ATTI

DELLA

SOCIETÀ ITALIANA

j

DI SCIENZE NATURALI

E DEL

MUSEO CIVICO

DI STORIA NATURALE

TN MILANO

VOLUME LXXIX Anno 1940

Milano 1940 (XVIIl)

l-

Pavia Premiata Tipografia Succ. FUSI - Via L. Spallanzani, 11 1940 (XVIII)

ELENCO DEI SOCI DEL 1940

Il millesimo che precede il nome è 1’ anno d’ ammissione a Socio.

1931.

1931.

1897.

1919. 1934. 1940.

1920. 1925.

1929.

1936. 19 L4.

1910.

1939.

1920.

1939.

1937.

Agnesotti Dott. Alda Via Fiamma 28, Milano.

Agostini Dott. Gr. Uff. Augusto Generale Coman¬ dante la Milizia Naz. Forestale presso il Ministero delFAgricoltura e Foreste, Roma.

Airaghi Prof. Cav. Uff. Carlo {Socio 'perpetuo) Via Podgora 7, Milano (114).

Albani Ing. Giuseppe {Socio pey'petuo) Via Pas¬ sione 3, Milano (113)

Alberici Dott. Erminia Via Privata Bobbio, 2, Milano.

Altini Dott. Giuseppe Via Mazzini 31, Bagnoca- vallo (Ravenna).

Alzona Dott. Carlo Via Fabio Filzi 7, Quinto al mare (Geno va').

Amoroso S. E. Cav. di Gr. Croce Prof. Dott. Pietro {Socio 'perpetuo) Vico Gagliani a S. Chiara 2, Uapoli.

Andreini Dott. Cav. Alfredo Monte S. Maria Tibe¬ rina, Lippiano (Perugia).

10 Arata Dott. Maria Via Garofalo 44, Milano.

Arcangeli Prof. Alceste Direttore delP Istituto di Zoologia della R. Università, Via Accademia Alber¬ tina 17, Torino.

Astolfi Alessandro Via Privata C. Mangili 6, Mi¬ lano (112).

Bagatti Avv. Odoardo Viale Toschi 15, Parma.

Bagnall Richard Siddoway {Socio perpetuo) Blay- don on Tyne, Inghilterra.

Baldettl Don Cristoforo Castelfidardo (Ancona).

Baldi Prof. Edgardo Istituto Italiano di Idrobio¬ logia Bott. Marco De Marchi^ Pallaif^a di Ver- bania.

VI

EliENCO DEI SOCI

1939.

1939.

1929. 1937. 20

1930.

1914.

1937.

1915.

1920.

1899.

1929.

1899.

1923.

1931. 30

1913.

1904.

1919.

1940.

1934.

1928.

1930.

1896.

1937. 1935. 40 1940.

Barberis Avv. Comm. Mario Via Aurelio Saffi. 7, Milano.

Barboni Doti. Ubaldo Cogliate (Milano).

Barigozzi Prof. Claudio Via Tazzoli 9, Milano (128)-

Bartolazzi Dott. Carla Via Gustavo Modena 1, Milano.

Battaini Ing. Carlo Via del Caravaggio 3, Mi¬ lano (125).

Bianchi Prof. Angelo Direttore dell’Istituto Mi¬ neralogico della B. Università, Padova.

Bjnaghi Rag. Giovanni Via Ghei-ardini 10, Milano.

Boeris Prof. Giovanni (Socio pe^^petuo) Via Irne- rio 6, Bologna.

Boldori Rag. Leonida Via G. Garibaldi 62 A, Cremona.

Bordini Branco {Socio perpetuo) Piazza S. Se¬ polcro 1, Milano (107).

Borghi Dott. Piero {Socio perpetuo) Via Torchio 4, Milano.

Borromeo Conte Dott. Gian Carlo Via Manzoni 41, Milano (lQ2j.

Bracciani Coinm. Luigi Boro Bonaparte 56, Mi¬ lano (110).

Brambilla Pietro Piazza Segrino 5, Milano.

Brian Dott. Alessandro Corso Birenze 5, Genova (6).

Brizi Prof. Comm. Ugo [Socio perpetuo) Largo Rio de Janeii-o 5, Milano.

Broglio Cav. Piero {Socio perpetuo) Via Privata Cesare Mangili 6, Milano.

Bronzini Dott. Ermanno Via Aterno 12, Roma.

Brotti - Liveriero Evelina Villa Arcissa, Lucino (Como).

Brunetti Dott. Lidio Via Agostino Lauro 10, To¬ rino (126).

Bugini Vernando Via Domodossola 29, Milano.

Caffi Sac. Prof. Enrico Via G. Garibaldi 19, Ber¬ gamo.

Cambi Prof. Livio Largo Rio de Janeiro 5, Milano.

Cantoni Dott. Giuseppe V^ia de Grassi 7, Milano.

Canzanelli Dott. Arnaldo Viale Abruzzi 7, Milano.

ELENCO DEI SOCI

VII

1936. Capello Dotfc. Carlo Felice Osservatorio Meteoro¬ logico del R. Uff. Idrografico del Po, Ulzio (Torino). 1924. Capra Dott. Felice Museo Civico di Storia Na¬

turale, Via Brigata Liguria, Grenova (102).

1923. Carbone Prot*. Domenico {Socio perpetuo). Via

0. Tabacclii 3, Milano (124).

1911. Carnegie Museum Pittsburgh -(Pennsylvania). 1938. Casati Conte Alfonso Via Soncino 2, Milano. 1940. Castellani Sig. Omero Borgata Acilia, Roma.

1923. Cattorini Dott. Cav. Uff. Pier Emilio Via Ar¬

naldo da Brescia 10, Milano.

1929. Cavallini Dott. Francesca Viale Fiume 2, Pavia. 1913. 50 Cavazza Conte Dott. Comm. Filippo Via Farini 3, Bologna.

1938. Cavenago Sig.ra Speranza Laboratorio di controllo Pietre preziose e Perle, Via Monte di Pietà 9, Milano.

1940. Celioni Dott. Giovanni Viale Carducci 60, Li¬ vorno.

1918. Ceresa Leopoldo Via Dario Papa 21, Milano (142). 1913. Cerruti Ing. Comm. Camillo Via Luigi Vitali 2, Milano (113).

1923. Chiesa Dott. Cesare Museo Libico di Storia Na¬ turale, Tripoli (Libia).

1910. Chigi Princijoe Francesco Ariccia, Prov. di Roma.

1933. CiFERRi Prof. Raffaele, Direttore del Laboratorio di

Botanica, Facoltà di Agraria, Piazzale del Re, Firenze.

1938. Cinque Dott. Fiammetta Via A. Stoppani 12, Milano. 1905. Circolo Filologico Milanese (Socio perpetuo) Via

Clerici 10, Milano (101).

1939. 60 CiTRAN Ing. Andrea Via A. De Luigi 6, Milano.

1922. CiTTERio Prof. Vittorio (Socio perpetuo) Istituto

di Anatomia Comparata, Palazzo Botta, Pavia.

1922. Club Alpino Italiano : Sezione di Milano (Socio per¬

petuo) Via Silvio Pellico 6, Milano (102).

1927. CocQUio D ott. Gaetano (Socio perpetuo) Collegio Arcivescovile, Tradate (Varese).

1923. Colla Dott. Silvia (Socio perpetuo) Istituto di Fi¬

siologia della R. Università, Corso Raffaello 30, Torino.

vili

ELENCO DEI SOCI

1921.

1924.

1923.

1901.

1910. 1938. 70 1921. 1932.

1925.

1900.

1920.

1919.

1922.

1934.

1939. 1937. 80

1925.

1940.

1910.

1920.

Golosi Prof. Griuseppe Direttore delP Istituto di Zoologia e Anatomia Comparata della R. Università, Via A. Volta 6, Pisa.

CoMERio Lina {Socio perpetuo) Via Silvio Pellico 5, Busto Arsizio.

S. E. Corni Dott. Comm. Guido {Socio perpetuo) Viale Regina Elena 2, Modena.

Corti Prof. Alfredo {Socio perpetuo) Direttore dell’Istituto di Anatomia e Fisiologia Comparate Via Gioda 34, Torino.

Corti Dott. Emilio Via Severino Capsonì 13, Pavia.

Corti Dott. Roberto Via Lamarmora 4, Firenze.

Grida Dott. Celso Via Riccardo Sineo 16, Torino.

D’Abundo Prof. Emanuele Via U. V. di Modrone 2, Milano.

S. E. Dainelli Prof. Giotto Direttoi-e dell’Istituto di Geologia della R. Università, Via Lamarmora 4, Firenze (14).

Dal Piaz Prof. Giorgio Via Scapin 20, Pad.ova.

De Angelis Prof. Maria {Socio perpetuo) Museo Ci¬ vico di Storia Naturale, Milano (113;.

De Beaux Prof. Cav. Uff. Oscar Direttore del Museo Civico del Storia Naturale, Via Brigata Liguria, Genova.

De Capitani da Vimercate Ing. Dott. Cav. Serafino. {Socio perpetuo) Piazza Cincinnato 6, Milano (18).

Del Nunzio Dott. Anita Via Francesco Saverio 39, Varese.

De Magistris Sig. Leandro V^ia Sturla 45, Genova.

De Marchi Curioni Rosa {Socio benemerito) Via Borgonuovo 23, Milano (102).

Desio Prof. Cav. Ardito {Socio perpetuo) Direttore dell’Istituto di Geologia e Paleontologia della R. Università, Via Botticelli 67, Milano.

De Stefani Dott. Teodosio Via Sferi-ocavallo 256, Borgata Sferrocavallo, Palermo

Direzione Istituto di Geologia Applicata e di Arte Mi¬ neraria, R. Università, Via Mezzocannone, Napoli.

Direzione del Gabinetto di Storia Naturale del R. Istituto Magistrale Carlo Tenca Milano (HO).

ELENCO DEJ SOCI

IX

1925. Direzione del Gabinetto di Geologia della R. Uni¬

versità di Parma.

1927. Direzione del Gabinetto di Mineralogia della Uni¬ versità libera di Urbino.

1926. Direzione del Gabinetto di Scienze Naturali del R.

Liceo Parini Via Goito, Milano (12).

1927. Direzione dell’ Istituto di Anatomia e Fisiologia Com¬

parata R. Università, Palazzo Botta, Pavia. 1937. Direzione dell’Istituto di Anatomia e Fisiologia com¬ parate della R. Università di Bologna.

1902. 90 Direzione dell’Istituto di Geologia della R. Univer¬ sità, Via della Sapienza 71, Roma.

1926. Direzione dell’Istituto di Zoologia della R. Univer¬

sità di Cagliari, S. Bartolomeo.

1929. Direzione del R. Osservatorio Fitopatologico, Se¬ zione Entomologica Via Celoria 2, Milano. 1912. Direzione del R. Istituto Tecnico u Carlo Cattaneo Piazza Mentana 3, Milano.

1931. Direzione del R. Liceo-Ginnasio G. Carducci, Bolzano. 1923. Direzione del R. Liceo-Ginnasio Arnaldo, Brescia. 1929. Direzione R. Stazione Sperimentale di Bieticoltura, Rovigo.

1906. Direzione del Museo di Geologia R. Ist. Superiore d’ingegneria, Torino.

1927. Direzione dell’ Istituto di Antropologia della R. Uni¬

versità, Via Accademia Albertina 17, Torino.

1935. Direzione del Gabinetto di Geologia del R. Istituto

Superiore di Ingegneria, Piazza Leonardo da Vinci, Milano.

1935. 100 Direzione dell’ Istituto di Zoologia della Regia Uni¬ versità di Pavia.

1931. Direzione dell’ Istituto di Geologia. R. Università,

Palazzo Carignano, Torino.

1934. Direzione del Laboratorio di Storia Naturale e Pa¬

tologia vegetale del R. Istituto Tecnico Agrario u Umberto I n di Alba.

1935. Direzione del Laboratorio di Fitopatologia e R. Os¬

servatorio per le Malattie delle Piante per il Pie¬ monte, Via Luciano Bazzani 24 bis, Torino.

X ELENCO DEI SOCI

1938. Direzione del Laboratorio di Zoologia Agraria, R,

Istituto Superiore Agrario, Piazza L. da Vinci 28^ Milano.

1940. Direzione dell’ Istituto di Entomologia, Via Paisiello 47, Roma.

1912. Doniselli Prof. Casimiro, Direttore dell’Istituto Ci¬ vico di Pedagogia sperimeutale Carlo Poma 17, Milano (120).

1936. Durante Dott. Pina Piazzale Vesuvio 14, Milano.

1924. Fabiani Prof. Ramiro Direttore dell’Istituto di

Geologia della R. Università, Palermo.

1929. Facciola Dott. Luigi Contrada Cateratte, Messina. 1924. 110 Fadda Prof. Comm. Giuseppe R. Provveditore agli

Studi di Cagliari.

1939. Fagnani Sig. Gustavo, Via Telesio 22, Milano.

1936. Faraggiana in Kramer Dott. Romilde Staziono

Zoologica, Villa Comunale, Napoli.

1923. Fenaroli Prof. Luigi {Socio 'perpetuo) R. Stazione Speriment. di Selvicoltura. Corso Regina Elena 13. Firenze.

1910. Ferri Prof. Cav. Uff. Gaetano Via Nino Bixio (Isolato Impiegati 119 interno 8), Messina.

1905. Ferri Dott. Giovanni Via Volta 5, Milano (HO).

1928. Fiori Dott. Attilio Viale Aldini 176, Bologna.

1930. Floridia Dott. Giovanni Battista [Socio perpetuo)

Modica Alta (Ragusa).

1038. Fortunati Dott. Enrica Stazione Dora, Torino.

1906. Frova Dott. Camillo [Socio perpetuo) Albaredo

per Cavasagra, Treviso.

1931. 120 Gallelli Giovanni Via Orti 12, Milano.

1930. Gargiulo Dott. Floriano presso Sig. Dina Pace, Via dell’Annunciata, Desenzano del Garda.

1906. Gemelli Prof. Fra Agostino Università Cattolica, Via S. Agnese 4, Milano (108).

1914. Gerli Ing. Alfredo Via A. Mussolini 4, Milano. 1938. Ghezzi Dott. Bice Via Bramante 35, Milano.

1910. Ghigi Prof. Gr. Uff. Alessandro, Consigliere Nazio¬

nale [Socio perpetuo) Via d’Azeglio 44, Bologna. 1920. Gianferrari Prof. Luisa Museo Civico di Storia Naturale, Milano (113).

ELENCO DEI SOCI

XI

1930. Goblet d’Alviella. Conte Dott. Felix Albert Joseph Rue de la Loi 51, Bruxelles (Belgio).

1920. Gola Prof. Giuseppe Direttore dell’Istituto Bo¬

tanico della R. Università, Padova.

1921. Gortani Prof. Michele {Socio perpetuo) Direttore

dell’ Istituto di Geologia della R. Università, Bo¬ logna.

1924. 130 Grandi Prof. Guido Direttore dell’Istituto di En¬

tomologia della R. Università, Via Filippo Re 6, Bologna (125).

1934, Grasselli Dott. Giancarlo Via XX Settembre 19, Cremona.

1921. Grill Prof. Emanuele Direttore dell’Istituto di Mi¬ neralogia della R. Università, Via Botticelli 67, Milano.

1938. Gelino Dott. Giuseppe Corso Vinzaglio 12, Torino.

1925. Hermann Comm. Dott. Federico {Socio perpetuo)

Strada Costagrande 7, Pinerolo (Torino).

1938. Imparati Prof. Edoardo Via Pietro Alighieri 19, Ravenna.

1913. Lange Sig. Otto Via Ferdinando Ciolini 15, Fi¬ renze.

1909. Livini Prof. Coinm. Ferdinando Viale Bianca Ma¬ ria 26, Milano (113).

1938. Losacco Doit. Ugo R. Istituto di Geologia, Via Lamarmora 4, Firenze.

1923. Maddalena Ing. Dott. Cav. Leo (Socio perpetuo)

Via Xomentana 133, Roma.

1924. 140 Maffei Dott. Siro Luigi R. Orto Botanico, Via

Volta li, Pavia.

1929. Magistretti Ing. Cav. Luigi [Socio perpetuo) Piazza Crispi 3, Milano.

1938. Magistretti Dott. Mario Via Tonale 9, Milano.

1908. Maglio Prof. Carlo R. Liceo u Foscolo Pavia.

1937. Magnani Dott. Mario Istituto di Geologia della R. Università, Via Botticelli 67, Milano.

1940. Malatesta Dott. Alberto Via Maggi 13, Livorno. 1919. Manfredi Dott. Paola Acquario Civico, Via Gadio, Milano.

Mannucci Ing. Vincenzo Via Paganini 2, Milano.

1933.

XII

ELENCO DEI SOCI

1939. Ma^kiani Sig. Mario Via G. Scinti 6, Palermo. 1927. ACarietti Dott. Giuseppe [Socio ^perpetuo) Via Con¬ servatorio 7, Milano.

1925. 150 Marocco Dott. Sac. Antonio Seminario Vescovile, Asti.

1909. Mauro Ing. Prof. Gr. Uff. On. Francesco (Socio per¬ petuo) Piazza S. Ambrogio 14, Milano (108). 1936. Maviglia sig. Carlo Corso B. Aires 23, Milano.

1896. Menozzi Prof. Comm. Angelo, Senatore del Regno

Via Montebello 36, Milano 111.

1922. Menozzi Prof. Carlo Laboratorio Entomologico del¬

l’Ufficio agricolo del Consorzio Zucchero, Casella Postale 189, Ferrara.

1939. Merciai Prof. Comm. Giuseppe Istituto Geologico della R. Università, Roma.

1939. Messina Dott. Caterina Via Martignoni 8, Milano. 1919. Micheli Ing. Leo - Via Pancaldo 11, Milano.

1919. Micheli Dott. Lucio Via Carlo Goldoni 32. Mi-

/

lano (120).

1923. Moltoni Dott. Edgardo [Socio perpetuo) Direttore

del Museo Civico di Storia Naturale, Milano (113). 1912. 160 Montemartini Prof. Luigi Via Alberto da Gius¬ sano 23, Milano.

1939. Morganti Dott. Giuseppe Piazza L. da Vinci 10, Milano.

1931. Moretti Dott. Gian Paolo [Socio perpetuo) Via Gran Sasso 28, Milano.

1929. Moretti Prof. Giulio Via Santa Lucia 14, Bergamo.

1920. Moschetti Dott. Lorenzo Via Silvio Pellico 24,

Torino.

1924. Nangeroni Prof. Libertade [Socio peì'petuo) Viale

Regina E lena 30, Milano.

1905. Natoli Prof. Rinaldo Viale dei Mille 7, Milano (120).

1925. Naef Maurizio [Socio perpetuo) Thun, Berna.

1936. Nielsen Dott. Cesare Via Letizia 6, Bologna.

1931. Ninni Dott. Gr. Uff. Conte Emilio Fiera di Treviso. 1935. 170 Padalino Mons. Prof. Ciro Seminario pontificio

regionale, Chieti.

Pagliani Dott. Giovanna Istituto di Mineralogia della R. Università, Via Botticelli 67, Milano.

1935.

ELENCO DEI SOCI

XIII

1909. Parisi Dott. Bruno (Socio perpetuo) Sopraiiiten- dente del Museo Civico di Storia Naturale, Mi¬ lano (113).

1919. Parvjs Colonnello Cesare Viale dei Mille 120,

Parma.

1939. Pasa Sig. Angelo Via S. Prancesco da Paola 21, Torino.

1934. Patrini-Coppa Prof. Amalia Via Piacenza 12, Ales¬ sandria.

1937. Patrizi Marchese Saverio Piazza San Luigi dei

Prancesi 37, Roma.

A '

1923. Pavolini Prof. Angelo (Socio pey'petuo) Via Belve¬ dere 29, Pirenze (131).

1928. Perotti in Razzini Dott. Pina Via Bramante 16, Milano.

1930. PiERANTONi Prof. Umberto Direttore dell’Istituto di Zoologia della R. Università, Napoli.

1926. 180 PiGNANELLi Pi’of. Salvatore Istituto Tecnico, Le¬ gnano.

1933. PiRocCHi Dott. Livia Istituto Italiano di Idrobio¬ logia Loti. Marco Le Marchi, Pallanza di Verbania.

1928. PoLiMANTi Prof. Osvaldo Direttore della R. Sta¬ zione idrobiologica del Lago Trasimeno, Magione per Monte del Lago ''Perugia).

1936. PoMiNi Dott. Prancesco Via Valerio Catullo 16,

Verona.

1939. Ponti Sig.na Luisa Varano Borghi (Varese).

1896. Porro Nob. Dott. Ing. Cesare Via Cernnschi 4, Milano (121).

1922. Provasi Prof. Tiziano R. Liceo di Tripoli.

1923. Raiteri Dott. Prof. Lnigi Direttore del Collegio

S. Vincenzo, Piacenza.

1939. Ramazzotti Ing. Cav. Giuseppe Viale Vittorio Ve¬ neto 24, Milano.

1937. Rampi Sig. Leopoldo Via Mentana 1, San Remo.

1939. 190 Ranzi Prof. Silvio Direttore dell’ Istituto di Zoo¬

logia ed Anatomia Comparata, R. Università, Via Celoria 10, Milano.

