i^x'^.^:S'/^-:'S^ HR ^--• \''.\. pfS^ .,^,v. /i' ■% '■? ': • ■Vv>., <-Ìr^ ^'*-"/.'« Vvf >>■' .*. -^ < ^ ^ / v - .-iv ' - _ ,v„.v; ^^ ■• i .-, "' ', ';• .•'-< '•'i'-'. . R-"-'". ^•. ' ' f" *» ^- ir;:'-.; ■> :. •^'O' FORTHE PEOPLE POR EDVCATION POR SCIENCE LIBRARY OF THE AMERICAN MUSEUM OF NATURAI HISTORY ATTI DELLA L. SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI. VOL. XIX. ANNO 1876. MILANO, TIPOGRAFIA m GIUSEPPE BERNARDONI. 1876. n>- "y / 9 SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI, PRESIDENZA PEL 1876. Presidente. — Cornàlia prof. cav. Emilio, direttore del Museo Civico di storia naturale in Milano, via Monte Napoleone 36. Vice-Presidente. — Villa cav. Antonio, Milano, via Sala 6. I Stoppani ab. cav. Antonio, professore di geologia nel . . ) R. Istituto Tecnico sup. in Milano, via Palestro, 2. egre arj < gQj^pgj-j^j Ferdinando, aggiunto al Museo Civico di \ storia naturale in Milano, via Manforte 7. Conservatore. — Pini Napoleone, via Crocifisso 6. Vice-Conservatore. — Franceschini rag. Felice. Cassiere. — Gargantini-Piatti Giuseppe, Milano, via Senato li. Economo. — Delfinoni avv. Gottardo. ^ . . ( Garavaglia rag. Antonio. Commissione \ ^j ^ , ^ . . , ,. < Visconti Ermes march. Carlo. ammmistraiwa f ^ . . \ Cavallotti mg. Angelo, SOCJ EFFETTIVI al principio deiranno 1876. Albanelli rag. Filippo, Milano. Alesi Vincenzo, alunno nella R. Università di Napoli. Alessandri sac. prof. Antonio, civico bibliotecario, Bergamo. Aradas cav. Andrea, professore di zoologia nella R. Università di Catania. Arconati- Visconti march. Gianmartino, Milano. Arnaboldi Gazzaniga comm. Bernardo, Milano. Arrigoni conte Oddo, Padova. Balestra sac. Serafino, Como. Bellenghi dott. TiMOLEONE, assistente alla cattedra di agraria nella R. Università di Bologna. Bellotti dott. Cristoforo, Milano. Bellucci dott. Giuseppe, Perugia. Berla Ettore, Milano. Bernardoni Filippo, tipografo, Milano. Bernasconi sac. Baldassare, Torno (Como). Bernasconi ing. Giuseppe, Caserta. Bertoloni Giuseppe, professore di botanica nella R. Università di Bologna. Besana dott. Carlo , professore all' Istituto Tecnico di Santa Marta, Milano, ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI, AL PRINCIPIO DELL'ANNO 1876. 5 BiGNAMi ing. Emilio, Milano. BoccACCiNi Corrado, Ravenna. Borromeo conte Carlo, Milano. Botti cav. Ulderico, Lecce (Terra d'Otranto). BoRZi dott. Antonino, assistente alla cattedra di botanica nel R. Istituto forestale di Vallombrosa. Brioschi comm. Francesco, senatore del Regno e direttore del R. Istituto Tecnico superiore di Milano. Butti sac. Angelo, professore nel R. Istituto Tecnico, Milano. Buzzoni sac. Pietro, Milano (CC. SS. di Porta Romana). Calderini sac. Pietro, direttore dell' Istituto Tecnico di Varallo (Val-Sesia). Caldesi Lodovico, Faenza. Canetti dott. Carlo, Milano. Cantoni cav. Gaetano, direttore della Scuola superiore di agro- nomia, Milano. Capellini comm. Giovanni, professore di geologia nella R. Uni- versità di Bologna. Caprioli conte Tommaso, Brescia. Casella dott. Giuseppe, Laglio (Como). Cassanello dott. Nicolò, Tunisi. Castelfranco prof. Pompeo, Milano. Castelli dott. Federico, Livorno. Cavallotti ing. Angelo, Milano. Cavezzali dott. Francesco, Milano. Ceruti ing. Giovanni, Milano. Cesati barone Vincenzo, professore di botanica alla R. Univer- sità di Napoli. Getti ing. Giovanni, Laglio (Como). Cocchi cav. Igino, professore di geologia al Museo di storia na- turale, Firenze. CoccoNi prof. Gerolamo, Bologna. CoLiGNON dott. Nicola, professore di meccanica nel R. Istituto Tecnico, Firenze. COLOGNA avv. Achille, Milano. 6 ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI, CoLUCCi NucCHELLi dott. PARIDE, professore di storia naturale al Liceo di Pisa. CoRNALiA dott. cav. Emilio, direttore del Museo Civico di storia naturale, Milano. Corvini dott. Lorenzo, prof, nel R. Istituto Veterinario, Milano. Crespi-Reghizzo, sac. Giovanni, reggente l' Istituto in Legnano (provincia di Milano). Crivelli march. Luigi, Milano. Curioni Giovanni, Milano. CuRiONi nob. comm. Giulio, Milano. Curò ing. Antonio, Bergamo. D'AcHiARDi dott. Antonio, assistente di geologia al Museo di storia naturale dell'Università di Pisa. D'Ancona dottor Cesare, Firenze, De-Bosis ing. Francesco, Ancona. Delfinoni avv. Gottardo, Milano. Della Rocca ing. Gino, Genova. Del Mayno march. Norberto, Milano. Delfino Federico, professore di botanica al R. Istituto Agrario di Vallombrosa. De-Manzoni ing. Antonio, direttore della Società montanistica veneta, Agordo. De-Romita dott. Vincenzo, prof, di storia naturale al Liceo di Bari. De-Sanctis Leone, professore di anatomia comparata alla R. Uni- versità di Roma. De-Zigno bar. cav. Achille, Padova. Doderlein Pietro, professore di zoologia alla R. Università di Palermo. DoRiA march. Giacomo, Genova. Dujardin cav. Giovanni, professore di mineralogia e geologia nel* r Istituto Tecnico di Genova. DiJRER Bernardo, Villa Sommariva presso Tremezzo (Lago di Como). Emery Carlo, dottore in scienze naturali, Napoli. Ferrerò Ottavio Luigi, professore di chimica al R. Istituto Agra* rio di Caserta. AL PRINCIPIO dell'anno 1876. 7 FoREsn dott. Lodovico, assistente al Museo geologico dell' Uni- versità di Bologna. Franceschini rag. Felice, Milano. Galanti Antonio, prof, di agraria nel R. Istituto Tecnico, Milano. Garavaglia rag. Antonio, Milano. Garbiglietti cav. Antonio, dottor collegiate in medicina, Torino. Gardini Galdino, professore di storia naturale all' Università libera di Ferrara. Gargantini-Piatti Giuseppe, Milano. Garovaglio cav. Santo, professore di botanica nella R. Univer- sità di Pavia. Gasco prof. Leone, assistente alla R. Università di Napoli. Gemellaro Gaetano Giorgio, professore di geologia nella R. Uni- versità di Palermo. Gentiluomo dott. Camillo, direttore del JBullettino malacologico italiano, Pisa. Ghiotti Alessandro, Milano. Giacometti dott. Vincenzo, Mantova. Girelli dott. Giuseppe, professore di botanica nella R. Univer- sità di Modena. GiovANNiNi dott. Filippo, Bologna. Gola conte Carlo, Milano. GouiN ing. Leone, Cagliari. Gramizzi' ing. Massimiliano, Milano. GuALTERio Carlo Raffaele, Bagnorea (Orvieto). GuiscARDi dott. Guglielmo, professore di geologia nella R. Uni- versità di Napoli. Ighina padre Filippo, professore di storia naturale nel Collegio di Carcare (Liguria). Lancia Federico duca di Brolo, segretario dell'Accademia di scienze e lettere di Palermo. Lazzoni conte Carlo, Carrara. Lawley Roberto, Montecchio, presso Pontedera (Toscana). Lessona dott. Michele, professore di zoologia alla R. Università di Torino. 8 ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI, Lezzani march. Massimiliano, Roma. LicopoLi dott. Gaetano, assistente di botanica alla R. Università di Napoli. Maggi dott. Leopoldo, assistente alla cattedra di zoologia e ana- tomia comparata nella R. Università di Pavia. Maj Andrea, Travagliato (Brescia). Malfatti Bartolomeo, professore di storia antica all'Accademia scientifico-letteraria di Milano. Malinverni Alessio, Quinto (Vercelli). Mantovani Pio, professore di storia naturale nella R. Università di Sassari. Manzi padre Michelangelo, barnabita. Lodi. Marani cav. Giovanni, Moncalvo (Monferrato). Marchi dott. Pietro, Firenze. Marinoni nob. Camillo, professore all' Istituto tecnico di Udine. Marsili Luigi, professore di fisica nel Liceo di Pontremolii Martinati dott. Pietro Paolo, Verona. Marullo conte Giuseppe, Messina. Masè sac. Francesco, arciprete a Castel d' Ario (provincia di Mantova). Mazzocchi ing. Luigi, assistente al R. Istituto Tecnico superiore di Milano. Mella conte Carlo Arborio, Vercelli. Meneghini Giuseppe, prof, di geologia nella R. Università di Pisa. Mercalli sac. prof. Giuseppe, Monza. MoLiNO-FoTi Lodovico, Barcellona (Sicilia). MoLON cav. ing. Francesco, Vicenza. Montanaro Carlo, all' Intendenza di Finanza, Verona. Mora dott. Antonio, Bergamo. MoRAGLiA ing. Pietro, Milano. Mori Tommaso, professore di storia naturale nella Scuola nor- male di Aquila. Negri avv. Francesco, Casalmonferrato. Negri dott. cav. Gaetano, Milano. NicoLucci cav. Giustiniano, Isola, presso Sora. AL PRINCIPIO dell'anno 1876. 9 Ninni conte Alessandro Pericle, Venezia. Nocca Carlo Francesco, Pavia. Omboni dott. Giovanni, professore di mineralogia e geologia nella K. Università di Padova. Padulli conte Pietro, istruttore pratico di chimica nel laboratorio della Società d'Incoraggiamento d'arti e mestieri, Milano. Panceri Paolo, professore di anatomia comparata nella R. Uni- versità di Napoli. Paolucci dott. Luigi, professore di storia naturale nel R. Istituto Tecnico, Ancona. Parlatore Filippo, professore di botanica al Museo di storia na- turale, Firenze. Parona dott. Corrado, assistente al Museo di storia naturale nella R. Università di Pavia. Passerini Giovanni, prof, di botanica nella R. Università di Parma. Pavesi dott. Pietro, prof, di zoologia nella R. Università di Pavia. Perazzi Costantino, ingegnere del Corpo reale delle miniere, Torino. PiANZOLA Luigi, dottor in legge, Milano. Pini nob. rag. Napoleone, Milano. PiRONA dott. Giulio Andrea, professore di storia naturale al Liceo di Udine. Polli Pietro, professore di storia naturale all'Istituto Tecnico di Milano. Ponte cav. Gaetano, Palagonia (Sicilia). Pozzi Angelo, prof, di fisica al R. Istituto Tecnico di Vigevano. Prada dott. Teodoro, professore di storia naturale all' Istituto Tecnico di Pavia. Raineri Aristide, professore nel R. Istituto professionale di Mo- dica (Sicilia). R amorino prof. Giovanni, Buenos-Ayres (Repubblica Argentina). Ranchet ab. Giovanni, Biandronno (Varese). Ranzoli dott. Andrea, conservatore del Gabinetto anatomico del- l'Università di Pavia. Ravioli cav. Giuseppe Edoardo, maggiore nel Genio militare, Alessandria. 10 ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI, Regazzoni dott. Innocenzo, professore nel R. Liceo di Como. RiBOLDi sac. Agostino, professore nel Seminario di Monza. Ricca dott. Luigi, Arona. Rocca Saporiti march. Apollinare, Milano. RoMANiN dott. Emmandele, Padova. RosALES-CiGALiNi march. Luigi, Remate (Como). Rossetti dott. Francesco, prof, di fisica all'Università di Padova. Salmoiraghi ing. Francesco, Milano. Salvadori dott. Tommaso, Torino. Sanse verino conte Faustino, senatore del Regno, Milano. Scarabelli-Gommi-Flamini Giuseppe, senatore del Regno, Imola, Scola dott. Lorenzo, Milano. Scotti dott. Giberto, medico municipale, Como. Sequenza Giuseppe, professore di storia naturale nel Liceo di Messina. Sella Quintino, ingegnere delle miniere, deputato al Parlamento, Roma. Silvestri Orazio, professore di chimica alla R. Università di Catania. Sordelli Ferdinando, aggiunto al Museo Civico di storia naturale di Milano. Spagnolini Alessandro, professore di storia naturale nella Scuola militare di Modena. Spezia ing. Giorgio, Pie di Mulera (Domodossola). Spinelli Giovanni Battista, Venezia. Stalio prof. Luigi, Venezia. Stefanelli Pietro, professore di storia naturale alla Scuola ma- gistrale di Firenze. Stoppani ab. Antonio, professore di geologia nel R. Istituto Tec- nico superiore di Milano. Stoppani sac. Carlo, professore a Modica (Sicilia). Strobel Pellegrino, professore di storia naturale nell'Università di Parma. Tapparone-Canefri avv. Cesare, Torino. Taramelli Torquato, professore di geologia nella R. Università di Pavia. AL PRINCIPIO dell'anno 1876. 11 Targioni-Tozzetti Adolfo, professore di zoologia al Museo di storia naturale di Firenze. Tassani dott. Alessandro, consigliere sanitario, Como. Terracciano cav. Nicola, direttore dei Giardini Reali a Caserta. Tornasene cav. Francesco, professore di botanica nella R, Uni- versità di Catania. Tranquilli Giovanni, prof, di storia naturale nel Liceo di Ascoli. Treves ing. Michele, Torino. Trevisan conte Vittore, Monza. Trinchese Salvatore, professore di zoologia alla R. Università di Bologna. Turati conte Ercole, Milano. Turati nob. Ernesto, Milano. Varisco Achille, Bergamo. ViGONi nob. Giulio, Milano. Villa cav. Antonio, Milano. Villa cav. Giovanni Battista, Milano. Villa Vittorio, Milano. Vimercati conte ing. Guido, Firenze. Visconti conte Alfonso Maria, Milano. Visconti Ermes march. Carlo, Milano. Visconti di Modrone duca Raimondo, Milano. Volta dott. Alessandro, prof, nel Liceo di Sassari (Sardegna). Zimmermann Bernardo, assessore di Collegio, Pietroburgo, (Russia). ZojA dott. Giovanni, prof, di anatomia nella R. Università di Pavia. ZuccHi dott. Carlo, medico-capo dell'Ospedale Maggiore, Milano. SOCI CORRISPONDENTI. AscHERSON Paolo, addetto alla direzione dell'Orto botanico, Berlino. Barral, direttore del giornale V Agriculture pratiqiie^ Parigi. Bolle Carlo, naturalista, Leipziger Flats 13, Berlino. BouÉ Ami, Wieden Mittcrsteig, ScJilossel-Gasse 504, Vienna. Brusina Spiridione, soprintendente del Dipartimento zoologico nel Museo di storia naturale in Agram (Zagrab), Croazia. Darwin Carlo, della R. S. e G. S., Londra. Davis Giuseppe Bernardo, presidente della Società antropologica di Londra. Desor Edoardo, professore di geologia nella Scuola Politecnica di Neuchàtel. Fayre Alfonso, professore di geologia, Ginevra. FiGuiER Luigi, rue Marignan 21, Parigi. FiNSCH dott. Otto, conservatore del Museo zoologico in Brema. Geinitz Bruno, direttore del Gabinetto mineralogico di Dresda. GoEPPÉRT H. R., direttore dell'Orto botanico di Breslavia. Hauer Francesco, direttore dell'I. R. Istituto geologico di Vienna. Heer Osvaldo, professore di botanica nel Politecnico di Zurigo. Jannsens dott. Eugenio, medico municipale, rue dii Marais 42, Bruxelles. Le Plé dott. Amedeo, presidente della Società libera d'emula- zione, Rouen. LoRY Carlo, professore di geologia alla Facoltà delle scienze a Grenoble. Merian, professore di geologia al Museo di storia naturale di Basilea. Mortillet Gabriele, aggiunto al Museo Nazionale di Saint-Gcr- main en Laye, presso Parigi. Netto dott. Ladislao, direttore della Sezione botanica del Museo Nazionale di Rio-Janeiro. ELENCO DEI SOCJ CORRISPONDENTI AL PRINCIPIO DELL* ANNO 1876. 13 PiLLET Luigi, avvocato, direttore del Gabinetto mineralogico di Chambéry. PiZARRO dott. Gioachino, direttore della Sezione zoologica del Museo Nazionale di Rio-Janeiro. Planchon Giulio, professore di botanica a Montpellier. Raimondi dott. Antonio, professore di storia naturale all'Univer- sità di Lima (Perù). Ramsay Andrea, presidente della Società geologica di Londra: Iluseum of pracfical geology, Jermin Street, S. W. Senoner cav. Adolfo, bibliotecario dell' L R. Istituto geologico di Vienna, Landstrasse Hauptstrasse 88. Studer Bernardo, professore di geologia, Berna. Vallet, abate, professore nel Seminario di Chambéry. Waltershausen bar. Sartorius, Gottinga. ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI al principio dell'anno 1876. ITALIA. 1. R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. — Milano. 2. Ateneo di scienze. — Milano. 3. Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri. — Milano. 4. Società Agraria di Lombardia. — Milano. 5. Accademia Fisio-medico-statistica. — Milano. 6. Ateneo di Brescia. 7. R. Accademia delle scienze. — Torino. 8. Accademia di agricoltura, commercio ed arti. — Verona. 9. R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti. — Venezia, 10. Ateneo Veneto. — Venezia. 14 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI, 11. Accademia di agricoltura, arti e commercio. — Verona. 12. Accademia Olimpica. — Vicenza. 13. Società Veneto-Trentina di scienze naturali. — Padova. 14. Associazione Agraria Friulana. — Udine. 15. Società Italiana delle scienze. — - Modena. 16. Società dei Naturalisti. — Modena. 17. Accademia delle scienze. — Bologna. 18. Accademia dei Georgofili. — Firenze. 19. Società Entomologica. — Firenze. 20. Società toscana di scienze naturali. — Pisa. 21. R. Comitato Geologico d'Italia. — Roma. 22. Accademia dei Fisio-Critici. — Siena. 23. Società di letture e conversazioni scientifiche. — Genova. 24. Società Reale delle scienze. — Napoli. 25. R. Istituto d'Incoragg. per le scienze naturali. — Napoli. 26. Associazione dei Naturalisti e Medici. — Napoli. 27. Società Economica del Principato Citeriore. — Salerno. 28. Accademia Palermitana di scienze, lettere ed arti. — Palermo. 29. Consiglio di perfezionamento. — Palermo. 30. Commissione Reale d'agricoltura e pastorizia. — Palermo. 31. Società d'acclimazione e agricoltura. — Palermo. 32. Accademia Gioenia di scienze naturali. — Catania. 33. Società d'orticoltura del litorale di Trieste. SVIZZERA. 34. Naturforschende Gesellschaft Graubundens. — Cliur. 35. Institut National Génèvois. — Genève. 36. Société de physique et d'histoire naturelle. — Genève. 37. Société Vaudoise de sciences naturelles. — Lausanne. 38. Société des sciences naturelles. — Ncuchàtel. 39. Naturforschende Gesellschaft. — Ziirich. 40. Naturforschende Gesellschaft. — Basel. 41. Società Elvetica di scienze naturali. — Berna, 42. Naturforschende Gesellschaft. — Bern. AL PRINCIPIO dell'anno 1876. 15 GEKMANIA ed AUSTRIA. 43. Naturwissenschaftliclie Gesellschaft Isis. — Dresden. 44. Zoologische Gesellschaft. — Franckfurt am Mein. 45. Zoologisch-mineralogisches Verein. — Regensburg. 46. Physicalisch-medizinische Gesellschaft. — Wiirzburg. 47. Nassauisches Verein fiir Naturkunde. — Wiesbaden. 48. Offenbaches Verein fiir Naturkunde. — Offenbach am Mein. 49. Botanisches Verein. — Berlin. 50. Verein der Freunde der Naturgeschichte. — ■ Neubrandenburg. 51. Geologische Reichsanstalt. — Wien. 52. Geographische Gesellschaft. — Wien. 53. Zoologisch-botanische Gesellschaft. — Wien. 54. Siebenburgisches Verein fiir Naturwissenschaften. — Her- mannstadt (Transilvania). 55. Verein fiir Naturkunde. — Presburg (Ungheria). 56. Deutsche geologische Gesellschaft. — Berlin. 57. Physikalisch-medizinische Gesellschaft. — Erlangen. 58. Senkenbergische naturforschende Gesellschaft. — Frankfurt am Mein. 59. Verein fiir Erdkunde. — Darmstadt. 60. Naturforschende Gesellschaft. — Gorlitz. 61. Schlesische Gesellschaft fiir vaterlandische Cultur. — Breslau. 62. Bayerische Akademie der Wissenschaften. — Munich. 63. Preussische Akademie der Wissenschaften. — Berlin. 64. Physikalisch-oeconomische Gesellschaft. — Kònigsberg. 65. Naturhistorisches Verein. — Augsburg. 66. Deutsch-Oesterreichisches Alpen-Verein. Section " Austria „ — Wien. 67. K. K. Hof-Mineralien-Cabinet. — Wien. 68. Medizinisch-naturwissenschaftliche Gesellschaft. — Jena. 69. Naturwissenschaftlich-medizinisches Verein. — Innsbruck. 70. Verein zur Verbreitung naturwissenschaftlicher Kenntnisse, — Wien. 16 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI, 71. K. ungar. geologische Anstalt. — Budapest. 72. Antropologische Gesellschaft. — Wien. 73. Naturwissenschaftliche Gesellschaft. — Chemnitz. SVEZIA E NORVEGIA. 74. Kongelige Norske Universitet. — Christiania. 75. Acadéinie Royale Suédoise des sciences. — Stockholm. RUSSIA. 76. Académie Imperiale des sciences. — St-Petersbourg. 77. Société Imperiale des Naturalistes. — Moscou. BELGIO. 78. Académie Royale de Belgique. — Bruxelles. 79. Société Royale de botanique de la Belgique. — Ixelles-les- Bruxelles. 80. Société Malacologique de la Belgique. — Bruxelles. 81. Société Entomologique. — Bruxelles. FRANCIA. 82. Institut de Franco. — Paris. 83. Société d'Acclimatation. — Paris. 84. Société Géologique de Franco. — Paris. 85. Société Botanique. — Paris. 86. Société Linnéenne du Nord de la Franco. — Amiens (Somme). 87. Académie des sciences, arts et lettres. — Rouen (Scine inf.). 88. Société des sciences naturelles. — Cherbourg (Manche). 89. Société des sciences physiques et naturelles. — Bordeaux (Gironde). 90. Académie des sciences, belles-lettres et arts de Savoie. — Chambéry. AL PRINCIPIO dell'anno 1876. 17 91. Société Florimontane. — Annecy. 92. Société d'agriculture, d'histoire naturelle et des arts utiles de Lyon. 93. Société d'histoire naturelle. — Toulouse. INGHILTERRA. 94. Royal Society. — London. 95. Geological Society. — London. 96. Zoological Society. — London. 97. Geological Society. — Glascow. 98. Literary and philosophical Society. — Manchester, 99. Naturai History Society. — Dublin. 100. Royal physical Society. — Edimburg. AMERICA (Stati Uniti). 101. Smithsonian Institution. — Washington. 102. American Academy of arts and sciences. — Cambridge 103. Academy of sciences. — S. Louis (Missouri). 104 Boston Society of naturai history. — Boston. 105. Connecticut Academy of arts and sciences. — New-Haven (Connecticut). 106. Orleans county Society of naturai sciences. — Newport. Voi. XIX. SAGGIO SUI RAPPORTI ESISTENTI FRA LA NATURA DEL SUOLO E LA DISTRIBUZIONE DEI MOLLUSCHI TERRESTRI E D'ACQUA DOLCE DEL Prof. PELLEGRINO STROBEL. (Seduta 27 febbrajo 1876J. Sino dal principio del secolo si divinò, e si espresse poi va- gamente r idea clie il suolo dovesse esercitare un' influenza sulla fauna malacologica, ossia sulla distribuzione geografica dei mol- luschi terrestri e d'acqua dolce, sulla loro dispersione ed ab- bondanza, sul volume, sulla forma e robustezza delle loro con- chiglie. Una tale influenza fu in seguito generalmente riconosciuta ed ammessa; ma evvi disparere nell' assegnarne la causa, nello stabilire cioè, se la medesima risieda nelle qualità chimiche dei terreni, oppure nelle fisiche o meccaniche, ovvero nelle geo- logiche. Comunque sia, tale influenza può essere tanto diretta quanto indiretta. Nel primo caso, il terreno agisce, sia somministrando. ai molluschi l'acqua e le sostanze minerali occorrenti per la for- mazione della conchiglia, sia apprestando loro la necessaria di- mora, oppure accordando rifugio durante le epoche o nelle cir- costanze poco favorevoli al loro organismo. Nel secondo caso, r influenza si esercita dal terreno, o per mezzo dell'ambiente nel quale respirano i molluschi, ch'esso può modificare, o per mezzo della vegetazione, la quale^ dipende naturalmente dal terreno ed è l'officina immediata o mediata d^l nutrimento dei molluschi. 20 P. STROBEL, SÌ come G puro l'officina della sostanza organica del guscio, la conchiolina. Alcuni, come avvisai, hanno creduto che l'influenza del suolo sui molluschi dipenda dalla natura sua geologica, e parve loro di riscon- trare delle differenze nella fauna malacologica, a seconda che i terreni spettano alle formazioni primarie, od alle secondarie, od alle terziarie; anzi, di più ancora, a taluno è sembrato di trovare co- tali differenze nella detta fauna persino secondo le suddivisioni, os- siano i diversi piani delle dette formazioni. Forhes, seguendo que- st'ordine d' idee, ha stabilito , per l' Inghilterra, la seguente scala discendente dei terreni, a seconda cioè, che sono più o meno favorevoli ai molluschi, incominciando dal terreno più favo- revole: 1." terreni cretaceo ed colitico; 2.° carbonifero; 3.° ter- ziario; 4.° salifero; 5.° scistoso; G.° granito e gneis. Alcuni altri, come, per esempio, Moquin-Tandon e Drouet, non sembrano avere un concetto chiaro circa l' influenza dei ter- reni sulla fauna in discorso, poiché parlano promiscuamente, ora di ripartizione geologica de' molluschi secondo i terreni primari, secondari,' terziari e quaternari, ed ora, come vedremo più particolarmente in seguito, ascrivono l'azione di questi terreni alla loro composizione mineralogica, la quale, come ognun sa, può variare assai nella stessa formazione e nello stesso terreno, mentre che, per l'opposto, una medesima roccia, e precisamente il calcare, per esempio, può costituire parte di qualunque di quelle formazioni, o di quei terreni. Drouet fa dipendere l' in- fluenza dei terreni anche dalla configurazione loro ; ma né meno questa caratterizza le singole formazioni. E pertanto io, a rigor di logica, non so persuadermi che possa esistere un nesso reale tra la pretta natura geologica del suolo ed i detti organismi, tanto se si voglia ammettere un nesso diretto, quanto uno indiretto per mezzo della flora. Il nesso è soltanto appa- rente, esiste cioè, solo in quanto che rocce di natura fisico-chimica particolare caratterizzano quei terreni geologici, e quando queste rocce dominano, per avventura, nella' contrada che fu campo SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 21 delle ricerche dei singoli autori. Così, per esempio, se i terreni primari della provincia di Como, al dire di Forro ^, sembrano poco favorevoli all'esistenza de' molluschi terrestri e sono poveri di specie, ciò non può certamente dipendere dalle proprietà loro geologiche, cioè, dal modo di loro origine, dalla loro età o re- lativa sovrapposizione, bensì dal predominio in essi de' graniti, de' gneis , de' micaschisti , rocce sfavorevoli , come vedremo ; e se certi generi e certe specie preferiscono i terreni secondari, ciò avviene pel calcare che vi domina ; e se talune specie prediligono invece i terreni terziari, è ciò dovuto alle arenarie che vi abbon- dano. Le specie, le quali nel dipartimento de l'Aube, secondo Drouet, caratterizzano il piano superiore della formazione della Creta^ sono dotate d' una conchiglia calcarea, mentre che le caratteristiche del piano d^oiV Arenaria verde sono nude o se- cernono un guscio corneo^ come suol dirsi, ossia povero di so- stanza minerale, calcarea. Vi scorgiamo adunque un rapporto, un nesso, tra la natura chimica del terreno e la sostanza mine- rale della conchiglia ; e quindi dobbiamo supporre che l' azione diretta dei detti terreni sulla fauna malacologica sia dovuta alle loro qualità chimiche, anziché alle geologiche : del che ci persuade- remo maggiormente pei fatti che esporrò in seguito. — Ma di più, come dissi, ritengo che la natura geologica del suolo non possa influire sui molluschi, né meno per mezzo della vegetazione, in quanto che neppure tra le piante e le condizioni geologiche dei terreni mi sia dato di riscontrare un nesso, ed in quanto che, inoltre , per gli studi di TJmrmann ", sia stato accertato , essere specialmente la natura fisico-meccanica dei terreni, e non mai la geologica, quella che esercita un influsso sulla flora soprastante. Sino dal 1847 ^, ossia avanti 29 anni, quando avea mosso ap- pena i primi passi nelle ricerche malacologiche, dirigendole ap- punto specialmente a quella parte della malacologia, che ho 1 Maìacoìogia terrestre e flìtviale della provincia comasca. Milano, 1838, pag. 7. * Essai de Phytostatique a2ìpliqué à la cJiaiiie du Jiira. Berne, 1849. ' Alle pagine 4 ed 8 delle Note malacologiche d'una gita in Valbreinhana. Milano 1848. Inserite nel giornale dell'Istituto Lombardo. 22 P. STROBEL, dippoi chiamata Mdlacostatica^ ^ e seguendo in ciò un piano al- l'uopo prestabilito, sino d'allora, ripeto, avea espressa l'opinione, elle quella qualunque influenza che le rocce ponno avere sui molluschi, non possa dipendere che dalla loro condizione geogno- stica, dalla loro natura chimica, cioè, o mineralogica, o dalle loro qualità fisiche o meccaniche. Ed in tale opinione persisto tuttora. Ancor io potrei convenire, con Drouet", nell' ammettere una relazione tra la fauna malacologica attuale di un terreno e la formazione geologica cui questo appartiene. Ma la relazione che vi scorgerei in tal caso, non è quale la ravvisa Drouet; non è tra il mollusco ed il terreno geologico, bensì tra i molluschi vi- venti ed i fossili di una data località; è un rapporto genealogico 0 paleontologico. E di questo rapporto, e della distribuzione dei molluschi dipendente dal medesimo, ci occuperemo in altro scritto. Riconosciuto che le qualità chimiche, fisiche e meccaniche del suolo esercitano un' influenza sui molluschi terrestri e d' acqua dolce, passiamo ora a distinguere e classificare i varii terreni se- condo quei caratteri, e ad indagare quale possa essere il risul- tato dell'azione del suolo, ed a quali sue proprietà possa essere attribuito ogni singolo fatto o supposto effetto. Rispetto alla natura mineralogica o chimica^ i terreni ponno distinguersi in calcarei^ siliceo-alluminosi, silicei, misti 8 salati. Che tale qualità delle rocce eserciti un'influenza sui molluschi, almeno su talune loro specie, viene provato e dall'osservazione e dall'esperienza stessa'. Certe specie, per esempio, non campano * Notizie malacostaticlie sul Trentino. Pavia, 1851. * Répartition gèoìoyiqiie des mollitsques vivants dans le département de V Aule, Troyes, 1855, page 8. * lY Ilelix ciìtffulata en proximité do la plaine ne pcut so construire qu'uno co- quille minco (mut. fascelina). » > transportée do nos alpes... à Pavie, cUo s'y est propagée sur la poudinguo ; cotte première generation a cngendró dcs individus appartcnants à la mut. faacelHna. » » Sur ces roches (métamorphiqucs et granitiqucs) et dans la plaine 1' //. cinguìata ne s'étend pas. » Steobel, Essai d'une distrihution orograjìhico-géographique des moUnsques terre- SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO t I MOLLUSCHI," ECC. 2 3 che sulle rocce calcaree, ed ove queste cedono il posto ad altre rocce, bruscamente cessano. Altre specie, all'incontro, continuano a campare anche su di una o diverse delle rocce che trovansi a contatto col calcare, ma non vi prosperano, poiché, o vi si pre- sentano più rare, o non vi raggiungono più le maggiori dimen- sioni, od il loro guscio cambia di consistenza, diminuendo in esso la sostanza calcarea. Un tale mutamento nella conchiglia si ottenne anche ad arte mediante esperimenti di acclimazione, 0 si verificò per acclimatazione naturale, per cui molluschi che trovano sulle rocce calcaree le condizioni più propizie al loro svi- luppo, trasportati su rocce o terreni di natura chimica diversa, nei quali scarseggia il carbonato di calce, vi intristiscono, sia diminuendo in quantità, sia rimanendo più piccoli, sia infine se- cernendo una conchiglia più fragile, ossia, nella quale il com- ponente organico prevale sull'inorganico. Questa influenza del suolo si fa sentire maggiormente sui molluschi terrestri che non su gli acquatici, e tra quelli, come è naturale, di più sui rupi- coli, che non sui terricoli o sui frondicoli o planticoli^ Sulla di- spersione delle specie acquatiche la natura meccanica delle acque esercita maggiore azione che non le proprietà chimiche delle me- desime, dipendenti alla loro volta soprattutto da quelle chimi- che del terreno; e nel riconoscere questo fatto convengono an- che Bossmaessler^ e Drouet^ Nei tentativi di acclimatazione di molluschi acquatici converrà dunque tenere in maggior conto la natura meccanica dell'acqua che non le proprietà chimiche del suolo. Queste invece influiscono su la secrezione della con- stres dans la Lombardie. Turìn, 1857. Inserito nelle Memorie dell' Accademia delle scieììze. Pag. 40, 41 e 51. ' Come per rispetto all'abitazione i molluschi terrestri ponno distinguersi in frondi- coli, terricoli e rupicoli, così per riguardo alla regione della loro abitazione ponno dividersi, del pari che quelli d'acqua dolce, in molluschi littoràli, planicoli, collicoli, monticoli e culmìnicoli. Steobel, nelle Actas de la Sociedad Paleontològica de Bue- nos Aires. 1, pag. XIV. Buenos Aires, 1866. ^ Iconograpliie der Land-und Siissicasser-Mollusken. Dresden u. Leipzig, 1835- 1844, XII, pag. 2. ' L. e, pag. 7. 24 P. STROBEL, chiglia, poiché si è osservato che la medesima specie acquatica secerne un guscio più consistente, se il terreno ò calcareo e l'acqua tiene sciolta maggior quantità di carbonato di calce; e viceversa, ha una conchiglia più fragile e corrosa, se il ter- reno è siliceo e l'acqua contiene poco carbonato calcico. Essendo questo, nella struttura di Aragonite o di Calcite, la sostanza, che, associandosi alla conchiolina dà la consistenza alla conchiglia, ne vengono i seguenti corollari: 1.° che i molluschi dovranno togliere quel composto mine- rale 0 direttamente dal terreno o dalle acque, oppure dalle pian- te\ 0 dalle conchiglie o da altri gusci calcarei ' ; 2.° che, per questo rispetto, l'unico componente chimico im- portante del suolo è il carbonato calcico, o quanto meno la calce, e possiamo quindi limitarci a distinguere i terreni sem- plicemente in calcarei e non calcarei, o, tutt'al più, in calciferi e non calciferi; 3.° che i molluschi veramente nudi, ossiano privi affatto di conchiglia, saranno, per tale riguardo, del tutto indipendenti dal terreno sul quale vivono, mentre che, all' incontro, i mollu- schi a guscio calcareo, reso, cioè, consistente per carbonato cal- cico, sia Aragonite, sia Calcite, specialmente se il guscio è esterno, saranno i più legati al suolo ; i molluschi a conchiglia cornea ter- ranno il mezzo ; 4.° che i molluschi a guscio calcareo, specialmente se ester- no, si troveranno, a condizioni del resto pari, circoscritti entro certi limiti, quelli, cioè, posti al suolo calcareo, ossia, si pre- senteranno accantonati, e gli altri, invece, si troveranno più o meno sparsi ; • Lo asserisce anche Grateloup, nel suo Essai sur la ilistrìlnfion ghif/rapliìque des moìJusques terr. et ftitv. dans le. di'partemeìit de la G/rowfZe, 1858, pag. 55, n. 11. ' Grazio agli aquari si è potuto studiare meglio 1 costumi ancho do' molluschi acquatici,© si è scoperto che in caso di bisogno si procurano l'occorrente calcare col corrodere le conchiglie d'altri molluschi. — Cles.sin, nel Con-esiìondenz-Blalt des zool. min. Vereins in Jìerfensbwg, voi. XXV, pag. 125 (1871), afferma che gli individui della Bi/tJtiitia tentacidala, del pari che quelli di corte Cìaiisiliae od Tleìices, su ter- reni poveri di calcare si rosicano vicendevolmente i vertici dello conchiglie, perchò questi sono più facili da corrodere. SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 25 Ò." che il suolo calcareo, salvo condizioni sfavorevoli, dipen- denti da altri fattori, sarà più ricco in molluschi che qualun- que altro terreno, perchè offre a dovizia e per tutte le specie conchiglifere la necessaria sostanza minerale, e perchè tutte le specie ponno prosperare sul medesimo, mentre che le specie particolari del suolo calcareo non ponno campare su gli altri; 6.° che le specie a guscio calcareo cresceranno, sul terreno calcareo, a maggiori dimensioni che su qualunque altro suolo, dato del resto pari condizioni; e che desse, se campano pure su altri terreni, vi secerneranno una conchiglia meno calcarea. Infatti, già Férussac, 1819, asseriva che i terreni calcarei sono assai più ricchi in ]}olmonati che gli altri. Rossmaessler, 1844, espresse l'opinione che le conchiglie raggiungono maggiori dimensioni sul suolo calcareo. Morelef, 1845, osservò che nel Por- togallo, i molluschi terrestri abbondano sui terreni calcarei, men- tre che si presentano rari sugli altri terreni, e che le specie munite di un guscio opaco e resistente vi si accumulano di pre- ferenza sul suolo calcareo, mentre che i molluschi a conchiglia sottile e quasi membranacea vivono indifferentemente anche sulle rocce schistose e granitiche. Nel 1847 indicai che, nella Val- brembana, il massimo numero di specie terrestri incontrasi sul calcare. Boll, nel 1851 \ constatò che, nel Meclemburgo, la fauna è specialmente ricca di molluschi terrestri, tanto d'indivi- dui, quanto di specie, là ove la Creta emerge dal Diluvio, for- mando come delle isole o delle oasi. Drouet, 1855, in base a fatti da lui osservati nel dipartimento dell' Aube, sostiene che il suolo ha un'influenza decisa sulla natura del guscio dei mollu- schi, poiché l'animale ne trae più o meno, secondo i casi, i prin- cipii calcarei per la costruzione della sua conchiglia. Moquin- Tandon, nel 1855, riscontrò come in Corsica il numero delle specie e degli individui tocchi il massimo verso le due estremità dell' isola, ove precisamente 1' elemento calcareo trovasi sparso 1 Die Land-und Sìisswasser-Molhtshen MeklenhurgS. Inserito nel 5. Bericht deS Vereins der Freunde dei- Naturr/eschicJUe in Mehlenhurf). 26 P. STROBEL, in abbondanza; e come le specie a concliiglia robusta ed opaca, ordinariamente bianca o biancastra, pullulino, a rigor di ter- mine, in quelle due contrade. Nel 1857^ dimostrai, come, in Lombardia, alcune specie terrestri a guscio assai calcareo non vivano che sulle rocce calcaree, e come molte altre, campando pure su diverse sorta di terreni, non prosperino però che sul calcareo. Anche Grateloup, 1858, ammette un'influenza delle roc- ce, e specialmente del calcare, sui molluschi, sia direttamente, sia per mezzo dell'acqua e della vegetazione. E non è molto, Bec^ cari ^, esplorando le isole di Ceram e Timor nell'Arcipelago in- diano, tra altre interessanti osservazioni intoi'no alla distribu- zione degli animali, fece anche questa, che ivi sul terreno cal- careo abbondano i molluschi terrestri. — 1 fratelli VUla, 1844 ', affermarono che, in Lombardia, le lldix a conchiglia depressa frequentano particolarmente le rocce calcaree, e Puton, 1847, dichiarò che certe specie, le quali vivono nella regione calcarea dei Vosgi, non vi si incontrano mai nella regione granitica. Dall'esposto parmi che scaturisca spontanea la conseguenza, che la natura chimica del suolo ha un'azione decisa sulla fauna malacologica, e che il terreno calcareo è il più favorevole alla medesima, mentre che, invece, tutti gli altri terreni le sono meno propizi, s' intende sempre a condizioni del resto pari o quasi pari. Le rocce però le più sfavorevoli di tutte sembran essere il granito ed il gnesio. Almeno così la pensano e Rossmaessler, il quale afferma che sul terreno granitico le conchiglie sono più piccole che altrove, e Forbes, il quale pone il granito ed il gne- sio ultimi nella già menzionata scala discendente dei terreni del- l' Inghilterra. Morclet constatò la scarsità di molluschi terrestri nelle provincie granitiche del Portogallo, e Moquin-Tandon ri- marcò come sui terreni primari della Corsica, nei quali predo- minano notoriamente le rocce granitiche, non s'incontri che un * Essai d'une distr'ihutìon, ecc., citato. * Cora, Spedizione italiana alla Nuova Guinea. Roma, 1872, pag. 24. * Catalogo dei molluschi della Lombardia. Milano. Estratto dallo Notizie naturali 6 civili su la Lombardia. SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 27 picciol numero di specie, rappresentate da rari individui. Quasi tutte queste specie sono difese da una conchiglia sottile, cornea, trasparente, ed in quelle poche a conchiglia opaca egli osservò una tendenza a costruirla pellucida e sottile. Ciò non ostante, al dire di Férussac, il granito, sovratutto nelle alte montagne, è di preferenza abitato da certe specie di pólmonati. Tra i due estremi, il terreno calcareo cioè, o più propizio allo sviluppo dei molluschi, e le rocce granitiche, o le più sfavorevoli, van collocate le altre sorte di suolo. Le rocce più sfavorevoli, dopo le ora accennate, sarebbero le scistose, almeno, tanto nel- r Inghilterra, secondo Forbes, come vedemmo, quanto nel Porto- gallo, secondo Morelet. Un suolo forse altrettanto sfavorevole quanto la roccia granitica è l'arenoso; per lo meno, nel Me- clemburgo, al dire di Boll, la regione sabbiosa di quel paese, composta dai detriti di rocce sfavorevoli ai molluschi, è eviden- temente povera di specie terrestri. Ed il dottor KohcU, in un ar- ticolo sulle specie terrestri che si mangiano in Italia \ afferma che sul terreno siliceo alluvionale di Messina, si come sulla lava di Catania, nessuna di quelle specie è abbastanza comune, perchè valga la pena di raccoglierla. Ecco degli esempi, i quali sono sufficienti per avvalorare le mie parole. Non si creda però che intenda di addurre tutti i fatti in proposito conosciuti ed accennati dai vari autori, ma a questi esempi, presi a caso, mi limito. Né voglio coi fatti, men- zionati in ultimo, provare che l'azione delle nominate rocce sia unicamente chimica, la penuria di molluschi su di esse potendo dipendere anco da altre circostanze combinate colla sfavorevole natura chimica. Le qualità mineralogiche del suolo non agiscono sui molluschi soltanto per l' influenza che esercitano sulla secrezione della conchiglia. A tutti è noto che il terreno salato, contenente cioè sali marini, dà luogo ad una fauna terrestre particolare, siccome' ad una flora speciale. Le specie marittime non ponno fare a ' Inserito nel periodico : Der zoólogische Garten. Francoforte a. M., 1873, p. 203. 28 P. STROBÈL, meno di quei sali; eppure questi non occorrono per la fabbrica- zione del calcareo loro guscio. Esse sono legate ad un suolo par- ticolare, bensì ovunque sparso, ma ovunque circoscritto. I cinque gruppi di terreni, da noi sopra distinti, ponno es- sere caratterizzati da certe specie, oppure date specie ponno pre- diligere l'uno di essi piuttosto che gli altri. Si potranno quindi indicare cotali specie, a seconda che caratterizzano l'uno o l'al- tro gruppo di terreni, coi nomi di calcar icole, silicicole, argiìlicole; ed a seconda della sorta di terreno che preferiscono, colle deno- minazioni di calcarofile, silicofìle, argillofile. Le specie marittime, 0 peculiari dei terreni salati, comporranno [^pure una fauna a sé. Chiamerò chimicamente indifferenti tutte le altre specie, giacché prosperano o ponno prosperare indifferentemente su più terreni diversi. Ed alle medesime appartiene forse il maggior numero. Come accennai da principio, l'azione del suolo sulla fauna ma- lacologica è dovuta anche alle sue proprietà meccaniche, ossia, specialmente, alla maggiore o minore disaggregabilità delle rocce ed alla qualità del prodotto della loro disaggregazione. Chia- mansi eugeogene le rocce facilmente disaggregabili, le quali per- ciò danno abbondanti detriti; disgeogene invece diconsi le rocce le quali si sgretolano difficilmente, e non producono quindi che pochi detriti. Naturalmente, tra questi due estremi, evvi il me- dio, ossia vi sono delle rocce che non sono né eugeogene, né dis- geogene. Avuto riguardo al prodotto della disaggregazione, le rocce ponno dividersi in psammogene o generatrici di arena o sabbia, in pe- ìogene, che si sminuzzano, cioè, in una sostanza argillosa o ter- rosa, ed in xìclopsammogene, i di cui detriti sono argilloso-sabbiosi. I terreni incoerenti che ne derivano o ne sono derivati {Alluvium, Diluvium, sabbie plioceniche, ecc.), sono, alla lora volta, psam- mici, pelici o pelopsammici, ossiano sabbiosi, argillosi od argillo- sabbiosi. I rQolluschi che prediligono i terreni psammici, si distinguono col nome di psammofdi, e con quello di pelofìle s'indicano le SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 29 specie, le quali preferiscono il suolo pelico. Le specie che rinvea- gonsi sui terreni pelopsammici saranno più o meno indifferenti^ potranno, cioè, campare e sulle rocce pelogene e sulle psammo- gene. L'influenza dei caratteri meccanici delle rocce sulla fauna malacologica , anzi che diretta, sembra essere soltanto mediata: dalle proprietà meccaniche dei terreni dipendendo, almeno in parte, le loro qualità fisiche e la loro flora, e quelle e questa agendo poi anche sui molluschi. Anche le qu.ilità fisiche del terreno, come ho or ora asserito, influiscono sulla dispersione dei molluschi terrestri e fluviali. Per questo rispetto possiamo classificare i terreni in umidi, in sec- dm., ed in tali che non sono né l'uno, né l'altro. Queste loro pro- prietà fisiche in parte, come dissi poc'anzi, dipendono ancora dalle accennate qualità meccaniche, ed in parte sono dovute, in parti- colare, al colore ed alla natura della superficie delle rocce. Rocce biancastre ed a superficie che s'avvicina alla levigata, come sa- rebbero, per esempio , le rocce scistose e le pseudoregolari , ri- verberando maggiormente i raggi solari, aumentano la tempera- tura dell'aria ambiente e la rendono secca; rocce all'incontro nerastre ed a superficie scabra, irregolare, mantengono l'aria fre- sca ed umido il suolo. Le rocce che chiamammo eugeogene sono ordinariamente umide, e secche le disgeogene, l'acqua meteorica venendo da quelle facilmente assorbita, e trascorrendo invece quasi totalmente sopra le disgeogcne. Tra le disgeogene le più. aride van poste le compatterò tra le eugeogene, le più umide sono le pelogene, si come il suolo pelico è il più fresco, umido ed irrigato, mentre che, viceversa, un terreno psammico è or- dinariamente secco ed arso, specialmente quando è mobile, come le dune, le pampas, i deserti. Le specie, le quali preferiscono i terreni umidi, si denomine- ranno igroflle, e xerofile si chiameranno quelle che prediligono * « Certaìns terrains trés-compaets sont défarorables à la multiplication des mol- lusques. » Dbouet, op. oit., pag. 22. 30 P. STROBEL, le rocce secche; fisicamente indifferenti nominerò quelle specie, le quali campano tanto su d'un suolo umido quanto su di uno secco, e queste, naturalmente, prospereranno ed abbonderanno in un terreno che tiene il di mezzo fra quei due estremi ; e le specie che prediligono un tale terreno intermedio, potranno non difficilmente attecchire anche negli altri, L' influenza delle qualità fisiche dei terreni, delle quali par- liamo, si farà specialmente sentire sull'orfano res][)iratorio e sulla sua funzione, e ce lo provano in particolar modo i molluschi acquatici. Quanto più gli animali sono inferiori, tanto più l'esi- stenza loro è legata all'acqua, ed il numero, senza paragone, mas- simo dei molluschi vive appunto nelle acque. Da ciò possiamo già arguire che coloro fra essi i quali sono terrestri^ preferiranno in generale i terreni bagnati, umidi. Infatti, vediamo che predi- ligono i luoghi ombrosi, oscuri, che s'aggirano di preferenza nei giorni piovosi o dopo una pioggia temporalesca, che, nelle gior- nate calde e serene, solo di notte tempo lasciano le piante od i sassi ai quali stanno attaccati, se sono xerofili, ed escono dai loro nascondigli, se sono invece igrofili. I molluschi terrestri hanno poi bisogno d'umidità e di acqua, specialmente, per la secrezione mucosa. — Dal predetto segue, che la quantità delle specie terre- stri igrofile sarà assai maggiore di quella delle xerofile. Queste sono conchiglifere, e la loro conchiglia è generalmente assai cal- carea e robusta, più o meno bianca, per lo più liscia, qualità tutte opportune per difendere l'animale dal calore esterno e ren- derne minore la traspirazione e la perdita dei propri! umori, os- sia l'essicazione ^ Le specie xerofile sono di solito assai socievoli, e si è fra esse che osservansi le specie dotate di maggiore vita- lità, sempre che non si alteri di molto l'ambiente. Infatti si provò con varie esperienze, ch'esse ponno resistere, all'asciutto, in uno stato di letargo, per tre e forse più anni ^, per poi ridestarsi a • La Hclix variahiìis negli incolti, lungo i soleggiati ciglioni delle strade, coperto di bianca polvere calcarea, è piccola, a conchiglia robusta, liscia, assai bianca e senza fascio. Stkobel, Alcune note dì Malacologia Argentina, inserito negli Atti della Soc. Ital. di se. nat., voi. XI, pag. 552. Milano, 18G8. * Una Ilelix candidissima ed una Pupa cimrea Drap., conservate senza cibo in SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 31 vita normale, per lo più, quando pongansi in un ambiente umido. In questo però, come or ora ho fatto allusione, non resistereb- bero senza cibo, mentre che reggono invece in ambiente secco, come dissi, ritirate entro la loro conchiglia, di cui hanno coll'e' pifragma turata l'apertura. Dall'esposto si può dedurre, che i molluschi terrestri con gu- scio calcareo, biancastro, non ponno essere igrofili, e che, se sono rupicoli, devono essere calcaricoli od almeno calcarofili; che le specie xerofile comporranno il minor numero delle specie terrestri, e saranno circoscritte, ossia accantonate, al pari delle calcaricole e calcarofile, come abbiamo già veduto ; ed al pari di queste, of- friranno un carattere particolare, saranno le caratteristiche della contrada. Però l'azione delle proprietà fisiche del suolo della indicata na- tura non si limita soltanto ai molluschi terrestri, ma si estende, indirettamente, anche ai molluschi (Vacqua dolce, in quanto che le dette proprietà del terreno esercitano un'influenza diretta sul- l'ambiente nel quale vivono quei molluschi ; poiché in un terreno umido abbondano e le correnti ed i serbatoi d'acqua, e sì le une che gli altri vi sono più facilmente perenni. All' incontro nei ter- reni arsi accade in generale l'opposto. — Quanto all'organo della respirazione dividonsi i molluschi acquatici in polmonati e Iran- chiati; questi sono, com' è naturale, maggiormente legati all'ac- qua, sono i veri molluschi acquatici, e, per cosi dire, i pesci fra i molluschi, mentre che i polmonati ne sarebbero i cetacei. Quelli non ponno vivere fuori dell'acqua, non potendo respirare l'aria libera; i polmonati invece ponno resistere per un tempo mag- giore 0 minore anche all'asciutto, coperti dal limo ^ Dai fatti pre- una scatola di legno, vi si mantennero vive per ben due anni. Steobel, Note nialaco- logiche di Valbrembana già citate, pag. 25. — La Helix apicina Lam. si conservò in tale stato per due anni e mezzo. Schmidt A. 1 Come esperimentai con dei Linmaeiis minutus raccolti in Valbrembana. Note malac. relative citate pag. 25. — L'apparizione di una specie branchiata sul pendio di una roccia bagnata non può altrimenti spiegarsi, che coli' ammettere che lo scolo d'acqua vi sia perenne, oppure che quella colonia vi sia stata trasportata acciden- talmente dalle acque che precipitarono da un serbatoio perenne, e eh' essa verrebbe poi a morire colla cessazione dello scolo. Note precitato, pag. 26. 32 P. STROBEL, messi segue, clic sui terreni umidi vivrà una copia assai maggiore di specie e di individui acquatici, e specialmente di branchiati, che non in un suolo arido, ove non potranno campare quasi fuor- ché specie polmonate. E combinando questa deduzione con l'altra, relativa ai mollu- schi terrestri, verremo alla conclusione finale, che i terreni umi- di, a parità di circostanze \ sono i più ricchi in molluschi, e che secondo il maggiore o minore bisogno che questi hanno dell'ac- qua, si ponno disporre secondo la seguente scala ascendente; molluschi terrestri xerofdi, terrestri igrofdi, acquatici polmonati, acquatici hranchiati, scala inversa di quella della resistenza biolo- gica e perfezione fisiologica. Oltre alle proprietà chimiche e fisico-meccaniche delle rocce influisce sulla fauna malacologica rupestre^ e direttamente, la na- tura loro, che chiamerò geoguostica^ nel senso meno ampio, ossia la loro struttura in grande. Per tale riguardo si pouno distin- guere le rocce in schistose , pseudoregolari , e massicce od amor- fe, ossia senza struttura determinata. Le prime e le seconde sono piene di fessure e di crepacci, le ultime non ne presentano che pochi 0 punto. È chiaro che tra le dette qualità delle rocce e la dimora dei molluschi terrestri rupicoli vi avrà un nesso, poiché questi, avendo bisogno di nascondigli nelle epoche e nelle circo- stanze sfavorevoli, li troveranno abbondanti nelle rocce screpo- late, e punto 0 raramente nelle altre. Quindi a condizioni chimi- che e fisiche pari, le rocce fesse saranno popolate da una quan- tità maggiore di specie e di individui che non le massicce. Di più, siccome per potersi nascondere entro le fessure oc- corre che la conchiglia presenti assai piccola, almeno una delle sue dimensioni, cosi i molluschi rupestri conchigliferi devono es- sere e sono effettivamente tutti, o piccoli o dotati di un guscio * So la contrada frasca ed accidentata presso Portalogro noi PortogaUo, al diro di Morolet, alberga i>oclii mollusclii, ciò dipendo dalla qualità minoralògica dol suolo, pomposto di schisti o di arenarie. SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 33 depresso (Helix), oppure assai allungato (JBulimus, Clausilia, Glandina, ecc.). Se un mollusco terrestre è fornito di una con- chiglia grande e globosa, possiamo già asserire a priori che non sarà rupicolo nel senso vero della parola, non abiterà, cioè, uni- camente, né meno preferibilmente sulle rocce. Fin qui abbiamo veduto che il suolo influisce direttamente sulla distribuzione dei molluschi terrestri e d'acqua dolce. Ma esso esercita inoltre sopra questi un' influenza indiretta, per mezzo della sua flora, ossia per la sua natura fltica o botanica ; poiché sone le piante, che il medesimo produce, quelle che preparano il nutrimento ai molluschi, si come a tutti indistintamente gli ani- mali, direttamente se sono fifofagi, ed indirettamente se sono zoofagi. Però l'azione della flora su la fauna malacologica, rimar- chiamolo sin d' ora, ad ogni buon fine, non si limita alla sola somministrazione del cibo. Grateloup, tra altri, si è dato speciale pena di rendere evidenti i rapporti che passano tra l'alimentazione e la dimora dei mol- luschi e la flora d'una data contrada, ed ha, di conformità, con- trapposto alle florule del dipartimento della Gironda le rispet- tive faunule malacologiche \ Di queste la più meschina é la fauna delle sabbiose e secche lande, Faunuìa ericetorum, composta da sole e pochissime (9) specie terrestri, e corrispondente alla Flo- rida ericetorum la più povera di tutte (26 specie fanerogame); e la fauna più ricca si è quella del suolo diluviale calcareo siliceo di Médoc, ossia la Faunula viticola, rappresentata da 49 specie terrestri e 45 acquatiche. — Alcuni ritengono che la sola influenza della vegetazione sui molluschi terrestri e fluviali, basti per pro- durre i fenomeni di distribuzione dei medesimi. Ma è provato che ad una flora abbondante di individui e ricca di specie non cor- risponde sempre una fauna malacologica analoga ^ , poiché quella non riunisce in sé tutte le condizioni necessarie all'uopo; e fa 1 Gbateloup, op. cit., pag. 17, 43, 44 e 56. 2 Dkotjet, op. cit., pag. 14, 15 e 18. Voi. XIX, 3 34 P. STROBEL, mestieri quindi convenire che nella costituzione della fauna ma- lacologica devono concorrere anche altri fattori. Di più, credo di dovere far riflettere, a tale riguardo, che i molluschi fitofagi non sono vincolati pel loro nutrimento a determinate specie o famiglie di vegetali, come lo sono invece, per lo più, gli insetti fitofagi; non limitano la loro alimentazione, come si esprime Morclet, ad un piccolo numero di piante, legate a certi terreni; per cui la presenza di una specie fitofaga di molluschi in una località, non dipende tanto dall'esistenza in questa di certe specie di piante, ma piuttosto dal trovare queste nel terreno e nell'ambiente i prin- cipii necessari per poter elaborare quei composti plastici, quali occorrono per la nutrizione di quella data specie di molluschi, e che la medesima specie di pianta potrà produrre, in proporzioni maggiori o minori, appunto secondo la natura diversa del suolo e dell'ambiente. L' influenza della vegetazione sui molluschi si ri- duce dunque, quanto all'alimentazione, ancora in massima parte, ad una influenza mediata del suolo, colle differenze del quale con- cordano differenze nella flora. Dissi fin da principio che sono dif- ferenze nei caratteri fisico-meccanici quelle che producono sopra tutto differenze nella vegetazione * ; ma sta pure sempre che an- che le qualità chimiche del terreno influiscono sulla sua flora, e quindi, mediatamente, anche sulla fauna malacologica. Ne abbiamo un esempio nella flora delle spiagge marittime e dei terreni sa- lati, alla quale corrisponde pure una fauna malacologica carat- teristica. Asserii poco sopra che non è soltanto nel somministrare «il cibo ai molluschi che la flora agisce sui medesimi; essa può inol- tre esercitare un'influenza su di loro col fornire i principii occor- renti per la secrezione della sostanza testacea, come ho pure già avvisato. I principii minerali, come sappiamo, ponno essere presi dal mollusco, come da qualunque animale, anche direttamente 1 Secondo il prof. G. Monselise, tra lo proprietà fisiche del terreno, la più influente uUa vegetazione si è la porosità. VlMEBCATi, Bivista scientifico-industriale. Firenze, 1873, pag. 224. SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 35 dal regno inorganico, ossia dal suolo o dall'ambiente ; però ponno anche, e forse di preferenza, introdursi nell'organismo per mezzo del cibo. Ma noi sappiamo che la natura e le proporzioni di tali sostanze non variano solamente tra specie e specie di vegetali, ma benanco nella medesima specie secondo il suolo' che le alimenta. E quindi ancora in questo caso non possiamo a meno di scorgere un nesso tra le proprietà chimiche, ovvero mineralogiche del suolo e la composizione chimica delle piante. Mentre che dal terreno e dal clima dipende in massima parte la flora, questa, a sua volta, influisce su quelli ed anche sopra parte di sé medesima, e può quindi modificare e clima e suolo ed anche sé stessa. Mentre che un terreno umido favorisce la flora, e per di lei mezzo la fauna malacologica, una vegetazione boschiva rende, per esempio, alla sua volta, più umido il clima ed il suolo, e perciò più ricca la flora stessa, e di conformità an- che la fauna malacologica; e viceversa, diboscando un paese, il clima ed il terreno ne diventano più secchi e la flora e la fauna più povera. In questi casi la vegetazione si pone, ora in rapporto diretto coi molluschi, ora in rapporto indiretto; abbiamo un nesso intricato di cause e di effetti reciproci. Comunque, resta sempre con ciò stabilito che la flora può influire anche sulla re- spirazione dei molluschi come il suolo stesso. Ma la vegetazione non agisce solamente sulle funzioni di re- spirazione, di secrezione e di nutrizione dei molluschi. Sono se- gnatamente le specie pianticele, nonché le terricole, quelle che dalla medesima dipendono in particolar modo, e per la dimora, poiché sono i vegetali che ne mantengono la necessaria frescura ed umidità, e per la protezione, in quanto che le specie terricole si rifuggino non solo sotto le pietre, ma anche tra le radici delle piante, e le pianticele s'appiattino sotto la corteccia dei tronchi d'albero, o si nascondano tra le foglie dei vegetali. Bicapitolando quanto ho esposto circa l'influenza della vege- tazione sulla fauna malacologica, possiamo stabilire: 1.° che i molluschi dipendono dalla vegetazione, e pel nu- trimento, e per la fabbricazione della conchiglia, e per la respi- razione, e per la dimora loro; 36 P. STROBEL, 2° che sono più legati alla flora i molluschi terrestri ^)ZaM- ticoli^ che non i terricoli ed i petricoli, l'azione delle piante su quelli essendo più estesa ed intensa, mentre che l' influenza di- retta del suolo su di essi è minima o quasi nulla, ed è, all'oppo- sto, massima sui sassicoli; 3.° che la flora esercita la sua influenza per lo più diretta- mente, talora però anche indirettamente, pel suolo e pel clima ch'essa modifica; 4." che, in ultima sintesi, l'azione della flora sui molluschi dipende quasi sempre ancora da quella che esercita il suolo sulla flora stessa, e questa non è quindi fuorché il mezzo, pel quale il terreno influisce sulla fauna malacci ogica ; 5.° che questa influenza del suolo è dovuta sì alle sue 2)ro- prietà fisico-meccaniche, che alle chimiche; 6.° che il terreno non somministra le sostante plastiche per l'alimentazione de' molluschi che per mezzo della vegetazione; 7.° che le specie terrestri pianticele sono le più indipenden- ti, e quindi, a condizioni pari, le più sparse; le rupicole, all'in- contro, sono le più dipendenti dal terreno e perciò le più limi- tate, circoscritte nella loro diffusione, accantonate; le terricole tengono il mezzo. Le specie pianticele sono pertanto più facil- mente acclimabili delle altre. Chiuderò questi cenni intorno ai rapporti esistenti tra roccia e mollusco colle seguenti osservazioni e deduzioni. Secondo Thurmann, V humus non esercita che poca influenza sulla vegetazione; è, invece, massima l'azione delle rocce sotto- giacenti, essendo desse che formano il terreno. All' incontro, i molluschi, specialmente i terrestri, trovansi in rapporti di di- pendenza, e coir humus e coi terreni di trasporto mobili, e colle rocce che afifiorano. U azione delle rocce, quando non dipenda dalla loro natura chimica, si manifesterà generalmente in grande, sopra vaste esten- sioni, si che la fauna malacologica e la flora delle rocce subordi- nate, ancor quando di natura diversa, non varieranno punto da SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 37 quelle della roccia dominante. E, viceversa, una contrada, il cui suolo è geognosticamente uguale, potrà per l'azione di fattori d'altra sorta, offrire delle località, in cui la flora e la fauna si di- stingueranno notevolmente dal rimanente di quella contrada. Certe oasi ne sono un esempio. Talora un effetto simile od uguale può dipendere da cause dif- ferenti. Infatti abbiamo veduto, che tanto le specie terrestri cal- carofile, quanto le xerofile, sono difese da una conchiglia calcarea più 0 meno biancastra. Nelle prime questo fenomeno è dovuto alla natura chimica del terreno, nelle seconde alle qualità fisiche del suolo e dell'ambiente \ Drouet^ ha inoltre osservato, come una medesima specie terrestre secerna un guscio più o meno cal- careo e biancastro, a seconda che si nutre di uno piuttosto che di altro genere di piante. In questo caso lo stesso fenomeno è pertanto l'effetto di una terza causa, cioè, dell'influenza diretta della vegetazione sui molluschi terrestri. La massima ricchezza di molluschi viene stabilita dalla con- correnza di tutte le condizioni proxnzie; la mancanza di una di queste farà diminuire la quantità dei molluschi, e talora potrà perfino rendere una contrada povera affatto, mentre che, all'op- posto, una sola condizione favorevole non basta a determinare un'abbondante fauna malacologica. Le specie^ le quali vivono sui terreni misti, ponno campare su qualsiasi suolo, e sono quindi le xnù alòondanti e le più sparse. Del pari, le specie igrofile sono in maggior numero delle xero- file, e maggiormente sparse. Lo stesso dicasi delle pianticele a fronte, specialmente, delle petricole. Sarà dunque fra le pianti- cele, le igrofile e le indifferenti che dovremo scegliere, a prefe- renza, le specie da acclimare. All' incontro dovremo cercare le S2)ecie caratteristiche, peculiari di un paese fra le specie accan- i « Il ne faut pas oublier, que le méme effet peut étre produit par différents agents. » Il faudrait décomposer ces agents dans leurs éléments, qui sont les véritables in- fluences primitives, etc. » Stbobel, Essai citato, pag. 49 e 50. Veggansi pure le citate Notizie malacostatiche alle pag. 15 e 38. * Opera citata, pag. 23. 38 P. STROBEL, tonate, quali sono le rupicole, le xerofile e le calcarofile. Le spe- cie marittime sono bensì xerofile, ma appartengono alle pianti- cole, ed in certo qual modo alle indifferenti ', e mentre sono li- mitate alla marina, si spargono però per lunghissimi tratti della medesima, e sono facilmente acclimabili, s' intende, in riva al mare. Per dare maggior valore ai miei ragionamenti ed alle mie de- duzioni risguardanti le leggi di distribuzione geognostica dei mol- luschi di terra e d'acqua dolce, quali le or ora enunciate, potrei, oltre ai fatti di cui mi sono occupato nelle memorie malaccio gl- ebe sull'alta Italia e sul Tirolo, addurre ancora quelli ch'ebbi campo di osservare darante il bienne mio soggiorno nell'Argen- tinia meridionale. Siccome però l'esposizione di tali fatti deve far parte d'un mio lavoro in corso di stampa ^ così mi limito qui a porgere solo le finali conclusioni, cui sono stato condotto dalle ricerche e dagli studii relativi. Pur troppo in questi dovetti li- mitarmi quasi unicamente ai fatti eh' io stesso ho potuto osser- vare, non conoscendo autori che siansi occupati, non giìt di stu- diare con proposito la distribuzione dei molluschi nell'Argentinia, ma di notare almeno le particolarità delle dimore de' molluschi da essi raccolti ^ I fatti, cui accenno, vengono in conferma specialmente delle se- guenti leggi di distribuzione dei molluschi, a' seconda della natura del suolo. * Poiché vivono su qualunque sorta di suolo, ma spocialmento sul misto, purché sia impregnato di sali marini. * Materiali per una Malacostatica di terra e di ac^iia dolce dell' Argentinia ìneri- dionale. Essi costituiscono il voi. IV della Biblioteca malacologica, edita in Pisa. Pur troppo, per motivi che non importa esporro in pubblico, di tale mio lavoro, corre- dato di due tavole e di una carta fisico-geografica, che tracciai nel 1870, lavoro con- segnato agli editori sino dal 1871, non furono sinora pubblicati ohe una tavola e dicci fogli di stampa, di sei dei quali reso conto il prof. E. vou Maktens noi Ma- lakologische Jalirhìirher, 1875. ' 11 dottor Adolfo Doehking, nei recenti suoi Aptintes sabre la Fauna de Moluscos de la Repuhlica Argentina (nel Boleti» de la Academia nacional de ciencias exac- tas, eto. Buenos Aires, 1875), non indica la qualità del terreno della dimora che di sole due specie nuove. SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 39 1.° La natura chimica del terreno esercita un'influenza, di- retta od indiretta, sui molluschi che lo abitano, e segnatamente sulla secrezione della loro conchiglia. A tale uopo essi hanno bi- sogno di una quantità maggiore o minore di carbonato di calce. Le rocce che lo contengono, e quindi sopra tutto il calcare, fa- voriscono quella secrezione, e pertanto sono malacofile, ossia pro- ;pisie all'esistenza di molluschi, e peculiarmente dei terrestri; e viceversa le rocce che, o non contengono punto né carbonato calcico né meno calce, come le quarzose pure, o contengono della calce solo in piccola quantità, come le granitiche, vengono schi- vate dai molluschi \ Sulle quarzose non ponno vivere che mollu- schi nudi, poiché questi, pel bisogno di cui parlasi, sono del tutto in- dipendenti dal suolo ; le rocce granitiche sono inoltre popolate da molluschi a conchiglia interna e da quelli a guscio corneo ^ cui basta una minima quantità di carbonato di calce. Le specie a conchiglia calcarea, e particolarmente le terrestri petricole, che abbondano e prosperano sul calcare, sono calcarofile. Queste trovansi pertanto circoscritte entro determinati confini, ossia sono accantonate, e sono limitate di numero, al pari delle specie terrestri marittime, alla pro- sperità delle quali occorrono i sali marini, non però per la secre- zione del loro calcareo guscio. Sono dunque queste e le calcarofile quelle che maggiormente dipendono dalla natura chimica del ter- reno, sebbene per bisogni diversi. Il massimo numero di mollu- schi, non avendo punto conchiglia calcarea, é, chimicamente, quasi indiffereìite, e predilige i terreni misti, e tra questi, sopra tutti, quello di trasporto incoerente, perchè generalmente fresco od an- che umido. • Il mollusco può procurarsi dall' aria l'occorrente anidride carbonica, sia diretta- mente, sia, e più probabilmente, per mezzo dei vegetali di cui si nutre. In questo caso è l'organismo vegetale che determina la combinazione dell' acido carbonico, tolto al- l'atmosfera, colla calce ottenuta, per scomposizione, dal suolo, e che somministra al mollusco il carbonato di calce per tal modo ottenuto. * La bassa catena montuosa tra il Capo Corrientes e la Sierra de Tapalquen è singolare per la mancanza di calcite, e le lumache che vivono sulle arenarie e sugli schisti di quelle montagne posseggono una conchiglia assai fragile. Heusseb u. Clakaz, Beitruge zur geognostischen u. pfii/sikalischen Kenntniss der Provins Buenos Aires. Ziirich, 1864. 40 P. STEOBEL, 2." Non si può negare che le proprietà fisico-meccaniche del suolo influiscono moltissimo, e con j)'*'(^Ponderanza^ sia mediata- mente, sia immediatamente sulla fauna dei molluschi terrestri e d' acqua dolce, la distrihusione loro in una data contrada, e nel caso concreto nell' Argentinia meridionale, dipendendo sopra tutto da quella proprietà del suolo. — L'acqua è indispensabile ad ogni organismo e specialmente a quello dei molluschi ^ . Questi la pren- dono dalV atmosfera e dal terreno, i quali a vicenda la ricevono l'uno dall'altra, e se la rendono. La quantità delle specie cono- sciute di molluschi d'acqua dolce importa la metà circa delle ter- restri. Il numero delle specie terrestri igrofde, che hanno, cioè, bisogno di molta acqua, è assai maggiore di quello delle xerofìle od amanti delle località asciutte. È dunque chiaro che i terreni umidi (fra i quali ovvi di solito, come avvertii or ora, il ter- reno di trasporto incoerente) devono favorire la fauna malaco- logica, ed avversarla all' opposto il suolo arido ; e che i primi devono essere ricchi di molluschi, e povero il secondo. — I mollu- schi terrestri igrofili , secernono conchiglia piuttosto fragile , cor- nea che calcarea; all'incontro i molluschi terrestri, xerofili, si difendono dal calore per mezzo di un guscio assai calcareo, bian- castro. — I molluschi terrestri marittimi costituiscono un gruppo particolare di xerofili. Questi sono limitati nella loro dispersione, ma i marittimi in modo diverso degli altri. Le specie xerofìle non marittime trovansi accantonate, le marittime invece vivono sparse per vaste estensioni di costiera. — Nelle acque dei terreni aridi, le quali facilmente evaporano o si sperdono e scompajono per qualche tempo, non ponno campare che molluschi acquatici polmonati; ai molluschi hranchiati occorrono le acque perenni dei terreni umidi. Le proprietà fisiche del suolo esercitano quindi, come si vede, anche un'azione sull'organo e sulla funzione della respirazione. 3." Di qualche influenza sulla distribuzione dei molluschi , e * Bbaconnot, facendo l'analisi chimica del Limax agresHs, riscontrò in esso sopra 100 parti, 84,60 di acqua, più 8,33 di un muoo particolare o 2, 64 di carbonato di calce. Annalea de Chimie, marzo 1846. SUI RAPPORTI FRA IL SUOLO E I MOLLUSCHI, ECC. 41 tassativamente dei terrestri rupicoli, è la natura geognostica ossia la struttura in grande delle rocce. Quelle scistose e le pseu- doregolari offrono nelle loro fessure, più facilmente delle altre, un nascondiglio ai detti molluschi, i quali per potervisi meglio appiattare sono, o nudi, o piccoli, o forniti di conchiglia piatta od allungata. 4.° La massima quantità di molluschi è fitofaga; moltissimi sono inoltre planticoli. È dunque potente il legame tra, questi e la flora di una contrada, ossia la natura fltìca del suo suolo, sia per V alimentazione, sia per V abitatone di quei molluschi'. Meno dipendenti da essa sono le specie terricole, e meno ancora le petricole, le quali compongono un numero assai minore delle altre. — Le località sterili sono dunque povere di molluschi, e viceversa sono, di solito, ricche di specie e di individui i terreni coperti da lussureggiante vegetazione spontanea. — La flora, ossia la natura fitica del suolo, è in rapporto colla sua natura fisico- meccanica e chimica. 5.' Una contrada con suolo calcareo, fresco, con alture for- mate da rocce screpolate, irrigata da molte acque, coperta da ricca e variata flora, è, a condizioni di altezza e di temperatura pari, più ricca di molluschi terrestri e d'acqua dolce di qualun- que altra. E, viceversa, un paese con suolo siliceo, arso, con rocce massicce, poco o punto irrigato, sterile, qualunque sia la sua elevazione ed il suo calore, sarà poverissimo o sprovvisto affatto di molluschi; a meno che, qua e colà, a guisa di isole o di oasi, non si presentino dei tratti in cui le condizioni siano, almeno in parte , mutate ; in questi spazi isolati , ma solo in que- sti, si ponno trovare sporadicamente dei molluschi. Per ispiegare la loro esistenza isolata, la loro colonizzazione, per così dire, in quelle località, converrà risalire a cause ed a fatti remoti, dei * Darwin nella relazione de'suoi viaggi, edizione tedesca 1844, II, pag. 274, narra come nell' isola di S, Elena siansi estinte una Cochìogeìm ed altre specie terrestri, dac- ché le capre ed i porci, introdotti ed abbandonati in quell'isola nel 1500, e straor- dinariamente propagatisi, due secoli dopo la loro importazione, y' ebbero distrutti i boschi. È questo altro dei fatti i quali provano il nesso esistente tra pianta e mol- lusco. 42 P. STROBEL, quali ragionerò altrove. — Le rocce suhordinate corrono, rispetto alla fauna malacologica, la sorte delle dominanti. 6." Le specie terrestri chimicamente indifferenti, igrofile, plan- ticole 0 terricole, sono le più acclimatabili, perchè le più indipen- denti. Fatti osservati in altre contrade, fuori dell' Argentinia, confermano l'asserzione, che le specie terrestri marittime, xero- file ma planticole, si ponno del pari facilmente acclimare, però soltanto lungo le spiagge marine, come è naturale \ 7.° Tra le specie terrestri, le sassicole, calcarofile e le xerofile sono quelle che maggiormente caratterizzano un paese, e quindi anche l'Argentinia meridionale. ' In prova del mio assunto oSlro una lista di 20 specie europee acclimato in altro parti del globo, ma segnatamente nelle Americhe. Arion fuscus MuUer, JiorteuHts Férussac. Limax maximus Linné. > flavus L., variegatus Draparnaud. > agrestis Linné. Hyalina celiarla Miiller. » nitida Muli., lucida Draparnaud. > fulva Draparnaud. Heìix pulchella Miiller. » hispida Linné. > rufescens Pennant. « » hortensis Miiller. » nemoralis Linné. > lactea Miiller. > aspersa Miiller. Cionella suhcylindrica L., lubrica Muller. Caecilianella acicula Miiller. Stenogyra decollata L., decapitata Spix. liiiUmus soUtarius Poiret (Isolo). » ventricosus Draparnaud (Isole). Pupa muaeorum Linné. Seduta del 27 Febbrajo 1876. Presidensa del V. Presidente Cav. Antonio Villa. Viene presentata la relazione del socio prof. P. Pavesi Sul congresso dei Naturalisti Svizzeri in Andermatt, nel Settem- bre 1875, ed il Segretario Bordelli ne legge i due brani relativi al traforo del Gottardo ed alle misure prese dal Governo di Gi- nevra contro la fillossera, annunciando che questa relazione uscirà del resto fra breve e farà parte del volume per l'anno 1875. Dallo stesso prof. P. Pavesi è presentata poi anche una Nota intitolata: Studii sugli Aracnidi Turchi. La precede una breve introduzione, letta dal Segretario, nella quale l'autore accenna i confini entro i quali si restringe nel suo lavoro e indica i materiali e le fonti a cui ha attinto. Sarà anch' esso pubblicato negli Atti. Il Socio prof. P. Strobel ha inviato una [Memoria col titolo: Saggio sui rapporti esistenti fra la natura del suolo e la distri- buzione progressiva dei molluschi terrestri e d'acqua dolce. È un capitolo staccato che doveva far parte d'un più esteso lavoro sulla Malacostatica argentina, affidato sin dal 1871 per le stampe agli editori della Biblioteca malacologica, che si pubblica in Pisa, ma di cui non furono finora impressi che pochi fogli. Questo ca- pitolo tratta in modo affatto generale dell'influenza dei mezzi e sopratutto del terreno sullo sviluppo e la propagazione dei mol- luschi e si chiude con alcuni corollarii desunti dalle osservazioni dell'autore sopra i molluschi estramarini dell' Argentinia. È fatta quindi presentazione d'una Memoria del prof. Tamer- lano Thorell, naturalista svedese ed aracnologo distinto, intito- 44 SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1876. lata : Études Scorpiologiqties. Di questa il Segretario legge il breve sunto che segue, tradotto da quello già fornitogli dall'autore medesimo : In questo lavoro, steso in latino, l'autore dà le descrizioni particolareggiate di 52 specie di Scorpioni, delle quali 36, appartenenti a 17 generi diversi, crede sieno nuove per la scienza, e le altre sono poco od imperfettamente co- nosciute. Inoltre trovansi qua e là note descrittive di parecchie specie e vi è discussa la sinonimia di moltissime altre, tra le quali quelle descritte da Linneo e da De Geer. Precede una introduzione, scritta in francese, in cui l'autore, dopo di aver dato un breve cenno del contenuto del suo lavoro, parla delle difficoltà che s'incontrano nel voler dare delle descrizioni abbastanza esatte di codesto gruppo di animali. Indi richiama l'attenzione sopra quei caratteri che gli parvero della maggiore importanza per la distinzione delle specie. Seguono alcune osservazioni sulla terminologia da- esso adoperata e sulle regole della nomenclatura ; dopo di che 1' autore dà un prospetto delle fami- glie, sotto famiglie e generi degli Scorpioni, non che un disegno schematico per indicare le affinità dei singoli ordini nella classe degli Aracnidi ed il po- sto che vi occupano, giusta il suo modo di vedere, l'ordine degli Scorpioni e le varie famiglie di questo ordine. A proposito del qual disegno, passa a fare delle considerazioni sui cosidetti " alberi genealogici „ in zoologia. Secondo lui questi " Stammbaume „ non possono, fuorché in certi casi, essere considerati siccome rappresentanti le vere affinità genealogiche degli animali; al pari delle classificazioni tutte essi non sono altro, infatti, fuorché degli accozzamenti fondati sulle nostre cogni- zioni attuali dell' organizzazione degh animali e del loro sviluppo embriologico (e geologico); e noi non possiamo mai sapere in che cosa e sino a qual punto tali sche- mi rassomiglino o difieriscano dai veri alberi genealogici, a noi del tutto ignoti. Ciò premesso, egli è evidente che l'autore non vuole che si prenda il suo schema per un albero genealogico (Stammbaum) nel senso di Haeckel e dei suoi proseliti. La quistionc degli " alberi genealogici „ strettamente collegata con quella del darwinismo, presenta occasione all'autore di fare delle osservazioni sulle due teorie affatto diverse che vi hanno parte, la teoria, cioè della discen- denza e quella della scelta naturale {naturai selection). L'autore mentre dichiara di aderire esplicitamente alla prima, si rifiuta in- vece di riconoscere nella scelta naturale la 'causa principale delle mutazioni successive U cui risultato si è lo stato attuale della creazione organica. Cita ad esempio alcuni fatti (lo sviluppo degli organi genitali in genere, delle mam- melle e dell' utero dei mammiferi, ecc.) che gli pajono incompatibili coli' opi- nione di coloro che vedono nella scelta naturale e nelle cause esterne che la determinano, il vero movente delle modificazioni subite dagli organismi dopo la loro prima apparizione sul nostro globo. L' autore si vede costretto ad am- mettere, con Nageli ed altri, una tendenza o forza innata a svilupparsi in una certa direzione. Per esso, gli è solo così modificato che il darwinismo può ve- ramente venir chiamato una teoria d^evoluzione, ed i suoi aderenti, evoluzionisti' SEDUTA DEL 27 FEBBRAIO 1876. 45 Di questa pregevole Memoria la Presidenza, valendosi della fa- coltà accordatagli dall'art. 28 del Regolamento, propone la stampa nel Voi. XIX degli Atti, il che viene accordato. È letto ed approvato il processo verbale della seduta prece- dente 2 gennajo 1876. Il Socio Cassiere ing. Gargantini-Piatti presenta indi i bilanci sociali, consuntivo 1875 e preventivo 1876. Dal primo (Allegato A) risulta un totale incassato di L. 7473, 62, comprese L. 3473, 22, esistenti al 1." gennajo 1875 di fronte ad una spesa di L. 4424, 70 : d'onde una rimanenza attiva a pareggio di L. 3048, 92. Dal bi- lancio preventivo 1876 (Allegato B) appare una attività presunta di L. 7628, 92, contro una passività di L. 5990; per cui si pre- sume un residuo attivo a fin d'anno diL. 1638, 92. — Entrambi i bilanci vengono approvati. Si procede indi alla votazione per la nomina di un Segretario, di un vice Conservatore, di un Cassiere, di un Economo e di tre membri componenti la Commissione amministratrice, in luogo di quelli uscenti di carica per anzianità. Dietro proposta unanime dei Socj presenti vengono rieletti per acclamazione i Socj: Prof. cav. Antonio Stoppani, Segretario. — Feanceschini rag. Fe- lice Vice Conservatore. — Delfinoni cav. avv. Gottardo, Economo. Visconti Ermes march. Carlo. — Garavaglia rag. Antonio. — Cavallotti ing. Angelo, a far parte della Commissione ammini- stratrice. Astenendosi quindi dal votare il Socio Gargantini-Piatti, viene il medesimo rieletto alla carica di Cassiere. Il Presidente annuncia quindi con parole di rimpianto la per- dita dei Socj Maimeri ing. Antonio che fu dei fondatori della nostra Società, e del marchese Gianmartino Arconati. F. SoRDELLi, Segretario. 46 (Allegato A) BILANCK Dal 1" Gennai Attività. 1 Esistenti in cassa al ristretto conti 1.° gennajo 1875. L. 3473 22 2 3 Interessi „ 100 , Importo N, 80 quote arretrate, cioè: N. 1 quota 1871 . . . L. 20 — „ 6 „ 1872 ... „ 120 - „ 9 „ 1873 ... „ 180 — „ 35 „ 1874 ... „ 700 — 1020 Totale L. 1020 — 4 Importo di N. 118 quote anno corrente a L. 20 . . „ 23G0 — 5 Ricavo rimborso copie a parte „ 447 40 6 Ricavo vendita Atti e 3Iemorie „ Totale attività . . L. 73 — 7473 62 Passivo da dedursi „ Rimanenza attiva a pareggio L. 4424 70 3048 92 :)NSUNTIVO 31 Dicembre 1875. 47 Passività, Al tipografo Bernardoni per stampe Atti e circolari L. Al litografo Ronchi per lavori di litografia . . . „ Al librajo Hoepli per somministrazioni librarie e porto libri • » A Canedi incisore » A Tito Vespasiano Paravicini per disegni in litografia „ Spese d'amministrazione, posta, segreteria e porto libri » Al legatore Sordelli » Associazione all'opera Iconographie des Ophidiens . „ A Colombo Ettore, aiuto alla segreteria . . • • » Stipendio agli inservienti » 2689 600 330 35 92 184 92 12 200 190 70 Totale delle passività L. 4424 70 (Allegato B) BILANCIO PREVENTIV( AttiTÌtà, In cassa al ristretto conti 1." gennajo 1876 . . Importo di N. 13 quote arretrate 1874 a L. 20 „ „ „ 48 „ „ 1875 „ Importo di N. 160 quote pel 1876 a L. 20 . . Importo presumibile per rimborso copie a parte Ricavo presumibile per vendita Atti e Memorie . L. 3,048 200 900 3200 100 00 92 7028 92 49 ^R L'ANNO 1876. PassiTÌtà. Stampa Atti e circolari L. Stampa Memorie „ Spese per litografia „ Spese di cancelleria, posta, segreteria e riunione straordinaria „ Aiuto alla segreteria „ Ai librai Hoepli e Dumolard per associazioni diverse e somministrazioni librarie „ Agli inservienti « Per legatura libri « L. Attività a pareggio „ L. 2500 — 1000 — 1000 — 300 300 — 600 — 190 — 100 — 5990 1638 92 7628 92 Voi. XIX, GLI ARACNIDI TUIICIII. studi del prof. P. Pavksi. {Seduta del 27 febbrajo 1S76). Non hca guari che il dotto prof, eli Agram Fr. Braclaska dava principio ad un suo lavoro etnografico con queste parole: Die Turkei geliort jedenfalls unterdie am wenigsten bekannten Theile Europa's '; e noi potressimo sempre metterle in testa, con maggior diritto, a qualunque lavoro anche sulla fauna della Turchia. Intendo parlare della europea e pre- cisamente dentro i confini politici, non esclusi i piccoli Stati più 0 meno vassalli; in caso diverso mi porterei troppo lontano dallo scopo, dovendo allargare la regione quanto tutta la penisola orientale, perchè bisognerebbe comprendervi Corfù colle altre isole Jonie che costeggiano l'Albania, la stessa Grecia propria, la Morea, le Cicladi e le Sporadi, non meno della Tessaglia, Macedonia, Tasso e molto più di Creta, la quale chiude in basso il mare Egeo. Ben pochi naturalisti invero perlustrarono questo paese col- r intento di raccogliervi ammali, e fra quelli pure ne troviamo, come lo Spallanzani, che non pubblicarono punto le loro osser- vazioni. Restano difatti tuttora manoscritti i volumi del viaggio del celebre scandianese a Costantinopoli e, di ritorno, alla Bul- garia e Valacchia \ dai quali risulta che egli, nella capitale del- 1 Die Slaven in der Tib-hei {Petermann' s Geogr. Mitth., XV. 1869, p. 441). * Il prof. A Corradi, rettore dell'Università di Pavia, no parlò a lungo, con quella profonda erudizione che tutti gli riconoscono, nella memoria : / maiwsrritli di Laz- zaro Spallanzani, serbati ìiella Biblioteca comunale di Reggio nell'Emilia {Uend, R, Jst. Lotnb., serio 2.% voi. V. 1872, p. 821). P. PAVESI, GLI ARACNIDI TURCHI. 51 l'impero, studiò e raccolse coralli, pesci, mammiferi ed in parti- colare uccelli, e di là ne spedì parecchie casse al Museo ticinese, che trovasi ora sotto la mia direzione , dove disgraziatamente non si possono più riconoscere per mancanza di indicazioni di località. Certamente molte specie turche saranno citate qua e là nelle opere generali, ma dirette contribuzioni a questa fauna non mi sono note all' infuori di quelle che io riferisco più innanzi in un elenco bibliografico. Ognuno potrà quindi vedere che si ignora tutto ciò che concerne vermi, pesci, rettili, batraci ecc. e che pure si sa pochissimo del rimanente, tanto più quando si lasci da parte Creta. Però gli aracnidi non sono rimasti più sconosciuti degli altri ani- mali, giacché Herbst, Lucas, C. L. e L. Koch, Thorell, Simon, Butler e Stecker ci diedero alcune informazioni sulle raccolte di Raulin, Sturm, Keyserling, Erber, Nordmann, Jolski, Clair e del Museo britannico, per l' isola di Creta, Costantinopoli ed i Balkan, Va- lacchia e Montenegro, Moldavia, o Turchia in generale. Ma non sono tutte attendibili, siccome p. es. il Simon ^ attribuisce alla Turchia VEresus Walchenaerii Brulle, sulla fede dell'autore del cap. Articolati neìVExpédifion scientifiqiie de Morée, mentre costui non la citò che dei dintorni di Sparta ^ ! Io prenderò appunti da questi scritti e formerò un catalogo generale ragionato degli aracnidi di Turchia, riunendovi ciò che io vengo ora a conoscere direttamente per l'esame di una ventina di specie, raccolte l' anno scorso, in parte dal mio ottimo collega prof. Alessandro Spagnolini, della Scuola militare di Modena, nei dintorni di Costantinopoli e preferibilmente nel tratto di paese fra le paludi della grande e piccola Ai-Mama ed il golfo Kutschuk- Tschekmedsche ^ in parte da un altro amico, il signor Adolfo Oli- vero di Lugano, ad Huiven, a Vratza ed a Timo va, l'antica 1 Histoire nahirelle des Araignées, p. 303. Paris, 1864. * Voi. Ili, part. l.i, Zool., p. 55. Paris, 1836. ' Questi aracnidi divennero proprietà del Museo Zoologico dell'Università di Modena, e mi furono gentilmente comunicati dal direttore prof. A. Carruccio. 52 P. PAVESI, capitale bulgara, tutti sull'ultimo contrafforte settentrionale dei Balkan, che si stende fino a Schumla. Il numero delle specie è molto piccolo, ma può già dirci quale tipo di fauna presenti la Turchia. Intanto, si trovarono finora appena entro i confini turchi le 15 seguenti: Buthus stenelus C. L. Koch, B. Schuherti C. L. Koch, Epeira hymntìmia Pavs., Te f/enaria eretica Lue, ProstJiesima nana Thor., Gnapliosa tJiressa Pavs., Cyrtocarenum lapidarium Lue, Lycosa melanognatha Lue, EuopJirys fucata Sim., Attus flavipdlpis Lue, Egoenus sinister Sim., E. Clairi Sim., Acanthólophus annulipes L. Koch, Platylo- plms strigosus L. Koch, Ojnlìo molluscus L. Koch. Le altre sono comuni principalmente all'Italia e sue isole (n.° 59), Ungheria n.° 49), Russia meridionale (n.°40); poi, descrescendo, alla Ga- lizia e Bukovina, Grecia, Palestina e Siria, Tunisia, Basso Egitto Istria, Transilvania, Camicia, cioè a tutti i paesi che confinano colla Turchia. Si tratta quindi di una fauna mista europeo-me- diterranea. Il Mollendorf ^ venne alla medesima conclusione, su una scala più ristretta, per la fauna malacologica bosniaca, la quale ap- partiene al centro Europa nella parte settentrionale e media, e all'Adriatico nel S. 0. ossia nell'Erzegovina. D'altronde questo corollario zoo-geografico poteva prevedersi guardando alla carta della Turchia, così esposta alle immigrazioni dall'Asia minore, per gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, e dal centro Europa, cui serve di ponte, per mezzo dei Carpazi! e della grande valle del Danubio ; ma poteva essere anche molto diverso, siccome ciò avvenne per altri paesi. Ed anche da questo mio lavoro risulta non essere la cresta dei Balkan una linea netta di separazione di due regioni zoologiche turche distinte , nel modo che vorrebbe il Fauvel colla sua interessantissima introduzione alla Faune Gallo- Rhénane^ dei coleotteri, perchè diverse specie mediterranee si troveranno indicate di Vratza, quindi al nord dei Balkan e già molto addentro nella regione europea. * Beitruge ziir Fauna Bosniens. Qorlitz, 1873. ' Bull. Soc. Linn. de Xormatidie, serie 2.«-, tom. XI, p. 193, tav. 1. GLI ARACNIDI TURCHI. 53 APPUNTI PER UNA BIBLIOGRAFIA ZOOLOGICA DELLA TURCHIA. Sclater and Saiidwith. Exliihition ofa Specimen of the Wild Ihex of Crete (Proc. Zool. Soc. of London, 1874, p. 89). Sestini D. Opuscoli IV. Della caccia turca, con una, descrizione degli animali e degli uccelli che si osservano annualmente lungo il canale di Costantinopoli. Firenze, 1785. id. Osservazioni storiche, naturali e politiche intorno la Va- lacchia e Moldavia. Napoli, 1788 (Un'altra ediz. Milano 1853 porta il titolo di Viaggio in Valacchia e Moldavia con osservazioni ecc.). Yaillant J. A. La Romanie ou histoire^ langue, littérature^ orogra- phie, statiìtique des peuples de la Langue d'Or Ardaliens, Vallaques et Moldaves résumés sous le noni de Romans. Tom. Ili, p. 22. Pa- ris, 1845. . Drummoud H. M. Catalogne of the Birds found in Cor fu and the other Jonian Islands, also on the coast of Albania; from Notes made during a sojourn of four years (Ann. and Mag. Nat. Hist., XII. 1843, p. 412). id. List of the Birds of the Island of Crete; from observa- tions made during a stay of nearly two months from the 27 Aprii to 18 June 1843 (ibìd., p. 423). ìd. List of the Birds ohserved to ivinter in Macedonia; from Notes made during a two month's shootìng excursion in the interior during the winter of 1845-46 (ibid., XVIII. 1846, p. 10). Powys Th. L. Notes on Birds ohserved in the Jonian Islands^ and the provinces of Albania proper, Epirus , Acarnania and Montenegro (The Ibis, II. 1860, p. 1). Spratt. Travels and Researches in Crete. Append. V. Birds no- ticed in the Island of Crete during a stay of nearly two Months by Drummond-Hay H. M. and Strickland H. E. London, 1865. Voi. II, t)ag. 397. HelTCS H. J. and Buckley T. E. ^ List of the Birds of Turhey (Ibis, 1870, p. 59, 188, 327). Alleon M. et Viau J. Explorations ornithologiques sur les rives européennes du Bosphore (Rev. et Mag. Zool. 1873, p. 235). Walderdorff (Gtraf von). Systematische Verzeichniss der in Kreise Cattavo in siidlichen Dalmatien, mit Ausnahme der Biela-Gora, und 54 P. PAVESI, in einigen angrenzenden Theilen von Montenegro nnd Tilrkisch Alha- nien vorhandenen Land-und Susstvasser-Molhisken (Verhandl. Zool. Boi Ges. Wien, XIV. 1864, p. 503). MiJlleudorf 0. (vou). Excursionslericlde aus Bosnìen (Nachr. ma- iale. Ges., III. 1871, p. 65). id. Beiirììge zur Fauna Bosniens. Gorlitz, 1873. id. Zur MoUuskenfauna von Serhien (Malak. Bl., XXI. 1873, pag. 129, tav. IV). Ménétriés E. Insectes nouveanx de la Tnrqnie (Bull, scient. Acad. de St. Petersbourg, I. 1836, p. 149; InsHtut, V. 1837, p, 260). id. Catalogne d^ Insectes recueilUs entre Consfantinople et le Balkan (Mém. Acad. St. Petersbourg, ser. 6, V, Se. nat. III. 1840, p; 1, tav. I-II). Kiolz E. Alb, Beitrcige zur Kàferfauna der Walachei (Verli. u. Mitth. Siebenbiirg. Ver., I Jabrg. 1850, p. 39). Zeller P. C. Beschrelbnng der von IT. Loew in der Turkey mid Asien gesammelten Lepìdoptera (Isis, 1847, p. 3). Schneider W. 0. Verzeichniss der von IL Loetr in der Turkei nnd Kleinasien in Sommer 1842 gesammelten Neuropiera (Stettin. entora. Zeit., 6. Jabrg. 1845; p. 110, 153). Aracnidi, Herbst J. F. W. ^atursystem der nngeflììgelten Insekten. I Heft (Solpnga u. Phalangium). Berlin, 1797. Gervais P. in Walclcenaer Ilistoire natureUe des Insectes. Aptlres. III. Paris, 1844. (Suitcs à Buffon). Lucas H. Essai sur les animaux articuUs qui hahitent Vile de Crlte (Rev. et Mag. Zool., serie 2.% V. 1853, p. 418, 461, 514, 565, tav. 16; VI, p. 28, 165, 278, 487, 562). Koch L. Die Arachniden-familie der Drassiden. Fas. I-VII, tav. I- XIV. Niirnberg, 1866-67 (Monogr. non continuata). id. Zur Arachniden nnd Myriapoden- Fauna Siid-Europa's (Verh. Z. B. Ges. Wien, XVII. 1867, p. 857). id. Die Arachnidengattung Amaurohius, Coelotes nnd Cyhaeusy Niirnberg, 1868 con 2 tav. (Abhandl. naturhist. Ges. in Nurnberg). Simou E. Monographie des espèces européennes de la famille des GLI ARACNIDI TURCHI. 55 Attides. Paris, 1869 con 3 tav. (Ann. Soc. entom. Fr., ser. 4, Vili. 1868, p. 11, 529, tav. 5-7). ìd. Revision des Attidae enropéens. Suppl. à la Monogr. des Attides. (ibid., 5.'"^ ser., I. 1871, p. 125, 329). Payesi P. Catalogo sistematico dei ragni del Cantone Ticino, con la loro distribuzione orizzontale e verticale e cenni sull'Araneologia elvetica. Genova, 1873 con fig. (Ann. Mus. civ. di Genova, IV, p. 5). Butler A. 0. List of the species of Galeodides , ivith description of a new species in the collection of the British Museum (Trans. Entora. Soc. of London 1873, p. 415). Thorell T. Remarks on Stjnonyms of European Spiders. Upsa- la, 1871-73. id. Verzeichniss Sììdrnssischer Spinnen. St. Petersburg, 1875. (Horae Soc. entom. Rossicae, XI). id. Descriptions of several European and North-African Spi" ders. Stockholm, 1875 (K. Svenska Vet. Akad. HandL, voi. XIII, nP 5). Simon E. Les Arachnides de France. Voi. II. Paris 1875. id. [Note sur une collection d' Arachnides de Costantinople] (Ann. Soc. entom. Fr., ser. 5, V. 1875, Bullet. p. CXCVI). Stecker Ant. Ueber die geographische Verbreifmig der europaeì' schen Chernetiden (Pseudoscorpione) (Troschel' s Archiv fiir Natur- geschichte, Jahrg. XLI. 1875. Heffc II, p. 159. Herman 0. Magyarorszdg Pók-faundja , I. (Ungarns Spinnen- fauna) con tav. 3. Budapest, 1876. CI. ARACHNOIDEA. Ord. SCORPIONES. Fam. Androctonidae, 1. Buthus steuelus (C. L. Koch) 1839. Arachn. Vi, p. 135, tav. CCXI, fig. 527, sub: Androctonus. Costantinopoli? (C. L. K.). Il Simon {Arachn. de Syrie, in Ann. Soc. entom. Fr. 5* serie, II. 1872, p. 250) la inscrive con dubbio fra i sinonimi àeWAn- 5G I'. PAVESI, drodonus leptocJiélis Hempr. Elir. A me pare piuttosto che possa riferirsi al JB. eiiropaeus (Linn.) 1754 (non 1758), più volgar- mente conosciuto ])eY occitamis Amor, o timetanus lleYhst; però, sull'incertezza, ho conservato il nome di Koch, non avendo esem- plari di confronto. U europacus è difatti la specie di Buthus più co- mune nella regione mediterranea, quindi trovasi anche nella vi- cina Grecia, dove vive insieme col J5. peìopponensis (C. L. K.), in Cipro, Egitto, Tunisia ed Italia. Cito quest'ultima località sulla fede di parecchi autori, quantunque la specie medesima non venga inscritta nella monografia del dott. Fanzago Sugli scor- pioni italiani {Atti Soc. Ven. Treni. Se. nat. in Padova, 1. 1872, p. 75, tav. Ili), credo per insufficienti ricerche. Anch'io in un articolo generale sugli Aracnidi (Encicl. med. ifal. del dott. Val- lardi, 1872) l'ho indicata d'Italia, senza avervela ritrovata; dip- più feci una deplorevole confusione cogli scorpioni funestus e hicolor, che mi affretto a correggere. 2. B. Schuberti (C. L. Koch) 1841. Arachn. Vili, p. 23, tav. CCLIX, fig. 60G, sub: Vaejovis. Costantinopoli (C. L. K., Gerv.). Io sospetto assai un errore di località o di determinazione successo al Koch, perchè il Vejovis è un genere affatto straniero all'antico continente, cioè americano; né la specie fu riveduta posteriormente in Turchia. Fam. JPandinidae. 3. Enscorpius flavicaudus (De Géer) 1778. Mèm. pow servir à Vhist. des Ins., VII, p. 339, tav. 40, fig. 11-13, sub: Scorpius {Scorpius massilicnsis C. L. K., Fanz.). Candia, Kis- samos, Selino (Lucas, sub: Scorpius). Riguardo a questa specie, propria all'Europa meridionale siamo ben lontani dall'aver accordate le tante divergenze di opi- nioni. Il Lucas mette sinonimi del suo flavicaudus cretese gli Scorpii europaeus Schr., germanicus Schaeff. e terminalis Br, Gtl ARACNIDI TURCHI. 57 che sarebbero specie distìnte per alcuni, comunemente invece confuse sotto il nome di europaeus, il quale accresce l'imbroglio, perchè lo S. europaeus Linné 1754 è un Buthus, come ho detto più sopra, e lo S. europaeus Linné 1758 e 1764, che è lo stesso dell'omonimo di De-Géer, è invece una specie americana del genere Isometrus Hempr. Ehr. Vedansi in proposito le note del prof. Thorell nella memoria del gennajo p.° p.°. On the Classi- fications of Scorpions {Ann. a. Mag. Nat. Hist., serie IV, voi. 17, 1876, p. 1). 4. E. italicus (Herbst) 1800, Natursyst. ungefl. Ins., IV, p. 70,tav. 3,fig. 1, sub: Scorino. Costantinopoli (Simon, sub: Scorpio). Regione mediterranea. Italia, Triestino, Tirolo, Marsiglia. 5. E. gibbosus (Brulle) 1832. Artic. in Expéd. scient. de Morée, IH, part. I. Zool., p. 57, tav. XXVIII, fig. 1, sub : Bu- thus. Candia, Messara (Lucas, sub: Scorpius gibhus). Specie incerta da rivedersi, trovata prima in Morea. Il prof. Spagnolini raccolse pure presso Costantinopoli tre scorpioni giovanissimi, ma il caso vuole che io non possa esa- minarli. Ord. ARANEAE. Fam. Epeiridae. 6. Argìope lobata (Pali.) 1772. Spicil. sooì., I, fas. 9, p. 46, tav. Ili, fig. 14, 15, sub: Aranea {Epeira sericea aut.) Regione dei Balkan (C. L. Koch, sub: Argyopes praélautus ; Thor.), Costantinopoli ! ^ Specie meridionale, che vive anche nella Russia australe, in Ungheria, Dalmazia, Istria, Italia e sue isole, in Tunisia, Basso Egitto, Morea. 7. A. Briiunicliii (Scop.) 1772. Ann. Mst. nat. V, p. 125, sub: 1 II segno ! dopo una località turca significa che io ho visti e determinati esem- plari di aracnidi da essa provenienti. 5g p. f-AVÈsr, Aranea. C aneli a (Liicas, sub: Epeira fasciata), Costantino- poli ! Vratza ! Specie dell' Europa centrale e della regione mediterranea. Vive nelle confinanti Russia austr., Bukovina, Galizia, Transilvania, Ungheria, Carniola, Dalmazia, Istria, Italia e sue isole, Egitto, Grecia. 8. Epeira angulata (Clerck) 1757. Sv. S2nndl,-p. 22, pi. 1, tab. 1, fig. 1-3, sub: Araneus. Tirnova! Fauna europea e mediterranea. Vive pure nella Turchia asia- tica, in Crimea, Bukovina, Galizia, Ungheria, Dalmazia, Istria, Italia. 9. E. circe, Sav. Aud. 1827. Descr. de VEgypte,^.'' ed., XXII, p. 338, Aracn. tav. 2, fig. 9 {E. Schreihersii aut). Costanti- nopoli (Sim.). Europa centrale e reg. mediterranea. Russia merid., Ungheria, Dalmazia, Istria, Italia, is. di Capri, Tunisia, Egitto, Palestina, Grecia. 10. E. cornuta (Clerck) 1757. Sv. Spinai, p. 39, pi. 1, tab. 11, sub: Araneus. {E. apocUsa aut., arundinacea C. L. K.). Costantinopoli ! F. europea e mediterranea. Trovasi anche nella Russia mer., Galizia, Ungheria, Italia e Sicilia, Tunisia, Palestina, Grecia. 11. E. dalmatica, Dolesch. 1852. Syst. Verz. Oester. Spimi., in Sitz. k. Alcad. Wiss. IX, p. 648. Costantinopoli (Sim.). Europa meridionale. Dalmazia, Corsica, is. Capraja e Capri. 12. E. Redi! (Scop.) 17G3. Entom. Carniol, p. 394, sub: Aranca (E. soìlcrs aut., agalena Ilahn, sclopetaria C. L. Koch). Costantinopoli (Sim.). Europa, reg. mediterranea. Africa equatoriale, Bombay, Ceylan, Russia merid., Bukovina, Galizia, Ungheria, Italia e sue isole, Egitto, Palestina. 13. E. dromadaria, Walck. 1802. Fn. paris. lì, p. 191, sub: Aranea. Costantinopoli (Sim.). Tutta Europa. Russia merid. Bukovina, Galizia, Ungheria, Italia e sue isole, Palestina. GLI ARACNIDI TURCHI. 59 14. E. byzanthina n. sj}. ceplialothorace patella + tibia IV paris breviore, testaceo, vittis tribus longitudinalibus brunneis, internodiis peduin apice nigro-annulatis, abdomine ovato, brun-' nescente, diinidio antico et dorsi medio maculis albis ornato, di- midio postico utrinque lineis 4 transversalibus anum versus de- crescentibus nigris, ventre nigro lineis diiabus pone rimani ge- nitalem et pimctis circa mamillas flaventibus picto, scapo vulvae prominente, clavoque longitudinaliter sulcato. 2 ad. long. 10-12 mill. o^ ignotus. Femina. — Cefalotorace lungo 4-5 mill., con la parte cefalica ristretta, fulvo, coperto da peli sericei bianchi e percorso longitudinalmente da tre linee brune; la mediana, molto manifesta, si divarica all'innanzi per comprendere in parte il capo, sul quale continua sempre allargandosi fino agli occhi, le fascie laterali larghe e diffuse all'interno. Occhi mediani quasi eguali, for- manti un trapezio j)iù lungo che largo, gli anteriori piiì scostati dei poste- riori, cioè distanti reciprocamente 1 diam. ; questo intervallo è minore dello Spazio fra i mediani ed i laterali. Clipeo alto circa 1 diam. degli occhi me- diani anteriori. Mandibole lunghe il doppio della larghezza alla base, meno grosse dei femori anteriori, ristrette all'estremità, assai convesse in alto, ar- mate di due denti robusti sul margine anteriore della doccia che riceve l'uncino e da quattro più piccoli sul margine posteriore, fosche al disopra e lateralmente, testacee all'interno e alla superficie inferiore ; uncino robusto e rosso venso l'estremità. Le altre ^Jrtrti boccali nere, con largo margine te- staceo. Sterno fosco-nerastro, sparso di pelo chiaro. Palj^i fulvi, riccamente forniti di spine lunghe sui tarsi. Zampe testaceo-rossastre, con anelli neri all' estremità dei femori, patelle e tibie, e nere sulla punta dei metatarsi e tarsi ; i femori delle due paja anteriori sono interamente bruni di so- pra, oppure soltanto lungo la superficie esterna, e quelli del IV pajo pre- sentano una striscia longitudinale bruna al davanti ; su tutto l'arto spine ro- buste, più brevi ma numerose sotto i tarsi. 1. 4. 2. 3. Lungh. I. pajo 17-21 mill., II. 16-19, in. 11-12, IV. 17-20 ; patella e tibia del IV misurano circa 1 mill. dippiù della lunghezza del cefalotorace. Addome ovoidale, lungo 6-8 mill., un po' più grosso all'avanti, bruno chiaro, cosparso di macchiettine bianche, con disegni bianchi limitati di nerastro sulla metà anteriore, e su ciascun lato della metà posteriore quattro linee nere, marginate di bianco all'indietro, trasversali, brevi e decrescenti verso l'ano. I disegni bianchi, più 0 meno distinti, sono formati sulla base dell'addome da una sorta di ma- glietta interrotta, ossia da un pajo di macchie con le estremità ingrossate e contorte all'esterno, seguito da altre paja di macchie sempre più vicine tra 60 P. PAVESI, loro e poste ai lati della regione mediana del dorso ; le prime irregolari e grandi, le seconde lineari e divergenti, le altre quattro minori al livello delle linee nere trasversali suddette ; infine sulle spalle rappresentano un S inversa da ciascun lato, segnata di nero verso l'interno. Parti laterali dell' addome bruniccio, con ramificazioni oblique più scure. Ventre, dopo l'epigina, neris- simo, ornato da due linee giallognole parallele, più larghe all'estremità an- teriore, quasi separata in una maccliia distinta ; quattro punti del medesimo colore circondano le filiere, gl'inferiori più grandi. Anche i sacchi polmonaU e la rima trasvorsa vaginale sono più chiari del resto. Tutto l' addome è coperto da folta pelurie breve e sottile, con alcuni peli sparsi più lunghi o neri sul dorso. Filiere fosche. Vulva bruno-nera, scapo stretto ed assai spor- gente, striato pel traverso, davo un po' più lungo che largo, ottuso all' e- stremità e scavato da un ampio solco longitudinale sulla superficie esterna. Somiglia per grandezza e colore di fondo all'-E. ceropegia Wlk., ma appartiene al gruppo dell'i?, acìicmta Wlk. Il prof. Spagno- lini ne prese parecchi esemplari adulti presso Costantinopoli, sfortunatamente tutti feminei. 15. Zilla x-notata (Clerck) 1757. Sv. Spinai, p. 4G, pi. 2, tab. 5, sub: Aranens litera x-notatus. Candì a (Lue, sub: Epeira callopJiyla). F. europea. Russia mer., Galizia, Ungheria, Italia. Fam. TJierididae. 16. Tlieridium (?) mandibulare, Lucas 184.. Expl. Algér. Artic. p. 200, tav. 17, fig. 11. {Epeira diversa Blackw., Zilla Eossii = Z. mandihularis Thor., FachygnatJia mandihidare Cambr., Theridiiim mandihulare Sim.). Costantinopoli (Simon, sub: Steatoda). Reg. mediterranea, Africa centrale. Italia merid. , is. Capri, Tunisia, Egitto, Palestina. 17. Steatoda castanea (Clerck) 1757. Sv. Spindl., p. 49, pi. 3, tab. 3, sub: Araneus. Iluiven! Vratza ! F. europea, più rara nel nord. Russia mer., Bukovina, Galizia, Ungheria. 18. S. trlaiigulosa (Walck.) 1802. Fn. paris. II, p. 207, sub: Aranea. Costantinopoli (Sim.). GLI ARACNIDI TURCHI. 61 Europa centr., reg. mediterranea e is. S. Elena. Russia merid., Ungheria, Bassa Austria, Italia e sue is., Tunisia, Egitto, Grecia. 19. Litliyphantes corollatus (Linn.) 1758. Syst. nat., ed. 10% I, p. 621, sub: Aranea. Costantinopoli (Simon, sub: Steatoda). Fn. europea. Russia merid., Ungheria, Italia sett. 20. L. Paykiilliauus (Walck.) 1806-8. Eist. nat. d. Aran. 4, 4, sub : Theridìon (Plirurólithus hamatus, limatiis, erytJirocepJia^ lus- C. L. Koch). Costantinopoli (Simon, sub: Steatoda). Regione medit., Europa ed Africa centrale. Russia merid., Un- gheria, Italia, is. Galita, Tunisia, Egitto, Grecia. Fam. Scytodidae. 21. Pholcus phalangioides (Fuessl.) 1775. Verz. Schiveits. Ins., p. 61, sub: Aranea. Candia (Lucas, sub: Ph. [Aranea] Fluchii). Cosmopolita. Russia mer. , Ungheria, Italia e sue isole, Basso Egitto, Grecia. 22. Scytodes thoracica, Latr. 1804. Tahl méth. Ins. in Nouv. Bici. d'Hist. nat. XXIV, p. 134, sub: Aranea [Scytodes] (S. tigrina C. L. K.). Candia (Lucas). Estesa dal nord-Europa al sud-Africa. Russia mer., Ungheria, Italia e sue isole, Tunisia, Basso Egitto, Palestina, Grecia. Fam. Agalenidae. 23. Titanoeca albomacnlata (Lue.) 184. Expl. Alg. Artic, p. 250, tav. 15, fig. 6, sub: Epeira. Costantinopoli ! Europa australe e reg. mediterranea. Russia meridionale, Italia e sue isole \ Tunisia. 1 II prof. Canestrini, a pag. 10 (estr.) delle sue recentissime Osservazioni aracnolo- ffiche (Atti Soc. Yen. Trent. se. nat. in Padova, voi. Ili, fas. IL 1876, p. 206, tar. VIII-X) la conserva nel gen. Amaurohius, come quando la descrisse {Nuovi aracnidi italianif in Ann. Soc. nat. in Modena, IH. 1868, p. 204) quale specie nuova, sotto il nome di A, 12 r maculatus, invece di riferirla al gen. Titanoeca di Tliorell, come fanno glj 62 P. PAVESI, 24. Caelotes ineriuis, L. Koch 1855. Zur CharaU. Arten- untersch. Spimi, mshes. Gatt. Amaìirohius, in Korr. Blatt Zool. Min. Ver. in Begensburg, IX, p. IGl, fig. 1, sub: Amaurohius. Montenegro (L. Kocli, Simon, Herman). Europa centrale, preferibilmente nella reg. alpina. Galizia, Un- gheria. 25. Tegenaria parietina (Fourcr.) 1785. Entom. Paris, (sec autori moderni. Potrebbe sorgere il dubbio che il nostro valente aracnologo avesse ragioni contrario, non dichiarate, ad ammetterla in questo genero ; ma il dubbio sva- nisce presto vedendo nello stesso lavoro riferite ancora al gen. Therìdittin la Steafoda triangulosa o l'Eiiryopis acuminata (Lue.) : la Marpessa niteliiia (Simon) agli Attua ecc., 0 specialmente dando un' occhiata al suo Catalogo degli Araneidi del Trentino, facente parte del lavoro : Intorno alla famia del Trentino — Notizie bibliografiche e nuovi studj {Atti Soc. Ven. Treni, se. nat. in Padova, voi. IV, fas. 1, ottobre 1875) che è tutto informato alle classificazioni viete delle Memorie sui ragni italiani, scritte da noi in comune e contiene moltissimi nomi di generi e di specie da pa- recchi anni abbandonati per ragioni di priorità, ad onta dello classiche opere di Thorell e degli appunti di L. Koch e Simon. E pare che egli non si occupi molto anche del movimento scientifico italiano. Così per esempio dal paragrafo sull'^^- tns midtìpunctatus Sim., delle Osservazioni aracnologiche sopradetto (pag. 11) sem- brerebbe che questa specie non fosse stata trovata in Italia che dal Simon (Sici- lia) e dal Canestrini (Trentino e Veneto), mentre io l'ho catalogata per il Paveso fino dal 1873 {Enumerazione dei ragni dei dintorni di Pavia, in Atti Soc. ital. se. nat., XVI, p. 68. Vedi N. 145 a pag. 78, estr. p. 11). Ed allorché dice di dare un catalogo di « tutte le specie » di opilionidi « finora osservate nel nostro paese » ne trascura una importantissima, Vlschyropìsalis manicata L. Koch, scoperta in Tran- silvania e che io ho indicata del Cantone Ticino nella mia ///.«■ Nota araneologica: Catalogo generale dei ragni della Svizzera {Atti Soc. ital. se. nat., XVIII, 1875, p. 254. Vedi in calce a pag. 265, estr. p. 32), ciò che non è sfuggito neppure ai redattori della Bassegna semestrale italiana di scienze fisiche e ìiaturcdi (anno I. 1875, voi. I, p. 348). Così anche, nel catalogo del Trentino, trovansi specie ripetuto fin quattro volte con nomi diversi (p. 33, Philaeus sanguinolentus, Ph. haemorrhoicus, Ph. chrysops, Dendryphantes dorsatus per il solo Ph. chrysops (Poda) ) o specie diflferenti sotto un medesimo nome (p. 30, Zilla caloììhylla per Z. alrica (C. L. Koch) e Z. x-notata (Clerck) ), specie con nomi già aboliti per essere preoccupati (p. 30, Linyphia albomacidata Canestr. Pavs. per L. Canesfriiiii Pavs.) o già accusate di troppo dubbia determinazione (p. 32, Tarantula fahrilis non è la T. fahrilis (Clerck) Thor., ma T. radiata (Latr.) ; p. 30, Singa jìrominens è un'altra specie del ge- nere, mentre la vera Cercidia prominens Westr. che le sarebbe sinonima, e facil- mente distinta e fu raccolta in Italia sul paveso). Le quali cose risultano dai miei lavori araneologiei e specialmente dal libro sui Eagni del Cantone Ticino {Ann. Mu8. civ. di Genova, voi. IV. 1873, p. 5), che non può essere sconosciuto all'egregio collega di Padova, nò sono poche por crederlo semplici sviste, che accadono a tutti. GLI ARACNIDI TURCHI. 63 Simon) sub: Aranea. {T. intricata C. L. K., Gmjonii Wlk.). Co- stantinopoli ! F. europea e mediterranea. Russia mer., Italia e sue isole, Tu- nisia, Basso Egitto, Palestina, Grecia. 26. T. eretica, Lucas. 1853. Art. de Vile de Crete in Bev. et Mag. Zool, serie 2% voi. V, p. 524, tav. 16, fig. 4. Candia (Lue.). Esclusiva finora all'isola di Creta. 27. T. pagana, C. L. Koch. 1841. Araclin., Vili, p. 31, tav. CCLXII, fig. 612-13. Vratza! F. mediterranea. Grecia, Italia ed isole, Tunisia. 28. Agalena labyrinthica (Clerck) 1757. Sv. Spindl^ p. 79, pi. 2, tab. 8, sub: Araneus. Costantinopoli ! Vratza ! F. europea e mediterranea. Russia mer., Bukovina, Galizia, Ungheria, Carniola, Italia e sue isole. 29. A. simìlis, Keys. 1863. Beschr. neuer Spinn. in VerJi. Z. B. Ges. Wien, XIII, p. 374, tav. X, fig. 2-3. Vratza ! Europa centrale e reg. mediterranea. Russia mer., Bukovina, Galizia, Ungheria, Italia e sue isole. 30. Textrix yestita, C. L. Koch. 1841. Die Araclin. Vili, p. 52, tav. CCLXVII, fig. 628-29. Costantinopoli ! (Sim.). Russia mer., Grecia, Italia mer. Fam. Drassidae. 31. Clubiona montana, L. Koch. 1867. J)m55., VII, p. 308, tav. XII, fig. 197. Orsova (L. Koch, Pavs.). Caucaso e Russia mer., Ungheria, Italia e sue isole. 32. C. coerulescens, L. Koch. 1867. Brass., VII, p. 331, tav. XIII, fig. 213-15. Orsova (L. Koch). F. europea. Ungheria. 33. C. paradoxa, L. Koch. 1867. Brass., VII, p. 342, tav. XIV, fig. 222-23. Orsova (L. Koch). Ritrovata soltanto in Ungheria. 34. C. frutetorum, L. Koch. 1867. Brass., VII, p. 344, tav. XIV, fig. 224-26. Orsova (L. Koch, Pavs.). 64 P. PAVESI, F. europea e mediterranea. Caucaso, Galizia, Ungheria, Italia ed isole. 35. C. brevipes, Blackw. 1841. The dìff. in the numi), of eyes, ecc. in Trans. Limi. Soc. XVIII, part. IV, p. 603. Orso va (L. Koch, sub: C. fuscula). F. europea. Ungheria. 36. Micaria fulgens (Walck.) 1802. Fn. paris., II, p. 222, sub: Aranca. Or so va (L. Koch). F. europea. Galizia, Italia. 37. M. cincta, L. Koch. 1866. Drass., I, p. 53, tav. Ili, fig. 36-38. Orso va (L. Koch). Kitrovata soltanto in Ungheria. 38. M, Lucasii, Thor. 1871. Eem. Syn.,T^. 172. Orsova(L. Koch, sub : M. formicaria). F. europea mer. e mediterranea. Russia mer. 39. Drassus lapidicela (Walck.) 1802. Fn. paris., II, p. 222, sub: Aranea. Costantinopoli (Simon, sub: D. lapidicólens). Europa, reg. mediterranea. Palestina e Siria, Russia mer., Ga- lizia, Transilvania, Ungheria, Italia, Sardegna. 40. Prostliesima Petiverii (Scop.) 1763. Entom. carn., p. 398, sub: Aranea. Or so va (L. Koch, sub: Melanophora subterranea', Pavs.), Retimo (Lue, sub: Drassus ater). Tutta Europa. Galizia, Transilvania, Ungheria, Carniola, Italia. 41. P. pedestri» (C. L. Koch) 1839. Arachn., VI, p. 82, tav. ce, fig. 489, sub: Melanophora. Or so va (L. Koch, sub: Melanophora), Vratza ! F. europea e mediterranea. Palestina, Ungheria, Dalmazia. 42. P. praeflca, L. Koch. 1866. Drass., Ili, p. 155, tav. VI, fig. 97-99, sub : Melanophora. {Drassus petrensis Westr., Mela- nophora moerens Thor.). Or so va (L. Ivoch). F. europea e mediterranea. Ungheria, Dalmazia, Italia. 43. P. uigrita (Fabr.) 1775. Sìjst. entom., p. 432, sub: ^mwea. Orso va (L. Koch, sub: Melanophora pusilla; Pavs.). F. europea. Ungheria, Italia sett. 44. P. nana, Thor. 1875. Descr. sev. Europ. a. N. Afr. Spid. GLI ARACNIDI TURCHI. 65 in K. Svensha Vet. Akad. Bandi. ^ XIII, n.° 5, p. 107. Galatz (Thor.). Finora esclusivamente conosciuta di questa località. 45. Guaphosa lucifuga (Walck.) 1802. Fn. Paris., II, p. 221, suh : Aranea. Vratza! F. europea. Russia merid., Galizia, Ungheria. 46. 0. nocturna (Linn.) 1758. Syst. nat., ed. 10.% I, p. 621, sub: Aranea (Pythonissa maculata C. L. K.). Or so va (L. Koch, sub : PytJionissa ; Pavs). Tutta Europa. Italia e sue isole. 47. €r. thressa n. sp. cepbalothorace patellam et tibiam IV paris acquante, testaceo-brunneo, limbo angusto circumdato, V partem cephalicam amplectenti retro interrupto et maculis tbo- racicis utrinque binotato, nigris ; coxis femoribusque pedum te- staceis, tarsis exceptis brunneis, aliis articulis sordide olivaceis, patellis inermis ; abdominis dorso pallido-brunnescente, postice lineis /\ - formibus quatuor et punctis duobus supra anum fu- scis; apice lateris exterioris partis tibialis palporum d" in pro- cursis longis producto, infero minore recto, supero extrorsum recurvo; bulbi genitalis basi valde inflata, conica, brunnea; vulva sat magna pentagonali, cuius margo anticus in costam longitudinalem brunneam, foveam dimidiantem, persequutus est, tuberculis rotundis posticis. Long, d^ ad. 8, $. 9-10 millim. Femina. — Cefalotorace lungo 4 millim., cioè quanto la patella e tibia del IV pajo, abbastanza ristretto all'innanzi, cosiccbè la larghezza della fronte è metà di quella del torace, die misura 3 mill. ; testaceo-rossastro, imbrunito nella regione frontale, coperto da peli sericei blandii, frammisti ai quali sono alcxme setole nere, specialmente nella parte posteriore e sul davanti, circon- dato da un sottile margine nero, V nero che comprende la parte cefalica poco manifesto ed interrotto all'indietro ; due macchiette nere, le prime lu- nate, da ciascun lato fra i solchi raggianti. Serie anteriore degli ocelli leg- giermente procurva, i mediani molto più piccoli dei laterali, l'intervallo fra questi e quelli minore dello spazio che separa i mediani fra loro, die è circa 1 diam. ; serie posteriore recurva, occlu laterali rotondi e maggiori, circon- dati da un' areola nera, mediani ovali, convergenti, distanti poco j)iù di ^/j diam. e reciprocamente separati come dai laterali ; i mediani anteriori Voi. XIX, ? 66 P. PAVESI, distailo dal posteriori 2 diam., più dei laterali fra di loro. Clipeo alto 1 diam. degli occhi laterali anteriori, ovvero più basso della luiifrliezza della fronte. Sterno, mascelle e labbro testaceo-rossastri ; mascelle marginate di bianco. Mandibole bruno-rossastre, lunghe meno del doppio della loro larghezza alla base e più strette dei femori del I. pajo ; lamina della doccia bidentata, un- cino breve e robusto. Palpi testacei, articolo tarsale rosso-bruno. Zampe te- stacee alla coscia e femore, olivastre all'apice del femore, alla patella, tibia e metatarsi, rosso-brune all'apice dei metatarsi e ai tarsi. 4. 1. 2. 3. Lungh. del I. pajo 13 mill.. II. 11, IH. 10 ',,, IV. 14. Patelle tutte inermi e tarsi anteriori muniti di scopula. ARMATURE. I" pajo. Femore sopra 1. 1, avanti 1 (ai)ice). Tibia sotto 1. 1. 1, Metatarsi sotto 2. 2. 2. Il" pajo. Femore sopra 1. 1, avanti 1. 1. Tibia sotto 1. 2. 1. Me- tatarsi sotto 2. 2. 2. Ili" pajo. Femoi'e sopra 1. 1, avanti 1. 1, dietro 1. 1. Tibia sopra 1 (base), avanti 1. 1, dietro 1. 1, sotto 2. 2. 2. IV" pajo. Femore sopra 1. 1, avanti 1 (apice), dietro 1 (apice). Ti- bia avanti 1. 1, dietro 1. 1. 1, sotto 2. 2. 2. Addome lungo 5-6 mill., ovoide schiacciato, bruno pallido sul dorso, con tre paja di pimti impressi, i posteriori più grandi ocellati e posti a metà, seguiti da quattro accenti circonflessi più scuri e da due punti bruni, posti sopra l'ano ; parti laterali ed inferiori di colore uniforme e assai pallido. La xndva consta di una depressione abbastanza grande, quasi pentagonale ad angoli tondeggianti e margini bruni, colla base più stretta all'innanzi, da cui deriva un processo o costa rosso-bruna, che la divide per metà e si allarga repentinamente all'estremo posteriore ; nel fondo si osservano duo corpi pel- lucidi a ' limitati all' avanti da un ijiccolo arco bruno e assottigliati al di- dietro, dove sono due tubercoli rotondi rosso-bruni ai lati della costa longi- tudinale. Filiere inferiori più grosse, più lunghe e bruniccio, le altre pallide. Maschio. — Conviene in quasi tutti i caratteri coll'altro sesso, ma è un po' più piccolo (lungh. tot. 8 mill.), specialmente più breve e stretto V ad- dome (4 mill.); cefalotorace e parti boccali talvolta di colore più bruciato; mandibole rosso-bruno-scure, più grosse dei fiuTiori e finamente punteggiate; zampe assai più lunghe di quelle della femina, I. pajo più lungo del IV. (1. 4. 2. 3.) I. mill. 18 I/o, n. 14-15, III. 13 circa, IV. 17 circa; metatarsi anteriori del tutto rosso-bruni come i tarsi. l'alpi testacei, imbruniti nel trocantere, base del femore, superficie esterna della tibia e base della lamina ; GLI ARACNIDI TURCHI. 67 tibia un po' più breve della patella e più grossa, continuata all'apice esterno da due processi più lunghi dell'articolo, l'inferiore quasi dritto a punta ot- tixsa incoloro, il superiore, maggiore in grossezza e qualche poco in altezza, terminato ad uncino acuto rivolto in basso e all'indietro, incoloro nella base e rosso-bruno nella metà apicale ; tarso appena meno del doppio della sua larghezza, eguale alla limghezza di patella e tibia presi insieme ed insensi- bilmente più grosso della tibia; sul margine della lamina 1 setola al lato esterno superiore e 2 al lato interno. Bulbo genitale rosso-bruno, circondato in basso ed all'interno da una piastrina, che arriva fino a metà della lamina, assai rigonfio, sporgente perpendicolarmente in forma di cono ottuso al ver- tice, aperto al disopra verso la base e continuato da due processi curvi ed acuminati. È del gruppo della G. exornata (C. L. K.), ma non si può riferire a questa, né alle specie affini già pubblicate, né ad altre inedite che io conosco, per molti caratteri, particolarmente poi per gli organi genitali. Alcuni esemplari adulti d'ambo i sessi vennero raccolti presso Costantinopoli dal prof. Spagnolini. Fam. Dysderidae. 48. Segestria fiorentina (P. Rossi) 1790. Fatma Etrusca^ II, p. 133, tav. IX, fig. 3, sub: Aranea. Canea (Lue). F. europea (preferibilmente meridionale) e mediterranea. Un- gheria, Istria, Italia ed isole, Corfù, Grecia, Palestina, Basso Egitto. 49. S. senoculata (Linn.) 1758. Syst.nat. ed. 10.% I, p. 622, sub: Aranea. Canea (Lue). F. europea, medit. e maderense. Russia mer., Galizia, Ungheria, Italia ed isole. 50. Dysdera Cambridgii ? Thor. 1873. Rem. Syn., p. 465. Retimo, Messara (Lue, sub: D. erythrinà). Russia mer., Ungheria, Italia. 51. D. crocota, C. L. Koch. 1839. AracJm. V, p. 81, tav. CLXVI, fig. 392-94. Vratza ! F. mediterranea. Russia mer., Italia ed isole, Grecia. 68 P. PAVESI, Fam. FiUstatldae. 52. Filistata testacea, Latr. 1810. Cons'ul. gcn.^ p. 121. Candia (Lue, sub: F. hìcoìor). F. mediterranea. Italia, Tunisia, Basso Egitto, Palestina. Fam. Theì'ajjJiosidae. 53. Cyrtociireiium lapidarìum (Lue.) 1853. Anini. artìc. de VUc de Crete, in Bev. Mag. Zoól., serie 2.% V, p. 514, tav. 10, fig. 2, sub: Cyrtocephalus. Gonia presso Canea e versanti del monte Ida (Lue., Auss.). Esclusiva all'isola di Creta. Fam. Thoniisidae. 54. TliOmisus albus (Gmel.) 1778, in Linné, Stjst. ned. edi- zione 13.% I, V, p. 2961, sub: Aranca {Th. ahhreviatus Wlk., diadema Hahn e Koch). Costantinopoli (Simon, sub: Th. onu- stus). Europa, reg. mediterranea. Russia merid., Transilvania, Un- gheria, Istria, Italia e sue isole, Tunisia, Egitto, Palestina, Asia minore, Grecia. 55. Misumena vatia (Clerck) 1757. Sv. Spindl., p. 128, pi. 0, tab. 5, sub: Araneus (TJwmisus citreus aut,, calycinus C. L. K., pratensis Hahn, ecc.). Costantinopoli! (Sim,), Candia (Lue, sub : Thomisus citreus). F. europea e mediterranea. Russia mer. , r>ukovina, Galizia, Ungheria, Carniola, Italia ed isole. 5G. Synema globosum (Fabr.) 1775. Sìjst. cntom., p. 432, sub : Aranca (Thomisus rotimdatus aut.). Costantinopoli (Sim.), Candia (Lue, sub: Thomisus). F. europea (specialmente del sud) e mediterranea. Russia mer., Galizia, Transilvania, Ungheria, Dalmazia, Istria, Italia e sue isole, Tunisia, Basso Egitto, Palestina. 57. Pistius tnmcatus (Pali) 1772, Spicil. ^ool, 9, p. 47, GLI ARACNIDI TURCHI. 69 tav. 1, fig. 15, sub: Aranea {Thomisus horridus aut.). Candia (Lue, sub : Thomisus). F. europea e mediterranea. Kiissia mer., Galizia, Ungheria, Istria, Italia ed isole, Basso Egitto, Palestina. 58. Heriaeus Savignyi, Simon. 1875. Araclin. de France, II, p. 205, tav. VII, fig. 6. Costantinopoli (Sim.). Regione mediterranea. Corsica, Sicilia. 59. Xysticus Koeliii Tlior. 1870. On. Euro}). Spid., p. 185; Rem. Syn., p. 241. (X viaticus e cristatiis part. aut.). Costan- tinopoli (Sim.). Europa centr. e reg. mediterranea. Russia merid., Bukovina, Ga- lizia, Ungheria, Istria, Italia, Corsica, Tunisia, Egitto ?. 60. X. sabulosus (Hahn) 1831. Arachn., I, p. 28, tav. Vili, fig. 24, sub: Thomisus. Costantinopoli (Sim.). Fn. Europea. Ungheria, Italia. 61. X. lateralis (Hahn) 1831. Arachn. I, p. 40, tavola X, fig. 31, sub: Thomisus. Tir no va! F. europea e mediterranea. Russia mer., Ungheria, Istria, Italia ed isole. 62. X. liictator, L. Koch. 1870. JBeifr. Kennt. Arachn. fauna Galiz.^ p. 29, in XLI Jahrh, k. Jc. Gel. Ges. KraJcau (X. imj:>a- vidus Thor.). Vratza ! F. europea. Russia mer., Galizia, Ungheria, Italia sett. 63. X. acerbiis, Thor. 1872. Rem. on Synon.,i^. 237, nota 1. Costantinopoli (Sim.). Europa centr. e reg. mediterranea. Crimea, Ungheria, Corsica. 64. Oxyptila albimaiia, Simon. 1870. Aran. nonv. ou peu comi, du midi de l'Europe, I, p. 51, sub: Thomisus; Arachn. de France, II, p. 218, tav. VII, fig. 16. Costantinopoli (Sim.). Reg. mediterranea. Francia mer., ed anche is. Pianosa, Capraja, Vacca, Galita e Tunisi. Pam. I/1/cosidae. 65. Lycosa melaiiogiiatlia, Lucas. 1853. Anim. artic. de Crete, in Bev. et Mag. ZooL, serie 2.*, V, p. 518. Candia (Lue). Specie di incerta sede, non più ritrovata costì, né altrove. 70 P. FATESI, 66. Tarentula iiarbouensis, Latr. 1800. Gen. Crusf. Ins.^ I, p. 119, sub : Lycosa tarentula narhonensis. Candia (Lue, sub: Lycosa). F, mediterranea. Russia mer., Italia, Palestina, Morea. 67. T. radiata (Latr.) var. liguriensis (Walck.). Ins. apt., I, p. 288, sub : Lycosa (L, chersonensis Kryn. , hdlenica C. L. K., xylina C. L. K., praegrandis C. L. K. Arac/m. fig, 180 non Ale, Tarentula ligiiriensis Simon, Thor.). Costantinopoli ! Varietà, mediterranea di una specie dell'Europa australe. Gre- cia, Russia mer., Italia ed isole, Tunisia, Basso Egitto. I diversi esemplari turchi presentano tutte le varietà di colo- razione del ventre. I più grandi, uno dei quali raggiunge 24 mill. di lungli. tot., hanno le parti inferiori del corpo completamente nere; un altro di 15.'" ha l'addome interamente testaceo, ma lo sterno nero, marginato e percorso da una striscia anteriore me- diana pure di colore testaceo e le coscio nere soltanto sulla linea mediana. 68. T. albofasciata (Brulle) 1832. Exjìécl de Morée, ZoolU, p. 54, tav. XXVIII, fig. 7, sub: Z//co5a. Costantinopoli (Simon, sub : Lycosa alhovittata Br. per errore, in luogo di allo fasciata). Europa centr. e reg. mediterranea. Ungheria, Dalmazia, Italia e sue isole, Tunisia, Palestina, Asia minore, Grecia. 69. Trochosa iufernalis (Motsch.) 1849. Note sur deux araign. venim. de la Russie mérid., in Bull. Soc. Ini}). Nat. de Moscou, XXII, p. 289, tav. II, fig. 1, 2, sub: Lycosa. Costanti- nopoli (Sim.). Russia merid., Ungheria. 70. T. terrìcola, Thor. 1872. Bem. Syn., p. 339 (T. trahalis C. L. K.). Vratza! F. europea e mediterranea. Bukovina, Galizia, Ungheria, Italia ed isole. 71. Ocyale mirabilis (Clerck) 1757. Sv. Spindl., p. 108, pi. 5, tab. 10, sub: Aranens. Costantinopoli (Sim.). Tutta Europa e reg. mediterranea. Russia merid., Bukovina, Galizia, Transilvania, Ungheria, Italia, Corsica, Sardegna, Mon- tecristo, Tunisia. GLI ARACNIDI TURCHI. 71 Fam. Attidae. 72. Epiblemum teneruin (C. L. Koch) 1846. AracJm., XIII, p. 43, tav. CCCCXL, fig. 1113, sub : CalUethera {Callietherus zébraneus Sim.). Galatz (Thor.). F. europea e mediterranea. Russia mer. ?, Ungheria, Italia e sue isole, Siria. 73. Marpessa imperialis (F. \V. Rossi) 1846. Neue Art. A- rachn. in Haidinger Natunviss. AbìiandL, I, p. 12, sub: Attiis. {Attus regillus L. Koch, A. argenteo-Uneatus Sim.). Turchia (Sim.). F. mediterranea. Is. Tinos, Siria, Sicilia, Corsica. Essa fu dimenticata nei cataloghi degli Araneidi italiani dì Canestrini e Pavesi del 1808 e 1870, ad onta che il Rossi F. W. l'indicasse di Sicilia più di vent'anni prima. 74. Hasarius Adansoiiii (Sav. Aud.) 1825-27. Descr. deVE- gypte, 2.^ ed., XXII, p. 404, Aracn. tav. 7, fig. 8, sub : Attus. Candia (Lue, sub: Salticus striatus). F. mediterranea. Palestina, Egitto. 75. Dendrypliantes neg:lectus, Simon. 1868. Monogr. Att. Eur. in Ann. Soc. entom. Fr., serie 4.% VIII, p. 639 [173]; Eevis. Att. Europ., ibid. serie 5.^ I, 1871, p. 190 [66]. Turchia (Sim.). Siria. 76. Euoplirys fucata (Sim.). 1868. Monogr. Att. Eur., p. 592 [126] sub: Attus. Turchia (Sim.). Esclusiva finora a questo paese. 77. Philaeus chrysops (Poda) 1761. Ins. Mus. Graec, p. 123, sub : Aranea {Atttis sanguinolentus aut.). Turchia (Simon, sub : Attus xanthomelas), Costantinopoli (Sim., sub: Atttis). F. europea (sud) e mediterranea. Russia mer., Ungheria, Car- niola, Istria, Dalmazia, Illiria, Italia, Palestina e Siria, Grecia ?. 78. Attus flavipalpis (Lue.) 1853. Anim. art. de Crete, in Bev. Mag. Zool, 2.=^ serie, V, p. 520, tav. 16, fig. 3, sub: Sal- ticus. Re timo (Lue, Sim.). Trovato soltanto finora nell'is. di Creta. 72 P. PAVESI, 79. A. diagoualis, Simon 1868. Monocjr. Att. Europ. in Ann. Soc. entom. Fr., 4.' serie, Vili, p. 4G [3G] (A. lippiens L. Koch $ non ò"). Turchia (Sim.). F. mediterranea. Corfù, Sira, Palestina. 80. A. Jiinmophilus, Thor. 1875. Fc;-^. Siidruss. Spinn.^ p. 81, in Horae Soc. entom. Boss., XI. Galatz (Thor.). Russia meridionale. 81. Aehirops Bresnieri (Lucas) 184.. Expl. Alg. Artic, p. 154, tav. 7, fig. 8, sub: Salticus. Costantinopoli (Simon, sub: Attus). Europa centr. e reg. mediterranea. Italia merid. e sue isole, Tunisia, Palestina, Grecia. Ord. PHALANGII. Fam. Opillonidae. 82. Egaeims mordax (C. L. Koch) 1839. Die AracJm. V, pag. 152, tav. CLXXX, fig. 431; XV, pag. 106, tav. DXXXIV, fig. 1492, sub: Zacheus (Z. trìnotatus C. L. K. TJehers. Arachn. Sjjst. II, p. 26). Costantinopoli (Simon, sub: ^ac/iews). Europa ccntr. e reg. mediterranea. Transilvania, Dalmazia, Italia mer. (Canestrini, race. Pavesi), Grecia. 83. E. siiiister, Simon 1875. [Note sur une coli. cV Arachn. de Costantinople] in Ann. Soc. entom. Fr., serie ò.", V, Bullet. p. CXCVII. Costantinopoli (Sim.). Finora esclusiva alla Turchia. 84. E. Clairi, Simon 1875. [Note Arachn. Costantin.] ibid. Costantinopoli (Sim.). Scoperta ora soltanto in Turchia. 85. Acantlioloplius annulipes, L. Koch. 1867. Arachn. Myr. Fn. Sud-Europ. in Verh. Z. B. Ges. Wien, XVII, p. 885. Mon- tenegro (L. Koch). Esclusivo a questo paese. 86. Platyloplms strigosus, L. Koch 1867. Arachn. Myr. Fn. Sud-Eur., p. 884. Montenegro (L. K.). Conosciuto soltanto di questa località. GLI ARACNIDI TURCHI. 7B 87. Cerastoma cornutum (Linn.) 1789. Syst. nat. ed. Gme- lin, V. I, pag. 2943, sub: Phcdangium. Costantinopoli (Sina.). Fauna europea. Galizia, Tirolo, Italia. L'avevano segnalato da noi anche Pollini {Viaggio al lago di Garda e al Monte Baldo, p. 32) pel Veronese e Rossi {Fauna etrusca, II, p. 138) per la Toscana, prima del Canestrini {Opilion. ifal, p. 34), 88. Opilio parietinus (De Géer) 1778. Mém. pour servir à Vliist. des Ins.yYll, p. 68, tav. 10, fig. 1-3, sub: Phalangium. Huiven ! Tirnova ! Tutta Europa. Galizia, Calabria. 89. 0. inolluscus, L. Koch 1867. Araclm. Myr. Fn. Sud- Eur., p. 887. Montenegro (L. Koch). Non venne trovato altrove. Ord. SOLIFUGAE. Fam. Galeodidae. 90. Galeodes araneoides (Pali.) 1772. Sincil Zool, fas. IX, p. 37, fig. 7-9, sub: Phalangium. Creta? (Herbst, sub: Solpuga araclmodes ; Gervais, sub : S. araneoides). Dall'Europa meridionale al Capo di Buona Speranza. Russia mer., Morea, Sardegna ?. 91. G. graecus, C. L. Koch 1842. Syst. Ueh. Fam. Galeo- den, in Ardi. f. Natiirg., VIII, I, p. 353 {G. araneoides Hahn Araclm. fig. 164-165). Turchia (Butler). Grecia, Siberia. 92. Solpuga scenica, Herbst 1797. Natursysf. ungefl. Ins., I, p. 46. Creta (Herbst, Gerv.). F. mediterranea. Grecia, Italia mer. ?, Sardegna ?. Ord. PSEUDOSCORPIONES. Fam. Cheliferidae, 93. €heiridiunl iimseorum (Leach) 1816. Zool. Mise., Ili, n. 5, sub: Chélifer. Turchia (Stecker). 74 P. PAVESI, GLI ARACNIDI TURCHI. Tutta Europa. Russia, Austria, Italia, Grecia. 94. Cherues ciniicoides (Fabr.) 1793. Entom. syst., II, p.436, sub: Scorano. Turchia. (Stecker). Tutta Europa. Russia, Austria, Italia, Grecia. Questa e la precedente specie non sono citate dal Canestrini {Oss. aracn., p. 20) nell'elenco delle italiane, mentre le indica anche per tali lo Stecker {Geogr. Verhr. d. europ. Chernetiden, in Troschel' s Archiv f. Naturg. 1875, p. 159). 95. Chelifer heterometrus, L. Koch 1873. Uehers. Darsi, d. eiirop. Chernet., p. 29. Turchia (Stecker). Is. Sira (Grecia). 96. Olpium Hermaimi (Sav. Aud.) 1825-27. Descr. de V E- gypte, ed. 2.°', XXII, p. 414. Aracn. tav. 8, fig. 5, sub: Chelifer [Obisium]. Turchia (Stecker). F. mediterranea, is. Canarie. Grecia, Egitto, Tunisia, Corsica. 97. Garji)us Beauvoisii (Sav. Aud.) 1825-27. Ibid., p. 414, tav. 8, fig. G, sub: Chelifer. T-urchia. (Stecker). Egitto. Fani. Ohlsidae, 98. Obisium validum, L. Koch 1873. Uehers. Darsi, europ. Chernei., p. 56. Turchia (Stecker). Siria. Ord. ACARI. Fam. Ixodidae. 99. Hyalomnia aegyptìum (Linn.) 1707. Sysi.nai.., ed. 12.*, I, II, p. 1022, sub: Acariis. Creta (Lucas, sub: Ixodes {A- carus^ aegyptius). F. mediterranea. Morea, Egitto, Barberia. ruj^ l^'ui/rXid^ "S I^XaX ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES T. Thorell. (Séance du 27 février 1876.) Je réunis ici, sous le titre qui précède, quelques annotations d'une nature principalement descriptive, sur un certain nombre de Scorpions en majeure partie nouveaux ou très-incomplètement connus. J'ai cru trouver des raisons suffisantes pour la publica- tion de ces notes dans la circonstance bien connue que, malgré tonte l'attention qui lui a été consacrée depuis les temps les plus anciens, le groupe des Scorpions n'a pas été à beaucoup près l'objet d'études aussi approfondies que la plupart des autres groupes d'Arthropodes. Ainsi, un apport, si minime qu'il soit, à la connaissance de ces animaux, sera-t-il, je l'espère, regu avec bienveillance du petit nombre de zoologistes qui s'intéressent à ces grandes arachnides si reraarquables à tant d'égards. Les matériaux à ma disposition se composaient, outre ma col- lection insignifiante, presque exclusivement des scorpions conser- vés au Musée zoologique de Stockholm et au Musée d'histoire naturelle de Gothembourg/ Quoique relativement peu conside- rai es, ces matériaux m'ont fourni un nombre assez grand d'espèces nouvelles; nombre qui nous permet de pressentir ce qu'il reste en- * Ce m'est un devoir particulièrement agréable d'esprimer ici les obligations que o j'ai à la bienveillance des intendants de ces Musées, M. le Professeur C. Stal et M. le Docteur A. W. Malm, lesquels m'ont fourni toute? les facilìtés désirables pour étudier les scorpions des Musées précités. 