'B;:iì-: ^xl; .,^^M. ,:;:;.'.. ;;;ì;;. j'-JJi;, FOR THE PEOPLE POR EDVCATION FOR SCIENCE LIBRARY OF THE AMERICAN MUSEUM OF NATURAI HISTORY ,.iT M U ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA SCIENZE NATURALI VOL. XXXIIL A.N]VO 180 0. MILANO, TIPOGRAFL\ BERNARDONI DI C. REBESGHINI E C. 1890. /6 - 7/96 ? - -Lifec. V y SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI DIREZIONE PEL 1890. Tresidente. — Stoppanf prof. cav. ab. Antonio, direttore del Mu- seo Civico di storia naturale in Milano. Vice-Presidente. — Bellotti dott. Cristoforo. Martorelli dott. Giacinto, Corso Venezia, 91. Pini nob. cav. Napoleone, via Crocifisso, 6. Conservatore. — Franceschini cav. Felice. consiglio d'amministrazione. Crivelli march. Luigi. Segretari Commissione \ Borromeo conte Giberto juniore. amministrativa ) ,^ , ^ ' Magretti dott. Paolo. Cassiere. — Gargantini-Piatti cav. Giuseppe, Milano, via Se- nato, 14. SOCJ EFFETTIVI al principio deìVanno 1890. Ambrosioni prof. ab. Michelangelo, Bergamo. Amighetti sac. Alessio, Lovere. Ahkigoni degli Oddi conte Ettore, Padova. Bassani prof. Francesco, Napoli. Bellotti dott. Cristoforo, Milano. Besta dott. Riccardo, Milano, Bettoni dott. Eugenio, Brescia. BoccACCiNi prof. Corrado, Torino. Borromeo conte Giberto juniore, Milano. Botti cav. Ulderico, consigliere delegato presso la R. Prefettura di Reggio (Calabria). Bozzi dott. Luigi, R. Università di Pavia. Brioschi comm. Francesco, senatore del Regno e direttore del R. Istituto Tecnico superiore di Milano. Buzzoni sac. Pietro, Milano (CC. SS. di Porta Romana). Calderini sac. Pietro, direttore dell'Istituto Tecnico di Varallo (Val Sesia). Camerano prof. Lorenzo, R. Università di Torino. Campacci dott. cav. Cesare, Firenze. ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI AL PRINCIPIO DELL' ANNO 1890. 5 Canetti dott. Carlo, Milano. Cantoni dott. Elvezio, prof, al R. Liceo Manzoni, Milano. Cattaneo dott. Giacomo, Prof, nella R. Università di Sassari. Ceruti ing. Giovanni, Milano. Getti ing. Giovanni, Laglio (Como). CoccoNi prof. Gerolamo, Bologna. CoLiGNON dott. Nicola, professore di meccanica nel R. Istituto Tecnico, Firenze. Colombo dott. Giuseppe, Milano. Colombo-Paracchi sac. Federico, professore nel Collegio comu- nale di Merate. Coloni sac. Gaetano, professore di scienze naturali a Crema. Crespellani cav. Arsenio, Modena. Crety dott. Cesare, R. Università di Roma. Crivelli march. Luigi, Milano. De-Carlini dott. Angelo, Pavia. Del Mayno march. Norberto, Milano. De Leone dottor Vincenzo, Castiglione Messer Raimondo (A- bruzzo). DoRiA march. Giacomo, Genova. Ferrario dott. cav. Ercole, Gallarate. Ferrerò Ottavio Luigi, professore di chimica nel R. Istituto Agrario di Caserta. Franceschini cav. Felice, Milano. Franco prof. Pasquale, R. Università di Napoli. Gaffuri sac. dott. Cesare, S. Pietro Martire. Galli rag. Bruno, Sondrio. Gargantini-Piatti ing. Giuseppe, Milano. Gasco prof. Francesco, R. Università di Roma. Giacometti dott. Vincenzo, Mantova. Gualterio march. Carlo Raffaele, Bagnorea (Orvieto). Lepori dott. Cesare, assistente al Museo zoologico dell'Univer- sità di Cagliari. Levi barone comm. Scander Adolfo, Firenze. LiNGiARDi dott. Giambattista, Pavia. b ELENCO DE! SOCJ EFFETTIVI Maggi dott. Leopoldo, professore di anatomia comparata nella R. Università di Pavia. Magretti dott. Paolo, Milano. Malfatti dott. Giovanni, Milano. Manzi prof. Michelangelo, Lodi. Marchi dott. Pietro, Firenze. Mariani dott. Ernesto, R. Universitcà di Pavia. Martorelli prof. Giacinto, Milano. Mazza dott. Felice, Genova. Mazzarelli Giuseppe, studente, Napoli. Mazzetti sac. Giuseppe, Modena. Mazzucchelli ing. Vittorio, Milano. Mella conte Carlo Arborio, Vercelli. Mercalli sac. prof. Giuseppe, R. Liceo di Reggio (Calabria). Mezzena Elvino, Viterbo. Molinari ing. prof. Francesco, assistente al Museo Civico di Mi- lano e libero docente nel R. Istituto Tecnico superiore. Monticelli dott. Saverio, Napoli. Mora dott. Antonio, Bergamo. Negri dott. comm. Gaetano, senatore del Regno, Milano. NicoLUCCi cav. Giustiniano, Isola presso Sora (Napoletano). Omboni dott. Giovanni, professore di geologia nella R. Univer- sità di Padova. Paolucci dott. Luigi, professore di storia naturale nel R. Isti- tuto Tecnico, Ancona. Parona dott. Carlo Fabrizio, libero docente nella R. Università di Pavia. Parona dott. Corrado, professore di zoologia e anatomia com- parata nella R. Università di Genova. Passerini dott. Giovanni^ professore di botanica nella R. Uni- versità di Parma. Passerini conte Napoleone, Firenze. Paulucci marchesa Marianna, Villa Novoli presso Firenze. Pavesi dott. Pietro, professore di zoologia nella R. Università di Pavia. AL PRINCIPIO dell'anno 1890. 7 Pero dott. Paolo, Sondrio. PiANZOLA Luigi, dottore in legge, Milano. PiCAGLiA dott. Luigi, Mantova. PicoNE dott. prof. Ignazio, San Marino (Ptepubblica). Pini nob. Napoleone, Milano. PiRONA dott. Giulio Andrea, professore di storia naturale al Liceo di Udine. Polli Pietro, professore di storia naturale all'Istituto Tecnico di Milano. Pollini dott. Carlo, R. Università di Genova. Ponti Cesare, Milano. Prada dott. Teodoro, professore di storia naturale all' Istituto Tecnico di Pavia. Rebeschini Cristiano, Milano. Ricciardi dott. Leonardo, professore nel R. Istituto di Cagliari. Sacchi-Cattaneo dottoressa Maria, Pavia. Sacchi dott. Carlo, Mantova. Sacco dott. Federico, assistente al R. Museo geologico di Torino. Salmojraghi ing. Francesco, professore di mineralogia nel R. Istituto Tecnico superiore di Milano. Sansoni dott. Francesco, prof, nella R. Universitcà di Pavia. Sartorio dott. Achille, professore di storia naturale nel R. Li- ceo di Pistoja. Scarpa dott. Giuseppe, Treviso. Scola dott. Lorenzo, Milano. Senna Angelo, Milano. Stoppani ab. Antonio, professore di geologia nel R. Istituto Tec- nico superiore di Milano. Strobel Pellegrino, professore di mineralogia nelF Università di Parma. Taramelli Torquato, professore di geologia nella R. Università di Pavia. Targioni-Tozzetti comm. Adolfo, professore di zoologia al Museo di storia naturale di Firenze. Terracciano cav. Nicola, direttore dei Giardini Reali a Caserta. 8 ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI AL PRINCIPIO DELL'aNNO 1890. ToMMASi dott. Annibale, E. Istituto Tecnico di Udine. Trabuco dott. Giacomo, Piacenza. Tranquilli Giovanni, professore di storia naturale nel Liceo di Ascoli. Trevisan conte Vittore, Milano. Turati nob. Ernesto, Milano. Turati nob. Gianfranco, Milano. Verri Antonio, capitano nel genio militare, Terni. ViGONi nob. Giulio, Milano. Villa Vittorio, Milano. Visconti Ermes march. Carlo, Milano. SOCJ ONORARI. Baretti dott. Martino, Professore nella R. Università di Torino. GoSTA SuNDMAN, Console generale italiano ad Helsingfors. SOCJ CORRISPONDENTI. AscHERSON dott. Paolo, addetto alla direzione dell'Orto botanico, Berlino. Barral, direttore del giornale V Agricuìture pratiqiie, Parigi. Bolle Carlo, naturalista, Leipziger Platz, 13, Berlino. Brusina Spiridione, soprintendente del Dipartimento zoologico nel Museo di storia naturale di Agrani (Zagral ) Croazia. Favre Alfonso, professore di geologia, Ginevra. FiGUiER Luigi, rue Marignan, 21, Parigi. Geinitz Bruno, direttore del gabinetto mineralogico di Dresda. Gosta Sundman, suddetto. SOCJ CORRISPONDENTI. 9 Hauer Francesco , direttore del Museo di storia naturale di Vienna. Jannsens dott. Eugenio, medico municipale, rue chi Marais, 42, Bruxelles. Le Plé dott. Amedp:o, presidente della Società libera d'emula- zione, Rouen. LoRV Carlo, professore di geologia alla Facoltà delle scienze a Grenoble. Merian, professore di geologia al Museo di storia naturale di Basilea. Mortillet Gabriele, aggiunto al Museo Nazionale di Saint-Ger- niain-en-Laye, presso Parigi. Netto dott. Ladislao, direttore della Sezione botanica del Mu- seo Nazionale di Piio Janeiro. Pillet Luigi, avvocato, del Gabinetto mineralogico di Cham- béry. PiZARRO dott. Gioachino, direttore della Sezione zoologica del Museo Nazionale di Rio Janeiro. Raimondi dott. Antonio, professore di storia naturale all' Uni- versità di Lima (Perù). Senoner cav. Adolfo, bibliotecario dell' L R. Istituto Geologico dì Vienna, Lawlsfrasse Hcmplstrasse, 88. Studer Bernardo, professore di geologia, Berna. ISTITDTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI al principio dell'anno 1890. ITALIA. 1. Società Agraria di Lombardia — Milano. 2. R. Istituto Lombardo di scienze e lettere — Milano. 3. Accademia Fisio-Medico-Statistica — Milano. 4. Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri — Milano. 5. Società di letture e conversazioni scientifiche — Genova. G. Reale Accademia medica — Genova. 7. Musei di zoologia ed anatomia comparata della R. Univer- sità di Torino. 8. R. Accademia d'Agricoltura di Torino. 0. Società meteorologica italiana — Torino. 10. R. Accademia delle scienze — Torino. IL Ateneo di scienze, lettere ed arti — Bergamo. 12. Ateneo di Brescia. 13. Accademia Olimpica — Vicenza. 14. Società Veneto-Trentina di scienze naturali — Padova. 15. Accademia di agricoltura, commercio ed arti — Verona. 16 L'Ateneo Veneto — Venezia. 17. R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti — Venezia. 18. Associazione Agraria Friulana — Udine. 19. Società d'Orticoltura del Litorale — Trieste. 20. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna. 21. Società dei Naturalisti — Modena. 22. R. Accademia dei Fisio-Critici — Siena. ISTITUTI SCIENTIFICI CORR. AL PRINCIPIO DKLL'aNNO 1890. 11 23. Società toscana di scienze naturali — Pisa, 24. R. Accademia dei Georgofili — Firenze. 25. Biblioteca Nazionale Centrale — Firenze. 26. Società Entomologica italiana — Firenze. 27. R. Museo Zoologico della R. Università di Roma. 28. Società italiana delle Scienze detta dei Quaranta — Roma. 20. Reale Accademia Medica — Roma. 30. Reale Accademia de' Lincei — Roma. 31. Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele — Roma. 32. R. Comitato Geologico d'Italia — Roma. 33. Società di Naturalisti — Napoli. 34. Società italiana delle scienze — Napoli. 35. Società Africana d'Italia — Napoli. 36. Società Reale delle Scienze — Napoli. 37. R. Istituto d'incoraggiamento alle scienze naturali, econo- miche e tecnologiche — Napoli. 38. Società economica del Principato Citeriore — Salerno. 39. Società d'Acclimatazione e agricoltura — Palermo. 40. Reale Accademia palermitana di scienze, lettere ed arti — Palermo. 41. Società di scienze naturali ed economiche — Palermo. 42. Reale Commissione d'agricoltura e Pastorizia per la Sicilia — Palermo. 43. Accademia Gioenia di scienze naturali — Catania. 44. Società italiana dei ■Microscopisti — Acireale. Periodici scientifici corrispondenti. 45. Bollettino demografico-sanitario-igienico-meteorico del Co- mune di Milano. 46. Notarisia, Commentarium phycologicum — Venezia. 47. Bullettino di Paletnologia italiana — Reggio d'Emilia. 48. Nuovo Giornale Botanico italiano — Firenze. 49. Rivista Italiana di Scienze Naturali e Bollettino del cav. Si- gismondo Brogi — Siena. 12 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI SVIZZERA. 50. Società Elvetica di scienze naturali — Berna. 51. Naturforschende Gesellschaft — Bern. 52. Naturforschende Gesellschaft — Basel. 53. Naturforschende Gesellschaft — Ziirich. 54. Société des sciences naturelles — Neuchàtel. 55. Société Vaudoise des sciences naturelles — Lausanne. 56. Naturforschende Gesellschaft Graubiindens — Chur. 57. Société de physique et d'histoire naturelle — Genève. 58. Institut National Genèvois — Genève. FRANCIA. 59. Institut de Franco — Paris. 60. Société Botanique — ^Paris. GÌ. Société Géologique de Franco — Paris. 62. Société nationale d'Acclimatation de Franco — Paris. 63. Société des sciences physiques et naturelles — Bordeaux. 04. Académie des sciences, belles-lettres et arts de Savoie — Chambéry. 65. Société des sciences naturelles — Cherbourg. 66. Société d'agriculture, d'histoire naturelle et des arts utiles de Lyon. 67. Société d'histoire naturelle — Toulouse. 05. Société Linnéenne du Nord de la Franco — Amiens. 69. Académie des sciences, arts et lettres — Rouen. 70. Société libre d'émulation du commerce et de l'industrie de la Seine-Inférieure — Rouen. 71. Société Florìmontane — Annecy. 72. Archi ves du Museum d'Histoire Naturelle — Paris. AL PRINCIPIO dell'anno 1890. 13 GERMANIA ed AUSTRIA. 73. Botaniscben Vereins der Provinz Brandeiiburg — Berlin. 74. K. Preussiscben geologischen Landesanstalt und Bergakade- mie — Berlin. 75. Zoologische Anzeiger — Leipzig. 76. K. Bayerisclie Akademie der Wissenscbaften — Miincben. 77. Senkenbergiscbe naturforscbende Gesellscbaft — Frankfurt ani Main. 78. Pbysikaliscb-oeconomiscbe Gesellscbaft — Konigsberg. 79. Verein fiir Erdkunde — Darmstadt. SO. Naturforschenden Gesellscbaft — Danzig. 81. Verein der Freunde der Naturgescbicbte — Neubrande- burg. 82. Scblesiscben Gesellscbaft fiir vaterliindiscbe Cultur — Bre- slau. 83. Malakozoologiscbe Bliitter — Cassel. 84. Verein fiir Naturkunde — Cassel. 8.5. Naturwissenscbaftlicbe Gesellscbaft Isis — Dresden. 86. Zoologiscb-mineralogiscbes Verein — Regensburg. 87. Pbysikaliscb-mediziniscben Societat — Erlangen. 88. Mediziniscb-naturwissenscbaftliche Gesellscbaft — Jena. 89. Naturforscbende Gesellscbaft — Gorlitz. 90. Verein fiir Naturkunde — Wiesbaden. 91. Naturbistoriscbes Verein — Augsburg. 92. Naturwissenscbaftlicbe Gesellscbaft — Cbemnitz. 93. Offenbacbes Verein fiir Naturkunde — Offenbacb am Main. 94. K. K. Naturbistoriscbes Hofmuseum — Wien. 95. K. K. Zoologiscb-botaniscbe Gesellscbaft — Wien. 96. K. K. Geologiscbe Reicbsanstalt — Wien. 97. Antbropologiscben Gesellscbaft — Wien. 98. K. K. Geograpbiscbe Gesellscbaft — Wien. 99. Ornitbologiscben Verein — Wien. 14 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI 100. Direction der Gewerbeschule Bistritz — Siebenbiirgen. 101. K. Ungar. Geologischen Anstalt — Budapest. 102. Siebenburgischer Verein fiir Naturwissenschaften — Her- mannstadt. 103. Natnrwissenscbaftlich-medizinischen Verein — Innsbruck. 104. Zoologiscbe Gesellschaft. — Frankfurt. 105. Werein zur Verbreitung — Wien. BELGIO E PAESI BASSI. 106. Académie Royale de Belgique — Bruxelles. 107. Société entoinologique de Belgique — Bruxelles. 108. Société royale malacologique de Belgique — Bruxelles. 109. Société royale de Botanique de Belgique — Ixelles-les- Bruxelles. 110. Musée Teiler — Harlem. RUSSIA. 111. Directeur du Jardin Imperiai de Botanique — Pietroburgo. 112. Gomité Géologique — Pietroburgo. 113. Académie Imperiale des sciences — Pietroburgo. 114. Horti Petropolitani Acta — Pietroburgo. 115. Societas prò fauna et flora fennica — Helsingfors. IIG. Société Imperiale des Naturalistes — Mosca. SVEZIA E NORVEGIA. 117. Kongelige Norske Universitet — Christiania. 118. Universitas Lundensis — Lund. 119. Académie royale Suédoise des sciences — Stockholm. AL PRINCIPIO dell'anno 1890. 15 GRAN BRETTAGNA. 120. Geological Society — London. 121. Royal Microscopical Society — London. 122. Zoological Society — London. 123. Palaeontographical Society — London. 124. Royal Society — London. 125. Literary and pliilosophical Society — Manchester. 126. Royal L'ish Academy — Dublin. 127. Royal Dublin Society — Dublin. 128. Royal physical Society — Edinburgh. 129. Geological Society — Glascow. SPAGNA. 130. Sociedad espan. de historia naturai — Madrid. AMERICA. 131. Smithsonian Institution — Washington. 132. United States Geological Survey — Washington. 133. American Academy of arts and sciences — Boston. 134. Boston Society of naturai history — Boston. 135. Ministerio de Fomento de la Repi'iblica Méxicana — Mexico. 136. Wagner Free Institute of Science — Philadelphia. 137. Academy of natur. Science — Philadelphia. 138. Museu Nacional de Rio Janeiro. 139. The Connecticut Academy of arts and sciences — New- Haven. 140. Geological and naturai history Survey of Canada — Mont- real. 141. Academia Nacional de ciencias en Cordoba (Repùblica Ar- gentina) — Cordoba. 16 ISTITUTI SCIENTIFICI CORE. AL PRINCIPIO DELL'aNNO 1890. 142. Orleans county Society of naturai sciences — Newport. 143. American Academy of arts and sciences — Cambridge. 144. Academy of sciences — S. Louis. 145. Canadian Institute — Toronto. 14G. Geology of Wisconsin — Beloit. 147. California State Mining Bureau — Sacramento. 148. Davenport Academy of naturai sciences — Davenport, Jowa. 149. California Academy of sciences — San Francisco. AUSTRALIA. 150. Trustees of the Australian Museum — Sydney. 151. Royal Society of New Sout Wales — Sydney. ASIA. 152. Literature College, Imperiai University of Japan — Tòkyo. 153. Geological Survey of India — Calcutta. UN IBRIDO NUOVO NELLA FAMIGLIA DELLE ANITRE (MAEECA PENELOPE [Lhm.] eQUEBQUEDULA CBECCA [Linn.]). Nota del Socio Ettore Arrigoni Degli Oddi Studente di Scienze Naturali nella R. Università di Padova Nel dicembre 1882 il sig. Bernardo Duse di Padova uccideva, in un branco di Fischioni {Mareca penelope [Linn.]), nella Valle Salsa Morosina (Provincia di Padova), un bellissimo maschio adulto di Mareca penelope e Querquedula crecca. Detto uccello era sconosciuto a tutti i cacciatori del luogo, il signor Gallo di Monselice lo conservò nella sua collezione, dalla quale è passato a far parte della mia. Esso presenta questa descrizione : Lunghezza totale 0",410 — Lunghezza del becco 0'",040 — Lunghezza dell'ala piegata 0"',230 — Lunghezza della coda 0'",085 — Lunghezza del tarso 0"\040 — Lunghezza del dito senz' un- ghia 0",040 — Idem con unghia 0",045. Becco e iride nera. Testa e collo castagno acceso tendente all'isabella. Una larga fascia verde cangiante cinge l'occhio, vi passa sopra, si estende suU' occipite e discendendo occupa la nuca. Il margine di questa macchia è giallo rossiccio più de- ciso sotto gli occhi. La parte centrale della nuca è occupata da una striscia nero-violetto-scura cangiante. Gola e contorno del Voi. XXXIII. 2 18 E. ARRIGONI DEGLI ODDI, [2] becco nerastri circondati di baio. Base del collo ametistino a zig-zag trasversali neri. Petto carnicino-ametistino con molte macchie nere irregolari. Addome bianco-candido. Penne dei fian- chi a zig-zags bianchi e neri. Parte inferiore dell'addome bianca a zig-zags grigi poco visibili ed in forma talora di piccole striette trasversali sulle penne. Penne del sottocoda nere, poche delle laterali bianche leggermente gialliccie, con una fascia nera alla base, alcune hanno il vessillo interno nero. Dorso, scapolari, sopracoda e groppone con penne bianche o cenerino-periate striate per trasverso fittamente a zig-zags neri. Alle scapolari vi sono penne col vessillo esterno presso l'apice nero-scuro. Cuo- pritrici grigiastre a zig-zags neri e bianchi, alcune delle grandi cuopritrici hanno l'apice più chiaro e mancano quasi di zig-zags ; una fascia nocciuola che si annerisce quanto più ci avviciniamo al corpo termina le grandi cuopritrici. Remiganti grigiastre. Lo specchio è verde-sericeo-smeraldino cinto da ogni parte di nero vellutato tranne che anteriormente ove è limitato da una fascia, nocciuola, e presso il corpo ove è incorniciato di brunastro o di cenerino-periato scuro. Alcune delle grandi cuopritrici delle ali sono cenerine, altre cenerine nell'interno, mentre nel ves- sillo esterno sono cenerine presso lo stelo, poi nere indi mar- ginate di bianco e l' isabella incornicia il tutto, il cenerino è percorso da zig-zags neri. Cuopritrici superiori della coda bian- che nel contorno a zig-zags neri e bianchi nel resto, le laterali nere. Timoniere cenerine, marginate di biancastro, le mediane un po' più lunghe e terminate in punta. Zampe ed unghie bru- nastre. Guardando attentamente quest'esemplare troviamo rassomi- glianze decise coi suoi genitori. Più elegante del Fischione e meno snello della Alzavola, segna fra i due la media delle di- mensioni. Il suo becco della lunghezza della testa, elevato alla base, quasi diritto dalle narici in poi, stretto, più largo verso all'apice che non nel mezzo, assomiglia molto a quello della Alzavola, la testa ed il collo colla bellissima fascia verde bril- [3] UN IBRIDO NUOVO, ECC. 19 lante partecipa di amendue le specie; notevoli sono le macchie del petto e la colorazione della parte inferiore dell'addome si- mile per disposizione a quelle dell'Alzavola. Nel complesso que- st'ibrido si può dire riuscitissimo e concilia a meraviglia i co- lori delle due bellissime specie progenitrici. La differenza marcata delle due specie madri mi fa ritenere quest' ibrido infecondo, come del pari opinai per la Fuligula ferina X Fulix cristata (Linn.), * e per la Dafìla acuta X Qtier- quediiìa crecca (Linn.). * Agosto, 1889. ' Vedi mio scritto: Notizie sopra un ilrido non ancora descritto, ecc., in Ateneo Veneto. Venezia, 1887. 2 Vedi mio scritto : Notizie sopra un ibrido rarissimo, con tav. col in Atti Soc. Ven. Tr. Se. Natur. Padova, 1890. ^ •^-^ NOTA ORNITOLOGICA SOPRA ALCUNI ESEMPLARI DEL Gen. LIMOSA APPARTENENTI ALLE SPECIE LIMOSA LAPPONICA, Linn. e LIMOSA UHOPYGIALIS, Gouid del socio Dott. Giacinto Martorelli (Con una tavola.) LIMOSA LAPPONICA, Linn. SINONIMIA. Limosa rufa, Brisson. Limicola lapponica, Vieill. Totanus ferrngineus, Meyer et Wolf. Limosa gregaria, Bechst. Limosa leucophaea, Lath. Limosa glottis, Meyer. Limosa Meyeri, Leisl. LIMOSA UROPYGIALIS, Gould SINONIMIA. Limosa haueri, Naum. Limosa lapponica, var. N. Zealandiae. Limosa brevipes, Gray (Cat. Mus. Brit. Gray). Limosa Australasiana, Gray, e. s. Limosa N. Zealandiae, Gray (Gen. of Birds). Limosa Foxii, Peale. Gallinago puncfata, Ulmann Limosa rufa (in Fauna Japonica Siebold). Savi, Ornitologia italiana. Salvador!, Avifauna italica, p. 223. Idem, Elenco degli Uccelli italiani, (1887), p. 229. Idem, Ornitologia della Papuasia e delle Molucche, parte III, p. 329. Giglioli, Primo resoconto della inchiesta ornitologica italiana, p. 608. Brisson, OrnitJiologie, voi. V, p. 284. Dubois, Oiseaux de la Belgique, p. 266. 22 G. MARTORELLI, [2] Schlegel, Museum des Pat/s-JBas, anno 1865, p. 23-25. Naumann, Wog. Deutsch, voi. Ili, p. 429. Siebold, Fauna Japonica. Gray, Genera of Birds, p. 570. Idem, Cat. Grallae Brit. Mus., p. 95 (1844). John Gould, The Birds of Australia, voi. VI. W. Jardine-Barth, The naturai history of the Birds of Great- Britain and Ireland, parte III. Temmiiick, Manuel des olseaux d'Europe^ p. 668-670. Dresser and Sharpe, Birds of Europe^ etc, voi. Vili. Henry Seebom, The geografìcal distrihution of the faniiìy " Charadriadae „ etc. Walter Lawry Biiller, A Ristory of the Birds of New-Zea- land. Werner, Tavole ornitologiche. Un esemplare assai notevole del gen. Limosa^ Bris. prove- niente dalle campagne di Foggia e da me acquistato in Milano, mi ha condotto ad alcune considerazioni su due sottospecie o varietà del gen. Limosa stesso, cioè la L. Lapponica, Linn., e la L. uropygialis^ Gould, sulle differenze specifiche delle quali regna ancora grande incertezza negli autori. L' esemplare da me raccolto giaceva nascosto sotto un mazzo di Chiurli {Nìi- menius, Bris.), coi quali facilmente si confondeva pel colorito e per le dimensioni, onde per vari giorni sfuggì alla mia vista ed ebbe tempo a decomporsi prima che, con grande mia sor- presa, mi accorgessi della sua presenza; anzi la putrefazione era ormai tanto avanzata quando lo acquistai, da essere solo con gran stento riuscito a salvarne la spoglia, molto guasta del resto anche dalle ferite. I caratteri del piumaggio non erano invero tali da non po- tersi riferir quest'uccello alla L. lapponica, ma le dimensioni considerevoli, il forte peso, il colore grigio-azzurrognolo delle sue grosse gambe, simili a quelle del Numenius ienuirostris, e il color carneo della base del becco, mi fecero dubitare si trat- [3] NOTA ORNITOLOGICA, ECC. 23 tasse di altra specie e confrontai perciò il detto esemplare con quelli della primitiva collezione del Museo Civico di Storia na- turale e con quelli della ricchissima e splendida Collezione Tu- rati che ora, per munificente dono dei suoi fondatori, fa parte del Museo stesso. Mi parve dal confronto che per le proporzioni generali e per il complesso dei caratteri il mio esemplare potesse attribuirsi, invece che alla L. lapponica, alla sua sottospecie o varietà orientale, cioè alla L. uropygialis (rappresentata nella Colle- zione Turati da ben sette esemplari) ; ciò nondimeno Io studio ulteriore che feci a questo oggetto mi fece considerare tanto incerta la distinzione specifica di queste due Pittime che si mo- dificò alquanto il mio primo giudizio, come mi propongo di ri- ferire nella presente Nota. Comincio colla descrizione minuta dell'esemplare di Foggia e dirò quanto è più notevole in quelli che osservai nelle colle- zioni del civico Museo. Descrizione e misure. Esemplare di Foggia. Lunghezza totale circa 42 cm. 0 mm.' Ala chiusa .... 21 „ 5 „ Coda 7 „ 3 „ Becco 10 „ 0 „ Tarso 5 „ 5 „ Tibia scoperta . . . 2 „ 0 „ Dito medio . . . . 3 ,, 5 „ Fronte e vertice grigio-bruno coi margini delle piume bian- chicci, guancie cinericcie con sottili macchiuzze longitudinali più scure; redini, ristretta fascia sopraccigliare e gola bianche. Piume del collo cenerine sfumate di bruno chiaro nel mezzo; 1 Questa misura è presa sulla spoglia essiccata quindi é solo approssimativa. 24 G. MARTORELLI, [4] petto dello stesso colore nella parte più alta, ma gradatamente più chiaro e volgente all'isabellino in basso ; ventre e fianchi bianco-giallicci con poche macchie interrotte ed irregolari di color bruno chiaro sui fianchi. Dorso grigio bruno coi lati delle piume più chiari misti di bianco e di rossiccio. Groppone bianco con macchie brune a ferro di cavallo, senza macchie nell'ultima porzione. Sopracaudali bianche con poche sbarre brune ; le piu- me coccigee esteriori hanno macchie brune, triangolari, acute. Delle scapolari le più anteriori sono come le dorsali, mentre le rimanenti sono brune al centro e fiancheggiate sui due vessilli da spazii triangolari bianchicci o fulvi molto regolari che si con- fondono col margine dello stesso colore o più bianco. Le remi- ganti terziarie sono simili a queste e le secondarie hanno il margine bianco assai più esteso e il vessillo interno fulvo. Co- pritrici superiori dell'ala bruno-cineree, più o meno largamente contornate dello stesso colore bianchiccio. Penne dell'aletta e remiganti priaiarie bruno-nere; le più interne hanno un mar- gine bianco più largo delle altre, le quali per contro hanno un grosso stelo candido, spiccatissimo. Copritrici inferiori dell'ala bianche o leggermente macchiate di bruno nel mezzo: ascellari bianche con sbarre incomplete bruniccie. Remiganti primarie biancastre nel lato inferiore e finamente vermicolate di bruno- cinereo-chiaro. Timoniere bianche sfumate di giallo-fulviccio verso i margini e regolarmente attraversate da otto sbarre complete brune tanto sulla parte superiore che sulla inferiore. Becco rosso-carneo alla base. Io aveva attribuito dapprima il color rosso-carneo, che ancora si conservava in parte, ad un fenomeno comunissimo di iniezione sanguigna che si osserva nelle parti nude e chiare degli uccelli dopo la morte, non sapendo allora che il becco delle due Limose in discorso è in parte di color rosso o carneo che passa gradamente al bruno verso l'a- pice, il quale è notevolmente incurvato allo in su. Zampe grosse di color grigio bluastro assai chiaro. Iride probabilmente oscura. Sesso indistinguibile per lo stato di dissoluzione a cui erano ri- dotti tutti i visceri. [5] NOTA ORNITOLOGICA, ECC. Esemplari di L. uropyglalis e di L. lapponica della Collezione Turati. Esemplare I (Num. di Cat. 8819) o^. (L. uropygialis Gould.) Esemplare molto grande in abito iemale perfetto che non corrisponde esattamente né alla figura del Gould (Bircls of Au- stralia^ voi. VI), né a quella del Biiller (^Birds of N. Zealand) che rappresentano individui piuttosto giovani, avendo le remi- ganti terziarie e secondarie a macchie triangolari sui margini. Parti superiori grigie leggermente tinte di bruniccio, più scure verso lo stelo. Groppone bruno-terreo coi margini delle piume bianchi e ristretti. Sopracaudali bianche con macchie trasverse brune; parti anteriori dalla base del becco alla coda bianche, sfumate di cenerino chiaro sui lati del collo e del petto, affatto senza macchie, le quali si trovano appena sui lati, bruniccio. Piume del pileo cineree, più scure nel centro. Remiganti brune con largo stelo bianco. Timoniere mediane bruno-grigie; le esterne hanno macchie trasversali brunastre^ specialmente sul vessillo interno. Ala 23 cm. 0 mm. Coda 7 „ 5 „ Becco 11 „ 0 „ Tarso 5 „ 5 „ Quest'individuo è della N. Zelanda e gli si adatta la diagnosi fornita dal Biiller (Loc. cit.) 26 G. MARTORELLI, [6] Esemplare II (Num. 14032) ^.i Nuova Zelanda. (L. Novae Zealandiae.) Rassomiglia all'antecedente, solo è un po' più oscuro il gri- gio-bruno delle parti superiori. Becco 11 cm. 5 mm. Tarso 5 „ 5 „ Anche questo considero come vero adulto in abito iemale. Esemplare III (N. 14033) ^. (L. Novae Zealandiae.) Più piccolo dei precedenti, ma ugualmente colorito nelle parti superiori, mentre le inferiori hanno macchie brune trasversali sui lati del corpo, ed è più oscuro il color cenerino del petto. Non so se sia esatta l'indicazione del sesso. Ala 23 cm. 0 mm. Becco 8 „ 8 „ Tarso 5 „ 5 „ Esemplare IV (N. 4203) Australia. (L. uropygialis, Gould.) Diverso dagli antecedenti ed evidentemente giovane ; le mac- chie brune longitudinali sul dorso sono molto spiccate dal mar- gine bianchiccio. Parti inferiori bianche con lieve tinta fulviccia sul petto : groppone bianco avente al centro delle piume macchie ovali brune poco appariscenti e affatto sensa macchie nello spazio che pre- [7] NOTA ORNITOLOGICA, ECC. 27 cede le sopracaudali che hanno poche sbarre brimastre. Ha di- mensioni un po' minori delle antecedenti. Ala 21 cm. 0 mm. Becco 0 „ 5 „ Tarso 5 „ 0 „ Esemplare V (N. 14218) Giappone. (L. uropygialis G.) È di medie dimensioni, giovane. Le macchie brune delle parti superiori sono intaccate sui margini da spazii bianchicci. Grop- pone bruno con margini bianchi più estesi presso l'origine della coda. Questa ha tutte le timoniere a sbarre alterne bianche e brune. I fianchi cinerei, suffusi leggermente di gialliccio, hanno steli bruno-rossi. Ala 20 cm. 0 mm. Becco 7 „ 8 „ Tarso 4 „ 8 „ Esemplare VI (N. 7981) Fort-Mackay. (L, N. Zealandiae.') Assai grande, quantunque giovane; era in muta ed il piu- maggio è assai logoro: somiglia del resto all'antecedente. Ha groppone scuro a margini bianchi, coda interamente a sbarre ; parti inferiori bianco-sudicie, con macchie brune accentuate e steli oscuri. Ala 21 cm. 0 mm. Becco 9 „ 0 „ Tarso 5 „ 5 „ 28 G. MARTORELLI, [8] Esemplare VII (N. 14217) Giappone. (L. uropygiaìis, G.) Giovane anch'esso e simile all'antecedente, ma colle dorsali più frastagliate dai margini bianchicci. Parti inferiori bianco- sudicie, con macchie sui fianchi. Groppone bruno in alto e bianco in basso con macchie o sbarre. Ala 21 cm. 0 mm. Becco 8 „ 1 „ Tarso 5 „ 7 „ Della L. lapponica vi è nella Collezione Turati un solo esem- plare in abito iemale, ma varii nell'abito estivo; tutti perà nelle dimensioni sono visibilmente inferiori a quelli della L. iiro- pygìalis e sopratutto il becco è meno ricurvo e più breve assai. L'individuo in abito invernale (N. 17924) apparteneva alla collezione degli Uccelli di Algeria del Loche che venne acqui- stata dal conte Turati; ha l'abito caratteristico della L. lap- ponica giovane in inverno e in tutto il corpo presenta una tinta fulviccia che negli esemplari sopradescritti non si osserva, ma che si vede nella figura del Keulemans dell' opera del Biiller già citata, e che quindi non può essere esclusiva della L. lap- ponica. Le misure di questo individuo sono: Ala 19 cm. 0 mm. Coda 6 „ 6 „ Becco 6 „ 6 „ Tarso 4 „ 7 „ [9] NOTA ORNITOLOGICA, ECC. 29 Altro esemplare (N. 17923) in abito estivo quasi perfetto ha presso a poco le stesse dimensioni: Ala 21 cm. 0 mm. Becco 6 „ 9 „ Tarso 5 „ 6 „ l'ala è solo un po' maggiore perchè l'individuo è quasi adulto. Nella collezione antica del Museo Civico vi sono tre individui di questa specie, tutti piuttosto giovani e in abito invernale, corrispondenti per le dimensioni ai due sopradetti. Premessi questi particolari intorno agli esemplari da me stu- diati, possiamo ora vedere come e quanto con essi si accordino le diagnosi e le descrizioni dei principali Ornitologi che hanno trattato di questi uccelli. Il Gould in una sua nota pubblicata negli Atti della Società Zoologica di Londra ^ descrive per il primo la specie Austra- liana di Limosa che egli chiama L. uropygialis^ avendo preso come carattere costante per contraddistinguerla il color bruno scuro che tinge il groppone e forma le macchie trasversali sulla regione Uropigea. La descrizione che egli ci dà in quell'opuscolo è la medesima che si legge nella sua grande opera sugli Uccelli d'Australia, accompagnata da una figura, e la riporto più sotto. Se questa specie si fosse trovata soltanto in Australia e nelle isole che la circondano, e se presentasse costantemente i carat- teri che le assegna il grande Ornitologo, la specie stessa rimar- rebbe sempre distinguibile dalla sua affine occidentale; ma, la L. uropijgialis si estende oltre che all'Australia, Tasmania e Nuova Zelanda, anche alla Cina Orientale, al Giappone, alla Mandsciuria, al Kamsciatka ed insomma a tutte le parti più Nordiche dell'Asia Orientale, e la sua variabilità, sia nelle di- mensioni e proporzioni, come nel colorito, è tale che ormai ^ Proceedings of the Zoological Society, anno 1848, pag. 38 On seveìi neiv species of Australian hirds, by John Gould. 