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DELLA
SOCIETÀ GEOLOGICA
K- f.
RESIDENTE IN MILANO
VOLUME I.
AìSNI 1833 A 1839
M ì L A N 0
COI TIPI DI GIUSEPPE BERNAIID0M1 DI GII).
18 59
CENNO STORICO
Già alcuno dei nostri più distinti naturalisti aveva fatte le prime pratiche per fondare in Lombardia una Società di cultori delle scienze naturali, allo scopo di favorire il progresso dei relativi studii nel nostro paese, ma diverse circostanze mandarono a vuoto quei primi tentativi. Più tardi, nel 1855, il consigliere Guglielmo Haidinger, di- rettore delTI. R. Istituto geologico di Vienna, espresse all’ingegnere e professore Robiati , proprietario e direttore d’uno Stabilimento d’istruzione privata in Milano, il desi- derio d’una Società geologica Lombarda o Lombardo- Veneta, la quale avesse a promovere gli stridii geologici nel Lombardo e nel Veneto, camminasse di pari passo coll’I. R. Istituto geologico di Vienna, ma indipendente- mente e unita a lui soltanto per continua relazione e ami- chevole corrispondenza.
Il professore Robiati si mise alacremente all’opera, rac- colse socii , li riunì in sedute preparatorie , presentò istan- ze, fece insomma tutto quello che fu necessario per otte- nere dall’I. R. Governo il permesso di fondare una So- cietà Geologica, la sua approvazione in massima, e poi 1’ approvazione del suo Statuto ; e nel giorno l.° settem- bre 1858 ebbe la compiacenza di annunciare ai socii fon- datori che col prossimo venturo novembre la Società, or-
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CENNO STORICO.
mai definitivamente approvata, avrebbe cominciato a vi- vere da sè , a tenere regolari adunanze , ed a spiegare completamente tutta la sua attività.
Ecco come lo stesso promotore ingegnere Ambrogio Robiati descrive 1' origine della Società , nel discorso da lui letto nell’ aprire la seduta dell’ 8 febbrajo 1856.
u SlGNOBI !
„ Alla presenza di questi Onorevoli Socii, che concorrono a rendere sempre più estesa la lodevole istituzione di una Società Geologica in Italia e residente in Milano, trovo do- ver mio di esporre una succinta notizia di quanto fu tatto per l’ attuazione della medesima , c solo quale semplice storico riassunto.
» Coltivando fra gii studii naturali di preferenza la Geo- logia, ebbi cura fino dal 1850 di istituire una cattedra apposita di tale scienza nel mio Istituto , allo scopo di propagare, con istudii ed apposite escursioni, fra la gio- ventù 1’ amore a tale interessante ramo delle naturali di- scipline , che tanto vantaggio sarà per arrecare al paese , la natura e costituzione del quale essa appunto si occupa di rintracciare. Affidata nei primi anni la istruzione al nobile professore Giuseppe Balsamo- Crivelli , fu in ap- presso continuata dal dottor Giovanni Omboni, ed ora è disimpegnata assai lodevolmente dal professore Gaetano Balzano.
» Nell’occasione che per cura dell’Eccelso Ministero dcl- l’ Istruzione in Vienna venivano diramati i programmi die si pubblicano dagli Istituti, venne appunto una copia del mio offerta alla I. R. Direzione dell’Istituto Geologico di Vienna, dal quale fu fatta pervenire in dono a codesto
CENNO STORICO.
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Istituto, il 15 gemiajo 1855, una raccolta di opere geolo- giche e di periodici emessi per cura del direttore di quel- l’Istituto, consigliere Haidinger, nello scopo che possano servire di qualche ajuto alla gioventù studiosa di questo Istituto, e trovar posto nella sua biblioteca.
» Nel manifestare all’ I. R. Istituto Geologico i miei rin- graziamenti per l’offertomi dono, mi presi cura di doman- dare norme per la istituzione di una Società Geologica fra noi: Società che sapevo essere stata già da tempo proposta, ma che forse per ispeciale circostanza de’ tempi non aveva potuto erigersi. Tosto la Direzione delhl. II. Istituto Geologico mi trasmise, il 25 febbrajo 1855, un espresso invito, che trovasi registrato negli atti di questa Società, affinchè io dessi opera alla istituzione di essa (1).
(l)JLettera del Consigliere Haidinger al professor Robiati.
« Chiarissimo Signor Direttore.
» In interesse della scienza , e nominatamente di quella della Geologia , la sottoscritta Direzione si volge a Lei colla preghiera di voler porre in opera ogni forza onde istituire una Società colla tendenza di esaminare in via geo- gnostica la Lombardia. Alcune brevi parole servino su questo proposito di schiarimento.
» Allorché venne fondato l’I. R. Istituto Geologico a Vienna, una delle sue prime cure dovette essere quella di propagare anco nelle singole provincie l’ interesse di conoscere la costituzione geognostica del proprio paese , come pure di guadagnare in ogni dove delle forze, le quali coadj uvassero alla solu- zione dei quesiti stati proposti al suddetto Istituto.
n Due Società esistevano di già — una in Tirolo, 1’ altra nella Stiria, — le quali avevano per iscopo di studiare la costituzione geologica de’ proprj paesi. L’ Arciduca Giovanni , mecenate d’ ogni scienza , e nominatamente di quella che risguarda la mineralogia , è quello a cui si deve la fondazione delle due summentovate Società. La Società geognostico-montanistica del Tirolo , a Innsbruck , ha pubblicato una carta geognostica , la quale è d’ alta impor- tanza pei Geologi; 1’ altra Società, a Gratz, istituita più tardi, va d’ anno in anno vieppiù svolgendosi ed ha di già intrapresi diversi lavori di sommo interesse.
» Il mezzo più opportuno per pervenire allo scopo propostosi dalla sottoscritta Direzione , si era quello di porsi in diretta relazione colle Società di già esi-
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CENNO STORICO.
» Bentosto i principali geologi ed i signori amanti del progresso delle scienze risposero al mio invito, die diramai in breve tempo, e difatto il 25 marzo ed il l.° aprile dello scorso anno ci trovammo in buon numero riuniti in queste
stenti , e di procurare ogni possibile , che anco nelle altre proviucie vengano istituite simili società.
» Una proposizione sottomessa in questo senso all’ Eccelso I. R. Ministero d’ Agricoltura e Montanistica , venne accolta assai graziosamente.
» Con altro rescritto del 21 marzo 1850 N.300G-494 S. III.a venne concessa a questa Direzione la facoltà di rivolgersi a delle persone non solo scientifiche, ma anche patriottiche , onde queste abbiano a dar vita a tali Società. « Il Mi- nistero » — dice il svdlodato rescritto — « di buon grado concorrerà a coad- iuvare a tale impresa, accreditando tutte le autorità montanistiche non solo di » dar forza a tutte le intimazioni pubbliche fatte da parte di tali persone per la «formazione di Società geognostiche, ma anco eccitandole a prenderne parte.»
» In forza di questo rescritto la Direzione dell’I. R. Istituto Geologico si ri- volse ad alcune persone di riguardo, come all’I. R. consigliere Kulinyi a Pest, all’ I. R. consigliere cav. Saclier-Massoch a Praga , all’ I. R. consigliere Bar. Hingenau a Briinn e finalmente al Direttore Jan a .Milano — di volersi porre alla testa delle Società che saranno per creare. — Da ogni dove pervennero a questa Direzione le più gentili assicurazioni di voler darsi con ogni zelo possibile a questa onorevole intrapresa , e questa Direzione non può che con somma soddisfazione volger 1’ occhio ai risultati ottenuti.
» La Società Geologica dell’Ungheria e la Società Geognostica Werneriana della Moravia c Slesia hanno incominciati i loro lavori già da qualche anno; e principalmente la seconda ha fatto di già de’ stupendi progressi. Oltre di queste si sono costituite delle Società geognostiche a Lubiana, a Hall, a Joa- chimsthal. Nella Lombardia e nel Veneto si aveva qualche speranza di vedere fra breve la costituzione di simili società, ma pur troppo, in forza di sopravve- nuti ostacoli, non si vide 1’ effettuazione.
» La Lombardia è un paese in cui , in forza di molti reputati Geologi , d’ un Curioni, Balsamo-Crivelli, Jan, Cornalia, fratelli Villa, Venanzio, ece. ; poi nel Veneto d’un Pasini, Catullo, De-Zigno, Massalongo e di diversi altri — si sono già fatti dei distinti lavori in questa tendenza ; i vantaggi sarebbero però di molto maggior rilievo se tutte queste forze fossero collegato in una sola ccl unica Società. Lo scopo della Società dovrebbe essere conforme a quello, a cui tende U I. R. Istituto Geologico; ambedue andrebbero di pari passo, ma ambe opererebbero l’una indipendentemente dall’altra; esse rimar- rebbero solamente in una continua relazione, in una corrispondenza amichevole.
» La Direzione dell’ I. R. Istituto Geologico.
» Vienna, 25 febbrajo 1855.
» W. llAIDINOr.R.
CENNO STORfCO.
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stesse aule che io offrii, per compilare la prima base dello statuto , e per istendere la istanza , che fu poi il 10 apri- le 1855 da me presentata all’Eccelsa I. R. Luogotenenza per la regolare approvazione della Società , e che ebbi cura fosse sottoscritta dai rappresentanti de’ medesimi, si- gnori Antonio Villa, Sebastiano Mondolfo, professore Giu- seppe Balsamo-Crivelli, marchese Apollinare Rocca-Sapo- riti, professore F ederico V enanzio ; del quale ultimo distinto omologo e medico, fornito da natura di eccellenti doti in- tellettuali e morali, deggio anzi compiangere la perdita, rapito egli agli stridii dal morbo asiatico , nell’ età di 33 anni, il 15 settembre del 1855.
» Mentre l’istanza, corredata da quei documenti che più occorrevano , faceva per gli ufficii il suo necessario giro d’ informazione , io ebbi cura di diramare una circolare a tutte le Direzioni degli IL RR. Ginnasii-Liceali del Lom- bardo-Veneto, e buon numero di professori delle scienze naturali e fisiche dei Ginnasti di Milano, Monza, Brescia, Bergamo, Crema, Verona, Padova, Venezia, Vicenza, Udine già aderirono al fatto invito. D’altra parte, il socio sig. Antonio Villa si presto a scrivere a molti geologi italiani , perchè loro pure fosse nota tale istituzione della Società.
n Ma in questo frattempo scorrevano già gli otto mesi dalla presentazione della istanza, e le carte tuttora giace- vano negli Ufficj di codesta I. R. Luogotenenza: per cui, nella vista di non lasciar trascorrere 1’ anno, senza che avesse la Società a costituirsi, mi recai a Vienna, ed avuta da S. E. il signor Ministro Bach speciale gentile udienza, lo pregai a che avesse a concedere che la Società si costi- tuisse , intanto che le carte ultimavano il loro giro d’ Uf- ficio per la Sovrana sanzione; e difatto, una mia istanza, presentata a tal uopo particolarmente a S. E. il Ministro
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ceSno storico.
dell Interno il 27 dicembre, ebbe si pronto risultato , che prima della mia partenza dalla capitale , che avveniva il 3 gennajo ora scorso, già mi fu dalla E. S. medesima data la favorevole notizia, che il signor Barone Luogote- nente era stato dal sig. Ministro stesso autorizzato a con- cedere la costituzione della Società, come lo fu difatto per decreto Luogotenenziale del 15 ora scorso gennajo.
» A questo punto mi sia concesso far conoscere che, per il necessario tempo che trascorse nella compilazione delle schede di sottoscrizione , non tutti i signori qui presenti si trovano annotati in quella istanza presentata all’ Eccel- sa I. B. Luogotenenza Lombarda in aprile scorso; per il che io mi occuperò di far noto a codesta Magistratura il nome di tutti quegli altri signori Socii che si aggregarono in appresso , e che perciò tutti vengono a costituire la Società , come appunto in oggi la si costituisce.
ìi Ora dunque eccovi portati, Onorevoli Socii, con poche parole al fatto di quanto è trascorso; eccovi ora riuniti in una Società, che io voglio sperare, e ne ho dolce lusinga, vorrà ben presto coi distinti nomi che la adornano por- tare vantaggio grandissimo al paese nostro. Benché sia vasto assai il territorio che abbraccia questa Società, che ha per suo centro Milano, collocato in luogo di pianura e ben lontano dair offrire studii nelle prossimità, pure, com- posta la Società di dotti che appartengono alle diverse Provincie, potranno le varie parti delle medesime, le val- late ed i monti tutti essere poco a poco visitate dagli spe- ciali e locali cultori, e le memorie, che dalle loro osserva- zioni essi ritrarranno, saranno al certo con favore gran- dissimo accolte, lette, discusse nelle sedute che in Milano si terranno: potranno delegarsi Commissioni per isciogliere punti di questionabili ricerche, che si rechino, in deter- minati tempi, nelle varie località; potrà anche, se la So-
CENNO STORICO.
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ci età lo crede , farsi ogni anno lina seduta nelle capitali di ogni provincia , prendendo il tempo autunnale come tempo di riposo e di facile convegno. Cosi pure, seguendo il desiderio che molti manifestarono, e che io pure avrei: dovrebbe questa Società abbracciare anche le Scienze Na- turali in genere, e quindi di buon grado accettare anche le memorie che riguardassero Zoologia, Botanica, Mine- ralogia ed anche Agronomia; e fatto perciò invito anche agli studii speciali che concernono ciascuno di questi rami scientifici che sì eminentemente si collesrano.
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» Nò, questo dicendo, intendo io di predisporre alcuna legge per gli Statuti che questa Società vorrà comporre; io in oggi mi sdebito del mio assunto verso questa onore- vole adunanza, e cedo la organizzazione ed ogni cosa che sia alla medesima attinente, come la costituzione del banco presidenziale che andrà in oggi votato; e lascio qui ai si- gnori Socii ed Onorevoli Colleglli gli atti che costituiscono i primi cardini e la storia della Società, che con tanto de- siderio io amava attivata. Ogni cosa è a voi , o Signori , e solo bisogna che mi riserva la trattazione della costitu- zione della Società rispetto alle Autorità Governative , dalle quali ne ebbi io particolare concessione e risponsa- bilità : e ciò fino a che sarà fatta comunicazione del De- creto di Sua Maestà che sanzionerà la effettiva costituzione di questa. Sarà però mio dovere di mostrare e far co- noscere al banco presidenziale ogni comunicazione che mi verrà fatta dalle Magistrature, e con esso io prenderò ogni opportuno concerto. Ora, la Società, ripeto, è a voi, Si- gnori; provvedete alacremente alla medesima; incorag- giate con essa gli studii; diffondetela con ogni sforzo in tutte le provincie , città , sobborghi della nostra Italia ; sicché possa fra non molto erigersi trionfante di gloria e di lustro a tutti , di onore e di vanto a Milano , che tale
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CENNO STOK1CO.
utile istituzione accoglie ora , e proteggerà in appresso ,
10 ne son certo, n
Nel 18 febbraio 1855 domandò dunque il professor Ro- biati al consigliere Ilaidinger , come si sarebbe potuto fondare la Società , c se una proposta di fondazione sa- rebbe stata appoggiata anche da lui stesso , consigliere Ilaidinger; e la risposta, datata 25 febbraio 1855, fu fa- vorevolissima e assai chiara. Nelle due adunanze 25 marzo e l.° aprile si stabilì il primo abbozzo di Regolamento, al quale aderirono poi , apponendovi le loro firme , tutti i Socii fondatori. Il 5 aprile fu firmata , o il 10 aprile pre- sentata albi. R. Luogotenenza la prima domanda d’ap- provazione , insieme col progetto di Regolamento , colle lettere di Haidinger , e con altre carte. All’ invito man- dato nell’ aprile 1855 dal professore Robiati ai Ginnasii Liceali del Lombardo-Veneto risposero favorevolmente ed accettarono di entrare nella Società i professori Bellotti Alessandro , Minola , Cavalieri , Cornaggia e Galli di Monza, Solerà di Crema, Masserotti di Milano, Z ambra e Rossi di Venezia, e Pirona di Udine. In conseguenza d’ un’ istanza che il professor Robiati, trovandosi a Vienna per suoi affari particolari, presentò direttamente a S. E.
11 Ministro dell’ Interno nel dicembre 1855, e per mezzo del dispaccio dell’I. R. Delegazione provinciale di Milano 21 gennaio 1856, arrivò allo stesso Robiati il permesso di poter convenire nel proprio Stabilimento in questa città i diversi Socii promotori già sottoscritti al progetto da esso rassegnato alle competenti Autorità.
Nel giorno 8 febbrajo 1856 si radunarono dunque nei lo- cali dell Istituto Robiati cinquantasei Socii, e dopo un breve dibattimento decisero di nominare una Commissione , la quale tenesse luogo di Presidenza fino al giorno, in cui In,
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Società fosse definitivamente costituita e potesse nominare la Presidenza secondo un Regolamento completo e appro- vato. Si passò quindi alle proposizioni e alle votazioni, e risultarono eletti come membri di quella Commissione i socii Cornalia , Robiati , Curioni , Sanseverino e Antonio Villa. Questi poi proposero, e la Società decise di invitare i Socii a pagare una prima rata dell' annuo contributo , tosto die questo venisse fissato.
La Commissione si occupò subito a redigere un pro- getto di Regolamento generale , die poi sottopose all’ e- same e all’ approvazione della Società in due altre adu- nanze , nei giorni 16 e 17 marzo 1856.
Il 16 marzo si trovarono radunati quarantadue socii. Dopo aver deciso di ammettere gli articoli del Regola- mento per voto palese , ed ammessa la convenienza d’ e- stendere il dominio della Società anche su quelle altre scienze naturali che hanno maggior connessione colla Geologia, cominciarono una discussione sulla convenienza di mutare o almeno modificare il titolo della Società , in conseguenza appunto di quella maggiore estensione data alla Società. Robiati sostenne doversi mantenere l’ appel- lativo geologica. Altri proposero diversi titoli, ma, nessuno di questi avendo ottenuto la maggioranza dei voti, si decise di passar oltre, e di riprendere la discussione in altra se- duta. Vennero poi letti , discussi ed approvati con lievi modificazioni tutti i singoli articoli del progetto di Rego- lamento presentato dalla Commissione.
All’ adunanza del giorno successivo , 17 marzo , furono presenti ventinove socii. Il socio Curioni, presidente della Commissione , propose di domandare al Municipio di Mi- lano un locale, nel quale potesse risiedere la Società. Ro- biati asserì non potere la Società abbandonare i locali del suo Istituto fino a che non fosse definitivamente appro-
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CENNO STORICO.
vata. La Società decise tuttavia di domandare il locale, in pendenza della superiore autorizzazione. I socii Omboni eG, B. Villa furono scelti a cassieri provvisori^ fino alla definitiva approvazione della Società. Ripresa poi la di- scussione sul titolo da darsi alla Società , raccolte per ciò ventisei proposte , e fatta una lunga discussione intorno alla loro convenienza, si decise con apposita votazione di adottare il titolo di Società di geologia e di altre scienze naturali.
La soverchia lunghezza di questo titolo, l’uso introdot- tosi di dire semplicemente Società geologica , e la neces- sità di aggiungere negli scritti e negli stampati il luogo di sua residenza fecero sì die si continuò e si continua ancora ad adoperare il titolo di Società geologica residente in Milano , lasciando che dalla lettura del Regolamento e dal fatto si comprenda essere il suo dominio esteso an- che alle altre scienze naturali.
Il Regolamento generale così approvato dalla Società fu presentato alle Autorità con un’ accompagnatoria del promotore Robiati in data 18 aprile 185G.
Nei giorni 22 giugno e 3 agosto 1856, 27 febbraio e 9 agosto 1857 , si tennero quattro sedute ordinarie , nelle quali si trattarono argomenti scientifici , come si vedrà più avanti nei rispettivi processi verbali.
Nell’agosto 1857 fu dall’I. R. Delegazione provinciale di Milano annunciato ufficialmente al professor Robiati , avere Sua Maestà l’Imperatore, nel 23 luglio, approvata la formazione di una Società geologica in Milano , in base al progetto di Statuto formulato dai Sodi fondatori nelle adunanze 16 e 17 marzo 1856, colla condizione però di fare a detto Statuto alcune modificazioni indicate dalla stessa I. R. Delegazione.
Questa prima approvazione fu comunicata ai Socii
dal
CENNO STORICO .
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professore Robiati in apposita adunanza, nel 3 novembre 1857, di cui si darà in appresso il processo verbale, e nella quale si fecero subito quelle modificazioni al Regolamento, die erano domandate dall’ I. R. Delegazione.
Altre due sedute si tennero nei giorni 6 gennaio e 29 aprile 1858, per ammettere nuovi socii, fare varie comu- nicazioni e trattare alcuni argomen ti scientifici; il 14 mag- gio il professor Robiati presentò alla I. R. Luogotenenza una domanda d’affrettare l’approvazione del Regolamento; e finalmente il 21 luglio fu data questa approvazione da S. E. il Ministro dell’ Interno barone di Bacii , e comuni- cata al professor Robiati con dispaccio 11 agosto della I. R. Delegazione provinciale di Milano.
Tale definitiva approvazione, consistente, come dice il citato dispaccio delegatizio , nella clausola eli conferma apposta ad un esemplare degli Statuti, e die abilita la So- cietà a procedere alla sua regolare costituzione, fu comu- nicata ufficialmente dal professor Robiati ai Socii /radunati nel giorno l.° settembre 1858 , i quali decisero la stampa del Regolamento approvato e dell’ elenco generale dei socii , e determinarono di riunirsi al principio del no- vembre , allo scopo di nominare la regolare Presidenza e le altre cariche volute dal Regolamentò.
Nella stessa adunanza del settembre fu anche annun- ciato ai socii avere 1’ I. R. Luogotenenza dato l’ incarico di Commissario Governativo presso la Società medesima al socio effettivo professore Curzio Buzzetti, in luogo del nobile signor dottor Carlo Pirovano , segretario luogote- nenziale , che aveva fin allora sostenuto quelle funzioni.
In tre adunanze , tenute nel dicembre 1858 e nel gen- naio 1859 , furono nominati i Socii componenti la Presi- denza e per le altre cariche più importanti , e fu appro- vato un Regolamento speciale per V Amministrazione in-
CENNO STORICO.
u
terna e le pubblicazioni della Società, come si vedrà più avanti nei processi verbali di quelle adunanze.
Il 23 luglio 1857 , quando Sua Maestà approvava la fondazione della Società, questa contava centocinquantatre sodi effettivi fondatori , dei quali diamo più avanti 1’ e- lenco generale. Dei socii entrati più tardi si daranno i nomi nei processi verbali delle sedute , in cui furono o saranno ammessi mediante le votazioni prescritte dal Re- golamento generale.
La nuova Presidenza, vedendo per ora impossibile l’a- vere dal Municipio un locale conveniente, e vedendo clic forse un giorno questo si potrà avere presso il Museo Ci- vico di Storia Naturale , quando sarà trasportato in più . vasti locali , lia trovato opportuno di domandare intanto alla Direzione dell’I. R. Osservatorio astronomico di Brera il permesso di tenere le adunanze dei socii e porre le col- lezioni e i libri nella sala della scuola d’ Astronomia unita a detto Osservatorio. La risposta fu favorevolissima, e quindi la Società ha cominciato col 23 gennaio 1 859 a tenervi le sue adunanze ed a fermarvi la sua Residenza.
La Società è dunque ora regolarmente e completamente costituita, comincia a pubblicare i suoi Atti, e può mostrare tutta la sua attività; e tutto questo mercè le cure dei primi socii fondatori, ma sopra tutto per quelle del professore Am- brogio Robiati, al quale essa deve, per così dire, la vita, ed ha voluto mostrare tutta la sua gratitudine, nominan- dolo, nella sua adunanza del l.° dicembre 1858, suo Presi- dente onorario perpetuo.
Milano j 51 gcnnajo 1859.
Il Segretario Omboni.
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SOCII FONDATORI
1 Albanelli ragioniere Filippo, capo-dipartimenlo all’l. Pi. Contabi-
lità di Stato in Milano, corsia del Giardino 21.
2 Amati Mauro, ufficiale all’ 1. R. Contabilità ili Stato in Milano,
borgo della Fontana 146.
5 Amrrosoli avvocato Lodovico, Milano, contrada dei Figli b.
4 Annoisi sacerdote Carlo, parroco di Vittuone (distretto di Abbiale- grasso, provincia di Pavia).
b Archinto S. E. il conte Giuseppe, Milano, stradone della Passione 9.
6 Arrigoni ingegnere Giuseppe, Introbbio (provincia di Como).
7 Asciiieri ragioniere Gio., Milano, contrada dell’ Annunciata 22.
8 Bidoni Giuseppe, Lecco.
9 Balsamo-Crivelli nobile Giuseppe, professore di storia naturale nel-
l’L B. Università di Pavia.
10 Baraldi dottor Pietro, direttore dell'!. B. Scuola Beale di Milano,
contrada di S. Paolo 4.
11 Barbetta Anselmo, Mantova.
12 Barbò di Soresina marchese Pietro, consigliere alla 1. R. Giunta
del Censimento in Milano, corso di S. Celso 20.
13 Barzanò dottor Gaetano, professore di storia naturale nell’!. R.
Ginnasio Liceale di Porla Nuova in Milano, contrada di Borgo Nuovo 7.
14 Belli cav. Giuseppe, professore di fisica nell’l.R. Università di Pavia. lb Bellotti Alessandro, professore nel Ginnasio Comunale e diret- tore degli sludii nello Stabilimento Bosisio in Monza.
16 Bellotti dottor Cristoforo, Milano, corso di Porta Orientale 16.
17 Bermani ingegnere Cesare, Milano, contrada di S. Pietro all’Orto 6.
18 Bertazzi padre Gallicano, direttore della farmacia dell’Ospedale
dei Fate-bcnc-fralelli in Milano, lungo il naviglio di Porta Nuo- va 5.
61
SOCIl FONDATORI.
19 Bertolio Antonio, professore di scienze naturali nella Scuola Reale
di Pavia.
20 Bianchi rag.® Antonio, Milano, conti'. S. Giovanni al Guggirulo 7.
21 Bingler ingegnere Carlo, segretario della Società delle strade
ferrate lombardo-venete e dell’Italia centrale, Vienna.
22 Bisnati ragioniere Pietro, computista all’ I. R. Contabilità di Stalo
in Milano, contrada di S. Fittone e 40 Martiri 12.
25 Bogani dottor Innocente, Milano, borgo della Fontana 137.
24 Borromeo S. E. il conte Renato, Milano, piazza Borromeo 5.
25 Bossi Annidale, professore di chimica all’ I. R. Scuola reale in
Milano, borgo di Porta Romana G6.
26 Bossi Gio. Battista, ingegnere per le strade ferrale, Milano, con-
trada di C/iiossetto 227.
27 Brocca Giuseppe, Milano, corso Francesco 21.
28 Erotti Francesco, computista all’ I. B. Contabilità di Stato in Mi-
lano, contrada del Gesù 21.
29 Bucciua dottor Gustavo, professore di architettura idraulica nell’ I .
R. Università di Padova.
30 Butti sacerdote Angelo, professore nel Ginnasio comunale di santa
Marta in Milano, contrada di santa Marta 7.
31 Buzzetti dottor Curzio, allievo astronomo nell’ I. R. Specola di
Brera, Milano, nel palazzo di Brera.
52 Buzzoni sacerdote Pietro, vice-parroco a Brenna (distretto di Cantò,
provincia di Como).
53 Cariati Achille, farmacista in Milano, contr. di S. Antonio 4794.
54 Canetti dottor Carlo, Milano, cont. di S. Fittoree 40 Martiri 1202. 33 Cantò professore Ignazio, Milano, contr. della Zecca Fredda 5162. 36 Caprioli conte Tommaso, Brescia.
57 Cavalleri padre Giovanni, professore di fisica nel Ginnasio Liceale dei Barnabiti in Monza.
38 Cavezzali dottor Francesco, Milano, contr. dei Big li 21.
59 Cerri Francesco, docente ginnasiale, Milano, contrada dei Cap- pello 7.
40 Cesati sacerdote Antonio, Milano, contrada di S. Antonio 21.
41 Clerici nobile Pietro, Milano, contrada di Brera 9.
2 Cornaggia padre Luigi Agostino, professore di storia naturale e ma- tematica nel Ginnasio Liceale dei Barnabili in Monza.
SOCIl FONDATORI.
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43 Cornalia dottor Emilio, direttore aggiunto del Museo Civico di sto- ria naturale in Milano, contrada del Monte 38.
4 4 Crivelli marchese Luigi, Milano, corso di Porta Orientale 15.
45 Curioni nobile Giulio, Milano, contrada di Borgo Spesso 23.
46 Darsi dottor Alessandro, professore di storia naturale nell’ 1. R.
Scuola Reale in Milano, piazza di S. Carlo 9.
47 D’Arco conte Luigi, Mantova.
48 De Orchi nobile dottor Vincenzo, segretario alla Prefettura delle
Finanze in Milano, borgo di Porta Romana 22.
49 Della Valle sacerdote Matteo, professore di storia naturale nel-
1. R. Ginnasio Liceale di Vicenza.
50 De-Vecchi ingegnere Biagio, Milano, contrada di Brera 8.
51 De Villeneuve Giuseppe, ingegnere presso l’I. R. Amministrazione
del Censo in Milano, piazza dell’albergo Grande 3.
52 Donadoni Filippo, Bergamo.
53 (*) Donati don Cesare, Milano.
54 Donati ingegnere Carlo, assessore municipale di Crema.
55 Dossena ingegnere Felice, Milano, contrada di S. Orsola 4.
56 Erra Luigi, professore di storia naturale in un Ginnasio Liceale
di Brescia.
57 Fabi Massimo, Milano, contrada di S. Bernardino alle Monache 13.
58 Favagrossa Giuseppe, Milano, contrada di A’. Orsola 7.
59 Fedrigiiini ingegnere Attilio, Sàrnico, provincia di Bergamo.
60 Ferrario ingegnere Emilio, Milano, corso di Porta Tosa 20.
61 Ferrario padre Ottavio, provinciale dei Padri Fate-bene-fratelli
in Milano, lungo il naviglio di Porta Nuova 3.
62 Foico ingegnere Bartolomeo, dell’ I . R. Amministrazione generale
del Censo in Milano, contrada della Spiga 15.
63 (*) Fossati ingegnere Carlo, Milano.
64 Fumagalli ingegnere Stefano, Milano, strada Isara 20.
65 Galli padre Bernardo, professore di storia naturale nel Ginnasio
Liceale dei Barnabili in Monza.
66 Galluzzi nobile Michele, Milano, conir . di S. Gio. in Guggirolo 7.
67 Garavaglia ingegnere Maurizio, Milano, corso di Porta Nuova 1468.
68 Gasparetti dottor Carlo, ingegnere per le strade ferrale, Milano.
69 Ghiotti Alessandro, Milano, piazza S. Fedele 1140-A.
2
18
SOCIl l-'ONDATORI.
70 (*) Guardi Felice, impiegalo nell’I. R. Contabilità di stalo in Milano.
71 Giordani dottor Giuliano, prof, di fisica nell’Università di Napoli.
72 Keller dottor Antonio, professore di agraria all’ 1. R. Università
di Padova.
75 Lomrardini ingegnere Elia, già direttore dell’Ufficio delle Pubbli- che Costruzioni in Milano, contrada di S. Giovanni in Conca 6.
74 Macchi Michele, ufficiale all’ 1. R. Contabilità di Stato in Milano,
borgo di Cittadella 29.
75 Maimeri ingegnere Antonio, Milano, corso di Porta Tosa 12.
7 6 Maldifassi Giuseppe, farmacista in Milano, contrada degli Armo - rari 1 1 .
77 Manganotti dottor Antonio, professore di chimica nella Scuola
Reale di Verona.
78 Manzi padre Michelangelo, professore di italiano, latino e storia
naturale nell'l. R. Collegio Longone in Milano, strada ai Fate- bene- fratelli 4.
79 Marani Giovanni, impiegato presso l’incaricato d’affari per lo Stato
Sardo in Milano, corsia del Giardino 1164.
80 Mari nobile Filippo, ingegnere dell’Esercizio delle strade fer-
rate, Verona.
81 Masserotti dottor Vincenzo, professore di storia naturale nell’l. R.
Ginnasio Liceale di S. Alessandro in Milano, contrada della Torre dei Moriggi 2856.
82 Merati ragioniere Luigi, Milano, contrada di S. Zeno 15.
85 Minola padre Carlo, direttore del Ginnasio Liceale dei Barnabiti in Monza.
84 Molteni ingegnere Giuseppe, Milano, contrada del Durino 15.
85 (*)Mondelli dottor Francesco, Como.
86 Mondoleo Sebastiano, Milano, borgo di Porta Orientale 26.
87 Montrini ingegnere Luigi , dell’ Amministrazione del Censo in
Milano, contrada dei Meravigli 18.
88 Moragua ingegnere Pietro, Milano, contrada di S. Bernardino
alle Monache 5.
89 Mussi dottor Giuseppe, Milano, contrada dei Nobili 8.
90 Negri dottor Pietro, agrimensore, Milano, contrada di S. Vittore
e 40 Martiri 15.
SOCI! FONDITORI.
I 9
91 Omboni dottor Giovanni, professore di storia naturale, Milano,
contrada dei Borromei 10.
92 Orsini professore Antonio, Ascoli (Stato Pontificio).
93 Osculati Giuseppe Antonio, Milano, contrada di S. Tomaso 2.
94 Panserini Gio. Battista, di Cedégolo (distretto di Édolo provincia
di Bergamo).
95 Parea ragioniere Giuseppe, Milano, ponte Beatrice 5.
96 Parolini nobile Alberto, Bussano.
97 Peluso nob. dottor Francesco, Milano, corsia del Giardino 1.
98 (*) Puzzoni nobile Costanzo, Bergamo.
99 Piccinini Giuseppe, di Pradalunga (distretto e provincia di Ber-
gamo).
100 Piccioli Francesco, farmacista, Milano, borgo di Cittadella 3674.
101 Picozzi Alessandro, Sóvere (distretto di Lóvere, provincia di Ber-
gamo ).
102 Pirona dottor Jacopo, professore e direttore dell* I. R. Ginnasio
Liceale di Udine.
105 Pirona dottor Giulio Andrea, professore di storia naturale nel- F I. R. Ginnasio Liceale di Udine.
104 Pisani ingegnere Giuseppe, Milano, contrada del Monte 1272.
105 Pizzagalli Giovanni, capo dipartimento all’ I. R. Contabilità di
Stato in Milano, contrada del Monte 54.
106 Pogliani Carlo, ingegnere municipale, contrada di S. Eufemia 13.
107 Pogliani Francesco, di Cantò (provincia di Como).
108 Rajnoldi Domenico, computista all’ 1. R. Contabilità di Stato in
Milano, vicolo eli S. Giovanni Luterano 4944.
109 Randi dottor Giacomo, professore di storia naturale nell’ I. R. Gin-
nasio Liceale di Padova.
110 Ravioli ingegnere Giuseppe Eduardo, Milano, corso di S. Celso 4 302.
111 Ragazzoni Giuseppe, farmacista in Brescia.
112 Rescalli marchese Paolo, Milano, borgo di porla Orientale 52. 115 Resnati ragioniere Giovanni, Milano, contrada della Guastalla 109.
114 Restellini sacerdote Giuseppe, canonico di S. Babila in Milano,
contrada di S. Romano 5.
115 Riva-Palazzi Giovanni, in Milano, piazza del Teatro alla Scala
1825.
20
S0C1I FONDATORI.
116 Robiati ingegnere Ambrogio, professore ili matematica e fisica,
proprietario e direttore d’uno stabilimento di istruzione pri- vata in Milano, contrada di S. Paolo 8. - I*rouioi.ore delia
Società.
117 Rocca-Saporiti marchese Apollinare, Milano, borgo di Porla Orien-
tale 41.
118 Rosa Gabriele, Bergamo.
119 Rospini Angelo, Como.
120 Rossi dottor Luigi, professore di storia naturale nell’ I. R. Gin-
nasio Liceale in Venezia.
121 Rospini Giovanni, Bergamo.
122 Sacchi Archimede, Milano, contrada di S. Bernardino alle Mo-
nache 23.
123 Sacchi Luigi, pittore fotografo, contrada di S. Bernardino alle
Monache 25.
124 Salari ragioniere Giovanni, ufficiale all’ 1. R. Contabilità di Stato
in Milano, borgo di S. Croce 3.
125 Sanseverino conte Faustino, Milano, cont. del Monte di Pietà 15.
126 Sant’ Ambrogio professore Lorenzo, proprietario e direttore d’un
Istituto d’istruzione privata in Milano, cont. di Rugabella 9.
127 Sartorio Antonio, ufficiale all 1. R. Contabilità di Stato in Milano,
borgo della Fontana 133.
128 Savoia cav. Giovanni, architetto, Milano, strada al dazio di Porla
Nuova 3.
129 (*)Scmzzi conte Folciiino, Milano.
130 Scola dottor Lorenzo, Milano, corso diPorta Orientale 10.
151 Scotti Giuseppe, Milano, contrada del Gesti 5.
132 Scotti S. L. il duca Tommaso, Milano, corso di Porla Nuova 1367.
133 Selmi Antonio, professore di chimica all’Università di Modena.
134 Sessa Luigi, presidente della Camera di Commercio, in Milano,
contrada di S. licenzino 7.
135 Solerà sacerdote Giovanni, prefetto del Ginnasio Liceale di Crema.
136 Spinelli Gio. Battista, Verona.
137 Stoppini sacerdote Antonio, custode al catalogo della Biblioteca
Ambrosiana, Milano, corsia del Broletto 20.
138 Testa ingegnere Andrea, Milano, contrada di S. Pittore c 40
Martiri 1193.
SOCI! FONDATORI.
21
159 Tettamanzi ingegnere Amanzio , Milano, contrada di S. Pietro al- V Orto 895.
140 Tinelli nobile Carlo, Milano, contrada della Guastalla 110.
141 (*) Tornagiii dottor Alessandro, Milano.
142 Turati dotlor Ernesto, Milano, contrada dei Meravigli 11.
145 Turazza Domenico, professore di idromelria e geodesia all’ I. R. Università di Padova. ♦
144 Vacano di Forte Olivo barone Camillo, tenente maresciallo, ecc.,
Milano, contrada di V. Raffaele 19.
145 Vandoni ingegnere Giuseppe, della Direzione delle Pubbliche Co-
struzioni, contrada dell’Orso Olmctto 1613-B.
146 Varischi ragioniere Ambrogio, ufficiale all’ 1. R. Contabilità di Slato
in Milano, contrada degli Orefici 2.
147 Villa Antonio, ufficiale all’ I. R. Contabilità di Stato in Milano,
contrada della Sala 3.
148 Villa Gio. Battista, computista all’ I. R. Amministrazione del
Censo in Milano, contrada di S. littore e 40 martiri 13. .
149 Visconti Ermes marchese Carlo, Milano, cont. di Borgo Nuovo 4. 130 Visconti di Modrone S. E. il duca Raimondo, Milano, contrada
della Cerva 551.
151 (*) Venanzio dottor Federico, professore di storia naturale nell’ f.
R. Ginnasio Liceale di Bergamo.
152 Venanzio dottor Giuseppe, professore di fisica nell’ 1. R. Ginnasio
Liceale di Bergamo.
155 (*) Zambra dottor Bernardino, professore di fisica nelFl. R. Ginna- sio Liceale di Venezia, e poi all’ 1. R. Università di Padova.
(') In oggi (31 gennajo 1859) deploriamo la perdila dei socii Gilarcli, Mondelli, Schizzi, Tornaghi e Venanzio Federico, morti prima die fosse approvata la fonda- zione della Società ; e quella pure dei socii Donali Cesare, Fossati, Piazzoni e Zam- bra, morti dopo quell’approvazione.
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REGOLAMENTO GENERALE
approvato da S. E. il Ministro dell ’ Interno, • il 21 luglio 1858.
TITOLO PRIMO
DENOMINAZIONE e oggetto della società
§ t. La Società porterà il titolo di Società Geologica in Milano.
§ 2. Lo scopo di essa è di promovere il progresso degli sludii geologici principalmente in Lombardia (t), e di occuparsi quindi di lutto ciò che può condurre a tale scopo, trattando di conseguenza anche argomenti proprii delle altre scienze attinenti.
TITOLO IL
costituzione e rappresentanza della società.
§ 5. La Società è composta dei Socii iscrittisi per la sua fonda- zione, e di quelli che verranno in seguito iscritti colle norme indi- cate nel seguente Titolo Ili del presente Regolamento.
(1) Principalmente in Lombardia, ma anche fuori di essa : per questo, e per l’intima connessione c la reciproca utilità degli studii fatti in paesi vicini , la Società , come può contare tra i suoi Socii anche persone residenti fuori di Lombardia, cosi può an- che accogliere i loro lavori, e proraovere lo studio della geologia e delle scienze affini, oltre che in Lombardia, anche nello altre parti d’ Italia e della regione alpina.
Nola elei segretario (Imbonì.
REGOLAMENTO GENERALE.
24
§ 4. La Società è rappresentata in tutti i suoi rapporti, tanto colla pubblica Autorità, quanto coi Corpi morali e coi privali, da una Dire- zione composta di
t Presidente 1 Vice-Presidente i Conservatore 1 Vice-Conservatore.
Assistono alla Direzione due Segretarii e due Vice-Segretarii.
§ 5. Presiede alla Direzione il Presidente, che ne firma gli atti diretti alle Autorità pubbliche, ai Corpi morali ed*ai privali. Esso è il preside delle adunanze della Società; e spetta a lui stabilire l'ora- rio e le discipline per l’ammissione dei Socii nei locali ove risiede la Società. Il Presidente, od il suo sostituto, è risponsabile verso l’ Autorità dell’osservanza degli Statuti e dell’ordine.
§ f>. Il Presidente dura in carica tre anni, ed è rieleggibile.
§ 7. Il Vi ce- Presidente disimpegna le funzioni del Presidente in caso di impedimento o di assenza di quest’ ultimo. Dura in carica due anni, ed è rieleggibile. Accadendo la simultanea uscita del Pre- sidente e del Vice-Presidente, quest’ultimo rimarrà in carica un al- tro anno.
§ 8. Il Conservatore, aiutato dal Vice-Conservatore, e supplito da lui in caso di impedimento o di assenza , ha cura delle collezioni scientifiche e della biblioteca.
Tanto il Conservatore quanto il Vice-Conservatore durano in carica due anni , scadendo con vece alternata , e sono rieleggibili.
Una istruzione speciale, proposta dalla Direzione e da approvarsi dalla Società, regolerà tutto ciò che si deve riferire alla conserva- zione ed all’ordinamento degli oggetti scientifici , e ad essa dovranno attenersi il Conservatore ed il Vice-Conservatore (0.
§ 9. 1 Segretarii tengono la corrispondenza della Società, sotto la dipendenza della Direzione ; stendono i processi verbali delle adu- nanze, ed uno di essi segna colla propria sottoscrizione gli alti fir- mati dal Presidente. — Essi durano in carica due anni, c sci) rio- leggibili. — Oltre ai due Segretarii ordinarli , il Presidente potrà
(t) Veggasi il paragrafo 1 del Regolamento speciale.
REGOLAMENTO GENERALE.
28
eleggere dei Segrelarii interinali per speciali trattazioni di argo- mento scientifico.
§ 10. 1 V ice -Segretarii aiutano e suppliscono i Segretarii nelle loro incumbenze. Essi saranno da eleggersi solo in caso di bisogno, a norma dello sviluppo della Società. — Durano in carica quanto i Segretarii, e sono rieleggibili.
Per la prima volta uno dei Segrelarii ed uno dei Vice-Segre- tarii uscirà di carica un anno dopo, per evitare il cambiamento con- temporaneo e quasi totale della Presidenza.
§ 11. I membri della Direzione, i Segrelarii ed i Vice-Segretarii saranno eletti fra i Socii a maggioranza assoluta di voti ed a scruti- nio segreto.
TITOLO II!.
DEI SOCII.
§ 12, I Socii, il numero dei quali è illimitato, si distinguono in tre categorie , cioè :
Socii onorarii ,
Socii effettivi ,
Socii corrispondenti.
§ 13. A Sodi onorarli vengono assunte persone, che per la loro posizione, il loro carattere, e lo zelo che le anima per la scienza, possono contribuire al lustro della Società , ed a proteggerla nello scopo che si propone.
§ 14. Sodi effettivi sono quelli che in riguardo agli stridii cui si dedicano , ed alla riputazione loro sono ammessi come tali , e si ob- bligano all’annuo contributo di austriache lire 20, pel mantenimento della Società: ad essi soltanto spetta un voto deliberativo nelle deter- minazioni della Società.
§ 18. A Sodi corrispondenti da ultimo^ la Società assume persone distinte nella scienza geelogica e nelle altre scienze naturali, le quali sieno dimoranti fuori del Regno Lombardo-Veneto, e dalle quali pos- sano attendersi utili comunicazioni sui loro stridii ed esperienze.
L’ammissione però di esteri a Socii di qualunque categoria non può aver luogo senza l'approvazione della Luogotenenza.
26
REGOLAMENTO GENERALE.
§ 16. La proposizione per l’ammissione eli un Socio di qualsiasi categoria deve muovere da tre Socii effettivi (0. Ove nulla le emerga in contrario, la Direzione fa esporre il nome del candidato per quin- dici giorni nelle sale della Società, scorso il qual tempo, questa nella prima adunanza è invitala a votare per l’ammissione del nuovo So- cio. Per i Socii onorarii la Direzione può derogare da questo modo di ammissione, e sostituirvi la acclamazione.
§ 17. La accettazione dei nuovi Socii è deliberata per votazione segreta , e per essa occorrono due terzi dei voti dei membri presenti a quell’adunanza della Società. Lo scrutinio dei voli si fa da due Socii eletti di volta in volta , e che proclamano solamente se il can- didato riesce, o no, ammesso, consegnando alla Direzione il risulta- inenlo del loro operato.
§ 18. La Direzione della Società rilascia la lettera di nomina al nuovo Socio, il quale vi aderisce o mediante lettera, o firmando un esemplare del Regolamento, ch’egli dovrà restituire (1 2 3).
§ 19. La qualità di Socio è puramente personale, e nessuno potrà sciogliersi legalmente dalla Società per ogni conseguente effetto, se non dandone avviso in iscritto prima che scada il secondo semestre dell’anno sociale che comincia col giorno l.° dicembre.
Il Socio effettivo che mandasse l'avviso di rinuncia dopo il detto termine sarà obbligalo al contributo sociale anche per 1’ anno suc- cessivo (3).
§ 20. Potranno i Socii presentare alla Società, mediante iscrizione del nome in apposito registro, i [or ostieri distinti che arrivano in Mi- lano , dandone preventivamente notizia ad alcuno della Direzione, dal quale si rilascerà un contrassegno, che abiliti la persona presen- tala ad intervenire nelle sale della Società.
§ 21. Un Socio corrispondente ha il diritto di divenir Socio effet- tivo, quando si verifichino in lui i relativi requisiti.
(1) Veggasi il paragrafo 3 del Regolamento speciale.
(2) Veggasi il paragrafo 4 del Regolamento speciale.
(3) Veggasi il paragrafo 5 del Regolamento speciale.
REGOLAMENTO GENERALE.
27
TITOLO IV.
LAVORI ED ADUNANZE DELLA SOCIETÀ.
§ 22. Secondo lo scopo propostosi dalla Società, di concorrere al progresso degli studii geologici, essa si occupa della formazione di collezioni geognostiche provinciali, provvedendo a fide intento libri, opere periodiche, carte geologiche, pezzi per le collezioni del gabinetto geologico. Alla scienza della geologia ed alle altre scienze naturali che hanno attinenza alla prima sono rivolti gli studii dei Sodi, che le illustrano colle loro Memorie, colla comunicazione delle esperienze e delle indagini da essi fatte.
§ 23. Potrà pure la Società, secondo la opportunità ed i mezzi di cui sarà provveduta, imprendere escursioni scientifiche sul terri- torio del Regno Lombardo-Veneto. Queste però dovranno essere ap- provate dalla Società in regolare adunanza, nella quale sieno nomi- nali i Socii che devono prender parte all’escursione, e sia regolata la spesa occorrente.
§ 24. La Società si aduna in sedute ordinarie e straordinarie. Il numero ed il giorno delle sedute ordinarie verrà stabilito nella prima adunanza dell’anno. La diramazione delle determinazioni re- lative fatta a tutti i Socii terrà luogo per ciascuno di essi all’ invito per l’intervento alle prestabilite sedute.
La Società poi verrà convocata ad ogni occorrenza dalla Dire- zione in sedute straordinarie, al di cui intervento saranno invitali tutti i Socii mediante lettera, avvertendo che a questo scopo ogni Socio non domiciliato in Milano dovrà scegliere e notificare un rica- pito in della città.
§ 25. Alle sedute della Società hanno diritto d’intervenire e de- vono perciò esservi invitali tanto i Socii onorarii quanto gli effettivi. Questi ultimi però soltanto avranno voto deliberativo.
I Socii corrispondenti hanno diritto di essere ammessi a dette sedute, per le comunicazioni che favorissero dei loro studii, e per la lettura di Memorie scientifiche. Dovrà pure esser invitalo alle se- dute tanto ordinarie quanto straordinarie il Commissario governativo che L I. R. Luogotenenza nominerà presso la Società!1).
(i) Veggasi il paragrafo 11 del Regolamento speciali*.
28
REGOLAMENTO GENERALE.
§ 20. Nella prima ordinaria adunanza d’ogni anno si proporrà al- l’approvazione della Società il conto consuntivo dell’anno preceden- te, ed il preventivo dell’anno che incomincia, e si procederà alla rinnovazione delle cariche in iscadenza.
§ 27. Ogni deliberazione della Società, meno quelle per le quali è espressamente disposto diversamente dal presente Regolamento, sarà presa a maggioranza assoluta di voti dei Socii presenti, e per voto palese. I Socii assenti si avranno per assenzienti alle delibera- zioni statuite dalla maggioranza dei Socii presenti.
§ 28. È in diritto la Direzione, in casi affatto speciali , di ammet- tere persone estranee a leggere qualche Memoria, o ad ascoltarne la lettura nelle Adunanze della Società (0.
§ 2 9. Ogni anno si pubblicherà un rendiconto sommario delle Sedute e dei lavori scientifici della Società , non meno clic dell’ a- zienda sua economica.
In seguilo, secondo lo sviluppo che prenderà la Società, potrà essa occuparsi anche della pubblicazione di tutti i suoi Atti e di un Bollettino bibliografico, colle norme da fissarsi in appòsita istruzione da proporsi dalla Direzione all’approvazione della Società (1 2).
TITOLO V.
ORDINAMENTO ECONOMICO DELLA SOCIETÀ.
§ 30. L’Amministrazione economica della Società è tenuta dalla Direzione insieme con una Commissione di tre Membri effettivi re- sidenti in Milano, che sono eletti dalla Società stessa nella prima Adu- nanza di ogni anno (3L
L’Amministrazione sarà assistita da un Economo e da un Cassiere scelti a maggioranza di voti, ed a scrutinio segreto dalla Società.
§ 31. La Società sostiene le spese tutte ordinarie e straordinarie mediante il prodotto d eli’ annuo tributo di lire venti austriache , clic, secondo il § 14, devono pagare i Socii effettivi CO.
(1) Veggasi il paragrafo H del Regolamento speciale.
(2) Veggansi i paragrafi 12, 1.1 e u del Regolamento speciale
(3) Veggasi il paragrafo fi del Regolamento speciale.
(A) Veggasi il paragrafo 7 del Regolamento speciale.
REGOLAMENTO GENERALE.
29
Questo pagamento dovrà effettuarsi in due eguali vale semestrali anticipate s nei mesi di dicembre e di giugno di ciascun anno. I Sodi morosi al pagamento saranno invitati con lettera al saldo del loro contributo; e quelli che rimanessero in mora per più di due seme- stri si riterranno decaduti dalla appartenenza alla Società, alla quale resta però salvo il diritto di riscuotere nelle vie regolari le rate se- mestrali insolute l1).
§ 32. L’economo è incaricato di vegliare alla conservazione degli arredi spellanti alla Società.
§ 33. li personale di servìzio è nominalo dalla Direzione unita- mente alla Commissione di cui parla il § 30.
§ 34. Tutto ciò che verrà acquistato col fondo sociale, e i doni che possano pervenire alla Società costituiscono una proprietà della Società stessa l2).
§ 33. Si dovrà registrare il tutto in un regolare progressivo in- ventario, nel quale sarà fallo cenno eziandio del nome del donante, per gli oggetti che pervenissero in dono alla Società. -Nell’ annuale rendiconto sommario da pubblicarsi, secondo il disposto dal § 29, saranno indicati gli acquisti fatti dalla Società , e i doni ad essa pervenuti (3).
§ 36. Le eventuali controversie, in quanto esse concernano a dif- ferenze in oggetti non scientifici, verranno decise con tre quarti dei coti dei Socii presenti.
§ 57. Ogni modiGcazione creduta necessaria a questo Regolamento interno dovrà essere proposta in una delle ordinarie sedute della Società, e qualora, a pluralità di voti, si risolva di prenderla in considerazione, dovrà essere notificala ai Socii in iscritto per la prima seduta ordinaria che sarà per succedere , affinchè venga in essa regolarmente discussa e deliberata, sotto riserva dell’approva- zione sovrana.
(4) Veggasi il paragrafo 9 del Regolamento speciale.
(2) Veggasi il paragrafo 40 del Regolamento speciale.
(3) Veggasi lo stesso paragrafo 40 de! Regolamento speciale.
50
REGOLAMENO GENERALE.
TITOLO VI..
DELLO SCIOGLIMENTO DELLA SOCIETÀ.
§ 38. Per lo scioglimento della Società occorre una deliberazione della maggioranza assoluta dei Socii da convocarsi in apposita unione con analoga lettera d’avviso, che dovrà precedere almeno di trenta giorni quello dell’unione.
§ 39. Nel caso che la Società venisse a sciogliersi, le collezioni e gli oggetti appartenenti alla medesima verranno donati alla città di Milano, pel Museo civico, dove saranno conservati in apposita sede per istruzione della gioventù , sotto il titolo di Collezioni della So- cietà Geologica di Milano.
Milano, il 3 novembre 1887.
REGOLAMENTO SPECIALE
PER L’ AMMINISTRAZIONE E LE PUBBLICAZIONI
DELLA SOCIETÀ
Approvato dalla Società stessa nella Seduta 23 gennaio 1889.
DIREZIONE.
§ 1. Conservatore. — Dovendo il Conservatore, a norma del § 8 del Regolamento generale, avere cura delle Collezioni scientifiche e della Biblioteca , ne tiene i cataloghi , e tiene pure regolari registri dei libri e delle carte, che sono ritirati dai Sodi che ne hanno il diritto.
Per non complicare troppo il lavoro del Conservatore si con- cede il diritto di ritirare e portare fuori dei locali della Società libri e carte soltanto ai Socii componenti la Direzione ; ma si dà loro fa- coltà di prestarli ad altri Socii sotto la loro personale responsabililà. E in generale, chi ritira libri o carte, deve rilasciarne regolare rice- vuta al Conservatore, il quale la rende poi al Socio all’atto della ri- consegna.
§ 2. Archivio. — Alla Direzione, e specialmente al Presidente ed ai Segretarii , spetta la custodia di lutti i documenti c delle altre carte d’ufficio.
SOCII.
§ 5. Proposizione dei nuovi Sodi. — 1 Socii effettivi che , secondo il § 16 del Regolamento generale, propongono un nuovo Socio, de-
32
REGOLAMENTO SPECIALE.
vono scrivere e firmare la loro proposizione. Tale proposizione, clic ha da rimanere presso la Socielà, deve contenere in modo completo e preciso anche i titoli e il luogo di domicilio del Socio proposto , affinchè gli si possano dirigere in modo sicuro le lettere e le pub- blicazioni.
§ H. Lettera di nomina. — Alla lettera di nomina, che secondo il §18 del Regolamento generale si deve rilasciare al nuovo Socio, si unisce un esemplare dei Regolamenti. Questa lettera è firmata dal Presidente, da un Segretario e dal Cassiere. In essa il nuovo Socio è anche invitato ad aderire, mediante lettera, alla sua nomina, a norma dello stesso § 18, ed a pagare la rata di contributo pel semestre in corso. Quando il nuovo Socio ha spddisfatto a questo invito, gli si mandano i fascicoli degli Atti già pubblicati nell’anno in corso, e poi dopo, regolarmente, tutti gli altri, fino a che continua a far parte della Società.
§ b. Limite per l’avviso di rinuncia. — Il Socio che si vuol scio- gliere legalmente dalla Società secondo il § 19 del Regolamento ge- nerale, deve darne avviso almeno tre mesi prima della fine dell'anno sociale , ossia prima della fine d’agosto; altrimenti si continua a con- siderarlo come Socio, e quindi è obbligato al contributo anche per l’anno successivo.
AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETÀ .
§ fi. Consiglio d’amministrazione. — Dietro quanto è stabilito nel § 30 del Regolamento generale, la Direzione e una Commissione eco- nomica formano un Consiglio d' amministrazione , che sotto la Pre- sidenza del Presidente della Società si riunisce in sedute privale per deliberare intorno a ciò che riguarda l’amministrazione della Società.
Sulla domanda di due Membri del Consiglio, il Presidente riunisce il Consiglio medesimo, il quale delibera a pluralità assoluta di voti; nel caso di parità, si ha per preponderante il voto del Presidente.
Per la legalità delle deliberazioni del Consiglio d’amministrazione occorre la presenza alle sedute di almeno la metà dei Membri del Consiglio stesso, oltre il Presidente o chi ne fa le veci.
REGOLAMENTO SPECIALE.
53
§ 7. Spese. — Al § 31 del Regolamento generale le spese sono divise in ordinarie e straordinarie. Sono ordinarie quelle pel fitto , per le riparazioni e gli adattamenti del locale , per il riscaldamento del locale stesso, pel mobiliare, per gli oggetti di cancelleria, per gli onorarli e le mance del personale stipendiato, per la stampa degli Atti e delle lettere d’invito, per l’invio degli stampati e delle lettere a domicilio, e pel porto delle lettere e dei pacchi diretti alla So- cietà. — Le altre, quali possono essere quelle per compere di libri, per associazioni a giornali scientifici, per la stampa delle Memorie 3 per sussidii o incoraggiamenti, ec., sono straordinarie s e si volano dalla Società sopra proposizione del Consiglio d’ amministrazione.
L’economo soprintende alle spese ordinarie e straordinarie della Società, dà le disposizioni per le provviste, ne cura l’economia, e liquida i conti e le fatture.
Il Cassiere tiene la cassa della Società, ed è incaricato di riscuotere le somme dovute alla Società e quelle provenienti da legati o dona- zioni. — Non può fare alcun uso dei fondi della medesima , e non fa alcun pagamento, se non sopra mandati emessi e firmati dal Presi- dente e da un Segretario, o dal Presidente e dall’Economo.
§ 8. Rendiconti. — Secondo il § 26 del Regolamento Generale, il Consiglio d’Amministrazione nella prima adunanza ordinaria d’ogni anno , ossia nella prima adunanza di dicembre , presenta il Conto consuntivo dell’anno precedente e il preventivo dell’anno che inco- mincia.
§ 9. Socu in mora pel pagamento. — Relativamente al § 31 del Re- golamento generale, sul pagamento dell’annuo contributo, si fissa che que’Socii, i quali alla fine dell’anno sociale, cioè alla fine di novem- bre, non hanno per anco pagato il contributo dell’anno scadente, sono invitati al principio dell’anno successivo con lettera della Dire- zione a pagare il contributo arretrato entro il primo trimestre di quell’anno. Se i Socii non pagano entro questo termine quanto deb- bono, si ritengono come se avessero rinunciato di fatto e di diritto alla Società , salvo 1’ esercizio delle azioni e ragioni sociali per il loro debito.
§ 10. Proprietà’ della società’. — Al § 34 del Regolamento gene- rale, sulle proprietà della Società, si aggiunge che le rocce, i mi-
3
REGOLAMENTO SPECIALE.
nerali , i fossili e gli altri oggetti scientifici mandati colle Memorie da leggersi davanti alla Società, e in relazione con queste Memorie, si considerano, per questo solo fatto, come donali alla Società, ameno che gli Autori non dichiarino espressamente e al momento dell’ invio una volontà contraria.
A complemento del § 33, ed a norma dei §§ 7 e 32 del Regola- mento generale, delle collezioni , dei libri, delle carte e degli altri oggetti scientifici tiene i cataloghi e dà conto il Conservatole ; dei documenti e delle altre carte d’ufficio hanno cura il Presidente e i Segretarii, e degli altri oggetti V Economo.
ADUNANZE.
Disposizioni relative ai §§ 23, 2't, 23 e 28 del Regolamento generale.
§ f i. Le adunanze ordinarie si tengono una volta al mese, eccet- tuati settembre e ottobre; le straordinarie , ogni volta che lo crederà opportuno la Direzione o il Consiglio d’amministrazione.
INclla prima adunanza ordinaria di novembre si determinano i giorni per le adunanze ordinarie di tutto l’anno ; e la tabella di que- sti giorni d’adunanza è stampata sulla coperta degli Atti della Società.
Nell’ ultima adunanza ordinaria d’agosto si determinano i luoghi per le due escursioni scientifiche nei mesi di vacanza , a cui si rife- risce il § 23 del Regolamento generale.
In ciascuna di queste escursioni scientifiche in campagna , i Socii presenti nominano una Presidenza particolare , che dirige quell’ es- cursione.
A ciascuna adunanza ordinaria o straordinaria i Socii sono invitali per lettera, specialmente per far loro noti gli argomenti da trattarsi. — A questo fino i Socii che hanno qualche comunicazione a faro in una data adunanza, ne danno avviso anticipatamente alla Direzione , ed abbastanza per tempo ( almeno quindici giorni prima), perchè se ne possano rendere avvertiti gli altri Socii nella lettera d invito.
REGOLAMENTO SPECIALE.
Il processo verbale di ciascuna adunanza è redatto ed approvalo alla (ine della adunanza stessa a cui si riferisce, oppure è redatto nell’intervallo -da quella adunanza alla successiva, e approvato al principio di questa, a norma della sua lunghezza e importanza. Quello però dell’adunanza che precede immediatamente le vacanze della Società dev’ esser redatto durante la stessa adunanza e approvalo prima che questa sia sciolta.
Al principio di ciascuna adunanza si dà notizia dei doni pervenuti alia Società, e àd\\’ ordine del giorno; poi si passa alle letture e alle comunicazioni.
Le letture e le comunicazioni fatte dai Sodi hanno luogo secondo l'ordine della loro iscrizione; e quelle delle persone estranee alla Società si fanno dopo quelle dei Sodi , salvo sempre il caso d’ur- genza da valutarsi dalla Direzione.
Gli autori dei lavori letti o soltanto presentati alla Società devono dichiarare, al momento della presentazione o della lettura, se inten- dono di non pubblicarli negli Atti della Società, ma in altro modo. In ogni caso, i manoscritti devono sempre rimanere presso la Società.
Per gli 'oggetti che accompagnano le memorie e le comunicazioni si veda il § 10 di questo Regolamento speciale.
Non si ammette la lettura di lavori già pubblicali^ a meno che non sia un sunto od una redazione nuova e con importanti modificazioni.
Nelle adunanze ordinarie non si possono trattare quistioni rela- tive all’amministrazione, se non dietro speciale invito della Dire- zione. — Tutte le quistioni relative all’ amministrazione devono es- sere dirette in iscritto' al Presidente, il quale ne tratta privatamente cogli altri membri del Consiglio d’amministrazione, prima di sotto- porle alla decisione della Società.
Secondo il § 28 del Regolamento generale, possono ammettersi alle adunanze della Società anche persone estranee alla Società stessa, ma devono essere presentate ogni volta da un Socio effettivo.
PUBBLICAZIONI.
§ 12. Disposizioni generali. — A norma del paragrafo 29 del Re- golamento generale, la Società pubblica regolarmente i suoi Atti,
3 fi
ni-GOI.AMr.NTO SPECIALE.
cioè i processi verbali delle adunanze e le decisioni più importanti del Consiglio d’apiministrazione. — Essa pubblica inoltre, come Me marie della Società, quei lavori che per la loro estensione o pel loro costo non possono aver luogo negli Alti. — Nei processi verbali sono naturalmente comprese tutte le comunicazioni fatte alla Società, sì a Noce che in iscritto, e tutte le memorie lette alle adunanze, tanto da Socii, quanto da persone estranee alla Società.
Ciascun Socio effettivo riceve gratuitamente gli Atti della Società, cominciando dal principio dell’anno sociale, in cui comincia a pa- gare 1’ annuo contributo ; e cessa di riceverli quando cessa di far parte della Società. — Le Memorie non si danno gratuitamente ai Socii, ma si vendono loro ad un prezzo minore di quello fissato per le persone fuori della Società. 1 Socii non hanno però alcun obbligo di fare questa compera. — Dei volumi di Memorie pubblicati in ogni anno si dà gratuitamente una copia a ciascun membro che copra in quell’ anno qualcuna delle cariche fissate dai Regolamenti.
Tanto gli Atti (pianto le Memorie si possono dare in cambio con Giornali , Atti e Memorie di altre Società e Accademie. Si possono anche vendere a persone estranee alla Società; e per questo il prezzo ne è determinalo dal Consiglio d’amministrazione.
Le speso di pubblicazione degli Atti stanno fra le ordinarie, e sono sottomesse una volta all’anno all’ approvazione della Società ; quelle per la pubblicazione delle Memorie sono comprese nelle spese straordinarie, e quindi si devono votare di volta in volta dalla Società.
La cura delle pubblicazioni spetta alla Direzione. •
§ 13. Disposizioni speciali pek gli atti. — 'Affinchè gli Alti non riescano troppo estesi , e i fascicoli abbiano lutti appress’a poco lo stesso volume , e si possano quindi pubblicare regolarmente e poco tempo dopo le adunanze , non si riportano per esteso nei processi verbali delle sedute se non le comunicazioni e memorie più brevi; delle altre non si danno che estratti. — La decisione del modo d’in- serzione, per esteso o per estratto, spetta alla Direzione.
Il processo verbale di ciascuna Seduta è compilalo dai Segretarii e poi esaminalo , insieme con tutte le comunicazioni c memorie clic vi sono annesse, dalla Direzione, la quale incarica gli stessi Segre- tarii, altri membri della Direzione, o gli stessi Autori, di fare gli
REGOLAMENTO SPECIALE.
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estraili delle comunicazioni e memorie troppo lunghe; ed appena il processo verbale stesso è approvato nei modi voluti dal Regolamento, la Direzione stessa ha cura che venga il tutto sollecitamente stampato e pubblicato negli Atti.
Per evitare ogni ritardo nella pubblicazione degli Alti è quindi desiderabile che tutti gli autori di comunicazioni in iscritto e di Me- morie consegnino i loro manoscritti ai Segretarii nello stesso giorno in cui ne fanno la lettura o la presentazione alla Società; e che tutti i manoscritti sieno facili a leggersi, completi e redatti in modo, che si possano stampare senza alcuna essenziale modificazione .
Sull’ ammettere negli Atti figure da inserirsi nel lesto o tavole da farsi in litografia o in altri modi più costosi, decide la Direzione a norma del loro costo e della loro importanza, e sempre d’accordo cogli autori. — I lavori con qualche semplice figura inserita nel testo possono essere pubblicati negli Atti insieme col processo ver- bale dell’adunanza in cui furono letti; ma le tavole, ritardando di troppo la stampa de’lavori a cui si riferiscono, non possono essere ammesse negli Alti, se non nel caso in cui gli autori stessi le ab- biano già pronte, disegnate e stampale a loro spese, al momento in cui si decide la stampa dei loro lavori (*).
(1) Nel disegno degli spaccati e delle carie geologiche, tanto per le figure da inse- rirsi nel testo, quanto per le tavole, sarebbe bene che gli autori seguissero sempre le norme seguenti :
1. ° Riunire più spaccati od altri disegni in una o più tavole dello stesso formalo degli Alti, piuttosto che inserirli qua e là nel testo.
2. ° Ridurre le figure ad una grandezza conveniente , e risparmiare eosi all’ incisore la pena della riduzione, che è poi sempre anche una causa d’errori.
3. ° Scegliere scale metriche in numeri tondi, come ’/iooo, '/.«o, ec.
4. ° Indicare sulle carte geologiche e geografiche le direzioni degli spaccati , porre il nord in alto, e tracciare almeno un meridiano ed un grado di latitudine.
5. ° Indicare con frecce la direzione della corrente nei fiumi, torrenti, ec., quando non si può facilmente venirla a conoscere altrimenti.
6. ° Mettere sotto ciascun spaccato una retta orizzontale, che rappresenti il livello del mare, o ad un’estremità dello spaccato una retta verticale con una scala per le altezze; e fare gli spaccati proporzionali, cioè colle altezze c lunghezza sulla stessa scala , oppure aggiungere sotto a ciascun spaccalo esageralo uno spaccalo proporzionale, destinato a mostrare soltanto i rapporti fra le altezze e le lunghezze.
7. ° Segnare nelle carte geologiche e negli spaccali i diversi terreni con diversi trat- teggi o con diversi colori : in questo secondo caso attenersi ad un sistema che non si scosti troppo da quello adoperato nelle carte e negli spaccati finora pubblicati in
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REGOLAMENTO SPECIALE.
In generale, le tavole per gli Atti , e specialmente quelle con di- segni di fossili, non si ammettono, se non hanno lo stesso formato degli Atti.
Per togliere più che sia possibile ogni causa di ritardo , spetta ai soli Segretarii il correggere le bozze di stampa degli Atti. Tuttavia, quando i lavori da stamparsi contengono un gran numero di nomi di fossili e di località, si permette di correggere una volta le bozze agli autori che lo domandano a tempo, fissando però loro un termine, scorso il quale, senza che arrivino le correzioni fatte dagli autori, si ordina irremissibilmente la stampa.
Gli autori che lo domandano, ricevono gratuitamente venticinque esemplari dei loro lavori pubblicali negli Atti, stampati a parte; a loro spese poi, possono farne tirare un numero qualunque , e la Direzione se ne prende tutto l’ incarico , a condizione però che gli autori ne dichiarino espressamente il desiderio in iscritto sull’ origi- nale presentato alla Società, e s’intendano direttamente colla Dire- zione sul prezzo della tiratura e della carta pei loro esemplari. Questi esemplari tirati a parte restano interamente conformi al testo ed al formato degli Atti , e portano dietro il frontispizio l’indicazione: Da- (jli Atti della Società geologica di Milano.
§ iti. Memorie. — Quei lavori letti c presentati alla Società, i quali sono troppo estesi per potere essere inseriti negli Alti, oppure sono accompagnali da tavole o figure che incaglierebbero troppo la pubbli- cazione degli Atti stessi, e tuttavia hanno tal merito o tale impor- tanza, che renda desiderabile la loro pubblicazione, la Direzione, dopo averne dato i sunti negli Atti , propone alla Società di renderli
Lombardia (Omboni, Elementi eli Geologia, Milano, Tarati, 1854, con una carta geo- logica di alcune valli lombarde, ec.; Omboni, Cenni sullo stalo geologico dell' Italia, con uno schizzo della carta geologica d’Italia, Milano, Francesco Vallanti, 1856; c SroprANi , Slmili geologici e paleontologici sulla Lombardia, con uno spaccato generale della Lombardia, Milano, Turati, 1857), che non differisce poi molto da quello usato nella Carta dell'Italia dal Collegno e nella Carla della Francia da De. lìeauniont e Dufrénoy.
8.° Indicare sempre i diversi terreni , oltre clic coi colori c coi tratteggi , anche con lettere o cifre, che si ripetano poi nella leggenda esplicativa.
,9.° Indicare negli spaccati colle lettere maiuscole N, E, oc., la loro direzione.
(.Volti della Dilezione.)
REGOLAMENTO SPECIALE.
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di pubblica ragione, componendone dei volumi di Memorie, da pubblicarsi di inano in mano che sono stampati.
Nella stampa e pubblicazione delle Memorie si seguono in gene- rale le stesse norme che per gli Alti. Non essendo però qui neces- saria tanta prontezza e regolarità , si possono lasciar correggere le bozze di stampa e le tavole dagli autori, e si permette raggiunta di note e di schiarimenti al lesto, in conseguenza del tempo trascorso fra la compilazione e la stampa. In quanto agli esemplari tirati a parte, si segue scrupolosamente lo slesso regolamento che pei lavori inseriti negli Atti.
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ESTRATTI
DEI
PROCESSI VERBALI
DELLE SEDUTE
Sedata del 22 giugno 1856 6).
Il presidente della Commissione presidenziale, D. Giu- lio Curioni, apre la seduta poco dopo il tocco; e non es- sendo stato nominato alcun segretario dalla Società , il professore Barzanò ne assume per questa seduta l’incarico.
Dopo alcune osservazioni fatte dal commissario gover- nativo e dal presidente Curioni sopra un affare interno, il socio Rospini legge la relazione d’ una sua gita geologica fatta ai laghi di Como e di Lugano e nei loro dintorni.
Parla il signor Rospini degli scisti marno-carhoniosi fossiliferi della valle di Guggiate , delle rocce fra Bellano e Varenna, del gesso di Nobiallo, della valle di Menaggio, d’ un grosso masso erratico presso Lanzo , di scavi che si fanno in cerca di carbon fossile o di altro combustibile analogo sulla riva meridionale del lago di Lugano e dei dintorni di questa città.
Curioni domanda degli schiarimenti intorno all’arenaria rossa citata dal signor Rospini, e soggiunge che nella valle Intelvi si trovano circostanze simili a quelle descritte dallo stesso signor Rospini per la riva meridionale del lago di
(1) Delle tre sedute preparatorie tenute nel 1856 (8 febbraio, 16 e 17 marzo), nelle quali si nominò la Commissione destinata a fare le veci di Presidenza fino alla definitiva approvazione della Società, e si discussero il Eegolamento generale ed altri argomenti relativi alla costituzione della Società, si è detto abbastanza nel Cenno Storico, con cui cominciano gli Atti.
. (Nota del Segretario Omboni.)
SEDUTA DEL 3 AGOSTO 1886.
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Lugano; e che a Moltrasio, in analoghi depositi di sostanza carboniosa e bituminosa, si videro tracce di corpi vegetali ben distinti, come caiamiti, ec.
Il socio Omboni ritiene poco esatte le determinazioni delle direzioni degli strati , come sono date nella comuni- cazione del socio Rospini , ed insufficienti le espressioni colle quali vi sono indicate le inclinazioni.
Si chiude la seduta con poche osservazioni del presi- dente della Commissione e del commissario governativo, sulla proposta di domandare al Municipio un locale per le riunioni della Società.
Seduta del 3 agosto 1856.
Si apre poco prima delle ore due pomeridiane. — • Pre- siede il professore Emilio Cornalia, in luogo di D. Giulio Curioni, il quale dichiara per lettera di non volere più far parte della Commissione che fa le veci di Presidenza , e ciò per le altre sue molteplici occupazioni. — Fa da segre- tario il socio Omboni.
Il professore Robiati legge il processo verbale della se- duta precedente, che viene approvato.
Il professore Barzanò doveva presentare una bussola geologica con alcune modificazioni da lui ideate per ren- dere più facile la lettura dei gradi , per tener conto della declinazione magnetica del luogo dell’ osservazione, e per rendere più esatta 1’ osservazione della direzione e della declinazione degli strati. Ma essendo malato il professore Barzanò , la sua bussola ò presentata e spiegata dal pro- fessore Robiati (*'.
(t) Questa bussola ha fisso sull’ ago calamitato, e mobile con esso, un disco di mica, su cui sono segnati i gradi nel modo ordinario: disposizione analoga
SEDUTA DEL 5 AGOSTO 1858. 4 3
Il barone Vacani, che lia fatto dono alla Società di due opuscoli , crede opportuno dar lettura di uno d’ essi , per- chè più recente e interessante la geologia lombarda. — In questo opuscolo ( Considerazioni intorno ad alcune recenti memorie di geognosia paleozoica), traendo occasione d’una recente comunicazione fatta dal dottor Omboni alla Società geologica di Francia sui terreni sedimentami della Lom- bardia, il professore Catullo accenna di alcuni fossili a lui mandati dal professore Federico Venanzio di Bergamo, di cui deploriamo la perdita. Questi fossili sono specialmente : alcuni individui della Myophoria vulgaris Broun, di Dos- sena, una Trigonia Whatelyce de Bucli, varii individui di Possidonomya minuta Bronn , di Dossena , alcuni gusci imperfetti di Astarte detrita Goldfuss, una Modiola ed un Bactryllium. Parla di altri lavori sui terreni delle Alpi lombarde e venete, e termina con molte osservazioni sulla quistione già antica della promiscuità dei fossili fra la calcaria ammonitica e il biancone del Veneto , rammen- tando 1’ opinione e le parole di varii geologi , che negano 1’ esatta distribuzione dei fossili per terreni e per piani , sostenuta da D’Orbigny e da pochi altri della sua scuola.
Il professore Cornalia crede utile che si propongano al- cuni studii da farsi sulla geologia del nostro paese. Il pro- fessore Robiati dice che si occuperà di alcune ricerche per terminare la carta geologica della Valsàssina , onde com- piere F opera da lui stesso e da altri cominciata. Il socio Stoppani viene invitato a coordinare e rendere noti al pub- blico i risultati delle lunghe sue ricerche sopra i dintorni di Lecco. E finalmente il dottor Omboni soggiunge che
a quella delle bussole pei bastimenti. La declinazione magnetica è indicata da un indice mobile-, e per osservare l’ inclinazione degli strati si può fermare alla bussola un regolo lungo un metro e diviso in centimetri , così che può anche servire a misurare la potenza degli strati.
( Nota del segretario G. Omboni.)
46 SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO i 85 7 .
vi sarebbero altre quistioni a sciogliersi sui terreni d’Italia, e specialmente quelle sui terreni inferiori, da lui stesso in- dicate in alcune note ai suoi Cenni sullo stato geologico dell ’ Italia , di prossima pubblicazione.
. Libri avuti in dono.
Catullo. Sui crostacei fossili della calcaria grossolana del Veronese. Lettera al professore Naumann. (Annuario dell'1. R. Istillilo geolo- gico ili Vienna, 1 854.) — Un foglio volante, pag. 3. — Dall’Autore.
Nardo. Sul potere aggregalore del ferro e sulla formazione del cosi detto Caranlo nell’ adriatico bacino. Osservazioni chimico-geolo- giche. Venezia, 1883. (Memorie dell’!. R. Istituto Veneto, voi. VI.) — Un fascicolo di 23 pagine. — Dall’Autore.
Nardo. Notizie sui inanimali viventi nel mare Adriatico e special- mente sui fi se ter i s ecc. Venezia, 1884. — (Atti dell ’ I. R. istituto Veneto, voi. IV). — Un fascicolello di 7 pagine. — Dall’Autore.
Boué. Sur iétablissement de bonnes routes , et surtout des- chemins de fer dans la Turgide d’ Europe. Vienne, 1882. — Un fascicolo di 82 pagine. — Da S. E. il barone Vacani.
Catullo. Considerazioni intorno ad alcune recenti memorie di geogno- sia paleozoica. Padova, 1836. — Un foglio di 8 pagine. • — Da S. E. il barone Vacani.
Seduta, del 27 febbraio 1857.
Barzanò. Del modo di fare, le carte geografiche , geologiche e topografiche.
Barzanò. Val Brcmhana.
Villa. Ulteriori osservazioni sulla geologia della B riama.
La seduta è aperta poco dopo il tocco, e presieduta dal professore Cornalia. Il socio (Amboni fa da segretario.
SEDUTA DEL 27 FEBI5IUJ0 i857.
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Letto ed approvato il processo verbale della seduta pre- cedente, del 3 agosto 1856, ed annunziati varii libri donati alla Società, si passa alla lettura delle Memorie presentate dai socii Barzanò e Gio. Battista Villa.
Il professore Barzanò propone d’ adottare la scala di 1 a 10,000 per le carte geegrafìclie più estese e destinate agli stridii particolari nei diversi paesi, ed alla rappresen- tazione delle più minute particolarità sulla distribuzione dei terreni e delle rocce che li compongono; e la scala di 1 a 100,000 per le carte destinate alla pubblicazione dei risultati generali delle osservazioni. Disegnando poi, dice il professore Barzanò , tanto su quelle carte , quanto su queste, una rete in modo da dividerne la superficie in cen- timetri quadrati, riesce grandemente aiutata la valutazione delle distanze e delle superficie. Rammenta i vantaggi che si avrebbero se tutti i geologi adottassero una stessa serie di colori per indicare i diversi terreni nelle carte geolo- giche , e se per le carte geografiche e topografiche si se- guisse generalmente il metodo di ombreggiarle in modo da rendere più sensibile la forma delle alture e delle valli , disegnando cioè queste come apparirebbero, se in vece di una carta si guardasse un modello in rilievo illuminato obbliquamente dal sole.
Accenna poscia di volo una sua Memoria presentata all’Accademia fìsio-medico-statistica, Sulle acque minerali e sui marmi della valle Brembana ; mostra alcuni saggi fotografici rappresentanti spaccati naturali della stessa valle , e passa a descrivere minutamente le osservazioni da lui fatte nei dintorni di Zogno e di S. Pellegrino , in- torno alla estensione e distribuzione delle rocce dolomiche e scistose , e ad alcune correzioni da farsi in proposito nelle carte geologiche di quella valle già pubblicati dal socio G. Omboni. Gli scisti marmo-carboniosi si esten- dono grandemente sulla riva sinistra del Brembo, fino al
48 SEDUTA DEL 27 l'EBURAJO 1857.
ponte di Sedrina da una parte, e dall’altra fino a diversi paesi situati a una certa altezza in faccia a Zogno , e in vai Serina molto più di quello che sia indicato nelle carte suaccennate. Ricompaiono presso S. Pellegrino; mancano nella valle Antea , a S. Rocco , ec. , dove si vedono alla dolomia sottoposte immediatamente le marne variegate intimamente connesse al celebre calcare fossilifero di Dos- sena. In quelle rocce scistose fu scoperto un pesce fossile non completo , che dal nostro ittiologo Cristoforo 13 ellotti fu trovato spettare probabilmente al genere Lepidotus , e descritto come una specie nuova , L. spinifer , per certe spine che ha sulle squame lungo il dorso. La sua descri- zione è annessa alla Memoria del professore Barzanò, che verrà pubblicata per esteso nella Rivista Ginnasiale, con altri lavori dello stesso professore. Egli aggiunge poi a viva voce alcuni particolari sulla località di Dossena e sui rapporti della dolomia cogli scisti, che formeranno argo- mento d’ altra Memoria.
Il socio G. B. Villa legge , a nome anche di suo fra- tello Antonio , una lunga Memoria, di Aggiunte e diluci- dazioni a quella già da loro pubblicata nel 1844 Sulla co- stituzione geologica della Brianza. Scopo principale è di provare che gli strati nummulitici sono intimamente uniti a quelli con fossili indubbiamente dell’epoca cretacea, fon- dandosi sulle osservazioni fatte in una gita a Bulciago in compagnia del nobile Don Giulio Curioni , ed in varie altre escursioni negli altri luoghi più importanti della Brianza. Secondo i fratelli Villa, si troverebbero a Bulciago, Tabiago, Bernaga, Imbersago, Paderno, Centémero, ec., strati con nummuliti alternanti con altri con catiìli , zoò- fici, belemniti ed altri fossili del terreno cretaceo ; e quindi le nummuliti , da quasi tutti i geologi dopo Murcliison considerate proprie del terreno terziario inferiore od eoce- nico , spettano , almeno in Lombardia , anche al terreno
seduta del 5 agosto 1857. 49
cretaceo. E , dietro questo modo di vedere , i fratelli Villa considerano spettanti a questo terreno tutte o quasi tutte le rocce sedimentarie della Brianza , die essi dividono in tre gruppi principali , denominati di Rògeno e Vigano (l’inferiore), di Breno e Sirone (il medio), e di Romani ò (il superiore), dalle località dove si trovano i loro tipi meglio caratterizzati (1).
Terminata la lettura del signor G. B. Villa, Don Giulio Curioni fa osservare che egli ha studiato con accuratezza i fossili raccolti a Bulciago , e li ha trovati non essere , come quelli di Centémero e di Imbersago , vere nummu- liti, ma del genere Orbitoides, che spetta anche al terreno cretaceo. Ed altri Socii aggiungono doversi studiare più esattamente la disposizione degli strati ad Imbersago e nelle altre località analoghe, e per certi altri luoghi essere necessario uno studio più completo dei fossili , prima di affermare come vera l’alternanza degli strati nummulitici con quelli contenenti fossili cretacei , e per trattare con- venientemente e sciogliere la quistione rimessa ora in campo dai fratelli Villa.
Finalmente , il professore Robiati presenta alla Società uno schizzo di carta geologica della Valsàssina , poco dif- ferente da quelli già pubblicati , e che egli si propone di rendere più completo e perfetto con nuovi e più minuti studii.
Verso le ore tre la seduti è levata , coll’ intenzione di tenerne presto qualche altra, per dare occasione ai Socii di mostrare la loro attività , la quale però non potrà rag- giungere il suo completo sviluppo se non quando sarà definitivamente reso stabile ciò che è ancora semplice- mente provvisorio.
(1) Questa Memoria dei socii fratelli Villa è pubblicata per esteso nel Gior- nale dell’ Ingegnere- Architetto , Anno IV.
4
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SEDUTA DEL 3 AGOSTO 1857.
Libri avuti in dono.
Ombom. Sèrie des terrains sédimentaires de la Lombardie ( Exlrait dii Bullelin de la Société géologiquc de Franco , 2C serie, tome XII , séancc du 7 mai 1853). — Un fascicolelto di 17 pagine, con una tavola (carta geologica e spaccati). — Dall’Autore.
Ombom. Cenni sullo stato geologico della Lombardia. — Un volu- metto di pagine 164 , con figure intercalate nel testo. Milano, Francesco Vallaceli, 1856. — Dall’Autore.
PinoxA. Lettere geologiche sul Frinii ( Annotatore friulano, giugno 1856). — Un fascicolelto di 32 pagine. Dall’Autore.
Pirona. Florce forojuliensis syllabus. Utini, 1853. — Un volumetto di 170 pagine ( Estratto dal Programma dcll’l. Il, Ginnasio-Liceale di Udine pel 1855). — Dall’Autore.
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Seduta del 9 agosto 1857.
Villa G. B. Osservazioni fatte nel Bergamasco e nel Bresciano. Bertolio. Sulla magnesite artificiale.
« Sull’ alluminio.
» Sulla fotografia.
V AC ANI. Modo di disegnare le mappe.
Presiede il professore Comalia, e fa da segretario il so- cio Ombom.
Letto ed approvato il processo verbale della seduta pre- cedente , e annunciati molti 'follimi di Annali , di Memo- rie, ec., donati alla Società, specialmente dall’I. R. Istituto geologico di Vienna , si passa alla lettura di alcune Me- morie, presentate dai socii Giovanni Battista Villa e An- tonio Bertolio.
Il socio G. B. Villa presenta i risultati di sue Osserva- zioni geognostiche fatte in alcuni colli del Bresciano e del Bergamasco , dai quali si deduce :
SEDUTA DEL 9 AGOSTO 1887.
SI
1. ° clic a Predore, sul lago d’Iseo, si trovano un calcare con fossili ed un’ arenaria verde , paragonabili alle rocce triasiche di altre località lombarde ;
2. ° che il terreno giurese, formato dai calcari grigi, dal calcare rosso ammonitico e dal marmo maiolica , si pre- senta lungo la strada da Predore a Cadè , dove termina , surrogandovi la formazione cretacea sovrapposta , la quale continua fino a Sàrnico;
3. ° che il terreno cretaceo, secondo i fratelli Villa, tro- vasi qui pure divisibile, come nella Brianza, in tre gruppi, dei quali il primo , di calcare marnoso biancastro con fu- coidi , zoòfici , belemniti e aptichi , e di arenaria psammi- tica, si vede ad Adro, a Cadè, a Sàrnico, al M. Misma, ad Almenno S. Salvador e , nelle colline di Palazzago , Caprino , ec. , e contiene talora abbondante bitume ; il secondo , di puddinghe simili a quella di Sirone , e di arenarie dette milzere, con ippuriti e nerinee, di calcari marnosi e arenarie con fucoidi e catilli, e di arenarie mar- nose con nummuliti (dagli altri geologi collocate nel ter- reno terziario inferiore ), si osserva a Sàrnico, a Gran- dosso , nel monte di Gandosso , in Bergamo , nel monte Canto, sopra Calusco presso l’Adda, ec.; e il terzo, di calcaree psammitiche , si trova al sud dei monti di Gran- dosso , di Calusco , ec. , ed è coperto dal terreno allu- vionale ;
4. ° che i terreni terziarii raeclii e superiori sembrano rappresentati soltanto dalla puddinga del Montorfano Bre- sciano , simile a quello di Lambrugo in Brianza ;
5. ° finalmente, che il terreno eli trasporto e i massi erra- tici sono sparsi in tutte le vallate e pianure, e, dice il si- gnor G. B. Villa, manifestamente disposti in morene, nelle colline di Erbusco e Francia-corta fino ad Iseo, e le pud- dinghe alluvionali formano le colline della valle dell’Oedio
SEDUTA DEL 9 AGOSTO 1857.
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presso Sàrnico e della Madonna d’ Almenno presso il Brernbo (1).
In una prima Memoria Antonio Bertolio espone alcune sue esperienze sulla preparazione della magnesite artifi- ciale, che a lui, come a Wagenmann, furono suggerite dai lavori di Kuhlmann sulla formazione dei cementi idrau- lici mediante 1’ azione delle soluzioni dei silicati alcalini sulle malte. Egli giunse a trovare: che mettendo a più riprese in differenti soluzioni di silicato alcalino un pane d’ idrocarbonato di magnesia, questo va mano mano tras- formandosi in una sostanza che si avvicina alquanto alla magnesite naturale ; che è necessaria una prolungata espo- sizione all’ aria atmosferica , perchè il silicato assuma la necessaria compattezza ; e che impastando invece dei pani di magnesia, con o senza calce, con della silice gelatinosa, si ottiene una magnesite troppa densa e porcellaniforme.
In una seconda Memoria lo stesso Bertolio rende conto di esperienze da lui fatte coll’aiuto d’un suo amico, G. Bu- gatti, intorno all' ossidabilità, alla fusione e odia cop- pellazione dell' alluminio. Da siffatte esperienze risulte- rebbe : l.° che 1’ alluminio venale , e quindi impuro , si scioglie non solo nell’ acido cloridrico , ma benanche nel- 1’ acido nitrico e nell’ acido solforico , sì concentrati che diluiti ; 2.° che un anello di questo alluminio , tenuto in dito fra uno d’ oro ed uno d’ argento , perde il suo splen- dore metallico prima dell’ argento ; 3.° che per una parte d’ alluminio in peso si esigono per iscorificarsi almeno 80
(1) Questa Memoria del socio G. B. Villa è pubblicata per esteso e colla relativa tavola nel Giornale dell’ Ingegnere- Architetto , Anno V.
La tabella nella pagina seguente, da me compilata sulle duo recenti Memorie dei fratelli Villa intorno alla Brianza, al Bergamasco e al Bresciano, mostra il modo con cui i fratelli Villa classificano gli strati, clic essi ritengono rap- presentare in Lombardia il terreno cretaceo.
( Nota del Segretario OmHONI. )
SEDUTA DEL 9 AGOSTO 1857.
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TERRENO CRETACEO DI LOMBARDIA SECONDO I FRATELLI VILLA |
|||
Brianza Bresciano e Bergamasco |
|||
3.° Gruppo, detto di | Romano |
7 a Serie |
Calcaree psammitiche (molerà), con ligniti, teredini, stipiti, zoo- fici, ec., di Romano, Cavriano, Perego, Monticello di Rova- gnate, Ariate, ec. |
Calcaree psammitiche, al sud dei monti di Gan- dosso, al sud del monti- cello di Calusco , ec. , coperte dal terreno al- luvionale. |
1 i , / i 2.° I Gruppo, detto di < - Breno e S irono 1 |
6.a Serie |
Calcaree marnose grigio-bian- chiccie, con fucoidi, zoofìci, ca- tilli, belemniti, ostree, ec. , di Nibionno, Tabiago, ec. |
Calcaree marnose , pres- so l’Adda. |
5.a 1 Serie |
Calcaree marnose rosse , con zoofici , catilli , belemniti, ec. Conglomerati nummulitici con cidariti, pentacriniti, ostree, ec., diBuleiago, Tabiago, Deserto di Bernaga, Imbersago, Pa- derno, Centémero, ec. |
Calcaree marnose a num- muliti, al sud dei mon- ti di Gandosso verso Chiudano , sopra Ca- lusco presso l’Adda, ec. |
|
I 4.a 1 Serie |
Calcaree marnose grigio-bian- : castre, ec., con fucoidi, stipiti, ' catilli, scafiti, amiti, ammoniti, belemniti, ostree, zoòfici, ec. , di Breno, Tregolo, Deserto di Bernaga, Buggerone, ec. |
Calcaree marnose a ca- tilli e fucoidi , di Cre- daro, Gandosso, Ber- gamo, Monte Canto, ec. |
|
3.a Sei-ie |
, Conglomerati ( milzere ) con fu- \ coidi , e puddinghe con ru- < disti, radioliti, acteonelle, ec., J di Sii’one , Dolzago , Gioven- ' zana, S. Genesio, ec. |
Puddinghe e milzere con ippuriti e nerinee, a Sar- nico, Gandosso, Ber- gamo, Monte-Canto, ec. |
|
l.° | Gruppo, detto di Rògeno |
'! 2\ 1 Serie 1 |
Calcaree psammitiche e arena- , rie (cornettone , ceppo argen- | tino e molerà), con stipiti, re- tepore, nemertiliti, fucoidi, ileo- | sauri, ec.., di Rògeno, Castello , Merone , Mojana, Mondonico, Montevecchia , Yiganò, ec- |
Calcaree psammitiche , con fucoidi, stipiti, ec., di Paratico, Sarnico, Bergamo, S. Vigilio , Castello, Pontida, Mon- te Canto, ec. x |
1 l.a Serie |
Calcaree diverse con aptichi e 1 selce nera , e altri stenterelli ’ che si sfaldano , di Cesana , 1 S. Fermo, Garlate, Airuno , ' Calco, Capiate, Brivio, ec. |
Calcaree neocomiane [Biancone) con fucoidi, zoofici , ec. , di Adro , Cadè, Sarnico, M. Mi- sma, Almenno, Palaz- zago, Caprino, ec*. |
b4 SEDUTA DEL 9 AGOSTO 1837.
parti di piombo, non variando questa quantità quando si aggiunga oro, argento o platino; 4.° die parte delle scorie è assorbita dalla coppella, e l’altra parte rimane sovr’essa e contiene dei globuli metallici , di argento , piombo e di alluminio, con tracce di rame; 5.° che le particelle metal- liche diminuiscono aumentando la quantità di piombo ; G.° che h ossidazione dell’ alluminio è favorita dalla mag- giore divisione della materia; e 7.° finalmente, che l’allu- minio molto impuro potrebbe essere, benché con perdita, parzialmente depurato colla coppellazione , quando fosse trattato colla quantità di piombo strettamente necessaria per ossidare i metalli ignobili, ma che la completa depu- razione, esigendo una grande quantità di piombo, avrebbe per risultato la totale ossidazione dell’ alluminio e quindi la formazione di un alluminato di piombo.
Termina il Bcrtolio con una breve comunicazione sopra alcune esperienze fotografiche, dalle quali egli dedurrebbe che in molti casi sono da preferirsi le lenti cromatiche a quelle acromatiche , nelle quali ben di rado , die’ egli , il fuoco ottico coincide col fuoco chimico; c che ai collodii comunemente adoperati conviene sostituire un collodio da lui preparato col cloruro di argento, invece che coi soliti ioduri e bromuri , perchè il nuovo collodio è molto più pronto a ricevere fi impressione della luce.
Il Barone Vacani espone poscia verbalmente, valendosi anche di parecchi disegni, un metodo particolare per di- segnare nelle mappe le concatenazioni delle catene prin- cipali di montagne e delle loro ramificazioni, e per in- dicare la configurazione elei monti, stessi e delle valli. Al- cune linee , convenientemente ramificate e distribuite sul disegno , che rappresentano le creste delle catene princi- pali , delle secondarie , dei contrafforti , ec. , formano il primo abbozzo della mappa o della carta geografica ,
e
SEDUTA DKL 9 AGOSTO 1857.
155
fanno meglio vedere i rapporti esistenti fra le diverse montagne. Disegnando poi delle linee , che rappresentino proiettate sul piano orizzontale della carta le intersezioni della superficie del suolo con altrettanti piani orizzontali immaginati a diverse altezze determinate, si può giungere ad indicare quasi per ogni punto del suolo la sua altitudine sul livello del mare, in modo da poterne con somma faci- lità dedurre la configurazione di tutto quel tratto di paese. A convalidare le sue parole mostra il Barone Vacani alcuni disegni fatti con questo metodo già durante le sue campa- gne di Spagna, e poi altri più recenti, che valgono tutti a mostrare 1’ utilità del metodo in discorso.
La seduta è chiusa colla lettura del programma per un premio di 300 talleri prussiani, destinato dal principe De- midoff a chi manderà all’Accademia Imperiale Leopoldo- Carolina dei Naturalisti in Breslavia, prima del giorno 1° aprile 1858, la migliore risposta al seguente quesito : Dare una descrizione comparativa dei crostacei malcico stracci, podoftahni ed edriof ialini, che si trovano nelle formazioni posteriori al terreno carbonifero: fare uno studio geologico delle particolar ità offerte dagli strati che contengono que- gli avanzi, e determinare le condizioni nelle quali quegli animali hanno vissuto e sono stati fossilizzati.
Libri avu'i in dono.
Dall’ I. R. Istituto Geologico di Vienna :
Iyè.nngott. Uebcrsicht der Residuile mineralogischer Forschungen in den Jahren 18^4 bis 1852; herausgegeben von der k. k. geol. Reichsanstalt. — Wien, 1852, 53, 5 fi. — Voi. 5.
IIaidi.nger. Naturivissenschaftliche Abhandlungen. — Quattro grossi volumi, il primo con 22, il secondo con 50, il terzo con 35, il quarto con 50 tavole, Vienna, i 84 7, ?i8, 50 e 51.
8 6 SEDUTA DEL 9 AGOSTO 1887.
Partsch. Katalocj der Bibliothek dcr k. k. Hof-Mineralien-Kabinetes in W ien, herausgegeben von der k. k. geol. Reichsanstalt. Wien, 1881. — Un volume di 232 pagine.
H.udinger. Bcrichte iiber die Mittlieilungen von Freunden der Na- turivissenscha fleti in fVien. — Volumi 7 , con figure inserite nel lesto c una tavola litografica. — Vienna, 1847-1881.
Jahrbuch der k. le. geologischen Beichsanstalt. — Wien, 1880-87.
Anno 1° — 1880, completo.
» 2° — 1881, completo.
» 3° — 1882, completo.
„ 40 — 1883, la sola seconda metà.
» 8° — 1884, completo.
» 6° — 1888, completo.
» 7° — • 1886, le puntate 1*, 2* e 5a, dal gennaio
al settembre.
Spinelli. Catalogo dei Molluschi terrestri c fluviatili della procincia Bresciana. — Un volumetto di 66 pagine, con una tavola litogra- fica, Verona, Antonelli, 1886. — Dall’Autore.
Demidoff. Concours de V A endemie imperiale Léopoldo-Caroline des Naturalistes de Brcslau. — Un fascicolo di 6 pagine. — Firenze, 1887.
Seduta del 3 novembre 1857.
Salari Commemorazione di cinque sodi defunti.
Si apre la seduta alle ore 1 3/a pomeridiane. Presiede il professore Cornalia, e fa da segretario il professore Bar- zanò. — Si comunica essere stata nel giorno 23 luglio ul- timo scorso approvata da Sua Maestà la fondazione della Società, ma desiderarsi dalle Autorità alcune modificazioni al .Regolamento. Intorno a queste i Socii fanno delle pro- poste, die sono dalla Società discusse ed approvate , affin- chè possa il Socio Promotore Robiati rassegnare il com- pleto Statuto airi. R. Ministero, per ottenerne l’apposizione della clausola di conferma.
SEDUTA DEL 5 NOVEMBRE 1857.
57
Segue la commemorazione fatta dal signor ragioniere Giovanni Salari dei defunti Socii Mondelli , Venanzio, Tornaglii, Gilardi e Schizzi.
Comincia il signor Salari col chiamare ad esultanza i Socii per la superiore ottenuta approvazione della Società, ma continua mostrando come venga essa amareggiata dalla memoria di cinque distinti Socii , che nel breve tempo scorso dalla prima iscrizione furono già dalla morte rapiti. Ricorda come il colera ci privasse di due distintissimi medici e naturalisti, Francesco Mondelli di Como e Fe- derico Venanzio di Bergamo. Ne enumera brevemente i più luminosi pregi, le opere colle quali hanno illustrato la loro vita, e il miserando fine, che per l’uno e per l’altro fu un generoso sacrificio al bene dell’ umanità.
Indi passa a dire di Alessandro Tornaghi, ingegnere-ar- chitetto , giovane di distinto ingegno , eminente special- mente nelle matematiche, rapito alle più ridenti speranze da lento ed incurabile morbo , ed accenna come di esso zelantissimo istruttore , in una solenne occasione nell’ Isti- tuto Robiati , siasi fatta commemorazione e collocata una apposita lapide a segno di riconoscenza e modello di emulazione.
Anche di Felice Gilardi, impiegato presso l’I. R. Con- tabilità di Stato , che per amore consacrossi con tutto lo zelo e la attività ad altri studii, e specialmente a quelli delle scienze naturali, fece il meritato elogio, e lo compianse nel fior degli anni rapito dalla inesorabile tisi polmonare.
Per ultimo ricordò con venerazione il nome del conte F olchino Schizzi , il quale , dopo di aver sostenute le più onorevoli cariche, dopo essersi con ardore consacrato ad opere utilissime pel suo paese , e ad onta di ciò , trovato mezzo di rubare alle sue gravi cure qualche ora per con- sacrarla agli ameni studii letterarii , fu pur esso tolto ai- fi amore della famiglia e de’ concittadini.
58
SEDUTA DEL 5 NOVEMBRE 1857.
Dopo tale lettura, si chiude la seduta colla proposizione della Commissione di raccogliersi in altra seduta per la nomina della Presidenza ed altre cariche , come pure per h accettazione di nuovi Socii (*).
Seduta del G gennajo 1858.
Presiede il professore Cornalia , e fa da segretario il dottor Omboni.
Si comincia col leggere il processo verbale della seduta del 9 agosto 1857, che non era stato letto nella precedente seduta, ed Antonio Villa indica una rettificazione da farvi, relativamente alla classificazione da lui adottata per le di- verse parti del terreno cretaceo di Lombardia, perchè egli mette gli strati con nummuliti nel secondo gruppo e non nel terzo, coni’ è detto in quel processo verbale. Questa rettificazione vien subito fatta al processo verbale in que- stione.
Si legge il processo verbale della seduta del 3 novem- bre prossimo passato, ed è approvato.
Non essendo per anco approvato definitivamente e com- pletamente dal Governo lo Statuto Organico della Società, quantunque la Società stessa sia approvata in massima , si trova conveniente di attendere quella completa appro- vazione , per occuparsi della nomina regolare della sua presidenza.
Intanto la provvisoria Commissione direttrice espone le pratiche fatte presso il Municipio di Milano per otte- nerne un locale, in cui possa la Società fissare la sua pro- fi) La Commemorazione letta dal socio Salari fu da lui sfosso stampata per esteso e donata ai singoli Bori fondatori.
SEDUTA DliL 6 GENNAJ0 1858.
59
pria sede; si ammettono con apposite votazioni sette nuovi Socii; altri tre si propongono, e nella prossima adunanza se ne voterà F accettazione ; e si chiude questa breve se- duta coll’ annuncio di alcuni libri donati alla Società dai loro rispettivi autori. F ra questi libri si rimarcano special- mente gli Studii geologici e paleontologici sulla Lombar- dia del sac. Antonio Stoppani. «In essi, dice il professore Cornalia, è riassunto tutto quanto si conosce intorno alla geologia lombarda: vi sono quindi descritti tutti i terreni sedimentarii , notati tutti i fossili finora raccolti in essi , descritte molte specie nuove di fossili , e trattate estesa- mente alcune quistioni sulla classificazione di parecchii terreni dubbii. Il signor Cristoforo Bellotti vi lia inserito un suo particolare lavoro sui pesci fossili finora trovati in Lombardia. Insomma, questo libro potrà servire di fonda- mento e di punto di partenza per tutti i lavori da farsi ancora sulla geologia del nostro paese. «
Socii effettivi ammessi in questa seduta.
Andres Luigi, impiegato all’I. fi. Contabilità di Stalo in Milano {Borgo di Porta Romana 13).
Anzi sacerdote Martino, professore nel Seminario di Como.
Canetta Torquato, di Milano ( Contrada dei Tre Re 4087).
Martinati Pietro Paolo, impiegato nelle Strade ferrale. Verona.
Mella conte Carlo Arborio, di Vercelli (Stato Sardo).
Prada dottor Teodoro, di Pavia.
TuRati dottor Èrcole, di Milano ( Contrada dei Meravigli 11).
Tutti proposti dal socio Antonio Villa.
Libri avuti in dono.
Stoppani. Studii geologici e paleontologici sulla Lombardia, colla descrizione di alcune nuove specie di pesci fossili di Periodo e di altre località lombarde, data dal dottor Cristoforo Bellotti. Un vo-
GO
SEDUTA DEL. 6 CENNAJO 1888.
lume (li 461 pagine, con tavole litografiche (spaccati). Milano, Tu- rali, 1887. — Dall’Autore.
De-Villeneuve. Cenni fisiologici sui terreni in coltivazione (Dal Gior- nale dell'ingegnere-architetto ed agronomo, anno IV). Un fascico- letto di 18 pagine. — Milano, Salvi e C., 1886. — Dall’Autore.
De-Villeneuvg. Telemetro , nuovo strumento misuratore pei rilievi di mappa senza il concorso di canne o catene , proposto in sostitu- zione alla stadia (Dal Giornale deH’ingegnere-archiletto ed agro- nomo, anno V). Pagine 4, con tavola litografica. — Milano, Salvi e C., 1887. — Dall’Autore.
De-Villeneuve. Memoria teorico-pratica sulla coltura del riso ( Dal Giornale dell’ingegnere-architetto ed agronomo, anno III). Un fa- scicoletto di 16 pagine. — Milano, Salvi eC., 1888. — Dall’Autore.