76 T. THORELL, core à faire dans ce champ plein d'intérèt. Il est assez probable, cependant, que quelques-unes de ces espèces doivent dans la suite ètre réunies avec d'autres espèces déjà décrites ; car, dans les cas douteux, et ceux-ci sont malheureusement en nombre con- sidérable, j'ai siiivi la règie de décrire plutót une espèce comme nouvelle, que de lui donnei* un nom ancien qui n'est pas sur, dans la croyance que ce procède entraìne les moindres incoQvé- nients, ou du moins ne contribue pas à augmenter la confusion. Selon moi, le problènie le plus important pour le présent dans cette petite branche de la zoologie systéniatique, c'est de dé- crire autant de formes que possible avec une exactitude suffisante pour qu'on puisse les déterminer avec sùreté. Plus tard, les sa- vants qui connaissent les types des descriptions souvent insuffi- santes des anciens auteurs, sauront bien débrouiller peu à peu la synonymie de ces types, corame j'ai essayè de le faire plus loin pour une partie des espèces de Linné et de De Geer. Mais les difficultés que l'on rencontre du moment où il s'agit de donner des descriptions suffisamment exactes, sont singulière- ment grandes, surtout pour quiconque n'a pas à sa disposition les coUections des Musèes les plus riches. On ne possedè pas raème une idée approximative du nombre des espèces apparte- nant en réalité à l'ordre des Scorpions ; on n'a que des présomp- tions que les types décrits jusqu'ici ne constituent qu'une partie probablement assez peu considérable de l'ensemble de ce groupe d'animaux. Il est déjà, à cause de ce fait, difficile et parfois impos- sible de déterminer ce qui doit étre positivement compris dans une description, et ce qui en doit ètre écarté comme superflu, de di- stinguer entre les caractères cssentieìs des espèces et ceux qui ne le sont pas. Plus un groupe d'animaux ou de plantes est exactement connu, moins il faut de mots pour caractériser les espèces qui y appartiennent, et vice-versa: dans le traitement de groupes peu étudiés, — et à ces groupes appartiennent la plu- part, sinon la totalité des arachnides, — l'on est en general force de donner des descriptions très-étendues, dans l'espérance que les caractères essentiels ne feront pas défaut parmi la foule des ca- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 77 ractères indiqués. C'est sans nul doute la raison pour laqiielle, par exemple, les descriptions de L. Koch, le célèbre Arachno- logiste de Nuremberg, sont en general assez longues, tout en étiint des modèles d'exactitude et de clarté. À l'effet de faciliter la détermination des types décrits dans ces pages, j'ai crii devoir faire precèder les descriptions d'un résumé en forme de clia- gnose, par lequel j 'espère que les inconvénients résultant de leur longueur seront supprimés en assez grande partie. À la difficulté mentionnée ci-dessus viennent s'en ajouter en- core diverses autres, particulières au groupe d'animaux dont il est ici question, et dépendant soit de notre ignorance des liraites dans lesquelles les espèces varient, soit des difFérences entre les sexes, de mème qu'entre les individus adultes et les jeunes exem- plaires. Rarement le naturaliste européen possedè une sèrie nombreuse d'exemplaires d'àges diffèrents et de localités diffè- rentes, ce qui l'exposé facilement à la méprise de considérer un in- dividu non développé ou une simple variété comme une espèce particuiière; souvent, surtout quand il n'a que des individus des- séchés à sa disposition, il reste dans l' incertitude sur le sexe auquel ils appartiennent. Certains d 'entre les caractères qui pa- raissent étre en general parfaitement constants et tout-à-fait sùrs dans le méme sexe, sont parfois assez variables; ainsi, p. ex., la granula tion du corps (comme chez le Pandinus Africanus), la deuticulation ou la granulation des carènes de la queue {Ti- tijiis spinicauda^ etc), la longueur de la queue relativement au trono {Centrurus hiaadeatus), les arètes des mains, qui, parfois (Pcdanmceus costimanus), sont plus fortement marquèes chez les jeunes individus que chez les vieux, etc. Le nombre des dents aux peignes, qui varie en general légèrement et d'une manière peu sensible chez des individus diffèrents du méme sexe, peut toutefois varier de temps à autre méme dans la proportion de 2 à 3 {Opiètliacanthus ìcevicauda). Il se présente des différences encore plus considèrables entre les deux sexes de la méme espèce; cependant les màles et les femelles d'un grand nombre d'es- pèces paraissent étre parfaitement semblables pour ce qui con- 78 T. TUORELL, cerne la forme extórieure et la couleur. Les difierences sexuel- les les plus ordinaires consistent, comme ou le sait, en ce que le male a la queue plus longue, les palpes et les mains plus longues et plus étroites, et les dents aux peignes plus nombreuses (parfois aussi plus longues) que la femelle'. Les plaques gé- nitales sont parfois (Iiirus granulatus) de formes difFérentes chez les deux sexes. Souvent le bord du doigt de l'une des pinces forme cbez le mitle (parfois cliez les deux sexes) un lobe fort et arrondi, auquel correspond une écbancrure du bord de l'autre doigt (comme, p. ex., chez un Isometriis que je considère iden- tique à Scorpio armillatus Gerv,, chez lurus granulatus, llor- murus caudicida, etc.) ; parfois le dernier segment caudal pré- sente une forme tonte differente chez le male que chez la fe- melle {Tityiis frianguìifcr, p. ex.); parfois encore, chez le male, la main présente, à son coté intérieur, une épine qui manque ou qui n'est que rudimentaire cbez la femelle {Tityus trianguli- fer, etc). Or, la difficulté consiste surtout en ce qu'il est impos- sible de savoir d'avance les différences sexuelles extérieures qu'une espèce doit présenter, car méme dans un seul et méme genre des espèces diverses font preuve de très-grandes divergences à cet égard. Ces observations préalables serviront, je l'espère, jusqu'à un certain point d'cxcuse il plusieurs des méprises dont je me suis saus nul doute rcndu coupable, et elles excuseront en outre la longueur des descriptions. Ces dernières auraient été encore plus étendues si je n'en avais pas exclu les caractères qui peuvent ètre tirés de la grandeur relative des différentes parties du corps, et qu'il est facile de déduiro des mesnres données par moi. Ces chiffres ne tirent naturellement leur valeur que du fait qu'ils indiquent les proportions existant entro la grandeur des différen- tes parties; mais ces proportions paraissent otre parmi les carac- • Chez un male i! OpisthacanlJt.ns ìicvicauda, j'ai coinpt6 9 dents aux peignes, tan- dis quo le nombre en varie de 4 à 6 chez la femelle; d'apròs Gervais {liemarques *'/(>• la famille des Scorpions, dans les Arcìiives du Mitseiim, IV, p. 229), lo nombro (ie ces dQnts peut varier (ìe 15 à 31 chez le Bothriunis vittatus, ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 79 tères les plus constants que l'on puisse trouver, et elles méritent en conséquence une grande attention. On aura surtout égard à la longueur da céphalothorax et du trono, relativement à celle de la queue et des palpes, à la longueur de la main par rapport à celle des doigts et du bras, et à la largeur de la première par rapport à celle du dernier; il faudra prendre ensuite en consi- .dération le rapport entro la longueur de la main et sa largeur tant maxima que minima^ de méme qu'entre la longueur du P'' et (surtout) du 5"^ segment caudal par rapport à leur largeur. L'on peut également tirer des caractères d'une certaine valeur pour la limitation de quelques espèces, de la [largeur mutuelle des autres segments (surtout des deux derniers), de leur hauteur comparée avec la largeur, de la largeur de la queue en compa- raison de celle du bras, de la distance des yeux dorsaux du bord antérieur et du bord postérieur du céphalothorax, etc. D'autres caractères d'une grande importance sont fournis par la sculpture du corps et des extrémités, principalement par l'arrangement etc. des carènes et des granules, de l'armement dentelé ou granuleux de la queue et des bords de contact des doigts des palpes, du nom- bre des dents aux peignes, de la forme de la vésicule à venin, souvent aussi de la couleur, etc. Par rapport à la terminologie dont je me suis servi, je crois devoir donner les indications suivantes: je nomme scapula l'ar- ticle des palpes qui vient immédiatement après la maxille; je donne la dénomination d'hiimerus à l'article qui suit, et celle de hrachiuni à celle qui vient après cotte dernière. Quand le coté extérieur de la main présente une aire allongée, limitée par deux fortes arétes longitudinales (comme dans la famille des Pandino'i- dés), je donne à cotte aire le nom de manus aversa. J'ai attribué au tarse les trois dernières articulations des pattes, et je nomme pour cotte raison tibia l'articulation en précédence immediate, donnant le nom de femur à celle qui, précédant à son tour cette dernière, est articulée avec les longues hanches (coxce). Des pe- tites plaques dont se composent les peignes pectorales, je donne à la première rangée le nom de lamtUce dorsuales, à celle qui 80 T. THORELL, est la plus rapprocllée des dents de la peigiie, le nom de lam. fui- cientes ou de fiderà dentium, et à la rangée ou aux rangées in- termédiaires, celili de lam. intermedice \ Dans les'descriptions des segraents abdominaux, j'ai donne au premier segment libre (en réalité le 3""" segment) le nom de ^?re?»ier segment, de sorte que le dernier porte celili de cinquième segment. J'entends par truncics le céphalothorax et l'abdomen réunis. Au lieu du terme postah' domen^ j'emploie l'expression plus courte de cauda. Dans les mcsures données, la vésicule et l'aiguillon sont attri- bués à la queue, comme son G""" segment. Les surfaces mèmes d'articulation ne sont pas comprises dans l'indication des mesures de longueur, ce qu'il importe surtout d'observer par rapport aux segments caudales, dont la longueur est mesurée sur le coté du segment, en dessus, et non pas sur la ligne mediane de sa face dorsale ou abdominale. De méme que la longueur de la maxille ne doit pas étre comprise dans celle des palpes, je n'ai pas compris non plus les banches dans la longueur des pattes, et les mesures ne se rapportent en conséquence qu'à la longueur depuis la pointe de la banche jusqu'à celle de la 3™* articulation du tarso. Les mesures de l'humérus et du bras sont également prises au còte (intérieur) de l'article, en dessus. La longueur de la main a été prise en dessus, à partir de sa racine étroite (le carpe, qui n'est pas compris dans la mesure), jusqu'au bord intérieur et le plus en arrière du trou d'articulation du doigt mobile, la distance de ce bord postérieur jusqu'à la pointe du doigt immobile constituant la longueur de ce dernier doigt. J'entends par la longueur po- stérieure de la main (manus postica) la distance, au coté extérieur de la main, du carpe au bord extéro-antérieur du trou d'articula- tion du doigt mobile. La longueur du doigt mobile est naturel- lement la longueur maxima de ce dernier (depuis la base du coté intérieur jusqu'à la pointe). Quand j'indique la longueur du cé- phalothorax ou de la distance des yeux dorsaux du bord antérieur 1 Voir Thorell, On the (lassificalion of Scorpioiìs, dans les Ann. and Mag, of Nat, Jiist., 4 Ser., XVII (1876), pp. 3 et soq. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 81 du céphalothorax, les mesures sont, dans le cas où le céphalo- thorax est échancré à son bord antérieur, prises d'une ligne droite tangeant les deux lobes frontales, et non pas du fond de l'échan- crure. Pour ce qui concerne la nomenclature, j'ai suivi les règles expo- sées et discutées dans mes ouvrages 'On European Spiders' et 'Me- marks on Synonyms of European Spider s\ où j'aiessayé de retenir autant que possible les vieux principes Linnéens, et me suis ef- forcé de mettre les règles de la nomenclature arachnologique en parfait accord avec ce qui m'a paru étre la pratique la meilleure et la plus généralement en usage dans les autres branches de la zoologie, dont la nomenclature ne doit pas, à son tour, étre sou- mises à d'autres règles que celles en vigueur dans la botanique. Pour des raisons suffisamment exposées dans ces ouvrages (voir spécialement Rem. on Syn., pp. 590-591), je mets, après un nom compiei, " l'autorité „ en parenthèse, quand l'auteur en ques- tion a rapportò l'espèce à un autre genre que colui auquel je l'attribue. Après le nom générique seul, l'autorité se trouve entre parentlièses, quand le genre a chez l'auteur cité une étendue ou une limite differente de la mienne. J'évite de. la sorte la faute de citer sans réserve un auteur après un nom dont il ne s'est ja- mais servi, ou par lequel il entendait tout autre chose que moi. J'ai corrige les noms écrits incorrectement {Brotheas, VcBJovis), ainsi que les barbarismes (p. ex. pcdlipes). — Dans un travail pré- cédent^ j'ai donne l'exposé systématique des familles, sous-familles et genres dans lesquels l'ordre des Scorpions me parait devoir ètre reparti d'après l'état actuel de la science. Je ne crois pas inutile de donner ici un résumé de ce pian systématique, avec les modifications qu'a provoquées l'examen de quelques espèces qui m'étaient alors inconnues. * Oli the Class ifcation of Scorpions, I. e, pp. 6-15. Voi. XIX. 82 T. THORELL, CONSPECTUS FAmLIARUM ORDINIS SCORPIONUM. A. Sternum sub-triangulum. Pectinum lamellae intermediae seriem singulam formantes, plerumque pauciores, ad maximam partem angulatoe et majores quam falera dentium I. AndroctonoidEe. B. Sternum brevissimum, falcem angustissimara traasversam recurvam for- mans. Pectinum lamellae intermediee in series 1-2 ( - 3) ordinatse, crebrae, pleraeque rotundatae et fulcris non majores IL Telegonoidse, C. Sternum sub-pentagonum. 1. Pectinum lamellse intermedife in series 1-2 ( - 3) ordinatse, crebrse, ple- rseque rotundatse et fulcris non majores III. Vejovoidifi. 2. Pectinum lamellee intermediae seriem singulam formantes, plerumque pau- ciores, ad maximam partem angulatse et fulcris majores. IV. Pandinoidse. CONSPECTUS SUBFAMILIARUM ET GENERUM. ^ Fam. I. Androctonoidse. A. Margines et superior et inferior digiti immobilis mandibularum dentibus binis armati Subfam. I. Androctonini, 1. Segmentum caudse 5"" supra late excavatum, marginibus superioribus carinam elèvatam denticulatum vel granulosam formantibus Androctonus (Hempr. et Ehk.). 2. Margines superiores segm. cauda3 5' rotundati, non in carinam elèva- tam compressi Butlius (Leach). JB. Margo superior digiti immobilis mandibularum dentibus binis, inferior dente nullo vel singulo munitus Subfam. IL Centrurini. a. Margo inferior digiti mobilis mandibularum muticus. 1. Dentes laterales aciei digitorum palporum in latere interiore seriem raram simi:)liccm formantes, in latere vero exteriore seriem ad partem simpliccm, ad partem e dentibus constantem qui bini inter se proxi- mi et transverse positi sunt Lcpreus Thor. 2. Dentes laterales in acie digitorum palporum et intus et extus seriem formantes, e dentibus qui bini inter se proximi et transverse positi sunt compositam Titijus (C. L. Kocu) \ t. Margo inferior digiti mobilis mandibularum dente minuto (nonnumquam obsoleto) armatus. ' Los genres dont je n'aì pas vu moi-mémo d'espcccs, sont indiqués par uno asté- risque. * Lo genre Uroplectes Pet. n'est probablement pas différent de Tityus (C. L, Koch), Thob. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 83 * Dentes laterales digitorum palpomm et intus et extug eeriem simpli- cem formantes. 1. Segm. caudee S'" supra late excavatum, marginibus superioribus carinam elevatam formantibus Pliassus Thor. 2. Margines superiores segm. cauda? 5' rotundati, carinam elevatam non formantes Isometrus (Hejipr. et Ehr.). ** Dentes laterales digitorum palporum et intus et extus in series brevea obliquas, e dentibus saltera trinis compositas, ordinati. 1. Segm. caudae 5™ supra late excavatum, marginibus superioribus ca- rinam elevatam formantibus Hliopalurus Thoe. 2. Margines superiores segm. caudse 5' rotundati, carinam elevatam non formantes Centrunis (Hempe. et Ehr.). Fam. n. Telegonoìdse. A. Segm. caudpe 5™ subter ad apicem area magna antice rotundata plus mi- nus impressa et serie dentium vel granulorum limitata instructum. . . . Bothriurus (Pet.). JB. Segm. cauda3 5"" subter area apicali magna impressa carens. 1. Pectinum lamellae intermedias saltem in duas series ordinatse Teìegonus (C. L. Koch). 2. Pectinum lamellee intermedise seriem singulam formantes Ceì'copJionius (Pet.). Fam. III. Tejovoidse. ^ 1. Digìtus mobilis mandibularum modo in margine superiore serie dentium armatus Vejovis (C. L. Koch). 2. Digitus mobilis mandibularum non tantum in margine superiore serie den- tium armatus, sed etiam dente in margine inferiore. . . Hadrurus Thoe. Fam. IV. Pandinoidse. A. Digitus mobilia mandibularum non tantum in margine superiore serie 1 Dans cette famille, comme dans la précédente, les différences dans le nombre des rangées de lamelles intermédiaires aux peignes pourront sans doute fournir de bons caractères génériques: ainsi, p. ex., Vejovis iiitrepidus TnoB.. i)Ossède deux rangées de lamelles intermédiaires, Hadrurus maculatus Thoe. n'en possedè qu'une seule, outre le rudiment d'une seconde rangée. Mais, comme je n'ai vu, de cette famille, qu'un très- petit nombre d'espèces, et de ces espèces parfois un seul exemplaire deteriore, je n'ai pu ici tirar parti, pour la division générique, des caractères fournis par le nombre des rangées de lamelles. 84 T. THORELL, dentium armatus, scd etiam dente vel serie dentiura in margine infe- riore Subfam. I. lurini. 1. Margo inferior digiti mobilis mandibularum dente singulo instructus. . lurus Thob. 2. Margo inferior digiti mobilis mandibularum serie dentium armatus. . . Uroctonus Tuor. B» Digitus mobilis mandibularum serie dentium singula, in margine ejus su- periore sita, instructus Subfam. II. Pandiuini. A. Oculi laterales princijiales trini. a. Segmenta caudoe rotundata, non carinata *Dacurus Pet. b. Cauda evidenter carinata. oc. Vesica sub aculeo spina vel dente instructa. . *Dijyìocentrus Pet. /3. Vesica sub aculeo mutica. a. Manus aversa sub-infera, cum latere raanus superiore angulum acutum formans. •{-. Oculi dorsualcs non longe ante vel pone centrum cephalotlioracis siti. Vesica subter sulcata et granulis in series ordinatis instructa. §. Humerus anterius teretiusculus, latere antico non a lateribus superiore et inferiore margine forti diviso Heterometrus (Hempr. et Ehb.). §§. Humerus sub-prismaticus, latere antico plano, sub-rectangulo, et supra et infra margine distinctissimo limitato. * Cephalotliorax in margine antico sat late et profunde emar- ginatus, lobis frontaHbus antice rotundatis. 1. Manus margo interior fortiter compressus, tennis. . . Pandinus Tnon. 2. Manus margo interior crassissimus, non compressus. • . Palamnceus Thor. ** Cepbalothorax in medio margine antico anguste et parum profunde emarginatus, lobis frontalibus antice late trun- catis ; oculi dorsuales non parum pone centrum ceplialotho- racis siti Miccphonus Thor. -|"I-. Oculi dorsuales fere duplo longius a margine cephalotlioracis antico quam a postico remoti. Vesica subter granulis in series ordinatis et sulcis distinctis carens. OimlhopMlmlmns C. L. Kocn. &. Manus aversa cum latere manus superiore angulum obtusum voi sub-rectum formans. -|-. Cauda parum compressa, marginibus superioribus rotundatis, non carinatis. 1. Margo elevatus cephalotlioracis sub oculis latcralibus pro- currens; hi oculi igitur pauUulo supra marginem siti. . . . Oinstliacanthus (Pet.). ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 85 2. Oculi lateraleg in ipso margiae ceplialotlioracìg siti. Tnincug et manus valde deplanati Hormurus Thoe. -j"i-. Cauda fortius compressa, et supra et subter cannata. . . . Ischnurus (C. L. Koch) \ B. Oculi laterales principales bini. a. Cauda subter 3 tantum carinis instructa *Urodacus Pet. jS. Caudae segmenta 1"^ — 4™ subter carinis 4 (nonnumquam obsoletis vel nullis) munita. a. Sternum angustius quam lobi labiales 2' paris conjunctim. Tubercu- lum oculorum dorsualium, qui longe ante centrum ceplialotlioracis siti sunt, sulco non persectum. Manus crassee, convexae, manu aversa sub-infera Broteas (C. L. Koch). b, Sternum seque latum atque lobi labiales 2' paris conjunctim. * Sternum longius quam latius. Margo posticus cephalotboracis an- gulato-excisus. Manus deplanatse, angulatee. . . *Scorpiops Pet. ** Sternum latius quam longius. Manus aversa rectum vel obtusum angulum cum latore manus superiore formans. -j- Oculi dorsuales fere in medio cepbalothoracis siti; tuberculum eorum sulco longitudinali persectum loctomis Thob. -J-J-. Oculi dorsuales longe ante centrum ceplialothoracis locati; tuberculum eorum integrum, sulco non persectum. Cauda debi- lior, cax'inis saepe obsoletis. 1. Manus crassa; bracliium supra et extus teretlusculum. Cepha- lotborax antico emarginatus Chactas (Gekv.). 2. Manus et bracMum deplanata ; cephalotborax antico non vel parum emarginatus Euscorpins Thor. • C'est probablement ici que l'on doit piacer le genre Hemiscorpius Pet., qui se di- stingue par deux tubercules latéraux à la base de l'aiguilloii (du moins dans le male). 86 II» T. THORELL, ARACHNOIDEA. (Inaeeta) (Myriopoda) (Crustacea) (Vertnea) I. Subcl. Thoracop oda. 1. Ordo Scorpiones, 5. Ordo Solifiigce. 2. > Fedipalpi. 3. Ordo Araiiece. 4. > OpiUones, 6. » Pseudoscorpiones. 7. » Acari. 8. » LinguatnUna, n. Sabcl- (9. Ordo) Cormopoda. a. Fam. Androctonoidce, b. > Telegonoidce. e. Fam. Vejovnidce. d. » Pandinoidce, ÉTUPES SCORPIOLOGIQUES. 87 Le diagramme ci-dessus est destine a montrer la place que l'ordre des Scorpions, avec les 4 farailles dans lesquelles je le divise, doit occuper, selon moi, dans le système zoologiqiie par rapport aux autres ordres de la classe des Araclinides \ Gomme un dessin pareli, indiquant les affinités réciproques des diverses familles d'araignées (voir On European Spiders, p. 42), a donne naissance ^ à la supposition que j'ai voulu présenter par-là un " arbre généalogique „ à la faQon de Hj;ckel, qu'il me soit per- mis d'exposer ici rapidement ma manière de voir tant sur la valeur d'arbres généalogiques de cette nature, que sur l'opinion qui leur sert de base, le Darwinisme. Pour ce qui concerne, en premier lieu, les " arbres généalogi- ques „, je suis bien loin de nier que dans certains cas, comme, p. ex., quand on essaie d'indiquer, au moyen d'un arbre pareli, dans ses traits les plus généraux les rapports d'affinile des Vertébrés, ces arbres ne soient, en grand, l'expression da la connexité d'ori- gine entre les groupes en question. Mais du moins quand on descend à des groupes moins vastes, à des classes, à des ordres, à des familles, etc, la valeur de ces arbres me parait toujours plus problématique. lls ne sont en réalité jamais rien autre qu'un arrangement systématique ordinaire auquel on a donne la forme d'un arbre généalogique, et qui est exclusivement base sur notre connaissance actuelle de Vorganisation et du dévéloppemeyit em- bryologique des divers groupes, parfois en outre sur quelques traits épars de leur histoire géologique; et l'on admet seulement, sans preuves quelconques, que cet arrangement constitue aussi une expression adequate de leur affluite réelle ou d'origine. Mais si mème toute personne adoptant la théorie d'évolution de Darwin est autorisée à poser avec lui que ce sont réellement des degrés différents de " propinquity of descent „ qui trouvent en partie leur expression dans nos classifications, il est, cependant, parfaite- 1 Mes Cormopoda sont les Araclinides désignés communément sous le nom de Tar- digrada. Voir Oìi the Classif. of Scorpions, p. 6. * Voir Verslag t>. d. Só'^te Zotnervergadering , etc, dans lo Tijdschrift voùi' En- tom., XV (2 Ser., VII, 1872), p. svux et seq. 88 T. THORELL, ment impossible de dire jusqu'à quel degré et à qiiels ógards l'ar- rangement systématique adopté par nous concordo avec un arbre généalogique fonde sur une consanguinité réelle : en effet, il nous est impossible d'établir un vrai arbre généalogique pour un Seul groupe d'animaux. Nommer arbre généalogique (ou " phy- logénique „) un arrangement systématique ordinai re, mème en lui donnant la forme particulièrement convenable d'un arbre avec ses branches, est par conséquent un abus de ce mot ; et méme la thèse qu'il constitue une expression xmssablement Mèle des dififé- rents degrés de consanguinité réelle, n'a donc que la signification d'une opinion subjective plus ou moins probable, mais nullement celle d'un fait scientifique. Prenons, par exemple, l'arrangement donne ci-dessus de la classe des Arachnides, lequel se base presque exclusivement sur la connaissance que nous possédons de leur organisation (l'em- bryologie n'à pu fournir ici que peu d'éléments importants, et le développement géologique n'en a guère fourni un seul). Pour que cet arrangement soit un véritable arbre généalogique, il est nécessaire en premier lieu que la ressemblance ou la dissemblance d'organi- sation soit toujours une mesure certaine d'une consanguinité plus ou moins rapprocliée ou plus ou moins lointaine ; or, l'embryolo- gie, tant de ce groupe que d'autres groupes d'animaux, nous a fourni les preuves que ce n'est pas toujours le cas; et par l'ex- tinction de générations intermédiaires, un groupe peut arriver à se trouver beaucoup plus près d'un autre, avec lequel il ne pos- sedè en réalité que peu d'affinité, que d'un troisiòme auquel il ressemble moins dans tonte son organisation, mais dont l'on ne mettrait pas en doute la procLe parente, si les générations in- termédiaires existaient cncore \ 11 est en outre nécessaire que 1 II me paralt probable quo lea Cormopoda (Arctisco'idés) se sont séparés de la Provinca des Vcrs longtomps avant les autres Ordres d' Arachnides, et avant les Insectes et les My- riopodes; que les Lingnatulina ont cu une origino coimnunc avec les Crustac6s inf6- rieurS; et que les SoUfiigce, du moins, so sont duveloppés des premiers Insectes. Mais, mC'mo si tout cela pouvait otre prouv('', je no considérerais pas convenablo de dissoudre la Classe des Arachnides, ni do lui donnor des limites diffurentes do cclles qu'on lui donne à présent; car il no mo parait nullemont cortain quo la connositc d'origino soit la seuU qui doire trouver uue expression daus nos classifications. ÉTUDES SCORPIOLOGIQ'JES. 89 notre connaissance actuelle de ]'organisation de ces aniraaux soit si complète qiie des découvertes futures n'entraìnent pas de mo- difications dans leur classifìcation, adraission que sans doute per- sonne ne considererà comme probable; il faut en dernier lieu que r on ait compris pleinement la valeur systématique de toutes les modifications différentes de l'organisation des aracbnides (dans la supposition qu'elle soit connue avec une exactitude suffisante) de sorte que la place appartenant dans le système à cliaque groupe par suite de ces modifications, soit également sure et décidée à tout jamais, ce qui est tout aussi improbable. — On coraprend déjà, par ce qui précède, que je suis un parti- san décide de la doctrine de l'origine et du développement des espèces l'une de l'autre, ou de la théorie dite de descendence et à''évolution. D'après cette tbéorie, tous les animaux et toutes les plantes de la période actuelle de la création sont en connexion d'origine avec ceux des périodes écoulées, et ils descendent d'un nombre plus ou moins grande d'organismes d'une extrème sim- plicité, qui, dans le cours de générations innombrables, se sont développées dans les types du monde animai et vegetai actuel. C'est le mèrito immortel de Darwin d'avoir exposé d'une manière si claire et si convaincante les preuves de cette doctrine, qu'il existe aujourd'hui à peine un seul naturaliste digne de ce nom, qui croie que les espèces animales et végétales vivantes aient eu dès le principe leur forme présente, — mérite qui ne diminuera pas si méme il se montrait que Darwin a attribué à certaiues cir- constances influant sur les modifications successives des organismes^ une importance plus grande qu'elles n'en ont en réalité. Des nom- breuses raisons qui militent en faveur de la théorie de descen- dence, une est pour moi d'une importance decisive; c'est celle que l'on ne peut expliquer qu'avec cette tbéorie l'origine des animaux comme les mammifères, par exemple, qui dépendent, pour leur existence, d'autres individus de la mème espèce. Per- sonne n'admettra, sans doute, qu'un animai d'une organisation aussi compliquée qu'un mammifere, ait pu apparaìtre tout à fait 90 T. THORELL, développé et en état de pourvoir à sa subsistance, à moins qua l'on ne croie aux miracles ; mais il n'y a pas de place pour les miracles dans les sciences naturelles: le naturaliste ne peut recoa- naìtre cornine inexplicable aucun fait dii monde matériel, si ce n'est l'existence meine de ce monde matériel ou des sens. Chaque mam- mifere aura dono nécessairement dù traverser, pendant une suite de générations, des phases de développement pendant lesquelles il aura été indépendant d'une mère pour sa nourriture, ce qu'il n'est plus maintenant; et dans ces phases de son développement, il a dù posseder une organisation le rapportant à des groupes inférieurs et tout-à-fait différents. Les opinions ne peuvent ètra partagées que sur la question de savoir si les formes originaires ont été une, en petit nombre ou nombreuses. Il me paraìt probable que, quand survinrent les circonstances à nous inconnues qui pro- voquèrent sur notre terre l'apparition spontanee des premiers étres vivants, une grande quantité d'individus se présentèrent simul- tanément; ces circonstances n'étant sans doute ni simultanées ni identiques partout, il naquit probablement, sur des points divers, des types légèrement différents, qui formèrent les points de dé- part de séries nombreuses d'organismes en general divergentes, et dififérant plus ou moins les unes des autres. Mais, si je suis convaincu de la variabilité des espèces et de leur transition successive en des espèces nouvelles, il m'est ce- pendant impossible d'admettre sans réserve l'hypothèse formulée par Darwin et Wallace pour expliquer ce développement, c'est à dire la théorie dite de sélection. Ce n'est, il est vrai, l'objet d'aucun doute qu'une concurrence plus ou moins violente ou " la lutte pour l'existence „ n'existe en general pour les individus et les espèces vivant à chaque moment de tcmps, et encore moins qua Ceux qui sont les mieux organisés pour trouver leur subsistance dans le milieu où ils existcnt, triomphcnt dans la lutte, vivent plus longtemps et se perpétuent avec Ics particularités de leur organisation qui leur avaient fourni le moyen de vaincre dans cette lutte rivale, tandis que les plus faibles et ceux dont l'organisa- tion est inférieure, succombent et périssent peu à peu. Il est dono ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 91 impossible de contester raisonnablement que la " sélection natu- rale „ par laquelle on désìgne catte victoire des types les plus convenablement organisés sur les types moins bien adaptés aux circonstances, ne joue un très-grand róle dans la nature et n'ait contribué d'une manière essentielle à donner au monde animai et vegetai l'aspect qui lui est propre à chaque période. Mais cela n'im- plique en aucune fagon que cette sélection naturelle soit la cause des modifications subies par les différents organismes. La sélection naturelle ne fait que faire disparaUre les individua et les espèces les plus faibles ou les moins appropriés aux circonstances, de sorte que les mieux organisés restent seuls; les différences d'organisa- tion d'où dépendait la victoire ou la défaite, n'ont pas été pro- duites par la sélection naturelle, car ces différences ont dù exister avant qu'elle pùt commencer à agir. Si l'on dit que la sélection naturelle est la cause des modifications par lesquelles les types existants se distinguent de ceux qui ont disparu, on pourrait pré- tendre avec tout autant de raison qu'une epidemie par laquelle tous les individus inférieurs à un certain égard ont été détruits, est la cause de la supériorité d'organisation des survivants, qui leur a conféré la puissance de resister à la maladie; ce qui serait évidemment erroné. On a prétendu, il est vrai, que les orga- nismes varient égaleraent dans toutes les directions possibles, et que c'est par conséquent la sélection naturelle qui seule décide, dès le commencement, les variations qui doivent rester et conti- nuer à se perpétuer. Mais il n'a pas été prouvé qu'une variabilité si foncièrement indéterminée existe réellement dans la nature or- ganique ; au contraire, tout semble indiquer que les variations su- sceptibles de développement et ayant la puissance de se perpé- tuer, sont dirigées vers certains points, et contenues dans des li- mites déterminés, dans lesquelles le champ d'action des effets de la sélection naturelle est restreint. Ce doit dono étre parmi les causes des variations des individus, que ces causes soient intérieu- res ou qu'elles soient extérieures, que l'on doit chercher la cause de la variabilité des espèces. Aussi la plupart des parti- sans de Darwin s'accorderont-ils sans doute à admettre que 92 T. THORELL, les différentes variations par l'aiigmcntation continue desquelles se sont produites enfin les diffurences qui séparent les espèces, les genres, les familles, etc, divers, ont leur cause dans un nombre de circonstanccs extérieiires qui nous sont encore in- connues en grande partie, et que c'est dans ces circonstances et non dans une tendance innée à se développer dans une certaine direction, que l'on doit chercher la cause principale de la varia- tion continue des espèces, et de la multiplicitó et de l'iiarmonie merveilleuse que présente le monde organique. C'est dono contre cette forme de la tbéorie de sélection que je veux présenter lei quelques observations. Il est impossible de nier que les circonstances extérieures n'ex- ercent, dans certains cas, une action modificatrice sur l'organismo, et que ces modifications ne puissent étre héritées et ne continuent à augmenter. Un organo, par exemple, qui ne fonctionne pas du- rant une longue suite de générations, s'atropbie peu a peu, de- vient rudimentaire ou disparaìt. Mais l'action des circonstances extérieures se restreint sans nul doute à ce que d'un coté elles produisent un regrès dans le développement, et que de l'autre elles accelhrent et facilitent le développement de modifications qui se sont déjà fait valoir, ou les font apparaìtre de nouveau si elles ont été supprimées par d'autres circonstances. Je ne sache pas que l'on ait observé jusqu'ici qu'elles puissent créer quelque cbose de foncièrement nouveau, comme, p. ex., un nouvel organo. Evidem- ment dans la plupart des cas les circonstances extérieures ne sont pas la cause des modifications qu'elles paraissent produire, mais elles constituent seulement les conditions néccssaires pour que la tendance de modification inbérente à l'organismo puisse entrer en activité. Une certaine temperature est, par exemple, nécessaire pour qu'un ceuf de poule puisse se développer en un poulet; mais la chaleur n'est pas la ccmse du développement, lequel dcpend en dernier lieu d'une tendance ou force innée dans l'oeuf. Or, c'est d'une force analogue que dépend sans doute le développement par lequel un organismo supérieur sort d'un organismo infé- rieur. Ce n'est qu'en connexion avec cette manière de voir que la ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 93 doctrine de la descendence mérite le nom de fhéorie cVévolufion, et ses partisans le nom à! évólutionistes ; car la notioii de déve- loppement implique nécessairement que ce en quoi quelque chose se développe, se trouve àèìh, lìotentià ou virtuellement dans ce d'où le développement est sorti. Ainsi, par exemple, un gland se dé- veloppe en un cbéne, parce que le chéne se trouve virtuellement dans le 'gland. Toute modification qui ne dépend que de circon- stances extérieures, ne peut étre nommée développement que dans un sens impropre ou figure. C'est, comme l'on sait, une conséquence nécessaire de la théo- rie de sélection, une conséquence avec laquelle cette théorie triomphe ou succombe, que la sélection naturelle ne conserve et ne fixe que les modifications utiles à Vindividu dans sa lutte pour l'existence, tandis que toutes les formations nouvelles superflues ou nuisibles sont successivement éliminées et disparaissent. Si, maintenant, il pouvait étre démontré qu'il ait apparu des modi- fications qui, tout en n'ayant été d'aucune utilité pour l'individu, se sont graduellement développées dans le cours d' une foule de générations, et ont fini par se présenter comme des organes n'a- yant aucune importance pour les individus qui les possèdent, mais étant au contraire utiles ou nécessaires, p. ex., à d'autres individus; alors, comme Darwin le reconnaìt lui-mème, ce fait méme prouve- rait l'insufi&sance de la théorie de sélection à expliquer le dévelop- pement des formes nouvelles et supérieures d'autres plus basses, et l'on serait poussé à l'admission d'une tendance inhérente à l'organisme, à se développer précisément dans cette direction déterminée. Or, il serait, ce semble, rien moins que difficile de signaler des faits pareils, incompatibles avec la théorie de sélec- tion. Pour n'en citer que deux, je demanderai: de quelle utilité les commencements des organes sexuéls ont-ils été pour les indi- vidus cliez lesquels ils ont apparu en premier lieu, ou pour ceux chez lesquels ils se sont successivement développés à travers une foule de générations, avant le moment où ils ont commencé à remplir leurs fonctions? Evidemment cette utilité était nulle, tandis que d'autre part ces organes jouent un ròle si important 94: T. THORELL, dans le cléveloppement de la création organique, — parfaite- ment inclifférent au bien-Otre des individus, — quo sans eux le mondo des animaux et des végétaux supérieurs n'aurait jamais existó. Comment expliquer, encore, par la théorie de sélection, la naissance d'organes cornino l'utórus et les glandes lactaires des animaux maramifères, organes qui ne sont utiles qu'à leurs pctits? Combien de générations n'ont pas dù so suivre avant que ces or- ganes aient re^u un développement qui leur a permis de com- mencer à fonctionner! Pendant ce long espace de temps ils n'ont pu étre de la moindre utilité pour les individus qui les pos- sédaient: mais, malgré cela, loin de s'éliminer et de disparaìtre, ils se sont développés parallèlement, et ont fini par devenir des organes qui se présupposent mutuellement! En présence de tels faits, il me paraìt inexplicable que l'on puisse nier la naissance et le développement d'organes parfaitement iniitiles à l' individu qui les possedè, dans sa lutte pour l'existence; d'organes qui, pour cette raison, ne se laissent 2}as expliquer par la théorie de sélection, — qui se sont développés, non comme une couséquence, mais en dépit de la sélection natiirelle. Mais, si la théorie de sélection ne suffit pas à expliquer Vor- ganisation du monde animai et vegetai, la difficulté d'expliquer au moyen de cette théorie les différentes formes et les manifesta- tions de la vie organique, me parait encore plus grande. Quand nous voyons dans un tcuf la vie simplcment vegetative se trans- former en vie animale, en la puissance de perception et de mou- vement, et méme, chez l'homme. en la conscicnce de soi-méme, nous ne pouvons nous expliquer cela qu'en admettant que la perception et la conscience do soi-mOme, la vie animale et la vie raisonnable, se trouvaient déjà virtuellement ou comme prc- dispositions dans l'oouf, et qu'elles se sont succcssivement dévc- loppées de la vie vegetative de ce dernier. Car, sans cela, la conscience de soi-méme, par exemple, aurait été introduite, de l'extérieur, dans l'homme à un certain moment, ce que proba- blement aucun naturaliste actuel ne sera dispose à admettre; ou bien elle serait venne de rien: or, e niìiilo nihil. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 95 Si maintenant les animaux et l'homme descendent d'organis- raes très-simples, doués seiileraent de la vie vegetative, pour des raisons totalement identiques les formes supérieures de la vie que nous constatons chez leiirs descendants supérieurement or- ganisés, doivent aussi avoir existé potentià ou virtuellement chez les organismes primitifs les plus bas, et s'ètre développées succes- sivement de leur vie pendant une suite de générations ^ ; les cir- constances extérieures et la sélection naturelle ne peuvent avoir eu ici d'autre infiuence que de fournir les conditions sous les- quelles le développement a pu avoir lieu ou a dù faire défaut. Une foule d'autres remarques, tout aussi fondées, peuvent étre faites et ont été faites contre la tliéorie de sélection; mais ce qui vient d'ètre dit suffira à expliquer pourquoi, avec N^geli et d'autres auteurs, je considero que le développement successif des organismes de forraes en general inférieures en des formes su- périeures ne peut se comprendre qu'en admettant l'existence, dans ces organismes, d'une force innée agissant dans une direc- tion déterminée. L'on devait d'autant moins hésiter, ce me semble, à admettre cette explication, que l'on est bien force d'admettre une force similaire pour expliquer corament un individu peut se développer d'un oeuf en un animai parfait, et que nous voyons souvent cette force plastique agir à travers tonte une sèrie d'in- dividus présentant les organisations les plus divergentes, comme c'est le cas dans les pliénomènes connus sous le nom de généra- tions alternantes. Les considérations qui précèdent ne peuvent toutefois avoir de force probante que pour ceux qui, comme moi, sont convaincus de 1 II est facile de comprendre qae les molécules de charbon, d'oxygène, d'hydro- gène, de phosphore, de far, etc, dont se compose un corps vivant, doivent aussi étre vivantes; mais, si elles n'avaient pas été douées de vie dès le principe et avant leur entrée dans l'organismo, elles n'auraient jamais pu recevoir la vitalité ; leur vie la- tente fut simplement éveillce à leur entrée dans l'organisme dont elles constituent des moments. Il faut admettre comme une conséquenco logique de ce raisonnement que toute force est, dans son essence, la vie et la conscience de soi-méme, et que tous les étres sont à un certain degré vivants et doués de raison; si, par contre, la théorie de sélection était juste, ils seraient réduits à l'état de macMnes plus pu moins compliquées. 96 T. THORELL, la réalité inclépenclante do l'esprit oii do la vie. Bien des natu- ralistes de l'epoque actuelle nient cette réalité, et ne voient dans les phénomèiies do la vie quo des manifestations do forces clii- miques et physiques \ Ils ont sans doute été amene, en general, à cette conviction pur le sentiment de ce qu'il y a d'inadmis- sible dans une foulc des idées courantes sur les qualités de Dieu, sur la création, les miracles, etc, et sur le dualismo iudissoluble auquel ces idées conduisent; plus d'un se sera rattaclié à cette niéme conviction par suite d'une perception clairo et nette do l'iuanité des philosophèmes " idéalistes „ les plus généralement regus, dans lesquels on so figure, par exemple, l'ètra absolu comme se développant, et par suite comme variable et imparfait, dans les- quels le principium cont radici ionis est supprimé, etc. Ils croient avoir triompbé de ces difficultés et étre arrivés sur les traces do la vérité, en rejetant la croyance en des étres spirituels indépen- dants, et croient avoir trouvó la seule et vraio réalité dans la nature et dans ses forces chimiques et pliysiques. Il est cependant indisputable quo lo dualismo n'en existe pas moins dans touto sa force avec cotto opinion ' ; on ne sait que trop où elle conduit * Si cette opinion 6tait justo, la vie, la conscienco do soi-momo, poiirrait so r6- soudro en forces « inorganiques » ou se montrer composéo do ces forces ; or, cola est impossible, car ce qui est compose peut seul se résoudro en éléments plus simples et trouver son explication par leur moyen; la vie, par contre, n'est pas la sommo ou le multiple des forces pbysiques, mais une unite qui les domine, et dans laquello elles entrent comme moments, à peu près comme Ics organes entrent dans un organismo, qui est évidemmei.t bien antro chose que la somme de ses organes. La conscienco da soi-mèmo non plus n'a pu naitro, par exemple, d'une intensité multipli6o de la puis- sance do perception matérielle, ni celle-ci d'une potcntiation do la vie vógótative; car une formo inférieure de vie ou de force ne change j) is de nature, n'importo coni- bien de fois on se la figure multipliéo ou rcnforcuo. Ce qui est inférieur et imparfait ne peut Otre salsi, si ce n'est commo expression imparfaite do co qui est sup6ricur et parfàit; aussi, en réalité, aucune force finie no se peut comprendre qu'avoc la présup- position d'un étre absoluraent parfait, conscicnt et personnel. ^ On ne rend certainement pas le rapport entro la force et la maticre plus com- préhensible en disant que « la force et la maticre sont une seule et niéme choso >, ni (commo le memo autcur l'a fait dans le memo ouvrage, sans s'inquiétor do cotte con- tradiction) en prétcndant quo la forco est une ■propriélé do la maticre. Pourquoi no pas dire tout aussi volontiers quo la maticre est une propriété de la forco? Tout aussi bien quo do parler d'une maticre qui a la forco pour propriété, c.-d-d. d'uno ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 97 au point de vue pratique. S'il était vrai que cette opinion (d'a- près laquelle la matière possedè une réalité indépendante) permìt une idée nette de l'unite de la force et de la matière, ses parti- sans devraient étre en possession d'une faculté speciale de trou- ver la vraie connaissance, faculté dont manquent les autres hom- mes, et tonte discussion avec eux serait dès lors naturellement sans résultat. La plupart des hommes ont l'intime convictlon que le vrai moi est autre cbose que leur corps; ils peuvent toujours distinguer entro ce moi qui sent le plaisir et la douleur, qui pense et qui veut, et les phénomènes des organes corporels qui ac- compagnent les perceptions différentes. Tout aussi bien qu'ils trouvent que la manifestation de la volente par laquelle ils ploient, par exemple, un bras, est tout autre cbose que le mou- vement du bras, ou que la manifestation de la douleur qu'ils res- sentent s'ils tiennent un doigt dans le feu, est autre cbose que les modifications matérielles dans le membro brulé, tout aussi cer- tainement ils distingueraient, par exemple, d'un coté entro une pensée, et de l'autre entro les mouvements et les modifications dans le cerveau qui accompagnent sans nul doute cette pensée, suppose que ces modifications nous fussent déjà connues. Pour la plupart des bommes, il n'est rien dont on ait une certi- tude aussi immediate que du fait que Fon existe parce que Fon pense, que l'on sent et que l'on veut: ils pourraient douter de tout, excepté de l'éxistence de leur moi, comme l'unite con- sciente, personnelle de leurs perceptions. Entro ce moi, d'un coté, et leur corps et tout le reste du monde matèrici, de l'autre, il existera pour eux (aussi longtemps que l'on attribuera à la ma- tière une réalité indépendante), un abìme que ne combleront ja- mais tous les sophismes imaginables. Les partisans de l'opinion matière spirituelle, ou d'uno force matérielle, on peut parler d'une cercle triangulaire ou d'un triangle circulaire. Et cependant ces fantasmagories auraient une importance telle, qu'elles ont inauguré une nouvelle periodo de civilisation, la periodo « moni- stique », en opposition aux périodes « dualistes » précédentes! — Cf. H^ckel, GeiiC' rette Morphologie der Organismen, Voi. XIX. 98 T. THORELL, •* mécanique „ ou matérialiste opposée prétendent par contre c-omprendre clairement que tous les organismes ne sont que des machines, que tous les phénomènes qui s'y passent peuvent ètre expliqués par la voie purement " mécanique „ , que les sentiments, les pensées, la conscience de soi-mcme ne sont rien autre que le mouvement des molécules du cerveau, etc, et ils doivent dono, comme je l'ai dit, se considérer doués d'une fa- culté leur permettant de saisir l'unite de deux espèces de phéno- mènes qui- se présentent à nous autres comme opposés et incompa- tibles l'un avec l'autre. Ils se rapprochent à cet égard des " phi- losophes de la nature „ du commencement de ce siècle, lesquels prétendaient ètre en possession d'une faculté leur appartenant à titre esclusif, " l'intuition intellectuelle „, qui les mettait à mème de saisir l'unite de l'objet et du sujet, de la nature et de l'esprit; prétention qui ne tarda naturelloment pas à se montrer illu- soire. Or. nous croyons avoir démontró que le matérialisme, s'il est de benne foi, presuppose une erreur analogue. Une chose doit cependant ètre considérée acquise , savoir qu'il n'existe aucun moyen privilégié d'obtenir la vraie connaissance, et que seule la pensée conséquente conduit à des résultats incontestables ^ Les opinions qui présupposent un autre organo pour obtenir la vé- rité que colui dont se trouvent en possession tous les hommes normalement doués au point de vue intellectuel, ou qui exigent la suppression d'une loi de la pensée, comme, par exemple, que chaque conséquence a sa cause, et que dès lors il faut y avoir * Que la pensée conduit toujours à des résultats vrais si les prémissos sontjustes, Toilà la présupposition nécessaire de tonto scionco, do tonto discussion; c'est aussi 06 qui arrivo toujours, dòs quo les prémissos sont parfaitemont clairos, co qu'elles ne sont toutefois quo quand elles sont dbstraites, comme, par oxemplo, dans les ma- thématiques. Le fait qu'en roligion, en politique, etc, l'on arrivo à des résultats si dififérents, dépend en principale partie de co que ces matièros sont si concrHes, c.-à-d. contionnent une tollo multiplicité do cótés et de détorminations, qu'il est difficile, sou- vent impossible, d'en obtonir urfo connaissance parfaito. Or, tous cos cótés pouvant étro pris comme points do dupart ou prémissos de déductions, et tei hommo se fixant de préféronce si non exclusivemont à cortains do ces c6tés, tandis qu'un autre so fise à d'antres odtés, les déduotions seront forcément trcs-différentes. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 99 une cause dernière \ ont abandonné déjà de ce fait toute préten- tion à une valeur generale, c'est à dire à la vérité. Le naturaliste part toujours de l'admission de la réalité du monde matériel ^ ; mais il ne peut éviter d' observer qu'en dehors de l'expérience des sens, qui fournit les matériaux des sciences naturelles, il existe aussi une autre expérience, obtenue par l'ob- servation de la vie psycbologique de l'homme. -La logique, la psychologie, etc, sont aussi des sciences basées sur l'expérience. Ignorer ou nier dès lors tout simplement cette dernière expé- rience, par suite d'opinions précongues, ou encore fausser les faits qui s'y rapportent, ne peut étre conforme au devoir de celui, qui, à l'instar du savant, a fait de la recherche de la vérité le but de sa vie. Les sciences naturelles ne fournissent, heureusement ou malheureusement, aucune preuve pour ou contro le matérialisme ou l'idéalisme. Il est heureux pour le naturaliste s'il possedè une conviction par laquelle la contradiction entro l'esprit et la ma- tière peut se résoudre; s'il ne la possedè pas, la meilleure chose qu'il puisse faire est de reconnaitre loyalement son impuissance et de s'y résigner jusqu'à nouvel ordre. Dans tous les cas, il doit savoir resister à la tentation de violenter les faits dans sa pro- pre science afin de chercher à les adapter à un certain système philosophique. Et le matérialisme moins que toute autre opinion mèrito un sacrifico pareil, mème au point de vue théorique. 1 Le fait qae chaque effet dans le temps a sa causa dans le temps, et qu'il est impossible d'arriver par cette voie à uno cause dernière, que la pensée ne laisse pas d'exiger, prouve seulement que cette cause n'est pas dans le temps, mais qu'elle est un étre pour lequel le temps n'existe pas. ^ Il appartient à la philosopliie, à la science des causes dernières de tout ce qui existe, et non aux sciences naturelles, de chercher à expliquer les rapports entra l'esprit et la nature, entre la force et la matière (l'extension dans les trois dìmen- sions de l'espace). Gomme l'espaoe, le temps, le mouvement comportent des contra- dictions insolubles pour la pensée, il est clair qu'ils ne peuvent avoir (et avec eux tout le monde extérieur) qu'une réalité relative, c-.à-d. qu'ils ne sont réels que pour nous, et pour autant que nous sommes doués d'une perception bornée et imparfaite. Le fait que si quelquo chose existait réellement en dehors de nous, nous n'en aurions jamais la moindre connaissance, est évident de ce que, dans notre conscience, nous ne pouYons jamais comme sortir de nos propres peroeptions et les comparer avec une autre réalité située à coté et en dehors d'elles. 100 T. THORELL, Le matérialisme part, en effet, de deiix prémisses cgalement insoutenables. L'ime, c'est qiie les scns sont les moyens d'obtenir la vraie connaissance ; l'autre, c'est que tout est compose de pe- tits corps indivisibles, les atomes, qui constitueraient par consé- quent i'existence vraie ou l'absolu, à l'aide duqiiel tout pe.ut étre expliqué. Or, il est tolit aussi impossible de se figurer des corps indi- visibles que des étres immatériels divisibles: quelque petit que l'on puisse se figurer un corps, il se compose toujours de parties et peut ètre divise à l'infini; — on n'arriverà jamais par cette voie à quelque chose de simple, à quelque chose qui ne presup- pose 2)cis une ciuf re diose^ ce qui est justement ce que cherche toute philosophie. Personne n'a jamais vu, du reste, ces atomes, et si rien autre n'existe que ce qui peut étre pergu par les sens, l€s atomes n'existent pas. Nous obtenons d'autant moins la vraie connaissance au moyen des sens, que ceux-ci sont hors d'état de nous procurer une connaissance quelconqu€, et qu'ils ne nous en fournissent que les matériaux: toute connaissance doit revétir la forme d'un jugement, et celui-ci presuppose nécessairement à son tour un sujet qui juge, par conséquent un otre spirituel \ * Farmi les systèmos philosophiques construits sur une baso vraimont idéaliste, nous en signalerons un qui, so rapprochant principalement des doctrines de Platon et do Leib- NiTZ, semble donner une tsxplicaAion couipróhoneiblo de la possibilit6 du mondo des sens. Suivant cette théorio, l'absolu est un ótre personncl, parfait, .spirituel et ótcrnol (par conséquent immuable), qui comprond on sci touto réalité: cello-ci, pour cette cause, est elle-mCme en sa vérité spirituollo et étemelle, c.-à-d. elio n'existe ni dans l'espace, ni dans le temps. En d'autres termes, l'absolu est un système à'ìdées vivanles, d'ètres raisonnables et porsonnols dans lequel les inférieurs entrent comme momeuts dans les BUtpóriourB, et tous dans Tetre supreme, qui est Dieu. L'homme, étre imparfait, no peut, à l'instar de Diou, saisir cette réalitc comme dans un point et dans un in- stant : ce qu'il porjoit, il le saisit successivcmont, comme divisiblo en des parties existant l'une à coté do l'autre et l'uno après l'autre, et de là resulto pour lui l'es- pace et le temps, qui no sont des lors que dos foriues sous lesquelles il saisit la réa- lité spirituollo et éternolle, le mondo do Diou. Lo mondo matèrici n'existe dono cemmo tei quo pour l'hommo (et pour tous Ics autros ctros dont la porccption est imparfaito de la mème manièro); co monde est un produit do sos sons; le commonooment et la fin, la naissance et la mort n'ont que la signification de lover et do couohant à l'ho- rizon do la consoience humaine. — Cf. C. J. Bosteom, Dissertatio de ìwUonibus i?«- ligionis, Sapientice et Virtutis, otc. Upsaliae, 1874 (Ed. 2.). ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 101 Malgré ce qu'elles ont d'incomplet, les remarques rapides qui précèdent feront suffisamment connaìtre, je l'espère, ma manière de voir par rapport aux doctrines Darwiniennes de descendance et de sélection, de meme que vis-à-vis du matérialisme. On se demanderà, selon toute probabilité, ce que les épanchements qui précèdent ont à faire avec des " Etudes Scorpiologiques „. J'avouerai sans peine que la connexion entre ces remarques et le sujet du présent travail n'est pas des plus intimes, du moins à première vue. Elle existe pourtant, car la question de " l'arbre généalogique „ des scorpions et des autres arachnides, conduit, pour aiusi dire, d'elle-mème à plus d'une réflexion sur la théorie sélectioniste de Darwin, laquelle presuppose à son tour le matéria- lisme, ce qui n'est peut-étre pas parfaitement clair pour tout le monde, mais que l'on comprendra facilement après un peu de réflexion. On a si souvent, au reste, pris, par exemple, les Mo- nères et les Eponges pour thème du matérialisme, que l'on peut bien une fois faire servir d'autres animaux — et pourquoi pas alors les scorpions — comme point de départ pour quelques remarques contre cette opinion. L'objet principal de ces lignes à été, dans tous les cas, d'ex- primer mon opinion dans une question qui émeut profondément la generation actuelle des naturalistes ; et j'ai considéré cette oc- casion comme tout aussi convenable qu'aucune autre à ma disposi- tion. Le temps n'est heureusement plus, — et nous le devons aussi principalement à Darwin, — où l'on considérait que les zoologi- stes et les botanistes n'avaient guère à s'occuper d'autre chose que de décrire et de classifier, et où le spécialiste surtout ne croyait avoir ni le droit, ni le motif de jeter ses regards au-delà des étroites limites de son petit domaine scientifique. On reconnaìt dé- sormais que de mème que chaque branche speciale d'une science ne parvient à sa vraie signification que du moment où on la com- prend dans sa connexion avec la science dans son entier, et cel- le-ci à son tour dans sa connexion avec les autres branches du sa- voir humain, de mème aussi aucun naturaliste ne doit étre indif- 102 T. THORELL, férent aux grandes questions naturelles et philosophiques agitées par ses contemporains : il doit connaìtre sa place dans le combat et ne pas hésiter à exprimer sa manière de voir, pourvu qu'il pos- sedè les connaissances nécessaires pour se former une opinion in- dépendante sur ces questions. Bogliasco (Ligiirie), le 15 Févr. 1876. Fam. ANDEOCTONOIDiE. SuBFAM. ANDROCTONINI. Gen. BUTHUS (Leach). B. VllIOSUS (Pet.) nigro-fuscus, palpis plerumque clarioribus, pedibus sub-testaceis ; cephalothorace costis carenti, crasse gra- nuloso; cauda fortissima, dense, fulvo-pilosa , a basi ad apicem sensim parum angustata, carinis omnibus fortibus et fortiter granulosis; palpis angustis, manibus l^vibus, bracbio angustio- ribus vel saltera non latioribus, digito manus mobili manu po- stica duplo longiore; dentibus pectinum 35 — 42. — Long, circa 128 V* millim. Syn.? 1800. Scorpio australis Herbst, Naturgesch. d. ungefliig. Ins., 4, p. 48, Tao. IV, fig. 1. 1862. Prionurus (Androctonus) villosus Pet., Eine neue Skorpio- nenart, etc, in Monatsber. d. K. Preuss. Akad. d. Wissensch. zu Berlin, 1862, p. 26. 1876. Buthus craturus Thoe., On the classification of Scorpions, 1. e, p. 7. Var. [3, dilutiis, paullo subtilius granulosus, corpore toto ci- nereo-flavescenti, cauda modo apice paullo infuscata, aculeo apice late nigro, palpis et prsesertim pedibus purius flavis; prse- terea ut in forma principali diximus, sed minor. Forma princip. — Cephalothorax in margine antico levissime rotundatus, mox pone oculos laterales levissime sinuatus, lateribua prseterea rectis, postice 104 T. THORELL, truncatus, angulis late rotundatis; minus convexus, paullo ante marginem posticum sulco transverso leviter bis procurvo praeditum, V3 latitudinis ce- phalothoracis posticìe longitudine fere £equanti, a quo sulco procurrit sul- cus medius profundus versus tubcrculum oculorum dorsualium, pone medium ramum trausversum sub-procurvum utrinque emittens ; imprcssionibus binis obliquis versus margincs instructus est cepbalothorax, posteriore earum valde profunda; in medio, circa tuberculum oculorum dorsualium, depressus est, hoc tuberculo latissimo, sub-piano, paullo longiore quam latiorc, auteriora versus angustato et antico late truncato, sulco latissimo medio vel impressione lon- gitudinali la3vi instructo, quse ut sulcus profuudior psene usque ad marginem anticum continuatur; costis carct et granulis crassis dense est sparsus, gra- nulis tamen minoribus utrinque ad tuberculum oculorum dorsualium et ante hoc tuberculum, quod psene Iìevc est. Oeuli dorsuales spatio disjuncti quod oculi diametrum 3 — 4: pio majus est. Oculi laterales principales tres a3que fere magni et sub-contingentes, in seriem rectam paullo supra marginem cepha- lothoracis dispositi et ab eo sulco profundo disjuncti; paullo pone posticum (tertium), et magis intus, oculus accessorius distinctus adest, principalibus oculis circiter duplo minor ; oculum accessorium alterum non certo detegere potui. Segmenta àbdominaìia dorsualia 1™ — 6™ sat subtiliter at dense granulosa, granulis ad marginem posticum crassioribus ; segm. 2™ — 6™ in medio leviter im- pressa et Ilio postico costa longitudinali humili, sub-leevi, posteriora versus angustata prcedita, qu^ antice in aream latiorem sub-lsevem transit, apud quam utrinque linea brevis obliqua Isevis conspicitur. Segm. 7", quod in medio antice tuberculum humillimum latum, antice laeve, postice granulosum habc'^, pone id in medio densissime et subtiliter granulosum est, preeterea sat crasse et minus dense granulosum ; utrinque costas duas angulatim foras ciu'vatas ostendit, quce serie granulorum j)ra3dit0e sunt ; margiues laterales segmenti cre- nulati. Venter Isevis, punctis paucis impressis, excepto segm, 5° (ultimo) quod magis intequale est, costis utrinque binis (esteriore longiore, foras curvata) parum cxpressis munitura, et magis versus margines sat subtiliter sed minus dense granulosum. Cauda longa et fortissima, dense fulvo-pilosa (praesertim dense in vesica), a basi versus apicem pauUulo tantum angustata, segmentis sensim paullo lon- gioribus, segm. anterioribus desuper visis in lateribus levissime rotundatis, 4" et 5" rectis. Segm. 1"* — 5"' supra late excavata et in medio sulcata; secundum medium, supra, aream granulorum densissimorum minutorum ostendunt segm. anteriora, hac arca in segm. 1° usque ad marginem segmenti posticum perti- nenti, in segm. scquentibus 2° — 4" sensim minore et angustiore, in segm. 4° parum perspicua, in segm. 5" nulla; segmenta preetcrea supra jnter carinas laevia. Segm. 1™ — 4"" carinis 10 fortibus et fortitcr granulosis praidita (carinis me- dii3 infcrioribus in segm. P interdum sub-lsevibus tamen), iuterstitiis in la- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 105 teribus et subter granulosis quoque, prEEsertim in segm. 3° et 4". Segni. 5", a latore visum, supra a3qualiter et fortiter, subter levius arcuatum est; subter carinas tres habet, quarum exteriores duae serie granulorum fortium vel potius dentium obtusorum insti i ctse sunt (bis dentibus versus apicem segmenti majo- ribus, magis compressis et obtusis), carina vero media, ut interstitia inter ca- rinas, crasse et minus sequaliter granulosa; in margine superiore sive carina dorsuali seriem granulorum ostendit hoc segmentum, et paullo magis intus in carinam vel costam brevem longitudinalem elevatum est, quse serie dentium acutorum circiter 4 est armata. Etiam in segm. 4° series brevis dentium pau- corum paullo intra carinam dorsualem adest. Latera segm. 5' minus dense et crasse granulosa. Vesica latitudine apicem segm. 5^ Eequans, supra cordiformis fere et sub-piana, basi utrinque procursu brevi obtuso sub-aurito munita, qui seriem granulorum paucorum magnorum obtusorum extus ostendit ; subter sulcos duos longitudinales Iseves parum expressos, et in lateribils, supra, sulcum ejusmodi sat latum et profundum habet; subter fere globosa est, granulis magnis, in lateribus minoribus, sparsa. MandibulcB breves, apice granulosae. Palpi breves et graciles, testaceo-pilosi ; humenis postico leviter arcuatus, antico rectus, apice paullo latior quam basi, latore superiore sub-piano, gra- nulis minutis sat dense sparso, a latore postico serie granuloram minus acquali diviso ; latus ejus anticum eeque fere latum ac latus superius, sub-rectangulum, dentibus obtusis fortibus fere in duas series digestis instructum et inter eos granulis minoribus obsitum, et supra et subter serie densa et sequali dentium obtusorum limitatum. Braehium teretiusculum, latere antico tamen ab apice versus basin sensim paullo incrassato-dilatato, sat dense granuloso et versus basin in mediò dentibus paucis non magnis armato, tum, ad ipsam basin, rur- 8U3 subito angustato; latus posticum costam bumilem longitudinalem fere Ise- vem ostendit, latus superius parco granulosum est, costis carens. Manus parva, bracino angustior vel saltem non latior, seque crassa atque lata ad digitos, intus leviter arcuata, extus fere recta; impresso-punctata, costis et granulis carens. Digiti parum curvati, teretes, dense impresso-punctati, costa siugula longitudinali tenui Isevi; acie leviter et sequaliter cuivata (non basi sinuato- lobata vel emarginata), ordinibus denticulorum secundum medium aciei bre- vissimis, 12 — 14. Sternum triangulum, latius quam longius ; laminai genitaUs sub-triangulse, apice rotundatse, in latere esteriore leviter emarginatse. Pectines dense punctati et pilosi; lamella intermedia prima postico dilatata, duplo latior quam lamella proxime sequens, angulato-rotundata ; dentes pec- tinum 35-42. Pedes sat longe et dense pilosi, granulis parvis plus minus dense sparsi, bis granulis ad marginem superiorem et inferiorem femorum saltem anteriorum seriem distinctam formantibus ; margines ipsi superior et inferior femorum granulosi quoque. 106 T. THORELL, Color corporis piceus, palpis plerumque paullo clarioribus, pedibus pallide fusco-testaceis, laminis genitalibus et pectinibus sordide testaceis. Blensurce. — Longitudo corporis (totius animalis) 128 ^/o millim. ; long, cepbalotlioracis 15 ^j^ , latitudo cjus maxima 18, lat. frontis 9, lat. ceplialoth. ad oculos laterales 3" paris 10 ^/^ millim. ; distantia oculorum dorsualiura a margine cephaloth. antico 7, a margine postico 7 ^/^ millim. — Cauda 78 ^/j millim. longa : segm. ejus I (1') longitudo 10 ^j^ , latitudo 10 ^'^ , altitudo 8 ^j^ millim.; segm. H long. 11 V2; lat. 10; HI long. 12, lat. 9 ^j^; fv long. 12 V2, lat. 9 Va', V long. 14 ^j^, lat. 8 *j^, alt. 8; VI long. 16 (vesica 9 1/4» acu- leus 7 ^/J, lat. 8 ^'2, alt. 7 ^j^. — Palpi 49 millim. longi: humeri long. 11%, lat. 4^/2; bracMi long. 11 %, lat. 5'^j^; manus cum digitis 21 '^j^ millim. longa ; manus long. 9 ^/j , lat. ejus maxima 5 + (i. e. paullo plus 5), minima 4 1/2 millim. ; manua posticae long. 7 ; digitus mobilis 14 ^'2 , immo- bilis 12 millim. longus. — Pedes I (1' paris) 28 ^2» n 36 '/sj ^ 45, IV 51 ^/^ millim. longi, — Pectines 15 ^/^ millim. longi, 8 ^j^ millim. lati ad ba- sin, dentes eorum circiter 1 ^j^ millim. longi. Patì'ia: Africa. Exempla nonnulla in spiritu vini condita vidi, alia in Caffraria a Gel. J. A. Wahlberg annis 1840-1845 col- lecta et in Museo Holmiensi deposita, alia a Gel. G. J. Andersson in Africa meridionali capta et ex Museo Gothoburgensi ad me missa. Specimen quod descripsit Gel. Peters in agro Herero Africse occidentalis inventum est. — Varietatis ^ exemplum sin- gulum, cujuB patria est ignota, in Mus. Holm. asservatur. Transitum format hic JButJms ad gen. Androctomim (Hempr. et Ehr.), Thor.; differt ab Androcfonis eo prsesertim, quod ipsi margines superiores segmenti caudalis 5' carinam compressam non formant. Verisimiliter eadem est lia3C species atque Scorpio australis Herbst, loc. cit., ad quem S. australis Linn. ' a Herbst relatus est, sed vix jure. In descriptione S. australis Linn^i hscc tantum verba in nostram speciem cadunt: " manibus Isevibus, „ et " ha- bitat in Africa „ ; dentes pectinum in specie Linn^i 32 esse di- cuntur, in nostra vero specie plures sunt, saltem in exemplis sat multis a nobis lustratis. Ut jam diximus ^, S. austraUm Linn. 1 Syst. Nat., Ed. 10, I, p. «25. ' On tho Classification of Scorpions, 1. e, p. 7. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 107 ad Androcfomim funestimi Hempr. et Ehr. \ cujus specie! exem- plum veterrimum in Museo Holmiensi sub nomine " Scorp. austra- lis LiNN. „ asservatur, referendum censemus. — Num eadem est species B. villosus noster atque Androctonus Iros C. L. Koch ', qui (ut prseterea S. australis Herbst) 32 tantum dentes in pec- tinibus habere dicitur, aliisque rebus quoque a B. villoso differre videtur? B. Doris N. luteo-testaceus, cephalothoracis carinis latera- libus posticis evidentissimis, longis et sinuatis, segmentis abdo- minalibus costis trinis, lateralibus antice divaricantibus, munitis, caudse carinis superioribus granulosis vel crenulatis; segmentis caudge 2° et 3° parìbus trinis tuberculorum magnorum subter munitis, 3"* prseterea et 4° serie transversa tuberculorum ejus- modi 4 ad basin subter ; segmento caudsB 5° plus duplo lon- giore quam latiore, carinis inferioribus lateralibus versus apicem tuberculato-lobatis; vesica ad basin subter panilo granulosa, prse- terea Isevi ; manibus brachio latioribus, digito manus mobili manu postica duplo longiore; dentibus pectinum circa 20 — 22. — Long, circiter 74 millim. Cephaìothorax antice truncatus, angulis leviter rotundatis, postice levissime ter sinuato-emarginatus, angulis posticis rotundatis et retro sub-productis, ca- rinis ordinariis granulosis optime expressis, inter carinas subtiliter rugulosus et ìàc illic granulis sparsus ; prope marginem anticum seriem densam et rectam granulorum habet; carinse medise anticae duse, non parum pone oculos ini- tium capientes, primum leviter incurvse sunt, tum, ante oculos, foras et de- nique rursus intus curvatae, spatio interjecto (interoculari) excavato usque ad marginem anticum pertinenti, plus duplo longiore quam latiore, in medio constricto, parte anteriore breviter ovata panilo longiore et latiore quam parte posteriore ea quoque breviter ovata ; in lateribus ante oculos dorsuales utrin- que granulis nonnuUis sparsus est cepbalothorax. Postice ad marginem ejus series transversa granulorum adest paene dimidium latitudinis maximse ce- phalathoracis occupans, quae series, leviter sinuata vel bis sub-procurva, oum • Vorlaufige Uebersìclit der in Nord-Africa und West-Asìen eìnheimischen Scor- pione, etc, in Verhandl. d. Gesellsch. d. Naturforsch. Freunde in Berlin^ I, 6, p. 356; Ehbenbebg, Symb, Phys., p. 7, Tab. II, fig, 5 e — 5 f. » Die Arachn., V, p. 93, Tab. CLXIX, fig. 407. 108 T. THORELL, carinis lateralibus ordinariis juncta est. Carinoe lateralcs magia extus, ad. itiarginem posticuni ccphalothoracis, initium capiunt, primum intus et paullo anteriora versus directaj et leviter sinuata?, tum anteriora versus directse (lue igitur parallelse), tum (in medio inter marginem posticum et oculos dorsua- les) foras et anteriora versus, denique rursus anteriora versus ductse; area quam postice includunt (antequam foras diriguntur) postice plus duplo, antica psene duplo latior est quam longior. Mox pone arcani illam excavatam intra- ocularem carince duae breves sub-incurvce postice paullulo divaricantes con- spiciuntur, quse aream parvam dimidio latiorem quam lougiorem definiunt: inter apicem eorum posticum et carinas laterales ordinarias granula ])auca adsunt. Oculi dorsuales spatio disjuncti quod eorum diametro psene duplo majus est ; oculi laterales 3 principales sub-i3equales, spatiis minutis sejunctij oculus accessorius parvus apud posticum, imullo magis intus, adcst; supra se- riem oculorum lateralium series granulorum paucorum rotundatorum adest. Segmenta àbdaminis dorsualia 1™ — 6"» subtiliter rugulosa suut, in mar- gine postico serie granulorum et versus medium costis tribus longitudinalibus prcedita, quarum laterales anteriora versus divaricant et apice antico, prse- sertim in segmentis anterioribus, foras sunt curvatoe, omnes fase costse serie densa granulorum munitte ; praeterea utrinque, magis postice, in jugum latum humillimum elevata sunt segmenta 1""— 6'", et in his jugis granulis sparsa, exceptis segmentis 1° et 2", ubi loco jugorum carina brevis granulosa utrin- que adest, quse a margine postico intus et paullo anterioi'a versus ducta cum apice antico carinse lateralis longitudinalis conjuncta est. Segm. 7°* 5 costas fortes et dense granulosas habet, mediam postice abbreviatam, laterales foras curvatas, prsesertim interiorem. Segmenta ventralia Isevia, nitida ; 1"" — 4"" utrin- que costa Isevi bumillima ad longitudinem, et punctis imprcssis, saltem binia prope centrum, munita; segm. 4"" vestigia costarum duarum sccundum me- dium ostendit, segm. 5™ costas 4 crenulatas habet, exteriores apice abbre- viatas. Cauda longa, sat fortis, segmentis desuperne visis in lateribus leviter (segm» 1° fortius) rotundatis. Segm. 1™ — 4"*, secundum medium leviter cxcavato- sulcata, carinas 8 ordinarias bene cxpressas habent, et pra3terea carinam la- teralem mediam in segm. 1° — 3°, in 1° perfectam, in duobus sequentibus ab- breviatam. Carinag dorsuales grauulosse, in segm. tamcn 4°, ubi minus sunt expressse, obsoletius quam in reliquia granulosce. Carinte laterales superiores in omnibus his segmentis granulosa?, laterales inforiores in segm. 1° et 2'*crenula- taj, in sequentibus potius granulosoe dicendae. Carinoe inferiores medijB in segm. 1" crenulatai, in sequentibus granulosae; prsetereatuberculisaltis, quorum plera- que per paria carinis mediis inferioribus sunt imposita, subter armata sunt segm, 2°» — 4"": duo tubercula humiliora ad basin et tria paria tuberculorum ma- jorum paullo longius pone ea ostendit segra. 2™, quattuor in seriem procurvam ordinata ad ipsam basin et tum tria paria habet segm. 3"" (pari primo in his ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 109 duobus segmentis pauUo ante medium segmenti sito, pari tertio in apice se- menti) ; segm. 4" modo 4 tubercula, in lineam transversam ordinata, in mar- gine basali sita ostendit. Insterstitia inter carinas in lateribus et subter sub- tiliter coriacea et granulis insequalibus sparsa. — Segm. 5™ in lateribus pa- rum rotundatum, apice feque latum ac basi, a latere visum supra leviter, sub- ter parum arcuatum ; supra transversim leviter convexum, secundum maxi- mam partem longitudinis sulco sat lato sed non profundo munitum, versus latera parum granulosum, nitidum, in ipso margine laterali superiore serie granulorum parvorum instructum; latera ejus granulis nonnullis insequalibus sparsa sunt, subter carinas tres crasse granulosas habet, quarum laterales in- ter medium et apicem in 2 vel 3 tubercula vel dentes ma^uos apice rotunda- tos elevatse sunt; ipse apex segmenti in lobos rotundatos circiter 5 (vel 7) di- latatus est, quorum laterales superiores reliquis majores sunt, inferiores tres breves, apice emarginati. Insterstitia inter carinas subter in hoc segmento granulis et tuberculis insequalibus sparsa, quorum maxima duas series longi- tudinales apice abbreviatas formant. Vesica brevis, crassa, a latere visa sub- hemispliserica, supra panilo convexa et ad basin leviter impressa, in lateribus ad basin profunde impressa; fere Isevis, subter versus basin tamen granulis humilibus panilo insequalis; aculeus longus et fortis (in exemplis a me visis summus apex abruptus est). Paìporuni Immerus 4 series denticulorum in marginibus habet; in latere superiore plano vel potius levissime concavo granulis minutis insequalibus sparsus est; latus ejus anticum secundum longitudinem in costam obtusam elevatum et in hac costa granulis nonnullis majoribus sparsum. Brachium po- stico et supra teretiusculum, nitidum ; latus ejus anticum subter ab apice ver- sus basin sensim panilo elevato-incrassatum est et hic secundum longitudinem costas duas, versus basin internodii panilo appropiuquantes et serie denticulo- rum sat magnorum munitas habet; in marginibus superiore et inferiore hoc latus serie denticulorum vel potius granulorum limitatum est. Supra secun- dum medium vestigia costse sub-granulosse ostendit brachium; magis postica vestigia costarum duarum leevium certo saltem situ visibiles sunt. Manus subovata, brevis, intus fortiter, extus parum arcuata, ad longitudinem le- viter convexa, Isevis fere, punctis modo nonnullis impressis piliferis sparsa. Digiti longi, acie recta, ordinibus denticulorum secundum medium ejus cir- citer 13. Pectinum dentes 20 — 22; lamella intermedia prima angusta, non deorsum fortiter dilatata. Pedes femora in margine inferiore serrulata, in superiore dentieulata vel crenulata habent, et prseterea Hneis duabus elevatis denticulatis munita sunt; tibise quoque subter et in margine inferiore plus minus dense et fortiter den- ticulatae, vestigiis lineae vel linearum duarum elevatarum. Color luteo-testaceus, dorso abdominis satm'atiore, mstcula circum ooulos 110 T. THORELL, dorsuales nigricanti ; vcsioa pallido testacea, linea singula in lateribus duabua- que subter fuscis, aculeo apice lato fusco. Mensuree. — Long. corp. 74; long, ccphaloth. 9, lat. 10; lat. front. 5 '/j; dist. oc. dors. a marg. ant. 3 ^2» ^ marg. post. 5. Cauda 44: segm. I long. 6% lat. 5 7,; n long. 6, lat. 5 + ; ni )g. G^^, lat. 4%; IV Ig. 7 V^, lat. 41/2; V Ig. 8»/,, lat. 4, VI Ig. saltem 8 V, (ves. 5 Vs , acuì. 4?), lat. 4, alt. 3 Va- Palpi 33: bum. Ig. 7 '/g, lat. 2 1/2; brach. Ig. 8 '/s, lat. 3 V5; man. e. dig. 15 ^,'4; man. Ig. 6 ^2» lat. max. 4, min. 3 ^j^, alt. 3; man. post. 51/3; dig. mob. 11, immob. 91/2- Ped. I 18, H 22, m 271/2, IV 30. Poeti- num lat era 7, 5 ^/g, 2; dentea eorum circa ^j^ millim. longi. Patria: Persia. Duo exempla vidi, in spirita vini condita, quse ad Teheran invenit et ex Museo Civico Genuensi benigne mecum communicavit Illustr. March, Jac. Doria. — Armatura singulari in latere inferiore caudse hsec species sine dubio ab omnibus aliis huc usque cognitis facile distingui poterit. B. brevimanuS n. fusco-testaceus, palpis pedibusque sordido testaceis; cephalothorace costis carenti, sat subtiliter et a3qua- liter granuloso; abdomine subtiliter granuloso quoque; cauda versus apicem sensim panilo angustata, segmento 4*^ carinis in lateribus et infra carenti; segmento 5° psene duplo longiore quam latiore, carinis lateralibus inferioribus primum granulosis, tum, versus apicem segmenti, sub-lobatis; palpis brevibus, gracilibus, manibus laevibus, brachi© parum latioribus, digito mobili manu postica circiter dimidio longiore, ordinibus denticulorum secun- dum mediam aciem ejus 7 — 8; deutibus pectinum circa 24 ($) vel 30 (d*). — Long. $ circa 50, d^ circa 42 millim, Var. (?) P, segnis, manibus brachio non parum latioribus, in- flatis, ordinibus denticulorum secundum mediam aciem digitorum 9 — 11, dentibusque pectinum 36 (cauda ignota); prceterea ut in forma principali est dictum, — Long, trunci 27 millim. Forma princq). — Cephalothorax antico levissime rotundatus, postico trun- catus, granulis minutis dense et sequalitcr obsitus, impressionibus omnibus pa- rum profundis, costis carens; ad marginem posticum adcst sulcus transver- sus ordinarius bis procurvns, a quo exit sulcus ad tuberculum oculorum dor- sualium, utrinque ramos binos transversos leves et breves emittens; hoc tu- berculum sulco medio lato et profundo in arcus duos supraciliarcs Iseves di- visum est, qui ut sulcus etiam latior psene usque ad marginem auticum conti- ÉTUDÈS SCORPIOLOGIQUES. Ili nuatur. Spatium Inter oeulos dorsuales eorum diametro circiter dimidio ma- jus. Oculi laterales principales parvi, aequales fere et sub-contingentes, in serienj rectam dispositi; oculi laterales accessorii bini distincti, etsi minutissimi. Segni, àbdominalia dorsualia, in dimidia parte postica dense et subtiliter gra- nulosa, antice omnium subtilissime rugolosa sunt; aream mediam oblongam a limbo antico ad marginem posticum pertinentem ostendunt, quae subtilissime granulosa est et in medio in costam longitudinalem distinctissimam posteriora versus angustatam elevata. Segm. 7™, prseter elevationem mediam antice, co- stas duas leves granulosas (exteriorem longiorem, foras curvatam) postica u- trinque habet; praeterea, ut segmenta priora, in medio subtilissime, in late- ribus panilo minus dense et pauUo crassius granulosum est. Venter nitidus, laevis; segmentura ejus ultimum vestigia costarum tenuium duarum laeviura utrinque ostendit et ad margines laterales postico pauUo granulosum est. Gauda mediocris, a basi versus apicem sensim panilo angustata. Segmenta ejus 1™ — 4"" inter carinas granulosa, supra ad longitudinem sat late sulcata et secundum medium omnium densissime et subtilissime granulosa, carinis superioribus in segm. 1° — 3° debiUbus, sat subtiUter granulosis, carina media laterali tenui granulosa in segm. 1° et 2° et (ad partem) 3° manifesta quoqvie, carinis inferioribus in bis segmentis distinctis et granulosis (in segm. 1° ta» men minus expressis magisque laevibus), lateralibus earum posteriora versus appropinquantibus ; segm. 4™ forma est segm. 3", sed sequaliter et sat dense granulosum, et caret omnino carinis lateralibus et inferioribus. Segm. 5", a latere visum supra fortius, infra leviter modo arcuatum, in lateribus et supra sat dense granulosum est; supra ad basin sulcum habet ad medium segmenti pertinentem et tum in foveam levem vel impressionem magnam dilatatam; in margine superiore rotundato granulosum est, granulis vix seriem forman- tibus ; carina ejus inferior media non distincta, serie parum sequali granulo- rum indicata, carinse inferiores laterales parum expressae, serie granulorum munitse, quse versus apicem segmenti majora, compressa et obtusiora evadunt, lobos tres gradatim majores formantia; ipse apex segmenti utrinque in lo- bum ejusmodi etiam majorem retro productus est. Vesica ad basin utrinque dentem fortem crassum vel angulum acuminatum format; a latere inferiore visa ovata est, granulis sat magnis sparsa. Palpi breves, graciles; humerus antice rectus, pOstice parum arcuatus, supra subtilissime granulosus, ordinibus 4 ordinariis granulorum in marginibus, or- dine superiore posteriore e granulis minoribus et minus sequaliter ordinatis composita; latus anticum granulis nonnuUis majoribus aliisque parvis sparsum. Brachium supra subtiliter granulosum, sed costis vel ordinibus granulorum ibi carens, teretiusculum, in latere antico sensim ab apice basin versus in- crassatum et sub-angulato-elevatum et granulis dentibusque paucis munitum, dente uno, in ipso angulo sito, sat magno , obliquo. Manus parva , brevis, intua leviter, extus vix arcuata, laevis, nec costata nec granulosa. Digiti 112 T. THORELL, sat crassi et breves, parum curvati, orclinibus denticulorum secundum mediam aciem 7 — 8. Pectinum lamella intermedia prima lata, deorsum rotundato-dilatata ; dentes pectinum 24. Pedes longi, graciles, siibtiliter granulosi, granulia hic illic in series longi- tudinales singulam vel binas ordinatis. Color. Corpus supra sordide fusco-testaceum, subter pallidius, cum palpis et pedibus sordide testaceum : tuberculum oculorum et oculi nigra ; aculeus fuscus. Specimen jam descriptum verisimiliter f emina est. 3Iarem ejus exemplum duco, quod vix differt nisi cauda longiore et segmentis abdominalibus etiam antico evidenter, etsi subtilissime , granulosis (magis tamen subtiliter quam postico). Hoc exemplum longe et dense pilosum est; segmentum caudss l™ pauUo longius est quam latius, segm. 5"" vix longius quam segm. 4™; dentes pectinum 29 — 30. Cum femina supra descripta asservatur exemplum mutilatum (cauda carens), quod fortasse varietas (/3, segnis) ejus est, quamquam majus et aliis quoque notis panilo aberrans. Ceplialotìwrax eodem modo formatum et granulosum est ut supra scripsimus ; segmenta dorsualia ahdominis postice subtiliter, an- tico subtilissime granulosa, costa media minus evidenti, Maniis crassior multo est quam brachium, intus fortiter arcuata et inflata, extus leviter arcuata; di^riii panilo longiores sunt, ordinibus denticulorum 9 — 11 secundum mediam aciem. Dentes pectinum 36. An propria species ? Mensurce. — J. Lg. corp. 50 millim.; Ig. cephaloth. 5 */4 , iat. ej. 6, lat. frontis 3 -[-; dist. oc. dors. a marg. ant. 2^/4, a marg. post. 2^*2 millim. Cauda 27 1/4: segm. I lg. 3 1/2, lat. 3 1/2, alt. 3; H lg. 4, lat. 3 1/4; UI lg. 4, lat. 3 +; IV lg. 4 ^U, lat. 3 +; V lg. 5 V3, lat. 3, alt. 2 1/,: — (i. e. panilo minus quam 2 ^/j); VI lg. 5 (ves. 3, acuì. 2^/4), lat, 2^/2, alt. 2 '/4. Palpi 16: bum. lg. 4, lat. 1^2? brach. lg. 4^/2» lat. 1^/4; man. e. dig. 7; man, lg. 3^/2, lat, max, 2, min, 1 ^Z^,, man, post, lg, 2^/^; dig, mob. 4 ^/j, immob,3 Va millim, Pedes I 10 V2, H 13, HI 17, IV 20 millim. Pectines lg. 5 ^/g , lat. 1 ^2 5 dentes eorum. circa ^/g millim. longi. o", Lg. corp. 42, lg. cepbalotb. 5 millim. ; cauda 28 ^j^ : segm. I lg. 4 -j- > lat. 31/2; V lg. 5 3/^, lat. 3 +. Far. jS, segnis. Lg. tranci 27, lg. cepbalotb. 9, lat. ej. 10 ''/4, lat. front. 6; dist. oc. dors. a marg. ant. 4, a marg. post, 4 ^2 • Cauda ? — Palpi 29 : bum, lg, 6 3/^, lat, 3 1/4; brach, lg. 7, lat. 3 +; man. e. dig. 13, man. lg. 62/3, lat. max. 4, min. 3 V3 > alt. 3 ^2? man. post. lg. 5 ^2 ; dig. mob. 8, immob. 6 ^2 millim. Ped. I 18, II 24, HI 30, IV 34 V2 • Pectines lg. 10 1/4 , lat. 2 ; den- tes 1 + millim. longi. Patria: Africa meridionalis, Feminam forniEe principalis supra descriptam et exemplum siugulum Var. P, a Gel. C. J. Andersson ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 113 inventa, ex Miis. Gothob. obtinui ; mas formse principalis in Mus. Holm. asservatiir, a Gel. J. A. Wahlberg in Cafiraria captus. Omnia tria exempla in spirita vini condita. B. HfidenboPgii n. nìgro-fuscus, digitis et apice pedum palli- dis; ceplialothorace crasse granuloso, costis duabus longitudinali- bus parallelis postice ; cauda mediocri, versus apicem sensim panilo angustata, segmentis 1" — 4° et supra et subter evidenter carinatis, carinis denticulatis, granulosis vel crenulatis, segmento 5° duplo longiore quam latiore, in margine superiore granulato, carinis inferioribus lateralibus serie densa dentium minorum obtusorum munita, vesica subter crasse granulosa; digito manus mobili manu postica duplo longiore; deutibus pectinum circa 23 — 24. -— Long, saltem 56 millim. CepTialothorax antice tota latitudine levissime emarginatus, postice trunca- tiis, in lateribus ad angulos posticos sub-rotundatus, lateribus tum fere rectis, denique pone oculos laterales sinuato-emarginatus et fortius angustatus, limbo subtiliter granuloso ; supra granulis crassis sat dense sparsus, qu^ in lateri- bus in series elevatas minus sequales ordinata sunt; ad marginem posticum adest sulcus transversus ordinarius, ^/j latitudinis cephalothoracis longitudine fequans, cujus a medio sulcus profundus ad tuberculum oculorum dorsualium ductus est, hoc sulco utrinque ramos duos transversos emittenti ; ab extre- mitatibus sulci medii transversi postici cost« duas parallelse anteriora versus sese extendunt, serie granulorum munitse ; tuberculum oculorum dorsualium sulco lato divisum, lateribus hujus sulci in medio If^vibus^ postice et antice granulosis, antice in costas duas granulosas primum divaricantes, tum rursus pauUo appro^Dinquantes productis, interstitio inter has costas oblongo, sub-ovato, sub-excavato, parum granuloso. Oculi dorsuales spatio diametro sua duplo circiter majore disjuncti; oculi 3 laterales principales sequales et spatiis minutis tan- tum et sequalibus inter se remoti, sulco sat profimdo a margine cephalothora- cis sejuncti; oculos accessorios non certo a tuberculis pone et supra oculos la- terales principales dignoscere possum. Segmenta abdominaìia dorsnaUa 1™ — 6"" in medio costam longitudinalem granulosam habent, antice ramulum parvum oblique foras et retro directum utrinque emittentem; postice costam obliquam fortiter foras curvatam granu- losam utrinque ostendunt quoque, bis costis non usque ad limbum anticum seg- menti pertinentibus ; pone eas crasse et sat dense granulosa sunt segmenta, praeterea minus dense et crasse. Segm. 7"", in marginibus lateralibus et postico dense granulosum, antice costam latam abbreviatam sub-granulosam habet, et utrinque costas binas, quarum interior fortiter foras curvata est, apice an- Vol. XIX. 8 114 T. THORELL, tico preno ad apicem costoo oxterioris leviter modo sinuatee pertinenti ; spa- tiura inter costas miuus dense et minus fortiter granulosum quam sunt ipsae co- st£e. Venter Itevis, segmento ultimo excepto, quod 4 costas sub-granulosas habet, medias parallelas, antico abbreviata?, latcrales breviores, et antico et postice abbreviatas ; prteterea lue illic granulis paucis minoribus sparsum est hoc segmentum, pra^sertim ad ipsum marginem eum quoque granulosum. Cauda mediocris, versus apicem sensim panilo angustata, segm. 5° fere du- plo longiore qiiam latiore basi, versus apicem pauUo angustiorc. Segmenta T" — 4™ supra sat late excavato-sulcata, ordine longitudinali granulorum inter cariuas dorsualcs utrinque (bis ordinibus in segmeutis 1° et 4" praisertim con- spicuis), in lateribus et infra inter carinas sparsim granulosa; carinse omnes octo sat forfccs, dorsuales denticulatte (dentibus obtusis), lateralcs superiores granulosse potius dicendas, inferiorcs crenulata^ ; scgm. 1'" — 3™ praeterea ca- rina laterali media granulosa prasdita, in segm. saltem 3° antico abbreviata. Segm. 5"^, a latere visum, supra et subter sat leviter arcuatum et versus api- cem magis angustatum; supra ad basin sulco medio prìsditum, qui mox in imprcssionem magnam oblongam dilatatur fere usque ad a^ncem posticum segmenti pertinentem; ad margines supi'a granulis sparsum est; latera serie granulorum supra limitantur et prseterea granuUs sparsa sunt. Subter carinas tres ostendit hoc segmentum, laterales serie densa granulorum fero tequalium vel potius dentium obtusorum munitas, mediam minus distiuctam et minus Eequaliter granulosam ; interstitia inter carinas granulis sat magnis sparsa, quye versus basin segmenti utrinque pasne in scriem longitudinalem ordinata sunt. Vesica inverse ovata fere, subter et in lateribus granulis magnis sub-seriatis munita, sulcis mediis ordinariis parum expressis, lateralibus latis sed non pro- fundis; ad basin, supra, utrinque tuberculum minus ostendit. 3Iamlihulce Iteves, apice tantum iuaequales; digitus mobilis furcam format apicibus seque fere magnis; in margine superiore dentibus 4 compressis sub- triangulis, duobus basalibus minoribus, instructus est-, in margine inferiore dentibus binis longis; digitus immobilis apicem singulum habet et in mar- gine superiore dentes binos compressos, basalem apice bifidum, alterum sub- triangulum (ita in omnibus Androctonoidis a me visis) ; margo inferior digiti immobilis dentes duos sat longos ostendit, ut in reliquis Androctoninis. Palpi sat graciles, longitudine trunci. Jlumenis et postico et antico prene rectus, vix arcuatus, latere superiore ordinibus duabus parallelis grauulurum definito, opaco, subtilissime tantum et insequaliter granuloso, pasne lasvi ; latus anticum, transverso convexum sive teretiusculum, infra quoque serie granulo- rum definitur et series duas longitudinales granulorum majoruin habet. Era- ciùam panilo longius et ci'assius quam humerus, ab apice versus basin sensim pauUo dilatatum, in latore anteriore granulosum, granulis majoribus series duas longitudinales formantibus, granulo primo (basali) horum ordinum majore, den- tiforini; latus superius duas series longitudinales granulorum parvorum habet, ÉTUDES SC0RPI0L06IQUES. 115 quarum esterior in medio angiilatim intus curvata est, interior magis recta ; costee duse levissimee longitudinales Iseves in latere postico adsunt quoque. Ma- nus parva, latitudine fere bracliii, intus arcuata, extus fei-e recta, fere Isevis, non costata, tantum in latere interiore subtiliter granulosa. Digiti longi, gra- ciles, teretes, costa expressa nulla; ordinibus denticulorum secundum medium aciei 12—13. Sternum triangulum, parum longius quam latius; lamince genitaìes apice rotundatse. Pectines angusti ; lamella intermedia prima parva et angusta, non deorsum dilatata; dentes pectinum 23 — 24. Pedes graciles, femoribus et, in pedibus saltem posterioribus, tibiis et tarso- rum articulo 1° costis binis granulosis vel ordinibus binis granulorum longi- tudinalibus munitis, femoribus et tibiis praeterea in margine superiore et in- feriore granulosis vel crenulatis. Color nigro-piceus, subter pallidior, sub-cinereo-variatus ; manus reliquo corpore panilo dilutiores, digiti, ut apices pedum, testacei. Cauda supra quo- que panilo pallidior; aculeus sub-ferrugineus. Mensurce. — Lg. corp. 56 ; Ig. cepbalotb. 6, lat. ejus 7, lat. frontis 3 ^/g ; dist. oc. dors. a marg. ant. 2 -["5 9' niarg. post. 3 ^/j -(— Cauda 32 : segm. ejus I lg. 4, lat. 4 V4, alt. 3 'j,; II lg. 4 1/4, lat. 4; III lg. 4 1/,, lat. 3 ^j, ; I^ lg- 5, lat. 3 '/j ; V lg. 6 ^/^ , lat. 3 ^/.^ , alt. 3 1/, — (i. e. panilo minus quam 3 ^/g millim.) ; VI lg. 6 ^/^ (ves. 4, acuì. 3), lat. 3, alt. 3 millim. Palpi 24 ^j.^ : Imm. lg. 5 1/2, lat. 2; bracii. lg. 6 Va, lat. 2 ^!^; man. e. dig. 11 1/2; man. lg. 4 ^/^ , lat. max. 2 ^/g, lat. min. 2, man. post. lg. 4; dig. mob. 8, immob. 7 — . Ped. I 12 2/4, n 13 1/2, IH 18, IV 21 millim. Pectines lg. 5 ^j^, lat. 1; dentes circa 1 millim. longi. Patria : Syria. Exemplum ibi a Gel. D.""^ J. Hedenborq captum, in spiritu vini asservatum possidet Mus. Holm. (quod supra de- scripsi), ut et alterum paullo majus (long, cephaloth. 7 V2 millim.) siccatum, id quoque ex Syria. B. Judaico SiM. ^ h^ec species valde affinis videtur : in eo au- tem carinse caudse inferiores Iseves dicimtur et segmentum caudce 5" Ys tantum longius quam latius , quibus notis nonnullisque aliis B. Judaicus a nostra specie differre videtur. B. COnsperSUS n. olivaceo-testaceus, nigro-maculatus, abdomi- ne supra ordinibus 5 longitudinalibas macularum nigrarum ornato, mediis tribus prsesertim conspicuis; cepbalotborace postico costis * Arachnides de Syrie, rapportés par M. Oh. Piochard de la Brulerie (Scorpions et Galéodes), in Ann. de la Soc. Ent. de Trance, 5^ Sér., II, 1S72, pp. 247, 252. 116 T. THORELL, duabus anteriora versus appropinquantibus munito ; segmentis abdominalibus trinis costis sub-parallelis instructis ; cauda basi apiceque paullo crassiore, carinis omnibus ordinariis bene expres- sis et granulosis, carinis dorsualibus apice dente majorc pra^ditis, vesica subter granulosa, aculeo brevissimo; palpis longis et gra- cilibus, digitis manu postica duplo saltem longioribus ; dentibus pectinum circa 14. — Long, circa 39 millim. Cephalothorax antice non evidenter eraarginatus, scd potius ad rcctam li- neam truncatu'^, postice truncatus ; granulis parvis infeqnalibus dcnsis scaber, postico sulco transverso ordinario et sulco ab eo ad tubcrculura oculorum dorsualium procurrenti munito, hoc tuberculo scabro, sulco lato et forti in duos arcus supraciliares granulosos diviso, qui anteriora versus ut costai granulosae paene ad marginem anticum continuantur, ita curvati ut arcani sub-excava- tam, anguste ovatam fere, minus crasse granulosam circumdent; a margine postico costai du£e insequales fortes granulosfe usque ad medium cepbalotho- racis productse sunt, anteriora versus evidenter appropiaquantes ; spatium quo postice sunt disjunctfe ^/g latitudinis maxima cephalothoracis non a^quat. Oculi dorsuales inter se spatio distant quod oculi diametro duplo saltem majus est. Oculi laterales principales, in seriem rectam disposili, sub-tequales et contin- gentes psene; oculi accessorii bini minuti distincti. Segmenta àbdominalia dorsualìa 1'" — 6'" granulis parvis sat dcnsis scabra, granulis in ipso margine liic illic majoril)us et magis prominentibus; in medio trinas carinas fortes, sub-parallelas (latei'ales posteriora versus paullulo tantum appropinquantes), paullo granulosas ostendunt, quarum apex posterior utdens retro directus promine t. Segm. 7™ carinam mediam abbreviatam antice habet, et in lateribus utrinque carinas vel costas binas obliquas longas granulosas, intcriorem fortius quam exteriorem foras curvatam ; inter carinas granuloso- rugosum est, ut rcliqua segmenta dorsualia. Venter fere Isevis: segm. 4'" et 5™ tamen costis 4 longitudinalibus sub-granulosis (in segm. 4° antice abbre- viatis) instructa sunt, segm. 2" et 3"" postico duas ejusmodi costas brevis- simas, singulam ad utrumque latus, ostendunt. Cauda mediocris, basi et apice paullo crassior quam in medio, inter cari- nas in lateribus et subter sat subtilitcr granulosa. Segmenta 1'"— 4'" supra ad longitudinem excavato-sulcata et paullo crassius granulosa, carinis ordinariis 8 bene expressis et omnia prteterea carina media laterali perfecta (non abbreviata) instructa; carinse omnes serie distinctissima granulorum pra.xlitcT, granula carinarum superiorum dentes potius dicenda, dente ultimo majorc, magis acu- minato. Segm. 5™ desupcrne visum non versus apicem angustatum, supra ad basin in medio sulcatum, hoc sulco fere a medio segmenti in impressionem oblongam dilatato, supra versus margincs sat crasse grauulosuni, granulis pò- ÉTUPES SCORPIOLOGIQUES. 117 stice fortioribus, sub-acuminatis ; a latere visum supra pauUo fortius quam infra arcuatum est, versus apicem paullo angustatum, carinis lateralibus su- perioribus et inferi oribus bene expressis, serie granulo rum acuminatorum sive denticulorum instructis, bis denticubs versus apicem segmenti non in lobos dilatatis; carina inferior media bene expressa quoque, serie densa denticulorum minutorum munita ; interstitia Inter carinas granulosa, granulis infra utrinque, in medio interstitii, versus basin, in seriem minus sequalem ordinatis. Vesica crassa, ovata, subter granulosa, ad basin supra non in procursus producta, subter et in lateribus granulosa, sulcis duobus inferioribus spatio yalde an- gusto separatis; aculeus brevissimus, debilis. Pal2n longi, graciles; humerus postice fere rectus, ut antice, costis 4 mar- ginalibus optime expressis, serrulatis; latere antico carina media longitudinali densissime serrulata prasdito, lateribus superiore, antico et postico prseterea magis subtiliter granulosis. BracMum in latere anteriore ab apice basin versus sensim pauUo incrassatum (ut fere semper), costis 8 granulosis longitudinalibus circumdatum, quarum duae, in latere ejus anteriore, dente sat parvo, versus basin internodii sito, terminantur ; Inter costas supra subtilissime granulosum est bracliium. Manus parva, angusta, intus paullo arcuata, extus fere recta, intus subtiliter granulosa, supra quoque subtiliter et minus ìBqualiter granu- loso-reticulata, costis paucis longitudinalibus tenuibus granulosis munita, in medio manus supra minus sequalibus, versus latera continuis et perfectis. Di- giti longi et gracillimi, teretes, leviter incurvi, ordinibus denticulorum secun- dum mediam aciem circa 12. Stenmm triangulum, vix longius quam latius. Pectines breviores, dentibus 14; lamella intermedia prima angusta, non deorsum fortiter dilatata. Pecles granulosi, lineis elevatis crenulatis in femoribus, tibiis et articulo saltem 1° tarsorum, margijie prassertim inferiore femorum et tibiarum acu- tissime serrulato. Color olivaceo-testaceus, subter pallidior, cephalathoracis costis posteriori- bus, costis eius mediis anticis incurvis, tuberculo oculorum dorsualium et bis oculis, ut et stria laterali utrinque antice nigris, angiilis anterioribus late nigris quoque. Abdomen ordinibus tribus parallelis macularum nigrarum, in quibus costse positi sunt, et utrinque, versus margines, serie macularum minus expressarum ejusdem coloris oruatum. Cauda subter versus ^apicem (in segm. 5" preesertim) Imeis 4 longitudinalibus obscuris pietà, punctisque paucis nigri- cantibus in lateribus sparsa; vesica testacea, subter vitta media sub-geminata longitudinali fusca notata, sulcisque lateralibus infuscatis; aculeus apice late fuscus. Palpi et pedes supra maculis parvis et punctis nigris sparsi, digitis tarsisque immaculatis. Mensurce. — Lg. corp. 39; Ig. cepbalotli. 5 2;^;iat. ej. 6 s/^,lat. front. 3 Va 5 dist. oc. dors. a marg. ant. 2 1/2 > a marg. post. 0 — . Cauda 24 : segm. I lg. 3 + lat. 3 +, alt. 2 %\ H lg. 3 ^4? lat. 2 ^U; IH lg. 3 \, lat. 2 V2 +5 I^ 118 T. THORELL, Ig 4, lat. 2 Va; V Ig. 5, lat. 2 V2 +, alt. 2 ^4! VI Ig. 5 '/, (ves. 4, acuì. 1 3/J, lat. 2 "/s, alt. 2 ^Z^. Palpi 21: bum. Ig. 4 »/,, lat. 1 1/2 ; brach. Ig. 5 Vs, lat. 1 '^/e; man. e. dig. 9; man. Ig. 3 V2 , lat. max. 1 ^'^, min. 1 1/2; man. post. Ig. 3; dig. mob. 6 l/.^, immob. 5 ^/^. Ped. I 10 \/,; II 12 1/4 ; IH 15; IV 17 milbm. Pectincs Ig. 3 ^j^, lat. 1 ^1^ — ; dentes circa ^j^ miUim. longi. Patria: Africa meridionalis. Unicum exemplum vidi, in Caf- fraria a Gel. J". A. Wahlberg captum (Mus. Holm.). Hsec species affinis certe est B. [Androdono] variegato (Guér.) 1833^ ex Nova Irlandia, quitamen carinam singiilam tantum. in segmentis abdominis ostendit et cujus brachium in latere su- periore costas Iceves habere dicitur. Figura a Gel. Guérin data 12 tantum dentes in pectinibus hujus speciei ostendit. SuBFAM. CENTRURINI. Gen. LEPREUS Thor. L. piloSUS Thor. densius pilosus, pallide vel sub-cinereo-testa- ceus, oculis nigris, cauda apice plus minus infoscata ; cephalotho- race subtiliter granuloso, segmentis quoque abdominalibus sub- tiliter et parce granuiosis, costis trinis abbreviatis parallelis versus medium postico; cauda gracili, segmentis l*' — 4** sub-cylindratis, carinis inferioribus mediis carentibus, reliquis carinis debillimis, subtiliter denticulatis, segmento 5" carinis superioribus carenti, saltem 2 1/2 longiore quam latiore, vesica sub aculeo longo mu- tica; brachiis non costatis; digito manuum mobili manu postica non vel vix duplo longiore, ordinibus denticulorum secundum me- diam aciem ejus 9; dentibus pectinum 29 — 31. — Long, circa 47 millim. Syn. : 187G. Lepreus pilosus Thou., On the ckssific. of Scorp., 1. e, p. 7. Mas (liaud dubio). — Totum corpus sat longum et angustum, pilis undiquc, in cauda, palpis et pedibus prsesertim densis, vestitum. Ccplicdothorax, antice leviter sed late emarginatus, a latore visus dorsum fere rcctuni ostendit, tu- 1 Androctonus variegatus GtJÉB., in Mag. do ZooL, II (1832), Classo VIII, PI. 2. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 119 berculo oculorum dorsualium tamen fortiter eminenti; subtiliter et minus dense granulosus est, costis longitudinalibus postice carens, et sulco medio lon- gitudinali prseditus, qui a sulco transverso postico fere v,,^^v_^- formi procur- rit et sat profundus est, versus tuberculum oculorum dorsualium dilatatus at mi- nus profundus, utrinque ramum brevissimum transversum emittens; tubercu- lum oculorum sulco medio lato parum profundo excavatum, qui ante id in fo- veam parum expressam est dilatatus, arcubus supraciliaribus parce et subtiliter granulosis. OcuU dorsuales magni, spatio diameti'o sua fere dimidio majore disjuncti. Oculi laterales principales parvi, sub-aequales (posticus tamen, ut videtur, reliquis paullulo major), contingentes, in seriem rectam dispositi, a margine cephalothoracis spatio diametro sua pauUo majore remoti; moxpone posticum eorum, et paullo magis intus, adest oculus accessorius panilo mi- nor; oculum accessorium secundum paullo pone oculum principalem medium, intus, vidisse videor. Segmenta abdominalia dorsualia 1™ — 6™ versus medium marginis postici trinas costas gracillimas, brevissimas, parallelas, sub-crenulatas ostendunt, qua- rum media lateralibus longior est, in segmentis 5*^ et G° dimidiam segmenti longitudinem circiter sequans; prseterea psene Isevia, granulis tantum paucis minutissimis sparsa. Segm. 7"* costam mediani latiorem subtiliter granulosam habet, granulis acuminatis, et utrinque duas costas bene expressas foras cur- vatas granuloso-denticulatas ; interstitia Inter bas costas omnes granulis par- vis minus densis sjparsa sunt. Venter laevis, nitidus, segmento ultimo magis opaco, sed costis et granulis distinctis carenti. Cauda longa et gracilis, segmentis 1" — 4" sub-cyHndratis (P tamen desu- perne viso versus apicem sensim et levissime angustato). Segm. 1"" — 3™ (vix vero 4™) supra levissime et non late sulcato-excavata sunt, carinis superiori- bus omnium debillimis sed distinctis, dorsualibus subtiliter denticulatis, dente apicali paullo fortiori, carinis lateralibus superioribus (cum laterali centrali in segm. 1° et 2°), ut et vestigiis lateralium inferiorum etiam subtilius sub- denticulatis vel -granulosis ; omnia hsec segmenta carinis mediis inferioribu^ carent. Interstitia Inter carinas, superius, granulis minutis non dense sparsa. Segm. 5'°, prioribus paullulo latius, desuperne visum versus apicem paullo angustatura est, in lateribus levissime modo arcuatum , sulco medio angu- sto secundum medium; a latere visum versus apicem paullo angustatum et supra paullo magis quam infra arcuatum ; subtiliter et dense granulosum, carinis superioribus carens, carinis inferioribus ordinibus tribus sub-iufuscatis granulorum majorum indicatis. Vesìca longius ovata, subter et in lateribus sat crasse granulosa, dente vel tuberculo sub aculeo carens ; aculeus longus et gracilis. Palpi graciles, iongi ; humcrus supra, inter marginem anteriorem subtiliter et inaequaliter donticulatum et marginem posteriorem denticulis minutis in eriem dispositis munitum quoque, planus est, margine inferiore-anteriore paullo 120 T. THORELL, crassius denticulato ; in latere anteriore dentibus paucis ad partem sat cras- sis instructus est, in latere posteriore scriem tuberculorum piliferorura pa- rimi expressam ostendit; ut reliquum palpi sat dense est pilosus. Brachiuni teretiusculum , in latere interiore versus basin sensim leviter incrassatum et granulis dentibusque nonnuUis, versus basin i:iri'escrtim sat fortibus, prseditum ; supra, antice, pilis munitum tuberculis parvis impositis, prseterea laeve. Manus ad longitudinem extus leviter, intus panilo magis arcuata, laevis, costis et granulis carcns; digiti longi, graciles, leviter incurvi, ordinibus denticulorum secundum mediani aciem 9. Inter laminas genitales parvas sub-triangulas lamina angusta oblonga in- serta est, quse apice postico in duos dentes sub-erectos (penes) desinit. , Pec- tines longi et angusti, dentibus 29 — 30. Pecles longi, graciles valde, parum granulosi, vix elevato-lineati. Color. Cinerascenti-testaceus, segmentis abdorainalibus supra ad marginem anticum, prope medium, binis lineis longitudinalibus sub-impressis obscuris notatis, pedibus et palpis pallide testaceis, maculis oculorum nigris; caudse segmento 5° panilo obscuriore, subter lineis tribus nigricantibus notato ; vesica nigricanti, supra cuni sulcig ordiuariis testacea, aculeo basi late testaceo, prse- terea ferrugineo-fusco. Mensurce. — Lg. corp. 47; Ig. cephaloth. 4 ^4 — , lat. ej. 4 ^g , lat. front. 2; dist. oc. dors. a marg. ant. 1 ^j^ — , a marg. post. 2 i/., . Cauda 31 ^4 = scgm. 1 lg. 4 Va, lat. 2 Vs , alt. 21/4—; H lg. 5, lat. 2 Vr,; HI lg. 5 V2, lat. 2 1/5, IV lg. 5 2/3, lat. 2 1/5; V lg. 5 4/5, lat. 2 1/3, alt. 2 1/3; VI lg. 4 V, (ves. 2 Ve, acuì. 2 V, +), lat. 2-^, alt. 1 ^/^ +, Palpi 19 ^4 : tum. lg. 5, lat. vix 1 V^; bradi, lg. 5 ^3, lat. 1 '^j.^ -\-; man. e. dig. 8 — : man. lg. 3 ^2, 1^*- max. 1 2/g j min. 1 V2 + j "lan. post. lg. 3 1/4 ; dig. mob. 5 ^o — , immob. 4 ^j^. Ped. I 10 3/^, II 13 2/3, m 18, IV 21. Pectines lg. 6 ^/i, lat. 1 V'a ; dentes circa ^/4 millim. Specimen parum pilosum (verisimillter detritum), quod sine dubio femina junior bujus est speciei, differt palpis et cauda brevioribus, pectinibus quoque brevioribus, dente eorum ultimo (apicali) reliquis duplo breviore , ceplialo- thorace etiam magis subtiliter granuloso, segmento caudfe 5" ad maximam partem nigro, testaceo-lineato, segmentis 3° et 4" subter nigro-lincatis, vesica fere Isevi, vix granulosa, nitida, pallida, lineis duabus nigricantibus subter. Oculus lateralis accessorius secundus distinctissimus. Nulla lamina intermedia Inter laminas genitales. Pectinum dentes 31. — Long. corp. 32 ; lg, cephaloth. 3 1/2—, caudse 18: segm. caudse I lg. 2 1/3, V lg. 3 1/2, lat- 1 V2 —5 ^ lg. 3 V2 (ves. 2, acuì. 1 ^jj; palpi 13 'j^: brach. lg. 4, lat. 1 Vr. +", ^^^n. e. dig. 6, man. lg. 2 1/,, —, lat. max. 1 Vr, +, min. 1 ^j^; man. post. lg. 2 '/sJ dig. mob. 4. Pectines lg. 3 ^4 , lat. ^/4 , dentes circa V'., millim. longi, Patria: Caffraria, ubi specimiiia duo supra descripta, nunc in spirita vini asservata, iuvenit Gel. J. A. Wahlberg (Mus. liolm.). ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 121 L. VlttatUS N. pallide fusco-testaceus, cauda saturatiore, ab- domine sub-fusco, vittis tribiis longitudinalibus flavo-testaceis, palpis pedibusque pallidis, digitis infuscatis ; trunco sat dense et subtiliter granuloso, segraentis abdominis costa media singula munitis; cauda longa et gracili, supra tantum in segmentis 1° et 2° evidenter carinata, bis carinis subtilissime denticulatis , prseterea la^vi, segmento 5° plus 2 1/2 longiore qiiam latiore, ve- sica sub aculeo tuberculo obtuso instructa; bracbiis granulosis, non costatis, manibus apice intus denticulatis, prsfìterea Isevibus, digito manus mobili marni postica vix dimidio longiore, ordini- bus denticulorum secundum mediam aciem 11; dentibus pecti- num circa 17 — 18. — Long, circa 53 millim. 21/fls (sine dubio). — Ceplicdothorax antice leviter sed late emarginatus, dorso a latere viso recto, tuberculo oculorum dorsualium parum prominenti; sulco transverso postico medio prseditus, sulcum medium longitudiiialem sat profun- dum emittenti, qui per tuberculum oculorum dorsualium continuatur et ante id in foveam parum profundam dilatatus est; granulis parvis sat dense sparsus, arcubus supra-ciliaribus modo subtilissime granulosis. Spatium inter oculos dorsuales eorum diametro panilo majus est ; oculi laterales principales trini, qui psene contingentes et sub-aequales sunt et lineam rectam designant, a margine cepliatholoracis spatio distant quod oculi diametrum sequat; apud tertium eorum, panilo magis intus, oculus accessorius pauUo minor adest; oculum accessorium secundum non certo videro possum. Segmenta abdominalia dorsualia 1™ — 6™ eodem fere modo ac ceplialotho- rax granulosa, costa media longitudinali angusta parum crenulata instructa ; segna. 7"* prteter costam mediara postico abbreviatam costas utrinque duas satis distinctas, leviter foras curvatas, granuloso-denticulatas habet, et inter omnes has costas satis sequaliter et subtiliter (ut reliqua segmen'a) granulo- sum est. Venter laevis, nitidus; segm. ejus ultimum non evidenter costatum vel granulosum. Cauda longa et gracilis vaici e, pilosa, segmentis teretiusculis, evidenter latio- ribus quam altioribus. Segm. l-"— 4"" sulco evidenti sat forti supra exarata sunt, marginibus superioribus rotundatis, carinis dorsualibus in segmentis saltem 1° et 2° evidentibus, etsi debillimis, et omnium subtilissime denticulatis; caringe reliquie omnes obsoletse, vix ullse dicendge, nuUis granulis indicataj. Segm. 5°* forma fere prascedentium, versus apicem modo paullo angustatum, sulco lon- gitudinali supra, inter medium et apicem in foveam lanceolatam pauljo di- latato ; a latere visum subter rectum, supra vix vel parum arcuatum, carinis omnino carens. Vesica a latere visa supra basi sub-depressa, prseterea supra 122 T. ffiORELL, et subter levissìme arcuata, tuberculo obtuso sub aculeo (qui sat fortis scd non longus est, et fortiter curvatus) munita, ut reliquum caudse punctulato- coriacea et punctis majoribus impressis sparsa. Palpi minus graciles; Immerii^ margines superiores anteriorem et postc- riorem (inter quos planus est, granulis rainutis sparsus), ut marginem ante- riorem-inferiorera serie densa denticulorum parvorum munitos liabet; latus ejus anticura granulis et tuberculis ad partem sat crassis densius sparsum est. Brachium teretiu=;culum, in latore anteriore ab apice versus basin scn- sim loviter incrassatum, in hoc latere granulis parvis et dcntibus nonnullis sat crassis sparsum; supra antice et prresertim postice sat dense et subtiliter granulosura est, remanenti vitta longitudinali sub-piana fere Isevi, magis an- tice (intus) ; subter granulis subtiìissimis minus dense est sparsum, Mamis extus parura, intus levissime arcuata, ad apicem subter dentibus nonnullis parvis sparsa, prajterea Isevis, costis et granulis carens. Digiti graciles, leviter et requaliter incurvi, ordinibus denticulorum secundum mediani aciem 11. Pectines sat breves, dentibus 17 vel 18. Coloì'. Pallide fusco-testaceus, trunco subter cinerascenti-testaceo, ceplialo- thorace in formam triang-uli inter oculos infuscato et praeterea striis paucis fuscis notato, oculis nigris ; abdomine testaceo-fusco, vittis tribus (quarum me- dia multo evidentior quam marginales esse videtur) longitudinalibus flavo- testaceis, ex maculis trinis in singulis segmentis compositis ornato, bis maculis in postica segmenti parte prissertim conspiouis ; cauda proescrtim versus api- cem saturatius testaceo-fusca. Palpi loetius fusco-testacei sunt, digitis infuscatis ; pedes pallide fusco-testacei. Mensum. — Lg. corp. 53; Ig. ceplialoth. 4 ^j^, lat. ej. 4 ','3, lat. frontis 2 ^j^; dist. oc. dors. a marg. ant. 1 i/g -f-, a marg. post. 3. Cauda 34: segm. ej. I lg. 4 3/^, lat. 2 V2, alt. 2; II lg. 5 1/4 , lat. 2 1/4 -; HI lg. 5 'j,, lat. 2 1/4 -; IV lg. 6 1/3, lat. 2 V4 -; V lg. 6 '/3, lat. 2 1/,, alt. 1 ^j,; VI lg. 4 =>/, (vcs. 3 V2, acuì. 2 — ), lat. 1 ^/^ +, alt. 1 -/,. Palpi 19 ^/^ : bum. lg. 4 V2, lat. 1 Vi; brach. lg. 5 +, lat. 1 ^j^; man. e. dig. 9; man. lg. 4 1/2 —, lat. max. 2, min, 1 ^U -\-; man. post. lg. 4 — ; dig. mob. 5 Va» immobil. 4 '/^ . Pectines lg. 3 ^j^, lat. ^/g, dentes circa '/^ millim. longi. Patria: Caffraria. Exemplum singalum, in spiriti! vini asser- vatuni, a Gel. J. A. Wahlberg captum possidefc Mus, Holm. Gen. Lepreus transitum evidentissimum a Centrurinis ad An- droctoninos (BiUhum) format, prsesertim species nostra prima, L. pilosus^ qui oculis duodecim, vesica sub aculeo mutica, co- stis trinis in segmentis abdominalibus, brachiis non costatis, dentibus pectinum creberrimis, cet., cum multis JButhis conve- nit, vix ab iis nisi alia armatura mandibularum distinctus. — ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 123 Lyclias mélanodactyìus L. Koch \ quem ad gen. Lepreiim re- fero, a formis duabus supra descriptis satis differt, preesertim dente sub aculeo et brachiis supra granuloso-costatis. Gen. TITYUS (C. L. Koch). T, tPÌ3nguIÌTeP n. nìgro-fuscus, sat crasse granulosus, cepha- lothorace testaceo-variato, abdomine vittis tribus longitudinalibus testaceis et in singulis segmentis utrinque ^ ejusdem coloris or- nato, cauda, palpis et pedibus testaceis, bis plerumque in femo- ribus et tibiis nigricanti-maculatis, cauda subter fusco-lineata, segménto 5° ssepe subtèr nigricanti, brachiis et manibus plus minus infuscatis; segmentis caudse 4° et 5*^ carinis mediis infe- rioribus carentibus, segmento 5° latitudine plus dimidio longiore, vesica sub aculeo dente brevi crasso vel tuberculo munita; manu ad apicem intus dente (cr") vel tuberculo ($) instructa, digito mobili manu postica circiter dimidio longiore, ordinibus 10 den- ticulorum secundum mediam aciem munito; dentibus pectinum 20—24. — Long, circa 42 (?) vel 47 (o') millim. Var. [i, tristis, olivaceo-niger, abdomine supra linea tantum media angusta testacea plus minus evidenti notato, cauda nigro- olivacea vel nigra, lineis duabus pallidis subter, palpis sub-te- staceis, brachiis et manibus nigricantibus, humeris quoque in- terdum in medio late infuscatis, pedibus testaceis, femoribus et tibiis in medio late nigricantibus; pectinum dentibus 18 — 20; prceterea ut in forma principali est dictum. — Long, circiter 36 ^/i (^) vel 43 (c^) millim. Femina (Formse prlnc), — Cephaìófhorax in . margine antico p?ene trun- catus (vix evidenter latissime emarginatus), dorso a latere viso pone tuber- culura oculorum dorsualium depresso; sat crasse granulosus, impressionibus ordinariis fortibus et linea obliqua utrinque, anterius, sub-laevibus ; sulcus ùrdinarius transversus posticus brevis, fere ^,__^^^_^-formis (bis procurvus), • Besctreibungen neuer Araclmìden und Myriapoden, in Verhandl. d. zool.-bot. Gesollscli. in Wien, XVII (1867J, p. 239 (67). 124 T. THORELL, cum impressionibus lateralibus unitus ; sulcus longitudinalis medius ab eo pro- currens utrinque raimnn brevem transversum emittit et per tuberculum ocu- lorum dorsualium productus est, liic sat latus, et ante id in impressionem levem granulosam breviter ellipticam dilatatus; arcus supra-ciliares humiles, nitidi, la3ves, modo postice panilo granulosi. Spatiura inter ocìdos dorsuales eorum diametro saltem dimidio majus. Oculi laterales trini principales sub- sequales, fere contingentes, spatiis exiguis tantum disjuncti; oculus accesso- rius adest quoque, iis pauUo minor, et panilo pone posticum corum, iiauUoque magis intus locatus. Segmenta abdominalia ilorsuaìia 1"" — 6™ supra sat crasse granulosa, prsesertim posterius, costa media longitudinali angusta nitida, parum crenu- lata; ad latera ejus, prtesertim antice, subtilius granulosa sunt haec segmenta, quce prceterea lincam transversam sub-lsevcm plus minus distinctam utrin- que ostendunt, et limbum anticum lecvcm, in sunimo tantum margine subti- lissime et densissime granulosum habent. Segra. 7'" costam mediam postice ab- breviatam, latam et humilem, antice utrinque dilatatara et parcius granu- losam liabet, utrinque vero duas costas fortes, foi*as curvatas, ut interstitia sat crasse granulosas. Segmenta ventralia nitida, Itevia, ultimo excepto, quod ad latera, prajscrtim posterius, granulis parvis rarioribus sparsum est, costis distinctis carens. Cauda segm. l"" — 4"" desuper visa in lateribus leviter rotundata silnt (sogm. 1'" versus apicem panilo angustatum), supra late excavata et hic, inter cai'inas dorsuales sequaliter denticulato-granulosas, granulis parvis parco sparsa, prseterca sat crasse granulosa, cariuis lateralibus superioribug et inferioribus (cum media saltem in segm. 1" — 3'") bene expressis, granulosis, carinis inferioribus vero vix ullis, in segm. 4" saltem omnino deletis. Segm. 5'", re- liquis segmcntis pauUulo latius, desuperne visum lateribus leviter rotundatis posteriora versus panilo angustatum est ; supra Iteve, versus apicem fovea maxima profunda panilo ante medium segmenti initium capienti excava- tum, marginibus superioribus basi carinam granidosam formantibus, prseterea Isevibus; a latere visum supra fortitcr et sequaliter, subter leviter arcuatum est, in lateribus et subter crasse granulosum, carinis lateralibus inferioribus serie granulorum expressis, cai'ina media inferiore carens. Vesica sat parva, brevius ovata, a latere visa supra ad basin depressa, subter ut in plerisque fortiter arcuato-convexa, in lateribus sat subtiliter granulosa, subter secundum medium panilo fortius granulosa, dente parvo crasso sive tubcrculo acuminato sub aculeo, qui sat longus est, instructa. Paljìi sat breves et graciles ; humerus sub-rectus, sub-prismaticus supra co- stas duas bumillimas subtiliter et minus a?qualiter granulosas ostendit, inter quas planus est et granulis etiam miuoiibus eparsus; latus ojus anticum trans- vei'sira rotundatum (non carinatuin), graimlis crassioribus sparsum; margo inferior-anterior subtiliter et dcusc grauulosus, iufcrior-postcrior paullo ere- ÉTUDES SCOKPIOLOtìlQUES. 125 nulatns. Brachium teretiusculum, costìs distinctis carens, in latere antico le- viter incrassatum, supra versus hoc latus sat crasse granulosum, in ipso latere antico dentibus paucis obtusis sat parvis sparsum. 3Ianus parva, extus pa- rura, intus sat fortitcr rotundata, sparsim impresso-punctata, versus apicem subter granulia paucioribus parvis sparsa et ad medium apicem, ad digito- rum basin, tuberculo obtuso munita, proeterea nec costata nec granulosa. Digiti teretes, crassiusculi, leviter curvati, ordinibus denticulorum secuudum mediam aciem 10. Pectines mediocres, dentibus 20 — 21. Pedes sat subtiliter granulosi, lineis elevatis parum expressis; art. 1 tar- sorum in pedibus posterioribus aculeum fortem subter habet. Color. Cephalothorax et abdomen supra nigro-fusca, ille lineis obliquis et maculis testaceis variatus, hoc vittis tribus longitudinalibus continuis plus mi- nus latis testaceis, media et marginali, ornatum ; segmenta ejus 1™— 6" utrin- que litm'am > - formam, angulo intus directo, ostendunt. Subter testaceus est truncus cum appendicibus suis, segmento ultimo ventrali interdum infuscato. Cauda testacea, subter et in lateribus, magis infra, lineis compluribus fuscis vel nigricantibus notata, segm. 5° subter ssepe ad maximam partem fusco vel nigricanti; vesica quoque plerumque infuscata, et tum sulcis duobus inferio- ribus pallidioribus notata; aculeus testaceus, apice late fusco. Palpi testacei, brachio, ba'^i excepta, et manu infuscatis vel nigricantibus, manu interdum ad longitudinem lineis sub-ramosis nigricantibus supra munita ; digiti pallidi. Pedes testacei, femoribus et tibiis plerumque fusco- vel nigricanti-maculatis vel -striatis. — Color testaceus a fusco-testaceo ad flavo-testaceum variat; in junioribus vittse abdominis latiores quam in adultis videntur. 3[as liis tantum rebus a femina differre videtur. Longior est et angustior, cauda prsesertim longiore et angustiore, segmentis plerisque in lateribus rectis, vix ut in femina leviter arcuatis; versus basin Inter carinas minus crasse et dense granulosa videtur cauda, et carinse dorsuales ejus in segm. 1° — 4° evidenter denticulatse sunt, dentibus 1 vel 2 in apice serici reliquis dentibus pauUo majoribus. Vesica formam peculiarem habet : ovata est, supra ad basin depressa, subter plana sed in apice in carinam longitudinalem obtu- sam infequalem elevata, cujus apex in dentem crassum obtusum desinit: a latere visa igitur a basi versus apicem subter quasi oldique truncatum sen- sim dilatata est, ante apicem peene duplo latior quam basi, inverse piriformis fere. Aculeus pauUo brevior quam in femina. Palpi longiores quam in illa; brachium supra magis granulosum; in latere interiore, ad apicem, manus dentem sat fortem valde obtusum eodem loco ostendit, ubi femina tuber- culum habet; segmentum ventrale ultimum psene Iseve est, utrinque prope marginem opacum, subtilissime coriaceum; pectines longiores, dentibus 21—24. — In mare juniore palpi et cauda etiam graciliores sunt quam in mare ad. Mmsurce. — J. Lg. corp. 42; Ig. cephaloth. 4 ^2 — j ^^.t. ej. 4 i/.^, lat. 126 T. THORELL, front. 2 '/j ; dist. oc. dorg. a marg. ant. 1 ^/j , a marg. post. 2 ^/^ . Cauda 24 Vz: segm. I Ig. 3, lat. 3-, alt. 2 i/.,; H Ig. 3 1/2— lat. 3—; III Ig. 3 ','2 +, lat. 3—; IV Ig. 4 1/2, lat. 3—; V Ig. 5—, lat. 3, alt. 2 'I. — ; VI Ig. 4 1/3 (ves. 3, acuì. 2), lat. 2 Ve, alt. 2. Palpi 15: bum. Ig. 3 ^/g, kt. 1 V*; bradi. Ig. 3 ^/j, lat. 1 V2+5 ""'aii- e. dig. 6 ^2 5 ™an. Ig. 3 ^/g, lat. max. 1 '/4, min. 1 'Z^; man. post. Ig. 2 ^/4— ; dig. moh. 4 '/^ — , immob. 3 ^/4-h. Pecti- nes Ig. 4 ^'5 , lat. 1 ^/^ ; dentes circa -/j millim. longi. f^. Lg. corp. 47; Ig. cephaloth. 4 ^/g; lat. ej. 4-|-, lat. front. 2 ^/,; dist. oc. dors. a marg. ant. 1 \'., , a marg. post. 2 ^/^ . Cauda 29 : segra. I lg. 4 — , lat. 2 V.,+, alt. 2 1/2; n lg. 4 V2 , lat. 2 V2+; ni lg. 4 ^j,-{-, lat. 2 V2+; IV lg. 5 '/2, lat. 2 V2; V lg. 5 2/3, lat. 2 -/, , alt. 2 Va; VI lg. 4 V^ (ves. 34-, acuì. 1 V2+)» lat. 2, alt. 2—. Palpi 17 1/2= lium. lg. 4 1/2—» lat. 1 1/3+ ; Ijrach. lg. 4 3/4, lat. 1 =^,'4; man. e. dig. 7 1/,; man. lg. 3 ""j^, lat. max. 2 — , min. 1 ^'2+; man. post. lg. 3 ^2 — 5 ^o: "lol^. 4 ^2? dig. im- mob. 4. Pectines lg. 4 •'/^ , lat. 1+ ; dentes circa ^j^ millim. longi. Patria: Africa mericìionalis. Exempla nonnulla in spiritii vini servata, quae possidet Mus. Holm., vidi, unum ad Caput Bonse Spei a Gel. J. Victorin captum, reliqua a J. A. Wahlberg in Caffraria collecta. Varietatis [3 exempla pauca ex Caffraria vidi, qucc forma prin- cipali panilo minora sunt: femiua maxima 36 3/4, mas 43 millim. longus. Prffiter colore multo obscuriore et defectu vittarura mar- ginalium notarumque 7^- formium supra in abdomine Laic forma a forma principali vix differt nisi trunco et cauda panilo cras- sius granulosis et carinis lateralibus et inferioribus segmenti 5' etiam magis obsoletis, vix nisi versus apicem segmenti serie grauulorum indicatis, et tubcrculo vesicse sub aculeo in mare vix conspicuo. Vesica ad formam ut in forma principali, nianus eodem modo atque in illa dente obtuso (o") vel tuberculo (?) ad api- cem, intus, munita. Ceplialothorax in Qi. dimensa 4 millim., cauda 20 V2, segm. ejus IV 3 ^5 millim. longum, panilo plus 2 millim. latum,'segm. V 4 Vs millim. longum, 2 1/2 latum, vesica pauUo plus 1 3/4 millim. lata: palpi 13 ^/s, manus postico 2 ^/«i digitus mobilis panilo plus 3 ^/i millim. longus. In a" cephaloth. 4, cauda 25 V4 millim, longa, segra, caudse IV 4 Vs millim. longum, pa3ne 2 ^/i latum, V 5 millim. long., 2 Ys millim. lat., vesica paullo plus 2 millim. lata; palpi 15 V2) manus pustice 2 ^/g, dig. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 127 mob. 4 Vs millim. longus. Pectinum dentes 18 — 20, ordines den- ticulorum secundum mediam aciem digitorum palporum 10. — Au propria species? .Gen. PHASSUS Thor. rn. Columbianus Thor, sat crasse granulosus, cephalothorace nigro- et fusco-testaceo-variato, abdomine nigricanti, ordiaibus 5 longitudinalibus macularum fusco-testacearum ; cauda basi fusco- testacea, apice late nigricanti, a basi ad segmentum 5"" gradatim paullo incrassata, tum sat fortiter angustata, vesica parva, ob- longa, crasse granulosa, sub aculeo dente forti, compresso, in margine superiore denticulis duobus parvis, instructo armata; manibus brachii latitudine fere, evidentissime granuloso-costatis, digito mobili manu postica duplo longiore, ordinibus denticulo- rum secundum mediam aciem circa 8 ; dentibus pectinum fere 12. — Long, circa 32 millim. SjTi. : 1876. Phassus Colunibianus Thor., On the Classificatiou of Scorpions., 1. e, p. 8. Truncus depressus, sat latus. Ceplialothorax antice late et levissimc emar- ginatus, iiicequaliter granuloso-rugosus, granulis majoribus sparsus, bis gra- nulis in carinis posticis, quse sat evidentes sunt, in sei'iem digestis, et pra3- terea hic illic lineas breves iuaequales formantibus; sulcus transversus posticus ordinarius latus est, in sulcum medium longitudinalem eum quoque latum tran- siens; tuberculum oculorum dorsualium latum, sulco longitudinali valde lato, sed levi, ruguloso divisum, qui antice in impressionem ordinariam anteriora versus sensim latiorem, dimidiato-lanceolatam fere, transit ; arcus supra-ciliares rugosi; spatium Inter oculos dorsuales eorura diametro circiter dimidio majus. Oculus lateralis anticus reliquis evidenter minus, cura oculo medio contin- gens; oculi medius et posticus intervallo evidenti disj aneti. Segmenta ahdominalia dorsuaUa x^ — 6'-" saprà sat fortiter granuloso-rugosa; in medio utrinque transversim in costa lata humilHma procurva crassius granulosa sunt, linea leviter procurva magis Isevi ante Lane costam; segm. 7™ costas quinque fortissimas crasse granulosas liabet, quarum media postice abbreviata est, laterales fortiter foras curvati^ : costa lateralis interior apice anteriore inasqualiter biraniis est, et fere in medio ramum quoque ad co- 128 T. THORELL, stam exteriorem emittit ; lice costcC et rami areas sub-cxcavatas liniitant. Veti' ter sat crasse graniiloso-rugosus : segm. 4"" costas longitudinales duas antico abbreviatas habet, segm. 5" costas quatuor (laterales brevissimas), omnea granulo?as. Cauda fortis, segmentis a basi ejus ad segm. 5"" sensim panilo latioribus; deinde apicem versus angustata est. Segm. 1™ — 4™ supra late et in segmcntia posterioribus profuude quoque excavato-sulcata, carinis fortibus, denticulatis vel granulosis (segm. 1"" et 2'" costam lateralcm mediani habent quoque, segm. 3"" loco ejus seriem granulorum minus sequalem); interstitia sat for- titer et dense granulosa sunt, praesertim in segm. posterioribus; dens cari- narum dorsualium apicalis in segmentis 2° et 3° rcliquis dentibus fortiur. Segm. 5'" desuper visum in lateribus levitor rotundatum est, versus apicem sat fortiter angustatum, supra late excavato-sulcatum, marginibus supcrio- ribus carinam elevatara minus tamen acutam formautibus, serie granulorum fortium minus sequali, liic illic fere duplici, munitis; a latere visum supra fortiter, infra panilo levius arcuatum est segm. 5'", in lateribus crasse et dense granulosum, carinis inferioribus fortibus, crasse granuloso-dentatis, interstitiis quoque crasse et secundum medium dense granulosis. Vesica parva, sat longa, inverse ovata fere, granulis crassis in series dispositis subter et in lateribus munita; sub aculeo longo et gracili dente forti compresso est armata, qui in margine inferiore sub-crenulatus, in superiore utrinque dente parvo in- structus est. Fallii ad formam et costarum dispositionem ut in genere Isometro (vid. infra), supra granulis minutis minus dense sparsi ; costse superiores humeri sat fortiter granulosse, costa ejus posterior-inferior scrrulata, dente primo basali fortiori ; latus humeri auticum in carinam mediani longitudinalcm sat for- titer serrato-dcntatani elevatum est. Costai oinnes hracliii evidenter et, sal- tein suiieriores, fortiter granulosaj; latus ejus anticum incrassatum dentem forteni obliquum acutum versus basin in angulo, aliosque paucos inoequalcs osteudit. Maniis brachio fere angustior, intus modice, extus parum arcuata, costis sex fortibus granulosis, et praiterea soptima abbreviata ad basin supra, magis extus, serieque brevi granulorum fere in medio subter instructa, inter- stitiis fere leevibus vel omnium subtilissime coriaceis. Digiti longi, graciles, leviter et a'qualiter curvati, lobo vel emarginatione ad basin carentes, ordini- bus denticulorum secundum mediara acicm 8 (11 ?). Pectines breves, dentibus 12. Pedes granulosi, lineis elevatis fortibus granulosis instructi, fcmoribus et tibiis in margine inferiore acute et fortiter scrratis, femoribus minus fortiter in margine superiore quoque scrrulaiis. Color. Cephalotliorax fusco-testaceus, maculis et lineis nigris variatus; abdo- men nigrum, maculis multis fusco-testaceis ornatum, qua3 series quinquc minus distinctas secundum dorsum formare vidcntur, segmento ultimo proescrtim ver- I^vTUDES SCORPIOLOGIQUES. 129 BUS latera fusco-testaceo-maculato ; ventre quoque maculis nigris et pallidis variato ; cauda fusco-testacea, segmentis salterà 5° et 6° nigricantibus, aculeo basi nigro, in medio testaceo-fusco,. apice late ferrugineo-fusco ; palpi et pe- des fusco-testacei, dense nigro-maculati, manus et digiti quoque nigro-maculati, hi in medio clariores. MensurcE. — Lg. corp. 31 ^/g; Ig. cepbalotli. 4, lat. ej. 4 ^/j, lat. front. 2 -}-; dist. oc. dors. a marg. ant. 1 ^'g— , a marg. post. 2-1— Cauda 19 2/3: segm. I lg. 2 1/3, lai 2 1/3, alt. 2; H lg. 2 ''/g, lat. 2+ ; lE lg. 3 i/^, lat. 2 Ve; IV lg. 3 3/^+, lat. 2 Vsf V lg. 4 V,+, lat. 2 V5 (versus medium; apice 1 1/2), VI lg. 4 (ves. 2 V4, acuì. 1 ^/J, kt. 1 i/^, alt. 1 ^—. Palpi 16: bum. lg. 3 ^'4, lat. 1 1/4; brach. lg. 4-|-, lat. 1 ^l^, man. e. dig. 7—; man. lg. 3—, lat. max. 1 ^l^—, min. 1 ^/^j man. post. lg. 2 ^'3; dig. mob. 4 2/4, immob. 4. Pectines lg. 2 mill. Patria : America meridionalis : Columbia (Bogotà). Unicum exemplum mutilatum vidi, in spiritu vini asservatum, quod pos- sidet Mus. Gothob. Gm. ISOMETRUS (Hempr. et Ehr.). I. CP3SSim3niIS n. testaceo-fuscus, cephalothorace et abdomine sat subtiliter granulosis, abdomine ordinibus tribus ex maculis trinis geminatis in singulis segmentis formatis ornato, cauda a basi ad segmentum 5"" breve sensim incrassata, basi testaceo-fu- sca, versus apicem, prsesertim subter, late nigricanti et crasse et densissime granulosa, carinis dorsualibus parum expressis ; vesica brevi, granulosa, dente exiguo sub aculeo armata; palpi pedibus- que pallidis, nigricanti-maculatis, manibus crassis et latis, fere laevibus, immaculatis, digitis apice excepto nigris, ordinibus den- ticulorum secundum mediam aciem eorum circa 15; dentibus pectinum circa 17, — Long, circiter 78 Y» millim. Cephalothorax in medio margine antico non parum emarginatus, lobis fron- talibus leviter rotundatis, postice truncatus; sat subtiliter et inaequaliter, versus margines laterales, anterius, praesertim subtiliter, immo subtilissime granulosus, costis posticis evidentibus et panilo fortius granulosis, rectis, pa- rallelis ; sulcus ordinarius transversus posticus parum profundus, sulcus me- dius ab eo procurrens latus quidem sed non profundus, ramum transversum levem in medio emitteus, per medium tuberculi oculorum dorsuaUum conti- Vol. XIX. 9 130 T. THORELL, nuatus, liic et latus et profundus, et ante id in arcam sub-excavatam sub- ovatam dilatatus, arcubus supraciliaribus nitidis, levitermodo crenulatis: ante eos utrinquc, ut ad ipsum margincra anticum, crassius granulosus est cepha- lothorax. Spatium Inter oculos dorsuales eorum diametro non multo majus; oculi laterales principales sequales (medius reliquis fortasse pauUulo major), contingentes, in seriem rectam dispositi, spatio diametrum suam vix sequanti a margine cephalothoracis remoti. Segmenta abdominalia dorsualia 1™ — 6™ costa longitudinali media angusta j)aullo crcnulata, et utrinque costa transversa liumili lata sub-procurva prae- dita, in bis costis, ut in inedia parte marginis posterioris, panilo crassius, praeterea subtiliter, antice immo subtilissime granulosa, limbo antico nitido, omnium subtilissime coriaceo; ad bunc limbum utrinque, versus medium, striam brevissimam nitidam osteudunt segm. 3" — 6™. Segm. 7™ costammediam humilem nitidam intequalem, ad medium segmenti pertinentem habet, et in lateribus utrinque duas costas sub-nitidas foras sub-curvatas fere parallelas, interiorem apice antico biramem ; inter costas minus crasse sed dense granu- losum est. Segmenta -yenij-a^ia antice et in lateribus (excepta area nitida ante spiracula in segm. 2° — 4" ) opaca et subtilissime coriacea, remanentibus spatio triangulo postico in segmento 1°, et margine postico late in reliquis, nitidis et Isevibus; segm en tum ultimum dense et subtiliter granuloso-rugosum, costis quattuor humillimis magis nitidis insequalibus. Gamia fortis, a basi usque ad segm. 5'" sensira evidenter dilatata, seg- mentis 1° — 4" supra leviter et non late sulcato-excavatis, supra nitidis, reticulato- rugosis , carinis dorsualibus humillimis, fere nuUis, levissime sub-crenulatis : reliquse carinse evidentes etsi huraillimse, saltem serie granulorum humilium majorum indicata?. Segm. 1™ et (ad apicem) 2™ carinam mediam lateralem habent; interstitia inter carinas in segraentis anterioribus minus dense, in posterioribus densissime et ci'asse granulosa. Segm. 5"* desuper visum versus apicem sensim panilo angustatum; supra sulco sat lato non profundo impres- sum, granuloso-rugosum, sub-planum; a latere visum supra sequaliter et mo- dice, subtcr paullo levius arcuatum, densissime et crasse granuloso-rugosum, marginibus superioribus non rotundatis sed carinam obtusam, serie granulo- rum rotundatorum humilium minus asquali munitam formantibus; subter crassissime et densissime granuloso-rugosum, carinis inferioribus lateralibus serie sequali granulorum munitis, carina media parum evidenti, sed granulis in seriem satis sequalem digestis . indicata. Vesica parum longior quam latior, a latere inferiore visa hemisphserica fere, in lateribus et subter granulis bumilibus sparsa ; in latere supra , ad basin lateris superioris , dentes obtusos vel granulos fortes prominentes paucos utrinque ostendit; sub aculeo dente minutissimo munita est; aculeus longus, fortis. Palpi fortes, breviores; humerus ot brachium supra granulis minutis sparsa: ille (extus leviter arcuatus, antico prene rectus) costas superiores et ante- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 131 riorem inferiorem sat fortiter denticulatas habet, inferiorem posteriorem minus fortiter et insequaliter denticulatam ; latus humeri anticum in carinam longitudinalem elevatum est, serie dentium ad partem sat fortium et acutorum armatura ; prseterea granulis parvis superius sparsum. BracMum postice sat fortiter rotundatum, supra transversim satis convexum quoque; costse, quibus limitatur latus ejus anticum versus basin sub-incrassatum ibique dentibus paucis fortioribus armatura, sat fortiter granulosae sunt ; costse duaj supe- riores minus expressae, levissime modo granulosa3, posterior media parum crenulata, posterior inferior Is^vis. Mamis latee, crassse, fortiter convexfe, extus leviter, intus fortiter rotundatsè, nitidfe, rugulosse, costa debili laevi postice, supra costis 4 humillimis, parum distinctis, non r-videnter granulosis instructee ; intus , magis inferius , evidenter ■ granulosse sunt manus ; ad basin Bupra, magis intus, impressionem sat fortem ostendunt. Digiti sat fortes, bre- viores, leviter incurvi, lobo ordinario ad basin digiti mobilis parum lato; emarginationem prò eo in acie habet digitus immobilis; series denticulorum secundura mediam aciem 14 vel 15. Pedes granulis minutis sparsi, lineis elevatis granulosis laterum minus evi- dentibus; margine femorum saltera inferiore denticulato. ^Pectinum lamella interraedia prima intus rotundata et pauUo dilatata, major quam lamella proxima sequens. Dentes pectinum 17. Color testaceo-ferrugineus, trunco subter pallide fusco ; cepbalotlaorax ad marginem posticum utrinque macula geminata nigra notatus ; abdomen maculis trinis , macula vel linea nigra geminatis ad marginem posticum segmentorum ornatura , qufe raaculce in series tres longitudinales ordinatse sunt ; caudse segmenta tria anteriora testaceo-fusca , subter nigro-sub-maculata , segmenta sequentia in lateribus et prsesertira subter obscuriora, picea, segm. 5™ subter nigrum. Palpi testaceo-fusci, humero et brachio supra nigricanti-sub-maculatis , manibus immaculatis, digitis nigris apice pallidis. Pedes pallide fusco-testaceì, fascia media ex maculis nigricantibus forraata in femoribus et tibiis, raeta- tarsis et tarsis immaculatis. Pectines testaceo-cinerei. Mensuroe. — Lg. corp. 78 ^/g ; Ig. cephaloth. 