^'is.'^jrij FORTHE PEOPLE FOR EDVCATION FOR SCIENCE LIBRARY OF THE AMERICAN MUSEUM OF NATURAL HISTORY ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA m SCIENZE NATURALI E DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE IN MILANO VOLUME XLIX A.IVJVO lOiO PAVIA PREMIATA TIPOGRAFIA SUCCESSORI FRATELLI FUSI IjUV'^o ili Via Roinn N. 7. 1910 CONSIGLIO DIEETTIVO PEL 1910 Presidente. Artini Prof. Ettore, Via Mafpighi, 4. i Besana Ing. Comm. Gtiuseppe, Via Ruga- Vice -Presidenti. — ] bella, 19. f De Marchi Dott. Marco, Via Borgonuovo 23. Segretario. — Repossi Prof. Emilio, Via G. Modena, 2. Vice- Segretario. — Mauro Ing. Francesco, Via Felice Casati, 19. Archivista. — Castelfranco Prof. Cav. Pompeo, Via Principe Umberto, 5. /(,-■)( «^ 7-3 - -L^c. / ^ Bellotti Dr. Comm. Cristoforo, ViaDrera, 10. , Brizi Prof. Cav. Ugo, Via Volta, 20. \ LiviNi Prof. Ferdinando, Bastioni di Porta „ . ,. . ' Vittoria, 7. Consiglieri. — ,^ -r. ,^ ^ , t^ i Magretti Dott. Paolo, Paderno-Dugnano. I Salmojraghi Prof. Ing. Francesco, Piazza I Castello, 17. Vignoli Cav. Prof. Tito, Corso Venezia, 44. Cassiere. — Bazzi Ing. Eugenio, ìlale Venezia, 4. Bibliotecario sig. ERNESTO PELITTI. ELENCO DEI SOCI per r anno 1910. Abbado Dott. Prof. Michele — Via Marsala 4, Milano. AiRAGHi Dott. Prof. Carlo — Via Donizetti 27, Milano. Albini Prof. Comm. Griiiseppe — Via Amedeo Avogadro 26, Torino. Alzona Dott. Carlo — Manicomio Provinciale in Mombello. Ambrosioni Sac. Dott. Michelangelo — Collegio Aless. Manzoni, Merate. Andres Prof. Angelo, Direttore del Gabinetto di Zoologia nella R. Università di Parma. Artaria Rag. F. Augusto — Blevio, Lago di Como. Artini Prof. Ettore, Direttore della Sezione di Mineralogia nel Museo Civico di Milano. Ascoli Prof. Dott. Alberto — Via Cesare Correnti 19, Milano. AsTOLFi Alessandro — Via Tommaso Rodari 10, Lugano. Banti Prof. Dott. Adolfo — R. Istituto Tecnico, Caserta. Barassi Sac. Camillo — Reggiano Valtravaglia (Luino). Barbiano di Belgioioso Conte Ing. Guido. — Via Morigi 9, Milano. Barpi Prof. Ugo — Gabinetto di Anatomia normale veterinaria della R. Università di Pisa. Bassani Prof. Prancesco, Direttore del Gabinetto di Geologia, nella R. Università di Napoli. Bazzi Ing. Eugenio — Viale Venezia 4, Milano. Bazzi Innocente — Brissago. Bellotti Dott. Comm. Cristoforo fSocio BenemeritoJ — Via Brera 10, Milano. Bernasconi Sac. Cav. Giuseppe, Parroco di Civiglio (Como). Bertarelli Prof. Cav. Ambrogio — Via S. Orsola 1, Milano. Bertoloni Prof. Cav. Antonio — Zola Predosa (Provincia di Bologna). Besana Ing. Comm. Giuseppe — Via Rugabella 19, Milano. Besta Prof. Dott. Riccardo — Via Vincenzo Monti 42, Milano. Bezzi Prof. Mario — R. Liceo Alfieri, Torino. BiNAGHi Rag. Costantino — Cassa di Risparmio, Milano. IV ELENCO DEI SOCI BfjNFANTi Bakhiano DI Beloioioso Enrico — Castel San Giovanni (Provincia di Piacenza ). Bordini Franco {Socio perpetuo) — Piazza 8. Sepolcro 1, .Milano. Borghi Oomm. Luigi — Via Moscova 12, Milano, BoRi.ETTi Ing. Prof. Prancesco — Via Vittoria ?>'.), Milano. Borromeo Conte Dott. Gian Carlo — Via Manzoni 41, Milano. BoRROMKO Conte Giberto, juniore — Piazza Borromeo 7, Milano. Brest Rag. Edoardo — Banca Agricola Industriale, .Sanbene- detto del Tronto. Briosi Dott. Prof. Giovanni, Direttore dell'Orto Botanico e della Stazione Crittogamica nella R. Università di Pavia. Biitzi Prof. Cav. Ugo, Istituto di Patologia vegetale della R. Scuola Superiore di Agricoltura, Milano. Broglio Prof. Annibale — Via S. Calocero 25, Milano. Brugnatkf-m l'j-of. Luigi {Socio perpetuo), Direttore del Museo Mineralogico nella R. Università di Pavia. Brunati Dott. Roberto — Viale Varese 30, Como. BussANDRi Giacomo, Tenente nel Distretto Militare, T^ecco. Buzzoni Sac. Pietro, Proposto di S. Rocco, Milano. Caffi Dott. Prof, Sac. Enrico — Piazza Cavour 10, Bergamo. Calegari Prof. Matteo — Via San Vittore 47, Milano. Calvi Nob. Dott. Gerolamo — Via Clerici 1, Milano. Calzolari k Fkrrario ("IHttaJ — Viale Monforte 14, Milano, Cantoni Prof. Elvezio — Via Benedetto Marcello 48, Milano, Cantù Dott. Francesco — Via Carducci 3, Milano. Caradonna Prof. G. B. — Istituto di Anatomia Veterinaria R. Università di Perugia. Casati Conte Dott. Alessandro — Via Soncino 2, Milano. Casati Conte Gabrio — Corso Venezia 24, Milano. Castelìjarco Alkani Conte Ing. Alberto — Via Principe Um- berto 0, Milano. Castelfranco Prof. Cav. Pompeo - Via Pi-incij)e [Jmherto 5, Milano. Catterina Prof. Dott. Giacomo — fiabinetto batteriologico dfdla R. Università di Padova. Celoria Prof. Comm. Giovanni, Senatore del Regno, Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Brera, Milano. Cerica-Mangili Prof. Giovanni — Alatri. Cermenati Prof. Mario Dep. al Pari. — Via Cavour 238, Roiria. Chigi Principe Francesco — Corso Umberto I 371, Roma. ELENCO DKl S(ÌOr V Cicogna Conte G. Ascaiiio — Via Moii torto 'lo. Milano. Ciuooi,oFiloloi;ioo luilauose {Socio jio-pi'/Ki))— Via (.""lorit'i. Milano. Con.vu Dott. Tvoberto - "R. 8i'm>la Snporioi-o di .\oTÌot>ltuva. Milano. CoiA>.Mii.v Prof. Luigi — Museo ili ÌMinoi-alouia. Pala/./.o Cari- guano, Torino. Corti Doti. AliVoilo, Libero dooonte nella 1\. riuversii;\ di Bologna. Co un Dott. Emilio — Via ^fazzini lo. Pavia. Cozzi Sac. Carlo - S. INfacario Prov. di IMilano. CunKi.i.i ]\rarcli. Vitaliano - Via Poniaccio PJ. Alitano. Cl'Ri.KTTi Pietro [Socio pcr/u'ttio) - Via Brisa ìi, ]\lilano. CiTTicA IH Cassink INrarcli. T^uigi — Corso Venezia SI, IMilano. P'Aiii>A IMarcli. Kinanuele. Senator»^ del Pegno [Socio pcrpt-tiio) — Via Manzoni 48. ]\rilano. Dai. Fii-me Cav. Camillo Badia Polesine. Dai, Pia/. Pi-i>t'. (lioi-gio. P. Pnivei-siià di Padova. Dk Ai i:ssam>ki Doti. (ìiulio. Prof', agginiìto alla St^/ioiu^ di (teo- logia e PaletMitologia nel l\rusei> Civico di Milano. Dioi.i.'kkiìa Pi-ol". Luigi IL Scnola Snp. Polilernica. Napoli. Dki, TiMiKK Dott. Adelardo - Via Pisacane 10. I\Llano. Dk ]\rARcm Doti. INTarco {Socio liciioìio-ito) \ii\ noigonnovii 'Jo. Milano. Dk Pasqi'a Prof". (iii>vanni - P. Liceo, Fianciano (l^liietiì. Dkvoi'o Prof. Luigi Via Alessandro l\ranzoni \(\ Milano. Pireklion d(>r K. rniversiliii und l.andi^s Bildiollitd^. Si rasshni-g. Direzione d»d I\hist>o (^ivici> di Sioi-ia Naturali" iPokia Mandi. Sen. (liacomoì (lenova. DlUKZioNK del Museo Civico di Sioi-ia Naturale di i'avia. Lnrioiks Dott. Paolo - Istituto di Zoologia 1\. ruixersità di Bologna. PantaimmI''. Prof. Liberto \'ia Rfazzini 1 \'itoi-bo ^^i\oIuaì. Pani'oi.i Tng. ({audeuzio \'ia (\ivallolti 'J, I\Iilano. Faiuni Tng. Prof. Tiicinio \'ia (lirotto '21. Paveuna. Fkmzia Pi-of. (^irlo Iv. Scuola Tecnioa. Patti (^Messinaì. Fkumk (iabriel Poulevard do Strasbourg ùò X, Pafis. Fki{1{AIU Doti. ]\lai-io (iabinetto di l\Iinei-alogia della IL l'uiversità di l'ai'iua. Fki^ki Hotl. (iai'tano IL Scuola TiM-niea. Sriaoca |^( i ii-genl i V VI ELENCO DEI SOCI Ferri Dott. Giovanni — Via Volta 5, Milano. Frigerio Ing. Leopoldo, Cantù (Como). Frova Dott. Camillo — Piazza Borromeo 7, -Milano. Gabinetto di Scienze della R. Scuola Tecnica di Ventimiglia. Gabuzzi Dott. Giosuè fSocio perpcliioj — Corbetta. Galdieri Dott. Agostino — Istituto di Geologia della R. Univer- sità di Napoli. Galli Prof, Ignazio, Velletri (Roma). Gemelli Dott. Fra Agostino — Convento dell'Immacolata, Milano. Ghigi Prof. Alessandro — Via d'Azeglio 44, Bologna. Giachi Arch. Cav. Giovanni (Socio perpetuo) — Via S. Raffaele 3, Milano. Gianoli Prof. Giuseppe — Via Leopardi 7, Milano. Giordano Prof. Domenico, Direttore R. Ginnasio di Ragusa (Pro- vincia di Siracusa). Giovanola Mario — Via Abramo Lincoln 16, Milano. GoRTANi Dott. Michele, Tolmezzo (Udine). Grassi Prof. Cav. Francesco — Via Bossi 2, Milano. Grassi Prof. Battista, Senatore del Regno (Socio onorario), Di- rettore del Gabinetto di Anatomia Comparata nella R. Uni- versità di Roma. Griffini Dott. Prof. Achille — R. Istituto Tecnico, Bologna. Gritti Prof. Comm. Rocco — Via Monforte 43, Milano. GuERRiNi Prof. Guido — R. Scuola Veterinaria, Via Lazzaro Spallanzani, Milano. HoEPLi Comm. Ulrico (Socio perpetuo) — Milano. Ingegnoli Dott. Antonio — Corso Buenos Aires 54, Milano. Jung Prof. Cav. Giuseppe — Bastioni Vittoria 41, Milano. KòRNER Prof. Comm. Guglielmo, Direttore della R. Scuola Su- periore d'Agricoltura di Milano. Lambertenghi Dott. Ada — Messina. Leardi in Airaghi Dott. Prof. Zina — Via Donizetti 27, Milano. Lincio Ing. Dott. Gabriel — Museo di Mineralogia Palazzo Ca- rignano, Torino. Livini Prof. Ferdinando — Bastioni di P. Vittoria 7, Milano. LuRANi Conte Francesco — Via Lanzone 2, Milano. Maddalena Ing. Leonzio — Laboratorio di Mineralogia nella R. Università di Pavia. Maffi Cardinale Pietro — Arcivescovo di Pisa. ELENCO DEI SOCI VII Maglio Dott. Carlo, Laboratorio di Anatomia Comparata, Pavia. Magretti Dott. Paolo — Cassina Amata, Paderno Dugano. Mangiagalli Senatore Prof. Luigi — Via Asole 4, Milano. Mariani Prof. Ernesto, Direttore della Sezione di Greologia e Paleontologia nel Museo Civico di Milano. Mariani Dott. Giuditta — P. Scuola Normale di Aosta. Martelli Ing. Giulio — Via S. Orsola 5, Milano. Martorelli Prof. Cav. Giacinto, Direttore della Collezione Or- nitologica Turati nel Museo Civico di Milano. Mauro Ing. Francesco — Via Felice Casati 19, Milano. Mazza Prof. Dott. Felice — R. Istituto Tecnico di Roma. Meli Prof. Romolo — R. Scuola d'Applicazione per gli Inge- gneri, Via Teatro Valle 51, Roma. Mella Conte Carlo Arborio — Vercelli. Melzi d'Eril Duchessa Josephine (Socio perpetuo) — Via Ma- nin 23, Milano. Menozzi Prof. Comm. Angelo — R. Scuola Sup. d'Agricoltura di Milano. Mercalli Sac. Prof. Giuseppe — R. Liceo Vittorio Emanuele, Napoli. Meyer Cav. Alberto — Corso Venezia 62, Milano. MiLLOSEViCH Prof. Federico — Direttore del Gabinetto di Mi- neralogia del R. Istituto di Studi Superiori in Firenze. Monti Prof. Achille - — Via Pusterla 3, Pavia. Monti Barone Dott. Cav. Alessandro — Brescia. Monti Prof. Rina (Socio perpetuo) — R. Università di Sassari. Mussa Dott. Enrico —- Via dei Mille 35, Torino. Mylius Cav. Uff. Giorgio — Via Montebello 32, Milano. Nappi Prof. Gioacchino — R. Liceo, Ancona. Natoli Dott. Prof. Rinaldo — Via Lazzaro Gagliardo 6-9, Genova. Nava Dott. Emilio — Givate (Lecco). Negri Dott. Giovanni — Regio Orto Botanico al Valentino Torino. Nicoli Ing. Comm. Enrico — Via Buonarroti 36, Milano. Nicolini Paolo — Foro Bonaparte 53, Milano. Nievo Dott. Ippolito — Capitano d'Artiglieria, Mantova. Ninni Conte Emilio — Alla Maddalena, Palazzo Erizzo, Venezia. Novarese Prof. Napoleone Alberto — Cancelliere del Tribunale Civile e Penale, Bozzolo. Origoni Ing. Giovanni Battista — Via S. Damiano 44, Milano. vili ELENCO DEI SOCI Orsenigo Dott. Luigi — Acquario Civico, Via Gadio 2, Milano. Paladini Ing. Prof. Ettore — Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano. Pangella Dott. Prof. Giorgina — Via Valeggio 21, Torino. Pantanelli Dott. Prof. Dante — Via Margherita 9, Modena. Paravicini Dott. Giuseppe, Medico-Chirurgo presso il Mani- comio provinciale in Mombello. Parisi Dott. Bruno — Prof, aggiunto alla Sezione di Zoologia nel Museo Civico di Storia Naturale, Milano. Parona Dott. Prof. Corrado, Direttore del Gabinetto di Zoologia nella R. Università di Genova. Parona Prof. Carlo Patrizio, Direttore del Museo Geologico della R. Università di Torino. Patellani Prof. Seraiino — Via Piatti 4, Milano. Patriot Dott. Plinio — Laboratorio di Geologia della R. Uni- niversità di Pavia. Pedrazzini Giovanni (Socì'o perpetuo) — Locamo. Pelloux Capitano Alberto Comando della Divisione Militare Genova. Peruzzi Dott. Luigi — Via Palestro 22, Cremona. Plueschke Ing. Riccardo — Scafa (Chieti). PoLLACCi Dott. Prof. Gino — R. Orto Botanico, Pavia. Ponti March. Sen. Comm. Ettore, (Socio perpetuo) — Via Bigli 11, Milano. Ponti Cav. Cesare, Banchiere — Portici Settentrionali 10, Mi- lano. Porcino Dott. Prof. Luigi — Ancona. Porro Conte Dott. Ing. Cesare — Carato Lario (Provincia di Como). PoRTis Prof. Dott. Alessandro, Direttore del R. Istituto Geolo- gico Universitario di Roma. Pugliese Prof. Angelo — R. Scuola Veterinaria, Milano. Pugliesi Dott. Erama — Via XX Settembre 45, Lodi. Reale Dott. Prof. Carlo — Via Senato 20, Milano. Repossi Dott. Emilio — Prof. Aggiunto alla Sezione di Mine- ralogia nel Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Resta Pallavicino Conte Comm. Ferdinando — Via Conserva- torio 7, Milano. Rezzonico Dott. Cav. Uff. Giulio — Via S. Spirito 18, Milano. Rignano Ing. Eugenio — Via Paleocapa 3, Milano. ELENCO DEI SOCI IX Romagnoli Arturo — Via Bagutta 6, Milano. Ronchetti Dott. Vittorio — Piazza Castello 1, Milano. Rossi Ing. Edoardo — Corso S. Celso 9, Milano. Rossi Dott. Giovanni — Via Foro Bonaparte 61, Milano. Rossi Dott. Giulio — Corso b^. Celso 33, Milano. Rossi Napoleone — Campolignre (Genova). Rossi Dott. Pietro — Via S. Maria Valle 5, Milano. Sacco Prof. Federico — R. Scuola degl' Ingegneri, Gabinetto di Geologia, Castello del Valentino, Torino. Sala Dott. Cesare — Via Carpesino 42, Arcellasco (Como). Sala Prof. Luigi — Istituto Anatomico R. Università, Pavia. Salmojraghi Ing. Prof. Francesco — R. Istituto Tecnico Su- periore di Milano. Salomon Dott. Prof. Guglielmo — Università, Heidelberg. Sangiorgi Dott. Domenico — R. Università di Parma. Scacchi Prof. Eugenio — Museo Mineralogico, R. Università di Napoli. Schiapahelli Prof. Comm. Giovanni, Senatore del Regno (Socio perpetuo) — Via Fatebenefratelli 7, Milano. ScHiEPPATi Dott. Erminio, ass. al Civico Acquario, Via Gadio 2, Milano. SiBiLiA Enrico — Via Giuseppe Revere 7, Milano. SiGiSMUND Pietro — Corso Vittorio Emanuele 38, Milano. Soldati Dott. Agostino, Giudice Federale, Lausanne. Soldati Giuseppe — Neggio presso Lugano. Soldati Pio • — Rivadavia 1501, Buenos-Aires. Soldati Dott. Silvio — Via Lorenzo Mascheroni 11, Milano. SoRDELLi Prof. Ferdinando, Direttore della Sezione di Zoologia nel Museo Civico di Milano. Spezia Ing. Prof. Giorgio — Corso Vinzaglio 6, Torino. Stauhenghi Dott. Cesare — Via Lecco 2, Monza. Stazzi Prof. Piero — R. Scuola Veterinaria, Milano. Stoppani Prof. Antonio — Via Vigentina 28, Milano. Supino Prof, Felice, Dir. dell'Acquario civico, Milano. Tacconi Dott. Emilio — Gabinetto di Mineralogia della Regia Università di Pavia. Tansini Ing. Mario — Via S. Maurilio 19, Milano. Taramelli Prof. Comm. Torquato, Direttore del Gabinetto di Geologia nella R. Università di Pavia. Terni Prof. Dott. Camillo — Via Principe Umberto 5, Milano. X rSllTUTI SCIENTIFICI COItRISPONDBNTI Treves Prof. Dott. Zaccaria — Via Principe Umberto 27, Milano. Turati Nob. Ernesto — Via Meravigli 7, Milano. Turati Conte Comm. Emilio — Piazza S. Alessandro 4, Milano. Vassallli H. Pedro — San Martin 848 Rosario de Santa Fé,. Rep. Argentina. Verga Ing. Luigi • — Via A. Tadino, 2, Milano. ViGNOLi Prof. Cav. Tito, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale — Milano. ViGONi Nob. Comm. Giulio, Senatore del Regno — Via Fate- benefratelli 21, Milano. ViGONi Nob. Comm. Ing. Giuseppe, Senatore del Regno — Via Fatebenefratelli 21, Milano. Villa Cav. Vittorio — Via Sala 0, Milano. Zambeletti Dott. Cav. Leopoldo — Via Monforte 2, Milano. ZuFFARDi Dott. Pietro, VII* Reggimento Fanteria, Milano. ZuNiNi Ing. Prof. Cav. Luigi — R. Istituto Tecnico Siiperiore Milano. SOCI PERPETUI DEFUNTI Annoni Conte Aldo, Senatore del Regno. Visconti di modrone Duca Guido. Erba Comm. Luigi. Pisa Ing. Giulio. Massarani Comm. Tulio, Senatore del Regno. Biffi Dott. Cav. Antonio. ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI in principio dell'anno 1910 AFRICA 1. South African Museum — Cape Town (1898 Annals, 1903 Report). NB. — Il niinioro tra parentesi indica l'anno nel qnale è incominciato Io Kcambio delle iml)ljlica7,ioivi tea i sint^'oli Lstitnti e la Società Italiana di Scienze Naturali. ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI XI AMERICA DEL NORD fStati UnitiJ. 2. University of the State of New York — Albany N. Y. (1888 Bulletin, 1890 Ann. Rep.). 3. Maryland Geological Survey — Baltimore (1897 Reports.). 4. University of California — Berkeley, California (1902 Pu- blications). 5. American Academy of Arts and Sciences — Boston (1868 Proceedings). 6. Boston Society of Natural History — Boston (1862 Procee- dings, 1866 Memoirs, 1869 Occ. Papers). 7. Buffalo Society of Natural Sciences — Buffalo N. Y. U. S. of A. (1886 Bulletin). 8. Field Museum of Natural History — Chicago U. S. A. (1895 Publications). 9. Davenport Academy of Natural Sciences — Davenport (Iowa) (1876 Proceedings). 10. Iowa Geological Survey — Des Moines (Iowa) (1893 Annual Report). 11. Indiana Academy of Science — Indianapolis (Indiana) (1895 Proceedings). 12. Wisconsin Academy of Sciences, Arts and Letters — Ma- dison (1895 Transactions, 1898 Bulletin). 13. University of Montana — Missoula (Montana) U. S. A. (1901 Bulletin). 14. Connecticut Academy of Arts and Sciences — New-Haven (1866 Transactions). 15. Academy of Natural Sciences — Philadelphia (1878 Pro- ceedings, 1884 Journal). 16. American Philosophical Society — Philadelphia (1899 Pro- ceedings). 17. Geological Society of America — Rochester N. Y. U. S. A. (1890 Bulletins). 18. California Academy of Sciences — San Francisco (1854 Proceedings, 1868 Memoirs, 1880 Occasional Papers, 1884 Bulletin). 19. Academy of Science of St. Louis — St. Louis (1856 Tran- sactions). XII ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI 20. The Missouri Botanical Garden — St. Louis Mo. (1898 Annual Report). 21. Kansas Academy of Science — Topeka (Kansas) (1883 Transactions). 22. United States Geological Survey — Washington (1872 Annual Report, 1873 Report, 1874 Bulletin, 1880 Ann. Report, 1883 Bulletin, 1883 Mineral Resources, 1890 Mo- nographs, 1902 Profess. Papers, 1902, Water Supply and Irrigation Paper). 23. United States National Museum — Washington (1884 Bul- letin, 1888 Proceedings, 1889 Annual Report, 1892 Spe- cial Bulletin, Contributions from the U. S. N. Herba- rium 1906), 24. Smithsonian Institution — Washington (1855 Ann. Report). 25. Carnegie Institution of Washington — Washington (1905). CANADA 26. Nova Scotian Institute of Science — Halifax (1870 Pro- ceedings). 27. Geological and Natural History Survey of Canada — Ot- tawa (1879 Rapport annuel, 1883 Catalog. Canadian Plants, 1885 Contr. canad. Palaeontology, 1891 idem). 28. Canadian Institute — Toronto (1885 Proceedings, 1890 Transactions). MESSICO 29. Institute geologico de Mexico — Mexico (1898 Boletin,. 1903 Parergones). AMERICA DEL SUD fliep. ArcjenlinaJ. 30. Academia Nacional de Ciencias en Cordoba (1884 Boletin). 31. Museo Nacional de Buenos Aires — Buenos Aires (1867 Anales). fRej). Oriental del TJruguayJ. 32. Museo Nacional de Montevideo — Montevideo (1894 Anales). fRep. del BrasileJ. 33. Museu Goeldi de Historia Natural e Ethnographia — Para^ Brazil (1897 Boletim, 1902 Memorias). ISTITUTI SriENTIFICI rORRISPONDENTI XIII 34. Museo Nacional de Rio Janeiro — Rio Janeiro (187G Ar- di ivo s). 35. Musei! Paulista — San Paulo, (1895 Revista), CI, il) 36. Société scientifique du Chili — Santiago (1892 Actes). AUSTRALIA 37. Ro,yal Society of South Australia — Adelaide (1891 Tran- sactions and Proceedings, Memoirs). 38. Royal Society of New South AVales — Sydney (1870 Jour- nal and Proceedings). 39. Australian Museum ^ Sydney (1882 Report, 189(3 Records). AUSTRIA - UNGHERIA 40. Aquila, Bureau Central Ornithologique Hongrois — Buda- pest (1890). 41. Kònig. Ungarisch. geologisclie Anstalt — Budapest (1803 Fòldtani, 1872 Mitteilungen, 1883 Jahresbericht). 42. Annales liistorico-naturales Musei Nationalis Hungarici) — Budapest (1897). 43.' Magyar Botanikai Lapok. Jahrgang I. 1902. Ung. hot. Blatter Buda})est. 44. Académie des Sciences de Cracovie — Cracovie (1889 Bul- letin). 45. Verein der Aerzte im Steiermark — Graz (1880 Mittei- lungen). 46. Naturwissenschaft Heller Verein fiir Steit^rinark — Graz (liK)6 Mitteilungen). 47. Ornithologisches Jahrhuch. Organ fiir das palaearktische Faunengebiet — Hallein (1890). 48. Siebenburgischer Verein fiir Naturwissenscliaften — Her- mannstadt (1857 Verhandlungen). 49. Naturwissenschaftlicli-medizinischer Verein — Innslu'uck (1870 Berichte). 50. Académie des sciences de l'Empereur Francois Joseph I Prague (1908 Bulletin International). 51. Kòniglich. Bòmische Gesellschaft der Wissenschaften Ma- them-naturwissenschaftliche Klasse Prag. (1890 Sitzung- sberichte). XIV ISTITUTI SriENTIFICI CORRISPONDENTI 52. Yerein ftir Natiir-und Heilkunde — Presbx^rg (1856 Ver- handlungen). 53. I. R. Accademia di Scienze. Lettere ed Arti degli Agiati in Rovereto (1861 Atti). 54. Bosnisch-Hercegovinisches Landesmusenm — Sarajevo (1893 Mitteilungen). 55. Tridentum, Rivista bimestrale di studi scientiiìci — Trento (1898 Rivista). 56. Società Adriatica di Scienze Naturali — Trieste (1877 Bol- lettino). 57. Anthropologisclie Gesellschaft — Wien (1870 Mitteilungen). 58. K. K. geologische Reichsanstalt — Wien (1850 Jahrbucli, 1852 Abhandlungen, 1871 Yerhandlungen). 59. K. K. zoologiscli-botanisclie Gesellschaft — Wien (1853 Yerhandlungen). 60. K. K. naturhistorisches Hofmuseum — Wien (1886 Ann.). 61. Yerein zur Yerbreitung naturwissensch. Kenntnisse - Wien (1871 Schriften). BELGIO 62. Académie Royale de Belgique — Bruxelles (1865 Annuaire et Bulletin, 1870-71-72 Mémoires). 63. Société Belge de geologie, de paleontologie et d'hydrologie — Bruxelles (1888 Bulletin). 64. Société entomologique de Belgique — Bruxelles (1857 An- nales, 1892 Mémoires). 65. Société Royale zoologique ei malacologique — Bruxelles (1863 Annales, 1872 Procès-verbaux des Séances). 66. Société Royale de botanique de Belgique — Ixelles-les- Bruxelles (1862 Bulletins). FRANCIA 67. Sociélé Linnéenno du Nord de la France — Amiens (1867 Mémoires, 1872 Bulletin). 68. Société Florimontane — Annecy (1860 Revue). 69. Société des sciences physiques et naturelles de Bordeaux (1867 Mémoires, 1895 Procès-verbaux). 70. Société Linnéenne de Bordeaux — Bordeaux (1838 Actes). 71. Académie des sciences, belles-lettres et arts de Savoie — Chambéry (1851 Mémoires, 1879 Documents). ISIITL'TI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI XV 72. Société nationale des sciences naturelles et matliématiques de Cherbourg (1855 Mémoires). 73. Société d'Agriciiltiire. sciences et industries — Lyon (1867 Annales). 74. Université de Lyon (1891 Annales). 75. Institnt de Zoologie de l' Université de Montpellier et Sta" tion Zoologique de Cette (1885 Travanx, Sèrie miste 1905 Mémoires). 76. Société des sciences natnrelles de P Guest de la France — Nantes (1908 Bulletin). 77. Annales des sciences naturelles, zoologie et paleontologie, etc. — Paris (1905 Annales). 78. Museum de Paris — Paris (1878 Nouvelles Archives, 1895 Bulletin). 79. Société d'Anthropologie de Paris — Paris (1894 Bulletin). 80. Société géologique de France — Paris (1872 Bulletin). 81. Université de Rennes (1902 Travaux). 82. Academic des sciences, arts et lettres — Rouen (1877 Precis analytique etc.). 83. Société libre d' emulation, du commerce et de l'indtistrie de la Seine Inférieure — Pouen (1873 Bulletin). 84. Société d'histoire naturelle — Toulouse (1867 Bulletin). GERMANIA 85. Naturhistorischer Verein — Attgsburg (1855 Bericht). 86. Botanischer Verein der Provinz Brandenburg — Berlin (1859 Verhandhmgen). 87. Deutsche geologische Gesellschaft — Berlin (1856 Zeit- schrift). 88. Gesellschaft Natitrforschender Freunde in Berlin (1895 Sitzungsberichte ). 89. Konigl. zoologisches Museum — Berlin (1898 Mitteilungen). 90. K. Preussische geol. Landesanstalt u. Bergakademie — Berlin (1880 Jahrbuch). 91. Wissenschaftliche Insektenbiologie — Berlin (1910 Zeit- schrift). 92. Schlesische Gesellschaft fiir Vaterlandische Kultur — Bresiau (1857 Jahresbericht ). 93. Verein fiir Naturkunde zit Cassel — Cassel (1880 Berichte, 1897 Abhandlungen und Berichte). XVI ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI 94. Naturforschende Gesellschaft — Danzig (1881 Schriften). 95. Verein fiir Erdkunde — Darmstadt (1857 Notizblatt). 90. Physikaliscli-medicinische 8ocietàt — Erlangen (1865 Sit- ziingsberichte). 97. Senkenbergische naturforschende Gfesellsch. — Frankfurt am Main (1871 Bericlit, 1896 Abliandlungen). 98. Naturforschende Gesellschaft (Berichte) — Freiburg i. Baden (1890 Bericht). 99. Naturforschende Gesellschaft — Gòrlitz (1859 Abhandlun- gen). 100. Verein der Freunde der Naturgeschichte — Giistrow (1857 Archiv). 101. Naturhistorisches Museum zu Hamburg (1887 Miiteilungen). 102. Naturwissenschaftlicher Verein in Hamburg 1846 Abhan- dlungen, 1877 Verhandlungen. 103. Medizinisch-naturwissenschaftliche Gesellschaft — Jena (1864 Zeitschrift;. 104. Physikalisch-Oeconomische Gesellschaft — Kònigsberg (1860 Schriften). 105. K. Bayerische Akademie der Wissenschaften — Miinchen (1832 Abhandlungen, 1860 Sitzungsberichte). 106. Ornithologische Gesellschaft in Bayern (E. V.) — Miinchen (1899 Verhandlungen). 107. Naturwissenschafticher Verein — Eegensburg (1860 Bericht). 108. Nassauischer Verein fiir Naturkunde — Wiesbaden (1856 Jahrbiicher). 109. Physikalisch-medicinische Gesellschaft — Wiirzburg (1860 Verhandlungen, 1881 Sitzungsberichte. GIAPPONE 110. Imperiai Universitj' of Japan — Tòkyo (1860 Calendar, 1898 Journal). 111. Zoological Institute College of Science, Imperial University of Tòkyo (1903). GRAN BRETAGNA 112. Royal Irish Academy — Dublin (1877 Transactions, 1884 Proceedings). 113. Royal Dublin Society — Dublin (1877 The scientific Pro- ceedings and Transactions). Istituti scientifici corrispondenti xvil 114. Royal physical Society — Edinburgh (1858 Proceedings). 115. Geological Society of Glasgow (1865 Transaction). 116. Royal Society — London (1860 Phil. Transactions, 1862 Proceedings). 117. Zoological Society — London (1833-34 Transactions, 1848 Proceedings). 118. British Museum of Natural History — London (1895 Cata- logues). 119. Literary and philosophical Society — Manchester (1855 Memoirs, 1862 Proceedings). INDLA. 120. Geological Survey of India — Calcutta (1858-59 Memoirs, Paleontologia indica, 1861 Memoirs, 1868 Records, 1898 General Report). 121. Agricultural Research Institute and Principal of the Agri- cultural College, Pusa Bengal (1906 Memoirs, Botanical Series, and Entomological Series). ITALIA 122. Accademia Dafnica di scienze, lettere ed arti in Acireale (1895 Atti e Rendiconti). 123. Accademia degli Zelanti e P. P. dello Studio di scienze. lettere ed arti — Acireale (1889 Rendiconti e Memorie). 124. Société de la Flore Valdòtaine-Aoste (1909 Bulletin). 125. Ateneo di scienze, lettere ed arti — Bergamo (1875 Atti). 126. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna (1856 Me- morie, 1858 Rendiconto). 127. Ateneo di Brescia — Brescia (1845 Commentari). 128. Accademia Gioenia di scienze naturali — Catania (1834 Atti, 1888 Bullettino). 129. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze — Firenze (1886 Bullettino). 130. " Redia » Giornale di entomologia. Pubblicato dalla R. Sta- zione di entomologia agraria in Firenze (1903). 13 L Società botanica italiana — Firenze (1872 Nuovo Giornale botanico. Memorie, 1892 Bullettino. 132. Società entomologica italiana — Firenze (1869 Bu.llettino). 133. Società Ligustica di Scienze naturali e geografiche — Genova (1890 Attij. XVIII ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI 134. Società Lombarda per la pesca e l'Acquicoltura — Milano (1899 Bollettino). 135. Comune di Milano (Dati staiistici e Bollettino demografico). (1875 Bollettino, 1886 Dati Statistici). 136. R. Istituto Lombardo di scienze e lettere — Milano (1858 Atti, 1859 Memorie, 1864 Rendiconti). 137. R. Società italiana d'igiene — Milano (1897 Giornale). 138. Società dei naturalisti — Modena (1866 Annuario, 1883 Atti). 139. Istituto Zoologico R. Università di Napoli (1904 Annuario). 140. Società di Naturalisti — Napoli (1887 Bollettino). 141. Società Reale di Napoli. (Accademia delle scienze fisiche e matematiche) — Napoli (1862 Rendiconto, 1863 Atti). 142. R. Istituto d'incoraggiamento alle scienze naturali, econo- miche e tecnologiche — Napoli (1861 Atti). 143. Orto Botanico della R. Università di Napoli (1903 Bullet- tino). 144. La nuova Notarisia — Padova (1890). 145. Accademia Scientifica Veneto-Trentino-Istriana. — Padova (1872 Atti, 1879 Bullettino). 146. R. Accademia palermitana di scienze, lettere ed arti — Palermo (1845 Atti, 1885 Bollettino). 147. R. Istituto ed Orto Botanico di Palermo (1904 Bollettino). 148. Società dei Naturalisti Siciliani — Palermo. (1896 il Na- turalista Siciliano). 149. Società di scienze naturali ed economiche — Palermo (1865 Giornale, 1869 Bulleitino). 150. Società toscana di scienze naturali — Pisa (1875 Atti e Memorie). 151. Rivista di fisica, matematica e scienze naturali — Semi- nario di Pisa (1906). 152. R. Scuola Sup. d'Agricoltura in Portici. Bolletiino del Laboratorio di Zoologia generale e agraria — Portici (1907 Bollettino). 1.53. R. Accademia medica — Roma (1883 Atti, 1886 Bullettino). 154. R. Accademia dei Lincei — Roma (1876 Transunti e Ren- diconti, 1904 Memorie). 155. R. Comitato geologico d'Italia — Roma ('1870 Bollettino). 156. Società Geografica italiana — Roma. 157. Società italiana delle scienze detta dei Quaranta - Roma (^1862 Memorie). ISTITUTI SCIENTIPICl flORRlSPONDENTI XIX 158. Società zoologica italiana. Museo Zoologico della Regia Università — Roma (1892 Bollettino). 1.59. R. Accademia di Agricoltura — Torino (1871 Annali). 160. R. Accademia delle scienze — Torino (1865 Atti, 1871 Memorie). 161. Musei di zoologia ed anatomia comparata della R. Univer- sità di Torino (1886 Bollettino). 162. Ateneo Veneto — Venezia (1864 Atti, 1881 Rivista). 163. R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti — Venezia (1860 Attij. 164. Accademia di agricoltura, commercio ed arti — Verona (1862 Atti e Memorie) NORVEGIA 165. Bibliothèque de PUniversité R. de Norvège — Cristiania (1880 Arch.). 166. Société des sciences de Cristiania (1859 Forhandlinger). 167. Stavanger Museum — Stavanger, Norvegia (1892 Aarsbe- retning). PAESI BASSI 168. Musée Teyler — Harlem (1866 Archives). 169. Société Hollandaise des sciences à Harlem (1880 Archives néerlandaises). PORTOGALLO 170. Broteria, Revista de Sciencias Naturaes do Collegio de S. Fiel Lisboa (1902j. 171. Dire^cào dos Servicos Geologicos, Lisboa (Portugal) (1885 Communicacoes). ROMANIA 172. Sociètè des sciences de Bucarest (1897 Buletinul). RUSSIA E FINLANDIA 173. Societas pro fauna et flora fennica — Helsingfors (1848 Notiser, 1875 Acta, 1876 Meddelanden). 174. Société Imperiale des Naturalistes de Moscou (1859 Bulletin, 1860 Nouveaux Mémoires). 175. Académie Imperiale des sciences de St. Pétersbourg (1859 Mémoires, 1894 Id Classe physico-mathématique, 1860 Bulletin, 1896 Annuarie). XX ISTITUTI SCIENTIFICI (CORRISPONDENTI 176. Cernite géologique — St. Pétersbourg (1882 Bullethis, 1883 Mémoires). 177. Direction clii Jardin Tinpéiiiil l)ottuii(ji;e de St. Péiersboiirg (1871 Acta). 178. Société Imperiale des Naturalistes de St. Pétersbourg (1897 Travaux). SPAGNA 179. Sociedad Aragonesa de Ciencias Naturales — Zaragoza 1902 Boletin). 180. Sociedad Espafiola de historia naturai — Madrid (1897 Actas e Aiiales, 1901 Boletin, 1903 Meniorias). SVEZIA 181. Universitas Lundensis — Lund (1883 Acta). 182. Academic Roy ale suédoise des sciences — Stockholm (18(54 Handlingar, 1865 Pòrhandlingar, 1872 Bihang., 1903 Arkiv). 183. Kongl. Vitterliets Historic ocli Antiquitets Akademiens — Stockholm (1864 Antiquarisk-Tidskrift, 1872 Manadsblad). 184. Bibliothèque de l'Université d'Upsala (Institution géolo- gique) — Upsala (1891 Meddelanden, 1894 Bulletin). SVIZZERA 185. Naturforschende Gesellscliaft — Basel (1854 Verhandlungen). 186. Società Ticinese di Scienze Naturali — Comitato Direttivo in Lugano (1904 Bollettino). 187. Naturforschende Gesellschaft — Bern (1855 Mittheilungen) 188. Société helvétique des sciences naturelles — Bern (1834-47 Actes 0 Verhandlungen, 1860 Nouveaux Mémoires). 189. Naturforschende Gesellschaft — Chur (1854 Jahresbericht). 190. Institut national genevois — Genève (1861 Bulletin, 1863 Mémoires. 191. Société de physique et d'histoire natiirelle — Genève (1859 Mémoires). 192. Société Vaudoise des sciences nai iirelles — Lausanne (1853 Bulletin). 193. Société des sciences naturelles — Neuchàtel (1836 Mé- moires, 1846 Bulletin). 194. Ziircher naturforschende Gesodlschaft — Zi'iricli ( 1856 Vierteljahrsschrift, 1901 Ni!ujalirsl)latt ). 195. Commission géologupie suisse (Société helvétique des sciences naturelles) — Zurich (1862). SEDUTA STRAORDINARIA DEL 16 GENNAIO 1910 XXI Seduta straordinaria del 16 gennaio 1910. Presiede il Presidente E. Artini. Aperta la seduta, il vicesegretario legge il verbale della precedente adunanza, che viene approvato. Il presidente invita quindi il socio prof. M. Abbado a ri- ferire intorno alle sue osservazioni sulla u topografia botanica del bacino del Ceresio ». In seguito prende la parola il socio dott. fra A. Gemelli, il quale espone i risultati di alcune sue nuove esperienze fatte per studiare « la reazione fisiologica della emozione n. In assenza del socio prof. G. Albini, il prof. Bordelli riferisce brevemente intorno ad alcune osservazioni da questo raccolte ti sul nutrimento della talpa » ; e dopo di ciò il Presidente invita P assemblea a procedere alla votazione per l'ammissione a soci effettivi dei signori : Banti prof. Adolfo, Besta prof. Riccardo, Calvi nob. Gerolamo, Chigi princ. Fran- cesco, Colomba prof. Luigi, Corti dott. Emilio, De Pasqua prof. Giovanni, Fantappiè prof. Liberto, Fantoli ing. Gaudenzio, Farini prof. Licinio, Ferme Gabriel, Ferri prof. Gaetano, Fri- gerio ing. Leopoldo, Lincio dott. Gabriel, Mangiagalli sen. Luigi, Martelli ing. Giulio, Nicolini Paolo, Nievo capitano Ip- polito, Porcino prof. Liiigi, Rossi dott. Giulio, Sigismund Pietro, Soldati dott. Agostino, Spezia prof. Giorgio, Verga ing. Luigi, Zambeletti dott. Leopoldo, Zuifardi dott. Pietro ; i quali tutti risultano ammessi. Dopo di che la seduta è levata. Seduta del 6 marzo 1910. Presiede il Presidente E. Artini. Funge provvisoriamente da segretario il socio prof. M. Calegari, in sostituzione del vice-segretario prof. E. Repossi, assente. Letto ed approvato il verbale della seduta antecedeate, il XXII SEDUTA DEL 6 MARZO 1910 Presidente invita il prof. A. Ascoli a riferire sugli studi suoi e del dott. E. Valenti intorno alla precipito-reazione nella dia- gnosi del carbonchio ematico. Finita la comunicazione, prende la parola il prof. Pugliese per elogiare il metodo Ascoli, che ritiene superiore ad altri. Poi il Presidente, in assenza dell' autore, comunica la nota del prof. Griffini sul prospetto delle Gryìlacris Hy alino- fasciatae. Segue il dott. P. Zuffardi, che espone i risultamenti de' suoi studi sulla serie dei terreni fra il Taro ed il Baganza. Quando finisce, il dott. G. De Alessandri domanda la parola per fare alcune osservazioni sul proposito e per compiacersi dell' accordo tra le vedute proprie e quelle del dott. Zuffardi. Il dott. Ciovini dà parziale lettura del suo lavoro siigli effetti delle iniezioni di curare nel sistema nervoso centrale. Finalmente il prof. Livini riferisce sopra la secondaria temporanea occlusione di un tratto della cavità intestinale du- rante lo sviluppo embrionale, illustrando il suo dire con figure e con preparati microscopici, e riscuote vivi applausi pel va- lore dei risultati derivanti da' suoi studi. Terminate le comunicazioni scientifiche il Presidente ri- corda con parola commossa i due soci defunti, professori Ser- toli ed Omboni, pregando i professori Pugliese e Mariani a volerne fare speciale commemorazione in una prossima seduta. Indi si procede alla trattazione degli affari. Posta ai voti l' approvazione del bilancio consuntivo pel 1909, questo risulta approvato quasi senza osservazioni. È anche approvata la presa in considerazione della proposta del Consiglio direttivo, di aumentare di due il numero dei Consiglieri. La votazione per le cariche in scadenza dà i seguenti ri- sultati : Vicepresidente : Ing. Comm. G. Besana Segretario : Prof. E. Repossi Vicesegretario : Ing. F. Mauro Archivista : Prof. Cav. P. Castelfranco Consiglieri : Dott. C. Belletti Dott. P. Magretti Prof. Ing. F. Salmojraghi. I quali tutti sono eletti con voti IB su 17 votanti. Con 16 voti su 17 votanti risulta poi eletto a Cassiere, in sostituzione del Cav. Vittorio Villa, dimissionario per malattia , l' ing. Eugenio Bazzi, il (juale viene cosi abilitato ad ogni ri- SEDUTA DEL 6 MARZO 1910 XXIII scossione per conto del sodalizio, e ad ogni altra operazione finanziaria in nome del medesimo. Posta pure ai voti la nomina a soci dei signori : Barpi Prof. Ugo, Bazzi Innocente, Bellini prof. Raffaello, Broglio prof. Annibale, Cantù dott. Francesco, Caradonna prof. G. Bat- tista, Corica Mangili prof. G., Cicogna conte G. Ascanio, Del- l' Erba prof. Luigi, Del Torre dott. Adelardo, Devoto prof. Luigi, Fenizia prof. Carlo, Galli prof. Ignazio, Millosevich prof. Federico, Monti prof. Achille, Niccoli ing. Enrico, Pan- tanelli prof. Dante, Pelloux cap. Alberto, Plueschke ing. Ric- cardo, Pollacci dott. Gino, Reale prof. Carlo, Romagnoli Ar- turo, Rossi dott. Giovanni, Rossi Napoleone, Sala prof. Luigi, Scacchi prof. Eugenio, Soldati dott. Pio, Vassalli Pedro H. e Galdieri dott. Agostino, i medesimi risultano tutti ammessi. Il Presidente termina col dar lettura della seguente lettera del socio prof. L. Brugnatelli : Air III. Signor Presidente della S. I. di Scienze Naturali - Milano. Il 14 Marzo prossimo, Giovanni Schiaparelli compierà il suo 75" anno di vita. Io propongo che in tal giorno la nostra società, facendosi interprete dei sentimenti di venerazione che ogni cultore di scienza deve profondamente sentire per l'uomo che tutto il mondo civile invidia all'Italia, mandi a Lu.i omaggio di augurii e felicitazioni, e si faccia promotrice presso altri corpi scientifici, e sopratutto presso il R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, di onoranze da tributarsi entro 1' anno corrente al sommo Scienziato. Con profonda stima Prof. Dr. Luigi Brugnatelli. Il Presidente, con l'approvazione dell'assemblea, accetta senz' altro con entusiasmo la parte della proposta Brugnatelli che riguarda l'invio degli auguri, e si riserva di fare il pos- sibile per l'attuazione della seconda parte, mettendosi d'accordo per ciò coi presidenti di altri Istituti Scientifici. Dopo di ciò, la seduta è levata. Seduta del 10 aprile 1910. Presiede il Presidente E. Artini. Aperta la seduta, il verbale della seduta antecedente è letto ed approvato senza osservazioni. Invitato dal Presidente, XXIV SEDUTA DEL 10 APRILE 1910 il socio prof. F. Supino riferisce intorno alla seconda serie di osservazioni sullo sviluppo larvale e sulla biologia dei pesci delle nostre acque dolci, trattando in particolare del Salmo lacii- stris e del Salmo carpio, eh' egli ritiene come varietà di una sola specie. Domandano alcuni schiarimenti i soci prof. Livini e dott. Corti e ad entrambi risponde il prof. Supino. In assenza del socio conte E. Turati, il Presidente annuncia la sua nota sulla Pieris ergane, che, del resto, data la sua na- tura, non si presta ad un' esposizione riassuntiva. Prende in seguito la parola il socio prof. E. Mariani, il quale dà notizia di un dente di elefante fossile trovato nel sottosuolo di Milano. Lo stesso prof. Mariani commemora poi il defunto socio prof. G. Omboni, uno dei soci fondatori della nostra Società, e ne ricorda i meriti scientifici, specie come illustratore della geo- logia lombarda. Il socio prof. Piigliese con parola commossa prende in ap- j)resso a parlare del defunto socio prof. Sertoli, mettendone in viva luce i grandi meriti scientifici nel campo della fisiologia, insieme alla profonda modestia ed al sincero patriottismo. Il presidente s'associa al compianto dei due nostri soci e rin- grazia gli oratori. Passando alla trattazione degli affari, il Presidente comu- nica i ringraziamenti del niiovo socio prof. C. Reale ed alcuni omaggi pervenuti alla società dal prof. Pigorini, e dai soci Brest e conte E. Turati. Legge in seguito una lettera del nostro illustre consocio prof. G. Schiaparelli, il quale ringrazia degli auguri inviatigli a nome della Società in occasione del suo 75" anniversario. Il Presidente annuncia poi all'Assemblea che la conferenza darwiniana, promossa dalla Società e dal Comune di Milano, sarà tenixta prossimamente dal prof. G. Cuboni, direttore della stazione di Patologia vegetale dell' Università di Roma. E lieto di comunicare che il socio ing. Pazzi ha accettato la carica di cassiere, e che la Società Geografica Italiana è entrata in relazioni di scambio di pubblicazioni con la Società nostra. La votazione sulla jìroposta di aumentare di due il numero dei consiglieri dà risultato favorevole ; si passa di conseguenza alla nomina dei due nuovi consiglieri e risultano eletti i soci prof. U. Brizi e prof. Livini. SEDUTA DEL 10 APRILE 1910 XXV Il bilancio preventivo pel 1910 viene presentato e illustrato dal Presidente ne' suoi vari punti : dopo di ciò è approvato senza discussione. Il progetto di gita sociale pel 24 aprile è pure approvato, dopo brevi osservazioni dei soci prof. Mariani e prof. Salmoj- raghi : si visiteranno le miniere di scisti bituminosi di Meride, le cave di Arzo e di Viggiù. Posta infine in votazione la nomina di quattro nuovi soci, e cioè dei signori prof. G. Nappi, E. Brest, A. Astolfi e prof. Gliigi, questi risultano tutti ammessi. Annunciati i risultati delle votazioni, il Presidente toglie la seduta. Seduta del lo maggio 1910. Presiede il Presidente prof. E. Artini. Aperta la sedu.ta, il verbale della seduta antecedente è letto ed approvato senza osservazioni. Invitato dal Presidente, il socio ing. dott. L. Maddalena prende quindi la parola per riassumere le sue " note petrografiche sui colli Euganei -.i ; quando questi ha terminato, il Presidente legge i passi più importanti della memoria della dott. Pangella su " le piramidi d' erosione di Villar San Costanzo presso Dronero ti. Passando poi agli affari, il Presidente comunica alcuni opuscoli giunti in omaggio alla Società dal prof. A. Andres e dalla dott. G. Pangella, ed espone brevemente a nome del Con- siglio il progetto di una seconda gita sociale da farsi il 26 mag- gio p. V. Si propone una visita al giardino della Villa Carlotta a Tremezzo. Dopo qualche osservazione dei soci prof. Mariani, prof. Brizi, ing. Besana il progetto viene approvato per alzata di mano. La proposta del prof. Mariani di fare una gita a Solvine e ad Ambria sarà presa in considerazione per un'eventuale nuova riunione sociale in fine di giugno. La votazione per l' ammissione a soci effettivi dei signori dott. G. Pangella, prof. A. Stoppani, Ditta Calzolari e Ferrario, dott. P. Enriques, dott. M. Gortani, prof.''^ E. Pugliesi dà ri- sultato favorevole ed il Presidente ne fa la proclamazione. Dopo di ciò la seduta è levata. XXVI SEDUTA DEL 26 GIUGNO 1910 Seduta del 26 giugno 1910. Presiede il sig. prof. Salmojkaghi, memhro del consiglio diret- tivo ; funge da segretario il doti. Parisi. Dichiarata aperta la seduta, viene letto ed approvato il verbale della seduta antecedente. Si leggono poi i riassunti dei lavori della Prof. R. Monti u sulla biologia degli idracnidi alpini in relazione all'am- biente 55, del prof. R. Bellini : w Osservazioni geomorfologiche sull'isola di Capri t5 e della prof. E. Pugliesi sulla " morfologia del cranio della Lucioperca Sandra -i. Invitato dal Presidente, il tenente sig. Bussandri dà relazione delle sue « osservazioni stratigrafiche sul Monte Barro 55, osservazioni alle quali ri- sponde il prof. De Alessandri congratulandosi vivamente con 1' autore e raccomandandogli di pubblicare il svio lavoro il più presto possibile e con estensione ai terreni quaternari. Il dott. Cobau si scusa con lettera di non poter intervenire all'adunanza e manda il manoscritto del suo lavoro sui « Cecidi della Valle del Brenta >5 con preghiera di leggere parte del- l' introduzione, ciò che vien fatto. Mancando i sig. A. Corti e prof. G, Albini, mancano na- turalmente le relative letture annunziate nell'ordine del giorno. Passando poi alla trattazione degli affari il Presidente rac- comanda caldamente ai signori Soci di voler inviare dei lavori 0 delle recensioni per Natura. Il sig. ing. Bazzi, dietro invito del Presidente, dice di aver rappresentato la Società a Lugano all' inaugurazione d' una la- pide al compianto Prof. Pavesi. Viene poi presentata la scheda per le offerte per erigere un ricordo al Prof. Pietro Pavesi a Pavia. Il Presidente comunica alcuni opuscoli giunti in omaggio alla Società e riferisce che in cambio dei nostri Atti la Società Geogr. Ital. mandò la serie completa dei suoi Bollettini dal 1870 in poi. La votazione a socio effettivo del sig. G. Crugnola riesce favorevole ed il Presidente ne fa la proclamazione. Dopo la lettura ed approvazione del presente verbale la seduta è tolta. SEDUTA DEL 27 NOVEMBRE 1910 XXVII Seduta del 27 novembre 1910. Presiede il Presidente 'prof. E. Aktini. Aperta la seduta, il Presidente riferisce brevemente sulla memoria del prof. A. Grillini : u Note critiche e sinonimiche sopra alcuni Grillacridi e Stenopelmatidi descritti da antichi autori ". Dà quindi la parola al dott. E. Tacconi, che espone i risultati de' suoi studi su : t; La massa calcare di Candoglia in Valle del Toce ». Il prof. Livini presenta quindi la nota del prof. Ct. Caradonna su : u Lo stroma elastico nel parenchima polmonare n. Il Presidente ringrazia il prof. Livini, come prima il dott. Tacconi, e passa a riferire sulla breve nota del rag. E. Brest su : u La frana della Selva degli Abeti in quel di Ascoli Piceno n. Dopo di lui, il dott. E. Repossi legge un sunto della nota del dott. E,. Brunati sul : « Genere Belosepiella De Al. ed il dott. R. Cobau riferisce intorno alle sue osservazioni sulla : u Easciazione nell' infioresceuza del Nasturtium Armoracia (L) Frs. ". Infine il prof. E. Sordelli presenta una nota del prof. G. Albini sulle : " Indagini microchimiche sui corpuscoli filiformi osservati nel contenuto gastro-enterico della Talpa ". Prima di passare alla trattazione degli affari il prof. Pu- gliese piglia la parola per commemorare il compianto prof. An- gelo Mosso e per pregare la Presidenza di mandare alla fa- miglia le condoglianze della nostra Società. Il prof. E. Artini, dopo aver ringraziato il prof. Pugliese, ricorda con brevi pa- role anche i defunti soci prof. G. Schiaparelli, prof. E. Sal- mojraghi, sac. P. Buzzoni, uno dei soci fondatori, ed ing. Cru- gnola, comunicando all' Assemblea che il prof. E. Salmojraghi, il quale fu vicepresidente della nostra società ed ultimamente era membro del Consiglio Direttivo, volle anche in morte gio- vare al nostro Sodalizio, legandogli la somma di L. 2000. Si passa poi alla nomina di un nuovo consigliere e viene eletto all' unanimità il prof. E. Mariani. La votazione per la nomina di un nuovo socio, l'ing. E. Serralunga, ha pure ri- sultato favorevole ed il Presidente ne fa la proclamazione. Dopo di ciò, la seduta è levata. BULLETTINO BIBLIOGRAFICO DELLE PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA SOCIETÀ IN CAMBIO OD IN DONO dal i Febbraio al 31 Dicembre 1910 Non periodiche (*) *Andkes Angelo, Il XXIV Novembre MDCCC^LIX (Data di pubblicazione del libro di Darwin « SulT origine delle specie »). Discorso inau- gurale deir anno accademico 1909-1910 della R. Università di Parma, 1910. — Carlo R. Darwin (nel primo centenario della nascita). Lezione fatta air università popolare di Parma addi 18 Dicembre 1909. Borgo S. Donnino, Salsomaggiore 1910. *Bassani Francesco, Sui tossili e sulP età del deposito di Castro dei Volsci in provincia di Roma. (Miocene superiore) 1910 Roma. ^Bellini R., Kevisione delle Dentaliidae dei terreni terziari e quaternari d" Italia, 1909 Pisa. OREZZI Mario, Gli scritti cecidologici del Prof. A. Costa, estr. dall'An- nuario del Museo Zologico della R. Università di Napoli. (Nuova Serie) Voi. 3, n. 7, 1909. — Eine neue Empidide aus Paraguay, aus Wiener Entomologische Zeitung XXVIII, Jahrg. Heft. IX und X. 1909. — De specie altera dipterorum generis Townsendia willist, dagli Annales Musei Nationalis Hungarici, 1909. — Revisio systematica generis Dipterorum sticbopogon, dagli Annales Musei Nationalis Hungarici 1910. — Un nuovo genere di Asilidi dell' America centrale, dal Bollettino del Laboratorio di Zoologia generale e agraria della R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, voi. IV, 1910. *BoEGAN Eugenio, La Grotta di Trebiciano, 1910 Trieste. *Brest Edoardo, Contribuzione allo studio della .Mineralogia, 1907 Siena. — Appunti per la determinazione dei Truncatipennes Europei, 1907 Siena. (1) Le imbblicazioni segnate con asterisco furono donate dai rispettivi Autoi-i o da Istituti scientifici; le altre si ebbero da Società e Corpi scientifici corrispondenti. BULLETTINO BIBLIOGRAFICO XXIX Budapest. Kònigl-ungarisch geologische Anstalt. Erlàuterungeii zur geologischen Spezialkarte der Lander dei* ungarischen Krone. Die Uragebung von Gyertyanliget (Kabola-Polana). Blatt. 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Zoologie, comprenant l'ana- tomie, la physiologic, la classification et 1" histoire naturelle des animaux. 85" Année, IX Serie, Tomo X, N. 1-6, 1909-910; 86* Année, IX Serie, Tomo XI, N. 1-6, 1910; 86" Année, IX Serie, Tomo XII, N. 1-3, 1910. — Museum d' histoire naturelle de Paris (Bulletin). Année 1909, N. 5-7. — (Nouvelles Archives). 5' Sèrie, Tome 1, Fase. 1-2, 1909. — Revue scientifique (lievue rose). Année 48% 1910, I Semestre, 1-26; II Semestre, 1-27. — Société d' Anthropologie de Paris (Bulletins et Mémoires). V' Sèrie, Tome 10% Fase. 3, 1909; VP Sèrie, Tome 1% Fase. I, 1910. Toulouse. — Société d" histoire naturelle et des sciences biologiques et énergétiques de Toulouse (Bulletin trimestriel). Tome 42% 1909, N. 3. BULLETTINO BIBLIOGRAFICO XXXIX GERMANIA. Berlin. — Botanischer Verein dei" Provinz Brandenburg (Verhand- lungen Jahrgang 51, 1909 (1910). — Deutsche geologische Gesellschaft (Monatsberichte). Jahrgang 1909, N. 8-12; Jahrgang 1910, N. 1-6. — (Zeitschrift). 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Erlangen. — Physikalisch-medizinische Sozietàt in Erlangen (Sitzungs- berichte). Band 41, 1909 (1910). Frankfurt. — Senckenbergische naturfor.schende Gesellschaft (Abhand- lungen), Band. XXXII. Festschrift zuni siel)enzigsten Geburtstag von Wilhelm Kobelt ani 20 Februar 1910. — 41 Bericht, Heft 1-2, 1910. Freiburg. — Naturforschende Gesellschaft zu F'reiburg 1. Br. (Be- richte). Band XVIII, Heft 1, 1910. Halle a. S. — Zoologisches Museum zu Berlin (Bericht). Rechnungs jahr 1909 (1910). Halle. — Kaiserl. Leop.-Carol. Deutschen Akademie der Naturforscher (Abhandlungen, Nova Actai. Band XCIII. N. 1. Beitriige zur Kenntnis der Polydaktylie und Syndaktyiie beim Menschen und einigen Haustieren von Dr. M. Cramer, 19 iO. Jena. — Medizinisch-naturwissenschaftliche Gesellschaft zu Jena iJe- naische Zeitschrift fiir Naturwissenschaft). Band 45, N. F. 38 Band, Heft 2, 1909; Band 46, N. F. 39 Band, Heft 1-3, 1910. ^Leipzig, Frana. — Zentralorgan fiir praktischen Okkultismus; Schrift- leitung, Karl Brandler-Pi'acht Miinchen. Jahrgang 1, Heft 1, 1909. XL BULLETTINO BIBLIOGRAFICO Magdeburg. — Museum fiir Natur-und Heiiuatkunde und naturwis- senschaftlichei" Verein in Magdeburg (Abhandlungen und Rerichte). Hand II, Heft P, 1909. *Meissen. — Deutsche Entomologische Natioual-Hibliothek-Ruiidschau im Gebiete der Insektenkunde mit besonderer Beriicksichtigung der Literatur. Probenummer 1-2, 1910. 1 Jahrgang, 1910, N. 1. Miinchen. — Koniglich Bayerischen Akademie der Wissenschaften Matlieinatisch-pbysikalische Klasse (Abhandlungen). Band XXIV, Abhandlung 3, 1910; Band XXV, Abhandlung 1-4, 1909-910. Carl von Voit, Gedachtnisrede gehalten in der offentlichen Sit- zung der K. Akademie der Wissenschaften am 9 Marz 1910 von Otto Frank. 1910. — Beitrage zur Naturgeschichte Ostasiens, herausgegeben von Dr. F. DoHein. Abh. d. II, K. Ak. d. Wiss. I. Suppl. Bd. 7. Abh. Japanische Antipatharien von E. Silberfeld. » » » 8. » Japanische Medusen von O. Maas. » » » 9. » Zur Kenntnis der Gattung Anthoniastus Verr. von W. KiinkentaL » » » 10. » .Japanische Pennatuliden von Dr. Heinrioli Balss. II. » » 2. » Ostasiatische Soniatopoden von Dr. Heinrich Balss. III. » » 1. » Ueber Japanisclie Cephalopuden Beiti'iige zur Kennt- nis der Systeniatik und Anatomie der Dibranchiatcn von Gerhard Wulcker. IV. » » 1. » Die japanischen KnochenHsche der .Samnilungen Haberer und Doflein von Victor Fran/.. » » » 2. » Ueber zwei riesig-e Embryonen von Lanina von .Johannes Lohberger. — (Sitzungsberichte). .Jahrgang 1909. .Abhandlungen 15-19 und Schluss heft 1909-1910; .Jargang 1910, Abhandlungen 1-9. — Ornithologische Gescllschaft in Ha^'ern (Verhandlungen). Hand IX, 1908 (1909). Regensburg. — Nalurwissenschafilicher Verein zu Regei;sburg (Be- richte). XII Heft fiir die .Jahre 1907 und 1909 (1.910). Wiesbaden. — Nassauischer Verein fiir Naturkunde (Jahrbiicher). Jahrgang, N. 63, 1910. Wiirzburg. — Physikalisch-medicinischen Gesellschaft zu Wiirzburg (Sit/Aings-Berichte). Jahrgang 1909, N. 5. — (Verhandlungen). N. F. Band XL, 1910, N. 6-7. GIAPPONE. Tòkyo. — College of Science, Imperial University of Tòkyo, Japan (Journal). Vol. XXVll, Article 3-14. 1909-910. — Zoological Institute, College of science. Imperial University. Con- trih. from the Zool. Inst. N. 74-77, 1910. BULLETTINO HIBLIOGRAFICO XLI GRAN BRETAGNA. Dublin. — Royal Dublin Society (The economic Proceedings). Vol. II, N. 1-2, 1910. — The scientific I'rooeedings. Vol. XII (N. S.), N. 24-36, 1910. — Royal Irish Academy (Proceedings). Vol. XXVIII, Section A, N. 1-3; Section B, N. 3-8 ; Section C, N. 1-12. Edinburgh. — Royal physical Society for the jiromotion of Zoology and other branches of Natural History. Proceedings. Session 1909-1910. Vol. XVIII. N. 2, 1910. Glasgow. — Geolosrical Society of Glasgow (Transactions). Vol. XllI, Part. Ill, 1908-909 (1909). London. — British Museum (Natural History). — Catalogue of books, manuscripts, maps and drawings in the British Museum (N. H.), Vol. Ill, L-0 1910. — Catalogue of the Lepidoptera phalaenae in the British Museum. Vol. VIII and IX. Text and Plates. — A. Hand. List of the genera and species of Birds (Nomenclator avium tum fossilium turn viventium) by R. Bowdler Sharpe, Vol. V, 1909. — Guide to the British Vertebrates exhibited in the Department of Zoology, B. M. (N. H.) 1910. — Guide to the Crustacea, Aracnide, Onychophora and Myriopoda exhibited in the Department of Zoology, B. M. (N. H.), 1910. — Guide to the exibited series of Insects in the Department of Zoo- logy, B. M. (N. H ), 2^ edition 1909). — Special Guide N. 4. Memorials of Charles Darwin etc., 2* edition, 1910. — Royal Society of London (Philosophical Transactions). Series A, Vol. 210, pp. 57-415; Series B, Vol. 201, pp. 1-226. — (Proceedings). Series B, Vol. 82. N. 554-560; Series A, Vol. 83, N. 562-566; Series B, Vol. 83, N. 561-562; Series A, Vol. 84, N. 567-572. — Reports to the evolution Committee. Reports I-V, Con tents 1902-09 (1910). — Zoological Society of London (Proceedings of the general meetings for scientific business). 1909, Part IV, 1910 ; 1910 Part 1-111, 1910. A list of the Fellow^s and honorary, foreign, and corresponding Members and Medallists of the Zoological Society of London cor- rected to May 31st. 1910. — (Transactions). Vol. XIX, Part 4-5, 1910. Manchester. — The Manchester literary and philosophical Society (Memoirs and Proceedings). Vol. 54, 1909-1910, Part II-III. BULLKTTINO BIBLIOGRAFICO INDIA. Calcutta. — Department of Agriculture in India-Agricultural Research Institute, Push (Memoirs). Botanical Series, Vol. I, Contents; Vol. II. N. 9, 1910; Vol. Ill, N. 1-5, 1910. Hntomological Series. Vol. II, 1910, N. 8. — The Geoloiiical Survey of India (Memoirs). Vol. XXX VII, Part 4, 1909; Vol. XXXVTII, 1910. — Palaeontologia Indica (Memoirs). New Scries. Vol. III. Memoir N. 1. The Mollnsea of the Raniket Stories, Part. 1. Cephalopoda and Gastropoda by M. Cossmann and G. Pissarro. Introductory Note on the Stratigraphy of the Raniket Series, by E. W. Vrcdenburg. Seri('s XV. Himalayan fossils Vol. IV^. The fauna of the Spiti Shales Fasciculus 2, by Dr. Victor Uhlig 1910. — (llecords). Vol. XXXVIII, Part 4, 1910; Vol. XXXiX, 1910. ITALIA. Aosta. — Société de la Flore Valdòtaine (Bulletin). N. 6. 1910. Bologna. — R. Accademia delle scienze dell" Istituto di Bologna (Me- morie). Serie VI, Tomo VI, 1908-09 (1909). — (Rendiconto). Nuova Serie, Voi. Xlll, 1908-909 (1909). Brescia. — Ateneo di Brescia (Commentari). Per Panno 1909 (1909). Catania. — Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania (Atti). Anno LXXXVI. 1909, Serie 5, Voi. II, 1909. — (Bollettino delle Sedute della Accademia ecc.). Serie 2, 1909, Fase. lO-i:-!, 1910. Firenze. — Biblioteca Nazionale centrale di Firenze (Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa). Anno 1910, Indice alfabetico del 1909; Anno 1910, N. 110-120. — R. Stazione di Entomologia Agraria di Firenze (Redia-Giornale di Entomologia). Voi, VI, Fase. II, 1910. — Società botanica italiana. Bullettino bibliografico della botanica ita- liana. Secondo Semestre 1909, pag. 31-62; Anno 7, 1910. Voi. 11, pag. 63-88). — (Bullettino). Anno 1910, N. 1-6. — Nuovo Giornale botanico italiano, Nuova Serio. Memorie. Voi. X\TI, 1910, N. 1-4. — Società entomologica italiana (Bullettino). Anno XL, 1908, Tri- meste III-IV, 1909. Genova. — R. Accademia medica di Genova (Bollettino j. Anno XXIV, 1909. N. 3-6, Siena 1909; Anno XXV, 1910. N. 1-3, Siena 1910. — Società Ligustica di Scienze naturali e geografiche (Atti). \'ol. XX anno XX, 1909, N. 3-4; Voi. XXI, anno XXI. 1910, N. 1-2. BULLETTINO BIRLIOGRAFKX:) XIJII Milano. — Municipio della città di Milano. Bollettino statistico men- sile. Anno XXV, 1909, N. \2 e Riassunto deiranno 1909. Anno XXVI, 1910, N. 1-!1. — Reale Istituto Lombardo di scienze e lettere (Memoire). Voi. XXI-XII (Iella serie 111, Fascicolo II. Velocità e direzione delle cor- renti aeree alle diverse altitudini determinate a mezzo dei palloni sonda e piloti 1910. » » » Fase. III. Materiali per la storia dello sviluppo dcH' appa- recchio polmonare F. Livini 1910. » >» » Fase. IV. Sulla fina struttura del ganglio ciliare. Guido Sala 1910. — (Rendiconti). Serie II, Voi. XLIII, 1910, Fase. I-X\II. — R. Osservatorio astronomico di Brera, Osservazioni nieteorologich(! e geofisiche fatte durante Tanno 1909 (1910). — Reale Società italiana d'igiene (Giornale). AnnoXXXIl. 1910. N. 1-12. — Società lombarda per la pesca e l' acquicoltura. Anno 111, 1910, N. 2-12. Modena. — Società dei Naturalisti e Matematici di Modena ('Atti). Serie IV, Voi. X, anno XLl, 190S ; Serie IV, Voi. XI, anno XLII, 1909. Napoli. — Accademia delle scienze fisiche e matematiche (Seziono della Società Reale di Napoli) (Rendiconto). Serie 3, Voi. XV, Anno XLVIII, 1909. Fase. 8-12; Serie 3, XVI, Anno XLIX, 1910, Fase. 1-9 e suppl.'°. — Museo zoologico della R. Università di Napoli (Annuario). N. S. Voi. Ili, Num. 1-12, 1909-910. — Orto botanico della R. Università di Napoli (Bnllettino). Tomo I, 1903; Tomo II, Fase. 1-3, 1904-1909. — R. Istituto d' Incoraggiamento di Napoli (Atti). Serie VI, Voi. LXI, anno 1909 (1910). — Società di Naturalisti in Napoli (Bollettino). Serie II, Voi. III, anno 230. Voi. XXIII, 1909 (1910). Padova. — La Nuova Notarisia. Rassegna consacrata allo studio delle alghe. Serie XXI, (.Anno XXV dalla fondazione della « Notarisia »). Gennaio, Aprile, Luglio, Ottobre, 1910. Palermo. — Il Progresso zootecnico ed agricolo. Rivista mensile di Zootecnia, Igiene, Polizia Sanitaria, Veterinaria, Agricoltura. Anno 1, N. 2-3, anno 1910. — R. Orto botanico e giardino coloniale di Palermo (Bollettino). Anno Vili, 1909, Fase. 4. Parma. — Bollettino di paletnologia italiana. Tomo V, anno XXXV, N. 10-13, Ind. 1909-910; Serie IV, Tomo VI, anno XXXVI, N. 1-9, 1910. Pisa. — Società cattolica italiana per gli studi scientifici. Rivista di fisica, matematica e scienze naturali. Anno XI, 1910, N. 121-132. XLIV BULLETTINO BIBLIOGRAFICO — Società Toscana di scienze naturali ^Memorie). Voi. XXV, 1909. — (Processi Verbali). Voi. XVIII, N. 5-6; Voi. XIX, N. 1-4. Portici. — R. Scuola Sup." d'Agricoltura in Portici (Bollettino del Laboratorio di Zoologia generale e agraria). Voi. iV, 1910. Roma. — Associazione scientifica universitaria. (Studium, Rivista men- sile di cultura scientifica;. Anno i, Fase. I, 1910. — R. Accademia dei Lincei (Atti. Rendiconti). Anno CCCVII. 1910. Serie 5, Voi. XIX; Semestre 1*^, Fase. 1-12; Semestre 2^, Fase. I-IO. Adunanza solenne del del 5 giugno 1910. — Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali (Memorie). Anr.o CCCVI, 1909-910, Serie quinta. Voi. VII. Fase. XI. La spermatogenesi del « (Ti-yllus desertus » Pali. (Divi- sioni spermatogoniali e maturative, Giist.avo Brunelli 1909. >i » » XII. Ricerche ed esperienze di telefonia elettrica senza filo, Quirino Majorana 1910. » Vili. » I. La teoria delle forme differenziali di ordine e s''> 15. Ziir Kenntniss der Alcionarien des sibirisclien Ei.snieeres von Prof. W. Kiikental 1909. » » » 16. Beitriige zur Kenntniss der Ainphipoden. Fauna (icr rii.s- sischon Arctis von Ernst von der Brijggcn 1909. » XXIII. » 8. Eremurus. Kritischo Uebersicht der f4attung. von 0\. 2. Polyclada, 1909. » » » 3. (Arancina) 1909. » » » 9. Ichthyologia Amurensis, L. S. Berg. 1909. — Travaux du Musée Botanique de I' Académie Imperiale des Sciences de St. Pétersbourg. Voi. V, 1909; Voi. VII, 1910. — Comité géologique (Bulletins). Tome XX VII, 1908, N. 4-10; Tome XXVIII, 1909, N. 1-8. BULLKTTINO BIBLIOGRAFICO XLVII — (Mèmoires Nouvelle sèrie). Llvraison 36. Aucellen von Timan und von Spitzbei-gen, von D. Sokolov 1908. » 40. Beitrage zur Kenntnis dcs Kaspischen Neogen. Pontische Schlcliten des Schemachinisehen Disti-iktes von N. Andrus- sow. 1909. » 43. Zwei Plesiosaurier au.s den Jura und Kreide ablageningen E,us.slands von A. Riabinin, 1909. » 44. Die Pelecypoden der Jura-Ablagerungen im curopaiscdien Russland IV Aviculidae von A. Borissjak 1909. » 45. Geologische Untersuchungeii an des Ost-Kiiste des russischen Sachalins ini Jahre 1907 von E. v. Ahnert 190S. » 46. Végétaux fossiles du terrain carbonifere du Bassin du Donetz, II. Ktude sur la structure anatomique d' un Lepidostrobus. von M. Zalessky, 1908. » 47. Geologische Korschungen Erdiilgebiet von Kuban. Blatt Neiibfjanaja-Schirwanskaja von S. Czarnocki 1909. » 48. Die Anlieftung der Brachiopoden als Grundlage der Gattungcn und Arten von N. Yakowlew 1908. » 49. To the Knowledge of the Fauna of the Echinoids from the cretaceous deposits in Russian Turkestan. I. Description of some forms found in the province of Fergana, by A. Faas. 1908. » 50. On the identity of Neuropteris ovata Hoflfmann and Neuro- callipteris gleichenioides Sterzel. by M. Zalessky 1909. » 51. Geologische Beschreibung der Reise von Semipalatinsk nach Wernyi von A. Meister, 1909. » 52. Geologische Skizze der Umgebungen der Hiitten Werchne, und Nishne, Turinsh und des Borges Katschkanar von A. Kras- snopolsky niit einer Karte 1909, — Socióté Imperiale des Naturalistes de St. Fétersbourg (Travaux) (Comptes rendus des seances). Tome XL, Livr. 1, 1909, N. 2-8; Tome XLI, Livr. 1, 1910, N. 1. — Section de botanique. Vol. XL, Sèrie 3, Fase. 3-4, 1909. — Section de Zoologie et de Physiologic. Vol. XXXVIIl, Liv. 4, 1909; Vol. XXXIX, Liv. 2, Partie 1, 1909; Voi. XL, Liv. 2. SPAGNA. Madrid. — Real Sociedad Espanola de Historia Naturai (Boletin). Tomo X, 1910, Num. 1-9. — (Memorias). Tomo VI. Memoria 3. Estudio anatomico de la piel del gallipato (Pleuro- déles Waltlii Mich.). » » » 4. Estudio geologico de Lanzarote y de las Isletas Ca- narias por Eduardo H. Pacheco 1910. >, » » 5. Datos para el conocimiento de la distribncion geo- gratica de los Aracnidos en EspaHa por E. Fernandez Galiano. » I. » 29. Moluscos de la Guinea espatiola J. Gonzales Hidalgo. » » » 30. Aquétidos de la Guinea espanola I. Bolivar. » » ? Catalogo sistematico de la Fauna de las posesiones espauolas del Golfo de Guinea, segùn los datos que se mencionan en este tomo. XLVIII BULLETTINO BIBLIOGRAFICO Zaragoza. — Sociedad Aragonesa de Cieiicias Naturalcs (Boletin). Tomo IX, Niims 2-10, 1910. SVEZIA. Stockholm. — K. Svenska Vetenskapsakademien i Stockholm. — (Arkiv). For Materaatick, Astronomi och Fysick. Rand 6. Hiifte 1. — (Arkiv). For Kemi, Mineralogi och Geologi. Band .3, Hafte 4-5, 1910. — (Arkiv). For Botanik Band 9, Hafte 2-4, 1910. — (Arkiv). For Zoologi Band 6, Hafte 1-4, 1909-910. — (Handlingar). Band 45. N. 3. Stichocotyle nephroiiis J. T. Ciiuninf>:haiii ein uberranter trematode der digcnenfamilie Aspidogastridae von Teodor Odhuer 1910. » » » 4. Palaobotanische Mitteilungen 8 von A. G. Nathorst litO'J. » » » 5. Unter.siu'hunsen liber die Spectra der Metalle im elektrischen Flammenbogen VIII. Spectrum des Urans von B. Hasselberg. » » » 6. Ueber Nicolien iiiul Nicolien Aehnliche Hijlzer von Julius Schuster. » » » 7. On the svedish .species of Sagenopteris Presi and on Hy- dropterangium nov. gen. by Thore G. Halle. — Kungl. Vitterhets Historie och Antikvitets vVkademiens. Les prix Nobel en 1907 (1909). — (Fornvannen Meddelanden). Argangen 4, 1909 (1910). — Bref och skrifvelser of och till Carl von Linné med nnderstod af vSvenska Staten utgifna af Upsala Universitet Forsta afdelningen Del IV, 1910. Uppsala. — Kungl. Svenska Vetenskapsakademiens (Arsbok). For iir 1910. Bilaga I, Minnesfesten ofver Carl von Linné den 25 Maj 1907 af J. A. Bergstedt, 1910. — Geological Institution of the University of Upsala (Bulletin). Vol. IX, 1908-09, N. 17-18, 1910; Vol. X, I9ÌO-II, N. 19-20, 1910. Index to Hullctin of the Geological Institution etc. Volumes I-X, 1893-1910 (1910). SVIZZERA. Basel. — Naturforschende Gcsellschaft in Basel (Verhandlungen). Hand XX, Heft 2, 1909. Bern. — Naturforschende Gesellschaft in Bern (Mitteilungen). Aus dem .lahro 1908, N. 166.5-1700, 1909 ; 1909, N. 1701-1739, 1909. — Schweiz. naturf. Gesellschaft. Beitrage zur geologischen Karte der Schweiz. N. K., XXIV. Lieferung. des ganzen Werkes 54. Lieferung. 