1937. Rapetti Aldo Corso Galileo Perraris 138, Torino.

1939. Ricci Rag. Giuseppe Via Mazzini 6, Milano.

XIV

ELENCO DEI SOCI

1938. Roggiani Sig. Aldo Domodossola.

1935. Romano Dott. Silvia Istituto di Anatomia Comp.

R. Università, Via Gioda 24, Torino.

1898. Ronchetti Prot*. Dott. Vittorio Piazza Castello 3, Milano (109).

1938. Rosenberg- Sig. Ernesto Romano Via A. Doria 14,

Torino.

1905. Rossi Doti. Pietro Via Iacopo Palma 30, Milano.

1937. Ruffo Sig. Sandro Piazza Capretto 2, Verona. 1931. Rusca Rag. Luigi Viale Mugello 4, Milano.

1939. 200 Salsi Sig. Sergio Via Masone 130, Reggio Emilia.

1931. Sanvisenti Dott. Carmen Piazza Duse 1, Milano.

1940. Sassi Dott. Ing. Pietro Viale Teodorico 3, Milano. 1927. ScAiNi Ing. Giuseppe Via Vanvitelli 49, Mi¬ lano (132).

1938. ScHATZMAYR Sig. Arturo Museo Civico di Storia

Naturale Milano.

1927. Scortecci Prof. Cav. Giuseppe Museo Civico di Storia Naturale, Milano (113).

1938. Scotti Dott. Alessandra Via Vanvitelli 27, Milano.

1937. Scotti Dott. Sac. Pierino Istituto Salesiano, Eo-

gliozzo (Torino).

1916. Sera Prof. Gioacchino Leo Istituto di Antropo¬ logia, Via Università 39, Napoli.

1938. Serra Dott. Teresa Via Maiella 3, Milano.

1910. 210 Serralunga Ing. Ettore Piazza S. Angelo 1, Milano. 1907. SiBiLiA Dott. Cav. Enrico (Socio perpetuo) Azienda

Agricola, Minoprio (Como).

1936. SiCARDi Dott. Ludovico Soc. An. Montecatini, Via

XI Febbraio 21, Torino.

1910. SiGiSMUND Pietro Via Broggi 14, Milano (119).

1921. SiMONDETTi Ing. Mario Corso Sempione 15 A, Mi¬

lano.

1924. Soldati Raffaele (Socio perpetuo) Neggio, Cantoii Ticino.

1938. SoMMANi Sig. Ernesto Via VI Novembre 107, Roma.

1937. SoMMARUGA Claudio Via Scarlatti 30, Milano.

1940. Sordi Sig. Mauro Corso Amedeo 27, Livorno.

1909. Stazzi Prof. Coinm. Piero R. Scuola Veterinaria,

Città degli Studi, Milano (119).

ELENCO DEI SOCI

XV

1924. 220 Stegagno Prof. Giuseppe [Socio 'perpetiLo) Via Gaz- zera 7-8, Borgo Trento, Verona.

1926. Stolz-Ricci in Picchio Dott. Teresa Via Principe

di Piemonte 20, Venezia Mestre*

1927. Taccani Dott. Avv. Carlo Corso Littorio 7, Milano.

1928. Taibel Dott. Alula Stazione Sperimentale di Pol¬

licoltura, Rovigo.

1934. Tamini Dott. Eugenia Viale Romagna 76, Milano.

1938. Tamino Dott. Giuseppe Giardino Zoologico, Roma.

1930. Tedeschi Luigi [Socio Via lacini 6,

Milano.

1939. Tonzig Prof. Sergio Direttore delP Istituto Bota¬

nico della R. Università, Via Celoria 2, Milano. 1932. Tortonese Dott. Enrico Via Vassalli Eandi 23 bis, Torino.

1940. Toschi Prof. Augusto Laboratorio di Zoologia Appi.

alla Caccia della R. Università di Bologna.

1924. 230 Traverso Prof. Cav. G. B. [Socio 'perpetuo) R.

Scuola d’Agricoltura, Città degli Studi, Milano. 1930. Trevisan Sig. Siila Via Valtellina 50, Milano.

1922. Vaccari Prof. Gr. Uff. Lino Via Cassia, Borgata

Tomba di Nerone, Roma.

1924. Vandoni Dott. Cav. Carlo Via Papa Gregorio XIV, 16, Milano (106).

1919. Vecchi Dott. Anita Istituto di Zoologia, R. Uni¬

versità, Bologna.

1921. Vegezzi Dott. Emilio, Redattore dell’Acquicoltura Ticinese, Lugano.

1936. Venzo Prof. Sergio Museo Civico di Storia Na¬ turale, Milano.

1918. Verity Dott. Ruggero Via Masaccio 44, Firenze.

1920. ViALLi Prof. Maffo Direttore dell’ Istituto di Ana¬

tomia Comparata, Palazzo Botta - R. Università di Pavia.

1939. ViALLi Dott. Vittorio Museo Civico di Storia Na¬ turale, Milano.

1923. 240 ViGNoLi Luigi [Socio perpetuo) R. Orto Botanico,

Via Irnerio, Bologna.

1921. Vignolo-Lutati Prof. Ferdinando Corso Vittorio

Emanuele 103, Torino (103).

XVI ELENCO DEI SOCI

1915. ViNASSA DE E.EGNY Prof. Oomm. Paolo, Senatore del Regno {Socio perpético) Direttoi-e dell’Istituto geologico della R. Università, Pavia.*

1923. Zammarano Ten. Col. Vittorio Tedésco {Socio per¬ petuo) Via Nizza 45, Roma.

1925. ZA.NGHERI Rag. Pietro Via Anderlini 5, Porli.

1922. Zavattari Prof. Cav. Uff. Edoardo {Socio perpetuo)

Direttore dell’Istituto di Zoologia, Viale Regina Margherita, Roma.

1932. 246 Zaroli Sac. Enrico Corso Magenta 71, Milano.

ELENCO DEI SOCI XVlI

SOCI PERPETUI E BENEMERITI DEFUNTI

(7 millesimi indicano gli anni di appartenenza alla Società)

1899-1900

1899-1902

1899-1904

1903-1904

1905-1905

Annoni Conte Aldo, Senatore del Regno Milano. Visconti di Modrone Duca Guido Milano.

Erba Comm. Luigi Milano.

Pisa Ing. Giulio Milano.

Massarani Comm. Tullio, Senatore del Regno Milano.

1905-1909

Boffi Dott. Cav. Antonio Milano.

1870-1910 * Salmoiraghi Prof. Ing. Francesco Milano.

1896-1910

ScHiAPPARELLi Prof. Giovanni, Senatore del Regno Milano.

1899-1911

D’ Adda Marchese Emanuele, Senatore del Regno Milano.

1909-1912

1903-1913

Soldati Giuseppe Lugano.

CuRLETTi Pietro Milano.

1856-1919 * Bellotti I^ott. Comm. Cristoforo Milano.

1909-1919

1905-1919

Gabuzzi Dott. Giosuè Corhetta.

Ponti Marchese Ettore, Senatore del Regno Milano.

1905-1922 1903 1923 1899-1923

Pedrazzini Giovanni Locamo.

Giachi Arch. Comm. Giovanni Milano.

Melzi d’Eril Duchessa Giuseppina. Milano.

1918-1924 Bertarelli Gr.UfP. Tommaso Milano.

1912-1927

Galla RATi-ScoTTi Gian Carlo, Principe di Molletta Milano.

1906-1928

1896-1928

1901-1929

1928-1929

1896-1930

1922-1932

1927-1934

1905-1934

Brugnatelli Prof. Gr. Uff. Luigi Pavia.

Artini Prof. Comm. Ettore Milano.

Bazzi Ing. Eugenio Milano.

Capitelli Cav. Celeste Milano.

Grassi Prof. Cav. Francesco Milano.

Serina Dott. Comm. Gerolamo Milano.

Artom Prof. Cesare Pavia.

Terni Prof. Camillo Napoli.

Soci henemeriti.

XVIII

ELENCO DEI SOCI

1895- 1934

1919- 1934 1906-1934 1911-1934 1911-1934

1905- 1935 1899-1936

1896- 1936

1906- 1937

1920- 1937 1914-1937 1910-1937

1897- 1938 1925-1939

1886-1939

1920-1940

Monti Barone Dott. Comm. Alessandro Brescia. CusiNi Cav. Remigio Milano.

Bertoloni Prof. Cav. Antonio Zola Predosa. Balli Emilio Locamo.

SoMMARiVA Sac. Pietro Gallarate.

Hoepli Comm. Ulrico Milano.

*De Marchi Dott. Gr. Uff. Marco Milano. Bertarelli Prof. Comm. Ambrogio Milano. Monti Prof. Rina Milano.

Clerici Ing. Giampiero Milano.

Forti Dott. Gr. Uff. Acbille Verona.

Nappi Prof. Gioacchino Ancona.

Turati Conte Cav. di Gr. Croce Emilio Milano. Belfanti Prof. Gr. Uff. Serafino, Senatore del Regno Milano.

Mariani Prof. Comm. Ernesto Milano,

Monterin Dott. Umberto Gressoney La Trinité (Aosta).

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. -

DELLA

SOCIETÀ ITALIANA

f)I SCIENZE NATURALI

E DEL

MUSEO CIVICO

DI STORIA NATURA IT]

IN MILANO

VOLUME LXXIX

Fascicolo I

(Con 2 Tavole fuori testo)

MILANO

Marzo 1940 (XVIII)

CONSIGLIO DIRETTIVO PEL 1940.

i

Presidente: Brizi Prof. Comm. Ugo, Largo Rio de Janeiro^ 5 (1938-39).

Parisi Dott. Bruno, Museo Civico di Storia

Vice-Presidenti : j Naturale (1939-40).

! Grill Prof. Emanuele, Via Botticelli, 67 ^ (1940-41).

Segretario: Moltoni Dott. Edgardo, Mìiseo Civico di Storia Na¬ turale (1940-41).

Vice-Segretario: Desilo Prof. Ardito, Via privata Ahamonti, 1 (1939-40).

Archivista: Mauro lug. Gr. Uff. Oii. Francesco, Piazza S. Aìn- hrogio i4 (1940-41).

Consiglieri

Airaghi Prof. Cav. Uff. Carlo, Via Podgora 7. Ferri Dott. Giovanni, Via Volta, 5. Micheli Dott. Cav. Lucio, Via Carlo Gol- doni, 32.

Nangeroni Prof. Giovanni, Viale Regina Elena, 30.

Scortecci Prof. Cav. Giuseppe, Museo Civico di Storia Naturale.

\

Traverso Prof. Cav. G. B,, R. Scuola di \ Agricoltura.

Cassiere: Sig. Leopoldo Ceresa, Via Dario Papa, 131 (1940).

Bibliotecario : Sìg.”^^ Dora Setti.

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1

ELENCO DELLE MEMORIE DELLA SOCIETÀ

Voi

. I.

Fase

5. I-JO:

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ai) Il 0

1865.

11

II.

1-10 ;

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1865-67.

11

III.

D

1-5 ;

11

1867-73.

11

IV.

1-3-5;

ani) 0

1868-71.

11

V.

D

1;

anno

1895 (Volume

completo).

11

VI.

V

1-3;

11

1897-1910.

11

VII.

11

i;

11

1910 (Volume

completo).

11

vili.

D

1-3;

11

1915-1917.

11

IX.

J7

1-3;

11

1918-1927.

11

X.

77

1-2;

11

1929-1937.

Pavia Premiata Tipografia Successori FUSI - Via L. Spallanzani, 11 1940

(1940-41)

Prof. Giuseppe Scortecci

RECETTORI DEGLI IGUAXTDI E DI ALTRI SAURI

Concludendo il lavoro preliminare sui recettori degli Aga- midi f/), accennai all'interesse che avrebbe rivestito una ricerca nello stesso senso, condotta nelle altre famiglie, ed in particolar modo in quella degli Iguanidi. Presentando i componenti di questa un marcatissimo parallelismo di forma e di modo di vita con gli Agamidi, sarebbe stato non poco importante sapere se parallelismo esisteva anche tra gli organi di senso delle squame.

Ricorderò a questo punto che lo Schmidt (^), esaminando esem¬ plari di Phrynoaorna cornuturn. ^celeropus^ Basilicus^ Liolaemus^ Hoplurus sebae^ Chalarodon^ Anolis^ tutti appartenenti alla fa¬ miglia degli Iguanidi, aveva notato recettori muniti di pelo sol¬ tanto in Hoplurus^ Cìtalarodon e Anolìs^ diffusi i due primi nel Madagascar ed il secondo nell’America tropicale e sub tropicale. Per mio conto ho preso in esame, intendendo con questo di svol¬ gere solo una indagine preliminare, i seguenti generi. 1 Xipho- cercus^ 2 Anolis, 3 Norops, 4 Laemanclus 5 Basilicus^ 6 Ophry- oessa, 7 EnyaMoides^ 8 Chalarodon, 9 Hoplurus^ 10 Troxjidu- rus^ 11 JJraniscodon, 12 Strohilurus^ 13 TJrooentron ^ 14 Liola- emits^ 15 Stenocercus^ 16 Lioce'plialus, 17 Enyaìiiis^ 18 Uro- ■strophics^ 19 Liosa/arus^ 20 LipAolaemus, 21 Phymaturus^ 22 Iguana^ 23 BracìiylopjhMs ^ 24 Ctenosaura ^ 25 Hoplocercus^ 26 Holhrookìa^ 27 Uta, 28 Sceleropus, 29 Plirynosoma^ 30 Co- nolopjhus^ 31 Amhlyrhynchics^ 32 Metopoceros.

(^) Gli organi di senso della pelle degli Agamidi ; Mem. della Soc. It, di Scienze Nat. Voi. X, Fase. II 1937 XYI.

■(-) Schmidt W. .1. - Einiges iiber die Hautsinnesorgane der Aga- miden, insbesondere von Calotes, nebst Bemerkimgen ilber diese Organo bei Geckoniden und Ignanen. Anat. Anzeiger, 12 Luglio 1920, 53 bd., N. 3-6, pag. 113-139.

2

G. SCORTECCI

In complesso dunque oltre trenta generi e presso a poco una cinquantina di specie, distribuite nell’America del nord, centrale e meridionale, nel Madagascar, nelle isole Figi, insomma di quasi tutta dell’ area di diffusione della famiglia, e parte pretta¬ mente terragnole, parte arboricole, alcune destinate a vivere in deserto, altre in foresta umida ecc. L’esame dei rappresentanti di queste specie ha portato a risultati certamente non indifferenti, che qui espongo per sommi capi, ripromettendomi di compiere su questa famiglia, come sto facendo su quella degli Agamidi, un esame più dettagliato. .

Dei generi esaminati ventisette hanno mostrato di possedere recettori a lente, e cinque, precisamente quei tre nominati dallo Schmidt [Cìialarodon^ Hoplunis, Anolis) e Xipocercus e No- rops^ (^) recettori muniti di « pelo ». Lo stato di conservazione degli esemplari presi in esame, che si trovano da un non piccolo numero di anni in alcole o formalina, mi ha impedito di compiere una indagine istologica, ma dato il modo di presentarsi dei recet¬ tori stessi, simile a quello dei recettori degli Agamidi, di cui ho potuto compiere non poche sezioni sottili, mi sembra di poter affermare, che anche negli Iguanidi esistono organi ^apparente¬ mente simili a quelli degli Agamidi, e destinati probabilmente al medesimo scopo, il quale, come scrissi nel lavoro già indicato, non può essere quello di ricevere sensazioni tattili o, almeno, sensazioni tattili soltanto.

Ho detto che gli Iguanidi hanno recettori simili a quelli degli Agamidi ; infatti non si ha una vera e propria eguaglianza tra quelli muniti di pelo tra quelli a lente delle due famiglie. Hegli Agamidi i recettori muniti di pelo si rinvengono nella stragrande maggioranza dei casi (salvo che sulle squame del capo), nella parte posteriore delle squame stesse e alloggiati in fossette o cavità che si trovano al disotto della punta con cui termina la carena, od ancora nello spessore delle squame. Sono insomma assai ben protetti. Di ciò ci si può rendere esatto conto osservando le nu¬ merose figure del lavoro già indicato.

(^) Probai )ilmente anche gli appartenenti al genere Chamaeleolis posseggono recettori simili a quelli di Anolis; ho detto probabilmente poiché ho potuto esaminare solo esemplari in cattivo stato di conser¬ vazione.

RECETTORI DEGLI IGITANIDI E DI ALTRI SAURI

Negli Iguanidi, invece, i recettori sono assai meno riparati e difesi, anzi talvolta addirittura espostissimi. In Anolis pti7ìctatus ad esempio (vedi fig. 1 e 2) i recettori sono la maggior parte delle volte disposti sul bordo posteriore delle squame e rivolti verso r alto ; meno esposti sono in Hophirus (vedi Tav. II, fig. 1), ma

Fig. 1 Fig. 2

Fig. 1 Squama caudale superiore di Anolis punctatus con 11 recettori ; le « lenticelle » hanno diametro non maggiore di due 0 tre centesimi di millimetro.

Fig. 2 Uno dei recettori della tìgura precedente, fortemente ingrandito.

anche in questo, se si fa un confronto con quanto avviene negli Agamidi, i recettori possono dirsi assai meno protetti, ed inoltre, come appare dalla figura, essi interessano non solo il bordo po¬ steriore delle squame, ma anche uno di quelli laterali. Altra dif¬ ferenza assai notevole è quella della dimensione dei recettori, di¬ mensione che è assai inferiore negli Iguanidi. In Anolis punc- tatiis^ Anolis marmoratus^ Norops auratns^ ad esempio, il diametro della lenticella non supera, o supera di pochissimo, i due centesimi di millimetro, mentre normalmente negli Aga¬ midi le dimensioni sono di tre, quattro, cinque, e più centesimi di millimetro.

4

G. SCORTECCI

Anche l’aspetto del pelo impiantato alla sommità della lenti¬ cella, è diverso. Negli Agamidi esso è diritto o arcuato ma sem¬ pre assai rigido ; negli Anolis esaminati, invece, il pelo esilis¬ simo è irregolarmente curvato, come appare dalla figura 2. Una terza diversità si riscontra nel numero stesso dei recettori. Anche negli Agamidi in una sola squama se ne possono trovare in forte quantità, ma gli elementi molto ricchi di organi (trenta, qua¬ ranta e più) appartengono sempre al capo. In Hophiriis cycliirus^ invece (vedi Tav. II fig. 1), si ha gran numero di recettori anche nelle squame caudali.

Tra recettori a lente degli Agamidi e recettori dello stesso tipo degli Iguanidi le diversità non sono poche e nemmeno dif¬ ficilmente avvertibili. I primi, nella stragrande maggioranza, e si potrebbe forse dire, nella totalità dei casi, sono alloggiati, salvo che sugli elementi del capo, al disotto di una punta o nel bordo posteriore di una squama, o su una carena o dietro una carena, in modo che, osservando l’ animale dalla parte superiore, non sempre si riescono a vedere con facilità. Negli Iguanidi, invece, i recettori (vedi le figure delle Tav. I e II) hanno una spiccata tendenza a portarsi verso la parte superiore della squama e ad avvicinarsi alla regione prossimale di essa. In Uraniscodon plica ^ ad esempio (vedi Tav. I fig. 3), le squame caudali, che hanno una carena non molto forte e invece una punta assai marcata, posseg¬ gono sulla parte superiore un recettore situato a qualche distanza dalla punta e alloggiato in una fossetta che si trova proprio sulla carena. In HoiAocercus spinosus' (vedi Tav. I fig. 2), che ha sulle squame caudali (di forma assai caratteristica e terminanti in. tre punte) tre recettori, questi non sono situati uno al di sotto di cia¬ scuna punta come avviene negli Agamidi, sibbene uno verso la fine di ciascuna e nella parte superiore. In Strobilurus torquaius^ le squame caudali (vedi Tav. II fig. 4'i che non sono molto ca¬ renate e presentano una jouuta assai lunga, hanno i recettori (sette nella squama disegnata) disposti in jDarte sul bordo postero¬ laterale, in parte nella faccia superiore della squama stessa. In Brachyìopluis fasciatus (vedi Tav. II fig. 2) le squame caudali laterali sono provviste di numerosi recettori situati senza eccezione nella faccia superiore e più numerosi lungo i lati a qualche distanza dal margine che non nel bordo posteriore. In Ctenosaura acanthura (vedi Tav. I fig. 7) le squame caudali non carenate

RECETTORI DEGLI IGUANIDI E DI ALTRI SAURI

O

presentano recettori similmente disposti, e non uno alloggiato nel bordo posteriore.

Anche nelle dimensioni le differenze tra recettori a lente degli Agamidi é a lente degli Iguanidi sono, in linea generale, avvertibili con facilità. Mentre tra i recettori con pelo si nota che negli Iguanidi le dimensioni sono nettamente inferiori, tra quelli a lente si riscontra esattamente il contrario. Nella media infatti sono assai più grandi. Nelle squame caudali di Bracìiylo'phiis fa- sciatus (vedi Tav. II lig. 2) raggiungono, e talvolta superano, i dodici centesimi di millimetro, in Ctenosaiira acanthura (vedi Tav. I fig. 7) si verifica lo stesso fatto ; Phrynosoma orhiciilare in una squama prossima alla nasale ne ha uno di quattordici centesimi di millimetro, in Amhlyr hynchiis cristatiis (vedi Tav. I fig. 1) raggiungono i trenta centesimi di millimetro, in Me topo - ceros cornutus toccano i 26 centesimi di millimetro e in moltis¬ simi casi si hanno recettori con lente il cui diametro supera i dieci centesimi di millimetro. Ciò non vuol dire peraltro che anche negli Iguanidi non esistano recettori piccoli, simili a quelli normali negli Agamidi, anzi quasi - sempre in un medesimo indi¬ viduo si riscontrano organi di varie dimensioni alcuni dei quali decisamente piccoli.