8, lat. ej. 8^/4, lat. front, e: a 41/2; dist. oc. dors. a marg. ant. 3, a marg. post 4 — . Cauda 49^/2: segm. I lg. 6 3/,, lat. 42/3, alt. 41/4; Il lg. 8-, lat. 4^, +; III lg. 8 V4, lat. 5-; IV lg. 8 3/4, lat. 5; V lg. 9, lat. 5, alt. é^l,;Y[ lg.71/2 (ves. 4 3/,, acuì. 3 ig, lat. 3*/3, alt. 31/2—- Palpi 30: hura. lg. 6 1/2, lat. 21/2; bradi, lg. 7^/4, lat. 3^/2; ™an. e. dig. 14; man. lg. 7-\-, lat. max. 4^/,, min. 4; man. post. lg. 6; dig. mob.8V2, immob. 7. Ped. I 16 1/2, H 20, III 24, IV 27 Vi- Pectines lg. 5, lat. 1 Vs ; dentes circa ^/^ millim. longi. Patria : Mexico. Exemplum singulum vidi, in spirita vini con- ditum, quod in Miis. Holm, asservatur, ex thesauro Hamburgensi Godefroyi emptum et nomine Atrei crassimanus Keys. notatum. 132 T. THORELL, I. StigmurUS n. fusco- vel luteo-flavus, abdomine vitta media e maculis nigris, carina pallida geminatis, formata, segmento caudsQ 5° apice subter insequaliter nigro, digitis fuscis ; cephalotborace et abdomine subtiliter granulosis, cauda carinis evidentibus den- ticulatis granulosisve munita, dente apicali carinarum dorsualium segmentorum saltem 3" et 4' reliquis deutibus panilo majore, ve- sica oblonga, sub aculeo dente forti compresso supra bidenticu- lato armata; manibus supra granuloso-costatis, bracbio panilo la- tioribus, digito mobili manu postica p?ene duplo longiore, ordi- nibus denticulorum secundum medium aciei circa 15 ; dentibus pectinum circa 21 — 23. — Long, circiter 65 millim. Cephaìothorax subtilissime granulosus, tantum ad marginem anticum late et leviter emarginatum crassius granulosus, costis posticis tamen evidentibus, spatio ^/j latitudinis ceplialothoracis postiate non sequanti disjunctis, leviter sinuosis, sub-parallelis ; sulcus tranaversus ordinarius inter eas igitur brevis, sulcus ab eo procurrcns sat fortis, ramo parura profundo utrinque. Tuberculum oculonim dorsualium sulco lato et forti divisum, arcubus supraciliaribus cre- nulatis; arca ante hoc tuberculum leviter excavata vix vel parum longior est quam latior, subtilius granulosa, in Jatcribus serie granulorum crassiorum levissime incurva limitata. Segmenta àbdominaUa clorsualia 1™ — 6"" subtilissime granulosa, 3™— 6" saltem transversim in medio pone lincam levissime impressam et panilo procurvam, ut et ad ipsum marginem posticum, panilo crassius granulosa, costa longitu- dinali media postica crenulata preedita; segm. 7"" costis ordinariis 5 granu- losis instructum, media ad centrum segmenti pertinenti, lateralibus fortiter foras curvatis, interiore earum apice antico birami; interstitia subtiliter gra- nulosa et granulia majoi'iljus rotundatis nitidis sparsa. Venter ad maximam partem opacus, omnium subtilissime coriaceus, segm. 4° prope medium, ad marginem posticum, costis duabus brevissimis nitidioribus instructo ; segm. 5"* subtilissime coriaceum costas 4 tenues crenulatas habet. Cauda brevior, apice angustata; segm. 1'" — 4"» carinis omnibus ordinariis expressis (segm. 1°»— 2"" carina laterali media quoque) instructa, dorsualibus denticulatis , dente apicali saltem in segmentis 3° et 4° dentibus ceteris evi- denter majore, reliquis carinis granulosis vel crenulatis; supra late et sat profunde sulcato-excavata , inter carinas 4 superiores granulis parvis sparsa, inter carinas 4 inferiores minus evidenter granulosa (in segm. 1° et 2° hic psene laevia). Segm. 5'", desuper visum, versus apicem sat fortiter angu- statum est ( versus basin paene dimidio latior quam apice ), sulco evidenti, in apice sub-dilatato, secundum medium instructum, granulis parvis supra spar- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 133 Bum, marginibus superioribus non acutis sed leviter rotundatis, carinis supe- rioribus serie minus aequali granulorum parvorum indicatis ; a latere visum supra et subter asqualiter et leviter arcuatum est, in lateribus insequaliter et sat crasse granulosum; carinis tribus inferioribus evidentibus, serie granu- lorum munitis , granulis in interstitiis Inter eas versus basin segmenti utrinque se- riem quoque inaequalem formantibus. Vesica oblonga, elliptica fere, angulis basa- libus supra tamen fortibus, sub-rectis; granulis parvis rarioribus sparsa, sub aculeo longo et forti dente magno, compresso, triangulo, qui in margine superiore utrinque dente minuto instructus est, armata. Palpi sat graciles, supra granulis minutis sat dense sparsi, costis omnibus fortibus, in humero denticulatis, in brachio granulatis crenulatisve ; latus Im- meri anticum carinatum serie panilo insequali denticulorum parvorum serru- latum est; latus anticum bracJiii versus basin dentem pauUo fortiorem liabet. Manus satis angustse, intus sat fortiter, extus parum arcuatae, costa po- stica subtilissime crenulata, costisque supra et intus 5 evidentissimis, granu- losis, prseter costam abbreviatam basalem supra, magis extus; subter, extus, costam laevem, et subter, intus, costam abbreviatam granulosam minus di- stinctam ostendunt. Digiti longi, graciles, ordinibus denticulorum secundum mediam aciem circa 15. Pecles granulosi, lineis eievatis evidentissimis crenulatis granulosisve in fe- moribus, tibiis et tarsorum art. 1°; femora in margine superiore et prssser- tim in inferiore, tibise in margine iuferiore saltem sernilatee. Peetines breviores, dentibus 21 — 22. Color. Fusco- vel luteo-testacea est hsec species, tininco subter clariore, ce- phalothorace in medio margine postico macula nigra plus minus distincta no-- tato et ad marginem anticum infuscato, tuberculo oculorum dorsalium nigro ; abdomen vitta media ex macula singula (carina pallida geminata) in singulis segmentis formata ornatum, quee maculse brevissimse sunt, ad ipsum margi- nem posticum segmenti sitae, sed antericra versus, quamquam multo magis dilute, continuatae. Segmentum caudse 5"" apice subter late et valde insequa- liter nigrum, nigrore utrinque iu dentes binos acutos iusequales et in medio in lineam producto; palpi et pedes flavi, digiti illorum fusci. Mensura. — Lg. corp. 65; Ig. cephaloth. 7, lat. ei. 7 ^U, lat. front. S^/^; dist. oc. dors. a marg. ant. 2^/2, a marg. post. 3 ^2- Cauda 38 : segm. I lg. 4 1/2 , lat. 4, alt. 3 1/3 ; H lg. 5 V2 , lat. 4; HI lg. 6, lat. 4; IV lg. 7—, lat. 4; V ]g. 7 1/2, lat. 3 ^U, alt. 3; VI lg. 6 1/2 (ves. 3 'U, acuì. 2 ^/J, lat. 2 1/2, alt. 2 1/2 — • Palpi 28 V2 : tum. lg. 6 ^j^, lat. vix 2; brach. lg. 7 +, lat. 2 V2; man. e. dig. 13 1,2; man. lg. 5 ^j^, lat. max. 2 ^Z^, min. 2 ^|^^, man. post. lg. 4 ^j^; dig. mob. 8 3/^, immob. 7 ^/g. Pedes I 15, H 18 1/4, HI 21 V2, IV 28 ^j.,. Pecti- num lg. 4 1/2, lat. 1 ; dentes parum plus ^j^ millim. longi. Patria: America meridionalis. Exempla duo in spiritu vini 134 T. THORELL, asservata ex Fernambuco BrasiliiB obtinuit Museum Holmiense ; tria specimina siccata ex Mas. Gotliob., unumque in spirita vini servatum ex Mus. Wisbyensi (a Gel. Prof. G. Lindstrom commu- nicatum) vidi quoque, quorum patria vero ignota est. Omnia sex exempla verisimiliter feminea. I. AntilIsnUS n. testaceus, cephalothorace cum abdominesub- tiliter granuloso, antico V crasso nigro ornato et prreterea po- stico nigricanti-sub-maculato , abdomine ordinibus macularum majorum tribus secundum dorsum, mediis earum costa pallida geminatis ; cauda versus apicem dense et sat crasse granulosa, carinis omnibus evidentibus, testacea, saltem in lateribus et (prffisertim) subter nìgricanti-variata, segmento 5° subter magis nigricanti, vesica testacea, dente parvo crasso sub aculeo armata; palpis pedibusque testaceis, supra dense nigricanti-variatis, ma- nibus supra costis humillimis peene leevibus munitis, brachium latitudine sequantibus, digito mobili manu postica prene duplo longiore, ordinibus denticulorum secundum mediam aciem circa 14; dentibus pectinum circa 17. — Long, circiter 53 millim. Cephalothorax in medio margine antico non late seci gatis profunde emar- ginatuS; lobis frontalibus leviter rotundatis ; subtiliter et non dense granulosus, area tamen sat lata utrinque ad marginem anticum crassius granulosa; costis posticis evidentibus, parallelis, iis quoque panilo crassius granulosis; sulco or- dinario transverso postico brevi; sulco medio ab eo procurrenti forti, ramo transverso utrinque Icvius impresso. Tuberculum oculorum dorsualium sulco forti et lato persectum, qui ante tuberculum in aream sub-ovatam dilatatus est; arcus supraciliares leviter crenulati; spatium inter oculos dorsuales eorum diametrum vix sequat. Oculi laterales, lineam psene rectam formantes, sub- aequales, contingentes , a margine cephalotboracis spatio diametrum suam sequanti psene distantes. Segmenta àbdominis dorsiialia l"»— 6'" subtiliter granulosa, costa longitu- dinali media parum gi'anulosa munita, utrinque transversim fortius granulosa. Segm. 7™ costam mediam brevissimam liabet et costas laterales ordinarias binas (interiorem apice biramem) granulosa», granulis versus apicem segmenti in dentes sat fortes transeuntibus ; interstitia minus subtiliter et minus dense granulosa. Venter ad maximam partem opacus, omnium subtilissime coria- ceus, linea media tenui sub-nitida in segmentis saltem 3° et 4°; segm. 5"" pauUo evidentius etsi subtilissime coriaceum oostas 4 nitidas, paene Iseves^ non evidenter granulosas habet. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 135 Cauda mediocris, nitida, segmentis 1° — 4° supra sat late et leviter exca- vato-sulcatis, carinis omnibus 8 ordinariis cum media laterali in segm. 1° et 2° (in segm. 2" abbreviata) distinctis, serie denticulorum parvorum sat obtu- sorum munitis vel (subter in segmentis anterioribus) plus minus evidenter crenulatis ; interstitiis granulosis, in segmentis posterioribus densius et fortius quam in antecedentibus. Segm. 5™ desuper visum versus apicem pauUo an- gustatum, supra granulosum, sulco sat forti, apice sub-dilatato secuudum me- dium, marginibus superioribus non rotundatis, sed acutis, carinam obtuse den- ticulatam formantibus; in lateribus dense et sat crasse granulosum, subter inter carinas serie denticulorum obtusorum munitas etiam crassius et den- sius granulosum; a latere visum supra eequaliter et panilo fortius quam subter arcuatum. Vesica ovaia fere, nitida, granulis humilibus sparsa, sub aculeo sat longo et forti dente parvo crasso, in margine superiore ut videtur laevi armata. Palpi mediocres ; humerus et brachium supra granulis parvis minus dense sparsa; costse marginales Immeri fortiter denticulatee, latus ejus anticum ca- rinatum secundum medium fortiter serratum. Costse superiores bracMi mi- nus fortiter crenulatse, costa ejus posterior inferior Isevis; latus brachii anti- cum versus basin dentibus paucis fortioribus quam reliquis armatum est. Manus sat parvse, intus modice, extus parum arcuatse, intus, magis subter, sub-granulosa;, preeterea non evidenter granulosae sed reticulatse-rugosse, costis ad numerum et locum quidem ut in specie priore, costis vero tribus supe- rioribus parum elevatis, nitidis, hic illic sub-undulatis, non evidenter granu- losis. Digiti sat graciles, nitidi, leviter curvati, lobo ad basin digiti mobilis vix uUo; ordinibus dentium secundum mediam aciem circiter 14. Pedes subtiliter granulosi, costis sub-granulosis (in tarsorum art. 1° Isevibus) muniti, marginibus femorum, preesertim inferiore, denticulatis, tibiis quoque in margine inferiore panilo denticulatis. Fectines sat breves , dentibus 17 ; lamella intermedia prima ovata fere, deorsum pauUo dilatata. Color. Cephalothorax testaceus, macula crassa fere Y -formi antice, tuber- culum oculorum dorsualium apice postico amplectenti; marginibus lateralibus et postico plus minus nigro-maculatis. Segmenta abdominis 1™ — 6™ testacea, ordinibus tribus macularum magnarum nigrarum, quarum media carina pal- lida geminata est, laterales minus sequales; subter truncus pallide testaceus est. Cauda flavo-testacea , saltem in lateribus et prsesertim subter dense ni- gricanti- variata , segm. ò" nigricanti, sub-testaceo-maculato dicendo; vesica flava, apice aculei fusco. Palpi testacei, Iiumero et braciaio dense nigricanti- Idus et testaceo-variatis, manibus testaceis , extus nigro-maculatis, digitis ni- gris apice sat late (circiter ad ^/g longitudinis) testr.ceis. Pcdes testacei, fcrao- ribus et tibiis nigro-maculatis. MensuYCCx — Lg. coi-p, 53; Ig. ccplialotli. '5 "/.j, lat. ej. 0, lat. fvo;rc. 3j§; . ; 136 T. THORELL, dist. OC. dors. a marg. ant. 2, a marg. post. 3. Cauda 34: segm. I Ig. 4 ^2» lai 3, alt. 2 3/^; E Ig. 5 V2, lat. 3 — ; III Ig. 6 — , lat. 3 — ; IV Ig. 6 ^/g, lat. 3 ; V Ig. 6 V4, lat. 3, alt. 2 ■*;.; VI Ig. 5 V2 (vcs. 3 2/3, acuì. 2 '',.,), lat. 2 V^ , alt. 2V2 — . Palpi 22 V2: lium. Ig. 5—, lat. l^j^; bradi. Ig. 6, lat. 2V2; man. e. dig. 10 ^j^, man. Ig. 4 ^j.^, lat. max. 2^2» ^^ÌQ- 2; man. post. Ig. 4 ; dig. mob.7 +, immob. 61/,,. Ped. I 12, II 141/,, m jg, IV 20^/3. Pecti- num Ig. 3 '/4 , lat. 1 ; dentes circa ^/^ milliiiqi. longi. Patria: America (India Occidentalis). Exeinplum supra de- scriptum ("ex Antillis,,), in spirita vini asservatum, Gel. Lib. Baro Dr. C. Cederstròm amicissime mibi dedit. I. V3PI3tUS N. opacus, crassius granulosus, cephalothorace et abdomine nigro- et sub-testaceo-variatis, palpis cum manibus, ut pedibus, testaceis et nigro-maculatis, digitis basi nigricanti- bus; cauda mediocri, fusco-testacea, nigro-maculata, apice late nigra, dente apicali carinarum dorsualium segmentorum 1' — 4' reliquis dentibus fortiori, segmento 5° (ut reliquis evidenter cari- nato) saltem 2 */« longiore quam latiore, vesica anguste ovata, dente compresso supra bituberculato sub aculeo armata ; mani- bus parvis, paene Isevibus, brachio panilo angustioribus, digito mobili manu postica vix vel non duplo longiore, ordinibus denti- culorum secundum mediam aciem ejus circa G; dentibus pecti- num circa 17. — Long, circiter 39 */» millim. Gephalotliorax in medio margine antico evidenter emarginatus, postica trun- catus, a latere visus dorso recto, tuberculo oculorum dorsualium tamen satis eminenti; sat sequaliter et sat crasse granulosus, hic illic, praisertim ad la- tera tubercoli oculorum dorsualium, tamen magia subtiliter granulosus, costis posticis parum expressis ; sulcus ordinarius transversus posticus parum pro- fundus, brevior quam 1/3 latitudinis cephalotlioracis postica3 sulcus medius lon- gitudinalis ab eo usque ad tuberculum oculorum dorsaliuin procurrens parum profundus, hoc tuberculum sulco lato levi longitudinali medio divisum, qui ante tuberculum in impressionem ordinariam siib-ovatam parum profundam dila- tatus est; arcus supraciliares subtiliter granulosi. Spatium intcr oculos dor- suales diametro eorum evidenter majus. Oculi laterales parura a margine cephalotlioracis remoti, spatiis minutis disjuncti; spatium inter medium et posticum paullulo majus est quam spatium inter medium et anticum, qui re- liquis duobus oculis paullulo minor videtur. Segmenta abdominis dorsualia 1"" — G'" carinam angustam mediam longitu- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 137 dinalem subtiliter crenulatam habent; prseterea satis sequaliter et sat crasse granulosa sunt (limbo antico subtilius granuloso), fascia transversa sub-pro- curva minus granulosa in medio utrinque, hac fascia minus tamen distincta; costa utrinque transversa evidenti carent base segmenta. Segm. 7™ costam mediam postico abbreviatam et prseterea utrinque costas duas longas fortes foras curvatas babet, quarum interior fortius quam exterior (quasi angulato-) curvata est et antice ramum breTem. minus distinctum versus limbum seg- menti anticum emittit; inter bas costas, quse omnes crassius granulosse sunt, eodem modo atque reliqua segmenta granulosum est segm. 7™. Segmenta ven- tralia anteriora leevia, nitida, penultimum ad margines laterales, posterius, sat sul)tiliter granulosum ; segmentum ultimum quoque subtiliter et non dense granulosum, costis 4 angustis, levissime crenulatis, antice pauUo abbreviatis munitum. Cauda mediocris, carinis omnibus ordinariis in segm. 1° — 4°, quse supra late et profunde excavo-sulcata sunt, optime expressis (segm. 1™ et 2™ pree- terea carina media laterali perfecta instructa, cujus vicem in segm. 3° series granulorum tenet), carinis inferioribus crenulatis, superioribus denticulatis, dente apicali carinarum dorsualium reliquis denticulis evidenter fortiori; in- terstitia omnia sat crasse rugosa sunt, praesertim supra et in segmentis ante- rioribus ; in segm. 4° granula ejusmodi seriem utrinque supra formant. Segm. 5™, desuper visum, versus apicem leviter angustatum est, supra sat crasse et minus dense granulosum, et sulco medio sat lato instructum, qui paullo pone medium in impressionem latam parum profundam est dilatatus; a latere vi- sum supra fortius, infra paullo levius arcuatum, versus apicem magis angu- statum, carinis lateralibus superiore et inferiore distinctis, crassius crenulato- granulosis, interstitio sat crasse quoque granuloso ; carina inferior media cras- sius granulosa quoque est, interstitia inter eam et carinas laterales inferiores insequaliter et praesertim postice crasse granulosa, granulis crassioribus utrin- que versus basin segmenti in seriem longitudinalem, quasi carinam granulo- sam abbreviatam, sub-confluentibus. Vesica anguste ovata, sulcis ordinariis sat profundis et granulis in series ordinatis subter et in lateribus munita; sub aculeo dente sat forti compresso armata est, qui in margine superiore utrinque dentem parvum obtusum sive tuberculum ostendit. Aculeus sat lon- gus et fortis fuisse videtur: apex ejus in exemplo a me viso abruptus est. Paliìi graciles; Immerus inter costas duas superiores granulosas granulis insequalibus sparsus, quorum majora preesertim secundum medium lateris su- perioris digesta sunt; latus ejus anticum sub-carinatum subtiliter et insequali- ter est denticulatum ; costa antica inferior sat subtiliter serrulata. Brachium desuperne visum antice satis aequaliter arcuato-convexum est, in latere an- tico dentibus insequalibus sparsum; supra tres costas granulosas babet, inter- stitiis inter eas granulis minutissimis sparsis ; costa ejus anterior inferior minus distincta est, minus sequaliter granulosa, costa posterior inferior vix manifesta. 138 T. THORELL, Manu^ parvse, extus rectse fere, intus fortiter arcuatte, supra, magis intus, in costam latam valde obtusam et granulis ininutis obsitam clevatse, praHerea non evidenter costatse nec granulosoe. Digiti graciles, leviter et sequalitcr curvati, basi non emarginati vel lobato-dilatati, ordinibus donticulorum se- cundum mediani aciem digiti mobilis 6. (Digitus immobilis in meo exemplo apice mutilatus est). Pedes sat subtiliter granulosi, lineis elevaitis granulosis in fomoribus, tibiis et tarsorum art. 1° : lineis in marginibus superiore et inferiore femorum sal- tem 3" paris potius serrulatis dicendis. Pectinum dentes 17. Color. Corpus supra opacum, nigro- et testaceo-variatum. Cephalothorax obscure testaceus, maculis et striis insequalibus nigris dense variatus ; abdo- men potius nigrum dicendum, dense testaceo-maculatum, vitta trans versa ejusdera coloris plus miuus distinota in singulis segmentis utrinque, liac vitta in segmentis posterioribus furcata, fere >-formi, angulo ejus in segmentis 5° et 6° intus direoto, in segm. 7 magis exteriora versus. Subter cephalothorax, pedes, laminae genitales et pectines pallidi sunt, segmenta ventralia saltem anteriora pallida quoque. Cauda fusco-testacea, dense nigro-maculata, segm. 5" et 6° ad maximam partem nigris, sulcis vesicse pallidioribus, aculeo sub- testaceo, apice obscuro. Mandibulse testacese, nigro-reticulatse, linea trans- versa ineequàli nigra pone apicem. Palpi testacei, maculis majoribus angu- latis nigris picti, quye maculse lineis longitudinalibus nigris aliisque transver- sis inter se unitae sunt ; subter pallidiores, immaculati ; manus quoque maculis nigris supra et extus ornatse, subter et magis intus immaculatse, digitis te- staceis, basi nigricantibus. Pedes testacei, nigro-maculati, maculis angulatis fascias transversas abruptas formantibus; apèx tarsorum pallide testaceus, immaculatus. Mensurce. — Lg. corp. 39 ^j^, Ig. cephaloth. 4 '/, -{-, lat. ej. 4 ^j.,, lat. front. 2 ^Z^; dist. oc. dors. a marg. ant. 1 '/j — , a marg. post. 2 ^/4 + . Cauda 22 'j^: segm. I lg. 2 '/^ +. lat. 2 i/j, alt. 2 'j^; II lg. 2 ^j^, lat. 2 '!,; m lg. 3 +, lat. 2 +; IV lg. 8 ^/„ lat. 2 +; V lg. 5 Vs» lat. 2 +, alt. 2 H- ; VI lg. 4 '/.,? (ves. 3—, acuì. 1 2/3?), kt. 1 Va +, alt. 1 V2 +• Palpi 16: bum. lg. 3 ^/j , lat. 1 '/s; brach. lg. 4 '/j, lat. 1 V2 +; man. e. dig. 6 V2 ; "^an. lg. 3, lat. max. 1 ^2 > min. 1 Vr. 5 ™an. post. lg. 2 Va 5 àig. mob. 4 V2J immob. 3 '/4? Pectinum lg. 3 V4) lat. 1 ; dentes circa V2 millim. Patria : Nova Hollandia. Exemplum singulura, haud dubie fe- mineura, in spiritu vini asservatum dono milii dedit Gel. Prof. R. Leuckart; aliud siccatum ex Mus. Holm. vidi. Hsec species Tityo marmorato C. L. Koch \ qui 13 dentes in (1) Dio Arachn., XI, p. 36, Tab. CCCLXX, fig. 868. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 139 pectinibus habere dicìtur, valde afììnis videtur, sed verisimiliter ab eo est distincta. Feminae /. maculati (De Geer), sive Scorp. Americi Linn. \ similis quoque est forma supra descripta ; sed /. maculatus $ caudam multo graciliorem babet, segm. 5"" et 6™ praesertim longiora : in ea segm. 5"" psene 4: pio longius quam la- tius est, non ut in I. variato crasse et dense, sed subtiliter et spar- sim granulosum, cet. I. gpacilis N. angustus, deplanatus, sat subtiliter granulosus, cepbalotliorace et pedibus nigricanti- et testaceo-variatis, abdo- mine fusco, cauda basi late testacea, apice nigra, palpis testaceis, brachiis basi excepta nigricantibus, manibus supra et intus te- staceis, digitis basi late nigricantibus; cauda gracillima, segmen- tis 2° et 3° apice spiuis binis erectis, segm. 4° ibidem deùte sat forti armatis, segm. 5° cylindrato, vix carinato, vesica sub- eylindrata quoque, sub aculeo brevi dente crasso armata; ma- nibus bracbio panilo latioribus, digito mobili manu postica paullo longiore, ordinibus deuticulorum secundum mediam aciem circa 7 ; dentibus pectinum circa 11. — Long, circiter 46 ^/t millim. Cephàlothorax deplanatus, tùberculo oculorum dorsualium humillimo, pa- rum distincto quum a latere inspicitur cephalothorax ; supra satis fequaliter et subtiliter granuloso-rugosus, costis posticis parum evidentibus ; aulcus or- dinarius transversus brevis, ^/.^ latitudinis cephalothoracis non sequanti; sul- Cus medius ab eo procurrens satis eequaliter per tuberculum oculorum dor- sualium psene usque ad marginem anticum pertinens, ante hoc tuberculum dilatatus ; arcus supraciliares angusti, parum rugulosi, spatio inter oculos dor- suales eorum diametrum vix eequanti. Cculi tres laterales parum a margine cephalothoracis remoti, pa^ne contingentes, sub-sequales. Segmenta ahdominalia dorsualia 1™ — 6"" sat subtiUter granulosa, granulis transverse utrinque in medio segmenti et in margine postico paullo crassio- ribus, costa media angusta longa subtiliter granulosa; segm. 7™ costam me- diam longam pasne ad marginem posticum pertinentem et utrinque costas duas longas habet, has costas onines granulosas. In segmento ventrali ultimo duas tantum costas debiles Iseves video. Cauda longa et angusta, carinis omnibus ordinariis (et media laterali in segm, l") in segmentis anterioribus distinctissimis, denticulatis vel crenulatis ; segmenta saltem 3 anteriora supra sulco evidenti longitudinali sat lato prse- * De S. Americo Linn. et S. Americano id. TJd. infra. 140 T. THORELL, dita; costse dorsuales segm. 2' et 3' apice sua quseque spina sat longa et gracili erecta nigricanti armata siint, segm. 4'" eodem modo apice dcntibus duobus brevaoribus fortibus armatum. Segra. 5'" cylindratum, carinis vix uUis, saltem non supra, ubi sulcum tenuem ostendit. Vesiea cylindrata, plus duplo longior quam latior, sub aculeo dente crasso, in margine superiore denticu- lato armata; aculeus brevissimus, dente ilio angustior, fortiter deorsum cur- vatus. Paljn graciles valde, costis omnibus ordinariis humeri et hrachii bene expressis et sat fortiter granulosis; manus parvae et angustse, intus sat for- titer, extus parum arcuatae, fere Iseves, costa in latere postico carentes, ve- stigiis, ut videtur, costarum sub-granulosarura duarum supra, in medio ; digiti graciles, breviores, ordinibus dentium secundum mediam aciem circa 7. Pedes granulis sparsi, lineis elevatis granulosis vel rugosis sat distinctis muniti et in margine saltem inferiore fcmorum et tibiarum posteriorum sub- tiliter serrulati. Pectinum dentes 11. Color. Fuscus, segmento saltem ultimo abdominis clariore , nigricanti -sub- maculato, cepbalothorace nigro- et testaceo-variato, caudae segmentis tribus basalibus testaceis, tribus apicalibus nigris ; palpi testacei, bracliio nigricanti, basi anguste testaceo, manu extus obscuriore, digitis nigricantibus apice pallidioribus ; pedes testacei, fusco-sub-lineati vel -maculati. Mensurce. — Lg. corp. 46 ^4 J Ig- ceplialotli. 4 ^4 — > lat. ej. 4 ; dist. oc. dors. a marg. ant. 1^/4, a raarg. post. 2 '/g. Cauda 29 ^Z^: segm. I lg. 3^/g, lat. 1 3/^, alt. 1 'j, +; II lg. 41/2 +, lat. 1 'j,; UI lg. 5, lat. 1 V,; IV lg. 5 'U, lat. 1 1/2; V lg. 6 +, lat. 1 ^j,, alt. 1 V^ ; VI lg. 4 '/^ (ves. 3 V2, a- cul. 1), lat. 1 V2» alt. 1 1/2. Palpi 17 i/^: bum. lg. 4, lat. 1 ^jr,; brach. lg. 4^/4, lat. 1 ^j^; man. e. dig. 7 V'g; man. lg. 8^/4, lat. max. 1 2/3, min. 1 ^'^ — ; man. post. lg. 3 ^j^ ; dig. mob. 4, immob. 3 ^j^ millim. Patria : Australia. Specimen singulum siccatura, haud dubie masculum, in Mus. Holm. asservatum vidi. Num est mas spe- ciei prsecedentis, I. variati N. ? I. fuscus N. obscure ferrugineo-fuscus, opacus, vesiea ferru- gìneo-testacea, pedibus apice testaceis; cepbalothorace et abdo- mine crasse granulosis, hujus segmentis anterioribus costis trinis parallelis granulosis instructis ; cauda undique carinis fortibus denticulatis granulosisve prEedita, vesiea brevi, crassa, prene Itevi, sub aculeo brevi mutica ; manibus crassis et latis, brachio psene duplo latioribus, costis 9 granulosis munitis, digito mobili manu postica non dimidio longiore, ordinibus denticulorum secundum ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 141 mediani aciem 11 fere; dentibus pectinum circa 12. — Long, circiter 61 millim. CepMìothorax in margine antico satis profunde emarginatus, in lateribus Bupra maxillas (ubi limbus crenulatus desinit) oblique truncatus et sub-emar- ginatus, lobis frontalibus igitur sat parvis, antice parum rotundatis, pa3ne truncatis ; postice truncatus, levissime bis sinuatus , supra crassissime, inse- qualiter et dense granulosus et scaber, impressione oblonga pone marginem anticum, quse ut sulcus per tuberculum oculorum dorsualium posteriora ver- sus continuatur, arcubus supraciliaribus granulosis ; impressiones laterales po- steriores binse sat profundae, posterior multo longior quam anterior. (Exem- plum singulum quod vidi ceplialothoracem in medio postice contusum habet, quam ob rem hanc ejus partem accurate describere non possum). Oculi dor- Buales spatio diametro sua psene duplo majore disjuncti ; oculorum lateralium bini sat magni et distinctissimi sunt, tertius (posticus) vero minor et non fa^ cilis visu (an ita semper ?). Segmenta ahdominalia dorsualia, ut cephalotliorax, opaca; segm. 1™ — 6"* postice crasse et insequaliter, antice minus crasse granulosa, granulis majo- ribus nitidis, limbo antico sat subtiliter granuloso; vei'sus medium postice costas trinas longitudinales parallelas granulosas babent, mediam lateralibus longiorem. Segm. 7"", minus dense sed crasse granulosum, costas 5 fortes gra- nulosas ostendit, mediam postice abbreviatam, laterales interiores pone api- cem ramum rectis pwne angulis ad costam lateralem exteriorem foras cur- vatam emittentes. Segmenta ventralia ad maximam partem opaca, 4 ante- riora versus latera inaequaliter et minus crasse granulosa, linea tenui media nitida; segm. 2™ et 3™ costam bumillimam latam utrinque babent, 4™ co- stas 4 granulosas , medias antice abbreviatas ; segm. 5"" costis 4 granulosis quoque, mediis antice, lateralibus et antice et postice abbreviatis, instruc- tum est. Cauda sat gracilis, segmentis opacis, prsesertim subter, desuperne visis in lateribus parum rotundatis. Segm. !■" — 4"^ supra sat profunde sulcato-exca- vata, carinis 8 ordinariis fortibus et sat fortiter granuloso-denticulatis munita (denticulo apicaU reliquis non m.ajore), segm. l'" et 2™ preeterea carina ejus- modi laterali media prsedita, in segm. 1° perfecta, in 2° antice abbreviata (in segm. 3° obsoletissima, vix nisi serie granulorum parvorum indicata). In- terstitia inter carinas granuUs insequalibus parvis sparsa, hic illic fere in se- ries dispositis. Segm. 7" a latere visum supra sat fortiter et sequaliter, sub- ter levius arcuatum; desuper visum vix versus apicem angustatum, supra transversim planum, granulis nonnuUis insequalibus sparsum, sulco angusto secundum medium, in marginibus crassius granulosum; in lateribus, quse rec- tum angulum cum latere superiore formant, granula secundum medium vit- tam vel lineam fortius granulosam formant. Subter hoc segmentum tres ca- 142 T, THORELL, rinas fortes et denticulatas habet, dentibus carinarum latoralium versus api- cera segmenti fortioribus, ad partera magnis et obtusis ; utrinque, in inter- stitiis inter has carinas, adest carina obsoletior granulosa a basi ad medium segmenti pertinens. Vesica breviter ovata, crassa, subter ad 'basin paullo gra- nulosa, prseterea Isevis, sulco laterali forti et profundo, sulcis inferioribus sat levibus; aculeus brevis, debilis, fortitcr curvatus. Dente vcl spina sub aculeo caret vesica. Palpi opaci, fortiter costati. Hiimerus sub-rectus, latitudine oequali, psene undique granulis parvis inaequalibus dense obsitus et coriaceus, costis 4 mar- ginalibus fortibus, dense denticulatis vel granulosis, et carina secundum me- dium lateris antici crassius denticulata prteditus ; latus ejus superius pianura est. Brachium quoque dense et subtiliter gi'anulosura, extus sat fortiter convexo- arcuatum, in latere anteriore versus basin elevato-incrassatum et hic supe- rius dente sat forti acuminato armatura, a quo series brevis obliqua granu- lorum initium capit ; ad basin marginis inferioris dentem acuminatum habet quoque hoc latus. Supra costas tres ostendit brachiura dense granulosas, inter quas pianura vel potius sub-excavatum est, et quarura interior latus anticura supra limitat : media fere recta est, apice et basi abbreviata, postica vero api- cem versus fortiter incurva et paullo sinuosa; secundum medium lateris po- sterioris costa fortis granulosa extenditur; latus inferius pianura et a latere posteriore et ab anteriore margine vel costa granulosa limitatur. 3Ianus latae et crassee, supra fortiter convexfe, extus modo leviter arcuatse, intus fortiter dilatato-rotundatee, subtilissime coriaceae, et prseterea supra ad ba- sin intus granulosfe ; costas 9 distinctissimas granulosas habcnt, 4 supra (praeter eas quse latus superius a lateribus interiore et exteriore parura di- stinctis definiunt), quarura 1* (extus) brevissiraa est, ad basin manus sita, re- liqu99 perfectse; costse tres subter et exterius sitee magis obtusae sunt et ex- cavatione levi inter se disjunctse. Digiti breves, leviter curvati; acies digiti mobilis versus basin lobum parura altura et sinum parum profundura format, quibus respondunt sinus et lobus in acie digiti immobilis: quum clausa est manus, spatium raodo angustissimum sive linea fere — formis inter digitos relinquitur. Ordines denticulorum secundum mediam aciem 11 vel 12. Pedes granulis sat crassis sparsi et prteterea lineis et marginibus elevatis, denticulatis granulosisve instructi, 4—6 in femoribus, G in tibiis ; tarsorum art. 1*, irarao 2", lineas elevatas granulosas ostendit. Lamella genitales breves, sub-transversse. Pectines breves, dentibus 12. Color obscure ferruginco-fuscus, trunco subter et pedibus paullo clariori- bus, bis apice testaceis ; vesica ferrugineo-testacea, raandibulae et pectines lu- rido-testacei. Mensurm. — Lg. corp. 61; Ig. cephalotli. 7 ^/3 , lat. ej. 8; lat. front. 4; dist. oc. dors. a raarg. ant. 3, a marg. post. 4. Cauda 35 ^j.^: segm. I. lg. 4 3/4, lat. 3 2/3; U lg. 5 1/3, lat. 3 +; lU lg. 5 V2, lat. 3; lY lg. 6, lat. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 143 3; V Ig. 6^/5, lat. 2 ^/^ _]_; VI Ig. 6 2/3 (ves. 4 V2, acuì. 2 'j,),M. 3, alt. 3. Palpi 27: hum. Ig. 6 +, lat. 2 1/3; brach. Ig. 7, lat. 3 +; man. e. dig. 13 ^2? man. Ig. 7 ^/4, lat. max. 5^/^, min. 4 ^/g, alt. 4^/3; man. post. 6 -f ; dig. mob. 8, immob. 6 1/5. Ped. I 14 1/2, II 17, HI 19, IV 22. Pectinum latera 3 ^'12 -\-, 3 ^4» 1 V25 dentes eorum circiter ^i^ milUm. longi. Patria: America merid., Argentina. Exemplum singulum in spirita vini asservatum vidi, quod ad Cordabam (Cordova) in- venit et dono milii dedit Gel. Prof. H. Weijenbergh. — Dens in margine inferiore digiti iramobilis mandibularum in I. fusco ob- soletissimus est, qua re ad genera Tityum et Lepreum transitum format bsec species; sed dentes laterales in acie digitorum pal- porum eJLis seriem simplicem in utroque latere formant, ut in reliquis Jsometris. Gen. RHOPALURUS Thor. Rh. laticauda Thor. sub-testaceus, cauda a basi ad segmentum S"" dilatata, tum fortiter angustata, apice late infuscata ; mani- bus subtiliter granulosis, plus minus evidenter costatis, bracbio circiter dimidio latioribus; digito mobili manu postica panilo plus dimidio longiore, ordinibus denticulorum secundum mediam aciem circa 8; dentibus pectinum fere 19 — 23. — Long, circa 44 — 50 millim. Syn. : 1876. Bhopaltirus laticauda Thok., On the Classification of Scor- pions, 1. e, p. 9. Femina. — Truncus sat latus, sixb-depressus. Ceplialotliorax antice late et levissime emarginatus, granulis sat crassis minus dense sparsus, praesertim late utrinque ad marginem anticum et ad angulos posticos, his granulis prseterea hic illic lineas breves insequales in costis posticis parum distinctis et in la- teribus formantibus; inter granula subtiliter et insequaliter granuloso-rugosus; sulcus ordinarius transversus posticus et sulcus medius ab eo procurrens fortes, hic per tuberculum oculorum dorsualium productus et ante id in excava- tionem sub-lanceolatam dilatatus ; arcus supraciliares crenulati; oculi dorsuales spatio diametrum suam circiter sequanti disjuncti, oculi laterales 3 contingen- tes, fere sequales, in seriem rectam dispositi. Segmenta ahdominalia dorsualia 1"»— 6° in limbo antico subtiliter sed inse- qualiter granulosa, pauUo crassius granulosa ad marginem posticum et trans- 144 T. THORELL, versim in medio utrinquc, ubi prseterea lincam transversam tenuem nitidam ostendunt ; costa angusta sub-crenulata seciindum medium segraeutorum ex- tensa est. Segm. 7" costam mediam crassam granulosam ad medium segmenti pertinente habet, et utrinque costas duas fortes foras curvatas crasse gra- nulosas, interiorem apice antico inaequaliter biramem; interstitia granulia crassis aliisque minoribus inoequalibus dense sparsa. Veiiter nitidus, Itevis, segm. 5° excepto, quod costas 4 sub-crenulatas habet, et inter eas sat subtiliter et denso granulosmn est. Catula brevior, crassa, segmentis 1° — 4° desuper visis in latcribus leviter rotundatis, sensim panilo latioribus, cauda tum fortiter angustata; segm. !■" — 4"" supra late, posteriora eorura profuude quoque, excavato-sulcata sunt, carinis preesertira superioribus fortibus, sat subtiliter denticulatis, mediis inferioribus in segmentis anticis potius crenulatis dicendis ; interstitiis inter carinas supra mi- nus dense, in lateribus et subter fortius, in segmentis posterioribus ira mo crasse et dense granulosis. Segm. 5"" supra late excavatum est, marginibus elevatia et crasse granulosis; desuper visum versus apiccm fortiter (lateribus leviter modo rotundatis) angustatum, a latore visum supra sat fortiter et cequaliter, subter levius arcuatum; supra granulia paucioribus sparsum, in lateribus et subter dense et crasse granulosum, carinis inferioribus evidentibus, serie den- sissima granulorum crassorum munitis. Vesica parva, a latere visa hemispliae- rica fero, angulis tamen basalibus, supra, fortiter cminentibus ; sat dense et crasse granulosa, dente parvo conico sub aculeo longissimo et fortiter cur- vato armata. Prt/jjì ut in Centruris ad formam et costarum dispositionem ; humerus et brachium supra granulis minutis sparsa. Margines Immeri costis fortiter gra- nulosis muniti, costa posterior inferior tamen serrulata, dente primo (basali) magno ; latus humeri anticum dentibus nonnuUis sat fortibus sparsum est. Co- stse brachii superiores et posteriores fortiter granuloste ; latus anticura ejus, ab apice versus basin sensim panilo inerassatum, in angulo versus basin dentes duca fortiores ostendit. Maniis mcdiocres, intus fortiter rotundato-dilatatre, extus parum arcuatse, undique sat subtiliter granulosce, costa sub-leevi in latere exte- riore, costis in digitum immobilem continuatis 4 supra, quee satis intequaliter et subtiliter granulosae sunt ; magis extus et ad basin costse duse al)breviat£e ejusmodi adsunt. Digiti sat graciles, leviter incurvi, lobo vel emarginatione ad basin carentes, spatium inter se clausi non reliuquentcs, ordinibus dcnti- culorum secundum mediam aciem 8. Pedes supra granulosi, lineis elevatis granulosis; feraora et tibiae in mar- ginibus, prgesertim inferioribus, serrulata. Dentes pectinis alterius 19, alterius 21 in exemplo a me descripto. Color. Truncus supra sordide testaceus, tuberculo oculorum dorsualium ni- gricanti; cauda subter apicem versus infuscata, segmento 5° nigro vel, supra, nigro-fusco, vesica nigro-fusca, aculeo fusco, apice late nigricanti. Truncus Bubter, palpi et pedes paullo clarius, testacei digitis palporum iufuscatis. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 145 Mas diflfert, saltem in exemplo singulo a me viso, manibus latioribus, magis inflatis, supra, apice, et iutus costis tribus parum distinctis munitis, digitis basi crassioribus et ita sinuatis, ut spatium longum lanceolatum, a basi ptene ad apicem pertinentem inter se reliquant quum manus clausa est; praeterea, et prsesertim, differt forma caudfe, quse postice latissima est, segmentis 4° et 5° in lateribus fortiter rotundatis, eeque fere latis ac longis, 5° versus apicem fortiter rotundato-angustato. Dentes pectinum 23. Ifensura. — 2- ^S- ^orp. 49; Ig. cephaloth. 6 +) lat. ej. 6^/4, lat. front. 3 -}-; «list. oc. dors. a marg. ant. 2 ^/^ — , a marg, post. 3 ^j^. Cauda 28: segm. I Ig. 32/3, kt. 3^/3, alt. 3; II Ig. 41/4, lat. 3^/3; EI Ig. 4 V^, lat. 4 — ; IV Ig. 5 +, lat. 41/4; V Ig. 5 3/^, lat. 4 (apice 2 1/3 tantum), alt. 3 — ; VI Ig. 4 1/2 (ves. 2 ^/j, acuì. 2 i/, +), lat. 2 V3 , alt. 2 + • Palpi 21 2/3: bum. Ig. 51/4, lat. l^/j; brach. Ig. 6, lat. 2^/^; man. e. dig. 10; man. Ig. 4^/4, lat. max. 3 — , min. 2^/3; man. post. Ig. 4; dig. mob. 6^/4, immob. 5 Vg- Ped. I 12 1/2, n 15, m 17, IV 19 V^. Pectinum Ig. 4 +, lat. 1 ^2- o". Lg. corp. 44 ^2, cephaloth. 6 2/3. Cauda 26 1/2 : segm. I Ig. 3 ^j^ , lat. 3 1/2, alt. 3-; II lg. 4^4, lat. 31/4; HI lg. 4 2/3 , lat. 4 1/4 ; IV lg. 4 ='/4 , lat. 5 +; V lg. 5 1/4 , lat. versus medium 5 -f- , lat. apice 2 ^4 , alt. 3 ; VI lg. 4 1/3 (ves. 2^/4, acuì. 2^/3), lat. 2 +, alt. 2 ~. Palpi 21: man. e. dig. 10; man. lg. 5, lat. max. 3 ^25 iiiin. 3 ^j^', man. post. lg. 4; dig. mob. 6 '^j^, immob. 5 — . Patria: America meridionalis (Columbia, Bogotà). Exempla duo supra descripta, quse mas et femina ejusdem speciei haud dubie sunt, in spiritu vini condita possidet Mus. Gothob.; femi- nam siccatam vidi quoque, in Mus. Holm. asservatam, cujus pa- tria ignota est. Gen. CENTRURUS (Hempr. et Ehr.). C. elegsns n. pallide fusco-testaceus, cephalothorace vittis 4 longitudinalibus posteriora versus panilo appropinquantibus ni- gris ornato, mediis per oculos dorsuales ductis et postice abbre- viatis, abdominis dorso ordinibus duabus macularum majorum nigrarum, binis in singulis segmentis, pioto; cephalothorace mi- nus dense granuloso, costis duabus foras curvatis postice, seg- mentis abdominalibus granulosis quoque, costa longitudinali me- dia; cauda inter carinas omnes evidenter granulosas granulis minutissimis sparsa, vesica dente gracili sub aculeo longo prse- Vol. XIX. xo 146 T. THORELL, dita; manibus brachio paullo latioribus, digito mobili manu po- stica psene duplo longiore, ordinibus denticulorum secundum me- dium aciei circa 8; deutibus pectinum 22 — 24. — Long, circa 82 millim. Cephalothorax antice leviter emarginatus , postico truncatus et, in medio, vix visibiliter emarginatus; granulis sat magnis minus dense sparsus, costis duabus longitudinalibus granulosis foras sub-curvatis , antice divaricantibus, granulosis, a margine postico procurrentibus, vix ad medium inter marginem posticum et tuberculum oculorum dorsualium pertinentibus munitus, spatio inter apices eorum posticos ^j^ latitudinis maximae ceplaalothoracis sequanti. Sulcus transversus ordinarius ad marginem posticum inter has costas adest, a quo anteriora versus, ad tuberculum oculorum dorsualium, exit sulcus pro- fundus, in medio ramum transversum utrinque emittens et ante eos ramum utrinque breviorem, parum distinctum. Tuberculum oculorum dorsualium sulco lato in duos arcus supraciliares granulosos divisum, qui anteriora ver- sus paullo continuati sunt et divaricantes, partem posticam arese sub-excavatse lanceolatse sive sulci lati, a tuberculo oculorum ad marginem cephalotboracis anticum extensi amplectentes. Impressiones ordinariae laterales utrinque duse sat profundae sunt. OcuU dorsuales spatio diametro sua evidenter majore dis- jimcti; oculi laterales principales spatio oculi diametro vix a3quanti a mar- gine laterali cephalotlioracis remoti , fere contingentes, in seriem rectam di- spositi, anticus reliquis duobus paullulo minor; oculum lateralem accessorium non certo distinguere possum. Segmenta àbdominis dorsualia 1™ — 6™ pone limbum anticum subtilissimo coriaceum elevationem liumilem subtiliter granulosam ostendunt, cujus ad latera impressio parva levissima Isevi utrinque conspicitur (cum impressionibus ejusmodi ad marginem posticum limbi antici rectangulum transversum for- mantes) : hfec elevatio postico in costara mediam granulosam producta est ; in segm. saltem 5° et 6° utrinque versus medium dorsi procterea costa t)revis- sima foras sub-curvata obliqua a limbo antico intus et retro directa conspi- citur. Utrinque in medio transverse crassius granulosa sunt baec segmenta, area hoc modo granulosa linea longa transversa procurva Isevi notata; ad ipsum marginem posticum seriem ejusmodi granulorum habent quoque, prse- terea subtiliter modo granulosa voi rugulosa sunt. Scgm. 7™ costam abbrc- viatam, posteriora versus angustatam, granulosam in medio antice habet, in lateribus vero utrinque costas duas granulosas ostendit, interiorem longiorem, apice antico in ramos duos exeunti, exteriorom paullo breviorem et magis curvatam; interstitia insequaliter et ad maximam partem subtiliter granulosa. Segmenta ventralia Isevia, nitida, i)unctis impressis liic illic et impressionibus binis longis et parallelis notata; in segmento 4", postico, costse 4 parallelse humiles laeves conspiciuntur, in segm. 5°, quod subtilissime coriaceum est, ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 147 costse 4 magis subtiliter granulosae, quarum medise antice, laterales et an- tice et postice abbreviatte sunt. Cauda sat longa et gracilis, versus apicem sensim paullo angustata, Inter carinas granulis minutissimis sparsa; segm. 1"" — 4™, supra late sed non pro- fonde sulcato-excavata, carinas 8 ordinarias bene expressas, pequaliter et sat subtiliter granulosas habent ; carinae inferiores medite in seg-mentis anterioribus potius modo crenulatse dicendae. Segm. 5™ desuperne visum in lateribus le- vissime rotundatum, versus apicem non parum angustatum (apice circa 1/3 angustius quam versus basin) ; sulco angusto medio supra impressum est, hoc eulco pone medium segmenti sensim paullo dilatato; a latere visum supra paullo fortius quam infra arcuatum, brevius et paullo abruptius versus basin quam versus apicem angustatum, carina laterali superiore vix expressa, sed serie granulorum parvorum indicata, carinis tribus inferioribus manifestis, serie granulorum sequaH distinctissima munitis. Vesica angustius et inverse ovata, subter et in lateribus granulis humillimis parvis sat dense sparsa, sulcis 4 ordinariis, 2 subter, 1 in utroque latere, superioribus non profundis; sub aculeo dente parvo et graciU mimita est; aculeus longus, gracilis. Palpi trunci paene longitudine, opaci, omnium subtilissime coriacei, granu- loso-costati. Humerus prismaticus, desuperne visus antice et postice fere rectus, apice vix latior quam basi, in latere antico granulis ad partem sat magnis et sub-conicis sparsus, costis 4 ordinariis fortibus, dense et sequaliter granu- losis, costa tamen posterior ioferior potius denticulata vel serrulata dicenda, dente basali obliquo, majore. Brachimn in latere anteriore ab apice basin versus sensim paullo incrassatum, ipsa basi rursus repente angustatum, in an- gulo hoc- modo elevato dentibus duobus paullo majoribus iustructum; supra costas tres, secundum medium lateris postici costam singulam tenuem habet; latus inferius quoque et antice et postice costa limitatur : omnes costae gra- nulosse. Manus intus fortiter, extus parum arcuatae costam rectam granulosam in latere exteriore sive postico habent; supra et intus tres costas granulosas ostendunt, in digitum immobilem continuatas, exteriorem earum perfectam, reliquas duas, praesertim interiorem, basi abbreviatas ; etiam magis intus, in manus latere interiore, vestigia serici longitudinalis granulorum adsunt. Di- giti sat longi et graciles, leviter intus ciu'vati, ordinibus denticulorum se- cundum mediam aciem circa 8; digitus mobilis ad basin lobum rotundatum habet, qui in emarginatione ad basin digiti immobihs excipitur. Pedes in femoribus et tibiis lineis longitudinahbus binis trinisve subtiliter granulosis instructi, in marginibus, prsesertim inferiore, preeterea crenulali vel serrulati. Pectines sat longi, dentibus 22 — 24; lamella intermedia prima parva, non deorsum dilatata. Color pallide fusco-testaceus, trimco et extremitatibus subter palhdioribus, digitis et costis palporum et caudse paullo obscurioribus. Cephalothorax vit- 148 T. THORELL, tas 4 longitudinalcs nigras habet posteriora versus pauUo appropinquantcs : vittae mediai, spatio angusto tantum disjunctae, per oculos dorsuales ductoe sunt, et non longe pone eos continuatae, vittee exteriores longiores, ab oculis lateralibus posteriora versus ductc^e ; margo cophalotlioracis quoque plus niinus distincte et late nigricans. Abdomen secundum medium series duas macula- rum majorum habet, binarum in singulis segmentis, quoe maculae ad basin segmenti (in limbo antico) sitae sunt et spatio macute diametrum maximam saltem aequanti inter se disjuncta3. Margines lateralcs segmentorum saltem anteriorum anguste nigricantes quoque. Aculeus ferrugineo-testaceus, basi an- gustius nigricans, apice latius fuscus; dens vesicce fuscus. Mensurce. — Lg. corp. 82; Ig. cephaloth. 8, lat. ej. 8, lat. front. 4 ^/^; dist. oc. dors. a marg. ant. 2^/3, a marg. post. 4 ^/g . Cauda 49 ^2 '• segm. I lg. 6 1/2, lat. 4 V2, alt. 3 ^,v, U lg. 7^/,, lat. 4 -f; IH lg. 8 V4, lat. 4; IV lg. 8 1/2, lat. 3 3/,; V lg. 91/2, lat. 3 ^/^ +, alt. 3 V-,; VI lg. 7 V2 (ves. 4 V2, acuì. 3 2/3), lat. 2 3/^, alt. 3 — . Palpi 31 3/^: bum. lg. 7 i/,, lat. 2 V4; bracli. lg. 8 ^/g , lat. 3 ; man. e. dig. 14 ; man. lg. G, lat. max. 3 ^/j , min. 3 — ; man. post. lg. 5; dig. mob. 9, immob. 8. Ped. I 17 i/.,, II 20 ^o, UI 24 ^/j, IV 27 1/2. Pectinum lg. 6, lat. l ^/g , dentes circa '/, millim. longi. Patria incerta : Mexico, aut Java. Exempla sat multa pulchcr- rimoe hujus specie! in Museo Gothob. asservantur, quorum alia ex Mexico, alia ex Batavia esse dicuntur; in spiritu vini condita sunt. C. inSulanUS n. fuscus, abdomine ordinibus tribus macula- rum majorum luteorum, trinarum in apice postico singulorum seg- mentorum, ornato, cauda supra fusco-testacea, subtcr fusco-variata vel sub-fusca, vesica pallide fusco-testacea, palpis et pedibus fusco- testaceis, fusco-maculatis, manu illorum extus fusca, intus et subter testacea, digitis fuscis ; cepbalothorace sat dense granuloso, costis duabus brevibus distinctissimis postico, segmcntis abdominis granu- losis,in medio carinatis; cauda3 segmento 5° duplo vel ultra longiore quam latiore, vesica sub aculeo tuberculo vel dente humili compresso armata; manibus bracbio pauUo latioribus, supra costis subtiliter granulosis prseditis, digito mobili manu postica plus dimidio lon-* giore, ordinibus denticulorum secundum mediam aciem circa 8 ; dentibus pectinum 18 — 20. — Long, circa 64 millim. Ceplmlothorax ad formam ut in specie priori omnino, antico late sed non profunde emarginatus, sat subtiliter et dense granuloso-rugosus (hic illic ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 149 stria vel macula parva lasvi), costis duabus fere parallelis (anteriora versus parum appropinquantibus), brevissimis, postice spatio ^j^ latitudinis cepha- lothoracis posticae tequanti disjunctis; a sulco medio ordinario transverso in- ter eas apud marginem posticum sito sulcus ad tuberculum oculorum dor- sualium exit, qui utrinque in medio ramum transversum emittit. Oculi dor- suales spatio diametro sua pauUo majore inter se disjuncti; tuberculum eo- rum sulco profundo in duos arcus supraciliares antice et postice divaricantes, tenuissime granulosos vel coriaceos divisum est, qui arcus pauUo anteriora versus ut costae divaricantes producti sunt, impressionem vel sulcum latum ovato-lanceolatum inter tuberculum oculorum dorsualium et marginem cepha- lotlioracis anticum situm postice amplectentes. Oculi laterales principales tres sub-sequales et contingentes, in seriem rectam dispositi; oculum accessorium nuUum vidi. Segmenta abdominaUa dorsuaìia in limbo antico omnium subtilissime et densissime granulosa, pone Lune limbum crassius, at sat subtiliter granulosa, priesertim utrinque transversim, ubi segmenta in costam transVersam latam humillimam elevata sunt, et Me linea laeviore transversa sub-procurva no- tata quoque; in medio costam sub-granulosam babent, et utrinque versus medium antice, ad limbum anticum, costam brevissimam, oblique foras cur- vatam, quas cum parte exteriore marginis postici limbi et costa illa trans- versa procurva utrinque in segmento aream magnam transversam fere ellip- ticam includit, saltem in segm. 3° — 6° distinctam. Venter subtilissime ru- gulosus, prtesertim in segmentis duobus ultimis, in segm. 3" sat dense im- presso-punctatus ; segm. 5", dense et sequaliter et subtilissime granulosum vel coriaceum, costas 4 tenues habet, medias antice, laterales et antice et po- stice abbreviatas. Cauda mediocris, posteriora versus vix angustata, segmentis sat subtiKter et dense granulosis, prassertim dense subter; segm. 1" — 4™ supra late sed non profunde excavato-sulcata, carinis 8 ordinariis et prseterea media late- rali utrinque in segm. 1° (in segm. 2° serie granulorum antice abbreviata repreesentata) expressis, sat subtiliter granulosis vel (carinis dorsualibus) denticulatis. Segm. 5"" desuperne visum ipso apice supra subtUiter et non dense granulosum, sulco medio longitudinali angusto, qui pone medium in impressionem sub-triangulam dilatatus est; a latere visum supra pauUo for- tius, infra leviter arcuatum ; carinis dorsualibus omnino carens, carinis infe- rioribus expressis et serie granulorum parvorum, ut carinae inferiores seg- mentorum priorum, instructis. Vesiea ovato-elliptica, subter et in lateribus granulis minutis hunulibus sparsa, quse secundum medium seriem insequalem formant ; sub aculeo dente parvo bumili compresso vel potius tuberculo parvo munita est. Aculeus sat longus et gracUis. Palpi ad formam ut in specie priori, subtilissime granulosi. Humeri den- ticuli in latere antico vittam vel liaeam insequalem longitudiaalem mediam 150 T. THORELL, formant ; trcs costaruni marginalium granulosoe sunt, quarta, inferior poste- rior, subtiliter denticulata, dente basali pauUo majore. Brachium ad formam ut in specie priori et eodem modo costatum omnino, in latore antico denti- bus paucis parvis sparso, basali supcriore reliquis pauUo majore. Manus co- stam longitudinalem ordinariam subtiliter et aequaliter granulosam in latere exteriore liabent, et tum, supra, vestigia costarum duarum abbreviatarum (primse ad basin, alterius magis in medio), intequaliter granulosarum : deinde tres costae sequuntur, liumillimiB quidem sed distinctoe, in digitum immobi- lem continuatse, interior basi abbreviata : bae costae subtiliter granulosse sunt, ut eorum interstitia. Digiti graciles, parum curvati, acie digiti immobilia ad basin in lobum rotundatum dilatata, qui emarginatione ad basin digiti im- mobilis recipitur; ordiues denticulorum secundum medium aciei circa 8. Pedes sat dense et subtiliter granulosi, lineis longitudinalibus elevatis gra- nulosis muniti, femoribus et tibiis in marginibus, prtesertim inferiore, subti- liter denticulatis vel crenulatis. Pectines breviores, dentibus 18 — 20 ; lamella intermedia prima sat parva, vix deorsum dilatata. Color. Cephalothorax nigricanti-fuscus, interdum macula lutea utrinque in angulo postico aliaque minore in medio margine postico notatus. Abdomen ni- gricanti- vel sordide fuscum, ordinibus tribus macularum magnarum sub-trans- versarum lutearura, 3 in singulis scgmentis 1°— G", ad ipsum marginem po- sticum : 1 in medio, 1 utrinque in angulo postico ; segm. 7"' quoque plus minus evidenter luteo-maculatum. Subter truncus et pedes plus minus pallide fusco-testacei sunt, ventre prassertim postice obscuriore. Cauda supra palli- dius testaceo-fusca, subter, praesertim postice, obscure testaceo-fusca vel fusca, maculis pallidis saltem in segmentis anterioribus variata; vesica loetius fusco- testacea, aculeo apice late fusco. Palpi fusco-testacei, nigro-fusco-maculati, saltem in brachiis; manus intus immaculatae, extus infuscatae et punctis pal- lidis sparsa}; digiti nigro-fusci, summo apice pallidiores. Pedes supra fusco- testacei, maculis nigro-fuscis saltem in femoribus et tibiis variatis. Subter palpi, digitis nigro-fuscis exceptis, pallidius fusco-testacei sunt ; pedes quoque subter pallide fusco-testacei. In exemplis paucis (nonne maribus"?) cauda panilo longior est, segm. 5° ex. gr. panilo plus duplo longiore quam latiore, et caudie segmenta 4"' et 5'" praesertim subter obscurius fusca, vix vel parum luteo-maculata. Praetcrea vix uUam difterentiam video. Mensura. — $. Lg. corp. 64 ; Ig. ceplialoth. 6 ^j^ , lat. ej. 6 ^|^ , lat. front. 4; dist. oc. dors. a marg. ant. 2 ^4, a marg. post. 3 '/a- Cauda 37: segm. I lg. 4 1/2, lat. 33/,, alt. 3 -f ; II lg. 5 V2 -, lat. 3'l,; IH lg. 6, lat. 3 V^, IV lg. 6 1/4, lat. 3 V2; V lg.7,lat. 3 'j,; VI lg. G 1/., (ves. 4, acuì. 3), lat. 2 ^5 , alt. 2 1/2 • Palpi 25 V2 = hum. lg. G -f- , lat. 2 ; bradi, lg. 6 V, +, lat. 2 \/, ; man. e. dig. 12; man. lg. 5 '/j, lat. max. 3, min. 2 '/zj ™an. post. lg. 4'/,^; dig. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 151 mob. 7 V2> immob. 6 1/2- Ped. I 13, H 16 V2, HI 19 ^2; IV 22. Pectinum Ig. 4 ^/3 , lat. 1 ; dentea eorum circa ^/g millim. longi. d^ (?). Lg. corp. 65, Ig, cephaloth. 6 2/4, caudae 39; segna, caudae I Ig. 5 4-, lat. 3 V2J segm. V lg. 7 ^2» lat. 3 V3 + miUim. Patria: America (India Occidentalis). Exempla nonnulla exa- minavi ad Kingston insulse Jamaicse capta, in spiritu vini con- dita et in Mus. Gothob. asservata, et prseterea duo exempla sic- cata, ea quoque ex Jamaica, quse possidet Mus. Holm. C. Olivaceus n. pallide olivaceus, cephalotLorace nigro-va- riato, abdominis vittis duabus longitudinalibus latis summoque margine nigris, cauda subter, segmentis 5° et 6' saltem exceptis, saltem interdum nigricanti-sub-maculata , humero et brachio apice anguste nigris, manibus extus sub-nigricanti-maculatis, di- gitis basi sub-infuscatis, pedibus testaceo-olivaceis, immaculatis ; cephalothorace crasse granuloso, costis posticis duabus distinc- tissimis; segmentis abdominalibus crasse granulosis, costa media longitudinali prseditis; caudae segmento 5° plus duplo longiore quam latiore, in lateribus et supra subtilissime coriaceo, vesica Isevi, sub aculeo dente parvo acuminato armata ; manibus brachio paullo latioribus, costis supra subtiliter crenulatis, digito mobili manu postica psene duplo longiore ; dentibus pectinum 18 — 22. — Long, circa 46 Y2 millim. vel ultra. Specie! priori, C. insulano n., simillima est liaec species, notis in diagnosi aUatis fere unice distinguenda. Minor esse videtur, prseter colore alio digitis longioribus et cauda apice paene laevi prsesertim dignoscenda. Area illa trans- versa sub-elliptica utrinque in segm. abdominis dorsualibus in hac specie minus manifesta est quam in C. insulano; venter nitidus est, laevis, segm. 5° ex- cepto, quod 4 costas distinctissimas crenulatas habet et inter eas dense et subtiliter granulosum est, crassius tamen versus latera quam in medio. Seg- menta caudaUa 1™ — 4"^ eodem modo atque in specie priore carinata simt, in- terstitiis inter carinas evidenter etsi subtiliter (in segmentis 1° et 2° immo sat dense) granulosis, supra et subter vero \àx granulosis ; segm. 5™ omnium subtilissime coriaceum vel sub-granulosum est, tantum subter tribus carinis levissimis subtiliter granulosis, et in lateribus supra serie granulorum minu- tissimorum, locum carinse superiores tenenti, praeditum; reliquse carinse caudae evidenter et subtiliter denticulatse vel (subter) granulosae. Vesica parva ovata laevis est, non granulosa, sub aculeo longo gracili fortiter curvato dente parvo sed gracili armata. 152 T. THORELL, 3Iensur(e. — Lg. corp. 46 ^2) Iff- cephaloth. 5 ^j^, lat. ej. G \'^, lat. front. 3; clist. oc. dors. a marg. ant. 2, a marg. post. 3 Ve* Cauda 30: segm. I Ig. 3 ^U, lat. 3 1/4, alt. 3 — ; H Ig. 4 1/.,, lat. 3 V,; III Ig. 5, lat. 3; IV Ig. 51/2, lai 3; V Ig G 'j.,, lat. 3 —, alt. 3 — ; VI Ig. 5 (ves. 3, acuì. 2 »/J, lat. 2, alt. 2. Palpi 22 ^j^i bum. Ig. 5 1/3, lat. l 'Z^; brach. Ig. 6, lat. 2 + ; man. e. dig. 9 ^,'4 ; man. Ig. 4 ^/^ , lat. max. 2 ^/j , min. 2 ; man. post. Ig. 3^/2+; dig. mob. 6 +> imniob. 5 millim. longus. Patria: America septentrionalis. Exempla pauca siccata, ex California, in Mus. Holm. asservata examinavi. Q. nitiduS N. testaceus, ceplialothorace prsesertim antice nigro- sub-variato, abdominis ordinibus duabus dorsualibus macularum (binis maculis in singulis segmentis) margineque nigricantibus, cauda testacea , subter versus apicem obscuriore , plus minus mgricanti-maculata , pedibus et palpis testaceis, nigricanti-sub- maculatis, manibus in ipso apice cum digitis nigris, horum sum- mo apice pallido; cephalotliorace secundum medium et antice sat crasse granuloso , prseterea subtilissime modo granuloso , costis posticis parum evidentibus ; segmentis abdomiuis minus dense granulosis, costa media distincta; segmento caudis 5° du- plo (?) vel duplo et dimidio (d^) longiore quam latiore, bracbiis evidentissime (pa3ne ^/s) latiore, vesica sub aculeo tuberculo parvo munita; manibus bracbio multo latioribiis, supra costis Irevibus munitis, digito mobili manu postica non dimidio longiore, ordi- nibus denticulorum secundum mediam aciem circa 8; dentibus pectinum 18 — 21. — Long, circa G4 — 69 millim. Haec species quoque adeo similis est C. inmlano, ut vix nisi pictura alia notisque reUquis in diagnosi allatis ab eo internosci possit. Lcevior et niti- dior est multo quam C. iìisulamis, cauda supra et in lateribus nitidissima, paene Isevi, in lateribus segm. 5' tamen evidenter granulis liumillimis sparsa, subter, prcesertim in segmentis posterioribus (4'^ et 5°), inter carinas eviden- tissime granulosa, carinis granulosis, inferioribus mediis segmenti 1' exceptis; vesica piene lajvis est, granulis humillimis sparsa. Venter tevis, nitidissimus, segm. 5° tantum ad margine» subtiliter ruguloso, costis 4 ordinariis parum expressis, non granulosis. Prseterca, exceptis difterentiis quarum in diagnosi meminimus, ut in G. insulano dictum est. Mas a femina differt corpore angustiore et cauda multo longiore, quam cepbalothoracc circiter 7 ^j^ longiore, segm. 1° e. gr. panilo plus duplo lon- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 153 giore quam latiore, segm. 5° latitudine sua paeno duplo et dimidio longiore; vesica prjeterea magis deplanata est, breviter elliptica, psene dimidio latior quam altior; digitus palporum mobilis manu postica pauUo tantum longior. Mensurce. — $. Lg. corp. 64 ^j^] Ig. cephaloth. 6 ^/g, lat. ej. 6 ^j^, lat. front. 3 ^1^; dist. oc. dors. a marg. ant. 2 ^j^, a marg. post. 3 '/g. Cauda 40 ^j^: segm. I lg. 5, lat. 3 ^U, alt. 3 + ; II lg. 6 1/4, lat. 3 V2; HI lg. 6 ^j,, lat. 3 V2; IV lg. 7 V2, lat. 3 V2; V lg. 7 'j,, lat. 3 1/2, alt. 3; VI lg. 6 V„ lat. 2 */5, alt. 2 1/2- Palpi 25 1/2= hum. lg. 5 ^U, lat. 1 s/^; bracli. lg. 6 1/2, lat. 2 ^/sj man. e. dig. 12; man. lg. 6^25 lat. max. 4, min. 2^/5; man. post. lg. 5 2/3 ; dig. mob. 7 V5 , immob. 6. Pectinum lg. 5, lat. 1 ^4 j dentes '/^ — millim. longi. cf. Lg. corp. 68 ^j^; lg. cephaloth. 6 V3, lat. 6 ^/g, lat. front. 3 ^/j; dist. oc. dors. a marg. ant. 2 '^j., a marg. post. 3 ^/g. Cauda 46 ^/4: segm. I lg. 6 V3, lat. 3; n lg. 8, lat. 3 Vel ni lg. 8 V2, lat. 3 1/3; IV lg. 8 ^j.„ lat. 3 V2 — ; V lg. 8 V2, lat. 3. 1/2; VI lg. 6 (ves. 4, acuì. 2 1/2), lat. 3 i/^, alt. 2 ^/j; brach. lat. 2 '/g; man. e. dig. 11 Vg ; man. lg. 6 ^j^, lat. max. 3 ^j^, min. 3; man. post. lg. 6; dig. mob. 6 1/2, immob. 5 ^/j millim. longus. Patria: America (India Occidentalis). Mas et femina siccati ex „ San Domingo „ in Mus. Gothob. asservantur; mas valde mutilatus, in spiritu vini conditus, ibi quoque adest, qui „ New- York „ signa- tus est \ Feminam in spiritu vini asservatam , „ ex Antillis ^ , dono mihi dedit Gel. C. Cederstkòm. C. tenUIS N. testaceus, cephalothorace, preesertim antice, cum pedibus et palpis nigro-maculato, apice manuum et digitis nigris, abdomine margine angusto nigro et vittis duabus dorsualibus latis nigris, e vittis binis nigris in singulis segmentis composjtis ornato, quse vittse in medio segmenti abruptae et testaceo-macu- latee sunt, spatioque diametro sua majore disjunctse; cauda subter sub-infuscata et nigro-variata, in lateribus et supra lineis binis e maculis parvis nigricantibus compositis notata, vesica quoque nigro-sub-maculata ; cephalothorace granulis sat crassis praesertim secundum medium sparso, prseterea subtilissime modo ruguloso, costis posticis parum evidentibus; segmentis abdominis minus dense granulosis, costa media evidenti; segmento caudse 5° aut plus duplo et dimidio ($), aut circa quadruplo (o^) longiore quam * Verisimiliter ibi nupor importatus voi in navi c.aptus. 154 T. THORELL, latiore, brachiis non vel parum latiore; vesica sub aculeo dente minuto compresso armata; manibus brachio paullo latioribus, costis sub-granulosis, digito mobili manu postica paullo longiore, ordinibus denticulorum secundum mediam aciem circiter 8; den- tibus pectinum 17 — 18. — Long, circa 47 V» ($) vel 57 (ò*) millim. Formis prioribus duabus, prsesertim C. nitido, simillima est ligec species, sed minor, et cauda graciliore, brachium latitudine vix vel non superanti, prsecipue dignoscenda. Fortius et densius nigro-maculata est, tarsorum arti- culis trinis basi nigricantibus, et cauda etiam in lateribus et interdum supra quoque nigricanti-sub-maculata voi -lineata : immo vesica in J nigro-maculata est. — Sub-nitida est C. tennis J, parcius tantum, ut C. nitidus, granulosa. Area transversa sub-elliptica utrinque in segmentis abdominalibus parum ex- pressa. Segm. ventrale 4"" omnium subtilissime, segm, 5"" crassius (attamen subtilissime) et dense granulosum, costis 4 granulosis. Latera caudse versus apicem granulis parvis inter carinas, quse omncs evidenter granulosae sunt, sparsa ; subter fortius granulosa est cauda. Sulcus segmenti caudte 5i angustus, apice in foveam oblongam majorem dilatato. Vesica circa dimidio longior quam latior, inverse ovata, granulis liumilibus subter et in lateribus sparsa. Costse palporum ut in prioribus dispositte, in manibus plerumque minus evidenter granulosse, manus supra inter costas vix granulosa. Mas differt palpis paullo longioribus caudaque longissima , cepbalothorace 8 — 9 : pio longiore, versus apicem sub-fusca et immaculata, segm. 5" quadruplo longiore fere quam latiore, in lateribus vix granuloso, serie granulorum, quae in 2 carinse superioris locum tenet, carenti, infra quoque vix evidenter carinato vel granuloso. Vesica omnino aliter formata atque in C. nitido d^ : sub-cylin- drata est, plus duplo longior quam latior (vel altior), vix granulosa, aculeo plus duplo longior. Vid. prseterea diagnosin. Mensurce. — 2- ^o- ^'^''P- ^'^ ^4» ^S- ceplialoth. 4 ^j.^, lat. ej. 4 ^2» ^^.t. front. 2 VjJ dist. oc. dors. a marg. ant. 1 ^2» ^ marg. post. 2 ^j^. Cauda 27 ^j^'- segm. I Ig. 3 1/2, lat. 2 1/4, alt. 2; n Ig. 4 1/3, lat. 2; HI Ig. 4 V2, lat. 2; IV Ig. 5, lat. 2; V Ig. 5 1/3, lat. 2, alt. 2 1/4; VI Ig. 5 V3 (ves. 2 V2, acuì. 2), lat. 1 3/4, alt. 1 ^/4. Palpi 18: bum. Ig. 4 V5, lat. 1 V2 — bradi. Ig. 4 V^» lat- paene 2; man. e. dig. 8; man. Ig. 4 ^j^, lat. max. 2 -|-, min. 1 ^j^- man. post. Ig. 4^/3 — ; dig. mob. 5 — , immob. 4 ^/j millim. o«. Lg. corp. 57 ; Ig. cephaloth. 4 ^j^ , lat. ej. 4 ^j^ , lat. front. 2 ^j^ . Cauda 39 : segm. I lg. 5 V3, lat. 2 -; H lg. 6 V2, lat. 2; III lg. 6 Va, lat. 1 ^6; IV lg. 7 Va, lat. 2; V lg. 8 — , lat. 2; VI lg. 5 V'3 (ves. 4 V^, acuì. 1 V2 +), lat. 1 5/g, alt. pajne 2. Bradi, lat. piene 2; lg. man. e. dig. 9, man. lg. 4 V4, lat. max. 2 Vi, niin. 2; man. post. lg. 4 V4; dig. mob. 5, immob. 4 V4 millim. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 155 Patria: America (India Occidentalis). Feminas duas in spiritu vini asservatas (ex Antillis) Gel. C. Cederstrom dono mihi dedit; duo exempla siccata, masculum et femineum, ex S. Domingo esaminavi quoque, in Mus. Gothob, servata, feminamque ibi in spiriti! vini condita, quse ad New- York inventa esse dicitur, ve- risimiliter navi advecta. C. gPanOSUS n. fuscus, subter pallidior, palpis et pedibus fu- sco-testaceis, cauda testaceo-fusca, segmento 5° plus minus, prse- sertim subter, infoscato ; cephalothorace crasse granuloso, granulis in lateribus, anterius, in lineas obliquas satis eequales ordinatis, costis posterioribus fortibus, granulosis ; segmentis abdominis co- sta media granulosa prseditis, crasse granulosis; cauda apice granulosa, carinis omnibus perfectis, sat fortibus et denticulatis creuulatisve, segmento 5° supra et in lateribus sub-piano, fere prismatico, duplo saltem longiore quam latiore ; manibus parvis, brachio parum latioribus, costis fortioribus Isevibus supra muni- tisi digito mobili manu postica paene duplo longiore, ordinibus denticulorum secundum mediam aciem 8 ; dentibus pectinum 26 — 27. — Long, circa 54 millim. Var. ^, simplex, pallide fusco-testaceus totus, aculeo rufescenti- ferrugineo, segmento caudse 5° circa 3 *-/s longiore quam latiore, vesica sub aculeo dente carenti, vestigio tuberculi ibidem tantum munita; manibus brachio psene dimidio latioribus; dentibus pecti- num 25: prseterea ut in forma principali diximus. — Long, circa 61 millim. Formaprincip. (verisimiliter femina). — CepJialothorax ad formam ut in prio- ribus, modo paullo longior quam latior, antice in medio levissime emargina- tus, granulis crassis ita sparsus, ut lineas non tantum in costis posterioribus evidentissimis antice sub-divaricantibus forment hsec granula, sed etiam in lateribus, magis antice, in lineas satis sequales obliquas disposita sint, inter- stitiis sat magnis subtiliter rugulosis; sulcis postico transverso et medio lon- gitudinali ordinariis profundis, hoc per tuberculum oculorum dorsualium con- tinuato et ante id in excavationem ovato-lanceolatam dilatato; arcubus supraciliaribus crassius granulosis. Oculi dorsuales interstitio diametro sua majore disjuncti; laterales principales sequales fere, contingentes , antico et postico a margine cephalotJioracis spatio diametro oculi evidenter minore disjunctis; oculura lateralem accessoriura non certo videre possum. 156 T. THORELL, Segmenta abdominis dorsualia 1"" — 6™ costa inedia granulosa et rellqua sculptura ut in prioribus, granulis crassis proesertim transversim utrinque et ad marginem posticum sparsa, prseterea subtiliter modo rugulosa; segni. 7"" costas 5 ordinarias fortius granulosas, eodem modo directas et formatas at- que in prioribus, habet, costam mediam pone centrum segmenti pertinen- tem ; inter costas subtilius et intequaliter granulosum et rugulosum est scgm. 7. Segmenta ventralia Isevia, nitida, 5° excepto, quod ad margines, prìescrtim anticum et laterales, sat subtiliter granulosum est, pr:i3terea subtilissime modo rugulosum, costis 4 optime expressis, sub-crenulatis, omnibus antice, ex- terioribus postice quoque abbreviatis. Caiida mediocris; segmenta l"" — 4™ supra leviter et late excavato-sulcata, Bubter non vel parum granulosa, supra et in lateribus granulis minutis sparsa; carinis fortibus, superioribus sat subtiliter denticulatis , reliquis eodem modo crenulatis, mediis inferioribus tamen in segm. 1° (quod carinam mediam la- teralem habet quoque) Isevibus. Segm. 5"^ desuperne visum a medio versus apicem non parum angustatum, supra granulis parvis sparsum, sulco medio longitudinali angusto, qui apice in foveam levem dilatatus est; marginibus superioribus non rotundatis, sed acutis (superficies segmenti superior cum lateribus rectum angulum format); a latere visum subter sat leviter, supra pauUulo fortius arcuatum, in lateribus evidenter et sat dense granulosum, sub- ter carinis tribus oi^time expressis et sequaliter granulosis instructum, inter- stitiis earum granulosis, his granulis versus basin segmenti, in medio intersti- tio, in lineam longitudinalem minus sequalem dispositis. Vesica sat parva, ovata, subter et in lateribus evidenter granulosa, a latere visa supra paullulo cònvexa, sub aculeo, qui sat longus et fortis est, dente sat forti, conico,iu mar- gine superiore non evidenter dentato instructa. Palpi graciles, supra omnium subtilissime rugulosi, costis humeri et braehii ut in prioribus; dentes et granula majora in latore antico humeri in series duas parum sequales ordinata, costee bracliii fortes, àuse superiores anteriores dense granulosae, superior postica, ut posticse media et inferior, levissimc modo crenulata. Manus parvse, intus fortitcr, extus parum arcuata3, costa exte- riori forti, la3vi ; costiB 4 superiores fortes quoque et Iseves, modo ad basin debiliores et sub-granulosse vel insequales; in latere interiore manus granulis parvis sparsse sunt. Digiti graciles, leviter curvati; digitus mobilis lobum le- vem ad basin habet, digitus immobilis emai'ginationem ad eum rccipiendum; ordines denticulorum secundum mediam digitorum aciem 8. Pedes granulosi, lineis elevatis granulosis in femoribus et tibiis, Isevibus in tarsorum art. 1", muniti; margines, prsesertim inferior, femorum et (quamquam minus fortiter) tibiarum acute serrulati. Pectinum dentes 26—27. Color. Truncus supra sordide testaceo-fuscus, segmento ultimo abdomi- nis panilo clariore, subter pallide testaceo-fusco ; cauda fusco-testacea, segm. 5" ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 157 prsesertim subter obscurius fusco vel nigricanti^ carinis nigro-fuscis ; vesìca fusco-testacea, aculeo apice late nigro-fusco; palpi et pedes pallidius fusco- testacei, manibus paullo saturatius coloratis, digitis non infuscatis. MensurcB (fornice princip). — Lg. corp. 54; Ig. cephaloth. 6, lat. ej. 5 ^/j , lat. front. 3 — ; dist. oc. dors. a marg. ant. 2, a marg. post. 3 ^/.^ — . Cauda 32 V,: segm. I lg. 41/2, lat. 3 V^ -, alt. 2^1,-, U lg. 51/4, lai 31/4; IH lg. 5 1/2, lat. 3 Vs; rV lg. 5 3/^, lat. 3 V5; V lg. 6 V^, lat. 3, alt. 2 s/^; VI lg. 5 (ves. 3 1/4, acuì. 2 V2), lat. 2 V5, alt. 2. Palpi 22: bum. lg. 5 V4, lat. 1 ^U', bracb. lg. 6, lat. 2 ^/^ ; man. e. dig. 9 ^/j : man. lg. 4 ^/j , lat. max. 2 ^/j , min. 2; man. post. lg. 3 Va', 1^^- ^^x- 3 ^,'4, min. 2 ^|^', man. post. Ig. 5 ^',^; dig. mob. 8, immob. 6 3/^. Ped. I 14 s/^, E 17 Vj, HI 21 1/,, IV 24 V^- Pectinum Ig. 6 ^/^ , lat. 1 V4 ; dentes eorum "|^ millim. longi. Patria : Mexico, secundum signaturam exempli unici, in spi- rita vini asservati, quod in thesauro Mus. Gothob. vidi. — Vix mas speciei prioris, C. granosi n., est hic scorpio, quum formam omnino aliam segmenti 5' caudse habeat, et aliis quoque rebus ab ea differat. C. testaceuS (De Geer) angustus, testaceus pjene totus, digitis et apice aculei infuscafcis ; cephalothorace subtiliter modo ruguloso, psBne Isevi, costis posticis sub-parallelis, parum expressis; abdomine sub-lsevi, parum granuloso ; cauda longa, versus apicem panilo granulosa, carinis debilibus, subtiliter denticulatis, segmento 5° sub-tereti, carinis superioribus omnino carenti, inferioribus parum expressis, subtilissime granulosis, in d" circa 3 1/2, in ^ circa 2 */« longiore quam latiore; manibus bracbio latioribus, supra costis evidentibus carentibus, sub-lsevibus, digito mobili manu postica circiter dimidio longiore, ordinibus denticulorum secundum me- diamaciem circa 7; dentibus pectinum 19 — 23. — Long, c^ circa 60, $ circa 77 '/s millim. Syn.: 1778. Scorpio testaceus De Geer, Mém., VII, p. 347, PI. 41, fig. 11. Mas. — Geplialotliorax panilo brevior quam segmentum caudse primum, in margine antico levitar at late emarginatus, supra subtiliter tantum et mi- nus distincte granulosus, sulco postico transverso et sulco ab co ad tubercu- lum oculorum dorsualium ducto distinctissimis, costis posticis duabus ordina» riis parum expressis, vix granulosis, sub-parallclis, anteriora versus panilo ap- propinquantibus ; tuberculo oculorum dorsualium sulco profundo in duos arcus supraciliares diviso, qui subtiliter rugulosi sunt, parum anteriora versus ad basin impressionis medioe anticoe ordinari* producti. Oculi dorsuales spatio diametro sua evidenter majore disjuncti, latcralcs principales spatio parvo inter se remoti, asquales fere, in lineam rectam dispositi ; in latere altero ocu- lum accessorium saltem unum vidissc vidcor. Segmenta ahdominalia dorsualia costam mediam sub-laevem et utrinque costam transversam latam Lumilem procurvam, linea la3vi impressa procurva notatam babent, ut et costam brevissimam obliquam utrinque versus medium antice, ut in formis plerisque; sed fere lasvia sunt, granulis parvis et raris tantum sparsa. Venter laevis, nitidus, segmento ultimo paullo inaequali, non ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 161 evidenter granuloso, costis 4 debilibus Isevibus, quarum exteriores a margine postico ad marginem anticum ptene pertinent, interiores postice panilo ab- breviat:« sunt. Cauda longissima, cepbalothorace circiter 8 : pio longior , latitudine bra- chium aequans ; segmenta ejus tria anteriora supra sulcum longitudinalem valde dcbilem, in medio segmento vix manifestum habent, hoc sulco in segm. 4" secundum totam segmenti longitudinem evidenti; segm. 1™ — 3™ carinis evidentibus etsi debilibus instructa sunt, superioribus debillime et hu- millime serrulatis crenulatisve , inferioribus mediis in segm. 1° Isevibus, in segm. 2° parum evidenter grauulosis vel crenulatis; in segm. 4° tum caringe quum granula parum manifesta sunt; inter carinas cauda. est Isevis. Segm. ejus 5™ desuperne visum apice panilo angustatum, a latere visum et supra et subter levissime arcuatum, paene teres; li^ve est vel omnium subtilissime rugulosura, carinis et granulis carens, eo excepto quod carinEe inferiores la- terales serie granulorum niinutissimorum vix manifestorum repraesentantur; supra lineam longitudinalem impressam tenuem mediani ostendit, qu3e in segmenti parte tertia posteriore in sulcum brevem et latum dilatata est. Ve- sica cylindrata fere, psene duplo longior quam latior, psene Isevis, tamen subter granulis raris minutis humilibus parum manifestis sparsa, tuberculo parvo parum expresso sub aculeo munita, qui fortiter curvatus est, multoque brevior quam vesica. Palpi forma ordinaria, liumero et braciaio inter costas (ut in prioribus or- dinatas) supra subtilissime coriaceis ; hunieri costje superiores et anteriores fortius deuticulatte, posteriore inferiore debilius denticulata, dente basali sat forti; latus anticum serie intequali dentium sat fortium armatum. Costae bracini debiles, subtilissime modo granulosae; in latere anteriore sub-incras- sato dentibus paucis insequalibus sparsum est bracliium, duobus versus basin et uno versus medium reliquis panilo majoribus. Manus, in latere interiore sat fortiter, extus levissime arcuata, costam in latere exteriore subtiliter granulosam habet, reliquas costas vero bumillimas, parum distinctas, laeves; inter costas manus supra Isevis est vel omnium subtilissime coriacea, gra- nulis bumilibus sed sub-acuminatis minus densis sparsa. Digiti sat longi, sat leviter incurvi, lobo ad basin digiti mobilis et emarginatione prò eo in di- gito immobili; ordinibus denticulorum secundum mediam aciem circa 7. Pedes subtilissime coriacei, lineis elevatis vix vel non granulosis ; praesertim femoribus in margine inferiore subtiliter serrulatis. Pectinum dentes in exemplo singulo a me viso in uno latere 22, in altero 23 esse videntur (secundum De Geer 22 — 28 in liac specie sunt). Exempla, quse ut feminas ad hanc speciem refero, differunt manibus an- gustioribus, intus leviter modo arcuatis, cephalotboracis et abdominis costis pauUo evidentius at levissime granulosis, caudaque fortiori, inter carinas de- biles evidentius granulosa, praesertim versus apicem ; supra et evidenter et Voi. XIX. 11 162 T. THORELL, late sulcata. Segm. eaudcB 5"» desuperne visum apice leviter angustatum, sulco medio satis angusto, versus apicem segmenti in impressionem levem dilatato, marginibus superioribus late rotundatis et carinis carentibus, subter carinis de- bill imis pr^ditum, serie granulorum minutissimorum instructis, inter carinas ut in lateribus subtiliter granulosum quoque, supra granulis etiam minoribus parum evidentibus sparsum; a latere visum supra leviter, subter parum ar- cuatum. Vesica lougius elliptica, a latere visa supra ad longitudinera leviter convexa, subter granulis minutis parum evidentibus sparsa, tuberculo parvo humili sub aculeo, qui sat brevis est. Manus supra granulis minutissimis sparsse, series duas ut videtur insequalos formantibus. In exemplo alteroamc viso ocu- lus lateralis accessorius sat longe ab oculo laterali principali postico, intus et pauilulo ante cura positus, manifestus est in utroquo cephalothoracis latere, in altero exemplo tantum in latere sinistro. Color totius corporis pallide testaceus, in (^ digitis infuscatis, aculeo testa- ceo-fusoo, apice fusco ; in J digiti vix vel parum infuscati sunt, et oculi nigri. Blensurcc. — o'. Lg. corp. GO ; Ig. cephalotli. 6 ^j^ , lat. front. 3 ; dist. oc. dors. a marg. ant. 2 -\-, a marg. post. 3 ^j^. Cauda 51 ^Z,: segm. I lg. 6 ^1^, lat. 2 3/^, alt. 2 ^j^; II lg.' 9, lat. 2 V2; ni lg. 9 ^U, lat. 2 V2; IV lg. 10, lat. 2 1/2; V lg. 10 +, lat. 2 *j^, alt. 2 ■*/g; VI lg. 6 V2 (ves. 5 —, acuì. 2 V2 — ), lat. 2 1/2 —, alt. 2 V4- Palpi 27 'j^: bum. lg. 6 V2, lat. 1 ^j^; brach. lg. 7, lat. 2 ^2 +; ^an. e. dig. 12 ^j^; man. lg. 6 ^j^, lat. max. 3 ^2» ™ÌQ- 2 V2 +) man. post. lg. 5 ^/^ +; dig. mob. 7 ^j^, dig. immob. 6 2/3 millim. 2 (verisirailitcr hujus speciei). Lg. corp. 77 ^j^i lg. cephaloth. 7 ^1^ , lat. ej. 7 ^/a, lat. front. 4 ^j^; dist. oc. dors. a marg. ant. 2 ^Z^, a marg. post. 4 ^|^ . Cauda 51: segm. I lg. 6 ^/j, lat. 4, alt. 3 ';„; II lg. 8, lat. 3*1^; III lg. 9 V.,, lat. 3 3/^; IV ]g. 9, lat. 3^/5; V lg. 9^!„ lat. 3 ^/s, alt. 3 V4 ; VI lg. 8 (ves. 5, acuì. 3 1/ J, lat. 3 '^j^ , alt. 3 V4 • Palpi 33 : bum. lg. 8 V4 , lat. 2 ; brach. lg. 8^1^, lat. 2 ^/g; man. e. dig. 14^/2; man. lg. 7, lat. max. 3 ^j^, min. 3; man. post. lg. 6 V2; <ìig- mob- 9. immob. 8 — . Pcdes I IG ^j^, II 19 ^/j, III 23 1/2, IV 25. Pectinum lg. 5 ^/j — , lat. 1 *l^, dentes^circa '/g millim. longi. Patria: America (secundum De Geer). Mas siccatus quem supra clescripsi, in Mus. Holm. asservatus, ex tliesauro De Geeri est, ab eo ipso nomine S. testacei signatus: feminas duas a me descriptas, verisimiliter ejusdem speciei, ex Mus. Gothob. obtinui. Ubi in- ventse sint ignoro. *o' De Scorpionìbus a De Geer descrìptis. — in Museo Hoi- miensi etiam hodie scorpioncs nonnulli asservantur qui thesauri De Geeri fuerunt et ab eo ipso determinati sunt; quorum exa- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 163 % minandorum facultas quum facta mihi fuerit, de synonymis qui- busdam eorum liic paucis disserere supervacaneum non erit. Exempla typica De Geeriana a me visa ad septem species sunt referenda, qiia3 omnes a Viro Celeberrimo in opere suo " Mém. pour servir a l'Hist. d. Insectes „, VII, (1778) descriptse sunt; ex formis ibi illustratis una tantum, S. punctatus De Geer (loc. cit., p. 343, PI. 41,figg. 1 — 4), mihi ignota est. Ad hunc S.punctatum quod attinet, eum nihil nisi exemplum junius esse 5. europcei De Geer (5. americani Linn.) facile crediderim. S. p)unctatus Gerv. \ si ex descriptionibus judicare licet, alia species atque De Geeri haud dubie est. 1. « S. maimis „ (Conf. De Geer, Mem., VII, p. 337, PI. 40, fig. 1 — 8), = Broteas Eerhstii Thor. Est bsec species eadem quidem atque S. (Chactas, JBrotheas) maurus Herbst et script, recent., sed non eadem atque S. maurus Linn. ( == Heterome- trus palmatus Hempr. et Ehr.). S. maurus De Geer igitur novo nomine Broteas Eerhstii a me appellatus est ^ S. maurum Linn. perperam a De Geer ad speciem America- nam^ quam sub eodem nomine descripsit, relatum esse, satis con- stare mihi quidem videtur. Linn^us suum S. maurum in Africa habitare dicit ^ et vox ipsa maurus satis evidenter demonstrat, eum speciem in Africa septentrionaìi inventam ante oculos ba- buisse. In descriptione formse manuum iisdem verbis, " manibus sub-cordatis „, usiis est, quibus manus " S. afri,, descripsit; quum de manibus prseterea dicit, eas " punctatas „ esse (conf. verba: " adspersa punctis eminentibus „, in descriptione manus " S. afri „ quam in Mus. Lud. Ulricse dedit), hoc multo melius in Heterom. palmatum Hempr, et Ehr. * quadrat quam in ^S^. maurum De Geeri, Herbstii ceterorumque. Nec male in H. palmatum ca- « H. N. d. Ins. Apt., Ili, p. 56. ^ On the Classif. of Scorp., 1. e, p. 14. » Syst. Nat., Ed. 10, I, p. 624; Ed. 12, I, Pars II, p. 1137. * Vorlaufige Uebersicht der»m Nord-Afrika und West-Asiea einheim sclien Scor- pione, cet., in Verhamìl. d. Gesellsch. Naturforsch. Freunde in Berlin, I (Seclister Stiick), p. 351; Ehrekb., Symb. Phys., Arachn., p. 2, Tab. 1, figg. la— If. 164 T. THORELL, # dunt qnre de pectinibus S. mauri sui scripsit Linn^us: " pecti- nibus 8-dentatis „ : H. palmatus enim 8 — 10 dentes in singulo pectine habet. Dubium igitur esse vix potest, quin sit nomen spe- cificum mauriis Linn. H. xìdimato Hempr. et Ehr. restituendum. 2. '' S.flavìcaucUs „ (1. e, p. 399, PI. 40, figg. 11—13). Hic scor- pio est forma illa Scorpii europcei Schrank, cet., quam C. L. KoCH Scorpium Massiliensem ^ vocat. Quse forma, quum propria species esse videatur, et non cum S. carpathico Linn. 1767 ^ conjungenda, Euscorjnus flavicaudis (De Geer) appellari igitur debet. Exemplum De Geeri (quod caudse articulis ultimis caret) in manus latere inferiore, ad apicem extus, seriem habet puncto- riim ocelliformium impressorum 4 ; brachium subter ad marginem exteriorem seriem punctorum ejusmodi 12 ostendit. 3, " S. incìiis „ (1. e., p. 341). Est eadem species quam sub nomine Pandini megacephali (C. L. Koch) adumbravi (vid. infra). LiNN^r '' S. indicus „ et " S. afer „ verisimiliter ad partem referendi sunt ad hanc speciem, quse a Herbst ^ ut " S. afer „ a C. L. Koch * sub nomine Buthi megacephali descripta est et depicta. Heterometrus megacephalus SiM. ^ alia est species, quam Palamneeum Petersii vocavi ^ De bis formis et affinibus uberius infra disputetur. Specimen singulum " S. indi „ continet thesaurus De Geeri, quod valde est mutilatum, pedibus plerisque et segmentis 4 po- sterioribus caudae carens. Pectinum dentes in hoc exemplo modo 12 sunt, nec plures fuisse videntur. [4. S. punctatus De Geer in Mus. Holm. deest. De eo vid. supra, p. 1G3]. 5. " S. europcBus „ (1. e, p. 343, Ph 41, figg. 1—4). Mas est « Die Arachn., Ili, p. 89, Tab. CHI, figg. 237-239. 2 Syst. Nat., Ed. 12, I, Pars II, p. 1137. » Natursysfc. d. ungefliig. Ins., p. 38, Tab. T, fig. 1. '■ Die Arachn., Ili, p. 73, Tab. XCVII, fig. 224. » Études sur les Scorpions, in Revue et Mag. de Zool., 1872, pp. 3, 9, PI. 6, fig. 2. * Qn the Classif. of Scorpions, 1. e, p. 13. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 165 S. (Atrei) ohscuri Gerv. ^ et haud dubie = Isometrus Ameri- cawMS (LiNN.) 1754 ^, quetn Linnìeus postea (1758) S. europceum appella vit, qui autem cum S. europceo Linn. 1754 sive ;S^. occi- tano Amour {Butho Europceo (Linn.), Thor.) non est confunden- dus. Vid. Thor., On the Classif. of Scorp., p. 7, et infra. C. L. KocH, in opere suo Die Arachniden, XI, p. 29, S> euro- pceum Linn., Fabr., et S. liottentottam Fabr. (Syst. Ent., II, p. 435) unam eandemque speciem esse voiuit. Qu£e opinio falsa haud dubie est. De S. enim hottentotta Fabricius dicit : " manibus Isevibus „ ; quum centra 8. europceus " manibus angulosis „ recte ab eo describi tur. — Jam quod ad S. ìiottentoUam Fabr. attinet, Koch omni jure hanc speciem ad suum Androctonum Pandarum ^ retulisse credo, qui manus Iceves et dentes pec- tinum 22 — 24 habet , cujus exempla sat multa ex " Sierra Leena „ vidi, et quem igitur Biithum liottentottam (Fabr.') ap- pellandum censeo. Postea vero Koch sententiam mutavit et 8. hottentottam Fabr. ad suum Tityum liottentottam * (formam mihi ignotam) retulit, qui ejusdem esse speciei videtur atque 8. hot- tentotta Herbst ^; sed neque in hunc ncque in T. liottentottam C. L. Koch cadunt hsec verba Fabricii: " manibus Isevibus „. Ad Isom. Americanum (Linn.), sive 8. ohscurum Gerv., Ti- tyum longimanum C. L. Koch ® — cujus femina T. cethiops id. ^ esse videtur — sine ulla dubitatìone referendum crederem, nisi bas formas ex Java esse dixisset Koch. Quse species ab eo T. ' Remarques sur la fam, d. Scorpions, 1. e, p. 219; II. N. d. Ins. Apt., Ili, p. 55; Expéd. dans les parties centr. de l'Amér. du Sud de Castelnau, Myriap. ^et Scorp., p. 42, PI. I, fig. 3. ' Mus. Adolphi Friderici, p. 84. Ad descriptionem Isom. Americani, quam hic dedit LlNN^TTS (« Scorpio pectinibus octodeoimam dentatis, cbelis sub-cylindraceo-an- gulatis »), in Mus. Lud. Ulricaa haec addidit: « Corpus prsecedenti [S. afro] angu- stius. Chelce supra angulatse, admodum angustae ». In Syst. Nat., Ed. 10 et 12, diagno- sis, ut in Mus. Lud. UlricsB, haec est: « Scorpio pectinibus 18-dentatis, manibus an- gulatis X. « Die Arachn., V, p. 94, Tab. CLXIX, fig. 402. < Ibid., XI, p. 27, Tab. CCCLXVII, fig. 863. ^ Natursyst. d. ungefliig. Ins., 3, p. 45, Tab. 2, fig. 4. 6 Die Arachn., XI, p. 13, Tab. CCCLXIV, fig. 857. > Ibid., p. 11, Tab. CCCLXIV, fig. 856. 166 T. THORELL, hottentoUa vocatur (ex Sierra Leona) ad eandem speciem prope accedere vìdetur. Atreus Gervaisii Berthold \ qui 15 tantum dentes in pecti- nibus habet, et in quo carinas dorsuales segmentorum caudaliiim 2', 3" et 4' spina fiuiuntur, verisimiliter nihil est nisi varietas Isom. Americani : in Mus. Gothob. exemplum I. Americani (ex Bogotà Columbire) asservatur, in quo carinse illse dentem ulti- mum fortiorem, spinre simileni habent, quod ita non est in aliis exemplis hujus speciei (ex Bogotà aliisque locis) a uievisis; sed pectinum alter 17, alter 18 dentibus in exeraplo ilio instructus est. In exemplo De Geeri " S. europcei „ sive Isom. Americani^ quod tempore valde expalluit, brachium 12 millim, longum, 2 V» millim. latum est; manus, quse secundum longitudinem in latere exteriore leviter est concavata, 9 millim. longa, 3 millim. lata; digitus mobilis 12 V»» immobilis IO'/* millim. Long, cephalotho- racis 8 Va millim., =: long, segmenti caudalis 2\ G. " S. maculatus „ (1. e, p. 346, PI. 41, figg. 9 et 10). Exem- plum cui hoc nomen imposuit De Geer mas mutilatus est S. a- merici Linn. ^ sive Isometri fili Hempr. et Ehr. ^, a me Isom. ma- culatus ('De Geer) appellatus, quumalia species {S. ohscurus Gerv.) Isometriis Amcricanus (Linn.) vocari debeat. Conf. TfloR., On the Classif. of Scorp., p. 8, et supra, p. 165. 7. " S. testaceiis „ (1. e, p. 347, PI. 41, fig. 11.) Hujus de- scriptionem supra (pp. 160 — 162) dedimus. 8. " S. australis „ (1. e, p. 348). Specimen hoc nomine no- tatum mas est Centruri Uaculeati (Lucas) * et (Gery.) ^; femi- 1 Ueber drei neue Scorpionen-arten Nea-Granadas, in Gottingisohe Gelehrte An- leigen, 1846, Bd. Ili, p. 57. « Syst. Nat., Ed. 10, I, p. 624. * Vorlaufigo Uebers., ceU, p. 352; Ehbenb., Symb. Phys,, Aracbn., p. 3, Tab. I figg. 3a — 3f. * In Webb et Berthelot, Hist. Nat. d. Iles Canarie?, II, 2, p. 45. * Rem. sur la farn. des Scòrpions, I. e, p. 218; II. N. d. Ins. Apt., Ili, p. 55; Expéd. dans les parties centr. de l'Amér. du Sud de Castelnau, Myriap. et Scorp., p. 43, PI. Il, fig. 4. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 167 nam ejusdem speciei, sine nomine, in thesanro De Geeri adest quoque. S. australis LiNN., a De Geer huic speciei perperam sub- jectus, alia est species, verisimiliter ad Androctonum funestum Hempr. et Ehr. referenda. De qua re vid. Thor., On the Classif. of Scorpions, p. 7, et supra, p. 106. Centr. hiaculeatus (Lue.) valde variat et ad longitudinem caudse cum longitudine trunci comparatam, et ad numerum dentium pectinum, crassitiera manuum, cet. Recto mihi judicare videtur Gel. WooD ^ quum S, (Atreum) Edwardsii Gerv. ^ cum hac spe- cie conjungit. Centr. De Geeri (Gerv.) ^ centra bonam esse spe- ciem existimaverim: non modo clarius coloratus est et, prseser- tim in cauda, crassius granulosus, sed palpos pilis brevibus sat densis villosos habet et secundum mediam aciem digitorum or- dinibus denticulorum obliquis 8 (9, si ordo imperfecta apicalis additar) iustructos, quum C. hiaculeatus una plures, 9(10)ejus- modi ordines in digitis palporum ostendit. — S. (Atr.) ohscurus Gerv., quem Wood ad C. biaculeatum refert, alius est generis, et Isometrus Americanus (Linn.), ut supra diximus, vocandus. — Ex formis a C. L. KocH descriptis, Tityum macrurum * et T. congenerem ^ sine dubitatione ad C. iiaculeatum refero; ei for- tasse subijciendus quoque est T. mulatinus C. L. Koch ®, cujus figura a Koch data tamen majorem cum C. De Geeri similitu- dinem prse se fert. Scorpiones a De Geer descripti hi igitur sunt: 1. S. maurus == Broteas Herhstii Thor. 1876. 2. " flavicaudis „ Euscorpius flavicaudis (De Geer) 1778. 1 On the Pedipalpi of North America, in Journ. of the Acad. of Nat. Sciences of Philadelphia, New Ser., V, Part IV, p. 362. ^ Rem. sur la fam. d. Scorpions, p. 11, figg. 13—15; E. N. d. Ins. Apt., Ili, p. 53j Expéd.. deCASTELNAU, Myriap. et Scorp.,p. 41, PI. I, fig. 1. * Rem. sur la fam. d. Scorpions, p. 217j H. N. d. Ins. Apt., IH, p. 54 (Scorcia [Atreus] De. Geeri). * Die Arachn., XI, p. 16, Tab. CCCLXV, fig. 859, = Ibid., p. 19, Tab. CCCLXVI, fig. 860. « Ibid.; p. 5, Tab. CCCLXII, fig. 852. 168 T. THORELL, 3. S. indus = Pandinus megacephàlus (C. L. Koch) 1836., 4. „ pimdatus ., Isometrus Americanus (Linn.) 1754, jun. V? 5. „ eiiropcBus ,, „ Americanus (Linn.) 1754. 6. „ maculatus „ „ maculatiis (De Geer) 1778. 7. ^ testaceus ., Centrurus testaceus (De Geer) 1778. 8. ,, aiistralis ,, „ biaculeatus (Lue.) 1839. Fam. TELEGONOID.E. Gen. BOTHRIURUS (Pet.). B. VlttstUS (Guér.), Var.ywf/OSMS N., nigro-piceus, trimco sub- ter fusco, digitis ferrugineo-rufis, pedibus apice sub-testaceis, ve- sica apice rufescenti ; cephalothorace et palpis totis rugulosis et opacis, segmentis tribus primis caudiE subter sat crasse rugulosis; dentibus pectiaum circiter 20. — Long, circa 34 */• millim. Inter exempla nonnulla B. vlttati 9 (= Brotheas crythrodac- tylus C. L. Koch) ex S. Leopoldo, in Mus. Holra. asservata, unum est, quod forma singulari segmenti caudse ultimi distinguitur, et quod deformitatem modo hujus speciei putaverim, nisi etiara cau- dse segmentis tribus anterioribus subter sat crasse rugulosis dif- ferret, et quod fortasse varietas est, quara nomine B. rugosi no- tare volumus ; etiam manus et brachia et pedes in hac forma opaca sunt et fortius rugulosa quam in forma principali, cujus segmenta caudalia anteriora subter Icevia sunt et nitida. — Segmenta cau- dse 4 anteriora eandem speciem atque in forma principali liabent; segm. quoque 5"' psene ut in illa conformatum est, modo paullo fortius apicem versus angustatum, et in lateribus (in altero prae- sertim) impressionibus insequalibus, supra vero, versus apicem, rugis paucis transversis munitum, area semi-elliptica ordinaria ad apicem subter minus bene expressa, attamen evidentissima. Segm. 6° forma mirabili est: versus basin stricturam fortem et latam ostendit et versus apicem vesicsc quoque repente angustatum est, ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 169 ita ut lisec a partibus tribus constare videatur, quarum duee primse traiisversse sunt (secunda longior quam prima), tertia co- nica, in aculeum transieus; aculeus forma ordinaria est, pauUo curvatus, at limite evidenti vel quasi gradu a vesica distinctus ; liceo nlgro-fusca, supra ferrugineo-rufescens, parte tertia (apicali) tota ferrugineo-rufescenti ; aculeus nigro-fuscus. Forma insolita segmentorum 5' et 6' haud dubie ex deformitate quadam pendet, quod tamen de rugositate, cujus supra memini, vix credere pos- sum. — Long. corp. 34*72, cephaloth. 4 -f-» caadse 18 Va, pal- porum 11 V2; manus cum digitis 5 ^/i millim, longa. Patria: Brasilia. Exemplum singulum, ut supra dixi ex S. Leo- poldo, vidi, in spiritu vini asservatum (Mus. Holm.). Nomen JB. vittati (Guér.) in formis usurpavi quse a C. L. KocH JBrotheas Bonariensis ^ et B. erythrodactylus ^ vocantur, et qua- rum illum marem, liunc vero feminam ejusdem specie! credo : Gel. Gervais jam dudum has formas sub nomine Scorpionis (Tele- goni) vittati Guér. descripsit et delineavit ^, illum fig. 30, hunc fig. 31 evidenter imitatione exprimens. Gervaisii opinionem se- cutus hanc speciem *S^. vitfato Guér. * (ex Chili) subjeci, etsi in- terexempla sat multa (ex Montevideo et Brasilia, cet.) a me exa- minata nullum est quod, ut varietas a Guérin descripta, vittas transversas in abdomine habeat, nec pedes " jaune sale, légère- ment variés de hriinàtre „, sed nigros vel piceos, interdum (in $) apice pallidos. Exemplum tamen ex Montevideo vidi (siccatum, in Mus. Gothob. asservatum), quod reliquis exemplis nigris vel ni- gro-fuscis multo est pallidius: abdomen ejus et cephalothorax ni- gricantia sunt, maculis pallidis variata, cauda, pedes et palpi sor- dide flavi vel testacei, aculeo et digitis obscurioribus. Nomen igitur GuÉRiNii, vittatus, parum quidem in formas ordinarias sive varie- tatem principalem hujus speciei quadrat ; sed vix eam ob causam rejiciendum videtur. * Die Arachn., X, p. 12, Tab. CCCXXIX:, fig. Ui. * Ibid., p. 16, Tab. CCCXXX, fig. 764. ' Rem. sur la fam. d. Scorp., p. 227, PI. XI (I), figg. 30, 31. * In Voyage de la Coquille, ZooL, II, Partie 2, p. 50. 170 T. THORELL, In jB. viffato mandibularum digitus mobilis furcam non for- mat: dens enim 4° (ultimus), qui dente 2° parum major est, cura 3° et cura ipso apice digiti longo, fortiter curvato et acuto seriem psene rectam format. Lamellae intermedise pectinum in seriera singulara ordinatoe sunt, modo vestigiis serici alterse inter eam et seriem fulcrorum (lamellarura fulcientium). B. d'Orbignyi (Guér.) testaceo-fuscus vel testaceus, nitidissi- mus, psene laevis, cephalothorace segmenta l"* et 2°" caudse con- juncta longitudine non acquanti ; cauda cephalothorace circiter 4 *-/t longiore, deplanata, segmentis 4 anterioribus subter l£evissimis, supra carinatis, carinis denticulato-granulosis; segmento caudse 5° plus diraidio latiore quam altiere, in margine laterali supe- riore subtiliter granuloso, prope marginem inferiorem carina com- pleta granulosa munito, quse a carina laterali inferiore antico abbreviata sub-incurva et denticulata modo sulco disjuncta est, carina media inferiore minus distìncta, granulosa, area impressa apicali in lateribus carina inferiore laterali liraitata, antice vero carina denticulata leviter recurva definita; dentibus pectinum 18 — 27. — Long, usque ad 86 millim. Syn.: 1843. Scor;pio d'OrUgnyi Gtjéb., Iconogr. du Règne Anim., Araclin., p. 12. 1844. „ (Telegonus) Borbignyi Gerv., Rem. sur la fam. d. Scorp., 1. e, p. 229. 1844. „ Dorhignyi id., in Walck. et Gerv., H. N. d. Ins. Apt., Ili, p. 58. Femina (verisimiliter). — Cephalothorax transversim fortiter convexus, an- tice saltera interdum levissime retusus, angulis late et sat fortiter rotundatis, postice truncatus vel levissime rotundatus, angulis sub-truncatis ; laevis, modo omnium subtilissime coriaceus, et in lateribus posterius subtilissime sed non dense granulosus, ut reliquum corpus nitidissimus ; pone marginem anticum impressio media sat magna sub-triangula levissima (interdum vix manifesta) conspicitur; tuberculum oculorum dorsualium, impressione utrinque limita- tum, oblongum, Iseve, ante oculos ubi evanescit sub-dilatatum ; ab hoc tu- berculo psene ad marginem posticum extensus est sulcus profundissimus, pone medium, ubi ramum brevem transversum utrinque emittit, in foveam dila- tatus; utrinque in lateribus sulcus profundus transversus adest, cum ramo ilio »ub-conjunctus, et ante huno sulcum linea impressa parura evidens trans- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 171 rersa et paullo magis obliqua. Ocuìi dorsuales spatio diametro sua multo majore disjuncti; oculi laterales tres minuti, contingentes, in triangulum vel lineam fortissime incurvam ordinati, a margine ceplialothoracis laterali pa- rum remoti, longe vero a margine ejus antico. Segmenta abdominalia dorsualia 1™— 6"" peene Isevia, modo postico gra- nulia minutis conspersa, et in medio limbi antico retro sub-producto granulia nonnullis minutis sparsa quoque; ad hunc limbum impressiones duas levissi- mas ostendunt, aliamque mediam, interdum non visibilem. Segm. 7™ secun- dura medium paullo evidentius impressum est, costis duabus brevibus sat crasse granulosis utrinque munitum et in lateribus sat subtiliter granulosum. Segmenta ventralia laevissima et nitidissima, 7" impressione laevi ad angulos posticos munitum, reliqua impressionibus binis longitudinalibus oblongis; spi- racula angusta, sat magna. Cauda longa et fortis, prsesertim postico valde depressa, segmentis desu- perne visis in lateribus leviter rotundatis, Isevissimis, excepto in carinis ; segm. jm_4m^ quge supra late et leviter excavato-sulcata sunt, carinas dorsuales et laterales superiores optime expressas et denticulato-granulosas habent, et prseterea cai'inam lateralem mediam granulosam, antico abbreviatam ostendunt ; subter Isevissima sunt, carinis carentia. Segm. 5", desuperne visum, apicem versus leviter angustatum, supra ad basin impressione lata levi munitum, quse ut sulcus Isevissimus retro producitur, prfeterea planum, in marginibus su- perioribus serie granulorum minutorum praeditum; carinam lateralem gra- nulosam, parum a margine inferiore segmenti remotam ostendit quoque ; subter carinas duas marginale» (laterales inferiores) denticulatas habet, quae a ca- rina laterali illa modo sulco disjunctse sunt, apice paullo intus curvatae et basi abbreviat83; carina inferior media debilis, sub-granulosa; ad apicem seg- menti subter area magna sub-transversa leviter impressa antico leviter ro- tondata adest, quse in lateribus carina laterali inferiore denticulata est limi- tata, antico carina transversa granulosa leviter recurva definitur, postico vero margine reflexo et crenulato ipsius segmenti ; hsec area impressa subtilissime granulosa est, interstitia ante eam granulis nonnullis miautis sparsa quoque. Vesica sub-cordiformis, supra fere plana et laevis, angulis basalibus prominen- tibus, subter ad basin carina marginali crenulata utrinque munita et hic magis plana, prseterea a latore visa fortiter convexa, subter et in lateribus sat crasse sed minus dense granulosa, granulis secundum medium series duas, sulco levi disjunctas, formantibus; aculeus fortis, sat longus. Mandibul(B ìseveì, digitis longis; digitus mobilis 4 dentes, primum et ter^ tium parvos, habel. Palpi nitidissimi, fere Iwves. Humeri latus superius inacquale, granulis parvis insequalibus sparsum, costa forti obtusa sub-granulosa postico limita- tum; latus anticum paullo et ineequaliter granulosum quoque, in margine inferiore prwsertim; limes inter hsec duo latera param expressus. JBrachiim 172 T. THORELL, supra et postice rotundatura, Isevissimum, punctis nonnuUis impressis; latus ejus anticum planum, psene Iseve, margine granuloso supra et infra limitatum. Manus crassa, convexa, extus leviter arcuata, intus anterius leviter quoque, postice vero fortiter arcuata, subter impressionibus duabus versus basin no- tata; Isevis, punctis nonnullis impressis sparsa. Digiti breves, fortes, leviter incurvi, acie digiti mobilis leviter concavo-, immobilis leviter convexo-ar- cuata; secundum medium acies dense et sat crasse denticalata est, et prsete- rea extus serie dentium majorum fere 6, intus serie dentium ejusmodi fere 5 armata. LamincB genitales in latere exteriore emarginato-angustatae, quasi in den- tem obtusum retro productae. Peetinum lamellae iutermedise seriem singulara formant, modo vestigiis serici secundse ad basin. Dentes peetinum 18—22. Pedes Isevissimi, non granulosi. Color testaceo-fuscus vel -ferrugineus, interdum magis testaceus; pedes, ut truncus subter, prsesertim vero pectines, pallidi sunt, manus interdum panilo infuscatse. Apex aculei late piceus. Mensurce. — ^ (?). Lg. corp. 86; Ig. cephaloth. 10 ^\^, lat. ej. 10 i/^, lat. front. 6; dist. oc. dors. a marg. ant. 5+, a marg. post. 4^/^. Cauda 50^'^: segm. I lg. 6 -., lat. 6 1/2, alt. max. 4 ^Z^; II lg. 6 2/3, lat. 6 1/3; III lg. 7, lat. 6 Vi; IV lg. 8 V3, lat. 6 \/,; V lg. 10 1/3, lat. 6 1/2, alt. 4; VI lg. 11 + (ves. 7, acuì. 4 i/J, lat. 5, alt. 4. Palpi 30 + : lium. lg. 7 —, lat. 3-f-; brach. lg. 7, lat. 3 V^; man. e. dig. 15; man. lg. 9, lat. max. G^/j, lat. min. 5 +; man. post. 7; dig. mob. 8 1/2, immob. 6 ^/g. Peetinum latera 7, 6 ^/j, 2; den- tes circa 1 millim. longi. Alter sexus vix differt nisi lamellis genitalibus brevioribus, parum longio- ribus quam latioribus, sub-triangulis, in latere esteriore-posteriore vix emar- ginatis, ut et pectinibus paullo longioribus, dentibus 23 — 27. Patria: America meridionalis: Bolivia (Guér.), Argentina. — Exempla nonnulla in spirita vini asservata possideo, a Gel. Prof. Weijenbergh ad Cordova et S. Juan capta et ad me missa. In- ter ea unum est, quod a reliquis paullo differt, ut ex bac dia- gnosi ejus videre licet: Var. p, ohfuscafus n., obscure olivaceo-testaceus, cauda cepbalo- tborace circa 4 ^/e longiore, segmento 5" psene dimidio latiore quam altiore, in margine superiore (non granuloso) serie modo punctorum irapressorum piliferorum munito, prope marginem in- feriorem serie longitudinali granulorum versus apicem internodii obsoletorum instructo; peetinum dentibus 17. Prseterea ut in forma principali est dictum. ÉTUDES SCORPIOLOGIQTJES. 173 Species quam supra descripsi, et qu88 ad S. d'Orbignyi Guér. referenda esse videtnr, magiiam cura BotJir. vittato (Guér.) simi- litudinem habet ; in hoc vero cephalotborax paullo densius gra- nulosus est, palporum humerus quoque densius (interduni sat dense et non ita subtiliter) granulosus, cauda altior, segmentis 4 anterioribus supra minus evidenter carinatis, carinìs modo ad apicem granulis paucissimis munitis, segmento 5° alio modo ca- nnato: hoc segmentum in B. vidato subter et in lateribus tere- tiusculum est, carinis et granulis careus, iis exceptis quibus area impressa apicalis in formam semi-ellipsis limitatur, et granulis quibus htec area rugosa est et quorum nonnulla vestigiis carinse medise sunt imposita. In B. vittato cephalotborax longitudinem segm. caudse T et 2' conjunctim psene sequat; cauda cephalothorace in $ circiter 4 Ys, in cP* 4 Vg — 5:plo longior est, segmentum 5" ejus modo quarta parte latius quam altius. Caret vesica in u- troque sexu B. cVOrhignyi fovea illa magna profunda^ qua in o" B. vittati supra munita est. ^ Gen. TELEGONUS (C. L. Koch). T. Weijenberghii n. testaceus, nigricanti-maculatus et -stria- tus, cephalothorace segmentum caudaì 1" cum diraidio 2' longi- tudine paene sequanti, subtilissime granuloso, segmentis abdomi- nalibus posterius crassius, antice subtiliter granulosis, segmentis ventralibus granulosis quoque ; cauda cephalothorace 4 ^/t lon- giore, ad maximam partem et supra et subter granulosa, supra carinis carenti, subter in segmento 5° carinis lateralibus denti- culatis munita, hoc segmento supra maculis duabus secuudum medium impressis anguste ovatis albicantibus notato, vesica sat parva, impressione media supra munita, aculeo longo; dentibus pectinum circa 27. — tf*. Long, saltem 31 millim. * Quum heec scribo, nulla esempla B. vittati ad manus mihi sunt, paucis excep- tis quae ex Argentina (Cordova) mecum oommunicavit Gel. Prof. Weijenbekgh. 174 T. THORELL, Mas jim. (haud dubie). — Cephalothorax supra deplanatug, in lateribus declivis, a latere visus in medio depressus, tuberculo oculorum dorsualium eminenti; antice late truncatus et in medio margine non retusus sed potius paullulo productus, angulis breviter rotuadatis; postico truncatus, levissimo modo rotundatus et in medio parura retusus, angulis posticis rotundato-trun- catis; subtiliter valde et non dense granulosus, sulco medio longitudinali exaratus, qui a margine antico, ubi prsesertim profundus est, per tuberculum oculorum psene usque ad marginem posticum ducitur, arcubus supraciliaribus leevibus, nitidis, anteriora versus in costas duas liuiniles, ireves, granulosas productis; ad ipsura marginem posticum adest sulcus longus, traasversus, in medio leviter angulatus, et utrinque in lateribus, postice, sulous profundus, transversus, obliquus, recurvus conspicitur. Oculi dorsuaL s spatio diametro sua panilo majore disjuncti; oculi laterales tres minimi, conti ngentes fere, in seriera fortiter incurvam vel in triangulum ad ipsum marginem lateralem cephalothoracis dispositi, a margine ejus antico non longe distantes. Segmenta abdominalia dorsualia 1™— 6"" utrinque posterius in jugum trans- versum elevata et in hoc jugo panilo crassius granulosa, prseterea subtilis- sime granulosa; segm. 7"" postice impressionem magnam fere \/"f<^''i^^° ^' stendit, ante quam subtiliter granulosum est, in lateribus vero crasse grariU- losum. Segmenta ventralia postice (ultimum pasne totum) sat crasse granu- losa, costis carentia. Cauda longa, nitida; segmenta ejus 1*" — 4™ desuper visa in lateribus le- viter rotundata (preesertim 1"", quod versus apicem non parum angustatum est), supra leviter excavato-sulcata, carinis carentia, in lateribus, ad apicem, vestigiis carinarura binarum abbreviatarum prajdita, subter carinis carentia, supra et in lateribus sat crasse et dense granulosa; segmenta 1™ et 2"" subter quoque granulosa, vix vero 3™ et 4™, quge psene Isevia sunt, nitidissima. Segm. 5"" desuperne visum versus apicem sat fortiter angustatum et in late- ribus leviter rotundatum, supra sulco medio prteditura, in marginibus et la- teribus rotundatis granuloso-rugosum, subter carinis lateralibus inferioribus distinctissimis denticulatis munitum (carina inferiore media vix ulla); subter postice late et crasse granulosum est segm. 5'", antice lu3ve ; supra magis versus basin duas lineas breves impressas, crassas, opacas, peene parallelas (antice panilo divaricantes) ostendit, quse albicantes sunt et late pallido-te- staceo-limbatce, hoc modo maculas duas anguste ovatas pallidas formantes. Vesica parva, anguste ovata, supra Isevis, fere in medio fovea levi sat magna praedita, ad ipsam basin impressa quoque, angulis basalibus prominentibus; subter nitida, psene Isevis, modo granulis nonnullis sat crassis preesertim ver- sus apicem evidentibus sparsa; aculeus gracilis, longus. Mandibtdce nitidissimae, digitis longis et gracilibus, eodem modo atque in Bothriuro d' Orbignyi dentatis. Palpi breves, graciles. Humeri margines parum expressi ; supra serics duas ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 175 versus basin appropinquantes granulorum non multorum et insequalìum ha- bet; in latere anteriore secunduin longitudinem tuberculis vel granulia non- nullis raajoribus sparsus est. Brachium in latere antico series granulorum duas breves versus basiu appropinquantes ostendit, et in margine superiore quoque granulosum est. Manus extus parum, intus postico sat fortiter ar- cuata, Isevis, in latere inferiore ad basia digiti immobilis dente fortissimo, basi compresso, apice anteriora versus et sursum directo armata. Digiti pa- rum curvati, acie recta et integra (no a lobata), secundum medium subtili- ter denticulata et praeterea utrinque serie denticulorum panilo majorum, in altero latere 8, in altero 7, muniti. Lamince genitales non vel parum longiores quam latiores, a basi versus a- picem angustatse, in latere exteriore pauUo emarginatse, apice postico rotun- dato. Pectinum latus anticum cum latere interiore angulum rectum format ; lamellae intermediee in series duas dispositae sunt, anteriorem posteriore plus duplo breviorem; dentes pectinum curvati, 27. Fedes laeves, femoribus et tibiis in margine modo hic illic granulis paucia parvis sparsis. Color lurido-testaceus, maculis nigris. Cepbalothorax duas vittas laterales posteriora versus appropinquantes habet, et circum vel pone tuberculum ocu- lorum dorsualium nigrum nigro-maculatus vel nigricans quoque est; seg- menta abdominis anterius fasciam transversam in tres maculas divulsam ostendunt, quarum media lateralibus minor est, et praeterea maculas binas parvas nigras versus medium postice; caudee segmenta 1™— 3™ ad apicem supra maculas binas parvas nigras habent, 3™— 5" subter versus apicem u- trinque infuscata sunt et lineam mediam nigricantem ostendunt; segm. 5™ supra versus basin maculis duabus anguste ovatis albicantibus est notatum; vesica testacea, aculeus apice late fuscus ; mandibulee ad apicem fasciam trans- versam nigram habent ; palporum humerus basi supra, brachium vero in marginibus infuscatum est, femora quoque saltem posteriora basi infuscata, tibise saltem posteriores in margine inferiore nigricanti-raaculatas. MensurcB. — Lg. corp. 31 ^2 5 Ig- cephaloth. 4, lat. ej. 4, lat. front. 2*' ; dist. oc. dors. a marg. ant. 1 ^[^ +, a marg. post. 2 — . Cauda 18: segm. I lg. 2 V2, lat. 2 1/2 + ; n lg. 2 % +, lat. 2 i/^; IH lg. 3 V4 -, lat. 2 ^j,-; IV lg. 4, lat. 2 1/2-; V lg. 4 'U, lat. psene 2 V2; VI lg. 4 V3 (ves. 2 V2, acuì. 1 4/5), lat. 1 3/4 —, alt. 1 1/3. Palpi 11 VaJ liiim. lg. 2 ^j^, lat. l;brach. %• 2^/4 -Hj lat. 1 -^-; man. e. dig. S'/j; man. lg. 4, lat. max. 1 2/35 min. 1 «/j, alt. 1 ^U;\g. man. post. 2 1/3 +; dig. mob. 3, immob. 2 1/3. Ped. I 7 3/^, n 10 Va, IH 14, IV 152/3. Pectinum latera 4, 4 +, 1; dentes Va + miUim. longi. Patria : Argentina Americse meridionalis. Marena supra descrip- tum, nunc in spiritu vini asservatum, ad Cordova invenit et ami- cissime dono mihi dedit Gel. Prof. Weijenbergh. 176 T. THORELL, Impressionibus illis duabus supra in segna. 5" caudae et gra- nulatione densa corporis hjec species (saltem d") satis est insi- gnis. Dens in latere manus inferiore verisimiliter maribus pro- prium est. T. ferrugineus n. rufescenti-fuscus, cephalotborace segmen- tum caudte 1'" cimi ^4 2* longitudine sequanti, hevissimo, tantum in lateribus postice subtilissiine granuloso; abdomine supra sub- tilissirae granuloso, ventre kevissimo; cauda cephalotborace circi- ter 4 Y? longiore, supra et subter Isevissima, modo segmentis 1° et 2° supra paullo granulosis, carinis dorsualibus serie granulo- rum parvorum reprtesentatis, et segmento 5° subter carinis la- teralibus granulosis instructa apiceque granuloso ; vesica sat parva, subter versus basin subtiliter granulosa; dentibus pectinum circa 25. — Long, circiter 37 millim. Cepliaìothorax antice late truncatus, immo levissime rotundatus, nitidissi- mus, Isevis, modo in lateribus postice subtilissime granulosus; pone margi- nem anticum fovea magna sub-triangula impressus, cujus apex psene ad tu- berculum oculorum pertinet; a medio hujus tuberculi, qnod leevissimum est et utrinque impressione limitatur, incurva, in medio traniversim paullo pro- fundiore, sulcus ductus est profundus usque ad sulcum transversum in medio sub-angulatum, qui prope marginem posticum conspicitur ; in lateribus postice impressio transversa sive sulcus valdc profundus obliquus parurn curvatus adest, apice postico pjene ad sulcum illum transversum pertinenti. Oculi dor- suales spatio diametro sua multo majore disjuncti; oculi lateraies trini ad ipsum marginem lateralem cephalothoracis in lineam incurvam dispositi sunt. Segmenta abclominis dorsiialia !•" — 6" subtilissime granulosa, impressione media evidenti, quse in medio tumorem liumilem plus minus manifestum o- stendit; segni. 7'" in medio antice in tumorem amplum humilem elevatum est et pone eum impressum, hic igitur utrinque paullo elevatum, sat crasse granulosum et costis binis brevissimis granulosis praìditum, quarum exterior longior est et magis distincta. Segmenta ventraUa omnia lievissima, nitidis- sima. Cauda sat fortis, usque ad segm. 5™ latitudine aequali, segmentis desupor visis in lateribus modo levissime rotundatis, supra in medio sulcatis et utrin- que, et ad longitudinem et transversim, late convexo-arcuatis, pilis binis lon- gioribus utrinque; in segm. 1° et '^° series obliqua antice abbreviata granu- lorum nunnullorum locum carinse dorsualis tenet ; in medio latcrc, ad apicem, segm. 1™ et 2"" carinas binas brevissimas granulosas habent, quarum vestigia ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 177 e tiara in segui. 3° conspiciuntur; supra versus latera sat subtiliter granulosa sunt segm. l"" et 2'", hoc tamen modo ad apicem; prseterea segm. 1"° — 4"" lasvissima suut, carinis et granulis carentia, pilis paueis in series ordinatis loco carinarum. Segm. 5"" desuper visum in lateribus levitar rotundatum et apicem versus non parum angustatum, supra sulco medio longitudinali longo munitum, praeterea Isevissimum, versus margines rotundatos pilis biuis lon- gioribus instructum ; in lateribus, pauUo superius, seriem punctorum impres- sorum piliferorum ostendit, subter carinas duas laterales versus apicem di- stinctas et crasse granulosas habet, serie pilorum (ut in plerisque bujus generis formis) instructas: carina media inferiore caret, sed ad apicem subter granulc'sum est, ipso apice crenulato, praiterea subter Icevi&simum, ut in lateri- bus et supra, punctis modo paueis impressis piliferis sparsum. Vesica sat parva, Bub-ovata, basi truncata, desuper visa anguste cordi-formis fere, anguHs forti- bus et eminentibus, modo ad basin impressa, non vero ia medio, Isevis et nitida; subter versus basin subtilissime et dense granulosa est, serie transversa granulorum majorum ad ipsam basin, preeterea punctis impressis piliferis sparsa; aculeus longus et gracilis. Pal2)i breves et graciles ; Immerus et hrachium non granulosa videntur, sed modo extus et in marginibus parum expressis punctis nonnuUis impressis pi- liferis sparsa. 3£amis parva, extus fere recta, intus postico sat fortiter arcu- ata, laevis et nitidissima, modo punctis nonnullis piliferis conspersa. Digiti breviores, acie secundum medium sat subtiliter denticulata et utrinque serie dentium majorum, 6 in altero latore, 5 in altero, armata. Lamina genitales latiores quam longiores, triangulee, apice foras directo. Dentes pectinum circiter 25. Pedes laeves, nitidissimi, punctis modo piliferis sparsi. Color. Exemplum singulum a me visum (priraum siccatum et tum in spi- ritu vini immersuin) rufescenti-fuscum est totum, apicibus modo aculei et man- dibularum nigricantibus. Mensurce. — Lg. corp. 37; Ig. cepbaloth. 5 ^/o — , lat. ej. 5 ^|^, lat. front. 4; dist. oc. dors. a marg. ant. 2^j^, a marg, post. 2^/.,. Cauda 24; segm. I lg. 2 V2, lat. 3 V5; n lg. 3, lat. 3; IH lg. 3 V3, lat. 3;" IV lg. 4, lat. 3; V lg. 5, lat. 3; VI lg. 5 1/2 — (ves. 3 V^, acuì. 2 1/3), lat. 2, alt. l 'j^. Palpi 12 3/^: bum. lg. 3 +, lat. 1; brach. lg. 31/4, lat. IV3 +; man. e. dig. 5^1^; man. lg. 3, lat. max. 1 V2 + j min. 1 V2 — ? ^^^' POst. 2^/2 — ; dig. mob. 3 -4-, immob. 2 ^3 miUim. longus. Patria: Argentina. — Exemplo etiara hujus speciei, ad Cor- dova a se inventse, Gel. Weijenbergh me donavit. V'.'l. XIX, 12 178 T. THORELL, Gen. CERCOPHONIUS (Pet.). C. S(]Udmd (Gerv.) iiitidus, fere Itevis, niger, testaceo-macula- tus, cauda, palpis et pedibus sub-testaceis, nigro-maculatis -linea- tisque; cephalotliorace longitudine segmenta caudse 1"" + 2°" cc- quanti fere; cauda cephalotborace circa 4 Ys longiore, segmentis 1° et 2° latioribus quam longioribus, segmentorum 1' — 4' carinis dorsualibus subtiliter denticulatis, lateralibus superioribus sub- granulosis, lateralibus inferioribus parum distinctis, Isevibus; seg- mento caudse 5° in margine superiore vix granuloso, carinis infe- rioribus granulosis; manibus non duplo longioribus quam latiori- bus, brachio non parum latioribus, loevibus, vix costatis, digito mobili manu panilo longiore; dentibus pectinum circa 14. — Long, circiter 35 millim. Syn. : 1844. Scorpio {Télegonus?) squama Gerv., Rem. sur la fam. d. Scor- pions, in Arcliives du Muscum, IV, p. 227, PI. XI, figg. 19—21. 1844. „ squama id,, in Walck. et Gerv., H. N. d. Ins. Apt., Ili, p. 64. 1861. Cercoplionius squama Pet., Ueb. eine neuo Eintheil. d. Scor- pione, cet., in Monatsber. d. Konigl. Akad. d. Wissensch. in Berlin, 1861, p. 509. 1861. AcantJiochirus testudinarius m., ibid. Cephalotliorax in margine antico late sed Icvissime emarginatus, postico sub-truncatus, subtiliter coriaceus, vix granulosus, impressionibus posticis la- teralibus sat profundis, impressione media postica ut sulcus latus sub-trian- gulus ad tuberculum oeulorum dorsualiura producta, hic sulcus etiam in tu- berculo oeulorum manifostus at levissimus, ante hoc tuberculum vero rursus fortis et sensim pauUulo dilatatus, ad marginem anticum pcrtinens. Tubercu- lum oeulorum dorsuaUum humile, laevc, oculis spatio diametro sua parum ma- jpre disjunctis. Oculi laterales duo. anteriores sub-ajquales, ad ipsum margi- nem lateralem cephalothoracis positi, parvi (dorsualibus multis partibus mi- nores), spatio minuto tantum disjuncti; oculus tertius (posticus) iis etiam multo minor, multo magis intus positus et spatio panilo majore a medio quam quo distat ille ab antico remotus; omnes tres lineam fortiter incurvam formantas. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 179 Ahdomen supra nitìdum, Iseve vel omnium' sub tilissime corìaòeum, impressio- nibus duabus levìbus ad marginem anticum segmentorum 1' — 6', segmento tan- tum ultimo utrinque ad apicem costis duabus brevibus granulosis munito et proeterea in lateribus granuloso. Segmenta ventralia Isevia, nitida, ultimum quoque costis carens. Cauda minus fortis, panilo latior quam altior, non longa, segmentis 1°— 5° supra sat late canaliculatis, Igevibus. Carinte dorsuales et laterales superiores in segm, 1° — 4° evidentes sunt, ìIIìb subtiliter denticulatse, hae sub-granulosse ; laterales inferiores Iseves, parum distinctae, inferiores medisB nullae ; vestigia carinse lateralis mediae quoque versus apicem habent hsec segmenta. Segm. 5"^ a latere visum subter leviter arcuatum, supra versus basin paullo fortius arcuatum, versus apicem fortius, versus basin minus fortiter angustatum, desuperne visum versus apicem (et versus basin quoque, sed minus evidenter) paullo angustatum, in lateribus leviter rotundatum; margines ejus superiores vix evidenter granulosi, carinse laterales superiores valde obsoletse ; carinae inferiores magis distinctfe, laterales eorum serie granulorum munitce, media versus apicem granulis seriem furcatam formantibus notata, interstitia quoque granulis piaucis sparsa. Vesica anguste ovata, supra plana, subter et in lateri- bus granulis minutis rugosa, sulcis lateralibus distinctissimis , sulcis duobus levibus subter. Aculeus brevis, sat fortiter curvatus. MandibulcB loeves, nitida;, foveis duabus ad apicem, exteriore maxima, sub- transversa, interiore parva. Digitus mobilis seriem siugulam dentium 5 (3'" et 4" parvos) habet, digitus immobilis seriem dentium 2, dente basali bilobo. Palpi nitidi, fere laeves, sparsim pilos« ; etiam scajmla laevis est. Humerus sub-prismaticus quidem, sed in lateribus quattuor nuUis costis evidentibus li- mitatus, tuberculis tantum piliferis incequalis, antice et postice sub-rectus, apice vix latior quam basi. Bmcìiium postice leviter arcuatum, antice sub- angulatum, latere postico a lateribus planis superiore et inferiore costa levi obtusa limitato; latus anticum quoque saltem ad basin supra eodem modo limitatum. Maniis extus fere recta, intus sat fortiter arcuata, basi oblique truncata, Itevis, nitida, costis evidentibus vix uUis ', punctis impressis series longitudinales tres, supra, formantibus; digiti angusti, sat fortiter incurvi, acie non sinuata, subtilissime crenulata. Pedes ncque in margine superiore ncque in inferiore granulosi. Sternum evidentissimum, ex partibus duabus transversis sub-triangulis, de- pressione media profunda et lata separatis, angulum obtusissimum postice ijiter se formantibus compositum. Dentes pectinum 13 vel 14. Color. Cephalotborax et abdomen nigra, maculis testaceis variata. Cauda fusco-testacea, nigro-maculata et, praesertim in lateribus, nigro-vittata, vittia ad apicem segmenti confluentibus. Palpi testaceo-fusci, nigro-maculati et -sub- * In exeinplo juniore vestigia costarum longitudinalium adsunt. 180 T. THORELL, lineati, digitis ferrugineis; pedes fusco-testacei, femorìbus et tibiis in laterc anteriore nigris, testaceo-maciilatis. Subter corpus fusco-testaceuni est, seg- mento ultimo ventrali maculis duabus nigris notato. Mensiirec. — Lg. corp. 35 ; Ig. cephaloth. 4 ^1^ , lat. cj. 4 ^i^ , lat. front. 3 ; dist. oc. dors. a marg. ant. 1 '/^ , a marg. post. 2 ^|^ . Cauda 20 — : segm. I \g. 2, lat. 2 2/3 , alt. 2 1/, ; II lg. 2 V3, lat. 2 1/., + ; UI lg. 2 'j, , lat. 2 1/,; IV lg. 3, lat. 2 1/.,- , alt. 2 1/4 ; V lg. 5, lat. 2 V2 , alt. 2 ; VI lg. 5 V4 (acuì. 1 *j,), lat. 2 1/5, alt. 2. Palpi 15 ^j^: bum. lg. 3 Va", lat. 1 Vs', bracb. lg. 4, lat. 1 3/^; man. e. dig. 7 ^j^; man. lg. 4 +, lat. max. 2 1/^, min. l^j^; man. post. lg. 3 ^'2 + ; (ìig- mob. 4 1/2, immob. 3 ^'j. Pectinum lg. 3—, lat. 1; dentcs plus ^2 millim, longi. Patria: Australia. Duo specimina siccata, verisimiliter feminea, in Mus. Holm. asservata vidi, alterum majus (quod supra descrip- si) verisimiliter ex Nova Hollandia occidentali, alterum ex Tas- mania. Species jam a me descripta vix a S. sqiiama Gerv. diversa est, etsi in hoc, secundum Gel. Gervais, oculi laterales " sur une méme ligne „ positi sint, quibus verbis eos lineam rectam for- mare verisimiliter exp rimere voluit; in exemplis supra descrip- tis oculi laterales seriem fortiter incurvam designant, ut in " Té- légones „ Gervaisii, a quibus in H. N. d. Ins. Apt., Ili, pag. 63 " S. squamam „ segregavit. In S. squama pectines 16 — 17 den- tes habere dicit Gervais; in exemplis a me visis 13 vel 14 sunt dentes pectinum. AcanthocJiirus testudinaritis Pet. verisimiliter est mas Cercoph. squamce, ut voluit Gerstj:cker. ^ C. brachycentPUS n. luteo-flavus, nigro-variatus, abdomine su- pra quattuor ordinibus macularum nigrarum ornato ; cephalotho- race et abdomine parum granulosis, ilio segmentis caudoo V -\- 1" breviore ; cauda cephalothorace circiter 5 : pio longiore, carinis superioribus in segmentis 4 anterioribus distinctis, in 1° et 2" granulosis, segmento 5° plus duplo longiore quara latiore, modo subter cannato, carinis granulosis; vesica longa, Iccvi, supra fovea ' Boricht lib. die wissensch. Loist. im (ìebicfc d. Entoiuol. vviilucnd d. Jaliros 18t)I, i-. 510. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 181 magna oblonga notata, aculeo brevissimo; manibus latis et crassis, subter ad apicem crista denticulata miinitis, digito mobili manu postica breviore; dentibus pectinum circa 18. — Long, circa 28 millim. CejphalotJiorax antlce truncatus, angulls sat late rotundatis, postlce trunca- tus quoque vel levissirae modo rotundatus ; a latere visus in dorso paene rectus, tuberculo oculorum dorsualium parum prominenti; supra omnium subtilissime coriaceus, ad marginem anticum rugosus, utrinque in medio latere et ad marginem posticum subtilissime granulosus, sulco medio longitudinali exara- tus profundo, per tuberculum oculorum ducto, ante et pone id in foveam dilatato, arcubus supraciliaribus laevibus; sulcus ordinarius lateralis posticus obliquus profundus sed sat brevis est ; in medio latere praeterea impressio sat magna levis (subtiUter granulosa) conspicitur. Ocuìi dorsuales spatio diametro sua evidenter majore inter se remoti; laterales trini triangulum vel lineam fortissime incurvam ad ipsum marginem lateralem formant. Segmenta abdominaìia dorsualia omnium subtilissime coriacea, modo po- stice, utrinque, subtiliter granulosa; segm. 7™ postice costas 4 brevissimas valde divaricantes granulosas ostendit. Segmenta ventralia nitida, laevia vel subtilissime coriacea, ultimum granulis paucis inacquale. Cauda, ut palpi et pedes, pilis longis conspersa, segmentis 1° — 4* desuper visis in lateribiis leviter rotundatis, supra sat late excavato-sulcatis, carinis dorsualibus et lateralibus superioribus distinctis, in segm. 1° et 2° subtiliter granulosis, in segm. 3" et 4" Isevibus vel modo panilo insequalibus, carinis inferioribus saltem in segmentis duobus primis, quse subter granulis crassis inaequalia sunt, evidentibus et granulis crassis sparsis, in segm. 3° et 4" non vel parum expressis. Segm. 5™ desuper visum primura latitudine psene se- quali est, tum, inter medium et apicem, posteriora versus sat fortiter angu- statum ; supra ad basin sulco forti impressum, versus apicem planum, in mar- gine superiore modo serie pilorum munitum ; in lateribus laeve, subter carinis tribus sat insequaliter granulosis, lateralibus saltem antice abbreviatis, prsedi- tum. Vesica magna, longa, laevis et nitida, supra in medio fovea magna opaca ovata munita; aculeus brevissimus, debilis. Palpi nitidi, vix granulosi nisi in marginibus lateris antici humeri — qui apicem versus paullulo latior evadit et tuberculis paucis piHferis inaequalis est — ut et in margine inferiore lateris antici hracMi; margines bumeri reliqui parum expressi ; brachium intus versus basin incrassatum quidem sed non dentatum, latere superiore sub-excavato costa evidenti Isevi a latere postico rotundato et inaequali limitato, latere inferiore plano. Manus lata et crassa, extus parum, intus fortiter arcuata, Isevis, punctis impressis piliferis sparsa, hic illic in series ordinatis ; subter ad basin digiti mobilis cristam brevem compvessam obliquam in margine denticulatara ostendit. Digiti bre- 182 T. THORELL, viores, acie vitta densa deuticulorum minutissimorura vestita et prseterea in lateribus serie denticulorum paullulo majorum utrinque circa 5 munita. Lamince genitaìes pauUo longiores quam latiorcs, sub-triangulse. Pectinum dentes 18. Color luteo-flavus vel testaceus, nigro-maculatus; truncus subter cum vesica et pedibus nigro-maculatis pallidior. Cephalothorax prsesertim in medio cir- cum oculos dorsuales et in lateribus maculis et striis nigi-is variatus est. Abdo- men sories 4 longitudinales macularum inaequalium habet, duas secundum medium, duas laterales; maculae dufe in medio uniuscujusque segmenti sub- incurvse sunt, minores quam laterales et inter se satis appropinquantes, lon- gius vero a maculis lateralibus remotse; ipse margo lateralis scgmentorum saltem nonnuUorura angustissime niger. Cauda subter et in lateribus macu- lis et striis nigris, vittas vel lineas inwquales longitudinales fere formantibus sat dense variata; supra ad apicem binas maculas vel strias nigricantes osten- dimt segm. l«n_4'": segm. 5" supra, magis versus basin, maculam talem utrinque habet. Vesica supra immaculata, subter nigricanti-maculata; aculeus apice late niger. Palpi subter immaculati, supra maculis et striis inaequalibus variati, in manibus prsesertim supra et in lateribus lineas vel vittas longitu- dinales formantibus ; digiti immaculati. Femora apicem versus et tibioe ni- gro-maculata. Mcnsurce. — Lg. corp. 28 ; Ig. cepbaloth. 3 \'g , lat. ej. 3 ^/j , lat. front. 2 ; dist. oc. dors. a marg. ant. 1 Vsj a marg. post. 1 '/j. Cauda 17: segm. I lg. 1 V2, lat. 2 Ve; n lg. 2 -, lat. 2 ; HI \^. 2 V4, lat. 2 -; IV lg. 3, lat. 1 V„ ; V lg. 4, lat. 2 — ; VI lg. 4 ^'^ (ves. 3^5, acuì. 1 V5), lat. 1 V^, alt. 1 Vi- Palpi 10 V2: hum. lg. 2^4, lat. 1; bracli. lg. 2 3/^, lat. IV4; man. e. dig. 5 ^l^ ; man. lg. 3 ^5 » lat. max. 2, min. 1 ^3 , alt. 1 ^3 5 man. post. 3 — ; dig. mob. 2 ^ '4 , immob. 2 millim. longus. Patria : Argentina. Exemplum supra descriptum, quod mascu- lum credo, ad S. Juan invenit et mihi douavit Gel. Prof. Wei- jenbergh; in spiritu vini asservatum est. Pullulum quoque (ex Cordova) misit Gel. "VVeuenbergh 15 millim. longum, haud dubie hujus speciei et femineum, qui manus oblongas et angustas (bra- cbio non latiores) habet, manus subter crista carentes, digitum mobilera manu postica, ut videtur, pauUo longiorem, pectinum dentes pauciores, et vesicam supra fovea carentem. — Pullulum alium paullo majorem, ex S. Juan, ab eodem amico obtinui, cum quoque in spiritu vini conditum et haud dubie femineum: te- staceo-olivaceus est et nigro-variatus, abdomine modo duabus vit- tis latis nigris ornatum ; diffcrt prccterea digito manus mobili quam ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 183 manu postica dimidio longiore, carinis dorsualibus et lateralibus superioribus non tantum in segmentis caiidce 1° et 2° verum etiam in 3° (dorsualibus immo in 4°) granulosis, pectinum dentibus 15, cet. Var. [3, hmttatum, hanc formanx appellare licet; num propria species ? Fam. VEJOVOID^. Gen. VEJOVIS (C. L. Koch). V. intrepidus Thor. ferrugineo-fuscus, vesica ferrugineo-testa- cea, manibus pallidius ferrugineis, costis obscurioribus ; cepha- lothorace crasse granuloso, longitudine segmenta caudalia l'"-!-^"' psene sequanti; segmentis abdominalibus antico Isevibus, nitidis; cauda cephalothorace circa 4 V« longiore, latiore quam altiere, carinis superioribus in segmentis 1° — 4° denticulatis, dente api- cali fortiori, carinis inferioribus granulosis, inferioribus mediis segmentorum anteriorum Isevibus tamen, segmento 5° in margi- nibus superioribus subtilius granuloso, carinis inferioribus subti- liter dentatis; palporum humero supra plano, granulis tantum minutissimis sparso, manibus crassis, tumidis, costis longitudina- libus 8 granulosis, digito mobili manu postica circiter dimidio longiore; dentibus pectinum circa 22. — Long, circa 84 millim. Syn. : 1876. Vejovis intrepidus Thob., Oa ttie Classif. of. Scorp., 1. e, p. 10. Cephalothorax anteriora versus satis sequaliter et fortiter angustatus, in margine antico late sed •omnium levissime emarginatus, postice truncatus ; fortiter trans ver sim convexus, valde insequalis, sat crasse granulosus, granu- lis non in series jequales digestis, area antica magna sub-triangula (inter- oculari fere) subtiliter tantum granulosa, pone impressiones laterales posticas valde profundas parce tantum et subtiliter granulosus quoque, nitidus; -im- pressio media transversa ad ipsum marginem posticum formam sulci habet, a quo alius sulcus anteriora versus ad foveam magnam in?equalem pone tu- berculum oculorum dorsualium ducta est; hoc tuberculum longum, postice 184 T. THORELL, acuminaturn, antice sulco medio inipressuin, qui ad marginem anticum ce- plialothoracis pertinet; utrinque ad hoc tuberculum impressionem sub-trian- gulara osteudit dorsura. Ociili dorsualcs spatio diamatro sua majore di'^juncti ; laterales tres, spatiis sub-.'