1. Zur Kenntnis der Bohnerzformation in den Schwcizeralpen. von De. Paul Arbenz. II. Sur la racinc de la nappe rhctiquc par Dr. Emile Argand, BULLETTINO BIBLIOGRAFICO XLIX III. Ueber die Stratigraphie der autochthonen Kreide und des Eocilns am Kistenpass. von Dr. Arnold Heim, 1910. N. 9. Erlautenmgen zur geolosischen Karte des Bilrgenstocks von A. Bux- torf Basel 1910 » 10. Erliiiiterungen etc. der Umgebung des Hallwilerssees und des oberen Sur-und Winent.ales von Dr. K. Miihlberg Aarau 1910. Carte speciale N. 27 a et h. » » » 50, 54, 56 a et &, 57. Chur. — Naturforschende Gcsellschaft Graubiindens (Jahresbericlit). N. F., Lll Band, Vereinsjahr 1909-910 (1910). Geneve. — Institut National Genevois (Méraoires). Tome XIX, 1901-1909 (1909). — Socièté de Physique d* Histoire Natiirelle de Genève (Mémoires). Vol. 36, Fase. 1, 3, 1909-910. Iiausanne. — Société Vaudoise des sciences naturelles (Bulletin). 5» Serie, Vol. XLV, 1910, N. 168-170. Lugano. — Società Ticinese di Scienze Naturali (Bollettino). Anno VI, 1910 (Fascicolo unico). Neuehatel. — Société neuchateloise des science naturelles (Bulletin). Tome XXXVI, Année 1908-1909 yVèVò). Zlirich. — Naturforschende Gesellschaft in Ziirich (Vierteljahrsschrift). 53 .Jahrgang, 1908, Heft 4, 1908; 54 Jahrgang, 1909, Heft 1-2, 1909. — Schweizerische naturforschende Gesellschaft (Neue Denkschriften). Band XLIV, Teil I-II, 1909. — Schweizerische naturforschende Gesellschaft (Verhandiungen). N. 91. Jahresversamlung veni 30 August bis 2. September 1908 in Glarus. Band I, Vortriige und Sitzungsprotokolle, Bd. II, Berichte dcr Kom- missionen etc. Nekrologe und Verzeichnis der Publikationen der schwei- zer. naturf. Gesellschaft, Basel. Actes de la Société helvétique des sciences naturelles. » 92. Session da 5 au 8 septembre 1909 à Lausanne Tome I, Conferences et Procòs-Verbaux des Séances. Tome II, Rapports des Commissions etc. notices biographiques et liste des publications de la Société, Baie. PROSPETTO DELLE GRYLLACRIS HYALINO-FASCIATAE pel socio dott. Achille Griffini Professore ordinario nel R. Istituto tecnico di Hologna Nella revisione di generi molto vasti, le cui specie nelle varie collezioni che si studiano si vanno trovando sempre piìi numerose, è bene, a parer mio, di tanto in tanto soffermarsi, catalogare il materiale scientifico venuto a nostra conoscenza, e per comodità e vantaggio anche di altri studiosi riunire in prospetti ragionati, con tutte le indicazioni più necessarie, le specie formanti alcuni griippi naturali o quelle circoscritte entro regioni zoogeograliche ben definite. In tal modo, nell'attesa di poter portar a termine una completa revisione monografica o di poter dare un catalogo ragionato completo, si possono già presentare sotto forma sin- tetica alcuni risultati parziali del lavoro, per taluni gruppi di specie. Questi risultati rendono piii facile ad altri zoologi, costretti inevitabilmente a cercare le descrizioni delle nuove specie e le sinonimie stabilite e le varie osservazioni critiche pubblicate, in molte diverse memorie, il trovare ciò che cercano, il seguire il lavoro di un autore, il cooperarvi, il criticarlo anche, potendo certo le buone critiche giovare alla più completa opera in preparazione. Ecco perchè, occupandomi da qualche anno della revisione dei Grillacridi, sulla quale famiglia ho pubblicato in una tren- tina di memorie e di articoli il risultato degli studi da me finora fatti sopra collezioni dei musei di Torino, Genova, Bruxelles, Berlino, Oxford, Stoccolma, Budapest, Ginevra, e sopra altre minori collezioni, compresa la mia, ho creduto bene già in alcuni di quei lavori di presentare in modo sintetico il raggruppamento ragionato di talune specie del grande genere Grylìacris, ricco di oltre duecento forme. 1 2 ACHILLE ORIFFINI Ed a seconda dei casi ho presentato tale raggruppamento 0 in forma di piccola monografia, o in forma di tavola dicoto- mica 0 di prospetto a guisa di catalogo sinonimico, con divisioni naturali indicate dai principali caratteri che le definiscono (*). Nel lavoretto che ora pubblico ho riunite in un prospetto tutte le indicazioni intorno ad una sezione ch'io considero molto naturale del gen. Gryllacris, e cioè quella che io chia- merò delle Gryllacris hy alino- fasciatele. Vi aggiungo in appen- dice anche il prospetto delle poche specie spettanti alla sezione delle fumigalae. Se infatti consideriamo la numerosa schiera delle specie di questo genere non possiamo far a meno di constatare che la pittura delle ali del secondo paio, carattere che di per se solo non avrebbe gran valore, si accompagna ad un complesso di altri caratteri meno afferrabili e più oscillanti, ma certo sensibili, in modo da poter servire, insieme con questi, a defi- nire alcune sezioni nel gen. Gryllacris. Una è la sezione che ho detto delle hy al ino- fasciataci in cui le ali posteriori hanno le venule pallide, marginate pure da fascie pallide, ialine o quasi, mentre le areole che danno il color fondamentale all'ala sono invece più o meno oscure. Le specie che vi apjDartengono sono principalmente indo-malesi e delle isole e regioni vicine; due sole spettano alla regione madagascariense. Entro la sezione stessa, abbastanza numerosa, si possono fare, come vedremo, alcune naturalissime divisioni. (1) Vedi: A. Griffini. — Le specie africane del oen. Gryllacris: studio mo- nografico, Siena, Tip. Sordomuti, 1908. ID. ID. — Le Gryllacris papuane ad ali bicolori. Bollett. del Lalioi-at. di Zoologia. E. Scuola Sup. Agricoltura, Portici, voi. Ili, 1909. In. ID. — Le Gryllacris descritte da C Staol. Revisione ed osscrvaziimi cri tiche. Atli Soc, Ital. Scienze Naturali, Milano, voi. XLVIII, li'OO. (Tcnnina con considerazioni sulle specie filippinichc). Id. Id. — Il sottogeiicre PapilOffryllacris m. loolog. hihvhwher. .Jena, 28 Band, Heft 2, 1909. Id. Id. ~ Studi sopra alcuni Grillacridi del Museo Nazionale di Budapest. Annales Musei nation. Hungarici, VII, 1900. (Con aggiunta di nuove specie e piii completa tavola dicotomica delle Papiwyryllacris). ID. Id. — Sulla Gryllacris rubrinervosa Serv., con appunti sul genere Dihe- lona e sulle Gryllacris americane. G\oY\và\c « Rcdia ». Fircn/c, voi. vi. iw.j. (Ctm prospetto delle specie americane). ID. ID. — Prospetto delle Gryllacris di Madagascar e delle isole vicine. Zool. Anzeiger, Leipzig, Band XXXV, n. 16, 1910. PROSPETTO DELLE GRYLLACKIS HYALINO-FASCIATAE 3 Un'altra sezione è quella che dirò delle fumigatae, in cui le ali posteriori sono totalmente oscure, con venule pure oscure, e solo talora col centro delle areole indistintamente pallido o colle venule marginate esternamente da una sottilissima linea ialina. Le specie che vi appartengono sono malesi, poco numerose, molto affini fra loro, e pei caratteri delle ali vengono a con- nettere le ìiy alino- fascialae alle seguenti, presentando nondimeno un complesso di altri caratteri che ne le distinguono. La terza sezione sarebbe quella delle fusco- fascialae^ in cui le ali posteriori hanno le venule oscure, marginate pure da fascio oscure, mentre le areole che danno tipicamente il color fondamentale all' ala sono invece più o meno pallide, quasi ialine, talora gialliccie o aranciate. Le fascie oscure tuttavia confluiscono spesso in gran parte fra loro, lasciando di colore pallido soltanto i centri delle areole o almeno di alcune, in modo però ben distinto. Le specie di questa sezione sono numerose, prettamente indomalesi e delle regioni ed isole vicine, alcune arrivano fino alla regione papuana e fino alla regione australiana; d'altro lato invece ve ne sono due madagascariensi {tessellata Drury, sechellensis Boliv.\ Vanno certamente ripartite in varie naturali divisioni. Così ad esempio le australiane [cyanea Br., magnifica Br.), sono molto separate; certune papuane [punctipennis Walk. Horvathi Gritf. ed atfini) si posson distinguere in un particolare gruppo; analogamente la pardalina Gerst., la lineolata Serv. e qualche altra fra cui con probabilità anche la Kirbyi Griff., devono formare una divisione. Ma per ora non posso ancora pronun- ciarmi con precisione sulla delimitazione dei gruppi della se- zione in discorso. In una quarta sezione, già a parte collocherei le specie che dirò frontales, (frontalis Brum., simplex Walk.), di cui già parlai nei miei studi sui Grillacridi del Museo di Oxford; in esse le ali sono ialine o quasi, con venule oscure marginate da sottili linee bruniccie ; molti altri loro caratteri sono poi note- voli tra i quali la larghezza del capo e le due fossette molto cospicue nella parte inferiore della fronte. Le pochissime specie che vi appartengono sono indiane. Viene finalmente la vastissima sezione delle specie ad ali 4 ACHILLE GRÌt-FlNÌ unicolori, ialine o quasi, talora un po' bianchiccie od un po' gialliccie 0 lievemente affumicate, ma sempre non fasciate. Questa sezione che provvisoriamente potremmo denominare in modo complessivo quella delle modestipennes, deve certo col progredire degli studi dividersi in varie altre, come ne è un esempio il gruppo che non esitai ad innalzare al valore di sot- togenere col nome di Papuogryllacris, da me stabilito, e che mi pare assai naturale, ben riconoscibile, tutto costituito da specie papuane. Alla grande sezione in discorso appartengono poi le specie del continente africano, quelle americane, molte altre indo-ma- lesi, delle isole vicine, e diverse papuane ed australiane. La separazione in gruppi secondo il carattere dell' essere le vena- ture degli organi del volo oscure o pallide non è soddisfacente: in due specie molto affini infatti (per. es. tihiaììs Serv. e tran- slucens Serv.) le ali possono avere venature pallide nell'una, oscure nell'altra. Piuttosto mi pare che potranno separarsi le specie americane a scarso numero di spine sulle tibie poste- riori, certe specie australiane che formeranno un gruppo intorno alla hyalina Br., certe piccole africane con tibie anteriori scarsamente armate che potranno disporsi intorno alla submu- tica Br.; ma ogni formazione di gruppi, all' infuori del sopra nominato sottogenere PcqmogryUacris, mi parrebbe oggi asso- lutamente prematura. Occorre qui l'esame di molto materiale e lo studio di molti caratteri. Non dovremo però pretendere di poter fare delle divisioni assolute definibili con caratteri che non ammettano eccezioni o transizioni. Già abbiamo collocate fra le lì y alino- fascialae e le fnsco- f asciatele le specie del gruppo delle fumiyalae., che pei caratteri delle ali vi stanno giustamente interposte, avvicinandosi \\\\ po' la fumigala De Haan alle hy alino- fascialae dell'ultimo gruppo, mentre poi fra le fusco-fasciatae la malayana Fritze può servir di collegamento colla funebris Br. Cosi fra le fusco-fasciatae^ le fronlales e le modestipennes^ abbiamo la falcata Br. con ali ialine a venule lievemente mar- ginate di bruniccio pallido, la ((uale si accosta talmente alla pcrsonata 8ei"v., del gruppo delle iHodesli/xntnes, che pel momento non saprei precisamente in qiaale sezione collocarla. Dubito persino che la var. Mòschi da me descritta nel 1908 come PROSPETTO DELLE GRYLLACRIS HYALINO-FASCL^TAE 5 appartenente alla i^ersonata , deva riferirsi alla falcala; questo dubbio almeno mi è sorto dopo l'esame di esemplari della falcala esistenti nelle collezioni del Museo di Ginevra comuni- catemi nel 1909, essendomi tale specie prima sconosciuta in natura. Ma le considerazioni sopra gli altri gruppi mi portano lontano dell' argomento più limitato che qui mi ero prefisso di trattare, e però a questo ritorno. Soggiungerò solo che so che il Dr. H. Karny, distinto ortot- terologo di Vienna, sta preparando una divisione delle Gryllacrix secondo i caratteri offerti dalla venatura delle elitre; egli anzi gentilmente volle comunicarmi uno schema di tale sua divisione, ed io convengo in massima parte colle sue idee. Però desidero lasciar a lui tutta la priorità degli studi fatti al riguardo e sto aspettando che sia pubblicato il lavoro in cui li ha esposti, prima di adottare al caso io pure la sua nomenclatura ed i suoi gruppi. La venatura nondimeno degli organi del volo è in questi insetti uniforme nelle linee generali e molto variabile nei par- ticolari ; in questi può presentare differenze sensibili secondo che le elitre sono più allungate o meno allungate, ciò che può avvenire in due specie pel restante dei caratteri afHnissime, e può persino variare nella stessa specie se non finanche nello stesso individuo ('). Converrà dunque esser molto precisi e andar molto cauti nelP assegnare entro i vari gruppi una pre- ponderanza maggiore o minore ai caratteri desunti dalla strut- tura cosi poco specializzata, e cosi mutabile nei particolari, di tali organi. Gen. GrylIacriS Se r ville. (Species typica: Gì\ sigmfera Stoll.). Sectio : Species hyalino-fasciatae. Species praecipue Philippinarum, Moluccarum et insularum Archipelagi Sundaici, una Malaccensis, una Birmanica, paucae (1) «...die von mir beobaehtete Zahl unii Form der Zwei^e variiren inner- « halb der Species, ja sop^nr auf den beiden Fliigeln ein itnd desselben Individuum « beinahe ebenso stark wie zwischen zwei Species » Brunner von Wattenwyl, Monogr.; Verhaiidl. K. K. ZooL Bot. Gesellsch. Wien, 1888, pag. 314. ACHILLE GRIFFINI Indiae, duo tantum {picea Br., Mannae Griff.) regionis Madaga- scariensis. Corpus statura modica vel malore, interdum maxima (vaginalis Pict. Saus., 'princeps Staol), robustum vel robustiu- sculum. Elytra testacea subpellucida, ferruginea, vel rarius picea, venis venulisque concoloribus vel pallidioribus, in spe- ciebus divisionis CC venulis transversis hyalino marginatis. Alae areolis omnibus vel plurimis fuscis, raro paucis tantum (Co- motli Griff.), venulis transversis pallidis, utrinque vel saltern in latere externo hyalino marginatis; interdum (in divisione A) areolis pallidis, sed venulis transversis semper pallido margi- natis, linea rubra vel purpurea extus utrinque apposita. A questi caratteri generali non saprei ora aggiiingerne altri veramente importanti. Il fastigium verticis per lo più ha mediocre larghezza, ma si da anche il caso in cui raggiunge una larghezza doppia di quella del primo articolo delle antenne (malaccensis Griif., sordida Fritze). Il pronoto può presentare talora il margine anteriore crenulato, il dorso molto ineguale (ruficeps Serv. e suoi affini), ma in altri casi non ha che i soliti solchi. Gli organi del volo hanno uno sviluppo normale fuorché nella divisione A, in cui sono molto sviluppati. L'ovopositore è per lo più rigido e piuttosto robusto, ma la sua forma e lunghezza varia in specie anche vicinissime {vaginalis Pict. Sauss. con ovopositore dritto e lungo ; princeps Staol con ovo- positore breve e molto incurvato). Si possono fare in questa sezione quattro divisioni prin- cipali. Di queste la prima, molto separata dalle altre, comprende le specie 1-3, nelle quali le areole delle ali sono pallide, le venule pure sottilmente marginate di color pallido, e queste fascie pallide sono fiancheggiate da una linea rossastra. Le specie che vi appartengono hanno organi di volo molto allun- gati ; esse sono essenzialmente borneane. La seconda divisione comprende le specie 4-15, che pre- sentano più spiccatamente i caratteri generali della sezione. Esse hanno le elitre gialliccie quasi pellucide, salvo rari casi in cui il campo anteriore ha le venature altrimenti colorate o una macchia oscura. La terza divisione comprende le specie 16-19, notevoli per le elitre con areole scure e venule pallide marginate da fascie pallide come quelle delle ali. Le specie che vi appartenpgono sono indiane e madagascariensi. PROSPETTO DELLE GRYLLAORIS HYALINO-FASOIATAE 7 Finalmente la quarta è costituita dalle specie 20 e 21, nelle quali le ali sono molto scure ed hanno le venule solo esternamente marginate di colore pallido. Queste due specie sono sondaiclie. DisposiTio specierum: A. — Alae areolis pallidis, venulis anguste pallido marginatis, linea rubra vel purpurea extus utrinque apposita. Elytra lata et valde elongata. Alae subtriangu.lares: 1. — Gr. superba Brunner 1888, Monogr. der Stenopelmat. u. Clryllacr., Verhandl. K. K. Zool. Bot. Gesellsch. Wien, Band XXXVIII, pag. 348, Tab. Vili, figura 39 {^). — Brunner 1897, Observat. on the Coloration of Insects, Leipsic, pag. 8, PI. G, fig. 73. — Kirby 1906, Synon. Catalogue of Orthoptera, Vol. II. Part I, London, pag. 143. Habitat: Borneo. 2. — Gr. soror Brunner 1888, Monogr. cit., pag. 348-49 (cf). — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 143. Habitat: Borneo. 3. — Gr. fasciculata Pictet et Saussure 1891, De quelques Orthopt. nouveaux ; Mittheil. Schweiz. Entom, Gesellsch., Schaffhausen, Vol. VIII, pag. 310-11, PI. II, fig. 12 ( $ ). — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 145. — Griffini 1909. Revisione dei tipi di ale. Gryllacris di Pictet et Saussure; Monitore Zool. Ital., Firenze, Anno XX, n. 4, pag. 110-11 (cum nova descriptione sec. typum). Habitat: Insulae Sundaicae. A A. — Alae areolis omnibus vel plurimi s fuscis, raro paucis tantum fGr. ComottiJ, venulis transversis utrinque vel saltern extus hyalino marginatis : B. — Alae venulis utrinque hyalino marginatis. Elytra modico vel parum longa; alae subcycloideae: C. — Elytra hand ut alae colorata (seu colore fusco, venulis pallido marginatis), sed testaceo-subpellucida, tantum in Gr. principe areolis paucis mediis incerte dilute fuscis, in Gr. maculipenni macula magna basali antica fusco- cyanea ornata; venae elytrorum concolores, tantum in Gr. ruficipe venae campi antici virides : D. — Pronotum margine antico crenulato, dorso valde inac- quale. Caput crassum: O ACHILLE GRIFFINI 4. — Gr. ruficeps Serville 1831, Revue method. Insectes de I'ordre des Orthoptères: Annales Sciences Natnr., Paris, Tome 22, pag. 139 {^). — Serville 1839, Hist. Natur. Insectes Orthoptères, Paris, pag. 394, PI. 9, fig. 2 {^). — Blanchard 1840, Hist. Natur. des Insectes, Paris, Tome III, pag. 30. — De Haan 1842, Bijdr. tot de Kennis der Orthopt.: Verhand. over de Natuur. Gesch. der Nederl. overz. Bezittingen, pag. 220. — Gerstaecker 1860, Ueber die Locust. Gatt. Gryllacris: Arch, fiir naturgesch., Band XXVI, pag. 259-61 (cT, $)• — Brunner 1888, Monogr. cit., pag. 345-46, Tab. VIII, fig. 38. — Kirby 1906, Catal. cit. pag. 143. — Gritfini 1908, Note sopra ale. Grillacridi : Bollett. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, Vol. XXIII, n. 587, pag. 7. — Griffini 1909. Intorno ad ale. Gryllacris d. Mus. di Bruxelles; Atti Soc. Ital. Scienze Nat. Milano, Vol. XLVII, pag. 178. — Gritfini 1909, Studi sui Grillacr. del Museo di Oxford; Ibidem. Voi. XLVII, pag. 310. Habitat: lava. ('). 5. — Gr. ruficeps subsp. malaccensis Griffini 1908, op. cit., Boll. Mus. Torino, n. 587, pag. 7 (9). — Grijlìacris ruficeps Griffini 1897, Sur quelques Locust, de Perak; Miscellanea Entomologica, Narbonne, Voi. V, n. 11-12, pag. 142 (Nec species typica). Habitat: Malacca, Pulo Penang. 6. — Gr. sordida Fritze in Cari 1908, Neue Locustodeen von Ceylon u. Borneo: Mittheil. Schweiz. Entom. Gesellsch., Band XI, Heft 8, pag. 303 (9). Habita t: Borneo. 7. — Gr. lineosa Walker 1869, Catal. Dennapt. Saltat. Brit. Museum, I, London, pag. 173 (9). — Kirby 1906, Catal. cit,, pag. 143. (Species incerte in hac divisione posila, secundixm Cata- logum Kirbyi; forsan in divisione DD locanda.) Habitat: ? (1) Alla sinoninii.i di questa specie deve esser aggiunto; Gr. rilftCeps (iueriii, Bélanger. Voy. aux Iiides Orient., Zool., pag. 495, Ins., Tab. IV, fig-. 2; indica- zione che ricavo da Brunner, non conoscendo io tale opera. Si potrebbe anche aggiungere : GrillacriS à lète roiisse Ohenu, Encycl. Hist. Natur., Annelés, Paris, 1859, F^l. 3, fig- 2; la figura invero è pessima e quasi irriconoscibile, nondimeno è sempre migliore di quella clie nell'opera stessa è data pel notissimo Decticus ver i-ucivorus (pag. f>S, fìg. 71), e elicè veramente straordinaria ; forse questa non rap- presenla nemmeno un locustide e l'oi's' anche nepiiuro un insetto esistente. PROSPETTO DELLE GRYLLACRIS HYALINO-FASCIATAE 9 DD. — Pronotum margine antico non crennlato, vel tantum piinctulato : E. — Elytra unico] cria (haud in campo antico basim versvis macula magna fusco-cyanea ornata): F. — Pronotum xinicolor vel subunicolor pallidum (nec nigrum pallide marginatum neque nigro late maculatum) : G. — Caput pallidum : 8. — Gr. vaginalis Pictet et Saussure 1891, op. cit,, Mitth. Schweiz. Ent. Gesellsch., Voi. Vili, pag. 309-10, PI. II, fig. 11 (9). — Kirby 1906, Catal. cit. pag. 143. — Griffini 1909, Revisione cit.; Monitore Zoolog. Ita!., pag. 109-10 (cum nova descriptione sec. typum). Habitat: Indiae orientales. 9. - — Gr. Comotti Grifìini 1908. Intorno a due Gryllacr. di Bir- mania : Wiener Entomol. Zeitung. XXVII Ihg. pag. 207 209 ( 9 ). Ila h ita l: B i r m an i a . 10. — Gr. princeps Staol 1877, Orthoptera nova ex Ins. Plii- lippinis; Oefvers. K. Sv. Vetensk. Akad. Forhandlingar, n. 10, Stockholm, pag. 47 ($). — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 143. — Griffini 1909, Le Gryllacris descritte da C. Staol: Atti Soc. Ital. Scienze Natur. Milano, Voi. XLVIII, pag. 72-74 (cum nova descriptione sec. typum). Ilahital : Philippinae. GG. — Caput fronte atra, macula ocellari frontali magna flava. Elytra versus marginem anticum dilute fusco maculata: il. — Gr. moesta Brunner 1888, Monogr. cit., pag. 346-347 (c5^). — Kirby 1906, Catal. cit. pag. 143. Habitat : Pliilippinae. FF. — Pronotum maxima superficie atrum vel utrinque macula atra praeditum : H. — Pronotum subtotum atrum. Macula ocellaris frontalis magna flava: L. — Caput atrum. Pronotum atrum circumcirca ferrugineo marginatum : 12. — Gr. moestissima Brunner 1888, Monogr. cit., pag. 347 {^). — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 143. Habitat : Halmahera. LL. — Caput ferrugineo-castaneiim. Pronotum atrum, metazona et parte postica loborum lateralium colore flavo : 10 ACHILLK GRIFFINI i3. — Gr. Loriae Griffini 1908, Descriz. d'un nuovo Grilla- cride di Timor: Monitore Zool. Ital., Firenze, Anno XIX, n. 3-4, pag. 90-92 (9). Habitat: Timor-Cupan. HH. — Pronotum pallidum, macula magna atra utrinque ; his maculis haud perfecte delineatis. Caput pallidum, labro atro : il. — Gr. biguttata Siaol 1877, Op. cit., pag. 47 ($). — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 143. — Griffini 1909, Le Gryllac. descr. da Staol, op. cit., Milano, pag. 74-78 (cum nova descriptione sec. typum). — Griffini 1909, Studi sopra ale. Gryllacr. del Museum de Genève; Revue Suisse de Zoologie, Tome 17, Fascic. 2, pag, 390. Habitat : Philippinae. EE. — Elytra in campo antico, basim versus, macula magna fusco-cyanea ornata. Pronotum pallidum: i5. — Gr. maculipennis Staol 1877, op, cit., pag. 47 (cf). — Brunner 1888, Monogr. cit., pag. 348 ( $ ). — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 143. — Griffini 1909, Le Grillac. descr. da Staol, op. cit., Milano, pag. 78-81 (cum nova descrip- tione sec. typum). Habitat : Philippinae. 15 bis. — Gr. maculipennis varietas, Griffini 1909, Le Grillac. descr. da Staol, Op. cit., Milano, jjag. 81-82 ($ ). — Grif- fini 1909, Studi sop. ale. Grillac. Museum Genève, op. cit. pag. 390. Habitat : Philippinae. CC. — Elytra ut alae colore fusco vel fusco-piceo, venulis tran- sversis utrinque hyalino marginatis vel pallido margi- natis : 16. — Gr. Panteli Bolivar 1899, Les Orlhopt. de S.* Joseph's College :i Trichinopoly ; Annales Soc. Entom. France, LXVIII, pag. 788 (cT). — Kirby 1906, Catal cit., pag. 145. — Griffini 1909, Sopra ale. Grillacridi di varie col- lezioni; Bollati. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, Voi. XXIV, n. 610, pag. 9-11 ($). — Griffini 1909, Studi sopra ale. Grillac. Mus. Genève, oj). cit., pag. 391. Habitat: India. 17. — Gr. Panteli suljsp. Poultoniana Grittini 1909, Sopra PROSPETTO DELLE GRYLLACRIS HYALINO-FASCIATAE 11 ale. Grillacr. di varie collezioni, op. cit. Boll. Mus. To- rino, n. 610, pag. 11-12 (9). Habitat : Silhet. i8. — Gr. picea Brnnner 1888, Monogr. cit., pag. 349 ($). — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 144. — Griffini 1910, Pro- spetto delle Gryllacr. di Madagasc. e delle isole vicine. Zoolog. Anzeiger. Leipzig, Bd. XXXV, n. 16, pag. 509. Habitat: Comores. i9. — Gr. Mannae Griffini 1909, Studi sopra ale. Gryllacr. del Mns. de Genève, op. cit.. Rev. Suisse de Zoologie, pag. 391-94 ( 0\ — Griffini I9l0, Prospetto delle Gryllac. di Madagasc. ecc., op. cit. Zool. Anzeiger pag. 509. , Habitat : Madagascar. BB. — Alae venulis tantum in latere externo hyalino-margi- natis : 20, — Gr. nigripennis Gerstaecke.r 1860, op. cit., pag. 261-62 ($).—- Brunner 1888, Monogr. cit., pag. 347 (cT, 9)- — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 143. — Rehn 1909, A contribut. to the Knowl. of Orthopt. of. Sumatra; Bull. Americ. Museum Natur. History, New York, Voi. XXVI, pag. 206-07. Habitat: Malabar, lava, Sumatra. 21. — Gr. atrata Walker 1869, op. cit., I, pag. 174-75 (rf ). — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 140. — Griffini 1910, Ré- vision des types de cert. Gryllacr. décrites pas Walker, existaut au Musée d' Oxford ; Deutsch. Ent. Zeitschrift, pag. 84-86 (cum nova descriptione secundum typum). (Nec Gr. atrata Brunner (')). . . Habitat: Sarawak. APPENDICE: Sectio : Species fumigatae. Species Sundaicae. Corpus statura modica vel majore, tamen haud robustum. Caput ab antico visum elongatum. Elytra elon- (1) La Gr. atrata Brunner 1888, (o ), nec Walker, fu ila me ridescritta secondo esemplari O e V del Museo di Ginevra, col nome di Gr. hasaliairatn (Rev. Suisse Zoolog., Tome 17, 1909, pag. .384-8G). In sinonimia ho pure collocato il nome di Gr. basalts Kirby 1900, nec Walker, as.segnato alla detta .specie. 12 ACHILLE GRIFFINI - PROSPETTO DELLE GRYLLACRIS ECC. gata, saltern partim subhyalina. Alae brunneae vel nigrae, venis venulisqiie fiiscis, saepe areolis nonnullis in medio incerte sn- bliyalinis et venulis transversis lineola subtillima hyalina extus apposita marginatis. A questi caratteri si potrebbe aggiungere che il fastigium verticis è sempre di mediocre larghezza, e che l'ovopositore è dritto 0 poco incurvato. DlSPOSITIO SPECIERUM : 1. — Gr. fumigata De Haan 1842, Bijdr. tot de Kennis der Orthopt., op. cit., pag. 219 ((/}. — Gerstaecker 1860, op. cit., pag. 264. — Brunner 1888, Monogr. cit., pag. 328-29. — Pictet et Saussure 1891, op. cit., pag. 304, Tab. 1, tig. 7. — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 139. — Griftìni 1908. Note sojDra ale. Grillacr., op. cit., Boll. Mus. Torino n. 587, pag. 3-4 ($;. — Gritfini 1909. Int. ad ale. Gryl- lacris d. Mus. di Bruxelles, op. cit., Milano, pag. 173-74. Hahital: lava, Insiila Madiira. 2. — Gr. elongata Fritze in Cari 1908, Neue Locustodeen etc., op. cit., Mittheil. Scliweiz. Ent. Ges., pag. 304, Tab. VII, fig. 3 (^). ' . (An cT speciei sequentis?). Habitat : Borneo. S. Gr. funebris Brunner 1898, Orthopt. des Malaysch. Archi- pels ges. von Klikenthal; Abhandl. Senckenb. Naturf. Ge- sellsch., XXIV Band, II Heft, Frankfurt a. M., pag. 276 ($). — Kirby 1906, Catal. cit., pag. 140. Habitat: Borneo. Bologna, R. Istituto Tecnico, ;)0 Gennaio lyiO. OSSERVAZIONI SUL NUTRIMENTO DELLA TALPA del socio Prof. Giuseppe Albini Ha ragione il Brehm ('j quando dice — più che da scien- ziati zoologi, Naturforscher, si possono avere buone e sicure in- formazioni sulla vita e sulle abitudini della talpa dalla gente di campagna — alla quale è assai famigliare e noto questo animale, specialmente pei danni evidenti e diretti che reca, massime ai prati, rendendone difficile e spesso impossibile il taglio del fieno. In compenso, io soggiungo, il contadino ignora d'ordinario e perciò trascura i vantaggi poco visibili, perchè indiretti o mediati, che l'animale in parola porta al terreno di coltivo. Ma il citato autore non ha egualmente ragione quando asserisce (') che il nutrimento di tutte le talpe consta esclusi- vamente di animali, mai di sostanze vegetali. Ne contento di questa sua asserzione il Brehm cita le osservazioni ed enumera gli esperimenti, alquanto discutibili, di Flourens, di Oken, di Lenz ed altri zoologi, comprovanti la voracità e perfino la combattività delle talpe per saziare la loro fame, mangiando avidamente animali vivi o morti, perfino rettili, uccelli, topo- lini, carni di grossi mammiferi crude e cotte, ma che muoiono in breve tempo d'inedia piuttosto che toccare alimenti vegetali come carote, insalata, cavoli e pane. Della verità del primo asserto del Brehm ne ebbi una prova le scorse vacanze autunnali a Varese e l' inesattezza del secondo venne dimostrata dall'autopsia di ben diciannove talpe e dall'esame macroscopico e microscopico del contenuto nel loro ventricolo e tubo digerente. Senza aspirare al titolo di Naturforscher, accontentandomi (1) Brehm. — lUiistrirt. Thierleben Band. I pag. 083. Ediz. 1864. (2) Opera citata pag. 682. Die Nahrung allei- MuUe besteht auscliliesslich in Thieren. nie aiis PflanzenstofTen. 14 GIUSEPPE ALBINI di appartenere alla Categoria dei Xalvrae-Cyriosorum. nello scorso Settembre volevo persuadere il giardiniere della Villa Bellotti a non incolpare le talpe della distruzione di tanti belli e floridi sedani del suo orto. Ogni giorno, egli diceva, io trovo diverse piante di sedano floscie, cadenti, appassite ; appena le afferro colla mano escono facilmente dal terreno perchè le talpe le hanno completamente staccate dalle radici. Xon negava che le talpe fossero divoratrici di lombrici e d'insetti, era però convinto che avessero l'abitudine di mangiare anche sostanze vegetali come la parte bianca del sedano. Io, che avevo basate le mie convinzioni su quanto avevo letto nei libri di zoologia, compreso il voluminoso Brehm, non che sulle cognizioni della forma del capo articolare della man- dibola e di conseguenza sulP impossibilità dei movimenti late- rali della mascella inferiore, movimenti indispensabili agli er- bivori, ed in fine sullo sviluppo dei denti canini e sugli acu- tissimi e numerosi cuspidi dei denti molari della talpa, pregai il giardiniere di procurarmi il maggior numero possibile di animali, allo scopo di poter esaminare macroscopicamente e microscopicamente il contenuto del ventricolo e del tubo di- gerente di molte talpe, non di una soltanto, e ciò perchè la lunga esperienza m'aveva istruito di non fidarmi d'un' unica osservazione. In due settimane ne acquistai diciannove e siccome il tempo stringeva, mancando pochi giorni alla mia partenza per Torino, non potendo esaminare il contenuto, si^ecialmente del ventri- colo di tutte quelle talpe, con un taglio longitudinale nella linea mediana delle pareti addominali, legato l'esofago appena sotto del diaframma ed in basso, più che mi fu possibile, le- gato il retto intestino, asportai con taglio netto superiore alla legatura dell' esofago ed inferiore a quella del retto tutto l'ap- parecchio digerente, intatto e lo conservai nell'alcool, onde poter proseguire e Torino le mie indagini sul contenuto del ventricolo e del lunghissimo tubo digerente delle talpe. Dico lunghissimo, perchè tagliando con cautela il mesentere alla sua inserzione alla parete dell'intestino, si da poterlo svolgere spiegandone le anse copiose e strettamente aggomitolate fra loro, si arriva alla lunghezza di 110-120 e piti centimetri mentre l'animale, anche l'adulto, dall'apice del muso a quello della coda non arriva d'ordinario a quindici centimetri. OSSERVAZIONI SUL NUTRIMENTO DELLA TALPA lo Fin dalla prima autopsia, fatta a Varese, e perciò sul fresco, ebbi, non so se più chiamarle sorprese o disillusioni. Mentre la maggior parte dei zoologi parla dei lombrici come alimento principale delle talpe, in quel ventricolo, sebbene pieno e di- steso, non ne trovai alcuna traccia laddove io m' attendevo di vedernelo impinzato. Osservai bensi dei cilindretti o prismi bian- castri, molli, semitrasparenti, lunghi parecchi millimetri e che presentavano qua e là de' rigonfiamenti o bozze ; osservati però al microscopio si vedevano formati da ttibuli e fibre vegetali, decorrenti parallelamente fra loro, oppure da cumuli di fila- menti esilissimi vegetali aggomitolati nel centro e sporgenti liberi alla periferia. Una vera sorpresa fu poi per me il trovare ali di mosche, vespe e calabroni, organi principali di locomozione di animali viventi nell'aria e fuori terra, nello stomaco di questa talpa, cioè d'un animale nemico della luce e direi quasi dell'aria, che vive, mangia e beve sotto terra ove genera. La terra è il suo ambiente naturale e nella stessa, se smossa e non troppo com- patta, si pitò dire che nuoti piuttosto che cammini. In fine lo stomaco di quella prima talpa era in gran parte occupato da un batutfolo o manipolo di filamenti vegetali di color bruno, il quale era spinto verso il piloro ostruendolo qtiasi completamente. Il fondo cieco ed il centro del ventricolo erano occupati da insetti (quali interi quali in brani) con pre- dominio di corpi di vespe, miriapodi, qualche bruco ed elminto. Come si vede, fin dal primo esame del contenuto del ven- trico della talpa ho dovuto convincermi che aveva ragione l'uomo della campagna, il giardiniere, e torto il Naturforscher. La talpa aveva rosicchiato ed inghiottito de' vegetali e non si poteva negare che fosse colpevole dei danni ai sedani. Questo fatto permette parecchie ipolesi ; la talpa aveva distrutte le piante di sedano rosicchiandole là ove in su sor- gono le foglie in giù le radici, semplicemente per togliere un ostacolo incontrato nel suo cammino progressivo per andare in cerca d'alimento o d'acqua; considerando però la facilità e rapidità colla quale si muove nella terra smossa e sof&ce, com'era appunto qttella dell' ajuola de' sedani e considerando la brevità dell' ajuola stessa, mi pare poco accettabile tale ipo- tesi perchè le talpe avrebbero potuto facilmente ed in breve tempo girare l'ostacolo ; una seconda ipotesi sarebbe quella che IB GIUSEPPE ALBINI le talpe alla caccia d' insetti, bruchi, vermi, trovandone nelle vicinanze o magari sulla parte carnosa de' sedani abbiano in- differentemente inghiottito la sostanza vegetale per impadro- nirsi dell'animale che vi era aderente o nascosto nell'interno, Con altre parole per avere il contenuto abbiano inghiottito il contenente. Esporrò una terza ipotesi dopo avere riferite le mie ricerche ed osservazioni fatte, parte a Varese e parte qui, sulle altre diciotto talpe. S'intende che non tutte avevano lo stomaco ugualmente pieno e disteso dal contenuto e che in alcune, insieme all'ali- mento solido vi era una certa quantità di fluido, si che talvolta le pareti dello stomaco aderivano strettamente al contenuto, tal'altra invece si aveva una certa fluttuazione. E parimenti si troverà naturale che la proporzione fra le sostanze animali e vegetali fosse diversa da un ventricolo all'altro, però in nessun ventricolo mancò mai una certa quantità di filamenti e fascetti fibrosi vegetali ed in alcuni ventricoli questi fasci erano, per aspetto, diversi di colore, grandezza e durezza da quelli tro- vati nella prima talpa. Avendo raccolto tutto il contenttto d' un ventricolo in un bicchier contenente acqua pura ed agitando con bacillo ottenni facilmente la separazione dell'alimento vegetale dall'a- nimale; ripetuta l'operazioae sul contenuto del ventricolo d'altra talpa ricco di fasci fibrosi, sia per la quantità ma fors' anco per la qualità delle fibre, queste s' intrecciarono fra loro for- mando feltro che aderiva tenacemente al bacillo in modo da seguirlo tutte unite quando questo si estraeva dall'acqtta. Dal ventricolo pieno disteso coii fluttuazione, d'una talpa, aperto alla grande curvattira per raccogliere tutto il contenuto nel bicchiere con acqtia, insieme a fasci fibrosi vegetali, non che agli animali interi o brani degli stessi, uscì un corpo so- lido, piuttosto duro, grosso qtianto un nocciuolo di olivo o di corniolo, di color bruno quasi nero, a superficie ove levigata ove scabra, in una parola un vero e proprio calcolo gastrico destinato probabilmente a crescere per sovrapposizione ed a fermarsi per sem))re nel ventricolo, non essende tanto facile, pel suo volume e jjer la sua consistenza, il passaggio ili ri- gurgito attraverso l'esofago e molto meno il progresso passando pel piloro per attraversare l'intestino e le molteplici anse. Dopo d'averlo ben lavato ed asciugato si era fatto di color più chiaro OSSERVAZIONI StL NUTRIMENTO DELLA TALPA 17 (^color di castagno); allora lo tagliai trasversalmente; alle due sezioni si presentò a strati concentrici, la sostanza corticale era abbastanza compatta, quasi legnosa o coriacea mentre la cen- trale piuttosto che spugnosa ricordava, per densità, una pallot- tola stretta di cotone ma di colore bruno. Costituenti principali tanto della sostanza centrale quanto della corticale erano filamenti esilissimi intrecciati fra loro ed incolori ma agglutinati ed imbrattati d'una sostanza polverosa bruna e di pezzetti di chitina di diversa forma e colore. Mas- sime nella centrale insieme ai filamenti incolori vi era qualche pelo di talpa e qualche aculeo e zampa d'insetto. Sul fondo del bicchiere rimasto in riposo alcune ore si raccoglievano molti granelli di sabbia ; questo sedimento, di- versamente copioso a seconda del ventricolo d'onde era stato tolto, non mancò mai o poco o tanto; non mi fu difficile se- pararlo dal resto decantando sul filtro le parti animali e ve- getali facilmente trascinate dall' acqua. Concludendo : nel ventricolo di tutte le talpe da me esa- minate ho trovato costante- mente, sebbene in differenti proporzioni fra loro, sostanze animali, vegetali e minerali Animali interi = Acari, Bru- chi, Miriapodi e fra questi Scolopendre, Anguillole — Animali masticati e perciò rotti in pezzi : Vespe, Itili, Grilli, Grillotalpe. Tanto nel contenuto del ventricolo qtianto in quello dell'intestino tenue, grosso e ^ retto trovai sempre la qui unita figura d' elminto nel quale anche a forte ingran- dimento non mi fu possibile scorgere alcuna speciale strut. tura interna (come invece ho potuto vedere in elminti assai Flg. 1. pallili lUi KoristUa Ob. 1. Oc. 2. più piccoli di questo) ma solo àdle linee pellucide, quasi incre- spature sottilissime e parallele fra loro, visibili massime nella 18 GIUSEPPE ALBINI parte più rigoniiaia che d'ordinario si vede verso un estremo anziché nel mezzo del corpo. Siccome non mancano, come dissi, queste forme in alcuna parte del tubo digerenie delle talpe e sono frammiste a frantumi chitinici e granelli silicei e calcari, ritengo che si tratti di parassiti indigeribili che introdoiti col- l'alimento e magari nel corpo d' insci ti od elminti, attraversano il tubo digerente senza subire alcuna moditica. Ora mi permetto alcune considerazioni generali sulle talpe, la cui voracità si spiega secondo me per le seguenti ragioni : 1" perchè 1' animale non si trova nelle condizioni più favorevoli j^er trovare 1' alimento ; solo nella terra e sotto la stessa ; 2" perchè nella scelta dell'alimento è guidato sullanto (lair olfatto ; ;V' in tino, dalla sproporzione fra la parte iudigerilùle e la, digeribile ed utilizzabile, cioè fra lo scheletro di chitina, non intaccabile dai succhi digerenti, e la parte molle (^muscoli nervi, visceri) degli animali che "pnò afferrare. Evidentemente il volume ed il peso della chitina d' un in- setto sono senza confronto superiori a quello dei tessuti molli e perciò è assai probabile, secondo me, che già nel ventricolo della talpa per azione che dirò epispastica (vescicatoria) del primo succo che incontra, la chitina si sollevi e si stacchi dalle parti molli. Cosi, come in molti uccelli carnivori (civette e gufi) i quali dopo poche ore d' aver mangiato uccelletti con piume 0 topolini con peli, vomitano un bolo costituito di penne 0 di peli, staccatisi dalle carni, cosi io sono inclinato a credere che anche le talpe vomitino d'ordinario una parte non piccola di chitina e che pel loro piloro passi soltanto (piella piccola pai'le di chitina ])iù profonda che non ha jtotuto staccarsi dalle parti molli. Il vomito sa- *^v ■/ / / \ ^'6^^^^^' causa della voracità. Tale supposizione di facile e frequente vomito nelle talpe mi viene suggerita dall'esame dei rapporti fra cardia e piloro nel loro ventricolo. '•'i^''- ^- Come si vede nella fi- gura 2 l'esofago sbocca nello stomaco, attraversandone obliqua- OSSERVAZIONI SUL NUTRIMENTO DELLA TALPA 19 mente le pareti, a pochi millimetri dal piloro, si che la piccola curvatura del ventricolo trovasi quasi tutta a sinistra del cardia; in alcune talpe, perfino, duodeno ed esofago s'incontrano ad angolo all' estremità destra della piccola curvatura. Non deve riuscire difficile pertanto alle relativamente robuste pareti della regione pilorica del ventricolo, a piloro ristretto, di re- spingere nell'esofago, pel cardia, quella parte del contenuto ga- strico raccoltosi ih quella regione. Non mi fu possibile procurarmi talpe prese in altri ter- reni o campagne per vedere se anche quelle còlte in luoghi aperti avevano nel loro ventricolo tante sostanze vegetali in- sieme a vermi ed insetti quante ne osservai in quelle catturate nella proprietà vasta e cintata del signor Belletti. Ora è bene si sappia che in quella tenuta da molti anni non si era curata la caccia alle talpe probabilmente perchè si ritenevano j)iù utili che dannose. E cosi viene una terza ipotesi a s})iegare la ])re- senza nel loro ventricolo di tante sostanze vegeiali. Quest'anno in considerazione dello stato in cui le talpe avevano ridotto alcuni prati, si ^lensò alla loro cattura; rispet- tate per tanti anni, il loro numero era assai aumentato; vista 1' impossibilità od almeno la grande difficoltà d'uscirne, appunto perchè tutta la proprietà è cintata di mura si trovarono ridotte alle condizioni d'una popolazione . di città assediata. Le talpe avevano consumata la provvista di lombrici, che secondo alcuni zoologi rappresentano il loro principale alimento, e cosi come nelle città assediate si riducono le razioni viveri, si mescola crusca o magari segatura alle farine e si ricorre a sostanze che in condizioni normali non figurano sul mercato o sui deschi dei cittadini, cosi quelle talpe addentarono quanto loro capitava ed a preferenza parti di vegetali di odore forse affine a quello di certi insetti o molli e facili ricettacoli, nascondigli 0 nidi d' insetti e vermi. Del resto non deve parer strano che le talpe possano tro- vare in alcuni vegetali albumine, albuminoid!, grassi, zuccheri, ecc. affini a quelli di elminti, lombrici, insetti. Non mancano infatti esempi d'animali erbivori che possono, per un certo tempo almeno, vivere con alimento animale ; ad esempio pecore nutrite con pesciolini diseccati anziché con fieno e viceversa carnivori alimentati con sostanze puramente vegetali, come i gatti che mangiono ed ingrassano col pane, col riso, coi mac- cheroni. 20 GIUSEPPE ALBINI L'esame del contenuto nel ventricolo e nel tubo digerente di tre talpe prese in principio del corrente febbraio in aperta campagna, cioè sulle colline di Torino alla destra del Po ed in località distanti fra loro (S. Margherita, Cavoretto) mi obbliga a dare più valore alla seconda che alla terza ipotesi, esposta nella precedente nota. In tutte le tre talpe, sia nell'intestino che nel ventricolo, ed a preferenza in questo, insieme a vermi interi ed a brani d'insetti ed altre sostanze di natura animale, come peli e fibre muscolari, trovai una certa quantità di fasci di fibre e tubuli vegetali, perfino pianticelle con radici e foglioline, in somma non mi rimase alcun dubbio che anche questi animali avevano inghiottito dei vegetali piuttosto da tempo ed in certa quantità, non mancandone le traccio e gli avanzi nel contenuto del tratto inferiore dell'intestino. Mentre nelle 19 talpe catturate a Varese alla fine settembre il ventricolo era d'ordinario pieno e disteso, talvolta fluttuante per non poca quantità di liquido, le tre prese nel febbraio presso Torino presentavano il ventricolo poco disteso ma tutto occupato da materia solida mista, cioè sostanza animale, vege- tale ed una certa quantità di pietruzze silicee, calcari, argillose. Il centro ed il fondo cieco de' loro ventricoli erano occu- pati a preferenza da vermi formanti fasci e gomitoli che inchiu • devano avanzi d'insetti, vespe e grilli. In ognuna contai qua- ranta e più vermi di diversa dimensione, cioè taluni lunghi 4-5 cm., altri di media ed altri appena d'un centimetro di lunghezza. Taluni vermi erano ancora semoventi. In tutte e tre ma specialmente in due molti di questi vermi erano attaccati tenacemente alla mucosa del cardia facendone corona. Rove- sciando questi ventricoli ed immergendoli nell'acqua assume- vano l'aspetto d'un ascidia, ma siccome i vermi erano diver- samente lunghi e grossi e la maggior parte serpentinamente contorti ricordavano piuttosto la testa d'una furia anguicrinita. Anche in queste tre talpe le sostanze vegetali erano a preferenza raccolte ed accumulate nella regione pilorica insieme a molti peli di piccoli mammiferi, facendo insieme un intricato feltro. In nessuna delle tre talpe prese nei dintorni di Torino ho trovato alcuni di quei corpuscoli che non mancarono nel tubo OSSERVAZIONI SUL NUTRIMENTO DELLA TALPA 21 digerente delle talpe catturate a Varese e che ebbi occasione di rinvenire anche in due talpe prese a Varese nel corrente febbraio ed inviatemi dal giardiniere della villa Belletti. Nella nota li ho chiamati elminti nn pò pel loro aspetto ma specialmente perchè ospiti del tubo digerente. Come di- chiarai però non sono riuscito a riconoscere negli stessi alcuna struttura speciale anche a forte ingrandimento del microscopio. Nella figura annessa alla nota sono rappresentati quali li ho visti al microscopio Koristka Obj 2 Ocul 1. Ripeto qui che ne trovai tanto nel ventricolo quanto nel tenue e nel retto intestino, di differente dimensione cioè da mil. '/4 a mil. 1 '/, — 2 in lunghezza. I più brevi sembrano filiformi ma osservati anche con piccolo ingrandimento si vede che sono piuttosto fusiformi e spiccatamente tali sono i più grandi ; il diametro di questi ultimi anche alla pancia del fuso è sempre una frazione di mil. Tutti rifrangono molto la luce e sono suscettibili di fran- gersi anziché di flettersi. ISTITUTI CLINICI DI PERFEZIONAMENTO - MILANO ISTITUTO A.3SrA.TOJVIIOO Prof. F. Livini DELLA SECONDARIA, TEMPORANEA OCCLUSIONE DI UN TRATTO DELLA CAVITÀ DEL CANALE INTESTINALE DURANTE LO SVILUPPO EMBRIONALE II nota preliminare: Uccelli. fCoìi '21 flgarej In una Nota — pubblicata in Anatomisclier Anzeiger, Bd. XXXV, N. 23-24 — mostrai come in embrioni di Bufo vulgaris si verificili, durante lo sviluppo embrionale, una secondaria, temporanea occlusione di un tratto della cavità del canale intestinale. Accennavo in (Quella Nota come fatti somiglianti io avessi osservato in embrioni di Rettili (Lacerta) e di Uc- celli (Gallus dom.); ora qui riassumo i ])articolari clie a questi ultimi si riferiscono. * sf: * La figura 1 mostra l'aspetto col quale si presenta, in sezione trasversa, la cavità del canale intestinale presso l'estre- mità craniale della doccia polmonare in un embrione di pollo alla 72^ ora d'incubazione. Lo massime dimensioni della cavità sono qui: larghezza, 195 u. ; diametro dorso-ventrale, 95 y. Da questo punto la cavità va restringendosi, sopratutto in direzione trasversale, per modo che, circa 120 u più caudalmente, acqui- DELLA SECONDARIA, TEMPORANEA OCCLUSIONE ECC. 23 stato contorno ellissoidale, misnra nel diametro maggiore 110 '/ (fig. 2); e 120 v. ancora più caudalmente, mutata la forma (fig. 3), le massime dimensioni si riducono a (/ 47 in senso trasversale ed a y 43 in senso dorso-ventrale, lo spessore medio della parete epite- liale essendo di 18-20 u. Oltre questo punto, torna la cavità ad ampliarsi. In un embrione dello stesso numero di ore d'incubazione, ma alquanto più sviluppato del pre- cedente, si constatano le seguenti modificazioni. La doccia polmonare — come risulta dalla fig. 4, ripro- dotta da una sezione che corri- ^ contorni di .,uesta e di tutte le . . , successive figure sono stati ritratti sponde approssimativamente al me- «ila camera chiara di Abbe. L'ingran- desimo livello di quella dalla quale dimento delle ligure I a 7 — che sono fu tolta la fig. 1 — è ora molto ^'^"^'■^'='i''"^*"'^'^« -'' di -o diametri. ■ . . Per la spiegazione, vedasi nel testo, più [iroionda e più ristretta; la cavità del canale intestinale •— sev-su slricto — ha, a quel Fig. 1. Fis Fiff. 3. livello, una larghezza massima di 150 y. Da questo punto, come nel precedente stadio, essa va restringendosi, particolar- mente in direzione trasversale: circa 80 « più caudalmente, la larghezza è ridotta a 70 y, e più caudalmente ancora la cavità acquista un contorno circolare con un diametro che si 24 F. LIVINI riduce a 24 ju presso l'estremità caiidale dell' abl)ozzo dell'ap- parecchio polmonare (fig. 5), per tornare dipoi ad ampliarsi. Fig. 4. Fior. 5. E d unque la cavità del canale intestinale, per tutta la lunghe/za dell' abbozzo dell' ap- parecchio polmonare, considere- volmente più ristretta in con- fronto allo stadio precedente ; di più si restringerà col progredire dello sviluppo : si confrontino tra loro le ligure 4 e (>, riprodotte da sezioni corrispondenti all' incirca al medesimo livello, quella della tig. t) spettando ad un embrione di qualche ora più avanzato. Anche più caudalmente si constata in (juesto embrione un ])iù notevole restringimento della cavità, della quale il diametro si riduce a 18 y.: il tratto pili risi retto si estende ora in lunghezza per circa 100 y : incomincia là dove avviene la bi- forcazione dell'abbozzo dell'appa- recchio polmonare ftig. 7). e perdura DELLA SECONDARIA, TEMPORANEA OCCLUSIONE ECC. 25 fin presso la estremità caudale di questo; ivi la cavità del canale intestinale di nuovo si slarga. La fig. 8 — tolta da una sezione trasversa di un embrione più sviluppato, e precisamente alla 94^ ora d' incubazione — mostra l'aspetto e le dimensioni della cavità del canale inte- stinale presso al punto ove questo canale e l'abbozzo dell'ap- parecchio polmonare sono per separarsi l'uno dall'altro. Ri- siilta come a delimitare direttamente la cavità in discorso si trovino cellule molto alte, col nucleo verso la base; 'perciò, a debole ingrandimento, appare la cavità contornata da un'area chiara. Il calibro di essa è considerevolmente più ri- stretto in confronto al prece- dente stadio: il diametro maggiore misura infatti circa 20 u. Cosi si mantiene per un breve tratto; poi la cavità va restringendosi di più : presso al punto ove l'appa- recchio polmonare si biforca, il suo diametro è soltanto 8-9 y, e si riduce a 5-6 v (fig. 9) subito caudalmente al punto ora indicato. Lo spessore della parete del ca- nale intestinale — la quale ''"'s- 7. risulta di un epitelio cilindrico a più strati — è di 35-40 « : è dunque il diametro della cavità, nel punto più ristretto, ap- pena '/g <^ello spessore della parete. Il tratto più ristretto si estende ora, in lunghezza, per circa 150 v; oltre esso, la ca- vità di nuovo si ingrandisce, e, presso l'estremità caudale dell' apparecchio polmonare, già misura 20 y. in direzione tra- sversale e 7-8 in direzione dorso-ventrale. Considerando pertanto tutto il tratto della cavità intestinale corrispondente all'ab- bozzo dell'apparecchio polmonare, vi constatiamo, oltre una ul- teriore generale riduzione del calibro di essa cavità, un restrin- gimento accentuatissimo e ben circoscritto, che corrisponde alla porzione iniziale dei due rami di divisione dell'apparecchio polmonare. — Un secondo restringimento, parimente circo- scritto, si determina in seguito, e precisamente in quel tratto 26 F. LIVINI che sarà poi P estremità craniale dell'esofago. Tralasciando, per amore di brevità, di illusti-are ([ui stadi intermedi, rife- risco, in succinto, intorno a quanto si osserva in \u\ embrione alla 118* ora d'incubazione. Caiidalmente al punto dal ([uale si diparte dalla faringe la ultima tasca entodermica bran- chiale, la cavità faringea, in se- zione trasversa, si mostra in forma di larga fessura orientata in dire- zione trasversale, e misura in que- sta direzione 400 y. (fig. 10). Circa 120 ;/ più caudalmente, e precisa- }i ■vi?"-' -V -'!-'& V Jf-^'%' Fi?. Fig. 8. IiiK"i'.'iiul. 140 diaiTi.; lo stesso per le ligure successive. mente presso la estremità craniale dell'abbozzo dell'apparecchio jjolmonare, la fessura apparisce notevolmente ridotta nelle sue di- mensioni, misurando nella ricordata direzione 75 w, mentre la larghezza del canale intestinale, comprendendone la parete, è di 350 y- (fig. 1 1). Anche la cavità dell'abbozzo dell'apparecchio pol- monare è, a questo livello, in forma di strettissima fessura, orien- tata però dorso-ventralmente : riunendosi essa con quella corri- spondente al canale intestinale, ne risulta una figura ed Y- Cambia, però, bentosto l' aspetto, e le due cavità non formano che vin' unica fessura orientata in direzione dorso- ventrale (fig. 12), e ohe per massima parte è compresa nell'abbozzo del- l'apparecchio polmonare. Più catxdalmente, là dove l'apparec- chio polmonare si isola dal canale intestinale, la cavila si pro- BELLA SECONDARIA, TEMPORANEA OCCLUSIONE ECC. 27 lunga nel primo in forma di fessura relativamente ampia, nel secondo in forma di canalino tanto angusto che in alcune se- zioni è a mala pena percettibile (fig. 13) : il suo diametro può infatti ridursi più piccolo di quello dei nuclei della parete epiteliale : la quale lia ora uno spessore medio di 50 u. A deli- mitare direttamente la minuscola cavità stanno cellule alte, in t-v. '.'.*:'. Fig. 10. alcune delle quali il nucleo è in riposo ed occupa la base della cellula, mentre in molte altre è in mitosi e si avvicina più 0 meno alla cavità stessa: ne deriva che è più indistinta l'area chiara, priva di nuclei, che nel precedente stadio vedemmo delimitare direttamente la cavità. Questo primo tratto, più ristretto, dell' esofago è lungo 60-70 y. Caudalmente ad esso la cavità intestinale si slarga alquanto, acquistando xxn diametro massimo di 27-28 u (fig. 14); dipoi, presso la biforcazione del- l'apparecchio polmonare, di nuovo si restringe, per ridursi a 4-5 u poco caudalmente alla ricordata biforcazione, e cosi si mantiene per una lunghezza di circa \/j„ di millimetro (fig. 15), per tornare infine ad ampliarsi. 28 F. LIVINI Qui dunqvie sono presenti due forti e ben circoscritti restrin- gimenti esofagei, uno caudale ed uno craniale. Il primo incomincia subito caudalmente alla biforcazione dell'apparecchio polmonare, come nel precedente stadio, se non che si estende ora per una lunghezza maggiore, per 7,o di millimetro, come dicemmo. L'altro, che è più accentuato, corrisponde alla parte craniale dell'eso- fago, ed è assai più breve, estendendosi solamente per GO-70 u. Sia notata la coincidenza che, per la ubicazione, i due restrin- gimenti corrispondono con grande esattezza a due dei più importanti restringimenti dell'esofago umano. Avviene in seguito che mentre il restringimento caudale non si accentua di più, quello craniale, oltre ad estendersi per ^^na lunghezza maggiore, tanto progredisce finché si arriva alla occlusione completa della cavità, come dimostra la fig. 16 tolta da una sezione trasversa di un embrione alla 118'^ ora di incu- bazione al pari di quello precedentemente illustrato ma di esso alquanto più sviluppato. Corrisponde la sezione subito caudal- mente al punto ove l'abbozzo dell'apparecchio polmonare si isola dal canale intestinale. La lunghezza del tratto occluso è di circa 100 y. ; ed interessa avvertire come esso non sia limi- tato all' estremo craniale dell' esofago, ma anche occuj)i la parte più caudale della faringe : nelle sezioni trasversali nelle quali apparisce isolato dall' apparecchio ])olmonare ha contorno irregolarmente circolare con un diametro di 100 y. L' area chiara, sprovvista di nuclei, che direttamente delimitava la DELLA SECONDARIA, TEiMPORANEA OCCLUSIONE ECC. 29 cavità, e che dapprima assai estesa erasi dipoi impicciolita perchè "invasa da nuclei in mitosi, è ora completamente scom- parsa: al luogo occupato da essa e dalla primitiva cavità stanno Flg. 15. piccole cellule, derivate evidentemente da moltiplicazione delle alte cellule centrali. 81 avverta che la cavità dell'apparecchio polmonare è ora in continuazione soltanto colla parte della cavità faringea situata cranialme tratto occluso. I fatti esposti danno cazione del meccanismo col quale si arriva alla occlusione della cavità del canale intestinale: i restringi- menti sono, almeno in massima parte, determinati dal progressivo aumento di spessore della parete epiteliale del canale, aumento che ■-.'".* '^\^i^^"^;?,'•X*.'"■^/•*• risulta dalla comparazione delle •'* ~^»-7>'»f!.'''«V^»' * • • - T» *^A>' V ■ ■ cifre ad esso relative, altrove ri- ^ ' l'i 'J-tC^*^'-* 1 '''^' portate; quanto alla occlusione ' 'f* .*:*•• * del restringimento craniale, essa ^^^ i^ non deriva da semplice accolla- mento delle cellule direttamente delimitanti la cavità, sibbene da proliferazione di queste cellule, donde la formazione di un piccolo gruppo di elementi, che è sufficente ad occludere la cavità ridotta a dimensioni minime. Riassumendo, abbiamo in questo momento dello sviluppo: un restringimento circoscritto dell'esofago, corrispondente al tratto iniziale dei bronchi : una occlusione completa della cavità dell'estremità craniale dell'esofago e del tratto immediatamente contiguo della faringe. 30 F. LIVINI Un tratto più esteso di quest' ultima verrà ad occludersi in appresso: cosi ho osservato in un embrione alla 124* ora d' incubazione. Risulta dalla iig. 17 — tolta da una sezione trasversale clie cade poco caudalmente alla regione branchiale — come la faringe, precedentemente cava, sia ora rappresentata .% Fig. 17. da un ammasso completamente solido, di forma allungata in direzione trasversale. Persiste tuttora la occlusione dell'esofago 3 5 (lìg. 18): complessivamente il tratto occluso è lungo -^^ di milli- metro. Se non che, alla parte caudale di esso, già sono in atto t '&»•*' Vi ^-« . , .,.4*. • « *. :,*»v>-*'. KiS-. IS. » V > t * ^ 1'.). fenomeni che dovranno condurre al ripristinamento della per- vietà del canale. Consistono questi fenomeni in un processo di DELLA SECONDARIA, TEMPORANEA OCCLUSIONE ECC. 31 degenerazione die colpisce gruppetti di cellule epiteliali di quella parte del tratto occluso che occupa il posto della futura cavità secondaria. Per il disfacimento di quei gruppi cellulari, prendono origine cavità dapprima piccolissime e Puna dall'altra indipendenti. Nello stadio che ora consideriamo, si trovano esse solamente nella porzione caiidale del tratto occluso, e sono in piccolo numero (diie o tre al massimo in una sezione tra- sversale] (fig. 19). Col progredire dello sviluppo, mentre si esten- dono in direzione craniale, si fanno più ampie e confluiscono tra loro, fino a che si forma una cavità unica, la cavità defini- tiva. Le figure 20 e 21 sono state riprodotte da due sezioni ' . ;-:*---;- .^-^ Fig". 20. Fig. 2Ì. trasversali di un embrione alla 148'' ora di incubazione : la prima corrisponde presso l'estremità craniale dell'esofago, e dimostra come anche questo tratto sia ora invaso da numerose cavità — in alcune delle quali stanno detriti cellulari 0 celiale in via di disfacimento ma pur sempre riconoscibili — , cavità che dovranno ingrandirsi di più e fondersi; la seconda cade presso il limite caudale del tratto occluso, e quivi è già ricostituita la cavità definitiva, nella quale qua e là osservansi gruppetti di cellule alterate, residuo degli elementi che occupavano la parte centrale di quel tratto e che sono andate incontro a disfacimento. Allorché il processo sarà giunto a compimento anche nella porzione craniale del tratto occluso, la pervietà del 32 F. LIVIM - DELLA SECONDARIA, TEMPORANEA OCCLUSIONE ECC. canale si sarà ristabilita : cosi ho osservato in un embrione alla lO'i'*^ ora di incubazione. Mancandomi un adatto stadio in- termedio, non potrei ora precisare in qual momento dello svi- luppo il processo è compiuto. * * * Riassumendo: A partire da embrioni alla 72^ ora di incu- bazione, si constata come, col progredire dello sviluppo, coincida dapprima un progressivo, generale restringimento della cavità del canale intestinale per tutta la lunghezza dell' abbozzo del- l'apparecchio polmonare. Poi, un restringimento circoscritto e molto accentuato si localizza in un tratto corrispondente alla porzione craniale dei bronchi; un secondo restringimento, ugual- mente forte e circoscritto, si localizza più tardi nel tratto cra- niale dell' esofago : i due restringimenti riconoscono la loro causa principale in un progressivo ispessimento della parete epiteliale del canale intestinale. Successivamente, mentre in corrispondenza del restringimento caudale la cavità torna grado a grado ad ampliarsi, in quello craniale, per proliferazione degli elementi epiteliali che direttamente delimitano la cavità, questa viene, per una certa estensione, ad occludersi; la occlu- sione non rimane limitata all'esofago, ma si estende anche alla porzione più caudale della faringe, della quale la cavità, nel tratto corrispondente, era andata progressivamente restrin- gendosi. La pervietà del canale si ristabilisce per degenera- zione e successivo disfacimento di gruppi di cellule epiteliali della parte centrale del tratto occluso, donde la formazione di piccole cavità, dapprima l'una dall'altra indipendenti; per l' ampliamento e per la fusione di queste cavità si arriva alla formazione di una cavità unica, la cavità secondaria, definitiva; tale i)rocesso si inizia all'estremo caudale del tratto occluso e procede in direzione craniale. l'er la letteratura e per le consfderazioni rimando al lavoro completo. su UN MOLARE DI ELEFANTE FOSSILE TROVATO NEL SOTTOSUOLO DI MILANO Nota del Prof. Ernesto Mariani Nei lavori di scavo che si stanno facendo in via Bocchetto a Milano, per la costruzione del palazzo della Banca d'Italia, venne trovato nella sabbia ghiaiosa del primo ares^ alla pro- fondità di circa m. 6,50, nn molare di elefante fossile, insieme a frammenti di ossa, probabilmente appartenenti allo stesso proboscidato. Trovo non ))rivo di interesse il descrivere questo dente, che ritengo spettare aìVE. primigcnius Blum., come credo tuttora debba riferirsi a questa stessa specie il bel molare, pur esso raccolto nel sottosuolo di Milano, che descrissi nel 1907 insieme ad altri avanzi elefantini fossili ('j. II nuovo molare, del quale do qui due figure ridotte a tre quinti della grandezza naturale, è alquanto guasto, in causa della fluitazione che deve aver subito insieme a detriti rocciosi; fluitazione la quale ha ridotto altre parti scheletriche più fragili in piccoli frammenti, che vennero come si disse trovati insieme al molare nella falda acquifera freatica. La lunga per- manenza neìV aves contribuì certamente a rendere assai fragile questo molare, il quale, poco dopo che era stato portato alla luce, si spaccò trasversalmente in due parti ; si staccò la parte (1) Ricordo che questi avanzi elefantini fossili vennero scoperti in due cave di sabbia e ghiaia, una presso la case. -Mancatutto di Calvairate fuori di Porta Vittoria {e non di Porta Ticinese come erroneamente venne stampato nella mia nota), l'altra vicino alla case. Moncucco a sud-est di San Cristoforo, fuori di Porta Ticinese. Essi pure si trovavano immersi nel primo aves, alla profondità di circa m. 4. (Resti fossili di elefanti trovati in alcune cave di sabbia vicino a Milano: Atti Sor. Ital. Se. Xat., Voi. 4G, Milano, l'JOT). 