\ 9 ì J» ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI E DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE IN MILANO — - — VOLUME LXXIII Fascicolo III (con sei tavole) MILANO Ottobre 1984 (XII) CONSIGLIO DIRETTIVO PEL 1934 Presidente : De Marchi Dott. Conno. Marco, Via Borgonuovo 23 (1934-35). ÌBrizi Prof. Comm. Ugo, Viale Romagna 33. (1933-34). Mariani Prof. Comm. Ernesto, Via ladi¬ no 41 (1934-35). Segretario: Moltoni Doti. Edgardo, Museo Civico di Storia Nat. (1934-35). Vice-Segretario : Desio Prof. Cav. Ardito, Via privata Livorno 3 (1933-34). Archivista: Mauro log. Gr. Uff. On. Francesco, Piazza S. Am¬ brogio 14 (1934-35). I Airaghi Prof. Carlo, Via Podgora 7. Micheli Dott. Lucio, Via Carlo Goldoni , 32. Parisi Dott. Bruno, Museo Civico di Storia Naturale. Pugliese Prof. Angelo, Via Enrico Besana 18 Supino Prof. Cav. Felice, Via Ariosto 20 Turati Conte Gr. Uff. Emilio, Piazza S. Ales¬ sandro 6. Cassiere: Dott. Ing. Federico Bazzi, Via Borghetto 5 (1934). Bibliotecario : Dora Setti. ELENCO DELLE MEMORIE DELLA SOCIETÀ Voi . I. Fase. 1-10; ano o 1865. » II. a 1-10 ; a 1865-67. ìi III. a 1-5 : ii 1867-73. a IV. a 1-3-5; anno 1868-71, a V. a i; anno 1895 (Volume completo). ìi VI. a 1-3; a 1897-1910. a VII. a U n 1910 (Volume completo). a Vili. a 1-3; n 1915-1917. a IX. a 1-3; a 1918-1927. a X. ii i; ii 1929. Consiglieri : PAVIA PREMIATA TIPOGRAFIA SUCCESSORI FRATELLI FUSI Via L. Spallanzani, 11. ISTITUTO E MUSEO DI ZOOLOGIA DELLA R. UNIVERSITÀ DI TORINO direttore: prof. a. arcangeli Dott. Enrico Tortonese ECHINODERMI DEL MAR LIGURE . Gli Echinodermi che vivono nel mar Ligure non sono ancora stati oggetto di studio da parte di nessuno zoologo, se si prescinde da una breve nota del Marchisio (x) su materiale del golfo di Rapallo. Mentre la fauna del golfo di Napoli ha da tempo ri¬ chiamato l’attenzione di naturalisti italiani (Gasqo, Russo i e stranieri (Ludwig, Mortensen), e mentre degli Echinodermi adriatici hanno dato notizie — per quanto molti anni or sono — il Grube e V Heller, ai cui lavori dobbiamo aggiungere quanto ha recentemente pubblicato il Vatova (2), la fauna echinologica ligure attende ancora di essere illustrata. Intendo come mar Li¬ gure non soltanto la zona che spetta propriamente alla Liguria, ma anche quel tratto di mare che bagna la Toscana settentrionale fino alla foce dell’Arno (Marina di Pisa) ; il littorale che io con¬ sidero è accompagnato da fondi di varia natura, da cui il ricer¬ catore potrà ottenere specie che oggi si ritengono rare o localiz¬ zate, come quelle sinora rinvenute solo nel golfo di Napoli. Per lo studio degli Echinodermi liguri non disponiamo oggi di nessuna collezione particolare, che serva come riferimento e come base. Le crociere italiane della R. N. « Washington » (1881- 83) — durante le quali si raccolsero Echinodermi studiati dal Bartolixi-Baldelli e dallo Stefanini (3) — lasciarono da parte il mar Ligure. E quindi necessario prendere in esame il mate¬ riale sparso in diversi Musei e collezioni e, meglio ancora,, radunarne del nuovo, unitamente a tutti i possibili dati etologici ed ecologici. (*) (*) Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, XI, n. 227, 1896. (') Ist. Biol. Mar. Adriatico, Meni. CXLIII, 1928, p. 360-388. (3) Archivio Zool. Ital. Napoli, voi. VII. 1914. 14 214 E. TORTONESE Poiché all’ uno ed all’altro compito mi sono accinto da qualche tempo, ho ritenuto utile cominciare col render no:o nel presente scritto quanto ho raccolto in questi ultimi sette od otto anni a Marina di Pisa, Porte dei Marmi, Pegli, Genova, Arenzano, Celle Ligure, Alassio e Levanto, e riferire alcune osservazioni fatte sugli animali viventi. Questi appunti, in cui sono conside¬ rati alcuni fra gli Echinodermi liguri, sia dal punto di vista biologico sia da quello sistematico, spero possano in seguito ve¬ nire ampliati e completati, in modo da contribuire non solo alla conoscenza echinologica del mar Ligure, ma a quella dei mari italiani nel loro insieme. Asteroidi Coscinasterias tenuispina (Lam.) Ludwig, Seest. Mittelm., 1897, p. 334, tav. Ili, f. 8 (4). Koehler, Echio. Europe, I, 1924, p. 103, tav. I, f. 12 (2). Questa specie non è appariscente nè per le dimensioni, nè per il colore, che ho illustrato in una mia nota (« Natura », 1932, p. 161) servendomi di materiale ligure. Numerosissimi esemplari ho raccolto a Genova, presso il Lido d’Albaro. In questa località vi sono scogliere e massi sommersi in abbondanza ; presso le spiaggie di piccola estensione poste in fondo alle insenature della costa si trovano poi dei limitati bassifondi sassosi. In questi ul¬ timi è difficile sollevare tre o quattro pietre, anche a pochi deci¬ metri di profonditi, senza trovare aderente al loro lato inferiore qualche Asteria della specie in discorso. Anche a Celle ligure trovai ubbondantissima la C. tenuispina e ne potei staccare molti individui dai sassi, a pochissima distanza dalla riva. Questa stella di mare — per quanto ho osservato — vive nei bassifondi dove le acque siano piuttosto limpide ; sta tenacemente attaccata alla superficie inferiore dei sassi, anche a profondità molto esi¬ gue, e spesso la si confonde col colore del substrato su cui poggia. (>) Die Seesterne des Mittelmeeres. Fauna Moli. XXIV, Berlin, 1897. (2) Les Echinodermes des Mers d’ Europe, 2 1924-27. u. Flora Golf Xeapel, voi., Paris, G. Doin éd., ECHINODERMI DEL MAR LIGURE 215 Infatti le macchie scure della superficie dorsale armonizzano con le variegature della roccia e con le discontinuità di colore causate dalle varie incrostazioni che rivestono quest' ultima. Gran parte degli esemplari da me rinvenuti erano giovani, quasi sempre con alcune braccia in via di rigenerazione, cosicché il numero di queste era molto variabile ; non è raro trovare braccia affatto isolate. Nelle giovani Coscinasterias la scissione mediana è molto frequente, ed è spesso rivelata dalla spiccata disuguaglianza delle braccia. I più grandi individui che io raccolsi a Genova e a Celle hanno 7-9 braccia subeguali e il loro diametro totale non supera 90 mm., sebbene questa specie possa raggiungere dimen¬ sioni assai maggiori. Ho più volte notato come questo Asteroide ami e ricerchi l’oscurità. Questo fototropismo negativo mi parve assai spiccato e costante, poiché se ponevo un animale sopra una pietra sommersa, esso strisciava sempre, in modo abbastanza rapido, fino a porsi ■sul lato inferiore di questa, al riparo dalla luce solare. Le Cosci¬ nasterias raccolte da poco, se vengono messe in un secchio di acqua si arrampicano sulle pareti, ma se queste sono esposte al sole le Asterie scendono rapidamente sul fondo. La C. tenuispina. strettamente littorale, è diffusa in tutto il Mediterraneo, nonché in una parte dell’ Atlantico occidentale (Africa N-O, isole del Capo Verde, coste della penisola Iberica). Il Mortensen l'ha recentemente (Vid. Meddel., 93, 1933, p. 433) segnalata per l’isola di S. Elena e suppone che si trovi anche in Brasile. La si riconosce facilmente per le braccia di solito in numero superiore a cinque, per le quattro serie di pedicelli am¬ bulaceli, per i due madreporiti e per il colore. Per errore, questa specie viene spesso riferita al gen. Asterias , stabilito da Linneo per designare un gran numero di Asteroidi, e compren¬ dente oggi soltanto poche specie del Pacifico e dell’Atlantico settentrionale. Nel Mediterraneo fu accidentalmente trovata l’i. rubens. Marthasterias glacialis (L.) Ludwig, Seest. Mittelm., 1897, p. 364, tav. Ili, f. 1-3. Koeiiler, Echin. Europe, I, 1924, p. 96. Ben più vistoso del precedente è questo grande Asteroide, il cui diametro può superare 300 mm.. Raccolsi a Levante un 216 E. TORTONESE esemplare di 130 nini, di diametro. Esso era attaccato alla parete di una grotta, in uno degli angoli più oscuri, quasi a fior d’acqua; il colore era verdastro sul lato dorsale, giallognolo su quello ven¬ trale. Questo ben noto Asteroide è — come il precedente — littorale, ma giunge a oltre 50 m. di profondità. Nel mar Ligure è comune e vive sopratutto sulle scogliere; si trova poi in tutto il Mediterraneo e nella parte di oceano Atlantico compresa fra la Norvegia e le isole del Capo Verde. Il Mortensen ha recente¬ mente (Vidensk. Meddel., 93, 1933, p. -273) incluso in questa specie la M. rarispina (Perr.) e la M. africana (Mùll. Trosch.) del Sud Africa, cosicché l’ habitat della M. gìacialis viene a com¬ prendere anche le coste prossime al capo di Buona Speranza. Del resto già il Bell nel 1905 (Mar. Invest. S. Afr. Ast., p. 252) designò come gìacialis una specie sud-africana corrispondente all 'Asteria rarispina* del Perrier. Sarebbe interessante conoscere se la o-rande Stella di mare in discorso ha o no una continuità o di diffusione dalle coste nord-occidentali dell' Africa a quelle meridionali. Asterina gibbosa Penn. i Ludwig, Seest, Mittelm., 1897, tav. V, fi 5-8, Koehler, Ecliin. Europe, I, 1924, p. 131, tav. I, fi 24, VI, f. 10. Questo Asteroide ed il seguente rappresentano nei nostri mari la famiglia Asterinidae, fra cui si annoverano Stelle di mare di aspetto e struttura assai caratteristici. Gran numero di esemplari raccolsi a Levanto ; erano aderenti alla superficie infe¬ riore dei sassi, in un bassofondo avente 50 cm. di profondità media. Le condizioni di ambiente erano simili a quelle in cui avevo rinvenuto, in altre località, molte Coscinasterias tenuispina , ma insieme alle Asterine non trovai neppure un esemplare di quest’ ultima specie. L’ Asterina, riconoscibile immediatamente per le piccole dimensioni, il corpo subpentagonale e il colore grigio o verdastro, è comune in Liguria sui fondi sassosi, algosi e a Posidonie; può raggiungere ed anche superare 100 m. di profon¬ dità. L' .1 . gibbosa vive nel Mediterraneo occidentale e nell’Atlan¬ tico. N-E. Sono sinonimi Y Asteria exigna D. Chiaje i Meni., 1823-291 e V Asteriscus verruculatus Mùll Trosch. (1842); a proposito dell’ antico gen. Asteriscus Mùll. Trosch. è da notare che esso è soltanto in parte sinonimo di Asterina Nardo (1834), poiché i due autori tedeschi vi inclusero anche le Anseropoda Nardo. ECHINODERMI DEL MAR LIGURE 217 Anseropoda membranacea Lincei Ludwig, Seest. Mittelm., 1897, p. 343, tav. V, f. 3-4. Koehler, Ec-hin, Europe, I. 1924, p. 134. Ebbi a Celle Ligure, da alcuni pescatori, un bell' esemplare di questa caratteristica Stella di mare, dal corpo appiattito e fogliaceo ; esso era stato preso al largo con le reti a strascico. Il colore era rosa marcato sul lato dorsale, e biancastro ventral¬ mente, ma con un orlo rosso continuo lungo il margine, dal lato ventrale. Questa specie è più difficile delle precedenti ad otte¬ nersi, perchè abita i fondi melmosi, solo a qualche decina di metri di. profondità, tanto nel Mediterraneo quanto nell' Atlantico boreale. Il Lince 1733) indico questo Asteroide col nome di Palmipes , che fu conservato, quale designazione generica da L. Agassiz, Forbes, Gray, ecc. per E Asterias placenta Pennant, sinonima dell' A. membranacea L. iGmelin, Syst. Xat. 1788, p. 31641, e quale designazione specifica da Mùller e Troschel Asteriscus palmipes, Syst. Aster., 1842, p. 391. Echinaster sagenus Retz. Ludwig, Seest. Mittelm., 1897. p, 313, tav. IV, f. 4-5 E. sepositus . Koehler, Echin. Europe, I, 1924. p. 125. (id.). Questa Stella di mare è da annoverarsi tra le più note e le più frequenti nei nostri mari. Xe trovai alcuni individui ad Arenzano, su fondi sassosi e ghiaiosi, privi di alghe, ad un metro circa di profondità. Gli animali vivi, o da poco catturati, sono coperti da una certa quantità di muco, secreto da ghiandole del tegumento che in questa specie sono — in via eccezionale — pluricellulari e situate nel derma. L 'E. sagenus, diffuso e abbon¬ dante nel Mediterraneo e nell'Atlantico orientale, fra la Bretagna e il Capo \ erde, è littorale e non discende che a piccola pro¬ fondità. Q.uesta specie venne finora designata col nome di E, sepo- sìtus , al quale per la legge di priorità deve essere sostituito quello di E. sagenus. La sinonimia è assai complessa, sopratutto per le confusioni che non pochi zoologi fecero con un ben di¬ stinto Asteroide dei mari boreali, E Henricia sanguinolenta. Xel 1783 il Retzius, in un suo importante lavoro sulle Asterie 218 E. TORTONESE (Kongl. Vet. Acad. Handl., Stoccolma, IV, p. 234; descrisse V Asterias seposita Località tipica: Torekov, in Scozia), ma questa specie è identica all’ A. sanguinolenta 0. F. Mùller (1776) e all’ A. oculata Pennant (1777); ad essa corrisponde inoltre VA. seposita di Gmelin (1788). ITna ventina d’anni dopo veniva pubblicata a Londra la seconda opera del Retzius ( Dis- sertatio sistens species cognitas asteriarum, 1805), in cui a pag. 21 viene descritta come A. sagena una stella di mare me¬ diterranea, molto affine alla seposita , tanto che il Lamarck (Anim. s. Vert., 2a ed., Ili, 1840, p. 251 ) confuse le due specie sotto il termine unico di A. seposita , citando come habitat « la Méditerranée, l’ Ocean européen et bordai ». Nel 1840 il Gray (Ann. Mag. Nat. Hist. VI) stabili il gen. Rhopia , sinonimo di Echinaster Mùll. Trosch., descrivendo la R. seposita e la R. mediterranea , entrambe identificabili con VA. sagena Retz., nome che deve quindi essere conservato. Che VA. seposita del Retzius sia la specie nota attualmente come Henricia sanguino¬ lenta (0. F. Mììll.) appare chiaro tanto dalla descrizione origi¬ naria quanto dalla località, sopra ricordata, in cui fu raccolto V esemplare tipo. Nel loro classico « System der Asteriden », a pag. 127, Mììller e Troschel affermarono questa identità, pur denominando E. sepositus l’Asteroide mediterraneo di cui ci occu¬ piamo; i due autori berlinesi restrinsero il valore specifico dei- fi A. seposita Lamarck, separando da essa V Echinaster óculatus dei mari nordici. Tutti gli ech inologi moderni hanno quindi errato nell’ usare il nome di E. sepositus , sebbene già nel 1913 (fi il Fisher abbia designato precisamente il sagenus come tipo del gen. Echinaster ; inoltre questo stesso Autore ha sostenuto fi esattezza di questa denominazione in altre due note successive (fi. Io ho quindi adottato il nome di sagenus , in quanto con esso venne primiti¬ vamente descritta dal Retzius la stella di mare così comune lungo i nostri littorali e richiamante fi attenzione per il suo co¬ lore rosso vivace. Credo che proprio questa colorazione spieghi le frequenti confusioni con V Asterias rubens , che — come ho (fi Zool. Anzeig., voi. XLIfi n. 5, 1913, p. 194. (2) U. S. Nat. Mus. Bull. 100, voi. IH, 1919, p. 428. Ann. Rag. Nat. Hist., XVIII, 1920, p. 196. ECHINODERMI DEL MAR LIGURE 219 già detto — fa solo rarissiinamente raccolta nel Mediterraneo (Q. Richiamo brevemente 1* attenzione sui principali caratteri differen¬ ziali tra le due specie. Nell’ A. rubens i pedicelli ambnlacrali sono disposti in quattro serie per ciascun braccio ; ogni piastra ambulacrale porta due aculei, mentre nell’ Echinaster ve ne sono tre; esistono i pedicellari, che negli Echinasteridae mancano sempre; infine, VA. rubens. ha di solito le braccia jhu corte e più larghe. Astropecten aurantiacus L.i Ludwig, Seest. Mittelm., 1897, p. 3, tav. II, f. 1-2. Koheler, Echin. Europe, I, 1924, p. 189, tav. VII, f. 8. Ebbi ad Arenzano, dai pescatori, un grande esemplare di questa specie ben conosciuta, che è comune in tutto il Mediter¬ raneo e in una parte dell' Atlantico orientale. Vive principalmente sui fondi sabbiosi, melmosi e a Posidonie, da pochi metri di profondità fino ad un centinaio ; è facilmente riconoscibile per le dimensioni (raggiunge oltre 50 cm. di diametro totale) e per la presenza, sopra ogni piastra adambulacrale, di tre aculei interni e due esterni. Questo Asteroide non va confuso con un’ altra grossa specie della stessa famiglia, il Tethyaster subinermis iPhil.), che si trova pure, benché assai piu raro, nel mar Ligure. Quest' ultimo ha il disco proporzionalmente più grande, le piastre marginali dorsali prive di lunghi aculei, ed è di color rosso vivo sul lato dorsale, giallo su quello ventrale. Astropecten bispinosus 'Otto) Ludwig, Seest. Mittelm., 1897, p. 16. Koehler, Echin. Europe, I. 1924, p. 191. Anche questa specie, assai più piccola della precedente, è comune nel mar Ligure, nelle sabbie littorali e nelle praterie di Posidonie ; può trovarsi fin verso una cinquantina di metri di (V) Per la presenza dell’ A. rubens in questo mare, v. Koehler, Zool. Anzeig., 21, 1898, p. 471-74. 220 E. TORTONESE profondità. Non è ancora stata rinvenuta nella parte orientale del Mediterraneo, pur riscontrandosi nell’Adriatico; è presente alle Azzorre. Ebbi questo Astropecten a Celle e ad Alassio ; in questa seconda località credo sia assai abbondante, data l’ ampiezza dei fondi sabbiosi. Astropecten Jonstoni (D. Chiaje) Ludwig, Se?st. Mittelin., 1897, p. 50, tav. II, f. 3. Koehlek, Ecbin. Europe, I, 1924, p. 194. Questo Asteroide è probabilmente assai più raro dei due jmecedenti nel mar Ligure. Esso vive infossato nella sabbia, a piccola profondità, ove vi siano arenili di qualche estensione. Ho veduto parecchi esemplari di Alassio, ma ritengo che questa specie abbondi sopratutto nel tratto di mare che va da Marina di Carrara a Marina di Pisa e oltre, dove le arene littorali sono molto estese, tanto da ricordare la costa adriatica, e dove la ricerca di alcuni bivalvi (specialmente Donax ) richiama un certo numero di pescatori. Da questi ultimi ho visto spesso trarre sulle barche decine di A. Jonstoni , che stanno affondati nella sabbia insieme ai Molluschi sopra citati. Dopo le forti mareggiate ho trovato abbastanza spesso degli esemplari gettati sulla spiaggia. Tutti gli A. Jonstoni da me raccolti a Marina di Pisa e presso Porte dei Marmi sono di piccole dimensioni, non superando 45 mm. di diametro totale. Viventi, erano dorsalmente verdognoli o grigio-giallastri, con le piastre margino-dorsali azzurre, mentre il lato ventrale era bianco-giallastro. Questa piccola specie abita soltanto il Mediterraneo occiden¬ tale. Astropecten irregularis pentacanthus (D. Chiaje) Ludwig, Seest. Mittelm., 1897, p. 39, tav. II, f. 5 (A. pentacanilms ). Koehler, Echin. Europe, I, 1924, p, 196, tav. VII, f. 1. A Celle potei avere un esemplare assai grande il 40 mm. di diametro), giunto a riva impigliato in una rete a sciabica. Il colore violetto del madreporite risaltava su quello giallastro del lato dorsale. Questa stella di mare, molto comune in tutto il Mediterraneo, è frequente nel mar Ligure. Vive sui fondi sabbiosi ECHINODERMI DEL MAR LIGURE 221 e melmosi, da una decina a qualche centinaio di metri di pro¬ fondità, avendo una distribuzione batimetrica piu estesa di quelle delle specie nostrali congeneri. Questo Astropecten , a cui molti autori diedero valore speci¬ fico, è una forma essenzialmente mediterranea del variabilissimo A. irregularis Linck, che nell’Atlantico è diffuso dalla Norvegia alle isole del Capo Verde. Ofiuroidi Amphipholis squamata (D. Chiaje) Bell,- Cat. Brit. Echinod., 1892, p. 119 (A. elegans) (Q Ivoehler, Echin. Europe, I, 1924, p. 289. Questa minuta specie sfugge con facilità all’osservatore, se non viene accuratamente cercata sotto i sassi dei bassifondi e tra i piccoli cespugli d’alghe. L’ho rinvenuta in abbondanza a Levanto, sulla superficie inferiore delle pietre, a m. 0,30-0,50 di profondità; in mezzo ai rivestimenti ed alle incostrazioni di alghe e di Briozoi non è difficile trovare gruppi di cinque o sei indi¬ vidui. Oltre ad essere interessante perchè ermafrodita, vivipara e fosforescente, questa piccola Ofiura è notevole per E amplissima distribuzione geografica: è comune in tutto il Mediterraneo e si ritrova nell’ Atlantico e nel Pacifico, fino a 150 m. di prof. Nei miei esemplari il disco misura 2-4 mm. di diametro e le braccia sono lunghe 5-15 mm. L’ A . squamata , descritta dal Delle Chiaje (1923-29) come Asterias e poi dal Johnston ì 1835) come Ophiura ne g leda, fu riferita da molti Autori al gen. Amphiura Eorbes, in cui le papille boccali sono scostate l’una dall’altra, mentre nel gen. Amphipholis Ljungm. esse sono contigue, Ophiothrix fragilis echinata (D. Chiaje) Russo. Meni. Accad. Napoli, 1893, p, 6, tav. 1, f. 12 (-). Ivoehler, Echin, Europe, I, 1924, p. 263, Questa Ofiura è comunissima nel mar Ligure, come in tutto il Mediterraneo; altre varietà della medesima specie si riscontrano (*) (*) Cat, of thè British Echinoderms in thè British Museum. London, 1892, (-) Specie di Echinodermi poco conosciuti e nuovi viventi ne Golfo di Napoli. Meni. Accad. Napoli, 1893. 222 E. TORTONESE nell’ Atlantico, dalla Norvegia all’Africa meridionale. Ho raccolto questo echinoderma a Genova-Pegli, al Lido d' Albaro, presso Ge¬ nova, fra cespugli di alghe, su fondo roccioso, a pochi decimetri dalla superficie, ed a Levanto, sotto i sassi. I primi esemplari erano violetti o azzurro scuri, i secondi erano di colore verde grigiastro; in tutti ho osservato i caratteri per cui il Koehler (1924, p. 267) separa la varietà echinata dalla tipica 0. fragilis Abildg., che vive soltanto nel mare del Nord. Essi sono: aculei brachiali non sempre perpendicolari all’asse delle braccia e con dentellature non troppo accentuate, piastre brachiali dorsali con una marcata sporgenza distale, dimensioni non molto grandi (Nella tipica 0. fragilis il diametro del disco può superare 30 rum, ; negli esemplari da me raccolti è notevolmente minore i. Il Koehler distingue poi nella var. echinata ; tre diversi modi di ricoprimento del disco dal lato dorsale, a seconda che ci sono solo bastoncini calcarei, o aculei e bastoncini, oppure aculei molto sviluppati e pochissimi bastoncini; le mie Ophiothrioc spettano tutte alla prima categoria. Ophioderma longicauda (Linck) Lyman, 111. Cat. Mus. Comp. Zool. I, 1865, p. 26 ( Ophiura laevis) ( 1 ) . Koehler, Echin. Europe, I, 1924, p. 333. A Genova e a Levanto raccolsi vari esemplari di questa grossa specie, nerastra o bruna, che è assai comune nel mar Ligure, fino a 15 m. di prof., fra i sassi, le rocce e le alghe, e che si riconosce facilmente per avere le fessure genitali- respi¬ ratorie doppie (quindi 20 in tutto, invece di 10). Oltre che nel Mediterraneo, questa Ofiura vive nell’Atlantico orientale, dal golfo di Guascogna al Senegai. Ophiura texturata (Lam.) Lùtken, Add. llist. Ophiur., 1858, pt. 1, tav. 1, f. 1 a-e t2). Koehler, Echin. Europe, I, 1924, p. 308. A Genova-Pegli e a Celle ottenni Ofiure di questa specie, che erano rimaste impigliate nelle reti a strascico. Una di esse (l) Ophiuridae and Astrophytidae. Loc. cit. (*) Additamenta ad Historiam Ophiuridarum. Kjobenhavn. 