^qualibus, oculi postici diametrum fere osquautibus disjuncti, lineam fortiter incurvam fonnant; anticus eorum saltem dimidio longius a margine ceplialotlioracis antico quam a margine laterali remotus est; oculus posticus reliquia duobus lateralibus sub-oequalibus duplo psene minor. Abdomen supra nitidum, ad maximam partem laeve, segmentis 2° — G° tan- tum ad margines laterales et posticum subtiliter granulosis, costa media lon- gitudinali parum expressa; segm. 7™ utrinque costas duas distinctissimas gra- nulosas habet, exteriorem leviter incurvam, interiorem foras curvatam ; inter has costas et margines laterales granulosum est segm. 7™, in medio inter eas vero magis Iceve, ad basin costis tribus brevibus sat latis humilibus munitum, media longiore , lateralibus divaricantibus. Segmenta ventralia nitida, fere Ite- via, ultimo costis tantum humilibus sub-granulosis munito. Caiula longa, fortis, a basi ad segmentum 5'" vix vel parum angustata, hoc segmento apicem versus sensim panilo angustato; segm. 1™ — 5*" sensim longiora, latiora quam altiera, supra late sed non profunde excavato-canali- culata, lajvia; carina3 dorsualcs et laterales superiores bene expresste, sat sub- tiliter et acute denticulatas, dente ultimo reliquis panilo fortiere (excepta carina laterali superiore segmenti 4', quce non parum longior est quam ca- rina dorsualis et apice integra); inter eas, in segm. 1° — 3°, carina lateralis media denticulata adest, in segm. 1° ceque psene longa atquc segmentum, in segm. 2" et 4" vero abbreviata, apicalis. Carino3 3 inferiorcs bene expresste, sub-crenulatse, exceptis carinis mediis in segm. 1°, 2° et (apice excepto) 3", Segm. 5"" a latere visum subter leviter, supra pauUo fortius arcuatum et versus apicem magis quam versus basin angustatum ; margines superiores sat subtiliter granulosos habet, carinas laterales superiores serie granulorura, ca- rinas tres inferiores serie dentium minutorum instructas, interstitia inter has carinas granulosa quoque. Vcsica ovata, desuperne visa ovato-sub-cordiformis, fere plana, angulo prominenti sub-aurito ad basin utrinque, subter granulis humilibus parvis minus dense sparsa ; aculeus sat fortiter curvatus , non longus. Mandibidarum digitus mobihs seriem singulam dentium 6 (3° et 4° parvis) habet, digitus immobilis singulam quoque, binis dentibus, basali bilobo. Palporum humerus depressa^, antice et postico levissimo arcuatus, vix latior apice quam basi; latera ejus superius, anticum et posticum (angustum) costa distinctissime granulosa utrinque limitata sunt, latus superius planum, granulis omnium minutissimis sat raris proesertim versus medium et basin sparsum; latus anticum serio hic illic abrupta granulorum majorum minus densorum superius, aliisquc paucis scriatis quoque magis infra prcdituin, jiis ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. ÌSS ortlinibus cum marginibus internodii parallelis ; latus inferius, ad longitudinem conca vo-curvatum, ad basin vittam abbreviatam granulorum habet. Brachium pauUulo altius quam latius, postice (extus) levissime, antice versus basin for- tius curvatum, lateribus omnibus quattuor costa distincta granulosa limitatis; latus superius planum , granulis omnium minutissimis sparsum (sub oculo arte munito) ; latus anticum versus basin, superius, ad longitudinem pauUo ele- vato-incrassatum est et liic serie longitudinali abbreviata dentium parvorum instructum, latus posticum granulis parvis sparsum, quae series duas pamm sequales secundum longitudinem internodii formant. Manus crassa, tumida, fere breviter ovata, extus leviter, intus fortiter rotundata, costis munita 8 sat latis et liumUibus, granulis densis obsitis: tribus earum secundum latus superius manus ductis, duabus secundum latus ejus inferius, duabus manum aversam satis angustam a lateribus illis limitantibus, ultima latus ejus supe- rius a latere inferiore dividenti. Interstitia 8 inter has costas fere laevia, sulcos latos levissimos formantia, exceptis diiobus exterioribus, quae magis plana sunt. Digiti sat longi et angusti, acies eorum versus basin bis leviter sed late sinuato-emarginata, subtiliter crenulata et magis infra serie dentium 6 in- structa: etiam supra vestigia dentium sex adnatorum ostendit. Pedes longi, femora in margine superiore et inferiore serie duplici granu- lorum vel dentium minutorum instructa, tibife posteriores lineis binis lon- gitudinalibus sub-elevatis et subtiliter granulosis praeditse, anteriores tibiaa linea ejusmodi singula. Tarsorum art. 1^ et 2' angulato-compressi. Lobi la- biales pedum 2' paris longi et angusti, conjunctim latitudine sterni, quod po- stice 2 ^/o millim. latum est, duplo latius quam longius. Pectities longi et angusti, dentibus 22. Color. Truncus supra cum cauda tota, segm. 6° excepto, obscure ferrugi- neo-fuscus ; palpi, prsesertim manus, pallidius ferruginei, costis et granulis saturatius coloratis, digitis quoque pallide ferrugineis; vesica ferrugineo-testa- cea, aculeus apice late niger. Pedes fusco-testacei, tarsorum articulo 3" flave- scenti. Mandibul^ pallide fusco-testaceae. Corpus subter fusco-testaceum, la- minis genitalibus et pectinibus pallide testaceis. Mensurce. — Lg. corp. 84; Ig. cephaloth. 11^2» ^^^- ^J- 10^2? ^^^- front. 6^/2} dist. oc. dors. a marg. a. 4, a marg. p. 7. Cauda 52 ^/gi segm. I lg. 5 -/j, lat. 6V4, alt. 5; II lg, 6V4, lat. 6 V4 ; HI lg. 9 +, lat. 6; V lg. 12 V4, lat. 5 + (apice 41/2), alt. 4 3/^; VI lg. 11 V2 (acuì. 4), lat. 5 —, alt. 4. Palpi 38^2' tum. lg. 9^/2, lat. 3; bracb. lg. 10, lat. 3^/^; man. e. dig. 17; man. lg. 9 ^/4, lat. max. 6 ^/^, min. 5 1/3, alt. 5 ^/3; man. post. lg. 7 ^,'4; dig. mob. 11, immob. 8. Pedes I 22 Vo, n 26 ^\^, HI 32 1/,, IV 39. Pect. lg. antice (ex- tus) 7 V2 ì postice 6 ^/^ , lat. 2 — ; dentes circa 1 ^,'2 millim. longi. Patria: Mexico. Unum exemplum vidi, in spiritu vini asserva- tum, quod possidet Mas. Gothob. 186 T. THORELL, Haìc species eadern forsitan est atque V. Mexicanus C. L. Kocn \ aut V. nitidus id. '\ Sed in ilio (F. 3Lexicanó) Koch e. gr. dicit carinas segmenti caudtc 5' obtusas esse et " granulosas tantum „ dentesque pectinum 15; granulorum in costis manuum nullam mentionem facit. In V. nitido omnes carince inferiores segmentorum 1' — 4' caudalium Iseves esse dicuntur; nihil de gra- nulis, neque in cephalothorace neque in manibus, legimus. — De- scriptio parum copiosa Butlii imnctipàlpis Wood $ ^ (ex Gap. S. Lucas America3 septentr.) satis bene in nostram speciem quadrat, exceptis verbis " palpis dense minutissime punctatis „, et " the sting is very long „, qua3 vix in eam cadunt. Genus Vejovis — saltem V. intrepidus — manibus magnis tumi- dis ad gen. luri familiaì proxime sequentis satis prope accedit; manuum tamen altitudo non ut in Turo minor est quam minima earum latitudo, sed hanc latitudinem saltem sequat; neque sunt costa?, quibus limitatur manus aversa, reliquis costis manuum dis- similes; sternum minus est quam in luro, duplo latius quam lon- gius, et partes ejus duce longitudinales transversim sunt convexse, non ut in luro ad longitudinem excavata3 ; pectines, quoe multo longiores sunt, duasseries lamellarum intermediarum habent, qua- rum postica ex lamellis parvis, fulcris dentium similibus compo- sita est. Gen. HADRURUS TnoR. n. inSCUlstUS n. fusco-testaceus, nigro-maculatus, cephalotho- race granuloso, antico leviter rotundato, segmenta cauda? l'"-j-2'° longitudine fere Eequanti ; oculis dorsualibus ante centrum cepha- lothoracis sitis; segmentis abdominalibus subtilissime coriaceis, postico subtiliter granulosis, ultimo sat crasse granuloso; cauda < Die Arachn., Ili, p. 51, Tab. XCI, fig. 206, » Ibid., X, p. 4, Tab. CCCXXVII, fìg. 758. * On tho Pedipalpi of North America, in Journ. of the Acad. of Nat. Sciences ot Philadelphia, New Ser., V, Pars IV, pp. 360, 3CS), ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 187 cephalothorace circiter 4 Vs longiore, supra et in lateribus gra- nulosa, carinis siiperioribus in segmentis 1° — 4° denticulatis, dente ultimo reliquis non majore, carinis vero inferioribus me- diis Isevibus ; segmento caudse 5° in margine superiore granuloso, carinis inferioribus denticulatis ; palpis gracilibus, manu ovato-cy- lindrata, Isevi, brachii latitudine, vix duplo longiore quam latiore, digito mobili manu postica psene dimidio longiore ; dentibus pec- tiuum circa 14. — Long, saltem 38 millim. Corpus parum pilosum. Cephalothorax anteriora versus satìs aequaliter et fortitor angustatus, margine antico non emarginato, sed contra levissime ro- tundato, postica quoque levissime rotundatus et in medio pauUulo impressus ; transversim fortiter convexus, valde inoequalis, subtiliter coriaceus et praete- rea granulis sat parvis dense sparsus, antice tamen laevis, nitidus; impressio- nibus lateralibus posticis profundis, media postica sulcum transversum ad marginem posticum formanti, a quo anteriora versus ducitur sulcus brevis angustus profundus, qui tum in foveam longam et angustam sive sulcum la- tum ad tuberculum oculorum dorsualium continuatur, paribus tribus sulco- rum radiantium ab hoc sulco exeuntibus, quartoque pari tuberculum oculo- rum includenti. Ad marginem cepbalothoracis anticum fovea magna non pro- funda adest: tuberculum oculorum anteriora versus usque ad hanc foveam ut costa continuatur, et secundum totam longitudinem sulcum habet parum profundum, in marginibus serie granulorum parvorum munitum, inter ocu- los tamen lasvem. OcuU tres laterales in seriem leviter incurvam ordinati, spatiis sub-aequalibus disjuncti, bis spatiis oculi postici diametrum vix se- quantibus; oculus posticus plus duplo minor quam reliqui duo. Ahclomen supra subtibssime coriaceum, segmentis dorsualibus 3° — 6° ver- sus marginem posticum granulis minutis sparsis, impressionibus binis levissi- mis antice, vix vero costa manifesta longitudinali instructis; segm. 7™ cras- sius granulosum, prsesertim versus latera, ubi granula postice duas series breves utrinque formant ; in medio costam latam humilem postice abbrevia- tam ostendit hoc segmentum. Segmenta ventralia Isevia, nitida, summo mar- gine sub-granuloso; segmentum ultimum omnium subtilissime coriaceum, praeterea costis duabus tenuibus utrinque munitum, exteriore saltem evi- denter granulosa. Cauda longa et fortis, posteriora versus paullulo angustata, subtilissime coriacea, etiam inter carinas supra et in lateribus granulosa; segmentis la- tioribus quam altioribus. Segm. 1" — 4™ supra sat profunde sed non late ca- naliculata, carinis dorsualibus et lateralibus superioribus bene expressis, den- ticulatis, dente apicali reliquis non majore ; carina granulosa inter carinas laterales superiorem et inferiorem segmentorum 2'— 4' adest quoque, in 18B T. THORELL, scorra. 3° et 4" abbreviata tamen, apicalis. Carìnaj laterales inferiores distinct», granulosi^, saltem insegmentis 1°, 3° et 4<';niedia3 inferiores loeves, in segm. 4" obsoletoe. Segm. 5'", quod a latere visum eadem est forma atque in Vejovi intrepido Thor., et cujus canalicula media postice in foveam magnam dila- tata est, marginem superiorem dense granulosum habet et latera quoque sat dense et injequaliter granulosa, carina laterali superiore parum, ad basin tantum segmenti, manifesta; carinoe tres inferiores bene cxpressse, dense et subtiliter denticulatae, interstitiis sat dense granulosis. Vesica angustius ovata, supra ovato-cordiformis fere et sub- plana, angulo prominenti extus crenulato ad basin utrinque; subter et in lateribus sat dense granulosa est, sulco forti utrinque in lateribus supra et sulcis duobus angustia Itevibus subter. Aculeus sat brevis, levius curvatus. Mandibula Iseves; ad apicem supra foveam magnam, tuberculo pilum ge- renti in medio munitam ostendunt, aliamque minorem pone illam intus. Di- gitus mobilis quoque irapvessiones duas majores innequales supra habet. Ilic digitus, pr.eter seriem dentium 5 (quorum 3' et 4' parvi sunt) in margine 'superiore, ,in margine inferiore versus basin dentem singulum fortem acumi- natum sub-conicum habet. Digitus immobilis duos dentcs, basalem bilobum, ut fere semper, osteudit. Palpi sat graciles, nitidi, ad raaximam partem l^ves. Iliimcrus non latior quam altior, antico fere rectus, postice levissime sinuato-arcuatus, apice pa- rum latior quam basi; nitidus est, latus ejus superius planum tamen granulis minutissimis sparsum et antice posticeque serie granulorum limitatum ; latus anticus infra quoque serie ejusmodi limitatur et granulis paucis prasterea est sparsum; latus posticum granula panca in seriem fere digesta ostendit. Latus anticum hrachii costa tenui supra et infra limitatur, quce panilo gra- nulosa est, et prseterea granula nonnulla, superius prsesertim, et magis ver- sus basin, ostendit; costfe obtusissimje, quibus latus ejus posticum a lateribus superiore et inferiore planis distinguitur, Iseves sunt. Braciai latus anticura ab apice versus basin sensim panilo elevatum est, hac elevatione deutibus duobus parvis, superiore et inferiore, armata, ipsa basi rursus celeriter au- ^'ustata. 3Ianus parva, brachio non latior, ovato-cylindrata, Itevis, costis gra- nulisque carens, punctis tantum rarioribus impressis sparsa. Digiti graciles, parum curvati, acie subtiliter crenulata et serie duplici dentium munita. Fcdes femora et tibias in marginibus supcriore et inferiore et in latere superiore (anteriore) granulosa habent, granulis plerisque in series longitu- dinales ordinatis. Sternum sat parvum, duplo latius quam longius, sulco longitudinali medio profundo divisum ; partes ejus laterales convexce, non ad longitudinem sul- catae vel excavatse. Dentea pectimim 14. Color. Fusco-testaceus, cephalothorace, palpis pedibusque (tarsis exceptis) nigro-maculatis ; abdomen potius nigricans dicéndum, serie niacularum sub- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 189 testacearum ad sogmentorum marginem posticum. Cauda magis unicolor, ve- sica pallidiore, lineis binis obscuris in lateribus, supra, notata ; apex aculei nigro-fuscus. Subter corpus paullo pallidius testaceum est. Mensurce. — Lg. corp. 38; Ig. cephaloth. 5 ^gi lat. ej. 5, lat. front. 3 ^j^; disi, oc, dors. a marg. ant. 2 +, a raarg. post. 2 ^j^ . Cauda 22 ^j^ : segm. I lg. 2 1/2 — lat. 3, alt. 2 1/2; H lg. 2 V2, lat. 3 — ; III lg. 3, lat. 2 ^j^; IV lg. 3 2/3, lat. 2 V2 +; V lg. 5 V2, lat. 2 i/„ alt. 2 V4; VI lg. 5 Ve (acuì. circa 2), lat. 2^2 —, alt. 2 — . Palpi 16 i/^: bum. lg. 4, lat. 1 1/2; bracb. lg. 4 ^/^ , lat. 2 ; man. e. dig. 7 ; man. lg. 3 ^/^ , lat. max. 2 , min. 1 ^2 + > alt. 1 V2 +; i"an. post. lg. 3; dig. mob. 4 ^4, immob. 3 ^2- Ped. I 9, II 11 — , m 14, IV 16 1/2 . Pectinum latera 31/4, 2 V?» 1 V2, tlentes eorum 1/3 — millim. longi. Patria : America meridionalis (Perù). Specimen singulum supra descriptum, verisimiliter non adultum, ad Callao invenit Gel. Prof. J. H. G. Kinberg; in Mus. Holm. asservatur, in spiritu vini conditum. An eadem est hsec species atque S. glaber Gerv. ? ^ In eo segmenta caudoB 1™ — S'", secundum figuras a Gervais datas, non parum longiora sunt quam latiora; prseterea vero non multum a nostra specie differre videtur S. glaher Gerv. H. hiPSUtuS (Wood) flavo-testaceus, trunco obscuriore, sub-fu- sco, cephalothorace subtiliter granuloso, antico leviter rotundato, segmentis caudEe r-f2° paullo breviore; oculis dorsualibus paullo pone centrum cephalotlioracis sitis ; segmentis abdominalibus po- stica granulis minutis sparsis ; cauda cephalothorace circiter 4^3 longiore, denticulo ultimo carinarum superiorum sub-denticula- torum reliquis non majore, carinis inferioribus in segmentis 1°, 2° et maxima parte 3" Isevibus; segmento caudse 5° in margine superiore granuloso, carinis inferioribus denticulatis, vesica sub- ter granulosa; palpis brevioribus, manu sub-ovata, brachiis la- tiore, in marginibus interiore et exteriore granulosa, prseterea Isevi; digito mobili manu postica psene duplo longiore ; dentibus pectinum circa 29. — Long, circa 79 millim. ' In Voyage de la Bonito, Atlas, Ins. Apt., PI. I, figg. 28—33; H. N. d. Ins. Apt,, III, p. 59. 190 T. THORELL, Syn.: 1863. Butluis JiirsuUts Wood, Proceed. Acad. Nat. Se, Apr. 1863 (sec. "NVooD, loc. infra cit.J. 18G3. „ „ iD., On the Pedipalpi of North Amer., loo. cit., pp. 300, 3G7, PI. 40, figg. 1. 1876. Iladrurus „ Thor., On the Classific. ofScorp., 1. e, p. 11. CepJialotJwrax anteriora versus satis a^qualiter angustatus, antice non cmar- gmatus sed Icvissime rotundatus, postice truncatus, transversim sat fortiter convexus, 'sat dense et subtiliter granulosus; impressio media ordinaria trans- versa postica ad marginem posticura sulcum breviorcm format, a quo ante- riora versus ductus est sulcus sat fortis, qui ad tuberculum oculorum dor- sualium pertinet et hic furcatus tuberculum illud postice amplectitur: fere in medio inter marginem posticum et tuberculum oculorum sulco alio vel im- pressione transversa decussatur hic sulcus, qu£B impressio in impressiones la- terales posticas ordinarias fortes transit ; utrinque ad tuberculum oculo- rum impressionem fortem transversam latam ostendit cephalothorax. Tuber- culum oculorum dorsualium magnum, latura, postice sat breviter acuminatum, supra sulco lato parum profundo impressum, qui anteriora versus psene usque ad marginem anticum continuatur, tum et latus et sat profundus; arcubus supraciliaribus Iscvibus. OcuU dorsuales panilo pone centrum ceplialothoracis siti, spatio oculi diametro plus duplo majore inter se remoti. Oculi laterales trini, a marginibus ceplialothoracis antico et laterali longe (spatio oculi dia- metro saltem triplo majore) remoti, seriem fortius incurvam formant: oculi anticus et medius sub-sequales, spatio exiguo tantum disjuncti, oculus po- sticus, iis duplo saltem minor, a medio multo majore intervallo, oculi medii diametrum paene aequanti, sejunctus est. Segmenta abdominalia dorsualia 1"" — 6" versus marginem posticum granu- lis parvis raris conspcrsa, prseterea ut videtur Isevia vel omnium subtilissime coriacea; segm. 7'" granulis panilo majoribus sat densis scabrum, utrinque versus apicem vestigiis binarum ordinum granulorum parum expressis muni- tum ; segmenta ventralia Isevia, excepto ultimo, quod costas 4 parum elevatas et panilo granulosas ostendit, medias foras curvatas, spatio multo minore inter se quam a lateralibus distantes. Gauda sat fortis, longa, desuper visa versus apicem vix vel parum an gu- stata. Segm. 1™ — 5™ desuper visa in lateribus levissime rotundata, 5'° apice paullo angustatum et hic segm. 6" paullulo angustius; supra segm. 1"" — 4'" sulco angustiore exarata sunt, utrinque jugo lato humili paullo granuloso li- mitato ; carinse dorsuales, in latore cxteriore horum jugorum (non summo jugo) ductae, evidenter granuloso-crenulatae, granulo ultimo reliquis non ma- jore ; carina? laterales etiam paullo evidentius granulosoe vel potius sub-deu- ticulataj sunt, in segra. 1", 2° et 3" antice, in 4° et antice et postice in la- rainam parvam promincntcìn non dontatam desinentes. Inter oarinas laterales ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 191 superiores et inferiores carina media crenulata adest, in segm. 1" perfecta, in segm. 2° — 4° antice abbreviata; carinse 4 inferiores distinctissimse, in "segm. 1", 2° et 3", apice 3" excepto, Iseves, in 4° et apice 3" crenulatse, Segm. 5", a latere visum, supra et subter leviter arcualum et versus apicem panilo angustatum est ; supra latum, antice sulco leviore canaUculatum, po- stice fere planum, impressione levissima preeditum, ad margines supra gra- nulosum, margine ipso superiore serie granulorum definito; carina lateralis superior serie granulorum munita, non ad medium internodii pertinens, ca- rinoe tres inferiores serie densa granulorum conicorum vel dentium parvorum prseditse, interstitiis Inter eas sat dense et in^equalitei granulosis. Latera segm. 5' Inter carinas sub-rugosa, interstitia inter carinas reliquorum seg- mentorum Inevia fere, parum vel non granulosa. Vesica non multo longior quam latior, desuper ^asa forma fere cordis, procursu sub-aurito ad basin utrinque ; subter valde convexa, a latere visa sub-hemispbserica ; supra plana, liBvis, subter granulosa, granulis versus basin ejus fortibus et, extus, sub-acu- minatis quoque. Aculeus sat longus et fortis. Mandibuìce Iseves, nitidce, fovea majore prope apicem. Digitus eorum mo- bilis in margine superiore seriem e dentibus saltem 3 formatam ostendit, quorum basalis minor est; inter reliquos duos dentes duos minutos vidisse videor (?). Margo inferior versus medium dente longiore forti armatus. Di- gitus immobUis dentes duos, basalem brfidum babere videtur. Palpi non longi, non multo deplanati; praesertim intus pilis longis rectis (ut pedes) sparsi. Humerus desuperne visus antice rectus, postico levissime arcuatus, a basi versus apicem panilo tantum dilatatus, prismaticus fere, lateribus superiore et antico planis, boc granulis nonnulbs' pibferis sparsum et supra infraque serie granulorum limitatum; latus superius postice quoque serie granulorum minorum limitatum, prseterea laeve vel subtilissime co- riaceum. Brachium desuperne visum postice leviter arcuatum, antice versus basin sub-angulato-rotundatum (sensim ab apice versus basin pauUo dilata- tum et tum repente et fortiter angustatum), latere antico lato et trans ver- sim plano granulis piliferis sparso, supra et subter serie granulorum definito; ];atus superius — planum et omnium subtilissime granulosum — et latus inferius planum quoque costa minus evidenter granulosa etiam postice definita sunt; latus posticum costam longitudinalem mediam ostendit. Mamis brachio latior, sub-ovata, latior quam altior, basi late et oblique truncata, desuperne visa in latere interiore versus basin fortius, antice vix arcuata, in margine ex- teriore sat leviter arcuata, supra secundum medium in costam vel jugum latissimum et obtusissimum elevata, versus marginem interiorem sulcis duo- bus longitudinalibus latis excavata, interiore antice abbreviato : interstitium inter hos sulcos costam granulosam quasi format, et ipse margo interior vitta sat lata granulorum obtusorum nitidorum munitus est ; praeterea manus supra, est laevis. In latere ejus exteriore costae duae ab angulis exterioribus 102 T. THORELL, baseos digiti mobilis ad carpum ducta?, quarum superior granulis parvis ob- sita est, aroam longam, ad longitudincm sub-cxcavatam limitant ; subter ma- nus laevis est, jugis binis latis humillimis longitudinalibus, sulcos duos latos parura expressos definientibus. Digiti longi, graciles, paullo incurvi; acies eorum denticulata et utrinque serie dentium majorum sat multorum (in digito immobili fere 7 vel 8 extus, 9 intus) instructa; scries denticulorum versus apicem non continua ^'idetur, sed in lincas paullulo obliquas divulsa. Pedes in latore superiore Ifeves, lineis elevatis carcntes, femoribus in mar- gine inferiore dcnticulatis. Sternum parvum, duplo saltem latius quam longius ; latitudo ejus ^j^ latitu- dinis loborum labialium 2 : di paris conjunctorum fequat. Pectines longissimi et angusti, lamollis intermediis seriem singulam for- mantibus; dentibus 29. Color flavo-testaceus, ceplialothorace et prtesertim abdomino supra magls fuscis, aculeo caudse basi late rufo-ferrugineo, praìterea atro. Mensurcc. — Lg. corp. 79 ; Ig. ceplialoth. 10 Va > lat. ej. 10, lat. front. 7 + j dist. oc. dors. a marg. ant. 5 ^4» a marg. post. 4^2- Cauda 46^2= segm. I lg. 5 V2, lat. 5 1/3, alt. 4 ^4; n lg. 6 +, lat. 5; HI lg. 6 ^U, lat. 5; IV lg. 7 2/3, lat. 5 ; V lg. 9 ^U +, lat. 5 —, alt. 4; Vllg. 10 '/4 (ves. 6, acuì. 4 1/2), lat. 41/2, alt. 4. Palpi 37: bum. lg. 7 3/4, lat. 2^2 +; l^rach. lg. 9, lat. 32/3 — ; man, e. dig. 16 ^l^\ man. lg. 7 Va» lat. max. 5 ^'5» min- 4 '/g, alt. 3 V2; lg. man. post. 6; dig. mob. 11^2» iinmob. 8^4- Pectinum latera8,6, 2 Vs > dentes circa 1 millim. longi. Patria: California (secundum Wood). Ubi inventum sit exem- plum siccatum supra clescriptum , in Mus. Holm. asservatura, ignoro. Corpus in hoc exemplo non valde, sed potius parcius pi- losum mihi videtur , verisirailiter detritum ; etsi vero descriptio quoque cauda3 a Cel. Wood data paullo a nostra specie discrepat, non dubito quin sit hsec eadem atquc Buthtis hirsiihis Wood. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES 193 Fam. PANDmoiDj;. SUBFAM. I URINI. Gen. lURUS Thor. I. granulatUS (C. L. Koch) obscure ferrugineo- vel testaceo- fuscus, corpore subter cum pedibus pallidiore ; trunco supra dense et subtiliter granuloso, cephalothorace segmenta caudaì l'"-{-2'"-[- Ys 3" longitudine circiter sequanti; manibus costis 8 longitudina- libus distinctissimis prseditis, acie digitorum versus basin in $ le- viter bis sinuata, in o^ profunde sinuato-lobata ; dentibus pecti- num 10 — 13. — Long. cum protub. 2'^'i^; man. e. dig. 10 -^3; man. lg. G Va 5 lat. max. 4^2» niin. 3 ^4» alt. 3 V^; man. post. lg. 6; dig. mob. 6, im- mob. 4 V2. Ped. I 12—, H 13^2, HI 15 '/j, IV 181/2. Pectinum lg. antice 8^/^, postice 2^2» lat. eorum 1 V3 ; dentes circa Va l'niUini. longi. Pa^na: California. Tria exempla in spiritu vini asservata exa- minavi, quse ad San Francisco invenit et dono mihi dedit ami- cissimus G. EiSEN, Phil. Cand., Zoologia) Docens Upsaliensìs; exemplum siccatura id quoque ex California in Mus. Holm. vidi. Ab laro, cui generi quam maxime affinis est, differt Urocto- mis mordax prsesertim costa singula in latore niauus inferiore, et manu aversa lata; porro crenulatione aciei digitorum palpo- rum lineam continuam (non multas lineas obliquas) formanti, spiraculis parvis in fuvea rotunda positis (in laro longa sunt spi- racula, ut in Pandino, Palaìmicco, cet.), margine inferiore digiti mandibulorum mobilis dentibus 5, non 1 tantum dente, armata. In luro granulato prcetera oculus lateralis posticus (ut in UroC' tono reliquis minore) a medio distat spatio saltem seque magno atque eo quo Lio ab antico remotus est. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 199 SuBFAM. PANDININI. Gen. PANDINUS Thor. P. 3SpeP N. sub-ferrugineo-fuscus, pedibus et corpore subter paullo pallidioribus, vesica testacea ; cephalothorace sat crasse et dense granuloso, segmentis caudse 1° et 2° conjimctim pa- rum breviore, segmento ultimo abdominis crasse, reliquis satis subtiliter granulosis ; cauda cephalothorace psene quadruplo lon- giore, segmentis 1° — 5° in lateribus sub-rectis, gradatim longio- ribus, longioribus quam latioribus, carinis dorsualibus et latera- libus superioribus denticulatis, inferioribus in segmentis 1° — 4° Isevibus; vesica oblonga, ovata, quam segni. 5° non latiore, aculeo longissimo; manibus latis, valde depressis, postico intusin lobum magnum rotundatum dilatatis, versus digitos margine fere recto fortiter angustatis, supra granulis crassis sub-conicis dense tec- tis, non parum longioribus quam latioribus, digito mobili manu postica p£ene dimidio longiore ; dentibus pectinum circa 17. — Long, circa 97 millim. CepJialotliorax praesertim antice sat fortiter rotundato-angustatus, in medio margine antico sat profunde, fere in forraam trianguli incisus, lobis frontali- bus antice et extus rotundatis et in margine crenulatis; postice sub-trunca- tus; impressione maxima sub-rliomboidi in dorso anterius, tuberculum oculo- rum dorsualium postice excipienti praeditus, impressionibus ordinariis lateralibus posticis profundis, media postica triangula, sub-sequilatera, utrinque costa recta granulosa limitata, non usque ad tuberculum oculorum dorsualium pertinenti, sulco medio persecta qui anteriora versus inter oculos dorsuales usque ad marginem cepbalotlioracis anticum continuatur, ante et pone hoc tuberculum serie granulorum limitatus, inter oculos vero fere laevis; granulis sat magnis et densis obsitus est cephalothorax, granulis versus margines laterales et po- sticum minoribus, impressionibus illis mediis ut et loco utrinque pone lobos frontales magis Levibus. Tuberculum oculorum dorsualium fere ovatum, non longum, oculis spatio diametro sua majore disjunctis. Oculi 3 laterales dor- sualibus oculis evidenter minores, seriem levissime incurvam formantes, an- ticus spatio diametrum suam fere sequanti a medio remotus, medius paullo longius a postico quam ab antico distans; posticus oculus reliquis duobus 200 T. THORELL, paullo miaor est. Spatium Inter oculum lateralem anticum et marginem ce- phalothoracis anticum diametrura oculi illius non tequat; a margine laterali longe remoti sunt oculi laterales. Segmenta àbdom'maìia dorsuaìia granulis parvis prsesertim postico dense ob- sita, costa media longitudinali angusta sat evidenti munita et, saltem in segra. 30 — 6", vestigiis costae ejusmodi versus medium utrinque; segm. 7'" in medio anterius elevationem magnam humilem magis laevem ostendit, et in lateribus crasse granulosum est, vestigiis versus apicem costarum duarum utrinque quarura exterior longior est et magis distincta. Segmenta ventralia nitida, Isevia; segm. ventrale ultimum utrinque costis duabus Levibus parura distinc- tis instructum. Gamia longa, segmentis desuperne visis in lateribus vix rotundatis sed fere rectis. Segmenta 1"" — 4'" supra ad longitudinem sat leviter canaliculata, ca- rinis omnibus bene expressis ; carinas dorsuales et laterales superiorcs sub- tiliter sed distincte denticulatas habent : supra utrinque, inter carinas dor- suales, granulis in seriem vel vittam longitudinalem digestis prseterea munita sunt haec segmenta, inter carinas dorsuales et laterales superiores serie quo- que granulorum minorum prjedita, saltem in segmentis 1" et 2"; spatium in- ter carinas laterales superiores et inferiores subtiliter granulosum ; carinae 4 inferiores in segmentis 1" — 3° beves, interstitiis bevibus , in segm. 4" sub- denticulatae. Segra. 5™ in margine superiore carina carenti granulis sub-co- nicis late sparsum ; carina lateralis superior, solito longior, eodera modo gra- nulosa, sub-denticulata ; cariuEe tres inferiores distinctissimoe, serie dentium acutorum munit*, interstitiis granulis paucis sparsis; apex iuternodii utrinque spina fortissima deorsum, foras et retro directa armatus. Segm. 6'" paullo brevius quam 5™ ejusque latitudine ; vesica paene dimidio longior quam latior, ovata, desuperne visa sub-triangula, sulco medio versus basin; in lateribus supra sulco singulo, subter sulcis tribus longitudinalibus exarata est, quorum medius reliquia duobus latior est et profundior; subter et in lateribus gra- nulis sub-conicis dense sparsa, granulis subter in series 4 longitudinales ordi- natis. Aculeus longissimus, vesicam longitudine poene ODquans, minus fortiter curvatus. Palpi granulis valde scabri, granulis plerisquo in latere vel in margine interiore (anteriore) internodiorum conicis, acuminatis. Humerus versus api- cem sensim paullo latior est, latere superiore sat dense sed minus crasse granuloso, a latere postico serie granulorura majorum acutorum limitato, a latere antico minus bene definito, lateribus pr eterea serie granulorum limita- tis ; latus anticum dense et crassius granulosum ; latus inferius apice excepto granulis minoribus sat dense sparsum ; latus posticum latum, preno rectangu- lum et pianura (leviter raodo deorsum curvatura), scriera longitudinalera mcdiam granulorum circiter 3 ostendit, praetcrca fere beve est. Brachium, antice in tu- berculum obtusum elevatum, in latere antico infra et in latere inferiore intus ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 201 (antice) prsesertim gramxlosum; latus ejus posticum costis duabus sub-insequa- libus longitudinalibus limitatur, et iiy medio inter eas ad longitudinem prse- sertim infvjqualiter elevato-granulosum est. Manus lata, anteriora versus fortius angustata, extus leviter modo arcuata, intus versus basin fortiter dilatata et in lobum retro et intus directum late rotmidatum producta, margine ante hunc lobum usque ad digitos psene recto; intus valde depressa, supra levis- sime modo et aequaliter convexa, granulis sat magnis sub-conicis dense tecta, bis granulis versus marginem exteriorem magis obtusis, bumilibus, in mar- gine interiore magis acuminatis, dentiformibus. Subter manus granulis sat magnis dense obsita est, granulis series duas longitudinales parallelas forman- tibus: altera earum fere in medio manus sita est, altera in medio inter eam et costam sub-granulosam qua infra limitatur manus aversa; spatium inter has series ad maximam partem, postice, laeve. Manus aversa infera, cum la- tere manus superiore angulum acutum formans, costa fortissima lasvi supra limitata, saltem triplo longior quam latior, granulis minutis sparsa. Digiti compressi, lati, incurvi, subter granulis minoribus sat dense sparsi, supra inas- quales et impresso-punctati ; acies subtilissime crenulata fere tres emargina- tiones leves ostendit, interstitiis lobos latos sub-dentiformes fere formantibus, suo quoque dente innato suffultos. Femora in margine inferiore evidentissime, in margine superiore minus distincte granulosa. Sternum seque fere latuni atque longum, lateribus parallelis, lobis labiali- bus 2' paris conjunctis saltem duplo angustius. — Pectines 17 dentes longos babuisse videntur. Color. Totum animai pallide ferrugineo-fuscum, corpore subter, mandibulis et pedibus pallidioribus, vesica testacea, aculeo apice late nigricanti. — Pa- rura pilosa sunt corpus et manus in exemplo (verisimiliter detrito) a me viso. Mensurce. — Lg. corp. 97, Ig. cepbaloth.' 15 ^2 > ^^^- ^J- ^^ V2» l^*- front- 8 V2 ; dist. oc. dors. a marg. ant. 7 ^\^ , a marg. post. 6 ^/.j . Cauda 60 : segm. I lg. 7 3/^, lat. 7 1/4 (basi, apice vero 6 ^/J; li lg. 9, lat. fi ^-2; I^^ lg- 9» ^^t. 6; IV lg. 10 1/2, lat. 5 V2; V lg. 13, lat. 5, alt. 1%; VI lg. 12 V,, lat. 5, alt. 4. Palpi 47 ^/^ ; bum. lg. 10 1/2 , lat. 5 ; brach. lg. 10 1/^ , lat. 5 V2 , alt. 6 ; man. e. dig. 23 ^^ ; man. lg. 15 ^2 > lat- max. 12 '/^ , min. 8 2/3 , alt. 5 ^/^ ; man. aversiB lg. 10 1/2; dig. mob. 14 '/jjfimmob. 10^/4 millim. longus. Patria ignota. Unum tantum exemplum siccatum cognovi, in Mus. Gotliob. asservatum. P. Swammerdami (Sim.) ^ valde affinis est P. asper: forma manuum ia utraque specie eadem, sed P. Swammerdami ma- ' Etudes sur les Scorpìong, in Revue et Mag. de Zool., 1872, pp. 3, 6, PI. 6; fig. 3. {Ueterometriis Swammerdami). 202 T. THORELL, jor est, obscurior, minusque scaber, et granula in superficie su- periore manuum ejus majora sunt, humilia et rotundata (tantum in margine manus interiore acuminata), cephalothorax multo bre- YÌor quam segmenta cauda} l™+2'", cauda circiter 4 */s longior quam cephalothorax, vesica latior quam segra, caudoe 5", parum longior quam latior (latit. = Vio longitudinis), aculei longitudo vesicae latitudine minor. Hujus speciei specimen singulum sicca- tum, ex India Orientali, in Mas. Ilolm. asservatum vidi. Forma quoque quam descripsit Gel. Simon sub nomine Ilete- rometri afri * nostro P. aspro rebus quibusdam similis videtur, sed haud dubie species est peculiaris, mihi incognita: cephalo- thorax ejus est " entièrement et uniformement revétu de gros tu- bcrcules, terminés chacun par un petit mamelon arrendi, très brillant. . . . Les arceaux de l'abdomen, ainsi que les arceaux caudiformes sont, aussi, fortement granuleux ; sur ces derniers les granules forment plusieurs lignes parallèles aux carènes, ce qui ne se voit chez aucune autre espèce du genre. „ (SiM., 1. e). Manus hujus speciei — quam P. scabrum appellare licet — ma- gis pilosse quam in reliquis formis affinibus esse dicuntur. — Buthiis CcBsar C. L. Koch ^ granulis parvis modo sparsus esse dicitur: hoc in speciem, ab Uetcrom. afro SiM. sive P. scabro N. haud dubie diversam, cadit, quam equidem P. Cccsarem (C. L. Koch) appellandam credo, et qua) non ali ter atque e. gr. P. Afri- canus (LiNN.) sive Heterom. Boescli Sim. granulosa est. De formis quibusdam aliis, quoo sub nomine " S. afri „ con- fusse videntur, pauca hic afferre volumus; diagnoses, cet., diiarum principalium, ex exemplis paucis qurc vidimus sumptas, primum dabimus. P. AfricanUS (Linx.) nìger vel obscure fuscus, abdomine sub- ter pallidiore, cephalothorace granulis parvis saltem versus latera sparso, longitudine segm. r"-)-2'" caudo) tantum ajquanti, bis segmentis longioribus quam latioribus; oculo laterali fmedio lon- * Etudes sur les Scorpions, 1. e, pp. 3, 11, PI. 6., fig. 1. » Dio Arachn., IX, p. 6, Tab. CCXCI, fig. 697. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 203 gius a postico quam ab antico remoto; segmentis abdominalibus Isevibus, in margine postico tantum sub-granuloso-rugosis; cauda cephalothorace 3 Y» longiore, vesica parum ('/<) longiore quam latiore, latiore quam est segm. 5"; manibus valde depressis, la- tissimis, intus fortissime dilatatis et satis sequaliter arcuatis, seque psene latis atque longis, psene duplo latioribus quam altioribus, supra granulis magnis humilibus dense obsitis, longitudine ma- nus avers£e latitudinem minimam manus non sequanti ; digito mobili manu aversa dimidio saltem longiore; dentibus pectinum circa 16. — Long, circa 138 millim. Syn. : 1754. Scorbio africanus Lum., Mus. Adolplii Friderici, p. 84. 1758. „ afer id., Syst. Nat., Ed. 10, I, p. 624 (ad partem). 1872. Heterometrus Eoeseli Sim., Etudes sur les Scorp., 1. e, p. 3, PI. 6, fig. 4. Mensurce (esempli siccati). — Lg. corp. 138 ^ì^; Ig. ceplialoth. 21, lat. ej. 19, lat. front. 13^/^; dist. oc. dors. a marg. ant. 11, a marg. post. 9; lg. sterni 4 ^/g , lat. ej. 4 ^/^ ; lg. lob. labial. 2 : di i)aris conjunctim 7 "/j , lat. 8 ^/^ . Cauda 80: segm. I lg. 10 1/4, lat. 10; II lg. 11 1/,,, lat. 9; III lg. 12 +, lat. 8 V2; IV lg. 14, lat. 7 1/.2; V lg. 171/4, lat. 6 ^/^ ; VI lg. 16 (ves. 10, acuì. 6 V2)» lat. 8, alt. 6 ^/^ . Palporum bum. lg. 13 3/^, lat. 7 V2; brach. lg. 13 V2, lat. 8 1/4 ; man. e. dig. 33; man. lg. 23 i/,, lat. max. 20^/4, min. 15; man. aversae lg. 14; alt. manus 11; dig. mob. 22 i/^, immob. 15 1/2. Pectinum la- tera 10, 8^/4, 3 1/2 , dentes eorum 2 millim. longi. Patria: Africa. Tria esempla vidi, duo siccata, ex Mus. Go- tbob. mecum communicata, tertium in spiritu vini servatum, in Mus. Holm. depositum. In uno eorum tota superficies cephalo- thoracis granulis parvis obsita est, qu^e versus latera subtiliora et panilo densiora evadunt; in altero exemplo pone lobos fron- tales Isevis est cepbalothorax, granulis carens. Latus inferius ma- nus granulosum, ut in specie sequenti, P. megacephalo (C. L. Koch). , P. megacephalus (C. L. Koch) niger vel pìceus, abdomine subter pallidiore, cephalothorace saltem in lateribus granulis consperso, segmenta caudse l"* et 2"" (quse latiora sunt quam lon- giora) cum 1/3 — V^ 3" longitudine sequanti; oculo laterali medio 204 T. THORELL, longlus a postico qiiam ab antico remoto ; segmentis abdomina- libiis Iffivibus, in margine postico tantum sub-granuloso-rugosis; cauda cephalotliorace 4 : plolongiore vesica brevius ovata, sal- tem ^3 longiore quam latiore, segm. 5"" latitudine a:'quanti; ma- nibus valde depressis, latissimis, intus fortissime dilatatis et sa- tis ajqualiter rotundatis, seque paìne latis atque longis, psene duplo latioribus quam altioribus, supra granulis magnis humili- bus dense obsitis, longitudine manus avers.ie latitudinem minimara manus superanti; digito mobili raanu postica non dimidio longiore; dentibus pectinum 11 — 15. — Long, circa 125 millim. Syn.: ? 1754. Scorpio inàicm Linn., Mus. Adolph. Frid., p. 84 (aà parteni). ? 1758. „ afer id., Syst. Nat., Ed. 10, I, p. 624 Cad partemj. 1778. „ indiis De Geer, Mèra., VII, p. 341. 1800. „ afer Herbst, Natursyst. d. ungeflug. Ins., 4, p. 38, Tab. 1, fig. 1 (sali, ad pari.). 1836. Buthus megacephalm C. L. Koch, Die Araclm., III, p. 73, Tab. XCVII, fig. 224. Mcnsiira. — Lg. corp. 125; Ig. ceplialotli. 18, lat. ej.l8 '/gjlat. front. 12 '/j. Cauda 66 1/2 : segm. I lg. 71/2, lat. 9; II lg. 8V2, lat. 8 3/,; III lg. 91/2, lat. 8 1/4; IV lg. 11, lat. 71/2; V lg- 15, lat. 6'/,; VI lg. 14 V2 (ves. 9V4, acuì. 6V4), lai 6^'3, alt. òVs- Palpi 66: hum. lg. 15, lat. 6V2; brach. lg. 153/^, lat. 7^/^; man. e. dig. 32; man. lg. 21 V'^ , lat. max. 18, min. 12 ','4; man. avers:T> lg. 14^/^; dig. mob. 19 '/.n immob. 14 millim. longus. Patria: India Orientalis. Specìmina tria, duo siccata, unum in spirita vini conditum, in Mus. Holmicnsi, Upsaliensi et Gotho- burgensi asservata vidi. — Quum alia species (vid. infra) Fand. Indicus (Linn.) appellarì debeat, hanc Fand. Indum vix vocare possumus : nomen KccHir, megacepìialum^ igitur prsetuli. P. imperator (C. L. Koch) ^ a F. Africano et P. megacephàlo facile distinguitur oculo laterali medio longius ab antico quam a postico remoto ^ cepbalothorace non parum breviore quam seg- menta caudalia 1™ -f 2™, cauda cepbalothorace plus 4:plo lon- giore, cet.; vesica ejus inverse ovata est, circiter dimidio longior 1 Dio Arachn., IX, p. 1, Tab. CCXXXIX, fig. C95 (Bulhiis ÙHpcralnr). * Sic se rem habore in esemplo typico Ivocmi, quod in Mus. Uoioliucnsi asserva- tar, benigno ad me scripsit Gel. Prof. Peteus. ETUDES SCORPIOLOGIQUES. 205 quam latìor, segmentum 5°" latitudine eequans, * dentes pecti- num circa 15. P. Ccesar (C. L. Koch) ^ magnitudine minore, manu intus an- teriora versus sensi m fortiter angustata et sub-recta, cephalotho- race longitudine segmenta caudse 1"" + 2"" cum dimidio 3" sal- tem sequanti, cauda cephalothorace parum plus triplo longiore, vesica oblonga, ovata, panilo angustiore quam est segm. 5"', acu- leo panilo tantum (circa 1 millim.) breviore quam vesica, cet., distingui potest. Long, cephalothoracis in exemplo uno P. Ccesaris 17 Y4 millim. est, long, caudse 53 millim.; segm. caud. VI Ig. 13 (ves. 7^4, acuì. 6), lat. 42/3 millim.; dentes pectinum in bac specie circiter 10 — 14 sunt. Quam primam fecit mentionem Linnìeus scorpionis ad genus Tandinum verisimiliter referendi, in dissertatione Academica in- venimus, a L. Balk ^, " prsesidio C. Linnìei „, anno 1746 edita, sine dubio autem ad maximam partem ab ipso Linn^us scripta ^ * Die Arachn., IX, p. 6, Tab. CCXCI, fig. 697 (Buthus Ccesar). * Heec dissertatio inscribitur : < Museum Adoìpho Fridericianum, quod cum con- sensu ampliss. Fac. Medicae in Regia Aead. Upsaliensi, sub Prsesidio Viri Celeberrimi D. D. Caroli Linn^i, Medie, et Botan. Profess. Reg. et ordin. Aead. Imper.Regg. Monsp. Stoclih. et Upsal. Socii hujusq. Secretarii, Speciminis Acalemici loco publico bonorum esamini submittit Laukentius Balk fli., Gevalia-Gestricius. In Aul. Card. Majori, dio XXXI Maji Anno MDCCXLVI. horis ant. Meridiem oonsuetis. Holmiae, Typis Lau- rentii Salvii. » 3 Descriptio bis verbis confecta est (1. e, pp. 45-46): « 69. ScoRPio pectinum denticulis XIII. Scorpio JavanicHS major pilosus e nigro coernlescente splendens. Peti, gazopb. 20. t. 13. f. 2. Scorpio indicus niyer magnitudine cancrum fluviàtUem (equans, Herm. Leyd. 144. Scorpio ceyìonicus niger maxiimis, Sibb. mus. 116. Scorpio ceylonicus, Seb. thes. I, p. 112 t. 70. f. 4. Rostrum constai duabus chelis sessilibus introrsum dentatis: Oculi duo contigui in centro thoracis. Dein oculi tres distincti ad marginem anteriorem tboracis utrin- que. Labium inferius oris quadrifidum connivens. Abdomen septem segmentis a tergo & quinque in abdomine constans, borum qua- tuor prajcedentes linea lateralis oblique exarata. Pectines ubi tborax abdomine juDgitur, subtus duo albi, quorum singulus tredecim denticulis instruitur. tlU per totum corpus sparsi et erecti sunt. 206 T. THORELL, Ut infra demonstrabitur, " Scorpio pectinibus denticulis XIII „, qui ibi describitur, verisimilitcr eadeiu est species atque Buthus reticulatus C. L. KocH '. In Syst. Nat., Ed. 6 (1748) hsec spe- cies a LiNNJio " Scorpio indicus „ vocatur, quse vero denomina- tio non prò " nomine triviali „ est habenda, quum Linnjìus tunc teniporis rationem illatn plantaruni et animaliuni binis tantum vocibus noniinandoruin nondum proposuisset *. (Prseter " S. in- dicum „ in Ed. 6 Syst. Nat. duos alios scorpiones ofFendimus : " S. africanum pectinum denticulis 18 „ et " S. italicum pec- tinura denticulis 30 „ ^, quse nomina — forte fortuna! — negli- gere possumus). Posterius in thesauro reginsB Ludovicse Ulricse scorpionem cognovit Linn^us, quem 1754, in opere ilio " Mu- seum Regis Adolpbi Friderici „ * S. africanum vocat, et bis Cauda sex articuHs angulatis, tuberculis scabris, quorum ultimus spina curva acuta arinatur, articulus vero penultiinus cicteris longior est. Pedes, prseter chclas, utriuijue quatuor, singuli duobus unguibus acutis terminati, & tuberculo calloso ad flexuram articulorum instruoti. C/ielw pilis hispidae, digitis interiore latere sinuatis. Color fuscus in toto corporo. Magnitudo caticri finviatUis. Obs. dlffert a scorpione majore ex India orientali Swammerd. 4 :0 147. i. 6. qnod Suammerdami cauda tantum modo quatuor articulis instructa eit. > 1 Dio Arachn.. IV, p. 25. Tab. CXV, fig. 265. * Kationem binorum nominum primum in « Philosophia Botanica », 1751, publici is fecit LiNN^us. * Huno * scorpionem italicum » postea, in Mus. Ad. Friderici, S. europaeum vocat LiNNiEUS : haud dublo eadem est species atque 6". occitanus Amour, sive ó'. Tunetanus IIebbst, qui solus inter scorpiones eurofioeos < pectinibus triginta duntatis » praeditus est, et quem igitur Buthitm europteuni (Linn.) loc. cit., p. 7 ajipellavi. ' Quum bic liber minus cognitus vidcatur, et primum sit opus, in quibus scorpiones sub nominibus re vera « trivialibus » sint descriptio, inutile non erit, omnia quao ibi de bis animalibus dixit Linnìeus, et qu» in pag. 84 legimus, hic transcribere: € SCOBPIO. ScoKPio (africanus) pectinibus duodccim dentatis, chelia sub cordatis pilosis. Mus. liegin. Scorpio. Seb. thes. I, p. 112. t. 70, f. 4. Habitat ia Africa. ScoBFio (americanus) pectinibus ootodecimam dentatis, ohelis sub-cyliudraceo-angu- latis. Mus. Itegin. Scorpio surinamensis. Seb. thes. I, p. 112, t. 70. f. 1. Habitat in America. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 207 verbis describit: " Scorpio pectinibus duodecim dentatis, chelis sub-cordutis pilosis. Habitat in Africa „. " S. indicus „ contra ibidem sic definitar: " Scorpio pectinibus tredecim dentatis. Habitat in Asia „. In libro qui " Museum Ludovica) Ulricse „ inscribitur (1764) pleniorem descriptionem. fonnse illius, quam in Mus. Ad. Frid. S. africaniim appellaverat, tradit Linnìeus ^ : nomen africanum in afrnm mutat, retinens Africam ut patriam ejus, quamquam ex scriptoribus et locis allatis videre licet, Lin- NiìiuM bic " S. indicum „ cum " S. africano „ sive " afro „ con- junxisse — ut pr?eterea jam in Ed. 10 (et sequentibus) Syste- matis Natura) fecit, ubi ambas formas ad unam speciem sub nomine S. afri redactas invenimus, etsi patria jam India esse dicitur! — Perperara Linn^um S. africanum et S. indicum in unum confudisse, manifestum nobis quidem videtur: alter est incola Africse, alter Indiae Orientalis. Quum " Mus. Ad. Frid. „ Linnj:i triennio post editam " Philosophiam Botanicam „ ejus typis descriptum sit, et in libro ilio ratione binorum nominum ubique et constanter usus est LinNìEUS, dubiura esse non potest, quin sint nomina trivialia ibi proposita recentioribus anteferenda. Videndum est igitur, qui scorpio sit nomine Africani (Linn.), qui Indici ([D.) appellandus. ScOBPio (i)idìcus) pectinibus tredecim dentatis. Syst. Nat. 68. Habitat in Asia. ScoEPio (europoìus) pectinibus triginta dentatis. Syst. Nat. 68. Habitat in Itala. > 1 Descriptionem illam (1. e., p. 429) bic reddimus : « ScoEPio (afer) pectinibus 13-dentatis, manibus sub-cordatis pilosis. Syst. Nat. 624. Mus. Adolpb. Frid. 84. Seb. thes. I, p. 112, t. 70, f. 4. Habitat in Africa. Chel(e cordatae, sed esteriore latore minus, adspersa Punctis eminentibus pilisque rectis. Bracbia angulata, punctis scabra. Chelae 2 minores ad os acutius introrsum dentata. OeuU ut in congeneribus. Thorax antico profunde emarginatus. Pectines dentibus 12, non 18. Abdominis segmenta quatuor, subtua utriuque spiraoulii linearibus. Cauda segmentis 8, pilosis. Muoio cheliformis oaudse pilosui. > 208 T. THORELL, S. indicum Linn^ii, saltera exempliun in Balkii dissertatione et in Mus. Adolphi Frid. descriptum, ut supra dixi ad Butlium reticulatum C. L. Koch ' referendum censeo. Posterius verisimi- liter duse species, et fortasse plures, sub hoc nomine a Lin- neo confusre sunt. Qucc panca (nec magni quidem momenti) de iis comperi, hic afferre milii liceat. — Quum thesauri rerum naturali um regis Adolphi Friderici et regina3 Ludovicas Ulricse a rege Gustavo III universitati qua? floret Upsalia; condonati fuerint, thesaurum veterum Upsaliensem a Thunbergio ordinatum, cui sunt adjecti, examinavi, sperans fore ut ita de scorpionibus quibusdam Linnseanis certior fierem ; qua? spes, etsi non piane quidem ad irritum redacta, tamen expleta non fuit. Neque enim ubi capta fuerint hsec animalia indicatum iiiveni, neque annota- tum, si qu£e exempla a Linneo ipso determinata sint: omnia nomina (ad magnam partem mendosa) a Thunbergio imposita videntur. Duo vero ibi extant scorpiones qui ad S. indicum Linn. referri possunt: alter (" S. afer, [i „ : Thunb.) estexemplura Buthi reticidati C. L. Koch, et hoc exeniplum, quod 13 dentes in peC' ' Die Arachn., IV, p. 25, Tab. CXV, fig. 2G5. — Ad hanc spociem duo quoque exempla siccata, ex Java, refero, qua) possidet Mus. Gothob. : coloro nigro-fusco sunt, manibus, priBsertim digitis, colorem ca3ruleo-virideia sontientibus. Manus versus api- ccin intus fortius angustata), inverso sub-ovatie sunt, latitudine maxima quam lat. minima paone dimidio majore; supra valde doplanataj, a latero visue dorso socundum maximam longitudinis partom recto, supra crasse ot dense reticulato-rugosa), costis carcntes, in latore interiore, postico, in lobum maximum (circa 4 millim. longum, 10 millim. latumj retro produota). Exempli alterius (majoris) longitudo 112 > 'j millim. est, Ig. cophaloth. 18 Vj (= segm. caud. 1+2+ dimid. 3", vel paullo minor)., lat. ej. 18 millim. ; caudiB Ig. 57 l/j, vesica) Ig. 8 '/i» lat. ej. 6 (major quam lat. segm. 5', quod 5 */^ millim. latum est); man. e. dig. 29, man. Ig. 20, lat. ej. max. 15 '/j . uiin. 11, alt. sivo crass. 8; man. aversa; ig. 14* ,; dig. raob. 17*/,, immob. 12^|^ millim. longua. Dentes pectinum 13 vel 14 (15 sec. C. L. Kocn). In exemplis duobus non parum minoribus (iis quoque ex Java, siccatis et in Mus. Gothob. asscrvatis), qua) Butho cyauno C. L. Kocii (Die Arachn., Ili, p. 75, Tab. XCVIII, fig. 22») subjicio, manus eandem formam atquo in P. Indico (LiNN.) sivo Butho reticidato C. L. Koch habent, scd non adoo depressa) sunt, dorso a latore viso non perfecto plano sed levissime arcuato-convcxo, lobo postico minore quoque; supra crasse et dense granuloso-rugosJB sunt, sub-rcticulatse, costis evidentibus carentes, ut in P. Indico (B. reticulato). Color fore totius animalis oa)rulco- vel nigricanti-vire- Bcens. Long. corp. 74 millim., Ig. cophaloth. 14 (paullo major quam Ig. segm. caud. l'"+2™+ Vj 3"), lat. ej. 12 mill.; caud» Ig. 39 Vj> vcsicoe Jg. 5'/a> '^t. 3 ^l^;\ìiagis ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 209 tinihus hàbet, verisimiliter idem est, quod in Balkii disserta- tione et in Mus. Ad. Frid. describitur ; B. reticulatus igitur Pan- dinus Indicus (Linn.) vocandus mihi videtur. Alter (" S. afer „ : Thunb.) est S. indiis De Geer sive Buthus megacephalus C. L. KocH *, et hoc exemplum quoque a Linneo ad S. indiciim rela- tum esse credo, quoniam buie speciei (ut S. africano) " Scor- pionem Ceylonicum ;, Seb^ ^ subjicit, qui mihi idem ac P. mega- cephalus esse videtur ; sed dentes pectinum hujus exempli 1 1 modo sunt, nec plures fuisse videntur. Credere non possum hoc exemplum, 11 dentibus in pectinibus praeditum, S. africanum esse LiNN^r, quum P. megacephalus, quantum scio, non nisi in Asia inventus sit, S. africanus vero in Africa habitare dicatur. Exemplum typicum hujus speciei Linnseani, ut multarum alia- rum in Mus. Adolphi Frid. et Mus. Ludov. Ulricse descriptarum, verisimiliter deperditum est ^ Sed descriptione manuum et ver- bis " habitat in Africa „ equidem satis explicatum arbitror, S. africanum Linn^i eandem esse speciem atque nostrum P. Africa- num, qui haud dubie cum Reterometro Eoeseli Sim. * convenit. Nullum quidem exemplum hujus speciei 12 tantum dentibus in pectinibus munitum vidi; quum vero numerus dentium in P. me- gacephalo ìnter 11 et 15 variet, in P. ^/"ncawo certe nonnumquam a 16 (vel 17) ad 12 descendere potest ^ Nec sententise nostrse elliptica est vesica, non Tel vis evidenter laticr quam segm. 5™. Man. lat. max. 9 i/^, min. 6 i/j millim.j man. aversi Ig. 9, dig. mob. 12, immob. 8 '/j millim. Dentes pec- tinum 12 vel 13. In Mus. Holm. exemplum siccatum adest, quod ad magnitudinem cum P. Indico (Linn.), nob. convenit, sed manus minus deplanatas habet, et quod ad formam et la- titudinem vesica3, cum latitudine segmenti 5' comparatas, medium inter « B. reficu- latum » ei < B. cyaneum » fere tenet ; quam ob rem B. cyaneum nìbil nisi formam juniorem B. reticulati sive P. Indici esse cum Col. Simon crediderim. 1 Die Arachn., IH, p. 73, Tab. XVII, fig. 224. » Thesaur., I, p. 112, Tab. LXX, fig. 4. * In parte Thunbergiana Thesauri Upsaliensis non tantum S. indicus LlNN.Ei, ve- rum etiam -S". americanus et S. europceus ejus adhuc supersunt. * Etudes sur les Scorpions, 1. e, p. 3, PI. 6, flg. 4. ' Numero dentium a Linn^ìo dato ceterum non nimis est confidendum: genus suum Scorpionem in universum minus accurate et diligenter tractavit; quum internodia catidcB perperam numerare potuerit (dicit « S, afrum » S segmenta caudalia habere ) Voi. XIX. 14 210 T. THORELL, repugnant verba illa " chelis „ (i. e. manibus) " pilosis „ quibus in diagnosi S. africani usus est Linnìeus: manus eniin hiijus spe- ciei re vera pilosse sunt, nec Linnjio cognita fuit alia species, de qua mcliore jure dicere potuisset, manus ejus esse pilosas. — No- men Africani vel Afri speciei non posse adliiberi quoe in Africa numquam fuerit inventa, nemo est qui non videat. S. afrum Herbst non P. Africano, sed P. megacephalo (sal- tem ad partem) subjiciendum credo, quum ex India (" Tranque- bar „) essedicatur. Duo exempla Hekbstii 15, unum (minus) 13 dentes in pectinibus habuisse dicitur, unum vero 16. Descriptio et figura vix melius cum una quam cum altera harum forma- rum conveniunt. " S. inclus „ est, secundum De Geer, " un scorpion des plus remarquables par sa grandeur peu commune et égale au volume d'une grande écrevisse de rivière „; pectines ejus sunt " garnies chacune de treize dents et quelquefois de quatorze „ ; manus " garnies de plusieurs tubercules et inégalitcs qui les rendent Gomme chagrinées „ ; segmenta 4 prima caudre " sont courts „ ; vesica formam babet " d'une boule oblongue „. Ha^c omnia in speciem quam supra P. megaceplmlum appellavi optime cadunt. Ceterum inspectione exempli iS^. indi a De Geero ipso determi- nati meam de hac specie opinionem confirmatam habui (vid. sup., p. 164). Ad Buthum niegacephalwn suum C. L. KocH scorpionem illum magnum refert a Rceselio (Ins.-Belust., Ili, Tab. 65) depictum, qui vix a P. megacephalo nostro discrepati dicit lobos frontales Buthi megacephali setis rigidis (" mit steifen Borsten „) esse munitos, nec mentionem ullam granulorum vel dentium in hoc margine facit, quod vix praetermisisset, si Heterometrum mega- cephalum SiM. ^ sub oculis habuisset. De manibus Buthi mega- cephali apud KocH legiraus, eos esse " diirchaiis dicht mit grohen sumendum est, ouin otiam in dontibua pectinum dinumorandis errare potuisso : alitor ne quidem tnatcus (S. afer ad part.) — \ ' .„ ^ „ . ,_„, ' ' ^ -" ( » megacephaìus (C. L. Koch) 1836. » americanus (S. europceus 1758) = Isometr^s Americanus (Linn.) 1754. » europceus = Buthus europceus (Linn.) 1754. » maurus = Heteromeirus Maurtis (LiNN.) 1758. » australis = Androctonus australis (Linn.) 1758. » americus — Isometrus maculatus- (De Geee) 1778. > carpathìcus — Euscorpius Carpathicus (Linn.) 1767. Ad -S". Carpathicum Linn. quod attinet, credo ad eum speciem in Hungaria, ut vi- detur, vulgarem esse referendam, quam C. L. Koch sub nominibus S. conci>mi, S. Ba- naticl, S. Oravitzensis, cet., descripsit (= ^S". Provincialis Fanz., non vero =■ S. Pro- vincialis C. L. Koch, cujus manus seriem foveolarum ocelliformium odo subter ha- bere dicitur, et qui sine dubio varietas modo est S. italici Hekbst). Hujus E. Car- pathici (Linn.), noe. 12 esempla, 8 feminea, 4 mascula, ad Orsovam lecta Gel. 0. Herman amicissime ad me misit; seriem rectam foveolarum ocelliformium 3 in ma- nus latere inferiore habent, quarum tertia (postica) panilo ante medium manus po- sita est, et seriem 8 ejusmodi foveolarum subter in brachio (in duobus exemplis, non- dum adultis, in altero brachio hse foveolae 7 sunt, 8 in altero). Dentes pectinum ad numerum pauUo variant : tres feminarum 7+7 dentes (i. e. utrinque 7) habent, duaa alise 6+6, duae 7+6 (7 in latere uno, 6 in altero), una 7+8: e maribus unus 9+9, duo 8+7, quartus 8+8 dentes in pectinibus habent. Numerus foveolarum ocelliformium in serie brachii hujus speciei igitur plerumque 8 est, nonnumquam 7 vel, secundum Fanzago (Sugli Scorpioni Italiani, in Atti della Soc. Ven.- Trent. di Scienze Nat., I, 2, p. 76), 9. 5". Carpathicus C. L. Koch, qui 10 ejusmodi foveolas ia serie brachii ha- 212 T. THORELL, Cephalothorox ia margine antico sat profunde rotundato-excisus, impres- siono media circa tuberculum oculorum dorsualium magna, levi, fere ovata, impressionibus postica media et lateralibu3 posticis profundis, elevationes duas anguste ovatas, nitidas, postico divaricantos limitantibus ; nitidus, ptene laevis, versus latera in impressionibus et in lobis frontalibus planis sub-impressis sat subtiliter et raro granulosus, costis sulcum longitudinalem medium ordina- riura limitantibus Immilibus, antico et postico paullo granulosi?, inter oculos dorsualcs Levibus. Tuberculum oculorum dorsualium humile, intervallo inter ocu- los eonim diametrum non tequanti. Oculi laterales sub-a^qualcs ; intcrstitium Inter medium et posticum interstitio inter anticura et medium duplo majus, diametrum oculi non sequans. Segmenta ahdominalia dorsualia nitida, psene Isevia, tantum in margine superiore limbi lateralis et in margine postico, versus latera, subtiliter gra- nulosa; in medio impressionem levissimam ostendunt, quae elevatione media oblonga parum manifesta in duas dividitur et in lateribus tuberculo eo quo- que parum distincto limitatur: ad utrumque latus hujus impressionis, saltem in segmentis 3° — G", costam transversam liumillimam latam vidcmus, pnene ad marginem lateralem segmenti pertinentem. Segm. 7'" insequale, versus latera fortiter granulosum; postico utrinque costas duas brevcs longitudina- les ostendit, quae sua quoque serie granulorum acuminatorum munita est. Segmenta venir alia l^vìd., nitida; sogni, tamen ultimum costas 4 debiles an- gustas posteriora versus appropinquantes habet et in lateribus paullo inse- quale est. feiff^^c segmenta 1" — 4" versus apicem paullo angustata, segm. 5™ latitu- dine sequali; omnia hsBc segmenta supra ad longitudinem leviter excavata et hic loevia, carinis dorsualibus et lateralibus superioribus sat subtiliter (la- teralibus superioribus segmentorum 1' — 4' et superioribus segm. 5' inagis de- biliter) denticulatis ; in segm. 5° carina lateralis superior minus manifesta est, abbreviata ; carinse 4 inferiores segm. 1' — 4' hurailes sunt, Iseves et nitidrw in segm. 1° — 3", in segm. 4° granulosse ; carinse inferiores tres segm. 5' humiles, acute denticulatne ; interstitia inter eas granula panca acuminata ostendunt: margo posticus hujus segmenti subter subtiliter denticulatus est. Vesica an- guste ovata, supra plana, sulco medio longitudinali valde obsoleto; subter series 4 granulorum longitudinales ostendit, interstitiis inter Las series levi- ter excavato-sulcatis ; sulcum Icvem longitudinalem in lateribus quoque, supra, habet, et granula nonnulla in lateribus ad basin. Aculeus fortis, basi fere rectus, tum sat fortiter deorsum curvatus. bet, forsitan is quoque ad hano Bpeciom est refercndus. — Exompla nonnulla K Car- 2)athici ad Bogliasco et Casellam (in Liguria) capta possideo. Praoter E. Carpathicum, E. Italicum ex llungaria obtinui. Ce!. IIeuman, qui duo exempla hujus quoque speciei dono mihi dedit (ex Mehadia et Oravitza), ad me scrip- 8it, nullatn scorpionum spcciom in ipsis montibus Carpathici» vitam dogere. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 213 Mandibularum dentes obtusi, quasi detriti; dens basalis digiti immobilis incisura triangula in lobos duos triangulos divisus est; digitus mobilis tres tantum dentes babere videtiir. Palpi longissimi. Humerus versus apicem sensim panilo dilatatus; latus ejus superius planum est, modo ad apicem et basin leviter concavatum, ni- tidum et Iceve, granulis parvis tantum duobus tribusve munitum, antice et postice serie dentium sat fortium limitatum; latus anticum humile infra se- rie denticulorum parvorum definitur et secundum medium seriem insequalem dentium satis crassorum babet; latus inferius, sub-curvatum, deplanatum et versus apicem leviter excavatum, vei'sus basin costa dentata a latere postico divisum est, quod latus secundum medium granula vel dentes obtusos pau- cos ostendit. Brachium supra et antice rotundatum, subter planum, costis 5 longitudinalibus parum elevatis crassis paulloque insequalibus prseditum, in- terstitiis costarum inaequaliter et crasse (hic illic obsolete) reticulatis ; latus anticum sive interius mox ad emarginationem basalem ordinariam dentes saltem duos sat fortes babet, et, magis versus apicem, dentes nonnullos mi- nores. Manus valde est longa et angusta, latitudine fere tequali, vix magis in latere interiore quam in latere exteriore arcuata; 6 costas longitudinales bumiles paene Iseves in latere superiore ostendit, costamque singulam se- cundum medium lateris exterioris, et prseterea costas duas fortes manum aversam limitantes duasque secundum medium lateris inferioris, qu^e versus apicem pauUo granulosse sunt: interstitia inter eas et costam proximam ca- naliculato-excavata ; supra et extus manus inter costas crasse et humiliter reticulato-rugosa est, prsesertim versus latus interius ; in boc latere, quod crassum est, parum compressum, reticulatio in granula acuminata transit. Di- giti longi et angusti leviter incurvi; digitus mobilis aeque longus atque ma- nus aversa; digitus immobilis 3—4 dentes latos et granulosos, a basi versus apicem digiti gradatim bumiliores ostendit, qui inter dentes vel lobos ejus- modi in acie digiti mobilis excipiuntur; latus digitorum inferius sat dense granulosum, latus superius magis laave, sed punctis impressis insequale. Femora anteriora in margine inferiore pauUo (parum distincte) granulosa. Sternum panilo longius quam latius, duplo circiter angustius quam lobi labiales 2 : di paris conjunctim, Pectines anteriora versus leviter curvati, dentibus 16 vel 17, quorum api- ces lineam sat fortiter procurvam (an semper?) formant. Color nigro-piceus, subter pauUo palUdior, rufescenti-niger vel piceus ; ven- ter secundum medium testaceò-fuscus; segm. caudale ultimum et pedes ru- fescenti-fusca ; mandibulse versus basin ferrugineo-testace?e, pectines pallide testacei. MensiircE. — Lg. corp. 117; Ig. cepbalotb. 16 ^|^^ lat. ej. 16, lat. frontis 10 ^/jj; dist. oc. dors. a marg. ant. 6^/^, a marg. post. 7 ^/j . Cauda 63 : segm. I lg. 7, lat. 7; II lg. 7 3/^, lat. 6; UI lg. Si/,, lat. 5i/,; IV lg. 10, lat. 214 T. THOREIJi, 51/4; V Ig. 15—, lat. 5; VI Ig. U^U (ves. 10, acuì. 6), lat. 5 '/i- Palpi 85: hum. ìg. 21, lat. 5 ^/^ ; brach. Ig. 21 V4 , lat. 5 ^/^ ; man. e. dig. 38 V2 > "lan. Ig. 23 ^Z^, lat. max. 10, min. 8^2» alt. psene 7; man. Ig. postice 20; manus aversfe Ig. 17 \/,, lat. 2 V2 ; dig- mob. 20 V,, imraob. 15 >/,• Ped. I 37, II 39, III 45 ^/4, IV 53. Pcctinum latera 9 V4, 8 Vj, 3 ^4, dentes circa 2 \'j millira. longi. Patria: India Orientalis. Exemplum singulum (verisimiliter e?") in spiritu vini asservatum, ex Mus. Gothob. raecum communica- tum vidi. — Haec species Butho longimano C. L. Kocii ^ sive Scorpio longimano Herbst ^ (ex Africa) valde est affinis ; differre videtur mauibus angustioribus et digito mobili longioribus (in P. longimano^ secundum figuram KocHir, manus hoc digito multo brevior est), cet. — Num o" tantum P. longimani (Herbst) ? P. PetePSII Thor. piceus, pedibus rufo-piceis, vesica ferruginea ; cephalotliorace segmenta caudre 1'" et 2'" cum 1/3 3" longitudine circiter aìquanti, cauda cephalothorace circiter triplo et dimidio longiore; manibus magnis, crassis, dimidio longioribus quam la- tioribus, intus sat fortiter rotundato-dilatatis et liic versus di- gitos pauUo angustatis, supra nitidis, Isevibus, vix evidenter re- ticulato-rugosis, digito mobili manu parum breviore; dentibus pectinum circa 16, apicibus lineam procurvam formantibus. — Long, circa 126 millim. Syn.: 1872. Heterometrus megacephalus Sm., Etudes sur les Scorp., 1. e. pp. 3, 9, PI. 6, fi-. 2. 1876. Palamnams Petersii Thor., On the Classif. of Scorp., 1. e, p. 13. Cephalothorax longitudine segmenta caudalia l-[-2-f-V3 3" circiter sequans, in margine antico fere in formam trianguli rectanguli incisus, versus latera, praesertim in impressionibus lateralibus anterioribus, sat crasse granulosus. Io- bis frontalibus in margine crasse granulosis, praBtera subtilitcr granulosis, costa humili supra oculos latcrales granulia rotundatis humilibus scabra; co- 8t« sulcum medium limitantes parallelse sunt, et ante et pone oculos dor- suales grauuloste, at etiam magis postico, ubi in tumores sive elevationcs ordinarias transeunt, divaricantes, paullo incrassatie et lajves; tumores illi * Dìo Arachn., Vili, p. 1, Tab. CCLIII, fig. 595. • Naturgesch. d. ungeflUg. Ins., 3, p. 42, Tab. 2, fig. 1. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 215 ovati, versus apicem anticum acuminati, posteriora versus divaricantes, im- pressione transversa antice a costis illis limitati, et impressione parva ro- tundata in medio prtediti. Ocitli ut in specie inseguenti. Segmenta abclominalia clorsiialia 2""— 6™, versus marginem exteriorem, po- stice, raro et subtilissime granulosa, in medio impressionem levissimam osten- dunt, quge elevatione media obsoletissima in duas impressiones incurvas et posteriora versus divaricantes dividitur ; segmentum ultimum in medio tu- morem evidentem liabet, et versus latera postice granulosum est ; versus apicem ejus granula pauca majora magisque acuminata utrinque series duas imper- fectas brevissimas formant. Segmentum ventràie ultimum, quod, ut antece- dentia, ad marginem anticum impressiones duas oblongas liabet, leevissimum est, granulis et costis carens. Cauda longa et fortis, versus apicem panilo angustata, Segm. 1™ versus apicem panilo angustatum est, segm. 5™ latitudine fere sequali. Segm. 1™— 4™ supra leviter excavata, laevia et nitida, modo ad apicem panilo et subtiliter granulosa, prsesertim segm. 1""; segm. 5'" supra planum, ad basin modo exca- vatione levi prseditum, qu.se ut linea impressa tennis secundum fere ^/g lon- gitudinis segmenti continuatur. Carinae dorsuales in omnibus bis segmentis dentibus acutis armatge sunt, carinoe laterales superiores debilius et minus ordinatim dentatse; carinse inferiores in segm. 1° et 2° et maxima parte 3" laeves, in segm. 4<* acuminato-granulosae, in segm. 5° dentatfe; interstitia in- ter carinas laterales superiores et inferiores prsesertim in segm. 1° et 2°, et inter carinas iaferiores segmenti 5' panilo granulosa. Vesica subter tres sul- cos latos Iteves ordinibus 4 granulorum parvorum limitatos habet et sulcum lateralem superius minus evidentem; latera ejus pfene omnino Itevia sunt. 3Ianclibiilarum digitus mobilis supra valde rugulosus, dentibus 3 satis se- qualibus ; deus basalis digiti immobilis incisura triangula profunda in lobos duos triangulos divisus. Humerus supra paene planus, lievis et nitidus, granulis tantum paucis sub- tilissimis sparsus, prtesertim versus marginem posteriorem, qui serie dentinm fortium armatus est; margo quoque superior anterior seriem dentinm panilo minorum liabet, qua a latere antico humeri limitatur latus superius ; latus anticum infra serie denticulorum etiam panilo minorum definitur ; inter series superiorem et inferiorem hoc latus dentes nonnullos sat fortes ostendit, quaj non in seriem singulam diagonion ordinatae sunt, sed potius series duas ab- breviatas formant, alteram prope apicem internodii, alteram prope basin ejus initium capientem. Latera inferius et posticummodo versus basin serie granulo- rum iuLiequali disjunguntur ; latus inferius nitidum est, granulis carens, latus po- sticum granula pauca minuta ostendit. Bracliium in latere suj)eriore-posteriore leviter curvato et rotundato debilissime reticulato-rugosum est, costis tribus cras- sis nitidis (praeter eam quae hoc latus antice limitat) munitum, media versus apicem dilatata ; latus anticum obliquum nitidum secundum marginem euperiorem 21 G T. THORELL, versus basin panilo granulosum est et apud marginem inferiorem versus basin dente forti acutissimo armatura, ante qiiem dentes nonnuUos acuminatos ostendit. Latus inferius laeve nitidum magis versus marginem anticum costam debilli- mam habet. 3Ianus cum digito mobili femur + tibiam + tarsi art. 1™ pe- dum 4' paris longitudine sequat ; crassitics sive altitudo ejus pauUo minor est quam latitudo minima; in latore interiore sat fortiter dilatata est manus, le- viter arcuata, panilo retro in lobura asqualiter et late rotundatum, circa 2 millim. longum producta, versus digitos angustata ; supra fortiter et ae- qualiter convexa, nitida, omnium subtilissime et rarissime, vix evidenter (versus latus interius et apicem magis evidenter) reticulato-rugosa, ipso la- tore interiore in latitudine circiter 3 millimetrorum granulis acuminatis for- tibus obsito; in latere superiore manus costas 4 obsoletissimas vix manifestas habet, quarum 2* et 3* ad carpum bene expressse sunt, 2* et 4* (intima) versus apicem manus quoque, ubi inter se appropinquant, manifestoe ; costa 3* secundura digitum immobilem continuatur. Manus aversa supra costa forti Isevi limitatur: costa qua infra limitatur praeter ad apicem et basin parum distincta est. Subter manus nitida est, costis instructa duabus latis, humilibus, postico panilo divaricantibus et serie granulorum parvorum acuminatorum munitis, excavatione lata profunda separatis; etiam inter exteriorem harura costarum et costam illam debilem vel marginem, qui manum aversam infra limitat, adest excavatio lata laevis postice sat profunda. Acies digitorum lobos sive dentes quattuor humiles compressos subtiliter crenulatos format. Fcmora in margine inferiore subtiliter granulosa. Sternum seque circiter longnm atque latnm, lobis labialibus 2' paris con- junctis vix duplo angnstius. Pectines dense punctati, pilosi, margine antico leviter procurvo; dentes eorum 16, apicibus lineam procurvam formantibus. Color piceas, subter piceo-fuscus, segmentis ventralibus testaceo-fuscis, ul- timo obscuriore; segmentum caudale ultimura ferrugineum, aculeo obscure fusco, in apice nigro; pedes rufo-picei, apicibus tarsornra testaceo-fuscis; la- minoe genitales et pectines fusco-testacei. Mensurac. — Lg. corp. 124; Ig. cephaloth. 17 ^/j, lat. ej. 17^2 5 dist. oc. dora, a marg. ant. 8, a marg. post. 8 ^4 • Canda 64: segm. I lg. 7, lat. 7 '/4 ; II lg. psene 8, lat. 7 V2; HI lg- 8 V2, lat. 6^/3; IV lg. 10, lat. 6 ; V lg. 14 Vi, lat. 5 V2; VI lg. 152/3 (ves. 10, acni. 6), lat. G V2, alt. 5 ^V Palpi 62: hnm. lg. 14^4, lat. 6; bradi, lg. 14 V, , lat. B'^; man. e. dig. 32;man. lg. 20, lat. max. 13^3, min. 10 — ; man. post. lg. 15 '/j; man. aversce lg. circa 13 V2, lat. 3; dig. mob, 19, immob. 14. Ped. I 34, II 38 2/3, IH 45, IV 52 V2 . Pect. latera 8 ^\^ , 7, 3 V4 ; dentes 2 millim. longi. Patria: India Orientalis. Mus. Gotliob. exemplum singulum ex Singapore, in spirita vini conditum, possidet, quod supra de- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 217 scripsi. — De Butho megacephalo C. L. KocH et Heterom, mega- cephalo Sim. vid. sup., p. 210. P. COStimanUS (C. L. Koch), Var. [3, Borneensis N. nitidus, sa- prà piceo-niger, colorem CEeruleo-virescentem parum sentiens, pedibus piceis, vesica ferrugineo-fusca ; cephalothorace segmenta caudalia 1"" et 2" cum Vs 3" longitudine psene sequanti, cauda ce- phalothorace psene 3 ^/z longiore ; palpis cephalothorace in $ psene 3 '/s , in <^ psene 4 V2 longioribus, manibus mediocribus, crassis, in .? dimidio, in c^ duplo longioribus quam latioribus, cum digitis in 5^ reliquum palpi, in o^ modo humerum cum bra- chio longitudine sequantibus, supra nitidis, costatis et evidenter re- ticulato-rugosis; digito manus mobili manum longitudine sequanti; dentibus pectinum 14 — 16. — Long. ^ circa 114, d" circa 107 millim. Syn. : ? 1838. Buthus costmanus C. L. Koch., Die Arachn., IV, p. 27, Tab. CXVI, fig. 266. Femina. — Cephalothorax in margine antico sat late et profunde incisus, granulis sat crassis et densis sparsus, pone lobos frontales leviter impressos et etiam ad ipsum marginem granulosos lasvis, utrinque versus tuberculum oculorum dorsualium, ut in tumoribus posticis et ad angulos posticos, laevis quoque; costas sulcum ordinarium longitudinalem limitantes angustie, inter oculos Iffives, ante et pone oculos granulosae, postice divaricantes et in tu- mores ordinarios transeuntes, qui antice impressionem levem ostendunt. Spa- tium inter oculos dorsuales, qui, ut mihi quidem videtur, in ipso centro ce- plialothoracis siti sunt, eorum diametro evidenter minus ; spatium inter ocu- los laterales posticum et medium paullo majus est quam spatium inter me- dium et anticum, et oculi diametrum sequat. Segmenta dbdominalia dorsualia 1™ — 6™ Isevia, nitida, modo in marginibus lateralibus et postico (in segm. 6" paullo ante Lune marginem quoque) sub- tiUter granulosa, in medio impressione levissima in lateribus rotundata prse- dita, quiB elevationem humillimam in medio ostendit. Segm. 7™, quod — in lateribus late, ad marginem posticum angustius — sat crasse granulosum est, postice duas costas brevissimas ostendit, exteriorem parum expressam, den- ticulis vel granulis vix ultra binis, interiorem longiorem, granulis paucis muni- tam ; in medio tumorem evidentem postice im^qualem et granulosum babet hoc segmentum. Segm. ventralia Isevia, nitidissima, impressionibus longitudina- libus ordinariis; segmentum ultimum vix ulla vestigia costarum ostendit. Cauda cephalothorace paene 2 '/j longior. Segmenta 1"^ — 4™ supra leviter 218 T. THORELL, excavata, supra et in lateribus Inter carinas parum granulosa; carinae dor- suales sat subtiliter (ienticulat;\3 sunt, laterales superiores etiam paullo magis subtiliter; carinae inferiores in segraentis 1° et 2" lajves vel modo paullo inse- quales, in 3" subtiliter sub-crenulatae, in 4° subtiliter denticulatae. Segm. 5™ supra excavato-sulcatum, carinis superioribus subtiliter denticulatis, carina laterali ultra medium pertinenti granulosa, pneterea granulis nonnuUis mi- nutis in lateribus sparsum; carinae ejus tres inferiores denticulis fortibus ar- matse, dentibus apicem versus sensim paullo majoribus: in interstitiis gra- nula nonnulla iniequalia seriem inajqualem fere formant. Vesica in medio su- pra plana, Uevis, subter granulosa, granulis in series insequales vel vittas 4 ordinatis, et pncterea granulis parvis in lateribus, infra, sparsa; sulci late- rales inferiores levissimi, medius latus et sat profundus. Dens basalis digiti immobilis mandibularum in duas lacinias sub-triangulas sat profunde divisus. Palporxm Immenis supra psene planus, tumore liumili versus medium, apice laevis, proeterea granulis minutis sat dense sparsus; antice serie dentium par- vorum, postico serie majorum limitatur latus humeri superius ; latus ejus an- ticum infra serie dentium parvorum quoque limitatur, et secundum longitu- dinem seriem diagonion denticulorum nonnullorum majorum habet. Latus posticum basi serie abbreviata granulorum definitum est. Brachium nitidum, sub-rugosum, costis 4 longitudinalibus, tribus cxterioribus Iccvibus, quarta, qua supra limitatur latus brachii anticum, sub-granulosa: hoc latus dentibus paucis fortibus versus basin infra armatum est, dente basali reliquis fortiori. 3Ianus cum digito immobili longitudinem feraoris, tibiie et art. 1' tarsorum 4' paris sequat; in latere interiore versus digitos paullo angustata est manus et levissirae modo arcuata (parum magis quam in latere citeriore), postico vero fortiter et sequaliter arcuata est et in lobum late rotundatum retro producta; supra sat fortiter et lequaliter convexa, debiliter et raro areolato- rugosa, non granulosa, costis 4 longitudinalibus debilibus pr;edita, quarum duse in digitum mobilera continuantur, interiores du;e modo ad basin et api- cera bene expressa3 sunt ; manus aversa supra costa forti limitatur, infra costa obtusa et debili, modo ad basin et apicem bene expressa ; latus manus interius granulis crassis acuminatis sat dense obsitum est; latus inferius costas duaa loiigitudinales humillimas parallclas ostcndit, granulis parvis acuminatis spar- sas et excavationo separatas; versus apicem quoque hoc latus granulosum est, praeterea laeve. Digiti subter sat dense et magis subtiliter granulosi, Bupra granuloso-rugosi quoque ; acies subtiliter crenulata dentes et sinus 4 latos (dentcm basalem acuminatum) format. Femora in margine inferiore subtiliter dcnticu'ata vel potius granulosa. Pectinum dentes 14 vel 15, et eadera fere longitudine inter se; apices eo- rum lineam rectam vel leviter modo recurvam formant. Color nigro-piceus, praesertim in digitis subter in cajruleo-virescentem colo- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 219 rem exiens; tnincus subter ferrugineo-piceus ; vesica ferruglneo-fusca; pedes ferrugineo-picei, apice pallidiores ; mandibulae basi late sub-testaceae ; pectines ferrugineo- vel luteo-testacei. Mas parum a femina differt, nisi palpis multo longioribus et magis angu- statis (conf. mensuras), et pectinum dentibus longioribus et apicibus lineam recurvam formantibus. Humerus supra magis Isevis et nitidus est, eminentia media carens et granuHs modo paucis sparsus ; costa qua supra limitatur bra- chium fere Isevis, vix granulosa. Costae in latere manus superiore melius expressEe quam in J. — In q^ jun., quem vidi, pectinum dentes 16 sunt (in adulto 15), et pedes colore corporis, virescenti-nigri, apice pallide ferruginei. Mensurce. — $. Lg. corp. 114; Ig. cephaloth. 17 ^2» 1^^- ^J- ^"^ V25 1^^- front. 10 ^/j; dist. oc. dors.^a marg. ant. 8, a marg. post. 8. Cauda 63: segm. I lg. 7 V4, lat. 7 V4; n lg.^7 V2, lat. 6 %; 111 lg. 8 V2, lat. 6 V5; IV h- 10, lat. 5 V2; V lg. 14, lat. 5; VI lg.? (ves. 9 1/2, acuì.?), lat. 6, alt. 5 1/2- Palpi 63: hum. lg. 14 1/4, lat. 6; brach. lg. 15, lat. 6 1/^; man. e. dig. 32 1/2; man. lg. 18 ^l^, lat. max. 12, min. 9, alt. 8 ^\^\ man. post. 14 ^\^; dig. mob. 18 ^2 > immob. 14 Va- Pect. latera 8, 6 ^l^, 3 1/3 ; dentes 1 ^2 millim. longi. o*. Lg. corp. 107; lg. cephaloth. 16, lat. ej. 15 'Z^, lat. front. 10; dist- oc. dors. a marg. ant. 7 ^2» a marg. post. 7 ^/^ . Cauda 57 ^\^: segm. I lg. 6 V2, lat. 7; II \g. 7, lat. 6; III lg. 7 V^, lat. 5 \; IV lg. 9, lat. 5; V lg. 13 1/4, lat, 4 2/3; VI lg. 14 (ves. 9, acuì. 6), lat. 5 ^\^, alt. 4 s/^. Palpi 71 V2: hum. lg. 16^/^, lat. 6; brach. lg. 18, lat. 5 V2 ; «lan. cum. dig. 33^2; man. Ig. 19 1/2» lat. max. 10, min. 8, alt. 6 ^\^; man. post. 16; dig. mob. 19, im- mob. 14 3/^ . Pect. latera 8 ^/^ , 7^/2, 3, dentes 2 1/2 millim. Patria: Borneo. Marem et feminam, ut videtiir adultos, cum mare juniore ad Sarawak a se et a Gel. D. " 0, Beccari captos et jam in Mus. Civico Genuensi asservatos benigne mecum com- municavit Gel. March. Jac. Doria : hsec exempla, in spiritu vini condita, supra descripsi. Feminam siccatam ex Mus. Holm. vidi quoque. — Alia specimina duo, sine dubio feminea, ex Mus. Gothob. obtinui: minora sunt et aliis quibusdum rebus diversa quoque, quare ea ut propriam varietatem (y) hic breviter adum- brare volo: Var. y, glaucus n. supra niger, ad maximam partem sub-cse- ruleo-virescens, pedibus piceis, vesica ferrugineo-fusca ; cepha- lothorace segmenta caudalia 1" et 2"" cum 2/3 3" longitudine cir- citer sequanti, cauda cepbalothorace circi ter 3 Ys longiore, den- tibus pectinum 13 — 15. — Long, circa 102 millim. — Prseterea ut 1)1 diagnosi Var. JBorneensis diximus. 220 T. THORELL, Meìisurce Var. gìauci. — Lg. corp. 102; Ig. cephaloth. 15 "^, lat. ej. 15; dist. oc. dors. a marg. ant. 7 ^/^ , a marg. post. 7 ^'j. Cauda 52: segm. I lg. 5 ';„, lat. 6 +; II lg. 6 V4, lat. 6 — ; III lg. 6 ^z,, lat. 5 ^/j; IV lg. 8, lat. 4^5; V lg. 11 V4, lat. 4 1/2; VI lg. 14 (ves. 7 V2, acuì. 6), lat. 5. Palpi 55: hum. lg. 12 3/^, lat. 5 V-,; brach. lg. 13 »/4, lat. 5 ^l^\ man. e. dig. 26 Vj, man. lg. 16 '/o, lat. max. 11 ^j^■, min. 8 ^,4, man. post. lg. 13 (manna aversas lg. 11 ^z',, lat. 3 -f); dig. mob. 16. Pectinum latera 7, 5 '^l^, 3 millira. Patria hujus varietatis verisimiliter est India Orientalis: duo exempla a me visa " ? ? Bengalen „ signata sunt. DifFerunt a for- ma Borneensi prcesertim cauda breviore et graciiiore, et, ut ple- rseque hujus generis forma3, oculis dorsualibus paullulo longius a margine cephalothoracis posteriore quam ab anteriore remotis, segmento ventrali ultimo costis 4 humillimis quidem sed satis evidentibus prrcdito, interstitiis inter carinas caudre vix granu- losis, dente basali digiti mandibularum immobilis minus profunde inciso. An propria species ? Mas formi» P. Borneensis, quoe vix specifico a Butho costimano C. L. KocH — ex Java — distincta est, cum Scorp. longimano Herbst ^ magnam similitudinem habet ; sed in Pai. longimano (qui Africse incola esse dicitur) brachii latus exterius, secundum figuras Herbstii et KocHii \ desuperne visum sub-concavo-ar- cuatum videtur, quum contra in nostra specie convexo-arcuatum est; digiti cum manu comparati longiores in P. longimano quam in nostro mare videntur. — Femina " B. costiniani „ castaneo- et rufo-fusca esse dicitur, et secundum figuram Kochii angustior quam nostrce formse videtur, quas, quum saltem alio sint colore, ut varietates ab illa segregavi. — Buthus Bengalensis C. L. KoCH ' certe alia est species, quum manus supra dense granu- losas habere dicatur. A P. Petcrsii, cui simillimi sunt, differunt P. Borneensis et P. glaucus colore panilo alio, manibus minoribus et evidenter areo- lato-rugosis et costis munitis, quce etiam in latere manus superiore secundum totam longitudinem ejus evidentes sunt; dentes majores • • Natursyst. d. ungefl. Ins., 4, p. 42, Tab. 2, fig. 1. » Die Arachn., Vili, p. 1, Tab. CCLIII, fig. 595. * Ibid., IX, p. 3, Tab. CCXC, fig. 696. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 221 in latere humeri antico in bis formis in lineam singulam diago- nion satis sequaliter dispositi sunt, cet. Species alia haud dubie affinis est Heferometrus spinifer Hempr. et Ehr. *, qui tamen 19 vel 20 dentes in pectinibus babere di- citur (19 secundum figuram, 20 secundum orationem contextam in Ehrenbergii Symb. Pbys. ^). P. IsevigatUS n. rufescenti-fuscus, nigro-cserulescenti- vel -vire- scenti-variatus et -maculatus, parum granulosus, manibus medio- cribus, crassis, saltem dimidio longioribus quam latioribus, intus levius rotundato-dilatatis et versus digitos paullo angustatis, su- pra nitidis, levissime modo reticulato-rugosis et costatis; cauda cepbalothorace plus triplo et dimidio longiore ; dentibus pectinum circiter 17, apicibus lineam procurvam formantibus. — Long, circa 98 millim. Hìec species priori, P. Borneensi (praesertim vero P. glauco) adeo siniilis est, ut, quibus rebus ab eo differre videatur, satis sit indicare; ceterum ad descriptionem ejus lectorem revocamus. — Truncus supra magis laevis est: cephalotJiorax vix nisi versus latera granulis subtilissimis sat raris sparsus; immo lobi frontales tantum circum marginem liberum evidenter et sat crasse sunt granulosi, ceterum paene ISeves omnino; costse sulcum medium limitan- tes modo ante oculos dorsuales granulosse, inter et pone oculos lasves. Seg- menta abdominaìia dorsualia granulis in margine postico carent; ad limbum anticum impressiones duas parallelas evidentissimas habent, sed carent im- pressione illa levi, tuberculo humillimo in duas divisa, quse in specie priore in medio segmentorum adest. Segmentum ventrale ultimum costas 4 longi- tudinales tenuissimas vix manifestas habet. Segm. caudge 5™ 2 2/3 longius quam latius. Manus supra obsoletius costatse et reticulato-rugosse sunt quam in P. Borneensi; area granulis obsita in manus latere interiore angustior est quam in eo, modo 3 millim. lata, granulis humilibus et obtusis; secundum costas duas in latere manus inferiore series modo brevissima granulorum sub- tilissimorum adest. Pectines leviter anteriora versus curvati, dentibus 17. Color rufescenti-fuscus , sub-caerulescenti-micans , c^rulescenti-nigro-varia- tus; pars tranci posterior et cauda paullo obscuriores, vesica ferrugineo-fu- 8ca, aculeus fusco-testaceus, apice nigro-fusco. Subter ante pectines truncus * Vorlàuf. Uebersicht, cet., 1. e, p. 352. * Sytnbolas Pbysieae; Anim. Art., Arachnoidea; pag. tertia; ÀtlaSj Arachn., Tab. I, fig. 2 f. 222 T. THORELL, obscure testaceo-fnscus est; segmenta ventrali* testaceo-fusca, margino po- stico fusco-testaceo, segmentum ultimum tamen versus apicem obscurius. Pe- des quoque testaceo-fusci, caerulescenti-nigro-variati, apice tarsorum fusco-te- staceo. 3Iensurce. — Lg. corp. 98; Ig. cephaloth. 15 */,, lat. ej. 14 ^/j . CaudaSl '/,: segm. I lg. 5 V2, lat. 6 V^; V lg. 11 V4, lat. 4 ^j,; VI lg. 12 (ves. 7 »/„ acuì. 5), lat. 4 ^l^. Palpi 54 ^'2: hum. lg. 12, lat. 5 V^; brach. lg. 13, lat. 5^/5; man. e. dig. 26; man. lg. IG -f-» lat. max. 10^3» min- 8; man. post, lg. 13; dig. mob. 15 2/., , immob. 11 '/a- Ped. I 27 V4, H 30, III 34 i/,, IV 40 '/4- Pectinura latera 7, 5^2» 3 % millim. Patria: Nova Hollandia, (?): exemplum singulum, in Mus. Go- thob. asservatum et " Melbourne „ signatum vidi. In spirita vini conditura est. — Nonne propria species ? A P. Fefersii differt hoec forma magnitudine minore, colore variato, manibus evidenter etsi debiliter reticulato-rugosis, seg- meutis abdominalibus alio modo impressis, dente basali digiti im- mobilis mandibularum leviter emarginato, non in formam trianguli inciso, dentibus secundum medium latus anticum bumeri in li- neam satis sequalem diagonion ordinatis, cet. Gen. MI^PHONUS Thor. M. Wahibergii Thor. supra fusco-testaceus, segmentis abdo- minalibus basi late nigricantibus, cauda versus apicem plus mi- nus late infuscata, subter cum pcdibus testaceus; cephalotliorace segmenta caudalia 1", 2™ et dimidium 3'' conjuncta longitudine superanti; cauda leviter cannata, cephalothorace triplo longiore; manibus latis, intus fortiter arcuatis, supra pa^ne Icevibus; den- tibus pectinum circa 18. — Long, circa 80 millim. Syn. : 1876. Miaphonus Wahibergii Thor., On the Classif. of Scorp., 1. e, p. 13. Cephalothorax anteriora versus fortiter angustatus, latitudine ad oculos la- terales ^/j latitudinis maximse aequanti, in margine antico leviter et anguste incisus, lobis frontalibus igitur latissiniis et brevissimis, transvcrsim et parum oblique truncatis, in angulo cxterioro rotundatis; impressioncs laterales po- steriores profuadas, tumores duo postici brcvcs, fere quadrati, paralleli, an- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 223 tice non limitati, sulco profundo _L-formi postico limitati et inter se dis- juncti; tuberculum oculorum dorsualium humile, in excavatione levi positura, sulco longitudinali levi munitum, qui costis duabus brevibus leviter granulosis, antico divaricantibus et postico quoque panilo divaricantibus limitatur; quse ubi desinunt initium capit sulcus ad incisuram marginis frontalis pertinens. In lateribus cephalothorax sat dense et fortiter granulosus est, prfeterea vero subtilissime granulosus ; utrinque, mox pone lobos frontales omnium debillime et subtilissime granulosos, nitidus est, omnino Isevis. Odili laterales seriem leviter incurvam formant; posticus eorum reliquis duobus plus duplo minor est, et ab oculo medio spatio hujus diametrum fequar.ti remotus; spatium inter oculos anticum et medium minimum, vix ullum dicendum. Mox pone oculos laterales tuberculum magnum humile nitidum conspicitur. Segmenta ahdominalia dorsuaìia 1™— 6"^ Isevia et nitida, summo margine postico panilo inaequali; antico impressiones duas longitudinales parallelas non longe inter se remotas ostendunt, et pone eas vestigia impressionis me- dise, quBe elevatione oblonga humili in duas dividitur. Segm. ultimum versus latera sat fortiter et sequaliter granulosum est, in medio et antice Iseve, im- pressionibus duabus minoribus antice et tumore sat magno bumili rotundato nitido in medio, pone eas. Segmentum ventrale ultimum laeve, costis evi- dentibus carens. Cauda posteriora versus angustata, sat debilis, carinis debilibus. Segm. 1"" seque pfene longum atque latum, posteriora versus angustatum; segm. 2™ et 3™ eadem fere longitudine inter se, quam segm. 1™ vix longiora; segm. 4™ longius, paene duplo longius quam latius; segm. 5™, quod peene sequali est latitudine (parum latius postico quam antice) triplo longius est quam latius, paullulo latius quam altius. Segm. 1™ — 4™ supra leviter excavata sunt ; segm. 5™ sulcum postico evanescentem supra habet. Carince dorsuales in apice po- stico dentibus paucis, quorum posticus reliquis major est, et ante eos granu- lis nonnulLis munitae, in segm. 4° magis evidenter denticulatse ; in segm. 5" carinae superioi'es subtilissime et raro, vix visibiKter, sunt granulosse. Carinae 'laterales superiores obsoletius granulosse; interstitia inter eas et carinas dor- suales evidenter etsi debiliter granulosa, saltem in segmento 1°; carinae in- feriores in segm. 1" — 3° obsoletas, laeves, in segm. 4° pauUo granulosas, in segm. 5° acuminato-granulosse vel denticulata3 : interstitia in hoc segmento granulis panilo minoribus vel sub-aequalibus sparsa. Vesica anguste ovata, su- pra transversim pauUo convexa, linea longitudinali tenui postico evanescenti; subter sulcos tres ordinarios sat leves habet et granulis sat magnis sparsa est, in series nonnullas (circiter 6) ordinatis ; in utroque latore, superius, sul- cum secundum totam longitudinem habet. Aculeus longus, sat leviter et se- qualiter curvatus. Mandihulm ad apicem panilo granulosa sunt, digito mobili supra inae- quali et foveolato. 224 T. THORELL, Palporum humerus in latere superiore pieno plano granulosus, praesertim postico : margincs hujus et reliquorum laterum serie granulorum acuminato- rum armati suat; scries abbreviata granulorum ad partem majorum secun- dum medium lateris antici conspicitur. Brachium secundum marginem supe- riorem lateris anterioris subtiliter granulosum est et pauUo granulosum quo- que postice; versus basin hujus lateris scries transversa dentium circiter 5 adest, quorum iuferior reliquis pauUo fortior est. 3Ianus lata, duplo longior quam altior (crassior), in latere interiore fortiter arcuata, posteriora ver- sus parura dilatato-producta, versus digitos evidenter angustata; supra sa- tis JEqualiter et fortiter convexa est, nitida, pcene laevis, obsoletissime modo reticulato-rugosa : versus apicem costa; duie obsolet;ie in digitum immobilem continuata} conspiciuntur, quarum exterior panilo longius quam interior retro producta est ; in latere exteriore costas duas evidentes habet manus, supe- riorem panilo granulosam , inferiorem lievem ; in margine interiore com- presso granulis acumiuatis munita est ; latus ejus inferius granulis modo pau- cioribus parvis est sparsum, quorum nonnulla seriem brevem longitudinalera in costa obsoleta magis versus marginem exteriorem formant. Digiti leviter intus et deorsum curvati ; acies eorum sinus 4 vel 5 parum profundos format, quorum interstitia subtiliter granulosa in medio dente forti innato, summo tantum apice libero, fulciuntur; qui dcntes 5 in singulo digito sunt. Femora in margine inferiore debiliter granulosa, 4' paris tamen psMie om- nino Isevia. Sternum aeque longum atquo latura, lobis labialibus 2' paris conjunctis paene dimidio angustius. Laminai genitales sub-triangulae, longiores quam latiores, basi (latere antico) fortiter rotundata, in latore exteriore leviter rotundat;tì ; conjunctim laminam rotundato-triangulam, latiorem quam longiorem, apice retro directo formant. Pectines longi et angusti (acquali latitudine paene), den- tibus 18. Color. Fusco-testaceus, segmentis abdominalibus antico vitta nigricanti transversa maculisve nigris notatis, cauda pallidius fusco-testacea, apice plus minus late nigro, aculeo ferrugineo, apice nigro. Palpi clarius fusco-testacei, digitis sub-ferrugineis. Truncus subter cum pcdibus clarius testaceus. Mensurcc. — Lg. corp. 80 'Z^; Ig. ccphaloth. 15, lat. ej. 15, lat. frontis 9 — ; dist. oc. dors. a marg. ant. 7, a marg. post. 8. Cauda 44: scgm. I Ig. 5, lat. 5 Va; segm. V lg. 10 V2, lat. 3 V.,; VI lg. 9 1/, (ves. G, acuì. 3 =>/,), lat. 31/,. Palpi 55 Vz: tum. lg. 10, lat. 4; brach. lg. 10 V3, lat. 4 Va', man. e. dig. 22; man. lg. 12 1/2» lat. max. 11—, min. 7 '/o man. post. lg. 10; dig. mob. 15, immob. 10 Vj- Ped. I 22 '/a, H 25 V2, UI 33, IV 38. Pectinum lg. 8, lat. 1 V2 ; dentes fere '/4 millim. longi. Patria: Africa meridionalis. Exemplura singulum in Caffraria a Gel. J. A. Wahlberg captum, in spirita vini asservatum pos- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 225 sidet Mus. Holm., cujus mensuras supra dedì; alterum exemplum siccatum, cujus patria ignota est, ex Mus. Gothob. communica- tum examinavi quoque. In hoc exemplo caitdse segmenta 4"" (ad maximara partem), 5"" et 6" (basi aculei excepta) nigricantia sunt, in exemplo Hohniensi segmentum tantum 5" versum api- cem (cum apice aculei) nigricans est, vesica testacea. Gen, OPISTHOPHTHALMUS C. L. Koch. 0. l3tP0 N. nigro-fuscus, cepbalotboracis lateribus intus nigris et hic crassissime granulosis, area interoculari testacea; seg- mento ventrali ultimo crasse granuloso-rugoso; cauda fusco-pi- cea, vesica clariore, segmento 5° in margine superiore granuloso ; pedibus testaceis; palpis ferrugineis, basi late nigro-fuscis, costis et granulis nigris, manibus supra testaceo-fuscis, margine interiore nigro, supra parum convexis, subtiliter reticulato-rugosis et co- stis binis completis nigricantibus munitis; dentibus pectinum circa 14 vel 15. — Long, circa 89 millim. Mas (haud dubie). — Cejìhaìothorax segmentis caudae 1° -]- 2° parum lon- gior, ad latera fortiter convexus, secundum longitudinem leviter modo con- vexus, fere planus, Inter oculos in formam trianguli depressus, in margine antico leviter emarginatus, in Jateribus intus (supra) crassissime granosus, versus margines et pone im pressi ones laterales ordinarias profundissimas ma- gis subtiliter granulosus, sulco longitudinali medio a sulco ordinario transverso apud marginem posticum usque ad marginera anticum ducto ibique in duos ramos diviso. Tuberculum oculorum dorsualium parvum, costa brevi foras cur- vata Isevi utrinque, ad latus interius oculorum. Oculi laterales in seriem parum incurvam, psene rectam, dispositi; duo anteriores SEquales, intervallo diametro oculi panilo minore disjuncti, et sat longe (spatio duplam oculi diametrum tequanti fere) a margine cephalotboracis remoti ; oculus posticus iis multo minor, longius ab oculo medio quam hic ab antico remotus. Segmenta abdominaìia dorsualia subtiliter granulosa, ultimum crassius gra- nulosum, ordinibus graiiulorum duobus abbreviatis parum evidentibus utrin- que versus apicem. Segmentum ventrale ultimum granulis crassis bumilibus dense granuloso-rugosum : segmenta quoque proxime antecedentia granuloso- rugosa, sed minus crasse, et sensira magis debiliter anteriora versus (in J ve- risimiliter Ijevia sunt). Voi. XIX. 15 226 T. THORELL, CandcB segmenta supra leviter excavata, segni. 5" tamen modo leviter ca- naliculatum ad -/j longitudinis, versus apicera pianura; segm. 5™ et 6™ valde pilosa; vesica desuperne visa fere ovata, supra pene plana, et ad longitudi- nem et transversim levissime convexa, subter sulcis et granulis carens, pilosa. Carinae superiores in segm. 1° — 4" denticulatse, inferiores granulos:e ; in segm. 5°, cujus carinoe superiores non expressse sunt, margo superior serie granulo- rum parvorum obtusorum inaequali, fere duplici, est instruotus, carinaj infe- riores denticulate; interstitia inter carinas omnes, pnpsertim ad basin caudfe, in latere ejus inferiore, dense granulosa, segra, l™ etiara supra, paene in tota superficie, granulosum, segmenta duo seque ntia supra tantum versus latera pauUo granulosa. Mandibuìarum digitus mobilis dentes 4 fortes pnene triangulos habet; den- tes duo digiti immobilis in medio triangulato-acuminati sunt, dilatatione sive lobo humili utrinque: horum quatuor loborura duo, qui alter versus alterum directi sunt, reliquis duobus sunt raajores et leviter rotundati. Humerus anteriora (interiora) versus valde dcplanatus, quo fit, ut latus ejus anticura valde inacquale (non pianura) liurailliraum sit, paene 5 : pio lon- gius quara latius; crasse et dense granulosus est non tantura in raarginibus sed etiara inter eos, excepto in latere postico, quod paene leeve est. Brachiam tres margines nigros habet, quorum anterior inferior seriem granulorura cras- sorura obtusorura gerit, reliqui pauUo iuaequales sunt, paene laeves; latus po- sticura panilo in equale, vestigiis costarura duarum secundura raediura; latus anticura subtiliter granulosura est ante seriem transversam dentiura qui in loco crassissirao braciai adcst, et quorum inferiores sat fortes sunt et acu- minati. Manus fortiter pilosa, satis angusta, versus digitos pauUo angustata, in latere interiore postico rotundata et evidentcr (circa 1 millira.) posteriora versus producta, antico fere recta; supra costas 4 longitudinales ostendit, qua- rum prima (exterior) brevissima est, secunda fortissima et perfecta, duaj in- teriores debiles, altera earum (3*) versus apicera abbreviata, altera (4") paene perfecta. Margo manus interior serie intequali piene duplici granulorura cras- sorura sive dentium obtusorura pr;editus est; manus aversa costis duabus fortibus parallelis liraitatur; latus manus inferius leviter excavatum est, teve, vestigiis modo Knearum duarum longitudinaliuin clevatarum, granulorumque paucorum subtilium in exteriore harura linearuni. D'ujiti angusti, dentibus paucis, quorura duo basales magni et fortes sunt et emarginatione longa se- juncti; inter dentes acies subtiliter est crenulata. Color. Ceplialothorax niger, versus margines parum clarior, nigro-fuscus, area magna triangula inter oculos oranes testacea, raarginibus ejus sub-fuscis. Abdomen nigro-fuscum , segmentis in margine pestio panilo ]iallidioril)us ; cauda clarior, piceo-fusca, segmento ultimo pallide ferrugineo-fusco. Subter corpus piceo-fuscura est, segraentis vcntralibus in raargine postico pallidiori- bus. MandibuliB fuscne, digitis obscurioribus. Palporura scapula et humerus ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 227 nigri, bracliium rufo-fuscum, costis nigris, manus supra fusco-testacea , extus magis obscura, costis et margine interiore nigris, digitis nigro-fuscis. Pedes et pectines pallide testacei. Mensuroe. — Lg. corp. 89; Ig. et lat. cephaloth. 12, lat. front. 8^/3; dist. oc. dors. a marg. ant. 8 ^'2 > ^ marg. post. 4. Cauda 53: segm. I lg. 5 ^/j, lat. 6; V lg. 12, lat. 4 ^Z^; VI lg. 11 V2 (ves. 7 Va, acuì. 4 ^/J, lat. 5, alt. 4. Palpi 45 \,,: bum. lg. 10 ^/.j, lat. 4; bracb. lg. 11, lat. 5; man. e. dig. 21 ^/j, man. lg. 10 ^Z^, lat. max. 7 ^Z^, min. 6 + ; man. aversa lg. 8; dig. mob. 14, immob. 11. Ped. I 20 i/,, II 22 ^Z^, III 28, IV 33 ^ì.^. Pectinum latera 52/3, 5, 1 ^/g millim. ; dentes eorum 1 — millim. longi. Patria ignota; verisimiliter Africa meridionalis. Exemplum sin- gulum in spirita vini conditum et in Miis. Holm, asservatum vidi. 0. latro ab 0. Capensi (Herbst) ^ facile distinguitur magnitudine majore, scapula et humero nigris, et cepbalothorace in lateribus nigro, ad margines nigro-fusco, cet. ; ab O.pallidipede C. L. KocH ^ 1 0. Capensis (Hebbst) fuscus, cephalothorace in lateribus testaceo-fusco, vitta utrinque lata obliqua nigro-fusca crassissime granulosa, aream interocularem flavo- testaceam limitanti, ad margines laterales subtiliter rugoso; segm. abdom. dorsuali ul- timo granulia humilibus crasse rugoso, ordinibus granulorum duabus unitis utrinque munito, segmentis anteoedentibus quoque ad margines posticum et laterales plus mi- nus granulosis; segmento ventrali ultimo, ut cauda subter ad basin, granulato-rugoso; cauda testaceo-fusca, segm. 5° in margine superiore subtilissime granuloso, vesica te- stacea; pedibus et palpis testaceis, bis nigro-costatis, manibus supra parum conve- xis, subtiliter modo reticulato-rugosis, costa perfecta nigra singula. — Lg. cephaloth. in ^ circa 11 millim., cauda3 41; palpi 41, man. e. dig. 17 i/^; man. lg. 8 ' j, lat. ej. max. 6'/»» Diin- 5» dig. mob. lg. 11 '/j • In Q 'g- cephaloth. 10 '/j , caudae 24; palpi 32, man. e. dig. lo ' 3 millim.; man. lg. 8 '/j> lat. ej. max. 8 '/s» min. psene 6; dig. mob. lg. 9 V2 millim. Ad speciem quam cum Peteks (loc. cit., p. 512) nomine 0. Capensis vocamus, « mas » Scorp. capensis Hebbst (Natursyst. d. ungefl. Ins., 4, p. d2, Taf. V, fig. 2) re- ferendus est, a C. L. KoCH sub nomine O. pilosi descriptus (Die Arachn., IV, p. 91, Tab. OXXXIV, fig. 309); S. capensis « f emina » Herbst (loc. cit., fig. 3) verisimi- liter eadem est speoies atque 0. latimanus C. L. KccH (Die Arachn., Vili, p. 65, Tab. CCLXXI, fig. 640). 0. Capensis C. L. KocH (ibid., IV, p. 89, Tab. CXXXIII, fig. 308) forma verisimiliter est quae infra 0. fallax a nobis appellatur. — 0. Capen- sis (Hebbst), nob. est species ad urbem Cape Town vulgaris: hi scorpiones ibi « in campis sub lapidibus inveniuntur, foveas in arena facientes in quibus praedae insidian- tur », secundum annotatiunculam De Vì'LDEKi in Mus. Holm. * [0. pallipes] Die Arachn., X, p. 3, Tab. CCCXXVI, fig. 757. — In exemplo valde mutilato hujus speciei, quod in Mus. Gothob. asservatur (segmenta tria ultima caudae desunt), cephalothorax 16 1/3 millim. longus est, palpi 50, man. e. dig. 25; lg. man. 15 millim., lat. max. ejus 12, min. 10 millim.; dig. mob. 16 millim. longus. 228 T. THORELL, dignoscitur segmento ventrali ultimo et segmento primo caiidoe Bubter granulosis, dentibus pectiaum paucioribus, cet. 0. ISBVICepS N. obscure ferrugineo-fuscus, area interofìulari loevissima fusco-testacea, lateribus cephalothoracis subtiliter gra- nulosis, segmento ventrali ultimo crasse granuloso-riigoso, seg- mento cauda3 5° in margine superiore granuloso ; vesica et pedibus pallide fusco-testaceìs, palpis ferrugineo-testaceis et granulosis; manibus supra subtiliter granulosis, costa completa fusca e gra- nulis majoribus formata; dentibus pectinum circa 18. — Long, circa 105 millim. CepJialotJiorax segmentis caudoe 1° et 2" conjunctis paullo longior, versus latera minus fortiter convexus, impressionibus lateralibus posticis non multo profundis, sinuosis, impressione (linea impressa) paullo ante eos breviore, le- vitar curvata; impressio magna ordinaria pone oculos dorsuales triangulo aequilatero definita; ab bis oculis anteriora versus impressio debilis fusiformis ducta est, antico in sulcum profunde demissum, qui usque ad marginem an- ticum vix emarginatum pertinet, transiens; ad latus interius utriusque oculi costa brevis nitida leviter foras curvata adest, inter quas costas sulcus ad marginem anticum producitur. Arca interocularis loBvissiraa, nitida; ceterum cephalotliorax opacus est et granulis minutissimis innequalibus sparsus. Segmenta abdominalia dorsualia quoque subtilissime (oculo arte non adjuto vix manifeste) granulosa, segmentum ultimum tamen versus latera crassius granulosum, ordinibus granulorum duobus abbi'eviatis versus apicem utrinque. Segmenta ventralia inter impressioiics longitudinales paullo imequalia sunt; segmentum ultimum granulis humillimis plus minus confluentibus dense et crasse est rugosum et duas lineas longitudinales ex granulis cjusraodi forma- tas ostendit. Cephalothorax in partibus suis nigris crassissimo granulosus est (otiam versus margi- nes laterales), modo pone impressiones laterales profundas subtiliter granulosus. Seg- menta abdominalia dorsualia 1™ — 6™ in margino postico et versus latera subtilissime granulosa, praterea Itevia. Segmenta ventralia omnino lajvia sunt, ultimum costa modo debili utrinque; segmenta caudalia duo prima subter, ut carina) eorum iuferio- ros, la3via quoque, non granulosa; manus supra obsoletissimo roticulato-rugosa, tamen apice intus granuloso-rugosa; costic latoris superioris imperfect;«3 dcbilllmaj. Secun- dum KocH O. pnllidipes 26 dentes in pectinibus habet: in excmplo Gothoburgensi pectines adeo mutilati sunt (alter eorum omnino abost), ut dentes eorum dare non possim: videra tamen licet, dentes sub duabus ultimis lamellarum dorsualium 13 osse; quum dentes iidom in 0. ìatrone 7 sint (== numerus dentium sub 'lamella dorsuali prima sivo dimidium numeri dentium omnium), etiam hoc exemplum, ut KocHll, den- tes 26 babuisse videtur. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 229 Caudce segmenta 4 anteriora subter eodem modo ac segmentum ventrale ultimum rugosa, carinis inferioribus humillimis, ejusmodi granulis prseditis. Carinre dorsuales liorum segmentorum serie dentium minutorum, carinse vero laterales superiores granulis parvis munitoe ; interstitia inter carinas subtiliter granulosa. Segm. 1™ supra subtilissime granulosum est; segmenta tria se- quentia utrinque supra seriem obliquam granulorum minutissimorum osten- dunt. Segm. 5™, versus apicem paullo angustatum, carina dorsuali evidenti caret et in margine superiore rotundato intequaliter granulosum est; carina ejus lateralis superior valde imperfecta, serie granulorum m nutorum indicata; carinoe laterales inferiores bene expressse, denticulat», interstitiis inter eaa granulis sat crassis acuminatis sparsis, quoe seriem requalem secundum cari- nam inferiorem mediam parum manifestam non formant. Vesica ovata, supra plana, subter fortiter convexa, Insvis et nitida. Mandlbularum digitus mobilis dentes 4 crassos satis triangulos habet ; di- giti immobilis dens basalis fere quadratus est, apice leviter emarginatus, den alter humilis, latus, oblique triangulus. Palporum humerus in marginibus tribus, praesertim in anteriore superiore, granulis crebris obtusis obsitus est; latus ejus superius magis posteriora ver- sus granulis minutis sat raris est sparsum, latus vero anticum planum, gra- nulis crassioribus ; in limite, versus basin, inter latera nitida et Isevia posti- cum et inferius series insequalis granulorum minorum adest. Brachium sub- rugosum marginem superiorem paullo et crasse crenulatum babet, marginem posteriorem paene Itevem; margo inferior secundum totam longitudinem gra- nulis nigris munitus est et dentem sat parvum in loco crassissimo, paullo magis supra, habet. In latere postico brachium costis carens granula hu- millima aream angustam secundum longitudinem ejus formantia ostendit. 3Ianus granulis parvis sat crebris, humilibus, pallide fuscis coriacea est, bis granulis in ipso margine interiore majoribus et nigris ; quattuor cost^e ordi- nibus granulorum humilium nigro-fuscorum indicantur, 2^ (a latere exteriore) evidentissima et secundum totam manus longitudinem pertinenti, 1* in me- dio manifesta, 3* obsoletissima, 4* ad apicem manus optime expressa. Latus manus inferius versus basin excavata, serie inaequaU granulorum obscurorum extus, granulisque ejusmodo minutissimis crebris intus versus apicem. Digi- torum acies tres vel quattuor dentes fortes ostendit, quos disjungunt sinus sat magni. Pectines longe ultra apicem coxarum pertinentes, dentibus sub-se qualibus 18. Color. Cephalothorax obscure ferrugineo-fuscus, area interoculari pallide fusco-testacea. Abdomen obscure ferrugineo-fuscum , segmentis in margine postico paullo clarioribus. Cauda ferrugineo-testacea ; vesica pallidiore, vittis duabus subter singulaque in lateribus, supra, paullo obscurioribus, aculeus ferrugineo-fuscus, apice obscuriore. Truncus subter ant^ pectines testaceo-fu- scus, venter ferrugineo-fuscus. Palpi ferrugineo-fusci, marginibus et granulis 230 T. THORELL, nigris; humerus iu latere antico nigro-fuscus ; manus supra ferrugineo-testa- cea, costis nigro-fuscis ; digitis rufu-fuscis. Pedes et pectines testaceo-fusci ; lobi labiales 2' paris coxis vix obscuriores. MensurcB. — Lg. corp. 105; Ig. cephaloth. 15 \'o ; lat. ej. 15; lat. (frontis) ad oc. lat. post. 10 ^2 5 min. 8 '/^; man. post. lg. 7 */,,; dig. mob. 13, immob. 9 Va- Ped. I 18, II 20 Vj» III 24 V2 , IV 29 V'2 • Pectinum latera 6 V2 , 5 V4 > 2 ; dentes 1 -f- millim. Patria: Caffraria. Exemplum singulum a Gel. J. A. Wahlberg captum, in spiritu vini asservatum possidet Mus. Holm. Num femina speciei prioris est hic scorpio ? Valde affinis ei certe est, prsesertim manuum forma, colore et granulis distin- guenda. — Ab 0. calvo L. KocH, ^ qui is quoque costas quattuor distinctas in manibus supra liabet, 0. pugnacem nostrum diversum ducere debeo, quura O.ealvus caudambrevem etangustara, cepha- lothorace non triplo longiorem, habere dicatur. — 0. latinianus C. L. KocH ^ costa tantum singula in manibus supra, segmentis abdominalibus Isevibus, cet., abunde differt. 1 Beschreibungen neuer Arachniden u. Myriap., in Verhandl. d. zool.-bot. Gesellsch. in Wien, XVII (1867), p. 233 (61). « Pie Araohn., Vili, p. 65, Tab, CCLXXI, fig. 640, 234 T. XnORELL, 0. CUPtUS N. ferrugineo-fuscus, cepbalothorace in lateribus sub- tiliter granuloso, area interociilari fusco-testacea, subtilissirae rugulosa, segmento ventrali ultimo granuloso; cauda cepbalotbo- race circiter triplo longiore, segmento 5" in margine superiore granuloso, vesica et pedibus fusco-testaceis, palpis cephalothorace non triplo longioribus, ferrugineo-testaceis, costis et granulis ob- scurioribus; raanibus latis, supra sat fortiter convexis, crasse gra- nuloso-rugosis et granuloso-sub-costatis ; dentibus pectinum 10 — 12. — Long, circa 73 */» millim. Cephalothnrax segmenta caudalia 1" et 2™ cum dimidio 3" longitudine su- perans, ad formam ut in 0. prcedone, antica vix eraarginatus, impressione fusiformi inter oculos dorsuales et depressionem anticam mediam profundam ; impressione media postica sub-transversa. Area interocularis antice opaca, postico nitida, subtilissimc rugulosa; latera ceplialothoracis subtiliter rugulosa, seque subtiliter intus sive supra atque versus margines laterales, densius et fortasse etiam paullo subtilius pone impressiones laterales posteriores gra- nulosa. Segmenta ahdominalia dorsualia antice subtiliter, ad marglnem posticum crassius granulosa; magis postice, apud impressionem mediam costa humili in duas divisam, costara transversam latam humillimam magis nitidam subtiliter granulosam vel incequalem utrinque ostendunt; segm. ultimum dense et sat crasse granulosum est, utrinque, postice, costis duabus optime expressis gra- nulosis munitum. Segmenta ventralia liBvia, nitida, ultimo excepto, quod gra- nulis humilibus rugosum est et costas duas humiles ex ejusmodi granulis for- matas habet. Cauda brevis et angusta, versus apicem paullo angustata; segmenta 1™ — 4™ supra leviter excavata, 5™ leviter et late ab apice usque ante medium exca- vatum et praeterea impressione levi sulciformi a basi pone medium ducta pri^ditum. Carime dorsuales serie denticulornm parvorum munitae ; carinse laterales superiores subtiliter grànuloste; in latore inferiore cauda ad basin crasse granulosa est, carinis inferioribus in segmentis duobus primis d'asse et inrequalitcr, in duobus insequentibus vero magis subtiliter et sequaliter gra- nulosis; supra inter carinas segmenta 4 anteriora (praesertim 1'° et 2'") sub- tiliter granulosa sunt. Segm. 5'" in margine superiore seriem insequalem, paene duplicem, granulorum parvorum acutorum habet; carina lateralis superior obsoletissima est, subtilissimc, vix visibiliter granulosa, carinse tres inferiores manifestae, serie denticulornm acuniinatorum munitre; intcrstitia inter eas antice subtiliter granulosa, postice granulis nonnullis crassis acumiuatis prae- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 235 dita quoque. Latera caudTe subtilissime rugosa. Vesica longior et angustior, forma fere piri; aculeus sat longu'!, versus apicem sat fortiter curvatus. MancUbulanim digitus mobilis dentes 4 triangulos habet, 3™ reliquis paullo minorem; dens basalis digiti immobilis fere quadra tus, in apice, postice, le- viter emarginatus. Palpi Itreves; liumerus antice rotundatus, lateribus superiore et antico al- tero in alterura transeuntibus (non margine forti disjunctis) et serie granu- lorum minutorum tantum separatis; latus superius granulis minutis praesertim versus basin sparsum est, et in et ad marginem posticum granulis crassiori- bus munitum; latus anticum a latere inferiore margine manifesto, serie gra- nulorum sat crassorum instructo dividilur, et granula nonnulla ejusmodi prse- terea ostendit ; latera inferius et posticum laevia et nitida granulis minutis- simis inter se limitata. Latus posticum bracliii vittam longitudinalem costarura et granulorum oblongarura humilium et insequalium ostendit, costisque duabus paullo iniBqualibus hic illic abruptis definitur ; in limite inter latera anticum et inferius granula tantum pauciora subtilissima habet bracliium, et in loco crassissimo, paullo magis supra, dentem minutum sive granulum acuminatum. Manus brevis et lata, intus fortiter dilatata et in toto latere interiore for- titer arcuata, et postice in lobum late rotundatum circa 1 ^j^ millim. lon- gum retro producta; supra fortiter et sequaliter convexa, granulis sat magnis humilibus nitidis plus minus confluentibus coriaceo-rugosa quasi, costisque in- structa 4 e granulis ejusmodi formatis, quarum modo 2* (a latere exteriore) completa est, reliquse abbreviata} et minus expressse. Margo interior granulis paullo crassioribus obtusis obsitus, vix plus quam seriem singulam insequalem formantibus. Costse dupe, quibus definitur manus aversa, fortes, piene liBves. Latus inferius manus jugum vel elevatioiiem debilem magis extus ostendit, serie brevi granulorum minutissimorum munitam ; prseterea obsoletissime re- ticulato-rugosum est, nitidissimum, versus apicem granulis minutis sparsum. Digiti breves, parura curvati, dentibus 3 vel 4 crassioribus, emarginationibus latis sed non profundis separatis. Pectines breves, dentibus 10 — 12. Color. Supra ferrugineo-fuscus, cauda paullo clariore, area interoculari ob- scure fusco-testacea ; vesica fusco-testacea, aculeus fuscus, apice niger. Subter cum laminis genitalibus et pectinibus fusco-testaceus est truncus, lobis labia* libus et apice sterni piceis; segmentura ventrale ultimum saltem in medio nigricans est, segmenta antecedentia utrinque, inter impressiones ordinarias longitudinales, infuscata. Palpi obscure testaceo-fusci vel ferrugineo-testacei, costis et graimlis obscurioribus; manus supra ferrugineo-testacege, extus ru- bescenti-fuscae. MensurcB. — Lg. corp. 73^2 5 Ig. cepbaloth. 12, lat. ej. 12, lat. front. 8; dist. oc. dors. a marg. ant. 7 '/g , a marg. post. 3 ^j^. Cauda 36 ^j^ : segm. I lg. 4, lat. 5 +; V lg. 8, lat. 3 V^; VI lg. 8 V2 (ves. 5 V2, acuì. 8 2/3), lat. 3 1/2» 236 T. THORELL, alt. 3. Palpi 33 : lium. ìg. 7 Vj , lat. 3 V3 ; bracli. Ig. 7 V, , lat. 4; man. e. dig. 17; man. Ig. 9 ','.3 (ab apice lobi 10 ^.J, lat. ej. max. 9 ^/^, min. 7 Vai man. post. Ig. 7; dig. mob. 11 V4, immob. 8. Ped. I 15, Il 17 "^j^, III 21 '/,, IV 27. Pectinum latera 5, 4-/,, 2 -f- 5 dentcs circa ^/g millim. longi. Pafria: Caffraria. Exempla duo a Gel. J. A. Wahlberg col- lecta, in spiritu vini asservata et ex Mus. Holm. mecurn commu- nicata examinavi. Ad formam manuuni hroc species magnani cum 0. pugnaci si- militiidineni hahet; sed facile distingui potest palpis et cauda brevioribus, dentibus pectinum paucioribus, et forma liumeri, qui margine ilio forti crasse granuloso caret, quo in 0. pugnaci ce- terisque latus humeri superius a latore antico separatur. Num idem atque 0. calvus L. Koch * est 0. curtus noster ? Sed ille costas quattuor evidentes in manibus habere dicitur, et cau- dani cephalothorace non triplo longiorem. 0. m3CeP N. feiTugineo-fuscus, area interoculari snbtiliter ru- gulosa, ceplialothoracis lateribus sat subtiliter granulosis, seg- mento ventrali ultimo la3vi ; cauda fusco-testacea, segmento 5° in margine superiore granuloso ; pedibus palpisque fusco-testaceis, bis nigro-costatis et granulosis, manibus supra costis nigris, qua- rum duae completa3 sunt, ornatis et granulis parvis angulatis sparsis, digitis longissimis; pectinum dentibus circa IG. — Long, circa 70 millim. Cejìhalothorax longitudine segmenta caudalia 1" et 2™ cum ^/j 3'' circiter cequans, versus margincs laterales fortiter declivis, antice leviter emarginatus, impressione media postica multo latiore quam longiore; sulcus medius ab ea ad depressionem mediam anticam profundam ductus non 1 in impressionem fusiformcm dilatatus est : talis irapressio tamen costis duabus brcvibus latis Immillimis paulloque divaricantibus indicatur, quoe ab oculis dorsualibus ut continuationes arcuum supraciliarium antcriora versus ductaj sunt. Area in- terocularis evidenter rugosa, nitida; latera ceplialothoracis versus margincs laterales et postice subtiliter, iutus (supra) panilo crassius granulosa. • Beschreib. neuer Araohn. u. Myriap., in Verhandl. d. zool.-bot. Gesellsch. in Wien, XVII (1867), p. 233 (61). ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 237 Segmenta abdominaUa dorsualia l™^-6'^ subtilissime granulosa, segm. 6" tamen paullo crassius granulosum ad latera ; segm. 7™ versus latera satis sub- tiliter granulosum, ordinibus granulorum duabus abbreviatis ad latera utrin- que munitum. Segmenta ventralia ìaevia, nitida, ultimum tamen opacum et ad latera omnium subtilissime (oculo arte non munito vix manifeste) granulo- sum, costis duabus tenuibus paullo in^qualibus. Caudce segmenta 1"" — 4™ supra leviter excavata, duo priora inter carinas dorsuales paullo et subtilissime granulosa: hie carinte in segmentis 1° — 4° serie denticulorum acutorum armatie, quorum ultimi sat longi sunt; carinse laterales superiores serie granulorum paullo minorum munitse; carinae infe- riores Iseves, primum in segm. 4" evidenter granulosse. Segm. 5"" canalicu- lam a basi ad ^\^ longitudinis fere ductam et ante apicem impressionem le- vissimam brevem latam ostendit; in margine superiore granulie acuminatis satis inordinate munitum est ; carinoe laterales superiores debillimae, serie gra- nulorum minutorum distinctissimorum prseditae ; carinae tres inferiores suam qua;que seriem granulorum sat parvorum acuminatorum vel denticulorum ha- bent; interstitia inter eas granulis minoribus sparsa. In segmentis 1° — 4° in- terstitia inter carinas laterales superiores et inferiores granulis nonnullis mi- nutis sparsa sunt. Vesiea longius ovata ; aculeus longus, ad basin parum, versus apicem modice arcuatus. Mandibidarum digitus mobilis dentes 4 triangulos habet, 3"" reliquis paullo minorem ; dens basalis digiti immobilis fere quadratus, in apice, postice, levi- ter emarginatus. Palpi longi et graciles. Humerus anteriora versus fortiter compressus: la- tus ejus anticum igitur angustura, nec planum nec rectangulum, sed conve- xum et versus apicem latius, versus basin a latere superiore limite minus forti separatum; latus superius, granulis minimis sat raris sparsum, in et ad marginem posticum serie granulorum majorum preeditum est, et secundum marginem anticum, qui non fortiter est expressus, seriem granulorum mino- rum ostendit ; latus anticum granulis ejusmodi aliisque paullo majoribus spar- sum; limes inter latera inferms et posticum serie granulorum satis aequali versus basin internodii indicatur. Bracliium seriem granulorum secundum marginem anteriorem inferiorem habet et granulum ejusmodi paullo magis supra, in loco crassissimo; latus posticum costis duabus nitidis definitur, qua- rum superior inferiore magis inasqualis est : secundum longitudinem costas duas nitidas paullo insequales ostendit boc latus, et prieterea elevationibus nonnullis parvis humilibus, striis vel granulis similibus, ineequale est. Manus tenuis (i. e. non crassa), intus non fortiter dilatata, sed leviter arcuata, versus apicem tamen fere recta, margine interiore dentibus acuminatis et sat fortibus obsito; supra parum convexa, granulis sat parvis obscuris inae- qualibus et ad maximam partem angulatis minus dense sparsa : prasterea co- stas 4 e granulis majoribus (vel jugis parvis) nigris humilibus nitidis forma- 238 T. THOKELL, tas ostendit, quarum 1* et 3* abbreviatile sunt, reliquje duse completae, 2* reliqiiis fortior, moilo bis vel ter abrupta. Latus manus inferius versus mar- ginem exteriorem seriem granulorum parvorum obscurorum babet et versus apicem, iutus, granulia minutissimis sparsum est. Digiti parum curvati, longi et angusti, dentibus fortibus 4, qui spatiis longis sunt disjuucti, muniti. Pectinum dentes 16 sunt. Color. Supra obscure ferrugineo-fuscus, cauda testaceo-fusca, versus apicem fusco-testacea ; vesica pallide fusco-testacea, vittis 4 obscuris, 2 subter, 1 u- trinque in lateribus, magis supra; aculeus ferrugineus, apice nigro. Subter corpus testaceo-fuscum est, ventre panilo obscuriore, segmento ejus ultimo et cauda subter ferrugineo-fuscis, granulis carinarum obscurioribus ; laminas ge- nitales et pectines fusco-testacei. Pedes obscure fusco-testacei. Palpi forrugi- neo-testacei, costis et granulis nigricantibus (granulis lateris superioris humeri tamen pallidis); digiti obscure ferrugineo-fusci. Mensura. — Lg. corp. 70; Ig. cephalotli. 10 ^/j, lat. ej. 9 ^/^jlat. front. 7 ; dist. oc. dors. a marg. ant. 7 ^'4, a marg. post. 2 ^/j . Cauda 38 '/« '• segm. I lg. 4 V4 , lat. 42/357 lg. 8 3/,, lat. 3 '/.,; VI lg. 9 '/^ (ves. 5 ^Z^, acuì. 4 +), lat. 3 3/^, alt. 3. Palpi 38 ^l^: bum. lg. 8 '/,, lat. 3; brach. lg. 8, lat. 3 ^l^\ man. e. dig. 19; man. lg. 8, lat. max. 7, min. 6; man. post. lg. G'/g; dig. mob. 14 1/4 iramob. 11 V4. Ped. I 15 Va» H 17, lU 20 V2, IV 24. Pectinum latera 6 ^/^ , 6, 2 ; dentes 1 millim. longi. Patria : Africa meridionalis. Specimen unicum, haud (ìubie ma- sculum, quod hic descripsi, ad Caput Bonae Spei a Gel. J. Victorin inventum et in spirita vini asservatuui possidet Mas. Holm. 0. fdlldX N. nigro-fuscus, area interoculari subtiliter rugosa, fusco-testacea, ceplialothoracis lateribus sat subtiliter granulosis, segmento ventrali ultimo Isevi; cauda apice fusco-testacea, seg- mento 5° in margine superiore granuloso; pedibus sub-testaceo- maculatis; palpis obscure testaceo-fuscis, nigro-lineatis, subter clarioribus, manibus latis, supra costis nigris, quarum bina? com- pietene sunt, munitis et granulis angulatis nigricantibus sparsis;di- gitis brevioribus; dentibus pectinum circa 11 — 13. — Long, circa 59 V, millim. Syn. : ? 1838. Opisthophthalmus Capensis C. L. Kocn, Die Arachn., IV, p.89, Tab. CXXXIII, fig. 308. Haec species a priori parum diffcrt, vix nisi palpis brevioribus, manibus latis, digitis brevioribus (coaf. mensuras, infra) et colore quam solito obscu- riore distinguenda. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 239 Cephalothorax longitudine segmenta caudalia l'»-}-2™ cum ^J^ 3" jequat fere. Manusintus fortiter dilatatse, et in toto latere interiore fortiter arcuata sunt; den- tes in margine earum interiore obtusi, granulis similes. Corpus supra nigro-fu- scum, area interoculari fu=;co-testacea ; cauda versus apicem testaceo-fusca, vesica fusco-testacea, fusco-lineata. Subter corpus nigrum est, venter totus nitidus, segmento ultimo non versus latera granuloso , costis duabus tenuibus sive lineis elevatis nitidis utrinque instructo. Sternum nigrum, marginibus latera- libus sub-testaceis. Pedes, pnesertim coxne, nigri et panilo testaceo-variati, lobis labialibus pure nigris. Palpi subter fusco-testacei, linea longitudinali nigra in latere inferiore humeri, lineisque duabus nigris in latere inferiore manus; supra paullo obscurius fusco-testacei, costis et granulis nigris eadem forma et distributione, etiam in manibus supra, atque in specie priori : gra- nula in humeri latere antico nigro-fusca. Laminee genitales et pectines (quo- rum dentes in unico exemplo a me viso in altero latere 11, in altero 13 sunt) fusco-testacei. MensurcB. — Lg. corp. 59 ^j^ ; Ig. cephaloth. 10 , lat. ej. 8 ^/^ , lat. front. 6 ^/'g ; dist. oc. dors. a marg. ant. 7, a marg. post. 2 ^/j. Cauda 29 ^j^ : segm. ej. I lg. 3 1/3, lat. 4; V lg. 6 1/2, lat. 3 -; VI lg. 7 ■% (ves. éV^, acuì. 3 1/4), lat. 3 —, alt. 2 1/2- Palpi 27 V2 = hum. lg. 6 -j^ , lat. 2 2/3 ; brach. lg. 6 V2 > lat. 3 ; man. e. dig. 14 ^1^ , man. lg. 8 — (a marg. postico lobi paullo plus 8), lat. ej. max. 7 '■j'^, min. 5 ^/^ ; man. post. lg. 6; dig. mob. 9 ^/^,im- mob. 7^2- Ped. I 131/2, H 15 3/^,111 19, IV 23. Pectinum latera 4 +, 31/2, 1 1/25 dentes 2/3 millim. longi. Patria: Africa meridionalis. Exemplum supra descriptum, in spiritu vini conditum, in Mus. Holm. asservatur, ex Mus. Gode- froyi emptiim et nomine " 0. pilosi C. L. Koch „ signatum. For- tasse femina est speciei prsecedentis, 0. macri n. 0. AnderSSOnil n. fuscus vel sub-olivaceus, cephalothorace te- staceo-fusco, in margine antico crasse crenulato, in lateribus sat subtiliter granuloso, area interoculari fusco-testacea, segmento ventrali ultimo Isevi ; cauda et palpis sub-olivaceis vel -testaceis, illius segmento 5° in margine superiore subtilissime granuloso ; manibus fusco-testaceis, supra costa debili singula instructis, et, magis intus, levitar tantum reticulato-rugosis; dentibus pectinum circa 18. — Long, circa 88 V2 millim. Cephaìothorax segmenta caudalia 1™, 2™ et 3"" con junctim longitudine fere sequans, versus margines laterales minus fortiter declivis, in margine antico 240 T. THORELL, evidenter emarginatus, hoc margine toto, usque ad insertioncm pedum 1' paris, crasse et infequaliter crenulato; depressio media antica brevis et pro- funda, impressio media postica seque longa atque lata; sulcus ab ea inter oculos dorsuales ductus ante hos oculos in formam fusi dilatatus, tura rursus angustus, denique furcatus, depressionem anticam ramis furcos amplectenlL Area interocularis Itevis, nitida, impressione illa sub-fusiformi tamen panilo et subtiliter granulosa; latera cephalothoracis intus sive supra sat subtiliter granulosa, antice panilo crassius, prope marginem posticum vero subtilissime granulosa. Segmenta àbdominalia dorsualia Isevia, nitida, costa media longitudinali evidentissima, segmentum tamen ultimum in lateribus, postice, subtiliter gra- nulosum, ordinibus duobus granulorura utrinque ad marginem posticum ob- soletissimis. Segmenta ventralia omnia laevissima, nitida. Cauda sat debilis, apicem versus j)aullo angustata. Segmenta 1™ — 4™ supra excavata et laevia, inter carinas dorsuales et laterales subtilissime et debil- lime granulosa, in latere inferiore Isevia, ut carinae inferiores (segm. 4"" ejus- que carinse inferiores tamen pauUo rugosa); carin;e dorsuales serie denticu- lorum minutorum insti'ucta?, quorum ultimus tamen fortis est, acuminatus, spinte similis ; carinse laterales superiores psene l?eves, parum exprcsse gra- nulosse. Segm. 5™, latitudine aequali, supra canaliculam ostendit saltem ad '/^ longitudinis segmenti pertinentcm; margo superior Carina inanifesta caret et granulis subtilissiniis sparsus est: granula ejusmodi nonnulla locum carmae lateralis superioris imperfectse indicant. Carinse tres inferiores sua quaeque serie aequali denticulorum sat parvorum munitse sunt; interstitia inter eas magis subtiliter granulosa. Vesica satis anguste ovata; aculeus longus, sat levitcr et sequaliter curvatus. Mandibularum digitus mobilis dentes 4 triangulos habet, 2'" et 3" reliquia minores et magis acuminatos. Dens basalis digiti immobilis in duos lobos triangulos divisus est, quorum posterior anteriore multo minor est magisque acuminatus; dens alter latus, humils, oblique triangulus. Paìporum humerus series duas densas granulorum crassorum obtusorum nigrorum ostendit, latus anticum supra et infra limitantes: hoc latus planum est, rectangulum, granulis paucis crassis nigris secundum medium; latus su- perius supra granulis sat parvis fuscis sparsum, postice serie denticulorum sat crassorum nigrorum limitatum ; latus inferius subtiliter fusco-granulosum est, et a latere postico serie aljìjreviata granulorum sat crassorum obtusorum nigrorum divisum. Brachii latus posticum supra costa nigra forti prcne l«vi limitatur, infra vero costa debiliore fusca magis insequali vel granulosa : gra- nulis parvis pallide fuscis rugosum est, quse secundum medium series tres in;equales formant. Latus inf'^rius Isevissimum, planum ; latus superius granu- lis raris sparsum, qute ad maximara partem subtilissiina, vix visibilia, sunt: a latere inferiore serie granulorum nigrorum obtusorum satis crassorum di- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 241 videtur, et in loco crassissimo seriem transversam denticulorum ostendit, quo- rum duo prope marginem inferiorem siti sat fortes sunt, reliqui minuti. 3Ia- nus intus fortiter dilatata, lobo postico 1 '/a — 2 millim. longo, in medio postica p^ne truncato; margo interior antice rectus, tum posteriora versus magis magisque arcuatus. Supra manus satis debiliter et sequaliter convexa est, atinter costam superiorem et costam illam, qua supra definitur manus aversa, fortiter declivis, quasi secundum longitudinem truncata: supra enim costam unam tantum liabet, magis versus marginem exteriorem locatam, quse postico e granulis fuscis formata est, antice nigra et continua; extra Lane costam latus superius granulis majoribus et min-^ribus sat dense spar- sum est, intra eam vero laeve, modo obsolete reticulato-rugosum, nitidum; margo interior vitta angusta granulorum acuminatorum sive denticulorum nigrorum et fuscorum munitus. Manus aversa omnino infera; costfe dune, qui- bus limitatur, fortes sunt, paene sequales, lasves, nigrce ; interstitium inter eas Isevissimum. Latus manus inferius (intra costam inferiorem manus averste) ad raaximam partem — excepto ad basin — granulis sat parvis sparsum, quo- rum nonnulla series duas longitudinales abbreviatas sat intequales formant, excavatione debili et lata sejunctas. Digiti breves et fortes, dentibus 3 (vcl 4) crassioribus muniti, 1» et 2° emarginatione duplo breviore separatis quam qua distat 2* a 3". Pectimoni dentes 18. Color. Cephalothorax testaceo-fuscus, in lateribus antice panilo obscurius fuscus, area interoculari panilo clariore. Abdomen nigricans, colorem vire- scentem vel olivaceum sentiens. Latus inferius ante laminas genitales fusco- testaceum; lise laminse et pectines clarius testacei; venter sordide olivaceo- fuscus, margine segmentorum postico pallidiore. Cauda testaceo-fusca, sub-oli- vacea, subter versus apicem pauUo obscurior; vesica testacea, vittis longitu- dinalibus ordinariis obscuris. Pedes pallide testacei. Mandibulae fusco-testaceoe, digitis pallide ferrugineo-fuscis. Palpi fusco-testacei, latere humeri antico ni- gro-fusco, costis et granulis denticulisque nigris vel nigro-fuscis : granula ta- men in humeri lateribus superiore et inferiore, in brachi! lateribus anteriore et posteriore et in manus latere saltem inferiore fundo parum sunt obscu- riora. Digiti nigro-fusci, apice ferrugineo-fusci. Mensurce. — Lg. corp. 88^/2; Ig. cephaloth. 16\'o> lat. ej. 15, lat. front. 10 'Z^; dist. oc. dors. a marg. ant. 9-/3, a marg. post. 6. Cauda 44 ^/^ : segm. I lg. 5, lat. 5 1/2; V lg. 101/2, lat. 3 3/^; VI lg. 11 (ves. 61/,, acuì. 4 3/ J, lat. pnene 4, alt. 3 i/j • Palpi 49: hum. lg. 12, lat. 5; brach. lg. 11 */„, lat. 51/2; man. e. dig. 24; man. lg. 14 (ab apice lobi postici 15), lat. max. 12 '/,,, lat. min. 91/3; man. post. lg. 11; dig. mob. 15, immob. 10 V'2- Ped. 125^/2, 11 28 1/2, III 33 '/2, IV 38. Pectinum latera 8 V2, 6 1/2, 3 ; dentes circa ^j^ milUm. longi. In exemplo juniore, 50 ^ 'j niillim. longo, cauda, ut abdomen supra, ad Voi. XIX. 16 242 T. THORELL, maximam partem olivaceo-fusca est, segmento modo 5** supra sub-testaceo et 6" flavo; palpi obscurius olivaceo- vel fusco-testacei, manus pallide fusco-te- staceae, digitis pauUo obscurioribus. Manus angustiores quam in adulto sunt, intu9 minus fortiter arcuata;, costa lateris superioris debiliori et, ut costse manus aversne, colore fundì. Cephalothorax 8 ^'^ raillim. longus, cauda25 V'j. Man. e. dig. 12^/^, man. 7 ^i., millim. longa, latitudo ejus max. 5^'^, min. 4 millim.; man. avers;e Ig. 6; dig. mob. 7, immob. 5 millim. longus. Patria : Africa meridionalis. Exempla duo quse supra descripsi, a Gel. C. J. Andersson capta et in spiritu vini condita, in Mus. Gothob. asservantur. 0. histrio N. niger, cephalothorace, pedibus et manibus fusco- testaceis, bis supra Isevibus, non reticulato-rugosis; caudse seg- mento 5° in margine superiore Icevi; dentibus pectinum circa 28. — Long, adulti ignota (exempli junioris 26 millim.). Speciei priori, 0. Anderssonii, affinis est bfec forma, sed non tantum co* lore alio, et pectinibus longis, angustis, latitudine aequali et dentilius circiter 28 preeditis diversus, verum etiam multis aliis notis (quarum nonnuUoe tamen ex statu nondum adulto exempli singuli a me visi pendere possint). Cepha- lothorax, segmenta caudalia l"» et 2™ cum ^'3 3" longitudine sequans, laevis est, non granulosus, et in margine antico cequalis, non crenulatus ; latus su- perius humeri a latere antico non serie squali granulorum dividitur, sed «•ranulis tantum paucioribus in margine rotundato; brachium costis secun- dnm longitudinem lateris posterioris caret, et manus supra laevis est, «qualis, non obsolete reticulato-rugosa ; segm. 5™ caiidce in marginibus supcrioribus rotundatis omni vestigio granulorum caret. In segniontis 4 antcrioribus caud» carinte dorsuales denticulos paucos ad apicem ostendunt; carinse laterales Iseves sunt, ut carinfe inferiores mediae, quse tamen in segmento 4» pauUo granulosfe evadunt. Carinae tres inferiores segmenti 5' sua quacque serie denticulorum evidentium praeditse sunt; interstitia inter eas granula bina trinave magna acuminata ostendunt. Praeterea tota cauda psene laevis est, modo omnium subtilissime coriacea, ut reliquum corporis supra. Vesica sen- sim in aculeum sat crassum transit. Mandibularum digitus mobilis dentes 4 triangulos acuminatos habet, 1™ et .3"* reliquis multo minores. Deus basai is digiti mobilis fere quadratus, apice late emarginatus, et ita in duos lobos acuminatos divisus, quorum posterior anteriore multo minor est. Manus palporum angusta, in latere interiore parum dilatata, et hic in mar» ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 243 gine postice modo arcuata, antice recta, supra satis fortiter transversira con- vexa, digitis brevibus, parum curvatis. Color. Niger, ceplialotliorace, pedibus et manibus fusco-testaceis, digitis basi fusco-testaceis, versus apicem nigro-fuscis, vesica nigra, olivaceum vel te- staceum colorem sentiens, aculeus rufo-fuscus; subter corpus fusco-testaceum est, segmentum ventrale ultimum tamen et segmenta caudoe 1"" — 5™ nigra; bracini apex subter modo, ut manus, fusco-testaceus. Proeterea 0. Anderssonii valde similis. • Mensurce (junioris vel pulii). — Lg. corp. 26, Ig. cephalotb. 4 ^/^ . Cauda 143/4: segm. VI lg. 3 1/2, (ves. 2, acuì. 1 ^/J. Palpi U ^j^: man. e. dig. 7 'Z^; man. lg. 4 ^/^ , lat. ej. max. 3 2/3 , min. 2 ^/^ ; man. post. lg. 3 ^g 5 dig. mob. 4, immob. 3 '/-i millim. lougus. Patria: Cafifraria. Specimen singulum corrugatum, evidenter non adultura, a Gel. J. A. Wahlberg captum possidet Mus. Holm. In spirita vini asservatum est. Obs. In genere Opistlioplitlialmo dens ultimus digiti mobilis man- dibularum non multo est elongatus, et cum apice digiti igitur fur- cam evidentem talem ut in Fandino, Faìamnceo, Opisthacantlio, Hormiiro, Ischnuro non format. Miceplionus et Heterometrus bac in re Opisthophthalmo magis similes sunt, ad quod genus 3Iìce- phonus transitum a Fandino et Faìamnceo format, ut Opistha- canthus transitum ostendit ab Hormuro et Ischnuro ad Falam- nceiim. Gen. OPISTHACANTHUS (Pet.). 