3 34 ERNESTO MARIANI terminale della grossa radice anteriore riducendosi in piccoli frammenti le estremità delle radici posteriori, distaccandosi quasi ovunque il cemento delle facce laterali. Adonta dello stato poco buono di conservazione di questo molare, credo che possa con sicurezza essere specificamente determinato, e che si debba ritenere un secondo molare per- manente inferiore sinistro dell'^. prhnifjeniijf; Blum., specie nota da tempo tra i fossili del quaternario italiano ('). Le dimensioni di questo molare sono le seguenti : lunghezza massima normalmente alla direzione delle lamine ..... mm. 185 H 11 della faccia coronale di erosione ■n 170 larghezza " di essa alla X lamina dall'estre- mità prossimale . . . . " 72 altezza " della corona alla III lamina dall'estremità prossimale . . " 92 La superficie coronale è di forma ovale allungata, legger- mente incavata nel senso longitudinale nella sua parte mediana; è perciò più sollevata alle estremità e più all'estremità poste- riore. Il piano di abrasione della corona presenta 17 elementi laminiformi, e cioè il tallone anteriore o distale e 16 lamine normali, quasi tutte completamente aperte: il tallone prossimale è intatto e non fa parte della superfìcie di abrasione. Le prime 3 lamine prossimali sono variamente interessate dall'abrasione. La prima di esse risulta fatta da 5 mammille aperte; la seconda da un elemento orbicolare interno e da un elemento laminiforme tortuoso; la terza da una parte mediana lamellare tortuosa e due laterali anulari. Le successive cinqite lamine sono diritte ; la nona e la dechna sono leggermente incurvate nella metà interna; la undicesima e la dodicesima, più fortemente inciirvate nella loro metà interna, e, come le due precedenti, colla con- vessità rivolta all' innanzi. Le altre lamine hanno un andamento leggermente sinuoso. Le lamelle dello smalto di ciascuna lamina sono sottili, leggermente crespate nella parte mediana e al bordo esterno; (1) Ni'ir iiLCiirato lavoro del dott. A. Ricci suU'A'. primigenins Hliini. ilrl pu^t lìlioccnc della To.sc;iii;i (Palaeontographia Italica, Voi. VII, Pisa, l'.nU), sì lui un detta;;liato cenno storico sulla presenza di questa specie in Italia, constatata da diversi autori. E. Mariani - Su un molare di elefante fossile ecc. Atti Soc. Ital. Se. Nat., Voi. XLIX Tav. I. nTfìn ELIOT CiLZOLARIftPERHAIIIO-MILMO su UN MOLARE DI ELEFANTE FOSSILE ECC. 35 esse sono sopraelevate sulla dentina e assai di più sugli inter- spazi di cemento, che in alcuni punti sono fortemente incavati Ciascun elemento laminare completo jìresenta uno spessore di circa mm. 10. La faccia laterale interna del molare è leggermente con- vessa: sono visibili nettamente le lamine per erosione del cemento. In alcune l'erosione fu cosi forte da mettere allo scoperto la lamella di dentina. Le lamine anteriori della faccia interna del molare sono leggermente arcuate con la convessità rivolta in avanti ; le mediane sono diritte, mentre che le ultime prossimali sono incurvate, ma a convessità rivolta all'indietro. La faccia laterale esterna del molare è pressoché piana, però nella metà superiore e cioè vicino al bordo esterno della corona si presenta convessa, e ciò specialmente nella porzione posteriore fortemente erosa. La faccia anteriore o distale è leggermente convessa, rico- perta da cemento, qua e là fortemente intaccata dalle pressioni esercitate sul molare anteriore. La faccia posteriore o prossimale è scabra, ricoperta da cemento solo nella porzione inferiore; è più larga in basso (die in alto; convessa nelle parti superiore e mediana, è concava inferiormente verso l'origine delle radici. Presenta marcati segni di pressione. Una grossa radice anteriore fortemente incurvata all'in- dietro, a sezione ellittica nella metà superiore, essendo invece ap- piattita nella metà inferiore, sovrasta alle ultime 4 lamine erose della faccia coronale ; l'estremità di questa radice cilindroide, che doveva essere bifida, è spezzata irregolarmente. Sottostante al resto della corona si ha una serie di radici bifide, formanti un unico gruppo, tutte ripiegate all'indietro, essendo fortemente ripiegate le radici posteriori. Le due figure qui annesse, di cui una rappresenta la faccia coronale e l'altra la faccia laterale interna, possono completare la descrizione di questo molare di Mammouth, che va ad aggiungersi a quei pochi finora raccolti nelle alluvioni quater- narie della valle padana. Milano, Museo Civico di Storia Niiturale, Marzo 1910. NOTE CRITICHE SULLA PIEHIS ERGANE H. G. del Socio Conte Emilio Turati Poco, relativamente, è stato scritto finora sulla Pìpris er- gane H. G.; molto invece si è fatto di confusione.. Io stesso fui tratto in errore ritenendo che la mia forma roslagni (novembre 1907) fosse la seconda generazione della ergane H. G. mentre invece essa è la terza ('j. A questa con- clusione ho potuto venire col demandare al solerte mio racco- glitore sig. Geo. C. Kriiger l'incarico di recarsi in Abruzzo, sul confine della, ])rovin('ia di Roma, dove il comm. FoiMunato Rostagno aveva trovato i suoi primi ergane il. G., e raccogliere fin dal principio della ])rimavera quanto più materiale potesse della specie, che mi interessava di decifrare. Recatosi a Camerata Nuova, un piccolo nidi» d" aquila nascosto in un angolo della valle del Fiojo, fra i boschi di faggio, che scendono dal versante settentrionale del Monte Autore, egli vi stette fra i disagi e le fatiche dal marzo a tutto settembre. I suoi sforzi furono però coronati dal migliore successo, cosicché io sono ora in grado di poter con larghissima messe di documenti naturali sotto gli occhi, e di note ed osservazioni precise e sicure, con date assolutamente certe, veramente at- tendibili, stabilire come stanno le cose. Dirò subito dunque che le generazioni àeW erganr H. G. sono tre e non soltanto due, come pi-ima si riteneva. T^a \)y\- missima generazione è stata chiamata .slv/inicllli dal Veiùiy (Rhopal, Palaearct.). Essa com])are coll'a[)rirsi dt-lla, stagione a seconda della latitudine, dell' altit udine e (b^lla clcineuza del (1) Cosi pure indicni eoiiie $ ùgW ergane II. O., sesnaiiilula al X. Il della tavola IV^ eil al N. 12 della tavola V, delle mie Nuove Furnte II (l'.to?) inni 9; che ora riconosco essere eft'ettivainciitc una ergane stefancltu Verity. NOTE TRITIOHE SULLA PIRRIS ERGANE H. O. 37 clima (in qualche località in annate favorevoli già a fine di febbraio) e non oltrepassa che di rado la metà di maggio. Le figure di Hiibner, che si riteneva rappresentassero la prima generazione, vanno invece ascritte alla seconda genera- zione, che vola dalla fine di maggio al principio di luglio, e costituisce una generazione intermedia, la vei'no-estiva. Quella che io riteneva seconda generazione, la ruslagni Trti è invece la terza, che va da luglio fin quasi alla fine di settembre, e reca le apparizioni estive ed autunnali della specie. Nello stesso mio errore sono caduti tutti gli autori, non eschiso l'ultimo in ordine di data il dott. Egon Galvagni, il quale critica a torto la erezione del nome di stefaneUn Verity, per la prima generazione. Devo alla compiacenza del distinto entomologo dott. Carlo Schima, consigliere di Stato a Vienna, l'aver avxito una nume- rosa serie di ergane H. G. di Trieste (Grignano) edell'Obcina (Prosecco); alla cortesia del sig. Ottone Leonhard di Dresda gli esemplari provenienti dalla Dalmazia (Ragusa Vecchia) e dall'Erzegovina (Jablanica), e del dott. Schawerda di Vienna altri pure dell'Erzegovina. Dalla casa Staudinger Bang-Haas. che già da tempo mi aveva fornito specimina del Tauro, ho ricevuto recentemente esemplari dell'Attica, di differenti generazioni. Oltre a quelli di Oricela, offertimi dal comm. Rostagno, il sig. Orazio Querci me ne forni una lunga interessantissima serie presi in provincia di Caserta (Valle del Polleca nei monti Aurunci). Altri ne ho provenienti dalle falde della Majella. Che Vergane non fosse mai prima d'ora stato trovato in Italia è un altro errore, che io ho commesso, trattovi dal Ca- talogo Staudinger Rebel 1901, che fra le località dell'abitato di ergane H. G. non annovera affatto l'Italia; mentre invece mi era sfuggito, che già Herrich-Schàffer aveva indicato, a pag. 90 del Voi. I della sua Sijslemalische Bearbeitung der Schmetterlinge von Europa, testo, revisione e supplemento alla Iconografia di Hiibner, Vergante H. G., da lui ritenuto allora quale varietà di rapae L., come proveniente u dalla Dalmazia e àsdV Italia ". E già prima il Treitschke nella continuazione dell'opera di Ochsenheimer u die Schmetterlinge von Europa, Voi. X, prima parte dei Supplementi, a pag. 87 scriveva che " Dahl 38 CONTE EMILIO TURATI aveva preso, diirante il suo soggiorno in Dalmazia ed a Firenze, circa 200 esemplari di questa specie ". È permesso però di dubitare sit questa affermazione per quanto riguarda Firenze, poiché malgrado le diligenti ricerche degli entomologi fiorentini, e le numerose incursioni — ed esciirsioni — degli stranieri nella città dei fiori, non trovo mai altrove segnalata la presenza di qiiesta specie nei dintorni di quella città. Prohabilmente si trattava della manni Mayer, e pili ancora della sua forma erganoides 8tef. che il nestore degli attuali lepidotterologi italiani descrisse appunto su esemplari da lui raccolti nelle vicinanze di Firenze. Entrambe queste forme della marni i Maver sono facilmente confondibili con le ergane H. G., e lo erano tanto piti in una epoca in cui i progressi dell'analisi sistematica non permet- tevano ancora l'attuale suddivisione delle specie, non pure dei generi. Allora ergane H. G. sembrava ancora varietà di rapae L., senza dire della manni Mayer, che solo da me venne messa in onore di specie. Recentemente in una visita da me fatta alla collezione di lepidotteri dell' Istituto Zoologico dell' Università di Napoli notai 3 esemplari della specie. Erano appartenenti alle 3 generazioni: l'uno della prima generazione fergaiie stefaneìlii italica Trti) era $ senza indicazione di provenienza, l'altro della II fergane ergane H. G.) era O di Cerchio (x4bruzzo); il terzo della III generazione fergane roslagni Trti) era pure $ del Monte di Bagno. Per formarmi una base di studio dei documenti raccolti in Natura, ha consultato quasi tutti gli autori che della specie più 0 meno ampiamente si sono occupati, come appare dalle referenze, che indico in fondo a queste note per ognuna delle forme stabilite. Tutti hanno trattato questo argomento molto alla sprov- vista di esemplari di confronto, compreso il Freyer, che pub- blicò il solo cf) ed il Boisduval, che pure avrebbe potuto ap- profittare dei 200 esemplari raccolti dal Dahl. Lo stesso amico Verity, che ha con grande pazienza e con grande intelligenza lavorato a fondo le Pieridi nello sue Wio- -palocera palaearclica^ grazie ai documenti fornitigli dalle più grandi collezioni europee, quella di Oberthiir compresa, ha mancato di notizie sufficienti jicr la ergane H. G. NOTE CRITICHE SULT.A PIERIS ERGANE H. G. 39 II Rober nel Seitz è stato certo il più sincero quando a pag, 47 dei Grossschraetterlinge der Erde — sez. paleartica — Voi. I, affermando che u le forme stagionali di questa specie sembrano distinguersi solo poco fra di loro " aggiunse : u però su questo non abbiamo potuto stabilire nulla di sicuro ". * * * La specie è stata pubblicata ufficialmente per le stampe la prima volta dal Geyer; e poiché la continuazione da lui fatta all'Iconografia di Hiibner è incominciata nel 1827 colla tavola 182, è più che ammissibile — mi mancano le date positive per affermarlo — che la tavola 184, la quale reca le figure della specie, abbia veduto la luce nel 1827 stesso, e ad ogni modo prima dell'agosto 1828, in cui il Freyer nei suoi i; Beytrage ìi ne descrisse e figurò il (^ soltanto sotto il nome di narcaea Frr. È sotto questo nome, secondo il Treitschke, che allora da dieci anni correvano alcvini esemplari nelle collezioni di Vienna: è sotto questo nome, che Dahl e; dimostrando i diritti della specie ìi spedi in tutti i paesi e sparse ai quattro venti, i duecento citati esemplari da lui presi. Devesi ad ogni modo ritenere in errore il Treitschke, il quale, lamentando di non poter u indovinare perchè presso Hubner si sia scambiata la più vecchia e corrente denomina- zione », mantiene tuttavia la denominazione di narcaea Frr. per Vergane H. G. Freyer come Treitschke avevano davanti la generazione di maggio-giugno, come è esplicitamente stampato da quest'ultimo. Altrettanto può dirsi di Geyer, le di cui figure corrispon- dono precisamente a quella stessa generazione che noi abbiamo ora constatato positivamente essere la seconda. Herrich Schaffer la considera come varietà della rapae L., e non dà gran peso perciò alla ergane H. G. sorvolando su dettagli di descrizione e sulle date di apparizione. Egli dice solo, che le figure della nuova edizione di Hiibner, quella cioè, che reca appunto 1' aggiunta di Geyer, sono fatte su esemplari un po' aberranti. Boisduval scrive che u Treitschke ne fa una specie parti- colare, ma che egli pensa si deva piuttosto considerarla come una varietà locale di rapae L. » 40 CONTE EMILIO TURATI Ne indica per patria la Dalmazia, e la descrive sugli esemplari del due sessi mandatigli dal Dahl. Non parla della forniii ))iiitt()sl(i ((iiailraiii^olare, non mai uè falcata uè triango- lare, della macchia che si nota all'apice delle hli, distintivo specifico; né del colore di (|ueste macchie apicali e delle discali; ma dalla sua descrizione molto poco particolareggiata ci iute- ressa di ritenere, eh' egli trova u il margiue costale dtd disotto delle ali posteriori niente affatto safrauato, almeno nei suoi esemplari ". È questo dettaglio di colore che conferma l'asserzione di Treitschke (basata anche sul fatto che Dahl non potè osservare una generazione d' autunno poiché in (|uella stagione u si tro- vava ordinariamente a Vienna ») essere gli esemplai-i di Dahl del maggio e del giugno. Infatti gli individui di questa seconda generazione sono ancora verdognoli, o giallicci un poco spolverati di nero nel disotto delle seconde ali, mentre quelli della terza generazione sono safranati o di un giallo imito. Ma perchè il Boisduval dice che i suoi esemplari non sono affatto safranati ? Ciò lascerebbe supporre, che avesse saputo esisterne anche di safranati nel disotto. Era dunque cono- sciuta fin d'allora la generazione autunnale, e proveniva d'altra origine probabilmente, ma era nelle collezioni confusa colla seconda, tratti in errore dal colorito un po' vivo del giallo nel disotto della figura 907 (la $) di Geyer, che insieme alla 906 un po' carica nel disopra, aveva fatto dire a Herrich Schaffer, che erano state fatte su esemplari un po' varianti : come difatti anche a me sembra, esaminando le 9 9 pi^^ estreme della mia collezione, che a quella fanno riscontro. Ma non v' è dubbio sul fatto che le figure di Hi'ibner Geyer, ed i tipi di Dahl rappresentino la seconda generazione, poiché il TriMtsehke parlando del disotto delle ali posteriori dice che sono " hell schwefelgelb ", ciuè giallo di zolfo chiaro, e u solo coli' ingrandimento appaiono qui atomi oscuri isolati n. Eostagno e Zap])elloni, alla jiagina 13 delle Lepidoptera faunae romanae, dicono che gli esemplari della forum di i)rimavera presi ad Oricela in nuiggio e giugno corrispondono alla forma tipica di Dalmazia. Tutti i miei esemplari di Dalmazia e d'Abruzzo raccolti nel mese di giugno, cioè rappresentanti la generazione verno- estiva, concordano fra loro, e colle figure di Hlibner Geyer. NOTE CRITICHE SULLA PIERIS ERGANE H. O. 41 È dunque su individui della fauna adriatica (Italia centr, orient, e Dalmazia) che fu descritia la specie, ed è su esem- plari della seconda generazione, che fu figurata. È dunque la generazione verno- estiva della specie, come del resto è accaduto colla rapae L. quella che deve portare il nome di ergane H. G. Il dott. Egon Galvagni nella sua recentissima pubblicazione, u Lepidoptera, contribuzione alla conoscenza della Fauna delle isole Adriatiche " dice di aver preso il 3 agosto nella penisola Lapad esemplari della generazione d'estate, come quelli che Verity indica per rosla/jtioi Verity u nel senso di esemplari di una generazione estiva limilaia a pruvenienza italiana ;i e sui monti di Lissa e di Lussin dal '20 agosto al 6 settembre esem- plari, che egli ritiene appartenere alla forma niiìior Costa solo perchè più piccoli, ma che poi identifica collo figure 27 e 28 della tavola XXXIII di Verity, quindi ancora colla forma, che Verity vorrebbe ritenere esclusivamenle italiana sotto il nome di )-oslay)ioi Verity. Ciò prova una volta di più che V ergane H. G. tanto nella forma tipica, quanto nella forma estivo-autunnale, è identica rispettivamente tanto in Italia, (pianto nelTlsiria e nella Dal- mazia, e non può essere oggetto di una razza a parte. Cade cosi il nome di rostagnoi Verity, per disiinguere le forme italiane da (pielle dei })aesi più orientali. * * * Stabilito quale deva essere il tipo delle specie, veniamo ora ad esaminare le diverse forme che essa assume tanto nel- r annata, (pianto nelle diifei-enti località del suo abitato. Rispetto alle stagioni, ergane H. G. segue la regola delle altre Pieridi, specialmente quelle del suo gruppo rapae L., manni Mayer, ed anche n((j)ì L. Rapae L. ha una generazione vernale — nielra Stph. — dal grigio prevalente sul nero nel disopra delle ali, sino al punto di farlo sjjarire aiTafto — leiicolera Stefan. — Qui nel disotto il giallo delle ali posteriori è cosparso da })iù o meno fitti atomi neri. Le sue Q 9 sono in generale più gialle 0 verdognole, ed a macchie più diffuse, nella ])agina su])eriore delle ali, che 42 CONTE EMILIO TURATI sono anche più allungate, più ad angolo acuto nelP apice, che non nella forma tipica, la generazione estiva. Qui il taglio dell'ala è più squadrato e tozzo: le macchie sono nere, decise nel colore e nel contorno: il disotto è nelle ali posteriori unicolore, giallo, o giallo vivo senza spolveratura nera. La forma autunnale è rappresentata in qualche località meridionale dalla leucosoma Schawerda, che ha il bianco delle ali non cosparso di nero alla base, e l'addome bianco. Nelle altre località la forma estiva continua quasi identica al tipo, se non un po' più dilavata nel colore del disotto, e coi punti neri del disopra un po' più marcati. Manni Mayer invece è stata descritta sulla forma vernale. Essa ha la maggiore analogia coW ergane H. G. ed appare già in marzo. Le località ch'essa abita hanno altitudini meno ele- vate di quelle della evfjaìie H. G., che non si trova di solito prima dei 700 metri. Per quanto qualche forma di inaimi Mnyer possa confondersi con qualche forma di ergane H. G., manni Mayer ha una statura media più grande delle ergane H. G. un taglio d'ala ed un margine esterno più arrotondato, una maggiore robustezza e densità dei tessuti, la macchia apicale non riquadrata. Lioltre, ad eccezione della forma erganoides Stefan., inaimi Mayer ha nel disotto delle ali anteriori i punti neri, che nelle ergane H. G. non sussistono affatto. La forma vernale, manni manni Mayer ha gli apici e tutte le macchie di color grigio diffuso nei (^ (^ ma ancor più nelle 9 9, che recano spesso, lungo il margine interno uua ombreg- giatura, a guisa di macchia allungata, longitudinale, come le 9 9 della rapae rapae L. e della rapae metra Stepli. Il disotto è gialliccio o verdognolo negli apici e nelle ali posteriori, cosparso di molti atomi oscuri, con uno sfrego lungo la cellula discoidale più chiaro. Nella forma estiva ed autunnale manni-rossH Stefan, il colore dell'apice e delle macchie diventa di un nero deciso, quasi vellutato. Le 9 9 spesso acquistano nella i)agina supe- riore delle ali posteriori una leggera tinta ocracea. In autunno si ha la ripetizione della forma ro.v.v// Stefan., che seguita tino ad ottobre (Pirenei orientali) e fiuo a novembre (Formia per es.). Essa presenta una maggior precisione nei contorni delle macchie in confronto degli esemplari d'estate ed NOTE CRITICHE SULLA PIERIS ERGANE H. G. 43 è nel disotto delle posteriori un po' meno viva di colore, cioè di un giallo ocraceo più dilavato, caratteri questi clie non mi sembra necessitino una nuova separazione nominativa. Nella ergane H. G. invece troviamo le tre generazioni meglio distinte l'una dell'altra, ma non pel fatto che quella dell'autunno non sia la continuazione di quella dell'estate, bensi perchè nel corso della primavera si trovano due forme affatto diverse: la prima che è la stefaneUii Verity e la seconda, che è la ergane H. G. tipica. L'ergane stefaneUii Verity è la parallela alla rapae metra Steph. ed alla rapae metra leucotera Stefan., come pure alla manni manni Mayer. La generazione verno-estiva, cioè la ergane ergane H. G. è bene ancora un po' nel tipo della manni manni Mayer, colle macchie nere ancora fortemente cosparse di bianco e diffuse, ed il disotto ancora spolverato, ma assai leggermente, di atomi neri. È la estivo-autunnale, ergane rostagni Trti, che è invece tutt' affatto nel tipo della manni rossii Stefan., colle macchie decisamente nere dai contorni precisi, col disotto delle poste- riori gialliccio calcinoso, leggermente safranato od ocraceo, senza alcuna spruzzatura nera. Nella ergane H. G. di solito in tutte e ire le generazioni le 9 9 f'^l pi^"^ '^1 meno hann?) sempre le ali posteriori nel di- sopra di un giallo quasi citrino, che cresce d'intensità col crescere d'intensità del nero nelle macchie delle ali superiori. Nella sola prima generazione di Grecia, alla quale vera- mente deve applicarsi il nome di stefaneUii Verity, perchè fondato su esemplari di Grecia, le $ $ non hanno il giallo citrino sulle ali inferiori, il che risulta non solo delle figure della Tavola XXXIII delle Ehopalocera paleartica, ma anche dal confronto con gli esemplari della mia raccolta fornitimi dalla ditta Staudinger Bang-Haas coli' etichetta u Attica ". Dalla descrizione che Heyne-Riihl danno dalla specie, non ponendo attenzione, evidentemente, né alla patria né alle gene- razioni, essi dicono, che ergane H. G., narcaea Frr., è bianco con apici delle ali anteriori spolverati di nero, O spolverata di nero anche nella parte basale: nell'area marginale fra le coste 3 e 4 con una macchia nera. Ali jiosteriori uniformemente bianche. Nel disotto delle ali anteriori la punta dell'ala è di un giallo verdognolo, leggero, sudicio ; la macchia nera fra le 44 CONTE EMILIO TURATI coste 3 e 4 traspare inpercettibilmente. Ali posteriori unifor- memente bianche cosparse di atomi (jiallognoli e neri. Al r^ manca la macchia nera dell' ala anteriore. Habitat : Balkan, Dalmazia e Grecia (aprile-luglioì Bitinia (giugno-luglio), Tran- scaucasia. Chi non vede da qui che essi avevano sotto gli occhi la forma vernale della Grecia, confondendo con questa le tre ge- nerazioni, senza por mente al tipo di Geyer? Nello Spuler-Hoffman è tignrata una 9 (tav. II iig. 12) mal riuscita di questa forma, che giustamente Verity staccò col nome di stefaneìlii Verity. Nelle Rhopalocera Palaeartica il tipo della O appare dalla figura 34 della tavola XXXIII. Questa 9 della erijane slefa- nellii Veritj' ha le macchie delle ali anteriori largamente diffuse e circonfuse da una spolveratura nera. Se qualche volta queste macchie compaiono appena dilavate sul colore del fondo dell'ala, danno luogo alla forma ecanescens Verity ffig. 35). Il disotto della ergane stefaneìlii Verity (Tav. XXXIV, fig. 1) è tanto all'apice delle ali anteriori, quanto in tutte le posteriori di un biancastro verdognolo spolverato di atomi neri, con una leggerissima lumeggiatura chiara allungata a mezzo della cellula. Questa forma stefaneìlii Verity di Grecia, a differenza delle su.e susseguenti generazioni, verno-estiva ed aiitunnale, che non differiscono affatto dalle loro relative generazioni d'Italia e di Dalmazia, è invece molto diversa dalla primissima generazione raccolta quest' anno per la prima volta in gran numero dal sig. Geo. C. Kruger nelle alte vallate, fra le macchie di quer- citi e avellani che ricoprono le pendici dei monti, che fanno catena coll'Autore in Abruzzo, forma che reputo ojìportuno di- stinguere col nome di italica Trti. L'ergane stefaneìlii italica Trti, vola coli" aprirsi delle ])rime giornate tepide, di [)riniavera, d' ordinario dalla metà di aprile alla prima metà di maggio circa. Quest'anno però con una invernata mitissima il sig. O. Querci raccolse — in collina — accanto al Monte Ruazzo in Prov. di Caserta alcuni esem- plari di ergane stefanelìii italica Trti già nei giorni dal 20 al 22 febbraio. A fine maggio è quasi completamente sostituita dalla forma tipica, che era ritenuta finora come prima generazione. Essa è molto più jiiccola ( (;^' da 27 a 35 mm. O 27-37 mm.) della KOTE CRITICHE SULLA MeRIS ERGANE It. G. 4b corrispondente forma slefanellii Verity, di Grecia ((^ 35-37 mm. 9 37-38 mm.) ed anche della media degli esemplari delle sue due generazioni successive ergane ergane H. G. ed ergane ro- stagni Trti: si può prenderla altresì per una Leplidia, della quale ha il volo lento e disunito. Infatti nel disotto essa ricorda specialmente la Leptidia sinapi-s lath ij ri H. G. per la intensità degli atomi verdi e neri, che ne ricoprono — anche come nella manni manni Mayer — quasi tutta l'ala inferiore, e per lo sfrego chiaro mediano seguito da una ombreggiatura nera nella sua cellula, più accentiiato che non nella ergane slefanelUi Verity di Grecia. La punta dell'apice è disotto leggermente citrina stidicia, mentre nel disopra è grigia come nelle manni manni Mayer, e qualche volta quasi bianca come nella rapae lencolera Stefan, ciò che non si riscontra nella stefaneltii Verity di Grecia. Il (^ di questa generazione nella maggioranza dei casi che mi stanno sott' occhio è privo del punto nero discale, e solo in 2 esemplari tra i numerosi raccolti, questo appare, ma appena sfumato. Nelle 9 9 le macchie sono leggermente indicale in grigio, appena un po' più sensibili di quello che non sieno nella figura delle ergane slefaneUii evanescens Verity citata. Posseggo però due 9 9 ì ^'^® sono prive di qualsiasi macchia, ed in esse il fondo dell'ala è di un bianco verdognolo uniforme e sudicio, mutazione questa che deve pure passare sotto il nome di eva- nescens Verity, e che corrisponde perfettamente alla rapae metra iìnmacuìata Ckll. Le ali posteriori hanno tutte una velatura più o meno sen- sibile di giallo citrino verdognolo, mentre giova ripeterlo, nella ergane stefaneìlii stefaìiellii Verity (la forma greca; le 9 ? sono bianche nel fondo del disopra delle ali posteriori. Verity presenta a tav. XXXIII fig. 36 sotto il nome di ergane stefaneìlii rostagnoi Verity, ritenendo con queste due ultime qualifiche di indicare e la prima generazione e la razza italiana della ergane H. G., un piccolo (^ , riuscito troppo chiaro nell'apice sinistro per colpa della luce nella posa fotografica, proveniente dalla collezione Hostagno, preso ad Oricela. Siccome nel testo non ne era indicata la data di cattura, e nella tavola non ne era riprodotto il disotto, che è decisivo, potendosi dalle figure scambiarlo con qualche esemplare piccolo della mia forma rostagnij come quello figurato sotto il n. 15 della tav. IV delle 4fi CONTE EMILIO TURATI mie u Nuove forme n II del 1907, preso esso pure ad Oricola dal comm. Rostagno, cosi pregai V amico Verity di mandarmelo per r esame. Esso è effettivamente identico a quelli della prima generazione, malgrado rechi una etichetta originaria a pugno del comm. Rostagno, che porta la data : Oricola 3, 6, 906. Non potendo dubitare della esattezza di questa indicazione, è segno che ci troviamo davanti ad un ritardatario della propria generazione, come avviene spesso di raccogliere in quella me- desima epoca e in quella località esemjilari di Eiicìiloe beltà romana Calb. insieme a quelli della sua seconda generazione, Enrliloe helia romana rovianoiiìes Vei'ity. Ed un altro esemplare posseggo, ritardatario per l'altitudine in cui fu preso: è della Majella, e fu raccolto il 5 giugno 1908. Ma ciò non infirma la regola che la generazione vernale di ergane H. G. in Italia va di solito dall'aprirsi della stagione alla metà di maggio o poco più. Ho creduto necessario chiamare questa forma italiana della ergane stefaneUii Verity col nome di italica. Trti, abbandonando quello di rostagvoi Verity, per non confonderla colla roslagni Trti, che rappresenta la terza generazione della ergane H. G., nome che aveva già diritto di priorità ('). h' ergane stefanellii italica Trti., che si stacca già sensibil- mente dalla sua generazione jjarallela di Grecia, si stacca ancor più dalla sua seconda generazione verno-estiva, ergane ergane H. G. sebbene questa marchi ancora molto di grigio nell' apice e nei punti discali. Oltre ad una statura media molto maggiore, cioè il rf da 32 a 41 mm. la 9 ^^ 34 a 41 mm.. Vergane ergane H. G. ha anche il disotto diversamente colorato. Mentre la mancanza del punto discale è la regola nella prima generazione, qui i cf cf totalmente privi di questo punto discale sono i più rari, molti invece sono quelli in cui il punto è appena accennato: la maggioranza tuttavia lo ha bene marcato. Il fondo del disotto delle ali posteriori è gialliccio calci- noso, ma con qualche spolveratura di atomi sparsi oscuri. Nella ergane roslagni Trti — ^ 27-40 mm., ^ 30-3G mm. — terza generazione estivo-autunnale come nella manni ro.v.s// Stef. i punti sono neri, bene arrotondati e non sfumati, e così pure gli apici sono più neri, qualche volta invasi con una in- (!) Turati. - Nuove Fonue li 1907 NOTE CRITICHE SULLA PlERIS ERGANE H, G. 47 senatura dal bianco del fondo dell' ala, cosa che si nota anche nella ergane ergane H. G, Ma sopratutto è il colore del disotto degli apici e delle ali posteriori tutto unito, più giallo, o giallo ocraceo senza alcuna spolveratura di atomi oscuri, che caratterizza questa generazione. La forma tipica ergane ergane H. G. vola dalla tìne di maggio ai primi di luglio. Alla fine di luglio interviene la forma estivo-autunnale ergane roslagni Trti, e c'è caso di rac- cogliere cosi gli esemplari ultimi della seconda generazione coi primi della terza, come abbiamo visto accadere coi ritardatari della prima generazione frammezzo ai più precoci della seconda. Ergane roslagìii Trti dura fin óltre metà di settembre. In questa generazione, già sufficentemente descritta dal comm. Rostagno e da me, è sopratutto da notare la sensibile diminu- zione degli atomi neri lungo la costa ed alla base delle ali anteriori, che, quando è combinata colla mancanza o colla ve- latura del nero apicale, e dei punti discali dell'ala anteriore, viene ad offrirci la forma detersa Verity, la quale si verifica in esemplari provenienti dalla Bitinia e dall'Asia minore, in ciò corrispondendo alla forma lencosoma J^chawerda della rapae L. La forma minor Costa, come già ho dimostrato a pag. 20 delle mie a Nuove Forme II 1907 », non credo debba essere tenuta altro, che come un sinonimo; poiché non dovrebbe rap- presentare che esemplari minimi, per scarsa nutrizione o per aridità di stagione, della terza generazione roslagni Trti, alla quale la assegnerebbe pure il dott. Egon Galvagni, come ab- biamo visto più in dietro. E cosi pure non potrebbero essere tenute valide le deno- minazioni di se mi macai ala l-ìostagno od immaculata Verity per i cT cT delle diverse generazioni, che non presentano i punti discali. Abbiamo visto infatti che nella prima generazione la mancanza della macchia può essere considerata la regola, e nelle altre generazioni i punti degradano fino a semplici sfu- mature impercettibili, ed a scomparire del tutto ('), non varia- zione decisa di forma, ma carattere assolutamente insito nel- l'abito della specie. Cosi è del resto nella rapae L. e rapae (1) Vedi « Nuove Forme -> LepiiloKcii li (1907) pag. 2. 48 CONTE EMILIO TURATI metra Steph. ('), cosi è nella yiapi L. e sue generazioni diverse che non hanno ancora, fortunatamente, trovato un illustratore dei punti; e non occorre si faccia nella ergane H. G. Invece nelle O 9> ^^^ P^^ ^ovo dimoriismo in confronto dei rT c^j hanno sempre due punti, ci troviamo davanti a mutazioni di carattere particolare quando queste macchie mancano o si pre- sentano quasi obliterate (evanescens Verity). Viceversa, data nelle $ $ la grande tendenza ad espandersi, ad ampliarsi, che hanno questi punti, non trovo il caso di considerare come attendibili, e nemmeno come ben determinate nella loro portata, variazioni come magnimaoijata Rostagno, nelle diverse generazioni, se non quando spinte alla estrema espressione : longomacìdala Rostagno. Qui il carattere della mutazione prende ttn aspetto affatto peculiare, che si riscontra anche nelle forme di rapae R. rinvia Iriiìiru uìa/a Verity. La velatura giallognola delle ali posteriori delle O Q, che passa dal citrino slavato della forma italica Trti, al luteo qtiasi ocraceo della forma rostagni Trti, in un esemplare avuto dalla casa Staudinger Bang-Haas, proveniente dell' u Attica « é che dalla nitidezza dei stioi ptmti stt periori e dal colore unito del di sotto appartiene evidentemente alla generazioite estivo-atitunnale, invade con tinta quasi sulfurea anche ttitta l'ala superiore. Non ho sufficienti dati per conoscere se corrisponde ad una forma locale, od è una semplice forma aberrativa : tutiavia siccome essa trova perfetto riscontro con forme di rapae L [pavida Peters, ffavescens Ròb.), e rappresenta la medesima tendenza più comune nelle forme della najti L. gialle, come meta Wagn., irderntedia Schima, ffareseens, Wagn. snìphxreo- tinota, Renter ecc., cosi converrà distingtierla col nome di anictera Trti, * * * Da ttttte queste constatazioni si ])uò facilmente dedttrre come nella tilogenia delle Pieridi le quattro specie del gruppo — napi L., rapae L., nianui Mayer, ergane H. G. — devono aver avttto una non lontana origine comune, che si spiega anche nelle direzioni parallele in etti le quattro specie, ormai formate e distinte, si vanno separatamente svolgendo. (1) La forum IniiiiaCHlata Celi, è carente ili imiiti .iiiclie nel disotto delle ali anteriori. NOTE CRITICHE SULLA PlERtS ERGANE tì. G. 49 Le 9 ? della forma primaverile greca — stefanellii Ve- rity — hanno certe volte una rassomiglianza grandissima con alcune 9 9 delle inarmi inanni Mayer, e sopratutto delle manni erganoides Stefan. Questo fatto può lasciar supporre, come dice Verity, che sia esatta Pipotesi essere le forme primaverili le più antiche per quanto riguarda specialmente le Pieridi paleartiche. * * * Ed ora per riassumere l'ontologia della Pieris ergane H. G. eccone lo specchio sinottico delle varie forme, come risulta da queste mie note. P. ergane H. Ci. (I. Gen.) — stefanellii Verity. — Grecia. Mia collezione: esemplari senza data provenienti dall' t; At- tica 1-1 ex Staudinger-Bang-Haas. — R. Verity-Rhopalocera Palaear- ctica pag. 153 Tav. XXXIII fig. 32, 34, 35, Tav. XXXIV fig. 1. — E. Galvagni, Lepidoptera-Beitraege zur Kenntniss der Le- pidopterenfauna der adriatischen Inseln, pag. 24, Wien 1909. Ergane Err. A. Spuler-Holfinann. Schmetterlinge Europa's I. Band Tav. II, fig. 2. — Rùhl-Heyne, Palaearctische Gross- schmetterlinge pag. 125. — E. Turati. Nuove forme di Lepi- dotteri II (Naturalista Siciliano 1907) Tav. IV fig. 14 e Tav. V fig. 12. Ah. (^ ininiaoiìaia Verity — Verity 1. e. Tav. XXXIII, fig. 33. — E. Galvagni 1. e. pag. 23. 9 evanescens Verity. — Grecia: R. Verity, id. ibid. Tav. XXXIII fig. 35. italica Trti. — Italia centr. Mia collezione: Tre esemplari presi dal 20 al 22 febbraio 1910 in Prov. di Caserta dal sig. 0. Querci; numerosi esemplari raccolti dal 18 aprile al 12 maggio 1009 a Camerata Nuova (Abruzzo) del sig. Geo. C. Krilger, un es. il 5 giugno 1908 Celano (Majalla)). E. Dannehl. Un esemplare nel Museo di Napoli. La forma equivalente del la Dalmazia e di Trieste non mi è ancor nota ; probabilmente sarà la medesima. Stefanellii rostagnoi. Verity. CoUez. Verity : 1 es. 3 giugno 1906 Oricela (Prov. di Roma) E. Rostagno legit. Verity 1. e. tav. XXXIII fig. 36. 9 evcinescens Verity. Mia collezione: due 4 50 CONTE EMILIO TURATI esemplari del 18 e 27 aprile 190!). Camerata Nuova ;Abruzzo) Geo C. Kriiger leg. E,. Verity, id. ibid. Tav. XXXIII, tig. 35. (IL Gen.) — ergerne H. G. Mia collezione : esemplari raccolti dal 20 giugno all'S luglio 1909 a Camerata Nuova ed al Monte Autore (Abruzzo) del sig. Geo C. Kriiger. Altri dal 13 al 28 giugno 1907 alle falde della Majella, dal 7 al 15 luglio sui Monti Sabini (Subiaco] F. Dan- nehl legit. Esemplari parecchi furono raccolti in Giugno al Pol- leca (prov. di Caserta) dal signor 0. Querci, ve ne sono del 20 giugno di Ragusa Vecchia (Dalmazia) Otto Leonhard leg. ; e senza data dell' « Attica ti^ ex firma Staudinger Bang-Haas. Y. Hùbner, Sammlung Europaeischer Schmetierlinge Sup- plemento di Geyer. Tav. 184 lig. 904-7. — Staudinger-Rebel, Catal. 1901 pag. 10 n. 49. — R. Verity, 1. e. pag. 152 e seg. Tav. XXXIII iig. 23 (Balcan) fig. 24 (Mesopotamia) fig. 25 (Grecia). — J. Ròber in Seitz , Grosschmetterlinge der Erde, Sez. Palearct. Voi. I, pag. 47, Tav. 20 d. — A. Spuler Hoffman, die Schmetterlinge Europa's voi. I, pag. 6 non tav. II, fig. 12). — Berge-Rebel, Schmetterlingsbuch 9"^' Auflage pag. 10 v. II. — E. Rostagno e L. Zappelloni, Lepidoptera Faunae romanae (Bollett. Soc. Zool. ital. serie II voi. IX fase. IX e X, Roma 1908 . Rapae var. ergane H. G. G. A. W. Herrich Schaeffer, Systematische Bearbeitung ecc. Testo voi. I pag. 96. — Boisduval, Species general. Tome I, pag. 520 n. 120 var. A. Narcaea Frr. Freyer, Beitraege voi. I, pag. 147, tav. 43, fig. 2 (cT). — Treitschke, Schmetterlinge von Europa voi. X, pag. 87 (maggio-giugno). lonffoznaculata Rostagno. E. Galvagni, Lepido- ptera 1. e. Monte Spaccato presso Trieste, 24 Maggio 1905). (III Gen.) — rostagni Trti. Mia collezione : esemplari raccolti dal 3 agosto al 15 set- i ombre Camerata Nuova, al Monte Autore, dal sig. Geo. C. Kriiger 8 agosto-15 settembre Oricela, F. Rosi agno legit.; 17 luglio 1 agosto Prosecco (Obcina) e Grignano (Trieste Dr. C. Schima leg.; 15 luglio Lastva (Erzegovina) Dr. C. Schawerda leg.; 22 luglio Jal)lanica (Erzogovina) Dr. 0. Leonhard leg. E. Turati. Nuove forme II pag. 19,20, tav. IV, fig. lo, 16 e tav. V iig. 13, 14. Naturalista Sicil. I907i. — J. Rober in Seitz 1. e. voi. I pag. 71. — Berge-Rebel 1. e. pag. 10 nota. F. Rostagao e L. Zappelloni 1. e. pag. 14. NOTE CRITICHE~StJLLA PlERlS ERGANE H. G. 51 Rostagnoi Verity. Idem ibidem, tav. XXXIIT fig. 27, 28, 29. Ab. 9 magnimaculata Rostagno. — F. Rostagno, Bollettino Soc. Zool. ital. 1906 fase. VII, Vili e IX. F. Rostagno e L. Zappelloni 1. e. pag. 14 (forma della generazione estivo-autun- nale rostagni Trti). Rostagnoi magni maculala Rostagno. Verity 1. e. tav. XXXIII tìg. 30;. Ab. r^ semimaciUata, Rostagno. Bollett. Soo. Zoolog. ital. fase. VII, VIII e IX. 1906. F. Rostagni e L. Zappelloni 1. e. pag. 15. 9 long o maculata Rostagno. Mia collez. : 2 esemplari, 8 agosto e 12 settembre Oricola F. Rostagno legit. Fort. Rostagno, Bollett. Soc. Zool. ital. fase. IV,V, VI 1904 e fase. I, II, e III 1905, F. Rostagno e L. Zappelloni 1. cit. pag. 15. — W. Verity 1. cit. pag. 152, tav. XXXIII fig. 30. Berge-Bebel, Schmetterlingsbucb 1. e. pag. 10. — J. Ròber in Seitz. 1. e. voi. I, pag. 47. Turati. Nuove Forme II Tav. IV fig. 18. 9 anicteT'a Trti. — • Attica. Mia collezione: Typ. senza data ex Staudinger Bang-Haas. Milano, aprile 1910. Dott. Pietro Zuffardi SERIE DEI TERRENI TRA IL T. TARO E IL T. BAGANZA (Prov. di Parma) Cenni storici della Geologia della Prov. di Parma Della Provincia di Parma, alla quale appartiene tuita intera la zona di terreni che forma V oggetto del presente studio, non si ha ancora una descrizione geologica completa. Il Capitano Antonio Boccia nel 1804-1805 visitò le valli delle Provincie di Parma e Piacenza, mandato a ricercare u cose preziose " o per lo meno u curiose ", ma diede ap^jene qualche rudimentale notizia geologica. Cosi pure ad outa degli scritii di G. Cortesi (1819) che raccolse i celebri avanzi di Cetacei e di J\/t//ìior-eros /(■plot^hi/nus^ qiiali si ammirano nei musei di Milano e di Parma, e delle osservazioni del Cocconi (1873) che per la ricerca dei u Molluschi miocenici e pliocenici n si limitò al subapennino, la tectonica della Provincia di Parma era ancora nel suo com- plesso un'incognita in geologia. Fu il dott. A. Del Prato che nel 1882 pubblicò " poche osservazioni jt, come egli stesso dice, sulla geologia dell'Aj)pennino Parmense, ammettendo una serie pochi anni dopo (1887) adottata anche dal prof. Strobel per una breve memoria sulla litologia di questa provincia. Spetta al Del Prato la scoperta dell' importante zona nummulitica nei calcari marnosi di M. Sporno. Oltre a questi, altri geologi se ne occuparono variamente; alcuni rivolgendo i loro studi a fatti particolari e anche su giacimenti di utilità specialmente industriale. Abbiamo cosi i lavori del Vender (1894), Stoppani, Taramelli ,1899), De Stefani (1904) sulla produzione petrolifera, a cui si aggiungono quelli del Gottardi (1813), Berzieri L. (1884), Nasini R. e Anderlini E. (1900), Limonta S. A. (1904) ed altri sulle acque minerali. SERIE DEI TERRENI ECC. 53 Le emanazioni gassose furono studiate da P. Strobel (1888), Gibertini D. e Piccinini A. (1894), Nasini E,, e Salvadori R. (1900), mentre il Pantanelli (1886) e A. Brian (1898) riferivano sulla presenza dei ghiacciai apenninici. Il bacino lignitifero di Borgotaro trovò illustratori in Sella, Battista, Riboli, Montagna (1869), Leonardi E. (1884) e De Stefani (1895), il quale col Pantanelli (189G) si occupò anche dei giacimenti di Rame e Mercurio della Valle del Taro. Ci danno notizie dei fenomeni sismici P. Benassi (1899), G. Agamennone (1900) e M. Baratta fl900). La petrografia è arricchita dei lavori speciali del Del Prato (1881), Chelussi (1894), Viola e Sangiorgi (1907). Dei fossili si occuparono P. Strobel (1875) che estese molto i suoi studi alle Terremare, Bagatti (1881), Del Prato (1896-98), Si- monelli (1896-99), Vinassa de Regny (1896-97), Carraroli (1897) e Sangiorgi (1902). Altri invece si occuparono della geologia della Provincia di Parma solo incidentalmente, indirettamente, studiando regioni limitrofe. Ricordo principalmente i lavori abbastanza recenti del prof. Sacco sull'Apennino Settentrionale (1891 -92\ e sul- l'Apennino dell'Emilia (1893), compendiati e modificati nei successivi lavori del 1894 e del 1904. Egli in una carta al 100.000 rilevò tutto l'Apennino Settentrionale, toccando solo a larghi tratti anche la nostra provincia. Perciò quantunque esperto conoscitore abbia bene distinto i diversi terreni, tut- tavia appunto per l'affrettato e sommario rilevamento, lascia grande incertezza sul valore cronologico ad essi attribuito e sulla precisa delimitazione topografica. Si può quindi affermare con ragione, che mentre le Pro- vincie limitrofe posseggono molti ed ampi studi sulla loro co- stituzione geologica, la Provincia di Parma ancora manca di essere completamente e minutamente conosciuta. Ed io ho as- sunto il lavoro presente per portare, con osservazioni il più possibile accurate, e con l'aiuto e consiglio del prof. Torquato Taramelli, il mio modesto contributo allo studio delle impor- tanti questioni, tuttora insolute, che interessano in generale la geologia di tutto l'Apennino Settentrionale, e singolarmente alla conoscenza completa di questa Provincia, la quale per bellezze e ricchezze naturali non è certo inferiore alle altre dell' Apennino. 54 PIETRO ZUFFARDI * * * La regione in esame si stende in direzione SO-NE, limi- tata a Sud dal T. Cogena, affluente di destra del T. Taro, e dalla Cisa (m. 1041) alle cui pendici trae origine il ramo occi- dentale del T. Baganza. Poco jjiii a monte passa la grandiosa piega anticlinale detta dal De Stefani u Piega Centrale " co- stituita quasi essenzialmente di arenaria eocenica, diretta rego- larmente NO-SE, seguendo per circa 95 Km. il crinale del- l'Apennino. A Ovest e a Est rispettivamente il T. Taro e il T. Baganza, a Nord la grande pianura padana. * * * Scisti argillosi — Argille scagliose Roccie ofiolitiche. Nella parte meridionale della regione in esame sono am- piamente estesi gli scisti argillosi eocenici di aspetto rovinoso per le forti contorsioni e pieghettature degli strali a pendenza e direzione svariatissime anche in punti assai vicini. Essi ap- paiono infatti minuti e iitti, quasi orizzontali ad Ostia, e nei rii che successivamente si incontrano andando a Berceto si fanno tosto verticali incurvandosi in mille modi, piegati a zig-zag. Anche nel versante del T. Baganza essi sono tagliati al Poggio di Berceto, con strati diretti a N 45'^ Ovest, inclinati di circa 12'' SE e si stendono fino alla Cisa. Il Passo della Cisa (m. 1041^ è precisamente intagliato negli scisti i quali a rnonte delle case sono diretti a N. 15 E, pendenti di 20" Ovest. Pre- scindendo da quanto affermano taluni, che il nome del Passo derivi dalla incisione che vi ha fatto la strada j)er opera di Carlo Vili reduce da Napoli e diretto a Foruovo, è certo che esso corrisponde ad un avvallamento tra M. Pelata (m. 1424) e M. Valeria (m. 1127). Il proi". Sacco attribuisce la formazione di questi valichi e delle ])rincipali vallate apenniuiche, all'in- contro delle grandiose onde orogenetiche ortogonali con la catena apenninica, nonché alla facile erodibilità delle forma- zioni scistose. Cosi il Passo della Cisa corrisponderebbe all'in- SERIE DEI TERRENI ECC. 55 contro del corrugamento Cassio-Berceto-Montelungo con la grande Piega Centrale. A me pare non sia necessario, se non inutile, ricercare cause straordinarie e complicate per spiegare almeno questo valico, quando la poderosa forza dei due tor- renti quivi contigui, Magra e Manubiola, esercitatasi sopra una formazione erodibilissima quale il Galestro, è più che sufficiente di per sé a darei ragione del fatto. Sparse e conglobate negli scisti affiorano masse numerosis- sime serpentinose come quelle di Galla presso il T. Cogena e le più importanti di Gorro, Roccamurata, Terrari, Eocca Prebalza e Corchia. La diretta sovrapposizione degli scisti alle rocce ofiolitiche appare evidentissima lungo il corso inferiore del T. Manubiola, sulla strada Ghiare-Berceto, ove risaltano in sommo grado i grandi contorcimenti della formazione sci- stosa. Tali profonde contorsioni e pieghettature del galestro in corrispondenza di masse ofiolitiche ci porterebbero ad attribuire a qiieste la loro causa meccanica, come già pensava il Pareto. Ma il prof. Taramelli che lo stesso fatto aveva osservato nel- l'Apennino pavese, lo esclude completamente poiché egli vide fenomeni consimili in roccia consimile presso la stazione di Trieste e sulla linea pontebbana, nella valle della Fella presso Degna, i quali luoghi sono lontani da ogni roccia endogena. Nella grande massa serpentinosa di Roccamurata è abba- stanza diffusa la Steatite la quale forma dei filoncelli zonati inclinati a sud nelP intercapedine tra la roccia serpentinosa e gli scisti verso SE. Lo Jervis, il Brian ed altri riscontrano in questa località la presenza di Diabase con ammassi di Eufotide, ma in tutti i campioni da me raccolti in diverse parti di questa stessa zona, esaminati in sezioni sottili, mi fu dato riconoscere semplicemente il tipico serpentino bastitico e qualche campione di Varioliti diabasiche. L'altra massa ofiolitica allungata, a monte di Corchia, su la linea di quella di Gorro è particolarmente importante per il granito e le miniere cuprifere che si aprono a Sud negli scisti. Quivi il minerale utile viene dato dalla Calcopirite a cui si associano vari altri minerali secondari come Erubescite, Piriti e Solfo nativo. La massa ofiolitica ricoperta ai lembi dagli scisti, si stende con ogni probabilità a formare la compagine 56 PIETRO ZUFFARDI di M. Binaghè il quale solo superficialmente è costituito da scisti e conglomerati ofitici. Sulla roccia serpentinosa, ricca di filoncelli di Steatite, posa un cappello di 20-0-30 metri di gra- nito a color bianco-roseo, con evidentissime vene pegmatitiche, che forma il bel dirupo di Groppo Maggio. Il contatto tra l'una e l'altra roccia, evidente per breve tratto, è segnato da una specie di ftanite giallastra basaltizzaia secondo piani che si incontrano ad angolo con quelli del granito. Il dott. San- giorgi dall'esame petrografico e stratigrafico di questo giacimento crede sia costituito da un nucleo o da banchi inferiori di for- mazione granitica primaria sui quali si stenda un mantello di conglomerato pure granitico. Altri massi della stessa roccia trovansi sulle cime a monte di Costa Bandita, ed altri staccatisi forse da Groppo Maggio biancheggiano tra le piante sulla sinistra del Rio di Cerchia. Tutto attorno al granito e al serpentino sono sviluppate delle congerie di detriti poligenici, oficalci, conglomerati e breccie calcareo-ofiolitiche la cui presenza in zone ofiolitiche ho riscon- trato quasi costante. Ne rinvenni infatti presso Gorro, nei rii di Lozzola presso Bergotto e lungo il viottolo Bergotto-Berceto ove tra il verde spuntano siccome masse nerastre che di lon- tano possono essere scambiate per Serpentino. E forse questa la ragione per cui il Sacco segna una vasta zona serpentinosa, allineata con (piella di Rocca Prebalza, che in realtà non esiste. La presenza di Granito indipendente, almeno in apparenza dalla formazione scistoso-ofitica, trovasi presso Groppo del Vescovo, alle sorgenti del T. Baganza. Il Pareto che visitò espressamente, come egli stesso dice, questo monte affermava che : « il massiccio di questa roccia [granito] che si diceva tro- varsi sulla catena centrale, presso la Cisa e formare la montagna detta Groppo del Vescovo, in realtà non esiste ", e soggiunge che il massiccio è u composto di un calcare grigiastro un pò granuloso e da lontano, a cagione delle sue frane e de' suoi banchi poco distinti, è stato probabilmente giudicato una roccia massiccia, che fu battezzata per granito " di cni non gli è stato possibile riconoscere nei dintorni alcuna traccia eccettuato qualche ciottolo compreso in una breccia affatto locale unita al calcare. Ad onta di questa affei-mazione il Del Prato poste- riormente asseriva invece che il granito « a Groppo del Vescovo SERIE DEI TERRENI ECC. 57 sulla cima del monte si presenta fortemente denudato in torri e guglie il. Certanienta il Del Prato non si recò sul posto perchè eifettivamente la montagna è costituita unicamente da calcare. Il granito si trova invece nel fondo della valle foggiato in estesi dirupi attraverso i quali si fa strada a stento la Ba- ganzola. Esso veramente non è altro come ebbero a constatare recentemente il prof. Viola e il dott, Sangiorgi, che un vero conglomerato granitico a diverse varietà come Granitite, Peg- matiti, Apliti, Graniti jiorfirici, Felsiti quarzifere nonché fram- menti di arenarie quarzifere, che si stende concordemente tra gli strati del calcare marnoso. A spiegarne la presenza lontano da roccie ofiolitiche, pensano i citati autori che, tanto questo di Groppo del Vescovo come quello di Groppo Maggio, siano derivati da un' unica grande zona granitica la quale si doveva estendere a monte. A ricollegare questi due giacimenti servi- rebbe quindi il masso isolato di granito che osservai a pochi metri sulla nazionale, poco prima della Cisa, il quale trove- rebbe cosi la sua ragione d'essere. Mi sembra però molto probabile che in questo tratto la formazione ofiolitica , di solito inferiore alla granitica , sia sepolta. * * * Anche a Nord di Berceto gli scisti argillosi si protendono a valle fin presso Cassio, incisi dalla nazionale Parma-Spezia e formanti M. Marino (m. 990), M. Gallinara (m. 747) e il terri- torio di Pagazzano, sempre contorti e più o meno frantumati. Né mancano in essi piccole masse serpentinose accompagnate dalla solita coorte di breccie ofitico-calcaree, come presso Ca- lamello e presso la strada nazionale a valle di Castellonchio, non segnate dal Sacco. Importante presso il Taro é quella di Pietrama- golana prolungata in direzione SE-NO oltre il torrente, pure circondata da puddinghe e breccioline varicolori. Proprio sotto le case del villaggio il serpentino si basaltizza secondo piani di- retti circa E-0, inclinati di 20" Est, nei quali si inseriscono filoncelli di Steatite di cinque o sei centimetri di spessore. Sulla sinistra del T. Baganza, in fondo alla valle, sotto C. Armas esce direttamente dagli scisti una intensa fiamma di gas idrocarburo, nota sotto il nome di u Fiamma di Castellonchio « 58 PIETRO ZUFFARDI intorno alla quale stanno per farsi lavori di assaggio dalla Società petrolifera italiana di Piacenza. A Cassio troviamo invece le tipiche Argille scagliose a interstrati arenaceo calcari, nelle quali il Rio Grontone si è scavato un lungo ed ampio alveo, A Nord di Cassio svettano da esse, ripidi s])untoni di conglomerato che fanno parte di un estesissimo banco drizzato quasi alla verticale, il quale, con varie interruzioni, si continua regolarmente in direzione NO-SE, dal cosidetto Chiastraro a Sud di Viola, attraversando il T. Baganza, fin presso Piovolo sulla sinistra del T. Arsa ; anzi il Del Prato ne nota ancora qualche indizio sulla Vestola, piccolo rio affluente di sinistra del T. Parma. Questo enorme banco composto da un conglomerato che talora passa a un'arenaria a grana un po' grossa, o meglio a una brecciolina a elementi calcareo-ofiolitici, per essere molto meno erodibile della forma- zione circostante, si erge in forma di aguzze piramidi localmente chiamate u Salti del Diavolo ". L' erosione vi ha scavato delle grotte cui la fervida fantasia popolare popolò di terribili streghe saracene, le quali però non impediscono agli abitanti di estrarre in numerose cave, un'arenaria biancastra utile a far colonne e come pietra da taglio. Nel conglomerato ho raccolto bellissimi ciottoli di granito, serpentino, quarzo, mic^ascisti e persino porfidi quarziferi dei quali mi riserbo di parlare altra volta. Analoghe alla formazione dei « Salti del Diavolo n sono forse le breccie arenacee della cava di Perdella, i grandi massi arenacei della frana di Citerna, la breccia calcareo-otìolitica di Pralerna, sulla sinistra del Taro, e le arenarie di Oriano, Posio, Serra- valle; in tal caso la grande zona conglomeratico-arenacea si estenderebbe dal T. Parma al T. Ceno e sarebbe davvero, come vuole il Sacco, u la più ti])ica e hi più sviluppata della Emilia ". I.a rilevante depressione a Nord di M. Cassio, nota col nome di '.'. Piani di (yorniana n è dovuta alle argille scagliose le quali costituiscono una ruga abbastanza regolare diretta NO-SE, da Corniana sino oltre il T. Baganza a Casette e Bru- gnara superiore, ristretta dai calcari marnosi di M. Casio a Sud e di M. Ai-bai-clo, I\r. ('ruco a Nord. Le stesse argille sca- gliose si stendono pcii più aiiipiaiiieuto verso il Taro con fram- menti di calcare a fìicoiili spccialiiicntr a (-iterila dalie quali spicca la grande massa serj)eni iuosa di M. Zirone (m. 707) SERIE DEI TERRENI ECC. 59 diretta NO-SE. In un suo sperone a SO, scendendo a Corniana sul viottolo per Ciierna, mi venne dato di scoprire un impor- tante affioramento di granito, presso del quale il serpentino presenta due piani di basaltizzazione : il primo diretto a N GO'* Ovest, inclinato di 75" NE, il secondo diretto a N 50" Est, inclinato ad Ovest. Questo secondo piano sembra delimitare il serpentino dallo sprone di granito dal calcare col quale forse si alternava. Dopo il granito troviamo infatti procedendo verso Monte Zirone: una roccia a septaria a pasta fondamentale serpentinosa molto alterata, rossastra, in alcuni punti bastitica, listata di calcite; poi il serpentino venato di asbesto. Da questa roccia a septaria e dal serpentino con asbesto sino alla massa princi- pale di M. Zirone intercedono almeno otto metri nei quali abbonda il calcare si da far dubitare che una zona calcare separasse dal serpentino la roccia a septaria e il granito. Tale striscia di frammenti calcari si vede raggiungere in direzione N 20^^ Est, il crinale di M. Zirone e forse corrisponde ad una piega, la quale, supposta cosi nel calcare come nella formazione ofiolitica, darebbe ragione della ricomparsa del serpentino con gli affioramenti isolati della Chiesa di Corniana e di R. Viz- zano ; cosi piire del granito che verrebbe a trovarsi sulla parte superiore della formazione serpentinosa, come si osserva in altre località dell'Apennino. A meno che il granito non rap- presenti la testata di un filone o l'apofisi di una laccolite. Il granito che si trova presso la massa serpentinosa di R. Vizzana era già noto nel passato e formava due grossi massi localmente detti miarolo. Attualmente ne rimane uno solo (l'aliro essendo stato utilizzato per costruzioni) del massimo diametro affiorante di m. 2,50 che spaccato presenta una vena pegmatitica con grossi cristalli rosei di Microclino e larghe lamine di Mica. Questo e lo spuntone serpentinoso della Chiesa di Corniana, insieme ad altri due più ad Est, si allineano nella ruga di argille scagliose sopra ricordata. Anche a Nord spuntano dalle argille scagliose numerosis- simi affioramenti serpentinosi, come a C. Canale, Zenati, lungo la mulattiera di Borgotaro e quelli più importanti di Rocca di Galgano contornati dalle solite breccie otìtico-calcari, i quali dipendono probabilmente, insieme a M. Zirone, dalla grande massa di M. Prinzera (m. 736). Questo monte maestoso nel suo 60 PIETRO ZUFFARDI orrido aspetto, torreggia tra le argille scagliose, diretto quasi N-E, ripido ad Est, più dolce ad Ovest. La strada nazionale vi è incisa per buon tratto a gradino e in nn punto vi zampilla dalla roccia una fresca fonte corrispondente a un solco e forse a una frattura diretta N 40" Ovest, inclinata di 85'^ NE. La estremità Nord del monte, strozzata quasi dal calcare e dalle argille scagliose, costituisce un rilievo distinto detto Prinzerolo che termina sulla strada in un conglomerato serpentinoso con- globante masse più o meno grandi di serpentino compatto talora a basaltizzazione globulare. Anche al Prinzera non manca la coorte di breccie e septarie sviluppate tutto intorno e sin- golarmente a Sud, verso i Boschi di Bardone. Le argille sca- gliose formano pure il suolo di Piantonia di cui le case non posano, come vuole il Sacco, sti strati arenacei messiniani (i quali, come vedremo, si tengono più ad Est), fasciano la base di M. Varano e costituiscono il terrazzo su cui è adagiato lo storico paese di Fornovo Taro. La medesima formazione trovasi poi alle sorgenti del T. Sporzana, a Nord di Lesignano Palmia, ad Ozzanello ove risal- tano i caratteristici, vivaci colori rosso-vinosi, presso Neviano dei Rossi ove costitttisce il bacinetto petroleifero. Interessante è la finestra di argille scagliose di M. Rotondo (m. 350). Essa, compresa quasi interamente dalle marne cerulee piacenziane alle quali si appoggia a M. Vagnano, è solcata da R. Pero Turco le cui sorgenti sono separate dal ramo occiden- tale del R. Soavizza, per un leggero crinale fiancheggiato da stupendi dirupi a guglie e torri ardite di forma mtttabilissima, tra le quali serpeggia una specie di sentiero pensile a cui gli abitanti hanno dato il nome di " Soavizzata ". Torno torno passano fascio rosso-brune, aranciate e grossi ciottoli di calcare bianchissimo avvivano il rovinoso e strano paesaggio. Ad oriente del « la Forca -i giù in basso sulla sinistra di R. Soavizza, ho osservato un affioramento di marne cerulee piacenziane fossilifere, sotto le argille scagliose che si stendono fino a C. Nuova. Questo fatto anormale e il pensiero ohe mentre in tutta la cinta messiniana, cui vedremo, gli strati pendono concorde- mente verso le argille piacenziane si da formare sotto di esse un'ampia conca, nel tratto invece del cimitero di Neviano, gli SERIE DEI TERRENI ECC. 61 strati (pure inclinando verso \\ piacenziano) andrebbero prima ad immergersi sotto le argille scagliose della finestra suddetta, mi inducono a credere che una potente ruga locale abbia innalzato fortemente le argille scagliose coi terreni più recenti (messi- niano, piacenziano), abrasi posteriormente dall'azione idroatmo- sferica. Dipende quindi probabilmente da questa ruga anche lo strozzamento che quasi separa la conca piacenziana di Re- spiccio dell'ampia distesa a Nord. Parisiano. Se da Berceto si prende il sentiero pel Mulino di Berceto e si risale Val Baganza, si scorgono in basso, sulla sinistra del torrente, degli strati arenaceo calcari riferiti al Parisiano dal Sacco, il quale attribuisce la posizione anomala di tale zona calcare parzialmente ricoperta da gli scisti, u ad una interes- santissima piega coricata aperta ad Est ■:•>. Il calcare fascia dapprima la base orientale di M. Cavallo con strati diretti N 15 Est a pendenza di 30'^ NO, innalzandosi successivamente a formare la vetta di M. Conca (m. il84), e poi M. Formigare (m. 1171), M. Valeria e Groppo del Vescovo (m. 1212) il quale, come abbiam visto, è interamente costituito di calcari e non di granito come voleva il Del Prato. Questo lembo di pari- siano, interrotto per breve tratto dagli scisti argillosi, striscia a Nord, in fondo a Val Baganza fin contro Fugazzolo di sotto e fa parte della grande zona, sulla destra del Torrente, di M. Cervellino, M. Polo. Anche verso il Taro appaiono calcari molto simili per struttura ai precedenti e come quelli attribuiti pure dal Sacco al parisiano. Essi a strati pressoché orizzontali vicino a Carpatiella, formano M. Cucco (m. 673) e giungono al Taro per Casacca. Ma la massa più considerevole di tale roccia nella regione in esame è certamente M. Cassio (m. 1022) costituito appunto da calcare marnoso a fucoidi che attraversa la Baganza sten- dendosi poi ampiamente a formare M. Montagnana (m. 1312), M. Cavalcalupo (m. 1370) e M. Scarabello m. 1341). Sulla na- zionale Parma-Spezia, che incide il fianco orientale di M. Cassio gli strati presentano dapprima un' inclinazione media di 15" N, nonché ad Ovest. Poco dopo essa si fa minore, finché gli strati diventano 62 PIEriiO ZUFFARDI quasi orizzontali e sempre più a valle pendono di circa 20'^ Sud conservando anche l'inclinazione ad Ovest. Si può quindi con- cludere che M. Cassio rap[)resenta una grande pila di strati calcareo-marnosi piegati a sinclinale diretta NO-SE, e probabil- mente insieme alla zona di Perdarolo-Castello e di Bocchetto M. Muzzolato, fa parte ancora della Piega del M. Penice a cui si collega per Solignano, sulla sinistra del Taro, e pei calcari pure marnosi con nucleo ad IlehiiinUwidea dei M. Pareto, M. Albareto, M. Dosso sul Ceno. Allineata infatti su M. Cassio, da cui è separata per una stretta di argille scagliose, trovasi a NO un'altra zona di calcare marnoso che si stacca dalla vetta di M. Perdarolo (m. 7:J1), sino a formare il rilievo di Castello, facendo una larga apofisi nelle argille scagliose alla foce di R. Grontone per ricongiungersi poi, oltre il Taro, alla zona di Solignano. La stessa formazione passa poi nuovamente sulla destra del Torrente a costituire i rilievi di Bocchetto e M. Muzzolato tra i quali sfocia R. Vizzana. E caratteristico il forte contorcimento degli strati quale si osserva specialmente alla confluenza del Rio di Viola nel R. Vizzana e lungo il corso del Taro tino a Citerna, dove una bella serie di strati, inclinati di 60'^ SO, si protende nel torrente a guisa di tanti muri in rovina. Per questo curioso aspetto evidente anche nel M. S. Antonio, sulla sponda opposta, la località venne dagli abitanti denominata murd'ci (muriccioli). Nella zona si incontra pure spessissimo, come a M. Cassio, il calcare ridotto in mi- nutissime scagliettine bianco-cineree, specialmente negli inter- strati, mentre la superficie delle muraglie si presenta come marezzata, coperta di piccole bozze quali impronte di onde leggere sui sedimenti di un seno tranquillo. A Nord di M. Cassio si erge M. Ai'bareto con bellissime stratificazioni nel calcare, in tutto simili a quelle di M. Cassio, con le ultime delle quali anzi sono sensibilmente parallele. Esse infatti inclinano in media di 15" Sud dirette a N 35° Ovest. Per tale inclinazione, costante anche nel versanie orientale di M. Croce, il calcare payvsiano andrebbe a sommergersi sotto le argille scagliose della accennata zona Corniana-Casette. A spie- gare ([uindi tale posizione anomala, io credo si possa ammet- tere che gli ultimi sirati a Nord di M. Cassio facciano con quelli di M. Arbareto e M. Croce una anticlinale sulle argille scagliose, in parte coricata a Nord. Dave essere stalo certa- SERIE DEI TERRENI ECC. 63 mente un errore di semplice segnatura quello del Sacco che mette la strada da Terenzo alla nazionale Parma-Spezia nelle argille scagliose, limitando a Sud il calcare di M. Arbareto. Essa invece è proprio tagliata per quasi tutta la sua lunghezza negli strati calcari, in vari punti piegati a ginocchio. Ad oriente di M. Arbareto anche M, Croce (m. 941) mostra calcari marnosi che passando il Baganza si collegano alla zona di M. Sporno (m. 1058). Essi appaiono generalmente di colore biancastro, in certi punti grigio-rosei per marne calcari di tal colore, farinosi e ridotti in frammenti minutissimi. Evidenti stratificazioni con arricciatura e contorsioni si vedono nel ver- sante orientale, come presso C. Magazzora. A mio avviso il Sacco limita un po' troppo in alto tali calcari i quali toccano forse le prime case di Terenzo stendendosi poscia lungo la strada per Calestano. La stessa formazione trovasi di poi a Lesignano Palmia che riposa sopra calcare marnoso in tutto identico al prece- dente sia per colore, leggermente rosato, che per struttura, ridotto in scagliettine. Esso costituisce il rilievo (m. 577) dietro il paese, il bicorne M. Bosso (m. 717j e si stende sotto Marzano fino alla Baganza attraversandola poco a valle del mulino Sec- chione. Il lembo si protende a NO in una bassa dorsale sulla quale corre il sentiero Marzano-Palmia. Ho visto infatti tra il folto dei boschi affiorare il calcare marnoso, con strati diretti N 75'' Ovest, inclinati di circa 25 N, che giunge sino a costi- tuire il rilievo quotato m. 434 dietro Palmia, in contatto col Piacenziano. Questo diretto contatto tra Piacenziano e Parisiano anzi la quasi sovrapposizione di questo a quello, la mancanza in questo punto della regolarissima fascia messiniana la quale, vedremo, scompare alle prime case di Palmia per riapparire non molto dopo, nel R. Fenaglia, la stessa presenza della dor- sale tra M. Bosso e il rilievo m. 434, mi fanno pensare che quest'ultima massa si sia staccata da M. Bosso e scivolando sulle argille scagliose sia andata a ricoprire terreni più giovani come il Messiniano, e forse in parte il Piacenziano. In ogni modo il Sacco ha certamente indicato troppo alto il limite in- feriore del calcare, forse perchè non ha visto gli affioramenti nascosti in basso dal bosco. Anche questo lembo parisiano, come M. Croce, fa parte della estesissima zona di M. Sporno da cui è diviso solo dal T. Baganza. In fondo a questa valle 64 PIETRO ZUFFARDl M. Bosso presenta dei grossi strati rossicci di calcari marnosi, molto friabili, sotto quelli parisiani che contro Marzolara, e precisamente ])iii a monte sotto Puppiaiio, inclinano di circa 45'^ Sud nn po' ricurvi, mentre poco a valle pendono di 25° Nord. Tali calcari marnosi rossastri, cui il Sacco pone dubita- tivamente nell'Eocene, sono a mio avviso schiettamente pari- siani, poiché essi non sottostanno semplicemente al calcare parisiano ma sono intercalati in esso come hanno potuto dimo- strare le terebrazioni di Marzolara per ricerca di petrolio, e stanno forse in stretta relazione col calcare roseo più scialbo, ridotto in minutissimi frammenti abbondantemente sparso sulla cima e sul fianco occidentale del monte. Tongriano. A valle di For novo Taro spicca la sontuosa villa di Carena del Convitto nazionale di Parma, sur un poggio di arenaria longriana che affiora tra il bosco, nella pendice occidentale, in strati compatti inclinati a SO. La stessa formazione si continua nel R. Persia, per la massima parte inciso in essa, e sulla sponda destra, lungo il sentiero di Spagnano, a Nord di C. Levati, si trova una marna arenacea grigio-giallastra, frammista ad argille piuttosto compatte, grigio-cineree che si stendono anche più sopra, più presso la case di Spagnano. Questa facies si incontra sempre a destra di R. Persia anche più a valle, sotto C. Monti, dove un risvolto del viottolo Spagnano-Riccò taglia appunto delle marne arenaceo-micacee, sabbiose, molto scistose, con strati diretti E-0, ad inclinazione media di 20° Nord per cui si immergono sotto le argille piacenziane della Fornace di Ricco. Le marne arenacee di C. Levati cke a mio modo di vedere, per identità di carattere e per posizione, ap- partengono ancora al Tongriano di R. Perla-Carona, sono dal Sacco ascritte dubitativamente al Langluaìio. Altri lembi longrinni si trovano poco più a Sud, come presso la u Frana del Miccone " dietro t; la Fornace ", quello più esteso di C. Rasora che va dalla foce del T. Sporzana fin presso Respeccio. Q.uivi prevalgono le marne argillose più o meno compatte caratterizzate molto bene dal Capellini col nome di u argille psciulosragliose ", che si appoggiano, presso le prime case di Respiccio, a uno sperone di conglomerato mes- siniano. SERIE DEI TERRENI EOC. 65 Anche ad Ovest la dori?ale Costola, M. Varano (m. 334), che si allunga sulla destra del Taro è formata da una grande placca tongriana posata sulle argille scagliose rosso-cilestri. La facies è prevalentemente arenacea a SO di C. Stevanini, e marno argillosa ad Ovest, con argille turchine chiare che sfal- dandosi in minuti prismetti ricordano le argille scagliose. M. Varano irsuto di folti quercioli, presenta nel versante Nord, presso a poco in corrispondenza del contatto tra il Tongriano e le Argille scagliose, una superficie pianeggiante che, se non è dovuta a scoscendimento, ci sta a dimostrare l'antico terrazzo fatto dalla foce del T. Sporzana noi Taro. A Sivizzano una nuova e più estesa zona di marne e ar- gille pseudoscagliose forma i rilievi di Castello di Bardone sulla sinistra, e di C. Nuova, C. Roncolo sulla destra della Sporzana, scoscendendosi in bei dirupi sotto C. Balocco, C. Riva. È molto rimarchevole in questo lembo la grande irregolarità stratigrafica poiché si rinvengono serie di strati distintissimi a inclinazione varia e spesso contraria in spazio brevissimo. Cosi contro la confluenza del R. Chiastra bianca, presso C. Palazzina e specialmente lungo il tortuoso R. Maiano, gli strati pendono dapprima ad Ovest, poscia a NO e NE, alternandosi con varia vicenda a pieghe ad angolo retto e a doppio ginocchio, finché presso le sorgenti del Rio le argille pseudoscagliose si sovrap- pongono, confondendosi quasi, alle tipiche argille scagliose. Per analogia di caratteri litologici e stratigrafici é in relazione con questo lembo l'altro più piccolo di Goiano. Il villaggio é precisamente eretto sopra il toìigriano e non sui calcari ^Jrtr?