30 G. MARTORELLI, [10] riesce difficilissimo sapere quali siano i caratteri che in ogni caso possano distinguerla dalla L. lapponica; anzi sorge persino il dubbio che tali caratteri non esistano a chi esamini e con- fronti fra di loro le descrizioni fatte dai vari autori delle due Pittime di cui è parola. Ecco la descrizione del Gould per gli individui di questa specie nell'abito invernale. Riporto in inglese le descrizioni onde impedire gì' inconve- nienti che inevitabilmente accompagnerebbero la loro traduzione, e lo stesso farò riguardo alle altre lingue. " Ali the upper surface brownish grey becoming brown on the centre and nearly white on the edges of the feathers ; pri- maries brown with white shafts; rump and upper tail coverts conspicuously barred with brown and white, tail alternately barred with brown and white; throat and abdomen white ; neck and breast brownish grey ; under wing-coverts and flanks barred with brown and withe, bill white at the base becoming brown at the tip: irides dark brown, legs brownish black. " In the youthful state the feathers of the back are of a much darker hue, and the tertiaries are conspicuously tonthed ivith white on their niargin, etc. „ Nella memoria citata dello stesso autore fa seguito alla de- scrizione la seguente nota " Distinguished from L. riifa by the rump being barred instead of white as in that species. The female is about a third larger in ali her admeasurements than the male. „ Ora quest'ultimo fatto si osserva precisamente an- che nella L. lapponica (Giglioli, Resoconto, ecc.), quanto al ca- rattere del groppone macchiato a sbarre brune, esso non è co- stante, onde, né il Seebom, né il Biiller, autori dei quali dovrò tra breve occuparmi, non vi hanno dato quella importanza che gli danno il Gould ed altri, fra i quali il Salvadori, descrivendo questa specie. ^ Circa gli esemplari che ho avuto sott'occhio nel comporre il ' Ornitologia della Papuasia e delle Molucche, parte III, pag. 329. |11] NOTA ORNITOLOGICA, ECC. 31 presente scritto, essi offrono nell'estensione rispettiva del bianco e del bruno del groppone e l'uropigio una certa gradazione che neppur sembra aver alcun rapporto coll'età e col sesso dell'in- dividuo, ed anzi tra quelli della Collezione Turati ve n'ha uno in cui le suddette parti sono bianche ed è precisamente l'esem- plare di Australia che porta il numero di catal, 4203, di cui già ho descritto i tratti principali, e che si avvicina alla L. Lapponica anche per le dimensioni un po' minori. * Più che il Gould, si è occupato di questa specie il Buller nel suo libro sugli Uccelli della Nuova Zelanda ^ ove dà una bella figura, delineata dal valentissimo Keulemans, della Li- mosa Novae Zealancliae colla quale rappresenta un individuo, non del tutto adulto, in abito invernale, ed accomagna la fi- gura stessa con una diagnosi in latino e descrizioni particola- reggiate che io riferisco, perchè di massima importanza nel presente argomento, in ispecie poi la descrizione che dà dei giovani, e che sembra quasi tolta dall'esemplare di Foggia, tanto gli si adatta in ogni parte, come può vedersi dalla mia figura. Supra hrimnescens, pileo summo unicolore, colli pilumis vix medialiter saturatiorihus ; dorsi plumis conspicue medialiter sa- turatius hrunneis^ scapis nigricaiitibus, scapidarihus cinereo la- vatis; uropygio et supracaudalihus cilhis, fascis hrunneis conspi- cuis transnotatis ; tectricihus alarum dorso concolorihus cxtus fìdvescente anguste marginatis, medianis et majoribus nigricante medialiter lineatis: p>rimariis saturate hrunneis, intus pallidio- rihus, scapis alhis, secundariis cum tectricibiis cttbitalibtis gri- sescenti-brunneis albo tcnninatis: cauda brunnea, rectricibus ' Il Salvador! avendo esaminato l'esemplare di Foggia lo ritenne, ma non senza riserva, una L. lapponica, perchè mancava il carattere del groppone bruno, non sapendo ancora dell'esemplare d'Australia di cui parlo. Credo pure oppor- tuno far notare che il Gould dice essere bianca la base del becco nella L. uro- pygialis e bruno-nere le zampe, mentre nella figura vi sono rappresentati due in- dividui le cui zampe sono bensì bruno-nere, ma di cui la base del becco è di color carnicino. - A Histhory of the Birds of New-Zealand, by sir Lawry Buller, Londra. 32 G. MARTORELLI, [12] centralibus cinerascentihus conspicue albo terminatisi loris et genis albicantihiis : torpore suhtiis sordide albo, collo inferiore et pectore summo cinerascentihus^ hypocondriis vix brunneo fa- sciatis: subalaribas et axillaribns albis brunneo transf asciatisi rostro brunneo mandibula ad basin rufescente: poedibus satu- rate plunibeis^ iride nigra. La descrizione che segue è anche più particolareggiata. Adult in wiuter. " Crown, sides of the head neck ali round, and the eu- tire upper surface dull stone-grey, obscurely mottled with brown, and darker on the back and mantle, where each feather has a broad centrai mark of blackish brown : quills dark elove brown, with white shafts and freckled with white on their inner webs : the secondaries and their coverts tipped with white; tail-feathers blackish brown terminally edged with white, and with broken bars of the same on the inner web and to- wards the base; rurap and upper tail coverts white, conspi- cuously barred with blackish brown ; a broad streak from the base of the upper mandible to the eyebrows, the chin, and fore part of troat pure white; fore neck and breast pale cinnamon brown, obscurely mottled; abdoraen and under tail-coverts ful- vous white, the sides of the body shaded with stone-grey and many of the feathers, particularly on the flanks, more or less crossed with arrow-head markings of dark brown; lining and axillary plumes white, the former with horse-shoe markings, and the latter with broad transverse bars of cinnamon-brown. Toung. " Crown of the head and siues of the face dusky brown, mottled with yellowish brown; throat and a streak from the base of the upper mandible extending beyond the eyes, white; neck ali round, brownish grey spotted with dark brown on |13J NOTA ORN'lTOl.UGICA, ECC. 33 the nape: upper part of the back rusty brown, witli daiker <;entre spots, and mottled witli wliite: the scapular light rust- brown, with a series of white triangulars sjìots on each web: lovver part of back greyish white varied with brown, these ]);)rs assuming on the outer feathers the forni of arrow-heads: i.reast and sides of the body creamy white, some tinies stained with grey, abdonien and under tail-coverts pure white some of the latter with irreguhir dusky bars; lining, of the wings pret- tily varied with brownish black; axillary plumes white, cons- j)icuously barred with brown in their whole extent; primaries ( love-brown on their upper surface, darker on their outer webs and towards the tips, light grey on their under surface, with (lusky freckles; secondaries marked like the scapulars but Avith the spots on the inner webs inclining to fulvous; the wing- roverts clove-brown more or lesse tipped with white; tail fea- thers brown, barred towards the base, and the middle ones ìargely tipped with white. Irides black; bill light brown tinged Avith purple in its basai half, black beyond; tarsi and toes (leep bluish-grey: claws black. Length 18 inches: extent of wings 31, wing frora flexure 9.75; tail 3.5, bill along the ridge 4, bare tibia 1; tarsus 2,2, middle toe and claw 1.5 „. Quest'ultima descrizione, come ho già detto, corrisponde mi- rabilmente all' esemplare da me posseduto, il quale differisce solo per non aver sbarre brune sulla regione uropigea e per avere la coda interamente a sbarre ; però debbo avvertire che nella figura data dal Buller, la coda è tutta ugualmente per- corsa da regolari sbarre e che negli esemplari giovani della col- lezione Turati la coda è pure composta di timoniere tutte ugual- mente sbarrate, quindi non si tratta che di differenze individuali, ed a me sembra che i tratti più decisivi di rassomiglianza pos- sano consistere nel colore del becco e dei piedi e nelle dimen- sioni, né so spiegarmi perchè il Gould abbia descritta e figurata la L. uropygialis coi piedi bruno-neri, se non ammettendo che abbia fatta la figura e la descrizione, dopoché il colore delle zampe si era perduto coll'essicaraento, come nel mio esemplare. Voi. XXXIII. .' 3 34 G. MAKTORELLI, [14] Tuttavia è probabile che anche questo carattere non sia costante, onde si avrebbe ancora una ragione per ritenere che si tratti di una semplice varietà, ed invero non si oserebbe asse- rire che, mentre variano tutti gli altri caratteri grandemente, si conservi immutabile il colore delle estremità: solo può dirsi che il grado di variabilità è diverso e che esso raggiunge il massimo riguardo alle proporzioni del becco, che nella L. uropygialis può variare per la lunghezza grandemente, cioè da 3 pollici a 3,5, 4,1, 4,4, 4,5, come anche risulta dal confronto degli esemplari della collezione Turati da me descritti. Lo Schlegel ^ descrive le due Pittime in discorso, ed è pure conveniente il riportare le sue stesse parole: " Limosa rufa. Dos en arrière du manteau et suscaudales, d'un blanc interrompu le plus souvent par des taches foncées plus ou moins developpées et qui prennent ordinairement sur les suscaudales la forme de bandelettes. Téte, cou et parties inferieures d'un roux-brun, rouge dans la livrèe parfaite. " Limosa uropygialis. Excessivement semblable à la Limosa rufa., qu'elle paraìt représenter dans l'Asie Orientale, mais à pieds un peu plus longs, à taille ordinairement un peu plus forte, et aux taches foncées du dos et des suscaudales plus larges. „ Dalle quali descrizioni chiaro apparisce, come lo Schlegel non vedesse una gran differenza specifica tra queste due sorta di uccelli, ma piuttosto li considerasse come costituenti due va- rietà di una specie medesima. Orientale l'una (L. uropygialis)., Occidentale l'altra (L. lapponica)., distinte appena per la mole, generalmente maggiore nella prima che nella seconda, per il colore bruno a sbarre o a macchie sul groppone e sopraccoda, che nella seconda mancherebbe, o sarebbe assai meno esteso. Alcuni vogliono ancora che vi sia differenza nella propor- J Museum des Pays-Bas, anno 1865, pag. 23-25. [15] NOTA ORNITOLOGICA, ECC. 35 7,ione delle zampe, ma questa non mi risultò affatto, ed anzi non posso a meno di far avvertire come, secondo la surriferita descrizione dello Schlegel, le gambe della L. uropygìalis sa- rebbero un po' più luufjke, mentre lo Swinlioe, ^ parlando della medesima specie la chiama Short-legged Godwit, cioè Pittima dalle zampe corte, ed il Gray le avea dato il nome di L. hrevipesl! La verità è che queste due varietà di Pittime, se pure sono realmente distinte, non lo sono certo per la respettiva lun- ghezza delle gambe, o per quella del becco o per qualcun altro dei caratteri considerato isolatamente, ma sibbene per tutto il complesso dei caratteri, il che rende, in molti casi, estremamente difficile la distinzione. Del resto, riguardo a questa pretesa differenza nella lunghezza delle zampe, è da ricordare come la imperfetta preparazione alteri spessissimo la lunghezza della parte nuda della tibia, onde avviene che appare singolarmente allungato o raccorciato l'intero arto, e così può essere derivata la riferita contradizione. Il Seebom, * parlando del genere Limosa^ adotta il nome di Limosa rufa-iiropìjgialis, considerando risolutamente la Pittima che si trova in Australia come una semplice varietà Orientale della L. lapponica, e ritiene che l'una e l'altra abbiano nelle latitudini più Settentrionali, a cui si recano nella buona sta- gione, dei punti di confluenza, sebbene confessi non poter indi- care dove questi siano. Ed invero è difficile ad ammettere che le due grandi onde di migrazione delle dette varietà di Pittime, recantisi al tempo stesso verso il Nord dalle più lontane terre dell' Emisfero au- strale, per il progressivo restringersi dei Paralleli verso le lati- 1 Proc. Zool. Soc, Mr. Swinhoe, On the hirds of China, anno 1863, pag. 312. ' Henry Seebom, Tlie geografìcal distribtUion of the f amili/: Charadriadae, ecc. Voi. Unico Londra. 36 G. MARTORELLr, [16] tudini nordiche, non abbiano ad incontrarsi, ed è certo poi che i limiti della L. lapponica verso Est e quello della L. uropijglalls verso Ovest non furono per anco tracciati da alcuno, né è pro- babile che possano esserlo fra breve, trattandosi di una regione immensamente estesa ed uniforme come l'Asia settentrionale. Il Degland ^ dà la diagnosi di due Limose che crede ap- partenere a due specie diverse, e che sarebbero la comune L, rufa^ Briss, e la L. Meyeri, Leisl., la quale, dice egli stesso, non essere ammessa dallo Schlegel e da altri valenti ornitologi. A me però, confrontando la descrizione che quest'autore dà della L. Mei/eri, e specialmente di un individuo preso sulla costa presso Dunkerque, col mio esemplare e con quelli di L. tiropi/gialis, è sorto il dubbio che a quest'ultima specie o varietà possano ap- partenere gl'individui aventi dimensioni maggiori della L. lappo- nica e attribuiti alla L. Mcyeri; " tuttavia i caratteri di questa mi paiono per natura tali da non poter condurre ad alcuna con- clusione positiva. Invece mi preme constatare il fatto, che gli autori sono unanimi nel dire che la L. lapponica ha i piedi neri 0 bruno-neri negli adulti, o grigi-nerastri nei giovani, al dire del Temminick ^ sulla fede del quale il Degland stesso, dice che la L. rufa ha il becco rosso-livido coll'apice nero, conle le zampe. Anche nella figura del Dubois * queste appaiono nerastre, e ciò conferma pure il Brelim nell'opera sui costumi degli animali : nelle tavole del Werner la Barge-rousse (L. rufa) ha il becco rossiccio-livido alla base, che si fa più oscuro verso l'apice, ed i piedi neri. ' e. D. DEGLA^D, Ornitliologie Eìii-opienne 1S49. T. II, p. 173 e seguenti. ^ Secondo il Degland la lunghezza media sarebbe da 35 a 36 centim. nella Xr. rufa e di 38 centim. nella L. meyeri, mentre il mio esemplare misura 42 cent, dall'apice del becco a quello della coda, ma tale misura, come ho già avvertito. non è forse esatta. 3 Temminick, Manuel, pag. 668-670. * DdboiS; Oiseaiix de la Belgique, [17] NOTA ORNITOLOGICA, ECC. 37 Il Brisson ' dice la metà basale del becco giallo-rossastra e il resto nerastro come i piedi. Lo stesso trovo nello Jardine ^ circa il becco, ma i piedi, se- condo lui, sono di un verde-grigiastro cupo. Anche il Ferragni nella sua Avifauna Cremonese dice che la L. ìapponica ha i piedi neri. Sembrerebbe dunque sufficientemente provato che la L. lap- ponica ha la base del becco di un colore rossastro o rosso- gialliccio e piuttosto oscuro, mentre la L. uropygialis avrebbe la medesima parte di un bel color carneo chiaro ^ e le zampe sarebbero per lo più nere o nerastre nella prima e grigio-az- zurrognole nella seconda, ma tali caratteri, che potrebbero ser- vire di guida nella distinzione delle due varietà, non si hanno che negli esemplari freschi, mentre nei secchi spariscono af- fatto. Lo Swinhoe, parlando della L. uropygialis ^ dice averla ot- tenuta una volta in primavera ad Amoy, e aggiunge che questa è probabilmente la stessa specie che s'incontra a Giava ed a Timor, la quale anche, a suo parere, nidifica ad Est dell' Asia ed emigra verso Sud-Est, solo poche volte toccando la costa Cinese, e che non la si trovò ancora nell'Indostan, onde dubita, d'accordo in ciò collo Schlegel, che le Pittime vedute dal Mid- dendorf sulle spiaggie del mare d' Ochotsk, ed attribuite alla L. lapponica^ altro non fossero che individui della L- uropy- gialis, come quello di Amoy che giudica affatto corrispondente agli esemplari Australiani di quest'ultima specie. Lo stesso Swinhoe ^ riferendosi ad esemplari attribuiti alla ' Brisson, Oniithologie, Voi. V, pag. 284. - .Tardine, William-Barth, The naturai historij of the Birds of Great Britain and Ireland. ^ Questo confronto mi richiama alla mente una analoga differenza tra il becco dell' Atiser albifrons (Scop.) e quello della sua varietà orientale, cioè VAnser erij- thropus (Linn.). ^ Proceedhìgs of the Zoological Society, 1863, pag. 312. On the Birds of China, by Swinhoe. ^ Ibis 186?, pag. 445. Mr. Swinhoe^ On the Ornithologie of Northern Japan. 38 fi. MARTORELLI, [18] L. lapponica e presi nel Giappone, osserva " la China we get only the closely allied L. uropygialis of Australia which is ahvais to be disti nguished by its barred instead of white rump. I suspect therefore, on closer examination it will be found that the Akodadi specimens are of the Australian species, which probably, with the Curlew and Snipe, breed in Mand- churian latitudes, and return to winter in Australia „. Invero gli esemplari del Giappone della Collezione Turati, quantunque giovani, sembrano a me pure identici con quelli trovati in Australia e Nuova Zelanda. Senonchè, dopo aver riferito alla L. uropygialis l'esemplare di Amoy, lo Swinhoe medesimo * più tardi lo attribuì alla L. lappo- nica, perchè avendo il groppone e il sopraccoda le piume con mac- chie ovali brune al centro, non potevano appartenere, secondo lui, che a quest'ultima specie; ma egli non aveva ancor visto esemplari d'Australia, come quello già da me descritto, in cui tali macchie appaiono sul fondo bianco del groppone e del sopraccoda, poiché altrimenti non avrebbe mutato il suo primo giudizio. Del resto l'esemplare d'Ainoy aveva il becco carneo (flesh-colour) alla base e i piedi grigio-plumbei (lead-colour), caratteristiche molto pro- babili, come ho già detto, della L. uropygialis. Da tutte queste incertezze e contraddizioni degli Ornitologi, i quali sono poi unanimi nello asserire che i costumi della L- uropygialis, per quanto ne possiamo sapere, sono affatto iden- tici a quelli della L. lapponica, sono maggiormente condotto a credere che le due Limose in discorso (siano esse due varietà o sottospecie, oppure anche vere specie, il che sarà sempre diffi- cilissimo a determinare) debbono avere frequenti incontri nelle latitudini settentrionali e che da questi incontri, non solo pos- sono originarsi ibridi, la cui intermediarietà di caratteri è causa di grave imbarazzo nella identificazione delle specie, ma ancora può avvenire una mescolanza d'individui tale da permettere di cogliere in Europa esemplari di L. uropygialis e nell'estremo 1 Ibis 1867, pag. 388. On Amoy Ontithologie. |11»] MOTA ORNITOLOGICA, ECC. 39 Oriente, nonché in Australia e nella Nuova Zelanda, esemplari di L. lapponica. Raccolgo ora sul finire alcune notizie intorno alla distribu- zione ed alle abitudini della L. uropygialìs, traendole da quegli osservatori che videro questa Pittima nella sua sede invernale e cominciando dal Gould, che le diede il nome di Barrecl- rumped Godwit. Egli la osservò in copia, tanto in Tasmania, come in Au- stralia; sia lungo i fiumi, come sul littorale, associata ai Chiurli ed altre Gralle e intenta a beccare gli animaletti lasciati in secco dalla bassa marea. Giusta il Buller questa Pittima passa in Siberia la stagione delle cove e il rimanente dell'anno nell'Arcipelago Malese, Po- linesia, Australia e Nuova Zelanda, passando per le coste del Giappone e della Cina, e attraversando l'isola di Formosa, ove la vide Swinhoe, e fu vista finanche alle Ebridi. L'autore asserisce che le migrazioni di quest'uccello si com- piono molto regolarmente, onde, quando partono, formano stuoli di diecine di migliaia, il cui percorso equivale a circa Va ^^ Meridiano! Alcuni individui tuttavia si soffermano nella dimora Australe anche nella stagione degli amori, senza che però ri- sulti avervi essi mai nidificato, e sono causa di superstiziose paure agl'indigeni, presso i quali la presenza dei hualza (che così li chiamano) durante l'inverno australe è di sinistro pre- sagio. Gli stessi indigeni distinguono col nome speciale dilcnaka- karoro gl'individui minori, che essi credono appartenere a specie diversa. Anche il Layard * ricorda questa specie tra quelle che vide, insieme alle altre Gralle, sulle spiaggie della Nuova Zelanda, ma non osservò nulla per cui si potesse distinguere nei co- 1 Mr. E. L. Layard's, Ornithological notes from the antipodes (N. Zelanda). Ibis 1863, pag. 245. 40 G. MARTORELLI, NOTA ORNITOLOfilCA, ECC. [20] «turni dalla sua affine europea: onde mi sembra ormai risul- tar chiaro almeno questo, che la difi'erenza tra la L. lap- 2)onica e la L. uropygialis è piccolissima ed affatto circo- scritta ai caratteri superficiali, e che se non si può dire in modo assoluto che la seconda è nel numero delle specie eso- tiche avventizie in Europa, si può almeno asserire con certezza che tra noi, come anche nelle più lontane terre d'Oriente, si prendono esemplari ugualmente riferibili all'una od all'altra va- rietà, alla seconda delle quali credo si adatti bene il nome adot- tato dal Seebora. RICERCHE SULLE SABBIE DELLE COSTE ADRIATICHE E SULLE CAUSE DELL'INTERRIMENTO DEL PORTO DI BARI. Nota del Socio Prof. Leonardo Ricciardi In occasione di talune ricerche da me intraprese intorno alla costituzione geologica dei dintorni di Bari, mi si presentò l'op- portunità di dovere analizzare le sabbie delle dune di S. Fran- cesco all'Arena. La gran quantità di quarzo allo stato libero e di elementi di rocce cristalline che in esse rinvenni, mi fece nascere l'idea che alla loro formazione non fosse estraneo il materiale che il Po ed altri fiumi, oltre all'Ofanto, scaricano nell'Adriatico. Non conoscendo alcuna pubblicazione sul proposito e d'altra parte sentendo spesso ripetere, anche da persone colte, che le stesse dune fossero del tutto dovute ai materiali dell'Ofanto e trasci- nati su questa spiaggia, volli rendere pubblica la mia opinione con una lettera riportata nel N. 110 del Corriere delle Puglie, nella quale promettevo una relazione scientifica sull'importante argomento. Adempio ora a quell'impegno assunto pubblicamente col presente lavoro che riepiloga i risultati da me ottenuti in- torno alle ricerche fatte sul proposito. 3 bis 42 L. RICCIARDI, [2] Per meglio comprendere quanto in appresso sarà detto è utile dare uno sguardo alla carta idrografica del mare Adriatico. Ho sott'occhio quella compilata dall'Ufficio Idrografico sotto la di- rezione del capitano di fregata signor G. B. Magnaghi e pub- blicata nel 1878, dalla quale rilevo le seguenti considerazioni: lungo tutta la costa italiana il mare è poco profondo; la curva quotata 10 metri e segnata a punti nella carta stessa passa a circa 1200 metri alla foce del Po di ToUe, indi si scosta gra- datamente dal lido, raggiungendo la distanza di 8 chilometri circa da quest'ultimo verso Cervia, e poi si riaccosta al lido fino a lambire il porto di Ancona ed il Monte Cornerò, dal quale punto scostandosi più o meno dalla spiaggia di 2 chilo- metri in media torna poi a lambire il Gargano. Da questo pro- montorio la curva stessa si va scostando dalla spiaggia, e non rasenta nuovamente la costa che a Giovinazzo d'onde si allon- tana dal lido in media di un chilometro fino a toccare poi il Capo Gallo a Nord di Brindisi. Lungo la costa stessa si verifica una corrente discendente, la quale all'altezza di Sinigaglia con la velocità di mezzo miglio all'ora dista dal fondo di 13 metri appena, la quale altezza si conserva quasi lungo tutto il tratto di spiaggia fino al Gargano, dove la corrente con velocità di miglia 1,5 all'ora raggiunge la profondità media di 50 metri, dal quale punto in poi dimi- nuisce la velocità in modo che questa si riduce ad un miglio presso Fasano. È poi notissima la gran quantità di sabbia che il Po ha sca- ricato pel passato nell'Adriatico. Dagli studi del chiarissimo Lombardini risulta che l'avanzamento del delta è stato nei se- coli scorsi in media di 80 metri per anno, e secondo l' illustre prof. A. Stoppani, che riassume il lavoro del Lombardini, le foci 0 punte deltoidi hanno presentato negli ultimi due secoli scorsi un progresso di 85, 89, 128 e fino a 132 metri per anno. Un avanzamento così rilevante rispetto a quello dei secoli pas- sati è dovuto in gran parte al diboschimento operato negli ul- timi anni. Si sa difatti, che al principio di questo secolo Adria [3] RICERCHE SULLE SABBIA, ECC. 43 (listava dall'estremità di 32,000 a 33,000 metri, mentre, nel 1600 la distanza era appena di 18,500 metri, sicché da 25 metri di annua deltazione che si aveva in quel tempo si venne a 70 negli ultimi due secoli scorsi. Da una figura, che rappresenta la riduzione di una carta del Lombardini e riportata dallo Stoppani nel Cot'so di Geologia ' si vede chiaramente che verso l'estremità del delta si trovano delle grosse dune o montoni di sabbia da far dedurre la gran quantità di questo materiale che il Po ha trasportato pel pas- sato alla sua foce, e rigettato poi dalle onde su quella spiaggia. Ora è da ritenersi che questa sabbia depositata da tempi antichissimi lungo le foci del Po, se pure si vuole ammettere che oggi questo fiume non ne trasposti, per effetto dell'azione delle maree e delle correnti littoranee si sia diffusa nel letto dell'Adriatico, e quindi rigettata lungo tutta la spiaggia ita- liana, poiché essa sabbia mostra identica composizione minera- logica e grossezza nei granelli quasi in tutti i punti dal Po di Volano ad Otranto. Per procurarmi sabbia suUa cui provenienza non poteva cader dubbio, mi rivolsi all'egregio mio collega pro- fessore A. Casali che gentilmente mi favorì un campione delle sabbie depositate lungo l'alveo del Po a Ferrara. Quelle di Vo- lano insieme a molte altre di tutto il littorale mi furono pro- curate dall'esimio cav. Pasquale Coppola, capitano di questo Porto, al quale rendo qui pubbliche grazie per la squisita cor- tesia usatami. Innanzi tutto fo notare che parlando qui delle sabbie del Po non intendo affatto escludere la sabbia che l' Adige od altro fiume alpino possano trasportare nell'Adriatico. Per potere stabilire un termine di confronto tra le sabbie depositate lungo la costa suddetta, e per accertarmi della loro identità ho cominciato dall'analizzare microscopicamente e chi- micamente quelle di Ferrara e del Po di Volano. Dalle prime ho ottenuto i seguenti risultati : Al microscopio si presentano ^ A. Stoppani, Corso di Geoloffia.Mììa.no, Brigola e Bernardoni, 1871-72, Voi. I, p. 157. 