Salari. Allocuzione sui membri della Società geologica defunti nel 1886. — Un fascicolelto di 12 pagine. — Milano, 1887. — Dal- l’Autore.
Jahrbuch der k. k. geol. Reiclisanstalt, in Wien. — Anno Vili, pun- tata 2a, aprile, maggio c giugno 1887. — Dallo stesso I. R. Isti- tuto geologico di Vienna.
Seduta del 29 aprile 1858.
Maimeri. Pietra litografica del Veneto.
Cornalia. Fossili di Leffe in Val Soriana.
Tiene l<a presidenza il professore Cornalia, e fa da se- gretario il socio Omboni.
La seduta è aperta verso le sette pomeridiane colla let- tura del processo verbale della seduta precedente , colla sua approvazione e coll’annuncio di varii libri e opuscoli donati alla Società.
Decise poi alcune modificazioni da farsi al regolamen- to della Società (U, ammessi tre nuovi Socii stati pro-
(1) Si fissa clic saranno valide le decisioni prese a maggioranza assoluta di voti, qualunque sia il numero dei Socii presenti alla Seduta.
SEDUTA DEL 29 APRILE 1858.
6i
posti nell’ ultima seduta , e presentati altri quattro Sodi , di cui si voterà 1’ accettazione nella prossima seduta , il Socio Antonio Villa annuncia la prossima pubblicazione di diversi libri scientifici (G, la proposta di mettere la So- cietà in rapporto colla Smithsonicm Institution di Wa- shington, e la fondazione d’una nuova Società per lo scavo d’ un combustibile fossile trovato in valle Intelvi (1 2).
Il Socio dottor Gr. Omboni legge alcuni cenni mandati dall’ ingegnere Antonio Maimeri , dai quali risulta che lo stesso signor Maimeri ha fatto lunghe ricerche in diverse parti del V eneto , ed ha trovato specialmente , nella mon- tagna della Pietraia , quattro miglia a nord-est di Bassa- no , nella provincia di Vicenza , degli strati d’ un calcare bianco, che si adopera già da molto tempo come marmo per ornare chiese , palazzi , ec. , ma che egli ha trovato poter servire benissimo anche come pietra litografica. Essa pietra si estrae già da varie cave , denominate Colie del- l’asino, Vailetta, Lavel, Mazzarossi, Fontanelle e Zoppi. Il signor Maimeri credè poi che siffatti strati si debbano trovare anche verso levante, sino al fiume Piave, e verso ponente , fin nelle Prealpi lombarde ; ed invita calorosa- mente i geologi a farne ricerca.
Il Socio Gir. B. Villa soggiunge, aver udito dire dal pro- fessore Massalongo di Verona che di questi strati di pietra
(1) Massalongo e Scarabelli, Studii sulla flora fossile e geologia stra- tigrafica del Senegalliese , un volume in-4.° grande, con carta geologica e 44 tavole litografate , Imola.
Lioy Paolo, La vita dell’ Universo , un voi. in-8.° grosso, Vicenza.
Grateloup, Essai sur la nourriturc et Ics stations botaniques et géologi- ques des mollusques terrestres et fluviatiles , e te., Paris.
(2) Il signor Gerolamo della Torre di Ramponio vuol fare una Società per lo scavo di un combustibile da lui scoperto in Valle Intelvi. Il signor Luigi Domenico P ariani (Milano, contrada della Biblioteca n. 2) può dare tutti i necessarii schiarimenti in proposito.
62
SEDUTA DEL 29 APiULE 1838.
litografica, alcuni spettano al biancone, altri al marmo ma- iolica, ed altri ancora ad un deposito paragonabile per la sua età relativa al nostro calcare di Sai trio , fra Varese e Como.
Il professore Cornalia rammenta che all’esposizione in- dustriale, fatta l’anno scorso all’ I. K. Istituto di scienze, lettere ed arti , si potevano ammirare varie grandi lastre della pietra litografica in discorso ; e che una di queste lastre ò destinata pel nostro Museo civico di storia naturale.
Lo stesso professore Cornalia dice infine poche parole sopra alcuni avanzi di elefanti, nuovamente scoperti nel bacino lignitifero di Letfe in vai Seriana, nel quale erano già stati trovati molti denti ed altri avanzi di cervi , di rinoceronti , di castori , ec. — « Recentemente, die’ egli, dagli strati argillosi sovrapposti alla lignite ed ora ritenuti pili moderni dell’ epoca terziaria , fu estratto un grosso dente molare d’ elefante , il quale sembra appartenere a quella suddivisione dell’ Elephas primigenius , che Falco- ner ha chiamato E. p rise ics; c dagli stessi strati proviene pure un dente molare di mastodonte , probabilmente Ala- ste don angustidens . Nella stessa lignite poi , che ha già fornito buon numero di denti di rinoceronti, di cervi, ec., una zanna d’ elefante , ed anche noci e frutti di pini piìi o meno carbonizzati , si è trovato un dente molare d’ ele- fante , che fu gentilmente donato al Museo civico dal si- gnor Della Torre , agente del signor Biraghi , uno dei proprietarii di quelle miniere. Siffatto dente presenta la singolarità di avere le così dette colline (ossia strati tras- versali d’avorio) simili a quelle dell ' Elephas priscus , ma tutte regolarmente divise per metà lungo la linea me- diana del dente, in modo da farlo credere spettante ad una specie non per anco descritta, piuttosto clic ridotto in tale stato dalla corrosione. Del resto, questi avanzi faranno ar-
SEDUTA DEL 29 APRILE 1858.
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gomento cl’un lavoro speciale più completo». — Conchiude col manifestare il desiderio d’avere o almeno di poter esa- minare altri avanzi analoghi , che fossero nelle mani de’ suoi colleglli o di altri studiosi, a fine di poter completare lo studio dei mammiferi fossili del bacino di Lcffe, già da lui intrapreso allorché ebbe a fare una nota su questo argomento per gli Stridii geologici e 'paleontologici del sac. Antonio Stoppani : desiderio, cui parecchii tra i Socii presenti promettono di soddisfare.
Socii effe Ilici ammessi in questa seduta.
Razzi Cesare, professore di matematica, tedesco e storia naturale, a Como, proposto dai socii fratelli Villa e Stoppani.
Doria marchese Marcello, Genova. ) Proposti dai socii fratelli Villa Doria marchese Giacomo, Genova. I e Carlo Visconti Ermes.
Libri avuti in dono.
Jahrbuch der li. li. qeol. Reichsanstalt in fVien, anno Vili, terza pun- tata, luglio, agosto e settembre, 1857. — Dallo stesso 1. R Istituto geologico.
Mortillet. Etudes géologiques sur la pcrcée du Mont Cénis (Extrait des Annales de la Chambre Rovale d’agriculture et commerce de Savoie, 1856). — Opuscolelto di 8 pagine. — Dall’Autore.
Mortillet. Catalogue des Mammifères de Genere et des environs. — Opuscoletto di 8 pagine. — Dall’Autore.
Berti, Sugli ultimi terremoti di Venezia (Dagli Atti dell !. R. Istituto di scienze, ecc., di Venezia, serie 11!, voi. 11, 1857). — Un fasci- coletto di 7 pagine, con una tavola (carta geografica). — Dall’Autore.
Villa. Intorno agli Stridii geologici e paleontologici sulla Lombardia del sacerdote A. Stoppani. — Relazione letta all’Accademia fisio- medico-statistica il 16 gennaio 1858. Milano, 1858. — Un fasci- coletto di 12 pagine. — Dall’Autore.
SEDUTA DEL 29 APRILE 1858.
f)K
Villa. Ulteriori osservazioni cjeocjnosliehe sulla Brianza. Memoria Iella alla Società geologica nel 27 febbraio 1857 (Dal giornale deH ingegnere-archiletto , anno IV). Milano, Salvi e C., 1857. — Otto pagine. — Dall’Autore.
Villa. Osservazioni geognostiche e geologiche fatte in una gita sopra alcuni colli del Bresciano e del Bergamasco. Relazione letta alla Società geologica di Milano nel 9 agosto 1857 (Dal Giornale del- l’ingegnere-architetto, anno V). Otto pagine, con una tavola (spac- cati). — Milano, Salvi e C., 1857. — Dall’Autore.
Seduta del l.° settembre 1858.
Presiede il professore Cornalia c fa da segretario il so- cio Omboni.
Questa seduta, aperta alle ore 7 pomeridiane, è destinata specialmente a comunicare ai Socii la definitiva approva- zione del Regolamento generale della Società da parte dell’I. R. Governo.
Letto ed approvato il processo verbale della seduta pre- cedente, annunciati varii doni fatti alla Società, fra i quali si distinguono particolarmente: un fascicolo dell ' Jahrbuch dell’L R. Istituto Geologico di Vienna (che contiene una lettera del sac. Antonio Stoppani sul Trias di Lombardia), i primi due fascicoli della Paleontologie lombarde dello stesso sacerdote Stoppani , e varii minerali della Gran Bretagna donati dall’ ingegnere Savoja , il professore Ro- biati legge il decreto che annuncia la Sovrana approva- zione definitiva della Società. — Questa Società può quindi già fin d’ ora cominciare un corso regolare di lavori e di sedute , mettersi in relazione colle Società affini esistenti all’estero, ed insomma cominciare una vita propria, attiva e stabile, lasciando ormai quello stato provvisorio, in cui aveva dovuto conservarsi fino ad ora.
SEDUTA DEL 1 ,° SETTEMBRE 1888. 65
Si decide poscia di stampare il Regolamento della So- cietà, per cura della Commissione che fece finora da pre- sidenza provvisoria •, il socio Antonio Villa annuncia la morte dell’ ingegnere Carlo Fossati, tolto in ancor fresca età agli studii e alla Società’, il professore Robiati espone in breve una sua gita geologica nei monti fra Verona e Vicenza, già ben noti a tutti i geologi per i lavori di molti osservatori, dall’ Arduino, dal F ortis e dal Brongniart, fino a quelli dei nostri tempi; sono ammessi quattro nuovi Socii, già proposti nella precedente seduta; altri tre ne sono pro- posti, e la loro ammissione sarà votata nella prossima se- duta; il socio Antonio Villa fa conoscere la pubblicazione di alcuni libri di storia naturale elementare del professore Bellardi di Torino 00; e finalmente il professore Cornalia chiama l’attenzione dei Socii sull’opera paleontologica del professore Stoppani, opera, che per i fatti e le descrizioni dei nuovi fossili lombardi che contiene , ed anche per il lavoro artistico delle tavole e 1’ esecuzione tipografica del testo , farà certamente onore al paese , e darà una valida spinta agli studii geologici e paleontologici in Lombardia.
Socii effettivi ammessi in questa seduta.
Valerio Alessandro, di Milano ( Contrada di Rugabella, n. 10), pro- posto dai socii fratelli Villa e Omboni.
Ujeiili (De) Emerico, canonico e curato dell’ I. R. Marina, in Venezia.
proposto dai socii fratelli Villa e padre Gallicano Bertazzi. Bonzanini Emanuele, ingegnere, di Milano ( Corso S. Celso, n. 4224), proposto dai socii Dossena e fratelli Villa.
Pjzzini Giovanni, ingegnere, di Milano ( Contrada di S. Michele sul Dosso, n. 3), proposto dai socii Dossena e fratelli Villa.
(1) Bell Audi Luigi, Nozioni di Storia naturale applicata , tre volumi iu-12.° con figure intercalate. Torino, Paravia e C., 1854, 55, 56.
Bellardi Luigi, Principii di scienze naturali. Un voi. iu-12.°, con 101 figure intercalate. Torino, Paravia e C. , 1857.
5
Sedata del l.° dicembre 1858.
Nomina di parte della Presidenza, dell’Economo e del Cassiere.
Aperta poco dopo le ore 7 pomeridiane colla lettura e coll’approvazione del processo verbale della seduta prece- dente, si passa subito alla nomina di parte della Direzione (Presidenza).
Col mezzo di schede riescono proposti per la carica di presidente nove Socii, per ciascuno dei tpiali si passa alla votazione segreta, benché il barone Vacani, che è uno dei proposti , adducendo motivi incontestabili , domandi alla Società di accettare anticipatamente la sua rinuncia a quella carica. — Dalla votazione risulta nominato a maggioranza assoluta di voti lo stesso barone Vacani, ma, persistendo egli nel suo rifiuto , viene eletto presidente il professore Emilio Covila li a, che ha avuto, dopo esso barone Vacani, il maggior numero di voti.
Fattesi le proposizioni pel vicepresidente , e poi le vo- tazioni segrete pei singoli proposti, ottiene la maggioranza di voti il socio Antonio Villa.
Sopra proposta di varii Socii, e per mostrare al profes- sore Robiati la gratitudine della Società da lui promossa, lo si nomina per acclamazione presidente onorario perpetuo.
A segreta rii sono scelti a unanimità di voti , i profes- sori Omboni e Stoppani.
E finalmente sono fatte le proposte e le votazioni per la carica di cassiere, ed a maggioranza assoluta di voti vien data al marchese Barbò di Soresina.
Si chiude la seduta colla proposta di tre nuovi Socii.
SEDUTA DEL 23 DICEMBRE 1858.
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Seduta del 23 dicembre 1858.
Completamento della Presidenza e del Consiglio d’ Amministrazione.
Alle ore 7 pomeridiane la Società si riunisce per l’ultima volta nei locali gentilmente prestati dal socio promotore professore Robiati fin dal principio della sua fondazione, e passa subito alle proposte e alle votazioni per la nomina 'del Conservatore, del Viceconservatore, dell’Economo e dei tre Socii che devono formare colla Direzione il Consi- glio d’amministrazione.
Risultano eletti : Conservatore il dottor Cristoforo Bellotti ; Viceconservatore il professore Gaetano Barzanò; Economo il ragioniere Pizzagalli , e poi , per rinuncia dello stesso Pizzagalli, il ragioniere Merati. La Commissione amministrativa risulta formata dal marchese Carlo Ermes Visconti, dal signor G. Antonio Osculati e dal signor Luigi Sessa.
Il presidente Cornalia espone le pratiche fatte colla Di- rezione dell’I. R. Osservatorio astronomico per averne un locale adatto alle riunioni della Società , e annuncia la concessione gentilmente avutane della sala in cui si danno le lezioni pubbliche d’ astronomia , nello stesso Pa- lazzo di Brera. La Società approva , e decide di radunarsi d’ora in avanti nella detta sala, finché non si possa avere un locale ancora più conveniente.
Lo stesso presidente Cornalia dice poi d’avere annun- ciato al cavaliere Haidinger , presidente dell’ Istituto geo- logico di Vienna, il principio delle sedute regolari della Società, e mostra la risposta avuta per mezzo del cava- liere di Haucr, a motivo della malattia di Haidinger: ri- sposta nella quale si fanno congratulazioni pel buon av-
08
SEDUTA DEL 23 DICEMBRE 1838.
viamento della nuova Società, e si esprimono speranze sul bene che potrà fare per il progresso degli studii geologici.
Si chiude la seduta colla proposta di sei nuovi Socii ef- fettivi, e colla nomina di quelli che erano stati proposi" nelle due sedute precedenti, cioè dei signori:
Spreafico sacerdote Francesco, canonico di S. Babila in. Milano ( con- trada di s. Romano, il. 5), proposto dai socii Antonio Villa, Cor- nalia e Restellini ;
Castiglioni Giosuè, professore di Storia naturale a Corno, proposto dai socii fratelli Villa e Marani;
Foglia Antonio, farmacista in Milano (al Ponte di Porla Romana ), proposto dai socii Salari, Villa Antonio e Bossi Annibaie;
Del Mayno marchese Norberto di Milano (contr. di Borgo Nuovo , n. 4), proposto dai socii Cornalia, Stoppani e Omboni ;
Dolci Gian Francesco, direttore di uno stabilimento d’istruzione pri- vata in Milano ( Borgo di Porta Ticinese, n. 28)," proposto dai socii Villa fratelli e Marani ;
Malaguzzi conte Alessandro, di Venezia, proposto dai socii Dossena , Vacani e Antonio Villa.
Seduta del 23 gennaio 1859.
Cornalia , Programma di studii proposto alla Società.
Picozzi , Scoperta di ossami fossili a Piànico presso Sòverc.
Si apre ad un’ora e mezzo dopo mezzodì, sotto la pre- sidenza del professore Cornalia.
E letto ed approvato il processo verbale dell’ultima se- duta.
Si annunciano due libri nuovamente donati alla Società,
Piazzoni.
SEDUTA DEL 25 GENNAIO 1859. f»9
Si legge il progetto di Regolamento speciale per V am- ministrazione e le pubblicazioni ; se ne discutono alcuni articoli ; si decide di proporre in un’ altra seduta la modi- ficazione del Regolamento generale relativa ad una tassa d’ ammissione da farsi pagare ai Socii die potranno nomi- narsi in avvenire; si ammette per votazione segreta l’arti- colo relativo al dono d’ un esemplare delle Memorie pub- blicate in un anno a ciascuno dei Socii in carica in quel- l’ anno ; e alla fine si ammette per votazione palese tutto il detto Regolamento.
Si nominano nel modo solito Socii effettivi i signori:
Pallavicino Clavello marchese Uberto, di Milano ( Contrada di Borcjo Nuovo, n. 22), proposto dai socii Aschieri, Robiali, Antonio Villa. Corvini dottor Lorenzo, ripetitore nell’ I. R. Istituto Veterinario in Mi- lano ( Corsodi Porta Nuova, ». 15), proposto dai socii fratelli Villa e Cornalia.
Molinari Ferdinando, di Chiari (provincia di Brescia), proposto dai socii fratelli Villa e Stoppani.
Dal Bosco ing. Benedetto, di Milano ( Contrada del Durino, n. 4 50), proposto dai socii fratelli Villa e Robiati.
Sergent dottor Ernesto , allievo astronomo supplente all’ I. R. Specola di Brera in Milano ( nel palazzo di Brera), proposto dai socii Boz- zelli, Villa Antonio e Omboni.
UmciNi Emilio , professore privato di storia naturale c fisica in Milano ( lungo il naviglio di s. Damiano, n. 781), proposto dai socii Visconti Ermes, Sanseverino e Omboni.
Si propongono due nuovi socii.
Il presidente Cornalia legge un suo Programma di studii per la Società geologica. Il socio Sanseverino e con esso gli altri Socii domandano che sia stampato negli Atti.
Il segretario Stoppani legge dei cenni del socio Picozzi Alessandro Sulla scoperta di ossami fossili a Piànico presso Sòvere (distretto di Lòvere , provincia di Bergamo).
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Il presidente Cornalia propone una spesa straordinaria per la compera della parte geologica del Voyage en Sar- daigne del La Marmora, e della Paleontologia della Russia di Nordmann. Questa proposta è approvata a pieni voti.
Ecco per esteso i due lavori del presidente Cornalia e del socio Picozzi.
Programma di studii proposto alla Società dal professore Cornalia.
Sensibilissimo all’onore, che per un eccesso di vostra confidenza voi mi voleste compartire, o Signori c Colleglli, io, quanto ognuno di voi, gioisco nel vederci finalmente qui raccolti nel santo nome della scienza , nel giorno d’ incominciare i nostri lavori. Santa ed onorevole è la missione che ci siamo proposti , quale è l’avanzamento di utilissimi studii c l’ illustrazione del nostro paese. L’amore che ognuno ha in petto per la terra che lo vide nascere, abbraccia ogni cosa clic può tornare ad essa vantaggiosa , e la possa innalzare al livello d’ogni più colla nazione; e noi appunto amiamo ora riunire i nostri sforzi per raggiungere tanto lusinghiera mela. La natura a larga mano profuse nel nostro paese i suoi doni , c molti naturali tesori restano ancora inesplorati fra noi. Cosi la sfera de’ nostri studii ha un limite preciso, e definito riesce il campo ove devono tendere le nostre fatiche. Illustre terra di insigni naturalisti , per tutta 1’ epoca in cui le sorti le si volsero migliori , questa nostra non corse a pari colle altre nell' ultimo e gigantesco incremento che presero le scienze naturali, e le toccò cedere ad altre nazioni dotate di maggiori mezzi un primato che per lungo Aolgcr di anni avea tenuto grande e in- contestato.
L appunto nelle scienze che noi dobbiam coltivare, che emerge il nome di illustri Italiani, veri riformatori di esse, ancora per consenso universale venerali come quelli che additarono agli altri la via da seguirsi, lasciandovi già essi orme incancellabili.
I Redi, i Vallisnieri, gli Spallanzani insegnarono l’arte dell espc- rimcntrare, e chi pei primi, per non errar lungi dalla geologia, se non un Leonardo da Vinci e un Lazzaro Moro iniziarono quei priucipii che
seduta del 23 gennaio 18B(J.
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formarono poi la base di tutte le teorie di questa bellissima fra le scienze? Chi, fra le altre scoperte, se non essi, insegnarono che i fossili non fossero il giuoco di bizzarra natura, o l’effetto dell’ in- fluenza delle stelle, o d’una forza che non esiste che in seno all’ or- ganismo? Allora solo apparve evidente l’ esistenza remotissima di ge- nerazioni intere d’animali che un dì furono, e che lasciarono impe- ritura memoria di se nel profondo de’ monti , quasi solo ad allumi- nare 1’ uomo sulle sorli passale di questo suo mondo.
Sarebbe argomento vastissimo e pur bello il tessere la storia delle scienze naturali in Italia. Vedreste come qui appo noi fosse la culla d’ ogni sapere, per cui celebri ne andarono e società e collegi e riu- nioni di dotti , tutti amanti del progresso e della verità.
Ma con ogni altro splendore cadde pure lo splendore delle scienze che vennero quasi in una noncuranza, cui ora a noi si addice di riparare.
Nè si creda troppo severo il mio dire, chè nessuno più di me nutre venerazione e gratitudine verso i pochi e valenti che lottarono fra noi contro l’obblio universale, e mantennero qui viva la tradizione dell’ antico sapere. Parecchi di essi furono miei venerati maestri, verso i quali mi lega affetto e gratitudine mollissima. E appunto il buon seme da essi gettato che deve fecondare il nostro terreno, e per cui , in un’ era di maggiore attività , devono anche qui progredire quegli sludii che formano il nostro diletto e la nostra occupazione.
La Lombardia, dal lato delle scienze naturali, è ancor poco cono- sciuta, malgrado che negli ultimi anni parecchi nel campo dell’ ana- tomia e della fisiologia , in quello della zoologia c della geologia la esplorassero, per quanto fossero in loro mezzi e facoltà. Ma il più è da farsi, c questo dovrebbe costituire i! programma dei nostri lavori; i quali, sebbene maggiormente diretti alla geologia, non dovrebbero trascurare gli altri l'ami del tripartito regno della Natura. — Voi stessi giudicaste quest’estensione utile ed opportuna, fissando che, sebbene la nostra Società s’intitoli dalla Geologia, pure ci avessimo ad estendere anche alle scienze sorelle per avere un campo più vasto c per accogliere maggior numero di capacità in grado di approfittarne. La Geologia sarebbe così per noi presa nel suo più ampio significato. Le scienze che rapide progredirono negli altri paesi si stabilirono su basi universalmente accettale c reclamano ora che noi ne fac-
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ciamo 1’ applicazione estendendole ai prodotti del nostro. — La zoo- logia ci fece conoscere la fauna delle nostre regioni , ma solo una piccola frazione di essa. Così conosciamo i nostri animali vertebrati , conosciamo i molluschi; e fra gl’insetti, i coleotteri e un poco i le- pidotteri e gli emittori. Ma di tutta l’ immensa serie degli altri in- vertebrati sappiamo, si può dir, nulla; ed ora mi piace ricordare questo campo di nuove osservazioni alle quali dovremmo rivolgere le nostre ricerche.
Fra gl’insetti ci mancano ancora i cataloghi dei ditteri, degli ime- notteri, dei neuroltcri e degli altri ordini affini. In Francia c in Ger- mania formano questi ora lo studio, direi, di moda di molti ento- mologi ; ed io bramerei elio la nostra Società inaugurasse queste ricerche finora obliate.
La speciale condizione di parte della Lombardia, distesa in pianura e irrigata continuamente da preziose acque, deve ricettare ricchezze grandi in crostacei, in vermi, in briozoarii. Ecco altre classi di cui non sappiamo ancor nulla, e delle quali sarebbe pure utile il tessere la storia. La sola classe dei roliferi dovrebbe svelarci, qui come altrove, interessantissimi fatti e fornire argomento di animatissimo studio alle ricerche del naturalista. Questi animaletti che un recente scritto no- stro confondeva ancora cogl’ infusorii c diceva ermafroditi, sono in- vece ora riconosciuti dolali d’organi complicati ed unisessuali, sicché alcune specie si trovarono essere i due sessi distinti d’una medesima specie , svelando singolari costumi e più strani modi di generazione e di fecondazione. La storia di questi esseri è tutta a rifarsi fra noi. E qui permettetemi che esponga le mie vedute intorno al modo di intraprendere questi studi!. Ormai il naturalista non deve esser più semplice raccoglitore ; le sue osservazioni non si devono più limi- tare alla superficie, alla corteccia, direi così, dell’animale; d’ un tale naturalista sarebbero sterili le lunghe fatiche, sarebbe il suo un amo- re, che al minimo ostacolo può raffreddarsi c lasciargli mirare con indifferenza studi ed oggetti che altre volte furono la gioja de’ suoi passatempi, il sollazzo delle sue gite campestri, il sollievo fra le sue più serie occupazioni. In ciò dovete trovare il motivo che molli Ira noi si mettono agli studj delle scienze naturali e pochi poi persevera- no in essi. La scienza viva, che ora di preferenza si coltiva, abbraccia
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campo più vasto, ama internarsi nell’organismo e studiarne le minime modificazioni; ama vedere la metamorfosi degli organi che reggono alla loro volta la fisiologia dell’animale. Allora solo si riesce ad avere di questo un concetto pieno, completo, conoscendone così i suoi rap- porti cogli altri e svelandosi il suo significalo nel piano della creazione. Stridii così iniziati hanno troppa attrattiva per esser così di leggieri abbandonati. Essi perdono l’aspetto del semplice trastullo, e s’addi- cono ai severi e filosofici pensamenti dell’età più avanzata.
E in vero, che giova il sapere che ad un genere di conchiglie e d’insetti appartengono piuttosto 50 che 100 specie, distinte per insi- gnificanti differenze che ponno essere fortuite, accidentali, dovute al concorso di cause agenti momentaneamente ed all’ esterno? Che se quelle specie si studieranno nell’intima loro struttura, nelle loro abi- tudini , nel loro modo di propagarsi , nei loro rapporti col mondo esteriore, tutta una storia ci verrà svelata viva ed interessantissima, che confermerà forse le deduzioni del puro raccoglitore, e forse in- vece gli daranno una mentita provandogli con mille argomenti che egli fabbricava sull’arena un edificio che ogni sorvenuto gli può far crollare.
Prendete a modello i grandi osservatori. Un Redi, un Swammerdam, un Rosei, un Réaumur, e vi sentirete commossi dalle loro eloquenti descrizioni, da cui tutta traspare la pienezza del godimento del loro animo nella Contemplazione delle opere della creazione.
Qui ne’ fossati che circondano la nostra città, nelle risaje poco più discoste , ne’ ruscelli che scorrono fra le colline non lontane , qual vita, qual succedersi infinito di generazioni visibili appena coll’occhio nudo, ma svariatissima e tutte importanti! quali molli, per cui si disfanno al primo tocco; quali circondali di solidi inviluppi che per- durano dopo la morte dell’animale. E sono questi esseri, sì d’acque dolci che marine, che giocano la parte più importante nell’ armonia della natura.
Quante volte intere montagne, banchi di rocce di molli metri di spessore non sono formali che dalle spoglie di questi animali? Se non fossero troppo conosciuti , fermerei la vostra attenzione su parecchi esempi che a proposito di ciò potrei citarvi, e del tripoli di Billin, e della polvere fossile di Santa Fiora c di altre località , e delle arene
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dei noslri mari lutti pieni di foraminiferi che preparano i materiali di future montagne. Ecco come la zoologia dà mano alla geologia, ecco un esempio del mutuo rapporto di queste scienze. E così diceva pur bene colui che asseriva più necessarj all’ economia del creato questi esseri infinitamente piccoli , senza i quali il mondo non po- trebbe essere , che non i colossi animati , infinitamente grandi, e gli elefanti e gl’ipopotami delle selve africane, o le balene gigantesche che fanno tempestoso il mare.
A questi rami della zoologia noi dovremmo di preferenza rivol- gerci, sicuri d’ un’ ampia messe nel nostro paese, sicuri di molla uti- lità e di molla compiacenza.
Quanto poco sopra vi diceva, o Signori, nel inondo della forza vitale, io potrei dirvi accadere nel mondo delle forze fisiche. Più che i grandi parossismi, cui talvolta è in preda qualche plaga terrestre, giovano a modificare la superficie della terra le intime azioni moleco- lari, le forze dell’attrazione e dell’affinità. Più che i terremoti o l’a- zione dei vulcani , sempre assai ristretti nel tempo e nello spazio , valgono a cambiare 1’ aspetto d’ una contrada le chimiche e fisiche mutazioni che accadono, lente sì, ma continue c in ogni punto della superficie terrestre. Le alternative del secco e dell’umido, del calore c del gelo, e l’azione costanze della gravità, quella meccanica delle acque e del ghiaccio che agiscono ad ogni istante e sono assai più polenti di quanto noi si credette finora. Ecco la nuova via nella quale cammina ora la geologia , che studiando quanto accade ogni dì sul globo , ne inferisce le sue vicissitudini passale senza riccorrere ad ogni istante a forze nuove, a cataclismi, a spostamenti di asse o ad urlo di comete.
Chi abita fuori della città , c meglio nelle regioni montuose , è spesso testimonio de’ grandi effetti che i fenomeni meteorologici producono sul globo , e si fa una giusta idea della potenza delle forze attuali delle acque, dei venti, dei ghiacci, elìcili che noi uo- mini della città non sospettiamo neppure, c che ci danno spiegazione di «pianto ora osserviamo sulla superficie della terra, lavoro de’sccoli scorsi. Come non vi ha effetto senza cause, e gli effetti sono sempre proporzionali alle cause, riassunte nella loro molliplicità , così la dis- persione delle ghiajc ci illuminerà sulla direzione e sulla forza delle
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correlili che le trascinarono, la giacitura delle lave ci svela l'època e il luogo e l’intensità del focolare vulcanico che le produsse e così via via. E in queste ricerche si presentano interessantissimi sludii per la storia geologica della Lombardia.
1 massi erratici , che tanto abbondano sulle nostre colline, ponno fornirci dati interessanti per l’epoca glaciale in Lombardia. Confron- tandole coi paesi vicini ed analoghi al nostro, quali sarebbero le regioni del regno subalpino, ove già furono egregiamente studiati, noi potremo estendere qui 1’ azione di quelle cause , e figurare lo stalo del nostro paese .in quell’ epoca interessantissima che precesse immediatamente la diffusione dell’ uomo.
Qualche valentissimo e perseverante geologo si occupa già mollo della costituzione geologica del suolo lombardo , ma le fatiche d’uno, per quanto insistenti, non basteranno, e abbisognerà io sforzo di parecchi per potere alla fine possedere una carta geologica, fatta su ampia scala, del nostro paese: questo sarebbe bellissimo scopo dei lavori della Società , la quale dovrà uniformare i propri sludii, onde procedere con accordo e con maggiore sicurezza.
I dotti stranieri che vengono a visitarci non ponno , nelle brevi loro corse, che raccogliere poche e imperfette cognizioni, le quali a noi tocca di estendere e di correggere. E fra noi stessi esistendo su alcuni punti divergenza di opinioni sull’ interpretazione dell’epoca di questo o quell’ altro terreno , è nostro debito rifare le osservazioni, compararle, e dar opera per avvicinarsi sempre più alla verità. Che dovrei poi io dire dell’esplorazione delle sostanze utili all’ industria , principalmente dei metalli, di cui pure è ricca la nostra Lombardia? Quanti tesori non giaciono sconosciuti , oppure non utilizzati ?
Se la trattazione del ferro è nella nostra Lombardia in un lodevo- lissimo progresso, altri metalli giaciono ancora inescavali, come il mercurio, il piombo, lo zinco, le cui applicazioni nell’industria vanno ogni giorno crescendo. Così dite della ricerca delle calci idrauliche, e delle sostanze terrose atte a correggere la perversa natura di alcuni infecondi terreni, e la ricerca e la utilizzazione delle terre ricche di ossa fossili, e quindi di fosfati, con tanto vantaggio oggidì applicati come ingrasso del terreno vegetabile. Un catalogo delle sostanze mi- nerali utili, che si trovano in Lombardia, colla descrizione del loro
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modo di trovarsi, delle loro località, della loro ricchezza, manca an- cora alle nostre provincie, mentre esempii non ci mancano da potere imitare. Cosi, senza ricorrere a lontani paesi, abbiamo quello del Liebener pel vicino Tirolo, e meglio ancora quello del Barelli per gli Stali Sardi che ci potrebbero servire di splendido modello. Ed io faccio voti che presto vedano la luce le osservazioni in proposito fatte da un nostro distintissimo socio, e raccolte in una lunga serie d’anni, tutti consacrati alla perlustrazione del suolo lombardo, le quali possono servire di guida ai nuovi geologi, i cui studii la nostra Società deve favorire e render facili.
Che dovrei io mai dire dello studio delle nostre rocce cristalline ancor vergine e pieno d’attrattive? Una monografia di questi nostri terreni sarebbe impresa quanto ardua altrettanto olite e lodevole. Le varietà dei nostri porfidi che emersero nella prima zona delle nostre montagne, la ricchezza de’ serpentini e dei granili che uscirono più nordici , e di cui la sola Valtellina ce ne può offrire una copia ric- chissima, reclama un narratore che le illustri e le ponga pari nello studio alle rocce stratificate.
Lo stesso dite de’ fossili, de’ quali solo da pochi anni qui conoscesi la grande importanza. E fra noi non ne è penuria , se ci daremo la briga di cercarli e raccoglierli. Le località di Esino, Dossena, Gorno sono ornai celebri pel trias; quelle di Sallrio, di Induno, di Suello , d’Enlratico pel giurese; la Brianza tutta, per la creta ; e la Eolia di Varese, Nese, S. Colombano pei terreni terziarii; avendo qui taciuto di molte altre località che diedero già indizio di ricca messe, e che non attendono altro che un diligente e perseverante perlustratole. Nò le maestose faune de’ terreni più recenti pare abbianci a mancare coi rinoceronti e coi cervi di Leffe, gli elefanti c i mastodonti delle allu- vioni, gli orsi delle caverne e i buoi dei depositi lacustri.
Solo dovrebbe la Società favorire queste ricerche, tentare questi scavi , e raccogliere diligentemente quanto il suolo concederà; impe- dire che alla fine vadano disperse queste nostre ricchezze, come pur troppo ora vanno per l’inerzia c l’ignoranza dei più. Al nobile scopo di dare al paese finalmente una carta geologica, la Società unirà quello di fare una raccolta completa di lutti i nostri terreni e di tutti i lussili che rinchiudono , onde in essa possa leggere ognuno la storia
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preumana della nostra contrada. La quale raccolta potrà essere dis- posta sotto varii aspetti: uno cronologico , passando d’epoca in epoca; l’altro topografico, passando da provincia a provincia, per modo che ogni epoca vi sia rappresentata per molte località , e molte località per tutte le rocce di differente epoca che offre.
Nè in questo nostro occuparci delle ricchezze naturali del paese noi dovremo trascurare la botanica sia pura che applicata , e special- mente rivolta agli studii geologici. La flora estinta pare che voglia appalesarsi su molti punti ricchi quanto le celebri località descritte da Goppert e da Unger per la Germania. E per tacere de’ fucoidi della nostra Brianza, che aspettano chi gli studii , e de’ frutti plioceni della Folla , accennerò la nuova località che io ed il socio Stoppani trovammo presso Pianico nella provincia di Bergamo, ove sono abbon- dantissime le foglie e d’ una conservazione maravigliosa ; e così coi mammiferi che calcavano quel suolo ancor deserto dall’ uomo, avremo la conoscenza delle selve fra cui s’ aggiravano , e de’ cespugli e delle erbe che servivano loro di nutrimento, in quella guisa che, per citare un esempio, coi grossi pachidermi di Leffe conosciamo i tronchi e i fruiti dei noci e dei pini che vestivano di verdura il dorso delle montagne di quell’ epoca.
Dal pochissimo che ho detto, e che limito qui per non abusare della vostra bontà, voi potrete, cortesi Colleghi, intravedere il campo bel- lissimo che ci si apre davanti e sul quale l’attività nostra potrà eser- citarsi rendendoci benemeriti del paese e della scienza. Ognuno di voi , in quanto può , favorisca il conseguimento dello scopo che la Società si è dunque proposto. Appunto perchè è la prima Società geo- logica che si sia fondata in Italia, questa nostra attira le simpatie e gli sguardi di quanti nazionali e forastieri amano la scienza. Di esse io ho l’onore di potermi fare garante appo voi, chè molli naturalisti amarono testimoniarmelo , desiderosi e lieti di vedere che qui pure si tenti uscire da quel letargo che da tanto tempo ci oppresse, la- sciando senza legame i generosi ma isolali tentativi fino ad ora fatti.
Noi dunque dobbiamo porci all’ opera. La Società apre un arringo in cui ognuno di noi può discendere , forte dei proprii studii e delle proprie osservazioni. Gli Atti che la Società sta per incominciare sotto spoglie modeste, quali le forze attuali lo concedono, potranno riuscire
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il principio di una lunga serie di pubblicazioni che traeceranno i passi e i progressi giornalmente falti dalle scienze naturali fra noi, e rappresenteranno lo stato delie nostre cognizioni in queste materie.
Con questo desiderio in cuore , io vi rinnovo , o Colleglli , le mie grazie per l’onore fattomi, dolente solo che ad altro più degno al certo di me non l’abbiate compartito, e sotto la cui scoria il procedere e il superare le difficoltà sarebbe stalo più facile e più sicuro. Ma , a nessuno secondo in devozione per la scienza, e forte dei Colleglli che mi metteste a fianco, io confido che, se primi facemmo al inondo co- noscere il bisogno in cui le scienze naturali si trovavano fra noi , primi ci mostreremo occupali nel provvedervi, e primi raccoglieremo quella benemerenza che sempre adduce l’ adempimento d’ una ge- nerosa impresa, e quella compiacenza che è nobile ricompensa alle più lunghe fatiche ed ai più gravi sagrifieii.
Sulla scoperta d' alcune ossa fossili nella marna bianca farinacea di
Piànico presso Sòr ere. Sunto d’una memoria del socio Alessandro
Ficozze
Chi da Treseorrc rimonta la Vai-Cavallina, passato il lago Spinone, quindi il minor laghetto di Gajano, procedendo alquanto verso N. E., incontra sulla strada maestra un pieeoi villaggio chiamato Piànico. E questo collocato tra il fiume Onelo che sbocca in direzione S. O.-N. E. dalla Vai-Cavallina, e il fiume Bellezza, che scende da IN. 0. a S. E., e quasi nel punto dove i due fiumi si confondono per gettarsi nel Sebino attraverso la stretta e profonda gora della il Tinazzo. — Il torrente Bellezza, benché irregolare nella crescita delle acque, è però continuo, e basta in ogni stagione a dar moto a ben quindici edificii prima di precipitarsi nella suddetta gora.
Il fondo della Val-Borlezza è costituito da una massa enorme di ter- reno di trasporto, che, mediante l’erosione secolare prodotta dalle acque, si mostra formato di banchi o strali, diversi pel loro spessore e per la loro natura. Solo dove tra i monti di Esiliale e di Severe si opre il Tinazzo, si scopre la roccia sottoposta, formante due pareli verticali, la cui l'orma mostra a tutta evidenza che quella gora è prodotta ila una squamatura, effetto forse di un antico terremoto. La natura cavernosa del pendio di Sòvcre , dove una nuova caverna
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SEDUTA DEL 23 GENNAIO 1859. si apriva ai nostri giorni dietro una scossa di terremoto, torna in appoggio di questa ipotesi. Ad ogni modo non si può assolutamente attribuire alla lenta erosione delle acque il varco del Tinazzo. Vi è anzi in opposizione la tradizione popolare, che il Borlezza non si gettasse in origine nel Sebino, ma si versasse nella Vai-Cavallina, e si continuasse così col duine Cherio, che attualmente bagna quella valle. In questo caso, e ciò è pur conforme alla tradizione popolare, la Val-Borlezza doveva formare un lago, che forse si congiungeva al lago Spinone, e certamente al laghetto di Gajano. La posizione dei villaggi in rapporto al letto attuale del torrente, un luogo dello ancora oggigiorno La- Navi , e due anodonte da me scoperte nel terreno mobile della valle si possono invocare in appoggio di questa ipotesi. La squamatura avvenuta sopra Sòvere avrebbe prodotto il prosciuga- mento dell’antico lago, avviale le acque verso il Sebino, e dato così origine alla lenta ma profonda erosione del deposito lacustre, for- mante attualmente il fondo della valle. La tradizione parla pur essa di questa catastrofe; mentre si dice che sulla sinistra del fiume Bor- lezza, supposto diretto verso la Vai-Cavallina, sorgesse un grosso villaggio chiamalo Cleuba, il quale veniva diviso pel mezzo, quando il fiume prese il suo corso verso il Sebino; Piànieo e Sedere sareb- bero i due avanzi dell’antico Cleuba: l’uno sulla destra attuale del fiume; l’altro dirimpetto, sulla sinistra.
Venendo più presso a ciò che è scopo della presente comunicazione, dirò che i monti circostanti sono tutti calcarei o dolomitici , e che col loro facile sfranarsi e decomporsi fornivano e forniscono abbon- danti elementi al terreno mobile e di trasporlo, col quale non hanno del resto altro geologico rapporto. La dolomia, sviluppatissima in questa valle, è estremamente cavernosa, nel senso de’ mineralogisti , farinosa e fossilifera. Si osservano sui fianchi dei monti, principal- mente sulla destra , grossi massi erratici di serizzo , ossia di granilo a grossi cristalli di felspato, indizio dell’ alluvione antica.
La nostra attenzione deve arrestarsi per ora specialmente su un gran banco di marna bianca, che si scopre appena sotto Piànieo, scendendo verso il letto del torrente Borlezza (1). La natura della
(1) Il deposito del quale qui si parla, è quello slesso che venne già accennalo sotto il nome di Deposito di Sòvere , come ricco di pesci e di lllliti dal signor abate Antonio Stoppani ne’ suoi Sludii geologici c paleontologici sulla Lombardia, pag. 186.
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roccia coslituenle il banco in questione non fu ancora abbastanza analizzata chimicamente; i più ovvii caratteri però le manifestano una vera marna calcarea bianchissima , d’ aspetto argilloso , poco coerente, della solidità dell’ argilla soda. Negli spaccati naturali del terreno mobile, occorre di vedere ripetersi la descritta roccia, non però così pura, nè così polente. A Piànico il deposito è a strati sot- tilissimi, formanti dei banchi dello spessore di 53 a 30 centimetri, alternanti con strali arenacei dello spessore di 3 a 13 centimetri. Non fu ancora possibile di misurare la potenza totale del deposito; è però certamente assai considerevole, sopratulto dove si cela sotto il caseg- giato del villaggio, mentre si attenua verso il letto del torrente. Il deposito è assai fossilifero, e vi si raccolgono libili e pesci in ottimo stato di conservazione. Il fatto però che sembra aggiungere il mag- giore interesse geologico al deposito di Piànico, si è la recente sco- perta di ossami fossili. Nello scorso settembre i cavatori (1) mi av- vertirono scoprirsi degli ossami nella marna. Il nobile signor Giulio Curioni, avvisatone, vi accorreva; ma, stante l’ incoerenza della roc- cia, propria anche dei fossili, specialmente se appena estratti, poco ci poteva raccogliere. Vi accorsero anche, avvertitine da una mia lettera diretta al socio ingegnere Fedrighini , il professore Cornalia e il signor abate Stoppani (2), i quali ne riportarono alcune ossa da me raccolte, ed altre poche avute dagli operaj; ma il lutto era così poco , e così malmenato , da non renderci gran fatto lieti della scoperta. Continuandosi lo scavo, altre ossa si scoprirono, e tali questa volta, da sperarsi sufficienti ad una sicura determinazione. Si osser- vano tra questi alcuni denti ben conservali, il nobile Giulio Curioni, favorendomi di una nuova visita col signor ingegnere Fedrighini, e visti questi ultimi avanzi, fu d’avviso che appartengano ad un ri- noceronte, e che il deposito sia da considerarsi come pliostocenico. Attendiamo che più accurati studii pongano in luce tutta l’importanza del nuovo deposito, che promette una così copiosa messe alla polemo- logia della Lombardia.
(1) La marna di Piànico è attualmenlc scavata, cil entra come terza parte disgre- gante nella pasta della terraglia, di cui l’autore ha una fabbrica a Sùvere.
(2) Di questa scoperta ha già dato notizia l’abate Antonio Stoppani in una nota al suo articolo Scoperta di una nuova caverna ossifera in Lombardia , inserita nel Giornale La Cronaca ili I. Canili . Anno IV; disp. irj.'1 2
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Seduta del 27 febbraio 1859.
Villa, Sulla distribuzione oro-geografica dei molluschi terrestri in Lom- bardia.
Omboni, Sulla carta geologica della Lombardia , del cav. Francesco di Iìauer.
Paglia, Sugli strati del terreno sottoposto all’attuale letto del Po presso Mantova.
Verso le due pomeridiane si apre la seduta sotto la presidenza del professore Cornalia.
Si legge e si approva il processo verbale della seduta precedente.
Il vicepresidente Antonio Villa legge un suo lavoro Sulla distribuzione oro-geografica dei molluschi terrestri nella Lombardia.
Il Catalogo dei molluschi di Lombardia pubblicato nel 1844 dai fratelli Villa e contenente alcune notizie sulla distribuzione geografica ed orografica dei molluschi stessi, fu recentemente analizzato e in varie parti criticato dal professore Pellegrino Strobel , in uno scritto intorno alla distribuzione oro-geografica dei molluschi terrestri nella Lombardia. I socii fratelli Villa si sono proposti nella presente Memoria di discutere gli argomenti in quistione , per ribattére gran parte delle critiche. Cominciano col dare la nota di 17 lavori di malacologia lombarda , stati di- menticati dallo Strobel nel di lui elenco cronologico; ed esaminano partitamente i paragrafi che compongono l’o- pera dello Strobel. Cercano di rettificare i nomi, le sino- nimie, le località e le distinzioni delle varietà ; espongono le proprie osservazioni intorno alle regioni abitate da al- cuna specie ; ammettono come vera fino a un certo segno la divisione geografica esposta nel terzo paragrafo del
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lavoro in esame ; e dimostrano come questa divisione possa essere variata da speciali circostanze , e come si possa collo studio delle diverse condizioni d’uii paese presagire la sua fauna entomologica e malacologiea.
Il segretario Omboni legge dei cenni sulla carta geolo- gica della Lombardia recentemente pubblicata dal cava- liere di Hauer. Egli dà un’idea generale della classifica- zione e della distribuzione geografica dei terreni sedimen- tarli secondo il detto sig. cavaliere; indica poi le principali modificazioni e correzioni che vi si debbono fare, e spe- cialmente dietro i fatti raccolti e pubblicati dal collega abate Stoppani.
Questi cenni, come il lavoro del vicepresidente Villa, sono stampati più avanti per esteso.
Il segretario Stoppani conferma in generale le osserva- zioni del collega Omboni, e più specialmente le ultime frasi, sulla sua intenzione di presentare altre osservazioni critiche sid lavoro del cavaliere di Hauer, e sul progetto di preparare insieme coll’ Omboni una carta geologica della Lombardia, la quale possa servire come fondamento e punto di partenza per gli studii futuri.
Lo stesso segretario Stoppani legge una comunicazione del socio sacerdote Paglia Sugli strati del terreno sotto- posto al letto attuale del Po presso Mantova. — 11 socio Paglia vi tratta della somiglianza di questi strati col ter- reno subapennino, delle circostanze influenti sulla loro produzione, c del modo di spiegare col mezzo di correnti acquee provenienti dalle Alpi la quasi totale mancanza del terreno pliocenico al piede delle Alpi, mentre c così abbondante lungo le falde degli Apennini.
Anche questo lavoro si vedrà pili avanti per esteso.
Il presidente Cornali a comunica una breve pubblico zione del socio Lombardini: Proposta di studii sai to'-
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reni, sulle sorgenti e sulle acque potabili della pianura milanese, letta all’ I. R. Istituto lombardo di scienze, let- tere ed arti*, ed accenna che lo stesso I. R. Istituto lom- bardo ha incaricato una Commissione di occuparsi ap- punto di quegli studii, e che per ciò il socio Lombardini desidera di conoscere il lavoro del sacerdote Paglia.
Il segretario Stoppani osserva che, trattandosi di de- positi raccolti ad un livello non di molto inferiori a quello attuale del mare, i caratteri desunti unicamente dalla na- tura chimica per giudicare pliocenici i depositi stessi, non possono giudicarsi che molto equivoci. Che la valle del Po fosse nei primordii dell’ epoca attuale un golfo dell’Adria- tico, ricolmato quindi a poco a poco dalle successive al- luvioni , è tesi universalmente ammessa , comprovata da molti documenti storici, e specialmente dai classici lavori ben noti a tutti sull’estuario di esso fiume. Preferisce egli quindi di considerare le sabbie marine descritte dal collega Paglia, come semplici indizii della dimora del mare at- tuale nell’ interno della Valle Padana. Quanto alle condi- zioni del terreno subapennino sulla sinistra del Po, richia- ma una Nota a’ suoi Studii geologici e paleontologici sulla Lombardia (pag. 179) dove cercava di conciliare con una sola le diverse ipotesi degli autori in proposito , dicendosi d’avviso che la questione deve ora portarsi piut- tosto sull’abbondanza del terreno alluvionale alla sinistra del Po, che sulla scarsità del terreno subapennino.
Il socio barone Vacani comunica una sua lettera al consigliere Haidinger, direttore dell’ I. R. Istituto geolo- gico di Vienna, intorno alla Società geologica, e la ri- sposta dello stesso consigliere Haidinger, che esprime i sentimenti più favorevoli alla nostra Società, come si può vedere dal seguente estratto :
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« . . . . Je me réjouis bien de la fondalion de la Sodi- tè géologiquc » de Milan, qui certainement ne tarderà pas à prodière un adinira- » ble clfet. Ce sont les Sociétés conduites sous un point de vue vaste « et généreux, qui font surgir les talents en les faisant enlrer eu » lice. Les Sociétés s’occupant d’une Science à part supposent un » grand fond d’éducation générale ; mais on en jouit bien à Milan , » et c’est en vertu de celle circonstance, que la Socicté de Geologie » aura un grand avenir, et que déjà elle a trouvé beaucoup de sou- » tiens, méme déjà dans le commencement de sa formation. Moi et » mes amis à Vienne s’en réjouissent de bien bon cceur. »
Si mette in discussione la proposta d’ una tassa d’ am- missione, eguale ad una quota annuale, da farsi pagare dai Socii effettivi che saranno nominati dal primo dicem- bre 1859 in avanti; e si decide di lasciar passare ancora qualche tempo prima di riproporre questa modificazione al Regolamento generale.
Sono nominati Sodi effettivi i signori:
Cossi Guglielmo, ragioniere, professore e redattore del periodico mensile L'Economista, in Milano ( contrada di S. Filo al Pasqui- rolo, n. 525), proposto dai socii Antonio e Giovanni Callista Villa e Ambrogio Robiati.
Nava dottor Davide, istruttore al laboratorio chimico presso la So- cietà d’ incoraggiamento d’ arti e mestieri in Milano ( contrada di Ciovassino, n. t), proposto dai socii fratelli Villa e G. Omboni. Paglia sacerdote Enrico , professore di Storia naturale nel Seminario di Mantova ; proposto dai socii conte d’Arco c fratelli Villa.
Sulla distribuzione oro-geografica dei molluschi terrestri nella Lom- bardia. — Osservazioni dei fratelli Antonio e Gio. Catt. Villa.
Nell’occasione del congresso de’ scienziati italiani tenutosi in Milano durante l’autunno 1844 , venne pubblicato il I.° volume di una illu- strazione scientifica, per cura del dottor Carlo Cattaneo, col titolo
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Notìzie naturali c civili sa la Lombardia , ove trovatisi varj lavori e cataloghi redatti da diversi nostri naturalisti, i signori Curioni, Ce- sati, Garovaglio, Balsamo-Crivelli, Viltadini, De Filippi, sulla geologia della Lombardia, sulla flora, sui mammiferi, uccelli, rettili, pesci, ecc.
Nella medesima opera fu da noi offerto il catalogo degli insetti co- leopteri della Lombardia e quello dei molluschi, premettendo a quel lavoro qualche idea generale sulla loro distribuzione geografica, sul- l’utilità ed il danno che producono, sui costumi loro, non che sulla storia degli studj che vi si riferiscono.
Onde rendere quel lavoro sempre più esteso ed importante, ab- biamo altresì pensato di aggiungere alla nomenclatura una finca di notizie orografiche, nella quale indicammo per ciascuna specie la re- gione ove essa fa normale dimora, tentativo allora nuovo negli studj dei malacologisti.
Non ha guari il nostro ottimo amico Pellegrino Slrobel ci ha invialo in dono un di lui lavoro pubblicato in lingua francese nelle Memorie dell’Accademia delle scienze di Torino, serie 11, torno XVIII, col ti- tolo Essai d’ime distribution orographico-geographique des molhtsques terrestres dans la Lombardie, nel quale si pone ad analizzare il no- stro catalogo dei molluschi della Lombardia , facendone elogi come prima ed unica pietra di questo studio, e rilevando diverse ammende, sulle quali esso insiste perchè non le vide rettificate nelle nostre ag- giunte e correzioni al detto catalogo, da noi pubblicate in via di nota nel giornale di Malacologia dello Slrobel istesso (anno I. 1855, n.° 9, pag. Ift2).
Non possiamo trattenerci dal soggiungere quegli schiarimenti che ponno giovare a nostra discolpa, accettando gli appunti che ci vennero fatti quale invito a discutere tale argomento , ed esortati a ciò fare per desiderio manifestatoci da varj inalacologi. Confermeremo quindi alcune nostre opinioni con ulteriori falli e raziocini, non insistendo nell’esposto avviso per quelli elementi da noi forniti nel nostro cata- logo dietro altrui indicazioni, e che furono trovate dallo Slrobel non conformi alla posizione del nostro territorio, per le quali non ci venne il caso fin ora di verificare il contrario. Per rendere più precise le notizie sui nostri molluschi, ci permetteremo inoltre di fare alcune riflessioni anche su talune specie non comprese nel nostro catalogo
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per le quali l’autore non ha indicato da chi furono trovate, c se ab- bia egli stesso verificata la specie, od accettate semplicemente le ci- tazioni altrui, spesso fallaci.
Nulla avendo ad osservare intorno a quanto l’Autore dice nella pro- lusione alla sua opera, sulle fonti ove attinse le notizie, e sui termini di convenzione usati per esprimersi, accenneremo soltanto che nella enumerazione cronologica delle opere che trattano della malacologia lombarda , citate nel numero di dodici , ne sarebbero state ommesse per lo meno altre 17, cioè:
1. Mangili, Nuove ricerche zoo to miche sopra alcune specie di con- chiglie bivalvi. Milano, 1804. L’Autore versa su di tre specie di bi- valvi, comunissime alle acque dolci dei contorni di Pavia.
2. De-Cristofori e Jan. Descrizione dei generi degli animali indi- geni nell’ Italia supcriore. Parte 11, fase. 1. Molluschi terrestri e flu- viatili. Parma, marzo 1852.
3. Id. id. Catalogus veruni naturalium , ecc. So-
dio 11, pars 1, fase. I. Testacea terrestria et fluviatilia. Parma, 1832 (il quale termina colle frasi dei generi nuovi e delle nuove specie).
4. Porro Carlo. Due nuovi generi di Molluschi d’Italia ( nel tomo LXXX1I. Biblioteca Italiana. Mil. 1836).
6. Id. De la Drepanostome ( nel Magasin de Zoologie
Paris, 1836).
6. Id. Dei Molluschi fluviali e terrestri d’Italia (nel
tomo LXXXV, Biblioteca Italiana. Mil., 1837).
7. Id. Malacologia terrestre e fluviale italiana. Pro-
vincia Comasca. Milano, 1838.
8. Villa Antonio. Le Lumache (articolo inserito nel Cosmorama pittorico. Anno V, 1839, n.° 22, pag. 175).
9. Villa Antonio e Gio. Battista. Note degli insetti nuovi e rari c delle conchiglie terrestri che si rinvengono nella Falsassina (nelle Notizie storiche della V alsassina , ecc., dell’ ingegnere Giuseppe Ar- rigoni. Milano, 1840 — 1847, pag. 365).
*0. Id. id. Le Elici o Lumache (articolo in-
serito neW Album, Repertorio Scientifico-Arlislico-Lelterario. IN0. 41. Milano, 1841).
I 1 . Id.
id.
Disposino sistematica Conchy-
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liurum, eie. Conspcclu abnormitatum , novanimqne spccurum de- scriptionibus adjectis. Mediolani, 1841.
12. Stabile abate Gius. Nota relativa a novelle stazioni dell ’ Helix nautiliformis (negli Atti della Società Elvetica delle Scienze natu- rali. Porren ’ruy, 1853, pag. 30).
13. Boijrguignat. Monographie de /’Àncylus Janii (Ancylus capu- lo'dcs Porro) Extrait de la Revue et Magasi n de Zoologie, n.° 5. — 1853.
14. Strobel. Dimore deli Helix frigida e nautiliformis (Notizie nel Giornale di Malacologia. Anno I, 1853, n.° VI).
15. Villa Antonio. Intorno ali Helix frigida. Lettera al compilatore del Giornale di Malacologia; inserita nel Giornale di Malacologia, Anno 11, 1854, n.° VII.
16. Villa Antonio e Gio. Battista. Notizie intorno al genere Melania, nel Diario ed Atti deli Accademia Fisio- Medico- Statistica di Mi- lano, del 24 febbr. 1855 (ove viene offerta la storia della Pyrgula annidata, di Lombardia).
17. Villa Antonio, intorno tre opere di malacologia del sig. Drouet. Belazione negli Atti dell’Accademia Fisio- Medico- Statistica di Mi- lano, Dispensa IV, 1856. (Si accennano molti fatti riferibili alla Lom- bardia.)
Non comprendiamo poi come lo Strobel non abbia fatto figurare in quest’elenco, ad esattezza e compimento di cronologia, almeno la ma- lacologia terrestre e fluviale della Provincia Comasca, la quale aveva citata nel principio dell’opera; ciò che pare semplice dimenticanza. Forse l’autore tralasciò l’indicazione del nostro catalogo del 1841, Dispositio sy stematica conchyliarum etc., per essere un elenco gene- rale; ma doveva aver posto in una nota cronologica di opere riferibili alla Lombardia , perchè in fine di esso trovansi descritte le specie nuove ed inedite anche della Lombardia, tanto nostre che dell’amico nobile Carlo Porro, e perchè contiene un trattalo di anomalie od anor- mità, con un elenco ove sono classali i vizj di conformazione di molle specie trovate nella Lombardia.
Il primo paragrafo dell’ opera dello Strobel è consacrato alla enu- merazione delle specie, indicando l’autore di ciascuna e le sinonimie. Cita inoltre le località ove esse vennero raccolte da diversi studiosi; ottimo partito quando vi sia pieno accordo nell’ assegnare il nome di
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una stessa specie , ma che in caso diverso riesce di equivoco ed in- duce ad errore.
Circa le nomenclature e le indicazioni che si riscontrano in quel lavoro, dobbiamo notare quanto segue:
La V itrina nivalis non è certamente varietà della diaphana, come la considera ora Strobel, ma è specie distinta, intermedia tra la dia- phana e la slude bardi (major Fer.), dallo stesso Charpenlier collocata in quest’ordine nella di lui Liste des Mollusques terrestres et fluviati- tes , etc. Bex, 1852. Varietà della Citrina diaphana è invece la gla- ciali di Forbes, che anzi alcuni la ritengono per mero sinonimo. Lo stesso Strobel, in un altro suo lavoro (Molluschi del lembo orientale del Piemonte , nel Giornale di Malaco logia , Anno 1.) mette egli pure la Vitrina glaciali varietà della diaphana ; al presente la pone in- vece per varietà della e long a ta , senza indicare il motivo che lo ha indotto a tale cambiamento, nè citare le altre di lui opere che ne parlano in contrario. Vedansi le notizie e le distinzioni di queste specie ben precisate nel Catalogne crilique et malacostatique des mollusques terrestres et d’eau douce de la Savoie et da bussili dii Léman , par Francois Dumont et Gabriel Mortillet. Genève, 1857.
Allo Zonitcs purus Alder, vi mette per sinonimo V Ilelix nitidula Pfeiffcr, e nega potersi trovare vivente in pianura, come noi abbiamo indicato per 1 Liei, nitidula , la quale però non abbiamo messa per si- nonimo dello Zonitcs purus. Conviene adunque precisare la specie prima di parlarne. Secondo Pfeiffer e Mcnke ( Malakozoologische B Hitler , 1858, pag. 92), lo Zoili t purus ha per sinonimi 1 ’ Hclix Gridala Menkc (1830), 1 ’ Hel. clara Held (183 7 in Isis), che è 1 ’Hel. vitrina di Charpentier e Férussac (1821 ), e clic Charpenlier istesso cangiò nel 1853 in Hel. petronella per distinguerla doWHel. vitrina Spix del Brasile. Ora se \ Hel. pura di Alder è la vera petronella , essa non si trova in pianura, ma in luoghi alpestri, erbosi, sotto le pietre all’elevatezza sempre superiore di 3500 piedi. Dumont c Mortil- let, nell’opera Mollusques de la Savoie et du Léman, 1852, come anche nel Cataloguc crilique et malacostatique des mollusques, ccc. , 1857, asseriscono di averla osservata nel versante italiano delle alpi in vicinanza ai ghiacciaj a più di due mila metri. Quella specie che Strobel cita trovarsi al passo dello Stelvio, è assai probabile sia V Hel.
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petronella (Ilei, viridula Menke), da noi pure trovata di fatti al passo dello Stclvio, a 2800 metri, mentre YHel. nilidula da noi citata, che rinviensi in pianura, è quella ritenuta da S. Simon, Stabile , Schmidt e Rossmaessler come Zonites striatulus Cray, che forse è V Ilei ra- diatula Alder. Allora Strobel confonde in una, due specie distintissime, lo Zonites striatulus Cray di collina e pianura, e lo Zonites viridulus Menke (Hel. petronella Charpent. ) alpestre ed alpino.
Lo Zonites Leopoldianus ritiene essere varietà dello olivetorum. Sono troppo costanti i caratteri di grandezza e fragilità, non che le diversità di paesi ove abita per poterlo confondere. Anche il signor Tener di Lyon la dichiara distinta specie nel suo lavoro Observa- tions sur la classification du genre Helix, et sur la Monographia Heliceoruvn du docteur JJfeiffer.
L’ Helix holosericea, accennala nel nostro catalogo dei molluschi di Lombardia dietro una vaga indicazione, fu dallo Strobel assegnata alle speciali località delle alpi a Valfusio, Dazio ed Airolo nella Sviz- zera, al monte Spinga, e meno rara nel Tirolo. Assicuriamo ora fran- camente trovarsi anche presso Bormio in Valtellina, perchè raccolta da noi stessi, e la riteniamo specie distintissima dalla obvolutaj che sospettammo per lo addietro, con altri naturalisti, per una varietà di essa.
V Helix monodon del nostro catalogo ( Helix Villce Carpent. non Mortillet) è ritenuta dallo Strobel per una mutazione de\V Helix in- carnata. Quest’ ultima specie , che è montana, varia talvolta con un dente alla apertura come nella Hillce , la quale l’ ha sempre costante, ma i suoi anfratti sono rotondati , non conoidei : ne ebbiino degli esemplari bellissimi trovati ad Osten dal sig. Brolli, e non sono in ve- run modo da confondersi coll ’ Hel. Hi.llce Charp. della Brianza.
V Helix per sonata manca nel detto nostro catalogo, e Strobel la ritiene delle montagne del Lario, dietro indicazione del Mousson di Zurigo. Siamo sorpresi di non averla mai trovata noi stessi in più di 50 anni di ricerche, nè veduta raccogliere in Lombardia da tanti no- stri amici ed allievi, sebbene sia registrata fra le specie delle Pro- vincie Venete. Biva-Palazzi e Stabile la trovarono nella Svizzera,' e questi in Valle Levenlina al di sopra di tre mila piedi.
V Helix glacialis viene assegnala come incoia del monte Orlelio,
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senza nominare chi l’abbia trovala, e seia sua determinazione possa esser precisa. Esitiamo per ora ad ammettere tale asserzione , perchè essendo specie ritenuta propria e caratteristica delle alpi occidentali e delle roccie cristalline del Piemonte, sembra convenir meno alla posizione assegnata dallo Strobel. Troppo è la diversità di latitudine e di longitudine ove sono posti Lanzo , Ala, Baìme, il Cenisio, il monte Tabor, ecc., presso i di cui ghiacciaj essa vive, dai gradi ove c collocato l’Orllerspitz : d’altronde pare che se vi fosse su questo monte, potesse trovarsi altresì nel vicino Tirolo, o nei dintorni di analoga natura, allo Stelvio e sui monti della Val Furva, dove noi ed altri l’hanno cercata invano (*).
La Pupa arenacea noi la riteniamo specie distinta dalle mutazioni e varietà indicate dall’autore. Troppa è la differenza, per esempio, elio passa dalla P. hordeum o dalla Bergomensis alla nostra Iricolor , la quale poi non riteniamo essere tanto comune come venne indicata, a meno non l’abbia confusa con alcuni esemplari della megachcilos.
La Pupa 5- dentata Born., da noi citata nel catalogo col nome più conosciuto di P. cinerea Drap, per ispecie alpina, viene esclusa dallo Strobel come assolutamente impossibile alla Lombardia, quale spe- cie che ama le plaghe meridionali, e non può tanto elevarsi. Noi stessi non 1’ abbiamo trovata in Lombardia, ma ci venne assicurala come lombarda dal defunto nostro compagno ed amico, il nobile Giuseppe De-Crislofori. Se, come crede Strobel, si rinviene all’occi- dente della Lombardia; c se, come accennano i signori Dc-Bctta e Martinati nel loro catalogo dei Molluschi terrestri e fluviali veneti, rinviensi pure a Padova ed a Venezia, dietro asserzione di Trevisan e di Nardo, non sarebbe poi gran fatto impossibile che essa giunga tino
(') Avendo scritto in questi giorni all’amico Strobel, ora professore a Piacenza, do- mandando notizie intorno questa specie, ed avvertendolo di queste nostre osservazioni, egli ci rispose, che VHelix glaciali fu raccolta da Escher all’Ortelio, e ciò sulla fede di Charpentier. In quanto alle osservazioni, cosi si esprime: « lo amo e propugno la libertà del pensiero, quindi si per me che per gli altri. È dalle battaglie scicntillche che deve scaturire la vcrilà, ed io pure ho modificalo delle idee in forza di esse. Ma amo clic siano puramcnlc scicn ti fiche, che taluni non sanno astrarre dalla propria per- sona, e la confondono coll’opinione, c trascendono a personalità a danno della scienza e di chi la coltiva. Dopo tale premessa, le dichiaro elio accoglierò, quantunque non
provocalo, le sue osservazioni con piacere, purché entro que’ limili » Le nostre os-
ervazioni sono puramente scientifiche.
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alle plaghe più interne. Circa poi al trovarsi a qualche elevatezza, noi stessi l’abbiamo osservata e raccolta in varie località degli Appennini toscani e liguri.
La F ertigo plicata viene marcala come sinonimo della Fenetzi Charpenlier e V ertigo pusilla di Porro, Villa e Stabile, ritenendo egli un’altra specie col nome di Fertigo pusilla senza citare sinonimi. Mancano i dati sui quali esso fonda questa sua asserzione. La Fertigo Fenetzi è la vera plicata di Mùller, Viminata di Held, Vangustior di JelTreys; e la pusilla invece è 1 ’Helix vertigo di Gmelin, Pupa vertigo Drap., come venne marcato sul nostro catalogo.
Anche X Auricula myosotis , da noi citata nel catalogo in discorso, per opinione dell’ autore, non può vivere in Lombardia. Non fu certo per inavvertenza, che noi l’abbiamo collocala tra i molluschi lombardi, ma accertati che fu raccolta nel Mantovano dal nostro amico Wolf di Temeswar. Il trovarsi poi essa in vicinanza delle acque salmastre, come dice Slrobel (che la ritiene terrestre), non esclude che possa far dimora anche altrove. Draparnaud, Michaud, Moquin-Tandon, Bouchard- Chantereaux, ed altri naturalisti, sostengono essere terrestre, e mio fratello la raccolse difalti nel 1856 fuori d’acqua, nell’isola di Sar- degna, lungi dal mare; e nel centro di quell’isola trovò anche la Li- gula Cottardi nell’acqua dolce, la quale molli pretendono assoluta- monte marina. In appoggio alla nostra citazione fra le specie lombarde, riferiamo l’avviso esposto dal nobile Carlo Porro nell’articolo Dei Molluschi fluviali e terrestri d’ Italia, ove parlando del genere Auri- cula , dice: « Tre delle quattro specie europee sono da taluni ri- tenute come affatto marittime, trovandosi comunemente nelle acque presso il lido, e tra noi nella Sicilia, Sardegna e Venezia; ma oltre all’ aver ricevuti alcuni individui dalla Sardegna raccolti più che una giornata lungi dal mare, altri pure me ne vennero trasmessi dalle acque del Mantovano, ciò che toglie ogni dubbio sull’essere assoluta- mente specie marittima » (*).
L’Orografia delle specie occupa il li paragrafo dell’opera in esame. L’autore, citando il saggio già da noi pubblicato nel 1844 su di una
(') Non dobbiamo però tacere, per la pura verità, che avendo scritto in proposito in questi giorni all’ ili. sig. conte Luigi D’Arco nostro amico, ci rispose che non rinvenne mai nel Mantovano nessuna Auricula , e parimenti ignora che sia stata trovata dal ca- pitano Wolf.
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SEDUTA DEE 27 FEBBRAIO 1859. tale distribuzione nei nostri paesi, divisa in h regioni, ritiene vi sia difetto per la pretesa di fissare per ciascuna specie la regione carat- teristica e preferita, trascurando di seguire le leggi della natura. In contrario di questa persuasione, il sig. Drouel di Troyes nel suo lavoro, Repartilion g éolocjique des Mollusques vivant* dans le Département de l’Aube, dice che i signori Villa hanno meglio d’ognuno apprez- zato queste relazioni, allorché hanno distinti i Molluschi della Lom- bardia nelle specie delle più alte montagne, delle montagne poco ele- vate, delle colline e della pianura. — Ben conoscendo noi fino da quell’epoca che molli molluschi ponno essere caratteristici di una re- gione senza esservi esclusivi, e più ancora che molli vivono indifferen- temente in due, tre ed anche in tutte le zone, e non permettendoci l’indole dell’opera d’esporre tulle le particolarità di dimora, limitammo l’indicazione alla zona, che abita di preferenza, avvertendo nella pro- lusione del I.° Catalogo (quello de’ Coleopteri), che, in quanto alle spe- cie che o sono trascinate dalle acque alla pianura, o veramente per loro indole adatte a mutar soggiorno, abbiamo indicato quella zona che ci parve la loro nativa. Lo Strobel ci vuole in contraddizione, ci- tando l’esempio della lumaca commestibile, ossia dell’ Uelix pomatia, perchè venne da noi marcala preferire la pianura, mentre nella pro- lusione accennammo acquistare talvolta grandi dimensioni sulle fredde montagne. A nostro avviso, essa diviene anomala per grandezza in causa della coltivazione che ne fanno i montanari, e sono le genera- zioni delle stesse anomale in circostanze favorevoli, oppure le comuni clic sanno trovar cibo e posizioni convenienti, che si sviluppano con grandi dimensioni; mentre, negli stessi monti, nelle stesse alpi, si rinvengono pure individui assai piccoli , ed in alcune ortaglie delle nostre città, esemplari giganteschi. Cosi pure a torto ci accusa di aver dedotto qualche volta una regola generale da circostanze che dove- vano riguardarsi puramente eccezionali. Novera, per esempio, di avere erroneamente assegnata la pianura come la regione preferita dalla Balea perversa (B. fragilis Drap.) forse pel motivo di trovare tale specie in abbondanza nel giardino pubblico di Milano sul tronco dei tigli, senza riflettere clic ivi essa si propaga proveniente dal giardino del vicino palazzo Beale, ove vive sugli alberi c sulle pietre, proba- bilmente importate dalle colline e dalle montagne. Mentre Strobel ri-
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tiene estremamente rara la Balea nella pianura, ed eccezionale, noi possiamo asserire di averla trovata sparsa qua e là in diversi luoghi dei dintorni di Milano, e raccolta varie volte, prima che casualmente il nostro amico De-Charpenlier ne facesse la scoperta , sui tronchi dei tigli e degli olmi nei pubblici giardini della nostra città, quando invece assai raramente ci fu dato trovarla in luoghi di collina o montagna, nascosta sotto le tegole che coprono i muri circondanti i giardini. Nei paesi meridionali d’Italia, può essere benissimo che questa specie pre- ferisca la regione montana, ma nei paesi al piè delle alpi, pare pre- diliga la pianura. Questa specie non è diffusa, come cosmopolita, per tutta l’Europa, ma però a luogo a luogo trovasi in tutte le latitudini e longitudini, variando la zona di dimora normale a seconda delle circostanze particolari dei paesi; e qui giova riportare quanto disse il signor De-Wallenberg di Slesia nel suo lavoro — De Molluscis Lap- ponice Lulensìs — pubblicato nel passato anno 1858 a Berlino. « Etiamsi Helicem albellam et Helicem conspurcatam in Svecia oc- currere quam maxime in dubilationem vocetur , tamen mirum utique est, quod Balea fragilis , quse nonnullis anni temporibus Mediolani co- piosissima numero e latebris suis prorepit, etiam sub eo latiludinis gradu, ubi urbs Slockhobn sita est, non adeo rara invenilur, quae la- men eadem in Germania boreali passim tantum et singulis specimini- bus occurrit. »
A fallo pure ci viene apposto l’aver ritenuto di pianura altre spe- cie, come la V Urina elonrjata che noi abbiamo raccolto presso Mi- lano, V Helix fruticum fasciata trovala nella valle del Po, la Clausi- lia lombardica (o albopuslulata) che si estende dalle*rive del lago di Como tino a Milano; mentre invece pretende essere montana e non di collina la nostra Clausilia leucensis che trovasi nel piano di Lecco e Malgrale, come pure nega essere alpina la Clausilia lateslriata e la nostra lamellosa, la quale trovasi sempre nelle valli alpine anche a qualche elevatezza, mollo superiore al livello ove abbiamo trovata Y Helix r adorata , eh’ esso considera vera specie alpina che non possa abitare altrimenti. E qui giova osservare per la divergenza di opi- nioni che abbiamo , che la zona alpina considerala dallo Strobel è forse meno estesa e più alla della nostra, avendo noi indicato che in questa regione abbiamo inteso anche la nivale e la glaciale, che non
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è fra noi bastevolmente ampia e continua da poter offrire un aspetto suo proprio, mentre Slrobel sembra limitarla alle sole regioni nivale e glaciale. Fra le specie citate dall’ autore, intorno alle quali crede esserci noi ingannati, Y/Ielix gemonensis ed olivetorum var. (ossia Leopoldiana), la Clausilia itala e papillari^ , non furono mai da noi trovate nella Lombardia, e notammo la posizione loro secondo noti- zie avute da altri, per il che possiamo essere stati tratti in inganno; le altre però furono raccolte da noi stessi più comunemente nella regione che abbiamo loro assegnata, potendo alcune specie ascendere talvolta ad una regione superiore, e talvolta essere trascinate al basso dalle forti pioggie e dai torrenti. Cosila Clausilia dubia^ ch’egli mette per montana ed alpina, fu trovata anche in pianura a Legnano; la Clausilia comensis, alla quale egli prefigge la sola montagna, vive an- che in collina, nei piani della nostra Brianza, e sui ronchi di Brescia come a piedi dei medesimi; la Papa frumentum varietas triticum minor j ch’egli confina sul S. Gottardo, vive colla mutazione curia e colla normale, a Lugano, Como, ecc.; YHel. angigyra, ch’egli mette in collina e montagna, e vuole non abbia a toccare la pianura, trovasi allo Stelvio ed anche a Milano viva, e talvolta in abbondanza: il si- gnor Bajberti conchigliologisla ne raccolse buon numero sulle mura dei bastioni della nostra città; la Drepanosloma , che presso Varese vive a 250 metri d’elevatezza, al Monte Bosa si eleva ai f>00 fino ai i,ft00 metri, ecc.
Da tutto ciò si rileva, che le suddette nostre indicazioni non denno attribuirsi ad errori di stampa, come vorrebbe supporre l’autore, nè ad equivoci da noi commessi; ma che le specie vennero riferite dietro altrui autorità, e le località corrispondono alla vera indole ed alle reali condizioni di quelle specie, non potendosi ammettere i limiti orografici entro i quali l’autore vorrebbe costringere resistenza loro, o però meno ovvie riescono le conseguenze statistiche che lo Stro- bel vuole dedurre.
Intorno ad alcune contraddizioni ch’egli crede ravvisare nelle ci- tazioni fatte nel catalogo dei molluschi Bresciani dello Spinelli , in confronto allo nostre, senza farci garanti, possiamo benissimo sospettare che qualche specie, la quale al di qua dell’ Adda è mon- ticela, nel Bresciano invece preferisca la pianura: quindi ben av-
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visa l’autore di far voti perchè ciascun paese abbia la speciale sua illustrazione, ed allora verrà il tempo, che comparando i fatti par- ziali, e procedendo dallo studio delle faune locali ad una sintesi ge- nerale, si potranno stabilire le leggi che hanno determinata la ripar- tizione degli esseri sul nostro globo. Rimarchiamo però, che molle deviazioni orografiche e geografiche che lo Strobel sospetta erronee o contradditorie, risultano naturali ove si tenga calcolo anche della ri- partizione geologica dei molluschi, alla quale l’autore ha fatto poca riflessione, ed intorno a cui qualche tocco noi abbiamo dato pei primi nel più volte citato Catalogo dei molluschi di Lombardia ed in altri lavori, specialmente nella relazione da me letta il 19 giugno 1856 all’Accademia fisio-medico-statistica, e pubblicala in quegli Atti , in- torno tre opere di malacolorjia del sig. Drouet di Troyes, ove mo- strai l’influenza che può esercitare sulla fauna d’un paese la diversa elevatezza, la posizione, la vegetazione e la natura delle roccie.
Nè dobbiamo tacere un ultimo rilievo in proposito alla classifica- zione per regioni, adottala dallo Strobel, ove non seppe rendere evi- dente la zona in cui le specie sono prevalenti. Ciò egli poteva otte- nere servendosi di numeri posti in ciascuna delle finche abitate, ser- bando un determinato ordine secondo la maggiore abbondanza degli individui.
L’ultima parte, ossia il IH paragrafo, tratta della geografia e divide le specie lombarde secondo la loro distribuzione nei diversi paesi, cioè :
I .a Specie del Nord-ovest.
2. :‘ Specie dell’Est.
3. " Specie del Mezzodì.
fl.a Specie della valle del Po o Alta Italia.
5 a Specie Lombarde.
0.!l Specie della Zona meridionale — dell’Europa media.
Lo scompartimento fallo dallo Strobel, in generale è buono e ve- ritiero , se non che l’estensione geografica di alcune specie non può essere circoscritta a certi limiti definiti, potendo venir interrotta, pro- tratta o contrariata da circostanze speciali di vegetazione o di costi- tuzione geognostica ed idrografica, indipendentemente dall’elevatezza
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SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1859. e dall’ esposizione, le quali circostanze esercitano una grandissima in- fluenza non solo sulla distribuzione autopistica, ma ben anco sulla molliplicità, aspetto e grandezza delle specie. Egli è perciò necessario in questo genere di studj procedere per via di sintesi, generalizzando e comparando i fatti osservati, tenendo calcolo di quelli che si elidono, onde poter arrivare a conoscere i veri rapporti che esistono tra la corteccia del globo ed i molluschi. Conosciuta l’influenza e la pre- ponderanza che ponno esercitare le diverse condizioni di un paese , un naturalista sa presagire i generi e talvolta perfino le specie di molluschi e d’insetti che gli verrà dato di raccogliere in ispeciali lo- calità non ancora visitate. Ciò accadde molte volte a noi stessi sulle Alpi, sugli Appennini liguri e toscani, nell’isola di Sardegna, sui monti Nizzardi, al colle di Tenda, alle sorgenti del Tanaro, al Monte Rosa, al monte Baldo, ecc.; ed una conferma nò è pure l’asserzione nostra inserta nel più volle citato catalogo, che — non tutta la re- gione alpina fa peranco perlustrata ; onde è facile che in molte partì della Valtellina e delle valli Bergamasche si rinvengano altre spe- cie sfuggite alle nostre indagini , e sopratallo nel genere Clausilia. — Lo Strobel ebbe a confermare questo nostro concetto, e nel di lui lavoro col titolo Note malacologiche d’una gita in V al brembana nel Bergamasco, inserite nel Giornale dell’Istituto Lombardo 1848 e 1851, accenna appunto otto specie nuove pel suolo lombardo, tre delle quali inedite, un Pomatias cioè, e due Clausilie.
Lo stesso Strobel termina 1’ opera su cui abbiamo parlato, presen- tando un elenco di molluschi terrestri dei paesi limitrofi della Lom- bardia non peranco raccolti in queste contrade, e sospetta che alcune specie possono ritrovarvisi , anzi lo presagisce per certe determinate forme, sempre appoggiato alle condizioni locali del paese, neccessario alla vita degli esseri organici, e conchiude con alcune osservazioni intorno agli agenti che influiscono sull’ aspetto del guscio dei mollu- schi (il facies ), e sul loro organismo. Vengono date per ultimo le spie- gazioni delle carte che corredano l’opera, ove sono segnali i limiti di certe specie; ciò che, ripetiamo, si verifica fino ad un certo punto, per le circostanze eccezionali già indicate, c perchè alcune specie si possono considerare quasi cosmopolite, appunto come egli stesso ri- tenne in proposito all 7/e /ix aspersa , sebbene non si trovi nel Mila-
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nese, mentre non vuole milanesi le nostre lumache commestibili, He- lix pomatia e cincia, tanto comuni nella nostra pianura. L ’Helix aspersa però non può essere considerata quale cosmopolita, bensì ca- ratteristica delle plaghe marittime tanto meridionali che occidentali d’Europa. Solo può dirsi di facile acclimatazione, per cui venne tras- portata e propagata in diversi paesi interni del nostro continente, e fin anche nell’America. Anche il De-Wallenberg nella già citata opera, De Molluscis Lapponice Lulensis, parlando di questa specie, così si esprime: « Quod Helix aspersa, quse ad oras maris mediter- » ranei nostra Helicis pomatice quasi vicaria est, per oras Europse oc- 35 cidentales distributa usque in Britanniam pergit, in Ilelvetia meri- 33 dionali contra non occurrit nisi importata, circa hortulos monaste- » riorurn. » Noi però che abbiamo tentato di propagarla nella Brianza, non abbiamo ottenuto alcun effetto. Secondo Martinati e De Betta, tro- vasi diffusa in tutte le provincie del Veneto, meno quella di Verona, mentre nella Lombardia rinviensi soltanto nel Mantovano: di ciò non è ancora spiegato il motivo; non si conosce se vi sia stata importata artificialmente, se sia originaria, o se sia giunta emigrando dalle pla- ghe adriatiche.
Intorno alla Carta geologica della Lombardia ed alla relativa Me- moria del cavaliere Francesco di Hauer, pubblicale nel nono vo- lume degli Annali dell’ I. R. Istituto geologico di Vienna. Cenni del dottor G. Omboni.
La storia di quanto fu fatto per la geologia lombarda dai geologi della vecchia scuola, Pini, Amoretti, Mairone da Ponte, Brocchi e Breislack, e da quelli della nuova, De-Buch, Curioni, Villa, De-Filippi, Balsamo-Crivelli, ecc., dall’anno 1780 al 1856, è troppo bene espo- sta in un capitolo degli Studii geologici e paleontologici sulla Lom- bardia del nostro collega abate Stoppani, perchè io ne abbia a par- lare di nuovo.
Nell’anno 1856, quando il cavaliere di Hauer veniva in Lombardia coll’incarico di disegnarne la carta geologica per li. B. Istituto geolo- gico di Vienna, io conservava ancora provvisoriamente pei terreni sedimentar» lombardi quella classificazione, clic aveva dedotta princi- palmente dalle ricerche fatte in compagnia e colla guida del profes-
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sore Balsamo Crivelli nelle valli Brembana e Seriana negli autunni 1850 e 1851 ; ricerche che completai in appresso, pei paesi fra la vai Brem- bana e il Lago Maggiore, colle mie proprie osservazioni, traendo però partito anche di molti dati contenuti negli scritti di tutti i geologi che mi avevano preceduto nello studio del suolo lombardo. Tale classifica- zione, basata quasi soltanto sopra dati stratigrafici, era la seguente: Dolomia superiore, giuro-liassica,
Scisti neri friabili e fossiliferi di Guggiate, Bene, Val Brembana, ecc., del gruppo di S. Cassiano,
Marne variegate, Keuper,
Calcare con mioforie, ecc. di Dossena, Gorno, ecc., Muschelkalk, Arenarie variegate da S. Gio. Bianco a Camerata, Buntersandstein, Dolomia inferiore, coi suoi marmi, di Lenna, Ardese, ecc., Zechstein, Arenarie rosse, conglomerati stealilici, ecc., Rothe-todte-liecjende , Scisti neri, (diadici, di Popolo, Carona, ecc., forse del terreno car- bonifero (1).
Nello stesso anno il nostro collega abate Stoppani aveva già stu- diato minutamente la valle dell’ Adda, da solo, a suo modo e senza mettersi in rapporto nè col nobile signor Giulio Curioni , nè col prof. Balsamo Crivelli, nè col prof. Cornalia, nè con me, aveva già messo insieme i materiali pel classico lavoro da lui pubblicato nell’anno succes- sivo (2), ed era così giunto a trovare i terreni di Lombardia sovrap- posti quasi nello stesso ordine con cui io li aveva già prima descritti, ma aveva trovato di doverne dare una classificazione un pò differente: Dolomia superiore, lias ,
Banco madreporico ,
Deposito fossilifero dell’Azzarola, liasico,
Lumachelle del Gaggio e d’altri luoghi,
Scisti neri friabili e fossiliferi, calcari e dolomie di Esino, S. De- fendente, ecc., ( gruppo della dolomia media), c rocce variegate e calcari con mioforie, ecc., di Dossena, Gorno, ecc., del gruppo di S. Cassiano,
(1) Elementi eli Geologia , Milano, 1835.
Sèrie des lerrains séilimenlaires de la Lombardie (Dall, de la Soc. Givi, de t rance, 1855).
Cenni sullo sialo geologico dell’Italia, Milano, 185G.
(2) Sludii geologici e paleontologici sulla Lombardia, Milano, 1837.
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Strali con rettili e pesci, di Perledo e Besano ,
Marmi di Varenna,
Dolomia inferiore, Muschelkalk,
Arenarie variegate della valle dei Mulini, Baatersandstein ,
Scisti argillosi ) Tr , , , ,
» . ° nemicano, del terreno carbonifero.
Arenane rosse, ecc., \ 1
In quell’anno 1856 veniva dunque in Lombardia il cavaliere di Hauer, si metteva in relazione cogli studiosi di geologia residenti nel nostro paese (fra cui stanno anche i nostri colleglli Regazzoni e Fe- drigbini, instancabili esploratori delle valli bresciane), raccoglieva da loro tutti i dati geognoslici e paleontologici più importanti, li verifi- cava sui luoghi stessi, e partiva recando seco buona messe di osser- vazioni e di fossili, ed idee di poco differenti da quelle dei geologi lombardi intorno al modo di classificare i nostri terreni, come ne fanno fede le comunicazioni da lui falle dopo qualche tempo airi. R. Istituto Geologico sui risultati della sua gita in Lombardia.
In una escursione fatta collo stesso cavaliere nella classica vai Brembana, io ebbi a confermare in massima la mia opinione sulla so- vrapposizione dei terreni, ma venni a dubitare alquanto della esat- tezza della classificazione da me fino allora adottala. Esposi questi dub- bii e varie quislioni relative in alcune note aggiunte ai Cenni sullo stato geologico dell’Italia, allora in corso di stampa, e credei bene di esprimere questi dubbii anche col riformare una tabella dei terreni sedimentarli di Lombardia, trasformando la mia prima classificazione dei terreni inferiori al lias nella seguente:
Dolomia superiore ,
Calcare a pesci di Perledo, lumàchella d’Esino e calcari del lago disco, Scisti neri friabili e fossiliferi di Bene, Ruggiate, ecc.
Calcari , gessi e dolomie di S. Salvatore, Limonla, No- biallo, Gaeta, ecc. — Bocce variegate, calcari fossiliferi, dolomie cavernose e calcari diversi del gruppo della do- lomia inferiore delle valli Brembana, Seriana, ecc. —
Terreno triasico.
Arenaria rossa, quarziti, ecc., del Verrucano, del terreno permiano. Scisti neri filladici, ecc., del terreno carbonifero.
Marne screziate, Keupcr Calcare conchigliareil/((scùeL kalk Gesso
Calcare farinoso e dolomia Scisti
Arenaria screziata Buntcrsandstein
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Nel 1857 furono pubblicati gli Studii (Jell’abale Sloppani, c trovai con molla contentezza che questo nostro collega, studiando special- mente la valle dell’Adda, e partendo di là per classificare i terreni delle altre valli lombarde, era giunto ad ottenere risultali quasi eguali ai miei ed a sciogliere benanche quei miei dubbii , rispondendo net- tamente e con argomenti tratti dallo studio dei fossili alle risposte da me formulate nelle note ai Cenni. E di più, considerando i molti fatti nuovi, stratigrafici e paleontologici raccolti e ordinali dallo Sloppani, non potei a meno di abbandonare affatto la mia classificazione dei ter- reni, per adottare quella proposta dallo Sloppani. Le parti inferiori della mia dolomia superiore , le calcaree d’ Esilio, c parte della dolomia inferiore da me ammessa nelle valli Brembana e Seriana, a Bellaggio, in vai Sassina, ecc., formano ora dunque la dolomia media e il gruppo d' Esina dello Sloppani, separato dalla dolomia giurese per mezzo delle rocce fossilifere di Bene, Guggialc, Val Taleggio, S. Pellegrino, ecc.; tutte le rocce variegate e i calcari fossiliferi di Dossena, Gonio, ecc. formano un solo gruppo, inferiore al gruppo d’Esino; la restante mia dolomia inferiore forma ora il gruppo del Muschelkalk ; e finalmente la mia arenaria rossa permiana è ora il vermcano , in parte triasico e in parte paleozoico.
Colla pubblicazione di questi lavori e con quello d’ un’ Appendice alla memoria sulla successione normale dei diversi membri del ter- reno triasico in Lombardia, del nobile signor Giulio Curioni, ve- nivano stabilite in massima la classificazione e la distribuzione geogra- fica dei terreni sedimentar» di gran parte della Lombardia (dal lago Maggiore fino alla valle Seriana, compresa), ma restavano ancora a descriversi completamente le valli Camonica, Cavallina, ecc., fino al lago di (iarda, sulle quali non si avevano che poche nozioni, dovute quasi lutto ai dotti lavori del nobile signor Giulio Curioni. Questa lacuna fu ora tolta dal cavaliere di llauer. Studiando a Vienna i ma- teriali raccolti nel 1850 in Lombardia, e specialmente i fossili, e mo- dificando in qualche parte il modo di vedere da lui prima adottalo, pubblicò nello scorso anno 1858 la carta geologica di tutta la Lom- bardia, sulla quale io chiamo in oggi l’allenzione della Società.
Questa carta riproduce quindi con alcune modificazioni quella da me unita agli Elementi di geologia, ed una parte della carta geoio-
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gica della Svizzera di Studer ed Escher, ed è affatto nuova nella parie che comprende le valli Camonica, Cavallina, Trompia, ecc., fino al lago di Garda. Per i bassi monti di Brescia e di Bergamo, il cavaliere di Hauer dice di essere slato ajulalo in ispccial modo dal cavaliere Zepharowich.
L’abate Stopparli aveva aggiunto ai suoi Stndii una nota in ordine alfabetico delle opere relative alla geologia lombarda. Il cav. di Hauer la riproduce, disponendo dapprima le opere generali, poi quelle sui singoli terreni, poi quelle sulle singole provincie geologiche, ed ag- giungcndovene molte altre, per la più parte posteriori al 1856, e perciò non indicate negli Stndii dello Sloppani.
Il cavaliere di Hauer dà poi una brevissima descrizione orografica della Lombardia, e passa subito alla descrizione particolare dei singoli terreni.
Questi terreni sedimentarli, che il cavaliere di Hauer distingue in Lombardia, cominciando dal più antico, sono i seguenti:
1. ° Terreno carbonifero ( Steinkohlen-Formalion ). Comprende le rocce che io ho chiamato ora scisti neri ed ora scisti fil ludici j collo- cate fra le rocce cristalline e il verrucano; vedute e distinte già prima da Studer, Escher e Balsamo-Crivelli; senza fossili determinabili, ma con avanzi di piante, che non sembrano opporsi alla -classificazione ora adottata; abbondanti specialmente nei monti fra la Valtellina e le valli Brembana e Soriana.
2. ° Parte inferiore del trias inferiore ( Verrucano^ Servino , Wer- fencr-Schiefcr). Comprende il noto gruppo di rocce scistose, d’are- narie rosse e di conglomerati, compreso fra il precedente e le calcaree fossilifere del M aschelkalk , considerato da Curioni e Brunner come trias, non classificato in modo ben deciso da Studer, diviso da Escher c Sloppani, ed ora anche da me, in due parli, l’una più antica, forse carbonifera, l’altra triasica ( Buntersandstcin ), e visibile dal lago Mag- giore fino alla Val Gana, in varii luoghi intorno al lago di Lugano, so- pra Frascarolo verso la Val Gana , dalla sponda occidentale del lago di Como fino a Capo di Ponte in Val Camonica ed al Tirolo, c intorno ad un ammasso di terreni cristallini fra Darfo, Bisogne, Bovcno, Ba- golino e l’origine della valle di Frey.
5.° Parte superiore del trias inferiore ( Muschelkalk , Gattenstcin-
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Kalk, Rauchwacke). Calcari e dolomie con fossili veramente proprii del Muschclkalk e del calcare di Gattenstein, spesso rappresentate da dolomie cavernose (Rauchwacken) ; sul lago Maggiore, al Sasso Rancio sul lago di Como, e poi una zona continua dalla sponda orientale del lago di Como fra Bedano e Varenna fin al Tirolo, passando per ln- trobbio, Mezzoldo, l’Olmo, Fondra, Dezzo, Capo di Ponte, Breno, ecc., ed una seconda zona, più meridionale, da Tedine sul lago di Iseo a Bagolino. — È formato da parte della mia dolomia inferiore del 1886.
Parte inferiore del trias superiore ( Strati di S. Cassiano, Cas- sianer Schichtcn). Dopo aver visitato la Lombardia, e per qualche tempo anche dopo il suo ritorno a Vienna, il cavaliere di Mailer am- mise due zone di rocce variegate del gruppo di Dosscnaj attraversanti le valli Soriana c Camonica e fra loro parallele, mise nello stesso gruppo un’ampia distesa di rocce variegate che occupa il centro delle valli Trompia e Sabbia, e avendo trovato a Lenna e altrove dei fos- sili del gruppo d’Esino , classificò in questo gruppo le calcaree delle valli Brembana, Soriana e Camonica, collocale fra quelle due zone di rocce variegate, sempre però considerando il gruppo d’Esino inferiore alle stesse rocce variegate. Più tardi credette di avere motivi suffi- cienti per distinguere una parte delle rocce variegate dall’altra, c fece della zona settentrionale (che passa per Ardese) c delle rocce variegate delle valli Trompia c Sabbia un gruppo a parte, che collocò sotto il gruppo d’Esino, e che paragonò al vero gruppo di S. Cassiano, come parte inferiore del trias inferiore di Lombardia.
8.° Parte media del trias superiore ( Calcarea d’Esino). È pel ca- valiere di Mauer un gruppo di calcari diversi, inferiore agli strati di Baibel e di Dossena, e che forma un’estesa zona da l’Olmo, Lenna e Camerata in vai Brembana, fino a Breno in vai Camonica, un’altra zona sulla riva destra dell’Oglio da Cividale a Lóvere, un triangolo fra il lago di Lecco e Introbbio, il promontorio di Bellagio, i monti dal lago di Como fra Tremezzo e Nobiallo fino alla valle di Lugano, ed altri piccoli tratti di paese al sud del Iago di Lugano, c fra questo e il lago Maggiore. La parte di questo terreno al nord del lago di Lugano e di là fino al Iago di Como fra Tremezzo e Nobiallo , quella al promontorio di Bellagio, e la zona da Lenna ad Ardese, io le aveva messe nella mia dolomia inferiore ; c il triangolo fra il Iago di Lecco e Introbbio, nella mia dolomia superiore.
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6. ° Parie superiore del trias superiore (Strali di Ikii bel, Raibler Schichten). Comprende il gruppo di rocce variegate e di calcari fos- siliferi cosi esteso in vai Brembana, e da me considerato altre volte come rappresentante di tutto il terreno triasico. Forma una zona con- tinua che va da Bajedo e Pasturo presso Introbbio, attraverso le valli Brembana e Seriana, passando per Vaitorta, Cassiglio, S. Giovanni Bianco, Dossena, Scrina, Oneta , Gorno e Castione, e si divide in vai Camonica in due rami, l’uno dei quali va a terminare presso Cividale, l’altro presso Lòvere.
7. ° Lias inferiore ( Dachsteinkalk e strati di Kóssen). — Formato da quasi tutto il gruppo chiamato dal professore Balsamo-Crivelli e da me gruppo della dolomia superiore, non che dagli strali neri, marnosi, friabili, fossiliferi di Bene, Guggiate, Taleggio, S. Pellegrino, ecc. , che il cavaliere di Hauer crede trovarsi ora sotto ora sopra i calcari Gassici di questo gruppo.
8. ° Lias superiore. — Comprende i calcari grigi e rossi, con am- moniti e altri fossili misti, basici e giuresi, già considerali general- mente come spettanti al terreno giurese.
9. ° Giura. — Costituito da strati che formano una zona da Bre- scia fin quasi alla estremità superiore del lago di Garda, sulle quali io non ho per ora nulla di ben certo a dire , non avendo mai visitati quei paesi.
10. 0 Terreno neocomiano. — Una gran parte del marmo majolica , dagli altri collocata nel terreno giurese, ed una parte delle arenarie con fucoidi, messe dapprima nel terreno cretaceo propriamente detto, oppure nell’eocenico. Il terreno neocomiano, così costituito, forma una zona interrotta lungo le falde delle Prealpi, fra il lago Maggiore e Gavirate, e di là fin quasi a Como, nella Brianza settentrionale, da Almè sopra Bergamo fino al lago di Iseo, presso Brescia ed a ponente di Salò.
11.0 Creta superiore. — ■ La puddinga di Sirene, i calcari a catilli e le altre rocce della stessa epoca che si trovano presso il lago di Varese, nella Brianza meridionale, a Bergamo, a Bagnalico, intorno a Sarnico, Gussago presso Brescia, e sulla sponda occidentale del lago di Garda da Salò a Tremosine.
12.° Eocene. — Le rocce con numinuliti fra il Lago Maggiore e quello
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di Varese, quelle di alcune parti della Brianza, e quelle di Coccaglio e d’ alcuni punti della riva occidentale del lago di Garda fra Salò e Desenzano.
13. ° Terreno su bapennino. — Il notissimo deposito della Folla presso Varese, ma non certe arenarie superiori al terreno nummulitico della Brianza, che devono stare nell’eocene. Non si pronuncia il cavaliere di Ilauer intorno ai depositi di Nese e diGandino, ora dallo Sloppani ri- tenuti il primo dell’epoca pliocenica, e il secondo dell’epoca pliostocenica.
14. ° Diluvium e diluvium.
Intorno a questa classificazione adottata dal cavaliere di Hauer credo di poter ora fare le osservazioni seguenti, riserbandomi di aggiungerne altre più particolareggiate e minute in altra occasione.
4.° Al cavaliere di Hauer sembra che gli strati del terreno carboni- fero si appoggino ( aufliecjen ) verso il sud sul verrucano, e si affondino ( fallen ) verso il nord sotto i micaschisti della Valtellina. — Questa ap- parenza io non l’ho mai veduta; anzi ho sempre trovalo il verrucano chiaramente sovrapposto agli scisti ardesiaci di Popolo, Carona, ecc.
2. ° Quanto al verrucano io 1’ ammetto formato di due parli, l’una inferiore, paleozoica, l’altra superiore, con caratteri mineralogici un po’ diversi, triasica, ma con un passaggio quasi insensibile dall’ una all’altra.
3. ° Quanto alle rocce variegate, che i Tedeschi chiamano strati di Raibel , per paragonarli ad un terreno a loro ben noto, ma che io vorrei chiamato dai geologi lombardi gruppo di Dossena e di Gonio perchè nettamente caratterizzato in queste località a noi notissime, e conosciute anche dai geologi stranieri, nelle troppo rapide gite fatte col professor Balsamo-Crivelli nelle valli Brembana e Soriana, io non ho mai veduto la zona di rocce variegate che passa per Ardese. Lo Slop- pani però l’ha veduta ed esaminala accuratamente, vi ha raccolto dei fossili identici a quelli di Dossena, ed ha osservato, in modo da non dubitarne, che per un generale ripiegamento degli strati le rocce va- riegate di Dossena, Gorno e Oltrescnda si affondano verso il nord sotto le calcaree di Lenna, Ardese, ecc., contenenti fossili identici a quelli d’Esino, e poi si rialzano, in modo da ricomparire alla superficie del suolo in una zona continua da Lenna ad Ardese e lino all’Oglio, fra le delle calcaree del gruppo d’Esino e la zona del vero Muschelkalk.
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D’altra parte, anche Curioni ha trovato in queste rocce variegate di Ardese fossili eguali a quelli di Dossena e Gorno. — È dunque pro- valo che la zona di rocce variegate passante per Ardese, non può mettersi in un terreno diverso da quello del gruppo di Dossena. — Altrettanto si potrà dire certamente delle rocce variegate delle valli Sabbia e Trompia. — Sulle mie carte geologiche io aveva indicato come la zona delle rocce variegate di Gorno, Dossena e Vaitorta si prolunghi verso ponente nella Valsàssina fino al lago di Como, e come desse rocce ricompaiano qua e là fra la Valsàssina e il lago di Lecco, ed anche in altri luoghi; ma il cavaliere di Hauer non ha credulo di riprodurre questi dettagli, che pure sono importanti per la stratigrafia geografica delle Alpi lombarde.
4. ° Il gruppo d’Esino , che insieme con altre rocce calcaree può considerarsi formare un gruppo di dolomia media , fu studiato special- mente dal nostro collega Sloppani nei monti fra la Valsàssina e il lago di Lecco, e nelle valli bergamasche. La vera calcarea d’Esino io l’aveva già trovata superiore alle rocce variegate del mio Keuper , e quindi l’aveva ritenuta basica. Lo Stoppani confermò questa giacitura, ne studiò le suddivisioni e i fossili, e trovò che questi appartengono al terreno triasico, che le calcaree delle valli Brembana e Soriana, com- prese fra le due zone parallele di rocce variegate, contengono gli stessi fossili che quelle d’Esino, e sono anch’esse realmente e chiara- mente superiori alle rocce variegate del gruppo di Dossena, ed inferiori agli strati neri, friabili e fossiliferi delle valli Taleggio, Brambilla, Ima- gna, ecc. — Per questi molivi è a credersi anche che i calcari fra Nobiallo e la Tremezzina e quelli del promontorio di Belìagio, posti da me nella dolomia inferiore perchè sottoposti agli scisti neri fossi- liferi di Bene e Guggiate, e dall’Hauer collocali giustamente nel gruppo d’Esino, non che gran parte della zona colorila da me e daH’Hauer come basica al sud delle rocce variegate di Dossena, Gorno, ecc., debbano essere considerate dello stesso gruppo d’Esino.
5. ° Del gruppo chiamato dal cavaliere di Hauer Dachsteinkalk , dapprima collocato da me nel gruppo della dolomia superiore, dev’es- sere levata, come ho detto or ora, la parte inferiore, per unirla al gruppo di Esino; il restante, che è sempre superiore agli scisti neri fossiliferi di Bene, Guggiate, Val Brambilla, ecc., deve appartenere
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roaluicnlc al lias. Dall’ avere il cavaliere di Ilauer messo il gruppo di Esino sotto alle rocce variegate, e dall’aver quindi considerato come liasico lutto quello che si appoggia su queste rocce, venne l’errore dello stesso signor cavaliere, d’ aver detto esistere delti scisti neri friabili e fossiliferi, da lui chiamali strati di Kòssen, ora sopra ed ora sotto le calcaree del Dachstein. — Classificando i terreni come li hanno trovati i geologi lombardi, e come sono, questa apparente anomalia scompare, e la maggior parte delle Prealpi lombarde risulta formata dal verrucano, dal Muschelkalk cogli annessi strati di Periodo e Varenna, dalle rocce variegate del gruppo di Dossena e Gonio, dal gruppo d’ Esino, dagli strati fossiliferi di Bene, Guggiate, Val Brem- bana, ecc., e dal gruppo liasico della dolomia superiore , ciascuno di questi gruppi regolarmente sovrapposto al precedente, e tulli disposti in altrettante zone succedentesi regolarmente da tramontana a mezzo- giorno.
G.° Gli strati neri e fossiliferi di Bene, Guggiate, ecc., che il ca- valiere de Ilauer paragona agli strati di Kòssen, mettendoli in un solo gruppo, sono nettamente divisi negli Studii dello Sloppani in due gruppi ben distinti pei loro fossili e per la giacitura: l’uno inferiore, posto dallo Stopparli nel gruppo di S. Cassiano; l’altro superiore, equi- valente pei suoi fossili ai veri strati di Kòssen, c separalo dal supe- riore per mezzo di lumachelle. Ma questa divisione non pare che il cavaliere di Ilauer l’abbia valutata nello scrivere il lavoro in esame.