1858-59-69. ECHINODERMI DEL MAR LIGURE 223 mi meravigliò per la sua vitalità, avendo continuato a muovere le braccia per parecchio tempo dopo esser stata tratta fuori dall’ acqua. Le dimensioni sono talora molto grandi, poiché il diametro del disco può superare 30 mm.. L’ 0. texturata abbonda sui fondi sabbiosi e melmosi, da una decina di metri di profon¬ dità fino a 300 circa, tanto nel Mediterraneo quanto nell'Atlantico, fra Madera e la Norvegia. Echinoidi Arbacia lixula (L.) Arassi z A., Revis. Echini, 1872-74, p, 402, tav. I, f. 5 ( A. pustulosa) (2). Koehler, Echin. Europe, II, 1927, p. 38, tav. XV, f. 7 e XVIII, f. 13 e 17 (A. aequituber culata) . Secondo il Koehler, questo Riccio di mare è raro lungo le coste francesi, mentre è abbondante in Algeria. Nel mar Ligure non lo direi raro, avendolo raccolto spesso a Eegli, Genova, Celle e Levanto. L ' Arbacia vive sulle scogliere, talvolta a pochi centimetri di profondità, ed è spesso associata con il Parcicentrotus lividus , che è molto più abbondante; la specie in discorso è però stret¬ tamente littorale, non scendendo al disotto di 2-3 m. di profon¬ dità. Questo Echino abita il Mediterraneo e le zone calde dei- fi Atlantico, tanto presso le coste africane come presso quelle americane (Brasile, Antille). Ho osservato che gli individui vivi, quando si trovano alfi asciutto, dispongono gli aculei in un modo caratteristico : li volgono tutti in basso, tenendoli spioventi. Paracentrotus lividus (Lam.) Agassiz A., Revis. Echini, 1872-74, p. 446, tav. V b, f. 3 ( Strongylocen - trotus L !. Koehler, Echin. Europe, II, 1927, p. 59, tav. XII, f. 11 a-b. E questo senza dubbio il più comune Echinoide dei nostri mari. Presso le coste liguri se ne trova spesso un gran numero (2) Revision of thè Echini. Meni, Mus. Comp. Zooh Cambridge Mass., 7, 1872-74. 224 E. TORTONESE di individui, attaccati alle rocce sommerse. I giovani vivono fre¬ quentemente sotto i sassi dei bassifondi o in mezzo ai piccoli ce¬ spugli di alghe. Gli adulti preferiscono gli angoli più oscuri e riparati delle scogliere, le anfrattuosita e le incavature di queste, dove spesso stanno vicini, quasi addossati l’uno all'altro, pa¬ recchi individui. Col crescere della profondità, il P. lividus vive indifferentemente negli angoli nascosti e sulla superficie esterna della roccia, dove è facile osservare molti Echini sparsi. Questa specie si spinge fino ad una trentina di metri di profondità. Il materiale raccolto a Pegli, a Genova, a Celle e a Levanto mi è servito per esaminare la grande variabilità nella colorazione degli aculei primari, della quale mi sono già occupato (« Natura », 1932, p. 163), notando come essa sia indipendente dal colore del fondo e dal sesso. Il P. lividus abbonda in tutto il Mediterraneo e nell' Atlan¬ tico, fra la Manica e le Canarie. Echinocardium cordatum (Penn.) Ag/ssiz A., Revis. Echini, 1872-74, p. 349, tav. XX, f. 5-7. Koehler, Echin. Europe, II, 1927, p. 97, tav. XIII, f. 11 a-e, XVIII, f. 18. Ho trovato sulla spiaggia di Alassio parecchi frammenti di gusci di questo Spatangide. Credo però che esso sia piuttosto scarso nel mar Ligure, poiché la vita di questi Echinoidi è le¬ gata alla presenza di ampi tratti di arene littorali, dove essi stanno infossati e in cui trovano il nutrimento. Oltre ad essere assai diffuso nel Mediterraneo, VE. cordatum vive negli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, dove fu raccolto in numerose loca¬ lità. Oloturoidi Cucumaria planci (Brandt) Bell, Cat. Brit. Echinod., 1892, p. 37, tav. II, f. 2 e tav. Vili, f. 1. Koehler, Echin. Europe, II, 1927, p. 164, tav. XVI, f, 3- L’ area di distribuzione di questa Oloturia, comunissima nei nostri mari, comprende il Mediterraneo e le coste europee bagnate dall’Atlantico, fra il Portogallo e l’Inghilterra. Non è facile ECHINODERMI DEL MAR LIGURE 225 trovarla presso le rive, perchè preferisce i fondi melmosi, fra pochi metri di profondità e un’ottantina circa. Tuttavia potei raccogliere una piccola Cucumaria della specie in discorso a Levanto, in mezzo ai sassi e alle alghe, sotto poco più di 30 cm. d'acqua. Questo esemplare, lungo 12 mm., ha conservato anche nell’ alcool un colore bruno assai marcato, sul quale spicca la tinta quasi bianca dei pedicelli. Questi sono regolarmente disposti in serie, e sul lato ventrale (ambulacri I, IV e V) hanno dimen¬ sioni assai maggiori. Le zone ambulacrali ventrali sono biancastre. Gli scleriti sono molto abbondanti. Nei tegumenti osservo un gran numero di piastre ovali o sub-ellittiche, a contorno ondulato, munite- di fori più o meno ampi e di tubercoli ; le piastrine più piccole hanno 4-5 fori poligonali, e non mi è difficile riscontrare tutti i passaggi della struttura più semplice degli scleriti a quella più complessa, nella quale cioè le dimensioni sono più grandi, i fori più numerosi, e la superficie reca una certa quantità di tubercoli. Talvolta, ma piuttosto raramente, le piastre hanno un’ estremità allungata in un processo di forma più o meno irre¬ golare ; questa conformazione è frequentissima nella C. Kirschbergi Heller, i cui scleriti hanno molto spesso un prolungamento mu¬ nito o no di fori e terminato da punte. Nella C. Pianti trovo inoltre molti piccoli scleriti di varia forma, con punte semplici o biforcate, non di rado dicotomicamente. La C. Pianti è una delle Oloturie che più spesso fanno parte di collezioni, ma molte volte si dà questo nome agli esem¬ plari senza alcun controllo preciso, e senza tener presente che la determinazione delle Oloturie è cosa assai difficile e che le forme viventi nei mari italiani sono ben più numerose di quanto si ritiene di solito; il gen. Cucumaria , ad esempio, annovera nella fauna mediterranea ben dieci specie. Holothuria impatiens (Forse.) Selenka, Zeit. f. Wiss. Zool., Bd. XVIII, 1867, p. 335, tav. XIX, f. 82-84 0). Koehler, Echin. Europe, II, 1927, p. 214, tav. XVI, f. 19. Raccolsi a Genova (Lido d’Albaro) due individui di questa specie, fra le alghe, a pochi decimetri sotto la superficie ; 0) Beitràge zur Anat. u. System, der Hoìothurien. Loc. cit. 226 E. TORTONESE la loro lunghezza era di circa 12 cm. Essi emisero i visceri soltanto dopo parecchio tempo dalla cattura, quando si trovarono all’asciutto. L 'H. impatiens è interessante dal lato zoogeografico, in quanto è il solo Echinoderma mediterraneo che si trovi anche nel mar Rosso e negli oceani Indiani e Pacifico Is. Filippine) ; secondo il Koehler non venne ancora riscontrata nell'Atlantico. Holoturia tubulosa Gmel. Selenka, Zeit. f. wiss. Zool., Bd. XVIII, 1867, p. 323, tav. XVIII, f. 42-43. Koehler, Echin. Europe, II, 1927, p. 215, tav. XVI, f. 25. Parecchi esemplari trovai a Celle, frammisti a pesci ed altri animali tratti alla spiaggia dalle sciabiche. Erano di grosse dimensioni, raggiungendo quasi 30 cm. di lunghezza, e il loro colore era bruno rossiccio sul dorso e più chiaro sul ventre ; uno di essi, che conservai, espulse immediatamente i visceri, appena P estremità del corpo toccò P alcool in cui P animale doveva es¬ sere immerso. Il canale digerente era pieno di sabbia. Questa Oloturia è molto comune nel Mediterraneo, anche presso la superficie, e si trova pure lungo le coste del Portogallo e nel golfo di Guascogna. Crinoidi Antedon mediterranea (Lam.) Clark A. H., Monogr. exist. Crinoids, 1915, p. 169, f. 105 (1). Koehler, Echin. Europe, II, 1927, p. 123, tav. XI, f. 7. A Celle tolsi dalle maglie delle sciabiche, in cui erano ri¬ maste impigliate, due Antedon , una delle quali era rossa, l’altra rosa; il loro diametro complessivo si aggirava sui 15 cm., misura che questa specie può alquanto superare. Una di esse, dopo poco tempo che si trovava all’asciutto, ruppe tutte le braccia in nume¬ rosi frammenti, rimanendo intatto solo il calice coi cirri dorsali. Questo Crinoide, proprio del Mediterraneo, è frequente nelle acque liguri e ne ho visti esemplari di diverse località. C) U. S. Nat. Museum Bull. 82, Washington, 1915. ECHINODERMI DEL MAR LIGURE 227 Il nome mediterranea Lamarck 1816), essendo più antico di rosacea Fleming 1828), deve avere la preferenza. Quanto al nome generico di questa specie, è opportuno notare come sia assolutamente errato il riferirla al gen. Comatula o al gen. Alecto. Infatti il gen. Comatula Lam. comprende esclusivamente dei Crinoidi indopacifici con caratteri morfologici ben diversi da quelli delle Antedon De Frém. '18111, e aventi per tipo la C. Solaris Lam.. Il nome Alecto Leach 1815 ) deve essere com¬ pletamente radiato dalla nomenclatura zoologica, in quanto la specie tipo (A. horrida Leach non è riconoscibile e F esemplare cbè servi al Leach per la sua descrizione andò perduto; sotto la denominazione di Alecto furono indicate, fra il 1815 e il 1844 varie forme di Crinoidi liberi, ripartite poi in generi e famiglie differenti. ISTel 1827 J. V. Thomson, in una breve memoria, descrisse come Pentacrinus europcieus uno stadio giovanile, pentacrinoide, di Antedon , ma poiché il tipo di questa presunta specie era stato raccolto in Irlanda, si tratta certamente delTff. bifida (-Penn.) e non della mediterranea. Per errore quindi il Carus (Prodr. Faun. Medit., I, 1884, p. 85) cita il P. europcieus quale forma giovanile della nostra Antedon. Torino, 12 Alarzo 1934 - XII. A. Desio e C. Airaghi SULL’ ETÀ DELLE « PIETRE DA COTI » DELLA VAL SERI ARA Cenni geologici (x). Il problema dell" età geologica delle « pietre da coti » della Val Seriana non era mai stato sollevato dopo che De Ales¬ sandri nel suo studio dettagliato sul gruppo del Monte Misma aveva attribuito, come del resto i suoi predecessori, tale orizzonte al Lias inferiore. De Alessandri basava il riferimento princi¬ palmente sulla presenza di un fossile, invero caratteristico, del Sinemuriano e più precisamente della zona ad Oxynoticeras oxy- notum , Y Oxynoticeras aballoense (d’Orb. in Dum.) (2) che sarebbe stato contenuto « nelle arenarie ( Pietre da coti ) e nei calcari che con esse alternano » del Monte Misma. Tale asserto veniva con¬ fortato, secondo Fautore, dal fatto che « nelle stesse formazioni che si continuano sulla destra del Serio, il Prof. Parona ha riscontrato Arietites semicostatus Y. e B., Arietites Conybeari Sow. sp. ed Arietites bisuìcatus ? Brug. sp. » Da una indagine compiuta per rintracciare nelle opere del Parona questa notizia, è resultato che non si tratta di una località del fianco destro della Val Seriana, come potrebbe forse apparire dal contesto, ma delle cave di « arenarie calcareo-silicee i Pietre da coti) » di « Colle Pedrino a Nord di Opreno e Palazzago (3) » ossia 22 km. in linea d’ aria dal Monte Misma. C) Di A. Desio. (2) De Alessandri G., Il Gruppo del Monte Misma ( Prealpi Ber¬ gamasche). Studio Geo-paleontologico. «Atti Soc. Ital. di Se. Natur. ». Voi. XLII Milano 1903, pag. 246. O Parona C. F., Note paleontologiche sul Lias Inferiore nelle Prealpi Lombarde. « Read. II. Ist. Lomb. » Sei*. II, ^ oh XXXI, fase. Vili, Milano 1889. — Desio A., Studi geologici sulla regione dell'Al- benza (Prealpi Bergamasche ). «Mem. Soc. It. Se. Xatnr. » à oh X, Fase. I, Milano 1929, pag. 42. 229 sull’ ETÀ DELLE « PIETRE DA COTI » ECC. In complesso le uniche prove dirette dell’età sinemuriana delle « pietre da coti » del M. Àlisrna rimanevano quindi « gli abbon¬ danti Oxynoticeras abcclloense (D‘ Orb. in Dum. i ». Ma nè le ri¬ cerche sul luogo, nè l’ esame delle collezioni del Museo Civico di Storia Maturale di Milano, ove certamente si troverebbe il mate¬ riale raccolto dal De Alessandri, hanno confermato 1’ esistenza di tale specie di ammonite nelle « pietre da coti » del Misma, specie ch'è stata indubbiamente scambiata con qualche altra d’età più recente. Sulla fede della determinazione del De Alessandri, in¬ tanto. tutti coloro ch’ebbero successivamente ad occuparsi delle « pietre da coti » del Monte Misma non esitarono a riferirle al Sinemuriano. Durante l’estate dello scorso anno, mentre proseguivo i. con¬ sueti rilievi geologici nella regione bergamasca per conto del Comitato Geologico Italiano, si presentò la necessità di occuparmi della stratigrafia del Lias della Tal Seriana. Per meglio dire, avevo già eseguito il rilievo geologico della zona compresa fra la Valle di Mese e la Val Seriana intorno a Membro, quando prolungando le zone stratigrafiche già stabilite più ad occidente, mi accorsi che queste non si accordavano con le zone equivalenti del M. Misma, indicate dal De Alessandri nella sua carta geologica al 25.000. In particolar modo sul prolungamento di una fascia di Lias medio, che secondo i miei rilievo doveva passare sul versante meridionale del ÀI. Valtrusa raggiungendo il Serio poco a nord di Membro, si venivano a trovare tutte le cave di pietre da coti della valle dei Prigionieri, sopra Pradalunga. Sul momento dubitai di avere male interpretate la stratigrafia e la tettonica, tanto più che quest’ ultima mi era apparsa molto com¬ plicata fra il Mese ed il Serio, per cui preferii sospendere mo¬ mentaneamente i lavori per gli opportuni controlli paleontologici. Riuniti allora tutti i fossili « delle pietre da coti » di Pradalunga, esistenti nel Àluseo Civico di Storia Maturale di Àlilano. nel Àluseo 7 Civico di Storia Maturale di Bergamo e molti altri raccolti da me e dai miei allievi nella cava di proprietà Gavazzi in Valle dei Prigionieri e donati al Àluseo di Àlilano, i dubbi sull’età sinenu- niana del giacimento di Pradalunga ebbero presto una conferma. Le ammoniti che sono descritte nella seconda parte di questo la¬ voro dal collega prof. A ir aghi, appartengono infatti al Lias medio e corrispondono all' orizzonte noto in Lombardia col nome di Domeriano. 230 A. DESIO E C. AIRAGHI Riporto qui l’elenco : Phylloceras sp. ind. Lytoceras sp. ind. Harpoceras Curionii Mgh. Hildoceras lavinianum Mgh. » retrorsicosta Oppel. » Geyeri Del Camp. » fcdciplicatum Fuc. » Capellina var. turgiclula Fuc. » ambiguum var. laevicosta Fuc. » sp. ind. Coeloceras Mortilieti Mgh. » cfr. medolense Hauer.. E superfluo un esame critico di queste specie note nel Lias medio di numerose località fra cui quelle classiche del Bresciano e del Monte Cetona. Rimane quindi stabilita paleontologicamente V età medioliassica delle « pietre da coti » di Pradalunga, ossia del livello 4 della serie ricostruita dal De Alessandri (*) e composto da : « Arenarie fine omogenee, silicee, azzurrine ( Pietre da co//), intercalate da marne fogliettate e da calcari azzurri, i quali presentano la superficie esterna irta di bitorzoli a guisa di zacchere laciniate, e contengono impronte di Condrite s. di Zoo- phicus , Paleodyction e di Ammoniti ». Ma allo stesso Lias medio vanno probabilmente riferiti anche i livelli immediatamente sotto¬ stanti, sui quali, tuttavia, mancano per ora elementi paleontologici sicuri. Si tratta di calcari giallastri chiari e bianchicci con stra- terelli e noduli di selce, di calcari mandorlati rossastri e verdastri e di marne calcaree azzurre che, salvo qualche resto di crinoide, non mi hanno fornito fossili determinabili. Superiormente le « pietre da coti » stanno a contatto direttamente, o per interpo¬ sizione di arenarie silicifere e di marne scure, con le radiolariti del Giura. Il Lias superiore, se non è rappresentato in questa serie, è scomparso per faglia. Ulteriori ricerche sul posto che ho in programma di intraprendere quest’anno permetteranno di chiarire questo e molti altri problemi in parte legati alla rettifica dell'età, delle « pietre da coti ». Prima di terminare questi brevi appunti devo ancora ag¬ giungere che io mi sono limitato finora a parlare dell' età delle « pietre da coti » di Pradalunga, dalle quali provengono i fossili (£) Op. cit. pag. 245. sull’età DELLE « PIETRE DA COTI » ECC. 231 descritti più avanti : ma che le cave aperte sai versante destro della Val Seriana e presso Lonno occupano l’ identica posizione stratigrafica. Non possono quindi rimanere dubbi sull’età di tutto questo livello. Per quanto riguarda le « pietre da coti » di Col Pe¬ dinino, oltre i fossili indicati dal Parona, il dott. Chiesa ne ha raccolti recentemente vari altri che appartengono effettiva¬ mente al Lias inferiore. Da un esame sommario della roccia è risultato che si tratta realmente di arenarie con spicule di spugne del tipo delle « pietre da coti ». Descrizione delle ammoniti medioliassiche di Pradalunga (*). Dalla cortesia dei Direttori dell’ Istituto Geologico della P, Università di Milano e dei Musei di Storia Naturale di Milano e di Bergamo ho avuto in istudio una discreta collezione di ammoniti provenienti dalle « pietre da coti » di Pradalnnga (Bergamo). Sfortunatamente una buona parte del materiale, per il cattivo stato di conservazione, non si presta allo studio. Pochi sono gli esemplari completi e poche sono le impronte dalle quali mi fu possibile ottenere dei modelli in gesso determinabili. Sono tutte forme medoliane, epperò il deposito dal quale provengono dovrà essere riferito al Lias medio e non al Lias in¬ feriore come fin' ora da tutti si è sempre ritenuto. Phyll oceras sp. ind. Alcuni esemplari di piccole dimensioni, mal conservati, inde¬ terminabili specificamente, trovati alla Cava Gavazzi. Lytoceras sp. ind. Altri esemplari provenienti dalla stessa Cava Gavazzi che per il cattivo stato di conservazione sono pure indeterminabili specifi¬ camente. Harpoceras Curionii Mgh. Tav. IV fig. 8 Harpoceras Curionii 1881, Meneghini, Foss. du Merlalo, pag. 4, Tav. II. fig. 4, 5. » » Fucini 1904, Cefal. del M. Ce tona, pag. 245, tav. XII, fig. 1,6. » » Fucini 1908, Synops. delle Ammoniti del Medolo , pag. 40, Tav. I, fig. 42-46 (cum syn.) i1) Di C. Airaghi. 232 A. DESIO E C. A1RAGHI Dall’unica impronta che ho in esame, ho potuto ottenere un modello in gesso da cui però non è possibile rilevare i caratteri notati dal Fucini circa la mutabilità della sezione del giro e del dorso in questa specie. Gli ornamenti risultano ben conservati e consistono in coste numerose che, con portamento alquanto sinuoso traggono origine dal margine ombelicale, e si dirigono, senza es¬ sere retroverse, verso il margine esterno. Questa specie si distingue à&WHarp. celebratimi. Fuc. per le coste più sottili, più numerose, meno sinuose e per l’accrescimento più rapido, dall' Harp. nonnanianum d’ Orb. oltre che per l’ac¬ crescimento più rapido, anche per le coste meno retroverse e più sinuose. Hildoceras lavinianum Mgh. Harpoceras lavinianum Meneghini 1900, in Fucini, Brevi notizie sugli ammoniti ecc, pag, 3. Hildoceras » Fucini 1905, Cefalop. liass. del il/. Cetona, pag. 266, Tav. XLIII, fìg. 2, 5, 9. Una sola impronta, da cui ho potuto ottenere un discreto modello in gesso, proveniente dalla Cava Gavazzi. I giri presen¬ tano i fianchi pianeggianti con margine ombelicale ed esterno quasi egualmente arrotondati, forniti da coste robuste e spiccate e di una certa regolarità. Si originano dal margine ombelicale ; si dirigono da prima in avanti, ma poi con una larga curva si piegano all’ indietro, e mantenendosi retroversi e quasi rettilinei, arrivano al margine esterno raggiungendo il maggior spessore. Qqiesta forma si distingue facilmente dall’ Hildoceras boscense Reyn. per 1’ accrescimento più lento, per la minor involuzione e per l’ombelico più profondo; dall 'Hildoceras nonnanianum d’ Orb. per le coste più diritte e i giri meno compressi. Confrontato questo mio esemplare colle belle illustrazioni del Fucini vi corrisponde assai bene tanto d’essere certi di poter annoverare questa bella specie tra gli ammoniti di Pradalunga. Hildoceras retrorsicosta Oppel. Ammonites retrorsicosta Oppel 1862, Paleont. Mitteil ., pag. 139. Arieticeras » Fucini 1899, Amm, del Lias med. dell' Appen¬ nino, pag. 36, Tav. VI, fìg. 2, Hildoceras » Fucini (1908), Synops, delle Ammoniti del J re¬ dolo, pag. 71, Tav. Il, tig. 50, 51 (cimi syn.). sull’età DELLE « PIETRE DA COTI » ECC. 233 Anche di questa specie ho in esame una sola impronta. Pre¬ senta i fianchi pressoché pianeggianti, ornati da coste molto robuste, rilevate, più large degli intervalli. Nascono sul contorno ombeli¬ cale, e con andamento retroverso e leggermente sinuoso giungono al margine esterno ove acquistano il maggior rilievo. Questa specie presenta una grande affinità co\V Hild. rimotum Puc., e si distingue pei fianchi meno convessi, 1’ ombelico meno profondo e le coste più allargate. Dall 'Hild. algovìanum Oppel si allontana per le coste più depresse, per gli intervalli meno larghi, per i giri meno alti e per 1’ ombelico più ampio. Hildoceras Geyeri Del Camp. Tav. IV fig. 12 Harpoceras Geyeri Del Campana 1900, Cefcd. del 3 ledalo, pag. 607, tav. Vili, fig. 7, 8. Arieticeras algovianum Fucini 1900, Aram, del Lias m. dell' Appennino, pag, 31, tav. VI, fig, 1. Hildoceras Geyeri Fucini 1908, Synops. delle ammoniti del Me dolo , pag. 67, Tav. II. fig. 37, 39. Una sola impronta da cui ho potuto ottenere il modello in gesso che figuro. Come ha già fatto rilevare il Fucini è una forma molto affine all Hild. algovianum Oppel. Si distingue per il diverso andamento delle coste specialmente nella parte superiore dei giri dove si piegano assai più brusca¬ mente in avanti. Affinità presenta pure coll’ Hild. retrorsicosta Opp. dal quale si distingue pei giri più alti e di conseguenza per b ombelico meno sviluppato. Hildoceras falciplicatum Fuc. Tav. IV fig. 1-6 A. Ha rpoceras) bifrons Meneghini 1867-81, Foss. du 3 fedo lo, pag, 1 (pars), Hildoceras falciplicatum Fucini 1901, Cefcd. del Alante Cetona, pag. 263, tav, XLII, fig. 19. » » Fucini 1908, Synops. della ammoniti del Ale- dolo, pag. 41 tav. I, fig. 30, 31, 32. Riferisco a questa specie diverse impronte da cui ho potuto ottenere dei modelli in gesso abbastanza buoni e alcuni frammenti di esemplari più o meno bene conservati. Tutti provengono da 234 A. DESIO E C. AIR AGHI Pradalunga, dalla Cava Gavazzi ; parte venne raccolta tra il ma¬ teriale di scarico e parte, specialmente le impronte, si conservano su alcune pietre da coti già lavorate e pronte per essere messe in commercio. Presentano una somiglianza tanto grande coll ' Harp. bifrons Brug. che alcuni ammoniti del Medolo considerati dal Bucini come i tipi dell ^ Hildoceras falci pi icatum vennero prima dal Me¬ neghini riferiti all’ Harpocerans bifrons Brug. La conchiglia è alquanto compressa, ad accrescimento lento coll’ ultimo giro che ricopre il precedente per un terzo o per un quarto dell’altezza; i fianchi sono quasi piani e ornati da coste più strette degli intervalli, assai regolari ; sono falciformi. Comin¬ ciano talora appena appena distinte, dalla sutura ombelicale, da prima diritte in avanti, e dopo una stretta curva assumono una direzione decisamente retroversa, presentando il maggior rilievo presso il margine esterno. Questa specie oltre che coll’ A rpoceras bifrons Brug. presenta grande affinità anche coll’ Hildoceras ambiguum Bue. dal quale si distingue per le coste molto meno distinte nella parte interna dei giri e molto più falciformi. Hildoceras Capellinii var. turgidulum Bue. Tav. IV fig. 9-11 Hildoceras Capellinii var. turgidula Bucini 1904, Cefal. del M. Cetona , pag. 291, Tav. XLII, fig. 7-8. » » Bucini 1908, Synop. delle ammoniti del Medolo , pag, 45, Tav. I, fig, 33. Tra il materiale di scarico della Cava Gavazzi a Pradalunga si rinvennero anche degli esemplari che riferisco all’ Hild. Ca¬ pellina var. turgidulum Bue. Anche questa forma, come ha già dimostrato il Bucini, è molto affine all’ Harpoceras bifrons Brug. e di conseguenza anche alla specie precedentemente descritta ; ma se dalla prima si distingue per la mancanza dei caratteri peculiari, proprii dell’ Harpoc. bifrons , dall’ Hildoc. falciplicaturn Bue. si distingue per la conchiglia più compressa, di accresci¬ mento un po’ più