0. VSliduS N. niger vel fuscus, vesica ferrugineo-testacea, seg- mentis ventralibus plerumque figura magna testacea, ferro equino sub-simili ornatis; cephalothorace subtilissime granuloso, longi- tudine segmenta duo prima caudse cum dimidio 3" fere acquanti; cauda cephalothorace psene 3 ^/s longiore, supra leviter canali- culata et inermi; brachio antice tuberculo sat liumili dentato munito ; manus crassa, supra crasse reticulato-rugosa, digito mo- bili manu postica panilo longiore; dentibus pectinum circiter 6. — Long, circa 70 millim. Var p, Capensis, vesica nigricanti, pallido-lineata, brachii la- 24.Ì T. THORELL, tere antico in protuberantiam sat fortem dentiformera producto. Prseterea ut in forma principali diximus. Forma pr incili. — Cephalothorax segmenta caudalia 1"' et 2'" cum dimidio 3'' longitudine fere «quans, antice late et sat profunde emarginatus, lobis fron- talibus apice rotundatis; postice levissime rotundatus, transversini satis con- vexus, a latere visus dorso ad maximam partem recto, modo antice versus mandibulas leviter arcuato-proclivi, tuberculo oculorum dorsualmm eminenti ; pone lobos frontales utrinque magis convexus et nitidus, dense et subtilis- sime impresso-punctatus, maculis paucis nitidissirais non punctatis; pneterea non tantum dense et subtiliter impresso-punctatus, veruni etianì granulis mi- nutis plus minus dense sparsus et riigosus ; impressiones laterales fortes ; ab impressione postica triangula, ceque circiter lata ac longa, postice losvi pro- currit sulcus inter oculos dorsuales ad marginem anticum, ubi furcatus est et aream sub-triangulam minutam antice rotundato-einarginatam includit. Ocuìi laterales lineam omnino rectam designant; sub-oequales sunt, spatiis sub-cequalibus, oculi diametro pauUo majoribus disjuncti ; intcrdum spatium inter oculum medium et posticum panilo majus videtur quam spatium inter anticum et medium. Segmenta abdominalia dorsualia subtilissime et densissime impresso-punc- tata, sub-rugosa; sex anteriora pone limbum anticum costam mediam longi- tudinalem Ineviorem, humilem sed evidentissimam, antice latam, posteriora versus angustatam habent, et utrinque apud eam, antice, impressionem obli- quam anteriora versus et foras directam, aliamque transversam ad latus u- trinque, qua definitur costa lata humilis transversa utrinque paullo ante mar- ginem posticum sita; segmentum ultimum, magis granuloso-rugosum, impres- siones duas longitudinales costam latam parum expressara includentes tantum ostendit. Segmenta ventralia nitidissima, subtilissime irapresso-punctata, im- pressionibus binis ordinariis, bis impressionibus in segmento ultimo (quod versus apicem evidentius punctatum et sub-rugulosum est, fovea rotundata ad ipsum apicem utrinque) longioribus, posteriora versus appropinquantibus, costis binis Isevibus humilibus limitatis. Caucla sat longa, gracilis, paullo tantum compressa, segm. 1" — 5° gradatim longioribus, subtiliter impresso-punctatis, granulis minutis priuscrtim supra et in lateribus versus apicem sparsis, carinis superioribus omnino carentibus, vestigiis modo, ad basin, carina^ lateralis superioris ; segm. 1'" — 4'" supra sulco levissimo at distincto exarata, 5™ transversc leviter rotundatum, apice pia- nura : subter omnia 5 segmenta evidenter carinata sunt, carinis in segmentis duobus anticis Icevibus, in 4° et 5° exprcsse granulosis, granulis in segm. 5" acuminatis et quse potius dentes vocari possint. Vesica anguste ovata, com- pressa, supra ad longitudinem leviter convexa et sub-sulcata; aculeus non ita lirevis. sat fortitor curvatus. KTUDES SCORPIOLOGIQUES. 245 Palpi non deplanati; liumerus tantum supra fere planus, impressione ma- gna parum profunda ad ipsam basin, et granulia parvis, antice panilo majo- ribus, sparsus ; latus ejus anticum inasquale eodem fere modo at minus dense et paullo fortius granulosum est, et supra et subter serie granulorum limi- tatum; latus posticum supra ejusmodi serie limitatur, et mox sub ea, versus apicem, seriem alteram abbre\àatam liabet ; latus inferius nitidum versus ba- sin costa forti ina3quali, vix vero evidenter granulosa, a latere posteriore li- mitatur. Bracini latus anticum planum, fere lasve, nitidissimum, tuberculo humili, dentibus duobus parvis plerumque armato, versus basin, supra, mu- nitum; costa qua hoc latus infra limitatur dentibus parvis armata, costa su- perior inagqualis tantum. Latus supero-posterius convexum, impressione forti curvata prope apicem, costa longitudinali inaequali forti secundum medium, ante liane costam crasse reticulato-rugosum, pone eam sat crasse granuloso- rugosum, granulis seriem longitudinalem satis distinctam formantibus : costa, qua a latere inferiore sub-piano, nitido, levissime modo reticulato-rugoso li- mitatur, Itievis est, non granulosa. Mamis lata et crassa, in latere interiore fortius, in exteriore levius arcuata, non ad basin oblique truncata, sed hic in- tus lobum latum rotundatum formans ; versus latus exterius costam longitu- dinalem fortem ostendit, qua limitatur latus manus exterius a latere supe- riore, cum quo angulum satis obtusum format ; latus superius leviter convexum crasse reticulato-rugosum est, liac reticulatione secundum medium minus forti ; inargo interior manus crasse granulosus vel sub-dentatus ; latus manus exte- rius granulis sat magnis obtusis dense obsitum, parum plus duplo et dimidio longius quam latius in medio. Latus inferius convexum, fere Iseve, costa crassa humili sub-granulosa, a basi intus oblique ad digitnm mobilem ducta : spatium intra hanc costam granulis parvis sat dense obsitum est. Digitus immobilis prope basin rotundato-emarginatus est, acies digiti mobilis lobum rotunda- tum format, qui hac emargiuatione excipitur. In junioribus lobus et emar- ginatio parum sunt expressi. Pectinum dentes plerumque 6, interdum 5 vel 7 esse videntur. Pedes omnium subtilissime et densissime punctulati, hic illic granulis mi- nutissimis sparsi; femora saltem 6 anteriora in margine inferiore subtiliter granulosa. Color. Cephalothorax niger, virescentem vel fuscuni colorem sentiens; palpi subter, digitis exceptis, clariores; manus intus ferrugineo-picea ; caudse segm. 6" ferrugineum, aculeo apice nigro ; pedes nigri quoque, tarsis testaceo- fuscis, subter (postice) cum coxis et laminis genitalibus obscure testaceo-fu- sci, plus minus nigro-maculati. Lobi labiales nigro-picei, pectines fusco-testacei. Abdomen subter nigricans ; segmenta ventralia 1" — 4™ plerumque vittis binis longitudinalibus testaceis antice incurvis et sub-unitis ornata sunt, aream ma- gnam postice apertam, sub-quadratam vel ferro equino similem includentibus ; in medio apice quoque plerumque testacea sunt. 240 T. THORELL, Variai pallidior, corpore supra, cauda et palpis nigro- vel ferrugiueo-fu- scis, horum costia nigris, corpore subter cum pedibus testaceo-fusco, segmenti» ventralibus sub-unicoloribus. Mensurce. — Lg. corp. 70; Ig. cephalotli. 11 '/.j, lat. 11 */^; lat. front. 7 \'^ • dist. oc. dors. a marg. ant. 5 '/j, a marg. post. 5 \/o. Cauda 37: segm. I lg. 4 + , lat. 3 1/2; V lg. 8 +, lat. 21/2+, alt. 3; VI lg. 8 Vo, lat. 2 ^/j, alt. 3 V2. Palpi 38: hum. lg. 9, lat. 4 Vo; brach. lg. 9 V2, lat. 4 i/^; man. e. dig. 19 V2; man. lg. 13, lat. max. 8 \/^, lat. min. 7 ^2» alt. 5 'Z^; man. post. lg. 10 3/^; dig. mob. 12, immob. 8. Ped. I 19 V4, H 21 '/,, III 25 ^l^, IV 28 Vj • Pectinum latera 4 — , 2 V-, 2; dentes 1 millim. longi. In exemplis ex Gap. Bonae Spei (parvis, non adultis) vesica nigricans est, supra fusco-testacea et vittis 4 fusco-testaceis ornata; in bis exemplis tuber- culum in latere antico brachii fortius et dentiforme est ; corpus cum pedibus supra densissime et subtilissime granulosum, minus evidenter impresso-punc- tatum ; cauda granulis minutis densis magis scabra quam in forma principali, cum qua ad colorem ceteraque praeterea omnino convenire videtur liaec va- rietas, quam Var. Capensem appellavi. Mensurce (exempli junioris) Var. /3, Capensis. — Lg. corp. 69; lg. cepha- loth. 10 1/2, lat. ej. 10. Cauda 31 V,: segm. V lg. 7, lat. 2 1/0, alt. 2 2/^; VI lg. 7, lat. 2 ^u, alt. 3 Ve- Palpi 34 V^: hum. lg. 8, lat. 4; brach. lg. 8 V^, lat. 4 (lat. cum protub. 5 — ); man. e. dig. 16 ^/^ ; man. lg. 11, lat. max. 8, min. 6 V»> alt. 6; man. post. lg. 9; dig. mob. 9 2/3, immob. 6 '/j millim. Patria: Africa meridionalis. Exempla nonnulla in spirita vini asservata, ex Mus. Holm. mecum communicata vidi, quorum alia (forinse princip.) in Cafifraria a Gel. J. A. Wahlberg, alia (Var. §) ad Caput Bonsa Spei a Gel. J. Victokin inventa sunt. 0. validus haud dubie valde affinis est Ischnuro aspro Pet. (Ueb. eine neue Eintheil. d. Skorp., 1. e., p. 513). J. asper in pectinibus 8 — 9 dentes habet, et emarginatione et lobo basali- bus in digitis palporura caret: saltem nullam eorum mentionem ncque in mare neque in femina fecit Gel. Peters. 0. Kinbergil n. nigro-fuscus, subter pallidior, abdomine sub- fusco, pedibus obscure fuscis, vesica pallido-lineata; cephalotbo- race satis subtiliter granuloso, longitudine segmenta tria anteriora caudaì conjunctira pasne acquanti; segmentis abdominalibus postico sub-granulosis; cauda cepbalothorace circiter 2 3/4 longiore, su- pra canaliculata et inermi; brachio protuberantia sat forti den- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 247 tiformi antice munito, raanu oblonga, supra et subter sat crasse granuloso-rugosa, digito mobili manum posticam longitudine se- quanti; dentibus pectinum circiter 11. — Long, circa 60 millim. Var. P, Icevicauda, cephalothorace subtilissime granuloso, seg- mentis abdominis postice rugulosis, dentibus pectinum 4 — 9. Praì- terea ut in diagnosi formse principalis dictum est. Forma princip. — Cephàlotliorax seque piene longus atque segmenta caudas tria prima conjunctim, antice profunde et late rotur dato-emarginatus, lobia frontalibus rotundatis, postice truncatus ; transversim satis convexus, a latere visus dorso recto omnino, tuberculo modo oculorum dorsualium eminenti, opacus (maculis tamen nitidis), granulis minoribus sat dense obsitus; impres- sio media postica triangula, ìsevis, pauUo longior quam latior; sulcus sat te- nuis inter oculos ab ea anteriora versus procurrens ad ipsum marginem bre- vissime bifurcatus est, hic non triangulum evidentem sed lunulam potius li- mitans. Oculus lateralis posticus reliquis duobus panilo minor est et ab oculo medio intervallo pauUo minore remotus quum quo distat ille ab antico ; paullo longius quoque a margine laterali cephalothoracis remotus est oculus posticus quam sunt duo anteriores. Segmenta ahdominaìia dorsiialia 2™ — 5™ subtiliter granuloso-rugosa; pone limbum anticum costam mediam bene expressam laevem habent, et utrinque ad eam vestigia fovearum binarum levissimarum, anterioris majoris; versus marginem utrinque foveam magnam sub-transversam parum profundam ostendunt quoque ; segmentum ultimum versus latera subtiliter granuloso- rugosura est, elevatione Isevi, parum distincta, posteriora versus sensim angu- stata secundum medium prasditum. Segmenta ventralia nitida, non rugosa, impressionibus binis longitudinalibus munita, ultimum prseterea fovea magna parum profunda opaca ad apicem utrinque. Cauda non ita gracilis, pilosa, teretiuscula, paullo tantum compressa; seg- menta l"' — 5™ sensim paullo longiora, supra canaliculata , granulis parvis paucis munita, non vero carinata, carinse laterales superiores granulis paucis parvis bic iUic tantum indicatae ; carinse inferiores omnes, excepto in segm. 5°, sat evidentes, in segmentis 1" et 2° laeves, in 3° et 4° parum eviden- ter granulatae, in 5°, ubi parum distinctaa sunt, denticulatfe, denticulis series parum ordinatas formantibus. Vesica anguste ovata, compressa; aculeus brevis. Sumerus antice rectus, postice leviter arcuatus, supra planus, opacus, gra- nulis omnium minutissimis et, ad basin et ad latera anterius, granulis paucis paullo majoribus quoque sparsus; subter Ieevìs, nitidus; latus ejus anticum planum, supra et subter serie granulorum parvo rum definitum et pr aeterea granulis ad partem minutis ad partem sat magnis sparsum; latus posticum angustum ordinibus quoque granulorum duobus parallelis limitatum. Brachium 248 T. THORELL, antice in procursum fortem dentiformem apice dentatum productum; latus anticum granulis parvis sparsum, subter et supra serie dentium vel granulo- rum iaaequalium limitaturn ; suora et postice satis convexum est brachium, evidenter granuloso-rugosuiu, prresertim postice, impressione forti sub-lunata prope apicem; subter uitidus, obsoletissime sub-reticulato-rugosus. Manu'i ob- longa, basi oblique sub-truncata, versus digitos pauUo angustata, in lateribus leviter et satis Eequaliter arcuata, carina longitudinali parum elevata, munita qua latus superius a latere exteriore limitatur, hoc latere cum ilio angulum valde obtusum formanti et non adeo ab eo distincto, ut manus prismatica vocari possit; latus superius sub-planum, levissime modo convexum; latus vero exterius et ad longitudinem et transverse convexum, triplo longius quam latius in medio, dense et crasse granulosum ; latus superius quoque sat crasse rugoso-granulosum, sed magis nitidum, granulis humilioribus, magis intus se- riem longitudinalem sat evidentem formantibus; margo manus interior sat crassus, granulis magnis acuminatis scal)er. Subter manus nitida est, levissi- me reticulato-rugosa, impressione sat forti sub-cuneata ad basin ; series gra- nulorum a basi manus, intus, ad basin digiti mobilis oblique ducta intus a- ream oblongam sub-triangulam, quasi latus interius manus, definiti hvc area granulis rainutis est sparsa. Acies digitorum vestigia evidentissima dentium 5 ostendit, inter quos suì)tiliter crenulata est et versus basin digitorum levis- sime sinuata. Puncta ocelliformia 4 rhomboidem in digito immobili supra, versus basin ejus, formant. Pedes antice opaci, omnium subtilissime coriacei, maculis parvis nitidis lis- vibus, et granulis minutissirais hic illic sparsi; femora in margine inferiore evidenter granulosa. Dentes pectinum 11. Color. Ceplialothorax et palpi supra, ut cauda, nigro-fusci, digiti nigri; palpi proeterea subter ad maximam partem ferrugineo-fusci. Abdomen supra sub-luteo-fuscum, subter sordide testaceum: ante laminas genitales corpus subter pallide fuscum est. Pedes antice (supra) picei, postice (subter) palli- dius fusci, apice sub-testacei. Vesica dilutius nigro-fusca, lineis utrinque dua- bus sub-tcstaceis. Mandibulae luteae, apice et digitis nigro-fuscis, bis apice sub-ferrugineis. Mensurce. — Lg. corp. GO; Ig. cephaloth. 10, lat. ej. 10, lat. front. G ^j^ ; dist. oc. dors. a marg. ant. 4 '/j , a marg. post. 4 '/j . Cauda 27 '/^ = segm. I lg. 3, lat. 3; V lg. 5 ^U , lat. 2 -f, alt. 2 i,V, VI lg. 6 V2 , lat. 2 +, alt. 2 '/^ . Palpi 37 : hum. lg. 8^/2, lat. 3 ^j./, brach. lg. 8^/2, lat. 4 (ante procursum; cum co 5); man. e. dig. 18 ^'3; man. lg. 12, lat. max. 7^^, lat. min. 6;/ man. post, lg. 10 ; dig. mob. 10, immob. 7. Pcd. I 18 i/^, II 21, III 24'/,, IV 26 '/a- Pectinum latera 4, 2^j^, 2 ^3 ; dentes circa 1 millim. longi. In Mus. Gothob. 4 exempla in spiritu vini condita asservantur, quorum patria ignota est, et quae ad 0. Kinbergii prope accedunt, forsitan non nisi ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 249 varietas ejus putanda. A forma principali hfec varietas, quam nomine Var. P, Icevicaudce, notatam volumus, bis rebus differre videtur: 1°. Cephalotho- rax magis subtiliter (oculo arte non adjuto vix visibiliter) granulosus est. 2°. Segmenta abdominalia dorsualia postice subtiliter rugulosa sunt, sed non granuloso-rugosa. 3°. Cauda magis est laevis: omni vestigio carinarum late- ralium superiorum caret, neque in latere inferiore carinas evidentes habet; segm. 5"" ne minimum quidem vestigium earum ostendit, et granula parva sine ordine in latere ejus inferiore sparsa sunt. 4°. Segmentum 5" caudae panilo longius est quam in forma principali, panilo plus triplo longius quam latius. 5". Vesica pauUo evidentius segmento 5° latior est quam in forma princip. 6*. Dentes pectinum pauciores sunt, in duo])us exemplis 4, in tertio 6, • in quarto (verisimiliter masculo) 9. 7°. Color obscurior est : cephalothorax, cauda et palpi paene nigri, colorem fuscum vel viridi-caeruleum sentientes, abdomen clarius vel obscurius fuscum vel nigro-fuscum, pedes supra paene nigri, tarsis fuscis; latus inferius fusco-testaceum. In exemplis duobus cauda cephalothorace evidenter plus 2 ^/^ longior est. Preeterea omnibus numeris cum forma principali convenire videtur. Mensurce Var. /S, Icevicaudce (exempli maximi, haud dubie feminei). — Lg. corp. 66; lg. cephaloth. 10 i/^, lat. ej. 10 ^,'2, lat. front. 7; dist. oc. dors. a marg. ant. 4^/3, a marg. post. 5. Cauda 29^2: segm. I lg. 3 ^/j , lat. 8^5; V lg. 6 3/^, lat. 2 4-, alt. 2 1/2; VI lg. 7 1/4, lat. 2 1/3, alt. 2 2/3. Palpi 38: bum. lg. 9, lat. 3 ^/^ ; braoh. lg. 9, lat. 4 ^/g (ante procursum ; cum hoc 5 ^j^ ; man. e. dig. 19 ^Z^; man. lg. 12^/^, lat. max. 7 "^/^ , min. 6; man. post. lg. 11; dig. mob. 11, immob. 8. Ped. I 17, II 21, III 231/2, IV 25 ^\^. Pecti- num latera 3, 1^/4, 1 '/a millim. (^ ? Lg. corp. 48 *;2, cephaloth. 9 +5 cauda 25milLim ; palpi 32: man. e. dig. 16^/2, man. lg. 10 1/2, lat, max. 7, min. 5 ^'j; man. post. lg. 9 ; dig. mob. 9, immob. 6 1/2 millim. Patria formae princip. : Ins. S. Josephi Americse (in Sinu Pa- nama maris Pacifici). Exempla duo, verisimiliter feminea, ibi in- verni Gel. Prof. J. H. G. Kinberg, quse in spiritu vini condita te- net Mus, Holm. — Patria varietatis (3, ut jam dixi, ignota est. Gen. HORMURUS Thor. H. caudicula (L. Koch) nigro-fuscus, subter pallidior, abdo- mine sub-fusco, pedibus et vesica luteo-fuscis ; cephalothorace 250 T. THORELL, subtilissime granuloso, segmenta tria prima caudae conjiinctim longitudine requanti, cauda ceplialotborace circa 2 ^/s longiore, in medio panilo altiore quam latiore. supra canaliculata et iner- mi; bracino antica protuberantia forti dentiformi instructo; manu sub-prismatica, oblonga, supra subtiliter rugosa, digito mobili breviore quam est manus postica; dentibus pectinum 6 vel 7. — Long. 45 — 60 millim. Syn. : ? 1844. Scorpio (Isclmurus) Waigiensis Gerv., Rem. sur. la fam. d Scorp., loc. cit., pag. 237, PI. XII, figg, 45, 46. 1867. Isclmurus caudicula L. Kocn, Beschr. neuer Arachn. u. My riap., in Verhandl. d. zool.-bot. Ges in Wien, XVII (1867), p. 237 (65). 1876. Hortnurus „ Tuou., On the Classific. of Scorp., loc cit., p. 14. FemincB descriptionem optimam Gel. L. Koch loc. cit. dedit : forma, quam marem ejus esse duco, vix nisi palpis lougioribus et digitorum forma alia ab ea differt. Quum in J acies digiti mobilis palporum versus basin leviter modo et sequaliter arcuato-concava sit, et acies digiti immobilis ibidem leviter arcua- to-convexa, in o" contra acies digiti mobilis primum, ad ipsam basin, rotun- dato-emarginata est, et tum lo])um fortiter rotundatum format: digiti vero immobilis acies lobum rotundatum ad ipsam basin ostendit et mox ante eum emarginationem ; quum manus clausa est, digiti inter se aperturam angustam fere r^- formem relinquunt. In J palpi cephalothorace vix vel non 4:plo longiores sunt, in q» vero eo 4 ^j^ longiores ; bumerus in J paene 2 '/j lou- gior est quam latior, in o» poene 3 '/g longior quam latior; cepbalothorax in 2 Immerum longitudine saltem iequat, iu rf» cepbalothorax humero bre- vior est, cet. MensurcB. — (j*. Lg. corp. 47 ; Ig. cephaloth. 7 ^\^ , lat. ej. 7 ^'j , lat. front. 4^/2; dist. oc. dors. a marg. ant. 3^/2, a marg. post. 3^/4. Cauda 19 ^'2- segm. I lg. 2 4-, lat. 2; V lg. 4V4, lat. 1 V2 ; VI lg. 4, lat. 1 2/3 , alt. psene 1 -/j . Palpi 33 : bum. lg. 8 ^'2 , lat. 3 ; brach. lg. 8, lat. 8 ^2 (panilo ante procursum, cum hoc procursu paene 4) ; man. e. dig. 14 ^l^ ; man. lg. 10, lat. max. 4 •'/j , min. 4 '/a ? alt. max. 3 ; man. post. lg. 9 '/j ; dig. mob. 7 ^l^ , immob. 5 ^/g millim. ^. Lg. corp. 60; lg. cephaloth. 9, lat. ej. 9, lat. front. 5; dist. oc. dors. a marg. ant. 3^/4, a marg. post. 4. Cauda 24: segm. ej. I lg. 2 ','4, lat. 2 ^Z^; segm. V lg. 5 +, lat. l'/s; VI lg. S»/^, lat. 1 V4, alt. 2. Palpi 35: bum. lg. 8^/2, lat. 3 '/gì brach. lg. 8 ^j^, lat. 3 ^/j (ante procursum ; cum procursu 4^/j); man. e. dig. 17; man. lg. pa^ne 12, lat. max. 7 '/j ; min. 5 Va) i^an. ÉTUDES SCOKPIOLOGIQUES. 251 post. Ig. 10 1/4; dig. mob. 8^/4, immob. 6. Ped. I 15 i/^, II 16 ^j^, III 20, IV 21^/4. Pectinum latera 3, 2, 2; dentes circa ^/o millim. longi. Patria: Nova Hollandia. Exempla nonnulla siccata, quorum unum masculum est, et duas feminas in spiritu vini asservatas {" Ischnurus caudiciiìa L. Koch, Brisbane, Mus. Godefr. „ signa- tas) ex Museo Holmiensi mecum communicata examinavi. Marem H. caudiculce eandem esse formam atque Scorp. (Isch- nuruni) Waigiensem Gerv. certo credidissem, nisi in hac specie manus cum digitis, cum cauda comparata, longior videretur quam in H. caudicula d": in eo enim longitudo manus cum di- gitis ad longitudinem cauda? ut 3 ad 4 est, in H. Waìgiensi, se- cundum mensuras a Gel. Gervais datas(19 millim., 23 millim.), ut 5 ad 6. Nomen L. Kochii igitur prseferre prò tempore satius 7Ìsum est. H. Austpalasiae (Fabr.) supra pallide fuscus, cauda nigro-fu- sca, in lateribus testaceo-maculata, vesica testacea, palpis fer- rugineo-fuscis, pedibus obscure testaceo-fuscis ; cephalothorace subtiliter impresso-punctato, segmenta tria prima caudse conjunc- tim longitudine segnanti; cauda cephalothorace circiter 2 Ys lon- giore, panilo altiere quam latiore, supra non evidenter canali- culata, in apice segmentorum 3'' et 4' utrinque dente parvo instructa; brachio antico protuberantia forti dentiformi munito, manu sub-primatica, oblonga, subtiliter rugulosa, digito mobili manu postica multo breviore; dentibus pectinum 5 vel 6. — Long, circa 30 millim. Syn. : 1775. Scorpio Australasice Fabk., Syst. Ent., p. 399. ? 1838. Ischnurus Australasice C. L. Koch, Die Araclin., IV, p. 71, Tab. CXXVIII, fig. 294. Cephahthorax seque longus atque segmenta tria prima caudse conjunctim, antice late sed non profunde emarginatus, fundo emarginationis in medio, quum desuperne inspicitur ceplialotliorax, sub-recto, vel potius tuberculum parvum formanti; sub-planus, dorso a latere viso supra recto omnino, modo tuberculo oculorum dorsualium eminenti; nitidus, sat dense et subtiliter im- presso-punctatus, impressione postica media triangula Isevi (non impresso- 252 T. THORELL, punctata); sulcus medius longitudinalis iiiter oculos dorsuales (arcubus pu- praciliaribus careates) procurrens antice furcatus, triangulum parvum ad marginem anticum definiens. Ocnìi laterales multo minores quam oculi dor- suales, ad ipsum marginem cephalothoracis siti, inter se contingentes ; oculus medius reliquis duobus paullo major videtur. Segmenta ahdominalia dorsuaìia nitida, impresso-punctata, costa media hu- mili sat lata pone limbum latum anticum segmentorum 3" — 6', et imprcssio- nibus binis transversis utrinque ad hanc costam munita, anteriore majore sub- procurva, posteriore minore sub-obliqua. Segmenta ventralia nitidissima, im- pressionibus ordinariis binis parallelis ; segmentum ultimum subtilissirae, at evidentius quam segmenta anteriora impresso-punctatum. Cauda brevis, angusta, leviter compressa ; segmenta 2™ et 3™ pra3sertim evidenter altiera quam latiora, seque fere longa, paullo longiora quam segni. 1™; segm. 1"" — 5"" nitida, impresso-punctata, supra non evidenter canalicu- lata, carinis dorsualibus et lateralibus superioribus omnino carentia, segni. tamen 3™ et 4™ dentibus parvis 1 —2 apice utrinque, supra, munita ; carinte inferiores evidentes : in segm. 1° medise earum unum alterumve dentem par- vum versus apicem ostendunt, in segm. 2" lia9 carinse dentibus paucis forti- bus retroversis armatse sunt, et carinte inferiores laterales quoque dcnticulat;e ; in segm. ù° et 4° carinse non evidenter granulosse vel dentata) sunt, modo paullo inaequales; segm. 5™ tres ordines denticulorum sat magnorum subter habet, mediam abbreviatam. Vesica anguste ovata; aculeus brevis. Mandibularum digitus mobilis praeter dentem magnuni, qui cum apice fur- cam format, dentibus duobus parvis tantum munitus est. Dens basalis digiti immobilis plerumque bicuspis, interdum triangulus, cuspide unica. Palpi valde deplanati, nitidi, subter sat dense impresso-punctati ; hiimerus antice psene rectus, postice leviter arcuatus, supra planus, impresso-punctatus, impressione longitudinali ad basin antice; latus anticum humeri subtiliter punctato-rugosum, grano singulo majore munitum, su^^ra et subter serie densa dentium parvorum limitatum ; latus posticum paullo inacquale, serie granu- lorum parvorum supra et subter limitatum. Bracliium supra levissime con- vexum, impresso-punctatum et sub-rugosum, impressione profunda recurva ad apicem extus, postice leviter arcuato-convexum ; latere antico paullo pone medium in procursum fortem dentiformem, apice dentibus 2 vel 3 instruc- tum producto, supra et subter costa sub-dentata limitato, excepto ad basin, ubi hae costse Iseves sunt; latere postico costa levi inaequali vel sub-granu- losa supra et subter limitato. Manus multo longior quam latior, basi oblique truncata, extus et intus ad longitudincm leviter arcuato-rotundata, supra fere plana, subtiliter sed fortius quam reliquum palpi rugulosa et impresso- punctata; latus ejus exterius, quod circiter 4:plo longius est quam latius, sub-planum (at ad longitudincm arcuatum) et crassius granuloso-rugosum, cum latere superiore angulum fere rectum, parum obtusum format; margi- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 253 nes ejus superior et inferior serie granulorum densa occupantur, et vestigia carin93 longitudinalis secundura medium ostendit. Subter manus fere plana est, serie granulorum recta a basi intus oblique ad basin digiti mobilis ducta et latus interius manus limitanti ; hoc latus versus digitos sensim paullo dilata- tum est, plus triplo longius quam latius in medio, granuloso-rugosum, margine sat evidenti et granuloso a latere superiore manus distinctum. Digiti breves, leviter incm'vi ; digitus mobilis magis sub digito immobili quam extra eum positus. Pedes valde compressi, tibiis sub-dilatatis, femoribus subter subtiliter gra- nulosi?, tibiis, saltem posterioribus, apice subter panile granulosis quoque. Color. Cephalothorax et abdoraen supra pallide sub-cinereo- vel testaceo-fu- sca, cauda nigro-fusca, in lateribus testaceo-maculata ; vesica testacea. Man- dibulse dilute, digiti earum saturatius ferrugineo-fusci. Palj)i ferrugineo-fusci (huraeri latus anticum nigricans), costis marginalibus nigricantibus ; manus extus obscurior, subter paullo pallidior quam supra, digitis nigris, apice sub- ferrugineis. Pedes obscure testaceo-tusci, tarsis clarioribus. Corpus subter sor- dide fusco-testaceum, pectines et laminte genitales pallide fusco-testacei. MensurcB. — Lg. corp. 30 ; Ig. cephalotli. 4^/3 — , lat. ej. 4 ^'2 — , lat. front. 2^/2 -f-; dist. oc. dors. a marg. ant. 1 ^l^, a marg. post. 2^*2 — ^ Cauda 10 ^/^r segm. I lg. 1 ^.2 — , lat. 1, alt. 1 +; Vlg. 2, lat. vix 1, alt. 1; YI lg. 21/6 (ves. l^/g, acuì. ^/J, lat. paene 1, alt. vix 1. Palpi 16: hum. lg. 3 \i2 — , lat. 1 ^/^ ; bracb. lg. 3 ^'2 , lat. 2 + (cum protuberantia 2 ^'Q ; man. e. dig. 7-/3; man. lg. 5^2» lat. max. 3*/,, min. 2; man. post. .5 — ; dig. mob. 3 1/2, immob. 2 '/a. Ped. I 7, II 8, III 10 i/,, IV 11. Pectinum latera 1^/2, 1^5» 1; dentes circa ^/o millim. longi. Patria: Australia; India orientalis. Sat multa exempla hujus speciei ex insula Tahiti in Mus. Holm. asservantur; duo ibidem adsunt quse " Isclmurus complanatus C. Koch, Upolu, Mus. Go- defr. „ signata sunt; unum, verisirailiter hujus speciei, ex Sin- gapore esse dicitur. Omnia in spiritu vini condita. Species jam descripta sine omni dubio verus est Scorpio AustralasicB Fabr., " pectinibus 6 dentatis, manibus laevibus. Ha- bitat in insulis Oceani Pacifici. Parvus depressus, supra fu- scus, caudse ultimo articulo pallido. Subtus et pedes pallidiores „. Isclmurus Australasice C. L. Koch verisimiliter eadem est species, quamquam dentes 7 in pectinibus habere dicitur: Gel. Gervais * tamen Kochii speciem a Fabricii diversam esse credit. » H. N. d. Ins. Apt., Ili, p. 69. 254 T. THORELL, Hsec species simillima est Ischi, complanato C. L. Kocii * (ciijus tria exempla siccata, in Miis. Ilolm. asservata vidi), sed differt cephalotliorace breviore quam est manus latus posticum et tria segmenta caudre prima conjuncta longitudine acquanti, pectinum dentibiis quinis senisve tantum, et colore, ut videtur, pallidiore. In Hormuro (Ischn.) complanato (C. L. Koch) color corporis magis nigro-fuscus est, et dentes pectinum 7 ; cephalothorax lon- gitudine latus manus posticum a^quat et evidenter longior est quam tria segmenta anteriora cauda?. Scoi'pio Austràlasice Herbst (1. e, p. 57, Tab. VI, fìg. l)alia species, mihi ignota, est, ad genus Broteam verisimiliter refe- renda. Gen. ISCHNURUS (C. L. Koch). I. tSBniUPUS N, sub-fuscus, cephalothorace in lateribus antice et cauda obscurioribus, palpis sub-ferrugineis, costis, granulis et digitis nigris, corpore subter et pedibus fusco-testaceis ; cepha- lothorace antice late sed levissime emarginato, subtilissime co- riaceo, longitudine segmenta 1'" et 2'" caudaì conjunctim non sequanti: cauda cephalothorace saltem 3 */2 longiore, segmento 1° latiore quam altiore, segmento 3° 2 */2 longiore quam latiore postice; palpis valde deplanatis, manu piene duplo longiore quam latiore, sub-prismatica, plana, supra ad latera rugosa; digito mobili manu postica breviore, lobo rotundato ad basin munito; denti- bus pectinum circa 15. — Long, circiter 123 Va millim. Var. [j, pJiyllodes^ nigro-fuscus totus, trunco, pedibus et palpis subter pallidioribus, testaceo-fuscis, digitis ad maximam partem nigris; cephalothorace segmentum cauda) 1'" cum dimidio 2.' lon- gitudine sequanti, cauda cephalothorace circiter quadruplo lon- giore, segmento 1°, ut reliquis, fortiter compresso, altiore quam latiore, segmento 3° fere 3 ^/z longiore quam latiore postice ; manibus supra, ad latera pra3sertim, subtilissime rugulosa ; den- « Die Arachn., IV, p. 73, Tab. CXXVIII, fig. 295. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 255 tibus pectinum circa 14; praeterea ut in forma principali dixi- mus. — Long, circa 113 millim. Forma princip. — Cephalothorax valde deplanatus, antice latissime sed levissime eraarginatus, postioe leviter rotundatus ; impressio ejus media pò» stica formam liabet sulci brevis, crassi, qui versus apioes et medium angu- status est et costa brevi obliqua angusta utrinque ab extremitatibus posticis impressionum lateralium posticarum dividitur; ab impressione media postica eulcus inter arcus supraciliares (paene laeves) oculorum dorsualium ad mar- ginem cephalothoracis anticum ductus est, antice in formam furcse divisus ; omnium subtilissime (oculo arte non munito vix visibiliter) coriaceus est cephalothorax, versus latera antice et in area oblonga antice acuminata, quse ante oculos dorsuales sita est et ad triangulum frontalem pertinet, paullo crassius, attamen subtilissime, granulosus. OcuU laterales seriem omnino rec- tam ad ipsum marginem cephalothoracis formant, et paene magnitudine se- quali sunt, anticus tamea reliquis fortasse paullo minor; spatium inter ocu- los anticum et medium minimum, vix uUum dicendum, inter medium et posticum paullulo majus. Segmenta abdominalia dorsualia nitida, impressionibus parvis punctisque paullo inaequalia, elevatione media longitudinali humili sat lata prjedita et impressione rotundata ad utrumque latus ejus antice, mox pone limbum la- tum anticum, sita ; vestigia impressionis ejusmodi etiam prope marginem po- sticum utrinque ad elevationem illam ostendunt, ut et vestigia impressionis utrinque prope marginem lateraleih. Segmentum ultimum elevatione illa et impressionibus majoribus caret; limbus anticus ejus foveas duas parvas ver- sus medium, ad marginem posticum emarginatum, ostendit ; margines seg- menti laterales postice et infra fortiter prominentes sunt. Segmenta ventralia laevia, nitida, impressionibus binis longitudinalibus ordinariis; segmentum ul- timum, praeter puncta nonnulla impressa rara , ad apicem foveas duas magnas valde profundas habet, antice oblique truncatas, postice rotundatas, inter- vallo disjunctas quod latitudine fovearum vix majus est. Cauda longa, valde compressa et angusta, fortiter pilosa, prsesertira subter segm. 2™ pasne dimidio longius quam 1", parum longius quam 3™ ; 4™ seque longura ac 5". Segm. 1™ segmentis sequentibus non parum latius est, latius quam altius, versus basin angustatum, impressione longitudinali levissima su- pra; segmenta sequentia fortiter compressa, canalicula angusta levi supra; segm. 5"" versus apicem sensim paullo latius, segm. 1™— 3™ (quod reliquis altius est, postice 4 millim. altum) a basi versus apicem sensim paullo al- tiera; segm. 4"* altitudine aequah est, 5™ versus apicem paullo humilius; latera canaliculse segmentorum 2' — 4' in margine superiore (carina dorsuali humiU) subtiliter denticulata sunt, dente ultimo rehquis majore ; in segm. 5° hi dentes quam in reliquis segmentis paullo majores sunt. Segm. 1" tantum 256 T. THORELL, ad basin vestigia carinarum >dorsualium hevium habet, sed carinas laterales superiores in eo evidentes sunt, paene lajvos: lire carinfe vero in segmentis sequentibus desunt, et serie pilorum gracilium modo repriBsentantur. In scgm. 1° carinse 4 inferiores manifestie sunt, psene laeves; etiam in segmentis tri- bus sequentibus visibiles sunt, et granulis munit:x?, quae in segni. 2° nonpa- rura fortiores sunt quam in duobus sequentibus (carinis inferioribus mediis tamen parum separati^, et ordinibus granulorum earum satis confusis) ; segm. 5" tres carinas inferiores bene expressas habet, sua quamque serie denticu- lorum sat fòrtium raunitas. In lateribus segm. 1'" — 5'" omnium subtilissime (oculo arte non adjuto non visibiliter) coriacea sunt. Vesica angusto ovata, supra p;ene plana; aculeus brevis, sat ;tìqualiter et fortiter curvatus. Deus basabs digiti immobilis mandibularum bicuspis. Palpi valde pilosi, depressi, supra plani, bumero immo supra sub-excavato, brachio contra levissime convexo; latus posticum quum humeri tum brachii angustum, leviter arcuatum, panilo granulosum et a latere inferiore omnium subtilissime coriaceo serie granulorum satis crassorum divisum. Latus anti- cum humeri rectangulum, supra et subter serie densa granulorum crassorum nigrorum limitatum et granulis paucis crassioribus multisque subtilissimis conspersum ; latus ejus superius omnium subtilissime granulosum, postica gra- nulis panilo minoribus, quam quibus definitur margo anterior, limitatum; la- tus posticum ad limitem lateris infcrioris satis inordinate granulosum. Brd- chìum prope basin in protuberantiam fortissimam, latam, anteriora versus arcuatam (saltem 4 millim. latam) productum; est latus brachii anticum sub-planum, et leviter excavatum supra et infra granulis crassis humili- bus limitatur, quae in apice protuberantise illius in dentes duos vcl tres acuminatos transeunt; pone protuberantiam hoec granula magis confluentia sunt, costam humilem hic illic abruptam formantia. Manus longior, valde depressa, digitis brevibus, et extus et in margine interiore leviter modo arcuato-rotundata, versus digitos panilo angustior; latus ejus supeiius levis- sime convexum, pnene planum est, secundum medium subtilissime granulo- sum, versus latcra panilo crassius sed subtiliter reticulato-granulosum, et extus et intus serie densa granulorum limitatum, quge in margine exterioro cras- siora sunt quam in margine interiore rotundato: hic margo infra granulis iniyqualibus ad parteni sat magnis et acuminatis sparsus ; latus exterius (ma- nus aversa) angulum piBne rectum cum lateribus superiore et inferiore format, et subtilissime granulosum est, saltem 5:plo longius quam latius ad apicera, infra serie ejusmodi granulorum atque supra limitatum. Manus latus inferius subtilissime coriaccum, serie duplici punctorum imiiressorum ocelliformium ad marginem externum instructum : sulcos duos liijvissimos latos secundum medium ostcndit, quorum in fundo subtiliter areolato-rugosum est; versus marginem interiorem alium marginem serie denticulorum sat crassorum mu- nitum ostendit: area inter hunc marginem et verum marginem interiorem. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 257 quse area angulum obtusum cum reliquo latere manus inferiore format et latus manus interius vel anticum appellari posset, versus digitos sensim la- tior evadit, et ibi paene duplo latior est quam ad basin manus, circiter qua- druplo longior quam latior in medio. Bigitus mobilis lobum crassum rotun- datum prope basin liabet, digitus immobilis emarginationem prò eo ad ipsara basin; acies i^reterea dentibus crassioribus omnino caret, subtilissime modo crenulata. Tedes valde compressi, omnium subtilissim.e (oculo arte non munito vix manifeste) granulis minutis coriacei ; femora omnia in margine inferiore serie duplici denticulorum parvorum munita, tria paria anteriora in latere supe- riore granulosa; tibise subter panilo et subtiliter granulosa sunt. Pectinmn dentes 15. Color. Cepbalotborax testaceo-fuscus, versus latera antice nigro-fuscus. Ab- domen fusco-testaceum, cauda nigro-fusca, vesicse lateribus testaceis. Subter truncus, ut pedes, fusco-testaceus est, lobis labialibus nigro-fuscis. ]\Iandi- bulae olivaceo-testaceae, digiti earum nigricantes, apice ferrugineo-fusci. Palpi ferrugineo-fusci, latere antico bumeri nigricanti et omnibus costis et granulis crassioribus, ut et digitis, nigris, ad partem colorem viridem vel olivaceum sentientibus. MensurcB. — Lg. corp. 123^2; Ig- cepbalotb. 16^/4, lat. ej. 17, lat. front. 9 1/2 ; lg. trianguli frontalis 2, lat. ej. 1 1/2 ; dist. oc. dors. a marg. ant. 8, a marg. post. 7 ^2 • Cauda 61: segni. I lg. T^j.^, lat. o^l^, alt. 3; V lg. 12^'^, lat. (in medio) 2, alt. 3; VI lg. 8 ^/^ (ves. 6, acuì. 2 +), lat. 8 ^u, alt. 3 1/4- Palpi 62: bum. lg. 16, lat. Q^l^; bracb. lg. 14 ^.j, lat. max. (cum. protub.) 9, lat. versus apicem 6; man. e. dig. 30 i/^; man. lg. 20 ^/g , lat. max. 11, min. 9, alt. 5 +; dig. mob. 15 1/2, immob. 10 1/2- -Ped. I 26, U 321/0, ni 36 1/2» IV 40 Va- Pectinum latera 7^/3, 6 V4, 2 1/5, dentes circa ^/^ millim. Exemplum aliud (siccatum) vidi, quod specimini jam descripto simillimum est, sed totum nigro-fuscum, et cauda aliter formata distinctum: segmentum enim caudìe 1™ valde est corapressum (etsi non adeo compressum atque seg- menta sequontia), pauUo altius quam latius, et canalicula angusta ejusmodi atque in segmentis sequentibus videmus supra instructum, iis parum latius ; segmenta 2™ et 3"^ modo parum altiora sunt postico quam antice; vesica a latere visa supra ad longitudinem leviter concava est, non, ut in forma prin- cipali, leviter convexa, paene recta. — Num alter sexus fornite supra ut " form. princ. „ descriptae est hic scorpio, quem nomine I. tceniuri, Var. /3, phyllodis notavimus ? MensurcB Var. /3, phyllodis. — Lg. corp. 113; lg. cepbalotb. 14 1/2 5 lat. ej. 15. Cauda 63: segm. I lg. 9 1/2, lat. 21/0, alt. 3; II lg. 11 V2, lat. 2 V3, alt. 31/2, ni lg. 11 1/2, lat. 2 1/3, alt. 31/3; iv lg. 13, lat. 2, alt. 2 1/2; V lg. 12 1/2, lat. 2 +, alt. 2 V^- VI lg. 8 (ves. 6, acuì. 3 V2), lat. 2 1/4, alt. 3. Palpi 571/2= bum. lg. 14 V2, lat. 5-/4; bracb. lg. 12, lat. 6 i/, (mox ante Voi. XIX. 17 258 T. THORELL, dentem) ; man. e. dig. 26 V2 ; man. \g. 18, lat. max. 8 '/, , min. 7 ; man aYersa3 Ig. 15 ; alt. manus 4 ^/^ ; dig. mob. 14, immob. 10 + millim. Patria fornire principalis: Africa meridionalis, ubi exemplum singulum invenit Gel. C. J. Andersson; hoc exempluni, in spirita vini conditum, in Mus. Gothob. asservatur. Ibi quoque exemplum siccatum Varietatis [3, quod saprà adumbravi, depositum est: patriam vero ejus ignoro. J. tceniuriis noster sine dubio Scorp. (Ischn.) trichiuro Gerv. ' valde affinis est, in quo tamen mentio nulla facta est lobi et emarginationis ad basin digitorum palporum;in I. trichiuro prse- terea manus " sub-cordiforme allongée „ esse dicitur, quod vix in nostrani speciem quadrat, cujas manus duplo longior est quam latior, modo parum versus digitos angustata, et extus et intus modo leviter arcuato-rotundata. Secundum figuras Gel. Gervaisii cauda in 1. trichiuro carinam evidentem secundum medium la- terum habere videtur, qua) in 1. tceniuro non adest; secundum figuras easdem caudse segm. 3" in I. trichiuro panilo longius est quam segm. 2"", in 1. taeniuro vero hoc segmento panilo brevius est. — /. mélampus C. L. KocH ^ a forma principali nostra) speciei non tantum colore obscuriore differt, sed etiam, ut a Var. phyllode^ si fides figurse Kocnii est habenda, digito mobili palporum manu aversa longiore; cauda ejus tamen eandem for- mam habere videtur atque in 1. tceniuro^ forma principali. I. troglodytes Pet. ^ sine dubio alia species est, etsi affinis: femorum latus inferius p£Bne la)ve habere dicitar (in nostra spe- cie femora et tibise in margine inferiore ordinibus duobus den- ticulorum manifestorum instructa sunt), et pectinum dentes multo crebriores, 18 — 20 in femina, 22 — 23 in mare. I. pectinatOP n. niger vel fuscus, pedibus et corpore subter pallidioribas, vesica pallido-lineata; omnium subtilissime coria- ' Reinarquos surla fam. d. Scorp., I. e, p. 237, PI. XII, figg. 52, 53. ' Die Arachn., X, p. 1, Tab. CCCCXXV, fig. 756. ' Ueb. eino nouo Eintheil. d. Skorp., 1. e, p. 513. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 259 ceus, cephalothorace segmenta caudse 1"° et 2"" cum »/» 3" lon- gitudine sequanti, cauda cephalothorace circiter triplo longiore; manibiis duplo longioribus quam latioribus, sub-prismaticis, supra subtiliter areolato-sub-rugosis, digito mobili manum posticam longitudine aequanti; dentibus pectinum 17 — 19. — Long, (adul- ti?) saltem circa 37 V« millim. Cephaìothorax, ut totum corpus, depressus, antice late sed non profunde emarginatus, lobis frontalibus late rotundatis, post^ce leviter rotundatus, loe- vis vel (oculo arte adjuto) omnium subtilissime coriaceus; impressio ordi- naria postica media sulcum transversum fortem format, a quo sulcus sat te- nnis anteriora versus inter oculos dorsuales (qui arcus supraciliares sat evi- dentes et lasves habent) ad marginem anticum ductus est, hic furcatus et triangulum parvum distinctum amplectens. Oculi laterales seriem rectamde- signant et aequales mihi videntur ; posticus eorum paullo longius a medio quam hic ab antico remotus est. Abdomen supra eodem modo ac cephaìothorax laeve ; segmenta dorsiiaìia 2m — 5m pone limbum anticum costam longitudinalem bene expressam habent, et foveam sat magnam utrinque apud eam antice. Segmenta ventralia lìEvia, sulcis tantum ordinariis binis longis munita, in segmento ultimo abbreviatis et costis humilibus binis limitatis. Cauda sat longa, evidenter compressa, segmento tantum 1° a^que lato at- que alto, segm. 1° — 5° sensim longioribus, eo excepto quod segm. 2™ et 3™ seque longa sunt ; omnium subtilissime coriacea, supra fortiter sed non late per totam longitudinem canahculata, carinis dorsualibus manifestis, serie rara granulorum parvorum munitis, quorum apicale in segm. 2° et 3" fortius est, dentem parvum formans ; carin^e laterales superiores modo in segra. 1° sat evidentes, in reliquia serie pilorum tantum indicat33; carinas inferiores bene expressse, in segm. 1° Iseves p^ne, in segm. 2" serie dentium retroversorum sat fortium armatsB, in segm. 3° vix evidenter, in segm. 4° expresse etsi raro granulosse, in segm. 5° fortiter et sat dense denticulatre. Vesica angu- ste ovata, supra sulco longitudinali notata; aculeus brevis, fortiter curvatus. Dens basalis digiti immobilis mandibuìarum bicuspis. Palpi deplanati: humerus antice rectus, postice leviter arcuatus, supra pla- nus, laevis vel modo omnium subtilissime coriaceus; latus ejus anticum pia- nura, rectangulura, granulis paucis insequalibus sparsum, supra et subter serie granulorum densa liraitatum ; latus posticura superius series duas granulorum parallelas ostendit, quarum superior limitera centra latus superius format; costa brevissima sub-granulosa ad ipsam basin internodii limitera minus di- stinctum inter latera posticum et inferius, quod Iseve est, format. Brachium in latere superiore subtilissime granuloso-rugosum, impressione fortissima cur- 260 T. THORELL, vata ad apicem munitum; latus posticum dense et crasse granuloso-rugosum est, tumlinea hevi, denique serie granulorum, qua a latere inferiore liniitatur, instructum ; latus inferius postico leviter rcticulato-rugosum, serie punctorum ocelliformium secundum marginem. Brachii latus anticum granulo uno alte- rove crassiore sparsum est, et saprà et infra serie granulorum limitatum, versus basia in protuberantiam fortem dentiformem apice dentatam produc- tum. Manus angusta, supra leviter transversim convexa, intus et extus le- vissime modo arcuata, sub-prismatica ; latus ejus superius, cum latere ex- terlore angulum panilo obtusum formans, secundum medium subtilissime, versus margines evidentius areolato-rugulosum est, granulis minutissin lis spar- sum, costa forti sub-granulosa a latere exteriore, costa minus forti sed di- stincta et sub-crenulata a latere interiore limitatum, et vestigiis costarum dua- rum longitudinalium parallelarum levissimarum preeditum ; latus manus ex- terius 4 Va longius quam latius, sat crasse rugosum, costa distinctissima a latere inferiore divisum, quod ad latus exterius serie duplici punctorum den- sorum ocelliformium notatum est et carina dense granulosa a latere intfì- riore limitatur; latus interius 4— 5: pio longius est quam latius in medio, inasqualiter granuloso-rugosum. Digiti angusti, acie subtilissime crenulata ; digiti mobilia acies arcuato-concava, immobilis arcuato-convexa est. Femora plus minus dense in margine inferiore et in superiore quoque sub- tiliter granulosa, tibiaì in margine inferiore subtiliter et rarius granulos;B. Pectines longi, augusti, dentibus 19. Color. Corpus p:T3ne totum nigrum; truncus subter cum pedibus pauUo pallidior, cauda nigricans, vesica utriuque lineis duabus sub-testaceis notata, aculeo ferrugineo. Mensuroe (num adulti?) — Lg. corp. 37 '/.j-, Ig. ceplialoth. 6, lat. cj. 6, lat. front. 4 ^6 ; <ìis^^- oc- dors. a marg. ant. 2 ^/.^ , a marg. post. 2 ^/^ . Cauda 17 V2: segm. I lg. 2 »/.,, lat. et alt. 1 ^j, ; V lg. 3 V^, lat. 1, alt. 1 'j, +; VI lg. 2 5/g, lat. 1 H-, alt. 1 V3 • Palpi 20: bum. lg. 5, lat. 2 V5; brach. lg. 4^/4, lat. 2 V4 (cum procursu 3); man. e. dig. 10 -|-; man. lg. 6 ^/,, , lat. max. 3 -\-, min. 2^/2, alt. 1 '/2 +! man. post. lg. 5 ^j^; dig. mob. 5 ^|^, immob. 4 V3 • Pectinum latera 3, 2 1/2 » ^/r, niillim. In exemplo minore, evidenter non adulto, cephalothorax, cauda et palpi, apice ferrugineo digitorum excepto, nigro-fusci sunt, abdomen obscure cine- rascenti-fuscum, pedes nigricanti-testacei, apice pallidiores, corpus subter ob- scure cinereo-testaceum ; manus angustiores sunt quam in exemplo majore psene duplo longiores quam latiores, supra pauir© magis transversim convexaa, costis illis duabus longitudinalibus evidentioribus et, ut reliquis costis, nigris ; caudiB carinse minus expressse, segm. 5™ tantum subter carinis evidenter den- ticulatis instructum, carinae inferiores reliquorum segmentorum Iseves, non evidenter granulosae. Pectinei 17 dentes habent. Lg. corp. 24, lg. cephaloth. 3^'b, caudae 11; palpi 15, man. e. dig. 7 V2 millim. longa. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 261 Patria: Caffraria. Exempla duo supra descripta, in spiritu vini condita et in Mus. Holm. asservata, domum reportavit Gel. J. A. Wahlberg. Majus eorum tantum ex fragmentis constat. Ohs. In generibus Opisthacantho, Hormuro et Ischnuro (Isclmu- rinis) costa, quse manuin aversam a latere manus superiore li- mitat, a basi manus ad latus interius et superius insertionis di- giti mobilis ducta est ; in Pandino, Palaìnnceo, Heterometro, Mice- pJwno , Opistliophthalmo contra limes superior inter manum, aversam et manus latus superius costa forraatur, quse a basi manus ad latus exterius digiti mobilis est extensa. In luro ma- nus in latere exteriore tres costas fortes ostendit, areas duas seque psene magnas definientes quarum superior (a nobis manus aversa vocata) manum aversam in IscJmurinis reprsesentat, in- ferior manum aversam in Pandino, Opisthophthalmo, cet. Gen. lOCTONUS Thor. I. inaniC3tuS Thor. fuscus. palporum costis nigris, vesica fu- sco-testaceo-lineata, pedibus apice late flavo-testaceis; cephalo- tliorace subtilissime granuloso, segmenta duo prima caudse con- junctim longitudine panilo superanti ; cauda cephalothorace qua- druplo longiore, segmentis anterioribus desuper visis in lateri- bus leviter rotundatis; dentibus pectinum circiter 13. — Long, circa 54 millim. Syn. : 1876. loctonus manicatus Thor., On the Classif. of Scorp. 1. e, p. 14. Ceplialothorax longitudine segmenta caudae 1™ et 2™ conjunctim panilo superans, in medio margrnis antici sat profuude emarginatus, fundo emargi- nationis potius recto, vix rotundato, lobis frontalibus antice leviter rotun- datis, sub-depressis, postice fere truncatus, levissime modo rotundatus ; mox pone lobos frontales utrinque convexus, nitidus, fere Isevis, prceterea subti- lissime granulosus, relictis hic illic maculis Ifevibus, nitidis; impressionibus lateralibus posticis valde profundis, media postica profunda quoque, triangula, seque fere longa ac lata : ab ea anteriora versus procurrit sulcus inter oculos dorsuales usque ad marginem frontalem, hic in triangulum miuutum planum dilatatus; ante tuberculum oculorum dorsualium hoc sulco persectum, quod 262 T. THORELL, laevissimum est et parum altutn, impressionem mediam sat latara sed le- vem ostendit cephalothorax. Oculi dorsuales spatio oculi diametro majore disjuacti. Odili laterales duo spatio diametrum posterioris oculi (ininoris) sal- tem sequanti inter se remoti, a margine ccphalothoracis spatio oculi diame- trum ajquanti distantes quoque. Segmenta abdomi>ialia dorsiialia 2'" — G'" fere la^via, costa angustissima lon- gitudinali secundum medium, foveis biuis minus evidentibus ad latera ejus, et vestigiis costse latte humillimae transversae utrinque, magis postice munita. Segm. 7™ magis insequale, postice et versus latera subtilissime et inaequaliter granulo- sum, costa media latiore' sub-lievi, binisque costis bene exprcssis subtiliter granulosis utrinque. Segmenta ventralia nitidissima, lajvia, imprcssionibus tan- tum binis ordinariis longitudinalibus, punctisque paucis impressis piliferis praedita; spiracula parva, oblonga. Cauda a ba i posteriora versus paullulo angustata, latior quam altior, seg- mentis anterioribus gradatim paullo longioribus, 1" transverso, 2° {sque lon- go ac lato; desuperne visa segmenta anteriora in lateribus leviter rotundata sunt, segm. 1'"— i"» supra late et leviter excavato-canaliculata, segm. Severo planum. Nitida est cauda, psene laevis, praesertim in lateribus hic illic granulis niinutis spai'sa ; carinie omnes in segmentis 1° —4° distinctissiuire, carinoe dor- suales denticulatse, dente ultimo reliquis paullo majore, sed non spinam for- manti. Margo superi US in segm. 5° minus evidenter carinatus, subtiliter gra- nulosus. Carinse laterales superiores'evidenter granulosoe ; inter carinas laterales superiorem et inferiorem carina obliqua granulosa in segm. 1° adest, cujus ve- stigia quoque ostendunt segm. 2"" et 3™ ad àpicem. Carinne inferiores optime express», in segm. 1° et 2° laeves, in 3° parum, in 4" distincte crenulatae ; in segm. 5° dentatae sunt, dentibus carinarum lateralium versus apicera seg- menti crassis et inasqualibus, serie dentium media apice postico furcata. Vesica breviter ovata, et projsertirn in lateribus, versus basin, gi'anulis parvis sparsa ; aculeus longus (2 ^j, millim.), modico curvatus. Mandihularum digitus mobilis serie singula dentium 4 (3° parvo), digitus iinmobilis quoque singula serie, dentium 2, basali bifido, instructus. Palpi non depressi; humerus supra sub-convexus, granulis parvis sparsus et serie granulorum majorum antico et postico limitatus; latus ejus anticum subtilissime granulosum est, proeterea gratiulis paucis majoril)us sparsum et infra versus basin serie granulorum abljreviata instructum; infra liane seriem, ma- gis in latere inferiore (a quo latus anticum non bene limitatum est) granula nonnulla seriem parum ordinatam formant. Urrtc/ttiim altius quam latius; latus ejus anticum planum est, nitidum, costa paullo mnjquali supra et infra limi- tatum, tuberculo humili tantum, dente parvo munito, versus basiu supra instruc- tum; latus supero-posterius transverse et longitudinaliter convexum nitidum punc- tis ocelliformibus sat multis impressis sparsum ; in latere inferiore, ad marginem exteriorem, circiter 8 ejusmodi puncta seriem abruptaw formant. Manus lata ÉTUDES SCORPIOLOfilQUES. 26?. et crassa, nitida, Isevis vel potius subtilissime areolata, extus leviter, intus fortiter arcuata, ad basin digitorum sat fortiter et abruptius angustata ; latus ejus exterius transversim convexum est, elevatione longitudinali inedia sive costa obtusissima instructum, et supra et infra costa lievi distinctissima li- mitatum, quarum superior secundum totum digitum mobilem continuatur; punctis impressis, inter ea nonnullis ocelliformibus, sparsum est hoc latus. Latus ma- nus superius cuna exteriore latere angulum obtusum format, et costa media obtusa humili longitudinali munitum est; in margine interiore crasso manus granulis sat parvis in seriem fere ordinatis est instructa. Subter manus secun- dum marginem (costam) exteriorem seriem punctorum ocelliformium habet, ma- gis intus (at panilo extra medium) costam longitudinalem obtusam ostendit, tum, in medio ad basin, impressionem vel sulcum latum antice abbreviatum. Digiti breves, leviter curvati, acie nec sinuata nec dentata, granulis parvis nigris densissimis (non in seriem singulam ordinatis) sat late et sequaliter vestita; digitus immobilis duas series punctorum ocelliformium ostendit, exteriorem 4, interiorem 2 (3) punctorum. Pedes sat graciles, femoribus, ut tibiis anterioribus, in margine inferiore granulosis. Sternum duplo fere longius quam latius, latitudine lobos laljiales 2' paris conjunctim gequans, margine postico leviter recurvo (sub-emarginato). LamirKB genitales magnse conjunctim aream semi-circulatam fere, antice leviter modo rotundatam formant. Pectimim dentes 13. Color. Truncus supra dilute nigro-fuscus, cephalothorace saturatiore; palpi et cauda ferrugineo-fusci, illi costis granulisque nigris, hujus vesica sulco u- trinque, superius, lineisque duabus, infra, fusco-testaceis ornata, aculeo apice late nigro. Mandibulre fusco-testacese, nigro-maculatae. Pedes fusci, tarsorura articulis trinis omnibus flavo-testaceis. Truncus subter pallidius fuscus, lami- nis genitalibus et pectinibus pallide testaceis. MensurcB. — Lg. corp. 54; Ig. cephaloth. 6 ^2 ? 1^^- ej. 6 ^Z^, lat. front. 4 ^/j; dist. oc. dors. a marg. ant. 8, a.marg. post. 3. Cauda 26^/2: segm. I lg. 2 3;^, lat. 3 1/2, alt. 2 ^U; V Jg. 6, lat. 2 V2, alt. 2; VI lg. 5 ^j^, lat. 2 V2 , alt. 2. Palpi 201/2; bum. lg. 4 2/,, lat. 2^U, alt. 2 i/g ; brach. lg. 51/4, lat. 21/5, alt. 2 3/^; man. e. dig. 10 1/2; man. lg. 6^/3, lat. max. 5, min. 4, alt. manus 3 1/2 ; man. post. lg. 5 1/2 , lat. 3 ; dig. mob. 6, immob. 4 ^/^ . Ped. I 11 V2, n 13, m 15 3/4, rV 18 1/4. Pectlnum latera 31/2, 8; l'/s? «ientes circa */^ millim. longi. Patria: Nova Hollandia. Duo exempla possideo, a Gel. Prof. R. Leuckart dono mihi data. 2G4 T. THORELL, I. OrthuPUS N. fusco-testaceus, costis palporum et digitis fer- rugineis, vesica pallidiore, ceplialotliorace subtiliter coriaceo, gra- nulis minutis sparso, caiula) segmenta duo prima conjimcta longi- tudine non tequanti ; cauda ceplialotliorace quadruplo longiore, segmentis 1° — 5° dosuper visis in lateribus rectis; dentibus pec- tinum circa 14. — Long, circiter 75 millim. Ce2)haìothorax -pa.\xTlo brevior quam segmenta caudalia 1'" et 2™ conjunctim, transversim sat fortiter convexum, in margine antico profunde emarginatus, fundo emarginationis rotundato, lobis frontalibus antice leviter rotundatis, snpra impressis; postice truncatus, angulis rotundatis, limbo lato anterius an- gustiore et marginem reflexura formanti in lateribus circumdatus; subtiliter coriaceus, granulis minutis inMqualibus sparsus. Impressiones posteriores for- tes, media eorum triangula, longìor quaui latior, antice sulco forti continuata inter oculos dorsuales ad marginem anticum cephalothox'acis procurrenti et hic in formam fere trianguli dilatato; tuberculum oculorum dorsualium hoc sulco persectum, longius, duos arcus supraciliarcs parallelos Iseves formans. OchU dorsuales sat parvi, spatio diametro sua saltem triplo majore disjuncti. Oculi duo laterales jiarvi, sub-oequales, spatio diametrum suam fere ;iequanti sejuncti, spatio hoc diametro majore a margine cephalothoracis remoti. Segmenta àbdominalia dorsualia subtiliter coriacea; segm. 2'"— G'" costa media angusta humili longitudinali evidenti munita, impressionibusque binis levibus apud cam ; segm. 7'" elevationem mediam latam humilem et abbre- viatam antice liabet, utrinque vero costas duas bene expressas angustas sub- granulosas. Segmenta ventraliaÌBvìa, nitida; ultimum costam angustam optimc expressam utrinque ostendit. Cauda longa, angustior, a basi versus apicem paullulo tantum angustata, segmentis in lateribus rectis (non, desuperne visis, rotundatis), segni. 1° — 5" elongatis, supra canaliculato-excavatis ; segm. 1'" — 4"" posteriora versus al- tiera sunt, carinis omnibus bene expressis, dorsualibus leviter modo crcnula- tis et apice in dentem fortem sive spinam desinentibus, carinis lateralibus su- perioribus quoque leviter crenulatis ; in segm. 1" carina obliqua sub-inaìqualis inter carinas laterales superiorem et inferiorem adest; carinie inferiores in segm. 1°— 3° laeves, in segra. 4° leviter crenulatae; carinte dorsuales et laterales supe- riores in segra. 5" quoque subtiliter crenulat e, inferiores tres vero in hoc seg- mento serie denticulorum crassorura intequalium armata, serie media apice furcata. Vesica ovata, duplo fere longior quam latior, subter versus basin subtilissime granulosa, desuper visa fere triangula, lateribus rotundatis, supra fere plana, impressione sat forti ad basin; aculeus sat longus (fere 3 millim.), minus fortiter curvatus. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 265 Mandibularum digitus mobilis seriem dentium 4 (prseter apicem) habet, digitus immobilis duos dentes, basalem bifidum. Palpi non valde deplanati ; hiimenis tamen supra planus, immo versus ba- sin paullo concavus, antice posticeque levissime arcuatus; latus ejus superius granulis minutis paucisque majoribus (bis ad margines) sparsum est, serie granulorum minus seguali antice et postice limitatum. Brachii latus superius sub-planum, costa Isevi parum expressa a latere posteriore inacquali sub-limi- tatum, antice non costa singula continua, sed costis duabus abbreviatis gra- nulosis limitatum, costa basali initium paullo ante finem costfe apicalis ca- pienti; latus anticum brachii versus basin, prope marginem superiorem, tu- berculum conicum dente parvo auctum ostendit, latus posticum infra costa tenui antice abbreviata limitatum est; subter ad marginem posticum seriem punctorum majorum ocelliformium ostendit brachium. Manus crassa, lata, extus modice, intus fortius arcuata, versus digitos sat fortiter angustata, IsBvi, subtilissime modo areolata, latere exteriore supra et subter costa forti fere Isevi limitato, secundum medium in costam valde obtusam et humilem elevato ; latus superius manus parum convexum, costa humili leevi longitudi- nali secundum medium, paullo magis intus, ducta; margo manus interior granuloso-rugosus. Subter costa valde oblusa a basi manus paullo oblique ad digitum mobilem ducta manum inferiorem in duas partes seque pasne latas dividit, exteriorem (latus manus inferius) versus apicem paullo angustatam, secundum marginem exteriorem serie punctorum ocelliformium notatam, in- teriorem impressione ad basin extus et tum costa longitudinali obtusa abbre- viata parum distincta munitam. Digiti sat fortiter incurvi, acie granulis mi- nutis densis vittam (non seriem singulam) formantibus vestita. Femora in margine inferiore secundum totam longitudinem serie duplici granulorum instructa, in margine superiore quoque basin versus sub-granu- losa. Tibiae anteriores quoque in apice marginis inferioris sub-granulosas. Sterniim non magnum, multo latius quam longius, sulco medio longitudi- nali forti, margine postico leviter recurvo; lamince genitales conjunctim fi- guram postice fortiter rotundatam,.fere semi-cLrculatam, antice tamen non rectam sed leviter rotundatam formant. Pectines (in exemplo a me viso mutilato) 14 dentes babent, nec plures habuisse videntur. Color. Totum corpus pallide fusco-testaceum, vesica flavescenti, costis ple- risque palporum, prc'esertim manuum, cum digitis pallide ferrugineis. Mensurce. — Lg. corp. 75; Ig. cepbaloth. 11, lat. ej. 11, lat. front. 6 ^z^; dist. oc. dors. à marg. ant. 5, a marg. post. 5. Cauda 44: segm. I lg. 5, lat. 4, alt. 3 5/g ; II lg. 6 Va , lat. 3 1/2 ; HI lg. 6 i/^ , lat. 3 1/, ; IV lg. 7 i/^, lat. 3 ; V lg. 9 ^!^, lat. 3, alt. 2 ^Z^; VI lg. 8, lat. 3 V,; alt. 3. Palpi 39: bum. lg. 8 ^/g, lat. 3 2/3; bracb. lg. 9, lat. 4^/5; man. e. dig. 19; man. lg. 11 ^j^, lat. max. 7 ^j^, min. 6; man. post. lg. 10, lat. 4 ^/s ; alt. manus 5 ^/^ ; dig. mob. 11, immob. 8 ^j^. Pectinum latera 5 -{-, 4 ^j^, 2 Ve? dentes ^j^ millim. longi. 200 T, THORELL, Patria ignota. Exemplum sìngulum siccatum cognovi, in Mus. Holm, asservatum. Genus lodonus differt ab Euscorpio^ cui sat simile est, ce- plialothorace antice sat profunde emarginato, oculis dorsualibus in medio ce])halothoracis positis, tuberculo ociilorum dorsualium sulco persecto, acie digitorum palporum vitta granulorum ve- stita. In Euscorpio ceplialotborax antice vix vel non emargina- tus est, tuberculum oculoruin dorsualium longe ante medium ce- pbalotlioracis situm et oton sulco medio persectum ; acies digito- rum granulis crenulata est, quse seriem singulam formant, et prse- terea hsec series et intus et extus serie dentiura parvorum suf- fulta est {lodonus caudara fortiorem quam Euscorpius babet et manus crassiores). Gen. Eroteas ledono magis affine est ; sed in ilio oculi dorsuales longe ante medium cepbalotboracis siti sunt, tuberculum eorum sulco non est persectum, et manus latus exterius cum superiore latere angulum acutum format, parti inferiori la- teris exterioris in lodono et Euscorpio tantum respondens. Gen. CHACTAS (Gerv.). Cm. lepturUS n. piceus, cephalotborace et palpis nigro-piceis, pedibus et vesica testaceo-fuscis; cepbalotborace nitido, versus latera subtiliter granuloso, segmenta caudse 1" — 3"' conjuncta longitudine pa3ne requanti; cauda gracili, cepbalotborace pìBue triplo et dimidio longiore, segmentis anterioribus subter Isevibus, modo carina singula evidenti in lateribus munitis, segm. 2' se- que longo atque lato, 5° plus duplo et dimidio longiore quam latiore, bumerum latitudine non acquanti; palpis fortibus, cras- 8is, cephalotborace circiter triplo et dimidio longioribus, digito mobili raanum posticam longitudine fere acquanti ; dentibus pec- tinum circa 5 vel 6. — Long, circiter 42 millim. Femina. — Cephalothorax transversim fortiter convexus, in medio margine antico evidentissime, sed nec late nec profunde emarginatus, lobis frontalibus latis, modo leviter rotnndatis, sub-granulosis; in medio margine postico levi- ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 267 ter retusus ; nitidus, in lateribus subtilissime granulosus, impressionibus multis inaequalis : a tuberculo oculorum dorsualium humili sub-ovato antice posti- ceque acuminato et utrinque impressione vel sulco incurvo limitato sulcus profundus ad marginem anticum ductus est aliusque ad lineam impressam in medio leviter angulatam quae ad ipsum marginem posticum cephalotho- racis adest ; in lateribus anterius impressio magna parum profunda conspi- citur, quae versus tuberculum oculorum dorsualium continuata est ibique angustata; pone oculum lateralem posteriorem alia adest impressio multo minor sed profundior ; in lateribus posterius impressionem profundam obli- quam habet cephalothorax, quae strias 2 vel 3 sub-radiantes Iseves in fundo ostendit, et intus biramis est: hi rami tuberà duo rotundata loevia, quae sulco medio inter se separata et postica linea illa impressa sub-angulata definita sunt, extus amplectuntur. Oculi dorsuales spatio diametro sua sal- tem asquanti disjuncti. Oculi bini laterales oculos dorsuales magnitudine se- quant fere; spatio inter se remoti sunt quod diametro oculi paullo est ma- jor; anterior eorum prope marginem anticum cephalotlioracis positus est et prospiciens, axis alterius extus et paullo retro dirigitur. Segmenta abdominalia ciorswaZJa 1™— 6™ la3 via, nitida, impressione geminata levissima in medio ad marginem anticum munita, hic illic subtilissime modo co- riacea, vix granulosa. Segm. 7™ magis inaequale est, versus apicem granulosum et tuberculis obtusis vel potius costis transvei'sis duabus parum altis munitum. Segmenta ventràlia laevia, nitida, impressionibus binis ordinariis oblongis, ultimum impressione levi subtilissime coriacea ad marginem utrinque, poste- rius, praeditum ; spiracula ovata. Gamia gracilis, basi paullo crassior, nitida, psene Isevis. Segm. 1™ — 3"" su- pra ad longitudinem levissime excavato-sulcata, hoc sulco utrinque costa lata humili rotundata ad apicem posticum sub-granulosa limitato, subter Isevis- sima et nitidissima, carinis carentia; segm. 4"* supra psene planum, leviter secundum medium sulcatum, serie longitudinali granulorum utrinque ; subter carinis obsoletissimis Isevibus 4 munitum. In lateribus segm. 1' — 4', superiusj carina evidentissima apice plus minus abbreviata adest, cujus vestigia etiam ad basin segm. 5' conspiciuntur. Segm. 5™ a latere visum infra parum ar- cuatum, supra modo versus basin sat fortiter arcuatum, pra^terea vero rec- tum, desuperne visum versus basin parum latius quam apice, supra ad basin modo leviter sulcatum, tum planum, nitidissimum, utrinque in margine sub- rotundato subtiliter granulosum; subter ordinibus 3 longitxidinalibus granulo- rum vel denticulorum instructum. Vesica fere ovata, depressa, supra 'plana et ad basin sub-impressa ; nitidissima, omnium subtilissime coriacea, sulcis duobus longitudinalibus levibus subter. Mandibulce nitidte, ad ipsum apicem intequales et fovea magna munita ; digitus mobilis in margine superiore 5 dentes ostendit, 5"" longiorem et cur- vatum, cum apice digiti furcam quasi formantem ; duo ei proximi reliquia 268 T. THORELL, dentibus multo minores sunt. Dens posterior digiti immobilis in duas lacinias triangulas fissus, dens anterior triangulus. Palpi sat fortes, non depressi. Humerus in lateribus superiore et anteriore fere planus, subtiliter granulosus, bis lateribus rcctuin angulum inter se for- niantibus et inargiuihus tribus denticulatis limitatis; latus anterius prsetei'ea seriem denticulorum longitudinalein sub-obliquam paullo inagis infra osten- dit. Braehium in latere anteriore sub-piano et nitido utrinque ad basin dentea binos (vel singulum) fortiores habet; supra et subter hoc latus serie denti- culorum limitatur. Supra et postice braehium teretiusculum est, nitidum et paullo inoequale sed parum granulosum; latus posticum, quod non a latere superiore costa evidenti dividitur (vestigiis modo costai cjusmodi versus api- cem et basin internodii) pauDo magis inoequale est, costa longitudinali inse- quali sccundum medium munitum aliaque costa insequali a latere inferiore limitatum ; latus inferius ad marginem posticum seriem foveolarum vel punc- torum impressorum ocelhformium 5 habet. 3Ianus crassa, nitida, supra con- vexa, crasse granuloso-rugosa, costis 3 (praeter costam apice abbreviatam qua manus aversa supra dcfinitur), quarum prima (exterior) brevissima est, modo ad basin manus expressa, secunda paullo longior, tertia — quo manus latus interius definitur — valde obtusa, completa. Latus manus exterius sive manus aversa cum latere manus superiore angulum paullo o})tusum format et secundum longitudinem costam fortem humilem postice paullo abbrevia- tam habet; supra et subter costa definitum est, quae ut costte priores basi inaequalis est vel crasse sub-granulosa. Latus manus interius apice vix an- gustius quam basi, ininus dense sed crasse granuloso-sub-rugosum, impressione basali S9t profunda; latus inferius, quod granulis paucioribus sparsum et sub- rugosum est punctisque impressis sparsum, costam longitudinalem sub-obli- quam valde obtusam et humilem habet, et sccundum marginem exteriorem seriem iuasqualein foveolarum ocelliformium circiter 4 ostendit (4* in ipso margine sita), quae foveolse tamen minus bene expresste sunt, aliasque tres ad apicem intus. Digiti robusti, leviter interiora versus curvati, acie recta, dentibus 7 majoribus armata et inter eas subtiliter crenulata. Pedes nitidi, femoribus, pra^sertim 3" paris, et tibiis in margine inferiore granulis nonnullis sparsis. Sternum paullo latius quam longius, basi jfique latum atque lobi labiales pedum 2' paris conjunctim. Peetines brevissimi ; lamella^ eorum inter se coalitse, parum distinctse ; dentes in exemplo singulo a me viso in altero pectine 5, in altero G. Color. Cephalothorax et palpi piceo-nigri ; abdomen supra obscure fuscum ; cauda picea, vesica obscure tcstacco-fusca cxcepta. Mandibulre obscure te- stacese, apice cura digitis piceae. Pedes obscure testaceo-fusci. Subter corpus ante sternum piceuiu est, segmenta abdominis ventralia testaceo-fusca. Oculi sub-cinerei. ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 269 Mensura. — Lg. corp. 42; Ig. ceplialoth. G^/.^, lat. ej. 5;dist. oc. dors. a marg. ant. 2 ~|-, a marg. post. 4. Cauda 21 'Z.,: segm. I lg. 2, lat. 2 ^/.j; II Ir. 2 1/2 -, lat. 2 1/, -; III lg. 2 ^U , l^t. 2 V, ; IV lg. 3, lat. 2 ; V lg. 5 V3 lat. 2 ; VI lg. 5 ^/j (ves. 3 V3 , acuì. 2 +), lat. 2 V4 , alt. 1 ^j, . Palpi 22 1/2 ! hum. lg. 5, lat. 2 ^/g ; brach. lg. 5 1/4, lat. 2^/2; man. e. dig. 11 \/^; man. lg. 7, lat. max. 4 ^/^ , min. 8 ^/o , alt. 3 ^'3 ; man. post. 6 — ; dig. mob. 6, immob. 4 V.3. Ped. I 11, II 12 1/2, HI 14 V,, IV 17 ^2- Pectinum lg. 2, lat. 1 V2) dentes vix 1 millim. longi. Patria: Columbia Americse mericl. Unicuai exemplura femi- neura vidi, in spirita vini conditum, quod ex Mus. Holm. obtinui. Hsec species haud dubie S. (Ghact.) Fuclisii Berte. ^ valde af- finis est, sed verisirailiter diversa, quum Ch. Fuchsii ex. gr. ce- pbalothoracem totum Isevissimum, non granulosiim, 9 dentes in pectinibus (et in o^ et in 2) ^t oculos rufos habere dicatur; quse in nostram speciem non quadrant. Gen. Chadas (Gerv!), noe. ad JBroteam propius quam ad Eu- scorpium accedit, ab eo sterno lobos labiales 2' paris latitudine sequanti et cauda Iseviore et graciliore distinctum, ab hoc vero cepbalothoracis margine antico non parum profunde emarginato palpisque crassis, supra non deplanatis. ' Ueb. drei neue Skorpionenarten Neu-Granadas, 1. e, p. 60. 270 T. THORELL, INDEX. Pag. Acanthochirus testudinarius . 178, 180 ANDIWCTOyiXI 82, 103 ANDROCTOXOIDyE .... 82, 103 AndroctotiHS (Uempb. et Ehk.) . 82 funestus IIempk. et Ehr. ... 107 Iros C. L. Kocn 107 Pandìirus L. KocH 1G5 variegatus Guér 118 villosus Pet 103 Atteus De Geeri Gerv 167 Edwardsii Gebv 167 Gervaisii Berth 166 obscurus Gerv 165, 167 Botliriurus (I'et.) 83, 168 d'Orbignyi (Guér.) 170 » ,ì^a>: obfuscatus N. , 172 vittatus (Guér.) . . 78, 168, 169, 173 » , Var. rugosus N. . . 168 Broteas (C. L. Koch) 85 Herbstii Thor 163 Brotìieas Bonariensis C. L. Koch . . . 169 erythrodactj'lus C. L. Koch . 169 maurus C. L. Koch, cct. . . 163 Bidìnitì (Leach) 82, 103 Bengalensis C. L. Kocn ... 220 breviraanus N 110 » ,Var. (?) segnis N . 110 Csesar C. L. Kocn .... 202, 205 conspersus N 115 costimanus C. L. Koch . . 217, 220 craturus Thor 103 cyanens C. L. Koch . . . 208, 209 Dorioe n 107 Europaeus (Link.) Km granulatus C. L. KoCH . . . 193 Hcdenborgii N ll.'i hirsutus WooD 1'.»!) Hottentotta (Fabr.) Km injperator C. L. Kocu . . . 204 .Tudaicu3 SiM 115 longimanus C. L. Koch . . . 214 mogacephalus C. L. KocH 204, 209, 210 punctipalpis Wood .... 186 reticulatus C. L. Koch 206, 208, 209 variegatus (Guér.) .... 118 villosus (Pet.) 103 » ,Vai: dilutus N. . . . 103 Chactas (Gerv.) 85 Fucbsii Berth 269 lepturus N 266 maurus Gerv 163 C ENTE un INI 82, 118 Centrufiis (Hempr. et Ehr.) . 83, 145 Bertholdii N 158 biaculeatus (Lue), (Gerv.) . 166, 167 De Geeri (Gerv.) 167 clegans N 145 granosus N 155 » ,Var. simplex x. 155, 157 insulanus N 148 margaritatus Gerv 157 nitidus N 152 olivaceus N 151 tenuis N 153 testaceus (De Geer) 160 Cercophoiiius (Pet.) .... 83, 178 brachycentrus N 180 » ,rar.(?jbivittatus N. 183 squama (Gerv.), Pet. . . . 178 Iktcìtriis Pet 84 IJi/ìloceutrus Pet 84 Euscorpiiis Thor 85, 266 Carpathicus (Linn.) .... 211 flavicaudis (De Geer) . . 164, 167 Italicus (IIerrst) 212 Iladrunts Thor 83, 186 hirsutus AVoDD 189 inaculatus N 83, 186 Jtiiniscorjiius Pet 85 Ueternmetrns (IIeju-r. et EuR.) . 84 afor i^iJi 202 mogacephalus ì?im. KH, 210, 211, 214 ÉTUDES SCORPIOLOGIQUES. 271 Pag. palmatus IlEMPR. et Ehr. . , 163 Roeseli SiM 203, 209 Bpinifer Hempk. et Ehe. . . 221 Swammerdami SiM 201 Hormurus Thor 85, 249 Australasiffi (Fabr.) . , , . 251 caudicula (L. Koch) .... 249 complanatus (C. L. Koch) . . 254 loctoHHS Thor 85, 261 manicatus Thor 261 orthurus N 264 Ischniirus (C. L. Koch) ... 85, 254 asper Pet 246 Australasioe C. L. Koch . 251, 253 caudicula L. Koch 250 complanatus C. L. Koch . . 254 melampus C. L. Koch . . . 258 pectinator n 258 taeniurus N 254 » jVar. phyllodes N. . 254 trichiurus Geev 258 troglodytes Pet 258 Waigiensis Gerv 250, 251 Isometnis (Hempr. et Ehr.) . 83, 129 Amerìcanus (Linn.) .... 165, 166 Aiitillanus N 134 armillatus (Gekt.) 78 crassimanus N 129 filum Hempr. et Ehr. . . . 166 fuscus N 140 gracilis N 139 maculatus (De Geer) . 139, 166, 168 stigmurus N 132 variatus N 136 lURINI 84, 193 lurus Thob 84, 193 granulatus (C. L. Koch) ... 193 Lepreus Thor 82, 118 pilosus Thor 118 vittatus N 121 Lychas melanodactylus C. L. Koch . . 123 Mùephonus Thor 84, 222 Wahlbergii Thor 222 Opistliacanthus (Pet.) ... 84, 243 Kinbergii N 246 » ,Var. Iffivicauda N. . 247 validus N 243 > ,Var, Capensis n. . . 243 Opisthophthahnus C. L. Koch. 84, 225 Anderssonii N 239 calvus L. Koch 233, 236 Capensis C. L. KocH . . . 227, 238 Capensis (Herbst) 227 curtus N. . ' 234 fallax N 238 histrio N 242 laeviceps n 228 latimanus C. L. Koch . . . 233 latro N 225 macer N 236, 239 pallidipes [pallipes] C. L. KocH 227 pilosus C. L. Koch .... 227 praedo N 230 pugnax N 232 Palamnceus Thob 84, 211 angustimanus N 211 costimanus C. L. Koch . . . 220 » , Var. Borneensis N. 217 » , Var. glaucus n. . 219 Isevigatus n 221 longimanus (Herbst) . . . 214, 220 Petersii Thor 164, 214 PANDI SI NI. 84, 193 PANDINOID^ 82, 83, 193 Pandinus Thor 84, 199 Africanus (Linn.) 202 asper N 199 Cffisar (C. L. Koch) 202 imperator (C. L. Koch) . . . 204 Indicus (Linn.) 208, 209 megacephalus C. L. Koch 164, 203, 210 scaber N 202 Swammerdami (SiM.) .... 201 Phassus Thor 83, 127 Columbianus Thor 127 Prionurus villosus Pet 103 Rìiopalnrus Thor 83, 143 laticauda Thor 143 Scorpio afer Herbst .... 164, 204, 210 afer Linn. . . . 164, 203, 204, 207 africanus Linn. . 202, 206, 209, 210 americanus Linn. . . 165, 206, 209 americus Linn 139, 210 armillatus Gerv 78 australis De Geeb .... 166, 168 272 T. THORELL, ETUDES SCORPIOLOGIQUES P»6. 103. 106, 107 10(5, 1(37 251, 253 166, 167 227 164, 211 167 170 170 167 164, 166, 168 5, 207, 209 165 164, 209, 167 189 165 165 16 australis Hebbst australis Linn. . AustralasÌ£B Fabk. biaouleatus Lue, Gebv Capensis Hebbst carpathicus Linn. . De Geeri Gebv. Dorbignyi Gebv. d'Orbignyi Guéb. Edwardsii Gerv. europaius De Geee europaeus Linn. 1754 europjcus Linn. 1758 flavicauilis De Geeb glaber Gebv. . . . hottentotta Tabe. . hottentotta Hebbst indicus Linn. . . 164, 206, 209, 211 indus De Geee 164, 168, 204, 209, 210 italicus Hebbst . . . . 211, 212 longimanus Hebbst . . . 214, 220 maculatus De Geee . 166, 108, 210 margaritatus (5erv 157 maurus De Geee, Hebust . 163, 167 maurus Linn 1Q3 obscurus Gebv 165, 107 occitanus Amoue Ig5 punctatus De Geee . 163, 164, 168 punctatus Gebv 1(53 squama Geev 178, 180 testaceus De Geee .... 160 trichiurus Gerv vittatus Gebv 1(39 Waigiensis Geev 250, 251 Scorpiops Pet 85 Scorpius Banaticus C. L. Koch Carpathicus C. L. Koch concinnus C. L. Koch europ.Tcus Scheanck Massiliensis C. L. Kocn Oravitzonsis C. L. Koch Provincialis C. L. Koch Provincialis Fanz. . . TELEGOxXOIDìE. . . . TelegoìiHs (C. L. Koch) Dorbignyi Gebv. ferrugineus N. squama Gerv. vittatus Geev. ■\Veijenberghii n. Tili/iis (C. L. Koch) . a)thiops C. L. Koch congener C. L. Koch hottentotta C. L. Koch longimanus C. L. Koch niacrurus C. L. Koch . mulatinus C. L. Koch marmoratus C. L. Koch triangulifer N. ... » , Var. tristis N spinicauda (Geev.) . UroctoHus Thob. . . mordax Thob. . . . Urodacus Pet. . . . Uroplectes Pet. . . Vejovis C. L. Koch intrepidus Thob. . , Mexicanus C. L. Koch nitidus C. L. Koch . VEJOVOIDiE. . . . 83 211 211 211 164 164 211 211 211 82, 83, 169 83, 173 170 176 178, 180 169 173 82, 123 165 167 165 165 167 167 64, 138 123 123 77 84, 196 196 85 82 :, 183, 186 83, 183 186 186 83, 183 ERRATA. Pag. 80, Ugno 4 au liou de abdominau.T lisez ventrauz 102, » 6 » > » denso. dense 104, » 3 » » pra3ditutn praditus 205, » 17 » » > LlNNiEUS Linneo 206, » 26 . . . is juris 212, . 21 > 3 » quoque quseque Seduta del 30 Aprile 1876. Presidenza del Vicepresidente Cav. Antonio Villa. Il Segretario Sordelli legge dapprima una breve nota dell' ing. Giacomo Frassi, col titolo: Notizie sulla sorgente del Lamhro, nella quale l'A. descrive quella tra le sorgenti del fiume cono- sciuta col nome di Menaresta, ed espone le osservazioni da lui fatte intorno al fenomeno eh' essa presenta di una irregolare in- termittenza, ma senza punto indagarne la causa probabile. Il Segr, SoKDELLi fa osservare che il fenomeno dell' intermit- tenza della Menaresta non è nuovo poiché esso era già conosciuto fin dallo scorso secolo parlandone, tra gli altri, assai esplicita- mente l'Amoretti nel suo Viaggio ai tre laghi. — Questa nota dell'Ing. FuASSi, presentata dal sig. prof. Stoppani, viene am- messa alla stampa negli Atti, in virtù dell' Art. 28 del Rego- lamento. Dello stesso sig. Frassi vien letta un'altra notarella Sopra due piccole grotte poste vicino alla sorgente del Laiìihro, ossia a nord- ovest, a circa tre minuti di strada dalla Menaresta. La prima, visibile stando presso la sorgente, ha circa mezzo metro di lar- ghezza, lunga circa 4, non è accessibile all' uomo. La seconda, un pajo di metri più in là della prima, è larga all'ingresso me- tri 0.80, alta 0.90, ma dopo un metro e mezzo circa si allarga in una comoda camera ovoidale lunga m. 6 larga 3. L'A. ag- giunge di avere scandagliato col bastone il suolo della grotta, ma di non avervi trovato nulla che possa interessare la zoologia e la geologia. Al quale proposito il socio Castelfranco fa notare come un semplice tasteggiamento col bastone attraverso il copioso deposito di immondizie accumulatevi dagli armenti non esclude punto che Voi. XIX 18 274 SEDUTA DEL 30 APRILE 1876. sotto non vi possa essere qualche crosta di stalagmite od altro, pro- teggenti forse delle reliquie rivelatrici della presenza di antichi abitatori della caverna. Alla quale idea si associa il Segretario Stoppani, facendo osservare che molte delle nostre caverne rinser- rano probabilmente residui dell' uomo preistorico, ma che in ge- nerale nessuno vi pon mente, e cita a conforto della sua opinione, le caverne del lago d'Iseo visitate dal dottor Major e dall' ing. Spreafìco, nelle quali rinvennero indubbie traccie dell'antica in- dustria umana, mentre ad altri visitatori, sotto questo riguardo almeno, nulla offersero di particolare. Il Socio prof. Mercalli, legge indi la memoria: Osservazioni geologiche sul terreno glaciale dei dintorni di Como, nella quale dà conto non solo della gita alle località fossilifere già note di C. Rizzardi, Ronco e Bulgaro, situate sulla sinistra della Lura, ma annuncia ancora l'esistenza di altre cave di sabbia e ghiaja con fossili marini, da lui visitate alla destra del torrente, lungo la strada fra Bulgaro e Caccivio. In tutte le dette località l'A. ebbe a riscontrare le stesse circostanze di materiali e di giacitura già conosciute a Cassina Rizzardi, ripetendo poi, quanto alle conclusioni, le stesse idee già espresse del prof. Stoppani or fa un anno, avanti a questa Società, nell'adunanza del 25 Aprile. Quali documenti in appoggio alle opinioni ammesse dal socio Mercalli, vengono, dal medesimo presentate parecchie conchiglie, stategli determinate dal socio Sordelli, provenienti da Ronco e dalle cave tra Bulgaro e Caccivio, nonché alcuni ciottoli striati. Terminata la lettura di tale memoria, il socio Sordelli dichiara che avrebbe molte obbiezioni a fare intorno alla medesima, ma siccome tali obbiezioni sono le stesse eh' egli ebbe ad opporre fin dall'anno scorso contro identiche opinioni già divulgate dai prof. Stoppani e Desor, così evede far cosa grata ai soci rispar- miando loro un' inutile ripetizione, potendo all'uopo bastare un richiamo alle cose dette nelle sedute 30 Maggio 1875 e 2 gen- naio corrente anno. Sordelli ringrazia il socio Mercalli delle cortesi espressioni usate a suo riguardo là dove ammette i risultati delle diligenti SEDUTA DEL 30 APRILE 1876. 275 ricerche fatte da Sordelli per dimostrare che la Fauna di Cas- sina Rizzardi è una Fauna littorale e non abissicola, ed assicura che per quanto fu in suo potere non tralasciò di porre in opera eguali diligenze anche in quelle altre ricerche dalle quali fu con- dotto ad ammettere fatti e conclusioni affatto opposte a quelle cui fa eco in oggi il socio Mercalli; fatti e conclusioni delle quali per altro il socio Mercalli non ha tenuto alcun conto nel suo lavoro. Il socio Sordelli si limita quindi a fare soltanto poche osservazioni ad alcune cose dette da Mercalli. Anzitutto Mercalli trova in errore il Sordelli, là dove questi dice che i litofagi non hanno per vezzo di perforare i sassi isolati che giacciono sul fondo e possono essere rotolati dalle onde, e contro tale asserzione mostra dei ciottoli perforati su varie faccio anche opposte. Al che il Sordelli risponde che nella sua prima memoria su Cassina Rizzardi, egli ebbe principalmente di mira i Litodomi, che hanno infatti le abitudini descritte come appare del resto assai bene dal testo e delle note appostevi. Non fu se non più tardi che potè studiare dei litofagi appartenenti ad altri generi, tra cui la Gastrochaena dubia che ha costumi alquanto diversi, ed alla quale appartengono appunto i ciottoli isolati e perforati su tutte le faccio. Il socio Mercalli obietta inoltre che le conchiglie spezzate of- frono delle perforazioni sulle spezzature medesime, dal che vorrebbe argomentare che furono spezzate mentre erano ancora in mare, e non lo furono durante un trasporto posteriore. Ma Sordelli fa notare come quelli che il Mercalli piglia per nicchie di litofagi non siano invece che perforazioni di animali inferiori marini (probabilmente briozoi) i quali scavano lunghissime gallerie nello spessore medesimo delle conchiglie, per lo più già morte, e cri- brano poi di piccoli fori la superficie delle conchiglie stesse, come si vede appunto negli esemplari presentati dal preopinante. A conferma infatti delle cose dette da Sordelli, qualche socio avendo spezzato una conchiglia che presentava delle perforazioni sulla superficie di fratture antecedenti, si poterono vedere dei fori identici anche sulle nuove spezzature. 276 SEDUTA DEL 30 APRILE 1876. A proposito infine delle conchiglie plioceniche che si dicono rinvenute parecchi anni or sono tra Limbiate e Mombello, nella Groana, Sordelli chiede al socio Mercalli se gli consti che si trovassero associate a materiali di origine glaciale. Dietro ri- sposta negativa, il Sordelli fa quindi osservare come tale rinve- nimento, qualora venisse con nuove osservazioni confermato, non sarebbe altro se non una nuova dimostrazione dell'esistenza del mare pliocenico in Lombardia , già nota per altre numerose prove e da nessuno posta in dubbio. Il socio prof. Castelfranco fa la seguente comunicazione : Le tombe della 1* età del ferro finora note delle nostre Prealpi Lombarde, formano tre gruppi distinti. 11 principale a Golasecca e località circonvicine, il secondo nei dintorni di Como, il terzo nelle vicinanze di Varese. Tali tombe, occupano per lo più le cime delle colline 0 i pendii dei monti dolcemente rialzati, sede prediletta dei popoli di queir età. Due zone intermedie, tra Golasecca, Varese e Como, ricche del pari di amene colline e di dolci pendii, non avevano dato sinora alcuna consimile stazione. L'esame di una carta topogra- fica mi fece nascere la ferma persuasione che altre tombe della 1''* età del ferro si dovessero rinvenire nelle intermedie zone sovraccen- nate. Formai quindi il progetto di dedicare alcune escursioni a tale ricerca. Effettuai la prima il giorno 15 di questo mese di Aprile, par- tendo da Vergiate, con un tempo piovosissimo, inu colla speranza in cuore. La fortuna mi sorrise più che il cielo. — Ero guidato dall' e- gregio signor Amilcare Colombo di Vergiate, al quale le mie inter- rogazioni avevano fatto nascere il ricordo di certi sassi dello vicinanze che gli erano sembrati regolarmente disposti. Dopo tre quarti d' ora di cammino giungemmo sulla cima dei monti posti a N. N. E. di Ver- giate, verso Corgeno. Quivi, in un luogo denominato la Bonella, di proprietà del nob. signor Erardo de Daverio di Venezia, ebbi la dolce sorpresa di trovare le traccio umane delle quali andavo in cerca. Quelle cime sono sassose e solo rallegrate da magri boschi di pini e da alcuni cespi di eriche; esaminando con attenzione quelle sparso pietre, osservai distintamente sette circoli del diametro medio di 6 a 7 metri, identici per costruziono a quelh già notissimi delle brughiere di Golasecca. Non vi poteva esser luogo al minimo dubbio; eravamo in presenza di una nuova stazione preistorica, e le mie previsioni si avveravano. Un piccolo scavo di saggio, al centro del più piccolo di quei circoli (del quale presento la pianta al vostro esame), mi fruttò SEDUTA DEL 30 APRILE 1876. 277 pochi carboni e alcune lastre di pietra rozzamente sfaldate, indubitate traccio della presenza dell'uomo. Ma, lo scopo principale di questa mia semplice comunicazione , o signori, non è tanto di farvi nota questa scoperta, la quale verrà fatta di pubblica ragione in modo più completo, allorquando avrò praticato sistematici scavi in quella località, quanto di rivolgervi una preghiera. I distinti naturalisti a cui ho l'onore di parlare, e tutti quelli che hanno frequenti occasioni di recarsi fra inostri monti, intorno ai nostri laghi, sogliono dirigere i loro passi nei luoghi nono frequentati, sulle cime e sui pendii non traversati da sentieri. D'altra parte, il loro oc- chio pratico, abituato ad analizzare, ad investigare, a rendersi ragione dì tutto è più d'ogni altro 1' alleato che invocherei. In poche parole vorrei pregarli, mentre si aggirano nei boschi, o nelle brughiere, di por mente anche al minimo sasso che si presentasse alla loro vista, e, laddove i sassi abbondano, guardare se non ve n'hanno di raggruppati regolarmente a formare un circolo od altra figura geometrica, badando bene che, al solito, tali recinti sono poco appariscenti e a distinguerli si richiede una certa applicazione. — Tali gruppi di sassi sarebbero, molto probabilmente, una stazione preistorica. — Un simile invito mi ha già fruttato una speranza; un nostro socio mi volle indicare sui monti del lago di Lugano, e quasi dirimpetto alla necropoli di Rovio, un luogo dove gli pareva di aver veduto, in altri tempi, qualcuno degli accennati recinti; forse la speranza andrà delusa, ma pure mi recherò sopra luogo a chiarire il dubbio. — Sarò grato a quanti mi vorranno dare consimili indicazioni, e sono certo che non mancheranno fra loro i fortunati ricercatori, e i cortesi colleghi che mi vorranno, dato il caso, esaudire. Del che ne anticipo loro le più vive grazie. È letto ed approvato il processo verbale della seduta prece- dente 27 febbraio 1876. Si passa da ultimo alla votazione per scrutinio segreto onde nominare socio effettivo il signor Coppi dott. prof. Francesco, di Modena, 'proposto dai soci A. e G. B. Villa e Sordelli, il quale riesce eletto all' unanimità. Il Segretario F. Sordelli. OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SUL TERRENO GLACIALE DEI DINTORNI DI COMO. del Prof. Sac. MERCALLI GIUSEPPE. (Seduta del 30 Aprile 1S76.) La tesi della immediata successione dell'epoca glaciale alla pliocenica, già da parecchi anni sostenuta con molti e validi ar- gomenti dall'illustre mio maestro abate Antonio Stoppani, ebbe recentemente la più splendida conferma nelle scoperte di depo- siti marino-glaciali, fatte nei dintorni di Como, a Balerna ed a Cassina Rizzardi.^ Stimando tali scoperte di somma importanza per la storia geo- logica del nostro paese, visitai ripetutamente quest'ultima loca- lità, affine di persuadermi sempre più della esattezza delle nuove osservazioni ivi fatte, e di estenderne l'orizzonte, se mi fosse stato possibile. E se non m' inganno parmi di aver raggiunto al- meno in parte il mio duplice scopo. Potei infatti, nelle mie escur- sioni, constatare la presenza del deposito di Cassina Rizzardi su un' area più che doppia di quella, sulla quale era stato finora osservato; e potei nello stesso tempo persuadermi, non avere al- cun serio valore le varie objezioni che alcuni distinti naturali- sti'* mossero contro la natura marino-glaciale di tale deposito. Nelle mie gite nei dintorni di Cassina Rizzardi trovai con- chiglie, oltre che nelle cave già note, nelle seguenti località: 1.° In una cava, che s'incontra lungo la strada, che da Fino conduce a Cassina Rizzardi, distaccandosi verso la metà di essa pochi minuti verso nord. * A. Stoppani, Il mar glaciale al piede delle alpi [Rivista Italiana 1874). — Sui rap2)ovli del terreno glaciale col pliocenico nei dintorni di Como (Atti Società Ital. di Se. Nat., voi. XVIII, pag. 172). — Desor, Le paysage morainiquc. * F. SouDELiii, La fauna marina di Cassina nizzardi, e Nwwe osservazioni sulla fauna marina di Cassina nizzardi, noi Voi. XVIII degli Atti della Società Ital. di Sc^ Nat. — Alpu. Favre, Note sur le terrain glaciaire, ecc. (Archives des se, de la Bi- bliothèque Universelle. Janvier, 1876). P. MERCALLJ, OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SUL TERRENO ECC. 279 2,° In una cava, che si trova a settentrione di Bulgaro Grasso, lungo una stradicciuola di campagna, che da questo paese conduce a Caccivio.^ 3.° A Cacci vio, in due cave: 1' una posta pochi minuti a sud del paese, l'altra a nord-ovest, appena fuori dell' abitato. Come proveniente poi da uno scavo fatto a fianco della chiesa parroc- chiale, mi venne gentilmente donato dal molto reverendo parroco del luogo D. G. Pedoja, un magnifico Strovibus coronatus Dfr., che misura non meno di un decimetro, sebbene manchi degli ultimi anfratti e di una parte della columella. In tutte le nominate località, in cui ho potuto osservare de- positi di ghiaja conchigliferi, incontrai quella struttura caotica, che è caratteristica dei depositi morenici. Abbondano dappertutto i massi da 3-4 decimetri, fino ad 1 metro di diametro, spesso angolosi, ossia, non rotolati, accanto a ciottoli d'ogni dimensione e d'ogni forma. A Fino, dal suolo di una porzione abbandonata della cava sporge un masso granitico di oltre due metri di dia- metro. Massi erratici si vedono pure ad ogni pie sospinto, spor- gere dal suolo in cui tutte le cave sono praticate. La parte più fina del deposito, in tutte le località, è sempre formata da una sabbia, o meglio da una minutissima ghiaja, che, come si vede, venne, mentre andava deponendosi, lavata e liberata in tal modo della parte più fangosa.^ Finalmente in tutte le cave conchi- glifere, da me visitate, osservai i ciottoli striati. Essi in generale vi si trovano in quello stato, in cui devono trovarsi in una mo- rena non terrestre, ma rimestata, mentre si formava, dall'onda marina; non ne mancano però di quelli che, essendo capitati in luoghi riparati, hanno conservato il liscio e le strie glaciali più delicate. Nella cava S. Anna a Bulgaro, per esempio, esiste una lente di argilla, nella quale trovai due ciottoli ambedue coperti 1 La cava di Bulgaro, già conosciuta come fossilifera, da cui il dottor Grilloni ebbe le conchiglie inviate per la determinazione al signor Sordelli, è la cava di S. Anna, che si trova ad est del paese sulla sinistra del Lura, ed è aperta in UQ piccolo monticolo che si eleva per dieci metri circa sul livello di questo torrente. * A. Stoppani, Sui rapporti del terreno glaciale, ecc., pag 177-78. 280 P. MERCALLl. dalle strie più fine, e portanti una di quelle spezzature a spi- goli acati, che sono affatto caratteristiche dei ciottoli glaciali.^ Ma se della natura glaciale dei depositi conchig-liferi in di- scorso, mi persuasero la struttura caotica, i massi erratici, i ciottoli striati; della natura marina di essi, mi convinsero le conchiglie, i ciottoli perforati dai litofagi, i galets. Ed anzitutto una parola delle conchiglie. Nelle cave da me visitate, le conchiglie si trovano accumulate abbondantemente, senz' ordine, spesso rotte, corrose e colla su- perficie percorsa dalle gallerie e dai cunicoli di animaletti marini litofagi. È in questo stato precisamente che si trovano i fòssili in tutti i depositi marini littorali attuali e delle passate epoche geologiche;^ anche il deposito di Cassina Rizzardi si deve quindi ritenere un deposito marino e precisamente littorale. Questa con- clusione è confermata non solo dai ciottoli perforati e dai galets, come si vedrà più avanti, ma anche dal fatto che la fauna di Cassina Rizzardi è una fauna costiera, " è una fauna essenzial- mente littorale,^ „ come venne a concludere, dietro ampi e dili- genti studi fatti intorno ad essa, il nostro egregio segretario pro- fessore Sordelli. * Non insisto sopra questo argomento, perchè dei ciottoli striati di Cassina Rizzardi e di Ronco ha già parlato a lungo il professore Stoppani nella sua Memoria: Sui rapporti del terreno glaciale, ecc. {Atti Soc. Ital. Se. Xat., voi. XVIIT, pag. 175.) È inutile poi avvertire essere inesatto quello che il signor Favre, nella Nota sopra citata, dice dei ciottoli striati, in quel passo in cui dopo di avere narrato di non aver lui trovato a Cassina Rizzardi che un solo ciottolo portante « traces des stries glaciai- res . . . entièremeat couvert de coups, » conclude «je presume que les cailloux striés, qui ont été trouvés ici par les savants . . . soni dans le mème état que celui que j'ai recueilli. » ^ Veziajt nel suo Prodromo di geologia, parlando dei depositi littorali dice: « quant aux animaux dont ces couches contiennent les debris, ils sont touts cdtiers, et ces de- bris, presque toujours roulés ou reduits en fragments, ofiFrent les traces d' uno usure prolongée. » Ed Heer {Le Monde jtrimitive de la Siiisse, pag. 528), così parla dei fossili del grès coqni^er della molassa svizzera : « le grès coquiller nous a conserve la faune de cótes basses: le péle-mèle de coquilles, souvent brisées et roulées qui gi- sent dans toutes les positions, les dents de squales et les morceauz de bois qui s'y trouvent mélés indiquent un dépót cótiér. » ' F. SoKDELLi, La fauna dì Cassina Rizzardi, pag. 25. OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SUL TERRENO GLACIALE ECC. 281 Quando poi si rifletta che sui lidi vengono in quantità get- tate dalle onde, nelle tempeste principalmente, le spoglie di ani- mali che vivono a ragguardevoli profondità, dove il fondo è già fangoso, si vede come sia naturale che il signor Sordelli sia ve- nuto anche a concludere, che la maggior parte delle conchiglie di Cassina Rizzardi sono proprie dei fondi argillosi; ed abbia osservato che alcune di esse portano ancora nel loro interno le tracce del fango in cui vissero/ Mi pare quindi, per le cose dette, evidente che, per dar ra- gione dello stato in cui si trovano i fossili nei depositi di Cas- sina Éizzardi, Ronco, ecc., non sia per nulla necessario, come vorrebbe il signor Sordelli, supporre che quei fossili siano stati rotolati dalle acque di un torrente.^ Anzi credo che non man- chino ragioni per dimostrare che questo non solo non avvenne ; ma non può essere avvenuto. Infatti, se fra le conchiglie che vi presento, osservate attentamente quelle più rotte e corrose, non tarderete a rilevare, che i labbri stessi delle spezzature sono fo- rati e mangiati da animaletti marini, e che fra i pezzi più cor- rosi ve ne sono di quelli, che portano sulla loro superficie in- tatte le gallerie da essi scavate. Ciò dimostra che queste conchi- glie, già rotte e corrose, come voi le avete sotto gli occhi, dovevano trovarsi in mare : dunque le spezzature e le corrosioni di tali conchiglie non ponno essere effetto dell'azione meccanica subita in un torrente, dopo che furono levate da un deposito marino. A confermare la mia conclusione osservo che, sebbene, come sopra ho detto, le conchiglie in discorso sono spesso spez- zate e corrose, se ne trovano però fra esse in buon numero di quelle così ben conservate (e non solo piccole, ma anche di 3-4 centimetri), che è veramente inconcepibile il supporre che sieno rotolate in seno ad un torrente ; e questa impossibilità si palesa sempre più quando si pensi che nel deposito pliocenico, da cui si vuol supporre che sieno state tolte quelle conchiglie, esse do- * F. SoKDELLi, La fauna di Cassina Rizzardi, pag. 19 e Nuove osservazioni, ecc., pag. 16 e seguenti. * F. SoBDELLi, La fauna di Cassina Rizzardi, pag. 12-25. 282 G. MERCALLI, vevano trovarsi già più o meno calcinate e spesso anche fessu- rate 0 spezzate. A caratterizzare meglio i depositi, dei quali discorriamo, con- corrono i ciottoli perforati dai molluschi litofagi,^ rinvenuti in notevole quantità a Cassina Rizzardi , e da me osservati anche a Ronco e Fino. Questi ciottoli provano un'altra volta che a Cassina Rizzardi, a Ronco, a Fino si distendeva proprio un lit- torale ghiajoso nell'epoca in cui i depositi glaciali di queste lo- calità si formavano. Se infatti esaminiamo attentamente lo stato dei cunicoli che portano questi ciottoli perforati, possiamo osser- vare che la maggior parte di essi si presentano più o meno profondamente corrosi, mentre qualcuno su ciascun ciottolo si mostra invece conservatissimo, esibisce nessuno o quasi nessun segno di corrosione, e nel suo interno reca ancora intatte le valve delicatissime dell'animale perforatore (Gastrochaena diihia Penn.). È quindi evidente che l'erosione subita dalla maggior parte dei cunicoli dev' essere avvenuta anteriormente alla forma- zione di quelli che si vedono benissimo conservati, e quindi che quella corrosione dev' essere avvenuta nel tempo in cui i ciottoli si trovavano ancora in mare, e non, come vorrebbe supporre il signor Sordelli, quando facevano parte del detrito di un ghiac- ciajo 0 di un torrente. ^ * A. Stoppani, Sui rapporti del terreno glaciale, ecc., pag. 176. * F. Sordelli, La fauna di Cassina nizzardi, pag. 23-24. — Il signor Sordelli, nel luogo ora citato, mette in dubbio anche la possibilità che i ciottoli perforati di Cassina Rizzardi siono stati perforati in pos'o; egli infatti dice: «comunque sia (la specie perforatrice), è un mollusco bivalve e noi sappiamo che tali animali non hanno per vezzo di perforare i sassi isolati che giacciono sul fondo... essi preferiscono Io rupi e gli scogli.» Ora mi permetto di osservare: \.° che i ciottoli in questione sono in generale perforati da tutte le parti, dimanierachè non si vede per qual parte della loro superficie potessero trovarsi attaccati ad una rupe; 2.« che tutti i conchi- gliologi, e lo stesso signor Sordelli a pag. 26-28 delle sue Nuove osservazioni, ecc., asseriscono che la Gastrochaena dulia, la Petricola lithophaga e tutte le altre bi- valvi perforatrici di Cassina Rizzardi si trovano spesso innicohiate nelle pietre o nelle grandi conchiglie. — Del resto il signor Sordelli per non volere ammettere che i ciottoli suddetti sieno stati perforati in posto, come poi ne ha spiegata l'origine? Ha dovuto supporre che il ghiacciajo del Lario abbia incontrato un deposito a ciottoli perfo- rati [Nuove osservazioni sulla fauna di Cassina Rizzardi,^. 12); se ne sia imposses- OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SUL TERRENO GLACIALE ECC. 283 Finalmente, come già osservarono i signori Desor e Stoppani, a Cassina Rizzardi i piccoli ciottoli sono trasformati in quelle piastrelle o galet's, tanto caratteristici dei lidi. Io constatai anche nelle altre cave la presenza di tali ciottoli; i quali quindi, con- cordemente colla natura della fauna e coi ciottoli perforati, ci rivelano la natura marino-littorale dei depositi in discorso. Riassumendo: le sette cave conchiglifere da me visitate sono evidentemente sette punti di un unico deposito marino-glaciale- littorale; il quale sarebbe così constatato che da Fino passa sotto le morene terrestri di Firenzuola, Cassina Rizzardi, Mon- ticello e si spinge fino oltre Caccivio, od in altre parole sarebbe dimostrato che in queste località il terreno glaciale dal basso al- l'alto presenta: 1." un deposito marino-glaciale inferiore; 2° un deposito glaciale terrestre superiore.^ Ma per ammettere, come si è concluso dalle osservazioni ora esposte, che il mare nell'epoca glaciale flagellava ancora il piede delle Alpi, è necessario supporre che tutta la pianura lombarda ne sia stata, e più a lungo, ricoperta. Ora com' è che in essa non si trovarono mai le tracce, i depositi di questo mare così recen- te? Come segno di una più larga risposta, che forse presto verrà data a questa domanda, la quale da alcuno potrebbe credersi una objezione alla tesi da me sostenuta, presento a questa onorevole Società alcuni esemplari di PcTwa >SoZt/a?^^i e di Ostrea lamellosa^^ trovate già da parecchi anni ^ nell' argilla (ferretto) che com- sato, li abbia depositati in una morena, dalla quale poi siano stati trascinati da un torrente a Cassina Rizzardi; questa sarebbe l'origine di tutti i ciottoli perforati, so pur se ne eccettua uno (ibid., pag. 15), pel quale egli ha dovuto supporre che non abbia fatto parte di un ghiaociajo, ma sia provenuto dal deposito stesso pliocenico, da cui suppone sieno derivate le conchiglie. * A. Stoppani, Sui rapporti del terreno glaciale, ecc., pag. 179 180. * Questi fossili appartengono evidentemente per la loro natura e stato di conser- vazione, alla fauna delle sabbie gialle, ch'io ritengo dimostrato essere in parte equi- valenti al glaciale. ' Non sono che poche settimane ch'io ebbi notizia di questo importante fatto; non ho potuto quindi finora raccogliere io stesso sul luogo un numero maggiore di questi preziosissimi fossili. 284 G. MERCALLI, OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SUL TERRENO ECC. pone l'altopiano della Groana/ da un mio amico il nobile signor Achille Varisco, amante ed intelligente cultore delle scienze naturali. Queste conchiglie furono rinvenute precisamente a qual- che metro di profondità, mentre si scavava per porre le fonda- menta d'una chiesuola, che si vede ora innalzata sull'orlo orien- tale dell'altipiano argilloso, a metà strada fra Limbiate e Mom- bello, 17 chilometri a sud di Cassina Rizzardi, e 10 circa a mezzodì dell' anfiteatro morenico del lago di Como. Non volendo ad un solo fatto, per quanto certo e luminoso, appoggiare una proposizione di somma importanza, propongo per ora soltanto, come cosa probabile, la seguente conclusione: l'ar- gilla della Groana era il fango che andava deponendosi a sud, ad una certa profondità, in quello stesso mare glaciale che aveva il suo lido a Cassina Rizzardi, Bulgaro, Caccivio. In queste loca- lità le morene terrestri vennero in seguito a sovrapporsi con rego- lare transizione al deposito marino; a sud invece il deposito marino rimase allo scoperto, e venne tratto in luce ancora nudo ed in- tatto dal sollevamento. Così le due scoperte si illuminano e si confermano a vicenda. * Breislak, Descrizione geologica della provincia di Milano, pag. 98. II ferretto, che compono la Groana nella località dove si trovarono le conchiglie, è un'argilla plastica un poco sabbioso-micacea che non dà quasi nessuna effervescenza agli acidi; od ha un coloro giallognolo, misto spesso ad un grigio-cenerino (vedi Bbeislak, Op. cit., pag. 100). NOTIZIE SULLA SORGENTE DEL LAMBRO Dell' Ing. Giacomo Fkassi. (Seduta del 30 Aprile 1876) Magreglio, piccolo paese della Valassina, è posto dove il fiume Lambro, avente ancora l'aspetto di un modesto torrentello, ab- bandona la breve vallata che da lui prende nome, ed attraver- sando la strada provinciale, si avvia in corso quasi sempre pa- rallelo alla medesima , ingrossandosi coi contributi dei monti laterali. Salendo da Magreglio la valle per cui discende il Lambro si giunge in poco più di un' ora alla sua sorgente , che ora im- prendiamo a descrivere. Essa è posta al principio di un altipiano alquanto esteso de- nominato il Prarancio o Piano rancio, che si protende verso nord- ovest seminato a sinistra dai monti chiamati il Poncivo e le Caldere, appartenenti alla catena del S. Primo. La sorgente, che in luogo si chiama la Menaresta , consiste in un piccolo bacino scavato nel ceppo, di forma quasi circolare, del diametro di circa metri 0,90 e della profondità media di metri 0,10, nel quale l'acqua s'introduce orizzontalmente da nord-ovest per un'aper- tura in cui r occhio può spingersi per circa un mezzo metro di distanza. A nord-ovest e sud-est è circondato da piccoli ceppi, dagli altri due lati lo spazio è piano ed aperto, e l'acqua smal- tisce dal bacino sfiorando il suo lembo e dirigendosi per piccolo tratto verso nord-est, per poi piegare a sud-est discendendo nella vallata verso Magreglio. Passandovi a caso, quando è scarsa l' ac- 286 G. PRASSI, qua che ne scaturisce, difficilmente si potrebbe accorgersi di tro- varsi in presenza ad una sorgente ; ma se si vorrà soffermarsi ad esaminarla, accadrà entro un minore o maggior spazio di tempo, come si dirà in appresso, di rilevare un fenomeno non affatto comune alle altre sorgenti, voglio dire quello dell' intermittenza. Da alcune accurate osservazioni fatte nei giorni 20 ottobre 1874 e 27 agosto 1875, mediante un apposito galleggiante collocato nel bacino della sorgente, si è rilevato quanto segue: La differenza massima fra lo stato di magra e quella di piena si vide arrivare fino a 54 millimetri in un' ora e trentotto minuti di tempo. Le differenze di livello ed il tempo impiegato a passare dall'uno al- l'altro limite non presentano però alcuna regolarità, poiché tal- volta in una quantità di tempo minore della suaccennata si hanno diverse alternative di aumento e di decrescenza, che non raggiun- gono né la massima magra né la massima piena, di cui si disse essendosi contati quindici cambiamenti sensibilissimi di livello in due ore e venti minuti nel giorno 27 agosto suddetto mentre nel giorno 11 dello stesso agosto per la durata di ore quattro e trentotto minuti, non si manifestò alcun cambiamento di livello nel pelo d'acqua come se il fenomeno dell'intermittenza non esi- stesse affatto. L' innalzamento di livello è assai più rapido che non l'abbassamento, e questo ha per lo più un periodo di lenta de- crescenza piuttosto lungo. La massima piena dura brevissimo tempo, e la massima magra dura alquanto di più; epperciò lo stato più consueto nel quale può essere trovata la sorgente da chi vi si reca a caso ad esaminarla e non vi si ferma che poco tempo, sarà quello di una lenta decrescenza. Si osserva però che nel giorno 1 1 agosto in cui, come si disse, fu constatata la staziona- rietà per ore 4, 38, la sorgente era straordinariamente abbon- dante, forse in causa delle molte pioggie dei giorni precedenti. Quando la quantità d'acqua è quella ordinaria, la portata della sorgente può valutarsi ad un litro ogni 10 secondi per la mas- sima magra, e decupla per la massima piena ; e dicesi che la fonte non si esaurisce mai totalmente per qualunque siccità anche stra- ordinaria. La voce che corre fra gli abitanti dei luoghi circonvi- NOTIZIE SULLA SORGENTE DEL LAMBRO. 287 Cini che un forte rumore sotterraneo precede lo stato d' innalza- mento di livello , può considerarsi assolutamente come una fiaba. L' amenità del luogo ed il facile accesso per la vicinanza della strada provinciale Valassina vi conduce sovente dei visitatori, che per lo più appartengono a quella zona di paese in cui è cono- sciuto il fiume che vi ha la sua origine, e là, fra un boccone e r altro di una più o meno lauta colezione iraffiata colla limpida e fresca acqua della fonte , vi si getta qualche pezzetto di carta 0 si fa qualche segno sopra una pietra per constatare il feno- meno dell'intermittenza, tanto per sdebitarsi di un certo qual dovere cui si tengono obbligati questi alpinisti in sessantaquat- tresimo, per essersi arrischiati fino in quei paraggi. Siccome però queste fermate non durano più in là del tempo occorrente per una breve refezione, così non di rado succede che avendo cólta la fonte in uno di quei lunghi stadj di lenta decrescenza, od anche di una probabile stazionarietà non ancora bene accertata, taluni se ne partano colla convinzione che il fenomeno dell'intermit- tenza sia una frottola, e cercano di persuaderne anche gli altri. Sopra due piccole grotte poste vicino alla sorgente del Lambro. Dalla Menaresta guardando verso nord-ovest si scorge nel monte un'apertura quasi circolare alla distanza di circa tre mi- nuti di strada. Essa è l' ingresso di una piccola grotta in forma tubulare non accessibile all' uomo, perchè è del diametro di circa metri 0, 50, e si protende per circa metri 4 di lunghezza a fondo e pareti affatto chiusi. Però a sinistra di questa ed alla distanza di un paio di metri dalla medesima trovasi altra apertura che dalla Menaresta non si scorge, perchè coperta da piccoli dirupi. Quest'ultima della larghezza di metri 0, 80 ed altezza 0, 90, in- troduce dopo un metro e mezzo circa in una grotta dall' aspetto di una comoda camera , avente la pianta ovoidale coli' asse maggiore in direzione dell' ingresso, della lunghezza di metri 6, 288 G. FRASSI, NOTIZIE SULLA SORGENTE DEL LAMBRO. e l'asse minore, trasversale al primo , di metri 3. Le pareti per circa un metro e mezzo sono irregolarmente verticali con varie sporgenze e poi si inclinano a formare una specie di cupola ovoi- do-conica, che può raggiungere al suo vertice l'altezza di metri 3 dal pavimento. Di contro all'apertura d'ingresso nella parete tro- vasi una spaccatura larga in media metri 0, 30 che da terra sì pro- tende fino al vertice della cupola. Le pareti presentano qua e là delle leggiere incrostazioni calcari, ed il pavimento è coperto da un denso strato di escrementi, essendo questa grotta l'asilo del gregge i)ecorino che pascola su quei monti , contro gli ardori estivi delle ore meridiane. Tasteggiando il pavimento colla punta ferrata del bastone lo si sente omogeneo, di durezza pietrosa e sensibilmente piano, né indizio alcuno si rileva nel complesso della grotta che vi si possano trovare oggetti interessanti la zoologia e la geologia. Essa non ha altra apertura che quella d' ingresso e quindi non ha nemmeno alcuna comunicazione coli' altra piccola grotta già nominata. Seduta del 28 maggio 1876. Presidenza del vicepresidente cav. Antonio Villa. II socio segretario Sordelli dà comunicazione di una lettera a lui inviata dal socio Trevisan, nella quale questi si scusa di non poter trovarsi a Milano all'ora della seduta e chiede di ri- mandare ad altra adunanza la presentazione dell'annunciato suo lavoro: Carestiaea, nuovo genere di Andraeacee. Si passa quindi alla lettura della memoria inviata dal socio prof. Omboni, e diretta al socio Sordelli, col titolo: Il mare glaciale ed il pliocene al xnede deW Alpi lombarde., nella quale memoria il prof. Omboni dichiara di non poter riconoscere nelle ghiaje e sabbie fossilifere di Cassina Rizzardi, nuli' altro fuorché un deposito alluvionale affatto superficiale; nel mentre però non è alieno dall' ammettere che i ghiacciai nei primordi della loro fase d' estensione abbiano potuto incontrare il mare poco tempo prima che questo si ritirasse del tutto dal suolo lombardo, ed anzi re- clama per questa sua idea la priorità, per averla già fin dal 1861 chiaramente espressa. Viene letto ed approvato dopo brevi osservazioni del socio prof. Mercalli il processo verbale della seduta precedente 30 aprile 1876. Si procede infine alla votazione segreta per l'ammissione a soci effettivi dei signori: Pirotta Romualdo, dottore in scienze naturali, assistente al Museo zoologico della R. Università di Pavia. Sartorio Achille, dottore in scienze naturali, assistente al Museo di geologia e mineralogia della stessa Università. — En- trambi proposti dai soci Pavesi, Taramelli e Sordelli. Sono ammessi all'unanimità. IlSegr.Y. Sordelli. Voi. XIX. 19 Seduta del 2 luglio 1876. Presidenza del vicepresidente cav. Antonio Villa. Il segretario dà lettura della parte introduttiva della Me- moria inviata dal socio prof. Spagnolini: Catalogo sistematico degli Acalefi del Mediterraneo. — Sifonofori e Meduse craspe- dote, nella quale l'autore dichiara lo scopo del suo lavoro e av- visa ai modi tenuti nel condurla a compimento. Accompagnano tale Memoria le tavole con figure a contorni delle più rimar- chevoli forme menzionate nel testo. È data in seguito lettura del processo verbale della seduta precedente, 28 maggio 1876, che viene approvato. Il segretario dà inoltre comunicazione: 1." Delle lettere di ringraziamento inviate alla presidenza dai signori dottori Francesco Coppi, Achille Sartorio, Romualdo Pi- rotta, stati nominati soci effettivi nelle ultime sedute. 2." Di una circolare a stampa inviata dal R. Istituto ve- neto, nella quale è annunciata la morte del cav. Giulio Sandri, membro dell'Istituto stesso, avvenuta in Verona il 31 maggio del 1876. 3." Di una circolare della presidenza della Riunione annuale della Società elvetica delle scienze naturali, nella quale si av- verte che detta Riunione avrà luogo in Basilea nei giorni 20, 21, 22 e 23 agosto p. v. sotto la presidenza del professore Rii- timeyer. 4.° Della morte del socio sacerdote D. Carlo Grancini, nonché di quella dell'insigne zoologo inglese John Edward Gray, diret- tore delle collezioni zoologiche del Museo britannico. U Segretario F. Bordelli. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI DEL MEDITERRANEO COMPILATO DA ALESSANDRO SPAGNOLINI DOTTORE IN SCIENZE NATURALI, PROFESSORE DI STORIA NATURALE NELLA SCUOLA MILITARE IN MODENA. SIFONOFORI E MEDUSE CRASPEDOTE. (tav. 1-6) PREFAZIONE. Fra gli animali marini inferiori che offrono vasto campo di studio ai naturalisti, voglionsi certamente annoverare quei singo- lari organismi, da gran tempo noti ai zoologi col nome di Aca- lefi (dal greco AcalepJie che significa ortica) ; nome derivato dalla sensazione spiacevole, molto somigliante a quella che produce il contatto dell'ortica, che questi animali fanno provare al minimo toccarli ; sensazione dovuta agli organi speciali che essi posseg- gono alla superficie del loro corpo, e che ebbero perciò il nome di organi orticanti. Il tessuto che costituisce questi esseri è mucoso o gelatinoso, talvolta di una trasparenza eguale a quella del cristallo. La forma del corpo degli Acalefi varia assai, somigliando ora a quella di un ombrello (Meduse in generale), ora a quella di una sfera, di un cilindro o di un nastro (Beroe, Callianire, Cesti), e talvolta a quella di ghirlande o corde gelatinose, delicate, variopinte, di va- ghissimo aspetto (Colonie di Sifonofori). Agli Acalefi è dovuto in parte lo stupendo fenomeno conosciuto col nome di fosforescenza del mare, godendo molti di essi della proprietà di emettere una luce fosforica, intorno alla cui natura ed agli organi che la producono, la scienza fu di recente arric- chita di chiare notizie fondamentali, per gli accurati studi che 292 A. SPAGNOLINI, sopra questo argomento pubblicò il chiarissimo professore Paolo Panceri (Vedi bibliografia). Gli Acalefi sono animali pelagici; generalmente trovansi in alto mare, dove galleggiano e nuotano a varie profondità: stando a mare tranquillo alla superficie, ed invece discendendo verso il fondo quando le acque sono più o meno agitate. Facilmente si lasciano trascinare dalle correnti, e seguendo il corso di queste, si avvicinano spesso alle coste, onde è neces- sario un accurato studio dell'andamento delle correnti prima di porsi alla ricerca di questi animali; e trovata una buona corrente, si è certi di fare dei medesimi una pesca copiosa. Quando imperversano le forti burrasche e le acque sono messe in movimento fino ad una considerevole profondità, dalla forza dei marosi vengono gli Acalefi gettati alla riva in gran numero, e per la poca consistenza della sostanza che costituisce il loro corpo, rimangono in mille guise frantumati. Ciò avviene assai di fre- quente lungo le spiaggia del Mediterraneo, dove in alcuni luoghi veggonsi alle volte accumulati in veri ammassi i cadaveri di alcune specie di Acalefi, per esempio, di Pelagio e di Velelle. Nella zona superficiale dell'Oceano tropicale, dove, come dice r Allmann (Vedi bibliografia), l' aria, il calore, la luce combinano e concentrano con jìiù intensità le condizioni della vita animale, gli Acalefi offrono la più grande varietà e maggiore ricchezza di forme; ma anche nel Mediterraneo, che per la sua felice posi- zione, prende talora quasi i caratteri di un mare tropicale, tali organismi si sviluppano bastantemente svariati e copiosi. Alcuni luoghi del medesimo Mediterraneo, quali, ad esempio, sulle coste d'Italia il golfo di Villafranca, quello di Napoli, le acque di Messina, sono visitate con sicuro profitto dagli scien- ziati nostri e stranieri, che allo studio di questi animali si dedi- cano; e ne fanno fede le pregevoli opere pubblicate dal Delle Chiaje, da G. 0. Costa, dal Quatrefages, dal Vogt, dal Leuckart, dal Kolliker, dal Gegenbaur e da altri. Sei anni di permanenza in Napoli, mi diedero agio di dedi- carmi allo studio degli Acalefi, e ciò potei fare massimamente CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 293 perchè, frequentando il gabinetto d' anatomia comparata della K. Uuiversitcà, ebbi da quell'insigne direttore, professor Paolo Panceri, forniti con premura e cortesia indimenticabili gli aiuti che m'erano necessari. Ecco in qual modo venni a capo di compilare il catalogo de- scrittivo degli Acalefi del golfo di Napoli, in parte già pubblicato (Vedi bibliografia). Con questi studi da me fatti in Napoli, continuati poi, in con- dizioni meno favorevoli, nel mare di Livorno, giovandomi degli autori che trattarono degli Acalefi del Mediterraneo e dell'Adria- tico, mi studierò di compilare un catalogo delle specie di cui è stata constatata la presenza nei nostri mari ; catalogo che certo non potrà essere completo, attesa l'insufficienza dei miei studi su tale argomento, causata dalla distanza dal mare in cui ordi- nariamente mi trovo da alquanti anni. Il catalogo sarà semplicemente sistematico, e gli studiosi po- tranno avere notizie circa l'organizzazione generale di questi animali e la descrizione delle singole loro specie dall'articolo so- pra i Celenterati del chiarissimo dottor Pietro Pavesi, professore della R. Università di Pavia; articolo testé pubblicato nelV Enci- clopedia medica italiana edita dal dottor Francesco Vallardi, e dai miei cataloghi degli Acalefi di Napoli. Quantunque siffatti animali abbiano da molto tempo richia- mata l'attenzione degli studiosi, pure la loro collocazione nella serie animale fu solo di recente nettamente stabilita. Le osser- vazioni dì cui gli Acalefi sono stati oggetto ai nostri giorni, hanno posta in evidenza l' intima relazione fra alcuni di essi e i po- lipi. Lifatti gli studi di Lóven, Nordmann, Dujardin, Gegenbaur, Wagner, Van-Beneden, Quatrefages, Hincks ed altri hanno dimo- strato che molte Meduse Craspedote provengono per gemmazione da colonie poliparie, e non sono altro che lo stato sessuale di alcuni polipi idrari. Una tale scoperta, di grande entità per lo studio di questi animali, va continuamente convalidandosi con nuovi esempi; nuUadimeno, nello stato odierno delle nostre co- 294 A. SPAGNOLINI, gnizioni a questo riguardo, è impossibile unire tutte le specie di Meduse ai polipi che ad esse danno origine. Nelle recenti classificazioni zoologiche, gli Acalefi ed i polipi trovansi riuniti in un solo gruppo o tipo detto dei Celenterati {Coélenterata). Il nome di Celenterati fu proposto dal Leuckart per esprimere una particolarità anatomica di questi animali (Aca- lefi e Polipi), quella cioè di avere lo stomaco in libera comuni- cazione colla cavità generale del corpo: ed invero la cavità ga- strica con i suoi annessi, sono le sole parti cave che trovansi nel corpo dei Celenterati, ed il loro insieme forma la cavità generale del corpo stesso, la quale, funzionando contemporaneamente per la nutrizione e per la circolazione, fu detta sistema gastro-vascolare od apparato coelenterico. E questo carattere di grande impor- tanza, non appartiene a nessuno altro gruppo di animali. Fra le classificazioni nelle quali gli Acalefi vengono considerati in unione ai veri polipi, come facenti parte del gruppo dei Ce- lenterati, meritano di essere consultate quelle date dal Gegen- baur (Vedi bibliografia), dal Leuckart nelle aggiunte fatte al V. D. Hoeven (Vedi bibliografia), dal Reay Greene (Vedi biblio- grafia) e dal professor Pietro Pavesi nel sopraccitato suo articolo sui Celenterati. Io però nella compilazione di questo catalogo si- stematico degli Acalefi del Mediterraneo, credo di dovere adot- tare l'antica classificazione data dall' Eschscholtz (Vedi bibliogra- fia), e per le Meduse in particolare, quella del Gegenbaur (Vedi bibliografia), perchè un catalogo degli idroidi italiani, considerati nella doppia forma di idroidi polipiformi e di meduse, ora non riescirebbe che un lavoro imperfettissimo, avendosi ben poche no- tizie circa i polipi idrari delle coste italiane. Pertanto mi restrin- gerò ad indicare il nome dell' idroide generatore di quelle spe- cie di Meduse che si conoscono provenire dai polipi idroidi. Colgo poi r occasione della stampa di questo catalogo sistema- tico per unirvi alcune figuro di Acalefi medusarii, che trassi dal vero, in Napoli, parendomi ciò opportuno, perchè molte volte, a fare comprendere l'organismo complessivo di un animale, vai me- glio una figura, sia puro imperfetta, che una lunga descrizione. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 295 Le figure che io semplicemente abbozzai, furono copiate e meglio disegnate dai signori Conte Francesco Ferrari Moreni e Vincenzo Ragazzi di Modena, e di questa gentile cooperazione al mio la- voro, rendo ad essi le dovute grazie. Modena, Giugno 1876. Alessandro Spagnolini. CELENTERATI ACALEFI Ordine I. — SIPHONOPHORA. — Sifonofori. Famiglia I. — Diphyidae. — Difidi. Genere I. Praya, Quoy e Gaimard. 1. Praya cymibiformis, Leuckart. Siphonoph. von Nizza, p. 286, tab. XI, fig. 18-24. = Physalia ci/mhiformis, Delle Chiaje. = Praya maxima, Gegenbaur. Nizza. Leuckart. Messina. Gegeniaiir. Napoli. Delle Chiaje, Keferstein ed Ehlers, P. Pavesi, A. Spagnolini. A Napoli trovasi specialmente nei mesi di febbraio, marzo ed aprile, ed è assai comune. 2. Praya flliformìs (Delle Chiaje), Keferstein ed Ehlers. = Kliizopliysa filiformis, Delle Chiaje. = Praya dipliyes, Kolliker. Schwimmpolypen von Messina, p. 33-36, taf. X. Nizza. Vogt. Njapoli. Belle Chiaje, Keferstein ed Ehlers, A. Spagnolini. Messina. Kòlliker e Gegenbaur, Keferstein ed Ehlers. 296 A. SPAGNOLINI, Più comune della precedente tanto a Nizza quanto a Napoli ed a Messina; Vogt dice averne raccolti esemplari della lun- ghezza di un metro. Genere II, Dipliyes, Cuvier. l.Dipliyes Sieboldiì, KòUiker. Schwimmpolypen von Mes- sina, p. 3G-41, taf. XI. = Biphya hipartita^ 0. G. Costa. Messina. Kòllìker, Kcfersteln ed EJders, Gegenhaur. Napoli. 0. G. Costa, A. Spagnolini, P. Pavesi. A Napoli abbonda, specialmente nei mesi di marzo ed aprile. 2. Dipliyes gracilis, Gegenbaur, 1853. Beitriige, pag. 309- 315, taf. XVI, fig. 5-7. M e s s i n a. Gegenhaur. 3. Dipliyes turgida, Gegenbaur, 1854. Ueber D. turgida in Zeitscbr. f. Wiss. Zool. Voi. V, pag. 442-448, taf. XXIII. Messina. Gegenhaur, Sars. Napoli. Kefer Stein ed Ehìcrs. Gegenbaur e Sars dicono che trovasi frequentemente nelle acque di Messina. 4. Dipliyes conoidea, Keferstein ed Ehlers, 1860. Nach- richt. K. Soc. Gottingen, p. 2G0. Napoli. Keferstein ed Ehlcrs. Specie creata sopra un solo esemplare raccolto presso Castel dell'Uovo in Napoli nel dicembre 1859. 5. Dipliyes ovata, Keferstein ed Ehlers, 1860. Nachricht. K. Soc. Gottingen, pag.- 260. Messina. Keferstein ed Ehlers. Ne fu osservato un solo esemplare trovato non lungi dal Laz- zaretto di Messina. G. Dipliyos acumìuata, Leuckart, 1854. Siph. von Nizza, p. 274-279, taf. XI, fig. 11-13. Nizza. Leuclcart. 7. Diphyes Kochii, Will. Ilorae Tcrgestinae ecc. Adriatico presso Trieste. Will. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 297 8. Diphyes qiiadrivalvis, Gegenbaur. = Galeoìaria filiformis, Leuckart. = Galeoìaria aurantiaca, C. Vogt. Siphonoph. de Nice p. 110-119. PI. XVIII, XIX, XX, fig. 1-3 — PI. XXI, fig. 1-2. Nizza. C. Vogf, Leuckart. Messina. Gegenhaur, Sars, Keferstein ed Ehìers. Napoli. Keferstein ed Ehìers^ 0. Costa, A. Spagnolini, Delle Chiaje, P, Pavesi, A. Costa. Comune assai nelle località citate, deve vedesi in lunghe ca- tene galleggianti alla superficie del mare tranquillo. Il genere Eudoxia, Esclischoltz, che nella classificazione adot- tata segue il Genere Diphyes, non deve più ammettersi, poiché è stato riconosciuto che l'Eudoxie non sono altro che frammenti staccati di Difie. Leuckart dice (1. e. p. 19) che 1' Eiidoxia Lessonii, Eschscholtz, da lui trovata presso Nizza, e da Will presso Trieste, è un fram- mento (individuo sessuale isolato) della sua Diphyes acuminata. Genere III. Abyla, Qiioy e Gaimard. 1. Abylapentagona, Eschsch.-Kolliker, 1853. SchwimmpoL von Messina, p. 41-46, taf. X. = Calpe pentagona, Quoy e Gaimard» = Dìpliya tetragona, 0. G. Costa. Nizza. LeucTcart. Napoli. 0. G. Costa, Delle Chiaje, Keferstein ed Ehlers, A, Spagnolini, P. Pavesi. Messina. KólUJcer, Gegenhaur. A Napoli è molto comune, specialmente in primavera. 2. Abyla trigona, Quoy e Gaimard. — C. Vogt. Siphon. de Nice, pag. 121-126, PI. XX, fig. 4-7, PI. XXI„fig. 3-6,10-13. = Diphyes ahyla, Quoy e Gaimard. - Nizza. Vogt. Il Vogt dice (1. e.) che l'Abyla da lui trovata frequentemente 298 A. SPAGNOLINI, nella baia di Villafranca, è la stessa specie scoperta da Quoy e da Gaimard a Gibilterra. Genere IV. Cuboides, Quoy e Gaimard. 1. Cuboides vitreus, Quoy e Gaimard. Ann. Se. Nat., 1827, t. X, p. 19. PI. 5, fig. 10. Gibilterra. Quoì/ e Gaymard. Nizza. Leuckart. Leuckart (Zur nah. Ken. der Siphon. von Nizza, p. 20), opina che il Cuhoides vitreus sia un frammento deìV Abyla pentagona (individuo sessuale staccato); il non essere tale opinione da altri partecipata (Huxley 1. e), m'induce a mantenere questo genere nel catalogo. La Cymha sagittata^ Quoy et Gaim. (Ann. Se. Nat. t. X. 1827. PI. 2, C. fig. 1 a 9) e VEnneagoniim Jiyaliniim, Quoy e Gaim. (1. e. PI. 2, Z). fig. 1 a 6), trovate presso Gibilterra, probabilmente sono pure frammenti di Abyle. Genere V. Diplophysa, Gegenbaur. 1. Diplophysa iaermis, Gegenbaur. Neue Beitrage. 1860, pag. 9. Messina. Gegenhaur. Huxley (1. e.) accetta questo nuovo genere di Gegenbaur ; fa osservare però che la specie descritta offre qualche somiglianza col Cucuhalus cordiformis, Quoy e Gaimard (Astrol. pi. 4, fig. 24 a 27), specie che quei naturalisti rinvennero nella rada d'Am- boina alle Molucche. Famiglia IL — Hippopodiidae. — Ippopodidi. Genere I. Hippopodius, Quoy e Gaimard. 1. Hippopodius luteus, Quoy e Gaimard. — C. Vogt. Siphon. de Nice, pag. 93-98. PI. XIV, fig. 7 e 12. ~ PI. XV, fig. 1 e 2. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 299 = Hippopiis excisus, Delle Chiaje. = Ilippopodius neapolitanns, Kolliker. = Hippopodius gleba, Leuckart. Nizza. Vogt, Lcuchart. Napoli. Delle Chiaje, G. 0. Costa, A. Spagnolini^ P. Pavesi. Messina. KólliJcer, Kefer Stein ed Ehlers. Diffuso in tutto il Mediterraneo e comunissimo. Dai marinai napoletani è chiamato Cianfa. Genere II. Togtìa, KdlliJcer. 1. Vogtia pentacantha, Kolliker. Schwimmpolypen, p. 31- 32, t. IX, fig. 5. Messina. Kolliker, Kefer Stein ed Ehlers. Napoli. A. Spagnolini. Questo sifonoforo non sembra tanto comune, e, per ora, è stato trovato soltanto nel Mediterraneo. Famiglia III. — FhysopJioridae. — Fisoforidi. Genere I. Physophora, ForsJcal. 1. Physoptora hydrostatica, Forskal. — C. Vogt. Siphon, de Ni ce. p. 39. PI. III. IV, V, VI. = Physophora disticha, Griffitli. = Physophora corona, C. Vogt. = Physophora Philippii, Kolliker. Nizza. G. Vogt, LeitcJcart. Napoli. Delle Chiaje, A. Spagnolini, P. Pavesi* Messina. KólliJcer, Keferstein ed Ehlers. Sembra che sia più comune nel Mediterraneo meridionale. Il Delle Chiaje (Memorie 1829. T. IV. p. 4. Tav. 50. fig. Ile 12) ammette un Genere Baceniis con specie Piacemis ovalis, Delle Chiaje, e dice essere un'altra specie di Fisofora, ma siccome tanto le figure quanto la descrizione sono molto incomplete, mi limito perciò a farne qui soltanto cenno. 300 A. SPAGNOLINI, Genere II. Agalmn, Eschschóltz. 1. Agalma rulbra, C. Vogt. Siphon. de Nice, p. 62-82. PI. VII-XI. = Agalmopsis punctcìfaì Kolliker. == Agalmopsis riibrum, Leuckart. = 'Halistemma rtihrum, Huxley. Nizza. C. Vogt, Leuckart. Napoli. A. Spagnoìini, P. Pavesi. Messina. Kolliker, Kcfer Stein ed Elilers. Specie assai comune nelle località citate. 2. Agallila Sarsii, Leuckart. — Kolliker. Schwimmpolypen p. 10-15, taf. III. = Agalmopsis Sarsii, Kolliker. Nizza. Leuckart. Napoli. Kefer Stein ed Ehlers, A. Spagnolini. Messina. Kolliker, Kefer stein ed Elders. Trovasi, sembra, meno frequentemente della precedente. 3. Agallila clavatum, Leuckart. Siphon. von Nizza, p. 89. Nizza. Leuckart. Osservata solo dal Leuckart e da lui ritenuta specie distinta. U Agalma minimum, Graeffe, sembra che sia un giovane di Agalma rubra (Keferstein ed Ehlers. 1. e. p. 25). Genere III. Apolemia, Escliscliolts. 1. Apolemia uvaria, Eschscholtz. — Kolliker. Schwimmp. p. 18. T. VI, fig. G-9. = Stephanomia uvaria, Peron e Lesueur. = Physopliora idophylla, G. 0. Costa. Nizza. Leuckart, Vogt. Livorno. A. Spagnolini. Napoli. Belle Chiaje, G. 0. Costa, Keferstein ed Ehlers, A. Spagnolini, P. Pavesi. Messina. Kolliker, Gegenbaur, Keferstein ed Ehlers. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 301 È uno dei Sifonofori che trovasi più facilmente nel Mediterra- neo. Se ne vedono alle volte esemplari della lunghezza di qual- che piede. I marinari napoletani denominano le Apolemie lane di mare, e quando sono contratte, sembrano proprio fiocchi di lana nell'acqua. Genere IV. Forskalìa, KòlliJcer. 1. Forskalia Edwarsii, Kolliker. Schwimmp. von Messina p. 2-10, taf. 1-2. Napoli. A. Spagnolìni, P. Pavesi. Messina. KóUiher, Keferstein ed EUers. Specie assai comune. 2. Forskalia contorta, Leuckart. Siphon. von Nizza, pag. 350-351, taf. 8-17. = Sfephanomia contorta, Milne Edwards. = Apolemìa contorta, C. Vogt. Nizza. Leucliart, C. Vogt. Napoli. Keferstein ed EUers. A. Spagnolini, P. Pavesi. Il Vogt (1. e. p. 85) fa osservare che questa specie non tro- vasi tutti gli anni in eguale abbondanza nel mare di Nizza; a me pure accadde di notare un fatto simile in Napoli. 3. Forskalia prolifera. = Stephanomia prolifera, Milne Edwards. Ann. Se. Nat. t. XVI (1841), p. 226, PI. 9 e 10. Nizza. Milne Edtvards. Secondo il Vogt (1. e.) 1' Apolemia prolifera non sarebbe altro che una porzione dell'asse àeW Apolemia (Forskalia) contorta, mancante delle placche protettrici e dei fili pescatori. 4. Forskalia opliiura, Leuckart. Siphon. von Nizza, p. 351-354, taf. XIII, XVIII-XI. = Stephanomia opJiiura, Delle Chiaje. Nizza. Leucliart. Napoli. Belle Chiaje, Keferstein ed Ehlers, A. Spagnoìini. Specie gigantesca, alle volte lunga ben quattro piedi. Gli 302 A. SPAGNOLINI, autori la dicono comune nel Golfo di Napoli; io ne ho veduto un solo esemplare. 5. Forskalia formosa, Keferstein ed Elilers, 1860. Nachr. K. Soc. Gottingen, p. 261-2G2, eZoologische Beitrage, 1861, p. 28. Messina. Keferstein ed JElders. Keferstein ed Elilers dicono clie a Messina trovasi solo in esemplari isolati, ma non vi è rara. Sono le Forskalie che i marinai napoletani chiamano pigne, ed i nizzardi penne. Famiglia IV. — Antliopliysidae — Antofisidi. Genere I. Athorybia, Esclisclioltz. 1. AthoryMa rosacea, Eschscholtz. — Kòlliker. Sch\«^imm- polypen, p, 24-28. taf. = PhysopJiora rosacea, Forskal. Napoli. Delle Chiaje, Sars. Messina. Kòlliker. Sembra che questo bellissimo Sifonoforo non sia raro in autunno tanto a Napoli che a Messina, io però non l'ho trovato a Napoli. 2. Athorybìa heliantha, Eschscholtz. = Bhodophysa heliantha, de Blainville. Man. Ac. p. 123. PI. 2. fìg. 5. Nel Mediterraneo presso Gibilterra. D' Ur ville. 3. Athorybia melo, Eschscholtz. = BJiisophysa melo, Quoy e Gaimard. Ann. Se. Nat. t. X. 1827. PI. 5, e. = Bhodopthysa melo, De Blainville. Mediterraneo presso Gibilterra. D' Urville. Ho indicate anche queste due specie che sembrano distinte dsiW Athorybia rosacea di Eschscholtz; almeno il Lesson (Aca- lèphes p. 498 e 499), le dà come tali. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 303 Famiglia V. — Ilhizophysidae — Rizofisidi. Genere I. Rhizophysa, Peron e Lesueur. 1. Rhizophysa flliformis, Lamarck. — Gegenbaur, 1853, Beitràge, p. 324-330, taf. XVIII. fig. 5-10. = Thysopìiora filiformis, Forskal. = Epìbiilia filiformis^ Eschscholtz. Napoli. Belle Chiaje, A. Spagnolini. Messina. Gegenhaur, Kefer Stein ed Ehlers. In tutte le località dove è stata veduta si è mostrata rara. Famiglia VI. — Discolahidae — Discolabidi. Genere I. Discolahe, Escìiscìióltz. 1. Discolabe Mediterranea, Eschscholtz. = Bhi^ophysa discoidea, Quoy e Gaimard. Ann. Se. Nat. t. XXI, p. 441. PI. 4. Mediterraneo presso Gibilterra. Quoy e Gaimard. Famiglia VII. — JPhysaliadae — Fisalidi. Genere I. Physalia, LamarcJc. 