44 L- RICCIARDI, [4] composte in gran parte di quarzo ialino amorfo e quarzo con qualche frammento di topazio o falso topazio, di feldspato, di oligisto, anfibolo, mica nera e bianca, diaspro, agata e fram- menti di ossidiana, piromaca, pirossone, corindone (zaffiro?), apa- tite e di micascisto. Dall'analisi chimica poi risulta che per ogni 100 parti di sabbia si ha: Parte insolubile nell' acido cloridrico diluito 89.38 Parte solubile con effervescenza 10.62 100.00 Nella parte solubile : Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . 0.89 Carbonato di calcio 9.37 Carbonato di Magnesio 9.36 Nella parte insolubile : Silice 78.59 Vq. Le sabbie raccolte alla foce del Po di Volano e precisamente sullo Scavane nella sacca delV Abate constano per la massima parte di quarzo ialino amorfo, feldspato, mica nera e bianca, oligisto, anfibolo, apatite, diaspro, quarzo rosso, mica-scisto e frammenti di topazio o falso topazio. All'analisi chimica esse hanno dato i seguenti risultati: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 89.40 Parte solubile con effervescenza 10.60 100.00 [5J RICERCHE SULLE SABBIE, ECC. 45 Nella parte solubile: Ossido di ferro, di alluminio, ecc. . 1.08 Carbonato di calcio e di magnesio . 9.52 La parte insolubile presenta la seguente composizione cente- simale : Anidride silicica 68.17 „ fosforica . . 0-82 Ossido di alluminio 10.31 „ ferroso ferrico "^-l^ „ di manganese 0.28 „ di calcio 7.38 „ di magnesio 3.00 „ di potassio 2.01 „ di sodio 1-34 100.43 Sabbie del porto di Ancona. — La sabbia del porto di An- cona presenta in parte la stessa composizione mineralogica, ri- sultando essa formata in gran parte di ciottolini erratici di roccia calcarea, di piromaca e di diaspro, dovuti alla disgrega- zione delle rocce delle colline e monti circostanti. Però, avendo stacciato le sabbie del porto stesso e trattato cogli acidi mine- rali la parte fina, bo trovato: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 59.22 Parte solubile con effervescenza 40.78 100.00 Nella parte solubile : Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . 0.45 Carbonato di calcio 39.47 Carbonato di magnesio 0.86 Nella parte insolubile : Silice 83.23 7o- 46 L, RICCIARDI, [G] La parte insolubile nell'acido cloridrico diluito risulta costi- tuita per la massima parte di quarzo ialino amorfo, con pic- cola quantità di topazio o falso topazio, piromaca, diaspro, frammenti di scorie di lava, feldspato e rarissimi frammenti di oligisto. Queste sabbie identiche quasi per la composizione mineralo- gica a quelle di Ferrara e di Po di Volano, fanno dedurre cbo esse sono provenienti dai fiumi alpini. Sabbie di Rodi. — Nella spiaggia di Rodi, trovasi una gran quantità di sabbia della seguente composizione: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 60.91 Parte solubile con effervescenza 39.09 100.00 Nella parte solubile: Ossidi di ferro e di alluminio . . 1.85 Carbonato di calcio 35.47 Carbonato di magnesio 1.77 Nella parte insolubile : Silice 89.81 %• Al microscopio, la parte insolubile nell'acido, risulta formata di quarzo ialino amorfo, poco topazio o falso topazio, mica nera e bianca, feldspato, oligisto, diaspro, agata, piromaca e fram- menti di anfibolo e di trachite, forse provenienti dall'isola Pomo e Pelagosa. ^ Ciò prova che la sabbia depositata alle foci del Po giunge fino a Rodi, né essa si ferma qui, ma della stessa qualità, come ora dimostro, se ne trova in maggiore o minor quantità sulle spiagge dal Gargano ad Otranto. Difatti le sabbie del Golfo di Manfredonia contengono esse pure quarzo ialino amorfo, feld- ^ M. GnOLLER von Mildense, Topografìsche-geologische Si-izze der Inseìgruppe Pe- lagosa (Miti. a. d. Jahrb. d. KiJn. ung. geol. anst. 1885, p. 152). [7] KICKUCHK SULLE SABBI R, ECC. 47 spato (tracce), oligisto, diaspro, piromaca ed ossidiana con de- triti di pirossene in discreta quantità e di tracce di magnetite. L'analisi chimica ha dato i seguenti risultati: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 15.80 Parte solubile con effervescenza 84.20 100.00 Nella parte solubile Ossido di ferro, di alluminio, ecc. . 0.27 Carbonato di calcio e di magnesio . 83.93 Nella parte insolubile : Silice 64.36 7(,. La poca quantità di parte insolubile negli acidi dinota che in questo tratto di costa non esposto all' azione di forti maree la sabbia dei fiumi alpini vi si trova in piccolissime quantità ed insieme ad essa si rinviene anche mescolata quella prove- niente daU'Ofanto, come lo addimostra la presenza della ma- gnetite e del pirossene in discreta quantità che si rinviene nella sabbia di Manfredonia. Ciò prova ehe i materiali scaricati daU'Ofanto, trascinati che sono stati nel mare, oltre la profondità di 10 metri, per l'azione delle maree e delle correnti littoranee vengono rigettati anche a monte della foce. La sabbia che si rinviene a Barletta, a poca distanza dalla foce deU'Ofanto, offre una composizione mineralogica e chimica assai diversa da quella finora considerata e dalle altre di cui è parola in seguito. Essa è ricchissima di acefali, lamelU, hranchi, Invaivi e l'egregio mio collega prof. Vincenzo De Romita ha potuto constatare in esse la presenza delle seguenti specie: 3IyUlus, Nemus, Psammodia, Pinna, Tellina, Madiola, Anomia, ecc., e tra i Gasteropodi univalvi, le specie : Dentalium, Italica, Fiisus, Tritoli, Columbella, Buccinum, ecc. 48 L* RICCIARDI, [8] Questa ricca fauna prova ancora una volta il noto fatto che dove le acque dolci si mescolano con le marine là si verifica una vita rigogliosa degli acquatici. I caratteri che si riscontrano nelle sabbie di Barletta sono affatto differenti da quelli delle sabbie del Po. Di vero la sabbia di Barletta contiene poca quantità di quarzo ialino amorfo e vi abbonda l'agata, il dia- spro, la piromaca, la mica, l'oligisto, il pirossene e la ma- gnetite. Lungo il tratto da Barletta a Giovinazzo il deposito della sabbia non può essere dovuto, per la massima parte, che all'O- fanto. Il che è all'evidenza provato dalla composizione chimica e mineralogica della stessa. Lungo questo tratto, come ho fatto rilevare, la curva quotata 10 metri passa sufficientemente di- stante dal lido, e però si verifica un grande deposito di sabbia all'altezza di Giovinazzo; però la curva stessa lambisce la costa per un certo tratto, lungo il quale non può verificarsi deposito di sabbia proveniente dall'Ofanto. Questa invece è trasportata al largo ove si mescola coll'altra trasportata dalle foci dei fiumi alpini e sparsa lungo il letto dell'Adriatico. Al trasporto della sabbia da Giovinazzo in poi concorre ora in certo modo la cor- rente discendente per la direzione che essa assume dalla punta del Gargano in giù. La quale direzione è provata dai seguenti fatti riferitimi da persone autorevoli. Il signor Giuseppe Mo- scelli, capitano marittimo, assicura che, pochi anni or sono, avendo dovuto, per alleggerire il suo legno, scaricare in mare talune botti, di queste, parte furono trasportate nella spiaggia di Rodi, altre seguendo il corso della corrente furono gittate nel tratto di spiaggia fra Bari e Mola. Il cav. Enrico Capriati riferisce che parecchi anni or sono fu necessario scaricare un legno di botti vuote all'altezza del Gargano, e dette botti tra- scinate dalla corrente furono abbandonate sulla spiaggia di Bari prima ancora che il legno in avaria vi giungesse. Da ultimo non sono molti anni che lo scafo di un legno, investito nella Pelagosa ed abbandonato dall' equipaggio, venne dalla corrente gittate sulla spiaggia di Bari. È quindi incontrastabile la di- [9] RICERCHE SULLE SABBIE, ECC. 49 rezione che ha hi corrente stessa, non che la intensità di forza che essa può assumere in taluni casi. E poiché il mare è pro- fondo lungo questo tratto, così ritengo che la corrente non è estranea al trasporto delle sabbie. Passando poi ad esaminare la sabbia che si rinviene nel tratto di spiaggia da San Spirito alla punta di San Cataldo, lungo il quale sono situate le dune, trovo che esse constano di una mi- scela di frammenti mineralogici più complessa, poiché in essa si rinvengono e i detriti, che già ho trovato nelle sabbie del Po, e quelle provenienti dall'Ofanto. Infatti al microscopio sif- fatte sabbie si presentano composte di quarzo ialino amorfo, come base, mica bianca e nera, pirossene, diaspro, piromaca, agata, ossidiana., frammenti di feldspato, rarissimi frammenti di topazio o falso topazio ed abbondante oligisto. A questi ele- menti si debbono aggiungere detriti di calcare e di dolomite, con vari frammenti di conchiglie. All'analisi chimica poi esse hanno dato i seguenti risultati: Parte insolubile nelTadido cloridrico diluito. 65.01 Parte solubile con effervescenza 34.99 100,00 Nella parte solubile: Ossido di ferro, di alluminio . . . 0.75 Carbonato di calcio 33. OG Carbonato di magnesio 1.18 Nella parte insolubile: Silice 87.04 7o • La composizione suddetta mostra che queste sabbie sono in gran parte dovute ai materiali dei fiumi alpini non ostante che la presenza di alcune sostanze, estranee alle rocce che il Po e gli altri fiumi incontrano nel loro percorso farebbero dedurre che anche alla formazione di esse concorre in minima parte il materiale trascinato dall'Ofanto. Voi. XXXIIL 4 50 L. RICCIARDI, [10] Esaminando ora le sabbie che producono l'interrimento del piano del Porto di Bari, si vedrà che esso è formato tanto dalle sabbie dei fiumi alpini, quanto da quelle deH'Ofjinto, anzi dalle prime in maggiore proporzione. Difatti nell'insenatura, che si estende dalla punta di San Ca- taldo al Porto, si trovano sabbie di diversa composizione. Quella che si rinviene nel breve tratto posto tra via Bonazzi e piazza Massari consta per la massima parte di detriti calcarei, prove- nienti dalla erosione della calcarea del cretaceo che trovasi de- posto a terrazzi lungo la spiaggia interna del Porto fino alla punta di San Cataldo, e di detriti di quarzo ialino amorfo, dia- spro, di rari frammenti di feldspato, e rarissimi di ossidiana, pirossene ed oligisto. La sua composizione centesimale è la seguente: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 22.4 2 Parte solubile con efiervescenza 77.58 100.00 Nella parte solubile: Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . 1.55 Carbonato di calcio 72.95 Carbonato di magnesio 3.11 Nella parte insolubile ; Silice 82.62 7„. Se invece si esamina la sabbia che si deposita sul tratto di spiaggia detta San Vito, ad Est del Castello, ove, quasi esclu- sivamente si verifica il fenomeno d'interrimento, si trova che essa ha la seguente composizione mineralogica: quarzo ialino amorfo, frammenti di topazio o falso topazio, pirossene, diaspro, ossidiana, oligisto, pomice, piroraaca e rarissimi frammenti di feldspato. Essa presenta grani più piccoli di quelli che compon- gono la sabbia precedente per la quale si verifica il fenomeno di erosione. [il] RICERCHE SULLE SABBIE, ECC. 51 La composizione chimica delle sabbie di San Vito è la se- guente : Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 57.77 Parte solubile con effervescenza 42.23 ^oaoo Nella parte solubile : Ossidi di ferro, di alluminio e di manganese 1.00 Carbonato di calcio 39.41 Carbonato di magnesio 1.82 Nella parte insolubile : Silice 84.51 Vo- Da quanto ho esposto si rileva evidentemente la grande ana- logia che esiste fra le sabbie del Po di Volano con quelle delle dune di San Francesco all'Arena e colle altre che formano l'in- terrimento del Porto di Bari. Questa analogia è a trovarla mas- simamente nella identica dimensione e forma dei singoli gra- nelli, ed è perciò visibilissima al microscopio con un ingrandi- mento di 30 diametri. La freschezza della frattura nei fram- menti mineralogici di cui essi si compongono, e la presenza del topazio o falso topazio che in esse si rinviene, sono ca- ratteri essenzialissimi che ne qualificano la provenienza ed il modo di trasporto. La provenienza è constatata precisamente dalla presenza del topazio o falso topazio , meI;^re la fre- schezza della frattura accusa il pochissimo attrito che le sabbie stesse subiscono durante il loro percorso, il che non può essere ad altro dovuto se non all'effe Ho di una corrente. E si può ri- tenere che, stante l'ampiezza della bocca del Porto di Bari, circa 1200 metri, una diramazione della corrente discendente si dirige precisamente nel piano del Porto, producendo trasporto di sabbia sulla spiaggia San Vito, ove si verifica l'interrimento. Né è a dire che in questo concorre lo scarico dei materiali di 52 L. RICCIARDI, [12] risulto della città, perchè è già da più mesi che, per ordine dell'Amministrazione municipale, siffatti materiali vengono de- positati presso la spiaggia San Lorenzo, nelle vicinanze del pub- blico Macello. Come pure tanto la fabbrica Mottura nella quale si confezionano mattoni combustibili, quanto la Société des Hiiil- leries et Savonneries Meridionelles ed un'altra che trovasi lungo quel tratto di spiaggia, non producono materie di rifiuto, da scaricare nel mare, che potessero influire all'interrimento del Porto. E ciò è tanto vero che nella spiaggia di San Vito non si trova nessuna sostanza diversa da quelle che si rinvengono nelle sabbie del Po di Volano e di Ferrara, se si eccettua una piccola quantità di materiali provenienti dall'Ofanto. Non si può negare che nel mentre nel tratto di spiaggia dove si formano le dune non si verifica la presenza di nessun ciottolo di rocce cristalline, nell'altro tratto che si distende dal Molo vecchio fino a Mola di Bari si riscontra una gran quan- tità di ciottoli di granito, sienite, gneiss, micascisto, porfido, serpentino e qualche cristallo di granato nella sua matrice, e questi materiali non possono essere che provenienti dalle Alpi, e quivi gittati, non ostante il loro volume e peso, dalle onde che irrompono sulla spiaggia in caso di tempesta. Una colle- zione delle rocce suindicate è stata fatta dal sullodato profes- sore De Romita, che da venti anni esplora i dintorni del Ba- rese. Non sarà dunque a meravigliarsi se lungo tutta la spiaggia italiana si trovano granelli di sabbia di provenienza alpina. Se si pensa che i ciottoli suddetti non possono provenire dalla costa Dalmata, ma soltanto dalle Alpi, non vi sarà fatica a dedurre che l'azione modificatrice delle correnti aiutate pure dai venti possa depositare lungo tutto il littorale i detriti di rocce alpine. Non posso poi ritenere che le sabbie dell'Ofanto non oltre- passano la punta di San Cataldo che in piccola quantità, come da alcuni si ammette; perchè non si saprebbe allora spiegare la provenienza della gran quantità di sabbia che si trova lungo il tratto fra Bari e Mola, la quale sabbia, raccolta da me in [13] RICERCHE SULLE SABBIE, ECC. 53 diversi punti ed esaminata, ha dato la stessa composizione mi- neralogica di quelle precedenti. Anzi è qui il luogo di osservare che la sabhia raccolta su questo tratto è in alcuni punti ne- rastra, mentre è chiara in taluni altri. Quella nerastra con- tiene del pirossene in maggiore quantità, il che dimostra senza dubbio alcuno la sua provenienza dall'Ofanto. La sabbia di color grigio-chiaro che si rinviene nel tratto suddetto, propriamente nella contrada del Filosofo, ha grani uniformi, la parte insolubile nell' acido cloridrico è a base di quarzo ialino amorfo con piccola quantità di oligisto, piros- sene, ossidiana, agata, piromaca, frammenti di pomice, e topazio 0 falso topazio, ed ha la seguente composizione chimica: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 71.31 Parte solubile con effervescenza 28.09 100.00 Nella parte solubile: Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . 0.92 Carbonato di calcio 27. OG Carbonato di magnesio 0.71 Nella parte insolubile: Silice 80. 12 %. La composizione mineralogica e chimica suindicata mostra che il materiale in gran parte è proveniente dal Po e così per le altre fino ad Otranto. Poco più oltre della spiaggia del Filosofo si deposita la sabbia di colore oscuro contenente poco quarzo ialino amorfo, copiosis- sima quantità di pirossene, topazio o falso topazio, ossidiana con qualche frammento di diaspro e di oligisto. La composizione chimica è la seguente: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 90.28 Parte solubile con effervescenza 9.72 100.00 54 L. RICCIARDI, [I4j Nella parte solubile: Ossidi di ferro, di alluminio . . . 0.52 Carbonato di calcio con tracce di magnesio 9.20 Nella parte insolubile : Silice 53. GÌ 7^ . Verso il macello si formano delle piccolissime dune che con- stano di sabbia di color chiaro, la cui base è il quarzo ialino amorfo, quasi tutto incoloro, con rari frammenti di quarzo roseo e topazio 0 falso topazio. La uniformità dei granelli è somi- gliantissima a quella che presenta la sabbia del Po. Essa con- tiene inoltre pirossene, ossidiana, diaspro e frammenti di po- mice. La composizione chimica è la seguente: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 76.45 Parte solubile con effervescenza 23.55 100.00 Nella parte solubile: Ossidi di ferro, di alluminio e di manganese 0.38 Carbonato di calcio e di magnesio . 23.17 Nella parte insolubile: Silice 82.32 %. Né il deposito della sabbia si arresta a questo punto, poiché le seguenti due, procuratemi pure per cura dell'egregio mio amico cav. Coppola, e che si rinvengono nel Porto di Brindisi e nelle vicinanze della Torre Cavallo, mostrano che la corrente continua a spiegare la sua azione fino a quelle località ed an- che oltre fino ad Otranto, come lin di sopra accennato. [15] RICERCHE SULLE SABBIE, ECC. 55 Di vero la sabbia di Torre Cavallo consta essenzialmente di elementi granitici, la sua base è quarzo ialino amorfo con rare pagliette di mica e feldspato e rarissimi frammenti di oligisto. La sua composizione chimica mostra che per ogni 100 parti 92.12 sono insolubili nell'acido cloridrico diluito e soltanto 7.88 si disciolgono con effervescenza. Nella parte insolubile si trova il 94. GÌ ^/q di anidride silicica. Nell'interno del Porto di Brindisi si avvera un principio di interrimento dovuto a deposito dello stesso materiale, che pro- voca l'interrimento del Porto di Bari. Difatti la sabbia che si rinviene in quel Porto è a base di quarzo ialino amorfo a granelli uniformi e contiene una discreta quantità di ematite proveniente da (?), rari cristalli di magne- tite, indi agata, diaspro, pirossene e rarissimi frammenti di feld- spato e di antibolo. La composizione chimica è la seguente: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 85.52 Parte solubile con effervescenza 14.48 100.00 Nella parte solubile Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . 0.09 Carbonato di calcio e magnesio. . 13.39 Nella parte insolubile : Silice 91.30 7o- Da ultimo la sabbia di Otranto contiene gli stessi elementi mineralogici di quella di Brindisi. La composizione chimica della stessa è la seguente : Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 25.60 Parte solubile con effervescenza 74 40 100.00 56 L. RICCIARDI, [16] Nella parte insolubile: Silice 92.30 7o . Dall'esame suddetto risulta che le sabbie depositate lungo il tratto di spiaggia da San Spirito ad Otranto contengono una gran quantità di quarzo allo stato libero. Se per poco si pensa che rOfanto in tutto il suo percorso non incontra rocce conte- nenti quarzo allo stato libero, eccettuatane l'arenaria eocenica (macigno)^ che per un breve tratto si trova presso la sua ori- gine, sarà facile il convincersi che la base delle sabbie ofantine non potrà essere il quarzo libero. Potranno esse bensì conte- nere quest'elemento, ma non in tale proporzione da formarne la base. E poiché il quarzo ialino amorfo costituisce la base di tutte le sabbie,' che s'incontrano nella spiaggia da San Spirito a Bari, salvo qualche piccolo tratto nelle vicinanze di quest'ultima, così io deduco che esse in gran quantità sono dovute ai materiali del Po sparsi da tempi antichissimi nel letto dell'Adriatico e rigettati poi verso la spiaggia. La corrente ©fantina potrà contribuire soltanto in minima parte di alla deposizione esse sabbie, come si verifica dalla mag- giore 0 minore frequenza della presenza del pirossene che spo- radicamente si rinviene nelle sabbie del Po, ma che in gran quantità si trova nelle sabbie dell'Ofanto, provenienti dalla di- sgregazione delle rocce del Vulture. Aggiungo ancora che i caratteri fisici, che ho riscontrato nelle sabbie dell'Ofanto sono del tutto diversi da quelli che presen- tano le sabbie del Po. Nelle prime abbondano ciottolini arro- tondati, di cui parecchi di rocce vulcaniche; i granelli sono difformi e non presentano fi'attura alcuna od almeno rarissima, ed in esse predomina il diaspro e l'agata. Al contrario quelle del Po, come ho fatto rilevare innanzi, contengono rari cristalli o frammenti cristallini di pirossene, i granelli sono omogenei e presentano fratture in diverse dire- 1 La parte insolubile dell'acido cloridrico. [17] RICERCHE SULLE SABBIE, KCC. 57 zioni ed inoltre si rinviene in parecchie di esse il topazio o falso topazio e quarziti. E poiché tali elementi si riscontrano perfettamente nelle sabbie delle dune di San Spirito, del Porto di Bari ed in quelle che si trovano lungo la spiaggia della contrada del Filosofo, così queste in gran parte debbono pro- venire dal Po per effetto della grande corrente, e l'Ofanto non vi può influire che pochissimo. Del resto la poca influenza dell'Ofiinto è ancora provata dalla scarsissima velocità del suo corso, non che dalla poca quantità di sabbia che lascia alla sua foce. Le sabbie delI'Ofanto po- tranno bensì influire sull'interrimento del Porto di Barletta, come giustamente è stato osservato da egregie persone, ma ciò viene precisamente a confermare quanto ho detto sopra, che cioè le sabbie delI'Ofanto concorrono in minima parte a for- mare i depositi che si trovano lungo la spiaggia oltre Barletta. Di vero le sabbie del Porto di Barletta, oltre ai caratteri fisici ed alla composizione mineralogica sopra riportata, hanno dato la seguente composizione chimica dopo essere state stac- ciate : Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 64.64 Parte solubile con effervescenza 3.5.36 100.00 Nella parte solubile : Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . 0.86 Cai'bonato di calcio e di magnesio . 34.60 Nella parte insolubile: Silice 73.01 Vo- se ora si confronta la composizione di questa sabbia colle seguenti delI'Ofanto, si trova una perfetta concordanza, dovuta alla presenza delle conchiglie sopra accennate. Le sabbie delI'Ofanto che passo a descrivere sono state rac- 58 L. RICCfARDI, [18J colte a diversa distanza fra loro, e lontano dalla foce, per evi- tare appunto che esse fossero mescolate colle sabbie che la marea possa portare sulla spiaggia. Le due indicate con A e con B sono state raccolte a 6 mi- glia dalla foce, A nel mezzo della corrente e B sulla sponda destra. Quelle controsegnate coi N. 1, 2, 3, 4 e 5 mi furono gentilmente procurate dal cav. signor Eduardo Cugiani, coman- dante questa Legione dei RR. Carabinieri, al quale rendo qui pubbliche grazie. A — Contiene pirossene, diaspro, piromaca, quarzo ialino amorfo e quarziti, oligisto, ossidiana, ciottoli arrotondati di tra- chiti, pomici e rari frammenti di magnetite, titanite e feld- spato ? La composizione chimica è la seguente : Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 83.35 Parte solubile con effervescenza 16.65 100.00 Nella parte insolubile : Silice 77.80 "/o- B — Essa è a grani più fini e contiene oltre ai de.tti ele- menti mineralogici una piccola quantità di sostanze argillose. La composizione chimica è la seguente: Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 85.07 Parte solubile con effervescenza 14.93 100.00 Nella parte insolubile Silice 59.26 «/q. Gli altri campioni raccolti nelle vicinanze di Canosa di Pu- glia contengono in generale: pirossene, diaspro, agata, quarzo [19J RICERCHE SULLE SABBIE, ECC. 59 ialino amorfo e quarziti, mica bianca e nera, oligisto, magnetite ossidiana, titanite, rarissimi cristalli di quarzo ialino e di feld- spato, pomici e molti ciottolini arrotondati di trachite. Queste sabbie differiscono da quelle del Po, perchè generalmente la base è formata dal pirossene e contengono in abbondanza agata e diaspro. Non vi si riscontra giammai la presenza di topazio o falso topazio, e sono ricchissime di ciottolini arrotondati di rocce del Vulture, che assolutamente mancano in quelle del Po, le quali invece contengono piccola quantità di micascisto, di corindone e di rutilo. Al microscopio di 30 diametri d'ingrandimento le sabbie del- rOfanto presentano un aspetto molto difforme; i grani angolosi con rare fratture, e molti ciottolini ; quelle del Po invece, come ho accennato, presentano un aspetto uniforme, grani con frat- tura fresca alla foce, ma che va perdendosi da Bari in poi, finché nelle sabbie di Otranto essa è interamente perduta, ma l'aspetto ne è sempre uniforme. La composizione chimica dei campioni raccolti nelle vicinanze di Canosa di Puglia è la seguente : 1. Fiume Ofanto — Molino Canonico Mele Luigi Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 80.02 Parte solubile con effervescenza 19.98 100.00 Nella parte solubile: Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . L28 Carbonato di calcio e di magnesio . 18.70 Nella parte insolubile: Silice 55.62 7o • 60 L. KICCIARl'l, [20] 2. Fiume Ofanto — Lato sinistro del ponte di fronte a Ce- rignola Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 79.83 Parte solubile con effervescenza 20.17 100.00 Nella parte solubile: Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . 1.02 Carbonato di calcio e di magnesio . 19.15 Nella parte insolubile: Silice 7G.53 "/y. 3. Fiume Ofanto — Rimpetto al ^Molino Pozzillo lato Ce- rignola Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 88.35 Parte solubile con effervescenza 11,65 100.00 Nella parte solubile: Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . 1.35 Carbonato di calcio e di magnesio . 10.30 Nella parte insolubile: Silice 60.21 f»;;. 4. Fiume Ofanto — Limite fondo Costanzo Sinesi Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 80.59 Parte solubile con effervescenza 19.41 100.00 Nella parte solubile : Ossidi di ferro, di alluminio, ecc. . 0.95 Carbonato di calcio e di magnesio . 18.46 [21] RICKRCHE SULLK SABBIE, ECC. 61 Nella parte insolubile: Silice 77.12 7o. 5. Fiume Ofanto — Sal)bia raccolta a circa 200 passi dal Molino Pozzillo, sulla sinistra Parte insolubile nell'acido cloridrico diluito. 80.65 Parte solubile con effervescenza 19.35 100.00 Nella parte insolubile : Silice 72.05 "/^ . Dalle analisi chimiclie delle sabbie contrassegnate coi N. 1,2, 4 e 5 si rileva la perfetta concordanza nella composizione, in esse la silice varia da 60.21 (nella sabbia N. 3) a 77.12 "/oJ mentre in quelle del Po, ad eccezione della sabbia di Volano, che contiene il 68.17 'Y^ di silice, nelle altre la stessa varia da 82.62 a 96.12 *'/(,. Predomina dunque in queste ultime il quarzo da cui proviene la silice. Da quanto ho sopra esposto risulta che il materiale del Po giunge fino al golfo di Otranto, e che una certa quantità di essi materiali è trascinata nel Porto di Bari, la sabbia del quale, non si può negare, che in maggior quantità è dovuta ai mate- riali del Po, e soltanto in piccola parte essa è dovuta ai ma- teriali deirOfanto. Io, che nel mio articolo sul Corriere delle Faglie, aveva emesso soltanto un'opinione in base ai pochi dati di cui poteva allora disporre, ho finito, dopo le analisi fatte, nel confermarmi in siffatta opinione, e ritengo che se altri esaminasse minutamente al microscopio le stesse sabbie, come io ho fatto, finirebbe col convincersene indubbiamente, poiché è soltanto da un confronto fatto fra le medesime coli' osservazione al microscopio che la differenza appare saliente ed incontrastabile. Spero che questo mio studio possa invogliare altri a ricerche 62 L. KICCIARDF, RICERCHE, ECC. [22] più ampie intorno allo stesso argomento che mi è parso fin dal principio di grande importanza, sia per le deduzioni che se ne potrebbero ricavare per la geologia intorno ai fenomeni delle cause attuali, sia per i vantaggi che l'ingegneria potrebbe rica- vare per la costruzione o modificazione dei Porti già esistenti lungo il littorale adriatico italiano. ^ Bari, luglio 1889. ^ Sulle spiaggie di Salerno e della costiera di Amalfi si depositano sabbie che constano, per la massima parte, di magnetite, orneblenda, pirossene, sanidino, frammenti di altri feldspati e ferro titanato, provenienti indubbiamente dalla di- sgregazione delle rocce vulcaniche delle Isole dei Campi Flegrei e dalle lave del Somma- Vesuvio. % - *ufo- ^y Fig.i '" ' , ^ «,?/ *^, %. J^^ *■: [IM,;. ^»' "^' UN MONOLITO PROBLEMATICO. Nota del socio U. Botti. (Con una tavola.) Durante il )nio soggiorno in Reggio-Calabria, ebbi più volte occasione di passare dappresso ad un singolare monolito, evi- dentemente manufatto, che si osserva lungo la via mulattiera Prumo-Nasiti. La forma strana ed inesplicabile di quella grossa pietra, avente d'altronde tutte le apparenze di una antichissima provenienza, mi rese perplesso sulla sua interpretazione, la quale infatti, per quanto vi abbia lungamente riflettuto, non sono riuscito a tro- vare. Egli è per questo che ho voluto tornare sul posto e racco- gliere i dati e le misure necessarie a pubblicarne la descrizione, per offrire agli studiosi di paleoetnologia il problema che a me non venne fatto di risolvere. Partendo da Reggio e risalendo la valle inferiore del Calopi- nace, diretta est-ovest, si percorre, camminando verso levante, la strada rotabile detta dello " Spirito Santo „ parallela alla ripa destra del detto poderoso torrente. Si estende a destra, fino al torrente, un ristretto piano, ri- vestito di deliziosi aranceti e di ogni varietà di agrumi; a si- nistra la strada lambisce il piede di colline, formate dall'allu- vione antica del terreno quaternario, stranamente dirupate da una potente erosione. 