lento, con ombelico più ampio, pei fianchi meno piani e più ancora per le coste meno numerose e alquanto più sviluppate, ma pur sempre spiccatamente falciformi. sull’età DELLE « PIETRE DA COTI » ECC. 235 Hildoceras ambiguum var. laevicosta Fuc. Tav. IV fìg. 7 Hildoceras ambiguum var. laevicosta Fucini 1904, Cefal. del 47. ( detona , pag. 262, Tav. XLII, fìg. 13-15. » » Fucini 1908, Synops. della ammoniti del Medolo, pag. 79, Tav. Ili, fìg. 1, 3. Altri esemplari provenienti dal materiale di scarico dalla Cava Gavazzi, presentano una conchiglia assai compressa, di ac¬ crescimento lento e di involuzione non molto grande, coll' ultimo giro che ricopre il precedente per un terzo circa, coi fianchi quasi piani ornati da coste molto numerose, ma pur sempre più strette degli intervalli, arcuate, falciformi, quasi completamente invisibili lungo il margine ombelicale. Questa forma presenta grande affinità colle due specie prece¬ dentemente elencate, e di conseguenza anche coll Harpoc. bifrons , ma da esse è facile la distinzione per le coste molto più numerose. Hild oceras sp. ind. Un solo frammento di giro che non ho potuto isolare dalla roccia, jirovenienti dalla Cava Gavazzi. Il fianco visibile è fornito da robuste coste diritte, che si riuniscono a due a due oppure a tre a tre in uno spiccato nodo lungo il margine ombelicale, ricordando così, molto lontanamente, T Hild. comense de Buch del Lias superiore. Coelaceras Mortilieti Mgh. Steplianoceras 4 [ortilieti Meneghini 1867-81, Foss. du Medolo , pag. 21, Tav. IV, fìg. 7. Tav. VI fìg. I, 2. Coeloceras » Fucini 1905, Cefal. Lias 4/. Ce tori a, pag. 288, Tav. XLVI, fìg. 10. » » Fucini 1908, Synops. delle Ammoniti del Me¬ dolo, pag. 93, Tav. III, fìg. 30, 31. Tra gli ammoniti di Pradalunga (Cava Gavazzi) appartenenti alle collezioni del Museo di Bergamo vi sono due esemplari che ritengo di dover riferire a questa specie quantunque molto de¬ formati. Per le loro condizioni di conservazione non è possibile dare con una certa precisione le diverse dimensioni, ma la sezione dei 236 A. DESIO E C. AIRAGHI - SULL’ETÀ DELLE « PIETRE DA COTI » ECC. giri, la conformazione, lo sviluppo e 1’ andamento delle coste sui fianchi e sul dorso corrispondono a quelli della specie illustrata dal Meneghin i . Coeloceras cfr. medolense Hauer Stephanoceras medolense Meneghini 1868-81, Foss. du JMedolo , pag. 21, Tav. V, fig. 8. Coeloceras » Fucini 1908, Sgnop. della Ammoniti del Medolo pag. 22, Tav. Ili, fig. 26, 28. L’unico esemplare che, con dubbio, riferisco a questa specie deve avere subito sui fianchi una forte pressione: per di più pre¬ senta la regione ombelicale coperta dalla roccia che non riuscii a portar via. Si possono però vedere in gran parte le numerose co- sticine regolarmente disposte, radiali, un po’ obliquamente dirette all’avanti, e dolcemente proverse sul dorso, come si verifica negli esemplari illustrati dal Meneghini e dal Fucini. Riassunto. — In base a dati geologici e paleontologici viene retti¬ ficata F età delle « pietre da coti » di Pradalunga anteriormente ritenute del Lias inferiore ed ora attribuite al Lias medio. istituto di Geologia della R. Università di Milano, giugno 1934, Spiegazione della Tavola IV Fig, 1-6 Hildoceras falciplicatum Fuc. (Museo Civico di Milano). » 7 Hildoceras ambiguum var. laevicosta Fuc. (Museo Civic. di Milano, » 8 Harpoceras Curionii Mgh. (Museo Civico di Milano). » 9-11 Hildoceras Capellina var. turgidulum Fuc. (Museo Civico di Milano). » 12 Hildoceras Gegeri Del Camp. (Museo Civico di Bergamo). A. Desio e C. Àiraghi - Sull' eia delle « piefre da coti » ecc Atri Soc. irai. Se. Net., Voi, LXXIII. Tav. IV Dott. L. Negri (Fr. Gioviniano di S. C.) CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEL PALEOGENE DEL GEBEL CIRENAICO Introduzione. In questi ultimi anni ha destato molto interesse lo studio della nostra colonia libica per cui numerose « Missioni » si sono succedute in questa regione per raccogliere materiali geo-palen- tologici e dati fisici, etnografici, antropologici, onde farla ampia¬ mente e diffusamente conoscere agli studiosi, poiché sebbene molto vicina all’ Italia, pure è ancora poco conosciuta. Per contribuire alla conoscenza del Paleogene della Cirenaica, ho compilato la presente nota ricavata dallo studio di una colle¬ zione di fossili esistenti nel Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Una parte degli esemplari esaminati fu raccolta prima della grande guerra, da vari ufficiali del R. Esercito e V altra dal Prof. A. Desio in questi ultimi anni. L’argomento non è nuovo, poiché vari autori già si sono occupati dello studio geo-paleonto¬ logico del Paleogene della Cirenaica. Io non ricorderò che Gre¬ gory, Newton, Chapman, Stefanini, Silvestri, Desio, i quali, hanno trattato con maggior ampiezza 1’ argomento ed ai cui lavori rimando per la bibliografia della regione. Materiale esaminato. Lo stato di conservazione dei fossili varia in rapporto alle località; alcuni esemplari sono ben conservati, completi, di facile determinazione ; altri sono frammentari, di difficile determina¬ zione e conservati solo come modelli interni. La natura della- roccia da cui i fossili provengono è piuttosto varia : in generale è di costituzione calcarea, ora friabile, ora 238 L, NEGRI subcristallina ; ora tenera, ora compatta ; alcune volte è marnosa e altre volte selcifera ; la colorazione prende tutte le gradazioni che vanno dal bianco-latteo, al grigiastro, al rossiccio. Località. Le località da cui provengono i materiali studiati sono le seguenti: Fondo Derna, Olivo; Uadi Derna; Vallone del Hom- boch (Derna); Halg-Giaraba (Derna); Margine del costone Legra- riat (Derna); Derna; Cirene; Apollonia (Marsa Susa); Slonta; Scarpata dell’ altipiano a sud di Barce ; Zauiet el-Gsur; presso Tecnis. Fatta eccezione delle tre ultime località fossilifere trovate dal Prof. A. Desio, tutte le altre erano già note ai vari autori che hanno trattato dell’ argomento. Prima di iniziare la descrizione, sento il dovere di porgere al Prof. A. Desio che ebbe la bontà di rivedere le determinazioni da me fatte, al Dott. G. B. Floridia e al Dott. C. Chiesa i più vivi ringraziamenti per il prezioso aiuto di cui mi furono larghi nella compilazione di questa nota. Fondo Derna, Olivo. I campioni di roccia provenienti da questa località e conser¬ vati nel Museo Civico di Storia Naturale di Milano si possono raggruppare in due tipi facilmente distinguibili per appariscenti caratteri litologici. II primo tipo è formato da calcare bianchiccio, tenero, fria¬ bile, contenente Nullipore e numerosissime Nummuliti. Da questi campioni ho potuto isolare quattro esemplari di Chlamys cyrenaica New. Sono esemplari completi discretamente conservati e corri¬ spondono bene alle forme descritte e figurate tanto dal Gregory (*) quanto dallo Stefanini (2) Sebbene sia una specie già conosciuta in Cirenaica, pure era incerta l’età del livello dal quale questo fossile proviene. Il Newton la cita nel Priaboniano (male inteso) di Cirene, il Gregory invece la riferisce all’ Oligocene e cosi pure lo Ste- 0) Gregory, Geol. of Cyrenaica, pag. 581, fig. 2. (-) Stefanini, Foss. terziari della Cirenaica , pag. 130, tav. VITI, CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEL PALEOGENE ECC. 239 fani ni. Questi però doii esclude che possa appartenere all r Eocene superiore della Cirenaica. Tale incertezza ormai è scomparsa perchè il Dott. Floridi a trovò nei calcari che contengono questo fossile, la Nummulites variolaria Lamck. Si può quindi concludere che la Chlamys cyrenaica appar¬ tiene al F Eocene superiore. Il secondo tipo di roccia preveniente dalla stessa località, è costituito da calcare bianco-giallastro, tenero, con alterazioni gri¬ giastre alla superficie, dovute all5 azione dell’atmosfera, ed è ric¬ chissimo di Nummuliti. I fossili in esso contenuti sono i seguenti: Arca sp. Costellarla sp. Echinolampas cherichirensis Gauth. Clypea.ster biarritzensis Cott. var. Trotteri Gregory. I due primi esemplari sono frammentari e non è possibile la determinazione. Gli altri corrispondono bene ai tipi della specie e sono in buono stato di conservazione. L ’ Echinolampas cherichirensis Gauth. è abbastanza diffuso in Cirenaica. Fu descritto per la prima volta dal Gauthif.r (x) tra i fossili oligocenici dell7 Egitto e dal Gregory, dallo Stefa¬ nini, dal Fabiani, dal Checchia-Rispoli (2), dall’AiRAGHi (3) nel- 1' Oligocene della Cirenaica. II Clypeaster biarritzensis Cott. var. Trotteri Gregory, è abbastanza ben conservato e pur avendo incrostazioni calcaree su una parte della zona ambulacrale, è facilmente riferibile alla varietà figurata e descritta dal Gregory 0). E specie nota solo in Cirenaica : Gregory, Fabiani, Stefa¬ nini, sono d’accordo nel riferirlo all’Oligocene (5). Oltre a questi fossili nei campioni di rocce sono presenti numerosissime Xum- muliti. Il Dott. Floridi a vi trovò la Nummulites intermedia _ _ y 0) Gauthier, in Fourtau, Ré vis Echin. foss. Egypte, pag. 732. (') Checchia-Rispoli, Sopra alcuni echin. oligoc. della Cirenaica, pag. 67, tav. I, fìg. 6-11. (3) Airaghi C., Echini paleogenici della Sirtica e del Fezzan Orientale, in «Missione scientifica della R. Accademia d'Italia a Cufra 1931 (IX) » Roma 1934, Voi. III, pag. 69. (9 Gregory, Geol. of Cirenaica, pag. 662, tav. XLVIII, fig. 1. 0) Fabiani e Stefanini, Sopra alcuni fossili di Berna, pag. 78. 240 L. NEGRI D’Archiac e la Nummulites Fiditeli Brug. Esse confermano il livello oligocenico dei fossili da me esaminati, perchè sono specie conosciute in numerosissimi giacimenti oligocenici d’ Europa, d’Asia e d’ Africa. Da quanto ho più sopra accennato emerge la conseguenza che a Fondo Derna, Olivo, sono sicuramente presenti l’ Eocene superiore e 1’ Oligocene. Delle forme esaminate nessuna è nuova per la regione ; sono specie già citate tanto dallo Stefanini, quanto dal Gregory. Uadi di Derna. Non ho potuto esaminare campioni di rocce provenienti da questa località, ma solamente alcuni fossili. In generale sono discretamente ben conservati, di sicura determinazione ; solamente alcuni sono incompleti e non facilmente determinabili. Si possono dividere in due gruppi ; il primo comprende le seguenti specie : Lucina phanaonis Bell. Lucina mokattamensis Opph. Lucina Fourtaui Opph. Candita aff. Viquesneli D’Arch. Candita aff. chmeietensis Opph. Tutti questi esemplari raccolti dal Prof. Caligari, sono fossiliz¬ zati in calcare bianchiccio con alterazioni rossicce alla superficie. Alla Lucina phanaonis Bell., descritta dal Bellardi tra i fossili dell’Egitto, venne data una grande estensione dall’ Oppenheim (1) ; egli vi pose in sinonimia numerose altre specie, cosicché essa è presente nell’Eocene della Tunisia e dell’Algeria. Il Cuvjllier i 2) la riferisce tanto all’Eocene medio quanto all’Eocene superiore nell’Egitto; il Dareste la riferisce all’Eocene nell’Algeria. Il Prof. A. Desio la cita nell’Eocene della Sirtica (3). E una specie già nota in Cirenaica, fu trovata tanto dal Gregory quanto dallo Stefanini (4) e da questi riferita all’Eocene medio. (') Oppenheim, Zar Kenntnis altter. Faun. Aegypt., pag. 124, tav. XIII, fig. 1-2. (-) Cuvillier, Nummulitique Egypt, pag. 167, 268. (3) Desio A., Lamellibr anelli paleogenici della Sirtica e del Fezzan orientale. In: «Missione Scient. della R. Acc. d’Italia a Cufra ». Voi. Ili, Roma 1934, pag. 91. (fi Stefanini, Fossili terziari della Cirenaica , pag. 112, tav. XVI, fig. 4. CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEL PALEOGENE ECC. 241 La Lucina mohattamensis Oppia., trovata per la prima volta in Egitto dall’ Oppenheim e dal Cuvillier fu riferita all'Eocene medio e superiore. Xella Cirenaica lo Stefanini la riferisce al¬ l’Eocene medio. La Lucina Fourtaui Oppia, appartiene secondo il Cuvillier all’Eocene medio; lo Stefanini la descrive fra i fossili dell’Eocene medio della Cirenaica. La Candita Viquesneli D’Arch., e la Lucina chmeietensis Oppia., sconosciute per ora in Cirenaica, soaao specie che appar¬ tengono all’ Eocene medio dell’ Egitto, come si può rilevare nel- l’ opera del Cuvillier. Tutti questi lamellibranchi appartengono per la maggior parte all’Eocene medio. Dalla stessa località proviene un altro gruppo di fossili comprendente le seguenti specie : Echinolampas cherichirensis Gauth. Alectryonia Stefaninii Desio Schizaster Ederi Gregory . Ostrea gigantica Soìander Comes sp. IL Echinolampas cherichirensis è una specie, come ho già accennato, comune nell'Oligocene della Cirenaica: V Alectryonia Stefaninii Desio, descritta dal Prof. A. Desio tra i fossili Oligo¬ cenici della Sirtica, è da me citata per la prima volta in Cire¬ naica. Xon vi può essere dubbio sulla sua determinazione, poiché ho potuto confrontarla con gli esemplari originali. Lo Schizaster Ecleri Gregory è noto nell’ Oligocene di Cirene e di Derna. L' Ostrea gigcintica è pure riferita all’ Oligocene nella Cirenaica, e all’ Eocene superiore nell’ Egitto. Dall’ Dadi di Derna proviene pure un’altra specie, V Helix melanostoma Dpr. ; è un solo esemplare ben conservato infisso in calcare rossiccio, arenaceo, friabile. Questa specie, già figurata e descritta dallo Stefanini, è riferita al Postpliocene. Come conclusione quindi si può confermare, in base ai fossili che ho determinati, che nell’Uadi di Derna sono nettamente distinti tre livelli: l’Eocene, l'Oligocene, il Postpliocene. Vallone dell’ Homboch. Tanto i fossili quanto le rocce provenienti da questa località, possono essere divisi in due gruppi. 242 L. NEGRI Nel primo i campioni di rocce raccolti dal Cap. Elia, sono costituiti da calcare Bianchiccio, tenero, abbastanza friabile. Dei fossili in esso contenuti ho potuto isolare le seguenti specie : Chi ami/ s cyrenaica New. Chlamys subdiscors D’Arch. La Clamys subdiscors D’Arch. nel complesso generale si avvicina alla forma descritta e figurata dallo Stefanini 0) e nelle ornamentazioni è simile alle forme figurate dal D’Archi a c (2), dal Boussac (3), dal Cossmann (4). È una specie nota nell’Auver- riano di Biarritz, e nell’Eocene superiore di Derna. La Chlamys cyrenaica New., per le osservazioni fatte più sopra, appartiene a campioni di rocce che debbono essere riferiti all’ Eocene superiore. Entrambe le forme sono già state citate in Cirenaica, tanto dallo Stefanini, quanto dal Gregory. Nel secoudo gruppo vi sono campioni di rocce non molto dissimili per caratteri litologici dalle precedenti, ma i fossili che esse contengono debbono essere riferiti ad un altro livello. Le specie trovate sono le seguenti : Chlamys Bruzzoi Stef. Chlamys Suzannae M. E. Chlamys cfr. Boucheri Coss. Ostrea gigantica Sol. var. oligoplana Sacco. La Chlamys Bruzzoi Stef. simile alla forma descritta e figu¬ rata dallo Stefanini (5) è specie nota solo nell’ altipiano di Derna e nei dintorni di Cirene. Dallo Stefanini è riferita all’Oligocene. La Chlamys Suzannae M.-E. alla quale Dollfus (6) attribuì un’età oligocenica è nota nel bacino del Adour e nella Cirenaica; 0) Stefanini, Fossili terziari della Cirenaica , pag. 110, tav. XVI, fig. 3. (2) D’ Archiac, Descrip. foss. couches à num des envir. de Bagoline, pag. 211, tav. Vili, fig. 10. (3) Boussac, Etude paléont. nummulitique alpin, pag. 163, tav. VII, fig" 17-18- (4) Cossmann, Synopsis ili. moli. eoe. olig. Aquitaine, pag. 177, tav. X, fig. 10-11. (5) Stefanini, Fossili ter. della Cirenaica, pag. 129, tav. XVIII, fig. 2. (,;) Dqllfus, Coq. nouv. ou mal connues des terr. tert. du S. W., pag. 4, fig. 2. CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEL PALEOGENE ECC. 243 lo Stefanini la trovò tra i calcari bruni oligocenici a Nummulites intermedia di Derna, Ir Ostrea gigantica var. oligo-piana Sacco, è nota nel bacino oligocenico ligure-piemontese e nel bacino veneto. Il Dalloni la cita nell* Oligocene dell’ Algeria e il Cossmann nell’ Oligocene dell’ Aquitania. Lo Stefanini la ricorda nell’ Oligocene della Cirenaica. Dall’ esame dei fossili elencati si può asserire che anche nel vallone dell’ Homboc sono presenti due livelli determinati paleon¬ tologicamente : l'Eocene superiore e l'Oligocene. Halg-Giaraba (Derna) Provengono da questa località alcuni campioni di rocce costi¬ tuiti da calcare grigio, friabile, ricco di nummuliti, di frammenti di gasteropodi e di lamellibranchi. Ho potuto isolare e determi¬ nare solamente i seguenti fossili: Echinolampas cherichirensis Gauth. Echinolampas aff. cherichirensis Grauth. Echinolampas aff. Beaumonti Opph. È sicuramente determinabile solamente Y Echinolampas che¬ richirensis Grauth. raccolto dal Gap. De Gtorgis; le altre due- forme raccolte dal Cap. Manzoni non sono ben conservate e quindi di dubbia determinazione. In altra parte del lavoro ho accennato alla diffusione di questa specie e ricordato le varie località oligo¬ ceniche nelle quali venne trovata. L 'Echinolampas cherichirensis fu già indicato in Cirenaica dal Gregory, dallo Stefanini e dal Checchia-Rispoli. Per la presenza delle Nummuliti e dell’ Echinolampas che¬ richirensis Gauth. si può stabilire che i campioni di roccia appartengono all' Oligocene. (3) Dullfus. L'Olig. sup. mariti dans le bassin de VAdour, pag. 92, tav. Vili, fig. 6-7. (4) Stefanini, Fossili terziari della Cirenaica, pag. 130, tav. Vili, fig. 3. (5) Sacco, Molluschi terziari del Piemonte e della Liguria, XXIV, pag. 14, tav. IV, fig. 5-8. 244 L. NEGRI Margine del Costone Legrariat. (Ciglione Est del Bu Msafer). Da questa località ho avuto in esame un solo esemplare che nella forma generale è simile, secondo la sinonimia proposta dallo Stefanini, al Clgpeaster biarritzensis Cott. Nella faccia inferiore di questo esemplare si notano numero¬ sissime Nummuliti, Discocicline, Operculine non facilmente deter¬ minabili, come ebbe ad osservare il Dott. Eloridia. Da questa località provengono pure alcuni campioni di rocce di un colore giallo, friabili e ricche di Nummuliti e frammenti di fossili indeterminabili. L‘ esemplare in esame, raccolto dal Cap. Manzoni, viene riferito all* Oligocene, ed è forma già conosciuta nella Cirenaica. Altipiano di Sidi Abdalla (Testata del vallone dell’Homboch). Ho anche qui due tipi di calcare nettamente differenti. Il primo è cristallino, campatto, contiene numerosi gasteropodi, la- mellibranchi, difficilmente isolabili e mal conservati. Il colore delle rocce varia dal grigio al rossiccio; venne raccolto dal Cap. Manzoni. Oh individui che ho potuto isolare, sono allo stato fram¬ mentario, conservati solo come modelli interni e di impossibile determinazione ; si possono riferire ai seguenti generi : Conus sp. Menongena sp. Pleur otomaria sp. L’ultimo esemplare è un grosso modello interno che non ha conservato che i primi giri della spira, mentre gli ultimi sono saldati in una roccia dura, compatta, per cui è impossibile iso¬ larlo. Non mi è possibile determinare, per 1‘ insufficienza del ma¬ teriale in esame, l’età delle rocce. Provenienti dallo stesso altipiano, ma dalla testata del Val¬ lone di Gfiaraba ho un grosso esemplare di Ostrea : è largo circa 25 cm., ed è incrostato da calcare friabile, gialliccio, ricchissimo di nummuliti. Sebbene non sia completamente conservato, perchè il guscio in alcune parti è sfaldato, credo si possa determinare come Ostrea giganlica Sol. Per la presenza delle Nummuliti, si può pensare che si tratti di Oligocene. CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEL PALEOGENE ECC. 245 Oerna. Col nome generico di questa località vengono contrassegnati vari campioni di roccia e alcuni fossili che provengono, secondo me, da due livelli nettamente distinti. Il primo è costituito da calcare grigio-chiaro, compatto, contenente i seguenti fossili: Lueina pharaonis Bell. Tellina cfr. laetissìma M. E. Diploclonta cycloidea Bell. La Lucina pharaonis Bell, proviene dalle cave di pietra tenera e fu raccolta dal Cap. Manzoni; come ho già riferito, ap¬ partiene all’Eocene medio e all’Eocene superiore. La Diplodonta cycloidea Bell., nota in Egitto, dal Cuvillier è riferita all’Eocene medio e superiore; è pure citata nell’Eocene della Sirtica dal Prof. A. Desio. I calcari che contengono questi fossili, già conosciuti in Cirenaica, appartengono all’Eocene medio o superiore. Il secondo livello è rappresentato da calcare gialliccio, fria¬ bile, ricco di nummuliti. Contiene i seguenti fossili : Pecten arcuatus Brocchi Pecten ( Aequipecten ) Raulini Cossmann Chlamys Gravesi D’Arch. Ostrea ( Exocgyra ) aff. eversa Mellew. Il Pecten arcuatus Brocchi è una specie molto diffusa, ed è riferita all’ Oligocene ; è nota in Italia nel bacino ligure-pie¬ montese e veneto; in Francia, a Biarritz; nelle Baleari, nella Tunisia, nell’ Algeria, a Derna (Gregory-Stefanini). La Clilamys Gravesi D' Arch. è forma oligocenica citata a Biarritz, nei Vicentino, in Tunisia, a Derna. Anche il Pecten {. Aequipecten ) Raulini appartiene all’ Oligocene. Dall'esame della diffusione dei fossili, si può concludere che gli esemplari di Derna provengono da due livelli nettamente distinti, che sono l'Eocene, probabilmente superiore, e l’Oligocene. Cirene. Quantunque i tipi di roccia che provengono da Cirene si possano separare in due gruppi, il primo formato da calcare bianco, cristallino, compatto, il secondo da calcare giallo, friabile. 