Oltre le constatazioni di cui sopra, numerose altre se ne pos¬ sono fare esaminando i recettori degli Iguanidi. Mi limito ad esporle per sommi capi.

In non pochi casi i recettori hanno una lente molto spessa, non bene delimitata e poco convessa, la quale può sfuggire al¬ l’attenzione di chi osserva la squama, o può magari essere con¬ fusa con un rilievo privo di ogni importanza. Anche negli Aga¬ midi si verifica qualche volta un tale fatto, specialmente nelle squame che rivestono la palma delle mani e la pianta dei piedi, r addome e finche la parte inferiore della coda, ma, innanzi tutto, è assai più raro che negli Iguanidi ed inoltre non è mai tanto spiccato quanto invece si nota in questi ultimi.

Come è ben noto, la distribuzione geografica degli Iguanidi comprende parte dell’America del Nord, l’America centrale, l’ar¬ cipelago delle grandi e piòcole Antille, le Galapagos e parte del¬ l’America meridionale, nonché le isole Figi e il Madagascar. Gli Iguanidi, insomma, vengono a contatto cogli Agamidi, i quali sono esclusi dal Madagascar e dalle due Americhe, soltanto in jiicco- lissima parte dell’area di diffusione, cioè nelle isole Figi; inoltre

6

G. SCORTECCI

non si avvicinano all’ area di diffusione stessa altro che nel Mada¬ gascar. Ebbene in tale isola, nella zona cioè più vicina all’ area di diffusione degli Agamidi, i due generi di Iguanidi Chaìarodon e Hopliirus hanno esclusivamente recettori muniti di pelo, di quel tipo cioè che è il più diffuso tra gli Agamidi africani. Nelle isole Eigi, invece, il genere Bracliylophtis (Iguanidi) è munito di recettori a lente esattamente come tutti gli Agamidi del continente Australiano, della Tasmania e in genere della regione Australiana, ed esso è a contatto con rappresentanti del genere Gonyocepha- lus i^G. yodeffroyi) degli Agamidi i quali hanno anch’essi recettori a lente. E da notarsi che il genere Gonyocephaliis a differenza di quasi tutti gli altri spettanti alla stessa famiglia, possiede specie le quali hanno recettori a lente e altre con recettori muniti di «i^elo». Le prime distribuite solo nella regione Australiana, le altre nell’Asia.

Dei generi di Iguanidi che ho potuto esaminare, soltanto tre, 0 al massimo quattro, di quelli diffusi nelle due Americhe, pos¬ seggono recettori con la lenticella sormontata da un pelo, e questi sono, come è stato detto, AnoUs^ Xiphocercus^ Norops e proba¬ bilmente Cliainaeìeoìis. Non escludo affatto che altri generi di Iguanidi jDOSsano avere recettori dello stesso tipo indicato, ma è degno di nota il fatto che tutti questi generi, aventi a comune la forma delle dita, le quali sono più o meno dilatate o depresse e munite inferiormente di lamelle trasversali come vari geconidi, sono distribuiti nella parte centrale dell’area di diffusione ame¬ ricana della famiglia, mentre nella parte sud tutti gli altri ge¬ neri sin qui esaminati mostrano di possedere recettori a lente.

Altra constatazione può sin d’ora farsi a proposito dei recet¬ tori degli Iguanidi paragonati a quelli degli Agamidi. Negli Aga- inidi si ha una preponderanza di generi muniti di recettori con la lente sormontata da un pelo, mentre negli Iguanidi, anche se quasi tutti quelli che sin qui non ho esaminati avessero organi muniti di pelo, il che non ritengo possibile, la maggioranza dei generi ha organi privi di pelo.

Un ultimo fatto ancora merita di essere messo in rilievo. Il genere di Agamidi che ha maggior numero di specie ed è mag¬ giormente diffuso è Agama e questo ha recettori con pelo. Il ge¬ nere di Iguanidi che ha maggior numero di specie ed ha mag¬ gior diffusione è Anolis ed anche questo ha recettori con pelo.

Se noi sommiamo poi Agamidi ed Iguanidi vediamo che il maggior numero di generi ha organi a lente ; ma se noi invece

RECETTORI DEGLI IGUANIDI E DI ALTRI SAURI 7

pensiamo alla estrema abbondanza di individui di alcuni generi ricchissimi di specie e ad ampia diffusione, quali Anolis, Calotes, Prynocephalus^ Agama, ecc. dobbiamo emettere l’ipotesi molto fondata che il maggior numero di individui appartenenti agli Aga- midi ed agli Iguanidi assieme, j)ossiede recettori muniti di pelo, che, insomma, questo tipo di recettore è numericamente prepon¬ derante su quello dell’altro tipo.

Oltre molti Iguanidi ho esaminato anche alcuni rappresen¬ tanti di varie famiglie di Sauri per sapere se sulle squame di essi esistessero recettori, e l’ esame non è stato sempre infruttuoso.

Per quanto riguarda la Pamiglia Zonuridi, diffusa, come è noto, nell’ xlfrica Tropicale e del sud, ho preso in esame la spe¬ cie polyzo?ius del genere Zoniirus. Gli individui a questa appar¬ tenenti posseggono recettori a lente che sembrano assai simili a quelli degli Agamidi e più ancora a quelli degli Iguanidi. Tali recettori si trovano più abbondanti e più evidenti sulle squame del capo, sulle ventrali a confine colle dorsali, ed hanno un diametro assai grande. In una delle squame ventrali a con¬ tatto con quelle dei fianchi, la lenticella ha un diametro che si avvicina a 16 centesimi di millimetro, in un’altra delle labbra si avvicina a 20 centesimi di millimetro, dimensioni queste, che se non sono le massime riscontrate tanto negli Agamidi quanto negli Iguanidi, sono certo superiori a quelle medie dei primi e dei se¬ condi. Anche negli Zomiriis, i recettori sono situati nella parte posteriore della squama come negli Agamidi, ma a differenza che in questi non sono, almeno negli esemplari esaminati, cosi rilevati e cosi evidenti.

Per quanto riguarda la famiglia dei Yaranidi ho preso in esame le specie griseiis e ocellatus constatando che, tanto nella prima quanto nella seconda, esistono sulle squame di quasi ogni parte del corpo, lenticelle ricordanti molto quelle de,^li Agamidi, degli Iguanidi, degli Zonuridi. I recettori sono in generale poco rilevati con lente spessa e non di rado poco ben definita, di forma quasi sempre ovale invece che rotonda, e assai più grandi che negli Zonuridi. In una squama del capo ne ho notato uno ovale che misura secondo il massimo diametro 22 centesimi di milli¬ metro. Tali recettori non sono frequentissimi e spesso appaiono iso-

8

G. SCORTECCI

lati sulle squame dove, invece di occupare con quasi assoluta costanza, come negli Agamidi, la parte posteriore, si trovano al centro. In alcuni casi, in particolar modo sulle labbra, i recet¬ tori non appaiono quasi per nulla rilevati e chi non ne conoscesse,, attraverso l’esame di individui di altre famiglie, la forma e l’aspetto non ne individuerebbe la presenza altro che con grande difficoltà. Essi, come ho detto, sono minimamente rilevati, e in qualche caso anzi, almeno in esemplari a lungo conservati in alcole 0 in formalina, sono lievemente affossati. La loro presenza è tradita da una macchietta scura, simile a quella che denota la presenza di recettori nelle squame della Hatteria.

Fig, 3 Squama della regione post orbitale di Brooìcesia stumjjffi (Madagascar); la « lenticella » ha un diametro di sei centesimi di millimetro.

Nel gruppo dei Eiptoglossi, ho esteso 1’ esame a rappresen¬ tanti di tutti e tre i generi Chamaeleo7ì ^ R ampli ole 07i^ Brookesia. Nelle specie di Cliamaeleon osservate non ho notato chiari segni della presenza dei recettori e lo stesso dicasi per i rappresen¬ tanti del genere Rampholeoii. Nel genere Brookesia^ invece, di cui ho esaminato un esemplare della specie stuìnpffi del Mada¬ gascar, ho accertato la presenza di lenticelle (vedi fìg. 3) che ricordano quelle degli Zonuridi, Varanidi, Iguanidi e Agamidi. Queste lenticelle hanno un diametro variabile da quattro a sei centesimi di millimetro, sono poco convesse, non affossate, lu¬ cide, prive del reticolo evidentissimo sulle altre parti della squama, situate al centro della squama stessa, o alla sommità delle granulazioni.. Tali lenticelle, si trovano una per squama 0 per granulazione, sul capo, sul dorso, sul petto, sull’ addome.

RECETTORI DEGLI IGUANIDI E DI ALTRI SAURI

9

sulla coda, sulle dita delle mani e dei piedi. Togliendo il rive¬ stimento corneo che è sempre esilissimo, si vede in corrispon¬ denza della lenticella un rilievo a forma di callotta sferica, chiaro, trasparente e perciò facilmente distinguibile dalla restante parte che è invece opaca. Macroscopicamente, il recettore nella parte al di sotto dello strato corneo, si mostra insomma simile a quelli che si riscontrano negli Agamidi, Iguanidi ecc.

Per quanto riguarda le altre famiglie di sauri, oltre quelle rammentate, preferisco per il momento non pronunciarmi sulla assenza o presenza di recettori. Dirò soltanto che in alcune, ad esempio negli Scincidi, negli Anguidi, negli Anfìsbenidi, nei Ger- rosauridi, sembra che non siano presenti.

SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE

Ta V. I :

Fig. 1 Placca del muso di Amhlyrhynchus cristatus con otto recet¬ tori. Le « lenti » hanno un diametro oscillante tra diciotto e trenta centesimi di millimetro.

Fig. 2 Squama caudale superiore di Hoplocercus spinosus con tre recettori. Le « lenti » hanno un diametro di dieci centesimi di millimetro.

Fig. 3 Squama delle parti latero superiori della coda di Uraniscodon plica con un recettore. Il diametro della « lente » è di dieci cen¬ tesimi di millimetro.

Fig. 4 Estremità distale di una squama caudale di Sceleropus toi'- quatus, vista di lato. Le « lenticelle » hanno un diametro di dieci centesimi di millimetro.

Fig. 5 Squametta, posta in vicinanza della nasale, di Phrynosoma orhiculare, con un recettore ; la « lente » ha un diametro di quattordici centesimi di millimetro.

Fig. 6 Squama nucale di Enyalioides laticeps con due recettori ; le « lenti » hanno un diametro massimo di cinque centesimi di millimetro.

Fig. 7 Squama caudale superiore di Ctenosaura acaìithura con sette recettori. Le « lenti » hanno diametro oscillante tra nove e dodici centesimi di millimetro.

10

G. SCORTECCI - RECETTORI DEGLI IGUANIDI ECC.

Tav. 1 1 :

Fig. 1 Squama caudale superiore di Hoplurus cyclurus del Madagascar con molti recettori muniti di pelo. Le « lenticelle » hanno un diametro oscillante tra tre e quattro centesimi di millimetro.

Fig. 2 Squama delle parti laterali della coda di Brachylophus fasciatus (Isole Figi) con sette recettori. Il diametro delle «lenti» oscilla tra sette e dodici centesimi di millimetro.

Fig. 3 Squama della parte superiore del capo, e alla base delle grandi spine, di Phrynosoma orhiculare^ con un recettore. La « lenti¬ cella » ha un diametro di sei centesimi di millimetro.

Fig. 4 Squama caudale superiore di Strohilurus torquatus con sette recettori. Il diametro massimo delle « lenti » è di sei centesimi di millimetro.

Fig. 5 Squama caudale superiore di Phrynosoma orhiculare con un recettore ; la « lenticella » ha un diametro di sei centesimi di millimetro.

Fig. 6 Squama postrostrale di Stenocercus simonsi con sette recet¬ tori. Le « lenticelle » hanno un diametro oscillante tra sei e nove centesimi di millimetro,

G. Scortecci, Recettori degli Iguanidi e di altri SoAiri

Atti Soc. It. Se. Nat., Voi. LXXIX, Tav. 1

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G. Scortecci, lìecettori degli Iguanidi e di altri Sauri

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ERNESTO MARIANI

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E con animo commosso che io mi accingo a comme¬ morare il consocio Prof. Ernesto Mariani in quest’ aula, nella quale per molti anni Egli ebbe, insieme col compianto Dott. Marco De Marchi, a presiedere le nostre cousuete adunanze scientifiche. A venti giorni dalla Sua scomparsa? tocca oggi a me, che più di altri ho avuto forse con Lui consuetudine di vita per affinità di studi, che ho anche avuto quasi fosse una designazione direttamente dalle Sue mani qualche anno fa il Suo ‘‘ Curriculum vitae ,, e l’elenco completo delle Sue pubblicazioni, ricordarlo qui fra noi.

Ernesto Mariani era nato il 17 agosto 1863 a Milano ove segui le scuole inferiori. Iscrittosi alla facoltà di Scienze nella P. Università di Pavia compì brillantemente gli studi il 14 luglio 1886, conseguendo a ventidue anni la laurea in scienze naturali. Dotato di particolare spirito di osserva¬ zione e di una viva passione per gli studi geologici fu su¬ bito chiamato a coprire il posto di aiuto presso il Gabinetto di Mineralogia di quella Università.

Da studente, quando ancora frequentava i laboratori universitari, Egli aveva iniziato, sotto la guida di un altro illustre geologo lombardo, il prof. Torquato Taramelli, ad applicarsi alle indagini scientifiche con tale serietà d’ in¬ tenti che nello stesso anno in cui riceveva il titolo di dot¬ tore riusciva a pubblicare il suo primo lavoro geologico.

12

A. DESIO

I due anni di permanenza presso l’Istituto pavese di Mine¬ ralogia furono anni di fervida attività scientifica che gli fruttarono la pubblicazione di ben sei studi paleontolo¬ gici e che furono coronati dal conseguimento della libera docenza in Geologia e Paleontologia, ottenuta il 13 no¬ vembre 1888.

Raggiunta questa prima meta, Egli passò all’ insegna¬ mento delle Scienze Naturali nelle scuole medie, rimanen¬ dovi poi per cinque anni^ prima nel R. Istituto Tecnico di Girgenti, poi in quello di Foggia e finalmente nel R. Isti¬ tuto Tecnico di Udine ove insegnò per tre anni da quella stessa cattedra che ad alto lustro aveva portato il suo in¬ signe maestro Torquato Taramelli. Malgrado gli impegni didattici che assorbivano molta parte della sua giornata, il nostro consocio trovava pur tuttavia sempre il tempo per dedicarsi agli studi preferiti, eseguendo indagini e ricerche geologiche e paleontologiche sulle nuove regioni italiane che andava visitando, ma più specialmente sulla Sua diletta Lombardia.

Così in quel quinquennio videro la luce altri dieci la¬ vori scientifici.

Quando nella primavera del 1893 fu bandito il con¬ corso al posto di direttore della sezione geologica del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, Egli si presentò con un tale corredo di titoli scientifici e didattici che riuscì senz’ altro vincitore. Il ritorno in seno alla Sua città na¬ tale, fra i suoi amici e colleglli che anche da lontano ave¬ vano imparato a conoscerne ed apprezzarne le doti e l’-in- gegno segnò per Lui una delle date memorabili della vita.

Dal 18 luglio di quell’ anno, infatti, Eglr rimase a dirigere la sezione geologica del Museo sino al 15 agosto 1928 ; la bellezza di 35 anni !

Prima di lasciare, per limiti di età, il servizio presso il Museo milanese che aveva avuto come fondatore il più insigne fra i geologi lombardi, 1’ abate Stoppani il nostro consocio era succeduto per un anno nella Direzione

ERNESTO MARIANI

13

del Museo stesso al Suo maggiore amico, al Suo collega di molti anni, Ettore Artini, che 1’ aveva prematuramente lasciato.

Il lungo periodo trascorso nella quiete severa del Museo fu dedicato non solamente alle ricerche ed alle speculazioni puramente scientifiche, ma anche a ditfondere fra i giovani prima del nostro Politecnico, poi della nostra Università, la conoscenza delle discipline geologiche. Dal 1894 infatti, Ernesto Mariani tenne 1’ incarico dell’ insegnamento della Geologia nel R. Politecnico sino al 1938, ossia per 34 anni; dal 1924 al 1928 presso la facoltà di scienze della R. Uni¬ versità.

Io non illustrerò qui l’attività scientifica del nostro illustre consocio, attività sulla quale ho già avuto recente¬ mente in altra sede occasione di soffermarmi. Dirò solo che fra il 1886, anno in cui apparve la prima Sua pubblica¬ zione geologica, ed il 1934, data del Suo ultimo lavoro, è trascorso quasi mezzo secolo dedicato agli studi ed alle ri¬ cerche scientifiche.

La produzione geologica non è molto abbondante, ma omogenea. Sono 73 pubblicazioni dedicate in prevalenza ad argomenti stratigrafici e paleontologici relativi alla regione lombarda. A questi vanno aggiunte alcune note d’ indole varia zoologica, climatologica, commemorazioni ecc.).

Ricorderò invece eh’ Egli era il più anziano fra i Soci del nostro sodalizio essendosi iscritto nel 1886. Eletto con¬ sigliere il 27 novembre 1910, due anni dopo veniva chia¬ mato a coprire la carica di Vicepresidente, che poi teneva sino alla fine del 1936, per ben venticinque anni.

Egli faceva parte altresì del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere dal 1896 e nell’aprile di quest’ anno era stato nominato Vicepresidente. Altre accademie ed istituti scientifici lo annoveravano fra i soci. Cosi l’ Accademia

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A. DESIO

dell© Scienze, Lettere ed Arti degli Agiati di Rovereto fin dai 1897, la Società (già imperiale) dei Naturalisti di Mosca dal 1899, il Comitato Nazionale per la Geologia del Con¬ siglio Nazionale delle Ricerche dal 1930.

Dalla fine del 1925 al principio del 1927 fece parte della Commissione per il Servizio Geologico del Regno e nel maggio di quell’ anno fu chiamato dalla fiducia del Ministro delle Corporazioni nel Consiglio Superiore delle Miniere ove collaborò attivamente alla organizzazione delle ricerche e delle coltivazioni minerarie del Regno.

Per quanto Egli offrisse la Sua più generosa ed incon¬ dizionata attività alle varie commissioni e manifestazioni cui veniva chiamato a partecipare, non amava la vita pub¬ blica e preferiva lavorare appartato ed in silenzio. Con tutto ciò non era rimasto estraneo alle vicende politiche della Patria, tanto che nel 1924 era accorso ad iscriversi nelle file del Partito Fascista. Ma anche negli ultimi anni Egli era sempre bene informato intorno agli avvenimenti poli¬ tici ed ai problemi del momento che seguiva attentamente parlandone volentieri con gli amici e dimostrando in ogni occasione un giovanile spirito fascista ed un altissimo amore di Patria.

Ardito Desio

ERNESTO MARIANI

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ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI DEL PROF. E. MARIANI

Note geologiche e paleontologiche

1. Descrizione dei terreni miocenici fra la Scrivia e Stajfora. « BoR.

Soc. Geol. Ital. », Voi. V, Roma 1886.

2. Fossili Tortoniani di Capo S. Marco in Sardegna (in collaborazione col prof. C. F. Parona). «Atti Soc. Ital. Se. Natnr. di Milano», Voi. XXX, Milano 1887.

3. La molassa miocenica di Varano. Ibidem, Voi. XXX, Milano 1887.

4. Foraminiferi di Tronconero joresso Casteggio. « Rendiconti R. Ist. Lomb. Se. Leti. », Voi. XX, Milano 1887.

5. Foraminiferi della collina di S. Colombano Lodigiano. Ibidem, Voi. XXI, Milano 1888.

6. Foraminiferi del calcare cretaceo del costone di Gavarno in Val Seriana. (Con ima tavola). « Boll. Soc. Geol. Ital, », Voi. VII, Roma 1888.

7. Foraminiferi delle marne plioceniche di Savona. (Con ima tavola).

« Atti Soc. Ital. Se. Natnr. », Milano 1888.

8. Alcune osservazioni sui terreni cretacei tra il Serio e V Oglio.

Girgenti 1889.

9. Note geologiche e joaleontologiche dei dintorni di Girgenti. Foggia

1890.

10. La fauna a foraminiferi delle marne che affiorano da alcuni tufi vulcanici di Viterbo. (Con ima tavola). «Boll. Soc. Geol. Ital.», Voi. X, Roma 1891.

11. Una salita al M. Vulture in Basilicata. « Annali R. Ist. Tecnico di, Udine», Serie II, Anno IX, Udine 1891.

12. Appunti sulla Creta e sul Terziario antico della Brianza. Ibidem. Serie II, Anno IV, Udine 1891.

13. Il calcare lÀasico di Nese in Val Seriana. (Con ima tavola).

« Boll. Soc. Geol. Ital. », Voi. X, Roma 1891.

