FORTHE PEOPLE POR EDVCATION FORSCIENCE LIBRARY OF THE AMERICAN MUSEUM OF NATURAI HISTORY ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI (èi h VOLUME XIV. Anno 1871 con 4 Tavole litografiche MILANO COI TIPI DI GIUSEPPE BERNÀRDONI DI GIO. 1871. ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI ME NATURALI VOL. XIV. ANNO 1871. MILANO TIPOGRAFIA DI GIUSEPPE BERNARDONI 1871. /(,--)/ ^ O-O- l^c /J SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI Presidenza pel 1871. Presidente — Cornalia cav. Emilio, direttore del Museo Civico di storia naturale in Milano, via Monte Napoleone 36. Fice-Presidente — Villa Antonio, Milano, via Sala 6. Stoppani ab, Antonio, professore di geologia nel R. Isti- tuto Tecnico Superiore in Milano, via deW Jnniin- Segretarj \ data 2. Marinoni dott. Camillo, assistente al Museo Civico di storia naturale in Milano, via Giardino 5. \ SpREAFico ing. Emilio, via Cordusio 19. Fice-Segretarj { ^ ^ Conservatore^ Sordelli Ferdinando, via Bagutta 20. Fìce- Conservatore, Francesceini rag. Felice. Cassiere^ GARGANTiNi-Piatti Giuseppe, Milano, via Senato 14. Economo, Delfinoni avv. Gottardo. ^ . . [ Taglìasaccei ing. Saverio. Commissione \ ^ . «*v,*«-^-»/v.«i,v« { Garavaglia rag. Antonio. amministrativa ] r. ^ I Visconti Ermes march. Carlo. al principio deirauno l§i9^t« Albanelli rag. Filippo, Milano. Alessandri sac. prof. Antonio, civico bibliotecario, Bergamo. Andreossi Enrico, Bergamo. Aradas cav. Andrea, prof, di zoologia alla R. Università di Catania. Arconati-Visconti march. Gianmartino, Milano. Arnaboldi Bernardino, Milano. Arrigoni conte Oddo, Padova. Axerio Giulio, ingegnere del Corpo Reale delle Miniere, Milano. Balestra sac. Serafino, Como. Balsamo-Crivelli nob. Giuseppe, prof, di zoologia alla R. Università di Pavia. Baretti dott. Martino, professore di storia naturale all'Istituto Tec- nico di Bari. Baudi di Selve conte Flaminio, Torino. Beccari doli. Odoardo, Firenze. Bedarida Aronne, Vercelli. Bellotti Alessandro, direttore degli studj nello Stabilimento Bosi- sio, Monza. Bellotti Cristoforo, Milano. Bellucci dott. Giuseppe, Perugia. Berla Ettore, Mantova. 6 ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI Bernardi cav. Francesco, direllore del Museo dei Fisio-Critìci, Siena. Bernardoni Filippo, Milano. Bernasconi sac. Baldassare, Torno (Como). Bernasconi ing. Giuseppe, Cosenza. Bertoli sac. Giovanni, canonico, Chiari (Brescia). Bertoloni Giuseppe, prof, di Botanica nella R. Università di Bologna. Besana Carlo, assistente di chimica all'Istituto Tecnico di Santa Marta, Milano. Bianconi Giuseppe, prof, nella ^. Università di Bologna. BiccHi Cesare, direttore dell'Orto botanico di Lucca. Bignami ing. Emilio, Milano. BoccACCiNi Corrado, Ravenna. BoMBicci Luigi, prof, di mineralogia nella R. Università di Bologna. Borromeo conte Carlo, Milano. Bossi ing. Gio. Battista, Milano. Botti cav. Ulderico, Lecce (Terra d'Otranto). Brioschi comm. Francesco, senatore del Regno e Direttore del Reale istituto Tecnico superiore di Milano. Buccellati sac. cav. Antonio, prof. all'Università di Pavia. Butti sac. Angelo, prof, nel R. Istituto Tecnico, Milano. Buzzoni sac. Pietro, Milano (CC. SS. di Porta Romana). Caldarini sac. Pietro, direttore del Museo di Varallo (Val-Sesia). Caldesi Lodovico, Faenza. Canetti dolt. Carlo, Milano. Cantoni cav. Gaetano, direttore della scuola superiore di agrono- mia, Milano. Capellini Giovanni, prof, di geologia nella R. Università di Bologna. Caprioli conte Tommaso, Brescia. Gargano dott. Antonio, prof, di chimica nell'Istituto Tecnico di Como. Casella dott. Giuseppe, Laglio (Como). Cassanello dott. Nicolò, prof, nel Liceo dì Altamura. Castelli dott. Federico, Livorno. Cavalieri padre Giovanni, barnabita, Monza. Cavallotti ing. Angelo, Milano. Cavezzali dolt. Francesco, Milano. AL PRINCIPIO DELL*ANNO 1871. 7 Cerruti ing. GiovAiNNi, Milano. Cesati barone Vincenzo, professore di botanica alla B. Università di Napoli. Getti ing. Giovanni, Laglio (Como). Clerici nob. Pietro, Milano. Cocchi cav. Igino, professore di geologìa al Museo di storia naturale, Firenze. CoccoNi Gerolamo, prof, di zoologia aH'UnÌYersità di Parma. CoLiGNON Cjoì-. Nìcola, prof, dì maccanica nsl R. kliiuio Tecnico, FirerisOc CoLOGNA avv. Achille, Milatic. CoLucc! r-IjcC!ìisLLi ucó:. Fai^ìss, proJ. Ci storia nsturale al Lkeo di Vercelli. Conti cav. prof. FsìaKcsscc, MiSaiio. ConwALtA doti. Emilio, direttore del ruuseo Civico òi storia natiiraìe, Iviila^o. Corneliani i:ng. Angelo, Mikno. Corvini dott. Lorenzo, prof, nel R. istìtuSo Vetennario, Bfiiano. CossA doit. Alfonso, professore di chimica all'lslituio industriale, Tcrir.o. Costa prof. Acsìlle, Napoli. Crespi-Rsghi320 sac. Giovanni, prof, ne! Collegio Rotondi in Gorla Minore (prov. di disiano). Crivelli aarch. LujGf, Mikno. CuRiONi GiovARK", Milano. CuREON! r.ob. comm. Giulio, Tv^ilano. Curò A'ì^tokjg, 3e?.2;?^r^^.o. D'AceiARRi dott. Antonio, assistente ^ geologia aJ Mosco di storia naturale dell' Università di Pisa. D'Ancona dott. Cesare, assistente di geologìa nel Museo di storia na- turale ci; Firenze. D'Arco conte Luigi, TJantova. De-Bosis ing. Francesco, Ancona. Delfingni avv. Gottardo, Milano. Della Rocca ing. Gino, Napoli. 8 ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI Dell' Era dolt. Edmondo, Milano. Del Mayno march. Norberto, Milano. Delfino Federico, prof, di Botanica al R. Istituto agrario di Val- lom'jrosa. De-Manzoni ing. Antonio, direttore della Società Montanistica Veneta, Agordo. Denza padre Francesco, direttore dell' Osservatorio meteorologico del R. Collegio Carlo Alberto, Moncalieri. De-Sanctis Leone, prof, di anatomia comparata alla R. Università dì Roma. De Zigno barone cav. Achille, Padova. Di Negro Giacomo, canonico, Spezia. DoDERLEiN Pietro, prof, di zoologia alla R. Università di Palermo. Dolci Gian Francesco, direttore d'uno stabilimento privato d'istru- zione in Milano. De RIA march. Giacomo, Genova. DoRiA march. Marcello, Genova. Drago Raffaele, Genova. Dljardin Giovanni, prof, di mineralogia e geologia nell'Istituto Tec- nico di Genova. DiJRER Bernardo, Villa Sommariva presso Tremezzo (Lago di Como). Fassò ing. Giuseppe, Novara. Ferrario ing. Emilio, Milano. Ferrerò Ottavio Luigi, prof, dì chimica al R. Istituto Tecnico dì Napoli. Ferrini Rinaldo, prof, di fìsica nel R. Istituto Tecnico di Milano. Foresti dott. Lodovico, assistente al Museo geologico dell' Università di Bologna. Forni Bellotti Luigia, Monza. Franceschini rag. Felice, Milano. Freschi Gherardo, presidente dell' Associazione friulana, Udine. Fumagalli Carlo, Milano. Galanti Antonio, prof, di agraria nel R. Istituto Tecnico, Milano. Galli padre Bernardo, barnabita, Lodi. Garavaglia rag. Antonio, Milano. AL PRINCIPIO dell'anno 4871. 9 Garbiglietti cav. Antonio, dottor collegiato in medicina, Torino. Cardini Caldino, prof, di storia naturale all'Università libera di Ferrara. Gargantini-Piatti Giuseppe, Milano. Garovaglio Santo, prof, di botanica nella R. Università di Pavia. Gasco prof. Leone, assistente alla R. Università di Napoli. Gastaldi cav. prof. Bartolomeo, segretario della scuola degli inge- gneri in Torino. Gavazzi cav. Giuseppe, Milano. Gemellario Gaetano Giorgio , prof, di geologia nella R. Università Palermo. Gentiluomo dott. Camillo, direttore del giornale malacologico ita- liano, Pisa. Ghiotti Alessandro, Milano. Giacometti dott. Vincenzo, Mantova. Ciani dott. Giulio, Perugia. GiBELLi dott. Giuseppe, assistente alla cattedra di botanica nella Re- gia Università di Pavia. Giordano comm. Felice, ingegnere ispettore delle miniere, Torino. Gola conte Carlo, Milano. GouiN ing. Leone, Cagliari. Gramizzi ing. Massimiliano, Borgo San Donnino. Grancini sac. Carlo, Milano. Gualterio march. Carlo Raffaele, Bagnorrea (Orvieto), GuisCARDi dott. Guglielmo, prof, di geologia nella R. Università di Napoli. Ighina padre Filippo, prof, di storia naturale nel Collegio di Carcare (Liguria). Issel cav. Arturo, prof, all' Università di Genova. Keller dott. Antonio, prof, nella R. Università di Padova. Lancia Federico duca di Brolo, segretario dell'Accademia dì scienze e lettere di Palermo. Lazzoni conte Carlo, Carrara. , Lawley Roberto, Montecchio presso Pontedera (Toscana). Legnani G. Battista, Milano. 10 ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI Lessona dolt. Michele, prof, di zoologia alla R. Università di Torino. LicopoLi doli. Gaetano, assistente di botanica alla R. Università di Napoli. LiOY cav. Paolo, deputato al Parlamento^ Vicenza. LoMBARDiNi ing. Elia, emerito direttore delle pubbliche costruzioni di Lombardia, senatore del regno, Milano. LuRAscHi ing. Ferdinando, Milano. LuRASCHi Leopoldo, Milano. Maggi dolt, Leopoldo, assistente alla cattedra di zoologia e anatomia comparata nella R. Università di Pavia. M agni-Griffi Francesco, prof, di storia naturale nel P*. Liceo di Cremona. Maimeri ing. Antonio, ispettore censuario e V3f-^^2zìte Is n^isure, f:-i!ano. Maj ing. Giovanni, Pavia. Malfatti Bartolomeo, prof, di storia antica all' Accademia scieiaìifieo- letteraria di Milano. Malinverni Alessio, Quinto (Vercelli). Manzi padre Michelangelo, barnabita, Lodi. Maràni Giovanni, segretario alla direzione del debito pubblico, Torino. Marangoni Giulio, Pavia. Marchi dott. Pietro, Firenze. Marcucci Emilio, dottore in scienze naturali, Firenze. Marinoni nob. Camillo, dottore in scienze naturali, assistente al Mu- seo Civico di Milano. Marsili Luigi, prof, di fisica nel Liceo di Pontremoli. Martelli ing. Giuseppe, professore all'Istituto tecnico supenore di Milano. Martinati dott. Pietro Paolo, deputato al Parlamento, Verena. Martjnengo Villagaka contessa Bagssls, Milano. Marullo conte Giuseppe, Messina. Masè sac. Francesco, arciprete a Castel d'Ario (prov. di r,!antova). Masserotti dolt. Vincenzo, prof, di storia naturale, ^!;lano. Mazzocchi ing. Luigi, assistente al R. Istituto Tecnico superiore di Milano, Mella conte Carlo Arborio, Vercelli. AL PRINCIPIO DELL*ANNO 1871. 41 Meneghini Giuseppe, prof, di geologia nella R. Università di Pisa. MòERLiN Emilio, Chiasso (Svizzera). MoLiNO-FoTi Lodovico, Barcellona (Sicilia). MoLON cav. ing. Francesco, Vicenza. MoNDOLFO conte Sebastiano, Milano. Montanaro Carlo, all'Intendenza di Finanza, Verona. Mora dott. Antonio, Bergamo. MoRAGLiA ing. Pietro, Milano. Negri Gaetano, Milano. WicoLucci cav. Giustiniano, Isola presso Sora. Ninni conte Alessandro Pericle, Venezia. Nocca Carlo Francesco, Pavia. Omboni dott. Giovanni, professore di mineralogia alla R. Università di Padova. Padulli conte Pietro, istruttore pratico di chimica nel laboratorio della Società d'Incoraggiamento d'arti e mestieri, Milano. Paglia sac. Enrico, Mantova. Palmieri dott. Paride, assistente alla cattedra di chimica nella R. Università di Napoli. Panceri Paolo, prof, di anatomia comparata nella R. Università di Napoli. Parlatore Filippo, prof, di botanica al Museo di storia naturale, Firenze. Passerini Giovanni, prof, di botanica nella R. Università di Parma. Pavesi Pietro, prof, di storia naturale a Lugano (Svizzera). Pedicino dott. Nicola Antonio, prof, di botanica al R. Istituto Tec- nico di Napoli. Perazzi Costantino, ing. del corpo reale delle miniere, Torino. Perazzoli cav. G. Gaetano, Agnona dì Borgosesia. PiANZOLA Luigi, dottor in legge, Milano. Piccioli Francesco, farmacista, Milano. PiRONA dottor Giuglio Andrea, professore di storia naturale al Liceo di Udine. Polli Pietro, prof, di storia naturale all'Istituto Tecnico di Bergamo. Ponte cav. Gaetano, Palagonia (Sicilia). ^^ ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI Pozzi Angelo, assistente alla cattedra di fisica al R. Istituto Tecnico di S. Marta, Milano. Pozzi dott, Giuseppe, Milano. PozzOLiNi cav. Giorgio, colonnello di stato maggiore, Napoli. Prada dott. Teodoro, prof, di storia naturale all'Istituto Tecnico di Pavia. Predari ing. Fabio, Palanzo (Como). Quaglia Bollini Carlotta, Besozzo (Varese). Ragusa Enrico, Palermo. Raineri Aristide, professore nel R. Istituto professionale di Modica (Sicilia). Ranzoli dott. Andrea, conservatore del gabinetto anatomico dell'Uni- versità di Pavia. Ramorino prof. Giovanni, Buenos-Aires (Repubblica Argentina). Ranchet abate Giovanni^ Biandronno (Varese). Ravioli cav. Giuseppe Edoardo, maggiore del Genio militare, Bologna. Regazzoni dolt, Innocenzo, prof, nel R. Liceo di Como. Respini dott. Francesco, Varallo (Valsesia). RiBOLDi sac. Agostino, prof, nel Seminario di Milano. Ricca dott. Giuseppe, prof, d'agronomia nel R. Istituto Tecnico di Forlì. Ricca dott. Luigi, Ponte di Legno (prov. di Brescia). RiciiiARDi Sebastiano, prof, di anatomia comparata nella R. Uni- versità di Bologna. Riva Antonio (del fu Rodolfo), Lugano (Svizzera). Rocca-Saporiti march. Apollinare, Milano. RoMANiN dott. Emmanuele, Padova. Rossetti dott. Francesco, prof, di fisica all'Università di Padova. RosTAN Edoardo, medico, Ferrerò di Pinerolo. Rovasenda Luigi, Torino. Rubini Giulio, Como. Rusconi ing. Giovanni, Domaso (Lago dì Como). Saccardo dott. PiERANDREA, assistente alla cattedra di botanica presso la R. Università di Padova. Salmoiraghi ing. Francesco, direttore dei lavori della Galleria Cri- stina, Starza (Foggia). AL PRINCIPIO DELL* ANNO 1871. 13 Salvadori dott. Tommaso, Torino. Sacchi ing. Archimede, assistente all'Istituto Tecnico superiore di Milano. Sanseverino conte Faustino, senatore del Regno, Milano. Savoia ing. Giovanni, Milano. ScARABELLi Gommi-Flamini GiuseppEj seuatorc del Regno, Imola. ScHiFF prof. Maurizio, Firenze. Scola dott. Lorenzo, Milano. Scotti dott. Giberto^ medico municipale, Como. Sequenza Giuseppe, prof, di storia naturale nel Liceo di Messina. Sella Quintino, ing. delle miniere, deputato al Parlamento, Firenze. Silo ing. Giovanni, Lemna (Lago di Como). Silvestri Orazio, prof, di chimica, alla R. Università di Catania. SiMi Emilio, dottore in scienze naturali, Serravezza. SoRDELLi Ferdinando, aggiunto al Museo Civico di storia naturale di Milano. SpAGNOLiNi Alessandro, prof, di storia naturale nella scuola militare di Modena. Spezia ing. Giorgio, Pie di Muterà (Domodossola). Spinelli Giovanni Battista, Venezia. SpREAFico ing. Emilio, Milano. Stefanelli Pietro, prof, di storia naturale alla scuola magistrale di Firenze. Stòhr Emilio, ing. di miniere, Grotte presso Girgenti. Stoppani ab. Antonio, prof, di geologia nel R. Istituto Tecnico su- periore di Milano. Stoppani sac. Carlo, prof, a Modica (Sicilia). Stoppani G. Maria, Milano. Strobel Pellegrino, prof, di storia naturale nell'Università di Parma. Studiati Cesare, prof, di fisiologia nella R. Università di Pisa. Tagliasacchi ing. Saverio, Milano. Tapparone-Canefri avv. Cesare, Torino. Taramelli Torquato , prof, di storia naturale nel R. Istituto Tec- nico, Udine. Targioni-Tozzetti Adolfo, prof, di zoologia al Museo di storia natu- rale di Firenze. ÌH. ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI, ECC. Tassani dott. Alessandro, consigliere sanitario, Como. Terracciano cav. Nicola, direttore dei giardini reali a Caserta. Terzaghi Carlo, prof, di storia naturale nei Liceo di Brescia. Tettamanzi ing. Amanzio, Milano. ToRNABENE cav. FRANCESCO, prof, di botanica nella R. Università di Catania. ToRNAGHi Andrea, prof, nel Collegio Bosisio in Monza. Tranquilli Giovanni, prof, di storia naturale nel Liceo di Ascoli. Treves ing. Michele, Venezia. Trevisan conte Vittore, Marostica (Vicenza). Trinchese Salvatore, prof, di fisiologia all' Università di Genova. Trompeo dott. Bernardino, Torino. Turati conte Ercole, Milano. Turati nob. Ernesto, Milano. Uboldi de Capei nob. Giovanni, Milano. Vecchio dott. Angelo, prof, al R. Istituto Tecnico di Pavia. ViGONi nob. Giulio, Milano. Villa Antonio, Milano. Villa Giovanni Battista, Milano. Villa Vittorio, Milano. Visconti conte Alfonso Maria, Milano. Visconti Ermes march. Carlo, Milano. ViscoKTi di Modrone duca Raimondo, Milano. Volta dott. Alessandro, prof, nel Liceo di S. Remo (Liguria). ZiMMERMANN BERNARDO, assessore di Collegio, Pietroburgo (Russia). ZojA dott. GiovANM, prof, di anatomia nella R. Università di Pavia. ZuccHi dott. Carlo, vice-presidente del consiglio sanitario a Bergamo. Numero totale dei Socj effettivi al i." gennajo 1871 . . N. 270 SO£^«7 €OBI&l!iPOI^Di:rVTI AscHERON Paolo, addetto alla direzione dell'Orto botanico, Berlino. Barral, direttore del giornale V Agricolture pralique^ Parigi. Bolle Carlo, naturalista, Leipziger Platz 15, Berlino. BouÈ Amico, Tfieden Miller steig^ Schla^ssel- Gasse 59 4, Vienna. Darwin Carlo della B. S. e G. S., Londra. Davis Giuseppe Bernardo, presidente della società antropologica di Londra. Desor Edoardo, prof, di geologia nella scuola Politecnica di Neuchàlel. Favre Alfonso, professore di geologia, Ginevra. FiGuiER Luigi, rue Marignan 21, Parigi. Geiimtz Bruno, direttore del gabinetto mineralogico di Dresda. GoEppERT E. B., direttore dell'Orto botanico di Breslavia, Guérin-Mé^éville, rue Bonapnrte 3, Parigi. Haidinger Guglielmo, dell'!. R. Istituto geologico di Vienna. Hauer Francesco, direttore dell'I. B. Istituto geologico di Vienna. IIeer Osvaldo, prof, di botanica nel Politecnico di Zurigo. Jannsens dott. Eugenio, medico municipale, rue du Marais ^2, Bru- xelles. Le Hon Enrico, prof, di geologia a Bruxelles, rue de Commerce 41. LoRY Carlo, prof, di geologia alla facoltà delle scienze a Grenoble. Lyell Carlo, Herley Street^ Londra. Merian, prof, di geologia al Museo di storia naturale di Basilea. MiCHAUD Andrea Luigi Gaspare, «li Sainte-Foix-les-Lyons(Bliòne) Francia. MoRTiLLET Gabriel, S. Gerinain presso Parigi. MuRCHisoN Boderico, direttore del Museo di geologia pratica, Jermin Street^ Londra. i6 ELENCO DEI SOCJ CORRISPONDE?iTl AL PRINCIPIO DELL'aNNO 1871. PicTET F. J., prof, di zoologia ed anatomia camparala dell' Accademia di Ginevra. PiLLET Luigi, avv., direttore del gabinetto mineralogico di Chambery. PLA^cHOiN Giulio, professore di botanica a Mompellieri. Raimondi dott. Antonio, prof, di storia naturale all' Università di Lima (Perù). Ramsay Andrea, presidente della società geologica di Londra. Museum of praticai geology, Jermin Street^ S. V. Sengner cav. Adolfo, bibliotecario dell' L R. Istituto geologico di Vienna, Landstrasse Hauptstrasse 88. Sommerville Maria, nata Farfaix, Spezia. Studer Bernardo, professore di geologia, Berna. Vallet, abate, professore nel Seminario di Chambery. Waltershausen barone Sartorius, Gottinga. ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI al principio dell' anno 189^1. ITALIA 4. R. Istituto Lombardo di scienze, lettere ed arti. — Milano. 2. Ateneo di scienze. — Milano. 3. Società d'Incoraggiamento d'arti e mestieri. — Milano. 4. Società Agraria di Lombardia. — Milano. B. Accademia Fisio-medico statistica. — Milano. 6. R. Accademia delle scienze. — Torino. 7. Accademia di agricoltura, commercio ed arti. — Verona. 8. Reale Istituto Veneto. — Venezia. 9. Ateneo Veneto. — Venezia. 40. Accademia Olimpica. — Vicenza. 41. Associazione agraria friulana. ~ Udine. 12. Società italiana delle scienze. — Modena. 4 5. Accademia delle scienze. — Bologna. ÌH^. Accademia dei Georgofili. — Firenze. 15. R. Comitato geologico d'Italia. — Firenze. 16. Accademia dei Fisio-Critici. — Siena. 17. Società delle letture scientifiche. — Genova. 18. Società reale delle scienze. — Napoli. 19. R. Istituto d'Incoraggiamento per le scienze naturali. — Napoli. 20. Associazione dei naturalisti e medici. — Napoli. 21. Società Economica del Principato Citeriore. — Salerno. 22. Accademia Palermitana di scienze, lettere ed arti. — Palermo. 23. Consiglio di perfezionamento. — Palermo. Voi. XIV. 2 18 ELENCO DEGLI [STlTUTl SCIENTIFICI CORRISPONDENTI 2ft^. Commissione reale d'agricoltura e pastorizia. — Palermo. 25. Società d' acclimazione e agricoltura. — Palermo. 26. Accademia Gioenia di scienze naturali. — Catania. 27. Società d'orticoltura del litorale a Trieste (Austria). 'ìiiUi SVIZZERA 28. Naturforschende Gesellschaft Graubundens. — Chur. 29. Institut national génevois. — Genève. 30. Societé de phisique et d'hìstoire naturelles. — Genève. 51. Societé vaudoise de sciences naturelles. — Lausanne. 52. Societé de sciences naturelles. — Neuchàtel. 33. Naturforschende Gesellschaft. — Zlìrick. 34. Naturforschende Gesellschaft. -7- Basel. 35. Società Elvetica di scienze naturali. -—^ Berna. 36. Naturforschende Gesellschaft. — Beni. GERMANIA e AUSTRIA 37. Naturwissenschaftliche Gesellschaft. — Dresden. 38. Zoologische Gesellschaft. — Franckfurt am Mein. 59. Zoologìsch-mineralogisches Verein. — Regensburg. 40. Physicalisch-medizinische Gesellschaft. — VVùrzsburg. 41. Verein fùr Naturkunde. — Wiesbaden, 42. Offenbaches Verein fiir Naturkunde. — Offenbach am Mein. 43. Botanisches Verein. — Berlin^ 44. Verein der Freinde der Nalurgeschiclite. — Neubrandeburg. 45. Geologische Reìchsanstalt. — Wien. 46. Geographische Gesellschaft. — Wien. 47. Zoologisch-botanische Gesellschaft. — Wien. 48. Siebenburgisches Verein fiir Naturwissenschaflen. — Herman - stadt (Transilvania). 49. Verein fiir Naturkunde. — Presburg (Ungheria). 50. Deutsche geologische Gesellschaft. — Berlin. AL PRINCIPIO dell'anno 1871. 19 Kl. Verein flìr Erdkunde. — Darmstadt. 82. Naturforschende Gesellschaft. —• Gòriitz, B3. Schlesiscke Gesellschaft fiir valerlandische Cullur. — Breslau. ìSk. Bayerische Akademie der Wissenschaften. — Mùnich. b5. Preussische Akademie der Wissenschaften. — Berlin. 56. Physikalisch-aeconomische Geselschaft. — Kònigsberg. B7. Nalurhislorisches Verein. -^ Augsburg. 88. Oesterreichisches Alpen-Verein. — Wien. b9. K. K. Hof-Mineralien-Cabinet. — Wien. 60. Medizinisch naturvissenschaftliche Gesellschaft. — Jena. SVEZIA e NORVEGIA 61. Kongelige Norske Universitet. — Christiania. 62. Académie royale suédoise des sciences. — Stockolm. RUSSIA 65. Académie imperiale des sciences. — S. Pelersbourg. 64. Socielé imperiale des naturalistes. — Moscou. BELGIO 65. Académie royale de Belgique. — Bruxelles. 66. Société royale de botaniqiie de la Belgique. — Ixelles-Ies- Bruxelles. 67. Société malacologique de la Belgique. — Bruxelles. FRANCIA 68. Institut de France. — Paris. 69. Société imperiale d'Acclimalation. — Paris. 70. Société géologique de France. — Paris. 71. Société botanique. — Paris. 20 ELENCO DEGLI ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI, ECC. ^ 72. Société Linnéenne du Nord de la France. — Amiens (Somme). 73. Académie imperiale des sciences, arts et letlres. — Rouen (Scine inf.). 74. Société imperiale des sciences nalurelles. — Cherbourg (Manche). 78. Société des sciences pbysiques et nalurelles. — Bordeaux (Gironde). 76. Académie imperiale de Savoie. — Chambery. 77. Société Florimontane. — Annecy. 78. Société imperiale d'agriculture, d'hisloire naturelle et des arts utiles de Lyon. INGHILTERRA 79. Royal Society. — London. 80. Geological Society. — London. 81. Zoologica] Society. — London. 82. Geological Society. — Glascow. 83. Literary and philosophical Society. — Manchester. 84. Naturai History Society. — Dublin. 85. Royal phisical Society. — Edimburgh. AMERICA (Stati Uniti) 86. Smithsonian institution. — Washington. 87. Academy of science. — S. Louis (Missouri). 88. Boston Society of naturai history, — Boston. Seduta del 29 gennajo 1871. Presidenza del prof, Emilio Cornalia. La seduta è aperta colla lettura di una nota dei fra- telli Villa nella quale si descrive una nuova specie di conchiglia dalmatina la Clausilia De-Caitaniae: - verrà stampata negli Atti, Il Presidente Cornalia legge in seguito una lettera del socio E. Paglia intorno al ritrovamento per la prima volta del granchio fluviale la Telphusa fiuviatilis nelle acque del Mantovano. Tale comunicazione suscita alcune osser- vazioni dei signori Belletti e Sordelli , i quali ricordano questa specie essere già altre volte stata rinvenuta in Lombardia e precisamente nelle acque del lago di Gar- da. Anche il socio Galanti aggiunge qualche parola circa la stazione di questo crostaceo nelle acque dolci della Toscana. Il socio Besana presenta una memoria intitolata: Studj sul caglio vitellino e sulla caseificazione, di cui espone i principali risultati. I punti da lui studiati furono: l'esame microscopico del caglio, nell'intento di dimostrare quanto sia falsa l'opinione di coloro che suppongono esistervi un fermento biologico quale principio attivo \ il confronto fra la chimosina, la pepsina e la zicheasia, e ricerche per 22 SEDUTA DEL 29 GENNAJO 1871. determinare che la chimosina isolata da Dechamps e da Nava è 1' unico principio attivo del caglio ; l' influenza della maturanza del latte, della temperatura di coagula- zione, della cottura sulla quantità di caseina coagulata e di sali; il modo d'agire della chimosina sul latte e di- scussione delle teorie Liebig, Nava e'Selmi; infine alcuni metodi di dosatura del caglio, fra cui l' assaggio volume- trico mediante precipitazione dell' albuminoide attivo con allume basico. — La memoria sarà stampata per esteso negli Atti. I soci Cornalia e Cavezzali parlarono in elogio del la- voro, rilevandone la importanza speciale per l'agricoltura lombarda ; ed il signor Galanti enunciava le osservazioni qui appresso, ampiamente sviluppandole: 1.° L'effetto della coagulazione del latte operata dal caglio, non può considerarsi dovuta agli esseri microscopici ( microfuì e micro- zoari) cui il Pasteur sospettò causa principalissima del fenomeno; imperocché sta il fatto che il caglio preparato dai montagnoli col ventricolo del lattante capreUo che non sub! veruna putrefazione, comecché diseccato col sale e col fumo della cappa del camino cui viene appeso, produce pari effetto e maggiore del caglio lombardo, in cui i microfiti ed i microzoari palesemente appariscono. Difatti il ventricolo del capretto nel caso addotto non putrefa menomamente; ma solo rimproscuttisce senza alterarsi in modo da darci la comparsa degli esseri microscopici , i quali non si vedono neppure a forti in- grandimenti. 2.° Ciò che il Besana dice essere accertalo rispello alla coltura, in ordine alla minima quantità di sali minerali che il coagulo con- tiene, dimostra che il Vampiro di Liebig è un esagerato spauracchio, perchè questi sali, non esclusi i fosfati del latte, rimanendo presso che lutti nel siero, ritornano in gran parte al campo sotto forma di concime , non potendo supporsi che il porco tutti li accumuli nelle sue piccole ossa, di fronte alla sua gran massa muscolare e adiposa SEDUTA DEL 29 GENNAJO I87i. 5t5 ed alla frettolosa sua digestione. Se a questa censìderazione si ag- giunge l'altra che i fiUabili riportano al campo potassa^ calce e fosfati colle terre vergini e cimiteriali di cui formano gli scanni delle loro immense mede, l'argomento piglia anche più forza e il temuto sman- co divenla una fantasmagoria come d'altronde confermano e il ben essere delle praterie concimate da secoli a questo modo, e la cele- brità che i formaggi di grana conservano, e il non avvenuto deperi- mento delle attuali mucche, in confronto di quelle di un mezzo se- colo fa. 3.*^ L'assoluta sostituzione del termometro al nudo braccio del casaro, forse non è in tutto ragionevole perchè, secondo il Galanti, il braccio sente olire la temperatura, poiché indovina grado per grado alcuni peculiari effetti della diversa vita del latte, che non può sen- tire il termometro cui manca V apparato nerveo che il braccio pos- siede, reso sensibilissimo e perfellissimo, se il casaro non ha la feb- bre, da quel che in sommo grado fa l'uomo pratico cioè la pratica. Esaurita così la discussione il socio Cavezzali clie rap- presentò la Società al Congresso agrario tenutosi nel p. p. settembre 1870 in Lodi, legge un breve rapporto sull'an- damento di quel congresso a completa evasione della sua missione. • E in ultimo letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente 18 dicembre 1870. Si passa quindi alla trattazione degli affari. È approvata la cancellazione dei seguenti socii : Beggiato dott. Secondo, a Vicenza. BussoNE Giovanni, a Varallo (Valsesia). b« /.pASTRACANE Belmonte CiMA march. Alessandro, rr. . : a Eimini. CoRNAGGiA march. Giovanni, a Como. Fairmain S. John Edward, a Firenze. Francesconi prof. Francesco, a Perugia. Gentilli ing. Amedeo, a Vienna (Austria). 24 SEDUTA DEL 29 GENNAJO 1871. Laschi Maurizio, a Vicenza. MoNTEFiNALE dott. GABRIELE, a Portovenere. Pasi ing. Pellegrino, a Reggio d' Emilia. Ponti Agapito, a Varallo. Pontremoli prof. Esdra, a Vercelli. RoNDANi prof. Camillo, a Parma. Solerà dott. Luigi, a Pavia. i quali invitati a versare le quote arretrate 1869 e 1870 non soddsfarono i loro obblighi. — Il segretario Marinoni comunica di poi, come in seguito alla cancellazione dei soci, morosi, ed alle dimissioni e morti già annunciate nella precedente seduta, il numero totale dei socii effettivi risulti al principiare dell'anno 1871 di 270. Il Presidente invita il segretario a dar lettura dei Bi- lanci consuntivo 1870 e preventivo 1871 (allegati A e B qui uniti in calce), già riveduti dal Consiglio d'Ammi- strazione nella sua seduta 15 gennajo p. p., i quali in se- guito ad alcuni schiarimenti domandati dal prof. Galanti vengono approvati. E messa ai voti la nomina di alcuni fra i membri della presidenza da sostituirsi per l'anno 1871 a quelli usciti di carica, e sortirono riconfermati: a Presidente: Cornali a cav. prof. Emilio (per 3 anni); a Segretario: Marinoni dott. Camillo (per 2 anni); a Vicesegretario : Spreafico ing. Emilio (per 2 anni); per la sostituzione dell'altro vicesegretario si passerà ad una nuova votazione. Furono pure riconfermati nelle loro incumbenze il Cassiere: Gargantini-Piatti Giuseppe; V Economo: Delfinoni avv. Gottardo; SEDUTA DEL 39 GENNAJO 1871. 35 • r ^- i Tagliasacchi ing. Zaverio; AmmiSàzione ^^''^^^«"^ '^S' ^^T'^' ( VISCONTI Ermes march. Carlo. Per ultimo sono nominati socii effettivi i signori : Arrigo avv. Giovanni di Pavia, proposto dai socii G. Casella, E. Spreafico e G. Gargantini-Piatti. Maj Andrea di Travagliato (prov. di Brescia), propo- sto dai socii P. Buzzoni, A. Stoppani e C. Marinoni. Non essendovi altro a trattare, la seduta è sciolta. C. Marinoni, Segretario. Nota. — Seguono i Bilanci allegati. (Allegato A) BILANGK Dal 1." genna. Attività Esistenti in cassa al ristretto conti ì.° gcnnajo 1870 , . . L. Quote arretrate del 1869 esatte N. 38 a L. 20 » Quote dell'anno corrente 1870 esatte N. 211 a L. 20 , . . w Ricavo di quote N. 17 per associazione alle Memorie a L. 10 " Ricavo vendita Atti e Memorie w Rimborso dei socii di spese anticipate dalla Società per stampa estratti » Introiti diversi ?7 Totale attività . L. Passivo da dedursi » Rimanenza attiva a pareggio L. 1,165 760 4,220 170 176 307 1 • 6,799 5,959 840 56 10 23 89 57 32 DNSUNTIVO 51 dicembre 1870. f? I^assività Pagato il residuo debito 1869 liquidato al tipografo Giuseppe Bernardoni . . . L. Al tipografo Giuseppe Bernardoni per stampa Atti pel 1870 " Al litografo Luigi Ronchi, per lavori dì litografia pel 1870 » 416 Al librajo T. Laegner per somministrazioni librarie e porto li- bri dall'estero „ 263 Associazione all'opera Jco?^05f7'aj)/i^ecZe5 0joA^c^^e?^s .... « 60 Ai legatori Longoni e Sordelli ... . v 56 Rimborso di spese in occasione del Congresso di Catania ... « 72 Spese di Amministrazione : a) Spese di porto rimborsate al R. Istituto Lom- bardo, Loescher, ecc L. 165 90 b) Spese di posta, segreteria, ecc « 300 — Totale L. 465 90 465 Stipendio agli inservienti, regalie, ecc L. 185 Totale passività L. 5,959 10 45 20 92 90 57 28 (Allegato B) BILANCIO PREVENTIVA Attività 1 In cassa al ristretto conti 1." gennajo 1871 L. 2 Importo dì N. 82 quote arretrate 1869 e 1870 cioè : N. 7 quote 1869 a L. 20 L. 140.— » 75 quote 1870 a L. 20 « 1,500.— Totale L. 1,640.- 840 1,640 3 Importo di N. 270 quote annue per il 1871 a L. 20 . . 4 Importo presuntivo per T associazione alle Memorie, . , 5 Rimborso di arretrati per stampa di copie a parte . . . 6 Importo presumibile per rimborso copie a parte del 1871 7 Ricavo presumibile per vendita Atti e Memorie . . . 5,400 100 283 200 100 L. 8,564 ER L'ANNO 1871 39 P*assività Stampa Atti e Memorie . . L. » dì Circolari ** 3 Spese di Cancelleria^ Segreteria ed Associazioni .... » 4 Legatura di libri " 5 Spese postali e di porto " 6 Stipendio agli inservienti ...» L. Attività presunte a pareggio » L. 4,000 150 100 — 100 — 600 — 190 — 6,140 3,424 14 8,564 14 Clausilia De-Cattan4w Nuova specie di conchiglia dalniatina. Nota dei Soci A. e G. B. frat. Villa. (Seduta del Ì9.gennajo 1871.) Testa rimata fusiformi-cylindrica, subcrassa, opaca, corneo-^cerasina, spira sensini attenuata, apice obtusiusculo, anfr. 4 1 planuli, ultimus basi subgibbosus; apertura pyriformi-rotundata, lamellse mediocres; infera valida; plicae palatales due superse, nempe prope suturam, et simul calloso-confluentes prope aperturam : peristomate crasso, albido- sublabiato, reflexiusculo-expanso. = (Long. 18. Diam. 4. Ap. binili, lon- ga, 5 mill. lata). 06s. = Affinis Clausilia latilabris Wagner {decipiens Rossm. et Kiister non Ziegl. = saturalis Ziegl., suturalis Meg.) et magis magisque Clausilia albocincta Pfeiff. (albicincta ^ossm.) Tamen differt a Clausilia latilabris Wagn. a) sutura magis albo-filosa. 6) plicis palatalibus 2 (nec 1) superis, nempe prope suturam, et simul calloso-confluentes prope aperturam ; e) colore magis cerasino-fusco ; d) peristomate valde incrassato. Et differt a Clausilia albocincta Pfeiff. a) statura minore; b) apertura minus ampia, et obliquiore; e) peristomate ut supra; d) crista basali brevi, crassa, alba (nec concolore); e) sulco basali obsoletiori; f) plicis duobus antice non confluentibus ; g) plica sub-columellari magis emersa; h) plica basali seu cervicali nulla (ut in Claus. latilabris)'^ i) lamella infera, seu columellari humiliori et remotiori. Conchiglia fusiforme-cilindracea , piuttosto crassa, opaca, corneo- A. E G. B, FRATELLI VILLA, NUOVA SPECIE DI CONCHIGLIA, ECC. 31 cerasino , spira gradatamente attenuata, coli' apice un poco ottuso. Anfratti nel numero di li quasi piani, l'ultimo alla base quasi gib- boso ; apertura piriforme-rotundata , lamelle mediocri , l' inferiore consìstente; due pieghe palatali confluenti presso l'apertura; peri- stoma crasso, bianchiccio, quasi labiato, un poco riflesso espanso. INè sul Catalogo di Strobel delle Conchiglie dalmatine, né sul Pfeiffer, voi. II! e IV, trovasi una specie fornita di caratteri affini a quelli della Clausilia albocincta Pfeiff. Col nome di Clausilia De-Cattani (1) già da varii anni noi ab- biamo mandato in circolazione varii esemplari di una specie dalmata di conchiglie (quale abbiamo qui sopra descritta) proveniente da Much, della quale ci vennero mandali molti doppi dalla signora Blaria De- Càttani Seleban di Spalato, come specie non conosciuta. Sembrandoci veramente nuova, l'abbiamo dedicata alhi stessa in omaggio ed in segno della nostra cordiale amicizia colla medesima, la quale gentil- mente ci procurava grande quantità di conchiglie della Dalmazia non solo marine, ma pure terrestri e fluviali. Alcune circostanze ci impedirono di pubblicare prima d' ora la de- scrizione e storia di questa specie, come avevamo già promesso alla stessa gentile donatrice, alla quale l'abbiamo dedicata : ricorrendo oggi l'anniversario in cui la celebre donna, vera ancella di Flora, venne tolta alla Dalmazia ed alla scienza, mi fu di spinta questa oc- casione per offrirle un tenue omaggio, ed apportare un fiore alla di Lei immortale corona. (1) Nella declic ) però dobbiamo fare un cambiamento, ed é quello di Clausilia De-Cut- tani in Clausilia De-Cattanice, nome più proprio ad esprimere veramente la dedica ad una donna. Non è poi che noi ci siamo sbagliati nella vecchia dedica, perchè usammo il nome di De Cattaui come indeclinabile, giacché se fosse stala dedicata ad un uomo avremmo detto De-Cclttanii, tale essendo il suo genitivo, terminando con due i, come le dediche Orsina, Findelii, Spinella, PeirolériieAì tutti i nomi proprli terminati in i, a diffe- renza di quelli te: liìinanti in consonante, come Issel, Perez, Graells, Parreyss, Schmidt, ecc. pei quali il genitivo è' formato da un i solo, come lo é di quelli colla desinenza in Vocale e, o, u. ' Nel caso-nostro adunque il nome indeclinato lascerebbe incerto se la specie sia de- dicata ad un uomo od a donna, per il che ci siamo decisi di fare il cambiamento ed adottare la regola di declinazione femminile, chiamandola Clausilia De-Cattanice. studi sul Caglio vitellino e sulla Caseificazione del socio Carlo Besana (Seduta del 19 gennajo 1871. j Oggetto del presente lavoro. Un argomento che interessa tanto la chimica quanto la fisiologia, che ha tanta parte in una importantissima industria agricola vien lasciato in un deplorevole abbandono. Per ben accertarsi e farsi una idea dell'interesse che presenta Io studio del caglio vitellino, detto anche caglio da latte o presame, bisogna non tanto considerarlo in sé stesso quanto come ingrediente indispensabile della preparazione del formaggio , e allora devesi considerare specialmente anche il modo dì confezionarlo, di dosarlo e la sua applicazione al latte. Da ciò si vede, e del resto basta applicarvisi un po', che questo studio è uno dei più difficili e intricati, il che ci scemerà la meraviglia del vedere che i chimici si rivolgono ad argomenti meno scabrosi e più fecondi di risultati ; colpa anche del poco o nessuno incoraggiamento che ebbero finora da noi tali sludi. Dove sono gli incoraggiamenti che non siano illusorii, ridicoli o peggio? D'altra parte non è ancora creata in Italia quella solida classe di scienziati e in particolare chi- mici che abbia per principio l'illustrazione e lo studio delle industrie indigene allo scopo di migliorarle e svilupparle, e di ciò che vi è di più diretta attinenza. 0 abbiamo la scienza pura, o la praticacela cieca, ed ambedue poco disposte ad ajutarsi. Non voglio però tacere che qualche cosa fu fatto; ed in ispecie i lavori di Bayle-Barelle, Ferra- rlo, Bassi, Cattaneo, Peregrini, Gera, Landriani, Selmi, Nava stanno ad attestare che parecchi studiosi italiani presero a cuore tale argo- mento e fecero del loro meglio sia per migliorare la pratica manipo- 33 lazione, sia per svelare i misteri dell'empirica industria, e nemmeno tacerò che l'esattezza dei giudizi e di parole non sempre \a di pari passo coi buoni precetti nei suddetti lavori che trattano della pratica, e che la rigorosità dei metodi dimostrativi non è sempre osservata negli altri; ma evidentemente la colpa è più che altro dei tempi in cui furono scritti; colla velocità con cui progrediscono le scienze nel nostro secolo ciò che oggi appare una verità domani non lo è più. Quello che è certo si è che l'industria del caseificio è ancora da noi in balìa del più cieco e rozzo empirismo, la buona riescila del formaggio di grana si considera ed è affatto fortuita, una grande quantità non raggiunge la sua maturità completa, si guasta, si caria e deve essere venduta come uno scarto ad un prezzo basso; il raggio della chimica non è ancora penetrato nell'officina del casaro, ad illuminare e guidare il misterioso processo. Sembra che le industrie alimentari si siano strette d'accordo nel non trarre profitto dei pro- gressi delle scienze: panificazione, vinificazione e caseificio stanno a dimostrarlo. Le condizioni necessarie perchè quella massa di caseina coagulata più 0 meno ricca di sali e di materia grassa, subisca quelle tali me- tamorfosi chimiche e fisiche onde diventi buon granone sono molte, quindi poco conosciute , talune poco apprezzate, altre ancora dubbie 0 ignote; la natura del presame è appena nota, il suo modo d'agire sul latte un mistero, un mezzo per dosarne l'attività è tuttora un desi- derio. Il problema è intimamente collegato collo studio della costitu- zione del latte e degli albuminoidi; ora sono noti tutti i componenti del latte? Non solo, ma quando trattasi di liquidi elaborati dalla vita non basta conoscerne i componenti, ma anche il modo loro di trovarsi nel liquido, il loro stato di aggregazione. Lo studio degli albuminoidì è uno dei più ardui e complicati della chimica e si potrebbero sollevare una quantità di questioni, di cui ciascuna sarebbe un tema di lunghi e seri studi. Voglio perciò con- chiudere che una illustrazione scientifica completa ed esalta dei fe- nomeni del caseificio è un argomento talmente mancante di solidi materiali, ossia di cognizioni molteplici sicure e positive sulle sostanze animali e su quei misteriosi fenomeni che denominiamo fermentazioni^ Voi. XIV. 5 5% e. BESANA., azioni catalitiche^ che diventa un campo vastissimo, incerto, sparso di lacune le quali potranno essere riempite mano mano che gli stu- diosi verranno porgendo i loro lumi. Che il caglio vitellino sia uno dei principali fattori del caseificio è abbastanza noto e lo dimostra anche il rozzo casaro con quelle affettate e spesso inutili precauzioni con cui lo confeziona e lo con- serva, e coll'aggiunta di sostanze talvolta superflue se non nocive in vista di accrescerne la bontà. Su questo singolare prodotto fermai la mia attenzione; l'esame microscopico, la ricerca del principio attivo del caglio, l'influenza di parecchie circostanze sulla natura del coa- gulo caseico, il modo d'agire del caglio sul latte, infine la dosatura della sua attività formano cinque capitoli, nei quali esposi i risultati degli studi relativi. Non intesi quindi dettare una memoria teorico- pratica sul caglio vitellino, né sul caseificio che raccogliesse tutti i dati sull'uno o sull'altro, non richiamai studi o cognizioni già note che quando mi fu necessario. E se chi mi legge e mi capisce troverà delle lacune, voglia aver sempre presente la vastità del tema, nel quale uno studio ne richiama un altro per una sempre stringente e inevitabile successione logica di idee e di fatti, ma d'altra parte in tale mare magno è necessario limitarsi a ciò che è più direttamente di pratica utilità. Mi sostenne in questo lavoro ingrato la lusinga di aver contribuito con dei falli nuovi e colla confutazione di erronee credenze a far progredire d'un passo si importante argomento. CAPITOLO 1. Esame microscopico del caglio. — Infusori che contiene, — Espe- rienze ED ipotesi di Pasteur. — Osservazioni e fatti che vi si OPPONGONO. Il progresso piìi importante nello sludio del presame fu cerio quello conseguito da Deschamps, allorché nel 1840 ne isolava una materia albuminoide, la chimosina, dimostrandola come il principio attivo; lo studio del presame entrava in una fase più razionale. Ma tant'anni dopo la chimica non si accontenta di questo, e deve censi- STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 55 derarlo anche sotto un altro aspetto; la chimica moderna sì vale nelle sue investigazioni tanto dei reagenti quanto del microscopio, che le ha già reso tanti servigi preziosi come la corrente e la scin- tilla elettrica ; i più reconditi fenomeni di chimica organica furono spiegati mediante l'osservazione microscopica; laddove non si vede- vano che decomposizioni o azioni misteriose di materie albuminoidi si trovarono esseri organizzati viventi che presiedevano, anzi erano causa del fenomeno, il quale risultava cosi da un alto fisiologico. La prima questione che mi propongo quindi di risolvere è se il principio attivo del caglio vitellino risieda in un fermento biologico. Se si considera il modo di riproduzione del caglio, si trova molta analogìa coi fermenti organizzati; la possibilità di convertire il cacio e parecchi altri albuminoidi in presame mediante l'impastamento con pezzetti di ventricolo di vitello o con caglio già maturo dimo- strata dal Nava, troverebbe un riscontro nei globuli d'un fermento organizzato, per esempio del lievito di birra o del lievito lattico, che si sviluppano e si moltiplicano quando trovansi in un terreno propizio, in presenza d'una materia albuminoide aumentando cosi l'attività del fermento. Anche il caglio vecchio si manifesta più attivo di quello giovine, da qui la necessità di lasciare l'impasto salato per un anno circa prima di adoperarlo in condizioni tali che favoriscano la sua riproduzione. Ma se la teoria risponderebbe alla logica, i fatti non ri- spondono alla teoria; le osservazioni microscopiche che feci sul ca- glio mi diedero sempre risultati negativi, che credo però conve- niente e non inutile qui esporre. Stempriamo un pezzetto di caglio in poche goccie d'acqua e sotto- poniamo il liquido torbido al microscopio, ^on si osserva che un tri- tume di materia organica di forma irregolare, senza indizio di globuli 0 di fermenti speciali; però se consideriamo che il caglio del com- mercio non è che un putrido impasto di sostanze animali a mala pena preservate dalla distruzione da una abbondante dose di sale marino, sarà difficile il trovarne uno che non contenga infusori, vere jene microscopiche non viventi che di materia in putrefazione, perciò vi si osservano gli infusori più semplici, quelli che appajono i primi in una materia organica che va putrefacendo cioè bacteri e monadi 56 e. BESANA, dotati del loro movimenlo oscillatorio continuo, e nulla presentano di singolare. Se venti o treni' anni sono qualcuno avesse domandato: non sono codesti infusori la causa delia coagulazione del latte? non avrebbe trovato per risposta che sorrisi d'ironia; ma oggidì quando vediamo Pasteur esporre qualche idea in proposito, quando vediamo Tigri sostenere che l'attività del lievito panario non è dovuta che ai bacterii che contiene, diventa un tema da sottoporre ad esame. Pasteur fra le molte esperienze sulla generazione spontanea fece la seguente: preparò uno dei soliti palloni contenente del latte, che fece bollire, e lo chiuse alla lampada dopo averlo lasciato riempire di aria calcinata. Dopo sette giorni il latte era coagulato, ed ecco le parole di Pasteur: « il siero è alcalino come il latte fresco, esaminato al microscopio io lo trovo ripieno di Fibrioìii di una stessa specie, ma di lunghezze variabili. Essi hanno un movimento lento flessuoso; non c'è affatto il Bacterium termo né altra produzione animale o vegetale. Non v* ha dubbio dunque che il latte si è coagulato sotto r influenza della pi7a di questi vibrioni, forse pel fatto della produ- zione di un liquido analogo al presame. » (1) Dice in seguito che la coagulazione del latte in queste condizioni si manifesta in generale dopo tre a dieci giorni, e che non vidde formarsi altro nel latte cosi trattalo che vibrioni e bacleri, nessun fermento vegetale. Ne con- chiude che il latte lasciato al contatto dell'aria può coagularsi sotto due influenze differenti, cioè per la formazione di acido lattico e per lo sviluppo di infusori, fenomeno che crede probabile rientrare nel caso della coagulazione del latte col presame. Tralascierò qualsiasi commento sull'esperienza di Pasteur, essendo fatta con altri intenti ed in condizioni eccezionali, ma è facile il con- vincersi che i bacteri del caglio hanno nulla a che fare colla coagu- lazione del latte indotta da tale sostanza. Diffalli uccidiamoli mediante un veleno, che non abbia però azione coagulante sul latte come gli acidi forti e molti sali, e non abbia facoltà di ritardare o impedito la coagulazione come i sali alcalini : non e' è di meglio dell' idrogeno {{) Annales de Chimie et de Physique, t. LXIV, i862, pag. 58. Come il laUe benché scaldalo a 100° abbia dato luogo a infusori ne attribuisce la causa all' alcalinità del latte, e corrobora la spiegazione con altre esperienze. STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 57 solforato; facciamo gorgogliare questo gaz nella soluzione di presa- me, e al microscopio vediamo i cadaveri inanimali degli infusori^ ma l'attivila del presame si conserva come prima. Facciamo una prova opposta, cioè lasciamo vivi i bacteri, ma distruggiamo il principio attivo, ciò che si ottiene riscaldando il presame ad una tempera- tura (che preciserò in seguilo), compresa fra 60° e 70°; i bacteri sono ancora vivi, ma il latte non coagula con tale liquido. Questi infusori li possiamo anche separare. Stemprato del caglio nell'acqua, fillriamo il liquido con carta bibula, si oltiene una solu- zione limpida, che, osservata al microscopio coli' ingrandimento di 800 diametri, non contiene infusori né altra materia sospesa, e si manifesta non meno attiva nel coagulare il latte. La stessa soluzione non si mantiene incorrotta, ma dopo due o tre giorni secondo la temperatura subisce una completa putrefazione, emana un odore di putridume, s'intorbida sino a deporre un limo sul fondo del vaso; naturalmente questa trasformazione è accompagnala da uno svi- luppo enorme di infusori, che sono la causa della torbidezza del liquido; primi a comparire sono 1 bacteri, monadi poscia anche vi- brioni. Inutile il dire che l'attività coagulante non accresce, anzi va diminuendo; non sembra però che il principio attivo si distrugga rapidamente, poiché una soluzione di caglio mi si presentò attiva anche dopo quattro mesi. L'indebolimento di attività Io ritengo dovuto anche alla scomparsa della naturale acidità leggera del liquido in causa dei prodotti ammoniacali che si formano. L'arrischiata ipolesi di Pasteur non ha dunque fondamento, e poiché egli scrive anche « il y a lieu de rechercher si, par suite de la vie des infusoires, il prend naissance un liquide analogue à colui des présures nalurelles et arlificielles » (1) io dirò che scaldata una soluzione limpida di presame sino al punto in cui diventa inattiva sul latte e lasciata al contatto dell'aria divenne, com'è naturale, un vivajo d'infusori, ma il liquido non riacquista la sua facollà coagu- lante. Non credo necessario il citare altre esperienze per confermare che gli infusori contenuti nel caglio non sono che naturale conse- (1) Op. Clt. pag. 60. 38 e. BESANA, guenza di una incipiente putrefazione come avviene di qualunque altra materia animale, quindi di nessun vantaggio al presame, anzi di danno, poiché il casaro, stemprando il caglio nel latte e filtrandolo con un panno, non impedisce il passaggio di questi esseri, i quali possono venire cosi imprigionati nella massa di caseina coagulata, e ne nasce che il futuro formaggio contiene degli ospiti importuni, che, se non saranno paralizzali dalla successiva salatura, tendendo a svilupparsi e moltiplicarsi a spese della caseina , non gioveranno certo alla buona riuscita del formaggio. Sarà facile d'altronde evi- tarli osservando queste regole: abbondare nella quantità di sale ma- rino nella confezione del caglio, mantenerlo meno umido che sia possibile, e qualora ciò malgrado li contenga non si avrà che stem- prarlo nell'acqua e filtrarlo sopra carta bibula, se non una, più volte, perchè dessi siano arrestati. CAPITOLO II. CHIMOSINA , PEPSINA E ZICHEASIA. — ChIMOSINA E PEPSINA SONO IDEN- TICHE?— Modo di comportarsi al calore. — Anomalia del sugo DEL FICO CIRCA LA QUANTITÀ' DI CASEINA COAGULATA. — La CHIMO- SINA È l' UNICO PRINCIPIO ATTIVO DEL PRESAME. — AziONE DELL' O- ZONO SUL PRESAME. Dimostrata la non esistenza di un fermento biologico quale prin- cipio attivo del presame, la nostra attenzione viene di conseguenza chiamala sugli studi di Deschamps esposti in modo alquanto equivoco e confuso nel Journal de Pfiarmacie 1840^ onde cercare di indivi- duare meglio il principio attivo che egli isolò, e di scrutiniare quel non so che di mistero che ancora lo avvolge. Questo chimico teneva in macerazione nell'alcool di a?*' centesimali la membrana del quarto ventricolo di vitello essiccata, aggiungendovi del cloruro sodico ; il liquido si caricava d' un albuminoide che egli precipitava mediante l'ammoniaca. Ne descrisse alcune proprietà, lo chiamò chimosina ritenendolo non identico colla pepsina. Berzelius conferma questa opinione. Dumas nel suo classico trat- tato riferisce un succinto degli studi di Deschamps, ma sembra più STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 59 inclinato a credere che i due albuminoidi siano un solo. Regnault dice: «Si dà il nome di chimosina al principio attivo del presame; ina non è mai slato isolato con certezza, e non si conosce nulla di preciso sul suo modo di agire (1) Selmi nella sua Memoria sul presame non parla che di pepsina, che ottiene precipitando il presame disciolto coll'alcool assoluto. Nava conferma e sviluppa gli studi di Deschamps, crede che la chimosina differisca dalla pepsina per essere lo stesso albuminoide che ha subito una modificazione a contatto del cloruro sodico, il quale entrando in combinazione gli conferisce proprietà particolari. Chimosina , pepsina , zicheasia sono per me tre albuminoidi di analogie strettissime, che non sarebbero i soli capaci di coagulare il latte per una identica azione; ma la chimica potrà col tempo estrarre da parecchi sughi vegetali altri albuminoidi analoghi e cosi formare una classe di sostanze dotate di questa curiosa proprietà j che come le materie proteiche propriamente dette trovano il loro corrispon- dente nel regno animale e nel regno vegetale. Dumas scriveva nel 1843: «La chimosina è identica colla pepsina? è ciò che non sapremmo affermare, l'analisi della chimosina non essendo stata fatta » (2). Questa difficoltà sarebbe ora risolta presta- mente, se dobbiamo credere alle analisi, poiché Nava ci diede la composizione della chimosina. Ecco il confronto: Carbonio Chimosina (Nava) 57,675 Pepsina (Vogel) (Schmidt) 57,72 5.5 Idrogeno 6,685 5,67 6,7 Azoto 15,620 21,09 17,8 Ossigeno 21,020 15,52 22,5 100,000 100,00 100,0 Le due analisi della pepsina discordando assai, ci fa nascere il dubbio che uno o ambedue i chimici non abbiano agito su sostanze pure, ciò che fa scemare il valore d'una qualsiasi deduzione. Mala- fi) Cours de Cliimie, voi. IV, pag. 468. (2) Traile de Cliimie appliquèe aux arts, voi. VI, pag. 399. 40 G. BESANA^ guti ammette implicitamente la non identità dicendo che la chimo- sina è un corpo misterioso da porsi accanto alla pepsina, alla dia- stasia(l). Questi albuminoidi coagulatori del latte allorché siano scaldati ad una certa temperatura perdono la loroallivilà. Per determinare questa temperatura io riscaldo a bagno maria la soluzione di presame in un tubo di vetro, tenendovi immersa la bolla d'un termometro, ogni tanto sospendo la fiamma per provare se la soluzione è ancora attiva sul latte, mantenendolo esso pure nel bagno maria onde affrettare la coagulazione. Cosi osservando con parecchi presami, riconobbi che non è possibile stabilire una temperatura costante, alla quale essi perdono la loro attività. Dubitai fosse questo dovuto alla variabile ed incerta natura dei presami; ma mi convinsi che era invece dovuto al diverso stato di maturanza e quindi di acidità del latte col quale si esperimenta. Se si scalda una soluzione limpida di caglio nel- Tacqua a 60° s'intorbida, diventa opalina leggermente senza perdere l'acidità naturale, ne l'odore caratteristico; se si tratta con latte fresco si osserva che l'attività è già molto diminuita, il latte non coagula che lentamente; scaldato a e^** quella soluzione non ha più azione sul latte, per cui il principio attivo sembrerebbe distrutto; ma se si mantiene quel latte per parecchie ore ad un blando ca- lore in modo da accelerare la fermentazione lattica, o se si tratta la soluzione suddetta con latte già inacidito spontaneamente si ha la coagulazione (non omettendo però di verificare se questo latte possa da solo coagulare per la troppa inoltrala maturanza). Sembra dun- que che l'acido lattico abbia la proprietà di ridisciogliere la chimo- sina coagulata per l'azione del calore, e allora questa può di nuovo manifestare la sua attività. In conseguenza della differente maturanza del latte, si può ammet- tere che la temperatura alla quale il presame perde la facoltà coa- gulante è compresa fra 60° e 70" benché nel maggior numero dei casi ottenni 64" (2), però collo stesso latte tutti i presami si comportano (1) Lépons élémentaires de Chimie, voi. II, pag. 383. (2) Non cessa dunque a 50" come dice qualche autore, per esempio, Landriani, né a 60° come asserì Descliamps. STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 41 egualmente cioè diventano inattivi aduna eguale temperatura. Sottoposi alla stessa prova la pepsina e la zicheasia, ossia il suco del fico acerbo, verificai la stessa incostanza dovuta allo stato d'acidità del latte, ma dalle numerose esperienze che feci ritengo per media la temperatura di 7fi-^ a cui tanto la pepsina che la zicheasia perdono la loro atti- vità. Questo mi conferma che la pepsina non è identica colla chimo- Sina, almeno quale trovasi nel presame, e mi fa nascere il sospetto che fra pepsina e zicheasia ci sia la stessa relazione che fra caseina animale e legumina, ossia la seconda rappresenti la prima nel regno vegetale. Ma benché la ignota forza che determina la coagulazione del latte sia la medesima pei due principi, non sembra della mede- sima intensità, poiché trovai che la quantità di caseina coagulala dal suco del fico, è sempre alquanto minore di quella coagulata dalla pepsina, come si vede dai seguenti numeri: Caseina seccata a 100** per 100 di latte Coagulo ottenuto con pepsina 5, 91 » >y zicheasia 1,85 È necessario dire che il coagulo fu ottenuto alla temperatura di 10% che la caseina venne lavata con etere e con alcool onde spogliarla dalla materia grassa. Come vedesi la caseina coagulata dalla zicheasia è di circa un terzo minore di quella precipitata dalla pepsina, per cui se Selmi chiamò il suco del fico un ottimo coagulante, questo qualifica- tivo non devesi ritenere relativo alla quantità del prodotto utile che si ricava dal latte coagulato da tale suco. Era importante il verificare se la pepsina, la chimosina, ed il pre- same precipitavano una eguale quantità di caseina. Ecco il risultato dell'analisi, la coagulazione essendo fatta a 30°. Caseina essicata a lOQo per 100 di latte Con pepsina 2, 97 >' presame 2, 85 « chimosina 2, 83 « zicheasia 1,91 42 e. BESANA, 1 primi tre numeri non essendo di molto differenti, si può ritenere che la quantità di caseina coagulata colle materie suddette è eguale, perciò se la pepsina e la chimosiua precipitata non sono cosi attive nel coagulare il latte quanto il presame, la capacità coagulante (non trovo termine più adallo) non è differente. Se volessi esaminare quale relazione esista fra pepsina e chimosina entrerei in una strada che mi condurrebbe troppo distante da quella che mi sono proposto; certo una relazione intima ci deve essere, e forse non è lontana dal vero l'ipotesi di INava, che la chimosina, cioè, sia della pepsina modificata dal cloruro sodico. C'è un'altra questione che deve essere qui deBnita: la chimosina, 0 la pepsina, secondo Selmi, è tutto o il solo principio attivo del presame? Selmi e Nava concordano nel dubitarne. Nava dice, come Deschamps, che la soluzione di chimosina nell'acqua acidulata di acido cloridrico non è energica come il presame, cioè la quantità di chimosina estratta da una quantità di presame non è capace di coa- gulare un egual volume di latte; ne deduce che nella chimosina non è spenta l'azione coagulante, e non potersi ammettere che essa sola sia il principio attivo del presame essendo necessaria la presenza dei sali che l'accompagnano tanto allo slato di presame liquido che sodo, per manifestare costantemente la sua energia (1). Selmi dice che paragonando la forza coagulante della pepsina pura con quella del liquido in cui fu digerito il ventriglio, si trova una differenza in meno notevolissima per rapporto al principio puro, e dubita che il presame liquido contenga qualche altra materia attiva che si perde fra le materie precipitate dall'alcool e non più ridisso- lubili; avendo egli provato a ridisciogliere il precipitato ottenuto da un presame liquido mediante l'alcool, una parte si disciolse, ma os- servò che tanto questa che il residuo insolubile sono capaci di coa- gulare il latte; da questo fatto è indotto a riconoscere nel presame almeno due sostanze attive. I dubbi dei due distinti chimici devono essere risolti. Osserviamo anzitutto se precipitando la chimosina non rimanga disciolta qualche (1) Sludi sul talk e sul presame, pag. 25. STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULL4 CASEIFICAZIONE. ft5 materia attiva. Nel caso di precipitazione coU' ammoniaca, risponde Nava negativamente, nel caso di precipitazione coll'alcool, io rispondo che avendo evaporalo il liquido alcoolico filtrato a bassa temperatura per iscacciar l'alcool, il residuo non coagulò il latte nemmeno il caldo, dunque la causa dell'anomalia deve ricercarsi nella materia precipitala. Bisogna che io ricorda che la chimosina o pepsina come chiamar si voglia è affatto insolubile nell'acqua, ma solubile nell'acido lattico, acetico e piìi ancora nell'acido cloridrico, che il presame sia solido sia liquido e il ventriglio di vitello salato sono sempre acidi per la presenza di parecchi, ma specialmente d'acido cloridrico, per cui quan- do si traila il precipilalo alcoolico, come fece Selmi, coU'acqua, una parte si scioglie a favore dell'acido cloridrico che la materia orga- nica albuminoide tiene tenacemente impregnato e che riesce assai difficile lo spogliare mediante lavacri d'alcool, l' altra rimane indi- sciolta; ma basta aggiungere qualche goccia d'acido cloridrico perchè anche questa scompaja, non essendo tanto la prima che la seconda che un solo ed unico principio. Un allro fatto che sembrerebbe ine- splicabile 0 tale da indurre in errore, è che un caglio solido od un pezzo di ventricolo ben lavati con acqua onde esportare ogni prin- cipio solubile mantengono ancora la facollà coagulante; si dirà forse che contengono un'altra sostanza attiva? No, che se si lava con acido cloridrico il residuo, poi con acqua, si ha un capo morto formato dalla membrana animale, privo di facoltà coagulante. Più difficile è lo spiegare come la chimosina precipilata dall'alcool 0 dall'ammoniaca abbia meno attività coagulante del presame di cui fu estratta. Io credo con Nava che bisogna trovarne la ragione nello stato in cui trovasi la chimosina nel presame. Nava mise in evidenza che il sale marino nel caglio artificiale e quindi anche nel ventriglio di vitello non agisce sollanto come antisettico, ma è assolutamente necessario perchè succeda e progredisca quella fermentazione, che ha tutti i caratteri d'una chimificazione artificiale, e che si produce quando si abbandona l' impasto di ventriglio e cacio ad una temperatura fra 50° e 40"; in questo caso si osserva che l'impasto inacidisce per sviluppo di acido cloridrico, in causa di che il presame acquista in forza, pro- babilmente per una particolare combinazione di quest'acido colla 44 e. BESANA^ chimosina, combinazione che non si potrebbe chiamare un cìoridrato di chimosina, perchè noi non possiamo riprodurre colla chimosina precipitata e l'acido cloridrico una soluzione egualmente attiva, come quella che si ottiene col caglio. Questa ipotesi è anche confermata dal fatto che l'acidità naturale del presame non influisce punto sul latte a produrre coagulo, mentre una piccolissima quantità di acido cloridrico basta a coagulare il latte. Del resto questo argomento aspetta ulteriori fatti per essere rischiarato; ricorderò solo che è un'impronta caratteristica delle materie albuminoidi quella di presentare proprietà assai differenti a seconda della presenza o mancanza di materie mine- rali colle quali sembrano entrare in combinazione. Non terminerò questo capitolo senza aggiungere una proprietà della chimosina che ebbi occasione di accertare, ed è che una soluzione limpida di presame esposta all'azione dell'ozono intorbida; se è ab- bastanza concentrata depone sul fondo una materia bianca e perde la proprietà coagulante. Sono egualmente distrutte dall'ozono la pep- sina e la zicheasia. CAPITOLO ili. Condizioni per la buona riuscita dei formaggi. — Influenza della maturanza del latte, della temperatura di coagulazione, della cottura, sulla quantità' di caseina e di sali. — considerazioni, Quali sono le condizioni per la buona riescila del formaggio di grana? È certo che se il fabbricatore le conoscesse praticamente e teoricamente l'industria del caseificio avrebbe trovato la sua araba fenice; il prodotto non sarebbe in balia della sorte^ ma condizionato all'osservanza di stabiliti precetti. Ma questi non sono tutti noti al pratico ne sanzionati dalla scienza; il casaro crede saperli, ma quando falla la sorte non sa darne la spiegazione; costui somiglia ad un inesperto ed empirico fotografo che non apprezza o non conosce che empiricamente le condizioni necessarie per la buona riuscita delle sue prove fotografiche, quando queste falliscono crede di trovarne la causa nella luce sfavorevole, mentre sarà nell'impurità de' suoi in- gredienti , e quando crede aver osservato tutte le regole ed ottenuto STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASBIFICÀZIONE. 