16 246 L. NEGRI tenero, pure i fossili che ho in esame non mi permettono di riconoscere che un solo livello: il Miocene. Le forme determinate sono le seguenti : Pecten vezzanensis Opph. Chlamys praes cabriu scida Font. Echinolampas hemisphaericus Lamck. Il Pecten vezzanensis , descritto tra i fossili dei dintorni di Belluno dall’ Oppenheim, dal Newton fu trovato nella Cirenaica e riferito dallo Stefanini al Miocene inferiore. Anche la Chlamys praescahriuscula Font, è nota nel Neo¬ gene veneto (Stefanini), e nel Miocene inferiore dei dintorni di Cirene, di Giarabùb e di Marada (Desio). Come fossile miocenico discretamente diffuso, è anche l 'Echi¬ nolampas hemisphaericus Lamck. : è noto nel Miocene d’ Egitto (Fourtau), nel Portogallo (Loriol), nell’ LTngkeria (Vadàsz), a Malta, nel Piemonte, in Cirenaica (Desio). Gli esemplari citati, essendo in ottimo stato di conservazione, permettono di confermare che a Cirene è presente il Miocene. Apollonia (Marsa-Susa). Da questa località, menzionata dal Gregory, non ho in esame che numerosi balanidi. La roccia a coi aderiscono è formata da calcare arenaceo di colore grigio e rossiccio. I balanidi, determinati dal De Alessandri, appartengono tutti alla stessa specie : Chthamalus stellate s Poli. E specie nota nel Pleistocene di Nizza marittima, Spezia, Peggio Calabria. Allo stato vivente questa specie è nota tanto nei climi freddi dell’ Islanda e della Patagonia, quanto in quelli caldi del Mar Rosso e del Capo Verde. Sìonta. Pochi campioni di rocce provengono da questa località. Sono costituiti da calcare in cui prevale il colore giallo-rossiccio, con CONTRI BUZ ONE ALLA. CONOSCENZA DEL PALEOGENE ECC. 247 struttura compatta, e contenente alcuni frammenti di fossili non isolabili. Non ho potuto trovare che una sola forma discretamente ben conservata : l’ Echinolampas cherichirensis Gauth. Come più sopra . ho accennato, questa specie è già nota in Cirenaica ed è caratteristica dell’ Oligocene. Zauiet el-Gsur. I campioni di roccia da cui ho ricavato i pochi fossili stu¬ diati, sono costituiti da calcare subcristallino, compatto, di colore bianco-latteo, contenente alcuni modelli interni di lamellibranchi, di gasteropodi e numerose nummuliti. Per il cattivo stato di conservazione non ho potuto isolare che le seguenti forme di dubbia determinazione : Cardium desertorum Opph. Cardita Neictoni Opph. Osine a sp. Pecten sp. II Dott. Floridia identificò tra le nummuliti le seguenti O specie : Nummulites gizehensis Forsk., Nummulites curvispira Savi e Meneghini, Nummulites distans Desìi., Nummulites Tchiha- tcheffi D’Arcli., Nummulites Beaumonti D’Arch. tutte forme dell’ Eocefie medio. Scarpata dell’altipiano a Sud di Barce. Da questa località proviene il maggior numero di campioni di rocce e la maggior quantità di fossili che ho esaminato. La roccia è costituità da calcare alquanto cariato e poroso, di colore bianco-gialliccio e bianco-rosato, formato prevalentamente da mo¬ delli interni di lamellibranchi e di gasteropodi. I fossili in genere sono poco ben conservati e tenacemente uniti al calcare circostante : non sempre sono completi. Delle molte specie contenute nelle rocce non ho potuto isolare che le poche che indicherò, poiché le altre erano talmente mal conser¬ vate da impedire qualsiasi determinazione. Alcuni esemplari mi 248 L. NEGRI parvero specie nuove, ma non ho potuto proporle come tali per le cattive condizioni di conservazione. La località dalla quale pro¬ vengono tanto le rocce quanto i fossili, non era nota in Cire¬ naica; venne scoperta in questi ultimi anni dal Prof. A. Desio. Le specie da me identificate sono le seguenti : Cardila Neictoni Opph. Cardila mokattamensis Opph. Cardila fajn meri si s Opph. Crassatella puellula M. E. Crassatella trigonata Lamck. Crassatella doncialis D' Arch. Crassatella Frauscheri Opph. Lucina Rai Opph. Lucina ( Divaricella ) daedalea Opph. Lucina affi qurnaènsis Opph. Corbula chmeietensis Opph. Cardium ìnalaènse D’Arch. Cardium deserto rum Opph. Cardium affi alpinulum M. E. Tellina (. Macaliopsis ) reliculata Bell.? Tellina sp. n. Natica ( Na ticina ) phasianella Opph. Turritella nilotica Opph. Tur rit ella parisiana M.-E. Turritella gradataeformis Schaur. Cypraea (Eocypraea) mokattamensis Opph. Chenopus elegans Cuv. Cerithium ( Lave nell a ) semen Opph. Rimetta lybica Opph. Rimetta duplicicosla Coss. Rimetta aegyptiaca Opph. Rostellaria planatala Bell. Bulla oasidis Opph. Bulla ( Cylichnina ) nilotica Opph. Bentalium ( Fu stianta ) fissura Lamk. Il genere Candita è rappresentato da tre specie descritte per la prima volta dall’ Oppenheim nel Mokattam in Egitto: la Candita Neictoni è riferita dal Cuvillier all’ Eocene medio ed inferiore; la Candita mokattamensis Opph. è riferita all’Eocene CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEL PALEOGENE ECC. 249 medio, ed è stata trovata anche dal Prof. A. Desio nell5 Eocene della Sirtica; la 6 ardita fajumensis è riferita all'Eocene supe¬ riore, ed è pure nota nell’Eocene della Sirtica. Il genere Crassatella comprende pure specie note nell’Eocene d'Egitto. La Crassatella trigonata Lamk., nota nel bacino di Parigi, è riferita dal Cuvillier all'Eocene medio e superiore d’Egitto, dal jSTyst all’Eocene medio del Belgio; la Crassatella puellula , descritta dal Mayer-Eymar, è nota nell’Eocene supe¬ riore dell’ Egitto ed è citata tanto dall’ Oppenheim quanto dal Cuvillier. La Crassatella Frauscheri Opph. appartiene all' Eo¬ cene superiore. Del genere Lucina ho due specie sicuramente determinabili; la Lucina Rai Opph. appartiene all’Eocene superiore e medio dell’Egitto e all’Eocene della Sirtica (Desio). La Lucina Diva¬ ricella) daeclalea Opph. è conosciuta nell’Eocene superiore del- 1' Egitto; le altre forme non sono sicuramente determinabili a causa del cattivo stato di conservazione. Nel genere Cardium ho specie che appartengono all’ Eocene superiore in prevalenza; il Cardium halaènse d’Arch., è noto nell’Eocene dell’India ed è diffuso, secondo il Mayer-Eymar, 1’ Oppenheim e il Cuvillier, in tutto l’Eocene; di questa specie ho parecchi esemplari tutti in buone condizioni. Il Cavrdium ( Loxocardium ) desertorum Opph. è forma dell'Eocene superiore dell’Egitto; il Cardium alpinulum appartiene secondo il Boussac all' Eocene superiore delle Alpi. La Tellina reticulata Bell, è citata in Egitto dal Bellardi dall' Oppenheim ; dal Cuvillier è riferita all’Eocene medio e superiore. 11 Prof. Desio la cita nell’ Eocene della Sirtica. La Natica ( Naticina ) phasianella Opph. è riferita all' Eo¬ cene medio. Del genere Turritella ho tre specie eoceniche : la Turritella nilotica Opph. appartiene all'Eocene medio e superiore dell' E- gicto, la Turritella parisiama Mayer-Eymar, è pure nota nel- 1' Eocene d'Egitto, mentre la Turritella gradataeformis Schaur. è specie diffusa in Italia (Friuli), Alpi Settentrionali, Spagna, ed è riferita all’ Eocene superiore. La Cypraea ( Eocypraea ) mohattamensis Opph., dal Cuvillier è riferita all'Eocene medio; il Chenopus elegans Cuv. è, dall’au¬ tore della specie, riferito all’ Eocene superiore. 250 L. NEGRI Tra gli Strombidi ho la Rimella ìibyca Opph., la Rimella aegyptiaca Opjih. che appartengono all'Eocene superiore dell'E¬ gitto, cosi la Rimella duplicicosta dal Cossmann, dall’ Oppenheim e dal Cuvillier è riferita all'Eocene superiore. La Rostellaria planulata Bell, è nota nell’Eocene medio dell’Egitto e nell'Eo¬ cene della Libia (Negri). La Bulla oasiclis Opph. appartiene all'Eocene superiore, mentre la Balla ( Cylichnina ) nilotica Opph. appartiene all’Eo¬ cene medio. Tra i Dentalium ho il Dentalium { Fusti aria ) fissura, che è citato nell’Eocene di Parigi e della Libia i Negri ). Dal rapido accenno alla diffusione delle specie citate si rileva come il materiale esaminato, proveniente dalla Scarpata dell'alti¬ piano a sud di Barce, presenti una grandissima affinità con la fauna d’Egitto descritta dall’ Oppenheim e ripartita nei vari piani dal Cuvillier. Sopra 27 specie da me determinate 21 sono comuni alla fauna d’Egitto. Non mi è possibile dall’esame del materiale, separare l’Eo¬ cene medio dall’ Eocene superiore, perchè vi è una mescolanza di forme e una grande omogeneità di caratteri litologici. Era le Nummuliti trovate dal Dott. Eloridia (x) ricordo la Nummulites discorbina e la Nammulites subdiscorbina. Ho confrontato pure la fauna di questa località con- quella della Sirtica studiata dal Prof. A. Desio (2) e da me (3). Le forme in comune sono solamente sei. Non mi risulta che vi sia affinità di fauna coll' Algeria e colla Tunisia poiché le forme in comune sono pochissime. (l) Floridia, Sopra alcune rocce nummulitiche del Gebel Cirenaico. Missione della R, Accademia d’Italia a Cufra, Voi. Ili, Roma 1934. C2) A. Desio, Lamellibr anelli paleogenici della Sirtica e del Fezzan orientale. Missione della R. Accad. d’Italia a Cufra, Voi. Ili, Roma 1934. (3) Negri, Gasteropodi, Scafopadi, Cefalopodi paleogenici della Sirtica e del Fezzan orientale. Missione della R, Acc. d' Italia a Cufra, Voi. Ili, Roma 1934. CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEL PALEOGENE ECC, 251 Descrizione di una specie Tellina sp. Tav. V fìg. 4 Modello interno, costituito da una sola valva discretamente ben conservata, infissa in calcare bianco-giallastro ; la superfìcie è ornata da sottili striature equidistanti, di spessore omogenea¬ mente decrescente, dall7 ambone al margine del guscio. Non ho trovato nessun esemplare a cui potere avvicinare la forma in esame. Le specie figurate dall7 Oppenheim, dal Cossmann, dal Cuvillier, dal Boussac, differiscono tutte, più o meno, dalla specie in esame, o per l7 ornamentazione, o per la forma della valva. L’esemplare in esame proviene dalla Scarpata dell7 Altipiano a sud di Barce e fu raccolto dal Prof. A. Desio. Per la scarsità del materiale studiato, non ho creduto op- jaortuno proporla come specie nuova; qualora però dovesse essere accettata come tale, dopo l’ esame di più copioso materiale, pro¬ porrei di chiamarla Tellina Raiterii. \ E una forma che appartiene all7 Eocene medio o superiore. Conclusione. Come conclusione riassumo in quest7 elenco le specie che per la prima volta sono citate nella Cirenaica; esse furono in preva¬ lenza raccolte dal Prof. A. Desio e provengono quasi tutte dalla « Scarpata dell'Altipiano a sud di Barce »; anche tale località fossilifera, come ho qui sopra accennato, è nuova per la Cirenaica. Aleclryonia Stefaninii Desio Candita Viquesneli Opph. Cardila cluneietensis Opph. Pecten Raulini Coss. Cardila Netctoni Opph. Cardila fajumensis Opph. Crassatella trigonata Lamck. Crassatella doncialis D’ Arch. Crassatella Frauscheri Opph. Corbula cluneietensis Opph. 252 L. NEGRI Lucina Rai Oppk. Lucina ( Divaricella ì daeclaìea Opph. Lumina affi qurnaènsis Opph. Cardium halaènse D’Arch. Cardium deserlorum Opph. Cardium alpinulum M. E. Natica ( Naticina ) pii asiane II a. Opph. Turni Iella nilotica > Opph. Turritella 'parisi ana M. E. Turritella gradataeformis Schaur. Cerithium yLavenella ) semen Opph. Cypraea ( Eocypraea ) mokattdmensis Opph. Chenopus elegans Cuv. Rimetta libyca Opph. Rimetta duplicicosta Coss. Ri meda aegyptiaca Opph. Rostellaria planala ta Bell. Bulla oasidis Opp. Bulla nilotica Opph. Dentalium ( Fustiaria ) fissura Lamk. Tellina sp. n. Riassunto. — L' Autore ha studiato una collezione di fossili terziari esistente nel Museo Civico di Storia Naturale di Milano, proveniente da varie località fossilifere del Gebel Cirenaico e ne ha indicato la di¬ stribuzione stratigrafica per ogni singola località. Milano , Istituto di Geologia della R. Università. Giugno 1934 - X IL L. Negri - Contribuzione alla conoscenza del paleogene ecc Atti Soc. trai. Se. Nel., Voi. LXXIII, Tav. V 3 b Wiik-c’ ^:v«; SggSàMgSà; :rV,- :.V. • 9 CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA DEL PALEOGENE ECC. 253 Spiegazione della Tav. V Fig. 1. Echinolampas hemisphericus Lamk., Cirene (Cirenaica), pag. 246. » 2 a, b. Ostrea ( Exogyra ) aff. eversa Mellew., Derna (Cirenaica), pag. 245. » 3 a, b. Alectryonia Stefaninii Desio, Derna (Cirenaica), pag. 241. » 4. Tellina sp., Scarpata Altipiano a Siici eli Barce (Cirenaica), pag. 251. » 5. Chlamys ( Aequipecten ) cfr. Boucheri Coss., Derna (Cirenaica), pag. 242. » 6. Chlamys Gravesi D’Arch., Derna (Cirenaica), pag. 245. » 7. Chlamys subcliscors Stefanini. Derna (Cirenaica), pag. 242. » 8. Chlamys cyrenaica New., Derna (Cirenaica), pag. 242. » 9. Diplodonta cicloidea Bell., Derna (Cirenaica), pag. 245. Le forme figurate sono riprodotte in grandezza naturale e sono con¬ servate nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Maria Pia Pagani SU ALCUNI BRACHIOPODI PALEOZOICI DI SÉRDELES (EEZZAN) Introduzione. Il materiale che ho preso in esame proviene dal Eezzan occi¬ dentale e venne trovato, precisamente il 20 luglio del 1931, dai reali carabinieri di Ghat nella località di Auenat (Sérdeles) posta tra P oasi di Ghat e quella di Ubari. Il blocco contenente il ma¬ teriale è un dono fatto dal colonnello Enrico de Agostini, diret¬ tore dell’ Ufficio Studi della Tripolitania, al Prof. Ardito Desio, direttore dell’Istituto di Geologia della R. Università di Milano, dal quale l'ebbi cortesemente in istudio. Il grosso frammento roccioso presenta nell’ insieme un colore giallo-rossiccio e solo in qualche punto biancastro, ha una strut¬ tura arenacea. Osservata al microscopio, in sezione sottile, la roccia appare costituita in prevalenza da granuli di quarzo i quali, a nicols incrociati, si presentano generalmente di colore gialliccio nel centro e chiari esternamente nelle zone di accrescimento se¬ condario. Le dimensioni di questi granuli sono varie : // 44 X 93, fi 93 X 148, fi 74 X 223; i contorni, di regola arrotondati, appa¬ iono più o meno regolari e solo pochi hanno aspetto di cristalli a prisma bipiramidato. Frammiste al quarzo si vedono laminette di mica di forma svariata, di colore marrone o rossiccio e di di¬ mensioni minori di quelle dei granuli di quarzo. Oltre a questi due elementi si notano piccoli e rari cristalli di zircone dalla forma allungata e stretta con striature più o meno parallele. Il tutto è riunito da cemento di natura prevalentemente silicea che, al microscopio, si rivela sotto forma di piccoli granuli quarzosi. La superficie del blocco mostra numerose impronte fossili ed alcuni modelli interni più o meno completi e mediocremente con¬ servati. SU ALCUNI BRACHIOPODI PALEOZOICI ECC. 255 La presente nota è dedicata all7 illustrazione dei fossili di Sérdeles, i quali — come vedremo più avanti — rappresentano ancora una vera rarità e servono a definire forse un po’ meglio, di quanto non fosse stato fatto precedentemente, l’età dei terreni in cui erano contenuti. Descrizione dei fossili. Spirifer carinatus Schnur. Tav. VI, fig. 1-4 Spirifer ostiolatus, Hoemer, 1844, Rheinisce Uebergangsgebirge , pag. 71. Spirifer carinatus, Schnur, 1853, Brachiopoden der Eifeì. « Pa- laeontographica », III, Cassel, pag. 202, tav. 33, fig. 2 a-c. Spirifer hyslericus , Barrois, 1882, Asturies. Mém. Soc. géol. du Nord, pag. 250, tav. 9, fig. 11. Spirifer carinatus , Kayser, 1889, Fauna des Hau'ptquarzits u . d. Zorger Schiefer. « Abd. d. preuss. geol. Landesanst. » pag. 24 e 75; T. 1, fig. 3-4-4 a ; T. 10, fig. 2; T. 14, fig. 4-5. Spirifer hystericus , Béclard, 1895, Les Spirifer es du Cobi. Belge. pag. 148; tav. 12, fig. 11-12-14-16. « Bulletin de la Société Belge de Géologie », Tom. IX, Bruxelles. Spirifer carinatus , Griirich, 1896, Paleozoicum un Polnischen Mittelgebirge , pag. 244. Spirifer carinatus , Frech, 1897, « Lethea geognostica ». Stutt¬ gart. 1 Theil, 2 Band, 1 Lieferung. tav. 23 a, fig. 2; tav. 24 5, fig. 2. Spirifer carinatus , Scupin, 1900. Die Spiri feren Deutsclilands. « Paleontologische Abhandlungen », Jena, Voi. IV, fase. 3; pag. 26; tav. II (XXV), fig. (10) 11 a-b\ tav. Ili (XXVI) fig. 1 a-b. La valva ventrale ba forma semicircolare e presenta la sua larghezza maggiore in corrispondenza della linea cardinale ; am¬ bedue le valve, dorsale e ventrale, sono piuttosto rigonfie, ma quest7 ultima più della prima. I vari modelli esaminati, cioè una diecina, presentano le seguenti dimensioni : 256 M. P. PAGANI Esemplari A B c Larghezza mm. 47,5 mm. 52,5 mm. 58,5 Lunghezza mm. 27 mm. 29 mm. 34 Altezza mm. 27 mm. 27 La valva ventrale (Tav. V I fig. 1) presenta un largo seno, a fondo molto arrotondato verso il margine e più acuto verso 1: apice, che determina sul margine stesso una curva molto ampia e marcata (Tav. VI fig. 4). Ad ogni lato di esso vi sono delle coste che variano di numero a seconda degli esemplari esaminati e precisamente vanno da un minimo di 13 per lato ad un massimo di 18. Tali coste sono più ravvicinate alle due estremità che non verso il centro della conchiglia e vanno allargandosi a poco a poco verso il mar¬ gine paileale. Le coste hanno forma arrotondata e sono separate fra loro da un solco relativamente profondo. Sull’ umbone della valva ventrale esistono due caratteristiche incisioni molto profonde all’altezza della seconda costa in alcuni esemplari, all’ altezza della terza in altri. Queste incisioni sono lunghe circa 1/3 della lunghezza totale della conchiglia e sono leggermente divergenti ai lati delle due prominenze che si tro¬ vano nella linea mediana. Esattamente nel mezzo della zona fra esse compresa si vede una terza fessura, un po' più corta delle due incisioni laterali, come fosse la traccia di un setto mediano. La sommità dell’ umbone è leggermente incurvata sull’area car¬ dinale che nella valva ventrale si estende per tutta quanta la lunghezza della cerniera. Tale area è piuttosto alta 'Tav. VI fig. 3) (1/4 circa della lunghezza totale) e si presenta un po’ incavata ; ha una forma triangolare con base molto lunga. L’ apertura deltoide è triangolare con la base che misura circa la quinta parte della lunghezza totale del cardine. Le strie di accrescimento sono ondulate seguendo la sinuosità del margine della conchiglia e mentre alcune sono visibilissime, larghe e marcate, altre appaiono ravvicinate e sottili ed altre ancora sono appena segnate. La valva dorsale (Tav. VI fig. 2) ha un forte umbone arrotondato che va restringendosi verso l'apice. All’ estremità superiore si pre¬ senta appiattito e poco saliente ; nella parte mediana si nota una stretta doccia che, a seconda dello stato di conservazione dell’ esem¬ plare, è più o meno lunga. L’ornamentazione ed anche il numero delle coste corrispon¬ dono a quelli della valva ventrale. Le coste hanno una forma ar- SU ALCUNI BRACH10P0DI PALEOZOICI ECC. 257 rotondata, sono allargate verso il margine e ben delimitate da solchi profondi; sono più rade verso il centro che verso i lati. L’area della valva dorsale (Tav. VI fig. 3) è lunga quanto la linea car¬ dinale, ma molto più stretta di quella della valva ventrale. Va da ultimo ricordato che nella parte mediana presenta tre rilievi cre- stiformi allungati i quali si riuniscono proprio sotto l’umbone e divergendo verso la parte opposta danno una curiosa configura¬ zione a punta di freccia. Spirifer carinatus Schnur var. latissima Scupin. Tav. VI, fig. 5-8 Spirifer carinatus var. latissima , Scupin, 1900, Die Spiriferen Deutschlands. Voi. IV; fase. 8, pag. 29; tav. II; fig. 12 a-b. Fra gli esemplari di Spirifer carinatus esaminati uno pre¬ senta una grande espansione alare che è la principale caratteri¬ stica della var. latissima istituita dallo Scupin. Oltre a questo carattere si osserva che la valva dorsale (Tav. VI fig. 6) è molto accorciata rispetto a quella della specie tipica e misura mm. 28. Le dimensioni della conchiglia sono : larghezza mm. 62, lun¬ ghezza mm. 36, altezza mm. 27. Il seno della valva ventrale (Tav. IV fig. 5) è molto ampio al margine (mm. 17) e viene restringendosi verso l’apice doye è molto più acuto (mm. 7). A lato di esso vi sono 16 coste che vanno restringendosi alla sommità e che sono separate da solchi laterali profondi. Le due incisioni dell’umbone sono nella var. latissima più ampie e più lunghe che non nella forma tipica, arrivando circa a metà conchiglia. Anche qui si nota la terza fessura intermedia lunga su per giù come quelle laterali. L'umbone è leggermente incurvato come nella forma tipica e le strie di accrescimento sono nell’ esemplare esaminato poco evi¬ denti (Tav. VI fig. 8). L’area cardinale, ancora lievemente incavata, è (Tav. VI fig. 6-7) più alta e più vasta che nello Sp. carinatus tipico; comprende anche qui l’intera linea cardinale fino ai lati della conchiglia e mantiene le medesime proporzioni della forma prin¬ cipale, cioè la lunghezza quattro volte circa l’altezza. Finalmente anche nella var. latissima esiste un’ apertura deltoide triangolare colla base molto ampia (Tav. VI fig. 6) ; nella medesima figura ri¬ sulta bene evidente la doccia che si trova nella porzione mediana dell’ umbone della valva dorsale. 258 M. P. PAGANI Spirifer carinatus Scknur var. serdelensis n. f. Tav. VI, fig. 9-10 Un gruppo di quattro esemplari incompleti si rivela quasi come una forma di passaggio tra il tipico Spirifer carinatus e la mu¬ tazione crassicosta dello Scupin (1). Essi presentano coste molto ampie, simili a quelle della varietà crassicosta , ma separate da solchi profondi, non larghi e piatti come avviene in questa. Inoltre questa nuova forma presenta il seno più appiattito e più largo della forma principale, e tale larghezza è maggiore dello spazio compreso tra le 3-5 pieghe vicine, come avviene nella var. crassicosta. In quest’ ultima però i solchi dell’umbone raggiun¬ gono talvolta la metà della conchiglia, mentre nella nuova varietà occupano circa 1 3 della lunghezza totale della conchiglia, come avviene nella specie tipica (Tav. VI fig. 9). L’umbone della valva dorsale (Tav. VI fig. 10), similmente alla forma principale, è appiattito e ristretto verso la linea cardi¬ nale, mentre va allargandosi molto verso il margine della valva. Anche nella nuova varietà serdelensis troviamo sull’ umbone della valva dorsale una doccia mediana come nella specie tipica. Conclusioni. Lo Spirifer carinatus con la sua varietà latissima è una specie del Devonico inferiore che era stata trovata nella Francia settentrionale, nel Belgio e nel bacino del Beno (Daleiden, Daun, Prùm, Waxweiler). Questa specie con le sue varietà viene segnalata per la prima volta nella località di Auenat (Sérdeles), nel Fezzan occidentale. In Libia il Devonico è rappresentato inferiormente da scisti marnosi rossi (tra Murzuck e Gat) con Sigillaria , livello questo che viene attribuito al Devonico medio e inferiore. Segue supe¬ riormente una potente serie di arenarie e di puddinghe quarzose che comprende circa un migliaio di metri di spessore ; inferior¬ mente presenta un colore bianco, superiormente giallo e rosso e sulle superfici alterate un colore rosso cupo o nero. i1) Spi rifer carinatus Scknur mut. crassicosta , SCUPIN, 1900. Die Spirifer en Deutschlands. Voi. D ; fase. 3; pag. 28. SU ALCUNI BRACHI0P0D1 PALEOZOICI ECC. 259 Tra Tripoli e Murzuch nell’ Hammada el-Homra tra il mate¬ riale rinvenuto da Overweg e studiato in seguito da Beyrich nell” anno 1852 (f) figurano altri fossili riferiti al Devonico e pre¬ cisamente : Spirifer Boucliardi Vern. Terebratula lunginqua Beyrich Terebratula Daleiclensis F. Roem. A sud della Hammada di Murzuch, sempre tra i fossili rac¬ colti da Overweg, vi sono Orthoceras e non lontano da questa lo¬ calità anche dei Crinoidi. Presso Sérdeles, invece, nel materiale raccolto da Duvey- rier (") sono contenuti: esemplari di Clionetes crenulala Roem, di Spirifer affini alla specie Spi r. ostioìatus Schlotheim. Non lontano da Sérdeles, Duveyrier scoprì pure del calcare di colore gialliccio a Inocerami e bivalvi del Cretacico. Anche il Tenente Fouquet (3) ricorda nelle sue note che Fou- reau' ha scoperto nei livelli arenacei più alti dei Tassili (Sahara orientale) lo Spirifer auriculatus Sandb. che pare appartenga all’ Eifeliano e che è stato trovato anche nell’ Ahenet e nel Mouidir. A proposito ricordo pure come Scupin ^4) ritenga che gli Spirifer cultriyug atus var. auriculatus Sandb. rammentino le forme gio¬ vanili di Spirifer carinatus. Si potrebbe forse pensare che i bra- chiopodi citati dal Foureau e i nostri possano avere qualche forma in comune. In conclusione gli Spirifer da me studiati vengono a con¬ fermare la presenza del Devonico nelle arenarie di Sérdeles e molto probabilmente degli strati superiori del Coblenziano. Istituto di Geologia R. Università di Milano , Giugno 1934 - XII. O Beyrich E. Bericlit iiber die von Overweg ciuf der Reise von Tripoli nach Murzueli und von Murzuch nardi Ghcit gefunclene Yerstei- nerungen. Zeitschr. D. g. Ges., Bd. 4, pag. 143-161. (2) Duveyrier H. Exploration clu Sahara. Les Touareg. Chammamel, Paris, 1864. (3) Lieutenent Fouquet. Reconnaissence Djanet-Toummo ( Sahara Orientale). Revue de Géographie Physique et de Geologie Dynamique, Parigi 1928, Voi. 1, f. 4, pag. 283. (4) Scupin H. Paleontologische Abh. Jena 1900, Voi. IY, f. 3, p. 35, tav. Ili, fig. 2-3. 