64 U. BOTTI, [2] In poco più di un'ora di pedestre cammino, si arriva al ca- solare di Prumo, dove la valle presenta un notevole allarga- mento, prodotto dalla confluenza di vari minori torrenti, che quivi si uniscono ad ingrossare il Calopinace ; più notevoli il Mosorrofa a destra, il Prumo, comunemente chiamato " Vallone di Prumo „ a sinistra. Egli è da qui che si prendono le mosse per salire al celebre giacimento fossilifero di Nasiti, percorrendo il dorso di un con- trafforte che divide la valle superiore del Calopinace dal vallone di Prumo. Oltrepassato il terreno alluvionale moderno, s' incomincia a salire, come appare dalla qui unita schematica sezione, sopra a. Sabbie e ghiaie quaternarie. b. Arenaria melassa ) „ , , ; Langhiano. e. Conglomerato ; d. Sabbie Zancleano. un potente deposito di sabbie e ghiaie, inclinato a sud, che si trova posare sopra poderosi banchi di arenaria molassa. Il detto deposito di sabbie e ghiaie rappresenta senza dubbio l'alluvione antica del teri-eno quaternario, che in questo punto non s'innalza oltre a circa 200 metri. Continuando la salita sulla sottoposta molassa, si trova questa più in alto ricoperta concordantemente da un potente deposito di conglomerato a grossi elementi, debolmente cementati dalla medesima arenaria molassa, con strati della stessa intercalati e con pari inclinazione di 40° a 45° ovest. £3] UN MONOLITO PROBLEMATICO. 65 Le rocce rappresentate nel conglomerato sono principalmente il gneiss, il granito ed altre rocce cristalline, ma vi predomina il granito. In questo complesso di arenarie molasse e conglomerato è facile riconoscere i depositi del Langliiano, così sviluppato in tutte le colline dei dintorni di Reggio. Sul conglomerato, fortemente denudato, posano più in alto le sabbie grossolane del terreno Zancleano di Seguenza, o Mes- siniano di Mayer, leggermente conglutinate, che qui potrebbero ben cliiaraarsi sabbie a Pecten flabelli-formi s, tanta è l'abbon- danza di questo caratteristico lamellibranco, le di cui valve, con quelle di grandi Ostree, trovansi perfino aderenti ai ciot- toloni più superficiali del conglomerato, così dimostrando la im- mediata successione delle due formazioni, per quanto tra loro discordanti e respettivamente appartenenti a sistema o periodo differente. La stratificazione di queste sabbie è infatti nell'insieme oriz- zontale, ma svariata nei dettagli, osservandosi la sua massa composta di tanti stratarelli disposti obliquamente e come suol dirsi a zig-zag, variamente diretti in ogni senso; è forse, anzi probabilmente, una formazione di spiaggia, dove il vario anda- mento delle correnti e l'alternare del flusso e del riflusso ma- rino occasionavano una diversa disposizione nelle sabbie cbe successivamente si depositavano, disposizione analoga a quella che fu detta struttura torrenziale^ ^ ovvero laminasione obliqua (oblique lamination or false bedding), ^ ma nel suo complesso questo deposito è, come si disse, evidentemente orizzontale, e certamente discordante dal conglomerato fortemente inclinato 40" a 45° ovest. ^ Necker, Etudes géologiqiies dans les Alpes. Paris, 1841, VoL I, pag. 204. - Prestwich, Geologi) chemical, phijsical and stratigraphicaì. Oxford, 1886, VoL I, pag. 119. — Geikie A., Class-booh of Geologij. London, 1886, pag. 231. — MoRRts J., A series of large geological diagrams eie. London, Reynolds, PL III, fig. 9. Voi xxxin. 5 GG U. HMTTl, [4] È appunto sul conglomerato e poco prima di raggiungere il piano zancleano, che si osserva sulla destra, a pochi passi dalla via, appoggiato ad un ciglio del terreno, il monolito che intende ad illustrare la presente Nota, orientato nord-sud, ossia con la faccia principale rivolta a ponente. Il sito, incolto e sterile, è soltanto occupato da voluminosi blocchi disgregati del conglomerato langhiano, negli intervalli tra i quali spuntano pochi fili di graminacee e qua e là qual- che pianta d'ulivo, forse superstite di antiche coltivazioni. Il monolito di cui si tratta è di granito a mica argentina (moscovite), con cristalli di feldspato sporgenti sulla superficie deteriorata dagli agenti atmosferici. La sua forma, meglio che da una complicata descrizione, appare dal disegno preso dal vero, che debbo alla cortesia del prof. Ghinozzi, già insegnante nel R. Istituto tecnico di Reggio-Calabria (Fig. 1) mentre le sue dimensioni potranno ben rilevarsi dall' ivi annesso profilo (fig. 2). Resta solo da aggiungere che la piccola cavità centrale, ap- parente in nero in ambedue le figure, ha una profondità irre- golare di 14 a 16"" presso agli spigoli laterali, di 23 a 27"'" lungo l'asse centrale verticale. Altra cavità; che non apparisce dai disegni, si trova nella faccia superiore del monolito, la qual faccia è piana ed a G™ dall'orlo suo anteriore presenta un foro cilindrico, del diametro di 20"", profondo IT'", in parte attualmente ripieno di comune terriccio e di acqua piovana. La cavità circolare visibile nella faccia inferiore, di profondità irregolare, in media di 13 a 15*"° nella parte centrale, è rozza- mente scolpita, in forma piuttosto a callotta che emisferica; come se fosse opera incominciata e non compiuta, pare quasi di ravvisarvi le traccio dello scalpello nei grossolani solchi, non però arrossati né ingialliti, come dovrebbero essere se prodotti [5] UN MONOLITO PROBLEMATICO. 67 da strumento di ferro ; anzi essendo questa cavità completa- mente riparata per la sua posizione dalla pioggia e da ogni stillicidio, può ritenersi che appunto per questo sia rimasta cosi bianca e pulita come fosse opera recente, per cui grandemente contrasta con le altre parti del monolito, tutte imbrunite ed incrostate di crittogame, eccetto nei punti dove sporgono cri- stalli di feldspato, che sono rimasti bianchi ma rubiginosi sugli spigoli, come se i villani vi avessero strisciato i loro arnesi da lavoro o la polvere meteorica vi avesse lasciato del ferro, che l'acido carbonico delle pioggie o l'ossigeno atmosferico abbiano attaccato e fissato ossidandolo. La superficie del monolito è, come già dissi, molto degradata dagli agenti atmosferici, sebbene in gran parte incrostata da crittogame che debbono averla notevolmente difesa. Tutti gli spigoli del monolito sono infatti smussati e forte- mente arrotondati, non certo per fluitazione che avrebbe modi- ficato solamente gli angoli esterni e ne avrebbe levigata la su- perficie, ma certamente per prolungata esposizione alle vicende atmosferiche. L'aspetto di questa pietra produce, in colui che per la prima volta la osservi, la impressione della più alta antichità, cosi pure lo stato di profonda scomposizione della sua superficie. Domandatine i villici di Nasi ti, essi affermano, esistere quella pietra nel medesimo luogo e nel suo stato attuale da tempo immemorabile, e richiesti se ne sospettassero l'uso o la desti- nazione, alludono dapprima ai trappeti (torchi da olio), ma in- vitati a spiegare il significato e la possibile applicazione dei vari intagli e cavità senza sfogo che vi si osservano, non pos- sono spiegarli, si confondono, e concludono dicendo : " Chi sa mai cosa intendevano di fare ! „ La originaria provenienza del granito di cui è formato il mo- nolito non vale indagare, che di somigliante roccia abbonda il conglomerato sul quale riposa; è quindi sommamente probabile che sia stato scolpito in sitii, utilizzando uno dei più grandi blocchi del conglomerato stesso. 68 U. BUTTI, UN MONOLITO, ECC. [6] Nessun altra pietra lavorata si trova sul luogo, né in tutto l'immediato dintorno, nessuna traccia di vetusta fabbrica di- roccata 0 minata. Questo singolare monumento non può certamente assimilarsi a certe pietre incavate, rinvenute presso alcuni Nuraghi in Sardegna, volgarmente denominate Laco (truogolo), trovate a Losa e nei dintorni dei Nuraghi delia Tanca Regia, ^ troppo differente essendone la forma. Molto meno vi si riconosce alcuna affinità con le così dette pierres à bassins, ovvero rocs à écuelles, ^ che diconsi scolpite sopra rocce in posto, sulle sommità dei monti, in situazioni do- minanti, circostanze che non si verificano nel caso presente, nel quale potrebbe riconoscersi tutt'al più qualche rassomiglianza nella cavità circolare scolpita nella faccia inferiore del mo- nolito. Tale è il misterioso monolito quale venne qui sopra descritto e figurato, e poiché indubitatamente prodotto d'industria umana, ai Paleoetnologi d'indagarne e spiegarne il vero significato. Gennaio, 1890. 1 A. Baux et L. GouiN, Essai sur les Nuragues et les hroiizes de la Sardaìgne. Maiériaux poni- Vllist. primitive et nat. de l'Homme. Paris, 1884, Tome I, 3™e serie, pag. 187-199. - Maiériaux pour l'hist. primitive et nat. de l'Homme. Aa. 1870, pag. 506 — 1872, pag. 73-353 — 1879, pag. 97 — 1882, 270-481. I FOSSILI DEL LIAS INFERIORE DI SALTRIO IN LOMBARDIA. Monografìa del Dott. Carlo Fabrizio Parona. PARTE PRIMA. ' (Con tre tavole.) Avvertenza. Prevedendo che mi sarelibe riuscito difficile il trovar modo di pubblicare per intiero, in una sol volta, la monografia dei fossili del Lias inferiore di Saltrio, fino dall'anno scorso io pub- blicai una nota, ^ nella quale, insieme alle notizie finora rac- colte sulle faune del Lias inferiore di Lombardia, comunicai l'elenco delle specie costituenti quella pili ricca e particolar- mente interessante di Saltrio, accennando nel tempo stesso ai suoi caratteri pili rimarchevoli. Ciò rende meno grave l' incon- veniente di dover ora limitare la pubblicazione della presente Memoria ad una sua parte, e precisamente a quella che com- prende i crinoidi, i brachiopodi ed i lamellibranchi, riservando per altre occasioni le descrizioni dei gasteropodi e dei cefalo- podi e le conclusioni del lavoro. ' C. F. Parona, Note juileontolor/iche sui Lias iiiferlvre nelle Prealpi lombarde. Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Se. e Lett., VoL XXI, 1889. 70 C. F. PAHOXA, [2] Il materiale da me studiato spetta, nella mais^gior parte alla collezione paleontologica lombarda del prof. Stoppani e, nel resto, al Museo Geologico della R. Università di Pavia, Però €olgo I' opportunità per ripetere i miei ringraziamenti ai chia- rissimi professori Stoppani e Taramelli, che mi hanno procu- rato i mezzi per compiere questo studio. I fossili qui descritti appartengono ad una formazione che corrisponde ad uno dei piani più recenti del Lias inferiore: essi provengono dal giacimento di Saltrio, in territorio di Varese, salvo pochi, che furono raccolti dal prof. Taramelli, in strati spettanti allo stesso orizzonte di Saltrio, alle al2)i di Arcumeg- gia in Val Marianna, presso Laveno. ^ CRINOIDEA. Gen. Miller ter iniiSf d'Orb. Millerìcriuus sp. n. (Mgh.) (cfr. M. Adneticus Qnt.). Tav. I, fig. 1 a-h. G. Meneghini, Monograpkie des fossiles da calcaire rouge am- monitique. 1867-81, pag. 182 e 220, PI. XXX, fig. 20, 24. I frammenti di tronco e gli articoli isolati di MiUericrinus, accompagnati da frammenti di radici, che si riscontrano a Saltrio frequentemente, sebbene meno comunemente del Pen- tacriìius tuhercidatus, appartengono alla forma che il compianto prof. Meneghini descrisse dettagliatamente nella monografia dei fossili del calcare rosso ammonitico lombardo. L'illustre paleon- tologo non credette sufficientemente conosciuta questa forma per poterla distinguere con nome specifico ed io, che non di- spongo di materiale migliore del suo, devo limitarmi a conser- varne la determinazione ed a ripeterne la descrizione. " Tro- chites dont les surfaces articulaires sont entièrement couvertes [3] I FOSSILI DEL ]-lAS INFERIORE, ECC. 71 de slUons rayonnés extrémement fìns. IIs ont trois millimètres et demie, quatrc et jiisqu'à six de diametro ((inelli di Saltrio ar- rivano raramente anche a mm. 9.5 di diam.), hauteur beau<;oup moindre, forme cylindrique, et lorsque il y en a pleusieurs su- perposés les sutures paraissent à l'oeil nu parfaitement simples; pour voir les denticulations, qui sont extrémement fines, il faut avoir recours à la loupe et à un fort groissement. Les stries des surfVices articulaires sont très nombreuses et très-deliées, prolongées jusqu'au trou très-petit du centre. „ Come dice l'au- tore, le radici hanno le forme le più varie ed indefinibili e di- mensioni diverse. Il prof. Stoppani ^ ricordò già questo crinoide riferendolo al Pentacr. cylindricus d'Orb. ; il prof. Meneghini lo riscontrò fra i fossili della Bicicola, di Trescorre e di Entratico e, poiché trovasi anche a Saltrio nel Lias inferiore, si può credere che questa forma abbia persistito in Lombardia dal Lias inferiore al superiore. Gen. JPeìitacviìiiis, Miller. Pentacrinus tuberculatus, Mill. Tav. I, fig. 2-6. Pentacrinus fasciculosus? Schl. e Pentacr. tuberculatus Stopp. n. sp. — Stoppani, Studi geolog. e paleont. sulla Lombardia. 1857, pag. 240 e 414. Pentacrinitcs tnbercidatus. — Quenstedt, Der Jura. 1858, pa- gina 83, tab. X, fig. 10. Pentacrinus tuberculatus. — Dumortier, Étud. paléontol. sur les depots jurassiq. du Pass, du PJiònc. Lias infér., pari, sup., 1867, pag. 233, TI. L, fig. 9-13. ' L. Stoppani, Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia. 1857; pag. 240. 72 e. F. PARONA, [4] Numerosissime porzioni di tronchi silicizzati, costituite al più da 12 articoli, la cui sovrapposizione si effettua secondo una linea curva a raggio assai ampio, oppure secondo una linea pressoché retta. Le porzioni di tronco più incurvate presentano irregolare lo sviluppo degli articoli, che sono più spessi verso il lato convesso ed assottigliati verso il lato concavo (fig. 2); irrego- larità che nnturalinente non si avverte negli articoli costituenti le porzioni di tronco a sviluppo rettilineo o quasi (fig. 3). I fianchi dei trochiti sono assai concavi quando essi sono prossimi alle impronte delle articolazioni dei verticilli, mentre lo sono molto meno altrove (fig. 4 e 5). Queste impronte si riscontrano assai di rado e sono molto evidenti, ampie, profonde ed ovali (fig. 3). Le su- perfici articolari, superiore ed inferiore; degli articoli, non sempre conservano la ornamentazione, che in parecchi campioni è però perfetta (fig. C); né il loro stato di conservazione sempre permette di riscontrare le caratteristiche granulazioni dai fianchi, che danno nome alla specie (fig. 3). Quando i trochiti sono associati, le su- ture si osservano impresse e manifestamente denticolate. Osservo che, in generale, lo spessore degli articoli non varia molto coU'au- mentare del diametro, di guisa che è piccola la differenza nella misura dello spessore, tra gli articoli più stretti e quelli più larghi. Riguardo al diametro degli articoli, esso varia da un massimo di 12 uìui. ad un minimo di 4 mm.; il massimo dello spessore può valutarsi in mm. 1.5. Il confronto istituito con distinti esemplari del Lias inferiore di Flogy (Haute Saòne) e del Giura, ha confermato l'esattezza della mia determinazione. Secondo Duniortier questo pentacrino è uno dei fossili più comuni e da considerarsi come una delle migliori guide nello studio della zona superiore del Lias inferiore nel bacino del Rodano. Parmi quindi interessante il riscontrarlo comunissimo nello stesso orizzonte a Saltrio. [5] I FOSSILI DEL LIAS INFKRIORE, F.CC. 73 ECHINOIDEA. Gen. Cldaris, Klein eraenci. Lmk. Cidaris sp. intl. (cfr. C. Amcdthei Qnt.). Pochi frammenti di radioli mal conservati. Per grandezza, nu- mero e disposizione dei tubercoli ricordano i radioli del C. Amalthei Qut., differendone perchè i tubercoli stessi, alquanto allungati nel senso longitudinale, si toccano quasi 1' un 1' altro colla base, di modo che i radioli sembrano provvisti di sette co- sticine granulari longitudinali. Trovasi questo Cidaris coi crinoidi a Saltrio, nella breccioia calcare. BRYOZOA. Gen. Neuropora, Bronn. Neuropora cfr. undulata, Tq. et Piette. Lo stato di conservazione dell'esemjìlare, mentre lascia rico- noscere il genere con sufficiente sicurezza, non permette però di decidere se esso debba riferirsi alla Neuropora undulata Tq. et Piette, ^ piuttosto che alla specie affine N. maittiUatii E. de Fromental, ^ essendone la superficie erosa ed incrostata di calcare. Fu raccolto a Saltrio colle bivalvi e coi gasteropodi. ^ Terquem et Piette, Le Lias infér. de l'est de la France. Pag. 125, pL 14, fig. 25-26. 2 Terquem et Piette, Op. cit,, pag. 12i. — Dumortier, Et. palcont, du Bass. du Rhòne, Lias infn:, pag. 85, pi. XVI, fig. 19-22. 74 e. F, PAKONA, [6] BRACHIOPODA. Sottogen, SpirlfeHna, d'Orb. Spiriferina expansa, Stopp., sp. C. F. Parona, I Brachiopodi llasici di Salirlo e Arzo nelle Prealpi lombarde. Mem. R. Ist. Lombardo di Se. e Lett, 1884, pag. 11, tav, I, fig. 4, 6. Questa specie, da me descritta fra i fossili del Lias medio di Arzo e Saltrio, trovasi in quest'ultima località anche negli strati del Lias inferiore. Si raccoglie inoltre nel calcare nero, pure del Lias inferiore, della vetta del M. Generoso. Spiriferiua Haasì, Di Stef. (?). G. Di Stefano, Sul Lias inferiore di Taormina e de'sìioi din- torni. Giorn. della Soc. di Se. nat. ed econom. di Palermo. 188G, pag. 39, tav. I, fig. 9 e 10. Riferisco con dubbio, a questa specie, due esemplari assai malconci, decorticati e colla parte apiciale troncata. Sono più piccoli di quelli descritti dal dott. Di Stefano, ed infatti misu- rano da 22 a 24 mm. in larghezza, rimanendo incerto il valore dell'altezza, perchè sono monchi dell'apice. Il più piccolo, spe- cialmente nella forma delle due valve e nella conformazione della regione frontale, somiglia assai alla fig. 10 dell'autore. Ebbi recentemente queste spiriferine dal calcare ad arietiti. [7] I FOSSILI DEL LIAS INFERIORE, ECC. 75 Gen. lihyncho nella. Fischer. Rhynchonella variabilis, Schlot. sp. Hhynchoncìla Briseis Gemm. — Parona, I Braehiopodi ìiasici di Saltrio e Arzo. 1884, pag. 18, tav. II, fig. 20-20; tav. Ili, fig. 1-2. Rhynchonella variahilis Sclilot. — G. Geyer, Ueher die liasi- schen Bnichiopoden des Hierlutz bei liallstatt. 1889. Abliandl, d. k. k. geolog. Reicbs. Bd. XV, pag. 3G. Anche questa specie compare a Saltrio negli strati del Lias inferiore e vi persiste in strati più recenti; trovasi anche nel calcare nero del Lias inferiore della vetta del M. Generoso. Il dott. Geyer, al quale comunicai diversi esemplari di questa Rhyn- chonella, che io dapprima distingueva come JRh. Briseis Gemm., identifica la forma del prof. Gemmellaro colla specie di Schlotheim. lìhyiichonella acantliica, Par. C. F. Parona, Brach. lias. di Saltrio e Arzo. 1884, pag. 22, tav. Ili, fig. 6 e 8. Anche di questa distintissima specie rinvenni esemplari nel calcare con arietiti di Saltrio. Gen. Terehì'atiila, (Lihwyd) Klein. Terebratula punctata, Sow. C. F. Parona, Brach. lias. di Saltrio e Arzo. 1884, pag. 23, tav. III, fig. IG e 25; tav. IV. Questa specie, comunissima negli strati a braehiopodi del Lias medio, non manca a Saltrio in quelli del Lias inferiore. 76 e. F. PARONA, [8] PELECYPODA. Gerì. Ostrecif Linn. Ostrea, sp. ind, (cfr. 0. chillyensis Tq. et Piette). Tav. I, fig. 7. Ostrea dilatata., Sow. ? — Stopparli, Stndiì geolog. e paleon- tólog. sulla Lombardia. 1857, pag. 238. Conchiglia sottile, snbtriangolare, a superficie irregolarmente sinuosa, alquanto rigonfia nella regione apiciale, depressa nella palleale. — Sconosciuti i caratteri dell'area leganientare e della superficie interna. Sconosciuta la valva superiore. Questa Ostrea, affine all' 0. dilatata Desi, del Calloviano ed all' 0. cxpaììsa Sow. del Batoniano, assomiglia, fra le varie specie del Lias inferiore, particolarmente all' Ostrea cìiilìyp.nsis Tq. et Piette, ^ scostandosene per la maggior sua convessità presso r apice. Differisce poi non molto dalla forma giovanile dell'O. irregnlaris Miinst. illustrata da Terquem. ^ Gli esemplari da me esaminati sono cinque, tutti di valva in- feriore (?) ed infissi sulla roccia per la superficie interna; sono incompleti ed in gran parte decorticati. I due campioni più piccoli riproducono esattamente nella loro forma la configurazione della regione apiciale dei campioni mag- giori, dei (]uali uno proviene dal calcare nero di Carato, gli altri due da Saltrio. Questi ultimi tre appartengono alla colle- zione Stoppani, i primi furono da me raccolti ad Arzo. ' Terquem et Piette, Le Lias infirieiif de l'est de la France. Pag. 110, tav. 13, fig. 4-5. 2 Terquem, Paleontologie de l'élage infn: de la formation liasique de la prov. de Luxemboìirg. Soc. géol. — Mém., 2" Sér. t. V, pag. 328, tav. 25, fig. 2-3. [9j I FOSSILI DEL LIAS INFERIORE, ECC. 77 Gen. Grifphaeaf Lam. Gr^pliaea arcuata, Lam. (?). Tav. I, fig. 8 e 9. GrypJiaea arcuata — Goldfuss, Fcfrefacfa Germaniac. 1834, pag. 28, tav. 84, fig. 1 e 2. — Stoppani, Studi geol. e paleon- tologici sulla Loììihardia. 1857, pag. 238. Ostrca arcuata — Terquem et Piette, Le Lias infér. de Vest de la France. Soc, géol., 2.'' sér., Móni., t. Vili, pag. 111. Gryjihaea arcuata — Zitte!, Ilandhucli der Palacoìitologie. 1 B., 1881. Mollusca, pag. 20, fig. 13. Non ho che un esemplare di valva inferiore ed un altro di valva superiore, tutti e due piccoli, incompleti, malconci nella superfice ed in parte incrostrati dalla roccia. Però non può ac- cettarsi come molto sicura la determinazione, già per sé stessa difficile ad ottenersi, per la grande somiglianza che lega questa specie colla Gryphciea cyvìhiuni Lmk. e G. ohliqua Goldf., non che coìVOstrea irregularis Miinst. e con altre specie affini, tutte costituenti un gruppo di forme specifiche, definite da caratteri alquanto incerti e molto facili, come succede in generale nelle forme del genere Ostrca^ alle variazioni individuali e di età. Tuttavia i caratteri che tuttora sono riscontrabili, quali l'apice fortemente ricurvo, le grosse pieghe rugose, il seno laterale ben demarcato, la forma quadrangolare della valva superiore, che corrispondono con quanto si osserva in esemplari di questa specie, che si conservano nel JMuseo geologico della Università pavese e sulle figure più accreditate, mi consigliano a mante- nere la determinazione dello Stoppani. Questi due esemplari, che con altro da me trovato nel calcare di Gozzano, sono forse i primi che si accennano per i depositi liassici italiani, provengono da Saltrio e fanno parte della col- lezione Stoppani. 78 e. F. PAKdNA, [10] Gen. Terqueìnia, Tate. Terqneniìa Heberti, Tq. et Piatte, sp. (?). Tav. I, fig. 10. Ostrea multicostata Miinst. — Goldfuss, Vetrefada Germa- niae. Tom. II, pag, 3, tav. 72, fig. 2. Ostrea multicostata (?) — Terquem, Paleontologie de Hettange. Pag. 329, tav. 25, fig. 1. Carpenteria Heherti — Terquem et Piette, Le Lias infér. de Vest de la France. Pag. 106, tav. 13, fig. 1, 2 e 3. Valva inferiore (destra) incompleta, infissa sulla roccia colla superfice interna e ornata esternamente da pieghe irregolari, irradianti dall'apice e squamose in corris})ondenza dell'incontro colle strie trasversali. Lo stato malconcio dell'esemplare mi impedisce di riferirlo con sicurezza alla Terquemia Heherti^ cui corrisponde special- mente per la larga superficie di attacco nella parte posteriore della valva e per la ornamentazione della superficie. Proviene da Saltrio e la parte della collezione del Museo Ci- vico di Milano. Gen. Lììna, Brug. Lima (Radida) succinctji, Schl., sp. Tav. II. fig. 3. Lima antiquata Sow., L. Hermanni Voltz. — Stoppani, Studi geologici e paleontologici stdla Lombardia. 1S57, pag. 237. Lima siiccincta — Dumortier, Étud. p(déontol. sur les dépots jurassiq. du hassin dn Bìiòne. 2.* part., 1867. Lias infér. pa- [Il] [ FOSSILI ])VA. I.IAS INFKRIORK, ECC. 79 gina GG (part. infér.ì, pag. 212 (part. super.), tav. 47, fig. G e 7, tav. 48, fig. 1. — 3.^ part., 18G0. Lias moyen (part. super.), pag. 2SG, tav. o4, fig. 3 e 4. Il Bronn ^ identificò, sotto il nome di L. succinda, le forme che prima andavano distinte coi nomi di L. succinda, L. anti- quata, L. Hcnnanni, e questa unificazione fu poi accettata anche dal Dumortier (Op. cit.). Senonchè, per i caratteri differenziali che si osservano tra la figura che Bronn dà, copiandoLa dal Sowerby, della L. antiquata, e quella che di questa stessa specie presenta il Quenstedt, ^ colla figura della L. Hermanni, data da Goldfuss ^ e con quelle della L. snccinda che troviamo nel- l'opera del Dumortier, potrebbe sembrare non giustificata rigo- rosamente questa nnificazione, della quale non si trova fatto cenno nelle opere di Terquem et Piette, * a proposito della L. Hermanni da essi citata. Per questa considerazione mi limito a citare 1' opera di Du- mortier, le cui figure sono appunto quelle che meglio corrispon- dono ai miei esemplari; i quali d'altronde per essere incom- pleti e guasti non si prestano a darmi argomento per sciogliere il dubbio espresso. Esaminai parecchie valve isolate, destre e sinistre, infisse sulla roccia colla loro superficie interna e non poche impronte di altre valve. Presentano un tipo costante di ornamentazione a coste ineguali, corrispondenti a quello della varietà figurata alla tav. 48 dell' opera di Dumortier, la quale, appunto per i suoi ornamenti, richiama, come osserva questo autore, la Lima inaequistriata Goldf. Per questo carattere la nostra forma è af- fine anche alla Lima Haueri, '' dalla quale tuttavia si diffe- renzia specialmente per il minor sviluppo delle orecchiette. 1 Bronn, Lethaea geo[/i>ostica. 1 Bd. 1837, pag. 338, tav. 15, fig. 10 (vedasi la sinonimia). - Qdkkstedt, Der Jura. 1858, pag-. 78, tav. 9, fig. 11. ^ Goldfuss, Petrefacta Germaniae. 1840, pag. 80, tav. 100, tìg. 5. * Terqdem, Paléontol- de Hettange. Pag. 317. — Terquem et Piette, Le Lias in- férieur de Vest de la France. Pag. 98. 5 Stoliczka, Gastropoden und Acephalen der Hierlalzsc/ticJiitit. 1861 (Sitzungsb. d. K. Akad. d. Wiss. Wien), pag. 200, tav. 7, fig. 2. 80 C. F. PARONA, [12] L'esemplare più grande presenta queste dimensioni: altezza 68 mm. (?), lunghezza 54 (?). Trovasi questa specie a Saltrio (collez. Stoppani) e ad Arzo (collez. Museo di Pavia). La valva sinistra figurata proviene da Saltrio. Lima {Radula) Vìilmariannae, n. sp. Tav. II, fig. 4. Conchiglia obliquamente ovale, troncata al lato posteriore, molto convessa, ornata sopra ciascuna valva da 40 coste all'in- circa, ben rilevate, liscie, ottuse, più sviluppate e più largamente spaziate sulla regione frontale, a partire dalla quale vanno atte- nuandosi in modo regolare verso i fianchi ; sono separate da in- tervalli lisci e di larghezza uguale a quella delle coste stesse. Apici robusti, alti, incurvati; le orecchiette subeguali sono pure costate. Caratteri interni sconosciuti. L'altezza di mm. 25 e la larghezza di mm. 21, offerti da una valva sinistra, sono dimen- sioni medie fra quelle delle numerose valve, tutte isolate e più 0 meno decorticate. Questa piccola specie è strettamente afiine alla Lima den- tata Tq.^ dell' Infralias; se ne distinque tuttavia per la mag- giore obliquità e più fine ornamentazione. Si raccoglie nel calcare bigio delle al2n di Arcumeggia in Val- marianna, dov'è la specie più comune. Un piccolo esemplare di valva sinistra, proveniente da Saltrio, si conserva nella colle- zione Stoppani. Lima (Plagiostoma) Stabilei, n. sp. Tav. II, fig. 5 {a, b, e.) Lima sp. — Stoppani, Sludi geólog. e paleont. 1857, pag. 237. Conchiglia convessa, subequilaterale, alta quanto larga, semi- ' Terquem, Paìéont. de la Prov. de Luxemhourg et de Hettange. Paj. 321, tav. 23, fig. 4. [13] I FOSSILI DEL LIAS INFEIUOKK, ECC. 81 orbiculare ; apice ricurvo, stretto; superficie tutta ornata da oostelle esilissime, appena visibili senza il sussidio della lente, regolari, attigue, ondulate, radianti dall'apice (fig. 5 e.) ; linee di accrescimento sottili, talune delle quali più distinte dividono in zone la superficie; orecchiette rugose, ineguali, più grande la posteriore che l'anteriore; lunula grande, che occupa circa due terzi del margine anteriore, marcatissima, assai incavata e rigata. Due soli esemplari di valva destra infissi sulla roccia colla loro superficie interna. Uno misura in larghezza 35 mm. ed in altezza 35.5 mra., l'altro 29 mm. in altezza ed in larghezza. Per la forma del contorno la nostra specie è vicinissima alla Lima aequilateralis Tq. et Piette, ^ della quale si difi"erenzia per la maggior finezza delle costelle, per il rapporto inverso nelle dimensioni delle orecchiette e per la lunula afi'atto diversa- mente conformata. Provengono da Saltrio e spettano alla collezione Stoppani. Lima {Flagiostoma) gigantea, Sow. Tav. II, fig. 6 (a, h, e). Lima gigantea — Goldfuss, Petrefacta Germaniae. 1834-40, pag. 80, tom. II, tav. 101, fig. 1. — Chapuis et Dewalque, Descript, des fossiles des terrains secondaires de la prov. de Luxembourg. 1853, pag. 199, tav. 28, fig. 2; tav. 29, fig. ]. Lima gigantea (?) e Lima pimdata (?) — Stoppani, Studi geolog. e paleontolog. 1857, pag. 237. Lima gigantea — Terquem, Paléontol. de la prov. de Luxem- bourg et de Hettange. Pag. 318. Parecchie valve isolate destre e sinistre, al solito o incom- plete 0 guaste dall'erosione, ed infisse sulla roccia colla super- • Terquem et Piette, Le Lias inférkur de l'est de la France. Pag. 100, tav. 12, fig. 10, 11, 12. Voi XXXIII. 