4K un buon risultato, ecco che dopo pochi giorni la sua prova si copre di macchie. Nessuno dubita che presto o tardi anche il caseifìcio avrà il suo codice inviolabile perchè è un'industria come tutte le altre, che ha le sue basi dalla scienza, e non magia né giuoco di destrezza; allora il casaro sarà certo della sorte dei suoi formaggi, come il fabbrica, tore di candele steariche è certo della riuscita delle sue candele, come l'abile vinificatore lo è de' suoi vini. Questo succederà quando il pratico acquisterà istruzione pari all'importanza dell'industria che esercita, senza del resto che diventi un chimico; l'empirismo è figlio dell'ignoranza, ed è necessario che levi la voce anch'io contro l'igno- ranza? Tutti ne conoscono gli amari fruiti (1). Le operazioni ed i precetti che riguardano la fabbricazione del formaggio di grana si possono riunire sotto quattro capitoli: Il primo riguarda la qualità del latte, li secondo riguarda la fabbricazione e qualità del caglio. Il terzo l'applicazione del caglio al latte. Il quarto le manipolazioni successive. Non è scopo della mia Memoria lo svolgere tutti questi precetti ; sarei obbligato a ripetere tante cose già note, sparse pei libri, spe- cialmente nella iMemoria del Cattaneo e nella succosa ed esatta ope- retta del Peregrini che reca dolorosa sorpresa il veder posta in in- grato oblio; questi due libri dovrebbero essere il vade-mecum del- Taccorto casaro. Non voglio però tralasciare di fissare l'attenzione dello scienziato e del pratico su alcuni fatti non conosciuti o non abbastanza apprezzati, non che su alcune pratiche le quali se fossero seguite, il c2£eificio ne avrebbe non poco vantaggio. Riguardo alla qualità del latte da convertirsi in formaggio di grana, si sa che differiscono da quelle del latte che deve servire per altre (1) Al presente si agita dal Comizio agrario di Lodi un progetto per una scuola di caseificio. Tale desiderio fu anche esposto dal Cattaneo nel 1837. Non spendo parola per dimostrare i vantaggi che può arrecare questa istituzione; non si può che far voli perchè tale progetto sia presto attuato. Un altro passo nel miglioramento dell'industria è il vedere che alcuni agricoltori in luogo del rozzo casaro assumono essi medesimi la direzione ed i lavori del caseificio. 46 e. BESANA, varietà di formaggi. Non basta che sia latte sano (ossia proveniente da mucche non ammalate) e dotato dei caratteri suoi normali appena munto, ma deve essere privato da una parte della materia grassa (t) e portalo ad una certa maturanza, vale a dire ad un dato stadio di acidità lattica. Quale influenza ha la maturanza del latte sul for- maggio, oppure sulla caseina coagulala dal presame? Nava non vidde 0 considerò nella caseina coagulata da latte diversamente maturo che differenza nella aggregazione fisica e nell'idratazione, cioè nella quantità di siero imprigionato; il latte neutralizzato con sali alcalini 0 non sufficientemente acido, produce col presame un cacio molle e spugnoso non adatto a dare formaggio lodigiano^ mentre un latte troppo maturo dà un coagulo analogo a quello che si ottiene cogli acidi, cioè granuloso, più o meno compatto o viscido; quindi secondo Nava la maturanza del latte consiste nel lasciar produrre una suffi- ciente quantità d'acido lattico per cui la caseina subisca una tale modificazione che coaguli in presenza del caglio in uno stalo partico- lare d'idratazione (2). Selmi ammette nel latte due specie di caseina, una allo stalo di soluzione, l'altra allo slato di espansione, e la ma- turanza del latte significherebbe un crescente illiquidire della ca- seina espansa per cui questa diventa capace di attraversare il fil- tro (3). Ma bisogna ricordare che la caseina coagulata dal presame contiene dei sali e che questi diminuiscono col progredire della fer- mentazione lattica perchè l'acido lattico se ne impadronisce, finché il coagulo spontaneo ne contiene la minima quantità; ho osservato poi che la quantità di caseina che dà un latte coagulato con presa- me va aumentando col crescere della maturanza come si vede dalla seguente analisi: Latte del mattino coagulato a 30° « d'un giorno « » »» di due giorni » « (1) Ed anche in ciò vi sono degli otllmi consigli da seguire per eslrarne una egual quantità nel verno e nelTeslale. Vedi per esempio la Memoria di Landriani inserita negli Alti della Società d'Incoraggiamento d'arti e mestieri. Milano, 1847. (2) Nava, Studi sul latte e sul presame. Milano, 1857. Memoria premiata. (3) Selmi, Del latte e del presame. Milano, 1857. Memoria premiata. Caseina Ceneri per 100 di latte per 100 di caseina 2, 75 5, 86 3, 27 Z^, 25 3, 65 3, 20 STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. ft7 S'intende che i tre assaggi furono eseguili sul medesimo latte; la caseina era lavata con acqua, etere alcool, poi essiccata a 4 00°. Dunque la maturanza del latte deve considerarsi per un fenomeno che fa va- riare non solo l'aggregazione fisica del coagulo, ma anche la quantità sua e quella dei sali che contiene, circostanze che devono essere di non piccolo peso sulle future metamorfosi del formaggio. E poiché questa inoltrata fermentazione lattica è indispensabile alla sua buona riuscita, perchè non si adotteranno metodi razionali per riconoscere 0 dosare l'acidità del latte, abbandonando quegli empirici assaggi ridìcoli e fallaci che si usano oggidì? La 6os«, il sapore del latte, l'aspetto della panna sono criteri che possono trarre in inganno anche il più esperto. Non c'è che la chimica che ci possa guidare in questo delicato argomento con sicurezza, e trovo commendevolissima la pro- posta del Nava di eseguire un vero assaggio acidimetrìco sul latte, mediante una soluzione titolata di potassa caustica (1) formala da 1 grammo di potassa in bOO di acqua; egli osservò che Y^q di un centimetro cubo di questa soluzione bastarono a saturare due centi- metri cubi di latte spannato che dicevasi a maturanza. Riguardo al caglio il pratico avrebbe molto da imparare; questa parte cosi importante del caseificio è abbastanza trascurata. Ogni ca- saro dovrebbe prepararlo da sé osservando i consigli della scienza; Nava dimostrò che un buon caglio artificiale si può ottenere con solo ventricolo tagliuzzato o presame già maturo, cacio, sale e nuli' altro, le altre sostanze che si aggiungono communemente sono inutili o nocive. Egli avrà poi cura di eseguire una rigorosa filtrazione del suo presame disciolto all'atto d'essere adoperato, onde trattenere in- fusori 0 qualunque materia sospesa, che venendo imprigionata dal cacio diventi, per cosi dire, il germe di una futura alterazione o di una metamorfosi anormale che guasti la derrata (2). Dovrà poi rifiutare qualunque caglio fetido. fi] Op. cit., pag. 51. I particolari d' an assaggio acidimelrico si trovano d'altronde su qualunque opera d'analisi chimica ed anclie di cliimica generale. (2) Per questa ragione è necessaria una grande pulizia nel latte e negli arnesi con cui viene a contatto; ma tale necessità non può entrare oggidì nella persuasione del casaro. Come il villano pigia l'uva coi piedi schifosi e fetenti, il famiglio munge il 48 G. BESANA^ L'applicazione del presame al latte merita pure seria considera- zione riguardo alla temperatura del latte, alla quantità di presame da aggiungersi ed alla coltura. La temperatura del latte si crede che non produca altro che una differenza d'idratazione del coagulo, e Kava lo provò con numeri. Cattaneo dice che il latte ha bisogno di venir temperato con un certo grado di calore, onde il caglio si dif- fonda nei globi albuminosi con azione spiegala (1). Si sa poi che fra 30^ e 40° la coagulazione è più rapida, al dissopra è alquanto più rallentata, finché fra 60° e 70° è impedita, come già dissi; al dissolto di 30° il tempo impiegato dal latte a coagulare in presenza del pre- same è in ragione inversa della temperatura. iMa se ricorriamo an- cora alla bilancia , troveremo che la quantità di caseina coagulata e di sali contenuti in un egual peso di caseina aumentano colla tem- peratura: Caseina Ceneri per 100 di latte per 100 di caseina Coagulo a 130 (temp. dell'ambiente.) 2, 15 ft, 65 « 300 2,40 5,45 50° '2,70 7,^0 I! latte fu però portato rapidamente alla temperatura della coagu- lazione; se ciò non fosse, il lento calore agevolando la fermentazione lattica si avrebbe ancora un aumento nella caseina, ma una diminu- zione progressiva nelle ceneri, come ho già precedentemente mo- strato. Ora possiamo esaminare quale influenza abbia la quantità di pre- same sul coagulo. Cattaneo dice che in causa della deficienza del caglio il formaggio viene a mancare di vitalità; se invece la dose fu eccessiva, nei periodi d'aspetto non si può ottenere buona legatura latte con mani ancor più sudicie. Io ne viddi di quelle da far rabbrividire; e dire che il sugo di quelle mani noi lo beviamo giornalmente. È ciò igienico? Se molti cittadini vedessero che figura fa il latte prima di venire in città giurerebbero di non mangiarne più. Vidi anche dei secchioni di latte da portare nel casone sul quale galleggiava una rappresentanza di tutto ciò che di più sporco si può raccogliere in una stalla. E vero che il latte si staccia, ma quello che si scioglie 0 che resta ancora sospeso perché troppo tenue? (1) Memoria teorico-pratica sul caseificio, pag. 138. STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. Il9 del coagulo. Dice poi che quando la nialuranza del latte è mollo inoltrata e quindi più vicino il momento della dissoluzione putrida, è necessario accrescere la dose del caglio che fa prevalere la forza di coesione delle molecole caseose (l). La dose del caglio, scrive Landriani, sarà in ogni caso quella che basti a produrre 1' effetto in tre quarti d'ora air incirca, e ciò qualunque sia la condizione del latte e la maggiore o minore forza del caglio. Anzitutto osservai che la quantità del presame a parità di circo- stanze non influisce sulla quantità di caseina né di sali, qualora sia però già in eccesso relativamente al latte. Ma se il presame è debole od in poca dose, possiamo prevedere cosa avviene; cioè il tempo im- piegato per la coagulazione sarà prolungato, intanto nel latte mante- nuto fra 30° e 40" progredirà rapidamente la fermentazione lattica, per cui si avrà aumento nel peso del coagulo, diminuzione relativa di sali. Ecco dunque che se il casaro non conosce appuntino la ma- turanza del suo latte e la forza del presame arrischia di ottenere un coagulo non preveduto, che per proprietà fisiche e chimiche è diverso da quello ideale che egli desidera, perchè sia allo a diventar formaggio, ed ha anche a combattere la possibilità di avere un coagulo non normale o cacio morto ^ dovuto all'acido lattico in eccesso sviluppa- tosi e non al caglio, che come lutti 1 coaguli dovuti agli acidi non può essere conservato. Per la fabbricazione del formaggio di grana il coagulo subisce la cottura, operazione alla quale Munge attribuì la pasta secca e granosa del formaggio lodigiano e la proprietà di essere grattugiato. Questa cottura consiste nel mantenere il coagulo alla temperatura di circa 40" per un tempo variabile, ed è operazione assai difficile pel casaro perchè deve commisurarne la temperatura e la durata ad altre con- dizioni verificate nel latte o nel coagulo, le quali, essendo variabili e non ben misurate, inducono spesso in errore il fabbricante, e la sorte è perduta. Scopo della cottura è, secondo i trattatisti, l'incor- porazione dei frammenti in una sola massa, la separazione del siero, in una parola ancora una modificazione fisica. Operando come già feci precedentemente trovai: (1) Cattaneo, Op. cit. p. 149. Voi. XIV. ft tfO e. BESANA, Caseina Ceneri per 100 di latte per 100 di caseiixa Coagulo ottenuto a 33® 2,31 6,92 » « a 33° e scaldato a hO° per IB minuti 3,00 6,66 La quantità di caseina cresce nel coagulo colto, mentre quella dei sali diminuisce in conseguenza della accelerata fermentazione lattica. Cattaneo scrisse invece che la cottura (tacchi e periodi di aspetto) porta per lo meno una minorazione di peso alla pasta del formaggio, sia per l'albumina che si ridiluisce, sia per la deviazione del grasso che si sperde nel siero. Tale effetto non può essere che apparente e dovuto all'acqua che vien sprigionata dal coagulo il quale si restringe di volume. Ora se consideriamo le manipolazioni del casaro nell'esercizio delle sue funzioni, sembra che inconsapevolmente miri ad un solo scopo: ottenere dal latte la massima quantità di caseina colla minima quantità di sali, senza dar luogo a coagulo non vitale (1), anzi evitandolo più che sia possibile. Lo ripeto, non intendo togliere la dovuta parte di responsabilità nella riuscita del formaggio alla aggregazione fisica, idratazione del coagulo, non faccio che considerare il fenomeno sotto un altro aspetto che, secondo me, dà la chiave della natura fisica e chimica del cacio necessaria onde questo diventi buon formaggio. Analizziamo le diverse operazioni, e vediamo come si collegano e si compensano. Il latte deve essere portalo ad una inoltrata maturanza, ma non tale che possa coagulare spontaneamente pel riscaldamento ; l'effetto lo conosciamo: aumentare la caseina coagulabile, diminuire i sali. Poi si scalda il latte a 35°, ma se è poco maturo, anche a qual- che grado di più: è un compenso per ottenere maggior caseina; se il lalte è assai maturo come nell'estate, a qualche grado meno, lo (1) Le parole: cacio vitale, cacio morto, sorte, ecc. furono da me adottate col signi- ficalo convenzionalmente attribuito dai pratici, e non in senso assoluto, ciò che sa- rebbe ridicolo. I STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 81 scopo è già raggiunto, bisogna evitare di avere cacio morto. Il casaro aggiunge poi il presame in quantità variabile secondo la maturanza del latte, abbondante se la maturanza è inoltrata perchè così affretta la coagulazione vitale e non arrischia di produrre coagulo dovuto all'acido lattico. Infine cuoce il coagulo; questa operazione produce ancora un aumento di caseina, diminuzione di sali, ed anche qui il casaro quali precauzioni non usa per raggiungere questo scopo? Se il latte era già maturo, la durata della cottura è brevissima, la tem- peratura piuttosto bassa, il suo scopo fu già raggiunto colla matu- ranza, e se non rimanesse in istretti limiti, potrebbe ottenere coagulo morto y se all'opposto il latte è poco acido, la caseina coagulabile è in minore quantità, i sali relativamente in abbondanza, dovrà dunque attivare artificialmente la fermentazione lattica perchè il cacio au- menti trascinando una minima dose di sali; è quello che fa prolun- gando la durata della coltura ad una temperatura fra ^O*' e 48°. Tutte queste condizioni, acidità del latte, quantità del presame, temperatura, tacchi e periodi di aspetto, sono assai collegate; va- riando r una variano anche le altre, ma, siccome non sono ben ac- certate coi mezzi che potrebbe fornire la scienza, e non si conosce lo scopo loro diretto, è naturale che debbano facilmente indurre in errore un uomo come il casaro attuale che opera quello che sa, e non sa teoricamente quello che opera. Da ciò che dissi in questo capitolo sì potrebbero dedurre corollari sopra corollari, ipotesi sopra ipotesi sulla costituzione del latte, del cacio, ecc.; ma preferisco lasciarne la cura a chi ha più immagina- zione di me, e mi accontento di aver dimostrato che il cardine del caseificio sta nell' ottenere un cacio coi caratteri suddetti e di cui le proprietà fisiche differenti non ne saranno che una conseguenza. CAPITOLO IV. Come agisce il presame sul latte. — Opinioni di parecchi autori* Teorie Liebig e Selmi. — Loro confutazione. La teoria per ispiegare il modo di agire del presame sul latte ha subito, come tutte le teorie, T influenza del progresso della scienza, 52 e. BESANA^ benché non si possa dire oggidì risolto il tema; anzi è più oscuro di prima. Prima degli studi di Deschamps molti credevano che la proprietà coagulante era dovuta ad un acido, cloridrico o lallico, e qualcuno lo credette anche dopo; non giova spender parola per dimostrare l'as- surdità, di tale ipòtesi, nel che tutti sono oggidì d'accordo. Devesi però notare che anteriormente a Deschamps, Berzelius nella sua Chi- mica aveva già espresso l'idea che la membrana mucosa dello stomaco dei giovani vitelli contenesse una materia particolare che fa coagulare il latte per azione catalilica. Anche Thenard aveva già scritlo che questa membrana mucosa non agisce producendo acido; il carbonato di barite non dà al coagulo la proprietà di disciogliersi, con cui in- tendeva esprimere la differenza fra il coagulo dovuto agli acidi e quello dovuto al presame. Venne poscia Liebig a dirci nelle sue Lettere sulla chimica che il principio azotato della membrana animale o del caglio agisce da fer- mento sulla lattina, che si scinde in acido lattico, sotto l'influenza del quale il latte coagula perchè toglie, come tulli gli acidi, l'alcali che lien disciolla la caseina. Siffatta teorica venne accellata dai più ad occhi chiusi, forse perchè facile ad essere concepita. Tuttavia gravi e fondate obbiezioni le sorsero contro , e se gettiamo un'occhiata sui migliori autori di chimica o di fisiologia troviamo più spesso nulla di assoluto, dubbii, equivoci, taluni taciono, insomma disaccordo com- pleto. Gerhardt, per esempio, dopo aver citato la teoria Liebig e qualche obbiezione di Selmi e Heintz dice: il y a la donc unpoint qui n' est pas entierement éclairci (1). Girardin dice che la pepsina è un fermento che gode della pro- prietà di coagulare le materie animali, e ridiscioglierle per un'azione susseguente (2). Nava nella sua memoria sul presame ammette la teoria Liebig, e tenta rispondere alle obbiezioni che gli furono fatte. Per lui i carbo- (1) Traile de chimie organique. 1856, Voi. VI, pag. 490. (2) Chimie industrielìe. 1864, Voi. II, pag. 389. STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIOiNE. 55 nati alcalini, che ritardano la coagulazione del latte mediante il pre- same, agiscono perchè ritardano la fermentazione lattica. Ciò non è ammissibile; gli alcali rilardano soltanto la manifestazione dell'acido perchè lo saturano. Del resto Pasteur pochi mesi dopo diceva che rendendo il mezzo neutro o alcalino, il fermento lattico ha una gran tendenza a mostrarsi e svilupparsi (1). Selmi occupa un terzo della sua memoria sul presame nello svol- gere questa importante controversia, di cui si occupò già anterior- mente. Egli combatte la teoria Liebig adducendo alcune esperienze che non mi sembrano tutte abbastanza valide, né comprendono tutte le obbiezioni che si possono opporre alla teorica suddetta. La coagu- lazione che egli ottiene della caseina disciolta negli acidi acetico, ossalico, tartarico (ed io vi aggiungo cloridrico), quindi in assenza di lattina non è dovuta al principio attivo del presame, ma bensì al cloruro sodico che contiene, tanto è vero che la chimosina pur;^ non dà coagulo colla soluzione caseica suddetta, mentre il presame scaldato a 64°, ed anche bollito vi induce coagulo all'istante. La caseina disciolta nei suddetti acidi coagula d'altronde per Tazione di molti sali ed il precipitato è istantaneo. A mio modo di vedere, i fatti che abbattono la teoria Liebig sono i seguenti: i.*> Differenza nelle proprietà fisiche e chimiche fra il coagulo ottenuto cogli acidi e quello ottenuto col presame. • — E questo un fatto fondamentale su cui basa la fabbricazione di tutti i formaggi spe- cialmente del Lodigiono o granone, che fu necessariamente cono- sciuto dal giorno in cui si imprese tale fabbricazione senza però sa- perne la causa. La chimica ha mostrato in che consista la differenza fra il cacio morto^ cioè ottenuto cogli acidi, e il cacio imitale ottenuto col presame. Oltre alla differenza nella aggregazione fisica, il primo contiene circa il 2 per cento di sali secondo la maturanza e sembra essere un coagulo misto di caseina ed albumina, il secondo invece contiene dal 6 al 40 per cento di sali. 2." La possibilità di avere un coagulo neutro osservata da Des- champSi Mitscherlich, Selmi, il primo rese alcalino il presame satu- (1) Annales de chimie et de physique. Tom. LII. 1858, pag. 415. bQ. e. BESANA^ randolo con magnesia o bicarbonato di soda, il liquido sì manteneva attivo. Mitscherlich ottenne coagulo neutro sospendendo la membrana del quarto ventricolo nel latte. Selmi dimoslrò che si ottiene coagulo dal latte mediante il presame anche reso alcalino con carbonato so- dico purché si elevi la temperatura sino a kS^ o bO°, Neil' eseguire tali esperimenti devesi però stare in guardia contro la coagulazione che può indurre l'alcali stesso sul latte se è in eccesso; è necessa- rio fare un' esperienza di confronto aggiungendo la stessa quantità di alcali al latte senza presame. Devesi anche notare che gli alcali ritardano sempre la coagulazione, e ciò è evidente se pensiamo che la chimosina è precipitata dagli alcali, quindi la sua azione sarà più 0 meno annientala; invece essendo solubile negli acidi, l'acido lat- tico del latte tenderà a favorire la sua attività coagulante. 5.^ E possibile che V albuminoide del presame sia capace in pochi minuti di determinare la fermentazione della lattina? Nava espose parecchie esperienze di fermentazione alcoolica e lattica svi- luppata nella soluzione di glicosio mediante la chimosina e il presa- me, dalle quali concluse che la chimosina è un albuminoide in de- composizione come la pepsina, diastasia, ecc. che può agire come fermento a trasmutare lo zucchero, la lattina in alcool ed acido lat- tico. Tutti diranno che siffatte espressioni sono oggidì antiquate do- po gli studj e teorie moderne sulla fermentazione alcoolica e lat- tica, e che le conclusioni di Nava si potevano già prevedere senza esperimento veruno, perchè tutte le materie albuminoidi sono ca- paci di indurre la fermentazione alcoolica o lattica sullo zucchero variando le condizioni del mezzo, oppure come sappiamo oggi se- minando i globuli del microfìto alcoolico o lattico nel liquido zuc- cherino-albuminoide. Anche il pane, la carne, sono capaci di agire sullo zucchero, ma non si dice per altro che sono fermenti. Quei fenomeni che denominiamo fermentazioni sembrano essere di due specie e probabilmente si chiameranno in seguilo con nomi diffe- renti; una esige una materia azotata speciale, che non è affatica in decomposizione, e che si conserva ancora dopo la sua azione, quale sarebbe la diastasia, la ptialina, la sinaptasia, la pepsina, ecc.; l'al- tra specie ha per carattere principale la distruzione dell' albuminoi- I STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. BK de qualunque sìa, compresi i quattro citati, operata da un essere organizzato, tale è il caso della fermentazione alcoolica, lattica e butirrica. Pertanto la chimosina non essendo un fermenlo organiz- zato non ha nessuna attività speciale sulla lattina; il suco del fico fil- trato si comporta analogamente. Questo ed il presame mescolati con soluzione di lattina non danno luogo così presto a sviluppo di acido lattico, nemmeno elevando la temperatura, ma dopo due o tre gior- ni, secondochè si opera nell'estate o nell'inverno, i due liquidi si trovano acidi, e si può raccogliere dal fondo una materia fioccosa, che esaminata al microscopio, presenta i globuli di fermento lat- tico con tutti ì caratteri dati da Pasteur. Alcalinizzando il liquido con carbonato sodico la fermentazione lattica prosegue attivamente, prova ne sia che non emana odore fetido, come succede del presame solo ed anche del suco del fico, finché, decomposta tutta la lattina, la materia fioccosa del fondo diventa un vivaio di bacterj. 4.** Influenza delle sostanze antisettiche sulla coagulazione del latte mediante il presame. Se questa coagulazione dipende dalla fermenta- zione lattica, le materie che arrestano questa impediranno anche quella. 1 corpi aventi tale proprietà sono molti, ma non tutti possono servire pel caso nostro, come sarebbero quelli acidi o troppo alca- lini ed in generale quelli che hanno la proprietà di coagulare il latte per un'azione qualunque. Servono perciò assai bene l'alcool amilico, la benzina, il creosoto mescolati questi liquidi col latte nella pro- porzione di un decimo, non manifestano influenza alcuna sulla coa- gulazione del latte col presame (1). Esperimentai altre sostanze an- tifermentative più mescibili col latte, come la chinina, il sugo di ci- polla, che agisce, come è noto, per l'olio essenziale che contiene: ri- sultato ancora negativo come prima. Ne tralasciai di provare l'azione dei solfili che sono pure energici nell' arrestare le fermentazioni in genere. Il solfito di soda è noto che impedisce la coagulazione spon- tanea del latte non saturando l' acido lattico, come farebbe il carbo- nato od altro sale alcalino, ma impedendo la fermentazione lattica. {{) Il cloruro mercurico e l'allume impediscono la coagulazione pel solo fatto che precipitano la chimosina e quindi la rendono inaltiva. * aiiUd fci;-; 86 e. BESANA, per cui il latte soliìlato si può mantenere liquido per lungo tempo, almeno finché il sale sia trasformato in solfato per ossidazione spon- tanea. iMa in presenza del caglio mi convinsi che il solfilo di soda agisce come molli altri sali alcalini, rilardando cioè appena la coa- gulazione. Esperimentai sul latte i seguenti sali: carbonato sodico, solfito sodico, solfato sodico nella proporzione del 4 per cento, divisi ciascun campione per metà, Tuna lascio di confronto, all'altra ag- giungo presame in dose eguale per ognuno dei quattro assaggi; la temperatura è di 8 centigradi. Le due prove col carbonato sono coagulate dopo due giorni in grumi gelatinosi; la coagulazione è perciò dovuta all'azione di questo sale e non al caglio; il latte con presame e solfato sodico coagula dopo B giorni, come pure il latte con solfito e presame. Sperimentai ancora nello stesso modo il car- bonato, nitrato, solfato e solfito di soda nella proporzione di 1 per cento di latte; dopo 5 giorni coagularono gli assaggi fatti cogli ul- timi tre sali e presame, quello invece con carbonato di soda coa- gulò dopo 7 giorni; tale ritardo è dovuto alla eccedente alcalinità del sale, ciò che fa precipitare la chimosina. Il latte con solfito solo coagulò due giorni dopo di quello con carbonato, perchè il solfito agì arrestando la fermentazione lattica, mentre il carbonato operò sol- tanto saturando l'acido lattico che si produceva. Questi risultati negativi degli antisettici mi sembrano di non poco valore, perchè ci permettono di escludere anche T ipotesi che la coa- gulazione indotta nel latte dal presame sia l'effetto di una fermenta- zione qualsiasi nota od ignota, essendo una caratteristica di tutte le fermentazioni l'essere impedite dalle sostanze più o meno tossiche dette perciò anche antifermentative. La chimosina o pepsina, come si voglia chiamare, sarà dunque un fermento capace di provocare la chimificazione naturale o artificiale, ma non è un fermento riguardo al latte. Selmi oppose alla teoria Liebig una sua teoria. Egli ammette nel latte la caseina allo stato disciolto ed allo stato espanso o gelatinoso; la maturanza e gli acidi avrebbero la proprietà di trasformare la se- conda nella prima. Egli ammette che il presame esercita V azione sua sulla caseina gelatinosa od espansa, e che la coagulazione della STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 87 clisciolta deve altribuirsi unicamente agli acidi a temperatura conve- niente. Secondo il suddetto autore la caseina gelatinosa deve trovarsi nel latte alla maniera di un complesso di membrane o cellule uni- formemente espanse o diffuse possedenti una tal quale sensibilità, per cui si corrugano, s'increspano e si restringono in certi casi; la pep- sina, la zicheasia sarebbero appunto sostanze capaci di aderire alle membranelle, e per il loro fissarvisi le stimolano, le pungono, le fanno crispare. E facile il convincersi che questa teoria è più seducente che vera. Diffatti se il presame agisce soltanto sulla caseina espansa in causa della irritabilità di questa, si dovrebbe ottenere una quantità di ca- seina di mano in mano decrescente coli' aumentare della maturanza, perchè, secondo Selmi, la maturanza illiquidisce la caseina espansa e la rende solubile. È precisamente 1' opposto dì quello che si verifica realmente, come ho dimostrato nella parte terza di questo lavoro. Sembrerebbe anzi più in armonia coi fatti 1' ammettere che sia la caseina solubile quella coagulata dal presame (1). Ma infine qual'è la spiegazione più probabile di questo arcano fe- nomeno? Deschamps nel 1840 troncava la questione col dire: l'a- zione della chimosina non può ancora essere spiegata. Trent' anni dopo , mi rincresce il dirlo , si possono ripetere le stesse parole. Si esposero delle ipotesi più o meno false, si cambiò il nome di forza cataiilica in altro equivalente, ma non scaturì il vero, né profitto ve- runo per la scienza o per la pratica. Non intendo qui sviluppare tale argomento, ne emettere teorie che vengano domani facilmente smentite ; chiunque s' accorgerà che \ì sono da tentare due diverse strade , presentantesi come un di- lemma. La prima consisterà nel ricercare se la coagulazione del latte col presame abbia per causa prima una reazione qualsiasi, che non sia (1) Supponendo la caseina nel latte allo stato di cellule assai irritabili, quando si riduce a secco il latte a bagno maria, questo stato cosi impressionabile si distrugge ? Sarebbe logico ammettere di si. Ebbene II latte ridiscioltu nell'acqua coagula col pre- same come il latte normale. Non oso portare questo fatto come valido contro la teorif^ Scimi, ma non mi pare indegno di essere qui scritto. ^g e. BESANA^ però una fermentazione, su alcuno dei componenti del latte, i quali , secondo lo stato attuale della scienza, sono : d.° Una materia grassa: il burro. 2.** Due materie albuuiinoidi (amidi): la lattealòumina e la ca- seina. 3." Una materia pseudoproteica analoga al liquido dei globuli di lievito : la latleproteiiia. 4." Due materie azotate cristallizzate (amine) : l'urea e la creatina. 5.° Acidi organici diversi poco conosciuti. 6.° Materie coloranti e odoranti. 7.° Materie minerali diverse (1). Non è certo qui finita la serie dei componenti del latte ; nessuno ne dubita. La chimica sola può accrescerla e completarla. La seconda via sarà lo studio delle azioni catalitiche. Parecchi chimici osservando che una minima quantità di presame coagula una enorme quantità di latte, trovarono in questo fatto una analogia con molti altri che si dissero succedere per forza di contatto., perchè sembra che la presenza di un corpo basta a produrre il tal fenomeno senza che esso corpo partecipi chimicamente alla reazióne. Quindi anche la coagulazione del latte col presame fu compresa nei fenomeni catalitici. Molli chimici hanno tuonato e imprecato contro questa pa- rola applicata ai suddetti finora inesplicabili fenomeni, tacciandola di vaga, convenzionale, ambigua, ecc. Io non sono del loro parere. Per- chè tanta ira contro la frase Berzeliana? Perchè non ispiega nulla, né dà ragione del fenomeno. Ma chi pretese mai includere una spie- gazione in siffatta parola ? Dessa non ha altro scopo che di classificare dei fenomeni apparentemente analoghi in attesa della loro spiega- zione, come sotto il nome di fermentazione si raccolgono dei fenomeni affini, senza che questa parola spieghi cosa sieno. È certo però che di forza di contatto o forza catalitica si fece un grande abuso al punto che oggidì si riuniscono sotto il nome di catalitici dei fenomeni disparatissimi benché in apparenza somiglianti; così la spugna di platino che determina la combinazione dell'idrogeno coir ossigeno o la decomposizione dell' acqua ossigenata, il biossido di manganese che favorisce lo svolgimento di ossigeno dal clorato po- ti) Journal de Pharmacie et Chimie. i86S, Tom. Vili, pag. 423. STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. B9 tassico, l'azione della diastasia suH' amido per cui lo trasforma in de- strina, sono tre reazioni in cui la materia predisponente rimane in- tatla^ ma d'indole cosi diversa che la logica ci suggerisce che debbano succedere sotto l'influenza di forze pure differenti. Le due prime sono evidentemente effelli meccanici , la terza è la trasformazione di un corpo insolubile in un isomero solubile, precisamente l'opposto di quello che sembra effettuare il presame sulla caseina del latte, la quale dallo stalo solubile passa allo stalo insolubile. Devesi però no- tare che questa coagulazione non è una proprietà della caseina pura, ma della caseina in quello stato ancora ignoto in cui trovasi nel lat- te, perchè la stessa sciolta negli acidi o negli alcali non coagula col presame. Concludo quindi che se la coagulazione del latte rientra nei feno- meni detti catalitici, come sembra, qualunque progresso che farà la chimica nella investigazione di tali fenomeni, lo studio del presame ne avvantaggierà. CAPITOLO V. Determinazione della forza del caglio. — Come si fa in pratica. — Principi immediati del caglio. — Processo Nava col perman- ganato POTASSICO. — Modificazioni. — Applicazione dell'allume BASICO ALLA DETERMINAZIONE SUDDETTA. La dose del caglio, dice Cattaneo, è pur essa variabile e segue tutte le eventualità giornaliere del latte; ma non essendo bene esplorata la sua eventuale attività, ogni volta che il casaro ha consumata la ..massa del caglio, e ne incomincia una nuova, fa le opportune inda- gini per conoscere la forza del nuovo caglio, ed ingrossa o diminui- sce la palla secondo il bisogno. La pratica attuale determina 1' attività del caglio con esperienze dirette sul latte; pochi sono i casari che pesano il caglio da adope- rare sulla bilancia, in generale ne formano una palla ad occhio, di peso e volume variabile secondo lo stalo di maturanza del latte. L'assaggio diretto della forza del presame sul latte non può dare, come è facile accorgersi, criterj sempre esatti se non sperimentando con latte di un grado d' acidità noto e costante^ Alla chimica spetta dOi e. BESANA, il suggerire metodi più razionali e rigorosi per determinare la forza del presame, melodi che sarebbero inutili qualora si potesse adope- rare la cliimosina pura e semplice, che è un principio definito e di una forza coagulante nota ; ma questa sostanza non si conserva iso- lata, è insolubile nell'acqua, la soluzione nell' acido cloridrico non può servire, perchè l'acido dà un coagulo non normale; infine la chi- mosina isolata ha un'attività molto minore in confronto del presame, dal quale non se ne estrae che una minima quantità. Perciò non è possibile che una determinazione quantitativa sul pre- same liquido. Nava propose di adoperare il permanganato potassico ; codesto sale, essendo decomposto dalle materie organiche con scom- parsa della colorazione sua violetta, diventa un reattivo sensibile per dosare le materie organiche. Ma evidentemente tale determinazione non può essere valida che operando sopra una soluzione pura di chi- mosina, 0 non contenente almeno altre sostanze organiche , ma poi- ché il presame conlie,ne anche dell'acido butirrico, caprico, caproi- co, ecc., dell'etere butirrico, caproico, ecc., non darebbe che risultati fallaci. È certo che il miglior processo sarebbe quello fondato sopra una proprietà particolare della chimosina facile a riconoscere anche in so- luzioni diluite; pertanto in attesa che la chimica ci faccia conoscere tale proprietà, passo ad esporre il risultato delle mie osservazioni. Premetto che il caglio quale si adopera in Lombardia è un impasto di materie organiche ed inorganiche, ma la parte organica solubile ne costituisce una piccola trazione, come vedesi nel seguente spec- chietto che rappresenta la composizione immediata centesimale di tre cagli del commercio : I. IT. III. Media Acqua (\) lft,0 17,0 18,5 16,5 Sali solubili 60,0 64,5 65,0 62,5 »> insolubili 2,0 2,0 2,0 2,0 Materie organiche solubili . . 11,0 5,5 6,9 7,8 n insolubili. 15,0 11,0 9,6 11,2 100,0 100,0 100,0 100,0 (i) Venne delerminata disseccando il caglio a 100° nella stufa Gay-Lussac. STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 61 La sostanza organica solubile non supera dunque il 7 per 100, fa- cendo eccezione pel primo caglio percliè mollo vecchio e da me pos- seduto già da tre anni. Da queste analisi, e specialmente dalle ultime due, si può rilevare che la composizione dei cagli del commercio non diversifica di molto, benché preparati da diversi individui. 1 sali so- lubili sono formali quasi esclusivamente da cloruro sodico. Il processo di analisi col permanganato potassico può benissimo ap- plicarsi al presame, qualora si facciano due determinazioni : la prima sul presame solo, la seconda dopo aver separato l'albuminoide attivo mediante l'allume; è evidente che il titolo del presame in questo caso sarà minore, e la differenza fra i due numeri potrà rappresentarci il valore della forza del caglio. Ecco come si può operare: si stempera i grammo di caglio in 20 centimetri cubi di acqua, filtro, ne prendo 10 centimetri cubi, e vi verso goccia a goccia mediante una buretta graduala la soluzione di permanganato potassico, che è meglio sia piuttosto concentrala :2 decigrammi in un litro d'acqua (1). Quando la materia organica è tutta decomposta si manifesta la colorazione rosea del permanganato, allora si cessa e si nota il numero dei cen- timetri cubi di detto liquido che furono versati. D'altra parte si trat- tano gli altri 10 centimetri cubi di soluzione di caglio con un cen- timetro cubo circa di soluzione concentrata di allume (10 per 100), e si riscalda lentamente, meglio a bagno maria. Si forma un precipi- talo fioccoso, combinazione della chimosina coli' allumina, che si fil- tra, il liquido filtrato vien titolato col permanganato potassico come si fece già pel primo. Volendo agire con soluzione di permanganato litolato dietro osservazioni speciali, si potrebbe determinare la quan, tilà effettiva in peso di chimosina che trovasi nel presame, ma non volendo avere che un numero relativo, che corrisponda ad una data forza coagulante, l'analisi resta d'assai facilitata, e non è necessario di colpire il punto giusto in cui cessa la decomposizione del perman- ganato, ciò che è alquanto difficile, ma basterà che anche il secondo assaggio, in cui cioè si è separato l'albuminoide, termini quando compare una colorazione eguale; aggiungasi più o meno perman- ganato ai due liquidi la differenza sarà sempre costante. (4) Il sale da me adoperato era cristallizzato e puro. 62 e. BESANA, Non voglio aspettare che altri me lo dica, lo dico io subito che questo non è un processo da alTidare, nemmeno da proporre ai pra- tici attuali; l'uso di tubi graduali, di bilancie esalte, di liquidi lito- lati e facilmente decomponibili, insomma la perizia e la diligenza di un chimico non si può trovare che in un laboratorio di chimica. D'al- tronde senza tali condizioni non è possibile trarre giudizj esalti da qualunque analisi. Un processo più semplice e che dà risultali non meno attendibili sarebbe quello di pesare il precipitato formalo dalla chimosina col- l'allumina. L'allume ordinario non precipita che lentamente; è più adatto il sotlosolfato di allumina, che preparo aggiungendo ad una soluzione calda di allume al 10 per cento, un'altra di potassa cau- stica al 15 per cento, finché il precipitato di allumina formatosi si ridisciolga, ciò che esige un volume di soluzione potassica metà circa di quella dell'allume. In questa dissoluzione l'alluminasi trova in modo assai instabile, e precipita istantaneamente colla chimosina in fioc- chi. Feci una soluzione di 1 gr. dei tre cagli precedenti in 20 cen- timetri cubi d'acqua; ne presi 10 a cui aggiunsi 3 e. e. (bastereb- bero anche 2) di soluzione alluminosa, raccolsi il precipitalo sopra un filtro tarato che disseccai nella stufa Gay-Lussac e ottenni i pesi seguenti : I. Grammi 0,065 II- w 0,055 111. « 0,062 Tale determinazione diverrà più facile e pratica operando sopra una maggior quantità di liquido, perchè il precipitato sarà più ab- bondante e meno saranno gli errori possibili nel pesarlo, polendo in tal caso transigere sulle minime frazioni di un gramma come il mii- ligramma. Infine vuoisi un processo semplicissimo per esplorare la forza del caglio? Eccone uno affatto grossolano, proprio da casaro. Esso è fon- dato sull'osservazione e misura del volume del precipitato che pro- duce la soluzione alluminosa suddetta col presame. Stemperiamo un grammo di caglio in 20 centimetri cubi d'acqua e filtriamo; si intro- ducano 10 e. e. di questo liquido in un tubo di vetro lungo e stretto, STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 65 poi si aggiungano 2 o 3 cent, cubi di soluzione alluminosa prepa- rata nel modo che dissi. Si capovolge semplicemente il tubo tenendo chiusa l'apertura col dito, iixli si lascia in riposo^ ed il precipitato va lentamente deponendosi. Sperimentai in questo modo i tre cagli suddetti; i tre tubi da me adoperati erano del diametro di 9 milii- inetri, della lunghezza di 50 centimetri, graduati pure in centimetri cubi. Ora ritenendo tutte queste condizioni costanti e osservando dopo un tempo pure fìsso il volume del precipitato, è evidente che questo sarà approssimativamente la misura della chimosina contenuta nel presame e quindi della sua attività. Il volume si potrebbe osservare dopo un tempo qualunque; operando su due presami di confronto, se l'uno è molto più forte dell'altro, in pochi minuti si capisce la diffe- renza; ma dalle prove che feci, osservai che più si lascia in riposo, più il risultato si avvicina al vero. Nei tre assaggi suddetti dopo dieci ore di riposo il precipitato del caglio N.° 1 occupava cent, cubi 3,5 « 2 » « 3,2 « 5 » » 2,6 Perchè l'assaggio sia valido bisogna osservare come in qualunque analisi alcune precauzioni : assoluta quiete, pulire bene internamente i tubi già adoperati perchè non rimanga aderente un deposilo che possa trattenere dei fiocchi sospesi; perciò non è necessario il dire che gioverà sempre ripetere o eseguire parecchie prove contempo- raneamente per maggior sicurezza, il che non sarà di soverchio in- comodo, trattandosi poi di operazioni facilissime. Una volta adottato un procedimento uniforme, la forza di un ca- glio potrà essere espressa in gradi che sarebbero appunto i centime- tri cubi occupati dal precipitato ottenuto e osservato in condizioni eguali. Non intendo qui imporre le mie, ma soltanto proporre; la scienza e la pratica le modificherà a suo talento pel vantaggio del processo. Ogni casaro del resto può ripetere tali esperimenti ed averne un crite- rio sulla forza del suo caglio quando abbia praticamente deter- minato quale volume di precipitato corrisponde ad uua data attività coagulante. 64 e. BESANA , Non credo possibile andare più oltre nella semplicità e praticabi- lità del processo senza sacrificare più ancora T esattezza alla facilità; quest'ultima deve essere la condizione prima e indispensabile del me- todo di assaggio, se non vuoisi che rimanga lettera morta o esperienza da gabinetto. E questa è appunto una delle questioni generali più difiìcili della chimica: conciliare l'esattezza dei processi analitici e dimostrativi colla semplicità, onde renderli alla portata dei pratici in- dustriali, agricoltori ecc., e a tale massima cercai di attenermi più che fosse possibile in codesto lavoro. APPENDICE. La produzione annua del formaggio granone o lodigiano è di 15 a 16 milioni di chilogrammi di cui la provincia di Milano figura per 4 milioni e mezzo, il resto appartiene alle altre provincie della bassa Lombardia: Lodi, Pavia, Creniona e Mantova. Per conseguenza è una fonte non indifferente di ricchezza nazionale che è collegata alle con- dizioni locali di irrigazione e di allevamento vaccino che si verifi- cano nella regione suddetta. E una derrata unica nel suo genere che gira il mondo e vanta il primato sopra ogni sua rivale, che fece in tutti i tempi parlare di se scienziati, agricoltori, gastronomi e per- fino letterati. L'esportazione dei prodotti del caseificio complessivamente rende alla sola Lombardia tre milioni di lire, Vab dunque la pena di dire ancora qualche parola su tale soggetto. Infine tutto si riduce a far riescire bene il cacio evitando quella gran parte che nella stagionatura si guasta e deve essere venduta con un deprezzamento del 50 per cento e anche più. Ora tale que- stione non è di quelle che si risolvano con un tratto di penna, con un articolo da giornale, ne con un trattato voluminoso. C'è un com- plesso di circostanze, c'è prima di tutto un sistema che deve essere miglioralo, modificato o sradicato. Osservate dove s' annida la fabbri- cazione del formaggio ; in una topaja affumicata e sudicia ove è so- vrano assoluto il casaro. Ecco a chi è affidato l'esercizio e la dire- zione di una delle più delicate industrie : ad un uomo ignorante, superi STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 65 stìzioso, rozzo sempre, spesso analfabeto e arrogante. Lo descrive bene il Cattaneo nel suo libro. A qualunque industria si cerca di mettere individui intelligenti ed istruiti, ed il caseificio si affida in- vece ad un ignorante che non conosce altro fuori della sua pratica! Davvero che è un paradosso e sorprende come si sia continuato finora con tal sistema, il quale ci rende del resto pienamente ragione del perchè i miglioramenti proposti siano rimasti sempre lettera morta; e finché durerà avranno bel pari i giornali a gridare, e gli studiosi ad accrescere il patrimonio delle cognizioni inerenti, e gli autori a scrivere libri, sarà sempre fatica gettata al deserto. Non bisogna farsi illusioni; questa è la radice del male e va strap- pata senza misericordia. Fatto ciò, tutto si riduce a due cose princi- pali: porre alla testa del caseificio individui dotati di sufficiente col- tura, poi dar loro in mano dei buoni libri da consultare sul loro me- stiere, il resto verrà da se. Ora viene spontanea una domanda, cioè: ci sono gli uni e gli altri? Riguardo ai primi la risposta non può essere dubbia a meno che non si esiga un personale apposito che concentri in sé contemporaneamente cognizioni teoriche e pratiche e questo non può essere preparato che con opportune scuole di ca- seificio; quel che importa è di rompere quel monopolio mantenuto dalla classe dei pedanti casari attuali per cieca tradizione di famiglia e di mestiere, e sostituire loro o la direzione dei proprietarii agri- coltori, e fra questi non mancano i còlti e gli studiosi , od individui che siano per istruzione teorica almeno all'altezza della loro missio- ne. Ho detto per istruzione teorica almeno, perchè considerate le cose sotto il mio aspetto, questa ha maggior importanza della pratica, la quale si impara dovunque e da chiunque in poco tempo di eser- cizio sotto un pratico, ma la coltura teorica se esige un corso più o meno lungo di studj , è la sola capace di far progredire l' industria perchè ne conosce lo spirito, le leggi, sa dar ragione dei fatti, pre- vedere le modificazioni, studiare i modi migliori a conseguire lo sco- po, infine sa e può trar profitto dai molteplici mezzi che le offrono le scienze; la pratica esclusiva invece non è capace né vuole mi- fgliorare un ette e lascia andare l'acqua pel suo mulino. Certamente i casari buoni saranno pochi, ciò che farà pensare se convenga e sia Voi. XIV. 8 6 6 e. BES4IVA, possibile da noi rislituzione dei grandi centri di caseificazione, sul modello delle latterie americane , come si tenta introdurre per la fabbricazione del vino specialmente , col qual sistema V agricoltore non fa che produrre buona uva e ad essa dedica le sue cure, mentre 10 stabilimento enologico non si occupa altro che di produrre buon vino; codesto principio della divisione del lavoro applicalo alle in- dustrie agricole non può che dare buoni risultati, rispondendo pie- namente alle esigenze delle medesime ed allo slato attuale di istru- zione e coltura delle popolazioni rurali (1). E 1 libri buoni ci sono? Un manuale del caseificio deve contenere tutte le cognizioni teoriche e pratiche occorribili per il casaro; ora i libri che riuniscono queste condizioni sono appena due. Il Trattato teorico pratico del caseificio del Cattaneo è il principale riguardo alla mole, alla quantità di notizie contenutevi e di buoni precetti, che se fossero seguiti, l' industria che ci occupa non sarebbe così in- certa; ma, benché abbia avuto l'onore del premio, mi pare piuttosto abbondante di giudizi erronei, di teoriche impossibili, di parole mi- stiche, che fanno tanto più senso più sono dirette a persone incolte, e perciò devono essere studiatamente evitate, anzi dimostrate assurde e sostituite con altre di chiaro significato , esprimenti fatti positivi. 11 libro del Peregrini (Memoria sul miglioramento dei formaggi lombardi^ Milano 1857) è più succoso, la teoria e la pratica vi sono abbastanza nitidamente espresse e con chiarezza senza sacrificare l'esattezza. Avuto riguardo ai quaranta e più anni di vita che van- tano questi due libri unici nel loro genere sono ancora commendevoli e dovrebbero essere il vade mecum dell'accorto casaro, invece mi pare che stiano a dormire negli scaffali; e saranno costati non poca fatica ai loro autori. Ma siffatti studi sono da allora in poi progrediti d'assai e manca per conseguenza un buon manuale che raccolga e coordini insieme alle cognizioni già note i risullati degli studi teorico pratici sul caseificio sparsi nei vari opuscoli e periodici, e se taluni sembrano inezie possono sempre fornire a qualcuno il punto di par- tenza di investigazioni più profonde e di applicazioni. (1) Sappiamo che attualmente in alcuni paesi del Verbano si sono costituite e vanno organizzandosi delle latterie consorziali. STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 67 Una considerazione non deve mai abbandonare chi si dedica al miglioramento delle industrie in generale, ed è che le proposte di riforme troppo radicali sono e restano belle cose , ma sempre sulla carta su cui sono scritte, e vanno poi a finire nel ricovero delle utopie, dopo aver vissuto una vita artificiale; di queste ne abbiamo anche troppe e sono quelle che procurano e creano le facili e fugaci cele- brità da gabinetto. L' abilità sia nello scegliere e seguire quella tale strada opportuna che non obbliga a salti pericolosi o mortali, ma studia e prende l'industria al punto in cui si trova, e la guida poco a poco, ma con ferma attività e con tenui pendenze, sul cammino del progresso, facendole raggiungere la meta prefissa. Tutto ciò forma la parte esclusivamente economica e tecnica della questione, e mi limitai a tratteggiarla soltanto non volendo rubare il campo agli agricoltori economisti; ebbi solo l'intenzione di mostrare che lo studio del caglio vitellino, benché assai importante, non è che uno dei numerosi quesiti che si compendiano nell'industria del caseificio, ed è affatto subordinato, considerato sotto l'aspetto pura- mente pratico, alla riforma del sistema, dirò cosi, di empirismo mono- polista del medesimo, altrimenti è chiaro che qualunque ottima pro- posta od innovazione, qualunque scoperta fatta nel campo scientifico per quanta utilità presentino si frangeranno costantemente contro lo scoglio dell* ignoranza e della pedanteria che regna e governa attual- mente la fabbricazione dei formaggi in Lombardia. Credo quindi esagerata l'importanza che alcuni danno al solo ca- glio vitellino. Vi sono dei pratici che lo ritengono qualche cosa di cabalìstico e di sopranaturale, e credono che sia la chiave della sorte dei loro formaggi; vi sono dei teorici che s'immaginano di trovarvi fermenti biologici o altro che di straordinario. Esiste diffatti una scuola di chimici, che lavorano molto coli' immaginazione e poco o niente al laboratorio, i quali vogliono vedere fermenti biologici (mi- crofiti 0 microzoari) dappertutto e ad ogni costo, perchè ciò sarebbe nuovo, bello e seducente, o per un male inteso spirito di generaliz- zare le cause dei fenomeni malgrado l'evidenza dei fatti, ed è perciò che fui sufficientemente generoso di sperienze tendenti a dimostrare l'assenza di un fermento biologico nel caglio vitellino^ onde troncare 68 e. BESANA , netto tale questione, la quale non è poi tanto dibattuta ne difficile né complicatissima come qualcuno crede , e salvo Pasteur che ne disse qualche cosa come parte secondaria de' suoi lavori, non fu, per quanto io sappia, tema esclusivo di altri studi o di importanti discus- sioni. Il dimostrare che il principio attivo del caglio non è dovuto a fermenti biologici è cosi facile che il crederne la possibilità non può essere che parto di visionari, che non hanno mai ponderato le cogni- zioni già note in proposito, per esempio il modo di prepararlo, le esperienze eseguite colla chimosina, ecc., e meglio ancora se avessero saputo ed osservato che esiste un presame liquido, raro da noi, ma comunissimo in Francia specialmente, il quale è una soluzione più o meno concentrata di chimosina con altre sostanze organiche e sale comune, che agisce come il caglio solido, ed è affatto priva di infu- sori 0 di fermenti biologici qualsiasi. Onde mettere in evidenza la mia asserzione, tanto era facile il riescirvi, che non ricorsi nemmeno ai così detti mezzi della scienza progredita e con grande mia soddisfazione, ciò che non parrà vero a qualche pedante microscopista, persuaso che non si possa risolvere un tema di micrologia senza il solito sfoggio di paroloni, di cellule, di atomi, di complicati procedimenti, di metodi di coltivazione, insomma di erudizione micrologica. Quando posso dimostrare un principio con mezzi semplici o sufficienti perchè ricorrerò a' complicati? In un epoca come l'attuale in cui si cerca di mettere la scienza all'intel- ligenza delle masse è anzi uno dei problemi difficili e dei pìii utili l'applicare i metodi dimostrativi e sperimentati più semplici e facili a renderne evidenti i grandi principi, e i libri redatti in questo senso godono d'un favore universale e ben meritato. E poiché questa appendice è destinata a sviluppare alcuni punti della Memoria onde non mi si fraintenda, mi si permetta di dire qualche parola ancora sullo studio microscopico del caglio vitellino, lo non dico affatto che in tesi generale gli infusori siano filtrabili coi metoJi ordinari, ciò che è impossibile qi\ando trattasi per esempio di liquidi animali che vengano abbandonati all'aria parecchi giorni per cui si caricano di una miriade di tali esseri ; ma i pochi infusori che abi- tano il caglio sono completamente trattenuti con carta da filtro (s'in- STUDI SU». CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 69 tende di quella buona, usata nei laboratori di ciiimica) quando venga stemperato nell'acqua e filtrato il liquido, e se per caso raro non bastasse una filtrazione sola si riesce con una seconda o una terza, e di tale risultato che può sembrare singolare a qualcuno si persua- derà facilmente facendone la prova. Ho poi appena bisogno di aggiungere che gli infusori che si svi- luppano nella soluzione di caglio filtrato o scaldato a 60°--70° dopo qualche giorno d'esposizione all'aria sono identici di quelli che prima vi esistevano oltre alla comparsa di infusori superiori; né ciò ha bisogno di spiegazioni e risulta chiaramente alla considerazione che l'incipiente putrefazione in cui si mantiene il caglio pastoso non ha più freno quando trovasi in seno all'acqua, condizione favorevolissima perchè dessa continui con energia accompagnata da enorme sviluppo di infusori fra cui il bacterium termo cho si trova esistere nel caglio pastoso; tutto ciò è pienamente conforme e trova perfetto riscontro in tutte le putrefazioni di sostanze animali e vegetali , né ci sarebbe ragione di sospettare un risultato differente nel caglio vitellino che si riduce ad un impasto di materie animali salate; è un caso ben diverso della putrefazione del fermento di birra il quale dà luogo ad infusori che non hanno nulla che fare colla tonila cervisie e per conseguenza scompare l'attività fermentativa sullo zucchero. In codesto caso abbiamo un vegetale vivente, che si riproduce e che dalla pienezza delle sue forze passa allo stato di spontanea decomposizione come qualunque vegetale , la produzione degli infusori ha luogo a spese ed in conseguenza della morte della torula ed è ben naturale che la funzione chimica del vegetale sia ben diversa da quella dell'a- nimale, visto il salto enorme che esiste riguardo alla loro orìgine; il caglio vitellino è già uno stadio avanzato di un gran passo del lievito di birra, non è corpo vivente ma formato dagli avanzi di materia che fece già parte di organismo animale e che ora trovasi nella stessa condizione del lievito in balìa degli infusori: la produzione di cotali animali nel caglio sia pastoso, sia disciolto è sempre dovuta alla stessa causa e sotto l' azione delle medesime forze supposte costanti le con- dizioni esterne. Tutto ciò esposi onde togliere ogni contestazione filo- sofica sul valore delle prove raccolte nel capitolo primo; la possibilità 70 e. BESANA, di rendere inattiva la chimosina col riscaldamento a 6 «t* è un fatto che ravvicina sempre più questo albuminoide alla classe dei fermenti chimici: diastasia, sinapstasia, ptialina, ecc. se fossero gli infusori che coagulano il latte, dessi rimanendo vivi dopo il riscaldamento suddetto avrebbero agio di manifestare la loro attivila, ne si può supporre seriamente e con fondamento di logica che dopo ciò le condizioni siano loro favorevoli soltanto per lasciarli in vita e non tanto da permettere loro di sviluppare tutta quella attività che sa- rebbe richiesta per la coagulazione del latte; le condizioni favorevoli alla vita degli infusori sono pienamente raggiunte quando si vedono vivere, e siccome vivere vuol dire manifestare attività, si conchiude facilmente che gli infusori dopo una scalda tina a 60''--70" si trovano in uno stato normale, né si conoscono fatti analoghi che facciano anche lontanamente dubitare il contrario (1); il fermento di birra finché é vivo prolifica e determina la fermentazione dello zucchero, ma se lo si tratta con una sostanza antisettica, la fermentazione viene impedita, e ciò perché il fermento biologico fu ucciso o paralizzato nelle sue funzioni vitali. Che l'idrogeno solforato uccide gli infusori è fatto ben noto ed incontrastabile ; questo gaz è uno dei veleni piìi energici, più pronti e credo assai conveniente all'esperienza prima del capitolo primo tendente ad assicurare gli apostoli della panmicromania che dopo la morte degli infusori il presame è pure attivo come prima; l'idro- geno solforato serve assai bene in questo caso perché non coagula il latte, ed in altre esperienze analoghe ha il vantaggio di non intro- durre materie solide nel liquido sul quale si sperimenta. Qui non è il caso di dubitare o di discutere se gli infusori immobili sieno vivi 0 no, benché si sia trovato che alcuni esseri possano in alcuni stadi della loro vita diventare immobili senza che per questo la loro vita sia cessata; é troppo palese e dimostrata l'azione micidiale dell'acido solfidrico tanto sugli infusori che sugli animali superiori, perché sia permesso anche lontanamente supporre e dubitare che nel mio caso i primi siano ancora in vita benché immobili. (1) Ricorderò anche che l' applicazione del caglio al latte vien fatta dal casaro alla temperatura di 30<* a 40**. STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. 