260 M. P. PAGANI - SU ALCUNI BRACHIOPODI PALEOZOICI ECC. Spiegazione della Tavola VI _ .... f - a;- ' * opcvJck D Fig. 1-4. Spirifer carinatus Scknur. — Sérdeles (Auenàt), pag. 255. 1 - valva ventrale 2 - valva dorsale 3 - margine cardinale 4 - margine paileale. ' v ,l i- • • \TCvW" V ^ $ Fig. 5-8. Spirifer carinatus Sclinur var. latissima Scupin, pag. 257. 5 - valva ventrale 6 - valva dorsale 7 - margine cardinale 8 - margine paileale. Fig. 9-10. Spirifer carinatus Scknur var. serdelensis Pagani, pag. 258. 9 - valva ventrale 10 - valva dorsale. Le forme figurate sono riprodotte in grandezza naturale e sono con¬ servate nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Milano. M. P. Pagani - Su alcuni brachiopodi paleozoici ecc Afti Soc. Irai. Se. Nat., Voi. LXXIII, Tav. VI Prof. Dott. Oscar de Beaux MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI NELLA SOMALIA ITALIANA CENTRALE E SETTENTRIONALE NEL 1931 Con F aggiunta di alcuni Mammiferi della Somalia Italiana meridionale La spedizione Scortecci nella Somalia Italiana (Bibl. 45 e 36) può dirsi molto fruttuosa per la conoscenza della Mammalofauna di questa nostra colonia, v risultato particolarmente meritorio, se si riflette clie la Somalia centrale e settentrionale costituiscono una zona faunisticamente piuttosto povera. Lo Scortecci ha riportato 39 specie o sottospecie di Mammi¬ feri così suddivise: 2 Primati, 13 Chirotteri, 5 Carnivori, 15 Ro¬ ditori. 4 LTno-ulati. 7 O Di questi 39 Mammiferi, 12 provengono dalla Somalia Italiana meridionale e precisamente 2 Primati, 6 Chirotteri, 1 Carnivoro, 3 Roditori. Tra i 12 Mammiferi somali meridionali si trovano: 1 nuova specie di Topo spinoso, dono di E. Bovone (Acomys bovonei, spec. nova); 1 bell’esemplare del notevole Chirottero Glauco- nycteris , dono del Governatore di allora Dott. G. Corni ( Gl. va¬ riegata phalaena, Thomas), 1 Epomophorus anarus , Heuglin, ed 1 Jaculus j acida s vidturnus Thomas, che rappresentano 4 nuove acquisizioni per la Mammalofauna di quella zona. Dei 27 Mammiferi riportati dalla Somalia Italiana centrale e settentrionale, 1 risulta appartenere ad una sottospecie nuova : Heteroceplialus glaber scorteceli, fatto assai notevole, in quanto che questa forma sembra essere in realtà l’ unica che non rientra nella tipica glaber glaber , Riippell. 17 262 O. DE BEAUX Dei rimanenti 26 Mammiferi non meno di 14 rappresentano acquisizioni nuove j^er la Mammalofauna della nostra Colonia, 12 delle quali sono da ritenersi proprie della Somalia Italiana cen¬ trale e settentrionale, in comune colla Somalia Britannica. Le 18 forme die col presente lavoro vengono introdotte nella Mammalofauna della Somalia Italiana sono : Epomophorus anurus , Heuglin. Rhinopoma cystops, Thomas. Coleura gallarum gallarum , Thomas. Nycteris thebaica adana , Kn. Andersen. Gerbillus diami , Thomas. Glauco nycteris variegata » phalaena , Thomas. Xeras rutilus dabagdla , Heuglin. Dipodillus broda nani , Thomas. Dipodillus somalicus , Thomas. Rattus alexandrinus alexandrinus , Geoffroy. Mics musculus orientatisi Cretzschmar. Mus musculus gentilulus , Thomas. Acomys ìouisae louisae , Thomas. Acomys bovonei , spec. nova. liete rocephalus gìaber scorteceli, subsp. nova. Jaculus jaculus vulturnus, Thomas. Pectinator spelte i spelte g Blyth. Oreotragus oreotragus somalicus , Neumann. Il numero dei Mammiferi dell’ intera Somalia Italiana, finora studiati o almeno registrati (Bibl. 13 e 51), sale oggi da 107 a 125, cosi distribuiti: Primates 6 Chiroptera 30 Insectivora 5 Carnivora 19 Rodentia 30 Hyracoidea 1 Proboscidata 1 Perissodactyla 3 Actiodactyla 28 Tubulidentata 1 Sirenia 1 MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 263 L’interesse del presente lavoro si concentra particolarmente sulle due nuove forme Acomys bovonei e Heteroceplialus glaber scorteceli. Ma anche i capitoli sul Rliinopoma , sulle Glauconycteris , sugli Xerus , sull 'Acomys louisae louisae e sui Pedinato)' portano ad interessanti considerazioni di sistematica, alla riabilitazione di due diagnosi del Heuglin ed al riconoscimento dell’entità sotto¬ specifica del Pedinato r eritreo- dancalo (P. speckei legerae , subsp. nova). Rilievo particolarmente faunistico hanno i capitoli sulla Nycteris tliebaica aclana e sul Mas musculus gentiJufus, che rivelano la diffusione spontanea, rispettivamente passiva, delle stesse forme sulle 2 rive opposte del Golfo di Aden, nonché il capitolo sulla Asellia tridens italo-somalica , che va ad aumentare il numero delle specie diffuse almeno in tutta Somalia Italiana (Bibl. 11). Primates* Cercopithecus leucampyx zammaranoi, de Beaux Bibl. 49). a-b ) 1 ad., 1 juv., Foresta di Mobilèn, lungo il basso Giuba presso Alessandra, 28 - VII - 1931, pelli. A. a-b) Crani delle pelli a-b. Il 3" ad. a è singolarmente piccolo. Cranio : Lunghezza mas¬ sima mm. 87. Larghezza zigomatica 61,8. Lunghezza della fila PPMM 21,5. Le misure corrispondenti del tipo (Bibl. 10) sono rispettivamente 96; circa 66; 23. Il cranio b ha la dentizione di latte completa ed M1 in uso. Galago gallarum, Thomas. (Bibl. 52). a) (ff juv. ad., dintorni di Mogadiscio, X - 1931, pelle. A. a) Cranio della pelle a. m3 non è entrato ancora completamente in uso. I CC sono usciti appena per metà della loro lunghezza. In questa fase di sviluppo i margini orbitali sono tuttora poco sporgenti e P arcata zigomatica è poco estroflessa. Alle misure del soggetto in istudio aggiungo tra parentesi quelle del ad. no. 12215 di Genova. 264 O. DE BEAUX Lunghezza massima mm. 42 (42 j. Larghezza della cassa cerebrale sullo squamoso 23 (22,7). Larghezza massima sulle orbite 27 (30). Larghezza massima sul processo zigomatico del temporale 26,4 (28,2). Larghezza interorbitale 5 (5,2). Larghezza massima del palato sulla superficie esterna di M, 14 (14). Lunghezza della fila ( 'pVl3 14,8 (14,5). Chiroptera. Epomophorus anurus, Heuglin. a) 9 ad., Somalia merid. : Caitoi, 1928, dono Dott. G. Corni, pelle e cranio. Esemplare assai minuto, con palato largo ed arcate zigoma¬ tiche robuste, che rientra però negli estremi segnati dall’ Andersen (Bibl. 3) per le 9 9* Alle principali misure del soggetto in istudio faccio seguire i minimi e massimi fìssati dall'autore precitato. Avambraccio mm. 72,5 ; a secco 69,2 Lunghezza totale del cranio 40,2 Larghezza zigomatica 23,6 Larghezza del palato sul lato esterno della corona di 13 Lunghezza coronale della fila C-M1 14,5 (66,5-74 ). (40 -45 ). (21 -24,5). (n -13 ). (14,6-16 ). Rhinopoma cystops, Thomas. a-b) 2 9 9, Somalia settentr. : Carini, 5-8 - IX - 1931, pelli e crani. Le misure somatiche prese dal preparatore sugli esemplari a, rispettivamente b prima della preparazione sono : Avambraccio mm. 50; 51; (53 nel Tipo, Bibl. 53). Testa e corpo 56; 48,5. Coda 72; 65 (incompleta). Piede senza unghie 9; 9. Orecchio dal meato 14; 13. Le misure craniali alle quali aggiungo tra parentesi quelle del Tipo, 9 ad., sono : MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 265 Lunghezza massima 17,1; 17,2; (16,7). Lunghezza basale 14 ; 14,1; (14 ). Lunghezza occipito-nasale 15,2; 15,1; (14,5). Larghezza zigomatica 9,9; 9,9: (10 ). Larghezza della cassa cerebrale 7,3; 7,1; ( 7,2). Lunghezza coronale della fila ( ’-Ms 6 ; 6 ; ( 5,6). Non dispongo di elementi sufficienti per entrare in discus¬ sione sulla distinguibilità della presente specie dal Rh. micro- phyllus Geoffroy, recata in dubbio da S. S. Flower (Bibl. 22). Noto soltanto che un Rhinopoma in pelle, no. 27585 Genova, con località purtroppo illeggibile, misura mm. 56 di avambraccio, 58 di coda e 17,5 di lunghezza massima craniale, distinguendosi così nettamente dai soggetti in istudio per l’avambraccio e la -testa più grandi e la coda più corta. Il no. 27585 è un ad. juv. con denti freschissimi, che non ha probabilmente ancora raggiunto le dimensioni definitive. Malgrado ciò la sua cresta sagittale è molto più sviluppata che nei due cystops bene adulti. La differenza craniale nella forma della porzione laterale su¬ periore del muso, che sarebbe molto rigonfia nel cystops e rela¬ tivamente piatta nel tnicrophyllus , è perfettamente riconoscibile nei soggetti presenti. Coleura afra, Peters. a-t) 6 ad., 14 09 ad., Mogadiscio, 6-16 - VII - 1931, pelli e crani. Coleura gallarum gallarum, Thomas. a-b) 2 9 9 ad., Somalia settentr. : Carim, 6-IX-1931, pelli e crani. Corrispondono bene alla descrizione-tipo (Bibl. 55). La colo¬ razione generale è più chiara che nella specie precedente; unico¬ lore nei singoli peli delle parti inferiori ; il ventre è bruno an¬ ziché biancastro. Le misure degli esemplari a e b sono rispettivamente : Avambraccio mm. 48,5 ia secco 47,1); 50 (a secco .46,8) ; (Tipo 47,5). Lunghezza condilo canina del cranio 16 ; — ; 1 Tipo 15,7 1. Fila dei denti mascellari 7,5; 7,1; (Tipo 7,1). Fila P4-M„ 5,2 ; 5,2 ; (Tipo 5,2). 266 0. DIC BEAUX Nyeteris thebaica thebaica E. Geoffroy. et) 0 ad., Somalia merid., parte settentr., a circa 4° 35' 1. b. : E1 Bur, X - 1932, dono di E. Bovone, pelle e cranio. Avambraccio min. 42,5 (40,2 nel secco). Lunghezza massima del cranio 18,2. Lunghezza massima condilo-canina 16,6. Larghezza zigomatica 11. Lunghezza della fila dentale mascellare 6.8. Nyeteris thebaica adana, K. Andersen. a-T ) 2 cTcf ad.; 3 00 ad.; 1 juv. juv., Somalia settentr.: Bender Cassini, pelli e crani. Dò i massimi e i minimi ottenuti per le singole misure negli adulti cf: cT e $ $• Avambraccio (prima della prepara¬ zione a secco) min. 50 -49 ; 49 -48 Lunghezza massima del cranio 20 -20 ; 20 -19,7 Lunghezza massima condilo-canina 18 -18 ; 17,9-17,8 Larghezza zigomatica 11,4 - ; 11,2-11 Lunghezza coronale della fila dentale mascellare 7,4- 7,2; 7,3- 7,1. Le precedenti misure servono a completare e mettere in valore la troppo breve descrizione diagnostica dell” Andersen (Bibl. 4). Xel giovanissimo (confr. Bibl. 35) le punte dei CC e PP in¬ feriori incominciano appena a perforare la gengiva. Il processo postorbitale è evidentissimo, gli spigoli sopraorbitali sono appena accennati, la fossa interorbitale è poco profonda. L’avambraccio misura mm. 34 ed il padiglione mm. 20 (32-30 nell’adulto'). Pol¬ lice e piede hanno le stesse dimensioni che nell’adulto. Il pelo delle parti dorsali è liscio e brillante, lungo circa 3 mm. e di colore più decisamente grigio (circa « light mouse grey » Bibl. 43 Tav. LI i che nell’adulto (« drab grey » XLYIi. Cardioderma cor, Peters. Bibl. 4L. a) cf ad., Somalia settentr. : Garoe, 31 - VII - 1931. pelle e cranio. Esemplare di colore assai chiaro (« pale mouse gray », LI). MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 267 Cranio. Lunghezza condilo-canina (alveolare) min. 22,4; lun¬ ghezza condilo-canina (coronale) 24; lunghezza occipito-canina (co- ronale) 27,1; larghezza zigomatica 15,5; fila dentale mascellare (sugli alveoli) 9,4; fila dentale mascellare (sulle corone) 10,1. Hipposideros caffer caffer, Sundewall. a) q71 ad., Somalia sett, : Cardo, VII - 1931, pelle e cranio, Hipposideros commersoni marungensis, Noack Bibl. 38 1. a ) ad., Somalia merid.: Mahaddei, Uebi Scebeli, VII - 1931, pelle e cranio. Avambraccio mm. 97 (94 nel secco). Nel cranio i denti sono pochissimo logori, le creste sagittale e occipitale sono molto alte, mm. 4,1 la prima, 2,2 la seconda. Lunghezza craniale massima 34; lunghezza condilo-basale 30,2 ; larghezza zigomatica 19 ; larghezza mastoidea (sulla cresta occipi¬ tale) 17 ; larghezza massima sulla superficie coronale esterna di M3 11,8; larghezza massima sulla superficie esterna di C 9,2; lunghezza alveolare della fila C-M3 10,5 ; lunghezza coronale C-M3 11,6. Asellia tridens italo-somalica, de Beaux (Bibl. 11). a-m) 7 cfi’cf e 5 9 9 ad., Somalia settentr, : Bender Cassini, 1 - II - 1931, pelli e crani, dei quali 11 completi. Dò i massimi ed i minimi delle misure craniali principali dei (9 cf e delle 9 9? alle quali faccio seguire tra parentesi le corrispondenti misure del ^ Paratipo di Dolo e della 9 Tipo di Oddur, località sita sul confine, rispettivamente verso il confine della Somalia meridionale coll' Etiopia. Lunghezza massima assoluta mm. 17,5-17,2; 18-17; (18-17,1). Lunghezza condilo-basale 16-15,9 ; 16-15,5 ; (16-15,4). Lunghezza condilo-canina (sull' alveolo) 14,8-14,7; 15-14,5; (15-14,5). Larghezza zigomatica massima 9, 5-9,1 ; 9, 4-9, 2 ; (9, 8-9, 5). Lunghezza alveolare della fila dentale mascellare 6,1-6; 6-6; (6-6). Tutta la Somalia Italiana ospita quindi probabilmente una unica forma di Asellia, che estende forse il suo habitat anche alla Somalia Inglese ed all’ Etiopia orientale-meridionale. 268 O. DI*: BEAUX Eptesicus capensis somalicus, Thomas. Sin. Vespertilio minutus somalicus, Thomas IBibl. 52 1. P ipistrellus minutus somalicus, Thomas Bibl. 13. a-h) 3 XcA 5 O Q, Somalia settentr. : Gancio, Vili -1931, pelli e crani. Rettifico colla presente esatta determinazione il termine da me già erroneamente usato per questa sottospecie. Glauconycteris variegata phalaena, Thomas Bibl. 55 . a) ad., Somalia meriti, costiera: Caitoi, XI - 1928, dono Dott. G. Corni, pelle e cranio. Per questa determinazione dispongo del materiale di confronto seguente : Glauconycteris argentata , Dobson, 1 X ad. dell’ Africa Orient. Britannica : Kilosa, raccolto dal Loveridge ed avuto in cambio dal Museo Britannico a mezzo di 0. Thomas e P. S. Ker- shaw, pelle e cranio (no. 19518, Genova). Glauconycteris poensis , Gray, 1 9 ad., senza località, acqui¬ stata da Yerreaux, determinata da G. Doria. in alcool. 1 Glauconycteris, o ad., identica all’ esempi, di Caitoi, Zan¬ zibar, 1891, E. Dabbene, determinata da 0. Thomas come Cha- linolobus argentatus , Dobson; in alcool con cranio estratto. Dal confronto coll’ esempi, di Kilosa, la determinazione fatta a suo tempo dal Thomas senza esaminare il cranio, risulta palesemente errata. Premetto che lascio in disparte la Glauconycteris poensis , tanto ben caratterizzata e differente dalle altre due forme a mia disposizione, da avere nei loro confronti soltanto valore negativo. Xelle righe seguenti rilevo le principali caratteristiche del X in pelle di Caitoi e dell* esemplare in alcool di Zanzibar, che con¬ trassegno semplicemente eome 9 ? facendo seguire tra parentesi le caratteristiche rispettive della Glauconycteris argentata, Q di Kilosa. Orecchio. — X : il lobo basale mediale mostra un lobulo breve e largo, mm. 1 X 1,8 nel secco. Q : idem, mm. 1,1 X 1,4. i argentata: lobulo lungo e stretto, mm. 1.3 X 1,1 nel secco). MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 269 Avambraccio. — mm. 42,5 (40 nel secco); 9 42; ( arg . 42,6 nel secco); (Typus di plialaena 44). 2;l falange del 3° dito: cf 22 nel secco ; 9 23,5 ; {arg. 25 nel secco). Colorazione dei singoli peli al centro del dorso. — metà basale giallina chiarissima («. pale pinkish buff », XXIX) ; metà distale giallastra (« clay color », XXIX) ; ( arg . metà scarsa ba¬ sale grigia-bruna, « fnscous », XLVI; metà scarsa distale gialla- grigiastra, tra « tawny olive » XXIX e « buffy brown » XL ; breve tratto intermedio biancastro, « pale olive buff », XL). Colorazione dei singoli peli al centro delle parti ventrali. — bianca argentata pura con puntina lievemente giallastra; {arg. metà abbondante basale bruna cupa « fuscous », XLVI ; metà scarsa distale giallo-bruna grigiastra, tra « tawny olive » e « buffy brown », XL). Colorazione d’insieme. — , ^ : dorso « clay color » ; testa e collo distintamente ma non uniformemente più chiari, « pinkish buff » XXIX sul vertice, « pale pinkish buff » sulla nuca e sul muso, quasi bianchi nella zona postauricolare ; parti inferiori chiarissime, « pale pinkish buff » sulla gola e sul torace, bianche quasi pure nel resto ; {arg. : dorso tra « tawny olive » e « buffy brown » ; testa e collo più chiari e più grigi, tra « pinkish buff » e « olive buff » ; parti inferiori in sostanza concolori colle superiori ma im¬ percettibilmente più grigie). Membrana alare ed interfemorale. — e 9 òon macchiatura argentata, marmoratura brunastra e venatura bruna distintissime, {arg. con macchiatura e marmoratura evanescenti, venatura assai distinta). Cranio. — q e 9 piuttosto voluminoso e massiccio ; {arg. piccolo e fragile). Lunghezza massima: 13; 9 13,4; (Typus 13,6); {arg. 12,1). Larghezza condilo-basale : 13; 9 13,4; (T. 13,2); {arg. 12). Larghezza interorbitale : cf 5; 9 4,6; (T. 4,6); {arg. 5). Lunghezza palato-sinuale : 4,8; O 4,8; (T. 5); {arg. 3,9). Lunghezza coronale C-M_q : cT 5; 9 5,2; (T. 4,8); {arg. 4,2). Denti. — (/ e 9 assai voluminosi e robusti; I, bicuspidato ; I2 a sagoma ovoidale, con diametro maggiore orientato sagittal¬ mente, a scarso contatto con I, e distintamente separato da C. I2 e 13 « ad angolo retto colla direzione della mandibola » (Bibl. 15), ossia orientati più o meno normalmente alla sagittale e quindi a contatto con C, tra di loro e con I15 a mezzo delle loro faccie 270 O. DE BEAUX posteriori, rispettivamente anteriori, anziché a mezzo dei loro spigoli. Lunghezza coronale laterale di Mx -j- M2 : mm. 2,7; O 2,9; (Typus 2,4). ( arg . I , distintamente bicuspidato ; _1 2 a sagoma tondeggiante, a stretto contatto tanto con £1 quanto con C. I2 e I3 orientati più o meno nella sagittale e quindi a contatto con C, tra di loro e con T1 , a mezzo dei propri spigoli. Lunghezza coronale laterale di Mx M2 mm. 2,3. Allo stato attuale della Bibliografia il (J' di Caitoi e la O di Zanzibar debbono essere attribuiti alla forma phalaena per ]_l bicuspidato, per 12 non serrato tra f e C, perle parti inferiori biancastre. Per le dimensioni dell' avambraccio (mm. 42,5-42) invece, i due esemplari in istudio si avvicinano molto al Tipo di Gl. va¬ riegata papilio Thomas, che misura mm. 4l (Bibl. 56), e lo stesso dicasi per la lunghezza coronale laterale di Mi -j- M2 (mm. 2, 7-2, 9), che misura in una serie di 11 esemplari, Tipo compreso, mm. 2,7- 2,8 (Bibl. 56). Ritengo per altro che le divergenze con ciò rilevate negli esemplari di Caitoi e Zanzibar tanto di fronte alla GL variegata papilio da un lato, quanto di fronte alla Gl. phalaena dall7 altro lato, siano talmente insignificanti, da non potere certo in alcun modo giustificare la distinzione come forma a sé degli esemplari in istudio. Credo invece di dovere tenere conto del ravvicinamento tra papilio e phalaena , dovuto appunto ai due esemplari di Caitoi e Zanzibar, traendone la logica conseguenza che le tre forme note di Glauco nycteris a Lobulo auricolare corto ed ottuso, a incisivi inferiori soprammessi, a cranio ed a denti robusti, a pelo del dorso sostanzialmente bicolore, vadano considerate come sottospecie di una specie unica. Il loro quadro viene quindi ad essere il seguente. Glauconycteris variegata variegata Tomes (Bibl. 68, 15, 16, 50, 55, 46), Africa meridionale : D am ara. Gl. var. papilio , Thomas (Bibl. 56, 55, 2), Africa centrale dalla Costa d' Oro e dall7 Uganda allo Zambesi. Gl. var. phalaena , Thomas (Bibl. 55), Regione del Nilo Bianco, Somalia Italiana meridionale, Zanzibar. Le specie di Glauconycteris finora descritte, oltre le prece¬ denti sono : MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 271 Glauconycteris argentata , Dobson (Bibl. 15, 16, 57 ), dal Camerali all’ Africa Orientale Britannica. GL congica , Roack [== Gl. argentata congica, Roack] (Bibl. 39, 57, 2), Basso Congo: Retonna presso Banana. Il Thomas (Bibl. 57) ritiene congica per sinonimo di argen¬ tata , ma io propendo a crederla piuttosto una sottospecie, a causa della presenza costante delle strisce biancastre più o meno, evi¬ denti, che la ravvicinano alle specie seguenti : GL humeralis , Alien (Bibl. 2), Congo Belga: Medje. GL alboguttata , Alien (Bibl. 2), Congo Belga : Medje. GL poensis , Gray (Bibl. 23, 16, 57), Africa occidentale: Basso Riger. GL egei , Thomas Bibl. 57), Camerun: Bibundi. GL beatrix , Thomas (Bibl. 57 ), Camerun : Isongo, Rio Be¬ nito presso Bibundi; Uganda: Entebbe. Chaerephon hindei, Thomas. a) ^ ad., Somalia Italiana, Oltreginba : Golgia, L. Ruppi, 1927, pelle e cranio. Carnivora. Ca.nis (Thos) mesomelas schmidti, Roack. a) ?, ad., Somalia Italiana settentr., Regione Rogai: Garoe, Vili - 1931, pelle senza cranio. Canis (Thos) anthus gallaensis, Lorenz (Bibl. 32). a) '?, ad., Somalia Italiana centrale : Gallacaio (Rocca Littorio), V II - 1931, pelle senza cranio. Lycaon pictus somalicus, Thomas (Bibl. 54, 20, 13). a) (U ad., Somalia Italiana settentr., Migiurtinia : Gardo, Vili - 1931, pelle e dentatura incompleta. Hyaena hyaena dubia, Schinz Bibl. 27). et) ?, probabilmente juv. ad., Somalia Italiana settentr.. Regione Rogai : Garoe, Vili - 1931, pelle senza cranio. O. DK BEAUX 070 o t — i Genetta dongolana tedescoi, de Beanx (Bibl. 10). a) ?, juv. Somalia merid. Italiana: dintorni di Mogadiscio, - 1931, pelle e cranio. Cresta della groppa relativamente alta (mm. 45-50 ; 35-40 nel Tipo ; 60-65 in d. dongolana , Hemprich e Ehrenberg). Cranio. — Lunghezza massima mm. 76 ; lunghezza condilo¬ basale 74,8; larghezza zigomatica 37,5; larghezza della cassa cra¬ nica 28,9; costrizione postorbitale 15,2; costrizione interorbitale 11. Denti. — Dentizione di latte completa. Mx appena a livello dell* alveolo ; sua larghezza coronale mm. 8 ( ^ ad. ad. di Giumbo, No. 17782 Genova mm. 8-; d. dongolana ad. dell5 Abissinia : Ueb, No. 12224 mm. 6,5). Rodentia* Xerus rutilus dabagàla, Heuglin. a-d) 2 rfr?