- siani come erroneamente afferma il Sacco. Essi infatti si tengono più a Sud, come già si disse, lungo la strada Terenzo-Calestano, e 1' errore é forse dovuto al fatto che le marne argilloso-arenacee tongriane di Goiano pel colore cinereo scialbo rispondono all'intonazione generale del pae- saggio parisiano di M. Croce, il quale vedemmo presentarsi, in questo versante, senza evidenti stratificazioni, ridotte in minutissime scagliette biancastre. Anzi la somiglianza tra i due terreni è tale che, visti da Terenzo, sembrano uno solo e che il calcare di M. Croce si prolunghi effettivamente a Nord, sotto le case di Goiano. Marne arenaceo-calcari tongriane giaciono pure sulle argille scagliose a Nord di M. Bosso, da Selva a Sivizzola, in gene- 66 PIETRO ZUFFARDI rale con slratilicazioni assai meno evidenti che non negli altri lembi di Val Sporzana. Se ne osservano però alcune nel sen- tiero Sivizzola, C. Borsi, sotto le case di Monlebello, dove gli strati pendono a Nord, e sulla sinistra di un affluente di R. Gambiolo, a Sud di Vallezza. Il Sacco pone questa piccola villa sulle argille 'rcagliose mentre in realtà non si tratta che di ai'gille pseudoscagliose tongriane costituenti un piccolo lembo poco discosto dal precedente. Infatti marne arenaceo-micacee giallastre si incontrano nella strada per Vallezza, ad Ovest delle case, disposte in straterelli diretti N-S, con inclinazione di 25" Est che subito dopo, salendo, si inverte facendosi invece di circa 15" verso SO, con belle variegature si da simitlare V aspetto delle vere argille scagliose. Dipoi le stesse marne arenacee raggitmgendo in alcuni punti la verticale, in altri orizzontali, si accompagnano fino alle case di Vallezza che sono sulle medesime, mentre le vere argille scagliose coi tipici colori rosso-cinerei sono ampiamente svilu])pa\:>oiianc\. i,|ir',iiii'iiii!ii!i j^//// j^//^/ \ / or/onta rro r-^ ^ ^ I / oz-tar-f orto I ' i''' i I i II (af( 'cart meTrr?r>J/ . lar'tjear/o SERIE DEI TERRENI ECC. 77 HlHLlOliRAFlA Ai>MAGiÀ R. — Nuovi stuili sulla tìtorfologia deW Apennino Settentr. — Boll. Sue. Geogr. it. 1908, Fase. 5, pag. 467. Agamennone G. — Il terreiìioto neW Apennino Parmense e Reijyinno della notte del 4 al 5 Marco 1898. — Boll. Soc. 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Nel i869 V Omboni veniva nominato professore di Minera- logia e Geologia nella Università di Padova; e nel 1884 perla nomina di un titolare alla cattedra di Mineralogia, conservava quella di geologia fino al 1905. Negli anni passati nell'Ateneo di Padova, ove fu anche Preside della Facoltà di Scienze, l'attività del prof. Omboni ebbe modo di svolgersi più fortemente, anche nel campo del- l'insegnamento. Egli attese con paziente e diligente cura al riordino delle ricche collezioni di mineralogia e di geologia, illustrando non pochi fossili di diversi piani del Veneto, come quelli triassici e le ammoniti già descritte e figurate dal Catullo. Oltre che lavori di paleontologia l' Omboni dava alle stampe parecchi lavori geologici d' indole generale, fra i quali voglio qui ricor- dare: Come s'è falla Vllaìia (1876) e Le noslre Alpi e la pia- nura del Po (1879), preziosi saggi di geologia popolare. A proprie spese l' Omboni arricchì di pregiate raccolte di fossili il Museo di Padova, come quella ben nota del De Zigno, completando pure la biblioteca del Museo stesso, al quale legava i suoi libri ed opuscoli, che sommano ad oltre tremila. Socio di parecchie società scientifiche italiane, prese spesso attiva parte alla vita di esse; fu presidente della Società Geo- logica Italiana, di cui frequentò con assiduità le annuali riu- nioni; fu per molti anni membro del R. Comitato Geologico Italiano, cembro effettivo del R. Istituto Veneto, e socio fin dall' origine della nostra Società Italiana di Scienze Naturali, 84 GIOVANNI OMBONI la quale conserva nei suoi Atti buona parte dei lavori geologici del compianto collega. Parecchie accademie e società scientifiche straniere lo vollero socio; ad es. l'Istituto geologico di Vienna, la Società dei Naturalisti di Mosca, la Società di Scienze Naturali di Dresda. Affabile e cortese con tutti, mite e imparziale nei giudizi sulle opere e sul valore altrui, il prof. Giovanni Omboni non ebbe che amici e ammiratori. E anche fuori della cerchia dei colleghi e degli allievi, che lo ebbero sempre caro, apprezzando in Lui il valente geologo e il valoroso insegnante, fu unanime la venerazione profonda per le elette doti del suo animo gentile. Di Giovanni Omboni il Museo Civico di Milano conserverà certo perenne memoria, poiché Egli fece parte di quella piccola ma forte schiera di naturalisti lombardi, che raccolti attorno al Jan e al Cornalia, hanno validamente contribuito ad accre- scere di preziose raccolte quelle antiche del De Cristoforis e del Jan, facendo vieppiù conoscere ed apprezzare il Museo coi loro numerosi studi, colle loro diligenti ricerche. Prof. Ernesto Mariani. ENRICO SERTOLI Enrico Sertoli cessava di vivere il 28 del gennaio scorso a Sondrio sua città natale, dopo lunghe sofferenze sopportate con maravigliosa fortezza d'animo. Il Sertoli aveva appena varcato il suo 6T^ anno d' età, e con Lui è scomparsa una bella e simpatica figura di patriotta, di scienziato e d'insegnante. Ben si può dire di Lui, che, al pari delle cime dei monti fra i quali nacque, mai piegò, ed ebbe per unica guida il senso altissimo dei propri doveri. Non cercò, né ambì onori, trovando nel laboratorio e nel- l'insegnamento le sue più grandi soddisfazioni. Si deve alla sua insuperabile modestia, se il suo nome, cosi caro ai cultori della fisiologia e della istologia, non varcò, come meritava, la cerchia relativamente ristretta della Scuola e della Scienza. Che il Sertoli fu uno dei nostri biologi più preclari. Ad eternare il suo nome come istologo bastano i lavori sulla struttura dei canalicoli seminiferi in rapporto allo svi- luppo dei nemaspermi. L'interesse destato da questi studi fu tanto, che, per universale consenso, fu dato il nomo di cellule del Sertoli a quegli elementi dell'epitelio seminale che egli per primo vide e descrisse. Come fisiologo la sua fama di sperimentatore geniale e di tecnico valentissimo è, sopratutto, legata alle ricerche che egli fece nel 1867 nel laboratorio di Hoppe-Seyler a Tubinga « Sulla fissazione dell'acido carbonico nel sangue e sulla sua elimina- zione nel polmone " nonché a quelle classiche " sulla fisiologia generale dei muscoli lisci n che il Sertoli compi nel suo labo- ratorio di Milano. Nel primo di questi lavori il Sertoli intravvide la grande importanza delle proteine del sangue, e specialmente delle globuline, nel fenomeno da lui preso a studiare. Queste sono 86 ENRICO SERTOLI capaci, al pari degli acidi, di unirsi agli alcali, che rimettono in libertà quando se ne presenta il bisogno. L'acido carbonico che si genera nei tessuti viene a tro- varsi nel sangue dei capillari generali e delle vene sotto una tensione relativamente alta, e si combina cogli alcali formando sali acidi: nei capillari del polmone, per contro, la tensione dell'anidride carbonica diminuisce sensibilmente, le globuline del sangue si combinano cogli alcali, una parte dell'acido car bonico diviene libera e si elimina per 1' apparato respiratorio. Come avviene di tutte le scoperte veramente grandi e basate su un'esatta interpretazione dei fatti sperimentali, la conclusione del Sertoli doveva venire 25 anni più tardi splen- didamente confermata da Zuntz e Loewy. Colle sue celebri ricerche sui muscoli lisci il Sertoli inau- gurò un nuovo capitolo della fisiologia generale del tessuto muscolare. Per quanto alcuni fisiologi tedeschi abbiano cercato di negargli la priorità, pure noi dobbiamo ad Enrico Sertoli il primo miogramma dei muscoli lisci, che egli ottenne dal mu- scolo retrattore della verga Egli dimostrò altresì, per primo, la lunga durata della eccitabilità dei muscoli lisci, nonché la loro estrema sensibilità agli stimoli termici. Questi, che sono venuto enumerando, sono senza dubbio i lavori fondamentali del Sertoli, ma feconda e tutta di pregio fu la sua produzione scientifica, come ne stanno a prova anche le sue belle ricerche sulle terminazioni dei nervi nei peli tattili e sulle terminazini dei nervi del gusto. Il Sertoli ebbe poi un altro grande merito per la nostra scienza. Egli fu il fondatore della scuola e del Laboratorio di Fisiologia Sperimentale in Milano. All'istituto dedicò ogni sua cura e pensiero, l'arricchì di preziosa suppellettile scientifica, e quando (coerente alla sua convinzione, che l'insegnante deve a una certa età ritirarsi dall'agone scientifico) discese volon- tariamente dalla cattedra che tanto aveva illustrato, donò al laboratorio le sue preziose raccolte di periodici, fra le quali ricorderò quella completa degli Archives di Pfluger. Enrico Sertoli non contribuì solo possentemente al pro- gresso degli studi biologici in Italia, ma fu pure un patriotta, e dei migliori, che mai volle accennare a questa pagina lumi- nosa della sua vita. ENRICO SERTOLI 87 Egli si trovava nel 1866 a Vienna presso il celebre fisiologo Briicke, ma scoppiata la guerra senz'indugio rimpatriò, e compi da valoroso il suo dovere di italiano e di medico. Ora Enrico Sertoli non è più, ma la memoria di Lui durerà finche non saranno parole vane carattere, idealità, tenacità al lavoro ; fino a quando non cesserà il culto per i cittadini che hanno dato alla patria braccio e mente, senza mai nulla chie- dere per sé, paghi del dovere compiuto. Milano 10 IV 1910. Prof. Angelo Pugliese. Dott. Alberto Brighenti SULLE VARIAZIONI NEL CONTENUTO IN ACQUA SALI E GLICOOENE NEI MUSCOLI IN ATTIVITÀ Lo scopo del mio lavoro è diretto a portare un contributo allo studio sulle variazioni nel contenuto in acqua, in sali ed in glicogene dei muscoli a riposo ed in diverse condizioni di attività. La questione che mi sono proposta sembrami avere in questi ultimi tempi acquistata una importanza grandissima, dato che ora più specialmente si conoscono le proprietà osmo- tiche dei muscoli e le modiiicazioni che queste proprietà subi- scono per effetto della contrazione muscolare. Ho eseguita dietro questa considerazione una lunga serie di esperienze sui cani, sui conigli e sulle rane. I cani venivano generalmente morfi- nizzati, per evitare che le contrazioni violente, a cui tali ani- mali vanno spesso soggetti quando sono legati al tavolo di contenzione, apportassero delle modificazioni ai muscoli, che dovevo esaminare allo stato di assoluto riposo ; e jDcr togliere poi il dubbio che la differenza osservata fra il muscolo a riposo e quello tetanizzato o faticato con la curva, ritmica fosse dovuta ad un differente contenuto in sangue, legavo alla fine di ogni esperienza le arterie iliache e dissanguinavo gli animali, favo- rendo lo svuotamento dei vasi con un modico massaggio del- l' arto : ottenevo sempre cosi che la ciuantità di sangue nei muscoli in esperimento fosse straordinariamente 'piccola. Presa poi una parte di ciascun gastrocnemio, la disseccavo in istufa ad una temperatura che andava via via crescendo fino ai 108" HO"^ la polverizzavo finamente e la pesavo, allo scopo di determinare tanto il residuo secco che le ceneri. Il tetano era applicato per la durata di '/, ''^^'^ ^ ^^ ^ <^'''''? durante il quale periodo di tempo avevo cura che l'arto rimanesse in SULLE VARIAZIONI NEL CONTENUTO ECC. 89 contrazione continua. La curva ritmica si otteneva con la Slitta di Du-Bois Beymond, azionata da 2 Danieli: la corrente era in- terrotta ogni 3" per mezzo àeW OìrAogio interruttore del Ludwig e le contrazioni erano iscritte sul cilindro affumicato mediante un ergografo^ in connessione con il tendine d^Achille. Sulle rane ho usato anche la curva automatica della fatica, e la curva automatica seguita dal tetano. Dalle moltissime prove fatte mi è risultato: 1) Che per un lavoro ritmico prolungato si ha un aumento in acqua leggero, ma costante; 2) Che, con il tetano, tale aumento del contenuto in acqua è molto più forte che non con il lavorio ritmico; 3) Che quanto più si prolunga il tetano, tanto più l'au- mento è accentuato; 4) Che nei cani, come già nelle rane, la differenza del contenuto in. acqua fra il muscolo tetanizzato e quello a riposo è generalmente più notevole che non la differenza fra il muscolo a riposo e quello sottoposto, anche per lungo tempo, alla contra- zione rittnica; b) Che r effetto del tetano è più forte nel coniglio che non nel cane; e che essendo in quest' ultiìno più marcato che nella rana, si può stabilire la seguente scala discendente : coniglio, cane, rana; 6) Che V aumento diviene ancora più marcato quando alla fatica semplice facciamo seguire il tetano, per la durata di '/s ora e di i ora. Tale aumento nella quantità di acqua, o, se si vuole, tale diminuzione in residuo secco, non è dovuto, anche al consumo di materiali azotati? È vero che /iM^'ayt'//' parla di diminuzione di sostanze solide, ma, (come osserva giustamente Fùrth) quando egli praticava le sue esperienze non si conosceva la trasfor- mazione del yniogene in miogenfìhrina solubile, e, d' altra parte, Ganihè aveva trovato che nel muscolo faticato non diminuisce la quantità di azoto; le variazioni, quindi, nelle sostanze solide del muscolo dovrebbero dipendere dal consumo di glicogeno. Ho, perciò, voluto determinare, seguendo il metodo di Pflùger, il glicogene nel gastrocnemio di cane tanto dopo la stimolazione ritmica prolungata per 5 ore, che dopo aver fatto seguire a questa stimolazione 1 ora di tetano, tenendo calcolo, naturalmente, anche del glicogene contenuto nei muscoli omo- loghi a riposo. 90 ALBERTO BRIGHENTI Mi sono deciso ad adoperare per l'analisi i soli muscoli faticati con lavoro ritmico e con lavoro ritmico seguito da tetano, perchè in questi due casi avevo rilevate le maggiori differenze nel residuo secco. E se, pertanto, la scomparsa del glicogene era la causa prima della diminuzione in residuo secco del muscolo attivo, il fatto doveva essere tanto più pronunziato quanto più il muscolo si avvicinava all'esaurimento. D^i valori da me raccolti, infatti, risulta che la percentuale di glicogene è costantemente più piccola per il gastrocjtemio che ha lavorato; che nel lavoro intenso e prolungato, come quello che si ottiene facendo seguire alla curva ritìnica l'eccitamento tetanico, non solo si ottiene una quantità straordinariamente piccola di glico- gene dal ìnuscolo faticato, tua anche il 'muscolo a riposo dà una percentuale di glicogene corrispondente a '/s Ve ^^^ contenuto normale, ed anche il fegato, infine, subisce nel glicogene una notevole, una inarcata diminuzione. Questa conclusione era finora sfuggita perchè, per quanto io mi sappia, mai era stata fatta la ricerca comparativa del glicogene nei muscoli faticati, nei muscoli omologhi a riposo e nel fegato, sull'animale vivo e conservante intatti i suoi rapporti circolatorii. E perchè, mi si potrebbe obbiettare, pur essendo diminuito m,oltissimo il glicogene del gastrocnemio a riposo nei casi in cui all'omologo si è applicata la stimolazione ritmica ed il tetano, si è trovato il massimo aumento in acqua nel muscolo sottoposto alla fatica? A tale quesito, debbo rispondere che se il piccolo accrescimento in acqua osservato negli esperimenti con la sola curva della fatica è sufficientemente spiegato dalla differenza di glicogene fra il muscolo attivo e quello a riposo, questa differenza non può più valere per i casi in cui alla fatica si faccia seguire l'eccitamento tetanico. Ed invero, se anche nel gastrocnemio a riposo si è verificata una forte diminuzione di glicogene, evidentemente la differenza del contenuto in acqua fra i due muscoli — a riposo ed affaticato — dovrebbe appa- rire inferiore che non durante il lavoro ritmico, ammesso che la causa dell'aumento dipenda dal solo consumo di glicogene. In questi casi quindi è necessario ammettere che l'aumento sia prodotto o da un modificato scambio osmotico a traverso gli involucri del muscolo in seguito al tetano, o da un consumo di materiale azotato oltre quello idrocarhonato, o, come è molto verossim,ile, da tutte tre le cause : conswno di tnateriale azotato, SULLE VARIAZIONI NEL CONTENUTO ECC. 91 consumo di glicogene, ed alterata permeabilità dee/li involucri tnuscolari. * * * Macleod vide che yielV estratto acquoso dei muscoli faticati, aumentano i fosfati inorganici, e dim,inuisce il fosforo organi- camente combinato. Io pure ho fatto le determinazioni delle ceneri dei muscoli di cane, di coniglio, di rana. Per il coniglio e per il cane mi sono limitato al riposo ed al tetano; per la rana, invece, ho determinati anche i sali contenuti nei muscoli gemelli sottoposti alla scossa ritmica, alla curva automatica, al tetano per */, ora, ed infine alla curva autom,atica seguita da '/, ora di eccitamento tetanico. Da tutte queste prove mi è risultato che nella rana, dopo una contrazione prolungata ed ininterrotta come per il tetano, si ha il massimo aumento della quantità di sali, mentre che per il lavoro ritmico e per la curva auto- matica, tale aumento è appena manifesto. Avendo io determinate le ceneri complessivamente e non i sali dell'estratto acquoso come Macléod, non posso parlare di sali inorganici liberatisi durante il tetano dalle combina- zioni organiche, perchè nell'incenerimento della sostanza mu- scolare hanno dovuto necessariamente rendersi liberi anche quelli in combinazione organica. La discussione poi dei risul- tati ottenuti determinando il glicogeno in differenti stati di attività del muscolo, ha portato a concludere che il consumo di glicogene osservato nelle esperienze con curva della fatica e tetano, non era sufficiente a spiegare la diminuzione di residuo secco o 1' aumento in acqua del gastrocnemio faticato, ma che è necessario ammettere anche una modificata permea- bilità degli involucri muscolari ed un consumo o trasformazione di altre sostanze organiche oltre il glicogene. L' aumento note- vole delle ceneri parla in favore di questa ipotesi. L' accresci- mento dei sali nei muscoli sottoposti prima alla fatica e poi al tetano, sarebbe, quindi, almeno in parte, dovuto al consumo od alla trasformazione di corpi organici di natura proteica contenenti nella loro molecola un componente inorganico. Ing. dott. L. Maddalena CONTRIBUTO ALLO STUDIO GEOLOGICO E PETROGRAEICO DEI COLLI EUGANEI Nell'autunno 1909 gentilmente ospitato nella meravigliosa abbazia di Fraglia ho avuto campo di percorrerne i dintorni, di studiarli dal punto di vista geologico e raccogliere il mate- riale necessario per un completo studio petrografìco. In tutto lo sperone montuoso che si protende a Nord di Luvigliano e nelle propaggini che sorgono isolate nella pianura non ho trovato che roccie di origine eruttiva: predominano quelle di tipo trachitico, vi sono inoltre andesiti in filoni ed ammassi e non mancano i basalti tipici. 1) Una trachite di tipo abbastanza uniforme è qviella che costituisce per intero il M. Rosso a NE. di Fraglia ed i monti Bello e Merlo ad 0. di Bresseo (Vedi fig. pag. 117). Queste roccie furono studiate nel 1893 dal Bertolio (*) che le chiamò trachiti con mica nera ed augite, e nel 190.5 dal Billows che le classificò come trachiti anortoclasico-biotitiche ('). L'aspetto macroscopico è quello di una trachite tipica: una pasta fondamentale grigiastra, talora giallognola per alte- razione, nella quale spiccano dei grossi interclusi di feldspato (lunghi fino 1 cm.) per lo più bianchissimi con lucentezza grassa, raramente con lucentezza vitrea ; si vedono poi moltis- sime lamelle esagonali di mica (diam. mass. 2 mm.) : assai raramente lamelle di pirosseno e di anfibolo. In tutte tre le (1) « Note sur quelques roches des Collines Eiiganéeniu's » Hull, de la Soc. Géol. de France, 3 Ser., XXI, 1893. (2) « Su alcune trachiti anortocliisico hiotitichc degli Euganei ». Kiv. di Min. voi XXXII, 1905. CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 93 località citate vi sono delle grandiose cave essendo questa roccia un ottimo materiale da costruzione, e molto usata anche per la sua compattezza nella pavimentazione di strade nelle vicine città di Padova e Venezia. Ho avuto quindi campo, in dette cave, di esaminare moltis- simi campioni. Ho osservato numerose segregazioni basiche per lo pili costituite da magnetite, talora da pirosseno o da antibolo (orneblenda bruna). Nelle cave di Monte Rosso la trachite olfre un bellissimo esempio di basaltizzazione. Al microscopio queste rocce rivelano una struttura porfi- rica olocristallina che passa a ipocristallina nei campioni rac- colti nelle parti più esterne delle masse studiate. Si osservano interclusi di feldspato, biotite, pirosseno e antibolo. Si distinguono immediatamente feldspati alcalini e feldspati sodico-calcici. Per poterli studiare ho fatto una sepa- razione col liquido del Thoulet dopo avere eliminati dalla polvere tutti gli elementi colorati mediante una elettrocalamita azionata da una pila termoelettrica. Potei distinguere tre gruppi : gra- nuletti galleggianti assieme all' anortose di Portoscuso (Sar- degna) in un liquido di p. sp. = 2,58; granuletti galleggianti coir oligoclasio del Gottardo in un liquido di p. sp. = 2,65; e granuli che affondavano in un liquido di p. sp. == 2,67. Esami- nando le polveri del primo gruppo in liquidi di cui determinai volta per volta gli indici di rifrazione, ottenni i seguenti risultati; (') In laminette di sfaldatura secondo (001) np < 1,528 < ng in lamine secondo (010) np <^ 1,528 < nm ho inoltre constatato su queste lamine delle estinzioni che va- riano di poco attorno i 9'- ; sulle prime invece estinzioni che arrivano per lo piii a 2'^ e 1" '/j. Questi risultati sono con- cordi con quelli ottenuti dal sig. Billows (1. e.) e concludono per l' anortose. Il gruppo di granuli galleggianti in liquido di p. sp. = 2,65 (1) Le osservazioni vennero fatte a luce monocromatica in camera oscura. 94 L. MADDALENA fu assai più abbondante ; qui si hanno feldspati della serie sodico-calcica più alcuni granelli di anortose contenenti inclu- sioni di apatite, magnetite ed altre sostanze indeterminabili. Per alcune delle lamelle prive di inclusioni ho potuto constatare : np < 1,537 < ng ma per altre l'indice del liquido è inferiore anche all'np del minerale : infatti in un liquido ad indice più elevato ho otte- nuto per alcune lamine : np < 1,546 = ng mentre per altre l'indice era sempre superiore. Lamelle che presentano la geminazione secondo la legge dell' albite hanno estinzioni che variano da 0" a 5*^. Quesi risultati concordano coi precedenti e confermano la presenza dei termini : albite- oligoclasio ed oligoclasio. Finalmente nei preparati del terzo gruppo ho constatato la presenza di termini compresi tra l' andesina e la labradorite. Abbiamo dunque delle miscele assai svariate di plagioclasi, come infatti si verifica nelle sezioni dove i geminati secondo la legge dell' albite hanno delle estinzioni simmetriche che variano da un minimo di 1^ a un massimo di 25^* e dove si osservano di frequente dei cristalli zonati. Cosi in un feld- spato zonato e geminato secondo le leggi combinate dell' albite e di Karlsbad ebbi le seguenti misure : Bordo esterno An nucleo An 1 60 110 1' — 51 0/, 100 29 o/o 2 160 _ 2' 15 — Merita di rilevare questa acidità decrescente dall'interno all'esterno che non più ho osservata in alcuna delle rocce studiate. I cristalli di anortose sono spesso arrotondati, corrosi e fessurati; i plagioclasi hanno un grado più elevato di idiomor- fismo. Nel complesso predominano i feldspati della serie sodico- calcica. Tutti presentano in maggiore o minor quantità, inclu- sioni di apatite, magnetite, vetro, augite e mica. La mica è assai abbondante in sezioni esagonali nettamente CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 95 terminate, o prismaticlie con foi'te pleocroismo dal giallo pal- lido al bruno nerastro. Per qualche lamella nelle sezioni e sopratufcto in quelle ottenute dalla polvere mediante l' elettrocalamita ho potuto determinare la posizione del piano degli assi ottici che è nor- male al piano di simmetria: la mica è quindi di prima specie e precisamente una anomite. Essa presenta sovente dei feno- meni di riassorbimento ed una sottile corona di magnetite, la quale manca quasi totalmente nella mica dei campioni prove- nienti da M. Rosso. Inclusioni comuni sono apatite e magnetite, più raramente zircone. La mica sembra essere anteriore al feldspato. Il pirosseno non manca in alcuna sezione, è però meno abbondante della mica; si osserva in sezioni basali e per lo più in prismi allungati secondo l' asse verticale, lunghi fino oltre 1 mm. con netta sfaldatura prismatica. È verde pallido in sezione, di un bel verde erba intenso nei granuli separati dalla polvere: l'estinzione su (010) riferita alla sfaldatura è di circa 40*^ : si tratta quindi di una augite diopsidica. A questo si accompagna talora anche un pirosseno trimetrico : in una sezione ne ho osservato due cristalli allungati secondo l'asse principale, a sfaldatura prismatica, con estinzione parallela all'allungamento: hanno un debole pleocroismo che va dal verde pallido al giallo rossiccio, sono allungati secondo la direzione di minima elasticità ed hanno segno negativo ; sono perciò da riferirsi a iperstene. In alcune sezioni ho osservato dei cristalli di orneblenda basaltica lunghi fino oltre 4 mm. con forte pleocroismo : np ■=^ giallo bruniccio Um = bruno chiaro ng = bruno cupo L'estinzione su (010) oscilla attorno a 10". Tra gli elementi colorati ottenuti mediante separazione colla elettrocalamita ho pure osservate parecchie lamelle di orneblenda bruna e trovai inoltre, come ho già accennato, delle grosse concentrazioni di tale antibolo. La magnetite è abbondante, talora in cristalli ettaedrici più 0 meno regolari, cosi grossi da costituire dei veri interclusi; e quasi sempre attorno alle lamelle di mica come prodotto di riassorbimento magmatico. Tutta la roccia è impregnata di apatite sempre idiomorfa 96 L. MADDALENA in prismi incolori, lunghi e sottili coIIq solite inclusioni, o in granuli talora assai grossi ; si trova tanto nella pasta fonda- mentale come in tutti i cristalli di prima consolidazione. Lo zircone è in bei cristallini idiomorfi, ma molto scarso. Raramente si osservano granuletti di qiiarzo allotriomorfo, di natura certamente secondaria. La pasta fondamentale è olocristallina o parzialmente ve- trosa. È costituita da microliti tabulari o prismatici di feld- spato alcalino, spesso geminati secondo la legge di Karlsbad ; da numerose e piccolissime scagliette micacee; da rarissimi granuli di pirosseno e molta magnetite. La struttura è ora ortofirica ora trachitica. Vom Ratli descrisse la trachite di M. Rosso come una Sanidin-Oligoclas-Tracliyt ; egli diede i seguenti risultati della analisi chimica: Silice 65,16; Calce 3,35; Allumina 15,20; Ferro 5,09; Magnesia 1,50; Potassa 4,07; Soda 5,30. Billows chiamò queste roccie : Iracliiti anortoclasico-hioti- iiche, io aggiungerei a pirosseno data la presenza costante di questo elemento. 2) La trachite di M. Lonzina si distingue nettamente da quella ora descritta per il colore grigio-ferro della massa fon- damentale : questa è compattissima e di aspetto quasi vetroso : in essa vi sono numerose lamelle esagonali di mica e moltissimi interclusi feldspatici, dovuti per lo più ad aggregati di cri- stalli, cosicché formano talora delle masse di oltre 1 cm. di diametro ; generalmente hanno lucentezza grassa, talora anche vitrea e con riflessi verdognoli nei campioni più freschi. Tutto lo sperone che da M. Lonzina si protende verso Nord è for- mato da questa roccia fino al limite della pianura. Tra il mo- nastero di Fraglia e Tramonte il confine ha direzione N-S ed è poco discosto dalla strada comunale ; verso Sud questa roccia scompare sotto i campi coltivati della valletta che sbocca a Tramonte; verso Ovest il limite è dato da una linea serpeg- giante che dalla casa Levi si dirige verso la sommità di Monte Lonzina. Anche questa trachite si mostra talora colonnare come certi basalti; per es. in una vecchia cava dietro il monastero di Fraglia: i prismi che se ne ricavano servono senza ulteriore lavorazione come paracarri per le strade. Al microscopio la roccia mostra per lo più una struttura porfirica ipocristallina: gli interclusi sono immersi in una massa CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 97 compattissima parzialmente vetrosa e quasi isotropa : questo sopratutto pei campioni raccolti nella parte più alta del colle, mentre quelli provenienti dalla cava mostrano un passaggio alla struttura olocristallina. Predominano fra gli interclusi i feldspati sempre freschis- simi : si nota subito che per la maggior parte sono plagioclasi, generalmente zonati e xenomorfi, mentre le poche sezioni di feldspato alcalino hanno per lo più contorni arrotondati e man- cano di zonatura : sono comuni le inclusioni di apatite, di mica e talora anche di pasta fondamentale. Facendo la separazione col liquido del Thoulet ed esaminando le polveri nei liquidi a noto indice di rifrazione ho costatato la presenza di un anortose identico a quello della roccia di Montemerlo, ma in quantità di gran lunga minore. 11 plagioclasio invece non presenta i termini più acidi veduti nella roccia precedente, ma va dal- l'oligoclasio alla labradorite con predominio di un termine oligoclasio-andesina di peso specifico 2,65 e coi seguenti valori per la rifrazione : 1,542 < a < 1,548 fi = 1,548 1,548 < 7 < 1,553 In complesso il feldspato sodico-calcico è in quantità circa dieci volte superiore al feldspato alcalino. Le zonature presen- tano acidità crescente dell'interno verso l'esterno. Da un ge- minato doppio zonato ebbi le seguenti misure: periferia An zona intermedia An nucleo An 1 3" 8'^ 15" 1' 3°,5 21»/, — 34»/, — 47»/, 2 5" 15^5 29" Le estinzioni simmetriche sulla zona _L 010 oscillano da 5" a 16", solo rarissimamente raggiungono un massimo di 23" che corrisponde ad una labradorite acida. La mica è identica a quella delle roccie descritte prece- dentemente, per lo più con una sottile corona di granuletti di ossido di ferro prodotto di riassorbimento magmatico ; è anche questa di prima specie cioè una anomite, ha molte inclusioni di apatite e magnetite. Il pirosseno è rarissimo, l'osservai soltanto in una delle numerose sezioni studiate a far parte degli aggregati feldspatici 7 98 L. MADDALENA assieme a grossi granuli di apatite. 11 colore è leggermente verde, ma non si osserva pleocroismo. Le estinzioni misurate su faccie fOlO) sono: c:c =44° . 48'^'. Dalle separazioni colla elettrocalamita ottenni una quantità minima di pirosseno. L'an- tibolo manca completamente. Magnetite, apatite, zircone si presentano come nelle roccie di M. Merlo e M. Rosso. La massa fondamentale è costituita da un denso feltro di microliti feldspatici immersi in una massa vitrea leggermente bruniccia. Dove i microliti feldspatici sono in minor quantità e precisamente nei campioni raccolti nella parte più alta di M. Lonzina, sono disposti con un certo orientamente in modo di ricordare una disposizione fluidale. Questi microliti sono per lo più allungati secondo l' asse verticale e presentano estinzione parallela ; hanno indice molto inferiore a quello del balsamo ; si debbono riferire a sanidino. Vi sono pochi granuli e cristallini di magnetite, nessuno di pirosseno. Il vetro ha un indice di rifrazione di molto infe- riore a quello di un liquido avente i = 1,528; si deve quindi considerare come un vetro acido. Nelle sezioni in cui nella massa fondamentale i microliti di feldspato sono meno abbondanti, si osservano numerosissime plaghette, come piccole cavità o pori riempiti di una sostanza incolora, limpida, senza rilievo, con doppia rifrazione bassissima; a fortissimo ingrandimento (oculare 3, obiettivo 7 = circa 300 diam.) e con diaframma piccolo, queste plaghe si risolvono in aggregati di lamelle esagonali embricate, caratteristici delia tridimite. Spesso accompagna la tridimite, circondandola, una sostanza bruniccia a struttura fibroso raggiata con birifrangenza eguale a quella del quarzo, che deve riferirsi a calcedomio. Talora si osserva una penetrazione della sostanza calcedoniosa nelle plaghette tridimitiche il che lascia supporre una trasfor- mazione dell'una sostanza nell'altra. Ricorderò a questo pro- posito che un fenomeno analogo fu conservato dal Vélain nelle rioliti di Aden ('). Il Mallard (') descrisse la pseudotridimite di S. Pietro Montagnon negli Euganei e la spiegò supponendo che durante la consolidazione della roccia, ancora ad elevata (1) Description géologique de la presq'ìle d'Aden, 1S78. (2) Sur la tridymite et la eliristobalite. Bull. Min. XIII, 161, 1890. CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 99 temperatura, si sia formata la triclimite, la quale sarebbe stata poi ridisciolta e quindi ricristallizzata come quarzo. Recente- mente il Lacroix :/; studiando l'eruzione delle Montagne Pelée trovò la tridimite nelle stesse roccie che esaminate sei mesi prima immediatamente dopo l' eruzione ne erano affatto prive : egli dedusse che la tridimite è posteriore alla consolidazione della roccia e si è formata per azione di gaz sviluppantisi dal magma sulla pasta ricca in silice libera; che tale azione deve esser stata lunga ed essersi effettuata a temperatura elevata. La roccia ora descritta fu classificata dal Reyer come una Sanidin-plagioclas-trachyt ; essa si può considerare come una tipica tì-achìte ad anortose e tridimite. 3) Una trachite biancastra, poverissima di mica occupa la metà occidentale di M. Lonzina, col M. Brusà, M. Campana ed altri piccoli contrafforti dirimpetto a Luvigliano ; riappare nei dintorni di Tramonte tra la trachite con tridimite e lo sperone basaltico di Muscalbò, e finalmente costituisce per intero i coni di M. Ortone e San Daniele, I campioni di M. Brusà lasciano vedere ad occhio nudo gli interclusi di feldspato che sono numerosissimi, lucenti, limpidi e raggiungono una lunghezza massima di 4 mm. ; le lamelle di biotite sono scarse; sotto M. Campana in una cava in attività osservai la quasi assoluta assenza della mica ed anche un numero molto minore di interclusi feldspatici ; presso Tramonte sono più numerose le lamelle di mica che raggiun- gono anche 3 mm. di diametro, ma i feldspati mancano quasi come interclusi, si osservano invece numerose cavità miaroli- tiche con cristallini di quarzo; a M. Ortone e S.Daniele poca mica e pochi feldspati, una certa quantità di quarzo visibile colla lente e di origine sicuramente secondaria. Al microscopio queste roccie mostrano una struttura por- firica olocristallina che passa ad ipocristallina in pochi cam- pioni. II feldspato che costituisce i più o meno numerosi inter- clusi è esclusivamente sanidino; mancano i plagioclasi. I cri- stalli sono spesso arrotondati, hanno sfaldatura netta secondo (001) e (010). L'angolo degli assi ottici e variabile; in alcune (1) Observation faites à la Montagne Pelée sur les conditions présidant la production de la tridyniite dans Ics roches volcaniques. Bull. Min. XXVIII, 56, 1905. 100 T.. MADDALENA lamine è considerevale, in altre è talmente piccolo che sembra quasi trattarsi di un minerale uniassico. In lamine di sfaldatura secondo (010) l'estinzione è parallela allo spigolo (010;: (001). Geminati di Karlsbad si osservano raramente. Ho fatto varie separazioni coli' elettrocalamita e col liquido del Thoulet : ho avuto cosi la conferma che in queste roccie si trova soltanto feldspato alcalino sia negli interclusi che nella massa fonda- mentale. Lo studio degli indici di rifrazione ha dato questi risultati : a. < 1,524 fi = 1,524 1,524 <: 7 < 1,528 Il sanidino ha poche inclusioni: raramente di apatite, più spesso di vetro, talora con contorno triangolare e disposte regolarmente. La mica è biotite comune; non ho potuto ottenere laminette adatte per determinare l' orientazione ottica e quindi la specie. Dalla separazione coli' elettromagnete ottenni assieme alla mica ed alla magnetite qualche raro cristallino di orneblenda verdognola. Il pirosseno manca. La pasta fondamentale è per lo più olocristallina trachitica, solo in pochi campioni parzialmente vetrosa. È costituita quasi esclusivamente da microliti di sanidino con estinzione parallela all' allungamento, spesso si presentano geminati secondo la legge di Karlsbad. La disposizione fluidale dei microliti è in generale abbastanza evidente. La magnetite è in quantità con- siderevole ; P apatite cosi comune nelle roccie finora descritte è qui invece assai scarsa; più abbondante è lo zircone in bei cristalli a contorni regolari che nella trachite di M. Orione raggiungono la lughezza di 0,5 mm. Bertolio (1. e.) accenna anche alla presenza di titanite a M. Orione, ma io non l'ho riscontrata in nessuna delle nume- rose sezioni esaminate. Le cavità miarolitiche della massa fondamentale sono riem- pite da quarzo secondario solo raramente idiomorfo, ma per lo più a brandelli e lacinule sfrangiate con microliti penetranti in ogni direzione. Discretamente abbondante nella pasta fondamentale e talora come inclusioni nei cristalli di sanidino, si osservano dei cri- CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 101 stallini prismatici perfettamente idiomorfi, lunghi fino 0,5 mm., dei granuletti e degli aghetti sottili di un minerale di cui difficilmente si giunge a studiare P orientazione ottica. Dalle numerose osservazioni sembra che sia uniassico, con potere rifrangente elevatissimo, pleocroismo fortissimo, da un giallo arancione, talora bruno rossiccio, a un bruno verdognolo oscu- rissimo o per lo più a nero. Data 1' intensa colorazione del minerale è difficile giudicare il valore della birifrangenza; tut- tavia sembra ch'essa sia energica e per quanto fu possibile determinare sembra che abbia carattere positivo. Le proprietà osservate inducono a credere che possa trattarsi di rutilo quan- tunque un pleocroismo tanto energico sia poco comune per esso: fu però osservato qualche -volta, anzi il Traube (N. Jahrh. 1895, Be il. B. 10,472 descrive i differenti pleocroismi del rutilo preparato artificialmente quando contiene ferro o manganese o cromo, i quali elementi si trovano pure in natura mescolati al titanio nel rutilo. Una determinazione esatta non fu possibile non essendo riescito ad isolare il minerale. Esaminando pel confronto una trachite di Drachenfels (Siebengebirge) constatai in essa la presenza dello stesso minerale: lessi allora lo studio petrografico di questa regione del Gfròsser (*) e trovai che per alcuni tipi di roccia (Lohrberggipfel) egli cita il rutilo, ma come prodotto di alterazione della biotite : questo non è certamente il nostro caso poiché qui la biotite è poca, ma sempre freschis- sima e il nostro minerale si può senza dubbio ritenere di prima formazione ed anche forse che abbia preceduto la formazione di tutti gli altri. Per quanto io sappia sarebbe la prima volta che il rutilo viene osservato nelle trachiti ; fu però trovato nelle andesiti di Pachuca nel Messico, di Assenk nella Groenlandia e nella isola di Paccksaddle al capo Horn (Rosenbusch Mikr. Phys. II, 2, pag. 51, 1905). La presenza del rutilo nei colli Euganei fu costatata dal Cornu (') ma in condizioni diverse e precisamente negli interclusi anallogeni di tipo gneissico delle trachiti di Lispida, rantola e Zovon, e prima di lui dal Lacroix (') in quella di Monselice. (1) Die trachyte ù. Andesite des Siebengebirge. Tscherinks' Mitth. XIII, 1892, 39-113. (2) Eiialli.ioeiie Eiiiscliliisse in den Ti-achyten dei- Euganeen. Beitràge zur Palaont. il. Geol. Oesterreich-Ungarns ù. des Orients, Wien, 1906. (3) Les enclaves des roches voleaniques. Macon 1893. 102 L. MADDALENA Le roccie ora descritte furono considerate dal Reyer in parte come Sanidin-Plagioclas-Trachyt e in parte come Plagioclas- Trachyt; si devono invece considerare come semplici trachili sanidiniche prive di plagioclasio. 4) Poco sopra la chiesa di Tramonte, lungo la strada comunale ho osservato un affioramento di una roccia che ha tutto l'aspetto di una ossidiana: è collegata al tipo ora descritto. È bruna lucente con frattura concoide, presenta degli sferoliti che si sfogliano a guisa di cipolle ; in qualche punto ha un color giallo miele ; ad occhio nudo e meglio colla lente si os- servono pochi cristalli bianchi lucenti di feldspato lunghi fino 2,5 mm. In sezione si vedono in quantità pressoché eguale vetro giallo e vetro bruno: sembra che in quello giallo sieno disseminati in grande quantità e irregolarmente dei globuli di vetro bruno : infatti solo in questi si osservano le fratture perlitiche caratteristiche delle ossidiane. L'indice di rifrazione dei due vetri è pressoché eguale e di gran lunga inferiore a quello del balsamo; si tratta dunque di vetro molto acido. In esso sono immersi pochi cristalli di sanidino che risaltano net- tamente per la loro purezza; talora sono geminati secondo la legge di Karlsbad. La mica manca; qua e là si hanno piccoli granuli di zircone. A forte ingrandimente si costata nel vetro la presenza di cristallini in forme e gruppi assai svariati. 5) Il colle situato a SE del gruppo da me considerato, che si eleva alla quota 166 ed ai cui piedi corre la strada comu- nale che da tramonte va per Ponte Pirolo a Luvigliano, nel lato orientale é costituito da una grandiosa massa di andesite iperslenica ad olivina. La roccia è per lo più freschissima, pre- senta soltanto una patina superficiale di alterazione di pochi mm. di spessore: essa é costituita da una pasta grigio-verdo- gnola molto oscura e compatta nella quale si vedono brillare delle lamelle lucenti di feldspato : colla lente si osserva che questo feldspato ha il colore verdiccio della labradorite e si distinguono anche gli interclusi di pirosseno. Al microscopio rivela una struttura porfirica : manca il feldspato alcalino, sono invece assai abbondanti i plagioelasi per lo più zonati: questi sono costituiti da strati concentrici idiomorfi con nucleo bytownitico e con termini di crescente acidità verso l'esterno: ho notato che le zone esterne hanno la medesima composizione dei feldspati della massa fondamentale. periferia An zona intermedia 1 7»,5 15» 1' 9'^ 32»/, — 2 15»,5 32* CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 103 Assai comune è la geminazione i^olisintetica secondo la legge dell' albite, spesso associata a quella secondo la legge di Karlsbad, più raramente con quella del periclino. Un geminato doppio zonato diede queste misure : An nucleo An 4°,5 50 V„ - 74 »/, 29" Cosi pure le estinzioni massime nella zona J_ 010 variano da 14'' a 36*^; abbiamo dunque termini che dall' oligoclasio-an- desina vanno quasi fino alla bytownite. Nel complesso predo- minano i termini basici. Dopo il feldspato l'elemento piii abbondante è il pirosseno che si trova in due generazioni. Dobbiamo anche distinguerne due tipi : l' augite comune monoclina verdognola con estinzioni t; : e = 44° -^ 47" ed un pirosseno trimetrico che per il suo pleocroismo : ng = verdognolo nm = gialliccio np = rossastro è da riferirsi ad iperstene. Questo prodomina tra gli interclusi, nella pasta fondamentale sono invece più numerosi i granuli di augite. Ho osservato degli accrescimenti di ijierstene sopra augite e di augite su iperstene. La magnetite è abbondante in grossi cristalli con pseudo- inclusioni feldspatiche e in piccoli granuli, L' olivina si trova in pochi ma grossi e ben formati cri- stalli (uno è lungo 3 mm.) e completamente trasformata in serpentino e carbonati ; presenta la caratteristica struttura a maglie ed ha inclusioni di ossido di ferro, di biotite e feldspato. La mica è in piccola quantità e solo nella pasta fonda- mentale, in forma di lacinule fortemente pleocroiche e squa- mette. L' apatite abbonda sia come inclusione nei feldspati e pirosseni, sia nella base. Questa è costituita da un denso feltro di lamelle feldspatiche (andesina e oligoclasio-andesina), pri- smetti di augite e iperstene e da granuli di magnetite ; ha una struttura pilotassitica. Anche in essa ho osservato qualche granulo del minerale con forte jDleocroismo veduto nella roccia di M. Brusà e che ho ritenuto essere rutilo. 104 L. MADDALENA Questa roccia si avvicina assai a quella del M. Sieva che il Vom Rath chiamò « schwarzer Trachyt " e il Marzari Pen- cati " Sievite " ; che il Reyer distinse col nome w Gestein des Sieva »i che lo Szàbò fu il primo a considerare come una vera andesite paragonandola a quella di Tokaj-Esperies (Ungheria) e il Bertolio descrisse mostrandone l'analogia coli' andesite ad iperstene ed augite dell'eruzione del 10 Giugno 1870 di Ce- bocuro (Stato di Jalisco-Messico). Io la considero come una andesite iperstenica in cui predominano miscele felspatiche basiche, come infatti generalmente si osserva, mentre nelle andesiti biotitiche e anfiboliche sono più abbondanti le miscele acide. La parte più alta del colle, proprio gli ultimi 6 o 7 metri sono costituiti da una roccia compattissima e pesante, di un color nero lucente, con struttura finissima e uniforme, frattura un poco concoide e lucentezza grassa. L' osservazione macro- scopica fa pensare ad una roccia basaltica, ma esaminandola al microscopio si vede che è ben altra cosa: tutta la massa è impregnata da una sostanza nera, isotropa, polverulenta priva di forma cristallina, talora raggruppata in masse irregolari. Pensando che potesse essere sostanza organica, ho tenuto la polvere della roccia per vario tempo a GOO", ma non ot- tenni che un lieve arrossamento dovuto a una maggiore ossi- dazione, si tratta quindi certamente di magnetite. A nicols incrociati si distinguono nella roccia delle grandi plaghe irre- golari a birifrangenza molto bassa, inferiore a quella del quarzo, le quali estinguono simultaneamente ed hanno potere rifran- gente di poco superiore a quello del balsamo (1,53); vi sono poi altre plaghe più piccole piire ad estinzione simultanea con potere rifrangente più considerevole, colori di polarizzazione molto elevati che giungono fino al 3" ordine. Sembra che le prime si possano riferire a termini plagioclasici compresi tra l'oligoclasio e 1' andesina e le seconde a muscovite avendo in esse osservate delle squamette colla sfaldatura caratteristica ed estinzione ad essa parallela. Quanto alla natitra della roccia non si possono fare che delle ipotesi: io ritengo che sia dovttta a devetrificazione di ixna roccia di tipo vitrofirico che formava la crosta esterna di brusco raffreddamento della massa ande- sitica. 6) Scendendo dalla cima del colle verso la casa Sengiari, CONTRIBUTO ALLO STUDIO EOO. 105 appena oltrepassata questa, si entra in una zona occupata da una roccia grigio-giallognola, compatta, tenera, stratificata ab- bastanza regolarmente, con frattura concoide ; al microscopio si rivela come un tufo subacqueo a grana minutissima in cui solo a forte ingrandimento si possono distinguere piccolissimi frammenti di mica, pirosseno, feldspato e quarzo uniti a molto carbonato di calcio: si osservano anche avanzi fossili di piccoli gasteropodi. 7) Questo tufo che si estende per una regione abbastanza limitata è attraversato da un filone andesitico il quale è piut- tosto una apofisi della grande massa andesitica che occuj^a il versante occidentale del colle : questa roccia, o, meglio, queste roccie, perchè se ne possono distinguere parecchie varietà, si staccano nettamente dell' andesite iperstenica che occupa la parte orientale del colle sia per 1' aspetto esterno che per la composizione mineralogica, e precisamente per la costante pre- senza di antibolo o mica e per la mancanza assoluta di olivina ed iperstene. Tenendo conto della struttura, della presenza di minerali colorati nella pasta fondamentale, della natura e quantità degli interclusi, posso considerare la roccia precedentemente descritta come una andesite basaltica, mentre queste sono andesiti Irachi- tiche perchè hanno una struttura che si avvicina molto alla trachitica, pasta fondamentale quasi priva di elementi colorati, e perchè gli interclusi feldspatici non sono molto basici. Come ho detto, queste andesiti, pur avendo comune il tipo trachitico, hanno aspetto esterno assai variabile: predominali tipo a pasta fondamentale di un grigio più o meno oscuro, con moltissimi interclusi di antibolo che spesso raggiungono la lunghezza di 1 cm, e talora si riuniscono in aggregati della grozzezza di un pugno; il feldspato è meno abbondante dell'an- tibolo. Un altro tipo ha come intercluso predominante il feld- spato in considerevoli dimensioni (lungo fino 1 cm.) con zona- tura evidentissima riconoscibile anche alla lente, non contiene antibolo, ma al suo posto ha una certa quantità di mica; la pasta fondamentale è rossiccia e più compatta che nel tipo precedente. I feldspati interclusi sono quasi esclusivamente plagio- clasi più o meno abbondanti nei vari tipi roccia; per lo più sono tabulari, raramente in forma di lamelle, quasi sempre 7* 106 L. MADDALENA zonati con acidità crescente verso l'esterno. Assai comune è la geminazione secondo la legge dell'albite e frequenti sono pure i geminati doppi secondo le leggi combinate dell'albite e di Karlsbad. Lo studio degli angoli di estinzione e degli indici di rifrazione della polvere dei cristalli esaminata nelle essenze ad indice noto, rivelò che si tratta di feldspati della serie sodico -calcica compresi tra l'oligoclasio-andesina ed una labra- borite basica. In ognuna delle roccie esaminate si riscontrano i termini estremi di questa serie ed in alcune, specialmente in quelle con biotite, si trova anche qualche cristallo isolato di sanidino. Polverizzando dei cristalli zonati ho potuto constatare in qualcuno la presenza di frammenti di sanidino il quale doveva certo costituire il bordo esterno. Questi feldspati sono sempre freschissimi; contengono sovente delle inclusioni di apatite, anfibolo, pasta fondamentale e vetro. Dopo il feldspato 1' elemento più comune è 1' anfibolo, il quale in alcuni casi manca ed allora è sostituito dalla biotite. In qualche roccia è abbondantissimo e risalta pel suo color nero lucente : se ne riconosce facilmente la caratteristica sfal- datura. Al microscopio presenta un color giallo verdastro con forte pleocroismo : np = giallo bruniccio n,n ^ bruno ng = verde oliva La massima estinzione osservata f u e : = 15". Sono co- muni i geminati semplici secondo (010). Sovente si osservano inclusioni di apatite, più raramente di zircone. In alcune roccie la grandezza dei cristalli di orneblenda va gradatamente dimi- nuendo fino a diventar granuletti che pare facciano parte della pasta fondamentale. Spesso si hanno dei fenomeni di riassor- bimento ed in alcuni casi una vera trasformazione dell' anfibolo in polvere nera finissima di magnetite, procedente dai bordi verso l'interno, cosicché si ha l'impressione di avere dei cri- stalli di magnetite col contorno caratteristico dell' anfibolo includenti un nucleo irregolare di orneblenda inalterata. Tal- volta poi questo nucleo è scomparso in causa della sua fragilità, nella preparazione della sezione e rimane solo il contorno di magnetite, ma appunto la sua forma esterna non lascia dubbio che si tratti di pseudomorfosi. Un fenomeno perfettamente identico si osserva in alcune andesiti dell'Alvernia. La mica è abbondante solo nelle andesiti in cui manca CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 107 l'anfibolo, si trova in piccola quantità in parecchie altre ed in talune manca completamente. È sempre fresca, talora mostra un principio di riassorbimento magmatico, ha un pleocroismo fortissimo che per lo più va dal bruno-giallognolo al nero ma in talune lamelle mostra dei colori speciali dovuti a cause secondarie: np = giallo-verdognolo Um = rossiccio ng = rosso cupo Il pirosseno trimetrico manca completamente, quello mo- noclino si trova solo in pochi campioni e non è mai abbon- dante: si presenta in prismi allungati secondo Passe verticale per lo più fratturati. Non si può parlare di due generazioni, ma in qualche campione il pirosseno è sparso in forma di granuli in tutta la massa. Il colore è leggermente verde senza pleocroismo; solo di rado ho osservato il rossiccio caratteri- stico dell' augite titanifera. L" angolo di estinzione misurato su faccie (010) è di 44° -f 46". Non ho osservato zonatura e solo raramente dei geminati secondo (010). L' augite è sempre fresca anche nelle roccie con massa fondamentale in via di alterazione. L' apatite si trova talora in individui cosi grossi da costi- tuire dei veri interclusi : ne ho osservato qualcuno che rag- giunge 1 mm. di lunghezza : è poi comunissima nelle solite dimensioni (diam. di circa 0,07 mm.) sia come inclusione nei feldspati, antiboli e miche, sia sparsa nella massa fondamentale. Presenta la solita sfaldatura e spesso una grande quantità di inclusioni polverulente che le danno un colore grigiastro. E per lo più in prismi lunghi e stretti talora arrotondati al- l'estremità. Anche la magnetite è abbondante, sia originaria che se- condaria: la prima in grossi cristalli e granuli che costitui- scono dei veri interclusi, la seconda come prodotto di riassor- bimento della mica e dell' antibolo : nella base si trova poi sparsa regolarmente e abbondantemente in forma di granuletti minutissimi che talora prendono 1' aspetto di una polvere sotti- lissima. Lo zircone è poco frequente ma si riscontra in tutte le roccie. La massa fondamentale in alcuni tipi è nettamente olo- cristallina e risulta quasi soltanto di microliti sanidinici al- lungati disposti fluidalmente ; in mezzo ad essi si trovano 108 L. MADDALENA talora dei granuli minutissimi di pirosseno, più raramente dei brandelli di mica i quali forse non rappresentano che gli avanzi di interclusi riassorbiti : la magnetite è abbondantissima e sparsa in modo uniforme. In qualche altro tipo la pasta fondamentale è deciasmente vetrosa : il vetro è incoloro, talvolta gialliccio o bruno attorno agli interclusi : i pochi microliti feldspatici sono cosi minuti che non si possono determinare con sicurezza. Vi sono pure tipi intermedi con poco vetro, microliti feld- spatici più numerosi sanidino e qualcuno anche di piros- seno. In conclusione predomina V andesite anfibolica con base olocristallina trachitica; subordinatamente si ha una andesite biotitica a base vetrosa e solo uno dei tipi studiati si potrebbe classificare come una andesite augitica. Reyer aveva riunite tutte le andesiti descritte in un solo gruppo chiamandole: Sinidin-Augit-Gesteine. 8) In una andesite biotitica ho osservato un interessante incluso anallogeno. Alla lente si presenta come una massa nera di aspetto scistoso ed ha la grossezza di una noce. Al micro- scopio si rivela costituito da un mosaico di grossi granuli di feldspato addossati tra loro in modo da non lasciare spazi intermedi secondo la cosidetta struttura a pavimento. Circa due terzi dei feldspati sono da riferirsi ad ortoclasio, gli altri ad un plagioclasio acido con potere rifragente supe- riore a quello del balsamo : i suoi granuli presentano la gemi- nazione polisintetica dell' albite. Concresciute al feldspato si osservano numerose lamelle di mica giallo-bruna rossastra forte- mente pleocroica, raramente idiomorfa: è sparsa irregolarmente nell' intercluso ma se ne distingue una zona di speciale arric- chimento lungo il confine colla roccia includente. Assai abbondante è lo spinello in cristallini e granuli di color verde-oliva scuro (pleonasto), per lo più in aggregati spesso regolari che lasciano pensare eh' esso sia il prodotto di trasformazione di un minerale preesistente in i\\\e\ punto. Nella parte centrale di queste masse di spinello si trovano spesso degli aggregati di granuli minutissimi e incolori di un minerale a fortissima rifrazione e debole birifrangenza. Non essendo possibile una determinazione ottica sicura ho polve- rizzata la roccia e dopo aver eliminato lo spinello e la mica CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 109 mediante 1' elettromagnete, ho attaccato a lungo con acido fluo- ridrico a bagnomaria in presenza di poco acido solforico ; ri- prendendo con acqua calda si sciolse tutto eccetto questo mi- nerale che esaminato al microscopio si mostrò ancora inalterato; ne dedussi che si tratta di corindone. Analoghi interclusi ha descritti il Lacroix (1, e.) nelle andesiti di Bocksberg nell' Eifel riferendoli a roccie scistose : egli vi ha pure osservato il corindone che ritiene derivare da trasformazione dell' andalusite. Il contatto tra l' incluso e la roccia includente è assai netto e lungo esso i feldspati dell' incluso sono nettamente idiomorfi. 9) Neil' andesite anfibolica si osservano sovente delle segi'egazioni basiche che raggiungono talvolta delle grandi dimensioni, per es. sotto casa Sengiari. Queste esaminate al microscopio si rivelano costituite da feldspato basico, orneblenda, pirosseno e magnetite : tutti questi componenti si presentano in granuli, nessuno ha il suo con- torno cristallino caratteristico ben definito. Il feldspato ha gli indici di rifrazione costantemente su- periori a 1,555 : lo studio dei geminati doppi lo fa riferire a labradorite basica: è sempre zeppo di cristallini di apatite. L' antibolo è orneblenda basaltica : è 1' elemento predomi- nante ed ha dimensioni considerevoli lunghezza massima 1 mm.;. Ha colori leggermente diversi dell' antibolo contenuto nell' an- desite circostante: il suo pleocroismo passa da bruno chiaro a bruno scuro senza presentare quei toni gialli e verdognoli. Degna di nota è la grande abbondanza di inclusioni sottili e lunghe disposte di preferenza parallelamente alla direzione di allungamento dell'antibolo (flg. 3 tav. Ili): spesso se ne osservano degli aggregati che si incontrano ad angolo retto, talora altri che si incrociano circa a 60 in modo da rammentare gli accrescimenti sagenitici del rutilo. Ad ingrandimento molto forte (400 diam.) si distingue che quegli aghetti sono trasparenti, hanno un ele- vato potere rifrangente e spiccano dall' antibolo bruno che li include per una colorazione più oscura, ma il cui tono non si può ben apprezzare essendo sempre mascherata dal colore del- l' anfibolo anche nella direzione di minimo assorbimento. Per potermi assicurare alla natura del minerale ho cercato di sepa- rarlo seguendo il procedimento indicato da Cossa e da lui se~ Ilo L. MADDALENA guito per isolare i cristalli microscopici di rutilo inclusi nel glaucofane dell' eclogite di Val Tournanche ('). Isolato i^er quanto fu possibile 1' anfibolo dalla polvere della roccia lo feci digerire a bagno-maria con acido fluoridrico scomposi i fluoruri con H, SO4 diluito e trattai il residuo con H CI ; ciò che rimase, lavato e levigato lo esaminai al micro- scopo ma non trovai prismetti 0 aghi che si potessero con certezza riferire a rutilo, a meno che non si possano ritenere come tali certi aggregati bizzarri e pressoché opachi. 