71 Ho cercalo di evitare più che fosse possìbile parole e frasi che implicassero espressioni sull'origine degli infusori e quindi una pro- fessione di fede sulla eterogonia e panspermia, per la semplice ra- gione che sarebbe una questione superflua, atta piuttosto a trarmi fuori di strada che ad illuminare la via; per il pratico quando sappia che gli infusori del suo caglio non gli sono che dannosi, abbiano origine spontanea dalla materia organica o per deposizione di germi dell'aria, tutto ciò gli è affatto indifferente, e curi di evitameli meglio che può, al che riescirà se porrà mente ai mezzi che ho altrove in- dicalo. Eterogonia o panspermia? Questo sì che è un argomento com- plicatissimo; del resto tanto l'una che l'altra lasciano integri i fatti, qualora siano esatti, la loro differenza non istà che nel modo di in- terpretarli, e le discussioni fatte dimostrano che è tanto facile lavo- rare d'immaginazione e gìuocar di parole a questo riguardo, che si possono cavar fuori le conseguenze più assurde e paradossali. Non è d'uopo che io mi fermi ancora a discorrere sullo studio microscopico del caglio vitellino, la assenza di fermento biologico oltre ad essere chiarita dai fatti che consegnai nella prima parte di questo lavoro trova una conferma indiretta negli studi successivi, cui molti fatti non sarebbero possibili o darebbero risultati ben diversi se il prin- cipio attivo del caglio non fosse la materia solubile nota col nome di chimosina. E qui vien la parte veramente difficile dell'argomento: isolare e determinare chimicamente la chimosina fu già lo scopo di parecchi chimici e vi riuscirono sufficientemente, per cui trovai che la parte più facile di questi studi era già esaurita da Deschamps prima, poi da Nava; avrei potuto riunire e ordinare una discreta messe di cognizioni sul principio attivo del presame e mostrare cosi a coloro che non hanno sott' occhio i lavori di Deschamps e di Nava che s'è fatto più di quel che si crede, ma questo come già dissi non era il mio scopo, desioso di aggiungere più che di raccogliere. Tuttavia Deschamps, Nava e Selmi lasciarono indietro lacune e molte nei punti che sembravano più oscuri, indeterminati e difficili a sciogliere; su questi fissai le mie indagini onde penetrare più addentro nell'argo- mento. Potei convincermi che pepsina e chimosina sono due albuminoidi 72 e. BESANA, differenti riguardo al modo d'agire tanto in dissoluzione che isolali, farò poi osservare clie la parola differenti quando trattasi di materie albuminoidi non ha un significato ben netto, poiché è nolo che l'ana- lisi organica non è sufficiente a stabilire la identità o la non identità di due albuminoidi; l'analisi suddetta può dare un risultato identico per ambedue e possono essere diverse di proprietà, ciò che si osserva nell'albumina, fibrina e caseina, e viceversa può dare un risultato differente e possono essere identiche, perchè è ben noto che i sali inorganici, anche in minima quantità, coi quali un albuminoide entra in combinazione alterano grandemente le sue proprietà, e tale è il caso dell'albumina solubile e dell'albumina coagulata che devono la loro proprietà particolare a differenze negli alcali e sali minerali che li accompagnano, se pure non dipende anche da differenza di ag- gruppamento molecolare. L'albumina per l'addizione di un po' d'al- cali libero acquista i caratteri della caseina, e secondo Gerhardt la caseina del latte solubile e incoagulabile dal calore non sarebbe che dell' albuminato neutro di potassa, il bianco d'uovo e il siero del sangue solubili e coagulabili dal calore sarebbero formati da bialbu- minato di soda , la fibrina sarebbe albumina insolubile o coagulala più 0 meno mescolata con fosfati terrosi. Questa digressione deve far conoscere quanto poco valore abbiano le analisi di principi albuminoidi e anche le loro proprietà allo stato isolato; siamo noi certi che l'al- buminoide isolato si trova nelle stesse condizioni di quando era di- sciolto, colla medesima composizione chimica e le stesse proprietà? É la stessa questione delle acque minerali, in cui noi possiamo bensì determinare acidi e basi qualitativamente e quantitativamente, ma non arriviamo a conoscere come sono aggruppati, e perciò l'ac- qua artificiale che abbia la medesima composizione non dà eguali effetti. Nei liquidi animali poi questo guaio è ancora più serio poiché si tratta di sostanze organizzate che sono già per se difficili a rico- noscersi e sono meno studiale dei composti inorganici ; per conseguenza io do maggior peso alle proprietà di un albuminoide in soluzione nel proprio menstruo normale che al medesimo isolato, benché si possa ottenere anche puro, come è il caso della chimosina precipitata col- r ammoniaca o coli' alcool ed il confronto fra le proprietà della chi- STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIOÌNE. 75 mosina colla pepsina deve essere fatto allo stato di dissoluzione ba- sandosi sul modo di comportarsi con altri corpi; e secondo le mie osservazioni la temperatura alla quale i due principii perdono la loro azione sul latte sarebbe uno dei caratteri distintivi. Secondo le ricerche di Briicke egli sarebbe riescito ad isolare una pepsina relalivamenle purissima che avrebbe trovato senza azione coagulante sul latte; se il principio isolato da Briicke è la vera pe- psina, questo sarebbe una conferma della non identità fra questo albuminoide e la chimosina. Del resto la pepsina da me adoperata è né più né meno quella che adoperano i fisiologi per esperienze anche più delicate delle mie e quale trovasi descritta sulle opere di fisiolo- gia. Lo studio della pepsina interessa la parte solo teorica del caglio vitellino, particolarmente la relazione fra chimosina e pepsina, perciò non stimai opportuno fermarmi sopra un tema che da solo può dar materia di sludi infiniti. In fatto di sostanze organizzate ciò che si sa è nulla in paragone a quello che si vorrebbe e dovrebbe sapere. Nel capitolo secondo ebbi inoltre lo scopo di mostrare che non esiste nel caglio altra sostanza attiva oltre la chimosina col qual nome io intendo T albuminoide precipitalo tanto coli' ammoniaca , che coir alcool dal presame e che lo ritengo un solo ed unico principio. Parecchi autori hanno sospettato che oltre la chimosina vi si tro- vasse qualche altro principio attivo che sfuggisse alla precipitazione operata con alcool o con ammoniaca, appoggiando questa supposizione sul fatto che la chimosina precipitata e ridisciolta é meno attiva del presame da cui fu isolata, essendo le condizioni eguali; né hanno sapulo darsi altra ragione. iNon mi fermerò a dimostrare che que- st'altra sostanza attiva non é costituita dagli acidi del presame, es- sendo cosa già ben chiarita, ammessa e conosciuta da tulli; il solo dubitare o credere la possibilità che dessi influiscono a produrre coagulo non può essere che di persone affatto ignare di questi studi, e su ciò dissi a sufficienza nel secondo e nel quarto capitolo. Riguardo al trovarsi altra materia attiva, gli assaggi che descrissi mi permettono di concludere che l'alcool o l'ammoniaca precipitano tutta la materia attiva del presame senza lasciarne altra disciolta. Per spiegare poi la minore attivila coagulante della chimosina in 74 e, BESANA, STUDI SUL CAGLIO VITELLINO E SULLA CASEIFICAZIONE. confronto alla soluzione di caglio non farò che richiamare quanto accennai poco fa sul modo di trovarsi degli albuminoidi isolali e in soluzione; non conosciamo appuntino in che stalo si trovi la chimosina in soluzione nel presame, ma il cloruro sodico e l'acido cloridrico almeno ci entrano per qualche cosa e può darsi che formino una combinazione particolare con l'albuminoide prodotta durante la ma- turanza del caglio, la quale è un fenomeno non indifferente come mostrò il Nava. Ora coli' esempio già di fatti analoghi non sarebbe logico lo spiegare questa anormalità colia diversità di aggregazione molecolare o di combinazione con sali fra la chimosina sciolta e pre- cipitata? Sui metodi di dosatura del presame ci sarebbe molto a desiderare qualora vuoisi considerare sotto l' aspetto puramente teorico tale que- sito; ma praticamente mi pare che l'assaggio volumetrico coli' allume basico risponda allo scopo se non dal lato della scrupolosa esattezza almeno da quello della semplicità, avendo 1' allume basico la pro- prietà di precipitare tulio l'albuminoide attivo del presame; mi pare adunque che il principio attivo del caglio vitellino cognito, cogni- tissimo può essere dosato con un metodo alla portata dei pratici. Infine per terminare dirò che i chimici hanno davanti un' altra serie di sludi, un altro terreno quasi vergine da esplorare, per esem- pio, la cognizione importantissima dell'acidità del latte al momento da convertirsi in formaggio, argomento che io ritengo principale come risulta dal terzo capitolo, e questo studio vuol essere fatto non nel laboratorio del chimico, ma in quello del casaro. Seduta del 26 marzo 1871 Presidenza del prof. E. Cornaglia, La seduta è aperta colla presentazione di una lunga memoria dei soci proff. Garo vaglio e Gibelli, intorno al genere Pertusaria [Pertusaria Genus commentatió)^ nella quale è fatta la monografia di quel genere di licheni, col- Taggiunta di molte note critiche e di figure illustrative. — Questo importante lavoro verrà stampato nelle Memorie, Il presidente invita in seguito il socio Marinoni a dar lettura di una sua nuova relazione sugli avanzi preistorici trovati in Lombardia, nella quale oltre ad essere ricordate le novelle scoperte fatte nelle località già conosciute, sono descritte stazioni nuove e nuovi monumenti delle pri- missime popolazioni che abitarono la pianura del Po. — Questo lavoro sarà pure pubblicato nelle memorie della Società; ma un breve sunto verrà anche inserito negli Atti essendo lo stesso autore incaricato di redigerlo. Essendo esaurite le letture originali si passa a quelle del processo verbale dell'ultima seduta 29 gennajo 1871 (la seduta 26 febbrajo non ebbe luogo). Il presidente annuncia quindi la perdita fatta dalla So- cietà di due dei suoi membri, il conte Carlo Taverna se- natore del regno, distinto cultore degli studj archeologici; 76 SEDUTA DEL 2 6 SIARZO 1871. ed il dott. Fortunato Casorati, settore presso il gabinetto di anatomia umana, e professore di anatomia topografica alla R. Università di Pavia. A nome del socio conte Ercole Turati il presidente pre- senta per ultimo una memoria del dott. Finch recente- mente stampata nelle Transactions of the Zoological So- ciety di Londra, che illustra alcuni nuovi uccelli della Abissinia. Non essendovi altro a trattare la seduta è sciolta. C. Marinoni, Segretario, \ 77 Nuovi avanzi preistorici raccolti in Lombardia. Sunto di una memoria del dott. Camillo Marinoni. (Seduta del 26 marzo 1871). Le scoperte paleoetnologiche vennero continuale in Lombardia anche dopo il 4 868, e fruttarono buonissimi risultati specialmente se si considera che fu per esse constatata anche sulla sinistra sponda del Po una formazione di terremare nei dintorni di Mantova. Ma oltre al rilevare codesto fallo importantissimo, già per altro preconizzato, oggidì si possono raggranellare ancora molte altre scoperte tutte po- steriori alla pubblicazione di una prima relazione sulle abitazioni lacustri e gli avanzi di umana industria in Lombardia^ da me fatta sulla fine del 1868 (l); ed appunto si è su di esse che si intesse ora una seconda, relazione. Limitando pertanto le indagini ai confini geografici ed amministra- tivi della Lombardia, e neppure scostandosi dal metodo di confronto e di esposizione già altra volta adottato, lo studio dei nuovi avanzi prei- storici conferma un'altra volta la ripetizione di quegli stessi fatti che attestano per la Lombardia le tre età della pietra, del bronzo e del ferro. Ed in ciò sono veramente importanti , giacché sincronizzano perfettamente e si parallellizzano alle età contemporanee del limitrofo Piemonte, dell'Emilia, del Veneto e della Svizzera, colle cui civiltà le recenti scoperte fatte in Lombardia servono di anello. Nuove indagini riuscirono di minor vantaggio nelle torbiere di Mercu- rago sul lago Maggiore, di Bosisio presso il lago di Pusiano, e di Tor- biato a mezzoJì del lago d'Iseo ; ma più proficue per la paleoetnologia furono quelle fatte dal dott. Leopoldo Maggi in un deposito lacustro- glaciale della Val-Cuvia (2), dove constatò gli avanzi di una palafitta. — (1) Memorie della Soc. il. di se. nat. VoL IV, N. 3, con 7 tavole in-4.'' (2) Maggi, Di un'abitazione lacustre in Val Cucia, Rend. Islilulo Lombardo di Scienze, ecc., Serie li. Voi III, pag. 221. •— Milano, 1870. 7S e. MARINONI. Anche le abitazioni lacustri del lago di Varese furono nuovamente esplorate, ma però senza molto frutto di nuove scoperte che invece furono brillantissime al Iago di Comabbio. Quivi sulla sponda, disso- dando un campo, il cav. F. Margarita si imbattè in un tumulo fatto di lastre grossolane di pietra, ancora intatto, il quale conteneva un vaso pieno di terriccio nero, ed un ciottolo di serpentino verde la- vorato sulla forma di un mazzuolo rozzissimo, che probabilmente do- vrà riferirsi all'epoca della pietra. — Nella torba che fiancheggia questo lago fu anche dissotterato un paalstab di bronzo. Un altro paalstab fu pure raccolto in uno scavo in riva all'Adda presso Vaprio fra Canonica e Fara; ma i più interessanti oggetti di bronzo sono ancora quelli trovati a Capriano presso Renate, nelle torbe formate dal Lambro (1), che sarebbero da riferirsi a quell'epoca in cui il bronzo diventò più comune e si cominciò a lavorarlo nei più artistici ornamenti. Verso la parte orientale vanno notate le nuove località di Bagnolo (Brescia), Marmirolo e Sarginesco (Mantova) dove furono trovate selci sporadiche riferibili all'età della pietra archeolitica, e le due grandi stazioni di Regona presso Seniga nel basso Bresciano, e di Castel d'Ario presso Mantova che si possono ben chiamare dei depositi di avanzi preromani e che fanno raffronto alle analoghe formazioni che giac- ciono sulla riva destra del Po. La stazione di Regona è affatto nuova; ed il merito della scoperta lo si deve al sac. Giambattista Ferrari, che abita in luogo, il quale nello spazio degli ultimi dodici anni, raccolse moltissimi oggetti a con- statare due abitazioni umane di diverse età. — Regona giace su di un terrazzo che venne formato contemporaneamente dall'Oglio e dal Mella al punto di loro confluenza; il deposito alluvionale è per con- seguenza tutto rimestato dall'azione delle correnti fluviali che su di esso agirono terrazzando per il sollevamento generale della Lom- bardia ; e pur troppo si è nelle infelici condizioni di un tal deposito che si incontrano gli avanzi dell'umana industria. — Ivi furono sco- (1) Marinoni. Nuova località preistorica in Lombardia. — Alti della Soc. it. di se. nat. Voi. XII, pag. 170. NUOVI AVANZI PREISTORICI. 70 perte due abitazioni: una sul primo terrazzo più basso e in riva al fiume, in un campo detto Chiavichetto^ dove si raccolsero freccie e scheggie di selce, accette di pietra, ciottoli lisciati, cocci di vasi fra i quali alcuni leggermente cotti, fusajole, armi ed oggetti di bron- zo (aghi crinali, un frammento di falce, pendagli, ecc.), ed ossa di bue (1), capra, capriolo, cavallo e porco; l'altra a Ca del Dosso, 400 metri i)iù indietro sul secondo terrazzo più elevato dove non si raccol- sero che vasi, e fra questi alcuni probabilmente etruschi e dei cocci romani. Lo studio degli avanzi raccolti al Chiavichetto ci fa supporre ed a ra- gione una stazione umana che vi durò dal periodo neolitico dell'epoca della pietra fino durante l'età del bronzo e forse oltre; mentre a Ca del Dosso forse si hanno le stesse popolazioni che abbandonarono la prima dimora in tempi più recenti ed ivi subirono l'influenza civilizzatrice degli Etruschi e poi dei Romani. Non molto diversamente fanno concludere le scoperte operate re- centemente nelle terremare mantovane. Il signor Vincenzo Giacomelli pubblicò sul principio del 1869 (2) i risultati di alcuni trovamenti da esso fatti nella marniera di Bigarello; a quella prima io posso ora aggiungere, e grazie alla cortesia dell'are. Francesco Masè di Castel d'Ario, altre sei stazioni che sono: Castellazzo, Pomella, Suzano, e Casazza in Comune di Castel d'Ario e lungo i canali Molinella ed Al- legrezza, San Cassiano presso Roncoferraro e Franciosa sul quel di Villimpenta. L'esame di molti materiali mi conduce a generalizzare. per tutte queste stazioni le visite del signor Giacometti sulle terremare di Bi- garello, ed a pensare che popolazioni emigranti o provenienti da Nord-Ovest, vennero a stabilirsi in questi paraggi sulla fine dell'epoca della pietra, e colle loro generazioni vi abitarono durante l'età del bronzo successiva estendendosi mano mano e tentando fondare co- lonie n<3Ì terrilorii limitrofi, come appare anche sia avvenuto nel Parmense. — 11 tumulo conosciuto della Garolda, riferito all'età etru- (1) Che forse è il Bos brachyceros. (2) Giacometti. Relazione di alcune scoperte paleoetnologiche ultimamente fatte nelle adiacenze di Mantova, 1869. 80 e. MARINONI, NUOVI AVANZI PREISTORICI. sca, potrebbe servire come di anello di congiunzione fra i tempi prei- storici e le epoche storiche accertate. Il complesso di questi nuovi materiali raccolti in diversi punti della Lombardia dà un risultato che s'accorda molto bene ai corollarii già dedotti dalle prime scoperte e conduce l'opinione che una razza au- toctona abitasse prima la Lombardia durante il periodo archeolitico dell'età della pietra; che probabilmente durante il periodo neolitico dalle Alpi scesero delle genti che avevano l'abitudine di stanziarsi sui laghi e lasciarono le loro lacustri dimore, solo durante l'epoca del bronzo allorché erano provveduti di mezzi di difesa più efiìcaci. Du- rante questo periodo si stabilirono solidamente sulla riva sinistra del Po e probabilmente passarono anche sulla destra sponda a fondare le stazioni del Parmense. — In queste nuove dimore furono le popola- zioni'insubre soggiogate dai Galli, dagli Etruschi, coi quali popoli facilmente si adattarono e fruirono della loro civiltà, non dimenti- cando però del tutto le costumanze primitive. — 1 Romani conquista- rono nuovamente il paese e fecero scomparire ogni traccie di barba- rie, i di cui avanzi ci vengono in oggi restituiti per ritessere la storia del nostro passato. Seduta del 30 aprile 1871. Presidenza del sig, Antonio Villa vice-presidente. La seduta è aperta colla lettura di una memoria del socio prof. sac. Agostino Riboldi intitolata: Considerazioni circa la teoria del portavoce. Questa memoria verrà stam- pata negli Atti, E letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente 26 marzo 1871. In seguito è aperta la discussione sopra l' argomento della Riunione straordinaria da tenersi nel corrente anno; ma stante il limitato numero dei soci presenti si decide di rimandare la quistione alla prossima seduta, prevenen- done i soci sulla circolare di invito. E data partecipazione della circolare del Comitato Pro- motore del VII congresso pedagogico da tenersi in Napoli nel corrente anno. Infine viene annunciata la morte del socio corrispon- dente cav. Guglielmo Haidingher direttore dell'I. R. Istituto geologico di Vienna, ecc., e quella del professore cav. Fkancesco Conti socio effettivo. Non essendovi altro a trattare la seduta è sciolta. G. Makinoni, Segretario. Voi. XIV. 6 Sulla teoria del portarocc Considerazioni del prof. Agostino Riboldi. (Seduta del 30 aprile 1871). Persuaso che alla perfezione della scienza concorrono eziandio le piccole cose, ho ceduto, Onorevoli Colleghi, alla tentazione di mani- festarvi oggi un mio pensiero sulla teoria del portavoce. Un tempo si spiegava l'effetto di questo strumento acustico, e da taluni lo si fa anche attualmente (1), supponendo che le onde sonore uscite da esso si propagassero in direzione parallela all'asse del tubo, per una pro- porzionata inflessione ricevuta nel loro riflettersi sulle interne pareli. Ma l'osservazione dimostrò che quella ipotesi non era punto una spiegazione, e col testimonio dei fatti in suo favore, moveva le se- guenti obbiezioni: l.^che fa in quell'ipotesi il padiglione del porta- voce? quale influenza ha egli sul rinforzo del suono? 2.^ la forma conica dovrebbe essere necessaria; 3.° l'effetto del portavoce dovrebbe cessare o per lo meno diminuire , quando si copre la superficie in- terna con un corpo anelastico; e ft." il suono dovrebbe essere rin- forzato solamente nella direzione dell'asse dello strumento, e non in tutte le direzioni (2). A queste obbiezioni io ne aggiungo un'altra. (1) Jamin, Cours de physiquey voi. Il, pag. 484. Ganot, ediz. 1864, pag. 156. (2) Daguin, Traile de phijsique, voi. I, pag. 646. — L'illustre Malteuccl dopo d'aver detto che l'effetto del portavoce • può concepirsi coi principj della riflessione del suono » essendo • certo che per la forma conica delle pareti interne del tubo, le riflessioni del suono operate da queste pareti obbligano le onde sonore a ravvicinarsi sempre più alla direzione di un piano perpendicolare all'asse, per cui, facendosi sempre meno di- vergenti, decrescono anche meno nell'atlonlanarsì dal centro del movimento; •> sog- giunge: « convien però confessare che una tale spiegazione è insuflìciente, se si osserva che il portavoce rinforza il suono anche nel caso in cui il tubo non è conico ma ci- lindrico: oltre di che poi quella spiegazione non ci rende conto dell'imboccatura un po' allargata che si dà utilmente all' istrumento ». [Lezioni di fisica, edizione 3.'', (alla a Pisa nei 1847, pag. 126). i A. RIBOLDI, SULLA TEORIA DEL PORTAVOCE. 83 Se lo slrumenlo portasse la voce a distanza perchè rende per rifles- sione paralleli i raggi sonori, la differenza di intensità si dovrebbe manifestare soltanto colla distanza, e non presso l'origine del suono (1). INelle camere foniche, per esempio, stando in urt foco dell' elisse ge- neratrice ad udire ohi parla sottovoce dall'altro foco, si ode la parola con quella forza colla quale la si udirebbe mettendo l'orecchio vicino alla bocca dell'individuo che parla, ma non è per nulla rinforzata; e si che in questo caso i raggi sonori non riescono soltanto paralleli, ma vengono concentrali in un punto solo. Invece nel portavoce c'è rinforzo nell'origine; ed un rinforzo di questo genere è assurdo at- tribuirlo alla riflessione. Quell'antica teoria, convinta di falsità, do- vrebbe andarne sventata, e bisognerebbe stabilire la nuova, la vera; quella che suggeriscono i nuovi dati dell'esperienza. Parve che il fenomeno si debba attribuire ad un rinforzamento della colonna d'aria che si trova nel tubo^ la quale vibri all'unissono col suono prodotto all'estremità di esso ('2). Ma nessuno, io credo, discusse la cosa, né si studiò di provarla coU'^esperienza, poiché questa li avrebbe fatti accorti del motivo della singolare influenza che nel fenomeno ha il padiglione, di cui, come dice Ganot (3), non ne venne data finora una spiegazione sufficiente, e secondo Daguin (4) non ha potuto ancora essere spiegala. La prova da me tentata, ed a quanto parmi ben riuscita, conduce in fatto alla conclusione che nello stato attuale della scienza si poteva sospettare. Nei trattati di acustica non si nota direttamente la differenza che passa tra suonare e trasmettere il suono, né si insiste abbastanza sulle condizioni dell'uno e dell'altro fenomeno; eppure è un punto fonda- mentale. Le particelle di un corpo che suona vibrano rapidamente intorno alla loro posizione d'equilibrio, in quanto opposero od oppon- gono una resistenza al corpo percuziente; mentre quelle di un corpo che trasmette il suono si spostano di qua o di là della loro posizione d'equilibrio, condensandosi o rarefacendosi, in quanto obbediscono (1) Jamin , dice (voi. II, pag. 484). « Le porte-voix a pour but de remédier à l'afTai- blissement que le son cprouve quand la distance augmente ■> . (2) Ganot, luogo citato. Daguin, opera cit. voi. I, pag. 647, (.3) Luogo citato. (4) Luogo citalo. ffH A, RIBOLW, prontamente all' impulso ricevuto dal corpo sonoro. Il mezzo di tras- missione del suono, nella parte oggettiva del fenomeno, è soltanto paziente; invece il corpo sonoro è paziente e reagente: quello mo- stra, se m'è lecita l'espressione, perfetta accondiscendenza, e di questo è mirabile la persistente reazione. Quindi appare che per trasmettere i suoni vuoisi non più che continuila ed elasticità : per suonare invece è necessaria anche una resistenza alla percussione. Dell'aria adunque, che per sé è continua, elastica, non però resistente alla percussione, dovrem dire giustamente che per sé ella è falla a trasmettere , non già a produrre i suoni. Ma se voi la scuotete quand'ella ha dinanzi un ostacolo, od è chiusa in un tubo, in una cassa, ella vi oppone una resistenza, diventa anch'essa reagente, ed allora suona. Come poi dall'incontro di un ostacolo possa nascere nell'aria una resistenza che la faccia vibrare, è da spiegarsi nella stessa guisa che si spiega il formarsi dei nodi e dei ventri nei tubi sonori (1). Riflettendosi il suono contro Tostacolo, l'aria del sito viene simultaneamente percorsa da onde, dirette che vanno in un senso, "fe da onde riflesse che cam- minano in senso contrario: per la sovrapposizione dei due sistemi di ondulazione , ogni punto delia massa gasosa acquista una velocità risultante dall'energia e dalla direzione degl'impulsi che le due onde' danno al punto slesso. S'indovina pertanto come vi saranno in que- st'aria degli strati le cui particelle avranno velocità uguali e contrarie'' sicché verranno condensati, ma staranno fermi (nodi); ed invece ve ne saranno altri ove le velocità riusciranno cospiranti, e qui il movi- mento sarà massimo, ma alternativo e vibratorio (ventri) a motivo della stabilità dei nodi: nel rimanente le velocità parziali saranno contrarie e diverse, e il moto andrà crescendo dai punti iìssi ai ventri. Se l'onda sonora s'imbatte in una cassa, in una camera, si rinforza alla s-tessa maniera. Ecco perché in una stanza chiusa si odono tal- volta le voci di chi parla fuori di essa, mentre stando fuori non si lente chi parla dal di dentro colla stessa intensità. È certo che se s'onda riflessa é debole, ossia languida la lotta fra le due onde, la vibrazione è minima, e tenue il rinforzo. Ma quando c'è incontro dell'onda diretta, che si propaga in una direzione, coli' onda prece- kì) Daguin, opera e volume citato, iiag. 527 e 528. SULLA TEORU DEL PORTAVOCE. 85 denlemente riflessa nella direzione opposta, c'è sempre rinforzo. la tale maniera mi pare appunto rinforzata la voce dalla tromba acu- stica. Alla riflessione del suono, tutti Io sanno, non è necessario che l'ostacolo sia più duro, più denso, più resistente del mezzo nel quale il suono si propaga; ma basta che sia diversamente denso ^ o diver- versamente resistente. Per ciò, le onde sonore partite dalla bocca, arrivando nel padiglione incontrano un mezzo che man mano dimi- nuisce di resistenza, e dal principio alla fine di esso si riflettono par- zialmente, sicché pel loro retrocedere nasce nel tubo quel contrasto colle onde seguenti, che fa vibrare l'aria racchiusavi. E dì fatto col- rartiticio imaginato da Savart, per scoprire i nodi ed i ventri nei tubi sonori, ho potuto constatare che l'aria del portavoce nel rinfor- zare il suono vibra davvero, e talvolta con tale forza da far vibrare anche le pareti dello strumento in modo sensibile alla mano. Inoltre ho osservato che stando vicino al portavoce mentre un altro ci parla dentro, la voce sembra trasportata nel padiglione (perchè havvi qui il massimo della vibrazione, il ventre); ed avendo fabbricato un por- tavoce nella cui parete si possono con tutta prestezza aprire quattro fori, a due a due opposti, ho scoperto, come la teoria m'aveva fatto presentire, che all'aprirsi di essi, il rinforzo e la vibrazione nel padi- glione decresce, e quasi si spartisce fra il padiglione e le aperture. Se poi, mentre si parla, si chiudono i fori, la voce sembra ritornar nel padiglione, perchè si ristabilisce in esso il massimo di vibrazione. INè si può dire che la diminuzione osservata nella intensità del suono, all'aprirsi dei fori, nasca dal mancare una parte della superfìcie ri- flettente, e l'aumento successivo, al loro chiudersi, si debba attribuire al rimettersi di quella parte; giacché 1." ottenni l'accrescimento eziandio otturando i fori col fazzoletto, corpo anelastico; e S.*" se il fenomeno fosse l'effetto di una riflessione, la voce dovrebbe soltanto rinforzarsi a distanza nella direzione dell'asse, e non sembrare a chi sta ad un lato dello strumento portata nel padiglione. In fine, per togliere ogni dubbio, con un panno ho otturato il padiglione, lasciando aperti i fori laterali; ed ho trovato che anche in questa condizione il rinforzo c'è notevolissimo, sebbene in grado minore. L'effetlto del portavoce è dunque dello stesso genere di quello che si prova par- 8G A. RIBOLDI, landò con una cerla forza in una valle stretta e chiusa, nella torre del faro dì Genova, ed all'eco di Galbiate. Rispetto a quest'ultimo, approfitto dell'occasione per registrare e spiegare un fenomeno che conferma le mie asserzioni, e del quale non so se altri ne abbia fatto parola. Tutti sanno che l'eco di Galbiate è prodotto dalla riflessione del suono contro la casa rossa del signor Ambrogio Riva. Ebbene esso diminuisce sensibilmente di forza quando sì otturano le finestre del soppalco, 0 si cambi la gronda di quella casa. Bisogna dire pertanto che nelle condizioni ordinarie, mentre il muro della casa cambia la direzione del suono, ossia lo rifette, il soppalco e la gronda fanno da portavoce, cioè l'aria del soppalco e quella che sta sotto alla gronda vibra all'unissono col suono e lo rinforza; il che cessa al chiudersi delle finestre o guastando la gronda. Il portavoce è una vera cassa sonora, é un tubo che suona, non per le vibrazioni d'una lin' guetta, ma per l'azione della voce; l'effetto dipende dalla riflessione del suono, non sulle interne pareti del tubo, come si credeva, ma contro l'aria del padiglione, e principalmente contro lo strato d'aria che ne afliora il labbro. Non nego per altro che l'islrumento possa eziandio riflettere il suono colle interne pareti, quando sia di forma opportuna. Se, per esempio, sì mette un orologio montato nel foco del portavoce fatto da un elissoide unito ad un paraboloide (1), stando dinanzi airistrumento, se ne ode il rumore anche ad una certa di- stanza. In questo caso il portavoce riflette difatto il suono, lo invia in una determinata direzione a guisa dì uno specchio; ma non lo rinforza. Simile riflessione ci sarà sempre in siffatto portavoce; ma sarà fenomeno concomitante, non la causa dell'accrescimento di in- tensità del suono: come nella casa del signor Riva dì Galbiate c'è riflessione (da cui nasce l'eco), e vibrazione (per cui l'eco è rinfor- zato), questo portavoce riunirà l'effetto dì una camera fonica all'effetto dell'ordinario portavoce, il quale nascerà sempre dalla vibrazione dell'aria dello strumento. Secondo tale spiegazione, chi si richiama alla memoria la legge scoperta da Regnault nel 1868(2) che i suoni deboli vanno piano, ed i gagliardi in fretta, intende pure il motivo {{) Portavoce di Lambert descritto da Jamin, Cours de physique, voi. II, pag. 485. [2) Comp. Rend. 4 868. N. 5.« SULLA TEORIA DEL PORTAVOCE. 87 della prestezza colla quale la voce è portala a iandi distanze per mezzo dello strumento di cui discorriamo. Ma ciò che mi pare di maggiore importanza è che nella teoria propugnata si palesa quasi da sé il motivo dell'effetto del padiglione. Prima di tutto noto che, per dimostrare l'influenza di questa parte dello strumento, ho fatto il mìo portavoce, forato sui lati, a padiglione amovibile; ed ho con- statato che se, mentre si parla per la canna priva di padiglione, si ripone questo a suo posto , ne nasce un rinforzo di voce somiglian- tissimo a quello che si ode nel suono del vaso emisferico di Savart, avvicinandogli un cilindro cavo , aperto ad una estremità e chiuso all'altra. Ed ecco come a mio credere si debba spiegare il fenomeno. Quando la canna porta il padiglione, l'aria vibrante (il ventre) è più estesa, e percuote in una più larga superficie l'aria che gli sta d'in- torno—e nel tempo stesso retrocede nel tubo un maggior numero di onde riflesse. Per intendere il risultato di questa seconda circostanza, si avverta che la resistenza dell'aria esterna non differisce moltissimo da quella dell'aria interna; epperòse lo spazio riflettente non avesse un certo spessore e non fosse più largo del tubo, le onde riflesse sarebbero meno forti delle dirette, e il contrasto sarebbe minore: invece, perchè lo strumento si restringe dal labbro del padiglione al tubo, l'impulso dato all'aria dalle onde riflesse è più energico, ed il contrasto si forma a meraviglia, sicché l'aria vibra meglio e più forte. Pel buon effetto del padiglione cresce dunque l'estensione del corpo vibrante, e l'ampiezza della vibrazione, che sono appunto le due circostanze da cui oggettivamente dipende l'intensità del suono. A corona delle mie osservazioni sulla teoria del portavoce vi cito alcune belle espressioni di S, Tommaso, che in certo modo contengono quanto da principio vi diceva circa il modo di vibrar dell'aria. Eccole: « aer per se non habet sonum, eo quod de se non est natum resistere percutienti, sed facillime cedit»: l'aria per sé non dà suono, perchè non è tale da resistere a ciò che la percuote, ma percossa facilissi- mamente cede. « Prohibetur enim cessio ejus, sive difiluxus, ab aliquo corpore solido, et ideo cum hoc accidit motus aeris reddit sonum >»: siccome peraltro con qualche corpo solido si può impedire che ella ceda al colpo e sfugga, così quando ciò si fa, il moto dell'aria 88 A. UIDOLDI, rende un suono (i). Nel luogo slesso parlando del rinforzo prodotto nel suono dalla vicinanza dei corpi concavi, dice: « et cum illud quod primo molum est non possìt stalim exire percutlt aliuin aerera, et sic ex repercussione fiunt multi ictus, et multiplicatur sonus »>: e poiché quelV aria del corpo concavo che è mossa per la prima non può subito uscire da esso^ dalla ripercussione ne nascono molte vibra- zioni^ e il suono resta moltiplicato. Le opere di S. Tommaso esi- biscono moltissime espressioni che, come questa, contengono un buon principio di fisica, o gettano un raggio di luce sulle cause remote o mediate dei fenomeni più tardi conosciuti, sulla natura e sulla qua- lità dei corpi. Per esempio, egli dichiara che l'oggetto della fisica generale o scienza della natura materiale è ogni cambiamento che avvenga nei corpi, il quale può essere di tre sorla, cioè di luogo, di sostanza, e di qualità accidentali; e per tal modo stabilisce la triplice divisione della fisica generale in meccanica, chimica, e fisica propriamente detta. Nella somma teologica (2) prova essere im- possibile che la luce sia un corpo « impossibile est lumen esse corpus « ; dice che il trasportarsi, l'incrocicchiarsi ed il riflettersi, che propriamente si attribuiscono ai corpi, si possono metaforicamente attribuire alla luce, come si possono riferire al calorico: « ferri, inter- secari et reflecti., quce proprie attribuuntur corporibus , metaphorice nttribuuntur lumini^ sicut etiam possunt attribuì calori ». Sul libro già citato dei commentarli di Aristotile (3) si legge che: « lumen ncque est aliquod corpus omnino , neque aliquid defluens ab aliquo corpore , sicut posuit Democritus lumen esse quasdam decisiones defluentes a corporibus lucidis, scilices atomos quosdam «; la luce non è per nulla un corpo ^ ne qualche cosa che emani da corpo al- cuno., come pensò Democrito essere la luce una moltitudine di par- ticelle 0 atomi emananti dai corpi luminosi. Con queste parole si rifiuta decisivamente il sistema di emanazione, dimostrato impossibile dai fenomeni d'interferenza scoperti da poco tempo. Al medesimo luogo (4) r Aquinate mostra la necessità dell'etere: « necesse est (1) Commenlarj d'Arisiotile, voi. Ili, De anima, lib. II, lez. 17.' (2) P. 1. q. 67, art. 2. (3) Voi. IH, De anima, lib. II, lez. 14.» (4) Lezione 15.-'' SULLA TEORIA DEL PORTAVOCE. 89 ergo esse aliquod medium inler visibile et visum... quod possit im- mutare et immutar! «; è d'uopo che fra il corpo visibile e Vor- gano della vista ci sia un mezzo che possa e modificare ed essere modificato, vale a dire, ricevere V impressione dal corpo luminoso^ e trasmetterla all'occhio. E altrove: «^ sol est causa caliditalis per mo- tum «; il sole è causa del caldo per movimento; o, più libera- mente: il sole scalda scuotendo il mezzo circostante. Ai principii dell'antica scuola dobbiam parimente ritornare per rendere ragione della natura dei corpi, della radice delle loro proprietà, ecc. Sono belle le parole di Leibnizio (1) circa tale argomento. » Da prin- cipio, cosi egli scrive , quando mi era affrancalo dal giogo di Aristo- tile, mi diedi al vuoto ed agli atomi, i quali riempivano meglio l'im- maginazione. Ma essendo io poscia rientralo in me stesso, dopo molle meditazioni, m'accorsi che era impossìbile ritrovare i principii d'una vera unità nella sola materia, od in ciò che è passivo; poiché quivi non ci ha che collezione o ammasso di parti all'infinito... Fui costretto di ricorrere a un atomo formale... e quindi richiamare e in certa guisa riabilitare le forme sostanziali, al presente sì screditate... perchè è necessario che, oltre l'estensione, si concepisca nei corpi» una forza primitiva ». — Qui farà bisogno avvertire essere un errore il pensare che l'ingegno umano sia andato e vada tuttora perfezio- nandosi vieppiù. Fra il genio antico e il moderno havvi solo diffe- renza di tempo , da cui risultano differenze di esperimenti e di fatti constatati. Del resto l'ingegno umano aveva tutta la sua forza tre mila anni fa, come l'ha adesso: Platone, Aristotile, Archimede ne sono prova. Gli antichi hanno errato nello studio della natura mate- riale, perchè mancavano loro le esperienze; e noi corriamo lo stesso pericolo pel motivo opposto, cioè perchè spesse volte ci lasciamo sedurre dalle esperienze, o da esse pretendiamo troppo, e poco dis- cutiamo. Non cito esempì per non offendere alcuno, ma tutti sono in grado di richiamarsi alla memoria qualche fatto in prova della mia asserzione. Noterò piuttosto come il progresso attuale della geo- logia si debba non tanto all'esperienza quanto alla discussione, soste- nuta, se non vogliam dire iniziata, con tanto acume d'ingegno, e (1) Opera philosophlca, p. 1.^, pag. 124. 90 A. RIBOLDI^ potenza di logica, da alcuni dei membri più illuslri della nostra società. Con ciò non voglio per nulla scemare l'importanza dell'esperienza in fisica: questa scienza è scienza esperimentale, e per essala esperienza è assolutamente necessaria, specialmente che l'osservazione non è sempre possibile, od almeno riesce spesso diffìcile, e d'ordinario lascia dubbia la causa del fenomeno. Ma parmi che dalle espe- rienze non si cava tutto il frutto di cui sarebbero feconde, perchè si discute poco. La fisica attualmente assomiglia ad un corpo inani- mato le cui membra sono più o meno conosciute, ma restano sparse qua e là, aspettando un uomo di genio che le raccolga e le ravvivi. Possa egli apparire su questa terra gloriosa nelle belle arti e nelle scienze, patria di nobili ingegni, che, come notano gli storici, nel giorno (1) in cui accoglieva le ceneri di Michelangelo dava i natali a Galileo! r bianco 5 verde > giallo y bianco ì verde ' bianco > giallo bianco giallo » » » bianco w riprodotto di 3 e 4 mute Turkestan originario bozzolo giallo Bukhara » « » Nuova-Orleans i- « « « riprodotto Manciuria originario Scelsi 80 bozzoli fra le razze bivoltine, e 160 fra le annuali, e li isolai tutti accuratamente, riponendoli, ognuno separatamente in ampio cartoccio di carta, chiuso, ma bucherellato, onde l'aria potesse libe- ramente circolarvi. Lo sfarfallamento procedette regolarmente. I maschi venivano to- sto allontanati, mentre alle femmine furono lasciate deporre le prime ova nel cartoccio stesso, onde poter osservare se fra quelle apparis- sero di preferenza casi di partenogenesi; poi messe sui cartoni, ove Voi. XIV. 8 IH A, CURÒ, si raccolse il seme rimanente. Contemporaneamente lasciai accoppiarsi in un ambiente contiguo, alcuni individui di ogni razza, per poter paragonare il seme ottenuto dalle farfalle vergini con quello emesso dalle farfalle stale unite al maschio. Lo sperimento portò sopra 31 femmine di bivoltini tutte robustis- sime, avendone eliminate 11 di apparenza meno soddisfacente, e 65 di annuali, scelle pure fra le femmine più robuste delle diverse razze. Le prime fornirono in complesso intorno a 7000 ova , emesse in quantità assai variabile iìSiWe sìngole farfalle; minore però, e in modo più stentalo di quelle deposte dalle femmine fecondate dal maschio. Le seconde diedero assieme da 16 a 18000 ova, pure deposte alquanto stentatamente, ma in complesso, in quantità meno variabile per ogni farfalla, e sensibilmente maggiore delle bivoltine, pure minore tut- tavia, di quanto sogliono fornirne le femmine stale accoppiate. Dalle 7000 ova, circa, di prima categoria, la maggior parte ri- mase giallognola e non mutò d'aspetto; varie centinaja però, forse la decima parte, accennavano a voler assumere l'aspetto di quelle fe- condate, colle quali le paragonava giornalmente, ma poi rapidamente tulle andarono essiccandosi. l\ii era lusingato che, sottoponendole al- l'operazione dello strofinamento, potessi forse ottenere qualche risul- tato, ma praticatala su porzione del seme che offriva buona appa- renza, quella rimase inerte come il resto. Del seme di seconda categoria, proveniente dalle razze annuali, una porzione mollo maggiore , massime di alcune singole farfalle, subì alcuni di quei noti cambiamenti di colore, che segna il seme normale; parte di esso presentò anzi per qualche tempo aspetto quasi identico a quello, ma pure, a poco a poco, anch'esso essiccò. Alcuni granì conservarono il loro umore sino verso la primavera; non li osservai col microscopio, ma ritengo che presentassero i feno- meni notali dall' Herold, da me riassunti nella precedente Mota. Il locale in cui fu lasciato deporre il seme e poi conservato, tro- vavasi in ottime condizioni, sotto ogni rapporto, e i campioni di quello normalmente fecondato, parimente depositativi, si svilupparono egre- giamente lo scorso maggio. Sopra circa SL4000 ova^ prodotti da 96 farfalle vergini di razze VERIFICAZIONE DEI CASI DI PARTENOGENESI, ECC. HB diversissime, non mi fu quindi dato poter verificare nessun caso di partenogenesi accidentale. Mi propongo di ripetere tali sperimenli nell'anno corrente e, pos- sibilmente, anche nei seguenti, e prego i miei colleghi che avessero opj)orlimilà di poterli fare, a volerli pure tentare, raccomandando loro cahlaiiieule di curare scrupulosamente, come feci io stesso, il perfetto isolamento delle femmine vergini, e di notare brevemente i risultati ottenuti. Questi poi, ricapitolali e analizzati, potranno forse fra qualche anno fornire alla scienza dati pii!i positivi intorno a tale interessantissimo argomento. Bergamo, giugno 1871. Seduta del 30 luglio 1871. Presidenza del sig, Antonio Villa vice-presidente. La seduta è aperta calla lettura della descrizione di un nuovo elio gecino scopio fatta dal socio prof. A. Riboldi il quale, in appoggio delle proprie parole, descrive una niacchina da esso inventata che dimostra il fenomeno in- dicato dei movimenti del sole e della terra. La Memoria sarà stampata negli Atti, Il segretario Marinoni legge alcuni brani di una nuova nota inviata dal socio G. Bellucci sugli avanzi p>reisto- rici deir Unfibria. È letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente 25 giugno 1871. Si passa agli affari ; Il segretario Marinoni dà lettura della seguente circo- lare di invito che verrà inviata ai soci circa il congresso internazionale preistorico e la riunione della Società : Milano, 30 luglio 1871. Illustre Signore. La Presidenza della Società italiana di scienze naturali , avendo esau- rite e viste riuscir a vuoto tutte le pratiche possibili per riunire i mem- bri della Società al solito Congresso annuale, è ritornata al suo primo pensiero ed impegno di rendere omaggio al Congresso internazionale DI Antropologia e di Archeologia preistorica , nato dal suo seno SEDUTA DEL 50 LUGLIO 1871. 117 alla riunione della Spezia nel 1865, e die dopo essersi radunato nelle più -cospicue capitali d' Europa, viene in Italia a tenervi la sua 5^ Riunione in Bologna. Occasione più propizia di questa , in cui i più dotti naturalisti d'ogni parte d' Europa si danno convegno per discutere sulle prime origini del- l' uomo e per far note le indagini fatte , le proprie idee e le nuove im- portantissime scoperte , non si potrebbe offrire altra volta ai naturalisti italiani, e a tutti coloro clie seguono con interesse lo sviluppo dell'in- gegno umano. Pertanto la Presidenza invita ancbe i membri della nostra Società ad accorrere in Bologna a render più solenne questa festa della scienza, ed a far si che riesca più utile il CoNauESSO internazionale DI Antropologia e di Archeologia preistorica che avrà luogo in Bologna dal V al lO' del prossimo futuro ottobre, sotto la presidenza del senatore conte Giovanni Gozzadini (1). Là poi la Presidenza ordinaria della Società radunerà quei soci che saranno accorsi ad una riunione di famiglia in forma tutt' affatto privata allo scopo pili che tutto di fissare il Congresso per il 1872 , riprendendo con esso la serie delle sue riunioni-, e nella stessa occasione si potranno ricevere e discutere quelle comunicazioni scientifiche che venissero pre- sentate. Siccome poi scopo principale della riunione dev' essere la scelta del luogo per il congresso 1872, mi permetto di richiamare alla di Lei me- moria specialmente 1' articolo suppletorio aggiunto al paragrafo 21 del regolamento speciale per le riunioni straordinarie , che cioè : « Nei giorni precedeìitl la chiusura verranno presentate alla Presidenza straordinaria le proposte per la scelta della città destinata alla riunione dell' anno seguente. Ognuna di quelle proposte dovrà essere firmata da tre soci, e munita di una lettera di consenso del Municipio della città indicata. n La Presidenza straordinaria presenterà le proposte ai soci riuniti nella seduta di chiusura, ed a questi spetterà di fare la scelta definitiva fra i nomi delle varie città proposte. " Il Presidente E. CORNALI A. I Segretarii Prof. A. Stoppani. Dott. C. Marinoni. (1) Per iusori versi al Congresso internazionale preistorico^, e per schiarimenti in pro- posito dirigersi al prof. cav. Giovanni Cappellini , Segretario del Congresso^ press© r Università di Bolosna. 118 SEDUTA DEI, 30 LUGLIO 1871. È nominato socio corrispondente FiNSCH dottor Otto , conservatore della Gesellschaft zoologischen Sammlung in Brema, proposto dai soci Er- cole ed Ernesto Turati e prf»f. Emilio Cornalia. E approvato il cambio degli Atti colla Katurivissen' schaftlich-medizinischen Verein di Innshruck, e collMc- cademia di Scienze ed Arti di New Haven nel Conne- cticut (Nord-America). Non essendovi altro a trattare, è data lettura del pre- sente processo verbale, che venne approvato. C. Marinoni, Segretario, Atti della Sot'iurd. Sc'Nal'.VniaVTavEt Kiboldi^ Alt Jella Scc" ital" ai Se! NaI-' YJ W !„ J. Descrizione dì im nuovo Elio^ecìnoscopfo. Nota del socio A. Riboldi. (Tav. 2.a e 3.a) (Seduta del 30 Luglio 1871.) Prime a formarsi e a progredire nella società, le scienze dell'aslro» nomia e dell'arilraelica, sono anche generalmente le prime clies'im- partono ai giovanelli chiamali alle palestre degli stiidii. Ed è per questa ragione, dell'utilità e della opportunità che tali scienze hanno, che ben meritano le sempre nuove diligenze e le nuove industrie colle quali cercasi costantemente di metterle in viemaggior luce, fino a renderle evidenti, se possibile, anche alla mente del fanciul- lelto. Infatti, mentre esse guidano a due rami vastissimi dello scibile umano, allo studio cioè della natura materiale, ed a quello delle quantità, avvezzano i giovani alla riflessione, sia perchè li richia- mano continuamente a sé nei bisogni delia vita sociale e nei feno- meni che più al vivo, e con tanta frequenza, colpiscono la loro ima- ginazione, sia perchè forniscono loro un segno a cui fermare la pro- pria attenzione, ed un mezzo per verificare i proprii ragionamenti. Niuno teme che con ciò io voglia detrarre all'utilità ed all'impor- tanza di altri studii, massime dei filosofici, che anzi rimpiango non siano coltivati presso di noi con quell'amorosa gara che sarebbe de- gna della nazione per tanto tempo maestra alle nazioni sorelle. In- tendo dire soltanto che le notizie elementari d'aritmetica e d'astro- nomia, che spiegansi al giovane per le prime come piìi opportune, debbono esserlo con una certa ampiezza, appunto perchè attissime a renderlo riflessivo ed a disporlo anche alle altre discipline. Giovane riflessivo, saprà meglio giudicare se la natura lo chiama ad ana- lizzare le qualità della materia, od a scrutare le segrete ragioni dei numeri, oppure ad investigare la potenza dello spirito umano; e scelta la carriera con riflessione, vi farà migliori progressi. J20 A. RIBOLDT, Ma le nozioni d'nstronoRiia e d'aritmetica che s'imparlono ai gio- vani presentano certamente dejle difficoltà, ed è in esse che deve esercitarsi la riflessione giovanile. Tale esercizio però va regolato in guisa che conducendo il giovane ad assaporare il nobile diletto del- l'attuare la propria facollà intellettiva, lo tenga lungi dall'avvilimento in cui potrebbe cadere nel sentirsi mancar la lena in sul principio del suo arringo. Sonvi difficoltà inevitabili allo studente; sonvi quelle che lo slesso insegnante deve proporre per addestrare il giovane, facendo che le superi da sé, altrimenti sarà sempre bambino, e pas- sata l'età della puerizia, gli rimarrà ancora la puerililà. Ma sonvene altre che il maestro deve togliere, onde lo studente si formi idee chiare circa i punti fondamentali della scienza che studia. Perchè lo scolaro non sdruccioli, fa d'uopo che il sentiero abbia dello scabro, ma esso sentiero deve presentarsi innanzi già fatto, e ben determi- nato^ se no il giovinetto o si arresterà o finirà a smarrirsi. Fu appunto in questo intento di ben rappresentare alla mente dei miei scolari i grandi fenomeni che l'astronomia assume a spiegare, che mi balenò l'idea del congegno meccanico che sto per descri- vere (fig. 1."), e che rappresenta la rotazione del sole sul proprio asse, la rotazione e la rivoluzione della terra, il movimento e le fasi della luna, in modo da rendere manifestissime le leggi di questi fatti, che formano la parte fondamentale della scienza. Congegni di simil fatta se n' hanno in tutte le scuole, e attestano il bisogno che se ne sente; ma tulli, almen per quanto è nolo a me, hanno il difetto di non rappresentare né il movimento del sole, ne il parallelismo del- l'asse terrestre, né l'inclinazione dell'eclittica sull'equatore celeste, che sono pure i falli principali ; e spesso, per ottenere gli effetti dei due ultimi fenomeni, si danno al globo, che figura la terra, movimenti che questa non ha, sicché la macchina, oserei dire, riesce alla fine più dannosa che utile, essendo meglio ignorare che mettersi in capo un errore. Or a tutti questi inconvenienti credo d'aver ovviato col nuovo congegno. E poiché indubitato é il vantaggio ch'io espe- rimentai provenirne quest'anno a' miei scolari testé lasciati, parvemi bene di farne a voi, Onorevoli Signori, che promovete con tanto im- pegno l'istruzione, e ai quali sono legato coi vincoli di stima e di so- oietà, una breve descrizione, riferendola al disegno che vi è presentato. DESCRIZIONE DI UN NUOVO ELIOGECINOSCOPIO. 121 L'istromento luU' insieme io credetti opportuno denominarlo elio» yecinoscopiOj dalle note voci greche t.Vj; (sole) , yvi (terra), xtvéo) (movere), e gzo-so^ (osservare), sicché verrà a significare che chi lo guarda osserva il molo del sole e della terra, li disegno, sopprimendo la lunghezza del braccio che congiunge le due parti principali, vi presenta queste staccate e vicine, mentre formano un solo sistema mediante il suddetto braccio, che interpone tra loro la distanza di im mezzo metro circa. La parte maggiore è la parte stabile, che contiene il motore, che porta il sole, e da cui si diparte il braccio che per la sua estremità sostiene la parte minore. Questa è la parte mobile, che deve compiere il giro di rivoluzione della terra. La prima parte è composta di una cassetta di legno, della forma di un tronco di cilindro retto, la cui base ha il diametro di 18 centimetri circa, il cui Iato maggiore è prossimamente di 15 centimetri, ed il lato minore 7, sicché la faccia superiore del tronco riesce inclinata sulla base di 23^ ^/.. Essa contiene un tubo di ottone alto i 0 ^^ centimetri e largo 7 */,, situato in modo che, rimanendo perpendicolare alla faccia superiore ed obliqua del tronco, emerga da essa non meno di 3 cen- timetri, e possa essere girato facilmente sul proprio asse, fra due anelli dai quali è sostenuto nella cassetta. Nella parete del tubo esterna alla cassa è fatto un foro circolare di due centimetri e mezzo, a cui sta accomodato ad angolo retto una canna rettilinea, parimenti di ottone, lunga, come dissi, un mezzo metro, che si congiunge alla parte mobile. Al basso, nell'interno della cassetta e del tubo mobile, è fissato il motore, cioè un tamburo d'orologeria, od un cilindro che abbia da moversi per l'azione di una molla (lunga e sellile lamina d'acciaio, che esso porta nell'interno ravvolta a spira sopra se stessa), quando questa montala, e prendendo a svolgersi, lo faccia girare (1). Siffatto cilindro ha l'asse sull'asse del tubo, ed è più stretto di lui, quanto basta a lasciare tra l'uno e l'altro uno spazio annulare, ove si possano mettere intorno al cilindro motore quattro asticciole me- talliche, rigide, parallele a lui, ma tulle più alte di lui. Tre óì tali (1) S'intende da sé come ad un silTatto cilindro debba unirsi ed il solilo congegno per poterlo caricare, ed un proporzionato regolatore onde il moto che ne risulta sia uniforme e lentissimo. 122 A. RIBOLDI, asticciole denno esser fisse sul fondo dell'arnese, ossìa far da colon- nini, e portare sulle loro cslremilà superiori, e quindi sopra il ci- lindro suddetto, due piccole lamine metalliche, parallele alle basi del cilindro medesimo, e separate da un breve intervallo: questo car- telle son tenute in sesto dai colonnini. La quarta asticcìola ha da essere mobile sopra sé stessa, con un pernio sul fondo e l'altro sotto la più alta delle due iaminelte, passando a dolce sfregamento attra- verso della inferiore. Su quest'asta mobile sono infilati tre rocchetti, A', B, C: B, C alle due estremità. A' ad un terzo partendo dall'alto. Sul cilindro motore è fisso un anello dentato A, che imbocca i denti del rocchetto A', sicché per esso il movimento del cilindro si tras'mette all'asta dei tre rocchetti. Il rocchetto B incontra i denti di un anello B', fatto internamente a sega, ed accomodato sulla concava parete del tubo mobile, di maniera che questo tubo, al moversi del roc- chetto B, gira sul suo asse nella cassetta, e con se fa girar la canna che gli sta congiunta all'alto. Gol cerchio descritto dalla canna in una rotazione del tubo, o cilindro mobile, s'intende di figurare la direzione del piano dell'eclittica, supponendo che quella dell'equatore celeste sia rappresentata dall'orizzonte; e perciò il periodo dell'anno, come dissi, corrisponderebbe ad un giro del cilindro mobile. Pel rocchetto C, incastrato coi denti di una ruota a sprone D, allogata, insieme ad un rocchetto E, fra le due cartelle sopra accennate, si muove questo rocchetto medesimo sull'asse del tubo, e con esso una asta rigida, che si prolunga fuori del tubo, appoggiandosi nella su- periore delle due larainette e ad un braccio avvitato sul lembo in- terno del tubo. Alla cima dell'asta medesima è applicata, per mezzo della famosa sospensione di Cardano, che si usa nella bussola ma- rina, una piccola lampada a petrolio, destinata a rappresentare « Il ministro maggior della natura » (1). « La lucerna del mondo... « che « Sorge ai mortali per diverse foci « (2). Ella dev'essere coperta da un vetro smerigliato, sul quale con alcuni punti neri saranno figurate le principali macchie solari. Perchè l'anello B' è di 86 denti, ed il rocchetto B di 6, fra i giri di questo rocchetto e quelli del tubo mo- (1) Dante. Paradiso, canto X., v. 28-30. (2) Ivi, canto I,, v. 37-39. DESCRIZIONE DI VH NUOVO ELIOGECINOSCOPIO. d23 bile avvi il rapporto di 14 e ^/s, ossia mentre il tubo compie un girOj il rocchetto B ne fa 14 e ^/g; ed essendo nguali i rocchetti C e D, la lucerna fa tanli giri quanto sono quelli di B, cioè 14 e ^/g nel tempo d'un giro del lubo, e quindi conjpulando per giorno ^^ circa del giro dei tubo, ne farà prossimamente uno in 25 giorni e mezzo, che è appunto il periodo della rotazione solare. Ma vediamo adesso come siano prodotti gli altri movimenti. L'asse della lucerna porta, dentro il tubo, all'altezza della canna, una ruota a corona F, alla quale si addatta un rocchetto G, infilalo sopra una bacchetta rigida^ girevole intorno a sé stessa, che sta nella canna. La bacchetta è più lunga della canna: da una parte giunge, come abbiam detto, lino alla ruota F, e dall'altra s'avanza in una piccola cassettina prismatica, unita alla stessa canna, che è la parte mobile già accennata. Qui dentro sono accomodate, in posizione normale al fondo, due aste metalliche, mobili sopra se stesse. La prima porla una ruota a sprone H, parallela al piano della cassetta, i cui denti si incastrano nel passo dì una vile perpetua, scavata sulla bacchetta della canna, e la se- conda è circondata da un rocchetto L, che incontra la ruota a corona I, con cui finisce la bacchetta stessa. Le due aste sopravanzano d'un bel tratto la cassettina prismatica. Quella del rocchetto L, lungo l'asse di un piccolo tubo, fisso sulla base superiore della cassettina, attraversa, senza toccarla, una ruota N perforata nel mezzo, ed ag- giustata al tubo suddetto in modo da poter ruotargli d' intorno, e sor- regge, coi due anelli di Cardano, un globo, la terra. Invece l'asse della ruota H sostiene una ruota M, di contro alla ruota N. Si capisce pertanto come girando la ruota H, girerà con essa la ruota M, e die- tro questa la ruota N, nell'alto stesso in cui l'asse della terra si mo- verà sopra di sé, indipendentemente dalla ruota N, per l'azione di I sopra L. Ai denti delle ruote descritte ho fissati i numeri opportuni perchè il globo terrestre faccia 565 giri e un quarto in una rola- zione del tubo, ossia^ avendo già stabilita la corrispondenza tra le ro- tazioni della lampada e quella del tubo, ne faccia 25,5 nel tempo in cui la lampada fa un giro. Di fatto alla ruota F ho assegnato 50 denti, ed al rocchetto G 12, sicché il rapporto dei loro denti è 4 e ^/c.; onde se in 25 giorni e mezzo la ruota F fa un giro, il rocchetto G i2k- A. r.IBOLDI, in tempo uguale ne farà f^ e^j^j e per conseguenza impiegherà 6 giorni circa per ogni giro. Insieme a G f a una rotazione in 6 giorni anche I; e per essere 50 i denti della ruota I, e 6 quelli del roc- chetto L, l'asse della terra farà un giro in un giorno, cioè 25, e mezzo, mentre la lucerna ne fa uno, e 365 e ^i prossimamente nel tempo in cui quella ne compie 14 e ^/g, durante un giro del tubo; sicché potrà dirsi di loro che .... come cerchi in tempra d' orinoli Si giran sì che il primo, a chi pou mente, Quieto pare, e l'ultimo che voli (1). Le ruote H, M ed N debbono avere rispettivamente 19, 10 e 32 denti; di modo che, passando un dente di H, ad ogni rivoluzione della vile perpetua posta sulla bacchetta, la quale fa un giro in 6 giorni, la ruota H, e quindi la ruota M, che le sta rigidamente unita, farà una rotazione in giorni 6 x 19, cioè in 114 giorni. Ma il rapporto dei denti di N ad M è 3, 2; dunque N farà un giro in 114 giorni circa, moltiplicati per 3, 2, cioè in un anno. Il moto di questa ruota fu imaginato per cambiare l'inclinazione dell'orbita lunare, onde pro- durre l'alternanza degli eclissi. A tale scopo la ruota N ne sostiene un'altra R, girevole sul proprio asse ed inclinata all'esterno dell'asse terreste di cinque o sei gradi sul piano dell'eclittica, com'è di fatto l'orbita lunare. In essa sta fisso un filo metallico, piegato intorno alla terra e portante la sfera da cui vuoisi rappresentala la luna. Colla ruota R, la ruota N porta, tra sé e la terra, un'asta che riesce tras- versale rispetto all'asse terrestre, e in essa stanno infilate due ruote P e Q: questa imbocca i denti di R, e quella s'accomoda ad una vite perpetua formala intorno all'asse della terra. 1 denti di P sono 28 quelli di Q 39, e quelli di R 38; epperò P e Q fanno un giro in 28 giorni, ma R in questo tempo avrà ruotato di un giro e di un dente, cioè il tempo della sua rivoluzione sarà, come quello della luna, di 27 giorni e ^s approssimativamente. E inutile dire adesso come il mio eliogecinoscopio dia davvero, un'imagine di tutti le leggi principali dei movimenti della terra. In- fatti V inclinazione di 23° ^/g deW eclittica sull'equatore celeste è (1) Dante. Paradiso, canto XXIV., v. 13-13. DESCRIZIONE DI L'N NUOVO ELIOGECINOSCOPIO. 