14. La Valletta del Rio Borizzo a Sud di Bontebba. « In Alto » Cro¬ naca della Società Alpina Friulana, Anno li, Udine 1891.

15. Appunti suir Eocene e sulla Creta nel Friuli oident ale. « Annali del R. Ist. Tecn. di Udine », Serie II, Anno X, Udine 1891.

16. Appmnti di ptaleontologia terziaria sul Bellunese. Ibidem, Serie II, Anno XI, Udine 1893.

17. Note paleontologiche sul Trias superiore della Carnia occidentale. (Con 3 tavole). Ibidem, Serie II, Anno XI, Udine 1893.

18. Alcune ricerche paleontologiche nel Buco del Piombo sopra Erba.

« Atti Soc. Ital. Se. Natnr. », V^ol. XXXV, Milano 1896.

19. Sopra alcuni pozzi della pianura Trevigiana. Ibidem, Voi. XXXVI,

Milano 1896.

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A, DESIO

20. Appunti di ])aleontologia lombarda. (Con 2 tavole). Ibidem, Voi. XXXVI, Milano 1896.

21. Su alcune grotte lombarde. (Con una tavola). Ibidem, Voi XXXVI, Milano 1896.

22. Contributo alla conoscenza della fauna retica, lombarda. « Rendi¬ conti del R. Ist. Lomb. », Voi. XXX, Milano 1897.

23. Osservazioni geologiche e paleontologiche nel gruppo del AI. Albenza. Ibiden, Voi. XXX, Milano '1897.

24. Rendiconto sommario di una gita geologica, nelle Prealp)i Berga¬ masche. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XXXVII, Milano 1897.

25. Ammoniti del Senoniano lombardo. (Con una tavola), « IMem. R. Ist. Lombardo », Voi. XVIII, Milano 1898.

26. Aptpunti geologici e petrografici sull’ alta Val Trompia. (In collab. col prof. Ettore Artini). « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XXXVII, Milano 1898.

27. Ricerche micropaleontologiche su alcune rocce della Creta lombarda.. (Con 2 tavole). Ibidem, Voi. XXXVIII, Milano 1899.

28. Su alcune grotte dell’Alta Brianca. «In Alto», Cronaca della So¬ cietà Alpina Friulana, Anno X, Udine 1899.

29. Sul calcare marnoso puddingoide pseudo-giurese di Biandronno e su una Rhynconellina del Lias inferiore dell'Alta Bidanza. « Rendiconti del R. Ist. Lomb. », Voi. XXXIII, Milano 1899.

30. Appunti geologici e paleontologici sui dintorni di Schilpario e sul grup>po della Presolana. Ibidem, Voi. XXXII, Milano 1899.

31. Fossili del Giura e dell’ Infracretaceo della. Lombardia. (Con una tavola). « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XXXVIII, Milano 1899.

32. Nuove osservazioni geologiche e paleontologiche sul gi'uppo della Presolana e della Cima di Camino. « Rendiconti R. Ist. Lomb. », Voi. XXXIII, Milano 1900.

33. Su alcuni fossili del Trias medio dei dintorni di Porto Valtra.vaglia e sulla fauna della dolomia, del monte S. Salvatore presso Lugano. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XL, Milano 1901.

34. Note geologiche sul gruppo delle Grigne. « Rendiconti R. Ist. Lom- I bardo », Voi. XXXIV, Milano 1901.

35. Su alcune ittiodoruliti della Creta Lombarda. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XLI, Milano 1902.

36. Appunti geologici sul Secondario della Lombardia occidentale. Ibid. Voi. XLIII, Milano 1904.

37. Osservazioni su recenti oscillazioni di alcuni ghiacciai del gruppo Ortles-Cevedale. « Rendiconti R. Ist. Lomb. », Voi. XXXVIII, Mi¬ lano 1905.

38. Su alcuni fossili del Afonie Antelao nel Cadore. Ibidem, Voi. XXXVIII, Milano 1905.

39. Caratteri triassici della fauna retica lombarda. Ibidem. Voi. XXXVIII, Milano 1905.

40. Sul giacimento di galena argentifera dell’ Altopiano di Cadlimo

ERNESTO MARIANI

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[grujìpo del M. S. Gottardo). « Giornale di Geol. Pratica », Anno IV, Perugia 1906.

41. Alcune osservazioni geologiche sui dintorni di Bagolino nella Valle del Cajfaro. « Rendiconti R. Ist. Lomb. », Voi. XXXIX, Milano 1906.

42. Nuovi appunti sulle oscillazioni di alcuni ghiacciai della Valfurva. [Valtellina). Ibidem, Voi. XXXIX, Milano 1906.

43. Resti fossili di elefante trovati in alcune cave di sabbia vicino a JSLilano. (Con una tavola). « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XLVI, Milano 1907.

44. Contributo allo studio delle bivalvi del Calcare di Esino nella Lombardia. (Con 2 tavole;. Ibidem, Voi. XLVI, Milano 1908.

45. Sul ritiro attuale del Ghiacciaio del Forno della Valfurva e di alcuni altri ghiacciai della catena alpina. « Rendiconti R. Ist. Lomb. », Voi. XLI, Milano 1908.

46. Osservazioni geologiche sui pozzi trivellati di Milano e sul pozzo trivellato di S. Vittore a Monza. (Con una cartina geol.). « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XLVIII, Milano 1909.

47. Su un molare di elefante fossile trovato nel sottosuolo di Milano. (Con una tavola). Ibidem, Voi. XLIX, Milano 1910.

48. Di alcune recenti ricerche su calcari da cemento nella Lombardia.

« Giornale di Geol. Prat. », Anno IX, Catania 1911.

49. Sulla origine della Catena Alpina secondo la teoria dei carreggia¬ menti. « Natura », Rivista Se. Natur., Voi. II, Pavia 1911.

•50. Su alcune forme di erosione di alta montagna. Ibidem, Voi. Ili, Pavia 1912.

•51. Sulle recenti oscillazioni del Ghiacciaio del Forno nelV alta Valtel¬ lina. (Con una tavola). Ibidem, Voi. Ili, Pavia 1912.

52. Resti di bovini fossili nella Lombardia. Ibidem, Voi. V, Pavia 1914. -53. Su lina nuova forma di Temnoche ilus della Dolomia ladinica della Griglia di Campione nella Lombardia. «Atti Soc. Ital. Se. Natur.», Voi. LUI, Pavia 1915.

■54. Nuove osservazioni sui movimenti di alcuni ghiacciai della Val¬ furva nell' alta Valtellina. «Rendiconti R. Ist. Lomb.», Voi. XLVIII, Milano 1915.

55. Note geologiche sui recenti pozzi trivellati di Milano. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. LIV, Milano 1915.

56. Le piramidi di erosione di FoHalesio in Valtellina. « Natura», Voi. VII, Pavia 1916.

-57. Osservazioni sull’ Hettàgiano nelle Prealpi Lombarde. «Rendiconti R. Ist. Lomb. », Voi. XLIX, Milano 1916.

58. Dal Monte Generoso ai Corni di Canzo. Osservazioni geologiche.

« Natura » Voi. IX, Pavia 1918.

59. Sulla fauna retico, lombarda. (Con una tavola). « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. XII, Milano 1921.

3

18

A. DESIO

60. Osservazioni sugli strati di S. Cassiano e di Raihl. « Natura », Voi. XII, Milano 1921.

61. Relazione sul bacino geologico, idrologico ed imbrifero delle aceiue

« Fonti di Bareno ». {Terme verbanesi). Pallanza 1923.

62. Sulle condizioni geologiche delle acque minerali delle « Fonti di Bareno », « Rendiconti R. Ist. Loinb. », Voi. LVI, Milano 1923.

63. Su un nuovo esemplare di Lariosaurus Balsami CuR. trovato negli scisti di Perledo. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi. LXII, Milano 1923.

64. Cenni geologici sul g7'up>2^o delle Grigne. (Con una carta geologica). Sezione di Milano del Club Alpino Italiano, Milano 1923.

65. Lealtà Valle di Sulden. Osservazioni geologiche. «Natura», Voi.

XVI, Milano 1926.

66. Le fonti termali di Bot'mio e la galleria dello Stelvio. Ibidem. Voi.

XVII, Milano 1926.

67. Osservazioni geologiche su tre profonde trivellazioni e sul Pliocene maì'ino nel sottosuolo di Milano. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Voi, LXVI, Milano 1927.

68. Sul Pliocene marino del sottosuolo di Monza e di Vimercate. {Lom- bardia\ Ibidem, Voi. LXVII, Milano 1928.

69. Osservazioni geologiche sulla galleria dello Stelvio e sulle sue linee di accesso da Milano. « Rendiconti R. Ist. Lomb. », Voi. LXIII, Milano 1929.

70. La bauxite nella Penisola Salentma e nel Pì'omontorio del Gargano. Ibidem, Voi. LXIII, Milano 1930.

71. L’ industria delle coti bergamasche. Ibidem, Voi. LXIV, Milano 1931.

72. Sulla zonà scisto-bituminosa triassica di Pesano - M. S. Gioi'gio. Ibidem, Voi. LVI, Milano 1933.

73. I rettili triassici di Pesano - M. S. Giorgio e di Perledo. Ibidem, Voi. LXVII, Milano 1934.

Note diverse

Contributo alla conoscenza della fauna del Friuli. «In Alto», Cronaca Alpina Friulana, Anno III, Udine 1892.

R quarto Congresso Geografico Ualiano. « Boll. Soc. Geol. Ital. », Voi. XX, Roma 1901.

R clima di Tripoli e di Bengasi. «Natura», Voi. Ili, Pavia 1912. Lezioni di geologia generale ed applicata alV ingegnei'ia. Tenute presso il R. Politecnico di Milano. Libreria Editrice Politecnica di C. Tamburini. Milano 1920’

Lezioni di geologia generale ed applicata all’ ingegneria. Tenute presso il R. Politecnico di Milano, Libreria C. Tamburini, II Edizione. Milano 1923.

ERNESTO MARIANI

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Commemorazioni

Antonio Stoppani. « Atti Soc. Ital. Se. Natur. », Milano, Voi. XXXI, Milano 1895.

Giulio Andrea Pirona. Ibidem, Voi. XXXVI, Milano ]896.

Gaetano Giorgio Gemmellaro. Ibidem, Voi. XLIII, Milano 1894.

Giovanni Omboni. Ibidem, Voi. XLIV, Milano 1910.

Giuseppe Meì'calli. Ibidem, Voi. LIV, Milano 1915.

Annibaie Tommasi. Ibidem, Voi. LX. Milano 1921.

Giulio De Alessandri. Ibidem, Voi. LX, Milano 1921.

Torquato Taramelli. Ibidem, Voi. LXI, Milano 1922.

Torquato Taramelli. « Rendiconti R. Ist. Lombardo », Voi. LXVI, Mi¬ lano 1923.

Antonio Stoppani. Discorso commemorativo letto a Lecco il 25 settembre 1927 in occasione della inaugurazione del suo monumento. « Boll. Soc. Geol. Ital. », Voi. XLVI, Roma 1927.

Ettore Artini. Onoranze al Prof. E. Artini tenute al Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Discorso Commemorativo tenuto il 17 marzo 1929. Tip. Succ. Frat. Fusi, Pavia 1929.

Carlo Fabrizio Parona. «Rendiconti R. Ist. Lombardo », Voi. LXXII, Milano 1938-39.

Dott. Giovanna Pagliani

rLOGOPITE E TITANOLIVIXA DI MONTE BRACCIO

(Val Malenco)

Mi fu affidato dal Prof. Grill P incarico di studiare alcuni campioni di flogopite donati dal signor P. Sigismund all’Istituto di Mineralogia della R. Università di Milano.

Questa flogopite venne trovata dallo stesso signor Sigismund in Val Malenco e precisamente tra 1800-2000 m. s. m. sul Monte Braccio, sopra Primoio.

Fra le specie minerali finora trovate ed elencate da P. Si¬ gismund (’) e più tardi da F. Mauro (^) in Val Malenco, non figura la flogopite. Essa si trova nel calcare granulare, in lamine di discrete dimensioni (4-5 cm.), di un colore brano violaceo con caratteristici riflessi metallici.

Le lamine .sono poco elastiche e fondono al becco Bunsen abbastanza facilmente, dando uno smalto bianco. Non colorano la fiamma.

Al microscopio le lamine più spesse presentano un pleocroi- smo abbastanza intenso :

a = bruno molto chiaro ^ = y = bruno violaceo scuro

L’angolo assiale ottico è quasi nullo, la birifrazione nega¬ tiva. Gli indici di rifrazione, determinati col metodo della linea di Becke, sono risultati per la luce del sodio:

Np = 1,549 + 0,001 '

N,n = 1,583 ± 0,001

N. = 1,585 ± 0,001

(^) Sigismund P., I minerali del Comune di Sondalo. Milano, 1901. (-) Mauro F., I minerali della Val Malenco. Boll. Club Alpino It., Voi. XL. Torino, 1910.

FLOGOPITE E TITANOLIVINA DI MONTE BRACCIO

21

Il peso specifico, determinato col metodo dei liquidi pesanti, è risultato eguale a 2,714.

L’analisi chimica, eseguita su materiale puro, ha dato i se-

guenti risultati :

Rapporti molecolari

SiOg

35,64

59,04

TiO,

2,83

3,62

AlgOg

15,13

14,77

FegOg

2,65

1,65

PeO

1,55

2,16

MnO

CaO

tracce

MgO

27,62

68,16

Na,0

3,58

5,45

6,49

6,85

H,0-

0,81

H.O +

4,23

28,31

F

100,53

La formula calcolata in base ai dati forniti dall’analisi, è la seguente: 5SÌO2 AlgOg 6MgO Kg 0 2H2O.

Dai dati analitici si può vedere come la composizione chi¬ mica della flogopite della Val Malenco si discosti assai da quella delle comuni flogopiti ; infatti il tenore della silice e quello del¬ l’ossido di potassio sono assai più bassi del normale; l’acqua in¬ vece è presente in quantità abbastanza notevole. Ciò potrebbe far supporre che la fiogopite in questione sia in via di alterazione, dato pure il caratteristico color bronzeo delle lamine.

Il titanio è presente in quantità notevole. Nelle miche po¬ vere di ferro esso si può trovare in percentuali anche abbastanza elevate. Secondo Jacob (^) esso è presente in quantità sempre determinate e può sostituire il magnesio, mai però il silicio o l’alluminio, come lo prova un numero rilevante di analisi di fio- gopiti titanifere.

(^) Jacob J., Beitrcige zur chemischen Konstitution der Glimmer. Parte X ; Ueber die Eolie des Titans in dea plilogopiten. Zeit. f. Kry- stalL, Voi. 82, pag. 271. Lipsia, 1932.

22

G. PAGLIANI - FLOGOPITE E TITANOLIVIXA ECC.

In questo caso però ad un tenore abbastanza elevato di ma¬ gnesio fa riscontro un tenore assai basso di silicio ; ciò potrebbe essere spiegato sempre con un’alterazione nell’edificio cristallino della flogopite.

La flogopite di Monte Braccio si trova, come si è detto, nel calcare granulare, associata a diopside, titanolivina, grafite. Nel diopside sono frequenti delle inclusioni granulari nere, dovute, assai probabilmente, ad ilmenite.

La titanolivina fu già descritta dal Brugnatelli (^): non mi consta però che egli abbia notato questa particolare asociazione flogopite-titanolivina nel calcare granulare. I granuli di titanoli¬ vina sono disseminati in notevole quantità, tanto sul calcare che sulla flogopite stessa. Il colore di questi granuli, che sono sempre di dimensioni minime, è di un rosso aranciato assai vivo.

Il pleocroismo è quello caratteristico della titanolivina; esso varia dal giallo aranciato al giallo ^^aglierino.

Gli indici di rifrazione sono risultati, per la luce del sodio:

Np = 1,664 + 0,001

Nm = 1,670 ± 0,001

Ng = 1,691 ± 0,001

Il Brugnatelli per la titanolivina della Val Malenco per il valore ^ 1,680. Questa differenza potrebbe indicare una diver¬ sità di composizione per la titanolivina di Monte Braccio i cui indici di rifrazione si avvicinano invece a quelli dati dal Larsen (^).

a = 1,658 = 1,670 y = 1,690

Purtroppo la scarsità del materiale non ha permesso che fosse eseguita una analisi chimica che avrebbe potuto dare interessanti risultati.

Istituto di Mineralogio, e Petrocfrafia della R. Università di Milano

(0 Brugnatelli L., Ueher den Titanovilin der Umgebung von Chiesa -in Val Malenco. Zeit. f. KrjstalL, Voi. 39, pag. 209. Lipsia, 1904.

(-) Larsen E S., The microscoinc determination of thè nonopaque minerals. Geol. Survey. Bull. n. 848. Washington, 1934.

ISTITUTO DI ANATOMIA COMPARATA DELLA K. UNIVERSITÀ DI PAVIA (Direttore Prof. Maffo Vialli)

Dott. Carlo Bignardi

CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMICA DELLE CELLULE DI PANETH

I caratteri diagnostici differenziali tra tipi cellulari diversi possono scegliersi tanto con criteri morfologici quanto con criteri istochimici e nulla vieta di utilizzare per eventuali diagnosi am¬ bedue i criteri contemporaneamente. Certo, se non si usano am¬ bedue, per ottenere una omogeneità logica mi pare anche suffi¬ ciente utilizzare in un determinato caso un unico criterio, purché sia sempre quello. Laddove è possibile l’ utilizzazione del criterio istochimico io penso che esso abbia un significato e un valore più precisi di quelli puramente morfologici. In precedenti mie ricerche ho cercato, e credo di essere riuscito a dimostrare, una reale differenza istochimica fra cellule mucose e cellule mu- coidi, due tipi cellulari la cui distinzione fatta con semplici cri¬ teri morfologici o di colorabilità, è troppo mal sicura.

Secondo la mia definizione la cellula mucosa deve contenere un estere solforico di polisaccaride, la cellula mucoide no. Discu¬ tendo il possibile partito che si può trarre da questa mia distin¬ zione ho posto una serie di problemi ai quali ho già cercato di rispondere successivamente al già citato lavoro. La mia distinzione è basata su un carattere positivo per la cellula mucosa, negativo per la cellula mucoide. Ora questo carattere negativo si presenta anche in altri tipi cellulari, per cui la cellula mucoide deve essere distinta in ultima analisi, allo stato attuale delle ' nostre cono¬ scenze, anche con criteri morfologici. Per cercare di addivenire alla uniformità di cui ho già detto, mi è parso utile trovare una distinzione istochimica anche tra cellule mucoidi e altri tipi cel- lulari. E evidente che qui i caratteri diagnostici andranno cercati

24

C. BIGNARDI

caso per caso con diversi criteri a seconda dei varii tipi cellu¬ lari che possono coesistere con le cellule mucose o mucoidi nelle- singole localizzazioni. Ho già accennato per esempio ai tipi cellu¬ lari per cui va stabilita una distinzione nel corso dello studio delle ghiandole di Brunner. Queste mie ricerche sulle cellule mu¬ cose e mucoidi partono appunto dalla necessità in cui mi sono trovato in una ricerca anatomo-comparativa su tali formazioni.

Scorrendo infatti l’abbondantissima bibliografia sulle ghiandole di Brunner si può constatare che i tipi cellulari presenti sono molto varii, per cui, accanto alle cellule mucose non caliciformi o alle cellule mucoidi, elementi costanti, noi possiamo trovare (sec. Patzelt) caliciformi tipiche, cellule sierose, cellule enterocromaf- fini, cellule di rivestimento, cellule granulose di tipo Paneth. Per alcune di esse come le enterocromaffini, la conoscenza morfologica e istochimica è molto approfondita e su di esse qui non mi sof¬ fermo, poiché possediamo tutti i dati necessari per la loro iden¬ tificazione.

Tali condizioni non mi pare sussistano invece per le cellule di Paneth e ho |)ensato che per rendere possibile una caratte¬ rizzazione fosse necessario prima un contributo istochimico alla loro conoscenza, che allo stato attuale possiamo dire alquanto mal sicura. Queste ricerche rajDpresentano un saggio di quello che potrebbe essere l’andamento di una parte di tali indagini istochi- miche. Per necessità di tempo io mi sono per ora limitato allo studio dettagliato delle sole cellule di Paneth nel Ratto pigliando però anche in esame in modo meno completo le cellule di Paneth del Riccio. E evidente che prima della integrale utilizzazione di questi dati nelle diagnosi differenziali istochimiche sarà necessario che essi vengano ricercati comparativamente anche in altre specie. I lavori relativi a tale estensione anatomo-comparativa non solo nei Mammiferi ma anche nelle altre classi di Vertebrati con gli stessi metodi da me usati sono già in corso da parte di altri studiosi del nostro Istituto e solo dopo che essi saranno espletati sarà possibile dire una parola definitiva sulle caratteristiche isto¬ chimiche delle cellule di Paneth. Si potrà allora vedere se alcune delle differenze riscontrate siano l’ espressione di una varietà di tipi cellulari oppure semplicemente siano date da fasi funzionali diverse di uno stesso tipo cellulare.

Data l’indole del presente lavoro non mi dilungherò a ricor¬ dare tutta la bibliografia sulle cellule di Paneth e neppure la

CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMlCA ECC.