1. Physalia caravella, Eschscholtz. — Quatrefages, 1854. Mera, sur 1' organisation des Physalies. Ann. des Selene. Nat. IV, sèrie II, p. 107-142. PI. Ili, n. 4. = Thysàlia pelagica, Lamarck. = Fhysalia aretJiusa, Tilesius. Napoli. Delle Chiaje, Sars, Gegenhaur. Messina. KoivalevsJcy. Più volte navigando nel Mediterraneo. G. Acton. Questo gigantesco sifonoforo trovasi essenzialmente in alto mare, dove vedesi riunito in grandi aggruppamenti. Se si avvicina alle coste, è solo perchè vi viene trascinato dalle correnti o spinto dalla persistenza di forti venti; allora, e specialmente durante le 304 A. SPAGNOLINf, burrasche, può essere gettato sulle spiaggie in grande quantità. Sembra che entri accidentalmente nel Mediterraneo. La Fisalia ha attirata da tempo remotissimo l'attenzione dei marinai e dei naturalisti, e la troviamo indicata con vari nomi quali Urtica marina, Galera, Caravella, Vascello portoghese. Famiglia Vili. — Télellidae — Velellidi. Genere I. Velella, Lamarck. 1. Velella lìnibos.a, Lamarck. = Iloloturia spirans, Forskal. = Velella spirans, Eschscholtz. — C. Vogt. Sipho- nophores de Nice, p. 5, PI. I e IL = Velella mediterranea, Delle Chiaje. = Armenistariiim velella, G. 0. Costa. Nizza. C. Vogt, Leuclcarf. S. Martino presso Me n tene. For slìdi. Livorno. A. Spagnolini. Genova. P. Pavesi. Napoli. Delle Chiaje, G. 0. Costa, Keferstein ed Ehlers, A. Spagnolini, P. Pavesi. Messina. KdlliJcer, Comune nel Mediterraneo. Generalmente stanno le Velelle in alto mare, ed il loro approssimarsi alla riva è piuttosto acciden- tale. Esse pure dai forti venti e dalle burrasche vengono spinte sulle spiaggie, dove alle volte i loro cadaveri vi formano dei veri ammassi. I marinai chiamano le Velelle per lo più Velette. Genere II. Porpita, Lamarck. \. Porpita glaudifera, Lamarck. = Iloloturia denudata, Forskal. = Porpita mediterranea, Eschscholtz. — Kolliker. Schwimrapolypen. p. 57-63, Taf. XII. Presso Marsiglia e presso Malta. Forskal, CATALOGO SISTEMATICO DEGLI AGALEFf ECC. 305 Nizza. Leuckart. Napoli. A. Spagnólini. Messina. KdlliJcer, Kefer Stein ed Ehlers. A Napoli l'ho veduta una sola volta, a Messina non sembra rara. Ordine II. — DISCOPHORA. — Discofori. A. — CBASPEDOTA. — Craspedoti. Famiglia I. - Oceaniadae. -Oceanidi. Genere I. Steenstrupia, Forhes. 1. Steenstrupia lineata, Leuckart, 1856. Beitr. zur Kennt. der Medusenf. von Nizza, p. 29, taf. II, fig. 6. Nizza. Leuckart. Napoli. A. Spagnólini. Leuckart ne vide solo pochi individui a Nizza. È specialmente nei mesi di febbraio e marzo che nel mare di Napoli possonsi trovare queste Meduse. Tav. I. fig. 1, 2, 3, 4. 2. Steenstrupia cranoides, Haeckel. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. lenaische Zeitsch. fiir Med. und Natur, voi. I, fase. 3, 1864. Nizza. Haeckel. Napoli. A. Sjjagnolini. Più volte osservai questa specie in Napoli. Le Steenstrupie erano credute meduse proprie dei mari set- tentrionali (Scozia, Norvegia, Islanda), ma ora sappiamo che tro- vansi anche nel nostro Mediterraneo ed in assai abbondanza. Le specie del Genere Steenstrupia^ Forbes, sono meduse libere (gonofori), provenienti da polipi idrari del Genere Corymorpha^ Sars. Vcl. XIX. ' 29 306 A. SPAGNOLINI, Genere IL Euphysa, Forbes. 1. Euphysa globator, Leuckart. Beitr. zur Keimt. der Medusenf. von Nizza, p. 28, taf. II, fig. 4. Nizza. Leiiclcart. Veduta una sola volta da Leuckart a Nizza. 2. EupliyST mediterranea, Haechel. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. lenaische Zeitsch. fiir Med. und Natur. Voi. I, fase. 3. 1864. Nizza. Haecliél. Haeckel dice che questa specie è molto rara a Nizza. Non vidi a Napoli meduse del Genere Euphysa. È stato riconosciuto che l'Euphyse provengono dai polipi idrari del Genere Syncoryne Ehrenberg. (prò parte). Genere III. Sarsia, Lesson. 1. Sarsia pulchella, Forbes. A Monograph of the British Naked-Eyed Medusae, pag. 57, PI. VI, fig. 3. Napoli. A. Spagnolini. Ebbi una sola volta in Napoli un individuo di questa specie, che fino ad ora, almeno che io sappia, si ritenne propria dei mari settentrionali, e specialmente fu trovata da Forbes sulle coste delle Isole Britanniche. Per la descrizione di questo unico individuo raccolto, vedasi il mio Catalogo descrittivo delle Meduse Craspedote di Napoli (1. e. p. 202). Aggiungo un disegno di questa specie, vedi Tav. IL fig. 1, la, 2. 2. Sarsia dolicliogaster (Dipurema dolichogaster), Haec- kel. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. lenai- sche Zeitsch. fur Med. und Natur. Voi. I, fase. 3, 1304, Nizza. Haeckel. Napoli. A. Spagnolini. Haeckel trovò rara questa Medusa a Nizza. Un solo individuo fu raccolto a Napoli, del quale detti una succinta descrizione (1. e. p. 206). Unisco al Catalogo un disegno di questa specie, vedi Tay. IL fig. 3, 3a. CATALOGO SISTEMATICO DEGl I ACALEFI ECC. 307 La forma idraria da cui provengono le Sarsie, è il Genere Syncoryne^ Ehrenberg (prò parte), ed anche il Genere Stauridium, Dujard., essendo dimostrato che la Sarsia turricola deriva dallo Stauridium productum di Wright. Genere IV. Zanclea, Gegenbaiir. 1. Zanclea costata, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. p. 229-230. taf. Vili, fìg. 4-6. 1856. Messina. Gegenhaur. Non conoscesi l' idrosoma della Zanclea costata di Gegenbaur, però quello della Zanclea implexa delle coste d' Inghilterra, fu chiamato Tiibularia implexa da Alder, poi Coryne pelagica, hriareus, implexa da Allman, e dallo stesso autore finalmente gli fu dato il nome di Zanclea imjolexa, comprendendo sotto la stessa denominazione la Medusa e la forma idraria. Genere V. Cytaeis, EscJiscJioUz. 1. Cytaeis pusilla, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeitschr. fùr wiss. Zool. p. 228-229, taf. Vili, fìg. 8. 1856. Messina. Gegenhaur, Keferstein ed Ehlers. Rara a Messina. 2. Cytaeis polystila, Will. Horae Tergestinae, oder Besch- reibung und Anat. der in Herbste, 1845 bei Triest beobach. Akalephen. Trieste. Will. Napoli. A. Spagnolini. Ne ho raccolto un solo individuo che per alcuni caratteri mi determinava a stabilire una nuova specie, ma che poi dovetti ri- conoscere appartenere alla specie trovata da Will. (Vedi Cata- logo descrittivo delle Craspedote di Napoli, p. 214-215). 308 A. SPAGNOLINI, Genere VI. Cybogaster, HaecJcel. 1. Cybogaster gemmascens, Ilaeckel. Besch, neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. Jenaische Zeitsch. fiir Med. imd Natur. Voi. I. fase. 5, 1864. Nizza. lìaecìiel. Haeckel trovò a Nizza un solo esemplare di questa elegantis- sima medusa, sul quale fondò un nuovo genere molto affine a quello delle Cytaeis. Genere VII. Bougaiuvillia, Lesson. 1. Bougaiuvillia mediterranea, Busch. Beobachtungen iìb. Anat. und Entwickeluug einiger Wirbellosen Seetbiere Berlin 1851. Beobacbtungen iiber einiger niedere Tbiere Miill. Arcbiv. 1 849. 2. Bougaiuvillia mauiculata, Ilaeckel, 18G4. Bescb. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. lenaiscbe Zeitscb. fiir Med. und Natur. Voi. I, fase. 3. Nizza. HaecJiél. Sembra cbe questa specie sia rarissima, almeno Haeckel la trovò tale nel mare di Nizza. Secondo Claparède e Hincks, la forma idraria delle Bougainvil- lie è il Genere Podocoryne, Sars, del quale la specie Podocoryne carnea, Sars, dei mari del Nord, fu trovata dallo stesso autore ancbe nel Golfo di Napoli sulle concbiglie contenenti il Pagu- rus. Sars trovò pure a Napoli una nuova specie, la Podocoryne fucicola. Alcune Bougainvillie, quali la Bougainvillia ramosa e la Bou- gainvillia fruticosa di Allman, provengono però dal genere idra- rio Eudendrium, Ebrenberg, e dalla specie Eiidendrium ramosum^ Van Bencden, cbe abbiamo ancbe nel Mediterraneo e fu descritta da Cavolini (1. e.) sotto il nome di Serkdaria racemosa. Genere Vili. Lizzia, Forhes. 1. Lizzia Kollikeri^ Gegeubaur. Zur Lebre vom Genera- CATALOGO SISTEMATICO BEGLI ACALEFI ECC. 309 tionsweclisel, und der Fortpflanzung bei Medusen und Polypen 1853 p. 175-181. taf. II, fìg. 1-9. Nizza. Leuckart. 'Napoli. Kefer Stein ed EJilers, A. Spagnòlini. Messina. Gegenbaur. Questa Ijellissima medusa è assai comune nel Golfo di Napoli, specialmente dal decembre al marzo. Il Gegenbaur (1. e.) fa giustamente osservare che i generi BougainvilUa Lesson, Liszia Forbes, Hippocrene Mertens, Mar- gélis Steenstrup, poco si distinguono fra loro e potrebbero essere riuniti in un solo genere. La forma idraria delle Lizzie propriamente dette, sarebbe il Genere Leptoscyjìhus, Allman, (Allman On the construction and limitation of genera among the Hydroida. Ann. of. Nat. Hist. May. 1864) Genere IX. Saphenia, EscliscìioìU. 1. Saphenia balearica, Eschscholtz. Acalephen. p. 93. — Quoy e Gaimard. Voyages de l'Uranie. pi. 84. fig. 3. p. 566. Coste di Valenza e delle Isole Baleari. Quoy e Gaimard. Genere X. Oceania, Téron. 1. Oceania pileata, Péron. — Gegenbaur, Medusen, p. 221- 223, taf. VIII, fig. 1. — Delle Chiaje. Mem. Tav. 75, fig. 3-5. = Dianea pileata.^ Lamarck. = Tiara papalis. Lesson. Nizza. Forskal, Leuchart, Bisso, Péron. Napoli. Delle Chiaje, A. Spagnolini, P. Pavesi. Messina. Gegenhaur. Kefer stein e Elilers. È comunissima nei mesi dell'inverno e della primavera tanto a Nizza, quanto a Napoli ed a Messina. Fra i molti individui che ho studiati in Napoli, ne ho osservati alcuni forniti delle vescicole marginali che non furono vedute né da Leuckart, né da Keferstein ed Ehlers. Già notai questo fatto 310 A. SPAGNOLINI, nel mio Catalogo descrittivo delle Meduse Craspedote di Napoli (1. e. p. 196). Vedasi per il disegno la qui unita Tav. Ili, fig. 1, la, 2. 2. Oceania flayidula, Péron. — Gegenbaur. Medusen, p. 223, = Dianea flavidula, Lamark. Nizza. Risso, Péron e Lesueiir. Napoli. A. Spagnolini. Messina. Gegenhaur, Kefersiein ed Ehlers. Risso dice che questa specie è comune sulle coste dì Nizza nell'autunno; Keferstein ed Ehlers la trovarono rara a Messina; io pure ne ho veduti pochi individui a Napoli. Tav. III. fig. 3-4. 3. Oceania coccinea, Leuckart. Medusenfauna von Nizza, p. 24. = Tiara coccinea, Haeckel. Nizza. Leuckart^ HaecJcel. Leuckart trovò rara questa Medusa nelle acque di Nizza, men- tre Haeckel la indica come comune nella stessa località. Leu- ckart, che descrive questa specie facendola distinta dalle altre, dice però che potrebbe essere quella già veduta a Nizza da Risso e da lui nominata Oceania Lesueuriana. 4. Oceania smaragdina. = Tiara smaragdina, Haeckel. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza (1. e. Voi. I, fase. 3). Nizza. Haeclcel. Trovata rara da Haeckel. .5. Oceania armata, Kolliker. Zeitschrift, p. 323. Nizza. KdlliJcer. Molto assomiglia all'Oceania flavidida^ Péron. 6. Oceania sedecimcostata, Kolliker. Zeitschrift, p. 324. Nizza. Kolliker. Anche questa specie si crede una semplice varietà. 7. Oceania funeraria, Eschscholtz. Acalephen. p. 100. — Isis, XXI, 343. pi. 5, fig. 10-15. = Bianca funeraria., Quoy e Gaimard. = Tholus funerarius, Lesson. Stretto di Gibilterra. Quoy e Gaimard. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 311 8. Oceania Lesueur, Eschscboltz. Acalephen. p. 98. = Oceania Lesueuria, Risso. = Dianea Lesueur, Lamarck. Coste di Nizza. Péron. Vedesi in primavera ed in autunno. 9. Oceania rotunda, Eschscholtz. Acalephen. p. 100. — Quoy e Gaimard. Ann. Se. Nat. t. X, pi. 6, fig. 1 e 2 (1827). = Dianea rotimela, Quoy e Gaimard. = Pandea rotimela, Lesson. Stretto di Gibilterra. Quoy e Gedmard. 10. Oceania conica, Eschscholtz. Acalephen. p. 99. — Quoy e Gaimard, Ann. Se. Nat., t. X, pi. 6, fig. 3 e 4 (1827). = Pandea conica, Lesson. := Bianca conica, Quoy e Gaimard. Mediterraneo presso lo Stretto di Gibilterra. Quoy e Gaimard. Napoli. A. Spagnolini. Messina. Gegenhaur. Una sola volta, il 19 marzo 1867, ebbi in Napoli una medusa che offriva tutti i caratteri di questa specie. 11. Oceania cacuminata, Eschscholtz. Acalephen. p. 100 — Risso, Nice. p. 298. — Lesson. Acalèphes, p. 294. = Laoelicea crucigera, Lesson. = Aureliei crucigera, Risso. = Meelusa cruciata ? Forskal. Nizza. Risso, ForsJòal ? Spezia. Panceri. Risso dice che vedesi galleggiare alla superficie delle acque nell'autunno. Panceri la prese in autunno alla Spezia, pescandola colla draga dai fondi algosi di Lerici, a 20 metri circa di pro- fondità. 12. Oceania lineolata, Péron. — Lesson. Acalèphes. p. 318. = Diemea lineolata, Lamark. Nizza. Eisso, Péron. È stata trovata non lungi dalla riva, in primavera. 312 A. SPAGNOLINI, 13, Oceania thelostyla, Gegenbaur. Versuch eines Sy- stemes der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. 1856. p. 224. Taf, Vili. fig. 9. Messina, Gegenhaur. Genere XI. Cladoiieiiia, Diijardin. 1. Cladouema radiatum, Dujardin. Obser, sur un nouveau genre de Medusaires. Ann. Se. Nat , II sèrie, XX, p. 370-373, — Gegenbaur. Medusen, p. 230, 231. Messina. Gegenhaur, Keferstein ed Ehlers, KroJm. Krohn ha trovate le meduse di questa specie molto comuni a Messina. Dalle uova di queste meduse ha visti escire embrioni ci- liati, e da questi ha veduti nascere polipi idrari del Genere Stauridimn, Dujardin, i quali, alla lor volta, generavano meduse, (Ved, Krohn, Ueher die Brut des Cladonema radiatum und de- ren Entioichelimg sum Stauridiwn. Miiller' s Archiv, 1853 p. 422) La specie descritta da Gegenbaur è probabilmente identica a questa. Non è anche bene deciso se la specie stata trovata nel mare del Nord, nella Manica e sulle coste del Belgio, sia la stessa di quella di Sicilia. Genere XII. Eleutlieria, Quafrefages. 1. Eleutheria dicotoma, Quatrefages. Compt. rendus de l'Ac. des Sciences. 1842 — Ann. Scien. Nat. t. XVIII 1842, — De Filippi, Sopra due idrozoi del Mediterraneo. Atti dcU'Acc. di Torino, 1865. .^ Nizza. Krohn. • Genova. De Filippi. Napoli. P. Pavesi. L'amico e collega Prof. Pietro Pavesi mi comunica per lettera alcune notizie suXV Eleutheria dicotoma, Quatrefages, che, avutone gentilmente il permesso, qui trascrivo. " Vidi una sola volta V Eleutheria dicotoma Quatr." a Napoli, 1 16 Maggio 1872, e dev'essere stata quella studiata da Cla- CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 313 parède {Beob. iiher Anat. und Entw. ivirbeìl. Thiere, 1863, tav. 1) ed ha otto braccia, e non quella di De Filippi (Acad. Torino. Se- rie IL VolXXIU. 1865) eKrohn (Troschel' s vlrcA. Z'. Nat. 1847) che ne ha soltanto sei. Essa era in istato di gemmazione di quat- tro meduse in varj stadi di sviluppo, cioè ne produceva una ap- pena segnata come un bottone, due altre con braccia più o meno pronunciate, ed una ben sviluppata, ma ancora congiunta alla madre. „ Il Prof. Pavesi trasse di questa Eleutheria un disegno che mi concede di pubblicare. Vedi Tav. IV. fig. 2. IJ' Eleutheria dicotoma Quatref., è la medusa libera (gonosoma) proveniente dal polipo idrario Clavateìla prolifera^ Hiucks (1. e. tav. XII) ed AUman {A [monograph of GymnoUastic ov Tubida- rian Hi/droids 1872 London., tav. XVII). Allman dice di avere ricevuto dal prof. S. Trinchese alcuni esemplari della Clavateìla prolifera pescati a Genova. Genere XIII. Chrysomitra, Gegenhaiir. 1. Chrysomitra striata, Gegenbaur. Versuch eines syste- mes der Medusen. Zeitsch. fùr wiss. Zool. 1856. p. 232. tav. VII. fig. 10, 11. Messina. Gegenbaur. La sola specie conosciuta è del Mediterraneo. Il chiarissimo prof. P. Pavesi, nel suo articolo sui Celenterati (1. e.) dà alcune notizie circa la provenienza delle meduse di que- sta specie dalle velelle, che qui trascrivo. " Anche le velelle e forse le porpite tra i sifonofori si molti- plicano per gemmazione, alternando con la sessiparità, come fossero dei polipi idrari non fissi, ma natanti e di forma de- terminata e stabile. Sotto il disco, all'intorno del polipite nutritore, si osservano numerosi altri zooidi, che sono i riproduttori. Alla base di questi esistono dei piccoli grappoli , di colore giallastro , composti di gemme, che nell'epoca opportuna si allungano e prendono a poco 314 A. SPAGNOLINI, a poco la forma di vere meduse. Queste poi si staccano dalla ve- lella e nuotano libere, acquistando gli organi sessuali. Le meduse sarebbero del tipo delle Oceanidae, ed il Gegenbaur che, oltre il Yogt, fece i migliori studi su questi animali, crede che la forma medusoide della velella sia la Chrysomitra striata Gegenbaur. „ Famiglia II. — TJiawmantiadae — Taumanziadi. Genere I. Thaumautias, Eschscholtz. 1. Thauiuantias mediterranea, Gegenbaur. Medusen. Zeit- schr. fur wiss. Zool. 1856, p. 237-239, taf. Vili, fig. 1-3. = Cosmetica mediterranea, Haeckel. Nizza. Leuckart, Haeclcel. Napoli. A. Spagnoìini. Messina. Gegenbaur^ Keferstein ed Ehlers. Haeckel la cita come rara a Nizza. È comune nelle acque di Napoli nei mesi d'inverno e di primavera. 2. Thaumantias corollata, Leuckart. Beitrage zur Kennt- niss der Medusenfauna von Nizza, p. 16-18, Taf. 1, fig. 12. Nizza. Leuckart. Messina. Keferstein ed Ehlers? Il Leuckart fa osservare la somiglianza che ha questa medusa colla Medusa cruciata, Forskal e colla Thaumantias pilosélla, For- bes. Sembra che Keferstein ed Ehlers (1. e.) la ritenessero iden- tica alla Thaumantias mediterranea^ poiché la citano nella sino- nimia di quest'ultima. È molto comune a Nizza. 3. Thaumantias punctata. = Cosmetica xmnctata^ Haeckel. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. lenaische Zeit. fiir Med. und Natur. 1864. Voi. I, fase. 3. Nizza. Haeckel. Napoli. A. Spagnolini, Belle Chiaje? Vidi a Napoli due Thaumantias che credo fossero di questa Bpecie ; ne detti una succinta descrizione nel mio Catalogo descrit* CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 315 tivo delle Meduse Craspedote di Napoli (1. e. pi 194 e 195) e ne abbozzai un disegno Ved. Tav. IV. fig. 1, la. 4. Thaumautias dubia, Kolliker e Siebold. Zeitschrift fiir wissen. Zool. herausgegeben von Cari Theodor von Siebold und Albert Kolliker. Vierter Band. 1853. Messina, Kolliker e Siebold. A Napoli non vidi questa medusa. 5. Thaumautias leucostyla, Will. Horae Tergestinae, oder Beschreibung und Anatomie der in Herbste 1843 bei Triestbeo- bachteten Akalephen. 1844. Taf. II, fig. XVI. Adriatico presso Trieste. Will. Secondo il Van Beneden (1. e); del Genere Thaumautias si conosce soltanto la forma sessuale ossia il gonoforo o medusa. Invece Hincks ed anche Leuckart (1. e.) sono d' opinione che i polipi idrari da cui provengono le Thaumautias, appartengono in parte al Genere Ohelia, Péron et Lesueur (Hist. gèn. des Me- duses), ed in parte al Genere Campanularia, Lamarck. Genere II. Tima, Esclischolts. 1. Tima flavilabris, Eschscholtz, 1829. Acalephen. p. 103. Taf. Vili, fig. 3. — Delle Chiaje, 1844. Anim. senz. vert. t. IV, p. 93. = Dianea Lucullea, Delle Chiaje. Napoli. Delle Chiaje, A. Spagnolini, P. Pavesi. A Napoli vedesi più facilmente nell'estate, ma non v'è tanto comune. I pescatori napoletani la chiamano Fungia, nome che danno anche alle Geryonie. 2. Tima Cari, Haeckel. Die Familie der Russenquallen. le- naische Zeitsch. fiir Med. und Natur. Voi. I. fase. 3. Nizza. HaecJcel. Napoli. A. Spagnolini. Rara a Nizza ed a Napoli. 316 A. SPAGNOLINI, Genere IH. Calyptra, LeucJcart. 1. Calyptra uiubelicata, Leuckart. Beitr. zur Kenn. der Medusen. Archiv. fJ Natur. lahrg. 22. A. p. 14. taf. I, fig. 9. 10. = Rlwpalonema umhelicatum, Haeckel. Nizza. Leuckart, HaecJcél. Napoli. A. Spagnólini? Nel febbraio del 1870 ebbi a Napoli una giovine medusa che credo appartenesse a questa specie. Genere IV. Pliialidium, Leuckart. 1. Phialidium TÌridicans, Leukart, 1856. Beitr. zur Kenn. der Medusen von Nizza, Archiv. f. Natur. Jahrg. 25. p. 1, 10. = Oceania viridicans, Agassiz. Nizza. Leuckart, Haeckel. Napoli. A. Spagnólini. Sembra che questa specie sia rara a Nizza, invece a Napoli è assai comune, particolarmente alla fine dell'inverno e nella pri- mavera. Ved. per il disegno. Tav. V. fig. 3, 3a, 4, 5, 6. 2. Phialidium ferrugineum, Haeckel. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. lenaische Zeitschr. fiir Med. und natur. 1864. Voi. I, fase. 3. Nizza. Haeckel. Napoli. A. Spagnólini. Haeckel trovò questa medusa comune a Nizza; a Napoli è più rara della precedente. Ved. Tav. V. fig. 1, la, 2. Famiglia HI. — Aequoreadae — E quo ridi. Genere 1. Stomobraeliiuni, Brandt. i. Stoni obracliium mirabilis, Kolliker. Zeitschrift fiir Wis- senschaftliche Zoologie. IV Band. p. 334. Messina. Kolliker. Questa piccola medusa abbonda nelle acque di Messina. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 317 Genere II. Mesonema, Eschscliolts. 1. Mesonema coerulescens, Brandt. — Kòlliker 1853. Zeit. fur Wissen. Zool. IV Band. p. 325. Napoli. P. Pavesi. Messina. Kóìliker. Kòlliker trovò questa specie assai comune a Messina. Pavesi la vide due sole volte a Napoli, il 28 marzo ed il 15 aprile 1872. 2. Mesonema coelum-pensile, Eschscholtz. Acal. p. 112. — Lesson. Acalèphes, 316. È indicata dagli autori come propria del Mediterraneo. Genere III. Aequorea, Lamarck. 1. Aequorea Forskalea, Péron. Ann. du Mus. t. XIV (1809) p. 336. — Lesson. Acalèphes. p. 305. = Medusa aequorea., Forskal. Nizza. Bisso, Péron. Napoli. Delie Chiaje, A. Spagnolini. In altre località del Mediterraneo. Forslcal. Forskal la vide più volte navigando per il Mediterraneo. Risso dice che a Nizza trovasi in primavera. A Napoli sembra piuttosto rara secondo Delle Chiaje, ed io pure l'ebbi tre sole volte dal 1865-1870. 2. Aequorea violacea, Milne Edwards. Ann. se. nat. (2^ sè- rie), t. XVI, p. 195. — Lesson. Acalèphes, p. 306. Coste della Provenza presso Cette. 3IilnG Edwards. Napoli. Delle CJtiajeP Edwards dice che questa specie non si può confondere colle altre Equoree conosciute, che però molto somiglia aXVAequorea Forshalea, che trovasi nei medesimi luoghi , ed sdV Aequorea ci- liata delle coste d'America. Il Delle Chiaje (1. e. p. 92) crede che l'individuo descritto da Milne Edwards col nome di Aequorea violacea e quello descritto da Eschscholtz col nome di Aequorea ciliata, siano giovani deìV Aequorea Forskalea stati pescati morti. 3. Aequorea Rissoaua, Péron. — Ptisso. Nice, t. V. pag. 294. PI. 7. fig. 38. — Lesson, Acalèphes. p. 311. 318 A. SPAGTNOLINI, Nizza. Risso, Péron. Napoli. Delle Chiaje. Il Risso trovò questa Aequorea in primavera. Delle Chiaje dice di averla veduta a Napoli una sola volta nel 1829. La provenienza delle meduse del Genere Aequorea dai polipi idrari, che io sappia, per ora non si conosce. Il Leuckart dice che l'Equoree vanno soggette a semplici metamorfosi, il qual fatto egli ha notato nelle aggiunte che fece al Van der Hoeven (Nachtrcige uncl JBericMigungen zìi eleni ersten Bande von J. v. ci. Hoeven Handbuch der zoologie, xmg. 37). Genere IV. Paryphasma, LeucUart. 1. Paryphasma planìusculum , Leuckart. Beitrage zur Medusenfauna von Nizza, p. 39. tav. 2°', fig. 10. 11. Nizza. LeucJcart. Il Leuckart crede che V Aequorea dipartita degli autori sia que- sto suo nuovo genere. Famiglia IV. — Eucopidae. — Eucopidi. Genere I. Aglaura, Péron e Lesueiir. 1. Aglaura hemistoma, Péron e Lesueur, 1809. Ann. du Mus. t. XIV, p. 351. — Lesson. Acalèphes. p. 294. Nizza. Péron e Lesueur, Risso, Haeckel. Messina. Keferstein ed Ehlers. Gegenhaur. Péron e Risso la videro sulle coste di Nizza in primavera, dove pure la trovò molto comune Haeckel. Keferstein ed Ehlers di- cono che non è rara a Messina. A Napoli non m'è stato possibile averne. 2. AgLaura Peronii, Leuckart. Beitrage zur Kenn. der Medusen. Archiv. f. Natur. Jahrg. 22. A. p. 10-14, taf. I, fig. 5. Nizza. Leuckart. L'Aglaura hemistoma è la stessa medusa che Leuckart chiamò Aglaura Peronii avendone data migliore descrizione. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 319 Genere II. Eucope, Gegenhaur. 1. Eucope polystyla, Gegenbaur. Versuch eines Systemes derMedusen Zeitschr. fiir wiss. Zool. 1856. p. 242, taf. Vili, fig. 18. Nizza. Haechel. Messina. Keferstein ed Ehlers, Gegenbaur. Trovata comune da Haeckel a Nizza, e da Gegenbaur, Kefer- stein ed Ehlers a Messina. 2. Eucope exigua, Keferstein ed Ehlers. Zoologische Bei- trage, p. 88, taf. XIII, fig. 15. Messina. Keferstein ed Ehlers. Fu presa nel gennaio. 3. Eucope pietà, Keferstein ed Ehlers. Zoologische Bei- tràge, 1861. p. 88, tav. XIII, fig. 11-12. Messina. Keferstein ed Ehlers. Come la precedente fu presa nel gennaio. Le forme idrarie da cui provengono le meduse del Genere Eucope, appartengono in parte al Genere Clytia, Lamouroux ed in parte al Genere Ohelia, Péron e Lesueur. Genere III. Obelia, Péron. 1. Obelia gymnoplitalma, Péron et Lesueur. Histoire ge- nerale et particulière de la famille des méduses. Annales du Mu- seum d'Hist. uat. T. XIV. Paris 1809. = Eucope gymnophtalma? Nizza. Péron et Lesueur. Napoli. A. SpagnoUni. Vidi in Napoli più volte, nell'inverno e nella primavera, pic- cole meduse di questa specie, delle quali ho data una breve de- scrizione nel mio Catalogo delle Craspedote di Napoli (1. e. p. 186). Ved. per il disegno la qui unita Tav. VI. fig. 1, la. 2. La for- ma idraria di questa specie è la Laomedea geniculata, Hincks. Genere IV. Sminthea^ Gegenhaur. 1. Smiuthea globosa, Gegenbaur. Versuch eines Systemes 320 A. SPAGNOLINl, der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. 1856. p. 246. taf. IX. fig. 17. Messina. Gegenbam% Kefersfein ed Ehlers. Fu presa nel gennaio. 2. Smìnthea campanulata, Kefeistein ed Ehlers. Zoolog. Beitrtige. 18G1, p. 89, taf. XIV, fig. 1-2. Messina. Kefer Stein ed Ehìers. Keferstein ed Ehlers, che trovarono questa specie a Messina, fanno osservare che la sua collocazione nel Genere Sminthea non è certa, non avendo veduti gli organi genitali. 3. Sminthea eurygìister, Gegenbaur. Versuch eines Syste- mes der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. 1856, p. 245. Taf. IX. fig. 14-16. Messina. Gegenbaur. 4. Smìnthea leptogaster, Gegenbaur. Versuch eines Sy- stemes der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. 1856, p. 246. Tav. IX. fig. 11. Messina. Gegenbaur. 5. Sminthea tympanum, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeit. fiir wiss. Zool. 1856, p. 246. Taf IX. fig. 18. Messina. Gegenbaur. Genere V. Eurybicpsis, Gegenbaur. 1. Euryhiopsis anisostyla, Gegenbaur. Versuch eines Sy- stemes der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. 1856. p. 247-248. Taf. Vili, fig, 12. Messina. Gegenbaur. Famiglia V. — Trachynemidae. — Trachinemidi. Genere I. Trachynema, Gegenbaur. 1. Trachynema ciliatum, Gegenbaur. Versuch eines Sy- stemes der Medusen. Zeitschrift fiir wiss. Zool. p. 250. taf. IX. fig. 6. — Keferstein ed Ehlers, 1861. Zoolog. Beitr. p. 90. taf. XIII. Messina. Gegenbaur^ Keferstein ed Ehlers. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 321 Genere IL Rhopalonema, Gegenbaar. 1. Rhopalonema yelatum, Gegenbaur. Versuch eines Sy- stemes der Medusen. Zeitsch. fiir wiss. Zool. 1856, p. 251, 252, taf. IX, fig. 1-3. Nizza. Haeckel. Napoli. A. Spagnolini. Messina. Gegenbaur, Keferstein ed Ehlers. A Nizza Haeckel lo trovò raro. A Napoli è assai comune dal novembre all'aprile. Tav. VI. fig. 3, Sa, 4, 5. 2. Rhopalonema placogaster, Keferstein ed Ehlers. Zool. Beitr. pag. 91, taf. XIV, fig. 3, 4, Napoli. A. Spagnólini. Messina. Keferstein ed Ehlers. Due sole piccole meduse vidi a Napoli che per i loro caratteri si potrebbero riferire a questa specie, ma mancando esse degli organi della riproduzione, potrebbero anche essere stati giovani della specie antecedente. Famiglia VI. — Geryoniadae. — Gerionidi. Genere I. Llrìope, Lesson. 1 , Liriope (Geryonia) exigna, Eschscholtz. — Quoy e Gai- mard. Ann. Se. Nat. t. X, pi. 6. fig. 5-6. — Lesson. Acalèphes p. 331. = Dianea exigua, Quoy e Gaimard. Presso Gibilterra. Quoy e Gaimard. Nizza. Leuckarf. Genova. Leuckart. Napoli. A. Spagnolini, P. Pavesi. Comune nelle località citate. 2. Liriope cerasiformis, Lesson. Acalèphes. p. 332. = Dianaea exigua, Var. Quoy e Gaim. Presso lo stretto di Gibilterra. Quoy e Gaim. È forse identica alla specie precedente od una semplice varietà. Voi. XIX. n 322 A. SPA6N0LINT, 3. Liriope (Geryonia) pellucida, Will. Horae Tergestinae. p. 70. T. II, fig. 8. Adriatico presso Trieste. Will. Propendo a credere che questa e la specie seguente, non siano che varietà della Liriope exigua. 4. Liriope (Geryonia) planata, Will. Horae Tergestinae , p. 73. T. II, fig. XIII, XIV. Adriatico presso Trieste. Will. 5. Liriope eurybia, Haeckel. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. lenaische Zeit. fiir Med. und Natur. 1864. Voi. I, fase. 3. Nizza. Haeckel. Napoli. A. Spagnólini. Haeckel trovò questa specie molto frequente a Nizza. Anche a Napoli non è rara. 6. Liriope mucronata, Gegenbaur. Versuch eines Syste- mes der Medusen. Zeitsch. fiir wiss. Zool. 1856, p. 257-258. Taf. Vm, fig. 17. Messina. Gegenhaur, Kefer Stein ed Ehlers. Fu trovata comune a Messina. Genere II. Geryonia, Péron. 1. Geryonia proboscidalis, Esch. — Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. p. 254- 256, taf. VIII, fig. 16 — Lesson. Acalèphes, p. 331. = Medusa xrrohoscidalis, Forskal. = Dianea prphosciddlis, Lamarck. = Geryonia licxaphylla, Cuvier. = Liriope prohoscidalis, Lesson. Nizza. Risso, Leuckart. Livorno. A. Spagnolini. Genova. P. Pavesi. Napoli. Belle Chiaje, 0. Costa. A. Spagnolini, P. Pavesi. Messina. Gegenbaur, Keferstein ed Ehlers. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 323 Sembra assai comune in tutto il Mediterraneo e più special- mente nei mesi dell'inverno e della primavera. A questa medusa, più che alle altre, i marinai napoletani, con similitudine molto propria, danno il nome di fungici. 2. Geryonia (Carmarina) bastata, Haeckel. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. lenaische Zeitsch. fiir Med. und Natur. Voi. I. fase. 3. Nizza. Haeckel. Napoli. A. Spagndlini. Haeckel trovò questa specie assai comune a Nizza, e nell'opera sopracitata ne dette una dettagliata e bella descrizione, facendo notare la singolare riproduzione per gemme a cui va soggetta. A Napoli la vidi più volte dal 1867-1870. Genere III. Octorcliis, Haeckel. 1. Octorchis Gegenbauri, Haeckel. Besch. neu. Cràsp. Me- dusen aus dem Golf von Nizza. lenaische Zeitsch. fiir Med. und Natur. Voi. I, fase. 3. Nizza. Haeckel. Con questa bella specie, non rara a Nizza, Haeckel fondò una nuova famiglia, molto affine a quella delle Geryonidae, a cui dette il nome di Octorchidae. Genere IV. Eirene, Eschscholts. 1. Eirene gibbosa, Eschscholtz. System der Acalephen, p. 94. = Oceania gibbosa, Péron. = Dianaea gibbosa, Laigarck. Nizza. Péron. Genere molto incerto. Famiglia V. — Aeginiclae. — Eginidi. Genere. I. Cunina, Eschscholts. 1. Cunina lativentris, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeit. fur wiss. Zool. 1856. p. 260, taf. 2. X, fig. 2. 324 A, SPAGNOLINI, Napoli. A. SjiagnoUni. Messina. Gegenbaur, Keferstein ed Ehlers. Assai comune a Messina. A Napoli sembra rara, avendone ve- duti due soli individui. 2. Cunina albescens, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen, pag. 260, 261, taf. X, fig. 3. 4. Nizza. Haeckel. Messina. Gegenbaur, Keferstein ed Ehlers. Fu trovata piuttosto abbondante a Nizza ed a Messina. 3. Cunina moneta, Leuckart. Beitr. zur Kenn. der Me- dusenf. von Nizza, Archiv. f. Natur. Jahrg. p. 36, 37, taf. I, fig. 13. Nizza. Leuckart. Napoli. P. Pavesi. Probabilmente è identica alla Cunina alhescens, Gegenbaur. Il Pavesi la vide a Napoli nel dicembre e nel marzo. 4. Cunina? costata, Leuckart. Beitr. zur Kenn. der Me- dusenfauna von Nizza, Archiv. f. Natur. Jahrg. 22. Nizza. Leuckart. Leuckart dice che a Nizza non è rara, anzi assai più comune della Cunina moneta. Ne dà notizie incomplete, tratte da figure abbozzate. Emette il dubbio se questa specie debba riferirsi al Genere Cunina. 5. Cunina discoidalis, Keferstein ed Ehlers. Zool. Beitrage. 1861. p. 95, taf. XIV, fig. 12, 13, 14. Napoli. Keferstein et Ehlers. Fu presa nel dicembre. 6. Cunina rhodo(lact;^a, Haeckel. Besch. neu. Crasp. Med. von Nizza. lenaische Zeitsch. fiir Med. und Naturwissenschaft. 1864. Voi. I, fase. 3. Nizza. Haeckel. Napoli. A. Spagnólini^ P. Pavesi. Haeckel la indica comune a Nizza, invece a Napoli io e Pavesi la vedemmo due sole volte CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 325 7. Cnnina yitrea, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeit. fiir wiss. Zool. 1856, p. 259-260. Taf. X, fig. 1. Messina. Gegenbaur. Genere II. Aegina, EschscJioU^. 1. Aegina capìllata, Eschscholtz. — Quoy e Gaim. Ann. se. nat. t. X, pi. 6, fig. B. — Lesson. Acalèphes, p. 302. Aequorea capiìlata, Quoy e Gaimard. Mediterraneo presso Gibilterra, Qtwy e Gaimard. Specie assai incerta. Genere HI. Aegìnopsis, Brandt. 1. Aeginopsis mediterranea, loh. Miiller. Ueber eine ei- gentbiimliche Meduse d. Mittelmeeres u. ihreu Jugendzustand Arcb. f. Anat. u. Pbysiol. 1851, p. 272-277, taf. XI. = Campanella mediterranea, Agassiz. Nizza. Miiller, Leuckart, Haeckel. Napoli. A. Spagnolini, P. Pavesi. Messina. Kolliker? Keferstein ed Ehlers, Gegenbaur. A Nizza fu trovata comune, a Napoli la vidi pocbe volte e nel- l'inverno, a Messina sembra cbe abbondi, a quel cbe ne dicono Keferstein ed Ehlers. 2. Aeginopsis bitentaculata, Kolliker. Bericht. p. 320, 321. Messina. Kolliker. Si crede identica alla specie precedente. Genere IV. Aegineta, Gegenbaur. 1. Aegineta sol-maris, Gegenbaur. Versuch eines Sy- stemes der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. 1856, p. 265-266. Taf. X, fig. 4-5. = Pegasia sol-maris^ Agassiz. Nizza. Haeckel. M e ss in a. Gegenbaur. Abbastanza comune a Nizza. 326 A. SPAGNOLINf, 2. Aegiiieta flayescens, Gegcubaur. Zur Lehre vom Ge- nerationswechsel unti der Fortpflanziing bei Medusen uiid Poly- peii. 1853 — Versuch eines Systemes der Medusen. Zeitscbr. fur wiss. Zool. 1856, = Pegasia flavescens, Agassiz. Nizza. HaecJcel. Messina. Gegenhaur. Molto comune a Nizza. 3. Aegineta prolifera Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeitschr. fUr wiss. Zool. 1856, p. 262. Messina. Gegenhaur. 4. Aegineta corona, Keferstein ed Ehlers. Zoolog. Beitr. 1861, p. 94, taf. XIV, fig. 10, 11. Napoli. Keferstein ed Ehlers, A. Sj^agnolini, P. Pavesi. A Napoli vedesi dal novembre all'aprile, non è però comune. Somiglia molto o\V Aegineta sól-maris di Gegenbaur, ma ne dif- ferisce per il numero dello sacche gastriche e delle vescicole marginali. 5. Aegineta gemmifera, Keferstein " ed Ehlers. Zoolog. Beitr. 1861, p. 93, taf. XIV, pag. 7, 8, 9. Napoli. Keferstein ed Ehlers, A. Spagnólini: Non è rara a Napoli nei mesi dell'inverno e della primavera. Somiglia SbW Aegineta prolifera di Gegenbaur. 6. Aegineta rosea, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeit. fiir wiss. Zool. 1856, p. 261-262. Taf. X, fig. 6, 7. Messina. Gegcnhaur. 7. Aegineta paupercula, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeitschr. fUr wiss. Zool. 1856, p. 263. Taf. X, fig. 10. Messina. Gegenbaur. 8. Aegineta glol)Osa, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. 1856, p. 263. Taf. X, fig. 8. Messina. Gegenbaur. 9. Aegineta hemispbaerica, Gegenbaur. Versuch eines Systemes der Medusen. Zeitschr. fiir wiss. Zool. 1856, p. 263. Messina. Gegenbaur. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 32t I pescatori napoletani chiamano tutte le meduse di questo Ge- nere: Soli di mare. Genere V. Foreolia, Péron. 1. Foveolia mollicina, Péron et Lesueur. — Lesson. Aca- lèphes. p. 299. = Medusa mollicina, Forskal. = Aequorea mollicina, Lamarck. Nizza. Eisso. Dice Risso che comparisce in estate nelle acque di Nizza. 2. Foveolia bunogaster, Péron et Lesueur. — Lesson. Aca- lèphes, p. 30. Péron la vide a Nizza. 3. Foveolia lineolata^ Péron et Lesueur. — Lesson. Aca- lèphes p. 300. Come la specie precedente fu trovata a Nizza. Famiglia VIIL — Eudoridae? — Eudoridi. Genere L Pileola, Lesson. 1. Pìleola Gibraltarica, Lesson. Acalèphes, p. 261. = Fhorcynia pileata, Quoy e Gaimard. Presso lo Stretto di Gibilterra. Quoy e Gaimard. Genere IL Phorcynia, Téron. 1 . Phorcynia striata, Kolliker. Zeitschrift fiir Wissenschaft- liche Zoologie. IV Band. 1853. Messina. Kolliker. È una piccola medusa (3 linee di diametro) trovata da Kolli- ker una sola volta a Messina. 328 A. SPAGNOLINr, APPENDICE. GENERI D'INCERTA SEDE. Genere. Mitrocoma, Haeckél. Mitrocoma Annae, Haeckel. Besch. neu. Crasp. Med. aus dem Golf von Nizza. lenaische Zeitsch. fiir Med. und Natur. Voi. I, fase. 3. 1864. Nizza. Haeckél. Haeckel non sa bene in quale famiglia collocare questo nuovo Genere; dice che per l'aspetto generale somiglia una medusa del Gen. Tiaropsis^ Agassiz (Famiglia delle TJummantiadae, Gegen- baur), ma ne differisce per la struttura delle vescicole marginali, dello stomaco e dei tentacoli. Haeckel la trovò piuttosto co- mune a Messina. Genere. Mn estria, Krohn. Miiestria parasitica, Krohn. Wiegmanns' und Troschel's Arch. f. Naturg. 1853, p. 278-281. = Mnestra parasites. Napoli. P. Pavesi, Panceri, Lankaster. Il prof. P. Pavesi mi scrive di avere osservato in Napoli (12 marzo 1872) il caso del parassitismo delle meduse di questa specie sopra la Phyllirhoe bucephala; le piccole meduse parassite erano due, senza tentacoli e con quattro canali radiali ; aggiunge inoltre che quasi contemporaneamente il prof. (Dr.) Lankaster di Londra gli co- municò d' aver veduto altre quattro meduse nelle stesse condi- zioni. Anche il prof. P. Panceri notò questo parassitismo della Mnestra più volte. Krohn descrive la sua Mnestra parasites in un articolo che porta per titolo: TJeber die Natur des Jmppel- formigen Anhanges ani Leihe von Phyìlirlioe hucephdlum (1. e). Il Krohn accenna soltanto che questa medusa [appartiene alle Gimnoftalme (Gymnophthalmata = Discophorae cryptocarpae) CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 329 ed infatti mancano caratteri per meglio determinare la famiglia, essendo queste piccole meduse mancanti di tentacoli ed organi genitali, a quello che sembra. Genere. Eurystoma, KòUiker. Eurystoma rubiginosnm, Kòlliker. Zeitschrift fiir Wissen- schaftliche Zoologie. IV. Band, p. 322. Messina. Kòlliker. Questa piccola Medusa (diametro 5 a 6 linee) è comune a Mes- sina. Genere. Pixidium, Lenckart. Pixidium truncatum, Leuckart. Beitrage zur Kenntniss der Medusenfauna von Nizza, p. 31, taf. II, fig. 7. Nizza. Leuckart. Leuckart non seppe in quale famiglia collocare questa medusa, a causa della mancanza degli organi genitali, della cavità nata- toria, dei canali radiali e delle vescicole marginali; potrebbe darsi che fosse un frammento di sifonoforo, oppure qualche giovane medusa in via di sviluppo. Genere. Stenogaster, Kòlliker. Stenogaster complanatus, Kòlliker. Zeitschrift fiir Wissen- schaftliche Zoologie. IV. Band, pag. 323. Messina. Kòlliker. Lo Stenogaster complanatus fu una sol volta trovato da Kòlli'^ ker nello stomaco dell'Eurystoma rubiginosum; ha una linea di diametro* Genere. Pachysoma, Kòlliker. Pacliysoma flavescens, Kòlliker. 1853. Zeitschrift fiir Wis- senschaftliche Zoologie. IV. Band, p. 322. Messina. Kòlliker. È comune a Messina, ha un diametro di 5 a 6 linee. 330 A. SPAGNOLINI, INDICE DELLE TAVOLE Tavola I. Fig. 1. Steensfrupia lineata, Leuckart. 2. Tentacolo isolato della stessa. 3. Dimensioni. 4. Porzione del tessuto della campana. Tavola II. Fig. 1. Sarsia ptilchella, Forhes. l.a Dimensioni. 2. Tentacolo ed ocello della stessa. 3. Dipurema dolicJwgaste>\ Haeckel. 3 a. Dimensioni. Tavola III. Fig. 1. Oceania pileata, Péron. l.a Dimensioni. 2. Base di un tentacolo, ocello e vescicola mar- ginale della stessa. 3. Oceania flavidula^ Péron. 3.a Dimensioni. Tavola IV. Fig. 1 . Thaumanfias (Cosmetica punctata, Haeckel) ? l.a Dimensioni, 2. Eleutheria dicotoma Quatrefages. Tavola V. Fig. 1. Phialidium fernigineum^ Haeckel. l.a Dimensioni. 2. Organo genitale maschile e tentacolo dello stesso. 3. Phialidium viridicans, Leuckarti 3.a Dimensioni. 4. Vescicole marginali e basi dei tentacoli. 5. Organo genitale femmineo dello stesso. 6. Porzione d'un tentacolo. Spagnolmi-Meduse Atti Soc.ItaJSc.Nat.YolXlX.tav Ci/. V.- -■ {] Fiff.4: i^- Fiff.2. / \ V x^^ 1 / -V' ^ '"'^■mmkmi'^'- Frff. Mi lai") ut Ronchi Spagnolini'Meduse- Fùj.ì. X il k ì 'I A^- f-,/ Atti Soc.ltal.Sc.NatVol.XIXlav.'Z />y./^ 'à M ;J V-! ./ 4 I \ Fig.3. \ \\ \ Fig. 3. A Milano.bt Ronci" Spagnolini -Meduse. Aiti oocltal-Sc.Nat.VolXlXtav .V FigJ. » 'i i s. ..- W .éii ì H ■« %-? fr^. \ fr^f ,4' J^ .-■ <:tr-%"^'^:--^^' :#^: "^ /^yJ. •^^^./a' 1 !iJaBo,Lit. Ronchi Spagnolmi-Meduse. Atti Socltal. Se llat.Vol.XlXfav k\ .W .». ^. y ■ MuauD.Lii.Ruuclii Spagnolmi -Meduse Atti Soc^Ital.Sc.Nat.Vol.XIX.tav.5 F,gJ. n j '• I / //(/. 4. fÌ^m—- .^•...-^5>. F,^.6' v^ .■**'V! \\ Ir--*- •-?-:v;-.ì -.' ^i(i f1*^ ^i^ P ^ VI fi. Fif/ .y. lano Lit.Koncln Spagnolmi-Meduse. Atti Soc^Ital Se Nat Voi XIXtav6' Li \' ^ J ^•^ :^', '.iSr/ I ^vm Fig./.a yit>. '%«^ ..,-^' s^ Fig.S. '-^-X SI (/* ■" I i! '■'li V\ i i.' ,^ fi »>/ fl \ // (( il (J \ Fiy.3. Milano lif Ronchi CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 331 Tavola VI. Fig. 1. Ohelia gymnophtalma, Péron. l.a La medesima, grandezza naturale. 2. Tentacolo e vescicola marginale della stessa 3. EJiopaìonema velahim, Gegenbaur. 3. a Dimensioni. 4. Tentacoli, vescicola marginale e velo. 5. Tentacolo isolato e molto ingrandito. BIBLIOGRAFIA. Almaun. On the construction and limitation of genera among the Hydroida, Ann. of Nat. Hist. May, 1864. id. Notes on the Htjdroids. Ann. of Nat. Hist. lune, 1865. id. A monograph of Gymnohlastic or Tubularian Hydroids. London, 1872. BlaìnTÌlle Henri Marie. Manuel d'Actinologie ou de Zoophytologie. Paris, 1834. Broun. Die Klassen und Ordnungen des Thier-Reichs. Actinozoa. Leipzig, 1860. Bnscli TT. Beohachtungen iiber Anatomie und Entwichelung einiger Wirhellosen Seefhiere. Berlin, 1851. CaT clini Filippo. Memorie per servire alla storia de' Polipi marini. Napoli, 1785. Cliiaje (Delle) Stefano. Memorie sulla storia e riotomia degli ani' mali senza vertebre del Regno di Napoli. Napoli, 1823. id. Descrizione e notomia degli animali senza vertebre della Sicilia citeriore. Napoli, 1841. Claparède Ed. B. Beobachtungen ìlb. Anatomie und Entwichelung s- gesch. wirbelloser Thiere an des Kiiste von Normandie angestellf. Leip- zig, 1863. Costa (0. G.) Fauna del Regno di Napoli, 1835-1840. De Filippi Fil. Sopra due idrozoi del Mediterraneo. Memorie della R. Accademia delle Scienze. Torino. Serie IL Voi. XXIII. 1865. Dajardiu. Observation sur un nouveau genre de Médusaires. Ann. BC, nat. IL sèrie, XX, 1843. 332 A. SPAGNOLINI, Edwards (Milue). Annales des Sciences naturelles^ sèrie deuxilme Zoologie. T. XVI, 1840 et suiv. Eschsclioltz. System der Acalejìhen. Berlin, 1829, 1 Voi. con fig. Forbes (Edward). A monograph of the British Naked-Eyed Me- dusae. London, 1848. Gegenbaur, Zur Lehre vom Generationstveclisel und der Fort- pflanzung bei Medusen und Polypen. 1855. id. Versuch eines Systemes der Medusen^ mit Beschrei- hung neuer oder tcenig gekannter Formen; zugleich ein Beitrag zur Kenntniss der Fauna des Mittelmeeres. Zeitschrift f. tvissensch. Zoo- logie V. C. Th. V. Siebold n. Kolliker Vili. Bd. 2 Hft. 1856. Oiglioli E. La fosforescenza del mare. Note pelagiche ed osserva- zioni fatte durante un viaggio di circumnavigazione 1865-1868. Bol- lettino della Società Geografica Italiana. Fase. IV. Marzo 1870. Haeckel E. Die Familie der Eiissenquallen. lenaische Zeitsch. fiir Med. und Natur.. Voi 1, fase. 3, 1864. Id. Beschreihung neuer craspedoter Medusen aus dem Golf von Nizza, lenaische Zeitsch. fùr Med. und Natur. 1864. Hiucks 111. A History of the British Hydroid Zoophytes. London, 1868. Huxley I. H. The Oceanie Hydrozoa, a description of the Caly- cophoridae and Physophoridae observed during the voyage of H. M. Rattlesnake in the years 1846-1850. Keferstein ed Ehlers. TJeher die Siphonophoren von Neapel und Messina. Gotting. Nachrichten, 1860. Id. Zoologische Beitrdge gesammelt im Winter 1859-60 in Neapel und Messina. Leipzig, 1861. Kolliker A. Die Schwimmpolypen oder Siphonophoren von Mes- sina, 1853. Id. Zeitschrift fiir Wissenschaftliche Zoologie herausgegeben von Cari Theodor von Siebold und Albert Kolliker. Vierter Band. 1853. Krohu A. Ueber die Brut des Cladonema radiatimi und deren Entwickelung zum Stauridium. Miiller's Archiv 1853. id. Ueber die Natur des Euppelformigen Anhanges am Leibe von Phyllirhoe bucephalum. Arch. fiir Naturgesch. XIX Jahrg., Bd. I, 1853. Lesson R. P. Ristoire naturelles des Zoophytes. Acalèphes, Pat- ria. 1853. CATALOGO SISTEMATICO DEGLI ACALEFI ECC. 333 Leuckart R. Ueler den Bau der Physalien und Siphonophoren : Siehold und Kolliker Zeitschrift fiir Wiss, Zoologie. 1851. id. Zur nàhern Kennfniss der Siphonophoren von Nizza. 1854. id. Beitràge zur Kenniniss der Medusenfauna von Nizza. Archiv fiir Naturgesch Jahrg. 22. 1856. id. Nachtrdge und Berichtigungen zu dem ersten Bande von Y. V. d. Hoeven Handbuch der Zoologie. Miiller J. Ueher eine eigenthììmliche Medusae d. Mittelmeeres u. ihren lugendzustand, Arch. f. A. u. Physiol. 1851. Pancerì P. Intorno alla sede del movimento luminoso nelle meduse. Rendic. della R. Ac. delle Scienze. Napoli^ agosto 1871. id. Gli organi luminosi e la luce dei Beroidei. Atti della R. Ac. delle Scienze. Napoli, agosto 1872. Payesi P. / Celenterati. Encicl. Medica Italiana, edita dal Dott. Francesco Vallardi. Péron F. Histoir e generale des Méduses, et sur leur classificationf avec M. Lesneur. Annales du Mus. t. XIV. id. Mémoire sur le genre Equoree, avec M. Lesueur, Anna- les du Mus. t. XIV. Quatrefages. Sur V Eleutheria dichotoma, nouveau genre des Ra- yonnés voisin des Hydres. Ann. des Se. Nat. 1842. XVIII. id. Mém. sur V organisation des Physalies. Ann. des Se. Nat., IV serie., Voi. II, 1854. Quoy et Gaìmard. Voyages de VUranie et de V Astrolale. 1822- 26 avec les observations zoologiques faites h hord de V Astrolahe en mai 1826, dans le détroit de Gibraltar, extr. Ann. Se. Natur. Janvier, 1827, avec pi. color. Spagnolini A. Catalogo degli Acalefi del Golfo di Napoli. Atti della Società Italiana di Scienze Naturali. Parte Prima: Sifonofori, Voi. XII. Fase. III. 1870, Parte Seconda: Discofori (Meduse cra- spedote) Voi. XIV. Fase. III. 1871. Van Benedeu P. J. Eecherches sur la Faune littorale de Belgique. Polypes. Bruxelles. 1866. Will. Horae Tergestinae, oder Beschreibung und Anatomie der imHerbste 1843 bei Triest beobachtenten Akalephen. 1844. ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO DELLA BRIANZA DEL Professore T, Taramelli. (con una tavola) (Seduta del 30 luglio 1S76.) Nell'altopiano milanese, tra l'Adda e il Ticino, ove si sten- dono più inclinate e meno fertili le alluvioni delle correnti se- condarie intermedie a questi due fiumi, si presentano eziandio alcuni lembi di un terreno assai distinto per colorito, per strut- tura e composizione, nonché per la assai scarsa sua produttività agraria. Lo si distingue generalmente col nome di Ferretto, e quantunque questo nome venga dato anche ad altri terreni assai meno ocracei, tuttavia io credo si debba conservare, non poten- dosi sostituire un altro nome più semplice e parimenti inteso. Questo terreno si presenta alla superficie come un'argilla ge- neralmente assai fina, intensamente colorata in gradazioni dal rosso mattone al giallo d'ocra, con chiazze azzurrognole qua e là, con straterelli biancastri o con nuclei color terra d'ombra. Le varietà molto colorate si prestano assai bene alla fabbrica- zione dei laterizii, i quali spesso sortono dalla fornace con un colorito rosso vinato assai caratteristico; le varietà più scialbe, assai plastiche e finissime, servono invece per majoliche, rimpiaz- zando le terre di Vicenza e di Biella. A primo aspetto, quest'ocra presenta un'apparente analogia col deposito siderolitico, che occupa un'estensione grandissima ^lle falde delle Alpi orientali nella Dalmazia e nella Grecia, e T. TARAMELLI, ALCUNE OSSERVAZIONI SUI. FERRETTO ECC. 335 che ricompare al di qua dell'Adriatico sulle rocce calcari eoce- niche e cretacee della Terra di Lavoro, nella Romagna e nella Toscana. Ma in realtà il Ferretto lombardo differisce dalla Terra Rossa per assai minore contenuto di sesquiossido idrato di ferro e per non presentare giammai quelle pisoliti e quelle agglome- razioni oolitiche e botroidali, che al terreno siderolitico assicu- rano l'origine endogena, come ho procurato di dimostrare in una Nota comunicata tre anni or sono a questa Società. Osservansi bensì anche nel deposito lombardo degli straterelli limonitici si- mili al caranto, dello spessore di oltre un centimetro e della esten- sione di qualche metro; ma questi straterelli, generalmente ab- bondanti soltanto nelle porzioni superiori e rimestati della for- mazione in discorso, esistono altresì negli strati più profondi delle superiori alluvioni. Accennano evidentemente ad una fissa- zione di limonite dovuta ad azione organica; sia per organismi che si vestivano di un involucro ferruginoso, sia per sostanze organiche vegetali, che lentamente si decomponevano e si pseudo- morfizzavano. La formazione del Ferretto, come distinta per colorito e com- posizione e perchè alimenta numerose fornaci ed anche perchè il terreno da esso costituito, sia al piano come al colle, non con- sente altra vegetazione oltre l'erica ed il pino (d'onde quel ca- rattere di paesaggio assai marcato e distinto col nome di Groana), non sfuggì certamente all'attenzione dei geologi. Infatti il dili- gentissimo Scipione Breislack ne discorre ampiamente nel capi- tolo III, consacrato alle Argille, della sua Descrizione geologica della Provincia di Milano; ne descrive la varietà di colorito e di struttura, ne riconosce la natura chimica, vi rimarca la presenza di materiali alpini in istato di estrema decomposizione, ed anche in rapporto all' origine sua non molto discorda da quanto io sarò per dire. Onde l'argomento si potrebbe ritenere esaurito, almeno pel geologo, se non si connettesse con altre questioni, non an- cora aperte ai tempi del BreislacJc e tuttora non molto chiarite, sulla serie dei fenomeni posterziari nel versante meridionale delle Alpi; alle quali questioni potrò portare col presente scritto qual-- 336 T. TARAMELLI, che vantaggio, se perverrò a stabilire la posizione stratigrafica ed i rapporti cronologici di questo singolarissimo terreno, od anche soltanto se otterrò che esso non sia dimenticato in un momento che lo studio dei terreni posterziari, come la più splendida ap- plicazione della dinamica terrestre, forma una delle parti più brillanti e più sicure della scienza geologica. E devo grazie al- l'amico prof. Sordelli per avermi fatto sorgere il desiderio di occuparmi di tale ricerca con una nota alla sua seconda Memoria sulla Fauna di Cassina lìizzardi\ come ringrazio il molto reve- rendo sig. prof. Mercalli per avermi gentilmente accompagnato in alcune escursioni e per aver messo a mia disposizione i dati da lui raccolti. Uno studio completo di questo deposito potrà in avvenire far parte d'una dettagliata monografia del Sistema continentale del- l'Alta Italia; opera che da parecchi anni io vagheggio, e per la quale raccolsi materiali abbondanti e desidero meglio assicurate le basi teoretiche, colla soluzione delle questioni d' ordine gene- rale che tuttora si dibattono. Frattanto ho affidati alcuni cam- pioni dell'argilla in discorso e delle rocce che essa contiene, al chiarissimo signor professore comm. Brugnatelli, colla preghiera che voglia istruir sopra essi le convenienti analisi chimiche. Al presente conosco e descrivo solamente cinque lembi di Fer- retto, che sono l' uno dall' altro separati per alluvioni glaciali o posglaciali, ma che potevano, anzi dovevano formare un unico de- posito, assai fortemente inclinato da nord e sud e limitato dalle due conoidi di defezione dell' Adda e del Ticino. IlLambro, il Seveso, la Lura e l'Olona, hanno toltola continuità, e sepolto gran parte del deposito; limitando gli accennati cinque lembi, i quali, da le- vante a ponente, si presentano circoscritti e caratterizzati nel modo seguente: Un primo deposito si incontra a tramontana di Monza, nelle leggere ondulazioni di terreno a ponente della strada postale, prima di Usmate. Il Lambro ne lambe il limite occidentale ; in- cidendone tutto lo spessore o mettendo allo scoperto, anzi intac- pando il conglomerato pliocenico, che si osserva più a monte lungo ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 337 tutta la vallata del fiume, sino a Nobile di Inverigo. Di questo conglomerato, delle sue varietà e delle sue cave molto discorre il Breislack nel Capitolo IV dell'opera accennata, associandolo, a ragione, a quello di Trezzo e di Brembate. Un secondo lembo si osserva a levante del Torrente Seveso, nell'area trapezoidale tra Meda, Figino, Brenna e Carrugo, e quivi la formazione dispiega tutto il carattere distintivo di colo- rito e di vegetazione. Nei punti più elevati e verso gli orli dell'af- fioramento, come pure nelle vallicele, che lo solcano e che met- tono tutte nel Torrente Terrò, si rimarca una prevalenza di ma- teriali alpini in ciottoli di mezzana grandezza, sempre rotolati e più 0 meno alterati alla superficie. Evvi poi una profonda de- pressione, che decorre da nord a sud-est-sud, dal Molino Rogoredo di Alzate sino a Mariano e che attraversa tutto lo spessore del Ferretto] raggiungendo il sottoposto conglomerato^ analogo a quello del Lambro. Questa depressione servi indubbiamente in epoca pos- glaciale a scaricare in parte le acque del bacino lacusfcro-more- nico, nel quale stagnano tuttora i laghi di Pusiano, Alserio e Mon- torfano. Lungo le sue sponde, nei dintorni di Brenna, ho osser- vato la seguente serie di depositi, della complessiva potenza di circa 65 metri: \° In alto, morene caotiche, a grossi elementi angolosi, tra cui distintivi i serpentini, il serioso ghiandone e le dioriti, così vaghe e così varie della Valtellina; della potenza in questo punto di circa 20 metri. 2.° Strato di 10-15™ di Ferretto, con ciottoli di elementi al- pini più o meno alterati. 3.° Sabbie sciolte, passanti al precedente. 4.° Conglomerato assai tenace, ad elementi prevalentemente calcari, con cemento arenaceo, spatico, identico a quello di Car- rugo, Briosco ed Inverigo. Nel traforo del pozzo di Brenna, per quanto ho potuto raccogliere dai testimoni oculari della sua esca- vazione, si attraversò ad un dipresso la stessa serie e si vide come il conglomerato non formava una massa continua, ma si alternava con sabbia e ghiaja, sì da richiedere a più riprese il rivestimento del Voi. XIX 2? 338 T. TARAMELLI. pozzo. Tale condizione pare comune a tutta la formazione alluvio- nale, che sta sotto a terreni evidentemente glaciali a ponente del- l'Adda; ma non credo che essa costituisca per questa differenza un orizzonte geologicamente diverso da quello del Ceppo di BremhatG\ essendo assai meno importante il grado od il modo della cementazione in confronto della natura della alluvione, ce- mentata 0 meno. Questa alluvione è sempre con dementi preal- pini^ prevalentemente calcari e diversissimi da quelli, che entrano nelle formazioni più recenti, alluvionali o moreniche. Non man- cano elementi granitici, gneisici e porfirici; né sempre possiamo comprendere come possano trovarsi per puro trasporto fluviale ; ma conosciamo noi a sufficienza la idrografia preglaciale per me- ravigliarci di tale nostra ignoranza? Dal complesso delle analogie e dai rapporti stratigrafici risulta che tanto il conglomerato del Lambro come quello dell' Adda appartengono ad un periodo an- teriore al glaciale, e ritengo questione puramente di nomi il chia- mare tale periodo pliocenico anziché preglaciale^ Un terzo lembo, assai più vasto, si estende a ponente di Bar- lassina col vasto altipiano della Groana, sopra un'area elittica, molto allungata da nord a sud, di circa 12 miglia quadrate; lo delimitano le alluvioni terrazzate del Seveso e della Lura. Questo altipiano non è in realtà più elevato dell'asse delle due conoidi di dejezione degli accennati torrenti; ma sul margine di esse si eleva in media da 10 a 15 metri, in guisa da presentarsi come 1 In altro mio scritto, che ha qualche rapporto collo questioni qui trattate, ho par- lato a lungo di una alluvione 2)>'e<]lh(ciale nel versante meridionale delle Alpi, spesso confondendola con alluvioni più antiche del periodo messiniano e persino del periodo miocenico. Ma posteriormente, almeno per la regione tra il Brenta e l'Isonzo, procu- rai di spiegarmi un pò meglio in una monografia dei terreni alluvionali e morenici del Friuli (Udine, tip. Seetz 1875) ; proponendo il nomo di conglomerato inframore- nico per questa alluvione precisamente formatasi durante od appena prima la espan- sione, che fu certo lentissima, dei ghiacciai alpini. Sicuramente anche in questo senso rimane ancora la sinonimia coH'epiteto di 2>^iocenicJie, ritenuto il periodo doli' Astiano superiore come immediatamente anteriore al ^ìrimo periodo glaciale. Il chiarissimo prof. Stoppani ha poi giustamente allargato i confini di questa importante forma- zione, sulla quale richiamo l' attenzione specialmente dei geoioghi forestieri, ohe si oooupauo di questi terreni nell'alta Italia. ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 339 un distintissimo rilievo da tutti i paeselli che lo circondano. Sol- cano questi lembi di Ferretto parecchie vallicole, di cui sono a ricordarsi quelle della Galbuzzara, della Limbia e del Tirone ; le quali tutte mettono le loro acque, più o meno temporanee, nella rete di canali irrigatorii, che appena sotto si distende. Queste val- licole non solcano il deposito tanto profondamente da mostrarne la base, costituita dal conglomerato ; questo però affiora coi me- desimi caratteri di sopra accennati lungo le falde orientali della Groana da Cesano-Maderno a Birago, e più a tramontana, sotto la morena, all'abbadia di Vertemate. Lo incontrano poi tutti i pozzi scavati tanto dal lato opposto, quanto nell'altipiano stesso della Groana. Quello, a cagion d'esempio, fatto costrurre dal si- gnor Dott. Domenico Madini nella sua villa presso Seveso, ha attraversato, secondo i dati comunicatimi dal gentilissimo pro- prietario, le seguenti serie : Ferretto con sabbia alla base Metri 22 Conglomerato „ 4 Sabbie e ghiaje con piccoli letti di conglomerato „ 29 Conglomerato compatto „ 6 Sabbia ed acqua „ 1 Metri 62 I pozzi nella circostante pianura, verso Desio, Bosisio e Sere- gno, trovano pure banchi di conglomerato potenti da cinque a dieci metri. Un quarto lembo, di Ferretto ancora più vasto e più po- tente, affiora a nord-est della strada postale di Saronno a Varese, tra i corsi dei due confluenti di sinistra del Fiume Olona, il Qua- dronno ed il Bozzente. Vi sorgono i paesi di Tradate, Venegono, Castelnovo, Berigazzo, S. Bartolomeo, Lurate-Marinonè, Abbiate- Guazzone e Mozzate. Anche a tramontana di Cirimudo e Lomazzo sporgono alcuni monticeli di Ferretto. Le così dette Cento-valli, le quali mettono nel Gradeluso, nel Bozzente e nella Roggia di Tradate, incidono assai profondamente la massa del terreno incoe- 340 T. TARAMELLI, rente ed un'ampia estesa di pinete ricopre quella superficie di suolo così dolcemente accidentato di circa 16 miglia quadrate; ovunque presentandosi ad un dipresso le stesse condizioni di ter- reno. A Berigazzo, presso la Volza e verso S. Bartolomeo, si osser- vano banchi di argilla azzurrognola e grigiastra, alternati coli' ocra e quelli della Velza sono lavorati per materiali di stoviglia dal si- gnor Gondani Giuseppe di Lurate. A Castelnovo, Berigazzo, 01- trona ed Appiano, la formazione scompare sotto le morene, quivi allineate nella cerchia più esterna àeW anfiteatro morenico del Lario. Non ho potuto verificare nella breve mia dimora in quei dintorni se le accennate vallicole raggiungano il conglomerato terziario. Lo vidi però affiorare più a tramontana presso Lurate Abbate e colla considerevole potenza di almeno CO metri nei dintorni di Varese, superiormente alle Sabbie (jialle ricoprenti le note ar- gille della Folla e del Faido; e quivi osservai come esso conglo- merato, tranne che in alcuni lembi prossimi alle incisioni più strette e più profonde (come per esempio a Valmejo e presso S. Fermo di Varese) non sia punto spostato dalla sua originaria orizzontalità; mentre la sottoposta formazione delle argille az- zurre plioceniche presentasi leggermente ma evidentemente incli- nata. Nò sembrami facile decidere se e per quanto ciò dipenda dalla inclinazione originaria del fondo marino, nel quale dispo- nevansi le argille, oppure da uno spostamento concomitante il sol- levamento pospliocenico. Quivi il conglomerato presenta quasi esclusivamente elementi calcari; ma pur contiene qualche porfido e qualche ciottolo di gneiss. Lungo la valle dell'Olona, nel tratto da Castiglione a Gorla, quest'alluvione terziaria ricompare assai potente e sempre caratterizzata dall'abbondanza dei calcari. Presso Vico-Seprio, se ne vede una bella sezione lungo la strada per Torba e si rimarca come si alternino degli strati ancora in- coerenti di sabbia e di ghiaja con banchi di conglomerati e di un' arenaria così tenace da ricordare al tatto e al suono sotto il martello, le più compatte arenarie delle Alpi. Manco di dati per conoscere sino a quale profondità questa formazione si spinga; ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 341 ebbi solo la conferma del fatto che, tanto verso Tradate come nel piano più a levante, i pozzi la incontrano sempre e della stessa natura. Finalmente un ultimo lembo di Ferretto si estende da Galla- rate alla valle dell'Olona, tra le alluvioni terrazzate di questo fiume e la cerchia più esterna à&W anfìteatro morenico ticinese, la quale passa per Carugo, Castelseprio e Caronno. La potenza del deposito è quivi poco minore che a Tradate; specialmente nell'isolato gruppo di colli di Rovato, ove misura almeno 80 me- tri sopra il piano del conglomerato. In complesso questi cirique lembi, idealmente congiunti col rico- strurre le porzioni erose, rappresentano una massa di Ferretto di circa 800 chilometri quadrati, la quale affiora dalle alluvioni terrazzate dell'altipiano milanese, con una superficie assai più inclinata a valle, dai 300 ai 130 metri sul livello marino attuale. Mentre le alluvioni hanno al massimo una pendenza del 7 per mille, la superficie della massa del Ferretto^ misurata da Beri- za^o ai dintorni di Garbagnate, inclina quasi del 12 per mille e forse non è molto diversa la sua pendenza da quella del con- glomerato dell'Adda, nei dintorni di Vaprio e Trezzo. A monte ha una potenza di almeno 80 metri; ma anche presso la parte mediana è già ridotta ad una media di 20, che si potrebbe adot- tare per tutto il deposito, volendo formarsi un'idea approssima- tiva di questa massa. Questa ad un dipresso equivarrebbe ad una collina alta trecento metri sopra una base quadrupla dell'area di Milano. In vero è una massa ingente, che certo equivale al volume di uno dei più vasti apparati morenici prealpini. Ignoro se a ponente di Gallarate ed oltre il Ticino siavi altro affioramento di Ferretto o del conglomerato, che lo sostiene ; ma ritengo abbastanza probabile che sieno entrambi stati rico- perti da tanto spessore di alluvione di sfacelo morenico del Ti- cino, da non esser poi stati raggiunti ed intaccati dal profondis- simo terrazzamento, che il fiume ha praticato nell'alluvione stessa in epoca posglaciale. Né tale potenza deve sorprendere qualora si pensi che il sistema alluvio-morenico di questo fiume 342 T. TARAMELLI, non fu disturbato da quelle accidentalità orografiche, le quali causarono più a levante il rimaneggiamento e la più estesa di- spersione del materiale incoerente del bacino lariano. Anzi questo spessore così ragguardevole di alluvioni spettanti al periodo degli anfiteatri morenici, considerata l'ampiezza del bacino idrografico ticinese, trova perfetta corrispondenza collo sviluppo delle conoidi tanto alluvionali che di sfacelo morenico allo sbocco delle altre vallate dell'Alta Italia, dalla Stura all'Isonzo. Il signor Gastaldi ne' suoi lavori parla frequentemente di alluvioni cementate o meno, che sopportano le morene degli anfiteatri piemontesi ; ma non credo che abbia voluto scorgervi una formazione diversa dal Diluvium, che quivi si stende sulle Sabbie gialle. È assai proba- bile però che ovunque sboccano valli alpine o prealpine nell'area occupata prima dal mare e quindi dagli estuari pliocenici, si for- massero ancora in epoca terziaria e si continuassero durante l' a- vanzamento dei ghiacciaj delle conoidi di defezione, sulla cui im- portanza orografica nella delimitazione dei bacini lacustri, ho in- darno chiamata l'attenzione dei geologi in alcuni miei scritti. Nel Veneto e nelle provincia del Litorale, come tutto all' ingiro delle Alpi, ove il mare erasi ritirato sin dall'epoca miocenica, questa alluvione si confonde colle potenti formazioni dei conglo- merati neocenici e solo si può distinguere con un accurato stu- dio delle condizioni stratigrafiche, che io ebbi opportunità di fare soltanto pel picciol tratto tra il Piave e l'Isonzo. Però ri- terrei di massima importanza lo estendere tale distinzione al- meno a tutta la valle Padana; specialmente allo scopo di stabi- lire i rapporti tra le varie forme di dejezioni continentali, for- matesi sui due opposti versanti di essa valle allo scorcio dell'e- poca terziaria. Tornando al soggetto del presente scritto, poiché abbiam visto le condizioni di affioramento e di superficie della formazione del Ferretto, converrà che ne esaminiamo la struttura, onde dedurne l'origine e tentare di stabilirne i rapporti cronologici. Alla su- perficie il Ferretto è costantemente un'argilla, o meglio un'ocra più 0 meno fina. Alle meteore si scolora, come fanno anche le ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 343 argille plioceniche e le argille scagliose dell'Appennino. Già alla superficie si rinvengono però, come dissi, dei ciottoli alpini, evi- dentemente prima contenuti nel deposito e lungo le vallicele e rasente i margini degli accennati lembi, ove fu questo deposito eroso dalle correnti, che nei periodi glaciale e posglaciale de- positarono le justaposte alluvioni, i ciottoli abbondano maggior- mente, pel lavaggio che esso ha quivi subito. Questi ciottoli sono sempre tondeggianti, grossi al massimo un mezzo metro e tutti di provenienza alpina. I calcari sono estremamente rari; i graniti i gneiss, i micascisti sono abbastanza comuni, ma tutti più o meno alterati; le amfiboliti, le pietre verdi, le quarziti, sono quasi in- tatte; i massi porfirici, sempre profondamente alterati, alla su- perficie sono assai scarsi. Se noi esaminiamo le sezioni di fresco praticate nella forma- zione in discorso, rimaniamo colpiti da un altro fatto, che fu pur avvertito, ma incompletamente o meglio troppo difficilmente spie- gato dal Breislack. Allora si osserva come non si abbia a che fare con una massa originariamente ocracea, con disseminati de- gli elementi alpini; sibbene con una alluvione ghiajosa e ciotto- losa di elementi alpini, de' quali i più ricchi in feldspato ed in specie i porfirici ed i felsitici, sono in uno stato di completa cao- linissazione. .Quando si estraggono ancora umidi dal terreno, sono scuri, rosso-violacei, bruni, variegati, colle sezioni evidentissime dei cristallini ortosici convertiti in argille. Asciutti, si scolorano e si fanno leggerissimi ; ma sempre si ponno facilmente tagliare col coltello e sotto il taglio sentonsi scricchiolare i granelli ed i cristallini non decomposti di quarzo. I graniti, quando sono in massi alquanto grossi, sono decomposti e disaggregati nella por- zione periferica ed ancora compatti all' interno ; i gneiss sono bu- cherellati e spesso si sfasciano sotto le dita ed hanno al pari dei graniti la loro mica sciolta ed ingiallita. Il signor Breislack, per spiegarsi tale alterazione, ricorre alla decomposizione di inriti, che immagina abbondantemente conte- nute in origine negli elementi di questa alluvione. Ma tale ipo- tesi non è punto necessaria ; quantunque anche la decomposizione 344 T. TARAMELLI, delle piriti, abbastanza frequenti specialmente nei graniti, avrà contribuito alla disaggregazione fisica e meccanica del deposito e più ancora ad aumentarne il contenuto di ferro limonitico. Il fe- nomeno essenziale però ò la decomposizione e la soluzione degli elementi alcalini, esercitata sulle rocce feldspatiche dalle acque che lentissimamente infiltravano. È un caso, del resto, molto ovvio di caolinizzazione, che però non cessa dall'essere importantis- simo, almeno per la grandiosità del suo effetto. Esso presenta eziandio l'interesse di un argomento molto valido per assegnare al deposito una maggiore antichità in confronto delle morene degli anfiteatri prealpini, le quali specialmente pel Ticino e per l' Adige sono tanto ricche di porfidi, senza esser per questo convertite in ammassi di ocra *. Potrebbe darsi che la mancanza di ciottoli calcari abbia contri- buito a permettere questa decomposizione, nel senso che essa rese impossibile la formazione di un cemento, che si sarebbe indubbia- mente formato e deposto per quegli stessi processi che diedero la caolinizzazione dei feldspati; ma osservo che poco avrebbe gio- vato una teca di calcare per impedire tale alterazione. Infatti anche i ciottoli porfirici e granitici dei conglomerati sottoposti al Ferretto, come si osserva ad Inverigo, a Carrugo e lungo l'Olona, sono assai profondamente decomposti; come lo sono, tutti gli ele- menti feldispatici contenuti nei conglomerati terziari e quater- nari del Veneto e dell' lUiria. Comunque sia, l'alterazione fu profondissima. Gli elementi minuti ne furono spappolati e si ri- dussero a formare la pasta ocracea, che involge gli elementi più grossi, pur essi rammolliti come si è detto. La massa assunse un coloramento quasi uniforme per la infiltrazione degli ossidi formatisi e disciblti durante il lunghissimo processo. Alla superfi- cie il deposito fu rimestato, decantato, lavato; rimanendo in * Il signor Wandon-Brok in una nota inserita nei Comjìtes rendiis de V Académie des Sciences (Paria Dèe. 187G) attribuisco ad un analogo processo non solo la intensa co- lorazione del Diluvium rouge della Francia e della Crag d' Inghilterra, ma eziandio la scarsità dei fossili nella porzione superfìoiale di questi terreni, ove il colorito è più intenso. ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 345 alcuni punti accumulati i ciottoli, in altri condensati i mate- riali più leggieri e ridotti a potenti banchi di finissima ocra. Certamente non avrei potuto formarmi un'adeguata idea della struttura e dello stato di quest'alluvione se non avessi avuto un'assai favorevole opportunità per anatomizzarla nel suo spes- sore, sopra un tratto considerevole ed in una località, ove certa- mente non fu mai in alcuna maniera rimaneggiata. Presso Seveso, lungo la strada per Cerir-no, il signor Dome- nico Madini seppe ridurre a varia coltura una estesa tenuta, la quale meritamente desta l'ammirazione di quanti sanno apprez- zare gli sforzi ed i successi di un agronomo colto e sagace. Que- sto signore, nell'intento di aver ghiaja e sabbia, si mise a far scavare sotto la sua casa delle gallerie alla profondità di 8 me- tri; e veduto come per la singolare tenacità dell'ammasso argil- loso queste gallerie si sostenevano senza armatura e per la im- permeabilità del terreno si mantenevano asciutte, le continuò in parecchie direzioni sotto l'ampio fabbricato rustico, che cir- conda la sua elegante abitazione, con uno sviluppo di oltre 300 metri ; riducendole ad eccellenti cantine, che il proprietario af- fitta come magazzeni di vino e di cacio. La sabbia estratta e r afiitto delle cantine lo compensarono largamente della sx3esa di scavo; ed io, percorrendo quelle specie di catacombe, mi beava nel mirare la singolare struttura di quell' alluvione così marcita, eppure così tenace e consistente, nell' esaminarne la assai varia litologia, che sotto le antiche sembianze ancora si tradiva dai ciottoli rammolliti, ma ancora interi e che per un lentissimo pro- cesso chimico era quasi confusa in un' unica ed uniforme composi- zione chimica. Chi sa quante roccie aggregate, nella serie dei ter- reni, passarono per tale stadio di decomposizione e quante strane apparenze di conglomerati a contorni mal definiti, di are- narie a chiazze ed a rognoni, di argille variegate con grossis- simi massi di rocce poco decomponibili, potrebbero esser spie- gate da una così profonda e così semplice azione delle sole forze esogene! Qua e là nel deposito argilloso a grossi ciottoli, vedevansi letti 346 T. TARAMELLT, lenticolari di una sabbietta quarzosa ed altri di pura argilla. Vedevansi anche dei filoni, che attraversavano tutta la potenza del deposito messa a nudo ed erano ripieni di sabbia e di fanghiglia. Non osservai alcun ciottolo angoloso e tanto meno striato ; non vidi traccia di regolare stratificazione. Il signor pro- prietario mi assicurava come non siasi rinvenuta negli scavi, fatti sempre sotto la sua sorveglianza, alcuna reliquia organica e che neppure aveva sentito che fossero stati raccolti dei fossili nei dintorni. Soltanto presso le sue fornaci, come anche nelle ar- gille che scavansi a Meda, si trovarono delle selci lavorate, pro- babilmente neolitiche. Se però quivi non furono rinvenuti dei fossili, poco più a mez- zogiorno presso Limbiate e Mombello, furono raccolti anni ad- dietro parecchi esemplari di Perna Soldani e recentemente il re- verendo signor prof. Mercalli raccolse altri frammenti del fossile stesso e di due specie di Ostrea. Lo stato di conservazione del- l' esemplare di Perna, che potè procurarsi l' egregio professore ed anche i frammenti da lui raccolti escludono l' idea di un tra- sporto; epperò devesi accettare l'esistenza dei fossili marini in posto nella formazione del Ferretto, come un fatto di cui ognuno vede la estrema importanza. Stabilendo questo fatto, il signor prof. Mercalli ebbe il merito di portare il più forte appoggio alla parte fondamentale del concetto brillantemente enunciato dal mio illustre maestro nelle pubblicazioni, che diedero origine alle dispute che tutti sanno. Questo rinvenimento, quantunque ancora isolatissimo, ci costringe a considerare il Ferretto come una for- mazione fattasi sotto al mare, in un periodo più recente dell' al- luvione parzialmente cementata e distinta dagli elementi preal- pini. Questa ad ogni modo, se non può esser intesa come una formazione sottomarina, può esser benissimo considerata come Una formazione di spiaggia, temporalmente sommersa o che len- tamente si sommergeva. Prima però di fissare cronologicamente e topograficamente i li- miti di tale sommersione, e di accordarla colle altre vestigia dei fenomeni posterziari, che si presentano nel distretto e nel ri- ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 347 manente della Lombardia, intendiamoci sulla provenienza e sul modo di trasporto o di deposito del Ferretto^ quali indubbiamente e facilmente risultano dai caratteri, che ho menzionato. Prescindendo dallo stato di caolinizzazione de' suoi elementi e dal conseguente carattere ocraceo, tale massa di terreno alluvio- nale consta essenzialmente di materiali alpini e prealpini. Questi elementi affiorano in posto in un'area separata da tratti più o meno lunghi di laghi, i quali venivano ridotti ad un perimetro poco diverso dell'attuale allo scorcio del pliocene, per opera di quella stessa alluvione, che sostiene ovunque il Ferretto. Erano depressioni profondissime, che passavano dallo stato di Fjorcìs, allo stato di laghi e che in niun modo potevano essere attra- versate da correnti acquee. È quindi impossibile che mediante il solo trasporto per correnti potessero esser portati sino presso a Monza i graniti dellT) Spinga, ed a Tradate e Gallarate i por- fidi del bacino di Lugano ed i graniti ed i gneiss del Gottardo, del Reinwald e del Bernardino. Dobbiamo ricorrere al trasporto glaciale per spiegare almeno la discesa di tali rocce sino ai li- miti del mare in cui depositavasi il Ferretto. Ma d'altra parte, la non estrema grossezza dei ciottoli e la loro forma arrotondata e la presenza di amigdale sabbiose ed il carattere della superfi- cie di quell'immane dejezione di materiali alpini ci persuadono che non si tratta di una vera morena e nemmeno di una morena rimaneggiata. È un'enorme taìus litorale di sfacelo morenico dei due ghiacciai riuniti dell' Adda e del Ticino, formatosi allor- quando essi presentarono la loro fronte allo shocco delle rispettive vallate e delle depressioni di Mendrisio e di Arcisate. Quando essi furono giunti in riva all'estuario, che ancora avanzava dell'an- tico mare pliocenico, per lo allargarsi improvviso della loro massa e per la stessa vicinanza della spiaggia marina, la loro 'fronte si arrestò per un' epoca considerevole e le copiose acque di di- sgelo , disperdendo e rotolando gli elementi alpini sullo stretto litorale, li consegnarono all'onda marina, che li distribuì in un alti- piano, al quale manca ogni orografia morenica. Nessuno ancora, per quanto io sappia, ha fissato nella valle del Po il limite mas- 348 T. rARAMELLI, Simo, che raggiunsero in seguito i ghiacciai alpini ; quando quelli del Rodano, del lleno, del Danubio e della Drava si spin- gevano sino a Lione, a Bahlingeu nel Wiirtemberg, sin presso Vienna e sino ai limiti delle pianure ungarica e croata, e quando i ghiacciaj dell'Isonzo, del Tagliamento, del Piave, del Brenta e dell' Adige scendevano indubbiamente nel mare Adriatico, allora già quivi ridotto per le alluvioni terziarie ad un peri- metro poco diverso dall'attuale. Nessuno ancora ha sciolto il problema del limite frontale di questi nostri ghiacciaj lombardi, quando i loro lati si innalza- vano sino a 1200 metri sul fondo dei bacini lacustri, dovunque tanto considerevolmente più elevati del limite massimo dei de- positi morenici. Potrebbe anche darsi che tali limiti si scopris- sero nell'Appennino. Epperò il primo periodo glaciale, nel ver- sante meridionale delle Alpi, ha qualche cosa del mitologico, dello sfumato, dell'indefinito; cioè ci accorgiamo di aver molto ancora da studiare in proposito e troviamo spesso troppo cor- rivi allo affermare gli stranieri, che vengono a raccogliere qual- che fatto 0 qualche gruppo di fatti isolati per poi confonderli con quelli, che hanno riscontrato in altre condizioni orografiche in altri paesi. Ad ogni modo questo primo periodo di massima espansione glaciale corrisponde assai bene alla formazione, di cui ora tratto e che io ritengo affatto distinta dal sistema degli anfiteatri mo- renici. Le morene continentali, a cerchie definite e più o meno conservate, la ricoprono in parte; ma piuttosto si sviluppano al- quanto più a monte e chiaramente accennano ad una già av- venuta separazione delle tre fronti glaciali del Verbano, del Sebino e del Lario. Osservo poi come la formazione del Ferretto^ comunque vo- gliasi interpretare, non ha nulla di comune coli' alluvione terraz- zata 0 di sfacelo morenico del secondo periodo glaciale. Questa alluvione è costituita da tante conoidi alluvionali, dipendenti nella loro posizione e nella natura dei loro elementi dalla oro- grafia e dalla litologia degli anfiteatri morenici, e più a valle da ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 349 altre alluvioni più fine, meno inclinate ma evidentemente terrai- gate, che pure vanno riferite al periodo glaciale. Sibbene il Fer- retto corrisponde per epoca alla formazione delle Sahhie gialley fossilifere o meno, caratterizzate dalla presenza di elementi al- pini; quali appunto si osservano superiormente ed in posizione alquanto discordante dalla pretta formazione marina pliocenica nell'alta valle del Po. Che se questo parallelismo viene accet- tato, anche indipendentemente dalla provu di fatto della esi- stenza della Ferna negli strati superficiali del Ferretto, ne risulta una conferma del fatto importantissimo, che durante la prima fase dell'epoca glaciale, il bassopiano lombardo era ancora som- merso in un mare poco profondo, ed aveva l'aspetto di un estua- rio, quale appunto ci viene attestato dalla formazione delle Sdb- hie gialle. Ebbi ultimamente occasione di studiare con qualche dettaglio questa formazione al Colle di S. Colombano, tra Lodi e Pavia e mi permetto una breve digressione per sancire un fatto, che si- curamente troverà riscontro altrove e che a mio parere dimo- stra ad un tempo e la sommersione del bassopiano lombardo nel primo periodo glaciale e la dispersione per massi galleggianti di materiali alpini nell'area occupata da questo estuario. Il colle di S. Colombano forma, come è noto, un rilievo allun- gato sulla sinistra del Po, coli' asse diretto a nord-ovest per la lunghezza di quasi nove chilometri e colla larghezza di tre. Esso è tutto all' ingiro circondato da alluvioni, profondamente terrazzate e perciò spettanti senza dubbio al secondo periodo glaciale, de- poste dall'Olona, dal Lambro e dal Po. Meglio che un colle od una serie di colli, presentasi come un grande altipiano, elevato in media 70 metri sul piano delle alluvioni circostanti e non più di 130 sull'attuale marea, in vari sensi eroso da molte convalli e quasi morente nel piano verso Miradolo. Come ho indicato nella Tavola, questo rilievo è costituito per la massima parte da Sabbie gialle, quarzoso-micacee, ocracee, con ciottoli porfirici abbondantis- simi. La formazione delle argille plioceniche affiora più sotto, ai lati meridionale e di levante del rilievo ; soltanto presso il paese di 350 T. TARAMELLI, San Colombano forma qualcuno dei dossi pianeggianti presso al vertice. Essa poi manca assolutamente nel versante occidentale. Come assai bene la descrissero i signori De-Filippi e Stoppani, risulta alla base di calcare madreporico, prima unito e compatto in estesissimo banco, poi in lenti circondate dall'argilla. Se- guono quindi per 20-30 metri le argille plioceniche, compatte e potenti, con x>rofonde sfaldature simili a quelle, che osservansi a Pontegana di Balerna e ad Induno. Esse sono ricche di fossili, però con un numero di specie assai minore che il calcare madreporico. Ri- cordo quanto già ha osservato il chiarissimo sig. Stoppani ; che cioè gli strati superiori delle argille si fanno sabbiosi e presentano delle scontinuità, in cui si annidano dei letti di ghiaja, accennanti ad erosioni e dejezìoni per acque scorrenti sull'asciutta spiaggia. Questo fatto si ripete identico a Pontegana di Balerna ed in un sito e neir altro si rimarca come queste amigdali alluvionali siano ricoperte da sabbie e da argille marine e quanto assai importa di notare si è, che in un sito e nell'altro gli elementi litologici di questi interstrati alluvionali sicuramente pliocenici sono as- solutamente diversi da quelli che entrano a S. Colombano nelle Sabbie gialle e nelle ghiaje che le accompagnano, e nei dintorni di Balerna nelle morene. A S. Colombano sono ciottoli calcari, spesso con aderenti ancora le Plicatide oppure serpentinosi, pro- venienti indubbiamente dall' Apennino ; a Balerna sono di calcari giuresi e cretacei delle prossime pendici. Più sopra seguono le Sabbie gialle^ con elementi porfirici e gneisici più o meno decom- posti e queste sabbie, non solo ricoprono in alto la formazione pliocenica marina, ma ne circondano lo affioramento ; presentan- dosi esse affatto orizzontali, mentre le argille marine, coi calcari madreporici subordinati, pendono distintamente a nord-est. In tal guisa le Sabbie gialle, non solo coronano i dossi più elevati, ma formano altresì la massima parte del rilievo e si sviluppano anche all' ingiro nel piano. Anzi, più a ponente, affiorano di nuovo dalle alluvioni dell'Olona alla Manzola di Corteolona e persino nei dintorni di Pavia presso Torre d'Isola, ove costituiscono un rilievo a settentrione della strada per Bereguardo. ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 351 Manca in queste Sabbie gialle ogni traccia di fossile, sia ter- restre che marino; poiché ho verificato che i fossili esistenti al Museo di Pavia coli' indicazione di S. Colombano (Cervus eury- ceros ed Elephas meridionalis) provengono dalle alluvioni del Lam- bro; ed è certamente singolare questo brusco cessare della vita ad un livello geologico, al quale nelle porzioni più elevate della valle Padana e sui prossimi colli appenninici si osservano nume- rosi avanzi di fauna pliostocenica. Se non che tale mancanza di reliquie organiche si associa con un altro fatto, sul quale ri- chiamo l'attenzione del lettore; coli' esistenza, cioè, di grossi blocchi di rocce alpine, quali graniti, gneiss, porfidi, conglomerati quarzosi del Verrucano, amfiboliti ed argilloscìsti, che io stesso raccolsi sulla collina di S. Colombano. Anche il Breislack al § 98, senza lasciar luogo al menomo dubbio , ricorda il fatto citato dall'Amoretti del rinvenimento di un grosso masso porfirico di 320 piedi cubici tra Miradolo e S, Colombano in un sito detto la Valle di Giosafat. Ritengo eziandio che in parte anche le Sabbie gialle provengano da una decomposizione di più grossi elementi alpini ed è facile infatti rinvenire in esse dei ciottoli gneissici, ca- riati per esportazione del feldspato e dei ciottoletti argillosi, a- naloghi a quelli che osservansi nel Ferretto. La tinta ocracea, talora assai intensa, di queste sabbie e la loro stessa feracità sono due prove della modificazione molecolare da esse subita. Quivi dunque le Sabbie gialle rappresentano precisamente un alluvione alpina, disseminata al fondo di un mare o meglio di un estua- rio, al quale arrivavano dei materiali alpini erratici. Come arrivassero questi materiali alpini; se per un espan- sione sin quivi dei ghiaccia] oppure per semplice disgelo dei massi staccati e galleggianti, non saprei al presente affermare. Ma quello che mi pare evidente si è che queste Sabbie gialle, costituite esse stesse da elementi alpini e con grossi blocchi di rocce alpine e prealpine (quale il conglomerato quarzoso rosso del Verrucano o meglio del Trias inferiore) rappresentano assai bene un estuario, che andava ricolmandosi e nel quale il tra- sporto per correnti venne per un certo periodo a combinarsi col 352 T. TARAMELLI, trasporto glaciale, effettuato o per ghiacci galleggianti o diret- tamente per ghiacciaj, che rapidamente si ritiravano da un li- mite, ancora ignorato, di espansione massima al limite degli an- fiteatri morenici. Siccome esse Salhie gialle sono discordanti dalle argille marine ricoprenti il banco madreporico, così ò chiaro che queste furono spostate da un sollevamento, già avvenuto sullo scorcio dell'epoca pliocenica, ma che non fu in tale misura da prosciugare completamente l' area del bassopiano lombardo- Fu semplicemente una oscillazione capace di far passare la valle Padana dalla condizione di mare libero e popolato da banchi di coralli, quale ora è l'Adriatico presso la Dalmazia, alla condizione di un estuario, come l' attuale lido da Rimini a Trie- ste 0 come è tuttora per vastissima estensione il Mar Germanico. Badisi però che anche le Sabine gialle e quindi anche il Fer- retto furono sollevati ; e di questo subito sollevamento è prova r attuale loro altitudine sul livello marino e la profonda ero- sione, che hanno provata, in guisa da non avanzarne in Lombardia che scarsi lembi, mentre formano tanta estensione di molli col- line nel Piemonte. Questi lembi poi, limitati tutto attorno dalle alluvioni del secondo periodo glaciale e dalle alluvioni posglaciali, rappresentano assai bene un lido sollevato e tuttora emerso ; trac- cia orografica, che indarno si ricerca nell' apparato di quest' altre più recenti alluvioni. Può darsi che sia avvenuto anche un solleva- mento posglaciale; ma questo venne certamente obliterato da una depressione e per ora nessun fatto ne conforta a supporlo. Ma di un sollevamento avvenuto durante l'epoca glaciale, tra i due periodi, che la compongono (fossero anche fallaci le prove de- sunte dai rinvenimenti di fossili) io non credo si possa dubitare. Esso fu l'ultimo atto di quella forza endogena, che dopo il pe- riodo miocenico ha mirato a delimitare il perimetro del Mediter- raneo e dell'Adriatico; stabilendo l'altimetria dell' Apennino e delle varie porzioni delle Alpi. Dopo d' allora avvenne la forma- zione delle cerchie moreniche, la quale per sé stessa è un fatto, che esclude la sommersione dell'arca da esse occupata sotto il livello, a cui dovrebbesi far pervenire il mare per spiegare le ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 353 prossime formazioni di estuario ; tanto più che il livello della base di questi anfiteatri, dall'Adige alla Dora-Riparia ed al Ta- gliamento varia dai 50 ai 300 metri, entro limiti quindi che male si potrebbero assegnare ad una varia misura di un sollevamento po- sglaciale. Avvenne la formazione delle ampie conoidi di sfacelo morenico del Ticino, dell'Olona, della Lura, del Seveso, del Lam- bro e dell'Adda; le quali in complesso formano un piano incli- nato dal 9 al 6 per mille; precisamente corue nell'altipiano ve- neto e friulano, ove si è avverata certamente una sommersione po- sglaciale. Avvenne, giù nel bassopiano, la formazione di alluvioni finissime, argillose, ricche di ossami di fauna terrestre posplioce- nica, con letti di torba compatta e carbonizzata, come quella di Lefife e di Val d' Arno ; e queste alluvioni sono pur esse terraz- zate in un sistema di letti successivi, che non presentano in ve- run punto nemmeno una traccia di terrazzi marini; sibbene ac- cennano al cangiamento idrografico, che tenne dietro al cangia- mento climatologico, per cui si sono ritirati i ghiacciai. Nella se- conda fase dell'epoca glaciale, abbiamo insomma un complesso di fenomeni assolutamente continentali, dei quali neppur uno ri- chiede per esser spiegato la ipotesi di un sollevamento posgla- ciale e che anzi sarebbero avvenuti identici anche se si fosse avverata una leggera sommersione di spiaggia; probabilità che per quanto al presente sarebbe inopportuno il ricordare o pre- maturo l'esaminare, tuttavia non va dimenticata. Da queste considerazioni parmi dimostrato che la formazione del Ferretto^ parallelizzata con quella delle Sahhie gialle pliosto- ceniche, accenna ad una sommersione del piano lombardo sino ad un livello di circa 200 metri sul livello delle spiagge attuali; che questa sommersione non riprodusse per nulla in epoca glaciale la orografia pliocenica, stata alterata già sullo scorcio del plio- cene dalle dejezioni, che intercettarono i Fjords, mirando a convertirli in bacini lacustri e che sono rappresentate dal con- glomerato inferiore al Ferretto medesimo; che finalmente que- sta sommersione venne a cessare, non solo per interrimento pro- gressivo, ma precisamente per un sollevamento avvenuto dopo Voi. XIX ?3 354 T. TARAMELLI, la prima fase dell'epoca glaciale. Questo sollevamento è compro- vato dalla altezza dei lembi di questa formazione sopra il livello delle alluvioni del secondo periodo glaciale , dal modo col quale questi lembi furono staccati ed erosi tutto all'ingiro, dalla pre- senza di fossili marini nelle Sabbie gialle e nel Ferretto, dal pre- sentare finalmente tanto le Sabbie gialle che il Ferretto tali ca- ratteri di composizione litologica e di disposizione da doversi rite- nere formazioni di estuario o di mare poco profondo, influenzate anzi dipendenti entrambe dal trcisporto glaciale. Evidentemente questi pochi cenni se mi conducono ad appog- giare l'idea di una prima discesa dei ghiaccia] alpini in mare (fatto che ho dimostrato in altro lavoro, come avvenuto indub- biamente per gli antichi ghiaccia] del Veneto) mi portano poi d'altra parte in piena opposizione coli' idea di una immediata successione delle morene, formanti l'apparato glaciale lariano, alle argille plioceniche, nelle quali vollero i signori Stoppani e Desor riconoscere gli equivalenti nelle argille della Camerlata e di Balerna ed a dividere l' idea, che in proposito a questi depo- siti ed alle morene fossilifere di Fino e Cassina-Ptizzardi, si sono fatta i signori Favre, Rutimeyer e Sordelli. Intendo che è forte pretesa la mia, dopo tanti e valenti scien- ziati, che trattarono l'argomento, di voler esporre bruscamente le mie idee, col dispiacere di mostrarmi ribelle ad una autorità, che io venero ed amo, ed anche colla convinzione di complicare almeno momentaneamente la già arruffata matassa dei fenomeni posterziari nella valle padana. Ma d'altra parte presento colla massima riserva le mie osservazioni e confido che alla fine il vero si farà strada; perchè ritengo le questioni insorte essere effetto dell'indole induttiva della scienza geologica anziché della sover- chia tenacia di egregie persone, non meno forti nel sostenere le loro convinzioni, che nel modificarle ove possa loro entrarne il menomo dubbio. Dirò quindi brevemente come io la pensi a proposito delle vestigia della fauna pliocenica marina, commi- ste cosi abbondantemente colle morene rimaneggiate di Cascina nizzardi e dintorni e riguardo alla reale condizione stratigrafica delle argille glaciali a ciottoli striati di Balerna. ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 355 Incominciamo dall'area morenica, abbastanza vasta, ma tut- tora isolatissima, nella quale si raccolsero così abbondanti i fos- sili pliocenici studiati dal compianto Spreafico e dal signor Sordelli. Quest'area fa parte dello spazio poco accidentato e mo- dellato più dalla erosione posglaciale, che dalle varie densità del deposito morenico, il quale si estende tra due cerchie moreniche. La più esterna di queste cerchie, assai profondamente ed am- piamente intaccata dall'apice del talus glaciale della Lura, scorre da Castelnovo a Minoprio per Appiano, Guanzate e Yertemate e si continua a levante del Seveso colle morene di Cantù. La più interna si svolge da Geronico a Bernate, pur essa incisa nella fronte sud-ovest dalla Lura e dal lato di levante dalle prime origini della valle del Seveso. Anche solo dal confronto della orografia di questo tratto del- l'anfiteatro morenico lariano colla regolarità delle cerchie, che osservansi in altri punti di questo e meglio ancora negli altri anfiteatri dalla Dora all'Isonzo, ognuno può scorgere che quivi la continuità delle cerchie venne o impedita o tolta; onde l'an- fiteatro morenico, come in parte risulta dal profilo rilevato dal signor Marchese Rosales, si riduce quivi ad una justa-posizione di piani ondulati e collocati ad un livello sempre decrescente verso il lago e verso il piano, partendo da una linea mediana che cor- risponde al punto di più lungo arrestamento del ghiacciajo. An- che la struttura del suolo, specialmente nei dossi meno elevati di Cassina Rizzardi, Monticelli, Fino, Caccivio ecc., ove raccol- gonsi a migliaja i fossili pliocenici, presenta qualche non trascu- rabile difi'erenza dalle vere morene frontali e laterali, diretta- mente abbandonate da un ghiacciajo. I massi voluminosi esistono, ma più 0 meno rotolati ; i ciottoli calcari sono striati, ma le strie sono più o meno obliterate, e la terra che li involve è piut- tosto una sabbia che un limo glaciale; i massi straordinariamente grossi, piuttosto rari, specialmente nelle cave fossilifere; il com- plesso abbastanza irregolare per non confondersi con un letto di una corrente del piano, ma non abbastanza caotico per esclu- dere l'idea di un intervento del trasporto acqueo effettuatosi 356 T. TARAMELLI, 0 sotto la massa del ghiacciajo, che noi sappiamo dover essere stata percorsa da vere fiumane, oppure alla fronte del ghiac- ciajo stesso. Epperò la conformazione orografica e la struttura del suolo concorrono ad ammettere un rimaneggiamento dei ma- teriali abbandonati dal ghiacciajo ; rimaneggiamento che ritengo immediato, con trasporto sopra distanze limitatissime, tanto dei materiali abbandonati dal ghiacciajo, quanto di quelli incoerenti che vi potevano esistere prima della discesa di esso ghiacciajo. Certamente un tale rimaneggiamento è un fatto molto comune nelle morene in tutti i nostri anfiteatri ; ma in questo punto del- l' anfiteatro morenico del Lario fu più pronunciato. Ora dobbiamo attribuire coi signori Stoppani e Desor, tale ri- maneggiamento all'azione dell'onda marina, ed ammettere con loro una sommersione della Lombardia sino ad un livello di oltre 300 metri in epoca secondo-glaciale, in base alla presenza delle conchiglie plioceniche, che in questa formazione si contengono? Oppure dobbiamo coi signori Rutimeyer, Mayer, Gastaldi e Sordelli, ritenere il rimaneggiamento stesso come conseguenza di una parti- colare condizione della fronte glaciale; la quale venne quivi a dare sopra un terreno assai accidentato dagli affioramenti delle rocce in posto, di cui parecchie potevano essere poco coerenti e capaci quindi di somministrare un abbondante detrito, che me- scolavasi alle morene rimaneggiate ? E dobbiamo quindi attribuire la presenza dei fossili pliocenici all'erosione di un vasto lembo di marne e sabbie plioceniche, che in quest'area prima della di- scesa dei ghiacciaj si stendesse a mezzogiorno delle note località di Poutegana, Coldrerio, Valle Faido e Folla di Induno? E ponendo la questione dal lato geologico, si può formulare nella dimanda; se o meno la presenza e lo stato di conservazione dei fossili pliocenici nella porzione occidentale dell'anfiteatro la- riano, obbligano veramente ad ammettere una sommersione nel secondo periodo glaciale, quando mancano assolutamente altri fatti, che accennino alla stessa sommersione per gli altri anfitea- tri più orientali, aventi la loro base ad assai minore altitudine sul livello marino. ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 357 Il signor Sordelli ha provato in modo sicuro che la Fauna di Cas- sina Rizzardi è fauna assolutamente pliocenica e sino a che verrà dimostrato che si possa trascurare un tale carattere paleonto- logico, essa fauna^ non si può confondere colla fauna pliostoce- nica, di cui abbondano i depositi recentemente sollevati nella re- gione circummediterranea e che è precisamente dell'epoca, in cui discesero e si mantennero i ghiacciaj alpini nell' area e presso al limite della nostra pianura. In generale i geologi, per quanto disposti ad accettare l'idea di un clima mite nel periodo glaciale, provano una scusabile ripugnanza ad ammettere che quivi, in questa limitata particella del piano padano, sopra il livello delle alluvioni cementate o meno, che si formarono allo scorcio del pliocene, ripullulasse ai limiti di un ghiacciajo la fauna, che con- torna il banco madreporico di S. Colombano. Io stesso, se visi- tando le località ed ancora per molto tempo dopo fui fortemente attratto dalla prima interpretazione ; dappoi, postimi innanzi spas- sionatamente i fatti, considerando il carattere paleontologico della fauna e la stessa stranezza dell'abbondanza di quelle con- chiglie di mare caldo in un deposito che si formava presso una massa che si sdiacciava, e ricordandomi come tanti altri fatti escludessero invece la sommersione generale del piano lombardo- veneto nel secondo periodo glaciale, mi sentii convinto dalle obiezioni e dagli argomenti degli oppositori dell'opinione dello Stoppani. Anzi mi veggo costretto a rinforzare uno di questi argomenti, e precisamente quello dei ciottoli perforati dalle fo- ladi, che si trovano commisti alla morena. Tutti quelli, che io esa- minai non presentavano strie glaciali, e se taluni pur presen- tano qualche irregolare solcatura ed ammaccatura, questa evi- dentemente si mostrava di data posteriore alla perforazione. Di più osservai come essi sieno sempre costituiti di quei calcari pro- babilmente non più antichi del Lias, che formano i ciottoli 1 E noto come ques'a fauna marina deU' epoca glaciale in Sicilia comprendesse buon numero di specie mancanti alla fauna pliocenica ed ora riparate nei mari set- tentrionali d'Europa. (Vedi C. de Stefani. Sedimenti eottomarini dell' epoca posplioce- nica in Italia. Boll. Com. Geologico Ital. — Roma IS'U, VII.) 358 T. TARAMELLI, parimenti perforati o coperti dalle conchiglie, o formanti letti ricoperti da strati marini in tutte le località plioceniche del- l'Alta Italia ed anche a Poutegana di Balerna. Non ne vidi alcuno di calcare dolomitico o di calcare saccaroide ; né credo vi fosse ragione, perchè tali rocce fossero rifiutate dai litofagi, che a Pozzuoli hanno con tanto vantaggio della scienza così ben tra- forate le colonne di marmo cipollino del tempio di Serapide. Non sarebbe più naturale il pensare che questi ciottoli provino sem- plicemente l'esistenza in questi paraggi di un lido pliocenico, in un periodo del progressivo sollevamento avvenuto nelle Alpi orien- tali tra il periodo piacentino ed il periodo secondo glaciale e che all'epoca della formazione dell'anfiteatro morenico fosse 1' avanzo di questo lido distrutto e commisto colle morene ? Davvero sa- rebbe questa la opinione più naturale, se si potesse dimostrare che un ghiacciajo può trasportare per un certo tratto delle con- chiglie involte nel fango senza romperle, o che le acque di di- sgelo, conservandone ancora intatte un certo numero, poi le po- tessero mescere colla morena leggermente rimestata. L'ipotesi di un tale giacimento di sabbie ed argille plioceni- che, non ricoperte da talus alluvionali, in questo tratto delle col- line briantee, a poca lontananza dalle località ormai celebri di Folla d'Induno, Balerna e Pontegana, mi sembra verosimile: tanto più quando si pensi come quivi la orografia preglaciale fosse assai adatta a presentare un qualche insenamento del golfo pliocenico, riparato dall'interrimento delle correnti. Quivi doveva infatti esistere un arcipelago pliocenico, il quale, per poco che si imagini prosciugato dal sollevamento accusato indubbiamente dalla discordanza dell' alluvione pliocenica dalla superiore allu- vione terziaria, doveva appunto portare a giorno dei fondi ar- gillosi abbondantemente fossiliferi. Ma l'idea, da parecchi avan- zata, che il ghiacciajo potesse poi trasportare anche per breve tratto delle conchiglie proprio nella sua massa come faceva dei suoi massi alpini e dei ciottoli striati (ad onta di alcuni esempi che si potrebbero addurre di rigetto dai ghiacciaj di cadaveri, abiti, utensili da alpinista, dopo anni del loro seppellimento) non ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 359 ha incontrato molto favore presso persone di me certamente più competenti. A dir vero, me pure essa non soddisfa. Piuttosto avanzerei l' idea di attribuire la presenza ^dei fossili pliocenici nelle morene di questa porzione dell'anfiteatro lariano all'azione delle acque di disgelo, che inferiormente al ghiacciajo, special- mente presso alla sua fronte, dovevano rimaneggiare la morena profonda, erodendo nel tempo stesso e sciogliendo e traspor- tando i terreni in posto, se erodibili. Trattandosi di acque fan- gose, capaci di proteggere durante lo stesso trasporto i fossili più minuti, verrebbe per tal modo spiegata la conservazione di questi a preferenza dei più grossi e più che tutto spiegata la loro distribuzione a tratti isolati e dispersi senza alcun ordine in tutta la massa dell'altipiano morenico-fossilifero da Lurate Abbate a Fino. Io confido, che se anche questa mia ipotesi può presentare qualche difficoltà i signori sostenitori del lido gla- ciale vorranno pur concedermi che anche la loro teorica, appa- rentemente così semplice, non è punto al coperto di forti obie- zioni, pur tralasciando quella più rilevante del carattere di que- sta fauna; anzi tralasciando tutte quelle altre, e sono parimenti gravissime, che essi incontrerebbero tosto o tardi nell'accordare la loro teoria col complesso dei fatti già constatati riguardo al sistema alluvio-morenico della valle Padana. Infatti come spie- gano la mancanza assoluta d' ogni traccia di stratificazione in nessun punto della massa morenica, se le onde marine così a lungo se ne fecero lor trastullo ? come la mancanza di ciottoli di calcare alpino forati dai litofagi? come la coesistenza di pic- coli ciottoli, così finamente striati che è dubbio sieno stati smossi di qualche metro, con quegli altri discoidali, in cui vogliono forse a ragione scorgere dei galets di spiaggia marina ? A qual punto infine collocano il livello marino di questo supposto lido rispetto alle regioni circostanti ? Se era quello precisamente il lido plio- cenico di Folla d'Induno, Pontegana, Almenno e Nese, cioè presso a 350 metri sul lido attuale per quella porzione di prealpi,* ne vien soperchiato quasi completamente tutto l'apparato morenico della Brianza. Se era precisamente quivi presso, sì da sommergere 360 T. TARAMELLI, solo in parte l'anfiteatro in costruzione (il che ammesso si en- trerebbe già nell'idea di un iniziato sollevamento in epoca gla- ciale) trovansi poi nella necessità di supporre che quivi appun- to esso livello rimanesse sin quasi alla fine dell'epoca glaciale, comparendo i fossili pliocenici sin quasi al sommo di alcuni rilievi ed alla superficie dell'altipiano morenico; come a Caccivio e Mon- ticello io stesso osservai in compagnia dei signori Stoppani, Desor, Mercalli e Rosales. Ma allora, come spiegare appena più a valle il sistema delle alluvioni terrazzate della Lura, del Seveso, del Lambro, dell' Olona ? dove trovare le prove di un sollevamento posglaciale nella valle Padana? Le quali objezioni, per poco valore esse possono presentare, pure mi sembrano abbastanza serie per met- tere in guardia gli ingegni i più audaci; trattandosi specialmente di una teorica, la quale, presenta tali corollari da modificare com- pletamente 0 dirò meglio da rendere di assai difiìcile e com- plicata spiegazione tutto il sistema delle formazioni continentali, formatesi dal secondo periodo glaciale sino al giorno d'oggi, nel versante meridionale delle Alpi. Laonde anche affrontando il sospetto di soverchio scetticismo, mi rassegno a attendere in pro- posito nuovi studi. Può certamente parer strano, che mentre in presenza ad una fauna marina di oltre 150 specie rifiuto di ammettere la som- mersione dell'area briantea nel secondo periodo glaciale, abbia poi, soltanto in base a quei pochi fossili della Groana e per in- duzioni e più 0 meno lontane , appoggiato l' idea dell' esistenza nell'alta valle del Po di un estuario nel primo periodo glaciale, sino ad un livello di circa 200 metri sull'attuale marea. Ma parmi questa idea sufficientemente in accordo col complesso dei feno- meni posterziari nella valle Padana e più acconcia a mostrare altri fatti da studiare e da spiegare, in confronto della ipotesi di una sommersione sino al livello di quasi 300 metri, protratta sino all' epoca della ritirata dei ghiacciaj e dell' iniziamento della formazione dei terrazzi alluvionali. Poco ho da dire oltre a quanto scrissero i signori Sordelli e Ru- timeyer, circa all'altro ordine di prove, che adduce lo illustre ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 36l prof. Stopparli in appoggio alla sua idea e che desume dalle ar- gille a ciottoli striati di Balerna e di Camerlata; per lui marine, per me assolutamente lacustri, glaciali e posglaciali; per lui de- positate sul fondo di fjords conservati in comunicazione col mare sino alla discesa e durante la presenza dei giacciaj ; per me de- positate in bacini, che già da tempo ho dimostrato e tuttora ri- tengo sieno stati abhossati in epoca preglaciale dal sollevamento combinato colla dejesione delle valli secondarie, non intercette prima da fjords. Il bacino di Balerna è ben delimitato, a levante dalla briglia di calcari giuresi e dalle soprastanti morene di Chiasso; a tra- montana dalle falde dei monti Generoso e Bisbino, separati dalla profonda valle della Breggia; a mezzodì dalla catena dei colli terziari e cretacei di Camerlata e S. Stefano di Pedrate e da altri affioramenti di calcari giuresi presso Novazzano. Quivi presso esso bacino comunica coli' altro bacino parimenti argilloso, ove sono le fornaci di Bernasca e più a ponente si svasa nell'ampio pianoro, parimenti paludoso e ricco di argille di Stabbio e Li- gornetto. In complesso, il bacino di Balerna fa parte di una va- sta depressione, allo sbocco della valle di Mendrisio ed un in- nalzamento di nemmeno 50 metri delle acque del lago di Lu- gano lo porrebbe in comunicazione con questo lago; mentre più di cento metri lo separano dall' attuale livello del lago di Como, che è più basso. Più a sud, nel piano a sera di Bernate e tra Olgiate e Albiolo, sonvi anche altri depositi di argille, ma perchè affatto prive di fossili e di ciottoli striati, non occorre ora di parlarne. Come descrisse lo Stoppani, presso Balerna, al pari che alle fornaci di Bernasca, di Boscarina e come nelle argille della Ca- merlata, si rinviene una quantità straordinaria di massi, di ciot- toli, di ciottoletti calcari, colle strie meravigliosamente conser- vate; si che non si può menomamente dubitare che sieno stati quivi abbandonati da un ghiacciajo contemporaneamente alla formazione del finissimo deposito limaccioso. Questa abbondanza e quasi esclusività dei ciottoli calcari, corrisponde perfettamente 362 T. TARAMELLI, alla circostanza che in quest'area dovevano essere abbandonate le morene, assolutamente calcari, del gruppo di montagne me- sozoiche, che erano abbracciate dalle propagini del ghiacciajo la- riano, insinuato nel bacino di Lugano per Porlezza ed il suo con- giungimento od avvicinamento per la depressione di Mendrisio al ramo principale che si avanzava per Chiasso. Ed ognun vede come nel caso assai probabile di un avvicinamento di questi due ghiacciaj, stante la orografia preglaciale ivi esistente, dovesse per necessità formarvisi un bacino laciistro-glaciale, assai vasto ed ab- bastanza profondo. È appunto nell'area4di questo bacino che affiorano o che sono sepolte delle argille plioceniche fossilifere, litologicamente assai simiglianti alle argille con ciottoli striati ; come a vero dire, si rassomigliano litologicamente le argille turchinicce di tutte le for- mazioni e come doveva accadere anche nel caso che nel lago glaciale, che io quivi suppongo coi signori Rutimeyer e Sordelli, si sciogliessero in parte le argille plioceniche ivi affioranti. Queste affiorano tuttora al colle di Coldrerio; ove appena rimosso un super- ficiale addossamento di sfasciume morenico, si trovarono ricca- mente fossilifere alcuni anni fa dal mio collega ed amico pro- fessore Pavesi e poi abbondantemente si scavarono in servizio delle vicine fornaci di Balerna. Sono invece sepolte sotto il de- posito parimenti argilloso, ma a ciottoli striati e sensia fossili, probabilmente in tutto il tratto tra Coldrerio e Balerna e fu- rono raggiunte da un pozzo praticato presso il primo casello a ponente di quella stazione ferroviaria. 1 testimoni allo scavo del pozzo affermavano che si trovarono soltanto pochi massi striati, ed erano contenuti negli strati superficiali, e che quindi si rag- giunsero le argille fossilifere, affatto identiche a quelle prossime di Coldrerio e l'ontegana. A Pontegana poi, lungo il Torrente Breg- gia le argille plioceniche, passanti a marne ed a molasse giallo- gnole con vegetali, sono ricoperte da un conglomerato calcare, con qualche elemento alpino, a ciottoli rotolati. Non credo che questo conglomerato possa essersi formato così ristretto, ma piut- tosto ritengo che invece rappresenti un frammento di un antico ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 363 cono di dejezione della Breggia; che sia cioè un lembo dì quel- r alluvione pliocenica, ad elementi prevalentemente locali, la quale ovunque sostiene gli edifici glaciali presso alle falde preal- pine. Ad ogni modo lo ricordo ; e fosse anche più recente del conglomerato che ovunque nei dintorni ricopre il pliocene ma- rino e di estuario, siccome anche quivi sostiene la morena di Pontegana, è certo però che esso toglie ogni continuità tra la formazione marina e la morena stessa. Circa alle condizioni stratigrafiche delle argille di Balerna e di Pontegana, ebbero perfettamente ragione, tanto il signor Stop- pani nel dire le prime regolarmente e finissimamente stratificate e disturbate solo dalla presenza dei ciottoli e dei massi striati, che cadevano di mano in mano e che esse dovevano sostenere e seppel- lire, quanto il signor Rutimeyer nel considerar le seconde (cioè quelle di Pontegana, che io associo a quelle di Coldrerio ed a quelle trovate dal pozzo ferroviario) indipendenti dalle prime. Poiché queste sono inclinate e contorte ; hanno straterelli alluvionali di natura assai diversa della alluvione cementata, che a luoghi la ricopre; hanno una compattezza certamente maggiore, quando non sono sciolte dall'acqua o dalle meteore, che le argille lavo- rate alle fornaci di Balerna. Le quali condizioni delle une e delle altre ho avuto occasione di constatare in due gite fatte sul luogo ed a me sembrarono sufficienti per togliere ogni idea di iden- tità geologica. Se non che la identità sarebbe sancita in modo irrecusabile dal fatto citato dal Desor, il quale dice che il compianto Sprea- fico gli mostrò al Museo di Milano un pezzo di argilla proveniente dalle fornaci di Balerna e che questo pezzo aveva da un lato un 5m5op5i5 e dall' altro un ciottolo striato. Invero, poiché si tratta di un fatto sino ad ora così isolato, dimanderei rispettosamente al si- gnor Desor, se egli, considerando come alle fornaci di Balerna si por-* tavano le argille fossilifere del vicino Coldrerio e si gettavano sopra un' area ingombra di ciottoli striati, non credesse di spie- gare a questo modo la sua reminiscenza, pur troppo non confortata dal testimonio del compianto mio amico, alla cui carissima memoria 364 T. TARAMELLI, io certamente non credo di portare offesa con questo mio dubbio. Io stesso per molto tempo, ed anche dopo visitate le località, di- visi e durai molta fatica ad abbandonare la idea del nostro co- mune , venerato ed amatissimo maestro. Ma trattandosi di un fatto tanto isolato, non vorrò certo disconoscere l'altro fatto più generale che in nessun punto di questa regione si son trovati ciottoli striati nei banchi argillosi a fossili pliocenici e che con tanto consumo di argilla a ciottoli striati, che si decanta, si plasma, si stende in tegole e mattoni e si esaminò da tanti na- turalisti, non avvenne mai che si rinvenisse in posto un fossile marino, sicuramente associato alla presenza dei ciottoli striati. Considero d'altronde che anche volendo accettare il modo di ve- dere del sig. Stoppani circa la regolare ed immediata successione del sedime morenico, a ciottoli striati, al pretto deposito marino fossilifero (oltre a molte contradizioni coi fatti accennati nella presente memoria e specialmente col fatto dell'esistenza e del- l'enorme sviluppo e dei rapporti stratigrafici dell' alluvione plio- cenica 0 preglaciale, la quale in Lombardia si stende sino al livello di Milano ed anche più in basso) abbiamo un'altra gra- vissima difficoltà nel livello, che dovressimo nella sua idea asse- gnare al mare pliocenico all'epoca della formazione di questa morena fangosa marina; difficoltà analoga, ma ancor più forte di quella accennata a proposito del lido marino glaciale di Cas- sina Rizzardi. Io infatti ritengo, che affinchè quivi fosse possibile una fauna marina sotto un grandinare di morene e presso ad una massa ingente di ghiaccio che si sgelava (anche ammesso che il ghiaccio strisciasse sul fondo marino, essendo molto più potente della profondità del fondo stesso) dobbiamo sempre assegnare a questo golfo ipotetico almeno una cinquantina di metri d'acqua e quindi abbiamo il livello marino ad un'altitudine almeno di cento metri superiore a quella, che, anche secondo le idee dello Stoppani, si dovrebbe assegnare alla spiaggia marina di Cascina nizzardi. E concludendo, sembrami che si possa attendere di rin- venire quivi 0 altrove qualche altro fossile marino sicuramente vivente all' epoca dell' abbandono di ciottoli striati e mantengo ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 365 r opinione che il deposito di Balerna non rappresenti altro che un lago glaciale, probabilmente della seconda fase, affatto indipen- dente dal mare. Analogamente il deposito argilloso-morenico della Caraerlata e quegli altri che esistono nei dintorni ed alla estremità dell'al- tro ramo di Lecco, mi rappresentano l'antico perimetro del Lario; prima che avvenissero le erosioni posglaciali, per cui l'Adda si è lentamente inalveata, non solo sbarazzando le mo- rene, ma invadendo a fatica e per considerevole profondità la sottostante alluvione cementata. Certamente anche a propo- sito dei bacini lacustri dell'Alta Italia, come in tutto lo studio dettagliato della genesi della orografia e della idrografia attuale, ogni nuova scoperta sarà argomento e occasione di mille incer- tezze e di mille discussioni, che poi condurranno a sempre più elevate deduzioni; ma dappoiché questo ramo di scienza sorse, si può dire, tra noi, e fu portato ad un punto di quasi matema- tica certezza dalle ricerche di tanti geologi italiani e stranieri e specialmente dal genio dell'illustre Stoppani, che a questo argo- mento consacrò così belle pagine del suo incomparabile trattato di geologia, io oso di richiamarlo alle antiche convinzioni ed an- tepongo in questa questione di procedere a rilento, anziché ri- nunciare al risultato di tanti anni di lavoro, per tornare alle idee del. Brocchi e del Breislack, che volevano le nostre alluvioni del piano deposte nel mare. Nelle serie dei terreni posterziari, dal limo pliocenico, straricco di fossili, alla fanghiglia ed alla sabbia che ora è trastullo delle onde adriatiche, dall'alluvione cementata alla sabbia incoerente dei nostri torrenti, dalla decomposta allu- vione glaciale del Ferretto alle morene dei ghiacciaj attuali si ponno distinguere troppo numerosi e svariati fenomeni, troppo per esser tutti collocati in un periodo continentale, che per la bassa Lombardia daterebbe soltanto dal principio dell" era an- tropozoica e per l'altopiano e le falde collinesche rimonterebbe al massimo all'epoca dei terrazzi. Siccome dubito di non essermi ancora spiegato a sufficienza, 9,nche ad onta dell' ajuto della Tavola, chiudo questa breve mvà^ 366 T. TARAMELLI, nota, fissando cronologicamente i principali termini della lunghis- sima serie delle vicende posterziarie avvenute tra la sedimen- tazione prettamente marina delle marne azzurre e la comparsa dell'uomo sul nostro suolo; accennando eziandio ad alcuno dei risultati di altri miei studi in vari punti del versante meridio- nale delle Alpi. Nel periodo P/acen^mo un'ampia pianura si stendeva tutto at- torno ai colli Berici ed Euganei ed in corrispondenza dell'attuale golfo di Venezia e Trieste; mentre il mare Adriatico, assai più occidentale che al presente e per molte comunicazioni congiunto al Tirreno, rasentava l'Apennino e s'accostava alle Alpi; sol- tanto al di qua della Chiusa dell'Adige addentrandosi nella massa alpina con profondi fjords^ in corrispondenza agli attuali bacini lacustri. Non credo facil cosa lo stabilire così sui due i3Ìedi il perimetro, l'ampiezza e la profondità di questi fjords e nem- meno i dettagli della idrografia pliocenica, certamente in alcuni luoghi e specialmente nelle più ampie depressioni alpine diversa dall'attuale. Come pure non saprei precisare la quantità delle oscillazioni delle Alpi orientali, che certamente si abbassarono dopo il pliocene. Per la Lombardia, senza occuparci di indagare se fuvvi 0 meno una depressione posglaciale, possiamo asserire che tuttora è attestato un sollevamento pospliocenico di almeno 350 metri. Tale sollevamento io credo aver dimostrato che siasi av- verato per gradi tra il periodo del Piacentino ed il secondo pe- riodo glaciale. Il periodo Astiano^ come lo dimostra anche la litologia e la fauna delle formazioni, che gli appartengono, ci si presenta già con un deciso sollevamento, accompagnato dalla formazione di vaste conoidi alluvionali, già fuse nell'alta Lombardia come sul Veneto in una vera pianura preglaciale ; questa pianura però era assai ristretta e moriva rapidamente in un estuario, steso in corrispondenza dalla bassa valle Padana sin nel Piemonte e lungo le falde appenniniche. L'alta valle Padana è già prosciugata e popolata da una fauna diversa dalla glaciale ; come stabilì già da tempo il chiarissimo prof. Gastaldi. ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 367 Il periodo Astiano però non è che il passaggio al periodo Gla- ciale; anzi è assai probabile che si fonda colla prima fase di que- sto. Infatti la stessa litologia delle Sahhìe gialle e poco dopo la presenza dei massi alpini sui colli di S. Colombano e la for- mazione della potentissima formazione marino- glaciale del Fer- retto, attestano una prima discesa dei ghiacciaj ed il loro sviluppo sino a limiti tuttora sconosciuti. In questa prima fase glaciale, tutti i ghiacciaj del Veneto, anche quelli che si costrussero poscia i loro anfiteatri, come i tre del Garda dell'Adige, e del Tagliamento e quelli dell' Isonzo e del Brenta, che si arrestarono quindi nelle rispettive vallate, erano scesi all'Adriatico. Il mare, sino alla seconda fase glaciale, occupava tuttora il bassopiano sin presso al livello dei 200 metri sul livello attuale. - Un ultimo sollevamento prelude all'ultima ostinata lotta tra la velocità e la ablazione degli enormi ghiacciaj alpini. Le Alpi s'innalzano verso occidente, dove se ne staccano gli Appennini e si delimita la regione tirrena, che in più siti presenta depositi marini, glaciali e pliocenici. S'abbassano invece verso oriente, ove fanno parte di una regione, che aveva attinto la massima attitu- dine sul livello marino in epoca terziaria e che tutto attorno al bacino adriatico presenta numerose prove di una depressione posterziaria ed anche posglaciale. La rotazione, per cosi espri- mermi, della catena alpino-peninsulare, è per tal modo accusata nella massa stessa delle Alpi e costituisce un fenomeno endogeno, che forse corrisponde ad un risveglio dell' attività vulcanica lungo l'asse della catena stessa. Per tale sollevamento la pianura lombarda gradatamente si prosciuga; l'edificio degli anfiteatri mo- renici si compie ovunque all'asciutto ed a valle di essi si sten- dono le contemporanee alluvioni terrazzate. Nel bassopiano le acque, copiosamente rinascenti alla base dei taìus pedemontani, erodono i lembi del litorale marino, disperdono e dispongono i materiali più fini e più feraci, formando la livellata ed irrigua pianura, su cui prima delle specie domestiche pascolarono a torme gli elefanti ed i cervi dell'epoca glaciale, non ancora atterriti dall'accetta e dalla lancia dell'uomo archeolitico. 368 T, TARAMELLI, Come furono così disposti ed accumulati i materiali incoerenti del piano e dei colli morenici, avvenne l'ultimo decisivo muta- mento climatologico, causato da cangiamenti orografici che avve- nivano in regioni assai discoste dalle Alpi. I ghiaccia], poiché loro venne meno la provvista delle nevi, prontamente sì ritirarono. I fiumi stabilirono e sprofondarono gradatamente il loro letto, ter- razzando le conoidi e le alluvioni del piano ; il Po che tutti li accoglie, innalzò gradatamente il suo prisma di dejezione e si avanzò di un certo tratto nel mare. Dove fosse il lido glaciale dell' Adriatico non credo sia noto ai geologi ; solo per un picciol tratto della spiaggia Friulana e per la seconda fase di questo pe- riodo lo rintracciai nell'area stessa dell'attuale apparato lito- rale dell'Isonzo. Ma a questo proposito ricordo come i pozzi ar- tesiani di Venezia trovino torba e sabbia fluviatile sino a oltre cento metri di profondità. Quando fu già avanzato il periodo dei terrazzi, V uomo com- parve e dalle sue stazioni lacustri e palustri assistette all' ultimo definitivo prosciugamento, non già dell'estuario padano, ma dei laghi morenici, delle paludi, dei corsi secondari esauriti, degli stagni, delle fonti troppo abbondanti del bassopiano; assistette insomma, al completo assetto di questa bella pianura, nella quale certamente i geologi non si aspettavano di trovare le tracce di una così complicata combinazione e confusione di fenomeni. Qualche mese dopo la lettura della presente memoria e qual- che mese prima della correzione delle bozze di stampa, ricevetti dall'illustre signor Desor il grazioso invio della sua Memoria, in- titolata Controverse glaciale ed inserita negli Archives des Scien- ces de la JBihliotJièque universclle, Dicemhre 1876, la quale credo che sia l'ultimo lavoro, risguardante la questione dibattuta. Cer- tamente non posso che accettare i fatti, che ebbi in gran parte la fortuna di verificare in compagnia dell'egregio geologo e sono perfettamente del suo parere nell'interpretare 1' altipiano more- ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 369 nìco fossilifero come una morena profonda ; ma per quanto ho detto, da questi fatti stessi, da questa stessa interpretazione e dal complesso di altre ricerche, istituite in una escursione fatta circa un mese dopo allo scopo specialmente di visitare la lo- calità fossilifera di Coldrerio presso Balerna e di studiare le condizioni del Ferretto, mi veggo condotto a conclusioni preci- samente opposte alle sue. Certamente ciò mi è di poco conforto nello sperare di poterlo convincere; ma qualora considero che in ultima analisi, rimanendo provata la origine marino-glaciale del Ferretto, la tesi più importante della discesa dei ghiacciaj nell'Adriatico padano, viene ad essere rinforzata e meglio defi- nita e sciolta di tutte le difficoltà, che presenta l' idea di una dimora del mare stesso fin quasi alla chiusura dell' epoca gla- ciale ; e nella lusinga che il mio modo di vedere riguardo ai due periodi dell'epoca glaciale si accordi, non solo con quanto ognuno può rilevare nel versante meridionale delle Alpi ma anche a quanto meglio ancora si osserva nel versante settentrionale ed occidentale della catena alpina, mi azzardo a sperare che nem- meno il signor Desor avrà detto nella questione l'ultima parola. Tantopiù perchè desidererei che le prove desunte dallo studio della flora pliostocenica fossero anzitutto fondate sopra materiali tolti da giacimenti sicuramente pliostocenici o che, mirandosi a dimo- strare che tali sieno dei depositi da altri ritenuti terziari, quali sono quelli di Pontegana, Folla d'Induno, Almenno e Nese, po- tesse la scienza arricchirsi di determinazioni specifiche anziché di approssimazioni generiche. Il signor Desor chiude poi il suo scritto coll'annunciare i fatti rilevati dai signori Bruno e Stoppani nell' anfiteatro della Dora Baltea, ed il signor Stoppani stesso mi ha mostrato delle conser- vatissime conchiglie plioceniche quivi raccolte. Attendo che i fatti stessi sieno resi di pubblica ragione; solo osservando che, ben lontano dal voler estendere a priori il valore della spiegazione ora proposta per l'altipiano fossilifero di Cassina Rizzardi, non escludo punto la possibilità che il sollevamento in seguito al primo periodo glaciale sia avvenuto tanto gradatamente ed in Voi. XIX 24 370 T. TARAMELLI, tal misura da permettere, in corrispondenza dello sbocco di uno de' più importanti gbiacciaj alpini, che una formazione marino- glaciale analoga al Ferretto si continuasse con un anfiteatro ma- rino, quale viene immaginato dai signori Stoppani e Desor. Né fino al presente volli visitare la regione ; nella certezza che se vi è qualcosa di vero in questo lavoretto, sapranno gli altri trarne mi- glior partito di me; mentre se io fossi andato troppo lungi dal vero, avrei corso rischio, con idee preconcette, di aumentare gli errori ed il dispiacere di enunciarli nella poco gradita occasione di un disparere così aperto dall'opinione del mio amatissimo maestro. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Nella regione montuosa e collinesca, compresa dalla Tavola, ho indicato approssimativamente la composizione litologica delle Prealpi e dell'Apennino; poiché dalle prime dipendono i carat- teri litologici della formazione del Ferretto ed in parte anche dell'alluvione terziaria e lungo il versante apenninico, in questa regione volli indicare come il terreno veramente pliocenico (piacentino e astiano) sia rappresentato soltanto da pochi lembi ; sviluppandosi invece nel gruppo dei colli astigiani ed ai colle di S. Colombano. Devo poi osservare che da più recenti ricerche mi risulta sicuramente che i conglomerati di Casteggio, Broni e Stradella sono da riferirsi al Messiniano, come gran parte dei conglomerati lacustri, alluvionali o marini del Veneto. Epperò invece della tinta 8 va quivi intesa la tinta 0; essendo quivi presso invece sviluppate le Sahhie gialle, stese sopra gli scarsi lembi di marna pliocenica. Nella regione alpina scorgesi lo sviluppo dei porfidi, al quale sino ad un certo punto corrispondo la natura litologica e 1' at- tuale caolinizzazione del Ferretto^ che però poco diversa si mostra anche più ad occidente, a nord di Monza. Mentre ho segnato con punteggiatura rossa il Ferretto, ho in- dicato con cerchietti azzurri le morene^ formanti l' anfiteatro molto irregolare del Lario e quelle regolarissime del Ticino; nonché le morene insinuate più importanti ed il livello più ele- vato degli erratici, corrispondenti ad una prima e massima espau- «I, JV in: iS NVolXIX- 7iv 7 ALCUNE OSSERVAZIONI SUL FERRETTO ECC. 371 sione glaciale, avvenuta a mio avviso quando il piano era ancora occupato dal mare. Tra le formazioni avvenute in questo mare o sulla sua spiaggia, le Sabbie gialle (9) rappresentano le alluvioni di delta, influenzate dal trasporto erratico, il cej9j90 (8), più an- tico forse che le dette Sabbie gialle nei suoi strati profondi, rap- presenta le conoidi dei fiumi di costa. Oltre alle morene, tra le formazioni da riferirsi al secondo periodo glaciale, distinguo : a monte, le assai inclinate conoidi dei vari scari- catori degli scomparsi ghiaccia] oppure dei torrenti i quali, come il Serio ed il Brembo, provenivano da valli solo in parte invase da ghiacci; a valle, un alluvione (13) dovuta al lavaggio della prima, poco inclinata e che rappresenta il lavorio delle acque rinascenti alla base delle conoidi delle anzidette correnti. Questa alluvione come le conoidi è profondamente terrazzata. La tinta bianca è poi riser- bata alle alluvioni posglaciali non terrazzate ed ai depositi lacustri, che nelle regioni dei laghi prealpini rappresentano 1' estensione di questi appena dopo la ritirata molto rapida dei ghiacciaj. Debbo anche aggiungere che presso Belgiojoso ho trovato recen- temente un'altro avanzo dell'alluvione del primo periodo glaciale, siccome quelli dei dintorni di Camporinaldo (Ov. di Miradolo) e di Pavia. Riguardo alla località di Pontegana, ove è il solo giallo, andavano estesi i punti azzurri per indicare l'esistenza del conglomerato inframorenico quivi, ricoprente la marna fossilifera ed i piccoli letti di alluvione calcare in essa insinuati. Ho cercato di abbracciare nella Tavola tanto tratto di paese da potervi rappresentare, come in un abbozzo, le principali de- marcazioni e i criteri coi quali sembrami si dovrebbero esse rilevare ed indicare, qualora convenisse estendere un analoga ricerca a tutta la valle Padana, per evitare le confusioni, alle quali per la pic- cola scala della Carta e per incompleta conoscenza delle località è andato incontro per questa regione il signor Rutimejer. Osservo che manca l'indicazione dell'espansione laterale dei ghiacciaj nei due periodi, la quale si potrebbe facilmente introdurre con se- gni convenzionali; poiché trattasi di una regione troppo cono- sciuta per essere una tale indicazione necessaria, e perchè in parte vi può supplire l'indicazione delle più elevate morene. IL MARE GLACIALE E IL PLIOCENE AI PIEDI DELLE ALPI LOMBARDE. Lettera del prof. G. Omboni al prof. F. Sordelli, Aggiunto alla Direzione del Museo Civico di Milano. (Seduta del 28 Maggio 1876) Padova, 30 aprilo 1876. Chiarissimo amico^ Ho ricevuto le di Lei Nuove osservazioni sidla fauna fos- sile di Cassina nizzardi; ' e Le scrivo anzitutto per ringraziarla di questo gentile ,invio, e poi per farle conoscere che io vado d'accordo con Lei nel modo di considerare questa questione, in- teressantissima, del mare glaciale ai piedi delle Alpi lombarde; ed anche per aggiungere alcune considerazioni a quelle già da Lei così bene raccolte ed esposte, tanto nelle prime Osserva-^ zioni,"^ quanto in queste, intorno alla accennata quistione. Appena seppi dal professore Stoppani e da altri la scoperta di ciottoli striati in un' argilla pliocenica^ fatta da Lei, da Spreafico e da Pavesi, a Balerna, nel 1873, e venne a mia cognizione anche quell'altra, delle conchiglie fossili plioceniche in una morena presso Fino, dovuta al dottor Casella, al marchese Rosales ed al signor Franceschini, sentii, naturalmente, il desiderio di re- carmi anch'io a vedere quei fatti singolari. E quello, che vidi 1 Estratte dal voi. XVIII degli Atti della Società Italiana di Scienze naturali. Milano, 1876. * La Fauna marina di Cassina Rizzardi. Negli Atti già citati, voi. XVIII, Mi- lano, 1875. G. OMBONI, IL MARE GLACIALE E IL PLIOCENE ECC. 373 io stesso e pensai, credo bene di farle io conoscere, con questa lettera, che La prego di leggere alla prossima seduta della So- cietà italiana di scienze naturali, affinchè (nel caso che i colle- ghi vi consentano) ne sia fatta inserzione negli Atti della Società ; e questa pubblicazione io desidero perchè, senza di essa, taluno, vedendomi citato dal professore Stoppani ^ fra coloro, che hanno visitato la località di Cassina Rizzardi, potrebbe prendermi come un testimonio favorevole alle idee di questo illustre professore. Venni, dunque, come Ella si ricorderà, a Milano nell'autunno del 1874, raccolsi da Lei e da altri le opportune indicazioni sui luoghi da visitare, e.ripartii subito per questi luoghi. A Semate trovai Jl marchese Rosales e il Franceschini ; e que- st' ultimo, colla sua solita gentilezza, mi fece da guida. — Vidi con lui la cava di sabbia aperta nel piccolo rialzo coperto di robinie, che fu preso per una morena, e che è precisamente in mezzo al triangolo, che ha i suoi vertici a Fino, Fiorenzuola e Cassina Rizzardi, tre luoghi indicati nella carta topografica au- striaca. La cava era stata in gran parte riempita, dopo le visite di Stoppani, Desor, ecc., coi materiali che ne erano stati estratti; così che non ne potemmo vedere le parti inferiori ; ma vidi bene quelle superiori. Raccogliemmo alcune conchiglie, qualche ciot- tolo morenico, ed un ciottolo traforato da molluschi; e vidi la sabbia coi ciottoli mancare della disposizione a strati, ma essere priva anche del fango, che nelle vere morene è sempre abbondan- tissimo e contiene in sé la sabbia e i ciottoli. — Vidi, dunque, le stesse cose, che furono vedute da Stoppani e dagli altri; ma in quel rialzo di sabbia, con ciottoli e conchiglie marine, piuttosto che una morena sottomarina dell'epoca pliocenica, mi parve di vedere una massa di sabbia e di ciottoli, che dapprima aveva fatto parte d'una vera morena, ma poi era stata smossa dalle acque d'un torrente o d'un fiume, e dalle stesse acque era stata mista a conchiglie tolte ad un sedimento marino pliocenico. Ora, * Stoppani, Sui rapporti del terreno glaciale col pliocenico, ecc. Negli Atti della Società italiana di Scienze naturali. Voi. XVIII. 