135 rappresentata dall'inclinazione del braccio mobile sull'orizzonte. La legge del parallelismo dell'asse terrestre è pur essa ricopiala fedel- mente, perchè l'asse del globo che figura la terra, mediante la so- spensione di Cardano, sta sempre verticale, e quindi perpendicolare a quel piano che rappresenta l'equatore celeste. Quanto alla terza legge che i movimenti della terra, come la rotazione del sole e la rivoluzione della luna, si compiono da occidente a oriente^ basta gettare lo sguardo al disegno per accorgersi ch'ella verrà insieme alle altre richiamala all'osservatore. A meglio intenderci, supponiamo di esser rivolti al mezzogiorno, ed aver dinanzi la figura, sicché la si guardi da nord a sud. Il cilindro motore gira da oriente ad occi- dente passando pel sud, e quindi i tre rocchetti A', B, C ruoteranno dall'ovest all'est, traversando parimenti il mezzogiorno: la ruota D sì moverà in verso contrario, e per conseguenza nel medesimo verso di quei rocchetti, cioè da occidente ad oriente^ andranno il rocchetto £", la ruota F, e la lucerna. Pel moto di F, il rocchetto G, ed in- sieme la ruota a corona I, si alzerà al sud, abbassandosi al nord, onde l'asse della terra nel girare andrà da occidente verso il sud, e dal- l'oriente al nord. Nell'atto stesso la vite perpetua 0 moverà la ruota P dal basso all'alto, che pertanto volgerà nel medesimo verso, cioè dal basso all'alto passando pel sud, la ruota Q, e questa farà girare W e l'asse della luna parimenti da occidente ad oriente. Da ciò s'intende con quanta evidenza si percepiranno le variazioni di lunghezza dei giorni naturali ed i cambiamenti di stagione nei due emisferi. Quando il braccio mobile sarà nel piano orizzontale, la luce della lampada si espanderà sopra l'emisfero del globo che gli sta davanti, dall'uno all'altro polo , sicché la metà di ciascun parallelo sarà illuminala, e l'altra metà starà nelle tenebre: sarà rappresentato l'equinozio. Ma quando il braccio s'inclinerà al basso, il cerchio ter- minatore della luce sulla superficie della sfera non passerà più per i poli: il polo artico resterà sempre nella luce, ed il polo antartico sempre nell'ombra, ossia l'emisfero boreale sarà più esposto al sole che non l'emisfero australe, quello avrà giorni più lunghi delle notti e la stagione estiva, e questo notti più lunghe dei giorni, e la sta- gione invernale. Nell'ascendere del braccio, i fenomeni si scambio- 126 A. RIBOLDI, ranno. Volendo poi aiutare T imaginazione del giovane, sul piedestallo della cassetta, che dovrà essere un bel tronco di cono, si potranno fissare due bracci, e sopra di essi accomodare due anelli: l'uno cir- colare ed orizzontale, che rappresenti l'equalore celeste, e l'altro clinico, inclinalo di 25° e % sul primo, il quale , parallelo al brac- cio mobile, rappresenti l'eclittica, e giunga, ben inteso per disotlo,a toc- care la cassetta che porta la terra. In questo secondo anello si potranno appendere quattro cartellini che segnino i due equinozi e i due solstizi, od una fascia che lutto lo cinga ^ sulla quale siano dipinti i dodici segni dello Zodiaco. Siffatto anello potrà insieme servire di appoggio al braccio girevole; e perciò bisognerà farlo con una bacchetta pris- matica triangolare, e tenere uno spigolo all' insù, onde fra esso e il braccio ci sia poco sfregamento. Come motore già dissi d'aver scelto una molla, ma, con una piccola modilicazione, si potrebbe invece applicarvi relettricilà, quando la macchina fosse destinata per un liceo; ed allora ella servirebbe a dar insieme un'idea dei motori elettro-magnetici. Ad ogni modo essa può presentarsi ai giovani quale esempio d'un semplicissimo sistema di orologeria, sopra di esse si potranno proporre diversi problemi pratici di aritmetica, e l'inse- gnante può usare di essa per mostrare il buon effetto della sospen- sione di Cardano nella bussola marina. Anche quel piccolo anello della sospensione medesima, che copre costantemente una zona presso l'equatore del globo terrestre, può tornare opportuno per dare agli studenti un'imagine dell'anello delle nubi perpetue, da cui la terra è di fatto circondata all'equatore; e come quello oscilla in una rota- zione del globo, potrà dirsi che nella stessa guisa si move questo nel periodo di un anno verso l'uno o verso l'altro polo, trasportando nel medesimo senso le calme tropicali e tutto il sistema atmosferico, , come l'ha concepito il genio di Maury. L'unico inconveniente che ha la macchina è la sproporzione fra il rapporto delle distanze e dei volumi dei globi, coi quali si rappresentano la terra, il sole e la luna, ed il rapporto dei volumi che questi corpi hanno in realtà. Ma, oltre che ella è destinata a rappresentare le leggi dei movimenti, e non già le distanze ed i volumi dei suddetti corpi, la cosa sarebbe d'al- tronde impossibile. Come in fatto poterlo fare, se la distanza della terra DESCRIZIONE Di UN NUOVO EUOGECINOSCOPIO. 127 dal sole è 25180 volte il raggio terrestre, e se il sole è 1259712 volle più grosso della terra? Per rispettare la proporzione, quando per esempio si figurasse la terra con un globo del raggio di 5 cen- timetri, bisognerebbe metterlo alla distanza di un chilometro e 157 metri dalla lucerna; e questa dovrebbe avere il volume di 660 me- tri cubi, ossia di 6600 ettolitri (1). Del resto, anche con quella im- perfezione, io spero che il congegno descritto, quando si voglia adot- tarlo in una scuola, riescirà utilissimo; onde per esso i giovinetti, apprendendo più presto e meglio le leggi che governano il corso degli astri, più presto e meglio benediranno quegli uomini illustri che divinando hanno scoperto le leggi stesse; col nome dell'avo ri- corderanno i nomi di Keplero, di Newton^ di Copernico e di Galileo; e innocenti ancora impareranno ad adorare il Creatore che ha sta- bilite quelle leggi, E riconoscer lui nell'opre eccelse Che son del suo splendor faville e raggi (2). Perchè il mio concetto riesca palese a chicchessia, e per maggior commodità dell'artefice, nella fig. 2.^ rappresento la sezione verticale della macchina, in giusta proporzione, secondo scala doppia di quella che suggerisco di adottare, ed alla quale riferisconsi i dati della ta- vola seguente. Al lato sinistro della figura si vede la sezione della parte mobile, verticale e normale alla prima. (!) Né si può diminuire la distanza secondo il quadrato del rapporto nel quale sic diminuita la massa (ed%in proporzione 11 volume); perché allora la distanza riesci- rebbe troppo piccola. L'unico modo di avvicinarsi alla realtà è stabilire una distanza che sia un millesimo di quella che si dovrebbe assumere per slare nella proporzione, ed un volume che sia un milionesimo del volume rispettivo. Essendo il moto funzione della massa e del quadrato della distanza, si dovrebbe fissare un millesimo per la massa e quindi pel volume, e un miuonesimo per la distanza; ma non potendo attuare il vero, si pigli l'inversO;, almeno per conservare un legame e ricordare la legge. In questo caso, essendo il volume della terra di mezzo litro, come abbiamo suppósto, quello del sole sarebbe poco meno di 7,(, di litro, e la distanza loro di un metro. Anche l'asse della lucerna, che rappresenta il sole, non dovrebbe essere parallelo all'asse della terra: volendolo un po' inclinato, com'è di fallo, basterà che il peso posto sul fondo della lucerna riesca eccentrico. (2) Tasso. A. RIBOLDI. DESCRIZIONE DI UN »UOVO ELIOGECLNOSCOPIO. Segno A A' B B' C D E F G H I L M N P Q E NOME DELLE RUOTE Anello del cilindro motore . . . Rocchetto del moto annuo . . . Primo rocchetto trasmettitore . Anello del cilindro mobile .... Secondo rocchetto trasmettitore Ruota di comunicazione Rocchetto del moto solare . . . Ruota di centro Terzo rocchetto trasmettitore . Prima ruota d'incontro Corona della terra Rocchetto del moto diurno . . Ruota di cambiamento Ruota perforata Seconda ruota d' incontro .... Corona della luna Ruota del moto lunare Diametro 56 4,37 4,37 63(int.) 4,37 27,00 4,37 30 7,20 10 20 3,40 6,7 21 14,00 15,50 15,00 Numero Spessore Inlervalio! DEI DENTI 76 6 6 86 6 36 6 50 12 19 36 6 10 32 28 39 38 mm 1,10 1,10 1,10 1,10 1,10 1,10 0,90 0,90 0,78 0,85 0,85 1 1 0,74 0,59 0,59 1,20 1,20 1,20 1,20 1,20 1,20 1,20 0,98 0,98 0,85 0,94 0,94 1,10 1,10 0,81 0,65 Se i denti fossero falli a sega, sarebbero opportuni quest'altri ele- menti per F, G, 1 ed L. Seguo F G I L NOME DELLE RUOTE Diamclro # Numero Spessore Inlervalio DEI DENTI Ruota di centro Terzo rocchetto trasmettitore Corona della terra Rocchetto del moto diurno . nini oO 7,20 20 3,40 50 12 36 6 alla base mm 1,70 1,74 1,62 1,62 alla sommila mm 1,90 1,94 1,80 1,80 alla base mm 0,20 0,20 0,18 0,18 Avanzi dell'epoca preistorica nell'Umbria. 3.* NOTA del socio dottor Giuseppe Bellucci. (Seduta del 30 luglio 1871.) Nella mia seconda nota sugli avanzi preistorici rinvenuti nell'Um- bria, presentala alla nostra Società di scienze naturali nella seduta ordinaria del maggio decorso, io accennava di aver già raggiunto alcuni risultamenli dalle nuove ricerche istituite nelle vicinanze di Perugia, onde conoscere la località precisa e le condizioni partico- lari in cui le armi e gli utensili di pietra , che attualmente fanno parte delle collezioni private esistenti in questa città (1), si erano rin- venute. Il numero rilevante degli oggetti raccolti, l'essersi trovate forme abbozzate e non finite, un certo numero di schegge e di nu- clei, mi faceva ritenere fin dalle prime l'opinione, che presso Perugia dovesse trovarsi un luogo che rappresentasse una stazione preisto- rica dell'uomo, nella quale si fosse atteso alla lavorazione di codesti oggetti di pietra , e da dove coli' andare del tempo si fossero di- stribuiti per le vicine campagne quegli oggetti che i contadini assi- curavano di raccogliere, o a fior di terra, o a piccole profondità. Col pensiero di perdere quel piccolo utile, che dalla vendita degli oggetti raccolti ritraevano, i contadini tacevano peraltro la località precisa in cui ritrovavano codesti oggetti, oppure davano indicazioni che, seguite, come ho fatto più volle , ho riconosciuto dipoi esser false. Devo però alla cortesia della signora Agnesina Poggi Blasi, se mi fu dato arrivare a buon porto nelle mie ricerche, e se ho po- tuto radunare un numero dì manufatti litici considerevolissimo, e formare con essi una collezione delle più interessanti, lo detti inca- rico a codesta signora, allorché si recò una volta in campagna, d'in- terpellare i conladini della località ov' ella accedeva , se trovavano (1) Le collezioni Rossi-Scotti e Guardabassi. Voi. XIV. 9 130 G. BELLUCCI, nei lerreni fulmini o saette (l), aggiungendole, che nel caso positivo me ne rendesse avvisato. L' incarico fu bene affidato e meglio corri- sposto; difatti il giorno successivo la signora Poggi Blasi n)i fece per- venire una ventina di oggetti di pietra tra cuspidi di freccia, coltelli, raschiatoi e schegge, tutti raccolti nei terreni circostanti alla Ba- diola, piccolo paesello distante un dieci chilometri da Perugia. Re- catomi sul luogo seppi, e poi mi assicurai col fatto, che codesti og- getti di selce si trovavano sparsi in quei terreni, che da qualche tempo se ne faceva raccolta da alcuni , che poi li recavano a ven- dere in Perugia; queste indicazioni, unitamente alla relazione stret- tissima che esisteva tra gli oggetti di nuovo trovati e quelli appar- tenenti alle collezioni di cui parlai nella mia seconda nota, mi assi- curarono che io mi trovava in quella località, che era mìo vivissimo desiderio rinvenire, e mi spìnsero ad istituire ricerche, che fin dalle prime erano cosi ripromettenti. Da quel giorno (IG fcbbrajo 1871) mi sono recato moltissime volte sul luogo indicato e nelle vicinanze, percorrendo in tutte le direzioni le campagne, salendo le alture, di- scendendo nelle vallate e lungo i corsi di acqua più o meno inte- ressanti, che in quella regione si trovano, ed ora descriverò quanto mi fu dato apprezzare e raccogliere. Esiste a S 0 di Perugia e ad una distanza media di 8 kilometri, una estesa regione di terre, chiusa o limitata a levante da una linea che partendo da Marsciano, congiunga Papiano a S. Enea e salga fino (1) È notissimo a tulli che le genti della campagna riguardano i manufaitl litici, e specialmente le cuspidi di freccia e di lancia, siccome la parte materiale delle scariche elettriche, e da ciò i nomi di fulmini, saette, folgori, con cui le designano. Se questo però è notissimo, non è noto un altro particolare, almeno io non l'ho veduto segnalato da alcuno, relativo ai manufatti litici medesimi, e singolarmente a quelli che sono de- signati coi nomi volgari suddetti. Nelle campagne del Perugino i parroci hanno costu- mato, almeno fino a quest'oggi, di benedire i pretesi fulmini e le credute saette ; le virtù che a questi oggetti d'ordinario si attribuiscono, non sono naturali, ma incominciano ad esserne dotali, dal momento die codesta benedizione viene ad essi imparlila, addi- ventando oggetti sacri; senza codesta funzione religiosa, i fulmini e \e saette sarebbero del resio incapaci a difendere e le persone e le case dalle scariche elettriche, e perciò non riterrebbero veruna importanza. Con la conoscenza di questo nuovo particolare ci diamo ragione della religiosità con cui si conservano cìaì coiW^ó'wi ì fulmini eie saette, della resistenza ch'essi oppongono a cedere que' manufatti litici, allorché si cerca di acquistarli per le collezioni ; spieghiamo h^ne perché i contadini portano indosso, quali amuleti i fulmini e le saette, pe.rchè le tengano appese daccapo ai letli in mezzo alle reliquie ed alle immagini dei santi, perché in occasione dei temporali accendano can- dele dinanzi ad esse. AVANZI dell'epoca PREISTORICA >ELl' UMBRIA. 13i a Ponte della pietra; a nord da una linea che da quest'ultima loca- lità si diriga sul fiume Caina in prossimità di S. Lumeo ; a ponente dal fiume Caina, parlendo dal punto d'incontro della linea testò ci- tata, fino all'imbocco delle acque di questo fiume nel Nestore presso Pieve Caina, e poi dal Nestore medesimo, seguendo il corso del quale ci ritroviamo a Marsciano. Questa eslesa regione non comprende che limitate porzioni di terra, le quali sieno pianeggianti, mentre si pre- senta generalmente costituita da colline poco elevate, la particolare disposizione delle quali forma parte del bacino di tre corsi di acqua relativamente principali, dei due fiumi Nestore e Genna e del torrente Caina, oltreché di molti altri corsi meno importanti, tributar] di essi. Marne,argille, sabbie e ghiaje plioceniche costituiscono la massima parte di codeste terre, lo strato superficiale delle quali trovasi sottoposto a cultura, oppure rappresenta regioni boschive di qualche estensione. E precisamente nei terreni coltivati ed in quelli boschivi die si rinvennero nella determinala regione manufatti litici, d'ordinario a fior di terra, in qualche caso a piccolissima profondità dalla superficie del suolo. Nel formare i confini di codesta regione non ho inteso poi di escludere la possibilità che manufatti litici si trovino anche fuori di essi, ma ho voluto soltanto accennare, che entro quei limili si sono raccolti in copia considerevolissima , e che parecchie stazioni preistoriche del r uomo dovevano trovarsi in quelle località. Nuove ricerche potranno allargare i confini ora stabilii! j nel caso presente però dobbiamo ri- manere enlro quei limiti che furono precedentemente tracciati. I cen- tri poi più importanti, quelli in cui si rinvenne copia considerevo- lissima di manufatti di pietra, sono i seguenli, divisi in tre gruppi e riferiti ai bacini dei tre corsi di acqua disopra menzionati. Le loca- lità indicate con carattere corsivo sono quelle trovate più ricche delle altre rispetto ad oggetti di pietra lavorata. Genua. Caina. ìfestore. Sant'Andrea delle Fratte, Bagnara, Castel del Spina Ponte della pietra, /*«7fl. Piano, .y. Bia- Compignano Badìola^ Villanova, San- gio della Falle^ Papiano t' Enea, Olmeto, Sant'E- Pieve Caina. Cerqueto lena. Morcella. 4 52 G. BELLUCCI, In cotesta regione e principalmente nelle citate località dovevano trovarsi nell'epoca preistorica dell' uomo centri di fabbricazione, vere officine di armi ed utensili di pietra, di una rilevante importanza an- che in quel tempo in cui si attendeva alla lavorazione degli oggetti litici medesimi. I materiali necessari, i prodotti finiti, gli oggetti av- viati e non condotti a compimento, i rifiuti della lavorazione mede- sima, rinvenuti e raccolti a migliaja nelle citate località, addimostrano nel modo più evidente l'antica esistenza di codeste officine, nelle quali informi pezzi di selce o di altri minerali delle località stesse, oppure importati da lungi, venivano apprestati da abilissimi artefici, per servire di armi o di utensili diversamente conformali e di gran- dezze svariatissime. L'immensa copia del materiale raccolto m'impedisce intrattenermi su quelle minute particolarità, che pur meriterebbero di esser segnalate e descritte; mentre però attendo a studiare e classi- ficare gli oggetti raccolti, onde poterne più tardi rilevare quei par- ticolari che saranno degni di speciale menzione, ho divisato accen- nare intanto alla effettuatasi scoperta, che a me pare ritenga gran- dissimo interesse. Gli oggetti raccolti possono momentaneamente dividersi in quelli che presentano un lavoro compiuto, in quelli in cui il lavoro non fu condotto a compimento, ed in quelli che rappresentano un rifiuto della lavorazione medesima. l.** Oggetti compiuti. — Devo annoverare tra questi un centinajo di cuspidi di lancia, poche del tipo triangolare con gambetto, la mas- sima parte rappresentate da schegge ritoccate ne' margini ed accu- ratamente acuminate ; oltre un migliajo di cuspidi di freccia riferi- bili ai tre tipi principali da me descritti nella seconda Nota, tra le quali sopra trecento cuspidi del solito tipo triangolare con alette e peduncolo, e sopra cinquecento cuspidi ovalari; più di seicento col- telli del tipo ordinario intieri, oltre ad un numero rilevantissimo di frammenti, in particolare dei piccoli coltellini o di quelli più sottili; parecchie centinaja di raschiatori, molli giavellotti, punteruoli, trin- cetti, pugnali, cunei, brunitoi, ami da pesca, accette di serpentino e di afanite levigate, più o meno grandi e del tipo ordinario, ed infine magnifiche accette di selce, grossolanamente lavorate ed a grandi AVANZI dell'epoca PREISTORICA NELl' UMBRIA. 155 schegge, le quali ricordano quelle trovate in Francia ad Araiens e ad Abbeville, ed in Italia nell' Imolese. Posseggo nella mia collezione, per cortesia del senatore Scarabeili, i gessi delle accette di selce tro- vate nei dintorni d'Imola; con queste hanno la più stretta analogia quelle da me rinvenute nelle località suddette , e segnatamente a S. Andrea delle Fratte, a Ponte della pietra, a Pila, alla Badiola ed a S. Biagio della Valle. Oltre questi oggetli poi di forme ben definite e di uso conosciuto, ne rinvenni moltissimi altri, di conformazione diversa e di uso incerto, dei quali non posso far parola nella presente nota, dovendomi trattenere entro limili ristrettissimi. Non posso tacere per altro di aver raccolto cento e più dischi di selce, di diametro variabile, compreso tra 9 e 90 millimetri, sull'uso dei quali io non ho nulla di preciso a segnalare; alcuni di codesti dischi a margini assottigliali si saranno forse adoperali siccome slrumenti taglienti , ma altri che hanno margini assai spessi ed ottenuti per opera di scheggiatnra praticata verticalmente, non so proprio a qual uso potessero esser destinati. 2." Oggetti non compiuti. — Sono abbozzi, alcuni dei quali stu- pendi, di punle di lancia, di freccia, triangolari ed ovalari, di giavel- lotti, i quali si trovano a diversi gradi di lavorazione; rientrano pure in questa divisione moltissimi oggetli di pietra, aventi manifesti in- dizi di lavoro cominciato e poi tralasciato; ritengono grandezza e forme differenlissime e non si può desumere quale oggetto si procu- rasse ricavare per opera del lavoro su di essi islituilo. Questi oggetti in corso di lavorazione ascendono ad un numero che supera i quin- dici centinari. 5. Rifiuti. — Consistono principalmente" in un' enorme quantità di schegge, provenienti dal lavoro istituito sui ciottoli e sui nuclei, onde renderli conformati ad armi e ad utensili ; il numero di codeste schegge è veramente straordinario, e dà bene a conoscere quale at- tività dovesse verificarsi nelle officine suddette, e quanta copia di manufatti litici si ottenesse a risultamento di cosi attivo lavoro. Sono al disotto del vero quando io dico che nella mia collezione si trovano attualmente un dodici migliari di schegge; questa rilevante quantità è peraltro poca cosa in confronto di queir ingenlissima copia di 4 5^ G. BELLUCCI, schegge, che sì raccoglierebbero, se tutte quelle che sì trovano disperse pe' campi sì mettessero insieme. In mezzo a tanto numero di schegge \e ne ha di quelle molto grandi, le quali accennano al fallo che si adoperavano pel lavoro ciolloli voluminosi, da cui si potevano distac- care grandi schegge per opera dei primi colpi. Tra i rifiuti della la- vorazione devonsi pure collocare moltissimi nuclei facceltati, gene- ralmenle di piccolo volume, e moltissimi ciotloli da cui furono tolte poche schegge e poi abbandonati; alcuni di questi ultimi presentano un notevole volume e raggiungono un peso che tocca uno ed anche due chilogrammi. Aggiungasi a tutto ciò un numero rilevante di og- getti, i quali, 0 per l'imperizia dell'artefice, o perchè il minerale adoperato non era adatto al lavoro che doveva sostenere, riuscirono malamente, e si presentano perciò con forme irregolari, che rimar- rebbero senza spiegazione , se non si tenesse conto e del minerale , non sempre atto ad esser lavorato, e della particolarità che dove si ottenevano manufatti litici lavorati accuratamente e con, vera perfe- zione, si doveva trovare pure chi era in sulla via di apprendere a dare una forma regolare e stabilita ai ciottoli silicei. I minerali adoperati nelle officine preistoriche di armi e di uten- sili di pietra delle vicinanze di Perugia sono di natura diversa; pre- vale ad ogni allra la selce variamente colorata traila dai monli vi- cini 0 dal letto di quei corsi d'acqua che da essi discendono, e dove sì trova anche oggidì abbondantissima. Alla selce tengono dietro dei diaspri, pur essi diversamente colorali, alcuni dei quali si rinvengono in prossimità di quei luoghi ov'esislevano fabbriche di armi e di uten- sili di pietra. Alla selce ed al diaspro devonsi aggiungere calcedo- nie, quarzo grasso, arenarie quarzose, serpentino, afanile, ossidiana, del qual ultimo minerale posseggo frammenti di coltellini ed una cuspide di freccia. Alle officine preistoriche esistenti nelle vicinanze di Perugia affluivano pertanto anche minerali che si dovevano pro- curare lungi da esso, e forse ricevere in cambio degli utensili o delle armi di pietra già condotte a compimento. Indipendentemente però dai minerali suddetti che s'importavano nei centri di fabbricazione da località più o meno distanti, gli operai traevano partito anche da una varietà di selce argillosa, che come oggidì si trova copiosissima- AVA^zl dell'epoca preistorica nell'Umbria. 4 SET in alcuni terreni in cui si rinvengono oggetti di pietra lavorata , così doveva esistervi in quegli anlichissinii tempi. Dirò anzi come la mas- sima parte degli oggetti di pietra più rozzamente lavorati, le accette a grandi schegge sono generalmente formate con questa varietà di selce argillosa, ricoperta da una patina assai spessa, di colore gialla- stro e dall'aspetto terroso. Questa selce proviene forse dal denuda- mento d'una marna calcarea bianca, che in parecchi punti delle no- tate località, ed anche con qualche estensione, si rende manifesta. Le armi e gli utensili di pietra, nonché i rifiuti provenienti dalla lavorazione si trovarono tutti nella regione antecedentemente desi- gnata, a fior di terra, ove pure si rinvengono frammenti di stoviglie aventi carattere etrusco ed altre romano , frammenti di embrici ro- iliani, di aes rude^ monete e medaglie romane e medioevali, qualche cuspide di freccia e di lancia di bronzo, qualche coltello-ascia (celt), daghe , ed altri oggetti parimenti di bronzo. Moltissime volte in mezzo a tegole romane vi si rinvennero scheletri umani, oppure se ne trovarono le ossa raccolte entro recipienti di terra o di pietra. Accenno a questi falli per citare quali sieno le condizioni in cui si ef- fettuarono e tuttora si effettuano i trovamenti delle armi ed utensili di pietra disopra citati. Ricorderò ancora come codesti oggetti non pre- sentano nel caso ordinario segni di corrosione o logorio sofferto per trasporto determinato dalle acque ; tranne pochissimi oggetti che si rinvennero logorati , del resto la massima parte dei manufatti litici presenta spigoli ed angoli acutissimi, da sembrare ottenuti in un tempo tutt' affatto recente. Aggiungerò come alla Morcella ed a Compignano presso Marsciano, ed a Ponte della pietra, si rinvennero manufatti litici in terreni nel quali si trovarono pure ossa fossili spettanti ad individui dei generi Elephas e Cernis. La scoperta di ossa di elefante a Ponte della pie- tra, località prossimissima a Perugia, è tutt' affatto recente, né era stata mai designata per lo addietro. Devo alla cortesia del barone D. Ancajani, non solo codesta notizia, ma le ossa che si rinvennero in terreni di sua proprietà e eh' egli volle cortesemente donarmi. A Castel delle Forme si rinvengono ossa di cervo ed avanzi di Ursus spelaeus^ commiste a pietre lavorate dall* uomo, non solo per opera 156 ^' BELLUCCI, di scheggiatura, ma anche levigate. Mentre però alla Morcella ed a Ponte della pietra gli avanzi fossili di animali di specie perdute rinven^onsi in posto e trovansi alla profondità di circa un metro nei terreni, a Castel delle Forme rinvenni ossa e corna di Cervus megaceros^ denti di Ursus spelaeus commisti a pietre lavorate e levigale, nel letto di un torrente, le di cui acque devono togliere da parli superiori del corso, finora da me inesplorale, e quegli avanzi animali e quelle pietre che furono lavorate dall'uomo. A Compignano poi trovansi disperse nei campi ossa fossili di elefante , commiste a selci lavorate, aventi caratteri dell'epoca neolitica, pa- rimenti disperse. Ricercando poi quale relazione abbia il trovamento di manufatti litici nel Perugino con quelle scoperte consimili effettuatesi altrove in Italia, tanto per riguardo dei materiali raccolti, quanto per quello delle condizioni speciali in cui i manufatti slessi si rinvengono, e della loro associazione con oggetti di natura diversa, accennerò come il trovamento citato abbia analogia con quello segnalato fin dal 1850 dal senatore Scarabelli ed effetluatosi nei dintorni d'Imola (l); la differenza sta soltanto in questo, che gli oggelli trovati nell* imolese si limitano, alméno per quanto mi fu dato rilevare, ad un numero relativamente piccolo, mentre nel Perugino se ne raccolse un nu- mero considerevolissimo. Del resto, come nel suolo dell' Imolese , così ancora in quello del Perugino, si rinvennero selci lavorate, che pel volume, per la conformazione, per la natura grossolana del la- voro, trovano corrispondenza con quelle raccolte ad Amiens, ad Ab- beviìle, a S. Acheul in Francia, e come nell' Imolese, così nel Pe- rugino queste selci cosiffattamente conformate e lavorate non solo si rinvennero commiste ad altre offrenti un lavoro più accurato ed una scheggiatura più minuta, ma anche ad armi e ad utensili di pietra levigata. Duolmi di non trovarmi attualmente in condizioni per poter corroborare le mie asserzioni col sussidio delle figure, ma mentre mi darò cura di supplire a questa mancanza quanto prima, mi piace in- tanto riferire che la mia opinione sull'analogia delle grandi selci, (1) ScARABRLLi, Sopra alcune armi in pietra dura raccolte neW Imolese. {Nuovi An- nali delle scienze naturali. Serie III, tomo IH. Bologna, i850). AVANZI dell'epoca PREISTORICA ISELl' UMBRIA. 157 grossolanamente lavorate e raccolte nel Perugino, con quelle rinve- nute nell' liiiolese, trovò corrispondenza con quella che si formulò il prof. Pigorini, allorché non ha guari visilò la mia collezione. il trovamento di manufatti litici nel Perugino ha pure relazione con quello segnalalo dal iMcolucci nelle vicinanze di Sora (t), con quello segnalato dal Cocchi a Pelrolo nel Chianti (2), e con quello di Ruvo, indicato dal Bonucci (3). Una relazione anche più inlima delle prece- denti ha poi il trovamento di manufalli litici nel Perugino con le recenti ed interessanti scoperte falle dal dottor C. Rosa e dal pro- fessor Capellini nella Valle della Vibrata (4). Nelle vicinanze di Pe- rugia come nella Valle della Vibrala si rinvenne un ingenlissimo nu- mero di armi ed utensili di pietra, parte dei quali offre un lavoro finito, parte si presenta invece in corso di lavorazione, oppure co- stituisce queir insieme di rifiuti che dal lavoro di altri oggetti si ot- teneva. Qui come là codesto trovamento fu effettuato a fior di terra, 0 a piccolissime profondità nei terreni medesimi, notandosi la stessa associazione di oggetti di natura e di epoca differentissima. Esistendo poi al disotto dei terreni coltivali e di quelli tenuti a bosco, nel Pe- rugino, marne, sabbie e ghiaje affatto sterili di oggetti di pietra la- vorata, almeno per quanto può asserirsi in seguito a quelle ricerche che potei istìluire, credo non errare, applicando al trovamento effettua- tosi presso Perugia quell'interpretazione che il prof. Capellini giu- stamente formulava pel corrispondente trovamento nella Valle della Vibrala (5). Tra gli effetti determinati dalla coltura nei luoghi ove si rinvengono oggetti di pietra lavorata, devesi pure annoverare quello della dispersione degli oggetti medesimi, tanto per riguardo alla su- perficie, quanto per riguardo alla profondità. Non si può pertanto avere un concetto esalto del modo particolare in cui gli oggetti la- vorati 0 in corso di lavorazione e gli oggetti rifiutati si trovavano , quando l'agricoltore pose la prima volta a coltivazione quei terreni (1) NicoLUCCi, Sopra altre armi ed idensili in pietra dura rinvenuti nell'Italia me- ridionale {Rendiconlo della li. Accad. delle scienze di Napoli. Luglio 1867). (2) Cocchi, Resti umani racco/ti in Toscana. Milano, 1865. (3) Bonucci, Monumenti antestorici scoperti dal 1863 al 66 nelle provincie napolilane, (^) Capellini, L'età della pietra nella valle della Vibrata. Bologna, 1871. (5) Mera, cil,, pag. 13. 158 G. BELLUCCI^ sui quali un giorno furonvi sedi di fabbricazione di armi e di uten- sili di pietra. Tenuto conto poi della grande estensione di terre in cui presso Perugia rinveugonsi in copia straordinaria gli oggetti ricordali, è a credersi che vi fossero parecchi punti ove si attendeva alla loro la- vorazione, punti che rappresentavano forse altrettante stazioni del- l'uomo, le quali si dovevano principalmente trovare lungo i fiumi o prossime agli altri corsi di acqua meno importanti che serpeggiano numerosi in quella regione, come si può arguire dal fatto che nei terreni prossimi ai fiumi o ai corsi di acqua abbondano i manu- fatti litici più che altrove. Presso ciascuno di codesti punti in cui si attendeva alla lavorazione, dovevano trovarsi non solo il materiale da sottoporsi al lavoro, quello già lavorato ed i rifiuti della lavora- zione medesima, ma ben anche i cosidelli avanzi di cucina, che pos- siamo supporre rappresentati da ceneri, carboni, stoviglie, ossa ed al- tri resti del pasto. L' opera del coltivatore deve aver disseminato ogni cosa, e mentre è stato possibile agli oggetti di pietra di rimaner con- servali in capo al ripetuto rimescolamento ed alT incessante azione degli agenti esterni, quanto costituiva gli avanzi di cucina dev'essersi totalmente disgregato e distrutto. L'opera del coltivatore, secondata da quella del tempo , deve pertanto aver eliminato quanto rappre- sentava gli avanzi di cucina di quegli uomini primitivi, de' quali rimasero ad attestar 1' esistenza i soli prodotti del lavoro praticato sulla pietra. E come da una semplice selce lavorata ci è dato infe- rire l'esistenza dell'uomo che deve averla scheggiata e conformala; così dall' esistenza di migliaja e migliaja di pietre lavorate, sparse su di una estesa superficie, deduciamo non solo la presenza di parec- chi operai che dovettero lavorarle, ma ancora inferiamo che codesti operai per vivere e lavorare devono aver soddisfallo al bisogno del- l' alimentazione e lasciati quegli avanzi che di necessità conseguono, direttamente o indirettamente, dalla soddisfazione di questo bisogno. L' ingente copia degli oggetti di pietra lavorata attesta poi non solo r esistenza di parecchi uomini , ma ancora addimostra che per un tempo indeterminato e certamente non breve, essi devono aver atteso a codesta lavorazione, e come una copia corrispondente degli avanzi AVANZ! dell'epoca PREISTORICA NELl' UMBRIA. 139 di cucina dovrebbe trovarsi nelle medesime località. Dal momento però che qneslo non si verifica, e che le armi e gli utensili di pie- tra, i rifiuti della lavorazione, a luogo di trovarsi accumulali si rin- vengono dispersi^ egli è giuocoforza raggiungere quella conclusione che disopra fu esposta. Egli è poi inutile lo accennare come codesta conclusione abbia un valore puramente relativo, poiché potrebbe darsi che nuovi falli sorgessero a conlradirla, mettendo in evidenza parti- colari che ora si trovano nascosti, anche per riguardo delle ricerclie certamente limitate, se si considera l'importanza del soggetto e la no- tevole estensione di terre che necessita attentamente esplorare. Esposto cosi quali punti di contatto abbia il trovamento di manu- fatti litici effeltualosi nel Perugino con quelli che si verificarono in altre parti d'Italia, dovrei ora intrattenermi per stabilire a quale delle due epoche della pietra, se all' archeolitica o alla neolitica, spettano i manufatti litici rinvenuti. Considerando però che questo trovamento fu effettuato, come si effettua tuttora, a fior di terra , e che le selci aventi carattere archeolilico si trovarono commiste a quelle che ri- tengono un carattere opposto , e tanto le une quanto le altre asso- ciate ad oggetti spettanti ad un periodo di tempo relativamente re- centìssiiìiO, senza che si possa invocare in proposito il sussidio dei caratteri desunti dalla stratigrafia e dalla fauna, poiché in quei luo- ghi ove fu constatala associazione di manufatti litici con avanzi di animali , o 1' associazioae é fortuita, oppure la presenza di codesti avanzi é indipendente da quella dei manufatti litici, credo opportuno sospendere qualunque giudizio su codesta quistione, annuendo piena- mente a quanto fa osservare il Gastaldi (i) riguardo ai due periodi, archeolilico e neolitico, dell'età della pietra in Italia. « Questa distin- zione (in due periodi), dice il Gastaldi, ha dovuto far buona prova in Francia ed in altri paesi, giacché io la vedo generalmente adottata, ma in Italia non é sempre applicabile ; noi scopriamo infatti nel ter- reno coltivabile, sulla superficie del suolo, manufatti litici dei due pe- riodi, e mancandoci nella maggior parte de' casi 1' aiuto della fauna, che altrove li accompagna, ci vediamo ben sovente costretti a classi- (1) Gastaldi, Iconografia di alcuni oggetti di remota antichità rinvenuti in Italia. Torino. 1869, pag. o. 140 G. BELLUCCI. AVANZI DELL EPOCA PREISTORICA NELL UMBRIA. fìcarli attenendoci alla loro forma, al loro volume, al grado di perfe- zione del lavoro. Ne viene quindi che trovando nella slessa località selci di rozzo e di quasi perfetto lavoro, noi siamo traiti a porle arbilra- riamente o nel!' uno o nelT altro dei due periodi, a seconda della ten- denza dell' osservalore. » Ed io dirò che non ho tendenza né a rife- rire ad un periodo più antico, né ad altro pììi recente i manufatti litici del Perugino, contentandomi per ora di aver segnalato l'importante trovamento effettuatosi e di avere aggiunto un nuovo fatto a comprova delle giustissime riflessioni del Gastaldi disopra riferite. Darò termine a questa mia nota coli' indicare come un' altra sta- zione preistorica doveva trovarsi a N N E di Perugia, in una località designata col nome di Lidarno, distante da Perugia stessa circa otto chilometri. Posseggo nella mia collezione parecchi manufatti litici pro- venienti da questa località , ma non mi fu dato ancora esplorarla a dovere, per trarne esalte e definitive deduzioui. La mia collezione si è pure arricchita di manufatti litici prove- nienti da Assisi, i quali devo alla corlesia del cav. Don E. Lisi; di Cina di Castello, che mi furono cortesemente procurati da mio zio Francesco e da mio fratello Gaspare ; di Lisciano Niccone, che devo pure alla cortesia del dottor R. Rinaldi. Mi furono pure donati manu- fatti lilici provenienti da queste vicinanze di Perugia dalla signora Agnesina Poggi Rlasi, da Giovanni Poggi, da Severino Lanari, da Fran- cesco Ricci di Villanova ; sono lieto di potere attestare qui pubblica- mente a questi cortesi donatori la mia riconoscenza. Perugia, luglio 1871. Seduta del giorno 6 ottobre 1871 tenutasi a Bologna in una delle sale dell' Archiginnasio. Presiede il prof. cav. Emilio Cornalia, quantunque non fosse intervenuto gran numero di soci. Non essendo state presentate Memorie da leggere, né domandata la parola per comunicazioni verbali, il presi- dente pose innanzi la questione della Riunione straordi- naria della Società per il 1872; e dopo breve discussione la presidenza ebbe ancora l' incarico di scegliere la città e di intavolare le necessarie trattative preferendo Siena o Pisa. Dopo di che la seduta è sciolta, C. Marinoni, Segretario. Voi. XIV. 10 Seduta del 26 novembre 1871 Presidenza del 'prof , E, Corna Ha. La seduta è aperta ed il presidente presenta il mano- scritto del Catalogo degli Acalefi del Golfo di Napoli^ del socio prof. A. Spagnolini, nel quale tratta del gruppo dei Discofori^ che sono ordinati e descritti colle relative diagnosi. Questo lavoro facendo seguito al Catalogo dei Sifonofori già pubblicato dalla Società, verrà inserito ne- gli Atti, Il signor Napoleone Pini è quindi invitato a dare co- municazione della sua memoria presentata alla Società: Descrizione di un nuovo carabico appartenente al genere Cyclirus Fabr., lettura ammessa a termini dell'art. 28 del regolamento, il signor Pini presenta anche il nuovo insetto da esso descritto; e la memoria, accompagnata da una tavola, verrà stampata negli Atti, In seguito il segretario Marinoni, stato incaricato dalla presidenza di redigere un rapporto sul 5.° Congresso internazionale di Antropologia e di Archeologia preisto- rica, tenuto in Bologna nell'ottobre 1871, legge la sua relazione che verrà pure stampata negli Atti. Esaurite le letture, si passa alla trattazione degli affari. SEDUTA DEL 26 NOVEMBRE 1871. 145 Il presidente professore Cornalia annunciando come a Bologna in una riunione, quantunque poco numerosa di soci, tenuta allo scopo di scegliere la località per la riu- nione straordinaria della Società nel prossimo anno 1872, fossero state proposte le due città di Siena o di Pisa, lasciando però alla Presidenza di intavolare le necessarie trattative e fare la scelta definitiva, domanda il voto della Società, e propone di fare una circolare ai soci nella quale, dando le necessarie spiegazioni, si invitino a votare per l'una o per l'altra città. — La proposta è approvata dai soci presenti in seguito ad alcune osservazioni ten- denti a fissare il tempo entro il quale i membri della Società debbono inviare il loro voto, affinchè si possa portare' la quistione all'ordine del giorno nella seduta di dicembre. Di poi il presidente comunica come fossero stati dele- gati a rappresentare la Società il socio dott. Cristoforo Bellotti presso l'esposizione di Varese e il socio professor A. Stoppani al congresso alpinista di Agordo. Mostra due nuovi fascicoli delle Memorie stati pubbli- cati nel corso dell'anno, e comunica il cambio degli Atti con due nuove società: V Entomologica di Bruxelles e la Verein zar Verbreitung naturwissenschaftlicher Kennt- nisse di Vienna. infine comunica la morte del socio corr. sir Roderik MURCHISON. Per ultimo è nominato socio effettivo il sig. De Romita dott. Vincenzo professore di storia naturale nel R. Istituto tecnico di Bari, proposto dai soci G. Guiscardi, F. Masi e V. Giacometti. Non essendovi altro a trattare, la seduta è sciolta. C. Marinoni, Segretario. Catalogo degli Acalefi discofori del golfo di Napoli del prof. Alessandro Spagnolini. (Seduta del 26 novembre 1871.) Allontanato dal mare per causa del mio ufficio, ho dovuto inter- rompere gli studi intrapresi intorno gli Acalefi. La poca speranza che presto mi si presenti T occasione di potermene nuovamente occupare con assiduità, mi fa decidere a continuare subito, colle notizie raccolte, la pubblicazione del mio Catalogo ragionato degli acalefi del golfo di Napoli, Non m'arresta, in questo proposito, l'idea che l'imperfezione del mio lavoro possa destare negli studiosi giuste critiche ed osservazioni, animato come sono dall'unico desiderio di concorrere, anche con piccolo obolo, a far conoscere la ricchezza della fauna dei nostri mari. La parte che ora pubblico, è quella che riguarda le Meduse Cra- spedote; in questa, oltre alle specie da me vedute in Napoli, ne citerò anche alcune ritrovate da altri naturalisti italiani ed esteri, a Napoli, Messina e Nizza, perchè aventi stretti rapporti con quelle da me osservate, ed anche perchè, essendo mia intenzione di continuare questi studi sopra altri punti della costa del nostro mare, vengo cosi preparandomi i materiali per compilare un Catalogo degli Acalefi del Mediterraneo. Riguardo alla disposizione delie famìglie e dei generi, seguo, quasi totalmente, quella data dall' Haeckel nella sua Beschreilmng neuer craspedoter Medusen aiis dem Golf von Nizza, ecc. Debito d'amicizia e di riconoscenza, mi fa qui rammentare, come solo per opera e con i mezzi che mi ha offerti il prof. Paolo Pan- A. SPAGNOLINI, CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. ikìi ceri, direttore del Gabinetto d' anatomia comparata della R. Università di Napoli, abbia potuto iniziarmi ed inoltrarmi in questi studi; né il suo potente appoggio venne meno, ora che mi trovo da lui lontano, poiché gentilmente volle, per mezzo di lettere, tenermi informato delle novità occorse circa gli animali da me studiati. Ricordo pure, come il prof. Leone De Sanclis mi abbia guidato nelle preparazioni ed osservazioni microscopiche, dalle quali trassi i disegni, che poi hanno servito a tessere non poche delle diagnosi specifiche, né tralascio finalmente di dichiarare, che il prof. Francesco Casco ed il dott. Guelfo von Sommer, di molto vantaggio mi furono, per consultare gli autori tedeschi che di questo argomento tanto si sono occupati. Valgano le poche parole per attestare a questi egregi colleghi ed amici la mia viva e fortemente sentita gratitudine. Modena, luglio 1871. 146 A. SPAGNOLINI BIBLIOGRAFIA. LixNEo (Carlo), Sy stema natiirae. Varie edizioni, 1735-1766. FoRSKAL (Pietro), Descriptiones animalium^ eie. Copenhagen, 1775, 1 voi. 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Lesueur, Paris, 1807,2 voi. in 4°, avec pi. — Histoire generale des Bléduses.^ et sur leur classiftcation, avec M, Lesueur. Annales du Mus., t. XlV, p. 525 avec fig. gravées mais non encore publiées. Le Museum en possedè un exemplaire. — Mémoire sur le genre Equoree^ avec M. Lesueur. annales du 3Ius., t. XlV. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 147 Lamarck (Jean Bapliste), Histoire des nnimaux sans vertèbres. Paris, 1816, 7 Yol. Clvier (George), fìègne animai distribué d'après organisation. Paris, 1817, 4 voi. avec fig. Risso (A.), Histoire natureìle de V Europe meridionale, Paris, 1826, 5 Yol. in 8<* avec fig. QuoY et Gaimard, Foyages de VUranie et de Ustrolabe^ 1822-26, avec les observalions zoologiques faites à bord de l'Astrolabe en mai 1826, dans le delroit de Gibraltar, extr. des Jn, se. natur, Janvier, 1827 avec pi. color. EscHscHOLTz, Sijstem der Jcalephen, Berlin, 1 voi. con fig., 1829. Lesson (René-Primevère), Foyage autour du Monde de la Coquille. Paris, 1826-29, 1 voi. avec planches in fol., t. II, pari 2, 2.^ di- vision de la zoologie, 135 pages. Paris, 1829. Delle Chiaje (Stefano). Memorie sulla storia e notomia degli animali senza vertebre del regno di Napoli^ l82b-29, ft voi. con lav. Blainville (Henri Marie), Manuel d'Actinologie ou de Zoophytologie, Paris, 1834, avec alias. Brandt, Jusfìihrliche beschreibung der schirmqiudlen. S. Peters- bourg, 1838. Edwards (Milne), Annales des sciences naturelles^ ÌI.^ sèrie. Zoologie^ t. XVI, 18^0 et suiv. Lesson (R. P.), Histoire nalurelles des Zoophyles. ÀcaVephes, Paris, 1843. Delle Chiaje (S,), Descrizione e Notomia degli animali invertebrati della Sicilia citeriore, osservati vivi negli anni 1822-1830, 1841- 1844. Napoli, 18^4. WiLL, Horae Tergestinae ., oder Beschreibung und Anatomie der im Herbste 1843 bei Triest beobnchteten Jkalephen. 1844. DujARDiN, Observation sur un nouveau genre de Medusaires. Ann. se. nat.^ II.' serie, XX, 1843. FoRBEs (Edward), A Monograph of the British Naked-Eyed Mediisae. London, 1848. MiiLLER (Ich.), Weber eine eigenthiimliche Medusae d. Mittelmeeres u. ihren lugend zustand Jrch. [. Anat. u. Physiol. 1851. mS A. SPAGNOLIM, KoLLiKER (Albert), Zeitsclirìft fiir Wissenschaftliche Zoologie heraus gvgeben von Cari Theodor von Siebold iind Albert Kólliker. Vierler Band. 1855. Gegenbalr, Zar Lehre vom Generations wechsel und der Forlpflan- zung bei Medasen und Polypen. 1855. — Fersuch eines Systemes der Medusen. Zeitsdir. fiir wiss. Zooll. 1856. Leuckart (Rud.), Bntràge zur Kenntniss der Medusen fauna von Nizza. J rollio f Naliirg. Jalirg 22. 1856. Ili>cEs (Tliomas). A Hislory of the British Hydroid Zoophytes, London, 1868. Keferstein ed Ehlers, Zoologische Beitràge gesammelt im PFinter 1859-60 in Nenpel und Messina. Leipzig, 1861. Haecrel, Die familie der Riissengitallen, Jenaische Zeitsch. fiir 3Ied. und natnr. Voi. 1, fase. 5. 1864. — Beschreibung neuer craspcdoter Medasen aus dem Golf von Nizza^ Jenaische^ Zeitsch. fiir Med. und. natiir. 1864. Allman, JYotes on the Hydroids, Annals of Nat. hist. for Jane, i86t$. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 149 TERMINOLOGIA (1). Chiamasi Campana natante od ombrello^ il disco contrattile col quale le meduse nuotano. Il Peduncolo gastrico^ è l'appendice conica, cilindrica o prismatica, che sia sospesa alla sommila interna della campana e liberamente pende nella cavila di essa, e che porla alla sua estremila lo stomaco. Dicesi Stomaco la cavila gastrica, variabile per forma e per vo- lume, fornita o mancante di peduncolo gastrico, la quale ha alla sua estremità l'apertura buccale, che può essere nuda o guarnita di braccia, ora semplici ora ramificate. I Canali radiali^ sono i vasi o canali che partono dalla base dello stomaco^ e per la superficie interna della campana si dirigono in basso, e giunti al margine di essa , sboccano in un canale circolare che ivi trovasi e che perciò chiamasi Canale marginale. Diconsi Tentacoli le appendici filiformi, semplici o ramificate, variabili per lunghezza e numero, che in generale coronano il mar- gine della campana nei discofori. Le Fescicole marginali o litocisti^ sono i piccoli sacchi rotondeg- gianti che vedonsi sul margine della campana in molli generi di discofori, e che vengono considerati come organi dei sensi. Di questi, quelli posti negli spazi intertentacolari, contenenti una o più otoliti per lo più sferiche, sono le vere Fescicole marginali^ e credonsi organi dell'udito; quelle poste alla base dei tentacoli, fornite di macchie di pigmento e di corpi refrangenti, chiaraansi Ocelli^ e ri- lengonsi organi della visione. (1) La Terminologia adottata, vale soltanto per la prima sezione dei Discofori, quella cioè delle Meduse Craspedote. iBO A. SPAGNOLINI, CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. Le Cellule orticanli o nematocisti, sono le minutissime cavità a pareti proprie, contenenti fili delicati e lanciabili, che possono tro- varsi disseminate alla superficie della campana, sulle pareti gastriche, sulle braccia boccali e sopra i tentacoli. Chiamasi Felo^ la delicata membrana tesa più o meno orizzontal- mente, che chiude parzialmente l'apertura della campana natante. Questa membrana, colle sue contrazioni, alle volte è il solo organo di nuoto dei discofori. Gli Organi genitali^ sono sacchi, sferici, ovali, cilindrici, fusiformi, contenenti i prodotti genitali, collocati lungo i canali radiali o sulle pareti dello stomaco. In alcuni generi, come per es. nei generi Aegineta^ Carmarina^ Sarsia ^ Cytaeis^ ecc. si presenta il caso di una vera riproduzione per gemme, le quali, in generale, emergono dalle pareti dello sto- maco 0 dal suo peduncolo. PARTE SECONDA Oit^eophora. Eschscholtz. Quod potuì, feci; quod restai suppleat alter doctior, et nostris faveat non invidus ausis. Edward Forbes , British Nahed-eyed Medusae^ p. 2. A. Craspedota. Gegenbaur. Aeginidae. Gegenbaur. Genere I. C un ina, Eschscholtz. Stomaco poco sporgente, con larghe sacche gastriche da esso ir- radiami. Tentacoli nascenti in corrispondenza dell' estremità delle sacche gastriche. 1. Cunina lativentris. Gegenbaur. Cunina lativentris. Gegenbaur, 1856. Medusen^ p. 260, taf. X, fig. 2. Cunina lativentris. Keferslein ed Ehiers, 1861. Zoolog. Beitrdge^ p. 95. Campana natante. Quasi emisferica, vitrea, del diametro 16™"^. Stomaco. Posto sopra larga base, corto, dal quale hanno origine 11-16 sacche gastriche slargate alla loro estremità, e separate da profondi incavi. Tentacoli. Brevi e striati , sorgenti in corrispondenza dell' estre- mità delle sacche gastriche. 152 A. SPAGNOLINI, Vescicole marginali. Linguiformi, collocate al livello dell'inser- zione del velo sulla campana, in numero di tre tra ogni due sacche gastriche. Feto. Assai ampio per lo più pendente. Organi genitali. 1 Due soli individui di questa specie osservai a Napoli nel febbraio del 1866. A Messina sembra molto più comune, come fanno notare Keferstein ed Ehlers che ve la trovarono nel gennaio. 2. Cunina discoidalis. Keferstein ed Ehlers. Cunina discoidalis. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitrage,, p. 95, taf. XIV, (ìg. 12, 15, Ift. Campana natante. Nello stalo di dilatazione quasi discoidale; perfettamente jalina, e misura in diametro 3.°^"^ Stomaco. Molto ampio, fornito di bocca corta cilindrica, che delle volte, nella distensione, male si scorge. Dallo stomaco hanno origine 8 sacche gastriche. Tentacoli 8. Corti, striali, sorgenti all'estremila dei sacchi gastrici. Vescicole marginali 8. Linguiformi, poste all'inserzione del velo, sulla punta di otto lobi arcuati e sporgenti, negli interstizi dei quali vengono fuori i tentacoli. Feto, Di mediocre grandezza. Organi genitali. Si sviluppano nelle pareti delle sacche gastriche. Keferstein ed Ehlers la trovarono a Napoli nel mese di dicembre. 5. Cunina rhododactyla. Haeckel. Cunina rhododactyla. Haeckel, 1864. Besch. neu. Crasp. Med, aus dem Golf von Nizza. Jenaische. Zeitsch. fiir Med. und. Natur, wissenschaft. Voi. I, fase. 5. Campana natante. Emisferica nello stato di distensione, quasi sfe- rica nella contrazione, del diametro di 8"^^^, 11"^"\ CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO Di NAPOLI. 155 Stomaco. Assai ampio, collocalo nel centro della superficie infe- riore della campana, fornito d'apertura boccale semplice rotonda. Da 8-16 sacche gastriche a contorno tra il quadrato ed il piriforme, hanno origine dallo stomaco, mantenendosi ad eguali distanze fra loro. Tentacoli, Nascono sopra il centro di ogni sacco gastrico, con una radice bulbosa trasparente, che giunta all' estremità del sacco, diviene libera. La parte libera di ogni tentacolo, è cilindrica, pallida alla base, colorata in roseo sempre più intenso verso 1' estremità. Il nu- mero dei tentacoli corrisponde a quello dei sacchi gastrici, e la loro lunghezza eguaglia quella del raggio della campana. Fescicole marginali 41-80. Poste da 5-8 sul margine dei lobi emisferici dell' orlo della campana, sporgenti fra i tentacoli. Felo. Molto largo e fortemente teso, inserito al livello, al quale 1 tentacoli divengono liberi. Organi genitali. Si sviluppano nella parete inferiore delle sacche gastriche. Una sola volta a Napoli, il 25 febbrajo 1870, ho avuto un indivi- duo nel quale ho riscontrati i caratteri della Cunina rhododactyla^ specie che Haeckel ha trovata mollo comune a Nizza. 4. Cunina moneta. Leuckart. Cunina moneta. Leuckart, 1856. Medusenf.^ p. 56, 57, taf. I, flg. 15. Cunina albescens. Gegenbaur, 1856. Medusen.^ pag. 260, 261, taf. X, fig. 15. Idem. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitràge.^ p. 95. Campana natante. In forma di disco poco convesso, grosso, solido, trasparente, non contrattile, da 27"^"^ a 50™"» di diametro. A questo disco solido, sta congiunto un lembo membranoso cilindrico, che va stringendosi un poco discendendo, allo quasi quanto lo spessore del disco, ed assai conlrallile. Stomaco. Depresso, largo, con 16 sacche gastriche accessorie, terminate alla loro estremità da tre punte arrotondate. i^k. A. SPAGNOLINI, Tentacoli 16. Consistenti, rigidi, concamerati, lunghi quanto il dia- metro del disco, impiantati in corrispondenza di ciascuna delle sacche gastriche, per mezzo di una radice fatta come un uncino o becco che s'immerge nella sostanza del disco fino alla sua interna superficie. Quando 1' animale è tranquillo , questi tentacoli stanno o drizzati in aljo 0 piegati in basso, formando, nei due casi, una corona di raggi che dà all' animale un aspetto tutto speciale. Fescicole marginali. Sferiche, con otolite semplice, poste all'e- stremità di ciascun sacco gastrico al di sotto dei tentacoli. p^elo. Ampio e teso orizzontalmente. Organi genitali ì 6. Bilobi a forma di ferro da cavallo, posti negli interstizi delle sacche gastriche. Il Leuckart fa notare che questa medusa ha una somiglianza grandissima colla Polyxenia (lambrachia descritta da Brandt. Dice inoltre, che gli avvenne di pescare il disco privo delle altre parti, trasportato dalle correnti, ed accenna alla probabilità che di questo il Risso ne abbia fatto una Porpita moneta (corpore^ lentiforme^ hya- lino^ pellucido^ vitreo^ iridescente)^ motivo per cui, crede bene di dovere dare a questa specie il nome di Cunina moneta» Dal Leuckart è stata trovata a Nizza, non però molto comune; Keferstein ed Ehlers dicono essere molto facile incontrarla nelle acque dì iMessina. Il prof. Paolo Panceri, con sua lettera del 1 marzo 1871, m'an- nunzia di avere trovata questa specie anche a Napoli. Di questa lettera io mi permetto riportare qui alcuni brani, che danno notizie importanti intorno a questa medusa. « Bisogna proprio ammettere che le Cunine e generi affini, deb- bano costituire una famiglia, una tribù a parte, per ciò che mentre tutte le meduse si muovono colle contrazioni dell'ombrello, nelle Cunine questo è immobile e nemmeno campaniforme. Dove nelle altre meduse si vede il palpito, il contrarsi della campana, in questa altro non si scorge che una parie trasparenlissima, circolare, immo- bile, biconvessa, e composta di una sostanza jalina densa, simile a quella dei nectocalici e delle placche protettrici dei Sifonofori., CATALOGO DEGLI ACaLEF! DEL GOLFO DI iNAPOLI. 155 » II lembo natatorio^ è quello che, colle sue contrazioni assai limitate, muove l'animale. Né questo lembo devesi confondere col velo; il velo giace in un piano orizzontale « Farmi che il disco faccia come farebbe per es. la conchiglia della Velella, che come scheletro sostiene le parti molli, che sono poi le essenziali, senza essere contrattile punto né poco ». Genere II. Aeginopsis, Brandt. Corpo conico ottuso. Stomaco fornito di larghe tasche, con bocca circondata da quattro piccole appendici. Tentacoli saldati in corri- spondenza della base dei sacchi stomacali, e sorgenti sopra di essi. 1. Aeginopsis mediterranea. J. Mùlier. Jeginopsis mediterranea. Joh. Wùller, I80I. Ueber eine eigen- thiimliche Meduse d. Miltelmeeres u. ikren Jugendzustand uérch. f. Ànal. u. Physiol^ p. 272-277, taf. XI. Aegiìiopsis bitentaculata. — Kòlliker. 1833. Bericht, p. 520,321. Aeginopsis mediterranea. — Gegenb., 1856. Mediisen.^ p. 266, 267. Idem. — Leuckart, 1886. Medusenf^ p. 33-36, taf. Il, fig. 5-7. Idem. — Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitr, p. 98. Campana natante. Ombrelliforme, trasparente, di considerevole spes- sore, specialmente nella parte superiore e centrale , dove s' innalza a guisa di prominenza conica, la quale manca per Io più nei giovan individui. La cavità natatoria è poco profonda. Il bordo della campana é talora un poco lobato, ed in altri cas completamente integro. Il diametro massimo della campana gi^^m^i^^i" Stomaco. Corto e largo, posto nel profondo della cavità natalo ria. Il diametro dello stomaco s'estende dalla radice di un braccio a quella dell'altro. L'apertura boccale é semplice, senza traccia d'ap- pendici 0 prolungamenti; può però dilatarsi al punto tale, che delle volte lo stomaco colle sue pareti, prende l'apparenza di un semplice bordo annulare. i5($ A SPAG^rOLINI, Canali radiali. Secondo le osservazioni del Leuckart, ve ne sa- rebbero 8, decorrenti nel mezzo degli organi genitali. Tentacoli. Mancano i veri tentacoli marginali, in loro vece si tro- vano due prolungamenti o braccia, che sorgono a destra ed a sinistra del dorso della campana, circa alla metà del suo pendio, e tengono la loro estremità assottigliata piegata in basso. Le radici delle braccia traversano completamente lo spessore della campana, e si lasciano seguire fino alle pareti dello stomaco. La lunghezza delle braccia varia da is^^^^-Sl^^'^-ziS"^^". Fescicole marginali. Sono vescichette rotondeggianti, contenenti un piccolissimo otolite sferico. Felo. Assai largo. Organi genitali 8. Collocati sulla periferia interna della campana, e posti in circolo attorno allo stomaco. Hanno la figura di sacchi discoi- dali, e sono ripieni di uova o di prodotti maschili. Mliller e Leuckart trovarono questa specie a Nizza, Kòlliker la vide a Messina, e da lui fu descritta col nome di ^4eginopsis bitentaciilata. Durante l'inverno, qualche volta fa la sua comparsa nelle acque di Napoli, ma però vi è rara. Il Leuckart fa osservare, che i giovani individui mancano di vesci- cole marginali e di organi genitali. Genere IH. Aegineta^ Gegenbaur. Stomaco pochissimo sporgente nella cavità della campana, e for- nito tutto attorno di sacche gastriche larghe. I tentacoH hanno origine negli interstizi posti fra un sacco e l'altro. 1- Aegineta corona. Keferstein ed Ehlers. Jegineta corona. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beilr. p. 94, taf. XIV, fig. 10,11. Campana natante. A forma di disco, avente una gibbosità nel centro della superficie superiore, tutta costituita di sostanza spessa e trasparente, Diametro 1 1"^. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 1B7 Stomaco. Sospeso al centro della vòlta della campana ; piatto, for- nito di bocca cilindrica o conica, leggermente sporgente. Dallo sto- maco irradiano da 27-50 sacche gastriche molto sviluppate, tronche all'apice, molto prossime l'iina all'altra, e volte al basso. Tenlacoli 27-50. Rigidi, striali; lunghi circa 30^^^. Stanno attac- cali sul margine della campana all'altezza dell'origine dei sacchi ga- strici e negli interstizi di questi ; non sono dolati di grande mobilità, e frequentemente vedonsi volti in allo, allora la medusa sembra cir- condata al suo margine da una corona di penne. Fesckole marginali, kd ogni sacco gastrico ne corrispondono 1-5; ^sono ovali, ed hanno alla loro estremità anteriore un otolite sferico di colore giallo splendente; un cercine del margine della campana irlo di appendici particolari a forma di setole le sostiene. Felo. Molto sottile, inserito subilo sotto 1' estremità delle sacche gastriche. Organi genitali. Si sviluppano nelle pareti dello stomaco. 1 sessi sono separati. Questa specie somiglia molto siìVJegineta sol maris^ trovata dal Gegenbaur a Messina, ma in quella vi sono solo 18 sacche gastriche e 18 tentacoli, mentre neWAcgineta corona ve ne sono 50. Nella specie del Gegenbaur, ad ogni sacco gastrico corrispondono 6 vesci- cole marginali, ed in questa tutto al più 3 , ed infine il Gegenbaur, dà per diametro alla sua specie un pollice ed una simile lunghezza ai tentacoli, mentre in questa il diametro della campana è 14™^-, ed i tentacoli sono lunghi da 20™^^^ a 50""^. L'ho trovata a Napoli dal novembre all'aprile, ma non vi è comune. 1 marinai la chiamano Sole di mare. 2. Aegineta gemmifera. Keferstein ed Ehlers. Aecfiwela gemmifera, Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitr, p. 93, taf. XIV, fig. 7, 8, 9. Campana natante. Molto spessa, in modo da costituire una mezza sfera solida trasparente di 11"'^ di diametro. Voi. XIV. li IK8 A. SPAG^0L1NI , Stomaco. Situato nel centro della superficie inferiore e piana della campana. È molto depresso, con bocca non sporgente e molto dilata- bile. Dallo stomaco hanno origine 16 sacchi gastrici molto ampi, ed aventi le loro estremità arrotondate. Tentacoli 16. Hanno origine dove i sacchi gastrici si diramano dallo stomaco, e precisamente dai loro stretti interstizi; sono lunghi assottigliati in punta, ed alla loro base stanno inseriti per mezzo di una appendice ovoide che s'immerge per breve tratto nello spessore della campana. f^escicole marginali. ì J^elo. Molto sottile e rigido, inserito immediatamente al disotto dei. sacchi gastrici. Organi genitali. ? Sulla superficie inferiore esterna dello stomaco, nascono per gem- mazione molli novelli individui , alle volte in abbondanza tale da tutta ricoprirla. Al primo loro apparire, sono sporgenze rotonde, poi divengono quadrangolari, ritornano poi nuovamente rotondeggianti quando spuntano i tentacoli. Le gemme piìi sviluppate osservate da Keferstein ed Ehlers, avevano un diametro di 1""^\ Keferstein ed Ehlers fanno osservare che questa specie molto si assomiglia dXVÀegineta prolifera da Gegenbaur trovata a Messina, ma in quella il velo è molto ampio e pendente ed i sacchi stomacali terminano arrotondati ad arco. Solo poche volte ho veduta questa specie a Napoli nei mesi del- l'inverno. Viene chiamata, come l'antecedente, Sole di mare. Tracliynemidae. Gegenbaur. Genere I. Trachynema, Gegenbaur. Corpo campanulato. Stomaco largo e cilindrico. Tentacoli rigonfiati airestremilà, variabili nel numero. Canali radiali otto. Vescicole mar- ginali in numero determinato. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 4!J9 1. Trachynema ciliatum, Gegenbaur. Trachynema ciliatum. Gegenbaur, 18B6. Medusen^ p. 280, taf. IX, fig. 6. Idem. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitr, p. 90, taf. XIII, fig. 14. Campana natante, k figura d'ombrello, trasparente, alta 1"^^^. Stomaco. Cilindrico con bocca biloba. Canali radiali 8. Tentacoli 16, dei quali otto corrìspodono ai canali radiali, ed otto sono con essi alternanti. Ogni tentacolo è costituito da una serie di segmenti sovrapposti, tutti coperti di grandi ciglia. Non conoscendo la descrizione del Gegenbaur, ne avendo veduta questa specie a Napoli, altro non posso aggiungere ai citati caratteri presi da Keferstein ed Ehlers (I. e). Genere II. Rhopalonema, Gegenbaur. Stomaco cilindrico , posto sopra larga base. Canali radiali otto. Tentacoli di numero determinato. Vescicole marginali a clava, varie in numero. Organi genitali aventi la forma di rigonfiamenti posti sui canali radiali. 1. Rhopalonema velatum. Gegenbaur. Rhopalonema velatum. Gegenbaur, 1856. Medusen^ p. 251, 252, taf. IX, fig. 1-3. Idem. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitr. pag. 90. Campana natante. Ombrelliforme trasparente, in generale, avente una gibbosità nella parte superiore e centrale. Stomaco. Situalo sopra base dilatala, al punto ove confluiscono i canali radiali nel vertice della cavità natante. Per lo più è cilin- 160 A. SPAGNOLhNI , drico, con bocca quadriloba ; pende nell'interno della campana a guisa di proboscide, ma non ne oltrepassa l'orlo. Canali radiali 8, Grandi. Tentacoli 16. Olio sono lunghi ed olio rudimentali corti. I princi- pali o più lunghi, corrispondono ai punii ove i canali radiali sboc- cano nel canale marginale, terminano rigonfiati a clava, e sono rico- perli di cellule orlicanli aggruppale in anelli che cingono il tentacolo. Gli otto tentacoli interradiali, sono corti, non terminano a clava, né hanno slriature e cellule orlicanli. Vescicole marginali. Sferiche piccole, situate lateralmente alla base dei piccoli tentacoli. P^elo. Mollo grande e floscio, che nel nuoto a sbalzi della medusa, viene spinto dalTinlerno verso l'esterno. Organi genitali. Sferici o eliltici, posti lungo i canali radiali, non lungi dal punto d'incontro di questi col canale marginale. I tentacoli principali e lo stomaco, sono colorati in ruggine pallido, gli organi genitali in giallo debole. Questa piccola ed elegante medusa, è assai comune nel golfo di Napoli dal novembre all'aprile. 2. Rhopalonema placogasler. Keferstein ed Ehlers. Bhopalonema placogaster. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beiter, pag. 91, taf. XIV, fig. 3, 4. Campana natante. Ombrelliforme, trasparente. Stomaco. Posto sopra grande dilatazione, nel punto d' incrociamento dei canali radiali al vertice della cavila natante. E conico, corto, molto dilatabile, nella massima dilatazione poco distinguibile. Canali radiali. Sono in numero di otto e grandi; essi divengon sempre piìi larghi a misura che s'avvicinano al canale marginale. Tentacoli 16. Olio lunghi, terminati a clava, coperti di cercini ad anello di cellule orlicanli, corrispondenti ai canali radiali; olio inter- radiali/^semplici , corti, rudimentali. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 161 Vescicole marginali 8. Lingui formi, contenenli un otolite giallic- cio rolondo ; sono situate alla base dei tentacoli rudimentali. Feto. Di mediocre larghezza. Organi genitali. ? Keferstein ed Ehlers dicono che, non avendo osservati gli organi genitali, la collocazione di questa specie nel genere Rhopalonema è incerta. Due soli individui vidi a Napoli, che per i loro caratteri sì pote- vano riferire a questa specie; ancor essi erano privi di organi geni- tali, ed è molto probabile che non fossero altro che giovani della specie antecedente. Genere III. Calyptra, Leuckart. Stomaco proboscidiforme. Canali radiali otto. Tentacoli in numero indeterminato. Vescìcole marginali di numero determinato. Organi genitali lungo i canali radiali, presso l'argine di questi. 1. Calyptra iimbelicata. Leuckart. Calyptra umbelicata^ Leuckart, 1856. Beitr. Zar. Kenn. der. Me- dusenf. Jrchiv. f. Natur. Jahrg, 22. A. p. U, taf. I, fig. 9, iO. Campana natante. Fatta a guisa di scudo ; i margini sono cadenti, la cupola è piana convessa, e nel suo centro innalzasi formando una specie d'ombelico. La cavità natatoria muscolosa. La sostanza della campana è spessa e trasparente. Diametro massimo 16™"^- 18"^'". Al- tezza Q^^-V^^\ Stomaco. Cilindrico, proboscidiforme, con bocca quadriloba, lungo, mobile, sospesa al centro della cavità natatoria. Canali radiali 8. Nascono dal fondo dello stomaco, e scorrendo lungo la superficie interna della campana, finiscono per sboccare nel canale marginale, formando così un sistema vascolare chiuso. 162 A. SPAGNOLI?*! , Tentacoli 16. Otto corrispondenti ai canali radiali, ed otto inter- radiali. Sono tutti corti e sfornili di organi orlicanti, gli interradiali sono il doppio più kinglii dei radiali, ma non raggiungono i 3™^^. F^escicole marginali 8. Rotondeggianti, con inviluppo speciale ed ololile sferico. Sono situate alla base dei tentacoli interradiali, ma un poco lateralmente, ed a sinistra. f^elo. [Mollo ampio. Nel momento della contrazione della campana forma un'appendice conica che circonda l'apertura boccale. Organi genitali 8. Sono sacchetti rotondeggianti posti sui canali radiali, vicino alla loro origine dal fondo dello stomaco. 1 giovani di 6^^ di diametro, mancano di organi genitali e dell'ap- pendice gastrica; hanno nella superfìcie inferiore della campana una larga apertura circolare con margine anulare; lo spazio interno che fa seguito all'apertura, funziona da sacco gastrico, e dà origine ai canali radiali che già vedonsi in numero completo. Trovansi forme intermedie fra questi individui giovanissimi e quelli che hanno rag- giunto il completo sviluppo. Questo genere è stato creato da Leuckart, sopra esemplari trovali a Nizza. Una sola volta, il 28 febbrajo 1870, ho raccolta in Napoli una giovane e piccolissima medusa, che forse potrebbe riferirsi a questa specie. Aglauridae. Agassiz. Genere I. Aglaura, Péron. Corpo a campana. Stomaco fornito di peduncolo. Canali radiali otto. Tentacoli molti. Vescicole marginali corrispondenti al numero dei tentacoli. Organi genitali, formanti dei lobi sporgenti sopra lo stomaco , alla terminazione del suo peduncolo. CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. |65 1. Jcjlaura hemistoma, Péron e Lesueur. Jglaura hemistoma. Péron e Lesueur, 1809. ^4nn. du. Mus, t. XIV, p. 551. Idem. Risso, 1826. Histoire IVaturelle., t. Ili, p. 298, 296. Idem, Gegenbaur, i8ì^6. 3Iedusen p. 2^8, 2^9, taf. Vili. fig. 15-15. Jglaura Peronii Leuckart, 1856. Medusen.,^. 10-U, taf. I, fig. B. Jglaura hemistoma. Keferstein ed Elilers, 1861. Zoolog, Bei- trdge^ p. 89. Campana natante. Oinbrelliforme, con cupola alquanto appiattila; dalla cupola va a poco a poco restringendosi fino all' apertura, che è assai ristretta. La sostanza che forma la campana è poco consistente e trasparente. Diametro 9""\ Peduncolo gastrico. Dalla parte superiore e centrale della cavità natante, discende, fino quasi alla metà dell'altezza di questa, un'ap- pendice in forma di batocchio, della quale la metà superiore spessa, non è altro che un prolugamento della sostanza della campana, e la metà inferiore è occupata dallo stomaco. Stomaco. La cavità gastrica è ovale o in forma di fiasco, ha una apertura boccale circondata da quattro lobi o braccia mobilissime, ed è fornita copiosamente di ciglia. Canali radiali 8. Nascono dal fondo dello stomaco, e mantenendosi equidistanti, risalgono sul peduncolo gastrico, e passando poi nella superficie interna della campana, discendono fino al margine di questa, dove sboccano nel canale marginale. Tentacoli 56. Tra ogni due tentacoli radiali, sei interradiali. Sono corti monconi, mancanti di vere cellule orticanti, ma invece forniti di piccoli corpuscoli acuminati. Vescicole marginali 8. Sono situate sul margine della campana, negli spazi interradiali. Sembrano tentacoli rudimentali, ma bene si distinguono, perchè fornite nella loro estremità esterna di una specie di capocchia, costituita da una cavità contenente un otolite sferico. Feto, Ampio e mobilissimo. 164 A. SPAG^OLIM , . Organi genitali 8. Formano, ima corona ad anello, che trovasi al punto di divisione fra lo stomaco ed il peduncolo gastrico, carattere che distingue tanto questo genere. Ogni appendice è un bitorzolo o corpo ovale cavo, comunicante culi' interno del sacco gastrico. Nelle cavità di questi organi, si sviluppano i prodotti genitali maschili e femminei. Non rinvenni a Napoli questa specie, che da Leuckart fu trovata a Nizza, e da Keferslein ed Ehlers a Messina. Il Leuckart (1. e.) parlando degli organi genitali, fa le seguenti interessanti considerazioni : « Considerando che lo stomaco in molte Meduse ad occhi nudi è jj la sede dello sviluppo di gemme, potrebbero ritenersi questi organi i> genitali, tanto differenti da quelli' che vedonsi comunemente nei « discofori, come vere gemme, le quali, invece dì pervenire ad uno 5» sviluppo individuale completo, s' arrestano alla loro prima forma, e >) riempionsi, come le capsule sessuali degli Idroidi, di uova e sper- » matozoi. « Secondo questo modo di vedere, questi organi riproduttori sareb- « bero a cosiderarsi quali individui riproduttori, ed anzi come indivi- >> dui sessuali sessili, formanti col loro genitore una colonia polimorfa. «11 rapporto tra queste appendici e la medusa che le porta, ridur- « rebbesi quindi ad una generazione alternante, o più esattamente, ad » una generazione alternante incompleta, secondo il modo di vedere » del Gegenbaur. «Aggiunge il Leuckart, che dal punto di vista anatomico e fisio- ^.- logico v' è poco da opporre a questa supposizione, e che la soster- ?5 rebbe con maggior sicurezza, se si sapesse che anche in altri casi « la formazione di gemme dia luogo nelle meduse discoforo , ad una » generazione alternante; intanto manca un simile fatto, e contempo- « rancamente ancora, l'anello di passaggio il quale conduca il poli- n morGsmo o la generazione alternante incompleta, sospettata nella t! Aglaura, alla semplice formazione di bottoni delle forme afifmi. « CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI ìNAPOLI. 165 Geryoniadae. Gegenbaur. Genere I. Geryonia, Péron. Il numero 6, è caratteristico per gli organi (tentacoli , canali ra- diali , sacchi genitali) di questo genere. Campana quasi emisferica. Stomaco collocato sopra a lungo e solido peduncolo. Organi genitali cordiformi, posti lungo i canali radiali. Dal canale marginale, par- tono prolungamenti centripeti a fondo cieco. 1. Geryonia prò boscidalis. Forskal. Medusa proboscidalis. Forskal, 1773. Fauna arab. pi. 56, fìg. I, p. il8. Idem. Forskal, Ì776. Icones rerum naturalium^ etc, lab. 56, fig. I. /Jem. Modeer, 1791. Jet. nov. Suec..^ p. 246. Idem. Gmelin, 1789. Systema natarae^ etc. XII, p. 3158. Idem. Bosc, 1802 Histoire nalurelle des vers, etc. II, p. 172. Idem. Bruguiére, 1791. Encyclopedie métliodique^ pi. 93, fìg. 1-5. Geryonia hexaphylla. Péron, 1811. Histoire naturelle des Meduses.^ esp. 10, pi. a, fig. 5. Idem, Péron et Lesueur, 1815. Risi. Med. pi. 10, fig. 17. Dianaea proboscidalis. Lamarck, 1816. Hist. Anim. sans. vert.., t. Il, p. 303, esp. 5. Geryonia proboscidalis. Risso, 1826. Hist. nat. Europ. Merid.,^ t. V, p. 293. Geryonia hexaphylla. Cuvier, 1817. Recja. Jnim.., pi. 52, fig. 4, Geryonia proboscidalis. Eschschoitz, 1829. Sistem. der. Jcal.., p. 88. Dianaea proboscidalis. De Blainville, 1834. Man. d'Jct..^ p. 288. Idem. Delle Cliiaje, 1844. Descr. Not. degli animali senza vert.^ t. IV, p. 93, tav. LXXIII. 166 A. SPAGNOLIM , Geryonia hexaphylla, Brandt, 1835. Mem. Peter sb.^ t. IV, p. 389, pi. 18. Lyriope proboscidalis. Lesson, 1843. Jcalèphes, p. 331 Gerijonia proboscidalis. Gegenbaur, 1856. Medusen^ p. 254-266, taf. Vili, fig. 16. Idem. Leuckart, 1856. Medusen.^ p. 89, taf. I, fig. 3. Idem, Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitr, p. 91. Campana natante. Quasi emisferica, vitrea, che supera spesso il diametro di 0"^,07. Peduncolo gastrico. Solido, grosso, conico, fornito di larga base, e più lungo del diametro della campana. Stomaco. Posto all'estremità del peduncolo gastrico, cilindrico, lungo, però suscetlibibile di molto accorciamento. L'orlo boccale è lobato e come festonato. Canali radiali 6. Hanno origine al fondo dello stomaco, da dove risalgono lungo il peduncolo gastrico, e per la superficie interna della campana, vanno a congiungersi all'orlo di essa col canale marginale. Dal canale marginale partono dei prolungamenti a fondo cieco cen- tripeti, in numero di sette fra ogni due canali radiali, tre più lunghi, e quattro più corti con essi alternanti. Tentacoli 6. Posti al punto di congiunzione dei canali radiali col canale marginale; sono lunghissimi e coperti di cellule orlicanti ob- lunghCj aggruppate assai regolarmente in cercini trasversali. Il signor Leuckart fa menzione ancora di tentacoli interradiali a corno, rivolli in alto, e tanto piccoli, che facilmente possono sfuggire all'osservazione. Fescicole marginali 12. Le sei radiali più sviluppate, sono capsule con vescichetta interna ed otolite ben distinta ; le sei interradiali, presentano molto minore sviluppo. p^elo. Molto ampio. Organi genitali 6. Hanno la figura di foglie cordiformi, che stanno poste lungo i canali radiali, coli' apice volto verso il canale margi- nale e la base verso la sommità della campana. I tentacoli, lo stomaco, i canali radiali, sono colorati in roseo pal- lido; gli organi genitali sono bianchi opachi. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 167 Leiickart rinvenne questa specie comune a Nizza. Ritrovasi pure abbondantissima a Napoli ed a Messina, specialmente sul finire del- l'inverno. Degli individui da me osservati, quelli che avevano gli organi genitali bene sviluppali, avevano questi sempre ripieni di uova. I marinari napoletani chiamano questa medusa fiingia^ nome che danno altresì a tutte le meduse di questa famiglia. 2. Geryonia hastata. Haeckel. Geryonia hastata. Haeckel, 1864. Beschreibung neuer craspedoter Medmen aus dem Golf voii Nizza. Jenaische, Zeitsch. fiir Med. iind. natur. Voi 1^ fase. 3. Campana natante. Quasi emisferica, avente un diametro da 50^"^'^ a 60"^™, ed una altezza da 50"^"^ a 40"^"^. Peduncolo gastrico. È grosso, consistente, in principio cilindrico^ ma poi a poco a poco s'assottiglia in forma di cono verso la sua estremità. Si stacca da larga base, posta nel centro della superficie inferiore della campana. Stomaco. Posto alla estremità del peduncolo gastrico. La sua forma è molto variabile a seconda delle contrazioni, essendo ora a campana, or conico, ora a fuso, però sempre pieghettato. L'orlo boccale è largo, molto contrattile, per Io più disposto in sei pieghe, e tutto guarnito di minute cellule orlicanti. La massa gelatinosa e consistente del peduncolo gastrico, si pro- lunga entro la cavità dello stomaco a guisa dì lungo e sottile cono linguale (zaffo), che colla sua sottile punta, ora sporge liberamente dalla bocca, ora giace nascosto nella cavità gastrica, piegandosi più volte a guisa di ginocchio. Canali radiali 6. Larghi, nastriformi, separati da fasci muscolari. Sorgono dal fondo dello stomaco, e scorrendo lungo il peduncolo gastrico, vanno a raggiungere il canale marginale. Fra ogni due canali radiali , sorgono dal canale marginale sette prolungamenti centripeti, tre dei quali sono più lunghi, e quattro, con essi alternanti, più corti circa della metà. 168 A. SPACNOLliM, Tentacoli 6. Posti al punto di sbocco dei canali radiali nel canale marginale. Sono cilindrici, sottili, lunghi da 2 a 4 volte più del peduncolo gastrico, e tutti guarniti di cercini anulari di cellule orti- canti. Vescicole marginali 12. Sferiche e grosse, sei radiali e sei inter- radiali. Felo. Molto sviluppato. Organi genitali 6. Hanno la figura di foglie, che occupano i tre quarti della lunghezza dei canali radiali nella campana. In principio si mostrano quali triangoli isosceli, la cui altezza è doppia della larghezza, ed i cui vertici estendonsi fino quasi al canale marginale; in seguito divengono a ferro di freccia, prolungandosi le loro basì in due ali, verso la sommità della campana. 1 tentacoli, il margine della campana. Io stomaco, ed i fasci mu- scolari del peduncolo gastrico, sono colorati in rossiccio, e gli organi genitali in bianco latteo. Le larve sono sferiche, senza peduncolo gastrico, con piccola cavità nella campana, con tentacoli sporgenti, armati di bottoni orli- canti, e collocali nei tre piani meridiani dei sei canali radiali che si sviluppano molto più tardi. A questi sei tentacoli radiali, si aggiun- gono ben presto altri sei tentacoli con essi alternanti, rigidi, rivolti in alto a guisa di corna, e guarniti nella loro superficie inferiore di tubercoli orticanti. Questi dodici tentacoli della larva, scompariscono completamente in seguito, quando cioè al disotto della base dei sei tentacoli radiali primitivi, spuntano i sei tentacoli radiali secondari, che sono quelli che rimangono sempre. Dalle 12 vescichette marginali, prima si formano le sei interra- diali, quindi le sei radiali. 11 peduncolo si forma quando la campana natante è giunta al suo completo sviluppo. Dice Haeckel, che questa specie non si può confondere colla Gè- ryonia prohoscìdalis del Leuekart, e che differisce anche dalle altre specie di Gerionie sino ad ora descritte; propone perciò elevarla a tipo di nuovo genere, che indicherebbe col nome di Carmarina. La caratteristica di questo nuovo genere, sarebbe posta specialmente CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 169 nel lungo cono gelatinoso (zaffo), che riempie una gran parte della cavità delio stomaco, carattere che riscontrasi anche in alcune Liriopi; ma le Liriopi si distinguerebbero però sempre dalle Carmarine, per la mancanza dei canali centripeti a fondo cieco, e per il numero 4, caratteristico di tutti gli organi. Haeckel trovò questa specie assai comune a Nizza. A Napoli ne ho veduti diversi individui adulti nel gennaio 1867, e tre giovani il 7 febbraio 1870. Le larve avevano già il peduncolo gastrico assai svi- luppato: i tentacoli erano 12, dei quali sei radiali lunghi, esci inter- radiali corti, rivolti in alto, e forniti nella loro superiicie inferiore di vescichette orticanti. Le 12 vescicole marginali erano già tutte sviluppate. E in questa specie che Haeckel scoprì essere lo zaffo o cono lin- guale la sede di una singolai'e riproduzione per gemme. Genere li. Lyriope, Gegenbaur. Il numero 4 è caratteristico per gli organi (tentacoli, canali radiali, sacchi genitali) di questo genere. Stomaco fornito di peduncoli di lun- ghezza varia. Canale marginale mancante dei prolungamenti a fondo cieco centripeti; questo è il carattere che più facilmente dislingue il Genere Lyriope dal Genere Geryonia. Organi genitali cordiformi, posti lungo i canali radiali. 1. Lyriope (Geryonia) exigua. Eschscholts. Geryonia exigua. Quoy et Gaimard, 1827. An> Se. nat., t. X, pi. 6, fìg. 5-6. — Isis, t. XXII, pi. 5, fig. 5. Idem. Eschscholtz, 1829. Acal., p. 89. Idem. Lesson, 1843. Jcalephes, p. 551. Idem. Leuckart, 1856. Beitrdge zur Kennlniss de r Medusen fauna von Nizza, Archiv. f. Nalurg. Jahrg. 22, p 1-10. Campana natante. Emisferica, spessa, specialmente nella parte su- periore e centrale; di una grande trasparenza. Nello stato di riposo, 170 A. SPAGNOLIM, nei maggiori esemplari, il diamelro raggiunge quasi un mezzo pol- lice, si raccorcia però molto nella contrazione, e l'altezza invece molto accrescesi, si restringe l'apertura della campana, e la forma dell'animale diviene quasi sferica. Peduncolo gastrico. Posto sopra larga o corta base, cilindrico, solo un poco rigonGato alla estremità, dove si continua nello stomaco; lungo, sporgente negli esemplari adulti di metà della sua lunghezza oltre il margine della campana. Stomaco. Mutabilissimo di forma , con apertura boccale quadri- loba; lungo circa 3^^™. Canali radiali 4. Sorgono dal fondo dello stomaco, risalgono, man- tenendosi ad eguali intervalli fra loro, lungo il peduncolo gastrico, passano quindi nella superficie interna muscolare della campana , e piegandosi in basso, vanno a raggiungere il canale marginale. Tentacoli ti. Principali, persistenti nello stalo adulto, inseriti sul margine della campana, nel punto dove i canali radiali sboccano nel canale marginale. Questi tentacoli sono filiformi _, estensibili molto; accorciandosi sembrano circondati da tanti anelli , a motivo della disposizione delle cellule orlicanti che ne rivestono la superficie. Negli spazi interradiali si sviluppano altri tentacoli, che poi non riman- gono nello stato adulto; questi sono più corti dei primi, rigidi, cur- vati in alto a guisa di corno, e forniti nella parte esterna convessa, di cellule orlicanti. Il punto d'inserzione di questi tentacoli minori, è molto più alto di quello dei tentacoli principali. P^escicole marginali 8. Sferiche, alquanto appiattite posteriormen- te, con otolite bene distinto. Quattro sono poste lateralmente ai ten- tacoli principali sul loro lato sinistro, e quattro occupano lo spazio tra la radice dei tentacoli minori ed il margine della campana. p^elo. iMolto ampio. Organi genitali U. Cordiformi, posti lungo i canali radiali, coll'apice rivolto verso il margine della campana e la base verso la sommità. Larve. Gli individui più piccoli veduti dal Leuckart, avevano un diametro di 3^^"^, una campana poco convessa sormontata da un cer- cine cupoliforme; mancava il peduncolo gastrico, e lo stomaco era piccolo, papilliforme, senza labbra, e molto internalo nella cavità CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 171 della campana. I vasi radiali si vedevano già bene sviluppali , ed i tentacoli erano otto, dei quali quelli radiali o principali , piccolis- simi , rudimentali , mentre gli interradiali rivolli in allo a guisa di corno, raggiungevano quasi l'altezza della cupola della campana, e, come negli individui adulti, erano già guarniti nel loro lato esterno di cellule orlicanti. Le larve di 6™™ di diametro, si riconoscono facilmente per gio- vani Gerionie, quantunque il peduncolo gastrico non abbia ancora raggiunta la dovuta lunghezza. Gli organi genitali si sviluppano solo quando il diametro delle larve arriva ai 10™"^. Questa medusa, che Leuckart trovò comune a Nizza ed a Genova, è pure comunissima nel golfo di Napoli. La Geryonia (Dianae'a) exigiia , osservata e descritta da Quoy e Gaimard, e la Geryonia appendiculata di Forbes, delle coste inglesi, sono molto probabilmente identiche a questa specie, il che dimo- strerebbe la sua grande diffusione. 2. Lyriope eurybìa. Haeckel. Lyriope eurybia. Haeckel, 186^. Beschreibung neiier craspedoter Medusen aus dem Golf von Nizza. Jenaiscfie Zeliseli, filr Med. und, Nalur, Voi. I, fase. 3. Campana natante. Leggermente convessa a guisa di vetro da oro- logio. Diametro 8-10"^^, altezza 3-8"^"\ Peduncolo gastrico. Cilindrico, spesso, sottile, lungo quanto il dia- metro della campana, nascente da base conica posta nel vertice della cavità natante. Stomaco. Posto all'estremità del peduncolo gastrico, piccolo, tubo- loso, con apertura boccale quadriloba, guarnita di cellule orlicanti. La massa gelatinosa e spessa del peduncolo gastrico, prolungasi nella cavità dello stomaco a guisa di cuneo linguiforme acuminalo , che sporge di molto quando la parete gastrica è rovesciata. Canali radiali ti. Partono dal fondo dello stomaco, e per il pedun- colo gastrico e la superficie inferiore della campana, vanno a rag- giungere il canale marginale. 172 A. SPAGNOLINI , Tentacoli ft. Esili, lunghi quasi il triplo del peduncolo gaslrico, coperti di cellule orlicanti che formano cercini. Nascono nei punti dove i quattro canali radiali sboccano nel canale marginale. Fesckole marginali 8. Quattro radiali e quattro interradiali. Felo. Molto largo. Organi genitali k. Hanno la forma di foglie ovoidi piane, il dop- pio più lunghe che larghe, collocate lungo i canali radiali, coll'apice rivolto verso il margine e la base verso la sommità della campana. Tutto il corpo di questa medusa è trasparente , solo gli organi genitali e lo stomaco sono colorati di un bianco pallido. Ecco le notizie che dà 1' Haeckel sulle larve di questa specie. Le Larve molto giovani, hanno la forma di una sfera gelatinosa di 0,3^^^^^ di diametro, la quale ha in un punto della sua periferia un incavo superficiale, che altro non è che il rudimento della cavità della campana. Intorno a questa cavità, vengono fuori quattro piccoli tentacoli papilliformi, forniti alla loro estremità di un tubercolo orti- cante, avente un filetto terminale sottile sovrapposto. Questi tenta- coli sono situati nei piani meridiani dei quattro canali radiali che^^^si svilupperanno in seguilo. Tra questi primi tentacoli, nascono quattro tentacoli interradiali, che stanno rivolti in alto, e nel loro lato inferiore sono armati di cellule orticanti ; alla base dei tentacoli interradiali si sviluppano le prime quattro vescicole marginali, ed allora la larva molto somiglia 2i\V Earybiopm amsostyla del Gegenbaur , ed anche stW Eurybia exigiia di Eschscholtz, le quali, secondo Haeckel, potrebbero essere larve di Liriopi. Solo più tardi, ad un periodo più avanzato di svi- luppo, si svolgono i quattro tentacoli radiali che persisteranno nel- l'animale adulto, i quali emergono all' interno ed inferiormente dei quattro tentacoli primi comparsi , ed alla base di questi secondi e persistenti tentacoli radiali, si sviluppano le altre quattro vescicole marginali. Havvi un tempo in cui la larva possiede dodici tentacoli, ma tosto i quattro tentacoli radiali primi comparsi, ed anche gli in- terradiali, cadono, e la medusa rimane solo fornita dei quattro ten- tacoli radiali ultimi nati. Il peduncolo gastrico si svolge assai più tardi, quando la campana da sferica è divenuta, a poco a poco, piana ed a pareti sottili. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 175 Dice Haeckel, che questa specie è comune nel mare dì Nizza; con- vie;ie della grande somiglianza che ha colla Geryonìà exigiia di Leuckart, ma ritiene la sua Lyrìope eurijbia differente da quella e dalle altre specie del Genere Liriope descritte, perchè nello stato di perfetto sviluppo va fornita^di quattro soli tentacoli radiali, e perchè la convessità della campana è poca. Le fasi che nello sviluppo pre- senta la larva di questa specie, sono identiche a quelle descritte da Fritz Mùller nella Lyriope catharinensis. Ho vedute a Napoli, più volte, delle Geryonie differenti assai, per la campana pianeggiante e per la sottigliezza e delicatezza del pedun- colo gastrico, dalle tanto comuni Geryonie exigue; ritengo che fos- sero individui adulti della Lyriope eurybia di Haeckel. Più volte ho osservate larve di Liriopi a diversi gradi del loro sviluppo. Così, p. es., il r dicembre 1868, ed il 28 febbraio 1870, ebbi piccolissime larve, con campana a gjuisa di bolla gelatinosa quasi sferica, con appena accennata la cavità natatoria, e quattro soli tentacoli. Il giorno 8 gennaio 1869, ed il 6 maggio 1870, larve molto più grandi, aventi i canali radiali già sviluppati, otto tentacoli, quattro radiali e quattro interradiali, con quattro vescicole marginali alla base dei tentacoli interradiali. Il giorno 11 marzo 1870, ebbi una larva di maggiori dimensioni, con otto tentacoli, molto sviluppati quelli radiali, ed otto vescicole marginali. In nessuna delle larve da me vedute, il peduncolo gastrico era ancora sviluppato. A motivo della grande somiglianza nelle fasi dello sviluppo, non saprei dire se quelle giovani meduse appartenessero alla Lyriope eurybia od alla Geryonia exigiia. 5. Lyriope mucronata. Gegenbaur. Lyriope mucronata. Gegenbaur, 1856. Mediisen ^ p, 257-258, tav. Vili, fig. 17. Idem, Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitrdge^ p. 92, taf. XIV, fig. 5-6. Voi. XIV. i2 174 A. SPAGNOLl.M , Campana natante. Emisferica, del diametro di ì^^^. Peduncolo gastrico. Cilindrico, di varia lunghezza. Stomaco. Situato all'estremità del peduncolo gastrico , con bocca rotonda guarnita di cellule orticanti. il peduncolo gastrico protunde a guisa di prolungamento conico nella cavità dello stomaco, e molto ne diminuisce l'ampiezza. Canali radiali 4. Hanno origine alla base dello stomaco, e termi- nano al canale marginale. Tentacoli 8. Quattro principali , tubolosi , coperti di cellule or- ticanti, corrispondenti ai canali radiali; quattro rudimentali interra- diali, solo muniti di cellule orticanti nella parte inferiore. Vescicole marginali H, Rotonde, poste alla base dei tentacoli in- terradiali. Felo. Assai largo. Organi genitali H. Cordiformi, situati lungo i canali radiali. Quando sono maturi acquistano considerevole volume. Non avendo potuto consultare la dettagliata descrizione che ne fa il Gegenbaur, ho dovuto ricorrere per formare la diagnosi, a quello che ne dicono Keferstein ed Ehlers, che rinvennero questa medusa assai spesso a Messina. Octoreliidae. Haeckel. Genere L Octorchis. Haeckel. Organi genitali situati sopra due distinte regioni dei canali radiali, una placca genitale trovasi sul peduncolo gastrico, ed un'altra sulla parte dei canali radiali che scorre nella superfìcie inferiore della campana. Sul margine della campana un doppio orlo di tentacoli rudi- mentali conici. I tentacoli che formano l'orlo esterno hanno inoltre lateralmente piccoli filamenti. Le vescicole marginali posano sopra una specie di cuscinetto. CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. 175 1. Octorchis Gegenbaiiri. Haeckel. Octorchis Gegenbauri. Haeckel, 1864. Besch.. neu. crasps. Medii- serij aus dem Golf con Nizza. Jenaiscfie^ Zeiisch. fiir. Med. und, naturgesch.j voi. I, fase. 3. Campana natante. Quasi emisferica, inarcata alquanto verso il suo margine. Diametro 9'^^™, altezza 5^^^^^. Peduncolo gastrico. Sottile, prismatico a quattro facce, consìstente, lungo ll"^"\ sorgente da una base conica posta nel centro della superficie inferiore della campana. Stomaco. Posto all'estremila del peduncolo gastrico, piccolo, multi- forme , con pareti spesse ed orlo boccale profondamente diviso in quattro lobi laciniati. Canali radiali U-. Dal fondo dello stomaco salgono lungo i quattro spigoli del peduncolo gastrico, e per la superfìcie inferiore della cam- pana raggiungono il canale marginale. Tentacoli 8. Quattro all' estremità dei canali radiali, e quattro ne- gli spazii interradìali. Questi otto tentacoli principali, sono tutti egualmente sviluppati, mollo soltìli, cavi, con base assai rigonfia, lunghi anche tre volte più del peduncolo gastrico. Oltre a questi tentacoli principali, hannovi due serie di tentaco- letti rudimentali che pongono in mezzo il canale marginale. Questi tentacoli, hanno la forma di tubercoli conici pigmentali di nero co- perti di cellule orticanti; quelli della serie esterna sono più ottusi e posli più in basso di quelli interni, hanno inoltre alla loro base, lateralmente posto, un filamento sottile, corto, avvolto a spira e ter- minato da una specie di capocchia. Fra ogni due tentacoli principali, vi sono da 11-12 coppie di ten- tacoli rudimenlali, che formano un bell'ornamento a! margine della campana. Fescicole marginali 8. Alternanti ad eguali distanze coi tentacoli principali. Alla base di ogni vescicola, havvi un cuscinetto cellulare sul quale posano da 6-10 sfere splendenti fornite d'involucro pro- prio sottilissimo. 176 A. SPAGNOLINI , Felo. Molto ristretto. Organi genitali 8. In entrambi i sessi, quando sono maturi, assu- mono la forma di otto cercini rotondeggianti picciolati, che sono si- tuati sulla superficie esterna dei quattro canali radiali; i quattro cer- cini inferiori fusiformi, sulla parte dei canali radiali scorrente lungo il peduncolo gastrico, ed i quattro superiori cilindrici, sulla parte dei canali radiali che corrisponde alla superficie inferiore della campana. La bocca, lo stomaco, i canali radiali, i tentacoli e gli organi geni- tali, sono colorati di un verde pallido alle volte tendente al ceruleo. Haeckel trovò questa bella specie assai comune a Nizza. Oeryonopsidae. Agassiz. Genere I. Tima, Eschscholtz. Campana guarnita al suo margine da un cerchio di molti e corti tentacoli. Quattro canali radiali partono dal sacco gastrico e vanno a riunirsi al canale marginale. La faccia inferiore della campana , si prolunga in peduncolo molto spesso conico o prismatico, fornito alla sua estremità di uno stomaco rigonfio pieghettato, avente apertura boccale quadriloba. ^ i. Tima flavilabris. Eschscholtz. Tima /Zaui/aòm. Eschscholtz, 1829. Acal. p. 103, taf. Vili, fìg. 5. Idem. De Blainville, 1834. Man, d'Actin., p. 285, pi. 58, fig. 1. Dionea Liicullana. Delle Chiaje, 1844. Jnim, senz. veri. t. IV, p. 93. Idem. Martens, 1533. Meni. Jcad. S. Petersb. VI, p. 341. Tima flavilabris. Lesson, 1845. Acalèphes^ p. ^5. Campana natante. Conoidea, molto densa nella parte superiore e centrale, di poco spessore al margine, trasparente; diametro fino a 0«»,08 ed anche 0% 1. CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. 177 Peduncolo gastrico. Prismatico a quattro facce, molto largo alla base. Stomaco. Posto airestremilà del peduncolo gastrico; è fatto a guisa di tromba membranacea, con orlo boccale pentagono, laciniato, rugoso. Canali radiali 4. Hanno origine dal fondo dello stomaco, salgono, mantenendosi equidistanti, lungo il peduncolo gastrico, e per la su- perficie interna della campana, raggiungono il canale marginale. Tentacoli, Molti e corti; alcuni equidistanti sono piìi lunghi e ne comprendono fra loro da 4-5 brevissimi. F^elo. Corto, sottile. Organi genitali. 1 Il colore generale della campana è ceruleo debole. Lo stomaco ed i tentacoli sono giallognoli. E nella stagione estiva che più specialmente questa bella e grande medusa frequenta le acque del Golfo di Napoli: è assai rara. il Delle Chìaje ne descrive due individui stati pescati, uno nel marzo 1828, l'altro nel novembre 1840, presso Castel dell'Uovo o LucullanOj per il che, dette a questa specie il nome di Dianea Lu- cullea. Gli altri autori da me consultati parlano di questa medusa come propria dell'Atlantico. I pescatori la nominano Fungia, come le Gerionie. 2. Tima Cari, Haeckel. Tima Cari. Haeckel, 1864. Die familie der Russenquallen. Jenai- sche., Zeitsch. fiir. Med. und Naturg. Voi I, fase. 3. Campana natante. A disco convesso a guisa di vetro da orologio , avente un diametro di 24"^"^, ed un'altezza di 6"^"^. Molto delicata, sot- tile e trasparente. Peduncolo gastrico. Prismatico piramidale. Ha origine, sopra base campaniforme, dal centro della superficie inferiore della campana natante; è corto non avendo una lunghezza che di y^ a y^ di quella del diametro della campana. 178 A. SPAGNOLIM, Stomaco. Posto all' estremila del peduncolo gastrico, lungo quanto la metà di quello, sellile, campaniforme, con orlo boccale quadrilobato e laciniato. Canali radiali ft. Sono angusti, scorrono sopra i quattro spigoli del peduncolo gastrico dirigendosi in basso, dove sboccano nel fondo dello slouìaco. Tentacoli 52. Inseriti sul canale marginale ; sono sottili, molto lun- ghi, anche più del diametro delT ombrello; si staccano bruscamente da una base bulbosa cilindrica. Fra ogni due tentacoli primarii, stanno inseriti da 4 a 6 tentacoli accessorii molto corti e conici, dei quali alcuni sono più sviluppati degli altri. Vescicole marginali 40-60. Vedonsi non regolarmente distribuite, una 0 due, tra ogni due tentacoli principali. Sono piccole, sferiche, e racchiudono due o tre ololili forniti di vescichette proprie. J^elo. Assai stretto. Organi genitali h. Quando sono maturi, hanno la figura di quattro sottili cercini cilindrici, situati lungo i canali radiali dalla base del peduncolo gastrico fin presso al canale marginale. Gli orofani zenitali e lo stomaco sono colorati in verde mare. Più volte ho veduti a Napoli individui di questa specie come, p. es., il 19 febbrajo 1866, il 22 febbrajo 1870 ed il 21 marzo dello stesso anno. In principio credei che fossero giovani della Tima flavilabris., ma poi, avendone avuti con gli organi genitali sviluppati, ed avendo riscontrati tutti 1 caratteri citali dall'Haeckel, più non dubitai che si trattasse di questa specie. Aequoridae. Gegenbaur. Genere I. Aequorea, Lamarck. Campana orbicolare, trasparente, guarnita al suo margine di molti e lunghi tentacoli. Dallo stomaco partono molti canali sottili. Manca il peduncolo gastrico, mancano le braccia. L'orifizio boccale è largo, semplice, circondato da una membrana pieghettata intera. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 179 1, ^equorea Forksalea. Péron. Medusa aequorea. Bast, 1762-6b. Opiiscola^ t. II, p. 85, lab. V, %. 2-5. Idem, Forskal, 1775. Faun. arab. p. 110, Pi. 32. Idem, 0. F. Miiller, 1780. Prod. n. 2819. Idem. Fabricius, 1780. Faun. Groenl. p. 564. Idem. Linneo, 1775-76. Syst. Nat. curi Gm. VI, p. 5153, n. 4. Medusa patina. Modeer, 1790. ^ct. Stock, p. 95. Idem. Brugnière, 1791. Eacycl. méthod. lab. XCV. J equorea Forskalea. Péron, 1809. Jnn. du Mus. t. XIV, p. 356, Idem. Lamarck, 4 816. Anim, sans vert.^ t. II, p. 498. Idem. Cuvier, 1817, Reg. anim. t. IH, p. 276. Idem. Deslong, 1824. Encycl. melhod, sup. II, p. 270. Idem. Bisso, 1825. Nice, t. 1, p. 294. Idem. Eschscholtz', 1829. A cai. esp. I, p. 409. Idem. Blainville, 1854, Man. actin., p. 277. Idem. Delle Chiaje, 1844. Jnim. s. veri. t. IV, p. 92. Aequorea violacea. Edwards, 1841. Ann. des. Se. Nat,.^ t. XVI, 2°^% p. 195. Aequorea Forskalea. Lesson, 1845. Acaléphes., p. 505. Campana natante. Discoidea molto depressa, quasi piatta, traspa- renlissìina. Diametro, 0^48"^"^. Stomaco. Ampio, occupante un grande spazio nel mezzo della faccia inferiore della campana; apresi all'esterno con una bocca senza ap- pendici ed incapace d'allungarsi a tromba. La bocca rimane sempre aperta, e solo si restringe al contrarsi del suo orlo membranaceo. Canali radiali. Dallo stomaco partono moltissimi canali stretti , disposti a guisa di raggi sulla superficie inferiore della campana , che sempre più assottigliandosi , finiscono per sboccare nel canale marginale. Tentacoli. Molti, lutìghi, globosi alla base, ed ivi colorati di ruggine pallido. 180 A. SPAGNOLINI, Fescìcole margimlL Molle, poste negli spazii intertentacolari, con grande regolarità. Per Io più, un tubercolo, che forse altro non è che un tentacolo rudimentale, occupa il mezzo dell'intervallo inter- tentacolare, ed ha, da un lato e dall'altro, due vescicole marginali emisferiche o ovoidi, contenenti ciascuna 2-5 otoliti sferici. Felo. Stretto, delicatissimo, molto contrattile, inserito immediata- mente sotto la serie dei tentacoli e delle vescicole marginali. Organi genitali. Simili a nastri pieghettati e striati di un colore ruggine più o meno tendente al violaceo, disposti a guisa di raggi intorno allo stomaco , nella faccia inferiore della campana. Queste lamelle nastriformi corrispondono ai canali radiali, occupando però solo una porzione della loro lunghezza, non incominciando imme- diatamente sul contorno della bocca, e terminando ad una certa distanza dall'orlo della campana. Questa medusa, conosciuta da molto tempo, sembra assai rara. Il Delle Chiaje dice che l'ha veduta una sola volta a Napoli nel marzo 1840, e nella stessa epoca fu raccolta da Edwards in Nizza e da lui accuratamente descritta col nome di Aequorea violacea. Risso dice che vedesi sulle coste di Nizza in primavera , ma si tiene assai al largo dal littorale; questo suo abitare l'alto mare, è forse la cagione che r ha fatta ritrovare assai difficilmente. Io pure tre sole volte l'osservai in Napoli, nel febbraio 1865, nel gennaio 1869, e nel feb- braio 1870. Genere IL Mesonema, Eschscholtz. Campana a forma di disco. Canali radiali, molti, stretti, irraggianti dall'ampio sacco stomacale. Bocca grande, ordinariamente aperta, non prolungata in tubo, caratterizzata dalle frangie che la circon- dano, per cui questo genere si distingue dal genere Aequorea, CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 18 i 1. Mesonema coerulescens (Brandt). Kòlliker. Mesonema coerulescens. Brandt, 1838. Ausfiìhrllche Reschreibung der schirmquallen. Idem. Kòlliker, 1853. Zeil. fiir. TVissen.., Zool. p. 525. Campana natante. Emisferica^ un poco depressala margine integro. Nel mezzo della parte convessa della campana, vedesi una depressione imbutiforme, probabilmente non costante. Stomaco. Ampio, rotondo, depresso, sporgente nella cavità delia campana. Apertura boccale rotonda con 32 appendici brevi filiformi. Canali radiali. Molli , decorrenti dallo stomaco fino al margine della campana, dove sboccano nel canale marginale. Tentacoli 16. Rigidi, rialzati, lunghi come il raggio della campana. Fesclcole marginali. In numero non costante, 8, 10, 12 , tra un tentacolo e l'altro. Feto. ? Organi genitali. Fusiformi, lineari od ovali allungati ; posti lungo i vasi radiali, non essendone però ciascun vaso provvisto. Il colorito generale volge all'azzurognolo violetto, principalmente al margine ed agli ovarii. Kòlliker rinvenne questa medusa assai comune a Messina. 2. Mesonema coehim pensile. Eschscholtz. Medusa coelum pensile. Modeer, 1790. ^^ct. Stock, p. 95. A equorea mesonema. Péron, 1809. esp. 21. Idem. Lamarck, 1816, t. II, p. 498. Mesonema coelum -pensile. Eschschollz, 1829. Acal. p. 112. Idem. Lesson, 1843. Jcal, p. 316. Campana natante. Discoidale, cerulea. Stomaco. Con bocca fornita di festoni oblunghi, acuminati, frangiati, 4 82 A. SPAGNOLlMf, Canali radiali. Molli. Tentacoli. Molli, corti, serrali, azzurri alla base. p^escicole marginali. ? Felo. ? Organi genitali.! Non posso dare allro che una imperfetta diagnosi di questa me- dusa, che non ho veduta a Napoli, e che 1 sopra citali autori dicono trovarsi nel Mediterraneo. Genere III. Mitrocoma, Haeckel. Campana fatta a guisa di berretto o mitra. Stomaco prismatico a quattro facce. Tentacoli molti e di varia forma , pendenti dal mar- gine della campana come folla capigliatura. Canali radiali quattro, aventi alla loro metà gli organi genitali cilindrici. 1. Mitricoma annae. Haeckel. Milricoma Jnnae. Haeckel, 186^. Besch. neu. Crasp. Med. aiis dem. Golf, von Nizza. Jenaische^ Zeitscli. fiir Med. und. Naturw., Voi. I, fase. 5. Campana natante. Fatta a berretto o mitra, che va restringendosi verso il margine; costituita da sostanza densa e trasparente. Altezza Igmm. diametro massimo alla metà dell'altezza 40^^"^; diametro della circonferenza tracciata dal canale marginale 50^^"^. Stomaco. Avente la figura di un prisma quadralo che avesse i lati di k^^^ diviso per mezzo di un ristringimento o collo di 2"^°^ di dia- metro, dall'apertura boccale quadriloba. Sta sospeso nel centro della superficie inferiore della campana. Canali radiali ft. Scorrono lungo i quattro spigoli dello stomaco, e per la superficie inferiore della campana vanno a raggiungere il canale marginale. Tentacoli. Da ftOO a 600 tentacoli esili, di varie forme, alter- nanti fra loro, guarniscono il margine esterno della campana: 80 CATALOGO DEGLI ACALEFJ DEL GOLFO DI NAPOLI. 183 sono molto consistenti , cavi , con base molto rigonfiata , lunghi da due a tre volte il diametro della campana, e rivestiti di cellule orti- canti, mobilissimi: 200 a 400, solidi, corti, cilindrici, sottili, forniti di lunghe ciglia, e terminati alla loro estremità da una capocchia ricca di cellule orticanti; sono rigidi, quasi sempre avvolti a spira e sembrano costituiti da una serie dì cellule discoidali disposte come una pila di monete. Altri 150 a 200, sono corti, conici, rigonfiati a capocchia alla loro estremità, coperti di lunghe ciglia, ma mancanti di cellule orticanti. Ordinariamente , fra due tentacoli della prima forma, vedonsene quattro della seconda e tre della terza, disposti alternantemente. Fesckole marginali 80. Ciascuna posta nel mezzo dello spazio compreso tra due tentacoli principali. Felo. Stretto. Organi genitali 4. Hanno la forma di cercini cilindrici, posti sui canali radiali circa alla loro metà, e sporgenti nella cavità della campana. La bocca, lo stomaco, i canali radiali, gli organi genitali, la base dei tentacoli principali, hanno un colore ambra pallido. Haeckel sì mostra incerto a che famiglia ascrivere questa specie ; dice che per l'aspetto generale somiglia una Tiaropsis, ma ne dif- ferisce per la struttura delle vescicole marginali dello stomaco e dei tentacoli. 0 Non ho mai veduta a Napoli questa elegante medusa che Haeckel trovò assai frequente a Nizza. Eucopidae. Gegenbaur. Genere I. Eucope, Gegenbaur. Campana emisferica od in forma di disco. Stomaco corto con bocca quadriloba. Canali radiali quattro. Tentacoli variabili nel numero, così pure le vescicole marginali. Organi genitali a guisa di piccole spor- genze soprastanti ai canali radiali. 184 A, SPAGNOLINI, 1. Eucope polystyla. Gegenbaur. Eucope polystyla. Gegenbaur, 18b6. Medusa^ p. 2ft2, taf. Vili, fig. i8. Idem. Keferstein ed Ehlers , 1861. Zoolog, Beitrdge, pag. 88, taf. Xlll , %. *. . Campana natante. Più o meno emisferica. Trasparente. Stomaco a forma di bottiglia con bocca quadriloba; l'estremità di ogni lobo è provveduto di cellule orticanti. Canali radiali 4. ' Tentacoli. Molti, striati, ricchi di cellule orticanti, meno lunghi del diametro della campana. f^escicole marginali 8. Poste a coppie fra i canali radiali; sono globose, e nella parte sporgente hanno un incavo conico fornito di un otolite rotonda. Feto. Bene sviluppato. Organi genitali. ? Keferstein ed Ehlers trovarono questa specie assai comune a Mes- sina durante l'inverno. E dalla descrizione che ne danno che ho tolta la diagnosi. 3. Eucope exigua. Keferstein ed Ehlers. Eucope exigua. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoologische Beitràge, p. 88, taf. XIII, fig. 15. Campana natante. Quasi emisferica". Altezza 5"^"^. Stomaco, Corto, cilindrico, con bocca appena lobata. Canali radiali 4. Tentacoli 8. Tubolosi, corti, ricoperti di cellule orticanti. Vescicole marginali h. Poste alla base dei tentacoli interradiali e simili nella struttura a quelle dell'^wcojoe polystyla. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. |8U FeloA Organi genitali. ? Veduta a Messina nel gennaio. 3. Eiicope pietà. Keferstein ed Ehlers. Eucope piota. Keferstein ed Ehlers, 4 881. Zoolog. Beitràge^ p. 88, tav. XIII, fig. 11-12. Campana natante. Emisferica. Altezza 1*^^"^. Stomaco. Cilindrico a bocca che non apparve quadriloba. Canali radiali 4. Tentacoli 4. Tubolosi, lunghi, avvolti a spirale sinistrorsa; sono ricchi di cellule orlìcanli e pigmentali in giallo. Vescicole marginali 8. Ordinariamente si vedono con simmetria situate a due a due fra i canali radiali ; la loro struttura è analoga a quella à.Q\V Eucope polystyla. Feto. ? Organi genitali. Sembrano come insaccamenti dei canali radiali , e sono situati a y^ dell'altezza della campana. Keferstein ed Ehlers dicono che questa specie somiglia dW Eiicope polystyla di Gegenbaur , nella quale però vi sono otto tentacoli, mentre nella loro specie solo quattro, e non fu notata traccia di ten- tacoli interradiali. Messina nel gennaio. Sembra ora certo, per le osservazioni di molti scienziati , che il numero dei tentacoli e delle vescicole marginali cresce coll'età, e la forma della campana subisce considerevoli cambiamenti , cagione questa, dell'essere state indicate come specie distinte, quelle che molto probabilmente altro non erano che forme differenti di una stessa specie. Trovo indicato nell* opera dell' Hincks A History of the Brilish Hydroid Zoophytes., come le Eucopi, propriamente delle, si distin- guono per avere una campana emisferica^ un numero relativamente i86 A. SPAG.NOLIM, piccolo di tentacoli, e le vescicole marginali fra i tentacoli e non sopra la loro base^ mentre le specie fornite di una campana depressa, di molti tentacoli spesso rientranti, e di vescicole marginali poste sopra la base dei tentacoli^ vanno poste nel genere Obelia di Péron e Lesueur, affine a questo. Più volte, per es. nel decembre 1868, nel maggio 1869 e nel feb- brajo 1870, ho veduto in Napoli delle piccole e vivacissime meduse che io giudicava fossero individui deìVEucope polystyla di Gengen- baur, ma poi meglio considerando, per l'appendice esistente sopra all'ombrello, e più ancora per la posizione delle vescicole marginali sopra la base dei tentacoli, mi persuasi che appartenevano al genere Obelia, e probabilmente, alla specie Obelia gymnopthalma^ medusa della Laomedea geniculata. Siccome non ho da riscontrare una detta- gliata descrizione di questa specie, non posso dire assolutamente che ad essa si dovessero riferire; solo mi limiterò a dare in succinto i caratteri che le meduse da me vedute presentavano. Campana natante. Emisferica, di pochi millimetri di diametro, for- nita nel mezzo della superficie convessa di un'appendice conica, delle volte assai lunga in rapporto al diametro della campana. Stomaco. Piccolo, con bocca quadriloba. Canali radiali 4. Visibilissimi anche ad occhio nudo. Tentacoli 48. Corti, striali. Alcuni presentavano alla base dilatata, una radice bulbosa trasparente internata nella sostanza della cam- pana, altri ne mancavano affatto. Per lo più queste due specie di tentacoli , erano alternanti fra loro. Fescicole marginali 8. Sferiche con globulo trasparente nel loro centro. Erano situate alla base, però un poco lateralmente, dei tenta- coli forniti di radice. p^elo. Assai stretto. Organi genitali 4. A guisa d'insaccamenti rigonfiati a bolla, posti sul tragitto dei canali radiali, assai vicino al canale circolare. Risulta dalle osservazioni di A. Agassiz {North American Acale- phoe), che nel genere Obelia., la medusa coli' avanzarsi dell'età perde l'abitudine di nuotare coirappendice conica soprastante alla campana, assumendo il consueto modo di nuotare dei discofori; i tentacoli accre- CATALOGO DEGLI ACàLEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 187 scensi grandemente in numero , ed i sacchi genitali divengono più ampi, differendo qualche volta di figura nei due sessi. È certo che nel genere Thaumantias nell'opera di Forbes (British naked eyed medusce) sono comprese molte specie del genere Obelia, Genere II. Phialidium, Leuckart. Campana molto appianata. Stomaco corto cilindrico o sferico. Ca- nali radiali quattro. Tentacoli molto corti. Vescicole marginali molte, alternanti coi tentacoli. Organi genitali lungo i canali radiali, presso la congiunzione di questi col canale marginale. i. Phialidium viridicans. Leuckart. Phialidium viridicans. Leuckart, 1856. Beitràge zur Kenntniss der Medusen fauna von JSizza^ Jrc-hiv. f. Natarg. Jahrg. 2S p. 1. 10. Campana natante. Molto appiattita, spessa nel centro, sottile ai margini, trasparente. Diametro 5-6™°^; altezza 2"^°^. Stomaco. Cilindrico o sferico, fornito di bocca quadriloba, colle sue pareti e lobi boccali, ricchi di cellule orticanti. Canali radiali 4. Tentacoli. 16-32, ed anche in maggior numero. Sono corti e cavi, più larghi alla base, ed alla loro estremità forniti di cellule orticanti. Ve ne sono di varia lunghezza, la differenza nello sviluppo dipende dalla differenza dell'età. /Vescicole marginali. Sono capsule rotonde contenenti una o due otoliti sferiche. In generale corrispondono in numero a quelle dei tentacoli, e' con essi alternano. Feto. Molto stretto. Organi genitali k. Ovoidi più o meno allungali, piuttosto piccoli, situali sui canali radiali molto lungi dallo stomaco presso al margine della campana, alla congiunzione di questi col canale marginale. Lo stomaco e gli organi genitali hanno un colore verde mare. 188 A. SPAGNOLINI , Ho trovata questa specie assai comune in Napoli nei mesi di feb- brajo, marzo ed aprile. Ho osservalo essere variabilissimo il numero dei tentacoli; citerò individui presi il 25 febbrajo 1868, con venti tentacoli; altri nel decembre dello slesso anno, con ventiquattro. Il 16 marzo 1869 ne ebbi uno con trentaquattro tentacoli, ed il 20 aprile 1870 altro con soli sedici. Quando i tentacoli erano molti, le vescicole marginali corrisponde- vano in numero , ed erano alternanti con essi ; quando i tentacoli erano relativamente pochi, si vedevano fino due vescicole marginali fra due tentacoli. 2. Phialidium ferriigineum. Haeckel. Phialidium ferrugineum. Haeckel, 186^^. Beschreibung neuer era- spedoter Medusen aus dem Golf von Nizza. Jenaische Zeitsch, fiir. Med. und. Natur, Voi. 1, fase. 5. Campana natante. A guisa di vetro da orologio molto sottile. Dia- metro 12™"^; altezza 3-4^"^. ó'tómaco. Sospeso al centro della vòlta della campana, piriforme, diviso per mezzo di una strozzatura dalla bocca quadriloba , situalo sopra una base larga e prismatica. Canali radiali 4. Molto stretti. Tentacoli, 24 sembra essere il numero tipico dei tentacoli negli individui adulti. Questi tentacoli sono cavi, sottili, mobilissimi, assai lunghi; hanno una base larga campaniforme. p^escicole marginali. 48 sembra il numero normale delle vesci- cole marginali negli individui adulti. Sono rotondeggianti a parete mollo spessa, nella loro parte inferiore hanno una vescichetta conle- nente un otolite sferica. Felo. Mollo stretto e rilasciato. Organi genitali 4. Hanno origine presso al canale circolare, e si stendono lungo i canali radiali, fino quasi alla mela della loro lun- ghezza. Quando son maturi, sono molto gonfii e protundono nella cavità della campana. CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. f^ft Stomaco, organi genitali, e base dei tentacoli, colorali più o meno intensamente in rosso giallognolo. La colorazione differente, il numero tipico (24), e la maggiore lun- ghezza dei tentacoli, sono i caratteri che hanno indotto 1' Haeckel a distinguere questa specie dal Phialidium viridicans di Leuckàrt. Rinvenni a Napoli questa medusa molto meno comune della pre- cedente, e nella stessa epoca dell'anno. Potrei qui ripetere quello che antecedentemente ho detto, cioè che è molto variabile il numero dei tentacoli e delle vescicole marginali. Un'osservazione, che potrebbe dipendere dal semplice caso, sì è questa, che gli individui del Phialidium viridicans aventi organi genitali ben maturi, presentarono questi costantemente ripieni di uova più 0 meno sviluppate, mentre gli individui del Phialidium ferrii- gineum nelle stesse condizioni, avevano gli organi genitali pieni di prodotti maschili. ; Genere III. Sminthea, Gegenbaur. Campana emisferica. Stomaco posto sopra larga base, frequente- mente corto e cilindrico. Tentacoli corti e rigidi, in numero determi- nato. Vescicole marginali 4-8. Organi genitali posti al punto di con- giunzione dei canali. radiali col canale circolare. 1. Sminthea globosa. Gegenbaur. Sminthea globosa. Gegenbaur, 1856. Medusen^ p. 246, taf. IX, fig. 17. Idem. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoologische Beitràge^ p. 89. Campana natante. Quasi sferica, con pareti molto spesse. Diame- tro 4"^"^. Stomaco, Corto e ampio, con bocca cilindrica, riccamente provve- duta di ciglia. Canali radiali 4. Voi. XIV. 15 i^O A. SPACNOLIM , Tentacoli 8. Corti, rigidi, striati, rigonfiati all'estremità, da per ogni dove ricoperti di cellule orticanti, e pigmentali in giallo. Vescicole marginali 4. Poste fra ogni due tentacoli. Sono lingue- formi e fornite d'otolite rotonda. Felo. ? Organi genitali, ? Keferstein ed Ehlers videro questa specie a Messina nel gennaio. 2. Sminthea Campanulata. Keferstein ed Ehlers. Sminthea campanulata. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Bei- trdge,^ p. 89, taf. XIV, fig. 1-2. Campana natante. Emisferica con parete di molto spessore. Al- tezza 2"^"^. Stomaco. Conico, corto, muscoloso. Canali radiali. 6. Tentacoli, 12. Sei corrispondenti ai canali radiali, sono corti, striati, coperti di cellule orticanti, rigonfiati a clava alla loro estre- mità, ed ivi pigmentali in rosso; sei interradiali, più corti dei primi, non clavati all' estremità. Fescicole marginali 6. Rotonde, poste alla base dei tentacoli in- terradiali. Felo.l Organi genitali. ? Keferstein ed Ehlers, che trovarono questa specie pure a Messida nel gennaio, fanno osservare che la sua posizione nel genere Smin- thea non è certa, non avendo potuti vedere gli organi genitali. Considerano cosa di poco momento l'essere i canali radiali 6 in luogo di 8, ed hanno ragione; io pure potrò dare esempio del variare del numero dei canali radiali in individui della stessa specie, parlando del prossimo genere Thaumantias. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 191 Tliaumantiadae. Gegenbaur. Genere I. Thaumantias , Eschscholtz. Campana emisferica. Stomaco corto, con margine boccale quadri- lobo. Canali radiali 4. Tentacoli molli. Organi genitali a guisa di nastri, lungo i canali radiali. I. Thaumantias mediterranea. Eschscholtz. Thaumantias mediterranea. Gegenbaur, 1866. Medusen^ p. 237- 259, taf. Vili, fig. 1, 2. Thaumantias corollata. Leuckart, 1856. Beitràge zur Kenn. der Medusen fauna von Nizza., p. 16-18, taf. 1, fìg. 12. Thaumantias mediterranea. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitràge., p. 87. Campana natante. Emisferica, del diametro di 30"'"^ all' incirca. Stomaco. Corto, cilindrico, con bocca quadriloba. Pende dalla volta della campana, nel punto d' incrociamento dei canali radiali. Canali radiali. 4. Tentacoli. Moltissimi, oltre i 100. Gegenbaur descrive tre differenti varietà di tentacoli osservati in questa specie. Alcuni lunghi con base bulbosa, struttura tubolosa, e ricchi di cellule orticanti ; tra questi , altri più corti, sottilissimi, striati; ed una terza specie a forma di clava. /Vescicole marginali.! J^elo. Di mediocre grandezza. Organi genitali 4. Sono nastriformi con molti insaccamenti, e si- tuati lungo i canali radiali. Nelle borse od insaccamenti degli organi genitali, si sviluppano i prodotti sessuali. Lo stomaco e gli organi genitali sono colorati in giallo. Trovai questa specie comune a Napoli tutti gli anni, dal dicembre all'aprile. 192 A. SPAGNOLIM , Keferstein ed Ehìers hanno avuti individui con 8 canali radiali, ed a questo riguardo fanno osservare come il numero dei canali radiali maggiore di 4, non implichi differenza nella specie, rimanendo co- stanti gli altri caratteri. In appoggio della giustezza di questa opi- nione, posso citare come, fra gli individui da me presi nel febbraio del 1870, ne ebbi due anormali, uno con cinque canali radiali e quattro organi genitali, l'altro con sei canali radiali e cinque organi genitali. 2. Thaumantias corollata. Leuckart. Thaumantias corollata. Leucjtart, 1856. Beitrdge zur Kenntniss der Medusenfauna von Nizza^ p. 16-18, Taf. 1, fig. 12. Campana natante. A forma di vetro da orologio, di mediocre spessore e molto trasparente. Diametro 3"^"^ a 6"^^". Stomaco. Campaniforme, corto, fornito di un' ampia apertura boc- cale, i cui margini arricciandosi un poco, si prolungano in quattro lobi assai sviluppali. Canali radiali 4. Secondo il solito, emergono dal fondo dello stomaco, e scorrendo sulla superficie inferiore della campana , vanno a raggiungere il canale marginale. Tentacoli. Molti, circa 250, ma il numero non è determinato, ve- nendone fuori sempre dei nuovi. Sono cavi, sottili, corti (6"^"^), prov- veduti di una base rigonfiata a clava, spesso fornita di una macchietta nera (ocello?). Oltre ai tentacoli completi, ve ne sono altri piccolissimi, pieni, non rigonfiali alla base, rivolti in dentro, e disposti senza ordine alcuno. /Vescicole marginali. 1 Felo. Assai sviluppato. Organi genitali K. Sono nastriformi, cilindroidi, assai larghi; hanno origine ai lati dello stomaco, e scorrono assottigliandosi lungo i canali radiali, fin oltre la metà della loro lunghezza. Leuckart, che ha veduta questa medusa a Nizza, dice che è di graziosissimo aspetto; fa osservare come mostri molta somiglianza CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. 195 colla Medusa cruciata di Forskal, ed anche colla Thaumantias pilo- sella di Forbes, specialmente per il numero, la forma, e la disposi- zione dei tenlacoli. Sembra che Keferslein ed Elilers (1. e), la ritenessero identica alla Thaumantias mediterranea^ poiché la citano nella sinonimia di que- si' ultima. 2. Thaumantias punctala, (Cosmetica punctata) Haeckel. Cosmetica punclata» Haeckel. 1864. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza, Jenaische^ Zeitsch. fiir, Med» und. JVatur, Voi. I, fase. 5. Campana natante. Di forma molto variabile, ora emisferica, ora un poco convessa a guisa di vetro da orologio. Diametro al canale circolare 15"^"^; altezza 3-9"^'^. Stomaco. Corto, però molto estensibile, terminato da quattro lobi boccali corti a forma di lancette, pieghettali. Canali radiali k. Tentacoli, Molti, circa 200-400, variabili nella forma. 1 tentacoli principali, circa 128, sono molto consistenti, tubolosi, lunghi due o tre volte il diametro della campana, coperti di cellule orticanti, mobilissimi, e spesso avvolti spiralmente. Altri tentacoli secondarli , 50-150, sono pieni, sottili, cilindrici, rigidi, terminanti a capocchia ricca di cellule orticanti, più corti del raggio della campana , e pur essi avvolti a spirale ; sembrano formati da una serie di cellule discoidali a guisa di pila di monete. Una terza forma la presentano altri circa 128 tentacoli, che sembrano clave corte, rigide, appoggiate col loro peduncolo sottile, sopra una piccola protuberanza conica costituita di cellule trasparenti ; in questi mancano gli organi orticanti. Fescicole marginali. Mancano. Si nota però spesso alla parte ester- na della base dei tentacoli principali, una sfera colorata in nero (ocello?). Felo, Di mediocre grandezza. 