10) Proprio vicino alla sella tra Luvigliano, e Tram.onte si trova una certa quantità di un conglomerato tufaceo abba- stanza compatto. In esso vi sono frammenti più 0 meno grossi di tutte le roccie vedute nei dintorni, talune delle quali ]'re- sentano dei veri fenomeni di ricottura, come per es. feldspati trasformati in vetro ; sono cementate tra loro da una massa tufacea vetrosa che contiene frammenti di feldspato, orneblenda, biotite e pirosseno. L' apatite si trova in grossi cristalli e granuli zeppi di inclusioni, abbonda specialmente attorno a certi grossi cristalli di anfibolo, i quali sono completamente trasformati, presentano una orlatura opacitica di granuli ma- gnetitici dovuti a riassorbimento e nell'interno una quantità enorme di granuletti e cristallini allungati, arrotondati, di- sposti a gruppetti isorientati che hanno un notevole pleo- croismo dal bruno rossiccio al nero (fig. 4 tav. III). Sembra che presentino una estinzione inclinata, ma non è possibile studiarne completamente 1' orientazione ottica. Posso dire solo che questo minerale ha grandissima analogia colla rhònite, quel minerale simile alla enigmatite scoperto e descritto recentemente dal Soellner (') appunto come prodotto di riassorbimento dell' orn- eblenda nei basalti di Ki'ihkiippel 2:)resso Poppenhausen nel Rhòn. Sotto alla fitta rete dei granuli di questo minerale si os- serva dell' augite e una piccola quantità di vetro bruniccio, i quali sono pure prodotti di nuova formazione e furono osser- vati andhe dal Soellner ad accompagnare la rhònite. (1) Ricerche chimiche e microscopiche su i-occie e minerali d'Italia. Toi'iiio 1881 (2) Urtlter Rhiinit, ein neuos ani'.'inalitahnliches Minerai ù. iiber das Vorkoininen ù. die Verbreitung desselhcti in tiasaltischeii ({esteinen. Neucis Jahr. XXIV. Heil. b. 1907 p. 475-547. CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. Ili 11) Interessante è un filone di perlite che attraversa 1' andesite in direzione SO-NE lungo la strada mulattiera che dalla casa Sengiari conduce alla sella tra Luvigliano e Tra- monte. La roccia è costituita da un vetro nero, lucente, a frattura concoide, nel quale si vedono numerosi e grossi '8 mm.) inter- clusi di feldspato bianco e roseo con lucentezza vitrea e molte lamelle di mica di notevoli dimensioni. Al microscopio il vetro si rivela di un colore bruno ver- dastro con numerose striature incolore che ne fanno risaltare la disposizione fiuidale attorno agli interclusi : indipendenti da queste si vedono le caratteristiche traccie di frattura con- coide che si presentano come archi di cerchio concentrici. L' indice di rifrazione è notevolmente inferiore a quello del balsamo, ossia il vetro è acido. Tra i feldspati interclusi, tutti freschissimi, vi sono alcuni individui di sanidino, ma predominano i plagioclasi i quali sono termini compresi tra l' andesina e la bytownite, sovente zonati: sono limpidi, ma contengono numerose inclusioni di vetro e subordinatamente di mica, apatite, pirosseno, magnetite e zir- cone. Alcuni individui presentano contemporaneamente le tre leggi di geminazione dell' albite, di Karlsbad e dei periclino. Anche gli interclusi di biotite sono numerosi e di varie dimensioni, con pleocroismo fortissimo dal giallo bruniccio chiaro al nero, pochissimi quelli di augite verdognola con an- golo di estinzione di 48° ; abbondante la magnetite in grossi cristalli. L' apatite si trova come inclusione nel feldspato, nella mica, nel pirosseno e si trova anche immersa nel vetro della base. Manca il quarzo. Nel vetro vi sono numerosi microliti feldspatici e pochi cristallini di biotite con disposizione fluidale indipendente dalle traccie di sfaldatura perlitica. 12) Il promontorio di Muscalbò che ad Est di M Lonzina, a Sud Est del monastero di Fraglia si estende verso la pia- nura, è costituito da due cupole : una più alta verso Ovest formata dalla trachite sanidinica già descritta, ed una minore verso oriente costituita da tufi e dicchi di basalto in gran parte alterato, ma con ancora qualche nucleo di roccia fresca. Nel- 1' alterazione il basalto rivela la caratteristica struttura cipol- lare. 112 L. MADDALENA Questo basalto fu accuratamente studiato e descritto dal Dal Piaz nel suo lavoro : Studi geologici-petrografìci intorno ai colli Euganei ('). Il feldspato in esso contenuto è labradorite e si trova in due generazioni ; tra gli interclusi si nota anche qualche raro individuo di sanidino ; il pirosseno è incoloro 0 verdognolo pure in due generazioni ; l' olivina, sempre ser- pentinizzata, si trova in cristalli e granuli di diverse dimen- sioni ; la magnetite e 1' apatite sono assai abbondanti. Debbo aggiungere alla descrizione di Dal Piaz, di aver osservato alcune sezioni prismatiche piene di granuli di ossido di ferro e di squamette cloritiche che per la loro forma si possono con cei'- tezza considerare come prodotti di trasformazione di orne- blenda. L' analisi chimica diede i seguenti risultati : Si 0, = 49,10; P^ 0, = 1,60; Ti 0, = traccie; Pe, O3 = 17,21 ; Al, 0, = 13,64; Ca 0 = 8,20; Mg 0 = 5,30; K, 0=1,32; Na, 0 = 4,10; H, 0 = 0,70. Assai interessanti sono due interclusi anallogeni di roccia granulare che ho trovati nei tuli : hanno dimensioni conside- revoli ; uno ha un volume che supera un m^ ; questo contiene una notevole quantità di quarzo e moltissimo feldspato, lo spazio compreso tra questi minerali è occupato da un vetro nero, lucente, a frattura cocoide ; 1' altro contiene pochissimo quarzo e al posto del vetro una pasta grigiastra uniforme. Lo studio microscopico della prima roccia diede i seguenti risultati ; in un vetro bruniccio con indice di rifrazione note- volmente inferiore a quello del balsamo (1,53), si trovano im- mersi numerosi granuli di quarzo fortemente riassorbito, con contorni arrotondati e bizzarramente irregolari, con molte fes- sure che ricordano le fratture perlitiche e parecchie inclu- sioni piccolissime. Il feldspato è 1' elemento predominnnte della roccia, ha indice di rifrazione sempre di molto inferiore al quarzo e no- tevolmente anche al balsamo : supponendo quindi che si si trat- tasse di un feldspato potassico ne esaminai la polvere in itn liquido con indice = 1.526 ed ebbi il segi;ente risultato: a < 1,526 = y (!) Riv. (li Mincraloi^ia l'adovii 1S<)6. CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 113 Si tratta quindi di ortose. Alcune sezioni presentano la struttura caratteristica del microclino. L' ortose contiene per lo più una grande quantità di inclusioni gazose e vetrose che lo rendono opaco ; anch'esso è riassorbito, non presenta però contorni arrotondati, ma si vedono le traccio di sfal- datura aprirsi e lasciar sfuggire dei cristalletti rettango- lari che vanno a perdersi nel vetro bruniccio : quelli che si vedono nel vetro hanno forme a tramoggia, sono cioè avanzi scheletrici di piccoli solidi di sfaldatura in via di essere rias- sorbiti dal vetro. Si comprende che il feldspato ha incomin- ciato a fondersi in un vetro, il quale ha rimangiato il quarzo che presenta quindi contorni arrotondati. Nella roccia si trova poca magnetite e apatite e numerosi granuli di zircone che non subirono alcuna trasformazione. Come minerali nuovi ho osservati alcuni gruppi di piccoli cristalli di spinello, qualche cristallino di iperstene e pochi aghetti sottili ad elevata birifrangenza che probabilmente sono pure da riferirsi a pirosseno trimetrico. La mica manca completamente: essa è l'elemento che più facilmente viene riassorbito e questi minerali sono appunto prodotti della sua trasformazione (V. Lacroix 1. e. pag. 53-128 . L' altra roccia che all' esame macroscopico sembra non contenga vetro è meno acida della precedente sia per la quantità di quarzo molto minore che per la mancanza di vetro acido. Il poco quarzo presente è riassorbito, fratturato e contiene molte inclusioni liquide con bolla : queste sono chia- ramente visibili solo a forte ingrandimento (400 diametri). Il feldspato è tutto ortose ed è in gran parte riassorbito. Ma a differenza della roccia precedente, appunto per la sua minoi'e acidità, abbiamo qui un bellissimo fenomeno di ricristallizza- zione simile a quelli che il Lacroix '1. e. pag. 113 descrive per gli interclusi granitici delle andesiti augitiche di Mayen e Niedermendig (Laacher See). I feldspati recenti, che sono pure alcalini, si orientano sopra i frammenti del feldspato originario formando delle lunghe bacchette dentate o forcute disposte a guisa di barbe e che si distinguono per loro per- ttfea limpidezza; oppure sono indipendenti da esso e costitui- scono delle sferoliti o gruppi di cristalli a tramoggia (fìg. 2 tav. III). La ricristallizzazione, è quasi completa e dà l'illusione di una roccia a due tempi di cristallizzazione, in cui i resti dei 114 L. MADDALENA feldspati originari costituirebbero gli interclusi ed i nuovi la pasta fondamentale. Anche qui abbiamo poca magnetite, qualche cristallino di apatite e di zircone ; alcuni granuli di corindone, pochi cri- stalli di spinello e qualcuno del minerale a forte pleocroismo osservato nella trachite di M. Brusà e che ho ritenuto essere rutilo. La mica manca ma si osservano qua e là delle sostanze giallognole, fortemente birifrangenti, indeterminabili che sono certo prodotti di alterazione e che probabilmente sono quanto rimane di essa che qui non potè essere riassorbita dal vetro come nella roccia precedente. Ritengo che questi interclusi sieno da riferirsi ad una originaria roccia granitica. Già il Dal Piaz ha osservato un intercluso granitico nella trachite di M. Alto ed altri ciottoli granitici ha raccolti nei tufi di Montegalda ('), dei quali anzi fa notare le somiglianze col granito di Cima d'Asta in cui predominano i plagioclasi e sarebbe quindi sostanzialmente diverso dal nostro. Io d' altra parte ho osservato nell' alto Vi- centino (Val Leogra) una roccia granulare che è composta esclusivamente di quarzo, feldspato ortose e mica e che ho interpretato come una apofisi di masse granitiche sottostanti. Del resto negli Euganei stessi, Reusch nel 1884, Graeff e Brauns nel 1893 hanno descritto una sienite di Cingolina ; è logico quindi ammettere che esistano in profondità anche delle roccie granulari corrispondenti delle rioliti che sono in questo gruppo eruttivo quasi altrettanto comuni delle trachiti. 13) Sotto a M. Lonzina, lungo la mulattiera che gira attorno alla cima, circa alla quota 160 si trovano alcuni filoni lamprofirici nella trachite. Il più importante di questi, che si può seguire per alcune decine di metri, ha una potenza va- riabile da 6 a 10 metri, è diretto da S. 0. a N. E. e inclinato di 7» od 8» a N. 0. l,a roccia è per lo più fresca, ma in qualche punto è com- pletamente trasformata in un grus giallo-rossastro nel quale spiccano dei grossi noduli nerastri abbastanza compatti che sono segregazioni basiche costituite in prevalenza da anfibolo (1) Kiv. (Il Miiieralof'ia-Padovji 1902. CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 115 ed in minor quantità da pirosseno monoclino, feldspato e apa. tite. La roccia fresca ha una pasta fondamentale di un color grigio-bruno ; in qualche filone secondario è grigio-verdastra. In essa spiccano dei grossi interclusi feldspatici (8 mm. di diametro) bianchi con lucentezza grassa, e numerosi prismetti di anfibolo che superano anche la lunghezza di 1 cm. Al microscopio si osservano i feldspati con contorno leg- germente arrotondato ; sono sempre freschi ed hanno molte inclusioni di apatite e di vetro ; sono per lo più geminati se- condo la legge dell' albite e le massime estinzioni simmetriche osservate sono di 25". La polvere di questi feldspati esaminata in un liquido avente un indice di rifrazione ^ 1,559 diede : a < 1,559 < y , Si tratta quindi di una labradorite ed è esclusa la pre- senza del sanidino. L' anfibolo è orneblenda bruna con angolo di estinzione che arriva fino a 15°, forte pleocroismo da giallo-bruno a bruno olivastro. Si trova qualche geminato secondo (100). Gli indi- vidui hanno sempre considerevoli dimensioni e sono talvolta pieni di inclusioni di apatite. Non presentano mai fenomeni di riassorbimento. Nelle numerose sezioni osservate ho trovato una sola la- mella di biotite comune. Il pirosseno manca completamente. L' apatite è molto abbondate nella roccia formando talora dei veri interclusi. La magnetite non è altrettanto comune, ma si presenta solo in grossi ci'istalli ben formati che hanno sovente delle bellissime inclusioni di apatite. I campioni raccolti da un filoncino secondario sono pieni di cavità tapjjezzate di una sostanza cloritica a struttura fi- broso raggiata: hanno anche i feldspati di un colore verdiccio che al microscopio si riconosce esser dovuto a inclusioni di tale sostanza cloritica. La pasta fondamentale è composta da un fitto feltro di microliti feldspatici sottili e lunghi, disposti fluidamente im- mersi in un vetro talvolta incoloro, talvolta bruniccio. I loro indici di rifrazione sono compresi tra 1,535 e 1,545, si tratta quindi di microliti oligoclasici. Vi sono inoltre nella base pochi cristallini di magnetite piccolissimi, qualche granuletto di an- fibolo e apatite. 1 16 I,. MADDALENA La roccia di qiiesti filoni si piiò considerare come una andesite anfibolica. Interessante è un filoncino di una roccia nera compatis- sima, della potenza di circa 60 cm., che attraversa in direzione E. — 0. il filone andesitico ora descritto. Colla lente si osservano numerosi interclusi lucenti, ver- dognoli di feldspato ed altri che mostrano il contorno caratte- ristico degli anfiboli. Al microscopio la roccia si rivela come un basalto anfi- holico. Abbiamo il feldspato e il pirosseno in due generazioni, olivina, anfibolo, magnetite e apatite. Il feldspato di prima generazione è una labradorite bytow- nitica, avendo ottenuti i seguenti valori dalle misiire di un geminato doppio secondo le leggi combinate dell' albite e di Karlsbad : 1 18" 1' 20" ^ An 61 "/„ 2 5 I microliti della pasta hanno indici di rifrazione che sono a cavallo a quello di un liquido che ho determinato = 1,540; sono quindi da riferirsi ad oligoclasio. Avendo fatta la separazione colla elettrocalamita ho isolati tutti i feldspati ed ho potuto costatare che sono presenti sol- tanto plagioclasi basici e mancano completamenle i feldspati potassici. II pirosseno non è molto abbondante come intercluso, per lo più si trova in granuli, raramente in cristalli a contorno ben definito ; ha un leggero pleocroismo tra il bruno pallido e il roseo. L' angolo della direzione di estinzione coli' asse ver- ticale oscilla tra -15" e 48^ Ha inchisioni di magnetite, apatite, anfibolo. Nella pasta fondamentale il pirosseno si trova solo in granuli piccoli e numerosissimi ad occupare gli spazi compresi tra le lamelle di feldspato (struttura intersertale). L'olivina è sempre completamente serpentinizzata, spesso è in granuli cosi piccoli che sembra far parte della pasta fon- damentale. La magnetite si trova in grossi cristalli che talora presen- tano inclusioni di apatite e nella base in piccoli cristalletti a contorno regolare. CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 117 ^ Colie z!/ u^ctnec s cui olttMrta. Z7^ r^,*,X ,..,A„/»..V.-/^AA^^. VZ--yi--A ^'"^'-'^' ^nAial.:^ . i.at.U.. EMI ■""- -•'■"/■— y. /. /. /. /I y^a^^t» "*■' yZ^/t'a^cUsth naeemer-tl.il /^/ia^et 118 L, MADDALENA L' apatite è in grossi granuli e cristalli che raggiungono la lunghezza di 0,9 mm. così da costituire dei veri interclusi ; è per lo più zeppa delle sue caratteristiche inclusioni. Specialmente interessante è in questa roccia V antibolo : esso è abbondante, in grandi cristalli che raggiungono anche la lunghezza di 1,7 mm. e presentano un riassorbimento enorme cosicché in generale rimane ben poca sostanza anfibolica e spesso questa è totalmente scomparsa. Al suo posto si ha il ca- ratteristico orlo opacitico più meno largo e nell' interno cristal- lini di magnetite a contorno ben netto, cristallini di augite leggermente titanifera ed una sostanza gialla di alterazione indeterminabile (fig. 1 tav. III). 14) Nella regione da me percorsa mancano le roccie se- dimentari, solo qualche piccolo lembo di tufo stratificato attesta la sua origine sottomarina. Non mi fu possibile trovar argomenti per concludere circa l'età relativa dei diversi tipi di trachite esservata; la trachite anortoclasica biotitica a pirosseno di M. Rosso M. Bello, M. Merlo ; la trachite tridimitica di M. Lonzina ; la trachite sani- dinica di M. Brusà, Tramonte, S. Daniele e M. Ortone : queste ultime anzi lungo il loro confine presentano del graduali pas- saggi. Ho potuto invece costatare con certezza che il basalto di Muscalbò è più antico della trachite sanidinica di Tramonte e di qiiella di M. Lonzina, avendo osservato delle apofisi della prima entro il tufo basaltico ed avendo riscontrato nella se- conda degli interclusi di basalto identico a quello di Muscalbò. Non mi fu possibile invece scoprire in quali rapporti sia l'an- desite iperstenica del colle dei Sengiari colle trachiti : ho ac- cennato alla sua grande analogia colla sievite, la quale, secondo Szàbò e Suess (non secondo Reyer), sarebbe la più antica delle roccie eruttive degli Euganei. Questa andesite iperstenica è attraversata al pari della trachite di M. Lonzina da filoni di andesite anfibolica che hanno tra loro molta somiglianza e fu- rono probabilmente contemporanei. A quale epoca si debbono riferire le eruzioni dei Colli Euganei ? Molto fu discusso su questo argomento, ma nulla di defi- nitivo venne concluso. Secondo Reyer 1' attività vulcanica avrebbe cominciato nel giurese, secondo Suess le prime eru- CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 119 zioni doleritiche sottomarine accaddero in epoca eocenica; ad esse segui un sollevamento colla eruzione delle roccie andesi- tiche, tipo sievite ; le trachiti segnerebbero un periodo di vul- canismo subaereo : succedette una nuova immersione e furono eruttate le perliti e le resiniti e finalmente un ultimo solleva- mento portò air asciutto tutto il sistema euganeo nell' epoca dell' ultimo assestamento tectonico delle alpi. Il Reyer svolgendo l' ipotesi del suo maestro, il Suess, sostiene 1' esistenza di un unico centro eruttivo, il M. Venda che doveva essere un grandioso vulcano, paragonabile per di- mensioni all' Etna, e che sarebbe poi stato demolito dalle ero- sioni, secondo il concetto già chiaramente esposto dallo Spal- lanzani (',. Dall' unico centro eruttivo sarabbero irraggiate delle grandi correnti laviche delle quali i colli che ora circondano il Venda rappresenterebbero quello che potè resistere all' azione erosiva degli agenti esterni. La convergenza, alquanto ipotetica, di alcuni dicchi che sporgono dai tufi a guisa di muraglioni, non è argomento suf- ficiente per sostenere tale ipotesi ; questo fatto è prova sol- tanto di un episodio dell' attività vulcanica degli euganei : 1' apertura di spaccature irraggianti da un centro nelle quali il magma venne a solidificarsi. Se i colli circostanti al massiccio centrale corrispondessero ad estremità di colate laviche provenienti da esso, si dovrebbe costatare 1' esistenza delle radici di queste colate ; invece non è possibile riscontrare alcuna corrispondenza. Una prova di tale indipendenza 1' ho avuta appunto nello studio dei dintorni di Fraglia: la trachite anortoclasica a bio- tite, pirosseno ed anfibolo di M. Rosso e M. Merlo è affatto diversa e indipendente da quella di M. Lonzina con poca bio- tite, priva di pirosseno ed anfibolo e ricca di tridimite. Quella sanidinica di M Ortone e S. Daniele ha riscontro con quella di M. Brusà che si trova dal lato opposto nel gruppo di Fraglia ma è affatto diversa da quella di M. Rosso ; in direzione del M. Venda si trova la massa andesitica di Sengiari colla quale non è certo paragonabile e verso Torreglia nulla ho trovato che si avvicini al suo tipo. L'andesite iperstenica di Sengiari (1) Viaggio nelle due Sicilie. Capo 20. 120 L. MADDALENA non ha alcuna continuazione in direzione del Venda; essa si potrebbe solo collegare alle roccie di M. Sieve che sono in ben diversa direzione. Insomma manca assolutamente ogni argomento per ritenere le roccie del gruppo di Fraglia come lembi staccati di colate provenienti dal centro eruttivo di M. Venda. Nella riunione di Padova dell' estate scorso della Società Italiana di Scienze, il Prof. Dal Piaz condusse i congressisti della sezione geologica sul Venda e qui si discusse molto sulla teoria del Reyer : il Dal Piaz sostenne esser ben più verosi- mile ritenere che solo nella parte centrale degli Euganei, in corrispondenza del Venda, sieno avvenuti dei fenomeni di vul- canismo tipico, mentre la formazione dei singoli colli o gruppi di colli della parte periferica, sarebbe dovuta a fenomeni lo- cali paragonabili a quello delle laccoliti. Sono lieto con questo studio di aver portata una conferma al pensiero del Dal Piaz per quanto riguarda 1' indipendenza delle masse eruttive periferiche del massiccio euganeo: ma riguardo alla loro natura laccolitica, che fu recentemente so- stenuta anche dallo Stark per molte masse degli Euganei, sarei poco disposto ad ammetterla data la mancanza troppo assoluta di ciò che doveva formare la copertura di tali lac- coliti. L' argomento principale dello Starle è la presenza di pasta fondamentale a struttura olocristallina per il formarsi della quale egli ritiene necessarie le condizioni speciali di raffreddamento che si verificano per le masse laccolitiche : ma recentemente il Lacroix ha scoperto che per questa olocristallinità non è necessario che la cristallizzazione sia avvenuta ad una grande profondità sotto una forte pressione ; egli scrive : " l'eruzione della Montagne Pelèe ha dimostrato che la leggera crosta do- vuta a brusco raffreddamento di un cono edificato alla super- ficie del suolo è stata sufficiente a produrre il medesimo effetto della grande copertura di roccie sedimentari per le laccoliti ". Nei campioni raccolti alle cave di M. Merlo, M. Rosso, M. Lonzina, ho potuto costatare che la olocristallinità della pasta fondamentale cresce man mano che si va allontanandosi dalla superficie esterna, dove talora, come nella parte alta di M. Lonzina si trovano tipi di trachite decisamente vetrosa. L. Maddalena. — Contributo allo studio geologico e petr. dei C.i Euganei. fig. 1 Solo polar. Ingr. 18 fig. 2 Solo polar. Ingr. 18 Atti Soc. Ital. di Se. Nat. — Voi. XLIX. Tav. III. fig. 3 Solo polar. Ingr. 34 fig. 4 Solo polar. Ingr. 34 Eliot. Calzolari & Ferrarlo - Mitóno, CONTRIBUTO ALLO STUDIO ECC. 121 Io ìntengo quindi che i singoli ìnonticelli che fanno corona al gruppo di Fraglia sieno da riferirsi a coni indipendenti che si formarono alla superficie del suolo e la cui crosta superfi- ciale di tipo vetroso^ la quale ha servito a permettere la com,- pleta cristallizzazione della m,assa sottostante, è stata in gran parte erosa. La sparizione di questa forma di brusco raffredda- mento, dovuta agli agenti atmosferici e facilitata dalla vegeta- zione, ha determinato su vaste superfici la messa a nudo della parte centrale a pasta olocristallina. Non sarebbe a meravigliarsi che una maggiore erosione scoprisse delle roccie di ti}^ abissale le quali anzi furono già scoperte in uno dei punti jnii profoda- mente erosi del gruppo euganeo e precisam,ente a Cingolina e vennero descritte da Graeff e Brauns (') com,e una sienite ed un gabbro ; precisam,énte com,e il Lacroix ha trovate delle roccie sienitiche, monzonitiche e gabbriche nella parte più profonda del Massif Central. Dall' Istituto Mineralogico della R. Università di Pavia. Dicembre 1909, Aprile 1910. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA Fig. 1. — Incluso di oriieblenda riassorbita, con orlo opacitico in una andesite filoniana di M. I.onzina. Sotto a sinistra un bel pri- sraetto di apatite. Solo polarizzatore. Ingrandimento =:= 18 diam. Fig. 2. — Fenomeno di ricristallizzazione dei feldspati in un intercluso granitico nel basalto di Muscalbò. Solo polar, ingrad. := 18 diam. Fig. 3. — Inclusioni aghiformi di rutilo nell' anfibolo delle segregazioni basiche dell" andesit'^ di Sengiari. Solo polar, ingrand. H4. diam. Fig. 4. — Prodotti di alterazione di un cristallo di anfibolo nel con- glomerato alla sella tra I.uvigliano e Tramonte. Solo polar, ingr. 34 diam. (1) Zur Kenntiiiss des Vorkommens koruiger P^ruptivgesteine bei Cingolina in Euganeen. Neues Jahr. V. I pag. 123-1893. Prof. Felice Supino Direttore della Stazione Idrobiologica di Milano SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI DELLE NOSTRE ACQUE DOLCI II. Salmo lacustris e Salmo carpio ('). Credo opportuno studiare comparativamente le due forme Salmo lacustris L. e S. carpio L. non solo perchè esse con- cordano assai nello sviluppo come in molti caratteri anatomici, ma anche per vedere se è possibile portare un contributo alla tanto dibattuta questione dell'identità o meno di queste due specie. E certo che volendo studiare esaurientemente questo pro- blema, bisognerebbe ricorrere al sistema usato dell' Heincke per il suo celebre studio sulle aringhe ('), ma ognuno capisce come in questo caso le difficoltà sieno piuttosto gravi soprattutto per la non eccessiva abbondanza del materiale di studio e per il suo prezzo elevato. Io perciò mi sono limitato a studiare in ogni loro parte diversi esemplari dell' una e dell' altra specie, e ve- dremo quali considerazioni si potranno trarre particolarmente dallo studio del loro sviluppo postembrionale. In ogni modo sarà sempre interessante riunire quanto riguarda la metamorfosi di questi pesci. La trota è forse il pesce delle nostre acqiie dolci sul quale gli sttidiosi hanno lavorato di più, soprattutto per la facilità con la quale si può avere il materiale e per la sem- plicità di operazione per eseguire la fecondazione artificiale e lo sviluppo. (1) Supino, Sviluppo larvale e biologia dei pesci delle nostre acque dolci. I. Esox lucius. Atti Soc. Ital. Se. Nat. Milano Voi. XLVIII. (2) Heincke, Naturtjeschichte d. Herings. Theil I. Die Lokalfornien u. die Wanderunjjen d. Heringes in d. europiiischen Meeren. Abhandl. d. Deutscli. See- flscherei-Vereins, 1898. SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECC. 123 Con tutto ciò le notizie relativamente allo sviluppo postem- brionale se non mancano, sono frammentarie e sparse qua e là, e ritengo utile il riunirle deducendole da esperienze perso- nali, in una piccola monografia, che fa parte dello studio che mi sono proposto sui pesci delle nostre acque dolci. * * * Non mi dihmgherò sulla descrizione dei caratteri del S. lacustris e S. carpio trovandosi questi facilmente in ogni opera di ittiologia. Basterà che io qui mi attenga ai caratteri prin- cipali e specifici. Salmo lacustris L. — Il corpo è allungato e compresso; il capo è relativamente grande, il muso è ottuso (fig. 1). La lunghezza del capo, misurata dall'apice del muso al punto posteriore più sporgente dell'opercolo, entra 4 volte e '^i nella lunghezza totale del corpo, misurata dall' apice del muso all'estremità dei raggi mediani della coda. L'altezza del capo è compresa 1 volta e ^/^ nella sua lunghezza. L'altezza massima del corpo, all'origine della dorsale, entra 5 volte e */^ nella lunghezza totale. Il diametro dell'occhio è molto variabile, esso è compreso 7 volte e '/.^ a 12 nella lun- ghezza totale del capo. Lo spazio interorbitale è in media 3-4 volte il diametro dell'occhio. La distanza dall'apice del muso all'inizio della dorsale è compresa circa 2 volte e '/2 nella Fig. 1. Salmo lacustris (lungh. cm. 71). lunghezza totale del corpo ; dall' apice del muso all'inizio delle pettorali 5 volte; all'inizio delle ventrali 2 volte circa, della anale 1 volta e *|j. Le mascelle sono tra loro eguali o quasi ; il mascellare superiore si prolunga in addietro fin quasi al margine poste- 124 FELICE SUPINO riore dell'occhio nei giovani, nelle forme più vecchie oltrepassa questo margine. Il mascellare inferiore è provvisto nei maschi adulti fe- condi di un uncino più o meno sviluppato. Tale uncino, molto meno sviluppato, trovasi qualche volta anche nelle vecchie femmine. Il sopramascellare è bene sviluppato. I premascellari sono provvisti di denti robusti ; i mascellari hanno denti un po' più sottili. La mandibola ha denti radi ma robusti. Denti si trovano anche sulle ossa palatine, e piccolissimi sulle ossa faringee superiori e inferiori. L' entoglosso è provvisto di due file di 3-5 denti ciascuna, denti oltremodo rubusti, appuntiti e curvati allo indietro. La parte anteriore del vomere è allungata, triangolare, provvista generalmente di 2-5 e anche 6 (Fatio) denti disposti trasversalmente, denti assai robusti e rivolti all' indietro. A questi seguono sullo stelo del vomere, denti in numero variabile disposti in una o due file. Fatio (*) osserva che il loro numero può giungere fino a 18 e anche a 20 e che essi sono disposti di solito su due file nelle forme giovani, ma tendono a riunirsi sulla linea mediana col progredire dell' età. Negli esemplari da me esaminati io ho osservato che i denti sullo stelo del vomere erano per lo più in numero di 6-10. Le pinne pettorali sono piuttosto corte, allargate, a mar- gine arrotondato. La cedale è nei giovani biloba, ma nei grandi esemplari è più o meno arcuata e può anche presentarsi a mar- gine quasi quadrangolare. Le ventrali sono collocate verso la metà al di sotto della dorsale, e sono di circa '/^ meno lunghe delle pettorali. Le squame sono di forma presso a poco cir- colare ; nella parte media e posteriore del corpo, si presentano più grandi ed ovalari. Il colore del corpo è molto variabile ; spesso il dorso è più o meno verdastro ed il ventre giallastro, il corpo è provvisto di macchie nerastre e rossastre. In ogni modo è certo che l'età, il sesso, la stagione, l'ambiente, ecc. rendono assai variabile la colorazione della trota, tanto che Fatio dice non esser possibile descrivere tutte le livree che può offrire la trota in differenti circostanze. (1) Fatio, Faune des Vertébrès de la Suisse, Vol. V, Genève, 1890. SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECC. 125 La forinola dei raggi delle pinne della trota è secondo Canestrini (') la seguente : 1 3-5 5 2 9-10' 7-8' ^ • 7-8' 11-13 , C. 17div. I raggi branchiostegi sono anche qiii, come nel luccio, va- riabili di numero non solo da individuo a individuo, ma anche dal lato destro a qiiello sinistro dello stesso individuo. Io ne ho riscontrati 11-12 a destra, 12-13 a sinistra. Un altro carat- tere importante per la sistematica è dato dalle branchiospine e trattandosi di istituire confronti tra il Salmo lacustris e il S. carpio, è bene vedere in dettaglio anche questo carattere. In vari esemplari di S. lacustris da me esaminati, ecco quanto ho riscontrato : sinistra destra 1 \ faccia ant. 16-20 16-23 I arco 1 ) faccia post. 4-5 3-5 TT ' il arco < 1 1 faccia ant. 20 20-23 ' faccia post. 10 10-11 III arco 1 1 faccia 1 faccia ant. post. 18-20 9-11 18 11-12 1 IV arco • 1 i faccia ) faccia ant. post. 13-14 8 13-14 8 V arco faccia ant. 8 8 Salmo carpio L. — Il corpo è allungato e compresso. Il capo è allungato (fìg. 2); la sua lunghezza entra circa 5 volte nella lunghezza totale del corpo misurata come nel S. lacustris. L'altezza del capo entra poco più di 1 volta e */s ideila sua lunghezza. L'altezza massima del corpo, all'origine della dor- sale, entra 4 volte e ^/j nella lunghezza totale. Il diametro dell'occhio è compreso circa 6 volte nella lunghezza del capo; lo spazio interorbitale è in media poco più di due volte il dia- metro dell'occhio. La distanza dall'apice del muso all'inizio della dorsale è compresa poco più di 2 volte e '/j nella lun- (1) Canestrini G., Prospetto critico dei pesci d' acqua dolce d' Italia. Arch. p. la Zoologia, l'Anat. ecc., voi. IV, fase. 1, Modena 1865. 126 FELICE SUPINO ghezza totale; all'inizio delle pettorali 6 volte; delle ventrali 2 ; dell' anale 1 e '/:• H mascellare superiore si prolunga in addietro tino al margine posteriore dell'occhio. Il soprama- scellare è bene sviluppato. I premascellari hanno denti rela- tivamente robusti; denti si trovano sulle ossa mascellari supe- riori e inferiori, sulle ossa palatine e minutissimi sulle faringee. L'entoglosso porta due tile di 4-5 denti ciascuna. Il vomere ^.^ Salmo carpio (luncrh. cm. 37.5). porta anteriormente 3-4 denti; lo stelo del vomere ne porta 10-13 in una sola fila. Le varie ossa del cranio sono molto simili nella trota e nel carpione ('). Le squame sono piuttosto grandi e di forma ellittica. Il corpo è provvisto nella metà superiore di piccole macchie nere, poco numerose; la pinna dorsale manca, secondo gli autori, di macchie. La formula dei raggi delle pinne è secondo Canestrini, la seguente: ~ ~ ;,C. 17, div. ^ 3-4 . V.l 7-8' ■ " 8'~ ' 12-13 I raggi branchiostegi sono 10 a destra, 11 a sinistra. Le branchiospine sono cosi disposte : sinistra destra \ faccia ant. I arco \ r. . , ì taccia post. 18-19 4-12 17 6-8 1 faccia ant. II arco i „ . , 1 taccia post. 19 14-18 13-15 12-13 ^^^ \ faccia ant. Ili arco { j. . . 1 taccia post. 15-17 15-17 9-11 11 ( faccia ant. IV arco i p . , f taccia post. 11 8 11 8 V arco faccia ant. 6-8 6-8 (1) Nel luccio, a differenza della trota, i frontali sono allunsatissinii tanto che vanno a terminare quasi all'estremità dell'etmoidi; mediano il quale é anche qui impari. SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECO. 127 SVILUPPO LARVALE 1. Salmo lacustris. La trota va in frega dall' ottobre al gennaio. Essa, secondo Malfer (') depone in media 800 uova, ma pare queste possano raggiungere fino il numero di 6000. Le uova sono grandi mi- surando in media 6 mm.; esse sono di colore giallastro più o meno intenso. Secondo le osservazioni di Malloch (') le trote in natura fanno una specie di nido con ghiaia ammucchiata in forma di collinetta. Il nido è lungo circa cm. 45, largo 30, profondo 10 a 20 Mentre la femmina depone le uova il maschio fa la guardia. La fecondazione artificiale delle uova di trota è cosa relativamente assai semplice e non è il caso che io qui vi insista. La durata dell'incubazione varia a seconda della temperatura dell'acqua, come si rileva anche dalla seguente tabella riportata dal Bottoni (') : Media temp, dell'acqua d'incili). + 2.7 3.6 4.5 5 6 7.5 8 10 12 Numero di giorni che decorrono fino alla forniaz. dell' embrione tino alla comparsa degli occhi e san- gue rosseggiante 81 43 29 64 27 54 21 49 17 37 15 31 13 29 10 23 7 15 dalla comparsa de- gli occhi al comple- mento d' incubaz. 41 42 28 33 35 27 23 14 10 (1) Malfer, La Trota. Neptunia, Venezia 1903. (2) Malloch, Life-history and habits of the salmon, sea-trout, trout, and other freshwater fish. London 1910. (3) Bettoni, Piscicultura, Hoepli, 1895. 128 FELICE SUPINO Dallo specchio suesposto risulta dunque che a seconda della temperatura dell'acqua, vi è nella durata della totale in- cubazione delle uova di trota una differenza molto grande, potendo esse compiere la loro incubazione in 32 fino a 165 giorni. Ne viene di conseguenza che anche qui, per questa e per altre cause, il numero dei giorni decorrenti dalla fecon- dazione, non può stare ad indicare l' essere l' embrione più o meno avanzato nel suo sviluppo, potendo avverarsi che embrioni di più giorni dalla fecondazione sieno meno sviluppati che altri di minor numero di giorni. Dall'uovo sguscia l'avannotto che misura in media 15 mm. (Tav. IV, fig. 1). Esso ha il sacco del tuorlo enormemente grande, tanto che la sua massima lunghezza è compresa circa 2 volte nella lungezza totale dell' animale. La forma del sacco è di solito ovalare, qualche volta si mostra più ristretto posterior- mente e presenta generalmente una gocciola oleosa grande e numerose altre goccioline piccole. La pinna primordiale mostra una leggera salienza in rapporto al punto dove in seguito si troverà la pinna dorsale e l'anale delle quali si notano anche i raggi benché piccolissimi. Le pettorali sono relativamente bene sviluppate e presen- tano il loro margine arrotondato. La testa è sulla linea stessa del corpo, a differenza di quanto si osserva nel luccio, e so- pravanza alquanto il sacco del tuorlo. Il profilo del muso è regolare, solo presenta una leggera depressione al di sopra della mascella superiore ed una prominenza sulla testa. L'occhio è ovalare, disposto obliquamente, grande tanto da occupare gran parte della testa. Il pigmento è in genere molto scarso, un po' più abbondante sulla testa e sul dorso. Dopo 7 giorni la larva ha raggiunto la lunghezza di 18 mm. (Tav. IV, fig. 2), il sacco si mostra più ristretto ed allun- gato, la testa ha conservato jjresso a poco la stessa forma che nello stadio precedente. Il pigmento si è esteso, si mostra più fitto e comincia ad invadere i fianchi. La pinna primordiale presenta molto più marcati gli accenni alle pinne definitive e la dorsale e l'anale nonché la cedale coi loro raggi sono ben visibili. In questo stadio è già ben accennata anche la pinna adiposa. L' occhio tende a divenire tondeggiante. Quando la larva ha raggiunto i 25 mm. (Tav. IV, fig. 3), ciò che avviene 22 giorni dopo la schiusa, il sacco del tuorlo si pre- SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECC. 129 senta ancora più ristretto e non mostra più le gocciole oleose; il profilo del capo si fa più regolare, l' occhio diviene quasi orizzontale. La pinna primordiale è quasi del tutto scomparsa, ne rimangono tracce al davanti della caudale, fra questa e la pinna adiposa e anale. La pinna adiposa è già bene sviluppata, e cosi pure la dorsale, le ventrali e le pettorali nelle quali si distinguono bene evidenti i raggi. Anche la cedale ha i raggi bene sviluppati. Il pigmento è divenuto ancora più abbondante e più esteso. Nella fìg. 4 della Tav. IV, si osserva una larva che ha rag- giunto i 27 mm. di lunghezza ed è al 30" giorno dalla schiusa. La testa si mostra più arrotondata, avvicinandosi cosi alla forma che si riscontra nell'adulto. Il sacco del tuorlo è molto piccolo ; le pinne sono bene sviluppate, restano solo tracce della pinna primordiale presso a poco come nello stadio preceden- temente descritto. Il pigmento è divenuto abbondantissimo e si trova sparso sul dorso e sui fianchi dell'animale. TI sacco del tuorlo è completamente riassorbito dopo tre giorni dallo stadio ora descritto ed il pesciolino misura 28 mm. di lunghezza. La pinna primordiale è quasi del tutto scomparsa e ne è rimasta solo una piccolissima traccia anteriormente alla coda tra questa e 1' anale, tra la coda e la pinna adiposa. Nell'allevamento da me fatto, la trota ha impiegato dalla schiusa al completo riassorbimento del sacco del tuorlo, giorni 33, essendo la temperatura dell'acqua di 13-14° C. Si hanno perciò per l'intero periodo circa 445*^ C. Dopo 53 giorni dalla schiusa, la trotellina ha raggiunto i 30 mm. di lunghezza (Tav. IV, fig. 5) ed ha assunto oramai l'aspetto definitivo. Il corpo, per l'enorme sviluppo del pigmento, ha assunto un colore scuro sul dorso e sui fianchi, argenteo al ventre. In seguito il colore diviene sempre più scuro e si formano sui fianchi delle macchie ovalari allungate di color nero disposte regolarmente in serie longitudinale. Le pinne si mo- strano bene sviluppate e la caudale presenta bene evidenti i due lobi. Le proporzioni fra le varie parti del corpo sono, nella tro- tellina che ha raggiunto i 30 mm. di lunghezza, le seguenti : La lunghezza del capo è compresa circa 5 volte nella lungheza totale dell' animale ; 1' altezza del capo entra circa 1 volta e */i nella sua lunghezza. L' altezza massima del corpo, all' origine 8* 130 FELICE SUPINO della dorsale, è compresa circa 7 volte nella hmghezza totale dell'animale: il diametro dell'occhio è compreso poco più di 3 volte nella lunghezza del capo. Nelle trotelline di circa nn anno (lig. 7 A) allevate in vasca e che hanno raggiunto i 60 mm. di lunghezza, si hanno le seguenti proporzioni: La lunghezza del capo è compresa appena 4 volte nella lunghezza totale dell'animale; l'altezza del capo entra circa 1 volta e '/j nella sua lunghezza. L'altezza massima del corpo entra poco più di 5 volte nella lunghezza totale. Il diametro dell' occhio è compreso circa 3 volte nella lunghezza del capo. Il pigmento è costituito da macchie nere più o meno estese che occupano il dorso e i lati del corpo. Sul dorso e sulla parte superiore dei fianchi si riscontrano macchioline che si estendono sulla dorsale e svili' opercolo. La parte mediana del fianco in rapporto alla linea laterale, è occupata da macchie grandi, ovalari disposte in serie l'una dietro all'altra. Queste macchie, che si riscontrano anche nel carpione, in seguito scompaiono ed il pigmento si mostra allora nel modo già de- scritto per l'adulto. Il ventre è argenteo. 2. Salmo carpio. Il carpione si trova nel lago di Garda e secondo quanto dicono la maggior parte degli autori, va in frega due volte all'anno, e cioè una volta nel Dicembre-Gennaio ed un'altra nel Luglio-Agosto. Esso, a differenza della trota, non risale i fiumi all'epoca della riproduzione, ma depone le uova nel lago stesso, compiendo, come ha osservato Malfer, delle migrazioni nel lago. Il carpione, secondo Malfer (') depone generalmente alla profondità di 200 m., su fondo ghiaioso o roccioso, ad una temperatura di 7-8' centigr., da 250 a 1300 e qualche volta 1500 uova. Queste sono piuttosto grandi, misurando in media 5 mm. Il loro colore è giallo dorato, molto simile a quello che presen- tano le uova di trota. Secondo Malfer, la durata dell'incubazione delle uova è, con una temperatura di 11". 5 C. la seguente: Dall'incubazione alla comparsa degli occhi e del sangue rosso, giorni 24; dalla comparsa degli occhi allo schiudimenio. (1) Malfkk, Il Carpione. Neptuiiin, Venezia lyOO. SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECC. 131 giorni 20; dalla nascita all'assorbimento della vescicola ombe- licale, giorni 45; e quindi per l'intero periodo di incubazione, giorni 44; per il periodo totale giorni 89. L'avannotto di carpione appena schiuso, misura in media 14 mm., è perciò di poco piìx piccolo di quello di trota (Tav. IV, fig. la). Il sacco del tuorlo si presenta di forma ovalare allungata, quantunque però qui, come anche nella trota, la forma del sacco possa subir qualche lieve variante. Anche nel carpione la mas- sima lunghezza del sacco è compresa circa 2 volte nella totale lunghezza dell' animale e presenta le gocciole oleose presso a poco come nella trota. Il sacco del tuorlo si del carpione che della trota, e anche del salmone, può presentare lievi variazioni nella forma, ma non si può dire che esistano differenze di un qualche valore tra quello dell'uno e dell'altro pesce tale da far pensare che essi si possano da queste riconoscere, mentre le differenze possono essere molto grandi confrontando fra loro pesci di genere diverso come ad esempio il genere Salmo col Coregonus. Le condizioni della pinna primordiale, del profilo della testa, del pigmento, ecc., sono in tutto simili a quelle ri- scontrate nelP avannotto di trota già descritto e figurato. Dopo 7 giorni dalla schiusa, V avannotto ha raggiunto i 20 mm. di lunghezza (Tav. IV, fig. 2h), il sacco del tuorlo si è alquanto ridotto e le pinne sono già bene accennate. Si hanno qui presso a poco gli stessi caratteri riscontrati nella trota di 18 mm. di lunghezza. Dopo 15 giorni dallo stadio ora descritto, il pesciolino ha raggiunto i 23 mm. di lunghezza ^Tav. IV, fig. 3a); il sacco del tuorlo è ridotto di molto; il profilo del capo assume l'aspetto simile all' adulto, le pinne sono ben differenziate e della pinna primordiale rimane solo una traccia fra la anale e la cedale, fra questa e 1' adiposa. Si hanno perciò presso a poco gli stessi caratteri riscontrati nella trota di 25 mm. di lunghezza. Anche il pigmento nei vari stadi del carpione finora descritti, è disposto presso a poco come negli avannotti di trota, solo che nel car- pione è più scarso ed il colore del fondo del corpo è più rosato, in modo che l' animale apparisce più chiaro. Dopo 31 giorni dalla schiusa il piccolo carpione ha rag- giunto i 26 mm. di lunghezza (Tav. IV fig. 4a), il sacco del tuorlo è quasi del tutto riassorbito ed il pesciolino ha ormai 132 FELICE SUPINO quasi P aspetto della forma adulta. Dopo 3 giorni da questo stadio, il sacco del tuorlo è del tutto riassorbito. Al 40° giorno dalla schiusa, il pesciolino ha raggiunti i 28 mm. di lunghezza (Tav. IV, iig. 5a) ed ha assunto ormai l'aspetto dell'adulto. Il pigmento si estende a poco a poco e rende l'animale più scuro e va poi provvedendosi delle macchie disposte in serie lungo i fianchi, come abbiamo già osservato nella trota, solo che qui le macchie sono un pò più chiare (fig. 7, B). Neil' allevamento da me fatto perciò, il carpione ha impiegato dalla schiusa al completo riassorbimento del sacco del tuorlo, giorni 34 essendo la temperatura dell'acqua di 14" 5 C. e perciò si hanno per questo intero periodo 493" C. (*). (1) Ho seguito lo sviluppo anche del Salmo salar, del S. trutta, ilei S. iridetis, del S. salvelinus e del S. fontmalis, ed ho notato che si hanno condizioni molto simili a quelle che si riscontrano nel S. lacustris e S. carpio. Il Salmo salar o salmone, non si trova in Italia, si riscontra invece nel nord dell' Europa e nell' Oceano Atlantico, he uova embrioiiate sono piuttosto grandi raggiungendo in media i 7 mm. di diametro e si presentano di un color rosso. L'avannotto appena sgusciato è lungo 16-17 mm., il sacco del tuorlo è lungo circa la metà della lunghezza totale dell'animale, possifde una grossa gocciola oleosa di color rosso vivo che è quella che dà principalmente il color rosso a tutto l'uovo. Il corpo dell'avannotto è di color rosato. Lo sviluppo avviene presso a poco come nella trota, ed anche la pigmentazione del corpo è molto simile a questa. L' ac- crescimento è abbastanza rapido; gli individui da me allevati hanno raggiunto dopo 3 mesi la lunghezza di 40 mm. Il Salmo trutta e trota salmonata, é come il salmone forma marina che rimonta fiumi per la riproduzione. Le sue uova embrionale hanno il diametro di 6-7 mm., l'avannotto appena sgusciato misura 1.5 mm. di lunghezza. Il sacco del tuorlo è lungo poco meno della metà della lunghezza totale dell' animale e presenta esso pure una grossa gocciola oleosa di color rosso. L' accrescimento è rapido; gli individui da me allevati hanno raggiunto in tre mesi 50 mm. di lunghezza. Il Salmo irideus o trota arcobaleno, originaria dei fiumi degli Stati Uniti di America, fu importata in Europa ed è allevata in stagni date le sue buone prero- gative. Le uova embrionale del S. irideus assomigliano grandemente a quelle del S. lacustris, il loro diametro è in media di 6-7 mm. L'avannotto appena sgusciato misura circa 15 mm. di lunghezza e il sacco del tuorlo è lungo un pò meno della metà della lunghezza totale dell' animale. A 3 mesi il pesciolino misura 32 mm. di lunghezza. L' accrescimento di questa specie è poi assai più rapido di (juidlo della trota nostrana. Il Salmo salvelinus o salmerino si riscontra in Italia nei laghi del Trentino ed in quello di Lugano. Quest' anno furono fatte immissioni anche nel lago Maggiore. Le uova embrionale hanno un color paglierino chiaro, quasi biancastro del diametro di 5 min. in media. L'avannotto appena schiuso misura circa 16 min. di lunghezza ed il sacco del tuorlo é lungo poco meno della met.à della lunghezza totale dello animale. L'accrescimento è meno rapido dei Salmonidi sopra descritti. Dopo un mese e inezzu il pesciolino raggiunse i 24 mm. di lunghezza. Il Salmo fontinalis o salmerino americano è originario dell'America del Nord. Le sue uova embrionate misurano in media 5 min. L' avannotto appena sgii SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECC. 133 Nel piccolo carpione che ha raggiunto i 28 mm. di lun- ghezza, le proporzioni fra le varie parti del corpo sono le seguenti : La lunghezza del capo è compresa poco più di 5 volte nella lunghezza totale del corpo ; l' altezza del capo entra circa 1 volta e 7} nella sua lunghezza. L'altezza massima del corpo, all'origine della dorsale, è compresa circa 8 volte nella lun- ghezza totale. Il diametro dell' occhio è compreso poco più di 3 volte nella lunghezza del capo. E nei carpioni di circa un anno (fig. 7 B) e che allevati in vasca raggiungevano i 63 mm. di lunghezza, si ha che: La lunghezza del capo è compresa circa 4 volte nella lun- ghezza del corpo; l'altezza del capo è compresa circa 1 volta e '/j nella sua lunghezza. L' altezza massima del corpo è com- presa circa 5 volte e y, nella lunghezza totale. Il diametro dell'occhio entra poco più di 3 volte nella lunghezza del capo. Le macchie sono disposte come nella trotellina suddescritta ed anche nel carpione esse si trovìino sull' opercolo e sulla pinna dorsale allo stesso modo che abbiamo visto nella trota. Per cui, salvo il colorito che è in genere nel carpione un po' più chiaro, anche da questo lato i due pesciolini si assomigliano molto fra di loro. * * * La trota vive in acque limpide e fresche ad una profondità varia a seconda della temperatura. Secondo Malfer esso è un animale poco socievole che si trova negli strati superficiali dal novembre al maggio, mentre nei mesi estivi passa a m. 15-20 sciato è piccolo, esso misura 9-10 mm. di lunghezza ed il sacco del tuorlo è poco meno della metà della lunghezza totale dell' animale. Dopo un mese e mezzo dalla schiusa il pesciolino ha rag-giunti i 20 mm. di lunghezza. L' accrescimento diviene poi sempre più rapido, talché a 6 mesi il pesciolino misura già 7-10 cm. Come si vede dai dati per quanto sommari suesposti, le condizioni di sviluppo di questi Salmonidi sono fra loro presso a poco eguali, salvo che le uova del S. salvelinus e del S. fontinalis sono in genere più piccole e gli avannotti appena sgusciati del S. fontinalis sono di dimensioni più piccole che non gli altri. Per i primi tempi, sia il S. salvelinus che il S. fontinalis, si mantengono piut- tosto piccoli e si mostrano di forma più snella rispetto agli altri Salmonidi sud- descritti, ma in seguito lo sviluppo, specie del Salmerino americano, è notevole. La forma del 8. salvelinus è anche nell' adulto assai più slanciata che nelle altre specie qui descritte. 134 FELICE SUPINO fino ai 70-80 di profondità. Questo pesce è prevalentemente carnivoro e di grande voracità tanto che mangia anche individui della propria specie. Io ho messo in una vaschetta contenente piccole trote di circa un anno di età, alcuni avannotti della stessa specie e vidi che in un attimo questi furono divorati. L'alimento nella sua prima età è dato essenzialmente da piccoli crostacei, cui si aggiungono in seguito vermi, larve di insetti e molluschi, finché fattasi più grande mangia uova, avannotti e pesciolini di ogni specie compresa la propria. Durante lo sviluppo in truogoli tanto le trote che i car- pioni cominciano ben presto a mostrare movimenti vivaci, e assai prima del riassorbimento del sacco del tuorlo e precisa- mente quando sono capaci di nuotare dritti, col sacco cioè verticale, mangiano con avidità non solo piccoli crostacei ed animali planctonici in genere, ma anche milza, fegato, cervello spappolato di mammiferi ecc. L'accrescimento della trota è molto variabile secondo le varie circostanze e spesso troviamo differenze veramente enormi nella grandezza di tali pesci che pure sono della stessa età. Secondo Fatio (') la trota libera, in condizioni ordinarie, si calcola che possa aumentare di peso di circa 500 grammi per anno, per cui si può approssimativamente dire che una trota del peso di 15 Kg., dovrebbe avere circa 30-35 anni di età. Con tutto ciò si trovano delle trote alcune delle quali pesando 400-500 gr., hanno una lunghezza di 35-40 cm., altre che pur avendo una lunghezza di 25-30 cm. non pesano che 180-250 gr. Di solito le nostre trote possono raggiungere il peso di 15 fino a 20 Kg. e la lunghezza di m. 1.15-1.35. Per quanto anche in questo caso si possa pensare che esista una differenza nell'accrescimento nella trota allevata in vasca 0 in quella che vive in acque libere, tuttavia è certo che le differenze non sono cosi grandi come quelle che abbiamo riscontrate per il luccio. Secondo Kaveret-Watiel i'ì ecco quale è l'accrescimento medio della trota: mesi 6 peso 6-12 gr. » 12 51 40-50 " (lungh. 10-15 cm.) » 18 " 60-80 J5 ,, 24 51 90-125 » (1) Fatio, Loc. cit. (2) RAVERET-Wattef,, La Pisciculture I, l'aris 100). SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECC. 135 Certamente nell'accrescimento della trota bisogna conside- rare molto la temperatura dell'acqua, la quantità e la qualità dell'alimento, l'ambiente ecc. Da esperienze fatte in piccole cassette nelle quali pene- travano solo raggi luminosi di dati colori, si è osservato che la luce violetta, e poi quella bianca, accelera lo sviluppo delle uova e l'accrescimento degli avannotti, mentre quella rossa ritarda grandemente questo accrescimento ('). Da tali esperi- menti risulterebbe inoltre che lo stimolo luminoso purché non eccessivo, sarebbe di vantaggio anziché di danno nello sviluppo e nell' accrescimento della trota. Quanto al colore e all'aspetto esterno, le trote sono di una variabilità straordinaria, tanto che, come dice anche Li- vingston Stone « non ci sono due trote eguali ". Ogni trota ha i suoi tratti personali tanto quanto gli esseri umani, e si distingue da tutte le altre ('). Le squame della trota j)are si prestino abbastanza bene per la determinazione dell'età ('j. Interessanti sono a questo proposito gli studi fatti dal Malloch (*] sopra alcuni Salmonidi e specialmente sul salmone. Egli ha trovato che l'età in questo pesce si può stabilire dal numero dei cerchi concentrici ohe si trovano sulle squame. Tali cerchi aumentano di 16 per ciascun anno e quasi sempre di uno ogni 23 giorni e ciò durante tutto il tempo nel quale l'animale si nutre e cresce. Lo studio del Malloch é certamente molto importante, ma di questo ho già avuto occasione di parlare (^). Io ho osservato le squame di Salmo irideus di uno e di due anni e quelle di Salmo lacustris di un anno ed ho riscon- trato che non sempre si può riconoscere l'età dell' animale cui appartengono. Anzi in molti casi ho trovato che le squame pur essendo prese dallo stesso individuo e dalla stessa parte del corpo, presentavano differenze notevoli. Se si osserva la fig. 3 si può convincersi facilmente di ciò. A, rappresenta una squama di (1) Supino, Influenza delle luci colorate sullo sviluppo delle uova di trota. Rendie. Istituto Lombardo, s. Il, Voi. XLllI, 1910. (2) Livingston Stone, La trota domestica (traduz. ital.) Milano 188-J. (3) Dahl, The assessment of age and growth in Fish. Internal. Revue d. ge- samten Hydrobiologie u. Hydrographie, Bd. II, 1909. (4) Malloch, Loc. cit, (5) Supino, La determinazione dell' età nei pesci. Natura, vol. I, 1910. 136 FELICE SUPINO trota iridea di un anno, B e C una squama di trota iridea di due anni. Anche la tig. 4 nella quale si trovano riprodotte due squame di Salmo lacustris dell'età di circa un anno, dimostrano la stessa cosa. Eppure si trattava di individui nati e cresciuti in questo Acquario i quali eb- ^ bero perciò lo stesso nutrimen- to e subirono in genere lo stes- so ambiente, per cui le loro A Squame di Salmo irideus. A, di un anno di età - B, C, di due anni (ingrandite). condizioni di esistenza debbono considerarsi più regolari che se avessero vissuto in libertà. Ma non è il caso che io mi dilunghi ora su tale argomento del quale ho avuto già altra volta occa- sione di parlare ('); ripeterò qui quanto ebbi a dire a proposito (1) Supino, Loc. cit. SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECC. 137 del luccio, che cioè per quanto lio finora potuto vedere, non mi pare si possano avere a questo proposito dati assoluti ed appli- cabili in ogni caso. * * * Il carpione predilige acque profonde, limjDide e fresche. Esso si ciba prevalentemente di piccoli crostacei e specialmente di Bythotrephes. Non ha af- fatto la voracità della trota. Secondo le osservazioni fatte dal Malfer sul lago di Garda, il carpione, riunito in frotte numerose, compie nella sta- gione fredda migrazioni verso il mezzogiorno del lago, nuo- tando a 25-30 m. di profon- dità, per ritornare poi alla Fig-. 4. j , Due squame di Salmo lacustri s di un anno buona stagione, nuotando pero ^. ^^.^^ ^^^^^ ^_^„^ ^^^^^^ individuo (ingran.). a profondità superiore ai 70 m. Di quanto riguarda i particolari relativi all'allevamento dei salmonidi e specialmente della trota, non è naturalmente il caso di parlare nella presente nota, e del resto essi sono co- nosciuti da tutti e si trovano esposti in ogni trattato di pisci- coltura. * * * Più importante sarebbe conoscere la sistematica di queste forme. Il carpione è una specie diversa dalla trota? La risposta ha affaticato già da tempo la mente dei natu- ralisti e la questione può dirsi anche oggi tutt' altro che risolta. A dire il vero bisognerebbe prima di tutto intenderci sul con- cetto di specie, ma non mi sembra il caso di entrare qui in una questione cosi intricata e complessa. Basterà per il nostro caso di attenerci ai criteri finora usati regolarmente in siste- matica. Già nella quistione della trota vi è divergenza tra vari autori; chi considera il Salmo farlo L. e il S. lacustris L. come due specie distinte e chi le considera invece come facenti parte della stessa specie e costituenti invece due varietà. A questo propo- 138 FELICE SUPINO sito però convien subito dire che oggi la maggior parte dei naturalisti, pensa che il S. fario o trota di montagna, debba considerarsi la stessa specie del S. lacustris o trota di lago, le cui differenze del resto poco notevoli e limitate all' aspetto esterno, debbono considerarsi come dovute all'adattamento al- l' ambiente speciale nel quale ciascuna delle due suddette forme vive, e anche Eatio non pensa atFatto che si tratti di specie differenti e illustra ampiamente il suo asserto. Egualmente Malloch (*) dice che molti naturalisti sostengono che nelle Isole Britanniche vi siano varie specie di trota, ma che egli stesso dopo lunghi ad accurati studi ^i è convinto che la specie è una e che le differenze fra le supposte specie sono dovute alla natura dell'acqua e del nutrimento. Più complicata è la questione relativa al S. lacustris e al S. carpio. Alcuni autori pensano che si tratti di due specie diverse, altri che si tratti della stessa specie e che il S. carpio sia da considerarsi tutt'al più una varietà del S. lacustris. Per quanto tale quistjone sia già da molto tempo dibattuta, dob- biamo però riconoscere che non può dirsi ancora risolta e le dif- ficoltà non sono certamente lievi quando in sistematica si tratti di allontanare od avvicinare due individui che hanno tra loro grande affinità. Coloro che ritengono trattarsi di due specie distinte si basano specialmente sui seguenti fatti. Il carpione avrebbe i denti dello stelo del vomere disposti in una sola fila, mentre nella trota essi sarebbero disposti su due. Il carpione avrebbe le squame più grandi che la trota e di forma ellittica, mentre nella trota le squame oltre all'esser più piccole sarebbero di forma circolare. Il carpione avrebbe le branchiospine più fitte in modo che tutto il filtro branchiale è più serrato, in rapporto al nutrimento che è essenzialmente costituito di piccoli crostacei, mentre il filtro branchiale della trota sarebbe meno spesso poiché questa è ])iù vorace e si nutre oltre che di piccoli crostacei, anche di larve di insetti, molluschi, vermi e pesci di varia età e qualità come già abbiamo detto. (l) Malloch, Loc. cit. SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECO. 139 Il carpione come abbiamo già detto pare vada in frega due volte all'anno, ciò che non avviene per la trota. Questi sarebbero i caratteri differenziali principali delle due specie cui se ne potrebbero aggiungere altri secondari ai quali ho già accennato nella descrizione più sopra data di queste due forme. Certamente se noi osserviamo una trota adiilta ed un carpione adulto, vediamo che in certi casi si riscontrano già a prima vista delle differenze, tanto che si può riconoscere siibito l' un pesce Kig. 5. Salmo lacustris (Innarh. crn. 'Ifi). dall'altro (fig. 1,2). Quando però poniamo fra loro a confronto diversi|esemplari dell' uno e dell' altro|pesce, le cose cambiano alquanto, poiché facilmente si osservano condizioni che avvici- nano grandemente l' una all' altra forma, per cui il nostro Fig. 6. Salmo carpio (liingli. cm. 35. .5). giudizio si fa meno sicuro, ed in molti oasi addirittura incerto (fig. 5, 6). A questo proposito anche Pavesi (^) parlando del car- pione dice che ... « gli stessi pratici pescatori benacensi, i quali pretendono di riconoscerlo a prima vista, non mi hanno mai saputo distinguerlo con prontezza e precisione, e che il Pollini ne fece due specie per il maschio e per la femmina, nominando (1) Pavesi, Brani biologici di due celebrati pesci nostrali di ac(iue dolci. Rend. R. Istituto Lomb. S. II, voi. XVII, fase. VI, 1884. 140 FELICE SUPINO il primo Salmo carpio, la seconda Sahno umbla...ii. Ma veniamo allo studio morfologico e vediamo quali resultati se ne possono ricavare. Dalla descrizione più sopra data delle uova e di tutto lo sviluppo larvale, risulta che le differenze tra la trota ed il A A Fi?. 7. A, Salmo lacustris (lung:h. min. HO) — B, Salmo carpio (luiigh. min. 63.5). carpione sono minime, tanto che sarebbe diffìcile distinguere un avannotto dell' uno o dell' altro pesce. Una piccola differenza si riscontra nel colore che nella trota è generalmente un po' più scuro di quello che non si verifichi nel carpione, ma non sembrami sia questo un carattere da prendersi in seria considera- zione. Certamente se noi esami- niamo anche una trota ed un car- pione di circa un anno di età (v. tig. 7) saremmo in serio imbarazzo a distinguere bene l'una dall'altro. Circa le differenze fondamen- tali Ira queste due forme che ho pili sopra ricordato, ecco quanto si può dire. Non si avvera sempre che le trote abbiano i denti sullo stelo Fig. 8. del vomere disposti in due file. Vomere. \, di Salmo lacustris mentre il carpione li avrebbe di- fi, di Salmo earpio (grand, nat.) . . ^ c^ • ^ sposti m una soia nla, ma si sa che esistono troie che hanno i denti disposti in una sola fila. Fatio 'Il SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECC. 141 dice che ordinariamente tali denti sono disposti in due file nelle trote giovani, ma con l'età tendono a riavvicinarsi sulle linea me- diana fino a formare una sola linea più o meno regolare. E cosi si osserva anche nella fig. 8. Io ho riscontrato anche in varie trotelline di 8-10 mesi, i denti disposti in una sola fila. Quello che in ogni modo j)uò accadere, è che le punte divergenti dei denti possono qualche volta trarre in inganno dando l' impres- sione che si tratti di due file anziché di una. Come si vede dunque questo carattere non è costante, né può prendersi come ^ base per considerare le due forme B Fig. 9. A, Sciiiama di Salmo lacustris — B, di S. carpio — C. di S. laeustris (ingrandite). come specie distinte. Heckel e Kner (') oltre alla disposizione dei denti sullo stelo del vomere sopra ricordata, dicono che il (1) Heckel u. Knek, Die Susswasserfische der Oestreicliisclien Monarchie. Leipzig 1858. 142 FELICE SUPINO carpione porta sulla testa del vomere 3 denti quasi disposti a triangolo; ma è noto che spesso se ne riscontrano 4 e del resto il numero e la disposizione di questi denti sono soggetti a va- riazioni. In ogni modo anche nel Salmo lacustris, come osserva Fatio, il numero di tali denti può variare da 2 a 6. Quanto alla diversità delle squame dirò che se è vero che in tesi generale quelle del carpione sono più piccole e ovalari e quelle della trota sono invece rotondeggianti e più grandi, ne esistono però di quelle che sono dirò cosi un qualche cosa di intermedio fra l'una e l'altra forma. Ciò risulta anche dalla tig. 9 nella quale A rappresenta la squama di una trota che ha il margine rotondeggiante, ma un rotondeggiante relativo ; B rappresenta la squama di un carpione che è di forma ovalare, ma anche qui si vede un ovale tutt' altro che regolare. Queste Fih'.