6 82 e. F. PAliOXA, [14} ficie interna. Vi si osserva la lunula grande, le linee di accre- scimento distinte, che si intersecano colle coste alquanto sa- lienti, ben definite, arrotondate (fig. 6, h.), strette sulla parte posteriore della conchiglia e larghe e piatte sulla parte ante- riore; mentre la mediana è quasi perfettamente liscia. Per questi caratteri corrispondono perfettamente alla L. gicjantea, della quale specie riproducono pure, abbastanza fedelmente, il tipo di forma. Da quanto si deduce dalla figura di Goldfuss e dalle osservazioni di Terquem, la L. gigantea dovrebbe presen- tare l'angolo apiciale di 130°, che solo in qualche caso si ri- duce a 120^; ora ne' miei esemplari si osserva che il valore an- golare è molto minore, perchè non arriva ai 100°. Siccome però questo grado non è superato dall'individuo d'età giovanile, fi- gurato da Bronn ^ e dalla figura presentata da Zittel, ^ nonché dall'esemplare gigantesco, illustrato da Chapuis e Dewalque, assai somigliante a quelli tipici di Sowerby ^ e di Deshayes, ' mi credo autorizzato, anche per questo carattere, a tenere per esatto il riferimento alla specie di Sowerby. Per la misura angolare la forma in esame si avvicina a quella già riferita da Goldfuss ' alla Lima puncUda Desh., e poi distinta come specie a se col nome di L incisa da Ter- quem et Piette, ■"' dalla quale tuttavia differisce per la diversa forma delle coste. Non si può neppure riferire all'altra specie affine, la L. exaitata Tq., (Op. cit., pag. 319, tav. 22, fig. 2), perchè questa, oltre ad altri caratteri differenziali, presenta mi- nora la lunghezza del margine laterale (lunulare) anteriore. Gli esemplari sono tutti piccoli e la valva destra, che pre- sento disegnata e che misura 39 mm. in altezza e 42 mm. in lunghezza, è una delle più grandi. 1 Bronn, Lethaea (/eognostica. 1837, pag. 339, tav. 19, fig. 8. "^ Zittel, Handhuch d. Palaeontolog., Mollusca. 1881, pag. 26. ■^ Sowerby, Min. Conch., Tom. I, pag. 176, tav. 77, 1814. •* Deshayes, Coq caract., 1831, pag. 74, tav. 14, fig. 1. 5 Goldfuss, Petr. Gemi., Tav. 101, fig. 2. ^ Terquem et Piette, Le Lias infer. de l'est de la France. Pag. 99. [15] I FOSSILI DEL LIAS INFERIORE, ECC. 83 Provengono da Saltrio e fanno parte della collezione Stop- pani. Questa specie è rappresentata anche nel Lias inferiore, a calcari selciosi nerastri, delle alpi di Arcumeggia in Val Ma- rianna (Val Cuvia), da esemplari, dei quali taluni hanno pro- porzioni assai grandi (altezza 120 nini, circa), colla regione apiciale assai ristretta, più che nella forma di Saltrio. Gen. Pecten, Klein. Pecteu {Chlamys) textorius, Schl. sp. Tav. I, %. 11-12. Pecfen textorius — Goldfuss, Pctrcfacta Germaniae. 1835, tav. 89, fig. 9. — Chapuis et Dewalque, Description des fossi- les des terrains secondaires de la prov. de Liixenibourg. 1853, pag. 209, tav. 32, fig. 2. — Stoppani, Studi geól. e paleontól. sulla Lombardia. 1857, pag. 237. — Dumortier, Ètnd. paléont. sur les depots jitrass. dii Bassin du Bhóne^ 18 1,9, Lias moyen, part. infér. pag. 139, tav. 22, fig. 2, part. super, pag. 303, tav. 39, fig. 1. 2. Un gran numero di valve, oltre 80, per Io più decorticate degli strati più esterni ; poche sono quelle che presentano in- tatta tutta o porzione della superficie del guscio; nessuna è in- tera, tutte mutilate specialmente nella regione dell'apice. Sono più comuni le valve destre che non le sinistre. Due soli cam- pioni presentano la superficie interna, poco conservata del resto. La forma predominante presenta l'altezza maggiore della lar- ghezza: l'esemplare più grande misura 60 mm in altezza e 52 (?) mm, in larghezza. Le valve sono poco convesse, in qualche caso quasi appiattite : per la ornamentazione corrispondono assai alla descrizione data da Chapuis et Dewalque; sono ornate da coste raggianti, numerose, quasi eguali o alternativamente più 84 e. F. PARON'A, [IG] forti e più deboli e in questo caso frequentemente avvicinate a paja; sono in generale piuttosto ottuse ed intersecate da linee di accrescimento concentriche più o meno avvicinate, che sul dorso delle coste si fanno più rilevate e qua e là debolmente tuber- colose. Orecchiette grandi, ineguali segnate da lamelle concen- triche e da strie irradianti dell'apice. Gli esemplari ora descritti trovano buoni riscontri nella figu- ra 9 a. 9 d. di Goldfuss ed in quelle citate di Dumortier. Il Peden textorius è specie che si estende, tanto in Lombardia quanto altrove, dal Lias inferiore agli stati più profondi del Lias superiore. La collezione Stoppani offre numerosi campioni tanto di Arzo che di Saltrio. Questa specie trovasi anche nel Lias inferiore e superiore di Val Marianna (Val Cuvia) ed a Fraschirolo so- pra Induno. Pecten {Chlamys) subalpinus, sp. n. Tav. I, fig. 13-14 (a, hj. Specie di mediocre grandezza, inequivalve, pressoché equila- terale a contorno orbicolare; l'altezza pare uguale alla larghezza per quanto si può giudicare da esemplari, dei quali nessuno è intero. La valva destra è distintamente convessa e la convessità . va in modo regolare attenuandosi verso i margini; da essa dif- ferisce la valva sinistra solo per la convessità sensibilmente meno pronunciata. L'ornamentazione conservagli stessi caratteri sulle due valve ed è semplice quanto caratteristica: vi si osserva un dupplice ordine di coste; le maggiori irradiano rettilinee del- l'apice ed in ciascuno degli spazii intercostali, di irregolare am- piezza, quasi sempre si nota una costa minore (fig. 14. h). Le coste maggiori sono ben rilevate, piuttosto ottuse e non sempre egualmente sviluppate; sono in modo evidente più avvi- cinate nella regione mediana che non sui lati e di conseguenza gli spazii intercostali sono quivi più ampi: se ne contano 24 [17] 1 FOSSILI DKi. MAS INFEKIORK, ECC. 85 sulla valva destra e 28 sulla valva sinistra di un esemplare di- verso e più fjrande. Le coste minori si originano a varie di- stanze dell'apice e differiscono soltanto per le dimensioni dalle maggiori. La superficie delle valve è ornata da costelle minutissime, distinte, concentriche le quali con andamento sinuoso interse- cano elegantemente le coste radiali. Le orecchiette sono larghe e poco diverse; quella posteriore, come si osserva nell'esemplare di valva destra figurato, presenta lungo la linea di riunione alla valva, demarcata come da un alto gradino, un largo avval- lamento striato in modo fine nel senso trasversale; nel resto la sua superficie, verso il margine cardinale, è ornata da tre co- stelle longitudinali alquanto irregolari; il suo margine esterno è leggermente sinuato e si unisce al margine cardinale formando un angolo poco acuto. L' orecchietta anteriore, conservata nel- l'esemplare figurato di valva sinistra, in confronto colla poste- riore, offre meno ampio l'avvallamento lungo il fianco della valva, ma distinto il seno con cui termina l'avvallamento stesso all'an- golo inferiore fra l' orecchietta e la valva ; come la posteriore è trasversalmente striata e vi si riscontra tre costelle ben svi- luppate e tracce di altre minori; quasi retto è l'angolo formato dal suo lato estremo col margine cardinale, il quale appare leggermente obbliquo sulla linea di simmetria della conchiglia. Questo Pedcn mi risulta sconosciuto per il Lias inferiore. Le maggiori somiglianze le presenta col Fecten valonicnsis Defr. ^ dell' Infralias ed è affine al P. dispar Terq.^ al P. Uhligi Gemm. et Di Blas., ^ quantunque da essi si mantenga ben distinto per i caratteri della scoltura affatto propri! e per la maggiore lar- ghezza. Località. Sai trio (Collez. Stoppani), Novale nel calcare grigio, oscuro (coli. Stoppani), Ventulosa (V. Brembana) nel calcare ' DuMORTiER, Infralias, Bass. d. Rhòne ISGi, pag. 58. 2 Terquem, PaUont de Hettatige. Pag. 327, tav. 23, fig. 6. ■'' Gemmellaro, Sui foss. d. cale, crisi, del Casale e di Bellampo nella iirov. di Palermo. 1878, pag 394, tav. 30, fig. 8-10. 86 e. F. PARONA, [18 nero selcifero (collez. Museo Civico di Bergamo). Zandobbio (val- letta della Selva) nel calcare dolomitico (Museo Civico di Ber- gamo). Pecten (Pseudamusium) Hehlii, d'Orb. Tav. II, fig. 1. Pecten glaher — Zieten, Die Ver Steiner un gen Wilrteinhergs, 1830, Pag. 69, tav. 53, fig. 1. Pecten calvus — Goìdfuss, Petrefacta Germaniae, IV, 1834-40, pag. 69, tav. 99, fig. 1. Pecten Hehlii — D' Orbigny, Prodromo de paléontol.^ 1850 1° voi., pag. 219, SiiiéD'urien, n. 130. Pecten calvus — Terquem, Paleontologìe de le prov. du Luxem- hourg et de Hettange, 1855, pag. 322. Pecten Hehlii — Stoppani, Studi geolog. e paleontol., 1885 pag. 237. Pecten glaher o glatter Pecten — Quenstedt, Dcr Jara. 1887, pag. 48, tav. 4, fig. 12, pag. 79. Pecten Hehlii — Stoppani, Geol. et Paléont. d. cnuches à Avi- cida contorta ecc. — Appendice sur Ics couches à Av. contorta ecc. pag. 209, tav. 30. fig. 7, 1860-05, — Dumortier, Étud. paléont- sur les dép. jiirass. du hass.du Eliòne 1867, 2.* part., Lias infer. (part. infer.) pag. 70, tav. 12, fig. 6 (non 5) — Di Stefano, Sul Lias inferiore di Taormina e de' suoi dintorni. 1886, pag. 112, tav. 4, fig. 30. Buon numero di valve isolate, la più parte guaste, incom- plete e rappresentate dal solo modello interno. Le poche sicu- ramente determinabili corrispondono perfettamente nei loro ca- ratteri alla specie di d'Orbigny. E una conchiglia liscia, sottile, poco convessa, generalmente più alta che larga, ornata da strie concentriche regolari, equi- valve. Le valve sono pressoché equilateruli, con apice acuto, [l9j I FOSSILI DEL LIAS INFERIORK, ECC. 87 toccante coll'estremità la linea cardinale e coi lati molto lunghi; le orecchiette sono piccole, quella sinuata akiuanto più grande, e striate verticalmente. La linea cardinale talora diritta, più spesso disposta ad angolo rientrante in corrispondenza dell' e- stremità apiciale. L' esemplare assai piccolo di valva destra, figurato, misura mm. 20 in altezza e mm. 18 in larghezza. I caratteri accennati bastano a far distinguere questa specie dalle altre affini, quali il Peden liasinus Nyst (Peden corneus Goldf. non Sow.), ^ il Peden frontalis Dum. ^ ed il P. discifor- mis Schiibl. II Peden Hehlii^ comparso neìVInfralias^ si diffuse largamente nel Lias inferiore, spingendosi anche nel Lias medio (trovasi in- fatti anche nel broccatello di Arzo). È noto per molti giacimenti del Lias inferiore nel sistema alpino, della Francia settentrio- nale, del Lussemburg, dell'Inghilterra, della Germania, del Por- togallo. Località. Saltrio (collez. Stoppani), Monte S. Bernardo presso Almenno (collez. Stoppani), alj)^ di Arcumeggia (V. Marianna) (collez. Museo Geolog. della Università di Pavia). Pecten {Pseudamusiuui) Di-Biasii, Di Stef. Tav. II, fig. 2. Peden IleJdii — Dumortier, Et. paìéont. sur les cìcpt. jurrass. du JBassin du Rhóne, Lias infer. pag. 70, tav. XII, fig. 5 (non G), 1867. Peden (Pseudoam.) Di-Blasii — Di Stefano, Sul Lias infer. di Taormina ecc. 1886, pag. 114, tav. IV, fig. 28 29. Dalle valve riferibili al P. Hchlii D'Orb. distinguo quella forma che il dott. Di Stefano descrisse come nuova sotto il nome di P. Di-Blasii, la quale differisce dal P. Helilii per il contorno più circolare e perchè presenta la regione apiciale me- no acuta e coi lati meno lunghi. 1 GoLDFUss, Petrefac. Germaniae. 1831-40, pag. 73, tav. 98, fig. 11, ^ Dumortier, Op cit., J^ias moijen. 1869, pag. 299 e 30G. 88 0. F. TARONA, [20] Le valve, poco ben conservate, sono liscie, orbicolari, appena convesse, con fine strie regolari e concentriche ornanti la su- perficie; lo stato di conservazione degli esemplari non permette di riconoscere con sicurezza le strie radiali. Delle piccole orec- chiette, quella sinuata è di poco più sviluppata; tutte due sono striate finamente di traverso. La linea cardinale disposta ad an- golo attuso aperto all' indietro. L'esemplare di valva destro figurato misura mm. 45. 5 in altezza e 40 mm. in larghezza; è uno degli esemplari più grandi. Questa specie finora era nota soltanto per il Lias inferiore di Taormina. Località. Calcare grigio di Saltrio (collez. Stoppani) e delle alpi di Arcumeggia (Val Marianna). Gen. Avicida, Klein ATiciila {Oxy fonia) siiiemuriensìs, d'Orb. Tav. II, fig. 7. Avicnla inapqtdvalvis — Sowerby, 3Iiìi. Conch., 1819, t. III^ pag. 78, tav. 244, fig. 2, (non var. a). — Goldfuss, Fefrcfada Germ., 1838, tav. 118, fig. 1. Avicnla sincniuriciisis — D'Orbigny, Proclrónic. 1850, tav. 1, pag. 219. — CliMpuis et Dewalque, Descript, d. foss. d. ferr. second. d. la prov. d. Lnxemhourg. 1853, pag. 205, tav. XXVI, fig. 4. Avicnla inacquivalvis — Stoppani, Stud. paleonfolog. ecc. 1857, pag, 237. — Stoliczkft, IJber dir, Gastropoden und Accpludcn der Hierlatz-Schichten. 1861, pag. 198, tav. VI, fig. 9. Avicida sinemuriensis — Dumortier, Et p(déonfol. sur les dep. jurass. d. hass. du PJióne. Lias infér. 1867, pag. 214, tav. 48, fig. 2. 3. Avicnla inacquivalvis — Gemmellaro, Sopra i fossili della ^ona con Ter. Aspasia della prov. di Palermo e di Trapani. 1874^ pag. 90. [21 I I Fossili DEL IIAS INFERIOHF, ECC. 89 Valve sinistre (n. 10) di mediocri dimensioni, ornate da do- dici a quattordici coste, raggianti, acute e strette; separate da intervalli occupati alla loro volta da costelle minori, in numero da 6 a 9 ineguali, alterne in grossezza, fra le quali la mediana è più grossa e rilevata delle altre. Linee di accrescimento estre- mamente fine ed ondulate. Orecchietta anteriore piccola, ad an- golo retto; la posteriore grande, acuta e falciforme. L' esemplare figurato, che è dei più grandi fra quelli da me studiati, misura: in altezza: mm. 23. in larghezza mm. 32? Riscontrai un solo esemplare di valva destra, piccolo ed as- sai guasto. Mi fu dato di confermare il riferimento mediante il confronto con esemplari ben conservati provenienti dal Lias di Wasseralfingen (Wiirtemberg) e dal Lias inferiore di Auxon (Haute Sfióne). Questa specie, che Sowerhy descrisse come varietà della A. inacqìiivalvis del calloviano, venne da D'Orbigny separata come specie a sé, in base alla presenza delle costelle minori, nuin- canti nella A. iìiacquivalvis. La denominazione di D'Orbigny, poco opportuna, perchè la specie da essa distinta passa anche nel Lias medio, è conservata da Zittel. * Trovasi a Saltrio e fu raccolta dal prof. Taramelli nel Lias inferiore delle alpi di Arcumeggia in Val Marianna (Val Cuvia). Gen. 3Iodiolaf Lmk. ModioLi Yonier, n. sp. Tav. II, fij. 8. Conchiglia trapezoidale, larga, inequilaterale, troncata al da- vanti, arrotondata jilT indietro, anteriormente appiattita, poste- riormente convessa, quasi gibbosa. Dall'apice, che è anteriore, basso ed ottuso, si diparte un seno, che allargandosi raggiunge il margine palleale, il quale per la presenza di questo seno è con- ^ Zittel, Hawìluch der Paheontologie. ISSI. MoUnsca, paj. 32. 90 e. F. PARONA, [22] cavo nella metà anteriore: il margine cardinale è esteso e quasi rettilineo. La superficie delia valva è regolarmente percorsa da forti rughe di accrescimento. I caratteri interni rimangono sco- nosciuti. L'unico esemplare, piuttosto malconcio, misura in altezza mas- sima mm. 28, in larghezza mm. 5G. Non conosco specie liasica la quale presenti qualche affinità con questa forma così distinta, specialmente per avere il fianco anteriore alto ed espanso all' avanti. Proviene da Saltrio. Gen. Myoconcha, Sow. Myoconcha sc.abr;>, Terq. et Piette. Tav. Ili, fig. 1 e 2. ]\Iyocoììcha spattcla — D'Orbigny, Pfodróììic, Sinum. 1850, n. n5, png. 218. JSIyoconclia crassa^ Sow.?, Myoc. rugosa Stopp. , — Stoppani, Simìi (/eoìog. e i)alcontolo(j. sulla Lomhardia. 1847, pag. 237 e 389. Alyocnucha scabra, — Terquem et Piette. Le Lias inf. de Vest de la France. 1865, pag. 84 tav. IX, fig. 4, 5, 6. — Du- mortier jÉ"?. paléont. jurass., Bass. d. liliòne. Lias inf., 1867, pag. 60, tav. X, fig. 6, tav. XVII, fig. 7. Conchiglia allargata, modioliforme, inequilaterale ; bassa e convessa all' avanti, alt;i, compressa e spatulata all' indietro; or- nata da pieghe concentriche, angolose, fine ma salienti e da sette coste irradianti, rugose ed inegualmente spaziate. Apici assai pic- coli, quasi terminali, delimitati da un solco leggero. Il margine frontale è sinuoso e quello posteriore arrotondato-sinuoso. Il margine cardinale, dapprima appena incurvato poi rettilineo, è assai esteso e tagliente: i margini cardinali delle due valve de- limitano una falsa area stretta, striata per il lungo, nella cui metà anteriore è scavata la fossetta del legamento esterno. [23] I FOSSILI DKI. MAS INFKiaOKE, ECC. 91 Nessuna valva presenta libera la superficie interna, né dai modelli interni raalconservati si possono rilevare con sicurezza i caratteri della cerniera e della superficie interna delle valve stesse. L' esemplare completo, più grande e meglio conservato, misura in larghezza mra. 69, in altezza massima mm. 2G ed in spessore mm. 18?. La forma descritta presenta, al confronto col tipo di Terquem e Piette, minore lo sviluppo ed ornamentazione più delicata, ma avvi corrispondenza perfetta nel numero delle coste, nell'anda- mento delle pieghe concentriche e nella conformazione generale della conchiglia. Perciò essa si tiene distinta dalla varietà a 13 coste descritta da Dumortier. Sotto questa denominazione specifica ho riunito tutti gli esem- plari di Myoconcha riferiti dal prof. Stoppani alle M. crassa Sow. 0 distinti col nome di M. rugosa. La superficie di questi ultimi è piuttosto erosa, percui a mala pena vi si rimarcano le tracce delle coste radiali, ciò che loro imparte una fisionomia solo in apparenza alquanto diversa. Trovasi a Saltrio; fu raccolta anche nel calcare grigio del Lias inferiore di Viadana presso Adrara S. Martino, nelle Pre- alpi Bergamasche. Gen. Cardinkif Ag. Cardili ia liybrida, Sow. sp. Tav. Ili, %. 3 (a, h), 4 (a, h). TJnìo hyhridas — Sowerby Min. Condì. 181 G, pag. 207, tav. 154. Fadiyodon hijhridus — Stutchbury. Ann. ofnaf.hist., 1842, tav. IX. Cardinia lybrida — Agassiz. Éf. crif. sur. Ics Moli. foss. 1842-45, pag. 223, tav. 12. — D'Orbigny, Prodròme, 1850, 7. étag. I, pag. 217. — Chapuis et Dewalque, Desrript. des foss. 92 e. F. PARONA, [24] d. terr. second. de le ^ìtov. de Luxc.mhourg. 1853, pag. 167, tav. XXIII, fig. 5 — Stopparli , Stud. geol. e pai. sulla Lom- bardia. 1857, pag 336. Tludassites hyhrìdns — Quenstedt. Ber Jnra, 1858, pag. 100, tav. XII, fig. 17. Cardinia hyhrida — Dumortier Et paleont. sur les dép. ju- rass. du hass. du lìhòne. 1867, 2." part., Lias Infér., pag. 57. Conchiglia inequilaterale, triangolare, arrotondata; il lato an- teriore è breve, compresso, arrotondato verso l'angolo inferiore; il lato posteriore è più largo e stretto e terminato inferior- mente in nn angolo arrotondato; il margine inferiore è orizzontale e leggermente sinuoso; il superiore convesso, fortemente incli- nato in basso ed in addietro. Gli apici sono subanteriori, grandi, alquanto ricurvati in basso ed all'avanti e delimitanti una piccola ma assai profonda- lunula. La superficie esterna delle valve presenta all' incirca 15 solchi concentrici e profonili S|)ecialmente nella regione frontale, "più o meno inequidistanti e limitanti delle pie- ghe, sulle quali si notano delle rughe concentriche. Un seno largo ed in generale appena percettibile parte dngli apici e si dirige in basso ed in addietro verso il nìargine inferiore, che per esso apputito si fa leggermente sinuoso. Sul lato superiore ciascuna valva porta una carena, che a partire dall'apice va rendendosi senqire più ottusa verso l' indietro: sulla conchiglia le due carene delimitano una falsa area legamentare. Il guscio è assai spesso, cosichè l'ornamentazione della superficie esterna non influisce sulla superficie interna, che è -perfettamente liscia. Le inij)ressioni muscolari, anterioi-e e posteriore, sono ampie, assai profonde e ben delimitate sulle due valve e sono collegate dalla impressione p;illeale ben demarcata e che in modo rego- lare si incurva parallelamente al margine inferiore. La cerniera consta nella valva destra di un rol)usto dente anteriore a forma di tubercolo a due [)unte ottuse, di cui quella esterna è più prominente dell'interna, situato appena sopra la impressione muscolare e separato mediante una stretta fossetta dal margine [25] I FOSSILI DEL LIAS INFERIORE, ECC. 93 della conchiglia corrispondente alla lunula: dall'apice verso il lato posteriore, al disotto della fossetta che serviva alla inser- zione del legamento esterno, scorre parallelamente al margine superiore una piega dentale, ohbliquamente striata di sotto l'a- pice e poi sinuosa, la quale quindi si biforca, così da costituire una lunga e larga fossetta, che mette capo alla impressione mu- scolare posteriore. A questa fossetta corrisponde nella valva si- nistra un robusto dente a forma di tubercolo allungato, bifido € colla punta esterna assai più saliente; la cerniera della stessa valva è poi completata da due fossette legamentari corrispon- denti rispettivamente alla piega dentale superiore ed al dente anteriore della valva destra. Questa descrizione, per quanto risguarda i caratteri esterni, corrisponde esattamente a quella data da Dewalque e Chapuis e per ciò che concerne i caratteri interni è più completa di quelle data da Agassiz, che descrisse esemplari di conservazione forse non così perfetta quale si osserva negli esemplari di Saltrio. Dalle misure qui sotto esposte si rileva, che questa specie rag- giunge nel deposito lombardo dimensioni maggiori che non altrove: I II Ili IV Altezza 27 31.5 40 35 mra Larghezza 39.5 49(?) 60(?) 47 mm Le numerose valve da me esaminate sono tutte isolate l'una dall'altra; percui non mi è possibile dare le misure dello spes- sore della conchiglia. Le valve col crescere dell'età si inspes- siscono assai anche al margine palleale e per tale carattere, oltrecchè per la statura, si distinguono appunto gli esemplari più adulti : così la valva che misura in altezza 40 mm. ne mi- sura 8 di massimo spessore. Nella maggior parte sono di forma tipica; solo qualche rara valva (IV) si presenta più stretta, av- vicinandosi per tale riguardo alla Cardinia Li&teri Sow. La C. hyhrida è una delle specie più comuni del deposito di Saltrio. 94 e. F. PARONA, [26] Cardinia similis. Ag. (?) Cardinia similis — Agassiz, Ei crii., ecc. 1842-45, pag. 230, tav. XII, fig. 23. — D'0rl3igny, Prodr. 1850, I, pag. 217. — Clia- puis et Dewalque Descr. d. foss. see. terr., Luxenibourg. 1853, pag. 161, tav. XXIV, fìg. 6. — Stopparli, St. geol. e pai. s. Loni., 1857, pag. 236. — Terquem, Faléont., et. inf. format, liasifi. Luxemhourg. 1854, pag. 300. La valva sinistra, che il prof. Stopparli ha riferita a questa specie, vi corrisponde infatti per il suo contorno e per la forma delle poche pieghe in parte non erose; però la cattiva conser- vazione non permette di dare per certa la determinazione. Proviene, colle altre Cardiniae, da Saltrio. Cardinia rugosa, n. sp. Tav. II, fig. 9. Conchiglia ovale, appiattita^ equivalve, subequilaterale, che presenta la massima altezza dietro gli apici ; anteriormente sub- troncata, posteriormente arrotondata in modo regolare ; il mar- gine palleale è leggermente incurvato, come il margine cardinale, che porta inoltre una carena saliente ed acuta, sicché a valve riunite la carena destra e sinistra delimitano una stretta e profonda fossetta legamentare. Gli apici sono piccoli, bassi e quasi anteriori; la lunula è piccolissima. La superficie esterna è ornata da oltre dodici solchi ben impressi, irregolarmente spa- ziati e che determinano delle pieghe appiattite, pur esse percorse da solchi minori ben determinati. Il guscio è sottile. I caratteri interni sono sconosciuti. Le due valve più grandi misurano in. larghezza mm. 54 a 59 (?) ed in altezza mm. 29 e 34. Di questa forma si conservano valve di destra e di sinistra, ma tutte isolate e generalmente monche della parte posteriore. [27] I FOSSILI DEL LIAS INFEIilORK, ECC. 95 Essa è strettamente affine alla Card, reguìaris Tqm.,^ ma ne differisce per essere proporzionalmente più larga e per avere gli apici più anteriori e la superficie più rugosa, quasi lamellare. Riferisco a questa specie la maggior parte degli esemplari, per lo più assai guasti, nei quali lo Stoppani, nello studio provvi- sorio dei fossili della formazione di Saltrio, ^ credette di poter riconoscere la C. unioides Ag., C. concinna Ag. , C. laevis Ag , C. snhelliptica d' Orb. , C. lanceolata Ag. Anche questa specie si raccoglie a Saltrio. Gen. Astoì'fe, Sow. Astarte praeobliqua, n. sp. Tav. II, fig. 10. Conchiglia a contorno triangolare-arrotondato, più larga che alta, obliqua, inequilaterale, convessa, col lato anteriore tron- cato e leggermente concavo e gli altri, superiore, inferiore e posteriore, arrotondati; gli apici sono anteriori, terminali, pic- coli ed acuti; la lunula è stretta ed allungata e la superficie delle valve, per lo più assai erosa, è liscia con linee di accre- scimento assai fine, quasi indistinte nella parte superiore, talune delle quali_, più salienti nella regione palleale, danno alle valve in questa parte un aspetto zonario. Dell'apparato cardinale sol- tanto si può dire che doveva essere assai robusto, perchè è pro- fondamente guasto nell'unica valva in cui è scoperto. Fra le valve, tutte isolate, la meglio conservata è di destra ed offre le se- guenti dimensioni: altezza massima mm. 36, larghezza mm. 45. Questa forma è strettamente affine alla A. saidensis Tq. et Piette'^ del Lias inferiore, ma non posso stabilirne l'identitìca- ' Terqueji, Paléont. d. Vét. inf. d. la formai. Lias d. Liiremb., pag. 297, tav. 20, fig. 2. - Stoppani, Studi ecc. 1857, pag. 336. ^ Terquem et PiETTE, Le Lias inp'r. de l'Est de la France. Pag. 74, tav. 6, fi- gura 25, 26. 96 C. F. PARONA, |2Sl zione, perchè essa non è così distintamente orbicolare: la sua al- tezza proporzionalmente minore e la sua maggiore obliquità la avvicinano ancora più alle Astarte {Crassinella) obliqua Desìi, dell'oolite inferiore di Bayeux (Calvados), cui corrisponde anche nella conformazione degli apici e della lunula. Proviene da Saltrio. Gen. Lucina f Brug. Lucina (?) liasiua, Ag. sp. Tav. Ili, fig. 7. Lucina liasina — Terquem et Piette. Le lias inf. de l'est de la France. 1865, pag. 87, tav. XI, fig. 3, 4. — Dumortier, Et. paléont., d. Rhóne, Lias inf., 1867, pag. 58, tav. XIX, fig. 4. Valva sinistra rigonfia, più larga che alta, subequilaterale, a contorno subrettangolare, col margine anteriore troncato, mentre il posteriore ed il palleale sono leggermente incurvati. Apici pressoché mediani, robusti, ed alquanto piegati all' avanti. La superficie, alquanto sciupata, è ornata da rughe di accresci- mento irregolari. Altezza mm. 34, larghezza mm. 38. La perfetta somiglianza che l'esemplare descritto presenta nei suoi caratteri esterni col tipo della specie, figurato da Terquem e Piette, mi permette di considerare esatta la determinazione, sebbene non abbia potuto rilevarne anche la corrispondenza per i caretteri interni. Sarebbe interessante poter scoprire la cer- niera di questa specie, per verificare se realmente essa spetti al gpnere Lucina, piuttosto che al genere Fmihria, cui meglio corrisponderebbe per le forme del suo contorno e per la robu- stezza dell' apice. Questa specie, che dagli autori sopra citati è stata riscontrata negli strati ad A. histdcatus, trovasi in Lombardia a Saltrio. [29] I FOSSIH DEL LIAS INFERIORE, ECC. 97 Gen. Fimbria f Megerle Fimbria semireiiculata^ n. sp. Tav. Ili, fig. 5. Conchiglia equivalve, spessa, transversa, quadrilatera, assai convessa; sono troncati i lati anteriore e posteriore e più basso il primo del secondo ; il lato frontale è leggermente incurvato ; l'apice è submediano, robustissimo ed incurvato all' avanti. La superficie è ornata da forti rughe concentriche di accrescimento, che sono intersecate da costelle irradianti dell'apice; queste co- stelle sono abbastanza rilevate nella metà anteriore dove all'in- contro colle rughe di accrescimento si fanno quasi squammose e vanno poi sempre più assottigliandosi, finché scompaiono afi'atto verso il lato posteriore. Caratteri interni sconosciuti. Dimensioni: altezza mm. 23, larghezza mm. 29, spessore mm. 24 (?). Pre- sento come dubbia la misura dello spessore perchè le due valve, destra e sinistra, che ho in esame sono isolate; la valva sini- stra è meglio conservata della destra. Provengono da Saltrio. Fimbria, (SpJiaeriola) (?) sp. ind. Tav. Ili, fig. 6. Valva più larga che alta, ovale, subequilaterale, convessa, ad apice robusto e submediano e colla superficie ornata da costelle concentriche, lamellari e separate da profondi solchi. Altezza mm. 31(?), larghezza mm. 36 (?). Per quanto l'ornamentazione di questa forma sia distinta, non è però possibile determinarla con sicurezza neanche generica- mente perchè è troppo incompleta. Questo fossile figura nel ca- talogo del prof. Stoppani col nome di Astarte elegans Sow. , ge- nere e specie cui evidentemente non è riferibile. Fu raccolto a Saltrio. Voi. XXXIII. 7 98 e. F. PARONA, [30] Gen. Cardiuìn, Cardium cfr. multicostatnni, Phill. Tav. II, fig. 11. Cardiuni muUicostatum — Quenstedt, Der Jura. 1858, ta- vola XVIII, fig. 36. — Duraortier, Et. paléont.., jurass. Bass. d. Rìiòne. Lias moyen. 1869, pag. 277, tav. XXXII, fig. 3, 5. Piccola conchiglia appena più larga che alta o di altezza pari alla larghezza, subcircolare, un pò obliqua, convessa, cogli apici prominenti, robusti, incurvati e piegati all' avanti sopra la lunula ampia e profonda. La superficie è ornata da numerosis- sime, oltre cinquanta, costicine radianti, basse, appiattite, sepa- rate da solchi lineari; essa è inoltre concentricamente divisa in zone disuguali da cinque a sei gradini ben marcati e dovuti ad irregolarità di accrescimento. I caratteri della cerniera non si possono rilevare, mentre dalle impressioni lasciate sui modelli interni si può arguire della ampiezza e robustezza, straordinaria in una specie così piccola, delle impressioni muscolari anteriore e posteriore, fra loro collegate da un marcatissimo solco palleale: i modelli stessi mostrano l'impressione dei dentelli del margine palleale. Le dimensioni variano da mm. 15 a 9 in altezza, da ram. 16 a 9 in larghezza e da mm. 9 (?) a 6 in spessore. Questa forma evidentemente differisce dal Cardium muUico- statum Goldf. e dalle Isocardia cingidata Goldf. , ^ se non nella ornamentazione, nella conformazione generale e specialmente perchè essa presenta il margine frontale meno regolarmente ar- rotondato ed assai più espanso all' avanti. Invece la corrispon- denza è maggiore colle forme illustrate da Quenstedt e da Du- mortier, senza però che si possa constatarne la identità: infatti la forma lombarda raggiunge maggiori dimensioni, presenta un ' GoLDFUSs, Petrefac. Germaniae. Tab. 143, fig. 9 ; Tab. 140 fig. 16. [31] I FOSSILI DEL 1,IAS IXFEIUORE, ECC. 9!) maggior numero di coste e le robuste impressioni muscolari, quali non si riscontrano, secondo Quenstedt, nel C. nmlticostatum. Quest' ultimo carattere avvicina piuttosto la forma lombarda al C. muscidosuni del Lias inferiore; se non che, per la insufficiente illustrazione, che il Quenstedt ^ fece di questo Gardium, non è possibile stabilire un rigoroso esame di confronto. Questi esemplari provengono da Saltrio. Gen, Pholadomya, Pholadoraya, (Pj sp. ind. Frammento di una grande bivalve di dubbia determinazione generica e specifica: il lembo del guscio è ornato da forti ed ineguali rughe di accrescimento e da pieghe radiali poco svi- luppate. Gen. Pìeuroinya^ Ag. eraend. Tq. Pleiiromya cfr. angusta, Ag. Tav. Ili, fig. 8. Modelli interni più del doppio larghi che alti, subelittici, ine- quilaterali, bassi all'avanti, più alti posteriormente, alquanto inequivalvi, essendo il modello della valva sinistra meno con- vesso di quello della destra. La valva sinistra presenta inoltre una leggera sinuosità, che dall'apice discende verso il margine palleale. Gli apici sono antemediani, piccoli e bassi. La super- ficie porta delle pieghe concentriche ineguali di accrescimento. Dimensioni: altezza mm, 15, larghezza min. 36. Il modello disegnato e qui misurato è di media grandezza fra i numerosi esemplari, nessuno dei quali è cosi ben conservato da permettere una sicura determinazione. La FI. angusta., colla ^ Quenstedt, Op. cit., pag-. 