194 Organi genitali h. Cilindrici, arricciali. Nascono dai quattro angoli dello stomaco, e si stendono lungo la superficie inferiore libera dei quattro canali radiali, giungendo, negli individui più giovani, sino alla metà di questi, nei più adulti, fin presso al canale marginale. La bocca, lo stomaco, gli organi genitali, i tentacoli principali ed una duplice striscia lungo il canale marginale, vedonsi colorati in un roseo pallido, con macchie carnee. Inoltre, gli organi genitali ed i tentacoli principali, sono spruzzati di nero. Haeckel fa osservare che questa medusa si distingue per gli esposti caratteri, dalla Cosmetica pilosella Forbes, dalla Thaumanlias medi- terranea Gegenbaur, dalla Tliaiimantias corollata Leuckart e dalla Laodicea calcarata Agassiz, accordandosi però con queste nei tratti fondamentali della sua struttura, e segnatamente per la forma propria delle tre specie di tentacoli , perciò propone di riunirla con queste quattro specie nel sotto-genere Cosmetica di Forbes elevato a genere. Haeckel trovò questa specie comune a Nizza. Il 17 novembre 1868, ebbi due individui di una grande e bella Thaumantias^ della quale indico i caratteri tolti da un disegno che ne feci. Campana natante. Quasi emisferica. Diametro circa aO™'". Stomaco. Corto, cilindrico, allargantesi verso l'apertura boccale che è quadriloba ad orlo pieghettato. Canali radiali li. Bene sviluppali. Tentacoli. Molti. Ne contai circa 80 bene sviluppati, ai quali erano frammisti altri incompleti. 1 tentacoli principali, erano molto grossi, terminati quasi a clava alla loro estremità , estensibilissimi da divenire di una lunghezza tripla di quella che avevano quando erano contratti. I tentacoli se- condarii, a guisa di tronconi rotondeggianti molto corti. Vescicole marginali. Mancanti. Velo. Assai grande. Organi genitali 4. Simili a nastri molto pieghettati, disposti lungo i canali radiali, da poco dopo la base dello stomaco fino presso al canale marginale. CATALOGO DEGLI ACALBFl DEL GOLFO DI NAPOLI. 198 Lo stomaco, la bocca, il canale circolare, la base dei tentacoli principali e gli organi genitali, erano colorati di roseo tendente al giallo, con macchie di un colore carneo intenso. I tentacoli princi- pali erano striati in nero. Credo che gli individui da me osservati debbano riferirsi alla specie Thaumantias punctata di Haeckel, ma faccio altresì notare, che questa medusa era già stata veduta da Spallanzani e Delle Chiaje, e da loro indicata col nome di Oceania fosforeggiante. Il Delle Chiaje (1. e.) ne fa una succinta descrizione e ne dà un disegno. Dice che è rara a Napoli ma mollo più comune a Messina; parla della celerilà del suo nuoto, e dice trovare molto bene appropriata la denominazione specifica impostale da Spallanzani, a causa della marcata proprietà di emettere nottetempo fosforica luce in preferenza delle altre meduse, Oceaniadae. Gegenbaur. Genere I. Oceania, (Péron) Eschscholtz. Campana molto convessa. Stomaco corto non raggiungente l'aper- tura della campana. Canali radiali quattro. Tentacoli molti, con mac- chie ocellari alla base. Organi genitali situati nelle pareti dello sto- maco. 1. Oceania pileata Péron. Medusa pileata. Forskal, 1773. Descript, Animai^ p. 100. Idem. Forskal, 1776. Icon, rer. nat.^ tab. 35. Oceania pileata. Péron, 1807. Med. esp. B2, Ann..^ p. 345. Idem. Lesueur, 1815. Pi. loa-112. Dianea pileata. Lamark, 1815. Syst., t. II, p. 506. Idem. Risso, 1826. T. V, p. 299. Oceania pileata. Eschscholtz, 1829. Acal^ p. 98, 99. Dianea pileata. Delle Chiaje, 1831. il/em., Tav. 75, fig. 3-5. Tiara papalis. Lesson, 1843. Jcalèphes^ p. 287. Oceanea pileata. Leuckart, i856. Medusen, p. 20-23. Oceania sedecim costata. Kòlliker, 1855. Zeitsch,, p. 324. 196 A. SPAGNOLIM^ Oceania pileata. Gegenbaur, 1856. Meduseii^ p. 221-225, taf. Vili, fig. 1. Idem. Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog, Beiir., p. 81. Campaua natante. Cupoliforme, jalina, munita alla sua sommità di un peduncolo od appendice conica più o meno sviluppata, e della stessa sostanza della campana. Diametro IO""""; altezza 20"". Molte volte la campana ha alla sua esterna superficie delle linee rilevate o costole, per lo più corrispondenti al numero dei tentacoli. Stomaco. Globoso, ampio, diviso in quattro scompartimenti corri- spondenti ai canali radiali. Bocca quadriloba a lobi molto ricurvi in alto e pieghettati a guisa di foglia. Canali radiali k. Partono dalla base dei quattro scompartimenti dello stomaco, e scorrendo lungo la superficie interna della campana, vanno a raggiungere il canale marginale. Tentacoli, in generale molli, 100 all' incirca, ma però il loro nu- mero può variare assai. Questi tentacoli sono tubolosi, con base rigonfia, lunghi, sottili, avvolgibili a spirale, coperti di cellule orti- canti. Sulla base rigonfiata dei tentacoli havvi una macchia oculare triangolare e di colore rosso bruno. Vescicole marginali. Situate al margine della campana, alternanti coi tentacoli. Hanno la figura di bollicine emergenti dalla superficie inferiore del canale circolare; sono provviste di un otolite sferica, Velo. Assai ristretto e teso. Organi genitali K. Situati nei quattro scompartimenti dello stomaco. Ognuno degli organi genitali consiste in due solchi lobati, che stanno ai lati della linea di connessione dei canali radiali coi lobi dello stomaco. Lo stomaco è colorato in rosso bruno più o meno intenso, special- mente nel punto ove sono gli organi genitali. Anche la base dei tentacoli ha lo stesso colore, ma molto più slavato. 1 giovani individui di questa specie, osservati da Leuakart, Kefer- stein ed Elhers, avevano l'appendice sovrastante alla campana, molto sviluppata ; erano forniti di quattro soli tentacoli bene sviluppati, ma fra questi già se ne vedevano venir fuori altri. CATALOGO DEGLI ACALEl'l DEL GOLFO DI NAPOLI, 197 Lo Stomaco aveva pareti molto sottili, era poco turgido, non essendovi ancora sviluppati gli organi genitali. Leuckart trovò questa medusa comune nei mesi dell'inverno a Nizza, e Keferstein ed Ehlers la rinvennero abbondante nella stessa stagione a Messina. È pure comunissima nel golfo di Napoli, specialmente dal dicembre all'aprile. Nei molti individui che ho potuto osservare, ho riscontrali tutti i caratteri indicati dai sopracilati autori; però né Keferstein ed Ehlers, nò Leuckart, dicono di avere ritrovate le vescicole marginali, che io ho vedute benissimo sviluppate, come nella diagnosi ho esposto. Partecipo perfettamente all'opinione dei nominati scienziati, non essere la presenza o la mancanza od il vario sviluppo del pileo ^ né il numero maggiore o minore dei tentacoli , caratteri sufficienti per creare specie nuove, come da alcuni autori si fece. 11 pileo altro non é che il peduncolo col quale la medusa slava attaccata al polipo ge- nitore, rimasto anche dopo il distacco, ma ciò, a mio credere, non sempre. In quanto ai tentacoli , abbiamo detto come aumentino in numero coli' età della medusa. 10 ho osservate Oceanie fornite di pileo e di un grandissimo numero di tentacoli, altre con pileo e pochi tentacoli, 11 25 febbraio 1870, ebbi una bella Oceania con tutti assoluta- mente i caratteri dell' Oceania pileata, ma mancante di peduncolo; certo era caduto. 2. Oceania flavidula, Péron. Oceania flavidula. Péron e Lesueur, 1809. Jnn. d. Mus. d' hist, nat, XIV, p. 345. Dianea flavidula, Lamarck, 1816. T. Il, p. 806, esp. 6. Oceania flavidula, Eschscholtz, 1829. ^cct/., p. 97, esp. 3. Idem, Risso, 1826. T. V, p. 289. Idem, Blain ville, 1834. Manuel d'Jcti^ p. 282. Idem. Lesson, 1843. Acalèphes,^ p. 309. Oceania armata, KòlUker, 1853. Zeitschrift^ p. 325, 198 A. SPAGNOLIM , Oceania flamdula, Gegenbaur, 1856. Medusen^ p. 223, t. VII, fig. 4, Idem. Keferslein ed Ehlers, 1861. Zoolog» Beitràge^ p. 83. Campana natante. Globosa, jalina. Diametro 6"^"^, ed allrettanto r altezza. Stomaco. Globoso, con stretto stelo boccale, che alla sua apertura si allarga espandendosi in quattro lobi ricurvi in alto, pieghettati ai margini, somiglianti a foglie accartocciate. Lo stomaco poggia sopra una base costituita da una corta sporgenza o processo della parte su- periore della vòlta della campana. Canali radiali U. Partono dal fondo dello stomaco, salgono lungo il processo basilare, poi, curvandosi ad arco, scendono per la super- ficie interna della campana fino al canale marginale. Tentacoli. Molli, circa 80-100; tenui, lunghi, segmentati, non tu- bolosi. Alla base dì ogni tentacolo, vedesi una corta striscia bruna, sotto l'estremità della quale trovasi il piccolo ocello bruno. p^escicole marginali.'i Feto, Di mediocre grandezza e teso. Organi genitali 4. Situati nei lobi dello stomaco. Hanno la figura dì qifattro coppie di cercini o rigonfiamenti non pieghettati. Lo stomaco è colorato in giallo volgente al rosso nelle braccia boccali. Il canale circolare è scuro, colore che si continua nelle strie che vedonsi alla base dei tentacoli. Questa medusa differisce dall'Oceania pileata^ specialmente per il processo basilare sopra a cui appoggia lo stomaco, per la stria e la disposizione della macchia ocellare alla base dei tentacoli, e per la mancanza di piegature negli organi genitali; caratteri^ questi , che molto l'avvicinano alla Lizzia Kòllikeri. Kefersteìn ed Ehlers la trovarono nel gennaio e febbraio a Messina, ma raramente. Pochi individui di questa specie ho veduti a Napoli. Uno adulto con organi genitali ripieni di uova benissimo sviluppate, il 17 dicem- bre 1866, ed altri due, nel dicembre e nel marzo del 1867. CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. j 99 3. Oceania coccinea, Leuckart. Oceania coccinea. Leuckart, 1856. Beitrage ziir Kenntniss der Meditsenfauna von Nizza, p. 24. Campana natante. Ovoide, jalina, avente alla sua sommità una tuberosità, che alle volle si presenta come semplice gobba, ed alle volte manca assolutamente. Stomaco. Globoso, con corti lobi boccali, elegantemente pieghettati. Canali radiali 4. Disposti come nelT Oceania pileata. Tentacoli. Simili a quelli óeW Oceania pileata, ma più corti. Sono moltissimi, e formano una folta guarnizione al margine della campana, f^elo. Di mediocre grandezza e teso. Vescicole marginali? Organi genitali. Della struttura di quelli dell' Oceania pileata. Lo stomaco è colorato vivamente in rosso cremisi, e la radice dei ten- tacoli in gialliccio. Leuckart trovò questa medusa rara a Nizza; la ritiene specie dif- ferente dall' Oceama pileala, per essere il peduncolo del vertice della campana rudimentale o mancante, per avere i lobi boccali più corti, come pure più corti i tentacoli, per essere lo stomaco colorato vivamente in cremisi. Dice che forse potrebbe essere quella già veduta a Nizza da Risso, e da lui indicata col nome di Oceania Leuseuriana. 4. Oceania smaragdina, Haeckel (Tiara smaragdina). Tiara smaragdina. Haeckel, 1864. Besch. neu. Crasp, Med. aus dem Golf von Nizza. Jeanische^ Zeitsch. fiir Med. und, Natur. Voi. I, fase. 3. Campana natante. Di forma mollo variabile , conica , cilindrica, ovoide, ed anche alle volte quasi emisferica. Vedesi costantemente fornita alla sommità di un'appendice o gobba, generalmente conica, di sostanza simile a quella della campana. 200 Diametro della campana al canale marginale 0,6™"^ a 0,9"^"». Altezza della campana 8 a 10"^"*. Altezza dell'appendice conica 6 a 9"^"^. Stomaco. Molto variabile nella forma, sferico, campaniforme, loba- to, più 0 meno compresso, ed anche poliedrico , molto ampio, occu- pando alle volte i y^ della cavità della campana. Uno stringimento a guisa di collo divide lo stomaco dall'apertura boccale fatta a campana , fornita di quattro lobi elegantemente ar- ricciolati verso r esterno e pieghettati nei loro margini. Questi lobi hanno la figura di foglie, la cui costola media si continua in alto nei quattro spigoli dello stomaco. Canali radiali 4. Stanno congiunti ai quattro canti dello sto- maco, direttamente nella metà superiore di essi, e per mezzo di una piega mesenterica nella metà inferiore; staccandosi quindi dal fondo gastrico , si conducono nel loro andamento attraverso la campana come nelle altre Oceanie. Tentacoli. Negli individui giovani sono 4, posti all' estremità dei quattro canali radiali, negli adulti 8, ed al massimo 12. 1 tentacoli hanno una base rigonfia a guisa di capocchia, che si prolunga in due appendici o gambe, che stanno a cavallo del mar- gine della campana; alla sommità della gamba esterna vedesi un'am- pia macchia di colore sanguigno. La parte inferiore dei tentacoli è tubulosa, e si protrae in un filamento mollo sottile, avvolgibile a spi- rale, lunghissimo, raggiungendo la lunghezza di mezzo metro quando è disteso. Fescicole marginali. Le vere vescicole marginali (organi uditivi?) mancano, ma fra dodici tentacoli degli individui adulti, vi sono, irre- golarmente distribuite, da 12 a 28 capocchie oculari (ocelli); alcune più grandi, le altre piccole, tutte situate sul margine interno della campana alla superficie inferiore del canale marginale. /^e/o. Ampio e steso. Organi genitali. Situati nei quattro lobi gastrici. Hanno la figura di cercini pieghettati, cilindrici o fusiformi , disposti obliquamente uno sull'altro, in numero di 6 a 10 paja. Le pareti dello stomaco e la bocca sono colorati in rosso fosco o in rosso carne, alle volte in giallognolo, la colorazione più intensa CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. ^04 vedesì ove sono gli organi genitali. Tanto le pareti dei canali radiali, quanto quella del canale circolare, sono colorate di un bel verde mare, ed alle volte verde smeraldo. Haeckel vide questa Oceania nel marzo e nell'aprile a Nizza, ma la trovò assai raramente. A Napoli non 1' ho mai veduta. La diagnosi è tratta dalla completa e dettagliata descrizione che r Haeckel dà di questa sua nuova specie, descrizione che potrebbe essere presa per tipo. Genere II. Cladonema, Dujardin. Campana molto convessa ed alta. Canali radiali da otto a dieci, con altrettanti tentacoli dicotomicamente ramificali, provvisti di ocelli alla base. Organi genitali nelle pareti dello stomaco. 1. Cladonema radiatum, Dujardin. Cladonema radiatum. Dujardin ^ 4 843. Observation sur vn nou- venu genre de Medusaires. Ann. se. nat., 2.™® XX, p. 570-573. Idem. I. Hincks, 1858. ^ History of the British Hydroid Zoo- phytes, Cladonema radiatum. Gegenbaur, 1856. 3Iedusen, p. 250, 231. Idem. Keferstein ed Ehlers , 1861. Zoolog. Beitr.^ p. 85. Campana natante. Cupoliforme, leggermente prominente o punlufa alla sua sommità, costituita da sostanza trasparente, tutta coperta di minute cellule orlicanti. Stomaco. Fusiforme, lobato, avente la bocca fornita di 5 a 7 tuber- coli peduncolati, incrostati di cellule orticanti. Lo stomaco, nella sua lunghezza, non giunge all'apertura della campana. Canali radiali 8 a 10. Hanno origine da una specie di seno posto alla base dello stomaco, e scorrendo lungo la superficie interna della campana vanno a raggiungere il canale marginale. 202 A. SPAGNOLINI, Tentacoli. 8 a 10, dicotomicamente ramificati, estensibilissimi, striati , forniti di gruppi di cellule orlicanti , sorgenti da una base bulbosa , sulla quale vedesì un ocello rosso dotato di corpo molto refrangente. La base è poi fornita di 4 a B appendici filiformi, ter- minate in disco succhiante (ventosa). Fescicole marginali.1 Feto. Ampio, teso. Organi genitali. Si presentano sotto l' aspetto di striscie longitu- dinali poste nelle pareti dello stomaco ; sembrano corrispondenti al numero dei lobi boccali. Lo stomaco, i canali radiali, il canale circolare, e la base dei ten- tacoli, sono colorati in giallognolo alle volte tendente allo scuro; le striscie genitali sono brune. Keferslein ed Elilers, trovarono a Messina, nel marzo e nell'aprile, solamente qualche giovane individuo di questa bella medusa. Lascio il Genere Cladonema nella famiglia delle Oceaniadae , se- guendo in questo la classificazione del Gegenbaur. Sarsiadae. Forbes. Genere I. Sarsia, Lesson. Campana in forma di cupola ovoidale alta. Stomaco lungo, clavato. Canali radiali quattro. Tentacoli quattro lunghi, con ocelli alla base. Organi genitali nella cavità gastrica. 1. Sarsia pulchella. Forbes. Sarsia pulchella. Forbes, i848. J Monograph of the British. Naked-Eyed Medusae, pag. 57, Pi. VI, fig. 3. Idem. Allraan, 1865. Notes on the Hydroids. Jnnals ofNat. Hist. for June. Idem. Hincks, 1858. .^ History of the British Hydroid Zoophytes. Campana natante, in forma di cupola ovoidale, trasparente, inco- lora , ora a superficie liscia , ora coperta di cellule orlicanti. La ca- CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 205 \ilà della campana è conica; il diametro di pochi millimetri e simil- mente r altezza. Stomaco. Sospeso al centro della vòlta della campana, e nel punto dove è fissato, vedesi una cavità conica, corta, colorata in rosso scuro. Lo stomaco è fornito di peduncolo gastrico, termina a guisa di pro- boscide , e raramente è tanto lungo da sporgere fuori dell' apertura della campana; più frequentemente sta contratto nell' interno, pie- gandosi a guisa di serpe. L' apertura orale è rotonda. Canali radiali 4. Partono dal cono che vedesi al punto d'attacco del peduncolo gastrico e vanno ad unirsi al canale marginale nel punto ove hanno origine i tentacoli. Oltre a questi quattro canali radiali ve ne sono altri due interradìali opposti , parimente estesi dalla base del peduncolo gastrico al margine della campana. Tentacoli ft. Hanno origine da una base bulbosa, che nella parte sua superiore esterna è fornita di un distinto ocello nero ; sono piut- tosto grossi, nodosi, coperti di gruppi di cellule orticanti. Raramente questi tentacoli stanno distesi, per lo più vedonsi contratti ed avvolti spiralmente. Vescicole marginali. ? f^elo. Ampio, che seguendo le contrazioni del margine della cam- pana, assume or la figura quadrilatera, or la circolare. Organi genitali. Si sviluppano nelle pareti della cavità gastrica. I canali radiali sono debolmente colorati in scuro, li peduncolo gastrico e lo stomaco variano nel colore dal rosso bruno al giallo- arancio, colore che diviene più carico all'estremità orale ed al punto d'attacco. I tentacoli, compresa la loro base, sono parimente di color giallo arancio. Ebbi a Napoli, il k aprile 4 870, un indivìduo dì questa specie, che fino ad ora, almeno che io sappia, si ritenne propria dei mari settentrionali, e specialmente fu trovata da Forbes sulle coste delle Isole Britanniche; faccio notare questo fatto, che dimostra come questi delicati organismi abbiano una distribuzione geografica assai vasta. E questo il secondo esempio di simile genere che posso citare ; già feci conoscere in una nota comunicala all'Associazione dei ISatu- SLOf^ A. SPAGNOLINI, ralistì e Medici di Napoli (Bulleltino n. ft, aprile 1870), l'esistenza nel Golfo di Napoli dell' .^/cinoe norwegica. Lesson (Mnemia norwe- gica Sars. Bolina hibernica Patterson), propria dei mari del Nord. Credo bene di dare qui una succinta descrizione dell'individuo da me osservato, onde si possa confrontare colla diagnosi di questa specie tolta dalle opere di Forbes ed Hincks. I caratteri erano i seguenti. Campana natante. Ovoide, trasparente, incolora, nella parte sua supeyore spessa, sottile nel margine, liscia alla sua superficie. Cavità assai ampia. Altezza 4 a B"^"^, diametro un poco minore. Stomaco. Peduncolato, proboscidiforme, poco sporgente dall'aper- tura della campana, ed in generale un poco piegato a serpente. Nel punto di connessione del peduncolo gastrico col vertice della ca- vità della campana esisteva una specie di base o spazio a figura di cono rovesciato , intensamente colorato in rosso scuro. La cavità gastrica si prolungava assottigliandosi in un tubo che percorreva il peduncolo gastrico. Canali radiali 4, inoltre due distinti canali interradiali opposti. Tentacoli 4. Aventi origine, per mezzo di base bulbosa, dal punto di connessione dei canali radiali col canale marginale. La base bul- bosa era costituita come da due lobi piriformi, incastrati l'uno nel- l'altro, il superiore più piccolo e più trasparente dell'inferiore. Nel centro del lobo inferiore, punto a cui giungeva l'apice del lobo supe- riore, vedevasi un grosso ocello intensamente colorato in scuro. Il lobo inferiore si continuava in un grosso tentacolo che 1' animale teneva sempre strettamente avvolto a spira. P^escicole marginali. 'i F'elo. Piuttosto stretto, teso. Organi genitali, t Il peduncolo, la cavità gastrica ed i tentacoli erano di color giallo arancio. Giova qui citare quello che dice Hincks (l. e, pag. 48). Parlando delle Sarsie, che sono le meduse libere del genere di polipi idrari Syncoryne Ehrenberg (in parte), dice che le differenze, quando pure esistono, fra le varie specie di Sarsie delle coste britanniche, sono CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 205 di pochissima enlilà. Cosi, p. es., nella Sarsia gravata Wright, la campana manca di cellule orticanli che trovansi nelle altre specie. La Sarsia pulchella Forbes ha due canali interradìali, la Sarsia decipiens Dujardin ne ha quattro, e la Sarsia Sursii Loven, nes- suno. La Sarsia decipiens e la Sarsia Sarsii ^ sembrano perfetta- mente simili alle meduse libere dello Stauridium productum. Hincks continua, facendo cenno delle belle ricerche di Agassiz sopra lo svi- luppo della medusa libera Sarsia gravata Wright {Sarsia mirabilie Agassiz). 1 cambiamenti che la Sarsia gravata subisce nel suo svi- luppo, sembra che siano ridotti alla lunghezza maggiore o minore del peduncolo gastrico, rimanendo costante (h) il numero dei tenta- coli , e non alterandosi che debolmente la forma della campana. Il peduncolo gastrico, quando è disteso, raggiunge tre volte l'altezza della campana; quando la medusa si distacca dal polipo genitore, è molto pili corto, non giungendo all'apertura della campana. La porzione superiore colla quale il peduncolo sta sospeso al centro della cupola è più sottile che il resto. La regione media è qualche volta dilatata, ed ivi si sviluppano le uova. 11 peduncolo gastrico, nella parte sua libera, è in forma di clava. In fine l'Agassiz emette l'o- pinione, essere molto probabile che in tutte le specie del Genere Syncoryne Ehrenberg la medusa presentì simili cambiamenti. Ho qui riportali questi interessanti fatti, per rammentare come molte volte sia inopportuna la creazione di nuove specie. 2. Sarsia dolichogaster (Dipurema dolichogaster. Haeckel). Bipuremadolichogasler. Haeckel^ 1864. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. Jenaische, Zeitscli. far Med. und, Natur. Voi. I, fase. 5. Campana natante. Ovoide, di considerevole spessore nella parte superiore, sottile al margine, trasparente. Diametro 1,6""^\ Altezza 2,8^^'"^. Stomaco. Sospeso al centro della cupola della campana, pedunco- lato. Lo stomaco, compreso il peduncolo, è lungo circa tre volte l'al- tezza della campana. Voi. XIV. Ift. 206 A. SPAGXOLIM, La metà superiore, cioè il peduncolo, è cilindrico, cavo, sottilis- simo; la mela inferiore, la vera regione gastrica, rimane divisa per mezzo da un profondo stringimento in due cavila o camere, la camera superiore è fusiforme e circa y^ della lunghezza della inferiore, la quale, per mezzo di piccoli stringimenti, si suddivide in più sezioni; l'ultima sezione, che è conica, termina con un'apertura orale rotonda. Quando lo stomaco è tutto ritirato nella cavità della campana , il suo peduncolo forma un elegante nodo scorsoio od un S. Canali radiali 4. Escono da una cavità sferica semiscavata nella sostanza della campana, posta alla base del peduncolo gastrico, e per la campana giungono sino al canale marginale. Tentacoli k. Nascono sul margine della campana, nel punto dove i canali radiali si uniscono al canale marginale. Sono forniti di una base concamerata^ circondata internamente da una mezza luna giallo- rossa , esternamente da un cercine anulare chiaro, nel cui mezzo esterno sta impiantato un ocello sferico bruno purpureo. La lun- ghezza dei tentacoli, quando sono maggiormente distesi, raggiunge l'altezza della campana. Ogni tentacolo è diviso da un leggero strin- gimento in due sezioni; di esse la sezione superiore o basica è ri- gida e priva di cellule orticanti, mentre l'inferiore, lunga il doppio, è mobilissima, coperta di cellule orticanti disposte in cercini anulari. Fescico le ma rg ina li, ? Feto. Di mediocre grandezza. Organi genitali. Si svolgono nella parete esterna tanfo della ea* mera gastrica superiore piccola, quanto della grande inferiore, e mostransi quali due cilindri cavi perfettamente separati , dei quali r inferiore è quattro volte più lungo del superiore. ! due cercini genitali ed i due tentacoli sono di un rosso pallido; le camere gastriche hanno le loro pareti colorate in giallo. 11 punto dove il peduncolo gastrico si connette colla cavità, da cui emergono i canali radiali , è vivamente rosso purpureo. Haeckel trovò questa sua specie di medusa rara a Nizza. Il U aprile 1869, ebbi una piccola medusa che a prima giunta credetti fosse la Sarsia tubulosa di Forbes, ma ora che ho riscon- trala la descrizione che l'Haeckel dà del suo Dipurema dolicliogaster. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 207 non dubito che l'individuo da me osservato debba riferirsi a questa specie , come facilmente si può conoscere dalla succinta descrizione che qui ne dò. Aveva una campana natante ovale, molto spessa nella parte sua superiore ; la cavità natante era ristretta e conica. Lo stomaco, sospeso al centro della vòlta della campana, era munito alla sua base di sottile peduncolo, molto più lungo che tre volte l'altezza della campana. Le camere gastriche, invece di essere due, come dice Haeckel, erano quattro; tre facenti seguito al sottile peduncolo, cilindriche, quasi eguali in lunghezza, separate da profonde slrozzure; la quarta od inferiore, molto più lunga, terminata a clava, e munita alla sua estremità della rotonda apertura orale. Esistevano quattro canali radiali. 1 tentacoli erano quattro, posti all'estremità dei canali radiali, lunghi circa quanto l'altezza della campana, rigidi verso la base, mobili nella maggior parte della loro lunghezza , forniti alla loro base di un ocello vivamente colorato in rosso purpureo. Le camere gastriche ed i tentacoli erano colorati in rosso carni- cino. Una bella macchia purpurea vedevasi dove il peduncolo gastrico si connetteva colla cavità dalla quale avevano origine i canali radiali. Sulle pareti delle camere centrali notavansi delle linee rialzate, più intensamente colorate in rosso carne, forse organi genitali in for- mazione. Tubularidae. Agassiz. Genere I. Steenstrupia, Forbes. Campana conica , sormontata da un peduncolo parimente conico. Stomaco proboscìforme o a forma di bottiglia, con apertura orale sera* plice. Canali radiali quattro. Tentacoli quattro, uno solo dei quali sviluppalo, gli altri rudimentali. 208 A. SPAGNOLINI 1. Steenstrupia lineata. Leiickart. Steenstrupia lineata. Leuckart, 1856. Beitr. zur.Kennt. der Medu- senf. von Nizza, p. 29, taf. 11 ^ fig. 6. Campana natante. A cupola, allarganlesì un poco verso il margine. La cupola della campana si prolunga in un corto stelo quasi di eguale spessore dalla radice all'apice, ed inserito sovr' essa un poco obli- quamente. La cavità è assai ampia. Campana e stelo sono costituiti da sostanza jalina. Altezza 5-h^^. Stomaco. Sospeso al centro della volta della campana, ampio, fusi- forme, fornito di apertura orale semplice, senza labbra od appendici di sorla. Lo stomaco, allungandosi, raramente raggiunge l'apertura della campana. Canali radiali 4. Hanno origine dalla base dello stomaco, e per la campana raggiungono il canale marginale. Nel punto da cui partono^ canali radiali sorge pure un altro canale, che percorre centralmente, dalla radice sin quasi all'estremità, lo stelo che sormonta la cupola della campana. Tentacoli. Nel punto dove i quattro canali radiali si fondono col canale marginale, vedonsi quattro bulbi (tentacoli' rudimentali), uno dei quali si costituisce a modo di un tentacolo assai spesso, ricco di cellule orticanti , generalmente contratto ed avvolto a spira, nella distensione circa lungo quanto l'altezza della campana. F^escicole marginali. iMancano. Felo. Assai ampio. Organi geni tali. "i 1 canali radiali, il marginale, e quello dello stelo, sono colorati di un bel giallo canarino, colorazione proveniente da un pigmento gra- nuloso. Lo stomaco è debolmente giallognolo tendente al violaceo. Pochi individui ne vide Leuckart a Nizza. A Napoli, specialmente nei mesi di febbrajo e di marzo, si vedono apparire queste piccole meduse e sempre molte insieme riunite. CATALOGO DEGLI ACALEFI DEL GOLFO DI NAPOLI. 209 Negli individui da me osservali, esisteva, alla base del tentacolo svi- luppato, la massa cellulare della quale parla il Leuckart; mai vi vidi indizio di prodotti genitali, come supponevano dovessero in quel punto trovarsi, Sleenstrup e Forbes. Gli organi genitali, anche in questa specie , probabilmente si sviluppano sulla parete del sacco gastrico, come Haeckel ha riscontrato nella sua Steenstriipia era- noides. Vidi pure alla base dei tentacoli rudimentali, delle macchie oscure piriformi (ocelli?). 2. Steenstrupia cranoides. Haeckel. Steenstnipìa cranoides. Haeckel, 1864. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza, Jenaische , Zeitsch. [ih\ Med, und. Na- tur., voi. 1, fase. 5. Campana natante. Cilindrica o quasi ovoide, superiormente pro- lungata in uno stelo conico. La sostanza che forma la campana è trasparente, e tutta la sua superficie presentasi coperta da cellule orticanti. Altezza 2"^"^. Diametro 1-3^^^ Stomaco. Vermiforme, assottigliato alla base ed alla estremità, incoloro, trasparente, mobilissimo, sospeso al centro della volta della campana, e pendente nella cavila di essa. Canali radiali h. Stretti. Escono dalla base dello stomaco e si di- rigono in basso al canale marginale. Nel punto ove nascono i canali radiali, ha origine contemporaneamente un altro canale a fondo cieco, il quale percorre l'asse del peduncolo che sovrasta la cupola della campana fino quasi alla sua estremila. Tentacoli k. Hanno origine nel punto di sbocco dei canali radiali nel canale marginale. Tre dei tentacoli sono affatto rudimentali e forniti al lato inferiore interno di una macchia di pigmento di color ruggine (ocello), la quale circonda, a guisa di mezza luna, l'estre- mità cieca del canale tentacolare. W quarto tentacolo più sviluppato, è cilindrico, spesso rigonfio alla sua estremità a guisa di clava, ed all' intorno fornito di anelli di cellule orticanti; manca della mac- chia di pigmento che vedesi nei tre tentacoli rudimentali , invece 210 A. SPAGNOUNI, è circondato alla base da una specie di cercine cellulare. Questo tentacolo, quando è disteso, sorpassa in lunghezza l'altezza della cam- pana, ma può altresì contrarsi e formare una massa piriforme corta. /Vescicole marginali. ? p^elo. Ampio. Orgnni genitali. I prodotti genitali sviluppansi sulla parete esterna dello stomaco, nei y^ mediani della sua lunghezza; la loro massa assume l'aspetto di un cilindro cavo. 11 tentacolo sviluppato, è di colore rosso pallido; i canali tutti ed i tentacoli rudimentali, di color giallo canarino. Haeckel trovò questa specie a Mizza, ma molto rara. Il genere Steenstrnpia di Forbes, è fondato sopra la medusa libera proveniente dal polipo idrario del genere Corymorpha Sars. Le varie specie di questo genere, fino ad ora conosciute, erano rite- nute proprie tutte dei mari settentrionali (Islanda Steenslrup, Nor- vegia Sars, Scozia Forbes). Che esistono pure nei mari caldi e nel nostro Mediterraneo, è dimostralo dall'essere state trovate dal- l'Haeckel la Steenstrupia cranoides , da Leuckart la Steenstrnpia lineata a Nizza, e da me questa ultima assai abbondante a Napoli. Genere IL Euphysa, Forbes. Campana globosa. Stomaco a proboscide o in forma dì bottiglia , con orifizio boccale semplice. Canali radiali quattro. Quattro tuber- coli ocellati, da ciascuno dei quali ha orìgine un cirro svelto e ricurvo, e da uno di essi anche un tentacolo assai sviluppato. Organi genitali alla base del peduncolo gastrico. 1. Euphisa globator. Leuckart. Euphysa globator. Leuckart, 18B6. Beitr, zur. Kennt. der MedU' senf. von Nizza., p. 28, taf. II, fig. 4. Campana natante. Subglobosa, trasparente, alquanto ristretta verso il margine che è quadrangolare, prolungata alla sua sommità in un CATALOGO DEGLI ACALEU DEL GOLFO DI NAPOLI. 211 picciolo assai sviluppato. Cavità della campana assai ampia. Altezza compreso il peduncolo 3"^"^. Stomaco. In forma di bottiglia o di proboscide, con apertura orale semplice, senza nessuna appendice labiale, lungo circa quanto la cavità della campann. Canali radiali ^. Partono dal fondo dello stomaco, e vanno a rag- giungere il canale marginale. Havvi inoltre un canale che percorre nel suo asse, fino quasi all'estremità, il peduncolo che sormonta la campana. Tentacoli 4. Corti, con radice spessa, mancanti di macchia oftal- mica (ocello), e corrispondenti ai quattro angoli del margine della campana. Vescicole marginali. ? Fe/o. ? Organi genitali. ? La base dei tentacoli e la parete interna della campana sono co- lorate in giallo. Dice il Leuckart, di avere trovata a Nizza, una sola volta, questa graziosa medusa. Ne parla specialmente, perchè nell'individuo da lui osservato mancava il grande tentacolo sovranuraerario ( supple- mentary large tentacle), che trovasi nell' Euphysa aurata di Forbes accanto ad uno dei quattro corti fili marginali, e che il Forbes ha ritenuto come segno caratteristico del genere Euphysa. Quantunque non abbia osservati gli organi genitali, il Leuckart è d'opinione che quando questi si sviluppano, debbano trovarsi alla base dello sto- maco, come già accennò Forbes. Fa inoltre osservare la grande faci- lità colla quale questa medusa, quando è toccata, chiude l'apertura della campana, rivolgendo il margine ed i tentacoli verso l'interno, e formando cosi una massa sferica, dalla parte superiore della quale sporge il picciolo. Leuckart ritiene che questa medusa provenga dal polipo idrario del genere Syncorine^ ed in ciò fondandosi sulle osser- vazione e figure di Lòven. 212 A. SPAGNOLINI, 2. Euphysa mediterranea, Haechel. Eiiphysa mediterranea, Haeckel, 1864. Besch. neu, Crasp. Med, aus. dem Golf voii Nizza. Jenaisclie, Zeitsc/i, fiir Med, und» Natur. voi. I, fase. 5. ' Campana natante. Cilindrica, spessa, trasparente, superiormente arrotondala, quasi emisferica, inferiormente avente il margine con- tralto. Altezza 5"™. Diametro 2"""^ Stomaco. A forma di bottiglia, pendente nella cavità della cam- pana; quando è disteso, giunge al livello del velo ed è quattro volte più lungo che largo, ma quando si contrae, s'accorcia di molto. Canali radiali k. Escono dal fondo dello stomaco. Tanto essi, quanto il canale marginale, sono molto stretti. Tentacoli 4. Posti sul margine contratto della campana, nei punti di comunicazione dei canali radiali col canale marginale. Tre di questi tentacoli, sono rudimentali e forniti al lato esterno di una grande macchia giallo-dorata campaniforme, e nel fondo di un ocello rosso porpora; il quarto tentacolo, manca alla sua base dell'ocello rosso, è cilindrico, ricco di cercini di cellule orticanti, e molto più sviluppato degli altri, raggiungendo in lunghezza la metà deiraltezza della campana. Fescicole marginali.!. yelo. Ampio, fortemente teso. Organi genitali. Si svolgono sulla parete gastrica esterna, e pren- dono in complesso la forma di uno spesso cilindro cavo, che discende fino quasi all'apertura orale. Lo stomaco ed i tentacoli sono colorati in giallo dorato, gli organi genitali in roseo. Un bel rosso purpureo, simile a quello degli ocelli, colora la bocca ed una striscia lungo il canale marginale. Haeckel trovò questa specie a Nizza molto rara. Nessuna medusa del genere Euphysa io vidi in Napoli. CATALOGO DEGLI ACÀLEPl DEL GOLFO DI NÀPOLI. 215 Cyteidae. Agassiz. Genere I. Cytaeis, Eschscholtz. Campana conica troncata. Stomaco in forma d'ampolla, con bocca circondata da braccia semplici, ingrossate a testa di chiodo all'estre- mità. Canali radiali quattro. Tentacoli in numero vario, con base ri- gonfia e segmentata. 1 . Cytaeis pusilla. Gegenbaur. Cytaeis pusilla, Gegenbaur, 18B6. Medusen^p. 228, 229^ taf. Vili fig. 8. Idem, Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitr., p. 84, taf. I, fig. 24, 25. Campana natante. Conica, con apertura un poco ristretta, tras- parente. Altezza 3"^"^. Diametro 2"^"^. Stomaco. A cono troncato, guarnito sopra ed intorno all'apertura boccale da 18 a 20 braccia corte, ricoperte di cellule orticanti, più addensate verso l'estremità, dove formano una specie d'ingrossa- mento a guisa di capocchia. Canali radiali k. Sorgono dalla base dello stomaco, e si uniscono al canale marginale nel punto ove emergono i tentacoli. Tentacoli k. Cilindrici, striati, forniti di cellule orticanti, ed aventi una base rigonfia a bulbo. La loro lunghezza raggiunge circa quella della cavità della campana; spesso stanno avvolti a spirale. Fescicole marginali, ? Feto. Di mediocre grandezza. Organi genitali. Alla base dello stomaco vedonsì quattro costplQ longitudinali, nelle quali sviluppansi i prodotti genitali, La base dei tentacoli è colorata in giallo. glft: A. SPAGNOLINI, Kefersteìn ed Ehlers videro questa specie a Messina, dove sembra assai rara. Non avendola trovata a Napoli, né essendomi stato possibile di con- sultare la descrizione dettagliata del Gegenbaur, ho tratta la diagnosi da quello che ne dicono Keferslein ed Ehlers. 1 citali autori hanno osservata alla base dello stomaco di questa medusa, una vera gemma- zione ; questo fatto fu pure notato da Sars nella sua Cytaeis oclO' puntata^ e da Souleyet nella Cytaeis tetrastyla di Eschscholtz. 2. Cytaeis polystila "Will. Cytaeis polystyla.WiW^ 1844. Horae Tergestinae^ oder Beschrei- bung und Jnatomie der im Herbsle^ 1843 bei Triest beobachteten Jkalephen, Campana natante. A cupola^ trasparente, con pareti di considerevole spessore, e cavità assai ampia. Altezza 3 a 4 "i"*. Diametro 2 a 3™"^, Stomaco. In forma di ampolla, con la bocca circondata da quattro braccia semplici più corte dello stomaco, ed aventi la loro estremità ingrossala a guisa di capocchia irla di cellule orlicanti. Canali radiali 4. Sorgono dalla base dello stomaco, e secondo il solilo, si dirigono per la superficie interna della campana al canale marginale. Tentacoli 32. Dei quali 16 principali, con base bulbosa fornita dì ocello oscuro, cilindrici, striati, lunghi quasi quanto l'altezza della campana, disposti quattro al punto di congiunzione dei canali radiali col canale marginale, e gli altri dodici distribuiti ad eguali distanze ne"li spazi interradiali. Con questi tentacoli principali, alternano altri 16 tentacoli rudimentali mancanti di base rigonfia e di ocello. f^escicole marginali. Mancano. f^elo. Ampio e teso. Organi genitali. Si sviluppano alla base dello stomaco. Stomaco e tentacoli principali, colorati in giallo d'oro. CATALOGO DEGLI ACÀLEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. 21 g Tolgo questa descrizione da un mio disegno di una piccola medusa veduta a Napoli il 23 marzo 1870, e che credo, senza esitazione, fosse la Cytaeis polystyla di Will, da lui trovata nell'Adrialico, e della quale nelle Horae Tergestinae^ dà la seguente diagnosi : «Disco campanulato, ventricolo tubuloso, cellularum uriicantium «inslructo, cirris marginalibus 26, annulatis, rigidis, albis, apice *» fuscescentibus. » L' individuo da me osservato, aveva alla base dello stomaco degli ingrossamenti rotondeggianti, quattro dei quali più voluminosi ed alcuni altri più piccoli. Ritengo che tali ingrossamenti altro non fos- sero che gemme, fondandomi in ciò sulle osservazioni fatte da Sars, Souleyet, Keferstein ed Ehlers in altre specie di Cytaeis. Genere IL Cybogaster, Haeckel, Campana quasi sferica, sormontata da un'appendice conica. Pedun- colo gastrico somigliante a quello dei Gerionidi. Stomaco prismatico, avente l'apertura orale munita di labbra, e circondala da braccia semplici ingrossate a testa di chiodo all'estremità. Canali radiali 4. Tentacoli da otto a dodici, con base rigonfia fornita di ocello. Or- gani genitali che si sviluppano alla base dello stomaco. 1. Cybogaster gemmascens, Haeckel. Cybogaster gemmascens. Haeckel, 186^. Bescli. neu. Crasp, Med. aus dem Golf von Nizza. Jenaische.^ Zeitscli. filr, Med. und, Natur* voi. 1, fase. 5. Campana natante. Quasi sferica, avente sulla sua sommità una protuberanza conica , bassa. La sostanza che forma la campana è bastantemente densa ed affatto incolora. Peduncolo gastrico. Solido, vitreo, campaniforme, lungo quasi la metà della cavità della campana. Ha origine, con base mollo larga, dal centro della volta. 216 A. SPAGNOLINI , Stomaco. Posto all' estremila del peduncolo gastrico , prismatico , molto variabile nelle dimensioni. Dai .quattro angoli inferiori dello stomaco, emergono quattro braccia boccali semplici, cilindriche, ar- mate alla loro estremità di un bottone orticante sferico, lunghe quanto lo stomaco, e molto mobili. Il margine gastrico inferiore, si prolunga fra le braccia, e forma quattro labbra semplici eminentemente con- trattili, che nella contrazione alle volte chiudono completamente l'apertura orale. Canali radiali H. Nastriformi, che hanno origine dai quattro angoli superiori dello stomaco , scorrono sulla superficie del peduncolo ga- strico, piegandosi quindi ad arco raggiungono per Ja superficie inferiore della campana il canale marginale. Tentacoli 12. Posti sul margine del mantello. Di questi, 8 sono conici, corti, circa due volte più larghi che lunghi, forniti di base bulbosa molto rigonfia, con ocello, nero per trasparenza, bianco per riflessione, assai rigidi. Trovansi inoltre 2 tentacoli principali, lun- ghi più degli altri, circa i % dell'altezza della campana, posti un poco a sinistra dell'estremità dei due canali radiali opposti. L'organizza- zione di questi tentacoli è identica a quella dei più piccoli, come essi sono molto rìgidi, e stanno per lo più stesi e volti verso l'alto. Al- l'estremità degli altri due canali radiali interposti, parimente a sini- stra , accanto ai corrispondenti tentacoli piccoli, si vedono due altri tentacoli rudimentali. Vescicole marginali. Mancano. Feto. Molto ampio e fortemente teso, la sua apertura molto stretta. Organi genitali. ? Haeckel trovò a Nizza un solo individuo di questa elegantissima medusa, sul quale fondò un nuovo genere molto affine al genere Cy- taeis, specialmente per la forma del peduncolo, che ricorda molto quello delle Gerionie. L'individuo veduto da Haeckel non aveva prodotti genitali svilup- pati, solo osservò sul peduncolo gastrico, al punto di connessione collo stomaco, cioè dove hanno origine i canali radiali, quattro vere gemme in diversi gradi di sviluppo. CATÀLOGO DEGLI ACÀLEPl DEL GOLFO DI NAPOLI. 317 Bougainvìllidae. Gegenbaur. Genere I. Lizzia, Forbes. Campana quasi sferica. Stomaco corto e grosso, collocato all'e- stremila di un peduncolo gastrico. Intorno alla bocca vi sono quattro braccia dicotomicamente ramificate. Tentacoli distribuiti in gruppi. 1. Lizzia Kóellikeri. Gegenbaur. Lizzia Kòllikeri. Gegenbaur, 1855. Generatlonswechsel. p. 175- 181, taf. II, lìg. 1-9. Idem. Gegenbaur, 1856. Medusen^ p. 24-28, taf. VII, fig. 5-9. BougainviUia Kòllikeri. Leuckart^ 1856. 3Iedusen, p. 24-28, taf. II, fig. 2. Lizzia Kóellikeri, Keferstein ed Ehlers^ 4861. Zoolog» Beitr, p. 85. taf. XIII, fig. 10. « Campana natante. Molto convessa, quasi sferica, trasparente, di considerevole spessore; cavità natante assai ristretta. Altezza 6 a 21^"^. Diametro 6 a 18"^^. Peduncolo gastrico. Avente la figura di un cono tronco assai grosso. Stomaco. Posto all'estremità del peduncolo gastrico, al quale. sta sospeso come un sacco. Quattro profonde solcature longitudinali di- vidono lo stomaco in quattro lobi, per il che assume la figura stel- lata; ogni lobo ha delle rughe trasversali, e termina con un ciuffo di braccia boccali; consta ciascuno di questi ciuffi di un tronco semplice assai grosso, il quale molto si ramifica per mezzo di una molteplice divisione dicotomica, divenendo i rami sempre più piccoli e corti a misura che $i allontanano dalla radice del tronco comune. L'aper- tura boccale è molto ristretta. Lo stomaco, compreso il suo pedun- colo e le braccia, riempie gran parte della cavità natante. Canali radiali 4. Partono dal fondo dello stomaco, mantenendosi equidistanti, salgono per il peduncolo gastrico fino alla base della 218 A. SPAGNOLINf, cavità natante, e di là passando sulla superficie interna della cani» pana , vanno a sboccare nel canale marginale. I canali radiali ed il marginale, sono mollo sviluppati. Tentacoli. Divisi in 8 gruppi o ciuffi, 4 dei quali corrispondono ai vasi radiali, e gli altri li al mezzo degli spazi inlerradiali. Ciascun gruppo consta di 8 a 15 tentacoli mediocremente lunghi, assai rigidi verso la base, mobili all'estremità. Stanno gli uni accanto agli altri in semplice serie., ed hanno le loro radici assai spesse e fuse in una specie di cercine semilunare; i tentacoli mediani di ogni ciuffo, sono i più lunghi, quelli posti a destra ed a sinistra, sempre più corti, in guisa che i più esterni sono affatto rudimentali. La radice di ciascun tentacolo possiede un ben distinto ocello rosso. Questi tentacoli stanno per lo più rivolli elegantemente in allo attorno alla campana. Vescicole marginali. Mancano. p^elo. Ampio e leso. Organi genitali, in forma di nastri o strisele, che si sviluppano ai lati delle scanalature che dividono i lobi dello stomaco. Un bel rosso cremesi colora lo stomaco e le braccia boccali. I cer- cini serailunari, dovasi fondono le radici dei tentacoli, sono di co- lore giallo-arancio. Questa bellissima medusa è assai comune nel Golfo dal decembre al marzo, ed è una delle specie che più facilmente si possono te- nere in vita per qualche giorno, basta cambiare sovente l'acqua nel- r acquario. Osservai che i lobi dello stomaco sono bene distinti, ed alle volle stanno divaricati, allora lo stomaco assume la forma di una stella a quattro rami. A ciascun lobo sembrano corrispondere due tronphi principali di braccia boccali; a questo riguardo, il Leuckart pure cosi si esprime: w 11 tronco principale di questo ciuffo di braccia boccali , è del « resto così corto, che si potrebbe parlare di otto ciuffi insieme riu- «« nili per paja alle radici, invece dei quattro come noi abbiamo a stabilito », Il Leuckart dice altresì : « Ad ogni scanalatura corrisponde un ciuffo di appendici orali. CATALOGO DEGLI ACALfiFl DEL GOLFO DI NAPOLI, 219 A me sembrerebbe meglio dover dire, che le braccia boccali cor- rispondono ai lobi gastrici, poiché quando questi si allontanavano fra loro, e le scanalature divenivano più larghe, i ciuffi boccali si vede- vano distintamente aireslremilà di ciascun lobo. 1 canali radiali stanno congiunti alla linea mediana longitudinale dei lobi gastrici corrispondenti, per mezzo di una piega mesenterica. 2. Lizzia maniculata. (Bougainvillia maniculata) Haeckel. Bougainvillia manìcuìata. Haeckel, 1864. Besch. neu Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. Jenaisclie^ Zeitscli. filr, Med. und, NaUir. voi. 1, fase. 3. Campana natante. Sferica con pareti molto spesse. Diam. 1 %^^. Stomaco. Colfocalo nel centro della superficie inferiore della cam- pana. Ha forma sferoidale, un diametro di y^ a un ^/^ di quello della campana; un profondo stringimento divide Io stomaco dalle quattro braccia che circondano la stretta apertura boccale. Ogni braccio è costituito da un lungo tronco e da quattro rami corti, terminali in un bottone orlicante sferico. Tanto il tronco principale quanto i rami sono mollo mobili e contrattili, e quando le braccia sono distese, sporgono molto fuori della cavità della campana. Canali rarf/a/i 4. Cilindrici, larghi, a pareli spesse; hanno origine dalla base dello stomaco, e prima di sboccare nel canale marginale si dilatano. Tentacoli, Distribuiti in 4 gruppi, posti sul margine della cam- pana, al punto di sbocco dei canali radiali nel canale marginale. Ogni ciuffo consta di quattro tentacoli semplici digiliformi. Ogni tentacolo ha la sua radice rigonfia a bulbo campaniforme; queste radici riunite formano come una base comune, da cui si staccano, come le dita dal palmo della mano, le parli libere dei tentacoli. Alla radice di ogni tentacolo vedesi un ocello nero. I tentacoli non sono più lunghi delle braccia boccali e di queste meno mobili; per lo più stanno rigidamente tesi e divergenti verso varie direzioni. 5S30 A. SPAGIHOLINI, Fescicole marginali. Mancano. f^elo. Ampio e consistente, contraesi alle volte intorno alla base dello stomaco ed all'apertura boccale, in modo da sovrapporvisi e chiuderla. Organi genitali 4. Collocati sulle pareli gastriche, hanno l'aspetto di quattro cercini o strisce cilindriche, incurvate a guisa di falce posta in direzione meridiana dalla base gastrica all'apertura boccale. Lo stomaco e la base dei tentacoli sono di un grigio violaceo; la parte libera dei tentacoli, le braccia boccali, i cercini genitali, sono incolori e trasparenti. Non vidi a Napoli questa specie che Haeckel trovò rarissima a Nizza. È qui utile rammentare, come giustamente fece osservare il Ge- genbaur, che i generi: Lizzia Forbes, BougaiiwilUa Lesson, Hip- pocrene Mertens, Margelis Sleenstrup, a mala pena si dislinguono l'uno dall'altro e potrebbero essere riuniti in un solo genere. APPENDICE (1). Genere Eurystoma. Kolliker. Campana natante. Emisferica, con 10 intaccature al margine. Nessun apparato dirigente fuori che una grande cavità alla parte concava della campana, la quale può essere chiusa in parte, mediante una larga e contrattile membrana marginale. Canali radiali. Mancano. Tentacoli 10. Hanno origine ai bordi della campana, lunghi due volle l'altezza della campana, con pareti grosse, ricurvi a modo di uncino, in tutta la loro lunghezza striati trasversalmente. (1) Diagnosi di alcuni altri generi che lianno specie nel Mediterraneo da me non ritrovale a Napoli. CATALOGO DEGLI ACAI.EFl DEL GOLFO DI NAPOLI. 5^4 p^escicole marginali 6-8, tra due tentacoli; ciascurta a guisa di piccola papilla sporgente dal margine, provveduta di un otolite. Eury stoma rubiginosum. Kòlliker, 18S5. Zeitschrift fùr PFissen- schaftliche Zoologie. IV Band, p. 522. Genere Stomobrachium. Brandt. Campana natante. Appianata con orlo integro. Stomaco. Pìccolo.^ rotondo, prolungantesi inferiormente in una fa* ringe breve, terminata con quattro labbra lunghe e strette. Non si prolunga fino al margine dell'ombrello. Canali radiali (8, 10, 12), semplici che partono dallo stomaco e sboccano nel canale marginale. Questi canali non corrispondono sem- pre precisamente ai tentacoli. Tentacoli (8, 10, 12), non sempre della stessa lunghezza; i più lunghi sono quanto il diametro del disco. Vescicole marginali. In numero non costante, per Io più (5-8) Ira due tentacoli. Organi genitali. Non sviluppati. 1. Stomobrachium mirabile. Kòlliker (1. e. p. 554). Messina. Genere Pixidium. Leuckart. Campana natante. Emisferica, sormontata da appendice cilindrica eccentrica. Stomaco. Emisferico, ampio, riempie l'intera cavità della campana. Canali radiali. Mancano. Tentacoli 8. Rudimentali. F'escicole marginali. Mancano. Feto. Inserito più in allo del margine della campana. Organi genitali. Non sviluppati. Voi. XIV. IK 255 A* SP A OVOLI NI, Pixidium truncatum. Leuckart, 1834. Beitràge zur Kenntniss der Medusenfauna von Nizza^ P- 31, taf. Il, fig. 7. Genere Z ano le A. Gegenbaur. Campana natante. Ombrelliforme. Stomaco. Corto, conico, od a guisa d'ampolla. Canali radiali 4. Tentacoli 4. Corti, senza ocelli, provveduti di brevi prolungamenti secondari. Zanclea costata. Gegenbaur, 1856. Medusen, p. 229-230, taf. Vili, fig. 4-6. Messina. Genere Stenogaster. . . Campana natante. Completamente liscia , provveduta nel mezzo della superficie convessa di una piccola gibbosità conica. Margine ondeggiato. Stomaco. Lungo circa un terzo del diametro della campana , ro- tondo. Bocca aperta, rotonda, allorché è chiusa a mezzo, è debol- mente quadrilabiata. Canali radiali. Mancano. Tentacoli 16. Ricurvati ad uncino, e provveduti di tramezzi tras- versali. p^escicole marginali 32. Delle quali, 16 fornite di piccoli pedun- coli ciascuno con un otolite, e 16, diverse da queste, poste al prin- cipio dei tentacoli. Felo. Largo; ha origine dal margine e si dirige all'interno per pendere a guisa di sacchetto. Organi genitali. Dubbi, se pure non sono i 16 corpuscoli lunghi rotondi che trovansi sul margine. Stenogaster complanatus» Kòlliker (1. e. p. 325). Messina, CATALOGO DEGLI ACALEFl DEL GOLFO DI NAPOLI. 225 Genere Pachysoma. Kolliker. Campana natante. Dell'aspetto di una mezza elissoide; margine diritto con 14 intaccature che trovansi alla parte esterna. Stomaco. iManca un vero stomaco, e manca pure completamente la cavità che trovasi alla parte inferiore della campana; in questo caso, l'intero corpo comparisce come un cono solido semielittico sorgente dall'apertura circolare della membrana marginale. Canali radiali. Mancano. Tentacoli 14. Posti sul margine esterno, rigidi, con estremità un- cinata e striati trasversalmente. Fescicole marginali ^b. Poste sul margine esterno, ciascuna sopra un grosso peduncolo e con un corpo solido giallo bruno ad angoli arrotondati che si rompe in pezzi angolosi come un otolite. f^elo. Ampio che sorge dalla parte concava del disco, per poi tor- cersi in modo da fare sporgenza in basso. Organi genitali. Ciascun festone del bordo esterno , contiene fra due tentacoli, una cellula molto grande, ellittica, trasparente, da V4"~V2™'"ì ^^^ ""^ vescicola rotonda inchiusavi, senza un nucleo visibile; verosimilmente è un uovo. Pachysoma flaipescens. Kolliker (1. e. p. 322). Messina. Descrizione di un nuovo Carabico appartenente al genere Cychriis Fabr. er Napoleone Pini. (Tav. IV.) (Sedala del 26 novembre 1871.) In quella porzione di suolo che divide la valle dell'Adda dalle valli dell'Olio, del Serio, del Brembo e della Pioverna, fra le catene delle nostre prealpi e precisamente in quella parte della catena Orobia che sta fra il Brembo ed il lago Lario sorge maestoso il nudo ÌMoncodine, monte già nolo ai naturalisti per la doviziosa copia dei suoi fossili non che per la grotta che a 1675^ sul livello del mare costituisce un ghiacciajo perpetuo. Nelle escursioni che da più anni intraprendo in questa località raccolsi nell'agosto dell'anno 1867, sulla Grìgna nord a circa 2000°* di elevazione, un Cychriis che si scosta da ogni altro di tal genere in modo da farmi dubitare possa costituire un genere nuovo per la conformazione del corsaletto, che differisce da quello di tutte le altre specie in cui è sempre più o meno cordiforme, carattere questo fra i principali che ne distinguono il genere; ciò che lascio ad entomo- logi più di me versati in materia lo stabilire. Comunque sia, il genere a cui per tutti gli altri caratteri più si avvicina è appunto il genere Cychrus, e ritenendolo nuova specie ne fregiai la mia raccolta denominandolo provvisoriamente Cychrus Codeni dalla località ove lo raccolsi. Parecchi amici mi sollecitarono a pubblicarne la descrizione, ma siccome qualche specie era a me ignota^ come V intermedi us Hampe, cosi volli prima accertarmi della novità assoluta di essa, cioè che non N. PINI, NUOVO CARABICO D^IL GENERE CVCHUUS, 225 fosse ancora stala descritta. Nessuna delle raccolte di Coleotteri da Die consultate o \isilate per gli opportuni confronti possedeva la specie di Hampe (i); ma dalle diagnosi e descrizioni pubblicate dai migliori entomologi sulle altre specie di Cyclirus elencate nel cata- logo dei Coleotteri d'Europa della Società Entomologica di Stettino potei stabilire con sicurezza che il mio differiva essenzialmente da tutte. Mi restava a dissipare il dubbio che potesse corrispondere sii- Vintermedius Hampe. Questo dotto medico viennese che stampò i suoi lavori entomologici nei giornali scientifici di quella capitale pare non abbia pubblicato una descrizione del suo Cychrus^ il quale ammesso nel catalogo della Società Entomologica di Stetlino fino dal 1858 non trovasi descritto nei suoi lavori pubblicati fino al 1862. Cosi pure le Ferliandlungen della Società Zool. Bot. di Vienna non fanno cenno di tale specie. Se potei formarmi la certezza che neppure la specie di Hampe consuona colla mia, lo debbo alla gentile cooperazione del signor dot- tor De Bertolini Stefano di Trento distinto entomologo, il quale spedì il mio Cychrus allo stesso Hampe ed ebbe dalla cortesia dello stesso un disegno a grandezza naturale del suo intermedìus colla relativa descrizione, che gentilmente mi vennero comunicati dal signor De Bertolini. Constatato in tal modo che anche questa specie differisce affatto dalla mia ed accertatomi così della novità assoluta di essa, pensai essere conveniente desumerne la denominazione da alcuno dei caratteri principali ch'essa presenta anziché da locali od astratte circostanze e la chiamai Cychrus cylindricollis per la conforma- zione speciale del corsaletto che tanto si scosta da quello di tutte le altre specie finora conosciute nelle quali è sempre più o meno cordiforme, carattere questo, come è noto, che ne distingue il genere non solo ma eziandio la specie. Il Cychrus di cui qui in seguito do la descrizione non è il solo che siasi rinvenuto in Lombardia, poiché nella bella raccolta del fu si- (1) Sono quelle del Civico Museo di Milano, dei conti signori fratelli Ercole ed Er- nesto Turali, dei signori fratelli Antonio e Giovanni Battista Villa, dei signor Gia- como Galeazzi, del nob. signor Stefano De Bertolini di Trento, del signor Enrico Uei^9, di RUo, e del signor Cesare Taocaiii. 226 ^. PiM, gnor Giacomo Galeazzl, manomessa dopo la sua morte, esisteva un altro esemplare (non ancor slato determinalo) die venne trovato nella stessa località ove io lo rinvenni, il quale ora passò a far parte di altra raccolta, come potei constatare mercè la gentilezza della si- gnora Lucia Galeazzi, attuale possedilrice della raccolta del fu di lei zio Giacomo che lasciommela minutamente ispezionare. Un terzo esemplare, a quanto scrisse il dottor Hampe, venne dall'Italia inviato a Vienna il quale non fu ancora descrillo da alcuno; ma non aven- dolo esaminato potrebbe per avventura differire dai due succitati. Onde dare un'idea esalta della specie che descrivo pensai conve- niente pubblicarne il disegno a grandezza naturale non che i dettagli del capo, dei palpi, del corsaletto e della granulazione delle elilri ingrandite Ire volle il naturale. Il disegno egregiamente eseguilo lo debbo alla gentilezza del si- gnor Ferdinando Sordelli Aggiunto al nostro Civico Museo a cui rendo le più sentite grazie. Eccone ora la descrizione: Cychrus cylindricollis» Pini, Nigro-piceus, nitidus, elongatus, capite loevi, palpi forliter dila- tati, prothorace cylindriformis, elongato, subloevigato, minute loevi- terque impresso, anlice et postice parum attenuato^ trasversim bìex- culplum, longìtudinaliter tenue sulcatum , latere bicarinatum lineis subconfluentibus. Elytris oblongis subdepressis, utrinque loeviler cari- natis, punctatis punclibus soepe confluenlibus, lìneisque tribus elevatis. Larghezza massima mill. 7 Lunghezza totale mill. 23 V2 » del capo » 2 » del capo » 7 » del corsaletto > 3 » del corsaletto » 4 '/a » delle elitri s> 7 » delle elitri » 12 Questa bella specie, di cui è a deplorarsi l'estrema rarità, si av- vicina alquanto al Cychrus augustatus Hoppe, ma è di forma più ristretta ed alquanto più lucente, l palpi più allungati che in ogni altra specie sono nell'ultimo articolo assai dilatali e più piani. Il loro colore è nero lucente, e T ultimo articolo è contornato da un bordo Pinijuovo CYCHBUS. Atti Soc.Ital.S.N. Voi. XIVTay.4 fftl? 4 CYCHRUS CYLINDRICOLLIS Pini Lit. !.. R oorvol-v: 2SU0V0 CARABICO DEL GENERE GYCHRVS. 