\ 3 a '"%^' 4 a 5a /^ Eliot. Calzolari 4 Ferrarin - Milano. SVILUPPO LARVALE E BIOLOGIA DEI PESCI ECC. 147 SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA TAVOLA IV — SALMO LACUSTRIS E SALMO CAEPIO Fiff. 1 - Salmo laciistris appena sgusciato; lunghezza 15 mm. » 2 — » » della lunghezza di 18 mm. » 3 — » » » » » 25 » >, 4 — » » » » » 27 » » 5 - » » » » >• 30 » Fip^. la - Salmo carpio appena sgusciato; lunghezza H mm. » 2a — » » della lunghezza di 20 mm. » 3a — » » >> » » 23 » » 4a — » » » » » 26 » » 5a — » » » » » 28 » Dott. Michele Abbado APPUNTI PER UNA FLORA DELLA PENISOLA DEL S. SALVATORE (Lago di Lugano) ^rima, con-triToiiziorLe. Lh cosidetta penisola del S. Salvatore è una lingua di terra che, partendo al nord da una sella per cui passa la strada Agno-Sorengo-Lugano, oltre la quale si trova il laghetto di Muz- zano, e spingendosi verso sud per una lunghezza di circa 9 Km., divide il lago di Lugano in due rami dei quali 1' occidentale si stende in direzione nord-sud dalla foce dell' Agno a Porto Ceresio, insinuandosi a ponente per lo stretto di Lavena a costituire il laghetto di Ponte Tresa, mentre il ramo orientale si dirige prima a nord-est fino a Lugano e poi a est, spingen- dosi fino a Porlezza. La penisola si compone di due gruppi montuosi ben distinti, separati da i;na valle lunga circa 7 Km., la quale andando dapprima in direzione nord-sud e poi piegando verso ovest, congiunge i due rami del lago, partendo, ai due capi, dal livello di questo e sollevandosi ad una trentina di metri circa a Noranco. Il gruppo montuoso occidentale è co- stituito dal monte d'Agra (620 m.) degradante a nord nella Collina d' oro ; il gruppo orientale-meridionale raggiunge a nord l'altezza di 915 m. col S. Salvatore, e comprende ancora diverse altre cime notevoli fra cui 1' Arbostora (825 m.). I terreni costituenti la penisola sono in j^riiua linea gneis micascisti e porfidi bruni alternantisi frequentemente col ca- ratteristico porfido rosso quarzifero ; calcari e dolomie costi- tuiscono il S. Salvatore e la falda meridionale del monte d'Agra; terreni morenici compaiono a Pambio, Sorengo, lungo la valle che taglia la penisola e a Melide ; terreni alluvionali costeggiano la penisola, estendendosi specialmente alla foce APPUNTI PER UNA FLORA ECC. 149 dell' Agno e nella parie meridionale della valle sopra detta (Pian Scairolo). L'agricoltura è quasi del tutto limitata ai terreni allu- vionali e morenici, coperti in prima linea da prati, e poi da vigne, campi di grano saraceno, granturco, patate, rape, carote; anche qua e là sulle alture sono sviluppati i prati, e le varie colture ricompaiono in piccola estensione attorno ai vari centri abitati. In tutta la regione predominano i boschi, costituiti in prevalenza di castagni e faggi ; a questi si unisce in copia V Ilex aqui folium^ cui tengono dietro Fraxinus excelsior, Acer campestre^ Quercus Rohnr e Robinia Pseiidacacia la quale co- stituisce da sola qua e là delle boscaglie, come quelle che costeggiano il lago in vari punti. Stillo sfondo verde del paesaggio spiccano per il loro aspetto rude e selvatico e per la povertà di vegetazione la parte di est e di sud del S. Salvatore e la falda meridionale del monte d'Agra. Il S. Salvatore scende a sud rapidamente fino al livello di Giona e ad est cade a picco quasi tino al lago, of- frendo il solito qiiadro dei monti calcarei e dolomitici ; anche il monte d'Agra si prolunga a sud in alcuni scaglioni che precipitano fino al piano, con fianchi rivestiti di una scarsa vegetazione. Al piede di questo monte, soj^ra il cosidetto Palazzo, vegetano stentatamente alcuni olivi. La flora è molto ricca e presenta frequenti variazioni nel- 1' aspetto complessivo, in rapporto col frequente variare della natura del terreno e per il predominio che prendono ora queste ora quelle specie, come pure per l'esistenza di specie o generi limitati a un dato luogo spesso molto ristretto (per es. la Scit- tellaria yalericulata^ la Digitalis grandiflora, ecc.). Perciò, per quanto la regione sia già stata esplorata da vari botanici, quali Comolli, Franzoni, Lenticchia e altri a cui si devono estesi e pregevoli studi sulla flora del Canton Ticino (^), mi pare utile esporre i risultati delle mie ricerche intese ad approfondire, oltre alla conoscenza delle forme vegetali proprie della penisola, (1) G. Comolli, Flora Comense. Enumerazione e descrizione delle piante Hn uui osservate non solo nel territorio comasco, ma anche nella Valtellina e nel Canton Ticino, 1S3J. A. Franzoni, Le piante fanerogame della Svizzera insiibrica. Op. l);jstuma ordinata e annotata dal prof. Lentic-chia. (Meni. Soc. Elvet. di Se. Nat. 1890). A. Lenticchia, Coiitr. alla Jlora della Svizzera italiana, (Nuovo Giorn. Bot. It. 1S96). 150 MICHELE ABBADO anche quella della loro distribuzione topografica, e a stabilire eventualmente la connessione di qualche forma con determinati terreni, e in tal modo contribuire a quella più vasta conoscenza floristica eh' è desiderata dai botanici per tutto quanto il Canton Ticino (•). In questo primo contributo eni;mererò le specie da me trovate nelle ultime giornate di marzo di quest'anno, durante le qviali si ebbe una temperatura eccezionalmente elevata che permise di sviluppare i primi fiori a piante che abitualmente fioriscono più tardi. Fra queste sono da collocare Ruscus acu- leatus, Vaccinium MyìHilhis, Chamaebuoous alpester e altre specie non decisamente precoci che erano in fiore solo in luoghi molto soleggiati; il loro numero diminuiva naturalmente nelle regioni più elevate (^). Filìcaceae Ceterach offìcinarum W. — Comune sui muri a secco. PolypoOiuìn vulyare L. a typicum Fiori a comnifue Milde. — Comune lungo i fossi, sui muri delle strade e nei boschi. n h rotundatmn Milde. — Col precedente. Aspleniuin Adiantum-ìiigrum L. y. typicmn Fiori. — Figino, lungo il ruscello della strada per Lugano. n Trichoinanes L. — Comune sui muri a secco. » seplenlrionale Hoffm. ■ — Muro a secco della strada a Figino, presso la dogana. Scolo pendrimn vulgare Sm. — Comune nei boschi. BlechìiMìi Spicanl With. — Id. Equisetaceae Equisetum arvense L. — Cigli del ruscello di Pian Scairolo. n maxitnum Lam. — Brentino, presso la fontana. Coniferae Juniperus comìniinis L. a lypicas Fiori. — S. Salvatore e nei boschi di Torello, Agra, Barbengo. (1) Cfr. BÉGUiNOT, FioKi, ecc., Lo slato attuale delle (:oHO!ìceii:e sulla vegeta- zione dell' Italia, ecc. pas- l^ (Atti Soc. It. per il pm^rrcsao delle scienze 1009). (2) Nella determinazione delle forme e nell' ordinamento delle lini\iglie è stata seguita la Flora analitica italiana di Fiori e Paoletti. APPUNTI PER UNA FLORA ECC. 151 Taccus baccalà L. — Inselvatichito nella siepe lungo la via a Cernesio. Gramìnaceae Anlhoxantliuìn odoratimi L. a iypicum Fiori. — Nell'epoca in- dicata solo sui pendii erbosi soleggiati. Juncaceae Laznla silvatica Gaud, a typica Fiori. ■ — Abbondante nei bosclii di Figino e Cadepiano ; è una delle specie do- minanti in quell' epoca. L. canipesiris DC. a typica Fiori. — Cigli e pendii erbosi a Figino (dogana) e Carabietta. Liliaceae Scilla bifolia L. • — Comune nei prati e boschi. Ruscus aculealus L. — Nell'epoca in discorso erano sviluppati i primi fiori nel bosco di Barbengo. JÌLinaryllìdaceae Galanthus nivalis !.. — Abbondantissimo nei prati. Leucojuni vernum L. — Id. col precedente. Irìdaceae Crocus vernus Wulf. z lypicus Fiori. — Abbondante nei prati, specialmente nel Pian Scairolo. il e albifiorus (Kit.) Fiori. — Col precedente, ma assai più abbondante. Salicaceae Salicv aiirila L. />' caprea (L.) Fiori. — Carona, di fronte al cimitero. Cupulifer a e Coryliis Avellana L. y. typica Fiori. — Qua e là nelle siepi. Caryophyllaceae Stellaria media Cyr. a typica Fiori. • — Muri delle strade di campagna. Vìolaceae Viola hirta L. 0 alba (Bess.) Fiori. — Prati lungo la strada Casoro-Carabietta. ?i K odorata (L.) Fiori, — Prati e boschi. 152 MICHELE ABRADO Cruciferae Arabis Turrita L. — Sul ciglio esterno della strada Figino - Cantine, fra le robinie, Cardamine hirsuta L. — Ciglio della strada Casoro-Carabietta. Papaveraceae Corydalis cava Schwgg, et Krt. — Abbondantissima su una pic- cola riva presso alla Casa nuova (Casoro) e poi comune lungo la strada di qui fino a Gadepiano. Chelidoniaiìi majus L. z it/picum Fiori. — Cigli e muri da Burò a Morcote in quest' epoca ; in seguito comune dappertutto. Ftanunculaoeae A. ranuncu/oides L. — Prati di Pian Scairolo presso al mu- lino vecchio di Figino. Anemone nemorosa L. — Abbondantissima nei boschi. A. Hepalica L. — Nei boschi, piuttosto scarsa. Ranunculus Ficaria L. y. typicus Fiori. — Prati e cigli. Hellehorus viridis L. y odorus (W. et K.) Fiori. — Comunissimo nei prati e boschi. Saxitragaceae Chrysosplenimn alterni folimn L. — Abbondante nei prati umidi sotto Arasio e una piccola macchia nel prato dietro al mulino di Casoro. jRosaceae Potentina sterilii Garcke a Fragariastrmn (Ehrh.) Fiori. — Cigli e pendii soleggiati a Carabietta e Figino. Lieguinìiiosae Medicago lupulina L. y. typica Fiori. — Nell'epoca indicata solo nei cigli e prati soleggiati a Carabietta. Trifolium pratense L. a typicuìu Fiori. — Id. Anthyllis Vulneraria L. a typica Fiori. — Id. Lotus corniculatus L. ^ arvensis (Pers.) Fiori. — Id. Hippocrepis carnosa L. a typica Fiori. — Id. Lathyrus vernus Bernh. o- typicus Fiori. — Id. Cornaceae Camus mas L. — Qua e là semiselvatico. APPUNTI PER UNA FLORA ECC. 153 F'olyffalaceae Chamaebnxas alpester Spach. — Abbondante nei boschi d'Agra (verso il lago), in quelli soprastanti alla strada Figino-Cantine e alla strada Figino-Cernesio, fino a Torello e Carona, ma appena all'inizio della fioritura nell'epoca in discorso. Geranìaceae Geranium molle L. z li/picaìn Paol. — Cigli erbosi a Casoro. Oxalis Acetosella L. — Abbondantissima nel bosco tra Cara- bietta e Pironcate ; a Figino nei cavi dei muri donde sboccano i ruscelli. 0. corniculata L. z typiea Paol. — Cigli, orti e campi del piano. Euphorhiaceae Euphorhia lielioscopia L. — Cigli dei campi e prati tra Burò e Morcote. Mercurialis annua L. « lypica Fiori. — Sul calcare presso il Pa- lazzo (Casoro). Buxaceae Buxus sempervirens L. — Qua e là inselvatichito nelle siepi, a Pigino. Ericaceae Erica carnea L. — Comunissima nei boschi radi, fino all'altezza di Carona. " d alhiflora Goir. — Una larga chiazza in una ra- dura a Pigino, a destra della strada per Lugano, di fronte al mulino. Vaccinium Myrtillus L. — Abbondantissimo nei boschi dei due gruppi di monti ; sull' inizio della fioritura nel- l' epoca indicata. FTimulaceae Primula acaulis Hill, a typiea Fiori. — Comunissima nei boschi. A.j>ocynaceae Vinca minor L. — Siepi e boschi. Borragìnaceae Pulmonaria officinalis L. a typiea Fiori. — Lungo la strada Figino-Lugano. 154 MICHELE AliUADO - APPUNTI PER UNA FLORA ECC. Scrophuiariaceae Linaria Cymbalaria Mill. ^'. typica Bég. — Muri a secco di Bar- bengo e Agra ; Veronica persica Poir. — Campi e boschi. Lahiatae Aji((ja replans L. — Neil' epoca indicata solo nei cigli ed er- bosi più soleggiati, come lungo le strade Ca- soro-Carabietta e Burò-Morcote. Glechoma hederacea L. a typica Bég. — Cigli e campi. Lamiimi purpureum L. j. typiciim Bég. — Abbondante nei cigli, campi e orti. L. maculatum L. >. rubrum (Wallr.) Bég. — Comune nei cigli e incolti. Globulariaceae Globularia vulgaris L. — Cigli e pendii erbosi a Carabietta. Dìpsaceae Knaalia arvensis Coult. a zione positiva 1:50 milza » 1:50 » » 1:50 » » 1:50 » » 1:50 » " 1:50 1:50: 1:100 » » 1:200 sangue >* 1:200 1:50 milza » 1 :200 - » 1:100 milza >> 1:50 - » 1:50 e o '5 CS o o 3 'a Ci a* 0) 5 pos. 1:50:1:100 » 1:50 » i:50 >. 1:50 » 1:50 » 1:50:1:100 » 1:50:1:100 » 1:100 » i:200 » 1:100 1:200 La concordanza perfetta dei risultati ottenuti cosi nelle prove sulle cavie come in quelle su materiale proveniente da bovini morti per contagio naturale dà alla prova biologica da noi proposta un valore maggiore che non permetta di attri- buirle la relativa scarsità della riprova su materiale bovino. Abbiamo atteso a lungo prima di sottoporla alla prova del fuoco che aiiguriamo ne venga fatta dagli istituti veterinari, ma non riteniamo giustificato un ulteriore indugio, convinti come siamo di non poter noi stessi raccogliere cosi presto un materiale più ricco di quello che da un anno e mezzo siamo riusciti a racimolare. Tuttavia i risultati incoraggianti otte- nuti su alcuni campioni arrivati ai nostri laboratori in istalo di putrefazione avanzata ci danno affidamento che la nostra reazione avrà un' eco che speriamo sarà di consenso e conferma. Milano, njtri/c l'Jl'K Giorgina Pangella LE PIRAMIDI D'EROSIONE DI VILLAR S. COSTANZO PRESSO DRONERO (Valle Macra) Sono note le formazioni, indicate a seconda dei luoghi con i nomi di piramidi fP erosione, piramidi, pilastri di terra a funghi di pietra, demoiselles, colonnes coiffées, nonnes, dames, ecc., do- vute all' azione delle acque meteoriche sopra terreni mobili o poco coerenti, quali arenarie, alluvioni e morene, specialmente se costituiti da un insieme di blocchi o frammenti più o meno voluminosi di roccie inglobati in un materiale minuto o terroso, sul quale hanno forte azione le acque selvaggie o di dilava- mento. Quando si abbia un pendio alquanto forte le acque piovane asportano, trascinandolo verso il basso, il materiale mi- nuto, lasciando sussistere la parte protetta dai massi, i quali finiscono per essere più o meno rapidamente isolati e sostenuti in alto da un gambo, in modo da assumere forme di fungo, tavola, pilastri, cilindri, ecc. Una regione ove esistono in modo particolarmente evidente tali formazioni erosive, ebbi occasione di osservare nelle vici- nanze del comune di Villar S. Costanzo, sul versante esterno sinistro della valle della Macra, e mi parve interessante il darne una breve descrizione ed il figurarle, per il fatto che sono poco note, per quanto affatto tipiche e che si originano in una località non di alluvioni o di morene, (come è general- mente il caso e come si possono osservare in altri punti delle vallate di Cuneo, ad esempio in quella della Stura), ma in materiale proveniente dalla decomposizione in posto di roccie gneissiche e da detrito di falda delle medesime roccie. Le piramidi d'erosione del Villar S. Costanzo sorgono a poca distanza dall'abitato, in direzione Nord-Est e si possono già scorgere bene percorrendo la strada provinciale Busca- Dronero (a circa un'ora da quest' ultima città) spiccando esse da alquanto lontano per la loro forma di enormi funghi, la cui tinta oscura e monotona contrasta con il verde delle parti circostanti. 10 162 GIORGINA PANGELLA Sono indicate nella località con il nome di Ciciu (fantocci) e snlla loi'o formazione corre nel popolo una leggenda, che credo poter qui riferire a titolo di curiosità: essi sarebbero cioè la testimonianza di \\\\ miracolo compiuto da S. Costanzo, uno dei cavalieri della regione Tebea, lottante nel feudo del Villar, donato nel 704 da Arij^erto II re dei Longobardi, contro i Pagani, i quali furono d'un tratto trasformati in obelischi siffatti ('). La regione ove esistono le piramidi d' erosione viene indi- cata nella carta Geologica delle Alpi Occidentali al */4oo„i)o P^^^- blicata dall'Ufficio Geologico ('), come rivestita da detrito di falda ed appartiene alla formazione gneissica (ascritta generi- camente al Pretriasico) nota con il nome di elì.ssoide gneissico Dora-Maira costituendo l'ultimo affioramento verso la pianura della parte meridianale di detto elissoide, parte a cui lo Stella ,") diede il nome di " zona gneissica di Dronero »?. Il rilevamento geologico di quella zona delle Alpi di Cuneo fu operato dagl' ingegneri Pranchi e Stella, i cui lavori al ri- guardo sono inseriti nel Bollettino del Comitato Geologico degli anni 189i-1899 (^), ma, che io sappia, non accennano (per quanto come dissi sopra indichino sulla carta la zona di detrito di falda) alle piramidi di erosione. Il limite di queste formazioni, come si pi\ò rilevare dalla cartina annessa, dedotta da quella all' '/s-.ooo eseguita dall' Isti- tuto Geografico Militare di Firenze nell'anno 1903, è compresa (1) E. Frksia, Cuneo e le sue vallate. Cuneo 1905. (2) Carta geologica delle Alpi Occidentali dedotta dai rilevamenti eseguiti dagli ingegneri del R. Corpo delle Miniere dal 188S al 1900. Roma, Istituto Geografico De-Agostini, 1908. (3) A. Stella, Calcari fossiliferi e schisti cristallini dei Monti del Saluzzese nel cosidetto « elissoide gneissico Dora-Maira» Bollett. Coni. Geolog. Ital. 1899, Voi. XXX. (4) Franchi S., Relazione sui principali risultati del rilevamento geologico nelle Alpi Marittime eseguito nelle campagne 1891-92 !t:ì. Hol. Com. (icolog. \'ol. XXV, 1891. Stella A., Sui terreni quaternari della valle del Po in rnpiioito alia carta geologica d'Italia. Id., Sul rilevamento geologico eseguilo nel 1S91 in valle Varait;i (.Mpi (-o/ie), 1. e. Voi. XXVI, 1895. Id., Sul rilevamento geologico eseguito in valle d(d Po (Alpi Cozic) nei 1895, 1. e. Voi. XX VII, I89f>. Id., Contriljuto allo studio genetico dei terreni alluvionali nelle valli alitine (Alpi Coziel, Ice. cit. XXVIII, 1897. Fuaxcui S., Sull'età mesozoica delia zona delle Pietre Verdi nelle Alpi Occi- dentali, I. e. Voi. XXIX, 1898. LE PIRAMIDI d'erosione ECC. 163 fra le fiuote di 660 e di 720 metri, mentre ad oriente e ad occidente è limitata da due profondi valloni, incisi dalle acque di dilavamento, acque che concorrono alla formazione del rio Faussimagna. La zona gneissica nelle vicinanze del Villar S. Costanzo è neif/one. cfet'O'c/u.. OcVf\a2u> aMoLòcaiix tia<. f - Vtllar S C,is{avzo costituita da un gneiss a grossi elementi, ricco in quarzo, con schistosità molto evidente e relativamente poco coerente. Questo affiora alla sommità della costa Pragamonti (sul cui fianco occidentale esistono le piramidi) e vi si presenta tutto frantu- mato e ridotto a grandi blocchi staccati dall' azione del gelo e disgelo (vedi tav. fotogr. fig. 1). A questo gneiss sottostanno micaschisti fogliacei a musco- vite, che predominano nella parte inferiore della costa, ove sono associati con gneiss a grana minuta, ma ancora nettamente schistosi, l'una e l'altra roccia essendo a coerenza minima. La formazione, specialmente nella parte inferiore gneissico- micaschistosa, si risente fortemente dell'azione degli agenti atmosferici, siibendo una profonda caolinizzazione. Conseguenza del fenomeno è uno sgretolarsi della roccia nella parte superficiale non solo, ma anche fino ad una notevole profondità, riducendosi essa ad una specie di sabbia, costituita 164 GIORGINA PANGELLA da una parte terrosa giallastra, proveniente dalla caolinizzazione del feldspato, con abbondanti granuli di quarzo e laminette di mica. Su di un terreno cosi incoerente si capisce facilmente che le acque di dilavamento hanno fortissima presa, agevolata dalla pendenza del versante e dalla mancanza di vegetazione. •Le acque quindi vi hanno scavato profondi burroni a pa- reti talora verticali, oltre a numerose incisioni minori, e nello stesso materiale hanno costruito e continuano a costruire le piramidi, la cui formazione è specialmente provocata dal pre- cij^itare sul fianco montuoso di grossi blocchi del gneiss della sommità della costa di Pragamonti, che come dissi sopra, ha maggior resistenza all'azione degli agenti atmosferici. Infatti le piramidi non esistono nella parte superiore, costituita esclu- sivamente dal gneiss a grossi elementi, ove manca la parto incoerente sabbiosa, e dove, del resto, 1' acqua fa sentire meno intensamente la sua azione erosiva. Sono quindi questi blocchi e frammenti, provenienti dalla parte terminale e rotolati sul materiale terroso, che j^ermettono la formazione delle piramidi, le quali molto probabilmente senza di essi non esisterebbero, poiché nella quasi totalità dei casi, il cappello o parte superiore protettrice della jDiramide, è costituito da gneiss a elementi macroscopici, mentre il gambo è del materiale incoereiite, j^rofondamente decomposto. Tuttavia, come indicherò in seguito, alcune piramidi sembrano indub- biamente dovute alla resistenza maggiore della roccia in posto, mentre tutt'al l'intorno il rimanente viene disgregato ed asportato. Le piramidi possono ridursi a 3 tipi principali di forma : cilindrica^ talora si può dire perfetta, che è la più comune, ed in cui la parte sorreggente, presenta, nel suo complesso, il medesimo sviluppo, con diametro cioè uguale tanto in alto che in basso, mentre il cappello è sporgente alquanto, esercitando così un vero ufficio protettore (vedi tav. fotogr. fìg. 7i. In questo tipo il cappello è ordinariamente un blocco proveniente dalla parte terminale della costa, in altri invece è della roccia in posto che ha resistito localmente alla degradazione. Conica, che è meno frequente, ed in cui i nuiuerosi frammenti, a dimensioni sempre minute per (guanto variabili, della roccia primitiva meno decomposta che sporgono concor- rono alla consolidazione della base: il cappello, anche in questo tipo, è generalmente un masso proveniente dall'alto (vedi tav. fotogr. fig. 4). LE PIRAMIDI d'erosione E0(^ 165 Quadraìujolare^ assai rara, ma tipica nel suo aspetto e quasi sempre di mole rilevante, con una media di circa quattro metri, sia nel diametro longitudinale che in quello tra- sversale; ed in cui la parte terminale è sovente una porzione della roccia in posto, mentre nella parte alterata sottostante si può seguire gradatamente il processo di trasformazione e rico- noscere ancora le stratificazioni primitive, sovente ben nette e vi- sibili, anche con strati alternati dove l'alterazione è più o meno profonda, tranne nel punto di contatto del cappello, in cui vi è erosione, per l'acqua che ne scorre giù (vedi tav. fotogr. flg. 6 e fig. 2). Tra questi tre tipi esiste poi una successione di forme, dovute al lavorio degli agenti atmosferici che continuamente li modificano e li trasformano, con uno sviluppo generale del cap- pello di poco superiore a quello della parte sottostante, come si può osservare nelle diverse fotografìe. Alcuni degli strati resistono più e sporgono all'esterno, formando nelle piramidi frequenti strozzature che appaiono o nel mezzo, ed in questo caso sono perfettamente tipiche (vedi tav. fotogr. flg. 4) o a diverse altezze (vedi tav. fotogr. fig. 2 fig. 3 fig. 5), ed in numero vario, riducendo cosi la colonna ad una vera successione di incavi, di rilievi, di nodi a formare i quali concorrono pure i numerosi frammenti inglobati nel materiale incoerente o le porzioni non decomposte, o almeno non del tutto, della roccia in posto, come anche frammenti gneissici venuti dall'alto e di dimensioni variabili. Non rari però sono quelli di mole rilevante, che per un terzo circa si vedono spor- gere all'esterno, e che assumono l'aspetto come di enormi in- clusi nel gambo. Frequentissimi i canali longitudinali che sol- cano la formazione dall'alto al basso o si arrestano alle diverse altezze, come è il caso più comune, (vedi tav. fotogr. fig. 4 e fig. 7), in causa della diversa erodibilità degli strati per azione all'acqua che scorre sempre dalla stessa parte, sia per l'incli- nazione del cappello sia per qualche incisione o fenditura che in esso si trovi: tali canali però sono poco profondi, ma in com- penso abbondanti per la natura incoerente del materiale. Le piramidi ora apjjaiono isolate, ora multiple, con altezza oscillante da un metro o poco meno, a dieci metri e con una media di quattro a sei : le multiple in generale appaiate e por- tate o allo stesso livello o a diverse altezze ed in questo caso la più sviluppata è sempre quella posta nella parte alta. E poiché in natura tutto si trasforma, cosi in questa regione gli 166 GIORGINA PANGELLA - LE PIRAMIDI I)' EROSIONE ECC. agenti atmosferici continuamente elaborano, trasformano, co- struiscono, per poi demolire ed abbattere e sulle rovine stesse esercitare il predominio dèlia loro attività. Infatti numerose sono le colonne in via di formazione, alcune delle (j^uali già sollevate dal terreno circostante, presentano in miniatura la forma caratteristica ; altre col masso appena sporgente e intorno al quale già le acque hanno iniziato il processo di denudazione e di isolamento. Rare invece quelle disfatte, e ciò è facilmente spiegabile, tenendo conto dell'incoerenza del materiale, poiché appena il cappello è rotolato, tutta la colonna sorreggente non tarda a sfasciarsi e a scomparire, quindi riesce impossibile ammirare i Cicia del Villar colla sola piramide di terra in via di demolizione parziale. Ma che realmente ciò avvenga ci si può accorgere osservando le fotogratie delle tig. 3 e 5 e che rappresentano un aspetto d'insieme della regione a due anni di distanza, dove la tig. 5 (Aprile 11)10) presenta la parte orientale, cioè quella situata alla destra di chi volge lo sguardo alla costa Pragamonti, rimasta intatta, mentre l' occidentale è già priva di alcune piramidi e le piccole hanno assunto un maggiore sviluppo. Il numero delle piramidi attualmente esistenti è di circa 80 ; esse però non si estendono uniformemente per tutto il ver- sante della collina. Infatti rivolgendomi dal basso a riguar- darne constatai ad oriente un numero relativamente scarso, ma caratteristiche per l' elevatezza e la ricchezza di forme, con canali, strozzature, inclusi frequenti; invece si ha a sinistra maggiore abbondanza di piramidi con carattere piuttosto uni- forme essendo i gambi bassi e l'aspetto generale tabulare. Questi ull imi ])oi scendono al basso e si spingono sin quasi al- l'abitato, facendosi però più rari per scomparire poi comple- tamente. Tuttavia mi colpi assai l'ultimo che osservai quasi in piano, elevantesi di a]jpena un metro e mezzo da terra, ma di circonferenza enorme, sorreggente un cappello relativamente piccolo e protetto da un ombroso castagno. La causa di questa differenza si può attribuire ad luia minore inclinazione del pendio e quindi ad una minore attività dell' acqua, trattenuta pure da uno sviluppo incijiiente di ve- getazione per la vicinanza dell'abitato: ed è nat\;rale imma- ginare che 1' estendersi della vegetazione in quelle regioni porx'à tine, in un giorno non lontano, a questo curioso ed in- teressante fenomeno tceoloicico. G. Pangella - Le piramidi d'erosione di Villar S. Costanzo. ■-"'^ •"T!*s:^ .J?^'''*''" ^ Atti Soc, Ital. dì So. Nat. Rina Monti CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA DEGLI IDRACNIDI ALPINI IN RELAZIONE ALL'AMBIENTE ì. — Introduzione. 2. — L'ambiente e l'idracarofauna delle Alpi. 3. — Classificazione delle acque esplorate. Distribuzione degli idracnidi in acque di composizione diversa, a seconda della costituzione geologica del terreno. 4. — La temperatura delle acque, e la fisonomia della idraca- rofauna. Specie termostaticlie, creniadi ; specie euriter- miclie più 0 meno diffuse o cosmopolite. 5. — Le specie degli idracnidi alpini e la loro variabilità. G. — Sintesi delle variazioni osservate in relazione coli' am- biente. 7. — Ricerche sperimentali. 8. — Conclusioni. 9. — Bibliografia citata. 1. — Introduzione. Le nostre conoscenze faunistiche sugli idracnidi italiani vennero coordinate e riassunte dal Maglio nel 1907 in uno studio critico, donde appunto risulta, che scarsissime sono le nostre conoscenze sulla idracnofauna alpina italiana. Anche dopo di allora ben poco abbiamo progredito ; dob- biamo ancora al Magìio studi sugli idracnidi del Trentino con descrizione di nuove specie, e di varietà ; a me, anche in col- laborazione col Koenike, la descrizione di specie nuove ossolane. Molto più riccamente studiato è stato il versante setten- trionale delle Alpi dal punto di vista sistematico: quei dati 168 RINA MONTI furono anzi coordinati, con criteri biologici, per opera special- mente dello Zschohke, dello Steinmann, del Walter. Io ho avuto occasione passando l'estate nelle Alpi, durante i mesi di luglio, agosto, settembre ed ottobre, negli anni 1904, 1905, 1906, di ricercare idracnidi nelle acque, ad una altezza variabile da 600 m. a 2600 m. s. 1. del m., nella Valle Anzasca, nella Valle d'Aosta ed in Valtellina; in sorgenti, ruscelli, tor- renti, tiumi, laghi, tenendo conto delle condizioni dell'ambiente, cioè della natura geologica del terreno, della costituzione delle acque, della temperatura, della presenza o mancanza di vege- tazione, e di tutti quei coefficenti che mi avrebbero poi per- messo di portare un contributo alla biologia generale degli idrac- nidi alpini. 2. — L'ambiente e l' idracarofauna delle Alpi. L' ambiente è un fattore della variabilità degli organismi, e questo fattore, molto complesso, per quanto riguarda la di- stribuzione geografica dell' idrofauna alpina è già stato studiato in talune sue parti, con molto acume, dallo Zscliohhe e dai suoi scolari. Appunto in base a tali indagini lo Zschokhe è venuto a distinguere i due noti gruppi faunistici, delle specie cosmopo- lite e delle specie nordico-glaciali. Oltre a questo coefficente fisico-geografico, io credo che debba avere una influenza sulla distribuzione e sulle adattazioni degli organismi, anche un coefficente fisico-chimico; poiché la costituzione delle acque, a seconda dei suoi diversi componenti e della loro concentrazione, determina variazioni notevoli del- l'ambiente nel quale gli organismi debbono vivere. Mentre da una parte noi sappiamo che gli idracnidi, anche cosmopoliti, sono abitatori d'acque dolci, che solo qualche genere si trova in acque marine nella zona littorale e ])oche altre specie cosmopolitiche resistenti si diffondono anche nelle acqiie miste costiere; d'altra parte non ignoriamo, che le stesse acque dolci delle Alpi presentano una composizione molto va- riabile per sostanze diverse disciolte, che esse traggono dalle roccie attraversate. In generale le acque che provengono dai terreni silicei sono acqiae ])urissime, con durezza minima, e con un residiio CONTHIHUTO ALLA BI(3L0GIA ECC. ItìO solido assai basso, che varia da gr. 0,09, a gr. 0,20. Nelle sorgenti, e nei ruscelli costituiti da tali acqiie, si sviluppano facilmente abbondanti vegetazioni di muschi, che talvolta formano dei cuscini molto estesi, o delle lunghe chiome natanti, sede pre- ferita ed albergo di innumerevoli idracne. Nelle formazioni calcari le acque hanno una costituzione molto diversa, a seconda della natura delle roccie ed a seconda che si tratta di sorgenti relativamente superficiali, o di acque che abbiano un lungo percorso sotterraneo nei canali o negli interstizi dei calcari. In rapporto a tali differenze le acque calcari, che hanno sempre una durezza molto più elevata di quella delle altre acque che chiameremo per brevità silicee, lasciano un residuo solido molto variabile tra gr. 0,40 a 2 gr. e più per litro. Quando il residiio solido consta essenzialmente di carbo- nato di calce ed è molto elevato, le acque danno facilmente luogo ad incrostazioni, sia sulle pietre, sia sui vegetali som- mersi. Nelle acque calcari in genere prevale la vegetazione delle alghe in luogo dei muschi, che preferiscono le acque silicee. Però non mancano anche le vegetazioni di muschi nelle acque calcari, ed in tal caso anche i muschi, come nel caso delle alghe, facilitano la precipitazione dei sali disciolti e tendono ad incrostarsi. In generale le acque calcari, a corso torrentizio, appaiono assai più povere di vegetazione delle acque silicee: anche le vegetazioni acquatiche rimangono limitate ai piccoli ristagni, nelle anfrattuosita delle rocce. Acque incrostanti. — In tutte le acque di sorgive, torrenti e laghi, che scorrendo in terreni calcari formano incrostazioni sui vegetali, a me non è mai riuscito di trovare idracnidi. Questi tuli calcari, che si sviluppano sopra e lateralmente alle rocce od ai ciottoli, albergano pure nelle loro anfrattuosita tutto un mondo animale ricco di crostacei, di larve di friganee, di vermi, di molluschi ecc., paiono invece offrire condizioni sfavorevoli alla vita dei ragni acquatici. E noto che certe alghe possono decomporre il bicarbonato di calcio in dissohizione nell'acqua, assoi'bendo l'acido carbonico e precipitando il carbonato dive- nuto insoliibile : provocando cosi una decalcificazione delle acque per via organica, ed una incrostazione dei vegetali stessi. 170 RINA MONTI Anche i muschi, che vegetano talora abbondantissimi in certi ruscelli delle Alpi calcari, determinano una rapida precipita- zione di carbonato di calce, probabilmente perchè sottraggono acido carbonico al bicarbonato di sciolto trasformandolo in car- bonato di calce poco solubile. Naturalmente solo dove, per condizioni climatiche, fisico-chimiche e biologiche, si verifica questo fenomeno, le mie ricerche di idracnidi (che nelle Alpi non sono di regola buoni nuotatori, ma piuttosto adatti per particolare conformazione della armatura delle zampe ad arram- picarsi) riuscirono vane. Cosi posso citare un certo numero di torrenti, nelle condi- zioni sopradescritte, dove io non potei catturare idracnidi, ad es. in Valtellina, dove estesi le mie ricerche anche alle acque minerali, ed ai torrenti, che precipitano poi dalle sorgenti stesse ai Bagni Nuovi e Bagni Vecchi di Bormio. Le mie osservazioni mi hanno però convinta, che gli idrac- nidi trovano vita favorevole in acque di terreni calcari, quando non vi sono vegetali e non si formano incrostazioni ; ed a questo proposito non ho che a ricordare il lavoro del Maglio, il quale raccolse ricca messe precisamente in ruscelli scorrenti in terreni calcari privi di vegetazione, nel Bergamasco, dove egli nota come gli idracnidi andassero ricercati aderenti alle rocce stesse. Come i torrenti ed i ruscelli anche i laghi possono offrire le due diverse condizioni sopradescritte, e perciò io ho trovato bacini scavati in terreni calcari, dove vivono idracnidi, come il Kastelsee (Ossola) e il lago Scale in Valle Fraele (Val- tellina) a 1934 m., già in passato esplorato dal Pero e de- scritto nel suo lavoro sui laghi Valtellinesi. Del resto il problema per ogni singolo lago è certo molto complesso, perchè ogni bacino può offrire condizioni geologiche ed anche di fiora diverse, nelle diverse sue parti. Nella grossa monografia di Marc le liou.r intorno alla biologia del lago di Annecy la questione u des tufs lacustres et des galets sculptès " è accuratamente studiata. Tutta la zona littorale con poche eccezioni presenta dei tufi calcari, eppure frammezzo alle piante acquatiche l'A. trovò ^itax- crassipes e Ilygrobates longipalpis, insieme a Limìiesin pardina ed a L. islrioìiica, specie che sono del resto buone nuotatrici, e possono quindi facilmente sfuggire all'azione delle acque incrostanti, CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 171 e portarsi anche al largo, o nelle profondità del bacino. Le prime due specie infatti Marc le Roux le ritrova sul limo di fondo del lago, insieme alla Lehertia insignis (quantunque buona nuotatrice), annoverandoli dunque come appartenenti anche alla fauna profonda oltre che alla littorale. Acque di scolo delle Miniere. — Le acque che scendono dalla Valle Rossa (Valle Anzasca) , già fortemente ferrugi- nose si mescolano colle acque minerali che scolano dalla miniera d'oro dei Cani. La valle in questione è costituita da formazioni cristalline scistose gneissiche ed anfìboliche, entro le quali si incontrano dei filoni quarzosi ricchi di pi- riti aurifere, per la cui estrazione vennero scavate numerose gallerie. Quella dei Cani richiamò recentemente l'attenzione per le acque minerali che vi nascono, acque che, secondo le analisi del prof. Daccomo, presentano una straordinaria ric- chezza in arseniato sodico e solfato ferrico. Tutti i dati in questione sono stati raccolti dal prof. A. Monti nella sua pubblicazione su queste sorgenti arsenicali ferruginose, delle quali egli ha fatto l'ispezione e l'analisi microbiologica. Queste acque trasparenti al momento della raccolta, cadute sul suolo danno poi luogo ad un abbondante deposito ocraceo, che dal- l'acqua di scolo viene trascinato fuori dalla galleria, dove si mescola con altre acque pure ferruginose-arsenicali. In mezzo a queste acque notevolmente mineralizzate ve- getano ancora dei muschi, che appaiono sempre ricoperti da ocra rossa, e tra i muschi ho ra.;colto anche idracnidi in di- screta quantità. L'ocra è sempre finamente polverulenta, non forma mai incrostazioni compatte, e si stacca facilmente dai muschi quando siano agitati nelF acqua. Questa ocra ricopriva anche gli idracnidi da me raccolti. Le acque che escono dalle miniere Calpini e Peschiera, sono come le precedenti, ferruginose, ed anche leggermente arsenicali, e albergano pure idracnidi. Acque minerali. — AS. Caterina, in Valfurva, trovansi diverse sorgenti minerali ferruginose, alcune delle quali al- bergano idracnidi. Le sorgenti minerali sgorgano dal piano torboso ; una di essa isolata e raccolta costituisce la celebre fonte minerale, le altre si disperdono nel piano acquitrinoso, dove formano sulle erbe, e sui muschi un abbondante deposito ocraceo. In queste acque si trovano schizomiceti, che vivono 172 MNA MONTI trasformando il carbonato di ferro in ossido di ferro, e molte specie di diatomee e di alghe verdi, quali cosmarie, closterie, nostoc, frammezzo alle quali si agitano arcelle, difUngie, nebele, nrocentri, oxytriche ecc. Sui vegetali, più o meno ricoperti di deposito ocraceo, potei raccogliere anche delle idracnidi, quantunque in iscarsa quantità. * * * Indipendentemente dall'origine, la composizione chimica delle acque può essere alterata per la presenza di materiali di ri- fiuto delle abitazioni e delle stalle, materiali chimicamente rico- noscibili colla dimostrazione di nitrati, nitriti, ammoniaca. In queste acque nelle quali, come bene si capisce, abbondano anche i bacteri della putrefazione, io non sono mai riuscita a trovare idracnidi. Devo da ciò concludere che gli idracnidi, a differenza di altri animali, prosperano di preferenza nelle acque pure. Ciò nondimeno da quanto ho detto sopra, gli idracnidi hanno una notevole adattabilità ad ambienti chimicamente di- versi. Il Walter aveva già osservato questo fatto, ma solo per specie cosmopolite, capaci di resistere all'essiccamento per venti- quattro ore, e di ridestarsi e di rimettersi a nuotare per semplice aggiunta di acqua. Poiché per l'evaporazione avviene anche una concentrazione dei sali disciolti nell'acqua, questo dimostra come i cosmopoliti sieno facilmente adattabili ad acque con residuo variabile. Il Walter ha osservato ancora specie cosmo- polite resistere, per qualche ora, nel liquido di Wickerslieimer, che, come si sa, è una soluzione a base di arsenico. Le mie osservazioni, sugli idracnidi nelle acque minerali arsenicali, provano come non sia piccola l'adattabilità anche di specie ste- notermiche, poiché in dette acque io ho trovato : Pseudosperchon verrucosus, Sperchon glandulosus, S. Koenihei. 3. — Classificazione delle acque esplorate. Distribuzione degli idracnidi iu acque di composizione diversa a seconda della costituzione geologica del terreno. A) Ossola,. 1" Gruppo. ■ — Scoli di nii)iiera. Gallerie di ricerca negli scisti micacei impregnati di pirite ed arsenopii-ite, sodo la ca- noNTHIIJUTO Ar.LA BIOLOGIA ECC. 173 scata di Valle Rossa a Monte di S. Carlo tra i 900 e i 1300 metri. L'acqua scolante produce incrostazioni ocracee sul letto del rigagnolo ; ha composizione variabile a seconda che riceve più 0 meno abbondanti stillicidii superficiali dovuti ad acque piovane : il residuo solido supera d' ordinario i tre grammi per mille e consta di ferro, (solfato ferrico), manganese, solfato di calce, arseniato sodico, ecc. La temperatura è di circa 9-10 gradi. Raccolti il 1 ottobre 1904 numerosi individui di Sperchon glandidosus Koen, di un bel colore carmino con rilievi ghian- dolari, epimeri, area genitale e capitolo bruni, zampe e palpi di un chiaro giallo citrino; i ^T più oscuri delle $ ; nume- rose le ninfe e le uova. Insieme uno Pseudosperchon verrucosus (Protz) Q bruno giallastro. Scoli di miniera, in faccia a Pestarena alla progressiva di m. 1100 circa della galleria Calpini ed all'imbocco della miniera Peschiera. Questi scoli escono tutti in corrispondenza di filoni strati quarzosi impregnati di piriti prevalentemente arsenicali, aurifere e subordinatamente di blenda galena e pirrotina, e sono inseriti negli scisti micacei del massiccio del monte Rosa. Sono acque meno fredde, con temperatura di 11 gradi C, che lasciano un deposito ocraceo ed un residuo abbondante : una sommaria analisi qualitativa ha dimostrato la presenza di ferro in quantità sensibile, con tracce di piombo e di arsen/co. Diversi esemplari di Lebertia salebrosa rubra Maglio, Pseu- dosperchoìi ven'ucosus (Protz) adulti, Sperchon Koenikei Walter e Parlnunia angusta (Koen.) raccolti il 25 agosto 1904. 2° Gruppo. — Sorgenti: a destra dell'Anza, tra 700 e 900 m., sotto Ceppomorelli, Fracchia, Case Opaco, sotto Borgone, rimpetto a Borgone, ponte Segheria presso Ceppomorelli; presso Calasca; sulla carrozzabile poco fuori di Ceppomorelli; verso Prequartera, fontana Ruta fra Ceppo e Prequartera; ad Est del Battiggio. Tutte queste sorgenti escono sul fondo stretto ed ombroso di Valle Anzasca, o poco sopra di esso al piede delle scarpate detritiche (costituite essenzialmente da micascisti e gneiss) che rivestono ambedue i versanti della Valle. Sono acque fredde, limpide, perenni, molto dolci, cioè con temperatura da 6 a 9 174 RINA MONTI gradi, residuo solido minimo, da gr. 0,05 a gr. 0,10 per mille; diirezza totale in gradi tedeschi da 1 a 3 al massimo. Raccolsi il 22 luglio 1904 numerosi Hi/grohates norvegicus (Sig. Thor) di colore caffè, cangiante fino al marrone, con macchia chiara a T sul dorso, ed occhi pigmentati in rosso, — insieme a ninfe ; quattro esemplari di Sperchon glandulosus Koen. rosso scuro con rilievi ghiandolari, epimeri, organi ge- nitali fortemente pigmentati in bruno ; un esemplare di Sper- chon squam.osus Kramer di colore giallo arancio ; due esemplari 9 di Pseudosperchon verrucosus (Protz), di colore giallo sporco, con numerose uova (8-10^ ; due esemplari di Leberlia maglioi Sig. Thor; e numerose forme giovani di Lebertia, con epimeri molto espansi in lunghezza ; quattro esemplari di Protzia inval- varis Piersig macroscopicamente di colore rosso vermiglione, al microscopio rosso arancio, con zampe e palpi giallo citrini; diversi individui adulti di Panisus ìnichaeli Koen, di colore rosso satxirnio a fresco, di 1. orrenticola anomala (Koch) giallo citrino e giovani individui di Atractides spinipes C. L. Koch; tutti nelle acque sorgive a destra dell'Anza, ricche di piante acquatiche. Il 25 luglio abbondanti Hygrobates norvegicus Sig. Thor 9 con uova, nella sorgiva al di là di Fracchia verso occidente, in mezzo ad una alga di colore giallo sporco. Il 25 luglio alla sorgente detta Fontana dell'Opaco raccolsi Sperchon mutilus Koen. parecchie Lebertia maglioi Sig. Thor, Protzia invalvaris Piersig e Partnimia steinmanni Walter. Il 29 luglio al di là del ponte che si incontra da Borgone verso valle, in mezzo ai muschi : uno Sperchon glandulosus Koen. due esemplari bruni con zampe rosse di Leberlia maglioi Sig. Thor, un esemplare di Protzia invalvaris Piersig, e Parlmoiia angusta Koen. Nella sorgiva rimpetto a Borgone paese (successivamente I'll, il 25 agosto ed il 19 settembre) abbondantissime Protzia invalvaris Piersig, Pseudosperchon verrucosus (Protz); Sperchon glandulosus Koen., Hygrobates norvegicus Sig. Thor; diverse ninfe, un esemplare di Feltria armata Koenike e/', Panisus bnzettae Monti. Nella sorgiva a levante del ponte della segheria la prima, da Ceppomorelli, raccolsi l'8 e il 28 settembre, degli Sperchon glandulosus Koen, quattro esemplari di Hygrobates norvegicus (Sig. Thor), uno Pseudosperchon verrucosus (Protz.). CONTHIliUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 175 Nella sorgente siil sentiero a mezza costa da Borgone a Calasca, nella tratta compresa fra la Val Bianca e la prima Cap- pelletta verso Calasca, il 15 settembre raccolsi: Sperchon. glan- duìosus Koen, uno Sperchon ìnontisrosae Koenike e Monti var. plumipalpis Monti; alcuni esemplari di Atractides spinipes (C. L. Koch) 9 e cf- Nelle sorgenti presso l'Anza ad Ovest di Fracchia, quasi di faccia a Prequartera, il 17 settembre : Hì/grobates noi^vegicus (Sig. Thor molto numerosi; Sperchon glandulosus Koen. adulti e ninfe ; diverse ninfe di Protzia invalvaris Piersig, e delle Hydrovolzia placophora Monti. Nella sorgente della Ruta, sulla strada carrozzabile che da Ceppomorelli conduce a Prequartera, raccolsi molto in alto, proprio all' occhio di fonte, il 14 settembre : Fellria setigera Koen. con occhi colore marrone, framezzo area di colore car- mino, e dorso arancio ; un esemplare di Hygrohates norvegi- cus 9 Sig. Thor, e di Aty^actides spinipes (C. L. Koch). Ad Est del Battiggio il 1 ottobre: Prolzia invalvaris Piersig, Pseiidosperclìon verrucosus (Protz) e Sperchon glandulosus Koen. bruni macroscopicamente, al microscopio rossi con aree ghian- dolari oscure. Ili Gruppo. — Sorgenti: tra i 1200 ed i 2400 m. ad Ovest del Morghen, Borea, presso Borgata Quarazza, Opaco di Macugnaga, presso Albergo Monte Moro, fra Staffa ed Alpe Venco, a Pecette inferiore, ad Alpe Corte, e ad Alpe Corte di Sotto, ad Alpe Andolla (Valle Antrona). Queste sorgenti escono da terreni morenici, costituiti essenzialmente da gneiss granitici caratteristici del massiccio del Monte Rosa ; eccettuata l'ultima sorgente citata, situata nell'alto della valle Antrona, do- minata dalla punta Andolla, tutte le altre si trovano nel bacino della Valle Anzasca (Macugnaga) a monte del Morghen. Sono sorgenti ad acque sempre limpide, molto dolci, che lasciano un residuo solido da 0,07 a 0,1 per mille ed hanno una durezza totale che tocca appena 1-2 gradi tedeschi; freddissime, anche per miscele con acque di fusione delle nevi. Ho misurato in- fatti temperature da 3 a 7 gradi C. Nella sorgente ad Ovest del Morghen sopra la vecchia mulattiera che conduce a Pestarena, tra i muschi bagnati o lacrimanti raccolgo soltanto qualche Protzia invalvaris Piersig, e due Sperchon glandulosus Koen. 17() RINA MONTI A Borea, in una sorgente lungo la strada carrozzabile il 27 agosto degli Sperchun glanduìosus Koen, Lehertia aalehrosa rubra Maglio e Lehertia magìioi Sig. Thor. Sulla mulattiera di Valle Quarazza appena a monte di Borgata Quarazza, il 12 settembre raccolsi nelle sorgive: Prolzia invalvaris Piersig, Panisus inichaeli Koen, Sperchon glanduìosus Koen, e tre esemplari di Sperchon squainosus Kramer con colore del corpo giallo sporco, e macchia dorsale a rosetta di colore grigio caffè, occhi marroni. Nelle sorgenti al di là delle case di Opaco di Macugnaga, al margine del bosco, che formano poi il canale che viene a Ripa, il 20, IX: diversi Sperchon montisrosae Koenike e Monti, numerosi Sperchon montanus Thon, Sperchon glanduìosus Koe- nike, oltre a Lehertia giardinai Maglio, e ad un esemplare di Diplodonlics torrenticolus Walter. Il 30, IX in un'altra sorgente, vicina alla precedente, verso valle, ho trovato Sperchon montanus Thon, due individui (^ e ninfe ; ninfe di Protzia invalvaris Piersig, Sperchon glanduìosus Koen. in quattro individui adulti, Panisus hazettae Monti in esemplari tipici. Il 29 agosto 1904 nelle sorgenti fra Staffa e l'Alpe Venco (al lato sinistro) numerosi Sperchon glanduìosus Koen. rosso bruni, adulti e ninfe, un esemplare di Sperchon montanus Thon, quattro esemplari di Sperclion montisrosae Koenike e Monti, insieme a Thyas tridentina Maglio un esemplare, Lehertia sa- lehrosa rubra Maglio, Lehertia magiioi Sig. Thor, e Lehertia giardinai Maglio. A Pecetto inferiore il 29 agosto : Lehertia magiioi Sig. Thor due esemplari; Sperchon thienemanni Koen. sotto le pietre, e Sperclioìi moìitisrosae Koen. e Monti. Ad Alpe Corte ed Alpe Corte di Sotto, il 27 agosto, un ori- batide, e larve, più un esemplare di Sperclum glanduìosus Koen. Nelle sorgenti presso l'Alpe Andolla superiore in Valle Antrona: un oribatide; Lehertia salehrosa rid/ra Maglio adulta 9 e giovani ; Protzia inoalvaris Piersig rosso mattone con zampe citrine. IV Gruppo. — Fiumi, Torrenti e Rii. Il fiume Ovesca, presso Antronapiana (Valle Antrona^, riceve l'emissario del grande lago d'Antrona e le acque dell'alto bacino di Valle CONTRIBUTO ALLA KIOLOGIA fXC. 177 Antroua, occupato in parte da nevai e ghiacciai, costituito da scisti micacei e da gneiss in gran parte, e subordinatamente da anfiboliti. serpentine e calcari. Nella tratta in parola, ove io raccolsi il 2 IX materiale, il fiume corre in terreno morenico. Trovai alcuni esem^ilari di Spet^choìi gìandulosus Koen., di Pseu- dosperchon verrucosus (Protz), Lebertia sparsicapillata Thor., Lebertia maglioi Sig. Thor, Protzia invalvaris Piersig, Atractides spinijìes Koch. I torrenti fra Pizzo Nero e Pizzo Bianco, Rio di Tignaga e Rio di Borgone e cascatelle, Rio Lasino sopra la cascata, Rio di Cròtt della Crosta (Borgone), Rio dell'alta Valle Bianca sopra la grande cascata, cascatella del Valleggio (rimpetto a Vanzone) al Ponte di Fracchia, da Yanzone a Roletto : sono tutti corsi più 0 meno torrentizi di Valle Anzasca, alcuni anzi quasi asciutti nel periodo di magra estiva (rii di Borgone e Valleggio). I bacini sono costituiti da gneiss e micascisti, il loro letto corre in alluvioni grossolane. Nelle acque freddissime del torrente fra Pizzo Nero e Pizzo Bianco all'altezza dell'Alpe Crespisana (m.2100), il giorno 11 agosto 1904, in mezzo ai muschi che tappezzano le rocce, trovai alcuni giovani esemplari di Leberiùi salebrosa rubra Maglio di colorazione rosso bruna. Nel rio di Tignaga presso alla cascata, vicino alle sue foci in destra dell'Anza il 31 agosto raccolsi: due esemplari di Protzia invalvaris Piersig, e diverse ninfe di Speì-chon, Lebertia ed Hygrobates. Nel torrente in faccia a Borgone, in Pian Borgone, molto in alto (1500 m.), in mezzo ai muschi, raccolsi il 19 IX, alcuni esemplari rosso mattone di Protzia invalvaris Piersig, bruni di Atractides spinipes Koch, dei Pseudosperchoìi verrucosus (Protz) (j^ e $ , numerosi Sperchon glandulosxis Koen. adulti e ninfe, uno Sperchon inonlxsrosne Koen. Monti, di colore marrone in- tenso con macchia dorsale vermiglione, zampe e palpi gialli ; alcuni esemplari di Lebertia maglioi Sig. Thor, e di Hygrobates norvegicus (Thor). Nella rapida di Rio Lasino (a 2028 m.j nella cascata visi- bile dalla rotabile fra Borgone e Vanzone, il 20 agosto numero sei esemplari di Pseudosperchon verrucosus (Protz) di colore mar- rone oscuro e zampe gialle, alcuni esemplari rossi di Partunia angusta Koen.; l'S settembre nella stessa località dei grossi 178 HINA MONTI esemplari rosso cupi di Sjìerchon gìandulosiis Koen. con zampe e paljii gialli, un esemplare ^^ di Sperchon miUilus Koen. giallo rossastro, insieme a Lehertia rufipes Koen. Nel ruscello perenne detto Cròtt della Crosta, in faccia' a Borgone, in mezzo ai muschi sommersi, raccolsi I'll, IX: Lebertia niaglioi Sig. Thor e Lehertia salehrosa rubra Maglio con uova; numerosi esemplari bruni di Sperchon glandulosus e alcuni esemplari di Pseudosperchon verrucosus (Protz) $ con uova (10-12); diversi esemplari di AtracLides spinipes Koch di co- lore bruno aranciato con linea dorsale più chiara, rare Prolzia invaìvaris (Piersig) di colore vermiglio con uova, pochi esem- plari di Hygrobates norvegictis (Thor) di colore giallo sporco, qualche Feltria armata Koen. Insieme un esemplare ^ di Part- nunia angusta Koen. numerose ninfe, ed uova su lembi vegetali. In rio Val Bianca, al ponticello sotto Alpe Cortelancia il 2 IX, tre esemplari di Feltria armata Koen. macroscopicamente rossa, al microscopio con colorazione gialla fondamentale, ed area rossa centrale. Insieme ninfe di Sperchon. Nella cascatella poco sopra la rotabile, appena a monte della borgata Valleggio (Vanzone) diversi esemplari di Hygro- hates norvegicus (Thor), raccolti il 9 ottobre. Al Ponte di Pracchia il 14 agosto raccolsi nel torrente cinque esemplari rosso aranciati di Protzia invaìvaris (Piersig), insieme a Sperchon glandulosus Koen. Il 16 agosto nel torrente fra Vanzone e Reietto : un esem- plare r^ di Torrenticola anomala (Koch), diversi esemplari adulti e larve di Sperchon glandulosus Koen., un esemplare 9 di Lehertia maglioi Sig. Thor. Il rio di (Castiglione ed il rio Rosenza in Valle Anzasca pro- vengono da bacini che comprendono oltre ai gneiss e micascisti, anche rocce basiche, e corrono, nei punti dove venne eseguita la pesca, in letto roccioso. Hanno temperature variabili a seconda dei punti più o meno esposti al sole. Nel rio di Castiglione, un centinaio di metri più a monte della rotabile di Valle Anzasca (a circa 600 m.), il 21 settembre raccolsi un Ilygrohates reticulatus (Kramer), e sulla mulattiera di Vallone Rosenza all'incontro del rio che vi influisce, in de- stra, appena a valle della prima cascata vicino a Bannio, il 13 settembre: diversi Hygrohates norvegicus (Thor), uno Pseudo- sperchon verrucosus (Protz), Feltria geoì^gei Piersig (^ macrosco- CONTRUiUTO AI,LA HIOLOGIA ECC. 179 picamente di colore arancio, al microscopio con tinta fondamen- tale gialla, ed area aranciata centrale. V Gruppo. — Laghi. Il lago Grande (m. 2226} è il mag- giore del gruppo di laghi scaglionati sul ripiano più elevato del fianco sinistro di Valle Anzasca, alle spalle di Vanzone, ed è aperto in rocce gneissiche, chiuso a valle da briglia rocciosa, ora incisa dall'emissario che divalla a formare il Rio Lasino. Vi raccolsi il 26 agosto tre esemplari di Lehertia maglioi Sig. Thor, gettando il retino, modello Zaccharias, dalla riva (temperatura dell'acqua 6 C). Il lago Baranca situato sul colle omonimo tra la vai Ma- stallone e la valle di Bannio, alla quota di m. 1776, è un ba- cino scavato negli scisti gneissici, nel circo superiore anche scisti basici e calcarei, con abbondante ricoprimento detritico, in parte a zolle erbose, con Alpi nei dintorni del lago. Vi rac- colsi il 9 settembre, quando le acque avevano appena una tem- peratura di 5 C, numerosi esemplari di Lehertia sparsicapillata Thor, le $ con uova, numerose anche le ninfe ; gli esemplari adulti appaiono di colore vermiglio dorsalmente, bruni ai mar- gini, nerastri gli epimeri, zampe di colore seppia bruciata. Insieme a Lehertia rufipes Koen. pure abbondante, ed a numerosissime Planaria alpina. Per il lago Antillone, il lago Devero, il lago Castello, vedi la mia memoria intitolata: Osservazioni fisico-biologiche sopra alcuni laghi ossolani e valdostani. B) "Valle d-'-A-osta. La fontana Margherita (temperatura 9 C) a Courmayeur è una delle sorgenti minerali (sorgenti gessose, acidule ferrugi- nose , che escono dal morenico sotto Courmayeur, legate alla zona triasica dei calcari, gessi, carniole ecc., che attraversa la Dora fra Courmayeur e La Saxe. Vi raccolsi il 5 Vili 1905 esemplari (j^ e 9 di Sperchon glandidosus Koen. Nelle sorgenti a Liconi, che escono dai detriti della forma- zione dei calcescisti tra i 2100 e i 2500 metri, il 15 agosto: due esemplari di Protzia invalvaris (Piersig), ed alcuni di Fellria minuta Koen. Torrente alle Cours, Lintiney, rio di Charvaz, alla Segheria 180 RINA MONTI La Salle, Mulino La Salle, Chàtelard, Thovez, Principe Tommaso, cascata Derby, torrente d'Arpy, torrente al Piccolo S. Bernardo; sono tutti corsi d' acqua che hanno il bacino aperto negli scisti filladici, talora antracitici oppure quarzitici o anageniiici. Le acque, nei maggiori corsi d'acqua, sono spesso torbide. Nella grossa sorgente presso il lago d'Arpy il 1 settembre (altezza 2050 m., temperatura 7C.): Sperchon fjlandulosns 'Koen. e Protzia rotunda Walter in un esemplare $ , insieme a Le- bertia zschokkei Koen. tipica, con corpo di colore rosso mat- tone, epimeri, zampe, palpi giallo citrino, e Lebertia viagìioi Sig. Thor., rosso brnnastra, occhi neri, con area attorno agli occhi di colore rosso più vivace, epimeri, zampe, palpi bruni ; 9 con uova. Nella sorgente sulla strada del Principe Tommaso il 31 agosto: Sperchon glandalosus Koen. in numerosi esemplari adulti, ins;eme a Lebertia salebrosn nibra Maglio e ad un esemplare di L. maculosa Koen. Anche una Fellria mivtda Koen. O . Nelle sorgive del bosco di Monfarcon il 29 agosto raccolsi dei Pseudosperchon verrucosus e delle rosse Lebertia. Nelle sorgenti al piccolo San Bernardo 1' 8 agosto : Pseudo- s^jerchon verrucosus Protz. Nella sorgiva Thovez, sulla strada mulattiera fra La Salle e Morgex (a 1000 m.; temperatura 10-12 gradi; residuo solido gr. 0,20 per mille; durezza totale in gradi tedeschi 7,7) il 16 agosto numerosi esemplari di Sperchon f/Iandulosus Koen. ed Hj/grobates reticidatus (Kram.) adulti e giovani. Nella sorgiva lungo la strada di Chàtelard (altezza 1250 : T. 9 C.) il 9 agosto diversi esemplari di Panisus micìiaeli Koen., di colore rosso saturnio, di Jhyas tridentina Maglio, insieme a Lebertia lineata Sig. Thor, un esemplare. Nel rio di Charvaz, vicino a La Salle, il 10 ottobre due esemplari di Panisus michaeli Koen. Nel torrentello sopra Moraz, lungo la strada dell'Arche parecchi esemplari $ e (^ di Aturus crinitus Thor. Nel torrente alle Cours in agosto : iVoiisus micìiaeli Koen. in numerosi esemplari, Lebertia maglioi Sig. Thor pure in nume- rosi esemplari; un (^ di Feltria minuta. Koen., uno Sperclion glandulosus Koen., un esemplare di TorroUicola anomala (Koch) quattro esemplari di Aturas scaber Kramer. Il fiume Lintiney venne da me esplorato in diversi punti CONTRIBUTO ALLA BI0L0C4IA ECC. 181 lungo il vallone omonimo, dove scorre ora in roccia ora in materiale di trasporto, quasi sempre ricoperti da abbondanti vegetazioni di muschi lino vicino a Lazey 'm. 2000), vi trovai: Hì/grohates norvegicus (Thor) e Fettina minuta Koen. La grande cascata di Derby, che precipita nella valle prin- cipale d'Aosta non con un salto unico, ma divallando per piani molto inclinati di roccia, interposti a salti verticali, con pic- coli ristagni, per lo più marginali, invasi da ricca vegeta- zione, non è stata facile ad esplorarsi. Tuttavia strappando i muschi ho potuto raccogliere un esemplare di Hygrohates reticulatus Kramer, uno di Atractides nodipalpis (Thor) ed uno ^ di Feltria georgei Piersig. Sul fondo della valle principale d'Aosta, presso al ponte di La-Salle, (altezza 900 m.) dove la Dora, torbida ed impetuosa in estate, alimenta i canali a corso più regolare e tranquillo, destinati e muovere segherie e mulini, non ho trovato idracnidi nel fiume principale, sono riuscita invece a catturarne tra i muschi dei canali. Nel canale della segheria Plassier al ponte di La-Salle, trovai un esemplare (j'' di Si^erclìon clupeifer Piersig e di Lehertia salehrosa. ridtra Maglio. Nelle acque del canale del Molino, sulla strada fra La-Salle e Morgex, due esemplari di Sperchon gìandulosuH Koen. adulti, e ninfe di Lehertia. Nella Dora di Valgrisanche il bacino di alimentazione del fiume consta di scisti micacei, filladici e carboniosi del car- bonifero, e di calcescisti e calcari mesozoici. La testata di valle è occupata, nella parte elevata, da nevai e ghiacciai, che ren- dono l'acqua torbida e fredda gran parte dell'anno. Vi trovai Lehertia giardinai Maglio. Il lago Combal in via di avanzato interramento, è alla testata della valle di Veny. Le acque che vi confluiscono jirovengono in parte da calcescisti, filladi calcari, e dolomie del mesozoico, in parte dagli gneiss della porzione meridionale del massiccio del monte Bianco, ed in parte dall' unghia del ghiacciaio del- l'Allée Bianche. Sono acque torbide e fredde, a regime torren- ziale d'alta montagna. Nelle acque del lago raccolsi col retino Lehertia rufìpes adulti e giovani, che ritrovai anche in una gora sotto il lago. 182 RINA MONTI C) ■Valtellinsi. Nel piano di Santa Caterina, tra 1730 e 1760 m. sul mare, sul fondo torboso della valle, essenzialmente costituita da scisti filladici ferruginosi, sgorgano diverse piccole sorgenti tutte costituite da acque leggere, ma più o meno ferruginose con T. di 5-6-7,5 gradi, una delle quali è la celebre fonte minerale di Santa Caterina. Nei rivoli che percorrono il piano torboso, vicino alla fonte principale, ho trovato un esemplare di Sperchon Koenihei Walter, insieme a parecchie Leberlia rufipes^ anche con uova, e forme giovanili. Insieme una Limnesm sp. ? Presso Combo, sobborgo della città di Bormio, trovasi a 1400 m. una grossa sorgente che esce dagli scisti filladici, tra- versati più a monte da una larga fascia calcare. L' acqua ha una temperatura di gradi 6,5 C; lascia un residuo fisso di gr. 0,22 per mille e presenta una durezza totale in gradi tedeschi di 8,5. La sorgente è invasa dai muschi, che tendono ad incro- starsi alla loro parte più profonda perchè 1' acqua è debolmente calcare: vi raccolsi Parlnunia sleimnanni Walter un esemplare adulto ed una ninfa, e diversi esemplari di Sperchon glandu- losus Koen. Sotto la Croce della Areit, ad una altezza di circa 1950 m., sopra Bormio, dagli scisti filladici, a qualche centinaio di metri sotto il contatto tra gli scisti stessi, ed i calcari dolomitici che formano la cresta dentata della Areit, trovasi la sorgente di Canalalta, che viene a giorno tra lo sfasciume delle lastre scistose cloritiche, al contatto con un banco d'argilla. L'acqua ha una temperatura di 5 gradi; residuo solido gr. 0,16 per mille; durezza totale in gradi tedeschi 8, e ben presto è invasa da una vegetazione di sassifraghe e di muschi. Sotto i sassi il 24 settembre 1908, una Hydrovolzia placophora Monti $ tipica, numerosi esemplari di Partminia angusta Koen. e quattro esem- plari di Sperchon glandidosus Koen. adulti. Nel lago di Fraele, alla quota di circa 1934, che è una conca chiusa, senza emissario, scavata tra i calcari dolomitici e marnosi, ma con acque assai poco incrostanti ho trovato, per- correndo il lago colla barca, specialmente fra la vegetazione del fondo all'estremo settentrionale, Leberlia raf-tpes Koen. CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECO. 183 * * * Le acque, nelle quali non ho trovato idracnidi, si possono cosi riassumere : 1) acque di torrenti direttamente scendenti dai ghiac- ciai, nei quali sotto le pietre possono pure incontrarsi larve di efemere, e talvolta nei ristagni laterali, larve acquatiche di ditteri ; 2) acque di fusione delle nevi e ruscelli, o torrenti pe- riodici, alimentati esclusivamente dalla fusione delle nevi ; 3) acque calcari molto incrostanti quali ad esempio : aj sorgente della fontana Bianca (a m. 2000) presso il lago Devero nell' Ossola, avente una temperatura di tre gradi, con acque durissime fortemente incrostanti ; hj piccole sorgenti presso le carniole, vicino al lago Baranca (m. 1800). cj sorgenti molto incrostanti presso Courmayeur, con acque aventi una T. di 10 gradi, residuo solido di gr. 0,G0 per mille ; durezza totale 20 gradi tedeschi pari a 36 gradi francesi. dj sorgenti incrostanti al piede della zona calcare che fascia il crinale di vai d'Aosta a nord di La Salle : altezza circa 1350 m. s. m.; acqua con temperatura estiva di 11 C; durezza totale in gradi tedeschi 15; residuo solido gr. 0,45 per mille. ej in Valtellina: sorgenti nei detriti calcari e gessosi a monte di Bormio, ad altezze variabili tra i 1400 e i 1500: con temperatura da 9 a 11 C; residuo solido da gr. 0,51 a gr. 0,9 per litro ; durezza totale da 19 a 21 gradi tedeschi ; fj acque termali dei bagni di Bormio e adiacenze (veggasi la memoria di Theobald — Die Bader von Bormio, e quelle di Andres — I fanghi di Bormio). gj sorgenti solfidriche alla Saxe, presso Courmayeur. 