25

intera bibliografia sulla questione tanto discussa della natura chimica del secreto. Rimando per tutto questo alla abbastanza recente monografia di Baecker (1934) limitandomi qui a citare alcuni dati che più direttamente mi sembrano legati alla questione di cui mi occupo.

Tralasciandone alcuni meno recenti, posso ricordare un’im¬ portante recentissimo contributo nei riguardi del nostro argomento, di Hintzsche e Anderegg.

La parte del lavoro di Hintzsche e Anderegg che più inte¬ ressa ai fini delle attuali ricerche riguarda la presenza di poli¬ saccaridi nelle cellule di Paneth. Essa in parte si presenta cor¬ rispondente al mio lavoro, poiché si riferisce al Topo, al Ratto e alla Cavia. Secondo Hintzsche e Anderegg il glicogeno non forma una caratteristica costante delle cellule di Paneth e anche la reazione di Bauer specifica del glicogeno e dei polisaccaridi in genere, è negativa nelle cellule di Paneth. Solo nel Topo i sud¬ detti A A. hanno trovato reazione positiva nella parte apicale delle cellule di Paneth in alcuni tratti tra i granuli i quali invece sono a reazione negativa. Sempre secondo gli AA. i tratti con reazione di Bauer positiva sono colorabili anche con mucicarminio. Secondo Hintzsche e Anderegg data la particolare caratteristica di solubilità dei granuli è poco probabile una loro costituzione glicoprotidica.

Le recenti ricerche di Boerner-Patzelt sul punto isoelettrico delle cellule di Paneth portano certamente ad un grado di estrema finezza le analisi cromatiche, ma non ci jDOSSono ancora fornire dati per l’argomento che ci interessa, pur essendo presumibil¬ mente l’espressione di una ben definita condizione chimico-fisica. Anche le conoscenze acquisite sulla fissabilità dei granuli di Paneth e sull’influenza dei varii fissativi sulla loro colorabilità non valgono per ora a far luce sulla questione, anzi la complicano. Sembra infatti che i granuli delle Paneth almeno in alcuni ani¬ mali, siano spiccatamente acidofili se la fissazione è stata fatta in formolo, formolo-alcool, Orth, acquistino invece una notevole affi¬ nità per colori basici, esempio ematossilina Delafield, fissando in miscele picriche. In qualche caso, in una stessa cellula, sono stati trovati misti granuli acidofili e basofili e non mancano reperti positivi coi coloranti del muco, oltre 1’ ematossilina di Delafield, fatto questo che secondo qualche Autore rappresenta almeno par-

26

C. BIGNARDI

zialmente, qualche appoggio alla ben nota teoria di Bizzozzero che la cellula acidofila di Paneth altro non sia che uno stadio precoce di cellula caliciforme, concezione però che ha trovato numerosi oppositori i quali sostengono che la cellula di Paneth sia un tipo cellulare sui generis.

I metodi di ricerca per ora da me usati e che io verrò suc¬ cessivamente esponendo in forma molto succinta insieme coi ri¬ sultati, sono quelli stessi che mi hanno permesso in altri lavori come ho già detto, di caratterizzare con notevole precisione la cellula mucoide.

II materiale di cui mi sono servito per le mie ricerche è stato il duodeno di Ratto che come è noto è provvisto in fondo alla cripte delle ghiandole di Galeazzi-Lieberkùhn di numerose cellule di Paneth. Ho usato come fissativo il formolo-alcool secondo Schaffer che a parere comune è uno dei migliori fissativi delle cellule di Paneth. Ho studiato anche materiale fissato in Zenker-Helly che pure permette una buona fissazione, mentre lo Zenker comune viene ritenuto inadatto potendo sciogliere i granuli per il suo tenore in acido acetico.

La prima reazione istochimica di cui mi sono servito è stata quella di metacromasia. Secondo i risultati degli esaurienti studi di Lison accettati ormai da numerosi AA. e che io ho preso come base per le mie precedenti ricerche sulle cellule mucose e mucoidi, tale reazione ha esito positivo solo per gli esteri solforici di po¬ lisaccaridi od i loro sali. Io ho già considerato questo mezzo come sufficiente per separare le cellule mucose caratterizzandole per la reazione positiva dalle cellule mucoidi morfologicamente si¬ mili ma a reazione negativa.

Lison raccomanda alcune cautele per rendere la reazione metacromatica sicuramente precisa e avente un valore istochimico. In altre mie ricerce attualmente in corso sto studiando di meglio precisare il valore di queste precauzioni. Per ora essenzialmente mi sono attenuto a queste cautele ; ho usato cioè soluzioni molto diluite di colorante e osservato il preparato in acqua, oppure mi sono servito di soluzioni relativamente concentrate osservando in mezzo sfavorevole, come lo sciroppo di Apathy. Non ho mancato però di fare parallelamente qualche osservazione in condizioni non perfettamente ortodosse come sarebbe l’esame in acqua dopo colorazione con soluzioni relativamente concentrate, condizioni

CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMICA ECC.

27

nelle quali secondo Lison non tutti i quadri di metacroinasia sono da ritenersi specifici. In tutte queste condizioni i granuli delle Panetti apparivano scolorati oppure colorati solo leggermente in bleu chiaro e non mostravano alcuna traccia di metacromasia. Si deve perciò ritenere che, nei limiti di sensibilità della reazione, non sia dimostrabile nei granuli la presenza di un estere solforico di polisaccaride.

Risultata negativa la ricerca di polisaccaridi allo stato di esteri solforici, sono ricorso ad altre reazioni dei polisaccaridi anche non esterificati e in primo luogo ho provato 1-a reazione di Bauer per i polisaccaridi e una reazione argentica da me ideata e parallela a quella di Bauer.

La reazione che Bauer aveva proposto per il glicogeno e per altri polisaccaridi è una vera reazione istochimica secondo l’A., avendola egli ottenuta anche in vitro. Essa si verifica pure, come è stato osservato da varii AA. e da me,' in parte anche contro r affermazione di Bauer, per i glicoproteidi come il muco, la sostanza fondamentale della cartilagine e qualche altra localizza¬ zione. Io ho pure dimostrato che anche il secreto della cellula mucoide, sulla natura della quale non si aveva alcun dato preciso, la reazione di Bauer ; si può quindi riconoscere in esso, am¬ messa la validità completa della reazione di Bauer, la presenza di un polisaccaride o di un glicoproteide. La reazione argentica per i cui dati tecnici rimando al mio lavoro originale, consiste in una riduzione del nitrato d’argento alcalino da parte di glico¬ proteidi 0 polisaccaridi precedentemente trattati con acido cromico come per il Bauer. L’optimum per la riuscita della reazione di Bauer secondo l’A. è una concentrazione di acido cromico al 4”/^ con un trattamento della durata di un’ora. Nella presente ricerca ho fatto agire l’ acido cromico al 4 sulle fette per una, due, tre, quattro, cinque ore e colorato poi al solito col reattivo di Schiff per 15-20'. Con lo stesso trattamento di acido cromico ho proceduto anche alla reazione argentica. In entrambi i gruppi di prove ho ottenuto risultati sempre negativi.

Nella mia nota sulla istochimica della sostanza fondamentale della cartilagine (1939) in cui ho impiegato per la prima volta in questa mia serie di ricerche, la reazione di Bauer e la reazione argentica avevo fatto riserve sul meccanismo delle due reazioni nel senso che mi sembrava di non potere a priori escludere una azione sul reattivo dell’ acido cromico o di un suo derivato, eletti-

28

C. BIGNARDI

vamente adsorbito o combinato cbimicamente al glicoproteide. Anche ora, pure avendo maggiore esperienza su tali tecniche, non mi sento di rinunciare alle stesse riserve.

Un’altra nuova reazione da me recentemente proposta ed applicata con profitto anche in ricerche non ancora rese note, a varie localizzazioni di polisaccaridi, consiste in un trattamento- dei preparato con acido solforico concentrato per una durata da mezzo minuto ad un minuto col risultato di ottenere una probabile esterificazione del polisaccaride. Il verificarsi di tale reazione sulla sostanza mucoide, che cosi trattata una nettissima reazione me¬ tacromatica, mi ha permesso da un lato di avvalorare la asser¬ zione di Lison sul valore istochimico della metacromasia dall’altro di confermare la presenza nella sostanza mucoide di un glicopro¬ teide o di un polisaccaride, sostanza già presumibilmente dimo¬ strata con la reazione di Bauer e con la reazione argentica. Per i granuli delle Paneth dopo trattamento con acido solforico per mezzo minuto, un minuto, due minuti non ho mai ottenuto alcuna sicura reazione metacromatica. Nel dubbio che l’acido solforico potesse avere disciolti i granuli delle cellule di Paneth ho colorato queste successivamente con fucsina acida potendo cosi osservarne la conservazione e anche il permanere della acidofilia.

Nelle mie già ricordate ricerche sulle cellule mucose e mucoidi ho avuto anche occasione di rendere noto un fatto di cui non ho trovato alcuna traccia nella bibliografia e il cui significato è per me ancora molto oscuro. Trattate con acido cromico al 10 ° ^ le cellule mucoidi danno un viraggio del colorante metacromatico, che come aspetto in complesso non si differenzia dalla tipica me¬ tacromasia.

Sto ancora indagando sull’essenza di questo fenomeno e ho fatto ulteriori prove dalle quali ho potuto vedere che il viraggio del colorante si mantiene anche se dopo il trattamento con acido cromico il preparato viene portato in alcool o in formalina allo scopo di ridurre le possibili tracce di acido cromico eventual¬ mente adsorbito come tale. La questione ha particolare importanza poiché coinvolge la interpretazione della metacromasia secondo Lison. Essa dovrà essere discussa a fondo e non mi pare questa la sede più opportuna per tale trattazione, per il fatto che questa tecnica applicata alle cellule di Paneth mi ha sempre dato risul¬ tati negativi. In un jtrossimo lavoro riprenderò la questione e per quanto non si possa presumere di poterla risolvere completamente,

CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMICA ECC.

29

cercherò di dare un fondato giudizio sull’argomento valutandolo anche dal punto di vista critico.

Forse jDOSSono ritenersi di valore istochimico alcuni risultati da me ottenuti col mucicarminio, con la muciemateina e con la ematossilina Delafield, in cellule mucoidi dopo trattamento con acido solforico. Pur facendo qualche riserva sul reale valore isto¬ chimico dei fatti da me osservati ritengo utile esporre qui i ri¬ sultati da me ottenuti con tali tecniche, anche per i granuli delle cellule di Paneth. I granuli che nelle mie condizioni di materiale e di fissazione non si coloravano affatto con i tre coloranti sopra¬ detti in condizioni normali, non mostrarono tale colorabilità nep¬ pure dopo trattamento con acido solforico.

A dimostrare quanto sia necessaria una ricerca comparativa prima di voler trarre delle deduzioni in rapporto a questi risul¬ tati mi pare utile ricordare alcune osservazioni che incidental¬ mente ho fatto sulle cellule di Paneth di Riccio nel corso di altre ricerche.

Xel Riccio le cellule di Paneth non hanno tutte lo stesso comportamento almeno di fronte alle determinate tecniche da me usate e limitatamente al materiale da me studiato e cioè duodeno di Riccio all’inizio del letargo, fissato in Zenker-Helly. In una parte almeno delle cellule di Paneth ho trovato una reazione di Bauer positiva con caratteri diversi j^erò da quelli osservati da Hintzsche e Anderegg nel Topo. Infatti mentre questi AA. tro¬ vano reazione positiva nel citoplasma intergranulare io ho os¬ servato una colorazione ben netta benché debole e non costante, di una parte dei granuli. In altri preparati dello stesso materiale trattati con acido solforico per la esterificazione dei polisaccaridi ho notato la comparsa, per quanto con una certa irregolarità, di una debole metacromasia dei granuli. E evidente che tali osser¬ vazioni non possono dirsi ancora del tutto definitive. Esse però hanno un significato in quanto dimostrano la necessità delle ri¬ cerche comparative che, come ho già detto, sono in corso nel nostro Istituto. Solo dopo che esse saranno complete si potranno trarre conclusioni di un effettivo valore generale. Per ora questi miei risultati possono essere considerati come un utile mezzo di diagnosi istochimica delle cellule di Paneth rispetto alle cellule mucoidi nel Ratto e possono essere considerate come una traccia di ricerca per i successivi studi sull’ argomento.

30 C. BIGNARDI - CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA ISTOCHIMICA ECC.

BIBLIOGRAFIA

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Bauer H. - Mikroskopisch-chemischer Xacbweis von Glykogen und einigeii anderen Polysacchariden. Zeit. mikr. anat. Forscb. XXXIII (1933>

Bignardi C. - Cellule mucose e cellule mucoidi. P Contributo critico e tecnico all’ impostazione di alcuni problemi generali. Arch. ital. Anat. Embr. XLI (1939).

Ricerche preliminari sulla istochimica del tessuto cartilagineo. Atti

Soc. Nat. e Mat. di Modena LXX (1939).

Cellule mucose e cellule mucoidi. II. Primi risultati nella applica¬

zione delle tecniche istochimiche per i polisaccaridi. Boll, di Zool. X (1939).

Cellule mucose e cellule mucoidi. Ili, Sulla comparsa della reazione

metacromatica in cellule mucoidi dopo cromizzazione, ibidem. X (1939>

Cellule mucose e cellule mucoidi. IV. Esterificazione solforica della

sostanza mucoide e sua dimostrazione istochimica. Atti Soc. Nat. e Mat. di IModena LXXI (1940),

Cellule mucose e cellule mucoidi. V. Caratteristiche di colorabilità

elettiva delle cellule mucoidi dopo esterificazione con acido sol¬ forico. Atti Soc. Nat. e Mat. di Modena LXXI (1940).

Boerner - Patzelt D. - Uber den Einfluss der Eixierung auf die Farbbarkeit der Panethschen KOrnerzellen bei der Maus. Zeit. f. Zellf. u. mikr. anat, XXII (1935).

Ueber die Eigenschaften und die Bedeutung der Panethschen Kbr-

nerzellen in der Tierreihe. ibidem, XXIV (1936j.

Hintzschb e. und Anderegg - Histophysiologische Studien an den Panetschen Zellen. Zeit. f. mik. anat. Forsch. XLIII (1938).

Dott. Caterina Messina

I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO

I minerali di boro che compaiono nelle geodi del granito di Baveno sono la datolite, l’axinite e la tormalina. La prima, di gran lunga più abbondante, è quella i cui cristalli presentano maggiori dimensioni.

Come è noto, la formazione granitica di Baveno si estende in direzione N.N.E. per 9 Km. da Pescone (Lago d’ Orta) a Eeriolo (Lago Maggiore) ed in essa si aprono le cave che fin dal secolo XVI venivano sfruttate per 1’ estrazione del famoso granito rosa e del granito bianco.

Essa appartiene alla serie alcali-calcica ed è caratterizzata chimicamente da una forte acidità e da una grande scarsezza di magnesio (1). Ha una grana media, ed è in genere assai com¬ patta. Erequenti però le geodi ricche di belle cristallizzazioni, specialmente di quarzo e ortose.

Pino ad ora sono circa 40 le specie minerali note a Baveno, le quali rivelano la presenza, nel magma granitico, oltre degli elementi chimici che compaiono nei costituenti essenziali della roccia anche di S, Cu, Sn, Li, Cs, Rb, Be, Mo, N, V, Ce, Se, terre rare, Mn, E, B.

Datolite.

Cenni storici sulla datolite di Baveno. Kenngott nel 185S (2) per primo cita la datolite a Baveno come un « nuovo minerale » simile all’apatite. C. v. Hauer studiò questa nuova specie e trovò i seguenti dati: Peso specifico 2,968, durezza 5-6, composizione chimica Si 02 = 38,42; Ca 0 = 34,23; H2O = 6,00; ed inoltre riscontrò P2O5, AI2O3, Na2 0. Il Sella più tardi sup-

32

C. MESSINA

pose che il minerale in questione fosse datolite, supposizione con¬ fermata poi dall’ Haidinger in base alla ricerca positiva dell’acido borico.

Anche il Kenngott che aveva scoperto il nuovo minerale, con¬ statava nel 1859 che tutte le proprietà corrispondevano a quelle della datolite e che quindi il minerale era veramente da rite¬ nersi tale.

Striiver nel 1866 (3) cita la datolite fra i minerali di Baveno e il Molinari nel 1884 (4) ne fa uno studio più approfondito. Secondo il Molinari la datolite si trova a Baveno in piccole geodi tappezzate di quarzo e feldispato e presenta facce nitide e spigoli ben definiti. Si presenta anche in massa vitrea, trasparente, in¬ colora 0 traente al giallo citrino, con doppia rifrazione, frattura ineguale e striature poligonali sulla faccia (001).

La durezza è 5,5 e il peso specifico 3,02.

Il Molinari parla pure di cristalli geminati, la cui presenza non ho però mai potuto osservare nel numeroso materiale da me studiato. L’autore fece pure in un primo tempo alcuni saggi qua¬ litativi per cui confermò che il minerale era datolite.

Li questa esiste un magnifico cristallo, il primo trovato a Baveno, nella collezione del Valentino a Torino : probabilmente, sempre secondo il Molinari, ne esistono altri due nella raccolta del Sella. Tre furono studiati dal Molinari stesso, di cui uno fu donato poi al Museo mineralogico della B. Università di Roma.

Fu fatta anche 1’ analisi quantitativa in base alla quale fu calcolata la formula che è risultata : 2 SiOgCa -fi Bg O3 -j- HgO.

La datolite, interessante, oltre che dal punto di vista mine¬ ralogico anche da quello geologico, è assai scarsa a Baveno e si originerebbe, sempre secondo il Molinari, per il lavoro delle acque circolanti, le quali dovrebbero probabilmente sottrarre acido borico dagli scisti talcosi, che ricoprono i graniti e portarlo a reagire con i silicati di calcio del granito stesso.

Lo studio cristallografico è stato fatto da La Valle il quale osservò le seguenti forme :

lOOlì; lOllj; l043j; j021|; j041i; |100|; jllOj; i441i; |22It.

Come costanti cristallografiche usò quelle del Les Cloizeaux: a\h :c = 0,63446 : 1 : 1,26574; = 89'’ 51'.

Il Molinari cita la datolite di Baveno anche in un altro suo lavoro (5), in seguito al ritrovamento di altri cinque cristalli

I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO

33

che non presentano nessuna particolarità rispetto ai precedenti. In uno di questi cristalli, nel più grosso, si trovano inclusi due cristalli di ortose ; ciò mostra chiaramente che la datolite è di formazione posteriore rispetto al feldispato.

Anche Luedecke (6) descrisse dei cristalli di datolite di Ba- veno di un color verde-olio, tabulari secondo flOO), rigati verti¬ calmente, che presentavano le seguenti forme:

il20i; jllOj; 1320!; il22|; lOllI; lllll; jOOlì; 12351; 1123ì.

La datolite di Baveno è ancora ricordata dallo Streng (7) e dall’ Artini (8); ma senza alcuna descrizione particolareggiata.

Ho.hitus cristallino della datolite di Baveno. Come si può osservare facendo scorrere la bibliografia sulla datolite di Baveno, essa non fu mai studiata a fondo, o, per lo meno, nessuno degli Autori che se ne occuparono ebbe a sua disposizione un materiale molto ricco: ho creduto quindi opportuno ampliare e approfondire lo studio di tale interessante specie mineralogica, dato che ho avuto la fortuna di avere a mia disposizioue un numero rilevante di cristalli provenienti dalla collezione Bazzi dell’ Istituto Mine¬ ralogico della B. Università di Milano ; dalla collezione Mauro ; dalla collezione del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e da quella dell’ Istituto Mineralogico della Regia Università di Roma.

La datolite si presenta a Baveno in genere in cristalli rovi¬ nati e con facce poco lucenti, ma di dimensioni abbastanza note¬ voli; ha colore giallo-citrino, verde-olio e bianco-latteo, colore che varia con le dimensioni. Infatti i cristalli più grossi non sono mai incolori, ma di un verde-olio traente al giallo, alcuni molto trasparenti con belle iridescenze, altri completamente opachi. Uno dei più grossi misura cm. 8 X 6 X - ® pesa gr. 115.

I più piccoli misurano alcuni millimetri e sono disposti a rosetta e impiantati generalmente su un cristallo più grande, op¬ pure riuniti a ventaglio, appiattiti, poco lucenti e quasi incolori.

In alcuni campioni la datolite si presenta di un caratteristico colore giallo chiaro fendente al bianco latteo, in cristalli appiat¬ titi e in disposizione fascicolata.

Faccio seguire la descrizione particolareggiata e le misure .angolari delle forme di alcuni cristalli che ho avuto in esame ;

4

34

C. MESSINA

il numero di essi è abbastanza limitato poiché la datolite a Ba- veno, come ho già detto, si presenta in genere in cristalli spro¬ porzionati e con faccio cariate, striate e perciò non misurabili.

Nel calcolare gli angoli ho adottato le costanti cristallogra¬ fiche date dal Dauber (^) :

a \ b : c = 0,6329 : 1 : 0,6345 /? = 90“ 9'

Campione 1 {Collez. Bazzi): Questo campione consta di un aggruppamento di piccoli cristalli, circa 70, impiantati a rosetta su ortose rosa. I cristalli sono molto lucenti, appiattiti e ricchi di facce. Presentano tutti lo stesso abito.