227 giallo ; la forma di esso è piuttosto di scure che dì cucchiajo come nelle altre specie. Il corsaletto di forma pressoché cilindrica è sol- cato posteriormente da due infossature trasversali paralelle ed è leg- germente più ristretto alle estremità. Ai suoi lati due linee salienti a guisa di cordone equidistanti fra loro convergono al disotto. Il solco mediano è poco pronunciato. Le elitri di colore nero-castagno lucente sono sparse di minutis- sime infossature a cui si interpongono delle granulazioni che si fon- dono le une colle altre. Le linee di divisione in numero di tre sono formate da granulazioni perpendicolari alquanto più prolungate e leggermente rialzale. L'addome nero castagno come le elitri è levi- gato, lucente e di forma cilindrica depressa. Le gambe come i tarsi sono dì color nero lucente, Sul (quinto congresso internazionale di Antropologìa e di Archeologia preistorica , tenuto a Bologna nell'otto- bre 1871. Relazione del dottor Camillo Marinoni SEGRETARIO DELLA SOCIETÀ. (Seduta del 26 novembre 1871). II quinto Congresso preistorico, che ebbe tanto eco sui giornali italiani e stranieri e che era stato contrastato da tante peripezie, fu tenuto dal 1° all' 8 dello scorso ottobre in Bologna e riusci oltre ogni dire splendidissimo. Ciò che più di tutto lo onorava era il concorso di scienziati stranieri e nazionali, e ciò che più lo rese gradito fu la accoglienza ricevuta, che lasciò tale impressione nell'animo di chi "vi assistette, da non dimenticare sì presto quegli otto giorni di fra- tellevole convegno. In essi si parlò assai di cose scientifiche; e noi italiani imparammo a conoscere ed a stimare tanta gente di cui ap- pena appena sì sapeva il nome; — tuttavia incombe dire che anche gli studiosi italiani ebbero campo di farsi conoscere ed apprezzare. Non parlerò delle feste fatte e delle accoglienze ricevute ; ma il mio rapporto si limiterà ad accennare per sommi capi le quìstioni che furono discusse, riferendomi a quegli appunti che ho potuto rac- cogliere nelle diverse sedute (1). (1) La presente relazione fu redatta esclusivamente per rendere conto alla Società Italiana di Scienze Naturali, di quanto venne fatto in questo Congresso, per il quale essa sospese la sua riunione straordinaria, invitando i proprii membri ad accorrere in Bologna. Pertanto non dovrà essere ritenuta per un rapporto che pretenda ad avere un'importanza maggiore di quella di un ricordo, né a precedere la pubblicazione dei rendiconti u£Qciali, stati redatti dai segretarii del Congresso. e. MARINOiM, RELAZIONE SUL QULNTO CONGRESSO INTERNAZIONALE, ECC. 229 Il primo ottobre nella sala maggiore della Biblioteca dell' Univer- sità trovavansi riuniti i Membri del Congresso e le Autorità; ed il presidente eonte Giovanni Gozzadini, senatore del regno, lesse un breve discorso di apertura, in cui disse degli studii preistorici in Italia, e del livello che l'Italia raggiunse nello studio delle origini dell'uomo durante gli ultimi dieci anni, cioè, da quando nacque da noi l'archeologìa preistorica in poi. Subito dopo parlarono il prefetto della provincia, poi il consìgl. J. J. A. Worsaae , già presidente del 4^ congresso tenuto a Copenaghen nel 1869 e inviato rappresen- tante di S. M. il re di Danimarca. Alcune altre parole del presidente espressero ringraziamenti agli stranieri che vollero onorare questo Congresso italiano, e dopo la lettura di alcuni atti relativi alle diverse rappresentanze fatte dal segretario generale prof. cav. Giovanni Ca- pellini, all'iniziativa ed all'interessamento costante del quale si deve se il congresso ebbe luogo, fu dichiarata aperta la quinta Sessione del Congresso di archeologia preistorica, e l'adunanza si sciolse per recarsi a visitare la esposizione degli oggetti che si sono trovati in Italia relativi alle tre età della pietra, del bronzo, del ferro. Secondo il programma, la sera vi fu seduta privata per nominare 1 membri dell'ufficio che, in seguito alla votazione per schede, risultò completato definitivamente come segue: Presidente: Conte Giovanni Gozzadini, Senatore del Regno. Vicepresidenti: Scarabelli, Conestabile, Vogt, Steenstrdp, De-Quatrefages e Dupont. Segretario generale: Prof. G. Capellini. Segretarii: Cazalis de Foudouce, Garrigou e Cartailhac. Il giorno 2 al mattino, nello storico Archiginnasio vi fu la inaugura- zione del civico Museo etrusco, dove furono raccolti e disposti gli avanzi delle antiche popolazioni, stale dissepolte negli scavi fatti della antica necropoli dell* etrusca Felsina, alla certosa di Bologna. — Poi a mezzodì, trovandosi tutti riuniti i Membri del Consiglio nella gran 250 e, MARINONI, sala della biblioteca, fu aperta la serie delle sedate, e incominciarono le discussioni, presiedendo il prof. E. Desor. Lesse pel primo il doti. Nicolucci sull'età della pietra nelle Pro- vincie napoletane^ i^QÌ il senatore prof. Ponzi dimostrò la relazione che esiste dell'uomo coi fenomeni geologici; e tenne dietro una breve discussione. — A queste letture fecero seguito quelle di nna memo- ria di Roujou sul terreno quaternario dei dintorni di Parigi^ un'altra di Reboux sui terreni qualernarii della Senna^ e poi alcuni appunti di Rivière sulle grotte di Mentone. Il signor Desor trattenne l'assemblea sulle scoperte di 31. Fraas nella caverna della RocheCreuse nel Wiirlenberg; dopo dì lui Savizza su alcune grotte dei dintorni di Cracovia; ed il conte Przezdziecki sulle caverne che si trovano in Polonia. Anche queste comunicazioni furono seguite da breve discussione. Il doli. E. Dupont parlò per l'ultimo, comunicando i risullati da esso ottenuti intorno alla fauna quaternaria del Bel^jio^vhuWAìì che esso dedusse dallo studio deiresti ossei di animali dissepolli nell'esplo- razione di più che cento caverne, e dalle indagini eseguite nei de- posili alluvionali delle valli del Belgio. L'interessante argomento suscitò una viva discussione, esaurita la quale, prima che l'adunanza si sciogliesse, il conte Conestabile die lettura di un telegramma di felicitazione del Municipio di Spezia, dove venne dalla nostra Società nel 1865 fondatoli Congresso preistorico, e indirizzato al prof. Capel- lini, segretario generale. In questa seduta si passò pure alle stampe, ma senza lettura, una nota del M. R. sacerdote D. Perrando Deo-Gratias sulla età della pietra in Liguria. La seduta del giorno 2 a sera fu presieduta dal prof. Vogt, conti- nuando la discussione sulla età della pietra. Il dott. Garrigou presenta una serie di ossami frantumali dell' e- poca terziaria e particolarmente miocenica , nonché una raccolta di ossa recenti dell'epoca attuale, basando su di esse un suo discorso, nel quale tende a dimostrare che anche solo dal loro modo di frat- tura si può giudicare della contemporaneilà dell' uomo con quel- RELAZIONE SUL QCIMO CONGRESSO IMERNAZIONALE . ECC. 251 r animale del quale si trovassero delle ossa spezzate o lavorate. Se- guila poi il suo discorso sulle comiizioni geologiche glaciali della vallata di Tarascon (Ariège-Pirenei), tracciando degli spaccati di quella regione; e spiega con diverse epoche glaciali la presenza degli animali diversi distribuiti in quelle grolle. — Aperta la discussione, la parola è anzitutlo al prof. Steenslrup che non accetta pienamente le idee del dolt. Garrigou intorno alle ossa spezzate. Spiega quindi la sua opinione sostenendo che sulle ossa dovrebbero pur sempre riconoscersi le traccie dei colpi se furono lavorate dall'uomo, o le impronte dei denti se rosic- chiale dagli animali; e trascina in una vivissima discussione i signori Morlillet, Dupont, Gervais e Garrigou sul modo probabilmente usato dagli uomini primitivi nel rompere le ossa^ e sulla qualità delle ossa preferite: finché il presidente fa chiudere la discussione. Il conte di Vumbrand legge una breve memoria sulle palafitte del- Valta Austria e sugli oggelli in esse raccolti, a proposito dei quali prende la parola il prof. E. Desor che riconosce in quelli trovati dal signor conte di Vumbrand i vasi caratteristici della età della pietra. La discussione poi si dilunga sul modo con cui furono probabilmente forale le durissime pietre onde sono falli certi mazzuoli e certe ascie della età primiliva, e sono mostrali dal consigl. Worsaae, dal conte Vumbrand e da Morel-Fatio molti utensili e molte fotografie atte a dar conto del modo di lavoro impiegato, cioè con un legno e della sabbia quarzosa operando a modo di trivella. Il giorno 3 , martedì . fu speso in una gita a Montale, villaggio a o chilometri circa da Modena, sulla via Emilia, dove esiste una ter- ramara dell'epoca del bronzo. Colà, nelle trincee preparate, ognuno potè studiare la successione e le interruzioni degli strati, raccogliere avanzi dell'industria umana e farsi un' idea esalta della natura di sif- fatti depositi, allineali sulle sponde del Po. Il rimanente della giornata bastò a visitare i ricchi .Musei di Modena, La mattinata del giorno h fu occupata nella visita alla esposizione preistorica falla daS. A. R. il principe Umberto, il quale aveva assunto il protettorato del Congresso j e che subito dopo volle assistere ad 232 e. MARINONI, una seduta nella quale, presiedendo il consigl. J. A. Worsaae, parla- rono il doli. Luigi Pigorini, incaricalo di illustrare le terremare; poi il conte C.Conestabile, che si fece a discorrere delle immigrazioni ariane, e trattò delle razze preistoriche italiane, esponendo come fossero pro- babilmente arrivati in Italia dapprima gli Aborigeni, poi gli Umbri, poi i Pelasgi ed infine gli Etruschi , venendo tutti dall'Asia minore, e come vi abbiano lasciate le loro impronte in epoche diverse, an- tichissime è vero, ma pur sempre riferibili ad epoche stabilite e certe delle antiche cronologie. — Parlarono pure il prof. Desor, dimostrando come lo studio delle terremare modenesi si possa riattaccare a quello di molti monumenti preistorici della Svizzera, come sarebbero certi tumuli; poi il consigl. Worsaae paragonò la età del bronzo dell'Italia con quella della Danimarca; ed il prof. Virchow discorse di depositi analoghi a quelli delle terremare che si incontrano nel nord della Germania, presso alle correnti d'acqua, ecc. Dopo una breve comu- nicazione del prof. Vogt, il presidente consigl. Worsaae chiude la se- duta ringraziando S. A. R. il principe Umberto, rispondendo a lui il signor ministro della pubblica istruzione, comm. Cesare Correnti, con brevi ma belle parole. Un'altra seduta venne tenuta il 4 a sera sotto la presidenza del dolt. E. Dupont. Ebbe la parola il conte Przezdziecki che parlò delle stazioni deW epoca della pietra trovate in Polonia sulle rive della Vi- stola presso Varsavia. Le descrive come dei cumuli sparsi in un piano sabbioso seminato di selci e di avanzi di stoviglie, ed esprime l'opi- nione che quei cumuli formassero parte di stazioni lacustri che sa- rebbero state le più orientali d' Europa. Intrattiene ancora la riunione sulle ultime scoperte archeologiche fatte in Polonia ed in Prussia, dove recentemente furono trovati molti oggetti in bronzo e fra gli altri degli oggetti d'abbigliamento assai strani. Il dott. Morel Patio comunica la scoperta di altri oggetti di vetro e di terra cotta; Mortillet osserva che tali oggetti di vetro non pos- sono essere preistorici, ma che sono dell'epoca romana, e fa anche riflettere che è necessario far distinzione fra le diverse abitazioni lacu- stri e sapervi giustamente interpretare l'elemento antico e T elemento RELAZlUiNE SLL QL'JATO CONGRESSO IMIERNAZIO.NALL; ^ ECC. 233 romano. iMorel Fallo e Przezdziecki rispondono a Mortillet brevemente, e la questione è esaurita. Il signor Dirks olandese, parla della Frisia e di monete; e ad esso replica poche parole il signor Desor. In seguilo ha la parola il dolt. Hiklebrand dì Slokolm, il quale di- scorre intorno alle fibule dell'età del bronzo^ che esso divide in gruppi diversi secondo le varie razze di popoli che hanno abitata 1' Europa. L'argomento è ripreso dal signor Dognèe, che invila gli archeologi d' Italia a studiare se 1 bronzi italiani sono o no dell' eia del bronzo puro. Infine parlarono assai brevemente Cartailhac sulla orientazione dei dolmens^ mostrando una caria sulla quale sono notati tulli i dolmens della Francia conosciuti, che esso rilevò essere orientali in tutte le direzioni. Domanda ancora qualche schiarimento sulle terreraare, e se si possono paragonare ai mots che si incontrano nei dintorni di Tolosa che hanno colle marniere molta analogia. — Il doti. Garri^ou replica sul medesimo argomento e ricorda alcune abitazioni lacustri coperte nel mezzodì della Francia (Pirenei), che esso ritiene fossero abitate dagli uomini delle grotte. — Mortillet ha la parola per dire intorno ad alcuni scavi nelle caverne della Francia, e suscita alcune osservazioni del prof. Gervais; — e finalmente il dott. Garrigou re- plica sopra alcune proprie osservazioni , fatte in depositi analoghi a quelli descritti dal Mortillet, dell' epoca tipica di Moustier. Il giorno 5 fu destinato ad un' escursione a MarzaboUo per visitare un' antica necropoli colà scoperta presso la villa del cav. Giuseppe Aria. Non è a ripetere come fosse ridente il luogo, cordiale e splen- dida l'accoglienza, festosa e allegra la brigata. S. A. Pi. il principe Umberto ne accompagnava, e assistette allo scoperchiamento di tre tombe etrusche, in una delle quali fu rinvenuto lo scheletro di un uomo robustissimo, in altra quello di una donna che portava ancora armille di bronzo alle braccia, e nel terzo un altro scheletro^ ma di ap- parenza affatto comune. Lo studio di quelle tombe e degli avanzi disposti nel ricco .Museo etrusco, che il cav. Aria seppe riunire a profusione nella sua villa, illustrandoli il conte G. Gozzadini, occuparono per tutta 254 e. MAHinOiNI, la giornata gli studiosi ivi accorsi, che dopo uno splendido banchetto lasciarono a sera le falde di iMonte Pastore su cui giacciono gli avanzi di Marzabollo, Misano e Misanello, monumenti della civiltà etrusca, per ritornarsene a Bologna dove fu anche a loro offerto lo spettacolo del teatro. 11 giorno 6 al mattino, sotto la guida dell' ing. Zannoni, si fece una escursione alla Certosa di Bologna per vedervi gli scavi operati e in corso nella antica necropoli della etrusca Felsina, sulla quale vennero a sovrapporsi le alluvioni del fiume Beno, poi una dimora di cenobiti, ed in oggi una nuova necropoli, dove si raccolgono i monumenti che l'arte moderna sa inspirare alla memoria degli estinti. In questa oc- casione fortunata furono dissotterrati 11 cunicoli coi loro scheletri, aventi i celebrati vasi deposti al fianco sinistro, ed una cista affatto intatti ; e nella chiesa vennero scoperchiate due tombe costrutte di ciottoli sovrapposti su cui poggiavano tuttora le monumentali stele. Nella seduta pubblica dello stesso giorno, a mezzodì, si discusse sulle antichità etrusche. Esordi il cav. Nicolucci, leggendo una nota sul- l'uomo preistorico in Italia^ nella quale, dopo di aver ricordati i diversi resti umani rinvenuti da noi, diede i caratteri generali dei cranii italiani quaternarii antichi. I diversi resti rinvenuti lo condussero a conclu- dere che i cranii più antichi sono piccoli, che nel periodo neolitico lo sviluppo fu maggiore, e che nell'epoche del bronzo e del ferro s'asso- migliano sempre più ai cranii moderni; laonde ne conseguirebbe che l'uomo preistorico ebbe uno sviluppo graduale, modificandosi secondo le condizioni ambienti; ma che però il tipo originale primitivo non è ancora con chiarezza determinato. — Il prof. Mantegazza ossei*va che non si è ancora ben d' accordo sui caratteri da scegliersi nella deter- minazione dei diversi cranii, e insiste perchè non si presti troppa fede all' impronta che hanno questi tipi italiani, imperocché si riscon- trano già dei tipi diversi negli stessi tipi etruschi, e si hanno provedi fatti analoghi anche fra le razze che popolano la Sardegna attualmente. Sali quindi alla tribuna il prof. C. Vogt, il quale dopo aver fatto un'elogio della etnografia comparata, parlò e a lungo sulla antropo- fagia dicendola un passaggio necessario della civiltà. Nel suo discorso RELAZIONE Sl'L Ql'LMO CONGUESSO IMEBNAZIO.N.UE, ECC. 235 ricordò anzituHo i molli popoli che si cibarono di carni umane, poi ricercò le cause deli' antropofagia, e divagò sulla qualità e forma dei sagrificii nei quali si offrivano villime umane, conchiudendo che la antropofagia è una condizione necessaria della umanità, finché non sia riuscita al possesso di una civiltà immensamente progredita. Que- sto discorso però destò in tutti quasi un senso di meraviglia. il conte Conestabile ricondusse in argomento il discorso e parlò a lungo della civiltà etrusca, specialmente citando i ritrovamenti fatti a Marzabotto e nella necropoli felsinea. Disse dei molti oggetti raccolti nel museo Aria, deirarcliilellura delle tombe, delle cisti, dei pozzi fune- rali con scheletri usati specialmente in questa Etruria settentrionale, e tirò in campo la questione della città di Pisano, combattuta dal Gozzadini. Avverte che Villanova e Certosa sono d'un medesimo periodo di tempo, al quale attribuisce la propagazione delia civiltà etrusca alle terremare, e si domanda a qual' epoca si possano riferire le antichità di Felsina. Risponde pure all' arduo quesito, e riferendosi a quelle dell'Etruria cen- trale, le attribuisce dal 3° al n° secolo di Roma, epoca in cui, cacciati dai Galli fìoi, gli Etruschi si divisero verso gli Apennini e le Alpi dove avevano colonie. Infine conclude, ponendo la questione: quali siano stati i popoli delle terremare che precedettero gli Etruschi ; gli Umbri 0 i Latini? 11 signor Desor risponde ammettendo etrusche Marzabotto e Villanova; ma non vuol dare importanza alle terremare che egli vuole contemporanee come oggidì sarebbero le tribù delle Pelli- rosse e la civilissima repu- blica degli Stati Uniti. Poi si estende a parlare della influenza degli Etruschi di là delle Alpi, e degli avanzi lasciativi della loro civilizzazione concludendo che, se un criterium di tale civiltà devono essere i vasi, si ebbe torto di attribuir loro sì grande importanza, inquantochè al di là delle Alpi non ne esistono. Pone poi la questione se il commercio etrusco non fosse per caso già finito a quell'epoca; mail conte Cone- stabile replica che invece non doveva essere peranco incominciato, avendo avuto principio nel 6^ secolo a C; e pensa che si potreb- bero attribuire i bronzi e i monumenti di civiltà antichissima, sparsi nell'Europa di oltr'Alpi ed a cui accennava il signor Desor, ai Fenicii che, già 10 secoli a. C, intrattenevano commercio col Baltico. 236 e. MAUi.SO.M, Infine ebbero la parola il Sac. G. Chierici, che parlò della relazione fra l'età del bronzo e la prima eia del ferro, riferendo MarzaboUo a quest'epoca e non all'eia etrusca. Poi il doti. 0. Monlelius parlò dell'età del bronzo e degli oggetti che la caratterizzano nelle tombe della Svezia. La seduta privata del 6 a sera fu tenuta sotto la presidenza del conte Conestabile, ed è aperta colla proposta fatta dal dott. 0. Dognée di riunire la prossima riunione a Bruxelles sotto la presidenza del seniore dei geologi Homalius d' Halloy. Le più vive acclamazioni accolsero il cortese invito. Il prof. Mantegazza , convenendo in ciò coli' ufficio , domanda se non sarebbe meglio tenere il congresso almeno ogni due anni, perchè vi sia tempo ad apprestare sempre materiali nuovi ; proposta che viene accolta per essere sottoposta al giudizio della riunione di Bru- xelles, essendo il Belgio già preparato a ricevere la sesta sessione del Congresso di archeologia preistorica. Il prof. Mantegazza presenta inoltre la seguente quislione da studiare e da trattarsi nella pros- sima riunione, cioè: se si ha diritto da un cranio o da frammenti di esso di giudicare del primato della razza cui appartiene, e quale sia il criterium cui formolarsi. In seguito, dopo breve discussione è approvato dall'assemblea che la lingua francese debba essere la lingua ufficiale del Congresso, l dott. Pigorini prende la parola per una nuova proposta di doman- dare^ cioè, al governo la conservazione di alcune delle terremare considerandole come monumenti nazionali; — e la proposta è appog- giata dalla assemblea. A questo punto il conte di Vumbrand ha pure fatta una proposta da soltoporsi al giudizio del prossimo Congresso, quella cioè della fondazione di un giornale^ die tenga gli studiosi al corrente delle scoperte che si vanno facendo di mano in mano; e domanda ancora se non potrebbe servire l'attuale dei Materiaux^ ecc. pubblicato per cura dei sigg. Trutat e Carlailhac. — Vi risponde anzitutto il signor Cartailhac dando alcune spiegazioni sull' organizzazione del giornale p sulla sua gestione amministrativa ; in seguito continua la discus- RELAZIONE SUL QUIMO C0NGUE3S0 I.NTERiNAZIOiNALE, ECC. 257 sione fra i signori Morel-Fatio, Issel, Tardy e Liovj ma senza con- clusioni importanti. Le comunicazioni furono continuate dal signor J. Da Silva che parlò intorno alle ricerche fatte nelle montagne e nelle caverne del- l'Estremadura; poi dal dott. Garrigou ancora sulle caverne del mezzodì della Francia, instando egli perchè si rilevi il livello delle caverne in rapporto al fondo della valle; e infine Mortillet dà notizie intorno ad una stazione umana del dipartimento della Senna, che risale fino all'epoca della pietra levigata. Sospese a questo punto le discussioni, il presidente propone, che avendo prescelto il Belgio a sede della sesta riunione del Congresso, l'assemblea voti per stabilire un comitato d'organizzazione, che per acclamazione riesce costituito nel seguente modo : Presidente : Homalius d' Halloy. Comitato d'organizzazione: il dott. Spring — E. Dupont, Di- rettore del Museo di storia naturale di Bruxelles — E. M. 0. Dognée, Consigliere dell'Accademia d'Archeologia a Liegi — Van Bekeden, prof, dì Anatomia comparata all'Università di Bruxelles. Finalmente prima che la seduta fosse chiusa poterono ancora pre- sentare le loro memorie, il signor E. Chantre, suW età del bronzo nell'est della Francia^ il quale mostra a prova delia sua scoperta una numerosa serie di tavole in litografia, preparate per una prossima pubblicazione in argomento; — il signor P. Cazalis de Foudouce sul- l'età del bronzo nel mezzodì della Francia', — e il conte Przezdziecki intorno a delle ossa umane trovate presso Cracovia, Le sedute del congresso erano cosi finite, ed erano fissate le basi preliminari del futiiro congresso. 11 giorno 7 (sabbato) fu impiegato in una escursione a Ravenna per visitare i monumenti di quella storica città. Il nobile ricevimento dei Ravennati e le cordiali dimostrazioni ovunque ricevute li rac- conteranno gli illustri ospiti stranieri che onorarono l'ilalia tutta col loro intervento al Congresso, Il mio compito, ripelo, fu quello sol- tanto di render conio alla Società degli argomenti che furono discussi nelle varie sedate. 258 e. MARINONI, Finalmenle il giorno 8 (domenica), a mezzodì, fu tenuta l'ultima seduta. Presiedendo il consigl. Worsaae, si succedettero nuove let- ture e comunicazioni per le quali non si era trovato tempo nei giorni precedenti. Parlarono pertanto Cazalis de Fouduce su alcune selci della pialle della Senna: Cartailhac sui tumuli americani e sugli ammassi di conchiglie che in essi si rinvengono; Conestabile facendo alcune riflessioni sullo scheletro umano trovato nelle argille plioceniche di Savona. — Vogt lesse alcuni brani di un lavoro di De Haspelain sulle condizioni archeologiche della Finlandia^ nella quale è detto, che molte delle armi lilicbe state rinvenute in quella contrada sono fatte con rocce importate dalla Svezia, cbe il bronzo vi venne dalla Scan- dinavia, e cosi la prima epoca del ferro trasse molto dalla influenza scandinava, concludendo ad una emigrazione di Scandinavi in Fin- landia. A questo proposito il signor Hildebrand , cbe studiò V argo- mento, pure ammettendo la civiltà del bronzo derivata dalla Svezia, dice di aver osservato che l'età della pietra finlandese ha rapporti maggiori coli' est, cioè colla Siberia, ecc. — In seguito liunfalvy di Pesth parlò sull'origine della lingua; poi Desor richiama l'attenzione su alcuni utensili di ferro, una spada con fodero e una lancia, trovati nella necropoli di Marzabotto, che fanno raffronto a quelli della sta- zione di La-Thène dell'epoca del ferro allribuile alla civiltà gallica; e domanda come mai potessero tali oggelli trovarsi in una necropoli etrusca. — Gli risponde il conte Conestabile facendo osservare che di tali spade se ne trovarono anche nella Elruria centrale ^ dove non arrivò per certo l' influenza gallica, per cui non bisogna attribuire loro un carattere decisivo; che però del resto si trovano moli' altri oggetti in Francia ed in Svizzera che assomigliano agli etruschi. — In ultimo si passa alla slampa, senza lettura una memoria del pro- fessor Capellini sulle età preistoriche dell'Isola Palmaria. A questo punto il senatore conte Gozzadini rioccupa il seggio presidenziale, e proclamala Bruxelles come sede della sesta sessione ed a suo presidente l'illustre Hoiiialiiis d'Halloy, legge un saluto ai membri del Congresso, cui seguirono i ringraziamenti d'uso e alcune parole del consigliere Worsaae. RELAZIONE SUL QUINTO CO^GRESSO INTERNAZIO^ALE , ECC. 259 Cosi il Congresso era officialmente finito, ma il Municipio volle ancora una volta riunire gli studiosi di antichità preistoriche ad im banchetto d' addio, dove si rinnovarono i saluti e gli augurii, e dopo il quale tutti si separarono. Prima però di finire questa breve relazione è pur necessario ag^ giungere una parola sulla Esposizione preistorica italiana che era stata allestita in un apposito locale, mediante il concorso di presso- ché tutti i paleoetnologisti italiani. — Per non perdermi in descri- zioni particolareggiate dirò solo, che riuscì splendida per la bellezza e l'importanza degli oggetti ivi raccolti, ricca per la copia e bellamente e sapientemente ordinata. Il Museo di Milano colla raccolta delle palafitte di Farese^ donatagli dalla nostra Società, il Museo di Parma colla raccolta delle terremare emiliane^ la collezione della necro- poli di Marzabotto e di Fillanova del conte Gozzadini, e quella degli avanzi delle primissime popolazioni della Sardegna ordinali dal canonico prof. Spano, riuscirono per certo le più interessanti, senza per altro diminuire il pregio grandissimo delle altre meno numerose, ma che non destarono, per certo, interesse minore, come quelle delle Grotte di Toscana dei dott. Regnoli e d'Achiardi, quella degli avanzi litici del Perugino del dott. Bellucci, e della Falle Fibrata (Abruzzo) del dott. Concezio Rosa; poi quella delia Grotta di re Tiberio del senatore Scarabelli e di Capo dì Letica ( Terra d'Otranto) del cav. Botti. La Liguria era esposta da D. Perrando Deo Gratias; il Mantovano dal dott. Giacometti; il Veneto dal cav. Lioy; il Reggiano dal sacerdote Chierici; le terremare di Modena dal dott. Boni; il Napoletano dal prof. Guiscardi; e la Sicilia dal prof. Gemel- laro e dal march. Guido Dalla Rosa, ecc. Anche per gli italiani si trattava di vedere della roba affatto nuova ai più; epperò riusci di sommo interesse il poter, a suo agio, consultare e studiare riuniti tutti gli avanzi preistorici d'Italia. Tutti uscirono dalle sale della esposizione, e gli stranieri in specie, con- vinti che nel nostro paese si era fatto molto, si era raccolto assai, e che ormai coi materiali radunati è tempo di incominciare uno studio 240_ e. MARINONI, RELAZIONE SVI QUINTO CONGRESSO INTERNAZIONALE, ECC. d'assieme delle età antistoriche di tutta l'Italia. — Peccato che la bella esposizione (che sarebbe riuscita ancor più splendida e completa se tulli avessero risposto all'appello) durò sì poco tempo; e dopo tanti sforzi per farla completa sia già tutta smembrata di nuovo, rendendo pressoché impossibile, almen per ora, il compimento di uno studio di confronto della civiltà preistorica delle diverse contrade ita- liane, e la ricerca del nesso di queste colla più antica civiltà elrusca. Seduta del 31 dicembre 1871. Presidenza del F. P. sig. Antonio Villa, Sul principio della seduta, il Presidente invita il socio professor Agostino Riboldi a leggere una memoria di suo fratello, ing. prof. Giovanni Riboldi, intorno alla Probabilità dei giudizii fatti al microscopio circa il seme dei bachi da seta (lettura ammessa a termini del- l'art. 28 del Regolamento). Tale memoria, che verrà stampata per intero negli Atti, considera il giudizio sul grado d'infezione delle sementi seriche da un punto di vista affatto nuovo , quale è quello del calcolo matema- tico delle probabilità. La lettura delle parti più impor- tanti di essa non suscita obbiezioni fra i soci presenti , facendosi per altro osservare dal socio Belletti come , nella pratica, il giudizio sul grado d'infezione del seme non venga notevolmente alterato dalle osservazioni di varii esaminatori , egualmente coscienziosi ed esperti. Si passa alla stampa, senza lettura, la memoria del so- cio L. Ricca intitolata Contribuzioni alla teoria dicoga- mica. ■— Osservazioni sulla fecondazione incrociata dei vegetali, ecc.^ fatte in Val Camonica nelVanno 1871. Viene letto ed approvato il processo verbale della se- duta precedente (26 novembre 1871). Voi. XIV. 16 242 SEDUTA DEL 51 DICEMBRE 1871. Indi, essendo esaurite le letture, il socio Sordelli, con- servatore, in assenza di entrambi i segretarii, nonché dei loro supplenti, riassume quanto fu fatto dalla presidenza per ottenere il voto dei socii sulla scelta della città, sede della prossima riunione straordinaria, ed annuncia come 114 socii abbiano rinviata in tempo utile la scheda di votazione spedita colla circolare 10 dicembre 1871 W- Propone la esclusione di una di tali schede perchè di as- sai dubbia interpretazione, e dichiara il numero dei voti (1) La circolare si esprimeva cosi: Pregiatissimo Signore, Milano, 10 dicembre 1871. Essendo riuscita poco numerosa la seduta straordinaria della nostra Società tenuta in Bologna il giorno 6 ottobre u. s., la Presidenza cre- dette opportuno ridestare la quistione della scelta della città per la riunione straordinaria del 1872, nell'ordinaria seduta del 26 novembre p. p., facendo noto ai Socii come in Bologna fossero già state suggerite le città di Siena e di Pisa. Ma anebe in questa occasione essendo divisi i pareri, venne incaricata di interrogare rispettivamente i Socii, e di tener conto del maggior numero di voti per la scelta definitiva della città , mentre furono già intavolate le trattative preliminari allo scopo di assicurarsi i soli mezzi indispensabili alla buona riuscita del Congresso. Pertanto la S. V. troverà qui unita una scbeda, nella quale è pregata di nominare la città da Lei preferita fra le due di Siena e di Pisa, a sede della prossima riunione della nostra Società , accennando ancbe , qualora la S. V. lo credesse opportuno, i motivi di tale preferenza, onde la Presidenza sia giustamente illuminata e possa avere i mezzi onde ponderar bene la scelta definitiva. Si prega poi la S. V. a far giungere la scbeda alla sede della Società in Milano prima del giorno 31 dicembre 1871 , onde portar nuovamente la questione all'ordine d^l giorno di quella seduta, avvertendo che non verrà tenuto calcolo delle schede arrivate in ritardo. Aggradisca, ecc. Il Presidente t CORNALI A. Il Segretario, C, MARlNONt. SEDUTA DEL 31 DICEMBRE 1871. 243 essere di 65 per Siena e di 49 per Pisa. Aggiunge come tre socii soltanto abbiano dato un voto motivato , e tra questi uno solo per Siena, mentre gli altri due (che sono i signori Omboni e P. P. Martinati) si mostrano pro- pensi a Pisa , come risulta dalla lettura delle relative schede. In seguito a tale lettura il socio Bellottì fa os- servare che sebbene la maggioranza della Società siasi dichiarata per la riunione a Siena , gli consta tuttavia non essersi finora ottenuta evasione alla lettera scritta in proposito dal presidente prof. Cornalia. Crede pertanto pili facile il poter riunirsi a Pisa, appoggiandosi anche a quanto viene indicato nella scheda del socio Omboni. Su tale questione discutono per poco i socii presenti, dopo di che, sospesa ogni deliberazione, è lasciato in facoltà della presidenza di continuare nelle pratiche già iniziate allo scopo di assicurarsi quell'appoggio che si giudica indispensabile al felice esito del Congresso. Passando quindi alla trattazione degli affari interni, si dà lettura dei nomi di quei soci che inviarono le loro dimissioni da membri della Società. Essi sono : Beccari dott. Edoardo, a Firenze. Dell'Era dott. Edmondo, a Milano. LoMBARDiNi ing. Elia, a Milano. Marcucci dott. Emilio , a Firenze. Rubini Giulio, a Como. Saccardo dott. Pier Andrea, a Padova. In seguito si ricorda che la Società perdette fra i suoi membri corrispondenti due illustri geologi : Guglielmo Haidinger e sir Roderick Murchison ; e che fra i suoi socii effettivi le furono tolti da morte il dott. Fortunato Casdrati, il conte Carlo Taverna, senatore del Regno, ed il prof cav. Francesco Conti. 244 SEDUTA DEL 51 DICEMBRE 1871. E proposta ed approvata la cancellazione dei socii tuttora morosi al pagamento delle quote arretrate 1869 e 1870. Però la loro cancellazione sarà definitiva sol- tanto qualora invitati un' altra volta a soddisfare i loro obblighi , non avranno versate le quote di cui risultano debitori all' epoca della riunione del Consiglio di Ammi- nistrazione da tenersi entro il prossimo gennaio 1872. Per ultimo si annunciano i nomi di quelli fra i membri della presidenza che scadono d'ufficio col dicembre 1871. Essi sono : il Vicepresidente A. Villa (eletto il 31 gennaio 1869 , e durato in carica un anno di più in forza del § 7 del Regolamento, accadendo nel 1870 la simultanea uscita di carica del Presidente e Vicepresidente), il Segretario A. Stoppani (eletto il 30 gennaio 1870) , il Cassiere G. Gargantini-Piatti, VEconomo avv. Gottardo Delfinoni. Il Consiglio d^ Amministrazione. I signori: Rag, Saverio Tagliasacchi. Rag. Antonio Garavaglia. March, Carlo Ermes Visconti. Non essendovi altro a trattare la seduta è sciolta. Per il Segretario F. SORDELLT. Coutribuzioni alla teoria dicogamica. Osservazioni sulla fecondazione incrociata de'vegetali alpini e subalpini fatte nelle Alpi della somma Tal Camonica l'anno 1871 dal socio Luigi Ricca. (Seduta del 3i dicembre 1871.J Dopo le osservazioni da me fatte su tale argomento Tanno 1870 e riportale in atti della nostra Società, Voi. XIH, fase. Ili dello stesso anno, ebbi agio nel successivo 1871 di farne delle nuove e di completare le già fatte incompiutamente. Trattandosi di materiali che io pubblico unicamente per essere riordinati da altri alla dimo- strazione ed illustrazione del gran principio della fecondazione incro- ciata, coordinata alla forma degli organi, alla natura dei colori e delle emanazioni essenziali, io mi atterrò nella esposizione delle specie al metodo naturale più comunemente seguito di De Candolle con leg- giere modificazioni. Atragene alpina L, Non potei rilevare che questa specie possa essere fecondata dicogamicamente per sviluppo successivo dei due sessi in uno stesso fiore. In apparenza parrebbe anzi che la omoga- mia fosse assicurata dalla convergenza di tutti i filetti staminiferi verso l'asse del fiore. Essi filetti staminiferi assai numerosi sono in- fatti molto dilatati, ed inflettono l'apice anterifero verso il centro del fiore sopra i pistilli, in modo che il polline messo in libertà non è espanso fuori del fiore, ma rimane trattenuto nella siepe assai folta costituita dagli stami, come dissi , numerosi , dilatati ed inflessi sugli stili. In apparenza tale organizzazione è favorevole alla omoga- mia, io credo però che la dicogamia veramente ne sia assicurata, 246 I" RICCA, perchè i fiori sono sempre pendali, in modo che il polline non può per sé cadere sugli stimmi omoclìni, e perchè osservai essere quei fiori molto visitati dai bombi. Ignoro come questi insetti si comportino entro a questi fiori, ma credo che vadano a ricercare fra la siepe degli slami il polline o fors'anco certe piccolissime goccio- line sparse sui filetti staminiferi, i quali sono costituiti da tessuto papilloso e lucente. Essendo quindi visitala dai bombi sarebbe anche ragionevole ammettere l' indifferenza del polline sugli stimmi omo- clini, e che i bombi introducansi nel gineprajo staminale col capo e col torace impollinati nei fiori precedentemente visitati, cosi effet- tuando la fecondazione incrociata. Thalictrum aquilegifolium L. Osservai soltanto essere leg- germente proterogina e senza nettare. Questa specie è come la Pian- tago media dotata di brillante color porporino nei numerosi filetti staminiferi, e forma infiorescenze molto appariscenti, quali si vedono nelle specie visitate dagli insetti. Rimane quindi il dubbio se colla organizzazione dei fiori anemofili sia veramente entomofila. Anemone alpina L. sp. Rilevai in questa specie un fatto che a mia conoscenza non fu per anco osservato da altri botanici. Nelle Alpi del Gruppo del Tonale essa affetta costantemente fiori gialli , e questa forma è nota sotto il nome di Anemone sulphurea L. manU Or questi fiori sono od ermafroditi o maschi , e se ermafroditi sono proterogìni in modo marcatissimo. Diffìcilmente si troverà un' altra specie che con tanto semplice forma florale, più eloquentemente parli in favore della dicogamia. Infatti i fiori maschi appariscono prima dei fiori ermafroditi, e nel primo stadio di fioritura della specie si trova che novanta fiori per cento sono maschi e gli altri ermafroditi. Più tardi si verifica tutto il rovescio, gli ermafroditi sono numerosissimi e scarsi i maschi (1). (1) Gli stami centrali dei fiori maschi sono molto più lunghi di quelli della peri- ferìa. Ciò ha relazione colla proteroginìa degli ermafroditi, poiché i carpelli dei fiori ermafroditi hanno lo sviluppo anteriore agli stami dello stesso flore. Se tutti i fiori del regno vegetale fossero proterogini, i fisiologi ci direbbero che al centro dei fiori v'ha maggior forza vegetativa, ma siccome vi hanno anche i fiori proterandri, così la spiegazione si riduce all'abito ed all'istinto acquisito ad upa specie per naturale elezione. CONTRIBUZIONI ALLA TEORIA OICOGAMICA. ^!^7 Ora la fecondazione incrociata è favorita dalla maggior proporzione di fiori maschi nel primo stadio di fioritura, verso un piccolo numero di ermafroditi i quali opportunamente sono proterogini e disposti alla fecondazione. Gli stami di questi ermafroditi venendo a deiscenza più tardi, forniscono il polline ai fiori ermafroditi della seconda fiori- tura. La natura volle nella prima fioritura assicurare semplicemente la discendenza della specie, e nella seconda volle favorirne la nu- merosa figliazione. Questi fiori mancano di nettare come VAtragene e come il Tha- lictìum ; sov^vQsì però molte volte insetti a visitarli, quali mosche che sembravano suggere le antere, bombi in attitudine di suggere qualche cosa alla base dei filetti staminiferi, e ciò airaltezza di 2000 metri nelle ancor fresche giornate degli ultimi di maggio. Anemone vernalis L. Questa specie che produce i suoi fiori in prossimità delle nevi e nei freddi giorni di maggio è come la pre- cedente proterogina al sommo grado. Per la precoce fioritura di que- sta specie, in giorni ancora molto freddi, ed alla elevazione di 2000 metri, non mi fu dato sorprenderne gli insetti pronubi. Siccome però nei medesimi giorni in cui osservai nella medesima località la specie precedente essere visitata dai bombi e dalle mosche, cosi sono con- vinto che gli stessi insetti visitino pure questa, che è parimente man- cante di nettare ben percettibile (1), ma fornita di fiori grandi e del pili bello colore turchino. Ranunculus pireneus L. var. bupleurifolius Dee. Anch* esso è proterogino. Trovai gli stimmi papillosi ed impollinati quando le antere non erano per anco in deiscenza. Per la presenza del net- tare nelle apposite squame non mancheranno gli insetti pronubi, che suppongo siano le mosche in generale, quali trovai sempre sui fiori dei ranuncoli e simili di facile accesso. (1) Osserverò una volta per sempre che molti fiori mancanti di nettare e di netta- roconca, sono soventi pur visitati da insetti, i quali suggono pur qualche cosa ne! tessuto papilloso di qualche parte florale incrassata o non. Suggono talvolta le antere in deiscenza, la base incrassata dei filetti staminiferi, il disco od il talamo rilucente, ma in apparenza senza nettare, lo credo quindi che allorquando un fiore ha vivace colore, od anco soltanto odore, sia dalla natura destinato ad essere visitato dagli in- setti, i quali vi trovano molto o poco nettare, od in mancanza assoluta di nettare (cosa che credo poco frequente) vi ricercano il polline. 248 L. RICCA, Rammculiis glacialis Z. L'osservai all'altezza che sta fra 2800 e 3000 ni. sul livello del mare il 18 luglio. Ha fiori leggermente prote- randri, e le mosche visitano numerose i suoi fiori bianco-rosei assai eleganti. Io avrei creduto che questi insetti ricercassero il nettare contenuto nelle apposite squame, ma con mia sorpresa vidi che quelle mosche, molto più piccole delle mosche comuni, lambivano soltanto le antere, senza che io potessi mai accorgermi che ricercassero le squame nettarifere. Parrebbe da ciò che il nettare sìa una secrezione inutile per questa specie, ma le cose inutili non sono mai dalla na- tura in modo così patente manifestate; io sono piuttosto convinto che le mosche ricerchino a tratti od a periodi diversi del giorno anche il nettare. La potente attrattiva che i fiori di questa elegante specie devono esercitare sulla vista degli insetti, la esercitano effettivamente soltanto per le mosche, avendo io osservato qualche bombo a svo- lazzare attorno senza mai posarsi sui fiori copiosissimi di Ranunculus glacialis^ e certe farfalle a posarsi unicamente sui fiori della Silene acaulis. Ranunculus TÌUarsii Dee. Come accade nei ranuncoli in gene- rale, anche questo è molto visitato dalle mosche. Trollius europaeus L. Ha molta analogia coW J tragene per quanto riguarda l'abito dicogamico, soltanto ciò che nell'Atragene è abito degli stami, nel Trollius è abito del perianzio intiero. 1 nu- merosi sepali petaloidi convergono nel Trollius tutti verso il centro del fiore, cosicché esso rimane chiuso presentando la forma di un palloncino. Tanto nell' Atragene come in questa specie il polline emesso dalle antere rimane impigliato nella siepe costituita dagli stami 0 dai sepali, i quali ultimi sono nel Trollius convergenti al centro ed accavalcati ad embrice, ma poco compatti fra di loro e in modo da permettere , p. e. alle mosche, di penetrare fra i loro interstizj fino al centro del fiore. Sorpresi in molti di questi pallon- cini delle piccole mosche che vi stavano come rinchiuse , e natural- mente col corpo tutto bianco di polline. Siccome questi fiori conten- gono molto nettare negli appositi nettari, così io credo che le mosche vadano a ricercarvi il nettare; del resto la dicogamia è ciò malgrado poco assicurata se il polline omoclino non sia affatto sterile, giacché COMftlBUZlOM ALLA TEORIA DICOGAMICA. 249 lo sviluppo sessuale è, secondo le mie osservazioni, per certi fiori appena leggermente proterandro, e per certi altri appena legger- mente proterogino. Aconitum paniculatum Lam. ) Queste due specie hanno iden- „ napellus L. ) tico abito dicogamico. Prote- randre marcatissime hanno gli stili che non svelano le papille del loro stimma, senonchè quando gli slami da eretti che erano si sono riflessi alla periferia colle antere totalmente esaurite. In tale stadio l'apice stimmatifero del pistillo si fa leggermente bifido. Gli insetti accedendo ai fiori per suggere il nettare copiosamente raccolto nei nettari tanto caratteristici di queste specie, protetti dal sepalo supe- riore, è giuocoforza che coli' addome e colle zampe si posino sugli stami 0 sugli stimmi. VJ. napellus è visitato da bombi diversi, e lo stesso giudico sia pur dell'altra specie, per aver trovato più e più volle i suoi nettari od il sepalo superiore che li protegge, forali dalla parte esterna, secondo l'abito dei bombi che, impazienti talvolta di vin- cere qualche difficoltà per raggiungere il nettare, ricorrono a quello spediente. Actaea spicata L. È proterogina ben marcata; allorché il fiore comincia ad espandersi, lo stimma par già disposto alla fecondazione, mentre le antere ancor non deiscono. Ciò si verifica più tardi quando i loro filetti hanno assunto maggiore sviluppo, rendendo le spighe fio- rite assai appariscenti. Non vidi nettare in questi fiori, né insetti vi- sitatori che saranno probabilmente le mosche. Berheris vulgarls L. È molto visitata dai bombi, dalle vespe, ecc. Secerne molto nettare dalle glandule fisse alla base dei petali, e mi parve essere leggermente proterogina. Pyrola minor Z. È proterandra; le antere hanno già aperti i loro larghi pori quando i fiori principiano ad espandersi, e poco tempo dopo maturano le superficie stimmatiche, rimanendo ancora nelle antere piccola quantità di polline. Pel rovesciamento dei fiori di questa specie, il polline cade sul lembo interno od inferiore della capocchia stimmalica e sul ventre degli insetti accedenti, essendo la superficie papillosa rivolta al suolo e quindi sottratta all' eventualità di ricevere direttamente polline omoclino. Il nettare è secretato, a 250 L. RICCA, mio parere, dalla superficie slìmmatica, come ciò è patenlissimo nella specie congenere Pyrola uni/lora L.^ trovandosi questa super- ficie sempre assai umida più che non sogliano esserlo gli stimmi in generale. Le vallecole ed il centro a cui le vallecole convergono della superficie slimmalica di questa specie, fanno uffizio di nettaro- conca, essendo la base del fiore assolutamente priva di nettare, lo credo che, come il Faccinium myrlilhis col quale hanno le Pirole comune l'abito dicogamie© (vedi in seguito), siano tutte visitate dalle apiarie. Pyrola secunda Z. Al contrario della specie precedente, questa secerne molto nettare alla base del fiore. E nel fatto come se fosse proterogina, per ciò che le antere all'epoca della maturazione slim- malica sono ancora in posizione eretta e quindi impossibilitate a ver- sare il loro polline per essere i fiori pendenti. Piìi tardi le antere si capovolgono ed emettono il polline pei pori basilari. Questa specie differisce dalla precedente e dalla seguente per la diversa locazione della conca nettarifera dovuta alla forma tubuiare marcatissima della sua corolla, forma che è poco marcata nella precedente, ed affatto assente nella specie che segue. Pyrola uniflora L. il nettare è copiosamente secretato sulla superficie stimmatica, essendo a tal uopo foggiata in modo caratteri- stico a conca nettarifera assai capace. E forse men proterandra della P. minor, ma 1' omogamia è di gran lunga resa più difficile che in ambo le specie precedenti, in grazia della gran lunghezza dello stilo e dello spostamento degli stami. Le antere, oltre che sono portate da filetti riflessi applicati radialmente sui petali, vanno munite al loro apice di due appendici tubulari assai prodotte, le quali versano il polline molto all' infuori dell'asse verticale dello stilo. Cosicché se nella P. minor il polline caduto per propria forza di gravità adu- nasi parzialmente sul lembo interno non stimmatifero del pistillo e per avventura cade anche parzialmente sull'addome degli insetti ac- cedenti, in questa specie il polline cade quasi esclusivamente pel titillamento delle appendici anterali operato, siccome è probabilissi- mo, dalle apiarie accedenti ai fiori, che sono sempre più o meno rivolti verso il suolo, nella stessa guisa che lo sono (più marcata- mente però) i fiori di Faccinium myrtillus. CONTRIBUZIONI ALLA TEORIA DICGG AMICA. 251 Polygala chamaeMxus L. La carena monopetala de' suoi fiori è di consistenza assai rigida e fissa, ma il suo appendice dentellato è, nel punto di sua inserzione sulla carena stessa, assai mobile e come articolalo, da potersi con tutta facilità far abbassare e rialzare. Questa carena costituita da tre petali saldati fra di loro, eccetto che da un margine, avvolge gli organi sessuali a guisa di cartoccio aperto dalla parte superiore ove i margini sono liberi dall'alto al basso. La parte superiore e longitudinale del fiore, ove appunto il cartoccio è aperto, riraan protetta alla base da un sepalo foggiato a cappuccio, ed alla sommità è come chiusa dai lembi, ivi maggiormente prodotti e con- niventi ma assai rigidi del cartoccio. Ora nel sepalo foggiato a cap- puccio si secerne molto nettare, ed un insetto che volesse accedervi dovrebbe far abbassare T appendice dentellato che ottura l'apice del cartoccio, e mantenendolo col corpo suo in tale abbassamento, pro- durre la proboscide al fondo del sepalo nettarifero, proboscide che non potrebbe esser men lunga d'un centimetro, dovendo essa misu^ rare tutta la lunghezza del cartoccio che, come si disse , è inflessi- bile. Nell'abbassamento dell'appendice, emerge subito lo stilo oppor- tunamente ricurvo per recarsi al contatto del ventre dell' insetto, emergono gli stami, ma solo in parte e con metodo tanto economico, che per essere esauriti di polline occorrono per fermo molte visito di insetti. Non ebbi mai la sorte di sorprendere gli insetti pronubi, e ciò anche malgrado la grande quantità di fiori da me osservati; ho però tutta la certezza morale che questi sono i bombi, come si po- trebbe argomentare anche dalla difficoltà dell'accesso a tali fiori. Come negli aconiti la difficoltà di raggiungere il nettare è con grande frequenza eliminata dai bombi colla perforazione del sepalo superiore e dei nettari, così in questa specie tale manovra si può dire adottata quasi generalmente, ed io trovai sempre che 95 per cento di questi fiori sono perforati nel sepalo nettarifero. Ciò determina la sterilità della maggior parte de' fiori della Polygala chamosbuxus^ sterilità che verificai in grandissima proporzione. Ciò mi fece pur convinto che il polline omoclino, il quale trovasi a contatto dello stimma, è totalmente inefficace alla fecondazione. La discendenza di questa specie è copiosamente assicurata dai pochi frutti e dalla natura le- gnosa che accorda una vita comparativamente lunga ai suoi individui. 2 52 L. RICCA, Bianthus cartliusianoriim L. È proterandro brachibiostemone, il nettare secretato dal talamo e dalla base degli stami è ricercato se ben ricordo dalle farfalle. Silene mitans L. Proterandra brachibiostemone, e talvolta dicline per r incompleto sviluppo degli stami. Nei fiori bene ermafroditi, ì due cicli staminali sviluppansi in successione l'uno dell'altro, sic- come accade in altre cariofillee, e generalmente nei fiori muniti di due cicli staminali. Gli stili di questa specie sogliono assumere una gran lunghezza, per cui emergono lungamente dalle corolle. Essendovi secrezione di nettare alla base dei fiori, non le man- cheranno insetti pronubi che per analogia credo siano le farfalle. La Sileue acaulis L, di cui ebbi a fare cenno l'anno scorso, senza aver osservato insetti pronubi, verificai quest'anno essere molto visitata dalle farfalle anche all'altezza di 2900 metri. Stellaria graminea L. È proterandra brachibiostemone, e cioè quando le antere deiscono, i pistilli non sono tampoco sviluppati, e per- venendo questi alla loro perfezione, trovansi le antere già esaurite. V'ha copia di nettare e sarà con tutta probabilità visitata dalle mosche. Cerastium arveuse L. „ glaciale Gaud. 55 trigynuni Fili. 55 alpinum Z. Come il Malachium aquaticum la prima è proterandra brachibio- stemone, come lo sono forse la piìi parte delle Alsinee ; lo stesso però non si può dire delle altre tre specie. Queste per essere sempre elevatissime non han tempo sufficiente pel successivo sviluppo dei due sessi, e le trovai sempre singinandre. Di queste specie gla- ciali non potei bene assicurarmi se secretino nettare, ma credo che le numerose mosche esistenti anche in quelle elevate posizioni ne favoriscano la dicogamia. Geranium sanguineiim Z. Proterandro brachibiostemone, ma non secerne nettare. Anthyllis vulneraria Z. Cito questa specie tanto vulgare, per- chè mi parve avere scoperto la secrezione di poco nettare fra il tubo staminale e la base dei pelali, cosa che sarebbe contraria alla COMRIRliZIONJ ALI. A TEORIA DICOGAMICA. 255 regola generale delle leguminose monadelfiche, secondo l'opinione di F. Delpino. Comunque sia, e senza accertare bene un tal fatto, os- servai che i suoi fiori sono con gran sollecitudine visitati dai bombi. Astragalus cicer Z. Anch'esso è visitato dai bombi all' altezza di 18bO metri. Pliaca alpina Widf. È visitata dai bombì. Cracca Oerardi God et Gren. E molto visitala dalle api che ac- cedendo a quei fiori introducono il capo sotto lo stendardo facendo divaricare le ali. Queste api eseguiscono bene sovente anche l'altra manovra di perforare il fiore per suggere il nettare e schivar le dif- ficoltà di tenere la via più naturale. Dryas octopetala L. All'altezza di 2600 metri la trovai gremita di mosche che si fermavano lungamente sopra i suoi fiori; è legger- mente proterogina e non ha nettare ben visibile: è però da credere che le mosche lo sappiano ritrarre dal talamo incrassato e lucente. Geum montamiin L. Proterogina brachibiostimmica, essendo sempre gli stami assai brevi ed incurvati verso l'asse del fiore, in epoca in cui già gli stili di molto emergono, disposti alla fecondazione. Quando gli slami allungansi e le antere deiscono, gli stimmi sono già fecondati ed abbruniti. V ha nettare secretalo dalia parte del calice incrassata donde emergono gli stami. Malgrado che abbia osservato un coleottero a trattenersi su quei fiori, io credo che come quei delle Dryas essi siano fecondati dalle mosche. Potentina anserina L. E proterandra brachibiostemone. Essendo dotata d'un disco calicino assai incrassato e lucente, e secondochè mi parve anche alquanto umidetto, sarà probabilmente come le pre- cedenti Rosacee ricercala dalle mosche. Potentina aurea L. Questa specie ha una crassizie ed una lucen- tezza particolari alla base dei filetti staminiferi e dei petali, senza però alcun umidore percettibile. È mollo visitata dalle mosche, e mi parve singinandra. AmelancMer vulgaris Moench. È proterogina ben marcata. Ha quattro cicli di starai che vengono a maturazione in successione l'uno dell'altro, essendo primo il ciclo superiore. Manca il nettare e non osservai insetti pronubi. 254 L. RICCA, Sedum rhodiola Dee. {Rhodiola rosea L.). Pei fiori ermafroditi quali osservai in maggioranza, lio rilevato essere proterandra e com- portarsi per la dicogamia come le sassifraghe a cui le Crassulacee sono tanto affini. Quando le antere deiscono, gli stili sono recipro- camente abbracciati e non sciolgonsi dal loro abbracciamento se non quando le antere sono del tutto o quasi esaurite. Secerne mollo net- tare dalle glandule ipogine, e la trovai visitata dalle formiche, da ditteri neri e splendidi più grossi delle mosche comuni. E noto che questa specie affetta più sovente il dioicismo : nelle Alpi del Tonale io trovai però assieme al dioicismo un grandissimo numero di individui ermafroditi. Questa specie ha quindi due sicure ragioni di essere fecondate dicogamicamente. Ribes petraeum fFulf. È alquanto proterogino, ma con abito molto efficace alla dicogamia, per ciò che essendo ancora il fiore inaperto, il pistillo già emerge per l'apertura centrale, bifido e ben disposto alla fecondazione. Le antere deiscono appena il fiore è mag- giormente espanso. Non ricordo se secreti nettare, ma lo trovai inon- dato da nembi di mosche anche a 1600 metri. Saxifraga oppositifolia L. Come molte altre specie glaciali essa è singinandra, facendo cosi grave eccezione nel suo genere. La trovai con mia sorpresa visitata non dalle mosche che visitano gene- ralmente le sassifraghe, ma dal bombo lapidario e da certe farfalle alpine. Sarà fors'anco visitata dalle mosche, che copiose svolazzavano attorno, ma non potei constatare il fatto. Laserpitium Caudini Moretti. Come la più parte delle Ombrelli- fere è proterandra brachibiostemone, e secerne dal disco epigino grande quantità di nettare. Meum mutelliua Gaert. Questa specie alpina ha fiori maschi ed ermafroditi, e questi ultimi proterandri brachibiostemoni, con stili perduranti lungo tempo, assai lunghi e papillosi. La dicogamia è però maggiormente assicurata dal diclinismo, e da ciò che di due sole ombrelle portate per lo più da ciaschedun individuo, una riman ste- rile ed è sempre l'inferiore, la quale sviluppa per lo più soltanto fiori maschi col sesso femmineo atrofizzato. Le mosche vanno a sug- gere il disco epigino lutto umido e papilloso. Non è questa una specie CONTRIBUZIOM ALLA TEORIA DlCOGAMiCA. 258 esclusivamente glaciale, poiché suole diffondersi anche all'elevazione che non è inferiore a 2000 o 2400 metri. Astrantia major L. „ niinorZ. Ambo queste specie portano maggior copia di fiori maschi nelle ombrelle inferiori, e maggior copia di femminei nelle superiori. Tal- volta anzi le astranzie hanno le ombrelle inferiori totalmente costi- tuite da fiori maschi, ciò che, come nella specie precedente, tende ad accrescere la probabilità della fecondazione fra individui diffe- renti. Per la presenza di molto nettare sono avidamente visitate dalle mosche, le quali sanno anche introdurre con perizia la loro probo- scide fra i petali i quali, per essere conniventi e con apice lungo e ripiegato internamente, non sono mai espansi, ma presentano una superficie quasi tonda con esili aperture negli interstizj dei petali e nel centro del fiore. Lonicera nigra L. „ coerulea L. 55 xylosteum L. Sono leggermente proterogine o singinandre. La dicogamia è però assicurata dall'abito del pistillo che allungasi più degli stami, assu- mendo per lo più una posizione scartata dall'asse e dalla direzione più 0 meno uniforme degli stami, imitando anzi talvolta il movimento dello stilo della Scrophularia nodosa^ inflettendosi cioè sopra il mar- gine inferiore della corolla, mentre gli stami adunansi dalla parte opposta: ciò almeno assai distintamente nella L. xylosteum. Ad ogni modo se il polline eteroclino è più efficace alla fecondazione che il polline omoclino, in queste specie la dicogamia è assicurata da ciò solo che i loro fiori subiscono un trasporto straordinario, una gran miscela del loro polline, per effetto d'una grandissima quantità di bombi di apiarie diverse e di mosche di diverse specie che osservai nella L. nigra e nella xylosteum^ e di bombi lapidarj che nella ccerulea. Ciò ha la sua ragione nella grande quantità di nettare secre- tato da quei fiori nella base scrotiforme della corolla, e nel gratis- Simo odore che emanano specialmente i fiori della nigra che trovai anche maggiormente inondati d'insetti. Osservai la L. nigra e la xtj" 256 L. RICCA, losteum da i300 e 1400 raelri di elevazione, e la coRruIea da 2000 a 2B00. Yaleriana officìnalis L. Prolerandra brachìbioslemone. Quando le antere sono esaurite e pendenti dai filetti riflessi alla periferia, allora soltanto lo stilo assume tutta la sua lunghezza, portandosi molto al disopra del livello delle corolle ad aprire ivi i suoi lobi stimmalici. Questi fiori rassomigliano a quelli delle Lonicere nella scrotiforme conca ricchissima di nettare e nei fiori emananti un grato odore di vaniglia. Pel non difficile accesso alla conca neltarifera si crederebbe che questi fiori fossero visitati soltanto dalle farfalle; credo invece avere ripetutamente osservato soltanto i bombi, ma non sono in grado di ben assicurarlo, per non averne preso annotazione. La Faleriana tripleris si avvicina in tutto alla precedente, di cui non ha i caratteri dicogamici così ben marcati. Ha men nettare in più piccola conca nettarifera, poco o nullo odore; ma il pistillo sem- plicemente sovrastante, in ogni stadio dell'espansione corollina, agli stami, supplisce in questa alla proterandria tanto marcata della specie precedente. Kuautìa silvatica Duby. Scabiosa columbaria L. Ambo proterandre brachibiostemoni e ricche di nettare sono molto visitate dalle farfalle. Riesce curioso l'osservare in luoghi ove trovansi molti fiori di Knautia misti a quelli del Trifolium pratense^ àeìVOrchis maculata., le farfalle (di color bruno, ali brune, con zona giallastra occhiellaia alla parte inferiore) attratte dal color porpo- rino dei fiori di queste due specie, vi approdavano, ma accortesi al contatto che non eran fiori di Knautia^ immantinente si dipartivano, e quando approdavano ai capitoli di questa specie vi si fermavano tanto lungamente che talvolta quei capitoli erano letteralmente co- perti da numerose farfalle. Certe farfalle, diverse dalle precitate, le trovai pure limitarsi a suggere le antere della Scabiosa., specie che vidi pur molto visitata da certi neurotteri assai esili, i quali con somma perizia introducevano il capo col torace al fondo dei fiori, trattenendosi lungamente sopra una sola calatide. Tussilago farfara L. Questa specie volgare osservata a 1500 me- CONTRIBUZIONI ALLA TEORIA DICOGAMICA. 257 tri nel mese di marzo in prossimità di molta neve , affetta la più marcata proteroginia. I fiori femminei della circonferenza sono alti alla fecondazione quando gli ermafroditi del centro sono ancor tutti chiusi, ed allorché questi si aprono, sono quelli già abbruniti e fecon- dati. Sono molto visitali da mosche assai tozze con addome breve e con robusti cigli su tulio il corpo, le quali sono sempre fortemente impollinate. Seiiecio saraceuicus L. (S. Jacquinianus Gr. God.) I grandissimi corimbi di questa specie sono talvolta quasi coperti dalle medesime farfalle che osservai nella Knaulia. Le corimbifere io le trovai però generalmente visitate anche dalle mosche. Onopordon acantliiuiii L. Carduiis nutaiis L. „ defloratus L. Cirsiiim lanceolatum Scop, Carlina acauli s L. La prima è visitata dai bombi, i quali si fermano a lungo sulle calatidi imbrattandosi straordinariamente di polline. Le altre e generalmente le Cinarocefale, per aver assai lunghi tubi florali, sono pur visitate dai bombi e dalle apiarie in generale. Però le farfalle non ne sono escluse e le osservai particolarmente sul Carduus defloratus. Cicoracee. Questa sottofamiglia è generalmente visitala dai lepi- dotteri, dai ditteri in generale, e dalle mosche in particolare. Anche a 2600 ed a 5000 metri constatai il fatto sul Leontodon alpinum., Taraxacum dens leonis^ Hieracium aurantiacum^ ecc.; in stazioni più basse suW Hieracium statiaefolium ^ Sonc/nis arvensis., oleraceus^ asper^ ecc. Questi fiori di facile accesso, non li vidi visitati dalle apiarie. Certi grossi ditteri ricercano manifestamente nelle Cicoracee anche il polline; io li osservai a forbire coli' appendice buccale i pistilli impollinali, e solo di trailo in tratto a spingere della appendice al fondo delle corolle. Phytlieuma hemispliericum L, „ Michelli Bcrlolini. Osservai il bombo lapidario a visitare la prima a 2200 metri, e Voi. XIV. 17 2B8 L. RICCA, farfalle turchine a visitare la seconda. Non avrei credulo che le far- falle fossero capaci di introdurre con tanta perizia, siccome fanno, la proboscide fra le aperture basilari dei fiori di questa specie. Campanula barbata L. È visitata dai bombi anche all'altezza di 2600 metri. È degno di osservazione il meccanismo usato da questi insetti per fecondare i pistilli. L'insetto portasi col capo e col torace per entro al fiore, il quale è pendulo, e durante tutto il tempo in cui si ferma a suggere il nettare, eseguisce coli' addome un continuo movimento di martellazione sugli stimmi. Yaccmiuiu myrtillus L. Mi parve oscuramente proterogina, ma ciò per questa specie ha ben poca importanza verso il notevole apparalo dicogamico che possiede. I fiori sono penduli, lo stilo sovrasta al ciclo delle antere, le quali aderiscono a tubo fra di loro. Queste dei- scono per due pori terminali, non però spontaneamente, ma in seguilo al titillamento di due appendici dorsali, una per cadauna loggia anterale a guisa di cornetto. Essendo il nettare secretato dal disco epìgino assai carnoso e coperto dalla base inflessa dei filetti staminiferi, le apiarie appiccansi a questi fiori, vi introducono la proboscide titil- lando di necessità le appendici anterali, e determinando la caduta del polline sul loro ventre. Imitando con un sottile corpuscolo l'azione della proboscide, si verifica facilmente l'emissione pollinica quale è sopra affermata. I bombi e diverse apiarie sono i pronubi di questa specie, siccome ripetute volte ebbi ad osservare. Yacciniuin yitis idaea Z. Il fiore di questa è a press' a poco organizzato come qnello della specie precedente, colla variante che le logge anterali sono protratte in tubo lineare pel quale effondesi il polline in seguito al titillamento degli stami. Lo stilo anche prima dell'espansione florale è di molto sovrastante al ciclo delle antere, e prosegue ad accrescersi in lunghezza da rendere l'omogamia impos- sibile. Il nettaree come nella precedente secretato dal disco epigino. Sorpresi alla visita di questi fiori diverse volte certe apiarie con ad- dome nero lunghetto angusto e con dorso cinerino, ma è probabile che vi accorrano tutte le apiarie in generale. Loiseleuria procumbens De$v, È leggermente proterogina. In molti fiori osservai lo stimma fecondato ed abbrunito, quando appena CONTRIBUZIONI ALLA TEORIA DICOGAHICA. 