-, 2 ? ?, Somalia Italiana settentr. : Gardo, 12-16 - Vili - 1931, pelli e crani. Il cranio d manca. e) q7' ad., Rubo (Gardo), 11 - Vili - 1931, pelle e cranio. /) cf ad., Heibogan (Gardo), 18 - Vili - 1931, pelle e cranio. g) ?, Somalia Italiana settentr.: Garoe, 3 - Vili - 1931, pelle e cranio. h) ?, Somalia Italiana centrale: Gallacaio (Rocca Littorio), pelle e cranio. Il presente materiale serve per precisare finalmente lo status dello scoiattolo terragnolo della Somalia settentr. -orientale. Questa forma fu assai sommariamente diagnosticata e figurata dal Heuglin nel 1861 sotto il nome di Xerus dabagàla (Bibl. 26). Nel 1866 il Litzinger ne precisò la patria : « lungo la costa somala; non raro presso Zeila e Berbera (Bibl. 21). Nel 1867 il Milne Edwards ne dette una descrizione assai esatta, credendolo una specie nuova proveniente dal Gabon : Sciurus (Xerus) fiavus (Bibl. 34). Nel 1880 l’Huet aggiunse alla descrizione del Milne Edwards una eccellente tavola del Keuleman (Bibl. 29). Nel 1882 il Jentink credette erroneamente potere identificare il dabagàla col rutilus Cretzschmar, ma stabili già che alcuni Xerus pervenuti al Museo di Parigi dalla Costa Somala avevano l’identica colorazione del flavus (Bibl. 30). MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 273 Nel 1894 V Oustalet dimostrò che gli esemplari-tipo di flavus non provenivano dal Congo, ma bensì dalla costa Somala e pro¬ babilmente dai dintorni di Guélidi o di Ras Harfur nella Migiur- tinia (Bibl. 40). Nel 1898 il Thomas rivendicò per la forma della Somalia settentrionale il termine « specifico » di Xerus dabagdla Henglin (Bibl. 58). Nello stesso anno il De Winton credette poter confondere di nuovo il dabagdla col rulihis , ritenendo che i Tipi delle due forme provenissero più o meno dalla stessa località (Bibl. 14). Evidentemente il De Winton non tenne presente la pubbli¬ cazione del Eitzinger, dalla quale risulta anche che il Tipo di rutilus proveniva dalle vicinanze di Massaua (Bibl. 21, 33). Nel 1904 il Thomas, descrivendo la nuova forma Xerus ru¬ tiliti intensus di Ghergolubi nella Somalia Etiopica, trattò «l'or¬ dinario Xerus rutilus della Somalia settentrionale » come « sot¬ tospecie », chiamandolo, evidentemente per semplice errore di trascrizione , X. r. dabagalla ( Bibl. 54). Nel 1910 il Drake Brockman adottò per lo scoiattolo della Somalia settentrionale il termine di Xerus rutilus dabagalla Heuglin (che va adunque rettificato in X. r. dabagdla ), avvertendo che la sua colorazione varia, a seconda della località, tra un bruno rossastro ottuso ed un rosso brillante o giallastro. Nella zona ma¬ rittima questi scoiattoli sarebbero molto meno vivaci e più chiari' che nell’ interno (Bibl. 20). Tutti gli esemplari presenti mostrano, in perfetta armonia colla tavola del Keuleman (Bibl. 29), una zona mal delimitata, che occupa circa i 2/3 posteriori del dorso ed è larga al massimo 20 mm., di colore giallino brillante (« clay color », XXIX), leg¬ germente brizzolata di nero. Tutte le parti non bianche, ma finemente punteggiate di bianco, della testa., collo, tronco ed arti sono rosse assai vivaci, vanno cioè da « vinaceous tawny » (XXYIII sulla testa, per « oinon-skin pink » (XXVIII) sui fianchi, a circa « light vina¬ ceous cinnamon » (XXIX) sulla superficie dorsale dell'avambraccio e della mano e sulla laterale della gamba. La tonalità rossa degli esemplari in istudio differisce quindi realmente assai poco dai toni rappresentati nella figura del Heuglin (Bibl. 26) ed è general¬ mente più intensa che nella tavola del Keuleman (Bibl. 29) dando 274 O. DE BEAUX così una probabile conferma a quanto asserisce il Drake-Brockman sulla variabilità di colorazione a seconda della località. La zona occipito-nucale può mostrarsi più scura e più grigia del colore generale perchè i suoi peli sono talvolta bruni anziché rossastri e fittamente punteggiati di bianco. La zona mistaciale e le guancie sono in tutti gli esemplari gialline chiare varianti da « cinnamon bufi' » a « pale pinkish buffi » (XXIX). Le parti inferiori del tronco e le mediali degli arti possono essere pressoché candide (3 esempi.), oppure bianche sporche di grigio, giallo e rosa (4 esempi.), oppure esse possono mostrare qua e là anche dei campi di peli identici per colorazione a quelli della superficie dorsale (esempi, c). Il piede può dirsi bianco in tutti gli esemplari, ma varia aneli’ esso alquanto, in armonia col colore delle parti inferiori del tronco e delle mediali degli arti. La coda rappresenta una zona talmente variabile per colora¬ zione che non le può essere riconosciuto alcun valore diagnostico. In tutti gli esemplari il suo quinto basale dorsale è concolore col dorso ; ma nel • resto la coda può essere nera e bianca, come si verifica in tutto il genere Xerus , oppure nera, bianca e rossastra (« cinnamon », XXIX) in proporzioni molto variabili, oppure ros¬ sastra e bruna (« warm sepia », XXIX), con scarsa aggiunta di bianco; oppure rossastra e gialla (« clay color», XXIX), con scarsa aggiunta di bianco (confr. Bibl. 34). Xerus rutilus rufifrons, Dollman. a) ?, Somalia It. merid. fra Mogadiscio ed Afgoi, 9 - Adi - 1931, pelle e cranio. Corrisponde esattamente alla descrizione del Tipo (Bibl. 17). Il Dollman confronta il suo rufifrons colla forma dcibagdla, considerando quest’ ultima come specie distinta. Egli rileva, come caratteri distintivi, più particolarmente il colore rosso aranciato brillante della fronte e testa ed il colore aranciato della faccia. Dal confronto di complessivamente 5 esemplari X. r. rufi¬ frons della Somalia meridionale cogli 8 dabagdla precedente- mente studiati, mi risulta che i caratteri più spiccatamente di¬ stintivi sono invece i seguenti. MAMMIFERI RACCOLTI DAT, PROF. G. SCORTECCI ECC. 275 Nel rufìfrons la fronte è molto più nitidamente differenziata, per la sua colorazione, dalla zona parieto-occipitale che nel da- bagóla. Nel rufìfrons, la zona delle spalle è concolore col resto del dorso, mentre ne è nettamente differenziata nel dabagdìa. Il quadro della specie Xerus rutilus , per distribuzione geo¬ grafica da nord a sud, è al momento attuale il seguente: Xerus rutilus » » » » » » » » » » ». » rutilus , Cretzschmar. Eritrea Bibl. 69). dabagdìa , Heuglin. Zona costiera della Somalia settentrionale e orientale Bibl. 26). intensus , Thomas. Somalia etiopica (Bibl. 54). rufìfrons , Dollman. Somalia costiera meridionale ed Africa Orient. Britannica (Bibl. 17). stephanicus , Thomas. Regione tra il Lago Rodolfo qd il Lago Stefania > Bibl. 59). dorsalis , Dollman. Africa Orientale Britannica : Ba- ringo, ad oltre m. 1000 s. m. (Bibl. 17). saturatus , Neumann. Regione ad est del Chiliman- giaro (Bibl. 37). Gerbillus dunni, Thomas. a-d) 1 cT ad., 2 0 0 ad., 1 O ad, juv. Somalia Italiana settentr. : Garoe, 29 - VII - 22 - Vili - 1931. Pelli e crani. Gli esemplari presenti corrispondono assai bene alla descri- zione-Tipo (Bibl. 54). Il colore del dorso, indubbiamente alquanto arrossato per la temporanea permanenza degli esemplari in alcool, è bruno rossa¬ stro assai intenso e sta tra « fawn color » (XL) e « orange cin- namon » (XXIX). Noto che negli esempi, c e d, meno adulti degli altri, la suola del piede è interamente rivestita di pelo, anziché soltanto dalla metà distale del metatarso in giù. La superficie inferiore della coda è bensì giallastra nella sua metà prossimale in tutti gli esemplari, ma è pur sempre assai più chiara che la super¬ ficie dorsale. La linea di demarcazione tra superficie dorsale e superficie ventrale candida è nitidissima nel rf1 a bene adulto e nella O c meno adulta, anziché scarsamente netta come nel Tipo e nelle 9 9 à e d. 276 O. DE BEAUX Baccio seguire le misure del gaz delle tercalandovi tra parentesi quelle del Tipo. 9 9 b, c, d, • in- Lunghezza massima : mm. ì 32,5 ; ? (30,3) ; 30 Lunghezza basilare : » 24,5 ; 24,0; ? (22,0) ; 21,5 Nasali : » i 12,9 ; ì (10,7) ; 10,5 Larghezza interorbitale : » 6,2; 6,2; 6,0; ( 6,0) ; 5,0 Bori palatini : » 5,5 ; 5,6 ; 4,6.; ( 4,7) ; Lunghezza della Bulla : Lunghezza della fila mo- O » 12,6; 12 0 • -L~,V_7 , 11,0; (11,3); 11,2 lare superiore : » 4,4; 4 3 • 4,2; ( 4,1) ; 4,0 Da questo specchietto di misure appare evidente quanto il Tipo si trovi al di sotto dei massimi raggiungibili dalla specie. Osservo anzi che, pur essendo estremamente difficile, come ho dimostrato altrove 'Biffi. 12), farsi un concetto dell’età relativa dei singoli individui, in base al grado di logoramento dei loro denti, ritengo con quasi certezza non essere a tuttoggi noto il limite massimo di statura del Gerbillus ciurmi. Dipodillus brockmani, Thomas. a-b) 1 g ad. juv., 1 g ad., Somalia Italiana settentr. : Gardo. 16- 17 - A III - 1931, pelli e crani. c) 0 ad., Somalia Italiana settentr.: Bender Cassini, V - 1932 (Za¬ netti), pelle e cranio. Concordano colla descrizione del Tipo di Burao (Biffi. 60) nella Somalia Inglese. La lunghezza craniale massima nel g ad. juv. a e nella 9 ad. c è di mm. 24,1, rispettivamente 24,4 (25 nel Tipo). (?) Dipodillus somalicus, Thomas. a) 9 juv. j u v . , Somalia Italiana settentr. : Garoe, 17 - IX - 1931, pelle e cranio. L'età giovanissima dell’ esemplare, nel quale sono presenti soltanto àl1 e M2, ne rende impossibile la determinazione diretta. 2 fatti rendono, per altro, molto plausibile la sua attribuzione alla specie somalicus (Bibl. 60). 1) Xon sono noti altri Dipodillus della Somalia settentrio¬ nale in genere oltre le 3 specie qui elencate. 277 MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTEGLI ECO. 2) Il giovanissimo di Garoe somiglia molto al precedente D. brockmani , ma è munito di molari decisamente maggiori che quest’ultimo e decisamente minori che il D. diurni. Rattus rattus alexandrinus, E. Geoffroy. a) ad., Somalia Italiana settentr. : Bender-Cassim, V - 1932 (I. Zanetti), pelle e cranio. b) 9 ad., Somalia Italiana settentr. : Carini, 2 - IX - 1931, pelle e -cranio. Colorazione tipica per V alexandrinus. La O ha, per altro, il dorso della mano e del piede candidi e la linea di demarcazione tra parti superiori e parti inferiori straordinariamente nitida. Xel cf i denti sono poco logori, nella O tuttora molto freschi. Lunghezza massima craniale : 7! O mm. 41,9 ; 9 38 Lunghezza condilo-basale : » » 38,5 ; » 35 Lila dei molari superiori : » » 6,5 ; » 6 Lunghezza massima di Mx ; » » 2 ; » 2, Mus musculus orientalis, Cretzschmar. a-c) 2 tfV, 1 Q, Somalia Italiana settentr.: Render Cassini, 12 - IX - 1931, I-II - 1932, Zanetti), pelli e crani. d-li) 2 cfcf, 3 9$? Somalia Italiana settentr. : Gardo, 12-21 - Vili - 1931, pelli e crani. Questa determinazione non deve essere presa in senso asso¬ luto. Gli esemplari a , c (senza cranio), f e la O juv. li corrispon¬ dono bene alle caratteristiche di statura piuttosto grande e di colorazione generale chiara giallastra con piedi bianchi, quali la conosco dall'Oasi di Giarabub (Bibl. 12). Anche il giovanissimo e con 2 soli molari in uso, che misu¬ rano insieme mm. 3,1 e con piedi lunghi < 15,5 nel secco) e bianchi, non dà luogo a dubbi riguardo alla sua attinenza sottospecifica. La O ad. b , piuttosto scura, con pgrti inferiori grigie, con piedi grigiastri e con mm. 19,3 di lunghezza condilo-basale e 3,6 di fila dentale, potrebbe essere benissimo un M. ni. musculus , se specie le parti inferiori non fossero assai intensamente suffuse di rosso-giallastro. I due giovani d e g sono intensamente suffusi di giallo-rossastro, ed hanno le' parti inferiori chiare, ma i piedi grigi con dita bianche, colorazione di dettaglio già nota al Thomas nel 1908 per esemplari di Ghize (Bibl. 71). is 278 0. DE BEAUX Tutto ciò mi conferma vie più nel pensiero già esposto nel 1928 (Bibl. 12), che i differenziamenti più o meno frequenti dal tipo orientalis siano dovuti all'importazione più o meno intensa, di veri musculus L. o azoricus Schinz. Mus musculus gentilulus, Thomas. a-n) 9 ggf', 3 9 9, Somalia Italiana settentr., Bender-Cassim, IX- 1931, Il - 1932, (Zanetti), pelli e crani. Tutti gli esemplari presenti corrispondono nei caratteri essen¬ ziali assai esattamente alla descrizione-Tipo (Bibl. 71). Tra i rj' cT bene ad. a-f e tra le O 9 bene ad. l-m trovansi forinole di lo¬ goramento dei molari (Bibl. 72), che danno affidamento di avere da fare con individui al massimo della loro statura. Questa varia da mm. 16 a 14 per il piede (Tipo 15,5); da 75-64 per la coda. Tipo 66); da 19,5 a 19 per la lunghezza condilo-incisiva del cranio (Tipo 19); da 3,5 a 3 per la fila dei molari superiori (Tipo 3,3). Il fatto che 4 su 12 esemplari mostrano i piedi grigi chiari 0 parzialmente non bianchi, deve essere probabilmente messo in relazione con possibili influenze di M. m. musculus 0 il/, m. azo¬ ricus , come nella sottospecie precedentemente trattata. Ma è comunque interessante l’ indiscutibile presenza della minuta forma gentilulus , che trattiamo naturalmente senz’altro come sottospecie di musculus , sulla sponda opposta alla Terra typica Aden del golfo omonimo, presenza che dobbiamo, con ogni probabilità, ritenere dovuta ad importazione per opera dell' uomo. Che il gentilulus non sia oriundo della Somalia è reso pro¬ babile dalla sua non comprovata presenza a Cardo. L‘ esame di buone serie del retroterra subcostiero tanto somalo che arabo del Golfo di Aden potrà risolvere tale questione. Leggada bella, Thomas. a) 9 ad., Somalia meridionale: Magadi, 1930 (Fratelli Urbinati u pelle e cranio. Acomys louisae louisae, Thomas’. a-b) 2 9 9 ad., Somalia Italiana settentr.: Garoe, 12 - AHI - 1931,. pelli e crani. c) 9 ad., Somalia Italiana settentr.: Carini, 7 - IX - 1931. pelle senza cranio. MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 279 d) 9 ad., Somalia Italiana settentr. : E1 Dentar, 30 - Vili - 1931, pelle e cranio. e) ^ juv., Somalia Italiana settentr.: Gardo, 20 - AGII - 1931, pelle e cranio. f-i) 2 2 9 9 ad., Somalia Italiana centr. : Gallacaio (Rocca Littorio), 19-25 - VII - 1931, pelli e crani. La specie fu descritta su di un giovane (Bibl. 61), raccolto a Henwaina a 40 miglia a sud di Berbera nella Somalia Inglese. A questa descrizione corrisponde molto bene per la morbidezza del rivestimento spinoso, la colorazione e le dimensioni e propor¬ zioni craniali 1’ esempi, e di Gardo, il quale misura mm. 19,6 di lunghezza condilo-basale (Tipo 19,6); 5,3 di lunghezza del foro incisivo (Tipo 5,8), e 4,2 di lunghezza della fila dentale superiore (Tipo 4,2). In un primo tempo «(Bibl. 61) il Thomas determinò come A. dimicliatus Cretzschmar l’ esempi, riportato dal principe Ru- spoli dall’ Ogaden : Ueb Habir; ma in secondo tempo identificò V Acomys di Ueb Habir coll’ A. louisae della Somalia Inglese centrale (Bibl. 62). Gli esemplari in istudio corrispondono molto bene all’ A. del- l’ Ogaden, No. 18352 del Museo Genovese. Noto soltanto che, per quanto in tutti gli esemplari la metà basale delle spine sia molto chiara, pure non manca nella maggioranza di essi una certa ve¬ latura grigiastra nella colorazione d’insieme, particolarmente nella groppa, dovuta alle puntine grigiastre delle singole spine. Gli esemplari d ed li hanno anche la superficie dorsale della coda decisamente grigia anziché biancastra. D’altronde il presente Acomys della Somalia Italiana settentr. e centrale è sempre distintamente più rosso, più chiaro e meno grigio dell’ Acomys della Dancalia, che ho identificato col louisae umbratus Thomas (Bibl. 11). Riporto le misure craniali della O ad. a e della 9 ben ad. li seguite tra parentesi dalla 9 adultissima di Ueb Habir. Lunghezza massima Lunghezza condilo-incisiva Larghezza della cassa craniale sulle creste parietali Lunghezza dei nasali Lunghezza dei fori incisivi Lunghezza della fila M M mm. 29,3 ; 28,2 ; ( — ) » 26,3 ; 25,5 ; (26,5) » » » 12,0; 12,5; (12,2) 13,1; 11,5; (- ) 6,5 ; 6,5 ; ( 6,6) 4,5 ; ( 4,5) 4,2; » 280 O. DE BE AUX Acomys bovonei, sp. nova. Tav. Vili e IX, figg. A. b. a) O ad., Somalia Italiana merid., parte settentr. a circa 4° 35' 1. b. : E1 Bur. X - 1932, iE. Bovone), Typus. pelle dall’alcool e cranio. b) 9 ad. juv., come sopra, Paratypus, coda non del tutto completa. Stato di conservazione. — Tipo : il rivestimento peloso è per¬ duto nella metà sinistra posteriore del tronco ; in parte della metà ventrale dei lati del tronco; in una stretta zona ventrale poste- riore. Manca il piede destro. Cranio perfetto. Paratipo : il rivestimento peloso non è del tutto completo sui lati del dorso; manca in buona parte del ventre. Cranio perfetto. Diagnosi. — Specie piccola, con coda lunga, di colorazione vivace superiormente, caudida sulle parti inferiori e sul dorso della mano e del piede. Linea di demarcazione tra la colorazione dorsale e la ventrale nitidissima. Misure somatiche del Tipo e del Paratipo, sugli esemplari in alcool (preparatore G. Durante). Testa e corpo mm. 76; 72,5. Coda 87; 76 (incompleta); piede 15; 14; orecchio 12,5; 12,8. Rivestimento. — Xon molto ispido, avendo i singoli peli consistenza spinosa non esagerata soltanto sul dorso dietro alle spalle e sulla groppa. Le spine più lunghe del dorso misurano 8-9 mm. Le vibrisse mistaciali più lunghe misurano 31-32 mm. Colorazione dei singoli peli. — Nelle zone non bianche lo schema generale è : grigio chiaro alla base (« pale olive gray », XLI), che passa gradatamente ad un grigio topo più o meno in¬ tenso (« mouse gray » lino a « deep mouse gray », LI) ; seguono poi un anello subapicale giallastro (circa « sayal brown », XXIX) e la puntina terminale grigia cupa (« dark mouse gray », LI). Sul vertice della testa i toni giallastri sono praticamente sop¬ pressi; sulla porzione mediana del dorso e della groppa sono molto limitati. Sui lati della testa, del collo e sui fianchi invece i toni giallastri occupano circa la metà dei singoli peli ; i toni grigi basali sono chiari e parecchi peli mancano della puntina cupa. Nelle zone bianche i peli sono completamente candidi. I peluzzi della superficie esterna e dell'interna dell’ orecchio sono bianchi. 281 MAMMIFERI RACCOLTI DA Ti PROF. G. SCORTECCI ECO. Le vibrisse mistaciali più lunghe, superiori, sono basalmente grigie cupe ed apicalmente grigie chiare. Le meno lunghe, infe¬ riori, sono bianche. Sulla superficie dorsale della coda i peli sono quasi neri nel Tipo; bruni chiari nel Paratipo. Colorazione d’ insieme del Tipo. — Dorso del naso, zona pre¬ oculare, infra-oculare e pre-auricolare giallastra brizzolata di ne¬ rastro. Fronte e nuca grigie, fra « deep mouse gray » ( LI), e « hair brown » (XLVI). Dorso e groppa rossastri (« sayal brown » XXIX) punteggiati di nerastro (puntine dei peli spinosi) e sla¬ vati di grigio (porzione intermedia dei peli spinosi). Lati del collo e regione brachiale giallastri con poche o punte punteggia¬ ture nerastre. Lati del tronco giallastri con punteggiatura nera¬ stra distinta. Sono bianchi : le labbra, la porzione inferiore della guancia, la gola, la porzione laterale posteriore del braccio, V avambraccio e la mano, il petto ed il ventre, la porzione anteriore-laterale e mediale della coscia e della gamba, il piede, una macchietta semi¬ lunare infra-oculare, una macchia semilunare infra- e post-auricolare. La linea di demarcazione fra colorazione dorsale e colorazione bianca ventrale è nitidissima. La coda è superiormente grigia (circa « drab gray » XLVI), inferiormente bianca. Il padiglione dell7 orecchio è grigio assai intenso (almeno « deep mouse gray » LI) sulla superficie esterna, come pure sul- l7 apice e sul margine laterale della superficie interna. Il tutto punteggiato di bianco (peluzzi). Colorazione d’insieme del Paratipo. — Differisce dal Tipo soltanto per i toni grigi un poco meno intensi. Cranio. Leggiero, poco disteso, con regione frontale poco schiacciata e regione occipitale tondeggiante, bolla acustica rela¬ tivamente grande, spigoli fronto-parietali bene marcati, arcata zigomatica poco estroflessa e poco curvata in basso e non rinfon zata sul margine superiore anteriore del proprio corpo. Il Tipo a mostra i molari moderatamente logori, ma tuttavia corrispondenti alla mia forinola di logoramento : logoro, M2 logoro, assai logoro (Bibl. 72) ed è quindi probabile che poco o punto avesse ancora da crescere. E comunque un tantino più adulto dell’ esemplare a O di Acomys lottisele precedentemente trattato. 282 O. Dii BEAUX Il Paratipo b è un poco meno adulto, colla forinola di logo¬ ramento: Mx poco logoro, II., poco logoro, M3 logoro. Misure craniali del Tipo a e del Paratipo b. Lunghezza massima mm. Lunghezza condilo-incisiva » Larghezza della cassa craniale sulle creste parietali » Lunghezza zigomatica massima » Lunghezza dei nasali » Lunghezza dei fori incisivi. » Mandibola » Luno-hezza della fila M M » o _ _ 24,3; 24,3 22,0; 21,6 10,5; 11,2 11,5; 11,2 9.5 ; 9,2 5,8 ; 5,6 12,7; 12.5 3.5 ; 4.0 Annotazioni. — Delle 37 specie e sottospecie di Acomys fin qui descritte, sono note per la Somalia Italiana : A. ignitus ketnpi. Dollman ( Bibl. 13), grande a coda lunga; A. wilsoni ablutus , Dollman (Bibl. 13), piccolo a coda relativamente brevissima, nella Somalia meridionale, e A. lottisele, Thomas (v. capitolo precedente), nella Somalia centrale e settentrionale. Gli Acomys fin qui noti per l’intera penisola Somala sono 3, oltre i 3 precedenti: A. lottisele umbratus , Thomas Bibl. 62) della Somalia Inglese settentr., che è già mentovato nel capitolo precedente; A. mullah , Thomas, di Harrar Bibl. 54 ) molto grande, a coda lunga, al quale Drake-Brockman Bibl. 20) identificò i topi spinosi da lui trovati nella Somalia Inglese, nelle antiche tombe dei Galla, sui fianchi rocciosi delle colline, nella catena Golis, una cinquantina di miglia a sud di Berbera; A. brockmani , Dollman (Bibl. 18) di Bulhar, sulla costa della Somalia Inglese, appena più piccolo del precedente, a coda lunga. Come abitatori della Somalia Italiana merid., di specie già note, non entrano in considerazione che forme conosciute per l’Africa Orientale Britannica, delle quali il' Dollman fece nel 1914 una breve e chiara revisione (Bibl. 19). A questa sono da aggiun¬ gere soltanto: .1. hystrella , Heller Bibl. 25), grande, a coda lunga, e A. wilsoni enid , St. Leger (Bibl. 47), molto spinoso ed a coda relativamente brevissima come tutti i wilsoni , ambedue dell’ Uganda. Tra le specie dell’ Africa Orientale Britannica quelle che con tutta imobabilità saranno o prima o poi riscontrate presenti nella Somalia Italiana meridionale sono le specie già catturate nella zona del Guasso Uyiro settentrionale (Bibl. 13), delle quali non MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 283 resta da mentovare che .1. percivali , Dollman (Bibl. 18) del- l’ Eusso Nyiro, raccolta da Heller nel Guasso Nyiro predetto {Bibl. 28), specie alla quale identifico 1’ esempi. Ho. 18357 del Museo Genovese, riportato dal Bottego nel 1896 dalla zona dei Badditù a Dimè, ad est del Lago Margherita e determinato dal Thomas come A. cinarescens Fitzinger e Heuglin, che è invece una forma del Sennaar orientale. L’ A. percivali è grande a coda lunga. L ’ Acomys bovonei è quindi l’unico topo spinoso, di tutta la zona zoogeografica somala, di statura minuta quasi come il unisoni , e munito di coda lunghissima. Pur non intendendo dare un giu¬ dizio definitivo in proposito, ritengo che anche per i caratteri craniali la nuova specie resti assai distanziata dalle congeneri. Heterocephalus glaber scorteceli, subsp. nova. Tav. VII -Vili -IX. u-c) 1 cP ad. (Typus), 2 9 9 Rd. (Paratypi), Somalia Italiana settentr. : dardo, 16-20 - Vili - 1931, pelli e crani. Diagnosi. — Statura piccola. Cranio leggiero, con arcate zi¬ gomatiche deboli, poco estroflesse lateralmente, con ambedue le radici e particolarmente coll’ anteriore, poco sporgenti. I nasali .sono stretti. Gli incisivi sono deboli; i molariformi piccoli. Tra i molariformi inferiori il 3° è decisamente più piccolo ed assai più ■stretto del secondo. Discussione. — La sistematica dei generi Heterocephalus , Rùppell 1842 (Bibl. 44) -j- Fornarina , Thomas 1903 (Bibl. 66) -è tuttora assai incerta. Ne fanno fede i 3 più recenti lavori d’ argomento del Hol- lister (Bibl. 28), Hamilton (Bibl. 24) e St. Leger (Bibl. 48). Hollister ritiene consigliabile di riunire le tre forme descritte per l’Africa Orientale Britannica: II. ansorgei , Thomas (Bibl. 66), II. stygius , Alien (Bibl. 1) e H. glaber progrediens , Lònnberg {Bibl. 31), in sinonimia di glaber Rùppell. Hamilton segue, con riserva in attesa di materiale più ampio, la stessa via, ma include la forma phillipsi , l’ unica specie di Fornarina , nella sinonimia provvisoria di H. glaber. Detto autore dimentica, per altro, di elencare il Heterocephalus dunni , Thomas {Bibl. 67) di Wardairi nella Somalia Inglese centrale, basato su O. Die BKAUX 284 di un singolo esemplare che lo stesso Thomas ritenne in un primo tempo identico colla Foniaritta phillipsi (Bibl. 63). St. Leger, infine, rileva che i due generi non sono distin¬ guibili per i caratteri esterni e che, dato l’esiguo numero di soggetti a disposizioìie, la costanza del carattere distintivo fra i due generi, ossia il numero dei denti molariformi, è tuttora dubbia. Nella sua eccellente argomentazione Hollister, che disponeva di 12 eterocefali dell’Africa Orientale Britannica e di un esem¬ plare di Lugh sul Giuba, Somalia Italiana merid. verso il confine etiopico, esprime la speranza che si possa riuscire a chiarire de¬ finitivamente la questione della sistematica del genere con una serie ragguardevole di crani autentici di gìaber. Ora, io dispongo di 42 Eterocefali della Somalia Italiana meridionale, da 39 dei quali è stato estratto il cranio ; di 2 Ete¬ rocefali della Somalia Inglese settentr., catturati il 12 - X - 1892 dal Cap. Bottego ad Errer, località con torrentello e pozzi a nord- est di Archeisa (Harrar-es-Saghirì ; di 1 Eterocefalo catturato il 7 - V - 1893 dallo stesso Bottego lungo l’Auàta (Alto Dàua), nel- l’Abissinia meridionale poco a nord del 6° 1. C. ed a circa 39 13 1. e. Gr. Sono quindi 42 crani autentici di Heterocephalus gìaber , che posso porre alla base delle considerazioni seguenti ed utiliz¬ zare quale materiale di confronto colla sottospecie nuova scorteceli . Nella tavola ili misurazioni ho tenuto conto : della località esatta (colonna I), del sesso (IV), della lunghezza della testa -j- corpo (IX) di ciascun esemplare, che ho contrassegnato con un numero d’ ordine (II), permanentemente fissato al soggetto, sia questo messo in pelle dall’alcool : P (XV), o conservato perma¬ nentemente a liquido : A (XV). I soggetti sono ordinati, in primo luogo, per località (I) : 1-37, Somalia Italiana meridionale ; 38-43, Abissinia Meridionale. Somalia Inglese settentrionale, Somalia Italiana settentrionale. In secondo luogo sono ordinati, in linea discendente, secondo la forinola di logoromento dei loro denti molariformi superiori (V). In questa forinola il primo segno si riferisce al primo dente, il secondo al secondo, il terzo al terzo. 