7. ° Ogni giorno nuovi fatti persuadono lo Sloppani e me, che nel calcare rosso ammonitifero sono contenuti fossili appartenenti a lutti i piani distinti dal D’Orbigny nel terreno giurese; e quindi non si può colla sola scorta dei fossili determinare se questo calcare sia del lias o del giura.
8. ° Il nobile Giulio turioni , il professore Balsamo-Crivelli , e gli altri geologi che hanno visitato la Lombardia, tutti si sono sempre persuasi che il calcare rosso ammonitico e il marmo maiolica sono fra loro intimamente collegati, e che l’uno d’essi deve esser messo nello stesso terreno che l’altro, perchè stratigraficamente e paleonto- logicamente inseparabili; e perciò chi li ha messi ambedue nel ter- reno cretaceo, e chi nel terreno giurese. Lo Sloppani ha raccolte nei suoi Studii nuove prove per questo modo di vedere. Ma il cavaliere di Ilauer mette ancora il marmo maiolica nel terreno neocomiano e
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il calcare rosso ammonilico nel lias. — Non v’ha però alcun geologo lombardo, il quale creda non poter esistere altri calcari bianchi, so- miglianti al maiolica, e con fossili veramente cretacei o neocomiani, ma, se esistono, devono occupare pochissimo spazio nel suolo lombardo.
9.° Allo Stoppani ed a me riesce difficile il comprendere come una zona di calcare rosso ammonilico e delle altre parti del lias superiore dell’Hauer, si estenda ampiamente fra il lago di Iseo, Caino e Brescia, senza alcun accompagnamento di ciò che il cavaliere di Hauer classi- fica come giura j e poi sia troncata tutt’ad un tratto, lungo una linea diretta da N. E. a S. 0., per dar luogo ad una zona di questo giura , d’eguale larghezza, e piegantesi poi verso l’estremità settentrionale del lago di Garda, con una sola traccia di lias inferiore o di lias su- periore sopra Rezzato. — Non sarebbe forse questa zona di giura un semplice prolungamento della stessa zona di lias superiore fra il lago d’Iseo e Brescia?
Conchiudendo, e d’accordo collo Stoppani, io non posso che con- servare in massima la carta geologica dell’Hauer, in quanto ai limiti che vi sono segnati alla maggior parte dei gruppi, ma devo confessare che, se avessi a riprodurla in poco tempo e senza poterla sottoporre ad un più minuto esame, mi limiterei a poche modificazioni, relative alla classificazione di alcuni dei gruppi ivi segnali. Estenderei fin sopra Lenna la zona di rocce variegate che passa per Ardese, e la colorirei come quelle di Dossena e Gorno ; darei lo stesso colore alle rocce va- riegate delle valli Trompia e Sabbia ; colorirei come il gruppo d’Esino gran parte del paese al sud della zona meridionale delle rocce varie- gate, e riterrei tutto quanto il gruppo d’Esino superiore a delle rocce variegate; aggiungerei alcuni particolari intorno alla distribuzione del gruppo di Dossena nella Yalsassina e presso al lago di Como; rimet- terei nel terreno giurese il marmo maiolica; e colorirei come esso e il calcare rosso ammonitico la zona di giura a nordest di Brescia. Ma ora so che lo Stoppani si propone di far noto alla Società i fatti stra- tigrafici e paleontologici che confermano queste mie osservazioni e le al Ire che egli stesso avrà a presentare. Intanto è nostra comune inten- zione di unire le nostre forze e le nostre cognizioni, c di valerci anche di lutti i materiali che ci saranno comunicali da altri, allo scopo di met- tere insieme una carta geologica del nostro paese, la quale possa servir come fondamento c come punto di partenza per tulli gli sludii futuri.
108 SEDUTA DF.L 27 FEBBRAIO 1 859.
La seguente tabella mette in confronto la classificazione dei terreni ammessa dal cav. di Hauer e quella adottala da me e dallo Stoppani.
TERRENI SEDIMENTAR!! DI LOMBARDIA.
Secondo il cav. di Hauer.
Secondo Stoppani e Omboni.
Diluvium e diluvium
Terreno subapennino di Gandino.
1. Terreni superficiali e pliostocenicì.
Terreno subapennino della Folla, ec.
2. Terreno subapennino di s. Colombano, della Folla, di Nese, di Castenedolo, ec.
Eocene. — Rocce nummulitifere.
3. Miocene. — Arenarie sup. della Brianza.
4. Eocene. — Rocce nummulitifere.
Creta superiore. — Puddinga di Sirone , calcare a catini.
Neocomiano. — Arenarie con fucoidi e parte della maiolica.
5. Calcare a catilli.
6. Puddinga di Sirone.
, 7. Arenarie psammitiche, ec.
cietacco ) Scisto calcareo-marnoso a varii colori , ec.
Terreno
Giura. — Calcari diversi e parte della ma- iolica.
(Superiore. — Calcaree diverse con ammoniti.
—
' Inferiore. ( Dachsleinkalli e Kos- sener Schichlen).
Daibler Schichlen.
ISup. < Calcarea d’Esino.
Trias
Strati di s. Cassiano (Cas sianer Schichlen).
i Muschclkalk.
Inf.
Verrucano e scisti di Wcrfen
Terreno giurcsc |
| Maiolica. 8 Calcare rosso con apticbi. ( Calcare rosso ammonitifero. Gruppo di Alzo, Sallrio, Vig- giù , ec. 10. Dolomia superiore. 11. Banco madreporico. 12. Deposito dell’Azzarola ( veri Kóssener Schichtcn). |
43. Lumachclle. 14. a. Scisti marno-carboniosi di Bene, Guggiale, Taleggio, ec. |
|
14 c, 15 a e 15 c. Gruppo di Esino e dolomia media. |
|
Trias |
14 b e 15 b. Rocce variegate di Dossena , Gonio , ec. ( Raiblcr ! Schichlen ) e rocce fossilifere delle stesso località. |
lice 17. Gruppo di Periodo, Va- renna, ec. 18. Dolomia inferiore ( Muschcl - halle ). |
|
Terreno Paleo- zoico |
| Verrucano. | Scisti fi Radici , neri , ec. |
Carbonifero. — Schisti neri , argillosi , talcosi, ecc.
SEDUTA DEL 27 FEBDIUIO 1859.
109
Sugli strati del terreno sottoposto al letto attuale del Po. Comunica- zione del sacerdote Enrico Paglia.
Nell’intento di conoscere meglio le condizioni geologiche della pro- vincia mantovana ho tenuto d’occhio ai perforamenti che nello scorso anno si praticarono nel letto del Po a Borgoforle, onde avere saggi dei terreni sottoposti e forse elementi a chiarire un’ ipotesi geologica non forse fino a qui abbastanza confermata da fatti speciali.
Borgoforle è paese situato sulla sinistra del Po , ad otto miglia da Mantova; la sua elevazione sul livello dell’Adriatico è circa di me- tri 15,750, desumendola nelle Notizie naturali e civili sulla Lom- bardia raccolte dal dottor Carlo Cattaneo , da quella data per la foce dell’Oglio, di poco superiore a Borgoforte. Il perforamento in discorso, essendosi spinto fino a metri 52,200 sotto il livello del suolo, ha perciò messo allo scoperto materie, sottosianli per metri 16,450 al livello del mare, ben inferiori a quelle finora note in Lombardia; poiché, secondo Omboni, la puddinga scavata a Milano 80 metri sotto il suolo sovrastava al livello dell’Adriatico per metri 46.
Le materie cavate a Borgoforte tino alla profondità di otto metri sotto il letto del fiume si rivelano per depositi attuali del medesimo , e consistono in sabbie quarzose a grani abbastanza grossi da mostrare lina forma cristallina, con larghe squame di mica argentea dissemi- natevi copiosamente, ed in argille marnose stratificate orizzontalmen- te, giallognole, o azzurrognole, più recenti di quelle che ad uguale profondità si estraggono nelle escavazioni dei pozzi nell’Oltrepò. Di- fatti , se ci è dato vedere ugualmente in essi grossi strali d’argilla azzurrognola marnosa alternare con banchi più o meno potenti di sabbia, leggermente inclinati a nord-est, il loro stalo di compattezza, le conchiglie fluviatili che racchiudono, e perfino i semi di piante, principalmente di salici, dotali ancora della virtù germinativa, per cui, appena sono portati a conlallo dell’aria germogliano e crescono in pianticelle, li rivelano facilmente per depositi del fiume, quando, non costretto da argini , stendevasi lateralmente ad allagare vaste estensioni di territorio e ad elevarle colle successive precipitazioni delle materie terrose che l’acqua teneva in sospensione.
SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1859
1 10
Inferiormente agli otto metri di profondità , nel letto del fiume , ecco la serie degli strati particolareggiata per materia e potenza.
Strati N.° pro- gres.0 |
Spessore di ciascun deposito |
Profonditi sotto il letto del fiume |
MATERIA DEGLI STRATI j I |
1 |
metri 8. 00 |
metri |
Inferiormente sabbia quarzosa finissima, con rare squa- me di mica argentea, cementata solidamente da ar- gilla marnosa giallastra, colorata da ossido di ferro. |
2 |
1. 00 |
9. 00 |
Argilla cinericcia, quasi pura, con poca mica, e traccie di vegetali. |
3 |
0. 50 |
9. 50 |
Idem a strati sottilissimi. |
4 |
0. 20 |
9. 70 |
Sabbia grigia grossa cementata poco solidamente da marna. |
5 |
0. 30 |
10. 00 |
Idem ma più fina. |
6 |
1. 20 |
11. 20 |
Idem con abbondanti avanzi vegetali. |
7 |
3. 00 |
14. 20 |
Idem friabilissima. |
8 |
2. 70 |
16. 90 |
Idem finissima. |
9 |
0. 70 |
17. 60 |
Idem con mica minutissima abbondante. |
10 |
0. 30 |
17. 90 |
Idem |
11 |
3. 80 |
21. 70 |
Idem |
12 |
0. 80 |
22. 50 |
Idem |
13 |
1. 00 |
23. 50 |
Idem ma di grani un poco più grossi. |
14 |
0. 60 |
24. 10 |
Idem |
15 |
0. 90 |
25. 00 |
Idem finissima. |
10 1 |
0. 50 |
25. 50 |
Idem con dentro sottili radici. |
17 |
0. 25 |
23. 75 |
Idem piu compatta. |
18 |
1. 25 |
27. 00 |
Idem a grani grossi , poco compatta , cellulosa. |
19 |
4. 00 |
31. 00 |
Idem linissima, con traccie di carbonaio di soda. |
20 |
1. 20 |
32. 20 |
Klein nerastra grossa quasi pura. |
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Riflettendo ora alla natura ed alla disposizione di questi strali, parrai dover stabilire che forse fino verso al diciasettesimo le materie che li compongono debbano appartenere al terreno antico erratico o plio- stocenico. Per i tre strati seguenti non vorrò subito sentenziare che sieno da ascriversi alle parti più recenti dei terreni terziarii , che il signor Oinboni dice non essersi peranco nella pianura lombarda po- tuti toccare colle trivellazioni; ma colla disamina dei fatti cercherò la soluzione del quesito, la di cui importanza interessa tutta la mia con- scienziosità.
La natura del terreno terziario più recente o del pliocenico è da Brocchi nella sua Conchigliologia fossile subapennina, (tomo l.° pa- gina 63 e seg.) così descritta: « Sabbia calcaria e marna bigia o tur- china... con foglie di vegetali e scheletri di pesci, in cui è ricono- scibile tuttora la carne disseccata, e sopra ogni altra cosa queirinnu- merevole stuolo di conchiglie che non hanno perduto se non che il
glutine ed i colori Messa nell’ acido nitrico suscita una rapida e
gagliarda effervescenza, dovuta a particelle di carbonato calcario, da cui talora va immune.... ed è seminala quasi sempre di squamette
di mica vi abbonda il solfato di calce, il muriato di soda il
solfalo di soda. »
Che le ultime sovraccitate sabbie marnose inferiori al letto del Po contengano scheletri di pesci e conchiglie plioceniche non mi fu dato osservare, poiché ad ogni modo l’estrazione per succhiellamento ne impediva la conservazione : il calcare però vi è abbondante e lo prova la forte effervescenza all’acido nitrico. La mancanza di solfati e clo- ruri non saprei se più attribuirla al dilavamento che avrà ridotto questi sali negli strati più profondi od alla poca quantità della ma- teria sperimentata. La presenza però del carbonato di soda nello strato N.° 49, accenna già ad una origine marina: ora, quale altro mare copriva ultimamente il fondo della pianura lombarda, prima che le alluvioni antiche ne elevassero tanto il fondo , se non quello che i geologi si sono convenuti di nominare mare terziario? Alle deposizioni di questo parrai si debbano adunque ascrivere le materie estratte per ultime dalla trivellazione in discorso.
Se però ai più oculati non paresse abbastanza evidente questa con- clusione, credo non potranno difendersi dall’ ammettere che, se non
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sono plioceniche, tali materie ne segnano almeno la vicinanza, e poco più avrebbesi a cavare profondamente per indubbiamente trovarle.
Però non cosi mi lusinga la presunzione di avere colla presente relazione assottigliato ad una trentina di metri il grande spessore dei depositi erratici nel mezzo della valle padana , da farmi passare via le sorgenti difficoltà. E da prima, se a tale profondità deponevasi il terreno pliocenico e vi è tuttora deposto, donde fu che le colline ter- ziarie lungo gli Apennini mostrano ancora i loro strali quasi oriz- zontali ad un livello sì alto? Direbbe taluno: dall’ essersi profondalo verticalmente il mezzo della valle, o innalzatisi verticalmente i colli. Vuoisi però negare la seconda di queste proposizioni per ciò che, se- condo Elia di Beaumont, gli Apennini erano già sollevati all’epoca che deponevasi contro i loro fianchi il terreno subapennino. Onde sarebbe a conchiudere affermando la prima proposizione suesposta , se l’abuso che troppo spesso si è fatto della teoria dei profondamenti e il troppo facile spediente di ricorrere ad essa quando vuoisi spiegare le sconcordanze slratigrafiche, non mi avvertisse della sua più che probabile erroneità.
Piacemi adunque di credere i depositi pliocenici in discorso più che nell’originario loro stato di deposizione nel mezzo della valle, quivi adunati dalle correnti che produssero le antiche alluvioni e quindi sepolti sotto i rollami abbandonati dalle correnti medesime. La quale opinione essendo comunemente ammessa dai geologi, avrebbe però, a mio avviso, bisogno di dilucitazione in ciò, che non subitamente si comprende come debbano trovarsi sì basso depositi contemporanei ai tanto elevati lungo la linea degli Apennini, anche dopo che fu- rono aumentati dalle materie plioceniche demolite dalla sinistra. Per la quale bisogna è d uopo pensare dovesse essere profondamente sca- vato, e nella direzione longitudinale della valle, lo stesso fondo del mare pliocenico. La quale escavazione può concepirsi anteriore ed eziandio contemporanea alla deposizione dei terreni lerziarii in un modo non diverso da quello onde il chiarissimo Brocchi ( Conchig . foss. tomo l.°, pag. 103) volle spiegare la scarsità di terreni lerziarii alla sinistra e l’abbondanza di questi alla destra del Po.
Ammette pertanto clic longitudinalmente nella valle dovessero de- fluire correnti fortissime verso il mare aperto, formalo dai numerosi
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e potenti fiumi alpini, i quali, mentre sboccavano nel mare terzia- rio che innondava la valle , dovevano contribuire al turbamento di quelle acque e quindi impedire la abbondante precipitazione dei ter- reni terziarii lungo le alpi; mentre dalla parte degli Apennini i mi- nori fiumi dovevano non impedire cosi la deposizione dei terreni in discorso, nel fatto abbondantissimi. Tali correnti mediane nella valle e continue si trovarono poi come arginate dal fango terziario, lino a che, l’alluvione antica avendo spinto nel fondo di esse quasi interamente la sponda sinistra ed elevatone e dilatato il fondo, defluendo più len- tamente e largamente, contribuirono alla formazione dei terreni più moderni ed attuali.
Biblioteca della Società.
A norma della decisione presa dalla Società nella seduta del 25 genna- io 1859, fu comperata a spese della Società la parte terza dell’opera : V oyage en Sardaigne , ou Description statistique , physique et politi- que de cetle ile, avec des reclierches sur ses produclions naturelles et ses antiquités, del generale Alberto della Marmora.
Le prime due parli dell’ opera contengono la geografia fisica , la storia , la descrizione degli abitanti e dei loro costumi , quella dei monumenti, ec., e sono accompagnate da un atlante. — Ne possiede una copia 1’ I. R. Gabinetto numismatico di Milano , nel palazzo di Brera.
La terza parte comprende la descrizione geologica, e consta di due volumi e d’ un atlante.
Volume primo: Rocce cristalline metamorfiche. — Terreni sedi- mentarii. — Rocce granitiche, porfiriche , dioritiche, trachitiche, basaltiche, ec. — Vulcani estinti.
Volume secondo : Considerazioni generali sulla successione dei ter- reni , sulle direzioni degli strali e sui diversi movimenti del suolo in Sardegna. — Descrizione dei fossili, del prof. cav. Meneghini. — Catalogo ragionalo e sistematico degli esemplari di cui sono composte le Ire collezioni geologiche delle rocce di Sardegna, deposle al Mu- seo del giardino delle piante a Parigi, ed ai Musei reali di Torino e Cagliari.
8
m
SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1889.
L’atlante comprende 19 (avole, rappresentanti una caria geolo- gica generale dell’ isola di Sardegna, varii spaccati, due serie delle fasi per cui passarono successivamente le isole di Corsica e di Sar- degna , una carta del mare quaternario , una carta dei dintorni di Cagliari , varii disegni sui fenomeni eruttivi , la breccia ossifera di Monreale , la grotta del Capo della Caccia , molti fossili , e le direzioni degli strati e dei filoni osservate dall’ autore in Sardegna.
Libri avuti in dono ,
oltre a quelli già annunciati a pag. 40, 80, 88, 89 e 03.
Dall’ I. R. Istituto geologico di Vienna :
A llgemeinc Uebcrsicht der fVirksamkeit der k. k. geol. Eeichsanstalt in Wien, 1880-81. — Un fascicoletlo di 10 pagine.
Haidinger. Schluss der Herausgabe der Naturwissenschaftlichen Ab- handlungen. — Un fascicoletlo di 10 pagine (Dall’ Jahrbuch der k. k. geol. Eeichsanstalt , 1882).
Haidinger. Ber crste Band der Abhandlungen der k. k. geol. Eeichs- anstalt (Dall’ Jahrbuch der k. k., geol. Eeichsanstalt, 1882). — Un foglio volante, 4 pagine.
Da S. E. il barone Vacani :
Vacani. Cenni grafici sui colli toscani in relazione cogli effetti dei venti sciroccali, presentati all’Accademia fisio-medico-statistica di Milano nel 30 luglio 1887 (Dagli Atti di detta Accademia, volume 11 anno XII). Milano, Boniotti, 1887. — Un fascicoletlo di 8 pagine, con una tavola.
Catullo. Brano di lettera inedita indiritta al prof. Naumann, intorno alle Nereidi fossili del monte Solca. — Un foglietto volante, 3 pa- gine, senza data.
Dal socio ingegnere Arrigoni :
Arrigoni. Documenti inediti riguardanti la storia della Falsassinu c delle terre limitrofe. — Volume primo, fascicoli l e 2. Milano, 1887.
SEDUTA DEI- 27 FEBBRAIO 1859.
4 15
Dal socio Gabriele Rosa :
Rosa Gabriele. Notizia statistiche della provincia di Bergamo. Rele- gamo, Pagnoncelli , 1858. — Un volumetto di 190 pagine.
Dal presidente Cornalia :
Cornalia e Panceri. Osservazioni zoo logico-anatomiche sopra un nuovo genere di crostacei isopodi sedentarii (Memorie della Reale Acca- demia delle scienze di Torino. Serie II, toni. XIX). Torino, Stamperia reale, 1858. — Un fascicolo di 26 pagine, con due tavole.
Dal socio Martinati :
De-Betta e Martinati. Catalogo dei molluschi terrestri e filmatili vi- venti nelle provincie venete. — Verona, Anlonelli , 1855. — Un volumetto di pag. 104, con una tavola.
Dal barone Mistrali di Parma :
Mistrali. Dei combustibili fossili in Italia, e in ispecie di quelli del- V A pennino parmense, saggio geologico. — Parma, 1857. — Un fascicoletto di 14 pagine.
Dall’1. R. Istituto geologico di Vienna (1).
Abhandlungen der k. k. geologischen Reichsanstalt , 5 grossi volumi. Vienna, 4852, 1855 e 1856, con molte tavole.
Reuss, Die geognostischen Verhaltnisse des Egcrer Bezirkes und des Ascher Gebietes in Bòhmen. — Peters , Beitrag zur Kenntniss des
(1) Lavori più interessanti per noi, contenuti nei quattro volumi delle Naturwissen- schaflliche Abhandlungen già annunciale alla pag. 54:
IlAiDiNGEn, Ueber den Pleochroismus des Amethyst’s. — IIauer, Ueber die Cephalo- poden des Muschelmarmors von Bleiberg in Karhthten. — Haidinggr, Pseudomorphosen nach Steinsalz, Bemerkungen ùber Metamorphismus. — Haidinger und Pareta, Haue- rit. — Streffeeur, Ebbe und Fluth , unter dem Einfìusse der Rotation. — Haidinger» Das Schillern der Krystallflachern. — Hauer , Neue Cepbalopoden aus dem rothen Marmor von Aussee. — Hammerschmid, Oxyuris-Arten. — Pettko, Geognostischc Skizze
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LageruQgsverhaltnisse der oberen Kreideschichten an einigen Localitaten dei* dstlichen Alpcn. — Kudernatsch, Die Ammoniteli von Swinitza. — Zekeli , Die Gasteropoden dee Gosagebildc. — Etti.ncshausen , Palao- bromefia , Flora der Wealdenperiode, einigc neuen oder nicbt genau bekanten Arten der Lias-und Oolithflora, Steinkohlen-Flora von Stra- donitz in Bòlimen, Planzenreste bei Kremnitz.
Pettko, Geologiche Karte der Gegend von Schemnitz — Ermes hausen, Tertiar-Flora von Wien, von Iliiring in Tirol, und von Radnitz in Bòhmen. — Andrae, Fossile Flora Sicbenbiirgens und des Banates.
Hòrises und Partsch, Die fossilen Mollusken des Tertiar-Beekcns von Wien.
Jalirbuch der k. k. geologische Reichsanstalt in Wien. — Un fascicolo separato, sulla sedula 16 novembre 1888.
Jahrbuch der k. k. gcol. Reichsanstalt in Wien. Anno Vili, puntala 4a, ottobre, novembre e dicembre 1857. — Anno IX, puntata 1*, 2. 3 e 5.a, dal gennajo al settembre 1858.
Contenuto dei primi tre fascicoli dell’anno 1858 : — Schmidt, Ueber die erloschcnen vulcane Mahrens. — Foetteree, Aufname im westlielien Màhren. — Tchermak, Tracbytgebirge bei Banow in Mabren. — Eu- ristica, Hobenmessungen und in Mabren in Schlcsien. — Hauer, Eocen- gebildc im Erzherzogthume Oestcrreicb und in Salzburg. — Stoppam, Trias in Lombardie. — Alth, Gypsformation der Nord-K.arpathen Liin- der. — Seebacii, Trias in Weimar. — Wolf , Hobenmessungen in Un- der Gegend von Kremnitz. — Morlot, Dolomie und scine kiinstliche Darstellung nach Kalkspath. — Barranoe, Brachiopoden der sillurischen Scliicliten von Bòhmen.
Beuss, Die fossilen Polyparien des Wiener Tertiarbeckcns. - Czjzek, Fossile Forami- niferen des Wiener Beckens. — Barrande, Brachiopoden der silurischen Schichten von Bòhmen. — Morlot, geologische Verhaltnissen von tstrien. — Bf.issacher, Die goldfuhren- den Gangstreichen der Salzburgischen Central-Alpenkette.
Hauer, Keuve Cephalopoden atis den Marmorschichlen von Haltstalt und Aussee. — Reuss , Dio fossilen Entomostraceen des òsterreichischen Tertiarbeckens. — Kner, Ver- steinerungen des Kreidemergels von Lemberg mit. seiner Umgebung. - Werdmìili.er . Hòhenmessungen in den nòrischen und rhàtischen Alpen. — Alth, Geognostisch-paliion- tologische Beschreibung der nachsten Umgebung von l.emberg.
De Zigno . Coup d’oeil sur les lerrains slratidés des Alpes vóniliennes. — Reuss , Die Foraminiferen und Entomostraceen des Kreidemergels von l.emberg. — Koch, Das Skelet des Zeuglodon macrospondylus. — Ettingshausen , Flora der Vonvclt. -• Morlot, Das erratisches Diluvium bei Pitlen. — Weber, Susswasserquarze von MulTendorf bei Bonn. — Massalongo, Osteologia degli Orsi del Veronese. — Suesr, Ueber hòhmisrhe Graptolithen.
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garn und Kàrnthen. — IIauer, Schwefcltherme in Croatien. — Feuer- stein, Hòhenmcssungen an dcr tirolisch-baycrischen Landesgrànzen. — Stur, Das Isonzo-Thal. — Stache, Tcrtiàrbildungen in Unter-Krain. — Jokeley, Vulcaniscbc Mitlelgcbirgc in Bòbmen. — Trinker, Quecksilber- Grube Vallalta bei Agordo. — Hauer , Gcologisclic Uebersiebtkarte dcr Lombardie. — IIauer , Warme Quelle von Monfalcone bei Triest. — Pichler, Umgebung von Turrach in Ober-Stciermark, Stangalpner An- ibracitformation. — IIauer, Mincralqucllcn in Croatien. — Guccenberger, Vcreinfachtc Hòben und Ticfcndarstellung oline und mit lllustration fur Karten und Pliine. — Polak, Bergmannische Schurfungen in Bòlimen. — Lipold, Eisenstein ini Diluvium in Unter-Krain. — Lipold, Gcognostische Aufnabme in Unter-Krain. — IIauer, Krapina-Toplitz. — IIociistetter, Wirksamkcit dcr Ingenieure fur das Bcrgwesen in Niederlandisch-lndien.
Dalla Società degli Amici della Storia naturale nel Mecklemburg :
Archiv des V ereins der Freundc der Naturgeschichte in Meklenburg, Neubrandeburg. XI Jahr., 1857. — - Un volumetto di 160 pagine, con tavole (fossili).
Wersammlung des V ereins am 3 Juni 1857 zu Scbwcrin. — Otto Semper , Zur Kcnntuiss dcr Gasteropoden des nordalbingischen Slim- mertbons. — Boll, Bèitrag zur Kcnntuiss der siluriseben Cepbalopoden im norddcutschcn Diluvium und in Scbweden. — Clasen, Uebersicht dcr Kafer Meklenburgs. — Arivdt, Die Mollusken der Umgegcnd von Gnoicn. — Struck und Boll, Die Reptilien Meklenburgs. — Boll , Merkwiirdigc Bàume in Meklenburg — Beitrage zur Gewitterkuude — Miscellen — Meteorologiscbc Beobachtungen.
Dal signor Adolfo Senoner :
Bericht ubar die òsterreichische Litteratur der Zoologie Botanik und Palàonlo logie aus dea Jahren 1850, 1851 , 1852 und 1853. — • Un volume in-8.°
Dalla Soeielà per le scienze naturali di Hermannstadl :
r
V crhandlungen und Mittheilungen des siebenburgischen V ereins far Natm'vnssenschaften zu Hermannstadl, Vili Jabrgang, 1857. —
118
SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1859.
Un volumetto di 242 pagine. — Ed i numeri I a 8, dell’anno IX, dal gennaio all’ agosto 1858.
Filtsch, Ferienreisc in das siebenbiirg. Erzgebirge. — Felbekt, Ucbcr die Zusammensetzung des Nagyagits. — Eronius, Ausflug auf die llar- gitta. — Fuss, Zur Flora Siebenbiirgens , zur Cryptogamenflora Siebcn- biirgens. — Generalversammlung von d mai 1857. — Klopps, Barometer Beobaclilungcn. — Llrtz, Temperatili' der Quellcn bei Kronstadt. — Neuceboren, Tcrtiàr-Molluskcn aus dem Tcgelgebilde von Oper-Lapugy. — Reisse.nberger, Ueber die Regenmengc u. s. w. — Unverricht , Der Iluttcn-process bei den Goldschmelzòfen zu Cscrtest, u. s. av. — Wass , Eine Wanderung nacli der Eishòhle bei Skcrisorn. — Wolf, Botanischc Notizen. — Fuss, Beitrag zur Kiifer-Fauna Siebcnburgcns.
Dalla Società imperiale dei naturalisti di Mosca :
Bulletin de la Société imperiale des naluralistes de Moscou 3 Année 1858, n.° l et 2.
Becker, Verzcichniss der um Sarepta wildwachsendcn Pflanzen. — Hermann, Ueber cinige neuc Mineralien. — Kolenati, Mcletemata Ento- mologica, Curculionina Caucasi et Vicinorum. — Turczaninoav, Ani- madversioncs in sccundam partem berbarii Turczaniuowni nunc Uni- versitatis Cesarne Charkowiensis. — Lwoff , Rapport sur un minerai de cuivrc, présente à la section sibérienne de la Sociclé Géographiquc rus- se. — Beketoff, Mémoire sur la stabilité et la régularité des proportions relatives des partics foliaircs. — Séances de la Société. — Schweizer , Ueber das Stcrnschwanken. — Tractscuold , Ueber die Geologie von Spanien (mit einer karte und 3 Holzscbnittcn ). — Kessler , Einigc Mammalogisc.be Notizen. — Kiréewsky, Quclques mots sur la corrélalion des forces physiques. — Motschoulsky , Enumération des nouvelles espèces de coléoptèrcs rapportés de ses voyages. — Nouvelles, Le volean de File de Cbiachkolan.
Dall’ Istituzione Smilsoniana di Washington:
Annual rcport of thè board of regents of thè Smithsonian fnstilu- tion, eie. Washington. — Anni 1854, 1855 e 1855. — Tre volumi di 4 50 a 500 pagine ciascuno.
Reports. — Marsh, The Carnei. — Brainard, Oh thè Nature and Cure of thè Bile of serpents, and thè Wounds of Poissoued Arrows. —
SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1859.
uà
— Loomis, The zone oi‘ sinall Planets bettwen Mars and Jupiter. — Russell, Meteorology. — Gibbons, The climate of S. Francisco. — Logan and IIatcii, Meteorologica] Observations at Scaramento, California. — Froebel, Physical Geography of thè North American Continent. — Strano, Naturai history of Beaver Islands. — Parvin , Gcomvs bursarius. — Mann , Amblystoma opacum. — Hoy , Amblystoma luridum. — Miscel- laneous.
Reports. — IIaryey, On Marine Algoc. — Morris, Naturai History as applied to Farming and Gardening. — Morris , Insect Istincts and Transformations. — Ciiace, Oxygen and its combinations. — Smith, On Meteoric Stones. — Snell , On Planetary Disturbanees. — Logan , Climate of California. — Meteorology. — Correspondence. — Muller, Reporton Galvanism (Delle teorie chimiche e di contatto, delle varie specie di batterie voltaiche, della resistenza dei metalli e dei liquidi, e della po- larizzazione e passività galvanica).
Reports. — Koiil, On a collection of thè Charts and Maps of Ameri- ca. — Reid, On thè Progress of Architecture in relation to Yentilation, Warming, Lighting, Fire-proofing, Acoustics and thè generai Prescr- vation of Health. — Baird, Directions for collecting, preserving and transporting specimen of naturai history. — Gill, On thè Fishes of New York. — Quest, Ancient Indians Remains ncar Prescott, Canada West. — Sharpless and Patterson, Phonographv. — Wall and Sawkins, Economie Gcology of Trinidad. — Babbage, Table of thè Constants of Nature and Art. — Meecii, On thè relative Intensity of thè Ileath and Tight of thè Sun upon different Latitudes of thè Eart. — Muller, Report of reccnt Progress in Physics: Electricity (Elettricità dinamica. È il seguito del rapporto cominciato nel volume precedente. Tradotto dal tedesco).
Dal signor Federico Ceresoli :
Ceresoli. Considerazioni e studii sulla torba quale sorgente di gas- luce (Dal V Economista del 1858). — Un fascieoletto di 16 pagine.
Dal signor Senoner di Vienna :
Stimpson. Prodromus descriptionis ammalimi everte bratorum guai in expeditione ad occanwn pacificum septentrionalem Johanne Rodgers duce , a Republica federata missa , observavit et descripsit W. Stim- psoìK — Pars 1 et 11. — Due fascieoletti di 2H pagine in lutto.
SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1859.
120
Snvallow and IIawn. The rocks of Kansas , ivi Ih descriptions of new Permian fossils l>y G. C. Swallow. (Ext. from Trans. Acati. Se. St. Louis. Voi. 1. n.° 2) St. Louis, 1858. — Un fascicoletlo tli 52 pag.
Dal socio abate Stoppani :
Stoppani. Scoperta d’ima nuova caverna ossifera in Lombardia (Dal Giornale La Cronaca di 1. Cantò, anno IV;. — Un fascicoletto di 15 pagine, con una tavola (pianta e spaccato della grotta).
Stoppani. Paleontologie lombarde, ou Descriplion des fossiles de Lombar- die, publiée à l’aide de plusieurs savants. Livraisons lc à Ge, pa- ges 1-80, planches 1-16 (fossiles) et 1 (carte géologique des envi- rons d’Ésino ). — Nel sesto fascicolo termina la descrizione dei r/astei'opodi del gruppo d’ Esilio, e comincia quella degli acefali dello stesso gruppo.
Dal socio ingegnere Lombardini :
Lombardini. Proposta di studii sui terreni, sulle sorgenti, c sulle acque potabili (Dal Giornale dell’Ing. Arch. ed Agron. Anno VI, 1858).
Dal socio Guglielmo Rossi :
Rossi. V Economista. Periodico mensile di agricoltura, economia, fisica e chimica applicata, ec., 1859, gennaio, febbraio e marzo. — (Vil- l enee ve. Economia dei terreni in Italia. — Martinelli. Dell’industria umana. — Frammenti di meditazioni geogoniche. — Giani. Diritto cambiario. — Terzaghi. Manuale di storia naturale. — Sull’aflranca- mento degli schiavi nelle Indie olandesi. — Acerbi. Compendio sto- rico del commercio dell’Egitto. — Trattato di chimica agraria). — Martinelli, La moneta, il credito e lc banche. — Cossa, Conside- razioni ed esperienze relative all'azione dissolvente esercitata dalle radici delle piante sulle sostanze organiche solide. — • Eterizzazione delle api. — Bollettino statistico).
Dal professore Oronzio Gabriele Costa, di Napoli:
Costa 0. G. Dei denti d’ ittiosauro c di alcuni altri avanzi organici fossili appartenenti a rettili sauriani di genere incerto, provenienti
SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1839. 121
dalla calcarea tenera di Lecce cieli’ epoca terziaria ( pliocene antico). Napoli, 1839. — Fascicolato di 16 pagine, con due tavole.
IIope. Catalogo dei crostacei italiani e di molli altri del Mediterraneo. Napoli, 1831. — Fascicolo di 48 pagine, con una tavola colorata.
Piiujno. Catalogo dei molluschi terrestri e fluviatili delle Madonie e luoghi adjacenti. Palermo, 1840. Fascicoletto di 40 pagine.
Costa Achille, dicline notizie sull' entomologia dell’ isola d’ Ischia (Dal giornale L’Iride ). Napoli, 1836. Sei pagine.
De Natale. Descrizione zoologica di una specie di plojaria e di alcuni crostacei del porto di Messina. Napoli, 1830. — Fascicoletto di 34 pagine, con due tavole.
Costa 0. G. Osservazioni ulteriori intorno ai fossili organici di Poz- zuoli. Otto pagine, dal Rendiconto dell’Accadèmia Pontaniana, 1833.
Costa 0. G. Cenni intorno alle scoperte paleontologiche fatte nel Regno durante gli anni 1834 e 1833. Venti pagine.
Costa 0. G. Di una erpetolite idrotermale , con appendice di Osser- vazioni intorno ai depositi di avanzi organici a piè del Monte Nuovo presso Pozzuoli e nelle marne argillose dell’isola d’ Ischia. — Ven- lotlo pagine, dal Rendiconto dell’Accademia Pontaniana di Napoli, 1835.
Costa Achille. Storia della tentredine produttrice delle galle delle fo- glie del salcio. — Fascicolo di 18 pagine in 4.°, con una tavola. Dagli Atti dell’accademia Pontaniana di Napoli, 1832.
Costa Achille. Storia completa dell’ Entomibia Apium, e sui danni che arreca alle api da miele. — Fascicolo di 18 pagine in-4.° con una tavola (Dagli Alti del R. Istituto d'incoraggiamento di Napoli, 1843).
Costa Achille. Storia della bombice neustria, suoi costumi danni che arreca, e mezzi di distruggerla. — Fascicolo di 24 pag. in-4°, con una tavola. Dagli Alti del R. Istituto d’incoraggiamento di Napoli, 1831.
Costa 0. G. Cenni intorno alle scoperte fatte nel Regno riguardanti la Paleontologia durante l’anno 1832. — Undici pagine, dal Ren- diconto dell’accademia Pontaniana di Napoli, 1832.
Costa 0. G. Cenni intorno le scoperte fatte nel Regno riguardanti la Paleontologia nel corso dell’anno 1835. — Fascicoletto di 24 pa- gine (Dal Rendiconto dell’accademia Pontaniana di Napoli, 1834).
122
SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1859.
Costa 0. (ì. Luspia Casotti, Nuovo genere di pesci fossili della calcarea tenera leccese. — Napoli, 1858. Opuscolo di 12 pagine, in foglio, con una tavola.
Dai socii Antonio e (ì. B. Villa :
Villa. Gli inocerami o catilli della Brianza. (Dal giornale II Foto- grafo, 1858, n° 17). — Un foglio volante, con figure.
Villa. Catalogo dei molluschi della Lombardia. — Milano, Bernar- doni , 1844.
Villa. Intorno tre opere di malacologia del signor Drouet di Troyes. — Milano, Iledaelli, 1856.
Villa. Catalogo dei coleotteri della Lombardia. — Milano, Bernardoni, 1844.
Villa. Disposino syslematica conchyliarum terrestrium et flimati- lium, etc. — Mediolani, Borroni e Scotti, 1841.
Villa Antonio. Intorno alVHelix frigida. Lettera a Slrobel Pellegrino. ( Giornale di Malacologia, Anno 11, num. 8) 1854.
Villa. Notizie intorno al genere Melania. Milano, Redaelli, 1855.
Villa. Coleoplera Europee duple la in collectione Pilla. Mediolani 1855.
Villa Antonio. Sulla monografia del bombice del gelso , del dottor Emilio Cornalia (Dagli Alti dell’accademia fisio-medica di Milano, 1857).
Villa Antonio. Degli insetti carnivori adoperati a distruggere le specie dannose all’agricoltura (Dallo Spettatore). Milano, 1845. — Vi sono uniti anche gli altri opuscoli : Rivista analitica delle obbiezioni, ec., c Riconferma di opinioni e osservazioni sugli insetti carnivori, cc. — -Milano, 1846 e 1847.
Villa. Comparsa periodica delle cfimerc nella Brianza (DaH’jEcono- misla , Milano, 1847).
Villa Antonio. Intorno alla malattia delle viti (Dagli Alti dell' acca- demia fisio-medica di Milano, 1855).
Villa Antonio. Osservazioni entomologiche durante l'eclisse del 9 otto, bre 1847 (Dagli Atti dell’accademia fisio-medica di Milano, 1848).
Villa Antonio. Note su alcuni inselli osservati nel periodo dell’eclisse della luglio 1842. Lettera al conte Coniarmi. Milano, 1842.
SEDUTA DEL 27 FEBBIUIO 1889.
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Villa. Sulla costituzione geologica e geognostica della B danza , con carta geologica e spaccati. Milano, 1844.
Villa. Necessità dei boschi in Lombardia (Dal Giornale dell’ ingegne- re-architetto ed agronomo, Milano, 1886).
Villa. Anni antiche, ec. (Dal Fotografo). Milano, 1886.
Villa. Le epoche geologiche (Dal Fotografo). Milano, 1886.
Villa. L’argonauta (Dal Fotografo). Milano, 1887.
Villa. Le cetonie (Dal Fotografo). Milano, 1886.
Villa. Le locuste (Dal Giornale dell’ ingegn. -ardi, e agr.). Milano, 1886.
Villa. Le farfalle (Dal Fotografo). Milano, 1886.
Dal socio cav. Alberto Parolini di Bassano:
Paroline Semina anno 1888 collecta, quia hortus bolanicus Paroli- nianus in mutuam permutationem offert. Bassano, 1889. — Opu- scolo di 8 pagine.
Paroline Sulla sospensione temporanea del corso dell’ Olierò avvenuta nel gennaio di quest’anno (Dagli Alti deli’ I. R. Istituto veneto, Serie III, Voi. III. Venezia, 1888).
Dal socio padre Ottavio Ferrario:
Terrario Ottavio. Bella vita e degli scritti di Giorgio Cavie r. Milano, Wilmant, 1888. Un volume in-8 di pag. 106, col ritratto di Cuvier.
Terrario Ottavio. Guida allo studio delle acque minerali o medicinali. (Dalle Memorie dell’ I. R. Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti, voi. VII. Milano, Bernardoni, 1889 , 80 pagine in-4.°).
Terrario Ottavio. Analisi chimica dell’acqua salino-jodurata di Sales nel Piemonte (Dalle Memorie dell’I. R. Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti, voi. VII). Milano, Bernardoni, 1889, 19 pagine in-4.°
Terrario Ottavio. Corso di chimica generale. Milano, 1859 a 1847. — Volumi in-8 con atlante.
Dal socio Gabriele Mortillet :
Mortillet. Gèologie et mineralogie de la Savoie. Due voi. in- 16.° — Chambery, 1888.
SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1889.
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Mortillet. Tableau des terrains de la Savoie. Anneey, 1885. — 4 pag. in- 16.°
Moutillet. Fossiles noveaux de la Savoie. Anneey. — 4 pag. in- 10.
Mortillet. Course aux tourbières de Pois)/ et Epagnij. Annecv , 1886. — 8 pag. in- 16.
Mortillet. Note sur les combustibles minéraux de lu Savoie. An- necy , 1854. — 18 pag. in-16.
Mortillet Diguement des rivières lorrenliellcs des Alpes. Anneey , 1856. — 23 pag. in-16.
Mortillet. Rapport sur le Musée d’ hisloire naturelle de la ville d’ Anneey. Anneey. — 22 pag. in-16.
Mortillet et Dumont. T liermographie et hypsométrie de la Savoie. Genève, 1852. — Un voi. ili 128 pag. in-16.
Morlot. line première lecon de yéoloyic falle à l’académie de Lau- sanne. — Lausanne, 1852. — 15 pag. in-16.
De Maria. Considerazioni sopra la formazione dei massi granitici erratici. — 4 pag. in-16.
Seraisd. Analyse des cliaux de La Paga et de Sevrier. Anneey , 1856. — 4 pag. in-16.
Larlet. Notice sur la colline de Sansan. Auch, 1881. — 46 pag. in-16 eon una tavola (spaccato).
Weiss. Carte physique et minéralogique da Moni S. Gothard.
Carla degli antichi ghiacciai della Svizzera secondo Escher de la Linlh.
SEDUTA DEE 20 MAllZO 1889.
125
Seduta del 20 marzo 1859.
Stoppami , Proposta di correzioni alla Carta geologica della Lombardia del cav. Hauer.
Stabile , Molluschi terrestri e fluviali del territorio di Lugano.
Bossi Annibale, Calcaree ed argille di Maggiora presso Borgomanero , e relative industrie.
Bertolio , Nuovo minerale d’origine organica (Kramerite).
Si apre la seduta sotto la presidenza del vice-presidente Antonio Villa.
Il segretario abate Stoppani presenta una Memoria in cui si propongono molte correzioni e modificazioni alla Carta geologica di Lombardia pubblicata dal cav. di Hauer, non che ad alcune parti degli Studii 'paleontolo- gici e geologici sulla Lombardia dello stesso Stoppani.
E presentato un Prospetto sistematico-statistico dei mol- luschi terrestri e fluviali viventi, nel territorio di Lugano, lavoro dell’abate Giuseppe Stabile.
Il socio professore Annibaie Bossi legge uno scritto Sulle rocce calcaree e argillose di Maggiora presso Bor- gomanero, sulla calce viva che si ottiene da quelle, sul- V industrie a cui servono le argille e sui fossili che in queste sono contenuti. Questa comunicazione è accompa- gnata da una serie di esemplari delle rocce e dei fossili di Maggiora, che l’autore dona gentilmente alla Società.
Il socio Tinelli dimostra il desiderio che il prof. Bossi si occupi d’ un’ analisi completa delle argille e delle marne di Maggiora, per poterle meglio paragonare a quelle di Lurago, ed anche per migliorarne i prodotti e togliere il bisogno di far venire dai paesi d’ oltremonte ciò che pos- sediamo già nel nostro. Il barone Vacani unisce i suoi
9
120
SEDUTA DEI. 20 MARZO 1889.
voti perchè il Bossi continui tali stuelli, e raccolga dei dati intorno alle altezze sul mare a cui si trovano i diversi materiali in discorso.
Il segretario Omboni legge a nome del socio professore Antonio Bertolio la descrizione d’ un nuovo minerale di origine organica, chiamato Kramerite.
Il socio ingegnere Savoja presenta un pezzo di ossido di ferro incrostato di sabbia e piccoli ciottoli, proveniente dal terreno alluvionale di Salso Maggiore nel Piacentino, un pezzo di roccia raccolto a Borgotaro, ed alcuni esem- plari di fossili del terreno subapennino di Salso Maggiore da lui donati alla Società.
Il vicepresidente Antonio Villa annuncia la scoperta fatta a Milano dal sig. Gaetano Osculati di un insetto (. Apalus bimaculatus ) proprio della Svezia e finora tro- vato anche a Pavia, ma non mai a Milano.
Si nominano sodi effettivi i signori:
Zecchi Carlo, ingegnere ( Stradone di S. Pittore, il. 9), propo- sto dai sodi Marani e fratelli Villa.
Carpi sacerdote Carlo, parroco di Casalorzo Boldori, presso Cre- mona, proposto dai socii Osculali e fratelli Villa.
Mortillet Gabiìiele d’ Ànnecy , ora impiegato nell’ impresa delle calci idrauliche per le strade ferrate Lombardo-Venete, ec., in Ve- rona ( Via del Paradiso , 8010), proposto dai socii fratelli Villa e Cornalia.
SEDUTA DEL 20 MARZO i 83 9 .
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Prospetto Sistematico-Statistico, dei molluschi terrestri e fluviali, vi- venti nel territorio di Lugano, dell'abate Giuseppe Stabile, mem- bro della Società Elvetica di Scienze naturali, della Società Ento- mologica di Stellino, ec.
» Quiconque s'occupe à consigner des faits cxacts, est utile à la Science et à son paysl A la Science, car aussi minime que paraisse un fait, il vientlrouver sa place dans la sta- tistique, base do toutc généralisation , et revèle parfois à lui seul lout un ordre de connaissances. Avantageux au pays, car il peul, soit lui faire connaitre quelque élément inaperfu de prospérilé matérielle, soit augmcntcr la masse des richcsses intcllectuelles qui sont aussi une des plus bellcs proprietés nationales! »
Jules Tiansux.x.
( Discours pronùnce « l'ouverture de In Session de la Soc.
Hetvél. des Se. Notar réttnie à Porrcntrutj ; 1853).
Offrendo questo Prospetto ai cultori della scienza , io non mi ho la pretesa di presentar loro una Fauna malacojogica completa del paese; ma solamente 1’ enumerazione delle specie dei molluschi ter- restri e fluviali viventi , seguita da alcune sinonimie più necessarie ed importanti; dall’indicazione delle località , delle dimore speciali, delle altitudini, benché poco varianti nella piccola estensione di questo territorio; come pure da alcune indicazioni sulla natura mi- neralogica, geologica e filologica del suolo; e finalmente da un segno convenzionale esprimente il grado di dispersione di ciascuna specie e varietà, e il grado di abbondanza degli individui. Alcune osserva- zioni e alcune diagnosi indispensabili completeranno il Prospetto.
Quando nel 18^3, grazie alla generosità del Governo del Cantone Ticino, io publicava il mio lavoro malacologico : — Fauna Elvetica; Belle Conchiglie terrestri e fluviali del Luganese (1) — io era in un’età ancor giovine, e — ciò clic più importa — io non aveva mosso che pochi passi appena sull’ arduo calle della scienza; ma circostanze imprevedute mi obligavano allora, o ad abbandonare qualunque pen-
(I) Inserito nel Giornale, delle Tre Società Ticinesi; Anno V. 1SI5-G (Lugano, Tipo- gialla Bianchi).
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
128
siero di publieare una Fàunula inalacologica del paese, o di farlo senza frapporvi indugio; ho considerato che ogni benché piccola pie- tra che si aggiunga all’ innalzamento dell’ edificio scientifico è pur sempre qualche cosa, e mi sono deciso a fare di pubblica ragione quelle qualunque fossero osservazioni che io aveva fatte insino al- lora. Non pertanto — perchè dovrò io tacerlo? — malgrado le sue imperfezioni, quel mio lavoro è stato favorevolmente accolto, e non senza qualche interesse, da molti malacologisti svizzeri, tedeschi e francesi. Più tardi, avendo io avuto occasione di visitare frequenti fiate il Cantone Ticino, anche per istudiarne la fauna entomologica, mi sono messo alla portata di avanzarmi con zelo nello studio dei molluschi. 1 preziosi lavori di chiarissimi malacologi , fra coloro che in seguito mi hanno onorato di loro corrispondenza (Baudon, Bour- guignat, Droiiet, Graleloup, Michaud, Moquin Tandon, L. PfeifTer, Ro- smassler, Saint-Simon, A. Schmid), F. Schmid! , eie.), mi hanno ser- vito di guida. E non pertanto, il meno è quel eli’ è fatto; il più resta a farsi ancora! « Noi fortunati, dirò con un dotto contemporaneo (i), se ci sarà dato, dopo lunghi studi, di sollevare un lembo del velo che ci nasconde tanti misteri, e d’indovinare alcune leggi, alcuni dei grandi principj della Creazione, e di giungere in fine a conoscere la parte che anche i molluschi sono destinali a rappresentare nell’ar- monia universale! « Mio desiderio è di pubblicare quanto prima una malacologia di lutto il Cantone. A vero dire, non è questa una contrada molto estesa, ma la sua estensione è però tale che dimandi una seria attenzione; d’altra parte, sarebbe mia intenzione di rendere interessante questo futuro lavoro, mediante l’addizione di alcuni dati anatomici ; c già qualche cortese inalacologo (2) ha fatto lavorare per me il suo abile scalpello, sicché è mio dovere di attestargli fin d’ora pubblicamente la mia sincera gratitudine. Frattanto io penso che non sarà del tutto inutile il presentare una specie di Addenda c Corrigenda al mio lavoro del 1845, e tale è lo scopo principale del presente Prospetto. Piccolo è il numero di coloro che, di pro- posito, si occupano di scienze nel Cantone Ticino; (juasi nessuno al
(1) li barone di Grateloup, Essai sur la nourrilurc, stal. bota», etc. de$ Mollusques de la V rance , Bordeaux 1837 (t’réface-prospectus).
(2) Saint-Simon , Miscellanccs ìnalacoloij. Dècade 1°, 1818 ; et 2°. 1836 ; Toulouse.
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
129
quale la conchigliologia sia famigliare; il perchè io sento tanto più la mia obbligazione di pagare un dolce debito di gratitudine ai be- nevoli che mi hanno giovalo nella caccia dei molluschi, specialmente di quelli molto piccoli, abbastanza rari nel paese in discorso. E a voi, dunque, o cortesi — mio fratello Filippo (1), amici Viglezio(2), e rev. padre Agostino da Vezia (5), che io offro i più vivi ringraziamenti!
Territorio «li Lugano. — Geograficamente, io intendo per territorio di Lugano (Làvis), quella porzione meridionale del Can- tone Ticino compresa fra il Monte Cenere, e più propriamente fra il monte Tamar e il Camoghè al nord, e l’eslremilà del lago al sud; il fiume 'fresa (emissario del lago Ceresio nel Verbano), le montagne che all’ovest separano il Luganese dai piani di Magadino e dai paesi lombardi situali sulla sponda orientale del lago Maggiore, fra Luino e Casiano, e le sponde occidentali del lago di Lugano, fra i villaggi di Tresa e di Porlo; e le montagne che all’est lo dividono dalla Val Cavargna e dalla Val Solda; e finalmente il colossale monte Gene- roso. La sponda orientale del Verbano (o lago Maggiore) non è poli- ticamente compresa nel Cantone Ticino, e si troverà giusto che io l’abbia esclusa eziandio zoologicamente dal mio Prospetto, perchè eccone una buona ragione : il bacino di un gran lago deve mollo in- fluire sulla fauna , e per darne un solo esempio , citerò la Clausilia plicala. Drap., la quale, molto abbondante nelle regioni superiori occi- dentali, settentrionali ed orientali del lago Maggiore (Canobbio, Villa)', Locamo, Bellinzona, Magadino (Stabile)', Luino (Villa), non esiste nei bacini dei due laghi di Lugano e di Como c, neppure sporàdica, non oltrepassa le alture del monte Cenere per discendere nel Luganese ; potrei citare altresì, benché un pò meridionale, la Clausilia Vcrba- nensis Stabile, la quale abita le coste occidentali inferiori del Verbano.
Posizione astronomica (k). — Così limitata, questa esten- sione di paese che io chiamo territorio di Lugano, è sita fra i gra- ti) Entomologista e preparatore di pezzi anatomici ittiologici, ornitologici, oc., in .Milano.
(2) Cultori zelanti della conchigliologia vivente e fossile, a Lugano.
(3) Abile botanico, nel convento della Madonna del Sasso, a Locamo.
(4) Ho procurato di redigere <fiieslc ? le seguenti osservazioni colla maggior esat- tezza possibile.
150
SEDUTA DEL 20 MAIIZO 1889. di 26° 2G' 50", e 26° 46' 50" di longitudine ; e i gradi 48° 53' 20", e 46° 8' 30" di latitudine.
Astensione. — La maggior lunghezza , dal Colle del M. Cenere, al nord, sino alla borgata di Riva San Vitale, all’estremità meridio- nale del Ceresio, è di 24 chilometri. La maggior larghezza, dall’an- golo N. 0. formalo dal Camoghé e dal monte Stabiello, sino alle al- ture delle Fornasette, fra i villaggi di Tresa e Luino all’ovest, è di 28 chil. (approssimativa). La superficie sarebbe perciò di 146 ’/s chil. quadrati (circa).
Altitudine sul livello «lei mare. — Il lago di Lugano sta a 280 ,n. I villaggi grandi e piccoli si elevano in dolce pendio fino a 54 4m (stazione militare sul col del Cenere); ed a 880ra (villaggi di Colla, Bogno, Signora, ec.). Delle montagne che fiancheggiano il paese, qualche sommità aggiunge all’altezza di circa 2000m. Ecco, del resto, un piccolo quadro di alcuni punti principali.
Metri |
Osservatori |
Metri |
Osscrvat. |
|||
1 280 |
, Oriani |
Monte |
S. Salvatore . . |
930 |
Oriani |
|
Lago di Lugano o Ceresio |
\ (284 |
(Lavizzari(i) |
V |
Bré o Gottardo (2) |
945 |
Oriani |
. (piccolo) di Mozzano |
300 |
Stabile |
# |
Caprino , boreale |
1148 |
Oriani |
•• ( piccolo ) di Origlio |
i» |
Boglia .... |
1532 |
Oriani |
||
od Orilio . . . |
320 |
Stabile |
. |
S. Lucio . . . |
1556 |
Oriani |
Colle del Cenere . . . |
544 |
Oriani |
0 |
Tamor, o Tamar |
1961 |
Bétemps |
Sommovieo, o Sonvico (boi- |
D |
Camoghé . . . |
2839 |
Ebel |
||
gala) .... |
640 |
Luz |
||||
Brè ( Villaggio sul monte |
||||||
omonimo) . . |
802 |
Bétemps |
||||
Colla ( villaggio ) . . . |
819 |
Luz |
Meteorologia (3). Osservazioni fatte a Lugano col Barometro alla Fortin t ridotto a 0°:
Media annua millimetri 756, 17 >
Minima assoluta » 710, 13 (Anni 1856 e 1887.
Massima assoluta » 753, 45 )
(1) Dolt. L. I.avizzari, Memoria sull' altezza di 28 Comuni, e di altre località nel Distretto di Metulrisio, 1845.
(2) Non il S. Gottardo nella catena delle Alpi.
(3) Devo queste osservazioni alla gentilezza dei chiarissimi prof. Cantoni (fisica), e Viglezio (matematica) al Liceo cantonate di Lugano.
SEDUTA DEL 20 MA11ZO 1859.
131
Osservazioni fatte a Lugano col Termometro centesimale :
1850 |
1837 |
|
Media annua |
+ 12°, 20 |
+ 11°, 29 |
» di gennajo |
+ 3°, 00 |
+ 0°,29 |
» di luglio |
4- 22°, 26 |
+ 21°, 47 |
Minima (media) di gennajo . . |
+ 0°.56 |
— 3°, 30 |
Massima { media) di luglio . . |
+ 27°, 49 |
+ 27°, 64 |
Minima assoluta |
- 3°, 9 |
- 5°, 9 |
Massima assoluta |
-)- 330,l |
+ 33°,5 |
Nel 1829, anno rinomato per l’eccessivo freddo, men- tre in molte città d’ Italia settentrionale il termome- tro discendeva lino a — 13°, a Lugano non si abbassava al di sotto di — 7°.
Dal mezzogiorno fino alla sera domina sul Iago un molto periodico dell’est chiamato Bréva nel paese, c che è riguardato come segnale di bel tempo. La Porlezzina è un vento non periodico del nord, spesse volle formidabile a cagione delle burrasche clic suscita sul lago.
Vaili, Fiumi, Fagli!. — La pianura, propriamente della, manca nel nostro territorio, se si eccettuino i piccoli piani d’Agno c di Seai- rolo. Il versante meridionale del Monte Cenere non ha nè valli, nè fiumi considerevoli. Nel tratto di paese iti discorso, citeremo le pic- cole vallate: di Rovio, all’est del lago (direz. N-S.); di Capriasca, superiormente chiamala Vai-Colla (direz. NE-SO.); d’Agno, e supe- riormente Val-d’Isone (dir. NE-SO., poi ripiegala da N. a S.); di Breno o della Magliasi'na all’ovest (direz. N-S.).
In ciascuna di queste valli serpeggia un piccolo fiume o torrente, tal fiala assai dannoso alle circostanti praterie e campagne, a cagione delle ghiaje c sabbie che nei tempi piovosi trascina sino al Iago. Alcune di queste acque hanno nome proprio; il Cassarago o Cassarate scende dalla Valle Colla; il Vedeggio bagna la Valle d’Agno, e di- cesi anche fiume d’Agno. Altre acque minori, o torrentelli intermit- tenti, scendono qua e là dai monti per brevi ed anguste gole (il Cas- sone presso Lugano, la Sovaglia verso Capolago, ecc.).
Quanto ai bacini d’acqua, ho già fatto menzione, oltre al Cercsio, di due piccoli laghi (di Mozzano e d’Orilio), il primo (a ’/o ora da Lugano) a fondo pantanoso e a sponde paludose; il secondo (nella Pieve Capriasca) a fondo ghiajoso e ad acque più limpide. L’uno e l’altro giacciono in mezzo ad una corona di colline, e sono entrambi
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abbondanti di pesci. Il laghetto di Muzzano si scarica per un piccolo e tortuoso emissario nel Ceresio; quello d’ Orilio nel Vedeggio o fiume d’Agno. Il fiume Tresa è l’emissario del Ceresio nel Ver bailo.
Ha(m*a del suolo. — Mineralogica. Bocce:
Graniti e gneis al nord e al sud ;
Micaschisti e steaschisti , nelle colline che formano anfiteatro al paese.
Porfido rosso, a Melano; nero e con piccoli cristalli di Epidoto scorza al piede del monte S. Salvatore e altrove;
Gres rosso o puddinga, a ciottoli di quarzo, di piromaca e di por- fido a pasta color picea, con cristalli microscopici di quarzo e fel- spato (1), al piede settentrionale del monte S. Salvatore;
Calcare stratificato e dolomite saccaroide e cristallina al monte S. Giorgio a Riva, ed al monte S. Salvatore ;
Calcare bigio e nerastro all’est, al sudest, nei monti di Brè, Ca- prino, ecc.;
Schisli bituminosi ad Arogno;
Ciottoli quarzosi, amfibolici, ecc. nel terreno alluvionale della pia- nura ;
Tufi deposli da acque calcarifere;
Terriccio del terreno vegetale.
Minerali :
Ferro idrossidalo al monte S. Salvatore, e altrove;
Ferro solforalo comune, in decomposizione dapertulto, ma in pic- cola quantità;
Ferro solforato aurifero, con ferro arsenio-solforalo ad Asiano;
Piombo solforato ad Asiano e al M. S. Salvatore, ma in piccolis- sima quantità;
(1) Vedi le mie Memorie: Dei fossili del terreno triasico nei dintorni del lago di Lugano; la I.a inserita negli Alti della Società Elvetica di Se. Nat.; S. Gallo, 1854. La 1I.“ negli Alti della stessa Società, Rasilea, 1836.
Vedi anche le Memorie I.a, II.0 e 111.“ sui Minerali della Svizzera italiana del dott. Luigi Lavizzari di Mendrisio, 1840, 1843, 1845. E l'Istruzione popolare sulle rocce del Cantone Ticino: Lugano, 1849, dello stesso autore.
Così pure il Quadro Mineralogico del Cantone Ticino e della Valle Mcsolcina (1856). — La Relazione sulle acque minerali Ticinesi (1846). — Slabio , le sue sorgenti minerali, oc., del dott. Carlo Lurati di Lugano.
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Zinco solforalo ad Aslàno , misto col precedente;
Barite solfata, di color carnicino, nel granito del S. Salvatore, e in trovanti al M. S. Giorgio;
Lignite ad Arogno, dove si scava attualmente ;
Torba al Colle del Cenere, e sulle alture di Sessa, dove si scava con qualche successo;
Tracce di bitume, talvolta in globulelti rotondi, nella dolomia del S. Salvatore, ec.;
Argilla smettica a Caslàno ;
Argille plastiche comuni nei piani di Scairolo, ecc.;
Gesso ad Arogno.
natura geologica. — Chi vuol conoscere bene la natura geo- logica del territorio di Lugano consulti particolarmente i lavori di De Buch e Brunner sui dintorni del lago di Lugano e sulla Val Gana, quelli di Studer ed Escher de la Linlh sulla Svizzera in generale , quelli già citati del Lavizzari sulla Svizzera italiana in particolare, quelli di Omboni , Hauer e Stoppani sulla Lombardia , le già citate mie piccole memorie sui fossili del monte San Salvatore, quella del- l’ Hauer sullo stesso argomento, e finalmente il recentissimo scritto di Pareto sui dintorni del Iago Maggiore e del lago di Lugano (i).
(1) De Buch, Carla geologica del paese fra il lago Maggiore e quello di Lugano, Annales des Sciences naturelles, toni. XVIII, 1829.
Malacarne, Sunto della Memoria di De Buch, sui terreni fra i laghi d’Orta e di Lugano, 1829. Biblioteca Italiana, tomo LVI.
Brunner, Apergu gèologique des environs du lac de Lugano, 1852.
Studer, Geologie der Scliweiz, 1851, Bern.
Studer und Escher, Carte gèologique de la Suissc , Winterthur, 1853.
Studer und Escher, Geologische Uebersichtkarte der Schweiz; Reduction der gròs- sern geologischen Karte der Schweiz, Winterthur.
Omboni, Elementi di Storia Naturale, Geologia, Milano 1854.
Omboni, Sèrie des terrains scdimcnlaires de la Lombardie, 1855, Bull. Soc. Géoloy. de France, 2e Serie, Tom. XII.
Omboni, Sullo Stalo Geologico dell'Italia, Milano, 1856.
Stoppani, Sludii geologici e paleontologici sulla Lombardia, Milano, 1858.
Hauer, Fossilien vom Monte San Salvatore bei Lugano, 1857 , Si tzb. der k. Akad. der Wiss. in Wien;Bd. XXIV.
Stabile, Dei fossili del terreno triasico nei dintorni del lago di Lugano; 1854 e 1856.
Hauer, Ueber einige Fossilien aus dem Dolomite des Monte S. Salvatore bei Lu- gano, IS55, Sitzbcr. der kais. Akad. der Wisscnsch. in Wion. XV.
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Lo carie geologiche e gli spaccali clic formano od accompagnano i lavori di De Buch, Brunner , Studer, Escher, Oinboni e Pardo mo- strano chiaramente la distribuzione dei diversi terreni sedimentarli c delle rocce ignee e metamorfiche nel territorio in discorso.
Da tutti questi lavori risulta, che la sponda occidentale del Iago di Lugano, dal piano di Porlo al fiume Tresa, è formata in parte di porfido quarzifero e in parte di rocce calcaree, che appartengono all’epoca secondaria, benché non si possa ancora ben definire se al terreno giurese o al triasico. Delle stesse rocce calcaree è costituito un promontorio presso il golfo da cui esce il fiume Tresa.
1 monti di Morcote, di Mellde e di Carena presentano varie emer- sioni di porfido quarzifero c di porfido nero, e alcune masse di rocce cristalline (gneiss, micaschisti e sleaschisli). Queste ultime predo- minano specialmente nella punta che guarda il seno di Porto; nei monti al sud di Carona predomina il porfido quarzifero, in quelli al nord, fino al monte S. Salvatore, il porfido nero o melatil o. Il monte S. Salvatore è celebre per la sua dolomite, che contiene avanzi di fossili dell’epoca triasica. Sotto a questa dolomite si vedono dei ban- chi di arenaria rossa, la quale è una continuazione della gran zona detta del Permeano, che attraversa lutti i monti lombardi dal Iago di Como al Tirolo. Quest’arenaria rossa fu considerata da alcuni come un rappresentante della Rolhe- loti te-liecj nule , ossia della parte inferiore del terreno permiano, e da altri del terreno triasico (Kcuper o Bun- ter-sandstein ), c da altri ancora del terreno carbonifero, come il vero Verrucano della Toscana. Siccome non vi furono finora trovali fossili ben determinali, io credo bene di ritenere come non ancora sciolto il quesito della sua età relativa, ammettendo però che questa arenaria dev’ essere più antica della dolomia triasica alla quale essa è sotto- posta.
Tutta la sponda meridionale e orientale del lago, da Porto a l'uva S. Vitale e da questo paese fino al nord di Bissone, è formala da un
Merian , Muschelkalk Venleinerungen ini Dolomite bei Lugano, 1053. Yerli. d. na- ture. Gasali . in Basti, I. 84.
IIaueu, Geologische Uebersichtkarle der SchicMgebirge der Lombardie, 1858, Jnlirliuch dar k. k. Gcol. Hciclisanstalt, in Wien, IX .lahrgang.
Pareto , Sur Ics terrains da pied des Alpcs duna Ics cuvirons da Lac ilajeur cl da Lue de Lugano. Ball, de la Soc. Gcol. de l' rance -1' Serio, Tom, XVI, 1858.
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1850. seguito di animassi e di filoni interessantissimi di porfido nero, di porfido quarzifero e di rocce cristalline felspatiche stratificate, meta- morfiche. Intorno a Lugano , da questa città fino al monte S. Salva- tore, e fino al fiume Tresa, ed al nord fino ai limiti settentrionali del territorio in discorso, tutto il suolo è formalo di rocce felspatiche stratificate , probabilmente metamorfiche. Il ramo del lago clic ter- mina a Porlezza è chiuso tra i monti della Val Solda e il gruppo montuoso del monte Generoso, di rocce calcaree, cioè di vere cal- caree e di dolomie., con fossili giuresi e triasici. E finalmente, so- pra i monti di Carona, presso il S. Salvatore, ed altri, sono sparsi molti massi erratici, probabilmente trasportali sin qui dall’antico ghiacciajo, che dalle cime del Camoghé discendeva nella valle di Lugano; e tutte le bassure sono coperte di terreno erratico ed alluvionale, cioè pro- dotto in parte dallo stesso antico ghiacciajo, e in parte dalle alluvioni.
Natura litologica. — Coltivansi specialmente la vite, il frumen- to, la segale, l’orzo, il grano saraceno (Polygonum farjopi/rum, L.)(l), il grano turco o mais, la canape, il gelso, il pomo, il fico, il ciliegio, il pesco, il pruno; rigogliosi sono il noce e il castano ; alcuni frassini; i castani, colla segale e coi pomi di terra, si elevano ab- bastanza in alto sui monti, anche in posizioni bene esposte al sole; vengono bene anche i faggi; gli ontani (2) lungo i fiumi ei torrenti; un salice ( Salix alba, L.) nei prati e nei luoghi palustri, un altro salice (S. capraca , L.) nei luoghi sabbiosi e nei letti abbandonati dai torrenti; gli ulivi al piede dei monti Brè e S. Salvatore; verso il lago, gli olmi e i loppii, a cui si maritano qua e là le viti; i ginepri e i cornioli sulle montagne; i nespoli nei luoghi romiti, palustri e sel- vatici; sono rari i pioppi e le quercie; l’agave americana si trova sulle rupi calcaree sopra Gandria, ma è divenuta assai rara; le rive paludose dei laghi sono ricche di giunchi, e le ninfee bianche ornano colle loro foglie galleggianti e coi fiori i seni tranquilli di qualche laghetto, per esempio di quello di Muzzano.
Nomenclatura. — La natura del presente lavoro obbligandomi ad estendermi il meno possibile, non darò qui la bibliografia degli autori citati nel prospetto sistematico che segue; d’altronde la mag-
(t) Fràina, nel dialetto del paese.
(2) Audan, nel dialetto del paese.
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gior parie delle loro opere sono abbastanza conosciute, sicché basterà che io ne faccia menzione, per abbreviature, quando occorra.
Siccome nella nomenclatura rispettar devesi il diritto d’anteriorità — senza di che, dice Moquin-Tandon, la storia naturale diventerebbe ben presto un caos — , cosi figureranno nel Prospetto alcuni nomi dati ai molluschi da autori, le cui opere, sebbene interessanti, sono poco conosciute; citerò, per esempio: Scopou ( Introd . ad. hist. natur. } sistens genera lapid., piantar, et animai, etc. ; Praga?, 1778) — Razoumowsky (Hist. nat. da moni Iorat et de ses emirons , et celle des trois lacs de Neuchdtel , Morat et Bienne j Lausanne, 1789 ) — Studer ( Faunula Helcet. = Vermes, Testacea — in Coxe: Travels of Sxvitzerland ; London, 1 789. La Faunula si trova alla fine del IH Volume). — Poiret ( Coq . fluv. et terr. dii depar lem. de l' Aisne et en- virons de Paris; Prodrome ; Paris et Soissons ; 1801, Avril) — Vallot ( Beale centrale du départ. de la Còte -d’ Or ; Exercice sur l’hisL natur j eie. Dijon; 1801, Aóut) eie.
Sgraziatamente però, alcuni nomi, benché di data anteriore , non si può ammetterli, sia per la loro desinenza irregolare (per esempio: Ccecilioides, Férussac, corretto in Ccecilianella da Bourguignat, ctc.); sia perché non sono stati accompagnati , né da una descrizione , nè da una figura passabili, caso frequente in alcune opere antiche; il perchè , se si volesse riferire ai generi od alle specie alcuni di tali nomi, e ciò per la sola, e spesso dubbia, testimonianza altrui, sa- rebbe un camminare all’ oscuro. Necessario è dunque di impiegare talvolta nomi più recenti invece di quelli di una data più antica.
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Classis I. CEPHALA SEU GASTROPODA
(Céphalés, Lamarck, 1801. — Gastéropodcs, Cuvier, 1817.)
Tribus I. CEPHALA. IINOPERCULATA
( Céphalés inopercuìés, Moqnin -Tandon , 1855.)
Ordo 4. INOPERCULATA PULMONATA
( Inoperculcs pulinonés, Moq. -Tandon, 1855.)
F amplia I. — LIMACEA (Litnaciens (exclus. Vitiina) Lamark, 1809.)
Gen. ilrioii.
{ Arion , Férussac - liist. Moliti sq., 1819, pag. 50-53.)
1. Ari*»»* ater.
Umax ater, Linné - System, nalur. Édit. X, 1758, pag. 644.
Località. Tutto il territorio di Lugano. — Dimora. Nei boschi e nelle macchie, nei luoghi ombreggiati, al piede delle rocce umettale e degli alberi infraciditi. — Altitudine. 280-3B0 metri. — Disper- sione (*) -j-. — Natura mineralogica del terreno. Micaschisti, cal-
(*) Leggenda dei segni convenzionali:
* significa non sparso ;
** — sparso;
*** t= molto sparso; f := isolato o quasi isolato; ff non abbondante; fff = abbondante.
Abbreviazioni :
R. crist. e r. crist. t=z roccie cristalline; li. metam. e r. metam. = roccie metamorfiche, terr. all. tr. = terreno alluvionale o di trasporto} dep. ree. := deposito recente e artificiale.
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care in genere. - Gcoloyica. Rocce metamorfiche e terreno giurese in- feriore (lias) - Fitolofjica. Castagni e noci.
Gen. Umax.
(Umax (partirli) Linné, loco citalo .)
1. Eiitnaac maaeitnus.
Umax maximus, Linné - loco cit. pag. 652.
— cinerem, Miiller - Venti, llist., Il, 1774 , pag. 5.
— antiquorum, Férussac - Hisl. Moli., 1819, pi. IV.
Mutatio a). Cinerea; clypeo, dorsoque maculis nigris (fascias interruptas in dorso simulanlibus). — Porro. Malacol. Comasca, 1838. p. 17. — Férussac. Misi. Moli., 1819, pi. IV, fig. 8. — Stabile. Fauna Elvel.; conch. terr. e fluv. Luganese, 1845 (Umax cinereus),
Loc. Nelle alture intorno a Lugano; monte San Salvatore, nelle valli della Magliasina e di Agno. — Dim. Come il precedente, sotto le foglie bagnate e putride, sotto le assicelle abbandonate, nelle boscaglie e nei luoghi ombreggiati e solitarj, sui sentieri montani e nelle selve dopo le pioggie e poco prima di esse. — All. 280-4 00 metri. — Disp. **, -j*. — Tcrr. Min. Micaschisti; dolomia; calcare. Geol. R. metani., deposito triàsico e bàsico. - Fitol. Castagni, noci, frassini, vigneti.
2. Kilmax marghuttus.
Umax marginatus, Miiller - Verni. Hist., II, 1774, pag. 10. — Stabile. Fauna Elvet.
Conch. terr. e fluv. del Luganese, 1845, pag. 19. (Arion marginatus).
Loc. In tutto il territorio. — Dim. Nei campi a cultivo, nelle ca- vità degli alberi o sotto la loro corteccia semislaccata, nei giardini e negli orti, nei piccoli valloni ombreggiali, sotto le pietre e le foglie putride ammucchiate, ec. — Alt. 8 0 ? — Disp. Tcrr. Min.
Micaschisti e steaschisli; calcare; ciottoli ainfibolici, quarzosi, ec. Humus. - Gcol. R. met. ; dep. trias, c lias.; terr. all. o di trasporlo. Fitol. Gelsi, vigneti, grano turco c saraceno, noci, castagni, ulivi, ontani, salci.
Osservaz. — Le Silfo, i Carabi, il Cychrus italicus (e in gene- rale gli inselli coleòtteri carnivori i più grossi) sono i nemici più (ieri che dànno la caccia a questa specie di Limar.
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Fam. II. COLIMACEA
(Colimacés - Lamarck, 1812.)
Gen. Vitrina.
(Vitrina, Draparnaud - Tableau iles Mollusques , 1801.)
1. Vitrititi brevi».
Uelicolimax brevis, Fórussac - Tabi. System; et Ilist. Moli., 1821, pi. IX, ftg. 2. Vitrina elongata, Drap., p. I,. Pfeifler - Monogr. Ilelic. viv. Il, 1848. — Stabile, loco citalo, 1845, pag. 21 ( Viti- . elongata).
Loc. Al mulino del Cavallino presso Caprino; a Viganello, Pregas- sona, Cadrò, ec. Brè. — Dim. Sotto le pietre e nelle piccole cavità naturali delle medesime, nei luoghi ombreggiati, aspersi dall’acqua; sotto le foglie bagnate al piede degli alberi. — sJlt. 280-K00m. — Disp. **, — Terr. Min. Calcare grigiastro. - Geol. - Lias. -
Fitol. Castagni e noci.
Osserv. — Associalo alle Pupa Ferrarii e pagotlula, all ’ II. obvoluta. Più copiosa, sebbene non abbondante, nei mesi di settembre ed ot- tobre. Nel territorio di Legnano (provincia di Milano) l’ho raccolta in discreta quantità anche sul finire di novembre.
Gen. Succinea.
( Succinea , Draparnaud - Tableau des Mollusq., 1801, pag. 32-35.)
1. Succiateti Pfeiffet'i.
Jtelix angusta ?, Studer - Faunul. Ilelvet. in Cove: Travels of Swilzerland. Tom. Ili, 1796 (senza caratt. )
Tapada succinea?, Studer - Kurz. Yerzeichniss. der Sckweiz. Conch.; in Gàrtner’s n a- turwiss. Anzeig. 3. Jarg. XI, undXU, 1820, pag. 86, Bern.
Amphibulina putris, var. fulva?, Hartmann - in Slurm: Deulschl. Fauna; VI, 8, fig. 6 (poco caratt.) 1821.
Succinea Ffcifferi, Rossmàssler - Icon. der Land und Siisswass. Moli., I, 1853, pag. 92, pi. 2, fìg. 46. — Moquin Tandon: Ilist. nat .Muli. terr. et fi. de la France, Tom. II, 1855, pag. 61, pi. VII, fig. 23 24.
Mct. a) Mediolanensis, Villa - Calai. Moli. Lombai-d , 1844, pag. 5. — Testa mi- nore, tenui, succinea; spira sursum breviuscula, anfraclibus convcxiusculis , apicali minuto; ultimo, scope, inlerruplo el, tenuiusculo continuato, magis oblique spirato, ideoque columella subarcuala, apcrluraque subovaia.
— fi) Pulchra, milii. — Testa minore, soluliuscula, in dorso sulcalula; spira sursum breviuscula, anfract. convcxiusculis, apicali minuto : apertura subovata, intus sericino-subalbescenli.
Loc. Vicinanze di Lugano, Sorengo , ec., rive del lago di Muz- zano, ec. — Dim. Luoghi paludosi od umidi, aderente ai giunchi,
HO
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
alle^pietre, cc. — All. 280-550™. — Disp. **, -j-. — Terr. Min. Roccie quarzose, amfiboliche, humus. - Geo/. Terr. t r . ; dep. ree. - Fitol. Noci, castagni, ontani, salci, felci, giunchi.
2. Sttcciièea obiottgtt.
llelix elongala, Studer - Faunula Helvet., in Coxe : Trav. of Switzerland. Ili , 1789 (senza caratteri).
S uccinea oblonga, Drap. - Tabi. Moli., 1801; et Ilist. Moli., 1805, pi. Ili, fig. 24-25. - Férussac. - ìlist. Moli. pi. 11. tig. 1. 2.
Tapada oblonga, Studer - Kurs. Verzeichniss., 1820.
Amphibina elongata , Hartmann - System. Gaslerop., 1821. — Stabile - loco citalo; pag. 20, fig. 1. (Succ. obi.).
Loc. Vallecula di Montarina presso Lugano, Viganello, Pazzali- no, ec. — Dim. Sotto le pietre, aderente al gambo delle felci, nei luoghi ombreggiati, solitari, boschivi. — A lt. 520m? — Disp. *% -{-. — Terr. Min. R. quarzose, amfibol.; micaschisti; calcare. - Geol. Terr. Ir.; r. metani.; lias. - Fitol. Castagni, noci, felci.
Gcn. donile*.
( Zoniles , Monitori - Conchyol. System. Coq., 11, 1810.)
1. Zottites fuìvtt».
Hclix fulva, Miiller - Verni. Ilist. Il, 1774, pag. 56 — Draparnaud - Ilist. Moli., 1805, pi. VII, flg. 12-13.
— trochifonnis , Montagu - Test, brit., 1803, pi. Il, lìg. 9.
Loc. Colline intorno a Lugano; Muzzano, Agra, Gentilino, ec. — Dim. Sotto le pietre ammucchiate, anche in posizioni soleggiate. — • Alt. 500m? — Disp. *, -{-. — Terr. Min. Quarzo, granito, mica- schisto, amfibolili. - Geol. R. crist. e metani.; terr. di trasporto. - Fitol. Castagni, noci, frumento, grano saraceno, felci.
Oss. — Finora non ho trovato in posizione elevata questa specie nel territorio di Lugano ; V ho però raccolta nella Svizzera e nelle Alpi Graje persino ad una elevatezza di 1600™ e più, ed esemplari più grandi di quelli della pianura.
2. ZnnitoH Étiiifittft.
llelix nitida, Miiller - Verni. Ilist., loc. ci t.
— succinea, Studer - Fammi. Helvet , loc. cit.; non Miiller.
— lucida, Drap. - Ilist. Moli , 1805, pi. Vili. tìg. 1112; non Drap., - Tabi. Moli., 1801.
Stabile - loco cit., pag. 30, flg. 17. (llelix lucida.).
Loc.. Le piccolo vailette di Tassino ed altre; alture di Sorengo. — Dim. Posizione umida al piede dei vecchi muri campestri, sotto le
SEDUTA DEI, 120 MARZO 18B9.
Ut
pietre, le foglie, la corteccia degli alberi morti o fracidi, ec. — Alt. 280-580111. — Disp. *, -j-, — Terr. Min. R-. quarz., amfib.; micasch. - Geol. Terr. tr.; r. metani, - Fitol. Noci, gelsi, castani, salci.
Oss. — Si riscontra col Bulimus s u bey linci ricus , colla Pupa dilu- cida j colla Fertigo pygmcea.
5. fiottile# cellari u».
llelix cellaria, Miiller - Verni. Hist. II, 1774, pag. 28, n. 130.
— lucida. Montagli - Test. Brìi., 1803 , non Drap., nec. Studer. — Stabile - loco
cit. , pag. 30, fig. 18 (un pò troppo ingrandita). ìlei, cellaria, exclus. synonim.
Van. /3) Eugyrus, mihi (1). — Vedi le Note e le Diagnosi che seguono dopo il presente prospetto.
Loc. Dapertutto. — Dhu. Nelle grotte e cantine umide ; luoghi ombreggiati, umidi; nascosto nel terriccio dei vecchi alberi, nei buchi dei muri campestri, sotto i rottami dei vecchi muri, diroccali, al piede di alcune siepi. — Alt. 280-3B0m. — Disp. **, —
Terr. Min. R. crist. ; micasch.; dolomia, calcare in genere; tufo. Humus. - Geol. Terr. alluv. o di tr.; r. metani., trias, lias, depositi recenti e contempor. - Fitol. Castagni, noci, faggi, gelsi, mais, vigneti, ulivi.
Oss. — Questa specie abbastanza sparsa e, in alcune località, an- che copiosa, si fa molto rara, anzi scompare quasi del tutto, nel vi- cinissimo Milanese, dove al contrario è ovvia la specie seguente.
4. fotti! e s Incititi#.
llelix lucida, Draparnaud - Tableau des Mollusq., 1801; non Drap. - Hist. Moli., 1803 ; nac Montagu.
— nitida, Draparnaud - Hist. Moli., 1805, pag. 117, pi. Vili, fìg. 23-25. llelieella Draparnaldi, Back - Ind. Moli., 1837.
Loc. Presso Lugano. — Dim. Come il precedente. — Alt. 280m? — Disp. », f .
B. fiottile # striatala#.
llelix nitidula, var. Drap. - Hist. Moli., 1805, pag. 117, pi. Vili, tìg. ? 1 -22.
— strialula, Gray - Nalur. arrang. Moli., XV, 1821 ; non Dinne.
— radiatula, Alder - Calai, of thè Land, and Fresie. Moli., I; 1830.
Loc. Vallette di Loreto ed altre. — Dim. Sotto le pietre nei luoghi freschi, ombreggiati , umidi. — Alt. 300m. — Disp. *?; rarissimo,
10
Questo Prospetto era già sotto i torchj quando mi venne a cognizione che il mio Zonitcs cugyrns è il Z. Villa: , Mortillet ( HcJix ).
SEDUTA DEL 20 MARZO 1839.
1/(2
forse a cagione della sua piccolezza. — Terr. Min. Micaschisti; r. crisi, in genere. - Geol. R. met. ; t. tr. - Fitol. Castagni.
Oss. — Nelle vicinanze di Legnano (a 3 leghe da Milano) ho rac- coltoquesta specie anche al line di novembre; qua e là sotto i grossi ciottoli quarzosi ed amfibolici, al piede dei muri campestri,, in situa- zione umida e riparata dal sole ; ed anche celato sotto le umettate fogliette delle robinie sul pendio dei rialzi di terreno lungo le stra- dicciuole campestri; insieme alla Vilrina pellucida , Miiller.
6. Xoaites (Staff fiatate».
Ilelix crystallina , var. fi Drap. - Hist. Moli, 1805, pi. Vili, Ilg. 18.
— diaphana, Studer - Kurz. Yerzeichn., 1820; non Poirct.
— Ityalina?, Ferussac - Tabi. System., 1822, pag. 45; el Rossmassler: Iconogr.
d. I.and. u. S. W. Moli. Vili, 1838, pi. 39, (ìg. 530. — Slabile; - loco cil., p. 29 [Ilei, crystallina, ex errori.').
Loc. Yallecula di Tassino, Loreto, cc. — Dim. Sotto le pietre umettate, anzi bagnate, nei piccoli c romiti vallóni, dove scorra un ruscello. — All. 290m. — Disp. *, Isolato o tuli’ al più due indi- vidui o tre non mollo distanti fra loro. — Terr. Min. R. crisi.; mi- raseli. - Geni. Terr. alluv.; r. metani. - FU. Castagni.
Oss. — Suoi compagni di dimora sono: la P. pagodula , V Acme lineata. In maggio, seti. ott.
Gen. Heliv
( Ilelix (emendai.), I.inné - System. Nat. edit. X. I. 1758, pag. 768.)
t • iteli oc | tytftiuva.
Helix minula, Studer - Faunul. Helvet. in Cove: Trav. o f Swilz. Ili; 1789 (senza carati.).
— pygmcea, Draparnaud - Tabi. Moli, 1801 ; et Ilisl. Moli, 1805, pi. Vili, Ilg. 8-10.
Loc. Casolare di Pugerna sul monte Caprino. — Dim. Nelle cavità di una pietra cellulare e quasi spongosa. Raccolta in settembre. — Alt. 580m. — Disp.ì , -j-. Assai rara, forse a cagione della sua pic- colezza estrema. — Tcrr. Mincr. R. quarz., amfib.; calcare. - Geol. R. crist.; lias. - Fitol. Castagni, ciliegi , felci:
Oss. — Trovala da me anche nella provincia di Milano (Legnano) sotto Io pietre cristalline, alla fino di novembre; quasi isolata.
SEDUTA DEL 20 MARZO 1889.
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2. Iteli jc vupeslris.
Helix rupestris, Studer - Faunul. Helv., etc., 1789 (senza carati.).
— rupestris , Drap. - Tabi. Moli., 1801.
Mutatio oc). Rupicola, milii (2) - Fauna Elvet., Condì. Lugan., etc., pag. 31, flg. 19, - (Ilei, rupestris, Drap. - Hist. Moli., 1805, pi. VII. flg. 7-9).
— /3). Sudatili* Hartmann (3) - System. Gasleropod., 1821, pag. 52. — (Nel.
spinila. Villa - Dispos ■ System. Condì., 1841).
Loc. Muricciuoli campestri nei dintorni di Massagno , fabbricati con un misto di pietre cristalline e calcaree; monte S. Salvatore, sponde orientali del .lago. — Bini. Nascosto fra le erbe , e specialmente nei ciuffetti del capilvenere volgare ( Adianthus Capilv.) sui muri a secco; sulle roccie in situazione soleggiata. — Alt. 500-800m. — Bisp. ***, -J — j — j-. — Terr. Min. R. cristall.; micasch.; calcare (in ge- nere). - Geol. Terr. Ir., r. metani.; dolomia triasica , lias, cementi calcarei artif. - Fitol. Gelsi, fichi, vigneti, mais, castagni, ulivi.
Oss. — Incoia più delle roccie cristalline che calcaree. Nelle Alpi Lepontine raccogliesi sui gneis.
3. Mieli oc valutatala.
Helix rotunclala, Miiller - Verni. Hist. II, 1774; et Drnparnaud, Hist. Moli., 4805, pi. Vili, flg. 4-7. — Stabile - loco cit., pag. 27, fig. 42.
Anomalia — Albina.
Loc. Dapertutto. — Bini. Sotto le pietre , le corteccie staccate degli alberi, le assicelle abbandonate, i rottami di fabbrica a ce- mento calcareo; al piede dei muri campestri , anche nei giardini; nella terra vegetale al piede degli alberi, ec. — Alt. 280-400m. — Bisp. ***, — Terr. Mincr. R. crist. ; calcare in genere - Geol.
Terr. tr., dolomia trias., lias, tufo e cementi artificiali (depos. recenti). - Fitol. Castagni, ontani, salci, viti, mais, ec.
Oss. — In compagnia colla Clausilia plicatula , qualche volta an- che colla Cl. Strobeli; coll ’ Hel. pulcliclla , ec. L’ unico esemplare albino unicoloro l’ho trovato nelle vicinanze della chiesa di Casta- gnola.
144
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
4. iteli* p j»ttlciielltt.
llclix pulchella , Drapa maini - Tubi. Muli., 1801 , pag. 90.
Var. a). Costata, Muller - Verni, llist. II, 1774, pag. 31 ( Ilei, pulchella, var. oc.
Drap. - Hist. Muli., 1805, pi. VII, ilg. 30-32). — Stabile -luco cit,, pag. 29. fig. 13, a sinistra.
— ,3). Inornata , mihi - luco cit., pag. 29, fig. 15 a destra (Ilei, pulchella, Muller - loco cit. — Ilei., pulchella, var. |3. Drap. - loco cit., fig. 33-34).
Loc. Nelle vicinanze stesse di Lugano. — Dirti. Ai piedi dei muri campestri a cemento calcare, sotto i rottami dei vecchi muri cadenti, sotto le tegole e altri frammenti da fabbrica. — Alt. 290-500™? — Disp. **, — Terr. Miner. Calcare in genere; liticaseli. - Geol. IL
metani.; calcare artif. (depos. recenti). - Fitol. Verzure nelle orta- glie, gelsi.
Oss. — L’elemento mineralogico influente sulla natura del mol- lusco in discorso pare non sia già la roccia che costituisce il terreno, sibbene il calcare accidentale, mancando il quale, scomparirebbe as- sai probabilmente anche il mollusco.
8. iteliac ntegifjyva (4).
Jlelix angigyra, Ziegler - in Rossmassler: Iconogr. L. und S. Moli, I, 1835, pag. 70, lig. 21*. — Stabile - loco cit., pag. 21 , fig. 11.
Loc. Castagnola, Pazzallo , Cadrò. — Dim. Sui vecchi muri cam- pestri, specialmente dove abbondi l’édera; sotto le pietre nei luo- ghi ombreggiati, umidi; sotto le corleccie degli alberi (raro). — Alt. 500-320™. — Disp. ***, — Terr. Calcare. - Geol. Lias. -
Fitol. Castagni, noci, gelsi, vigneti, edera.
Oss. — Amico inseparabile della Papa trilicum, ec. (sull’edera); associato alle P. parjodula c triticum, al Pornatias septeinspiralis sotto le pietre o ceppi a conglomeralo eterogeneo formanti cavità, oppor- tuno rifugio prediletto dal mollusco.
0. ite Hoc ttbvoluta.
Jlelix oboolula, Multar - Verni. Hist. II, 1774 , pag. 27, — Draparnaud - Hist. Muli., 1805, pi. VII, fig. 27-28. — Stabile - loco cit., p. 26, fig. 10.
Loc. Piccoli valloni di Loreto, sulle sponde del torrente Cassone, al Cavallino, ec. — Ditti. Sotto le pietre, le assicelle putride, in situazioni fresche , ombrose , romantiche. — Alt. 290-390.’" — -
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
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Dispcrs. -j-. — Terr. Miner. Micasch.; calcare. - Geol. R. metani.; lias. - Fitol. Castagni, noci.
Oss. — Niente comune. Convive col Pom. septemsp., colle P. Fer- rara e pagodula e colla Claus. lineolata. — Epifragma bianchissimo un po’ internato nell’apertura. Piccoli in numero di 4-5. Questa spe- cie raccogliesi non rara sui muricciuoli (r. cristall.) che fiancheg- giano le rive occid. ed orient. del Verbano (Magadino, Belgirale , Stresa, cc.)
7. iteli x ttatsSilifovtttis (5).
Bvepa nonstoma (subgen. Helicocycla) nauliliformis, Porro - in Bibliot. Hai. , t. LXXXll, Milano, 1836.
Vrcpanosloma nauliliformis , Porro - in Magasin de Zool. par Guérin; CI. V, Paris, 1830, pi. 71. Et Malacol. Comasca, 1838, pag. 23, pi. 1, lìg.-S..— Sta- bile - loco cil., pag. 33, lìg. 23 et 20 (Drep. nauliiifonne).
Loc. Vallécule e seni ombrosi (Tassino, Monlarina, Cadrò, Ruggito, Muzzano, Manno, ec.). — Dim. Sotto le scheggie di legno e le pie- tre, in situazione solitaria, romantica, non esposta al sole. Colle Pape Ferrarii e pctgodula e col Pom. septemsp. ■ — Alt. 290-600™. — Disp. ***, — Terr. Mia. Micasch., calcare grigiastro. - Geol. R.
metani., lias. - Fitol. Noci c castagni.
Oss. — Ilo trovato questa bella specie anche nella Valle Anzasca e superiore Valle Maccugnaga al piede merid. del Monte Rosa (600-1400™!); come pure sulle sponde occidentali del lago Mag- giore (Slresa-Baveno ; 200™. ) (* *). Il sig. Antonio Villa (cliiar. natur. milanese) l’ha rinvenuta in diverse località della prov. di Como (Pel- lio, Gornate); e recentemente il sig. conte Carlo Arborio Mella mi faceva dono di alcuni esemplari da lui stesso raccolti sulle colline di Viverone nella prov. d'.Ivrea in Piemonte.
8. iteli x ditata.
Helix ciliata, Venetz - in Studer: Verzciclin., 1820, pag. 86. — Rossmàssler : Icon.
L. u. S. M. Vili, 1838, pi. 31, fìg. 430. — Slabi Io - loco citalo, pag. 32, fig. 21.
Loc. Alture intorno a Lugano; Castagnola, Cadrò, Brò, ec. — Dim. Sui muri a secco fabbricali con pietre calcaree; sotto le
(*) Vedi alcuni cenni sull’ Hel. nauliliformis da me inseriti negli Atti della Soc.
Elvct. di Se. A'atur. pag. 30; Porrentruy , 1853.
14G SEDUTA DEL 20 MANZO 1889.
pietre e i rottami ammonticchiati di muro cementalo e sparsi qua e là, formanti delle cavità e dei nascondigli riparati dal sole, freschi ed umidi. — Alt. 500-700111. — Dispers. **, — Terr. Min.
Calcare, tufo, cemento artilìciale. - Geol. R. metani, (non influenti però), lias, dep. ree. - Fitol. Castagni, noci, ciliegi, vigneti, mais.
9- Meline denteata.
ìlelix aculeata, Mùller - Verni. IUst. II, 1774, pag. 81. — Draparnaud - Ilist. Moli., 1805 , pi. VII, (ig. 10-11. — Stabile - loco cit., p. 31, fig 20.
Loc. Lungo la strada da Lugano a Vezia, presso Vezia, Manno, ec. — Dim. Sotto le pietre nei luoghi ombrosi, umidi e freschi, per lo più nel seno delle piccole valli; anche al piede di qualche cespuglio ben riparato dal sole e umettato. — Alt. 500-350111. — Disp. **, -{*. Assai raro; trovasi in maggio, settembre, ottobre. — Terr. Min. Ciottoli quarzosi, micaschisti. - Geol. R. crislall. e metamorfiche. - Fitol. Castagneti, ontani, qualche quercia.
Oss. — Nella più volle citata località di Legnano 1’ ho raccolto anche verso la fine di novembre (R. crist., terr. alluv.)
1 0. Meline incarnata.
iklix incarnata, Mùller - Verm. llist., II, 1774; et Drap. - Uist. Moli., 1803, pag. 100, pi. VI, fig. 30. — Stabile - loco cit., pag. 23, fig. 5.
Mut. f3) Armata, mihi (6) - Fauna Elvet. - loco cit. pag. 35. Hel. monodon. Villa, non Férussac (fig. 22 mala).
Loc. Al mulino del Cavallino al piede del monte Caprino. — Dim. Sotto le foglie putride ammonticchiate, o sotto le pietre c le assi- celle sparse qua e là sul suolo asperso dai copiosi spruzzi d’acqua cadenti dagli acquedutli posticci ad uso del mulino. Si arrampica an- che sul tronco di qualche albero. Suoi compagni di dimora sono : la Filr. brevis (rara), le Clans. Strobeli e lineolata. La mutazione p è frammista alla specie. — Alt. 280m. — Disp. *, — Terr.
Min. Calcare grigiastro. - Geol. Lias. - Fitol. Noci.
Oss. — 1 nostri esemplari sono alquanto più piccoli della figura data da Draparnaud.
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
1/(7
1 1 • Helix slvigella»
Helix slrigella, Drap. - Tabi. Moli., 1801, pag. 84; et Hist. Moli., 1805, pi. VII, fig. 1-2. Stabile - loco citato, pag. 25, lig. 8.
Mut. ,3 Minor (7) - Stabile - loco cit., pag. 25, fig. 9. H. striolata, C. PfeifTer (ex errore).
Loc. Allure di Castagnola, Pa zzali no , ec. — Dim. Al piede dei muri campestri ( cementali ) sui quali aggirasi dopo le pioggie , sotto le siepi, nei campi coltivali esposti al sole (ronchi). — Alt. 280-400m — Disp. **, -J-. — Terr. Min . Calcare, micaschisti, humus. - Geol. Lias, cale, arlific. (dep. ree.), r. metani. - Filol. Ulivi, vigneti, gelsi, fichi, grano turco, mais, frumento, ec.
Oss. — Nei ronchi riscontrasi co WHel. unifascìata e colla Pupa triticum ; sui muri cementati esposti al sole passeggia col Bulimus tridens e quadridens.
12. Helix efsvlfoMgtèaBta.
Helix carlhusiana, Muller - Feri». Hist. 11, 1774; non Drap.
— carthusianella, Draparnaud - Tabi. Muli., 1801 — Rossmassler, lcon. L. u. S. M., VI, 1837 , pi. 27, flg. 366, c. d. — Stabile - loco cit., pag. 24, fig. 6, a sinistra. Mut. fi Lcucoloma, mihi (8) - loco cit, fig. 6, a destra.
Loc. Daperlutto. La mutazione P fra Lugano e Castagnola. — Dim. Campi coltivati (ronchi), nei prati. — Alt. 300m. — Disp. ***, —
Terr. Min. R. crisi., micasch., humus, calcare. - Geol. T. trasp., r. metani., lias, trias, dep. ree. - Fitol. Ontani (nei prati), gelsi, castagni, vigneti, ulivi, mais, ec., tabacco.
Oss. — Per la mutaz. ,8. R. met., humus.
13. flefix itnifasciala.
Helix unifasciala , Poirut - Co q. firn, et terr. de l'Aisne, ec. Paris - Prode omc, avril, 1801. Mut. c/.) Candidili». Sluder - System. Verzeichn, 1820, pag. 87; non Michaud (minor, unicolor vel fnscofasciala) — Rossmiissler: lcon. VI, 1837, pi. 26, f. 350. Stabile - loco cit., pag. 25, fig. 7, b. a destra.
Loc. Daperlutto. — Dim. Campi coltivali, zolle erbose (ronchi), muri cementati di fresco. — Alt. 290-6001'1. — Disp. *’*■) Ì"H'- — Terr. Min. Calcare in genere. - Geol. Trias e lias (cale, arlific. e dep. ree. Roceie subordinale: terr. trasp. c metani.) - Filol. Gelsi, vigneti, frumento e segale, mais, fichi, ciliegi, tabacco.
SEDUTA DEL 20 MANZO 1859.
148
14. Helijr ttettt oratiti.
Helix nemoralis, Linné - System. Nalur. Edit. X. I. 1758, pag. 773. — Stabile * loco cit., pag. 22 23 , fig. A.
Mut. j3) Lcucosloma, mihi (9) - loc. cit. •Varietà di colore: d. »
— y) Pudica, mihi (10).
Loc. Dapertutto. Le mutazioni p e y a Suviana , nella parie infe- riore del monte Brè. — Dim. Sui muricciuoli campestri e sugli ar- busti; nei giardini, negli orli e nei campi. — - All. 280-600™. Le mutazioni 540m. — Disp. ***, Le imitazioni *, -J-. — Terr. Min. Granito, melafiro, r. crist. (in genere), micasch. , dolomia, calcare. - Gcol. R. ignee, metani., trias, lias, terr. di trasporto. Pel- le mutazioni r. crist. e calcaree. - Fitol. Vigneti, castagni, sambuco, biancospini, ec.
Oss. — Finora non ho riscontrato veruna anomalia degna di con- siderazione. Un esemplare vivente perfetto (flava, unicolore, pensio- niate brunneo) sinistrorso io raccolsi a pochi passi fuori della Porta Ticinese a Milano nel 1850.
15. Helia? ftotnatia.
Helix pomatiu , Linné - System. Nalur. 1758, pag. 771.
Mut. a) vulgaris. mihi (11) - Fauna Elvel., loco cit. pag. 22, lig. 3, a sinistra.
— |3) Salvatoricnsis , mihi (12) - loco cit. fig. 3, a destra.
Anom. sinistrorsa, obsolete 4 fasciala — Rossmiissler - Iconogr. d. L. u. S. M., 1833; 1. pi. 1 , fig. 2.
Loc. Dapertutto. La mutazione [1 al piede dei cespugli alle falde del monte S. Salvatore (dolomia trias.) nelle vicinanze dell’antica cappella di s. Martino (rara). L’ unico esemplare sinistrorso fu ritrovato in un campo coltivalo (terr. trasp. ) nel territorio di Vezia (1855). — Dim. Campi coltivati , fianchi delle montagne coperti da boscaglie e cespugli, giardini. — Alt. 290-800™ e più. — Disp. **% -fff. — Terr. Min. Granito, micaschisti, conglomerato rosso, dolomia, cal- care, ciottoli quarz. amfib. e terra vegetale. - Geol. R. crist. e metani., verrucano, dolomia trias., lias, terr. trasp. - Fitol. Castagni, vigneti, faggi, verzure comestibili negli orli della città.
Oss. — Al Dazio Grande in Valle Leventina (950m) trovansi bel- lissimi esemplari d Ilei. pomatia a guscio piuttosto solido, biancastro, di grandezza sopra la media, coll’animale bianco-giallastro. Vive nei prati circonvicini (dolomite saccaroide, r. crist. trasportate dai tor- renti).
SEDUTA DEL 20 MARZO 18 li 9.
U 9
10. Beline Mjuyanensis (13).
Hellx luganensis, Schintz - in Charpentier: Cat. Moli. Suiss., 1837, pag. 8.
— cingulata ( partim), Studer - System. Yerzeich. der Schweizer conch. , Bern, 1820;
in Gàrtner's nalurwiss. Anzeig. 3 Jarg. n. XI et XIL, pag. 87. — Férussac: Ilist. moli. pag. 31 , pi. G8, lig. S-C.
— Presili, F. Schmidt, var. luganensis, Schinfz ; — in Strobel P.: Essai dune di-
striò, orogr. geogr. Moli. terr. Lombardi, (in : Memor. Acad. Se. di Torino, Serie II, Tom. XVIII, 1837.) — Slabile - Fauna Eie., loco cit. pag. 28 , lig. 13. (H. cingulata).
3/ut. £) Philippi-Mariao, inibì (li).
— y) Viglczia, m. (18).
— o) Augustinia. m. (16).
Anom. Anfractu ullimo inlerrupto et continualo, fascia, extus, vix apparente; anfract. vero prrecedentes, normalcs, fasciati.
Loc. — Dintorni di Lugano, al piede seltenlr. del monte S. Sal- vatore (Sorengo, al-Paradiso, strada a Pazzallo, ec.), nella vicina Val Solda (Lombardia) all’est del lago. — Dim. Sui muri campestri cementati o non cementati ma formali da pietre calcaree, sui muri di qualche giardino anche nell’interno della città, sulle roccie stratifi- cate del S. Salvatore (rarissima); stratificate e non stratificate all’im- boccatura della limitrofa Val-Solda (piu comune). — Alt. 280-380m. — Disp. **, — Terr. Min. Calcare in genere. - Geol. Lias (?)
all’est, trias al S. Salvatore, cale, artif. — Al nord, il terreno sub- ordinato ai muri cementati è formato da micaschisti e roccie di trasporto, ma non esso può influire sul mollusco, o ben poco, bensì il calcare accidentale od artificiale. -Fitol. Gelsi, vigneti, fichi, mais, ec.
Gen. Bulimiii.
(Bulimus (emendai.), Scopoli - Introd. ad Itisi, nat., 1777, pag. 392.)
1. Bulimus o&scurus.
Helix obscura, Mùller - Verni. Ilist. II. 1774, pag. 103.
Bulimus obscurus , Drap. - Tabi. Moli, 1801; non Poiret — Drap. Ilist. Moli. pi. IV, lig. 23; 1803 — Stabile - loco cit., pag. 33, lig. 23.
Loc. Alture intorno a Lugano. — Dim. Sui vecchi muri campestri coperti da muschi, licheni e altri vegetabili murfcoli in posizione umida ed ombreggiala. — Alt. 500m? — Disp. *, -j*. — Terr. Min. R. crist., micasch. - Geol. Terr. alluv. o di trasp., r. melam. - Fitol. Noci, gelsi, vigneti, capilvencri , edera.