Uno dei cristalli fu staccato e misurato. Esso ha un diametro massimo di circa mm. 5 ed è di un colore giallo molto pallido

(fig- !)•

Le facce danno in genere immagini poco nitide, specialmente le facce basali che si presentano tutte rigate e ondulate.

Le forme trovate sono le seguenti :

{0011; jlOOl; {llOj; {320} ; |120); {111); 1142j;

{0231; |011j; {021); {101} .

Fig. 1

(0 Secondo studi recenti, le costanti cristallografiche per la datolite dedotte dalla struttura sono :

a : b : c = 1,265 : 1 : 0,633 (9')

I :\riNERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO

35

Angoli

misurati

Limiti delle misure

Media

Teorico

(100) : (320)

22" 23' 22" 45'

22" 34'

22" 53'

(320) : (110)

10" 11' 10" 39'

10" 25'

10" 26'

(120) ; (110)

20" .30' 20" 45'

20" 37'

19" 20'

(100) : (110)

32" 16'

32" 16'

32" 20'

(OOl) ; (111)

49" 30' 49" 34'

49" 32'

49" 57'

(101) : (001)

44" 13' 44" 16'

44" 14'

44" 51'

(001) : (142)

53" 52' 53" 53'

53" 52'

53" 48'

(001) ; (023)

22" 55' 23" 13'

23'’ 4'

22" 56'

(001) : (011)

31" 30' 32" 25'

31" 57'

32" 24'

(001) : (021)

51" 30' 51" 33'

51" 31'

51" 45'

Campione 2 [Collez. Bazzi): Cristallo isolato, di colore giallo pallido, trasparente, marcatamente tabulare. Il diametro massimo è di 1 cm. circa. Sulla faccia di (001), si ha un piccolo deposito di ematite (fìg. 2).

Fig. 2

Le altre facce presenti sono, in ordine di grandezza, (122) (111) (100) (ITI) (119) (119).

36

C. MESSINA

Le facce di {119j pur essendo assai lucenti danno un grupjio di immagini ciò che spiega la poca concordanza fra misure e va¬ lore teorico. Questa forma venne osservata la prima volta da E. Grill sulla datolite di Toggiano (10).

Angoli

misurati

Limiti

delle misure

Media

Teorico

(001) : (100)

89® 44'

89® 52'

(001) : (111)

49® 55' 50® 15'

50® 5'

49® 57'

(100) : (119)

82® 82® 25'

82® 12'

83® 32'

(100) : (122)

67® 10' 67® 35'

67® 22'

66® 57'

(001) : (122)

38® 26'

38® 55'

(100) : (111)

48® 27' 49® 30'

48® 58'

49® 49'

Campione 3 [Collez. Ba^zzi) : Consta di un cristallo isolato, di diametro di cm'. 5 circa e di colore giallo-olio. E corroso e quindi assai difhcilmente misurabile al goniometro di riflessione perchè le facce presentano appena dei bagliori.

Il cristallo è sproporzionato, appiattito e le facce in ordine di grandezza sono: (054) (103) (203) fOOl) (02l) (101) (100) (flg. 3).

I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO

37

Delle facce basali la (001) è poco sviluppata mentre la (OOl) è di maggiori dimensioni.

Angoli

misurati

Limiti delle misure

Media

Teorico

(100) : (203)

56« 45' 56" 54'

‘56° 49'

56° 8'

(001) : (054)

38° 6' 38° 12'

38° 9'

38° 25'

(001) : (103)

19° 19' 19° 35'

19° 27'

18° 28'

(100) : (101)

440 30' 45°

44° 45'

44° 52'

(001) : (021)

50° 11' 50° 25'

50° 18'

51° 45'

Cam'pione 4 {Collez. Bazzi)\ È un cristallo isolato di colore giallo-verdino; diametro cm. 3 Le facce danno in genere buone immagini. Il cristallo, come al solito, è di forma appiattita, con grande sviluppo delle facce basali.

Fig. 4

Presenta le forme: {100|; [001); {410} ; {520}; {llOj; {7. 13. 0.1; {490}; {270}; {504}; {213); |I12}; {558}; {112} (fig. 4).

Sono nuove per le specie le forme di simbolo [490]; {270).

38

C. MESSINA

Angoli

misurati

Limiti

delle misure

Media

Teorico

(100) : (410)

907/ _ 9034'

20'

1'

(100) : (520)

140 43' _ 140 45'

14° 44'

14° 12'

(100) : (110)

32° 15' 32° 35'

32° 25'

32° 20'

(100) : (7. 13. 0)

49° 53' 50°

49° 56'

49° 37'

(100) : (490)

54° 52' 54° 56'

54° 54’

54° 55'

(100) : (270)

65° 19' 65° 32'

65° 25'

65° 42'

(100) : (504)

39° 16' 39° 40'

39° 28'

38° 39'

(001) : (112)

31° 17' 31° 51'

31° 34'

30° 39'

(001) : (213)

34° 9' 34° 11'

34° 10'

34° 59'

(112) : (001)

29° 30' 29° 35'

29° 32'

30° 42

(558) : (OOT)

36« 30' 37° 18'

36° 54'

36° 36'

Campione 5 [Collez. Mauro): Consta di un cristallo di co¬ lore giallo- verdiccio, di notevoli dimensioni; è lungo cm. 6 e largo cm. 8; lo spessore è di cm. 2; è quindi il più grande proveniente dal giacimento ; è ricoperto da abbondante ematite e da pochis¬ sima laumontite.

E stato misurato col goniometro d’ applicazione poiché le facce erano opache e striate.

Le forme presenti sono: lOOl) ; [122); |lll); {100}; jOOlj. Esso è perfettamente simile al cristallo N. 2 che però ha dimen¬ sioni molto minori.

Campione 6 (

16409

46

del Museo mineralogico della R. Uni¬

versità di Roma): Questo camj^ione consta di un cristallo isolato, trasparente e incoloro, dalle facce però rigate e ondulate.

Dimensioni: mm. 18 X 14. Questo cristallo era stato già stu¬ diato e misurato dal La Valle e poi donato al Museo di Roma dal Molinari.

I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO

39

Ho creduto opportuno ripetere le misure dato che il Molinari parla a proposito di questo cristallo, di geminati, mentre si tratta probabilmente di una semplice associazione parallela e dato cbe il Molinari ba invertito molto probabilmente le facce (001) e (100).

Le forme presenti sono : {OOlj, {100|, l012ì, |023ì, [Oli}, [021|, jllO}, [111}, 1221} (fìg. 5).

Angoli

misurati

Limiti

delle misure

Media

Teorico

(001). : (012)

170 21' 17° 39'

17° 30'

17° 36'

(001) : (023)

23° 6' 23° 35'

23° 20'

22° 55'

(001) : (011)

32° 32° 55'

32° 27'

32° 23'

(001) : (021)

52° 39' 52° 48'

52° 43'

51° 45'

(100) : (110)

310 _ 320 26'

32° 6'

32° 20'

(100) : (111)

48° 2L 49°

48° 42'

49° 41'

(100) : (22l)

37° 57' 38° 6'

38° 1'

38° 53'

Le forme precedenti corrispondono a quelle date dal Molinari (cbe aveva adottato le costanti del Des Cloizeaux) : [OOlj, [Oli-, 10431, 1021}, 1041}, [100}, jllO}, [441}, [22Iì.

40

C. MESSINA

Campione 7 {1090 del Museo Civico di Storia Naturale \

di Milano) : E un cristallo isolato di colore giallo chiaro che mi¬ sura mm. 22 X 30-

Le facce sono molto striate e ondulate e danno serie di im¬ magini.

E tabulare anch’ esso e presenta le seguenti forme: 1001} j, t012|, [Oli!, [2051, [lOlj, 1221}, [Illj (fig. 6).

Angoli

misurati

Limite delle misure

Media

\

Teorico

(001) : (012)

17° 32' 17° 38'

17° 35'

1

17” 36' 1

(001) : (011)

32° 26' 32° 27'

32° 26'

32° 24' j

(001) : (205)

21° 39'

21° 44'

(001) : (101)

44° 48'

45° 0'

(001) : (221)

66° 57' 66° 58'

66° 57'

67° 3'

(OOT) : (111)

490 51' _ 490 50'

49° 53'

49° 57'

Faccio seguire ora la descrizione generale- di altri campioni di datolite di Baveno, che non è stato possibile misurare al go¬ niometro perchè in frammenti.

Campione 8 {Collez. Mauro)'. Esso ha un diametro di cm. 4. E un cristallo in parte trasparente, di colore giallo verdiccio,. molto rovinato, per cui è impossibile eseguire alcuna misura.

E schiacciato secondo la base e presenta sottili incrostazioni di ematite.

I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO

41

Cam'pione 9 {4907 del Museo Civico di Storia Naturale di Milano) : Questo campione consta di un cristallo isolato che misura cm. 5 e presenta un colore giallo verdiccio. E opaco, tozzo e schiacciato secondo l'asse verticale.

Presenta abbondanti incrostazioni di ossido di ferro, di ema¬ tite e tiene inclusi alcuni cristalli di ortose di circa 3 centimetri, geminati secondo la legge di Baveno.

Campione iO {14602 del Museo Civico di Storia Naturale \

di Milano) : E formato da due frammenti di colore verdiccio, tozzi, cariati e in parte trasparenti.

Nelle cavernosità di uno di essi si trovano alcuni cristallini di babingtonite di colore verde scuro, quasi nero, i più grossi dei quali misurano circa ^2 millimetro di diametro massimo, e sottili incrostazioni e punteggiature di clorite.

Campione 11 {15280 del Museo Civico di Storia Naturale di Milano): Questo campione consta di un aggruppamento di cri- stalli di datolite. E lungo cm. 7 e largo cm. 5, con circa 50 cri¬ stalli disposti grossolanamente a rosetta su ortose rosa. I cristalli di questo campione sono di forma appiattita e molto lucenti.

Campione 12 {8175 del Museo Civico di Storia Naturale \

di Milano) : E formato da tre frammenti lunghi circa cm. 2 ,

di colore giallo chiaro tendente in certi punti al bianco latteo. I cristalli di questi frammenti sono appiattiti e contrariamente ai soliti hanno una disposizione fascicolare.

Campione 13 {Collez. Bazzi): E lungo e largo circa cm. 4. Presenta pochi cristalli di datolite in parte rovinati e con facce poco lucenti impiantati a rosetta su un cristallo più grande asim¬ metrico e rovinato, pure di datolite.

Il campione presenta inoltre pochissimo ortose e incrostazioni di clorite ed ematite.

Campione 14 {Collez. Bazzi): E un aggruppamento di cri¬ stalli, uniti a ventaglio, appiattiti e poco lucenti, di colore bianco. Il campione contiene minutissime tracce di ematite.

Campione 15 {Collez. Bazzi)-: E un grosso frammento di da- tolite, molto rovinato; misura circa cm. 6. E per buona parte ri-

42

c. messi:n*a

coperto di ematite e insieme a questa presenta, adagiati su una delle facce, minutissimi cristalli di quarzo ricoperti anch.' essi di ematite.

Campione 16 {Collez. Bazzi) : E un cristallo tabulare di colore verde gialliccio. E pochissimo trasparente, cariato e quindi non è assolutamente misurabile.

E il più grosso campione della collezione Bazzi e misura cm. 7 di lunghezza e cm. 5 di larghezza.

Campione 17 {Collez. Bazzi): E un frammento tozzo, opaco e di colore giallo chiaro. Ha un diametro di cm. 4.

Presenta delle caratteristiche figure di accrescimento sotto forma di sporgenze piramidali. Tali figure di accrescimento sono state j)ure osservate dal prof. Grill nella datolite di Toggiano, sulle facce di j211| e, meno accentuate, anche sulle facce (100), (001), Oli). Sul cristallo di Baveno queste tipiche figure si tro¬ vano su di una faccia che ritengo molto probabilmentesia la (001), benché non sia stato possibile fare misure goniometriche per ac¬ certarlo.

Proprietà ottiche : Per quanto riguarda le proprietà ottiche, la datolite di Baveno ha birifrazione negativa, con indici di ri¬ frazione, determinati col metodo di confronto con liquidi a indice noto, eguali a :

a' = 1,625 ± 0,001 = 1,648 i 0,001 y' = 1,665 in 0,001

Il Brugnatelli (11) per la datolite di Serra dei Zanchetti dà:

a' = 1,6244 = 1,6492 y' = 1,6659

Composizione chimica : Dato 1’ abbondante materiale a mia disposizione, ho creduto opportuno rifare l’ analisi che era già stata eseguita dal Molinari, usando il solito metodo delle analisi dei silicati.

I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVERO

43

Per il dosaggio dell’acqua fu usato il metodo di Penfield che permette di dosare direttamente e solamente 1’ acqua ; il metodo della calcinazione, come è noto, non risultati esatti quando si tratta di minerali horiferi o fluoriferi, dato che tali elementi vo¬ latilizzano ad elevate temperature.

L’anidride borica è data per differenza.

I valori da me trovati sono quelli riportati in I, quelli in II sono i valori del Molinari, in III viene data la composizione teo¬ rica della datolite :

Si 0,

I

36,16

II

36,21

III

37,63

Al, O3

0,54

J'e, 0,

tracce

CaO

35,30

35,14

34,99

^2 O3

22,60

22,21

21,78

B.,0

5,40

5,81

5,60

perdite

0,73

100,00

2,989

100,10

3,02

100,00

Come si vede le due analisi della datolite di Baveno corri¬ spondono.

La percentuale dell’acqua è un po’ più bassa nella mia ana¬ lisi. La differenza però è minima e ciò credo sia dovuto al fatto che il Molinari, che dosò l’ acqua per calcinazione, non spinse la temperatura al di sopra dei 210°, mentre l’anidride borica co¬ mincia ad andar via a 650°.

Se si confrontano le due analisi della datolite di Baveno con la sua composizione teorica, si può osservare che la datolite in studio è meno ricca di silice e più elevato è il valore di OaO.

Paragenesi e gerissi : Per quanto riguarda la paragenesi la datolite a Baveno si trova in genere impiantata su ortose, nelle geodi del granito e accompagnata da quarzo, feldispato e miche ; su di essa si osservano incrostazioni di ematite, clorite, babingto- nite, laumontite.

Essa si presenta in altri giacimenti come un tipico minerale di contatto come pure nei gabbri, nei diabasi e nelle serpentine.

44

C. MESSINA

A Baveno invece è indubbiamente di origine pneumatolitica. Essa è infatti dovuta alle esalazioni borifere del periodo posteruttivo cbe hanno pure dato origine agli altri due minerali di boro di cui mi occuperò ora.

Tormalina.

La tormalina è stata citata per la prima volta da Jervis nel 1875 (12) fra i minerali di Baveno, nia non si può essere, sicuri di tale citazione sia perchè l’ autore non nomina la fonte della notizia, sia perchè nessuno dei mineralogisti che si occuparono dei minerali di Baveno negli anni seguenti notò la tormalina.

L’ Artini nel 1902 (13) la ritrovò e la descrisse per il primo. Secondo l’autore la tormalina è assai rara nelle druse di Baveno e si presenta in ciuffetti di aghi sottilissimi facilmente staccabili, azzurrastri, di aspetto analogo a quello della bissolite.

Inclusioni aghiformi, sottilissime, di tormalina furono riscon¬ trate in alcuni esemplari di fluorite e di quarzo. I cristalli rag¬ giungono una grossezza massima di 0,2 mm., una lunghezza di circa 1 cm. e al microscopio presentano carattere otticamente negativo della direzione d’ allungamento e un intenso pleocroismo :

e = bruniccio chiarissimo co = azzurro verdastro carico.

Sono limitati dal prisma di secondo ordine jlOlì, con facce brillanti e piane, benché poco striate.

L’ Artini potè misurare un cristallino e ottenne i seguenti va¬ lori angolari, per i sei spigoli verticali :

60° 3'; 60° 0'; 59° 56'; 60°!’; 59° 58'; 60° 2'

assai ben concordanti col corrispondente calcolato di 60°.

Dopo 1’ Artini nessun altro Autore si occupò della tormalina di Baveno.

A Baveno la tormalina si presenta in due varietà ben di¬ stinte ; oltre che la varietà azzurra, aciculare, formante una specie di feltro sul quarzo e sul feldispato, oppure presente come inclu¬ sioni nel quarzo e nella fluorite (varietà che era stata già osser¬ vata e studiata dall’ Artini) ho potuto osservare fra i campioni

I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO 45

appartenenti alla collezione Bazzi e a quella dell’ Istituto di Mineralogia della R. Università di Milano, pure della torma¬ lina nera.

Tormalina azzurra: La tormalina azzurra si presenta in aghi sottilissimi formanti dei ciuffi di un colore azzurro verdognolo. Lo spessore massimo di questi aghi è di circa 0,2 mm., quello minimo di circa 0,01 mm. La lunghezza può raggiungere anche 1 cm. Al microscopio questa tormalina presenta la direzione del- l’ allungamento negativa, e pleocroismo intenso :

£ = giallo chiaro

co = verde azzurro chiaro.

Gli indici di rifrazione, misurati col metodo di Becke, sono risultati per la luce del sodio :

0, 1,668 ± 0,001

£ = 1,647 + 0,001

co - £ = 0,021

Non ho potuto fare misure goniometriche e neanche 1’ analisi data l’estrema piccolezza del minerale e la sua scarsezza.

Dai dati ottici risulta che la composizione di questa tormalina si avvicina assai a quella di una schorlite verde; infatti il Win- chell (14) da, per la schorlite verde :

co = 1,64 1,67 £ = 1,62 1,65 co £ = 0,026 0,034

Questa varietà di tormalina si trova impiantata su quarzo e feldispato, oppure inclusa nel quarzo e nella fluorite, associata ad

I

albite, ortose rosa, laumontite.

Tormalina nera : La tormalina nera a Baveno è più rara della tormalina azzurra.

Si presenta sul granito rosa, sia in piccole druse, sia inclusa direttamente nel granito. Il granito in genere si presenta a strut¬ tura grossolana e le concentrazioni di tormalina possono raggiun¬ gere un diametro massimo di cm. 4.

46

C. MESSINA

Al microscoiDio questa varietà di tormalina presenta pleo- croismo intenso :

£ = giallo bruniccio chiaro co = azzurro carico

Gl’indici di rifrazione per la linea del sodio sono risultati

co = 1.660 + 0,001

£ = 1,636 ^ 0,001 6) £ = 0,024

Secondo il Winchell le schorliti nere danno i seguenti valori :

co = 1,65 1,69 £ = 1,63 1,66 co £ = 0,025 0,035

Anche questa tormalina sarebbe quindi una tormalina fer¬ rifera.

Il peso specifico determinato col metodo dei liquidi pesanti è risultato uguale a 3,170.

La tormalina nera si trova anch’ essa impiantata su ortose rosa e associata a quarzo, ortose, albite, mica bruna.

Queste due varietà di tormalina' sono come la datolite di origine pneumatolitica.

Axinite.

Lo Striiver nel 1867 (15) scopri per primo l’ axinite in Italia e precisamente a Baveno nelle druse del granito insieme ad epi¬ doto e fluorite.

I cristalli, riuniti a rosetta, sono coperti da laumontite e pre¬ sentano le seguenti forme: (HO), (010), jOllj, |120|^ {121}, {111).

L’ axinite di Baveno è stata pure studiata dallo Streng (7) ; oltre a descriverla l’A. pure un elenco di forme da lui deter¬ minate, e cioè : (HO), (110), jlOOj, (IH), (201).

L’ axinite è stata pure citata dagli altri Autori che si sono occupati del granito di Baveno.

I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO

47

Da allora in poi il minerale è stato ripetutamente osservato ma sempre in cristalli imperfetti, piccoli ed a facce curve.

Generalmente, l’axinite presenta facce più o meno ondulate;' colore bruno affumicato; splendore vitreo.

I cristalli di axinite sono laminari e riuniti a rosetta; le di¬ mensioni sono minime, il diametro massimo nei cristalli più grandi raggiunge mezzo millimetro. Sono impiautati su ortose rosa, quarzo e sono associati a quarzo, ortose rosa, albite, laumontite, mica, bavenite.

Anche nella « collezione Bazzi » ne esistono diversi campioni, come pure in quella del Museo Civico di Milano, ma sempre poco belli e sui quali riesce difficile fare delle misure, per cui nulla posso aggiungere dal lato cristallografico a quanto ebbero a os¬ servare lo Strùver e lo Streng.

. Ho eseguito invece alcune determinazioni di indice di rifra¬ zione le quali sono risultate :

a' = 1,674 ± 0,001 = 1,679 + 0,001 ' y' 1,687 ± 0,001

Corrisponderebbero quindi ai valori dati dal Winchell per un’ axinite ferrifera.

Interessante sarebbe stata anche l’analisi chimica, dato che la composizione dell’ axinite è abbastanza variabile, ma sarebbe stato necessario consumare la massima parte dello scarso materiale esistente presso l’Istituto Mineralogico di Milano, ragione per cui non si credette opportuno eseguirla.

L’ origine dell’ axinite, come quella della datolite e delle due varietà di tormalina è pneumatolitica.

Istituto di Mineralogia e Petrografia della R. Università di Milano.