110, tav. 13, fig. 45. 100 e. F. PARONA, [32] quale pongo a confronto questa forma lombarda, secondo Du- mortier ^ appartiene anche al Lias inferiore. L' unica differenza ch'io rilevo fra di loro sta nel fatto, che quella descritta è posteriormente più alta di quanto si riscontra sulle figure di Agassiz ^ e di Dumortier. Furono raccolti alle alpi di Arcumeggia in Val Marianna. Pleuromya Galathea, Ag. (?) Tav. Ili, fig. 9. Un' unico esemplare decorticato ed incompleto, di forma ovale, rigonfio, assai più largo che alto, col lato anteriore breve, an- teriormente e posteriormente arrotondato, col margine cardinale alquanto incurvato e con quello palleale quasi rettilineo; gli apici giaciono assai all' avanti, sono molto bassi ed anteriormente rivolti ; r area cardinale è limitata da pieghe a forma di carene. La superficie presenta molte pieghe subeguali, concentriche. Di- mensioni: altezza mm. 11. 5, larghezza mm. 21 (?), spessore ram. 9 (?). Quantunque la larghezza non si possa esattamente rilevare, tuttavia si può asserire che essa non è più del doppio della al- tezza, come nota Dumortier ^ per i suoi esemplari, ed in ciò la forma lombarda meglio corrisponderebbe a quella figurata da Agassiz.^ La piccolezza dell'esemplare e la sua imperfetta con- servazione mi consigliano a dare coaie dubbia la deteraiinazione, sebbene esso corrisponda assai alla figura e descrizione di Agassiz. Fu raccolto a Saltrio. 1 DuHORTiER, Op. cit., Lias inf. Pag. 203, tav. 46, fig. 1. 2 Agassiz, Et. crit. sur les Moli, foss., 1842-45, pag. 240, tav. 28, fig. 7-9. ' Dumortier, Et. paléont. Lias infer., 1869, pag. 199, tav. 44, fig. 4-6. * Agassiz, Et. crit., 1842-45, pag. 239, tav. 28, fig. 1-3. [33] I FOSSILI DEL LIAS INFERIORE, ECC. 101 Plenromya saltriensis, n. sp. Tav. Ili, Gg. 10. Valva sinistra più larga che alta, uniformemente convessa, inequilaterale, anteriormente breve, bassa ed obbliquamente tron- cata, posteriormente espansa ed arrotondata; l'apice è ante- mediano, quasi terminale, poco sviluppato ed incurvato ; il mar- gine cardinale è esteso e come rettilineo, parallelamente a quello palleale, che è appena incurvato. La superficie è elegantemente ornata da numerose, sottili e salienti rughe di accrescimento. Caratteri interni sconosciuti, essendo le valve tenacemente in- fisse sulla roccia calcare assai dura. Due esemplari ben conser- vati misurano in altezza millim. 31. 5 a 17 ed in larghezza millim. 43 a 22. Oltre queste riscontrai altre valve pur esse di sinistra e di grandezza intermedia alle due misurate ed un piccolo modello interno, la cui superficie assai erosa nulla suggerisce circa i ca- ratteri interni delle due valve, mentre ci permette di credere equivalve la conchiglia e di spessore mediocre: infatti, colla lar- ghezza di mm. 13, l'altezza di nim. 10, presenta lo spessore di 6 mm. Questa bella forma si distingue dalle congeneri basiche specialmente per la sua altezza, che risulta assai rilevante in confronto di quanto si verifica nella maggior parte della Pleu- romyae. Per questo riguardo è aflìne alla basica FI. glabra Ag. ^ difi'erendone però nella ornamentazione, per la quale meglio cor- risponderebbe alla PI. striatula Ag. ^ del Lias inferiore. Si raccoglie a Saltrio. ' Agassiz, Éf. crit. s. les moli. ecc. 184245, pag. 238, tav. 26. -' Agassiz, Ibid. Tav. 28, fig. 10. 102 e. F. PARONA, [34] Gen. Goniotnya, Ag. (jJoniomya verbana, n. sp. Tav. Ili, fig. 11. Conchiglia larga, inequilaterale, col lato anteriore arrotondato quello posteriore obliquamente troncato dall'alto al basso; apici di poco antemediani, bassi, ottusi, incurvati, dalla cui parte posteriore si diparte una ottusa carena diretta verso l'angolo formato dall'incontro del lato frontale col lato anale, percui tra questa carena e il margine cardinale si estende lunga e di- retta una spaziosa falsa ai-ea. Come nelle congeneri la superfi- cie della conchiglia è ornata da pieghe a V, dirette obliqua- mente dall'alto al basso e dall'avanti all'indietro nella metà an- teriore ed in senso contrario nella metà posteriore; però non si incontrano ad angolo sulla linea mediana delle valve, ma si collegano angolarmente con un tratto di piega orizzontale, che a partire dall'apice si fa sempre più esteso. La falsa area è liscia. Le valve esaminate sono quattro e tutte di sinistra: quella meglio conservata è di media grandezza e misura 36 mm. in larghezza a 19 mm. in altezza. Questa forma è assai affine alla Goniomya rhonihifera Goldf. sp. ^ pure del Lias inferiore e direi che ne è identica per l'or- namentazione; tuttavia non è possibile identificarle perchè la G. verhana è troppo distintamente più larga, più espansa an- teriormente e posteriormente. Per il contorno somiglia piuttosto alla G. infletta Ag. ^ dell'oxfordiano. Per la ornamentazione poi si distingue dalla G. Naxensis D'i Stef e dalla G. Capellini l Di Stef del Lias inferiore di Taormina. Si raccoglie alle alpi di Arcumeggia in Val Marianna. ' GoLDFUss, Petref. Germ. 1839, pag. 264, tav. 154, tìg. 11 (Lijsianassa). 2 Agassiz, Et. crit. ecc. 1842, pag. 20, tav. 1, fig. 15. [35] I FOSSILI DEL LIAS INFERIORE, ECC. 103 DESCRIZIONE DELLE TAVOLE Tav. I. Fìg. 1 (a, b.) Millericrinus sp. n. (Mgh.), fig. I, ^ doppio del vero. „ 2-6 Pentacrinus tuherciilatus, Mill.: fìg. 6, doppio del vero. „ 7 Ostrea sp. ind. (cfr. 0. chilhjensis Tq. et Piette). ^ 8, 9 Gryphaea arcuata, Lnik. (?). ^ 10 Terquemia Heberti, Tq. et. Piette sp. (?). „ 11, 12 Pecien (Chlamys) textorius, Schl. sp. „ 13 Pecten (Chlamys) subaljnnus, Par., Novale. „ 14 («, b.) Pecten (Chlamys) snbalpinns, Par., Ventulosa. Tav. II. Fig. 1 Pecten (Pseudamusium) Hehlii, d'Orb. „ 2 Pecten (Pseudamusium) Di Blasi, Di Stef. „ 3 Lima (Radula) succincta, Schl., sp. ., 4 Lima (Radula) Valmariannae, Par. „ 5(a, è. e.) Lima (Plagiostoma) Stabilei, Par. „ 6 [a, b, e.) Lima (Plagiostoma) gigantea, Sow. „ 7 Avicula sinemuriensis, d'Orb. „ 8 Modiola vomer, Par. ,, 9 Carilinia rugosa, Par. ^ 10 Astarte praeobliqua, Par. ., 11 («; b.) Cardium cfr. mnJticostatiim, Phill. Tav. III. Fig. 1, 2 Mgoconcha scabra, Tq. et Piette. „ 3 (a, 6.) 4 («, b.) Cardinia hi/brida, Sow. sp. ., .5 Fimbria semireticulata. Par. „ 6 Fimbria (Sphaeriola) sp. ind. „ 7 Lucina ìiasina, Ag. „ 8 Pleuromya cfr. angusta, Ag. „ 9 Pleuromija Galathea, Ag. ^ 10 Pleuromya saltriensis. Par. „ 11 Goniomya verbana, Par. CFPdn'h-M^ fn ';/// ^rV A ^;, ! infil' , ^ di Irto. Soc iial di Se Nd ( \/ni '^ n "T<ìv.1 "iiSX y/^^ 41 m %È.: ^ -'O/j y '''tì^M ^i^^- CT.Pdrona éa. Udine. Ltt.[.Paó2ero. C.fPàronrr roójili del Liàà irJer. di od /trio 0k- .X I foc. ifd/d/Sc. /ì/à^ i/o/33'/àv. u: w % i^^5^:?^*f23-"-"" 'i li. ''%^... wiummriv Ó.C. ^'^uiià M '^,, r ^< h M C.f.Póronddic Udine. l/Ì.f.rdJ:jero. fj.f.ForondJoióili dell, idi i ni. d Salino Soc.it,il.rÌLS'c.Nst.Vol.òria.:I XK k£- ■ ?^->'^ > ^' n.-'/^l 3. arona dio. Udine. Ltt.[.Fojiiero. Seduta del 2 Marzo 1890. Presidenza del Socio prof. Pietro Pavesi. La seduta comincia alle ore 2 pom. ; è presieduta dal Socio Prof. Pavesi, in assenza del Presidente, e vi prendono parte varii Soci. Si dà subito lettura del lavoro del Socio Ulderico Botti: Sopra un Monolito j^rohlematico, ed il Presidente chiede poscia ai Soci se giudicano il lavoro stesso meritevole di essere stampato negli Atti, al che si risponde da tutti affermativamente; però si pro- pone che, essendo tal lavoro accompagnato da una tavola, ove questa importasse una spesa un po' forte, si inviti 1' Autore a fornire, in luogo di un disegno a matita, un altro già dise- gnato su carta autografica, limitandosi così la spesa stessa al puro costo della tiratura e della carta. Circa il secondo lavoro, cioè il Calendario ornitologico valtel- linese, del Socio Bruno Galli, dopo alcune osservazioni dei Soci Prof. Pavesi e Dott. Martorelli riflettenti il metodo scelto dall'Autore nella disposizione delle sue osservazioni, se ne de- termina la stampa, alla quale è pure ammessa la Nota ornito- logica sopirà alcuni esemplari del genere Limosa^ del Dott. Gia- cinto Martorelli che contiene una Tavola, già da lui stesso autografata, e della quale Nota espone in brevi termini l'og- getto. 106 SEDUTA DEL 2 MARZO 1890. [38] La Società accoglie poi, in seguito ad un'ordine del giorno del Socio Prof. Frauceschini, votato ad unanimità, anche la proposta del Dott. Federico Sacco, per far pubblicare per in- tero, col mezzo degli Atti, un suo scritto geologico alquanto voluminoso, di cui la prima parte è già consegnata alla stampa. L'ordine del giorno suaccennato è così concepito: " Visti i lavori presentati da alcuni Soci per la pubblica- " zione negli Atti della Società, e tenuto calcolo delle condi- " zioni economiche e dell'indole della Società stessa: " Si delibera, che la loro pubblicazione debbasi fare senza " impegno di tempo e alternando le Memorie riguardanti i " rami diversi delle Scienze Naturali. „ Dopo tali deliberazioni viene confermato nell'ufficio l'attuale Presidente della Società, Prof. Ab. Antonio Stoppani, ed a suo Segretario, in sostituzione del Prof. Giuseppe Mercalli, viene eletto, ad unanimità, il Dott. Giacinto Martorelli. Infine si vota da tutti l'ammissione nel numero dei Soci ef- fettivi, del sig. Giuseppe Mazzarelli, studente. A questo punto, essendo esaurita la parte più urgente del- l'online del giorno, e in considerazione dell'assenza del Presi- dente effettivo, si toglie la seduta. Il Segretario Dott. Giacinto Martorelli. Osservazione. — Il Presidente, Ab. Antonio Stoppani, udito il presente Verbale, dichiara che quanto fu stabilito nella se- duta del 2 Marzo 1890 non devesi in alcun modo ritenere a pregiudizio dei §§ 30 e 31 del Regolamento, dove è stabilito che alla Direzione spetta la cura di tutto ciò che concerne le pubblicazioni. 3Iilano, 2 Marzo 1890. APPUNTI ALL OPERA DEL DOTTOIl E:\IILI0 MOREAU : UISTOUiE XATUBELLE DEB FOlSSOyS DE LA FU ANCE E A T. Px E L A T I Y 0 S U P P L E JI E N T 0 ]\Iemona presentata alla Società Italiana di Scienze Naturali dal Socio Cristoforo Bellotti 31 Majsio 1S91 Non è certo a me solo che sarà occorso, più d'una volta, di rilevare lo varie inesattezze e non di rado errori evidenti che pur troppo si riscontrano nei molti libri di Storia natu- rale a qualunque degli autori anche più stimati appartengano, da Aristotile a Cuvier fino ai più recenti e contemporanei. Il lavoro dell'uomo non potrà mai riuscire perfetto; opperò i'u sempre ed è tuttora opera meritoria per gli studiosi il rilevare siffatti errori per correggerli, affinchè la verità sola possa emer- gere e seguire il suo libero corso attraverso le generazioni. A tutti deve perciò rimanere aperto il campo della critica, tanto più attendibile quando abbia per base fatti rimasti inavvertiti e debitamente constatati. E per la stessa ragione per cui chi si estolle dal comune maggiormente si espone all'altrui sguardo Voi. XXXIII. 8 108 0. BEL LOTTI, [2] indagatore, avviene che le opere più accreditate siano pur an- cìie quelle per le quali accade di preferenza di rilevarne le mende, pel maggior interesse clie presentano e il maggior uso che ne ricorre. Per chi voglia occuparsi dell'Ittiologia del Mediterraneo riesce fra l'altre indispensabile la conoscenza e l'uso continuo dell'o- pera pregevolissima del dottor Emilio Moreau : Histoire natn- relìe des poissons de la Francc. È la più recente, la più com- pleta e la più adatta a servire come punto di partenza a nuove ricerche in questo ramo inesauribile. Ma non era a presumersi cbe r egregio autore, malgrado la sua diligenza e le sue vaste cognizioni nell'argomento trattato, potesse esimersi intieramente dal destino cbe ad ogni lavoro umano sovrasta ed egli stesso sarà stato certamente il primo a non farsene una vana illu- sione. Nelle frequenti occasioni in cui a tale importante lavoro dovetti aver ricorso, nei pocbi anni dalla sua pubblicazione, mi riesci facile e in pari tempo non inaspettato il rilevare inesat- tezze 0 deficienze dovute in parte alla scarsità di materiali cbe l'autore potè procurarsi e non di rado a notizie raccolte sia da altri autori, sia da persone non sempre abbastanza compe- tenti 0 coscienziose. Mi guardai però dal farne oggetto di critica speciale, conoscendo cbe l'autore stesso si accingeva a pubbli- care un Supplemento nel quale era a supporsi avrebbe cercato di rimediare alle accennate imperfezioni. E questo Supple- mento ^ venne infatti recentemente pubblicato. Mi è grato e do- veroso l'attestare qui la mia riconoscenza all'egregio autore che con squisita gentilezza si affrettò ad inviarmene una copia, in dono per me graditissimo. Grande era la mia curiosità di verificare se il nuovo lavoro corrispondesse intieramente alla mia aspettativa, se il dottor Moreau avesse in esso introdotte tutte quelle aggiunte o mo- dificazioni che furono il risultato degli studii più recenti sulla fauna ittiologica del Mediterraneo, pur restringendola alle loca- 1 lllsi. nat. des Poissons de la France par le D/ Esule Moreau. Supplément. Paris, 1891. |3] Al'PUNTI all'opera L)EL DOTT. KMILIO MORKAU. 100 lità sjicttanti alla Francia, aggiunte o modificazioni di cui in parte io stesso aveva fatto cenno all'esimio autore mediante cor- rispoiiilonza epistolare lungamente intrattenuta nei termini più cortesi ed amichevoli da ambo le parti. Sgraziatamente pei'ò mi accorsi che il Supplemento, pur essendo in molti riguardi riescito quale si poteva attendere, era rimasto in altri punti non solo deficiente, ma inteso a far rivivere errori già per tali ricono- sciuti da molti fra i più distinti ittiologi e, ciò che è peggio e assai deplorevole, mi parve inoltre rilevare in varie delle cri- tiche fatte un'acredine non mai giustificabile fra persone che si occupano di una scienza e meno ancora quando la censura ri- sulta priva di ogni serio fondamento di vero. Così deve con- siderarsi quanto l'autore asserisce, in più di un'occasione, non solo riguardo a qualche mia osservazione, ma anche a censura di varii lavori del dott. Decio Vinciguerra, che se potè, come accade ad ognuno, non riescire sempre in essi ad eliminare il vero assoluto da ogni meno esatto apprezzamento, si mantenne però sempre con tutti i colleghi di studii nei limiti di una cri- tica scevra da ogni carattere di dispettosa polemica, come io pure ho la coscienza di aver fatto finora nelle rare occasioni in cui, discorrendo di argomenti interessanti l'ittiologia, credetti a proposito di rilevare quanto di meno vero, a parer mio, era stato da altri asserito, o supposto. Non mi sarà quindi fatto carico se in oggi, di pieno accordo coU'amico dott. Vinciguerra, prendendo le difese mie e sue con- tro le asserzioni poco o nulla attendibili del dott. E. Moreau, non mi perito, in pari tempo, di accennare a quelle altre ine- sattezze di cui egli non credette farsi carico nel suo Supple- mento e che a me si rivelarono mano mano che ebbi a valermi ripetutamente dell'opera sua principale, per lo studio dell'ittio- logia del Mediterraneo. In questo breve lavoro di revisione e nei relativi appunti mi sono però prefisso di non uscir mai dai limiti di una critica se- vera, ma spassionata, essendo unico mio scopo di rettificare ciò che ritengo errore, per fare in pari tempo opera profittevole 110 e. BELLOTTI, [4j agli studiosi di questo ramo da me preferito; e ciò tanto più perchè le varie censure dell'egregio dottore ]\Ioreau, essendo formulate da persona giustamente stimata per non dubbia com- petenza nel ramo ittiologico, il silenzio per parte mia con- tribuirebbe ad accreditarne e perpetuarne gli errori. L' ordine sarà qui il medesimo seguito nei tre volami dell'opera citata del dottor i»Ioreau, intercalando nelle rispettive sedi quanto si riferisce al suo Supplemento. S'intende che nella presente me- moria non è fatto cenno che di quanto mi risultò dubbio od erroneo in seguito all'uso fatto dell'opera in discorso; perciò non si parla in modo alcuno di tutti quei capitoli che rimasero finora per me inosservati, o non sufficientemente controllati con adatti materiali, sempre fidente e speranzoso che nulla in essi si riveli di meno esatto all'occasione. ScyìlsKm c.atiilus Cuv. Volume I, pag. 2S0. Alla sinonimia di questa specie si potrebbe aggiungere: ScìjI- lium acanthonotum De-Fil. ' che non è altro che lo stato assai giovane della medesima. ^ Lamna coriiiibica Cuv. Pag. i29G. Tanto questa specie quanto la congenero L. SiìciUaiwani pos- sono dirsi assai rare a Nizza, ove se ne prende annualmente uno scarsissimo numero di esemplari. S' intende la rarità loro in confronto alle varie altre specie di Squali e ciò principal- mente da alcuni anni, dopo che la pesca è assai diminuita pel poco profitto che se ne ricava, dovendo sostenere la concor- ^ De Filippi, Noiivelles espèccs de Poissons. Revue et Magazin de Zoologie, N. 4, 1S53. " Atti della Società ital. di Scienze Xatiirali. Voi. XX, fase, 1.", pag. 58. [5] APrUXTI ALL'OPF.rvA DKL DOTT. i::\[II.IO MOUKA'J. Ili renza colla merce abbondante, di qualità scadente, ma anche assai meno cara, che arriva giornalmente sul mercato dai porti francesi dell'Atlantico. Carcliiirodon lamia Risso. Pag. S02. Per le ragioni adotte dal prof. Doderloin a pag. GG-GS della parte 2'', fase. 1*^* del suo Manuale ittiologico del Mediterraneo, ritengo preferibile conservare a questa specie il nome di Car- charodon Hondeldli JM. II. Anche questa specie non può dirsi comune (pag. 304) quantunque lo sia sempre abbastanza pel danno che arreca. Thalassiiiiis rondelelii Ptisso. Pa- 318. Il genere Tlialassinìis {TJudassorlilnus) deve scomparire dalla fauna del Mediterraneo, perchè fondato sopra un esemplare mu- tilato di CarcJiarias (jìancus Rond. di cui mostra tutti i carat- teri essenziali, fatta eccezione dalla accennata presenza, nel Tlicdassorhlnus^ di piccolissimi spiragli che mancano al Car- charias (jlancus, ma che potrebbero essere stati casuali, o at- tribuibili ad un guasto nell'unico esemplare, perduto interamente, che servi alla creazione del genere e della specie e di cui nes- sun altro individuo venne mai più riscontrato. I denti figurati a pag. 320, sono quelli del Cardi, glaucus Rond. mentre quelli a pag. 330, mi sembrano appartenere piut- tosto al Cardi. ìaniia il. H. Se tutti gli autori, eccetto Valen- ciennes, come attesta il dottor Moreau a pag. 320, hanno de- scritto incompletamente e in modo inesatto ciò che si suppone appartenere al genere ThcdassorJiinus^ come si può poi asserire a pag. 322 che questa specie, di cui nessun esemplare si cono- sce esistente, sia rara nel Mediterraneo a Nizza, a Cette e più rara nell'Oceano? La sinonimia col Carcharlas lìondcldii Risso 112 e. BELLOTTI, [6j non è provata attendibile, tanto più quando a proposito di que- sta specie asserisce che on la trouve souvent près du rivage en toufe saison. ' Carchai'las glaucus Rond. Pag. 3;^9. Veggasi quanto si è detto circa ai denti a proposito del Tha- lassorhinus rondeletii Risso. Carcharias Milberti Val. Supplemento, pag-, 5. La première dorsale naìt à Vapìomh de la fin de Vìnsertìon des pectorales. Questo è il carattere del Carcharias lamia M. H. mentre nel C. Milberti Val. la prima dorsale spicca in corri- rispondenza al terzo posteriore della base delle pettorali, come erroneamente viene asserito dal Moreau a pag. 335 del voi. !« pel suo C. ohfusirosfris : la premiere dorsale... commence vers la fin de la base des pectorales. Dalle misure date a pag. 7 dei feti delle due specie risulterebbe pure che in quello di C. Mil- berti la prima dorsale spicca ad una distanza dal muso di M.^ 0,127 minore cioè che nel feto di C. obtiisirostris = C. Lamia M. H. ove tale distanza è di jM.' 0,140. È poi affatto inopportuno l' insistere sulla nuova denominazione di C. obtnsirostris j\Ior. per una specie ben notn, descritta e figurata da M. II. e da altri col nome di G. lamia. ; oltreché il nome di obtusirostris accenna ad un carattere che egualmente e meglio si conviene al C. Mdberti. Acantbias vulgaris Risso. Voi. I, pag. 345. Trovai di solito in questa specie un maggior numero di feti, fino a dodici. * Risso, Hist. nat. Voi. Ili, pag. 120. [7] APPUNTI all'opera DEL DOTT. EMILIO MOREAU. 113 Acaiithias iiyatiis M. II. Pag. 346. Si nota come nel Snpplenicnto non al;i)ia il dottor Moreau rettificato la sinonimia deìVArantìi. nyatus M. II. e del Cen- troplwrus granulofuis M. H., di cui a pag. 352, essendo il primo lo stato giovane del secondo, fatto da tutti accettato e di cui lo stesso dottor Moreau ebbe a mostrarsi persuaso nella sua pri- vata corrispondenza. ' Questa specie, sia allo stato giovane, che adulto, non è per nulla rara a Nizza. Spiiiax iiiger Cloq. Pn» 348. Questa specie è conìunissima a Nizza. Ceiitrophorus grauuìosus M. H. Pag. 352. Vedi il già detto a proposito delVAcanfhias uyatus M. H. Ceutroscyniiuis caeìolepis Bocage e Capello. Suppl , i)ag. 9. L'esemplare finora unico, trovato sul mercato di Nizza dai fratelli Gal, venne acquistato dal prof. Giglioli e si conserva nel Museo di Firenze. E una femmina e portava cinque feti. Centrina 8alvlani Risso. Voi. I, pag. 356. La lunghezza di due metri asserita dal Risso per questa spe- cie non parmi probabile, come neppure il peso relativo di 60 ■chilogrammi. ' Lettera 13 aprile 1SS8. 114 e. BELLOTTI, [8] Genre Pasteiiagne ou Trygou. Suppl., p;ig. 10. Nella tavola sinottica delle specie il carattere della coda : falsant plus (Viine fois et demie la longueur du disque deve ri- ferirsi al T. Intcco e non al T. Xìastinaca^ al quale invece spetta la dizione: quene faisaìd moins d'une fois et demie la longianr du disqiic ; non si potrebbe in altro modo togliere la contrad- dizione con quanto si asserisce a pag. 11: la qncnc... a une loìifjìtcur à ptu près doidAe de celle du disque, il che ò conformo alla realtà. Pjistiuaca nspera Bel. Pag-. 12. Dal momento che si adotta il genere Tnjijon pel T. hrucco, vìd(jaris e violacea, non vi è ragione di risuscitare il genere Pastinaca per questa specie che è sempre un Trygon. Alla pa- gina 14 dove dice: la teinte est... blanchàire en dessus, deve leggersi en dessous; {lapsus calami). Eaja )j:vtis L. Voi. I, pag. 41:2. Asse^ commune à Cefte oh elle est connue, ainsi que la Baie au long bec, sous Ics nom d^ Augustine. Non ebbi mai la Eaja hatis L. dal Mediterraneo, né figura come di tale provenienza nei cataloghi di Giinther, Bonaparte, Giglioli, Doderlein ed al- tri autori italiani. Non potrebbe essere stata confusa, dai pe- scatori di Cette, con esemplari adulti della E. alba Lacep? La disposizione e la forma dei denti sarebbe la medesima. [9j APPUNTI all'opera DEL DOTI. EMILIO MOREAU. 115 llnjii asterias Iloud. Pag. 430. Alla p.'ig. 430 linea seconda si legge; Sa ìonguenr {da disqne) fait à pcit pres Ics trois qu iris de la longucur totale dans Ics jett- nes; e più sotto: la qucìic... dans Ics jeiines ne fait pas la moi- tic de la loìKjucur totale. L'errore è evidente nella prima asser- zione, che deve perciò rettificarsi per essere messa d'accordo colla seconda, che è la sola vera. Sjngnatìius ellioii Risso. VoL II, pag. 4S. Questa specie non può dirsi rara a Nizzn, essendovi invece abbastanza frequente, tanto più se si riflette che come pesce non ricercato per alimento, rimane dai pescatori affatto ne- gletto. Ne ebbi parecchi esemplari senza farne attiva ricerca. La coda in questa specie consta di 34-35 anelli, come rile- vasi dalla descrizione a pag. 47 e non 24-25, come è stampato a pag. 48. Genere Ostracioii L. Pag. 83. Questo genere non può credersi rappresentato nel Mediter- raneo. L'asserzione di Risso in proposito alle due specie da lui ottenute e di cui più non esistono gli esemplari, può ritenersi originata da troppa credulità nei racconti di persone interes- sate, come avviene spesso anche oggidì. In nessuna collezione, ch'io mi sappia, si conservano esemplari in alcool di prove- nienza non dubbia dal Mediterraneo. Traclìinus araiieiis Cuv. Pag; 106. Il Traclìinus araneus Cuv. è assai più raro nel Mediterraneo di tutte le altre specie nostrali di questo genere. 116 e. 3KLL0TTI, [lOj Blenilius TUÌgaris Pollini. Pag. 120. Credo debba ritenersi distinto dal Bl. cagnota Val. almeno come varietà locale costante. Batraclnis dklrictylus Bl, Suppl., pag. 21. Non credo che questa specie siasi mai presa a Nizza, tranne che sul mercato, proveniente dalla Tunisia o dalle Canarie e ciò nell'anno 1SS2. Genere Gobins Art. Voi II, pag. 192. Vesslc natutolre très-rare {existe cUes le Gohie à goutteìettes). Il dottor Sarato ^ ha potuto verificare 1' esistenza della ve- scica natatoria in tutte le specie di Gvbius (undici) da lui rin- venute a Nizza. Gobius iiebuìosus Ptisso. Pag. 19 1. Secon>lo Sarato (loc. cit.) Gohìus nclidosus Piisso. Hist. nat. r.ec Ichthyol. non è sinonimo di G. jozo L., ma rappresenta il maschio del Crohius quadrlmaculafiis Val. Gobius colonlamis Risso. Pag. 198. La descrizione deve riferirsi soltanto ai maschi adulti di que- sta specie; i giovani e le femmine ne differiscono notevolmente. Vedi in proposito Sarato (loc. cit.). Questa specie non è rara a sizza, confusa sul mercato cogli altri piccoli pesci. Sarato, Notes sur les Poissons de Xice. Moniteur des Étrangers, 7 Avril, 1S90. Vi [11] APPUNTI all'opera DEL DOTI. EMILIO MOREAU. 117 Gobìus fallax Sarato. SuppL, pag. 23. È dimostrato dal prof. Perugia ^ non essere altro che il G. huc- cliichii Steind. che ritiensi da alcuni un giovane G. ophiocepha- liis Pali. Si sarebbe piuttosto potuto accennare il G. ater ^ che ritengo distinto dal G. ivger L. e che è comune a Nizza. Qual- che esemplare trovai a Napoli, nello scorso inverno, tanto del G. ater che del luccJiichiì. tJobiiis latìceps Moreau. Voi II, pag. 215. Non sarebbe stato inopportuno il confermare nel Supplemento la sinonimia di questa specie col Gohlus pietas ]\Ialra. Gobìus g:eniporus Val. Pag. 2-25. Questa specie non può dirsi eccessivamente rara, almeno a Nizza ove ne ebbi parecchi esemplari ; non è comune e passa inosservata cogli altri piccoli pesci del mercato. Gobius bicolor C. V. Pag. 22S. Non è dagli ittiologi ammesso come specie distinta dal G. paganellus L. xlIuUns fiiscatiLS Piaf. Pag. 21-7. Questo non è ammesso dagli ittiologi che come varietà del 3IiiUus harhatns Will. ' Aìinali del Museo civico di Storia Xafurale di Genova. Sul Gobius fallax Sa- rato. Serie 2 % Voi. VII (XXVII"), 1." Luglio, 1SS9. ^ Atti della Società ital. di Scienze Xatarali. Milano, Voi. XXXI, pag. 219. 118 e. BKLLOTTf, [12] Scorpaenn iistiiìnta Lowe. SiippL, pag. 29. La linea laterale consta di 24 squame e non di irentcquatre à trente-sìx. È una asserzione gratuita e assai indeterminata quella che la Scorpaena ustidata Lowe sia: asses coniniune à Nice (lepuis queìques annécs. Il dottor Moreau vide per la prima volta questa specie da me speditagli nel gennaio 18SS da Nizza, ove la trovai abbondante; nessuno può asserire da quanti anni vi esista inosservata. Nelle collezioni si trova proveniente dal Mediterraneo e di assai vecchia data, confusa colla S. scrofa o porcus. La vidi comunissima a Genova e Napoli. Non so se esi- sta egualmente comune a Venezia. Forse il dottor Moreau vuol lasciar supporre che non esistesse a Nizza alla data della pub- blicazione della sua opera. Ilis. ned. cles poìssons de la Franca, non avendovela compresa ; ma quante altre ne furono ommesse di non dubbia esistenza ! Sebastes bibroni Sauv. Voi. II, pag. 'òìl. Questa specie è fondata probabilmente sopra una varietà ac- cidentale del Sei), dactylopterus Lar. non essendosi mai più tro- vata né in Sicilia, né in alcuna altra località del Mediterraneo. Beryx decadactyhis C. Y. SuppL, pag. 31. Un solo esemplare, preso a Nizza nel luglio 1885, fu acqui- stato dal prof. Giglioli pel Gabinetto di Firenze. Epineplielus acutirostris C. V. Pag. 35. D\ipres le D.' Gulia ce poisson est commun à Naples ; sa chair est au moins aussi delicate qiie celle dii Mérou hncii, S. gi- [lo] APruxTi aj.l'opkua dkl doti. km:lio moukau. 119 gas Briinn. Il vero è che a Napoli nessuno si ricorda che que- sta specie sia giammai comparsa. Il citare asserzioni di persone affatto incompetenti non può servire che a generare confusione con false nozioni. 