0 significa che è perduta ogni traccia di dettaglio sulla superficie masticatoria; tr) che qualche traccia di dettaglio è tuttora riconoscibile ; al che la su¬ perficie appare assai logora; l logora, pi poco logora, i integra; — significa che il relativo dente è assente. MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 285 Per eliminare ogni dubbio d’interpretazione delle formole di logoramento da me adottate, rappresento nelle figure subschema- tiche della Tav. VII tutti gli stadi di logoramento riscontrati nel 2° e nel 3° molariforme degli esemplari a mia disposizione, pre¬ cisando anche l’ esempi, utilizzato per il disegno stesso col suo numero progressivo. Di ciascun dente sono figurati la superficie triturante ed il profilo laterale. La superficie anteriore del dente guarda nelle figure in alto, rispettivamente verso destra. Lo smalto è rappresentato in bianco, il cemento in nero, la dentina con striati! ra tras versa. In terzo luogo i soggetti sono ordinati, sempre in linea di¬ scendente, secondo la lunghezza massima condilo - incisiva del cranio. Attribuisco a questa lunghezza il carattere d’ una misura di valore fondamentale, perchè in realtà in questi « roditori » per eccellenza l'incisivo è parte essenziale dell’insieme ed il cranio compie in prima linea la funzione d’ un « porta-incisivi ». Per la stessa ragione va attribuita grande importanza alla larghezza (XIII) e robustezza delle arcate zigomatiche, che regi¬ strano la forza morditiva dell’ incisivo inferiore. Le utili nozioni sugli incisivi sono completate dalle misure delle colonne VII- Vili. Nella c. VI ho tenuto conto della lunghezza « massima » delle file dei molari, perchè, data la loro forma e la loro direzione non molto costanti ed il grado di logoramento molto ampio, misure prettamente coronali o prettamente alveolari avrebbero dato una idea ancor meno precisa dei fatti. A completamento delle nozioni sul cranio ritengo, infine, suf¬ ficienti : la lunghezza massima occipite-nasale (X) ; la lunghezza condilo-molare (XII), che, misurata dal condilo al punto più di¬ stante dell’alveolo del 1° molariforme, racchiude in sè la misura già nota della lunghezza M M (VI). Dall’esame della tavola di misurazioni risulta che: 1) Gli Eterocefali crescono per lungo tempo in quanto che tra gli adultissimi troviamo i massimi delle dimensioni sia soma¬ tiche che craniali (No. 1). 2) Misure massime o pressoché massime possono aversi anche in esemplari in cui vi sia qualche dente assai logoro (Ni. 10 a, 14 h 3) La variabilità dimensionale entro una stessa forma lo¬ cale è veramente notevolissima (No. 1 9 di Balad mm. 30,5 di lunghezza craniale, e No. 8 9 della stessa località mm. 22). Tavola di misurazioni di Heterocephalus in inni. (£ : |ood[r o'jn.i^da.r^ <1 P < <1 < P <1 P P < rH i-H O rr A <1 < X y :{ooo]ì? uj > — 1 j [BSBU 1 9 p Ol lO GO L~- - - Ol — LO ■> o lO 15- CD L— Hf lO Hf C X buiissboi Bzz0q#.iBr] «•(—V ìC Hf ià LO lO LO Hf ’ Hf CO lO LO LO LO lo" lO •H lC 1— 1 i— 1 BOItSSBUI B0BJBUIO.8lZ (M IO Ol lO Ol .o co o CO GO lO o 15- •s CD Q lO^ Hf — cd a (— 1 B/Z9q£.lBrq Ol X - . 05 CP t5- co 05 05 01 o O rH -H -r 15- C< X Ol Ol Ol 1 1 ’H ' — « H Ol Ol Ol Ol oi Ol Ol T f— 1 0JBJOtU-O[ipUOO BzzeqSunq CO 15-^ biiussbui BzzeqJoanq P" Hf Hf Hf P Hf co' Hf CO lO Hf LO Hf Hf Hf Hf HT I — O 0 -«o cs r* *>. « - ■*^5 9> > I CU .1 OJ 1 .1 B 1 0 U1 l©p o O O ? <>» O O »— 1 OSSOg Of Of Of Of p} Of Of Of "o 'b Of Of Of Of ^ ^ Of - Hf rH Hf co H 05 oc Hf L'- CD 15- Hf X co x • HH OSO[B!}B0 ip 'OJsJ rH CO •^H f-H — i c- l'- 05 i-H t>- [5- Hf 15- p p CD co • HH 05 00 05 05 05 OJ Hfl 05 Ol 01 CO Ol Ol 05 X X < HH 15- 1^ L— 15- 15- c-~ CO co t5— X co X X r- r* X 15- 15- X i rH rH H 1—1 1 rH H rH rH rH rH rH II 9U|p.I0kP ‘°M Ol CO Hf LO CO NO 1 15- GO 05 O C5 1 oi co Hf io CD rr * 1 ’ rH y—t 5 s S N rr s: s: 3 /— s D X X c < -et cJD -O X "bJC £ "Hb 3 05 Brava X 3 M ci O Bai ad Ct o 3 et P o b£ e*_ < Balad :::: O i H & Q Balad HH — P <33 w O ' : j )! a— J P O r- ' 5 -w •w p o rp Hi o (—1 o 5 h£ p hC he Ò£ h£ he et ec et i— 1 — — ►> > > i< ‘i L < Cu <1 < <1 P2 Pd P2 D- < P4 < < < Ph < <1 <1 pp n 0^ < o 00 co IV CO iO CD O tV LO rH IV 03 03 O co 03 03 03 tv X LO X X * lO vd H HI Hi H IO H rd rd 'Cd rd co cd co to' 2 co co 03 X O o rH 03 tv CD X CD V 03 X X CO IV co X 0 co co 00 IV 02 X 02 o» CO tv f | x*~ co" cd' CD CD I x~ t- lo' LO 1 Hi r rH rH rH rH rH rH rH r-H t—H rH H< lO C3_ o o X LO 03 o — co co rH o LO X r-i rd LO 03 X o -r lO) H H H LO h Hi 'Cjl 'CfH co co co co 03 03 03 Hi rd X X 03 03" -i T_! rH rH r““ * *=H rH r-H rH — r-H ”■ r-r 1—1 rH rH rH H H rH \ HI 03 IV x o 02 LO co O X LO co O 02 co tH X lO O X LO X 2 io LO HI co co lO LO LO co oT vH~ 03 rH 0' | — o X LO X 03 >H X * 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 rH o o • IV O X co IV tH o LO X CO tv O X X V tv ■^+t Tj< CO X 1 1 rd X CO X X 2 r>**2 r- o - - --o - fvo Vi ^^2 o Hv, (-V 1 1 * cv. * «%2 o o r-o C5 ^2 1 V •^2 r- O o c*s Ss r> «J-S », r> CH OH ^■s O ?v 1 o b Of OfO^KoRofbfbtb 1 Od Od b Od Od b rd . O 03 H LO CO X co rd co O co 03 X rd • : > — 1 X o 02 Hi IV 02 rH CD vH 02 co tv ^d X X X ;■ i 02 00 LO CO co 03 03 03 02 X CO X co co 03 X X Hi C2 <2 X ■'i ■ • r- IV co CO X X co X IV r-~ tv X CO OD X X X X X X • 1 i rH 03 rH rH 03 ” r— 1 03 •rH rH t-H t—H rH ] o •tH 03 CO H LO CD X 02 O 03 co LO X IV X X o 03 CO lì 03 03 03 03 03 03 03 03 03 03 co co CO co co X X X X CO Hi Hi H HI 1 o ? d ; 2 ■ £ n li a : - I 65 65 <1 Ti d bC 52 X -, « CC q pq 52 0 > f> 65 65 65 65 3 65 65 65 65 X <1 22 <1 22 <1 22 > > > 'G u 2 •- < H o d 0 02 rH 283 O. DE BEAUX 4) Gli esemplari provenienti dalla Somalia Italiana meri¬ dionale, dalla Somalia Inglese settentrionale e dall' Abissinia me¬ ridionale appartengono evidentemente tutti ad una forma unica, cui spetta il nome di Heterocephalus glaber glaber , Ruppell. 5) Questa forma unica assorbe per la variabilità delle sue dimensioni, ed a conferma di quanto già sostenne Hollister iBibl. 27), più particolarmente in base alla variabilità di presunti carat¬ teri morfologici : a) Heterocephalus ansorgei , Thomas (Bibl. 66), che non è certo più piccolo del nostro No. 8 di Balad. Inoltre, Heller ri¬ scontrò, per diretto confronto, il cranio di un esempi, del Guasso Nyiro settentr., studiato più tardi da Hollister, identico al Tipo di ansorgei , ed un secondo cranio della stessa regione identico a crani di II. glaber del Museo Britannico (Bibl. 28). b) II. chinili, Thomas (Bibl. 67), che, colla sua « combined breath of upper incisors 3,0 », rappresenta un minimum , anziché una misura eccezionalmente grande, di larghezza degli 1 1 su taglio, tra gli adultissimi della Somalia Italiana (v. tav. misuraz. c. Vili), e rientra con tutte le altre misure comodamente nella serie dei predetti. La « lenght of upper tooth series » di mm. 2,9, rappre¬ senta o un caso individuale eccezionalissimo, o un errore di mi¬ surazione (v. tav. misuraz. c. VI). c) II. stygius , Alien 'Bibl. 1), che basato su di un esempi, evidentemente non ancora molto adulto, rientra per le sue dimen¬ sioni nel quadro degli esemplari a mia disposizione. Anche in 25 su 36 di questi ultimi il terzo molariforme superiore è sensi¬ bilmente più piccolo degli altri due, come in stygius, mentre in 2 casi sicuri ed in 4 dubbi, riscontro il secondo molariforme inferiore di dimensioni maggiori che gli altri due, verificandosi così una condizione ritenuta caratteristica per stygius. d) H. glaber progrediens , Lonnberg (Bibl. 31), che rientra senza dubbio [per ogni misura nel quadro di glaber da me pre¬ sentato. 6) Da tutti gli Eterocefali precitati il Tipo ed i due Pa- ratipi di II. glaber scorteceli , confrontati esclusivamente con glaber glaber coetanei e cioè coi Ni. 23-30, si differenziano per i caratteri seguenti. a) Statura minore : media della lunghezza condilo-incisiva di glaber mm. 24,6; di scorteceli 22,4. b i Debolezza delle arcate zigomatiche : media della larghezza zigomatica di glaber 18,5; di scorteccii 15,5. Riportando questa MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 289 misura alla lunghezza condilo-incisiva = 100, si ottiene per glaber 75,2 ; per scorteceli 69,1. c) Per la strettezza dei nasali. Media della loro larghezza in glaber 4,6; in scorteceli 3,6. Percentuali 18,7; 16,1. d) Per la debolezza degli incisivi. Media della loro larghezza alla base in glaber 4,1 ; in scorteceli 3,2. Percentuali 16,6; 14,3. Media della loro larghezza sul taglio in glaber 2,9 ; in scorteccii 2,2. Percentuali 11,8; 9,8. e) Per la minutezza dei molariformi. Media della loro lun¬ ghezza in glaber 4,3; in scorteccii 3,5. Percentuali 17,5; 15,6. f) Per la proporzione di grandezza tra i denti molariformi superiori non vi è differenza sostanziale tra glaber e scorteccii. Tra 33 glaber riscontro in 24 esemplari la forinola 2> 1 >3 ed in 9 esemplari la formola 2 )> 1 = 3 ; nei 3 scorteccii la formola è 2 1 )> 3. Nei molariformi inferiori, invece, riscontro una differenza molto marcata nella grandezza relativa del secondo dente, regi¬ strando in 33 esemplari su 38 glaber la formola evidentissima 3 2 1, mentre nei 3 scorteccii riscontro, pure ben chiara, la formola 2 )> 3 )> 1, dovuta alla minutezza e particolarmente alla strettezza del terzo dente in confronto al secondo. La vexata quaestio della validità del genere Fornarina trova una soluzione, che ritengo per sicuramente negativa, nell' esame del materiale a mia disposizione. Non occorre insistere sulle incertezze che hanno sempre ac¬ compagnato il Thomas nella distinzione generica del suo phillipsi. La supposizione che il dente molariforme mancante in questa forma fosse il primo (Bibl. 63) è contraddetta dallo stesso autore nel 1903 (Bibl. 66), ove risulta che il dente mancante è il terzo, opi¬ nione d’ altronde giustissima e motivatamente confermata dal Thomas nel 1909 (Bibl. 67). L! eterocefalo di Wardair, nella Somalia Inglese centrale (Bibl. 66) elencato nel 1903 come Fornarina , divenne nel 1909 il Tipo di Heterocephalus dunni (Bibl. 67), con incisivi fortis¬ simi e 3 molariformi. Nel 1909 il Thomas stesso (Bibl. 67) riscontrò in un esem¬ plare di phillipsi un piccolo terzo molariforme superiore ed espresse forti dubbi sulla validità del genere Fornarina. \ iceversa, tra gli esemplari riportati dal Bottego da Errer e determinati dal Thomas (Bibl. 64) come H. glaber , il No. 43 290 0. DE BEAUX (v. Tav. VIII-IX) della mia tabella ha in realtà 2 soli molariformi visibili nell’intero, tanto nella mascella quanto nella mandibola. Tolta la località Wardairi, rimasta al H. dunni , non restano alla F. phillipsì che la località tipica Ghergolubi nella Somalia Britannica centrale (Bibl. 68) e Mogadiscio, località genotipica (Bibl. 66 . Ma nella mia serie di Eterocefali della Somalia Italiana merid. si trovano pure 2 esemplari (Ni. 84-85), che hanno 2 soli denti molariformi sopra e sotto. Nel No. 34 nulla osta all’opinione che il terzo dentino mo- larifonne, non ancora del tutto a livello del margine dell’ alveolo, si sarebbe sviluppato normalmente nell” ulteriore accrescimento dell” animale. Nel No. 35, invece, si riscontrano i fatti seguenti. L’alveolo del terzo molariforme superiore sinistro è vuoto nel preparato, ma, data la sua profondità può avere contenuto un abbozzo di dentino. L’ alveolo del destro superiore è talmente piccolo e basso che è evidente la riduzione in atto del dentino. Il terzo molariforme in¬ feriore, quasi a livello del margine alveolare, avrebbe probabil¬ mente potuto svilupparsi normalmente a destra; il sinistro invece, minuto, con corona malformata è evidentemente in atto di ridu¬ zione. Riduzione, la quale è evidentemente già compiuta nei terzi molariformi superiori dell’esemplare di Errer No. 43 (Tav. VIIÌ-IX) già mentovato, dei quali si trova appena un residuo d” alveolo, e probabilmente prossima al compimento nei terzi inferiori dello stesso esemplare, gli alveoli dei quali sono bene evidenti, ma tuttavia incapaci di contenere un dente in formazione e nel si¬ nistro dei quali riscontro presente un probabile minutissimo re¬ siduo di dentino in resorzione. Sta adunque di fatto che : a) L’eruzione del terzo molariforme ha negli Eterocefali luogo all’ epoca in cui il primo ed il secoudo^sono già un poco logori. 5) Il terzo molariforme è un dente generalmente soggetto a rapido logoramento (v. tavola di misurazioni, colonna Vi. c) Il terzo molariforme è soggetto a riduzione. In conclusione possiamo ormai con sufficiente sicurezza espri¬ mere l’avviso, che il genere Fornarina , con distribuzione geo¬ grafica in realtà molto vaga (Ghergolubi-Mogadiscio ), sia fondata su esemplari di Heterocephalus , che avevano subito la riduzione del terzo molariforme. MAMMIFERI RACCOLTI DAT- PROF. G. SCORTECCI ECC. 291 Il Tipo di H. phillipsi (Bibl. 85) è una 9 adultissima in alcool, che posso ora comodamente confrontare colla Q di Balad No. 8, ossia colla femmina adultissima più piccola di cui dispongo. La prima cifra appartiene al Tipo di phillipsi , la seconda alla O di Balad. Testa e corpo mm. 00 o 89 Coda » 35 ; 34 Piede » 16,6 ; 18,5 Lunghezza occipito-nasale mediana superiore » 16,1 ; 18,1 Lunghezza condilo-incisiva » 19,4; 22 Lunghezza basilare » 16 ; 18,3 Larghezza zigomatica » 13,6 ; 16,3 Larghezza dei nasali » 3,2; 4,5 Diastema » 5,7 ; 6,2 Larghezza degli incisivi sul taglio » 2,1; 2,5 Rilevo che, a giudicare dalla descrizione e dalle figure, la misura data per la larghezza zigomatica è probabilmente errata, essendo questa forse piuttosto 14,6 che 13,6. Ciò premesso, non resta per la distinzione della specie phil¬ lipsi che la statura realmente minutissima. Ma a questo carattere il suo stesso fondatore deve avere dato in sostanza ben poco peso, se egli stesso identificò in un primo tempo ( 1904) il grosso Ete- rocefalo di Wardairi col phillipsi. Appare quindi più che probabile che la Fornarina phillipsi debba andare semplicemente in sinonimia di Ileterocephalus glaber glaber , e che in questa forma, nella quale la lunghezza condilo-incisiva varia, a quanto oggi crediamo sapere, da un mas¬ simo di mm. 30,5 ad un minimo di 1 9,4, si possa in realtà par¬ lare di « gigantismo » e di « nanismo ». Conclusione. I Batliyergidae nudi comprendono un solo ge¬ nere : Heterocephalus , Rùppell 1842. Il genere comprende una sola specie; glaber Rùppell e questa, molto probabilmente, 2 sole sottospecie : H. glaber glaber , dall' Abissinia meridionale per tutta la Somalia all'Africa Orientale Britannica. H. glaber scortecci /, de Beaux, nella Somalia Italiana setten¬ trionale (Cardo). Statura massima e minima non ancora note. Li¬ mite della diffusione geografica verso est e verso sud ancora da determinarsi. 292 O. DE BKAUX Le mammelle del genere Heteroceplialus. — Tra le 22 O o esaminate 2 sole mostrano i capezzoli: E adultissima No. 2 in pelle e l’ad. No. 22 in alcool. Posso così completare la lacuna che nella conoscenza del ge¬ nere dovettero lasciare aperta tanto il Thomas (Bibl. 63 ), quanto Parona e Cattaneo (Bibl. 70 1. I capezzoli (v. Pig. Tav. VII) sono in numero di 6 per lato. Il primo paio è in ubicazione ascellare ; il secondo e terzo in ubi¬ cazione toracica, il quarto addominale anteriore, il quinto e sesto addominale posteriore, senza giungere a livello dell’ inguine. II capezzolo massimo è il primo ; il secondo e terzo sono pure bene sviluppati ; i più deboli sono il quinto e il quarto. Sono piriformi. Il primo è lungo circa mm. 1 e largo 0,75. Jaculus jaculus vulturnus, Thomas. a) 9 ad. juv., Somalia Italiana merid., parte settentr. : E1 Bur, X - 1932 (E. Bovone), pelle e cranio. L‘ esemplare non ha certamente ancora raggiunto le dimen¬ sioni definitive. Il colore della groppa sta nel suo insieme tra « wood-brown » e « buffy brown » (XL). Alle misure del cranio aggiungo tra parentesi quelle del Tipo di Berbera (Bibl. 57, 20). Lunghezza massima Lunghezza condilo-incisiva Dalla superfìcie posteriore della Bulla alla ante riore degli incisivi Larghezza interorbitale Lunghezza timpanica, ' circa Diametro della Bulla Lunghezza della fila dei molari superiori Fectinator spekei spekei, Blyth. a-e) 3 2QO, Somalia Italiana settentrionale : Cardo, 11-22 - Vili - 1931, pelli e crani. Cranio dell esempi, e incompleto. Il Tipo del Blyth (Bibl. 6) proveniva dalla odierna Somalia Britannica orientale meridionale tra Gorei Bunder e Dadi Nogal. Gli esemplari di Gardo possono quindi essere riguardati come pressoché topotipici. mm. 29 (30,7) » 26 (29 ) » 29,7 (32,5) » 11,6 (12,2) mm. 20,5 (23 ) » 13,5 (13,8) 5,2 ( 5,2) MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 29& Ho ora radunato sott’ occhio il ragguardevole materiale se¬ guente : 5 Pectinator spekei spekei Blyth, di Gardo. 1 P. sp. sp. di Berbera (Museo Genovese Ho. 18353, Bibl. 64). 6 Pectinator spekei della Dancalia in pelle (Bibl. 11). 3 P. sp ., pelli montate (Genova 3107-3112) ; 1 P. sp. in pelle dall’ al¬ cool (18246); 2 P. sp. in alcool (18246); 3 P. sp ., crani soli (18247-18249) tutti della Dancalia; 1 P. sp. « dell’ Abissinia », inviato nel 1879 dal Prof. Peters ed in ogni dettaglio perfetta¬ mente identico alla figura data dallo stesso Peters per gli esem¬ plari riportati dalla spedizione inglese in Abissinia nel 1868 (Bibl. 42, 5). 2 Pectinator spekei meridionalis , de Beaux (Cotipi, Bibl. 9, 13), di Dolo, in pelle con crani estratti. 1 /'. sp. m. dell’Ogaden: Ueb (Buspoli 1882, Genova Ho. 18350), che può essere conside¬ rato come topo-tipico, in alcool, con cranio estratto. Dall’ esame di questo materiale risulta chiaramente che il Pectinator eritreo appartiene ad una sottospecie distinta, già so¬ spettata dal Blanford (Bibl. 5) e recentissimamente riaffermata dalla sig.na J. St. Leger (Bibl. 48), alla quale mi faccio un do¬ vere ed un onore di dedicarla. Pectinator spekei legerae, subsp. nova, in sostanza molto somi¬ gliante alla sottospecie tipica, ma grigia brunastra cupa anziché gialla chiara ; con parti inferiori superficialmente grigie anziché bianche ; con mani e piedi grigi o grigi giallastri, anziché bianchi ; con coda nerastra nel suo aspetto d’ insieme, anziché gialla rossastra lievemente brizzolata di nero. Gli esemplari della Eritrea propriamente detta, meridionale, tra Zula e Senafè (Bibl, 42), sembrano avere la mano ed il piede un poco più chiari e più giallastri di quelli fiancali, ma tra questi ultimi si trovano anche degli esemplari indistinguibili dai primi. Pongo a Tipo della nuova sottospecie il cf ad. Ho. 27611 di Genova, riportato dal March. S. Patrizi da Assab, pelle e cranio, ed a Cotipi il cf ad. Ho. 31346 della stessa località e la 9 Ho. 31345 di Gaarre, in tutto e per tutto identica alla figura del Peters (Bibl. 42). Il quadro del genere viene quindi ad essere il seguente. Pectinator spekei spekei, Blyth, giallo brunastro chiaro circa « wood brown » al centro del dorso. La figura del Heuglin (Bibl. 26) ne dà una imagine fedele, se si fa astrazione dal grossolano errore di disegno degli orecchi, che non sono affatto di un Pectinator , e dal colore della coda, che appare un poco troppo rossa. Hegli esemplari a-c di Gardo riscontro le seguenti misure craniali : ' 19 294 0. DE BEAUX Lunghezza massima Lunghezza condilo-incisiva Larghezza zigomatica Lunghezza della fila dentale molare Lunghezza di M3 mm. 46,7 ; 46,5 ; 46 » 42 ; 43 ; 42,5 » 26,3 ; 27.6 ; 26,6 superiore » 8,3 ; 8,4 ; 8,2 » 2,5 ; 2,5 ; 2,5 M3 è con margine mediale : molto convesso ; poco convesso ; molto- convesso. Somalia Britannica settentr. orient. ed Italiana settentr. Pectinator spekei legerae, de Beaux. [= P. spekei Blyth, Bibl. 5 ; P. spekei, Blyth, Bibl. 42 ; P. spekei spekei , Blyth, Bibl. 11]. Colorazione generale grigia brunastra cupa, variabile tra « fuscous » (XLVI) ed « olive brown » (XL). La figura data dal Peters ne fornisce una imagine fedele, colla sola restrizione che negli esempi, dancali le mani ed i piedi sono generalmente più scuri. Nel Tipo 27611, nel Paratipo 31346 e nel Paratipo 31345 riscontra le misure craniali seguenti : Lunghezza massima mm. 44,3 ; 44,3 ; 43 Lunghezza condilo-incisiva » 40 ; 40,4 ; 40 Larghezza zigomatica » 26 ; 26 ; 25,5 Lunghezza della fila dentale dei molari superiori » 8,9 ; 8,3 ; 8 Lunghezza di M3 » 2,8 ; 2,5 ; 2,6 M3 ha il margine mediale : assai convesso ; molto convesso ; assai convesso. Dancalia, Eritrea propriamente detta meridionale (Zula-Senafè). Pectinator spekei meridionalis, de Beaux. [P. spekei spekei Blyth- Bibl. 9, «un esempi, probabilmente del Uebi»]. Colorazione d’insieme del centro del dorso bruna giallina grigiastra chiara, tra « avellanous » XL e « liglit drab » XLVI. Per i Cotipi Ni- 4774 e 4773 e per il ^ del Ueb No. 18350 ottengo le seguenti misure craniali : Lunghezza massima Lunghezza condilo-incisiva Larghezza zigomatica Lunghezza della fila dentale superiore Lunghezza di M3 mm. 48 ; 47 ; 45,5 » — ; 43 ; 41,5 » 28 ; — ; — » 9,3; 10; 9 » 3 ; 3 ; 3 M3 ha il margine mediale : subrettilineo ; subrettilineo : subrettilineo. Somalia Italiana meridionale-occidentale e regioni limitrofe dei- fi Ogaden (Dolo-Ueb). Lepus somalensis, Heuglin. a) ?, Somalia Italiana settentr. : Cardo, 28 - Vili - 1931. pelle e cranio. MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 295 b) ?, Somalia Italiana settentr. : Garoe, 6 - Vili - 1931, pelle e cranio. c ) ?, Somalia Italiana settentr. : Carini, 5 - IX - 1931, pelle e cranio. Il cranio dell’ es. c misura mm. 88,5 di lunghezza massima : 40 di larghezza zigomatica massima ; 14 di lunghezza alveolare della fila dentale superiore. (Confr. Bibl. 10). Artiodactyla* Oreotragus oreotragus somalicus, Xeumann. a) O . Somalia Italiana settentr., monti di Candala, 1932 (I. Zanetti), pelle sola. Madoqua phillipsi phillipsi, Thomas. a) rj' ad., Somalia Italiana settentr.: Cardo, 28 - Vili - 1931, pelle e cranio. b) O, Eibogan (Gardo), 14- Vili - 1931, pelle senza cranio. Ammodorcas clarkei, Thomas. a) '?, subad., Somalia Italiana settentr. ; Migiurtinia settentr. ; Monti di Candala, autunno 1931, pelle piatta del tronco e della base del collo, senza testa, nè piedi, nè coda, in cattivo stato. La presente pelle fu inviata qualche tempo fa dal Sig. Italo Zanetti al Prof. Scortecci dall’ estrema Migiurtinia, con l’ indica¬ zione che l’ esemplare fu catturato nelle montagne di Candala e che gli indigeni lo chiamano « Dic-dic di montagna ». Per la sicurezza della determinazione confr. Bibl. 10. Il soggetto, purtroppo in cattive condizioni di conservazione, costituisce pur sempre un documento prezioso per la diffusione dei Dibatag, segnando l’ estremo settentrionale-orientale del suo habitat, come Buio Burti sul Uebi Scebeli nella Somalia Italiana merid. ne segna Y estremo meridionale orientale. Già il Drake-Brockman (Bibl. 20) avvertiva nel 1910, avere questa antilope una diffusione geografica assai più ampia di quanto generalmente si crede, « giungendo a nord fino a Galoi Dobleh, 30 miglia a nord-est di Ber, ad est fino a poche miglia da Obbia, ad ovest fino a Milmil, a sud fino al Uebi Scebeli ». Oggi possiamo fissare i limiti di diffusione del Dibatag finora noti : a nord a circa 11° 30 1. b. (Candala), a sud a 3° 55' 1. b. 296 O. DE BEAUX (Buio Burti, Bibl. 73), ad ovest a circa 43° 50' e. Gr. Monte Milmil), ad est a circa 49" 50' e. Gr. (Caudata;. I monti di Candala sono forse il punto finora noto, ove Y Am- modorcade si accosta di più al mare. Ulteriori ricerche potranno con qualche probabilità assodare la sua presenza nei monti Uar- sanghei nell’estremo angolo settentrionale -orientale della Somalia Britannica, attorno al monte Gobodo nell’ angolo nord- est della Somalia Italiana e nella zona di E1 Cassain o Costa rocciosa, che dall’angolo suddetto scende fino alla regione del Nogal, nella val¬ lata del quale il Dibatag si trova, secondo Drake-Brokman, « come nel Haud, più comunemente che altrove ». Ritengo basata su di un malinteso la presunta denominazione di « Dic-dic di monte » per il Dibatag di Candala, visto che negli stessi monti vive 1’ Oreotrago o Saltarupe. Litocranius walleri, Brooke. a) O ad-7 Somalia Italiana settentr. : Altipiano del Sohol (Gardo), GUI - 1931, pelle e cranio. Riassunto. — - Si esaminano 39 specie o sottospecie di mammiferi della Somalia Italiana, due dei quali sono nuovi : Acomys bovonei e Heterocephalus glaber scorteceli. Si danno nuovi contributi alla cono¬ scenza dei Ckirotteri: Rhinopoma e Glauconyeterìs : dei Roditori: X'erus, Acomys, Heterocephalus , Pectinator, del quale è fissata la forma eri¬ trea : Pectinator spekei leyerae. BIBLIOGRAFIA Lavori citati 1. 