4. — Specie termostatiche e specie adattabili- Come io ho già riconosciuto per la Planaria alpina^ uno dei coetìficienti tisici, che hanno maggiore importanza sulla coro- logia, è la temperatura dell'acqua. Io ho potuto accertare che la Planaria alpina discende in basso tino a 580 m. dove trovansi sorgenti fredde, con una temperatura da 6 a 7 C. Livece la Planaria alpina manca in alti bacini, in sorgenti 184 RINA MONTI relativamente calde : mancava p. es. al lago Zyole, alto 2500, nelle cui acque a temperatura variabile e talvolta molto calde, (tino a 20 C.) abbondavano altre specie di planarie. La P. ai- pina era invece limitata alle piccole sorgenti fredde, sboccanti nello stesso lago. La temperatura dell'acqua è in funzione colle condizioni fisico-geografiche e particolarmente coll'altezza sul livello del mare da una parte: dall'altra è in relazione colla genesi delle sorgenti. Pertanto le sorgenti non hanno sempre la temperatura decrescente col crescere dell' altezza, come avviene di solito, poiché anche in alta montagna possono incontrarsi sorgenti di origine molto profonda, con acque relativamente calde e tal- volta addirittura termali. Un esempio tipico, da me studiato a questo j-roposito, è dato dalle acque calde presso i Bagni di Bormio, dove i diversi occhi di fonte hanno temperature variabili dai 15 ai 38 C, mentre alla stessa altezza, ed a poca distanza, si incontrano sorgenti con una temperatura da 5 a 7 gradi. Cosi sulla pendice della valle principale di Aosta, nel ter- ritorio di La Salle da me esplorato, tra i 1000 ed i 1500 m., si trovano a poca distanza una dall'altra — e quasi alla stessa altezza — sorgenti di origine relativamente più profonda con temperatura di 7-8 gradi C, e sorgenti di origine più superficiale con temperature estive di 12-14 C. Invece in valle Anzasca che dall' enorme massiccio del monte Rosa, rivestito da grandi ghiacciai, precipita rapida- mente, alla profonda valle principale ossolana, noi troviamo sorgenti in generale molto fredde con temperature da 6 a 9 gradi al massimo, anche in luoghi molto bassi, fin sotto ai 10<])0 m. di altezza sul livello del mare. Queste differenze notevolissime nella temperatura delle acque, con diversissima altimetria, esercita una influenza fon- damentale sulla distribuzione dell' idrofauna. L'importanza del coefficente temperatura è già stato rile- vato dallo Zschokke, il quale ha distinto nell' idrofauna specie euritermiche e specie stenotermiche: gli organismi euritermici sono specie molto resistenti, capaci di vivere in acque fredde, come in acque calde : sono idracniili diffusi per lo più nella pianura, ma che invadono anche le acque delle montagne e gli stessi piccoli laghi delle conche più elevate delle Alpi: sono CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA EOC. 185 diffuse si capisce specialmente fuori delle Alpi, e talvolta sono rappresentate anche in paesi lontani, cosi che molti di esse assumono un carattere cosmopolitico. Le specie stenotermiche vivono esclusivamente nelle acque fredde, perciò trovano la loro sede preferita nelle fredde sor- genti e nei ruscelli delle alte montagne, negli abissi dei laghi marginali delle Alpi, dove la temperatura si mantiene bassa e talvolta negli alti laghi alpini. Molte di queste specie sono co- muni alle alte acque alpine, ed alle acque scandinave, alcune si trovano anche nelle acque fredde delle montagne della Germania centrale, altre infine sono state fin' ora esclusivamente trovate nelle alte Alpi. Lo Zschohke considera questo gruppo come una fauna relitta del periodo postglaciale, che ha seguito il riti- rarsi dei ghiacciai verso le Alpi da una parte, verso la Scan- dinavia dall'altra, ed ha cercato rifugio nelle fredde acque delle sorgenti montane, dove rimase cosi relegata formando delle isole faunistiche, completamente circondate dalla più dif- fusa e più resistente fauna euritermica. In altri tei'mini questo concetto dello Zschokke ricorda la dottrina del Pavesi della fauna relegata, ma assai meglio armonizza cogli studi dei geo- logi e dei paleontologi sullo svolgimente dell'era glaciale. Lo Sleinmann illustrando molto giustamente questo rap- porto, prende in considerazione dodici specie di idracnidi al- pini trovati nella Svizzera, che si riscontrano anche nei ruscelli delle montagne dell'Europa centrale e ricompaiono poi nelle Alpi scandinave. Per molti altri idracnidi torrenticoli rapporti simili non sono ancora stati dimostrati, e lo Steinniann invoca una più esatta osservazione delle Alpi nostre e delle montagne scandinave, sperando che si possano scoprire nuovi dati per completare il quadro della fauna relitta glaciale. Lo Sleinmann annovera dieci specie di idracnidi che finora sono state trovate soltanto nelle alte Alpi, molto al disopra dei mille metri. Alle specie indicate dal Walter se ne debbono ag- giungere altre più recentemente scoperte e descritte. Ma in base alle considerazioni che io ho esposto circa l'influenza pre- dominante della temperatura delle acque, debbo fare rilevare che parecchie di dette specie possono discendere, anche sul nostro versante, ad altezze molto inferiori a quelle segnate dallo Steinmann. Certo la Lehertia niaeulosa trovata in Svizzera tra 1500 e 12 186 RINA MONTI 2500 m. (Walter) e nel Trentino a Pian di Bedole a circa 1600 m. (Maglio), venne da me incontrata soltanto ad una altezza di circa 2000 m. presso le trincee del Principe Tommaso in Valle d'Aosta. Ma lo Sperchon mutilus trovato in Svizzera fra 1800 e 2000 m. (Walter), fu incontrato da me ad altezze molto variabili, ed anche nelle sorgenti fredde a 730 m. all'Opaco di Borgone in Valle Anzasca. La Feltria 7ninuta, che lo Steinmann indica come specie trovata soltanto sopra i 1000 m., dal Maglio incontrata nel Trentino fra 1500 e 2000 m., fu raccolta da me ad altezze molto variabili fra i 1000 e i 2500 m. La Parhmnia steimnanni trovata dal Walter tra 1200 e 2300 m. nella Svizzera, fu da me raccolta anche tra i 700 m. (sorgenti Valle Borgone) ed i 1200 m. in Valle Anzasca e fino a 2000 m. in Valtellina. La stessa Hidrovolzia plaeopliora fu da me incontrata in acque freddis- sime aventi una temperatura da 3 a 7 gradi, ad altezze varia- bili da 2000 m. a 728 m. La Lebertia Z-schokhei, che il Walter trovò fra 1500 e 2150 m. in Svizzera ed il Maglio incontrò nel Trentino sopra San Pellegrino a circa 2000 m., fu anche da me trovata alle sor- genti presso il lago d'Arpy, poco sopra i 2000 m. La Lebertia lineata, trovata dal Walter in una sorgente del Giura molto fredda, venne pure incontrata da me in sorgenti fredde presso il Chàtelard di La Salle a 1100 m. La Lebertia giardinai, che il Maglio ha trovato nel Trentino a 1600 m. in pian di Bedole, fu raccolta da me tra 1300 e 1500 m. sopra Macugnaga, ed all'Alpe Venco. La Thy as tridentina, trovata dal Maglio nel Trentino, presso S. Pellegrino a circa 2000 m., venne da me incontrata in Valle d'Aosta a circa 1300 presso il Chàtelard di La Salle, e in Valle Anzasca presso l'Alpe Venco poco sopra i 1500 metri. Lo Sperclion montisrosae fu da me raccolto in Valle An- zasca ad altezze variabili fra 728 m. e 1500 m., e negli stessi limiti di altezza, e sempre in acque freddissime ho trovato una altra varietà, che ho chiamato Sperchon montisrosae var. plinni- jìalpis Monti. Il Panisus bazettae venne da me descritto fin' ora in Valle Anzasca a 753 m. presso Ceppomorelli, in acque con tempera- tura di circa 6 gradi. La Feltria setigera, scoperta nelle Alpi tirolesi, venne da me trovata in Valle Anzasca, in sorgenti fi-eddissimo a circa 900 m. OONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECO. 187 Se a queste tredici specie clie io ho riscontrato in Valle Anzasca, in Valle d'Aosta ed in Valtellina, si aggiungono la Thy as oblunga Koen., la Thy as curvifrons Walter, VHydrovoIzia cancellala Walter, il Calonyx lalus Walter e la Partnunia oh- longa Koen. state osservate nelle Alpi Svizzere, salgono a diciotto le specie che non sono state ancora rinvenute nelle acque scandinave, ma che sono fin' ora esclusive delle Alpi, dove vivono nelle acque molto fredde con temperature da 3 a 7 gradi, ad altezze variabili fra i 600 ed i 2500 m. Il Walter e lo Steinmann, sempre sulla traccia dello Zschokhe, hanno molto discusso altri gruppi di specie cosi distinti: aj comuni alle alte Alpi ed alle acque scandinave; hj comuni alle Alpi, ed alle acque delle montagne della Ger- mania centrale ; cj quelli comuni alle alte Alpi, alla Germania centrale ed alle acque scandinave ; dj quelli limitati alla media montagna al disotto dei 1000 m. Degli idracnidi annoverati in questi gruppi io ho trovato il Panisus micliaeli in acque fredde ad altezze variabili fra 1100 e 1400 m.; è specie comune alla Svizzera ed alla Norvegia. UAtractides nodipalpis trovato da me in Valle d'Aosta a 1200 m., e da Maglio nel Trentino all' Albola, è pure comune alla Norvegia. Tutte le altre specie con carattere stenotermico da me incontrate, hanno una diffusione geografica abbastanza estesa: Sperchon montanus, osservato da me fra 600 e 1500 m., è stato notato nella Svizzera e nella Selva Nera, e da Vavra nella Boemia; 5". denticulatiis raccolto da me al Valleggio circa a 728 m., venne trovato dal Maglio nel Trentino fino a 1200, in Val di Fassa, è stato notato nella Selva Nera; S. Koenikei da me fra 700 e 1700 m., venne scoperto da Walter nella Selva Nera ; S. glaìidulosus, specie frequente nelle acque alpine, venne da me trovato fra 1000 e 2200 ni. : è specie diffusa alle acque fredde della Germania, dell'Austria, della Norvegia e della America Settentrionale ; Pseudosperchon verrucosus, incontrato da me in Valle Anzasca fra m. 728 e 1500 m., è specie comune alle Alpi, alla Germania centrale ed alla Scozia (Soar 1902); Hygrohates norcegicus da me raccolto fra 728 e 1500 m. in Valle Anzasca, e dal Maglio nel Trentino in Pian di Bedole 188 RINA MONTI a 1500 m., è specie comune alle acqiie fredde delle Alpi, della Germania e della Norvegia; Feltria georgei raccolta lungo la cascata di Derby a 1200 m., fu dal Maglio rinvenuta nel gruppo dolomitico del Brenta, e dal Piersig in Germania. * * * Sulla distribuzione di queste specie lia certo lina influenza fondamentale il coeiìicente temperatura. Ma questo coefficente non basta a determinare le rispettive aree di diffusione, perchè detti organismi mancano negli alti laghi alpini, mentre sono limitati alle sorgenti ed ai ruscelli. Accanto a questi gruppi che hanno una distribuzione limi- tata dal punto di vista geografico, che si trovano solo in acque fredde, altre specie si incontrano che hanno una diffusione maggiore, e per le quali gli autori non sono d' accordo nel ritenerli piuttosto forme d'acqua fredde (stenotermiche) o forme resistenti, cosmopolitiche, adattabili facilmente alle fredde acque correnti delle montagne. Tali sono per es. VAtractides tener che io ho trovato solo in Valle Anzasca in acque fredde a 728 m., che è diffusa nel Trentino in piccoli fiumi di montagna e che venne incontrata nella media Germania. Tali la Protzia invaì- varis, da me trovata ad altezze fra 700 m. e 1200 m., raccolta dal Maglio presso Riva, al Lago di Garda, dal Walter anche in fiumi della Svizzera; la Protzia rotonda trovata da me a 2000 m. in Valle d'Aosta, riscontrata anche nelle colline napoletane; VAturus scaber raccolto da me in Valle d'Aosta a 1100 m., dif- fuso in fiumi della Svizzera, della Germania, trovato dal Maglio anche nel Ticino, è forma comune della media montagna, ed anche delle acque scandinave; la Torrenticola anomala da me trovata tra 677 e 1100 m., dal Maglio anche in fiumi di pia- nura, è anche dallo Steinniann considerata come si)ecie cosmo- polita. Io debbo però osservare che queste forme sono tipici or- ganismi adattati alla vita nell'acqua corrente, e la loro ditfusione, nei fiumi che scendono dalle montagne, può essere spiegata col trasporto per opera delle acque stesse, che sopratiitto nel nostro versante divallano molto rapidamente. Tutti gli idracnidi che ho fin ipii monziouato. o por la CONTRIBUTO ALLA BIOLOCtL\ ECC. 189 conformazione del corpo e degli arti, e per la armatura di questi, si dimostrano come organismi adattati alla vita nelle acque correnti. Il coefìicente velocità dell' acqua corrente, secondo me, ha una influenza certo non inferiore a quello della temperatura neir imprimere una particolare fisonomia a questi gruppi di idracnidi e su questo punto ha giustamente insistito lo Sleinmann. Le acque correnti delle Alpi hanno un carattere diverso sopratutto a seconda della loro genesi a monte, e del loro deflusso a valle. I torrenti che scendono dai ghiacciai hanno pure acque molto fredde, con temperature da 3 a 5 gradi, ma non con- tengono idracnidi, come non contengono planarie. Le loro acque torbide, il materiale abbondante che essi trascinano, impediscono la vita a questi organismi che, come si vede, prediligono le acque pure. Cosi avviene che i fiumi come l'Anza, i quali occupano il fondo di valle e scendono tor- bidi, tumultuosi ed impetuosi, sono quasi completamente de- serti, mentre sono popolati di idracnidi e di altri organismi i rivoli che vi affluiscono. Tra i ruscelli delle alte montagne noi dobbiamo distinguere quelli periodici e quelli costanti. I ru- scelli periodici si suddividono alla loro volta in torrenti, ruscelli primaverili dovuti alla fusione delle nevi, ed in torrenti estivo autunnali dovuti alle pioggie. h\ queste acque periodiche, se- condo le mie osservazioni, gli idracnidi sono scarsissimi, vi si trovano qualche volta casualmente delle specie cosmopolite, più spesso ne mancano affatto. Le sedi preferite degli idracnidi sono invece i ruscelli perenni, sia pure piccolissimi, che traggono origine da proprie sorgenti costanti, siene esse sorgenti in roccia, in detrito od in morena. Talune specie sono diffuso lungo tutto il percorso del ruscello sul fondo sassoso o sulla vegetazione sommersa, altre invece sono assolutamente limitate all'occhio di fonte: e sono precisamente queste che hanno pili spiccato il carattere di organismi stenotermici, quei caratteri che secondo lo Zschokke li fa interpretare come relitti glaciali. Lo Stemmann ha già fatto rilevare come questi ruscelli di acque fredde, che sboccano d'ordinario in grossi torrenti ina- bitabili, provenienti dai ghiacciai, costituiscono un buon ri- fugio per la fauna relitta nordico-glaciale, rifugio inaccessibile 190 RINA MONTI alla più resistente fauna euriterniica del piano, clie non può superai'e le rapide e le torbide dei grossi torrenti collettori. Ma tali considerazioni non bastano a spiegarci l' isolamento di questi gruppi. Se essi fossero soltanto l' espressione di una fauna relitta nordico-glaciale noi dovremmo aspettarci, a buon diritto, di ritrovare le stesse forme, anclie più diffuse e più abbondanti, nei piccoli bacini lacustri scaglionati a migliaia sulle Alpi, ad altezze variabili fra i 1000 m. ed i 2800 m. Invece negli alti laghi alpini troviamo altre specie, che a stretto rigore non possono annoverarsi tra i relitti nordico glaciali. Già ad altezze inferiori ai 1000 m. io ho dimostrato abbon- danti, nelle fredde sorgenti a temperatura costante, i tipici idracnidi alpini, ma nei laghi alla stessa altezza, ed anche più alti, come al lago Antillone (che è situato a 1262 m. s. m. e presenta grandi variazioni di temperatura, poiché in estate le acque raggiungono talvolta 21 e più gradi) io ho trovato forme essenzialmente cosmopolitiche quali il Dijilodontus desjncens, V Arrhenurus neumani^ la Piona carnea, la Piona rufa. Nel lago di Baranca a 1770 m. ho trovato la Leberlia spar- sicapillata, che sopporta temperature variabili e che venne os- servata fin' ora essenzialmente in fiumi dalle acqu.e fredde, quali l'Albola nel Trentino, la Wiese nella Selva Nera, ed i ruscelli di Zermatt. La Lebertia maglìoi, scoperta da Maglio nelle acque del Ticino a Somma Lombardo, fu da me incontrata in diversi ruscelli e sorgenti alpine fino a 2100, ed anche nel lago Grande di Valle Anzasca a 2226 m. Anche la Lebertia rufipes, forma molto diffusa nella Svizzera, nella Germania settentrionale, nella Slesia, venne da me raccolta in diversi ruscelli alpini a diverse altezze, ed in laghi alti da 1700 a 2226 m. Aggiungerò infine, che nei laghi di Valle Vigezzo ho tro- vato larve di Hygrobates e di Atraclides, ma nessuna s])ecie che si potesse ascrivere ai relitti glaciali nel senso di Zschokke. Da queste osservazioni sulla distribuzione geografica in rapporto colle condizioni fisiche dell' ambiente risulta, che alle specie annoverate dallo Sleimnann, come comuni alle acque stagnanti ed alle acque correnti (che sono Teuloma primaria, Atraclides spinipes, Hyjjrobates reticulatus, II. albinus) bisogna aggiungere le tre Lebertie da me annoverate: L. magliai, L. rufipes, L. sparsicapillata. CONTRIBUTO ALLA BI0L0GL4. ECC. 191 Comunque uon possiamo dire che gli idracnidi degli alti laghi alpini appartengano al gruppo glaciale o nordico glaciale. Come si spiega questa fondamentale differenza fra Tidra- carofauna dei ruscelli e quella dei laghi? Io credo che la spiegazione del fatto debba ricercarsi in ciò, che gli idracnidi. dallo Zschokke ascritti al tipo glaciale, sono organismi che si sono adattati a vivere ad una data tem- peralura. sia pure molto bassa, ma costante, quale si ha appunto negli occhi di fonte perenni delle nostre Alpi. Come organismi adattatisi a vivere in tali condizioni hanno perduto le attitudini al nuoto in alto lago, ed hanno invece subito trasformazioni, sopra tutto negli arti, per assumere il carattere di arrampica- tori, per tenersi fermi alle vegetazioni sommerse, o per anni- darsi sotto le pietre. Come cattivi ntiotatori si trovano in condizioni meno favo- revoli per vivere come organismi pelagici, sia pure negli alti e freddi bacini delle Alpi. D'altra parte gli occhi di fonte presentano, anche nelP inverno, acqua continua a temperatura costante, offrono quindi condizioni molto più favorevoli per la vita degli idracnidi abittiati ad un tale regime. Xegli alti laghi invece la temperatura delle acque presenta oscillazioni notevoli. Se pure nell* estate la temperatura delle acque non sale in modo sensibile che negli strati superficiali, i geli dell'inverno debbono abbassare sensibilmente la temperatura di tutto il ba- cino, qualche volta congelarlo interamente e rendere ibernante la vita dell' idrofauna per molti mesi dell'anno. Ecco perchè noi troviamo negli alti laghi quasi soltanto specie assai resi- stenti, comuni anche al piano, specie che possono essere di volta in volta reimportate a colonizzare molti laghi per opera di uccelli migratori, specie dotate ancora di attitudine al nuoto, capaci cosi di cercarsi anche a notevole distanza le condizioni più favorevoli alla loro esistenza. Invece negli occhi di fonte, dentro ai quali si mantiene P acqua viva anche nel più rigido inverno, dove sotto una crosta superficiale di ghiaccio verdeggia ancora qualche spontaneo ciuffo di muschi, possono ben vivere, in condizioni relalir aulente pin. /niti. quelle specie cattive nuo- tatrici, meglio adattatesi alla vita sedentaria sui muschi e sulle 192 RINA MONTI pietre, ad una temperatura bassa ma costaule, che appunto ^ler QÌò sono diventate incapaci di resistere ai forti sbalzi di tem- peratura, cui sono esposte le specie del piano. Anche per coloro che, animati dal nuovo spirito tendente a metter in dubbio gli stessi principi dell'evoluzione, non volessero accettare la suggestiva ipotesi dello Zschohke (interpretante questi organismi come relitti glaciali) da queste mie ricerche deve risultare dimostrato che gli organismi in questione hanno una fisonomia particolare. La loro caratteristica è precisamente la sensibilità agli squilibri termici: sono organismi termostatici; e ciò li ha portati ad essere creniadi, cioè esclusivi abitatori degli occhi di fonte e dei ruscelli di acqua sorgente, dove la temperatura dell'acqua subisce in menomo grado la vicenda delle stagioni. Cosi si spiega perchè dette specie mancano agli alti laghi alpini dove pure le acque hanno bassa temperatura, ma sono esposte a forti sbalzi. Cosi, per semplici ragioni tisiche si 23UÒ capire perchè tali organismi si ritrovano negli abissi dei maggiori laghi marginali delle Alpi dove, secondo gli studi tisici del grande Porci e del nostro Somigliana esiste sempre uno strato d'acqua a temperatura costante in tutte le stagioni; ad una temperatura che esattamente corrisponde alla media del luogo ed a quella delle fonti perenni, di origine non sover- chiamente profonda. Così ancora si può spiegare il reperto, a prima vista ben strano, del Maglio, il quale ha notato una differenza fonda- mentale tra la idracarofauna del Ticino e quella delle lanche 0 bracci morti comunicanti col fiume. Nella corrente del Ticino la temperatura presenta poche oscillazioni sia per la grande massa delle acque, sia per la notevole velocità, sia perchè il lago funge da termoregola- tore, sia perchè il fiume è rialimentato dalle numerose fonli di rinascimento del piano, aventi una temjoeratura da 9 a 11 gradi. Nelle lanche invece l'acqua stagnante gela nell'inverno e nell' estate si riscalda talvolta fino a 30 gradi. In ra^ìporto con tale differenza sta la differenza della fauna, esclusivamente eurilermica nelle lanche, mista invece nel fiume. 5) Le specie degli idracnidi alpini e la loro variabilità. Nella esposizione delle specie alpine da me studiate, adotto la classificazione receutemenic jìroposla dal Kooiihc (1910), che CONTRIHUTO ALLA BIOLOGIA ECO. 193 meglio panni rispondere alle nostre attuali conoscenze idrac- nologiche. Per quanto riguarda però i generi Torrenticola ed Alractides non accetto le modificazioni proposte dal Sig. Thor (1903) ed ammesse dal Koenike (1905-1906-1910), ritenendole col Maglio (1907) meno conformi alle regole internazionali della nomenclatura zoologica. Fam. luìznnocharidae. Sub. Fam. Hydrovolziinae. Cren. Hydrovolzia Tlior. H. placophora Monti. Gli esemplari raccolti in buon numero rispondono alla de- scrizione tipica. Soltanto le piastre di ricoprimento, il capi- tulum, gli epimeri e le piastre genitali più frequentemente di un bel rosso vermiglio nelle forme ossolane, erano di un aran- ciato piuttosto sbiadito negli esemplari valtellinesi esaminati a fresco. Habitat. In Valle Anzasca nelle sorgenti presso l'Anza ad ovest di Fracchia, nella sorgiva fra Opaco ed il ponte che conduce ai cascinali di Valleggio ; in Valtellina nella sorgente di Canalalta alla Croce della Areit. Sub. Fam. JProtzìinae. Gen. Protzia Piersig. P. invalvaris Piersig. Esemplari di una colorazione rosso mattone, fino a bruno, con zampe e palpi citrini. Setole piumate al 1, 2 e 3 articolo del palpo; fenditura sessuale che si apre sunna prominenza a gobba, i corpi peduncolati disposti in figura piriforme. L'ultimo articolo delle zampe si prolunga a sprone, il rivestimento chi- tinoso più robusto alla base, in genere ottuso alla estremità, è tagliato a scalpello nella quarta zainj)a (fig. 1). La parte terminale della zampa oltre gli artigli pettinati, con numero di denti variabile da 6 ad 8 per parte, attorno al dente principale, porta tre lunghissime setole nella parte me- diana un po' convessa, ed uno scopino vicino alla profonda incisura delimitata dallo sperone: queste particolari ornamen- tazioni a scopa, sono in numero di due nella terza zampa. 194 KINA MONTI Nella prima e seconda zampa lo sperone porta due spine liscie ed una setola lunga e sottile ; alla base degli artigli, verso la parte ventrale il cuscinetto, sul quale l'artiglio si in- serisce, sostiene numerose corte spinette (fig. 2). Habitat. In Valle Anzasca nelle sorgive a destra dell'Anza. al di là del ponte clie si incontra a Borgone verso valle ad ovest di gracchia, nella fontana dell' Opaco di Borgone, nella sorgente della Ruta sulla strata carrozzabile che da Cep})omorelli con- duce a Prequartera. Ad ovest del Morghen sulla vecchia mu- lattiera che conduce a Pestarena, sulla mulattiera di Valle Quarazza, nelle sorgenti al di là delle case di Opaco a Macu- gnaga, ad Alpe Corte ed Alpe Corte di Sotto, nel fiume Ovesca FiG. 1. — Protzia invalvaris. Estrem. quarta zampa (micr.Kor.imni. l^ló, oc. 4: (lis. rid. metà gr.). ■ Fi«. 2. — Protzia invalvaris. Estremità prima zampa. (obb. 8: oc. 3; dis. rid. metà gr.) in Valle Antrona, nel rio di Tignaga nel torrente in faccia a Borgone in jaian Borgone, nel torrente detto Cròtt della Crosta, al ponte di Pracchia, nella sorgiva fra Opaco ed il ponte che conduce ai cascinali del Valleggio. In Valle d'Aosta nelle sor- genti a Liconi, e sulla Testa Bernarda. P. rotunda Walter. 9 Risponde alla forma tipica: solo l'estremità degli arti, oltre il caratteristico artiglio, porta, come nella specie sopra- descritta, brevi spine, lunghe e liscie setole e scopette a ven- taglio, oltre a qualche esile cilio. CONTRIHUTO ALLA BIOLOGIA EOO. 195 Habitat. In Valle d'Aosta nella grossa sorgente sotto il lago d'Arpy. Sub. Fam. Sperchoninae. Gen. Sperchon P. Kram. S. glandulosus Koen. Specie assai diffusa e che si raccoglie in numerosissimi esemplari, di colore rosso piìi o meno cupo con aree ghiando- lari brune ; negli esemplari delle acque di scolo delle miniere con zamjje e palpi solo debolmente colorate in citrino. Nei (^ di solito la colorazione è più intensa che non nelle 9 , queste presentavano talora fino 6-10-12 uova, del diametro di mm. 0,016. L'esame di numerosi esemplari mi ha permesso di mettere in rilievo che questa specie, ben lungi dal presentarsi con caratteri completamente uniformi, dimostra invece, non di rado, delle variazioni che possono essere di piccolo momento, cosi da non distaccare punto la forma dal tipo, ma possono anche riferirsi a parti importanti per la stessa classificazione. Tali variazioni possono riguardare nel primo caso il colore, come ho sopra accennato, oppure nel secondo caso l' apparecchio boccale. L' oi'gano mascellare di regola, quando è veduto dorsal- mente, sembra un esagono irregolare con un solo asse di sim- metria, e presenta due lati simmetrici distali leggermente incavati e rastremati in alto, e due lati simmetrici centrali ret- tilinei leggermente convergenti fino agli angoli arrotondati, che limitano il lato basilare, di solito un poco incurvato o concavo. Ma non di rado si notano delle variazioni. Le costole sulle pareti laterali sono in numero di 10-12, (e non di sei come nella figura del Piersig Tav. XLVII fig. 54 f.) ed i corrispondenti margini, anziché rettilinei, sono leggermente rientranti, come negli esemplari raccolti a Borea. In alcuni individui il margine posteriore del capitolo è quasi diritto (fig. 3), in altri questo margine è fortemente con- cavo (fig. 4), talvolta anche cogli angoli laterali molto ottusi sfuggenti, e continuantisi con margini laterali convessi, come nelle forme delle sorgenti di faccia a Borgone paese (fig. 5\ In questo caso qualche modificazione presenta anche la 1% RINA MONTI mandibola per la meinbranella trasjjareuto alla porzione distale più esile, che non negli altri individui raccolti in altre loca- lità (fig. 6), talvolta anche esile ed a})puntita come negli esem- plari di Borea (fig. 7). Aggiungerò ancora che in queste forme l'apertura faringea è spesso circolare, in altre ovale, mentre nella forma tipica è descritta come allungata, più ristretta all' indietro. Nei palpi offrono variazioni sopratutto il secondo ed il quarto articolo. Fk;. 3. — Sperchoa gìandulosus. Orffjino inascellare. (olii). 5, oc. 3; dis. ridotto metà gr ). Fio. 4. — Spercho)i ylandiilosus. Organo mascellare. (ol)l). 5, oc. 3; dis. ridotto metà gr.). Nel secondo articolo lo studio comparativo di numerosi indi- vidui permette di stabilire che la forma dello zaffo, pure restando conica come nel ti])o, offre spesso qualche lieve variazione, in quanto ora è ])iìi robusto, ora più gracile, talvolta })iù ottuso, FlG. 5. Sperchon glanduìosus. Origano niaseellarc. (obi). 5, oc; dis. riil. metà gr.). FiG. e. Sperchon ylandulosus. Mandibola. (ol)b. 8, oc. 3 ; dis. rid. metà gr.). Fifi. 7. Sperchon glandidosus. Mandibola. (obh. 8, oc 3 ; dis. rid. metà f-T.). altra volta più lungo e più ai)pnntito : altre differenze si notano riguardo al luogo d'inserzione dei due o tre cilii che ornano lo zaffo stesso. CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 197 Anche la setola liscia, situata alla base dello zaffo, dimostra talora qualche lieve variazione nel suo punto di attacco. In un caso, forse teratologico, lo zaffo destro, un pò più breve e tozzo del normale, portava al suo lato dorsale, articolato un secondo zaffo conico (fig. 8-9-10, esemplare del torrente in faccia FiG. 8. — Sperchon glandulosus. Palpi (obb. 5, oc. 3; dis. rid. metà gr.) FiG. 9. — Sperchon glandulosus. Zaffo del secondo articolo, palpo sinistro, (obb. 8, oc. 3). FiG. 10. — Sperchon glandulosus. Zaffo deKsecondo articolo, palpo destro, (obb. 8, oc. 3). a Borgone, detto Cròtt della Crosta), mentre lo zaffo sinistro ne era sprovvisto. Spesso, come negli esemplari di Borea, il 198 RINA MONTI secondo articolo si presenta non solo chiaramente zigrinato, ma anche munito di forti rilievi a papille semplici e com- poste. Il quarto articolo, che nei sistemi di classificazione anche recentissimi, quali qiielli di Wolcott, di K. Vietz e di Koenike, è preso come un buon carattere per definire il genere Sperchon e l' intera sottofamiglia, è soggetto invece ad una variabilità dav- vero sorprendente. Le maggiori variazioni riguardano : la presenza al lato dor- sale di un fino cilio, che può occupare la posizione mediana od essere spostato all' indietro tra il terzo medio ed il terzo posteriore, e di un secondo cilio più spesso inserito verso l' estremità dell' articolo stesso ; ed ancora al lato dorsale, ma all' estremità apicale, per cilia in numero variabile da 2 a 5 piìi o meno riuniti in gruppo. Dal lato ventrale il quarto articolo, frammezzo ai due denti 0 punte, presenta inserito di solito nella porzione mediana un breve cilio, il quale può essere spostato più o meno vicino ad uno dei denti stessi, ovvero in luogo di un solo cilio se ne possono trovare due equidistanti dalle tipiche punte tattili; ancora dal lato ventrale, uno o due cilia immediatamente sotto l'inserzione dell'ultimo articolo. Le punte tattili, che secondo il sistema sono caratteristiche del genere, e nella specie Sperchon glandulosus (veggasi la fig. 68 di Wolcottj sono disposte ciascuna sopra una piccola eminenza in modo da dividere l'ai-ticolo in tre parti uguali, in non pochi esemplari lasciano riconoscere variazioni di grandezza, di posi- zione e di numero, Fra le punte tattili è di solito l'inferiore quella che pre- senta le maggiori dimensioni, qualche volta invece sono uguali: viceversa talora la differenza é sensibilissima e la punta tattile distale è mollo più gracile dell'altra. La posizione delle punte tattili varia entro limiti piuttosto ristretti quando le punte tattili sono due sole, come nel tipo: lo spostamento è invece notevole quando è variato il numero delle punte. La prima volta che io ho osservato uno Sperchon con tre punte tattili al penultimo articolo, ho pensato subito d'avere davanti una nuova specie, o meglio un genere nuovo. Ma l'esame di un grandissimo numero di esemplari mi ha permesso di CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 199 scoprire una quantità di variazioni intermedie, compresi anche i casi più frequenti di individui presentanti tre punte ad un palpo e due all'altro, conformato questo come nel tipo. Nella prima forma accennata, nella quale ambedue i palpi (gli altri caratteri rispondenti in massima al tipo) presentavano tre punte tattili in luogo di due, la disposizione (fig. 11-12 Fig. 11. — Sperchon glandulosus. Quarto e quinto articolo palpo destro. (obb. 5, oc. 3). FiG. 12. — Idem, palpo sinistro dello stesso individuo. esemplari di Pian Borgone' dei dtie denti tipici era rimasta quasi invariata, appena leggermente spostata nel senso distale, con una inserzione non rilevata a cono, ma quasi pianeggiante alla seconda punta; fra le due punte normali, circa a metà, appariva la terza punta più esile e più breve delle prece- denti, anch'essa inserita sopra una piccola eminenza, ma ancora più bassa delle altre. Fra le due tiltime punte un breve cilio. Gli individui con tre punte tattili ad un palpo solo non sono infrequenti : in questi la terza punta tattile ptiò avere posizione e grandezza variabili. Talora si nota una punta aber- rante, piccola, inserita più o meno profondamente sul primo terzo dell' articolo, più o meno vicina alla punta normale po- steriore. Nel caso della fig. 13 (esemplari raccolti a Borea) la punta distale è piccola, quasi quanto la punta aberrante. In 200 RINA MONTI Sperchon di Opaco di Macugnaga le tre punte tattili, tutte inse- rite su forti rilievi sono tutte e tre ugualmente robuste, ma la punta normale è alquanto spostata verso la parte mediana, ed /^v-^.. % FiG. 13. — Sperchon glandiilosos. Palpi, (obb. 5, oc. 3; rid. metà gr.). a breve distanza divisa da una infossatura, vi è inserita la punta soprannumeraria (fig. 14). Fio. U. — Sperchon glandulosus. Palpi, (obb. 5, oc. 3; rid. metà fi^r.). In altri individui della stessa localiià ho osservato tre punte tattili tutte di uguali dimensioni, la soprani;meraria disposta verso l'estremità apicale (fig. 15). Trovai anche individui con un palpo a quattro ])unte tattili CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 201 invece di due. Come si vede dalla fig. IG, da esemplari raccolti all'Alpe Venco, le punte tattili sono disposte in due gruppi ; il paio posteriore a punte un pò più robuste, ed inserite su forte ri- A I ii^ tfc -5^-gaf;' FiG. 15. — Sperchon ulandiilosus. Palpi, (obb. 5, oc. 3 ; rid. metà gr.). lievo dell'articolo, a brevissima distanza; il paio anteriore a punte più deboli, inserite su più tenue rilievo, pare assai avvicinate FiG. 16. Sperchon glanaulosus. Quarto e ({uinto articolo palpo. (obb. 5, oc. 3). FiG. 17. — Sperchon glandulosus. Palpi, (obb. .'■., oc. ; :r.). 13 202 RINA MONTI fra di loro. I due gruppi di zaffi, come nella forma tipo, divi- dono l'articolo in tre parti qnasi uguali. Nel palpo normale le due punte hanno ad un dipresso le stesse dimensioni e la po- sizione normale. Infine in un esemplare di Sperclioii (jìandulosifs $ (con dixe uova) raccolto nelle sorgenti fra Opaco ed il ponte che conduce ai cascinali di Valleggio, trovai in uno dei palpi, oltre ad uno zaifo al secondo articolo molto pronunciato, al penultimo articolo 5 denti, nella disposizione data dalla figura 17: soltanto il pe- nultimo dente e l'ultimo portano vicino delle cilia. L'altro palpo non possiede denti soprannumerarii. L'ultimo articolo del palpo mi ha offerto solo qualche lieve modificazione nel numero delle cilia, che si inseriscono ali orno ai denti terminali (fig. 18 a Borea). Habitat. In Valle Anzasca : scolo delle miniere di Valle Rossa, nelle sor- give in destra dell'Anza, al ponte di Borgoue, nelle sorgive di rim- petto a Borgone, a levante del ponte della segheria di Ceppomo- relli, nelle sorgenti siil sentiero a mezza costa fra Borgone e Calasca, nelle sorgenti presso l' Anza in faccia a Prequartera, a Borea pres- so la strada carrozzabile, a monte della borgata Quarazza, nelle sorgenti all' Opaco di Macugnaga, nelle sorgenti fra Staffa e l'Alpe Venco, nelle sorgenti presso Alpe Corte ed Alpe Corte di sotto, nel torrente in faccia e Borgone, nel torrente detto Cròtt della Crosta, nel torrente al ponte di Fracchia; nelle rapide di rio Lasino, nel torrente fra Vanzone e Reietto ; in Valle Antrona, nel fiume Ovesca. In Valle d'Aosta: nella fonte Margherita, nella grossa sor- gente presso il lago d'Arpy, nella sorgente presso la strada del ])rincipe Tommaso, nelle sorgenti del Thovez di La Sallc. noi torrente delle Cours, nel canale del Mulino di \a\ Sulle. In Valtellina: sorgente di Corabo, sorgenie Canalalta. V Fio. 18. — Sperchoii {tUindulosHS. Ultimo fvi'ticolo p.'ilpo. (min. 1?16, oc. 4). CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA EOO. 203 S. mutilus Koeii, Con colorazione rosso bruna, due sole setole, invece di tre, inserite presso la base all'esterno dello zaffo rudimentale, come venne osservato prima da Walter (1907 p. 521) e poi dal Maglio (1909 p. 267). Anche il numero delle coste dell' organo mascellare 'come gli esemplari raccolti dal Maglio in pian di Bedole) sono circa in numero di dieci, invece che di quattro. Habitat. In Valle Anzasca nella cascata di Rio Lasino, alla fontana dell' Opaco , presso Borgone. S. squamosus P. Kramer. Colorazione rossa, palpi negli esemplari di Valle Qua- razza con zaffo al secondo articolo terminato ad estre- mità più tondeggiante , che negli altri esemplari delle località citate (tìg. 19]. FiG .19. — Sperchon squamosus. Palpo, (obb. 8, oc. 3 ; tlis. rid. metà gr.). Habitat. In Valle Anzasoa nelle acque sorgive in destra dell'Anza, nelle sorgenti vicine alla borgata Quarazza. S. clupeifer Piersig. Di colore bruno rossastro e non giallo o brxmo verde, come nella forma tipo. Habitat. In Valle d'Aosta nel canale della segheria Plassier, presso La Salle. S. denticulatus Koen. In individui adulti $ e (/'. Nelle ninfe da me osservate, il terzo articolo presentava appena accennata la caratteristica dentellatura, che ha dato il nome alla specie. 204 RINA MONTI Habitat. In Valle Anzasca fra Opaco ed il ponte die conduce ai cascinali del Valleggio. S. Koenikei Walter. O lino a mm. 0,950 di lunghezza, colorazione bruno gial- lastra del corpo, con epimeri, zampe e palpi rossi. 11 quarto articolo del palpo presenia un cilio fra le due punte tattili, più facilmente inserito vicino alla punta tattile superiore. Anche il lato dorsale del quarto articolo presenta un cilio, circa all'al- tezza della punta tattile inferiore (fig. 20), (-f più piccolo, di circa mm. 0,850 di lunghezza, non pre- senta dimorfismo sessuale. La ninfa lunga mm. 0,560 dal primo epimere, larga mm. 0,455, offre già gli epimeri colla forma tipica dell' adulto. I palpi lunghi mm. 0,33 presentano al secondo articolo il tipico zaffo, però con una sola lunghissima setola, menire manca il cilio; al pe- nultimo articolo una sola punta sensitiva inserita circa a metà lunghezza (fig. 21). L'area genitale presenta quattro ventose: sulle piastre appaiono già al- cune cilia. Le zampe sono lunghe rispettivamente: 1 paio mm. 0,409; 2 paio mm. 0,442; 3 paio mm. 0,481 ; 4 paio mm. 0,650. Fig. 20. — Sperchoìi koeniliei. Palpo. (ol)b. 5, oc. 3; dis. rid. iiietil gr.). Fui. 21. — Sperchon lioeniUei. l'alpo ninfa, (olii), à, oe. 3). OONTKIHUTO ALLA BIOLOGIA ECC. Habitat. 205 In Valle Anzasca: sorgente sulla mulattiera di Valle Qua- razza, acque della miniera Calpini a Pestarena. In Valtellina: nel piano di S. Caterina. S. montanus Then. In diversi esemplari adulti. 9 corpo lungo mm. 1,330, largo mm. 1,05, contenente uova (3-5) ; colore giallo bruno con aperture ghiandolari bruno in- tenso, ognuna accompagnata da uno o due sottili stiletti. L'organo mascellare è rispondente alla descrizione del Thon, cosi pure i palpi nella loro forma e dimensione. Essi però sono sul secondo articolo provvisti di diverse setole sul lato dorsale (di solito in numero di sette), più di un pelo lungo e sottile ; lo zaffo nei miei esemplari è pure conico, ma non cosi appuntito come nel tipo. Il terzo articolo, in luogo di essere assolutamente privo di armatura come nel tipo, porta due peli sottili sulla parte me- diana dorsale, ed altri due verso l'estremo distale. Sul quarto articolo, alla estremità distale, si contano quattro lunghi e sottili peli situati dorsalmente, ed altri quattro situati inferiormente: spes- so è inserito un cilio fra le due punte tattili (fig. 22 esemplari di Macugnaga). L'ultimo articolo por- ta coi denti numerose cilia ; fig. 23). Fig. 22. — Spcrchon montanus. Palpo. (obb. 5, oc. 3; dis. rid. metà gr.). FiG. 23. — Sperchoìi montanus. Estremità palpo. (obb. 8, oc. 3; dis. rid. metà gr.). Le zampe oltre che delle spine sono fornite, nelle forme da me raccolte, anche di lunghi peli situati di preferenza alla parte dorsale dei singoli articoli (fìg. 24) ; l' ultimo articolo della prima, seconda e terza zampa non presenta spine, ma peli ab- bondanti, specialmente vicino agli uncini (fig. 25). Nelle zampe non è evidente l'aspetto poroso. •20G RINA MONTI L'area epimerale che ben risponde alla descrizione del Thon, porta al terzo epimere bene pronunziato il processo anteriore, ma è poi ornata: sul primo epimere di otto lunghe „s=::-N setole all' estremità anteriore, e di due •-r^^^Ljd^^- lungo la linea mediana ; sul secondo epi- ^ mere di due brevi setole all' estremità -r Y anteriore e di due lunghe sulla linea me- diana ; sul terzo epimere di una setola anteriore e di una mediana; sul quarto epimere di due setole al margine interno, una mediana, ed una vicina alla inser- zione della quarta zampa. FiG. 21. — s:perchon nioìdanus. Quarto e quinto articolo della quarta zampa. (obb. 5, oc. 3; dis. rid. metà gr.). FiG. 25. — Sperc/ion moii/ainis. Ultimo articolo seconda zampa. (ol)b. 5, oc. 3; di*, rid. metà gr.). Lunghezza area genitale mm. U,25; le piastre genitali bene zigrinate, presentano un margine interno ondulato, ricco di 15-16 setole, altre setole sparse su tutta l'estensione delle piastre (fig. 26). Le ultime ventose sono un po' più corte e larghe delle altre due. (^ non raggiunge che una lun- ghezza di mm. 1,13, ed una lar- ghezza di mm. 0,96, senza notevoli dilìerenze. Habitat. In Valle Anzasca: nel riga- gnolo sopra S. Carlo presso Yan- zone, all'Opaco di Macugnaga, nel canale che viene a Ripa di Macu- gnaga. Fio. 2(i. - Sperchon montanus. (obb. 5, oc. 3; di.s. rid. metà gr.). CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 207 S. thienemanni Keen. Di colore rosso mattone con punteggiatura nera. Habitat. In Valle Anzasca nelle sorgenti vicino a Pecette inferiore. S. inontisrosae Koenike e Monti. Rispondente alla descrizione data in collaborazione con F. Koenike. ^T ^^^^ po' pi^^ piccolo della o, lungo mm. 1,1,50. largo mm. 0,898. Habitat. In Valle Anzasca : nelle sorgive al di Là di Fraccliia, nelle sorgive fra Opaco ed il ponte che conduce ai cascinali del Valleggio, a Pecetto inferiore, a pian Borgone, al di là delle case dell'Opaco di Macugnaga, fra Staffa e l'Alpe Venco. S. montisrosae var. plumipalpis Monti. f^ lungo y. 800, largo y. 668; corjDo ovale, ottuso al davanti, con angoli scapolari evi- denti, come nella forma precedente. Colore del cor- po rosso, con zampe, palasi, epimeri, giallo citrini. Cute spiccatamente rigata a ri- ghe ondulate e punteggia- te. Areole chitinose ghian- dolari di colore bruno gri- giastro. L' organo mascel- lare come nella forma tijDO, se ne stacca solo nel palpo. Palpo: primo articolo lun- go y 32 ; secondo lungo u 132; terzo lungo y 165; quarto lungo y 279 ; quinto lungo y 45. Al secondo ar- ticolo le quattro setole piu- mate alla base dello zaffo, che caratterizzano la forma tipo, e dieci setole piumate al lato dorsale ; al terzo articolo, FiG. 27. — Sperchon montisrosae var. plumipalpis. Palpo, (obi). 5, oc. 3). 208 RINA MONTI oltre le setole pennate dorsali e la setola liscia distale (a diffe- renza della .S'. montisrosaé), anche una lunga setola 2:)iumata alla metà del lato ventrale dell'articolo; quarto e quinto articolo come nel tipo (fig. 27). Gli articoli delle zampe sono più riccamente ornati di setole piumate die non nello S. nionlisrosae: le setole sono di preferenza allineate sul lato della estensione, e più fitte sul terzo e quarto articolo delle zampe. Habitat. In Valle Anzasca nel sentiero a mezza costa fra Borgone e Calasca. Gen. Pseudosperchon Piersig. P. verrucosus Proiz). Raccolti numerosi esemplari $ rf e ninfe di colore giallo sporco, al microscopio di colore ocra, con sbocchi ghiandolari grigio nerastri, occhi bruni, zampe, epimeri, palpi giallo citrini. Le O lunghe u. 1125 e più, contenenti tino a 16 uova. Gli esemplari raccolti fra Opaco ed il ponte che conduce ai cascinali del Valleggio, mi apparvero di dimensioni inferiori alle normali, e nei (^ di y- 617, i rilievi ghiandolari sono, in tal caso, straordinariamente sviluppati, tanto che sporgono in forma di grossi bottoni quasi contigui, lasciando ben poca cute libera negli interstizi. I singoli rilievi ■ — con superfice rugosa — sono ornati ciascuno di una setola. Il palpo, anche quando maggiormente assomiglia alla forma tipo, non è inerme al terzo articolo, come venne disegnato dal Piersig, dal Soar, dal Wolcott, ma presenta delle setole piumate. Anche questa specie, come lo Sperchon glanduìosus^ offre numerose piccole variazioni riguardanti gli zaffi dei palpi, che appunto caratterizzano il genere. Nella forma tipo il lungo zaffo all'estremo del secondo arti- colo, sul lato della flessione, porta una setola a forma di sciabola, inserita sulla breve punta tagliata a scalpello. Invece in diversi casi io ho osservato: aj zaffi molto grossi, a cono tronco, con apice incavato a fossetta, ai margini della quale sono inseriti una setola piut- tosto esile ed un cilio; h, cj zaffo subcilindrico, molto robusto, con estremità CONTKIHUTO AL[>A BIOLOGIA ECC. 209 tagliata obliquamente a superfice ondulata (fig. 28) ovvero den- ticulata (fig. 29); Fig. 28. — Pseudosperchon verrucosus. Zaffo del secondo articolo del palpo. (obb. 8, oc. 3). FiG. 2u. — l'seudusperchon verrucosus. Palpi. (obb. 5, oc. 3; dis. rid. metà gr.). dj il cono subcilindrico all'estremità si divide in un prolungamento conico ottuso inerme, ed in un cono tronco, che sostiene la robusta setola (fig. 30); ej lo zaffo può essere più allargato all'estremità libera, assumendo cosi un aspetto fungiforme. Sulla espansione tondeggiante sono inserite setola e cilio (fig. 31); Fig. 30. — Pseudosperchon verrucosus. Zaffo del secondo articolo del palpo. (obb. 5, o. 3). FiG. 31 . — Pseudosperchon verrucosus. Palpo, (obb. 5, oc. 3; dis. rid. metà gr.). 210 RINA MONTI fj in uno dei pal^^i mi occorse trovare nno zaffo duplice : vale a dire uno zaffo principale cilindrico, con estremità obliqua e concava ornata di setole e cilia, al lato della flessione ; vi- cino allo zaffo principale presso alla sua base, uno zaffo suc- centuriato più piccolo, pure ornato di una setola (fig. 32 ; esem- plari di Pian Borgone, presi in alto). Lo zaffo del quarto articolo, di solito bene sviluppato e di- retto obliquamente all' avanti, appare altre volte più gracile, più breve, oppure corto e tozzo e perpendicolare all' asse dell' ar- ticolo. L'estremità dello zaffo, leggermente ottusa nella forma tipica, può essere appiattita negli zaffi corti e tozzi, oppure sca- vata a fossetta. All'estremità del quarto articolo cilia disposte dorsalmente e ventralmente (di solito 2 per parte). Area genitale a margine interno ondulato, ornato di 8-10 cilia, altre cilia sulle piastre: le prime due ventose lunghe con- cavo convesse, l'ultima tondeggiante (fig. 33). Kk;. 32. - l'seudospcrclion verrucosus. Palpo. (obi). 5, oc. A; dis. rid. metà gr.). Fui. 33. l'srudosjjerchuìi ccrrucosus. Area g:eiiit.ale. (obb. 5, oc. 3). Habitat. In Valle Anzasca: acque della galleria di ricerca di Valle Rossa, acque della galleria Calpini a Pestarena, acque sorgive a destra dell'Anza in faccia a Ceppomorelli, nella sorgiva in faccia a Borgone paese, nella sorgiva a levante del ponte della segheria di Ceppomorelli, nella sorgente a levante del Battiggio, nel torrente in faccia a Borgone in pian Borgone, nella rapida di Rio Lasino vicino a Vanzone, nel torrente Cròtt della Crosta, nel rio di Val Rosenza, vicino a Bannio. CONTRIBUTO AL[,A lUOLOGIA ECC. 211 In Valle Antrona nel fiume Ovesca. In Valle d'Aosta: nelle sorgenti del bosco di Monfarcon so- pra la Salle ; al Piccolo S. Bernardo. Sub. Fam. Hydryphantinae. Gen. Partnunia Piersig. P. angusta Koen. In esemplari tipici raccolti nel torrente detto Cròtt della Crosta; in quelli raccolti negli scoli di miniera, colore del corpo vermiglio, palpi e zampe aranciate. (^f lungo y. 985, largo y. 703, distanza occhi y 308. Palpo un terzo circa della lunghezza del corpo, col primo articolo di metà spessore del primo arti- colo della prima zampa. Secondo articolo del palpo con cinque setole pennate dal lato dorsale e due dal lato della flessione, presso l'estremo distale. Terzo articolo con due setole liscie dorsali; quarto articolo negli esem- plari di Valle Anzasca come nella descri- zione data da Walter (fig. 34), invece negli esemplari di Canalalta presso Bor- mio il terzo articolo presenta piumata la setola dorsale, ed al penultimo articolo due fini cilia al lato della estensione (fig. 35 e fig. 36). V ^/^;^^^ Crii articoli del palpo, specialmente il \^-^^\'^'^y^ secondo, il terzo ed il quarto, hanno su- N . 1 i'^ sflr perfide non solo porosa, ma anche gros- solanamente papillare. Anche il capitulmn appare poroso e verrucoso, come gli epi- meri, i quali sono ornati di setole piu- mate e liscie. Nel cT le ventose dell' area genitale sono spesso variabili in numero da indi- viduo ad individvio e da lato a lato : sono p. es. 12 da un lato e 14 dall'altro. Zampe con setole, spine, stiletti e cilia più abbondanti e numerose sotto l'inserzione degli artigli al primo, secondo, terzo paio come dalle figure (fig. 37, 38). Fig. 34. Parinunia angusta. Falpo (ol)b. 5, oc. 3). 212 RINA MOXTI Nel primo paio le sjiine e le cilia sono più lunghe e più rade, nel yecondo molto più numerose e più fittamente addos- FiG.35. — Partiiuiiia angusta. Palpo dal lato vcnlrah; (obi). 5, oc. 3). Fi(i. 36. — Partnuniu angusta. Pallio dal lato dorsale (obi). 5, oc. 3). sate, cosi da formare come una fitta sj)azzola. Nella terza zamj^a le spine sono quasi nulle e prevalgono invece le cilia, nella Fui. 37. — Parlnunia angusta. Kstremitii prima zampa. (obb. 8, oc. 3; dis. rid. metà gr.). Fk;. 38. — Partnunia angusta. Estremità seconda zampa. (obb. S, oc. 3; dis. rid. a metà gr.). CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 21B quarta esistono quasi soltanto lunghe setole, che fanno corona alla base degli artigli : la spazzola terminale è ridotta a poche cilia (fig. 39). Habitat. In Valle Anzasca: nelle sorgive al di là del ponte che si incontra da Borgone verso Valle, nella rapida di Rio Lasino fra Borgone e Vanzone, nel torrente detto Cròtt della Crosta, nelle acque di scolo della vecchia galleria di miniera a W della discarica visibile, rimpetto all'imbocco della miniera Peschiera. In Valtellina a Canalalta. FiG. 39. — Par tnunia angusta. Estremità quarta zampa, (obb. 8, oc. 3 ; dis. rid. metà ^r.). P. steinmanni Walter. $ lunghe anche mm. 1,407, ventose genitali di solito in numero di dieci fisse e dieci peduncolate. Zampe armate come nella specie precedente, sebbene iin pò" meno riccamente. Habitat. In Valle Anzasca: nelle sorgenti fra Opaco ed il ponte che conduce al Valleggio. In Valtellina nelle sorgive sotto Combo. Gen. Thyas Koch. T. tridentina Maglio. In due esemplari di colore rosso, in massima rispondenti alla descrizione datane dal Maglio, sugli individui di S. Pelle- grino a 2000 s. 1. m. 214 RINA MONTI Però nella forma valdostana ho osservate alcune differenze, che riguardano : aj la prima piastra laterale, che assomiglia piuttosto a qiiella del P. micliaeli^ che a quella raffigurata dal Maglio per la T. tridentina. hj gli scudi marginali, a contorno curvo, internamente sinuoso ma meno accidentato, che nella forma tipo. cj la piastra mediana posteriore a differenza della T. tridentina dritta frontalmente, e sinuosa solo caudalmente. dj le piastre mediane in numero di cinque, invece che di sei, come nella 7. tridentina, per fusione delle due piastre cen- trali in un'unica piastra a biscotto (fig. 40). Fi«. IO. T/itjf/s tridentina. 'Yvoxwn visto (i;ii dorso. Fio. 11. — Tlitias tridentina. (obi). 2, oc;. 3; ilìs. riil. a iiiCtù «r.). Tronco visto dal dorso. (ul)l). 2, oc. 3; dis. rid. a metà ^r. Nella forma ossolana ($ con uova) la ])iaslra mediana anteriore e quella posteriore somigliano alla forma del Maglio con poche differenze nei contorni della piastra ])()steriore v. fig. 41,; cioè cdii due sporgenze mediane s\il niargiiic IVimlale, CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 215 in luogo di lina sporgenza unica; le piastre mediane sono sei, ma non perfettamente uniformi, e non perfettamente sim- metriche. Notevoli le piastre laterali, che mentre da un lato sono a margini frastagliati e simili alla tigura che ne dà il Maglio, dall'altro lato sono in parte sdoppiate, cosi che si presentano in numero di sei. Le piastre minori in tal caso hanno contorno meno accidentato Habitat. In Valle Anzasca nelle sorgive fra Staffa e l'Alpe Venco. In Valle d'Aosta nelle sorgive lungo la strada di Chàtelard. Gen. Panisus Koen. P. michaeli Koen. Alcuni esemplari (Borgata Quarazza) raccolti sono bene rispondenti alla descrizione della forma tipo, ben data dallo Halbert, il quale ha messo in evidenza anche la variazione di forma delle pia- stre dorsali. A me occorse di trovare dei P. rni- cliaeli con 4 5-6 pia- stre mediane : la di- minuzione nel nume- ro sembra dovuta alla fusione di alcune pia- stre , che allora in- vece di avere foggia tondeggiante, sono piuttosto ovali o re- niformi (fig. 42). An- che le piastre late- rali variano se non in numero, in gran- dezza ed in forma, specialmente negli esemplari di Valle Anzasca. FiG. 42. Panisus michaelL Tronco visto dal dorso, {obb. 2, oc. 3). 216 UlNA MONTI Habitat. In Valle Anzasca: nelle acque sorgive in destra dell'Anza, nelle sorgenti a monte di Borgata Quarazza. In Valle d'Aosta : nella sorgiva lungo la strada di Cliàte- lard, nel rio di Charvaz, vicino a La Salle, nel torrente alle Cours, P. Bazettae Monti. Habitat. In Valle Anzasca: nelle sorgive di faccia a Borgone paese, nelle sorgive del bosco dell'Opaco di Cepponiorelli. Sub. Fam. Diplodontìnae. Gen. Diplodontus Ant. Dug. D. torrenticolus Walter. Habitat. Al di là delle case dell' Opaco di Macugnaga, nelle acque che formano il canale che viene a Ripa. Fam. Hyffrohatidae. Sub. Pam. Lìiiinesiinae. Gen. Limnesia C. L. Koch. L. sp. ? Habitat. Valtellina nelle acque ferrugi- nose del piano di S. Caterina. Sub. Fam. Torrenticolìnae. Gen. Torrenticola Piers. T. anomala (C. L. Koch.). Di colore giallo bruno, più cupi sul dorso; negli esemplari raccolti a S. Carlo i prolungamenti chitiuosi del terzo e quarto articolo del pal- po sono bene pronunciati, e spesso foggiati a bottone (fig. 43). Habitat. Fio. 13. ~ Torrent /'noia /iiioi/iala. l'aii.i). (.ibi>. r., Of. 3). In Valle Anzasca: nelle sorgenti CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 217 a destra dell' Anza nel torrente fra Vanzonee Reietto, nel riga- gnolo sopra S. Carlo. In Valle d'Aosta nel torrente alle Cours. Sub. Fani. Hygrohatìnae. Gen. Hygrobates C. L. Koch. H. norvegicus (Sig. Thor.). Immagini di piccola dimensione : 9 l^ 800 ; ^ a 650-700 di lunghezza, ciò che corrisponde a quanto Maglio ha osservato negli esemplari di Pian di Bedole, e che descrisse come varietà locali. FiG. 44. — Hyorobates norvegicus. Palpo (obb. 5, oc. 4). FiG. 45. — Hygrobates norvegicus. Palpo (obb. 5, oc. 4). Colore delle forme adulte ad occhio nudo variabile dal caffè al rosso mattone, con macchia bianco lattea a T sul dorso. Al microscopio appare una tinta fondamentale giallo pal- lida, 0 giallo sporca, alla quale si sovrappone una picchiet- tatura variabile dal marrone, al caffè verdognolo, intensa spe- 14 218 RINA MONTI cialmente sul dorso, attorno al vaso malpighiano, e ventral- mente sugli epimeri, ed attorno all'area genitale. Le ninfe di tinta più pallida verdognola. Gli epimeri non rispondono alla forma tipo, come è rappre- sentata dal Koenike; nei miei esemplari i due gruppi epiraerali sono avvicinati fra loro, tanto che il dente chitinoso subcu- taneo del secondo epimere, raggiunge il terzo epimere e vi penetra per buon tratto, come ha osservato anche il Maglio. FiG. 46. — iJyoroìjafes norvegicus. Palpo (ol)b. 5, oc. 4). FiG. 47. — Ilygrohates norvenicns. Ultimo articolo (ledila terza ziiiiipn. (obb. 5, oc. 4; (lis. rid. metà yr.). L'area epimerale nei miei esemplari raggiunge in complesso maggiore sviluppo che nella forma tipo, ed il primo grup]>n epimerale si protende in mezzo ai due epimeri posteriori. Il numero delle ventose genitali è variabile da individuo ad in- dividuo (da 15-17 a 20-25). Il palpo al secondo articolo presenta, al lato della llossioue, CONTHIRUTO ALLA BIOLOGIA ECO. 219 uno zaffo conico dentellato, non è raro però incontrare varia- zioni. Infatti si nota: aj talora lo zaffo è largo, tozzo, terminato a capocchia tondeggiante, clie porta i dentini (fìg. 44). bj in altri è obliquamente smussato (fig. 45). cj in altri è triangolare, molto appuntito, diritto, per- pendicolare all'asse dell'articolo (fig. 46 j. Il terzo articolo oltre le setole dorsali, presenta i dentelli, del lato della flessione in numero assai ridotto e quasi limitati al suo estremo distale (variabili da 8-15, e più robusti di quelli del primo articolo). Il penultimo articolo porta, invece di due peli disposti ventralmente circa a metà lunghezza dell' articolo stesso, come negli esemplari sassoni del Piersig, altre cilia accessorie, in numero e posizione spesso variabile : di solito due dorsali e 5-6 apicali (fig. 44-45-46). Anche gli arti sono muniti, oltre che di setole, di cilia: queste abbondanti agli ultimi articoli delle singole zampe e ten- denti a disporsi linearmente (fig. 47). Davanti a caratteri cosi mutevoli credo prematuro fissare una varietà locale. Habitat. In Valle Anzasca: sorgente in destra dell'Anza sotto Cep- pomorelli, nelle sorgenti oltre Fracchia, nelle sorgenti rimpetto a Borgone, a levante del ponte della segheria di Ceppomorelli, nelle sorgenti in faccia a Prequartera, nella sorgente della Ruta sopra l'requartera, nel torrente in faccia a Borgone sul- l'alto Pian Borgone, nel Cròtt della Crosta, nella cascatella sopra Valleggio, nel rio di Valleggio, nel rio di Valle Rosenza. H. reticulatus Kramer. Habitat. In Valle Anzasca : nel rio Castiglione. In Valle d'Aosta : sorgiva Thovez, cascata Derb}-. Cren. Atractides C. L. Koch. 220 HINA MONTI A. nodipalpis (Sig. Thor.). Habitat. In Valle d'Aosta nella cascata di Derby. A. spinipes Kooh. Coloi'e variabile dal giallo topazio all' arancio. Habitat. In Valle Anzasca: nelle sorgenti in destra dell'Anza, snl sentiero a mezza costa fra Borgone e Calasca, nella sorgente della Ruta presso Prequartera, nel torrente in faccia a Bor- gone, nel torrente detto Crott della Crosta. A. tener Sig. Thor. In esemplari (^ e ^ che soi'passano le dimensioni date dal Koenike. Femmine di dimensioni ragguardevoli, come ha già osservato il Maglio, maschi tino a u 900. Habitat. In Valle Anzasca: nei ruscelli presso Valleggio. Sub. Fam. Lehertiinae. Clen. Lebertia Neuman. L. sparsicapillata Sig. Thor. Esemplari rosso oscuri ad occhio nudo, colla lente rosso vivaci dorsalmente, rosso bruni ai margini. Schiacciato l'idrac- nide lascia sfuggire una sostanza di colore caffè, ed allora il tegumento offre ima colorazione di un colore rosso acceso. Habitat. In Valle Anzasca: nel fiume Ovesca e nel Lago Barauca. L. rufipes Kocn. Habitat. In Valle Anzasca : nel torrente fra Pizzo Nero e Pizzo Bianco, nella rapida di Rio Lasino, nel lago Baranca. In Valle d'Aosta: nel lago Combal. In Valtellina: nel piano di S. Caterina, nel lago Fraele. CONTKIHUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 221 L. maglioi Sig. Thor. 9 lunga u 980-870; ^ a 790. Colore rosso brunastro, con area di colore rosso vivo at- torno agli occhi; epimeri, area genitale, zampe di colore rosso bruno (sorgente e lago Arpy), altre volte di colore rosso bruno con epimeri, palpi, zampe di colore rosso più intenso (Alpe Venco"). Alcuni dei miei esemplari rispondono alla descrizione del Thor, su esemplare inviatogli dal Maglio e raccolto a Somma Lombarda (vedi lig. 48 palpo di L. maglioi trovato alle Cours, presso La Salle). All'Alpe Venco invece la L. maglioi pre- senta non infrequenti variazioni nel penultimo articolo del jDalpo, più spesso in un palpo solo, mentre l' altro rimane come nel tipo. FiG. 48. — Lebertia maylioi. Palpo (obb. 5, oc. 3). FiG. 49. — Lebcrti% maolioi. Palpo (obb. 5, oc. 3) esemplari ossolani. Di solito sono normali i quattro peli distali situati sul lato della estensione, gli altri due peli dorsali invece di essere disposti in modo da dividere 1' articolo in tre parti uguali, sono avvicinati sulla parte mediana (fig. 49 e 49 a). Meno frequenti sono gli spostamenti dei pori piliferi ai lati della flessione del 222 RINA MONTI quarto articolo, che possono essere notevolmente avvicinati od allontanati specialmente in uno solo dei palpi. Le zampe presen- tano, oltre la solita armatura, numerose cilia inserite sugli articoli in serie lineare. Ho trovato una forma teratologica: t^j' lungo y. 790, largo 700, nel torrente in faccia a Borgone. Presentava corpo ovoide asimmetrico, con organo mascellare inserito non già ad un polo sull'asse maggiore, ma obliquamente sopra uno degli assi minori, così cliè l'animale appariva obliquo con estremità ce- falica laterale. Mentre l'esame della superfìcie dorsale lascia riconoscere l'asimmetria per l'insolita posizione degli occhi e dei palpi, solo l'esame del lato ventrale permette di renderci conto dell' entità delle anomalie , dirò meglio del grado e del tipo di mostruosità. Sulla superficie ventrale noi vediamo che l'organo mascellare, inserito sopra uno dei numerosi assi obliqui del corpo, è sostenuto all' indietro da un' unica area epi- merale fusa, asimmetrica ed obli- qua, pili sporgente da un lato, dove raggiunge la periferia del corpo molto convessa, sul diametro mas- simo trasversale, mentre dall'altro lato si limita quasi alla linea me- diana cioè al diametro trasverso del corpo: su questa linea la pia- stra epimerale porta cinque zampe inserite l'una dopo l'altra. Accollata alla prima area epimerale, che diremo cefalica, sullo stesso lato sinistro dell'animale, trovasi una seconda piastra ej^imerale incompleta anzi ridotta a metà, portante due sole zampe nella sua parte più cefalica, quasi sulla stessa linea delle altre zampe, e dalla parte opposta un'area genitale con relative piastre. Habitat. Via. -li»;!. - I.elicrtia maglioL Varietà valdoslaiui In Valle Anzasca : sorgive a destra dell'Anza, sorgente al di là del ])onte che si incontra a Borgone, nella fontana dello CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECO. 223 Opaco, a Borea, fra Staifa ed Alpe Venco, a Pecetto inferiore, nel fiume Ovesca, in faccia a Borgone paese, nel torrente detto Crott della Crosta, al ponte di Fracchia, al lago Grande. Valle d'Aosta: sorgenti lago d'Arpy, torrente alle Cours. L. salebrosa rubra Maglioi. ? ? e cT cf di colore rosso bruno. Con variazioni frequenti nel punto di inserzione dei cinque peluzzi distali (fig. 50). Habitat. In Valle Anzasca : negli scoli di miniera della Galleria Calpini, nelle sorgenti di Borea, fra Statfa ed Alpe Venco, nel torrente fra Pizzo Nero e Pizzo Bianco, nel tor- rente detto Cròtt della Crosta in faccia a Borgone. In Valle Antrona all'Alpe An- dolla. In Valle d'Aosta: sulla strada del Principe Tommaso, nel canale della segheria Plassier. L. giardinai Maglio. (^ Colore rosso bruno intenso. I miei esemplari, a diiferenza di quelli raccolti dal Maglio nel ru- scello di Pian di Bedole, non sor- passano « 552 di lunghezza e w. 487 di larghezza. L'area epimerale mol- to sviluppata, lascia però allo sco- perto una zona di cute molle alla parte posteriore del corpo (fig. 51). 9 corpo lungo u. 773, largo <>. 685. Il palpo risponde a quello della forma tipo (fig. 52 e 53), però nella 9 i due peli tattili dal lato della flessione sono un pò più avvicinati verso la metà dell'articolo. L'area epimerale raggiunge anche nella femmina uno svi- luppo ragguardevole, ma inferiore a quello del maschio, in FiG. 50. - Lebertia salebrosa rubra. Palpo (obb. 5, oc. 3). 224 RINA MONTI quanto che gli ultimi epimeri formano due piastre che sorpas- sano l'organo genitale esterno di un buon terzo della sua FiG. 51. -- Lehertia giardinai. O dill lato ventrale (obb. 2, oc. 3). FiG. 52. — Lehertia giardinai. cT palpo (obb. 8, oc. 3). lunghezza, e si rijjiegano verso la linea mediana, dove tendono ad incontrarsi con due angoli ottusi. Rimane cosi libero uno spazio triangolare di cute molle, immediatamente dietro all'organo genitale (fig. 54), cute molle che si continua col maggiore lembo sco- perto all'estremità del corpo, nel quale sboccano l'ano, e le due aper- ",\ \ FiG. 53. — Lehertia giardinai. ? palpo (obb. 8, oc. 3) FiG. 54. — Lehertia giardinai. $ dal lato ventrale (obb. S, oc. 3; (lis. rid. metà gr.). CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 225 ture ghiandolari. Gli ej)imeri, oltre che porosi appaiono spesso ornati di papille. L'area genitale lunga y. 90, larga u. 32, appare stretta e lunga, porta 9-10 pori piliferi al margine interno e 3-4 al mar- gine esterno. Le zamj)e offrono oltre a setole situate specialmente alla estremità distale degli articoli, anche spine e cilia, e queste di preferenza sull'ultimo articolo della prima e terza zampa. Le 9 di L. giardiìiai da me raccolte si staccano quindi da quelle del Maglio per l' area epimerale, che negli esemplari dell' aracnologo pavese, ricordano piuttosto la L. thori. Habitat. In Valle Anzasca : itelle sorgenti al di là delle case di Opaco di Macugnaga; fra Staffa e l'Alpe Venco. L. zschokkei Koen. Habitat. In Valle d'Aosta, nella grossa sorgente presso il lago d'Arpy. L. maculosa Koen. Un solo esemplare. Habitat. In Valle d'Aosta, nella sorgente sulla strada del Principe Tommaso. L. lineata Sig. Thor. Un solo esemplare. Habitat. In Valle d'Aosta, nella sorgiva lungo la strada di Chàtelard. Sub. Fam. Unìonìcolìnae. Gen. Feltria. F. armata Koen. cT cf e $ 9 , di colore rosso ad occhio nudo, al microscopio con fondo giallo, ed area rossa attorno al vaso malpighiano bianco-grigio. Le piastre dorsali laterali, che circondano la piastra dorsale centrale, hanno foggia un pò diversa da quella 226 RINA MONTI figurata dal Walter, cioè le ultime due paia sono piuttosto di forma triangolare. Habitat. In Valle Anzasca: nella sorgiva rimpetto a Borgone paese, nel torrente detto Cròtt della Crosta, in Rio Val Bianca. F. minuta Koen. Habitat. In Valle d'Aosta: nelle sorgenti a Liconi, nelle sorgenti sulla strada del Principe Tommaso, nel torrente alle Cours, nel fiume Lintiney. F. georgei Piersig. In diversi esemplari 5 e ^f. (^ (j^, come nella forma tipica, ma all'estremità della terza zampa il rilievo che sostiene tre robustissime setole convergenti, ma distinte, porta alla base di ciascuna una setola (fig. 55). Habitat. In Valle Anzasca: nel rio Ro- senza; in Valle d'Aosta nella ca- scala di Derby. F. setigera Koen. 5 di colore rosso aranciato, al davanti in mezzo agli occhi una area triangolare di colore carmino, occhi marrone. Habitat. In Valle Anzasca : sorgente della Ruta, sulla strada carrozza- bile, che da Ceppo conduce a Pre- quartera, sulla riva destra molto in alto, dove sorge 1' acqua. Sub. Fani. JPioninae. Gen. Piona C. L. Kock. P. rufa (Koch.\ Habitat. In Valle Anzasca nel lago Antillone. .d^S^^ Via. ")■). — Fellria georgej'. Estremitii terza zampa. (iiniii. I^IG (li.s. rid. iiietù \:;y.). CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 227 Sub. Fani. A-turìnae. Gen. Aturus Kramer. A. scaber Kramer, Lo zaffo del secondo articolo del palpo è breve, ma ap- puntito. Habitat. In Valle d'Aosta, nel torrente alle Cours. A. crinitus Sig. Thor. In esemplari $ e (/, di colore rosso. Habitat. In Valle d'Aosta, nel torrentello sopra Moras. Gen. Brachypoda Lebert. B. versicolor (Mull.). Un esemplare $ . Habitat. In Valle Anzasca nel Rio Lasino. 