374 G. OMBONI, poi, che Ella, nelle sue Osservazioni, ha fatto conoscere che le conchiglie sono identiche a quelle del vero pliocene marino, e contengono dell'argilla eguale a quella pliocenica marina, e non già della sabbia eguale a quella della cava, mi trovo confermato nel mio modo di vedere del 1874, che è pure quello da Lei esposto, ed anche quello espresso piii recentemente dal profes- sore Favre/ Come Ella dice benissimo, le conchiglie fossili, colla argilla pliocenica marina che contengono, e coi loro guasti, dimostrano che fecero parte d'un sedimento pliocenico marino prima d'es- sere miste alla sabbia e ai ciottoli morenici; l'esistenza di questi ciottoli, senza l'accompagnamento del solito fango morenico, prova che le sabbie e i ciottoli fecero parte d'una morena prima che un'acqua corrente smovesse i materiali di questa morena, per deporre qui, presso Fino, la sabbia e i ciottoli, e portare più lontano il fango argilloso; ed anche i ciottoli traforati dai mol- luschi, ma con arrotondati i margini dei fori, provano che il misto di sabbia, ciottoli e conchiglie di Cassina Rizzardi non s'è fatto nel mare, ma fu formato con materiali presi altrove, da sedimenti veramente marini. Ed a queste considerazioni ne ho da aggiungere una, che mi pare nuova ed importante. Se quel rialzo di Cassina Bizzardi fosse davvero, come vor- rebbe lo Stoppani, una morena sottomarina, formata al xirincipio del periodo glaciale, potrebbe essa trovarsi ora alla superficie della pianura, come quelle grandi morene frontali e laterali, fra le quali passa la ferrovia da Monza a Como? No, di certo. Essa dovrebbe trovarsi ad una grande profondità, sotto, almeno, a quelle alluvioni moderne, che si sono formate coi materiali tolti dai fiumi e dai torrenti alle morene superficiali; e non si do- vrebbe vedere, come di fatto si vede, alla superficie di siffatte alluvioni. — Che se si volesse persistere a crederlo un avanzo di una morena, si dovrebbe ritenerlo un avanzo di una morena eguale a quelle, che stanno alla superficie della alluvione al sud • Note sur les terraina glaciaires et postglaciaires dii revers meridional des Al- pes. Negli Archives della Bibliothèque de Genève, del 15 gennajo 1876. IL MARE GLACIALE E IL PLIOCENE ECC. 375 di Como. Ma in tal caso, essendo ben noto clie, quando un ghiac- ciajo ha lasciato una serie di morene frontali concentriche, quelle più antiche sono le più lontane dall'origine del gliiacciajo, e quelle meno antiche sono le più vicine, il rialzo di Cassina Niz- zardi, trovandosi meno lontano dal lago di Como che altre mo- rene, collocate più a mezzodì, non sarebbe una delle più antiche morene frontali sovrapposte all' alluvione, e quindi non avrebbe potuto formarsi se non durante la dimimi^ione del gJiiacciajo, poco prima che questo si riducesse ad avere la sua estremità meridionale là, dove è ora Como; sarebbe dunque ben lontano dall'essere una morena formata nel mare, prima che il ghiac- ciajo acquistasse la sua massima grandezza. — Ma quel rialzo di Cassina Rizzardi non ha punto la composizione delle vere mo- rene ; e, come Ella ha fatto osservare, trovandosi altri simili de- positi sabbiosi e con conchiglie plioceniche in altri luoghi vicini, sotto la superficie delle pianure di Fino, quel rialzo non può es- sere considerato che come appartenente ad una alluvione, la quale altre volte ebbe un livello più elevato, ma poi fu dalle acque corrosa e ridotta ad avere una superficie ondulata, con depres- sioni e sporgenze. A Balerna mi recai solo, e, col mezzo delle indicazioni detta- gliate avute a Milano, trovai facilmente il luogo delle Fornaci, vicino alla ferrovia in costruzione. E, per dirla in poche parole, vidi una argilla giallastra contenente molti ciottoli striati, ed una argilla azzurrognola, sottoposta a quella giallastra, somigliante molto a quella pliocenica marina, con altri ciottoli striati; ma, né in quella, né in questa, scoprii conchiglie fossili. — Non ebbi tempo di andare a cercare la vera argilla pliocenica con conchiglie, che sta presso alla Breggia. — Ma ciò, che potei vedere, mi fece sospettare che si sia confuso questo sedimento veramente pliocenico con quello con ciottoli striati, da coloro che sostenevano l'esi- stenza di fossili pliocenici e di ciottoli striati nell'argilla azzur- rognola di Balerna; o che, almeno, sia stata presa per plio- cenica anche questa argilla coi ciottoli striati, a motivo della sua somiglianza con quella con fossili, e ad onta dei suoi ciottoli mo- 376 G. OMBONI, renici. Ed a trasformare questo secondo sospetto in certezza, vennero recentemente le di lei Osservazioni, e quelle, che il pro- fessore Favre ha pubblicato intorno ai terreni visibili fra Men- drisio e Como. Non è, tuttavia, impossibile che sia veramente pliocenica la parte inferiore della argilla delle Fornaci di Ba- lerna, se è vero che proprio da essa sia stato estratto dal com- pianto Spreafico un echino pliocenico, che è nel Museo Civico di Milano come proveniente da questa località, ma senza alcuna indicazione della profondità, a cui fu trovato. E si può credere che la parte inferiore di quest'argilla delle Fornaci si sia de- posta durante V epoca pliocenica, ma verso la fine di quest'epoca, e poi, sul principio deW epoca glaciale, si sia deposta la parte superiore, coi ciottoli striati. La conclusione di tutto questo è facile: — non v'è alcun fatto ben accertato, il quale provi che i ghiaccia] siano giunti nell'e- gioca pliocenica a tale lunghezza, da deporre i loro ciottoli striati e le loro sahhie nel mare pliocenico, cioè in un mare, nel quale continuassero ancora a vivere le conchiglie proprie del ' Pliocene. In altri termini, noti è provato da fatti positivi che, fra i depo- siti glaciali esistenti al piede delle Aljn lombarde, ve ne siano alcuni appartenenti alV epoca pliocenica. Cade cosi a terra una gran parte di ciò che i professori Stop- pani, Desor e Martins dicono nelle loro rispettive pubblicazioni sul mare glaciale a' xìiedi delle Alpi, sul paesaggio morenico e sul periodo glaciale; ^ ma non cade tutto, come risulterà da un breve esame, che dell' opuscolo del professore Stoppani sul mare glaciale ai piedi delle Alpi mi permetterò di fare qui, aggiun- gendo alcune altre pagine a questa lettera. Mi pare dimostrato e completamente ammissibile, e quindi 1 Stoppani, H mare glaciale ai piedi delle Alpi. Nella Rivista italiana del 1(^4. — Sui rapporti del terreno glaciale col pliocenico nei dintorni di Como, negli Atti della Soc. it. di Se. nat. 1875, voi. XVIII. Desob, Le paysage morainique, etc. Paris et Ncuchìltel, 1875. Maktins, BecJierches récentes sur les glaciers actuelsetla période glaciaire, nella Bevue dea deux Mondes, del 15 aprile 1875. IL MARE GLACIALE E IL PLIOCENE ECC. 377 ammetto, col professore Stoppani, che le Alpi abbiano assunto le loro attuali dimensioni e forme dopo V epoca miocenica; che anche al loro piede ^ in un mare pliocenico^ si siano deposte le argille azzurre plioceniche^ coi loro fossili caratteristici ; e che dopo V epoca pliocenica sia avvenuto un notevole sollevamento nelle Alpi e negli Appennini; ma il mare, meno profondo di prima, sia rimasto a battere il piede delle Alpi anche per la prima jmrte délV epoca glaciale^ succeduta immediatamente a quella pliocenica. Ammetto eziandio che le valli alpine si siano aperte, a guisa di spaccature^ dopo V epoca miocenica^ e in essi, come in altrettanti fiordi^ sia penetrato il mare pliocenico^ e vi abbia deposte delle argille fossilifere; e che, pel sollevamento posteriore all' epoca pliocenica, siano stati portati i sedimenti pliocenici alValtezza, a cui ora si trovano. E mi pare anche na- turale e logico credere che, per lo stesso ultimo sollevamento, le valli alpine si siano allargate^ e i sedimenti pliocenici già de- posti in esse si siano spaccati e smossi, in modo che le acque e i ghiaccia] abbiano potuto successivamente e con molta faci- lità distruggerli o meglio corroderli e trasportarli fuori, quasi tutti, dalle valli stesse, fin nel mare al piede delle Alpi. Questo mare glaciale al piede delle Alpi lombarde, non solo lo ammetto assai facilmente, oggidì, come una cosa certa, ma l'avevo, già ammesso nell'anno 1861, nel mio lavoro sui ghiac- ciaj antichi della Lombardia ^ ; e trovo singolare che il profes- sore Stoppani, nel suo lavoro sul mare glaciale, non ne fac- cia alcun cenno, ed anzi, a pag. 17, dica d'aver trovato che " tutti ammettevano, almeno col non farne menzione, che il mare si fosse già ritirato dalle Alpi, quando i ghiacciaj scendevano a cercarne i confini. „ — Il professore Stoppani avrebbe dovuto ricordarsi delle conclusioni del mio lavoro, pubblicato negli Atti d' una Società, di cui egli era uno dei segretarj ! ^ 1 Omboki, I ghiacciaj antichi e il terreno erratico di Lombardia, negli Atti della Soc. ital. di Se. nat. Voi. III. ' Ecco, testualmente, quella parte di conclusione, nella quale parlai abbastanza 378 G. OMBONI, Venendo ora ai ra-pporti fra il terreno glaciale e il terreno plio- cenico^ ammetto collo Stoppani che le morene stiano immedia- tamente sulle argille plioceniche della Folla d'Induno, e su quelle del bacino di Balerna; ma, come Ella l'ha così bene dimostrato, non è provato che le argille con ciottoli morenici siano vera- mente plioceniche come quelle con conchiglie fossili; e le sabbie con ciottoli e conchiglie di Cassina Rizzardi non sono una vera morena. Si può dunque continuare a credere che, dopo finita l'epoca pliocenica, cioè dopo spente le specie marine caratteristiche di quest'epoca, in conseguenza di un cambiamento nel clima, sia rimasto il mare a battere il piede delle Alpi, ed i ghiacciaj siano venuti a finire su di esso, ed a deporre sul suo fondo i loro ciottoli, i loro massi, le loro argille e le loro sabbie. Si può chiaro, mi pare, di un mare, nel quale si deposero i materiali, che dai ghiacciaj fu- rono portati fuori dalle valli alpine: « L'ultima parte della Storia geologica della Lombardia si può suddividere nel modo seguente: » 1.° Epoca pliocenica. — La valle del Po fa parte del mare lìlioceìiico. Si de- pongono le rocco con fossili marini, di Varese, Nese, San Colombano e Castenedolo. » 2." Dislocazioni lente e graduate, per lo quali le Alpi e gli Apennini acqui- stano la loro forma ed estensione attuale. La valle del Po diventa un gran golfo del mare Adriatico, con acque poco profonde. Forma/ione dei più antichi depositi qua- ternarj, che fanno passaggio ai plioceni, e di quelli con ossami di grossi quadrupedi. — Cominciano a formarsi, o almeno ad estendersi i ghiacciaj alpini, in conseguenza del clima freddo e umido, e della produzione del ghiaccio, che vince la distruzione. — Prima parte dell' e/^oca glaciale quaternaria. » 3.0 I ghiacciaj hanno occupato tutte le valli alpine e i bacini del laghi, giun- gendo fino ai luoghi ove ora sono Sesto-Calendo, Porto, Mendrisio, Como, Lecco, Iseo, ecc. Cominciano i grossi torrenti e spargono i materiali apportati dai ghiacciaj. Formazione dcWalluvione antica con questi materiali. S'innalza così il fondo del golfo, 8i formano e poi si colmano dello lagune e d gli stagni, si estende la terra ferma e si ristringe il golfo. I materiali dell'alluvione si dispongono a strati nelle acque ab- bastanza profonde e quiete, irregolarmente là, dove agiscono soltanto i torrenti. I ciot- toli apportati dai ghiacciaj perdono la levigatezza, le righe o lo strie, e si arroton- dano, entrando a far parte dell'alluvione j e i massi perdono i loro spigoli e si arro- tondano. — Seconda parte dell'epoca glaciale. » 4.0 I ghiacciaj si estendono ancora un poco. Corrodono la parte superiore del- l'alluvione antica, e giungono fin là, dove si vedono tuttora le morene estreme. E continua la produzione dell'alluvione all'esterno degli anfiteatri morenici. — Terza parte dell'epoca glaciale. » IL MARE GLACIALE E IL PLIOCENE ECC. 379 COSÌ spiegare come i depositi morenici siano immediatamente so- vrapposti alle argille plioceniche fossilifere; e come, in certe parti del mare abbiano continuato a deporsi delle argille azzurrognole, somiglianti a quelle del Pliocene, ma non contengano conchiglie plioceniche, e contengano invece i ciottoli striati. Continuando l'esame del lavoro del prof. Stoppani, giungo alla quistione del ceppo; e in proposito rammenterò che nel 1869 il prof. Maggi ha pubblicato uno scritto sul Ceppo dell' Acìda^^ e in esso ha dimostrato essere questo ceppo d' origine glaciale, e fatto con materiali, i quali possono essere venuti tanto dalla Valle Brembana quanto dalla Valtellina. — Questo ceppo dell'Adda non sarebbe, dunque, pliocenico, come vorrebbe lo Stoppani, ma si sarebbe formato coi materiali morenici portati al mare glaciale dai ghiacciaj della Valle Brembana e della Valtellina. — Altret- tanto deve certamente dirsi di quello dell' Oglio e degli altri, che per Mortillet, per me e per altri, fanno parte dell' alluvione an- tica, collocata sopra alle argille veramente plioceniche, e sotto alle morene frontali della Brianza, del lago d'Iseo, ecc. — Che se nella valle del Brembo, sugli strati cretacei, a destra del fiume si vede l'argilla pliocenica ed a sinistra il ceppo, ciò non prova punto la contemporaneità dell' argilla e del ceppo, ma prova sol- tanto che alla destra non s'è formato il ceppo, ed alla sinistra 0 non s'è deposta l'argilla pliocenica, o si depose, ma poi fu di- strutta dalle acque prima che vi si formasse il ceppo. — E, se, altrove, sul ceppo, come sulle argille azzurre, si vede senza al- cun intermezzo il terreno glaciale, ciò prova soltanto che, dopo formato il ceppo, i ghiacciaj deposero sovr'esso altri sedimenti, meglio caratterizzati come morenici. Lascio ad altri la quistione delle sabbie gialle subapennine, e ad altri ancora a giudicare certe parole dello Stoppani relative al Congresso geologico di Roma, o meglio alle sedute dei geologi italiani, che furono riuniti in Roma nell'aprile del 1874, dal Mi- nistro di agricoltura e commercio, per trattare alcune quistioni ' Nei Rendiconti dell' Istituto lombardo, 1869. 380 G. OMBONI, relative alla Carta Geologica del Regno d'Italia : dirò solamente che non mi pajono poi tanto da criticare quei geologi, perchè hanno messo come terreno d'epoca dubbia le sabbie gialle sii- hapennine, che da alcuni fra essi si volevano quaternarie e glaciali, e da altri plioceniche ; e aggiungerò che la classifica- zione adottata da loro si riferisce ai terreni e non ai periodi, come parrebbe dalle parole del prof. Stoppani (pag. 39). Que- sta distinzione è importante, poiché si può benissimo dire che dopo il periodo pliocenico sia venuto immediatamente quello qua- ternario, colla sua parte glaciale; cioè, si può credere che, dopo r estinzione delle specie plioceniche per un cambiamento nel clima, e dopo il sollevamento generale della regione alpina, abbiano sù- bito cominciato a formarsi, nelle valli alpine, i ghiaccia], per in- grandirsi poi a poco a poco durante l'epoca glaciale; ma, dopo ciò, si può ancora discutere se le sabbie gialle si siano formate nell'epoca pliocenica o in quella glaciale, ed è ancora necessario distinguere le morene degli anfiteatri morenici, formate durante la seconda ])arte dell'egioca glaciale (dopo che i ghiacciaj ebbero raggiunto la loro massima estensione), da quei sedimenti, che stanno sotto a quelle morene, e sopra alle argille plioceniclie, perchè 8i sono formati nella prima parte dell' exìoca glaciale (prima che i ghiacciaj acquistassero la loro massima estensione). Orbene, quei geologi hanno deciso di chiamare preglaciale quel terreno, che sta sotto alle morene degli anfiteatri, e sopra alle argille certamente plioceniche, e che da molti è chiamato alluvione antica (e com- prende il ceptpo), per distinguerlo dal terreno, che hanno chia- mato glaciale, perchè formato appunto dalle morene degli an- fiteatri. Forse avrebbero fatto meglio, adottando altri nomi, in- vece di questi due, chiamando, per esempio, alluvionale antico o alluvio-glaciale il terreno inferiore, e morenico il superiore; ma non potevano esimersi dal distinguere siffatti due terreni, quan- tunque si siano ambedue formati nella stessa epoca glaciale; poiché questi due terreni esistono, ben distinti, in natura, es- sendo composto quello inferiore di materiali dati dai ghiac- ciaj, sparsi sul fondo del golfo marino a guisa di alluvioni, e IL MARE GLACIALE E IL PLIOCENE ECC. 381 spesso cementati in ceppo, ed essendo quello superiore intera- mente e solamente formato di morene frontali o laterali^ oppure di materiali tolti a morene frontali e laterali da acque correnti, e dispersi dalle stesse acque, a guisa di alluvioni, durante la se- conda parte dell'epoca glaciale. Se ora volessi esaminare gli altri opuscoli citati prima, insieme con quello di Stoppani sui rapporti del terreno glaciale, io avrei solo da ripetere alcune delle cose già dette; e per quelli di Desor e Martins avrei da far inoltre rimarcare le inesattezze, che in essi sono contenute, e che Ella ha già così opportunemente notate nelle sue Osservazioni. La scoperta di sabbie con ciottoli e conchiglie plioceniche, fatta a Ronco ed a Bulgaro, in fosse aperte nel suolo, prova soltanto che la alluvione formata con materiali morenici e pliocenici, misti insieme, si è sparsa su un'estensione di parec- chi chilometri. Per finire questa già troppo lunga lettera coli' esporre, in po- che parole, ciò che penso dei principali fenomeni geologici avve- nuti nell'epoca pliocenica e in quella glaciale nella Lombardia, non ho che da ripetere quello che ne ho già detto nel 1861, svi- luppandone qualche parte. E dico, dunque, che ora ammetto, nell'epoca pliocenica e in quella glaciale, la seguente successione di fenomeni e di fasi: 1° il mare pliocenico penetrò nelle valli alpine, che erano aperte dopo l' epoca miocenica, e depose sedimenti con fossili plio- cenici su tutta r estensione fra le Alpi e gli Apennini, ed anche nelle valli alpine; 2° un movimento d' innalzamento nella regione alpina avvenne alla fine dell'epoca pliocenica, accompagnato da spaccature nei sedimenti pliocenici, in guisa che le valli alpine ritornarono pro- fonde e larghe come erano prima dell' epoca pliocenica, e furono occupate, a guisa di fiordi, dal mare, che anche dopo quel solle- vamento rimase a battere il piede delle Alpi; 3° si formarono dei ghiacciaj nelle stesse valli alpine, op- pure cominciarono ad ingrandirsi quelli, che già esistevano nelle parti più alte di esse, e questo fatto si può considerare come il principio delV epoca glaciale; 382 n. OMBONi, 4**. avvenne un rapido aumento dei ghiacciaj, pel quale i ghiac- ciaj stessi occuparono le valli alpine fin ai loro sbocchi nel mare glaciale; 5°. dopo che i ghiacciaj giunsero ad avere le loro estremità me- ridionali là, dove ora sono Arona, Sesto Calende, Como, Lecco, ecc., rimasero per un tempo molto lungo colle acquistate dimensioni^ e portarono al mare glaciale una grande quantità di materiali, coi quali si formò la così detta alluvione antica^ destinata a cemen- tarsi poi in molti luoghi, e diventare il ccjj^jo dell' Adda, dell' 0- glio, ecc.; 6°. finita la produzione della alluvione antica, ci fu un au- mento di estensione dei ghiacciaj^ in modo che questi, allungandosi id di sopra della alluvione antica^ giunsero colle loro estremità fin là, dove ora sono Somma, Gallarate, la Brianza meridionale ecc., e vi costruirono le loro morene frontali più lontane dal piede delle Alpi, sopra V alluvione antica; 7". fatte queste morene frontali più meridionali, cominciò la diminuzione d'estensione dei ghiacciaj^ così che si formarono altre morene frontali, sempre meno lontane dalle Alpi, e tutte sopra V alluvione antica; 8°. ridotti in tal modo i ghiacciaj entro i limiti delle valli alpine, diminuirono successivamente, fino a trovarsi colle loro di- mensioni attuali; è durante questa distruzione dei grandi ghiac- ciaj, e coll'acqua data da essi, che si formarono copiosi torrenti e fiumi, i quali distrussero molte parti delle morene, e produssero le alluvioni con materiali morenici, talora (come intorno a Fino) con fossili pliocenici, tolti ad argille fossilifere del vero pliocene dagli stessi torrenti e fiumi dell'ultima parte dell'epoca glaciale. E con ciò ho finito. Non mi resta che da domandarle perdono, chiarissimo Collega, della lunghissima cicalata; e di ringraziarla anticipatamente di quello, che Ella farà per la presentazione e pubblicazione di que- sto scritto. E La prego di credermi sempre Suo devotissimo G. Omboni, IL MARE GLACIALE E IL PLIOCENE ECC. 383 P. S. In questa lettera ho dimenticato d'occuparmi dell'opu- scolo del prof. Gastaldi : Sur les glaciers pliocéniques de M". Be- sor^; e non ho parlato del lavoro del sig. Rutimeyer: Ueber Pliocen und Eisperiode auf heiden Seifen der Alpen, ^ perchè non ho ancora potuto vederlo. Chi paragonerà la conclusione della mia lettera con ciò, che dice il prof. Gastaldi nel suo opuscolo ora citato, troverà che vado d'accordo quasi completamente con lui nella quistione del mare pliocenico, e delle morene sovrapposte all' alluvione antica, da lui chiamata diluvium ; poiché anch' egli ammette che i ghiaccia] non abbiano cominciato a formarsi se non dopo V epoca pliocenica, eà abbiano avuto la loro massima estensione dopo formato il dilu- vium, in modo da formare su questo le loro morene frontali, che tuttora si osservano. Ma, dove non andiamo d'accordo, è in ciò, che sì può credere dei fenomeni della prima parte deW epoca gla- ciale. Egli ammette che i ghiacciaj si siano estesi lentamente nelle valli, in modo che queste abbiano conservato i loro sedimenti pliocenici, e siano state riempite di alluvioni prima d'essere oc- cupate dai ghiacciaj ; e che quindi i ghiacciaj, nell' estendersi ad in- vaderle, abbiano dovuto cacciarne fuori tanto i sedimenti iiliocenici, quanto le alluvioni quaternarie, per dare origine ai bacini lacustri. Io credo, invece, che essi le abbiano occupate rapidamente, prima che le alluvioni le colmassero fino a quel livello, a cui le alluvioni stesse giungono sotto alle morene ; e che a ciò sia dovuta l' origine dei bacini lacustri. E, siccome la sua ipotesi della riescavazione di questi bacini incontra, anche per lo stesso prof. Gastaldi, molte difficoltà, ed è poi combattuta dagli altri geologi, mentre la ipotesi da me accennata spiega più facilmente l'origine dei ba- cini lacustri, così mi pare che questa seconda ipotesi sia da pre- ferirsi. Tanto più che anche con questa ipotesi, come con quella del prof. Gastaldi, si spiega il fatto, ritenuto per fondamentale dallo stesso professore, del diluvium torrenziale collocato normal- i Negli Atti della R. Accademia di scienze di Torino. Voi. X, febbrajo 1875, * Bisilea, 1875. 384 G. OMBONI, mente fra le sovrastanti morene e le sottoposte marne plioceniche ; poiché, secondo la mia ipotesi, il diluvium si sarebbe formato coi materiali portati dai gliiacciaj fin allo sbocco dello vaili alpine , smossi e dispersi dai fiumi dati dagli stessi ghiacciaj, dopto finita V epoca pliocenica, durante la prima parte dall'epoca glaciale, durante la lunga permanenza dei ghiacciaj negli attuali bacini la- custri, e prima che i ghiacciaj acquistassero le loro massime di- mensioni, per deporre sullo stesso diluvium le loro morene fron- tali tuttora visibili. Quanto al lavoro del signor prof. Rutimeyer, so soltanto, dagli Archives della Bibliothèque de Genève, del 15 aprile scorso, che esso ha le stesse conclusioni, alle quali siamo giunti, Ella, signor Sordelli, ed io. E ciò mi basta e mi conferma sempre più nelle cose, che Le ho scritte in questa lettera.* * Dopo scritta, neWaprile del 1876, questa lettera, ebbi dallo stesso prof. Ruti- mayer il suo lavoro, e venni a conoscenza dei lavori pubblicati da Desor, Mayer e Renevier sui sedimenti in quistione; ma di essi mi occuperò probabilmente in altro scritto. (Nota aggiunta nell'aprile 1877, correggendo le prove di stampa per la pubbli- cazione della Lettera negli Atti della Società Italiana ecc.) ULTERIORI CENNI SULLA POLIMELIA NELLE RANE. del prof, di Mineralogia P. Stkobel. (con una tavola). (Seduta del 30 luglio 1876). Nella seduta di codesta Società del 2 scorso gennaio fu pre- sentato e letto un mio Cenno sidle rane polimeliclie conservate nel Museo di Storia Naturale dell'Università di Parma. In esso cenno insisteva sulla erroneità, a parer mio, dell'opinione che la polimelia sia più rara nei vertebrati a temperatura variabile che non in quelli a temperatura costante. In appoggio di tale mia asserzione esporrò ora altri fatti di polimelia nelle rane, dei quali venni a cognizione dopo la lettura di quel cenno. Una rana polimelica esiste nel Museo Civico di storia natu- rale in Milano, e di essa rende conto l'amico Sordelli, segretario di codesta Società, nello scritto che ebbe la gentilezza d'inviarmi e di unire a questi miei cenni. Di altri tre casi di Polimelia nelle rane il compianto mio mae- stro, prof. Balsamo Crivelli, dava notizia ^ tre mesi dopo il mio primo annuncio di due delle rane polimeliche del gabinetto par- mense ^ Sì come a lui sfuggì tale brevissimo e semplice annun- 1 Sovra alcuni nuovi casi di polimelia (membra sopranumerarie) osservati in al- cuni individui del genere Rana. Nota inserita nei Roidiconti del R. Istituto lom- bardo di scienze e lettere; classe di scienze matematiche e naturali. Adunanza del 20 luglio 1865. Voi. II pag. 261-263. Milano, 1865. ' Batraciens avec memhres surnuméralres. Nei Matériaux pour l'histoire positive et philosophique de l'homme par Gr. DeMoetillet. Première année,mars 1865, p. 302. Voi. XIX. 25 38G P. STROBEL, ciò, COSÌ io ignorai la breve sua relazione sino all' avviso dato- mene dal Sordelli, dopo la lettura del cenno sopra citato; ed a scusa di tale mia ignoranza valgami il fatto che all'epoca della pubblicazione dell'articolo di Balsamo mi trovava assente dall'Ita- lia e dall'Europa, e pertanto in condizioni sfavorevolissime per potere tenermi al corrente di quanto pubblicavasi in questi paesi, e che quando, due anni dopo, rimpatriai, non mi occupava più di tale argomento. Le rane polimeliche di cui rese conto il Balsa- mo, sono conservate nel Museo zoologico dell'Università di Pavia, e spettano tutte alla specie Rana esculenta. In tutte la Polime- lia è posteriore e sinistra. In due il piede del membro sopranu- merario risulta dalla fusione di due piedi incompleti ; nella terza invece il piede sopranumerario non presenta che due dita. Dal valente erpetologo nostro De Betta venni a sapere che nel gabinetto anatomico dell'università di Modena si conservano delle rane con gambe sopranumerarie. Pel mezzo cortese dell' a- mico prof. Gibelli e per gentilezza del dott. Eugenio Giovanardi, prof, di anatomia nella predetta università, mi fu reso possibile di studiare le medesime, e perciò rendo loro qui le dovute grazie. Due sono le rane polimeliche del nominato gabinetto, 1' una pentamelica, come quelle già descritte da Balsamo, da Fabretti e da me, e l'altra esamelica, o quanto meno esapoda. Entrambe diconsi raccolte a Formigine, in quel di Modena, ed appartengono alla specie Rana esculenta. — L'anomalia della rana xìentamelica (fig. 1) alla semplice vista non sembra distinguersi da quella della rana polimelica parmense, rappresentata dalla fig. 2 della tavola che accompagna il precedente mio cenno sulla polimelia, fuorché per la posizione dell'arto sopranumerario, il quale anzi che al lato sinistro del foro anale trovasi impiantato al disopra ed a destra dell'articolazione superiore del femore sinistro, pro- babilmente sulla faccia interna dell'ileo, e perchè la coscia e la gamba sono più muscolose. Però, e dalla detta rana parmense, e da tutte le altre in discorso, questa modenese differisce pel fe- nomeno della osteomalacia, per cui la diafisi delle ossa cilindri- che dell'arto mostruoso non è rappresentata che da un sottile ULTERIORI CENNI SULLA POLIMELIA DELLE RANE. 387 cordone di sostanza apparentemente fibrosa, al pari della diafisi delle ossa dell'arto normale sinistro, e quindi probabilmente di tutti gli altri arti. La rana esapoda modenese è preparata a secco e quasi mum- mificata, come si può convincersi dalla figura (fig. 2) che ne dò. È singolare che in essa quasi tutte le macchie ed i punti si pre- sentano di colore sanguigno. L' arto sopranumerario è inserito posteriormente alla coscia destra e nel piano di questa, tra la medesima e l'apertura anale. Vedesi che nel preparare la rana esso fu attortigliato un poco da sinistra a destra, sì che la pianta della zampa, composta, è rivolta in basso, mentre che nello stato naturale dovea guardare in alto, o per lo meno a destra. Questo membro anormale sembra essere alquanto indipendente dal com- pagno normale destro, mancando, a quanto pare, di femore, e quindi di rapporti d'articolazione col medesimo e con qualunque altra parte dello scheletro. L'osso della sua gamba (tibia-fibula) è discretamente grosso (Diafisi: larghezza minima 3 millimetri. Capo articolare inferiore largo 4 mill.), per cui sospetto che ri- sulti dalla fusione di due ; è poco più breve delle ossa delle gambe normali (lungo 29 mill. ; le gambe normali son lunghe 32 mill). Gli ossi tarsali sono due; ma cadauno di essi risulta forse del pari della fusione di due. La zampa poi risulta patentemente dalla fusione di due, essendo eptadaUila, ossia composta delle ossa metatarsiane e falangee delle dita 3, 4 e 5 delle due zampe e di un settimo, risultante dalla fusione del 2° di entrambe. Mancano i pollici. La lunghezza massima della zampa e dei tarsi insieme è di 46 mill., uguale a quella delle membra normali corrispondenti. Per cui la lunghezza totale dell'arto sopranume- rario è di 75 mill., mentre che quella degli arti posteriori normali, senza coscia, s'intende, è di 80 millimetri. La colorazione del membro sopranumerario non differisce punto da quella delle membra normali, salvo che per maggiore quantità di macchie e di punti, sopratutto nella zampa. Nell'occasione di una visita fatta recentemente al Museo Spal- lanzani, in Reggio dell'Emilia, vi osservai un altro caso di poli- 388 P. STROBEL, melia, in una rana temporaria. L'esemplare fa parte della rac- colta lasciata dal celebre naturalista, di cui il museo porta il nome; e debbo alla cortesia del conservatore del medesimo, si- gnor Gaetano Mantovani, se ne posso qui rendere conto parti- colareggiato. La rana è esamelica (fig. 3), ed i due arti iiosteriori sopranumerari sporgono dal lato sinistro^ dal disopra della coscia dell'arto normale posteriore sinistro, alla quale sono tenuti uniti, sino al ginocchio, dal rivestimento cutaneo-epidermico ; dal gi- nocchio in giù sono liberi. Di questi arti anormali solo il destro consta di tutte le ossa, mentre che il sinistro manca del femore, a meno che l'unico femore non debba riguardarsi come due fusi insieme. Il capo articolare superiore della sua gamba viene da tessuto fibroso tenuto aderente al lato sinistro del capo artico- lare inferiore del femore anormale destro. Le gambe ed i tarsi e le zampe d'ambo i membri sopranumerari, all'incontro, sono affatto regolari, mentre che invece la zampa dell' arto normale sinistro è mostruosa, essendo soltanto tetradattila per mancanza del pollice. Di più, e femore e gamba di questo membro normale sinistro sono meno lunghi e meno muscolosi del femore e della gamba del membro normale destro \ Degli arti anormali il de- stro è un po' meno lungo del normale sinistro'; le parti esistenti dell'anormale sinistro invece ne sono più lunghe, e la sgamba sua è la più muscolosa dopo la destra normale ^ Il colore degli arti sopranumerari non è punto diverso da quello dei normali. Se in pochissimi mesi e senza speciali indagini ho potuto ai tre esempi di polimelia nelle rane, già da me illustrati, aggiun- gere altri sette, e se tutti questi 10 individui polimelici trovansi in cinque soli musei e soltanto nell'Alta Italia, parmi di poter conchiudere che se ne troveranno almeno il triplo nei musei del 1 Lunghezza dell'arto normale destro: femore 15, gamba 17, tarso 9, zampa 20 = lunghezza totale 61 millimetri — Lunghezza dell' arto normale sinistro: femore 13, 5, gamba 15, tarso 7, zampa 15 = lunghezza totale 50, 5 millimetri. * Lungltezza: femore 11, gamba 15, tarso 7,5, zampa 16 = lunghezza totale 49,5 millimetri. ' Lunghezza: gamba 16, tarso 8, zampa 18 = lunghezza totale 42 millimetri. ULTERIORI CENNI SULLA POLIMELIA DELLE RANE. 389 resto d'Italia, e proporzionatamente una quantità rilevante nelle altre contrade dell' Europa. Già Balsamo Crivelli terminava la citata sua relazione esternando l'avviso che i casi di polimelia nelle rane " sono meno rari di quello che si crede „ e con ra- gione. Per potere dai fatti esposti trarre qualche conseguenza rela- tiva alle leggi che regolano la polimelia, conviene distinguere prima e classificare le diverse sorta della medesima. A tale uopo credo poterla dividere in anteriore e posteriore, destra e sinistra, con membra fuse ed isolate o semplici, in polimelia mostruosa ed anomala, in pentamelia ed esamelia. Stando ai soli casi di polimelia da me illustrati od accennati, nonché a quelli descritti dal Sordelli e dal Fahretti^, i quali in tutto sommano a 12, veniamo tratti alle seguenti deduzioni: 1. La polimelia posteriore è assai più frequente dell'ante- riore, poiché quella sta a questa come 11: 1. 2. La polimelia sinistra è molto meno rara della destra, la proporzione relativa essendo di 10: 2. 3. La polimelia accompagnata da fusione parziale o totale delle membra sopranumerarie è alquanto più rara della poli- melia con arti sopranumerari semplici e distinti, trovandosi con questa nel rapporto di 4:8, 4. Non sembra esservi differenza tra la quantità di polimelie mostruose, ossia concomitanti con mostruosità degli arti sopranu- merari, e le polimelie semplicemente anomali, ovvero con membra sopranumerarie regolari. 5. U esamelia è assai più rara della pentamelia, stando a questa come 2: 9. Tutte queste proporzioni tra le diverse sorta di polimelia non vengono punto mutate, se ai 12 casi accennati si aggiungano i 10 casi di polimelia nei batraci anuri addotti dal Buméril ^ * Cenni su due casi di polimelia nei batraci ;' gii, citati nel mio primo cenno. * Ohservations sur la monstruosité dite polymélie ou augmentation da nomhre des membres cliez les batraciens anoures. Nelle Nouvelles Archives du Muséum d'histoire naturelle de Paris. 1865. Tome T, pages 309-319. 390 P. STROBEL, Dalla rana esamelìca di Reggio (fig. 3.) si passa a quella emie- samelica di Modena (fig. 2.), da questa alle due esapode di Pavia, indi alle pentaméliclie mostruose, infine alle pentamdiclic sempli- cemente anomali. — Non saprei ravvisare nella esamelia fuorché una anormalità o mostruosità doppia, né saprei spiegarla se non ammettendo, con Geoffroy de St. Hilaire, o la formazione dell'em- brione su due linee anzi che su di una, o meglio, l'unione e la compenetrazione di due embrioni, una geminazione in termine mineralogico. Né vale ad infirmare tale avviso l'asserzione che le rane girini sono sfornite di arti; poiché se questi non sono in esse ancora apparsi, conviene però sempre ammettere che vi esi- stano le cellule dalle quali dovranno poi svilupparsi durante la vita larvale. E credo anzi che siavi appunto un nesso tra il fatto, che nelle rane girini compaiano primi gli arti posteriori, e la fre- quenza assai maggiore della polimelia posteriore a fronte dell'an- teriore. Non posso poi ammettere la spiegazione della polimelia, né meno della pentamelia, per atavismo o per produzione di parti sopranumerarie a guisa quasi di gemme, poiché pei passaggi sopra indicati dalla esamelia alla pentamelia non saprei stabilire ove cessi il fenomeno della geminazione per dar luogo a quello dell' atavismo. Però comunque sia, poiché coli' ascendere la scala zoologica si pronuncia sempre più l'individualità e viceversa discendendo, sì che si giunge infine ai polizoi ed agli organozoi, ossia a quegli esseri animati, nei quali i confini tra individuo ed organo non sono più ben marcati, così ritengo, per analogia, che discendendo nella scala zoologica anche le eccezioni alla individualità debbano aumentare anzi che diminuire, come vorrebbesi da taluni, quindi nel caso nostro, credo che la polimelia debba farsi in generale meno rara discendendo dai vertebrati a temperatura costante a quelli con temperatura variabile. E se le apparenze sembrano finora contrarie, ciò devesi, a parere mio, alle circostanze già da me indicate nel cenno precedente. A queste aggiungerei, per quanto spetta alle mostruosità in genere degli animali metamorfici, e segnatamente degli insetti, 'Strot eì. Pclim. d. Rane AttiSoc lu! ScNa[ VdI.XIX, t. e P. Ceccotti dis. Grandezza naruraia L;t, P Daii'Dho Parmi ULTERIORI CENNI SULLA POLIMELIA DELLE RANE. 391 l'osservazione giustissima del prof. H. Weyenbergh^, che desse pajono cioè più rare, perchè di solito si raccolgono e studiano gli insetti perfetti anzi che le larve loro, mentre che, all' opposto e naturalmente, le mostruosità si presentano in queste, e morendo le larve mostruose facilmente prima di raggiungere lo stadio d'i- magine, siccome anche negli animali superiori i mostri hanno gene- ralmente vita assai breve, così ben difficilmente si potranno sco- prire individui mostruosi negli insetti perfetti. Monticelli parmense, luglio 1876., SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. 1. liana esculenta pentamelica, del Museo Anatomico Modenese; vista dal dissopra. • » 2. Bana esculenta esapoda, del Museo suddetto. a, 1). L'osso della gamba sopranumeraria, risultante probabilmente dalla fusione di due. h, e. I due ossi tarsali sopranumerari, cadauno composto probabilmente di due. d. Dito mediano della zampa sopranumeraria composta, risultante dalla fusione delle due seconde dita; mancano le prime od interne. » 2. h. La stessa rana. Pianta della detta zampa, per mostrare in a la scanalatura longitudinale mediana del dito secondo composto, traccia forse della linea di fusione delle due dita. 3. Rana tonporaria osamelica, del Museo Reggiano; vista dal fianco sinistro. a. Arto posteriore sinistro normale. h. I due arti posteriori sopranumerari. e. Il femore normale sinistro ed il sopranumerario destro tenuti riuniti da rivestimento cutaneo-epidermico comune. » 3. a. La stessa rana vista di fronte. » 3. h. Zampa tetradattila dell'arto posteriore normale sinistro della medesima. > 3. e. Le gambe sopranumerarie della stessa viste di fronte, per mostrarne in a la congiunzione. » 3 d. Articolazioni del femore sopranumerario della medesima colle gambe. a. Osso iliaco sinistro. i. Capo articolare superiore del femore sinistro normale. e, d. Femore dell'arto destro sopranumerario. d, e. Osso della gamba del medesimo. f, g. Osso della gamba dell'arto sinistro sopranumerario. 1 Soh-e un monstnio dicèfalo (larva de Chironomus) y sobre monstruos de insectos en general. Nel Periodico zoològico. Buenos Aires, 1874. Tomo I, pagina 50. DESCRIZIONE DI UNA RANA POLIMELICA DEL MUSEO CIVICP DI MILANO CON ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA POLIMELIA E SULLA POLIDATTILIA NEGLI ARTICOLATI del XWof. F. SORDELLI. (Seduta del 30 luglio 187ti), Quando il prof. Strobel comunicò alla nostra Società il suo Cenno su tre casi di xìolimclia nelle Mane \ ero lieto di potergli scrivere che mi trovava perfettamente del di lui parere col cre- dere io pure alla relativa frequenza di tal sorta di mostruosità nei Batracj, e confortava tale opinione col citare, oltre i casi di polimelia già fatti conoscere da alcuni autori, quello di una Rana a cinque gambe conservata nel Civico Museo di Milano. E io credo infatti che se ci fossero noti tutti i casi di polimelia veri- ficatisi nella Rana, se ne avrebbe tal contingente da persuadere chiunque, come in codesto gruppo ed in altri di animali a tem- peratura variabile, il caso di membra supranumerarie non sia meno frequente di quello che lo sia nei mammiferi, per es., o ne- gli uccelli, insomma fra gli animali a temperatura costante. Una novella conferma di codesta nostra opinione ce la offre oggi stesso lo Strobel coll'annuncio di altre tre Rane polimeliche che giacevano, si può ben dire, affatto ignorate nei Musei di Mo- dena e di Reggio, e la cui descrizione precede questa breve no- terella. Dal canto mio ecco quali osservazioni ho potuto fare sull'esemplare di Milano: La Rana a cinque gambe del nostro Civico Museo appartiene t E pubblicato negli Atti voi. XVIII, pag. 405, tav. 9. F. SORDELLI, DESCRIZIONE DI UNA RANA POLIMELICA ECC. 393 alla comune specie mangereccia, Rana viridis Roesel od esculenta L. Essa è preparata a secco e questa circostanza toglie ad essa certamente non poco del suo valore scientifico, giacché limita assai il campo delle indagini che, in caso diverso, si potrebbero fare sopra di essa, pur rispettando 1' esemplare. Non ha alcun numero di catalogo, ma sul cartellino porta scritto per mano del benemerito fondatore e direttore del Museo, prof. Giorgio Jan, ^ Rana viridis Roesel (monstruosa), Loinbardia„; onde pare che realmente codesto esemplare sia stato preso nelle provincie lom- barde e, chi sa ? fors'anco nei pressi di Milano ^ Pel colore sem- bra appartenesse piuttosto a qualcuna delle varietà cenerine, che non alle varietà verdi. I quattro arti normali erano assai bene conformati e di rego- lare sviluppo. L'arto sopranumerario sporge dietro e un poco inferiormente alla gamba posteriore sinistra. Di ciò si può assi- curarsene osservando la continuazione e l' integrità della pelle in tutta la regione posteriore sinistra del corpo ; l'ano, ora cucito , si apriva dunque fra l' arto supplementare e l' arto destro nor- male. Nella preparazione l'arto anormale è diretto all' indietro, secondo la mozzarla dell'animale, atteggiato quasi al riposo; la sua coscia s'innalza un poco, poi la gamba si abbassa con un angolo quasi retto verso il suolo, per cui sembra in certo qual modo voler puntare contro terra con questo suo arto soprannu- merario. Ma qualunque sia stata l'idea del preparatore nell'atteggiare l'animale, io dubito assai che questi si servisse del suo membro accessorio per la locomozione sulla terra ; potrei anche asserire il contrario e sostenere che la posizione attuale di quest'arto è forzata e diversa di quella che aveva in vita ; il che si riconosce dalla diversa tinta della pelle, sopra e sotto, per cui appare che * Pei lettori non milanesi, gioverà forse il sapere che il mercato di Milano si for- nisce di rane provenienti quasi esclusivamente dai prati a marcita e dalle risaje che si stendono sopratutto al sud della città. In alcuni villaggi, ed è notissimo tra essi quello di Ronchetto delle rane, gli abitanti si addestrano sin da ragazzi alla caccia di tali animali, e vi si dedicano durante tutta la bella stagione, serbandone in ap' positi locali anche pel consumo invernale. 394 F. SORDELLI, l'arto doveva essere diretto naturalmente a sinistra^ e fu girato alquanto verso la sua metà nel montarlo, onde metterlo nella posizione attuale, come per dargli un po' più di evidenza. Forse è più probabile gli fosse di qualche ajuto nel nuoto. Poiché, del resto, è abbastanza ben conformato e solo è un poco più piccolo dell'arto normale corrispondente. Questo misura al presente ' 88 millimetri dalla base della co- scia all'estremità del dito più lungo. L'arto abnorme misura in- vece solo 65 millimetri; e cioè, 22 per la coscia, 21 per la gamba e 22 per il piede. La scarsità nello sviluppo si vede adunque es- sere in proporzione maggiore per il piede che non per le altre parti dell'arto; per quanto, almeno, è lecito giudicare dal pre- parato a secco. Minore doveva essere la muscolatura dell'arto abnorme in con- fronto dei normali. Infatti esso è più sottile e la pelle per quanto distesa sulla bambagia che servì a riempiere il preparato, non permise di raggiungere la grossezza degli arti normali, i quali del resto si mostrano non dissimili da quelli delle rane di me- diocre statura che si prendono presso Milano. Il piede sfuggi quasi tutto all'imbottitura colla bambagia, così che si vedono benissimo, a traverso la pelle essiccata ed aderente, parte delle due ossa lunghe tarsali, quelle del metatarso e le falangi. Queste sono disposte nello stesso ordine di sviluppo pre- sentato dall'arto normale corrispondente. Infatti il piede normale offre le seguenti misure in lunghezza, prese su ciascun dito (metatarso e falangi presi assieme) : I dito 18 millimetri II „ 25,4 III „ 18,3 IV „ 13,4 V „ 7,5 * Trattandosi di un esemplare a secco lo misuro non possono essere che approssi- mativo. Nella preparazione è impossibile impedire che certi tessuti vengano stirati di sovprnhio, mentre poi durante la essiccazione la pelle e lo ossa più delicato son soggette a restringersi assai inegualmente. DESCRIZIONE DI UNA RANA POLIMELICA ECC. 395 Le stesse parti, invece, misurate sul piede soprannumerario, offrono le lunghezze seguenti: Totale del I dito 11,3; metatarso 5,3; falangi 6, 0. Tre falangi. „ II 12,7; „ 7,0; „ 5,7. Esistono due sole falangi, ma l'articolazione a nudo della falangina, di- mostra che vi doveva essere anche la III falange o falangetta. La lunghezza complessiva del metatarso e d^lle falangi doveva quindi essere maggiore di quella qui segnata, e cioè di circa 13 1/3 millimetri. Totale del III dito 12, 1; metatarso 6, 7; falangi 5,4. Vale la osservazione precedente; manca cioè la III falange che avrebbe aggiunto due 0 tre millimetri alla lunghezza del dito. Totale del IV dito 9, 3; metatarso 5, 3; falangi 4,0. Tre fa- langi. La falangina e più ancora la falangetta son quasi rudi- mentali. Totale del V dito 4, 6 ; metatarso 3, 4; falangi 1, 2. Le falangi son ridotte ad una sola. Salvo un minor sviluppo nel piede, il membro soprannume- rario è dunque un arto posteriore sinistro, corrispondente affatto per la forma e per la posizione all'arto normale presso il quale trovasi inserito. Ha gli stessi colori di quello, a fondo più scuro di sopra, pallido di sotto, con macchie nerastre. A qual causa si debba ascrivere la polimelia non saprei deci- dere; ma tra le varie opinioni messe innanzi per ispiegare que- sta ed altre consimili anomalie, quella di Geoffroy St-Hilaire mi par tale da aversi le maggiori apparenze della verità. Suppone l'illustre teratologista che ciò possa dipendere da una riunione di due individui dei quali uno solo si sviluppa normalmente e l'altro è ridotto appena ad una parte degli arti. Nelle rane esameliche, come, per esempio, in quella figurata da Duméril, ^ pare anzi questa la sola spiegazione possibile. Ma io credo che anche nelle pentameliche può benissimo la deficienza di sviluppo del II indi- viduo estendersi al punto da non lasciar sussistere altro fuorché « DuMÉsiL AuG. Observations sur la monstriiosité dite polymélie etc. (Nouv. Arch ,, a vermicidaris Weisse, come forme temporarie. Da Archer (On some Freshivater PJmopoda, Neiv or Littìe- Knotvn. — in Qiiart. Journ. of micros. Sci., pag. 101. — 1871) YAmcéba ìnìimbosa Auerb., è riferita alla sua Ampìiisoneììa ve- stita. Ij' Amceba villosa Vallich, è secondo Carter (Bericht cit. 1863, stampato nel 1835, pag. 137 ; e Ann. and Magaz. nat. Jiist. Tom. XII, pag. 30-32. Tav. Ili), sinonima di Amceba princeps Ehrenberg, L' Amceba hcematobia, al dire di Schmarda {Zoologie — Wien — 1871, pag. 161), è forse soltanto una cellula sanguigna in- colora. V Amceba rotatoria^ Meyer, secondo Lieberkiihn (Loc. cit. in Miiller's Archiv etc. 1854) dev'essere riferita ad un Infusorio, perchè mostra il particolare movimento d'una membrana ondu- lante. U Amceba terricola Greeif, appartiene, secondo Gagliardi {Blii^ zopods in London, — in Quart. Jour. of micros. Se. 1871 — ^ pag. 80) insieme sXVAmaiba biìimbosa Auerb., al genere Corycia 410 L. MAGGI, Duj. — E secondo lo stesso autore, VAmcvha hrevipes Greeff, è uno stadio incompleto di Amphisonélla digitata Greeff. Anche Schmarda {Loc. cit. qui retro) chiama V Amcéba hrevi- pes Greeff, una specie amfibiq,. UAmcBhd sahulosa Leidy, (Loc. cit.) è probabihnente, al dire dello stesso autore, un membro del genere Pelomyxa di Greeff (Arch. f. Mihr. Atiat. Tom. X. 1873. pag. 51). Archer (Loc. cit. 1874. pag. 212) della sua Amceha con un ri- marchevole processo lineare alla parte posteriore, così dice : ^And the hchaviour (of regards flotv of coiitcnts, locomotion etc.) was quite that of an Amceha villosa. „ Risulterebbe adunque dalla critica di questi Autori, che finora non si sarebbe parlato, dopo la loro scoperta, delle seguenti Amibe : 1. Amceha ramosa^ Dij. (Loc. cit.) d'acqua dolce. 2. Amceha inflata, Duj. (Loc. cit.) d'acqua dolce. 3. Amceha natatis, Perty. (Loc. cit.) d'acqua dolce. 4. Amceha striolata, Perty (Loc. cit.) d'acqua dolce. 5. Amceha ohlonga, Schmarda (Loc. cit.) d'acqua dolce. 6. Amceha Auerhachii, Lachmann (Loc. cit.) d'acqua dolce. 7. Amceha ìiionociliata, Carter (Loc. cit.) d'acqua dolce. 8. Amceha quadrilineata, Carter (Loc. cit.) d'acqua dolce. 9. Amceha viridis, Ehr. (Loc. cit.) incerta sede. 10. Amceha lateritia, Sandahl (Loc. cit.) marina. 1 1 . Amceha gigantea, Sandahl (Loc. cit.) marina. 12. Amceha granifera^ Greeff. (Loc. cit.) terricola. 13. Amceha gracilis, Greeff. (Loc. cit.) terricola. 14. Amceha huccalis Steinberg (Loc. cit.) parassita. 15. Amceha sionalis Leidy, (Loc. cit.) d'acqua dolce. IG. Amceha viridis, Leidy, (Loc. cit.) d'acqua dolce. 17. Amceha tentaculata, Leidy (Loc. cit.) d'acqua dolce. E che non si sarebbe pronunciata ancora l'ultima parola su quest'altre : 18. Amceha princeps^ Ehr. (Loc. cit.) d'acqua dolce. 19. Amceha diffluens^ Ehr. (Loc. cit.) d'acqua dolce. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 411 20. Améba verrucosa, Ehr. (Loc. cit.) d'acqua dolce. 21. Amceba radiosa, Ehr. (Loc. cit.) d'acqua dolce, 22. Amceba Boselii, Bory (Loc. cit.) d'acqua dolce. 23. Amceba actinopJiora, Auerb. (Loc. cit.) d'acqua dolce. 24. Amceba Umax, Auerb. (Loc. cit.) d'acqua dolce. 25. Amceba guttula, Auerb. (Loc. cit.) d'acqua dolce. 26. Amceba marina, Duj. (Loc. cit.) marina. 27. Améba multiloba, Duj. (Loc. cit.) da infusioni artificiali. 28. Amceba Gleichenii, Duj. (Loc. cit.) da infusioni artificiali. Di queste Amibe, senza assumermi ora la responsabilità della loro specificità, io ho osservato nelle diverse acque dolci di Lom- bardia, le seguenti forme: ( Ehr. (Loc. cit.) 1. Amceba princeps / Duj. (Loc. cit.) / Auerb. (Loc. cit.) 2. Amceba diffluens ] T) ■ a ' V "» 3. Amceba verrucosa Ehr. (Loc. cit.) l Ehr. (Loc. cit.) 4. Amceba radiosa l Duj. (Loc. cit.) f Auerb. (Loc. cit.) 5. Amceba ramosa Duj. (Loc. cit.) 6. Amceba natans Perty (Loc, cit.) 7. Amceba guttula Auerb. (Loc. cit.) Oltre a ciò mi si presentarono anche le forme che Dujardin indica col nome di: 8. Amceba brachiata Duj. (Loc. cit.) E quelle disegnate da Auerbach, fig. 6 e 8 della Tav, XX (Loc. cit.) per la : 9. Améba actinophora Auerb. (Loc. cit.) Non che V Amceba di Archer, col rimarchevole processo lineare alla parte posteriore ; la quale si tradusse in una forma molto vicina a\V Amceba princeps Ehr. 412 l. MAGGI, Principalmente poi vìddi nella Lanca di S. Lanfranco presso Pavia, a circa 80"" sul livello del mare : a) Aniceha princeps Eh. (Loc. cit.) h) Amceba difjluens Ehr. (Loc. cit.) e) Améba radiosa Ehr. (Loc. cit.) „ „ Duj. (Loc. cit.) Nelle acque del Redefossi di Milano, a circa 120'" sul livello del mare. a) Amceba diffìuens Eh. (Loc. cit.) b) Amceba radiosa Ehr. (Loc. cit.) „ „ Duj. (Loc. cit.) e) Amceba guttula Auerb. (Loc. cit.) In quelle della Valcuvia, dai 260" ai 280"" sul livello del mare. a) Amceba diffluens Ehr. (Loc. cit.) b) Amceba radiosa Ehr. (Loc. cit.) „ „ Duj. (Loc. cit.) „ „ Auerb. (Loc. cit.) e) Amceba verrucosa Ehr. (Loc. cit.) d) Amceba ramosa Duj. (Loc. cit.) e) Amceba hrachiata Duj. (Loc. cit.) ^ f) Amceba guttula Auerb. (Loc. cit.) g) Amceba actinophora Auerb. (Loc. cit.) - h) Amceba natans Perty (Loc. cit.) Nella provincia di Pavia, feci esame particolare delle acque solforose della Val di Stafferà (Vogherese); e nei rigagnoli vi- cini alla fonte solfurea della Caneretta, ed in quelli della fonte alla base di Monte Alfeo, trovai moltissime Amcebe, sorprenden- temente piccole, con una sola vescicola contrattile; ed altre più grandi, a pseudopodo ottuso, e con due vescicole contrattili. Queste rassomigliano alle forme di Amcebe, che io insieme al mio illustre e compianto maestro, prof. Giuseppe Balsamo Cri- velli (Rend. del R. Istituto Lombardo di Milano, Serie II, Vo- lume III, 19 maggio 1870), abbiamo ottenuto da soluzioni fatte con ova intere di pollo, aggiungendovi dell'acido solfidrico, e te- nute in vasi ermeticamente chiusi. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 413 Nelle acque non scorrevoli, ed in cui si lava la biancheria, ho osservato varie volte delle forme di Amcebe piccolissime, si- mili a quelle sopracitate delle acque solforose. Ma qui si entra nelle infusioni artificiali che danno Amcebe, le quali sono molte, e di cui io già mi occupai (Maggi : Intorno alla comparsa del nucleolo nello sviluppo di alcuni Proto^oj — nei Rend. del R. Istituto Lombardo di Milano, Serie II. Voi. IX. Fase. XIII. pag. 504. 1876), e me ne occuperò in un dtro lavoro. Seguendo ancora la critica intorno alle Amcebe, sì presentano molte domande, per rispondere alle quali occorrono le osserva- zioni anatomo-fisiologiche. Avanti tutto sono le Amibe esseri autonomi, o, per meglio espri- mermi, sono esse forme permanenti di organismi autonomi ? Per tali furono e sono considerate da molti autori. Tuttavia da Leuckart e da Leydig, la maggior parte delle Amibe venne ritenuta non altro che forme di sviluppo di ani- mali e di piante inferiori. Le ricerche del Lieberkiihn ^ sullo svi- luppo delle Gregarine potrebbero dare appoggio all'opinione che le Amibe debbansi considerare come forme larvali di animali, in quanto che dalle psorospermie si sviluppano dei corpi amiboidi per poi passare a Gregarine. — Le ricerche di De Bary ^ sui Mixo- miceti appoggierebbero l'altra opinione, che ritiene cioè le Amibe come forme larvali di vegetali inferiori, poiché quando le loro spore si aprono, da ciascuna si vede sortire un corpo globoso, incoloro, offrente dei movimenti e dei cangiamenti di forma par- ticolare, il quale subisce in seguito delle divisioni reiterate, co- stituendo durante questa fase del suo sviluppo degli organismi simili alle Amibe, che alla lor V9lta danno origine a cordoni di sarcode, nei quali si vede una circolazione interna, e sopra i quali infine si sviluppano 'i corpi dei frutti dei Myxomiceti. • ' LiEBEBKDUHN. EvoluUon dcs Gregarines. (Mém. cour. et Mém. des sav . étrang. de l'Accad. roy. de Belgique. Tom. XXVI. 1855). * D. A. DE Baby : Die Mycetozoen. (Zeit. f. Wiss. ZooL Zehnter Band. pag. 88. Ta- vola VI-X). 1860. 414 L. MÀGGI, Il Lieberkìihn * però ha fatto egli stesso osservare che i corpi amiboidi delle Gregarine non posseggono vescicole contrattili, ed è probabilissimo, dicono Claparéde e Lachmann," che ad essi debbansi riferire quelle Amibe di piccola statura, che si veggono qualche volta libere nell'acqua e sopratutto viventi parassitica- mente nell'intestino delle Rane e dei Tritoni. Simili corpi ami- boidi e specialmente quelli che son detti provenire dalle psoro- spermie delle Gregarine, io viddi liberi nell' acqua, senza che in essi vi fosse una vescicola contrattile. Nondimeno questo carattere perderebbe la sua importanza da- vanti alle ricerche di De Bary ^ sui Micetozoi, avendo egli nei corpi amiboidi di questi organismi osservata la vescicola contrat- tile. Io non credo di dover suscitare dei dubbj su questa sco- perta, benché Claparéde e Lachmann * dicano, che se le osserva- izioni di De Bary sono esatte, si avrebbe un dato di più per trovare impossibile od almeno difficile una netta separazione fra il regno vegetale ed il regno animale. Il carattere di distinzione però fra le Amibe vere, acquatiche, e le Amibe dei Mixomiceti, starebbe, per ciò che risulta dalla Memoria di De Bary, nella presenza del nucleo presso le prime, che manca nelle seconde. De Bary nelle figure delle sue tavole, non ha disegnato il nucleo delle Amibe dei Mixomiceti, nò di esso parla nel testo. È vero che egli raffrontando le sue Amibe con quelle dei Zoologi, dalle quali non le può distinguere, e specialmente dalVAmcuba radio- sa Ehr., in cui esiste il nucleo, può far presumerne 1' esistenza anche nelle sue; ma come ha fatto risaltare la presenza dei va- cuoli contrattili, così poteva anche indicare nettamente se c'era quella del nucleo. Comunque, di contro all'opinione che ritiene le Amibe come forme larvali dei Mixomiceti, stanno varie osservazioni. A Tu- lasne ^ sembrano le Amibe, provenienti dalle spore dei Mixomi- * Loo. cit. * Loc. cit. ' Loc. cit. * Loo. cit. * TuLASNE. ^1m«. des. Se. nat. Boi. IV. Sor. Tom. XI, pag. 153. 1859, STUDI ANATOMO-FISIOLOGrCI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 415 ceti, più numerose delle spore che restano vuote. Wigand ^ dice che la trasformazione delle Amibe dei Mixomiceti in cordoni sarcodici, non sia che verosimile, ma non provata in nessun modo definitivo , avendo Hoffmann ^ recisamente negato quest' ul- timo fatto. Hoffmann ^ domanda infatti : " che avviene più tardi dei spermatozoidi (Schwàrmer) dei Mixomiceti? Quali relazioni hanno essi colla germinazione comune, quella che si traduce nella produzione di filamenti ? Sono analoghi alle gemme che nascono da certe spore al momento della loro germinazione, oppure go- drebbero essi qualche posto in un fenomeno di fecondazione? Ecco delle questioni alle quali mi sembra impossibile di rispou' dere in questo momento. La sorte ulteriore degli spermatozoidi, mi è totalmente ignota. Le Amibe gigantesche che si incon- trano frequentemente nel corso dell'esperienza, e che De Bary tiene per delle Amibe escite dagli spermatozoidi, ma assai accre- sciute, oppure parecchie saldate insieme, queste Amibe, dico io,, soventi volte mancano, ed io le credo una produzione straniera. Il Lieberkiihn * per distinguere i corpi amiboidi, ritenuti forme transitorie, dalle Amibe, considerate come forme permanenti; ci indica, che i primi non li ha mai veduti a prendere il nutri- mento. E ciò fu osservato da Claparede eLachmann^ per le pic- cole Amibe parassite e viventi liberamente nell'acqua ; e da me per quelle che sono simili ai corpi amiboidi provenienti dalle pso- rospermie, anzi che sono corpi amiboidi viventi liberamente nel- l'acqua. Ma, secondo De Bary, ® i corpi amiboidi dei Mixomiceti pren- derebbero cibo. Egli dice, benché non abbia potuto assistere pre- cisamente all'ingestione della materia alimentare, di aver veduto frequentemente nel corpo di queste Amibe, delle spore di funghi, * Wigand: Sur la morpìwlogie des genres Trichia et Arcyria ect. — in Ann. des Se. nat. Bot. IV. Ser. Tom. XVL pag. 295. 1862. * Hoffmann: in Bot. Zeit, 1859. pag. 20. ^ Loe. cit. * Loc. cit. ' Loo. cit. ^ Loc. cit. 416 L. MAGGI, delle cellule di Alghe, e sopratutto delle spore stesse di Mixo- niiceti, sieno intiere, sieno rotte, e la di cui tinta quasi sempre pronunciata, attirava frequentemente la sua attenzione. De Bary ricorda particolarmente che simili osservazioni furono fatte su delle Amibe assai grandi ed abbondantemente granulose, otte- nute dall' Aethalium sejìticutn; inoltre che cercò di evitare gli errori che avrebbero potuto far credere esservi, nell'interno delle Amibe, dei corpi, i quali invece non esisterebbero che sulla loro superficie esterna, E siccome è generalmente ammesso dai zoo- logi che i corpuscoli ingeriti dalle Amibe che vivono nell' acqua, servono realmente all' alimentazione di questi piccoli esseri, e sono, almeno parzia,lmente, assimilati da loro; così De Bary non trova motivo per professare un'opinione contraria riguardo alle sue Amibe, che rassomigliano così esattamente alle pripe, Wi- gand, ' tenendo calcolo che De Bary non ha osservato diretta- mente nelle sue Amibe, l'atto della ingestione dei corpuscoli su- accennati, emette il dubbio che siano entrati accidentalmente nel loro corpo poco solido; ed i cangiamenti subiti da questi corpi solidi ingeriti, invece d'una digestione, siano la conseguenza d'un semplice atto di decomposizione. D'altra parte è duopo ricordare che queste grandi Amibe, dotate della facoltà di mangiare, sono appunto quelle che da Hoffmann vengono eliminate dal ciclo di generazione dei Myxomiceti. Il confronto istituito fra le Amibe o corpi amiboidi dei Mixomiceti, e le Amibe o corpi amiboidi delle Gregarine, per stabilire vieppiù il loro stato larvale di ve- getali inferiori nel primo caso, di animali inferiori nel secondo, non può reggere per Wigand; giacché, astrazion fatta delle con- dizioni della vita — sì poco rassomiglianti qui a quelle dei Mi- xomiceti, che si trovano su dei frainmenti vegetali in via di de- composizione, mentre che le Gregarine popolano l'interno di animali viventi — resta sempre questa differenza capitale : che la cisti delle Gregarine non è formata di celluiosi, come la è in- vece la vescicola delle spore dei Mixomiceti. Per le osservazioni suesposte non si può dunque ritenere le Amibe dei Mixomiceti, essere forme larvali di vegetali inferiori. i Loo. cit. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 417 La soluzione poi delle questioni risguardanti la non larvalità delle forme amibiche tra gli animali inferiori, vien portata dagli accurati studj del Van Beneden ' sullo sviluppo delle Gregari ne, coi quali si dimostra che dalle psorospermie nasce una piccola massa protoplasmatica, che è il punto di partenza della evolu- zione della Gregarina, e che si distingue dalla vera Amiba per la mancanza di un nucleo, e sovente anche di un vacuolo contrat- tile ; ciò che hanno invece le vere Amibe. Stando anzi al valore funzionale di quella massa, invece di protoplasma, la chiama di plasson, essendo formatrice e non formata, come indicherebbe la prima denominazione. Essa morfologicamente è del tutto parago- nabile ad un citode, che si distingue dalla cellula per la man- canza del nucleo, e nello sviluppo delle Gregarine rappresenta lo stadio monerico. Ma va ancora un' altro studio comparativo a farsi intorno alle Amibe, prima di stabilire la loro autonomia. Osservando attentamente uno dei corpuscoli incolori o bianchi, che si tro- vano nel sangue di tutti i vertebrati e di molti invertebrati, lo si vede subire dei cangiamenti di forma dello stesso carat- tere di quelli presentati dalle Amibe; e questi movimenti di- vengono più attivi, allorché i corpuscoli incolori sono mantenuti, con un mezzo riscaldante, alla temperatura del corpo da cui de- rivano. Ciascun corpuscolo consta, come le Amibe, d' una massa di protoplasma contenente un nucleo, ed il suo protoplasma manda fuori dei prolungamenti chiamati pseudopodi, che sono stretta- mente paragonabili a quelli delle Amibe; e per mezzo dei quali tanto r uno quanto le altre subiscono un cambiamento di posi- zione, ma con nessuna costanza di direzione. Come si sa alcuni corpuscoli incolori del sangue di qualche vertebrato a sangue freddo, come Rana, Tritone, ponno essere tenuti viventi parec- chie settimane nel siero convenevolmente protetto dall' evapora- zione. Ora se a questi corpuscoli, come anche a quelli che si tro- vano nel corpo deil' animale, vien loro somministrata della ma- i Ed. Van Beneden : Rechérches sur l'éoolution des Grégarines. (Mém. ext rait du BuUetin de l'Acad. roy. de Belgique pour 1871). VoL XIX. 27 418 L. MAGGI, teria calorante, finamente divisa, come dell' indaco, essi la pren- dono nel loro interno, come fanno le vere Amibe. Epperò i cor- puscoli incolori del sangue degli animali, mancano di una carat- teristica importante per essere riferiti alle Amibe; essi cioè non posseggono la vescicola contrattile che hanno le vere Amibe {ve, di tutte le figure della tavola). Né si deve confondere con que- sta vescicola, i così detti vacuoli contrattili che si formano nel protoplasma tanto dei corpuscoli incolori del sangue, altrimenti detti Amiboidi, quanto delle Amibe vere (vac, di tutte le figure della tavola); giacché ne vedremo più avanti le differenze, sia per la loro posizione, sia per il modo loro di comportarsi, ecc. Si può pertanto concludere che le Amibe sono forme perma- nenti di organismi autonomi. E come Claparéde, Lachmann, Hse- ckel, Huxley e molti altri, che conoscevano i fatti tendenti a far entrare le Amibe nei cicli di generazione d'animali o di vegetali inferiori; anche il Van Beneden, colla dimanda se le Gregarine sono Amibe che hanno subito uno sviluppo regressivo, vien ad ammettere implicitamente l'autonomia delle Amibe, ossia la per- manenza della loro forma come organismo animale. Io credo di corroborare quest' opinione, aggiungendo che le Amibe vere, hanno il loro ciclo di riproduzione; in quanto che Auerbach ^ sospettò per un' Amce&a, e Tatem " presentì per l'A- mceha villosa una conjugazione, che io '^ osservai presso V Anicéba diffluens Ehr. e VAmceba verrucosa Ehr. E Leidy ■* trovò poi in una larga Amceha di Absecom Pond New Jersey, d'intorno alla vescicola contrattile, una mezza dozzina di sfere granulate, i cui granuli apparivano di figura uniforme ed offrivano un attivo mo- vimento vagante o di formicolio, rassomigliante al movimento dei zoospori; per cui suppose che quelle sfere fossero dei sper- • Loo. cit. ' Tatem: Oh coìijtigation of the Amceha (The monthly Mioroscop. Journal, Die. 1. 1871). ' Maggi: Sulla conjugazione o zigosi delle Amibe. (Rend. del R. Ist. Lomb. Sor. II Voi. IX. Fase. XII. pag. 436. — Milano. 8 giugno 1876). * Leidy On supposed spermaries in Amoeba (Proced. of the Acad. Nat. Se. of Philadelphia. 1874. Part. III. pag. 168). STUDI ANATOMI- FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 419 matogeni. Questo ciclo, secondo le mie ricerche ', viene ad esser dato da due modalità della riproduzione così detta agamica, vale a dire: per fisiparità dapprima, e poi per sporiparità, previa la conjugazione per quest'ultima. Le Amihe come organismi autonomi^ sono da ascriversi ai ve- getali od agli animali ? Dalla composizione chimica delle Amibe non si ponno avere rilevanti caratteri in proposito, sapendosi assai poco. Essa è si- mile a quella di altre forme di protoplasma, e consiste di acqua contenente un composto proteico. La sarcode loro, o sostanza con- trattile, 0 protoplasma, è facilmente solubile negli alcali; coll'jo- dio solo si raggrinza adagio adagio, e divien bruna. Auerbach ^ neirJ.m<^6a hilimdosa, vi osservò delle sferette di Amido, ma, come già sopra dissi, questa specie non appartiene pili al genere Amseba. Se la soluzione di jodio rende visibili, nel corpo delle Amibe, delle piccole macchie Ueu, è in allora probabile, dice Huxley, che l'amido che esse svelano, sia stato ingoiato. Del resto anche senza l'amido dei reni o del cervello umano, la scoperta del glicogeno nel fegato, fatta da CI. Bernard e V. Hensen, sem- bra dimostrare l' esistenza di una specie di amido animale ; e Schiff si è assicurato che questo esiste sotto la forma di gra- nuli d'una costituzione particolare. — Il nucleo ed i corpuscoli del nucleo nelle Amibe sono , secondo le osservazioni di Auer- bach, facilmente solubili negli alcali ; diventano oscuri cogli acidi allungati; nei concentrati si fanno alquanto pallidi, si rigonfiano ed alle volte si sciolgono totalmente. Il nucleo, dopo la tratta- zione coU'acido acetico non molto diluito, si imbeve della tintura di carmino, come io trovai presso le Amibe avute da una miscela di albume d'ovo di pollo ed acqua distillata. E lo stesso feno- meno avviene, se si usa il medesimo trattamento, nel loro pro- toplasma granuloso; lasciando però sempre spiccare, per inten- , sita di colorazione, il nucleo. Il protoplasma delle Amibe, a guisa di quello degli animali, * Maggi, Ioo. cit. ' Loo. cit. 420 I'. MAGGI, non è mai racchiuso da una parete composta di celluiosi; né dì celluiosi è la capsula anista che le Amibe segregano, quando spontaneamente si incistano, e nella quale si sa che vi riman- gono chiuse per un periodo breve o lungo, e senza movimenti. Ma i plasmodj, ad esempio, dei Mixomiceti, che per una parto della lor vita sono chiusi da una parete di celluiosi; per un'al- tra, sono invece nudi. Benché le Amibe, e specialmente quelle d'acqua dolce e le pa- rassitarie, si presentino per la massima parte incolore, e se avvi colorazione in loro, questa la si debba ai corpi stranieri che si trovano nel loro organismo; pure Vendocromo non può finora es- sere, per tutto ciò che si sa di questo elemento negli esseri inferiori, impiegato come carattere distintivo fra i vegetali e gli animali. L' importanza adunque che Naegeli dava alla clorofilla, al fico- cromo, all'eritrofilla, alla diatomina ecc., per differenziare i primi dai secondi, in oggi non è più sentita. Noi siamo usi di asso- ciare ad una materia colorante che si trova negli esseri orga- nizzati, eccetto che essa derivi dal loro nutrimento, il potere di decomporre l'acido carbonico, e nei vegetali il carbonio reso libero vien combinato cogli elementi dell'acqua. Ma l'endocromo, p. es., manca in molti funghi. Secondo Claparéde e Lachmann,' l'esistenza di una vescicola contrattile, della natura di quelle dei Rizopodi amibici e degli In- fusorj, mancherebbe in ogni organismo appartenente con certezza al regno vegetale. Ma i zoogonidj dei Mixomiceti, se si vogliono addottare le idee di De Bary, vi poti-ebbero fare opposizione. Le Amibe assorbono ossigeno ed emettono acido carbonico, e la presenza del libero ossigeno è necessaria per la loro esistenza. Tuttavia vi sono Amibe, che vivono parassite nell' intestino retto di varj animali; altre che si sviluppano in presenza dell'acido sol- fidrico, dell'acido fenico diluito dal Viooo sino al ^/m, ed anche dell'azoto; altre ancora che stanno nelle acque solforose. E la parte sperimentale risguardante l'ambiente respiratorio di questi esseri, è ancora da studiarsi. I caratteri per determinare la natura vegetale od animale delle ' Loo. cit. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 421 Amibe, non vanno certamente rintracciati nella sensibilità, per- chè finora siamo all'oscuro intorno a questa proprietà, le di cui manifestazioni si hanno tanto nelle Amibe, come in alcuni vege- tali; né nella loro contrattilità, ossia potere di locomozione, che è il risultato della contrazione, riscontrandosi questa proprietà anche nelle cellule vegetali. I così detti movimenti sarcodici od amiboidi perchè richiamanti quelli delle Amibe, manifestati da varj elementi anatomici, che si trovano negli animali di tutte le classi, sono pure presentate dal contenuto di giovani cellule delle piante fanerogame, dal contenuto cellulare azotato dei Mixomi- ceti, dal contenuto delle cellule della Vaucheria e di altre al- ghe, dallo stroma mucoso di alcuni Imenomiceti ecc. In questi movimenti, tanto delle Amibe quanto degli elementi anatomici, dice Robin, ' bisogna distinguere dapprima le contra- zioni lenti della sostanza jalina fondamentale, che danno luogo alle deformazioni della massa, alla produzione de' suoi prolunga- menti con 0 senza varicosità cangianti, ed alle ondulazioni della superficie. In secondo luogo bisogna distinguere i movimenti di trasporto meccanico che le contrazioni precedenti fanno subire ai granuli diversi che contiene la sostanza fondamentale. Questo spostamento, questo trasporto di granuli con aggruppamento nel tale 0 tal punto della massa, è sovente assai manifesto nei vitelli e nei globi vitellini, durante la produzione dei globuli polari, ecc. E non lo è meno sotto l'influenza della luce nell'interno anche delle cellule vegetali per i granuli di clorofilla, ed anche per degli altri granuli di alghe e di funghi in certe cellule, il di cui contenuto azotato non è allo stato utricolare. Né dall'azione degli agenti fisici e chimici sui moviménti ami- boidi, si può trarre valido argomento di determinazione della natura delle Amibe, giacché si sa che essi si rallentano a mi- sura che la temperatura discende al di sotto di 10", tanto per i vegetali, che per gli animali. Essi si accelerano tra 10° e 20" o 22°; al di là si rallentano per cessare tra 43° e 45°, quando si tratta di animali, e tra 45° e 48° se si opera su delle cellule ve- i ROBIK, Anatomie et physiologie ceUulaires. Paris, 1873. pag. 535. 422 L. MAGGI, getali. Ed in particolare, i movimenti delle Amibe si arrestano quando la temperatura è a 0° ma vengono tosto ricuperati, quando essa viene elevata. Ad una temperatura di circa 35° C, i loro movimenti sono arrestati, e passano in una condizione di rigi- dità termica, da cui, al dire di Huxley, guariscono se questa temperatura non è continuata a lungo; dai 40° ai 45° C, esse vengono uccise. La scossa elettrica di forza moderata fa assumere alle Amibe una forma sferica senza movimenti, ma esse vi riparano dopo un po' di tempo. Le forti scosse le uccidono. Così le correnti ener- giche rallentano il corso dei granuli, rendono negli elementi anatomici varicosi i prolungamenti amibiformi, e questi prolun- gamenti si ritirano, per non mai più estendersi, scomparendo quindi in loro ogni movimento. L'acqua non ha alcuna influenza, almeno pronta, sui movi- menti delle Amibe, né sui movimenti amiboidi del vitello e dei globuli vitellini degli ammali che depongono le loro ova nell' ac- qua. Ne è lo stesso per quelli dell'utricolo primordiale delle Cha- racee e delle Diatomee. Gli acidi e gli alcali, anche diluiti, li fanno cessare pronta- mente e nelle une e negli altri. Una piccola diversità si osserverebbe allorché si tratta dei mo- vimenti amiboidi del contenuto delle cellule di piante aeree, di quello della maggior parte delle cellule animali, come globuli bianchi del sangue, cellule delle cartilagini ecc., che coli' acqua vengono arrestati. Si sa che per l' esame dei movimenti amiboidi delle cellule , oltre che la temperatura del corpo dell'animale da cui derivano, sono necessari dei liquidi così detti indifferenti, come siero, jod- siero, idramnios, soluzione di cloruro sodico ecc. V. Czerny ' ha fatto delle ricerche intorno all'influenza sul corpo delle Amibe d'acqua dolce, delle soluzioni di cloruro sodico diversamente ti- tolate, ed ha riconosciuto che la capacità a resistere contro que- ' V. CzEBNY , Einige Beobactungen iiber Amoeben. in Archilo f. mikros. anat. voti Mhtdtze Sacx. Band. V. pag. 158. 1869. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICr INTORNO ALLE AMIBE ECC. 423 sto reagente è individualmente diverso. Con queste soluzioni si va dall' indifferenza delle Amibe fino alla lor morte ; epperò vi si possono anche acclimatizzare. Qualche cosa ancora di diverso si osserva in riguardo alle espansioni amibiformi delle suddette cellule, che si allungano in generale con una velocità di un millesimo di millimetro per se- condo, raramente di più ; mentre nelle Amibe la loro velocità e quella delle deformazioni dei contorni, può essere due volte più grande. Tuttavia avviene nelle Amibe un fenomeno biologico, che io credo opportunissimo per decidere della loro natura, e pel quale esse vanno annoverate tra gli animali. Egli è che essendo le Amibe destituite del potere di fabbricare proteina dai corpi di una composizione chimica comparativamente semplice, esse la de- vono ottenere già preparata, come appunto fanno gli animali. E per conseguenza, come questi, anche le Amibe sono dipendenti per la loro esistenza da qualche forma della vita vegetale. Le Amibe infatti si cibano di Oscillarle, Navicule, Bacillarie, Zeno- desmos, Protococcus viridis e simili. Auerbach vidde alcune volte anche degli avanzi di Trachelomonas. Sieno poi esse solamente erbivore o carnivore, oppure l'uno e l'altro insieme, ciò che serve alla loro nutrizione, è il contenuto molle di queste parti, il quale si scolora, vien diviso in una massa granulare, ecc., finché for- nisce alle Amibe la sua proteina. Auerbach osservò pure che la clorofilla spesso si tramuta in una sostanza colorata in rosso, oppure in bruno giallo. Egli crede poi che i giovani individui delle Amibe debbano nutrirsi o soltanto per assorbimento di mate- riali già sciolti, 0 mangiando piccoli corpi incolori che rapida- mente vengono digeriti. Le Amihe, come organismi autonomi animali, sono esseri uni- cellulari ? Anche sotto questo punto di vista, le opinioni degli autori sono varie. Da Ehrenberg ^ vennero considerate come esseri poliga- • Loc. cit. 424 L. MAGGI, strici ; da Dujardin ' invece , come esseri formati unicamente di una sostanza glutinosa, senza tegumento, senza organizzazione apprezzabile. D'una sostanza amorfii fondamentale, le ritiene pure formate il Perty. " Altri, e tra questi Auerbach, " vi trovano tutti gli elementi della cellula; nelle Amibe, cioè, avvi: 1. una massa di protoplasma, clie è più o meno granulare e fluido nella sua parte centrale , chiaro, trasparente e d' una certa consistenza verso la sua periferia; 2. un corpo rotondo, oppure ovale, che è il nucleo, e la di cui struttura qualche volta è distintamente vescicolare; esso contiene un granulo rotondo, il nucleolo. E per Auerbach, il quale ammetteva che le cellule fossero costi- tuite da una membrana, da un contenuto e da un nucleo, sono le Amibe pure provvedute di membrana. In proposito dicono Claparède e Lachmann, * è certo che Auerbach ha perfetta- mente ragione nella descrizione della sua Amceba hilimhosa presso la quale si vede esternamente uno strato spesso, distinto dal resto del parenchima. Noi non abbiamo però potuto assicu- rarci che le altre Amibe siano realmente munite d'una mem- l)rana inviluppante. Anzi noi dobbiamo dire che non abbiamo alcuna idea dell' organizzazione istologica del parenchim'^ del corpo. Mediante i nostri attuali mezzi d' osservazione, noi non possiamo riconoscere una membrana esterna distinta. Noi credia- mo dare un' idea più esatta del vero stato delle cose, col dire che il parenchima del corpo delle Amibe sembra aumentare di densità verso la periferia. La sua superficie è perciò formata da uno strato più denso. Se questo strato venisse a separarsi con una netta delimitazione dal resto del parenchima, ciò sarebbe la membrana di Auerbach; ma ci sembra piuttosto ch'esso si continui perdendo insensibilmente della sua densità in questo stesso parenchima, e che non è possibile di dire ove lo strato più denso finisce, ed ove il parenchima propriamente detto inco- ' Loc. cit. * Loc. cit. ' Loc. cit. ' Loc. cit. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 425 rainci. Riguardo però nìVAmcela bilmihosa^ come già s'è detto, essa fa parte del genere Amphizonella secondo Archer, o del genere Corycia secondo Gagliardi, è quindi esclusa dal genere Amceba. La questione della membrana delle Amibe, legatasi con quella della membrana delle cellule, andò soggetta alle medesime fasi di questa; e benché una vera membrana possa far parte di molte cellule dell' organismo, pure trovo in Beai 3, Schultze, Briicke, KUhne, Preyer, Mors, Forster, Robin, Bizzozero,* Visconti,^ ed in molti altri, degli oppositori, che la negarono nella maggior parte di esse. Tra questi il Kiihne ^ ha fatto vedere che si può esser tratti in errore sull'esistenz^i, di un tal elemento costituente il corpo delle Amibe, poiché agendo su di esso con diversi reagenti potè ottenere la coagulazione degli strati più superficiali, i quali si manifestavano poi airocchio dell'osservatore fin sotto le forme di una membrana a doppio contorno. Il professor Bizzozero* fece osservare che 1' azione dell' acqua sulle cellule dà luogo qualche volta a fenomeni che sembrano dipendere dall' esistenza di una parete cellulare. Non é raro, egli dice, il caso in cui trattando coir acqua una preparazione contenente numerosi corpuscoli se- moventi, si scorgano alcuni di questi gonfiarsi enormemente e poi, quando la distensione è giunta al maximum, scoppiare ed efibndere nel liquido tutte le granulazioni che costituivano il loro contenuto. La spiegazione di questo fatto, che in apparenza parebbe dimostrare senza bisogno di commento la presenza di una membrana, ci vien data dalla conoscenza dell'azione dell'ac- qua sul protoplasma della cellula. L'acqua fa coagulare gli strati più esterni di protoplasma, ed è lo straterello coagulato, che scoppiando, quand' è disteso eccessivamente, ci può indurre in errore, facendoci ammettere l'esistenza di una membrana. Allor- ' BizzozEEO, Sulla neo-formazione del tessuto connettivo e sulle cellule semoventi» (Giornale il Morgagni. Napoli 1866). * Visconti, La cellula semovente nei tessuti normali e patologici (Milano 1870), 3 KiiHNE, Unters. iiber clas Protoplasma uncl die Contractilitat. Leipzig, 1864. * Loc. cit. 426 L. MAGGI, che si trattano le Amibe mediante la pressione, tutto il corpo si rompe, eccetto qualche volta il nucleo, ed anche questo, dopo un certo tempo, scompare ; ed in questo fenomeno non vi è nes- suna traccia di una membrana esterna resistente. Ultimamente r Huxley scrisse, che il corpo gelatinoso delle Amibe non è cir- condato da un qual cosa che possa essere propriamente chia- mato una membrana; tutto quello che si può dire è, che il suo strato esterno oppure limitante, è di una costituzione un po' dif- ferente dal resto ; così che esso acquista una certa apparenza di distinzione, quando è attaccato dall'acido acetico, oppure quando l'animale è ucciso coll'elevare la temperatura a 45° C. Le Amibe che io trattai con acido acetico diluito, dopo di essersi ridotte in palla, a forma più o meno sferica, presen- tarono il loro protoplasma jalino, circondante la massa proto- plasmatica granulare, come filamentoso concentricamente, e nello stesso tempo punteggiato, a guisa di un pezzo d' albume che si coagula. Questo strato non venne mai imbibito dalla tintura di carmino. Se si fa reagire sulle Amibe la soluzione di magenta e quella di jodio, tutto il loro corpo annerisce, meno lo strato e- sterno, che alla sua volta non presenta membrana. Ma anche senza la membrana, l'unicellularità delle Amibe può stare ancora; ed Auerbach sarebbe sempre il primo che la di- mostrò chiaramente, avendo egli scoperto la presenza del nucleo presso tutte le vere Amibe. Questi esseri sarebbero dunque delle cellule nude, e da Hajckel ^ vennero indicate col nome di Gym- namoebe, per distinguerle appunto dalle Amibe che presentano un involucro, e che chiamò Lepamsebe. Come nelle cellule poi anche nelle Amibe si trovano delle parti formate, quali sa- rebbero minuti granuli pallidi, che in parte diventano bruni coll'jodio e si sciolgono negli alcali, ma in parte vi sono inso- lubili. Inoltre, abbondantissimi granuli fortemente rifrangenti la luce, la maggior parte rotondi, oppure ellittici, ed alle volte cri- stallizzati in forme rombiche. Essi sono facilmente solubili negli alcali e negli acidi acetico e solforico concentrati, e diventano • KffiCHEL, Biologische Sfudien. Leipzig. 1870. STUDI ANATOMO-FISrOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 427 bruni coH'jodio, per cui non sono di sostanza grassa, ma proba- bilmente di una sostanza organica quaternaria. Epperò nel corpo delle Amibe , vi è una parte che merita particolare considerazione, ed è quella indicata da Dujardin col nome di vacuolo contrattile^ da Claparéde e Lachmann detta ve- scicola contrattile, e da Huxley chiamata spazio contrattile, forse per allontanare da una parte l' idea che essa abbia una mem- brana, come la farebbe supporre il nome di vescicola ; e dall'al- tra per non confonderla coi vacuoli contrattili della sarcode di Dujardin. Dujardin ^ non ammise nessuna distinzione fra vacuolo e vesci- cola contrattile. Egli disse essere le vescicole contrattili non al- tro che vacuoli suscettibili di formarsi spontaneamente in una parte qualunque del corpo, per scomparire in seguito subita- mente e formarsi di nuovo altrove. Questa idea, dicono Claparéde e Lachmann, ^ sembra aver dominato vagamente nello spirito di molti osservatori; ed Auerbach stesso, al quale noi siamo debi- tori di osservazioni così accurate sulle Amibe, non seppe difen- dersi completamente dal patronato di Dujardin. Anch' egli in- fatti confonde più o meno le vescicole contrattili colle cavità ripiene di liquido, che si incontrano nel chimo, di cui è piena la cavità del corpo. I vacuoli che si osservano in numero variabile nelle Amibe, dice Auerbach, non ponno essere altra cosa a' miei occhi, che delle cavità nella sostanza fondamentale, cavità che sono ripiene di un liquido acquoso di debole densità, sebbene im- puro. Esse si formano in seguito a ciò che il liquido, di cui è imbibita la sarcode, si riunisce provvisoriamente in goccio a certi punti ; ma queste goccio spariscono ben tosto, contraendosi la sarcode concentricamente intorno ad esse, e riassorbendo di nuovo il liquido tra le sue molecole. Presso gli individui che non con- tengono questi vacuoli che in piccol numero, se ne vedono ordi- nariamente uno 0 due, la di cui apparizione e scomparsa si ri- pete alternativamente di tempo in tempo allo stesso posto. Essi * Loc. cit. ' Loc. cit. 428 h. MAGGI, corrispondono alle vescicole contrattili degli altri Infusorj e ser- vono senza dubbio ad una specie di circolazione diffusa dei li- quidi del corpo. Spesse volte avviene che un vacuolo contenga un corpo straniero nel suo interno Da questa citazione si vede, dicono Claparéde e Lacbmann, ^ che Auerbacb non fa dif- ferenza essenziale tra i vacuoli del chimo che ponno contenere degli oggetti stranieri, e le vescicole contrattili, che non ne con- tengono mai. Altrove Auerbacb asserisce che tutti i vacuoli sono suscettibili di cangiare la loro posizione relativa, ciò che è esatto pei veri vacuoli, vale a dire pei vacuoli del chimo, ma non per le vescicole cantrattili. La confusione che ha fatto Auerbacb, osser- vano Claparéde e Lacbmann, proviene da ciò, che egli pone tutti i vacuoli nella zona granulosa, vale a dire nella cavità del corpo; mentre che le vescicole contrattili sono in fatto sempre situate nella zona periferica, vale a dire nel parenchima. Bisogna dunque stabilire una differenza fra ciò che è semplice vacuolo del chimo {vac, di tutte le figure della tavola) e ciò che è vacuolo contrattile o vescicola contrattile (ve, di tutte le figure della tavola). Io le riassumo così : i vacuoli si trovano nella ca- vità del corpo, invece le vescicole contrattili vi stanno nel paren- chima ; i vacuoli si formano spontaneamente, le vescicole contrat- tili esistono già formate. I vacuoli dopo essersi presentati in un punto della cavità del corpo, scompajono per formarsi di nuovo in un altro punto di essa; le vescicole contrattili hanno una de- terminata posizione nel parenchima del corpo, che solo varia colla specie. I vacuoli ponno contenere nel loro interno un corpo stra- niero, le vescicole contrattili non ne contengono mai. Oltre a ciò Claparéde e Lacbmann con Schmidt, Lieberkiibn, Miiller e Carter, contrariamente a Siebold, Perty, Stein, Leuckart, Kolliker, Huxley ecc., ammettono proprio che la vescicola contrat- tile abbia una membrana; ed in ciò non fanno nessuna differenza fra quest'organo delle Amibe e quello degli Infusorj. Essi hanno osservato neìVEnchélyodon farctus, che questa ve- scicola si contrae, come nella maggior parte degli infusorj, dall'in- * Loc. cit. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 429 terno all'esterno. Essa è aderente alla cute, e scompare comple- tamente dopo la diastole, non sussistendo che come un ammasso di sostanza parenchimatosa aderente alla faccia interna della cuticola. La sistole si opera relativamente con lentezza. Da che però incomincia, si vede la vescicola circondarsi d' una aureola chiara, che non è altra cosa, che un ammasso di liquido circon- dante la vescicola. Se noi éonsideriamo la vescicola a metà della sistole, vale a dire nel momento in cui non ha ricuperata che la metà del suo diametro primitivo, noi la troviamo sotto forma di una vescicola rotonda, dotata d'una membrana a doppio contorno ben distinto, aderente in un punto (alla sua parte posteriore) alla cuticola, e sospesa liberamente in un serbatoio pieno di li- quido. Questo serbatojo non è altro che un seno inviluppante la vescicola da tutte le parti, eccetto il punto in cui essa ade- risce alla cuticola. La vescicola si contrae poco a poco comple- tamente, e la sua membrana pare che si fondi colla cuticola. La sistole è finita. Si vede in allora un seno irregolare e pieno di liquido al posto in cui vi era poco prima la vescicola. Ma ben tosto la diastole incomincia. Si vede come un piccolo rigonfia- mento, che si solleva dalla faccia interna della cuticola, e che fa prominenza nel seno. È la vescicola contrattile che riappare e cresce rapidamente, mentre che il seno scompare nella stessa proporzione. Al momento in cui la diastole è terminata, la ve- scicola ha riprese le sue dimensioni primitive, ed il seno è com- pletamente scomparso. Il liquido nutritivo passa dunque alter- nativamente dalla vescicola nel seno (una parte penetra senza dubbio più avanti nel parenchima), poi, dal seno nella vesci- cola, e così di seguito. Le pareti della vescicola hanno uno spes- sore micrometrico perfettamente misurabile, perchè esse sono spesse di 0""", 0013. Stando adunque con Claparéde e Lachmann, bisognerebbe esclu- dere dalla nomenclatura anatomo-fìsiologica per le Amibe, la de- nominazione di vacuolo contrattile^ e per conseguenza anche quella di spazio contrattile. Ma v'ha di più. Claparéde e Lachmann, ^ ' Loc. cit. 430 L. MAGGI, in un'Amaeba non descritta né da loro denominata, ma che per la statura rassomiglia aWAmceba princeps^ hanno veduto formarsi, dopo la contrazione della vescicola contrattile, parecchie vesci- cole; in generale quattro o cinque, qualche volta fino sette a otto, sopra diversi punti dell' animale, spesse volte assai lungi dalla prima. Allorché queste vescicole hanno raggiunta una certa dimensione, esse si mettono in movimento dal lato della vesci- cola contrattile, colla quale esse vanno ad unirsi, vale a dire, nella quale esse si versano. Questo fatto non si può spiegare, ci pare, che per l'esistenza di vasi, o se si ama meglio (a fine di risparmiare il pudore istologico di certi spiriti, che potrebbero offendersi sentendo parlare di vasi in un'Amiba) di canali pree- sistenti, nei quali il liquido della vescicola contrattile è scacciato al momento della contrazione. Il liquido si raduna nei princi- pali canali, che egli dilata in modo da formare una specie di vacuolo; poi questo canale contraendosi successivamente dalla periferia verso il centro, spinge il suo contenuto fino alla vesci- cola contrattile. Risulterebbe pertanto che, nell'organismo di una Amiba, vi ha un sistema irrigatore; e per le differenze stabilite fra vacuoli del chimo e vescicole contrattili, vi si deve ricono- scere, nel loro protoplasma granuloso, anche una cavità gastrica sia questa permanente, oppure soltanto avventizia, e nella quale stanno i suddetti vacuoli del chimo, e, come io dirò più avanti, i globuli del chilo ed i granuli di riduzione. Fosse quindi solamente per le parti che servono alla nutri- zione, come : cavità gastrica e vescicola contrattile ; l'organizza- zione delle Amibe si mostra superiore a quella di una semplice cellula. Ed in Claparéde e Lachmann ' pare infatti che domini r idea che questi esseri siano un qualcosa di più d' una cellula. Dopo di aver criticata la denominazione di nucleo data ad un certo organo che si trova presso gli Infusorj ed i U-izopodi, quindi anche presso le Amibe, invece di adoperare il nome di embrio- geno 0 di glandola sessuale , essi dicono che la vescicola contrat- tile é un organo ben imbarazzante a porre in una semplice cel- ' Loo. cit. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 431 lula, sopratutto se, come ciò è possibile, essa è in comunica- zione con un sistema vascolare. Gli scrupoli che Auerbach espri- meva dapprima a proposito di cellule mangianti, rampanti, do- tate di sentimento e di volontà, noi li abbiamo sempre in pre- senza delle Amibe. Tuttavia, essi concludono, noi ci accontentiamo di pensare che la nostra conoscenza intorno a questi animali, è così imperfetta come quella che noi avressimo dell' uomo, se co- noscessimo del suo interno solo il fegato, il canal digerente ed il cuore. Se però noi consideriamo le Amibe dal lato del loro sviluppo in allora esse vanno dichiarate unicellulari, tanto più poi se con Hseckel, ^ tra gli ultimi naturalisti che ne parlarono, si ritengono tali tutti gli infusorj ed in particolare i Ciliati, che in organizza- zione sono superiori alle Amibe. Io ebbi campo di poter studiare lo sviluppo di questi esseri, e di constatarlo sperimentalmente. Nelle infusioni naturali che albergano Amibe, non infrequenti si osservano dei corpuscoli sferici, immobili, a doppio contorno, internamente granulosi, e nei quali si vede a comparire dapprima un granulo, con un contorno più marcato degli altri, quasi oscu- ro — è il nucleolo, il quale poscia si circonda di una zona tra- sparente, che alla sua volta si presenta con un doppio contorno, avendosi con ciò l'apparenza del nucleo nucleolato. Lateralmente ad esso, e verso la periferia, si manifesta in seguito la vescicola contrattile. Durante questi cambiamenti interni, il corpuscolo va aumentando di volume ; e dopo, da immobile che era, incomincia a muoversi. Dalla zona di protoplasma jalino circondante il pro- toplasma granuloso, ossia dall'exoplasma che circonda l'endopla- sma di ciascun corpuscolo, si estendono i pseudopodi dell' essere amibico. Il medesimo sviluppo si osserva colle infusioni artificiali, che ponno esser fatte con farina, fieno, piselli, pepe, prezzemolo, carne, tuorlo d'uovo con acido solfidrico ecc. ; ed anche lo si può stu- diare sperimentalmente, conservando in vasi l'acqua di lavatura delle mani, specialmente in primavera. Oltre a ciò si ponno fare * HiECKEL. Zur Morphologie der Infusorien (Sep. Abdruk. aus d. Jenaisohen Zei., Bd. VII. 1873). 432 L. MAGGI, delle infusioni con albume d'ovo di pollo, sia fresco, sia essiccato, in acqua semplicemente distillata, oppure fenicata al */iooo, per- chè vi sieno le condizioni opportnne, che io già indicai, di pro- porzione e di temperatura. ' Le Amibe adunque, se in rispetto alle cellule degli organismi dimostrano una differenzazione già avvenuta nel loro protopla- sma , dal lato del loro sviluppo non sono esseri policellulari. Se- condo me, esse rappresentano un grado di avanzamento nella perfezione di un organismo unicellulare, autonomo e vivente allo stato libero. Si può riconoscere nelle Amibe degli esseri facilmente designa- bili come forme tipiche ? Al dire di Claparéde e Lachmann ^ sono tali, benché sia dif- ficile di fissarne i limiti, VAmceba priuceps Ehr., VAmceba ver- rucosa Ehr. (fig. 1-3 della tavola), VAmceba radiosa Ehr., VA- mceba Umax Auerb., VAmceba guttida Auerb. La ricognizione di queste Amibe, è anche aiutata dai disegni che si hanno delle loro figure. Ed ammettendo che la determinazione di un essere naturale non debba mai farsi unicamente per mezzo di disegni, non posso però negare il gran valore che essi hanno nello stu- dio delle Amibe, tanto più in questi momenti, in cui si cerca di venirne a capo di qualche cosa. Si può rilevare una morfologia generale delle Amibe ? Allorché, dicono Claparéde e Lachmann, ^ si considera atten- tamente un'Amiba in movimento, si riconosce tosto che bisogna distinguere in essa due zone, l'una periferica {cct di tutte le fi- gure della tavola), l'altra centrale (ewcZ, di tutte le figure della tavola). È una distinzione che Schultze dimenticò di fare. Auer- bach e Carter sono, per così dire, i soli scrittori che abbiano distinte ben chiaramente queste due zone, di cui V esterna {ed di tutte le figure della tavola) è chiamata da Auerbach : lo strato • Maggi: Meni. cit. noi Eeiìd. dell' Ist. Lomb. di Milano, tìerio II. Voi. III. pa- gina 367, 1870, 0 ibid. voi. IV. pag. 198. 1871. * Leo. cit. ' Loc. cit. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 433 esterno, o l'aureola (der Hof). Questo osservatore riconobbe che i granuli che si vedono circolare vivamente nel corpo dell'Amiba, allorché si muove, appartengono allo strato interno e non pe- netrano mai nella sarcode dell'aureola, ciò che è perfettamente esatto. Egli constatò che, presso un gran numero di specie, i gra- nuli non penetrano mai nei pseudopodi, che questi qui non sono per conseguenza, che formati dalla sostanza dell'aureola: osser- vazione pure perfettamente giusta. Non vi hanno che le Amibe, le quali camminano mediante espansioni eccessivamente larghe, come VAmceha princeps^ presso le quali si vedono i granuli e le sostanze straniere ingoiate dall' animale, penetrare in queste espansioni ; ed anche in questi casi, lo strato esterno è desso re- lativamente molto spesso all' estremità dell' espansione. Tuttavia Auerbach, pare che non si sia ben reso conto della natura di queste due zone ; sembra ammettere che esse non siano separate in modo ben deciso l'una dall'altra ; o perlomeno pensa che la stessa sarcode che forma i pseudopodi e l'aureola trasparente, esi- sta anche tra i granuli della zona centrale. Ciò è, secondo Clapa- réde e Lachmann, inesatto. I granuli di questa zona si muovono qualche volta con una rapidità tale, che essi sembrano non in- contrare mai nessun ostacolo davanti loro ; rapidità che non si può spiegare che per la circostanza che essi sono in sospensione in un liquido d'una densità poco considerevole. Se la sarcode della così detta aureola, fosse della medesima natura della sostanza intergranulare della zona centrale, in allora sarebbe bene un li- quido eccessivamente fluido. Ma non è così, giacché lo mostra di già la circostanza, che giammai un granulo penetra nello strato esterno. Nel fatto lo strato esterno, l'aureola sarcodica di Auer- bach, costituisce da sola il corpo dell' Amiba, la zona centrale rappresenta la cavità del corpo, che è nello stesso tempo, come presso gli Infusorj, la cavità digestiva. Questa opinione è già stata emessa da Carter. Gli oggetti ingojati, come Diatomee, De- smidiee, frammenti d'alghe, di pietre, qualche volta anche degli Entomostracei, circolano col chimo nell'interno di questa cavità, fino a che le parti digestibili siano digerite. Voi. XIX. * 28 434 L. MAGGI, Io, piuttosto che dì due zone, trovo essere il corpo in generale di un'Amiba, costituito da una massa di protoplasma granuloso (cM(?, di tutte le figure della tavola), circondato da una zona di protoplasma jalino (ec#, di tutte le figure). La massa protopla- smatica interna, o endoplasma^ è la così detta zona centrale degli Autori, od endosarco di Carter. La zona esterna di protoplasma jalino, 0 ectoplasma od anche exoplasma, corrisponde alla così detta aureola (der Hof) di Auerbach, alla zona diafana di Carter od anche all'ectosarco di quest'ultimo autore. Il protoplasma jalino (ec^, di tutte le figure), o strato esterno 0 ectoplasma, è conosciuto da Claparéde e Lachmann ' anche sotto il nome di parenchima del corpo ; e questo parenchima che rifrange la luce molto più fortemente dell' acqua, perchè è im- merso in questo liquido, lascia scorgere in un modo perfetta- mente distinto il suo contorno esterno. Al contrario il suo con- torno interno, non essendo in contatto coll'acqua, ma col chimo, vale a dire con un liquido che contiene una quantità di sostanze in dissoluzione ed in sospensione, e la di cui densità è per con- seguenza ben più considerevole di quella dell'acqua pura, e più vicina a quella del parenchima del corpo dell'Amiba, si disegna molto meno nettamente. Tuttavia questo parenchima, anche secondo Claparéde e Lachmann, non si mostra perfettamente omogeneo, coi soli nostri istrumenti pure osservato. Esso contiene infatti delle macchie, dei granuli trasparenti, che non circolano col conte- nuto della cavità del corpo. Per cui si potrebbe distinguere due strati di protoplasma jalino, circondante l'endoplasma ; uno cioè esterno (ec^, di tutte le figure), l'altro interno {mes^ di tutte le figure della tavola). E quest'ultimo, in relazione alla sua posi- zione, si può dire mediano, trovandosi fra l'esterno e 1' endoj^la- sma. Benché i suoi limiti non siano facili a designarsi, tuttavia per ciò che osservai intorno al Podostoma fìligcrum Claparéde e Lachmann, "^ io non trovo difficoltà ad ammetterli, e a ritenere ' Loc. cit. * Maggi: Intorno ai Rizopodi d'acqua dolce della Lombardia, ed in particolare pel Podostoma filigeriim Clap. o Lach. (Rond. del R. Ist. Lomb. di Milano, — 1876 6 luglio). STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 435 per conseguenza anche nelle Amibe un mesoplasma (mes, di tutte le figure); il quale per essere finamente punteggiato, si distingue dal vero ectoplasma, che è sempre jalino, incoloro ed omogeneo. Non tutti i momenti sono opportuni per osservare il mesopla- sma nelle Amibe, ma esso si vede non difficilmente, quando l'a- nimale, avendo l'interno del corpo privo di sostanze alimentari, si muove. Il mesoplasma va ricercato là dove esiste la vescicola contrattile, giacché questa si trova in quello ; ed ebbero ragione Claparéde e Lachmann di insistere sulla determinazione esatta del posto che la vescicola contrattile occupa nel corpo delle A- mibe, giacché non è né nell'ectoplasma, né nell'endoplasma, ma sulla superficie esterna di questo, ossia in quella parte appunto dove vi è il mesoplasma. Dall'ectoplasma o exoplasma, si hanno gli organi exopìasma- tici, vale a dire i pseudopodi (ecf, di tutte le figure), che servono alla locomozione, e nello stesso tempo, si può dire che abbiano anche una certa sensibilità, specialmente tattile. Dal mesoplasma, gli organi mesopìasmatici, ossia la vescicola contrattile (ve, di tutte le figure), talora fornita di canali. La vescicola contrattile serve alla circolazione, escrezione ed espira- zione, giacché, senza negare la così detta respirazione cutanea nelle Amibe, si può vedere in loro, come nel Podostoma filige- rum, ^ una prima localizzazione di questa funzione nella vescicola contrattile. Dall' endoplasma si hanno gli organi endoplasmatici come : cavità digerente (g, di tutte le figure), nucleolo («, della fig. 1), e nucleo (n, di tutte le figure). La cavità digerente serve alla digestione, ed i vacuoli del chimo (vac, di tutte le figure), che in essa si vedono, indicano ad una chimificazione; come i glo- buli del chilo, ad una chilificazione ; ed i granuli di riduzione ad una conseguente defecazione. Fenomeno quest'ultimo non dif- fìcile a vedersi da chi, dedicandosi allo studio degli esseri infe- riori, sa stare diverse ore al- microscopio anche per osservare Amibe. Il nucleolo ed il nucleo, sono i loro organi di riprodu- * Magoi: Intorno ai Rizopodi d'acqua dolce della Lombardia ecc. (Loc. cit.) 436 L. MÀUGI, zione, i quali entrerebbero in funzione solamente nell' autunno, per la formazione di spore (polisporogonia) previo l' atto della conjugazione o zigosi, quale loro nutrimento speciale. ^ Gli organi exoplasmatici e gli endoplasmatici, sono i primi che si veggono a comparire, studiando lo sviluppo delle Amibe. I me- soplasmatici sono gli ultimi. Lo stadio monerico delle Amibe per- tanto si differenzierebbe in ectoplasma ed endoplasma; nell' in- doplasma si forma la cavità gastrica, poi il nucleolo, indi il nu- cleo; in seguito compare il mesoplasma, e con esso la vescicola contrattile — mentre dall' exoplasma si hanno i pseudopodi. Anche nelle Amibe quindi, come nel Podostoma filigerum, si può vedere una corrispondenza fra il loro ectoplasma, mesoplasma ed endo- plasma, con tre foglietti germinativi o blastodermici degli esseri policellulari. Gli organi ectoplasmatici, sono per la vita di rela- zione; i mesoplasmatici, con parte degli endoplasmatici (cavità digerente), "per la vita di nutrizione : l' altra parte degli organi endoplasmatici (nucleolo e nucleo), sono per la vita di riprodu- zione. In altri termini, gli organi ectoplasmatici, sono per la vita animale ; gli organi mesoplasmatici ed endoplasmatici, per la vita vegetativa, ossia di nutrizione e di riproduzione. Vi sono nelle Amibe delle forme specifìche ? Già Ehrenberg, ^ ed altri primi ancora, le ammisero ; ed il modo di progressione delle Amibe, se cioè vivo o lento, rettilineo 0 sinuoso, e la forma che esse presentano più abitualmente, e il colore loro ecc., ne erano i caratteri per la distinzione delle spe- cie. Ma Dujardin ' per il primo, od a torto Claparéde e Lach- mann * lo rimproverarono di troppa audacia per dare dei nomi a delle Amibe da lui trovate, cosi scriveva : " essere impossibile stabilire delle specie zoologiche con degli animaletti senza forma determinata, senza apprezzabile organizzazione, di cui si ignora il modo di origine o di riproduzione, e sui quali infine si può sup- • Maggi : Intorno alla conjugazione o Zigosi delle Amibe (Loc. cit.) • Loo. cit. * Loo. oit. * Loo. cit. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ATLE AMIBE ECC. 437 porre che la natura del liquido produce delle grandissime modi- ficazioni. L'aver descritto in particolare le Amibe, e sopratutto le circostanze di loro apparizione, io ebbi adunque solamente per scopo di mettere gli osservatori in grado di trovarle e di stu- diarle. „ Auerbach ^ cercò di chiarire la questione delle specie nel ge- nere Amcéba^ ed è inconstrastabile, dicono Claparéde e Lachmann, ^ che il suo lavoro ha fatto fare alla scienza un passo avanti, ma non è che un primo passo. Essi però soggiungono che, finora, non si hanno caratteri positivi, netti, anatomici per poter separare chiaramente le differenti specie le une dalle altre, e non avendo in mano i materiali sufficienti per tentare una riforma sistema- tica delle Amibe, amano far nulla piuttosto che far male. Noi attireremo in particolare l'attenzione degli osservatori sulle spe- cie a vescicole contrattili numerose, specie che non furono stu- diate fin qui. Molto frequentemente si trova nei dintorni di Ber- lino una forma, eccessivamente piccola, che possiede tre o quattro vescicole contrattili; un' altra molto più grande, e che addotta in generale la forma d'una foglia sottilissima, ne possiede una ventina, tutte di dimensioni molto piccole. — Infine, egli è evi- dente che le azioni esteriori hanno una grande influenza sulla forma ed energia dei movimenti delle Amibide. Sarà, in parti- colare, interessante di studiare l' influenza esercitata dalla con- centrazione dei liquidi. Fino a che i limiti di queste azioni non saranno conosciuti, la discussione delle specie del genere Amseba resterà assai arida. Tuttavia nella rassegna che Claparéde e Lachmann, ^ fanno delle specie, in un punto così essi si esprimono : " vi sono senza dubbio delle forme, le quali sono così positive e così costanti, che non può regnare alcun dubbio sul loro valore specifico. Tali sono : YAmceba qiiadrilineata Carter, 1' Amceha hilimhosa Auerb. della quale però dubitano che possa appartenere invece al genere 1 Log. cit. * Loc. cit. • Loc. cit. 438 L. MAGGI, Corycia Duj., come di fatto vi appartiene. Tali sono ancora: parecchie Amibe non descritte fin qui ; e 1' Amoeha figurata da Lieberkiibn nella fig. 10 della Tav. XI, della sua: Evolution des Gregarines Loc. cit. „ (fig. 4 della qui unita tavola). Ora è appunto di quest'ultima che io intendo parlare in par- ticolare, giacché mi fu dato di poterla osservare. E siccome essa non venne denominata né da Lieberkiibn, né da Claparéde e Lach- mann, così io la dissi: Amceba innominata. Ma questo nome non è dato che momentaneamente, per indi- care cioè un' Amceha, che io mi prefissi di studiare. Essa invece come io credo, merita d'essere chiamata : Amaelba LieJberkuhnia n. sp. [figura 6-10 della tavola]. per ricordare chi pel primo la vidde, ed anche la disegnò. Infatti la sopracitata memoria di Lieberkiibn ne presenta, come già fu detto, alla Tav. XI. fig. 10, solamente il disegno. Di questa figura, nella spiegazione della tavola, l'Autore non dice altro, che: Amiha cVacgiia dólce; ingrand. 450, Obb. Nel testo della Memoria, per quanto io lo passassi e ripassassi attenta- mente, non ho trovato un cenno di descrizione, e né anche una parola per indicare al lettore che nelle tavole essa si trova fi- gurata. Io non conosceva questa figura di Lieberkiibn, quando viddi la detta Amila per la prima volta; ed in allora restai perplesso fra una nuova specie od un caso di parassitismo, poiché essa portava alla sua estremità posteriore delle appendici, che a primo aspetto si potevano prendere tanto per delle parti integranti il corpo dell'animale, ossia per delle spine, quanto per dei vibrio- nidi attaccati ad essa. La rarità del suo individuo me ne impedi la decisione. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 439 Rileggendo attentamente gli studj sugli Infusorj e sui Rizopodi di Claparéde e Lachmann, ^ trovai a pag. 437, voi. I, che vi è un' Amcehtty la di cui estremità posteriore è arricciata di piccole spine (sp. fig. 4) e che è stata figurata da Lieberkiihn (in Loc. cit.) Mi diedi tosto a constatare questa indicazione, in seguito alla quale mi sovvenni d'una Memoria di R. Greeff. ' sopra al- cune Amibe terrestri, in cui vi è descritta a pag. 322, e dise- gnata sulla Tav. XVIII, fig. 21, sotto il nome di Amceha graci- lis n. sp. (fig. 5, della qui unita tavola), una forma molto vicina a quella di Lieberkiihn, senza però che l'Autore ne faccia parola. La rassomiglianza adunque di queste due Amibe colla mia, ac- cresceva in me il desiderio di riosservarla. Ma nelle vacanze au- tunnali del 1874, che seguivano a quelle dell' anno in cui 1' a- veva scoperta, non mi fu dato di rivederla. La fortuna mi ar- rise nell'agosto dello scorso anno, in cui, non desistendo mai dal ricercarla, la trovai di nuovo, facendomi così conoscere due lo- calità della Valcuvia, che la albergano, e tutte due vicine al paese di Cuvio. Una, è un piccolo seno formato da un ruscello, collaterale alla vecchia strada, che da Cuvio conduce ad Orino, e che precisa- mente si trova a pochi passi dalla Fontana dell'Ufficio di Cuvio. L'altra, è pure un piccolo seno, ma formato dal Rio di Cuvio, che sta a fianco del giardino della mia casa di campagna. Anche questa volta l'individuo era unico, ma avendo già fatto lo studio concernente la sua letteratura, mi bastò per estendere le mie osservazioni, mediante le quali distolsi il dubbio del parassitismo e m'accertai dell'identità con quella solamente disegnata da Lie- berkiihn, e semplicemente citata da Claparéde e Lachmann. Mi rimaneva la diagnosi differenziale fra essa e VAmceba gracilis di Greeff. Ma intanto, io aveva sotto gli occhi una buona specie à^Amcela (fig. 6-10) per il carattere delle S2nne (s/?, della fig. 6-10) alVe- * Loc. cit. * Greeff , Ueher einige in der Erde lehende Amoben und andere Ehizopoden (Ar- chiv. f. Mikrof. Anat. von M. Schultze. 1866. pag. 299, Tav. XVII. XVIII. 440 L. MAGGI, streniità posteriore del suo corpo. Ciò unito all'autorità di valenti zoologi, quali Claparéde e Lacbmann, nel mentre mi dispensa, come io credo, dall'obbligo quasi incontrato qui sopra, di dover trattare la questione della specie nel genere Amceha; mi appog- gia ad ammettere la suddetta Amceha come specie. Specie che, finora, si può dire rara, non avendola trovata i molti naturalisti che, dopo Lieberkiihn, si diedero allo studio di questo genere di esseri; ed essendosi presentata a me, in tre anni, due volte, nel 1873 cioè, e nel 1875; e con un esemplare per volta. Riguardo ai rapporti eh' essa a primo aspetto, presenterebbe coìV Aniceba gracilis Greeff, ecco quanto debbo far osservare. U Amceha gracilis Grefi", (fig. 5 della qui unita tavola) ha la, parte posteriore del corpo, che presenta una grande rassomiglianza con un disco succhiante terminale (fZ, fig. 5), intorno alla periferia del quale si fissano delle corti setole, che ponno allungarsi ed accor- ciarsi. All'autore sembra che queste parti vengano a costituire nel loro insieme, un' organo di difesa e di offesa per l'animale. Eb- bene il disco succhiante non esiste presso la mia Amiba, né io l'ho mai veduta fungere la funzione devoluta ad un tal organo; né le sue spine si ponno allungare od accorciare, ma esse sono rigide; per cui ammettendo la specie di Greeff, essane è diversa. Tuttavia seguendo i varj movimenti del corpo, che mi presen- tava l'Amseba che io osservava, notai in certi momenti, che la sua estremità posteriore mi offriva l'apparenza àeW Amceha gra- cilis', e ciò si dava allorquando qualche granulazione dell'endo- plasma sottostante si trovava entro il contorno formato dall' in- serzione delle spine (fig. 9). Ond'è, che si potrebbe anche dubi- tare dell'esistenza specifica àeW Aìnceha gracilis; e per la sua piccolezza si potrebbe ritenerla uno stadio di sviluppo HelV Amceha Liéberliiihnia. Certo che sarebbe stata opportuna una compara- zione fatta da Greeff, fra la sua Amceha gracilis e quella dise- gnata da Lieberkiihn. Ma tanto nel caso d'una diversità fra que- ste due Amibe, che in allora il carattere differenziale starebbe nel disco succhiatore presso la prima, e mancante alla seconda; quanto nel caso d'una identità, che in allora, per me, la prima STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 441 diventerebbe sinonima della seconda, io credo di poter ritenere per la mia il nome di Amcéba Lieherkuhnia, essendo essa: un risopodo senza guscio^ avente dei pseudopodi, che non si esten- dono alla loro estremità in fogli sottili ; i quali alla lor volta sono di una sola specie, atti alla progressione; e portante, all'estremità posteriore del suo corpo, delle spine. E però importante che io qui faccia conoscere anche quanto Leidy ^ ha scritto sul suo nuovo genere Ouramoeha, in quanto che tutt' a prima si potrebbe credere ad una somiglianza col- r Améba Lieberhuhnia. " L' Ouramceba, dice Leidy, è differente à.2,\V Améba, per essere provveduta di un ciuffo di semplici appendici, non ramificati, si- mili a coda, che projettono dalla parte posteriore del corpo; questi raggi non sono retrattili, e differiscono intieramente dai pseudopodi, e paragonati ai delicati raggi à.QÌVActinoplirys, sono rigidi e grossolani. Essi poi, sono semplici oppure non ramificati eccetto alla loro origine; cilindrici, di larghezza uniforme e di lunghezza non uniforme. Staccati che siano dal corpo, si osser- vano all' origine attaccati, mediante un tronco comune, ad una eminenza rotonda. Non sono usati per procacciarsi il cibo, ed è ignota la loro funzione, h^ Ouramceba si muove come un Amceba ordinaria, e nell'istesso modo di questa si procura il cibo. Parecchie forme di Ouraméba furono da lui osservate, ma egli è incerto se esse appartengano ad una od a parecchie specie. Una delle forme ha un corpo oblungo, ovoide, lungo circa */$ di una linea, e largo ^/j di una linea. I raggi simili a coda for- mano una mezza dozzina di ciuffi, che misurano in lunghezza circa la larghezza del corpo. Il corpo era così pieno di Diatomee come Navicula viridis insieme a Desmidiee e Conferve, che l'esi- stenza di un nucleo non potè essere accertata. La specie può es- sere distinta col nome di Ouraméba vorax. Una seconda forma forse di una specie differente, si muoveva attivamente, ed esten- deva i suoi larghi pseudopodi come 1' Amiba princeps. Quando i Leidy: Notìce of some neu fresh-toater Rhizopods (Proced of the Acad. of Nat. Sci. of Philadelphia 1874. pag. 77-79). 442 L. MAGGI, la viddi per la prima volta al microscopio, essa appariva irre- golarmente globulare, e misurava circa V* di una linea in dia- metro. Essa si allungava ad Ys di una linea, e muoveva colle sue appendici simili a coda all'indietro. Queste appendici formavano cinque ciuffi lunghi circa Vs di una linea. L' interno del corpo offriva una larga vescicola contrattile ed un nucleo disoidale. Questa seconda forma può essere distinta col nome di Ouramceha ìapsa. Un'altra Ouramhcea (che sarebbe una terza), ha due ciuffi di raggi, comparativamente corti; ed una quarta, di figura più piccola delle altre, ha un sol ciuffo di tre raggi moniliformi. Egli è possibile, continua l'autore, che VOuramceba sia la stessa Pla- giophrys di Claparede, benché la descrizione di questa non ne dia appoggio. La Flagiophrys è detta essere mi^ Adinofrino, for- nito di un pacchetto di raggi, che emanano da un sol punto del corpo, ma i raggi sono descritti come dello stesso genere e dello stesso uso di quelli deWActinophrys. La Flagiophrys è determinata ancora per essere provveduta di un distinto tegumento simile alla Cor?/ cm di Dujardin, oà 2i\ Famphagus à\ Bailey; mail corpo àoi- V Ouramceha è libero da qualunque vestimento, come un' ordinaria Amseba, ed i raggi sono fissi come appendici simili a coda senza nessun potere di allungamento oppure di contrazione. Queste spe- cie di Ouramcéba furono trovate tra le Desmidiee e le Diatomee, sulla superficie del limo al fondo di uno stagno, vicino a Darby Creek in Filadelfia e West Chester Railrond. „ Ora, benché Leidy non abbia dato i disegni delle sue figure, coi quali io avrei potuto stabilire vieppiù le analogie e le diffe- renze colle mie; pure dalle sue descrizioni riesce evidente che V Améba Lieberliùhnia diversifica anche dalle Ouramceha. Le spine infatti che ha all'estremità posteriore del suo corpo, non formano mai ciuffi, e se tutte insieme si volessero considerare come costi- tuenti un sol ciuffo, per modo da rassomigliare alla quarta forma di Ouramceha^ ne starebbe ancora la diversità, perchè esse non formano un ciuffo di tre raggi moniliformi. Certo che il profes- sore di Filadelfia, sig. Leidy, potrà dire un' ultima parola, allor- ché vedrà le mie figure; io intanto debbo ritenere diverse delle sue, VAmceha Lieherhichnia. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 443 Egli è perciò ch'io passo a descriverla né suoi particolari ana- tomici, non trascurando di riferire quanto potei finora osservare intorno ai suoi fenomeni fisiologici. Il corpo dell' Amceba Lieherhnnia, è nudo, ossia non coperto da membrana. Esso è costituito da parti protoplasmatiche, di cui due, una esterna (ect, delle fig. 6-10) e l'altra interna (end^ delle fig. 6-10), sono ben distinte. Queste parti rispetto a quelle del corpo delle altre Amibe, corrispondono : l' esterna al protoplasma esterno^ ectoplasma^ exoplasma, aureola (der Hof) di Auerhach, zona diafana di Carter^ ectosarco di Carter; V interna al proto- plasma interno^ endoplasma^ zona centrale degli autori, endosarco di Carter. Se non sempre, è tuttavia facile il vedere in alcuni momenti seguendo i movimenti dell' animale, anche una terza parte pro- toplasmatica , intermedia alle due sopracennate, e che perciò va detta mesoplasma (nies, delle fig. 6-10). Quando l'animale si vede disteso e quiescente (fig. 6), si ponno distinguere in esso due estremità: una, allargata e circondata da un largo margine di ectoplasma; l'altra opposta alla prima, è più stretta, formata per la massima parte di endoplasma, con un legger velo di ectoplasma, che gli dà l'apparenza di un doppio contorno. Progredendo l'animale sempre dalla parte allargata, ed essendovi alla parte stretta le appendici in forma di spine, si può denominare la prima: estremità anteriore, e posteriore la seconda. Se invece l'animale lo si osserva dall'alto al basso, (fig. 9), in allora l'estremità posteriore, cioè quella che porta le spine, di- venta la parte superiore; e quella anteriore, la jpar^e inferiore del suo corpo. Ciò è importante di notare, perchè VAmceha Lie- herhilhnia si presenta spesse volte sotto questa visuale. La sua sezione longitudinale quindi, vale a dire dall' alto al basso, da- rebbe la figura di un triangolo ad angoli smussati. \J exoplasma (ect, delle fig. 6-10) od anche ectoplasma, è ja- lino, e presenta all' estremità posteriore del corpo dell' animale, quand'esso è disteso, le appendici spiniformi; ed all'estremità an- 444 L. MAGGI, tenore forma uno o due pseudopocli, che talora figurano dei ten- toni. Le appendici spiniformi oppure spine, (sjj, delle fig. 6-10) pure di potoplasma jalino, poste alla parte che si potrebbe dire caudale^ giacché per questa l'animale non progredisce mai, vanno considerate come appendici rigide dell'ectoplasma. Esse sono sem- pre immobili, e non penetrano mai né nel mesoplasma, né nel- l'endoplasma. Sono sette, epperò non posso garantire la costanza del loro numero; ma la loro dispozizione, dà alla parte caudale dell'animale, la figura di un aspersorio. I pseudopodi (p, delle fig. G-10), di ectoplasma jalino, in numero di due, ottusi, quando l'animale progredisce, ed in allora anche foggiato a guisa di ten- toni, si riducono ad un solo, quando l'animale è disteso e quie- scente. 11 mesoplasma {mes, delle fig. 6-10) si presenta come un pro- toplasma jalino, finamente punteggiato. In esso si trova la vera vescicola contrattile (ve), la quale non differisce da quella delle altre Amibe. Essa apparentemente si mostra, anche neW Amceha LieherJiiiJmia, come se fosse sulla superficie esterna dell' endo- plasma, quindi in contatto coli' ectoplasma. Non é molto disco- sta dal nucleo, e ad esso posta un po' al davanti e lateralmente. Anche in questa Amiba, come in altre hanno già fatto osser- vare Claparéde e Lachmann, si può pensare all' esistenza di ca- nali, che partano dalla vescicola contrattile e che si distribui- scano nel parenchima del corpo, e nei quali il liquido della ve- scicola contrattile é scacciato al momento della contrazione giacché non é difficile, quando la posizione dell' animale rispetto all' os- servatore lo permetta, di vedere a formarsi, in seguito alla si- stole, alcune vescicole pure contrattili e di diametro più piccolo della prima, sopra alcuni punti del suo corpo. Esse non sareb- bero altro, che le diverse sezioni trasversali dei canali contra- entisi. U endoplasma {end, della fig. 6-10) è incoloro, granuloso, a granulazioni più fine nella parte anteriore e posteriore, e più stipate nella prima che nella seconda parte. L' endoplasma, che rappresenta l'interno del corpo, contiene alla sua volta scavata STUDI ANATOMO-FISrOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 445 la cavità gastrica (g) dell'organismo, nella quale stanno gli ali- menti presi dall'esterno, i vacuoli del chimo (vac) i globuli chili- feri (eh.) ed i granuli di riduzione. L' espulsione di quest' ultimi granuli, come io ho veduto non solo neìVAììK^ha Lieherhilhnia, ma anche in altre, avviene dalla parte profonda e centrale del pseudopodo, in contatto colla ca- vità digestiva (a fig. 8). In allora il pseudopodo si loba in modo da lasciar libera l'apertura della cavità digestiva verso l'esterno disponendo i suoi due o più lobi pseudopodiformi d' intorno ad essa. Per effetto solo della posizione che può avere in questo mo- mento l'Amiba, si veggono talora i granuli di riduzione, escire come se passassero attraverso al pseudopodo. La posizione di quest' apertura (a, fig. 8), essendo costante, e l'animale non pren- dendo mai il cibo se non dopo di aver digerito il materiale dap- prima introdotto ed espulso quello rimasto inutile alla sua dige- stione, fa sì che essa possa venir considerata non solo come aper- tura di egestione, ma anche d' ingestione ; e perciò come apertura unica che fa da bocca e da ano a tempo opportuno. U Amaiba Lieherkiihnia è adunque monosfoma, e la sua cavità gastrica, piuttosto che avventizia, è permanente. Nell'endoplasma inoltre, vi è il nucleo (w, delle fig. 6-10) che fa salienza nella cavità digestiva. Esso precisamente si trova verso la parte centrale del corpo dell' animale. E discretamente grande, attendato, a doppio contorno, ed internamente granuloso. Fra le funzioni che funge 1' Amceba LieierJcilJmia, merita di essere considerato il suo movimento, in quanto che essa è già stata, benché soltanto col nome generico, citata da Claparéde e Lachmann come esemplare atto a combattere l' idea emessa da molti che il corpo dell' Amiba, rotoli sopra sé stesso, ed a dimo- strare per lo contrario che questo rotolamento, non é che ap- parente. Claparéde e Lachmann ^ sono quelli, io credo, che me- glio di tutti hanno riassunta la questione intorno al modo con cui si effettua il movimento delle Amibe. Essi dicono infatti : " è importante di rendersi conto per qual processo si muovono gli * Loo. oit. 446 L. MAGGI, animali amibidi, non essendo questo uno studio facile, e non essendo, la maggior parte degli autori, benché colpiti dalla stra- nezza dei movimenti di questi rizopodi, entrati nello studio del loro meccanismo. In generale si sono accontentati di dire che le Amibe progrediscono emettendo delle espansioni sarcodiche; ed a questo modo di progressione si è pure convenevolmente dato il nome di strisciamento (reptation), ma non si è andato al di là. Epperò vi hanno due maniere distinte di comprendere il mo- vimento di questi animali. Da una parte si potrebbe dare che le Amibe girassero sopra loro stesse, senza che vi abbia presso loro nessuna opposizione d'una superficie ventrale o rampante, e d'una superficie dorsale. Tutte le parti del corpo arriverebbero in questo caso successivamente in contatto col suolo. D'altra parte è ammissibile, che vi sia presso questi animali un'opposizione costante tra una faccia ventrale o rampante o strisciante, ed una faccia dorsale tutt'affatto inetta a produrre la locomozione. L'esame di certe specie d'Amibe sembra parlare tutt' affatto in favore della prima ipotesi. Allorché si considera attentamente VAmceha Umax Auerb. (A. guttula Perty), o 1' Amceha quadrili- neata Carter, si crede positivamente di vedere 1' animale girare sopra se stesso. Così si comprende come Perty caratterizzasse la progressione delle Amibe per una specie di strisciamento" o piut- tosto di lento rotameuto (eine Art sehr langsames Kriechen, oder besser Fortwalzen). Tuttavia è già a priori, precisamente presso queste specie, molto diffìcile di comprendere come un rotolamento del corpo so- pra sé stesso possa aver luogo. Queste due specie hanno una forma pressapoco simile. Esse sono allargate all'avanti, e si ter- minano in punta all'indietro. È la parte larga che progredisce in un modo attivo, e sembra rotolare sempre sopra sé stessa; la parte posteriore pare essere trascinata in un modo puramente passivo. Di più VAmceba quadrilincata presenta sulla sua super- ficie superiore delle coste elevate longitudinali, che furono figu- rate da Carter * e da Focke. ^ Queste coste vanno perdendosi in- 1 Loo. oit. 2 Loo. cit. STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 447 sensibilmente nella parte anteriore, ove il loro livello viene a confondersi con quello della superficie generale. La superficie superiore dell' animale rassomiglia perfettamente ad una mano umana, di cui i diti sono allontanati gli uni dagli altri, e vanno attenuandosi all'estremità. Se l'Amiba rotolasse realmente sopra sé stessa, bisogna ammettere che le coste elevate spariscano con- tinuamente al bordo anteriore, e si formino di nuovo egualmente senza posa nella parte posteriore. Nessun punto dato della super- ficie del corpo non fa allora parte in modo costante d'una costa 0 d'un intervallo intercostale ; ma l'immagine che presenta la fac- cia superiore dell'animale, resta non meno perpetuamente la stessa Su questa ipotesi la costanza di forma della superficie superiore dell'Amiba, potrebbe essere paragonata alla costanza della curva d'una cascata. Infatti la cascata presenta sempre lo stesso aspetto, benché gli elementi che la compongono spariscano costantemente per far posto ad altri. Il testimonio dei sensi sembra parlare tut- t'affatto in favore di questo modo di vedere, e benché un simil fenomeno sembri strano, non presenta nulla d' impossibile in sé stesso. Tuttavia vi é un' altra circostanza che ci difende d'accor- dare qui piena ed intera confidenza al testimonio dei sensi. È la persistenza della vescicola contrattile allo stesso posto. Questa vescicola è situata un po' all'avanti dell'estremità posteriore. Du- rante la progressione dell'Amiba, essa subisce dei leggeri sposta- menti all'avanti, all'indietro, a dritta od a sinistra: ma questi spostamenti non sono mai considerevoli, e si può dire arditamente che la posizione della vescicola contrattile resta costantemente all'indietro. Ora non è possibile di concepire che il corpo del- l'Amiba rotoli sopra sé stesso, e che nemmeno la vescicola con- trattile, situata nello spessore del parenchima, non prenda parte a questa rotazione. Non si potrebbe spiegare il fenomeno, se non ammettendo che la vescicola contrattile non sia che lo spaccato del piano focale d'un vaso circolare longitudinale che farebbe tutto il giro dell' animale. Noi ci siamo assicurati che non vi è nulla di ciò, e che non esiste nessun vaso simile. Teoricamente non è dunque possibile d'ammettere che VAmceha 448 L. MAGGI, quadrilineata rotoli sopra se stessa; e si viene a domandare se questo rotolamento apparente non fosse una pura illusione ottica. È ben questa la nostra opinione. I granuli contenuti nella cavità del corpo sono sottomessi ad un movimento reale, e noi traspor- tiamo involontariamente questo movimento a tutta la massa del corpo. Si può assicurarsi che è così, fissando non un granulo della cavità digestiva, ma un granulo del parenchima. Egli è vero che non è sempre facile di riuscirvi, perchè spessissimo volte il pa- renchima, veduto anche a forti ingrandimenti, si mostra d' una omogeneità desolante. E tuttavia si trovano qua e là degli indi- vidui più proprj degli altri a questo genere di osservazione, e si può assicurarsi presso loro che la faccia dorsale è permanente e che l'animale non si rotola punto sopra sé stesso. Anche Lieber- kùhn è arrivato alle medesime conclusioni, e si è convinto che VAmoeha quadrilineata striscia sulla sua faccia ventrale. L'Amcsba Umax Auerb. (A. giithda Perty) può servire di sog- getto a siffatte ricerche. In fatti la sua vescicola contrattile oc- cupa un posto costante non lungi dall' estremità posteriore, e presso essa anche il rotolamento del corpo, non è che apparente. Altre specie offrono delle particolarità anatomiche che permet- tono egualmente di assicurarsi che le Amibide non rotolano so- pra sé stesse. Tale é p. es. un' Anicsba, la di cui estremità po- steriore é arriciata di piccole spine, e che è stata figurata da Lieberkiihn (è la mia Amiba innominata o Amceba Lieherlciihtiia). Tale é ancora una grossa specie vicina a quest'ultima, ma che in luogo delle piccole spine, porta un'agglomerazione d'appendici rigonfiate a clava. Egli é dunque accertato per noi che le Amibide, si muovono mediante una propria superficie di strisciamento, che è sempre la medesima, e la quale anche è la sola incaricata di emet- tere e di ritirare le espansioni destinate a produrre il movi- mento. È un fatto che era già fuori di dubbio per le Arcelle e le Difflugie, ma che è vero altresì per le Amibé propriamente dette. „ A queste osservazioni e considerazioni, io voglio aggiungere le mie. h'Amceha LieherJcicJmia non rotola sopra se stessa, perchè STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 449 le spine della sua parte caudale rimangono sempre visibili ed in una posizione costante, qualunque sia il movimento ch'essa faccia col suo corpo; ciò che non accadrebbe se essa rotolasse. È adun- que per una superficie di strisciamento che anche VAmcéba Lie- herJcùJinia si muove. Tuttavia è duopo osservare che, in questa Amiba, tale superficie non è, come in altre specie, opposta ad una detta dorsale; ma sibbene a quella che porta le spine, che, come ho detto più sopra, talora si presenta dall'indietro all'avanti, talora dall'alto al basso. E quindi, la superficie di strisciamento viene ad essere nel primo caso, anteriore ; nel secondo, inferiore. Io anzi sono convìnto per le osservazioni da me fatte, che la po- sizione naturale del suo corpo, sia quella dal basso all'alto, pre- sentando la parte delle spine in alto, e la superficie di striscia- mento in basso; mentre 1' altra posizione, che si direbbe oriz- zontale, colla parte delle spine posteriormente, e quella della superficie di strisciamento anteriormente, non è che accidentale. Ciò che non può essere assolutamente ammesso, si' è la sua su- perficie dorsale, poiché anche quando l'animale è orizzontale, la sua vescicola contrattile sì mostra, in un movimento, a destra; in un altro, a sinistra, e sempre il pseudopodo è aira,vanti. Il modo di comportarsi dei pseudopodì delV Amceha LieherkùJi- nia, come si può anche supporre di quelli delle altre Amibe, fanno pensare ad una sensibilità, specialmente quando essi sì di- spongono a lobi dintorno a qualche corpo. È un fatto, che se il corpo toccato è p. es. un loro alimento, lo involgono ; in caso con- trario lo lasciano in libertà. Nei fenomeni di nutrizione, oltre la presa del cibo, ho potuto vedere che, delle sostanze introdotte, essa prende la parte pro- toplasmatica, lasciando il resto come in uno stato di avvizzi- mento, che poi viene espulso. Le sue materie alimentari, non sono solamente delle particelle vegetali, ma anche degli altri organismi, come Diatomee, tra le quali , delle Navicule. Sul modo con cui le Amibe prendono il cibo, Leicly *■ riferisce la se- • Leidy: Oh the mode in which Amceba swallows its Food. (Procod. of the Acad- of. Nat. Sci. of Philadelphia, 1874. Parte II, pag. 143). Voi. XIX. ■ 29 450 L. MAGGI, guente osservazione : " Un' Amiba {Amceha princeps) aveva preso con due pseudopodi \m^ TJrocentrum\ i pseudopodi alle loro estre- mità si erano fusi; un momento dopo, una membrana sottile e delicata procedeva dal corpo dell' Amiba, al di sopra ed al di sotto, e gradatamente si estendeva, esternamente, in modo da convertire il circolo dei pseudopodi in un completo sacco, rac- chiudente r Urocentrum „ . Ma questa membrana, io non l' ho scorta neW Amceha LieherJciihnia, durante il primo atto della nu- trizione. In seguito alla presa dell'alimento, compajono i vacuoli del chimo ed i globuli del chilo. I primi, non vogliono essere confusi colla vera vescicola contrattile, e già qui sopra ne diedi i caratteri differenziali. I globuli del chilo, sono estremamente tenui ed irre- golari, e solo per la loro densità si distinguono dal protoplasma granuloso che costituisce il parenchima del corpo. Sono quei glo- buli, che già Dujardin, in altre Amibe, era portato a ritenerli come un prodotto di secrezione, e che secondo lui sembrano scorrere colla massa glutinosa nelle espansioni che invia 1' ani- male. Essi sono di fatto in movimento, ma non penetrano nei pseudopodi. Vi si formano inoltre, i granuli di riduzione, i quali sono ovoidi omogenei, consistenti e molto rifrangenti la luce; essi scorrono e refluiscono da un lato all' altro a misura che si formano le espansioni sarcodiche, ossia i pseudopodi, finche ad uno ad uno vengono ad essere espulsi, accennandosi con ciò ad una defeca- zione. La funzione della vescicola contrattile, è dapprima quella della circolazione. Le sue contrazioni si succedono piuttosto a lunghi intervalli, per modo che dopo la sistole, sparendo completamente, sembra mancante ; mentre in seguito alla diastole, si potrebbe ri- manere incerti sulla sua natura. Dopo la contrazione la vesci- cola incomincia a manifestarsi con un piccolo diametro, poscia si ingrandisce regolarmente, mostrandosi in ultimo con una forma nettamente sferica. La sistole pure non è repentina, ma più pre- sta della diastole, e gradatamente si vede l'impicciolimento della vescicola fino alla sua scomparsa. ! Mai^^^i. Ami he Att! Soc.IlScnat Vol.XIX, tav' 9' eoi , ,ffÌfÌ^^-^-i : : ■meo A ed VOjC/ i [ .C-*> ^ e ,fe«^-Si«at^- ':4-f^ ew ;; , Q , :^'^.:ww¥ io mfià ,/'•.. Ma^^i Prof. L.dis. Lil Ronchi STUDI ANATOMO-FISIOLOGICI INTORNO ALLE AMIBE ECC. 451 Senza negare all' Amceba LieherJcuhnia la cosi detta respira- zione cutanea, si può ritenere anche per essa, che la sua vesci- cola contrattile possa fungere una prima respirazione localizzata. Per il fatto poi che la vescicola contrattile si apre talora al- l'esterno, emettendo del liquido contenuto, inserviente all'econo- mia dell'animale, per cui la si disse anche organo di drenaggio, è permesso d'ammettere che essa rappresenta anche un primo passo alla funzione dell'escrezione. Riguardo alla funzione della riproduzione e quindi del nucleo dell' Amceba LieherJcùlmia, mi abbisognano ancora delle osser- vazioni. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Fig. 1-3, Amaeba verrucosa Ehr. (Ingrand. 700). » 4, Amseba disegnata da Lieberkuhn nella Tavola XI, fig. 10, della sua Me- moria: Evohition des Gregarines (Loc. cit. 1855). » 5, Amasba gracilis Greeff. > 6-10, Amceba Lieberkiihnia, n, sp. SPIEGAZIONE DELLE LETTERE. a, apertura di ingestione e di egestione. g, cavità gastrica» vac, vacuoli del chimo. ve, vescicola contrattile. n, nucleo. ed, ectoplasma o exoplasma. mes, mesoplasma. end, endoplasma. sp, spine. p, pseudopodi. d, disco suocliiante terminale. DEGLI ORGANI RIPRODUTTORI D'UNA VACCA-TOJRO 0 FREE-MABTIN DEGLI INGLESI DESOBIZIOME E CONBIDEBÀZIONI del Dottore Corrado Parona A8SISTBNTS d'ANATOMIA OOMPABATA. Il vivissimo desiderio di vieppiù far conoscere il vasto sapere e la. grandissima attività di quel valente naturalista che fu il professore Giuseppe Balsamo-Crivelli, suggerì al prof. Leopoldo Maggi, di lui successore nella direzione del Museo e nell' Inse- gnamento della Anatomia Comparata, già suo assistente e degno compagno di lavoro, di dare a me l'incarico dell'illustrazione di alcuni preparati, che nel detto Museo, già da tempo, aveva de- posto il suaccennato defunto Direttore e compianto scienziato. E sembrando in tale rassegna che uno di questi preparati me- ritasse speciale attenzione, per la rarità dell'alterazione ed anche perchè nel catalogo apposito è corredato da alcuni appunti sto- rici, scritti per mano dello stesso profess. Balsamo, il suUodato prof. Maggi, mi invitò a fare, colla scorta di quelle notizie, più dettagliate ricerche e qualora lo credessi del caso, a prenderlo ad argomento di particolare studio ed illustrazione. Tale incarico l'accettai con lieto animo per poter altresì in qualche modo esternare la mia gratitudine ed affetto all' illustre naturalista perduto, che con affettuosissime cure mi iniziò negli studj delle scienze naturali e per corrispondere ad un altro giu- sto desiderio del prof. L. Maggi, che, quale Direttore del Labo- ratorio d' Anatomia Comparata, vuol vedere il lavoro ed il pro- fitto di coloro che lo frequentano, non discostandosi per tal modo dai dettami e dallo scopo del nostro grande maestro. DEGLI ORGANI RIPRODUTTORI d'UNA VACCA-TORO ECC. 453 Alcuni anni or sono vennero portati al prof. Balsamo-Crivelli gli organi riproduttori d'un vitello, da un cuoco, il quale, sor- preso di trovarvi alcun che di anormale li volle conservare per ofifrirli all'osservazione di qualche studioso. ^ Il Balsamo esaminando tali organi, sùbito s'accorse trattarsi d'un caso d'ermafroditismo incompleto e, fatte alcune annota- zioni, donò tal pezzo, come aveva fatto di altri al Museo di cui era direttore. Da tali annotazioni ricavo : Già lo Scarpa nelle Memorie della Società Italiana di Mate- matica e Fisica * aveva pubblicata una Memoria intitolata " Os- serva2Ìoni anatomiche sopra un vitello-vacca detto dagli Inglesi Free-Martin „ nella quale descrive un caso non molto discordante da quello in discorso, che però presentava alcune particolarità degne di nota, come si vedrà fra breve. Lo Scarpa prima di descrivere l'individuo che gli fu presen- tato, riferisce i due casi riportati da Hunter nella sua Memoria Account of the Free Martin ^ e dimostra le analogie e le di- scordanze fra il suo preparato e quelli del Hunter; nei quali ul- timi si vedeva la vagina all'esterno, ma gli organi interni erano un composto di ambedue i sessi più o meno completi, mentre nel suo le parti maschili interne erano complete e solo si osser- vavano le parti esterne riferibili ad organi femminili. Scarpa ebbe altresì la fortuna di poter esaminare 1' animale intero e quindi di indicare le relazioni delle parti, ciò che non fu possibile, nel caso nostro. Inoltre l' anatomico Ticinese, in- nanzi d' esporre i fatti osservati dall' Hunter, premette una no- tizia che dir si può completamente tolta dal lavoro dell'Hunter stesso ; notizia che lo spinse a verificare l'osservazione dell' anato- mico inglese; che se è, come pare, ben conosciuta dagli alle- vatori inglesi, ben poco la è dai nostri e ben meriterebbe d'essere verificata anche in oggi. * Tomo I, Parte 2, pag. 846. * Philosophical' Transact. An. 1779. T. 69. P. 1 pag. 286; ed anche: Observation on certains pari of the animai oieonomy. London 1792. 454 e. PARONA, L'autore inglese nel suo scritto, e lo ripete lo Scarpa, riferisce essere un fatto noto alla generalità degli agricoltori che ogni qual volta una vacca depone due gemelli e che uno di questi sia decisamente maschio, l'altro sembri femmina, questo secondo in- vece non è precisamente né l'uno né l'altro, ma si trova fornito degli organi di ambedue i sessi più o meno perfetti. Il primo divien toro nolla via ordinaria, il secondo arrivato alla matu- rità, non mostra la più piccola inclinazione pel toro ; né il toro per lui. Non così succede se i gemelli sono ambedue o femmine 0 maschi. Infine un disegno accurato che trovasi unito alla Memoria dello Scarpa, fa conoscere le particolarità di tali organi sessuali; ed assomiglia di molto a quello che si unisce alla presente nota. Venendo ora all' esame del pezzo esistente nel nostro Gabinetto sotto il N." 103 del Catalogo speciale delle Mostruosità^ dalle mie osservazioni risulta che all'esterno vedesi la vulva (Vedi la tav. X, A) fornita d'un ciuffo di peli abbondanti, come in quello studiato da Scarpa. Nella parte superiore della vulva appare un corpicciuolo (B), tondeggiante, un poco ricurvo in alto, quasi ravvolto su sé stesso e sporgente dalla commessura superiore circa 1 Vi centim. Al di sopra scorgesi l'apertura àoiVuretra (C), per la quale fatto entrare uno specillo, percorse liberamente un buon tratto. L'apertura uretrale dista dall'anale otto centimetri e nul- Paltro si rimarca di notevole all'esterno. Internamente evvi un corpo (E) piuttosto grosso che è real- mente la prostata attraversata dall'uretra. Essa misura una lar- ghezza di 4 centim., è lungo 6 */« cent, ed ha una forma che si avvicina alla conica colla base in basso. Spaccata la prostata lungo la parte mediana vi si nota un canale in perfetta comu- nicazione colla vescica orinarla in alto e 1' apertura uretrale in basso e nella porzioue centrale e supcriore di esso canale scor- gesi un rialzo presentante quattro aperture elittichc di cui le due superiori molto più allungate. Esse non sono altro che gli sbocchi dei canali delle ghiandole seminali e dei condotti defe- renti. DEGLI ORGANI RIPRODUTTORI d'uNA TACCA-TORO ECC. 455 Sul lato destro della prostata sorge un altro corpicciuolo (D) carnoso, tondeggiante della grossezza d'un nocciuolo; della quale appendice il Balsamo dice, nella sua nota, che non gli era pos- sibile per allora conoscerne la significazione. Spaccatolo nella parte posteriore mi risultò cavo per un canale nel quale uno spe- cillo si dirigeva obliquamente verso il canale dell'uretra. In rap- porto certamente diretto con questo corpicciuolo (D) quantun- que nascosto da cellulare, di cui difficilmente si può liberarlo, trovasi un altro corpo, di forma flessuosa, cilindrico, che de- scrive ben cinque curve, per finire in corrispondenza dell'uretra. al di sopra d'un altro corpo, di cui vedremo fra breve. Tale or- gano è tenuto in posto da due legamenti speciali, uno per lato. Fattovi un taglio longitudinale si trovò pervio da un- canale, il quale seguendo le curve riesci all'apertura esterna dell'uretra. Il corpo discendendo dal corpicciuolo (D) si porta prima in basso, poi volge a destra e con due curve a sinistra e tre a destra va a riferire, come già si disse, allo sbocco uretrale. L'altro corpo, di cui si è già fatto cenno, si presenta come una piccola borsa schiacciata fra il tessuto cellulare e le curve del corpo flessuoso sopradescritto. Esso trovasi in piena comuni- cazione col canal vaginale e nell'interno si appalesa una super- ficie rugosa, colla cavità interna foggiata a due fondi, si, da ri- chiamare l'utero bicorne dei ruminanti. Di questi ultimi due corpicciuoli però ne riparleremo più in- nanzi, stante la loro importanza, per non interrompere ora la rimanente descrizione del pezzo. All' estremità superiore della prostata trovansi le vescichette seminali (F,F) le quali per nulla differiscono da quelle disegnate dallo Scarpa. Esse sono lobulate, una alquanto ricurva, 1' altra diritta, e misurano un poco più di 7 centim. di lunghezza. Fra l'attacco delle vescichette seminali trovasi pure la inserzione dei due canali deferenti (G), i quali sono molto lunghi e pervii in tutto il loro decorso per modo che una setola od un specillo vi scorrono facilmente, sboccando nell'uretra per le due fessure su- periori già notate. 456 e. PARONA, All'estremo di questi condotti trovansi i due testicoli (H) di forma ovoidale, compressi alquanto da ambedue i lati; le due superficie sono liscie ed arrotondate, vi si scorge altresì il rilievo dell' epididimo contro il bordo superiore, e tali quindi da ritenerli come due testicoli affatto normali. Le loro dimensioni sono le seguenti : spessore 2 *-/t cent. ; altezza 3 */t cent. ; diametro tra- sversale 5 cent. Alla parte posteriore delle vescichette seminali e della inser- zione dei condotti deferenti, dalla prostata si continua la vescica urinaria (K) con un collo abbastanza allungato e che del resto nulla presenta d'anormale ed interessante. Dalla surriferita descrizione chiaramente si rileva che il pre- parato, deposto dal professore Balsamo-Crivelli nel Museo d'Ana- tomia comparata, è realmente riferibile al Freemartin degli In- glesi, 0 Vacca Monna, Toro-Vacca, Toriera degli Italiani, o Taura dei Latini. Confrontando questo preparato e quello dello Scarpa, con quelli dell'Hunter, si vede che tanto nei primi che nei secondi vi ha un misto di organi maschili e femminili, colla differenza che negli animali presi in esame dall'anatomico inglese gli or- gani genitali interni erano un composto di ambedue i sessi, più 0 meno perfezionati, negli altri e nel nostro, gli interni sono al tutto maschili e solo femminili gli esterni; se non del tutto al- meno in parte, per la presenza d' una vagina e del corpo ca- vernoso paragonabile alla clitoride. Dopo la conoscenza del preparato ci è ora facile il poter classificare tale alterazione nelle forme molteplici di Ermafrodi- tismi e trovare il posto nella classificazione degli Ermafroditismi dataci da Is. Geojfroy Saint-Hilairc nel suo Trattato delle Ano- malie ^ che qui credo opportuno trascrivere a maggior chiarezza. Classe 1." Ermafroditismo senza eccesso nel numero delle parti. Ord. 1° Apparecchio sessuale essenzialmente maschile. Ermafroditismo maschile. „ 3.° Apparecchio sessuale essenzialmente femminile. Ermafroditismo femminile. ' Hist. génér- et particul. des anomaliea chez l'hommeet les animaux. Paris, 1836. Voi. 2.p. 36. DEGLI ORGANI RIPRODUTTORI d'uNA VACCA-TORO ECC. 457 „ 5." Apparecchio sessuale che presenta delle condizioni intermedie tra quelle del maschio e quelle della femmina, non essendo realmente di alcun sesso. Ermafroditismo neutro. „ 4° Apparecchio sessuale in parte maschile ed in parte femminile. Ermafroditismo misto. Varietà a. Organi maschili e femminili sovrap- posti. Ermafrod. misto sovrapposto, h. Organi da un lato d'un sesso, dal- l'altro gli uni maschili, gli altri femminili. Ermafrod. misto semilaterale, e. Organi a destra d' un sesso a sini- stra dell'altro. Ermafroditismo laterale, d. Organi profondi del lato destro ed i mediani del lato sinistro di un sesso, gli altri dell'altro sesso. Ermafroditismo incrociato. Classe 2.* Ermafroditismo con eccesso nel numero delle parti. Ord. 1.° Apparecchio sessuale maschile con alcune parti femminili sopranumerarie. Ermafr. maschile complesso. „ 3.° Apparecchio sessuale femminile con alcune parti maschili sopranumerarie. Ermafrod. femm. complesso. „ 3.° Un apparecchio sessuale maschile ed uno femminile. Ermafroditismo bisessuale. Varietà a. ' Uno degli apparecchi o tutti e due incompleti. Ermafr. hisess. incompleto. h. I due apparecchi completi. Ermafroditismo completo. imo che non si è mai realizzato). 458 e. PARONA, Il preparato del nostro Museo spetta adunque, secondo la sue- sposta classificazione, alla Classe 2" ; cioè a quella con eccesso di parti e più precisamente alla prima varietà del 3° ordine Erma- froditismo bisessuale incompleto. I fatti del resto d'Ermafroditismo, massime nei Ruminanti, non sono stati rari ed erano ben conosciuti anche dagli antichi. Ed infatti è certo che ne avessero cognizione, avendo essi denomi- nati, come già si disse, col nome di Taura, quei bovini che pre- sentavano dubbi sul loro sesso e di tali esempi troviamo darne Columella, ^ Varrone, ^ Aristotile * ed altri. Inoltre i casi d'Ermafroditismo bisessuale sono abbastanza fre- quenti, ma però ognuno presenta qualche cosa di loro proprio, predominandovi ora alcune parti, ora altre. Anche Mascagni * descrisse un caso di toro o vacca ermafrodita, nel quale a diffe- renza dei casi di Hunter, era il sesso mascolino che vi predomi- nava per modo che, come egli narra, si potè impiegare l'ani- male come toro. Tali animali hanno altresì caratteri loro speciali da poterli distinguere anche esternamente. E ad esempio eccone quali sono i segni principali — Testa grossolana, occhio piccolo, corna più robuste, » vulva ristretta con un ciuffo di peli sporgenti da essa ; ghiandole mammarie rudimentali, capezzoli allontanati e piccoli e distinguonsi infine perchè orinando, lanciano il liquido oriz- zontalmente. ' De Re rustica Lib. VI, Gap. XXII. * De Re rustica Lib. II. Gap. V. * De General. Animai. Lib. IV. Gap. 4. * Istoria d'un ermafrodito nella specie bovina. — Atti doU'Accad. dello scienze di Siena, t. 8. p. 201, anno 1800. ' Ghe vi sia uno stretto rapporto fra Io sviluppo dolio corna o gli organi genitali è una cognizione abbastanza volgare e tutti i trattatisti no parlano. < Los cornos des vaches stérilos, connues sous le nom d'hermaphrodites, sont longuos, écartées; les cer- cles s'y trouvent faibloment dossiués. Getto monstruosité dopendant d' un développe- ment incomplet dos organes sexuels, sont uno preuve de plus des rapports antagoni- stos existant entro lo cornes ot les parties génitalos. Choz les hormaphroditos, oiì le «ystemo génératour est inaotìf, la corno pousso régulioromont commo chez lo bopuf, elle n'éprouve pas des arrota póriodiques. » (Nouv. Diction. prat. de tnédec, chirurg. et hyg. Vétérinaires jiar Bouloy et Reyual). Paris 1868. T. 4. p. 402. DEGLI ORGANI RIPRODUTTORI d' UNA VACCA-TORO ECC. 459 Ma ritornando al caso nostro, degni di speciale rimarco sono certamente i due corpi accennati, cioè quello in corrispondenza all'altro piccolo corpo D e la borsa posta al di sotto di questo, perchè essi sono i rappresentanti, a mio modo di vedere, di due organi importantissimi. Infatti il corpo flessuoso, se ben si bada al suo posto, alla sua forma, alla sua struttura, al tro- varsi il canale interno sboccare al meato urinario esterno, di leg- gieri si accorge rappresentarci un vero jjewe, il quale non potè, per condizioni speciali di sviluppo svolgersi in modo normale, cioè farsi in parte all'esterno e rivestirsi del proprio fodero, come avviene nel caso normale. La verga infatti nei bovini è lunga, sottile; essa descrive delle curve sovrapposte e su una di queste vanno a terminare i legamenti sospensori. ^ Al contrario il secondo corpo, cioè quella borsa schiacciata fra le curvature del pene e la parete cutanea, mi sembra un vesti- gio di titcro, se si considera la sua posizione, la sua comunica- zione ampia e diretta colla vagina e dalla sua conformazione che nella porzione superiore ci richiama, come accennai, l' utero bi- corne dei ruminanti. Questi fatti rendono, come ben si vede, molto più importante il presente caso, di quelli riportati dagli autori citati e presenta direi quasi un grado maggiore di perfezione nell'ermafroditismo, essendovi i rappresentanti di pressoché tutti gli organi riprodut- tori, sia maschili che femminili. Ma se ben si considera il complesso di questi organi e se si confrontano coi relativi organi normali, si scorge che questo caso si allontana da quelli che riferisconsi ai fatti di ermafrodi- tismo. Riflettendo difatti si vede che essi appartenevano ad un individuo veramente maschio, al quale, come dissi, per circo- stanze speciali di sviluppo non si poterono svolgere in modo normale le parti genitali esterne, che al contrario assunsero una apparenza di organi femminili. E per vero la clitoride nei Bovini trovasi costantemente nella parte inferiore ed il meato • Chauveau a., Tratte d'Anat. Campar, d. animaux domest. — Paris 1857, pa- gina 789. 460 e. PARONA, urinario sbocca al punto di mezzo della vagina, mentre ciò non avviene nel nostro caso, ove all'incontro la pretesa clitoride sarebbe posta nella commisura superiore, ove pure vi è lo sbocco esterno dell'uretra. La vulva poi non sarebbe che il fodero del pene, il quale fodero al pari dell'estremità del pene non si svolse regolarmente, avvolgendo il pene quando doveva farsi all'esterno. Sviluppandosi quindi questa vulva si sviluppò eziandio un ru- dimento di utero. Perciò questo caso, a mio modo di vedere, non sarebbe da ri- tenersi nò come un caso d' ermafroditismo perfetto, perchè man- cano le ovaje, né un ermafroditismo incompleto, perchè, quan- tunque fosse un individuo per verità maschio, pur tuttavia, giunto ad età adulta si sarebbe sicuramente comportato in modo affatto diverso degli altri maschi. Certo che i testicoli avrebbero potuto elaborare lo sperma, questo discendere nelle vescichette e da qui farsi anche all'esterno, ma è fuori di dubbio che con tali organi non avrebbe potuto fecondare alcuna femmina. Infatti anche pen- sando al caso non ammissibile che i due individui si ponessero colle due vulve per modo da farle fra loro combaceiare, lo sperma non avrebbe potuto passare negli organi femminili per la posi- zione inclinata in basso e per la mancanza del getto necessario per portarlo nelle parti alte ed interne. Non è del resto improbabile che lo Scarpa stesso, partigiano, come gli altri autori, dell'ermafroditismo, anche negli animali su- periori, avesse avuto per mano un caso identico, ma che occu- pato e convinto trattarsi d'un semplice caso di ermafroditismo, abbia tenuto poco conto di fare ulteriori ricerche, e quindi gli sfuggissero queste considerazioni che ritengo fondate sul vero ed importantissime. Né qui voglio dar fine a questa relazione senza ancora far voti affinchè si assecondi il desiderio accennato dal prof. Bal- samo-Crivelli, che cioè gli allevatori del bestiame, massime bo- vino, prendino cura di esaminare se realmente nei parti gemelli succede quanto asserì l' Hunter ; cioè che uno degli individui sia sempre sterile; né senza raccomandare un'altra osservazione; Parona. Ermafr "bisess.incoinpl. Atti Soc.It Se nat Vol.XIX. tavMH^ 2/^ Jfal. Parona C. dis . Lit, Ronclii DEGLI ORGANI RIPRODUTTORI D'UNA VACCA-TORO ECC. 461 cioè se, come accenna il Cavagna * molte vacche che entrano in calore senza mai concepire, dipenda in esse veramente da un grado d'ermafroditismo più o meno avvanzato. Dal Laboratorio di Anatomia comparata della B, Università'di Pavia, Giugno 1876. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA A. Vulva. B. Corpo cavernoso comparabile alla clitoride. C. Sbocco dell'uretra. D. Corpo interno (pene). E. Prostata. F. Vescichette seminali. G. Condotti deferenti. H. Testicoli. K. Vescica orinarla. 1 Cavagna G. — Zootecnia, Organizzazioni ed attitudini degli animali domestici. Milano 1871, a pag. 164. Ben giustamente dice: Molte vacche entrano in calore senza mai concepire. Se questa vacche, condotte al macello, venissero sezionate dal- l'uomo dell'arte, sarebbe possibile stabilire i rapporti fra tale uno stato e l'organica disposizione dell'npparato genitale. Potrebbe darsi un primo grado d'ermafroditismo e lo scienziato e zootecnico hanno pari interesse a constatarlo. ALCUNE PARTICOLARITÀ DI DUE INDIVIDUI DELL' AiV^AS* BOSCHAS. Nota del Dottor Parona Corrado. La ragione che m'induce a pubblicare questo breve cenno è la stessa per la quale già feci pubblico un altro mio lavoro ; ^ cioè quello di accondiscendere ad un lodevole intendimento del prof. Leopoldo Maggi, Direttore del Museo e Laboratorio di Anatomia Comparata, di far conoscere sempre più il sapere e l'attività del compianto scienziato professore Giuseppe Balsamo- Crivelli. Come pel preparato del lavoro accennato, anche di que- sto trovansi scritte dal defunto professore alcuni dati storici il- lustrativi, dei quali mi valgo, avendoli gentilmente messi a mia disposizione il sullodato sig. Direttore. Questo scritto era destinato a comparire nel Volume " Studj fatti nel Lahoratorio di Storia Naturale della B. Università di Pavia, diretto dal prof. L. Maggi. 1874-75,,; ma circostanze spe- ciali lo impedirono, e però lo pubblico invece negli Aiti della nostra Società. In generale si ritiene che negli uccelli, quando la femmina si presenta coll'abito maschile, ciò non si fa se non in età avanzata. Ora si ebbe occasione già fin nell'aprile 1864 di esaminare un individuo ancora giovane e femmina di Aìias hoschas che pre- sentava il caso di abito in parte maschile. Quest'individuo venne portato e dato in dono al fu Cav. Giuseppe Brambilla, dotto Ornitologo Pavese, e l'esemplare ora trovasi presso il Museo Ci- • Degli organi riproduttori d' una Vacca-Toro eoe. — Atti d. Soo. italiana di So. natur. Voi. XIX fas . 4.o ALCUNE particolarità' DI DUE INDIVIDUI DELL'ANAS ECC. 463 vico di Pavia, al quale il detto signor Brambilla legò la sua bellissima raccolta di uccelli dell'agro pavese. Chi l'aveva portata assicurava essere un' anitra selvatica ad- domesticata. Era nata nel luglio 1863, nei dintorni di Pavia e nell'aprile del susseguente anno, nove mesi dopo la nascita pre- sentava l'abito del maschio. Essa non dava alcun grido e se ne stava continuamente separata dalle altre. In seguito gli si svi- luppò una piuma che presentava del maschio e della femmina e sorse quindi il sospetto trattarsi d' un individuo ermafrodito. Il citato sig. Brambilla, desideroso di ciò verificare, presentò il vo- latile al Gabinetto Zoologico, con preghiera che ne fosse fatta la sezione onde constatarne il sesso, o se vi fossero anomalie spe- ciali. La dissezione venne infatti eseguita dall'egregio sig. prof. Pietro Pavesi di questa Università, che in quel tempo frequen- tava quale studente il Gabinetto, ed eccone quali furono le par- ticolarità anatomiche osservate: Spaccato l'animale si riscontrò che 1' ovario, posto alla parte mediana superiore dei reni, sembrava atrofizzato, era di forma piramidale, schiacciato dall' avanti all' indietro colla base in alto e l'apice all' imbasso, offrente una scissura longitudinale laterale a destra. I diametri erano i seguenti: larghezza della base 14 mm. e quella dell' apice di 3 mm. circa; la lunghezza totale del- l' organo di 18 a 20 millim. Le uova che in numero scarso pre- sentavansi alla superficie erano piccolissime e di color giallo sbia- dito. Al N.° 990 del Catalogo nel Gabinetto' evvi la prepara- zione dell'ovario, ovidotto, cloaca e porzione di retto intestino. Per l'ovario vi corrisponde quanto scrisse il prof. Pavesi ; l'ovi- dotto mostrasi un poco atrofico, formante alcune curvature ed assottigliantesi dalla estremità inferiore alla superiore, ove ter- mina, come di norma, a frangia. Spaccato lateralmente presenta la parete interna pervia in tutta la sua lunghezza ; la mucosa a rughe longitudinali, numerose e paralelle; il suo sbocco, posto alla parte mediana della cloaca è strettissimo per modo che non lascia passare neppure un piccolo specillo. La sua lunghezza to- tale è di circa 5 centim. ed il maggior diametro è di 1 centim. 464 C. PARONA, che è al suo terzo inferiore. La cloaca ed il retto nulla presen- tano di anormale. La laringe inferiore poi non presentavasi né dilatata, né for- mante alla parte sinistra quella protuberanza ossea, propria del maschio. Vediamo ora come offrivasi l'abito esterno di questa anitra per verità femmina. Tutta la piuma era d'un bruno scuro sopra un fondo grigiastro, presentando qua e là delle penne grigie bian- castre, striate assai finamente a zig-zag. Testa e collo superior- mente verdi con riflessi dorati, lateralmente bruno sopra un fondo grigiastro, misto di verde. Specchio delle ali poco lucente di color violetto tendente al nerastro, marginato al di sopra ed al di sotto da una fascia bianca. La piuma della base della coda d'una tinta verde carico con una penna di mezzo ricurva a se- micircolo. Il becco coi due terzi posteriori neri, ed il terzo an- teriore rosso aranciato, coll'unghia nera. I piedi aranciati. L'iride bruna. Alla base del becco, inferiormente la piuma offriva due piccole macchie laterali ed una mediana bianche. Per tutti i sopracitati caratteri questo individuo differisce dal- VAnas bosclias maschio: 1 ° Per la mancanza del collare bianco alla base del collo. 2.° Per il piumaggio del petto che nel maschio é di color marrone carico. 3.° Per avere una sola penna delle quattro, che nel ma- schio mostransi arricciate. 4,° Tel colorito generale delle piume. Ma al contrario differisce dalla femmina: !.• Per il verde a riflessi dorati che presenta alla parte su- periore e leggermente alla parte laterale della testa e del collo. 2." Per la mancanza della fascia biancastra, macchiata di bruno che passa al di sopra degli occhi e della nerastra che li attraversa. 3.° Per la piuma della base della coda, che nelle femmine è eguale a quella del rimanente del corpo, mentre in quest'in- dividuo è verde carico. ALCUNE particolarità' DI DUE INDIVIDUI DELL'ANAS ECC. 465 4." Per avere una delle penne della coda ricurva a semi- cerchio. Presso gli ornitologi non trovasi indicato che 1' Anas hoschas giovane assomigli alla femmina, mentre invece lo è per altre specie di anitre, come per la Fetrocyanea cincia, per le Fuli- gula fusca, F. nigra, F. leucocephàla, F. nerita F. clangiiìa e qualche altra. Perciò mi sembrò, come parve anche al Balsamo, quest'individuo una forma molto singolare nella specie dell' ani- tra domestica e quindi degna d'un rimarco speciale. L'altro individuo, di cui desidero far parola, fu portato in dono al Gabinetto di Storia Naturale, dal nobile sig. Giuseppe Ca- rena, che lo uccise nel febbrajo 1873 nelle paludi del Po presso Zinasco (Provincia Pavese) e che si deve ritenere quale una va- rietà molto interessante di Anas hoschas. La lunghezza totale dell'animale è di 52 centimetri. Il becco lungo 5 centim. e mezzo, ed alto alla base, nel resto rosso scuro coll'unghia nera. Al vertice della testa scorgesi una gran mac- chia formata da penne sottili nere nel mezzo e rq|irginate di fulvo; da questa macchia si estende lungo la parte posteriore del collo sino alla sua base una striscia formata da piume eguali a quelle del capo. Alla base del becco una macchia bruna che con- tinua con quella della testa : ed ai lati della base del becco par- tono due bende fulve ristrette che si allargano al di sopra del- l'occhio sino all' occipite. Le redini con piccole piume simili a quelle della testa, e al di sotto di esse, poco lungi dall'occhio, una piccola fascia di piume simili pure a quelle della testa. Il dorso porta delle penne lunghe, nere, e marginate di ful- vo e le più posteriori talvolta con macchie fulve nel mezzo. Le copritrici fuliginose col margine più chiaro. Lo specchio è costituito da penne fuliginose alla base, bianche nel mezzo e marginate di nero ; seguono poi delle penne all' esterno bleu e fuhginose terminate di bianco verso il lato interno, per cui lo specchio mostra dapprima una grande fascia nera indi bleu vio- lacea per finire in una bruna e nera. Penne delle sottoali con piccole remiganti bianche, dappoi delle biancastre con fascia tra- Vol. XIX. 30 466 e. PARONA, sversa più oscura. Grandi remiganti in numero di dieci di color ferruginoso collo stelo bianco. Penne superiori del groppone come quelle del dorso. Coda con sette penne bianche per lato, termi- nate egualmente in punta, come in tal modo terminano quelle di mezzo, ma che sono di color nero marginate di fulvo. Zampe di color aranciato vivo. Iride rosso-bruna. Da quanto si è esposto risulta che la predominanza del color fulvo fa sì che debbasi ritenere tale individuo come tendente all'albinisDio; né questo può essere posto in dubbio dal fatto del- l'iride br^ina, perchè ciò non si può ritenere come un vero carat- tere dell'albinismo; avendosi infatti nello stesso Museo una Athene noctua certamente albina pel perfetto color bianco delle sue piu- me e che ha pure l' iride al tutto nera. ' Lo stesso si può dire d'un bellissimo e raro esemplare à^Aìias boschas albina, esistente nel nostro Civico Museo, che anch'esso presenta gli occhi di tinte normali, e della quale già parlò il dottor Angelo Maestri in uno scritto sul giornale La Libertà, N. 15 e 16. Pavia 1876. Nella rat colta ornitologica del Museo Universitario trovasi un altro individuo d'Anas hoscJias, più piccolo del precedente, che devesi ritenere una femmina e che molto assomiglia all' ultima descritta. Essa ha infatti le piume del capo simili a quelle del- l'individuo sopradetto, ma non offre le redini. Le penne del collo e della parte inferiore della testa sono d'una tinta bianco sporca, le piume del petto sono lionate con macchie oscure. All'addome divengono più bianche, con macchie maggiormente scolorite fino all'uropigio. Le piume del dorso sono affatto eguali a quelle della precedente, come pure eguali le remiganti e le penne dello spec- chio, caratteristiche della femmina dell'Anas hoschas. Il becco ò bruno tendente al giallastro, con unghia nera. Fra le diverse varietà dell'^was hoschas annoverate dai vari autori ne va citata una, la quale ha bensì la femmina colle piu- me tutte di una tinta isabellina, ma negli individui sopracitati * Alciitii uccelli albini del Museo Zoologico (Iella R. Università di Pavia. - Nota di Berinzaghi E., o Lanza. E. — Studj fatti noi Laboratorio di St. Nat. d. R. Univ. di Pavia. 1874-75. ALCUNE PARTICOLAEITA' DI DUE INDIVIDUI DELL' ANAS ECC. 467 del nostro Museo hanno le penne del dorso simili a quelle della femmina, come pure eguale è lo specchio, ma per il colore del becco rosso bruno con l' unghia nera, l' iride, la sua statura identica a quella del maschio ed il color fulvo lionato del collo, petto ed addome, bastano a distinguerla dalla varietà già co- nosciuta. CABESTIJEA NUOVO GENERE DI ANDREÀACEE NOTA del conte V. Trevisan de Saint-Leon (Seduta del 30 luglio 1876). Il genere Andrecia^ fondato da Ehrhart (in Hamiov. Magaz., pag. IGOl) nel 1778, cosi denominato in memoria dell' annove- rese G. G. Andrea,^ comprende umili pianticelle, rarissime nelle pianure europee, a preferenza abitatrici delle zone fredde e dello più alte montagne sino oltre i limiti inferiori delle nevi perpetue in tatto l'orbe terrestre, sulle rupi e sui sassi di formazione si- licea, giammai calcarea. " Ascritte, in generale, ai Muschi, da questi però a prima giunta si allontanano per la maniera tutta affatto speciale con cui la loro capsula, giunta a maturità, si schiude per dare uscita alle spore in essa contenute. Infatti, nel massimo numero de' Muschi (Briacee) la porzione superiore della capsula, pervenuta a maturità, sotto forma di un segmento con- vesso sferico 0 conico, appellato opercido, si stacca per vera disarticolazione, e cade; mentre in alcuni altri (Fascacee e Ar- chidiacee) la capsula a maturità si rompe irregolarmente, vale * Mea correttamente Necker (1790) scrisse Andraea, Hedwig (1801) Andreaea, Pa- lisot de Beauvois (180.5) Andraeea, Saint-IIilaira (1805) Andrea, Desvaux (1825) An- draaea. ^ Secondo Bertoloni (Fior. ital. crypt. I, pag. 123. — 1858) in Italia non se ne avrebbero che duo specie, Andrena al2)i>ia (W. et M.) e rupestrìs (Roth.) In fatto però ve no crescono otto, cioè, oltre le duo precedenti, Aitdre/ia aìpestris, sparsifoìia, grimsulana, falcala, crassinervia e Carestiaea nivalis. Possediamo quindi tutto le specie europee, meno Andreiia Dillenii o le quattro esclusivamente scandinave : obo- vaia, Tìiedenii, Ilartmani, Blyttii. V. TRBVISAN, NUOVO GENERE DI ANDREAACEE. 469 a dire, con altri termini, è priva di operculo. Nelle Andreàa in- vece la capsula, verso la maturità, s'apre mediante l'allontana- mento di valve longitudinali, d'ordinario quattro di numero, di rado sei od otto eguali, coerenti tra di loro nella porzione in- feriore ed . alla sommità della capsula. Nelle Andreàa in generale la capsula si scinde in valvule dal- l'ima sua base alla sommità, laddove in Andreàa Wilsoni J. Hook, (m Lond. Journ. of Botan., 1844, pag. 538), resta indivisa nella porzione inferiore, e solamente nella porzione superiore, oltre la metà della sua lunghezza, si scinde in valvule. Questa specie pertanto fu elevata dapprima dai eh. G. Dalt. Hooker e Wilson (loco citato, 1844, pag. 536) a tipo di un sotto-genere, poi da Lindley {Veget. Kingd., pagine 163-1847) a tipo di un genere AcroscJiisma, che a piena ragione si deve tenere distinto, ed al quale indubbiamente appartiene pure Andreàa siihenervis J. D. Hooker et Wils. {in Lond. Journ. of Botan., 1847, pag. 289, tab. 10), a torto riferita eziandio da C. Miiller {Syn. muse, frond., I, pag. 8) ad Andreàa nel più ristretto senso. Fra le specie sinora ascritte alle vere Andreàa havvi però un'altra che per fermo se ne allontana almeno con altrettanto buon dritto quanto AcroscJiisma, vale a dire Andreàa nivalis Hook, (in Transact. of Linn. Soc. X, pag. 395, tab. 31). In tutte le Andreàa la capsula è, come ne' Sfagni, dapprima immersa in un grande perichezio e affatto sessile con breve vaginula; più tardi il ricettacolo si allunga in guisa da formare una maniera di pedicello molle, biancastro, di cui è agevole riconoscere la natura a causa della presenza degli archegonj sterili che tra- scina seco. A mezzo di questo sostegno, che Schimper denominò pseudopodio., mentre da C. Miiller è considerato come un sem- plice pedicello ordinario, la capsula finisce per emergere dal pe- richezio. Or, mentre in tutte le vere Andreàa la porzione basi- lare della capsula, che resta sempre indivisa e pallida, è foggiata a guisa di collo^^ nella nivalis invece quel così detto collo manca • « Collum vocatur pars illa parenchymate impiota quae a limite inferiore spo- « rangii incipiens capsulam sensfm, coni instar inversi, in pedicellum continuat. > {Schimp. Syn. muse, eur., edit. 2, I, pag. XXIV.) 470 V. TREVISAN, affatto, e le valvule, in cui si scinde la capsula, si separano sino all'ima base di questa. Di più, laddove in tutte le Andreiia, egualmente che in Acroschisma, le foglie del pericbezio sono, ora tutte, ora in parte, dissimili dalle foglie cauline, e più o meno attortigliate, in Anclreàa nivalis invece sono sempre affatto eguali e conformi alle cauline, e tutte spianate formano insieme un pericbezio aperto. Aggiungasi, come giustamente ricordò l'il- lustre Scbimper (Syn. muse, eur., edit. 2. II, pag. 823), la ca- littra minima e la reticolazione delle foglie più lassa. Andreàa nivalis costituisce così, a mio credere, il tipo di un terzo genere, che appellerei Carestiaea, in memoria dell'abate Antonio Care- stia, strenuo ed acutissimo investigatore delle crittogame delle aspre regioni del monte Rosa. L'ordine delle Andreàacee Lindi. {Nix. plani., 1833, pag. 37) comprenderebbe di tal guisa tre generi, cosi essenzialmente ca- ratterizzati : I. Acroscliìsma Lindley. — Perichaetium clausum, phyllis plus minusve convolutis, a foliis caulinis difformibus. Capsula collo basilari praedita, e basi ad medium vel ultra indehiscens, apicem tantum versus in valvulas 4-8 dehiscens. Spec. Acroschisma Wilsoni Lind. (Andreiia Wilsoni J. Hook.); Acr. subenerve Trevis. (Andreaa subenervis J. Hook, et Wils.) II. Andreiia Ehrìi. — Perichaetium clausum, phyllis plus minusve convolutis, a foliis caulinis difformibus. Capsula collo basilari praedita, ad basin usque in valvulas 4 dehiscens. Spec. — A. (Folia ecostata.) Andreaa alpina Web. et Mohr; Bot. Taschenb. pag. 383, tab. ll,fig. 3. 4. (Jungermannia alpina Linn. Spec. plant., ed. II, pag. IGOl; Andreaa petrophila Ehrh. Beitr. I, pag. 192, et Plant. crypt. exs. Dee. VII, n. G7!!, Bruch et Schimp. Bryol. eur. VI, tab. 623., Schimp. Syn. muse, eur., ed. 2, II, pag, 812.; Andr. rupestris C. Muli. Syn. muse, frond., I, pag. 6) ; Andr. alpestris Schimp. ; Andr. turgescens Schimp. ; Andr. vulcanica Lorentz Moosst. pag. 156 ; Andr. obovata Theden. ; Andr. Hartraani Theddn.; Andr. Thedenii Schimp J; Andr. spar- sifolia Zetterst.; Andr. Dillenii Trevis. (Lichenastrum alpinum NUOVO GENERE DI ANDREAACEE. 471 atrorubens teres, calycibus squamosis Billen. Hist. muse, pagi- na 506, tab. 73, fig. 39. C. D.; Andreila alpina Tt(rn. Muse. Hibern. pag. 13. — 1804, non Web, et JloZsr, loeo cit. — 1807 (nec autem Jungermannia alpina Linn.), C. Muli. Syn. muse, frond. I, pag. 7., Bruch et ScJiimp. Bryol. eur. VI, tab. G28., Scldmp. Syn. muse, eur., ed. 2., Il, pag. 818.); Andr. marginata J. Hook, et Wils. ; Andr. aeutifolia J. Hook et Wils. ; Andr. mutabilis J. HooJc. et Wils. ; Andr. laxifolia J. Hook, et Wils. ; Andr. nitida J. HooTc. et Wils. JB. (Folia costata.) Andr. rupestris BotJi Neue Beytr. zur Bo- tan. pag. 234. — 1802 (Jungermannia rupestris — foliis subu- latis secundis — Linn. Fior. suec. n. 1045; Andreaa Rothii Web. et 3Iohr Bot. Taschenb. pag. 386, tab. 11, fig. 7, 8, 9. — 1807); Andr. grimsulana Bruch; Andr. falcata Schimp.; Andr. crassinervia Brucli; Andr. Blyttii Schimp. (Andr. perichaetialis Zettcrst.); Andr. subulata Harv. III. C.irestiaea Trevis. — Pericbaetium apertura pbyllis, foliis caulinis conformibus. Capsula collo basilari omnino destituta, ad basin usque in valvulas 4-6 dehiscens. Spec. Carestiaea nivalis Trevis. (Andreaa nivalis HooJc.) Del rimanente la separazione di Acroschisma e Carestiaea è in piena armonia colla regola, che qualunque volta un genere passa a formare da sé solo una famiglia a parte, le stesse divi- sioni sin allora considerate quali sottogeneri o sezioni devono essere elevate al grado di veri generi (De Cand., Théor. élém. de la botan., § 185), regola riconfermata dalle Leggi della no- menclatura botanica adottate dal Congresso internazionale di bo- tanica tenuto a Parigi nell'agosto 1867 (Cap. III. Art. 58.) E riguardo a Carestiaea in particolare, questo genere era già stato presentito, "almeno come sezione, dal principe de' viventi briolo- ghi, il sommo Schimper. Quanto al valore tassonomico del gruppo delle Andreaacee ed al posto ad esso spettante in una classificazione naturale, gli scrittori sono concordi in ammettere che abbiano a costituire un ordine nella classe de' Muschi, quasi intermedio tra questi e 472 V. TREVISAN, le Epatiche. Niun dubbio che tale apprezzamento fosse in ad- dietro il più conveniente; al presente però, in cui pel progre- dire della scienza, l'osservatore è portato a dover tener calcolo di fatti per lo avanti passati inavvertiti, può sembrare discuti- bile che lo sia egualmente. Muschi ed Epatiche insieme costituiscono quella grande asso- ciazione di crittogame, o sporofito che dir si vogliano, successi- vamente appellata delle Muscose da Gleditsch (17G4), delle Miiscoidee da Scopoli (1777), delle Cellulari fogliacee da De Candolle (1813), delle Pseudocotiledonee miiscoidce da Agardh (1822), delle Cellulari muscoidee da Lindley (1830), delle Mn,- scinee da Bischoff (1835), delle Acrohrie Anofite da Endlicher (1336), e più recentemente delle Antocjame da Giacobbe Agardh. In tutte esse le spore germinanti danno origine ad un protallo proembrionale, ^ dal quale si svolge più tardi la pianta perfetta e fornita di sessi. Ma mentre nei veri Muschi, cioè negli ordini delle Briacee, delle Fascacee e delle Archidiacee, questo protallo è composto di filamenti confervoidei articolati ramosi, nelle Epatiche consta di un tessuto frondiforme e lobato. Nei Spliagnum, distintissimi per un abito affatto proprio, le spore germinanti procreano un protallo proem])rionale — dap- prima nodoso — filamentoso, assolutamente briaceo, che in ap- presso dà origine ad un altro protallo espanso, frondiforme, lobato, formato da un unico strato di cellule, epaticaceo, esclusi- vamente dal quale si svolge la pianta perfetta e sessuata. Que- sto carattere di un doppio protallo, il primitivo del tutto con- forme a quello de' Muschi, il successivo affatto conforme a quello delle Epatiche, associato all' altro carattere non meno peculiare delle spore biformi,' giustifica appieno la proposta di Schimper, * Non sarebbe allatto superfluo ricordare di non confondere, corno da qualcuno si è fatto, il protallo proembrionale col protallo raiìicale, cgrogiamonto distinto da Schimper. * Le une più grandi, tetraedriche, papilloso, fertili; lo altro poliedriche, quasi glo- buloso, sterili. E tuttora un mistero la reale signiticazìone di quest'ultimo, cho mai germogliano, nò possouo essere tenuto per pporo giovanili, nò paragonabili ad una delle sorta di spore biformi sessuate dello protallogamo a fecondazione fitogcnica (Mnr- sigliacee, Salviniacee, Isoetacee, iSolaginellacee.) NUOVO GENERE DI ANDREAACEE, 473 accolta da Roze (in Bull, de la Soc. hot. de France, tom. XIV, pag. 179), da De Notaris {Epil. della Briol. ital., pag. 8), da Boulay (Fior, crypt. de V est) e da altri, ribadita nella seconda edizione della classica Synopsis muscorum eiiropaeorum, di ele- vare le Sfagnacee al rango di classe di affatto eguale valore di quelle dei Muschi e delle Epatiche, intermedie fra entrambe. Nelle Andreiiacee invece le spore germinanti danno origine ad un protallo proembrionale espanso, frondiforme, lobulato, emettente al margine delle pallide radicelle, strettamente ap- pressate al substrato. Tale maniera di protallo ha adunque nulla di comune sia col protallo filamentoso uniforme dei veri Muschi, sia col protallo biforme dei SpJiagnum, laddove presenta la più grande analogia col protallo frondiforme lobato delle Epatiche ; alle quali, in particolare alle Jungermanniacee, le Andreaacee si avvicinano per l' abito e per la deiscenza valvata della capsula, mentre d'altra parte se ne allontanano per l'infiorescenza e la calittra briacea, per la presenza di columella centrale e di pseudopodio nella capsula, e per la mancanza di colesula e di elateri. Così le Andreaacee con ben più ragione formerebbero, parmi, una quarta classe di Antogame, intermedia tra Muschi ed Epatiche, e più propriamente tra Sfagnacee e quest' ultime. Dalle osservazioni in ispecialità di Nordstedt e Wahistedt ® risulta che le spore germinanti delie Caracee danno origine a produzioni transitorie differentissime dalla pianta da cui pro- vengono, cioè a veri protalli proembrionali; con che le que- stioni relative al posto che devono occupare sarebbero inappel- labilmente risolte. Infatti, constatata l' esistenza di protalli, quan- tunque pochissimo sviluppati, esse né possono appartenere alle Anarchegoniali {Areschoug Làrob. i Botan., pag. 334) o Apro- tallogame (Licheni, Funghi, Alghe), perchè le spore germinanti di queste danno origine immediatamente ad un vegetale simile ^ L. J. WiihlstecU Om Characeernas Knoppar och ofver vintring — 1864; 0. Nord- stedt Nagra iakttageleer ofver Characeernas groning; in Act. Univ. Lund. IL — 1866j 0. Nordstedt und L. J. Wahistedt Ueber die Keimung der Charaoeen, in Flora 1875 num. C, pag. 94. 474 V. TREVISAN, alla pianta madre; né possono essere riferite alle Protallogame perchè il protallo non si presta, come in tutte queste, ai feno- meni d'una fecondazione sessuale. Per lo contrario convengono affatto colle Antogame, o Notcrogame di alcuni, o Briofite di Cohn (in Hedwigia, 1872, num. 2, pag. 18), poiché, egualmente che in queste, il protallo non costituisce che la prima fase dello sviluppo vegetativo della pianta che allo stato adulto porta or- gani sessuali. D'altronde le mie proprie osservazioni intorno alla fruttifica- zione delle Caracee porterebbero ad eguale conclusione. Investi- gando diligentemente, nel 1873, una forma non rara nel lago di Lu- gano, che pare l'anello di transizione tra Cliara foetida e Chara rtidis (A. Braun), mi venne fatto d'incontrare, precisamente nel luogo ove più tardi si scorgono le capsule,^ un organo minutis- simo bicellulare, che sembrerebbe rappresentare l' archegonio delle Briofite. Così, quantunque specialmente a cagione del mu- tamento di più abituale residenza, siami mancata in appresso opportunità d'instituire, come mi era prefisso, convenienti ulte- riori ricerche a quest'uopo, pure quanto vidi e rividi in quel- l'occasione persuaderebbe che eziandio le Caracee, al pari di tutte le Briofite, sieno fornite di archegonj ancorché rudimen- tali, e che in essi i fenomeni della fecondazione si compiano in modo affatto a queste conforme. Le Antogame pertanto comprenderebbero cinque classi, che, sull'esempio di Lindley ed onde dare ai nomi dei gruppi del medesimo grado una opportuna armonia di forma e di desinenza, riservata alle classi la desinenza in ales, denominerei delle Mu- seali^ delle Sfagnali, delle Andredali, delle Epaticcdi, delle Ga- rcdi, e delle quali esporrei sinotticamente i caratteri essenziali come appresso: Cryptogamarum vel Sporopbytarum ArcJiegonialiuni ^ * In generale appeUato dagli autori Sporangj. ' Archegoniales Areschoug (Larob. i Botan., pag. 334.) — Plantao sporiferae, or- ganls generationis bisexualibus, masculis nompo (antheridia spermatozoidifora, spcr- matozoiùils agilibus, spiralitcr tortis, ciliatis) atquo foominois (archcgonia pistillifor- mia) gaudontos. Sporao germinantos protballium transitorium, e quo pianta porfecta ovolvjtur, procroant. NUOVO GENERE DI ANDREAACEE. 475 Regio II ^ AntJiogamae (J. Agardh). — Plantae e contextu mere celluioso, vasis destituto, conflatae, adultae, organa gene- rationis bisexualia ferentes. Foecundatione directa spermatozoi- diorum ope instituta, e cellula carpogena archegonii fructus evol- vitur capsuliformis. Sporae capsulis inclusae, germinantes pro- thallum organis generationis destitutum, e quo pianta perfecta sexuata evolvitur, procreant. Subregio I. Bryophytae Colin (in Hedwigia 1872, num. 2, pag. 18, exclus. Phycobryis). — Plantae e contextu celluioso pleiomorpho conflatae, ut plurimum caule foliisque discretis in- ICryptogamarumArohegonialium Regio I. Prothallogamae. — Plantae e contextu celluioso, vasorum fasciculis plus miausve perfectis, centralibus vel peri- phericis, percurso, conflatae, adultae esexuatae sporiferae, Sporae sine foecundatione directe in pianta adulta procreatae, sporangiis inclusae, aut uniformes germinantes prothallium organis generationis sexualibus instructum evolvunt. Sporae biformes aut macrosporas aut microsporas sistunt; macrosporae germinantes prothallium archegonia ferentem procreant, microsporae antheridia evolvunt. Foecundatione directa sperma- tozoidiorum ope instituta, e cellula centrali archegonii pianta perfecta esexuata evolvitur. Subregio I. Heterosporae Sachs (Lehrb. der Botan., 2. Aufl., pag. 324, exclus. Lycopodiaceis.) — Sporae biformes, sporangiis biformibus inclusae. Sporangia aut ma- crosporangia aut microsporangia sistunt; macrosporangia macrosporas, microsporangia microsporas gignunt. Classis L Marsigliales Trevis. Subclassis 1. Angiosporangiae Luerssen (in Mittheil. aus dem gesammtg. der Bo- tan. I, pag. 404.) — Sporangia conceptaculis discretis inclusa. Macrosporangia ma- crosporam solitariam, mamilla instructam continent ; microsporangia microsporas nu- merosas gignunt. Ordo I. Salviniaceae Du Mori. (Anal. des famill., pag. 67. — 1829.) Ordo II. Marsigliaceae'S^. F. Gray. (Natur. Arrang. of. Brit, plant. II, pag. 24. — 1821.) — Il genere Marsilea di Linneo essendo intitolato dal nome del conte Luigi Ferdinando Marsigli, dovrà appellarsi Marsiglia, non Marsilia, come, del resto con migliore dizione, fu più di recente propostò. Subclassis 2. Eleutliosporangiae Trevis. — Sporangia solitari i, conceptaculis di- scretis nunquam inclusa. Macrosporangia macrosporas plures j(usque 80), striis tribus notatas, continent; microsporangia microsporas numerosissimas, stria solitaria vel striis tribus notatas, gignunt. Oido III. Isoétacaee Trevis. (Herb. crypt. Trevis, 1, pag. 16. — 1851. Ordo IV. Selaginellaceae Boze (in BuUet. de la Soc. bot. de France, fase. XIV, pagi 179. — 1867. Subregio IL Isosporac Sachs, (loc. cit.) — Sporae uniformes, sporangiis unifor- mibus inclusae. 476 V. TREVISAN, structae, raro frondosae. Archegonia pistilliformia. Sporae cap- sulis intra calyptram primitus clausam, dein varie apertam, ra- rissime deficientem, evolutis inclusae, nimc sporangiis sacculifor- mibus receptae, nunc sporangiis destitutae. Legio I. Miiscinae Trcvis. (non Bisclioff in Nov. Act. Acad. Leop. Carol. XVII, 2, pag. 958. — 1853 = Bryophytae Trevis.) — Calyptra apici semper clausa, demum capsulae vertici auferta. Sporae elateribus destitutae. Classis I. (Cryptogamarum V.) 3Iuscales Trevis. non Lindley ^ — Plantae caule foliisque discretis instructae. Flores involucrati. Classis II. Equisetalos Trevis. Ordo V. Equisotaceae L. C. Richard (in Michaux Fior. bor. am. II, pag. 281. — 1803, Classis III. Lycopodiales Trevis., non Lindley 1833. Ordo VI. Lyoopodiaoeae L. C. Richard (in Michaux Fior. bor. am. II, pag. 281. — 1803.) Classis IV. Filicales Lindley. (Nix. plant., pag. 36. — 1833.) Subclassis I. Pseudofilicales Trevis. Prothallus hypogaeus tuberosus. Ordo VII. Ophioglossacoae Presi. (Tent. ptorid., pag. 6. — 1836. Subclassis II. Eufilicales Trevis. — Prothallus epigaous monomorpbus fo- liaceus. Cohors I. Synangiosorae Bommer Monogr. do la class, des Foug., pag. 92. — Sporangia intcr se in synangia connata. Ordo VIII. Marattiaceae Kaulf. (Enum. fil., pag. 31. — 1824. Ordo IX. Danaeaceae Agardh (Aphor., pag. 117. — 1822.) Cobors 2. Eleutherosorae Trevis. (Eleutherangioae ■ JSowwier loc. cit. pag. 86.) — Sporangia Inter se libera. Ordo X. An gio pt e ridac eao Trevis. (Angioptoridcao jP;'(?sZ 1845.) Ordo XI. Osmundaceao R. Brown. (Prodr. Fior. Nov. lIoU. I, pag. 161. — 1810.) Ordo XII. Lygodiaceao Presi. (Supp. tent. ptorid., pag. 98. — 1845.) Ordo XIII. Scbizaeaceae Reichenb. (Consp. regn. veget., pag. 39. — 1828.) Ordo XIV. Qleicheniaceae Gandich. (in Freyc. Voy. Bot., pag. 260. — 1826.) Ordo XV. Polypodiaceae R. Brown. (Prodr. Fior. Nov. Holl. I, pag. 145. — 1810.) Ordo XVI. Cyatheaceao Reichenb, (Consp. regn. vegot., pag. 37. — 1828.) Subclassis III. BryoClicalcs Trevis. — Prothallus epigacus dimorphus, primo confervoideus, o quo postea prothalli foliacei oriuntur. Ordo XVII. Ilymonophyllaceao Gandich. (in Freyc. Voy. Bot., pag. 262. — 182G.) * Muscales di Lindley (Nix. plant., pag. 37. — 1833) corrispondono a lutt' insieme Muschi ed Epatiche. NUOVO GENERE DI ANDREAACEB. 477 Fructificatio colesula ambiente destituta, intra calyptram mem- branaceo-scariosam, in paucissimis infimis tenuissìmam, maturi- tatem versus ob capsulae incrementum circumscissam et capsulae vertici aufertam, evoluta. Capsula pedicellata vel rarissime ses- silis, columella centrali rarissime deficiente instructa, matura ad sporas emittendas parte sua superiore operculo transverse cir- cumscisso dehiscens, operculo dejecto stomate peristomio ornato vel rarius aperistomato, aut in paucissimis infimis operculo de- stituta et dilaceratione irregolari dehiscens. Sporae sporangiis sacculiformibus inclusae vel in paucis infimis sporangiis desti- tutae, tuneque capsulae paries internus vel cellula sporarum ma- tricalis specialis locum sporangii tenet, elateribus destitutae, uni- formes; germinantes prothallum proembryonalem e filamentis confervoideis articulatis ramosis conflatum, plus minusve diu per- sistentem, e cujus cellula quadam, nunquam e terminali, pianta perfecta evolvitur, procreant. Ordo I. Bryaceae Endlkh. (Gen. plant. pag. 47, exclus. gen. 477-482.) — Calyptra membranacea-scariosa, in friictu ma- turo basi a receptaculo circumcirca soluta et capsulae vertici auferta. Capsula pedicellata, operculo transverse circumscisso dehiscens. Ordo II. Fìiascaceae Bmch et ScJiim^J. (Bryol. eur. fase. I. — 1834, exclus. gen. Archidium.) — Calyptra membranacea- scariosa, in fructu maturo basi a receptaculo circumcirca soluta et capsulae vertici auferta. Capsula pedicellata, post maturitatem de pedicello vel una cum eo integra decidua, operculo destituta, irregulariter dehiscens. Ordo III. ArcJiidiaceae Bruch et Schimp. (Bryol. eur. I. pag. VII.) — Calyptra tenuissima, capsulae arcte adhaerens, in fructu maturo irregulariter dilacerata, partim ad capsulae basin persistens partim capsulae vertici auferta. Capsula sessilis, oper- culo destituta, irregulariter dehiscens. Classis II. (Cryptog. VI.) Sphagnales Trevis. (Sphagna Fiirnrohr in Flora II. Erganzungsbl., pag. 60. — 1829.) — ■ Plantae caule foliisque discretis instructae. Flores involucrati, 478 V. TREVISAN, Fructificatio colesula ambiente destitiita, intra calyptram tenuis- simam imperfectam maturitatem versus ob capsulae incrementum irregulariter dilaceratam, partim ad capsulae basin persistentem, partim capsulae vertici aufertam, evoluta. Capsula primitus et usque ad maturitatem perfectam sessilis pericliaetioque immersa, dein prolongatione receptaculi in pseudopodium elata, columella centrali crassa abbreviata instructa, matura ad sporas emittendas parte sua superiore operculo transverse circumscisso dehiscens, peristomio destituta. Sporae sporangio concavo-hemisphaerico columella obtegente inclusae, elateribus destitutae, biformes, aut macròsporas tetraedras fertiles aut microsporas polyedro-subglo- bulosas steriles sistentes : macrosporae germinantes prothallum proembryonalem primitus nodoso- filamentosum muscaceum, tan- dem lobatum hepaticeum atque e singulp cellularum strato con- flatum, e quo pianta perfecta evolvitur, procreant. Ordo IV. Sphagnaceae Endlicìi. (Gener. plant., pag. 47.) — Gen. 1. Sxihagnum Linn. (Spbagnum § II. C. Miill. Syn. muse, frond. I, pag. 91.) Folla fibrillis annularibus instructa. — Gen. 2. Sphagnopsis Trevis. (Spliagnum § I, G. Milli, loc. cit., pag. 90.) Folla fibrillis annularibus destituta.*^ Classis III. (Cryptog. VII.) Andredales Trevis. — Plantae caule fojiisque discretis instructae. Flores involucrati. Fructifi- catio colesula ambiente destituta, intra calyptram tenuissimam, capsulae arcte adhaerentem, maturitatem versus ob capsulae in- crementum basi a receptaculo irregulariter solutam et capsulae vertici aufertam, evoluta. Capsula primitus et usque ad maturi- tatem perfectam sessilis perichaetioque immersa, dein prolonga- tione receptaculi in pseudopodium elata, columella centrali si- nuoso-prismatica instructa, operculo destituta, matura ad sporas emittendas rimis longitudiualibus symmetricis 4-8 in segmenta totidem aequalia, apice Inter se cobaerentia, debiscens. Sporae sporangio columellam digitalis ad instar obtegente inclusae, ela- teribus destitutae, uniformes; germinantes prothallum proem- 1 Spec. Sphagnopsis maorophylla Trevis. (Sphagnum maorophyllum Bernh.) ; Spha- gnopsis sericea Trevis. (Sphagnum sericeum C. Miill..) NUOVO GENERE DI ANDREAACEB. 479 bryonalem anguste lobatum, margine radiculas pallidas emitten- tem, substrato arcte adpressum, e quo pianta perfecta evolvitur, procreant. Ordo V. Andreàaceae Lindley. (Nix. plant., pag. 37. — 1833.) Legio IL Hepaticinae Trevis. — Calyptra apici semper demum aperta, capsulae vertici nunquam auferta. Sporae vulgo elateribus instructae. Classis IV. (Cryptog. Vili.) Mepaticales Trevis. (Hepaticae Juss. Gen. plant., pag. 7.) — Plantae caule foliisque discretis instructae, in infimis frondosae. Flores involucrati vel nudi. Fruc- tificatio colesula ambiente, post foecundationem patefacta, in- terdum deficiente, involucrata, intra calyptram membranaceam, maturitatem versus ob capsulae incrementum apici apertam, cap- sulae vertici nunquam aufertam, raro nullam, evoluta. Capsula pedicellata vel in paucis infimis sessilis, columella centrali, inAn- thocerotaceis solummodo obvia, vulgo destituta, matura ad sporas emittendas varie debiscens. Sporae sporangiis destitutae, elate- ribus parieti capsulae interno adnatis, in Ricciaceis tantum- modo nullis, intermixtae, uniformes; germinantes protballium proembryonalem lobatum, e quo pianta perfecta evolvitur, pro- creant.^ Ordo VI. tTungermanniaceae Bu 3Iort. (Comm. bot., pag. 112. — 1822.) — Capsulae solitariae, pedicellatae, colu- mella destitutae, in segmenta 4, rarissime plura, plerumque val- viformia, regulariter dehiscentes. Elateres intermixti. Ordo VII. llonocleaceae Colin (in Hedwigia 1872, num. 2, pag. 18.) — Capsulae solitariae, pedicellatae, columella desti- tutae, rima longitudinali debiscentes. Elateres intermixti. Ordo VIII. Targioniaceae Bu Mori. (Anal. des famill., pag. 68-70, exclus. gen. Monodea. — 1829.) — Capsulae soli- 12 Veggasi il mio Schema di una dassifìcasione delle Epatiche, Memoria presen- tata nell'adunanza del 6 aprile 1876 del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere (Nelle Memorie dell'Istituto stosso, Serie III, Classe di Scienze Matematiche e nata-i rali, Voi. IV.) 480 V. TREVISAN, NUOVO GENERE DI ANDREAACBE tariae, pedicellatae, columella destitutae, irregulariter dehiscentes. Elateres intermixti. Ordo IX. Mar chantlaceae Corda (in Oiriz. Beitr. I, pag. 046. 1829.) — Capsulae in receptaculo communi pedunculato aggre- gatae, pedicellatae, columella destitutae, varie dehiscentes. Ela- teres intermixti. Ordo X. Anthocerotaceae Trcvis. (Prosp. della Fior, eugan., pag. 47. — 1842.) — Capsulae solitariae, pedicellatae, columella centrali libera instructae, in segmenta bina valviformia dehiscentes. Elateres intermixti. Ordo XI. Micclaceae Du Mori. (Anal. des famill., pag. 68-70. — 1829.) — Capsulae solitariae aut in acervulos aggregatae, sessilis vel raro pedicellatae, columella destitutae, irregulariter dehiscentes. Elateres nulli. Subregio II. JPhycophytae Trevis. — Plantae filiformes, e cellulis tubulosis conflatae, caule articulato foliisque homomorpliis verticillatis instructae, corticatae vel ecorticatae. Archegonia ru- dimentalia. Sporae capsulis nudis e corticc diaphano et nucleo sinistrorsum gyrato compositis, coronula uni-bicirculari, quinque- decemcellulari, persistente vel caduca, vertici ornatis, inclusae. Classis V. (Cryptog. IX.) Charales Lindley (Nix. plant., pag. 37. — 1833.) Ordo XII. Characeae L. C. Richard (in llumh. Boniìl. et Kunth Nov. plant. gen. I, pag. 45. — 1815.) ^ Seduta del 30 luglio 1876. Presidenm del V. Presidente cav. Antonio Villa. È data comunicazione di un lavoro inviato dal socio prof, T. Taeamelli intitolato: Alcune osservazioni sulla formazione del ferretto in Lombardia: nel qual lavoro, dopo aver descritto i caratteri e l' estensione del ferretto fra noi, sono accennati i suoi rapporti colle altre formazioni, sopratutto glaciali e quaternarie, concludendo coli' idea che il ferretto nostro altro non sia, in so- stanza, fuorché un prodotto del trasporto e di una sorta di cao- linizzazione dei materiali morenici situati più a monte di cui ri- mangono ancora gli avanzi grandiosi. L'A, concilierebbe in tal modo coi fatti da lui osservati, l'opinione, sostenuta già da altri, della presenza del mare durante il principio almeno della prima * epoca glaciale. Accompagna la memoria una carta geologica di- mostrante la distribuzione ed i rapporti dei terreni di cui è fatto parola nel testo. Il Segretario legge indi una nota del socio prof. P. Strobel, Ulteriori osservazioni sulla pólimelia delle rane, in cui si tratta di tre nuovi casi di membra soprannumerarie, due dei quali os- servati in esemplari della rana comune, nel Museo di Modena, l'altro nel Museo di Reggio in un individuo di Rana temperarla. Accompagna la breve nota una tavola rappresentante le più no- tevoli particolarità degli esemplari descritti. — In appendice a detta nota il segretario Sordelli legge pure la descrizione di una rana polimelica esistente nel Museo Civico di Milano, chie- dendo di poterla inserire in seguito al lavoro dello Strobel nel volume in corso degli Atti, il che viene accordato. Voi. XIX. 31 482 SEDUTA DEL 30 LUGLIO 1876. Il socio prof. L. Maggi ha inviato por la stampa una estesa memoria: Studi anatomo-fìsiologici inforno alle Amihc ed in par- ticolare di una innominata^ nella quale è messa in rilievo una certa relativa complicazione nella struttura delle Amibe, che sino a questi ultimi tempi erano creduti siccome mancanti di parti distinte, il che viene dimostrato con numerose osservazioni e sperienze sia sopra varie specie già note, sia sopra una figurata senza nome di Liéberldilm e dall'A. chiamata Amaeha LieherJcuJmii. Una tavola accompagna la memoria del professor Maggi. Viene poi data lettura di due note del socio dott. Parona: la prima riguardante gli Organi riproduttori di una vacca-toro o free-martin degli Inglesi, ossia un caso di ermafroditismo bises- suale incompleto; l'altra Su alcune particolarità di due individui délVAnas hoscJias. Viene letta parimenti la nota del socio Trevisan col titolo: Carestiaea, nuovo genere di Andreàacee, nella quale propone di creare con detto nome un apposito genere a spese deìV Andreàa nivalis dei briologi. Indi il vicepresidente A. Villa legge la sua comunicazione: Confronto di apparizioni entomologiche negli anni 1875-1876^ nella quale mediante la citazione di numerosi esempi, dimostra quanto le vicende della stagione influiscano sulla comparsa o meno di determinate specie ed invita gli entomologi a studiare meglio tali fenomeni e ad indagarne le cause. È data lettura del processo verbale della seduta precedente 2 luglio 1870, che viene approvato. Infine, mediante votazione a scrutinio secreto, vengono no- minati soci effettivi i signori : Cattaneo Giacomo di Milano, studente in scienze naturali presso la R. Università di Pavia. Colombo dott. Giuseppe assistente alla cattedra di anatomia patologica della R. Università di Pavia. Il Segretario F. SORDELLI. Seduta del 26 novembre 1876. Presidenm del Segretario Prof. 4. Stoppani. Dichiarata aperta l'adunanza, il segretario F. Sordelli legge una nota inviata dal socio G. Cattaneo, intorno ad un'Escre- scenza frontale osservata in un lue e conservata nel gabinetto d' ■anatomia comparata della R. Università di Pavia. Accompagna la nota un disegno il quale dà una chiara idea della anomalia descritta. Il segretario Sordelli enumera quindi le specie di serpenti a lui note dell' Argentinia ed accenna come il Museo Civico di Milano si sia trovato nella favorevole circostanza di potere avere di là buon numero di esemplari, tra i quali sono rimarchevoli quelli d'alcune specie assai caratteristiche per quella regione, come a cagion d'esempio: Coronella pidchella Bibr. Heierodon d' Orbignyi DB., De Filippii Jan, LiopMs 2^oecilostictus Jan, TrigonocejjJiahts alternatus DB. L'A. descrive poi i principali caratteri di un serpe che Jan riteneva come varietà del Brachy- rliyton plimibeum^ ma che gli paiono più che sufficienti per co- stituire una buona specie, ch'egli vorrebbe chiamata Brachy- rhyton Jani. Il socio N. Pini legge poi una sua nota: Notizie malacologicJie relative alla fauna lonibarda. Esse si riferiscono alla Vertigo Moulinsiana Drap, ed al Pomatias Canestrinii Adami, specie di recente accertate nella fauna insubrica. E data in seguito lettura del processo verbale della seduta antecedente 30 luglio 1876, che viene approvato. 484 SEDUTA DEL 26 NOVEMBRE 1876. È nominato socio effettivo il signor: ZiNCONE dott. Antonio, proposto dai soci Panceri, Bordelli e Gasco. Il segretario annuncia che la Redazione dei Wihiembergische Jahreshefte che si pubblicano a Stoccarda , ha chiesto alla So- cietà il cambio di quella pubblicazione coi nostri Atti. Al che l'adunanza acconsente, coli' adottare il temperamento proposto dal segretario di chiedere, cioè, in cambio quei volumi dei Jah- reshefte che mancano a completare la serie di cui esistono già le prime annate nella Biblioteca del Civico Museo, onde non creare dei duplicati inutili. Lo stesso segretario presenta infine il diploma e la medaglia commemorativa che l'Accademia Gioenia di Catania ha inviato a tutte le società consorelle , in occasione della ricorrenza del 50." anno dalla sua fondazione. Il Segretario F. SORDELLI. CONFRONTO DI APPARIZIONI ENTOMOLOGICHE NEGLI ANNI 1875-1876. Comunicatone di Antonio Villa. (Seduta del 30 luglio 1876^. Nessuno degli entomologi ignora esservi varie specie d'insetti che vengono a giorno in certi determinati tempi dell'anno, e che alcuni di essi fanno comparsa due o tre volte nell'anno istesso. Si è dietro la verificazione di tal fatto che si è trovato conveniente la formazione di un Calendario Entomologico, di cui il Giorna fu il primo espositore. Le nozioni però dedotte da una semplice osservazione a questo riguardo, fatte una sol volta pos- sono ingannare, perchè l' incostanza ^delle stagioni, le innonda- zioni, gli uragani, ecc., sono perturbazioni delle quali gli insetti si risentono, e producono deviazioni nella loro vita, onde antici- pano 0 ritardano od anche annullano le loro comparse, per cui come scrisse il Giorna, niun tempo si può giustamente fissare a questo riguardo; nulladimeno vi sono alcune specie il cui tempo è assolutamente limitato, e lo vediamo per gli Apali alla cui comparsa richiedesi lo scioglimento delle nevi, e mancando que- sto, manca pure la comparsa annuale; lo vediamo pei Cehrii nella Toscana e nella Spagna, al cui sviluppo richiedonsi le piog- gie autunnali, e tardando o mancando queste, tarda o manca pure la loro apparizione. Ma un caso di deviazione presentasi appunto quest' anno, dovuto probabilmente alle lunghe e conti- nuate pioggie, susseguite a pochi giorni di gran caldo primave- rile, per cui l'entomologo che cerca certe date specie nella gior- nata consueta di fòro apparizione, non le trova o per la loro tardanza o per la fallita loro comparsa. 486 A, VILLA, Già da più di tre mesi noi abbiamo incominciate le consuete caccie d'insetti nei dintorni di Milano, ma in quest'anno troviamo più che scarsità, una vera mancanza anche delle specie comuni. Mio fratello è stato parecchie volte con compagni nei dintorni di Milano a Mt)nluè, Lambrate, Vigentino, Garegnano, ecc., e non ha potuto trovare che insetti acquatici, Ditischi, Colynibetes, Gi- rini, Nepa, Notoneda, Nancoris, Ranatra, Gerris, Velia, Ily- dronietra, ecc. Raccolte limitate pur fecero i miei compagni ed amici Taccani, Pini, Crespi, Porta, Emilio e Francesco Turati e tutti i nostri entomologi, senonchè i cugini Tura,ti, accuratissimi lepidotteristi, ebbero la sorte di rinvenire nella Brianza un buon numero di larve di una Psyche che anche il celebre lepidottero- logo Staudinger di Dresda ha riputato possa essere una nuova specie, ed in tal caso la dedicherebbe ai giovani ritrovatori deno- minandola Fsyche Turatii. I medesimi hanno rimarcato che l' ap- parizione delle singole specie avvenne almeno 15 giorni più tardi del consueto, ed in assai scarso numero di esemplari, e che di certe altre specie non ne hanno ritrovate neppure. Memore delle abbondanti raccolte fatte l' anno scorso verso la fine del giugno specialmente di ditteri ed imenotteri in un vil- laggio del basso Milanese, mi recai colà anche in quest'anno nella medesima epoca, e mi vi fermai dal giorno 19 al 24, ma con quanta sorpresa trovai che le specie che raccolsi in abbon- danza l'anno scorso, quest'anno mancavano onninamente! Le ombrellifere affollate d'insetti al solito in questa stagione, ora erano nude e deserte. Le carote in fiore che dovevano ospitare una miriade di Cistela sidpliurea, ora ne erano quasi prive; solo comparivano pochi Trichodes apiarius ed alcuni Telephorus mc- lanurus, diversi MalacJiius; non così il Basytes hipiistidatus che l'anno scorso era comunissimo nei fiori à<ò\V Alcea rosea, e que- st'anno non si ò mostrato. Il finocchio solitamente abitato da vari ditteri ed imenotteri ora era deserto. Che più? i fiori di ci- polle che l'anno scorso nella medesima località, nelli stessi giorni, nelle stesse ore, mi fornivano abbondante caccia di Cerceris tu- berculata e variahilis. Scolia liirta. Andrena atrocerulea, Eumenes CONFRONTO DI APPARIZIONI ENTOMOLOGICHE, ECC. 487 pomiformis, coardata e coangtistata, Odimerus parvidus e Dan- tici, Philantiis apivorus, Hylotonia coendescens, Bemhex rostrata, Stiìbium caìens ed altre chrysidicle e molte specie di Bombus con vari altri imenotteri, in quest'anno, nelli stessi giorni, ne rin- venni neppur uno. È singolare però che oltre qualche Bomhus e Xyìocopa violacea, tra gli imenotteri osservai abbondante più del solito il Polistes gallicus, né saprei per quali cause abbiano scampato alle pioggie torrenziali ed alla ricerca del loro terri- bile nemico, che, parassita, depone le uova nelle loro larve e cri- salidi, il Crypturus argiolus Rossi {Eudurus argiolus Rondani) Ichneumon aries Chr. Ichn. arlequinatus Vili.; più singolare poi, che mentre io teneva in serbo diverse crisalidi di Polistes, nes- suna ebbe il suo sviluppo naturale, ma è sortito da tutte l'ich- neumone parassito sopraindicato. Non rare erano pure le libel- lule perchè esse non vennero distrutte dalle pioggie, abitando allo stato di larva nelle acque. Non tralasciai la ricerca dello Ptinus lepidus Villa, sui pali delle viti al tramonto del sole, ma inutilmente, che come ho indicato nel Biassunto di comparse entomologiche dell'anno 1873, diretto al segretario Bargagli della Società entomologica italiana in Firenze, anche in quest'anno non ne trovai neppur uno; anche della Laphria Maroccana di cui alla metà di giugno ne aveva un paio di dozzine, in quest'anno non ne fu vista una. Unico insetto che era certo di trovare, sebbene fosse difficile ad accalappiare, era la Gracilia pygmaea e la Gracilia hrevipennis (Grac. Spinole^ Marietti) che vivono nei vimini delle grandi corbe dei bozzoli da seta: difficilmente si possono prendere perchè corrono sulle fessure dei contesti delle corbe, e non vi ha altro metodo per farne abbondante caccia che quello usato dal mio amico ed allievo Enrico Meda, accu- rato entomologo milanese, quello cioè di battere fortemente a colpi di bastone i corboni stessi quando sono vuoti, sottoponen- dovi una tovaglia od un lenzuolo. Del resto grande scarsità an- che di lepidotteri, perfino delle più comuni, Leuconea crategi, Pieris hrassice, rapae e non mi fu dato di raccogliere che qual- che esemplare di Hesperia lineola, Crambus rorellus, Cidaria bi- 488 A. VILLA, CONFRONTO DI APPARIZIONI ENTOMOLOGICHE, ECC. lineata, Scoparla amhigiialis, Botys nuhilalis, Acidalia incanata e caricaria, Erycreon verticalis e Flusia circumfkxa. Anche dalla Brianza ho potuto aver poco, ed il migliore si fu nell'ordine dei ditteri, tra questi alcuni esemplari della Chelosia flavimana, Syrpìms halteatus, cinctus e melUnus, Enipis ciliata, Xylota segnis, Limnophila pictipennis^ Asìlus cingulatus e Minto precox. Nell'ordine dei coleotteri assai poche specie e tra queste una sola comunissima, il Pederiis rufìcollis. Relativamente alla grande scarsità d'insetti di quest'anno, molti villici si sono già accorti e credono ridondi tutto in van- taggio dell'agricoltura, senza pensare che se vi fu distruzione d' insetti nocivi, vi fu pur quella degli insetti utili ; anzi si ve- rifica il caso che in quest'anno riescono nocivi anche gli uccelli granivori, i quali solitamente all' epoca degli amori sono inset- tivori, ed in quest'anno, per la scarsità degli insetti, non potendo cibarsi di essi, si attaccano ai grani, quindi distruggono anche le sementi dei campi. Cattaneo, Escresc. frontale, kc. Atfi Soc.ital.Sc.NaivolXIX.tav 11. Parona dis. Lit Ronchi ESCRESCENZA CORNEA FRONTALE IN UN JBOS TAURUS. NOTA di Giacomo Cattaneo. (Seduta del 26 novembre 1876.) Il raccogliere descrizioni e storie di casi teratologici può avere importanza maggiore che soddisfare la curiosità, foss' anche scien- tifica; poiché la conoscenza delle cause e dello sviluppo di una anomalia conduce alla conoscenza dell'intimo lavorio dei corpi organici, e in certi casi, una anomalia può ben equivalere, per le variate condizioni in cui un certo tessuto od organo deve svilupparsi, ad una esperienza fisiologica. Per accertarsene basta leggere i lavori di Camillo Dareste \ sulla Teratologia sperimen- tale, in cui l'autore cerca di determinare le condizioni fisiche e fisiologiche della produzione delle più svariate anomalie. Tra i tessuti animali, uno dei più facilmente anomali è lo strato corneo dell' epidermide, in causa della struttura, del modo di ac- crescimento e del contatto multiforme e immediato con gli og- getti esterni. ^ • Non sono quindi rari i casi di escrescenze cornee, generate da irritazioni, contusioni, scottature, cicatrici, e anche talvolta ve- nute per eredità o in seguito a tumori cistici ateromatosi ^ ; ma in confronto delle numerose e dettagliate storie anatomiche e cli- 1 Archives de zoól. expér. et génér. d. p. De-Lacaze Ddthiees. * Gegenbaur. Grundziige der vergleiclienden Anatomie, pag. 550. ' Gritti. Cornee escrescenze nel Diz. med. dì Bizzozero e Mantegazza. 490 G. CATTANEO, niche di escrescenze cornee umane, sono rare e compendiose le storie d'escrescenze verificatesi su altri mammiferi. Eppure la struttura più complessa dello strato corneo in molti di questi, dà luogo ad anomalie più frequenti e notevoli, e di natura e conformazione abbastanza diverse da quelle dell'uomo, perchè meritino d'esser studiate in sé stesse e comparativamente. An- zitutto, l'idea che convien farsi delle escrescenze cornee umane, come vennero descritte da Musaeus \ dal Carradori ", dal Me- ckél ^, dal FiccinelU *, dal BeghelUni ^, da E. IIoivc ^^ e dal San- galli nella sua opera sui Tumori, è quella di cornetti non molto consistenti, aventi una circonferenza basale da 1/2 a 10 centi- metri, originati per accumulamento di piastre epidermoidali o nei follicoli sebacei, o alla superficie dell'epidermide, e composti di cellule depresse e granulose, contenenti spesso un nucleolo calcare. Venendo alle anomalie osservate negli animali domestici, Val- lisnieri, Conrado Fiirer, Eusehio di Niereniberg e Menaudot tro- varono cornetti su lepri, gatti, cani e cavalli. Ma specialmente interessanti sono le osservazioni del Barto- lino e del Malpighi. Il Bartolino trovò e studiò un corno crescente sull'ipocondrio destro d' una pecora, grosso tanto da non potersi abbracciar con la mano, duro all'apice, molle alla base, e, circostanza nuova non osservata generalmente nei cornetti umani, cavo interna- mente e pieno d'un liquido sieroso. Il Malpighi ', per dirlo con le sue parole, mactandum hovem lustravit, ... a cujus collo in dextris, zihi jugum apponitur, in- signe pendebat Cornu. IIiijus longitudo decem et sex digiiorum ' Dissert. de unguihtis monstrtiosis, 1716. ' Oss. su due corna umane. Opusc. scelti, 1798. ' Sur les Comes accidentales. * Esp. di un corno umano. Gazz. med. lomb. 1851. ' Unghie e corna in un membro virile. ' Trunsact. 2)hilos. 1791. ' Disserlatio epistoìica varii argnmenti. Opera omnia. Lugduni Batav. lCt57. Voi. II, pag. 213 e sog. • ESCRESCENZA CORNEA FRONTALE IN UN ROS TAURUS. 491 crassitiem aequahat. Non longe a basi, uhi latiiis erat, odo digi- torum latitiidinem explehat ... In basi famen^ ubi collo nedeba- ticr, ardius erat. Interius exposifum cornu concavum crat, ita ut crassities ip&ius in basi nativam corii altitudinem parum excede- ret . . . Tota concavitas referta erat sub/lavo turbidoque sevo, qiiod igni appositum, totiim fere in nafuram albuminis ovi concrescebat. Molto interessante, abbastanza simile a quello descritto dal Malpigbi, e solo diverso per la diversa posizione , è un grosso corno soprannumerario sorgente sulla fronte d'un bos taurus, la cui testa si conserva nel Museo d'Anatomia Comparata della Uni- versità di Pavia, e della cui conoscenza, insieme a consigli ed aiuti per la redazione della presente Nota, son debitore alla gen- tilezza del prof. Leopoldo Maggi. Tal corno è sviluppato in corrispondenza all' osso frontale, e il suo piano mediano, almeno alla base, prossimamente coincide col piano mediano della testa. La circonferenza della base è di metri 0,451, sì che occupa gran parte dell'esso frontale, il quale è ampissimo negli artiodattili ', e il suo margine superiore dista m. 0,070 dalla cresta superiore del frontale. La forma della base è grossolanamente trigona, col vertice, in basso, ma a lati ton- deggianti e ad angoli smussati. Dalla base il corno s'avanza quasi orizzontale per breve tratto, ingrossandosi sempre più, finché raggiunge una circonferenza mas- sima di m. 0,496 alla distanza di.m. 0,071 dalla base. Di là scende rapido, formando un angolo medio di 50° col piano fron- tale e piegando sensibilmente a destra; a misura che scende va rastremandosi, finché termina in punta smussata, la quale dista m. 0,302 rettilineamente dal margine inferiore della base. Il corno è notevolmente più convesso sopra, che concavo sotto, tanto che la superficie convessa misura m. 0,368 di lunghezza, e la concava solo m. 0,348; è depresso orizzontalmente, essendo il diametro orizzontale m. 0,161, e il verticale m. 0,105. La su- perficie esterna è formata d'un tessuto assai cedevole, quasi co- ' T. H. Huxley. A manual of the Anatomy of the Vertehrated animals. London, 1871. 492 G. CATTANEO, riaceo nella parte superiore, ove è anche molto disquamraato, e presenta una fibrosità asbestica. Tale disposizione di cose vedesi nettamente nella figura che accompagna questa Nota, e di cui ringrazio l'egregio dott. Corrado Parona. In seguito diminuiscono le squamme, e si accresce la durezza, la quale raggiunge, verso l'apice, la consistenza dell'unghia bovina. 11 corno ò cavo internamente, almeno in gran parte, e la pa- rete, non più grossa d'un cuojo di bue all'origine, aumenta sempre più, tanto che, congiungendosi le superficie interne a qualche centimetro dall'apice, la parte terminale del corno resta affatto massiccia. L'esame microscopico del tessuto mi mostrò cellule epidermi- che schiacciato e rozzamente' poligone, senza nucleoli calcari, mancanza provata anche dalla facilità con cui il tessuto in di- scorso può spappolarsi entro soluzione di carbonato potassico. Questa escrescenza, fuorché nella posizione, e un po' nel vo- lume, offre molti punti di contatto con quella descritta dal Mal- pighi; e specialmente nell' esser cava e con piccola grossezza la- minare, nell'avere squamme e fibre esterne, maggior durezza al- l'apice che alla base, e circonferenza massima un po' distante dalla base medesima. Essendo 1' esemplare, di cui parlo, prepa- rato da tempo, non ho potuto riscontrare la presenza del liquido interno, accennato sì dal Bartolino, che dal Malpighi; ma tutte le somiglianze e l'esistenza della cavità conducono a supporre che questo liquido ci fosse realmente. Può inoltre asserirsi con certezza che l'individuo da me studiato fosse d'età avanzata, no- tandosi che tali escrescenze si generano sempre su animali vec- chi, e che sarà occorso tempo considerevole perchè quel corno, col lento accrescimento delle formazioni epidermiche, raggiun- gesse un volume così rilevante. NOTIZIE MALACOLOGIGHE RELATIVE ALLA FAUNA LOMBARDA COMUKICAZIONE del Socio Napoleone Pini. (Seduta del 26 novembre 1876.) Nel volume VI degli Atti di questa società il distinto malaco- logo fu abate Giuseppe Stabile nel diligentissimo lavoro Mollu- sques terrestres vivants du Fiemont annoverava a pag. 104 fra le altre specie la ' Vertigo Moidinsiana Dupuy e maravigliavasi come questa specie pressoché cosmopolita, non fosse peranco stata rinvenuta né nella regione cispadana del Piemonte, né nella Lombardia. Per spiegare questo fatto egli esternava il dubbio che fosse sfuggita sin' allora alle ricerche dei conchigliologi perché la sua dimora fosse circoscritta soltanto a poche località le quali per avventura non fossero peranco state esplorate. Male infatti non si apponeva il chiarissimo autore colla fatta ipotesi poiché né fino a quel giorno, né posteriormente fin' ora, ch'io sappia, nessuno ebbe a raccogliere questa interessante specie in Lombardia, né io stesso che da più anni vado esplorando di- ligentemente questo territorio fui più fortunato degli altri nostri malacologi. Verso la metà dello scorso mese di marzo l'egregio mio cor- rispondente signor Tommasi cav. Anselmo, esperto raccoglitore di conchiglie e malacologo appassionatissimo, mi spediva, fra le altre specie, diversi esemplari di una Vertigo colla determinazione di Antivertigo Drap. Come è mio costume, prima di ammettere nella mia collezione 494 N. PINI, quanto ricevo, volli faro la conoscenza intima di quanto gentil- mente mi era stato inviato dal predetto signore. La sensibile dififerenza di forma e statura della Vertigo in- viatami in confronto della vera Antivertigo Drap, mi pose tosto in sospetto trattarsi d'altra specie. Infatti dall'esame dell'aper- tura mi persuasi tosto non essere certamente gli esemplari ri- cevuti, appartenenti alla Antivertigo, poiché in questa specie essa è sempre munita di sei lamelle o denticoli e qualche volta d'una settima, disposte 2 nel centro della convessità del penul- timo giro di spira, 2 sul margine interno della columella ove alle volte se ne distingue una terza rudimentale, e per ultimo 2 nel centro del palato. Anche la forma degli esemplari in esame differisce sensibil- mente da quella della specie presa a confronto, nella quale la spira volgesi molto più lentamente ed uniformemente e si com- pone di 6 a 7 giri, ìnentre nella specie ricevuta per Antivertigo la spira si svolge assai rapidamente negli ultimi due giri, l'ultimo dei quali eguaglia in lunghezza tutti gli altri 4 , componendosi questa specie di soli 5 anfratti, ed essendo di forma assai più globosa. Oltre di ciò, il margine destro dell'apertura negli esemplari presi a studiare offre un solco esternamente che dà luogo ad una depressione piuttosto sensibile colla convessità verso l'aper- tura. La statura poi è assai maggiore non solo della V. Antiver- tigo ma eziandio d'ogni altra specie di questo genere che vive da noi. L'apertura di questi esemplari è alquanto più ampia ed ob- bliqua che quella della Antivertigo ed è munita, nella maggior parte di quelli ricevuti, di sole cinque lamelle ed in qualcuno di una sesta, distribuite 2 sul centro del margine parietale piut- tosto immerse, 1 sulla porzione inferiore del margine columellare ed altre 2 nel palato; delle quali una è quasi perpendicolare alla lamella parietale, e l'altra in corrispondenza della depres- sione del margine destro del medesimo. Qualche esemplare forse più adulto degli altri lascia scorgere una sesta lamella nella NOTIZIE MALACOLOGICHE RELATITE ALLA FAUNA, ECC. 495 parte superiore del margine columellare assai immersa ed affatto rudimentale. Il complesso di questi caratteri specifici, il confronto colla figura che l'autore della Vertigo Moiilinsiana presenta nel fa- scicolo IV, pi. XX, N. 11 della sua Histoire Natiireìle des Mol- lusques terrestrcs et cVeau douce qui vivent en France, non che colla descrizione ch'esso dà a pag. 415 di questa specie; mi convinsero pienamente che gli esemplari avuti dal signor Tom- masi appartengono ad essa. Confrontati eziandio con esemplari avuti dalla Sicilia da me determinati or non è molto, colla scorta dei tipi esistenti nella collezione Stabile, che per quanto riguarda gli esemplari pro- venienti da Bex nel cantone di Vaud egli ebbe da Charpentier col nome di V. Gharpentieri Shuttlewort; quelli provenienti da Versailles, da Baudon col nome di V. Moulinsiana Dup. e quelli provenienti da Serravalle Scrivia in Piemonte ebbe dal sig. conte Carlo Molla; vi corrispondono esattamente. Gli esemplari che mi furono inviati dal sig. Tommasi vennero da lui stesso raccolti in località umida nel fondo denominato Cavallara presso Castelgoffredo, circondario di Castiglione delle Stiviere, provincia di Mantova. È quindi messa fuori di dubbio l'esistenza anche in Lombardia di questa specie che chiamata da Dupuy col nome di Moidinsiana venne pure pubblicata da altri autori con nomi diversi come da Shuttehvort con quello di Charpenfieri, in Klister et Chemnitz edit. IL pag. 119, N. 134, tav. 16, fig. 41-43 ; da Kokeil con quello di Icsvigata, in Galle- stein Conch. v. Karnthen pag. 80, non che quello di venfrosa da Heynemann in Malakologische Blatter tom. IX, pag. 11, tav. I, fig. 6-8. Pareva infatti strano ed inconcepibile come questa specie che vive in Svezia, Norvegia, Danimarca, gran parte della Germania, Francia, Tirolo, Svizzera e Piemonte non dovesse esistere pure in Lombardia che è paese posto fra questi ultimi e coi medesimi confinante; ma ora mercè la solerte diligenza del signor Tom- masi viene arricchita anche la nostra fauna di questa bella 490 N. PINI, quanto interessante specie; e mi ò caro potergli esternare la meritata lode a cui di certo meco si assoderanno di buon grado tutti coloro che amano il progresso degli studi malacologici e la conoscenza della fauna patria. Non devo però, per amore del vero, nascondere che nel voi. I fascicolo III del Bullettino della società malacologica italiana, il sig. Tommasi pubblicò un " Catalogo di Molluschi terrestri e fluviatili viventi nel territorio di Castelgoffredo „ nel quale a pag. 175 sotto il progressivo N. 47 è citata una Ver- tigo Antivertigo Drap. Se gli esemplari di cui il detto signoro si è servito per la compilazione di quel catalogo corrispondono, come havvi ragione a credere, a quelli inviatimi come tali, si dovrà ritenere vivere in sua vece in quel territorio la Vcrt. Iloiilinsiana Dup., quando non vi viva, come è assai probabile, eziandio la vera Antivertigo Drap. Un'altra specie oltre ogni dire interessantissima per la fauna lombarda è il nuovo Pomatias rinvenuto da me or son pochi giorni in abbondanza sopra i monti della Presolana in Valle Soriana, nell'andare in traccia della Ilelix Hermesiana da me descritta negli Atti di questa società voi. XVII fase. I ; Poma- tias che venne pure rinvenuto sull' opposto versante dello stesso monte verso la Valle di Scalve, dal mio amico e corrispondente sig. Giovanni Battista Adami, dal quale venne comunicato iti scìiedis a diversi malacologi sotto la denominazione di Pomatias Canestrinii. Ma essendo la sola specie che in. Lombardia si scosti dalle altre straordinariamente, ed essendo bene caratterizzata per la forma speciale e la maggiore statura e per il luogo di ritrovamento, parmi sarebbe stato meglio distinguerla con nome che ricordasse la sua patria, come per esempio quello di: POMATIAS INSUBKICUM Qualunque sia però il nome che venga adottato, credo faro cosa grata agli studiosi dandone la frase specifica. NOTIZIE MALACOLOGICHE RELATIVE ALLA FAUNA, ECC. 497 Testa conico-eìongata, angustissime rimato- subperforata, soli- diuscula, fusco cornea, opaca, uniformiter cinerascens pruinosa et maculis omnino destituta, minutissime et obsoletissime sub lente undtdato-siibstriata ; apice obtuse acutiuscida, Icevi, nitente cornea, Icevigata; anfr. 10-11 vice convexiusadis, regulariter lenteqiie cre-r scentibus sutura parum impressa separatis, superiores tenues, politi, cornei; tdtimo prope apertiiram albicante, ad insertionem labri laevitcr subcarinato, in sonula albidula transeunte, sul) ca^ rina planidato. * Apertura subr otundato-p)y riformi, superne acide angulata; faiice flcivicante brunnea, peristomate simplex siibcontitiuo, tenuitcr re^ flexo, crassiuscido, cdbo labiato, margine columellari auricidato atque impresso, marginihus tenui callo cdbido junctis. Opercidum subrotundatum , oblique spiraliterque undtdatum, cartilagineum, tenue, et pellucidum. Alt. 14.'^ a 16."^ Biam. 5"" a 5 Va-"" È il gigante di questo genere e la maggiore delle specie fin ora rinvenute sul nostro suolo. Nell'aspetto generale rassomiglia al Fomatias Fafidum Drap. var. Henricce Strobèl, ma è però specificamente ben difi'erente dal medesimo tanto per i caratteri dell'animale come per quelli della conchiglia. Dei primi fece soggetto di particolare studio il benemerito nostro socio Ferdi- nando Sordelli, che vorrà fra non molto, io spero, renderne di pubblica ragione il risultato; non accennerò quindi di volo che quelli della conchiglia. Di consistenza assai robusta e di statura più che doppia del P. Henriccs, Strob. raggiunge i 16"" di lunghezza per 5 a 5 Yj di grossezza; è del medesimo piiì striato, benché la striatura per la sua finezza non appaia che coli' aiuto della lente colla quale si scorge finamente ed obliquamente striato. La sua spira si compone di 10 ad 11 giri crescenti regolarmente nei primi sei, e pili rapidamente negli altri che sono piuttosto piani, e la sutura è poco profonda. Il suo colorito è cinerino-roseo opaco quando è giovane, e cinerino-bruno pruinoso, come ricoperto di Voi. XIX. 32 498 N. PINI, un leggerissimo pulviscolo bianchiccio, allorché è adulto; ma i primi due o tre giri di spira si mantengono sempre cornei e sono privi di striatura e levigati, mentre l' ultimo in prossimità dell'apertura nella parte dorsale è di un color bianco opaco. L' apertura di forma subrotonda è munita di un peristoma robusto, bianco porcellaneo, lucente, incrassato internamente e leggermente risvolto all' infuori, e negli esemplari adulti è soluto. Il penultimo giro di spira è in corrispondenza all'attacco del margine esterno del peristoma alquanto piano, in guisa di dare origine ad una leggerissima carena ottusa che partendo da questo punto e dirigendosi all' indietro verso il margine columellare divide per metà l'ultimo giro di spira segnando nel suo decorso una striscia bianchiccia. Il palato come l'interno della conchiglia è tinto in color fosco gialliccio più 0 meno intenso, mentre la columella si mantiene per tutta la sua lunghezza di un bianco porcellaneo. Il margine destro ed esterno dell'apertura sporge sul penul- timo giro della spira, mentre quello columellare giunto in pros- simità dell'ombilico forma un seno rientrante, in direzione po- steriore obliqua, nel margine del peristoma e ricopre quasi in- tieramente l'apertura ombilicale che è piccolissima. L'operculo di forma subrotonda è cartilaginoso, diafano, levi- gato, esilissimo, obliquamente e regolarmente segnato da sotti- lissime impressioni flessuose visibili solo coll'aiuto della lente. Questa conchiglia perde facilmente i primi due o tre giri di spira probabilmente perchè si staccano nel cadere dalle rupi calcari dolomitiche fra cui vive, come avviene di alcune specie di Clau- silia specialmente delle regioni meridionali, e della Sienogyra decollata Linn.; colla dififerenza che in quelle, tale circostanza si verifica nella pluralità degli individui, mentre in questa specie avviene solo parzialmente. È una specie eccezionale nel territorio lombardo e sembra as- sai circoscritta ed isolata benché non possa dirsi scarsa ove di- mora. Io la raccolsi in buon numero ad una elevazione di 1500 metri all'incirca, e gli esemplari comunicatimi dal signor Adami NOTIZIE MALACOLOGICHE RELATIVE ALLA FAUNA, ECC. 499 provenienti dalla Valle di Scalve sono perfettamente identici a quelli da me raccolti nella Valle Seriana. Nel complesso è specie intermedia fra il Pom Arryensis St. Si- mon ed il Fom. Noiileti Dupuy, entrambe specie dei Pirenei e può considerarsi come il loro rappresentante nelle nostre mon- tagne; come ebbi già ad accennare nel mio lavoro sui Molluschi viventi nel territorio d' Esino pubblicato quest' anno nel Bullet- tino Malacologico Italiano voi. II fase. II, pag. 110 nel quale erroneamente venne stampato P. Partioti in luogo di P. Nouleti. Il rinvenimento di questa ed altre straordinarie specie sulle nostre Alpi lascia la lusinga che con nuove diligenti ed estese esplorazioni la fauna lombarda possa essere di nuovo arricchita per giungere fra non molto alla sua completa conoscenza. Milano, 10 ottobre 1876. ELENCO DEI LIBRI PERVENUTI IN DONO OD IN CAl^lBIO ALLA BIBLIOTECA SOCIALE NELL'ANNO 1876 PUBBLICAZIONI PERIODICHE DI SOCIETÀ ED ACCADEMIE SCIENTIFICHE Italia. Atti della E. Accademia delle Scienze di Torino. 8% 1875-7(5, Voi. XI, disp, 1-6. Bollettino meteorologico ed astronomico del R. Osservatorio della lì. Università di To- rino. Torino, 1876, Anno IX, X. Atti della li. Università di Genova. Genova, S°, 1875, Voi. Ili, Effemeridi della società di letture e conversazioni scientifiche. Genova, 1875, 8", Anno 1875, disp. 1, 5; Anno 1876, disp. 6. Bendiconti del R. Istituto Lombardo. Milano 1875-76, 8°, Voi. VITI, fase. 19, 20, VoL IX, fase. 1-17. Atti dell' Accademia Fisio-medico-statistica di Milano. 8", Anno accademico 1876. Bullettino dell'Agricoltura. Milano, 4», 1875, N. 41-52, 1876, N. 1-51. Commentarii dell'Ateneo di Brescia. Brescia, 1875, 8." Anni 1875, 1876, Atti del R. Istituto Veneto. Venezia, 1875-76, 8°, Serio V, Tom. II, disp. I-IX. Atti dell'Ateneo Veneto. Venezia, 1875, 8", Voi. XII, punt. II-IV. Memorie dell'Accademia d'Agricoltura, Arti e Cominercio di Verona. Verona, 1874- 1875, 8°, Serio II, Voi. 52, fase. 1, 2; Voi. 53, fase. 1. Atti della Società Veneto-Trentina di Scienze Naturali. Padova, 1876, 8°, Voi. III, fase. II. Atti della Accademia Olimpica di Vicenza. 1875, 8°, Voi. 7 e 8. Bullettino della Associazione Agraria Friulana. Udine, 1876, 8°, Nuova Serio, Voi. IIT> N. 11-12 (die. 1875). Voi. IV, N. 1-11. L'Amico dei caw^t. Trieste, 1874-75, 8», Anno X, N. 11, 12; Anno XI, N. 12; 1870. Anno XII, N. 1-10. Annuario della Società dei Naturalisti in Modena. Modena, 1876, 8», Serio II, Anno X, fase. 1-3, Memorie dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Bologna, 187G, 4', Tomo VI, fase. 2-4; Tomo VII» fase. I. LIBRI IN DONO, ECC. 501 Atti delia Società Toscana di scienze naturali. Pisa, 1876. 8", Voi. I, fase. 3°, Voi. IT, fase. 1.° Bollettino della Società entomologica italiana. Firenze, 1875-76, 8», Anno VII, Trim. IV ; Anno VIII, Trini. I-III Eivista scientifica pubblicata dalla B. Accademia de' Fisiocritici di Siena. Siena, 1875, 8», Anno VII, fase. IV- VI. Memorie della Società italiana delle scienze fondata da A. M. Lorgna. Firenze, 1869- 76, 4% Serie UT, Tom. II. llendiconti della R. Accademia delle scienze -fisiche e matematiche di Napoli. Napoli, 1875, 4", Anno XIV, fase. IV-VI, 11, 12, Anno XV, fase. II-VIII. Atti della R. Accademia delle scienze fìsiche e matematiche di Napoli. 1875, 4", Voi. VI. Atti del R. Istituto d'incoraggiamento di Napoli. Napoli, 1875, 8", II Serie, Tom. XII, Relaz. 1875. Annali del Circolo Giambattista Vico. Napoli, 1S76, 4", punt. IV, Statuto. Il Picentino. Saletno, 1875-76, 8°, 1875, N. 11, 12 ; 1876, N. 1-4, 8-9. Giornale di scienze naturali ed economiche. Palermo, 1875, 4», Voi. XI, fase. I-IV. Atti dell'Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania. Catania, 1876, 4°, Serie III, Tomo X. Francia. Bulletin mensuel de la Société d'acclimatation. Paris, 8°, 1875, N. 12; 1876, N. 1-10. Bulletin de la Société botanique de France. Paris, 8°, 1873, Tome XX, Index; 1874, Tome XXI, Session à Gap, Index; 1875, Tome XXII, Comptes-Rendus N. 2, 3, Revue bibliograpliique A-B. 1876, Tome XXIII, Comptes-Rendus N. 1-2, Revue bi- bliograph. C-D. Liste des membres de la Société botanique de France au !«'' Janvier 1876, Paris, 8". BulUtin de la Société libre d'Emidalion, da Commerce et de l'Industrie de la Scine Inférieure. Rouen, 8°, Années 1875 et 1876. Bulletin mensuel de la Société Liìinéenne dii Nord de la France. Amiens, 8°, 1876, T. Ili, N. 43-54. Mémoires de la Société nationale des Sciences naturelles de Cherbourg. Paris, S», 2e Sèrie, Tomes XIX-XX. Annales de la Société d'agricolture, histoire natureUe et arts utiles de Lyon. Lyon, 1874, 8°; IV Sèrie, Tome VII. Bìdletin de la SoCiété d' Histoire natureUe de Toulouse. Paris, 1875, 8», IX Année, 1874-75; X Année, N. 1-2. Société des sciences jjhysiques et naturelles de Bordeaux. Bordeaux, 1875, 8.<» Extrait des procès verbaux des Sèances, 18 nov. 1875. Mémoires de la Société des sciences physiques et naturelles de Bordeaux. Bordeaux 1876, 80, II Sèrie, Tome I, 2e-3e cahier. Mémoires de l'Académie des sciences, belles-lettres et arts de Savoie, Chambéry, 1875, 8°, III Sèrie, Tome I-IV. Revue Savoisienne. Annecy, 4°, 1875, N. 7, 12; 1876, N. 1-11. 502 LIBRI IN DONO, ECC. Belgio. Bulletin de l'Académie royale des sciences, dea lettres et deit heaux-arta de Belgique, Bruxelles, 8», II Sèrie, Année 43, T. XXXVIII; Année 44, T. XXXIX. Némotres de l'Académie Hot/ale des sciences, des lettres et des beaux-arts de Belgi' qne. Bruxelles, 4°, 1S75, Tome XLI, I et II Partie. Annnaire de l'Académie royale des sciences, des lettres et des heaiix-arts de Belgi- que. Bruxelles, 12o, 1875, XLI et XLII Année. Mémoires couronués et autres mémoires puhliés par l'Académie Royale des sciences, etc, de Belgique. Bruxelles, 1875, 8», T. XXIV-XXVL Mémoires couronnés et mémoires des savants étrangers puhliés par l'Académie Royale des sciences, etc, de Belgique. Bruxelles, 1876, 4", T. XXXIX, I Partie. Bulletin de la Société royale de botanique de Belgique. Bruxelles, 8", T. XII-XIV. PrO'-ès-verbaux de la Société malarologique de Belgique. Bruxelles, 8», N. IV et V. Annales de la Société tnalacologique de Belgique, Bruxelles, 8", Année 1874, T. IX. Société entomologique de Belgique. Comptes-Rendus. Bruxelles, 8», 1875-76, II Sèrie, N. 19-31. Annales de la Société entomologique de Belgique. Bruxelles, 1875, 8°, T. XVIII, XIX, fase. I, II. Inghilterra. Proceedings of the rogai Society. London, 12", Voi. XXII, N. 151-155: Voi. XXIII, N. 156-163. Philosophical Transactions of the rogai Society of Londoji. A", Yoì. CLXIV, Part II; Voi. CLXV, Part. L The royal Society — 30"> November 1874, London, 4." Proceedings of the scientific meetings of the zoological Society of London, for the year 1875. London, 8°, Part II-IV. Transactions of the zoological Society of London. Londra, 1875, 4.°, Voi. IX, Parts IV-VII. Revised list of the verfehrafed animals now or lately living in the gardens of the zoological Society of London. London, 8.o Palaeontographical Society. London, 4°, 1875, Voi. XXIX; 1876, Voi. XXX. Svizzera. Verhandlungen der Schweizerischen naturforschenden Gesellschaft in Andermatt, den 12, 13 und 14 september 1875. Luzern, 1876, 8», 58» Jahresversammlung. Bulletin de Vlnstitut national génevois. Genève, 1876, 8°, Tome XXI. Mémoires de la Société de physiqne et d'hisloire naturelle de Genève. 1875-76, 4o, Tome XXIV, II Partio. Bulletin de la Société des sciences naturelles de Neuchàtel. 1876, [So, Tome X, II Cahier. LIBRI IN DONO, ECC. 503 Bnlletin de la Société vaudoise des sciences natureUes. Lausanne, 137C, 8», II Sèrie, VoL XIV, iSr. 76. Mittheilimgen der naturfoschenden Gesellschaft in Bern ans dem Jahre, 1875. Bern , 1876, in 8». Vierteljahrschrift der ]>Iaturforschenden Gesellschaft in Ziirich. 19 Jahrg. 1874; 20 Jahrg. 1875. Zùrich, 12.» Jahresbericht der natiirforschenden Gesellschaft Grauhiindens. Chur, 1876, 8°. Neue Tolge, XIX Jahrg. Vereinsjahr 1874-75. Oermauìa. Zeitschrift der deiitschen geólogischen Gesellschaft. Berlin, 1875, 2>°, XXVII Band, III lleft (Juli-September 1875) ; XXVIII Band, II Heft. Schriften der physikalisch-oekonoinischeìi Gesellschaft zu Konigsherg. Konigsberg, 1873-75, 4", XIV Jahrg. 1873 Abhandl. I, II, XV Jahrg. 1874 Abh. I. II. XVI Jahrg. 1875. Verhandlìingen des botamscheii Vereius der Provinz Brandenòurg. Berlin, 1875, 8", Jahrg. XVII. Archiv des Vervins der Freunde der Naturgeschichte in Mecklenhurg. 29 Jahrg. Neubrandenburg, 1875, 8." Bitziingberichte der naturwissenschaftlichen Gesellschaft Isis in Dresden. Dresden, 1875-76, 8", Jahrg. 1875; Jahrg. 1876 (Januar bis Juni). Sitzungsherichte der pliysiìcaUsch-tnedìcinischen Societat zu Erlangen, 1875, 8°, VII Heft (November 1874 bis August 1875); 8°, Heft. Notizhlatt des Vereins flir Erdkitnde. Darmstadt, 1675, 8", III Folge. XIV Heft. ' Jenaische Zeitschrift fiir Natìtririssenschnft. Jena, 1875, 8", Band III, III-IV Heft. Ili Band, I-II Supplement-Heft. Verhandlungen der phiisikal.-ìnedicinischen Gesellschaft. Wiirzburg, 1875, 8<', IX Band I-IV Heft. X Band, I-II Heft. Wilrtemhergische natìirwissenschaftliche Jahreshefte. Stuttgart. 1876, 8". Jahrg. 32, Hefte I-III. Bericht ilher die Senkenhergische naturforschende Gesellschaft 1874-75, Frankfurt a. M., 1876, 8o. 53er Jahres- Bericht der Schlesischen Gesellschaft. Breslau, 1876, 8o. Sitzungsherichte der mathem.-physikal. Classe der K. hayer. Akademie. Munchen, 1875, 8"; Jahrg. 1875, Heft III; Jahrg. 187fi, Heft 1-2. Ahhandlungen der mathem.-physikal. Classe der K. hayer. Akademie. Miinchen, 1875, 4", XLIV Band. I-II Abtheil. (XII Band der Reihe). Dreiundzwanzigster Bericht des Naturhistorischen Vereins in Augsburg. 1875, 8.° Correspondenz-Blatt des zool. mineralog. Vereines in Regensburg. 1875, 8°, 29, Jahrg. I-II. Ahhandlungen des zoologisch.-mineralog . Vereines in Eegenshurg. Munchen, 1875, 8», X Heft. Austria-Ungheria. Verhandlungen der K, K. soologisch-botanischen Gesellschaft in Wien, WiQn, 1876, 80, Jahrg. 1875,"XXV Band, 504 LIBRI IN DONO, ECC. Festschrifl 25» Bestehens der K. K. zoologisch-hotanischen Gesellschaft in ^Vient AVien, ]876, 4°. Schriften des Vereines zur Vcrhreitung naturwissenschaftìicher Kenntnisse in WieUi AVion, 120, XIV Baud, Jahrg. 1873-74; XVI Band. Mittlieilungen der anthropoìogischen Gesellschaft in Wien. Wien, 1875, 8", Band V. N. 10; Band VI, N. 3-4. Jahrhiich der K. K. Geólogischen Iieichsa»stalt. AVien, 1875, 4". Band XXV, N. 3-4> Band XXV, N. 3-4. Band XXVI, N.1-2. Verhandlangen der K. K, Geolog. Beichsanstcdt, AVien, 1875-7C, 4°, 1375, N. 11-18; 1876, N. 7-10. Ahliamìlungen der K. K. geólogischen Beiclisanstalt. AA'^ien , 1875-76, 4", Band. VI; Heft II, Band VII, Heft. III. Mittìieilnngen der K. K. geographischen Gesellschaft. AVien, 1875, 8«, XVIII Band. Mittheilungen aits dem Jahrbiiche der K. Ungarisch geólogischen Austalt. Budapest^ 1875, 8°, III Band, III Lief. IV Band. I Heft. A Magyar Kiralyi Foldtaui intezet Evkonye. Budapest, S», III, Voi. II, IIL fase. Fìinfter Bericht der natitrwissenschaftliehen Gesellschaft zìi Chemnitz. Chemnitz^ 1875, 8", Januar bis december, 1874. Berichte des naturwissenschaftlich medicinischen Vereines in Iniìshruck. Innstiruck 1876, &", VI Jahrg. 1875, 1 Heft. Rnssia. Bulletin de l'Académie imperiale des Sciences de S. Petershourg, 4", 'Tome XXI, N. 1-4, * Tome XXII, N. 24. Mémoires de l'Académie imperiale des sciences de St. Petershourg, 4.», 1875-76, VII, Sèrie, Tome XXII, N. 4-10; Tome XXIII, N. 1. Tableau general méthodique et alphahétique des matières contenues dans les publi- cations de l'Académie imjyériale des sciences de St. Petershourg, depiiis sa fonda- tion. St. Potersbourg, 1872, 8°, I Partio. Publications en langues étrangcres. Ada Morti Petropolitani. St. Petersbourg, 1874, 8°, Tomus III et Supplemontum } Tomus IV, fase. I-II. Zapiski novorossikavo Ohcestva 'Estesvoispitatelel [Memorie della novo-riissa Società dei naturalisti). Odessa, 8", Tom. Ili, Vipursk 1. Bulletin de la Société imperiale des naturalistes de Moscou. Moscou, 1875-76, 8', Année 1875, N. 2-4; Année 1876, N. 1. Syezia e Norvegia. Ofversigt af Kongl. VetensTiaps Akademiens Forhandtingar. Stockholm, 1871-75, So, Argangen, 28-32. Bihang til kongl. Svensha Vetenskaps Akademiens Ilandlingar. Stockholm, 1872-75, 8». Bandet, 1, Hàfte 1-2. Bandet 2, N. 1-2; Bandet 3, Hafte 1. Lefnadsteckningar Ijfver kongl. svenska Vetenskaps Akademiens. Stockholm, 1873, 8", Band 1, Ilafto 3. Kongliga svenska Vetenskaps Akademiens JHandlitigar. Ny Foljd. Stockholm, 4.", 1870- 73.' Bandet 9-12. LIBRI IN DONO, ECC. 505 tbrhandlinger i VidensJcabs-Selskabet i Chrìstiania. Christiania, 1873-75, 8", Aar, 1872-74. America Settentrionale. Ànmtàl Beport of the Board of Eegents of the Smithsonìan Institution for the year 1874. Washington, 1875, 8<^. Bulletin of the United States genlogical and geographical surveij of the territories. Washington, 1876, 8°, :N. 6, Second Series. Voi. Il, N. 1, 2, 4, 5. Contributions to the Annals of medicai progress and medicai education in the Uni- ted btates, by Joseph M. Toner. Washinton, 1874, 8o. Proceedings of the American Academy of arts and seietices. Boston, 1S75, So. New Series, Voi. IL (Whole Series, Voi. X). Proceedings of the Boston Society of Naturai History. Boston, 8°, Voi. XVIT, part. Ili, dee. 1874, february 1875; Voi. XVII, part. IV„1875; Voi. XVIII, part 1-2. Memoirs of the Boston Society of Naturai History. Boston, 1875, 4", Voi. II, part IV, N. II-IV. Transactions of the Connecticut Academy of Arts and Science. New Haven, 1876, 8«, Voi. III, part. I. Bulletin of the Cornell University. Ithaca, N. y. 1874, 8», Voi. I, N. 1-2. Archives of Sciences and Tratisactions of the Orleans County Society of Naturai Sciences. Newport, 8°, Voi. I, N. 8-9. America meridionale. Anales del Museo Publico de Buenos Aires. Buenos Aires. 1870-74, 4°. Entfega 11 y 12 (Va y Vìa del Tomo II). Periodici diversi. Éullettino mensile dell'Osservatorio meteorico e magnetico Valerio in Pesaro. Bologna, 1875, 8°. Serie II, Voi I. Bullettino meteorologico dell'Osservatorio del i?. Collegio Carlo Alberto in Monca- lieri. Torino, 4", Voi. IX, N. 10-12. Voi. X, N. 1-7. Bullettino nautico e geografico di Poma. Roma, 1876, i». Voi. VI> N. 12, Voi. VII, N. 2. Bullettino necrologico mensile del Comune di Milano. 1875, Nov. Die.; 1876, Gen. - Ottobre. Bullettino di Paletnologia italiana. Pafma, Anno I, 1875, N. 11-12; Anno II, 1876, N. 1-14 e Strenna pel 1876. B. Comitato geologico d'Italia. Roma, 8°. Bollettino N. 9-12, 1975; N. 1-10, 1876. Corrispondenza scientifica in Roma. Roma, 4", Voi. VIII, N. 27-29. Feuille des jeunes naturalistes fondée à 3Iulhouse en 1810, B,ennes, 1S76, 8°, V année, N. 63. Matériaux pour l'histoire primitive et naturelle de l'homme. Toalouse, 1874-75, 8°, II Sèrie, Tome V, VI et Supplément du Tome VI. 506 LIBRI m DONO, ECC. Mtteorólogia ilalìana, puhhl. del Ministero d'agricoltura, industria e commercio. Eoma, 40. Ballettino mennile, 1875, lugliodicombre ; 187G gennajo-novembre. — — Supplemento 1875, fase. I-.V. — — Supplemento 1876, fase. I. Nature, a jteeWyJ«Hr«a/o/' sc«ertc«. London, 4°, 1875-76, Voi. XII, N. 290 ; Voi. XIII, N. 322-374. Faleoiitografica. Beitrijge-zur Naturgeseìiichte der Vorwelt. Cassai, 4», 1875-76, XXI Band, 7-S Heft ; XXII Band, 7 Ileft ; XXIII Band, 7-9 Heft; XXIV Band, 1-2 Heft. — Supplement III, 2 Heft. ZOOLOGIA. TERTEBRATI. Cassin John. — Description and Notes on Birds in the Collection of the Academy of Naturai Sciences of Philadelphia. Washington. CoLLET Robert. — Norges Fiske med Bemarìcnìnger om deres Udbredélse. Chri- stiania, 1874, 4°. DoDEKLEiN Pietro. — Avifauna del Modenese e della Sicilia. Palermo, 1874, 40, fase. VI. Jean it Sordelli. — Iconngraphie géìiérale des Ophidiens. Paris, 1875, XLVII livr- Ninni A. P. — Sopra i Chirottcri veneti. Padova, 1876, 8°. Pavesi Pietro. — Marsupiali. Milano. (Estratto dall'Enciclopedia medica italiana, mezzo foglio in 8". Resources of the Dominion of Canada. List of furhearing, useful and injurious ani- mais. Toronto, Canada, 8". Ross A. M. — Catalogue to illustrate the Animai. Sihleanu Stefano. — De' jjescl elettrici e j)seudo-elettrici. Napoli, 1876, 8'. ARTICOLATI. Catalogo della Collezione di insetti italiani del lì. Museo di Firenze. 1876 8", Serie I, Coleotteri. Curò Antonio. — Saggio di un catalogo dei Lepidotteri d'Italia. Firenze, 1876, S». Garbiolietti Antonio. — Bibliografia. Prospetto degli Imenotteri italiani del pro- fessor A. Costa. Torino, 1872, un foglio. (Estratto del giornale della R. Accade- mia di medicina di Torino, fase, del 31 marzo 1872). Hentz Nicholas Marcellus. — The Spiders of the United States. [Occasionai pa- pera of the Boston Society of naturai history , II). Boston, 1875, S». Leconte John L. — New species of North American Coleoptera. Washinton, 8*, part. I. MiiLLER Albert. — Ueber das Auftrelcn der Wanderheuschreclce am Ufer des Bie- lersee' s. Luzern, 1876, 80, Ninni A. P. — Sopra la tela dell' Kpeira Umbratica. Padova, 1876, 80. Pabona Corrado. — Delle Poduridi e specialmente di guelle raccolte a Pavia « dintorni, in 8°. LIBRI IN DONO, ECC. 507 Pavesi Pietro. — Gli Aracnidi turchi. Jlilano, 1876, 8°. (Estratto dagli Atti della Soc. It. di S. N. Voi. XIX, fase. 1). Plateau Felix. — Note sur les phénomènes de la digestion cliez la Blatte Américaine (Periplaneta americana L). Bruxelle?, 1876, 8°. Récherclies sur les phénomènes de la dlgestion et sur la structure de Vappa- reil digestif cliez les Mtjriapodes de BeJgique. Bruxelles, 1876, 4°. SiEBKE H. — Enumerano insectorum mrvegicorum, fase. I. Catalogum hemipterorum et orthopterorum continens, ivi, 1874, 8". fase. II. Catalogum Coleupterorum con- tinens. Christiania, 1875, 8°. Thorell T. — Descrizione di alcune specie di Opilioni dell'Arcipelago Malese, appar- tenenti al Museo Civico di Genova. Genova, So. (Estr. dagli Annali del Museo Civ. di St. Nat. di Genova). Genova, Voi. IX, 1876-77, 6-27 novemb. 1876. Notice of some Spiders from Labrador. Boston, 1875, 8°. Sopra alcuni Opilioni (Phalangidea) d'Europa e dell'Asia Occidentale. Genova, 1876, 8\ Villa Antonio e G. B. — Lo studio degli insetti in Lombardia applicato all'agri- coltura. Milano, 1876, S". MOLLUSCHI. BsusiNA Spiridione. — IjJsa Chiereghinil Conchilia. Pisa, 1870, S». _ — Secondo saggio della Malacologia adriatica. Pisa, 1872, 8°. Aggiunte alla monografìa delle Campyleae della Dalmazia e Croazia. Pisa, 1874. De Stefani Carlo. — Molluschi viventi nella valle del Serchio Superiore, Pisa 1875, 8<>. Pini Napoleone. — Molluschi terrestri e d'acqua dolce viventi nel territorio di Esina. Milano, 1876, 8". Sequenza G. — Di alcuni molluschi pescati nei fondi coralligeni dello Stretto di Messina. (Un foglio in 4". Estratto dal Rendiconto della R. Accad. delle scienze fisiche e matematiche, fase. VI. giugno 1876). RAGGIATI. Lo\'ZN S. — Études suf- les Echinotdés. Memoire présente à l'Académie Royale des Sciences de Suède le 12 juin 1872. Atlas de 53 planehes. Stokholm, 1875, 4°. Sars G. 0. — On some remarkable forms of animai life. II. Christiania, 1875, 4". BOTANICA. Kradter Franz. — Phanerogamen Flora von Chemnitz und Umgegend. Chemnitz, 1875, 8o. Pirotta Romualdo. — Sulla ruggine delle malve. Milano, 1876, 8". — — Elenco dei funghi della provincia di Pavia. { Estratto dal nuovo giornale Bo- tanico Italiano). Voi. VIII, N. 4, ottobre 1876, in 8°. 508 LIBRI IN DONO, ECC. PALEONTOLOGIA. Capellini G. — Sulle halene fossili loscaue. Roma, 1876, 8°. Coppi Fkancesco. — Frammenti eli jyaleoutólogia modenese. Modena, 1876, 8". Studii di paleontologia iconografica del modenese. Modena, 1872, 4», Parte T, I Petrefatti. — — Breve descrizione di un frammento di Rhinoccros Leptorbinus prò parte a Megarrhinus. Modena, 1870, 8». De Stefani Cablo. — Di alcune conchiglie terrestri fossili nella Terra Jìossa della pietra calcarea di Agnano nel monte Pisano. (Estratto dagli atti della Società To- scana di Se. Nat. in Pisa). MoLON Francesco. — Sidle Ossa Fossili della Caverna in Zoppegna al Monte San Lorenzo presso S. Bonifazio di Verona. Venezia, 1875, 8". Sequenza G. — Cenni intorno alle Verticordie fossili del ^ìliocene italiano. Napoli^ 1876, 4». PALETNOLOGIA. Catalogo degli oggetti presentati alla Esposizione Preistorica Veronese del 1876. Ve- rona, 1876, 8°. Coppi Francesco. — Monografìa ed Iconografìa della l'erramara di Garzano. Mo- dena, 1876, 4», voi. 3.-' Le Valve dell' Unio nelle Terremare. Gorzano, 1873, S», _ JJeher die ini Jahre 1871 iti den Terremare von Gorzano vorgenommenen Aiis- grabungen. Wien, 1872, 8°. De Mortillet Gabriel. — ;, Décottvertes de Sepàltnres dans Selne-et-Marne, l'Aisne et le Loir-et-Cher. Paris, 1875, 8". — — Origine dti Bronze. Paris, 1876, S". Mautinati Pietropaolo. — Slot'ia della Palcoetnologia Veronese. Discorso pronun- ciato il 20 febbrajo 1876. Verona, 8». MoLON Francesco. — Cenno sulle alluvioni antiche ad epoca storica risultanti dallo sterro in Colze nel Vicentino e sopra un cranio ed altri oggetti ivi rinvenuti. Vi- cenza, 1875, 8». Omboni Giovanni. — L'esposizione di oggetti 2>>'eistorici tenuta a Vey-ona. Venezia, 1876, 8". Rau Charles. — Drilling in Sione withoìit Metal, Washington, 8». MINERALOGIA. D'Achiaedi a. — Sa di alcuni minerali toscani. (Est. dagli Atti della Soc Toso. di Se. Nat. di Pisaj, Voi. II, fase. II, in 8". KiLLiAS C. — Die arsenhaltigen Eisensiinerlinge von Val Sinestra. Chur, 1870, 8». Polli Pietro. — Analini chimica dell'acqua minerale di Bremhilla (provincia di Bergamo). Bergamo, 1876, 8". LIBRI IN DONO, ECC. 509 GEOLOGIA. Alessandei Sac. Antonio. — Nota che riguarda l'età geologica del Colle di Ber- gamo. (Estr. dagli Atti dell'Ateneo di Se, Lett. ed Arti di Bergamo). Cacciatori G. e Dodeelein P. — Sulle recenti convulsioni sismiche in Corleone. Palermo, 1876, 12». De Stefani Cablo. — Considerazioni stratigrafiche soj)ra le roccie pia antiche delle Alpi Apuane e del matite Pisano. Eoma, 1875, 8°. Natura' geologica delle colline della Val di Nievole e delle Valli di Lucca e dì Bientina. Pisa. 8". j)ei depositi alluvionali e della mancanza di terrstii glaciali nell'Apennino della Val del Serchio e nelle Alpi Apuane. Roma, 1875, 8°. Hayden F. V. — Annual report of the U. S. Geólogical and Geographical survey of the territories, embracing Colorado and parts of adjacent territories ; for the year 1874. Washington, 1876, 8°. Hutton et Ulrich. — Report on the geology of gold fields of Otago. Dunedin, 1875, So. KiERULF Theodor. — Om shurin'gsmaerTcer, glacial formatlonen, terrasser og strandli- uier. Christiania, 1873, 4", II, Sparagonit fjeldet. — — Om Trondhjems Stifts Geologi. Christiania, 1875, 8o. Manzoni A. e Foresti L. — Cenni geologici e paleontologici sul pliocene antico di Castrocaro. Bologna, 1876, 4". Nelson Dale T. J. — A study of the Rhaetic sfrata of the Val di Ledro, in the southern Tyrol. PatersoD, 1876, 8". Omboni Giovanni. — Di due antichi ghiacciaj che hanno lasciato le loro traccie nei Sette Cotnuni. (Est. dal Voi. II, Ser. V degli atti del B. Istit. Veneto di Scienze Lettere ed Arti). Venezia, 1876, 8". — — Delle antiche morene vicine ad Arco nel Trentino. Venezia, 1876, 8°. PiLLET L. et E. De Fromentel. — Description géologique et paléontologique de la colline de Lémenc sur Chambéry. Atlas. Chambéry, 4". Powell J. W. — Report of Exploration in 1873 of the Colorado of the West and its Tributaries, Washington, 1874, 8°. Report of the U. S. Cfeological survey of the Territories. Washington, 1875, IV. Voi. IL RoTH Samtjel. — Die eruptiven Gesteine des FazeTcasboda-Moràgyer Gebisgszuges. Budapest, 1876, S", IV. Bd. 2 heft. — — Fazehashoda-Moràgyi hegyldm (Baranyamegye) eruptiv l-ozetei. Budapest, 1876, 8o. — IV kotet, III, fiizet. ScHiTZ 0. E. — Beretning om nogle Undersogelser over Sparagmithvarts-Fjeldet i den ostlige Deci af Hamar Stift. Christiania. 1873, 8°. Sexe S. a. — Jcettegryder og gamie strandlinier i fast Iclìppe. Christiania, 1874-75. Spada Leonello. — Appunti geologici sul Mandamento di Osimo. Osimo, 1876, B» — — Cenni storici ed osservazioni geologiche sui terreni di Numana e Sirolo. Osi- mo, 1876, 8o. Stehky Htjnt. — Report on the Chemistry of the Earth. Washington, 1871, 8". Tabamelli T. — Dei terreni morenici ed alluvionali del Friuli. Udine, 1876, 8". 510 LIBRI IN DONO, ECC. FISICA, METEOROLOGIA, CHIMICA. BucHNEE Ludwig Andreas. — Ueber die Bezlehungen der Chemie zur Rechtspflege Munchen, 1S75, 8°. DuEER Bernardo. — Notizie pluviometriche ed idrometriche. Como, 1876, 8". Mandoj Albanese Tomaso. — Eicerche fisiche intorno alla luce ed ai colori pro- prii dei corpi. Napoli, 1875, 8°. Mona Angelo. — Studii di Enologia. Brescia, 1875, 82. Vadssenat M. Installation d'un observatoire météorologique au somtnet du pie du midi de Bugnères-de-Bigorre. 1874, 4°. DI VARIO ARGOMENTO. Atti ufficiali relativi alla Esposizione Universale di Vienna nell'anno 1873. - 4". Serie I. Calderini Pietro. — Cenni biografici sul prof. cav. Giusejìpe Balsamo Crivelli ■ Varallo, 1875, So. DescrÌ2)tive Catalogne of the photographs of the United States geological survey. Wa- shington, 1875, 8". Fattori Feancesco. — Compendio periodico biografico e lezione di addio discorsa dal nob. prof. Federico Personali nel 27 giugno 1876. Modena, 8°. Formenton Francesco {Testamento olografo di). Vicenza, 1875, 8°. Lanza Francesco. — Viaggio in Inghilterra e nella Scozia. Trieste, 1860, 8°. Mori Tommaso. — Sommario di storia naturale. Aquila, 1874, 8". Muller Jakob Worm. — Transfusion tmd plethora. Christiania, 1875, 8». Peabody Andrew. — The scientific education of mecanics and artizans. Washington, 1873, 8». Speciale Sebastiano. — All'Etna! Escursione del 6 agosto 1876. Catania, 8°. Strobel Pellegrino. — La spedizione italiana nell'Africa Equatoriale. Discorso. Parma, 1875, 8". Weyprecht Carlo. — Sulla spedizione polare austro-ungarica, Trieste, 8». INDICE Presidenza pel 1876 Pag. 3 Soci effettivi al principio dell'anno 1876 „ 4 Soci corrispondenti ;; 12 Istituti scientifici corrispondenti idem » 13 P. Strobel, Saggio sui rapporti esistenti fra la natura del suolo e la distribuzione dei molluschi terrestri e d^acqua dolce «19 Seduta del 27 Febbrajo 1876 „ 43 Bilancio consuntivo dal 1° Gennaio al 31 dicembre 1875 „ 46 Bilancio preventivo per l'anno 1876 w 48 P. Pavesi, Gli aracnidi turchi » 50 T. Thorell, Ètudes Scorpiologiques n '*^ Seduta del 30 Aprile 1876 ,,273 G. Mercalli, Osservazioni geologiche sid terreno glaciale nei dintorni di Como . „ 278 G. Frassi, Notizie sulla sorgente del Lamhro . . . . „ 285 Seduta del 28 Maggio 1876 ,,289 Seduta del 2 Luglio 1876 „ 290 A. Spagnolini, Catalogo sistematico degli Acalefi del Me- diterraneo (tav. 1-6) 55 291 T. Taramelli, Alcune osservazioni sul Ferretto della , JBrianza (tav. 7) „ 332' '^ "■ '- G, Omboni, Il mare glaciale e il pliocene ai piedi delle Alpi lombarde „ 370 512 INDICE. P. Strobel, Ulteriori cenni sulla Polimelia nelle BanCj (tav. 8) Pag. 385 F. SoRDELLi, Descrizione di una Rana poUmelica del Museo Civico di Milano «392 L. Maggi, Studi Anatomo-fisiologici intorno alle Amibe ed in particolare di una Innominata (tav. 9) . . . ,,399 C. Parona , Degli organi riproduttori d'una Vacca-toro o Free-Martin degli inglesi (tav. 10) « 452 C. Parona, Alcune particolarità di due individui cZe^^Anas bosclias „ 462 V. Trevisan de Saint-Leon, Carestisea, nuovo genere di Andreàacee „ 468 Seduta del 30 Luglio 1876 . » 481 Seduta del 26 Novembre 1876 » 483 A. Villa, Confronto di apparizioni Entomologiche . . ,,485 G. Cattaneo, Escrescenza cornea frontale in un Bos taurus (tav. 11) ;, 489 N. Yim, Notizie malacologiche relative alla Fauna lomharda „ 493 Elenco dei libri pervenuti in dono od in cambio alla Bi- blioteca sociale, nell'anno 1876 „ 500 ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA Fascicolo I. — Fogli 1-5. Ci I— I > •iH i-l A CS DI SCIENZE NATURALI S o rt VOLUME XIX. i TJ M 0 E ^ ^ • oj co MILANO, « COI TIPI DI GIUSEPPE BERNARDONI. ^ PER l' ITALIA: 1 PER l' ESTERO : U PRESSO LA PRESSO LA ^ SEGRETERIA DELLA SOCIETÀ' j LIBRERIA DI ULRICO HOEPLI l CU MILANO i MILANO i NAPOLI | Palazzo del Museo Civico. Galleria De-Cristoforis, Via Roma, già Toledo, Via Manin, 2. | 59-60. I 221. Giugno 1876. SUNTO DEI REGOLAMENTI DELLA SOCIETÀ. Scopo della Società è di promuovere iu Italia il progresso degli studj relativi alle scienze naturali. I Socj sono in numero illimitato, effettivi e corrispondenti. I Socj effettivi pagano it. L. 20 all'anno, in una sola volta, nel primo tri- mestre dell'anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e Comunica- zioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società. A Socj corrispondenti si eleggono persone distinte nelle scienze naturali, le quali dimorino fuori d' Italia. — Possono diventare socj effettivi, quando si assoggettino alla tassa annua di lire venti. — Non sono invitati partico- larmente alle sedute della Società, ma possono assistervi e presentarvi o farvi leggere delle Memorie o delle Comunicazioni. — Ricevono gratuita- mente gli Atti della Società. La ptroposizioìie per V ammissione d' un nuovo socio deve essere fatta e firmata da tre socj effettivi. I Socj effettivi che non mandano la loro rinuncia almeno tre mesi prima della fine dell'anno sociale (che termina col 31 dicembre) continuano ad es- sere tenuti per socj; se sono in ritardo nel pagamento della quota di un anno, e, invitati, non lo corm^ìono nel primo trimestre ùeW anno successivo^ cessano di fatto di appartenere alla Società, salvo a questa il far valere i suoi diritti per le quote non ancora pagate. Le Comunicazioni, presentate nelle adunanze, possono essere stampate negli Atti o nelle Memorie della Società, per estratto o per esteso, secondo la loro estensione ed importanza. La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza. Agli Atti ed alle Memorie non si ponno unire tavole se non sono del formato degli Atti o delle Memorie stesse. Tutti i Socj possono approfittare dei libri della biblioteca sociale, pur- ché li domandino a qualcuno dei membri della Presidenza, rilasciandone regolare ricevuta. PRESIDENZA PEL 1876. Presidente, Cornalia dottor Emilio, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, via Monte Napoleone, 36. Vice-presidente, Villa Antonio. Milano, via Sala, 6. ÌSxoppANi sac. Antonio, prof, di geologia nel Reale Istituto tecnico superiore in Milano, via Palestra, 2. SoRDELLi Ferdinando aggiunto al Museo di storia naturale ^ di Milano, via Monforte, 7. Cassiere, Gargantini-Piatti Giuseppe, Milano, via del Senato, 14. ATTI E MEMORIE Gli Atti si danno gratis a tutti i Socj , effettivi e corrispondenti. — Gli estranei alla Società li possono comperare al prezzo di lire 20 per ciascun volume, domandandoli direttamente ai segretarj della Società. — Per i Socj attuali, i quali desiderano avere i volumi degli anni anteriori a quello in cui hanno cominciato a far parte della Società, i prezzi sono ridotti alla metà. — I volumi I e II sono esauriti. Le Memorie si pubblicano in altrettanti fascicoli distinti. Ciascuna Memoria ha un prezzo particolare, minore per i ^óej é^e per gli estranei alla Società. Il prezzo totale di ciascun volume è la somma dei prezzi delle Memorie che lo compongono. — L' associazione a ciascun volume delle Memorie è fissata pei Socj a L. 10. Per avere gli Atti e le Memorie bisogna dirigersi ai segretarj della Società. Agli autori che ne fanno domanda si danno gratuitamente 25 copie dei loro lavori stampati negli Atti o nelle Memorie. L'autore d'ogni Memoria che volesse avere un numero di copie maggiore delle 25 gratuite, dovrà pagarle al prezzo stabilito pei Socj. Quanto ai lavori stampati negli Atti l'autore potrà far tifare un numero qualunque di copie ai seguenti prezzi: *l^ di foglio (4 pagine) . . Esemplari 2a 50 95 100 L. 1 — L. 2- L. 2 25 L. 3 50 Va foglio (8 pagine) . . . « 1 50 » 3 — » 3 50 » 5 - 2/4 di foglio (12 pagine) . . " 2 25 « 4 50 « 6 — » 8 - 1 foglio (16 pagine) . . . » 2 50 J n 5 - « 7 — n 9 - INDICE. Presidenza pel 1876 Pag. 3 Soci effettivi al principio dell'anno 187G . . . . „ 4 Soci corrispondenti «12 Istituti scientifici corrispondenti idem » 13 P. Strobel, Saggio sui rajjporti esistenti fra la natura del suolo e la distribuzione dei molluscJii terrestri e d^ acqua dolce » 1^ Seduta del 27 Febbrajo 1876 „ 4a Bilancio consuntivo dal 1° Gennajo al 31 Dicembre 1875 „ 46 Bilancio preventivo per l'anno 1876 „ 48 P. Pavesi, Gli aracnidi turchi „ 50 T. Thorell, Etudes Scorjpiologiques » 75 ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI CO i-H a > • 1-4 CO VOLUME XIX. Fascicolo li. e III. — Fogli 6-24, Con 7 Tavole. MILANO, COI TIPI DI GIUSEPPE BERNARDONI. PER L ITALIA: PRESSO LA^ SEORETEBIA DELLA SOCIETÀ' MILANO Palttzo dal Haieo Civico. PER L estero: PRESSO LA LIBRERIA DI ULRICO HOEPLI MILANO Galleria De-Cristofor(a, 59-62. NAPOLI Via Roma, già Toledo, 23«. Aprile 1877. B o o co u SliMO DEI REGOLAMENTI DELLA SOCIETÀ. Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli stud relativi alle scienze naturali. I Socj sono in numero illimitato, effettivi e corrispondenti. I Socj effettivi pagano it. L. 20 all'anno, in una sola volta, nel primo tri- mestre dell'anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e Comunica- zioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società. A Socj corrispondenti si eleggono persone distinte nelle scienze naturali, le quali dimorino fuori d' Italia. — Possono diventare socj effettivi, quando si assoggettino alla tassa annua di lire venti. — Non sono invitati partico- larmente alle sedute della Società, ma possono assistervi e presentarvi o farvi leggere delle Memorie o delle Comunicazioni. — Ricevono gratuita- mente gli Atti della Società. La proposizione per V ammissione d' un nuovo socio deve essere fatta e firmata da tre socj effettivi. I Socj effettivi che non mandano la loro rinuncia almeno tre mesi prima della fine dell'anno sociale (che termina col 31 dicembre) continuano ad es- sere tenuti per socj; se sono in ritardo nel pagamento della quota di un anno, e, invitati, non lo compiono nel primo trimestre dell'anno successivo, cessano di fatto di appartenere alla Società, salvo a questa il far valere i suoi diritti per le quote non ancora pagate. Le Comunicazioni, presentate nelle adunanze, possono essere stampate negli Aiti o nelle Memorie della Società, per estratto o per esteso, secondo la loro estensione ed importanza. La cura delle pubblicazioni spetta alla Presirienza. Agli Alti ed alle Memorie non si ponno unire tavole se non sono del l'ormato degli Atti o delle Memorie stesse. Tutti i Socj possono approfittare dei libri della biblioteca sociale, pur- ché li domandino a qualcuno dei membri della Presidenza, rilasciandone regolare ricevuta. PRESIDENZA PEL 1876. Presidxììtc, Cornalia dottor Emilio, direttore del Musco Civico di Storia Naturale di Milano, via Monte Napoleone, 36. Vice-presidente, Villa Antonio. Milano, via Sala, 6. ÌStoppani sac. Antonio, prof, di geologia nel Reale Istituto tecnico superiore in Milano, via Palestro, 2. SounELH Ferdinando aggiunto al IMuseo di storia naturalo ^ di Milano, via Manforte, 7. Cassiere, Gargantini-Piatti Giuseppe, Milano, via del Senato, \i. ATTI E MEMORIE Gli Atti si danno gratis a tutti i Socj, effettivi e corrispondenti. — òli estranei alla Società li possono comperare al prezzo di lire 20 per ciascun volume, domandandoli direttamente ai segretarj della Società. — Per i Soci attuali, i quali desiderano avere i volumi degli anni anteriori a quello in cui hanno cominciato a far parte della Società, i prezzi sono ridotti alla metà. — I volumi I e II sono esauriti. Le Memorie si pubblicano in altrettanti fascicoli distinti. Ciascuna Memoria ha un prezzo pai^ticolare, minore per i So(3J che per gli estranei alla Società. Il prezzo totale di ciascun volume è la somma dei prezzi delle Memorie che lo compongono. — L' associazione a ciascun volume delle Memorie è fissata pei Socj a L. 10. Per avere gli Atti e le Memorie bisogna dirigersi ai segretarj della Società. Agli autori che ne fcinno domanda si danno gratuitamente 25 copie dei loro lavori stampati negli Atti o nelle Memorie. L'autore d'ogni Memoria che volesse avere un numero di copie maggiore delle 25 gratuite, dovrà pagarle al prezzo stabilito pei Socj. Quanto ai lavori stampati negli Atti l'autore potrà far tirare un numero qualunque di copie ai seguenti prezzi : j */4 <3i foglio (4 pagine) Va foglio (8 pagine) • . ^/^ di foglio (12 pagine) . i 1 foglio (16 pagine) . . <ìi' '-} Utiu 95 L. 1 — » 1 50 " 2 25 « 2 50 Esemplari SO, 9»'-;>ì ^5*60 L,. 'i -- i L. 2 ;^v4jLi§.^50 „ 3 _ j „ 3 50 r, 'o — " .ì 50 i - G — i ." 8 - INDICE. T. Thorell, Etudes Scorpiólogiques (ConV e fine). Pag. 81 Seduta del 30 Aprile 1876 r 273 (t. Mercalli, Osservazioni geologiche sul terreno gla- ciale nei dintorni di Como „ 278 G. Frassi, Notizie sulla sorgente del Lambro . . . „ 285 Seduta del 28 Maggio 1876 .289 Seduta del 2 Luglio 1876 . . , 290 A. Spagnolini, Catalogo sistematico degli Acalefi nel Mediterraneo (tav. 1-6) « 291 T. Taramelli, Alcune osservazioni sul Ferretto della JBrianza (tav. 7) ,, 332 G. Omboni, Il mare glaciale e il pliocene ai piedi delle Alpi lombarde ^ 370 A questo fascicolo è unito un foglietto sciolto colle pa~ gine 75-76 da sostituirsi a quelle del fascicolo precedente per errore Ìtì incorso. ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI VOLUME XIX. Fascicolo IV. — Fogli 25 -3 '2. Con 4 Tavole. Ci 1—4 o > 02 u ^ o TJ Ci H-l ® G) ns &C0 MILANO, COI TIPI DI GIUSEPPE BERNARDONI. PER l'estero: PER L ITALIA: PRESSO LA SEGRETERIA DELLA SOCIETÀ' MILANO Palazzo del Museo Civico. Via Manin, 2. PRESSO LA LIBRERIA DI ULRICO HOEPLI MILANO Galleria De-Cristoforis, 59-C2. Settembre 1877. o o 1—4 o P4 SllVTO DEI REGOLAMENTI DELLA SOCIETÀ. Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studj relativi alle scienze naturali. I Socj sono in numero illimitato, effettivi e corrispondenti. I Socj effettivi pagano it. L. 20 all'anno, in una sola volta, nel primo tri- mestre dell'acino. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e Comunica- zioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società. A Socj corrispondenti si eleggono persone distinte nelle scienze naturali, le quali dimorino fuori d' Italia. — Possono diventare socj effettivi, quando si assoggettino alla tassa annua di lire venti. — Non sono invitati partico- larmente alle sedute della Società, ma possono assistervi e presentarvi o farvi leggere delle Memorie o delle Comunicazioni. — Ricevono gratuita- mente gli Atti della Società. La proposizione per V ammissione d' un nuovo socio deve essere fatta e firmata da tre socj effettivi. I Socj effettivi che non mandano la loro rinuncia almeno tre mesi prima della fine dell'anno sociale (che termina col 31 dicembre) continuano ad es- sere tenuti per socj ; se sono in ritardo nel pagamento della quota di un anno, e, invitati, non lo compiono nel primo trimestre dell'anno successivo, cessano di fatto di appartenere alla Società, salvo a questa il far valere i suoi diritti per le quote non ancora pagate. Le Comunicazioni, presentate nelle adunanze, possono essere stampate negli Atti o nelle Memorie della Società, per estratto o per esteso, secondo la loro estensione ed importanza. La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza. Agli Atti ed alle Memorie non si ponno unire tavole se non sono del formato degli Atti o delle Memorie stesse. Tutti i Socj possono approfittare dei libri della biblioteca sociale, pur- ché li domandino a qualcuno dei membri d511a Presidenza, rilasciandone regolare ricevuta. PEESIDENZA PEL 1877. Presidente^ Cornalia dottor Emilio, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, via Monte Napoleone, 36. Vice-presidente, Villa Antonio. Milano, via Sala, 6. ÌStoppani sac. Antonio, prof, di geologia nel Reale Istituto tecnico superiore in Milano, via Palestra, 2. SoRDELLi Ferdinando aggiunto al Museo di storia naturale V di Milano, via Manforte, 7. Cassiere, Gargantini-Piatti Giuseppe, Milano, via del Senato, 14. ATTI E MEMORIE Gli Atti si danno gratis a tutti i Socj, effettivi e corrispondenti. — Gli tranei alla Società li possono comperare al prezzo di lire 20 per ciascun )lunie, domandandoli direttamente ai segretarj della Società. — Per i Soci ,tuali, i quali desiderano avere i volumi degli anni anteriori a quello in li hanno cominciato a far parte della Società, i prezzi sono ridotti alla età. — I volumi I e II sono esauriti. Le Memorie si pubblicano in altrettanti fascicoli distinti. Ciascuna Memoria ha un prezzo particolare, minore per i Socj che per i estranei alla Società. Il prezzo totale di ciascun volume è la somma li prezzi delle Memorie che lo compongono. — L' associazione a ciascun )lume delle Memorie è fissata pei Socj a L. 10. Per avere gli Atti e le Memorie bisogna dirigersi ai segretarj della )cietà. Agli autori che ne fanno domanda si danno gratuitamente 25 copie dei PO lavori stampati negli Atti o nelle Memorie. L'autore d'ogni Memoria che volesse avere un numero di copie maggiore ìUe 25 gratuite, dovrà pagarle al prezzo stabilito pei Socj. Quanto ai lavori stampati negli Atti l'autore potrà far tirare un numero lalunque di copie ai seguenti prezzi: Esemplari za 50 95 100 ^4 di foglio (4 pagine) . . L. 1 — L. 2 — L. 2 25 L.3 50 ^/2 foglio (8 pagine) . . . « 1 50 « 3 - « 3 50 » 5 - s/4 di foglio (12 pagine) . . " 2 25 « 4 50 « 6 — » 8 - 1 foglio (16 pagine) . . . » 2 50 » 5- » 7 — « 9 - INDICE. P. Strobel, interiori cenni sulla Polimelia nelle jRane^ (tav. 8) Pag. 385 - F. SoRDELLi, Bescrizione di una Rana polimélica del Museo Civico di Milano ,,392 L. Maggi, Studi Anatomo-fisiologici intorno alle Amibe ed in particolare di una Innominata, (tav. 9) . . . ,,399 C. P ARON A , Degli organi riproduttori d'una Vacca-toro o Free-Martin degli inglesi (tav. 10) ,.; 452 C. Parona, Alcune particolarità di due individui dell' AnSLS boschas „ 462 V. Trevisan de Saint-Leon, Carestitea, nuovo genere di Andreàacee ., 468 Seduta del 30 Luglio 1876 ,,481 Seduta del 26 Novembre 1876 ,,483 A. Villa, Confronto di apparizioni Entomologiche . . ., 485 G. Cattaneo, Escrescenza cornea frontale in un Bos taurus (tav. 11) .,489 N. Tim, Notizie malacologicJie relative alla Fauna lombarda „ 493 Elenco dei libri pervenuti in dono od in cambio alla Bi- blioteca sociale, nell'anno 1876 ., 500 \?R b9 c'-^ AMNH LIBRARY 100125120 ■