1912. Allen, Gl. M. — ( Heterocephalus ), in Bull. Mus. Comp. ZooL, Cambridge, L1V, 14, p. 444-446. 2. 1917. Allen, J. A. — ( Glauconycteris ), in Bull. Amer. Mus. Nat. Hist., Nuova York, XXXYII, p. 447-450. 3. 1912. Andersen, Kn. — ( Epomophorus ), Catal. Chiroptera, I, Mega- chiroptera, Londra, 1912, p. 532. 4. 1912. Id. — ■ ( Nycteris — Petalia ), in Ann. Mag. Nat. Hist., Londra, X, p. 546. 5. 1870. Blanford, W. T. — ( Pectinator ), Observations on thè Geology and Zoology of Abyssinia, Londra, p. 281. MAMMIFERI RACCOLTI DAL PROF. G. SCORTECCI ECC. 297 6. 1885. Blyth, E. — ( Pectinator ), in Asiatic. Soc. Bengal, Calcutta, XXIV, p. 294-296. 7. 1895. Rottego, V. — ( Heterocephalus ), Il Giuba esplorato, Roma, p. 38. 8. 1826. Cretzschmar, J. — (. Xerus ), in Ruppell, Atlas zu der Reise ira nòrdl Afrika, Sàugetiere, Francoforte s/M., p. 59, tav. XXIV. 9. 1922. De Beaux, 0. — ( Pectinator ), in Atti Soc. I tal. Scienze Nat., Milano, LXI, p. 27. 10. 1923. Id. — (Cercopithecus), in Atti Soc. I tal . Scienze Nat., Milano, LXII, p. 248. — ( Ccinis ), ibidem, p. 263. — (Genetta), ibidem, p. 267. — - ( Ammodorcas ), ibidem, p. 304-306. 11. 1931. Id. — ( Asellia ), in Ann. Mus. Civ. Storia Nat., Genova, LV, p. 190. — ( Hyaena ), ibidfem. p. 194. — ( Acomys ), ibidem, p. 197. — ■ ( Pectinator ), ibidem, p. 200. 12. 1928. Id. — (Mus), in Ann. Mus. Civ. Storia Nat., Genova, LUI, p. 64-69. — (Gerbillus), ibidem, p. 48-52. 13. 1924. Id. — (Species omnes ), in Atti Soc. L.ig. Scienze Lettere, Ge¬ nova, III, 2, p. 149-168. — (Pipistrelli^ — Eptesicus), ibidem, p. 155. — ( Lycaon ), ibidem, p. 157. — ■ (Acomys), ibidem, p. 161. — (Pectinator) ibidem, p. 162. 14. 1898. De Winton, W. E. — (Xerus), in Proc. Zool. Soc., Londra, j). 765. 15. 1875. Dobson, G. E. — (Chalmolobus — Glauconycteris), in Proc. Zool. Soc., Londra, p. 385. 16. 1878. Id. — (Glauconycteris), Catal. Phiroptera, Londra, p. 247. 17. 1911. Dollman, G. — (Xerus), in Ann. Mag. Nat. Hist., Londra, VII, p. 518-519. 18. Id. (Acomys), in Ann. Mag. Nat. Hist., Londra, Vili, p. 125, p. 126, p. 127, p. 259. 19. 1914. Id. — (Acomys), in Ann. Mag. Nat. Hist., Londra, XIV, p. 485. 20. 1910. Drake-Brockman, R. E. — (Lycaon), The mammals of So- maliland, Londra, p. 50. — (Ammodorcas), ibidem, p. 84. — (Xerus), ibidem, p. 115. — (Acomys), ibidem, p. 128. — ( Jaculus ), ibidem, p. 141. 21. 1866. Fitzinger, L. J. — (Xe rus), in Sitz. Ber. Ak. Wissensch. Vienna, LIV, li, p. 568. 22. 1932. Flower, S. S. — (Rhinopoma), in Proc. Zool. Soc., Londra, p. 385. — ■ (Mus), ibidem, p. 410. 23. 1842. Cray. .1. E. — ( Kerivoula — Glauconycteris), in Ann, Mag, Nat. Hist., Londra, X, p. 258. 24. 1928. Hami lton, W. J., jun. — • ( Heterocephalus ), in Science Bulletin Brooklyn, III, 5, p. 174-184, tav. 1-3. ~~ 25. 1911. Heller, E. — . 21 a l no.ll a l no. 16 HI2 niola riforme sinistro l no. 36 p i no. 32 / Schema olei capezzoli no. 13 no. 15 tl/ } fi O. de Beaux - Mammiferi raccolti ecc. Affi Soc. If. Se. Naf., Voi. LXXIII, Tav. Vili. Affi Soc. Ir. Se. Nar., Voi. LXXIII, Tav. IX. O. de Beaux - Mammiferi raccolsi ecc. Dr. Luigi Facciola LA VESCICA NATATORIA- DEL PHYSICULUS DALWIGKII, Kaup Il Physiculus Dalwigkii è un tipo dei Gadoidi coi seguenti caratteri. Due pinne dorsali, una anale, codale separata, ventrali tora¬ ciche. LTna fascia di denti villiformi di uguale grandezza alle mascelle. Vomere liscio. Un barbiglio. Origine dell’anale distante dall’ano, situato sotto la base delle pettorali. Innanzi a questo uno spazio nudo (la cicatrice lasciata dal condotto della borsa vitellina). Pinne rossiccie violacee. Appendici piloricbe 6-7. Ca¬ vità auditiva ampia. Grosse otoliti. Quella parte della cavità addominale che contiene i visceri e le glandole generative è breve, il rimanente dà luogo alla ve¬ scica natatoria, ond’ è che l’ ano si trova molto in avanti dal termine di essa cavità e dal punto d’origine dell’anale. Le ver¬ tebre addominali con le rispettive coste si continuano oltre questo punto per un tratto sopra l'anale e però le vertebre caudali, caratterizzate da congiunzione delle lamine emali in una ematospina, cominciano più in dietro del principio della detta pinna. La vescica natatoria è argentina, offuscata dal peritoneo ne¬ rastro che la riveste, spessa e resistente, formata in avanti da due corni divergenti, una loggia posteriore oblungata e un tratto intermedio più stretto. La loggia 'posteriore per le disposizioni notate viene a tro¬ varsi sovra una porzione della pinna anale. Presenta una faccia antero-inferiore inclinata, di figura ellittica, una faccia superiore convessa e due faccie latero-posteriori inclinate verso la linea mediana inferiore ove formano uno spigolo rinforzato da fibre 302 L. FACCIOLA trasversali su ciascuna delle quali scorrono 4 linee rilevate. A questa parte dell’ organo che per la sua resistenza non si lascia deprimere sotto le dita ed è poco suscettibile di dilatarsi conviene il nome di tamburo. Sulla sua faccia superiore scorrono due bandellette di aspetto tendineo, longitudinali, parallele, le quali Fig. 1. — a vomere, b basisfe- noide, c, cl pilastro ant. e post, dei frontali, e estremità del mastoideo, f la grande otolite nel vestibolo, g corno anter. della vescica natatoria, li trat¬ to intermedio, i loggia poster. Grand, nat. Fig. 2. — La vescica natatoria vista dalla faccia superiore. -aci le due placchette, bb le due bandellette fibrose. col capo posteriore s’ inseriscono sull' estremità di essa faccia e col capo anteriore ognuna sulla base dell’ apofisi emale del suo lato di una delle vertebre addominali. Quest’ultimo attacco impe¬ disce che la vescica possa spingersi indietro mentre sui lati e al di sotto la sua loggia posteriore è trattenuta in sito dalle apofisi emali ricurve delle ultime 5 vertebre addominali, da quella LA VESCÌCA NATATORIA DEL PHYS1CULUS DALWIGKII, KAUP 303 della la vertebra caudale e dalle coste rispettive anch’ esse ricurve per cui si trova rinchiusa in una specie di gabbia. Tali coste sono addossate alle sue pareti, ciascuna collocata tra due degli ispessimenti summenzionati. Il tratto intermedio è nella doccia formata dalle apofìsi emali delle vertebre addominali corrispondenti ed è compreso tra le due siepi di coste. I lobi anteriori o corni sono in rapporto con la base del cranio, della quale fa parte il pavimento della cavità delle otoliti. Con la estremità i due corni t si attaccano all’ osso mastoideo. Dietro la parete ossea che chiude la cavità auditiva si osserva un’ apertura triangolare con la base in avanti e l’apice sull’occi¬ pitale basilare, chiusa da una membrana assottigliata come la pellicola dell’uovo, attraverso la quale si scorge un’ estremità della grande otolite. Questa membrana è in continuazione della parete ossea che forma il pavimento della cavità, è una porzione dell’osso stesso divenuta trasparente e cedevole. Con essa comba¬ cia esattamente, e però anche di forma triangolare, una placchetta sovrapposta alla parete superiore del corno del natatoio, la quale placchetta è una parte indurita del tessuto di quest’organo, resistente come cartilagine, fortemente attaccata alla detta mem¬ brana, per cui distaccando il corno dalle sue aderenze questa viene facilmente asportata e allora nel sito che occupava rimane una finestra dalla quale è direttamente visibile l’estremo poste¬ riore dell’ otolite. Se in altre specie dei Teleostei la vescica natatoria, che non è in rapporto con l’organo dell’udito, allorché Tanimale si porta verso l’alto si dilata per effetto della rarefazione del gas che contiene, onde viene a scemare il peso specifico del corpo, e di¬ scendendo il gas si concentra sotto la pressione aumentata dei- fi acqua e la vescica diminuisce di volume, nel Physiculus ab¬ bracciata in gran parte dalle coste e resistente come è non ubbidisce alla forza di espansione del fluido interno nel movi¬ mento di ascensione dell’ animale, ne dà prova il mantenersi dopo morte variamente inclinate le faccie della sua loggia posteriore, la cui configurazione dovrebbe invece presentarsi uniforme se fosse suscettibile di dilatazione. I due corni anteriori trovandosi fuori della gabbia pare che su di essi soltanto abbia effetto fi espansione del gas quando fi animale si porta in alto, allora la placchetta sunnotata preme come un bottone sulla camera vesti- 304 L. FACCIOLA - LA VESCICA NATATORIA ECC. bolare e la sensazione che ne deriva lo induce a prendere la via del fondo. Dentro la base dei due corni vi è un corpo glanduloso e dentro il tratto intermedio una sostanza mucosa che si estende ma meno abbondante nella loggia posteriore. Nello stretto di Messina da cui ottenni gli esemplari che ho studiati il Phys. Dalwigkii abita le acque profonde. Capita nella pesca di altri Gradoidi, quali il Phycis hlennioides , i] Phycis mediterraneus , V Uraleptus Mar aldi, la Mora mediterranea , che pure sono pesci di fondo e la cui vescica natatoria si trova in rapporti anatomici e fisiologici con l'organo dell' udito. Prof. Giuseppe Scortecci DESCRIZIONE PRELIMINARE DI UNA NUOVA SPECIE DEL GENERE PHILOCHORTUS ( Philochortus Zolli) DELLA ZONA DI GAT (Missione della Reale Società Geografica) Durante la campagna di ricerche zoologiche nel Eezzan, ese¬ guita per conto della Reale Società Geografica, catturai il 2 di Marzo del corrente anno nell' oasi di Elbarkat, a pochi chilometri a sud di Gat, un Lacertide che risulta appartenere al genere Phi¬ lochortus prima d’ ora non ritrovato, almeno secondo quanto è a mia conoscenza, nè nella Libia e neppure in tutta P Africa set¬ tentrionale, e ad una specie sconosciuta per la scienza per la quale, in onore di S. E. il Presidente della Reale Società Geogra¬ fica, propongo il nome di Zolii. Di tale specie dò qui una descri¬ zione preliminare. La testa è leggermente depressa ; la sua altezza corrisponde a metà della lunghezza ed eguaglia presso a poco la distanza che corre tra il centro dell’ occhio e l’apertura auricolare. La distanza che separa la placca occipitale dalla attaccatura degli arti poste¬ riori, corrisponde a tre volte la lunghezza della testa. Il muso è assai appuntito ed arrotondato all’estremità. La regione del collo è assai più stretta della testa. Le narici sono separate sia dalla prima labiale superiore come dalla post nasale da un sottilissimo bordo. Le sopra nasali si toccano dietro la rostrale formando una sutura assai lunga. Le prefrontali sono largamente separate l’ una dall' altra da una placchetta subtriangolare con la base rivolta verso 1' innanzi. La fronte nasale è molto più larga che lunga, più larga della distanza che separa le narici 1’ una dall’ altra. La 306 G. SCORTECCI frontale è all’ incirca lunga quanto la distanza che la separa dalla estremità del muso, una volta e un terzo circa più lunga che larga, un po' più stretta nella parte posteriore. Le parietali sono lievemente più corte della frontale, una volta e un terzo più lunghe che larghe. La placca interparietale è ben sviluppata, oltre il doppio più lunga che larga e in contatto con la occipitale, la quale ha forma di triangolo con la base rivolta verso la parte posteriore del corpo. Le sovra oculari sono quattro delle quali la prima e la quarta sono divise in più parti (due più grandi delle altre) e la seconda e la terza, all’ incirca delle medesime dimen¬ sioni, sono largamente e per una eguale lunghezza in contatto con la frontale. Sono presenti sei sopra ciliari le quali sono separate dalle sovra oculari da una fila di granuli. Si nota una sola post nasale e due loreali delle quali la posteriore è assai più grande dell’ anteriore. Manca la placca timpanica e ai lati delle parietali si riscontrano tre o quattro placchette delle quali la prima è un pò’ più lunga, ma non è in contatto con la quarta sopra oculare. Vi sono quattro paia di mentali delle quali, quelle delle prime tre paia, si toccano lungo la linea mediana. Innanzi alla sub oculare si contano cinque labiali. Le squame dorsali sono lievissimamente carenate ; lungo la linea vertebrale vi sono quattro file di squame slargate (più grandi quelle delle due file centrali), quasi piane quelle della parte ante¬ riore del corpo, distintamente, ma non fortemente, carenate le altre. In ogni modo la carenatura è più evidente nelle squame che compongono le due serie centrali. A metà del tronco le squame, contate secondo una linea trasversale, sono 35 o 36. Tra gli arti posteriori si contano 14 squame fortemente ca¬ renate. Lungo la gola, in una linea N longitudinale, dalla sinfisi delle mentali al collare si contano 25 granuli. Le squame del collare sono sei. Le ventrali sono disposte in sei file longitudinali delle quali le due del centro più piccole, le altre assai più larghe che lunghe. Le file trasversali sono 31. Nel quarto anello caudale si contano 24 squame fortemente carenate. Sotto il quarto dito dei piedi si contano, in quello della parte sinistra 32, in quello della destra 34 lamelle. Gli arti posteriori stesi in avanti giungono con la estremità del quarto dito tra il collare e 1’ apertura auricolare ; un po! più DESCRIZIONE PRELIMINARE DI UNA NUOVA SPECIE ECC. 307 vicino a quest’ ultima che non al primo. La lunghezza del piede corrisponde all5 incirca alla lunghezza degli arti anteriori, ad oltre il doppio di quella della mano, e ad oltre una volta e mezza quella della testa. Si contano 14 pori femorali dal lato sinistro e 15 dal destro. La testa, nella parte superiore, è grigio verdastra, lateral¬ mente è bianca con lieve intonazione azzurrina. Il dorso è marrone bruno con sei distintissime linee longitu¬ dinali di colore gialliccio chiaro. Le due centrali si biforcano poco prima di arrivare alla nuca. Gli arti anteriori, nelle parti superiori, sono giallo verdastri chiari, e le singole squame, anche quelle delle mani, hanno l’ orlo bruno. Gli arti posteriori sono anch’ essi giallo verdastri più scuri nelle parti superiori che in quelle inferiori. La regione delle cosce e delle tibie presenta varie macchiette brune le quali qualche volta hanno l’aspetto di fasce trasversali. Le squame più grandi delle parti anteriori delle cosce, delle tibie, e tutte quelle dei piedi sono, come negli arti anteriori, or¬ late di bruno. La coda, da prima gialliccia nella sua parte supe¬ riore e biancastra inferiormente, acquista poi un deciso colore rosso corallino tanto superiormente come inferiormente ; durante la vita tale colore era brillantissimo. Le parti inferiori sono uni¬ formemente bianche con lieve intonazione verdastra azzurra. Fanno però eccezione gli arti posteriori i quali, come è stato detto più sopra, sono gialli anche inferiormente. L' esemplare misura dalla estremità del muso alla apertura cloacale min. 47. La coda è in parte mancante. Gli arti anteriori sono lunghi mm. 17, la mano mm. 8, gli arti posteriori mm. 34, i piedi mm. 17. La testa è lunga mm. 10,5, alta mm. 5, larga mm. 6,5. La nuova specie è vicina a P. intermedius e a P. Neu- manni. & & Il ritrovamento di un rappresentante del genere Pliilocliortus nella nostra colonia, è cosa veramente degna di molta atten¬ zione. Detto genere infatti, cui appartengono poche specie e sot¬ tospecie, si riteneva diffuso solo nell7 Africa orientale equato- 308 G. SCORTECCI - DESCRIZIONE PRELIMINARE ECC. riale (Eritrea, Abissinia, Somalia, Africa Orientale inglese) e nella Arabia. Degno di nota è inoltre il fatto di aver ritrovato 1? esemplare nella zona di Gat alla cui fauna estremamente carat¬ teristica e di sommo interesse si aggiunge così un nuovo elemento che può ritenersi proprio più della regione Etiopica che non di quella Paleartica. Milano, Ottobre 1934 - X II. Riassunto. — Viene descritta una nuova specie del genere Pliilo- chortus ritrovata nell' oasi di Elbarkat prossima a Gat (Tripolitania sud occidentale). 2 7NOV19S4 SUNTO DEL REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ (l)ATA DI FONDAZIONI':: 15 GICNNAIO 1856) Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studi' relativi alle scienze naturali. I Soci possono essere in numero illimitato: effettivi , perpetui, bene¬ meriti e onorari . I Soci effettivi pagano L. 40 al Panno, in una sola volta , nel primo bimestre dell' anno, e so?io vincolati per un triennio. Sono invitati par¬ ticolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d’Italia) vi presentano le loro Memorie e Comunicazioni, e ricevono gratuita¬ mente gli Atti e le Memorie della Società e la Rivista Natura. Chi versa Lire 400 una volta tanto viene dichiarato Socio perpetuo. Si dichiarano Soci benemeriti coloro che mediante cospicue elargi¬ zioni hanno contribuito alla costituzione del capitale sociale. A Soci onorari possono eleggersi eminenti scienziati che contribui¬ scano coi loro lavori all’incremento della Scienza. La proposta per V ammissione iVun nuovo Socio effettivo o perpetuo deve essere fatta e firmata da due soci mediante lettera diretta al Con¬ siglio Direttivo (secondo l’Art. 20 del Regolamento). Le rinuncio dei Soci effettivi debbono essere notificate per iscritto al Consiglio Direttivo almeno tre mesi prima della fine del 8° anno di obbligo o di ogni altro successivo. La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza. Tutti i Soci possono approfittare dei libri della biblioteca sociale, purché li domandino a qualcuno dei membri del Consiglio Direttivo o al Bibliotecario, rilasciandone regolare ricevuta e colle cautele d’uso volute dal Regolamento. Gli Autori che ne fanno domanda ricevono gratuitamente cinquanta copie a parte, con copertina stampata , dei lavori pubblicati negli Atti e nelle Memorie , e di quelli stampati nella Rivista Natura. Per la tiratura degli estratti , oltre le dette 50 copie gli Autori dovranno rivolgersi alla Tipografia sia per l’ordinazione che per il pagamento. La spedizione degli estratti si farà in assegno. INDICE DEL FASCICOLO III E. Tortonese, Echinodermi del Mar Ligure . . pag. A. Desio e C. Am aghi, Sull’età delle « pietre da coti » della Val Seriana (Tav. IV) ...... L. Negri, Contribuzione alla conoscenza del paleogene del Gebel Cirenaico (Tav. V) .... » M. P. Pagani, Su alcuni Brachiopodi paleozoici di Sérdeles (Eezzan) (Tav. VI) ..... » 0. de Beaux, Mammiferi raccolti dal Prof. G. Scor¬ tecci nella Somalia Italiana centrale e settentrio¬ nale. Con 1; aggiunta di alcuni Mammiferi della Somalia Italiana meridionale (Tav. VII, Vili e IX) » L. Eacciolà, La vescica natatoria del Physiculus Dat¬ ivi gkii , Kaup . . . . . . » •G. Scortecci, Descrizione preliminare di una nuova specie del genere Philochortus (Philochortus Zolii) della zona di Gat (Missione della Beale Società Geografica) . . . . . . » 213 228 237 254 261 301 305 Nel licenziare le bozze i Signori Autori sono pregati di notifi¬ care alla Tipografia il ninnerò degli estratti che deside¬ rano. , oltre le 50 copie concesse gratuitamente dalla Società. Il listino dei prezzi per gli estratti degli Atti da pubblicarsi nel 1934 è il seguente ; COPIE 25 50 75 100 Pag, . 4 L. 6. — L. 10.— L . 13.— L. 15. — 8 a 10.-- a 1 5. — a 20.— a 25. — a 12 12.— a 20.— a 25.— 1 d CO a 16 a 15.— a 25.— a 31.— 0 ì NB. - La coperta stampata viene considerata come un ] / 4 di foglio. Per deliberazione del Consiglio Direttivo, le pagine concesse gratis a ciascun Socio sono ridotte a 12 per ogni volume degli Atti ed a 8 per ogni volume di Natura, che vengono portate a 10 se il lavoro ha delle figure. Nel caso che il lavoro da stampare richiedesse un maggior numero di pagine, queste saranno a carico dell’ Autore fiL. 25 per ogni pagina degli « Atti » e di « Natura »J. La spesa delle illustrazioni è a carico degli Autori. I vaglia in pagamento di Natura, e delle quote sociali devono es¬ sere diretti esclusivamente al Dott. Edgardo Moltoni, Museo Civico di Storia Naturale, Corso Venezia, Milano (1131. I