48 C. MESSINA - I MINERALI DI BORO DEL GRANITO DI BAVENO

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA

1) Gallitelli P. - Ilicerche petrografiche sul granito di Bareno. Atti

della Soc. Toscana di Se. Nat. Memorie. Voi. XLVI. Pisa, 1937.

2) Hintze C. - Handhuch der Mineralogie. Voi. II, p. 174. Lipsia, 1897.

3) Strùver G. - Minerali dei graniti di Bareno e Montorfano. Atti

R. Acc. di Torino. Voi. I, p. 395. Torino, 1866.

4) Molinari F. - La datolite nel granito di Bareno. Atti Soc. It. di

Se. Naturali Voi. XXVII, p. 77. Milano, 1884.

.5) Nuore osserrazioni sui minerali del granito di Bareno. Atti

Soc. It. Se. Naturali. Voi. XXVIII, p. 58. Milano, 1886.

6) Hintze C. - Loc. cit.

7) Streng N. - Ueber die in den Graniiten ron Bareno Vorkommenden

Mineralien. Neues Jalirbuch f. Min. u. Geol. ecc. Voi. I, p. 98. Stoccarda, 1887.

8) Artini e. - Sop'ì-a alcuni minerali del granito di Bareno. Rend.

Acc. Lincei. Voi. II, p. 362. Roma, 1902.

9) Gossner F., Mussung B. - Vergi eichende rontgenograpliisclie Un-

tersuchung ron Silikaten. Zeit. f. Krystall. Voi. 70, pag. 171. Lipsia, 1929.

10) Grill E. - Datolite di Toggiano. Atti della R. Accad. dei Lincei.

Serie 6^, voi. Ili, fase. IV. Roma, 1928.

11) Brugnatelli L. - Sulla datolite di Serra dei Zanchetti. Zeit. f.

Krystall. Voi. 13, pag. 159. Lipsia, 1888.

12) Jervis G. - I tesori sotterranei deW Italia. Voi. I. Torino, 1873.

13) Artini E. - Osserrazioni sopra, alcuni minerali del granito di Ba¬

reno. Rend. della R. Acc. dei Lincei. Voi. XI, 2“ sem., serie 5^, fase. XII. Roma, 1902.

14) WiNCHELL A. - Elements of Oiìtical mineralogy. Part. II. London,

1933.

15) Strùver G. - Alcuni minerali italiani. Atti R. Accad. d. Se. di

Torino. Voi. III. Torino, 1867.

OSSERVATORIO METEOROLOGICO DI ULZIO DEL R. UFFICIO IDROGRAFICO DEL PO

Dott. C. F. Capello

LE PEECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO

NEGLI INVERNI 1933-1938

Oltre ad uu ciclo di osservazioni sulla pressione, sulla tem¬ peratura, sull’umidità, sui venti, ecc. atte a stabilire le caratte¬ ristiche climatologiche della conca di Ulzio (m. 1100 s. 1. m.) ho creduto opportuno iniziare una serie di ricerche sulle precipita¬ zioni nevose nella stessa zona, cosi nota per lo sport sciistico che in essa si è tanto sviluppato in questi ultimi anni. Il semestre corrispondente ai mesi freddi con clima invernale decorre per questa regione dall’ottobre al marzo. Eccezionalmente, per quanto risulta da documentazioni e da ricordi locali, si possono verificare effimere precipitazioni nevose anche nel tardo settembre ed in aprile e maggio. Le nevicate tardive sono più frequenti di quelle precoci e nel quinquennio in esame si sono verificate nell’ aprile 1934-35-36, anzi in quest’ultimo si ebbero ben 4 nevicate. Nel maggio raffreddamenti improvvisi dell’atmosfera possono produrre nevicate le quali però appena hanno raggiunto il suolo si disper¬ dono, perchè la temperatura di esso è già stabilmente elevata.

Il numero delle nevicate e la loro distribuzione mensile è assai varia (tav. n. 1 ) : negli anni più nevosi possono susseguirsi da 30 a 40 nevicate di varia entità. In un sol mese si sono os¬ servate, tra piccole e grandi, anche 12 nevicate. Le più persistenti sono quelle di novembre e dicembre ; le più abbondanti, ri¬ spetto alle altezze in centimetri, sono quelle di questi mesi e quelle di febbraio e marzo, anche negli anni poco nevosi. Nel 1938 ad esempio, la massima precipitazione nevosa si ebbe in febbraio, con cent. 136, rappresentante il 60 7o totale invernale della neve caduta. In anni che vi è ragione per credere normali, i massimi si hanno nei quattro mesi di novembre, dicembre, febbraio e marzo; quello di gennaio di solito ha ]DOche precipitazioni e ri-

5

50

C. F. CAPELLO

Totali in¬

vernali cin.

Totali men¬

sili cin.

12

11

10

CD

GO

02

C7'

co

LO

Nevicale 1

Mesi

Inverni

40

40

CD

QO

19

65

LO

12

TX

h- ^

CO

LO

09

M-

CO

40

H-A

12

LO

XII

co

522

CO

02

30

1-2

h-2

>— 1

co

t

H-2

64

LO

02.

CO

27

22

hH

CO

145

15

15

1—^

12

CD

LO

12

co

70

t-H

AI

37

LO

co

LO

14

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LO

LO

-

36

LO

23

LO

XII

1—2

M-

10

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H-2

M-

1-^

CD

CO

LO

43

21

14

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1—2

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CO

33

LO

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11

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ca

co

CO

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OD

11

co

XI

05

VJ

30

25

19

23

12

38

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Ca

Ca

XII

1—2

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co

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Ca

12

40

LO

26

20

Ca

10

V- (

CD

CO

ca

CO

1-^

CD

10

20

CO

ca

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1-2

CD

CO

15

15

III

02

24

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LO

15

LO

AI

co

LO

X

22

lo

-3

IX

24

10

LO

10

LO

XII

1-2

CD

CO

233

50

29

18

LO

H-2

h-l

02

1

1—2

18

OD

10

1-^

CD

CO J

ro

LO

LO

00

12

10

30

22

12

LO

10

LO

III

1

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LO

LO

AI

14

co

11

XI

1—2

221

61

LO

18

LO

15

C2

02

12

XII

CD

CO

1— i

o

1—1

ca

)— t

t—L

CD

CO

&3

05

136

00

Tabella N. 1 : Distribuzione mensile delle nevicate.

LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO ECC .

51

salta essere il più sereno di tutto 1’ anao. L’altezza delle nevicate

può variare da valori minimi a massimi notevoli ; il valore più

elevato in tale periodo si verificò il 18 febbraio 1938 (cm. 136).

La frequenza delle nevicate rispetto alla loro entità (tav. n. 2) presenta dati interessanti : il massimo è rappresentato da quelle tra 2 e 10 cm., seguono quelle tra 11 e 20 cm. : quelle tra 21 e 30 si equivalgono all’ incirca con quelle minime. Eccezionali sono quelle oltre 50 cm. : in questo periodo se ne ebbero solo quattro:

di 60, 65 e 70 cm. e quella ricordata di 136 cm.

L’altezza corrispondente in millimetri di acqua è assai varia¬ bile ed in dipendenza del tipo di nevicata, cioè se asciutta o umida o alternata a pioggia, per quanto non vi sia un rapporto diretto e costante. In generale 1’ altezza di ciascuna nevicata su¬ pera in valore assoluto la corrisjoondente altezza in millimetri : per nevicate normali, cioè con aria poco mossa e con fiocchi di media grandezza, la prima supera la seconda del doppio circa. Calcolando questi dati per ciascun mese o per un intero periodo invernale (tav. n. 3-4) si osserva che talvolta i valori sono assai prossimi, talvolta invece si differenziano del doppio in senso in¬ verso, specialmente se i mesi di inizio e di fine inverno sono ac¬ compagnati da intercalazioni di pioggie (fig. 1).

Considerando il complesso delle precipitazioni in un periodo annuo notiamo (tav. n. 3-4) cbe nella conca di Lizio il loro valore è relativamente basso, raggiungendo una media di appena 750 millimetri. E ben noto cbe quasi tutti i bacini vallivi e special- mente quelli diretti da est a ovest corrispondono a zone di scarsa piovosità -(^). Nella nostra conca essa ha raggiunto in certi anni solo i 600 min.: si tratta dell’area a minima piovosità lungo la cresta spartiacque alpina a partire dal Mar Ligure. La regione dell’ esistenza di tale area risiede nel fatto che il solco idrografico della Dora Riparia si trova in direzione del 'prolungamento della Durance : le correnti aeree trovano quindi in essa libero sfogo per i valichi al disotto dei 2000 m. e spingono le nubi verso la pianura di Torino.

A parte queste considerazioni giova osservare che come va¬ lore medio del quinquennio le precipitazioni nevose predominano

(b") De ÌMartonne E., Les Alpes. Paris (Colliu), 1926, pag. 64-65. Anfossi G., La pioggia in Piemonte e nelle Alpi Occidentali. Memorie Geografiche : Rivista Geografica Italiana, 1913.

52

c. F. CAPELLO

Tabella N. 2 : Frequenza delle nevicate rispetto alla loro entità

INVERNO

Numero delle nevicate con

centimetri

1

da 2

a 10

da 11

a 20

da 21

a 30

da 31

a 40

da 41

a 50

da 51

a 60

da 61

a 70

da 100

a 150

1933-1934

5

15

7

3

2

1

2

1934-1935

5

18

3

2

.

1935-1936

3

16

8

4

2

-

1936-1937

1

19

4

3

_

1937-1938

1

7

4

1 (136)

f

Tabella N. 3: Precipitazioni - Distribuzione mensile

1

i

Anni

I

II

III

IV

VI

VII

Vili

IX

X

XI

XII

1933

}

73

101

80

1934

30

15

187

84

125

52

12

62

7,1

11

no

51

1935

2

49

14

38

74,5

29

52

126

21

143

86

152

1936

180,5

77

73

191

43,5

55,5

21

7,5

99^0

16,0

56,0

41

1937

42

61,5

128,5

29

95,5

84,5

32

65

125,5

103,5

29,0

69 !

1938

18

71

8

3

45

47

72

39,5

124

48

60,5

co

Nota: I numeri in grassetto indicano precipitazioni totalmente nevose, quelli in corsivo nevose e piovose, gli altri esclusivamente piovose.

Tabella iSi. 4 : Precipitazioni - Ripartizioni

Anno

A N N 0

SOLARE

Semestre

invernale

M

i 1 1 i

m e t

r i

'Altezza

neve

caduta

cm.

Millimetri di acqua corrispond.

Totale

Pioggia

Neve

Neve o/o arrotondata alla deeina

1934

746,1

269,1

477

60 %

522

570

! 1935

786,5

341

40 %

162

264

: 1936

1

790,5

127,5

663

80 %

387

681,5

1937

865,5

506

359,5

40 %

233

474,5

1938

568,5

338

230

40 %

221

183,5

Media ap¬ prossimata

750

330

420

305

'

LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO ECC.

SU quelle piovose : infatti le prime raggiungono i 420 min. e le seconde i B30 mm. Per ogni singolo anno la caduta di neve rappresenta dal 40 all’ 80 della precipitazione annua espressa in millimetri. La notevole durata delle basse temperature in¬ vernali spiega la forte percentuale di precipitazioni nevose.

Nel periodo considerato si eb¬ bero fra i diversi inverni valori di¬ sparati : quello 1933-34 si è mostrato il più nevoso con metri 5,22, quello 1934-35 il più scarso di neve, avendo questa raggiunto solo m. 1,62. L’ in¬ verno 1935-36 con metri 3,87 fu in¬ feriore al 1933-34, mentre invece osservazioni eseguite su monti circo¬ stanti darebbero a quest’ inverno i valori massimi raggiunti dopo il 1920 (^). La inedia quinquennale è di poco più di 3 metri.

L’altezza dello strato nevoso offre argomento di utili osservazioni. Nella tabella 5 sono riportate le al¬ tezze giornaliere rilevate alle ore 8 per tutto il quinquennio. Le singole altezze possono non essere in rap¬ porto con l’altezza delle diverse ne¬ vicate (tav. n. 1) per il fatto che le misurazioni di queste ultime furono fatte a nevicata finita. Nell’inter¬ vallo di tempo tra questa misura e le ore 8 della prima successiva mi¬ surazione dello strato nevoso si ma¬ nifestò sempre una contrazione dello strato stesso, per addensamento dei

(^) R. Ufficio IdroorÀfico del Po, Annali Idrologici, 1936.

o3

I ZI HI I E m IV

- r/ei'E CFiDUTR fcn)

I \

n FU$P (rrt m ) > \

1933-3^

1931-35

f \

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I \

I \

/ V

r-- I*

z H in I n m n

Fig. 1 Diagrammi relativi agli inverni 1933-1938, in¬ dicanti la precipitazione nevosa in centimetri ed in millimetri di acqua fusa. Il confronto dei varii gra¬ fici denota come ben rara¬ mente i valori si avvicinino.

54

C. F. CAPELLO

LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO 55

bioccoli nevosi. Cosi pure nevicate di pochi centimetri, per il ca¬ lore della terra o per la presenza di venti caldi possono sparire interamente nell’ intervallo tra due misurazioni di potenza, quindi il valore dello strato può essere reso nullo.

ideila tabella n. 6 sono riassunte le altezze medie decadiche e mensili. Da esse risulta che lo strato nevoso in ottobre e aprile è nullo : solo nei mesi intermedi ha qualche entità specie in di¬ cembre, gennaio, febbraio e marzo. Nel bimestre febbraio-marzo lo strato nevoso raggiunge i valori massimi e sopratutto in questo ultimo mese, giacché, com’è noto, le nevicate primaverili sono le più abbondanti e poggiano sullo strato di neve vecchia fortemente

193 3 -34-

3934-35

1935 - 36

1936-3?

1937-38

-- -

r

Fig. 2 Copertura nevosa media mensile (tra ottobre e aprile) negli inverni dal 1933 al 1938 e medie invernali. (Grafico tratto dalla tabella n. 6). /

consolidata dai freddi di gennaio e febbraio. I valori più elevati si riscontrano nell’inverno 1933-34; nella prima decade di marzo si ebbe una copertura media di centimetri 93, mentre la media mensile dello stesso mese risultò di cm. 75. La potenza del manto nevoso in ciascun anno nei mesi da novembre a marzo, escluso quindi ottobre ed aprile nei quali le nevicate sono eccezionali, risulta essere dal 1933 al 1938 di cm. 54, 10, 45, 10, 17. Gli in¬ verni 1933-34 e 1935-36 hanno avuto perciò una cojiertura media molto vicina, superiore di quattro volte circa a quella degli altri inverni (fig. n. 2).

In corrispondenza dello strato nevoso occorre considerare anche il numero dei giorni’ annuali con permanenza di neve (tav. n. 7): dal 1934 al 1937 risultano essere rispettivamente 126, 113, 137,

56

C. F. CAPELLO

Tabella X. 6

Altezze medie decadiche e mensili dello strato nevoso

(in centimetri)

INVERNI

«w

a

:\i

E S

I

Medie dal X

o

X

XI

XII

I

II

III

IV

al III

1933-1934

10

0

12

f

43

48

83

93

1

19

20

0

32

36

29

78

71

0

30

4

0^

co

38

54

58

62

0

1

Medie mensili arrotondate

1

40

89

48

78

75

6

54

1934-1935

0

<1

0

18

5

22

0

20

0

7

12

16

2

19

1

30

0

0

18

17

11

<1

0

Medie mensili arrotondate

0

2

10

n

6

18

0

10

1935-1936

10

0

0

5

60

66

82

0

20

0

<1

22

49

69

69

1

30

0

6

57

76

80

35

<1

Medie mensili arrotondate

0

0

28

61

11

62

<1

45

1936-1937

10

1-H

_ V

1

<1

25

5

<1

<1

7

10

2

17

20

0

30

0

1

10

16

1

20

0

Medie mensili arrotondate

<1

3

7

8

14

lo

<7

10

1937-1938

1

;

11

26

1

13

36

, ,

20

3

23

20

12

30

4

25

15

I

1 '<3

Medie mensili arrotondade

6

2o

16

40

17

LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NEI.LA CONCA DI ULZIO ECC.

57

129 con una media quindi di 126 giorni. Si può dunque rilevare una certa regolarità nella durata della neve al suolo, durata che si estende ad un quadrimestre. Il massimo raggiunto nell’inverno 1935-36 in dipendenza di notevoli basse temperature. Xecessaria- mente molto minore è il numero dei giorni nevosi : anche per questo per quanto, come vedremo, il quinquennio presenti forti diversità di precipitazioni nevose si osserva una maggiore uni¬ formità, infatti la media dei giorni con nevicate è di 35, poco più di un mese. Anche qui occorre notare che il numero di essi può non coincidere col numero delle nevicate poiché talvolta queste ultime hanno durata maggiore di un giorno, vi è corrispondenza alcuna tra totale dei giorni nevosi e quantità totale, della neve caduta.

Tabella N. 7 : Giorni nevosi e giorni con permanenza di neve

1

Inverni

E

3 1

T 0

T A

L I

X

XI

XII

I

II

III

IV

Semestre

invernale

Anni

annuale

1933-34 G.N.

2

5

9

4

6

10

1

37

2 w --

36

N.G.P.

3

30

31

31

28

31

10

164

126

1934-35 G.N.

9

6

7

6

8

1

37

CO

39

N.G.P.

7

19

31

20

22

1

100

113

i 1935-36 G.N.

3

14

11

7

3

4

42

-• ^

34

N.G.P.

10

29

31

29

31

3

133

co

t-H

137

1936 37 G.N.

2

2

5

5

3

14

1

32

32

N.G.P.

3

19

21

31

20

28

2

124

3

129

l93ì-38 G.ìSl.

2

7

3

1

18

N.G.P.

_

14

29

31

28

20

122

i

G.N. : giorni nevosi N.G.P. : numero giorni con permanenza di neve.

Ho accennato alla particolare frequenza ed intensità nella conca di Trizio di venti, sia sotto forma di brezze sia come correnti di provenienza transalpina, attraverso i bassi colli spartiacque delle Alpi Cozie. I primi hanno un regime caratteristico e ben definito

58

C. F. CAPELLO

e sono sensibili soltanto nei mesi caldi. Vengono a cessare quasi j)er intero con l’apparire della neve e ciò perchè questa coprendo il suolo uniformemente viene ad annullare la possibilità del crearsi di squilibri termici sui diversi tipi di suolo, con conseguente for¬ mazione di correnti ascendenti o discendenti di masse aeree. Le brezze quindi non influiscono sensibilmente sull’ altezza dello strato nevoso.

Non in questo modo agiscono invece i venti periodici inver¬ nali di provenienza nordica, od occidentale che presentano 1’ effetto di fòìin. Questi venti caldi sono sensibili specie in dicembre e gennaio : la loro durata in Ulzio non sorpassa i quattro giorni, ma in genere durano assai meno ancora. Il loro effetto sullo strato nevoso è immediato specie lungo 1’ asse vallivo, assai meno sui fianchi. Assai marcato il pseudo-/d/?n del 2 -II - 1935 di quattro giorni di durata, direzione NW e velocità 5-6; cui corrispose un innalzamento della temperatura massima di 8”, 5 (da 5” a 13*’, 5) ed un abbassamento dello strato nevoso di 20 cm. Anche il 4 - XII - 1934 si ebbe un vento caldo che innalzò la temperatura di 17*’ (da 0” a 17*’) e durò quattro giorni, ma la conca di Ulzio era libera di nevi ed il suo effetto si limitò alle alte regioni.

Anche un altro pseudo-/b/?;2 da NW, di quattro giorni, ini¬ ziatosi il 14-11- 1935 con aumento termico di 9*’ produsse la scomparsa totale della neve. L’ 11 - I - 1936 per un egual periodo di giorni con una elevazione termica di 9*’ lo strato nevoso si ab¬ bassò di 20 centimetri. Analogamente il 6 - I - 1937 : con un ri- scaldamento dell’ aria di circa 9*’ si ebbe una diminuzione di po¬ tenza della neve di 8 cm. Il 9 - II - 1937 a 7*’ di aumento di temperatura per la stessa causa corrispose un abbassamento del¬ l’altezza della neve di 13 cm. Valori inferiori si ebbero per i venti di minore durata. Leggera diminuzione della potenza dello strato nevoso si osservò durante il riscaldamento d’aria precedente le nevicate. Cosi i giorni 1 e 2 - II - 1936 e 2 -II - 1937 con innal¬ zamenti di temperatura massima dell’ aria di 5*’, durata un sol giorno 0 poco più, non si ebbe che un abbassamento appena per¬ cettibile.

Sono state eseguite anche alcune misure circa la velocità di caduta della neve e velocità di ammassamento della coltre nevosa con aria tranquilla, pressione uniforme e cielo coperto, ma i dati relativi sono troppo esigui per poter essere esaminati.

LE PRECIPITAZIONI NEVOSE NELLA CONCA DI ULZIO ECC.