ISO
SEDUTA DEL 20 MAttZO 1859.
2. fitti ita u# ti'itlens.
llelix tridens, Muller - Verna. Ilist. II. 1774, pag. 106.
Bulimus tridens, Bruguière - Enciclop. method., Vers. Il, 1792, pag. 330.
Pupa tridens, Draparnaud - Tabi. Moli. 1801; el Ilist. Moli. 1805, pag. 67, pi. 3, (Ig. 57. Bui. variedenlatus , Hartmann - in Sturili : Deulschl. Fauna, part. VI , VII , pi. 8; 1823 4 Stabile - loco cit. pag. 38, lig. 33 - ( Torquilla tridens).
Loc. Castagnola, Pazzalino, ec. — Dim. Nascosto fra le erbe, esce in tempo di pioggia a passeggiare sui muri campestri costruiti con pietre calcaree o intonacali da cemento. Situazione aperta e soleg- giata. — Alt. 500-4 00m? — Disp. *, f. — Terr. Min. R. crist. , micasch., cemento calcare. - Geol. Terr. trasp., r. met., cale, arlific., dep. recente. - Fitol. Vigneti, fichi , gelsi, frumento, mais, ec.
5. Jlttliittus t/ttatf ritiene.
llelix quadridens , Muller - Verni. Ilist. II. 1774, p. 107.
Pupa quadridens, Drap. - Tabi. Moli. 1801; et Ilist. Moli. 1805, pag. 67, pi. 4, fig. 3. Stabile - loco cit., pag. 39, fig. 34. (Torq. quadridens).
Col precedente, del quale è molto più raro. Anche su queste due specie l’influenza principale, o “forse totale, sembra esercitarsi dalla presenza accidentale del calcare.
4. Jlttìitntts sttbcffUtttlricus.
llelix subeylindrica, Linné - System. Nalur., Edit. XII; 1767; non Monlagu.
— lubrica, Muller - Verm. Ilist. II. 1774, pag. 104.
Bulimus lubricus, Bruguière - Encyclop. mèthod. Vers. 1 , 1789.
Cochlicopa lubrica. Bisso - Ilist. nalur., Europ. merid. IV, 1826, pag. 80.
Aehatina lubrica, Menke - Syn. Moli. 1830, pag. 29.
Columna lubrica, De Crist. et Jan - Catalog . ; 1832.
Férussacia subeylindrica, Bourguignat - Aménités Malacci, in Bérne et Mag. Zoo!., par Guérin; Juillet 1856 — Stabile - loco cit., pag. 34, fig. 24 (Columna lu- brica. )
Loc. Alture intorno a Lugano (Sorengo, valletta di Tassino, ec.) — Diin. Sotto le pietre, i pezzi di legno fracido , ec. in situazione umida, anche lunghesso i rigagnoli. — Alt. 280m? — Disp. **, -j-. — Terr. Min. R. quarz. ed amfibol. micasch. - Geol. R. cristallino in genere, r. metani. - Fitol. Noci, castagni, giunchi.
Oss. — Trovai questa specie nell’ alpina valle di Rcdrctto in un boschetto di ontani sul le sponde del Ticino (I200m).
SEDUTA DEL 20 MARZO 1889.
181
Gen. Cacci I Saltella O.
( Cacti ianella , Bourguignat - Amènités Malacol. in: Retate et Magai. Zoul. par Gut'rin;
Aoùt 1856; § L. (emendazione di Ccecilioides, Férussac - Teste Blainville in: Did. se. nat. T. VII, 1817, pag. 332).
Bulimus (partim) — Achatina (part.) — Cionella (part.) — Collimila (pari.) — Po- lyphemus (part.) — Glandina (part.) quorund. aut.
Acicula, Risso - Hist. nat. Europ. merid., Tom. IV, 1826, pag. 81: non Hartmann. Sira (part.) Ad. Schmidt.
1 • C’teciliunella acicuioities.
Calunnia aciculoides , Jan - Mantissa, 1832.
Polyphemus aciculoid., Villa — Disp. System, Conch.; 1841.
Achatina aciculoid., L. PfeifTer - Monogr. llelic. rio.. Il, 1848.
Ciecilianella aciculoid., Bourguignat - Amènités Malacol. in llecue et Magas. Zool. par Guerin, Janvier, 1857 pag. 14, pi. I, lig. 5 e 6.
Loc. Vicinanze di Castagnola all’ est di Lugano. — Dim. Le spo- glie o gusci vuoti trovansi sotto terra fra le radichette delle erbe al piede di un inuricciuolo campestre cementato. — Alt. 530m circa. — Disp. *?, — Terr. Min. Micasch., calcare (cemento). - Geol. R.
metani., depos. recente e accidentale. - Filol. Ulivi, gelsi, vigneti.
2. Caiciliiinellt * LiesviHei.
Bulimus acicula, Bruguière - Encycl. méthod. Vers , 1779, part. I, pag. 311; non Stu- der; nec Bucc. acic., Miiller ( referente Bourguignat).
Achatina acicula, Lamarck - Anim. sans veri. 1822, tom. VI, part. II, pag. 133; non Rossmassler (referente Bourg. )
— acicula, plur. autor.
Ccecilianella Liesvillei, Borguignat. - Amènités Malacol. in : Guerin - Tìmie et Mag. Zool.t Aoùt, 1856; § L. pag. 385, pi. 12, flg. 6-8.
Loc. Colla specie precedente — Disp. *?, -{-?
Gen. Clausilna.
( Clausilia , Draparnaud - Hist. Moli., 1805, pag. 24.)
1. Clausilin ftlùn/t u# /alata.
Clausilia albogull alala (partim), Wagner - in Chemuitz: Neue System. Conch. Cab.; XII, 1829, pari. I, pag. 191.
— albopustulala , De Cristofuris et Jan - Mantissa, 1832.
— albogultul., Wagner ; var. longobardica, L. PfeifTer - Symbol. Helic. 1844-1846.
Stabile - loco cit., pag. 4) , fig. 38 a sinistra ( Cl . albopust.)
Mut. /3) Agrcahilis, m i Ili (17) - loco cit., fìg. 38, a destra.
Anom. Bis toma. — Ore altero imperfeclo et monstr., in anfractu ultimo, iusirucla; mar- gine externo Clausilii parietem columellarem riformante.
Loc. Dapertulto. — - Dim. Sui muri campestri costruiti in lutto o
in parte con sassi calcarei, sotto le pietre e la corteccia degli alberi,
(’) Ccecilia = casca. Animale cieco, presentando all’estremità dei tentoni superiori, invece del globuletto oculare, una piccola depressione anulare liscia.
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
sui tronchi degli alberi stessi ; esce copiosa durante e subito dopo le pioggie. — Alt. 280 600111 e più. — Disp. ***, — Terr.
Min. Granili, gneis, micasch. calcare in genere. - Geol. R. crist., lerr. di trasp., r. nielain., dolomia triasica, lias, tufo. - Filai- Noci, castagni, vigneti, gelsi, frumento, segale, mais, ec.
2. Cltiusiliti dubiti»
Clausilia dubia, Diaparnaud - Itisi. Muli, 1803, pag. 70; (fìg. poco caratt.) — Ross- massler - Iconogr. Vili, 1838, pag. 23, pi. 34, fig. 479 — Stabile - loco citato, pag. 4-2, fig. 39 (CA. rugosa, Drap, ex errore).
Loc. Monte Brè. — Dim. Sotto le pietre al piede degli alberi o di qualche muricciuolo silvestre, isolato; in posizione ombreggiata, e talvolta anche esposta al sole. — Alt. G00-700m. — Disp. *, *{-. — Terr. Min. Calcare. - Geol. Lias. - Fitol. Noci, faggi, castagni.
5. Citatisi fin Slrobeli (18).
Clausilia tumida, Stabile - Fauna Etvet., Condì, terr. c fluv. Luganese , loc. cit. 1843. pag. 43, fig. 41 (mala). Non Ziegler, nec alior.
— Strobel, Porro - in Strobel: Note Malacol. Val Brembana , 1851.
— Slabilei , Charpentier - Essai d'une classif. natur. des Clausilies; in Petit de la
Sauss. Journ. Conch. Ili, 1832, pag. 394, pi. XI (fig. senza caratt.)
Mut. a) simplex, milii (19).
— J3) Philippi.IUarite, m. (20).
— ’■/) Vijjlezla. ni. (21).
— o) teniilvcn(ris, in. (22).
Loc. Dapertulto. — Dim. Sotto le pietre e i legni fracidi in si- tuazione fresca, sul pendìo e nei seni ombrosi delle colline e dei bassi monti , presso i mulini in luoghi romiti , sotto i rollami di ce- mento o di tegole al piede di qualche muro campestre o casolare iso- lato in posizione piuttosto selvaggia c solitaria. — Alt. 280-400”'. — Disp. ***, -p-{-. Convive spesse volle colla Cl. lincoluta. — Terr. Min. Dolomia , calcare in genere. - Geol. Depos. trias, e lias., dep. recente. - Fitol. Castagni, noci.
4. Chiù siila line alai a .
Clausilia lincolata, Held - BcAtrag. zar Gescli. d. Weicht. in: lsis, 1836, pag. 273. — L. Pfeifier - Monogr. Ilei. vie. tom. II , 1848 — Ilossmiissler - Iconogr. IV, 1836, fig. 279.
L,oc. Dapertutto. — Dim. Le stesse della specie precedente. Esce sui muricciuoli umidi, muschiferi c liclicniferi , nei seni delle pic- cole valli. — Alt. 280-400'”. — Disp. ***, -j — Terr. Min. micasch., calcare. - Geol. R. metani., lias, dep. ree. - Fitol. Castagni, noci, gelsi.
SEDUTA DEL 20 J1AUZO 1859.
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Oss. — Compagni di abitazione sono YM. nautiliformis , le Pupe Fcrrarii c pacjodula, il Pomatias septemspiralis , e qualche volta (in situazione meno romita e più esposta) la Claus. Slrobeli.
5. C'tai tsilitt plicatula.
Pupa plicatula , Draparnaud - Tabi. Moli, 1801.
Mut. a) Superflua, Megerle v. Muhlfeldt (23) - in specim. miss, ad doni. Vii la, Mo- diolan. — Stabile - loc. cit , pag. 43, fig. 40.
Loc. Quasi daperlulto. — Dim. Più domestica che le precedenti, vive nei luoghi freschi e riparati dal sole anche nei giardini e negli orli della città, sotto le pietre, le tegole, le scheggie di legno fracido ; coWJIelix rotundatae pulchella , e talvolta anche coll’ima o coll’altra delle due specie precedenti. — All. 280-700™. — Disp. (*) **, — Ter. Min. R. quarz. Humus, micasch., calcare. - Geol. Terr. trasp., r. metani., lias, dep. ree. - Filai. Noci, castagni, gelsi, vigneti, ver- zure comestibili.
Gen. Italia O-
Balia, Bourguignat - Amen. Malacol, in Reo. et Mag. Zool.; Dicembre, 1837, par Gué- rin ; § LXV11.
— Balcea, Leach - Synops. of thè Moli, of greal. Brìi. 1820 (manoscritto publicato
soltanto nel 1852, per cura di Gray).
— Balea, Prideaux - in Gray: Zool. journ., 1824, T. i, pag. 61.)
1 . Haliti perversa.
Turbo perversus, Linné - System. Natur. ; 1758, edit. X, I, pag. 767: non llelix per- versa, Linné.
Pupa fragilis, Drap. - Tabi. Moli. 1801; et Hist. Moli. 1805, pi. IV, fig. 4.
Balea fragilis, Prideaux - in Gray: loco cit. 1824.
Balaea fragilis, Leach - Brit. Moli. 1831, pag. 116 (ex Turton).
Clausilia perversa, Charpenlicr - Moli. Suiss. 1837. Non Gl. perversa, C. Pfeiffer; nec Fitzinger.
Balia perversa, Bourguignat - Amen. Malac. - luco cit., pag. 550, pi. 17, fig. 1 — Stabile loco cit., pag. 41, fig. 37 ( Balea fragilis).
Loc. Piani d’Àgno, alle Taverne, ec. — Dim. Sui tronchi degli alberi fra i muschi umettati dalla pioggia , sotto la corteccia degli alberi morti, anche lungo i torrenti (piani d’Àgno). — Alt. 280-400™? — Disp. **, Vive in famiglie di molti individui riuniti insieme. — Terr. Min. Granili, gneiss, micasch., ciottoli quarz., amfib., sabbie. -
(*) Bxìiói - maculosus (moucheté). - Testa strigis canescentibus, ad suturas jjneser-
tim, ornata.
lBfc SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
Geol. H. crist., metani., terr. all. antico e recente. - Fitol. Noci, ca- stagni , gelsi , ontani.
Ben. Pupa.
(Pupa (esclus. Balia), Lamarek - System, anim. s. veri., 1801, pag. 88.)
1 • Pupa tuegachelioa.
Chondrm megacheilos, De Crist. et Jan - Catal., 1832.
Pupa megacheilos , Rossmiissler - Iconogr. cl. L. u. S. Moli., 1837, V, p. 13.
Torquilla megacheilos , Villa - Dispos. System. Cotteli., 1841, pag. 57.
Mut. a) minor (24).
— /3) media (25). — Stabile: loc. cit., fig. 36 (Torq. avena).
Loc. La mutazione minoro sulle roccie del S. Salvatore e del monte Brè verso al lago ; la media al piede del monte Brè e lungo il tor- rente Cassone. — Dim. Sulle rupi, e su di una muraglia a cemento calcareo nella parte superiore del Cassone (è qui dove raccolsi gli esemplari più grandi). — Alt. 500m. — Disp. ***, — Per la
mut. 8 **, — Ter. Min. Dolomia e calcare stratificato per la
mutaz. calcare slralif. ed artificiale per la mut. (3. - Geol. Trias e lias; depos. contempor., accidentale , col terr. soggiacente com- posto di r. crist. o di trasp. - Fitol. Clivi, castagni, ontaneti, arbusti.
Oss. La mutazione maggiore , clic vive nel montuoso territorio di Lecco (ramo orientale del lago di Como), non esiste intorno al ba- cino del Ceresio, e tanto meno poi la mutazione massima (Torq. tricolor.. Villa).
2. Putta frutnenium.
Pupa frumentum, Draparnaud - Tabi. Moli., 1801.
Var. Meridionali , Strobcl (20) - Notiz. malacostat. Trentino, 1851, pag. 37. — Pupa frum., var. illyrica , Ilossmàssler - Iconogr. L. u. S. Moli., 1837, V, pag. 11, pi. V, fìg. 312.
Mut. a) (ritienili, Ziegler - Stabile: loco cit. pag. 40, fìg. 33. (Torq. trilicum.)
— /3) trilicum, var. curia Ziegler - Villa: l)isp. syst. Conch. 1841.
Loc. Castagnola e piede meriti, del monte Bré, raro assai sulle roccie del S. Salvatore. — Dim. Sui muri campestri , dove dalle zolle erbose soprastanti esce in tempo di pioggia, c sotto le pietre (calcaree) circosparse, sulle roccie, sotto i ceppi o conglomerati sparsi nei seni ombrosi e freschi sulla sponda sinistra dell’ intermit- tente torrente Cassone (qui raro). — ■ Alt. 500m. — Disp. —
Terr. Min. Calcare in genere. - Geol. Trias, lias, dep. recente od ac- cidentale. - Fitol. Castagneti, gelsi, vigneti, edera sui muri campestri.
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1889.
Oss. — Suoi compagni di dimora sono : ì’Helix angigyra ( sui muricciuoli con edera), 1 ’ Hclix rotondata, le Claus. lincolata e Strobeli, le P. pagodula e Ferrarli (sotto le pietre cellulari od i conglomerati); la Pupa megacheilos (sulle roccie, specialmente all’est).
3. Putm Ferrarti (27).
rapa Ferrarti Porro - Malacologia Comasca, 1838, pag. 57, tav. 1, fig. 4. Sphyradium Ferrari, Hartmann - Erd-und Siisswass-Gasteropod., 1840, pag. 53, pi. 11, fig. 1-2 (poco fedeli). — Stabile - loco cit., pag. 35 (figura omissa incuria lithogr.) P. Ferr.
Mut. «) normalis, milii (28) - Porro: loco cit., fig. 4, a, b, c. ( P. Ferr., var. elongata), — p) guitula , Porro (29) - loco cit., fig. 4, d. e.
Loc. Dintorni di Lugano, Pazzalino, Castagnola, Cadrò, ec., basse cime del monte Brè. — Dim. Sotto le pietre e i frammenti di legno infracidilo nei seni ombrosi e nelle piccole valli in cui serpeggi un fresco rio; talvolta al piede di qualche muro campestre sotto i pezzi di cemento cadutovi. Colla Pupa pagodula, col Poni, septemspiràlis, col- V Hel. nautilif., ec. In situazione meno selvaggia coll’//, rotondata. — Alt. 280-600™. — Disp. ***, — Terr.Min. Micaschisto, calcare
in genere. - Geol. R. metani., cale, trias, e lias. - Filol. Castagni, noci,
faggi-
4. Putin tiagoilwlte.
Pupa pagodula, Des Moulins - in: Act. Soc. Linnéen. Bordeaux, IV, 1S30, p. 158 — Rossmassler, Icon. L. u. S. Moli., 1837, V, pi. 23, fig. 325 — Stabile - loc. cit. pag. 36, fig. 27.
Colla specie precedente, della quale è più comune.
3. Putite muscoruni.
Turbo muscorum, Linné - Syst. Natur.^ edit., X, I, 1758; non Drap.
Pupa marginata, Draparnaud - Hist. Moli. 1805, pi. Ili, fig. 36-38.
Loc. Convento dei PP. Cappuccini presso Lugano , e probabil- mente si potrà raccogliere in alcuni orti e giardini. — Dim. Sui muri fra i muschi, i capilveneri ec., sui vasi degli agrumi, ec. — Alt. 300m. — Z?isp.*?, *}*-{-. — Terr. Min. Micaschisto, humus, cal- care artificiale (cemento dei muri). - Geol. R. metani., depos. re- centi. - Fitol. Agrumi, alberi fruttiferi, verzure da orti, tabacco, vigneti, gelsi.
Oss. In alcuni giardini dell’agro Milanese raccogliesi questa spe- cie battendo le basse e piccole siepi di bosso (volgar. martello) che
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SI'DUTA UtL 20 MARZO 1859.
abbelliscono le ajuole o i viali nei giardini stessi ; raccogliesi pure sui zoccoli sottoposti ai vasi degli agrumi , dove esce a diporto dalle zolle erbose che ne circondano il piede.
6. Pupa «Mudila.
Pupa dilucida, Ziegler - in Rossmassler: Iconogr. d. L. u. S. Mollusck., 1837, V, pag. 15, flg. 3-26. — Stabile - loc. cit., pag. 36, flg. 28.
Loc. Vicinanze delle Taverne (al nord), Figino (piede merid. del S. Salvatore). — Dim. Sui tronchi degli alberi umettali dalle piog- gie, sui frammenti di roccie e sulle tegole di alcuni bassi casolari campestri e romiti (durante e dopo le pioggie). — All. 280-380m. — Disp. ***, J7‘{*. — Terr. Mia. Melafiro e porfido rosso , gneiss, micaschisti, ciottoli quarz. - Geol. R. crist. o ignee, r. metani., terr. alluv. - Fitol. Noci , castagni.
Oss. — Trovasi colla Balia perversa sul fusto dei vecchi alberi , molto più se muscosi; colla Fcrtujo pyrjmcea sui frammenti di roccia.
Gen. Vertici».
( Verligo , Miiller - Verni. Hi$t. Il, 1774 ; pag. 21.)
t • Verfifjo e tiratala.
Pupa edentula, Draparnaud - Hist. Moli., 1805, pag. 52, pi. Ili, fig. 28-29.
Verligo edent., Studer - Kurz. Verzeichn., 1820, pag. 89.
— nitida , Férussac - Tabi. Syst. 1822, pag. 68 — Stabile - loc. cit., pag. 37, llg. 31 .
(Ferì, edent.)
Loc. Seni ombrosi della valle nei così detti piani ili Scairolo, c altrove. — Dim. Sotto le pietre e le assicelle putride e bagnate, in posizione solitaria, ombreggiata, umida. — All. 290’11?. — Disp. *, —
Terr. Mia. Micasch., r. cristalline in genere. - Geol. R. metani., terr. trasp. - Filol. Castagni, noci.
2. Ver lino tuuscorutu. '
Pupa muscorum., Drap. - Tabi. Moli, 1801; et Hisl. Moli. 1803 (flg. poco fedele): non Linné, nec Miiller, nec Lamarek.
— minuta, Studer - Kurz. Verz ., 1820.
— minutissima, Hartmann - in: Neue Alpina, 1821, pi. Il, fig. 5 — Rossmassler:
Iconogr. 1835, I. pi. 2, fig. 38 — Stabile - loc. cit., pag. 38, fig. 32. (Ferì. minutissima.)
Loc. Piani di Scairolo. — Dim. Luoghi silvestri, ombrosi, umidi, freschi, sotto le pietre. — Alt. 290m? — Disp. — Terr. Min. Micaschisto, r. crist. - Geol. R. metani., terr. alluv. o di Ir. - Fitol. Castani, noci.
SEDUTA DEE 20 MARZO 1889.
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5. Tert igo pygnuea.
Vcrligo s dentata, Sluder - Faunul. JTelvet., in Coxe: Trae, of Swilzerl. 1789 (senza carattere.)
Pupa pygnuca, Draparn. - Tabi. Moli. 1801; et Hist. Moli., 1805, pi. Ili, fig. 30-31. Stabile - loco cit., pag. 36, fig. 29 (Vert. pygm.}
Loc. Daperlutto. — Dim. Sotto le pietre, nei luoghi freschi, umidi o palustri, presso i rigagnoli rasenti i muri campestri, sotto le foglie cadute e sui tronchi degli alberi, ec.; sulle foglie a fior d’acqua di alcune piante crasse nei ruscelli a lento corso. — Alt. 290-G00m. — Disp. **, — Terr. Min. Porfido, micaschisto, ciottoli quarz.
atnfibol. Humus. - Geol. R. cristall. in genere, r. metani., terr. all , terr. palustre (o torbiera). - Fitol. Castagni, noci, vigneti, ontani, canne palustri e piante grasse.
4. Tertigo atitiverfigo.
Vcrligo 6. dentata, Studer - Faunul. Ilelvel., in Coxe: Travet' of Swilzevland, ole., 1789 (senza carattere.)
Pupa antiverligo , Drap. - Tabi. Moli., 1801.
Vert. 6. denlatus, Férussac (pater) - Ess. melimi. Conch. 1807, pag. 21.
— 7. dentala, Férussac - Tabi. System. 1822, pag. G8 — Rossmasslcr: L. n. S. Moli. X, 1839, pi. 49, fig. 647.
Loc. Alture intorno a Lugano; fra Campione e Bissone. — Dim. Sul tronco di qualche albero muscoso umettato dalle pioggie; sotto le pie- tre umide in vicinanza ai ruscelletti nei seni ombrosi. — Alt. 500m. — Disp. **, — Terr. Min. Micaschisto , calcare , r. crist. —
Geol. R. Metani., lias, terr. di tr. o alluv. — Fitol. Gelsi, castagni.
B. Tertigo jtitsif/a (30).
Verligo pusilla, Mailer - Verni. Hist. Il, 1774, pag. 124 — Rossmasslcr: Jconogr. L. u. S. Moli. X, 1839, pi. XUX, fig. 649.
Pupa vcrligo. Drap. - Tabi. Moli. 1801; et Hist. Moli., 1805, p. 61, pi. Ili, fig. 34-35 — Stabile - loc. cil. pag. 37, fig. 30 (Ferì. pus.)
Loc. Allure sopra Lugano, strada fra Lugano ed Agno, S. Abbon- dio, ec., ec. — Dim. Sotto le pietre nei luoghi ombrosi e freschi, sui tronchi muscosi dei vecchi alberi, ec., dopo le pioggie. —
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Alt. 500m? — Disp. **, — Terr. Min . IL crlst. micaschisto. -
Gcol. Terr. di Irasp., r. metani. - Fitol. Castagni, gelsi.
6. Tertiga Venetzii.
Verligo Venelzii, Charpentier - in Fórussac : Prodrom. generai , eie., 1821, pag. 69, N. 11.
Cliarpentier : Cai. Moli. terr. et fi. Saiss. in : Mèmoir. Soc. liete. Se. nat. 1837, pag. 18, pi. II, fig. 11 — Rossmàssler: Icon. L. u. S. Moli. X, 1839, p. 30, pi. Xl.lX, lig. 650 (optima).
— plicala, A. Miiller - in; Viegmann's Archi».; II, Ileft. 1828, p. 210, pi. IV, fig. 6. Pupa Yenetzii, Cliarp. - in: L. Pfeiffer: Symbol, ad hist. lidie. Il, 1812, pag. 130.
Loc. Vicinanze di Lugano. — Dim. Sotto alcune pietruzze e rot- tami di cemento al piede d’ un muro di cinta. — Alt. 290.m ■ — Disp. ?, -j-. — Terr. Min. Micaschisto, calcare artificiale. — Geol. IL Metani., cale, recent. — Fitol. Castagni, gelsi, viti, fichi.
Fam.lia III. — AURICULACEA.
[Auriculacèes (partim), Lamarck 1809 - Auriculacès, lìlain ville, 1825).
Gcn. Carycliiuiii.
( Canjchium , Miiller — Verni. Hist. II. 1771, p. 125).
1- farge ftittm utjiWtmmi.
Carychium minimum , Miiller - loc. cil., 1771 — Rossmiissler : Icon. d. L. u. S. Moli. X, 1839, pi. XLIX, fig. 660.
Auricula minima, Drap. - Tabi. Moli., 1801, pag. 54.
Auricella carychium, Ilarlmann - Syst. Gaslerop., 1821 — Slabile, loc. cil., pag. 46, fig. 44, ( C . min.)
Loc. Dintorni di Lugano. — Dim. Sotto le pietre e le foglie ba- gnate e morte nei luoghi freschi e palustri; sotto i rottami di ce- mento al piò di qualche vecchio muro di cinta, sotto i frammenti di tegola, ec. — Alt. 280m? — Disp. **, -J-. Vivendo ordinariamente in famiglia, ò assai probabile che in alcune giaciture favorevoli al mollusco, lo si possa trovare anche qui in numerosi individui come in alcuni luoghi del Milanese. — Terr. Min. IL crisi., micaseh., cal- care, tufo. - Gcol. Terr. trasp., r. metani., lias, dcp. recenti. - Fitol. Castagni, noci, mais, felci, giunchi.
t
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
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2. Varycltiun » trUlentatum,
Saraphia tridentata, Risso - Misi. nat. Europ. merid., IV, 1826, pag. 84.
Carychium elongalum, Villa - Dispos. syst. Condì., 1841, pag. 59.
— tridenlatum, Bourguignat - Aménilés malacol. in: Bevile et Mag. Zool. par Guérin, 1857, N. 5, § LXIV; et 1859, N. 1-2, § LXXII, pi. Il, fig. 12 — Stabile - loco cit., pag. 45 ( Car . elongat.).
Loc. Col precedente. — Specie distinta? — Disp. *,
Ordo II. — INOPERCULATA PULMOBRANCHIA
( Gasteropodes pulmobrandies, Bourguignat, 1853.)
Fam.lia IV. — LIMPsTEACEA.
(Limnèens, Lamarck, 1812. — Limnaccs, Blainville, 1825.)
Gen. Planorbis.
( Planorbis , Guettard — in: Mémor. Acad. Se., Paris. 1756, pag. 151.)
1- Planorbis fontani*».
Ilelix fontana, LiglUfoot - An accoant. of min. British. Shel., in: Phil. trans. LXXV1, 1786, pag. 160, pi. II, flg. 1.
Planorbis complanatus, Drap. - Ilist. Moli., 1805, pi. II, fig. 20 22; non Ilelix com- planata, Linné.
— lenlicularis , Sturm - Dculscliland. Fauna, Vili, 1829, flg. 16.
Loc. Lago di Muzzano. — Dim. Aderente alle pietre e ai giunchi sulle rive palustri. — Alt. 300m. — Disp. *, -{-. — Terr. Min. R. quarz. ed amfib., micasch. ( colline all’ intorno e pietre sparse sulle rive del lago), humus, torba recente. - Geol. R. metam., e cristall. - Fit. Ontani, salci, giunchi, nimfee.
2. Planorbis complanatus .
Ilelix complanata, Linné - Sysl. Natur., edit. X, I, 1758, pag. 769.
# Planorbis umbilicalus , ài ullcr - Verm. Ilist. II, 1774; non Studer.
— complanatus, Studer. - Faunul. Hclv. in Coxe: loc. cit., 17S9 (senza earatt.).
Non Drap., nec Poiret.
— marginatili , Drap. - Hist. Moli., 1805, pi. II, fig. 11, 12, 15 — Stabile -
loc. cit., pag. 48, flg. 49. (Pian, marginalus.)
Var. /3) submarginatus , Jan - Calai., 1832 — (PI. carinalus, Studer - Kurz. Ver- zeichn., 1820, non Miiller. — PI. iiitermedius, Charpentier - Moli. Suiss., 1837, pag. 21.) — Stabile - loc. cit. Yar. a..
Loc. Rive del lago di Lugano o Ceresio; e del piccolo lago di Mozzano. Dim. Fra le erbe che tapezzano il basso fondo, aderente
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SEDUTA DEL 20 MARZO 18B9.
olle grosse pietre ed ai giunchi. — Alt. 280-300m. Disp. **, —
Terr. Min. Ciottoli e frammenti di roceie cristalline in genere (lin- easeli., gres rosso, granilo, melafiro); framm. di roceie dolomitiche e calcaree. - Geol. R. crist. e metani., trias, lias. - Filai. Salci, on- tani, giunchi, erbe acquatiche (conferve, ec.)
3. Plfinorbi» paritMittis
Planorbis carinalus, Mùller - Yenn. llist. II, 1774, pag. d 75; non Stuiler — Drap. - llist. Moli ., 1805, pi. Il, fìg. 13, 14, 16.
— umbilicatus , Studer - KuAs. Yerzeichn. , 1820, pag. 20; non Mailer — Sta- llilo - loc. ciL, pag. 48 lig. 50 (PI. caria.)
Loc. Lago di Lugano, specialmente alle località dette : riva di Cas- satile, riva lunga, Melide, Bissone. Come la specie precedente.
Pltntovbis let€Cosio»»tfi.
Planorbis leucosloma, Millet - Moli. Maia, et Luire, 1813, pag. 16 — Michaud - Com- pie m. acl Drap. 1831, pag. 80, pi. XVI, fìg. 3 5.
— • vorlex p., Draparnaud - llist. Moli., 1805, pag. 45, pi. Il, fìg. 6-7 — Sta- bile - loc. ciL, pag. 48, fìg. 47 a sinistra, per errore lìg. 48. (PI. Iene.)
Mut. y.) minor.
Loc. Piani d’Agno e di Scairolo, laghetto di Mozzano, ce. — Bini. Stagni, fossi, seni palustri e piccoli depositi di acque sal- mastre quasi asciutti. — Alt. 280-300'11. — Disp. ***, —
Terr. Min. Micaschisto, r. quarzifere, limo - Geol. Terr. alluv., r. me- tani. - Fitol. Ontani, pioppi, salci, alcune querce, castagni, giunchi, ec.
Osscr. — (ili individui di questa specie, sia nel territorio di Lu- gano che nelle limitrofe contrade lombarde, sono molto più piccoli degli esemplari provenienti dalla Francia. Non di rado la conchiglia è ricoperta di una leggera incrostazione limosa e spesso anche fer- ruginosa, come si osserva talvolta anche sul Pisidium cascrlanum e su altre piccole specie affini. Il Planorbis leuc. vive anche a con- siderevoli altitudini: io l’ho raccolto in alcuni rigagnoli e piccoli depositi palustri all’ospizio del Sempione (2000"1!).
3. J m1a§iorbis ttibtts.
Planorbis albus, Mailer - Yenn. llist., Il, 1774, pag. 164.
villosus, Poiret - Coq. fhw. et terr. dèpart. Aisne, eie. Prodrom., avril 1801, png. 95.
hispidus, Vallot - Exerc. d'hist. vaiar.; aoùt 1801 — Drap. - llist. Moli., 1805. pi. I, lig. 45-48. — Stabile - loc. db, pag. 47, lìg. 46. (Pi. hispidus.)
Log. Lago di Lugano, e piccolo lago di Mozzano. — Dim. Sulle piante acquatiche, o aderente allo pietre. — Alt. 280-300”1. —
-101
SEDUTA DEL ‘20 MARZO 1859.
Disp. **, -{*. — Terr. Min. Ciottoli e pietre quarzose, micasch. - Geol. Terr. trasp., r. metani, e crislall. - Fitol. Ontani, salci, giunchi.
Gen. Pliysa.
( Physa, Draparnaud - Tableau cles Mollusq., 1801, pag. 31-32.)
1- JP/«j /sa font inni is.
Dulia fontinalis, Linné - Syst. Natur. edi t. X, I, 1738, pag. 727.
Physa font., Drap. - Tabi. Moli., 1801; et llist. Moli., 1803, pi. Ili, fig. 8. 9 — Sta- bile - loc. cit., pag. 54, fig. 62.
Loc. Lago di Lugano , nei bassi fondi a Melide. — Bini. Fra le piante acquatiche che lapezzano il fondo nei seni tranquilli e poco profondi del lago. — Alt. 280m. — Disp. * ?, -p? Finora non ne tro- vai che qualche esemplare! — Terr. Min. granito. - Geol. R. erist. o ignee. - Fitol. Gelsi, ontani, salci, piante acquatiche ( ranunculus aquatilis , ec.).
Oss. — Benché non molto sparsa , raccogliesi però in discreto numero d’individui fra le piante acquatiche di qualche fosso ad ac- que chiare, nei dintorni di Milano; osservo però che l’illustre ma- lacologista fu Carlo Porro, parlando della Physa fontinalis nel terri- torio di Como, la dice rarissima, come lo è appunto anche nel ter- ritorio Lugancse. li chiar. de Charpentier assicurava di averla tro- vata in abbondanza nel lago Maggiore al porto di Locamo (nel 1856).
Gen. liinmaea O.
( Lymnea , Bruguiére - Encyclopccl. mélhod, Vers, 1791, pag. 459.
Lymnaia, Lamarck - Journ. d'JIisl. nal. Anim. sans verlèbr., VI, 1799, b. 157.)
1 • M/itnntett auricuìaria.
\
Helix auriculariu, Linné - Syst. Natur., edi t- X, I, 1758.
Limneus auricularius , Drap. - Tabi. Moli, 1801, pag. 48; et llist. Moli., 1803, pi. Il, fig. 28. 29 — Stabile - loc. cit., pag. 53, lig. Gl.
Mut. (3) Acronicus, Studer (31) - Kurz. Yerzeichn., 1820 ( L . Ocatus, var. d. acro- nicus, Charpentier - Muli. Suiss., 1837, pi. Il, flg. 16.)
— y) Ha rt munni , Studer (32) - loc. cit., 1820 (L. ovatns, var. e. Harlmanni — Charpentier - loc. di., flg. 17 — L. papilla, Hartmann, teste Charpent.)
Loc. Laghi di Lugano e di Mozzano. — Bini. Aderente ai giunchi o altri corpi galleggianti o immersi nell’acqua. — Alt. 280-500'11. — Disp. **, 77. — Terr. Vedi Pian, complanatus.
(■) b,uvr) - palus-udis , lacus. Male igitur Lymnea et Li/mmea.
162
SEDUTA DEL 20 MAltZO 1869.
2. Limnira teres .
Ilelix limosa, Linné * System. Natur., cdit. X, I, 1758, pag. 771 ; non Montagli — Stabile - loc. cit., pag. 52, fig. 59 (L. ovatus.)
Ilelix teres, Gmelin - System. Natur. 1788, pag. 366.
Limneus ovatus, Drap. - Hist. Moli., 1805, pag. 5, pi. Il, fig. 30-31.
Var. /3) Vulgaris, C. PfeilTer (33) - Deutschl. Moli., 1, 1821, pag. 89, pi. IV, flg. 22; non Rossmiissler — Stabile - loc. cit., pag. 53, fig. 60.
Loc., ec., come la specie precedente.
3. Li annera itvreyva.
Buccinimi peregnm, Muller - Ycrm. Hist. II, 1774, pag. 130.
Limneus peregcr, Drap. - Tabi. Moli., 1801, p. 48; et Hist. Moli., 1805, pi. II, flg. 34-36 — Stabile - loc. cit., pag. 51, flg. 57.
Mut. /3) Rimata, Al. Braun (34); — teste Charpentier in liti.
— •/) Alpcsiris. mihi (35).
— S) Labiata, m. (36).
Loc. Laghi di Lugano e di Muzzano; est, ovest, nord. La mut. y sulle cime alpestri d’Albigorio nel piccolo laghetto di Goralago. — Dim. Aderente ai giunchi, ai rami d’albero caduti negli stagni e nei laghi non lungi dalle rive, alle pietre e pareti dei piccoli depo- siti d’acque piovane o salmastre, sul fondo limoso di essi, ec. — Alt. 280-1 000m, e più. — Disp. ***, *{"i"j*. — Terr. Min. Micaschisti, grès rosso, dolomia, calcare in genere, r. quarz. ed amfib., limo. — Geol. R. metani., verrucano, depos. trias. lias.,lerr. alluv. o di trasp. — Filai. Castagni, faggi, frassini, vigneti, gelsi, mais, frumento, segale, verzure, negli orti e nei giardini, pascoli alpestri.
Oss. — Gli individui incoli dei luoghi alpestri si distinguono , spesse volte, per la loro corrosione alla parte superiore della con- chiglia.
4. Eliminici* stagnali».
Helix stagnalis, Linné - System. Natur., cdit. X, I, 1758, pag. 774.
Limneus stagnalis, Drap. - Tabi. Moli., 1801, pag. 51; et Hist. Moli., 1805, pi. II, fig. 38-39 — Stabile - loc. cit., pag. 50, flg. 54.
Loc. Laghetto di Muzzano. — Dim. Aderente ai giunchi, ai rami caduti dagli alberi vicini nel lago, ad altri corpi galleggianti c im- mersi nell’ acqua a poca profondità c poco discosto dalla riva. — Alt. 300m. — Disp. *, — Terr. Min. Limo, micaschisto,
r. quarzose cd amiiboliche (colline clic fanno corona al lago). - Geol. R. crislall. c metamorf. - Fitol, Ontani, salci, giunchi, nimfee bianche, canape c gelsi nei campi.
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
1 (53
8. Msi»»t»uvtt tvuncatula.
Bucciuum truncalulum , Miillcr - Verm. Jlist., II, 1774, pag. 130.
— fossarum, Studer - Faunul. Helvet., in Coxe: Trac., eie., 1789.
Limneus minutus, Drap. - Tabi. Moli., 1801, pag. 51; et Ilist. Moli., 1805, pi. Ili, flg. 7 — ^labile - loc. cil., pag. 52, fig. 58 ( L . minutus.)
Loc. Alture intorno a Lugano, vicinanze di Sorengo, ec. — Dim. Nei piccoli e quasi asciutti rigagnoli a lento corso , e nei prati che ser- peggiano lungo qualche muro campestre sulle alture. — Alt. 500m circa. — Disp. *? -j — {-. — Terr. Min. R. quarz , aiutilo. - Gcol. R. crist., terr. tr. - Fitol. Noci, gelsi.
0. lAnntnvn paìusti'is.
Buccinimi palustre, Miillcr - Terni. Ilist., II, 1774.
IJclix crassa, Razoumowsky - Ilist. natur. Joral., etc., 1789.
Limneus paluslris, Drap. - Tabi. Moli., 1801; et Ilist. Moli., var. /3 et 1803, pi. Ili, lìg. 1, 2 — Stabile - loc. cil, pag. 51, lig. 55, a destra.
Vive come la L. perecjra. Non riscontrasi in situazioni elevate.
7. JLèMinwti obscura (37).
Limncvus obscurus , Parrcys, non Zicgler.
— fuscusf, Ziegler — Stabile - loc. cit., pag. 31, lìg. 50 (I. clongalus, Drap, ex
errore.)
Loc. Lago di Lugano, a Melide. — Dim. Fra le erbe lacustri, colla Physa font. — Alt. 280ra. — Disp. *, -J-, rarissimo. — Terr. Min. Limo , frammenti di roccie granitiche c porfiriehe. - Geol. R. crist. - Fitol. Salci, gelsi (sulla spiaggia); rannunculus aquatilisj cc., sul basso fondo.
Gen. Anelili*.
( Ancyle , GeolTroy - Traile sur les Coq. des envir. de Paris, 1767.)
Sect. 1. 1% ncj Iast rum.
(Ancylaslrum, Moquin Tandon - in Bourguignat: Not. Ancyl., in: Journ. Conch. Petit de la Saussaie, 1853, pag. 03, 170.)
1. Ancylus e a finirli tic#.
Ancylus capuloides , Jan - in Porro: Malacol. Comasca, 1838, lig. 7, pag. S7, pi. I.
— Janii, Bourguignat - Catal. Ancyl., in: Petit de la Saussaie - Journal Condì.,
1853 , pag. 185.
— fluviatili , Miillcr, var. capuliformis , Moq. Tandon - Ilist. Moli., France, 1855,
pag. 484. — Stabile - loc. cil., pag. 49, flg. 51 (.1. capuloid.)
Loc. Lugano, piani d’Agno e di Scairolo. — Dim. Nei piccoli de- positi d’acqua anche nei giardini, aderente alle pietre nei ruscelli
104
SEDUTA DEE 20 MANZO 1809.
c nel fiume Vedeggio.. — Alt. 280-300"1. — Disp. ***, f-j*. — Terr. Min. R. crist. (ciottoli quarz. amfibol.), niicasch., limo. - Geol. Terr. trasp., r. metani. - Fitol. Ontani, castagni, vigneti, gelsi.
Oss. Alcuni individui raggiungono una notevole grandezza. Specie distinta dalla seguente?
2. Ancylus fluviatili#.
Ancylus fluviatili, Mùtler - Verni. Hist., II, 1774, pag. 201. — Draparnaud - I/isl. Moli, 1803, pag. 48 (exelus. fig. )
Mot. a) Simplex ( Lepas simplex), Buc’hoz - Aldrovand. Lolliaring., ctc. 1771, pag. 220, n. 1130 — Stabile - toc. cil., pag. 49, lìg. 52 (.4. fluv.)
Loc. Presso alcuni mulini nelle vicinanze di Lugano. — Dim. Ade- rente alle pietre, ai frammenti di mattoni, e simili, giacenti sul fondo dei canali, o ruscelli a lento corso , o scaricatori dei mulini ; non raro sulle roecie o sui sassi muscosi spruzzati dalle acque. — Alt. 280m. — Disp. **, — Terr. Min. Ciottoli quarzosi, ec. -
Geol. Roccie crist. terr. tr. - Fitol. Ontani, salci, pioppi.
Sect. 2. Ve lieti a.
( Velletia , Gray - in Turton: Shelss Brit., 1840, pag. 230, 250.)
5. Ancylus lacustri s.
Palella lacuslris, I.inné - System. Nalur., edit. X, I, 1758, pag. 783.
Ancylus lue , Draparnaud - /fisi Moli, 1805, pag. 47, pi. XI, flg. 25-27.
Acroloxus lac. , Bcck - Ind. Moli 1838, pag. 124.
Velletia lac., Gray - loc. supra cit., 1840, pag. 50, flg. 226 — Stabile - loco cil., pag. 50, fig. 53 ( Anc. lac.)
Loc. Lago di Muzzano. — Dim. Sulle canne recise galleggianti nei seni tranquilli; qualche volta sul dosso della Limn. stagnali s. — Alt. 300m. — Disp. *, — Terr. Min. Quarzo, amfibolfli,
cascli. - Geol. R. crist. e metani. - Fitol. Ontani, giunchi.
un-
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
165
Tribus II. CEPHALA OPERCULATA
(Céphalés Operculès, Moq. Tandon; 1855).
Oudo 4. OPERCULATA PULMONATA
(Operculès pulmonès , Moq. Tandon; 1855 ).
Familia V. — ORBACEA
( Orbacées (parlim), Lamarck; 1809)
Gen. Cyclostoma.
( Cydostama (exclus. speciebus aquat. ), Draparnaud - Tabi. Moli, 1801 — Pomatias, Studer - Faunul Helvet., in Coxe, etc., 1789; non Hartmann.)
Sect. 1. Eric la.
(Elicla, Moquin Tandon - in Partiot: Mèmor. sur Ics Caciosi.; 1878).
1 • C'yclostotna eìegatts.
Nerila elegans, Mailer - Vervi. /lisi. Il, 1774 , pag. 177.
Pomatias elegans, Studer, - Faunul. ZIelcct., loc., ci t. , Ili, 1789.
Cgclustoma elegans. Drap. - Tabi. Moli, 1801, pag. 38, et /Usi. Moli, pi. I, 1805, lig. 7-8.
Loc. Territorio del borgo di Riva S. Vitale, al sud del lago Ce- resio. — Dim. Sparso qua e là lungo la strada che da Riva conduce a Rancate, fra le erbe al piede delle siepi verdeggianti. — Alt. 280™. — Disp. **, — Terr. Min. R. cristalline. - Geol. Terr. alluv. -
FU. Ontani, noci, vigneti, siepi di biancospino, avellane selvatiche, ec.
Oss. — Ho citato questa specie come spettante alla fauna del ter- ritorio Luganese, perchè la si riscontra a poca distanza dall’ estre- mità sud del lago; a rigore però dovrebbe esserne esclusa qualora si consideri che il suo limite al nord, ch’essa non oltrepassa, è l’estre- mità meridionale del lago stesso. Anche il Zonites hiulcus Jan , e la Claus. comensis, Shuttl. che si raccolgono nella valle di Moggio (di- stretto di Mendrisio) non si riscontrarono finora in nessuna delle più settentrionali valli del Luganese.
Sect. 2. Pomatias.
( Pomatias, Hartmann - System. Gastcrop., 1821 ; non Studer)
166
SEDUTA DEL 20 MARZO 1889.
2. Cfjclostoma setti e insiti»' file.
Belix scplemspiralis , Razoumowsky - Bist. Natur. Jorat., ctc. I, 1789.
Pomalias variegalus , Studer - Faunul. B elv., in Coxe: Trav. eie.. Ili, 1789.
Turbo striatus, Vallo! - Exercice d'hist. nat., eie., aoùt, 1801.
Cyclostoma maculalum, Drap. - Bist., Moli., 1805, pag. 39, pi. I, flg. 12 — Stabile - loc. cit., pag. 44, fig. 42. (Pomalias maculatavi).
Mut. Albina.
Anom. Bistoma. — Ore altero imperfeelo, in an frac tu penultima, instnuta.
•
Loc. Dapertutto. — Dim. Sodo le pietre, sulle rupi, o sui niuric- ciuoli campestri (non cementati, ma costruiti con pietre calcaree) ove non manchi ombra, umidità e freschezza, nel seno delle valli e dovunque la natura del luogo presenti l’ impronta della selvati- chezza. La mufaz. albina (rarissima) l’ho raccolta sul monte Brè, sotto alcuni massi di cemento calcareo di qualche vecchio muro stato atterrato. L’anomalia fu trovata dal mio amico naturalista G. Vigle- zio. — All. 280-600in. — Disp. ***, -{*-{-{*. — Tcrr. Min. Dolomia, calcare. - Gcol. Deposito triasico e Basico. - Fitol. Castagni e noci.
Oss. — Suoi compagni di dimora sono: V JJclix nauti li formis , l'Acme lineata, le Claus. Strobeli e lineolata , le Pupe pagodula c Ferrarii , cc. (sotto le pietre).
Gcn. teine.
(Acme, Hartmann - System. Gasterop. 1821, pag. 37 — Acicula, Hartm. - in: Neve Alpina, 1821; non Risso — Pupula, Agassiz - in Charpentier: Moli. Suiss. 1837.)
1. Acute lineata.
Bulimia lineatus , Draparnaud - Tabi. Moli., 1801.
Auricola lineata, Drap. - Bisl. Muli., 1805, pi. Ili, flg. 20-21 (flg. mala).
Cyclostoma lineatavi, Férussac - Dici, class, d'hist. natur , II, 1822, pag. 90.
Acme lineata, Ilarlmann - in Sturm: Deutsch. Fauna, VI, 1823 — Ross m assi e r : Iconogr.
L. u. S. M., VI, 1837. pi. XXVIII, flg. 408 (vi mancano lo striolaliire). Pupula lineata, Charpentier - Moli. Suiss. 1837 — Stabile - loc. cit., pag. 45, flg. 43. Mut. ,3) Villnc. mihl (38).
Loc. Valléculc di Tassino, di Loreto, ec. Dintorni di Razzolino. — Dim. — Nei seni ombrosi, freschi e piuttosto umidi, sotto le pietre. — Altura 300,n. — Disp. **, -j*. — Tcrr. Min. micaschisto, cal- care in genere - Gcol. R. metamorfiche, lias, depos. recente (cementi calcarci). - Fitol. Castagni, noci.
SEDUTA DEL 20 MANZO 1859.
167
Ondo 2. OPERCULATA BRANCHI AIA (39).
( Operculcs branchifères, Moquin - Tandon; 1855)
Famiglia V!. — PERISTOMACEA.
{Peristomiens , Lamarck ; 1812)
Gcn. Ilytkiiiia (').
( Bilhinia , Gray - in Turioni Shells Bril.\ 1840.)
Sect. 1. Bythinclla.
(Bithinella, Moquin Tandon - in Journal. Conch.: par Petit de la Saussaie, 1851.) Dythinclla, Moq. Tand. - Bist. Moli. France, tom. Il, 1855 , pag. 518.
Bydrobia (partim), Hartmann - System. Gaslerop., 1821.
Leachia (part.?) Risso - Bist. nat. Europ. merid. 1826, IV; non Lesucur.
1. Blylhinia insttbvica (40).
Paludina insubrica, Cliarpentier - in Kiister: Gross. Conch. v. Martini und Chemn., 1853 pag. 77, pi. XIII, ilg. 20, 21.
Mut. j3) Stabile!, Cliarpentier ( Paladina ) (41) - in schcdis.
Loc. Nuova specie da me trovala nel piccolo lago di Muzzano. — Dim. Sui giunchi recisi, galleggianti vicino alla riva, nei seni tran- quilli del lago, sotto le pietre sparse a pochi centimetri di profon- dità entro l’acqua; sul dorso di qualche Lima, stacjnalis, ec. — AU. 500m. — Disp. *, Per la mutaz. P: *, *}- (rarissima) — Terr. Min. R. quarzose, micaschisto - Geol. R. cristall. e metamor- fiche. - Fitol. Ontani, gelsi, vigneti, torba recente, giunchi, ninfèe bianche.
Sect. 2. Elona.
(Elona, Moq. Tandon - Ilist. Moli, de la France, 1855, tom. II, pag. 527.)
( Bilhinia , Risso - loco citalo, 1826. pag. 100.)
2. Rylhiniu tentacuìata.
Belix tentacuìata, Linné - System. Natur., Edit. X, I, 1758, pag. 774.
Cyclosloma imparimi, Drap. - Tabi. Moli., 1801; et Bist. Moli. 1805, pi. I, fig. 19, 20. Paludina impura, Brard - Coquill. Paris, 1815, pi. VII, fig. 2 — Stabile loc. cit., pag. 56, Ilg. 66. ( Palud . impura).
Loc. Lago di Lugano. — Dim. Fra le erbe acquatiche che tapczzano i bassi fondi, a tre metri, al più, lontano dalla riva — Alt. 280m. — Disp. **, — Terr. Min. Ghiaje quarzose, amfib. - Geol. R.
crisi, e metani., terr. di trasp. - Fitol. Salci, vegetabili acquatici.
(1) Iijijtoii, rv. |3-j,7i5c — sub fluctibus, aquatilia. Male igilur Btlliinia et Billij/iiia.
IG8
SEDUTA DEL 20 JI Vl\ZO 1889.
Gen. Paludina.
(Paladina, Lamarck - Extr. Cours. d. Animaux sans vertèbres, 1812, pag. 117.)
1 • 1* attui issa fasciata.
Nerila fasciata, Muller - Verni T/ist. II, 1774, pag. 182.
Cijclostoma achatinum, Drap. - Tabi. Moli., 1801 et flist. Moli., 1S05, pi. I, tlg. 18. Paludiua achatina, Studer - Kurz. Verzeichn., 1820; non Sowerby — Stabile - loc.cit., pag. 56, flg. 65 (Palud. achatina).
Loc. Lago di Lugano. — Dim. Nel limo e fra le erbe acquatiche dei bassi fondi. — All. 280m. — Disp. — Terr. Come la
specie precedente.
Famiglia VII. — VALVATACEA.
Gen. Salvata.
(Vaivaia, Lamarck - .4/u'm. sans ver lèbr., 1822, VI, part. 2, pag. 171).
1. Valvaln jtiscittalis.
Nerila piscinalis, Muller - Verrà. fJist., II, 1774 , pag. 172.
— obtusa, Studer - Faunul. Ilelvct., in Coxe: Trai', of thè Stvilzerl., etc. 1789. Cyclosioma oblusum, Drap. - Tabi. Moli., 1801; et /fisi. Moli., 1805, pi. 1, lig. 14
Stabile - loco cit., pag. 55 (Tali;, piscia.)
Loc. Lago di Lugano. Vedi per il resto la Btjtli. tentaculata. Rara.
2. Val rata cristata.
Valvola distala, Muller - Verni, ffist. II, 1774, pag. 198.
— planorbis , Drap. - Tabi. Moli., 1801; et Misi. Moli., 1805, pi. I, (ig. IH, 35
Stabile loc. cit., pag. 55, lig. 64 ( Vali, pian.)
Loc. Lago di Lugano. — Dim. Aderente alle pietre cd ai vegeta- bili dei bassi fondi. Del resto vedasi quanto si è detto per la Bijlh. tentaculata.
Familia Vili. NERITACEA.
( Neritacés , Larmarck; 1812)
Gen. Merita.
(Nerila, Draparnaud - Tableau des Mollusqucs; 1801)
Sect. Neri lina.
(Nerilina, Lamarck - Anim. sans verlèbr., VI, u, 1822, pag. 182).
1 • Merita tri fasciata.
Nerilina I rifasciala , Monkc - Syn. Moli., edit. Il, 1830, pag. 49.
— trizona, Ziegler (olivi.)
Mlt. «) Porro!, milii (42.)
Loc. Nel torrente Cassaratc, poco lungi dal suo sbocco nel Cere- sio. — Dim. Aderente alle pietre. — Alt. 285’". — Disp % -}-. — Terr. Min. Gliiaje e sabbie quarzose, anilìb. micacee, ec. - Gcol. R. crisi, terr. trasp. - Fitol. Ontani, robinie, pioppi, gelsi, ec.
SEDUTA DEI. 20 MARZO 1859.
1 fi 9
Classis II. ACEPHALA SEU PELECYPODA
{Acéphalès, Lamarck; 1812. — Pelecypocla, Goldfuss; 1820.)
Tribus. ACEPHALA. IUVALVA
( Acéphalès bivalves, Moq. Tarn!., 1855.)
Ordo. B1VÀLVÀ LAMELLIBRANCHIA
(Bivalv. ìamellibranches , Moq. Tand.; 1855.)
Familia IX. — NAJADEA
( Najacles , Lamarck, 1812.)
Gen. \ noci onta.
{ Anodonla , Lamarck - Meni. soc. d'hist. natur., Paris, 1779.)
1. Astati onta atrovis'es»s (43).
Anodonla atrovirens, Shuttlcworth.
Mut. «) Normaiis. milii (44).
— |3) Attenuata, m. (45J.
Loc. Nel piccolo lago di Muzzano, cd in alcuni piccoli fossi adja- cenli. — Dira. Nel limo e nelle sabbie fangose. — Alt. 300m. — - Disp. % — Terr. Min. B. quarzose ed amfibol., micaschisti
( colline che formano corona al lago ). - Geol. B. crist. e metani. - Filol. Ontani, salci, gelsi, canape, ec. giunchi, nimfee bianche.
2. Anottonta fischiali#.
Anodonla piscinalis, Nilsson ‘Moli. Suec., 1822, pag. 116, n. 3.
Var. a) Anatinclla, milii (40). — Fawia Elv. - loco cit., fig. 67-68. (Anod. anatina. Drap., et glabro, Z.)
— P) Rostrata, Kokeil - in Rossmassler: Iconogr. L. u. S. Moli., IV, 1836, fig. 284;
et XI. 1842, fig. 737. — Stabile - loco citalo, pag. 59, fig. 69 70 (fig. 70. Anod. cellensis, PfeilTer; ex errore).
Anom.) contrada, mi li i (47).
Loc. Nel Ceresio, e principalmente verso Agno, Agnuzzo o Ainuzze; nel fiume Tresa (emissario del lago di Lugano, che si versa nel lago Maggiore presso Luino). — Bini. Nelle sabbie e nel limo. - Alt. 280m. — Disp. ***, — Terr. Min. Gliiaje quarzose, sabbie quarz. e
470
SEDUTA DEL 20 MARZO 4 889.
micacee, calcare in genere - Geol. R. cristalline, r. metamorf., do- lomia trias., depos. lias. - Fit. Ontani, pioppi, salci.
Gen. Unio.
( Unio , Retzius - in: Diss. hist. natur. Nov. lestac. gen; Ttiès. inaug. soutenue devant lui par Philipsson, 1788, pag. 18.)
Sect. 1. Mnrgnritnnn.
(Margarilana , Schumacher - Ess. System. Test., 1817 — Alasmodon, Fleming. - Brit. Anim., 1829, pag. 417 — Alasmodonta, quorund. aut.)
4. Unio MtoneìHi (48).
Unio Bonetti, Charpenlier - in specimin. Mus. Taurinensis, settembre 1824; et Férus- sac - in Rossmiissler: Iconogr. L. u. S. Moli., Il, 1835, lìg. 134.
— depressa, Megerle v. Muhlfeld - in C. Pfeifier: Naturg. deutschl. L. u. S. Moli., Il,
1821-1828, pi. Vili, flg. 3, 4.
Alasmodonta compressa, Menke — Stabile - toc. cit., pag. 60, lìg. 71.
Loc. Fiume Tresa, nelle vicinanze della ««Madonna del Piano». — Dim. Nelle sabbie in situazione ombrosa. Convive coll’ U. Jìequienii , var. vulgaris. — All. 280-270m. — Disp. * , — Terr. Min. Mi-
caschisto. - Geol. R. metani. - Filol. Ontani, robinie, pioppi, giunchi, salci selvatici.
Sect. 2. Llmnium.
(Lymnium, Oken - Lehrb. Nat., TU , 1815 — Unio, Schumacher • Ess. Syst. Test., 1827: non Philipsson — Mysca, Turton - Conch. Brit. 1822.)
2. Unio Wlcquienii.
Unio Requienii, Michaud - Complèm. de l’hist. nat. Moli, de Drapamaud , 1831, pag. 106. Vau. 1.) Vulgaris. mihi (49). - Fauna Elvct., loc. cit., flg. 72 et 75. ( U . longirostris Ziegler, et U. glaucinus Z.)
— II.) Orilicnsis, mihi (50). - Fauna Elvet., loc. cit., lìg. 74. ( U . tumidus, Retz.)
— 111.) Dlauncri, Shultleworth (51).
Loc. La Far. 1, nel Ceresio e nella Tresa; la li. nel piccolo lago di Orilio od Origlio; la III. in quello di Muzzano. — Dim. Nelle sab- bie c nel limo; fra le conferve e altri vegetabili clic tappezzano il fondo nei seni tranquilli dei laghi — Alt. 280-320m. — Disp. La Far. 1. ff. — La IL % fff. La Ili. *, f ?. — Terr. Mincr. ghiaje quarz., sabbie quarz. e micacee - Geol. R. crisi., e metani. - Filol. Pioppi, ontani, salci, giunchi.
SEDUTA DEL 20 MARZO 1889.
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Familia X. — CARDIACEA.
( Cardiacés , Cuvier; 1817.)
Gen. Pisidiiiiu.
( Pisidium , C. Pfeiffer - Natur. Deulschl. ‘Moli., I, 1821, pag. 17-123.)
1 . PisUlimn atitnicttnt.
Tellina amnica, Miiller - Temi. TJist., II, 1771, pag. 205.
Mut. a) Obliquimi, C. Pfeifler - loc. , cit., pi. V, pag. 121.
— [ì) In dadi ni, Megerle - in Porro: Malacol. Comasca, 1838 , pag. 121, fig. 13 (poco carati.)
Loc. Nel fiume Tresa. — Dim. nelle sabbie, e di preferenza sotto i piccoli ponti. Alt. 200m-280m? — Disp. ?; — Terr. Min.
micasch., steasch. - Geol. R. metani. - Filol. Ontani.
Oss. — Questo Pisidium fu trovato dal sig. Ant. Villa nel fiume Tresa, non lungi dal suo sbocco nel Iago Maggiore, presso Luino. È assai probabile che esso abili anche nelle parli superiori di quel fiume che appartengono al nostro territorio. Ecco perchè I lio fatto figurare in questo prospetto.
2. PisitHum Cfisertanutn.
Cardium Casertanum, Poli - Testacea utriusq. Sicil., I, 1791, pag. 65.
Var. a) Lcnticularc, ( Cyclas lenticularis) , Normand. (52) - Not. sur plus esp. Cy- clad., 1844.
Anom. ?) Stabilei, Ad. Sclimidt. (53). - in Ut., 1858.
Var. fi) Pulchclltun, Jenvns (54). - A monogr. of thè Brìi. Cycl. and. Pisid., in Cambridge phil. trans. 1832, pag. 309. — Stabile - loc. cit., pag. 62, lìg. 77. ( Pisidum fontinale, C. Pfeiffer.)
Mut. /?) Subcaliculatum mihi (55).
Loc. La Var. a nelle vicinanze di Pazzallo e Calprino sulla strada per cui si ascende al monte S. Salvatore. La Var. p presso il lago di Mezzano, piani d’Agno^ ed anche in qualche orto della città. — Dim. Nei piccoli fonti e depositi palustri, fra le conferve e altri ve- getabili che ne tappezzano il fondo, ed anche nel fango stesso; nei rigagnoli ed eziandio dove l’acqua vi manca quasi affatto. — Alt. 280-A00m. - Disp. **, — Terr. Min. micasch., ciottoli
quarz., limo. - Geol. R. metani., terr. trasp. - Fitol. Ontani, castagni, qualche quercia, ec.
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1H5(J.
Oss. — Individui tipici di Plaid. Casertamirn furono trovati dalsul- lodato sig. Villa in alcuni piccolissimi serbatoj, o scoli d’acqua al piede di una rupe nelle vicinanze di Luino (a Montegrino). La pro- fondità di questi bacini non è maggiore di cinque o sei centimetri. Micasch., gres rosso, porfidi [V illa).
Gen. Spli seri uni O.
( Sphanium , Scopoli. — Iutrod. ad hist. natur. , pag. 397; — Cyclas, (partim ), Bru- guière - Encyclop. illustr.; 1791 — Cyclas, C. I’feiffer - Nat. Dea Ischi. Moli., 1, 1821, pag. 17-19,).
1 . Sphyriutn lacustre.
Tellina lacustris , Miiller- Verni. Hist., II. 1771, pag. 201; non Cyclas lacustris, Draparnaud.
Cyclas caliculalà, Draparnaud - Hist. Moli., 1803, pag. 130; pi. 10, flg. 13-14 (ex orrore 11-13).
Fu nell’ esaminare alcuni esemplari di Pisidium casertamirn rac- colti già da qualche anno, che trovai un unico individuo di questo Sphcerium , sicché, per ora, nulla posso dirne in proposito.
Molluschi clic, probabilmente, si potrebbe ancora trovare nel territorio di Lugano; Qualche altra specie di Arion o di Limax ; Citrina pellucida , Miiller; Succi nea pii tris , Linn.;? Zonites glaber , Studer; Ilei, cantiana. Montagli, var. minor ; Ilei, cinctella. Drap.; Claus. plica tu la , Drap, (tipo, o var.); Claus. cruciata , Studer, o varietà; Planar bis cristalus. Drap.; PI. nautileus, Linn.; qualche var. del Pisid. Casertanum ; Sphcerium corneum, Linné, o varietà. (*)
(*) aovXprt — sphnTions.
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NOTE E DIAGNOSI.
(1) Zonites cellarius, Mailer ; Var. |3) cugyrus, mihi — Testa utrinquc de- pressa, sub-planato-convexiuscula, circa umbilicum aou excavata, irregulariter striatula, striis vix conspicais, obliteratis ; tenuis, pellucida, nitida, supra lu- tescenti-cornea , subtus albescenti -lutea. Spira humilis, anfractibus 6 lente crescentibus , planulato-rotundatis , sutura satis profundà distinctis et fero subobtectis, ultimo, vix majori, depresso. Apice obtusissimo, non prominulo. Umbilicus mediocris. Apertura transverse ovalis , parum obliqua , depressa. Peristoma simplex, acutum; margine supero non descendente , columellari non dilatato. Alt. 5; Diam. 13-15 millim.
(2) Helix rupestris, Drap.-, Mut. a) rupicola, mihi — Testa magis conica; umbilico angustiori.
(3) Helix rupestris, Drap.; Mut. /3) saxatilis, Hartmann — Testa magis depressa; umbilico latiori.
(4) Helix angigyra. Ziegler. — Non sarà discaro ai cultori della malacologia che io offra loro un sunto delle diligenti osservazioni anatomiche di questa e di altre due specie (Hel. nautiliformis e Luganensis ( cingulata Saint Simon), fatte dal chiarissimo Saint-Simon di Tolosa, il quale ebbe la compiacenza di assoggettare al suo abilissimo scalpello alcuni individui di dette specie che , a tale scopo , io gli trasmetteva da Lugano. ( Saint-Simon : Miscellanées mala- cologiqv.es: l.re decade, 1848; 2.e dècade, 1856; Toulouse).
Hel. Angigyra , Z. — Animale di media grandezza , lungo 12 millimetri , largo 2 ; piuttosto esile , poco rotondato davanti , foggiato a punta di dietro ; nero lucente e bruno-carico di sopra, bruno grigio di sotto. Tentacoli lunghi, poco rigonfìi alla base , globulosi e arrotondati all" estremità. I due superiori , divergenti , approssimati alla base , lunghi 6 millimetri , conici , debolmente trasparenti; muscolo retrattore appena distinto, molto angustato alla base, bot- tone sferico , globuloso specialmente al di sotto, rotondato all’estremità. Occhi situati vicino àll’apice, ma un po’ dalla parte esterna , piccoli, non spòrgenti , rotondi , neri, poco discernibili. Tentacoli inferiori distanti , alla base , 1’ uno dall’altro, divergenti, lunghi un millimetro , quasi cilindrici, inclinati al basso, bottone sferico, rotondo, quasi nero, rosso all’estremità. Muso ( mufle ) piccolo, convesso, oblungo, sporgente, sinuoso verso la bocca. Bocca situata inferior- mente, grande, profonda, semicircolare, apparente; lobi labiali piuttosto grandi, sorpassanti appena la bocca, sinuati verso la base dei tentacoli inferiori a cui sono vicinissimi. Mascella larga '/* millim. , arcuata, di colore fulvo-auvanziaco
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SEDUTA DtL 20 MAHZO 1859.
m
chiaro-, munita di 12 a 14 striolature verticali, parallele, poco distinte, corri- spondenti ad altrettanti denticoli appena pronunciati. Collo cilindrico, medio- cremente convesso superiormente, che va gradatamente restringendosi verso il collare, ai lati. Piede non frastagliato. Coda sottile, terminata a punta, care- nata; senza pedicolo. Collare stretto, un po’ concavo, che non arx-iva al mar- gine dell’apertura. Mantello o pallio molto sottile, marcato da numerosi punti neri, e da macchie nerastre irregolari.
Orifizio sessuale situato ad un millimetro di distanza al di sotto del tenta- colo destro. Organo in grappa di forma allungata , granuloso, bruno-giallastro, a lobetti divergenti, lievemente digitiformi. Canale secretore strettissimo, ce- leremente attenuato alle estremità. Gianduia dell’ albumina ( glande de la glaire ) grande, molto lunga, stretta, esile, leggermente rotundata all’estremi- tà, digitiforme, carenata lateralmente. Tallone (organo ejaculatorio accessorio del canale deferente) applicato contro la gianduia albuminifera, e molto vicina alla base di essa, la sua forma rassomiglia ad una piccola unghia ricurva; differendo assai dal tallone dell’ affine 11. obvoluta. La matrice sembra quasi separata dalla ghiandola albuminifera per una strozzatura, e presenta, dalla parte che è verso la ghiandola, una ben marcata troncatura, e dalla parte opposta una specie di appendice. Pene (verge) bruscamente ristretto alle due estremità, gonfio nel mezzo; manca di flagello. Canale deferente molto lungo, esile, sinuoso , di color grigiastro. Vagina ritorta sopra sè stessa , assai larga e un poco ristretta presso l’ orificio genitale ; essa contiene delle materie granulari. Sacca o borsa copulatricc di mediocre grandezza, avente la forma di una clava oblunga, piena anch’essa di granulazioni, applicata al prostato; canale corto, larghissimo , lievemente flessuoso. Prostato deferente, sinuoso, subita- mente ristretto all’ altra estremità , ma appena un poco presso l’ organo albu- minifero. Una sola vescicola mucosa piegata a foggia di fermaglio. Mancano la branca copulatrice e il sacco a dardo. Di questi ultimi e del flagello è priva anche Yllel. obvoluta.
(5) Ilelix nautiliformis , Porro. — Animale lungo 9 millimetri, largo 1 (cir- ca), esile, allungato, molto angustato, foggiato quasi a punta anteriormente, terminato in punta marcatissima posteriormente, di color bruno carico, e d’un grigio alquanto giallastro, o imitante l’ardesia, sparso di quasi invisibili e mi- nutissime punteggiature grigiastre o bruno-nerastre ; tubercoli piccolissimi, ro- tondi. Tentacoli lunghi, un po’ grossi, leggermente conici, molto gonfi alla base, assai divergenti, poco trasparenti, oscuramente punteggiati di nero, bottone più chiaro e più trasparente del tentacolo, globuloso, principalmente al disotto. Ten- tacoli superiori quasi a contatto alla loro base, lunghi millimetri 2 talvolta formanti angolo retto col collo; il muscolo retrattore non occupa tutto intero il tentacolo, e va restringendosi gradatamente verso la base, lievemente enfiato verso la metà; bottone oblungo, globuloso superiormente, c molto più al disotto e assai rilevato. Occhi situati al di sopra, presso l’estremità o l’apice , ma qualche poco dalla parte esterna, di mediocre grandezza, un poco ovali, neri, poco sporgenti, molto visibili. Tentacoli inferiori allontanati l’uno dall’altro
SEDUTA DEE 20 MARZO 185 9.
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alla base, debolmente inclinati al basso, un po’ più chiari e più trasparenti che i tentacoli superiori, lisci-, il bottone forma quasi un terzo del tentacolo, è quasi sferico, nerastro alla base, di color grigio chiaro nel restante, traspa- rente. Muso piccolo, corto, sporgente avanti, convesso, foggiato a punta verso i tentacoli superiori, scavato dall’alto al basso, fortemente sinuato e compresso verso la base dei tentacoli inferiori. Bocca piccola, semicircolare, non profonda e poco apparente. Lobi labiali piccoli, molto più avanzati dell’orifizio boccale, largamente securiformi dal di dietro al dinnanzi , sinuati verso la base dei tentacoli inferiori. Mascella arcuata, poco robusta, munita di otto costolature verticali, parallele, sinuose, poco rilevate, che corrispondono ad un egual numero di denticoli molto smussati. Collo lungo millimetri 4 */3 , largo milli- metri a/1 , sottile , cilindrico , mediocremente convesso al di sopra , molto largo avvicinandosi al collare; i muscoli retrattori dei maggiori tentacoli sono pro- lungati lungo il collo parallelamente e formano due larghe fascie nerastre terminate in punta verso il collare; tubercoli un poco rilevati, addossati gli uni agli altri, rotondati ai lati, allungati superiormente, debolmente colorati; linea del dorso inserita in un solco profondo e munita in sul davanti di due o tre tubercoli distanti fra loro. Piede non frastagliato , strettissimo ai lati , smussato (en biscau ) anteriormente, allargatesi verso la coda, a tubercoli non riuniti, arrotondati, appena rilevati, pochissimo coloriti e appena distin- guibili; solchi transversali cortissimi, addossati l’un l’altro, poco distinti; ar- rotondati anteriormente, al di sotto di color grigio-d’ardesia chiaro, uniforme, sottilmente e quasi indistintamente bordato di una tinta bleuastra. Coda lunga più di 4 millimetri, larga alla base, assottigliata all’ estremità , convessa, ca- renata alla base; tubercoli incolori, grandi, appiattiti alla base, piccolissimi e appena distinti all’ estremità. Pedicolo cilindrico, sottile, rilevato , liscio. Collare stretto, recingente l’animale, un po’ largo fra il collo e l’orifizio respi- ratorio , avanzato sin quasi al margine dell’ apertura , convesso , rigonfio , di color rosso-oscuro. Orifizio respiratorio situato nella fenditura superiore del- l’apertura della conchiglia, grande, svasato, profondo, oblungo esteriormente, rotondo al di dentro.
Orifizio sessuale apparente. Organo in grappa piccolo, grigio chiaro, avente la forma di un rene o di un fagiuolo. Canale secretare affilato alle estremità, leggermente rigonfio presso l’organo albuminifero ; si allarga poscia formando delle sinuosità poco apparenti, distanti fra loro; esso è rinchiuso come in una specie di guaina. Ghiandula albuminifera di grandezza mediocre, ricurva, fatta a modo di lingua , larga e come troncata alla base , alquanto stretta e arrotondata all’estremità, carenata, di color grigio d’ardesia chiaro. Piuttosto consistente; i lobuli poi sembrano arrotondati. Tallone situato sulla carena sinistra dell’organo dell’albumina; pare piuttosto piccolo c di color grigio chiaro d'ardesia; consta di un corpo ripiegato a linguetta assottigliata all’estremità e arrotondata ; esso si restringe alla base e , da questa parte , presenta due vescichette glandulose avvicinate fra loro, rotonde e biancastre. Matrice sepa- rata dall’organo albuminifero per una strozzatura marcatissima, le sue piega-
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ture sembrano molto distinte; essa è molto grande. Il pene è grosso, rigonfio ad intervalli , e va attenuandosi a poco a poco in avvicinarsi all’ estremità. Manca il flagello. Canale deferente lungo e stretto. Vagina larga, più stretta presso l’orifizio genitale, gonfia dall’opposta parte. Borsa copulatrice di gran- dezza mediocre, di forma oblunga, insensibilmente ristretta alla base, un po’ più grossa e rotondata all’ opposta estremità , di color grigio biancastro ; la branca copulatrice vi manca. Cloaca corta e stretta. Prostato deferente sottile, composto di vescicole arrotondate, apparenti, biancastre. Una sola vescicola o ghiandaia mucosa, la quale va a metter capo ad un rigonfiamento del canale della borsa copulatrice; questa ghiandola o vescicola pare molto corta, lingui- forme , arrotondata e alquanto attenuata all’ estremità , flessuosa e piuttosto consistente. Anche in questa specie manca il sacco del dardo.
(6) Helix incarnata, Miiller; Mut. /3) armata, mihi. — Margini columellari peristomatis tubercolo calloso munita.
(7) Helix strigella, Drap.; Mut. S) minor. — Testa dimidio minore, interdum erassiuscula.
(8) Helix carthusiana, Miiller; Mut. /3) leucoloma, mihi. — Testa minore, peristomate omnino albo.
(9) Helix ncmoralis, Lirmé; Mut. /3) leucostoma , mihi. — Testa unicolore, flava vel luteo-flava, absque fasciis, peristomate albo.
(10) II. nemoralis , Linn.; Mut. 7) pudica , mihi. — Testa unicolore, flava fasciis 1-5 hyalinis, peristomate albo
(11) Helix pomatia, Linne; Mut. a) vulgaris, mihi. — Media, castanea vel castaneo-lutea, fasciis confusis, aut evanescentibus.
(12) H. pomatia, Linné; Mut. /3) Salvatoriensis , mihi. — Testa majore , Irete castaneo-flavescenti , fasciis castaneis distinctis ornata.
(13) Helix 1 Aiganensis , Schintz ( cingolata , Studer (Saint Simon) (*)). Animale di forma allungata, alquanto stretto e rotondato anteriormente, as- sottigliato e terminato in punta posteriormente; coperto di piccoli tubercoli sporgenti, un poco allungati, minutamente punteggiati di color latteo; bruno- rosso sbiadato e quasi nero al disopra ; rosso carico al disotto. Tentacoli di un colore rosso-oscuro, lunghi, conici, a finissime granulazioni. Tentacoli supe- riori lunghi 11 millimetri, avvicinati fra loro alla base, sottili, a bottoni pic- coli, globulosi, quasi sferici, di colore più oscuro che i tentacoli stessi. Ten- tacoli inferiori distanti fra loro alla base , inclinati al basso, quasi lisci , a bottoni appena distinti. Occhi sporgenti , piccoli , rotondi, poco distinguibili.
(*) Spira produrla inalar Helicis cingulat®, fasciis 003- 45, infcvis patlidis. — Animai Helicis Presti i verte simile (Adolpli. Scbmidt in li t. ad dom. 1’. Strobel. ).
Se il nome specifico di cingulula fu impiegato per la prima volta da Studer per dinotare V Helix di Lugano, 0 se più lardi poi fu appropriato un tal nome a qualche forma di altri paesi -affine ma diversa dalla nostra-, per essere giusti si dovrà bene ritornare e circoscrivere il nome di ciugulata (colla sinonimìa, non varietà, luganensis, Schintz ) ai soli individui del territorio di Lugano, Valsolda , Tremczzina, oc., e creare un altro nome per la forma, abba- stanza diversa , delle contrade Bresciana e Trentina.
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Muso grande, allungato, angustato alle due estremità; molto convesso, a tubercoli rilevati. Orifizio boccale grande , rotondato , a pareti svasate. Lobi labiali grandi , reniformi , molto ricurvi sotto la base dei tentacoli inferiori . Mascella poco stretta e fortemente troncata alle due estremità, valida , ar- cuata, di color rosso-fulvo carico, poco trasparente; munita di st nature trans- versali, sottilissime, parallele, sinuose, quasi obliterate; vi si osservano due coste verticali, quasi dritte, molto grosse, corrispondenti ad un numero eguale di crenulature grosse e smussate. Lingua larga e arrotondata anteriormente, solida , d’ aspetto cretaceo e coperta di circa ottanta filari di papille ricurvate all’ indietro, mediocremente rilevate e terminate in punta. Ogni filare ne con- tiene a un dipresso una cinquantina, sicché puossi calcolare il numero totale delle papille a quattromila. Cullo molto convesso ( très-bombé ) superiormente, largo ai lati , munito di robusti tubercoli ; vi si vede una linea dorsale sinuosa composta di tubercoli piccoli e alquanto oblunghi. Piede di color bruno sporco, e meno oscuro del collo; stretto ai lati anteriormente, largo posteriormente, e presentante su questi lati dei tubercoli meno addossati e meno sporgenti che quelli del collo; segnato da solchi transversali, stipati, paralleli e poco distinti. Coda bruscamente rilevata alla base, convessa ( bombée ), qualche poco atte- nuata e puntuta all’estremità, munita di un’umile carena; essa pure ha dei solchi transversali che rassomigliano a quelli del piede. Collare tocccante i boi-di dell’apertura, senza però oltrepassarlo, convesso, molto gonfio, un po’ concavo al disotto del collo, di color bruno nerastro, più intenso sui bordi, sparso di punteggiature cretacee, assai numerose e piccolissime. Orificio re- spiratorio apparentemente rotondo, a pareti poco svasate, nere; dal lato che guarda l’animale vi si osserva una macchia piccola, rotonda, biancastra, la quale si stende sur una specie di lobo formato dalle pareti del foro respira- torio ogni qualvolta esse si ravvicinano, il qual lobo però sparisce mentre l’a- pertura sta spalancata. Pallio (o mantello) membranaceo, di color bruno-rosso, con finissime punteggiature nere ; la parte di esso che ricopre la gianduia pre- cordiale è grigia, un poco trasparente, inarcata di minuti punti neri. Organo in grappa piccolissimo e lunghissimo , giallastro , contenente dei piccoli lobi allungati e sinuosi. Canale secretore lungo, sottile, a pieghe non forti, separate le une dalle altre. Organo albuminifero grande, poco allargato alla base, lie- vemente ristretto e ottuso all’estremità, linguiforme , appiattito su l’una delle sue faccie, sinuoso, giallo-ocraceo, a lobuli che pajono molto piccoli, quasi ro- tondi, poco apparenti. Tallone completamente accollato alla gianduia albumi- nifera e confuso col canale secretore, affettando la forma di una carena ta- gliente. La matrice sembra piuttosto lunga, larga, ripiegata a foggia di S; pre- senta essa delle pieghe addossate le une contro le altre, e la sua consistenza pare gelatinosa; termina, verso la gianduia albuminifera , in un corpo parti- colare glanduloso , perfettamente rotondo , che segue serpeggiando il canale secretore prima di penetrare nella ghiandula dell'albume. Pene rigonfio alla base, quasi in una specie di fodero, un po’ ristretto presso la cloaca, terminato bruscamente dalla parte opposta da un cercine grigio-giallastro, fibroso; da
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questa specie di fodero o guaina esce fuori il resto del pene e si ripiega a se- micerchio; il muscolo retrattore si attacca al pene verso la metà della sua part e più stretta, esso è lungo, sottile, d’un tessuto resistente e di colore perlaceo. Flagello lungo e sottile, all’estremità del pene, terminato quasi in punta alla cima, molte volte ripiegato sopra sè stesso e di colore grigio-chiaro. Il canale deferente forma la continuazione del pene. Vagina piuttosto lunga , fles- suosa e di discreta grossezza. Sacca o borsa copulatrice avvicinata all’organo albuminifero, piccola, sferica, di color bruno violaceo; il suo canale sembra assai lungo, piuttosto grosso, sinuoso, parallelo alla matrice; fra questa e quella si osservano delle fibre muscolari, numerosissime, parallele che vanno a metter capo all’utero. Prostato assai lungo e sottile, un po’ più largo presso la va- gina. Vescicole vermiformi o mucose dipartentisi dal condotto vaginale, al- quanto al disotto della matrice; lunghe (18 mill.), grosse, molto sinuose, esili, subulate all’estremità, consistenti, di color grigio giallastro chiaro e lucente. Il sacco del dardo viene a metter capo, come le vescicole vermiformi, al ri- gonfiamento della vagina; questo sacco sembra piriforme, allungato, alquanto allargato in forma di clava e molto arrotondato all’estremità. Il sig. di Saint- Simon non descrive la forma del dardo ; ma se, come ci assicura il sig. Adolfo Schmidt, l'animale è in tutto simile a quello dell’ Hel. Pressici, non vi do- vrebbe essere differenza nemmeno nel dardo. Nell’animale dell’ li. Preslii esso è alquanto incurvato, e largamente lanceolato alla punta (Jaculo sub-curvo, apice late-lanceolato (*) ).
(14) II. Luganensis , Schintz; Mut. /3) Philippi-Marice , mihi — Fascia an- gusta pallida, longitudinaliter aeque bipartita. — L’ho dedicata a mio fratello Filippo che l’ha trovata nel 1850.
(15) 11. Luganensis Schintz; Mut. 7) Viglezia, m. — Fascia nulla; altera porro infera interdum magis conspicua. — Dedicata a’ miei giovani amici conchigliologi Luigi e Giovanni Yiglezio di Lugano.
(16) II. Luganensis , Schintz; Mut. 8) Augustinia, m. — Testa, supra, strigis diluto-fuscis subarcuatim ornata; fascia angustissima, pallidissima; fascia vero infera plus minusve conspicua — Omaggio al rev. padre Agostino da Vezia cappuccino, botanico.
(17) Clausilia albopustulata , De Cristof. et Jan; Mut. /3) agreabilis, mihi — Testa nitidiuscula, corneo-rufescenti; sutura plus minusve regulariter papil- lis ornata; peristomate expansiusculo, callo palatali aurantiaco sub-obliquo in- structo.
(18) Clausilia Strobcli, Porro. — Alla descrizione troppo imperfetta da me data nella mia fauna delle conchiglie del Luganese 1845, è bene che io sosti- tuisca la seguente : Testa rimata, ventroso-fusiformis, costulato-striata, tennis, solidiuscula , sub-pellucida, nitidula, rufescenti fusca, sutura persaepe papillis cancscentibus, strieformibus ornata. Spira, supra medium, sursiun valide subi-
(*) Ad. Schmidt: Uebcr dcnWcrlh dcr Obcrkicfer und ilrr Pfeilc fur dir syslematischc Anordn. drr Ilrliccs - in : Mrnke et !.. l’feiffer: Zcilsrlir. fur Maiorozool. , 1830 und 1832.
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toque attenuata; apice obtusiusculo. Anf cactus 11-12 parum convexi, sensim crescente.?; ultimus, latere, profnnde scrobiculato-impressus, intus tuberculo te- nui, calloso, aurantiaco respondente ; basi sulcatus, distincte cristatus. Apertura subrotundato-pyriformis , basi sub-canaliculata; sinulo (gouttière) ovato-rotun- dato. Lamella supera tenuis; infera validiuscula , elatiuscula, remota, sim- plex aut bifida; spatium interlamellare lreve vel, interdum, 1-3 minute plica- tulo. Lamella spiralis superam non attingens, nempe remota, non emersa, humilis, interrupte colunlellam circumvolvens. Plica palatalis 1. brevissima, po- stica, ssepe inconspicua: haud raro, liane inter et suturam, pliculae 1-2 , mi- nutissimag, extus non apparentes , adsunt; plica subcolumellaris vix emersa. Lunella subarcuata, imperfecta, vix conspicua. Peristoma continuum, solutum , brevissime reflexum. Alt. 10-11, diam. 2 */s - 2 3/t millim.
Clausilium non sinuatum, nec lobatum. Ut in Claus. plicatula, Drap., et praesertim in ejus mutatione Superflua, Megerle. Pediculus attamen (in Claus. Strobili ) externe, ad basim, strictiusculus evadit.
(19) Claus. Strobeli, Porro; Mut. «) simplex, mibi — Lamella infera re- mota, simplex; spatio interlamellari lseve.
(20) Claus. Strobeli, Porro; Mut. §) Philipp i-Mar ice, m. — Lana, infera in- trorsum biramosa; spatio interlamellari 1-3 minute plicatulo.
(•21) Claus. Strobeli, Porro; Mut. 7) Viglezia, m. — Lam. infera antrorsum et introrsum biramosa vel sub-biramosa; interlamellari 1-3 minute plicatulo.
(22) Claus. Strobeli ; Mut. 0) tenuiventris , m. — Testa longiuscula; minus ventricosa, ideoque spira fusiformi attenuata.
Osserv. Questa specie si trova anche nella provincia di Como in Yalgana (sotto le pietre calcaree, e il tufo) e in altre località. Il sig. Del Mayno la raccolse pure nei dintorni di Trezzo (trasportata, probabilmente, dalle valli superiori per l’Adda).
Due altre specie da aggiungere alla lista dei molluschi della Lombardia, sono: la vera tìelix cricetorum, Miiller, da me raccolta (1853 e 1856) sui mu- ricciuoli e su alcune lastre di gneiss fiancheggianti la strada postale della Valle Leveutina, fra Ambri e Piotta nel Cantone Ticino. Gli esemplari di questa località sono identici a quelli provenienti dalla Francia e dal Cantone di Yaud(Béx.) L ' Helix che si raccoglie nel territorio Milanese, Comasco, Bre- sciano , Mantovano , ec., e che in alcuni lavori malacologici e collezioni lom- barde è classata sotto il nome di cricetorum, è V Hel. Ammonis, Ad. Schmidt = H. candicans (part.), Ziegler secondo L. Pfeiffer ; neglecta var., Strobel (olim).
Ho pure raccolto nel territorio di Legnano (provincia di Milano) la Clau- silia cruciata, Studer, ( Cl. dubia, Drap., var. di alcuni autori); e la sua va- rietà Claus. triplicata, Hartmann - fu raccolta dal sig. Ant. Villa e da me sotto la corteccia fracida di qualche albero nei prati intorno a Milano.
(23) Claus. plicatula , Drap.; Mut. a) superflua, Megerle. — Testa tenui- uscula, sutura albido-strigillata.
(24) Pupa megacheilos, De Cristof. et Jan; Mut. a) minor, m. — Minor, P. arenacene vai de affinis.
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(25) P. megacheilos, D. C. et Jan; Mut. 5) media, m. — • Duplo major, brunneo-eornea, vel nigrescenti-brunnea.
(26) Pupa frumentum, Drap.; Yar. meridionalis , Strobel. — Testa per- saepe majori, subcylindrica , vel fusiformi; anfractibus planioribus; peristo- mate reflexiusculo, labio esterno non incrassato; plicis palatalibus sub - 5 (1 supera, prope suturam, brevissima; 4 longis).
(27) Pupa Ferrarvi, Porro. — Fu per inavvertenza del litografo che (du- rante la mia assenza per qualche tempo da Lugano , rfel 1845) si omise la fi- gura di questa specie e si è ripetuta invece quella dell’ Ilei, nautiliformis (col- 1’ animale) sotto il numero 26 a sinistra della l.a tavola nella mia fauna delle Conchiglie del Luganese; tuttavia ho inviato a diversi malacologisti un dise- gno fedele di questa elegante Pupa. — Moquin Tandon nella classica sua opera sui Molluschi della Francia ( llist. nat. Moll.de la France, 1855) non mette alcuna differenza fra la Pupa biplicata e la P. Ferrarvi. L’autorità di un malacologista sì celebre , essere deve senza dubbio d’ uq gran peso appo i cul- tori della scienza; e, a dire il vero, io pure sono d’avviso che queste due Pupe (alle quali va aggiunta una terza — Pupa Valsahbina , Spinelli) (*) — non sieno che forme differenti di un solo tipo; tuttavia non è possibile di po- terle confondere insieme tutt’ a fatto , perchè infine ciascuna di esse presenta dei caratteri apprezzabili pei quali puossi benissimo distinguerle. Ecco i prin- cipali caratteri differenziali che io vi ho riscontrati esaminando diligente- mente le due pupe in discorso :
Pur a biplicata, Michaud. ;
Corneo-lutescens , late sub-' triata, striis inconspicuis , non/ continuis ; in anfractu ultimo \ tantum distinetioribus.
Tositi
Pupa fjerkarii, Porro
Corneo -sericina, confertim mquc capillaceo-striata; striis satis con- spicuis.
Planiusculi , ultimo aliquautu- J lum ampliore, basi compresso vel , * obtuse cristato. I lraclUS
/ Convcxiusculi, ultimo aliquant. | angustiore , basi stricte-compres- j so et , ob impressionem linearem , f satis argute cristato.
Subcontinuum , appressimi , margine externo calloso.
Peri- j Continuum, solutum, margine Stoma ) externo callo valido instructo.
Sub-4; suprema et infima re- \ . [ Sub-4; suprema et infima re-
inotas, punctiformes; ceterae me- / Pii CSC Imotae, punctiformes; caeterm cras- diocres, tenues, supera ( prope > palata- ' siusculm , supera (prope sutu- suturam) brevis, altera longior, t * . jram) brevis, altera similiter bre- satis antice progressa. 1 [ vis , antice parum progressa.
(28) Pupa Ferrarii, Porro; Mut. a) normali s , milii. — Testa cylindracea. — Alt. 4 '/. - 4 */a ; Diam. 1 '/2 milb Anfract. 8.
(.*) Catalogo ilei Molluschi terrestri c /ba iali della /iroviucia Bresciana . per. li li Spinelli , Brescia, 1851.
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(29) Pupa Ferrarti, P.; Mut. /3) guttula, Porro. — Spira abbreviata, au- ffact. 7, ultimo angustato, ita ut testa anguste pyriformi-elongata videatur.
(30) Vertigo pusilla, Miiller. — Il signor Strobel nel suo lavoro orografico- geografico sui molluschi terrestri della Lombardia (*) , accennando a questa specie, dice che la Vertigo da me trovata a Lugano, e notata nel mio lavoro del 1845 come Vert. pusilla, non è questa specie, ma la Venctzii Charpent. Faccio osservare che la Veri. Venetzii, all’ epoca della pubblicazione di quel mio primo lavoro , io non l’ aveva ancora trovata a Lugano ( nè finora mi si presentò in altre località più interne del Cantone Ticino), mentre non è rara nella più meridionale contrada Comasca, ed anzi-più ovvia che non la pu- silla - la raccolsi nelle alluvioni del fiume Olona ; e che la Vertigo pusilla da me allora citata , e non rara nel Luganese , è la vera pusilla di Miiller. Così pure il signor Strobel (nel detto suo lavoro) cita come trovata da me a Faido nel Cantone Ticino la Claus. parvula , Studer; probabilmente egli avrà fatto sbaglio nelle annotazioni, giacché finora non ho raccolto questa specie al di qua delle Alpi; ma fra Amstiigg e Altdorf al di là del S. Gottardo, a S. Mau- rice nel Yallese, ec.
(31) Limncea auricularia, Linné; Mut. jS) acronica, Studer. — Testa mi- nore; apertura strictiuscula, minus dilatata, anfractum ultimumnon superante.
(32) Limncea auric., Lin.; Mut. y) Hartmanni, Stud. — Testa minore; spira rudimentali, sursum subplanata; apertura rotundato-ovali.
(33) Limncea teres, Gmelin. — Gli individui adulti di questa specie hanno l’ultimo giro della conchiglia marcato da costolature longitudinali e trasver- sali, che intersecandosi ad angolo retto, formano delle piccole fossette quadrate di cui la diagonale varia da 1 a 2 millimetri.
(34) Limncea per egra, Miiller; Mut. /3) rimata, Al Braun. — Testa siepe majuscula, solidiuscula , brunneo-fusca , haud raro corrosa, rimata vel rimato- perforata; margine columellari parum reflexo perforationem umbilicarem se- mitegente.
(35) Limn. per egra, Miill.; Mut. y) alpestris, mihi. — Testa media, tenuiu- scula, cornea; spira apice truncatula et sepe corrosa; anfractu ultimo ventri- culoso ( NB . a L. Blauneri satis distincta ).
(36) Limn. peregra, Miill.; Mut. 5) labiatula , m. — Testa minore, subri- mata, tenuiuscula, fuscato-cornea; margine columellari subarcuato, columella simplice, non flexuosa neque callosa; apertura subovata, peristomate undique reflexiusculo.
(37) Limncea obscura, Parreyss (non Ziegler). — Testa rimata, fusiformi- elongata, tennis, solidiuscula, subpellucida, cornea, ssepe fuscata; Spira re- gulariter attenuata; apice acutiusculo; anfractibus 7, vix convexiusculis , su- tura marginata, sub-albofilosa distinctis, superis brevioribus. Apertura non dilatata , ellypsoideo-ovalis, */3 spine vix mquans; peristoma acutum, albido
(’) Essai d'unc dislrib. oro>jr. ycoijr. Muli. tcrr. Lombardie ; iu Mcmor. Acad. Se. di Torino; Serie II, Tom. XVIII; lSìTi.
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sub-labiatum; raarginibus callo tenuissimo junctis; columellari supra perfora - tionem umbilicarem reflexo; columella vix intorta. Alt. 13-14; Diam. 4 ‘/t millim. — Apertura, lat. 3 */ai 5 millim.
A Limncea glabra, Miiller ( Limn . elongata, Drap.) differt: testa ventro- siore; spira proportionaliter breviori. (Speeies dubia; cum L. palustre potius conjungenda?)
(38) Acme lineata, Drap.; Mut. /3) Villce, mihi. — Testa majore. - Alt. 4; Diam. 1 millim. — Tenue omaggio di grata ricordanza ai fratelli Ant. e GL Bat- tista Villa di Milano, i quali guidarono i primi miei passi nel difficile studio della conchigliologia.
(39) Il nome di Branchiali è più rettamente impiegato che l’altro di Petti- nibranchiati usato dalla maggior parte dei malacologisti ; perchè , dei mollu- schi appartenenti a quest’ordine, non tutti hanno le branchie fatte a pettine ; ma alcuni ( Valvata ) le hanno disposte in pennacchio; altri (Neri tacci) l'hanno in forma di sperone di gallo.
(40) Bythinia insubrica, Charpentier. — Testa minutissima, rimata, sub- perforata, ovato-conoidea, tenuis, pellucida, nitida, (sub lente) subtilissime striata, cornea; Spira breviuscula, conoidea; anfractibus 4 valde convexis, ad suturam distinctam depressiusculis ; ultimo ampliori, spirse totalis dimidiam partem «quante; apice obtuso. Apertura subrotundata, superne obtuse angu- lata. Peristoma simplex, acutum, marginibus continuis, externo latiusculo; co- lumellari strictiusculo, breviter reflexo, perforationem umbilicarem semitegente. — Alt. vix 2; Diam. 1 */3 • — 1 */* millin. — Operculum chartilagineum, te- nuissimum, spirale, paucispirum, nucleo excentrico, eleganter subspiraliter striatulum; profunde immersum.
(41) Bythinia insubrica, Charp. ; Mut. jS) Stabilci, Charpentier. — Ben- ché il chiarissimo de Charpentier abbia innalzato al rango di specie questa forma di Bythinia, non è possibile di adottarla che come una semplice modi- ficazione o mutazione della precedente.
Differt a Bytli. insubrica: spira elatiori, ideoque anfractu ultimo minus ventricoso, et aperturà ovato-rotundatà. — Alt. 2 l/5 i Diam. 1 */, millim.
La Byth. insubrica può dirsi, in complesso, una Palud. vivipara (Miill., Drap.) in miniatura.
(42) Neritina trifasciata, Menke; Mut. a) Porroi, mihi. — Testa lutea, 1-23 fasciata, fascia 1 supera, suturali, latiuscula; secunda et tertia approxi- matis, angustioribus. — Dedicata alla indelebile memoria di Carlo Porro.
(43) Anodonta atrovirens , Shuttleworth. — Concila magna, late ovata, vel sub-elongato-ovata, vix rhombea, ventricosa, postice compressiuscula; late sul- catula; infere et postice interdum squamulosa , opaca , nitida , solidiuscula, cxtus castaneo-brunnea, fasciis fusco-virescentibus, angustia, parum conspi- cnis persaepe ornata; lincia incrementi frequonter nigricantibus; intus albido- azurrescens, submargaritacea ; antico rotondata; postica in rostrum breve, medianum, late rotnndatum producta; margine inferiore concavo; superiore snb-horizontali , antice non angolato, humiliter ascendente, et postice oblique
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descendente, angulum efformante. Cristo, vix mediocriter elata ," compressa, ungulata. Umboìiibus satis tumidis, decorticatisi decorticatione profonda , mul- tisinuata, livida et albido-submargaritaeea; apicibus contiguis, parum anticis, 6-8 longitudinaliter late costatis. Ligamento satis valido, subobtecto, brunneo- piceo. Impressionibus muscularibus vix conspicuis \ palliar ibus indistinctis.
(44) AnocL. atrovirens , Shuttl.; Mut. a) normalis, mihi. — Concha elatiu- scula, margine inferiore concavo ; rostro sub-recurvo (forma n&Anod. cygneam proxime accedens) — Alt. Ab apicibus ad marginerai inferiorem: 62-64 millim. (maxima) — Ab apice cristae postero-dorsalis ad mai-ginem inf. 72-74 mill. (maxim.) — Long. 126. mill. (max.). — Crassities 44 millim. (max).
(45) Anodonta atrovirens , Shuttl.; Mut. ,3) attenuata, m. — Coracfta strictiu- scula, longiuscula ; margine inferiore subliorizontali , retuso ; rostro non re- curvo (forma ad Anod. cellensem accedens). — Alt. Ab apicibus ad marg. infer. : 64 millim. (max.) — Ab apice cristm postero-dorsalis ad marginerò in- fer. : 68 millim. (max.) — Long. 134 millim. — Crassit. 42 mill. (max.).
La mutaz. /3 è rarissima.
(46) Anodonta piscinalis , Nilsson; Var. a.) anatinella , mihi. — Concha sub- media, vel minor, tenuis, ovali-sub-rliombea, olivaceo-lutea, vel lutea (inter- dum virescenti radiata); margelio fiacre) erubescenti-albido, postice iridescen- ti; marginibus insequalibus ; inferiore mediocriter concavo, aut subretuso; srt- periore fere recto, adscendente, postice oblique descendente; anterius rotun- data; poster ius attenuata, in rostriun medianum, breve, srepe oblique obtusa- tum producta. Crista postero-dorsalis mediocriter elata, angulata. Umbonibus tumidiusculis; apicibus costulatis, extremitati anteriori sub-approximatis. Li- gamento tenui, corneo-rufescenti. Impressionibus muscularibus inconspicuis; palliar ibus indistinctis. — Alt. 40-44; Long. 74-84; Diam. sive Crassit. 23-25 millimetr.
L 'A. piscinalis Nilsson, tipica, non l’ho finora trovata nel territorio Lu- ganese. La mia Var. anatinella sarebbe da considerarsi come un 'A%iod. ro- strata brevirostre (come l’ha chiamata anche il chiar. Rossmàssler) o, meglio ancora, come un’A. rostrata non abbastanza sviluppata. Del resto anche VA. rostrata è una forma derivata dall’ A. piscinalis.
(47) Anod. rostrata , Kokeil; Anom. contrada, mihi. — Concha abbreviata, contraeta; margine inferiore sub-horizontali ; superiore elate-arcuato , rnque hinc inde descendente; rostro brevissimo, obtusissimo , ad dexteram inflexo; margine anteriore, e contra, lasviter ad sinistram converso.
(48) Unio Bonellii, Charpentier et Ferussac. — Gli individui molto adulti presentano le seguenti dimensioni: Alt. (dagli apici al margine infer.) 33 mil- lim.; (dal margine super, ossia dal ligamento, al margine opposto od inferiore) 42 mill. — Long. 82. mill.! Gli esemplari che si trovano nei canali e fossi, e in qualche fiume di Lombardia, particolarmente nelle provincie di Como e di Milano, hanno sempre una conchiglia più leggera e a dimensioni più piccole. Sono nelle collezioni sotto il nome di Alasmodonta uniopsis (Anodonta) La- mar ck.
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(49) Unto Bequienii , Michaud; Yar. I. vulgaris, milii. — Concita plerum- que sub-media, ovato-oblonga, crassiuscula , extus lutea (lineis incrementi fu- scis), olivacea, picea, vel nigro-picea; intus albido-margaritacea ; antice rotun- data, non lata; postice in rostrum obtuse truncatum, inferum, breve, interdurn etiam longiusculum, latiusculum, immo et latum compressumque producta ; marginibus sub-parallelis, inferiore sub-horizontali ; superiore rectiusculo aut laeviter subarcuato, postice oblique descendente. Umbonibus tumidiusculis, liaud raro late decorticatis , decorticatione profonda, albida et livida, vermiformi vel undulata. Apicibus bumilibus , subconniventibus , extreinitati anteriori approximatis. Ligamento mediocri, valido, recto, piceo vel rufescentibrunneo. Dentibus cardinalibus compressis, aut crassi usculis , aut crassis, aut robustis, immo et obtusissimis , denticulatis, vel sub-rotundatis (et tunc, in valva sinistra, in excavatione subsemicirculari receptis). Lamellis elatis, integris, satis longis, compressis, subarcuatis. Impressionibus muscularibus anterioribus profundis, smpe glareolà minutissima , luteo-margaritaceà stratis ; posterioribus vix con- spicuis; palliaribus distinctis. — Alt. 28-34; Long. 60-75; Crassit. sive Dia- metr. 21-25 millimetr.
Mutatur interdurn: Conchà tenuiuscula; margine inferiore concaviusculo ; superiore recto, postice oblique descendente; rostro magis attenuato, mediano; dentibus cardili, valde compressis, lamelliformibus, non validis.
Gli esemplari raccolti nel fiume Tresa si distinguono pel colore quasi ne- rastro dell’epidermide, pei denti cardinali molto crassi , ottusi, spuntati ; per la decorticazione delle valve molto larga e profonda, pel rostro alcune volte allungato, largo ed alquanto appiattito. La forma dei denti cardinali è troppo mutabile , in individui del resto affatto identici , perchè si possano distinguere in tenuidentati e crassideutati. Alcuni esemplari raccolti nel Naviglio Grande presso Milano, per nulla differiscono da quelli della nostra Var. I., che per questo ho chiamata vulgaris , siccome quella forma che più comunemente si presenta tanto al sud delle alpi o, almeno, nella vasta contrada lombarda, come al di là delle alpi stesse. Qualche esemplare proveniente dai Pirenei orientali (che io ebbi dalla bontà del sig. de Saint-Simon sotto il nome di U. Alcronii ) non distinguesi per forma, colore, ec. da alcuni individui, a taglia minore, viventi nel fiume Tresa. E fin anco la zavorra minutissima, luteo-perlacea, irregolarmente disseminata nelle fossette o impressioni muscu- lari anteriori , si trova nella maggior parte degli esemplari adulti e crassiu- sculi provenienti da tutte le indicate località; e in molti di essi è una sola la facies, e identico è persino il colore e la forma della corrosione agli apici.
(50) Un io Bequienii, Mieli.; Var. II. Oriliensis, mihi. — Concila ovali- oblonga, tumidula, solidula, crassiuscula, extus brunneo-picea , intus albido- margaritacea, siepe livido-maculata; antice rotondata; postice in rostrum bre- viusculum, haud raro etiam elongatum, compressiusculum producta; margi- nibus insequalibas; inferiore perssepe concaviusculo; superiore sub-recto, postice curvato declivi vel oblique descendente. Umbonibus satis tumidis, extremitati anteriori approximatis , ad apices corrosi?, corrosione profonda, livida et mar-
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garitaceo-albida. Ligamento valido, brunneo-piceo, longiusculo. Dentibus car- dinalibus subtriangularibus compressiusculis aut crassiusculis , iuterdum sub- tetragonis et elatis; in valva sinistra duobus satis validis. Lamdlis elatis, compressis, subarcuatis aut etiam arcuatis. Impressionibus muscularibus an- terioribus profundis; posterioribus vix conspicuis; palliaribus - proesertim an- tice- distinctis. — Alt. 35-38; Long. 70-88; Crassit. si ve Diametr. 25-28 millim.