289 le antere entravano nel periodo di deiscenza, ed in alcuni vidi masse polliniche della stessa specie aderenti allo stimma, essendo le circo- stanti antere ancor tutte chiuse. V'ha presenza di nettare, e sarà pro- babilmente fecondata dalle mosche. Oentiaua verna L. Mi parve leggermente prolerogina, ed in ef- fetto è come se veramente lo fosse, per essere sempre lo stilo sovra- stante agli stami, ed il disco slimmatico otturante a guisa di diaframma il tubo coronino. Malgrado la mia più impegnata e sostenuta atten- zione ai fiori di questa tanto comune specie, non mi fu dato mai osservare altri insetti pronubi senonchò certi piccoli coleotteri non più lunghi di tre millimetri. Questi insetti trovansi comunemente su tali fiori e non possono introdursi nel tubo corollino senonchè in epoca in cui la corolla perde alquanto della sua rigidità, la quale poco prima rendeva difficilissimo l'accesso al suo punto di otturazione per mezzo del diaframma stimmatico. Adunque la corolla, ad un certo stadio di sua espansione, si rilassa e rende facilissimo ai piccoli insetti lo adire al fondo del tubo, ove è raccolto copioso nettare; ed infatti quei coleotteri vi penetrano numerosi. Suppongo quindi che questi fiori siano fecondati da tali insetti accedenti a corolle con tubo ancora ben chiuso dal diaframma stimmatico, e mentre trattengonsi, come os- servai, sulla superficie florale, non possono mancare di lasciare sugli stimmi qualche granello pollinico di fiori precedentemente visitati a tubo corollino già rilassato. Gentiana acanlis L. Ha fiori di facilissimo accesso, ed è molto frequentala dal coleottero medesimo della specie precedente. Questo insetto recasi verso la base della corolla e si rista lungamente negli spazj interstaminali, ove in presenza di superficie assai incrassata trova una tenue quantità di nettare. Per la forma di questi fiori io non credo però che tal coleottero sia molto utile alla dicogamia ; occorrono invece insetti maggiori, che ricercando il nettare od il polline possansi recare col corpo a contatto degli stimmi. Tali sono i bombi; li osservai diffatti aggirarsi intorno intorno al lembo corol- lino per raccogliervi il polline, di frequente fregarsi colle zampe il capo per ripulirlo dalla polvere pollinica, e poscia introdursi per entro il fiore con tutto il corpo. SfiO L. nicr.A, Geutìaiia Gcrmamca If^ill. In aggiunla a quanto accennai di que- sta specie l'anno scorso, osservai quest'anno essere visitata dai bombi anche air altezza di 2600 metri. Dai fiori di questa specie, tali insetti passavano a quelli di Pcdicularis verticillala e di Campanula barbata. Pulmonaria ofUcìnalis L. Ha fiori iongi e brevistili con stami alto 0 basso locati. È visitata con gran sollecitudine dai bombi, ì quali posatisi sull'imbuto corollino, producono la loro proboscide al fondo del tubo ove secernesi molto nettare. Per essere lo stilo delle lon- gistile sovrastante alle antere anche prima della espansione corollina, esse non potrebbero che con grandissima difficoltà essere fecondate dal polline omoclino. Non ò così delle brevistile, le quali avendo stilo soggetto a ricevere il polline omoclino e soltanto per mezzo dei bombi al polline eteroclino, saranno con tutta probabilità fecondate di pre- ferenza da quest'ultimo. Questa vicenda di fecondazione fra le specie Iongi e brevistile è con tutta probabilità generale in natura, per con- seguenza è da credere che col tempo scomparirà la distanza che sta fra le due organizzazioni, oppure crescerà esagerandosi al punto da rendere le specie dioiche. Determinerà del risultato la relativa potenza sessuale dell'una e dell'altra forma. Yerlbasciim iiigrum L. 55 Tycìiìiytis L, Mi parvero singinandri e senza traccie di nettare ben percettibile. Sono visitati da certi ditteri di mediocre corporatura con addome ad otto macchie gialle, trasparenti, alternate da anelli neri. Sul /^. nigrum sorpresi anche qualche apiaria, che vi accede forse per raccogliervi polline, siccome anche fanno quei ditteri i quali si limitano a lambire le antere, siccome ho già accennato del Eanunculus glacialis e di altre specie. Bartsia alpina L. Proterogina al sommo grado, essendo Io stilo già lungamente esserto, quando le antere sono immature ed il polline non ancora organizzato. Melali] pyrum arvense L. Ha un apparato dicogamico e press' a poco eguale a quel del Bhinanthus e delle Pedicolari. Trovansi frequentemente i suoi fiori perforati sopra la conca net- larifera, ciò che fa credere essere visitati dai bombi, siccome si sa- CO.MRIBUZIOM ALLA TEORIA DICOGAMlCA. 261 rebbe dovuto arguire dalla sola difficollà di accesso presentata da tal forma florale. Di regola sono i fiori grandi delle Labiate e delle Personale esclu- sivamente visitali dai bombi e dalle apiario in generale, tali per es., Lamium album, Salvia pralensis^ ^Ì»^c^ alpina Vili, Galeopsis tetra' hit^ Digitalis grandiflora^ Pedicularis ecc. ecc. Pìnguicula alpina L. L'apparalo dicogamico delle Pinguicole fu già rilevato da Sprengel, Axell e da Hildebrand. Io osservai che questa specie è molto visitata da mosche alpine di piccola corporatura le quali sogliono fermarsi qualche tempo nel tubo florale. Androsace imbricata Larn. „ pubescens Dee, Sono come moltissime altre specie glaciali singinandre, e diverse dalle Primule viscosa e glutinosa^ queste Androsaci han fiori uniformi, con sessi assai ben disposti per Tomogamia, ma è facile che siano visi- late dalle mosche e dalle farfalle. Soldanella alpina L. Ha fiori prolerogini brachibiostiramici, con stilo soggetto ad allungarsi straordinariamente. Polyg'Onum bistorta L. è alquanto proterogina: nello stadio della organizzazione pollinica che di poco precede l'apertura dei fiori, le antere hanno loggie che in efì"ello sono ben chiuse, ma realmente sono fesse per una linea longitudinale in cui il tessuto è sciolto. Quando si aprono i fiori, e prima ancora di questa epoca, gli stimmi sono foggiati a pìccolo capitolo, lucenti, ed in apparenza disposti alla fecondazione, ma il polline non cade ancora dalle antere. Più tardi le antere, allorché i loro filelli sonosi maggiormenle allungali, aprono i loro battenli ed espongono all'aperto il polline, il quale o rimane aperto verso il cielo od un po' inclinato verso il suolo, ad ogni modo sempre impossibilitalo a cadere per propria gravità sugli stimmi omoclini. Per questo abito delle antere la specie sembrerebbe ane- mofila, ma osta a tal giudizio la forma angusta e di poca superficie degli stimmi, la poca abbondanza e la poca volatilità del polline, vi osta finalmente il vivo ed attraente colore delle infiorescenze. Io non osservai però altri insetti visitatori (questi cionondimeno assai copiosi), 262 L. RICCA, senonchè certi neurotteri con anelli addominali neri al margine interno, e di color giallo al margine esterno, con estremità biiccale pur gialla, della lunghezza totale di 9 millimetri. Mi parve che il nettare fosse in questi fiori affatto mancante. Polygonum Tiyiparum L. Questa, al contrario della specie pre- cedente, mi parve proterandra. Le antere deiscono pur come nel bislorta e collo stesso significalo per la dicogamia; v'ha soltanto la insignificante differenza, che le logge anterali sono nello stadio giova- nile bene chiuse e saldate. Allorché le antere non solo sono esaurite nia anche cadute, i tre stili che sono già più lunghi dei filetti sta- miniferi, sono muniti al loro apice d'un piccolo globetto trasparente rassomigliante ad una goccia di rugiada. Tali globetti erano durante la esposizione pollinica molto più piccoli, e ciò m'indusse a credere che l'attitudine alla fecondazione fosse legata a questo aumento di volume. Tali globellini stimmatici osservati con ingrandimento di 3 50 diametri, appajono costituiti da cellule incolore, siccome è caratteristico delle cellule stimmaliche, ma differenti pur da queste per essere fra di loro assai compatte, per offrire una superficie liscia, e per essere soggette ad indurirsi qual legno dopo la fecondazione; fenomeno offerto pure dal P. persicaria. Adunque neanco questa specie possiede gli stimmi delle piante anemofile, anzi la natura di questi è tale che richiede polline attac- caticcio. Tale infatti è il polline del P. vmparum^ od almeno è di certa consistenza del tutto inetta al trasporto aereo. Ignoro se sia visitata dagl'insetti, ma è certo che tal specie è poco fruttifera, riparando alla sua sterilità colla grande produzione di bulbilli. Il net- tare manca come nella specie precedente, di cui non ha la brillante attrattiva nei colori delle sue infiorescenze. TriglocMn palustre L. Ha l'apparato anemofilo della maggior perfezione; è proterogina al sommo grado, e trovai polline della specie sopra stimmi appartenenti a spighe con antere tutte chiuse. Il polline assai volatile è dal vento esportato a poco a poco dalle aperture laterali che sono fra le divisioni del perigonio e le antere applicate contro esse. Le antere dì ciaschedun fiore maturano in due tempi distinti, ed i fiori di ogni infiorescenza maturano gradatamente dalla CONTRIBUZIONI ALLA TEORIA DICOGAMICA. 265 base airapìce. Gli stimmi sono nel modo più perfello barbuti e di gran superficie per afferrare il polline. Nigritella aii.gustifolia C. L. Ridi, Vidi molti lepidotteri di piccola corporatura a colore cinerino argenteo con grosse e lunghe scaglie, a visitare con grande insistenza i fiori di questa specie sul crepuscolo della sera ed all'altezza dì 2000 metri. Non potei assicu- rarmi se veramente, come è assai probabile, questi insetti estraggano le masse polliniche. Il nettare è assai copioso nello sprone di quei fiorì. Colcliicum autumnale L. Questa specie volgare è proterandra, e visitata dalle apiario, le quali ricercano in quei fiori il polline caduto dalle antere e rimasto aderente alla base incrassata dei filetti stami- niferi, adoperando in questa bisogna la loro lingua, colla quale spaz- zano dall'alto al basso i filetti medesimi impollinali. Phalangium liliago Schreb. Secerne un po' di nettare ed è visi- talo dalle apiario. Lo stilo si allunga di molto sopra le antere da rendere la dicogamia assai facile, e l'omogamia difficilissima. Allium sclioenoprasum 6. alpinum Dee. É proterandra, innanzi la deiscenza delle antere, queste trovansi tutte riunite al centro del fiore sopra il pistillo, in seguito entrano una dopo dell'altra in dei- scenza ed intanto gli stami ritiransi alla periferia lasciando patente il pistillo. Questo però non ha ancora assunto tutta la sua lunghezza, ne va munito di papille stimmatiche: quando le antere sono del tutto 0 quasi del tutto esaurite, allora il pistillo acquista tutta la sua lun- ghezza e diviene papilloso. Secerne molto nettare ed è visitato a 2000 metri dai medesimi piccoli lepidotteri (crepuscolari?) che già osservai sui fiori di I^igtHtella. Da questi cenni risulta che la singinandria è molto estesa e forse generale nelle specie glaciali, le quali non possono disporre che di pochissimo tempo per lo sviluppo dei loro fiori, osservandosi ciò, anche in ispecie appartenenti a generi od a famiglie in cui la singi- nandria è esclusa di regola generale. Malgrado quindi la singinandria di quelle specie, accompagnata o non da secrezione di nettare, se i fiori siano ben ornali di appariscenti colori, la dicogamia è il caso più frequente, per avere osservato ripetutamente che gV insetti attratti 264 L. RICCA, CONTRIBUZIONI ALLA TEORIA DICOGAMICA. dai colori florali, vi accorrono a ricercare il polline, od a suggere una tenue quantità di nettare che sfugge alla nostra vista. Ove il nettare è copioso, ove gli odori sono più forti, gl'insetti accorrono in maggior copia, quando anche le infiorescenze abbiano moderata forza attrattiva nei loro colori. Di tutta capitale importanza è però sempre il vivace colore, dopo questo è l'odore, e dopo l'odore è la secrezione del nettare, che sono maggiormente necessari ad attirare gli insetti per favorire la fecondazione incrociata; ma se il colore può star da solo ed essere efficace allo scopo della natura, siccome ciò verificasi generalmente nelle specie glaciali, l'odore e la secre- zione nettarea, per quanto è a mia cognizione, non sono mai disgiunti. Probabilità (lei giudizi circa il seme dei bachi da seta, MEMORIA dell' INGEGNERE G. RIBOLDI (Seduta del 31 dicembre 1871). I giadizìi dei dotti e la esperienza concordano pienamente nell'at- Iribuire una speciale importanza alle osservazioni, che si fanno col microscopio, sulle semenze dei bachi da seta; sicché attualmente non si dubiterebbe di chiamare imprudente chi ardisse di allevare una certa quantità di bachi, senza averne prima guardato il seme al mì^ croscopio. Ma certamente tutti sanno che il giudizio, fatto anche dall'osser- vatore il più perspicace e diligente, è semplicemente probabile, e non assomiglia per nulla al giudizio che un chimico, coli' analisi, fa della composizione dei corpi. Quel giudizio peraltro può essere più 0 meno probabile; e gli elementi di questa probabilità sono in parte soggettivi, o dipendenti dalle persone che fanno l'osservazione e dagli strumenti che adoperano per farla, e in parte oggettivi ^ che cioè dipendono dal metodo adottato per l'osservazione. Quanto ai primi non v'è questione, e chicchessia sa determinarli. Invece la discussione degli altri non può farsi completamente che per mezzo della mate- matica; è un problema del calcolo delle probabilità. Mi pare che nessuno finora abbia risolto questo problema , o per lo meno l'abbia trattato coli' estensione necessaria perchè ne derivino dei suggeri- menti pratici. Epperò essendo stato discusso da mio fratello Giovanni, ho creduto bene di presentarne la soluzione alla Società, giusta l' ar- ticolo 28 del regolamento, e farla conoscere a Voi, onorevoli Socj, 266 G. RIBOLDI , che primi avete propugnato nel nostro paese la necessità di osser- vare al microscopio la semenza dei bachi da seta , e avete suggerite le più savie regole perchè l'osservazione fosse ben fatta. Dalla me- moria che Vi presento deriva un criterio pratico per estimare un giu- dizio che si fa delle sementi al microscopio , e un argomento mate- matico per non accusare di negligenza quegli osservatori che avessero dati giudizii diversi di una stessa semente, Ecco la memoria di mio fratello. SI. Scopo della presente memoria.. — Metodo usato nell'esame del seme òaohif preferenza data al metodo che fornisce il grado centesimale d'infezione. 1. I risultati degli esami microscopici delle sementi dei bachi non sono di un valore assoluto ma relativo, ed i limili fra i quali oscillano sono abbastanza larghi. La conoscenza di questi limiti serve a stabilire un criterio per giudicare l'efficacia dei mezzi adatti a scoprire lo stato di sanità di una semente e per guidarci a scegliere il migliore dei metodi in uso nell' esame dei semi , quello cioè che unisca per quanto è possibile l'esattezza del giudizio alla speditezza dell'esecuzione. Una tale questione ha scemato assai della sua importanza, perchè ora un intelligente bachicoltore , se non prepara il seme col sistema cellulare, sa accompagnare la sua operazione di certe cautele e di altre osservazioni, che più o meno direttamente lo assicurano della sanità del seme che destina all'allevamento. Quantunque però la suddetta questione non abbia l'importanza di qualche anno fa, non è tuttavia a riputarsi inutile; ed in vero la vedemmo formare l'argomento di un apposito quesito trattato nel Congresso bacologico tenutosi nel p. p. settembre ad Udine. Nessuno dei bachicoltori ignora che il Congresso, mentre accettò alcune pro- poste preliminari fatte suU' argomento dalla Commissione nominata dalla presidenza del Congresso stesso e annuì alla preferenza data da essa al metodo di esame del professore Cornalia, spingendo l'esame a 100 ovicini, volle per altro che si ispezioni separatamente ad uno PROBABILITÀ DEI GIUDIZI CIRCA II SEMB DEI BACHI DA SETA. 367 ad uno i 100 ovicini ogniqualvolta si richieda una maggiore esat- tezza nell' esame. Crediamo pertanto utile di discutere matematicamente la tesi, appli- candovi il calcolo della probabilità che costituisce direi la base del- l'analisi indiretta, il cui progresso deve apportare un grande sviluppo alle scienze dì osservazione in generale. La trattazione del problema, mentre dovrà modificare alcuna delle conclusioni fatte sul suddetto quesito trattato nel Congresso bacologico di Udine, ci mostrerà qual conto si debba fare dei risultati microscopici e quale debba essere la pratica, onde evitare per quanto è possibile ogni errore nella scelta della semente, 2. 1 metodi comunemente usati nell'esame del seme, paragonati sotto il punto di vista del loro risultato finale, si ponno ridurre a due soli. Il primo di questi consiste nell' ispezionare ovicino per ovicino, oppure per abbreviare il lavoro due, tre, ecc., ovicini per volta e dare il numero più o meno probabile degli ovicini infetti in una determinata quantità di semi e quindi il grado centesimale d'infe- zione. Il secondo invece suggerito dal M. R. P. Cavalieri è quello di esaminare in una volta un certo numero di ovicini p. e. 500, 1000,2000 ed anche più, se credesi, e determinare la media più o meno proba- bile dei corpuscoli per ogni campo visuale del microscopio o come suol dirsi l'intensità od il grado d'infezione corpuscolare del seme. Troppo vago ed incerto riesce l'apprezzare la bontà di una semente dall'intensità d'infezione, ed invero siccome i singoli ovicini ponno presentare un diverso grado d'infezione, cosi due partite nelle qual siasi riscontrata la stessa media di corpuscoli per cadaun campo di osservazione non conterranno sempre la stessa quantità centesimale di grani infetti, opperò se si considera che ovicini affetti anche lie- vemente da pebrina danno luogo il più delle volte a bachi incapaci di tessere il bozzolo, ci pare irragionevole ammettere che i prodotti degli allevamenti di partite di semi colla stessa media di corpuscoli abbiano a risultare uguali o poco diversi. Questa è la ragione principale che indusse i bachicoltori ad atte- nersi al primo dei metodi assumendo nell'esame 1, 2, 3,... ecc., ovi- cini per volta a norma del tempo disponibile. 268 G. RIBOLDI , Noi pertanto prenderemo in considerazione soltanto questo metodo, ed insisteremo principalmente sul caso in cui le uova vengano esa- minate ad una ad una separatamente. Aggiungeremo in seguilo qualche cosa sui risullati ottenibili in tutti quei casi nei quali le uova ven- gano esaminate a gruppi di due, tre, ecc.,... per volta. 5. Perchè non si può esaminare che una minima parte della semente, è chiaro che prima di tutto bisogna indovinare la scella dei grani da sottoporre al microscopio: è necessario cioè che la parte osservata sia in uno stato di sanità proporzionale alla massa dalla quale fu tolta, e sulla quale vuol pronunciarsi un giudizio. In secondo luogo conviene essere fortunati anche nell'osservazione, perchè dal seme scelto non si può esaminare che una parte in una soluzione, la quale non è mai rigorosamente omogenea. Due adunque , qualunque sia il metodo adottato, sono i problemi principali inclusi nella qui- stione proposta. Limitandoci al primo dei due metodi, e al caso in cui l'esame vien fatto ovicino per ovicino, quei due problemi sono anche gli unici. Vediamo pertanto di darne la soluzione. §11. Espressione della probabilità che il rapporto fra gli ovicini infetti e sani della massa del seme sia uguale all' analogo rapporto della porzione esaminata. — Espressione più semplice della stessa probabilità. 1, Sia a il numero delle gramme di semente, x il numero degli ovicini infetti per ogni |x ovicini: determiniamo la probabilità di estrarre ogni a ovicino x ovicini infetti ed i rimanenti [j. — x sani, assumendone uno ad arbitrio per volta dalla massa del seme. Se n è il numero degli ovicini per ogni gramma, an sarà il numero totale degli ovicini, e se indichiamo con i il numero delle gramme infette, con s quello delle gramme sane, ni, sii rappresenteranno rispettivamente il numero degli ovicini infetti e sani. Ora perchè in i in — i in — 2 in — (x — 1) — 0 _ , , , . . . «fi a an — i an — 2 a?i — (x — 1) PROBABILITÀ* DEI GIUDIZI CIRCA IL SEME DEI BACHI DA SETA. 269 sono le probabilità che il primo, il secondo... x'^^ granello estratto sieno ammalati, sarà i{in — ì){in — 2)... {in — x- + I) a(an — l)(a?i ■— 2)... (an — /--f-l) la probabilità che fatte x estrazioni successive i granelli estratti sieno tutti ammalati. Analogamente sn{sn — ì){sn — 2)... {s n — [j. -\- x -\- ì) (a n — y.){an — /. + i ) . . . (a n — (^- + 1 ) sarà la probabilità che in [j. — x estrazioni successive i granelli estratti sieno sani. La probabilità che in [j. estrazioni continue, x granelli sieno infetti ed i restanti [a — x sani in un determinato ordine, sarà l(^n~l)(^n-2)... (in-x-\- ì)sn(sn-'i){sn-'ì)... (gn-(j. + ac+i) a(fl«-l)(a7i-2)... (an-(7. + 4) ^ ' ma in generale x casi diversi e w. — x casi contrari ponno succedersi (y.-h !)(/. + 2)... (X 1-2... (u^ — y.) l'espressione (1) sarà in ^— — 7 ~ maniere diverse, epperò se indichiamo con Q 1-2... (|x — -/.) ^ ^^f la probabilità che in [j. estrazioni successive si abbiano x ovicini infetti ed i rimanenti (x — x ovicini sani in un ordine qualunque. Osservazione. Ponendo successivamente nell'espressione (2) per x i valori 1, 2, 5... (j. e sommando le [i. espressioni risultanti si ottiene per somma l'unità, essendo certo che gli ovicini saranno o tutti sani 0 tutti ammalati, o uno, due, tre .. . sani e tutti gli altri ammalati. 2. Nei casi ordinari di pratica all'espressione della probabilità della scelta retrostabilita si può sostituire un'altra più semplice, la quale, se non è esalta, dà però dei valori abbastanza approssimati e fra limiti sufficientemente larghi: determiniamola. Dalle due espressioni — — '^ ' — e^^ ^» O il pro' 1 2 3... ([J. — /c) ^' ^ dotto delle quali costituisce la probabilità della scelta, una sola, 270 G. RIBOLDI, la Q è funzione dì a, cioè varia al variare di a, e precisamente de- cresce al crescere di a; ma i successivi decrementi diventano sem- pre più piccoli e trascurabili quando l'eccesso na — [j. dei granelli del seme dato sopra quelli esaminati è, come avviene ordinaria- mente in pratica, abbastanza grande. Invero se si pone i:=:ap (3), s=zaq (4) (ove i-\-s=a e p-\~q=z{) il valore di Q diventerà anp — 1 anp — 2 anp — x-\-ì anq an — i an — 2 an — ac + l an — /. anq — i anq — [j.-\-x-{- ì («) an — /. — 1 an — jx + l che può mettersi sotto la forma 1 2 y-— 1 i M— X— 1 p p p q q — ' an ^ a 11 an q an ^ an 1 2 Y—ì /. z + l [J. — - an an an an an an il cui limite per a=:cc^ cioè p^ cf'~^\ è il suo minimo valore. Ora, se a è grande e [j. piccolo rispetto ad a, risulterà na — ^. poco di- 12 5 verso di wa, le frazioni — ■> — > ecc. saranno piccole, onde i an an an primi X fattori dell'espressione (6) saranno poco diversi di p, ed i rimanenti [l — x invece poco diversi di g, e per conseguenza l'es- pressione (6) non differirà mollo da p^ (f' > Stabiliamo con qualche esempio numerico il limite di a per un particolar valore di p-^ p. e. |j.=:100, al di là del quale le differenze fra p q^^^' e l'espressione (6) sono praticamente trascurabili. Ecco registrati in questa tabella i valori di Q e della probabilità della scelta per alcuni valori di a e per due diversi gradi d'infezione (/,=2, y. = 4) supponendo di pren- dere (7. = 100. probabilità' dei giudizi circa il seme dei bachi da seta. 271 Valori di 1 Probabilità della scelta aiu grammi 'A 1 10 na.{i) ?ia-p- Q per y.r=r2 Q per /- = 4 perx^=:2 per/.=:::4 100 500 2000 20000 0 400 1900 19900 0,000202 0,000061 0,000056 0,000055 0,000000255 0,000000057 0,000000052 0,000000050 1 0,302 0,277 0,272 r 0,225 0,154 0,146 Confrontando i valori di Q di questo prospetto per uno stesso va- lore di X con quello di 'p q""' (che per x,r=:2 è 0,00005523 e per a;r=:4 è 0,000000508) vedesi chea parità d'infezione, se[x=:;100, i successivi decrementi di Q impiccoliscono cosi rapidamente al cre- scere di a che sono già trascurabili quando a sorpassa il gramma; co- sicché al di là di quel limite è lecito assumere per Q il valore p q i costante rispetto ad o, ove jo, q per le posizioni (3) e (4) rappresen- tano i rapporti che i numeri degli ovicini infelli e sani hanno col numero totale degli ovicini. Epperò, se si rammenta che x casi di- , , ^ (x.4-l)(x + 2)...{7. versi e u^ — x casi contrari danno luogo a — - — -. r — per- ' 1 . 2 . . . (j^- — X.; mutazioni diverse , si scorgerà facilmente essere (x + l)C/^ + 2)...((7.-2)([7.->l)[7. 1.2...(jy.-.c-.l)(y: — /,) la probabihtà che in \i. estrazioni x ovicini risultino ammalati, ed i rimanenti [a — x sani in un ordine qualunque. Osservazione i\ Il risultato ottenuto era prevedibile; ed invero col supporre na infinitamente grande si ammise implicitamente che i rapporti del numero dei grani sani e di quello dei grani ammalati al numero totale dei grani siano costanti, sebbene ad ogni estrazione il numero dei grani diminuisca. Ciò premesso, se ordiniamo le estra- p 1 (7) (l) Il numero n dei granelli per ogni gramma di semente, che varia da razza a razza, si ritenne in questi esempi di 2000. 272 zioni nelle quali vìen scelto un granello ammalalo colla probabilità p ovvero un granello sano colla probabilità 7, essendo questi due avve- nimenti contrari (p+g^l), p^'^i'""'' sarà appunto la probabilità che in [A estrazioni sì abbiano in un determinato ordine x grani ammalati e fA-«-:X grani sani. Osservazione 2.^ Se non siamo nei limiti sopra indicali è verosimile che cseterìs paribus sarà più sano quel seme che è in minore qtian- iità, e per conseguenza, onde i giudizi fatti sui semi in questi casi sieno paragonabili, conviene proporzionare convenientemente il nume- ro degli esami all'importanza della partita. Un tal fatto venne notato anche dal Congresso bacologico di Udine (Quesito 5", conclusione VIIP), il quale volle stabilire peraltro di fare un esame di 100 ovicini per ogni chilogramma di seme. Questa conclusione è in contraddizione con quanto ebbimo a dire fin qui, giacché se si hanno due partite a parità d'infezione, l'una di un chilogramma, l'altra di due e facciamo cento estrazioni per cadauna parlila, le differenze fra le probabilità che le porzioni eslralte siano in uno stalo di sanila proporzionale alle masse non saranno praticamente apprezzabili, mentre cessereb- bero di essere tali se facessimo due esami per la parlila di due chi- logrammi ed un solo per l'altra. §111. Espressione della prohahilità di giudicare infetto un ovicino che conten ga un sol corpuscolo. — Espressione della stessa prohahilità nel supposto di m corpuscoli per ovicino. 1. L'umore delle singole uova schiacciate fra due vetri occupa dai 1000 ai 1500 volte il campo visuale del microscopio, opperò, se ci mettiamo nel caso più sfavorevole che cioè l'ovicino infetto contenga un sol corpuscolo, per farne un giudizio sicuro non basterebbe osser- vare 1000 0 IbOO campi, perchè con ciò, stante la mobilità del liquido e l'indeterminazione dei campi, non si potrebbe dire d'aver guardato probabilità' dei giudizi circa il seme dei bachi da sf.ta. 275 tulio l'umore soltoposto al microscopio. In questo caso pertanto bi- sogna accontentarci soltanto di una certa probabilità. Determinia- mola, supponendo che i campì sieno 1000 in tutto, e se ne osser- vino e ad ogni analisi. La probabilità di trovare il corpuscolo nel 1 primo campo è : se tosto c'incontriamo in esso, potremo trala- sciare qualunque altra osservazione; ma se non lo troviamo nel primo, lo dobbiam cercare nel secondo campo, e la probabilità di trovarlo in questo secondp campo è composta della probabilità di non trovarlo 999 nel iirimo che è e di quella di trovarla nel secondo che è * 1000 ^ (poiché senza accorgersi potremmo nella seconda esperienza 999 esaminare ancora il primo campo) e quindi ^ è la probabilità di 1 999 trovarlo nel secondo, epperò -—-— + .^^^^, è la probabilità di rin- ' ^^ 1000 1000^ ^ venire il corpuscolo una volta in due osservazioni ; e per conseguenza [1000^ 1000-J sarà la probabilità dì non rinvenirlo in due osservazioni. Laonde 1000 [ l^lOOO"^ 1000-jJ 999^ ossia — ^ è la probabilità di trovarlo nella terza osservazione... gggc— 1 3- è quella di trovarlo nel c™° campo osservato, onde la somma 999 999^ 999 c-i 1000 1000"^ 1000'^ ' lOOO'^^^ che è uguale a / 999 y ""Vioooj^ è la probabilità di giudicare col microscopico infetto un granello di semente, supponendo che esso contenga un sol corpuscolo. Indicando Voi. XIV. la 274 G. RIBOLDI , con a^ la suddetta probabilità e eoa Pj la probabilità contraria, avremo dunque Osservazione. Se e cresce il valore dell'espressione (8) diminuisce ed è soltanto per c=:cc che diventa uguale ad 1: ecco per qua! ragione potei dire fin dapprincipio che, per colpire nel giusto segno in questo giudizio parziale del microscopico, non era sufficiente osser- vare 1000 0 1500 campi. 2. Fortunatamente il caso suddetto di un solo corpuscolo infet- tante, specialmente quando il baco sta per sbucciare dall' ovicino, deve essere raro: il giudizio però dipende sempre da elementi va- riabili e rimane tuttavia incerto. Consideriamo per ora il caso più generale ed indichiamo con m il numero dei corpuscoli per ogni ovi- cino infetto: faremo in seguito qualche caso particolare. E chiaro innanzi tutto che la probabilità di colpire nel giusto segno dipende dalla disposizione che assumono i corpuscoli nel liquido da esaminare. Se tutti i corpuscoli si dispongono in un sol campo la 1 2 probabilità richiesta sarebbe , ■ se si dispongono in due... 1000 1000 ^ ^ m " se si dispongono in m campi diversi, ne deriva che la richiesta probabilità sarà la somma delle probabilità relative a quei diversi casi. Intanto essendo 1000 i campi diversi, 1000 saranno pure i casi diversi, in cui i corpuscoli si disporranno in un sol campo, giacché gli in cor- puscoli ponno disporsi o tulli nel primo o tutti nel secondo ecc.,... o lutti nel millesimo campo. Veniamo ad esaminare i casi possibili in cui i corpuscoli si dispon- gono in due campi. Supponendo per un momento che due soltanto siano i campi e tre i corpuscoli, e che la distribuzione avvenga in un determinato ordine, indichiamo con 1% 2°, 3% i corpuscoli con 1% 11% i campi visuali, e ammettiamo per brevità che le scritture 1° (r), li"* (1% 2") ecc.,... probabilità' dei giudizi circa il seme dei bachi da seta. 278 indichino che il 1° corpuscolo si è disposto nel l"* campo, che il r e 2° corpuscolo si sono disposti nel II*" campo ecc. ,.•• in allora è chiaro che i tre corpuscoli 1°, 2°, 5", potranno disporsi in ordine progressivo nei due campi 1% IP presi anch'essi in un determinato ordine nei tre seguenti modi: P (1°) e \V (<ì\ 30) oppure P (r, 2°), IP (3°) oppure P (1% r), IP (r) se sono quattro i corpuscoli, essi sì potranno disporre in 2 • 3 ~j~ 1 = 7 modi diversi che sono: P (1°, 2% 5") e 11° (V) oppure P (1% 2*^) e II' (3% 4°) oppure l'^ (1°) e II' (2% 3% V) oppure P (1% 2% 4^) e IP (3°) oppure P (r, 3% r) e 11° (2°) oppure T (r, 5°) e IP (2% r) oppure P (1°, r) e IP (2% 3°); se sono cinque in 2 . 7 + 1 =:1B, se sei in 2-15-f-l=13, modi diversi, ecc. se m in 2""^ — -1 modi diversi: ma i campi visuali sono mille e le permutazioni di mille elementi a due a due sono 999- 1000 e per conseguenza m corpuscoli in due fra mille campi presi in un ordine qualunque sì distribuiscono in 1000 • 999(2™-^ — 1) maniere diverse. Dunque 1000 -99952, (dove s„^=2'«-i— 1) rappresenta il numero dei casi in cui m corpuscoli sì trovano disposti in due fra i mille campi. Determiniamo il numero dei casi in cui si ponno distribuire in tre campi diversi. Se il 1° corpuscolo si mette nel P campo, gli altri S74 e, RIBOLDI, Vi — 1 corpuscoli si potranno distribuire negli altri due campi in ^m-2 — I modi diversi, avremo quindi innanzi tulio 2"*""'^ — 1 casi? se supponiamo clie vengano nel 1° campo il 2°, il 3°, il 4% ecc.... corpuscolo successivamente, avremo jo (^o^ 2°), 1° (1°, 5''), P (1% ft°), r {{% K«)... (a) e resteranno negli altri due campi m — 2 corpuscoli, che per cadauna distribuzione della serie (a) si potranno distribuire in 2"^"*^ — 1 modi diversi, epperò avremo altri (m — 1) (2"^-3_|) casi possibili. Facciamo ora passare nel I" campo della prima distribuzione il 3° cor- puscolo ed i successivi in un ordine progressivo, ed avremo (1% 2% r), (i% 2", r), (r, 2% b^), (ì% 2% 6«), (1% 2°, 7°)... (6) il V corpuscolo ed i successivi nella seconda distribuzione e così di seguito, ed avremo ^ (i% 4% 5^), P (1% k% 6% r (1% 4% 7*^)... (d) V (ì% B% 6"), 1° (1% 8% 7°)... (/•) r (1% 6% 7°)... (h) Distribuiamo poi i rimanenti corpuscoli negli altri due campi, avremo per ciascuna distribuzione delle serie (6), (c), (rf),... 2"'-^ — 1 distribu- zioni diverse, ma le distribuzioni delie suddette serie (6), (e), (d),., sono rispetlivamente m — 2, m — 3, m —4,... ne deriva che sarà possibile ancora il seguente numero di casi [(m — 2) + (m — . 3) + (m — 4) 4- . >•] [2"^-* -- i] 0 ciò che è lo stesso (wi — 0(m--2), , ^ '-1 '.(^'n—^ {\ 2 E cosi di seguito potremo dire che il numero di casi possibili di di- PBOBABILITA DEI GIUDIZI CIRCA IL SEME DEI BACHI DA SETA. 277 slribuzioni di m corpuscoli in tre campi diversi presi in un ordine determinato è [ (10) („,_2)(w-3) g 2 ma i campi sono mille, le permutazioni a tre a tre sono 1000 -999 • •998, quindi 40OO.999.998S3, dove So rappresenta la somma (10), sono i casi di distribuzione di m corpuscoli in tre campi diversi presi in un ordine qualunque, e 1000-999-998-997.s^ 1000 996. 5g 1000 995 •«« sono i diversi casi di distribuzione di m corpuscoli in quattro, cin- que ecc. campi diversi; dove le s^, s^ ecc., sono date da 2 -^(wt— 1) (2'«-4— l) + (m — 3)(2'»-5 — 1) + . im — 5)(m — h) .^ f. . , "I ^ì ^ -^(2'»-6— 1)+... + ^^"'*^^^'-^^r(2»^-^ — l)4-(m--ft)(2"^'-6 — 1)4- +("-y-^^2---B.^i)+>-j 2 278 G. RIBOLDI, ^ -|_(,n — 1) [(2^-5—1) + (m — 4)(2«-6_ 1)^ + <"'-''f-''^r-^-i)+-] Laonde tuli i casi possibili sono dati dalla somma 1 000(1 + 999 s.^ + 999 -998 53 + 999- 998- 997. S4 + '.-) che è uguale a 1000"» come può verificarsi in questo modo. Se due sono i corpuscoli e po- niamo uno di esso in un campo e poi facciam occupare all'altro tutti i campi, avremo 1000 distribuzioni; facciamo occupare al primo cor- puscolo un secondo campo e trasportiamo successivamente il secondo in tulli ì campi, avremo altre 1000 distribuzioni; e cosi di seguito avremo in tutto 1000 x 1000=1000^ distribuzioni; se tre sono i corpuscoli le distribuzioni saranno invece 1000^,... se wa, 1000"'. Ed allora 1000 . 1 999 ossia '«— 1 »nf\f\m—± 21 1000"^ 1000'«-^ 1000 999-998 999'998Q-997 999... 996 1000"^-^ ^^' 1000"^-^ ^^' 1000"*-^ ^3- 999... [999— (m—1)] 1000 .11^1 ^n^ dove Sft=v:l, saranno rispettivamente le probabilità che gli m corpu- scoli si dispongano in uno, due, tre, quattro... m campi diversi, presi in un ordine qualunque. La somma di quelle probabilità poi sarà uguale ad 1, essendo certo che i corpuscoli dovranno distribuirsi o lutti in un campo, o in due, tre, quattro... m campi diversi. PROBABILITÀ DEI GIUDIZI CIRCA IL SEME DEI BACHI DA SETA. 279 Ma, abbiamo detto, se i corpuscoli si distribuiscono in un sol campo ì 2 TÓOO ^ ^^ probabilità di colpire nel segno, —— se si dispongono in 2 campi visuali, -— se si dispongono m m campi, epperò sic- come ognuno di quei casi è possibile, così 1 2-999 5-999-998 iOOO"* 1000™ "^ lOOO"' ^ \ (*0 999-998... [999~(m — 1)] ' "^ 1000"^ sarà la probabilità di trovare almeno un corpuscolo in una prima osservazione; e se facciamo e osservazioni la probabilità richiesta, che indicheremo con a^.^, sarà data da a„=:l-.(i— ^)<^, (12) ove k esprime la somma (B); la probabilità contraria, che rappresen- teremo con p^, sarà data da %, = {i-^kY. (13) IV. Espressione della probabilità che il giudizio definitivo del seme sia con- forme alla realtà. — Esempi relativi. ì^ Per semplicità supporremo di metterci nei sopradetti limili (cioè dì prendere u. non maggiore di 100 ed a non minore di 1 gramma), allora la probabilità che in a estrazioni x ovicini sieno ammalali ed i restanti [x — x sani in un ordine qualunque, sarà (3C-i-l)(>c + 2)... Cty. — 2)Ca~l)(x , ^_, 1.2... (fj. — y.) ^ ^ • Ora gli X grani infetti ponno al microscopico giudicarsi sani, sic- ché, essendo ol^ (12) la probabilità di dichiarare ammalato un ovicino che contenga m corpuscoli, a^„ sarà la probabilità dì giudicare in- 280 G. RIBOLDI^ felli X ovicini scelli come tali, e quindi una volta estratti x ovicini infetti e (X — x ovicini sani, la probabilità di colpire nel giusto se- gno sarà Ma anche scegliendo oc + 1 ovicini infetti e tulli gli altri sani, si ponno giudicare ammalati x ovicini soltanto, e la probabilità che la scelta abbia luogo in questo modo ed in un ordine qualunque è 1-2.3... ((J. — /C — 1 /+' ^/^-x-i epperò, rammentando che p^ (13) rappresenta la probabilità contra- ria ad oLrn (4 2), cioè la probabilità di dichiarar sano un ovicino am- malalo nel caso il più generale, a^^ p,« sarà la probabililà di stimare in un determinalo ordine x ovicini infetti e w. — y. ovicini sani fra oc -f 1 ovicini scelli ammalati ; e la stessa probabililà cogli ovicini presi in un ordine qualunque sarà invece (y--|-l)a''^p,ft e per conseguenza 1.2...(-..->c-.2)(..~x.-l) P ^ (M-Ooc^P. (18) esprimerà la probabilità di dichiarare infetti x ovicini, sani gli altri fra fA ovicini estratti dei quali £c-f-l infetti, e i rimanenti sani. Analogamente (X+ 5)(x, + ft) . . . (>7. — 2)(7.-.l);y. ^^2 ^-.-2 \ (>c+l)C/. + 2)ax^p^, ) rappresenterà la probabilità di dichiarare x ovicini infetti e gli altri sani fra |^. ovicini scelti dei quali 03 + 2 ammalali e gli altri sani, e cosi di seguito. Per ultimo P i-2.5...([A-a;) P» "" ^ ' probabilità' dei giudizi circa il seme dei bachi di seta. 281 indicherà la suddetta probabilità, ma nel supposto che tutti i u. ovi- cini scelti sieno infetti: per cui la somma (a;+d)(x-f2)...(f;.-~2)0x~i)f/. ^ ^_^ ^ 1-2... ({7. — /. — l)((y, — >c) P '^ -^«i ^ 1.2... (r7.^>c-5)((y.~>c — 2) ^ "^ 1-2... (a — jc — 4)(jy.~>c — 3) ^ '^ a'^r^P^, (a?+l)(>c + 2)f>c + 3) , I . ^T^ ~ ^ "* r «i '"r" ••• 1-2 -"^ ^ 1-2... (;/ — y, — ìj(ij. — y, — i\ H'»' " » -^^'^ ^ 1.2...C.^.~2)(.--x371— '^/"^"^a- ^ ^ 1.2.3... {[X — x) ^"* ^'« (*^) rappresenterà la probabilità richiesta. Se poniamo ,_(.+ l)(. + 2)(x + 5)...(,x-2)(,.-l) ^_, ^ si avrà (a;4-2)(/. + 5)(y + ft)...(;y.-2)(,a-l)^^ ^^, ^.^_, 1-2 3... (jy. — a— 2)(,«.-x— 1) P '9 l-2...((i — /. — 2) '? 382 G. RIBOLDI (^^■r 2 + epperò la somma ((8) sarà data da ,..+„-.,(fp.)'--.(Sp.)-]l(.+Et)'- e per conseguenza indicando con P la probabilità del giudizio com- plessivo si avrà i'=;,(l+^|3»|"" (30) 2° Facciamo alcuni esempi numerici. a) Esempio numerico nel supposto di un sol corpuscolo per ogni ovicino infetto (mzz=t). Sieno y.^=l00,oc=2 (infezione 2 p. %), si avrà /) = 0,02^ ^=0,98 e supponendo di osservare venti campi, ( 999 y^ cioè ponendo c=20, siavrà (9) (19) aj-==:i — I rx^ =0,02 99- 400 /i= 0 02^- 0,9898. 0,022= 0,27341 5- 0,02- = 0,000 1093552 fPpLM?fl«ir=o,0.fesseaao(10)P.==f-?Jin \q^^] 0,98\1000; ^ \ V ; t-i ^iqoo; ; e per conseguenza (20) P=0,0001093652- r^298 = 0,000761*2. b) Esempio numerico nel supposto di 10 corpuscoli infettanti per cadauno ovicino (m=:10). Ritenendo anche per questo caso i dati dell'esempio precedente, determiniamo innanzi tutto il valore della somma ki intanto si ha 52 = 511, «3 = 4990, «4 = 23158 s„r=:23327, Sg = 20847, «7 = 5755 Sg==750, .^9=»4, probabilità' dei giudizi circa il semb dei bachi da seta. 283 e quindi si avrà 1 999 ^999-998 , 999... 997 + 4 X 23138- 999... 996 ' ^ 999... 995 , lOO^*^ 999... 99^ 999... 993 + 7XB753 — .,, +8 X780 98 1000^^ 4000^ 999... 992 999... 991 epperò, prendendo e =10, come nell'esempio precedente, otterremo (12) e (13) a^o=l—(l—À:)^=l— (1 — 0,00997)20 = 0,182... P,o= (1 — ky = (1 — 0,00997)20 — 0,818 . . . laonde (19) /i = 0,0090222 e per conseguenza (20) (0 02 \' 1 +-:^ 0,818 />= 0,047266. Dunque, facendo cento analisi parziali ed osservando 20 campi per ogni ovicino, eseguendo cioè in tutto 2000 osservazioni, la probabilità g P è minore di se gli ovicini contengono un sol corpuscolo, V è minore di se i corpuscoli sono 10. 100 ^ Osservazione. Se l'infezione cresce' e rimangono costanti tutti gli altri elementi il valore di P diminuisce. 28ft^ ^- RIBOLDI, §v. Espressione della probabilità di riscontrare nella massa del seme in ft analisi un ovicino infetto almeno^ nel supposto che si abbiano x ovicini infetti ogni /* ovicini della massa stessa. — Esempi numerici relativi, l.Se è cosi pìccola la probabilità P dì colpire nel giusto segno anche con dieci corpuscoli per cadauno ovicino, e se questa diminuisce al crescere dell'infezione, si potrebbe determinare se non altro la probabilità di rimarcare l'infezione più o meno approssimativamente, di rinvenire cioè fra jx pvicìni 1 ovicino, 2, 3... t almeno ovicini infetti in una massa di seme che contenga x ovicini ammalati ogni ^j. ovicini (ove t none maggiore dia;). Fra questi diversi casi sceglieremo a trattare il più favorevole quello di f=l; è esso il limite superiore delle probabilità dei giudizi rimarcanti una certa infezione. Ora, perchè è certo che gli ovicini saranno o tutti ammalati o tutti sani o uno, due, ecc sani e tutti gli altri ammalali, la somma delle probabi- lità che i giudizi relativi a questi diversi casi sìeno esalti, sarà uguale ad uno. Epperò, se indichiamo con Po la probabilità di dichiararli tulli sani, con P^a quella di giudicarne ammalato almeno uno, sarà P — 1 — P ma, ponendo x = 0 nella (20), otteniamo appunto ove il valore di A (19) è dato da qi^ , epperò avremo Pi.a^i-h^i+^Ky"" (22) 2. Applichiamo le formole or ora trovate a qualche esempio nu- merico. fl) Se supponiamo che gli ovicini infetti contengano un sol corpuscolo (m=i) e prendiamo (j.=r=iOO, c=20 avremo (21) e (22) per x = 2 (infezione 2 p. %) /'q^ 0,960, P^,„=r 0,040 «a; = 4( » 4 p.%) i^o = 0,922, Pi.«= 0,078 ^ X=zS( H 8 p. %) /'o==0,442, /'l,« = 0,K58 probabilità' DFl GIUDIZI CIBCA IL SBUE DEI BACHI DA SETA. 285 6) Se dieci sono i corpuscoli (mr=:io) e prendiamo ancora ^=100, c = 20 avremo (21), (22) per x = 2 (infezione 2 p. %) /'^jrrr 0,695, />j,a = 0,30» « x = i^{ « ft p. %) 7^0 ==0,422, />,., = 0,578 « a; = 8( « 8 p. %) Po = 0,136, ^^,« = 0,864. §V1. Considerazioni sui risultati degli esempi retroesjposti. Vedesì da questi esempi come, supponendo che tutti gli ovìcini contengano dieci corpuscoli, osservando venti campi per cadauno di essi, il giudizio è ancora incerto. Si ha qualche probabilità di rimarcare un certo grado d'infezione, ma il giusto giudizio è troppo inverosimile. Egli è vero che il numero dei corpuscoli per ogni ovi- cino, quando la malattia esiste, è verosimilmente molto maggiore del supposto, tuttavia il non poterlo apprezzare è un motivo dell'incer- tezza del giudizio sulla fiducia da rìporsi nel seme. Ma in ogni modo, supponendo anche che il numero dei corpuscoli sia infinitamente grande (caso molto inverosimile negli ovicini) e quindi si abbia la certezza di riscontrare la pebrina in un ovicino che ne sia affetto, la probabilità che il giudizio sia esalto non può superare la probabililà della scelta, la quale (§ 11°, 2°) per un quantitativo di seme non minore di un gramma facendo cento estrazioni non è, come vedemmo, maggiore di - quand'anche l'infezione fosse del 2 per —- • Qual meraviglia 3 0 dunque se si otterranno risultati discordanti da due o più osservazioni microscopiche fatte pure su cento ovicini esaminati parzialmente? Qual meraviglia se verrà giudicata sana una partita di seme corpu- scolosa? Per avere dei risultati più attendibili basterebbe fare un maggior numero di prove, assumere cioè un numero più grande di ovicini ed esaminare un maggior numero di campi; che anzi è sem- pre possibile far ascendere il numero delle prove fino al punto di avere una probabilità, la quale si avvicini alla certezza con quella 286 e. RIBOLDI, approssimazione che meglio sì crede, secondo un principio generale, conforme alle leggi di osservazione e dimoslralo la prima volta dal Bernouilli. Ma il numero delle prove, anco volendosi accontentare di una certa probabilità, riescirebbe nel caso piìi sfavorevole (di un sol corpuscolo per ogni ovicino infetto) eccessivamente grande, onde non esitiamo a concludere che T incertezza dell'esame dovuta, giova ri- peterlo, alla pratica impossibilità dì estendere l'esame ad un suffi- ciente numero di ovicinì e più di tutto di osservare un conveniente numero dì campi, aggiunta alla indeterminazione del numero dei corpuscoli, èia causa della discordanza sensibile che talvolta si veri- fica fra i giudizi, che diligenti sperimentatori forniscono d'una stessa partita di seme non solo, ma ben anco d'uno stesso campione. §VII. Caso ^particolare notevole. — Esempi numerici. 1. Il caso sopra citato di un numero indefinito di corpuscoli negli ovicini, se non impossibile, è per lo meno, come già dissi, poco verosimile; probabile invece è nei bachi anche appena nati, proba- bilissimo poi nelle farfalle, giacché è un fatto che se il male c'è nel- l'uovo, esso piglia, appena sbucciato il baco, tale sviluppo da farlo perire, e se anche gli lascia compire tutte le sue fasi, si può andar quasi sicuri che la crisalide, o per lo meno la farfalla, si presenterà al microscopico come un ammasso unico dì corpuscoli. La fiducia che inspirano le osservazioni microscopiche in questo caso rende interessante la sua trattazione. Se il numero dei corpuscoli per ciascuno individuo (ovicino, baco, farfalla) è infinitamente grande, a) La probabilità P sarà data dalla formola (,H^,)(, + 2)...(.-i). . ,,. 1-2... ((j. — )c) ^ ^ ^ ' presa nel lìmiti di cui al § IP n. 2. probabilità' dei giudizi circ\ il seme dei bachi da seta. 287 b) La probabilità P^^a di ritrovare almeno un individuo in- fetto verrà data da P^,a= 1 — q^'-, essendo in questo caso PQZ=:q^, e) La probabilità di ritrovarne almeno due sarà ossia giacché q^ + ij.pqi'-^=zP^J^P^, d) La probabilità di ritrovarne almeno t sarà "^ 1-2-3... (f— 1) ^^ V J- 2. Ecco alcuni esempi numerici. Poniamo, come al solilo, {/.= 100 avremo: (23), (26) perx=2(infez.2p.%)P =0,27..., Pq =0,133, /^^,a=0,867 „ X=H- « ftp.%)/^ =0,199...,Po =rO,Oi69,Pj,a==0,9831 P2.a=^976.,.,i>3,a=0,974 Da questi esempi vedesi dì quanta attendibilità sieno gli esami mi- croscopici in questi casi, poiché, se è poco probabile di determinare pienamente lo stato di sanità della parlila esaminata, il giudizio però non si scosterà molto dal vero; e, siccome nelle farfalle v'ha il mas- simo sviluppo dei corpuscoli, che stante il loro gran numero si manifestano più facilmente alle nostre osservazioni, cosi non è mai abbastanza raccomandata ai bachicollori la pratica di esaminare le farfalle di un campione della parlila di bozzoli che si destina alla confezione del seme; è la miglior garanzia per giudicare della relativa partila del seme. Ed in vero considerando che non tutte le farfalle ammalate si accoppieranno con farfallini sani, che il farfallino amma- lato non comunica direllamenle i corpuscoli nell'uovo, e che finalmente farfalle ammalate ponno deporre semi sani, converrà ritenere che l'in- fezione centesimale del seme non abbia a superare quella riscontrata 288 G. RIBOLDI, nelle farfalle. In fallo però l'infezione del seme risulta molto minore di quella delle farfalle. E qui vorrei citare alcune cifre ottenute da esperienze eseguile da un mio fratello e dirette a rilevare appunto dal per % d'infezione delle farfalle e dal loro grado individuale d'in- fezione il per % d'infezione del seme; ma poiché esse sono dedotte da osservazioni di poche partite fatte in qualche anno appena, ognuno intende, che variando il numero dei corpuscoli in ciascuno individuo, a seconda delle diverse condizioni di tempo, di luogo, di metodo, di quantità, ecc., quelle cifre, pur vere e di una importanza speciale per la partita del seme corrispondente, hanno un valore di semplice ed anco di ben lontana presunzione di verità pratica, per cui stimo inutile di riportarle. Per renderle più concludenti occorrerebbe di ripetere le esperienze per molti anni e con diverse partite. Dirò soltanto che per chi suole confezionare annualmente anche una piccola porzione di seme col sistema cellulare, ed ha la pratica di scegliere le farfalle per la delta confezione dalla partita destinata al confezionamento della semente che servir deve per l'educazione ordinaria, queste osserva- zioni non richiederebbero un gran lavoro ; ed in vero non si avrebbe a far altro che esaminare i bachi fatti nascere dalle deposizioni delle farfalle di cui si conosce già il grado d'infezione individuale. Da ciò si avrebbe per ciascuna farfalla, infetta in un certo grado, il numero presumibile di uova sane e quindi anche il numero probabile d'infe- zione centesimale della partila. E queste cifre, mentre servirebbero al bachicoltore per conoscere lo stalo di sanità della sua parlila di seme dell'educazione ordinaria, servirebbero a slabilire col tempo il suddetto rapporto. Torna però conveniente il ripetere che queste esperienze devonsi eseguire sopra molte parlile e per molli anni, poiché, oltre a variare il numero dei corpuscoli per le cause citate, varia anche lo stesso rapporto dell' intensità d'infezione delle farfalle al grado d'infezione centesimale del seme deposto; epperò, frammezzo a tante circostanze variabili, non potrà scoprirsi una regola di qual- che approssimazione se non moltiplicando le osservazioni. probabilità' dei giudizi circa il seub dei bachi da seta. 289 § vili. Considerazioni sui risultati microscopici nel caso che gli ovicini vengano esaminati a gruppi di due^ tre . . . Sin qui ho considerato il caso in cui si osservi un ovicino per volta, ma i pratici per abbreviare l'analisi, senza diminuir troppo il numero degli ovicini esaminati, sogliono, come già dissi, ispezionare col microscopio più ovicini insieme, p. e. tre, quattro, ecc. Infir)ile sarebbero pertanto le maniere di procedere in questi esami; quella del prof. Cornalia è la più usata. Non fa bisogno di dire che la diminuzione del lavoro è fatta a danno dell'esattezza, giacché a parila di ovicini esaminati e di cor- puscoli infettanti diminuisce la probabilità di rinvenire i corpuscoli. Ma v' ha di più, la probabilità del giudizio definitivo deve in gene- rale subire un'ulteriore diminuzione. Poniamo invero, per fissare le idee, di esaminare dieci gruppi di cinque uova cadauno, è chiaro che se l'infezione è maggiore del 2 per y^ bisogna tener calcolo anche della probabilità che gli ovicini scelli infetti non abbiano a disporsi in un medesimo gruppo, senza di che il giudizio finale sarebbe erro- neo. Però la detta probabilità per gradi d'infezione non molto gran- di, che son quelli che ci interessano appunto, ha un valore abba- stanza ragguardevole: e del resto, se anche i grani infetti avessero ad occupare uno stesso gruppo, avremo, se non altro, una probabilità maggiore di dare un giudizio approssimato. Tutto considerato vediamo che, riunendo gli ovicini nell'esame, compensiamo in parte la minore esattezza (in confronto del metodo essenzialmente parziale) colla facililà e brevità di esecuzione, ma non si ponno modificare le conclusioni e considerazioni retroespresse (VP) circa l'incertezza del risultato microscopico per piccoli gradi di infezione dei singoli ovicini. Voi. XIV. IS 290 §IX. Conclusione. Da quanto si è trattatoci pare di poter inferire che: 1° se una par- tita di seme venne giudicata corpuscolifera al di là del limite ordi- nario, non bisogna esitare a rifiutarla, anche se l'esame fu esteso ad una cinquantina soltanto di uova, poiché la probabilità di giudicare sfavorevolmente un seme che sia coltivabile con successo (lo pos- siamo arguire dal fin qui detto) è assai piccola ; 2° se nell' esame il seme fu giudicato esente da atrofia o poco corpuscoloso non è prudenza affidarsi completamente a quell'unico esame, ma conviene ripetere l'esame sui bachi fatti nascere precocemente, nei quali i cor- puscoli saranno aumentati, e piìi difficilmente perciò sfuggiranno alle nostre osservazioni. Tale dev'essere la pratica dei bachicoltori, se vogliono constatare, colla maggior probabilità di non errare, lo stalo di una partita di seme di cui non poterono osservare né bachi, né crisalidi, né farfalle. NOTA. La formola (20) stabilita al § IV dà la probabilità del giudizio com- plessivo nel supposto che tutti gli ovicini contengano m corpuscoli. Per dare al problema maggior generalità converrebbe ammettere che gli ovicini avessero a contenere m corpuscoli almeno, cioè o uno, o m due, 0 tre, ecc.... o m corpuscoli diversi: allora, indicando con P^ la probabilità del giudizio complessivo, con P^^ Z'^, i'g... Pm Ja probabilità di colpire nel giusto segno nelle ipotesi di uno, due, ecc.... corpuscoli infettanti si avrebbe ove Sj rappresenta la probabilità che 1' ovicino estratto contenga un probabilità' dei giudizi circa il seme dei bachi da seta. 291 sol corpuscolo, f\ la probabilità che l'ovicino contenga due corpu- scoli ecc Se riteniamo questi avvenimenti come egualmente pro- babili (il che è ragionevole ammettere entro certi limili), avremo e quindi Ognuno capisce però che i valori dati dallo (p) sono ben inferiori a quelli forniti dalla (20), giacché quest'ultima fu stabilita nella sup- posizione che gli ovicini contenessero m corpuscoli, mentre nella (p) si ritennero possibili anche le infezioni di uno, due, tre... m-ì cor- puscoli; anzi è prevedibile che, a parità di condizioni del resto, e per valori di m non troppo grandi, la (20) darà dei valori circa doppi di quelli della (p). LIBRI PERVENUTI ALLA BIBLIOTECA SOCIALE IN DONO, OD IN CAMBIO, 0 PER ACQUISTI FATTI durante Panno 1871. PUBBLICAZIONI DI SOCIETÀ ED ACCADEMIE SCIENTIFICHE. Italia. Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino. Torino, 1870-71, in-8. Voi. VI , disp. 1-7. Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino. Torino , 1871 , in-4. Tom. XXV e XXVI della II Serie. Effemeridi della Società di letture e conversazioni scientifiche. Genova, 1871, in-8. Anno II, Voi. I, fase. I-VI, Voi. II, fase. I-IV. Rendiconti del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere. Milano, 1870, in-8. Serie II, Voi. Ili, fase. XVII-XX; Voi. IV, fase. I-XVII, 1871. Memorie del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere. Classe di scienze matematiche e naturali. Milano, 1871, in-4. Serie III, Voi. XII, fase. II-III. Atti della Società Italiana di scienze naturali. Milano, 1871, in-8. Voi. XIV, fase. I-III. Memorie della Società Italiana di scienze naturali. Milano, 1871, in-4. Voi. III, N. 5, Voi. IV, N. 5. Atti dell'Ateneo di scienze, lettere ed arti di Bergamo. Bergamo, 1869-70, in-4, N. 5 e 6; 1870-71 N. 1-5. Atti e Memorie della Reale Accademia Virgiliana di Mantova. Mantova, 1871, in-8. Biennio, 1869-70. Atti del Reale Istituito veneto di scienze^ lettere ed arti. Venezia, 1870-71, in-8. Tom. XVI. Serie III, disp. 1-10. Atti dell'Ateneo veneto. Venezia, 1868-1869, in-8. Voi. IV, punt. MII ; 1869-70, Voi. V, punt. I. LIBRI IN DONO, BCC. 295 Bullettino dell'Associazione agraria friulana. Udiae, 1870, in-8. Anno XV, N. 23 e 24. Anno XVI, 1871, N. 1^23. L'Amico dei campi, pubblicato dalla Società agraria di Trieste. Trieste, 1870, in-S, N. 11; 1871, N. 1-9. Rendiconti delle Sessioni dell' Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna. Bologna, 1870-71, in-8. Memorie dell' Accademia delle scienze delV Istituto di Bologna. Bologna, 1870, in-4, Serie II, Tom IX, fase. IV. Tom. X, fase. II-IV, 1870-7Ì. Serie III, Tom. I, fase, l-ll, 1871. Beale Comitato geologico d'Italia. Firenze, 1870, in-8, N. 9-12; 1871, N. 1-10. Bivista scientifica pubblicata per cura della Beale Accademia dei fisiocr itici. Siena, 1871, in-8. Anno III, fase. 1-5. Atti della Reale Accademia dei Fisiocritici di Siena. Siena, 1868-70, in-8. Voi. V-VII. Rendiconto dell' Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli. Napoli, 1871, in-4. Anno X, fase. 1-10. Atti del Reale Istituto d' incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli. Napoli, 1870, in-4. Serie II, Tom. VII. Bullettino dell'Associazione dei naturalisti e medici per la mutua istruzione. Napoli, 1870, in-8, N. 8-10; 1871, N. 1-2. Il Piacentino, giornale della Beale Società economica ed organo del Comizio agrario di Salerno. Salerno, 1870, in-8. Voi. VII, fase. 12; 1871, fase. 1-11. Atti dell'Accademia Gìoenia di scienze naturali di Catania. Catania, 1870, in-4. Serie III, Tom. IV. Atti della Società d'acclimazione e di agricoltura in Sicilia. Palermo, 1870, in-8. Tom. X, N. 10-12, Tom. XI, N. 1-6, 1871. Francia. Bulletin mensuel de la Società botanique de France. Paris, 1870, in-8. T. XVII, Comptes-rendus , N. 1-3. Bevue Ubliographique C. Session extraordinaire à Autun-Giyry. Tome XVIII, 1871. Comptes-rendus, N. 1. Bulletin mensuel de la Sociètè zoologique d" acclimatation. Paris, 1870, in-8. Tome VII, N. 8-10; 1871, Tome VIII, N. 1-11. Mémoires\de la Société des sciences physiques et naturelles de Bordeaucc. Bordeaux, 1868, in-8. Tome Vi; 1870, Tome Vili. Bevue Savoisienne. Journal publié par la Soeiété florimontane d'Annecy. An- necy, 1870, in-4. Année XI, N. 12; 1871, Année Xll, N. 1-12. Belgio. Annuaire de l'Académie royale de Belgique. Bruxelles, 1871, in-12. Bulletins de l'Académie royale des sciences, des lettres et des heaux-arts de Belgique. Bruxelles, 1870, in-8. Sèrie II , Tomes XXX et XXIX, 294 LIBRI IN D0?<0, ECC. Mémoires de V A^adémie royale des scìences, des lettres et des heauce-arts de Beìgique. Bruxelles, 1871, in-4. Toraes XXXVIII. Mémoires couronnés et Mémoires des sUvants étrangers publié^s par l'Aca- dèmie royale de Beìgique. Bruxelles. 1870-71, in-4. Tomes XXXV et XXXVI. Annales de la Suciété entomologique belge. Bruxelles, 1857-70. ìn-8. Tomes I-XII. Annales de la Société malacologique de Beìgique. Bruxelles, 1869, in-8. T. IV; 1870, Tome V. Bulletin de VAcadémie royale de botanique de Beìgique. Bruxelles, 1870, in-8. Tome IX. Année IX, N. 1 et 2. Inghilterra. Proneedings of the scientifìc meetings of the zoological Society of London^ for the year 1870. London, in-8. Transactions of the zoological Society of London, London, 1870-71 . ia-4. A^ol. VII, parts 3-6. Palaeontographical Society. London, 1867, in-4. Voi. XX (issued for 1866). STÌzzera. Bulletin de Vlnstitut national génévois, Genève, 1870, ia-8. Voi. XVI, N. 35. Mémoires de la Société de physique et d'histoire naturelle de Genève. Genève, 1870, in-4 Tome XX, IF partie; 1871. Tome XXI, I® partie. Table des Mémoires contenues dans les tomes I a XX. Genève, 1871, in-4. Bulletin de la Société des sciences naturelles de Neuchàtel. Neuchàtel, 1871 , in-8. Tome IX, I^^ Cahier. Mittheilungen der naturforschetiden Gesellschaft in Bern^ aus demJahre 1870. Bern, 1871, in-8. Verhandlungen der naturforschenden Gesellschaft in Basel. Basel, 1871, in-8, Pr Theil , III Heft. Vierteljahrschrift der naturforschenden Gesellschaft in Ziirich. Ziirich , 1869, in-8, Jahrg. XIV; 1870, Jahrg. XV. Jahresbericht der naturforschenden Gesellschaft Graubiindens. Chur, 1870, in-8. 1869-70, Neue Folge, Jahrg. XV. Germania. Zeitschrift der deutschen geologischen Gesellschaft. Berlin , 1870 , in-8 , XXII Band, 3-4 Heft; 1871, XXIII Band, 1-2 Heft. Verhandlungen des botanischen Vereins fUr die provinz Brandenburg. Berlin, 1869, in-8, IPr Jahrg. 1870, 12«r Jahrg. LIBRI IN DONO, ECC. 295 Stebenundvierzigster Jahres-Bericht der schlesischen Gesellschaft ficr vater- Idndische Cultur. Breslau, 1870, in-8. Achtundvierzigster Jahres-Bericht der schlesischen Gesellschaft, etc. Breslau, 1871 , in-8. Abhandlungen der Schlesischen Gesellschaft fiir vaterlàndische Cultur. Breslau, 1870, in-8. — i Philosophisch-historische Ahtheil., 1870. — . Ahtheilung far ì^aturwissenschaften und AJedìcin, 1869-70. Verhandlungen der phyn'kalisch-medicinischen Gesellschaft in Wiirzhurg. Wurzburg, 1871, in-8. Neue Folge, II Band, 1-3 Heft. Sitzungsberichte der naturwissenschaftlichen Gesellschaft Isis in Dresden. Dresden, 1870, in-8, april-december ; 1871, januar-juli. Archiv des Vereins der Freunde der Naturgeschichte in Mecklenburg. Neu- brandenburg, 1871, in-8, 24^'" Jahrg. Jenaìsche Zeitschrift ficr Medicin und Naturwissenschaften. Leipzig , 1871 , jn-8, Vier Band, 3-4 Heft. Jahrbiicher des Nassauischen Vereins fiir Naturhunde. Wiesbaden, 1869-70, in-8, Jahr XXIII und XXIV. Notizblatt des Vereins fiir Erdhunde und verwandte WissenschafCen in Darm- stadt. 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Seduta del 50 luglio 1871 Pag. 116 UìBOLiìi^ Descrizione di un nuovo Eliogecinoscopio . . . »• 119 Bellvcci^ y4vanzi dell'epoca preistorica nell' Umbria . . « 129 Seduta del 6 ottobre 1871 * » 141 Seduta del 26 novembre 1871 » 142 Spag.nolini, Catalogo degli Acale fi del golfo di Napoli . . » 144 Pi.M, Nuovo carabico del genere cyclirus « 224 Marijìom, Relazione sul quinto congresso internazionale j ecc. n 228 Seduta del 31 dicembre 1871 » 241 Ricca, Contribuzioni alla teoria dicogamica « 248 BiEoim^ Probabilità dei giudizi circa il seme dei bachi da seta « 265 Libri pervenuti alla Biblioteca sociale « 292 lC-^jr'L^M/F^r4j?>MJ^.S.J?U^^^^ .^\ [GÒlil % s I % i Prezzo del presente volume ^ Per i Socj L. 10. — Per gli estranei alla Società » 20. — i 6( ^1 .^a Uà\ t I CO fH >Ì J flj 1 •APR 69