59

Prima di chiudere questa nota non è privo d’interesse ricor¬ dare che per quanto l’ inverno 1935-36 abbia avuta in Ulzio una precipitazione nevosa inferiore a quella del 1933-34 tuttavia si sono verificate in parecchi punti della conca fusioni irregolari del manto nevoso con formazione della tipica neve penitente. Il feno¬ meno, per quanto mi consta, non è stato segnalato a cosi bassa quota, si è ripetuto altra volta: è quindi eccezionale. Per quello stesso anno il fenomeno fu segnalato nel gruppo del M. Posa (^) però a quote molto maggiori, al disopra dei 2000 m. La neve pe¬ nitente a Ulzio fu osservata su superfici piane alla libera espo¬ sizione solare ed in quei punti dove le correnti aeree fredde aveva in precedenza trasformato il manto nevoso in un nevato compatto. Si riscontrarono meno frequentemente pinnacoli e più diffusamente sistemi di creste parallele orientate all’ incirca da oriente ad occi¬ dente. L’altezza delle guglie e delle creste raggiunse anche i 50 centimetri. Ma su questo fenomeno avrò occasione di ritornare più estesamente.

(0 ^lONTERiN U., Le condizioni meteorologiche sulle Alpi e le va¬ riazioni periodiche dei ghiacciai italiam., 1936. Boll. Comitato Glacio- logico Ital., u. 17, 1937, pag. 21.

Leopoldo Rampi

ARCHAEOMONADÀCEE DEL CRETACEO AMERICANO

La cortesia di un mio corrispondente americano, J. Smith di South Pasadena, cui vada il mio grato ringraziamento, mi ha offerto l’occasione di esaminare una diatomite del Cretaceo ame¬ ricano per ricercare e studiarne le Archaeomonadacee.

Il materiale inviatomi all’esame proviene da Moreno, Cali¬ fornia ; appartiene al Cretaceo Superiore e si presenta sotto forma di una argilla scistosa hrunastra assai compatta e piuttosto ricca in resti di microrganismi silicei.

Sottoposta ai consueti trattamenti agli acidi, non presenta sensibile effervescenza ed è di difficile disgregazione. Il residuo è costituito quasi esclusivamaute da Diatomee per lo più in frantumi, cosa questa comprensibile data la compattezza della roccia stessa ; frammiste alle Diatomee si trovano scarsi Silicoflagellati, Radio- lari in piccolo numero ed Archaeomonadacee piuttosto frequenti.

La diatomite di Moreno è stata più volte studiata; essa forni a G. D. Hanna una copiosa serie di nuove ed interessantissime specie di Diatomee ed inoltre due generi di Silicoflagellati : Ly- ramicr>i G. D. Hanna e Vallacerta G. D. Hanna, generi che sembrano esclusivi di quel livello e di cui il primo in particolare solleva interessanti problemi sulla filogenesi dei Silicoflagellati, organismi questi che ebbero più tardi, nel Terziario, un notevole sviluppo.

Pure J. Smith, in collaborazione con J. A. Long e Dingley P. Euge, riprese l’esame diatomologico di questa roccia tripolacea segnalando altre Diatomee nuove per la Scienza.

Se quindi, in complesso, la diatomite di Moreno può consi¬ derarsi abbastanza studiata per quanto riguarda le Diatomee ed i Silicoflagellati, la stessa cosa non può dirsi in merito alle Archaeomonadacee che, seppure per il loro numero e frequenza

ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO AMERICANO

61

entrino in modo sensibile nella composizione microfossile del de¬ posito stesso, ancora non vennero prese in considerazione.

Nelle diatomiti terziarie si trova sovente, frammiste alle Diatomee ed ai Radiolari, tutta una serie di minuscoli microfos- sili possedenti una caratteristica morfologica costante rappresen¬ tata cioè da una loggetta o guscio siliceo arrotondato, munito di poro con o senza collo e con le pareti liscio oppure variamente ornamentate da granuli, protuberanze spinose, costicine.

Queste loggette facenti presumibilmente parte del nanno- plancton dei mari cretacei e terziari, possiedono caratteristiche morfologiche estremamente affini a quelle delle cisti silicee delle attuali Crisomonadine tanto da poter ritenere con una qualche si¬ curezza trattarsi di cisti di Crisomonadi marine di cui ancora non se ne conosce l’ intero ciclo evolutivo.

Fu pertanto nell’attesa di meglio stabilire la reale posizione sistematica di queste loggette silicee e di possedere maggiori elementi di raffronto con le forme attuali, cosa questa resa solo possibile da una miglior conoscenza delle Crisomonadine marine recenti, che il protistologo G. Deflandre stabili il provvisorio gruppo delle Archaeomonadacee sotto cui descrivere e classificare, in base alla sola morfologia esterna, tutte le forme contenute nelle terre fossili a Diatomee marine.

Il gruppo delle Archaeomonadacee comprende attualmente 8 generi e ^^recisamente : A rch aeomonas Deh. 1932, A velia e osipliae- ridiiim Defl. 1932, Lithauspliaerella Dell. 1932, Ampliilitliopyxis Dell. 1932, Litliarchaeocystis Defl. 1932, Pararchaeomoìias Defl. 1932, Litlmropyxis Defl. 1933, Arcliaeomoìiadopsis Defl. 1938, fondati esclusivamente sulla struttura del poro, sulla conformazione della loggetta e sulle ornamentazioni esistenti sulle pareti esterne del guscio stesso.

I numerosi reperti ottenuti da una metodica ed accurata ri¬ cerca nei materiali di Moreno, attestano con sicurezza il vasto sviluppo avuto da questi Flagellati fossili anche nel Cretaceo, le cui forme qui segnalate e descritte restano le più antiche attual¬ mente conosciute (Q.

La distribuzione delle Archaeomonadacee è per ora limitata

(C G. Deflandre già dal 1936 ne aveva segnalata la presenza nel Cretaceo Superiore ma senza figurarne o descriverne alcun esemplare.

6

62

L. RAMPI

alle terre fossili a Diatomee del Cretaceo e del Terziario, ma nulla proibisce il supporre la possibilità di ritrovamenti più antichi ancora.

Fam. Archaeomonadaceae Deflandre 1932 Gen. Archaeomonas Deflandre 1932 Arcliaeomonas incoìispiciia Dell. (flg. 7)

Bull. Soc. Bot. de Fr., T. 80, 1933.

Guscio sferico a pareti piuttosto sottili ed interamente liscie. Poro semplice sfornito sia di un collo che di un qualsiasi ispes¬ simento marginale apprezzabile.

Dimensioni : diametro 5 ,//.

Distribuzione : Karand, Ungheria (Deflandre) ; Moreno U. S. A.

Osservazioni ; E una delle forme più piccole del genere ; gli esemplari di Moreno dilferiscono da quelli su cui Deflandre sta¬ bili la specie, esclusivamente per una maggiore dimensione.

Archaeoìnonas sempìicia Pampi n. sp. (flg. 9)

Guscio sferico o leggermente sferoidale, provvisto di un poro relativamente largo con collo subconico. Pareti sottili e comple¬ tamente liscie.

Dimensioni : diametro 7 //.

Distribuzione : Moreno, U. S. A.

Osservazioni : Questa piccola specie si , differenzia da Ar¬ chaeomonas sphaerica Dell, per la presenza di un collo e da Archaeomonas depressa Dell, per la conformazione del collo, subconico invece di cilindrico, e per la forma del guscio, sferico invece di nettamente sferoidale ed appiattito.

Arcliaeomonas Mangini Dell. (flg. 13)

Bull. Soc. Bot. de Fr., T. 79, 1932.

Loggetta silicea sferica con pareti ricoperte di spine coniche piuttosto corte, distribuite con abbastanza regolarità ma poco den¬ samente. Poro stretto con collo cilindrico basso.

ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO AMERICANO

63

Dimensioni : diametro 6 a 6,5 //.

Distribuzione : Maryland, U. S. A. (Deflandre) ; Moreno,

V. S. A.

Fig. 1 a 16 1. Archaeomonadopsis Frenguellii Ramj^i n. sp. ;

2) Archaeomonas Smitlii Rampi n. sp. ; 3) Archaeomonadojjsis incerta Rampi n. sp. ; 4) ArchaeosiAiaeridium Dangeardianum Dell. ; 5) Archaeomonas spinulosa Rampi n. sp. ; 6) Archaeomo- nadopsis elegante Rampi n. sp. ; 7) Archaeomonas inconspicua Dell. ; 8) Archaeomonas Chiarugii Rampi n. sp. ; 9) Archaeo¬ monas semplicia Rampi n. sp. ; 10) Archaeomonas ambigua Rampi n. sp. ; 11) Archaeomonas scrohiculaAa Rampi n. sp. ;

12) Archaeomonas vermiculosa Dell. ; 13) Archaeomonas Man- gini Dell. ; 14) Archaeomonas cretacea Rampi n. sp. ; 15) Ar¬ chaeomonas membranosa Rampi n. sp. ; 16) Archaeomonas hete- roptera Dell.

Ingrandimenti = flg. 1 a 3 : X 1400 ; fig-. 4 a 16 : X 1900.

Archaeomonas spimilosa Rampi n. sp. (fig. 5)

Loggetta sferica provvista di poro con collo cilindrico basso. Pareti ricoperte da forti spine coniche di lunghezza ed impor¬ tanza variabile, disposte sulla superficie delle pareti in modo piuttosto irregolare.

64

L. RAMPI

Dimensioni : diametro 6,3 a 6,5 n.

Distribuzione : Moreno, U. S. A.

Osservazioni ; Forma assai prossima ad Archeomoìias japo- ' nica Defl. da cui si differenzia però per la mancanza di regola¬ rità tanto nella distribuzione delle spine quanto nella loro lun¬ ghezza.

Archaeomoìias Chiarugii Rampi n. sp. (fìg. 8)

Reggetta sferica con poro piuttosto largo e collo cilindrico basso. Pareti ricoperte da una serie di piccole protuberanze ro¬ tonde, distribuite con qualche regolarità e collegate fra di loro con sottili nervature poco prominenti.

Dimensioni : diametro 7 a 7,5 //, larghezza del poro 1 a 1,2 /q altezza del poro 0,6 a 0,7 u.

Distribuzione : Moreno, U. S. A.

Specie dedicata al Chiar.mo Prof. A. Chiarugi dell’ Univer¬ sità di Pisa.

Archaeomoìias ambigua Rampi n. sp. (fig. 10)

Guscio sferico con poro semplice e collo cilindrico basso. Pareti robuste con la superficie coperta da robuste spine di forma e dimensioni molto variabili, sparse piuttosto irregolarmente e collegate fra di loro da pieghe ed ondulazioni della membrana secondaria di silice di cui è rivestita l’intera loggetta.

Dimensioni : diametro 6,85 //, spine lunghe 1,5 a 2,5 //.

Distribuzione ; Moreno, U. S. A.

Osservazioni : Forma prossima ad ArchaQomonas dentata Defl. da cui differisce per la presenza di un collo cilindrico e per la mancanza di forti costole colleganti fra loro le spine.

Archaeomonas membranosa Rampi n. sp. (fig. 15)

Loggetta di forma ovoidale ad ellittica. Poro con collo for¬ mato da un restringimento progressivo della lorica stessa. Ai lati del collo esistono due o tre alette membranose jaline. Superficie delle pareti ricojDerta da scarse spine larghe e corte.

ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO AMERICANO

65

Dimensioni : lunghezza 7,4 //, larghezza 6,6 (a, altezza delle alette 0,5 //.

Distribuzione : Moreno, U. S. A.

ArcJiaeomonas scrohiculata Rampi n. sp. (fig. 11)

Lorica sferoide leggermente appiattita, con largo poro e collo cilindrico basso. Pareti fornite di alcune ornamentazioni circolari 0 leggermente ellittiche, interessanti quasi tutto lo spessore del guscio, di dimensioni assai variabili e distribuite piuttosto irre- golarinento.

Dimensioni: lunghezza 7,8 larghezza 7,4 //, poro largo 1,5

Distribuzione : Moreno, U. S. A.

Archaeomonas vermiculosa Deh. (fig. 12)

Bull. Soc. Bot. de Fr., T. 79, 1935.

Lorica sferica fornita di poro con collo basso. Pareti sottili coperte da una specie di costoline elevate, disposte in direzione diverse, variabili in forma e lunghezza.

Dimensioni : diametro 6,3 poro 1 /f.

Distribuzione : Maryland, U. S. A. (Deflandre) ; Moreno, LL S. A.

Arcìiaeomonas cretacea Rampi n. sp. (fig. 14)

Loggetta sferoide leggermente appiattita, con poro subcilin¬ drico e collo basso. Pareti piuttosto sottili, rivestite da una serie di costicine pochissimo elevate, disposte a maglie poligonali irre¬ golari.

Dimensioni : lunghezza 6,3 //, larghezza 5,8 fx.

Distribuzione : Moreno, U. S. A.

Osservazioni : Si differenzia da Arcliaoemoìias speciosa Defi. per la mancanza di protuberanze coniche alla intersecazione delle nervature.

Arcìiaeomonas heteroptera Defl. (fig. 16)

C. R. Acad. Se., CXClV, 1932.

Loricula ellipsoidale con poro conico contornato da un leggero ispessimento marginale. Pareti sottili fornite di una serie di co-

66

L. RAMPI

stoline piuttosto sottili ad andamento leggermente sinuoso, in nu¬ mero e disjDOsizione variabile, attraversanti le pareti in senso longitudinale e colleganti il poro all’ antapice.

Dimensioni : lunghezza 7 //, larghezza 6 u.

Distribuzione : Isola Fuur, Jutland, (Deflandre) ; Moreno, U. S. A.

Archaeomonas Smithi Rampi n. sp. (fig. 2)

Loggetta irregolarmente sferoide con ampio collo subcilin¬ drico, allargantesi alla sua parte superiore a forma di un imbuto rovesciato. Pareti sottili, strato secondario di silice robusto, on¬ dulato e membranoso.

Dimensioni: lunghezza totale 15,8 /( larghezza 11,4 //, (escluso lo strato secondario di silice) ; spessore della silice secondaria 2,5

Distribuzione : Moreno, U. S. A.

Specie dedicata al Phiar.mo Ing. J. Smith di South Pase- dena, U. S. A.

G'en. Archaeomonadopsis Deflandre 1938 Archaeomo7iadopsis Frengiieìlii Rampi n. sp, (flg. 1)

Loricula oviforme a pareti arrotondate attenuantesi progres¬ sivamente e prolungantesi in un ampio collo cilindrico legger¬ mente allargato alla sua estremità. Pareti sottili rivestite intera¬ mente da un robusto strato di silice secondaria fortemente on- dulosa, formante una serie di protuberanze mammellonari ad apici arrotondati, di dimensione e forma assai variante.

Dimensioni: lunghezza totale 22,2//, larghezza 15,3// (senza la silice secondaria), larghezza del collo 4,3 //.

Distribuzione : Moreno, U. S. A.

Specie dedicata al Chiar.mo Prof. G. Prenguelli del Museo de La Piata, Repubblica Argentina.

Aì^cliaeoinonadoipsis incerta Rampi n. sp. (flg. 3)

Loggetta periforme, a pareti poco curve, coi lati prolungantesi in un lungo e sinuoso collo cilindrico. Pareti sottili ricoperte da

ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO AMERICANO

67

ornamentazioni circolari od ellittiche, interessanti lo spessore delle pareti, di numero piuttosto scarso ed irregolarmente distri¬ buite sulla superficie del guscio.

Dimensioni : lunghezza totale 23,5 //, larghezza 6,4 //, lun¬ ghezza del collo 14,2 ,u, larghezza del collo alla sua estremità 0,85 //.

Distribuzione : Moreno, D. S. x4.

Arcìiaeomonadopsis elegante Rampi n. sp. (fig. 6)

Loricula sferica a pareti restringentesi progressivamente sino a formare un collo óonico leggermente svasato alla sua estremità orale. Pareti robuste ornate da protuberanze rotonde collegate da nervature poco elevate, disposte senza regolarità od ordine appa¬ rente.

Dimensioni r lunghezza totale 10,6 larghezza 8,4 n.

Distribuzione : Moreno, U. S. A.

Gen. A-rchaeosphaeridium Defiandre 1932 Archaeospaeridinm Bangeardianiim Defl. (fig. 4)

C. R. Acad. Se., CXCIV, 1932.

Lorica sferica con poro suhconico imbutiforme, collo piuttosto basso a lati fortemente obliqui formato dall’ispessimento della parete. Strato secondario di silice ricoprente l’intera superficie del guscio, a struttura liscia, leggermente rugosa, scrobicolata o punteggiata.

Dimensioni : 14 a 16,5 u.

Distribuzione : Isola di Mors, Jutland ; Maryland, U. S. A, ; Wembets, Giappone, (Deflandre) ; Moreno, U. S. A.

Osservazioni : Gli esemplari di Moreno sono di dimensioni inferiori di quelle indicate da Defiandre.

(Laboratorio privato, Sanremo)

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L. RAMPI - ARCHAEOMONADACEE DEL CRETACEO ECC.

BIBLIOGKAFIA

1) Deflandre G. - Archaeomonadaceae, famille nouvelle de protistes

marins à loge siliceiise. C. E. Acad, Se. CXIV, 1932.

2) Note sur les Archaeomonadacées. Bull. Soc. Bot. de Fr., T.

79, 1932.

3) Seconde note sur les Archaeomonadacées. Bull. Soc. Bot. de Fr.,

T. 80, 1933.

4) Troisième note sur les Archaeomonadacées. Bull. Soc. Fr. de

Microscopie, 7, 1938.

5) Frenguelli G. - Einige Bemerkungen zu den Archaeomonadaceen.

Ardi. f. Prot., 84, 1935.

PRE8EN i b-D

1 3 MAY194C

Finito di stampare il 20 aprile 1940 - XVIII.

SUNTO DEL REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ

(Data di fondazione; 15 Gennaio 1856)

!

Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studi relativi alle scienze naturali.

I Soci possono essere in numero illimitato : effettivi^ perpetui, henemeriti e onorari.

I Soci effettivi pagano L. 40 all’ anno, in una sola volta, nel primo bimestre dell' anno, e sono vincolati per un triennio. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d’ Italia) vi presentano le loro Memorie e Comunica¬ zioni, e ricevono gratuitamente gli Atti e le Memorie della So¬ cietà e la Rivista Natura.

Chi versa Lire 400 una volta tanto viene dichiarato Socio perpetuo.

Si dichiarano Soci benemeriti coloro che mediante cospicue elargizioni hanno contribuito alla costituzione del capitale sociale,

A Soci onorari possono eleggersi eminenti scienziati che contribuiscano coi loro lavori all’ incremento della Scienza,

La 'proposta per V ammissione cV un nuovo Socio effettivo 0 perpetuo deve essere fatta e firmata da due soci mediante let¬ tera diretta al Consiglio Direttivo (secondo l’ Art. 20 del Rego¬ lamento).

Le, rinuncie dei Soci effettivi debbono essere notificate per iscritto al Consiglio Direttivo almeno tre mesi prima della fine del 3'’ anno di obbligo o di ogni altro successivo.

La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza.

Tutti i Soci possono approfittare dei libri della biblioteca sociale, purché li domandino a qualcuno dei membri del Consi¬ glio Direttivo o al Bibliotecario, rilasciandone regolare ricevuta e colle cautele d’ uso volute dal Regolamento.

Gli Autori che ne fanno domanda ricevono gratuitamente cincpiianta copie a parte, con copertina stampata., dei lavori pub¬ blicati negli Atti e nelle Memorie, e di quelli stampati nella Rivista Natura.

Per la tiratura degli estratti, oltre le dette 50 copie gli Autori dovranno rivolgersi alla Tipografia sia per 1’ ordinazione che per il pagamento. La spedizione degli estratti si farà in assegno.

IN^DIGE DEL FASCICOLO I

Elenco dei Soci del 1940 . . . . . . pag. \

G. Scortecci, Recettori degli Ignanidi e di altri Sauri

(Tav. I e II) 1

A. Desio, Ernesto Mariani . . . . . , » 11

G. Pagliani, Elogopite e Titanolivina di Monte Brac¬ cio (Val Malenco) ........ 20

0. Bignardi, Contributo alla conoscenza istocliimica

delle cellule di Panetti ....... 23

C. Messina, I minorali di boro del granito di Baveno » 31

C. E. Capello, Le precipitazioni nevose nella conca di

Ulzio negli inverni 1933-1938 . ...» 49

L. Rampi, Archaeomonadacee del Cretaceo americano » 60

Nel licenziare le bozze i Signori Autori sono pregati di notifi¬ care alla Tipografia il numero degli estratti che deside¬ rano, oltre le 50 copie concesse gratuitamente dalla Società.

Il listino dei prezzi per gli estratti degli Atti da pubblicarsi nel i940 è il seguente :

COPIE

25

50

75

100

Pag

. 4 L.

6.-

L. 10.

L. 13.—

L. 15.—

8

10.--

15.—

20.—

n 25.—

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12

12.—

n 20.—

n 25.—

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16

15.—

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NB. - La coperta stampata viene considerata come un ^ /4 di foglio.

Per deliberazione del Consiglio Direttivo, le pagine concesse gratis a ciascun Socio sono 16 per ogni volume degli Atti ed 8 per ogni volarne di Natura, che vengono portate a 10 se il la¬ voro ha delle figure.

Nel caso che il la^voro da stampare richiedesse un maggior numero di pagine, queste saranno a carico delV Autore fL. 25 per ogni pagina degli « Atti » e di « Natura »J. La spesa delle illustrazioni è a carico degli Autori.

I vaglia ili pagamento di Natura, e delle quote sociali devono es¬ sere diretti esclusivamente al Dott. Edgardo Moltoni, Museo Civico di Storia Naturale, Corso Venezia, Milano (11 3ì.

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