Gli esemplari a rostro compresso e molto allungato lianno i denti cardinali subtetragoni, molto elevati e crenulati, accolti in un semicerchio profondo nella sinistra valva. Alcuni individui più larghi ed ellissoidi, a margine su- periore ed inferiore subarcuati, non differirebbero (per quanto puossi inferirne dalla figura e dalla descrizione) dall’f/. Requienii , var. Philippii, Dupuy (*), di Pau presso Bajona in Francia.
(51) Unio Requienii, Mich. ; var. III. Blauneri , Shuttleworth. — Concha ovali-oblonga , ventriculosa , solidiuscula ; extus brunnea , lineis incrementi smpe nigricantibus vel fuseis; intus iridescenti margaritaceo-albida; antice ro- tondata , latiuscula ; postico attenuata , in rostrum plus minusve obtusatum producta; marginìbus rectiusculis , vix subparallelis; inferiore , in medium, ob levem eompressionem subsinuato ; superiore postice declivi , rotondato , ve; oblique descendente. Umbonibus tumidis, extremitati anteriori sub-approxi- matis. Apieibus undato-tuberculosis, attamen saepe decorticatis, decorticatione profunda, livida et albido-margaritacea. Ligamento validiusculo , mediocri, recto, rufo-piceo. Dentibus cardinalibus compressis, subtriangularibus, plus minusve incrassatis, minute vel obsolete dentieulatis. Dente cardinali poste- riore in valva sinistra imperfecto. Lamellis elatis, compressis, satis longis, integris, leviter subarcuatis. Impressionibus muscularibus anterioribus latis, sed mediocriter profundis; palliaribus , prresertim antice, distinctis. — Alt. 43-45; Long. 85-100; Crassit. sive Diametr. 28-30 millim.
Qualche esemplare di questa varietà difficilmente distinguesi dall’!/, pietà - rum, per la forma allungata e attenuata e direzione mediana del rostro, per la compressione e leggera subsinuosità del margine inferiore, per la forma delle fossulette o impressioni musculari anteriori che sono piuttosto grandi ma proporzionatamente non molto profonde, ec.; esaminando però un buon numero di esemplari provenienti dal piccolissimo lago di Chiasso (nel distretto di Men- drisio), esemplari non differenti da quelli della nostra Var. Ili (del piccolo
(’) Dupuy-Cafaf. cxlramarin. Gallio: tcstac.; Paris, 1849; et Ilist. nat. Moli, de la Frattee, Paris, 1832, pag. 631, n. 21, pi. XXV11I, fig. 19. — U. Philipp i. Dupuy. —Testa ovato-oblonga, superius et inferius arcuata, antice brevis et rolundala, postico producla, cuneiformis et sub- truncata; umbonibus et area tumidulis; ligamento elongato, mediocri; dente cardinali conico, incrassato, striato et denticulato , intcr denles fere nullos in allora valva recepto'; lamellis crassulis , elongatis et subdenticulatis; impress. muscularibus anterioribus sat profundis; poste- rioribus et paileali parum impressis.
Subincrassata , erosa; margelio albido-roseo , maculis lividis, irregulariter in senioribus si- gnata ; epidermide nec nitido, nec effoliato, castaneo nigro — MI. óG 42. Luug. 70 90; Epaiss 23-28 miti.
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lago di Muzzano) se non per essere, in generale, d’alquanto più crassi e di colore più luteo all’epidermide , non si può esitare a riferire il nostro U. Blau- neri in discorso, al proteiforme U. Requienii. Nel menzionato laghetto di Chiasso gli individui non ancora cresciuti a perfetto sviluppo sono quasi pa- rallelogrammi, piuttosto tumidi, di color verde olivastro gajo, o bruno verda- stro, a 'zone o linee di accrescimento più oscure, e la parte posteriore delle valve è sottilmente e regolarmente squammulosa; alcuni individui ben adulti, un po’ solcati e di color bruno, non diversificano dall’ U. Requienii , var. Rousii, Dupuy (*), dell’Auroue nel dipart. francese del Gers, e come questi, misurano appunto le stesse dimensioni. Poco differenti dagli esemplari di Chiasso, se non per la maggior crassezza delle valve e per l’attenuamento del rostro, sono quelli che si raccolgono in alcune acque a lento corso e fossi dell’alta Lombardia, particolarmente nel territorio di Monza (Villa Traversi, a Desio, ec.), e sparsi in alcune collezioni sotto il nome di U. longirostris Ziegler, e da alcuni concliigliologisti poi confusi anche coll’ E/, tumidus Retzius. Ma basti il fin qui detto, che ci allontaneremmo troppo dal limitato campo delle nostre osservazioni.
(52) Pisklium Casertanum, Poli; var. x) lenticulare , Normand. — Concha parvula, transverse ovalis, ventriculosa, imequilatera, compressiuscula, tenuis, subpellucida, extus lutescenti-grisea, intus sub-azurrescens vel pallide rufe- seens; regulariter striata; posterius (**) obtusissime rotundato-convexa; ante- rius duplo longior, subrostrata, rostro brevi, obtusato. Margine inferiore valde concavo, valvis clausis, acuto; superiore convexo, postice oblique declivi. Apicibus vix prominulis, lsevibus. Ligamento inconspicuo, non apparente. Car- dines crassiusculi , validiusculi , subarcuati. Dentes cardinales exigui , oblique positi, parum elafi; dente posteriore acutiusculo; d. laterales satis validi, sub- triangulare-rotundati; antcrioribus magis conspicuis. — Alt. 4, 4 */a , 5, 5 */s Long. 5, 5 */», 6, 6 */„; Crassit. sive Diam. 2 ‘/2, 3, 3 */s millim.
(53) Pisid. Cascrt., Poli; var. lenticulare Norm.; anom. (?) Stabilei , Ad. Schmidt. — Alcuni individui del nostro P. Icnt. a conchiglia esteriormente di color grigio-oscuro, grigio-azurrognola internamente, presentano sulle due valve, e talvolta sur una sola, fra gli apici e il margine posteriore, un’impres-
(*) Dupuy: Itisi, imi. Moli, ito la Franco, iSo-2 ; pag. (>33, pi. XXVIII, fig. 18. V. Rousii, Du- puy— « Cole anlcrieur plus long et plus carrement coupé; dont plus lamelliforme , quoiquc oblique; couleur d'un vert gai, epidemie luisant; enfio sa tai Ile est plus forte *. — All. 43, Long. 100 millim.
(*’) Gioverà ricordare che nei Pisidii la parie anteriore è in senso opposto a quella dogli l'ufo. In questi è la la più corta ; nei Pisidii è la più lunga. Il ligamento correndo sulla parie poste- riore della conchiglia, si troverà perciò nei Pisidii sulla parte più corta, mentre nelle Najadi è sulla più lunga. Il cbiar. A. Bandoli ( Essai inonogr. Pisid. Pruno, pag. 5, nota 1; Paris. 1837) assicura che tutte le specie di Pisidii, comprese anche le americane, da lui esaminate, hanno il ligamento sulla parto più corta o posteriore. Il ehiar. I. R. Bourguignat (Amcnitcs malac. in: Revuc et Magas. Zool. par Guerin , N. 12. 1834 ; et 1. 1833, § X V 1 1 1 ) descrive un Pisid. Afogut- nianum , dell'America merid. come appartenente alla sezione da lui chiamata Supera, cioè ai Pisidii aventi il ligamento sulla parte più lunga delle valve.
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«ione lineare curva. L’azzardo ha voluto che i pochi esemplari da me spediti al sig. Ad. Schmidt, fossero marcati da tale impronta, mentre degli esemplari della mia raccolta su di uno solo e su di una sola valva ho potuto constatare un tale segno. Il dotto malacologista d’Aschersleben, argomentando che una tale modificazione fosse costante in tutti gli individui, aveva graziosamente a me dedicato questa forma particolare.
(54) Pisid. Casert. Poli; var. ,8) pulchellum , Jenyns — Concita minuta, sub- rotundato-ovalis , subobliqua, ventricosula, pallide flavescens vel ferrugineo- lutea, eleganter longitudinaliter striata, sub-pellucida; post ice rotundata; as- tice vix longiuscula, rostro brevissimo, truncatulo, obtuso; margine inferiore concavo-rotundato ; superiore satis convexo, postice sub-obliquo descendente. Cardines arcuati; dentes cardinales minutissimi; laterales validiusculi , car- dinalibus approximati. — Alt. 3 1 / 2; Long. 4; Crassit. sive Diametr. 2, 2 */s millim.
(55) Pisid. Casert., Poli; var. pulchellum, Jenyns; mut. (8) subcaliculatum, mihi — Apicibus prominulis, leviter caliculatis.
Il P. pulchellum riscontrasi talvolta colla conchiglia leggermente incrostata di limo, spesso ferruginoso.
Il P. Casertanum è cosmopolita e proteiforme. Vive così alla pianura che sulle alpi. Ho trovato alcuni esemplari, intermedii fra il tipo e la varietà cì- nereum Alder, nei rigagnoli dei pascoli alpestri a Zcrmatt (1300m) ed anche fra le sabbie di uno dei piccoli laghi alpini del Riffe 1 (2000m e più) nel Vai- lese (versante settentr. del Monte Cervino e del Monte Rosa. — Roccie cri- stall., serpentin.). Gli individui raccolti nei rigagnoli e piccoli depositi d’ac- qua sul Riffel, presentano le zone d’accrescimento della conchiglia molto mar- cate, e disposte come a scala. « Pisid. Casert., Poli; var. scalare, Baudon » (ottobre 1858, in litt.) — Alt. 4; Long. 5; Crassit. 3 millim. Questo fenomeno si osserva specialmente sugli individui non molto sviluppati.
183
CEDUTA DEL 20 MARZO 1889.
TAVOLA COMPARATIVA
DEI MOLLUSCHI TERRESTRI VIVENTI NEL TERRITORIO DI LUGANO
in rapporto colla natura della loro conchiglia , colla natura mineralogica del terreno su cui vivono , e colla natura della loro dimora.
GENERI, SPECIE, VARIETÀ, MUTAZIONI |
CONCHIGLIA |
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cornea |
corneo- oalrnroa |
calcarea |
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Arion ater, Linné |
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Limax maximus, Linné |
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» raarginatus, Mùller . . . |
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Vitrina brevis, Férussac .... |
— |
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Succinea PfeilTeri, Rossmiiss. . . |
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• oblonga, Drap |
- |
— |
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Zonites fulvus, Mùller » |
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• nitidus, Mailer |
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• cellarius, Mùller .... |
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• lucidus, Drap. (Tabi.) . |
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» strialulus, Gray |
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• diaphanus, Studer . . . |
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Helix pygmaea , Drap |
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• rupeslris, Drap |
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* rotundata. Mailer .... |
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» pulchella, Drap |
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• |
» angigyra, Ziegler |
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• obvoluta, Mùller .... |
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• nauliliformis , Porro . . . |
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* cibata, Veneti |
— |
• |
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» aculeata, Mùller |
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— |
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• incarnata, Mùller |
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* strigella , Drap |
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• carthusiana, Muli |
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* unifasciata , Poiret .... |
— |
— |
Nota. — Ho chiamalo fitnbii i molluschi dimoranti , di preferenza, sul tronco degli albori, sullo siepi, cc. — Criltobii {fìloi, -/poltrii = vita nascosta) quei che dimorano sotto le pietre, lo foglie putride ammucchiato, oc., in luoghi solitari, ombrosi, poco rischiarati. Per calcare artificiale poi intendo il cemento dei muri , o i frammenti di calcare, tufo, ec., sparsi qua o là anche su di un terreno non calcareo. Il segno ( I-) c (— ) dinotala maggioro o minoro frequenta del mollusco su quel dato terreno o in quella data dimora.
criltobii
SEDUTA DEL 20 MANZO 1889.
189
GENERI, SPECIE, VARIETÀ, MUTAZIONI |
CONCHIGLIA |
TERRENO |
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cornea |
corneo- ca Ica rea |
calcarea |
cristallino |
dolomia |
calcare |
calcare artificiale |
1 rocelii- |
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,Hclix nemoraiis, Linné |
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mut. leucosloma, Stabile . |
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mut. pudica, Stabile . . . |
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» pomatia, Linné |
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mut. Salvatoriensis, Stab. |
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• Luganensis, Schintz. . . . |
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Bulimus obscurus, Miiller. . . . |
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• tridens , Miiller |
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» quadridens, Miiller . . |
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■ subcylindricus, Linné. |
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Gsecilianella aciculoides, Jan . . |
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» Liesvillei, Bourg. . |
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Clausilia albopustulata, DC. et J. |
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• dubia, Draparnaud . . |
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• Sìrobeli, Porro |
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■ lineolata, Held |
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* plicatula, Drap |
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Balia perversa, Linné |
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Pupa megacheilos, De Cr. et Jan |
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mut. minor. Stabile. . . . |
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),.ut. media, Stabile .... |
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, ( frumentum, Drap. . . . |
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( var. meridion.. Strabei . |
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» Ferrarii, Porro |
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• pagodula , Des Moul. . . . |
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» muscorum, Linné |
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» dilucida, Ziegler |
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Vertigo edentula, Drap |
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» muscorum , Drap. . . . |
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• pygmasa, Drap. . |
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» antivertigo, Drap. . . . |
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} |
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• pusilla, Miiller |
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, |
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» Venetzii, Charpentier. . |
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Carychium minimum, Mùller. . |
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» tridentalum , Risso . |
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Cyclostoma elegans , Mùller . . . |
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» septemspir.,Razoum. |
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Acme lineala, Draparnand . . . |
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muricoli
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1889.
fìivista geologica della Lombardia in rapporto colla Carta geologica di questo paese pubblicata dal cavaliere F. de Hauer. Memoria dell’abbate Antonio Stoppani.
Nell’ ultima adunanza di codesta Società il socio professore Omboni diè luogo, nella sua analisi critica della Carla geologica di Lombardia, pubblicata dall’ illustre de Hauer (1), ad alcune mie verbali comu- nicazioni in proposito (2), Basandosi esse, almeno in parte, sopra osservazioni da me falle in epoca posteriore alla pubblicazione de’miei Studii (5), e tendendo a modificare non solo le idee del cavaliere de Hauer, ma in parte anche le mie esposte nell’opera ora citata, le credetti abbastanza importanti per farne il soggetto d’un lavoro d’as- sieme, che, basalo da una parte su quello del cavaliere de Hauer, presenta dall’altra un riassunto delle mie opinioni sulla costituzione geologica della Lombardia dal punto di vista dove ci hanno attual- mente collocati gli studii di osservazione. Io sentiva da lungo tempo un vero bisogno di tale riassunto. Si rifletta invero alle circostanze poco favorevoli che influirono a rendere meno completo quel mio primo lavoro. Oltre l’isolamento e la scarsezza de’ mezzi, con- seguenza della mia posizione eccezionale, io non aveva visitato fino allora che le valli occidentali della Lombardia. Anche al di là delle Alpi la geologia , per rapporto a quegli studii ai quali pote- vamo attingere gli argomenti d’ analogia e di confronto formanti, quasi direi, le basi della scienza moderna, non era cosi matura come lo è in oggi. Io non poteva allora giovarmi di molte impor- tanti pubblicazioni di Hauer, Suess, Hornes, Quensledt, Studer (4),
(1) Jahrbuck d. k. k. Geol. Reichsansta.lt. IX. 3, 1858.
(2) Omboni, Intorno alta Carla geol., ec. (Atti Soc. Geol., V. I, pag. 97.)
(3) Stoppani. Studii geologici e paleontologici sulla Lombardia. Milano, tipografia Turati, 1857, 1 voi. in 8°.
(4) Nominando Studer, intendo parlare specialmente della nuova Carta geologica della Svizzera da lui pubblicata di conserto con Escher nel 1853, la cui riduzione non venne eseguita che assai più tardi. Da diversi geologi mi fu fatto rimprovero, in via privata , del non aver citato ne’ miei SUidii l’importante opera dello Studer, Geologie der Schweiz , Bern, 1851. Non vergognerò di confessare pubblicamente la mia colpa, adducendo però a mia scusa come quell' opera non si trovasse in nessuna delle biblioteche a me
TAV. 1.
Stoppani, Rivista ec. t Alti della Società geologica in Milano, Vol.1. 1853
%
SEDUTA DEL 20 MANZO 1859.
191 '
Giebel, oc., opere contemporanee o posteriori alla mia, o, se an- teriori, resemi ignote dalla lentezza e dalla difficoltà delle comu- nicazioni.
Ora la natura più favorevole della mia mansione, i citati lavori dei geologi stranieri, e le cordiali prestazioni de’ miei amici, fra i quali mi è caro e doveroso il nominare i signori Cornalia, Omboni, ftegazzoni e Fedrighini, hanno di lunga mano accresciuto i miei mezzi. Aggiungi le nuove corse geologiche intraprese negli anni 18B7 e 1858, nelle quali, oltre il rivedere i punti più importanti già da me descritti, studiai lo sviluppo delle zone sedimentari nelle valli bergamasche e bresciane tino ai confini del Tirolo. E facile imagi- narsi come siasi accresciuta la serie dei falli, ed io mi affretterò di aggiungere come molle lacune richiedono di venire riempile, molte inesattezze rettificate, e dei veri errori corretti per ciò specialmente che riguarda la parte teorica ed induttiva. Ciò che era destinalo ad eseguirsi in un lavoro al quale io avrei destinato il primo tempo di ozio, tornami ora opportunissimo di fare in base a quello del ca- valiere de IJauer, che dovrebbe considerarsi come 1’ ultimo risul- talo della scienza sulla geologia del nostro paese.
Così presa, la presente Memoria ha dunque un triplice scopo : t.° di rettificare ciò che ne’ miei Studii scoprii di erroneo o di ine- satto; 2.° di aggiungere a loro quanto di nuovo mi risulta dagli studii. ulteriori; 5.° di additare, in base alle nuove osservazioni ed anche a quelle già da me pubblicate, quelle lacune e quelle mende che presenta, a mio giudizio, la nuova Carta pubblicata dal cavaliere de Hauer. — Quanto al correggere ed aggiungere, nel campo delie mie proprie osservazioni, io mi sento affatto libero e pronto, non trattan- dosi che di cooperare da parte mìa al progresso delle nostre cogni-
accessibili, e come d’altronde, essendo i suoi risultati già compresi in pubblicazioni più recenti, poteva con abbastanza sicurezza farne a meno. Leggendola poi, se da una parte provai il dispiacere di non aver reso omaggio all’ illustre geologo, come era mia intenzione di renderlo a chiunque influì al progresso della nostra geologia, non ebbi però d’altra parte a sentire gran fatto il danno della mia omissione. Se lodevoli sono e la sua Carta e i suoi Spaccati, considerandoli, per ciò che riguarda la Lombardia, come un primo sbozzo, non erano già più, quando io scrissi, a livello delle nostre cognizioni, dopo che Balsamo-Crivelli , Curioni, Escher, Omboni ci avevano forniti nelle più recenti pubblicazioni una copia così imponente di fatti e di induzioni.
192
SEDUTA DEL 20 MAH/O 1889.
zioni. Non cosi pienamente dove si tratti di oppormi alle vedute del- l’ illustre geologo di Vienna. La fama che i suoi numerosi e impor- tanti lavori geologici gli hanno a buon dritto procaccialo nel mondo scientifico, e la profonda stima eh’ io gli professo, non che la grati- tudine per le più amichevoli prestazioni ch’io, come già più volte, godo di potergli pubblicamente attestare, mi fanno alquanto per- plesso.
Tale perplessità tuttavia, se da una parte doveva cedere all’ idea che la scienza riconosce tra i primarii mezzi del suo ingrandimento la libera e franca espressione delle contrarie opinioni, e la lotta più apparente che reale tra quelli che, sebben per diverse vie, tendono ad un unico scopo, alla conquista del vero per sè e per tutti; era per altra parte vinta totalmente dalla gentilezza dello stesso cavaliere de Hauer, il quale, avendogli io scritto che mi era accinto a rive- dere la sua Memoria, e che in diversi punti non poteva entrare nelle sue viste, mi rispose colle più gentili espressioni non solo di ag- gradimento, ma di spinta a rendere pubbliche le mie osservazioni. Certamente i punti contrastati e le lacune che io dovrò indicare nella Memoria del cavaliere de Ilauer, sarebbero stali minori di lunga mano, se i miei Studii , per quanto incompleti, avessero preceduto il viaggio geologico dell’ illustre Autore, e la primaria confezione del suo lavoro: ma, come mi fece egli stesso osservare, quantunque la pubblicazione del suo lavoro sia posteriore a quella de’ miei Stn- dii , egli non poteva introdurvi che quelle modificazioni ed aggiun- te (I) che sono possibili in un’opera già consegnala alle stampe. Io credo però necessario allo scopo il ripetere diversi fatti, quantun- que già esposti ne’miei Studii , quando a conferma, quando in op- posizione alle viste dell’Autore.
La presente Memoria consisterà quindi in un’ analisi critica del lavoro del cavaliere de Hauer, considerala in rapporto coi fatti già da me esposti ne’ miei Studii , o raccolti posteriormente, c colle teo- rie o allora espresse o al presente rettificale. Un’ Appendice, col ti- tolo di Supplementi agli Studii geologici c paleontologici sulla Lom -
(1) Quando io parlo di modificazioni , di correzioni, di aggiunte . ee. da farsi alla Carta del cav. de Hauer, non intendo di dar valore alle mie induzioni, ma solo ni fatti ai quali non si può rifiutare assenso
SEDUTA DEI. 20 MARZO 185 9.
195
bardictj presenterà quindi, come documenti più particolarizzati, quegli stessi fatti che, come nuovi, servirono alla parte analitica.
Non si intenda però ch’io voglia punto per punto analizzare la Memoria del cavaliere de Hauer, già dal signor Omboni compendiala. Anzi per ora mi restringo a quella parte che riguarda i terreni più antichi, quelli cioè delle epoche paleozoica, triasica e giurese; poiché quanto ai terreni cretacei e terziari, le mie già scarse cognizioni non sorpassano gran fatto i limiti entro i quali erano ristretti all’epoca della pubblicazione de’ miei Studii. Prima di parlare di questi ter- reni più recenti, mi propongo di ripetere e di continuare sui luoghi le mie osservazioni. Cosi pure non mi fermerò a numerare i pregi, che rendono il lavoro del cavaliere de Hauer al certo una preziosa conquista per la nostra geologia; il mio scopo abbastanza dichiarato mi dispensa da tutto ciò che gli è estraneo, e tanto basti perchè io non sia incolpato di arrestarmi soltanto a ciò che, a mio giudizio, vi ha di difettoso nell’opera, dimenticando i pregi che la racco- mandano.
1. Zona dei terreni cristallini stratificati.
Il cav. de Hauer pone nel terreno carbonifero gli scisti fila - dici di Carona, Foppolo, ec., nel che tulli i geologi, si può dire, vanno perfettamente d’accordo, e vi associa il calcare arenoso, le arenarie micacee, la dolomia e il grovacco ( Rauchwacke ) che, in serie ascendente, sono a loro congiunti al Passo di S. Marco. Gli argomenti di tale classazione sono puramente stratigrafici: alcuni fossili scoperti dal signor Regazzoni potranno forse prestarci anche qualche argomento desunto dalla paleontologia. Avrei desiderato che il cav. de Hauer si pronunciasse circa 1’ epoca presumibile dei terreni cristallini strati- ficali, cioè circa il potersi considerare la zona cristallina metamorfica nelle nostre alpi come rappresentante dell’epoca paleozoica, questione alla quale ho consacrato un intero capitolo ne’ miei Studii (t), e che molti nuovi argomenti mi fanno ritenere per assai importante, e tale che serva a svolgere molte pagine ancora chiuse della moderna
/
(1) Studii , ec. , cap. Xttl, pag. 297.
194
sedita DEL 50 MARZO 1889.
geologia (l). A proposito degli scisti (diadici di Corona, osserva l’Au- tore che ad Ovest del Passo S. Marco sembrano mancare general- mente questi scisti carboniferi, e che ( pag. 486) solo presso Mar- gno, dove, secondo Curioni, si scavano delle ardesie, potrebbe es- sersene introdotta una parte tra il verrucano e le rocce cristalline. Come carbonifero colloca infatti un breve spazio sopra Margno occu- pato dalle ardesie, lo ho diffusamente parlato delle ardesie ossia degli
(1) Dopo essermi espresso cosi diffusamente sulla questione in discorso, si può im- maginare con quanto piacere trovassi poi di potere appoggiare le mie conclusioni al- l’autorità del celebre Murcliison, il quale sembra riassumerle nel seguente periodo: ■ Dans les Alpes on ne trouve de roclics paléozo'iques , sauf le terrain carbonifere, que dans la région orientale. 11 est probable qu’une grande partie de ce terrain a telle- menl ebangó d’apparence, qu’elle est devenue méeonnaissable sous l’influence de cette grande action, qu’on est convenir de nommer métamorphisme. » Il passo si trova nel- l’opera di Murchison, Siluriti, thè history of thè oldest known rocks conlaining orga- nics remains, London, 1851. lo l’ho tolto dall’articolo su quest’opera scritto dal sig. Favre (Arch. de Genève, T. 29, 1855, pag. 205). Del resto, anche il solo consi- derarsi degli scisti di Carena come appartenenti all’epoca paleozoica è già un punto assai favorevole alle mie induzioni. Difatti, tali scisti non sono infine che un parziale modo di essere degli scisti cristallini, formanti pressoché la totalità della zona meta- morfica. Mi giova richiamare un’osservazione di Rreislack, già citata in proposito ne' miei Sludii (pag. 168): «Come il micaschisto passa sovente allo steaschisto, cosinoli di rado degenera nel (Iliade, ossia schisto argilloso ( thonsehefer ). Da ciò ne consegue, che i micaschisti, i steaschisti, i (Iliadi sovente alternano tra loro talmente, che quando si trovano uniti nella stessa regione, si possono considerare come modifica- zioni di una sola roccia, e come parti costituenti uno stesso terreno. ( Sui terreni com- presi tra il Lago Maggiore e quello di Lugano.) » Cosi si spiegherebbe anche la limi- tazione della zona percorsa dagli scisli di Carona. Non mancano poi argomenti, come dissi, per credere che la zona cristallina celi in grembo dei fatti nuovi e preziosi, per- chè i terreni da lei compresi trovino a poco a poco il loro posto nelle serie dei sedi- menti. I calcari saccaroidi del Lago di Como, trovali fossiliferi dal sig. Curioni ; alcuni fossili in ottimo stato di conservazione, che appartengono evidentemente alla fauna di Esirio, trovati, giusta l’asserto del sig. conte Sozzi di Bergamo, tra Edolo e Vezzo in Valcamonica; diverse osservazioni non ancor formulate del sig. Regazzoni sullo svi- luppo de’ terreni sedimentari nella parte più settentrionale della provincia bresciana, occupata dalle rocce eruttive o metamorfiche, ec. , danno a sperare che quella massa ancora informe che occupa indistinta la parte più vasta e imponente delle nostre mon- tagne abbia a svolgersi a suo tempo. Le zone eruttiva e metamorfica, frugate a pre- ferenza dagli antichi geologi per scopo puramente mineralogico, o per sostegno di certo lesi allora di voga, abbandonate poi quasi completamente dai moderni, che, divenuti a preferenza paleontologi, considerarono quei terreni come la negazione assoluta d’ogni organismo, rifioriranno forse, e i colori dei terreni sedimentari si insinueranno a poco a poco a rompere l’uniformità di quelli, che, così larghi, si stendono sulle carte geo- logiche in vicinanza delle linee di eruzione.
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
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scisti argillosi di Margno (t), e, appoggiandomi anche alla autorità del signor Curioni , le ho giudicate superiori al verrucano. Ciò mi risultava del resto dalle mie replicate osservazioni sul luogo, osser- vazioni che mi diedero campo a tissare la direzione e l’inclinazione delle ardesie. La loro superiorità alle puddinghe del verrucano , il contatto e la concordanza con queste, non che le diverse modifica- zioni litologiche; lutto infine io aveva raccolto e indicato quanto ba- sti per togliere ogni dubbio circa i rapporti del deposito in discorso, rapporti che si possono facilmente verificare per lungo tratto della Valsassina sia verso Est sopra Margno, sia verso Ovest discendendo per le diverse vie a Bedano. Le ardesie di Margno non sono altro che il servino, e del servino presentano i caratteri più comuni, appena si osservino fuori dei dintorni di Margno, offrendo esse qui delle apparenze un po’ eccezionali, forse per effetto di meta- morfismo da ripetersi dalla massa delle sieniti , che sorge potente nelle vicinanze. Un argomento a conferma della mia classazione può anche trovarsi in ciò che segue in appresso. Difalti, dopo aver parlato delle ardesie di Margno e averle messe negli scisti carboniferi, prosegue l’A. accennando a certi scisti tegulari presso Cimbergo, osservali da Escher e che forse potrebbero appartenere agli scisti carboniferi; •< ma siccome, dice il cav. de Hauer (pag. ^56), Escher crede che » riposino essi sul verrucano, e li descrive come identici al servino » di Val-Trompia , così io sulla Carta li ho staccati dal trias. » Gli stessi argomenti che militano in favore degli scisti di Cimbergo sono riferibili a quelli di Margno.
Da quanto dissi ora e prima d’ora, conchiudo con tutta asseveranza, che le ardesie di Margno sono da considerarsi come servino, e la striscia carbonifera segnata dui cav. de Hauer nei dintorni di Margno va compresa nella zona del servino, ossia degli strati di PFerfen.
II. Verrucano.
La formazione conosciuta fra noi, per linguaggio convenzionale ammesso da tutti i geologi più recenti, sotto il nome di verrucano,
(1) Studi* , ec. , pag. 160, 101.
i 90
SEDUTA DEL 20 MAftZO 1859.
consta di scisti argillosi variegati, e di puddinghe ed arenarie gene- ralmente rosse, lo ho descritto questa formazione nel capo IX de’miei Studii , ammettendo che la massa degli scisti è superiore a quella delle puddinghe e delle arenarie. Tale rapporto statigrafico risulta in massima anche dalle osservazioni del cav. de llauer, il quale ag- giunge ai molti già conosciuti altri particolari di grande importan- za, risguardanti lo sviluppo e le modificazioni delle formazioni, e tendenti soprattutto ad unificare ed indenlilicare geologicamente gli scisti colle puddinghe e le arenarie, cioè il servino col verrucano propriamente detto. Importantissima aggiunta alle cognizioni relative al deposito in discorso è la determinazione di alcuni fossili, che, ri- conosciuti per triasici, porgerebbero gli argomenti paleontologici che ci mancavano finora per determinarne l’epoca. 1 fossili però non si scoprirono con certezza che negli scisti superiori. Il cav. de Hauer ad ogni modo forma del verrucano in unione al servino la base del trias in Lombardia. Come il posto nella serie staligrafica di Lombar- dia occupato dal verrucano è sancito dall’unanime consenso dei geo- logi, così non avrei molta difficoltà a convenire col cav. de Hauer circa l’epoca di lui. Gli argomenti che mossero il signor Escher e me a collocare il verrucano nel terreno carbonifero, erano tratti uni- camente dalla analogia del nostro col verrucano de’ Toscani. Solo trovo di osservare
l.° Sopra gli scisti argillosi esiste in Valsassina una massa di are- narie variegate eli’ io descrissi ne’ miei Studii ( pag. 158) sotto il ti- tolo di arenaria variegata dipendente dalla dolomia inferiore ; queste ritenni come equivalenti del Bunlersandstein. Io confermo quelle mie osservazioni; affermando che tali arenarie sono straligraficamente di- stinte dal servino ( fVerfencr Scinditeli di llauer), intimamente col- legate invece colle calcaree e colla dolomia del Muschelkalk, di cui sono anzi una locale modificazione. Si eccettuino però quelle della Val-de’-Mulini, da me già considerale come Buntersandstein j che debbono invece ritenersi o in tutto o in parte come rocce keuperiane, ossia come appartenenti al gruppo di Gonio e Dosscna , secondo mi venne suggerito da alcune più recenti osservazioni, cui mi darò pre- mura di ripetere e di estendere.
3.° Ammesso, col cav. de Hauer, che il servino, ossia la massa
SEDUTA DEL 20 MARZO 1889.
197
degli scisti argillosi superiore alle puddinghe, sia da ascriversi al trias superiore, resta ancora abbastanza indecisa l’epoca del verru- cano propriamente detto. Finche fossili di certa determinazione e di ben precisala giacitura non confermino la sua unione al servino, avranno sempre qualche valore gli argomenti di analogia desunti dalla sua somiglianza pirografica col verrucano di Toscana , argo- menti che per sè, a confessione dello stesso cav. de Hauer, creano una massima verosimiglianza (1). Ulteriori studii di confronto, por- tati su più vasta scala, forniranno a suo tempo gli elementi stati- grafici e paleontologici necessarii a sciogliere la questione (2). Im- portantissime sono a questo proposito le osservazioni comunicatemi
(1) Che il verrucano de’ Monti Pisani, almeno per la sua parte inferiore, appar- tenga all’epoca carbonifera è tra i fatti più certi, a meno di non distruggere ogni principio basato sulla distribuzione dei fossili. Si tratta invero di 21 generi e di 50 specie di vegetali, costituenti una delle più belle flore carbonifere, e di numerosa serie di animali pur carboniferi, e qui, non come nella Tarantasia, senza alcuna o reale od apparente mistura di fossili d’epoca più recente. (Meneghini, Nuovi fonili toscani , dagli Annali dell’ Università Toscana, T. Ili, Pisa, 1553.) — Volendosi con- ciliare la massima analogia che esiste tra il nostro verrucano e quello dei Monti Pi- sani, colla propabilità abbastanza ragionata che egli sia da considerarsi come parte di un deposito contenente fossili del trias inferiore, si potrebbe ricorrere alla tesi alla quale molti fatti consimili diedero vita, sviluppo e importanza, ad ammettere, cioè, che fra i terreni d’epoca assolutamente diversa si osserva d’ordinario un depo- sito che direbbesi di transizione, nel senso più limitato e più vero di quello che dagli antichi geologi veniva attribuito a questa parola, un deposito, cioè, dove le estreme propaggini delle faune preesistite vengono a fondersi coi precursori di un nuovo regno organico che inaugurano un’epoca novella.
La Lombardia non sembra voler negare delle prove a sostegno di una teoria che certamente è più ragionevole di quella tanto difesa, ma ormai battuta in breccia e diroccata, della assoluta esclusività delle faune pei diversi terreni e pei diversi piani. Avremo occasione di ritornare sull’ argomento; ma per ciò che riguarda più diretta- mente l’epoca del verrucano sarà certo feconda di buone applicazioni l’eccellente Me- moria or ora pubblicata dal sig. Marcou , Dyas et Trias, ec. (Ardi, de Genève, T. 5, 1859).
(2) Per persuadersi quanto la nostra geologia debba acquistar luce dal confronto eolia serie statigrafica nelle altre regioni alpine, basta gettare uno sguardo sullo Spac- cato delle Alpi offertoci dal cav. de Hauer ( Sitzungsb. d. k. Akad. d. Wissensch. , T. XXV, 1857 ). La serie regolarissima che dal giura superiore di Coritenza discende fino ai micaschisti di S. Daniel corrisponde cosi meravigliosamente a quella da me data per la Lombardia, che le due regioni si direbbero chiamate a rischiararsi e ad inter- pretarsi mutuamente. Le eccezioni, quando non siano modificazioni puramente locali, ii debbono ripetere non dai fatti, ma piuttosto dagli errori, dalla immaturità e dalla
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dal nostro socio Regazzoni, diligentissimo osservatore. Coll’ esame staligralìco delle parti più settentrionali delle valli bresciane egli trovò che inferiormente al servino ed all’ arenaria rossa del verru- cano si scoprono gli scisti tegolari, o talora i micascisti: sotto tali formazioni, che sarebbero le più antiche nel resto della Lom- bardia, si scopre un altro poderoso deposito di arenaria rossa, spesso cloritica, di scisti verdi e di arenaria verde (1). Sarebbe mai che il Verrucano de’ Toscani dovesse trovare in queste antichissime arenarie, piuttosto che in quell’ altre più recenti, il suo equivalente? Tal solu- zione sarebbe ragionevole e semplicissima , e confermerebbe piena- mente le opinioni del cav. de Hauer. Sia impegno dei geologi di ve- rificare questi fatti che aprono la via a sì importanti soluzioni; è questo uno dei tanti punti che ci fanno desiderare che le osservazioni geologiche del signor Regazzoni siano fatte da lui stesso di pubblica ragione con quel corredo di particolari cui può aggiungervi quegli soltanto che le ha fatte.
Per ultimare ciò che parve doversi osservare in proposito del ver-
precipitazione dei giudizii. In quel profilo, p. es. , vediamo sotto i Werfener Schiefer , equivalenti del Buntersandstein e del nostro servino, succedersi
t.° Calcare grigio oscuro spesso dolomitico, ritenuto il membro superiore della formazione carbonifera;
2. ° Un conglomerato a grossi grani di. quarzo, assai compatto, che si lavora per pietre da macina , che passa ad un’
3. ° Arenaria; questa passa ad una
A.0 Massa poderosa di scisti neri e grigio-oscuri, contenenti Spirifer, Productus, ec.;
5.° Calcare cristallino.
Questa serie, tutta ascritta al carbonifero, non potrebbe esser sincronica al nostro verrucano, composto di conglomerati e di arenarie riposanti sopra una potente massa di scisti neri (gli scisti di Carona, ec.)7 Ovvero, i conglomerati, le arenarie e gli scisti nella serie indicala non dovrebbero trovare in Lombardia i loro equivalenti in depositi simili petrograficamente indicati da Regazzoni come inferiori agli stessi scisti di Carona, e di cui parlerò tosto? Ecco questioni a risolversi.
(I) La scoperta nelle Alpi bresciane di un deposito inferiore ai più antichi segnalati nelle province più occidentali, non implica, in senso assoluto, la sua mancanza nel restante di Lombardia. Non avrebbesi qui invece che un’altra prova palmare di ciò che fu già dai geologi ammesso ed asserito, che, cioè, il metamorfismo tanto più prevale, quanto più ci portiamo da E. ad 0. lungo la catena alpina. Le arenarie più antiche non apparirebbero oltre la provincia di Brescia, perchè assimilate, per dir così, dal metamorfismo, alla gran zona dei terroni cristallini. Ecco inoltre una prova di più a conferma di quanto dissi e circa il doversi considerare la zona cristallina in Lombardia come equivalente dei terreni paleozoici, e circa l’importanza che deve mano mano acquistare questa zona.
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rucano , non reslami che a dire di una striscia di verrucano segnata a IN. 0. d’ Induno. Il cav. de Hauer la trovò già indicata sulla Carta geologica colla quale venivano da Brunner illustrati i dintorni di Lu- gano; egli stesso poi ci dice d’avere infatti verificato che in Val- Ganna, sotto Induno, sulla linea di confine tra il porfiro e la dolo- mia, si trova un deposito poco potente di arenaria quarzosa, più o meno fina, non rossa, senza gli scisti micacei che caratterizzano il servino , per cui lo ritenne di dubbia determinazione. Spero che il cav. de Hauer, lenendo calcolo delle mie osservazioni, avrà già forse trovato un rischiarimento a’ suoi dubbii, e determinalo quel deposito più consentaneamente alla natura petrografica non solo, ma anche al livello da lui occupato nella serie discendente dal neocomiano d’In- duno ai porfidi di Val-Gana. Già ne’ miei Studii io ho parlato dell’e- sistenza in Val-Gana di quelle rocce da noi dette del Keuper, poste ora, come vedremo, dal cav. de Hauer, parte nel suo S. Cassiano, parte nel gruppo di Raibl (1). Nè mi sono già fermalo ad un sol punto, ma inerpicandomi su pei dirupi che fiancheggiano l’Olona, ho potuto verificare la serie dei terreni, e specialmente lo sviluppo delle rocce keuperiane tra la Madonna-del-Monte e la Val-Gana. Stanno esse tra le masse calcaree e dolomitiche e 1’ eruzione porfirica ; la loro natura petrografica non mi avrebbe mai fatto cadere in mente che appartenessero al verrucano; d’altronde la loro giacitura sugli scisti bituminosi simili affatto agli itliolilici di Bessano con Possido- nornya Lommelii , che si può da chiunque verificare dietro il san- tuario della .Madonna-del-Monte (2), è spia della loro vera età.
(t) Ecco come mi espressi, credo chiaramente, a pag. 264 de’ miei Sludii: « Queste rocce (keuperiane) s’incontrano da 0. ad E., e primieramente dietro il Santuario detto la Madonna-del-Monte sulla via al M. Tre-Croci,- donde si spingono nella Val-Ganna , e si scorgono sull’uno e sull’altro fianco c^l M. Rasa. In questi dintorni l’eruzione dei portici ha profondamente alterata la fisonomia dei depositi inferiori e resone diffi- cile il confronto cogli analoghi in Lombardia. La natura però delle rocce keuperiane costituite da calcari marnosi ed arenarie rosse e verdi le fa riconoscere indubbiamente nelle località accennate. Sono le marne rosse dietro la Madonna-del-Monte che furon prese da taluno pel rosso ammonilico, non badandosi che la totale assenza degli or- ganismi, tanto comuni ovunque in questo volgarissimo deposito, e la sua giacitura affatto anormale, già dovea trar d’inganno chicchessia. »
(2) Anche di questi chiarissimi rapporti tra le arenarie di Val-Ganna e gli scisti di Besano, io aveva parlato distintamente. Del resto osservo come il cav. de Hauer non parlò nemmeno degli stessi scisti bituminosi della Madonna-del-Monte, pur già cosi bene descritti da Breislak. (Vedi i miei Studii, pag. 286.)
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111. Zona del Trias inferiore.
1. Gruppo (iella Dolomia inferiore.
Nel trias inferiore pone il cav. de Hauer i calcari e le dolomie che stanno tra il servino e le rocce keuperiane. Dette calcaree e do- lomie formano per me il gruppo della dolomia inferiore (1), e sono pienamente d’accordo coll’autore nel considerarle equivalenti al Mu- schelkalk, Guttensteinerkalk.ee.: così pure non ho osservazioni d’im- portanza a fare circa lo sviluppo di questa zona da 0. ad E. in Lombar- dia; alcune però troveranno miglior luogo più avanti, quando par- lerò delle superiori formazioni. Chi brami vedere più determinata- mente come si componga questo gruppo, rilegga i miei Studii. Qui solo è opportuno eli’ io richiami aver io posto nel trias inferiore an- che i marmi neri di Varenna e gli scisti itliolitici di Periodo, marmi c scisti che formano un gruppo assai distinto tanto petrograficamente che paleontologicamente. Questo gruppo ha certamente una tale im- portanza individuale che merita molla considerazione non solo in una geologia parziale, ma anche in una geologia generale. Provo breve- mente questa tesi.
2. Marmi di Varenna e Scisti itliolitici di Perledo.
Un deposito assai potente di calcari nerissimi, a vene spatiche, assai compatti si modificano superiormente in scisti marno-carboniosi pure nerissimi, a frattura quasi vitrea, fissili, formanti a sè un de- posito abbastanza potente. Questa massa di marmi e di scisti giace tra quella già accennata, che costituisce il gruppo della dolomia in- feriore ed un’altra massa dolomitica che passa superiormente ad un deposito di rocce keuperiane e di calcari marnosi con fossili di Cor- no. Vedremo più innanzi come quest’ultimo deposito non è altro in- fine che il S. Cassiano del cav. de Hauer da unirsi, anzi da identi- ficarsi col suo deposito di Raibl. Per ora basti il sancire che il gruppo de’ marmi di Varenna riposa sul gruppo della dolomia inferiore, ed
(1) Studi i, fc. , pag. 155.
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è diviso superiormente per mezzo di un deposito di dolomia e di cal- cari marnosi dal gruppo imponente dei petrefatti di Esino. Per mag- gior chiarezza ecco la serie ascendente dei diversi gruppi.
a. Gruppo della dolomia inferiore (Muschelkalk).
b. Marmi di Varenna e scisti itliolitici di Perledo.
c. Dolomia , arenarie e calcari marnosi a Ger villici bipartita.
d. Gruppo de’ petrefatti di Esino.
L’autore, non attribuendo nessuna importanza alla splendida fauna che dà agli scisti di Perledo un carattere affatto eccezionale (1) , uni- sce senz’altro al gruppo de’ petrefatti d’Esino (Esino Ivalk) delti sci- sti, e i marmi che loro soggiacciono. Dalle mie osservazioni e dagli studii paleontologici del sig. Beloni apparirà a ciascuno che non è così facile sciogliere certe questioni sull’epoca del deposito stesso, che mi sembravano abbastanza ardue ed interessanti. Il cav. de Hauer d’altronde non porta verun argomento per giustificare l’unione di due depositi per giacitura e per caratteri d’ogni sorta così disparati, e dessa si rileva piuttosto dalla carta che dalla memoria che la illu- stra. Godo tuttavia nel vedere come l'Autore conferma le mie vedute quanto alla giacitura stratigrafica del gruppo in questione, e quanto alla sua epoca. Che i marmi di Varenna, e sopratutto gli scisti ittio- litici di Perledo, appartenessero al trias, non era questione definita all’ epoca in cui scrissi i miei Studii, e credo d’aver contribuito la mia parte a scioglierla.
Ritornando a noi, ecco lo stalo della questione per ciò che riguarda il gruppo de’ marmi di Varenna e degli scisti di Perledo. Che questo gruppo appartenga piuttosto al trias superiore che all’inferiore, è ciò di cui si può disputare, ed è una parte della lesi alla quale io guardo con abbastanza di indifferenza: ciò invece che non posso ammettere si è che lo stesso gruppo sia congiunto a quello dei petrefatti d’ E- sino. Tutti gli argomenti stratigrafici , paleontologici e d’analogia con- fermano la mia tesi; in falli:
\ .“ Se alla base del gruppo di Esino, come ammette il cav. de Ilauer stanno le rocce keuperiane, cioè il S. Cassiano dello stesso Autore: il
(1) Vedasi ne' mici Studii 1* Appendice sui pesci fossili di Perledo del sig. Bellotti a pag. 419, la lista dei fossili a pag. 289, e le osservazioni sul deposito e sulla fauna da lui presentala a pag. 150, ec.
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gruppo (lei marmi di Varenna e degli scisti di Perielio, essendo inferiore a dette rocce, non può considerarsi unito a quello dei petrefatti d’E- sino che è a loro superiore. Se anzi la zona delle rocce keuperiane segna, come appare dalla Carla del cav. de Mauer, il contine tra il trias superiore e l’inferiore, il gruppo de’ marmi e degli scisti nu- derebbe posto nel trias inferiore, ossia nel Muschelkalk. Ciò che qui deve sembrare gratuito, apparirà in tutta evidenza, quando io trat- terò più espressamente del vero valore da attribuirsi ai calcari mar- nosi a Gervilia bipartita, s scoperti ai Prati-di-Agueglio, che, unita- mente ad una massa di dolomia, dividono il gruppo inferiore dei marmi di Varenna e degli scisti, dal gruppo superiore de’ petrefatti d’ Esino.
2.° La fauna di Perledo, costituita da rettili e da un bel numero di pesci di specie affatto nuova, dà a questo deposito un carattere tutto parziale, e tale importanza, che Punirlo a quello dei petrefatti d’ Esino, distinto alla sua volta da uguale parzialità ed importanza della sua fauna, sarebbe un vero attentato contro la paleontologia ne’ suoi§rapporti colla geologia.
5.° Se, contro a quanto ho ora asserito, qualche specie è co- mune ai due gruppi, come, per es., la Possidonomya Moussoni (1), ciò proverebbe la promiscuità delle faune nei diversi piani, ma non già l’identità dei piani stessi (2).
Ad aggiungere importanza alla tesi si rifletta che, per le più si- cure analogie con altri depositi di Lombardia, il gruppo in discorso promette di segnare esso pure una zona ben distinta, ed un partico- lare orizzonte. Stante le circostanze di giacitura sotto le rocce keu- periane, e la gran somiglianza delle faune ed anche dei caratteri pe- ti) Il cav. de Hauer ritiene la P. Moussoni per una semplice varietà della P. Lavi- mela ( Paleont. notiz.) In uno dei fascicoli della mia Paleontologia lombarda, di pros- sima pubblicazione ( Paleontologie lombarde , livr. 9) intendo di provare che la specie di Merian è ben distinta da quella di AVissmann; si trova però anche quella nella do- lomia superiore al vero deposito dei petrefatti di Esino, che io ora riunisco a questo deposito stesso.
(2) Ancheilcav.de Hauer non dubita di distinguere certi piani ad onta che vi si sco- prano delle specie di piani diversi. Prova ne siano la dolomia del Monte S. Salvatore. riunita al gruppo de’ petrefatti di Esino, ad onta che vi si raccolgano specie del trias inferiore, il calcare rosso ammoniaco , considerato come basico, benché contenga delle specie giuresi , ec.
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tipografici, io già aveva riuniti agli scisti di Periodo gli scisti bitumi- nosi di Besano con pesci e rettili, consacrando all’argomento un intero capitolo (1). L’Autore non parla di questa mia riunione , che serve tanto a conferma del posto ch’io ho assegnato agli scisti di Periodo, e conseguentemente ai marmi di Varenna. Discorre invece diffusa- mente dei calcari neri di Brozzo e di Marcheno, distinti dall’estrema abbondanza della Terebralula vulgaris, e questi riconosce inferiori alle rocce keuperiane (S. Cassiano) e crede di riunirli al Muschel- kalk. Quando, dopo la pubblicazione de’ miei Studii, visitai quel de- posito, non dubitai punto di parallelizzarlo al gruppo de’ marmi di Varenna. Argomento ne erano la sua giacitura sotto le rocce keu- periane, sviluppatissime in Val-Trompia, e i fossili appartenenti di preferenza al trias inferiore. Ritrovava però anche qui le vestigio della fauna di S. Cassiano, per es., un esemplare dellV/. Aon. Ora se il gruppo di Marcheno meritò di essere distinto dall’autore, per- chè noi sarà del pari quello di Varenna, pel quale militano gli stessi argomenti ?
Conchiudiamo: i marmi neri di Varenna cogli scisti superiori di Periodo costituiscono un deposito assai distinto pe’ suoi fossili e pe’ suoi caratteri pelrografici ; gruppo che riunisce evidentemente gli scisti di Besano e i calcari di Marcheno; questi tre depositi sono i frammenti di una zona che sarà con più accurati studii ricomposta. La sua posizione straligrafica, e la prevalenza dei fossili del trias in- feriore la associano di preferenza a questo piano. I caratteri di que- sta zona saranno: a, petrograficamente, i calcari e gli scisti neri mar- nosi e carboniosi; b, paleontologicamente, i rettili, i pesci di natura affatto parziale, e la prevalenza, tra le specie conosciute, di fossili del Muschelkalk; c, stratigraficamente, la giacitura tra le rocce keu- periane, o gruppo di Gonio e Dossena, e il gruppo della dolomia nferiore.
IV. Zona del Trias superiore.
1. Come il cav. de Hauer intenda la serie del Trias superiore in Lombardia.
Siamo ad un punto assai difficile dell'analisi del lavoro del l’Autore. Si tratta niente meno che di mostrare come, secondo le
<t) Studii, ec. , cap. X.
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mie vedute . nella serie stabilita dal cav. de Hauer vi sia l.° contro- versione, 2.° ripetizione, 3.° confusione di depositi. E impossibile perciò ch’io proceda, come nei capitoli precedenti, analizzando de- posito per deposito, secondo che mi si presentano l’un dopo l’altro nella serie ascendente, stabilita dall’Autore. Aggiungi, che ho io stesso delle importanti modificazioni da fare a ciò che scrissi ne’ miei Studii in proposito del trias superiore. Fa d’uopo quindi , per evitare pos- sibilmente ogni confusione, ch’io svolga l’argomento, come si trat- tasse di cosa affatto nuova. Premetto la teoria del cav. de Hauer, che si scosta affatto da quanto venne ritenuto precedentemente, pervenir poscia a stabilire e difendere la mia, che ha pur essa dei punti discor- danti con tutto ciò che da me e da altri fu scritto finora.
Quanto alla teoria del cav. de Hauer non credo di poterla meglio esporre che facendo un sunto del n.° 3 della sua Memoria ( Obera Tr ias forma tio n, pag. 4 60). Uno dei più bei risultati, egli dice, dei recenti sludii, si è la ricognizione che il trias supcriore nelle Alpi settentrionali e meridionali consta di 3 gruppi, distinti ciascuno da un gran numero di fossili a loro particolari. Sono essi in serie ascen- dente.
a. Deposito di S. Cassiano ( Cassianer Schichten).
b. Deposito di Usino ( Esilio Schichten).
c. Deposito di Raibl ( Raibler Schichten).
11 gruppo superiore c e il gruppo inferiore a constano di rocco arenacee e marnose: tale somiglianza petrografia, e il non essersi prima trovati tutti i tre membri in successione immediata, vietò cosi a lungo di riconoscerne i veri rapporti. Ne’ miei antecedenti lavori, continua l’Autore, già avvisava trovarsi il gruppo di Raibl sopra il calcare chiaro con chemnitzie; ma inclinalo a parallelizzarlo col gruppo di S. Cassiano, attribuiva a circostanze locali la diversità delle faune. Primo a farmi accorto dei veri rapporti dei diversi gruppi fra loro fu il barone di Richthofen, il quale venne in chiaro come nel Tirolo sopra il deposito di S. Cassiano stanno delle dolomie chiare e dei calcari analoghi al gruppo d’ Esilio per gli ammoniti globosi clic essi contengono; superiormente poi a questo secondo gruppo giacciono dei calcari rossi, marnosi, ne’ quali si scoprono le specie più carat- teristiche del gruppo di Raibl. Prosegue quindi l’Aulore a narrarci
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come abbia egli slesso seguilo la triplice zona per lungo tratto nelle alpi calcaree del Tirolo settentrionale, verificando come la base siane costituita dagli scisti con II. Lommelii e Bactryllium, detti da Ginn- bel Partnaschiefer , da ritenersi paralleli al S. Cassiano, ad onta della scarsità de’ fossili (1 ), e come sopra tal gruppo riposino le calcaree chiare con Ckemnilzia , ammoniti globosi e H. Lottimela, certo equi- valenti del gruppo d’Esino, che sopportano alla Ior volta gli strati a Bardita ( Cardita-Schichten ) dei geologi tirolesi, rappresentanti il gruppo di Raibl. u II barone Richthofen , parla l’Autore, pubblicherà in seguito le sue osservazioni; Curioni, nella sua Appendice sulla suc- cessione normale de’ diversi membri del terreno triasico , confermò questi risultati anche in Lombardia (2). Quando io (badisi bene a queste ultime confessioni dell’Autore) viaggiai la Lombardia, ritenni gli strati del S. Cassiano equivalenti a quelli di Raibl; univa perciò il S. Cassiano della Val-di-Scalve col deposito raibeliano di Oltresen- <la, ec. : di ritorno a Vienna, ho fatto sui dati fornitimi dal Curioni e su alcune mie annotazioni le opportune rettificazioni. »
Qui termina l’esposizione della teoria che riguarda la stratigrafia e L epoca dei diversi gruppi del trias superiore in Lombardia ; essa è chiarissima quando fosse d’accordo coi fatti; solo, per evitare ogni confusione, si tenga ben bene a mente (5) che il gruppo di S: Cas-
(1) Notisi a cosa si riduce la fauna di questo gruppo in appoggio del suo paralle- lismo col S. Cassiano! Richiamo di passaggio, come la Poss. (Halobia) Lommelii si trova in tutto lo spessore della zona triasica superiore, come p. es. si trova coi petre- fatti di Esino, e nel deposito superiore al gruppo degli stessi petrefatti ( Stoppani , Studii, ec., pag. 265, e Paléont. Lomb. , livr. 9).
(2) Vedremo come alcuni fatti esposti nella citata Memoria del sig. Curioni sono in perfetta opposizione alle vedute del cav. de Hauer.
(3) Dico di rimarcare bene questo punto, perchè chi partisse da quanto fu scritto precedentemente sui depositi trasici in Lombardia, non verrebbe a capo così facilmente di interpretare la serie ora stabilita dal cav. de Hauer. È bensì vero che le vedute dell’Autore non Escono ora affatto nuove; egli anzi me le aveva partecipate in una sua gentilissima lettera, ed io le aveva già pubblicate nei cenni premessi alla Mono- grafia dei gasteropodi di Esino. (Paléont. lomb., livr. 1, pag. 8.) Ma debbo qui con- fessare, che non aveva intesa la cosa ne’ suoi speciali rapporti coi sedimenti di Lom- bardia. Siccome il S. Cassiano era per me rappresentato dal gruppo degli scisti neri marnosi di Val-lmagna, Vai-Taleggio, ec. , ora posti dal cav. de Hauer nella forma- zione di Kossen , e non accennando egli nulla a questo proposito, era impossibile che ci intendessimo, e restavano solo lo sbalordimento del vedere come il cav. de Hauer assegnasse un livello cosi profondo ad un deposito che sottosta immediatamente al
U
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siano in Lombardia è costituito pel cav. de llauer dalle arenarie e dai calcari marnosi variegati; insomma da (jucl gruppo di rocce svi- luppatissime in Val-Trompia, in Vai-Sabbia, ec., e che da noi veni- vano significate sotto il nome di keuper, o di rocce keuperiane. Com- prendo invece nel gruppo di Raibl i calcari fossiliferi di Dossena. Corno, Ollresenda, ec., riunendovi anche le rocce variegate, che, sviluppatissime in Val-Brembana, sono collegate intimamente ai cal- cari fossiliferi. Ci si potrebbe domandare, se queste rocce variegate non erano pur esse intese sotto il nome di keuper: sì, e qui sta ap- punto il nodo della questione; ma si pazienti per ora, ritenendo i gruppi del cav. de Hauer più distinti per località, che per natura, altenendoai più alla Carta, che alla sua Memoria, e tiriam dritto del resto, contrapponendo alla teoria del cav. de llauer la mia.
2. Serie triasica superiore in Lombardia secondo le mie osservazioni.
Bisogna ch'io riassuma quanto scrissi su questo proposito ne’ miei S ludi i, essendo, questa la parte di essi che richiede le più importanti modificazioni. Sarò breve possibilmente, cercando di essere chiaro, rimandando a’ miei Studii stessi chi voglia riconoscere tulli i parti- colari riguardanti lo sviluppo della tesi. Questo capitolo si abbia per una formale ritrattazione, e per la precisa esposizione della mia dot- trina quale la ritengo oggi che scrivo.
lo aveva osservato sotto il deposito dell' A zzar ola, vero equivalente degli strali di Kossen, una massa di lumachelle o di scisti, la cui fau- na, composta per altro di specie abbastanza indifferenti (I), ini fa-
lias. Ora cessa lo sbalordimento, vedendo gli scisti neri stratigrafìcamente al loro po- sto, ma confesso ebe non mi parve meno strano il vedere come un deposito da me ritenuto identico, ne formi due ad un tratto, divisi l’uno dall’altro per una massa enorme di dolomie e di calcari, quale è quella del gruppo di Esino. Anche il sig. Cu- rioni nella citata Appendice parla sempre delle nostre rocce variegate col nome gene- rale di keuper, come ha sempre fatto ne’ suoi scritti precedenti, mostrando cosi come non gli cadde in mente che la nuova teoria del cav. do Hauer si spingesse al punto di dividere di tal sorta rocce che anche solo per la loro natura petrografie» si mo- strano affatto identiche.
(1) Chiamo indifferenti quelle specie le quali essendo Iiscie, affettando delle forme molto comuni, prive di quei caratteri salienti che fanno distinguere una specie a prima vista, prestano argomento di infiniti equivoci e debbono introdursi assai parca- mente e con molta precauzione dal paleontologo, quando si tratta di questioni strati- grafiche. Tali sono certamente molte specie di S. Cassiano, sopra tutto quelle che sr riferiscono ai generi leda, Nudila, ec.
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cera ravvisarvi la formazione di S. tassiano, e in ciò aveva per me anche l’autorità dei geologi svizzeri, come di Escher, Merian, ec. Sotto gli scisti fossiliferi trovava un ammasso di dolomia , che tino allora mi aveva negato fossili ; io la chiamava dolomia media. Queste osser- vazioni erano fatte in Vai-Ritorta, cioè nei dintorni di Civate, sulla destra del Lago di Lecco. Portandomi sulla sponda sinistra del lago, trovava per la prima volta le arenarie e le marne variegate, for- manti il fondo del territorio di Lecco. Erano esse senz’altro le rocce del keuper, che in Val-Brembano stanno sotto i calcari a Myophoria, Cardinia, cc. Qui non potendo appoggiarmi a pratiche osservazioni, perchè la serie, lungo la linea del mio spaccalo, era stata interrotta dal lago,’ mi gettava alle induzioni teoriche, parallelizzava i calcari di Gorno e Dossena, agli scisti neri di Vai-Ritorta, il keuper veniva ad occupare il posto della dolomia media della stessa valle, e la massa superiore delle dolomie formanti il S. Martino e il Resegone, superiore al keuper, veniva per conseguenza a rappresentare la do- lomia supcriore del lias, e costituiva così la zona centrale del trias superiore in Lombardia, attribuendo a pure accidentalità locali le diversità petrografiche c paleontologiche dei depositi giudicati equi- valenti. Giunto nelle parli più settentrionali della Val-Sassina, non trovava che gli scisti neri c il gruppo di Corna e Dossena avessero dei sicuri rappresentanti, c della immensa massa calcarea e dolomi- tica che accoglie i petrefatti d’Esino formava tre depositi, uno supc- riore, della massa che sovrastava al vero gruppo dei petrefatti d’Esi- no; un altro medio, delle dolomie e delle calcaree coi delti petrefatti; finalmente un deposito inferiore, degli strali che stanno tra il gruppo dei petrefatti e gli scisti itliolitici di Perledo. Questi tre gruppi for- mavano una zona settentrionale, ed erano destinali, in pura teoria a rappresentare i tre gruppi delle due zone meridionale e centrale.
Ora rivedendo dopo molti stridii questa parte teorica del mio la- voro, non trovo nulia da correggere quanto ai fatti studiati nelle sin- gole località, e non posso che confermare pienamente quanto ne ho detto ne’ miei Studii ; la parte teorica ha bisogno invece di conside- revole riforma, quasi in pena dell’aver deviato, per E interpretazione del trias superiore, dal mio sistema, impostomi dai fatti , 5.1 i ammet- tere per la Lombardia in via quasi assoluta l'unità del sollevamento »
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l’ uniti di direzione c V omogeneità di natura e di composizione por rapporto alle diverse zone. Le rettificazioni alle quali do mano ser- vono anch’esse a provare la tesi generale, che, una volta ammessa, ridurrebbe la geologia lombarda alla massima semplicità.
Ecco lo specchio dei gruppi componenti la zona del trias inferiore chiusa inferiormente dal gruppo dei marmi di Varennas ec., e supe- riormente dal deposito dell’ A zzai ola certamente basico.
Trias inferiore.
Lias inferiore.
Marmi di Varenna e scisti ittiolitici di Perledo.
f Dolomia di San-Difendente. Cal- cari marnosi ed arenarie va-
^ Gruppo di Gonio e Dossena.
negate.
Trias supcriore
I Calcari marnosi ed arenacei a ^ Gervillia bipartita.
I Calcari e dolomie con petrefatti ' di Esino.
J Dolomie superiori al deposito de’ f petrefatti di Esino.
Deposito dcll'Azzarola (strali di Kòssen).
[Gruppo della Do- lomia media.
Passo ad assegnare il debito valore ai singoli depositi, confrontando mano mano le mie vedute con quelle del cav. de Hauer.
3. Gruppo di Corno e Dossena . a. Costituzione di questo gruppo.
Il gruppo di Gonio e Dossena comprende le marne c le arenarie variegate sviluppatissime in Val-Brembana, in Val-Trornpia ed in Vai- Sabbia, e i calcari arenacei o marnosi con Gervillia bipartita Mcr. , Jlyoconclta Curionii Hauer, M. (Cardinia) Ioni bar dica Ilauer ; Pectcn ftlosus Hauer, ec. Quanto alla natura petrografie^ ed allo sviluppo di questo gruppo parlarono diffusamente Balsamo Crivelli, Omboni, Escher, o le loro osservazioni furono da me riassunte e in parte rettificate ne’ miei Studii ( 1). Il cav. de Hauer studiò i fossili dei calcari mar- nosi formandone il gruppo di Raibl (2): diversi particolari relativi a
il) Studii, ec. , pag. 126 136, c pag. 261.
(2) Ein Beitr. zur Kenntn. der Fauno der llaibler Scinditeli, 1867. Sitzb. d. k. Akad. <1. Wiss. XII, 2.
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questo gruppo si hanno nella citata Appendice del sig. Curioni; la Memoria poi del cav. de Ilauer, salve le rettificazioni di cui la credo bisognosa in proposito, è ricca di nuovi preziosi particolari. Non mi perderò dunque a richiamare il già noto, solo confermerò due punti importantissimi: l.° constare quel gruppo di due depositi abbastanza ben distinti, l’uno inferiore costituito dalle marne ed arenarie varie- gate, più ordinariamente rosse, verdi, gialle, brune, scarse di fos- sili; l’altro superiore, costituito dalle calcaree marnose, arenacee , scistose, ordinariamente nere, cineree o giallastre, ricchissime di fossili. Ciò che ora aggiungo è in opposizione al nuovo sistema del cav. de Hauer, o sono nuove osservazioni.
b. I gruppi di S. Cas siano e il Raibl distinti dal cav. de Hauer non sono petrogra- ficamente altro che questo unico gruppo (1).
Il cav. de Hauer stabilisce il suo Gruppo di S. C assiemo , e ab- biam visto quali ne siano i rapporti nella sua serie stratigrafica. Non
(1) In questo e nei seguenti paragrafi non facciamo che ricondurre la questione sotto il punto di vista ove l’aveva già posta il cav. de Hauer ne’ suoi scritti precedenti. Vi- sitando la Lombardia, egli non aveva dubitato punto della unicità complessiva dello masse or divise da lui in due gruppi tramezzati da un terzo. Ecco come si esprimeva nel Rapporto letto nella Seduta 9 dicembre 1856 all’ I. R. Istituto Geologico.
« La massa dei monti calcarei ad E. del lago di Como è divisa in due parti da una zona di scisti generalmente marnosi ed arenacei che appartengono al trias superiore, benché siano stati più volte presi per vero muschelkalk. Questa zona corre dalla Val-Sassina verso E. attraverso la Yal-Brembana, presso San-Giovan-bianco, la Val-Seriana presso Piario ed Oltresenda e la Val-di-Scalve; si piega attorno il M. Vaccio e tira parallela alla Val-Camonica verso Lovere. Sulla sponda orientale del lago dTseo trovansi di nuovo gli scisti presso Te- line, donde continuano ad E., si allargano in Val-Trompia e Vai-Sabbia, e passano oltre sopra Bagolino in Val-di-Frey verso il Tirolo. Sotto ai detti strati giace una dolomite chia- ra, poi calcari oscuri, quindi scisti (Wcrfener Schiefer), finalmente il verrucano. Quest’ul- timo riposa talora immediatamente sopra gli scisti cristallini; talora tra questi e quello si insinua una massa di scisti argillosi (Thonschicfern), che probabilmente appartiene al carbonifero. Sopra le nominate marne seguono Dachstein e Kóssener Schicten, poi i calcari ammonitici grigi e rossi appartenenti al lias, quindi il calcare rosso del Giura, la majolica appartenente al neocomiano, finalmente la creta più recente e l’eocene. ( Jahrb . d. k. k. G. Reichsanst. , 1856, T. 7, n.° 4.) » Giova qui aggiun- gere ciò che l’Autore scriveva a proposito degli strati di Raibl a pag. 77 della sua importante Memoria, Durchshnilt der Alpen, ec. * La circostanza che alcune rimar- chevoli specie di questo gruppo sono identiche ad alcune di S. Cassiano, basta por riconoscerlo come ancora appartenente al trias superiore delle Alpi, e per paralleliz- zarlo al gruppo di S. Cassiano, al quale é in generale conforme anche pei caralleai petrografici , ed agli strati marmorei di Bleiberg. ( Sitzungsb . d. k. Akad T. 25.1 •
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determina precisamente quali depositi \i comprenda; parlando però del suo sviluppo in Val Trompia, dice che consta esso di rocce mar- nose ed arenacee; del resto ci basta osservare la sua Carla per ac- certarci che egli vi comprende la massa poderosa delle rocce mar- nose ed arenacee rosse, verdi, cupe, ec., tanto sviluppate nelle re- gioni più orientali di Lombardia, in Val Sabbia, in Val Trompia, ec.; basta ciò, dico, ai nostri geologi, per conoscere che il gruppo di S. Cassiano comprende pel cav. de Ilauer parzialmente le nostre rocce variegate che erano da noi convenzionalmente chiamate rocce keu- periane o keuper; era con questa parola convenzionale che si inten- devano fra loro, circa questo gruppo, Curioni, Balsamo Crivelli, Om- boni, Villa , ecc.
Distingue in seguito l’Autore un gruppo di Raibl (Raiblcr Schichten). « Nelle Alpi lombarde, dice, consta di strali arenosi, o marnosi e sci- stosi, e di cacaree. L’essere, continua egli, i calcari chiusi tra due masse di arenarie, mosse Omboni e Balsamo Crivelli a trovarvi il Keu- per e il Buntersandstein , mentre io considero ora il tutto come un solo complesso.» — Appare dunque chiaramente, e lo si verifica anche sulla Carla, che il cav. de Ilauer compone il' suo gruppo di Raibl delle rocce keuperiane di Val Brembana , e dei calcari a gcrvillie, mioconche, ec. della stessa valle. Noto di passaggio che mentre il cav. de Ilauer richiama su questo proposito le più antiche osserva- zioni dei signori Balsamo Crivelli ed Omboni, erano esse già rettifi- cate dalle mie, e la riunione delle diverse porzioni delle rocce va- riegate già praticata, e già anzi per me sancito che anche i calcari fossiliferi a gervillie, cc., benché distinti petrograficamenle e paleon- tologicamente, potevano e dovevano considerarsi come un solo com- plesso (1)? Ma ciò che imporla meglio al presente si è di stabilire il
(1) Basta leggerei miei Sladii per darmi ragione di quanto asserisco; del resto io riassumeva e confermava te mie osservazioni in una lettera che scrissi al cav. de Hauer appena letta » sua Memoria: Eia Beile. z. Kennt. de.r Fauna dcr Baibìcr Schichten, pubblicata contemporaneamente a’ miei Studii stessi. Eccone il testo: <• lo non conosco ancora la di lei Memoria a cui accenna — Beschrcibung Durschilks der ósltichen Al- pen = la quale mi avrebbe forse servito assai ad abbreviare ed a lumeggiare la di- scussione e la descrizione del deposito di San-Giovan-bianco, Dossena e Gorno. Intanto però godo immensamente che te mie opinioni riguardo a quel deposito vadano colle sue mirabilmente d’accordo, tantoché si direbbe che lei mi avesse anticipati Ietterai-
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Ardore e i rapporti dei due gruppi così distinti dall’Autore, di vedere cioè se esista un gruppo di S. Cascano, che si possa distinguere da quel complesso, che forma per lui il gruppo di Raibl. lo dico che in questo senso non esiste, che cioè il S. Cnssiano del eav. de Hauer non è altro che il gruppo di Raibl.
Non saravvi certo alcuno dei geologi lombardi e di quelli che hanno studiato la Lombardia , il quale si rifiuti di entrare cogli altri a chiedere all’Autore in cosa differiscano fra loro petrogra- ficamenle i due depositi? Parliamo singolarmente della massa prin- cipale, formante il gruppo complessivo di Gorno e Dossena, costi- tuito dalle marne e dalle arenarie variegate. Se in Val Trompia e
mente i suoi risultali, perché me ne servissi allo sviluppo del Capitolo settimo, N. 2, b, c de’ miei Stuclii. Si direbbe che da una parte sia stato un bene ch’io non fossi al fatto di certi documenti che mi avrebbero posto in via di sciogliere tanto più facilmente quanto più trionfalmente la questione, poiché parrai che i risultali da me ottenuti dall’unica analisi stratigrafica nella Val-Brembana e nella Val -Gorno, deb- bano rendere autorevole la mia debole testimonianza, dalla quale si ha un risultato così conforme a quello ottenuto da sommi geologi. Nell’ accennato Capitolo lei vedrà come io abbia identificato nei rapporti stratigrafici i depositi di Gorno, Dossena, ec. cogli scisti del San Cassiano, mentre da noi erano ritenuti appartenenti al Muschelkalk, secondo la vecchia determinazione dell’illustre De Buch, e come abbia io stesso pro- posta quella correzione alla Carta del mio amico sig. Omboni, che lei propone alla pag. 6 della sua Memoria. È dunque per me e per lei il N. 20 (Muschelkalk) del sig. Om- boni ritenuto come appartenente al Trias superiore, occupante la stessa posizione stra- ti grafica che gli scisti del San Cassiano: sono per me e per lei identificati in numeri 21 (bunter Sandstein) e 19 (Keuper) ed associati al N. 20, con questa differenza, più no- minale che reale, che lei trova nel complesso la rappresentanza dei Raibler Schichten ed io distinguo ancora le rocce keupericme (marne ed arenarie verdi, rosse, ec. quasi prive di fossili) dai due depositi superiori a mioconche, gervillie, cardinie, ec. Dico che la differenza è più nominale che reale, perchè la distinzione da me fatta é piut- tosto litologica che geologica, anzi io ho fatto osservare alla pag. 128 de’ miei Studii, parlando degli scisti del San Cassiano nel territorio di Lecco, che: Tutti questi scisti però nella loro parie inferiore tendono ad avvicinarsi per natura ed a confondersi coti un deposito affatto nuovo per noi, conosciutissimo invece dai geologi , i quali, dietro la somiglianza dei caratteri mineralogici , ecl in base anche ai rapporti slraligrafici , vi ri- conobbero il Keuper ; e più chiaramente alla pag. 135 che il Keuper non è ben distinto dalla formazione di San Cassiano, mentre con lei si identifica geologicamente; e av- vertirei a questo proposito che gli inferiori strali fossiliferi a San Giovati-bianco vanno sempre più modificandosi in modo che non si distinguono da certe varietà delle rocce kcuperiane sottoposte .» La lettera qui citata fu gentilmente dal cav. de Hauer comu- nicata all’I. R. Istituto geologico, e inserita nell’Annuario di esso Istituto. = Stoppavi . ù ber die oberen Triasgebilde , ec. . Jahrb. k. k. g. Reichsanst, T. 9, pag. 137.
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in Vai-Sabbia i calcari fossiliferi o mancano o non sono ancora siali scoperti, ciò non toglie che il complesso delle rocce di quelle valli, posti dall’Autore nel gruppo di S. Cassiano, non corrispondano perfet- tamente al complesso di quelle altre in Val-Brembana e in Val-Se- riana collocate nel gruppo di Raibl. Lo stesso cav. de Hauer non si dissimula, come abbiamo veduto, una tale somiglianza, ma si direbbe quasi che si schivi di farla sentire, di stabilire un parallelo quanto alla natura petrografia dei due depositi, parallelo che sarebbe un incaglio a quello smembramento teorico che egli si propone.
So bene che i caratteri petrografici non sono in geologia una sicura scorta; mille volte si è osservato la ripetizione delle identiche rocce a livelli ben differenti nella serie stratigrafica ; ripetizione che pur troppo fu feconda di errori e di malintesi; ma su di una breve esten- sione, come è la Lombardia, la natura petrografica, se principalmente si rivela per caratteri così rimarchevoli, così eccezionali, come sono quelli che contradistinguono i depositi in questione, ha pure un gran valore. Ad ogni modo poi, come si potrà conoscere se due depositi, petrograficamente uguali, sono geologicamente distinti? A quali re- gole si attennero i geologi in questi casi? Gli argomenti sono strati- grafici o paleontologici? Due depositi di ugual natura petrografica do- vranno dunque considerarsi distinti geologicamente
1 . ° se ai due depositi si frappone un terzo di diversa natura;
2. ° se le faune dei due depositi sono essenzialmente diverse. ISè l’uno, nè l’altro dei due supposti si avvera per riguardo ai due gruppi stabiliti dal cav. de Hauer.
c. I gruppi di S. Cassiano e di Raibl, distinti dal cav. de Hauer , non sono sialigraficammte che l'unico gruppo di Corno e Dossena.
Quale deposito si frappone ai due gruppi del cav. de Hauer? Se- condo lui, il deposito dei petrefatti di Esino (Esino Ivalk). Ha egli osservata la serie successiva dei tre gruppi sulla stessa linea? Sulla linea della Val Brembana avrebbe trovato scoperto, a settentrione di Piazza, delle rocce corrispondenti per la loro natura petrografica a quelle che costituiscono il gruppo di S. Cassiano, per cui da S. Gio- van-bianco a Piazza si sfilerebbero in serie discendente, t ,° il gruppo di Raibl, 2.° la calcarea d’ Esino sviluppatissima a Lentia, 3." il gruppo
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di S. tassiano sopra Piazza. Con tulla evidenza poi la serie dei tre gruppi si può rilevare in Val-Seriana da chi guardi soltanto la Carla dell’autore. Secondo lui, agli strati raibeliani, già a tulli noti, di 01- tresenda, succedono discendendo le calcaree di Esino, e finalmente gli strati di S. Cassiano ad Ardese, che si appoggiano al Muschelkalk al ponte nuovo di questo paese. Ma qui appunto è dove è colta in fallo la teorica dell’Autore. Se vi ha luogo dove il gruppo di Raibl è ben caratterizzato in Lombardia petrograficamente e paleontologicamente questo è ad Ardese, tra il borgo ed il ponte, dove appunto si stende sulla Carta del cav. de Hauer il gruppo di S. Cassiano. lo non so intendere come al cav. de Hauer, il quale dichiara apertamente di appoggiare le sue riforme anche alle osservazioni del sig. Curioni pubblicale n e\V Appendice più volte citata, sia sfuggita un’osserva- zione di fatto assolutamente opposta al suo sistema , e che doveva porlo in guardia contro le innovazioni che voleva introdurre nella geologia lombarda. Perchè non siavi sospetto di false interpretazioni, ecco il testo del sig. Curioni. « Questo punto (Ardese) è di molto » interesse pei geologi, poiché, ad onta di molte ondulazioni delle » rocce, si vede chiaramente a poca altezza sul monte, a destra della » strada maestra pel ponte nuovo , che la detta calcarea a grandi » ooliti (1) è coperta da banchi rialzali al Nord da una calcarea nera » argillosa, e da schisti neri ricchi di fossili, che da molli scrittori, » anche recenti, vennero erroneamente collocati nel terreno del Mu- » schelkalk. Sono simili a quelli da me indicati nella citata Memoria » ( Sulla distribuzione , ec.) negli schisti di Tedine, che ho riferiti » al terreno di San Cassiano, e sono, le Cardinie (Myoconcha Hau), » VA vicula bipartita, la Myophoria Kefersteinii. Questo è il primo
(1) Questa calcarea oolitica è posta dal sig. Curioni nel gruppo di Esino, confor- memente alla teoria di Hauer, da lui adottata, di considerare il gruppo di Raibl a gervillie mioforie come superiore alla calcarea di Esino. Il cav. de Hauer non bada anche a queste induzioni del sig. Curioni , e mette la calcarea al ponte di Ardese nel Muschelkalk, e ciò unicamente inconseguenza dell’ aver considerato gli strati su- periori fossiliferi come S. Cassiano. Stando alle mie osservazioni, i due illustri geologi si sono ingannali, l’uno ponendo nel suo gruppo inferiore di S. Cassiano un deposito raibeliano dei meglio caratterizzati; l’altro giudicando appartenere al gruppo di Esino una calcarea che se non appartiene al Muschelkalk, è assolutamente inferiore a quella di Esino, e divisa da quest’ ultima per mezzo di tutta la zona costituita dal gruppo di Corno e Dossena. Questo secondo punto apparirà meglio in seguito.
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» luogo in cui ritrovai la calcarea d’Esino ben determinala (1) che » permette di stabilire i rapporti geologici di queste rocce. Le cal- » caree argillose e gli schisti argillosi neri, in questo luogo, sono, » come al solilo di grande spessore (2). » lo posso confermare pie- namente le osservazioni del sig. Curioni per rapporto agli strati fos- siliferi di Ardese. Uno dei più importanti supplementi a’ miei Studii, che darò nella promessa Appendice, è appunto una gita da Lenna ad Ar- dese, ch’io cavo precisamente dalle annotazioni fatte nel mio viaggio geologico nell’oltobre del 1857, dopo la stampa de’ miei Studii e prima della pubblicazione de\\‘ Appendice del sig. Curioni. Là si vedrà come io osservai il gruppo di Gorno e Dossena , cioè il raibeliano del ca- valiere de Hauer, non solo ad Ardese , ma su tutto il prolunga- mento della linea E. 0. descritta dalla Val Canale fino al calle del lago Branchino a Nord del monte Arerà, c quindi sul versante oppo- sto verso Lenna. La scoperta fatta dal cav. de Hauer di rocce keupe- riane, cioè del suo S. Cassiano, sopra Piazza, compirebbe la zona di tale deposito, da considerarsi come raibeliano, da Ardese lino a Lenna. 1 fossili di Ardese sono dei più caratteristici del gruppo di Gorno e Dossena: io non fui abbastanza fortunato di scoprirvi, come il sig. Cu- rioni, la Gervillia bipartita ; ma le cardinie (Myoconcha) e la M.Ke- fersteinii vi sono cosi abbondanti, che intieri stali ne sono zeppi, come a Gorno ed a Dossena; della DI. Kefersteinii possiedo nella mia collezione molti esemplari raccolti ad Ardese, e a chiunque voglia recarsi a questo paese, percorrendo il pendio tra lui ed il ponte, prometto copiosa messe di fossili raibeliani.
Conchiudendo, la serie stratigrafica ammessa dall’Autore tra Ollresenda e il ponte di Ardese è erronea: la zona colorata come S. Cassiano, nel senso del cav. de Hauer, non è che la ripetizione del deposito di Gorno e di Dossena , deposito che costituisce due zone parallele, Luna più meridionale, segnata dall’autore come gruppo di Raibl; l’altra più settentrionale, colorata come S. Cassiano, che di- scende dalla Val di Scalve, aitraversa il Serio ad Ardese, e va pro- lungata fino a Piazza in Val Brembana nel letto delle opposte valli
(1) Vedi la nota precedente.
(2) Curioni, Appendice, ce., Atti dell’ l . ft. Istituto Lombardo, voi. VII, pog. 123.
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1859. fiancheggiale a Sud dal M. Arerà. Come la duplice zona , riunita ai capi opposti , segni una zona quasi confinila attraverso tuffa la Lom- bardia, è ciò che si vedrà in seguito, come pure si esamineranno i rapporti della massa calcarea tra gli strati raibeliani di Ollresenda e quelli di Ardese, che se è intermedia topograficamente , non lo ò certo slratigraficainenle, come non lo è certo qualunque deposito che colmi il vano tra le due gambe di una sinclinale o di una anliclinale formata dalla ripiegatura di una identica formazione.
Intanto abbiamo dimostrato che essendo il deposito di Ollresenda identico a quello di Ardese, non esiste nemmeno la serie straligrafica dove trovi luogo un gruppo di Raibl superiore, e un gruppo di S. Cas- siano inferiore tramezzale da un gruppo di diversa natura; e ciò che dicesi della linea di Ardese, dicasi, per le istesse ragioni, delle valli Brembana, di Scalve, ec. ; di tutta cioè la parte media di Lombardia, dove si verifica la duplice zona del gruppo di Corno e di Dossena.
Vediamo se altrove si può scoprire la serie ammessa dal cav. de Hauer.
È inutile cercarne in tutta la parte posta tra la Val-Brembana e il Lago Maggiore. Sulla Carta dell’Autore i due gruppi vanno smarriti interamente, salvo il prolungamento del gruppo di Raibl fino ad In- trobbio. Cerchiamone dunque ad Est della Val-Camonica, nella porzione più orientale della Lombardia. Ma qui, con mia sorpresa, è il gruppo di Raibl che va a smarrirsi, mentre il solo gruppo diS.Cassiano allaga largamente le valli bresciane. Solo a 'l'oline si scorge una striscia del raibeliano : /u resa nota dal sig.Curioni, ma nessun deposito fra i due gruppi; i calcari con fossili di Raibl sono a contatto immediato colle rocce keuperiane variegate (1). Qui dunque, secondo il cav. de Ha- uer, è soppressa la calcarea di Esino. Come mai, domando io, come mai 1’ enorme gruppo di Esino, che forma colossali montagne per tutta l’estensione della Lombardia, e precisamente sulla sinistra della Val-Camonica, al semplice attraversarsi dell’ Oglio, tutto scompare, e i due depositi separati da così immane muraglia vengono a Toline a combaciarsi così meravigliosamente? E vero che il sig. Curioni rife- risce che la calcarea d’ Esino ricompare a IN. E. di Zone, e si prolunga
li) Vedi lo Spaccalo presso Toline aggiunto a\V Appendice di Curioni,
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seduta del 20 marzo 1859.
in Val Trompia (1); ed io lo ammetto, ma si vedrà in qual senso: nel senso del cav. de Hauer la cosa sarebbe più meravigliosa ancora; egli però non credette nemmeno di farsi carico di ciò, e la zona di Esino scompare a Toline, come subito poi sparisce la zona di Raibl (2), come quasi sull’ istessa linea vedremo sparire il lias superiore (cal- care rosso ammonitico) formandosi così per la provincia bresciana una geologia a parte, che, applicata ad una provincia oltre-mari od oltre-alpi, non mi farebbe maravigliare, ma che nel caso nostro mi pare un po’ strana. Sarà mia colpa, se non essendo mai uscito di Lombadia co’ miei studii geologici, non mi sono ancora avvezzo a questa specie di geologica magia. Il fatto sta, per me, che mai e poi mai vi sarà in Lombardia una calcarea d’Esino che divida due gruppi che corrispondano al rai beliamo ed al S. Cassiano del cav. de Hauer.
d. I gruppi eli S. Cassiano e di Raibl del cav. de Hauer non sono paleontologicamente che l’unico gruppo di Gorno e Dossena.
Poche parole su questa tesi. Se consideriamo i due gruppi nella parte media di Lombardia, abbiamo già veduto come i fossili iden- tici di Oltresenda ed Ardese si identificano paleontologicamente nel modo il più certo. La fauna del gruppo di S. Cassiano nelle valli bresciane si riduce finora alla sola P. Lommelii , che se manca a Gorno, a Dossena ed Ardese, fu altrimenti scoperta e in Lombardia c altrove in tutto lo spessore del trias superiore, per cui non si presta in prova di nessuna suddivisione dei diversi parziali depositi.
e. Il gruppo complessivo di Gonio e di Dossena che comprende i due gruppi di Raibl e di S. Cassiano del cav. de Hauer , è inferiore al gruppo dei petrefatti di Esino.
Visto che i due gruppi stabiliti dal cav. de IJauer non formano complessivamente che un solo, si domanda ora quale posto nella se- ti) CURIONI, Op. Cit.
(2) È bensì vero che, parlando del gruppo di Raibl, a pag. 4G8 , dice die esso non fu ancora sanzionato in Val-Trompia, ma che lo sarà tuttavia in più luoghi, dopo più accurate indagini, molto più che talora sopra gli scisti ad Halobiasi trovano anche manie variegate ed arenarie affatto simili a quelle di Val Drembana , e che trovò a N. del M. Ario l’A. .4o»t in un calcare marnoso giallastro. Ma anche qui vedesi che non fa nessun cenno del gruppo di Esino che sarebbe interposto ai gruppi di Raibl e di S. Cassiano. Non abbiamo anche qui una prova della unità complessiva dei due gruppi ?
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rie straligrafica occupa un tale complesso. Occupa egli il posto asse- gnato dall’Autore al S. Cassiano, o quello fissalo al raibeliano? è su- periore o è inferiore al gruppo di Esino? Se le rocce variegate for- manti il S. Cassiano sono evidentemente, e per concessione dello stesso cav. de Hauer e di Curioni, inferiori alla calcarea d’Esino, ne verrebbe già per legittima conseguenza dell’ esposto, che anche gli strali a gervillie, mioforie, ec. , sono inferiori del pari. Ma affer- riamo direttamente la questione — Gli strati con fossili di Raibl sono inferiori alla calcarea d’Esino. —
Per sciogliere la questione circa i rapporti tra gli strali a gervil- lie, mioforie, ec. (gruppo di Raibl), e il gruppo dei petrefatti di Esino, e togliere ogni dubbio che tali rapporti siano reali e non piut- tosto dedotti da falsi parallelismi, 1’ unico espediente è di studiarli ad Esino, là dove l’uno dei due gruppi piglia il suo nome, là dove il gruppo di Esino è propriamente lui. Tutto sta a vedere se gli strati raibeliani vi hanno una sicura rappresentanza.
Dobbiamo primieramente al sig. Escher (t) la fortunatissima sco- perta di strati zeppi di Gerviliia bipartita ai Prati d’Agueglio sopra Esino a Nord. Ognun sa che questa nuova specie è una delle più caratteristiche del gruppo fossilifero di Gonio e Dossena , cioè del gruppo raibeliano in Lombardia (2). È inutile che io richiami come l’illustre geologo , non potendo conciliare la presenza normale di questi strati con certe idee teoriche , ricercavane la spiegazione in una anomalia, in un rovescio di formazioni, ec.: io ne ho parlato abbastanza ne’ miei Studii (5), e l’erroneità di quelle viste teoriche è confermala da tutte le ulteriori osservazioni. Il fatto rimase però, destinato, secondo me, ad assumere una grande importanza. Fu solo dopo la stampa de’ miei Studii , nel settembre 1887, che mi fu dato di verificarlo , ed ecco come mi esprimeva in proposito allo stesso cav. de Hauer nella lettera già sopra citala : <* Ho in questo au- » tunno rinvenuti gli strati zeppi di G. bipartita sotto i Prati di Aguc- » glio, già citali dal sig. Escher. Si trovano essi precisamente tra la
(1) Geol. Beinerlc.
(2) La G. bipartita si trova a San Gallo, è abbondantissima a Cantoni, a Corno c Curioni la cita ad Ardese e a Toline.
(3) Studii, ec. Gap. VII, c.
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35 massa dei petrefatti eli Esino, e la Dolomia di San Difendente, >3 e l’andamento di tutta la stratificazione è affatto normale e rego- >» larissima. Ciò a nuova conferma di quanto sostengo ne’ miei Stu- » dii(i). I pochi strati che contengono colà il fossile in discorso sono »> per natura litologica affatto conformi a quelli di Corno. Ma tale »» natura è ad Esino affatto eccezionale, essendo la massa o calcarea 3» o dolomitica (2). »
Vediamo ora ciò che scrive il sig. Curioni circa questo stesso de- posito (3): « Verso Sud-Est del monte Croce si vedono, sotto le do- » lomie e le calcaree di Esino gli schisti di S. Cassiano inferiore ,
» corrosi dalle acque della Yal-Neria (/») Le dolomie e cal-
» caree che vi stanno sopra coi petrefatti di Esino , rappresentano 33 uno dei membri superiori del S. Cassiano; e gli schisti colla Ger- *3 vilia bipartita Mer. , che trovansi ai prati d’Agueglio, superiori alle 33 dolomie coprenti il terreno ittiolitico di Per ledo , costituiscono il 33 membro più moderno del S. Cassiano superiore (schisti di Baibel), 33 il «piale è un prolungamento di quello di Toline, che attraversando 33 le valli Soriana e Brembana, penetra nella Valsassina presso il 33 passo di S. Pietro. 33 Benissimo, col sig. Curioni, che il deposito de’ Prati d’ Agueglio sia un prolungamento della zona raibeliana della Bergamasca; ma in qual rapporto si trova qui esso deposito col gruppo dei petrefatti di Esino? sotto 0 sopra? Il dirci che gli strati in discorso sono superiori alle dolomie coprenti il terreno it- tiolitico di Periodo, non è già un informarci dei loro rapporti colla
(1) Quali modificazioni debba subire la parte teorica, alla quale qui accenno, si vedrà in seguilo. La serie slratigrafica però rimane intatta, c rimangono intatti i rap- porti fra i diversi gruppi, dei quali qui si parla,
(2) Stoppami .ilbcrdie oberai Triasgebilde , ec. — Riguardo all'ultima asserzione mi espressi molto male. Voleva dire che gli strati molto marnosi, molli e friabili, elio osiituiscono le varietà litologiche più caratteristiche di Dossena, Corno, ec., hanno ai Prati di Agueglio una potenza molto limitata; ma del resto le calcaree compatte, nere e azzurrastre, fossilifere, che sono comuni anche a Gorno, costituiscono pure nella località in discorso una massa poderosa che sta tra la dolomia rosea cavernosa a pe- trefatti di Esino descritta nella Paléonlologic lombarde, e la dolomia di San Difendente. Più recenti osservazioni mi hanno assicurato che quel deposito non è guari lontano dat- l’eguagliare colla sua potenza la massa di Gorno e Dossena.
(3) Appendice, ec. , pag. 131.
(4) Sono le rocce keuperiane già accennate anche in fondo alla Val-d’ Esino da Villa. Omboni, ec.
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massa dei petrefatti di Esino; mentre per queste dolomie non in- tenderà egli certamente la stessa massa de’ petrefatti , che non può nè topograficamente nè stratigraficamente identificarsi colle dolomie coprenti gli scisti ittiolitici di Perledo. Anzi tali dolomie si trovano appunto tra i delti scisti di Perledo, e la massa dei petrefatti di Esino, e in tale posizione furono descritte dallo stesso sig. Curioni nelle sue precedenti Memorie, dal sig. Escher, e da me col nome di dolomia di S. Difendente. Perchè gli strati a Gervillia bipartita siano rettamente detti superiori alle dolomie di S. Difendente, comunque si vogliano appellare, debbono essere inferiori al gruppo dei petrefatti d’Esino., e lo sono, come, riassumendo, risulta l.° implicitamente dalle espo- ste osservazioni del sig. Curioni; 2.° dalle osservazioni di fatto del sig. Escher, prescindendo da’ suoi dubbii teorici che non hanno fon- damento; 3.o dalle mie osservazioni dirette già più volle ripetute (1).
Quanto ho finora esposto è tutto desunto da scritti resi di pub- blica ragione avanti la pubblicazione della Memoria del cav. de Ha- uer, che stiamo analizzando. Era perciò desiderosissimo di conoscere come l’illustre geologo di Vienna avrebbe accordalo colle sue idee la presenza di quel deposito in quel luogo. Ma leggendo il suo scritto, trovai con mia somma sorpresa, che nella parte occidentale della Lombardia sembra il gruppo di Raibl mancare , o mancano le osser- vazioni , e che « Il punto più occidentale della zona continua del >• gruppo di Raibl sembra segnalo dagli strati marnosi verdi, che si » possono osservare immediatamente sovrapposti al Guttensteiner » Kalk presso Introbbio e Bajedo (2). Un seguito della stessa più » oltre verso Ovest aitraverso le montagne della Val-Sassina, o nello « spaccato tra Varenna e Bellano, non parrai indicato. Esso, come ap- « pare già dalle cose esposte., non dovrebbe cercarsi là, ma invece » a Sud delle calcaree di Esino, ed un indizio del suo apparire colà
(1) Anche nello scorso autunno rividi più volle quei luoghi, seguendo i depositi in
tutte le direzioni. Altro non ebbi a verificare di nuovo, che la maggior potenza del
deposito raib'eliano; del resto, coll’ osservare, i fatti non si mutano.
(2) Anche qui, come a Toline, manca affatto il gruppo d’Esino; anche qui, a pochi
passi di distanza , tutto smarrito un deposito che riempie del suo enorme spessore il
bacino d’Esino e la Val-de’ Mulini , costituendo colossali montagne! anche qui un’im- mensa lacuna! Come si fa a credere la geologia una scienza, se ad ogni piè sospinto ha bisogno di tali grucce per reggersi in piedi ?
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» lo danno invero le marne grige e i calcari bleuaslri con Gervil - » Ha bipartita Mer., riposanti sulle dolomie di Sasso Maltolino, osser- » vali da Escher (1). » Confesso di non intendere se la citazione del fatto osservato da Escher sia qui volta dall’ Autore in appoggio della sua tesi, doversi il raibeliano cercare a Sud delle calcaree d’E- sino, mentre questo fatto sarebbe invece affatto opposto alla tesi stessa, trovandosi i Prati-d’Agueglio coi loro strati a G. bipartita , precisa- mente a Nord delle calcaree di Esino (2). Ad ogni modo, ecco quale importanza accordi il cav. de Ilauer a questo fatto, e qual calcolo abbia tenuto delle osservazioni posteriori alla scoperta del sig. Escher! Sulla Carla poi comprende nella sua zona del calcare d’ Esino, non solo il gruppo dei petrefatti, ma la dolomia di S. Difendente, gli sci- sti illiolilici di Periodo, i marmi neri di Varenna , e di mezzo all’e- norme congerie gli strali a G. bipartita , scoperti da Escher, studiati da Curioni e da me, si perderne, sfumano , per dir così. Ma io prote- sto altamente contro l’omissione di questo fatto, col quale si poteva equamente stabilire e sciogliere la lesi, se il gruppo di Raibl sia su- periore o inferiore al gruppo di Esino. Si poteva, parlando di Esino, trascurare i fatti che ad Esino si osservano? Si potevano cercare al- trove, prima che ad Esino, i rapporti di quel gruppo che piglia il suo nome da quella classica località?
Sarebbe importantissimo di verificare i rapporti del gruppo di Gonio e Dossena col gruppo di Esino anche in altre località, perchè sia tolto così ogni dubbio di equivoco. Per buona sorte abbiamo già delle osservazioni di molta importanza. Primieramente, nessuno dubita che la calcarea dolomitica di Lenna non sia un preciso equivalente della calcarea di Esino ; la Paleontologie lombarde ha già presen- tato i fossili identici delle due località. Or bene, quando si è provato che la zona di Ardese, messa dal cav. de Ilauer nel suo S. Cassiano, non è altro che un deposito raibeliano, e che questa zona, giusta le osservazioni dell’Autore, si prolunga fino a Piazza e soggiace alle cal- caree a chemnilzie di Lenna, non si c già provato evidentemente che il gruppo di Haibl soggiace a Lenna come ai Prati d’Agueglio alla
(t) Erla-uterungen , ec. , p.ig. 471.
(2) Stoppami, Paléont. Lomb., Monogr. des Gastcrop. d'Ètino, oc., PI. I.
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calcarea d’Esino? — Un altro fatto... Sui calcari marnosi fossiliferi di Dossena riposa una dolomia simile affatto neiraspéllo a quella di Lenna: or bene, in questa dolomia, tra Dossena e Col-di-Zambla, io ho scoperto un esemplare ben caratterizzato della Natica monstrum Stopp., tanto comune ad Esino, e non straniera a Lenna: io lo. con- servo nella mia collezione. Che vuoisi di più per provar che il rai- beliano, in Lombardia, è inferiore al gruppo di Esino? gli esempi sono presi nelle località più classiche per rapporto ad ambo i gruppi.
Dal detto si conclude. l.° Il gruppo di Gonio e Dossena consta di due gruppi secondari, più o meno distinti, e sono: o, le arenarie e marne variegate scarse di fossili, con P. Lommelii. Questo gruppo è sviluppatissimo nella provincia bresciana e corrisponde preferibil- mente al gruppo di S. Cassatilo del cav. de Hauer, e occupa nel complesso la parte inferiore; 6, le arenarie, le marne e le calcaree fossilifere, a G. bipartita, M. Kefersteinii, ec. Questo gruppo è assai sviluppato nella provincia bergamasca , corrisponde preferibilmente al gruppo di Raibl del cav. de Hauer, e forma nel complesso la parte superiore.
2.° Il gruppo di Gonio e Dossena segna due zone principali nella parte media di Lombardia: Luna dalla Val-Camonica si getta in Val- di-Scalve, attraversa la Val-Seriana ad Ardese, ascende in Vai-Canale, e dal passo del lago Branchino sotto il M. Arerà, raggiunge la Yal- Brembana a Piazza; l’altra, dalla Val-Camonica si porta ad Oltresenda in Val-Seriana, quindi passando per Gorno e Dossena, si trova in Val- Brembana. Le due zone si confondono ad Est in Val-Trompia, Vai- Sabbia, ec., ad Ovest nella Valle-della-Pioverna. Vedremo come la linea del terreno in discorso possa ricomporsi anche nella parte più occidentale di Lombardia.
5.° Il gruppo di Gonio e Dossena è inferiore a quello dei petre- fatti di Esino.
Questo modo di vedere, o meglio i falli esposti, spiegano ciò clic i signori Hauer e Curioni riferiscono circa il mancare talora della calcarea d’Esino , e l'immediato contatto dei due gruppi di S. Cas- siano e di Raibl, ec. Ciò che sembrò una anomalia, partendo dalle tesi del cav. de Hauer, c una pura, normale, necessaria conseguenza della costituzione geologica della Lombardia.
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f. Ulteriori correzioni alla Carta del cav. de Hauer in rapporto al gruppo
di Corno e Doesena.
Da quanto fu esposto consegue, che tutta la zona colorita dall’Au- tore come S. Cassiano , deve esserlo come gruppo di Raibl , o vice- versa, non essendo i due gruppi che un solo. La zona poi di Ardese va prolungata fino a Piazza. 1 futuri studii diranno come questa zona più settentrionale possa poi da Piazza portarsi a raggiungere la stessa formazione in Vai-Torta e in Val-Pioverna. Una rappresen- tanza in Val-lNeria ed in Yal-d’Esino è già, come vedemmo, ac- cennata, ma mancano ancora i documenti per precisarne la po- sizione e i limiti. Più importante c più sicura è l’ estensione del gruppo di Corno e Dossena nei dintorni di Lecco. Le arenarie va- riegate ad Est di Lecco furono già citate dal signor Omboni, sebbene non nella località dove le segna il cav. de Haucr, ma più ad Est ancora, cioè a Boaccio, sulla via da Balabbio a Morlerone. In proposito di che ecco cosa aggiunge il cav. de Hauer: « La prima di queste lo- » calità (Lecco) ho io stesso visitala; se da Germagnedo si discende » nella valle che viene da Est (l), si trova una arenaria grigio-oscura, » talora assai fine, talora brecciata, che si assomiglia all’arenaria » doleritica delle Alpi venete : inclina a IN. E. ed è ricoperta dagli » strati di Kòssen grigio-oscuri (2). Non mi riuscì di trovarvi petri- » Coazioni; ma la natura petrografica e le circostanze di giacitura « fanno assai verisimile la pertinenza di questo deposito al gruppo » di Raibl.» Io ho descritto ne’ miei Studii questo deposito su una grande estensione del territorio di Lecco. E vero che io paralleliz- zava erroneamente gli « scisti sebacei sulla via da Malnago a Costa, » nerastri pallidi c bianco-giallastri, e da dirsi meglio calcari mar-
(1) È la valle del Bione.
(2) Che le rocce kcuperiane del territorio di Lecco siano immediatamente coperte dal gruppo di Kòssen, io noi credo. Fra questo gruppo e quello di Raibl, sta, come dissi, la dolomia media, a cui ora riferisco il gruppo di Esilio, e che comprende ora la do- lomia del Resegone e del M. S. Martino- E bensì vero che ad Aquate, p. rs. , si tro- vano abbondanti grossi massi medreporici, che sono indizio del gruppo di Kòssen, ossia delFAzzarola ; ma essi provengono sicuramente dall'alto, come tutto Io sfasciume che colma il territorio di Lecco.
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» nosi od arnacei, sulla via da Acquale a Costa (1) » cogli scisti neri marnosi di Vai-Ritorta, mentre ora li ritengo in tutto o per la mag- gior parte rappresentanti la parte superiore del gruppo di Corno e di Dossena; ma diceva anche nel modo più espresso che « tulli questi » scisti però ( quindi su tutta l’estensione del territorio percorso da » questi scisti) nella loro parte inferiore tendono ad avvicinarsi per » natura ed a confondersi con un deposito affatto nuovo per noi « (nuovo in rapporto ai terreni prima descritti nell’ opera) , cono- >5 sciutissimo invece dai geologi, i quali, dietro la somiglianza dei « caratteri mineralogici ed in base anche ai rapporti stratigrafici , vi
» riconobbero il Keuper Consta esso generalmente di marne, e
» da noi, come riconobbe lo stesso signor Escher, anche di calcari » arenacei e di vere arenarie verdi, rosse, variegate. Nel territorio » di Lecco prevale, a diverse alternanze e specialmente nella parte » inferiore del deposito, la tinta rosso-bruna di fegato; del resto » abbiamo il verdastro , il turchino , il cinereo , il grigio nera- » stro, ecc. (2) ». Se il cav. de Hauer verificò egli stesso la presenza del deposito nel territorio di Lecco, nulla gli impedirà di ammetterne 1' estensione da me studiata. — Ma non è qui solo che il gruppo di tìaibl , cosi ridotto dall’Autore, deve essere esteso a spese del Dachstein, che si vede sulla Carta usurparsi quasi intera la zona se- dimentare in Lombardia, lo ho anche scritto che « se procedendo a » Nord, nel bacino meridionale della Val-Sassina, ci teniamo... sulla » nostra diritta verso la sorgente della Pioverna, in tutto il seno oc- » capato da Barzio, Cremerò , Moggio, Mezzacca, ci troviamo sui » citali depositi. Le marne e le arenarie keuperiane, intensamente » verdi o rosse, con diverse alternanze, occupano il letto del tor- » rente profondamente scavato, finché l’ultimo lembo settentrionale » si getta su un calcare nero sotto Barzio, a qualche centinajo di » passi prima del ponte della Chiusa (5). Sovr’esse, celati dai prati e » dai faggi a Barzio, ma scoperti poi sopra Cremeno, e facendo mo- li) Situili , ec. , pag. 127.
(2) Op. ci I. , pag. 128.
(3) Questo calcare è da riferirsi probabilmente al gruppo dei marmi di Varenna, e sta tra le rocce keuperiane e la dolomia inferiore alle due leste del ponte presso In- dubbio.
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» sira ili grande potenza sulle sponde del formile ben allo sopra » Mezzaeca e verso il Cuhnine-san-Pielro, si presentano gli scisti » neri (t) ». lo ripeteva compendiosamente gli stessi fatti altrove, dicendo: « appare (il Keuper) sviluppatissimo nel territorio di Lecco, » dove forma la base del M. Albano, schiudendo il passo ai due lor- » renli Caldonc e Bione e spingendosi sotto gli scisti a Costa e Boae- » ciò; occupa quindi il letto della Piovcrna da Barzio a Moggio, ec. ». Più recenti osservazioni hanno ora dato conferma a quanto ho espo- sto: ho di più scoperto nel Territorio strati fossiliferi simili petro- grafieamente a certe varietà di Corno e S. Giovan-bianco (2), e un ricchissimo deposito di vegetali calamiformi, precisamente in Acquate; lilialmente la P. Lommelii in uno scisto nero marnoso a Costa sopra Acquate. Vedesi quanto esteso e come ben determinato dovrà essere nelle dette località il gruppo di Corno e Dossena.