11 dott. Gulia non si è mai occupato seria- mente di ittiologia, nò avrebbe saputo distinguere nn genere od una specie da un'altra; nella sua pubblicazione sull'ittiologia di Malta ^ si è mostrato affatto digiuno delle nozioni più co- muni intorno alle specie del Mediterraneo. Si può essere certi che egli non vide mai il Scrranns acntlrostris C. V. e tanto meno ebbe a gustarne la carne. Epiiiephelus Costae Stoind. Pag. 3G. La diatriba contro il prof. A'iiìciguerra non ha ragione al- cuna. Quando il dott. Moreau alla pag. 38 1 del voi. 2° della sua Jlis. iiat. dice che il Flcctvopoma fasciafnni Costa: n^est pì-obahlement ritCune varieté del Scrranns cahrilla, commette un errore grossolano e mostra di non aver osservato la figura ci- tata nò la descrizione del Costa. Quanto all'asserzione del pro- fessore Vinciguerra sulla sinonimia di questa specie col Serra- niis alexandrimis C. V. essa e conforme alla verità e adottata dagli ittiologi più eminenti. La figura del Costa colla caudale leggermente smarginata corrisponde all'esemplare tipico, più grande, che trovasi nella collezione dell'Università di Napoli; esso ha una lunghezza totale di cent. 32; nella stessa collezione scorgesi un altro esemplare più piccolo (lungh. tot. cent. 13) che presenta la caudale arrotondata e che porta lo stesso nome di Flccf. fasciafuui, come non ne è infatti specificamente di- stinto. Il carattere quindi della caudale arrotondata o smargi- nata è in questa specùe dipendente dall'età. Gli esemplari da me raccolti in Alessandria nel 1873 e spediti in comunicazione al prof. Vinciguerra erano assai giovani (lunghi da cent. 5 a cent. 18), e quindi colla caudale arrotondata; ne ebbi altri posteriormente 1 Tentaiiien Iddìi jjoìogiic Meìiiensis, etc. 1861. 120 e. BELLOTTI, [14] di assai maggiori dimensioni (lungli. cent. oO-3G) che presen- tano la caudale più o meno smarginata e che tutti apparten- gono indubbiamente alla specie S. alcxandriiìus C, V. Negli in- dividui adulti scompaiono le linee longitudinali sui fianchi. Jl dott. Vinciguerra, come tutti i zoologi, doveva dare molta im- portanza all' avere esemplari di questa specie provenienti da Alessandria, vale a dire dalla località donde fu originariamente descritta, ritenendo che potessero rassomigliare più che ogni altro agli esemplari tipici. Kon consta che questa specie sia stata mai presa a Nizza come asserisce il Canestrini, non es- sendo accettabile l'opinione di Costa (Fauna del Piegno di Na- poli) che il suo Piedropoììia fasciatum sia la specie descritta da Bisso sofia il nome indicato. h'HùIoceììthrus fasciaiiis Lac. (Risso IchtJiyol., pag. 290) è così caratterizzato : Corpore luteo, fasciis longitwUnalihus 7. fiiscis e nella descri- zione che segue si legge : cette cspècc n'est pas moins remai - qualÀQ par Ics sept handcs longiiudinalcs ecc.. caudale rectìligncy colla formola dei raggi: D. 10, 15 A. 3, 7, ecc. Nel Piectropoma fascia'tini Costa questa formola è così so- gnata: L). 12. 15, A. 3, 8. Nello stesso Risso {Hisi. nat., pag. 357) all'articolo Scrranus fasciatiis si legge invece : S. corpore luteo, fasciis transvcrsis septem fuscis fasciato e nella descrizione: ce poisson n'est pas moins rcniarquahle par Ics sept handcs traiisversales hrunes qui dcsccndeiit sur Ics coiés ; egual numero di raggi alla dorsale e anale. Evidentemente que- sta descrizione è destinata a correggere quella accennata nella Ittiologia di Nizza e le sette fascie longitudinali sono diventate trasversali. Da questo e dagli altri pochi caratteri accennati si può argomentare con sufficiente probabilità che il Sjrranus fa- sciatu-i Risso Hist. nat. non sia che varietà di una delle due specie comuni del Mediterraneo, lo scriba o il cahriUa, ma in ogni modo affatto distinto dal T'iectropoma fasciatuin Costa. [15] APPUNTI all'opera DEL DOTT. EMILIO MORE A U. 121 Labrax pnnctatiis Bl. Voi. II, pag. 337. Come si può attribuire un nome volgare a un pesce che non venne mai preso a Nizza? Quanto alla provenienza da Genova degli esemplari di questa specie esistenti nel Museo di Parigi, essa pare assai dubbia. II dottor Vinciguerra mi assicura die a sua notizia in molti anni non se ne rinvennero mai, su quel mercato, né da lui né da altri ed esprime il dubbio che gli esemplari del Museo di i'arigi, notati come provenienti da Ge- nova, vi si trovassero casualmente, provenienti da qualche lo- calità deiritalia meridionale (Sicilia) o dalle coste africane del ]\Iediterraneo. Un solo esemplare di Lahrax punctatus rinvenni lo scorso in- verno a Napoli, ove è affatto accidentale; era stato preso colla fiocina. Polyprioii eeriìiiim Val. Pag. 353. Non è comune a Nizza; passano talvolta mesi intieri senza che un solo esemplare se ne presenti ed è raro il vederne più di uno. Seriola Biimeiilii Risso. Pag-. 466. Raro a Nizza nell'inverno, si pesca d'estate in abbondanza. Zeus piingio Cuv. Pag. 472. Questa specie non va distinta dalla precedente, Zeus fai er L., essendo dipendenti soltanto dall' etcà adulta i caratteri ad essa assegnati. 122 e. BKLI.OTTI, [IG] Bramii lliiìì Sclin. Pag. 490. (Questa specie non può dirsi rara a Nizza; parecchi esemplari se ne vedono sovente al mercato. Ceiìiroìoplius pompi lus L. Pag. 49G. Questo pesce die il dott. Moreau asserisce abbastanza co- mnne a Nizza, vi ò assai più raro del precedente, Astroderniiis elegans Risso. Pag. 514, 519. Fu Bonaparte nella sua Fauna 'italica che pel primo asserì che la figura di questo pesce nel Cuv. Val. (fig. 270) fosse cat- tiva (fìg. nuda) e lo sarebbe infatti in confronto all'altra figura nel Hègne animai di Cuvier (Poissons pi. GG fig. 1), so dalle osservazioni recenti del prof. Giglioli intorno a questo rarissimo pesce, non fosse risultato che le sue forme e proporzioni sono •assai variabili secondo l'età, di modo che presentando in gio- ventù i caratteri che si rilevano sia nella descrizione e figura di B'jnaparte (Fauna il., fig.) che nel Cuvier Ilègne animai, assume più tardi le proporzioni che diedero luogo alla fi- gura 270 àeWIIist. nat. di Cuv. Val. col corpo più allungato, ìa dorsale e l'anale assai meno alte, le ventrali ridotte ciascuna ad un i"aggio spinoso seghettato, con quattro brevissimi raggi molli, ecc. Più tardi ancora la metamorfosi progredisce dando luogo alla forma descritta e figurata dal Piisso col nome di ^4?^- sonia Cuvieri (^Ilist. nat. pag. 342, pi. 28) == Luvarns imperialis Raf. Perciò la critica mossa dal Moreau al Giinther a proposito di questa specie (pag. 519) e che dovrebbe in ogni caso risalire al Bonaparte, non ò affatto giustificabile, in base alle cogni- [17] APPUiNTI ALL'orERA DEL DOTT. EMILIO MOUEAU. 123 zioni dell'epoca in cui venne pubblicato il 2" volume del Cata- logne of the Acantliopterygian flsJies, vale a dire nel 18G0, do- vendosi credere che 1' esemplare da lui descritto avesse vera- mente i caratteri di gioventù assegnatigli. È poi affatto strana 0 priva di fondamento l'asserzione che il Giìnther nella sua de- scrizione della Diana semlìunata Risso abbia assegnato due spine a ciascuna ventrale, invece di una sola. La frase : ventral spiiies serrateci si deve tradurre: spine ventrali seghettate ed è natu- rale che se due sono le ventrali munite di una spina, saranno due complessivamente anche le spine; ciò si conferma più sotto (juando, a proposito della discrepanza fra le descrizioni di Lowe e di Bonaparte, dice il Giinther che l'esemplare esaminato dal primo... aveva la spina ventrale debole e non seghettata, ecc. Tricliiiiriis lepturus L. Pag. 548. Uu esemplare di questa specie preso a Nizza, trovasi nel ]Museo di quella città, preparato a secco. Genere Trachypterus Gouan. Pag. 558. Questo genere è rappresentato nel Mediterraneo da due sole specie: Tr. iris C. V. e Tr. cristatus Bon.; le altre accennate sono forme dipendenti dall'etcà e appartenenti all'una o all'altra delle due specie sopranominate. Sargus vetula C. V. Voi. Ili, pag. 7. Non è altro che lo stato adulto del S irgus rondeletii C. V. Pagellus breTiceps C. V. Pag. 28. Ebbi più volte a Nizza questa specie, proveniente da Villa- franca. Voi XXXIII. 9 124 C. BELLOTTI, [iS] Cantliarus brama C. V. Pag. 52. Si ritiene che non differisca specificamente dal C. vulgarìs C V. Cautliarus orbicularis C. V. Pag. 55. 11 Cantharus orbicularis giunge talvolta sul mercato di Nizza in gran copia, proveniente dalla Corsica. Più di cento esem- plari ne vidi il 10 aprile 1889, che quasi tutti superavano il peso di un chilogr. e la lunghezza totale di 35 cent. Deutex iiiacroplitalmus Bl. Pag. GÌ. Non può dirsi raro a Nizza ove parecchi esemplari se ne ve- dono sovente. La sua carne non è inferiore a quella del Den- tex vuìgaris Cuv. Dentex synodon Risso = D. gihbosus Raf. = D. fdosiis Val. adulto. Dentex maroceanus Steind. Suppl., pag. 134, 135. Secondo il dott. Vinciguerra ' il Dentex maroceanus C. V. non sarebbe sinonimo del Dentex maroceanus Steind., ma piut- tosto del Dentex canariensis dello stesso autore. ^ Gli esemplari di questa specie giungevano a centinaia sul mercato di Nizza negli inverni del 1881 e 1882 provenienti dal Banco d'Arghin e dalle Canarie e trasportati in Europa dalla Società la dia- rie cìes dcux Mondes che aveva la sua sede principale a Mar- siglia. ' Pesci della Costa occhi, del Sahara. Annali di Agricoltura. Roma, 1890. « Iddlnjol. Beiti: (XI), pag. 1-3. [19] APPUNTI all'opera DEL DOTI. EMILIO MOREAU. 125 Maena osbeckii Lac. VoL III; pag. GG. Secondo Doderlein {Manuale, ecc., fase. V, p. 242) la Maena Oshccldi sarebbe il maschio della Maena vuìgaris C. V. ; anche secondo le osservazioni di Sarato (loc. cit). La Maena jusculnm C. V. e la Maena vomerina C. V. sono di assai problematica esistenza come specie distinte dalla Maena vidgaris C. V. Sniaris iusidiator C. V. Suppl, pag. 49. I due esemplari che i fratelli Gal spedirono al Museo di Pa- rigi e al dott. Moreau, lasciando, o facendo credere che fos- sero provenienti da Nizza, erano invece di Palermo e da me ceduti come tali nell'aprile 1882 e maggio 1883 ai detti Gal, che sogliono attribuire quelle località che meglio credono cor- rispondere al loro interesse speculativo e sgraziatamente assai poco scentifico. Labrns festiviis Risso. Voi. Ili, pag. 91. È una delle tante varietà del Lahrus turdus L. Labrus luscus L. Pag. 93. È egualmente una varietà del Lahrus turdus L. Creiiilabrus ocellatus Forsk. Pag. 105. La pinna anale ha 9-11 raggi molli.. 120 e. BRLLOTTI, [^O] Crenilabrus tigriims Risso. Pag. 109. Secondo le osservazioni del dottor Sarato ^ il Cren, t'igrhuis Risso sarebbe la femmina del Cren. Picìssall Risso. Crenilsibi'iis melops L. Pag. Ili. Non è comune a Nizj:a, ma assai raro, anche per testimo- nianza del dottor Sarato (loc. cit.). Crenilabrus nielanocercus Risso. Pag. 116. Secondo le osservazioni del dott. Sarato (loc. cit.) il Croni- lah'us cacrulcns Risso nec Cuv. = Creniìab. nidanocercus Cuv. nec Risso, sarebbe il maschio del Cren, niclanocercus Risso nec Cuv. = Cren, caeruleus Cuv. nec Risso: à caudale cVun noir foncé ìiserée de hlanc {liist. naf., Ili, p. 316). Crenilabrus caerulL'us Risso. Pag. 118. Vedi la nota qui sopra in proposito. Crenilabrus Cotta Risso. Pag. hll. Questa specie secondo Sarato (loc. cit.) non sarebìje sino- nimo di Cren, tinca Briinn, ma parrebbe la femmina del Cren. 3Iassa Risso. Crenilabrus clilorosochrus Risso. Pag. 1:>6. Secondo Io stesso Sarato (loc. cit.) è sinonimo del Cren, nic- dlterraneus L. ^ Notes sur les Poissons de Xice. Nice, 25 Janvier 1S90. [21] AITUMI all'opera DKL doti. EMILIO SIOREAU. 127 Scanis cretensis Aldi- Sup[il , pag. 5G. La stossa osservazione che pel Smaris insuUafor riguardo ai fratelli Gal e pel Serranus acutlrostrls C. V. riguardo al dot- tor Gulia. Gli esemplari da me dati ai Gal dariSS2 al 1SS7 erano stati da me raccolti a Siracusa nel gennaio 1882. Notiicantlius rissoauiis Fil. Voi III, pag-, 165. Un esemplare di questa specie, preso a Nizza trovasi nel Museo civico di questa città; un altro di eguale provenienza acquistato dal prof. Giglioli, trovasi nel Museo di Firenze. ' Ficrasfer cleiifatus Cuv. Suppl , pa- 59. Anche questi esemplari, se provenienti, come suppongo, dai fratelli Gal, furono da me ceduti ai medesimi nel maggro'lSSl ed anni successivi; raccolti da me a Kapoli e come tal? dichia- rati ai suddetti acquirenti. Nell'inverno 1888 rinvenni a Nizza un bellissimo esemplare di PorohrancJius Uneuris Kaup, della lunghezza totale di 17 ceri- timetri. Lo cito, sotto questa rubrica perchè per la sua forma e dimensioni non sembrami possa ritenersi un giovane del Fie- rasfer actcs Brunn. come asserisce Giinther (Cai., Voi. Vili, pag. 145), ma piuttosto una forma larvale del Fia-asfcr dcn- t'ttns Cnv. Questo PorohrancJius è a Messina piuttosto comune: per Nizza è il solo esemplare che conosco e lo ritengo perciò rarissimo. Potrebbe darsi che la forma di PorobrcmcJms sia co- mune alle due specie di Ficrasfer del Mediterraneo nello stato larvale. 123 e. BELLOTTI, [22] Pteridinm atrum Risso. Voi. Ili, pag. 2-29. La descrizione dei denti nello Pteridinm atrUm deve inten- dersi soltanto per gli individui maschi; nelle femmine mancano i denti acuti, sporgenti tanto alle mascelle che al vomere, che sono provvisti soltanto di denti minutissimi, stipati; solo la ma- scella inferiore nelle femmine è munita di una serie di minu- tissimi denti sporgenti, acuti, fra loro distanti lungo il margine interno. Vedi in proposito : Note ittiologiche, ecc., negli atti della Società italiana di Scienze naturali (Seduta del 29 aprile 1S88 voi. 31, pag. 222), ove si mostra pure che lo Fteridiiim atrum è a Nizza abbastanza frequente principalmente nella stagione estiva. Merlangus argenteiis Guich. Suppl., pag. 6i2. Le prof. Vaillant Va rangé dans le genre Merlangus, ce qui est effedivement sa place naturelle. Questa che sembrerebbe una critica, 0 per lo meno una rettificazione, non è che una con- ferma di quanto venne da me asserito. Avendo io detto che il Gadicidus argenteus Guich. sta vicino al Gadas xjollacliius L. è evidente che ponendo il G. pollachius nel genere Merlaiìgw^, il Gadus argenteus Guich. sarà pure un Merlangus. Notisi però che la separazione del genere Merlangus dal genere Ga- dus non è generalmente ammessa perchè basata sulla pre- senza 0 assenza di un appendice mentale che può casualmente mancare in specie che ne sono ordinariamente provviste e che in ogni modo non sarebbe carattere abbastanza importante per determinare lo smembramento di un genere le cui specie hanno fra loro tanti rapporti di affinità. [23] APPUNTI all'opera del DOTT. EMILIO MOREAU. 129 Gadus luscus L. Voi. Ili, pag. 235. La provenienza del Gadus luscus L. da Nizza, e dal Medi- terraneo in genere, non è finora constatata. Sul mercato di Nizza si scorge sovente questa specie nell' inverno, ma prove- niente dall'Atlantico francese. Merlangus veriialis Risso. Pag. 247. E sinonimo di Gadus poiitassotc Risso. Mora mediterranea Risso. Pag. 250. La Mora mediterranea non è rara a Nizza; ne giungono ca- nestri ricolmi sul mercato, preda frequente della pesca coi pa- lamiti. La sua carne è stimata eccellente. Lota molva L. Pag. 259. Di questa specie qualche raro individuo si prende nel mare di Nizza. Lota lepidion Risso. Pag. 262. Il prof. Giglioli ^ ha dimostrato che la Lota lepidion Risso differisce specificamente à&XV Haloporphyrùs leindion Giinth. Jlotella glauca Couch. Pag. 274. Anche secondo Liitken questa specie non sarebbe altro fuor- ché lo stato giovane della Moiella vulgaris L. ^ ' Giglioli, Nature. VoL XXI, N. 531, pag. 202, l." Gennaio 1880. 2 LÙTKEK, Om nogìf nordiske Ilarkvahle-elìer Motelìa (Onos) Arten. Pag. 240. 130 e. BKLLOTTI, [24] Platessa microcepliala Donov. Pag. 295. Questa specie giunge in numerosi esemplari durante l'inverno sul mercato di Nizza, proveniente dall'Atlantico francese. Come può dirsi rara nell'Oceano? 31icrocliit'iis Yariegatiis Gthr. Pag. 318. 11 capo non è soltanto un ter^o, ma da un quinto tino ad uu sesto della lunghezza totale. Monocliiius hispidns Ilaf. Pag. 319. Non è raro a Nizza, ma abbastanza frequente. Genere Botìins Bp. Pag. 343. Le due forme: JBotJms romhoid'is P)[). e Sotìms podas llond. sono state riconosciute come dipendenti unicamente dal sesso diverso. Genere Lepadogaster Gouan. Pag. 35G. Aggiungere la specie: Lepadogaster dentatus Facciola, di cui ebbi a Nizza un esemplare il 31 marzo 188!). Gouanìa Wildeuowii Risso. Pag. 364. Questa specie non è per nulla rara a Nizza quando se no faccia ricerca sotto alle pietre alla riva del mare, ove le onde arrivano appena a bagnarle. [25] AI'PLWTl ALL'OI'EKA DHL DOTT. lOIlLIO MOUEAU. 131 Gobio fluvìatilis Agass. Pug. 3SG. La sinonimia di questa specie col Gobio lutescens De-Fil, non è finora constatata; d()vrebl)esi ammettere quest'ultimo, almeno, come costante varietà locale. Melelta plialorica Risso. ?;;§:. 445. Sulla identità di questa specie colla Chipca spyattus L. non sono d'accordo ^\\. ittiologi. Il solo carattere esterno differen- ziale consisterebbe nelle dimensioni del subopercolo che nelhi Clupea spraiiiis L. è meno alto che non lo sia nella Mddtd jìhalcrica Risso. Quanto alla distribuzione geografica la C. spral- Ui-i L. propria dell'Atlantico, non si mostra che assai di rado, secondo Moreau, al di sotto della Gironda, nò venne citata nel Catalogo dei Pesci di Portogallo di Brito de Capello. Volendo dare qualche importanza a questi argomenti, si potrebbe con- cludere che la Mddta pluderlcn Risso = Cìupea papalina Bp., possa ritenersi rappresentante della Chicca spratius L. nel Me- diterraneo, 0 varietà costante della medesima. Beìone aciis Risso. Pag. 472. Non differisce specificamente del Belone viiJgaris C. Y. che è lo stato adulto del B. acus Risso. Gonostonia jleuiidata Raf. Suppl., pag. 82 Anche qui la stessa osservazione come per lo Smaris iushìia- tor Cuv. Provengono da Messina gli esemplari da me dati ai fratelli Gal a Nizza nel 1852-83 e da loro spediti a Parigi come presi in questo mare, more solito. La specie non è rara a Messina; non consta siasi mai rin- venuta a Nizza. 132 e. BELLOTTI, [2G| Scopelus pseudocrocodilus Moieau. Pag. 8k Ripeto e sostengo che lo Scopelus crocodilus Val. (nec Risso), C. V., t. 22, pag. 44, non può differire specificamente dallo S. elongatus Costa, malgrado le piccole differenze che possono rilevarsi fra gli esemplari siculi, la figura di Costa e la descri- zione che ne dà l'autore. È vero pur troppo che i tipi di que- sta specie andarono perduti; ma piccole differenze come quelle di cui sopra si riscontrano assai sovente nelle figure e de- scrizioni di insigni autori antichi e moderni, che se si doves- sero tutte accettare scrupolosamente come esistenti, farebbero ammontare a più del doppio il numero delle specie riconosciute. E per parlare dello stesso dott. Moreau e del suo Supplemento, sarebbero a ritenersi specie differenti e nuove il suo Carcharias Millberti colla prima dorsale che nasce alla fine dell'inserzione delle pettorali e il suo Cardi, ohtusirostris colla dorsale che nasce verso la fine della base delle pettorali, mentre il vero è precisamente l'opposto, e il suo Trycjon pastinaca colla coda lunga più di una volta e mezza la lunghezza del disco e la sua Scorpaena ustulata colla linea laterale composta di 34 squame e il suo Scopelus coccoi coU'altezza del capo compresa quattro volte a quattro volte e mezza nella lunghezza totale ecc.; così dicasi di tante altre specie imperfettamente od erroneamente descritte dai più distinti naturalisti, talvolta sopra esemplari mal conservati, o peggio preparati, o figurate inesattamente da poco esperti disegnatori. L' infallibilità non è dote umana e il vero naturalista non deve far astrazione dai possibili errori, quando 1' evidenza dei fatti glieli fa palesi. E da vero naturalista lo Steindachner ri- tenne che lo ScopchùS in questione ricevuto da Nizza dovesse riferirsi aWelongatus Costa ; né gli venne in mente di appicci- cargli un nuovo nome per aumentare la già troppo confusa si- nonimia. [27] AITUNTI all'opera 1;EL DOTT. EMILIO MOUEAU. 133 Nemmanco è lecito suppoz-re che il suo giudizio sia stato de- terminato dal solo bisogno di dare a questa specie un nome qualunque fra i già noti, come stranamente pare voglia far cre- dere il dott. Moreau a pag. 89. Ho già accennato che nella de- scrizione del Costa è detto che le pettorali raggiungono la base delle ventrali, mentre nella figura sua e negli esemplari del ^lediterraneo ne distailo notevolmente. Quanto ai denti del vo- mere ho detto che nella descrizione del Costa non se ne fa cenno mentre invece vi esistono minutissimi: il che parmi tut- t'uno col dire che sono sfuggiti alla sua osservazione, appunto perchè minutissimi; come furono dal Guichenot dichiarati man- canti i denti al vomere del suo Gadiciirus argentcns, che li pos- siede pure minuti, ma visibilissimi. Si accerti il dott. jMoreau che ho letto il Costa e che comprendo abbastanza l'italiano e anche discretamente il latino. L' opinione da me espressa e di cui non pretendo alla priorità, può dirsi in oggi accettata dai più competenti ittiologi italiani ed esteri e lo Scopelus pscudo- crococliìus Moreau dovrà immancabilmente relegarsi nella sino- nimia. Quanto al voler negare, senza dati positivi, che lo Sco}). cro- codiliis Val. (nec Risso) si trovi frequente nel mare di Nizza, come io ebbi campo di osservare, dichiarandolo invece assez rare, è indizio di eccessiva credulità da parte dell'egregio au- tore dello Scojy. pseudocrocodihis . E naturale che se egli si fida intieramente delle affermazioni interessate dei fratelli Gal, ne- gozianti-naturalisti di Nizza, tutto diventa raro, perchè vi sia ragione di pretenderne un prezzo esorbitante, come è loro co- stume ; è questione di mestiere e il cotone si spaccia per seta. 11 vero è che avrei potuto di questo Scopelus procurarmene qual- che centinaio di esemplari durante un solo inverno; che ne vidi sovente al mercato senza che alcuno li acquistasse; che i fra- telli Gal non li pagherebbero un soldo l'uno per non saper che farne, avendone sempre sufficiente scorta per le pochissime ri- chieste. La filatessa del dott. Moreau in proposito è dunque tutta basata sul falso. 134 e. BELLOTTI, [28] k)Copelus Coccoi Cocco. Pag. 91. Parlando del capo si legge: sa hauteur est comprise quafre fols à quatre fois et demie dans la longucur totale. E evidente che invece di hauteur deve intendersi longueur : è un errore di penna (lapsiis calami)^ il quale dimostra quanto sia facile ca- dere negli errori che si rimproverano ad altri. Scopehis Teninyi Mor. Pag. 95. Dei sei esemplari presi a Nizza nel 18S3 e tutti assieme, uno solo, in poco buon stato, fu acquistato dal Museo di Nizza; gli altri vennero comperati dal prof. Steindacbuer e dovrebbero tro- varsi nel Museo di Vienna. Scopehis caniuiaiius C. Y. Pag. 98. Dello Scopehis camnianns C. V. trovansi fra i dupplicati del Museo civico di Milano 22 esemplari da me raccolti a Nizza neirinverno 1888 e altri 2G in un anno precedente ; quindi non può dirsi accidentale per quella località. Snopelus beiioìti Cocco. Pag. 101-103. Nice excessivement rare. Siamo sempre alle asserzioni inte- ressate di poco scrupolosi mercanti. Lo Scop. henoiti Cocco non è per nulla raro a Nizza, ma è abbastanza frequente per es- servi trascurato anche da chi fa commercio di oggetti di Storia naturale. Scopelus Ris.so Cocco. Pag. 103. La stessa osservazione che per lo Sntaris insìdiator Cuv. |29] ArPUNTl all'opera del DOTT. EMILIO JIOllEAU. 135 Scopelus boiìapnrtà C. V. V(.L HI, pag. 507-509. È sinonimo di Sco^kIus madcrmsis Lowe. I fratelli Gal di ì^izza mi annunciarono che di questa specie almeno 200 esem- plari se ne presero in tre giorni a Nizza nell'aprile 1883. Non si può però negare che tale apparizione debljasi ritenere straor- dinaria per quella località. Mauroliciis sittemialus Cocco. SiippL, pag. ICS. JVice trhs rare. Non consta che questa specie siasi riscontrata, a Nizza. Siamo alla solita storia ; gli esemplari spediti a Pa- rigi dai fratelli Gal erano stati da me raccolti a Messina nel- l'inverno 1881-82. 3Iaiiroìiciis powerie Cocco. Pag. no. 2Vicc excessivcment rare. Devesi ripetere quanto ho detto a proposito del M. atteuuaius. Il vero è che delle tre specie di 3Iauroliciis del Mediterraneo il solo 31. amctliystlyìio-pnnctatus si trova a Nizza non di frequente. IcIithyocGCCus ovatns Cocco. Pag. 114. xsice trcs rare. La stessa osservazione che pei due precedenti. Aulopus .4g'a.ssizil Bp. Pag. 117. Nice exccssìvement rare. Di questa specie si può forse dire lo stesso come delle tre precedenti. Probabilmente gli esemplari mandati a Parigi dai Gal, erano i miei provenienti da Napoli e Messina. 13G e. BKLLOTTI, [30] Genere Paralepis Risso. Pag. 117-124. Quando nel 1877 pubblicai la J.Iemoria sui Paralepidini de! Mediterraneo, ^ la specie P. Cuvicri Bp. mi era nota soltanto pel cenno datone dallo stesso autore (Fn. it.) e per la figura inserita nel Cuvier Uègne animai illust. (pi. 18 fig. 2) che con quella specie mi parve si accordasse pienamente, fatta eccezione soltanto pel numero dei raggi della pinna anale che ritenni maggiore della realtà, come ritengo ancora, per errore di inci- sione. La dettagliata ed esatta descrizione del Faralcpis corc- gonoides Risso fatta dal Bonaparte (loc. cit.) e accordantesi con quella di Cuv., Val. (t. Ili, p. 357) sotto il medesimo nome, accompagnata quest' ultima da una bellissima figura (loc. cit. pi. 67), mi fecero ritenere che i due esemplari di Nizza appar- tenenti aHa collezione del l\Iuseo civico di Milano dovessero ri- ferirsi alla specie così descritta, come infatti vi appartengono, fatta astrazione dalla sinonimia col Paralepis coregonoides Risso lìist. ìiaf., Ili, 472, che per nuove osservazioni risultò differire dai precedenti. Più tardi, infatti, il dott. Sarato di Nizza avendo potuto pro- curarsi esemplari freschi di questi rarissimi Faralcpis, potè con- statare l'identità del P. Cavieri Bp. col Far. coregonoides Risso {Hi>f. nat., fig. 15), distinguendolo però dal Far. coregonoides C. V. (t. HI, p. 357, pi. 67 pel quale propose il nuovo nome di Par. psendocoregonoides. ^ In tutto questo mi dichiaro pienamente d'accordo coli' egregio naturalista di Nizza; soltanto non posso ammettere con lui che l'Altivaga del Risso (Bp., Fn. it.) e il Par. Cuvlcri Bp. (loc. cit.) siano lo stesso pesce. La descrizione e figura di Bonaparte concordano esattamente coi caratteri del Par. coregonoides C. \'. (t. III, p. 357, pi. 67) Far. pstwloco- ' Atti della Società iteti, di Scienze Naturali. Voi. XX, pag. 53-58. - Sarato, Notes sur les Poissons de Nice. Moniteur des Étrangers. Nice, 15 Mars 1887. [31] APPUNTI all'opera DEL DOTI. EMILIO MOREAU. 137 regonoidcs Sarato (Ice. cit.), ritenendo solo esclusa la diagnosi latina di Bp. che pel numero dei raggi assegnato alla pinna anale (A. 13) corrisponde invece al suo Far. Cuvicrl = Par. core- gonoides Risso. Aggiungo che il nuovo nome di Par. pscudoco- regonoides proposto dal dott. Sarato pel Par. coregonoidcs C. Y. (t. ILI, p, 357, pi. 67) non sembrami troppo opportuno e credo per questa specie preferibile il nome di Paraìepis Bisso proposto da Bp. (Fn. it.), sia perchè il nome di pseudocoregonoidcs ri- corda il Par. corcgonoidcs Risso col quale ha minori rapporti che non col l-'ar. spliyraenoides Risso, sia perchè ai nomi troppo lunghi sono in massima a preferirsi i brevi, sia infine pel rispetto dovuto al diritto di priorità quando, come nel caso presente, non possa generare confusione. Quanto alla osservazione critica del dott. Vinciguerra {Ap- punti ittiolog., ecc., Annali del Museo civico di Genova, t. II, p. 400) non si può negare che il Cuvier abbia descritto e fi- gurato (t. Ili, pag. 357, pi. 67), col nome di Paraìepis corc- gonoidcs Risso, una specie che poi dichiarava nel t. VII, pa- gina 510 di dover riferire piuttosto al Paraìepis spliyraimoidcs Risso, mentre ne è affatto distinta e che la figura pubblicata nel Eègne aniìuaì iììustré ([)1. 18, fig. 2) sotto lo stesso nome di P. corcgonoidcs Risso, sia da riferirsi a tutt'altra specie che non a quella sopracitata del t. Ili, fig. 67, mostrando eziandio una inesattezza pei raggi dell'anale in numero assai maggiore della realtà. L'osservazione del dott. Vinciguerra non può quindi meritare l'acerbo rimbrotto che si permette in proposito il dot- tor Moreau a pag. 124 del suo Supppleniento. Riguardo alla confusione apparerite dalla descrizione data dal dott. Vinciguerra del Paraìepis Cavicri, ^ è evidente che debba attribuirsi unicamente a errore di stampa, facile a passare inos- servato nella correzione delle bozze. Infatti per correggere tale inesattezza basta sostituire la parola vcntrcdc in luogo di anaìe ' Apintnli iltiologici, ecc. negli Annali del Jiluseo Civico di Storia nat. di Ge- nova. Serie 2», VoL II, pa^,'. 468. 138 0. BKLLOTTI, [32 J e inserire la parola anale dinanzi alla parola fornita. Non oc- corre per ciò uno sforzo d'intelligenza nel lettore, ma soltanto un po' di buona volontà. Trovo poi assai arrischiata la domanda che si fa il dottor Moreau (SuppL, pag. 118) se i Faralepis speciosus^ coregonoides e 2')StU'locoregonoides formano realmcnts tre specie ben nettamente determinate; tutto quanto aggiunge in proposito non si trovei'à ammissibile da qualsiasi zoologo che consideri la specie colle norme finora generalmente adottate. È un voler troppo antici- pare sulle possibili, ma non probabili, sorprese dell'avvenire. In pari modo si potrebbe mettere in dubbio la validità di tutte le specie, ritenute finora ben distinte, del regno animale. Ciò premesso, ecco come dovrebbero essere caratterizzate le specie finora note di Partdepis del Mediterraneo. 1. Paraìepis spyraenoidcs Risso, Uist. nat.^ Ili, png. 473. pi. 7, fig. IG; Cuv., Val., t. Ili, p. 3G0 (nec C. Y., t. VII, pa- gina 510. Corrections et additions au cliapitrc XXXIl); Giintb. V. .5, pag. 418, esclusa la sinonimia; Bellotti (loc. cit., pag. 54); Moreau (loc. cit.), V. 3, pag. 521. D. 10-3 a 0 A. 30. Mascella inferiore provvista di denti lunghi acuti, fra loro di- stanti e diseguali. Pinne ventrali inserite anteriormente alla dorsale per una distanza eguale a quella che corre dal margine anteriore dell'occhio al lembo posteriore del preopercolo; anale distante un diametro dell'occhio dalla caudale. È la specie di questo genere meno rara nel ^Mediterraneo. 