Verso occidente, nella parte di Lombardia compresa tra il lago di Como c il lago di Lugano, come il cav. de Mailer non accenna a nes- suno prolungamento della zona raibeliana, cosi io non ho argomento per ammetterlo. Secondo me, sarebbe da ricercarsi nei dintorni diNo- biallo sotto le dolomie appartenenti al gruppo di Lsino;e i gessi di No- biallo potrebbero, come a Dossena, esserne un indizio; ma io non ho visitato quei dintorni, che di passaggio. Con più sicuri indizi si ri- piglierebbe la nostra zona nei dintorni del lago di Lugano, lo ho già riferito ne’ miei Studii che sulle allure della Chiesa di S. Elia sopra Breno (in sopra Dosano e Porto si passa « sulle testate di una for- » inazione d’imponente spessore, vanissima ne’ suoi particolari, ben- » che presenti una certa uniformità, una complessiva fisonomia, co- » me quella che consta di calcari bigi, cinerei, azzurri, nerastri, » talora arenacei, a strati generalmente sottili, anzi più o meno
(1) Studii, ec. , pag. 128. Gli scisti neri si riferiscono aneti’ essi probabilmente al deposito superiore del gruppo di Gonio.
(2) Questi strati fossiliferi trovatisi presso la frazione detta Gara buso a N. ili Acquato, in fondo alla valle del Caldonc; sono calcari marnosi della varietà più compatta che trovasi a Gorno; tra i fossili Ravvi una Chemnilzia anodi, che parmi doversi riferire alla specie di Gorno ch’io ho descritto sotto il nome di Lorxonema Meneghini. Spero da nuove indagini messe più consolante. Arenarie compatte assai fossilifeie si trovano sopra Acqualo; vi rimarcai un frammento di Cidaris, c d aliti acefali poco determinabili, che richiamano però il Pqchicanlium del gruppo di Ila ibi .
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5; scistosi. La potenza del deposito è tale che ei si possono teoreli- » camente ritenere rappresentate tutte le formazioni inferiori alla » dolomia superiore fino a tutto il S. tassiano inclusivo. Ma finora » la è una massa poco studiata, nè io, per ripetute indagini che vi » praticassi, scoprii fossile alcuno che servisse d’interprete (1) ». La massa fin qui descritta è superiore agli scisti ittiolilici di Besano, che con quasi certezza, va riferita, come vedemmo, agli scisti ittio- li tici di Per ledo. Se si bada alla giacitura ed ai caratteri petrogra- fie! di essa massa , non si troverà che mollo probabile la mia pre- sente opinione che la pone più determinatamente nel gruppo di Corno e Dossena, benché la P. Lommelii si incontri piuttosto negli scistici ittiolilici inferiori. La cosa si eleva quasi a certezza se vo- gliamo in prova accostarle un fatto, dimenticato dal cav. de Hauer, c ch’io voglio qui richiamare istantemente di nuovo all’ attenzione dei geologi, come quello che ci guida a riconoscere il prolunga- mento del gruppo di Corno e Dossena fino alle estremità occidentali della Lombardia. Parlo delle rocce keuperiane del M. Basa e della Madonna-del-Monle, delle quali si è discorso al cap. Il, e che ripo- sano appunto su scisti bituminosi, simili affatto a quelli di Besano.
g. Sulla dolomia di S. Difendente e di Sasso Multolino.
E necessario qualche cenno su questa dolomia , la cui posizione statigrafica è stala sancita più sopra. Ne’ miei Studii io riteneva que- sta dolomia come equivalente alla Dolomia media di Yal-Bitorla, della quale ci intratleremo ben tosto diffusamente. Ma tale avvicina- mento ora non regge: la dolomia media è superiore al gruppo di Gonio e Dossena, la dolomia di S. Difendente gli è invece inferiore, e sta tra questo gruppo e gli scisti ittiolilici di Perledo.
Quale valore attribuirsi a questa dolomia nella serie statigrafica ? Manco di nozioni sufficienti per rispondere adequatamele al que- sito. Se la osservo nel luogo dove piglia il nome, cioè sopra Esine, e forma le due ignude vette di S. Difendente e di Sasso Mallolino, tra le quali si apre il calle dello Prati d’Agueglio, non si può negare a
(1) Studii. ec., pag. *283.
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questo deposito una vera individualità, stando egli tra due depositi con caratteri ben distinti, tra il gruppo di (iorno cioè e gli scisti di Perledo. Ma presenta egli altrove una tale individualità? se così fosse, si potrebbe aggregargli p.c. la calcarea dolomitica al ponte di Ardese. Anche il Regazzoni credette di osservare nella provincia bresciana dolomie immediatamente inferiori alle rocce kcuperiane, e distinte affatto da quelle che appartengono alle serie inferiori. Non sarebbe egli anche una semplice e parziale modalità della parte inferiore del gruppo di Gonio, cioè delle rocce variegate, dove queste o man- chino, o siano assai attenuale, come appunto si verifica ai prati d’A-
gueglio? Infine, è uno studio da farsi. L’unica cosa certa è che
sulla linea più settentrionale della Valsassina esiste un gruppo di do- lomia che sta tra il gruppo di Gonio e gli scisti itliolitici di Per- ledo. Provvisoriamente si può considerarlo come unito al gruppo di Gonio e Dossena, di cui formerebbe la base.
4. Gruppo della Dolomia Media.
a. Costituzione di questo gruppo.
Richiamo tutta l’attenzione dei geologi su quanto sto per esporre nel presente paragrafo. Come ho posto in chiaro ne’ miei Studii a pag. 128, sotto alla formazione dell’ Azzarola ( Kossener Schichlen) coll’ intermedio degli scisti neri marnosi, giace un gran deposito di dolomia. La sua posizione ed estensione in Vai-Ritorta furono da me esattamente descritte, e chiamai tale deposito col nome di Dolomia me- dia. Non avendovi scoperto verun fossile che mi servisse di guida, errai, come già esposi, nel rintracciarne gli equivalenti nel resto della Lombardia. Più recenti osservazioni dissiparono molte oscurità, e mi servirono ad attribuire al deposito in discorso il suo valore re- lativo. Ciò che valse ad elevarlo per me ad assoluta certezza, si fu l’ultima mia gita fatta nello scorso autunno in Vai-Sabbia coll’ottimo mio amico Regazzoni. I fatti erano già pienamente studiali da questo dotto geologo; ed io non ebbi che .a verificarli, e a trovarne i rap- porti con quelli già a me noli nelle altre province lombarde , c so- pralutto lungo la valle dell’Adda.
Alle Quattro-Ruote presso Caino si trova la formazione dell' Azza-
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vola , cioè il gruppo ili Kossen, il meglio caratterizzalo; gli è un com- plesso di calcari marnosi e di marne, colle specie più communi del- l’Azzarola ( Tei'e brattila gregaria, Avicula contorta, ec. in copia strabocchevole), sviluppati in unione col famoso banco madreporico (1). Gli strali inferiori a quelli che accolgono tali fossili non furono ab- bastanza studiali, e risponderebbero agli scisti neri, uniti o no che si vogliano al gruppo di Kossen. Il fallo sta che sotto il complesso degli strati marnosi sorge una massa imponente di dolomia bianca, cristal- lina, interrotta, dopo un’enorme tratto, da alcuni calcari neri o ne- rastri, e continuata poi da un altra enorme massa di dolomia caver- nosa o tufica. Nella parte superiore grossi strati erano un vero im- pasto di quelle grosse bivalvi, nelle quali il cav. de Hauer riconosce la bivalva del D ac liste in , a cui lo stesso Hauer, Curioni, ec., danno il nome di Cardium (Negalodon) triqueter VVulf. , nome che noi per ora non manteniamo che convenzionalmente (2). L’ estensione di que- sto complessivo deposito di dolomie e di calcari è veramente mera- viglioso, formando egli quasi da solo i fianchi e le vette dei monti in Vai-Sabbia, e nelle dipendenze. Lo spessore non si può valutare a meno di 900 metri. Inferiormente ad esse, formanti a preferenza
(1) Stuelli, ec., pag. 99.
(2) Dico convenzionalmente, perchè per ora invero il nomo di Cardium Iriquetrum non può avere che un valore convenzionale. Quanto fu citata questa specie e quanto ne fu scritto dagli autorii (Hauisr, Gliederung der Trias, ce. Erlduterungen , ec. — Curioni, Sulla successione normale , ec. , Appendice, ec. — Stoppane Sludii, ec.) Con tanto bisogno di una monografia di questa, e delle specie afflili, ne manchiamo ancora. Prescindendo però dal valore nominale, la forma del Cardium gigantesco sparso a ribocco nella dolomia bianca di Val-Camonica , di Vai-Sabbia, dove non vi ha villano che noi sappia indi- care col nome di piede di mulo, piede di vacca, è così universalmente conosciuto, e i nuclei ne sono così sparsi nelle raccolte, che si può sperare d’ intenderci se non circa il nome, circa la cosa, il che meglio importa. Ne’ miei Studii io ho posta quesla spe- cie nella dolomia superiore basica, ma sulla autorità altrui , dividendo l’errore comune, e con tutti quei dubbii che si possono vedere espressi a pag. 241. Ora sostengo asso- lutamente, che il Cardium triqueter appartiene al trias, di pieno accordo in ciò colle ultime dichiarazioni del sig. Curioni nella sua Appendice; di più, che appartiene al trias superiore, che è sincronico ai petrefatti di Esino, tenendosi tuli’ al più ad un livello superiore al vero gruppo della calcarea d’ Esino, e diventa una specie caratteri- stica della parte superiore di quel gran complesso della dolomia media, parte che io chiamerei preferibilmente dolomia a Cardium triqueter, se l’incertezza del nome e la maggiore diffusione di un’altra specie da me descritta e figurala con tutti i suoi par- ticolari, non mi suggerisse di chiamarla dolomia a Gaslrochcena oblusa.
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i letti delle interne valli, allargansi le rocce keuperiane, coni’ è a vedersi anche sulla Carta del cav. de Hauer.
La giacitura di quella massa immane era adunque qui egregiamente stabilita. Nella dolomia inferiore al gruppo dcll’Azzarola scorgeva io tosto la dolomia media di Vai-Ritorta; qui avevamo ciò che ci man cava in Vai-Ritorta, cioè un deposito ben determinalo che ne fissasse i limiti inferiori. Raccolti lutti i dati stratigrafici e paleontologici, venni alle seguenti conclusioni, che stabiliscono altrettante tesi cui non mancherò di provare.
1. " La dolomia media forma un solo complesso col gruppo de’ pe- trefatti di Esino.
2. ° Il gruppo di Esino è la parte inferiore di questo complesso.
3. ° La dolomia a Gastrochaena obtusa contenente il Cardimi tri- queter ne forma la parte superiore.
Gran parte del Dachstein del cav. de Hauer appartiene al gruppo della dolomia media.
1). La dolomia media forma un solo complesso col gruppo de' petrefatti di Esilio.
I semi di questa questione furono già da me gettali prima d’ora, sia in una lettera diretta al dotto mio amico Emilio Cornalia (t), sia nelle osservazioni che precedono la Monografia degli acefali di Esino (2). Io afferro ora l’occasione di darle un sufficiente sviluppo.
In linea stratigrafica la tesi è già sciolta da quanto s’c esposto pre- cedentemente. Se il gruppo della dolomia inferiore sottomesso al gruppo dell' sì zzar ola, discende col suo complesso di dolomie e di cal- cari a toccare inferiormente il gruppo di Gonio e Dossena , è na- turale che deve comprendere anche il gruppo de’ petrefatti di Esino, il quale, come abbiam dimostrato, sta sopra il gruppo di Gonio.
In questo senso la massa clic sta tra gli strati dell’ J zzarola (Kòs- sener Schichten) alle Quattro Ruote, e il gruppo delle rocce varie- gate nell’ interno della Vai-Sabbia , corrisponderebbe alla massa di
(1) Scoperta di una nuova caverna ossifera in Lombardia. — Dal giornale La Cro- naca di I. Cantù , anno IV.
(2) Falconi, lomb., I serie, pag. 75.
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Esino, compresavi la dolomia della Griglia, quella del Monte-Croce, i calcari a petrefatti di Esino, e le dolomie, inferiori, ricche degli stessi petrefatti; cioè tutto il deposito di Esino come è descritto nella Pa lento logia lombarda (1) e tutta la massa supcriore fino alle som- mità del M. Codeno e del M. Grigna (2), fino insomma che si incon- trano coi loro caratteri gli strati dell’ A zzar ola.
Anche petrograficamente troviamo dei buoni rapporti tra i due complessi in Vai-Sabbia ed in Val-Sassina. Nella prima, abbiam detto, si mostra superiormente una gran massa di dolomia cristallina, quindi diversi calcari neri o nerastri, alla base finalmente una dolomia ca- vernosa o tufica; nella seconda abbiamo del pari superiormente una dolomia bianca cristallina (la dolomia della Grigna e del M. Croce) poi delle calcaree nere o nerastre (calcaree di Val-del-Monte, del Pizzo di Camallo, ec. ); finalmente, alla base una dolomia cavernosa (dolo- mia bianca o rosea cavernosa di Val-del-Monte, Val-de’ Mulini, ec. ).
Ma potrebbe darsi che 1’ enorme massa formante statigraficamente e petrograficamente un solo complesso, comprendesse depositi di epoca diversa, nel senso più largo, riferibili cioè a diversi periodi geologici. La questione deve per questa parte aver ricorso alla Pa- leontologia, che, per buona sorte, in questi ultimi anni ci fu larga di importantissimi dati, sufficienti a togliere ogni dubbio, lo ne ho già offerto un saggio nella Paleontologia lombarda , ed altri ne ver- ranno dal seguito della pubblicazione (5).
Per provare la contemporaneità complessiva di un deposito, per quanto potente e vario nel suo sviluppo progressivo, basta che vi si rinvengano dei fossili la cui contemporaneità sia innegabile. Le specie che ci prestano tale importante servigio, gli animali cioè che vissero insieme durante Y epoca lunga e tranquilla del successivo accumu- larsi di quella massa sedimentare , sono — Gaslrochcena obtusa Stopp., Avicula exiiis Stopp., Cardiam triqueter Auct. , alcune spe- cie indeterminate di amorfozoairii, e di ammoniti globosi.
La G. obtusa (4) fu da me ultimamente scoperta abbondante e ben
(1) Pai. lomb., Monogr. des Gastéropodes.
(2) Op. cit. , Monogr. des Acéphales.
(3) Op. cit., Monogr. des Acéphales.
(4) Io ho descritto questo fossile nella Paleontologie lombarde (Monogr. des Accph
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conservala nella dolomia media di Vai-Ritorta, cui aveva sempre tro- vata priva di Tossili: detta specie poi, sparsa in copia prodigiosa nella dolomia del M. S. .Martino sopra Lecco, quindi in quella del M. Grigna e del M. Croce, si trova abbondante coi veri petrefatti di Usino, e si sprofonda poi nella dolomia rosea cavernosa lino a con- tatto col gruppo di Gorno e Dossena. In Vai-Ritorta e in Val-Sassina dunque la G. obtusa occupa lo spessore della massa compresa tra gli strati dell’ A zzar ola e il gruppo di Gonio e Dossena.
VA. cxilis (1), che costituisce quasi sola diversi strati della dolo- mia rosea in Val-del-Monte, si trova col Cardium triqueter nella do- lomia bianca superiore di Caino in Vai-Sabbia, e colla G. obtusa a Incino in Val-Trompia. A Storo poi, nella dolomia bianca cristallina si trovano insieme confusi, con molte chemnitzie cd altri gasteropo- di, la G. obtusa , VA. exilis e il C. triqueter in gran copia. L 3 A. exi- lis con certi amorfozoarii proprii del gruppo di Lsino si trova nella dolomia superiore alle rocce variegate a Vestono in Vai-Sabbia. Gli ammoniti globosi, i nuclei specialmente ch’io ho riferito provviso- riamente all’^C ( Nautilus ). Bonelli Cat. (2), non trovansi solo tra i petrefatti di Lsino, ma in tutto Io spessore della massa sovrapposta, e precisamente sulla vetta del Grigna furono ultimamente raccolti (5). — Si potrebbero qui aggiungere le chemnitzie lisce, citale spesso dallo stesso cav. de Hauer nella dolomia caratterizzata dal C. trique- ter, ciò che servirà meglio in seguito per mostrare come buona parte del Dackstein dell’Autore deve esser compreso nel gruppo della do- lomia inedia, lo stesso trovai molli indizii di natiche e chemnitzie sul Grigna e specialmente sul S. Martino; ma sarebbe uopo procedere alla esalta determinazione delle specie.
pag. 79, PI. 16, flg. 110). Prescindendo anche dal valore zoologico di questo fossile, il quale ha dei lati abbastanza equivoci, non lascia di essere sommamente importante e di avere un valore assolutamente certo per riguardo alla classatone dei terreni l.° pe’ suoi caratteri, 2.° per l’estrema profusione con che è sparso nella massa in discorso. Insisto principalmente sulla sua abbondanza, perché non si creda che quei corpiccioli da me figurati li abbia razzolati qua o là per accidente: no, potentissimi banchi e, quasi direi, intieri monti no sono impastati.
(1) Stoppani , Sludii, oc., pag. 393. Pai. lomb. , Monogr. des Acéph. cc., pag. 192 PI. 18 (lg. 18-19.
(2) Sltidii, oc., pag. 34 6.
(3) Pai. lomb., pag. 77.
SEDUTA DEE 20 MAltZO 1839.
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i citati fossili promettono di rischiarare 1’ orizzonte occupato da una massa gigantesca, spesse volte troppo uniforme, e troppo sprovvista di avanzi organici , motivo per cui fu poco studiala , spesso male intesa, ed associata a depositi d’ epoca diversa, con- fusa specialmente colla dolomia superiore liasica (1). lo ho trovalo già in diversi luoghi i fossili più caratteristici; del resto il C. tri- queler , riconosciuto una volta come sincronico ai petrefatti di Esilio, ci servirà di guida a riconoscere in mille località lombarde il nostro gruppo, ed a distinguere meglio finalmente le nostre dolomie. Di più, se, come abbiatn dimostrato, questo gruppo. della dolomia media ha segnato i suoi limiti superiori dagli scisti neri e dal gruppo dell’ Az- zarola, e gli inferiori dal gruppo di Dossena, essendo chiuso cioè tra due gruppi a caratteri petrografici e paleontologici tanto distinti, per quanto sia enorme il suo spessore, esteso il suo sviluppo, uni-
(1) Ne' miei Sludii notai con tutta certezza la massa dolomitica sottoposta immedia- tamente al gruppo dcWAzzarola ed agli scisti neri in Vai-Ritorta, ina errava, come già dissi, nel rintracciarne gli equivalenti; il difetto allora di sufficienti nozioni, do- vendosi procedere assai per via di induzione, non poteva a meno di condurre ad alcune false conclusioni : diceva infatti anche allora che « l’estensione di questa dolomia, formante il deposito infimo del gruppo meridionale, a cui nel gruppo centrale sareb- bero sostituite le rocce keuperiane (il che è falso), è per difetto di sufficienti notizie, e per la difficoltà di distinguerla dalle altre dolomie, ove la serie dei depositi non sia con tutta accuratezza rilevata, un punto di massima oscurità. A me basta di averne sancita l’esistenza sulla linea del mio spaccato ( Sludii , pag. 262). » Dal numero de- gli equivalenti non escludo però al certo le dolomie che anche allora sapeva, o per me stesso o per altrui , inferiori agli scisti neri , come sono quelle della Villa Serbel- Joni , di Val-Imagua, di Val-Serina, ec. Né io sono solo, e nemmeno il primo, ad indicare come la potenza, cosi la giacitura di questo colossale deposito. Il gruppo della nostra dolomia media non è altro, senza dubbio, che la dolomia N. 15 di Escher (Geol. Bemerk., pag. 19), massa veramente sterminata, che giace sotto il gruppo dell’Azza- rola o di Kòssen (St. Cassian N, li di Escher), e forma nel Vorarlberg le più alte vette, abbraccia mille varietà pelrografiche, caratterizzata singolarmente dall’asprezza de’ suoi gioghi e dalla sterilità delle sue regioni. Questa descrizione quadra a pennello con quella che si può dare dello stesso gruppo in Lombardia. Chi costeggia il lago dall’Abbadia a Lecco, chi circuisce il Grigna in Val-Sassina , e procede in Vai-Taleggio per la via della Portinola a trovare la zona di Gonio e Dossena, che passa da Lentia ad Ardese sotto il M. Arerà, e da Ardese, percorrendo tutto il bacino di Val-Borlezza , a Lovere, quindi per la Val-Camonica , per la Val-Trompia , per la Vai-Sabbia, singo- larmente da Caino ad Agnosine, potrà misurare la triste importanza di questa forma- zione per riguardo alla vegetazione, e vedere come tramuti le contrade in veri de- serti.
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
forme il suo aspetto, e spesso impoverita la sua fauna, 1’ avremo quasi universalmente, anche nello stato attuale, ben decisamente circoscritto.
c. Il gruppo dei petrefatti di Esino costituisce la parte inferiore del gruppo complessivo della dolomia media.
La tesi annunciata non è che un fallo. Se dalla vetta del Griglia discendiamo ad Esino, vediamo che la ricca fauna che distingue il vero deposito di Esino, riempie la parte inferiore, per cui l’immane massa di dolomie e di calcaree che si misura dalla vetta del Grigna ai Prati di Agueglio si può dividere in due metà, ciascuna delle quali ha alla sua volta uno sviluppo colossale, c si può, dietro più minute ricer- che, suddividere in diversi depositi. Questo lavoro si può vedere già iniziato nella Paleontologia lombarda dove i confini del vero gruppo di Esino sono tracciati con quella esattezza approssimativa che mi era permessa dalle mie ripetute indagini, e dove dello gruppo è distinto in tre depositi secondari (1): io vi rimando il lettore per più espli- cite notizie in proposito, bastandomi ora di stabilire il fatto, che il vero deposito di Esino costituisce la parte inferiore del gruppo della dolomia media, e come tale giace immediatamente sul gruppo di Gorno e Dossena. Anche a Lcnna il deposito d’Esino riposa immedia- tamente sopra il gruppo di Gorno e Dossena. Il C. triqueter , da ciò che ne sappiamo finora, è confinato esclusivamente nella parte su- periore, cioè nel deposito del M. Grigna e del INI. Croce, dove la G. obtusa raggiunge il massimo sviluppo.
(i) Paléont. lomb.; Esquisse topographique et géologique des environs d' Esino, PI. 1. — Le mie nuove vedute circa l’epoca e lo sviluppo del gruppo della dolomia media sono in gran parte il frutto di nuove osservazioni, e specialmente del mio viaggio geologico in Vai-Sabbia, fatto dopo la pubblicazione di quella Carta geologica dei dintorni d’K- sino. Sarebbevi perciò da comprendere nel deposito superiore N. 13 tutta la parte co- lorata come giurese e basica. 1 lettori della Paleontologie lombarde ne sono già prevenuti nei fogli successivi a pag. 77.
br.KOi A UI-.L 20 MARZO 1859.
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d. Gran parte del Dackstein di Hauer appartiene al gruppo della dolomia media.
L’Autore, fedele al suo piano, riconosce i limili superiori del gruppo di Esino nelle rocce costituenti il gruppo di Raibl. Provato coinè questo gruppo è inferiore a quello, è distrutta la legge secondo la quale determinare la potenza e la limitazione del gruppo di Esino. Con maggior verità asserisce che nella Lombardia occidentale il gruppo di Esino è immediatamente coperto dal Dackstein, caratte- rizzato dal C. trique ter : questo è vero; si verilìca non solo nella Lombardia occidentale, ma anche, e più chiaramente nella Lombar- dia orientale, dove il C. triqueter è sparso in gran copia. E vero, ho detto, die il Dackstein a C. triqueter limita superiormente il gruppo d’Esino, ma sempre inteso ciò che pure ho già provato, essere il C. triqueter sincronico ai petrefatti di Esino , per cui la tesi del cav. de Iiauer equivale a questa — il gruppo di Esino è limitato su- periormente da un altro gruppo caratterizzato dal C. triqueter. — Ne verrebbe di conseguenza che tutti i depositi dolomitici, contenenti il C. triqueter andrebbero congiunti in un solo complesso coi petre- fatti di Esino.
Se il Dackstein del cav. *le Hauer fosse un deposito limitato, come infatti dovrebbe essere e come lo è il nostro gruppo superiore della dolomia media, tra il gruppo di Esino c il gruppo di Kòssen, le di- vergenze tra me e il cav. de Hauer si ridurrebbero ad una semplice questione di epoca, la quale lascerebbe intatta la serie slratigrafica, limitandosi a considerare il Dachstein come il membro più antico del lias, piuttosto che come il più recente del trias. Ma non è così, il cav. de Hauer dà al Dacfstein un valore complessivo tale, che ab- braccia niente meno che lutti i depositi basici, per cui è impossi- bile metterlo a parallelo <?bn qualunque de’nostri depositi in cui sono divisi sia il trias superiori^ sia il lias. Comincia l’Autore ad ammettere, che il Dachstein si trovi» ora superiore, ora inferiore agli strali di Kòssen. Questa tesi, da lui esposta nelle sue opere antecedenti (I),
t) Gliederung der Trias , or., Jhirchschnitt, ce.
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
è confermata nella presente Memoria; di più, egli riunisce al Dach- stein in Lombardia tutta la massa che io ho descritta sotto il nome di formazione di Saltrio. Come cavarci da questo labirinto? Fortu- natamente lo stesso cav. de Hauer ci somministra dei buoni elementi per semplificare la questione. Egli ammette una massa dolomitica su- periore, ed una inferiore agli strali di -Kossen , anzi sembra inclinato a distinguerle con due nomi diversi, chiamando la superiore Dach - steìnkalk e l’inferiore Dachsteindolomit Così si accosta al modo di vedere di Merian, Escher, Gùmbel e Curioni, Solo che dichiara, non avere fra loro i gruppi di kossen e del Dachstein uno stabile rap- porto. Mi spiace che una delle poche volte in cui si degnò di citare le mie osservazioni, le abbia fatte servire in appoggio di questa sua tesi, lo non posso dire che 1’ abbia fatto al tutto illegittimamente, ma poteva sulle stesse mie osservazioni calcolare meglio il valore di quelle che egli voleva volgere a suo profitto. Ecco come egli espone la cosa. “ La serie degli strali che egli (Stoppani) presenta lungo la » linea del suo Spaccalo sono in serie ascendente
» l.° Strati dell’Azzarola. Sotto questo nome sono da intendersi » gli strali di Kossen.
» 2.° Banco madreporico.
» 3.° Dolomia superiore basica, la quale non è altro che i/laupt- » Dolomil col Megalodus triqueler ».
La serie riportata dal cav. de Ilauer è esattissima, ma perche ser- visse a mostrare che il Dachstein con C. triqueler è talora superiore agli strati di Kossen, sarebbe abbisognato ch’io avessi dello di ritro- vare la grossa bivalva o sulla linea del mio Spaccato o altrove, dove i rapporti slratigrafici fossero evidenti; più, che mi fossi dichiarato di attribuire un certo valore al nome di C. triqueter. Ma nè l’ima cosa nè l’altra risulta da’ miei Studii, anzi dichiarava espressamente, l.° che io non trovai questo fossile (C. triqueter) sulla linea precisa- mente del mio Spaccato (l); 2.° che non mi era formala nessuna idea precisa di quella specie; che non ne aveva trovato altro che un esemplare nella dolomia subcristallina del M. Tre-Croci sopra Va-
li) Sludii, oc., [>a ji . 99.
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rese, ee. (1). Perciò dalle mie osservazioni pratiche nulla risultava che potesse giustificare i rapporti della mia dolomia superiore liasica colle dolomie caratterizzate dalla presenza del C. triqueter, e 1’ a- vervi riunito teoreticamente esse dolomie, fu unicamente in base all’autorità altrui; in fine, è un errore ch’io ho già sopra ritrattato, e che di nuovo ritratto, ora che in molti luoghi di Lombardia ho verificato i rapporti delle dolomie a C. triqueter , asserendo aperta- mente che il gruppo della dolomia superiore non ha nulla di comune colle dolomie a C. triqueter dai caratteri petrografici in fuori ; clic tra l’ima e l’altra dolomia stanno gli strati dell’Azzarola e gli scisti neri fossiliferi; che la dolomia superiore ò liasica, mentre quella a C. triquetrum appartiene al gruppo della dolomia media che fa parte del trias superiore.
Ricondotta cosi la questione, come lo è attualmente anche per me, ad un valore assolutamente pratico, mi trovo convenire perfettamente, circa la serie slratigrafica, con Merian, Giimbel, Escher e Curioni(2), anzi con Ilauer stesso, quando ammetta che le due dolomie distinte dal gruppo di Kòssen abbiano un valore stabile slratigrafieamente , diverso geologicamente. Ecco la serie riconosciuta da Merian e Giim- bel nel Tirolo settentrionale e nel Vorarlberg, approvata e citata dal cav. de Hauer, posta in rapporto sinottico colla serie da me ora sta- bilita per la Lombardia. L’unica divergenza è circa la posizione del gruppo di Esino, di che s’ è ragionato abbastanza.
(1) La massa dolomitica che forma il M. Tre-Croci riposa sopra le rocce variegate keuperiarie già da me accennate; anche qui dunque il C. triqueter sarebbe al suo po- sto, cioè nel gruppo complessivo della dolomia media. Io non ho però ancora verificato nè a quali suddivisioni si presterebbe quel potente deposito, nè da quali strati dipenda <iuella bivalva, ch’io raccolsi da un masso già staccato. Cosi pure io non ho verificato né il valore specifico, nè la giacitura delle grosse bivalve che si trovano a Guggiate, e che, secondo il sig. Curioni, sono superiori agli scisti di Guggiate corrispóndenti al gruppo di Kòssen. Lo stesso sig. Curioni però asserisce che la bivalva che si trova su- periormente agli strati di Kòssen è affatto diversa da quella che si troia inferiormente (Appendice, ec. , pag. 137). Ammesso questo, le mie vedute sarebbero, circa la distin- zione slratigrafica delle due dolomie, perfettamente d’accordo.
(2) Vedi la noia precedènte.
SEDUTA DEL 20 MARZO 1889.
2 80
Merian, Giimbel, Haucr Stopparli.
(Tirolo settentrionale e Vorarlberg) (Lombardia)
1. Dacliesleinkalk
2. Kòssener-Schichten •
3. Haupt-Dolomit
H. Cardila Schichlcn, Raibler Schi- chten
5. (Kalkstein von Wildanger, ecc.
Esilio Kalk.)
6. Partnachsiefer
1. Dolomia superiore liasica
2. Banco madreporico
3. Deposito dell’Azzarola
4. Scisti neri marnosi 8. Dolomia a Gastro-
chcena o blusa 0. Petrefatti di Esino 7. Calcari a Gervillia bipartita
Gruppo della
dolomia media
8. Marne cd arenarie!
Gruppo di Gorno c D osseo a
variegate.
Ritornando a ciò che ci siamo proposti nel presente paragrafo, se domandiamci quale parte segnata dal cav. de Ilatier sulla Carla di Lombardia come Dachstcin va staccata dal lias per unirla alla dolo- mia media, rispondiamo: -1 tulle le dolomie e i calcari inferiori al gruppo di Kòssen; 2.° tutte le dolomie e i calcari caratterizzati dal C. triqueter ; vogliam dire, cioè, che dove la serie stratigrafica si può riconoscere immediatamente , basta la presenza degli strali di Kòssen per fissare i limili superiori della dolomia media; dove no, il C. triqueter c gli altri fossili caratteristici ci saranno di scorta.
Ma il cav. de Hauer non riconobbe egli in Lombardia il C. tri- queter superiormente agli strati di Kòssen ?
L’Aulore trova presso Mandello gli ultimi strati del Dachstcin dove gli parve riconoscere sezioni del M. triqueter. Quelle dolomie non sono per me che un prolungamento di quelle del Griglia, che si ada- gerebbero sui marmi di V arenila, che si scoprono difatti, come os- serva anche l’Autore, a Somana, ma coll’intermezzo delle rocce keu- periane già accennate in Vai-Noria. Fin qui nulla di più normale, per quanto l’esame della serie è permesso da una località dóve tutto è assai confuso dall’ abbondante terreno di trasporlo prodotto dallo
SEDUTA DEI- 20 MARZO 1889. 257
sfasciume dei monti e dallo sbocco della Val-Neria. Si trova anche in questi dintorni una rappresentanza di quegli scisti neri, che sono compresi da Hauer nel gruppo di Kòssen, ma ciò non si verifica già in Val-Neria, ma sopra l’ Abbadia, ed i loro rapporti sono ancora troppo poco studiati (l); del resto, la loro presenza non fa meravi- glia qui più che altrove, per esempio, in Val-d’Erve, e la loro gia- citura, quando si verificasse, sotto la dolomia della Grigna a C. tri- queter , dovrebbe ritenersi puramente apparente, come apparente si mostra a (ulta evidenza in Val-d’Erve.
Oltre le sezioni di M. triqueler tra Abbadia e Mandello trova l’Au- tore nella dolomia bianca da Lecco all’Abbadia tracce di coralli (2) e di altri esseri organici, e presso* l’Abbadia delle chemnitzie, certo la Ch. eximia Hornes, che io , dice l’autore, non posso più dubitare passi dal trias superiore al Dachstein. No, non è che la Cli. exi- mia, o per meglio dire le grosse chemnitizie di Esino, passino nel Dachstein, si è che il Dachstein con C. triqueter e chemnitzie ap- partiene al trias superiore. Il cav. de Hauer ci presta per ciò dei buoni argomenti. La stessa Ch. eximia è citata col C. triqueler a Songavazzo. Nella dolomia della Porticola non trova il C. triqueter, ma trova i fossili della Porticola col C. triqueter presso il lago di
(1) Escher parla di tali scisti, che sarebbero inferiori alla Massa del Grigna (Geo!. Bemerk., pag. 92, Prof. XV), ma egli stesso giudica come assai dubbii tali rapporti, e difatti la presenza degli strati di Kòssen in questo luogo, molto più se inferiori alla massa del Grigna, sarebbe uno dei fatti più problematici, dopo quanto abbiamo espo- sto circa la costituzione geologica di quei dintorni. Omboni segnò sulla sua Carta gli equivalenti degli strati di Kòssen in Val-Neria unicamente sull’autorità di Escher. Io percorsi la Val-Neria, ma tra la gran massa calcarea della Grigna e i marmi neri di Somana (marmi di Varenna) non trovai che delle arenarie e marne che richiapiano il gruppo di Corno e Dossena; Curioni vi accenna le rocce keuperiane; Escher stesso vi indica, in ciò pure seguito da Omboni, l’equivalente del gruppo di Raibl. Da tutti questi dati si può raccogliere con tutta certezza , che il deposito il quale in fondo alla Val- Neria sta tra la massa del Grigna e i marmi di Somana, non è che il gruppo di Gorno e Dossena nella sua più normale posizione, che si mostra in quei dintorni ogni qual' volta la massa enorme sovrapposta è squarciala da calli e torrenti; per ciò si mostra ai Prati d’Agueglio, in fondo alla Val-d’Esino, alla Val-Neria, alla Val-Geroria sopra Abbadia, in isolali depositi che sono i lembi scoperti di un tutto sepolto sotto l’im- mane gruppo della dolomia media, che forma il Grigna e i monti dipendenti. La so- miglianza petrografia di certi scisti raibeliani avrà indotto il sig. Escher ad ammet- tervi gli strati di Kòssen.
(2) Non altro forse che le sezioni della G. obtusa sparsavi in copia prodigiosa.
16
238 SEDUTA DEL 20 MARZO Ì 859.
Iseo; sì, ma la dolomia della Porticola e quella del lago di Iseo stanno tra il gruppo di Kòssen e quello di Raibl, e sono perciò stra- tigraficamente e paleontologicamente rappresentanti il gruppo della dolomia media, lnsomma, nulla di più equivoco finche si ammette che la dolomia a C. triqueter è liasica, e può essere superiore al gruppo di Kòssen, nulla invece di più chiaro e normale quando si riconosca che detta dolomia è triasica ed inferiore costantemente al gruppo di Kòssen. Solo resterebbe a spiegare il fatto che, come asserisce il cav. de Hauer, in un certo seno presso San Pellegrino gli scisti neri sopportano una dolomia bianca ne’ cui strali inferiori trovasi la bi- valvadcl Dachsteìn. Trattandosi di un fatto eccezionale, che è in con- traddizione con tutti i fatti da me verificati, e con quelli che si de- ducono dalle stesse sue osservazioni, mi permetterà il cav. de Hauer di sospendere il mio giudizio sotto un doppio rapporto: i.° se la successione slraligrafica è reale od apparente, come si scopre in più luoghi altrove (l); 2." se le bivalve colà trovate corrispondono a quella che caratterizza la dolomia inferiore al gruppo di Kòssen.
E fuori di Lombardia l’alternanza del gruppo di Kòssen col Dach stein a C. triqueter è dessa provata? lo non lascerò di dire, che dal- l’esame delle opere stesse del cav. de Hauer mi risulta il contrario; ma aslerrommi dal discendere ai particolari, mentre irfline, perchè il mio voto avesse alcun peso, i geologi pretenderebbero a ragione ch’io avessi visitali i luoghi. Chiudendomi non pertanto, per quanto riguarda i falli e le induzioni, entro i confini della Lombardia, e cer- cando di cavar lumi dalla geologia straniera, piuttosto che di darne, vedano i geologi se le mie osservazioni possono offrire 1’ opportunità di qualche applicazione che serva a rischiarare alcuno dei punti oscuri, contraddittorii , controversi, de’quali non v’ha certo scar- sità nè oltremari nè oltremonti (2).
(1) Il profilo di Val-d’Erve (che io darò ili (Ine nell' Appendice ) ó destinato segnata- mente a mostrare quanto possa esser equivoca la successione degli strati presa in loca- lità isolate.
(2) Che le mie osservazioni in Lombardia possano portare qualche luce anche fuori, e servire alla soluzione di qualche quesito sulla costituzione dello Alpi , è ciò di cui credo potermi lusingare, quando i giudizii degli uomini di scienza non subiscano l’influenza delle gelosie e dei pregiudizii nazionali, e quando la nostra letteratura sia più diffusa
SEDUTA DEL 20 MARZO I8K9. 259
Conchiudendo: i.° il gruppo della dolomia media comprende la parie del Dachstein del cav. de Hauer inferiore al gruppo di Kossen. 2.° I petrefatti di Esino sono compresi nel gruppo della dolomia me- dia, e ne costituiscono la parte inferiore: alcuni fossili di Esino pas-
e più coscienziosamente studiala. Ecco a proposito una osservazione sul Daclistein delle Alpi N. E., quale è descritto dal cav. de Hauer ( Gliederung der Trias, ec. , pag. 15). • Il Dachsteinkalk giace, come sembra, spesso immediatamente sopra gli scisti di Wer- fen o sul calcare di Guttenstein, per lo meno la nostra Carta non mostra spesso altro membro intermedio; più spesso giace sulla dolomite e, come presso l’Oetscher, con questa sopra gli strati d’Hallstatt (Hallslàtter-Schichten ). » Gli T/allstàtter Schichten sono, come è noto ai geologi, un equivalente della calcarea d’ Esino, per cui nell’e- sposto dall’Autore si verrebbe a dire che il Dachstein, caratterizzato dalla gigantesca bivalva, riposa molte volte sopra la calcarea d’Esino; precisamente il mio assunto. — Il cav. de Hauer, dopo aver detto che « l’età geologica del Dachsteinkalk è stabi- lita con certezza » passa a presentare, come prova, il profilo di un deposito assai fos- silifero presso Starhemherg, comunicatogli dal sig. Suess. Sono quattro gruppi di strati in serie discendente cosi
1 DK Dachsteinkalk
2 ss Starhemberg-Schichten
3 biv. Bivalva del Dachstein (Meg. triqueler )
4 DK Dachsteinkalk.
So il gruppo superiore 1 DK corrisponde perfettamente coll’inferiore 3, 4 DK, non v’ha dubbio che il Dachsteinkalk forma un solo complesso coi Starhemberg-Schichten, ed è basico. Ma hanno èglino i signori Hauer e Suess argomenti per questa troppo importante idcntilìcazione delle calcaree N. 1 superiori agli strali di Starhemherg, con quelle N. 3, 4 inferiori a questo stesso gruppo? La bivalva del Dachstein fu essa tro- vata anche nel N. 1 o nel N. 2 ? Se cosi è, il cav. de Hauer doveva avvertircene, l’identità complessiva di questi gruppi è legittima; ma se non è cosi, se cioè la bi- valva del Dachstein appartiene esclusivamente, nel dato profilo, alle calcaree inferiori agli strati di Starhemherg, che ne viene di conseguenza? Vediamolo. I fossili degli strati di Starhemherg, esposti dopo il profilo in apposita tabella, sono 13 specie (il Megalodon Iriquetcr non si conta, per quanto abbiam detto) : 12 di esse appartengono al gruppo di Kossen, come si rileva a pag. 21 della stessa Memoria che citiamo. Mi pare che la conseguenza balzi all’occhio evidentissima; avremmo, cioè, la serie da me stabilita per la Lombardia, cioè ascendendo
Hallstàttcr Schichten , Gruppo di Esino
4 Dachsteinkalk ) „ , ■
t Dolomia media
3 Megal. triqueler \
2 Starhemberg-Schichten
Kòssener-Schichten Formazione dell’Azzarola
1 Dachsteinkalk Dolomia superiore.
Ecco una delle prove per cui dubito che non solo in Lombardia, ma anche fuori, siansi assolutamente confuse sotto il nome di Dachstein la dolomia superiore basica, colla media del trias superiore, che ciò dia ragione del comparire del Dachstein or sotto
Ilio
SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
sano però nella parie superiore eoi C. triquetrum. 3.u 11 gruppo della dolomia inedia appartiene al trias superiore per le stesse ragioni straligrafiche e paleontologiche per le quali vi appartengono i petre- fatti di Esino.
3. Scisti neri marnosi e hmachelle inferiori al vero deposito dell' Azzar ola.
Ho poche parole a dire su questo deposito. La massa che sta tra la dolomia media e la dolomia superiore liasica è costituita da cal- caree generalmente marnose, da marne, e da scisti marnosi, fissili, generalmente neri. Al tempo ch’io scrissi i miei Studii veniva essa considerata come rappresentante il S. Cassiano in Lombardia : era il S. Cassiano del signor Omboni , il S. Cassiano superiore del si- gnor Escher, e nessuna suddivisione si era introdotta. E questa stessa massa che è ora, nella sua integrità, considerala dal cav. de Hauer come equivalente del gruppo di Kòssen, ed al presente i geologi viennesi sono d’accordo coi geologi svizzeri, come risulta da diverse comunicazioni. Pigliando io ad esaminare da me stesso la massa in discorso, il die feci con tutta la diligenza in Vai-Ritorta, in Vai-
or sopra il gruppo di Kòssen. Se è troppo ardire, dopo tali argomenti, il metter la falce nella messe altrui, lo giudichino i geologi.
Né le più recenti Memorie mi lian meglio convinto di errore. Difatti, in uno dei più recenti lavori (Durchschnill von Passau bis Donau) il cav. de Hauer, descrivendo il cal- care del Dachstein, lo dice in banchi grossi, bianco-grigi, talora brecciato, offrendo allora un bel marmo. Oltre il Meg. triqueter , contiene gasteropodi alto-turriti, ed un’altra grossa bivalva simile al Megalodus. Mostra molte caverne e squarciature. Nulla che non possa ripetersi della nostra dolomia media. Aggiunge poi che nella parte su- periore si insinua un banco di coralli potente 1-2 piedi , cui sovrasta un calcare con macchie gialle particolari. La circostanza che alla nostra dolomia media sono superiori certi calcari e lumachelle, di’ io trovo cogli scisti neri, caratterizzate da macchie gialle, e di banco madreporico, serve a farmi dubitare che si sia spesso confusa la massa liasica superiore ( dolomia superiore agli strati di Kòssen', colla massa litologicamente assai somigliante, che è loro inferiore, e che ciò abbia dato ragione al sig. Hauer di cre- dere che il Dachstein caratterizzato dal Meg. triqueter sia ora superiore ora inferiore ai veri strali di Kòssen. Ha egli, ripeto, il cav. de Hauer verificato fuori di Lombar- dia che il C. triqueter in compagnia delle Chemnitzie, si trovi al di sopra dei veri strati di Kòssen in una località che presenti la successione stratigraflca ben deter- minata ?
S. Cassiano.
SEDUTA DEI. 20 MARZO 18K9. 24t
d’Erve, in Val-lmagna, ec.. trovai che potevasi suddividere in di- versi depositi che si succedevano ascendendo così :
Dolomia media
a) Scisti neri marnosi
b) Lumachelle ì
c) Deposito dell’Azzarola (liasl.
Dolomia superiore liasica. -
Gli argomenti che mi guidarono alla suddivisione della massa, ed alla determinazione delle singole parti sono ampiamente esposti e di- scussi ne’ miei Studii (1).
Lasciato ora da banda il parallelismo da me proposto del gruppo degli scisti neri marnosi coi calcari di Gorno, coi petrefatti di Esino. già annullato da tutto il discusso precedentemente, resta solo a ve- dersi i.° se io mantenga ancora distinto il gruppo degli scisti neri dal gruppo dell A zzar ola; 2.° se, ammessa la distinzione stratigrafica, sia a conservarsi la distinzione geologica, ossia se i due gruppi siano da considerarsi d’epoca distinta.
Quanto al primo punto, rispondo affermativamente. Inferiormente ad un deposito abbastanza polente costituito da grossi strati calcarei, alternanti con marne verdicce , ricche dei fossili caratteristici del gruppo di Kòssen , trovasi un deposito di lumachelle calcaree scistose e di scisti neri marnosi, talora terrosi, spesso assai fossiliferi. Le lu- machelle si possono unire indifferentemente agli scisti, coi quali si confondono, sia per la natura dei fossili, sia spesso per l’indole pe- trografia; ma il loro complesso presenterà sempre, per lo meno in una geologia parziale, un valore distintivo non indifferente, quando si confronti pelrograficamente , ma sopratulto paleontologicamente, col gruppo superiore, cioè col vero gruppo dell’ Azzarda.
La questione circa 1’ epoca dei due depositi è mollo più difficile ed intricata. I fossili appartenenti al gruppo degli scisti e delle lu- machelle sono la maggior parte indeterminabili; molti determinabili appartengono a specie nuove e la lunga lista di quelli ch’io ho determinati come appartenenti alla fauna di S. Cassiano, è formata, come già dissi, di specie molto indifferenti, cioè di piccoli acefali.
(I) Studii, ec. , pag. 103-124.
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affatto lisci, che non ci offrono per la loro determinazione altro (die i caratteri esteriori. L’opinione allora cosi ferma, che i nostri scisti neri appartenessero al S. tassiano, può avermi indotto a scambiare in molti casi delle semplici affinità colla assoluta identità specifica. Non è mio intento, per ora, di confermare o di cassare quelle deter- minazioni, di fare cioè ciò clie esigerebbe più mesi di accuratissime analisi , questo incarico lo si è già assunto la Paleontologia lom- barda (l), e lo va mano mano compiendo in modo da mostrare, ere- fi’ io, che l’autore si è fatto coscienza di non essere troppo pietoso con sè stesso. Per ora mi basta di poter osservare l.° che i fossili più caratteristici del gruppo dell’Azzarola o di Kòssen ( Terebr . gre- garia, Gero, contorta , Arie, speciosa , Plicat. intusstriata , ec.) non furono mai da me scoperti se non nella parte superiore della massa, che nessuna di esse venne trovata negli scisti terrosi del Gaggio, negli scisti neri di Val-d’Ervc, e nel fondo delle valli bergamasche: 2.° che alcune specie degli scisti corrispondono così evidentemente a quelle di S. Cassiano , che, ammesso anche doversi essi compren- dere nel gruppo di Kòssen, dovrassi del pari ammettere la promi- scuità di specie di S. Cassiano, colle specie basiche.
(t) Le ricche faune ch’io intendo di pubblicare separate, quella cioè dell’Azzarola e quella degli scisti neri, serviranno certamente a dar molta luce. Ma se vuoisi pro- cedere con aggiustatezza nei parallelismi , bisogna abbondare nelle suddivisioni dei depositi sopra basi stratigrafiehe. Troppo spesso ci incontra di vedere il parallelismo stabilito tra grosse masse sopra caratteri paleontologici proprii soltanto di certe parti di esse; ciò abbiamo già osservato in proposito p. es. della massa ingente del Dachslein dei geologi viennesi: del resto, quando io avrò presentate le due faune nominate e ne avrò assegnato i limiti straligrafìci con una precisione senz’appello, i geologi potranno più equamente occuparsi dei confronti. Se io legava al S. Cassiano la parte inferiore della massa compresa dal cav. de llauer nel gruppo di Kòssen , arrivava da me solo alla con- clusione di alcuni naturalisti svizzeri, che riguardavano gli equivalenti degli strati di Kòssen comeS. Cassiano. Escher e Merian erano i più segnalati propugnatori della lesi. Ma, riconosciutisi nel gruppo di Kòssen fossili basici, non bastava ciò per giudicare come ba- sico il deposito intero. C’era uopo però, a mio giudizio, di un passo di più; di esami- nare, cioè, se tutta la massa dovesse di lancio passare dal trias superiore al bas; o se una parte soltanto, quella che eravi reclamata dai fossili caratteristici; e questo passo io m’avvisava di averlo già fatto distinguendovi un gruppo superiore (l’Azzarola) ed uno inferiore (lumachelle e scisti). Ora souo più disposto, mantenuta la divisione, a con- siderare il gruppo inferiore come un gruppo di transizione, o meglio, coll’espressione di Oppel e Suess, applicata all’intero deposito di Kòssen (Uber die àqnivalenten , ec. ), come tirati di congiunzione.
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Oonchiudendo, io riconosco un gruppo intermedio al deposito del- l'Azzarola ed alla dolomia media: questo gruppo è costituito da lu- machelle calcaree e da scisti neri, marnosi, fossiliferi. La parte infe- riore del gruppo di Ivdssen, quale è traccialo sulla Carta del cav. de Hauer, appartiene al gruppo degli scisti neri marnosi.
Comunque però si interpreti il deposito quanto all’epoca, e vogliasi anche comprenderlo nel gruppo di Kòssen, come fa il cav. de Hauer, dovrà indicarsi sulla Carta in alcune località dove io lo feci noto. In- dicherò fra queste la Val-Solda tra Porlezza e Lugano sulla sponda settentrionale del lago, lo dissi infatti che « gli scisti neri occupano » il fondo della Val-Solda, moslrandovisi sviluppatissimi, non fossi- « liferi per la maggior parte, talora invece estremamente zeppi di » fossili per lo più acefali, come a Cima sulla riva del lago di Lu- » gano (t). » E i fossili di Cima sono indicali nella lista paleontolo- gica (2). Assai più sviluppali devono essere anche in Vai-Ritorta, men- tre alcune speciali località, ch’io presi ad analizzare, come il Gag- gio, ricchissimo di fossili, si trovano alla destra della strada che conduce da Civate a Lecco, dove la Carta del cavaliere de Hauer non segna che il Dachstein. La massa poi degli scisti neri che invade la Val-d Erve, e le valli Taleggio, Imagna, Brembilla, ha bisogno di essere assai meglio parlicolarizzata : noterò, per esempio, che gli scisti di Val-Imagna vanno riuniti a quelli di Val-Brembilla, mentre si congiungono difatti pel calle che da Berbenno in Val-Imagna mette in Val-Brembilla, calle che apre un largo seno tra la massa calcarea e dolomitica che separa le due valli, mettendo a nudo gli scisti senza alcuna interruzione.
V. Zona liasico-cjiurese.
!. Deposito dell’Azzarola e banco madreporico. ( Gruppo di Kòssen. )
Tutti gli scritti che trattano esplicitamente di questo particolare deposito, hanno una data assai recente. Quando io ne parlai ne’ miei
(1) Studii, ec. , pag. 260.
1 2 ) tbid., pag. 267.
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Studii ben pochi documenti mi si fornivano per trovare gli equiva- lenti di quello che io chiamava deposito dell’ Azzarola, e fu solo in una Aggiunta (1) che mi venne dato di far conoscere esser l’Azza- rola un equivalente degli strati di Kòssen. Tuttavia, siccome io aveva studiato assai accuratamente il deposito sid luogo, poco o nulla avrei da aggiungere di fatto a quanto ne riferii allora, ed il venir qui ad esporre i riflessi teorici che mi vengono suggeriti dalle diverse Me- morie, specialmente dei geologi viennesi, che mi vennero a mano, sarebbe un dilungarsi oltre i limiti prefissi dallo scopo della presente Memoria. Ma basii ora di dichiarare che da tutte le osservazioni da me fatte ne’ miei Studii e dopo la loro pubblicazione, risulta il depo- sito dell’ Azzerala equivalente ai gruppi infraliasici o sovrakeupe- rici che sotto diversi nomi furono indicali e studiati ovunque, spe- cialmente in Germania ed in Inghilterra, ai grappi che stanno de- terminatamente tra il lias inferiore e il trias superiore, o keuper, per cui esso deposito equivale ai Kóssener Schicthten dei geologi austriaci, agli strati precursori di Quenstedt (2), agli strati a gervillia di Emmerich, al Bonebcd di Engelhardt (5), Oppel e Suess (4). Che poi tale deposito sia veramente da ascriversi al lias, è ormai assolu- tamente dimostrato, quantunque non ancora universalmente ammesso. La pubblicazione della fauna dell’Azzarola, colla quale intendo presto di continuare la Paleontologie lombarde , sarà tale da prestare ar- gomento alla indubbia soluzione della tesi in favore di chi ascrive al lias il gruppo di Kòssen.
In proposito del banco madreporico posto tra la dolomia superiore e il deposito dell’ A zzar ola, trovandosi difatti in tale posizione all’Az- zarola. non ho nulla da aggiungere a quanto ne scrissi diffusamente
(lì Studii, ec., pag. 460.
(2) Quenstedt , Der Lias.
(3) Engelhardt, Tableau compare dn Lias (Bull. Soc . gèni, de Franco, T. 15, pag. 422).
(4j Oppel and Suess, Ueber die jEquivalenle der Kóssener schichtcn (Sitzungsb. k. Altari., T. 31, p. 535). Che il deposito dell’Azzarola equivalga anche più determinata- mente al Bonebed anche pei fossili , è ciò che ho ora per la prima volta il piacere dì annunciare. Nel prolungamento degli strati dell’Azzarola sotto Civate ho raccolto una bella scapula di sauriano, come tale determinata dall’ illustre Romer; altri avanzi di rettili raccolsi ne' strati stessi dell’Azzarola.
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ne' miei Stuelli (1). Solo confermo più determinatamente quanto vi diceva circa l’unione di questo banco al deposito stesso dell’Azzarola; egli ne fa parte assolutamente, quantunque sembri in Vai-Ritorta in- vadere i confini della dolomia superiore; anzi in Val-d’Erve il detto banco madreporico occupa la parie media degli strati dell’Azzarola, ed a Caino sembra quasi costituirne la base. Direbbesi che il gigan- tesco polipajo crescendo ed avanzandosi da oriente ad occidente, du- rante il depositarsi del gruppo di Kòssen, lo cogliesse con progres- sione costante ne’ diversi sladii del suo accrescimento, per cui co- minciando a costituirne la base, finisse col formarne il coperchio. Ad ogni modo, il banco madreporico non ha più nessun valore stratigra-
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fico, nò è a considerarsi altrimenti che come una specie fossile, emi- nentemente caratteristica di quel deposito.
Restami ora solo a far noti i punti dove sulla Carta del cav. de Hauer la zona di Kòssen deve allungarsi e dilatarsi a spese degli altri terreni che la occupano al presente.
Predore, sulla sponda occidentale del lago d’Iseo, è località clas- sica, trovandovisi il vero deposito delPAzzarola sviluppatissimo e ricchissimo di fossili : io la aveva citata ne’ miei Studii (2). Parla in- vece l’Autore della Valle-Adrara , dove lo stesso deposito è pure svi- luppatissimo : dipende egli da errore litografico il vedere quest’altra località contrassegnata solo dal lias superiore (rosso amrnontico) e dalla inajolica? Il sig. Curioni, nella sua Appendice più volte lodala, descrive benissimo la posizione e i caratteri degli strati di Kòssen a Caino in Vai-Sabbia, e li trova a ponente sul Monte delle Forche, o sulla costiera dei monti che dividono la Val-Trompia dal lago d’ Iseo, ed a Marone sulla sponda orientale del lago stesso , fornendoci così dei buoni elementi per ricostruire non interrotta la zona di questo deposito interessante dal lago di Garda fino alla Val-Solda sul lago di Lugano. Il cav. de Hauer non accenna a questi importanti annunci del sig. Curioni, e la zona del gruppo di Kòssen termina sulla sponda occidentale del lago d’ Iseo, salvo P apparirne un lembo sull’ estre- mità più occidentale di Lombardia, ai confini del Tirolo. La stessa
(1) Studii, ec. , pag. 9 6 - 1 0 r; e 2'i2.
(2) Thicl., pag. 217.
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Azzarda è sulla Carta coperta dall’ uniforme Dachstein. Forse non è colpa dell’Autore , ma piuttosto della località da me scelta come ti- pica, la quale benché da me indicata con tutta precisione, non ha nulla che la possa facilmente additare a chi non sia pratico dei luo- ghi, e la debba ricercare su di una carta topografica (1). Del resto,
(1) Se cercasi ch’io precisi hi nuovo questa classica località, non potrei che ripe- tere ciò che ne ho esposto ne’ miei Studii. Parlando del banco madreporico (pag. t Oi ) vi dissi: « Dalla Santa verso Lecco, camminando poche centinaia di passi , appare una muraglia dolomitica, sporgente a mo’ di barriera, che si spinge sin sulla strada mae- stra, dove fu minata appunto perchè ne invadeva i confini. Osserviamo questa bar- riera, e vi scorgeremo la nostra formazione madreporica. Appena al di là, l’abbon- dante terriccio, diviso in ubertosi campicelli, disposti come ad anfiteatro, e sostenuti da muricciuoli tutti di lumachelle, ci fanno accorti che una formazione affatto diver- sa, più molle, più propizia alla decomposizione, ricca straordinariamente di fossili, succede alla dura, sterile, quasi azoica dolomite. » E richiamando la descrizione d; questa località poco dopo (pag. 106), dove doveva parlare appunto del deposito infe- riore al banco madreporico, diceva: « 11 luogo più opportuno per lo studio di questo deposito è il sito detto l1 Azzarda, comprendendosi sotto questo nome lo sterile sas- seto costituito dalla muraglia madreporica sulla destra della strada, a poche centinaia di passi dalla Santa, e gli scarsi campicelli che si scoprono a scaglioni appena dietro detta muraglia, procedendo verso Lecco. I pochi scavi fallivi appunto per adeguare i delti campicelli bastarono a mettere a nudo sufficientemente una serie di strati , della po- tenza di forse una ventina di metri, che tale appunto è qui lo spessore del nostro deposito, rimanendone però affatto indeterminali i limili inferiori, mentre è la sola prima metà superiore del deposito che offre tanta dovizia di reliquie organiche. »
Mi si chiederà forse, perchè io abbia scelta come tipica l’oscura località dell’Azza- rola, introducendo così un nome nuovo nella scienza. Io non l’ avrei fatto certamente, se nou l’avessi credulo necessario. Il sig. Curioni nella sua Appendice, non citando la località dell’Azzarola, preferisce di contrassegnare il gruppo di Kòssen in Lombardia col nome di schisli di Guggiatc : a questo fu mosso certamente dall’ idea che i fossili di questo gruppo, sotto il nome di fossili di Bellagio o di Guggiate, erano da lungo tempo noti ai naturalisti per opera dell’illustre Collegno; ma, di grazia, in qual modo? Nessuno finora ha dato una stratigrafia di quei dintorni in modo che il gruppo in questione vi appaja così nettamente ne’ suoi rapporti slratigrafici e paleontologici, da essere preso come tipo a cui riferire le altre località lombarde : certamente poi agli schisli di Guggiate si riferisce anche il gruppo degli scisti neri marnosi inferiori ; e se, quando scrissi i miei Studii, si avessero idee appena esatte sul deposito in discorso, vedasi da ciò che ne scriveva d’Orbigny, il quale diceva trovarsi i fossili a Erba e a Bellagio in un calcare rosso, cacciando così e il rosso ammonitico, egli scisti di Bel- lagio e direi quasi tutta la Lombardia nel suo piano toarciano (vedi pag. 248 de’ miei Studii). Vedasi dunque a quanti equivoci si espone chi voglia assumere come tipica località Bellagio o Guggiate. Una località sarà altrettanto più tipica, quanto è più limitata topograficamente, definita stratigraficamente , ricca paleontologicamente. Quanto piti adempie a tali condizioni , tanto meno darà luogo ad equivoci ed a contese. Una
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aggiungere e parlicolarizzare tutti i luoghi dove gli strati dell’Azza- rola furono più recentemente scoperti e studiati, sarebbe lavoro di discreta lena : basti il dire che il mio carissimo amico Regazzoni mi ha favorito una Carta colorata della provincia bresciana, dove la zona dell’Azzarola si vede correre quasi non interrotta dal lago d’ Iseo al lago di Garda, e ormai è a tutti nolo che Regazzoni è osservatore valente del pari che modesto, come colui che, ricchissimo di cogni- zioni procacciatesi in parecchi anni di assidue faticose peregrinazioni, esalto allo scrupolo nel rilevare e riportare i fatti, è largo delle sue cognizioni a quanti gli si presentano cultori della scienza : gli scritti del cav. De Hauer, del sig. Curioni e i miei lo attestano larga- mente.
2. Dolomia superiore liasica.
Come uno dei punti più importanti de’ miei Studii si era d’ aver distinto due dolomie, Runa superiore al deposito dell’Azzarola, l’altra inferiore allo stesso, così è ora una’ delle più importanti rettificazioni di precisare i rapporti delle due dolomie. Ne’ miei Studii io ho at- tribuito alla dolomia superiore una estensione ed una potenza troppo maggiore che non meritasse, e ciò dipese, come si è già detto e re- plicato, da induzioni teoriche, basate su dati falsi. Or mi riduco sem- plicemente a ciò che aveva osservalo di fatto sulla linea del mio Spaccato dove si potevano osservare i depositi in immediata succes-
località lipica deve servire di unità di misura, di pietra di paragone, a cui si possano accostare tutte le altre localilà onde anche un sol dato slratigrafico e paleontologico rinvenga il suo equivalente, e si trovi d’un tratto forte del valore di tutti gli altri dati offerti dalla stessa localilà tipica; il deposito tipico deve essere quello che ha i limiti più definiti sia inferiormente, sia superiormente, e che è il più ricco di fossili, e ra- duna sopratutto le specie più caratteristiche. Tale è perfettamente l’Azzarola. Nell’e- stensione di 20 o 30 metri, dove tutti gli strali sono scoperti, vediamo il deposito chiuso tra la dolomia superiore e il gruppo degli scisti neri , colla Terebralula gregaria Suess (confusa certamente dal sig. Curioni colla T. cornuta Suess) , colla Plicatula in- tusslriata, Gervillia contorta, infiala, Avicula speciosa, Ostrea Haidingeriana , Phola- domya lagenalis, ec. ec. , vi abbiamo un buon centinaio di specie che rappresentano più o meno riccamente le diverse classi de’ Sauriani, Gasteropodi, Acefali, Brachiopodi , Echinodermi, Crinoidi, Polipai, Amorfozoarii. Non so se avverrà mai di scoprire altra località più tipica di questa.
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sione. Il gruppo della dolomia superiore è cosi itnito da un deposito non mollo polente di dolomie o di calcaree ciliare; i limili inferiori sono tracciali in modo sicurissimo dal gruppo dell’Azzarola ; i limiti superiori sono fissali, in modo assai meno distinto, dai calcari grigi affumicati appartenenti alla formazione di Sai trio . della quale si par- lerà tosto.
Il gruppo della dolomia superiore così concepito, è equivalente del Dachstein dei geologi austriaci, ma solo di quella parte (he sta su- periormente al gruppo di Kossen, e che sola, a mio giud'zio, va ri- ferita al lias. A questo deposito va riferita la corna bresciana, ossia il calcare bianco compatto, talora dolomitico, assai sviluppato nella provincia di Brescia, dove è chiuso in un modo assai evidente, veri- ficabile in mille luoghi di quella provincia, tra il gruppo dell’Azza- rola a Caino, ec., e le calcaree silicee, subsaline, color bianco-sporco, con fossili di Saltrio(t). Località opportunissime per verificare i rap- porti della dolomia superiore sono la Tremezzina, dove il gran banco dolomitico che sta sotto ai calcari oscuri del lago di Como ( forma- zione di Saltrio) e il gruppo dell’Azzarola di Bene, Sala, ec. è visi- bile anche dal lago, come quello che cinge all’intorno di bianca zona il M. Galbiga, cosa già da molti osservata e indicata.
Fossili proprii di questo deposito io non saprei indicarne nessuno. Sembra abbastanza provato che una grossa bivalva aftine al C. tri- quetcr vi sia sparsa talora abbondantemente. Il sig. Curioni, che in ispecial modo lo attesta, ha riservato a questa bivalva , cui egli stesso dice affatto distinta dalla bivalva del Dachstein, ossia dal C. trique- ter, il nome di Megalodus sculatus Schafh., collocandola, cosa del resto molto indifferente, coi fossili di Kossen (2).
Quando però, come si può credere ci verrà presto concesso, le due zone dell’Azzarola e di Saltrio saranno ben definite nell’estensione di tutta la Lombardia, risulterà pure ben circoscritta quella della do- lomia superiore indipendentemente dagli avanzi organici.
(1) Vedi in fine la serie dei terreni bresciani.
(2) Questi grossi cardii, indicati con nomi piuttosto convenzionali che specifici, sono una gran pietra d’inciampo! piuttosto che disputar tanto sul loro valore zoologico e stratigrafico, era ben meglio che si pensasse a regalarcene una monografia : ai geologi di Vienna non ne potevano certo; mancare i materiali.
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3. Formazione di Saltrio.
Ne’ miei Studii io ho rivolto una speciale attenzione alle calcaree ili Saltrio e d’Arzo, note ai geologi per la fauna ricca e interessante che le distingue. Trattavasi di assegnar loro un posto nella serie slra- tigralìca, e di trovarne nel resto di Lombardia gli equivalenti. L’in- tiero paragrafo’3.0 del Cap. VI era consacrato a questo duplice scopo. Le ulteriori scoperte non hanno per nulla modificato le mie viste, anzi le hanno confermate. Ricercando in tutta la Lombardia quale deposito sottostia al calcare rosso ammonitico, ho sempre veduto, più o meno determinatamente, riprodursi i caratteri che pelrograficamente e pa- leontologicamente distinguono il deposito di Saltrio. Se io dovessi ora trattar di nuovo esplicitamente questo argomento, potrei mostrare come gli indubbi equivalenti della formazione di Saltrio vanno sempre più completandone la zona; potrei mostrare che il deposito di Saltrio, già da me indicato allo sbocco della Vai-Cavallina a Trescorre, trovasi sviluppatissimo ad Almenno allo sbocco di Val-lmagna, e in Val-Adrara fin sulle sponde del lago d’iseo, per cui lo si può dire sancito su tutta l’estensione della provincia di Bergamo. I fossili e la natura petrografie^ del deposito che, secondo le esattissime osservazioni del Regazzoni, sta tra il corso (calcare rosso ammonitico) e la corna (do- lomia superiore) rivelano nel modo il più specchialo la nostra for- mazione nella provincia di Brescia. Avremmo quindi su tutta la Lom- bardia una formazione varia pei caratteri pelrografici , ma distinta sempre pei rapporti stratigrafici , e per la natura dei fossili. Chi de- sidera maggiori spiegazioni riveda i miei Studii, che nulla di nuovo o di meglio saprei aggiungere per ciò che riguarda la parte teorica.
Vediamo come il cav. de Hauer si porti circa questo argomento. /
1 marmi e le calcaree di Arzo e di Saltrio, già conosciute e più
» volte descritte, sembrano, stando ai loro fossili, costituire una spe-
»
» eie di membro intermedio, un nesso tra questi (il Dachslein e -v gli strati di Kòssen ) e il lias alpino superiore (gli Adnether Schich- » ten (! ) ). Lssi contengono cefalopodi Basici, tra i quali VA. stellari s.
.Equivalenti del calcare, rosso ammonitico.
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» non raro anche ad Adnetli nelle Alpi settentrionali, ed altri arieti , » più VA. Kr idioti , VA. planicostalus , ec., con brachiopodi ed al- » tri fossili del gruppo di Kossen. » Accorda dunque il cav. de Hauer che il deposito di Saltrio sia qualche cosa a se, distinto tanto dal gruppo inferiore del Dachslein e di Kossen, che dal superiore equi- valente al nostro rosso ammonilico; ma non si dà veruna pena di indagare se tale deposito abbia in Lombardia una rappresentanza fuori degli angusti contini di Saltrio e di Arzo; se i calcari oscuri del lago di Como, e quelli di Trescorre, da lui pure accennati come in- feriori al rosso ammonitico, ec., sieno o no, come io sostenni 3 da considerarsi un prolungamento del deposito di Saltrio. Egli trova più semplice di unire il tutto o al Dachstein o al gruppo di Kossen, de’ quali ha formato un gruppo complessivo, destinato , parmi , in sostituzione della granile oolite nell’utficio di riempiere in Lombardia ogni lacuna, di comprendere ogni tratto non esploralo, di supplire ad ogni difetto di osservazione. Il metodo è comodo, ma non è forse ugualmente razionale. Quando però volevansi riunire così ad un altro deposito le calcaree di Saltrio, mi sarebbe parso assai più ragionevole di porle, come già aveva fatto Omboni, col calcare rosso ammonitico, al quale si avvicinano per molti caratteri, quali sono l’e- strema abbondanza dei cefalopodi, e l’identità di alcune specie. Che nella formazione di Saltrio si trovino fossili del gruppo di Kossen ciò è vero soltanto quando si identifichino con detto gruppo strati i quali hanno una certa parziale individualità, come sono i Grcslencr- Schichtcn. Ma ò ella legittima una tale identificazione?
Leggendo alcune memorie di rinomati geologi tedeschi , parmi che troppo sovente si dimentichi il principio che la stratigrafia deve prevalere alla paleontologia. È ormai provato che le specie fossili appartenenti ad un’ epoca, attingendo diversi livelli a seconda dei luoghi e delle circostanze, incatenano, per dir così, fra loro i depositi, in modo che i limiti ne vanno distratti. Ma la stratigrafia non si turba perciò, c ad ogni singolo deposito prefigge immutabili confini. Chi troppo concede alla paleontologia arrischia di cadere nell’errore, del quale oso credere talora non immuni i geologi tedeschi, i (piali ap- plicarono dei nomi piuttosto ai complessi paleontologici che alle par- zialità stratigrafiche, ed è forse perciò che i nomi di Strati di f\ris-
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aen e del Dachstein , applicati dal cav. de Hauer ai terreni lombardi, riescono a confondere in una sol massa molti depositi, clic si suc- cedono invece in serie costante e ben determinata. Per intendere meglio ciò che io esposi, basterebbe esaminare 1’ eccellente memo- ria del signor Suess sui brachiopodi degli strati di Kòssen, dove si scorge quanto il nome, se non il deposito, ha di incerto e di inde- terminato (1). Ad ogni modo io sostengo, che la formazione di Sal-
ii) Eduahd Suess, Ueber die Brachiopoden der Kòssener Schichten (Sitzungsb. k. Akad B. VII, 2 Abt., pag. 29, Wien , 1854). Suess, piultosto che a stabilire un deposito parziale, tende a sostituire il nome di Kòssener Schichlen all’altro meno determinato di Lias inferiore. Il gruppo di Kòssen assume perciò un valor complessivo, e comprende diversi depositi, i quali, varii o somiglianti talora pei caratteri petrografici , sono di- stinti pei caratteri paleontologici. Distingue perciò:
1. ° Gli strali di Kòssen propriamente detti (die eigentlichen Kòssener Schichten), il S. Cassiano t. 4 di Escher e Merian, il calcare a gervillie di Emmerich, la forma- zione del Wetzstein di Schafhàutl. Contengono diverse specie basiche. È solo appog- giata alle osservazioni di Stur la scoperta in una sola località, ad Enzesfeld , in un calcare in intima unione cogli strati di Kòssen, di cefalopodi basici.
2. ° Gli strati di Starhembcrg ed il calcare del Dachstein ( Starhemberg-Schichten ). Detti strati sono sovrapposti al calcare del Dachstein, e la loro fauna è identica a quella degli strati di Kòssen. Quanto al calcare del Dachstein egli non intende solo quei depositi superiori che racchiudono la bivalva del Dachstein , ma intende sotto que- sto nome tutta la massa dei calcari bianchi, gialli o grigi che talora si estende dal membro superiore del trias, fino al lias superiore. Gli strali di Kòssen, quelli di Starhemberg, ec. , sono reciprocamente dipendenti. Le parzialità delle loro faune non sono che modificazioni di una fauna ricchissima, che pressoché intiera si trova negli strati di Kòssen. Non nega però che si possano praticare suddivisioni nella gran massa sopra dati straligraflci.
3. ° Strati di Gresten ( Grestener Schichten). Convengono aneli’ essi per alcuni fos- sili cogli strati di Kòssen; sembrano riposare immediatamente sul Muschelkalk, ma i loro rapporti sono ancora poco determinati.
La fauna, per ciò che riguarda i brachiopodi, é cosi identica nei detti diversi depo- siti, che paleontologicamente non ammette nessuna distinzione fra i diversi depositi.
Io non ho nulla a dire su quanto è esposto dal sig. Suess; sarebbe solo desiderabile che in questa, come in molte Memorie dei geologi viennesi, la ricchezza delle determina- zioni paleontologiche fosse accompagnata da pari corredo di dati slratigraflci ; appari- rebbe allora se si possono praticare in certe masse le opportune suddivisioni; e quando risultasse l'identità delle specie a livelli sensibilmente diversi, si guadagnerebbero dei buoni argomenti contro la teoria falsa, o almeno troppo esagerata, della esclusività delle faune. Che ciò si possa ottenere, mi è dato a sperare dall’analisi di fatto dei terreni lombardi. Nelle opere tedesche io non posso trovare argomenti troppo favore- voli a quella successione di depositi basici , ch’io considero come costante, per quanto forse non esca dai limiti di secondarie suddivisioni; ma non perciò il fatto esiste di
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trio, intesa come io l’ho descritta ne’ miei Studii , deve mantenere la sua autonomia nella serie lombarda, distinta tanto dal calcare rosso ammonilico superiormente, quanto inferiormente dalla dolomia superiore e dal gruppo dell’Azzarola. Ecco il riassunto degli argo- menti comprovanti la tesi: essi non riguardano che la Lombardia.
1. ° La formazione di Sai t rio mantiene un livello stratigrafico co- stante in tutta la Lombardia: si trova chiusa costantemente tra il calcare rosso ammoniaco e la dolomia superiore liasica, quindi è straligraficamenle distinta tanto dal calcare rosso ammonilico , quanto dal deposito dell’ si zzar ola.
2. ° La formazione di Saltrio offre una ricca fauna affatto distinta sia da quella del calcare rosso ammonitico, sia da quella dell’Azzarola. L’abbondanza dei cefalopodi la avvicinano alla prima, ma la distac- cano assolutamente dalla seconda (1). Nessuna specie caratteristica degli strati dell’Azzarola fu scoperta negli strali di Saltrio.
Pensi ciascuno quante modificazioni debba subire per questa parte
meno. Io distinguo in Lombardia tre depositi in serie ascendente: l.° il deposito del- l’Azzarola; 2.° la dolomia superiore; 3.° la formazione di Saltrio. Il complesso di que- sti depositi è certo un equivalente dell’altro complesso cbe sotto il nome di Lias in- feriore contiene in Germania i diversi gruppi più volte citali. Se io cerco gli equiva- lenti de’ miei singoli gruppi collo studio dei geologi tedeschi , non vengo a capo di nulla, perchè la stratigrafia è colà indecisa, e le faune singolarmente commiste; se invece mi volgo a’ miei monti ed alle mie raccolto, la distinzione mi appare certa, evidentissima: l.° petrograficamente, offrendo la natura delle rocce caratteri distintivi abbastanza costanti; 2.® slratigraficamenle, mentre la serie si verifica ovunque nume- ricamente in rapporti costanti; 3.® paleontologicamente, mentre i due gruppi dell’Az- zarola e di Saltrio, distinti ciascuno da una fauna affatto propria, sono divisi fra loro da un altro gruppo o privo o poverissimo di fossili. Cbe m’imporla il vedere che i fossili distribuiti qui sotto diversi orizzonti, siano altrove insieme confusi? ciò varrà per conchiuderne cbe tali depositi, benché stratigraficamente distinti in Lombardia, appartengono tutti alla stessa epoca. E ciò è didatti. Stando anche solo ai brachiopodi, giacché pigliammo argomento dalla Memoria del sig. Suess, abbiamo delle specie clic posso ora sancire, senza entrare in ulteriori analisi, la T. gregaria e lo S. Munitevi (ocloplicatus Dav.) propri i esclusivamente dell’Azzarola, la T. cornuta ( vicinalis) lo S. rostralus, e probabilmente la llhynconella austriaca e la 1(. subrimosa proprii della formazione di Saltrio.
(I) 11 sig. Curioni accenna nella sua Appendice ad un ammonite trovato a Barili coi fossili di Kòssen. Sarebbe il primo e l’unico indizio di cefalopodi in questo deposito. Tra migliaja di fossili da me raccolti all’ Azzarda c altrove, neppure un frammento che rappresenti questa classe di molluschi F. un fatto negativo di grande importanza
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la Carla del cav. de llaucr. Mi parrà sempre non lieve progresso il poter definire , particolarizzare, sminuzzare al possibile quell’ enor- me massa die col nome e coll’ uniforme colore del Dachstein occupa la maggior parte della nostra zona sedimentare. Ciò avverrà me- glio che non si pensi, anche nello stalo attuale delle nostre cogni- zioni, quando sia restituito al trias la grossa porzione che gli si compete, meglio sviluppata e compita la zona dell’Azzarola , deter- minata la dolomia superiore, distinta la formazione di Saltrio, e tutto a spese dell’ indigesta mole del Dachstein.
4. Calcare rosso nmmonitieo -- Calcare ad aptìchi — Majolica.
Il calcare rosso ammoni tico è fra i depositi lombardi il più anti- camente ed universalmente nolo. Della majolica si è pure disputato assai j ma la si considerava come un deposito a sè. Come degli am- moniti, parlavasi pure degli aplichi che loro andavano, in senso più o meno largo, congiunti. L’avere specificato e distinto un calcare rosso ad aplichi in modo affatto esplicito, credo sia stata opera mia, come nuovo in gran parte era ilnfbdo mio di considerare i tre diversi depositi come formanti un solo indivisibile complesso. 11 paragrafo 3.° del cap. VI de’ miei Studii espone e sviluppa la tesi, nè altro di teorico potrei aggiungervi di presente. Il cav. de Hauer, nell’ analisi di quel gruppo, ch’io considero come uno, segue una via diame- tralmente opposta a quella che lo guidò nella determinazione dei depositi inferiori dell’epoca giurese. La dolomia media , da me ascritta al trias, la dolomia superiore liasica la formazione di Saltrio fu- rono da lui agglomerati nel Dachstein, c appena come modificazione parziale vi distingue gli scisti neri marnosi e il deposito dell’ A zza- rola sotto il nome di gruppo di kòssen. Giunto invece ai depositi superiori della stessa epoca giurese, formanti complessivamente una zona in proporzione assai angusta, e da me uniti in un sol gruppo, vi pratica divisioni e suddivisioni. Distingue perciò un lias superiore , che si restringe determinatamente al calcare rosso ammoniaco pro- priamente detto, poi una formazione del Giura , dove colloca il cal- care rosso siliceo ad aplichi; una gran zona appartenente a questa formazione, è impensatamente introdotta nella provincia di Brescia,
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in sostituzione del lias superiore delle provincie più occidentali; la majolica stessa è divisa; una parte sarebbe a considerarsi come ap- partenente alla formazione giurese, ma la parte maggiore, o meglio il suo complesso, è ascritta all’ epoca cretacea.
Questa breve esposizione del sistema del cav. Hauer dimostra già quanto saremmo lontani dal raggiungere quella semplicità di veduta, alla quale mi era lusingato di accostarmi con quanto esposi ne’ miei Studii ; sempre quindi ci troviamo in un labirinto, prima per la so- verchia unificazione dei depositi, poi per la loro soverchia divisione. — Ridurre sotto un sol punto di vista analitico le diverse tesi del- l’Autore, sarebbe impresa troppo difficile; del resto io non potrei opporre alle sue vedute, che le mie già esposte ne’ miei Studii. Per dire però quanto credo opportuno circa la nuova teoria del cav. de Hauer, credo miglior consiglio seguirlo passo passo nello sviluppo delle sue lesi, per afferrarne e discuterne i punti principali.
Sopra i calcari di Sallrio ed Arzo, scrive l’Autore, c nel restante della Lombardia sopra il calcare del Dachstcin c il gruppo di Ròsscn compajono calcaree talora rosse , talora grige , ricchis- sime di cefalopodi, sopratutlo di 1)1110100111: le rosse formano gli strati superiori, le grige gli inferiori. — Il calcare rosso ammonitico è dunque distinto, almeno petrograficamente, dal cav. de Hauer in due depositi — strati rossi e strati grigi. — Dal momento che l’Autore ha posto nel Dachstein la formazione di Salirlo, qual’ ò questo sub- strato grigio appartenente al rosso ammonitico? Grigio o nero-affu- micato è infatti generalmente il substrato del rosso ammonitico, come lo è il noto calcare del lago di Como, che espandendosi lateralmente sopporta il rosso ammonitico in tutta la parte occidentale della prò vincia, ma aneli’ esso è nominatamente posto dall’Autore nel Dach- stein Che il rosso ammonitico camini sovente di colore, facendosi li- vido o bianchiccio; che talora possa accidentalmente esser nerastro o grigio, come lo è per esempio aPilzonesul lago d’Iseo; che si faccia preferibilmente gialliccio nella provincia di Brescia, eco., ciò è am messo, ma che si possa petrograficamente distinguere in due depo siti, come lo indica il cav. de Hauer, no. 1 Bresciani distinguono, è vero, il medolo dal corso , ma questo, inferiore a quello, è un cal care variegato; del resto, in bresciana il calcare rosso ammonitico ha
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perduto quasi totalmente il più saliente dei caratteri petrogralìci , cioè la tinta rossa, che predomina nelle provincie occidentali. Il rosso ammonitico riposa immediatamente sulle calcaree di Sallrio e d’Arzo, ed è questo dato stratigrafico che ci serve a rintracciare la formazione di Saltrio anche dove i fossili non ce la rivelino. In nes- suna parte di Lombardia poi si troverà il rosso ammonitico sulla do- lomia superiore immediatamente, e molto meno sugli strati di Kòs- sen. Una massa di strati grigi o affumicati, o altrimenti riferibili alla formazione di Sallrio; più, una massa di dolomia, la dolomia supe- riore, stanno ovunque tra il rosso ammonitico e il gruppo dell’Azza- rola o di Kdssen. Tale disposizione è difalli universalmente dimostrata sulla Carta dell’ Autore; voglio dire, che tra il lias superiore (rosso ammonitico) e il gruppo di Kdssen sta ovunque una barriera di Dacli- stein. In un sol luogo vedonsi i due gruppi stringersi ad immediato contatto; ed io non so veramente perdonare al cav. de Hauer che questo unico luogo sia la Vai-Ritorta, siano i dintorni di Civate, la località posta direttamente sulla linea del mio Spaccato. Era qui ap- punto dove le mie osservazioni erano affatto pratiche, come lo di- chiarava a pagina 97, descrivendo fino alla minuzia l’andamento della dolomia che, sottomessa ai calcari grigio turchinicci (formazione di Saltrio),- alza unitamente a questi una enorme barriera di divisione tra il calcare rosso ammonitico e il gruppo dell’Azzarola o di Kds- sen. Del resto, basta guardare il citato Spaccato , nella porzione tra Suello e il Gaggio, dove i singoli depositi sono tracciati con una precisione quasi matematica. Io credo d’ essere in grado di asserire che in nessun luogo il rosso ammonitico è a contatto col gruppo di Kdssen, ma che sempre tra i due gruppi sta il complesso di altri due, cioè la dolomia superiore e la formazione di Sallrio.
Quanto all’epoca del calcare rosso ammonitico, il cav. de Hauer asserisce che la sua fauna è strettamente basica, mentre le liste più recenti dei cefalopodi non contengono più che qualche specie coni- mime alla formazione giurese. Aggiunge in proposito che « tra i nu- » merosi fossili citati dal signor Stoppani appartenenti alla sua se- « conda zona (1) della formazione giurese in Lombardia, si trovano
JNon so come ci li questa seconda zona giurese, parlandosi «lei calcare rosso am- monitico: questo costituisce ne’ miei Studii il i.° membro o, se vuoisi, la l.a zona giurese.
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« invero Ira gM ammoniti Musici anche molle specie dei Ciana; ina « egli ha messo insieme i fossili del vero calcare rosso ammouitico « con quelli delle marne rosse ad aptichi giuresi e della majolica; » depositi formanti, secondo le sue viste, un tutto indivisibile. » Li vero che io ho riunito in un sol gruppo i tre depositi; ina non vo- lendo per avventura imbarazzare la scienza colle mie privale vedute, distinsi sempre i fossili secondo i diversi depositi e le diverse lo- calità, e per ciò che riguarda il gruppo del rosso ammonilico, ve- dasi la lista dei fossili che gli appartengono , e si troverà eh' io ho sempre indicato se essi si trovano nel vero rosso ammonitico, piut- tosto che cogli aptichi o nella majolica. Da questa lista risulta che, parlandosi degli ammoniti, una sola specie, VA. plicatilis Sow., si trova proprio della majolica; un’altra, VA. Goliathus d’Orb. (di dubbia determinazione), si trova esclusivamente cogli aptichi; e ti- nalmente il solo A. latricus si troverebbe comune ai tre depositi; che inline, tranne le due eccezioni, tutta la massa degli ammoniti si trova nel vero rosso ammonitico; e che quindi l’ unione in un sol gruppo dei tre depositi non influisce per nulla sulle induzioni che si possano cavare dalla paleontologia. Mi trovo però in dovere ili di- chiarare che le mie liste paleontologiche hanno bisogno di molte ret- lilieazioni, ad eseguire le quali sono appunto rivolti gli assidui miei studii(l); per ciò che riguarda però la miscela dei fossili di diversi
(I) Non vi ha forse in Paleontologia argomento più arduo di (fucilo delta retta de- terminazione dei cefalopodi liasici. L’enorme ammasso delle sinonimie o dei doppi im- pieghi, che nelle opere recenti segue ogni singola determinazione, è certo indizio dello false determinazioni che, unitamente alle infinite questioni di precedenza, creano una folla di imbarazzi. Nell’epoca in cui mi occupava dei nostri cefalopodi non erano an- cora pubblicale alcune opere di prima importanza, come il classico lavorodeleav.de Hauer, Ueber die Ccphalopoden aus devi Lias der norddllischen Alpcn , e l’altro di Quenstedt , Der Dira: giudichino gli scienziati di quali potenti ausiliari io mancassi. Nell’assunto ora impostomi di pubblicare una Paleontologia lombarda, mi diressi agli uomini di scienza più conosciuti per le loro specialità, ed è l’illustre Meneghini che accettò gentilmente l’incarico di rivedere tulli i cefalopodi basici, e di darne le mo- nografie. Buona parte degli ammoniti appartenenti al calcare rosso ammonitico gli fu- rono già da me inviali a Pisa: sto ora per fargli invio di altri copiosi materiali en- trati nella mia raccolta, o dovuti alla compiacenza di vari collettori lombardi; si di- stingue sopratuito copiosa messe di belemniti, che rafforzeranno d’assai quegli argomenti di induzione teorica, che prima non avevano quasi altra base che degli ammoniti, sopratuito per la favorevole circostanza che le belemniti si trovano in copia miste cogli
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piani, il calcare cosso ammonitico di Lombardia rimarrà sempre un terreno tipo (1).
apticlii, come indicai ne’ miei Sludii. Come primo saggio dell’ attiva cooperazione del celebre paleontologo, e come prima rettificazione delle mie liste paleontologiche, mi permetto di estrarre quanto segue da una gentilissima lettera da lui direttami or ora. «... Il primo studio dei materiali da lei affidatimi è compito, e le accludo qui la nota provvisoria delle specie; dico provvisoria, perchè gli studii ulteriori sia sugli og- getti stessi, sia comparativi con altri, studii dei quali non cesso di occuparmi, pos- sono indurre qualche ulteriore retti Reazione.
AMM0N1TES |
AMMONITES |
Cèjzeki Hau. |
subarmatus Y. et B. |
Zetes d’Orb. |
bayleanus Op. |
eximius Hau. |
crassus Phil. |
serpentinus Rein. |
tatricus Pusch. |
Buvignieri d’Orb. |
bipunctatus Rein. |
Henleyi Sow. |
comensis d. B. |
indunensis n. sp. |
erbmnsis Hau. |
fimbriatus Sow. |
spinatus Brug. |
mimatensis d’ Orb. |
margaritatus Brug. |
Partsehi Stur. |
annulatus Sow. |
Kudernatschi Hau. |
braunianus d’Orb. |
Actoeeon d’Orb. |
Desplacei d’ Orb. |
Lipoldi Hau. |
Stoppanii n. sp. |
Davoei Sow. |
heterophyllus Sow. |
ìtalicus Mgli. |
subcapricornus n. sp. |
radians Schlt. |
Reussi Hau. |
discoides Zieten. |
sp. 11.? |
complanatus Sow. |
sp. 11.? |
lariensis n. sp. |
sp. n.? |
insignis Schubl. |
” Nella serie degli ammoniti che lei mi Ita favorito sono evidentemente comprese duo faune diverse, benché alcune delle specie sieno promiscue. La prego quindi di stu- diare nuovamente se sotto l’aspetto stratigrafico vi fosse motivo sufficiente di una di- stinzione, come evidentemente vi è sotto il paleontologico. «
(t) Potrei citare il nome di un rinomatissimo paleontologo tedesco assai portato ad ammettere la teoria della esclusività delle faune, che osservando gli avanzi della mia collezione di ammoniti del calcare rosso, dopo fattane, come indicai, la spedizione al prof. Meneghini, ebbe a stupire della miscela di specie appartenenti a diversi piani, c ad esprimere perciò il dubbio che, non ad una, ma a diverse formazioni apparte- nessero. La stretta zona del calcare rosso ammonitico, non mai interrotta su tutta la Lombardia, fu studiata da una folla di geologi nazionali e stranieri , e a nessuno mai cadde in pensiero che la si potesse suddividere in diversi piani. Io per me non saprei
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Continuando col cav. de Hauer, passate in rassegna molte loca- lità, e fermatosi a quella che si può considerare come la più tipica, dice che nei dintorni del Buco del Piombo sopra Erba, il vero cal- care rosso, talora ricco di petroselce ( Horstein ) e con letti dello stesso, è coperto da una zona potente di petroselce quasi puro; que- sta, stando agli aptichi, ec., rappresenterebbe la formazione del Giura; superiormente havvi la majolica bianca.
Ne’ miei Studili , parlando dei tre depositi costituenti il gruppo del calcare rosso ammoniaco, dissi esplicitamente che « se io volessi » inferire dai fatti presentati da alcune tipiche località, non esiste- » rebbero tre depositi più ben distinti. » Cosi è difalti al Buco del Piombo; ma io avrei desiderato che l’Autore avesse tenuto conto dei molti fatti da me citati per mostrare che quella triade, o per la man- canza di taluno di quei depositi, o meglio per la loro fusione de- sunta da tutti i caratteri, finisce col non esistere geologicamente.
Altre località, citate dall’Autore in proposito del rosso ammonilico, mi danno argomento ad importanti rimarchi. « La linea del calcare >’ basico più recente ( ei dice) si mostra, secondo lo Stoppani, so- » pra Chiuso, presso Erve al Pizzo rosso, e continua lino ad Almenno » a N.-O. di Bergamo (1). » Poche linee poi, continua ad esporre come « lungo la strada da Poscante al monte di Nese ed Olera il si- » gnor Zepharovich, ad onta delle più accurate indagini, non trovò » traccia di calcare rosso ammonitico, ma solo dolomite e calcare » grigio, il quale è coperto più lardi dalla majolica del M. Canto-alto. La » zona del calcare rosso basico è dunque qui interrotta, ma si rin- » viene poi di nuovo in considerevole potenza in Val-Seriana presso « Nembro (2). » Dopo quanto si vede ora esposto sulla mia autorità e su quella di Zepharovich, deve riuscire affatto inesplicabile a chi cerchi sulla Carta la riproduzione dei fatti, il vedere come essa ren- daci l’opposto. Sulla mia autorità è citata una zona continua di rosso
formarmi l’idea di un deposito che petrograllcamente , slraligraficamente e paleontolo- gicamente possa dirsi con maggior sicurezza uno ed identico, principalmente se lo si osserva nella metà occidentale della Lombardia, donde quasi esclusivamente ci provenne (inora la massa dei fossili.
(1) Hauer, op. ci t. , pag. (83.
(3) Ibid.
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ammonitico da Chiuso ad Almenno; si traila di una linea di circa dieci miglia, dove io ho seguilo palmo a palmo lo sviluppo di essa zona; eppure sulla Carta non v’ha luogo dove il rosso ammonitico lasci più vasta lacuna: salvo una striscia presso Almenno, in tutta la plaga da Suello a Chiuso e da Chiuso fin oltre Caprino, non una sol traccia di rosso ammonitico sulla Carla. Dove invece, secondo le os- servazioni del signor Zepharovich, la zona del rosso ammonilico an- drebbe interrotta, essa zona attinge sulla Carla il massimo sviluppo cui vanti nelle provincie di Como e di Bergamo. Tali inesattezze sono troppo rimarchevoli. Ammessa poi la realtà dei rilievi fatti dal signor Zepharovich, non sarebbevi un nuovo argomento di ciò che io ho asserito, e crederei di aver dimostrato ne’ mici Studii , for- mare la majolica un tutto col rosso ammonilico, e che queste, più che altro, varietà litologiche, si sostituiscono mutuamente?
Il cav. de Hauer, rintracciando il rosso ammonitico nei dintorni di Trescorre, parla delle calcaree e della dolomia di Zandobbio ed alle Fornaci, cui non sa se debbansi riferire piuttosto al lias inferiore, che al superiore; sopra dette calcaree e dolomie trova egli un cal- care grigio-oscuro, che contiene pettiniti, e sopporta finalmente il rosso ammonitico con ammoniti, belemniti, aptichi.
Lasciando da parte, qui come in molti altri luoghi, ogni questione di precedenza, mi si permetterà almeno di richiamare che questa lo- calità, se fu da altri citala, fu però da me primieramente minuta- mente studiata e descritta con tutto il possibile corredo dei partico- lari, che io l’ho assunta come tipica ed invocata ad appoggiare le mie viste a proposito della formazione di Saltrio. A qualunque piano vogliansi riferire le calcaree di Trescorre e di Zandobbio, io mostrai a tutta evidenza che abbiamo in questi dintorni la perfetta riprodu- zione di ciò che si trova a Saltrio ed Arzo; abbiamo, cioè, il rosso ammonilico riposante su una massa calcarea nerastra superiormente, salina bianca o variegata inferiormente, con una fauna assai scarsa finora, ma che specificamente e complessivamente corrisponde a quella di Saltrio (I): la dolomia alle Fornaci, inferiore alle calcaree nera-
(t) Stimando non di Icggier momento i fatti da me posti in lune riguardanti la formazione di Saltrio a Trescorre. non credo affatto inopportuno il richiamarli (estuai-
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sire e chiare, può già con lolla verisimiglianza pigliarsi per la do- lomia superiore liasica.
Per ciò che riguarda lo sviluppo del rosso ammonitici), le mie os- servazioni sui luoghi e sulle raccolte confermano pienamente le viste dell’Autore, il quale vi comprende il Medolo e il Corso dei Brescia-
mente. « Sotto il rosso ammonitico, ricco di ammoniti, belemniti eaptfchi, che, for- mando circa la metà settentrionale dei due colli sopra Trescorre, allo shocco della piccola Val-di-Lesse, e attraversala la Vai-Cavallina, si mostra ad Entratico, giace in perfetta concordanza una massa galearea, a banchi regolarissimi, che già quindi per la sua giacitura rappresenterebbe la formazione eli Saltrio. Gli strati superiori sono di una rozza calcarea selcifera assai, che presenta talora i più strani ammassi di geodi rosse, cristalline, la cui natura mineralogica mi ó finora ignota. Seguono banchi cal- carei, nerastri e grigi, e finalmente un potente deposito di marmo salino general- mente candido, con venature carnicine, il quale, principalmente dov’é sotterrato dal terriccio, e perciò pregno di umidita, si decompone facilmente in una vera farina cal- carea. Questa formazione si può studiare sul colle sopra Novale, contrada di Trescor- re, fino alle Fornaci, e da Entratico a Zandobbio, pigliando tutti i colli che formano la parete settentrionale della cieca vailetta della Selva.
Dietro questa descrizione ciascuno si avvede che i caratteri della formazione cor- rispondono perfettamente a quelli presentatici dal calcare di Saltrio; eccetto che qui il calcare inferiore è veramente candido e più salino. Aggiungi che certi strati e l’in- tiera massa dov’ è esposta agli agenti atmosferici si presenta di quel colore rosso fer- ruginoso il quale richiama siffattamente le cave tra Arzo e Mendrisio che all’istante giudicai essermi imbattuto in un deposito corrispondente. Molte cave sono pur qui attivate, per l’estrazione principalmente del marmo salino bianco-roseo, il quale si presta, come e meglio che a Saltrio, alle più grandiose ed alle più gentili opere ar- chitettoniche. La giacitura adunque ed i caratteri mineralogici stanno quasi senza ec- cezione per l’identità delle duo formazioni.
Smaniava non scoprendovi traccia organica, quando, dietro i graziosi indizii del sig. Com. GaUbreHi e di D. Pietro Decapitanco, già noto come appassionato raccogli- tore di fossili organismi, giunsi a scoprire sopra Novale, od in tutta l’estensione fino alle Fornaci, grossi banchi zeppi di gasteropodi e di acefali, cosi impregnati nella roc- cia però che riesce sommamente arduo l’ottenerne esemplari appena determinabili. Giunsi nondimeno ad isolare un buon numero di pettini, genere che cotanto abbonda a Saltrio, e con mia piena soddisfazione colsi finalmente un banco tutto infarcito di belle articolazioni dell’ Encrinites basaltiformis , specie che a Saltrio e specialmente ad Arzo è cosi caratteristica.
Tanto parmi possa bastare per argomentare:
1. ° Che il deposito di Novale e di Zandobbio è lo stesso che quello di Saltrio e di A rzo ;
2. ° Che, di conseguenza, la formazione di Saltrio occupa tutta la linea lombarda;
3. ° Che, considerato il ripodursi degli stessi caratteri a tanta distanza, e dopo tante varietà, si devono essi attribuire a cause modificatrici parziali e puramente lo- cali, rimanendo tuttavia inattaccabile l’unità e l’identità geologica della formazione (Sfuriti, ec. pag. 89).
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1859. ni. Non cosi posso essere d’accordo con lui dove dichiara che ad Est dei dintorni di Brescia, cioè nelle vicinanze del lago di Garda, il lias superiore (il deposito cioè del rosso aramonitico) sembra man- care totalmente. E vediamo infatti, guardando la Carta, la zona del calcare rosso ammonitico, attinto nei dintorni di Brescia il massimo sviluppo, interrompersi di botto, ed in sua vece, sostituita come per incanto una zona poderosa di Giura che si spinge fino alle estre- mità occidentali della Lombardia.
Su questa formazione del Giura , della quale l’Autore fa un ca- pitolo a parte, arrestiamoci alquanto, mentre non è digressione per noi, essendo essa, lo dico preventivamente, tutta formata a spese del nostro gruppo del rosso ammonitico.
La questione circa i limili della formazione giurese, che sta tra il rosso ammonitico e la majolica neocomiana, è, scrive il cav. de Hauer, impigliala tra molte difficoltà. Gran parte di ciò che si chia- ma majolica è un equivalente del biancone veneto appartenente al neocomiano; il rosso ammonitico appartiene al lias superiore; tra questo e quella hanvi sicuramente depositi giuresi ; il determinare i limiti sulle Carte, per ciò che riguarda specialmente le province oc- cidentali, sarà compito dei futuri osservatori.
I dettati del cav. de Hauer circa codesti disputatissimi depositi non spingono davvero la questione gran fatto innanzi. Panni di tro- varla ancora al punto ove io la pigliai, quando, fattomi ad analizzare i rapporti dei singoli depositi, credetti d’averla ne’ miei Sludii, se non sciolta, almeno portata innanzi. L’Autore, lenendo conto de’molli particolari che io ho offerto agli studiosi, troverà agevolata la via di uscire da difficoltà solo inestricabili per mancanza di osservazioni. In cento luoghi sulla estensione di ben 50 miglia dal lago Maggiore al lago d’Iseo ho studiato i rapporti fra loro della majolica, del rosso ad apticlii e del rosso ammonitico, e il capitolo dove espressi la lesi della complessiva unità dei depositi, era il risultato di molte e ripetute osservazioni. Non pretendo, no, di aver tolto di mezzo ogni difficoltà, ma potrei quasi ovunque indicare l’andamento, il distinguersi e il confondersi del triplice deposito. Ne’ miei Studii io ho pur trattato del modo con cui distinguere la vera majolica dal calcare bianco marnoso che si può ritenere un equivalente del biancone veneto;
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l’aver confusa l'una coll’altro, e le infinite dispute sollevatesi in con- seguenza, sono da attribuirsi quasi esclusivamente ai geologi stra- nieri o non lombardi, che visitando di passaggio le nostre montagne, non ebbero tempo di famigliarizzarsi abbastanza coi singoli depositi in modo da distinguerne talora i troppo sottili caratteri distintivi (i).
Appartiene, secondo l’Autore, come si è già riferito, al Giura il deposito ad aptichi di Erba, ec! In prova di ciò, il cav. de Hauer cita gli esemplari di Terebratula diphya che si trovano nel gabinetto mineralogico di corte, provenienti da Erba, e accorda alla presenza di quella specie un valore maggiore che agli aptichi ed agli ammo- niti. Ma la T. diphya esiste ella veramente nel rosso ad aptichi, o nel rosso ammonitico, come fu più anticamente asserito?... È penoso in vero che la Memoria del cav. de Hauer ci costringa a riassumere tante questioni , che si credevano già messe da banda, ma non è per ciò meno necessario.
Ne’ miei Studii io non dubitava di asserire che la T. diphya non esiste assolutamente nel rosso ammonitico di Lombardia (2). Delta specie era anzi, e lo è forse ancora da taluno, ritenuta come creta- cea, e tra i fossili cretacei figura appunto nella Paleontologie fran- caise del d’Orbignv : ma ammesso pure che la T. diphya sia giurese,
(1) Prescindendo anche dalla posizione staligraflca costante, la vera majolica si di- stingue sempre facilmente dal calcare marnoso neocomiano, che spesso gli assomiglia. La maiolica è ordinariamente più bianca, è sempre più compatta, marmorea, ed é distinta sopratutto dalle sue vene nere sottilissime, che meglio direbbonsi suture. Un luogo dove si possono studiare i due depositi scoperti nella loro totalità, in evidentis- simo rapporto coi terreni superiori ed inferiori, a contatto fra loro, vicinissimi per natura petrograflca , e pure evidentemente distinti, è la strada da Calolzio ad Erve , donde si è preso lo spaccalo N. 4. Nella majolica di Fraschirolo io ho già indicato, credo senza errore di determinazione, VA. talricus, VA. plicalilis e VApl. profundus . ai quali si deve aggiungere la T. mutica Cat. (diphya Suess), e VApl. sublcevis d’Orb.. con questi fossili però trovansi aptichi a coste ripiegate, nei quali ultimamente il sig. Morti I let riconobbe con tutta certezza le nuove specie ritenute come neocomiane, e nominate dal sig. Pictet A. angulicostatus e MortilleU. Ciò ci costringe ad ammet- tere la promiscuità di fossili di due epoche nella majolica, da considerarsi quindi come uno di quei membri di transizione tra due epoche, cui la scienza a poco a poco ci costringe ad ammettere. Questo fatto ha una grande importanza. Gioverà che io av- verta che tutti quei fossili furono da me estratti non solo da un identico strato ma da piccola porzione di esso, per cui i fossili nominati, si trovano l’un coll'altro misti e pigiati.
(2) Sludii , ec. , pag. 228.
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con quali argomenti si prova l.° la sua presenza nel calcare rosso di Lombardia; 2.° che essa serve a distinguere il calcare rosso ad apticlii dal vero rosso ammoniaco? Il cav. de Hauer si appoggia alle determinazioni del signor E. Suess, nè poteva invero scegliere una migliore autorità, mentre gli stridii sui bracliiopodi danno all’ illu- stre paleontologo fama ed autorità tutto speciali (1). Professando tutta la stima al valore del signor Suess, e attribuendo tutto il peso alla sua autorità, non ristarò tuttavia dal sottoporre a libera critica le sue osservazioni in proposito della T. diphya , per ciò che ha rela- zione coi nostri terreni. Nella Memoria (2) citata appunto dal cav. de Hauer, il signor Suess, appoggiato all’analisi di molti esemplari raccolti da diverse località, tende a dimostrare come il tipo della T. diphya (3) per via di insensibili transizioni, svestendo poco a poco i suoi caratteri tanto salienti, da traforata ed alata che ella è, si riduce ad una forma semplicemente lobata, a superficie continua, con una semplice depressione della linea mediana, e veste finalmente la forma semplicissima di un triangolo a base continua anzi arcuata, e la superficie della conchiglia forma un piano-convesso eguale, senza più indizio nè di depressioni, nè di trafori, nè di sporgenze. I due estremi di aberrazione dal tipo perfetto sono rappresentati dallo figure 16 e 18, disegnate sopra esemplari che provengono appunto dal calcare rosso ammonitico di Lombardia (4), e difatti la figura 4 6 rappresenta la T. mutica Cat., citala ne’ miei Studii (8) come rac- colta a Suello ed alla Bicicola; e la figura 18 disegna precisamente
(t) Io stesso fui fortunato di ricorrere al valore scientifico del sig. Eduardo Suess per la determinazione dell’unica specie di brachiopodi scoperta tra i fossili di Esino , quando l’illustre scienziato mi onorò nello scorso agosto di cortesissima visita; egli l’ha ora descritta, e come nuova specie a me gentilmente dedicata. La Waldlieimia Stoppami Suess sarà pubblicata nella Paleontologie lombarde. (I.c Sèrie, pag. 106. pi. 23, flg. 12-16. )
(2) Suess, XSeber Terebratula diphya ( Silzungsb. der k. Akad. , T. Vili, pag. 553 ).