2. Faraìepis Bisso Bp. •-= Par. coregonoides Risso ex Bp. {Fn. it., fig.) esclusa la diagnosi. ^ = Par. coregonoides C. V. t. III, pag. 357, pi. 07 e t. VII, pag. 510. Corrections et ad- ditions au cliapitre XXXII du t. Ili, fatta eccezione per la cre- duta sinonimia col Par. spìtyraenoides Risso; Bellotti (loc. cit., ^ Questa si adatta invece al Far. Ciivieri Bp. [33] APPUNTI all'opera del DOTT. EMILIO MOREAU. 139 pag. 54) = Far. pseudocoregonoides Sarato (loc. cit.) e Moreau, Supplemento, pag. 121, esclusa la sinonimia col Par. coregonoi- des Cuv., Eègne an. ili., pi. 18, fig. 'J. D. 10-G A. 30. Mascella inferiore provvista di denti come nella specie pre- cedente. Pinne ventrali inserite in corrispondenza al settimo raggio dorsale; la seconda dorsale e l'anale assai ravvicinate alla caudale. Rarissima specie in tutto il ^Mediterraneo. 3. Tarcdepis speciosus nob.; ^ nec Tur. coregonoides Risso juv. ex. Moreau, Suppl. pag. 120. ^ D. 10 — A. 22. Mascella inferiore provvista di denti come nelle due specie precedenti. Pinne ventrali inserite appena anteriormente alla ' Atti della Società itaì. di Scienze Naturali. VoL XX, pag. 54 ; fig. pag. 57. ^ Credere che il Paralepis speciosus nob. possa essere un giovane Par. corego- noides Risso è evidentemente un errore, trattandosi invece di due specie distintis- sime per la posizione della dorsale appena dietro le ventrali nel Par. speciosus e in parte anteriore a queste nel Par. coregonoides ; pei denti acuti, ineguali, fra loro distanti e persistenti nel primo, mentre nel secondo, quando esistono, sono minutissimi, approssimati, eguali fra loro, forse decidui o distintivi del sesso; per r apertura della bocca assai più grande nel primo che nel secondo ; pel colorito e per vari altri caratteri minori che si rilevano dalle relative descrizioni e figure. Se tutto ciò può attribuirsi all'età, bisognerebbe, per asserirlo con fondamento, aver osservato esemplari che stabiliscano il passaggio fra queste due specie così facili a distinguersi per caratteri finora riscontrati costanti e questi esemplari in- termedii non furono peranco scoperti. Sarebbe intermedio per le dimensioni il Par. 2)seudocoregonoides Sarato = P. Risso Bp., ma questo, oltre ad altre differenze, ha costantemente 30 raggi alla pinna anale, mentre i due sopracitati non ne hanno che 22-24; non è quindi ammissibile che la stessa specie abbia in gioventù 22 raggi poi 30 e infine 23 alla medesima pinna anale e che la pinna dorsale, posta appena dietro le ventrali in gioventù, venga poi a trovarsi anteriore alla stessa in età adulta. Tutto è possibile in Natura, ma nulla autorizza a credere, a priori, a così stravaganti eccezioni alle regole generali; occorrono fatti bene accertati e questi mancano assolutamente. Intanto fra mille Paralepis d'ogni specie il Par. speciosus si riconoscerà distinto dagli altri, a primo aspetto, da qualunque ittiologo che non abbia idee preconcette. Voi. xxxin. 10 140 e. BELLOTTI, [34] dorsale ; anale distante dalla caudale un diametro dell' occhio. Specie rarissima a Nizza, meno rara a Messina. 4. Paralepìs hyalimis Raf. Cuv., Val., t. Ili, p. 361; Sudis hy alina Raf., Caratteri, ecc., pag. 60, tav. 1, fig. 2; Bonap., Fn. it., fig.; nec Par. sphyraenoides Risso ex Bp., loc. cit. ; Gthr. Voi. V, pag. 420; Belletti, loc. cit., pag. 54, 57. D. 13 — A. 22. Mascella inferiore provvista di denti egualmente lunghi, fra loro distanti, acuti, triangolari, compressi, col margine seghet- tato. Pinne ventrali inserite anteriormente alla dorsale per una dista)iza eguale a due terzi il diametro dell'occhio ; la stessa distanea intercede fra la pinna anale e la caudale. Non mi consta che questa rarissima specie siasi mai rinve- nuta a Nizza. 5. Paralepis coregonoides Risso, Hist. nat., V. Ili, p. 472, fig. 15; Cuv., Val., t. VII, pag. 510 (seconda parte fino a pa- gina 512) nec Cuv., Val., t. Ili, pag. 357; Gthr., V. 5^ pag. 418, esclusa la citazione di Bp., Fn. it., quanto alla descrizione e fi- gura, dovendosi limitare alla sola diagnosi latina; Par. corego- noides Risso in Cuv., Bèg. anim. ili., pi. 18, fig. 2 (colla ridu- zione della pinna anale a soli 23 raggi in luogo di 30 erronea- mente figurati). ^ = Coregonus marenida Risso Iclit., p. 328 (coir avvertenza che l'anale ha 23 raggi e non soltanto 16) = Par. Olivieri Bp. (loc. cit.); Belletti, Atti, ecc., pag. 55, 57; ^ È impossibile assegnare, come fa il Moreau (Suppl., pag. 121), alla stessa specie Par. x>seudocoregonoides Sar. le due figure seguenti: Cuv. Val., pi. 67 e Cuv., Bègne an. ili. pi. 18, fig. 2. La prima è una esatta rappresentazione del Par. Risso Bp., Par. psetidocoregonoides Sar., mentre la seconda deve assolutamente ri- ferirsi al Par. coregonoides Risso = P. Cuvieri Bp. malgrado il numero di 30 raggi anali figurati per errore di incisione, invece di soli 23. Nella citata figura 67 di Cuv. Val. la presenza dei denti lunghi, l'obusti, diseguali, fra loro distanti alle mascelle, la pinna anale più ravvicinata alla caudale, la forma delle squame della linea laterale sono tutti caratteri distintivi del Par. pseudocoregonoides Sar. e non del Par. coregonoides Risso e neppure del Par. splvjraenoides Risso, come si vor- rebbe credere in Cuv. Vai., t. VII, p. 510. [35] APPUNTI all'opera del doti. EMILIO MOREAU. Giglioli, Cat.^ pag. 41, N". 362; Par. coregonoides Risso in Sa- rato (loc. cit.) esclusa la sinonimia coW Altivaga del Risso de- scritta e figurata in Bp., Fn. it.; Moreau, V. Ili, pag. 519, fig. 205 e Supp., pag. 120. D. 10-2 A. 23. Mascella inferiore sporgente; in alcuni esemplari che presen- tano il corpo pili grosso, coll'altezza massima, un po' anterior- mente alla dorsale, eguale alla metà della lunghezza del capo, questa è munita all'estremità di un dente (? 2) canino per cia- scun lato, ricurvo all'indentro e di una serie di denti assai pic- coli eguali fra loro e ravvicinati; la mascella superiore pre- senta una serie di minutissimi denti intermascellari ravvicinati, assai obliqui, rivolti all'indietro in modo da dare al margine di essa l'aspetto di essere finamente seghettato. In altri esemplari che pre- sentano il corpo assai più compresso e snello, colla altezza mas- sima eguale a circa un terzo della lunghezza del capo, non scorgesi traccia di denti a nessuna mascella. Tale differenzp. pare debbasi attribuire al sesso diverso piuttosto che alla facile caducità dei detti denti, ritenendosi per femmine gli esemplari col corpo più alto e grosso e le mascelle munite di denti e per maschi gli esem- plari col corpo più compresso, meno alto e le mascelle prive di denti. Anche il dottor Sarato (loc. cit.) sembra partecipare alla stessa opinione. In entrambe le forme le pinne ventrali sono inserite in corrispondenza al terzo raggio della dorsale; la pinna anale dista dalla caudale un diametro dell'occhio. Questa specie, rara a Nizza, lo è maggiormente negli altri porti del Mediterraneo. ^ ^ Nella tavola unita vennero riprodotte, mediante la fototipia, le figure origi- nali delle diverse specie di Paralepis del Mediterraneo, quali si trovano nelle opere citate nella presente Memoria, avvertendo le inesattezze che in alcune di esse fi- gure si riscontrano. 142 e. BELLOTTI, [36 j Osmerus eperlanus. Voi. Ili, pag. 5Ì1-43. Snivant Compauì/o, Crespon VEperìan se rencontre dans la Mediterranée ; le fait parali fori doideux. Questa specie non tro- vasi nel Mediterraneo quantunque figuri come tale in alcuni ca- taloghi redatti certamente con non sufficiente scrupolo, o sopra false indicazioni. Sul mercato di Nizza giunge sovente in cas- sette, evidentemente spedite da Parigi, o dai porti francesi del- l'Atlantico. Argentina spliyraena L. Pag. 556. U Argentina spUyraena L. non può dirsi asses commune 9i Nizza; essa vi è rarissima ; qualche esemplare isolato ne vien preso, a lunghissimi intervalli, colla pesca a grandi profondità. Tali esemplari sono di dimensioni maggiori dell'ordinario (adulti), a squame persistenti, mostrando spiccati i caratteri della Ar- gentina liehrijdica Yarr. che rappresenta infatti VArg. sphyrae- na L. adulta. Genere mìcrostoma. Pag. 557. Appendices xìylorìqiies nuls. Facciola ^ avrebbe constatato otto appendici piloriche nel Microstoma rotundatiim Risso e dieci nel Micr. ohliium Face. Conger balearieus Lar. Pag. 570. Non è raro a Nizza; vi si può dire frequente. * Sull'esistenza di due forme diverse di Microstoma nel Mar di Messina. 18S7. [37] APPUNTI all'opera DEL DOTI. EMILIO MOREAU. 143 Macrurns sclilerorhynchus Val. Pag. G"29. Le Macr. schlerorhynclms n^était connu que par Vexemplaire type (du 3Iuséuni de Paris) ecc. Due anni prima della pubbli- cazione del Voi. HI àoìV Ilist. nat. des poissons de la France del dottor Moreau, vale a dire fin dalla data 16 agosto 1879, il dottor Vinciguerra pubblicava negli Annali del Museo civico di Storia nat. di Genova un suo lavoro: Intorno ai Macrurus del Golfo di Genova^ nel quale è ben descritta e figurata la specie Macrurus sclerorhynchns Val, sopra un esemplare in ot- timo stato preso il 31 maggio 187G nel Golfo di Genova. SPIE AZIONE DELLA TAVOLA Fig. 1. Paralepls sphyrcenoides Risso, Hlst. nat.^ pi. 7, fig. 16. > 2. Paraleiiis coregonoides Risso ex Rp. fn. it., fig. = Paralepis Risso Rp. Si nota per questa figura che la mascella inferiore appare più breve della superiore, mentre dovrebbe essere l'opposto e che i raggi della pinna anale, invece di soli 25 dovrebbero essere 30. » 3. Paralejpis coregonoides Risso ex Cuv. Val., t. Ili, pi. 67. = Par. Bisso Rp. » 4. Paralepis speciosus Rell. Atti Soc. it. Se. nat , Voi. XX, pag. 57. » 5. Paralepis (Sudis) hyalinus Raf. Rp. fn. it. fig. » h A. Capo del precedente Rp. fn. it. fig. » 6. Paralepis coregonoides Risso Hist. nat., pi. 7, fig. 15. = Par. Cuvieri Rp. I raggi della dorsale dovrebbero essere 10, non 7, e quei dell'anale 23, non 17. » 7. Paralepis coregonoides Risso ex Cuvier. Eègne anim. ili., pi. 28; fig. 2. = Paralepis Cuvieri Rp. In questa figura i raggi dell'anale dovrebbero es- sere 23 in luogo di 30. Fig. 1. -m ^-sT-,""^' •'.".«>>■ Fig. 5. Vis. 3. \1 Fia:. 6 Fig. 5; .4. ^^A « ELENCO DEI LIBRI PERVENUTI IN DONO OD IN CAMBIO ALLA BIBLIOTECA SOCIALE nell'anno 1890 PUBBLICAZIONI PERIODICHE DI SOCIETÀ ED ACCADEMIE SCIENTIFICHE. Italia. Eendiconti del B. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Milano. Voi. XXII, fase. XX; Voi. XXIII, fase. I-XX. Bollettino dell' Agricoltura della Società Agraria di Lombardia. Milano. Anno XXIII, Num. 51-52. Indice. Anno XXIV, Num. 1-52. Bollettino demografìco-sanitario del Comune di Milano. Ottobre-dieembre 1889, gen- naio-dicembre 1890. Dati statistici a corredo del Resoconto 1SS9. Bollettino della Beale Accademia di Medicina di Genova. Anno IV e V. Bassegna mensile della Società di Letture e Conversazioni scientifiche. Genova. Anno XII, novembre-dicembre; Anno XIH, gennaio-settembre. Bollettino mensuale della Società Meteorologica italiana. Torino. Voi. IX, N. 11 e 12; VoL X, N. 1-12. Bollettino dei Musei di zoologia ed anatomia. Torino. Voi. IX, N. 67-9.3. Atti della B. Accademia delle Scienze. Torino. Voi. XXV, Disp. I^-IS". Osservazioni meteorologiche fatte nell'anno 1889. Ateneo di Brescia. Commentario per l'anno 1889. Atti della Società Veneto-Trentina di Scienze naturali. Padova. Voi. XI, fase. II. La Nuova Notarisia. Padova. Serie I, aprile-settembre. Index 1890. Memorie dell'Accademia di Agricoltura, Commercio ed Arti. Verona. Voi. LXV, fase. 1, 2, 3. Bollettino dell'Associazione Agraria Friulana. Udine. Voi. VI, N. 18, 19; Voi. VII, N. 1-22. Index 1890. 146 LIBRI IN DONO. Atti del B. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Venezia. Tomo I, Disp. I^'-IC". L'Ateneo Veneto. Anno 1890. Voi. I, fase. 3-6; Voi. II, fase. 1-6. Notarisia. Venezia. Anno IV, N. 16-21. L'Amico dei campi della Società Agraria. Trieste. Anno XXV; N. 10 ; Anno XXVI, N. 1-12. Atti del Museo Civico di Storia Naturale. Trieste. Voi. Vili. Atti della Società dei naturalisti. Modena. Voi. Vili, fase. 2; Voi. IX, fase. 1, 2. Memorie delV Accademia delle Scienze dell' Istituto di Bologna. Serie IV, Tomo VIII, fase. 2-4; Tomo IX, fase. 1-4; Tomo X, fase. 1-2. Rendiconti. Anno Aecade- mieo 1887-88; Anno Accademico 1888-89. Atti e Memorie della Società Toscana di Scienze naturali. Voi. X. Adunanze 7 lu- glio 1889; 19 gennaio, 6 luglio, 16 novembre 1890. Atti della Regia Accademia dei Fisìo-Critici. Siena. Voi. I, fase. 10; Voi. II, fase. 1-8. Atti della R. Accademia dei Georgofili. Firenze. Voi. XII, Dispensa 4°; Voi. XIII, Dispensa 2''-3\ Biblioteca Nazionale Centrale. Firenze. N. 95-120. Tavola Sinottica pel 1889. Nuovo Giornale Botanico italiano diretto da Caruel Teodoro. Firenze. Voi. XXII, N. 1-4. Bollettino della Società Entomologica italiana. Firenze. T.' lU e IV, 1889 ; T.i I-II, 1890. Index Voi. XX. Bollettino delle opere moderne straniere della Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele. Roma. Voi. IV, N. 4-6; Voi. V, N. 1-4. Atti della Reale Accademia dei Lincei. Roma. 2° Sem., Voi. V, fase. 9-13; 1° Sem., Voi. VI, fase. 1-12; Voi. VII, 2° Sem., fase. 1-12. Bullettino della Reale Accademia Medica. Roma. Anno XV, fase. 8 ; Anno XVI, fase. 1. Indice decennale, fase. 2-8. Bollettino del R. Comitato geologico d'Italia. Roma. Voi. XX, N. 11-12; Voi. XXI, N. 1-10. Bellettino della Società Africana d'Italia. Anno Vili, fase. 11-12 ; Anno IX, fasci- colo 5-7. Bollettino della Società di Naturalisti in Napoli. Voi. Ili, fase. 2-4; Voi. IV. fasci- colo 2. Memorie di matematica e di fisica della Società italiana delle Scienze. Napoli. Serie III, Tomo VII. Rendiconti della Società Reale delle Scienze. Napoli. Voi. IV, fase. 2-5-6. Il Picentino, giornale della Real Società economica di Salerno. Anno XXXII, fase. 11 e 12; Anno XXXIII, fase, 1-12. Bollettino della Reale Accademia di scienze, lettere e belle arti di Palermo. Anno VI, N. 1-6. Giornale ed Atti della Società d' Accliinazione ed Agricoltura. Palermo. Anno XXX, fase. 1-12. Atti dell'Accademia Gioenia di Scienze naturali. Catania. Serie IV, Voi. I. Bullettino mensile di detta Società. Fase. 9-15. Atti e Rendiconti delV Accademia di scienze, lettere ed arti dei zelanti e PP. dello studio. Acireale. Nuova Serie. Voi. I, 1889. Bollettino della Società Italiana dei Microscopisti. Acireale. Voi. I, fase. 3. LIBRI IN DONO. 147 Francia. JRevue des sciences- nciturelles appliquées de la Société nationale d' Ac clini atution de France. Année 37", N. 1-4, Numero suppl. N. 5, 1" Sem.; N. 9-13-16-24. Mémoires de l'Académie des sciences, helles-lettres et arts de Savoie. Chambéry. To- me II (4="> Sèrie). NoHvelles Archives die Miiseum d'histoire natitrelle. Paris. Se Sèrie, Tome I, fase. 1-2. Bulletin de la Société géolor/iqite de France. Paris. Tome XYI, N. 6-9; Tome XYII, N. 4-9. Bulletin de la Société libre d'émulaiion du commerce et de l'industrie de la Scine Inférieiire. Rouen. Exercice 1S87-1S8S, partie l'>-2'' ; Exercice 1888-1889, 2° parlie. Précis analijtique des truvaiix de l'Académie des sciences, bclles-ìettres ed arts. Rouen. Année 1887-1888. Mémoires de la Société Linnéenne da Nord de la France. Amiens. Tome VII. Annales de la Société d'Agricultitre, d'histoire naturclle et des arts iitiles. Lyon. 5' Sèrie, Tome IX e X ; 6'= Sèrie, Tome I. Bulletin de la Société d'histoire natiirelle. Toulouse. Trini, janvier-septembre. Mémoires de la Société des sciences phi/siques et naturclles. Bordeaux. Tome III; Cahier 2"; Tome IV e V, Cahier 1". Svizzera. Bulletin de la Société Vaudoise des Sciences Nattirelles. Lausanne. Voi. XXV, N. 100, 101. Naturforschende GeseUschaft Graiibundens. Chur. Jahrg. XXXIII. Natttrforschende GeseUschaft. Ziirich. Bd. XXXI, 3, 4; Bd. XXXII, 1-4; Bd. XXXm, 1-4; Bd. XXXIV, 1-2. Atti della Società Elvetica di Scienze naturali. Berna. 72" Sessione. Matèriaux, livr. 16''. Mittheilungen Naturforschende GeseUschaft. Bern. N. 1215-1243. Verhandlungen Naturforschende GeseUschaft. Basel. Theil Vili, heft 3; Bd. IX, heft 1. Bulletin de l'Institut National Genèvois. Genève. Tome XXIX. Mémoires de la Société de 2i^'l/sique et d'histoire naturclle. Genève. Tome XXX, p. 2. Germania. K. Preussischen Geologischen Landesanstalt und Bergal-ademie. Berlin. Jahr. 1888. Zeitschrift Deutsche Geologische GeseUschaft. Berlin. Bd. XXXV-XLI; Bd. XLI, heft 4 ; Bd. XLII, heft 1 ; Register XXXI bis XL Bande ; Bd. XLII, heft 2, 3. Senclcenhergische Naturforschenden GeseUschaft. Frankfurt a. Mein. Bericht 1889, Bericht 1890. Zoologische Anzeiger. Leipzig. N, 223-353. 148 LIBRI IN DONO. Xotizhlatt Verein fui- Erdhiinde. Darmstadt. IV folge, 10 heft. Ahhandlungen cler K. Bayerisclie Akademie der Wlssenschaften. Miinchen. Bd. XVII, abth. 1. — Sltznngsherichte, heft. II- III, 1890 ; heft. I-IV. Sitzungsberichte Physikaìische-Medicinlschen Gesellschaft. Wùrzburg. Jahrg. 1889, 1890, N. 1-5. — Verhandlimgen. Bd. XXIII; Bd. XXIV, N. 1-6. Naturivisseiischaftliche Geselìschaft. Ghemnitz. Elfter Bericht. Physikalische-Oeconomische Gesellschaft. Kònigsberg. Schriften. XXX. Naturforschenden Gesellschaft. Danzig. Schriften. Bd. VII, heft 3. Sitzungsberichte Phi/sikalisch-Medizinischen Societat. Erlangen. 1889, heft 21-22. Archiv Verein der Freunde der Natiirgeschichte. Neubrandenburg. Jahrg. 43. Schlesischen Gesellschaft. Breslau. 67ster Bericht. Medizinisch-naturwissenschaftllche Gesellschaft. Jena. Bd. XXIV, heft 1-4, Austria-Ungheria. K. K. Geologische-Beichsanstali. Wien. Jahrbuch. Band XXXIX, heft 3-4; Bd. XL, heft 1-2; Ahhandlungen. Bd. XV, heft 1-2; Bd. XIII, heft 1; Abt. I; Ve- rhandlungen. N. 1-2, 1890; N. 13-18, 1889; N. 3-18. K. K. Zoologisch-Botanische Gesellschaft. Wien. Verhandlungen. Bd. XXXIX, q. 1. m-IV; Bd. XL, q. 1. I-IV. Verein zttr Verhreitung. Wien. Schriften. Bd. XXIX. Anthropohgischen Gesellschaft. "VVien. Mittheilungen. Bd. XIX, heft 4 ; Bd. XX, heft 1-4. K. K. Geographische Ge^^cllschaft. Wien. Mittheilungen. Bd. XXXI-XXXII Direction dr Geiverheschulc. Bistritz. Jahresb. XV. Vereins fiir Natur-und Heilkiinde. Presburg. Verhandlungen. Jahrg. 1881-1886. Berichte der Naturwissenschaftlich medizinischen Verein. Innsbruck. Jahrg, XVIII. Mittheilnngen der Vereines der Aerste in Steierrnàrh. Graz. Jahrg. 1889. K. Ungar. Geologischen Aìistalt. Budapest. Jahresbericht 1888; Mittheilungen. Bd. IX, heft 1-2; Bd. Vili, 9 (schluss) heft; Fòlddani. Indice 1886-1888; Kotet XIX, fiizet 7-8 ; Kotet XX, fuzet 1-4. Verhandlungen und Mittheilungen der Siehenhuvgischer Verein. Hermannstadt. Jahrg. XXXIX. Gran Brettagna. Paesi Bassi, Belgio, Svezia e Norvegia, ìlnssia. Froceedings of the Scientifìc Meetings Zoologica! Society. London. Year 1886, part IV; Jear 1890, part I-III. Transactions. Voi. XII, part 8-10. Froceedings of the Rogai Society. London. X. 284-295. Fhilosophical Transactions. Voi. 179 A e B. Astronomical and Magnetical and Meteorological Observalions made at the Boyal 01- servatory. Greenwich. Year 1SS7. App. II-III. LIBRI IN DONO. 149 Palueontog rapii ical Society. London. Voi. XLIII. The Scientific Proceedings of the Eoyal Dublin Society. Dublin. Voi. YI, p. 7, S, 9. Proceedings Royal physical Society. Edimburgh. Session 1888-89. Memoirs of the Litcrary and 2ihilosophical Society. Manchester. Fourth Series Voi. II. Annales de la Sociéti entomologique de Belgiqae. Bruxelles. Tome XXXII-XXXIII. Bulìeiin de la Société Boyale de Botaniqtie de Belgirpie. Ixelles-les-Bruxelles. Tome XXVIII, Tables générales; Tome I-XXV. Annales de la Sociéti' royale vialacologique de Belgique. Bruxelles. Tome XXIII, Procès-Verbal 1888-89. Mémoires Couronnés de l'Académie royale de Belgique. Bruxelles. Tome XLYII, XLIX-XLII. Annuaire. Années 54-55. — Bulletins. Tome XIII-XVI. Société Hollandaise des sciences à Harlem. Tome XXIY, livr. 1-3. Archives du Musée Teiler. Harlem. Voi. lY. Catalog. Voi. II, livr. 1-3. Acta Universitatis Lundensis. Lund. Tome XXY. Antiquarish Tidshrift far Sverige. Stockholm. Dclen Tionde, hiiftet femte. Delen II, haftet 1-2. Académie royale sncdoise des sciences. Stockholm. Lefnadsteckningar. Bd. II, hafte 3. Ofversigt. Arg. 41-45. Uandlingar. Bt. 20, N. 1-2; Bt. 21, N. 1-2. Atlas. Bihang. Bt. 9-13. Manadshlard. Arg. 17-18. Viridariiim Norvegicum. Bind 3die. Societas prò fauna et flora fennica. Helsingfors. Voi. Y, p. I. Meddeianden ; haftet 14-15. Nouveaux Mcìuoires de la Société impiériale des naturalistes. Moscou. Tome XY, livr. 6. — Bulletin. Année 1888, N. 2 ; Année 1889, N. 2-4 ; Année 1890, N. 1. Meteorolog. Beohact. Anneé 1889, half. 1-2. Mémoires du Comitè Géologlque. St. Pétersbourg. Voi. Ili, N. 4; Voi. Y, N. 2-4; Xol. YI, lief. 1-2; Voi. YII, N. 1-2; Voi. YIII, N. 1; Voi. IX, N. 1; Voi. XI, N. 1. Bulletins. Tome YIII, N. 1-9; Suppl. al Tome YIII, Voi. YI, N. 11-12; Voi. YII, N. 1-5; Suppl. al Tome YII, Voi. YIII, N. 6-8. Mémoires de l'Académie Imjjériale des sciences. St. Petersbourg. Tome XXXYI, N. 9-17; Tome XXXYII, N. 1-7. Acta Horti Petropolitani. Tome XI, fase. I. America^ Australia ed India. Smithsonian Insti fution. "Washington. Report of prof. He.xry for Years 1869-1870; 1867-1876. Bolletin N. 1 North American Fauna U. S. Department of Agriculture. N. 1-4. Bulletin. United States National Museiim. Washington. N. 33-38. Proceedings. Voi. x-xn. 150 LIBRI IN DONO. Monograplis. United States Geoìogical Snrveij. Washington. Voi. XIII-XIV Atlas, — Bìdletin. N. 48-57. Seventh annual report 1885-86, 1886-87, p. 1-2. Mono- graphs. Voi. XV, Text. Plates. Voi. XVI. Bulìetin. Minnesota Academij of Naturai Sciences. Minneapolis. Proceedings and Transactions. Voi. VII, pari. III. Meinorias de la Sociedad Cientifica Antonio Alzate. Cnaderno N. 1-2. Journal of the Trenton Naturai History Society. Trenton. Voi. II, N. 1-3. Geoìogical and Naturai History Survey of Canada. Montreal. Contrib. of Canad. Palaeont. Voi. I, part. II. Maps Nos. 3-7 del Voi. II. Catalogne of Canadian Plants. Part V. Acrogens. Sist. of Canadian Hepaticae. Acadeinia Nacional de clencias en Cordoba. Bulìetin. Tomo X, ent. 3*. — Actas. Tomo VI, Atlas Tomo VI. Proceedings of the Acadeniy of Natiir. Se. of Pliiladeìpìiia. Part I, 1889 ; part II- III, 1890; part I. Wagner Free Institute of Sciences of Pìiiìadeìpìiia. Transactions. Voi. II-III. Proceedings of tlie American Academy of Arts and Sciences. Whole Series Voi. XV, p. I-II; Voi. XVI, may 1888 to may 1889. Boletin mensuaì. Ohserv. meteor.-magn. Centrai de Mexico. Tomo II, N. 2-12. Naturai History of Victoria. Melbourne. Decade XIX-XX- Trustees of the Austraìian Musemn. Sydney. Report for 1889. Jonrnaì and Proceedings of tìie Eoyal Society of New South Wales. Sydney. Voi. XXIII, p. I. Becords oftìie Geoìogical Survey of India. Calcutta. Voi. XXII, part 4; Voi. XXIII, part 1-4. OPUSCOLI. Zoologia. Arrigoni degli Oddi Ettore. — Notizie sopra nn Ligurinus Ghloris (L.) ed una Alauda Arvensis (L.) anomaìi nel rostro. Siena, 1889, un foglio. Lo stesso. — Notizie sopra un Melanismo della Quaglia comune. Padova, 1889, 12°, Lo stesso. — Notizie sopra un Ibrido Rarissimo [Dafiìa acuta, Linn.). Padova, 1889, 12°. Lo stesso. — Studi sugli Uccelli Uro2}terofasciati. Padova, 1890, 12°. Curò Antonio. — Aggiunte alla jja>' • ìH O tì gs 1—4 gir 0) o) e. c4 P4 s o Q 1—1 o cu Presidenza pel 1890. Presidente, Stoppani prof. cav. Antonio, Direttore del Civico Museo di Storia naturale di Milano. Viee-jpresidente, Bei, lotti doit. Cristoforo. . ( Martorelli dott. Giacinto, Milano, Corso Venezia, 91. ^ ì Pini rag. cav. Napoleone, Milano^ Corso P. Romana, 2. Cassiere, Gargantini-Piatti cav. Giuseppe, Milano, via Senato, 14. SIMO DEI REGOLAIIIEIVTI DELLA SOCIETÀ. Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studi relativi alle scienze naturali. I Socj sono in numero illimitato, effettivi, studenti, corrispondenti, ed onorar). I Socj effetUcl pagano it. L. 20 all'anno, in una sol volta, nel prwio trimestre dell'anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e Comunicazioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società. I Socj studenti pagano it. L. 10 all'anno nel primo trimestre dell'anno. Possono essere nominati tutti gli inscritti ad uno degli Istituti superiori d'Istru- zione del Regno. Godono degli stessi diritti dei socj effettivi. A Socj onorarj la Società elegge persone distinte nelle scienze natu- rali che siano benemerite della Società. La proposta per l' ammissione d'un nuovo socio, di qualsiasi ca- tegoria, deve essere fatta e firmata da tre socj effettivi. I Socj effettivi che non mandano la loro rinuncia almeno tre mesi]j)-i)ìia della line dell'anno sociale (che termina col 31 dicembre) continuano ad essere tenuti per socj ; se sono in ritardo nel pagamento della quota di un anno, e, invitati, nonio compiono nel primo trimestre dell'anno suc- cessivo cessano di fatto di appartenere alla Società, salvo a questa il far valere i suoi diritti per le quote non ancora pagate. Le Comunicazioni, presentate nelle adunanze, possono essere stampate negli Atti e nelle Memorie della Società, per estratto o per esteso, se- condo la loro estensione ed importanza. La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza, Agli Atti ed alle Memorie non si ponno unire tavole se non sono del formato degli Atti e delle MemoìHe stesse. Tutti i Socj possono approfittare dei libri della biblioteca sociale pur- ché li domandino a qualcuno dei membri della Presidenza, rilasciandone regolare ricevuta. A "S^ ^^ I s o Per la tiratura degli Estratti (oltre le 25 copie che sono date gratis dalla Società) gli Autori dovranno, da qui innanzi, rivolgersi diretta- mente alla Tipografìa sia per 1' ordinazione che per il pagamento. Non saranno rilasciate dalla Tipografìa copie degli Estratti agli Autori, se non dopo ultimata la tiratura per gli Atti. INDICE Direzione pel 1800 Soci effettivi al principio dell'anno 1890 .... Soci onorari al principio dell'anno 1890 .... Soci corrispondenti al principio dell'anno 1890 . . Istituti scientifici corrisp. al principio dell'anno 1890 Ettore ArkhiONi Dkgli Oddi, IJn ìbrido nuovo velia famiglia delle anitre (Mareca penelope [Linn.] e Querquedula crecca [Linn.]) Giacinto Martorelli, Nota ornitologica sopra alcuni esemplari del gen. Limosa, appartenenti alle specie Limosa lapponica,Li««. e Limosa uropygialis, Gould (Con una tavola) Leonardo Ricciardi, Bicerche sulle saline delle coste Adriatiche e sulle cause delVintcrrimento del porto eli Bari U. Botti, Un monolito prohlematico (Con una tavola) Carlo Fabrizio Parona, I fossili del Lias inferiore di Saltrio in Lombardia (Con tre tavole) . . . . Ta- 4 8 8 10 17 21 41 G3 G9 ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI VOLUME XXXIII. Fascicolo T — Fogli 8-11 V-i Con una tavola. MILANO, TIP. BERNARDONI DI C. REBESCHINI E 6. PER L ITALIA: PRESSO LA SEGRETERIA DELLA SOCIETÀ- MILANO Palano del Museo Civico. Yia Manin, 2. PER l estero : PRESSO LA LIBRERIA DI ULRICO HOEPU MILANO Galleria De-Cristoforia, Ì9-62. Ottobre 1891. Presidenza pel 1890. Presidente, Stoppani prof. cav. Antonio, Direttore del Civico Museo di Storia naturale di Milano. Vice-presidente, Bellotti dott. Cristoforo. . ( Martorelli dott. Giacinto, Milano, Corso Venezia, 91. òegre arj ^ p^^^ ^^^^ ^^^ Napoleone, Milano^ Corso P. Romana, 2. Cassiere, Gargantini-Piatti cav. Giuseppe, Milano, via Senato, 14. Sli\TO DEI RE60LAME1\TI DELLA SOCIETÀ. Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studi elativi alle scienze naturali. I Socj sono in numero illimitato, effettivi, studenti, corrispondenti, >d onorarj. I Socj effettivi pagano it. L. 20 all'anno, in una sol volta, nel primo rimestre dell'anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno luelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e :;omunicazioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società. I Socj Uudenti pagano it. L. 10 all'anno nel primo trimestre dell'anno. Possono issere nominati tutti gli inscritti ad uno degli Istituti superiori d'Istru- zione del Regno. Godono degli stessi diritti dei socj effettivi. A Socj onorarj la Società elegge persone distinte nelle scienze natu- ■ali che siano benemerite della Società. La proposta per V ammissione d'un nuovo socio, di qualsiasi ca- egoria, deve essere fatta e firmata da tre socj effettivi. I Socj effettivi che non mandano la loro rimincia almeno tre mesipri^na iella fine dell'anno sociale (che termina col 31 dicembre) continuano ad essere tenuti per sodj ; se sono in ritardo nel pagamento della quota di an anno, e, invitati, nonio compiono nel primo trimestre dell'anno suc- jessivo cessano di fatto di appartenere alla Società, salvo a questa il far i^alere i suoi diritti per le quote non ancora pagate. Le Comunicazioni, presentate-nelle adunanze, possono essere stampate legli Atti e nelle Memorie della Società, per estratto o per esteso, se- condo la loro estensione ed importanza. La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza. Agli Aiti ed alle Memorie non si ponno unire tavole se non sono del ormato degli Atti e delle Memorie stesse. Tutti i Socj possono approfittare dei libri della biblioteca sociale pur- 3hè li domandino a qualcuno dei membri della Presidenza, rilasciandone ?eorolare ricevuta. .^ "V^ ^V^ I 5^ <> Per la tiratura degli Estratti (oltre le 25 copie che sono date gratis dalla Società) gli Autori dovranno, da qui innanzi, rivolgersi diretta- mente alla Tipografìa sia per 1' ordinazione che per il pagamento. Non saranno rilasciate dalla Tipografìa copie degli, ^s^'ra^: agli Autori, se non dopo ultimata la tiratura per gli Atti. INDICE Cristoforo Bellotti, Appunti alVopcra del dott. Emilio Moreau: Histoire naturelle des Poissons de la France e al relativo supplemento (Con una tavola) Pag. 107 Elenco dei libri pervenuti in dono od in cambio alla bibioteca sociale „ 145 Elenco alfabetico degli autori dal voi. 1 al voi. 30 . „ 153 Indice per materie dal voi. 1 al voi. 30 «107