(3) Il tipo della T. diphya è universalmente noto ai paleontologi, quale è invaria- bilmente presentato da de Bucli ( Ueber Terebraleln) , Pusch (Poi. Paleont.) , d’Orhi- gny (Pai. Frane.), Catullo ( Zool . foss.) e dallo stesso Suess nella citata Memoria.
(4) Non si distingueva ancora un calcare rosso ad aplichi, in proposito di che si po- trebbe dimandare al cav. de Hauer, se da questo, piuttosto che dal vero rosso ammo- nitico , provengono gli esemplari del Gabinetto mineralogico.
(5) Studii. oc., pag. 229.
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quella che, vogliasi specie o varici;», io ho descritta col nome di T. incisiva (1).
Che un tipo primitivo, sotto speciali influenze, si possa alterare fino al punto che due individui della stessa specie celino quasi total- mente i loro rapporti specifici, è un fatto riconosciuto e volgare in geologia; non trovo quindi nulla di strano per sè in questi e in si- mili avvicinamenti proposti dal signor Suess, e da molli paleontologi, le cui opinioni sono dichiaratamente favorevoli alla riduzione delle specie. Osservo però che ciò che in zoologia si può ridurre a cer- tezza per via di osservazione diretta ed esperimentale. in paleonto- logia non si può spingere oltre i confini di una presunzione più o meno ragionevole, per via di semplici induzioni. Noi assistiamo ogni giorno alle fasi successive degli esseri organici, e noi stessi ne pos- siamo spingere, rallentare, modificare in mille guise lo svolgimento; dei fossili, non raccogliamo invece che le spoglie inanimate e lapidi- ficate da lontanissima epoca. Molli argomenti potranno reggerci nella ricerca della identità specifica quanto ai fossili; uno dei prin- cipali però è, a mio avviso, la coabitazione delle varietà col tipo principale. Per spiegarmi, applicando la regola al caso nostro, vorrei che, per dire le T.mutica , incisiva semplici varietà della T. diphya. questa, cioè il suo tipo, uno de’ più specchiali ed inconfusibili , si trovasse una fiata nel nostro rosso ammonitico. Egli non si è tro- vato mai.
Supponiamo però che gli avvicinamenti proposti dal signor Suess siano legittimi, che cioè la T. diphya si trovi veramente, se non come tipo, come specie nel gruppo del nostro rosso ammonitico, po- trebbe essa dar argomento al cav. de Hauer di distinguere due piani, di distinguere cioè, come ha fatto, un rosso ad aptichi e T. diphya giu- rese e un rosso ammonitico basico superiore? Prima di tutto, una specie giurese quale ragione ci presta per distinguere il rosso ad aptichi dal rosso ammonitico, mentre in questo, per confessione del cav. de Hauer, si trovano pure delle specie giuresi? In secondo luogo, bisognerebbe che la T. diphya fosse almeno propria esclusivamente del rosso ad aptichi: i fatti invece dicono l’opposto. Io non raccolsi
(1) Studii, er. , pas?. 402.
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tu re bratui e ad Erba, non ne conosco quindi i rapporti statigrafici , ina in compenso posso citare diverse altre non meno classiche località: ecco i falli che ho attualmente in pronto.
1. ° A Fraschirolo raccolsi la T, nmtica Cari., nella majolica più volte citata, e trovasi nell’identico strato, anzi dentro all’estensione di pochi palmi,, cogli A. p Ucci ti lis, tatricus , e cogli aptichi indicati precedentemente.
2. ° In Val-di-Lesse sopra Trescorre la T. mutica Cat. abbonda co- gli aptichi, i quali, come osservò anche il signor Zepharovich, sono alla lor volta commisti agli ammoniti.
5.° La T. incisiva Stopp. abbonda alla Bicicola presso Suello, nella classica località dove la fauna del rosso ammonitico attinge il maximum del suo sviluppo specifico: la T. incisiva trovasi qui cogli /. tatricus , fimbriata s , serpentinus , radians, annulalus, oc., ec. Dicasi lo stesso della T. Silice Stoppani, poco diversa della T. inci- siva, e della T. circumvallata Stoppani, che polrebbonsi con pari ragione ritenere come varietà della T. diphya: tutte ritrovarsi alla Bicicola.
U.° La stessa T. incisiva abbonda straordinariamente in uno strato sopra Suello, del quale posso precisare i rapporti, e sono i seguenti. Superiormente vedesi quella zona di petroselce rossa quasi pura, ac- cennata dal cav. de Ilauer ad Erba, e che costituisce il vero rosso ad aptichi j questa zona, quasi inattaccabile dagli agenti admosferici, si alza come isolata muraglia; sotto a lei segue una massa di strati assai marnosi, facilmente decomponibili, e producono per ciò un profondamento assai sensibile, dovuto alla erosione; in questi strati raccolsi gli esemplari più giganteschi de\Y A. tatricus e i meglio con- servati dell’^. Mercati ed altri molti. Inferiormente a questa seconda massa sorgono gli strali marmorei d’ un rosso più pallido, variegati o biancastri; a questa massa appartiene lo strato a T. incisiva con- tenente in gran copia VA. radians ed altri costati, belemniti, ec.
Dai falli esposti risulta adunque t.° che le varietà riferite alla T. diphya * occupano il gruppo del rosso ammonitico in tutto il suo spessore; 2.° che per conseguenza le dette varietà, anziché autoriz- zare una suddivisione del detto gruppo, ne confermano la geologica unità ed identità, non esclusa la vera majolica.
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Ho già fatto osservare come la zona del rosso amnionitico ( lias superiore) attinto nei dintorni di Brescia il massimo sviluppo, d’im- provviso si tronca sulla Carta dell’Autore per dar luogo ad una zona prettamente giurese, potente ed estesa considerevolmente. Perchè tali trasformazioni siano ragionevoli, quali argomenti adduce il cav. de flauer? — lo ho creduto, egli dice, certo senza ragioni abbastanza evidenti, di considerare come giurese la zona calcarea, che comin- ciando da S. Eufemia a S.-E. di Brescia, si spinge in direzione N.-E. parallela al lago di Garda fino ai confini del paese, coperta di quando in quando da lembi della majolica più recente e di scaglia. La massa principale di questa zona consta di una calcarea bianca, spesso sac- caroide, con piccole cavità tapezzate di cristalli di spato. L’ergersi della sua massa e la scoscesa pendenza la distinguono chiaramente presso S. Eufemia, secondo Zepharovich, dal calcare grigio basico, lo stesso, continua egli, l’ho osservata presso la Madonna della neve ad 0. di Salò, e consta di calcare bianco con tracce di fossili affatto indeterminabili. — Ecco riferito per intero quanto è accampato dal- l’Autore per troncare di bollo una zona potentissima di rosso ammo- nilico da lui ritenuto come lias superiore, e per sostituirle una enorme zona di pretto giurese. Ma se la zona in questione è chiusa tra la majolica e il calcare bigio basico (la formazione di Salirlo proba- bilmente), non era più naturale, anzi necessario, vedere in questa zona la continuazione del rosso amnionitico, salvo il diritto all’Autore di cercarvi l’equivalente di quello scarso lembo di rosso ad aptichi, che egli vuole distinguere geologicamente dal vero rosso ammoniti- co? Quali argomenti ci soccorrono in geologia per giudicare dell’e- poca di un deposito? o paleontologici o stratigrafici; ma dei fossili non vi hanno che tracce indeterminate; dunque non ci rimane che la stratigrafia: la zona in discorso sla tra la majolica e tra il calcare bigio basico ( formazione di Salino secondo me, Dachsteinkalk se- condo Hauer); dunque essa equivale al gruppo del rosso amnionitico. cioè al vero rosso amnionitico, al rosso ad aptichi , ed alla majolica più antica, se pur si possono distinguere due majoliche, il che io nego. Non crederò certo che l’Autore appoggi la fatta sostituzione alle ac- cidentalità litologiche, che se hanno ordinariamente ben poco valore, non ne hanno nessuno nel caso nostro, mentre già sulle sponde del lago
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cT Iseo il rosso ammonitico ò litologicamente modificato, come va continuamente modificandosi nei dintorni di Brescia (1). Certo gli equi- valenti, dove siavi scarsità di fossili, dovranno cercarsi piuttosto pei complessi che pei singoli membri, ed è quindi per ora impossibile assegnare i limili delle suddivisioni; ma questo complesso deve am- mettersi, se la geologia è una scienza. Il male si è che la regione dei monti sulla destra del lago di Garda è forse la parte di Lom- bardia più inesplorata: lo stesso Regazzoni accusa la scarsità delle sue cognizioni circa quei luoghi , e la Carla geologica della provincia di Brescia da lui favoritami vi presenta una deplorabile lacuna; ma il mio dotto amico potè nondimeno tracciare fin nelle parti più set- tentrionali del lago di Garda strisce considerevoli di medolo e corso (rosso ammonitico) a Villa, a N.-O. di Caschino e di Gazzane, a S.-E. di Coglio a N. di Gardola, a S. di Treraosine, a N. della Val-S. -Michele.
Terminerò ciò che riguarda il gruppo del calcare rosso ammoni- tico con una rivista della zona segnata dal cav. de Hauer nelle pro- vincie occidentali per riempirvi diverse lacune.
Secondo le mie osservazioni, la zona del rosso ammonitico, com- presavi la majolica, dovrebbe essere più sviluppata e meno inter- rotta tra il lago Maggiore e Mendrisio, ma si difetta ancora di indi- cazioni precise, lo ho indicata ne'miei Stuelli c precisata sullo Spaccato la località della Luera dove il rosso ammonitico e il rosso ad aplichi sono sviluppatissimi e ricchi di una fauna interessante, come ne fanno fede le mie liste paleontologiche: è una delle località più clas- siche; dalla Luera il rosso ammonitico discende per la valle in dire- zione S.-O. a Canzo, e, attraversato il Lambro, raggiunge il deposito dì S. Salvatore, Erba, ec. Ad 0. del lago di Lecco abbiam dunque il deposito formante due zone, l’una settentrionale della Luera, l'al- tra meridionale di Civate, Suello, ec. ; entrambe si riuniscono ad Erba. La zona poi di Suello e Civate va prolungata fino alla sponda del Iago, mentre il rosso ammonitico e la majolica da Civate, attra-
(1)' A Pilzone, sulla sponda orientale del lago d’Iseo, il rosso ammoniaco è un cal- care marnoso molto simile alla majolica, ma d’ un colore cinereo, abbondantissimo di piriti; a Gardono è un calcare con focaja, e gli ammoniti convertili in ferro idrato accennano ad una modificazione delle piriti; nei dintorni di Brescia é un calcare va- riegato con focaja: lungo il lago di Garda sarebbe un calcare bianco saccaroide.
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versato 1’ emissario del lago di Annone, continua a mezzodì di Sala, si spinge a Galbiate, come ho indicato ne' miei S Utdii , e discende al lago, sviluppatissimo sulla sua sponda destra nella località detta Calcherino, a mezza via tra Lecco e Cariale. Attraversalo il lago, si mostra tosto a Chiuso, e non mai interrotto ascende al Pizzo della Vieerola, continua ad line, aitraversa la Galavesa, quindi pel val- lone detto Prà-ratt raggiunge il Pizzo-rosso, discende a Carenilo, e, visibile sempre lungo il fianco meridionale dell’Albenza, si mostra sviluppatissimo ad Alinenno. Ecco cosi riempita ogni lacuna nelle provincie di Como e di Bergamo, per cui, salvo le eccezioni ormai di lieve momento, attribuibili piuttosto al difetto delle osservazioni che alla contrarietà de’ fatti, la zona del rosso ammoniaco si può dire strettamente e letteralmente non mai interrotta dal lago Maggiore al lago di Garda, segnando così un meraviglioso orizzonte.
Qui termina il mio compito, quanto all’analisi della Memoria e della Carta del cav. de ilauer, attendendo, come dissi, migliore op- portunità, per parlare dei terreni più recenti. Ilo giudicato libera- mente del lavoro di uno fra i più rinomali geologi, come ho cer- cato di rettificare errori da me commessi. Alla scienza e al tempo consegno i miei giudizii e le mie rettificazioni. Prima di finire però, non posso resistere al bisogno di rinnovare alcune dichiarazioni.
1. ° In Lombardia tutta si riscontra non interrotta e con regolare successione la serie dei terreni, qualunque sia il valore delle sud- divisioni. Io confermo pienamente quanto ho detto in proposito nei miei Studii (1), sempre inteso però che i terreni cristallini stratifi- cati e parte del verrueano siano ritenuti come equivalenti dei ter- reni paleozoici, come io credo d’ aver dimostrato a sufficienza nel eap. XIII degli stessi miei Studii.
2. ° Dagli studii di rapporto tra la stratigrafia e la paleontolo- gia dei terreni lombardi risulta inammissibile la teoria dell' esciti si vita delle faune , e la distinzione sistematica dei diversi piani (2),
(1) Sludii, ec. , pag. 308.
(2) Ad abbattere la teoria della esclusività delle faune pei diversi piani furono sin- golarmente diretti i miei Studii. Questa teoria non é clic l’ esagerazione dei fatti ridotta a principio ed eretta a sistema. Le opere di Alcide d’Orbigny, specialmente il Corso elementare, il Prodromo e la Paleontologia francese, opere tulle rigurgitanti di alti--
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rimanendo solo distinte le grandi epoelie geologiche (1).
3.° L’unità del sollevamento lombardo da me tanto sostenuta, trova piena conferma negli studii posteriori. Aggiungerò, confermando due punti che ne’ miei Studii aveva posti come ancora dubbiosi, che il
simi pregi, segnano tuttavia il punto culminante ili ciò che ora si può chiamare una vera aberrazione. In tutte le opere geologiche e paleontologiche, ma specialmente in quelle pubblicate dagli autori più distinti posteriormente alle citate del d’Orbigny, ri- fulgono in folla i fatti e gli argomenti contrarii alle teorie orbigniane; rimaneva che uno pari all’illustre francese per valore di mente, per dovizia di mezzi e per assiduità di studi#, raccolti i fatti e gli argomenti sparsi nelle opere speciali , opponesse alle opere generali dell’esclusivista un lavoro d’assieme, dove la falsità di quei principii apparisse nella loro generalità; che insomma studiasse di bel nuovo le leggi della distribuzione dei corpi organizzati fossili nei differenti terreni sedimen tari secondo l’ordine della loro sovrapposizione; discutesse la questione della loro apparizione e della loro scomparsa successiva o simultanea; ricercasse la natura dei rapporti che esistono tra lo stato at- tuale del regno organico e i suoi modi di essere anteriori. 11 merito della proposta è devoluto all’ Accademia delle scienze di Parigi, cd all’illustre Broun quello d’avere sciolto il quesito ( Untersuchungen iiber die Elwichelungsgesetze , ec. , Stuttgard, 1858). Io non conosco ancora quest’opera che per quanto ne riferisce la Biblioteca universale di Ginevra ( Archives , ec., N. 15, 1859); ma chi consideri il valore del paleontologo tedesco, e l’immensità dei materiali di cui poteva disporre, non potrà rifiutarsi dal- l’ammetterne le primarie conclusioni.
(1) Le più recenti conclusioni dei paleontologi, comprese quelle dell’opera di Broun citata nella nota precedente, tendono non solo ad abolire la distinzione delle faune pei singoli piani, ma anche a distruggere i limiti paleontologici delle grandi epoche geo- logiche, verificandosi, sia per gli uni che per le altre, quanto alla successione delle faune, piuttosto una catena che una sovrapposizione. Ciò tuttavia è lungi dall’ annul- lare quella distinzione di piani più o meno numerosi dipendente dalle accidentalità locali, e limitala a località più o meno ristrette, e la distinzione più generale, che può anzi elevarsi ad un principio di teorica universale, che riguarda le grandi epoche geologiche distinte ciascuna da un facies particolare delle singole faune, cioè da un complesso caratteristico, da un particolare modo di essere del regno organico in quel- l’epoca. Le grandi epoche distinte esistono, benché incatenate, per dir cosi, fra loro da strati di congiunzione, ove gli estremi delle faune si toccano e si confondono. So la nuova teoria si volesse, benché troppo prematuramente, esperimentare in Lombar- dia, vi troveremmo già forse degli argomenti che la confermano, anche per ciò che risguarda il concatenamento delle epoche; nè sarebbe infatti in modo affatto gratuito che potremmo considerare come strati di congiunzione i seguenti depositi:
1. ° Il servino, ossia gli strali di Werfen, tra i terreni paleozoici e i terreni del trias.
2. ° Gli scisti neri marnosi, tra il trias e i terreni giuresi.
3. " La majolica, tra i terreni giuresi c la creta.
4. ° Gli strati nummolitici, tra la creta e i terreni tcrziarii.
5. ° Gli strali dei colli subappennini, tra i terreni tcrziarii c l’epoca attuale. *
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sollevamento lombardo è quello delle Alpi principali , e che tale sollevamento, per lo meno il suo ultimo periodo, è posteriore alla formazione dei depositi pliocenici (1).
Segue come riassunto dell’ esposto il quadro straligraiico dei ter- reni lombardi in serie discendente, al quale si aggiunge la serie dei terreni bresciani, risultato degli studii stratigrafici del signor ragaz- zoni, messa in rapporto colla serie generale, lo annetto una speciale importanza a questo documento, perchè steso da noi di comune accordo dopo la nostra ultima gita nella provincia, e mano mano che si esa- minava la copiosa collezione geologica e paleontologica del mio dotto amico.
(1) L’epoca della zona porftrica che a tira versa la Lombardia alla base delle Alpi, e gli effetti di quella parziale eruzione, presentano quasi ancora intatto un importante quesito alla geologia lombarda. Intento a raccogliere i falli che possono servire alla sua soluzione, non faccio al presente che esprimere liberamente la mia opinione per- chè sia posta sulla bilancia degli studiosi, ed è, che l’eruzione porflrica in Lombar- dia sia affatto recente, posteriore cioè ai terreni pliocenici, e avvenuta precisamente tra il periodo antidiluviano e il periodo diluviano, che abbia anzi agito come causa parziale determinante di questo secondo periodo. Alcune idee e alcuni fatti circa la costituzione della pianura lombarda, comunicatimi verbalmente dal dottissimo inge- gnere Elia Lombardini, comproverebbero questa tesi, e mostrerebbero le difficilissime questioni circa l’alluvione lombarda, legate intimamente a quelle della eruzione por- flrica, e prossime forse alla loro soluzione.
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SERIE DEI TERRENI IN LOMBARDIA.
I. Epoca attuale.
1 . Gruppo delle formazioni recenti.
A. Periodo postdiluviano. == Terriccio, alluvioni moderne, in-
terri, tufi, torbe, cemento del conglomerato alluvionale. — Le parti più depresse della pianura lombarda e una vasta zona lungo il Po appartengono a questo periodo. — Bos aros , Equus , vegetali ed animali di specie viventi, avanzi d’industria, uomo.
2. Gruppo delle formazioni antiche.
B. Periodo diluviano.
a. Terreno dei massi erratici e della alluvione antica. —
Depositi di sabbie, argille e ferello (brughiere della Groana e di Gallarale); ciottoli e ghiaje formanti il con- glomerato dei colli subalpini, massi erratici di granito, serpentino, porfido, ecc.; conglomerato superiore al de- posito della lignite di Leffe? — Cetvus elephus, Rhi- noceros, Elephas, ec.
b. Terrenodelle caverne ossifere. = Argille. — Il Bucodell'Orso
a Laglio sul Lago di Como, il Buco dell’ Eremita a Le- vrange in Vai-Sabbia. — - Ursus spelams, Canis spehvus, Felis, Cervus, Meles, Mustela, Arctomys, Bos, Ar- vicola, Sus.
C. Periodo antidiluviano.
c. Deposito della lignite di Leffe. = Lignite , argille e sab-
bie alternanti. — Bhinoceros De-Filippi, Cervus Breis- lakii, Bos primigenius ,' Moschus, Castor , Limnceus stagnalis, Planortrìs marrjinatiis , Cyclostomu elegans , Cyclas cornea. Paladina, Juglans bergomensis , Pinites Partschii.
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il. Argille di Adrara. = Bos primigenius. e. Deposito di Sovere. = Marne e sabbie alternanti. — llhi- noceros, fdliti e pesci indeterminati in gran copia.
/'. Depositi nella pianura lombarda non compresi fra i suddet- ti. = Ghiaje e sabbie aurifere dei fiumi lombardi. — Rinoceros, Elephas, Cervus.
11. Epoca terziaiua.
3. Gruppo pliocenico, o subappennino. (Stadio di transizione tra l’epoca terziaria e l’epoca attuale.) = Sabbie, argille e calcare conchigliaceo della collina S. Colombano. Argille e sabbie alla Folla di Induno e in Val-di-Faido presso Varese. Argille di Nese. Conglomerato? sabbie, argille c calcare conchigliaceo di Castenedolo. — Capulus ungaricus , Scaplumder lignarius. Arca siibdiluvii , Pinna nobilis , ec. ec. t\ . Gruppo miocenico? = Psammili brianlee (limiti inferiori i de- positi nummulitici, limiti superiori indeterminali.) — Depo- sito lacustre dell’Abbadia presso Brescia. (Conglomerato, mo- lasse e calcari con conchiglie terrestri, Helix, Cicloslo- ma, ec.) — ? Conglomerato di Montorfano bresciano, b. Gruppo, eocenico, o terreno nummulitico. (Sladio di transizione tra l’epoca cretacea e l’epoca terziaria .)=Puddinghe brecciate a grani verdi, arenarie e calcari nummulitici. — Celina, Comabbio, Varano, Montorfano comasco, Cenlemero, linber- sago, Paderno, S. Felice, Isola Lecchi, Manerba, Moniga e Padenghe sul lago di Garda. — Pecten , Ostrea , Ciliari s . NummuliteSj denti di squalo.
HI E POCA CRETACEA.
0. Gruppo catillico. = Calcari marnosi, grigi, biancastri cd are- narie. — Al Mere presso Lurago, Baggeronc, Nibionno, Brc no, Trogolo, ec. in Brianza ; M. S. Vigilio, Credaro, Sar- nico, ec. nella Provincia di Bergamo; Cajonvico, ai (lampioni di Colle-beato, ec. nella Provincia di Brescia. — fnoce- rarnus Cavim i , latus, JYereiserpu la , Bclcmnitella mucrona- ta, Ammanile s rotomagcnsis , ec.
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7. Gruppo della Puddinga di Sirone. (Rapporti slatigrafici non ab-
bastanza determinati.) = Puddinga alternante con arenarie. — Induno? Sirone, Dolzago, Giovenzana, M. S. Genesio nella Provincia di Como; M. S. Vigilio, S. Stefano, Cbiuduno, Gan- dozzo, Sarnico, ec. nella Provincia di Bergamo. — Hippurites, conni vaccinimi , organisans, Acconcila gigantea , Ncrinea.
8. Gruppo della creta inferiore.
A. Calcari, psammiti, arenarie. — Rogeno, Castello, Mero- ne, Mojana, Elio, Viganò, ec. — Reticulipora ligeriensis. D. Scisti calcarei marno-ferruginosi, rosso-vinati con mac- chie verdi. Calcari marnosi bianco-sporchi, cinerei, ver- dognoli, nerastri, con piromaca, spesso somiglianti alla majolica. — Sponda settentrionale del lago di Varese, Induno, Suello, Calco, ec. nella Provincia di Como; Val- d’Erve, Val-San-Leone, ec. nella Provincia di Bergamo; M. Colombaro, Colle d’Adro, M. Querone, Colle-Beato, Prandaglio, ec. nella Provincia di Brescia. — Aptyclius Diday , Seraonis: predominio delle fucoidi e dei Zoo- phycos.
IV. Epoca giurese.
9. Gruppo del calcare rosso ammonitico.
A. Majolica. (Stadio di transizione tra l’epoca giurese e l'e-
poca cretacea) — Calcare marnoso, marmoreo, siliceo, a suture nere — Aptyclius profondila. Ammoni tes tatricus, p licci ti lis, Terebratula mutica.
B. Calcare rosso ad aptichi. — Calcare marnoso, spesso quasi
interamente siliceo. — Aptyclius profundus , lamellosus , latus, ec. Terebratula mutica, Ammonitcs tatricus , Be- lemnites clavatus , fleuriausus , saura nau sus , cc.
C. Calcare rosso ammonitico propriamente detto. — Calcare
marnoso, generalmente rosso di mattone, talora bianco, cinereo, verdognolo, variegato. — Ammonites tatricus, Orthoceratitcs indunensis , cc. , Belemnitcs giganteus, ec. Ostrca obliquata, Tnoceramus, Terebratula mutica, inci- siva. — Le seguenti località appartengono all’intero grup-
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po: fianco meridionale del M. Campo-de’-fiori presso Va- rese, Induno, Clivio, Alpe Baldovana, Cainnago, Villa AI- besc, Erba, S. Salvatore, Ganzo, Luera, Pusiano, Suello, Galbiate, Chiuso, Erve, Carenno, Almenno, Val-di-Leffe, Entratico, Val-Adrara, Pilzone, Gardone, Gussago, Drago Mella, Brescia, Botticino, Virle, sponda occidentale del lago di Garda, ec.
1 0 FormazionediSallrio. = Calcare nero o grigio-affumicato, chiaro cloritico, bianco siliceo, salino o subsalino: arenarie e brec- ciole (Viggiù). — Sallrio, lago di Como, Givate, ec., nella Provincia di Como; Erve, Trescorre, Zandobbio, Val-Adra- ra, nella Provincia di Bergamo; M. Maddalena, Virle, Ser- ie, Mozzano, Prandaglio, Pendoline, Gussago, nella Provin- cia di Brescia. — Ichtyosaurus plathyodon, Belemnites bre- virostris, Nautilus stria tus , A mmoni te s stellari* , Birckii , Trochus nisns, Pleurotomaria anglica, Cardinia hybrida. Lima antiquata, Pcctcn textorìus, Ostrea arcuata , Tere- bratula cornuta , Spirifer Walcotii, Penlacrinus basalti- formis.
H. Dolomia superiore. = Dolomia; calcare bianco compatto ta- lora dolomitico; banchi ad ooliti bianco-lattei.
12. Deposito dell’ Àzzarola.
A. Banco madreporico — Calcare compatto o marnoso o dolo-
mitico clic involge un banco di madrepore costituente da solo una zona considerevole su quasi tutta l’ estensione della Lombardia: è intimamente collegato al deposito se- guente. — Eunomia langobardica Stopp. , Tercbralella pectunculoides d’Orb.
B. Deposito dell’ Àzzarola propriamente detto. — Calcari com-
patti o marnosi alternanti con marne scistose, talora scisti neri. — Val-Solda, Bene, Guggiate,- Barni, Luera, Civate, Azzarda, nella Provincia di Como; Erve, Carenno, Vai- Taleggio, Val-Imagna, Val-Brembilla , Val-Adrara, Predore, nella Provincia di Bergamo; Val-Trompia, Caino in Vai- Sabbia, M. Dragone, Vallio, S.-E. di Pavone, Val-S. Mi- chele, nella Provincia di Brescia. — Arca imperialis. Lima
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punctaln , gigantea , Avicula speciosa , Gervillia contorta , infinta , Plicatnla inlusstriata , Ostrca gregaria, palmata, solitaria. Spiri far Ministeri, Thecosmilia annvlaris.
V. Epoca triasica.
13. Gruppo degli scisti neri marno-carboniosi. (Stadio di transi- zione tra l’epoca triasica e l'epoca giurese.) = Lumachelle calcaree, compatte o scistose; scisti marnosi o terrosi, neri, fissili, a strati sottilissimi, grossi, iridescenti, piriti- feri o ocracei, con banchi intercalati di calcari marnosi, compatti. — Accompagna il deposito dell’Azzarola in quasi tutte le località surriferite. — Cardita crenata. Leda elli- ptica, Baktryllium striolatum , deplanatum, canaliculatum .
Hi. Gruppo della dolomia media.
A. Dolomia media. — Dolomia grigia o bianca cristallina. —
Costituisce le montagne più alle nella zona calcarea in Lombardia. — Cardìum triqneter, Gastrochama obtusa , acicula extlis, P Lommelii , ammoniti globosi.
B. Deposito de’ petrefatti di Esino — Calcari compatti e dolo-
mie cavernose e farinose. a. Calcari a Chemnitzia Esclieri, l). Strati a Ostrca stomatia,
c. Dolomia bianca o rosea cavernosa a Natica monstrum. — San Salvatore presso Lugano, Loveno presso Menaggio, Esino, Vai-Torta, Lenna, M. Arerà, Clusone, Yal-Trom- pia , Vai-Sabbia, Val-d’ Ampola in Tirolo, ec. ec. — Ammoniles Aon, Johann! s - Austrke, Chemnitzia prin- ceps, Aldrovandi, punctata, gracilis , Escheri, Acteo- nina armala. Natica monstrum, Meriani, Turbo de- pressili, Gaslrochcena obtusa, Avicula exilis, Possid. Lommelii, Pecten incequi-striatus, discus, Schmiederi , Ostrca stomatia, ec. ec.
$5. Gruppo di Gorno e Dossena.
A. Calcari marnosi, scistosi od arenacei, neri, turchini, cine- rei, giallastri. — Prati d’Agueglio, Valsassina, territorio di tacco, S. Giovan-bianco, S. Gallo, Dossena, Col di Zam-
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bla, Gorno, Piazza, lago Branchino, Ardese, M. Bresciana, Piario , Tolline , ec. — Chemnitzia Meneghini Stopp. , Myoconca Curio ni, gornensis, Myophoria Kefersteinii , Wliatelyce , Ger vi Ilici bipartita , Possidonomya Lommelii.
B. Arenarie variegate, grige, rosse, verdi, gialle; inferiormente dolomie. (Dolomia di S. Defendente.) - — Nelle località in- dicale pei calcari marnosi fossiliferi, inoltre alla Madonna del Monte, e sul M. Rasa nei dintorni di Varese e svilup- patissime in Val -Trompia e in Vai-Sabbia nella Provincia di Brescia. — Possidonomya Lommelii, Equisctites trom- pianus.
16. Gruppo dei marmi di Varenna.
A. Scisti itliolitici di Periodo. — Scisti marno-carboniosi, neri,
fissili, a strali sottilissimi o scisti neri bituminosi, papira- cei. — Madonna del Monte, Besano presso il lago di Lu- gano, Periodo, Grumello-allo? in Val-Brembana, Val-Lu- mezzane. — Lariosaurus Balsami, Pachy pleura Edwardsii, Lepidotus serratus, Semionotus brevis,Pliolidophorus Porro , Urolepis macropterus , Ichtiyorhyncus Curioni , Amia. Mandelslohii , Possici. Lommelii.
B. Marmi di Varenna. — Calcari neri compatti a Menaggio,
Varenna, ec. — Possidonomya Moussoni. — Calcari neri marnosi di Brozzo e Marcheno in Val-Trompia, in Vai- Canale, a Nozza in Vai-Sabbia. — Amm. Aon., Lima lineata, Tercbratula vulgaris.
17. Gruppo della dolomia inferiore. — Dolomia, calcari fettucciali,
rossi, variegati: inferiormente arenarie con vegetali. — In linea non interrotta a Nolnallo, in Val-Sassina, Vai-Torta, Val-Brembana, Val-Scriana, Val-di-Scalve, Val-Camonica , Val-Trompia, Vai-Sabbia , ec. Encrinus entroclia, Aetlio- phyllum speciosum , V oltzia heterophylla.
VI. Epoca paleozoica.
18. Gruppo del Vcrrucano.
.'/.Servino. (Stadio di transizione tra l’epoca paleozoica e l'epoca triasica. ) = Scisti micacei, arenacei , argillosi, varie-
SEDUTA DEE 20 MARZO 1859. 277
gati, rossi, verdi, cinerei, ec. — Accompagna sempre, c talora alterna col deposito seguente. — Naticella costata, Myacites fassccnsis, Pecten Fuchsi.
B. Sales. — Puddinghe a grani di quarzo con cemento argilloso, generalmente rosse. — Val -Tra vaglia, San-Salvatore presso Lugano, M. Campione, Rezzonico, Bedano, Val-Sassina, Vgl-del-Bitto, San-Marco, Branzi, Cromo, Schilpario, Capo- di-Ponte, Bogno, Pisogne, Darfo, Passo di Croce-Domini, Bovegno, Codio, Bagolino.
9. Gruppo dei terreni cristallini stratificati.
A. Scisti tegulari di Carona. — Scisti argidosi neri con tracce
carboniose. Passo di San Marco, Foppolo, Carona, ec. — Vegetali indeterminati.
B. Micascisti, talcoscisti, steascisti, scisti anfibolici.
C. Puddinga del Caffaro. — Puddinga rossa e verde cloritica,
ed arenarie e scisti verdi a strati potenti. — Questo depo- sito si trova nella zona dei micascisti al N. della provincia ili Brescia; forma gran parte della catena che divide que- sta provincia dalla Vai-Tellina, si trova lungo il Caffaro, a Bagolino, a Storo, ec.; è, secondo Regazzoni, affatto distinta dada puddinga del Verrucano.
D. Calcari saccaroidi. — Formano delle isole nelle zone meta-
morfiche ed eruttive. — Appartengono probabilmente ad epoche diverse. — Musso, Olciasca, Vai-Tellina, ec.
SERIE DEI TERRENI NELLA PROVINCIA DI BRESCIA.
NB. I numeri indicano il rapporto di questa serie parziale colla generale sopra esposta.
I. Epoca attuale.
1. Terriccio, sabbie, gbiaje, torbe.
2. Massi erratici.
Sabbie, gbiaje ed argille alternanti a profondità indeterminala. Feretto o argille rosse ferruginose.
Conglomerato calcareo.
II. Epoca terziaria.
3. Argille e calcare conchiferi (collina di Castenedolo).
K. a. Conglomerato e molasse alternanti.
b. Conglomeralo, molasse e argille alternanti.
c. Conglomerato con calcari a conchiglie terrestri dell’Abbadia.
Per eguaglianza litologica e stratigrafica , si riferisce a questo gruppo il Montorfano di Rovato.
B. a. Calcare grossolano ad ooliti.
b. Calcare bianco e roseo con nummulili, cidariti e denti di
squalo.
c. Puddinga brecciata a grani verdi. (Portese e S. Felice, Isola
Lecchi, Manerba e Moniga , Padenghe.)
III. Epoca cretacea.
fi. Marne bianche e rossicce con fucoidi e catilli (Cajonvico), alternanti con arenarie azzurre. Dette marne ben svilup- pate a Colle-Beato, mancano a Capriolo, dove le arenarie azzurre sono invece sviluppatissime.
7. Calcare colitico con terebratule (ai Canipiani di Colle-Beato) alternante con sottili strali di conglomerato. — A Capriolo
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1839.
la parie inferiore del deposito è costituita da marne bian- co-cineree alternanti colla puddinga selciosa.
8. Calcare bianco-sporco ( Col om baro, Colle d’Adro), oppure cal-
care marnoso, cinereo o verdognolo con aptichi e Belem- nitclla? (M. Querone, Colle-Beato, Prandaglio.)
IV. Epoca giurese.
9. a. Majolica con terebralule ed aptichi.
b. Calcare rosso selcifero ad aptichi e bclemniti (Guzzago,
Urago-Mella).
c. IVIedolo, ossia calcare marnoso con focaja ed ammoniti cal-
carei o ferruginosi (Adro, Guzzago, Gardone, Lumezzane , Brescia, ec. )
d. Corso o calcare variegato con focaja: contiene ammoniti,
belemniti, nautili, ortoceratiti , terebralule, ec. (Bottici- no, Bezzato, Virle).
10. a. Calcare siliceo, subsalino, bianco-sporco con belemniti, te-
rebratule>rinconelle, spiriferi, cidariti, crinoidi, ec. (M. Mad- dalena, Virle, Serie, Mazzana, Prandaglio, Pendoline.) E talora zeppo di crinoidi in modo da formare una specie di breccia (Guzzago).
b. Banchi di oolite bianco-lattea (Virle).
1 1 . Corna o calcare bianco compatto, talora dolomitico, assai po-
tente (Bottieino, Virle, Gavardo, Vobarno, ec.).
12. Calcari marnosi con banchi argillosi e banco mapreporico, con
Gervillia contorta (Escheri), Terebratala gregaria, ec. (Caino alle Quattro ruote, ec.)
V. Epoca triasica.
13. ?
iU. a. Dolomia bianca, cristallina con Cardium triqueter, Amcula exilis, Gastrocìmna obtusa , Turbo , ec.
b. Calcaree nere con Amcula exilis, gasteropodi ed amorfo- zoari.
c. Dolomia cavernosa o tufica.
l B. a. Arenarie variegate keuperiane con gesso ( Val-Trompia ,
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SEDUTA DEL. 20 MARZO 1859.
Vai-Sabbia). A Lnmezzane gli scisti neri itliolitici tengono il luogo delle rocce kcuperiane.
b. Calcari neri con A. Aon.
16. a. Dolomia e, più comunemente, calcare nero-venato.
b. Calcari neri, scistosi, argillosi con Terebratula vulgaris (Brozzo, ec. ).
17. a. Dolomia potente che passa al calcare roseo (Tavernole,
Barghe ).
b. Calcare nero venato di giallo, a piccoli strali , con cncri- niti (Collio, ec.)
c. Dolomia cavernosa con gessi e argille.
VI. Epoca paleozoica.
18. fi. Scisti ferriferi o servino con Naticella costata, b. Arenaria e conglomeralo rosso o sales.
19. fi. Scisti tegulari con vegetali fossili: talora micascisti.
b. Scisti verdi?
c. Arenaria verde minuta, e conglomerati a strati potenti.
d. Diverse rocce cristalline, e calcari saccaroidi.
APPENDICE
DOCUMENTI in prova delle tesi sostenute nella presente Memoria , e in aggiunta agli Studii geologici e paleontologici sulla Lombardia.
ND. Gli spaccati (Tav. I) che corredano questa Appendice sono prossima- mente esatti quanto alla scala delle larghezze relative e in rapporto colla Carta topografica dell’ I. E. Istituto Militare: quanto alle altezze topografiche ed allo spessore dei singoli .depositi, non hanno che un largo valore appros- simativo, non dovendo servire che come spaccati dimostrativi.
l. V al- Ritorta.
Spacc. n.° 1.
Come supplemento allo Spaccato pubblicato ne’ miei Studii per la parte che riguarda la Vai-Ritorta, ed a parziale dilucidazione di questa importante località, delineo qui sui dati più pratici uno Spac- calo (fig. l), preso sulla destra della valle da Sala al lago di Lecco, precisamente lungo la linea dove si incontrano le ormai celebri loca- lità dell’Azzarola e del Gaggio. La serie più elevata delle colline della Brianza, formando una piccola catena non mai interrotta, nasce a sud dal piano, e termina a nord col M. Baro, il quale ne forma come l’a- vamposto, il nucleo più elevalo, e T anello di congiunzione tra la creta briantea e i terreni triasici della Val Sassina. Tutti i membri del giura sono in questo monte come compendiati, e per essere quasi ovunque all’ ingiro scosceso e ignudo, si offre opportuno al geologo per uno studio d’assieme della massima esattezza pratica , esattezza di cui non mi posso certamente vantare, ma alla quale è assai prossimo il pro- filo delineato. — La creta briantea (n.° 8) termina nei dintorni di Sala. Un po’ a nord di questo paese, seguendo la strada che conduce a
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Lecco, si scorge sviluppatissima la inajolica ; essa contiene aptichi , per cui sembra che assorba anche la zona del rosso ad apticbi e. in parte il vero rosso ammonilieo, vale a dire che qui come altrove il rosso ammonitici) assume in parte i caratteri della majolica. Il calcare rosso si incontra difatli sotto la inajolica, ma poco sviluppalo, e come confuso con quella. E più sopra, a Galbiate, e più distintamente sul- l’opposto versante in riva al lago, che i tre depositi, costituenti il gruppo del rosso ammonilieo, si mostrano nettamente distinti e debi- tamente sviluppati. — Sotto il rosso ammonilieo tosto si scopre una poderosa massa, regolarmente stratificata, di calcari grigi, scavati pel- fabbriche, e che, singolarmente al ponte sull’emissario del laghetto di Sala, presenta tutti i caratteri petrografia dei calcari del lago di Como: è la formazione dì Saltrio (n.° 10). 1 calcari grigi riposano su una massa dolomitica di confusa stratificazione (dolomia superiore basica n." l t) che si può osservare alla destra della strada dalla Santa-nuova fino ai Mulini dove essa massa dolomitica sporge sulla strada in modo che. come dissi altrove, dovette essere in parte minata. E appunto la parte sporgente che è formata dal banco madreporico (n. 12) che copre im- mediatamente gli strali più fossiliferi dell’Azzarola. Qui il monte forma un seno o rientranza, dovuta alla facile erosione delle rocce marnose dell’ Azzarda , e soprattutto degli scisti marnosi che vi si scoprono inferiormente. Il gruppo degli scisti neri (n.° 15) è qui costituito da lumachelle, da scisti marnosi friabilissimi, terrosi, neri o bruni, e da calcaree compatte: i limiti dei due gruppi fra loro sono affatto in- determinati. Si nota una nuova sporgenza del monte, e rupi verticali di dolomite si sollevano sotto gli scisti terrosi: eccoci alla dolomia media (n.° 14), la cui epoca già indicala dalla giacitura stratigrafica, fu ultimamente assicurata dalla presenza della Gastrochoonu o blusa. i)\ nuovo la montagna rientra formando una valletta, ed indica di nuovo la presenza di rocce di facile decomposizione; è questa valletta di fatti occupata dalla ripetizione degli scisti, e di friabilissime luma- chelle, clic fornirono il terriccio ai compiccili del Gaggio. A nord del Gaggio polenti depositi di ghiaje e di sabbie, ch’io riferisco all’allu- vione antica, vestono il morite fino a considerevole altezza. Ma le os- servazioni fatte sui sentieri che conducono al M. Baro, c la teoria stratigrafica ri consentono di segnare tra il Gaggio e il lago ili Lecco la ripetizione del gruppo dell’Azzarola e della dolomia supcriore basica.
SEDUTA DKL ‘20 MAHZO 18t>9.
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‘2. Ulteriori notizie sulla V al-Sassina.
Spacc. n.° 2.
Della Val-Sassina io ho dalo le più particolarizzate notizie sia ne’ miei Studii che nella Paléontolorjie lombarde. Non credo tuttavia in- opportuno il porgere i risultalidi indagini ripetute su tre diverse brevi linee quasi parallele, per meglio verificare la successione stratigrafica. La prima è da Parlasco a Camallo pe’ Prati-d’Agueglio, girando attorno al Sasso Mattolino. La direzione generale degli strati è daG.-NO. a E. -SE., l’inclinazione, SO. Parlasco riposa sulle puddinghe e sugli scisti del Verrucano, ai quali si sovrappone la dolomia inferiore a crinoidi. Pas- sati appena i campi di Parlasco, sulla angusta via che guida ad Esine si incontra una gran massa di calcare bianco e nero feltucciato, al- quanto marnoso; questo si modifica superiormente in un calcare nero variegato di rosso con vene spatiche, che offrirebbe un bel marmo; si assomiglia assai ad un calcare che Regazzoni ed io abbiamo sco- perto negli stessi rapporti slratigrafici a sud di Nozza in Vai-Sabbia. Di tali varietà formanti colla dolomia a crinoidi il gruppo triasico in- feriore, da me scoperti sulla linea da Bellano ai Prati d’Agueglio, ho già parlalo ne’ miei Studii. La perfetta conformità di tutta la serie, presa lungo le due strade, conferma le mie osservazioni stratigrafiche allora pubblicate. — Prima che siasi fatta la metà via tra Parlasco e i Prali-d’Agueglio si incontrano i marmi neri simili affatto a quelli di Varenna, e modificantisi più o meno superiormente ne: veri scisti di Perledo: di fossili nessun indizio. L'ultima e più erta porzione della strada sotto il calle de’ Prati-d’Agueglio è scavata nella dolomia bianca, talora singolarmente macchiala a guisa di radica, che congiunge il Sasso-Maltolino che ci sta alla sinistra colla vetta del San Defendcnle che ci sorge alla destra; il calle stesso è dischiuso in delta dolomia. I pascoli e i boschi di Agueglio interrompono alla vista la successione degli strati. Sotto le stalle d’Agueglio, pochi minuti cioè dall’altezza del calle, si scoprono gli strati marnosi friabili che contengono con altri fossili la Gervillia bipartita Wer. ; questi strati hanno una riguar- devole potenza; e con evidente successione sono soverchiali da banchi regolarissimi di calcari compatti, neri, azzurrastri, biancastri, con
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1850.
strali argillosi intercalati. Molti di questi banchi sono fossiliferi, e for- mano delle lumachelle che constano d’acefali indeterminabili; altri pre- sentano sulla corrosa superficie un bizzarro intreccio come di tronchi e coralloidi. Quest’ ultima circostanza è di molto valore per provare il sincronismo di questi strali coi calcari di Gorno e Dossena; chi infatti viaggia da S. Gallo a Dossena rimarrà colpito da questi bizzarri in- trecci di coralli o d’arbusti, visibili per ore intiere sulla superficie degli strali: del resto, basta aver percorso una volta la strada da S. Giovan-bianco a Gorno, per trovare ai Prati-d’Agueglio i corrispon- denti delle principali varietà litologiche, checi accompagnano fino ad Esino superiore. Il gruppo di Gonio e Dossena occupa dunque tutto il tratto di strada tra le stalle d’Agueglio e le prime case di Esi.no superiore. Le arenarie variegate, che dovrebbono formarne la base e che si scoprono difatti in fondo alla valle sotto ad Esino, non si mo- strano qui determinatamente: ma il loro luogo dovrebbe esser quello che è appunto occupato dai pascoli d’Agueglio. Per continuare le in- dagini della serie stratigrafica ascendente verso Camallo, bisogna ab- bandonare la strada maestra che ascende fra i terreni coltivati e le praterie, ed affidarsi alla ventura sui sentieri che conducono in allo, fiancheggiando la cresta dirupala che discende da Sasso-Mattolino a Camallo; si scoprirà allora facilmente come ai calcari marnosi del gruppo di Gorno succede sviluppatissima la dolomia rosea, assai pal- lida su questo tratto, quindi la dolomia bianca cristallina con grosse chemnitzie, finalmente le calcaree fossilifere, tra le quali si distin- guono i ricchissimi strati a Ostrea stomatici che formano il Pizzo di Camallo, come cioè, al gruppo di Gorno c Dossena sia interamente addossato il gruppo di Esino. Tutta la serie che si può, con eccezioni affatto indifferenti, esaminare a nudo sulla linea indicala, dal letto della Pioverna a Tartavalle fimo a Parlasco, quindi da Parlasco a Cai- nallo , comprende ben distinti tulli i terreni dai micascipli alla dolo- mia media, in perfetta successione e concordanza. Tale disposizione dei terreni in questi dintorni è rappresentata dal Profilo , fig. 2.
Un altro luogo di esplorazione, senza dipartirci da’ quei luoghi, è il Vallóri, canale o vallone scosceso a sud di Pralo-San-Pietro, che riceve gli scoli del M. Godono: io I ho esplorato una sol volta e di fuga: se a nuove indagini non si oppone l’asprezza dei luoghi, mentre
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dello vallone è affatto inaccessibile nella sua parie superiore, dovrebbe egli fornirci tutta la serie pur ora descritta. Lo sbocco del Vallóri , dove appajono i terreni fuori dall’abbondante alluvione, ò occupalo dalle rocce cristalline stratificate. È negli strati superiori di esse rocce che si scopre un poderoso banco di barite, già accennato dalsig.Cu- rioni. A un quinto circa dell’altezza del canale, si vede questo attra- versato dalla puddinga, dalle arenarie e dagli scisti del Verrucano sovrastante. Questo terreno è qui sviluppatissimo, e levandosi alto a sud, si ripiega quindi, come è noto, alla Chiusa di Inlrobbio. Più sopra non mi spinsi, ma il detrito, accumulato nel letto del Val- lóri, annuncia superiormente al Verrucano tutta la serie delle rocce, come in Val-de’ Mulini. Trovai tra gli altri abbondanti gli ammassi di amorfozoari, caratteristici del gruppo di Esino.
3. Valle della Galavesa o Val-d’Erve.
Spacc. n.° 3-4.
Il torrente Galavesa sbocca nell’Adda tra Calolzio e Vercurago sui confini INE. della Provincia di Bergamo; il Resegone termina a nord questa valletta, e colle scogliere spinte verso SE. la divide dalla Val- Imagna. Ne’ miei Studii ho accennato molti particolari di questa vai- letta, la quale per avere le sponde scoscese e ignude, si presta per eccellenza alle indagini geologiche. Credo opportuno il porgerne, dopo nuove escursioni da me fattevi, una particolarizzata descrizione, che servirà a mettere in molta luce una gran parte della serie dei terreni lombardi, quale è da me intesa. Lo schizzo prospettico (fig. 3) di questa valle fu da me tracciato stando sulla via che esce da Rossino per Erve; i terreni segnativi sono a nudo nella loro totalità. Il profilo della stessa valle (fig. 4) fu da me rilevato camminando sulla stessa via da Rossino a Prà-lingér. I numeri corrispondono alla serie adot- tata, e la linea punteggiata (fig. 4) indica il corso del torrente.
Ciò che è principalmente osservabile in questa valle si ò la totale inversione della serie stratigrafica, prodotta da un completo rovescia- mento degli strati oltre la verticale, fino a formare un angolo di 48° coll’orizzonte. Io non so se altrove questo fenomeno dell’inversione della serie si trovi cosi sviluppato, così regolare e così chiaro. Tutti
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i terreni lombardi, dalle arenarie cretacee superiori fino alle dolomie del trias superiore, si succedono regolarmente in serie ascendente, senza che trovisi mancante alcuno dei membri più secondari, senza che da nessuno spostamento o disordine si riveli allo sguardo un tale rovescio cui la scienza palesa cotanto evidente. Solo qua e là, specialmente al Pizzo-Vicerola, le più bizzarre contorsioni degli strali, nel senso ap- punto del generale rovesciamento, danno indizio della forza, o vorrei dire della erculea morbidezza del calaelismo.
A Calolzio, lungo la sponda dell’ Adda, si osservano le arenarie e i calcari arenacei, costituenti i terreni superiori della Brianza, e for- manti un complesso ancora assai inviluppato, per la scarsezza dei carat- teri paleontologici e per l’uniformità petrogratica. Salvo qualche banco di puddinga che si osserva al ponte della Galavesa, e che po- trebbe rappresentare la puddinga di Sirone, il resto è una massa di strati regolarissimi e assai uniformi, dall’Adda lino sotto al dirupo sul quale torreggia la cappelletti di Erve. La base del dirupo è costituita da una larga zona regolarissima di calcari marnosi, arenacei, rossi (8b). Sono calcari assai comuni in Brianza, nei dintorni diVarese, ec. ; stanno ordinariamente sopra i calcari marnosi bianchi con aptichi cre- tacei che formano il membro inferiore della creta in Lombardia. Que- sta infima formazione si trova tosto difatti, ascendendo verso la cap- pellelta, ed è al solito costituita da banchi regolari di calcarea bianco- sporca od oscura, marnosa, con letti e rognoni di selce, come a Calco ed altrove. La cappelletla, si può dire che segni il confine tra questa formazione cretacea, troppo spesso confusa colla majolica, e la vera majolica (9“), che tosto si dà a conoscere per la sua bianchezza, per la tessitura marmorea, e soprattutto per le sue nere suture tanto ca- ratteristiche. La majolica è qui sviluppatissima, e corona, come mo- strano le figure, la fronte degli aspri gioghi sulla sinistra della valle. Die- tro la majolica , proseguendo verso Erve, si scopre distintissimo il rosso ad aptichi, caratterizzato da quella zona, quasi tutta costituita da pura piromaca rossa e dagli aptichi giuresi, da me pure raccoltivi. Il rosso ammonilico (9r) occupa la spazio tra la citala zona di selce ed il paese di Erve, veste la sponda sinistra del vallone detto Prà-ratt, e si alza a formare il Pizzo-rosso. E piuttosto scarso di fossili, come lo è ge neralmente il rosso ammonitico nella parte occidentale della provincia
SEDUTA DEL 20 MARZO 1880.
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di Bergamo; io vi trovai belemniti ed ammoniti, delle specie più co- muni [A. radians1 ec.), mal conservati. Lo spaventevole burrone dove precipita la Galavesa sotto Erve è scavato nel rosso ammonitieo.
Passato Erve, fino al ponticello che attraversa il torrente si cam- mina sopra le testate di un calcare nero affumicato, nel quale tosto si riconosce la nota calcarea del lago di Como, ossìa la formazione di Saltrio (10). Gli succedono per 400-800 passi banchi di calcarea dolomitica (11), la dolomia superiore liasica. Con subito trapasso si presentano allora degli scisti neri marnosi e dei calcari marnosi con lumachelle. L’aspetto complessivo del deposito dà a conoscere a prima vista la formazione dell’Azzarola. Vi si osservano infatti le più marcate varietà petrografiche, e sonvi tra gli altri assai sviluppati certi ammassi o banchi di una roccia spugnosa, costituiti da una rete di vene epatiche riempita d’ una sostanza gialla pulverulenta , specia- lità pirografica che assume un valore tipico pel nostro deposito in Lombardia, la si osservando più o meno dovunque, segnatamente a Pre- dore, dove detta roccia gialla-spugnosa gode a diverse alternanze di un singolare sviluppo. Trai fossili, per la maggior parte indetermina- bili, non ravvisai ancora nessuna delle specie tipiche, sparse altrove in tanta copia; ma a togliere ogni dubbio ci si offre, nel suo più ricco apparato il banco madreporico (12a), sviluppatissimo, che da solo mantiene col suo sfasciume alcune poderose frane che scendono dal versante sinistro nella valle. Sul banco madreporico riposa un’altra poderosa massa con gli eguali caratteri della massa inferiore, che continua, cioè il deposito dell’Azzarola. Il banco madreporico adun- que, che all’Azzarola occupa la parte superiore del deposito, ne oc- cupa qui la media, come a Caino sembra stendersi a preferenza nella inferiore. Da questi fatti ho già argomentato più sopra: l.° doversi il banco madreporico considerare come parte integrante del deposito dell’Azzarola (strati di Kossen); 2.° potersi ritenere che il polipajo che lo costituisce, si avanzasse con progressivo sviluppo da est ad ovest durante tutta l’epoca del sedimento.
La descritta massa liasica inferiore ci guida fin quasi allo svolto della valle, dove cioè il torrente, prima diretto da N. a S., con rapida curva si volge da 0. a E. Sono gli erbosi pendìi su questo tratto più interno della valle, che diconsi Prà-lingér ( Praligóro sulla Carta del-
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1859.
l’Istituto militare), località segnalata ne’ miei Studii come tipica per la ricca fauna che vi presentano gli scisti neri marnosi. La prima por- zione della curva nominala è per circa 100 passi occupata dalle lu- machelle calcaree (15a) che io ho riunito al gruppo degli scisti neri. Questi scisti seguono tosto dappresso, occupando i prati e i morbidi promontorii dei quali formarono il terriccio sin dove scabre e nude più che mai si ergono di nuovo le scogliere dolomitiche che stringon la valle fin sotto ai gioghi del Resegone. Gli scisti neri sono qui, come in Val-Imagna, o sopra Givate, ec., fissili assai, talora untuosi e pa- piracei, talora duri e pungenti, a frattura romboedrica, intramezzati da calcaree nere bituminose con piriti; diversi banchi di calcarea nera compatta, fetida, bituminosa, stanno tra gli scisti e le dolomie suddette. Tra i numerosi fossili raccoltivi non una delle specie ca- ratteristiche dcH’Azzarola, per cui anche qui, come all’Azzarola, in Val-Imagna, ec. , dovessero gli scisti unirsi geologicamente al deposito dell’Azzarola, non resterà meno legittima la suddivisione da me pro- posta e sostenuta.
Nella dolomia (14) che qui sovrasta agli scisti neri, e che formagli scoscesi fianchi della valle che ascende assai erta verso il Resegone, non si tarda a ravvisare l’imponente Gruppo della dolomia media , quale io l’ ho descritto nella presente Memoria. Nei massi di essa dolomia rotolali nel torrente, si mostrano frequenti sezioni di natiche, ehem- nitzie c Cardium triqueter: la natura troppo cristallina della dolomia non è favorevole alla conservazione dei fossili.
Ecco adunque in questa piccola valle tutta ben distinta ne’ suoi membri la serie dei terreni dalla creta supcriore al trias superiore ; ed è singolare e da notarsi la perfetta regolarità di successione, coll’inver- sione totale dei rapporti di giacitura. Ne’ mei Studii (pag.261) ho indi- cato come nel bacino superiore della valle, e al colle detto Passata, per cui dalla Val-d’Erve si discende in Val-Imagna, ricompajono gli scisti neri in normale giacitura sotto il banco madreporico, egli strati del- l’Azzarola occupanti poi la Val-Imagna. Sarebbe interessante rilevare con attente- indagini il punto dove succede il ritorno della serie alla sua giacitura normale, ed i rapporti degli scisti neri e degli strati dell’Azzarola colle dolomie del Resegone, che appartengono sicura- mente al gruppo della dolomia media. Stante l’intiero rovescio della
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SEDUTA DEL 20 MAKZO 1859. serie che si verilica a mezzodì, il suo ritorno allo stato normale non si può spiegare altrimenti che per mezzo di un salto locale; ma il supporlo non è verificarlo.
4. Scisti neri e deposito dell' A zzar ola in V al-Imagna e in V al- Brambilla.
L’estensione e il regolare sviluppo di questi depositi, congiunti in un solo dal cav. de Hauer sotto il nome di strati di Kossen, fu già soggetto degli studii più particolari; le Carte di Omboni e di Hauer lasciano ben poco a desiderare sotto questo rapporto, e di molti particolari abbondano anche i miei Studii. S’abbia adunque quanto aggiungo come una pura appendice.
Parlando più sopra della Val-d’Erve, ho nominato un calle detto Prà-ratt, altra delle vie per giungere in Val-lmagna, quella che appunto scelsi nell’ ultima mia gita in Val-lmagna. Da Erve a Nosoglio, ascen- dendo il Prà-ratt da 0. a E., si raggiunge l’estremità meridionale della scogliera del Resegone, lambendo la quale, si giunge al Pertuso, e quindi, per la gora detta il Ponte-degli-Spagnoli , si discende in Vai-Secca, seno della Val-lmagna. La serie delle formazioni su que- sta linea è la stessa che in Val-d’Erve. Il vallone del Prà-ratt (fig. 4) ha il versante sud occupato dal rosso ammonitico, e il versante nord da calcari neri affumicati della formazione di Saltrio. Dolomie e cal- cari diversi, riferibili alla dolomia superiore ed all’ Azzarda, stanno tra il Prà-ratt e il Periuso, e il fondo della Vai-Secca è occupato dagli scisti neri, corrispondenti a quelli di Prà-lingér. I rapporti e i particolari dei diversi depositi non furono da me abbastanza stu- diati; pascoli e boscaglie si oppongono sovente alle indagini; ma dal disordine e dall’asprezza dei gioghi dolomitici che dal Pertuso si avanzano verso il Resegone, dividendo la Val-d’Erve dalla Vai-Secca, si può arguire stare appunto in quella scogliera il nodo, cui sarebbe uopo districare per conciliare il rovescio della serie a mezzodì col suo normale apparire più a nord, e quindi ad ovest. Fatto sta che alla massa degli scisti neri in Vai-Secca e in Val-lmagna si riuni- scono le due zone di Prà-lingér e della Passata, l’ima rovesciata, l’altra in giacitura normale, e che in Val-lmagna la serie si vede
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■ricostruita nel perfetto accordo dei rapporti stratigrafici colle epoche relative dei depositi.
Gli scisti neri che occupano il seno di Vai-Secca si attergano quindi in Val-lmagna. Camminando da Vai-Secca a S. Omobono, si osserva che gli scisti sono oltremodo fossiliferi nella loro parte su- periore : si possono infatti in Vai-Secca raccogliere innumerevoli acefali, fra i quali si distingue la Pinna papyracea Stopp., mentre nei din- torni di S. Omobono, dove gli scisti divengono più compatti, ocra- cei, a frattura romboedrica , invano si cercherebbero fossili di sorta. — Da S. Omobono, attraversata l’imagna, si ascende sempre sugli scisti a Seiino, e si rivedono copiosi gli acefali. Parimenti sugli scisti si ascende a Berbenno. Piegando alquanto verso S.-E. si tocca il calle di Berbenno, donde si discende in Val-Brembilla. Detto calle è for- mato da una vasta depressione o intaccatura della cresta dei monti che dividono la Val-lmagna dalla Val-Brembilla; è pur esso occupato dagli scisti neri che si versano senza inlerruzione in Val-Brembilla, per cui l’enorme massa degli scisti che occupa questa valle è legata immediatamente a quella di Val-lmagna. Questo fatto non fu mai indicato dai geologi. Il calle di Berbenno è stretto fra due aspre pareti di calcari e di dolomie, certo costituite dai depositi dell’Az- zarola, dal banco madreporico e dalla dolomia superiore, come si rileva poi tosto in Val-Brembilla, e come ho già indicato ne’ miei Studii colle molte nozioni sulle valli Imagna, Brembilla, Taleggio.
Discesi, sempre sugli scisti, a Brembilla in fondo alla valle, e cam- minando verso il ponte di Sedrina appajono, per ripetute ondulazioni, ora gli scisti neri, ora gli strati dell’Azzarola e il banco madrepori- co, formanti il letto del torrente, finche, a mezz’ora circa dal ponte di Sedrina, si mostrano stabilmente e in tutto il loro imponente svi- luppo il deposito dell’Azzarola e il banco madreporico. Presenta que- st’ultimo uno sviluppo veramente straordinario, consta di strati di cal- carea oscura, e qui più che altrove si vede entrar egli come parte integrante del deposito dell’ Azzarola , essendovi intercalato ad un livello per me non ben definito. Gli strati dell’ Azzarola presentano essi pure i più decisivi caratteri, abbondano di fossili, ed è poco prima delle pittoresche rupi torreggiaci isolate nel letto della valle, che in strali mollo marnosi è sparsa in prodigiosa copia la Tenebra-
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tuia gregaria , colla Gervillia contorta e la Plicatula intusstriata , o si ammirano nella lor pompa meravigliosa certi polipai, propri anche dell’ Azzarola, che colle larghe stelle caliciali smaltano per metri parecchi la superficie degli strati. — Lo sbocco della Val- Brembilla al ponte di Sedrina si effettua fra dolomie e calcari, ch’io, dietro argomenti statigrafici, riferii alla dolomia superiore basica ed alla formazione di Saltrio.
Dall’ esposto si può argomentare quanto segue.
4.° Gli scisti neri dal fondo della Vai-Secca e della Val-lmagna a Chignolo sotto Brumano, occupando tutta questa valle, si elevano lentamente fino al calle di Berbenno, poi discendono a sud verso Strozza in Val-lmagna, e verso il ponte di Sedrina in Val-Brembilla: il calle di Berbenno occupa la sommità di una anliclinale, e lo spez- zamento della massa calcarea superiore offre una prova della forza del sollevamento che la produsse.
2 ° Il deposito dell’ Azzarola è anche in Val-lmagna e in Val- Brembilla un gruppo assolutamente distinto da quello degli scisti neri.
8. Dintorni d’ dimenno.
Spaee. n.° 5.
* t v
A quanto ho esposto circa la Val-d’Erve e la Val-lmagna torna opportunissimo aggiungere le osservazioni fatte nei dintorni d’Al- menno, vale a dire nella parte più meridionale delle valli sud- dette. — Partendo da Bergamo verso Almenno attraversai le col- line che sorgono tra Longuelo e il piano detto Pascolo-dei-Tedeschi. Sono esse il prolungamento delle colline di Bergamo chiuse nella zona cretacea. Le arenarie cilestri, scavatevi in più luoghi, formano a sud la base delle colline, coperte del resto dal terreno alluvionale, il quale maschera su questa linea la serie dei terreni fin presso ad Almenno. — Al ponte d’ Almenno si incontrano i calcari marnosi bianco-sporchi, indizio costante della creta inferiore, e chequi ci ac- compagnano fino ad AlmennoS. Salvatore. Uscendo dal paese e piglian- do la collina che sorge tra il torrente Tornago e la valletta che gli è parallela a N.-E., si trova essa dapprima composta da quei calcari arenosi, plumbei o rossi, estremamente fissili in regolari parai lelepi -
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pedi, che si trovano spesso tra i calcari marnosi e il rosso aminonitico. Lungo la linea dell’Albenza sono essi sviluppatissimi, e lo sono del pari alla Luera sopra Valmadrera negli stessi rapporti col rosso am- monitico. lo inclinava a crederli appartenenti alla creta, ma l’aver osservato che la loro presenza sembra ristretta a quei luoghi dove la majolica manca o è poco sviluppata, farebbemi sospettare ne siano essi un parzialissimo equivalente, o che appartengano già alla zona stessa del calcare rosso ad aptichi. Difatli essa zona, estrema- mente silicea, si incontra ben tosto, e inferiormente le giace il vero calcare rosso ammonitico. Il gruppo del rosso ammonitico così costi- tuito è scarso di fossili; vi scopersi però aptichi ed ammoniti, for- ma la collina e tutta riempie la accennata valletta scavata a foggia di un oblungo anfiteatro aperto a N.-E. di Almenno S. Salvatore. Il cal- care rosso ammonitico cessa precisamente dove, sotto il roco/o, il sentiero si biforca abbracciando la montagna e scendendo da una parte verso le colline di Almenno e dall’ altra internandosi nella Val-lmagna, ad un livello considerabilmentc superiore alla strada maestra della valle. Mi internai difatti sino alla frazione detta Cacoppo e mi apparvero chiari indizii delle tre successive formazioni, cioè della formazione di Saltrio, della dolomia superiore basica e del- l’ Azzarda. Come però il sentiero scorre generalmente o fra i boschi o fra i colti, così la serie degli strati è troppo spesso interrotta o •mascherata. Diventa essa però splendidamente chiara se la si rianda in ordine inverso, ascendendo prima da Cacoppo a Moscheni e Ron- cola, di là a S. Bernardo, per discendere finalmente di nuovo ad Almenno. A metà via tra Cacoppo e Moscheni gli strati dell’ Azzarola si presentano in tutta l’imponenza dei caratteri petrografie! , ricchis- simi di fossili, tra i quali si distinguono, come sempre per la loro abbondanza, i polipai e la Terebratula gregaria. Quanto anche qui si distingue il vero gruppo dell’ Azzarola a banchi compatti, con strali marnosi, dagli scisti neri sottoposti che col loro enorme svi- luppo riempiono il fondo della Val-lmagna ! A Moscheni si mostra in tutta la sua potenza il banco madreporico, e sovr’ esso la dolomia superiore basica che si rimonta fino a Roncola e di là alla chiesa di S. Bernardo, e si vede sabre dirupata a formare le vette del M. Lin- sone e del M. Albenza. Appena scendendo da S. Bernardo e costeg-
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SEDUTA DEL 20 MARZO 1859. giando la nuda eresia ad est della chiesa, dopo alcuni banchi di calcare grigio con belemnili, ci si offre una massa potente la quale richiama a meraviglia il deposito di Arzo e di Saltrio. Gli è un cal- care salino bianco o roseo o rossigno, zeppo, come ad Arzo, di encri- niti, terebralule, rinconelle, spiriferi, ec.. I fossili raccoltivi nel mio breve passaggio sono ancora indeterminati, ma promettono a più lente indagini copiosissima messe, li calcare salino si addossa, come abbiam dello, alla dolomia di S. Bernardo, e scende a dirupo tutto scoperto e sfranalo, finché alle prime cascine che si incontrano si nasconde, come a Saltrio, a Trescorre, ec. sotto una calcarea nerastra o grigio-azzurrastra. Si giunge così di nuovo al rocolo 3 ossia al bi- forcamento della strada, dove lasciammo ed or di nuovo incontriamo il rosso ammonitico. — Il circolo di queste osservazioni ci mette in grado di tracciare uno spaccato della porzione meridionale della Val- Imagna, ehe in unione alle notizie tanto parlicolarizzate sulle parti interne e laterali di quella valle, ce ne mette veramente in pieno geologico possesso. Lo spaccalo è condotto dal Ponte-d’ Almenno fino alla Forcella o calle per cui partendo da S. Omobono si attraversa l’Albenza e si discende a Carenno. La Forcella è una delle località più caratteristiche per la formazione dell’ Azzarola y gli strali sono un impasto di TerebrcUiila gregaria. Per cui con serie regolarissima passiamo dalla creta di Almenno, n.° 8, ai calcari arenosi rosso-plum- bei, n.° 9a, al rosso siliceo ad aptichi, n.° 9b , e al rosso ammonitico, n.° 9C. Seguono quindi la formazione di Saltrio, n.° 10, la dolomia superiore basica, n.° il, che forma la parte più elevata dei monti, il banco madreporico, n.° 12% e il deposito dell’ Azzarola, n.° 12b . Il gruppo degli scisti neri, n.° 15, è obbligato dalle formazioni superiori a tenersi basso, colmando il fondo della Val-lmagna, non tanto però che una porzione della dolomia media, n.° 1% non sporga fuori in mezzo alla valle, conformemente a ciò che fu osservato dal signor Omboni, il quale ci fe’ noto trovarsi, sia nella Val-lmagna come in Val-Serina, una dolomia inferiore agli scisti neri, ciò che io riportai ne’ miei Stadii (pag. 264).
Gioverà a compimento dei fatti esposti un cenno analitico lungo una linea più meridionale di congiunzione tra la Val-lmagna e la Vai- fi’ Erve. Prendiamola alle falde dell’ Albenza, tra Almenno e Calolzio
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sulla sponda destra del torrente Tornago, in direzione da E. a 0. — I calcari marnosi, che osservammo ad Almenno S. Salvatore, li troviamo anche ad Almenno S. Bartolomeo e, appena fuori del paese sulla via per Palazzago, incontriamo i già descritti calcari rosso-plumbei , poi tosto il calcare rosso siliceo ad aptichi che non ci abbandona fin presso Palazzago, dove incontrasi di nuovo il calcare cretaceo. Tutta la via del resto, che da Palazzago conduce a Calolzio, attraverso una serie infinita di colline e vallette, serpeggia continuamente su una zona formata superiormente dal calcare marnoso cretaceo, infe- riormente dal rosso ammonitico; tra l’uno e l’altro sono ovunque stretti il calcare arenoso rosso, e il calcare rosso ad aptichi. Sarebbe vano o, dirò meglio, impossibile descrivere ne’ suoi particolari il continuo portarsi ora alla diritta ora alla sinistra dei diversi depositi a seconda delle tortuosità degli strati e delle formazioni. Indicherò solo alcuni punti che serviranno a guidare le diverse zone sulla carta geologica che si volesse tracciare. Da Palazzago a Buriigo dura il calcare cretaceo. Ascendendo al calle sopra Opreno, si vede esso calle scavato tra i calcari marnosi bianchi alla destra, e scisti arenacei, turchini friabili ed arenarie alla sinistra. Queste rocce appartengono alla zona della creta inferiore. Lo si aitraversa per gire ad Opreno, e si ritorna sul gruppo ammonitico; il calcare rosso ammonitico è infatti sviluppatissimo nella valletta dietro al paese di Opreno, e sopporta le arenarie, gli scisti e i calcari marnosi bianchi. Da Opreno a Calolzio si cammina sempre sulle rocce cretacee. Ora quando si richiami che il rosso ad aptichi ed ammoniti è già noto sopra Ca- renno, e che lo stesso gruppo riappare in Val-d’Erve in località esattamente determinate, si intenderà come esso gruppo fasci, per dir così, con sicuro orizzonte, la catena dell’AIbenza, sostenendo la creta, la quale, limitata alle più umili colline ad Almenno, si alzo mano mano procedendo verso ovest attingendo la massima altezza a sud di Erve, come indica lo spaccato fig. 4.
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6. Nuovi cenni sul deposito di Gonio e Dossena, e sulle dolomie di Lenna nella parte settentrionale di Val-Brembana.
Spacc. n.° G.
Il tratto della valle tra il ponte di Sedrina e San Pellegrino è per me non ancora abbastanza esploralo; ma dalle mie osservazioni fatte di passaggio, e più certamente dalle Carte di Omboni e di Hauer, risulta che, tra gli scisti neri che riappajono a San Pellegrino e il de- posito di Gorno e Dossena che si svela appena a nord di questo paese, sta una massa calcarea e dolomitica, la quale rappresenta il gruppo della dolomia media, conseguentemente ai principii ch’io credo abba- stanza provali. La scoperta del C. triqueter fatta dal cav. de Hauer in quelle dolomie conferma le mie vedute, e per non dilungarmi, ri- chiamo il lettore a ciò che più sopra ho detto in proposito.
Quanto alla natura del duplice gruppo di Gorno e Dossena, alla costituzione cioè delle calcaree marnose arenacee a Gervillia , Myo- conchttj ec., e delle marne ed arenarie variegate (rocce keuperiane) ed ai loro mutui rapporti, non ho nulla da aggiungere al molto che ne dissi ne’ miei Studii e ne ripetei nella presente Memoria. Osservo qui soltanto che da San Pellegrino, dove comincia ad apparire, fino a Camerata, dove il deposito non è più visibile sui lati della valle, non si spinge mai ad un livello alto gran fatto, come sarebbe se avesse sofferto un urto che spinto lo avesse verso la verticale. LJ altezza cui attingono i calcari e le rocce variegate in Val-Brembana si deve piuttosto alla loro complessiva potenza, che al sollevamento. Non voglio dire per questo che non si scorgano abbastanza gli effetti del sollevamento, e molto meno che gli strati siano orizzontali. No; essi sono invece continuamente in balia alla vicenda di una infinità di sinclinali e di anticlinali. Due primarie sinclinali si nolano: l’una congiunge San Pellegrino a San Giovan-bianco, l’altra questo paese a Camerata: San Giovan-bianco è posto alla sommità della conse- guente anticlinale. Tali ondulazioni producono complessivamente dei rialzi sensibilissimi, ma è appena se il nostro deposito sia spinto a un terzo dell’ altezza dei monti, la cui vetta è sempre coronata dalle dolomie e dai calcari comuni. Ciò vuol dire che il gruppo di Gorno
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e Dossena forma in questi dintorni la base dei terreni, e si può ri- tenere cbe, ondeggiando ma non mai raddrizzandosi, segua quasi co- stantemente il letto del Brembo fino al suo riapparire a Piazza, e su tutta la linea verso Ardese sotto le dolomie di Lenna (gruppo di Esino), dove finalmente il deposilo si raddrizza, e lascia cbe appajano i calcari del trias inferiore, ed il Verrucano. — Perchè ciò sia confermato dalle pratiche osservazioni sarebbe necessario tener dietro senza di- scontinuità ai mutui rapporti dei terreni da Camerata a Lenna, e do- vrebbesi vedere il deposito di Gorno e Dossena sprofondarsi a nord di Camerata sotto le dolomie che nei dintorni di Lenna occupano il fondo della valle. Ma per sventura ciò non è possibile, almeno quando si voglia seguire la strada della Val-Brembana. Sotto Camerata comin- ciano le sponde del Brembo a vestirsi di una puddinga certamente alluvionale, indizio probabile qui, come spesso altrove, di un lago al- pino asciugatosi per lo spezzamento della naturale barriera. Detta puddinga a cemento durissimo, che vi si scava per opere edilizie, investe a grande altezza i fianchi dei monti, e la stratificazione dei depositi. Non è molto distante da Lenna che i sottoposti terreni tornano ad apparire, ma si è già loro aggiunta la dolomia media , che colla sua mole gigantesca forma da sola gli aspri gioghi fra i quali stretto scorre il Brembo fino oltre Lenna, offrendo gran copia de’ petrefatti d’ Esino.
Della località di Lenna, già accennata ne’ miei Studii e nella lettera al cav. de Hauer, pubblicata ne\Y Annuario dell’ I. B. Istituto Geologico di Vienna, ho parlato più diffusamente nella Paleontologie lombarde , pubblicandone i fossili interessantissimi; di questi non ri- mangonmi a pubblicare che due cefalopodi, un ammonite ed un ortoceratite, che troveranno luogo nella Monografia dei gasteropodi di Esino. La stratificazione dei banchi dolomitici che rappresentano a Lenna l’intero gruppo della dolomia media è diretta quasi preci- samente da 0. a E. , con debole inclinazione a S. La fig. 6 rappre-
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senta questa disposizione degli strali sulla destra del Brembo. I pe- trefatti si scoprono tanto sulla destra che sulla sinistra del fiume uscendo appena da Lenna verso il mezzodì, ma abbondano straordi- nariamente sulla destra, e si raccolgono fra l’abbondante sfasciume tutto dolomitico clic con minacciose frane fiancheggia la strada per circa mezz'ora uscendo da Lenna.
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7. Gita da Lentia ad Ardese pel passo di Lago B ranchino.
Spacc. n.° 7.
Nella presente Memoria ho dato una grande importanza alle mie osservazioni fatte su questa linea, per porre in luce i veri rapporti tra i diversi membri del trias, e sopralutto per mostrare essere il deposito di Raibl e quello di San Cassiano del cav. de Hauer un unico ed identico deposito complessivo inferiore al gruppo de’ petrefatti di Esino. La linea difatti da Lenna ad Ardese pel lago Branchino è molto istruttiva ed interessante, molto più che non credo sia stata prima da altri geologicamente esplorata e descritta. I geologi che mi pre- cedettero, come Omboni, Balsamo Crivelli, e credo anche il cav. de Hauer, continuarono da Lenna la via per Branzi e Carona per discen- dere più a settentrione nella Val-Seriana a Fiume nero o a Gromo. Dobbiamo alle ripetute indagini sopra detta linea la ricchezza dei particolari circa lo sviluppo del Verrucano e degli scisti neri paleo- zoici. La povertà invece, o meglio la nullità delle notizie circa l’ an- damento e i rapporti del trias superiore tra quei recessi settentrio- nali, mi persuase a tentare una linea più meridionale con quella pro- babilità di successo che si appoggiava alle leggi stratigrafiche. Due valli coi loro opposti versanti descrivono una retta che congiunge Lenna in Val-Brembana ad Ardese in Val-Seriana; l’una è la Vai- Secca (1) per cui si ascende da Lenna a M. Arerà e M. Mercato; l’altra è la Vai-Canale che dai due monti suddetti discende e sbocca ad Ardese. Le opposte scaturigini delle due valli sono divise da un vero diafragma di rupi che lega fra loro i gioghi colossali dell’Arera e del Mercato. Per passare dalla Vai-Secca alla Vai-Canale sono aperti due calli, l’uno a nord sotto il M. Mercato, detto Passo-della-Maro- gella, l’altro a sud sotto il M. Arerà, ed è il Passo-del-lago-Bran- chino, cosi chiamalo dal nome di un pittoresco stagno chiuso fra quelle irte rupi.
(1) Si distingua la Vai-Secca confluente al Brembo dalla Vai-Secca di Val-Imagria, ec. Il nome di Vai-Secca è applicato a molte piccole valli nelle diverse provincie lombar- de; era troppo facile che il comune linguaggio applicasse tal nome a [valli^di poca Importanza non per altro distinte che per la povertà delle acque e per la sterilità del loro letto.
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Da Lenna, costeggiando la sinistra del Brembo, si cammina dap- prima sulle calcaree chiare dolomitiche con petrefatti di Esino, quindi su calcari diversi, finché al ponte di Collitra ci imbattiamo ne’ primi scisti del Verrucano, di cui alcune varietà richiamano assai bene le ardesie di Margno. Continuando ad ascendere la Vai-Secca si rileva dal complesso che i monti, sulla destra del Brembo dapprima e quindi, continuando la stessa linea, sulla destra della Vai-Secca, sono masse di Verrucano, mentre i monti sulla sinistra sono costituiti dalla dolomia triasica in tutto il suo imponente sviluppo ; la parte depressa della valle è dominio delle formazioni intermedie alle due potenti zone suddette, cioè ai gruppi N.15 (Gruppo di Corno e Dossena), N. iG (Gruppo dei marmi di Varenna), N. 17 (Gruppo della dolomia inferiore). Il filo del torrente segna a preferenza nella parte più occidentale o bassa il confine del Verrucano co’ suoi scisti (Servino), mentre gli altri depo- siti superiori sono stretti sulla sinistra e confusi nello spessore dei monti; nella metà orientale od alta discendono invece i gruppi della zona calcarea ad occupare il torrente, e il Verrucano si ritira sempre più sulla sponda destra. Il detrito in fondo alla valle svela difatti le diverse formazioni, come, p. es., osservai tra i diversi massi calcarei dolomitici sparsi in gran copia ciottoli d’un calcare nero con vene spatiche, che ricordano i marmi di Varenna. Avremmo cosi al- lineati sui lembi opposti di una zona retta fra la Val-Brembana e la Val-Seriana due serie di monti, l’una di Verrucano a nord, l’altra di do- lomia media a sud; appartengono alla prima serie i monti Torràggio- lo, Spondone, Mercato, Corte, Bani, ec.; alla seconda i monti Orti- ghera, Mena, Arerà, Almo, Vaghetto, Foppa, Bedondo, ec. ; il mezzo della zona è occupato da terreni intermedii alle dette formazioni.
Questa disposizione dei terreni, che si rileva dal complesso, non può però così facilmente comprendersi ovunque e verificarsi ne’ suoi particolari, stantechè i villaggi, i colti, i boschi celano troppo spesso all’occhio dell’ osservatore le sottoposte rocce; ma in fondo alla valle, dove le vette dell’Arera e del Mercato, non che la cresta che a guisa di cortina li congiunge, escon fuori affatto ignudo da ogni ingombro di terriccio o di vegetazione, c là dove la successione dei terreni si può studiare nella sua integrità, e quella località si può veramente citare come tipica a rischiarimento dei rapporti fra i diversi membri del trias.
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Il Profilo , fig. 7, rappresenta il diafragma roccioso che dal M. Arerà si stende al M. Mercato. Abbiamo alla destra il M. Arerà tutto di dolomia che appare alla vista squallido e triste come un monte di cenere. Guadagnando l’erta estrema verso il lagoBranchino, si scorge il suolo, ancora coperto di vegetazione, sparso abbondantemente di massi d’ un calcare marnoso fossilifero. Giunti poscia precisamente al calle, si vedono chiaramente occuparne la destra sotto le dolomie dell’Arera banchi di calcaree arenacee e marnose (lBa) zeppe di ace- fali, quali sono sviluppatissimi ad Ollre-colle, Col-di-Zambla , ec.; i fossili quivi osservati di passaggio sono per sè indeterminabili, ma il loro complesso e la natura della roccia li rivela evidentemente come una ripetizione degli strati a Myoplioria, Myoconcha, ec. di Gorno e Dossena, all’occhio di chi siasi appena familiarizzato altrove con que- sta formazione; raccolsi infatti da questi strali conlinuantisi sotto il lago nella valle opposta la Myoconcha Curioni, e la Myophoria vul- (jaris, specie comunissime poi, e conservatissime ad Ardese. Inferior- mente alle calcaree fossilifere si scorgono tosto qui, come da San Giovan-bianco a Gorno, le marne e le arenarie rosse, verdi va- riegate (15b) che occupano precisamente il punto di passaggio sul calle alla sinistra verso una meravigliosa aguglia che forma il punto più elevato del diafragma. Detta aguglia è dolomitica, e tra le do- lomie e le rocce variegate si insinua una massa ben stratificala di calcaree nere. Sopra questi semplici dati stratigrafici chi non ravvisa nelle calcaree nere gli equivalenti dei marmi di Varenna (N. 10), e nelle dolomie il gruppo della dolomia inferiore (IN. 17)? Si arriva così al Passo -della-Marogella , occupato dagli scisti del Verrucano , appoggiati alle puddinghe rosse che formano il M. Mercato. Certo i due calli opposti sono dovuti alla erosione dei due molli depositi giacenti tra le masse assai più resistenti delle dolomie e delle pud- dinghe.
La Vai-Canale ove ora discendiamo è geologicamente la ripetizione perfetta della Vai-Secca; qui pure, mentre i monti dolomitici ci sor- gono alla destra, vedesi il Verrucano coronar le cime a sinistra, men- tre la depressione della valle è generalmente ricoperta dalle frane , dal terriccio e dalla vegetazione. Solo si osserva come, continuando il Verrucano a dirigersi più verso N. E,, viene a poco a poco la valle
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ad essere occupala dalle calcaree, finché al suo sbocco nel Serio si trova l’una e l’altra sponda comprese nella zona calcarea.
La disposizione degli strati nei dintorni di Ardese si può già benis- simo rilevare dalla Carta del cav. de Hauer, salvo che i due terreni da lui distinti come Raibleiano e San Cassiano, vanno considerati come ripetizione l'uno dell’altro, e lo provai. Troviamo il Verru- cano spinto fin presso a Cromo sulle rive del Serio. Una poderosa massa calcarea e dolomitica sovrapposta occupa lo spazio tra i con- fini del Verrucano e il ponte di Ardese. Tien questa il luogo della dolomia inferiore, dei marmi di Varenna, e in parte fors’ anche, come a San Defendente in Valsassina, delle rocce variegate; ma io non la studiai al punto che mi fosse possibile di rimarcarvi tali suddi- visioni. Dal ponte di Ardese fin sotto a quel grosso villaggio il ter- reno è occupato dalle calcaree marnose tutte impastale dei fossili di Gorno e Dossena. A sud di Ardese verso Clusone una nuova massa dolomitica, poi per la seconda volta le calcaree fossilifere di Gorno e Dossena a Piario, finalmente le dolomie fino a Clusone e luti’ in- torno al bacino della Val-Borlezza fino a Lovere. 1 due depositi dolo- mitici, quello tra Ardese e Piario, e l’altro tra Piario e Clusone, vanno riuniti in un solo appartenente al gruppo della dolomia media, cosi come i due depositi calcarei marnosi fossiliferi di Ardese e di Piario appartengono ugualmente al gruppo di Gorno e Dossena. Questa con- clusione ci è, come abbiam visto, imposta dai fatti. Rimarrebbe a spiegare il come della ripetizione di questi depositi, molto più che i calcari fossiliferi di Piario, come io verificai, hanno la stessa incli- nazione di quelli d’Ardese, il che ci necessita a verificare pratica- mente o a supporre teoreticamente la loro continuità per via di una per lo meno doppia ripiegatura. Di fallo io non la verificai, ma debbo osservare che la via di Ardese a Piario passa tra i campi, ed alle falde di monti quasi ovunque ricoperte da vegetazione e da detrito; che nel detrito però osservai di continuo i frammenti delle calcaree marnose fossilifere, indizio della continuità del deposito; per verifi- carla realmente bisognerebbe tenersi ad un livello mollo superiore alla strada maestra, il che da nessuno, ch'io mi sappia, fu fatto fi- nora. Al postutto, costretto a ricorrere alla teorica, ecco nel profilo. fig. 8, spiegato il modo nel quale si opererebbe la congiunzione dei
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depositi, supponendo tra Ardese e Piario prima una sinclinale, poscia un’ anticlinale.
Il bacino della Val-Borlezza è tutto occupato e circondato da dolo- mie più o meno cristalline, compatte, friabili e farinose, cui io tutte ascrivo al gruppo della dolomia media. La potenza che perciò si deve supporre non deve far maraviglia, dopo che abbiam reso noto nella presente Memoria quanto sia grande di fatto la potenza di questo gruppo. La determinazione dell’ epoca si appoggia a quegli argomenti stratigrafici e paleontologici che ci servirono già a stabilirla per l’ in- tero gruppo. Infatti, le dolomie di Clusone, Songavazzo, Sovere, Lo- verc, ec. , 1.° riposano sopra il gruppo di Corno e Dossena a Piario, a Lovere, ec.; 2.° sono sottomesse agli scisti neri di Sollo, Gajano, Ranzanico, ec.; 5.° contengono nei dintorni di Clusone V A vicula exilis ad ammassi, aSongavazzo il Cardium trigueter e qui e altrove una quantità di gasteropodi ( Chemnitzia , Phasianella , Turbo, Natica), i quali, benché finora indeterminali, corrispondono nella loro facies alla fauna di Esino. 1 limiti di questa massa imponente di dolomia sono segnali a nord dalla zona del gruppo di Gorno e Dossena ad angolo rientrante da Lovere a Piario, a sud dalla zona degli scisti neri da Solto a Leffe, come meglio vedremo.
Quanto al bacino della Val-Borlezza aggiungerò che da Lovere a Clusone il fondo della valle e le foci delle vallette trasversali sono tutte di terreno di trasporto. 1 letti di sabbia, di argilla, ec., d’enorme spessore sepolti sotto lo sfasciume più recente, che fiancheggiano il torrente con pareli mobili e marciose fino alle gore di Castro, dove il torrente Borlezza si precipita in un crepaccio aperto nella dolomia a pareti verticali cosi avvicinate che sostengono parte della strada che sola neriempie la larghezza, indicano un antico lago, che si stendeva dal piano di Clusone, fino alle nominate gore. Le torbiere di Cerete ne indicherebbero il lido settentrionale basso e paludoso. Ai depositi di questo lago apparterrebbero le marne ittiolitiche di Pianico con foglie, frutti, fiori, mammiferi, ec., che servirono di tema ad una comunicazione del sig. Picozzi di Sovere alla Società Geologica in Mi- lano, pubblicala nel fase. 2.° degli Atti di questa Società. La dolomia estremamente farinosa che sviluppatissima cinge il bacino a sud-ovest da Sovere a Castro mi suggerì l’idea che alla sua decomposizione si
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debbano le marne di Pianico, stante la loro epoca assai recente, la loro bianchezza e la loro incocrenza. L’analisi chimica più accurata di quelle ritenute marne, e dei risultati che nell’ ipotesi si otterreb- bero dalla farina dolomitica stemprata lungamente nell’acqua, ec. , potrebbe rischiarare la questione. Si osservano dei calcari neri che formano i dirupi ad ovest di Cerete. Li ritengo rappresentanti delle calcaree che trovansi ovunque intermedie al gruppo della dolomia media, hanno però gran somiglianza con quelli di Varenna.
Il piano di Clusone è tutto alluvionale e generalmente coltivalo. Le collinelte coniche, isolate, che lo accerchiano alla base dei monti a nord, sono pure esse di dolomia e appena ricoperte da uno straterello di humus. L.a loro forma sembrami dovuta all’azione delle acque che si versavano dalla Val-Seriana nel sopposlo lago di Val-Borlezza prima del generale abbassamento dei letti de’ nostri fiumi, a qualunque causa lo si voglia attribuire. La strada da elusone al Ponte di Nossa passa su una specie di piano inclinalo dove è sviluppatissima l’allu- vione antica, rappresentata dai grossi massi erratici.
8. Rivista (lei monti posti sulla sponda destra del Lago d’Iseo.
Sp.icc. n.° 0, 10, 1 1 , 12, 13, 14.
Quel gruppo di monti che sta tra il fiume Clierio e il lago d’Iseo, cioè tra la Vai-Cavallina e la porzione meridionale della Val-Camo- nica, è sicuramente uno dei più importanti per la geologia lombarda. Dalla creta supcriore alla dolomia del trias superiore lutti i membri vi sono sviluppatissimi, coi loro più salienti caratteri petrogralici c paleontologici. L’analisi ne fu tentala ed anche minuziosamente con- dotta su linee diverse lungo la Vai-Cavallina, sulle sponde del lago d’Iseo, in Val-Adrara, in Val Gandozzo, ec.; ma per sventura non ab- bastanza per comprenderne lutto il piano stratigrafico, il quale, se in realtà non è complicato, rimane per difetto di studio e per la molti- plicilà dei particolari assai oscuro. Ne’ miei Studii ho reso note le mie osservazioni nella regione meridionale da Trescorre a Sarnico . e sopratutto circa i rapporti c i caratteri del calcare rosso ammoni- tico e della formazione di Saltrio. Altri importanti particolari possiamo raccogliere principalmente dalla Memoria analizzata del cav. de Hauer,
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sulle osservazioni fatte da lui stesso nella regione liasica di Solto, ec., e su quelle ancor più minuziose eseguite dal sig. Zepharovich nella regione cretacea di Val-Gandozzo , Vai-Foresto, ec. Le nuove osser- vazioni ch’io vado ora ad esporre sono il frutto di ripetute esplora- zioni su diverse linee in seno a que’ monti, cioè da N. a S. lungo la Vai-Cavallina, da 0. a E. in Val-di-Grono, da N. a S. in Val-Adrara , e nella sua appendice di Val-Viadanica da SO. a INE. ; finalmente da SO. a NE. sulla sponda occidentale del lago d’iseo. Queste nuove os- servazioni ci avvicineranno certamente allo scopo di conoscere il piano di quella parte interessantissima della provincia di Bergamo, lascian- done però ancora distanti. Rimarrebbero a studiarsi come principale complemento la Val-Vigolo e la Val-Candile, entrambe a NE. di Sar- nico e sulle quali non furono ancora, ch’io mi sappia, pubblicate osservazioni.
Fal-Cavallina. — La Vai-Cavallina comincia a sud di Pianico, di- partendosi dalla Val-Borlezza, dove un rilievo appena sensibile del fondo imprime un corso opposto al fiume Oneto che uscendo dallo stagno detto lago Gajano, si congiunge al Borlezza per scaricarsi a Lovere nel lago d’iseo, e al fiume Cherio che, formato il lago di Spinone, discende a Trescorre, e quindi si versa nell’ Oglio a Paiosco. Il monte Glemo è la cima più settentrionale sulla sinistra della valle che noi prendiamo ad esaminare. Esso monte consta di dolomia fari- nosa, la stessa che occupa il bacino della Val-Borlezza e che abbiamo ascritta al gruppo della dolomia media; ruderi con avicule ed altri fossili se ne raccolgono lungo la via da Sovere al lago di Gajano. Alla dolomia si appoggia una massa poderosa di banchi calcarei ne- rastri, grossi, a stratificazione regolarissima, messi a nudo da uno spaccato naturale appena a nord del lago Gajano ; ascendono a per- dita d’occhio fiancheggiando la via di Solto. Stanno essi tra la dolomia e gli scisti neri marnosi da me ascritti al San Cassiano , e da nulla potei arguire se alla dolomia media piuttosto che al gruppo degli scisti debbansi riferire : preferirei di aggregarli a questi ultimi, avendo anche altrove osservalo che banchi di calcarea compatta nera o ne- rastra entrano a parte, o si sostituiscono agli scisti. La loro inclina- zione a sud è di circa 45*. — Gli scisti neri si ritrovano tosto sulle sponde del Iago Gajano , c sempre a livello della strada continuano
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verso sud abbracciando tulio il lago di Spinone. Le mie osservazioni si accordano per ciò perfettamente a quelle del cav. de Hauer, men- tre sulla sua Carla si vedono difatti i due laghetti compresi nella zona degli strati di Kòssen, la quale abbraccia, come sappiamo, anche il nostro gruppo degli scisti neri marnosi. Verrebbero questi perciò dai dintorni di Solto sulla sponda occidentale del lago d’iseo, at- traverso i monti, ad allargarsi in Vai-Cavallina, e proseguirebbero verso ovest fino a raggiungere la Val-Seriana ec. lo li trovai difalli sviluppatissimi a sud di Leffe per lungo tratto, nei rapporti ch’io esporrò in un lavoro particolare destinato a raccogliere le osserva- zioni da me fatte di conserva col sig. Cornalia sul bacino lignifico di Leffe. La zona degli scisti neri guadagna così buon tratto della sua estensione longitudinale. Sopra gli scisti dovrebbero necessariamente scoprirsi i veri strali dell’Azzarola, ma sarebbe uopo ascendere i monti sulla destra c sulla sinistra del lago di Spinone, il che io non feci. Inconcludenti del pari sono le osservazioni da me fatte troppo di passaggio nella porzione che tra F estremità del lago di Spinone e le vicinanze di Borgo-di-Terzo, donde invece, fino ai dintorni di Tre- scorre, le mie osservazioni grano già stale minuziose, e furono ora ripetute ed estese. Solo posso dire in genere essere riempito da cal- cari e dolomie. Stante però le nostre cognizioni generali sulla serie straligrafica di Lombardia, e sulla ben definita disposizione dei ter- reni agli estremi opposti della valle, confermata dalle osservazioni in altre circostanti regioni, è facile e ragionevole il riempire teorica- mente la lacuna, per il clic basta ammettere nella disposizione con- veniente i depositi che stanno tra la formazione di Sallrio e gli scisti neri, cioè il gruppo della dolomia media e il gruppo dell’Az- zarola. Lo schizzo, fig. 9, è disegnalo a questo scopo. Offre egli un profilo della Vai-Cavallina dal M. (demo a Trescorre. La disposizione degli strali alla sua base poggia sopra osservazioni affatto pratiche, eccetto nella suddetta porzione centi ale, dove compajono i gruppi della dolomia inferiore e dell’Azzarola. Presenta anche un riepilogo delle mie osservazioni fatte nei dintorni di Trescorre, e pubblicate ne’ miei Studii.
Sulle dolomie del M. (demo (l'i) riposano i calcari d’epoca inde- terminata (13?). Seguono gli scisti neri che ingombrano la valle dal
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lago Gajano lino alla estremità meridionale del lago di Spinone. La formazione dell’ Azzarola (12) e la dolomia superiore (11) sono, come lio detto, suppositizie: la successione invece dei terreni superiori, delineata sopra Borgo Terzo e ripetuta con opposta inclinazione die- tro Trescorre, è affatto pratica. 1 calcari bianco-rosei salini, scavati a Novale e Zandobbio, e i banchi nerastri sovrapposti (1 0) apparten- gono alla formazione di Sai trio , come ho dimostralo ne’ miei Studii e nella presente Memoria. Il calcare rosso ammonilico ( 9C ) segue dappresso col calcare rosso siliceo ad aptichi ( 9b ) e la majolica ( 9a) che riempiono la Val-San-Leone , la Val-di-Leffe sulla destra della Vai-Cavallina, e sulla sinistra si mostrano nelle vicinanze di Entratico. Se si ascende da Trescorre al M. Misma, sopra le anzidetle forma- zioni vedonsi adagiarsi le marne e le arenarie cretacee (8). La sin- clinale presentata dal profilo spiega non solo il ripetersi della serie a Trescorre e a Borgo di Terzo, ma molle altre apparenze che si rilevano in quei dintorni, in guisa talora abbastanza problematica, come il presentarsi del rosso ammonilico tanto sul pendio meridionale del M. Misma verso Trescorre, quanto sul settentrionale, e, almeno in parte,' la disposizione dei terreni in Val-Adrara. Se poi si volesse prolungare lo spaccato della Vai-Cavallina olire la valletta della Selva fino a Caleppio sulle sponde dell’ Oglio , non si avrebbe che ad ag- giungere al profilo da me delineato quello del signor Zepharovich da Roncalone a Caleppio, che correda la Memoria del cav. de Ilauer. Procedendo difatti da Trescorre verso SE., attraversala la valle della Selva, o meglio il piano di Trescorre, si incontrano le colline di S. Stefano, la cui base è formata dai calcari marnosi bianchi o a scaglia, e da marne diverse riferite al neocomiano, inclinale forte- mente a SE.; giunto alla loro vetta, cioè sulla cresta quasi tagliente che lega i colli sopra S. Stefano al colle piramidale posto più lungi ad est detto S. Giovanni delle formiche, trovai la puddinga cretacea in banchi stranamente eretti e bene sviluppata, perfetto equivalente della puddinga a ru disti di Sirone. Le marne ed arenarie a fucoidi la incassano e le si sovrappongono. Da qui fino alle sponde dell’ Oglio la serie non interrotta delle colline consta tutta quanta di quei cal- cari marnosi, arenacei, e di quelle arenarie psammitiche, costituenti una massa sempre problematica ed a confini e caratteri indeterminati,
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ascritta alla creta superiore. Vi deve però superiormente trovar luogo la breccia nummulitica eocenica, della cui giacitura non si hanno ancora certi documenti, ma la cui presenza in queJ dintorni è atte- stala da alcuni pezzi raccolti dal signor Gio. Battista Villa.
V al-di- Grone. — Questa valletta si diparte dalla Vai-Cavallina a Borgo-Terzo, e ascende al paesello, e quindi ai prati detti di S. Antonio, donde, attraversala la cresta dei monti ad ovest della Vai-Cavallina, si discende per non difficile via in Val-Adrara. E dessa nel dominio quasi esclusivo del gruppo del calcare rosso ammonitico e vi si raccolgono degli ammoniti ben conservati. Ciò che la rende singolarmente interessante si è l’essere destinata a raccogliere, per dir così, e a porre in tutta evidenza la sinclinale che abbiamo ri- marcato nella parte meridionale della Vai-Cavallina. Confrontando la disposizione degli strati tra Trescorre e Borgo-Terzo con quella che si rileva mano mano che si ascende ai Prati di S. Antonio , si vede chiaramente che la sinclinale disegnata dal rosso ammonitico e dagli altri terreni, larga sul fondo della Vai-Cavallina, si va mano mano restringendo verso est, affettando piuttosto la forma d’un bacino che quella d’un semplice canale. I due profili, fig. 10, 11 , sono diretti a rendere possibilmente visibile questa disposizione degli strati. Il pri- mo, fig. 10, rappresenta uno spaccato longitudinale della valle da Grone al piccolo santuario di S. Fermo che torreggia sul ciglione dei Prati di S. Antonio c domina la Val-Adrara ; il secondo, fig. 11, fende trasversalmente la valle, presentando il detto ciglione. — Grone è posto sulla majolica. Probabilmente, o dirò meglio , necessariamente sulla destra c sulla sinistra della valle devonsi incontrare le rocce cretacee sovrapposte; ma io non le verificai. La majolica continua fin circa a metà via tra Grone e il villaggio di S. Antonio , e le sue testale fendono la valle in linea obliqua dirette da O.-SO. a E. -NE. Si svela poscia sott’essa il rosso ammonitico, sul quale è posto il villaggio, e che ascende a coronare il ciglione a semicerchio dei Prati di S. Antonio. Nei due profili , il n.° 8 rappresenta, come al solito, la creta presupposta, il 9a la majolica, il 9C il rosso ammo- nitico. La formazione di Sallrio 10, la dolomia superiore 11 , e la for- mazione dell’Azzarola 12, soggiaciono difatti al rosso ammonitico, non visibili però che discendendo in Val-Adrara, come vedremo, men- tre il letto di Val-di-Gronc non si sprofondò oltre il rosso ammonitico.
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al -Adrara. — È Alalia Alescritta valle Ali Grone ch’io discesi in Val-Adrara, per cui ripiglio l’analisi straligrafica dal punto dove l’ho ora lasciata, passando cioè in rivista i terreni dai Prati di S. Anto- nio a Sarnico. Varcato il ciglione dei Prati suddetti, si discende, cal- cando ancora per lo spazio di circa 50 metri le testale del rosso am- monitico, come già lo mostrano i profili, fig. 10 e 11 ; gli soggiaciono dei calcari grigi, ben stratificati, i quali per la loro natura e giacitura rappresenterebbero già la formazione di Saltrio; qui per buona sorte vengono in appoggio i fossili da me raccoltivi di passaggio: vi ab- bonda singolarmente la Terebratula cornuta Suess, ed una piccolis- sima Rinchonella, per me ancora indeterminata, ma che si incontra anche a Saltrio , e abbonda ad Alinenno negli strati inferiori al rosso ammonilico. Il luogo precisamente ove si raccolgono i fossili è in fondo alla piccola vailetta a nord di Dusajone, passato appena il tor- rentello per discendere ad Adrara. Sotto questi calcari seguono degli strati dolomitici (dolomia superiore basica), poi tosto, lungo la via tra Costa e Mascarpegna, spesseggiano i massi madreporici, indicando qui come altrove lo straordinario sviluppo del banco madreporico , che accompagna la formazione dell’Azzarola. Questa infatti non tarda a mostrarvisi con tutta l’ imponenza de’ suoi banchi compatti o marno- scistosi, e col corredo ricchissimo de’ fossili, tra i quali in copia stra- bocchevole la solita Terebratula gregaria, diversi acefali e polipai proprii anche dell’Azzarola. — A Mascarpegna riappare d’un tratto il rosso ammonitico, presentando straordinariamente sviluppata quella varietà silicea, nella quale riconosciamo preferibilmente il calcare rosso ad aptichi. Il suo ritorno non mi fu annunciato dal riapparire di quelle altre formazioni necessarie a supporsi, quando fosse per- fettamente regolare l’anticlinale che evidentemente riunisce i calcari rossi di Mascarpegna a quelli dei Prati di S. Antonio. Se ne deduce quindi un salto, poco considerevole del resto, mentre la serie con- tinua regolarissima , mostrandosi tosto la majolica presso Adrara S. Martino, e quindi fino allo sbocco della Vallea Villungo e Sarnico la serie indeterminata dei calcari e delle arenarie cretacee.
Il profilo, fig. 12, è condotto sulla descritta linea dai Prati di S. Antonio a Villungo, ed indica le diverse formazioni coi numeri convenuti. Il fondo della Val-Adrara è occupalo da un potente depo-
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sito di argille d’epoca recente, che contengono ossami del Bos pri- mirjenius , delle quali mi riservo a parlare altrove, volendomi restrin- gere ora soltanto a delincare la serie geologica degli strali, che en- trano a comporre l’ossatura dei monti, prescindendo da ogni deposito superficiale e puramente avventizio.
Fiadanica. — La valletta di Viadanica è un seno semielittico che si apre a NE. della Val-Adrara tra Sarnico e Adrara S. Martino. Il giro di questa semielisse può riuscire assai istruttivo, ed offrire buona messe di fossili, a giudicarne da ciò che vi osservai di passaggio. — Da Sarnico, attraversando questa valletta per raggiungere l’estremità SO. delle colline che la cingono, si cammina sempre sulle rocce cre- tacee. Ad est della fornace Soldini il fianco del colle è occupato dalla majolica , sotto la quale si osserva il calcare rosso ricchissimo dupli- chi, e sviluppata assai la massa del calcare rosso ammonilico, eretto quasi alla verticale. Ascendendosi per erto sentiero fino alla vetta del primo colle, dove sono i rocoli , si vede chiaramente come sotto il rosso ammonilico esiste la formazione di Sai t rio , eretta pure quasi verticalmente, e caratterizzata da sviluppatissimi banchi zeppi di pen- tacriniti, per cui assumono, come a Sallrio e singolarmente ad Arzo, l’aspetto di brecciole spatiche; vi appartengono anche i calcari are- nacei che vi si scavano per fabbricarne coti. Se dai rocoli si discende verso Lerano , radendo la montagna, si incontra dapprima una massa di strati dolomitici (dolomia superiore), quindi un’altra massa, che pe’ suoi caratteri petrografici risponde perfettamente alla formazione dell’ÀzzaroIa , nella quale però non scoprii fossile veruno. Giunti a Lerano ci troviamo di nuovo sopra il rosso ammonitico, il quale si vede a nudo oltre il torrente, e per lungo tratto in fondo alla valle. Continuando il giro della semielisse per compirlo a Sarnico, si ri- vedono i membri della creta, ed è specialmente appena ad est della Forcella che si incontra bene sviluppata la puddinga, riferibile pei suoi caratteri e per la sua giacitura alla puddinga di Sirene e di Gandoz- zo. Se !a serie dei terreni non è sempre chiara in questa piccola val- le, lo apparirà pienamente nello Spaccato da Sarnico a Predore, che io passo a delineare. Ciò che vi ha di importante nelle osservazioni fatte a Viadanica, si è l’aver reso, a mio parere, assai facile l’unione dei due importantissimi spaccati, quello cioè di Val-Adrara, con quello
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della sponda destra del lago di Iseo. Chi avesse a tracciare una carta geologica di questi dintorni non avrebbe clic a por mente anche solo allo svolgersi del rosso ammoni tico , per accostarsi assai prossima- mente al vero nel guidare le zone degli altri terreni. Noi l’abbiamo visto difalti a Mascarpegna, quindi alle falde del colle a NE. di Viada- nica, poscia a Lerano in fondo alla valletta di Viadanica; finalmente lo rivedremo tosto presso Cade, sulla sponda del lago d’Iseo, tra Sarnico e Predore ; ne viene perciò che la zona del rosso amtnonilico da Mascarpegna attraversa la Val-Adrara, dirigendosi a SE. per rag- giungere i colli di Viadanica, poi si piega a NO. per passare a Le- rano, si ripiega infine a SO. per guadagnare a Cade il lago d’Iseo; in questo suo svolgersi tortuoso è sempre accompagnato dalle supe- riori e dalle inferiori formazioni.
Sponda destra del lago d’ Iseo da Sarnico a Lovere. — Se alle precedenti analisi della Val-Borlezza, della Vai-Cavallina e delle adja- cenze da Lovere a Sarnico si potesse con pari corredo di osserva- zioni aggiungere quella della sponda del lago d’Iseo, da Sarnico ri- tornando a Lovere, come avremmo compito il giro intorno a quel gruppo di monti, e conosciutene in parte le interne regioni, cosi po- tremmo tracciarne la geologia con molta approssimazione, per ciò al- meno che riguarda i tratti principali dello svolgersi della serie stra- tigrafica, esigendo solo più tardi dai progressi di una geologia più minuziosa la determinazione di maggiori particolari. Così preso il no- stro assunto, non difficile per ciò che riguarda la prima porzione della linea indicata, da Sarnico ai dintorni di Predore; ma ben altrimenti va la bisogna circa al rimanente da Predore a. Lovere. Il non esservi una strada che percorra questo tratto, l’essere qui anzi le sponde del lago affatto inaccessibili, se ne eccettuiamo le scarse foci dei tor- renti, dà ragione di tanto difetto di osservazioni. Si rendono perciò oltremodo necessarie osservazioni ben parlicolarizzate sulle valli di Vigolo, di Parzanica, di Fonteno e di Solto, delle quali, come ho già detto, manchiamo; l’andamento generale degli strati fu tuttavia da me osservato dal lago, essendo generalmente visibile anche da lungi, per la nudità di quelle sponde. Dove del resto i fatti vengon meno, supplisca l’induzione.
Lo spaccato naturale delle formazioni da Sarnico a Predore ò cosi
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chiaro c regolare, ehe nulla di meglio si potrebbe presentare con uno spaccato teorico. Sarebbe prezzo dell’opera il valutare con esattezza lo spessore dei singoli deposili , poiché si avrebbe una eccellente unità di misura da applicarsi più o meno approssimativamente ai diversi depositi cretacei e giuresi, ovunque si scoprissero in Lombardia. — Le note arenarie di Sarnico, con forte erezione, costituiscono la por- zione più occidentale delle eminenze che stanno come diafragma tra Sarnico e Viadanica; sono esse generalmente azzurrognole, e talora assumono l’aspetto di una puddinga, chiudendo una quantità grande di nuclei od arnioni bianchi marnosi, d’ egual natura e di forme di- verse, ai quali non panni si possa attribuire l’origine propria dei ciot- toli formanti le brecce e le puddinghe cretacee, ma che direbbonsi piuttosto frammenti del calcare marnoso, di cui si terrà tosto parola: di fossili nessun indizio, ad eccezione di alcuni frammenti di ostriche indeterminabili. Sotto alle arenarie havvi una massa di calcari marnosi, i quali riposano sulla puddinga ben sviluppata, che offre tutti i caratteri petrografia di quella di Sirone e di Gandozzo. Quanto all’ epoca delle accennate formazioni, se, come mi è concesso anche dal cav. ilauer (pag. 491), la puddinga ad ippuriti si può, almeno provvisoriamente, ritenere come un deciso orizzonte che distingue in Lombardia la creta superiore dalla inferiore, le arenarie di Sarnico ed i calcari marnosi sot- toposti dovrebbero ascriversi alla creta superiore. Del resto, nello stato attuale delle nostre limitate cognizioni circa la creta lombarda, mi basta offrire dei buoni documenti stratigrafici, ascrivendole arenarie c i calcari marnosi di Sarnico al gruppo n. 6 dei depositi superiori alla puddinga di Sirone. Alla puddinga succede una massa polente di altre arenarie e di altri calcari marnosi, rappresentanti il gruppo inferiore della creta n. 8. Sopra Cadé veggonsi allora succedersi in serie re- golarissima i tre membri del rosso ammonilico, cioè la majolica, la zona silicea ad aptichi, rossa, ben distinta, finalmente il vero calcare rosso ammonitico. Riposa quest’ultimo su poderosa massa di calcari grigi e nerastri, sostenuti da grossi banchi di calcarea chiara dolo- mitica (la formazione di Saltrio n. 10 e la dolomia superiore basica n. 11). Queste due ultime formazioni vedonsi pronunciare una sen- sibilissima curva verso NE., e formando una bella anticlinalc, piegarsi oltre Predore, formando le vette poco cospicue dei monti che chiù-
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SEDUTA I)F.L 20 MAIiZO 1859. dono all’ ingiro la valletta di Predore, e sporgono nel lago ad ovest di questo paese. Certo la ripiegatura di essi terreni è seguita anche dai superiori; per lo meno il rosso ammonitico si scorge anche da lontano nella valle solcata dal torrente Rino, che ha le sue sorgenti a NO. dei monti suddetti, e sbocca precisamente a Predore.
Lo specchio della volta, ossia dell’ anticlinale formata dalle due formazioni predette, è tutto riempito dalla classica formazione del- l’Azzarola. L’enorme sviluppo di questa formazione in questa loca- lità deve a prima giunta recar meraviglia, ma quantunque grande in realtà, lo è più ancora in apparenza, il che è facile intendersi quando si rifletta che i terreni dove chiudono una sinclinale od una anticlinale devono presentarsi due volte in tutto il loro spessore, e senza interruzione, come è il caso nostro. Il signor Gio. Battista Villa, nelle sue Osservazioni sopra alcuni colli, ec. pubblicate nel Gior- nale dell' Ingegnere-Architetto, 1857, indica la presenza di rocce keuperiane a Predore, inferiormente alla formazione dell’ Azzarda , apparizione che sarebbe qui affatto problematica: io non ne trovai indizio veruno, e ritengo abbia applicato questo nome a certe marne verdognole o gialle, caratteristiche anche della formazione dell’Az- zarola, e che qui sono sviluppatissime, ma distinte dai fossili proprii di quella formazione: del resto, le mie osservazioni intorno a quella località combinano colle sue. Sarebbe difficile assunto il descrivere ne’ suoi particolari la formazione dell’ Azzarola in questa tipica loca- lità. Superiormente esiste il banco madreporico; io noi ravvisai pre- cisamente in posto, ma i massi madreporici sparsi ovunque in gran copia ne attestano la presenza: del resto, è infinita la varietà delle rocce costituenti il deposito; sono calcari compatti, calcari marnosi e scistosi, e marne nerastre, verdognole, cineree, giallastre, azzur- ' rognole. Si distinguono singolarmente grossi banchi in quella roccia, da me altrove accennata, che è costituita da una rete di vene spati- che assai fitta, i cui interstizii sono ripieni di una sostanza polveru- lenta di un giallo deciso. Abbondano , specialmente nella parte infe- riore, le lumachelle, e si raccolgono in singoiar modo lungo il sentiero dei Vasti i fossili caratteristici, tra i quali si distinguono bellissimi polipai, e la Terebratula gregaria in copia strabocchevole.
Fin qui, come dissi, l’analisi delle formazioni cammina con passo
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sicuro. Per la continuazione dello spaccato lino a Povere non ho che l’andamento generale della stratificazione da me osservato dal lago; unici punti di appoggio, per ciò che riguarda la natura e 1’ epoca dei terreni, sono l.° il ripetersi della formazione di Kòssen, ossia dell’ Azzarda, a Riva-di-Solto attestatavi dal cav. de Hauer; 2.° la pre- senza della dolomia media nelle vicinanze di Castro e di Povere. Ciò posto, se supponiamo una sinclinale, a cui sia dovuto il ritorno della formazione dell’Azzarola a Riva-di-Solto, cogli scisti neri soggiacenti già osservali sotto Solto in Vai-Cavallina, e la dolomia media di Castro e di Solto, non avrem supposto nulla di più di quanto è portato dalle più semplici leggi straligrafiche. Ne ver- rebbe di conseguenza il ripetersi sulla stessa sinclinale delle di- verse formazioni superiori all’ Azzarola , e tale ripetizione offri- rebbe precisamente quello svolgimento di stratificazione, che io osservai dal lago, e die riproduco sullo spaccato. Ciò che dà mag- gior forza a queste induzioni si è che l’assieme della disposizione degli strati si atteggia cosi, come fu più praticamente osservato sul- l’opposto versante di questo gruppo di montagne, cioè in Vai-Caval- lina, per cui i due spaccali, l’uno da NE. a SO. (fig. 9), l’altro da SSO. a NN'E. (fig. 15), mutuamente si appoggiano e si interpretano. Delle mie induzioni facciano i geologi il conto che credono migliore.
Colle (V Adro. — In aggiunta alle nozioni sui dintorni di Sarnico darò un breve cenno sul colle di Adro, sulla collina, cioè, che sorge isolata tra il piano paludoso che si stende da Clusone ad Iseo , e le più umili colline di Paratico, spingendosi in linea NS. dalla sponda sinistra del lago d’Iseo ad Adro. Il sig. G. R. Villa nelle sue citale Osservazioni non riconobbe che le formazioni cretacee, mentre il sig. Fedrighini di Sarnico vi raccolse ammoniti spettanti al calcare rosso ammonilico, e questo terreno, unitamente alla majolica, è in- dicato sviluppatissimo sulla Carta del cav. de llauer. Così è difatti, e ciò è ritenuto ora dall’ islesso sig. Villa. Le mie osservazioni su quel colle non furono spinte fin dove era necessario per verificare tutti i fatti, appoggiati d’altronde all’autorità di troppo distinti osservatori, lo tenni la via da Sarnico a Paratico, dove la stpssa arenaria clic a Sarnico c per gli stessi usi scavata. Piegai quindi verso Tadone per discendere a Clusane pel calle più settentrionale di quella collina. La cresta che
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ascendendo sovrasta alla sinistra della strada, e quindi i depositi più settentrionali che si tuffano nel lago d’ Iseo, sono formati di arenaria di Sarnieo, mentre la strada passa su calcari marnosi sottoposti, che in cima al calle di Tadone ha il vero aspetto della scaglia, simula cioè la majolica. La vera majolica però si trova presto discendendo: occupa dapprima il letto del torrentello che fiancheggia la via, ed è finalmente attraversata dalla via istessa, dove questa sbocca nel piano di Ciusane. Gli strati sono tutti allineati approssimativamente da SO. a NE., con inclinazione NO. Formerebbero quindi una sinclinale cogli strati sulla sponda opposta del lago, non però regolare, ma quale è concessa dalla enorme spaccatura che ne divide le due gambe. Si vede ch’io non giunsi a toccare il rosso ammonitico, il quale devesi incontrare presto più a sud. Quanto all’epoca delle arenarie e delle calcaree marnose del calle di Tadone, giudicandone dalla loro giaci- tura, chiaro appare pertener esse a quel gruppo cretaceo che in pari condizione stratigrafica e pirografica si trova sull’ opposta sponda tra la puddinga della Forcella e la majolica di Cade. Riassumendo le mie Osservazioni e quelle comunicatemi specialmente dal sig. Fedrighini, il colle di Adro presenterebbe lo spaccato ,, fig. 14, dove alle arena- rie 8a ed ai calcari marnosi 8b succedono la majolica 9a, il calcare rosso ammonitico 9C, finalmente un calcare cinereo con ammoniti 9'1, che appartiene ancora al gruppo del calcare rosso.
9. Cenni sulla Provincia di Brescia.
Spacc. n.° 15.
Continuando lo spoglio delle annotazioni fatte nel mio viaggio geologico del 1837 , le quali prestaronmi la materia delle precedenti osservazioni, potrei diffondermi a parlare dei terreni bresciani. In quel viaggio, difalli, visitai i dintorni di Brescia, percorsi tutta la Val-Trompia, e da Bagolino la Valle-del-Caffaro, quindi per la Val- d’Ampola raggiunsi il lago di Garda a Riva di Trento o ne seguii la sponda destra fino a Desenzano. Nell’ autunno dell’anno seguente, rivedute col signor Cornalia e coll’ amico Regazzoni altre interes- santi località nei dintorni di Brescia, studiai con quest’ultimo la Vai- Sabbia fino a Rocca d’Anfo, Ma le mie corse, ad eccezione dell’ultima
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accennata, furono assai rapide e contrariate per soprassonnna da un tempo ostinatamente perverso, per cui i risultati, conformi in generale a quelli ottenuti dal cav. de IJauer, poco potrebbero aggiungere a quanto è già consegnalo alla Memoria ed alla Carta dell’ illustre geologo. Aggiungi, che anche per riguardo a molti fatti e a molli particolari relativi alla geologia di quella provincia, sarebbe un pre- venire con relazioni mozze, staccale, incerte, ciò che il signor Ra- gazzoni ci promette nella sua integrità e mutua dipendenza, e con quella esattezza ed abbondanza di particolari, cui possiamo ripro- metterci dalla oculatezza e coscienziosità di quel modesto, ma infa- ticabile osservatore. Non dirò quindi che di alcuni falli più importan- ti, cui le ragioni esposte non mi possono persuadere a passare af- fatto sotto silenzio.
Deposito lacustre eli Badia. — L’importantissima scoperta è tutta dovuta al Regazzoni. È il primo deposito di questo genere che siasi rinvenuto in Lombardia. Dico ciò, perchè io considero i depositi di Gandino, di Pianico e di Adrara a ossami e conchiglie lacustri, come appartenenti all’epoca attuale, mentre quello di Badia è per la sua giacitura e po’ suoi fossili di specie estinte da ascriversi all’ epoca terziaria. La bassa collina che si spinge da Badia fino a Torricelle a NO. di Brescia è formala da questo deposito. Superiormente vi è una puddinga assai compatta, cui Regazzoni con molta probabilità ritiene identica a quella di Montorfano bresciano, già ritenuta come nummulilica, ma che verrebbe ora a trovarsi di epoca più recente, probabilmente micocenica. Sotto la puddinga, ma intimamente a lei collegato, trovasi un calcare marnoso, assai poroso e poco coe- rente. È in detto calcare che si incontrano copiosi i fossili: finora, ch'io abbia Aisto, non sono che conchiglie terrestri ( llelix , Ciclo stoma , Poliphemus ?). Regazzoni è di parere che il deposito si for- masse in un estuario marino; la presenza di fossili marini sarebbe necessaria a sciogliere la questione. Che appartenga ad un’ epoca anteriore all’ Rituale, e che abbia consentito al generale sollevamento della Lombardia, ch’io ritengo ancora posteriore ai terreni terziarii, sarebbe provato dalla inclinazione a sud, quantunque debolissima, del complesso degli strali, e mollo più, supposta 1‘ accennala iden- tità, dalla elevazione del Montorfano.
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Collina terziaria di Castenedolo. — Non trovo indicala sulla Carla del cav. Hauer questa collina, da me già indicata ne’ miei Studii come appartenente al terreno subappennino. Offre ella difalti uno dei saggi più caratteristici di questa formazione, sia per la natura petro- grafica, sia per la ricchezza dei fossili. Era già nota al conte Caprioli di Brescia, e fu pei fossili da lui già da gran tempo inviati ai si- gnori fratelli Villa eh’ io ne ebbi contezza. Ora fu ripetutamente perlustrata dal Regazzoni, e nello scorso autunno servì di meta ad una sua piacevole gita col signor Cornalia e con me.
Vicinanze di Ganlone in Val- T 'compia. - — Il presente cenno vale a meglio precisare i fatti presentatici dalla Carta del cav. Hauer in queste vicinanze. Attraversalo il Niella sul ponte d’Inzino, seguen- done la sinistra fino a Val-Vandé, si ha sempre un calcare dolomi- tico, anzi una dolomia cristallina bianca, zeppa di fossili, tra i quali si distingue V A cicala exilis ad ammassi, la Gastrochoena obtusa, e diversi gasteropodi , quel complesso in fine che per tanti argomenti assicura l’identità di questa dolomia col gruppo de’ petrefatti di Esino. Richiamisi ciò che ho ripetuto in proposito nella presente Memoria, e ciò che trovasi già esposto nella Paléontologie lombarde. Detta dolomia forma l’ossatura del M. S. Emiliano, il suo tritume ingom- bra il letto del Vandé e commisti scorgonvisi abbondanti ciottoli di un calcare fettucciato, simile affàlto a quello descritto sopra Parlasco, non che di quell’ altro calcare venato che accompagna il primo nella località suddetta superiormente al Verrucano. 1 rapporti qui ci ri- mangono ignoti, ma provenendo quei ruderi dalle alture della Val- Vandé, è probabile che vi si abbia a trovare in località più meridio- nale alla zona già conosciutissima di Val-Trompia un deposito di calcare triasico e Verrucano. E solo passato il Vandé che si scorgono le prime marne keuperiane formare il letto del Mella, rimanendo anche (jui confermalo essere il deposito di Gorno e Dossena inferiore al grup- po de’ petrefatti di Esino. Le rocce keuperiane hanno una varia, ma generalmente debole inclinazione a sud, e si dirigono prossimamente da E. a 0. Presso il ponte di Marcheno le rocce keuperiane danno luogo a calcari nerastri, marnosi, ad inclinazione più risentila. Oltre il ponte si vede sorgere a nudo un cono di porfido verde con grani bianchi; la massa ne è poco potente. Tosto si ripetono i calcari ne-
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rastri, e quindi presso il torrente Biogno e nel suo letto le arenarie e le marne keuperiane. Ritornando da Brozzo ad Inzino, si ripete in senso inverso la descritta serie dei terreni, di cui ciascuno trova il suo corrispondente sulla destra del .Molla È sotto Lusino, tra Brozzo e Marcheno, che gli accennali calcari nerastri sono zeppi di Tere- bratula vulgaris e ricchi di molti altri fossili fra i quali si distingue la Lima lineala Schl. e Y Ammonites Aon. Come la prevalenza delle specie colloca questi calcari nel trias inferiore, così la giacitura li dice equivalenti ai marmi di Yarenna. Anche il porfido si ripete presso Marcheno, ed è incassato tra gli strati calcarei che mostrano la su- perficie a contatto coperta, certo per fusione, di una crosta d’aspetto siliceo. Lo spaccato di questi dintorni, fig. 15, desunto dalle osser- vazioni esposte, e che si può considerare assolutamente come prati- co, conferma in genere quello che, in direzione un po’ diversa, fu teoreticamente delineato dal cav. de Hauer (pag. 4 6 5). V’ ha nel mio di più, che l’eruzione porfirica, non osservata da lui, dà ragione del- l’isolato apparire del trias inferiore in quelle circostanze. Lo spac- cato è preso sulla sinistra del Mella , e sonvi posti per indizio i paesi della destra.
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Stinto della Memoria letta dal socio professore Annibale Bossi : Intorno alle argille, agli altri minerali ed ai fossili di Maggiora, ed alle relative industrie. Comunicato dallo stesso autore.
Colla Memoria — Argille di Maggiora e relative industrie — letta nella seduta 20 marzo, avendo tentato di far conoscere l’im- portanza de’ prodotti naturali che porta il suolo di Maggiora, sia dal lato industriale che dal scientifico, ed il bisogno di indirizzare studii particolari sovra quel recente deposito; l’interesse riscontralo ne’ sodi, le osservazioni dei signori barone Varani e Carlo Tinelli (1), e il buon accoglimento dei campioni delle argille c dei fossili donati alla Società, ci obbligano ad esprimere la nostra soddisfazione per l’incoraggiamento avuto per la continuazione delle ricerche.
Riassumendo brevemente quanto in allora abbiamo detto, notiamo, che, negli Stati Sardi, il territorio di Maggiora (2) è forse il più ricco di argille e di terre utilizzabili nell’ arti ceramiche; i depositi di quel suolo sono costituiti dalle seguenti sostanze:
Calcare argilloso, compatto, dendritico, che si impiega a fabbri- care calce da costruzione di ottima qualità. Le cave in attività som- mano a quattordici, che si coltivano da tempo immemorabile, e vi si lavora continuamente. Le cave sono a mezzo miglio di distanza dall’abitato. Vi sono costrutte ventitré fornaci, ognuna delle quali è messa in attività tre volte all’anno, e danno circa 480,000 rubbi di calce grassa. Oltre di queste, fu nel 1848 costrutto un forno continuo da calce secondo il metodo prussiano (3), a spese e studii
(1) Ringraziamo il sig. Carlo Tinelli, che, sedata slante , ci favorì un manoscritto di Vincenzo Barelli — Cenno de’ principali minerali che ritrovami nei territorii di Bor- gomanero, Boca, Maggiora, rilevato dalla statistica mineralogica degli Stati Sardi — che ci >serve di conferma e d’aggiunta alle nostre osservazioni.
• (2) Maggiora è situato oltre il castello di Vergano presso Borgomancro, Mandamento della Provincia di Novara.
(3) Volendo aver dettagli sul forno continuo da calce, veggasi Prècis de Chimie in- dustrielle par M. A. Payen, pag. 236. Four à foyer luterai. Il forno del signor Olioli hha però subito parecchie modificazioni di somma importanza in confronto di quello descritto dal Payen; onde vorremmo che gl’ imprenditori d’una consimile costruzione avessero a rivolgere domande al sig. Olioli, per seguire i suoi perfezionamenti.
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del signor Agapito Olioli, che lo perfezionò in seguito all’esperienza con alquante modificazioni. La campagna in questo forno dura otto mesi di seguito; e la calce, che si estrae ogni dodici ore, è ottima, avendo tutta subita un’egual temperatura, senza essere stala a con- tatto nè mescolata col combustibile o coi residui della combustione, non riportando seco nemmanco di pietra viva. Da un tal forno si ri- cavano annualmente circa 86,000 nibbi di calce viva, con 50 a 60 quintali di buona legna al giorno. Vista la grande utilità clic pre- senta tal forno continuo, sia dal lato della qualità e quantità del prodotto, sia da quello del risparmio di combustibile e di tempo, si trovò prestamente rivaleggiato da altri due, non però deH’egual perfe- zione, che si eressero per cura di una società presso Arona sul lago Maggiore.
Alabastro di varii colori, bigio, verdognolo, pavonazzo, misti in- sieme, che trovasi accoppiato col calcare suddetto nella cava Gar- gallo. Se ne trova una varietà di color biondo, che intonaca il cal- care, ed è suscettivo di splendidissima levigatura, e utilizzabile in oggetti d’ornamento.
Ferro ocraceo, argentifero, che si rinviene nei terreni di tras- porto, ed occupa grande tratto di questo territorio in vicinanza delle cave da calce, e segnatamente nella regione delta di Galenfo: vi fu scoperto nel 1821. Nel suo Irallainento diede sopra 100 di mi- nerale circa 2 di ferraccio, misto a solfato di zinco e di nichelio: e colla coppellazione si ebbero, sopra 100 libbre, once 2, denari 18, grani 20 d’argento.
Arenaria ferruginosa, nericcia, friabile, che si cava per ridurla in sabbia ad uso delle scritture.
Argilla bianca , micacea, con impronte di foglie, accoppiala al ferro suddetto.
Argilla plastica bianchiccia e talvolta gialla, ed un’altra di color bigio- chiaro , abbondante nel luogo detto Palazzina , che si commercia.
L’altezza del forno Olioli tocca i 10 metri; il diametro alla sommità è di m. 2, alla base di rii. 2, 50; ha cinque boccile da fuoco.
Presentemente avendo il sig. Olioli ceduto in a Ili ilo il suo forno ni sig. prof. Moro di Arona, questi lo rese internamente da conico cilindrico, e introdusse modificazioni negli scaricatori. Il prodotto è ancora press’a poco eguale, uè risulta rilievo econo- mico, anzi dai pratici si dichiara riuscisse meglio nelle primitive condizioni.
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Argilla plastica, verdognola, molto liscia al latto, con cui unendosi la terza parte di caolino, si formano stoviglie di grès ; si trova nel luogo detto Pregata.
Argilla micacea gialla, che si rinviene nella regione detta la Fontana.
Argilla plastica di color bigio-chiaro, opportuna per la fabbri- cazione di stoviglie, che viene usata in paese nella fabbrica del signor Oboli, e ricercala anche fuori.
Argilla ocracea o bolo armeno, di un bel color rosso, molto te- nace , c liscia al (atto. E utilizzata nella fabbricazione di mattonelle colorate, e degli ornamenti in terra cotta, ed usata per questo nella fabbrica del sig. Andrea Boni c C. di Milano. I terrazzani la adope- rano per otturare le fessure delle botti. Si trova a nidi, abbondante- mente presso il calcare.
Terra nera , argillosa, che viene impiegala in pittura, come pure un’ocra, e un’altra terra scura argillosa, detta terra d’ombra, che si trova in grande quantità. Vi sono ancora altre argille di minore im- portanza, e che per ora almeno tralasciamo di nominare, essendo nostra intenzione intraprendere degli studii particolari, per decidere della loro più adatta applicazione.
Stigliale a base di retinite, che rinviensi nella regione detta Ca- stagna Maura.
Stalattite calcarea, arenacea.
Porfido di color rossigno il cui feldspato, decomponendosi, ge- nera il caolino, di qualità però secondaria, per la presenza delle altre sostanze componenti il porfido e non ancora decomposte.
Arenaria rossa e arenaria verdognola contenenti pisoliti , nella località chiamata delle Piane.
Torba fibrosa, che si trova a mezzo il territorio di Maggiora, e quasi alla superficie del terreno, e del legno alterato che conserva ancora lutti i suoi caratteri, cioè compatto, fibroso, di color rosso bruno, che rinviensi però in poca quantità.
Antracite, che si mostra in uno strato inclinato dai 30 ai gradi, dello spessore di metri 0,10 a metri 0,20, la quale si trova nella collina su cui sta il paese.
Lignite fibrosa, che conserva ancora tutte le qualità del legno
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vegetabile, in uno strato che attraversa il torrente Strana , e passa nel territorio di Boca, mostrandosi in diversi luoghi allo scoperto, specialmente nella regione delta della Crosa. Fu coltivato questo de- posito già nel 1827; ed ora saranno ben cinque anni, furono intra- presi degli scavi per mezzo di pozzi, da una società, a piedi del colle su cui giace il paese di Boca, e se ne cavò per 50 a 53 mila quintali: attualmente fu troncala l’escavazione. Questo strato di li- gnite è racchiuso in un terreno di trasporlo e coperto da qualche strato di ciottoli , come sono in generale i terreni di quel comune e de’ circostanti. Le materie che più di sovente vi si incontrano, sono sabbie, argille, tufo calcareo con avanzi di molluschi. Gli strali clic racchiudono la lignite stanno nell’ordine seguente:
1. ° Terra vegetale.
2. ° Argilla con sostanze eterogenee.
5.° Argilla plastica.
4.° Lignite.
3. ° Argilla con sostanze eterogenee.
G.° Argilla plastica.
7.° Argilla giallastra.
Lo strato di terra vegetale mostra una superficie mollo ineguale , e non raramente si hanno indizii della sottoposta lignite, e vi hanno degli strati di torba, alcuni alla superficie del terreno, altri coperti di poca terra vegetale, dimostrando che quel terreno abbonda in siffatti combustibili fossili.
Lo strato sottoposto immediatamente alla terra vegetale sembra mantenere una direzione costante ed una superlicie eguale. Fsso è formalo da un miscuglio di argilla e di ghiaja con minuti pezzi ili lignite nera, ed è dello spessore di metri 0,62. Vi si trovano pirili di ferro globulari.
Ai di sotto rinviensi uno strato d’argilla plastica di color bianco sporco, dello spessore di metri 0,60. L’argilla è quella usala per fab- bricare stoviglie..
Vien dopo la lignite in uno strato regolare, dello spessore di me- tri 0,90, con direzione costante, coll’inclinazione del 23 per 100. In essa si ponilo discernere i varii generi di piante che la compon- gono; e v’ha ad intervalli variali della Ugnile terrosa più oscura
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della massa totale, clic sotto piccola pressione è friabile, e sfiori- sce all’ aria. Si dimostra facile la coltivazione di questo deposito per la poca quantità di terra sovrastante. La lignite appena estratta è molle, e s’indura all’aria, in modo da paragonarsi al legno or- dinario. Se alcune piante sono sì ben conservate da poterle classi- ficare, hanno però sofferto qualche variazione nella forma, presen- tandosi i tronchi di forma elitlica, più o meno appiattila (1). Al fuoco la lignite non manda odore, nè mollo fumo, ma s’incendia benissimo, e se ne può avere carbone di buona qualità.
Sotto la lignite si scopre uno strato d’argilla unita a grossa sab- bia, con pezzi di lignite annerita, piriti di ferro di forma variabile ed isolate; è dello spessore di metri 1,20.
Uno strato conseguila, d’argilla plastica, biancastra, dello spessore di metri 1,00; se ne fa buon commercio per la fabbricazione delle stoviglie.
In fine havvi uno strato d’argilla giallastra, del quale non si è po- tuto rilevare lo spessore, non essendosi più oltre protratta la escava- zione.
Colle varie specie d’argilla i fratelli Àntonelli, c poi il sig. Oboli, impresero di fabbricare stoviglie di varie sorta c mattoni comuni, e refratarii assai riputati, e crogiuoli, e forni, ec., valutando con molto criterio i depositi di questo suolo così abbondanti e speciali ; apportando al paese discreto vantaggio, che potrà avanzarsi ezian- dio col progredire degli studii che debbon pur farsi intorno questi materiali. Giova poi il dire, che il signor Oboli sta disponendo una fabbrica per la costruzione delle storte di terra per la produzione del gas illuminante. E questa può diventare in giornata una indu- stria di qualche importanza, dalla quale può dipendere in buona parte la maggior diffusione del gas di carbon fossile qual mezzo d’illuminazione, si può dir per tutta Italia, e che auguriamo cal- damente abbia a compirsi, poiché sarà alleggerito il dispendio che apportano non solo le storte di ghisa, ma anche quelle di terra che ora si vanno introducendo anche da noi, e per le quali siamo tri-
ti) Altro recentissime scoperte rii depositi combustibili formali da vegetali di gran mote presentarono questo particolare dei pezzi ridotti a forma clinica.
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bularii agli stranieri. Il contrailo già stipulalo coll’ lisina di Vercelli ci permette l’annuncio di questa prossima industria: e l’intelligenza e l’ attività del signor Olioli ci guarentiscono della felice riuscita, essendosi già procurati i materiali necessarii e proprii per cotal fab- bricazione.
Partendosi da Maggiora per andare verso il castello di Vergano, e volgendo a destra seguitando il corso del torrente Scizzone, s’in- contra dopo un quarto d’ora di cammino, c propriamente nella re- gione delta delle Coste vicino al Mulino nuovo, un deposito di marna grigia, che s’innalza a picco e difficilmente praticabile, il quale diverse specie di conchiglie marine raccoglie, che si riscon- trano facilmente alla sua superficie, per la maggior parte piccole, molle specie delle quali comuni ed abbondanti , quali : il Dentalium, la Natica, l’Oslrea, ec. Per maggior brevità porgiamo in fine la nota di quelle che nell’autunno scorso potemmo raccogliere, le quali ci fu- rono graziosamente classificate dall’egregio presidente di questa So- cietà il doli. Emilio Cornalia. Avremmo potuto aumentare il numero delle trenta specie raccolte, se molte non si fossero rovinale nel- P escavarle e nel trasporto, prima per la tenacità della marna tutta quanta inzuppata d’acqua, impedimento e pericolo a rimontarla, e poi per la friabilità di questa marna dopo che è asciugata, e per la fragilità della maggior parte delle conchiglie , di esilissima struttura.
Il Brocchi, nella sua Conchigliolorjia fossile, dove tratta della Valle di Lombardia e dell’accrescimento del lil (orale , paragona la marna bigia di Maggiora al mattajone de’ Toscani, ed al terreno di alcune parli del Veronese, e a quel di Malo, di Valdagno, di Lugo, nel Vicentino. L’altezza di questo banco arriva tino a venti metri circa, i di cui strati presentano un’inclinazione di 28 gradi verso il nord, c la direzione da est ad ovest.
Per quanto ci siam falli d’ attorno a ricercare se altri depositi conchiferi esistessero, non avendo lasciato nemmeno di domandar notizia, non ci fu dato che di rinvenirne un piccol deposito nel luogo dello il Croso della Pallancianu, situalo ai contini di Vergano. Quivi si rinvengono le stesse specie che trovammo sulle sponde del
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torrente Scizzonc a ponente, in un terreno marnoso eguale a quello di Maggioraci quale anzi ci sembra il principio di questo strato più eleva- to, stato separato dall’acque che irruppero e vi fecero quale una pic- cola valle. Fra le molte conchiglie raccolte, una sola, uno strombus, rinvenimmo che tocca considerevoli dimensioni, o il massimo dello sviluppo di questo genere. In generale sono tutte giovani. Fra tutte le specie la più rara è quella del murex spinicosta , che lasciammo in dono al nostro civico Museo.
Abbiamo pure riconosciuto, prima di arrivare al deposito conchi- fero di Maggiora, uno strato marnoso, superiore al calcare ocraceo, contenente dei noduli voluminosi della stessa materia, di forma assai bizzarra, c che presso quei terrazzani sono ritenuti per ossami, confrontandoli con alcuno parli del corpo di grossi vertebrali; ma fra i molti raccolti ed osservati, non ci fu dato di rinvenire alcuna parte ossea, anzi li trovammo costituiti di sola marna, e trovammo di notevole un pezzo di forma cilindrica, che, segato, ci offre del legno trapassato da teredini. Queste forme particolari meritano però di essere più davvicino studiate, per dichiararne la vera natura e il loro modo di esistere.
I brevi cenni offerti intorno a quanto è proprio di questa loca- lità, valgano a chiamare l’attenzione degli studiosi della geologia; poiché, a quanto ci sembra, non sono ancora state intraprese per essa ricerche particolari , quantunque quel suolo abbia in sé mate- riali meritevoli di osservazioni. Per noi ci accontenteremo di attendere con maggior riflessione a nuove ricerche in escursioni più comode di quelle che finora abbiam fatte, riscontrando pur noi una grande lacuna in quanto abbiamo annuncialo, sulla disposizione degli strali di quel terreno, che non vorremmo trattare se non dopo uno studio accurato e sicuro.
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Nota delle Conchiglie marine del terreno pliocenico di Maggiora.
Univalvi.
Iti vai vi.
Dcntalium eleplianlinum.
Bulla sp.
Natica millepunctala.
Murex spinicosta. Bronn. rara. Murex brandaris maxinius. Murex trunculus.
Turritella tricarenala. Rostcllaria pespclecaui. Ranella marginata.
Morio echinophorus.
Slrombus gigas.
Buccinimi serratimi.
Buccinum prisniaticum. Buccinum semistriatnm.
Pirula reticulata.
Corbula gybba.
Corbis sp.
Ostrea.
Oslrea vescicularis. Anomia epbippium.
N u cui a malgari ta cea . Arca antiquata.
Pcclen cristatus.
Pecten scabrellus. Venus lamcllosa.
Venus irlandica. Pectunculus pulvinatus. Cardium aculealum. Lucina concentrica juv.
Di un nuovo minerale d'origine organica , Kramerite , trovato fra le argille presso Leniate. — Comunicazione del socio prof, dottor Antonio Bertolio.
Nel 1854 l’illustre prof. nob. G. Balsamo Crivelli m’incaricava dell’esame chimico di una sostanza gelatinosa rinvenuta nell’argilla da mattoni presso Leniate, e clic pel suo aspetto veniva dagli operai chiamata midolla di terra. Egli riferiva all’ I. B. Istituto Lombardo nella seduta del 26 gennaio di quell’ anno la mia analisi immediata, e gentilmente accettava la mia proposta di chiamarla Kramerite, in onore dell’ illustre mio defunto maestro Antonio De Kramer. Ma sic- come allora non ho potuto eseguirne l’analisi elementare, perche
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privo degli opportuni strumenti, cosi ora credo utile di completare quel lavoro con quest’aggiunta.
La giacitura di questa sostanza è a due metri e mezzo circa al di sotto del livello del suolo, in un’argilla giallastra, cui il prof. Bal- samo opina spettare alla formazione alluvionale antica; vi è disse- minala irregolarmente, a stralerelli variabili di pochi millimetri di spessore e di superficie. Al di sotto dello strato di argilla che rac- chiude la Kramerite si trova uno strato di circa cinque centimetri di spessore di ferro idrato.
La Kramerite secca ha 1’ aspetto di colla forte, semitrasparente, di un colore giallo ranciato sporco. Nell’acqua si rigonfia notevol- mente , prendendo aspetto gelatinoso ed accrescendo sette volte il suo peso. Vi è leggermente solubile. Nell’ alcool e nell’etere è in- solubile. Abbruciala, sviluppa un odore di pane tosto come fa la gomma adragante. Trattata colla calce sodata non offre traccia di ammoniaca; coll’acido azotico diede acido ossalico ed acido mucico: il primo si fece riconoscere per la nota reazione a contatto di una soluzione allungata di cloruro di calcio; l’ altro, per la sua insolubi- lità nell’ acqua fredda e per essere pochissimo solubile nella bollente.
Nella soluzione di potassa caustica si distrusse intieramente colo- rando la soluzione in giallo ranciato. Con acido solforico abbastanza diluito e sottoposto a prolungata ebollizione si riconobbe aver desso prodotto il glucoso, perocché, trattata la soluzione con solfato cuprico e potassa caustica, diede precipitalo rosso di ossidulo di rame.
Il peso specifico della materia secca, preso nell’alcool, è di circa 1,4 relativamente all’acqua. Assoggettata all’osservazione microscopica, offre l’apparenza di contenere dei globuli, qualcuno dei quali sembra di fecola.
Abbruciata, lascia 0,021 per 00/00 di ceneri, costituite in massima parte di ossido di ferro e di silice.
La media di due analisi elementari eseguite sulle lamine più belle ha dato :
C 4 6,394 11 6,808 0 47,098
100,000
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Composizione che si avvicina assai all’analisi data da Liebig per la gomma adragante.
li prof. Balsamo opinerebbe che possa essere indizio di depositi di combustibili fossili sottoposti; ma, se si pensa che un tal corpo non può avere origine comune colle cere e cogli idrocarburi fossili, ne avviene che la sua esistenza non implica per nulla quella di torbiere. Volendo trovare una ragione alla preferenza di questa sostanza, io propendo a credere che possa essersi formala per l’alterazione in-
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dotta dall’azione del tempo e dell’umidità sui vegetali crittogamici della più semplice organizzazione, che si saranno sviluppati mano mano che si andava formando quello strato d’argilla e che venivano ricoperti dallo strato successivo. .Questa mia opinione troverebbe ap- poggio se in altri simili depositi d’argilla si rinvenissero tracce di questa materia: ciò che il tempo ed un’attenta osservazione potranno verificare.
Seduta del 17 aprile 1859.
Cornali a , Mammiferi fossili di Lombardia.
Bossi, Notizie varie estratte da qualche recente giornale.
Si apre la seduta alle ore <}ue dopo mezzodì, colla pre- sidenza del professore Coni alia.
Si annunciano molti doni di libri fatti da socii , tra i quali attirano specialmente l’ attenzione della Società il Corso di Chimica generale del padre Ottavio Ferrano, la Geologia e Mineralogia della Savoia dell’ingegnere Mortillet, ed una Carta della Svizzera, in cui sono dise- gnati gli antichi ghiacciai secondo Escher de la Linth.
Il professore Cornalia dà notizia delle ricerche e degli studii da lui fatti sui mammiferi fossili di Lombardia. Egli intende fare per la Paleontologie lombarde , che sta pub- blicandosi dal socio abate Stoppani, una speciale monogra- fia dei vertebrati fossili lombardi, comprendendovi come
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appendice i celebri ossami trovati nelle colline del Piacen- tino ed ora esistenti nel nostro civico Museo.
Questi studii sono esposti secondo il metodo zoologico adottato da Pictet nella seconda edizione della sua Paleon- tologici.— Dell’uomo, che ora si crede aver cominciato a vivere prima della estinzione delle ultime specie fossili del terreno anteriore all’ attuale , non si sono trovati che pochi avanzi in Lombardia, nelle torbiere di Breno. Nulla del secondo ordine dei mammiferi , cioè dei quadrumani , come era bene da aspettarsi in conseguenza del nostro clima. Di chirotteri si trovarono molti avanzi in alcune piccole grotte sul lago di Como, di specie tuttora viventi in Lombardia, e fors’ anche di una della Toscana. Questi chirotteri sono accompagnati da alcune specie di insettivori. Quanto ai carnivori , varie specie si trovarono in due grandi caver- ne , quella detta dell’ Orso sul lago di Como e quella di Levrange in Val Sabbia. Sono orsi ( Ursus speloeus ed U. arctoicleus ?), tassi, cani e mustele.
Tutti questi avanzi sono minutamente descritti dal prof. Cornalia nell’ accennata Paleontologia dello Stoppani, e rappresentati in varie tavole litografiche egregiamente di- segnate dal sig. Cornienti. Frale ossa di orso si ammirano specialmente un cranio completo , varii bacini più o meno completi, varii pezzi di ioide, un osso del pene, ed alcune vertebre affette da esostosi.
Delle ossa di rinoceronti, ruminanti, elefanti, ec. , rac- colti in varii depositi recenti (Adrara, Sovere, Tici- no, ec.), il prof. Cornalia si occuperà più tardi e ne darà conto in altra occasione.
Il professore Annibale Bossi propone che si nomini una Commissione, la quale faccia per la Società una Rivista dei giornali nazionali e stranieri , e crede di darne il buon esempio esponendo brevemente alcune notizie raccolte nel
SEDUTA DEL 17 APRILE 1850.
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giornale II Cosmos dell’anno 1858, relative ad una fore- sta pietrificata di Boemia, alla produzione artificiale del carbon fossile, alla fusione artificiale del basalte, al modo di consolidazione del granito , a diversi minerali artificiali, allo sviluppo dei banchi di polipai , ad un rimedio contro gli insetti nocivi, ed alla recente scoperta del terreno permiano in America.
Sunto delle notizie varie ctratte da qualche recente giornale e comu- nicate dal socio A. Bossi.
1. ° Foresta pietrificata di Radowentz presso Adenbach in Boemia. — • Scoperta da un commerciante e studiata da Goppert; la più vasta e rimarchevole che si sia trovata in Europa. Venti a trentamila alberi, del diametro da 60 centimetri a 2 metri, della famiglia delle conifere, e specialmente araucarie, dell’epoca carbonifera, e non cosi moderni come quelli dell’ Egitto, della Siria, ec. Pietrificati per una lentissima silicatizzazione, dopo una alterazione che li rese molli e facili ad es- sere schiacciali lateralmente.
2. ° Carbon fossile artificiale. — Ottenuto da Barouillet col sotto- mettere materie legnose alla temperatura di 200°, fra due strali di marna in vasi Chiusi. Si ottennero insieme anche impronte di foglie.
5.° Basalte fuso artificialmente. — Stanley e 0’ German Mahon hanno fuso varie rocce basaltiche, osservalo di nuovo che raffreddan- dosi rapidamente prendono raspollo del vetro e dell’ ossidiana , c raf- freddandosi lentamente l’aspetto pietroso; e trovalo che le materie così ottenute ponno' essere lavorate in modo da averne tavoli, colon- ne, capitelli, statue, ec.
4.° Modo di consolidazione del granito. — 1 cristallini componenti il granilo, esaminati al microscopio, si trovano contenere delle bol- licine, che forse sono piene di vapore o di altri corpi aeriformi ri- masti chiusi in quelle bolle al momento della solidificazione del gra- nito. Studiando più unitamente questi falli, si viene alla conclusione, che il granito si è formalo per l’ azione combinala del calore e dei- fi acqua (Sorbv).
SEDUTA DEL 17 APRILE 18B9.
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5.° Minerali artificiali. — Facendo agire dei fluoruri metallici vo- latili sopra dei composti ossigenali fissi o volatili, II. Sainte Claire De- villc lia potuto ottenere corindoni bianchi, rubini, zaffiri, corindoni verdi, giargoni, cimofani, gahniti, staurotidi e varii ossidi metallici cristallizzali. Ottenne anche varii altri risultati importanti per le teorie sulla formazione dei minerali in natura.
0.° Sviluppo elei banchi eli polipai. — Nello stretto di Torres, fra la Nuova Olanda e la Terra dei Papù, l’accrescimento dei polipai è cosi rapido e grande, che ben presto, forse tra veni’ anni, rimarrà quello stretto in varii luoghi intercettato.
7. ° Contro ejli insetti nocivi. — Per difendere le piante dagli in- selli che vogliono ascendervi dal suolo, si può fare intorno al loro piede un argine di lignite terrea intimamente mescolata di pirite bianca o sperchisa. Questo miscuglio riesce poi anche utile per que- sto, che la sperchisa, alterandosi all’aria, produce dei solfali, i quali assorbono l’ammoniaca dell’aria e la forniscono alle piante come fa il gesso.
8. ° Terreno permiano in America. — Fu scoperto anche in varie parti d’America, e specialmente nel bacino del Mississipi presso le Montagne Rocciose, dal geologo francese Marcou , ora professore di geologia a Zurigo.
Seduta del 21 agosto.
Stoppane Cenni sull’opera di G. e Fr. Sandberger : I Petrefatti del sistema Renano nel Nassau.
Stoppano Cenni sulla Memoria di Lorenzo Pareto : Sui terreni al piede delle Alpi nei dintorni del lago Maggiore e del lago di Lugano.
V illa Antonio. Insetto cieco del Buco dell’ Orso.
Bertolio Antonio. Cera fossile di Rio Janeiro.
Cornalia. Commemorazione del socio Torquato Cunetta.
Si apre la seduta poco prima delle ore due pomeridiane, sotto la direzione del vicepresidente Antonio Villa, in as- senza del presidente prof. Emilio Cornalia.
Il segretario Omboni legge il processo verbale della
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SEDUTA DEL 21 AGOSTO 1859.
seduta precedente, del 17 aprile p. p. , che viene appro- vato.
Il segretario sacerdote Stoppani legge alcuni suoi Cenni sull’opera di Gr. e Fr. Sandberger: I Petrefatti del si- stema Renano nel Nassau , e sulla Memoria del Pareto: Sui terreni al piede delle Alpi nei dintorni del lago Maggiore e del lago di Lugano.
Dall’ opera di Sandberger risulta che il terreno devonico o sistema renano è benissimo caratterizzato dai fossili nel Nassau e nel circostante paese; si può dividere in piani ben distinti, e paragonare a quello degli altri paesi. Vi sono trattate molte quistioni sulla successione dei fossili e sul metamorfismo; vi sono descritti completamente molti fossili, già conosciuti e nuovi, specialmente trilobiti, cefa- lopodi e gasteropodi ; così che l’opera stessa riesce quasi un necessario supplemento a tutti i trattati di paleontologia. Per questo sarebbe a desiderarsi che fosse comperata dalla Società.
Nella sua Memoria sui terreni dei dintorni del lago Maggiore e del lago di Lugano il Pareto accenna la sim- metria delle dislocazioni e delle valli alpine, e lo Stop- pani vuol trovarvi una prova di un unico sollevamento generale alpino. Il Pareto parla poi del terreno pliocenico, del nmnmulitico ( a cui egli unisce tutte le rocce con niun- muliti e con fucoidi dell’alta Lombardia, ad onta della poca importanza delle stesse fucoidi), del cretaceo, del marmo maiolica , anche da lui messo nel terreno giure- se, e di molti strati giuresi, basici, triasiei e paleozoici, che si possono paragonare a quelli già bene studiati in Lombardia; e lo Stoppani fa appunto questo paragone con molti particolari, e chiude col dolersi che il Pareto abbia troppo aspettato a pubblicare quella Memoria, e non vi abbia tratto profitto dei più recenti lavori d’ altri autori.
SEDUTA DEE 21 AGOSTO 1859.
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Il vicepresidente Antonio Villa legge intorno ad un in- setto coleottero cieco trovato dal capo farmacista militare francese Leprieur nella grotta detta Buco dell’ Orso, sul lago di Como. Questo insetto appartiene al genere Acle- lops, finora non per anche trovato in Lombardia.
Il socio prof. Antonio Bertolio lia studiato un combusti- bile fossile proveniente da Rio Janeiro, che somiglia per. composizione alla monostearina; ne espone brevemente ed a voce i caratteri ; dice che per le sue qualità se ne po- trebbero benissimo far candele, e promette di darne più tardi maggiori particolari.
Il segretario Omboni annuncia varii libri donati alla so- cietà, fra i quali si ammirano due fascicoli della Paleon- tologie lombarde dello Stoppani, che comprendono il prin- cipio dei Mammiferi fossili di Lombardia descritti dal pro- fessore Cornalia.
Il professore Cornalia giunge alla seduta, e legge una breve Commemorazione del socio Torquato C anetta , fe- rito a morte nel fatto d’arme di Seriate.
Sopra proposizione del socio Stoppani e del presidente Cornalia si ammette la compera, a spesa della Società, dei libri:
Sandbeugeu. Die Per steiner unj ai cles Rheinischcn Scliichtensysteni
in Nassau. YViesbaden, 1850-56.
Owen. A history of bvitish fossil mammut s and birds. London, 184 6.
Finalmente si nomina socio effettivo il signor:
Pianzola Luigi, dottore in legge, di Milano (contrada S. Mattia alla Moneta, 2) proposto dai socii G. Omboni, A. Stoppani ed E. Cornalia.
Si termina colla lettura e colla approvazione di questo processo verbale.
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SEDUTA DEL 21 AGOSTO 1889.
Sull’opera di G. e Fr. Sandberger, I Petrefatti del sistema Renano nel Nassau , e sulla Memoria di Lorenzo Pareto, Sui terreni al piede delle Alpi nei dintorni del lago Maggiore e del lago di Como. Cenni del socio abate Stoppam.
I brevi cenni promessivi, onorevoli socii, sul lavoro dei signori Sandberger, e su quello del nostro connazionale Lorenzo Pareto, non andranno certamente privi di interesse. È il primo un lavoro veramente classico, una delle opere più squisite e grandiose che onorino la mo- derna scienza. E il secondo una semplice c modesta memoria; ma come è importante per sè, tratta parzialmente della Lombardia e del Pie- monte, nè ci è lecito rimanere estranei a quanto riguarda la geologia del nostro paese.
I. Fossili del sistema renano nel Nassau, con una breve geognosia di questo paese: opera di Guido e Fridolino Sandberger (1).
II terreno o piano renano è una sinonimia del piano devoniano, di quel terreno cioè clic appartiene all’ epoca paleozoica , sviluppatis- simo nel Devonshire in Inghilterra e nella Russia, che prestò argo- mento ai grandiosi lavori di Murchison che gli diede il nome. Nella serie paleozoica occupa questo terreno la parte media, sta cioè tra il piano siluriano che lo sopporta, ed il carbonifero che lo ricopre Lo sguardo degli autori , benché concentralo sul sistema renano, non lascia di abbracciare 1’ assieme dei terreni paleozoici. Presi questi terreni nel principato di Nassau fanno parte di quel sistema dell’ Eu- ropa centrale, che dal pendio del Belgio e dal Nord della Francia, allineandosi da ovest a est, si spinge verso le bassure dell’Assia , e costituisce, sotto il nome di Ardenne, i monti dell’ Eiffel, l’Hunsrùek, i monti della Prussia renana e di Nassau, l’interno del Darmstadt, una parte del Waldeck e della Weslfalia meridionale.
Consta esso sistema paleozoico in Nassau pelrografieamente di al- ia) G. e Fr. Sandberger, Die Versici nerungon des lllieinisclien Scllictensystcni in Nassau, eie : Wiosbaden , 1850-56.
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ternanze irregolari di arenarie, scisti e calcari d’ogni sorta, cui si intromettono frequenti rocce eruttive di vario carattere. Vano torne- rebbe ogni sforzo per ripetere dai caratteri pelrografìci anche un solo abozzo della serie dei terreni; ma i fossili, sparsivi a larga inano, soccorrono abbondantemente all’uopo. E dal complesso delle indagini slratigraficbe e degli studii paleontologici continuati dagli autori con rara perseveranza, e col corredo più ricco di mezzi e di erudizione, che è loro riuscito di svolgere in tutti i suoi particolari il sistema renano, e presentarlo ben distinto e definito nei singoli membri. Que- sto importante lavoro geologico si riassume nella seguente tabella, che presenta appunto in serie discendente i singoli membri.
Parte inferiore della formazione carbonifera.
5. Scisti a Posydomie.
Sistema renano o devoniano.
Gruppo superiore.
k. Scisti a cipridine.
5. Calcare a stringocefali.
Gruppo inferiore.
2. Scisti ad ortoceralili.
l. Arenaria a spiriferi.
Eccovi un cenno sui singoli depositi, cominciando dal più antico, da quello cioè che riposerebbe immediatamente sugli strati siluriani.
Arcuni’ìa a spiriferi ( Spiriferensandstein ). E un complesso di arenarie, di scisti' arenacei e di scisti argillosi. Le arenarie pas- sano talora ad un conglomeralo a grani di quarzo riuniti da un ce- mento quarzoso o calcareo. Gli scisti arenacei constano di sabbie quarzose miste ad argilla e mica, variano assai nel quantitativo degli elementi, e costituiscono la parte più ragguardevole di questo primo membro. Vi si noverano 61 specie fossili, tra le quali le più carat- teristiche sono: Spirifer macropterus , Chonetes sarcinulata, dila- tata. Sette specie gli sono communi col piano siluriano che gli è sot- toposto, nello stesso modo che vedremo il gruppo devoniano superiore vantare delle specie communi col piano carbonifero , per cui anche la classica opera degli Sandberger depone contro la teoria della
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SEDUTA DEE ‘21 AGOSTO 1859.
esclusività delle faune pei diversi piani, prestando i migliori appoggi a quella invece della successione continua, alla teoria cioè che sos- tiene l’addentellarsi, per dir così, delle faune e paragona lo svi- luppo degli esseri organizzati attraverso le epoche geologiche piut- tosto allo svolgersi degli anelli di una catena che al succedersi di strali sovrapposti.
2. Scisti atl ortoccrntiti (Orthocerasschiefer). Sulla arenaria a spiriferi riposa una massa di scisti cerulei, ardesiaci: Gl specie fossili la distinguono, e sono per la maggior parte cefalopodi. Il maggior valore caratteristico è attribuito all’ Orthoceras regalare ( var. graci- le) ixWOrth. triangulare ed al Goniatites subnaulilinus. Otto specie si incontrano già nelle arenarie a spiriferi, e due, di dubbia deter- minazione, apparterrebbero al siluriano.
5. Caicarca striugoccfali (Slringocephalenkalk). Gli scisti ad ortoceratiti sono ricoperti da calcaree pure, bianche talora, talora co- lorate in nero da sostanze organiche, ossia dal bitume, o dall’os- sido di manganese. La calcarea si modifica spesso insensibilmente in dolomite a grani fini o grossi, cavernosa, e avente le sue cavità tap- pezzale di cristalli di spato, talvolta di quarzo o di manganese. A pro- posito di questa dolomite osservano gli autori, appoggiati ai più va- levoli argomenti, che le sarebbe inapplicabile la teoria del metamor- fismo dipendente dalle rocce eruttive, e preferiscono quella di una lenta azione chimica dovuta alla infiltrazione. Splendida è la fauna di questo deposito, contandovisi non meno di 181 specie. Lo Slrin- gocephalus hians, come dà il nome al deposito, così ne è il carattere più saliente: del resto vi abbondano singolarmente i brachiopodi , i zoofiti e i briozoari.
4. Scisti a cipridine (Cypridinenschiefer ). Sopra la calcarea a slringocefali si osservano dei calcari grigi o nerastri bene stratificati e scisti argillosi ricchi di carbonato di calce: superiormente poi a questi, altri scisti argillosi puri, rossi, che nella loro parte superiore si vanno sempre più arricchendo di nodi calcarei. La specie quasi microsco- pica di crostaceo appartenente all’ordine degli cntomostracei, appel- lalo da Sandberger Cypridina serratostriala si scopre a milioni sulla superficie degli strali in decomposizione; altre 54 specie le si ag- giungono ad arricchire il deposito.
SEDUTA DEL 24 AGOSTO 1889.
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8.° Scisti a posldomic (Posidomyenschiefer). Gli scisti a cipri- dina sono soverchiali da un deposito assai limitato di scisti argillosi con minore o maggior mistura di quarzo granulare e mica: sono essi assai fissili e di facile decomposizione, d’un colore verde-ulivo o bruni o gialli o rossi o finalmente nerissimi a cagione dell'antracite : ascen- dendo vanno essi facendosi più arenacei, formano poscia degli strali di vera arenaria e questi, coll’ ingrossare dei grani, si convertono finalmente in un vero conglomerato. — Senza dare nessuna impor- tanza alla domanda, non par egli di scorgere in questo complesso l’altro degli scisti neri carboniosi di Darfo e Carona, del Verrucano e del Servino che da me e da altri è ritenuto appunto come un equi- valente del terreno carbonifero in Lombardia? — 24 sono le specie raccolte in questo deposito, e la Posidonomya aculicosla vi abbonda di preferenza. Dei gruppi inferiori più nessuna specie è rimasta, mentre diversi appartengono al Bergkalk. ed al terreno carbonifero, prova evidente che questi strali vanno piuttosto congiunti al carbo- nifero che al devoniano.
Lo studio della distribuzione dei fossili nel complesso dei gruppi descritti dà i seguenti risultati:
Per gli strali a posidomie: 24 specie, delle quali 6 carbonifere.
Pel gruppo devoniano superiore: 228 specie, 7 carbonifere.
Pel gruppo devoniano inferiore: 107 specie, nessuna carbonifera.
Per l’assieme del sistema devoniano: 332 specie, delle quali 10 siluriane.
Quanto ho esposto finora è cavato dalla parte geologica, che èia seconda dell’opera degli Sandberger: io l’ho analizzata per la prima, perchè sembrava necessario che anzi lutto conoscessimo, per così dire, il campo. Stando unicamente ai punti da me fatti palesi, l’opera de- gli Sandberger, nella sua parte geologica, non presenterebbe altro maggior interesse di quello che accompagna lo studio di qualunque regione parziale. Chi si faccia però a leggere il testo si accorgerà che qui non sta il tutto , e se io 1’ ho fatta soggetto della presente comunicazione, si è in vista di un interesse assai più vasto e gene- ! rale per la scienza. Non è solamente uno studio parziale degli strati di Nassau, ma gli e uno studio fondamentale del sistema devoniano, anzi di tutta l’epoca paleozoica, grazie alla erudizione degli Autori,
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SEDUTA DEL 21 AfiOSTO 1851).
alla ricchezza dei confronti, agli sludii sugli equivalenti. Il geologo, sia teorico sia pratico, potrà attingervi assai e con poca fatica, fatica che è singolarmente agevolata da una copiosa tavola sinottica, dove il sistema di Nassau è messo a parallelo cogli equivalenti nell’America settentrionale, nella Russia, nella Francia, nell’ Inghilterra, nel Bel-, gio, nella Spagna, ec. All’analisi poi dei singoli depositi tien dietro lo studio geognostico e chimico delle rocce eruttive e metamorfiche che vi appartengono: lo studioso $i geologia e di mineralogia vi po- trà far tesoro di fatti ben depurati e di teorie ben discusse: potrà singolarmente giovarsene chi si occupa della importante questione del metamorfismo.
La parte puramente paleontologica, come dà il titolo dell’opera, così ne è la più importante, la più essenziale, è infine l’opera stessa. Ma le opere di questo genere non si prestano ad un sunto. Non credasi però che si riduca ad un semplice catalogo descrittivo delle specie: non sarebbe questo che la renda tanto importante per noi. Come ho detto che la parte geologica interessa la geologia generale, così ripeto che la parte paleontologica è del massimo interesse per la paleontologia non solo, ma anche per la zoologia generale. — Co- minciamo a dire, clic i generi vi son tutti di nuovo descritti e criti- camente discussi. Chi appena si accinga alla determinazione degli og- getti di storia naturale, singolarmente dei fossili, presto si accorge che la determinazione specifica, benché sia l’ultimo risultalo dell’a- nalisi, non è però il più arduo; dove il naturalista si trova maggior- mente alle prese colla indecisione dei caratteri, coll’incertezza dei limiti, colla povertà dei distintivi, e spesso coll’arbitrio e colle diver- genze dei singoli, è appunto nella determinazione generica, per cui farà sempre gran servizio alla scienza chi, su basi razionali, tenti di- stricare il labirinto dei generi, come per loro parte vi si adoperano gli Sandbcrgcr. Del resto, basta scorrerne di volo il grosso volume per accorgersi che molle cose sono interessantissime e nuove. Citerò in prova di quanto asserisco alcuni punti che singolarmente attras- sero la mia attenzione.
i.° La terminologia riguardante i fillopodi o trilobiti errava ali- cela incerta e in balia dell’ arbitrio. Ognuno può avere ospcrimentato quanto in un autore faciliti l’analisi e semplifichi l'espressione e
SEDUTA DEL 21 AGOSTO 1859.
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giovi all’ intelligenza del lettore una terminologia esalta, riconosciuta e ben rispondente ai falli cui deve informare. Ma una tale termino- logia non è che l’espressione d’un’analisi ben profonda sugli oggetti, che deve necessariamente precederla. Questo compito si proposero gli autori per riguardo ai fdlopodi, certo con grande vantaggio degli studiosi.
2.° L’analisi e la terminologia dei ccfalopodi erano già sicura- mente ben avanzale ed universalizzate dagli sludii di Bukland, de Buch, d’Orbigny, ec. Gli Sandberger le perfezionano, e attribuendo una grande importanza agli elementi matematici, ossia alla Conchi- gliometria, propongono un nuovo metodo per determinare le dimen- sioni dei cefalopodi. Il metodo è però, devo dirlo, assai imbarazzante in pratica, esigendo calcoli abbastanza complicati, per cui non vo- lendolo nò spregiare nè condannare, lo direi un lusso di difficoltà : gli stessi Sandberger non lasciano di prevenirci che il metodo non è guari applicabile che ad individui della massima conservazione. Par- lando dei gonialili osservano che a torto fu ritenuta invariabile la forma dei lobi e delle selle, e attribuita perciò a tale carattere una importanza troppo maggiore che non possa vantare realmente. 1 lobi e le selle, non cessando di fornirci un carattere di prima importanza, variano sensibilmente nella stessa specie , conservando però sempre un abito costante. Non è forse in proposito affatto lodevole l’arrestarsi che fanno in tanti particolari: per lo meno mettono a dura prova la pazienza del lettore dando della loro un saggio formidabile; per esem- pio, il solo Goniatiles retrorsus copre 10 fitte pagine di testo, e 5 tavole dell’atlante seminale da cenlinaja di figure.
Parlando ancora dei gonialiti sono pure interessantissime le osser- vazioni affatto nuove sullo strato rugoso ( Bunzelschicht) alla superfi- cie interna del guscio, strato che mediante le impressioni si rivela sul nucleo, il quale appare perciò variamente zegrinato, indipenden- temente affatto dalle lince di accrescimento. Le stesse osservazioni si possono ripetere sugli orloceraliti, e fortunatamente anche su di un cefalopodo vivente, cioè sulla Spinila Peronii .
5.° Per ciò che spetta ai gasteropodi, notai tra le cose rimarche- voli la proposta di un metodo per la cassazione delle specie nel co- piosissimo genere Pleurotomaria. Le belle pleurolomarie di Saltrio ci porgeranno occasione di giovarcene.
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4.° Anche alla descrizione dei bracliiopodi va innanzi un eccel- lente traltatello dell’ interessante apparato interno, corredato di belle ligure inserite nel testo che faciliteranno assai lo studio di questo ramo singolare dell’anatomia fossile. Lo stesso si ripeta dell’ordine dei crinoidi, per cui si può dire che l’opera degli Sandberger diventa un supplemento necessario a tutti i trattali di paleontologia.
L’opera forma un magnifico volume in 4.° grande di quasi 600 pagine, con gran numero di ligure inserite nel testo, ed ò accompa- gnalo da uno splendido aliante di 59 tavole la cui esecuzione è pari a quanto di meglio fu pubblicato in questo genere.
Visti i numerosi ed evidenti pregi dell’opera degli Sandberger, sarò abbastanza giustificaio se oso proporne a codesta Società l’acquisto a fregio ed aumento dell’incipiente biblioteca.
IL0 Sui terreni al piede delle Alpi nei dintorni del lago Maggiore e del lago di Lugano, Memoria di L. Pareto (1).
Come lo annuncia il suo titolo, la Memoria del nostro illustre con- nazionale versa sull’ analisi geologica di un tratto di terreni che si stendono alla destra ed alla sinistra della linea di contine che divide geograficamente la Lombardia dal Piemonte. Perchè i presenti cenni non siano una semplice ed inutile ripetizione di ciò che ciascuno può leggere in un giornale che per la lingua e per la sua diffusione è troppo facilmente a portata di ciascuno di noi, io non segnalerò alla vostra attenzione che quei falli e quelle osservazioni che specialmente allarghino il giro delle nostre cognizioni, che esigano di essere messi in rapporto col nostro modo attuale di vedere e tradotti, per dir co- si, nel nostro linguaggio, o che finalmente mi suggeriscano parziali riflessi.
Dando un’idea generale della disposizione delle montagne lorbardc in tre catene graduate, mostra il Pareto d’essere stato colpito egli stesso da quella ch’io direi simmetria topografica, alla quale ne’ miei Studii attribuii tanta importanza per rapporto alla geologia, lo svi- luppai allora la tesi che dalla simmetria delle valli si poteva assorgere
(1) Sur les terrains du pieci des Alpes, eie. (Hullotin ile la Société (V-oIogique de Franco, 2.p Sèrie, T. 16;pag. 49, 1858.)
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a spiegare certe leggi del sollevamento, del quale, come le valli potreb- bero dirsi rappresentare la parte negativa, così i monti rappresente- rebbero la parte positiva. Fui tentato allora di appoggiare col fatto della simmetria dei monti quanto aveva indotto dalla simmetria delle valli; ma la scarsità troppo sentita di punti trigonometrici, rendeva frustraneo ogni sforzo. Pel Pareto il regolare allinearsi dei monti lom- bardi non è che un fatto; ma io Io voglio di nuovo segnalato alla scienza, la quale non si acquieta ai semplici effetti, ma vuole assor- gere alla causa, causa che io volli ripetere appunto dall’unità del sollevamento lombardo.
Le argille plioceniche di Induno c dei dintorni del lago d’Orta fanno supporre all’Autore che il mare pliocenico occupasse tutta la jpianura da Vercelli a Novara, e in generale tutte le parti depresse del Piemonte , penetrando i seni delle alpi anche dopo che la catena più bassa ed esteriore, quella cioè delle colline, aveva già preso un rilievo assai conforme a quello che presenta attualmente. Il supposto non è nuovo certamente; rimarrebbe però sempre inesplicata l’ori- gine delle inclinazioni che a Induno e altrove presentano gli strati pliocenici. L’ origine di tali inclinazioni troverebbe invece sufficiente spiegazione nell’ipotesi, ch’io ormai ritengo per un fallo, essere l’emersione delle rocce porfiriche alla base delle alpi posteriore ai de- positi pliocenici, emersione che non avrebbe gran fatto alteralo il piano generale del sollevamento alpino, dando l’ultima mano al ri- lievo dei monti. Così mentre il mare pliocenico bagnava le falde dei terreni già prima sollevati, i suoi sedimenti ubbidivano pur essi fi- nalmente e gradatamente alla mossa generale del sollevamento alpino. Non mi dilungo in proposito, avendo già ne’ miei Studii, e più recen- temente nella Rivista geologica presentata a codesta Società, gettali i semi e svolli alcuni punti della questione.
Parlando del terreno terziario inferiore, ossia del nummulitico, gli riunisce le psammili a fucoidi di Induno e di tMorosolo; e così tutte le nostre rocce briantee a fucoidi, cui dice sovrapposte alle calcaree a catilli. lo non posso in ciò essere d’accordo col signor Pareto, almeno fin tanto che, prescindendo affatto dalle fucoidi, non ci porge su altri dati straligrafici o paleontologici argomento per distinguere i depo- siti eocenici dai nuramulitici. Quanto si è finora studiato e dibattuto
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circa il valore delle fucoidi in rapporto alla geologia stratigrafica, ne conduce alla conclusione, che non ne hanno nessuno. Le ricerche re- centissime sulle fucoidi dell’ alpi svizzere diedero al signor Fischer per ultimo risultalo non trovarsi esse mai al dissopra del calcare num- mulilico (l). Quanto poi alla Lombardia, è un fatto che le fucoidi e i fuchi ( Zoophycos ) si trovano in copia nel calcare rosso aminonitico a Induno, Erba, ec. ; che il loro predominio è nella creta inferiore, in quella calcarea, cioè, nella quale lo stesso Pareto ravvisa la scaglia veneta, calcarea clic alterna con arenarie pure a fucoidi, e riposa ovunque sulla majolica, o sul calcare rosso ammonitico; che le fu- coidi si alzano quindi nella creta superiore finché si perdono negli strati nummulitiei. Non si può dir nemmeno che gli equivalenti della scaglia veneta in Brianza contengono calibi: essi non si trovano che superiormente alla poderosa zona della creta inferiore, i cui depositi più profondi corrispondono appunto alla scaglia. Per ciò che riguarda lo sviluppo della creta e del terreno nummulilico, la Memoria del si- gnor Pareto è troppo inferiore alle altre parti tanto commendevoli per finezza di vedute e ricchezza di falli. Anche per ciò, del resto, io mi appello a’ miei precedenti scritti, ed al recente lavoro del cava- liere de Hauer (2).
L’Autore consente egli pure in ciò che la majolica sia assolutamente giurese , ciò per la presenza di aptichi giuresi e del Belemnites bi- partitus, altro fossile scoperto dal signor Lavizzari nella majolica di Mendrisio, da aggiungersi a quelli ch’io ho altrove citali come compro- vanti l’epoca giurese del deposito. Richiama quindi l’attenzione sulla diga clic separa il lago di Biandronno da quello di Varese, formata della majolica, alla quale soggiace il calcare rosso ammonitico; è da- gli strati di quest’ultimo e da quella località che provenivano V Am- moniles depressus e VA. humpliresianus presentati al Congresso degli scienziati in Milano, determinati dal celeberrimo de Bucli (3). Il si- gnor Pareto spiega colla supposizione di un salto il mostrarsi di quel deposito colà. Il fatto non ha india di singolare per se, non essendo
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(1) Fischer, Die foss. Fucoiden der Schweizcr Alpe n, tieni 1 858.
(2) Erlàulerungen , cc. Jahrb. il. k. k. geol. Reichsanslall , T. 9, pag. 445.'
(3) Atti della sesia riunione, ec. , pag. 546.
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SEDUTA DEL 21 AGOSTO 1839.
quella majolica c quel calcare rosso die una dipendenza dai depositi della natura che si incontrano tosto tra Besozzo e Caldana (1) e che possono dirsi appena spostali dalla gran zona da loro occupata attra- verso tutta la Lombardia, lo lo volli far presente, perchè quel fatto, o è sfuggito all' attenzione, o fu universalmente dimenticato, invano si cercherebbe ove ne sia fatta menzione negli scritti più recenti.
Le idee e le cognizioni dell’Autore circa i terreni inferiori al cal- care rosso ammonitico, piuttosto che da esplicite teorie, si deducono dall’analisi delle differenti località, che egli va successivamente de- scrivendo, e nelle quali l’ accompagneremo con passo affrettato.
Lo spaccalo del monte S. Bernardo della Colma tra la Sesia e la Vald uggia si presta, a mio giudizio, egregiamente pel confronto ilei nostri terreni con quelli sulla destra del lago Maggiore. Gli è un complesso di strati sollevati dai porfidi, cui, se io volessi tradurre nel linguaggio da me adottato, direi: il conglomerato alla base e gli scisti argillosi verdi e rossi clic gli incombono, rappresentano indub- biamente il verrucano ed il servino; la dolomia sopra gli scisti equi- vale alla dolomia inferiore triasica e sopporta dei calcari grigi che dovrebbero considerarsi equivalenti ai marmi di Varenna. Sovrappo- ste a dette calcaree scorgonsi arenarie bianche e rossastre da ascri- versi al gruppo di Corno e Dossena : l’enorme massa calcarea che al tutto sovrasta con fossili indeterminali, benché dal Pareto ritenuta come giurese, potrebbe, o in lutto o in parte, considerarsi come cor- rispondente al gruppo della dolomia media, che comprende i petre- fatti di Esino.
Equivalenti della formazione di Sallrio, compresavi la dolomia su- periore basica, sarebbero le calcaree dolomitiche di Àrona, come il deposito di Saltrio si vede con sicurezza ripetuto nelle calcaree ros- sastre di Gozzano che contengono Tenebratala lacunosa , affmis, qua- druplicata, Spiri fer rostralus, Pleur otomaria, Pecten.
Lo spaccalo dei terreni da Luino a Travedona è di gran pregio certamente. Quando s’abbia a tracciare una carta geologica, le osser- vazioni del signor Pareto su quei dintorni suppliranno ad un difetto molto sentito. Osserva, per esempio, che sulla riva del lago presso
(1) Hauer, Erlàulerungen , ec. , pag.. 481.
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Germignaga riposano sui micascisli banchi di verrucano copcrli alia loro volta da dolomie (dolomia inferiore). Nè l’unp nò le altre com- pajono sulla Carla del cavaliere de Mailer. La dolomia si ripiega, e di nuovo escono i micascisli. Non osservai, dice l’autore, cosa vi fosse di mezzo. Ci dovrebbe essere il Verrucano, e c’è difatti, mentre la Carta di Hauer ne segna una striscia, che non compare nello spac- cato del Pareto: così i due geologi si suppliscono a vicenda. Conti* nuando lo stesso spaccato, sotto le dolomie di S. Martino, ch’io ri- tengo appartenenti al gruppo della dolomia media, come infallibil- mente lo sono quelle del M. Campo-de’-fiori , trova sviluppatissimi gli scisti neri, simili affatto a quelli di Besano. Vedonsi essi scisti deviare verso Bedero di Val-Gana, e riposare, come a Besano, sulle dolomie: conchiude adunque alla presenza in que’ luoghi degli scisti triasici e delle dolomie inferiori del Muschelkalk, da lui ancora ritenute come Zechstein. Vediamo così gli scisti di Perledo, continuati con quelli di Besano, c cui io aveva rintracciati tino alla Madonna del Monte, spin- gersi ora tino alle sponde del lago Maggiore. — Così in questo spac- calo panni di scoprire tutti gli elementi della serie, per me stabilita c che si possa, con appena qualche lieve moditicazione ai tratti già delineati, ridurla legittimamente a quella verità che si appoggia allo studio della serie lombarda verificata in tanti luoghi. L’enorme massa delle calcaree e delle dolomie del M. Campo-de’-fiori, lasciala qual si presenta sullo spaccalo, non dovrebbe ritenersi giurese che nella sua porzione superiore (formazione di Salino e dolomia superiore), men- tre la parte maggiore appartiene al trias superiore (gruppo della do- lomia media). Prima di giungere agli scisti, equivalenti di quelli di Perledo e di Besano, va lasciato luogo alle rocce keuperiane (gruppo di Gorno e Dossena) che esistono realmente dietro la Madonna del Monte. Oltre Cuvio dovrebbero le calcaree appartenere tutte al gruppo della dolomia media, come ne giudicò il cavaliere de llauer, collo- candole nel suo gruppo di Esilio. Si ripeteranno quindi certamente le rocce keuperiane e gli scisti neri , distinguendo così la dolomia me- dia, da quella che riposa sul Verrucano, ossia che appartiene al trias inferiore.
La serie stratigrafica da Induno alla Val-Gana è descritta come io già la osservai. Nota egli pure sotto al calcare rosso ammonilico quella
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roccia ch’io ho dotta d’apparenza scoriacea, e da lui chiamata dolo- mia cariata, roccia che serve di tetto alla formazione di Saltrio, e quindi di guida a rintracciarla. Nola parimenti dei conglomerati su- periori al portiro quarzifero di Val-Gana. Quando tali conglomerati siano una roccia di vero sedimento, e non un impasto porfirico, a mo’ di quanto fu osservato in simili circostanze, io preferirei vedervi le rocce keuperiane che si trovano in quei dintorni , come ho provato nella mia citata Rivista. — Il venir meno talora degli scisti che stanno tra la dolomia superiore (dolomia media) e l’inferiore è dal- l’ autore» attribuito a mere sembianze metamorfiche. Certo in questi dintorni, dove è si vasto e complicato il campo delle eruzioni, dove si lamenta tuttora e scarsità di fossili e difetto di osservazione, biso- gna accontentarsi dei grandi tratti, e nelle enormi masse, vanissime ed indistinte ad una fiata, rintracciare per induzione i singoli equi- valenti.
Altri falli da me indicali, e dei quali trovo nella memoria del Pa- reto esplicita conferma sono la forma craterica dei monti intorno al lago di Lugano splendidamente dimostrala, e la corrispondenza rico- nosciuta tra gli scisti bituminosi di Serpiano (scisti di Besano) con Possidinomya e A. nodosusj cogli scisti che si scoprono tra Parlasco e i Prati- d’-Agueglio (scisti ittiliotici di Perledo ). Questi fatti sono espressi nello spaccato da Lugano a Ligornetlo, di cui è pure inte- ressantissima la parte da Lugano a Morcole, prestandoci, benché non ridotto ancora a tutta l’evidenza, il miglior saggio della disposizione dei terreni in quel difficilissimo tratto. La ripetizione del verrucano sotto la sinclinale delle dolomie del M. San Salvatore, quindi le eru- zioni porfiriche ripetute in masse e filoni tra gli scisti micacei, ci for- niscono preziosi particolari.
La descrizione dei dintorni del lago di Como, se conferma quanto in generale ci era già nolo, poco di nuovo vi aggiunge. Trovai però di osservabile ciò che asserisce giacere tra la massa calcarea di Me- naggio, ascritta con ragione dal cavaliere de Hauer al gruppo di Esi- lio, e la massa dolomitica più a nord, riposante sul verrucano e po- sta quindi nel Muschelkalk, degli scisti rossastri, color vinato, seguili tosto dal gesso di Nobiallo. L’Autore colloca tali scisti nel trias, nome col quale egli indica sempre nel corso della sua Memoria le nostre
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rocce keuperiane, ossia il gruppo di Corno e Dossena. Stante la na- tura della roccia e la sua giacitura, io non dubito punto che l’Autore non abbia colto nel segno determinandone l’epoca, ed avremmo così, conformemente alle idee da me espresse nella Bivista, un’altra prova del prolungamento ad ovest del citato gruppo. I terreni superiori a tali scisti, quindi le masse del Griglia, del Resegone, ec. , sono da lui ancora ritenuti giuresi, mostrandosi, così qui come altrove, affatto nuovo a ciò che di positivo fu scritto da Escher, da Ilauer, da Om- boni, da Curioni e da me sul gruppo de’ petrefatti di Esino. Tuttavia T indicala giacitura delle rocce keuperiane a Nobiallo, e il dire che tali rocce escono alla luce in Val-Neria per una specie di spaccatura praticata nelle rocce calcaree, torna in prova della loro inferiorità al gruppo di Esino, lesi sulla quale ho tanto insistito.
Ho pure con piacere notato un punto dove l’Autore, parlando dei terreni cristallini metamorfici, appoggia nel modo più esplicito un’altra tesi pur da me sostenuta con calore. Parlo della mia opinione circa il doversi considerare i terreni cristallini inferiori, come rappresentanti dei terreni paleozoici. Considerando infatti il signor Pareto che il Verrucano è inferiore ai terreni triasici, ed è forse permiano, con- clude che: « au moins dans les régions de la Sesia, du lac Majeur, » des lacs de Lugano et de Como, ainsi que plus loin vers l’E., on » doit regarder ces schistes micacés cornine des couches paléozoìques » mélamorphosées. « Lo stesso raziocinio applica ai calcari sacca- roidi di Dongo, di Mergozzo sul lago Maggiore, nella valle della Stro- na, cc.
Chiudono la Memoria importantissime osservazioni sulle rocce erut- tive della zona porfirica, che gioveranno non solo a farci meglio edotti della natura e della distribuzione delle rocce che la compon- gono, ma specialmente ad avvicinare Io scioglimento delle importanti questioni circa l’epoca c l’influenza di quella eruzione alla base delle alpi. Quelle rocce, secondo il Pareto, benché multiformi, sono tutte contemporanee, e l’una è modificazione dell’altra.
Conchiudendo, il lavoro del signor Pareto è pregevolissimo sotto ogni riguardo: ciò che ne diminuisce il pregio non è già in rapporto alla materia, ma in rapporto al tempo, c non è per nulla imputabile all’illustre geologo: gli è una conseguenza alla quale non può sol-
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trarsi chiunque scrive di una scienza in attualità di progresso , spe- cialmente di geologia, campo nel quale le produzioni con foga inces- sante si vanno addossando, accavallando. In questi ultimi anni fuvvi una vera irruzione di scritti sulla geologia lombarda, per cui la me- moria del signor Pareto si direbbe con pari ragione uscita troppo presto e troppo lardi. Troppo presto, perchè l’Autore non potè ap- profittare delle altrui opere, dove avrebbe trovato schiarimenti a molli punti oscuri, c fosse accomunato il suo col nostro linguaggio: troppo tardi, perchè le sue belle osservazioni fossero messe a profitto dai diversi che sudavano l’istesso campo.
Di un nuovo insetto cieco trovato in una caverna presso Como. —
Notizia comunicata da Àmto.mo Villa.
In questi giorni il signor Jean Leprieur, farmacista addetto all’armata francese d’Italia e Membro della Società Entomologica di Francia, avendo fatto una gita nel Buco dell'Orso presso Loglio e Torriggia sul lago di Como, vi ha trovato alcuni esemplari di un insetto privo di occhi, abitatore delle spelonche, il quale era sfuggito finora a tutte le indagini fatte nei nostri paesi. Esso è dell’ordine dei Coleot- teri, famiglia delle Silfidi, ed appartiene al genere Adelops dei mo- derni, che è situato tra il Lcptinus e le Choleve di Lali’eille ( Catops di Paykull), le quali al giorno d’oggi ammontano a circa 50 specie, ed alcune di esse a primo aspetto hanno qualche somiglianza col- V Adelops.
Il genere Adelops conta circa 16 specie, tutte nominale da autori moderni. Finora non si è determinato a quale di esse si possa rife- rire quella trovata dal signor Leprieur : potrebbe forse essere una spe- cie differente, inedita e novissima, ciò che si verificherà in seguito: in tal caso l’autore intenderebbe di dedicarla al sig. Robiali’,Tper es- ser stalo dal medesimo condotto sul lago di Como, e da lui avuta l’indicazione della grolla da visitare. Intanto io annuncio la scoperta, la quale arricchisce la fauna lombarda di un nuovo genere, che non trovasi indicalo nel Calalocjo dei Coleotteri della Lombardia da me pubblicalo nell’anno 1844 per l’occasione del Congresso degli scien- ziati italiani in Milano. A quel catalogo avrei al presente da aggiun-
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gere varie specie importanti ed alcuni altri generi, stati rinvenuti da me o dai diversi entomologi di Lombardia dopo la pubblicazione del medesimo, e dei quali a tempo opportuno verrà data la nota, oppure saranno compresi in una seconda edizione dell’opera stessa.
Commemorazione del socio Torquato Canetta. — Letta dal Presidente
E. Cornalia.
La gioja, o signori, di vedervi qui raccolti nuovamente dopo così gran tempo, e dopo giorni così splendidi d’avvenimenti, è pur troppo contristala dal pensiero che anche la nostra Società toccò il suo grave lutto, il suo sagrificio di sangue. — Invano il mio sguardo cerca premuroso fra voi un carissimo amico, un valente cultore delle no- stre scienze, un giovane pieno di senno e di speranze.
Torquato Canetta è fra le più sublimi vittime cadute sul suolo lombardo nella guerra della nostra indipendenza, e contro cui neppur la morte fu pietosa.
Nacque in Milano il nostro collega il 18 maggio 1837 vivendo nel- l’ infanzia quasi sempre fra noi, e seguendo qui del pari con molto onore le pubbliche scuole. — Di pronto e vivace ingegno e spinto per na- tura alle scienze d’osservazione, egli scelse la carriera medica, come quella clic corrispondeva meglio alla sua inclinazione ed alle sue idee d’indipendenza c di libertà. Amante all’entusiasmo di tutto quanto vi ha di grande c di bello nella natura c nell’arte, concentrò, appena giunto agli studj universitari, ogni sua predilezione nella storia na- turale, suo massimo amore, se un altro più prepotente e più sublime non ne avesse agitalo il nobile petto: l’amore della patria che voleva libera, ed alla quale fece spontaneo il sagrificio di se.
Mentre ancor percorreva il primo anno d’università, frequentava con particolare successo il laboratorio del gabinetto di storia naturale, ove il chiarissimo Balsamo accoglie que’ giovani, clic, mostrando una particolare attitudine per la nostra specialità, lasciano concepire belle e giuste speranze.
Datosi in parlicolar modo allo studio degli insetti , potè esaminarne la collezione del Musco e mettervi mano, incominciandone, sotto la sorveglianza del professore, il riordinamento.
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E il lavoro progrediva per lui alacre, e sarebbe presto giunto al line se le voci d’indipendenza e di guerra non avessero comincialo a serpeggiare fra noi, ed a far battere più forte inostri cuori. — Tor- quato fu il primo a sospendere ogni scientifico lavoro, ed a seguire in vece la questione politica nel suo rapido svolgimento, sempre fisso in mente, che il primo dovere di tulli noi è la difesa e l’indipen- denza del proprio paese. — Ed egli pure fu tra i primi ad accorrere all’appello che la nazione faceva a tutti i suoi figli.
Tengo da persona che gli era amicissima, e che stette seco lui la notte che precorse il suo passaggio in Piemonte, che egli aveva tristi presentimenti sul suo fine nel farsi soldato, e che a lui non rimaneva altro desiderio che di morire vincendo. E così fu. — Dolente, dava un addio a’ suoi studj, mesto salutava me pure al nostro civico Museo, ove molle ore passammo insieme di studio e di scientifici colloqui. Ma il suo fato lo spingeva — passava in Piemonte e s’arrolava fra i volon- tarj di Garibaldi — prendendo dappoi parte a tutti gli splendidi fatti d’arme di quell’ ardita e valorosa legione.
Coll’animo agitato noi tenevamo dietro ad ogni passo che faceva il prode iNizzardo co’ suoi eletti soldati, e ne temevamo la troppo arditezza e la troppa annegazione; e ci faceva rabbrividire la perdita di giovani che, degni di sedere nel parlamento nazionale, tanto era in loro e mente e cuore, seguivano invece come semplici gregarj il vessillo trico- lore, clic nelle loro mani precedette le armate alleate e primo sfolgorò sul nostro suolo. — E pur troppo i nostri timori non furono sempre ingiusti. — La vittoria nostra era certa, ma le vittime sublimi pur troppo non mancavano. Non eravamo ancora riavuti dal dolore in cui ci aveva gettati la nuova dei morti di san Fermo, tra cui un De Cristo- foriSj un Battaglia , un Cartellieri , che sentimmo, orribile novella! pur caduto il nostro Torquato.
Già Bergamo era occupato dai Cacciatori delle Alpi che progredi- vano, passando di vittoria in vittoria, la luminosa loro via ^allorquando movendo le truppe austriache l’8 di giugno sopra quella città, giun- gevano in Seriate minacciandolo di ferro e di rovina. — Colà mossero loro incontro i nostri. — La lotta era ben disuguale; mollo inferiori i nostri pel numero, ben superiori per islancio c per valore. — Ade- riate stesso ebbe luogo il fatto d’arme nel quale il Cannetta rimase
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mortalmente ferito da una palla. — Raccolto dal campo e portalo al- 1’ ospedale di Bergamo, tutti furono commossi in veder la sua gioja nell’ aver guadagnata una ferita che per lui era una medaglia, e in udire le parole che egli rivolgeva a’ suoi compagni di gloria e di sventura. — INon paventando in mezzo ai dolori lunghi ed atroci che
10 tormentavano di veder riuscir vane tutte le cure clic gli venivano prodigate da’ medici edagli amici, egli morì dopo 7 giorni (il 15 giu- gno), lieto nella coscienza di aver ben meritato dal suo paese, lieto di non aver sparso inutilmente il suo sangue. Lui beato ! Se il suo nome non potè esser chiaro negli annali della scienza, lo è e sarà in quelli della patria.
Ed io ben confido che il suo nome e quello di quanti studenti uni- versilarj caddero sul campo dell’onore verrà scolpilo sopra un marmo in indelebili note, e messo in quella nostra Università, la cui più bella missione si è quella di fare, anzi tutto, dei cittadini capaci d’ogni sagrificio pel loro paese. Così a Torino e a Firenze si venerano pub- blicamente i nomi dei generosi che perirono a Montanara ed a Cur- tatone.
Questo poi sarà non lieve conforto al desolato padre che, mentre piangeva ancora appena estinto il nostro collega, sapeva d’un altro suo figlio, Metello, bersagliere nell’armata nazionale e che cadeva nella memoranda battaglia di S. Martino. — Misero genitore! Chi gli ridona l'affetto di que’ suoi cari estinti, vanto e gloria del suo nome e di noi? Che mai, se non la riconoscenza della patria e la pubblica estimazione, può compensarlo in tanto vuoto che lo circonda? — Ma
11 mio desiderio non resterà, spero, una semplice aspirazione, c la gioventù stessa penserà ad immortalare una vita così data in olocausto pel bene comune, e ad eternare una memoria che ridette tanta e cosi splendida luce.
Le generazioni venture debbono in quei marmi inspirarsi a nobili csempj, e crescere un cullo nel proprio cuore di amore e di ricono- scenza verso i magnanimi clic ebbero fede nel risorgimento italiano e che seppero per esso morire.
Milano, 20 Agosto 1859.
SEDUTA DEL 2 i AGOSTO l 85 D.
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Biblioteca della Società.
Libri acquistati a spese della Società.
Palàontologie Siidrusslands , von Dr. Alexander von Noudmann. — Uel- singfors, 1868. Due grossi fascicoli in 4.°, di circa 100 pagine ciascuno, con un atlante di 12 grandi tavole litografate. (I. Ursus spelceus ( Odcssanus ). - 11. Felis, Hycena, Canis , Thalassictis , Mu- stela, Lutra , Spermophilus , Arvicola, Spalax, Castor , Lepus, Equus).
A history of british fossil wammals and birds , by Richard Owen. Lon- don, 1846. Un grosso volume legato in tela, di 660 pagine, in 8.° grande, con 257 bellissime incisioni in legno intercalale nel testo.
Atti e pubblicazioni
avute in cambio degli Alti della Società.
Dalla Società imperiale dei naturalisti di Mosca:
Bullelin de la Société imperiale des naturalistes de Moscou , to- me XXXI , 1868, N. 111.
Kolenati, Mei eternata Entomologica, Curculionina Caucasi et Vicino- rum (continuatio). — Hermann, Ueber die Trennung der Tantalsàurc, von den Sàuren des Niobiums , so wie Bemerkungen iiber Pelopsàure. — Belke, Esquisse de l’histoire naturelle de Kamienietz-Podolski. — Be- cker, Naturhistoriscke Mittheilungen von den Jahren 1856 und 1857. — Einbrodt , Die Anwendung von Glaubersalz in der Glasmacherkunst zuerst in Russlaud ausgeftihrt. — Motschoulsky , Enumération des nou- velles espèces de Coléoptères rapportés de ses voyages (avec 1 pianelle). — • Eversmann, Erinnerungen aus einer Reise in’s Ausland, 1857-1858. — Gernet, Apparat zur Zeichnen mikroscopischer Gegenstànde (mit 1 ta- fel). Lvofe, La gomme de mélèze. — Sandberger , De nomenclatura diversarum disciplinarum bistoriae naturalis. — Correspondance.
Dalla Società del Museo di Carinzia:
Landes-Museum im Herzoghthume Krain, zweiles Jahrcsbcricht,i 858: mit notizen iiber Georg Fiuuerrn von Veca.
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SEDUTA DEL 21 AGOSTO 1859.
Jahresheft des F ereines dcs krainischen Landes-Museums , redigirl von Carl Deschmann , custos des krainischen Landes-Museums. Lav- bach, 1856.
Deschmann , Einiges iiber die naturwissenschaftlichen Forschungen in Krain. — Meteorologische Beobachtungen. — Schmidt , Hylobius varie- gatus, n. sp. — Deschmann, Ueber das Erseheinen der Purpur monade (Monas prodigiosa) in Laibaeb. — Berickt iiber die Yersammlungen der Freunde der Naturwissenschaften in Laibacber Museum in Jahrej,1849. — Yerzeichniss der in deu Jahren 1853, 1851 und 1855 eingegangenenjMu- seal-Geschenke und sonstigen Erwerbungen (Naturalien, Antiken und al- terthiimliche Gegenstande, Waffen , Industrie-Gegenstande, Gemalde und Lithographien , Landkarten und] Piane , Urkunden und Manuscripte , Miinzen, Papiergeld, Druckschriften , Pliysikalische Instrumente). — Ver- zeicbniss der Mitglieder.
Zweites Jahresheft des F ereins des krainischen Landes-Mus'cums , redigirl von Carl Deschmann. Laybach, 1858.
Desciimann, Meteorologische Beobachtungen. — Hauffen, Land-und Siisswasser-Conchylien Krain’y. — Hauffen . Grottenkunde Krain’s. — Mitteis, Erderschutterungen. — Deschmann, Laibacher Moraste. — Monadiche Museal-Versammlungen, 1856 und 1857. — Museal-Geschen- ke. — Mitglieder.
Dalla Società per le scienze naturali di Presburgo:
Ferhandlungen dcs F ereins fur Naturkunde zu jPrcsburg. — (I. Jahr- gang, 1856. — II. Jahrgang, 1857. — III. Jahrgang, 1858.)-Cinque volumelli di circa 200 pagine ciascuno.
KORNlHTBER, Die gcologischen Verhaltnisse der nàchstcn Umgebung von Presburg. — Bolla , Beitriige zur Flora Presburg’s. — Holuby Weitere Beitx-àge zur Presburger Flora. — Pettko, Geologischer Bau der niederungrischen Montanbezirkes. — Paulowski , Beitrage zur Flora Oberungerns. — Mach, Die Extraction in luftverdiinnten Raume , insbesondero in ihrer Amvendung auf die Zuckerfabrication aus der Run- kclriibe. — Bauer. , Ueber die kiinstliche Darstellung von Mineralien. — Fuchs, Ueber das Verhalten eines feinen Springbrunnens innerhalb einer elektrischen Atmosphàre. — Bauer, Analyse eines Mineralwassers bei Tatàros in Laksàg nachst Grosswardein. — Ivrztsch , Die Wetterlin in den kleinen Karpathen , einc pflanzengeograpliische Schizzo. — Korn- huber, Barometrische Hohenmossungen in den Karpathen. — Holuby, Eia Ausflug auf die Jaworina. — Kornhuber und Holuby, Die klinui-
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lische Verhàltuisse zu Prcsburg wahnend des Jahres 1856. — Sitzungs- berichte.
IIazslinszky, Die Laubmose der Eperieser Flora. — Grailicii. Ue- ber Fluorescenz. — • Krzisch, Phanerogame Flora des Oberneutraer- Comitates. — Sitzungsberichte. — Lang, Das Trentschin-Teplizer Thal und dessen Minerai- Quellen. — Stììrmer, Beobaclitungcn iiber das Wachstnme der Agave americana L. wahrend ihres Bliite-Zustandes. — Helm, Bcitrag zur Natnrgeschichte des Biiren. — Kornhuber, Diemit- tlere Windesrichtungen zu Presburg im Jahre 1856. — Jukowits , Ver- zeicbniss der am Neusiedler-See hiinfiger vorkommanden Yogelarten. — Kolaczek, Beitrag zur Losung der Frage iiber die Entstekung des co- genaunten Speisenblutes. — Kolaczek, Pilzbildungen im Innern unver- sebrter Eier. — Bolla, Die Pilze der Presburger Flora. — Bockh, Ueber die Spinnen der Umgebung Presburg’s. — Sitzungsberichte. —
Schneller, Beitrag zur Kenntniss der phanerogamen Flora von Futak bei Peterwardein. — Kornhuber, Das Erdbeben vom 15 Janner 1858, besonders riicksicbtlich seiner Verbreitung in Ungern. — Rothe, Me- teorologischc Beobachtungen zu Oberschutzen im Jahre 1857. — Holuby, Erganzung zu D.r Krzisch’s Flora des Ober-Neutraer Comitats. — Moser, Chemische Notizen: Kalksteine und Zickerde. — Sitzungsberichte. — Ha- berlandt, Die Wanderheuschreckcn im Hanzàg. — Tobias, Hohen- messungen im Treutschiner und Neitraer Comitale. — Kornhuber , Ba- rometrische Hohenmossungen im Ungern. — • Kornhuber , Das Moor u Sckur » bei St. Georgen. — Lang , Analysen von Mineral-Quellen im nordwestlichen Ungern. — Die Crustaceen der Pest-Ofner Gegend. — Sitzungsberichte.
Dall’I. R. Istituto Geologico di Vienna:
Jalirbuch der k. k. r/eolocjischen Reichsanstalt , IX Jahrgang 1858, H.
Jokély , Die Tertiar-ablagerungen des Saazer Beckens und der T e- plitzer Bucht. — Jokély, Das Erzgebirge im Leitmeritzer Kreise in Bohmen. — Forbes, Ueber den Zusammenhang Zwischen der gegenwiir- tigen Fauna und Flora der Britischen Inselli und den geologisclien Ve- randerungen, welche deren Oberfliiche, besonders wahrend der Epoche der nordlichen Ueberfluthung, erlitten hat. — Uebersetzung (Memoirs of thè geological Survey of Great Britain, 1846). Stur, Die Umgebung von Tabor. — Hauer, Die Schwefeltherme von S. Stefano inlstrien. — Sitzungen.
Dalla Società per le scienze naturali di Presburgo:
Fuchs, Populare Nalurvissenschaftliche V ortràgc gehalten im V erein fiir Naturkunde zu Presburg. Presburg, 1858. Un fascicolo di 64 pagine. — (I. Die Warme. — II. Ueber Gewitter).
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SEDUTA DEL *1 AGOSTO 1889.
Libri avuti in dono.
Dal socio abate Stoppani:
Stoppami, Paleontologie lombarde , Livr. 7 el 8 (1 et 2 de la dcuxième serie). — Principio della Monographie des mammifères fossiles de la Lombardie, par M.r Emile Cornalia. Pagine 1-16. Tavole 1 (Di- segni delle grotte ossifere di Levrange e Laglio), e 1-3 (Disegni delle ossa fossili di orso).
Dal socio dott. Teodoro Prada :
Prada , Curculioniti dell’agro Pavese. Pavia 1857. Un fascicolello di 68 pagine.
Prada, Catalogo dei gasteropodi terrestri della Palle dell’ Isonzo , dell’ rii tip iano d’sJdclsbcrg , del Litorale di Trieste e dell Istria. Dalla Memoria geologica sull’ Istria del dottor Emilio Cornalia e Luigi Chiozza, stampata nel Giornale dell’Istituto Lombardo, to- mo III. Sei pagine.
Dal socio Guglielmo Rossi:
L’Economista , periodico mensile , ec. Fascicoli di Aprile c Maggio 1859.
Villeneuve, Economia dei terreni in Italia. — Martinelli, La Mo- neta, il Credito e lo Banche. — N. N. Frammenti di Meditazioni geogo- niche. — Tonini, Monografia sopra la rabbia canina. — Bossi, Paste mangerecce o paste d’Italia. — Acerbi, Compendio storico del commercio dell’Egitto. — Acerbi, Statistica storica dell’Egitto. — Massimo Fabi, Nuovi documenti sull’impiego del vapore , e perchè Napoleone I non no abbia usato. — N. N. , Alessandro Humboldt. — Ballettino statistico.
Possi, L’economista italiano. Periodico mensile, ecc. 1859. Giugno c Luglio.
Rivista politica di Giugno c Luglio 1859. — Ballettino della guerra dell’Indipendenza italiana. — Villeneuve, Economia dei terreni in Ita- lia.— Martinelli, La Moneta, il Credito, c le Banche. — Fabi, Del- l’economia politica in Italia nei secoli di mezzo. — Scalini, Frammenti di Meditazioni geogoniche. — Tonini, Monografia della rabbia canina. — Cerasoli, Del concime artificiale conseguito dallo carni dei pesci. — Tonini, Manuale di igiene pubblica e privata. — Acerbi, Statistica storica dell’Egitto. — Terzaghi, Manuale di Storia Naturale.
ERRATA CORRIGE
A pag. 50, linea 6, invece di
Omboni. Cenni dello stato geologico della Lombardia , si legga: Omboni. Cenni, sullo stato geologico dell' Italia.
INDICE
Cenno Storico Pag. 5
Socn FONDATORI «Iti
Regolamento generale » 25
Regolamento speciale ter l’amministr.6 e lf. pubblicazioni. » 51
Estratti dei processi verbali delle Sedute «41
Seduta del 22 giugno 1855. — Rospini, Gita geologica ai la- ghi di Como e di Lugano « 45
Seduta del 5 agosto 1856. — Barzanò, Bussola geologica. —
Catullo, Considerazioni , eoe. , , , » 44
Seduta del 27 febbrajo 1857. — Barzanò, Del modo di fare le carie geografiche , geologiche e topografiche — Barzanò,
Pai Brembana — Villa, Ulteriori osservazioni sulla geo- logia della Brianza -, « 4 6
Seduta del 9 agosto 1857. — Villa, Bergamasco e Brescia- no.— Bertolio, Magnesite artificiale, alluminio, e ricerche fotografiche. — Vacani, Modo di disegnare le mappe . « 50
Seduta del 5 novembre 1857. — Salari, Commemorazione
di cinque sodi defunti « 56
Seduta del 6 gcnnajo 1858. — Comunicazioni diverse « 58
Seduta del 29 aprile 1858. — Manieri, Pietra litografica del
Veneto. — Cornalia, Fossili di Beffe in Val Seriana « 60
Seduta del l.° settembre 1858. — Comunicazioni diverse . » 64
Seduta del l.° dicembre 1858. — Nomina di parte della Presi- denza, de II’ Economo e del Cassiere » 66
Seduta del 23 dicembre 1858. — Completamento della Presi- denza e del Consiglio d’ Amministrazione.
67
554
Seduta del 25 gennaio 1859 Pag.
Cornali a , Programma di studii proposto alla Società . »
Picozzi, Ossa fossili di Piànico »
Seduta del 27 febbraio 1859 »
Villa, Sulla distribuzione oro-geografica dei molluschi terre- stri in Lombardia »
Omboni, Sulla carta geologica della Lombardia , del cav. Fr. Di Hauer >»
Paglia, Suoli strati del terreno sottoposto al letto attuale
del Po »
Biblioteca della Società. — Compera del Viaggio in Sardegna
del generale Alberto Della Mormora »
Libri avuti in dono »
Seduta del 20 marzo 1859 »
Stabile, Molluschi, terrestri e fluviali viventi nel territorio
di Lugano »
Stoppani , Rivista geologica della Lombardia in rapporto colla Carta geologica di questo paese pubblicata dal cav. F. de
Hauer »
Bossi Annibale, Intorno alle argille j agli altri minerali e ai fossili di Maggiora ed alle relative industrie . . »
Bertoljo, Di un nuovo minerale d’origine organica , Kra-
merite, di Leniate «
Seduta del 17 aprile 1859 >»
Cornali a , Mammìferi fossili di Lombardia . »
Bossi, Notizie varie estratte da qualche recente giornale . »
Seduta del 21 agosto 1859 «
Stoppani, Cenni sull’opera di G. c Fr. Sandberger: 1 Pe- trefatti del sistema Renano nel Nassau ; e Sulla memoria di L. Pareto: Sui terreni al piede delle Alpi nei dintorni
del lago Maggiore e del lago di Como »
Villa Antomio, Di un nuovo insetto cieco trovato in una
caverna presso Como «
E. Cornalia, Commemorai, del socio Torquato Canetta . **
Biblioteca della Società »
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113
114
125
127
190 *
317
524
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ivi
328
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332
545 34 0 34 9
Prezzo del presente volume
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Per i Socj L*
Per gli estranei alla Società „