6. — Sintesi delle variazioni osservate in relazione coll'ambiente. I. Colori protetiivi. Uno dei caratteri che presenta variazioni frequenti è il colore: in complesso posso dire che nelle Alpi predominano nelle idracne il giallo, giallo sporco ; il rosso, rosso bruno ; il marrone. In molti casi dunqiie la tinta è simile alla melma che si viene raccogliendo insieme agli idracnidi (colore giallo sporco dei Panisus, Torrenticola, Pseudospercho7i), ovvero si con- fonde coi troncolini bruni ramificati dei muschi, ai quali stanno spesso strettamente aderenti (colore marrone degli Hi/grobates, e rosso marrone di molti Sperchon), Ma anche le tinte rosso saturnio e rosso carmino, anziché un colore brillante, sulle rocce giallo-rossastre, talvolta anche rossastre molto accen- tuate per deposito di ferretto, rappresentano una tinta che facilmente nasconde l'idracnide alla indagine del naturalista (^ProtziaJ. Chi infatti è abituato alle ricerche di questi animali nelle 228 RINA MONTI acque alpine, sa che soltanto un esame lungo e paziente (nei ruscelli, sorgive e torrenti, dopo reiterate lavature delle erbe, e dopo deposito della melma sul fondo) può accertarci della loro presenza o della loro mancanza. E nasce r.atiaralmente l'idea che si tratti di colori protettivi e tanto più appare ve- rosimile quando si considera che alcune specie buone nuota- trici, viventi in mezzo a vegetali, presentano colori differenti dalla forma tipo. Tale è il caso p. es. dell' Arrhenurus neu- tnani Piers, che tipicamente è rosso, mentre io lo raccolsi in diversi esemplari di un bel verde smeraldo, nella bella e ricca vegetazione di ninfee, che orna il Lago Antillone. La Prolzia invalvaris di colore rosso mattone, nelle rosseg- gianti acque di scolo delle miniere di Valle Anzasca (Val Rossa); di colore aranciato negli occhi di tonte di Testa Bernarda, è invece bruno oscura nelle forme raccolte sili vegetali. Il co- lore bruno delle /-*. invalvaris è già stato del resto rilevato dal Walter nelle forme svizzere. Lo Sperchon (/landii/osu-s. in mezzo all'ocra delle miniere, offre zampe e palpi di colore giallo j^allido, anziché bluastri. Lo Sperchon chvpeifer nelle forme valdostane è bruno-rossastro, anziché bruno giallo o verde. Lo Hygrohales ìiorvegicus di solito rosso, è frequentemente marrone 0 caffé verdognolo nelle forme ossolane. La Lebertia sparsicapillata rossa nel Lago Baranca, è gialla nella forma tipo. L' Hi/drovolzia placopliora in Valtellina é giallastra anziché aranciata come nell' Ossola. E cosi potrei citare altri esempi tendenti a dimostrare la facilità a variare tinte, da località a località, che offrono queste forme. Aggiungerò solo che altri autori hanno messo in evi- denza per alcune forme le variazioni di intensità, ovvero addi- rittura dei cambiamenti di colore: p. es., nella regione tren- tina il Maglio trovò la Lebertia sparsioMpilìata ai)])unto rossa invece che gialla. Ma i dati che io posseggo non mi permettono ancora di stabilire se la variazione del colore sia un fatto protettivo, op- pure sia in rapporto con le sostanze coloranti vegetali, o con l'ocra ferruginosa contenuta nelle acque, il che solo sistema- tiche e ripetute esperienze potrebbero dire. IL Gì^ossezza del corpo. In genere le specie alpine non raggiungono mai notevoli CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 229 dimensioni, come quelle che vivono nelle acque basse e calde e che io ho avuto occasione di studiare p. es. in Sardegna. Ma se di norma le specie sono piccole, anche iielP ambito di una stessa specie, si osserva la tendenza al rimpicciolimento di mano in mano che ci si eleva nella zona alpina. Questo se- condo fattore, unito al primo del colore protettivo, rende an- cora piii difficile la ricerca e la raccolta di questo materiale. Già il Maglio nel suo lavoro sul Trentino ha osservato che 1' [Jygrobates norvegicus nel Trentino presentava una lunghezza del corpo della $ di appena u. 800 invece che di -j. 1200; tanto che ne fece una varietà locale di //. norvegicus var. im- minulus Maglio. Anche gli Hygrobates norvegicus ossolani e valdostani da me raccolti, presentano un notevole rimpicciolimento, e preci- samente le $ scendono persino ad lina lunghezza di y. 750 nelle località più alte e più fredde. La Lebertia rufìpes^ che di solito nelle forme adulte $ raggiunge u. 1000 e più, nelle sorgenti più alte presenta imagini al di sotto di queste di- mensioni ( 9 950-900) p. es. nei ruscelli sotto al pizzo Bianco a 2200 m., ed anche al lago Grande a 2226 m. Anche lo Pseudosperchon verrucosus è, nelle più alte lo- calità, di grandezza inferiore alla normale. La Lebertia maglioi^ ( $ y. 870) è pure nelle forme ossolane, una idracnide di piccole dimensioni, inferiori a quelle della forma tipo. III. La forma del corpo. Sono due le forme tipiche offerte dagli idracnidi alpini. Gli uni hanno corpo appiattito la cui figura può ridursi ad un ellissoide, di cui la larghezza giunge a una metà o a due terzi della lunghezza, mentre l' altezza è appena un decimo della lunghezza base. Gli altri hanno forma sferica o subsferica, od ovoidale. Nel primo caso il corpo lungo e piatto è adatto sopratutto a vivere sotto le pietre dove l' acaro trova protezione e riparo : allora le zampe sono brevi e robuste, terminate da una ricca armatura. Uno degli esempi più brillanti di questo caso ci è dato dal genere e specie nuova da me trovata jDcr la prima volta nel- 1' Ossola, cioè 1' Hgdrovoìzia (Polyxo) placophora Monti, che presenta appunto corpo lungo ovale, fortemente depresso, e che 230 RINA MONTI io ho catturato in abbondanza cercando sotto i sassi, nelle fredde sorgenti alla destra dell' Anza. Altri esempi ci sono forniti dalla Pro^^m ùivalvaris, dal Panisus michaeli Koen., P. bazellae Monti, dalla Thyas tridenlina Maglio, à»ÌV Alurus scaher Kram., forme ossolane, valdostane e trentine tutte a corpo più o meno fortemente appiattito: adatte quindi a strisciare sul fondo ed a camminare sotto le pietre. Ma molto più spesso gli idracnidi che vivono nei corsi di acqua, sj^ecialmente a rapida corrente, hanno prevalentemente forme ovali tondeggianti 0 rotonde, come è il caso dei generi Sperchon e Leherlia, che sono quelli che più riccamente rappresentano gli idracnidi nelle Alpi. Ora anche qui vale l' osservazione, che queste forme non sono buone nuotatrici, e mancano di solito di peli natatori, /e ~"-, ^^^ V - -*■ / t""\ \ / "^ ! °^*""^^^ FlG. 56. o li posseggono solo assai rudimentali. Ad onta di ciò la ro- tondità di questi generi serve all'animale per resistere alle correnti : essi sono in buone condizioni per arrampicarsi e vi- vere sui muschi, opponendo sempre, in qualunque modo essi siano disposti rispetto alla corrente, il minimo di resistenza. Lo Steinmann, che ha preso in considerazione diversi orga- nismi viventi nei ruscelli, quali ad esempio talune specie del genere Aturus e Hjartdalia, che veduti da lato hanno un aspetto paragonabile a quello di \an cuneo col tagliente rivolto all' avanti, giudicò che tale forma sia al massimo grado adatta per resistere all'impeto della corrente. Per dimostrare qiiesto giudizio, lo Steinmann paragona l'ani- male ad un piano inclinato la cui sezione sia ABC tig. 56). CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECO. 231 Quanto meno l'animale è appiattito, tanto più rialzato di- venta il piano AC: cresce allora l'angolo v.. Se si indica con S la forza della corrente, con l la lunghezza AC del piano in- clinato, con h la sua altezza B C, noi vediamo che la forza della corrente S si può decomporre in due componenti R e Q, di CUI E, parallela alla superficie del piano inclinato e perciò inattiva, e Q perpendicolare a C A cioè a / ; vale a dire la cor- rente agisce essenzialmente esercitando una pressione sul piano inclinato. Dalla somiglianza dei triangoli risultano le seguenti pro- porzioni : Q : S = A : Z Ma poiché h — :=. sen y. noi avremo Q = S sen y. La pressione che la corrente esercita sull'animale è dunque uguale alla forza della corrente stessa sotto un angolo y. quando y. è di 90 gradi, vale a dire quando il seno è uguale all'u.nità. Altrimenti la pressione è minore, ma cresce rapidamente col crescere dell'angolo. Pertanto lo Steinmann è inclinato a con- siderare la pressione come la causa diretta meccanica dell' ap- piattimento. E poiché la corrente é minima sul fondo e cresce di molto verso la superficie con misura superiore alla proporzionale, quanto più l'animale é sporgente sul fondo tanto maggiore di- venta la forza S e quindi il valore Q. Cosi l'appiattimento co- stituisce una eccellente condizione che protegge l'animale dal pericolo di essere portato via. A mio avviso questo ragionamento dello Steinmann ci dà una plausibile spiegazione meccanica dell' appiattimento degli or- ganismi che vivono sul fondo, ma non è sufficiente a darci ra- gione della forma del corpo in rapporto alla resistenza che questa oppone all' acqua corrente. Secondo gli idraulici la resistenza offerta da un corpo im- merso in una corrente è proporzionale all'area della proiezione 232 RINA MONTI del corpo su un piano normale all' asse della corrente secondo la nota formula P = m A (r ±; e)' dove A è 1' area della proiezione del corpo su un piano per- pendicolare al movimento ; v la velocità dell' acqua, e la velo- cità del corpo, ( — se nel senso di w, -j- se nel senso contrario, (J r>^ 511 Fio. go. zero se il corpo è immobile) in metri al minuto secondo. Il coefficiente m è vario a se- conda della forma del corpo (fig. 57-58-59-60;. In base a questa formula, noi possiamo calcolare qual'è la resistenza opposta alla cor- rente da un idracnide fermo nella corrente stessa, a se- conda che l'idracnide stesso ha forma sferica od appiat- CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 233 tita, e in quest'ultimo caso a seconda che rivolgasi alla cor- rente coli' estremo cefalico o col fianco o con la superficie dorso-ventrale. Prendiamo come tipo un idracnide appiattito p. es. 1' Hy- drovolzia 'placophora in confronto con uno arrotondato p. es. lo Spercìion clapeifer. « = 51 — 61 micron, media 56 h = 680 — 700 )i n 675 e = 900 — 960 n » 930 Formola generale : P = m A v^ (Ij P pressione del corpo opposta alla corrente. A area della proiezione del corpo su piano normale alla corrente. r velocità della corrente. m coefficiente variabile colla forma del corpo a parità di altre condizioni. ?n = 80 — 100 per lastra piana m = 25 — 30 sfera o cilindro con testa emisferica m = 10 — 25 corpi snelli come le barche e i piroscafi. Assimilo la forma del corpo dell'animale a quella di un ellissoide avente le tre sezioni principali ellittiche sopra indi- cate di aree rispettive : Ad = .-i ò e Al =JT ac (2) At ^ TI ah Assumo per analogia, come approssimazione da ritenersi sufficiente al caso nostro, i valori dei coefficienti m relativi alle sezioni Ad Ai At rispettivamente indicandoli con md tnx nit , e indicando con y. il coefficiente relativo alla sezione circolare di una sfera di raggio 6, come segue : 1 2 nil = -^ ^f '^^1 = -^ f "^*i = 2/' i3) Ricavo le tre pressioni Pt Pj Pj relative alle tre sezioni : 1 2 Pt = - /' rt ab «' Pi = — - ji( -i ac v' Pd = 2 /i tt h e v^ (4) 2 3 Tenendo conto dei valori notati a = 56, h = 675, e = 930, conviene esprimerli tutti in funzione di b, cioè : ^* = 675 a = OmXb c=lMXb (5) 15 234 HINA MONTI Allora le forinole precedenti (4) diventano : Pt = — /' TX 0.08 A' r' (6} Pi = -- fiTT 1.66 0,08 h'v' ó Pa= 2 «77 1.66 h'v^ Ed eseguendo le operazioni indicate si ottiene : Pt = 0,04 X /' ^ f>" i'' Pi =zO,09X/'^ ^'y' (7) Pd = 3,32 X /' ^ ^' w' Ora è evidente che // ti b^ v* non è altro che l'espressione della pressione P.s opposta da una sezione circolare di raggio b, cioè da una qualunque sezione meridiana di un corpo sfe- rico di raggio i, onde si hanno infine le 7) cosi trasformate : Pt = 0,04XPs (8) Pi = 0,09 X Ps P,, = 3,32 X Ps le quali indicano il rapporto fra la pressione opposta dal corpo ellissoidico dell'animale nelle tre posizioni principali sue ri- spetto alla corrente, e la pressione opposta dal corpo sferico di analogo animale avente diametro uguale al diametro medio del primo. Il che dimosira 1' affermazione enunciata, cioè che gli idracnidi tondeggianti hanno forma adatta per resistere alla corrente in qualunque posizione siano per muoversi, special- cialmente arrampicandosi sui muschi fluttuanti, opponendo il minimo di superficie resistente col massimo di volume: in- vece gli idracnidi appiattiti sono adatti a strisciare sul fondo opponendo alla corrente la fronte, oppure a stare fermi ag- grappati a muschi. IV. Corazze e piastre. Molti idracnidi presentano il corpo ricoperto di piastre fortemente chitinizzate, che di soliio ornano la superficie dor- sale, più raramente la superficie ventrale. Esse sono in numero vario ed appaiono diversamente foggiate e disposte da specie a specie. Esempio di corpo fortemente corazzato dal lato dor- sale e ventrale lo fornisce 1' ITi/drovoIzia p/acophoì^a e la Torrenlicola anomala. Piastre al lato dorsale il Pavisxs ìnichae/i, il P. hazeltae, la ThyaH Iridenlina, CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 235 È ovvio pensare die questo resistente rivestimento del corpo serve di protezione all'animale che vive nelle acque tu- multuose alpine, che molto facilmente travolgono nel loro corso anche sabbie e ciottoli, e rappresentano forse ancora più una ottima difesa per gli animali che cercano rifugio sotto le pietre e che per il movimento delle acque sono facilmente esposti ad urti. Io ho già avuto occasione di occuparmi della Planaria al- pina^ che vive in siffatte condizioni, e che presenta facilmente casi di eteromorfosi probabilmente per ferite, i cui lembi non hanno poi potuto avvicinarsi per divaricamento della ferita stessa o per la presenza nella ferita di sabbia o di altri corpi estranei. Ora nel caso di idracnidi non è infrequente trovare delle variazioni nel numero, nella forma e nella disposizione delle piastre, che hanno portato a stabilire delle specie nuove ^es. Panisus hazeUae Monti, Thyas tridentina Maglio). Ma l'e- same di parecchi individui di una stessa specie mette poi in evidenza come i casi di variabilità siano non infrequenti, nel- P ambito della specie stessa, come è il caso del Panisus nii- cìiaeli, della Tlnjas tridentina. Ora potrebbe darsi, che tali variazioni sieno talvolta do- vute a condizioni esterne particolari, che hanno influito sullo sviluppo dell'uovo e della larva, ovvero ad azioni meccaniche dirette esercitate dall' esterno sulla superficie del corpo. Ta- lune variazioni, talora completamente asimmetriche, potrebbero essere anche dovute a ferite che hanno dato luogo a fatti di rigenerazione meno regolari. V. Variazioni della lunghezza e dell' armatura degli arti. È noto come nelle specie non buone nuotatrici gli arti sono piuttosto ad articoli brevi e tozzi, si hanno cioè delle zampe robuste, che servono all' animale sopratutto per attac- carsi a vegetali, oppure per strisciare sulle pietre o nella melma. Per esempio generi fortemente corazzati sono pure forniti di zampe brevi e forti {llydrovolzia), come anche altre idracne a tegumento molle posseggono lo stesso tipo di arti (Protzia . In complesso si trova nelle forme alpine una tendenza all' ac- corciamento degli arti, per adattazione al particolare modo di vita, conie per la stessa ragione si ha in pari tempo la dimi- nuzione o la scomparsa totale dei peli natatori. Mentre di peli natatori sono riccamente fornite le specie 236 RI^'A MONTI buone nuotatrici, questi sono assai ridotti in numero, e talora molto rudimentali nelle forme alpine : di ciò danno un bell'e- esempio il gruppo delle Lebertia. Per esempio la Lebertia riifìpes che nei laghi possiede (come a Devero, al lago Baranca) ancora qualche pelo natatorio, sebbene rudimentale, ne presenta invece la totale scomparsa nelle forme da me trovate nei ruscelli. Invece le zampe robuste, e con peli natatori rudimentali o mancanti, sono di solito bene armate per rendere facile all'animale l'arrampicarsi sui mi;schi e il tenersi fermo sugli stessi, resistendo cosi anche contro la corrente. Qualche volta gli articoli tutti sono ricchi di setole liscie 0 pennate, altre volte è sopratutto T articolo terminale che è particolarmente armato oltre che di artigli di altre par- ticolari formazioni. Tale è il caso p. es. della Hydrorolzia pla- cophora che mostra attorno agli artigli, disposti a guisa di co- rona, delle setole tozze, robuste e liscie, altre pure liscie de- licate e lunghissime, ed insieme scopette o pennelli a tittis- sime barboline. Anche la ProLzia inva/varis, da me raccolta nelle Alpi, pre- sentava alle estremità una disposizione che ricordava quella sopradescritta della Hydrovolzia^ sebbene meno ricca in numero di appendici terminali (setole e pennelli). Altri ancora come la Parlnunia aiìgi(sla e la P. steinmanni portano sotto agli ar- tigli numerose corte setole, insieme ad abbondantissime cilia, frammiste alle prime. Non posso dire per ora con sicurezza se queste cilia ser- vono soltanto come organo di adesione, o se invece hanno si- gnificato di peli tattili. Quando ciò fosse ben dimostrato sa- remmo indotti dà ammettere, che in alcune forme, oltre la pre- senza di una particolare armatura adatta" alla vita nelle sor- genti, nei ruscelli e nei torrenti alpini, si verificili anche uno sviluppo maggiore di organi tattili. Ora nelle forme striscianti od arrampicanti la sensibilità tattile deve avere certo una notevole importanza, e noi troviamo cilia numerose e particolarmente disposte sugli articoli delle zampe nello Sperchon nionlanus, nella Lebertia mafjlioi^ nello Ilycjrobates norvegicus^ che fin' ora non erano stati bene messi in evidenza. VI. Variazioni delV organo mascellare. I caratteri morfologici dell'organo mascellare sono spesso CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA. ECC. 237 presi a base per la classificazione e la determinazione degli idracnidi ; e specialmente in questi ultimi anni furono parti- colarmente descritti dagli autori che hanno fatto conoscere delle specie nuove. Ma devo subito rilevare, che anche questa parte del corpo non va esente da variazioni, quantunque esse sieno meno frequenti, e meno appariscenti che in altri organi. Già leggendo i lavori di qualche osservatore diligente, si trova che da località a località una stessa specie presenta ta- lora maggiore o minore sviluppo di una determinata parte del- l' organo mascellare. Per esempio già il Maglio nel suo lavoro sul Trentino, osserva che nello Speì-chon hrevirostris trovato da lui nell'Albola, nell'Avisio, ed in alcune sorgenti del Pian di Be- dole, i denti dell'acetabulum sono ad un dipresso orizzontali con punta normalmente volta all' innanzi, e non già curva indietro, come la rappresenta e la descrive Piersig. Cosi nello SjìO'chon malilus^ pure trovato in Pian di Re- dole, e in un esemplare svizzero, il numero delle coste, sulle pa- reti laterali dell'organo mascellare, è più del doppio negli esem- plari del Maglio, che in quelli descritti dal Piersig. Nello Sperchon, thienemanni Koen del Trentino il Maglio trova l'aper- tura faringea più rotonda, e l' insenatura della piastra ma- scellare assai più dolce che nella figura di Koenike ; anche i denti interni dell' acetahulum appaiono un po' più curvi, e la doccia boccale più ampia. Anzi a proposito dello S. ticinense multisetosum Maglio, questo autore osserva che P apertura fa- ringea, circolare nella specie trentina, è piriforme nella va rietà del Ticino. Ed altri esempi potrei citare che furono messi in luce per l'altro versante. Ma limitandomi alle nostre Alpi dirò che le mie osserva- zioni mi hanno convinta, che non sono infrequenti le variazioni nell' organo mascellare di una stessa specie. Queste variazioni possono riguardare, per esempio nello Sperchon glandulosus, i margini laterali del capitolo, che possono essere dritti, o lie- vemente rientranti, con un numero di coste variabili da 10 a 13. Il margine posteriore dello stesso capitolo è lievemente rientrante, altre volte fortemente concavo (a margini laterali arrotondati sfuggenti), altre volte ancora quasi dritto. Varia spesso la forma della apertixra faringea fra 1' ovale e la ton- deggiante, ecc. 238 RINA MONTI VII. Variazione del palpo. Più notevole nelle forme da me studiate è la variazione del palpo, per quanto riguarda sopratutto 1' ornamentazione. Variazioni morfologiche io ho riscontrato più freqvientemente nei generi Sperchon^ Pseudosperchon, Leherlia, Hygrohntcs, e che talvolta toccano da vicino i caratteri che servono alla classiiicazione del genere e della specie. Queste modificazioni nello Sperclioìi fj/andidosi/s riguardano la forma dello zaffo del secondo articolo, ora più robusto, ora piìi gracile, talvolta ottuso, altre volte più lungo ed appuntito ; ancora toccano l'inserzione dei dixe o tre cilii che ne ornano lo zaffo, od il punto di inserzione della setola liscia basale. Anche al quarto articolo si notano talvolta dorsalmente line cilia, che possono variare di posizione e di numero. Al lato ventrale dell'articolo stesso, non è infrequente osservare, spe- cialmente in uno solo dei palpi, variazioni di grandezza, di posizione e di numero, delle punte tattili : la variazione di posizione è però notevole soltanto quando è variato insieme il numero delle punte. Ho descritto infatti esemplari di Sperchon (jìaìididosiis con una punta soprannumeraria, di forma, grandezza e posizione variabile ; inoltre, sebbene più raramente, ho incontrato nella stessa specie palpi con due o più punte tattili soprannumerarie. In ambedue questi casi apparivano spesso variati il modo d'at- tacco delle punte stesse sul palpo, e il numero e la posizione delle cilia che ornano il lato ventrale. Nello Sperchon sipianiosas l'estremità del secondo articolo dello zaffo è più tondeggiante in Valle Qixarazza che nelle altre località ossolane. Nello Sperchon montanns lo zaffo del secondo articolo non è cosi appuntito come nel tipo, ed è armato anche al terzo ar- ticolo ; porta 4 cilia dorsali e 4 ventrali al quarto articolo. Nello Sperchon montisrosae var. pìumipalpis il terzo articolo l)orta al lato ventrale una lunga setola piumata, che manca invece nella forma tipo. Nello Pseudosperchon rerrucosus ho visto lo zaffo del se- condo articolo terminare spesso molto variamente foggialo, e presentare qualche volta alla baso un altro zaffo in soprannu- mero. Neil' Tlijijrohales norregiciif< il palpo, all'ultimo articolo jìos- CONTRIBUTO ALLA BIOLOGIA ECC. 239 siede un numero maggiore di cilia o peli tattili, di quelli de- scritti nella forma tipo. La Lehertia ììiaglioi presenta variazioni di posizione al primo articolo del palpo tanto al lato ventrale per l'inserzione dei due peli tattili, come al lato dorsale per l'inserzione delle cilia. Nelle L. giardinai valdostane i due peli tattili del lato della flessione sono un po' più avvicinati che non nella forma tipo. 7. — Ricerche sperimentali. Lo studio delle variazioni, delle anomalie, delle mostruo- sità, che ho descritto, mi ha subito fatto pensare alla possibilità di tentarne la spiegazione mediante indagini sperimentali. Prima ancora che il Weismann, nel suo eccellente articolo di introduzione all' Internationale Revue der gesamten Hydro- biologie und Hydrographie, incitasse i biologi a intraprendere sistematiche coltivazioni delle singole specie, in acquari sepa- rati, allo scopo di studiarne la vita, io ho perduto molto tempo a organizzare lunghe esperienze, che pur troppo, lino ad ora, mi hanno dato risultati quasi completamente negativi. Senza dilungarmi a descrivere partitamente le prove fatte su ciascuna delle specie studiate, dirò sommariamente che non sono mai riuscita a tener vive più di qualche giorno le specie che ho chiaitiate creniadi, termostatiche, quelle specie cioè che vivono a temperature basse, ma costanti, negli occhi di fonte delle Alpi. Mi è riuscito invece con una certa facilità a mantenere in vita per molti mesi le specie euritermiche. Di queste alcune resistono soltanto in acquari abbastanza grandi popolati con la stessa vegetazione di muschi, sui quali vennero raccolti gli idracnidi ; altri più resistenti, cosmopoli- tici, si possono anche mantenere isolati per molti mesi in grandi cristallizzatori, pur che si abbia 1' avvertenza di rinno- vare periodicamente 1' acqua. Su queste specie io ho tentato di determinare delle varia- zioni sia cambiando le condizioni fisiche, sia variando la costi- tuzione chimica dell' acqua, sia producendo alterazioni con traumi o ferite. 240 RINA MONTI Ho potuto riconoscere cosi che le specie euriterniiche, cosmopolitiche possono resistere a temperatura da 2 a 30 gradi, che possono adattarsi a vivere in acque addizionate a poco a poco di sali di ferro, ed anche in acque progressivamente salate, fino ad arrivare ad una salsedine prossima a quella del mare. Ma benché sia riescita a tener vivi dei Dip/odontus despiciens anche per sei mesi in tali condizioni, non ho notato variazioni cosi sensibili e cosi costanti da poter essere indice sicuro di una adattazione all' ambiente. Posso solo aggiungere che una conferma delle esperienze di laboratorio l'ebbi in Sardegna, dove trovai le stesse specie di idracnidi tanto nei torrenti d'acqua dolce (Scala di Ciocca), come in stagni costieri (Platamona) con acque salmastre, di concentrazione diversa non solo, ma variabile a seconda delle diverse stagioni. Degli idracnidi di Sardegna dirò in particolare in una prossima nota. Le ferite del corpo in generale determinano la morte del- l'animale 0 perchè lo schiacciamento dei suoi tegumenti, quasi inevitabile nell'atto operativo, deteniiina la fuoruscita delle parti molli, o perchè sopraggiungono infezioni, che forse sareb- bero evitabili nelle pure acqtie correnti della montagna. Le ferite e le mutilazioni degli arti e dei palpi sono com- patibili con la vita : sono riuscita finora a tener vivi per molti mesi dei Diplodontus despiciens ai quali erano stati esportati articoli di uno o di ambedue i palpi, ovvero un ?olo articolo, 0 progressivamente tutti gli articoli di una zampa, o di tutte le zampe. Ma le ferite sono rimaste sempre torpide, inerti : gli ani- mali hanno continuato a vivere senza presentare segni sensibili di rigenerazione o di eteromorfosi. Queste esperienze furono da me ripetute quest' anno in Sardegna sugli idracnidi raccolti nello stagno di Platamona e nel lago di Bunneri ; ma, per quanto grande sia stata la cura da me posta nel mantenere gli animali nelle uiigliori condizioni di vita, i risultati non furono diversi. Pertanto, se da (jueste esperienze io volessi trarre una conclusione, dovrei dire che il potere rigenerativo negli idrac- nidi è estremamente scarso. Ma, ammaestrata da quanto io stessa ebbi occasione di dimostrare per le policladi marine) CONTRIBUTO AI.I.A BIOLOGIA ECC. 241 dove «Olio riuscita ad ottenere la rigenerazione che altri, prima di me, aveva tentato invano, credo che ogni conclusione sia prematura. Forse quel più accurato studio delle funzioni di nutrizione, del genere di vita, che il Weismann giustamente invoca, potrebbe indicarci una nuova via capace di condurci ad altre conclusioni. 8. — Conclusioni. In complesso dalle brevi analisi da me fatte sul colore, grossezza del corpo, sull' appiattimento o sulla foggia tondeg- giante, sulle forme di piastre o coraz;^e, sull'accorciamento degli arti, sulla scomparsa dei peli natatori, sull'armatura degli arti, stessi, sui caratteri morfologici degli organi mascellari e del palpo, risulta chiaramente che alcune specie presentano una tendenza alla variabilità, che sono frequenti le anomalie, e si incontrano anche casi di mostruosità. In base alle accurate descrizioni e revisioni, che di ogni singola specie fu fatta in questi ultimi anni, si sono poi sta- bilite un buon numero di varietà locali, anche su un unico esemplare (j^ o $ . Anch' io avrei certamente pensato di creare addirittura una specie nuova di Sperchon a tre, quattro o cinque punte tattili nel palpo, se l'esame di molti esemplari non mi avesse concesso di trovare variazioni anche in un solo palpo, di persuadermi che si trattava di variazioni fluttuanti o mutanti, il che impo- neva di essere molto cauti nell'interpretazione di questi fatti. Mi riuscirebbe impossibile decidere se si tratta di mutazioni che si estingueranno, o che si ripeteranno : per ora posso dire, che queste variazioni non sono costanti neppure nelle stesse località, ma che si trovano singoli individui con variazioni in mezzo ad individui rispondenti perfettamente al tipo. Ciò in- duce a concludere, che non è prudente stabilire specie nuove, od anche solo varietà locali, su un unico esemplare, che po- trebbe rappresentare una variazione destinata a scomparire. A questo proposito giova ricordare quanto il De-Vries scri- veva nel suo trattato sulle specie e varietà, a proposito del- l'origine delle specie e varietà spontanee. 'i Tre punti mi sem- brano di massima importanza: la costanza del tipo nuovo, la esistenza o la mancanza di gradazioni intermedie, e ultima, ma 242 RINA MONTI non meno importante l' ossei'vazione diretta di una ripetuta riproduzione " (pag. 556 . Il Rosa distingue le variazioni in due e ategorie : tiloge- netiche e non filogenetiche o darwiniane. Il carattere delle darwiniane è di oscillare attorno ad una media spostantesi in una direzione determinata, la quale direzione ci dà l' evolu- zione filogenetica. Queste variazioni darwiniane spesso non sono ereditarie, come molte anomalie, varietà locali ecc. (pag. 103). A mio giudizio le variazioni da me descritte rientrano in quelle che il Rosa chiama darwiniane, ma sono tuttavia molto notevoli perchè arrivano a toccare anche i caratteri del genere. 9. — Bibliografia citata. De-Vries Ugo. — Specie e varietà, e loro orir/iìii pei- ijivtacioiii. — Remo Sandron, Edit. Hai.bekt. — Notes on Irish Hydracnidu, with descriptinns of a new genus and Tion new species. — Annales and inagaziiic of Natural History. Serie 7, vol. XVIII. Juli IflOfi. KoENiKE. — Ueber ein paar Hydraclmiden axs dem Srliwarzwald ncbst Besclireibung von Feltria minuta Koen, (j' mis deiii Rhdtikon. — Mitt. Had. Zool. Ver. Nr. IH-14, p. 45-68, tav. 1, 1902. » Acarina. Die Siisswasser fauna Dentscldands. — Heft 12, 19(J9. » Ein Acarinen-imbesondere Hydracarinen System nebst hydra- car inolngischen Berichtungen. Sonder-Abdruk aus den. Abliand. d. Nat. Verein. Brem., Hd. XX, Heft. 1, 1910. Le Roux Marc. — Recherches biolagiques sur le lac d' A>i»t>i-y. — An- nales do Hiologie lacustre. 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Revue der gesamte Hydrobiologie und Hydrographie. Bd. 1, Heft 1-2, 1908. Raffaello Bellini OSSERVAZIONI GEOM ORFO LOGICHE SULL'ISOLA DI CAPRI eli studi sulla geologia della bella Isola delle sirene pro- cedono attivi ed in questi ultimi anni non pochi risultati di ricerche hanno visto la luce sull'importante argomento. Ma non pochi dubbi sulla geologia di Capri attendono di esser risolti, i^erchè sulla sua origine, sull' età dei calcari che la compongono e sulla tettonica non solo non è stata detta la parola conclusiva, ma nuove ipotesi vengono ad alfacciarsi contro quanto ormai si credeva accertato e nuovi campi si aprono a fruttuose ricerche. Sinora tutti gli autori che trattarono dell'origine di Capri, e se ne occuparono incidentalmente, accettarono l'idea che ventiquattro anni or sono formulò il Walther (*), solo introdu- cendovi non fondamentali, e spesso anzi non necessarie, va- rianti. Secondo quest'autore il golfo di Napoli avrebbe avuto origine da due dislocazioni : ajìpennimca, avvenuta alla fine del cretaceo, e tit-renica, prodottasi durante o poco dopo l'oligo- cene (^]. (1) Walthkk I. — / Vulcani soUumari'ni del golfo di Napoli. Boll. H. Comi- tato Geolo^'.; Roma 1886; n. 9 e 10. (2) Il I.iing ha emesso un' altra ipotesi ìeol. Gcsell. XLV Band 2 Ileft), che sarebbe stato prodotto dallo sprofondamento causato dalla azione simultanea di tre fratture, con direzione diversa, aventi la loro causa nel vulcanismo. Le tre suddette linee di frattur;i si riconoscerebbero a motivo della distribu- zione geo}?i'afica delle roecie vulcaniche che fanno capo al golfo di Napoli e della loro eoniposizioiie chimica. La prima e chiamata dal l.nng frci/lura pontina; sa- rebbe diretta da N a 8 e caratterizzala da i)rodotti eruttivi saturi (con decorso Isernia-Ponza-Sorrento da un lato, e Palniarola Zannone, dall'altro). La seconda OSSERVAZIONI GEOMORFOLOGIOHE SULL' ISOLA DI CAPRI ^45 Le rotture prodotte da queste due dislocazioni, normal- mente incrociandosi, avrebbero nei punti d'incontro, o di mas- sima rottura, favorito la formazione dei vulcani; infatti il Walther ritiene di tal natura le secche del golfo, e Capri, rappresentata nella carta delimitata da fratture a questo tra- Lato nieritìionale del Monte Solaio con le grotte dell'Arco e delle Felci sulla parete orientale (terza serie). In avanti il colle di Castiglione, staccatosi dalla massa del Solare per causa della frattura post-cretacea. In fondo, tra le due masse, la zona avvallata. (R- Bellini fotogr.) sversali ed ortogonali, sarebbe costituita da due zone rialzate comprendenti una zona sprofondata; il tutto corrispondente alla cresta di una sinclinale. Recentemente però il Rovereto (') ha proposto, non accet- tando l'interpretazione del Walther, un' altra spiegazione. Egli frattura, od appenninica, sarebbe diretta a NO, con decorso Nocera-Cava-Vesnvio e forse sino a Roma; roccia non sature, come le lave vesuviane. Finalmente la tirrenica, od ultima frattura, avrebbe direzione a SO e lungbezza non minore di 6(10 Km., decorrendo dal Vulture al monte Ferru in Sardegna, passando per i campi Flegrei ; sarebbe caratterizzata da prodotti eruttivi non saturi, come la trachile del monte Ferru. Secondo quest'ipotesi l'isola di Capri verrebbe a trovarsi sulla linea di frat- tura tirrenica. (1) Rovereto (t. — U Isola di Capri in Atti Soc. ligustica; XVIII, Clenova 1907; con I tav. L' [le de Capri est un lambeau de récouvreinent in Compt. Rendu des séances de la Soc. Geol. de France; fase. 7; 1907 — L'Isola di Capri in Htudi di Geomorfologia; voi. I; Genova 1908; pp. 233-2CS ; con 9 figr- e 1 tavola. 246 RAFFAELLO BELLINI ritiene la massa calcare dell'isola come piegata sull'eocene in forma di piega coricata, aperta verso il Sud, dove si è confor- mata, sollevata e poi ribaltata con la parte superiore verso Nord, richiamando l'attenzione sul fatto che a Capri il terziario affiora sempre dal disotto del secondario ('). Per Rovereto non esisterebbe a Capri la zona sprofondala mediana, mentre ri- tiene evidenti quella di Massalubrense e l'altra trasversale di Sorrento; ammetterebbe però con dubbio una frattura longitu- dinale avvicinata alle coste orientali ed estesa forse sino a Capri ;'). * * La suddetta ipotesi, ampiamente ed abbastanza convincen- temente svolta, ritengo che abbia bisogno di ulteriore dimo- strazione, tanto più che sembra non possa negarsi l' esistenza dello sprofondamento centrale non ammesso dal Rovereto, che pur ritiene indubbi quelli di Massa e di Sorrento, aventi co- muni con Capri origine e struttura (^). L'asserzione del Rovereto che l'eocene sia sottostante al cretaceo sarebbe la decisiva prova della ipotesi e fondamentale al punto da trasformarla in teoria. Trovandomi quindi a Capri ho voluto osservar de visa questa relazione di rapporto tra le due formazioni. La prima cosa che subito si nota è il vedere come i depositi eocenici sieno (nella cala di Caterola e sotto Tiberio) addossati alla base di non profonde insenature dalle pareti a picco mostranti quasi una frattura fresca. Nella val- letta fra le due Marine è in lembi sparsi tra le pareti rupestri del calcare urgoniano di monte Solare e di Castiglione, di quella frattura, vale a dire, che il Rovereto non ammette. (1) RovKKETO G., in studi (li Qcnmorfoloilid, voi. I, ii. 237. (2) KovKUKTo (J., in Studi di Geomorfoloyin, voL I, i». 211. (3) Il Do Lorenzo eg-uiilinenle no)! accottii l'idea i il luio SNl.npjio di'lla iritt r|ir('l:i/,ione del VValllier. OSSERVAZIONI GEOMORFOLOGICHE SULL' ISOLA DI CAPRI 247 Ma tutto l'aspetto della roccia, la posizione verticale delle muraglie, l'intero modellamento che riproduce con perfetta identità il paesaggio della prossima penisola Sorrentina ed il fatto della dubbia convinzione dell' atHoramento del terziario dal disotto del secondario, sono tutti elementi che non possono far abbandonare le idee oggi ammesse sull' origine dell' isola e che corrispondono anche ad una impressione complessiva che si forma avvicinandosi a Capri e costeggiandola in barca od in battello. Certo l'ipotesi del Rovereto merita discussione e lascia dubbiosi, tanto più che qualche particolarità tettonica dell'isola non sembra dar maggior conferma all' origine per frattura di una massa monoclinale ; ma d'altra parte il trovarsi sempre l'eocene al piede della muraglia rocciosa e l'osservazione dei suoi limiti di contatto col cretaceo, non confermanti la suppo- sizione che questo ricopra quello, sono condizioni per ritenere ancora che i lembi eocenici sieno addossati alla roccia cretacea piuttosto che dal disotto di questa affioranti. E che l'avvallamento centrale di Capri debba ritenersi dovuto a quello sprofondamento che tutte le osservazioni con- tribuiscono ad ammettere, viene anche confermato dal fatto che il fondo del mare attorno all'isola è curvo con la massima convessità verso i due punti opposti della valletta, dove vi sono le due marine. Dal lato di Napoli, presso la Grande marina^ ad una di- stanza di 100 m. dalla costa trovasi una profondità di quasi 50 m., che va aumentando verso Anacapri ad ovest e verso la Punta della Campanella ad est; nella prima direzione rag- giunge presto 80 m.; allontanandosi di poco dalla distanza di 100 m. dalla costa si superano ancor più verso occidente i 920 m. di profondità; all'altezza della Punta di Vitareto si tocca il fondo a circa 200 m. Continuando il giro la profondità di- minuisce quasi nella stessa proporzione con la quale è cresciuta sino alla Piccola marina ed ai Faraglioni ; nelle bocche del- l'isola la profondità è molto maggiore ed in alcuni punti anche di 500 m., meno però un'area nella Bocca piccola^ dove l'acqua non è più profonda d'una settantina di metri; ma di ciò avrò occasione d' accennare più innanzi. * * * Dai diversi criteri che i vari autori hanno applicato allo studio della non chiarissima tettonica dell'isola deriva come 248 RAFFAELLO BELLINI conseguenza anche il disaccordo sull'epoca nella quale Capri prese le forme attuali ; perchè mentre la sua origine è ritenuta dovuta al diastrofismo dell'antico terziario, per il Rovereto (') le forme dell'isola sarebbero posteriori al pliocene, essendosi iniziata l'emersione con l'innalzamento pliocenico, che fece manifestare il vulcanismo nella regione napoletana. Si è d' ac- cordo nell' ammettere che il sollevamento dell'isola, prima del massimo parossismo fiegreo, non importò la disunione dal pros- simo continente; si popolò cosi di grossi mammiferi nella se- conda fasa interglaciale e fu abitata dall'uomo paleolitico, sinché le piogge di ceneri vulcaniche distrussero quasi total- mente la vita. Fu di poi nuovamente abitata nell'età neolitica, come ne fan fede le importanti scoperte fatte dal dott. Cerio nella Grolla delle Felci, ove i resti umani ed i manufatti si raccolsero sopra i tufi '). * * * Ho già detto che anche non si accorda con quella degli altri autori l'idea del Rovereto, che ammette come post-plio- ceniche le forme attuali di Capri. Già l'Oppenheim, posterior- (1) In Sdidi (li Geoìiiorfologia, p. 217. (2) La esistenza dell' uomo in OaprL prima delle intense eruzioni flegrce e quando l'isola era ancora unita alla massa continentale, fu da me dimostrata due anni or sono. Prendendo occasione dalla scoperta fatta dal dott. Cerio di residui paleolitici, e coordinandola con alcune particolarità locali da me osservate sin dal 1901 (in Boll. Soc. Geol. Hai. XXI, fase. I, pp. 12-13; 1902), cosi scriveva nel liul- letlino dì Palelnologia IlaUana (anno XXXII, 1906; n. 1-5; pp. 10-12): « In Capri gli uomini vissero quando l'Isola era ancora unita alla massa continentale, dalla quale si distaccò in tempi posteriori ai glaciali, epoca in cui i vulcani flegrei erano nella loro intensa attività. La sejjarazione avvenne in con- seguenza della spinta che subì l'isola e che ebbe per etTelto di far ahbassare il lato orientale e sollevare per equilibrio l'opposto, innalzando quindi all'attuale livello il monte Solaro e la neolitica Grotta delle Felci., che s'apre nella sua pa- rete orientale ». « D'altra parte siccome gli strati d'argilla, ove furono trovate le selci presso la Certosa e \ Hotel Quisisana, sono sottostanti ai banchi di materiali sanidinici, cosi chiaro risulta che l'uomo visse in Capri, non ancora isola, quando erano in azione i vulcani (legrei o poco prima. Questi infatti ebbero più intensa attività durante il periodo glaciale, che coincidette con 1' età paleolitica e si chiuse con la catastrofe diluviale, la quale disperse le tribù di quei tempi. Ci») è tanto più chiaro in quanto che nell'Italia meridionale i tufi sostituiscono il terreno allu- vionale, e quindi anche i inatc^riali flegrei furono eruttati (piando 1' uomo i)assava attraverso l'età paleolitica, mentre nell' età successiva, cioè nella neolitica, riioino trovò in Capri condi/.ionì diverse climatiche e topografiche ». OSSERVAZIONI GEOMORFOLOGICHE SULL' ISOLA DI CAPRI 249 mente al Walther, nei suoi studi geologici su Capri ('), ritenne che le forme dell' isola fossero quasi come oggi quando si depositò il macigno q che il mare eocenico fosse superiore di 30 o 40 m. sul livello attuale per poter lasciare i suoi resti a tale altezza. Della stessa idea è anche il Giinther ('). Io ho dimostrato (■') che Capri ha subito un moto obliquo, essendosi innalzata verso monte Solaro e depressa nel lato orientale, determinando cosi o favorendo la separazione dalla terraferma; il distacco da questa sarebbe poi avvenuto lenta- mente nei tempi in cui il vulcanismo flegreo era nella sua più intensa attività, vale a dire nella seconda fase glaciale. Anche il Rovereto è di quest'avviso; solo ritiene che l'antica unione, invece che di rocce cretacee come la gran massa dell'isola, fosse costituita da terreni eocenici, facilmente erodibili, e quindi l'attuale Bocca Piccola, che occupa il posto della primitiva unione, dovrebbe la sua esistenza all'azione logorante del mare. Il piccolo lembo di eocene sotto il capo di Tiberio, che si potrebbe addurre a conferma della surriferita ipotesi, è rite- nuto trovarsi in quel luogo a causa di franamento derivato dalla sommersione della base rocciosa su cui poggiava; la stessa spiegazione si applica agli altri pochi depositi eocenici riparati in alcuni punti dell'isola, mentre la quasi totalità della formazione sarebbe stata distrutta dagli agenti meteorici. Nella Bocca piccola la profondità è in molti punti di soli 70 e 75 m.; quest'altezza corrisponde alla parte più sporgente di un rilievo sottomai'ino, situato tra Massalubrense e Capri, e può ritenersi residuo dell'antica comunicazione, avvertendo che l'isola doveva quindi occupare una posizione alquanto in- terna nell'arco del golfo di Napoli e congi tingersi con l'attuale territorio di Massalubrense piuttosto che con la regione più esterna della Campanella. D'altra parte neanche deve ritenersi per azzardata l'ipo- tesi che quest'altura sottomarina possa esser il residuo d'un (1) Oppenheim P. — Die. Geologie der Insel Capri iu Zeitschr. d. deut. Geol. Gesell. XLII ; pp. 758-7(54; Berlin 1889 — Beitràge ziif geologie der Insel Capri und der Halbinset SorretU; 1889 — Ancora intorno all' is. di Capri in Riv. di Paleont., I; 1895. (2) GiiNTHER R. F. — Eartìi-movements in the hay of Naples, Geof?r. Journ., Aug. Sept. 1903. (3) Bellini R. — Ancora sulla geol. deW is. di Capri, Boll. Soe. Geol. Ital., 1902 ; p. 572. 16 250 RAFFAELLO BELLINI vulcano, comparso posteriormente o contemporaneamente alla separazione delle masse. Ho già detto che il Walther ritiene di tal natura le secche del golfo di Napoli; se ciò si riuscisse a dimostrare, l'idea delle dislocazioni espresse dallo stesso Walther non sarebbe da escludersi. Anche l'Oppenheim ritenne che bocche ignee fossero esistite presso Capri, forse in corri- spondenza d'un rilievo sottomarino mediano alla Bocca Grande; egli si basò principalmente sul rinvenimento d'un blocco di lava sulla discesa di Matromania; ma la natura leucotefritica di esso, 0 moderna, è elemento sulìiciente per escludere che possa esser stato eruttato in quella fase dell'attività flegrea che precedette l'emissione dei materiali dei tufi grigi trachiande- sitici, abbondanti anche a Capri ('). Pare quindi fuori dubbio che tanto il masso di lava os- servalo dall'Oppenheim, quanto un blocco di leucitite clie molte volte ho visto in xm oliveto sulla via di Tragara, debbano ri- tenersi importati dall'uomo. * * * Esposte queste poche idee sull' orogenesi dell'isola vediamo di ricostruire con le prove attuali le antiche e le moderne oscillazioni, le quali ci indicheranno in quali tempi e con quante fasi Capri ha raggiunto la odierna contigurazione. * * * E noto come nella vasta conca sinclinale formata da strati triassici, cretacei ed eo-miocenici, compresa tra l'estremo della Penisola Sorrentina, con Capri a Sud, ed i monti di Gaeta verso Nord, strati fratturati in seguito al sollevamento })osteo- cenico dell'Appennino, si produssero un abbassamento plioce- (1) I tufi sono estesi nell'isola ed ot-cupiino la ilepressionc tra le due marine ed altri luoghi; sono stratificati ed ia alcuni punti superano l'altezza ()) e (750) circa, — sotlo l'Orto botanico, — ad E dell'Albergo e a NW di questo. I fossili che trovai più numerosi e più diffusi appartengono alla specie caratteristica Worthenia coìdnhHlaln Costa (= Turbo solìlariiis Stopp.), meno numerosi, ma abbastanza diffusi, quelli della specie Mef/nlodoii (ìiimbeli Stopp. Trovai inolire un' iiiipronla di Pccteii che il dott. Airaghi ritiene una s])ecie nuova. Rinvenni detto PeeLen a NW del- l'Albergo, verso la quota f600) presso il contatto Doìomin prhi- cijìalc — Relieo dell'Azzarola. II Reiico si presenta poco polente su due zone allungate e pressoché. parallele. Il suo affioramento relativamente ristretto si deve anche naiuralmente attribuire alla successiva forte erosione. La prima zona, cioè la più settentrionale, che è la più tormentata e la più erosa, corrisponde al Vallone già nominato, a stia volta corrispondente a una sinclinale infranta. Quivi il Relieo, essendo ricoperto da depositi morenici e da folta vege- 1 azione, é visibile solamente, salvo brevi tratti, lungo il torren- tello che scorre sul fondo del Vallone stesso. La sua facies è rappresentata da strati di calcari grigio-neri com})a11i. molto contorti e spesso arricciati; in altre parole, hmgo il fondo del Vallone, sono rimasti a testimoniare il Relieo, gli strati meno erodibili. Affiora poi in dimensioni maggiori a N della Vetta ; i primi strati verso W, rappresentanti i ])iani inferiori, sono costituiti da marne grigio-nere, molto scistose, erodibilissime, alle quali succedono verso E strati calcari grigi compatti, i quali essendo molto meno erodibili e disposti verticalmente, emergono qua e là dal pendio, come avanzi di muri di fortificazioni crollate. Abbiamo già notato che tali strati, giungendo tin sotto la Vetta con direzione N 70" W, sono in discordanza col breve e com- OSSEKVA/IONI STRATIGRAFICHE SUL MONTK HARKo 2(57 plicato motivo tectonico della Vetta stessa. Successivamente si intercalano calcari marnosi giallo-rossastri per alterazione, dove fra la roccia molto incoerente si raccolgono fossili in singolare abbondanza, specialmente belli esemplari di GerviUeia inpala e di PaìaeocardUa auslriaca : ad E di questi, altri calcari com- patti più chiari. Alle Cave Maggi, situate alla falda NE dello Zucco Buf- falora, gli strati del Retico affiorano colla stessa direzione e ancora verticali come (j[uelli ora descritti; si appoggiano alla Dolomia principale e vi si scorgono molti liscioni per scor- rimento. Quelli a contatto della Dolomia rappresentano i piani infe- riori : sono composti di marne nere, alle quali succedono, prima intercalati, poi continui, calcari compatti meno neri a Tereìn'a- lala. dai quali la cava Maggi, già in attivazione sulla vicina Do- ìomxa^ ricava il materiale per la fabbrica di calce idraulica. La seconda zona del Relieo, cioè quella che più sopra ab- biamo chiamato delPAzzarola, dalla classica località che vi comprende, ricompare subito al di là dello Zttcco Bulfalora. Affiora sulla ferrovia Lecco-Como, anzi la sua ultima propag- gine, rappresentata dall'Azzarola propriamente detta, è tagliata per lina ventina di metri dalla ferrovia stessa ; da questo punto va innalzandosi verso SE giungendo fin sotto l'Albergo, dove cessa bruscamente, per esser eliminato dal secondo scorrimento dovuto all' anticlinale di Dolomia principale dello Zucco Buf- falora. Tale Rclieo rimane scoperto e dirupato fin verso la quota (500j, da questa e per ttn centinaio di metri d'altitudine forma varie conche e ripiani ondulati, rivestiti da materiale morenico e coltivati a campo e a prato. Questa seconda zona del Retico presenta da N a S, prima calcari marnoso scuri intercalati da strati calcari chiari, seguiti poi da tracce di banchi corallini con intercalazioni di altri calcari chiari; i sottopiani marnoso-scistosi, scuri, fossiliferi di Bene e (ìuggiale, in questa zona non affiorano. Al di sopra dell'Azzarola i fossili del Retico diventano piuttosto rari. Le località fossilifere più importanti da me trovate, escludendo la classica Azzarola, sono la cava Maggi, — due punti lungo il torrentello del Vallone, — due o tre punti situati nelle conche sopradescritte a W dell'Albergo. Insisto sulla ricchezza fossi- lifera della località, già accennata, subito a N della Vetta, dove 268 (i. BrssAXDKi negli strati marnosi, sciolti per alterazione, rinvenni special- mente belli esemplari di Gercilleia infiala e di Paleocanliin. austriaca, perchè esplorata e studiata bene, con ogni probabilità darebbe buon numero di specie. Il passaggio del Relieo alla Dolomia a conchodon è gra- duale, cioè il Kelico degli strati superiori va acquistando un aspetto calcareo-dolomitico sempre maggiore, contrariamente a quanto in via normale è stato rilevato in altre zone. La Dolomia a coiichodoti, nella quale non mi fu dato di trovar fossili, segue dimque i calcari superiori del Jìclico del- l'Azzarola; affiora tin quasi sulla ferrovia e seguendo la dire- zione approssimativa EW, forma il caratteristico muraglione di rocce denudate, che giunge fin sotto l'Albergo. La facies di questo calcare dolomitico è abbastanza distinta: molto compatta, di color grigio, con molte venature di calcite, la sua potenza è di qualche decina di metri. È imjjortante far notare che in tale Dolomia è attivata a NW di C. Migliorate, presso la (piota segnata (400), una cava per le fornaci di calce di Sala. Presenta fratturazioni molto evidenti, con direzione media NS, rilegate spesso da calcite spatica ; certamente è pure in- teressata, sebbene in piccole pro])orzioni, da qualche disloca- zione. Il passaggio agli strati del L/rrv info-iorc non sareì)be molto graduale, come normalmente avviene ; anzi alla cava sopra detta, il passaggio fra l'una e l'altra formazione si vede distintissimo e non è a credere che quivi esista una faglia, che porti a contatto le due facies ti])iche, dopo aver eliminati gli strati di passaggio, perchè il contatto ])resenta tutte le sembianze di concordanza. Le ragioui dunque litologiche e stra- tigrafiche non lascierebbero alcun dubbio, d'altra parte ))ur- troppo in questa località la paleontologia non porge alcun aiuto, mancando assolutamente i fossili. Un'altra buona ragione, seb- bene di valore indiretto, verrebbe a confermare il passaggio netto e distinto, e cioè dalla cava il Lias inferiore viene estratto come materiale da costruzione e solamente per questo scopo, mentre la Dolomia a coìicìnidon viene usata come ottimo mate- riale nelle sottostanti fornaci di calce. TI Lias inferiore nel versante occidentale segue dunque la Dolomia a conchodon: giunge in testata ttitto lungo la fer- OSSERVAZIONI STHATIGRAFKJHE SUL MONTK lìAKR(^ 2fìi) rovia, la quale anzi per un breve tratto P attraversa in gal- leria; la su.a massima potenza è di circa 700 metri, compren- dendovi anche il Lias; medio ^ che difficilmente si può in modo netto dividere dal primo. Cosi il Lias inferiore, nel versante occidentale del Barro, affiora poco a N della fermata di Givate e nel senso della sua profondità, cioè lungo la stessa ferrovia, giunge insieme al Char mo utili ano, fin sopra Cà di Sala; verso la dorsale del ri- lievo del Barro è eliminato dallo scorrimento della seconda anticlinale di Dolomia principale, e anche coperto da una po- tente morena, che da quota (650) scende allargandosi verso Galbiate. Ad oriente giunge in testata sulla strada segnata di 3" classe Lecco-Galbiate e su quella sovrastante di 4^ classe S. Michele-Galbiate, formando da questa parte la linea di contatto discordante colla Dolomia principale, riportata dallo schizzo. La facies del Sinonuriano è tipica: in strati regolari poco potenti, ricchi di straterelli e noduli di selce, di color nerastro verso il centro della formazione, grigi lateralmente e sfumanti in modo molto graduale col Charmonthiano, tanto che una de- limitazione netta fra questi due terreni non potrebbe essere che molto arrischiata se non impossibile, non solo a causa dei troppo brevi tratti di affioramento, ma anche per la mancanza quivi dei fossili caratteristici, escluso però da tale considera- zione, il Domeriano. Il Sinemnriano non è molto fossilifero e per estesi tratti non presenta alcuna traccia organica. È sufficientemente fossi- lifero in due località: a SW dell'Albergo superiormente alla quota segnata (477j, cioè lungo il suo piano inferiore; a S della galleria tra la fermata di Cavate e la stazione di Sala al Barro; meno abbondantemente a N di S. Alessandro. I fossili trovati a SW dell'Albergo verso la quota (500), cioè lungo il piano inferiore or ora accennalo, sono frammenti di Lamellibranchi e di Gasteropodi sparsi copiosamente per lungo tratto, fra i quali è stato determinato solo il Pecten ThioUierei Mant. e il Pecten dispar T. La facies colitica che secondo il dott. Airaghi affiorerebbe lungo detto piano fossilifero, si presenta invece inferiormente a questo, cioè per un brevissimo tratto nel piano superiore della Dolomia a conchodon. Con ciò però non voglio escludere la presenza della zona a P. planorhis. 17* 270 •*• HUSSAN'DRl I fossili determinati appartenenti agli strati mediani sono: O.r.iiioma inae(i(iivalve Sow. var. intenncdia. ,1 n » " Munsteri. Pi'cten cfr. cri/jilozoìHH.s Gemm. ^\.rmoceì-a\- mfuda.r Fnc. var. plicalclln. il TI il -i rariitlìcalella. « sp. ind. n Kridioitlj's Parona. II Charmoulhiano si presenta, come si è detto, con pas- sagf:;io graduale lento tino ad assumere, verso i piani superiori, un colore grigiastro chiaro con abbondanti macchie roseo-vinaie e molto somigliante al Jjias nirdio della Bicicola. Siamo quindi in presenza, (^uivi, del Donwriano tipico che, ^in vero, si poteva distinguere dal VÌKirnìonLìiiano inferiore, distinzione però che non ho creduto opj^ortuna, perchè non fui troppo fortvinato nel ritrovamento dei fossili relativamente alla loro distribuzione. Gli strati del Doincì-iano sono intercalati ogni (D Ti S "S O .—1 CD ai 'o o o u o .«E b2 :e r-* ^ 6 ' r^ • ^ O o o X 'o 0) "3 cs p e^ n ^ ■I— 1 ^ ■ cò^ -iì~ PC 276 G. BUSSANDRI scorrimento, essendo tagliata in linea obliqua alla direzione dei suoi strati e in accordo invece colla direzione dei due scorrimenti principali, ora descritti. Le evidenti fratture che vi si scorgono, aventi la dire- zione N 40^ E, sarebbero un'altra conferma di tale scorrimento. Il Lias inferiore^ il Mesofjhirassino e il Neogiarassìco. man- tengono nei due versanti pressoché la stessa direzione media N 80'^ W, come in linea generale ho già accennato, però mentre in quello occidentale gli strati sono sempre quasi verticali e pochissimo disturbati, nel versante orientale hanno P inclina- zione media di 55'' N e presentano disturbi e contorsioni note- voli, in modo speciale il Sinemiirinno. La dislocazione degli strati della Vetta, e di quelli imme- diatamente a S di questa, lascia supporre che sia l'effetto di un tormento teclonico. forse più complicato in questo punto. Gli strati della Vetta disposti a forma di volta spezzata e i secondi pure di Doloìnia principale disposti invece verticalmente e discordanti anche coi successivi più a 8, trovandosi essi al di qua degli strati verticali del Eelico che arrivano subito a N della Vetta stessa, e tenendo calcolo della maggior pressione sviluppatasi da questa parte, tanto che ha provocato il noto fortissimo scorrimento della prima anticlinale sulla seconda, si può fermamente ritenere che appartengano alla gamba set- tentrionale della seconda anticlinale, gamba stata eliminata dalla faglia. I suddetti strati dun([ue, così disordinati, si possono considerare tormentati in posto da una ancor maggior pressione locale, oppure portati lassù dallo stesso scorrimento. Fra le dislocazioni da me trovate nel rilievo del Barro e quelle riscontrate sulla sinistra dell'Adda dal Philippi, esiste una vera corrispondenza, però ìiel Resegone le pieghe presen- tano un rovesciamento completo. Il risultato del mio modesto lavoro, che sembrami degno di qualche attenzione, consiste appunto nella constatata corri- spondenza tectonica fra i rilievi di destra e di sinistra dell'Adda subito a valle di Lecco. Tale corrispondenza non a])pariva. od era negata, nei lavori antecedenti, ciò che poteva sembrare in accordo con l'idea che il ramo lacuale di Lecco rispondesse ad una grande linea di tVattura schiarante regioni a motivi tectnnici molto diversi. iSenza negare che ([uc^sta siipposizioiic [Missa rispondert' a (4. BussANDRi — Ossci'v.Mzioni strati !;ratìfhe ecc. Atti S,,c. Ita!, (li Se. Nat. Voi. XLIX Tav. VI VjìoloTnia h\ luetico fhMMOoli HOVltì. erme.- ìLidS :,^e meiuliiiUiiL/iS Sub. Morene ed 1 ni. morpniciL Alla ^lom •X- /focaìita. J-ossil. -s- J)irecc. e Incliti. ■ Li noe J04. IL CRANIO DELLA LUCIOPERCA SANDRA CUV. ECC. 281 e mi sofFermerò invece a far notare le dissomiglianze che mi sono apparse. Inoltre le figure che seguono il testo saranno più efficaci della mia parola per dare un'idea esatta delle ossa della Lu- cioperca. Avverto che per la suddivisione in regioni delle ossa del cranio e per la nomenclatura di esse, seguo in tutto il lavoro del Supino (*). Scheletro cefalico. Regione occipitale. Occipitale basilare. (Tav. 7, 8, fig. 2, 3, 4). Si trova nella porzione posteriore ed inferiore del cranio, ed è posteriormente conformato a vertebra e più espanso sul dinanzi. Lo ricopre in parte la porzione posteriore del para- sfenoide, che giunge quasi al suo margine posteriore. Il pa- rasfenoide finisce con due punte, e nell' angolo da esse formato si scorge sulla superficie dell' occipitale basilare un foro, il quale è 1' apertura del canale per i muscoli oculari. Un tratto cartilagineo, visibile anche all' esterno e che negli esemplari da me esaminati era dello S]3essore di 1 mm. separa l'occipitale basilare dai prootici. Quest' osso si presenta quasi identico per forma, posizione e confini all' occipitale basilare di Perca se si eccettua che mostra anch' esso quell' allungamento che troveremo poi più accentuato nelle altre ossa del cranio della Lucioperca. Occipitali laterali. (Tav. 7, 8, fig. B, 4). Queste ossa pari che occupano pure la parte posteriore e inferiore del cranio, sono collocate superiormente e ai lati del- l'occipitale basilare. Confinano inoltre con l'occipitale supe- riore, con gli opistotici, coi pterotici e coi prootici dai quali sono separati da un largo tratto cartilagineo che è in conti- nuazione con quello dianzi nominato che si trova tra l'occipi- tale basilare e i prootici stessi, ed ha il medesimo spessore. Gli occipitali laterali costituiscono con un' ampia espan- sione buona parte della parete posteriore della scatola cranica e limitano quasi per intero il foro occipitale, che assume forma (1) F. Sdpino. - II cranio dei Pesci. Lux, Roma 1907. 18* 282 EMMA PUGLIESI di triangolo. Essi sporgono all' indietro obliquamente col mar- gine che limita detto foro. L'altra parte degli occipitali laterali è data da due processi bene sviluppati, i condili occipitali i quali limitano inferiormente il foro occipitale. I condili non si riuniscono per altro fra loro alla base ove il foro è limitato (per 2 mm.) dall' occipitale basilare. La loro superficie è rive- stita da cartilagine. Occipitale superiore. (Tav. 7, 8, fig. 1, 3, 4). Si trova nella regione posteriore superiore del cranio, è collocato tra gli occipitali laterali, e gli epiotici, separa i pa- rietali e si spinge in avanti cosi da portarsi tra la parte po- steriore dei frontali. Fra questi si addentra a cuneo, con an- golo molto acuto. L' occipitale superiore sporge all' indietro con una cresta sottile, molto lunga e pronunciata, la quale alla base segue la linea superiore di congiunzione degli occipitali laterali, e finisce insieme con questi al vertice superiore del foro occipitale. Una cresta ossea di lunghezza notevole presenta pure l'oc- cipitale superiore di Perca, ma poiché quest' osso nella Lucio- perca oltre ad avere tale cresta proporzionatamente più lunga, si protende più che nella Perca con la sua parte anteriore al- l' innanzi tra i frontali, si può concludere che esso è più svi- luppato nel senso longitudinale. Regione otica. Epiotici. Tav. 7, 8, Fig. 1, 3, 4). — Ossa pari che si tro- vano nella regione posteriore e laterale del cranio. Mentre non sono molto sviluppati nella porzione con cui formano insieme con gli occipitali laterali e con gli opistotici la parete poste- riore del cranio, si espandono invece a formare una lamella allungata e ristretta, disposta orizzontalmente e curvata verso l'interno. Si hanno così due specie di ali ossee, il ciii apice si porta all' indietro j^iù di tutte le altre ossa della parte po- steriore del cranio, oltrepassando, sebbene di ])OCo, il margine posteriore della cresta dell'occipitale. Queste due porzioni degli epiotici, cosi diverse da quelle della Perca, portano una notevole dissomiglianza nell' aspetto della regione posteriore dei crani di questi due pesci. La forma degli epiotici della Lucioperca troverebbe invece ri- scontro in quella che presentano le medesime ossa del Labrax- IL CRANIO DELLA LUCIOPERCA SANDRA CUV. ECC. 283 Opistoiici (Tav. 7, 8, fig. 2, 3, 4). — Occupano la parte inferiore e posteriore del cranio, tra i prootici, gli pterotici e gli occipitali laterali. Sono abbastanza sviluppati e non pre- sentano nulla di notevole eccettuata una breve sporgenza a guisa di dente, ripiegata verso 1" alto e collocata sotto la parte posteriore del pterotico. Pterotici (Tav. 7, 8, fig. 1, 2, 3, 4). — Sono collocati ai lati della porzione posteriore del cranio e presentano un' apo- fisi lamellare che si prolunga posteriormente con orlo e su- perficie irregolarmente solcati. Un solco molto profondo per- corre longitudinalmente il pterotico e costituisce un canale che è in continuazione col canale mucoso che si trova sulla su- perficie del bordo esterno dei frontali. Il margine posteriore dell' apofisi del pterotico è diviso in due lobi, uno più piccolo e appuntito superiore, e uno più ampio inferiore Prootici. (Tav. 7, fig. 2, 3). — Si trovano nella parte infe- riore e anteriore della cavità del cranio e confinano con gli alisfenoidi e con gli sfenotici in alto, in basso col basisfenoide e al di dietro con gli pterotici e gli opistotici e con V occipitale basilare. Essi si uniscono fra loro inferiormente, lungo la linea mediana del cranio. Sporgono anteriormente con una lamella sottile, e la loro parte posteriore, più ampia e consistente, è irregolare ed ha nella faccia interna insenature profonde. Una di queste forma un solco che percorre longitudinalmente l'orlo inferiore dei proo- tici : i due bordi superiori di tali solchi, due vere lamine ossee, si riuniscono, dando un tramezzo orizzontale, che è la base della cavità cranica e i due bordi inferiori racchiudono insieme al parasfenoide la parte anteriore del canale per i mu- scoli oculari. Nella Lucioperca i prootici si prolungano molto in avanti mediante una porzione lamellare, che in basso si unisce alla lamella del parasfenoide, tanto che coprono in gran parte il basisfenoide. Sfenotici (Tav. 1, tìg. 1,2,3). Sono ossa pari, della parte superiore del cranio. Confinano lateralmente coi frontali e coi pterotici, inferiormente coi proo- tici e internamente con gli alisfenoidi. 284 EMMA PUGLIESI Nella Lucipei'ca essi sono notevolmente sviluppati, con- stano cioè di ima parte massiccia che presenta una sporgenza laterale, al di sotto della quale vi è la cavità articolare ante- riore, per l'iomandibolare, e si prolungano poi in avanti con una lamina ossea stretta e lunga il cai margine esterno è ri- piegato in basso. Questa lamina tiancheggia il margine laterale del frontale, portandosi tino a dove il contorno del frontale rientra a formare la curva dell' arcata orbitale, di cui con 1' orlo anteriore anche lo sfenotico forma piccola parte. È evidentissima la diversità degli sfenotici della Lucio- perca, da quelli della Perca, diversità che è data da tale loro allungamento che li fa portare in avanti fino a ragiungere l'orlo dell'arcata orbitale. Raccorciati come nella Perca sono pure gli sfenotici del Labrax. Abbondante cartilagine trovasi tra gli sfenotici e gli ali- sfenoidi e tra essi e i pterotici — non è però visibile al- l' esterno. Regione ottica o oculare. Aìisfenoidi (Tav. 7, Tig. 1). — Sono ossa pari che si uni- scono in alto coi frontali, in continuazione del processo infe- riore di questi, inferiormente con le due suddivisioni del ba- sisfenoide e pure in basso e posteriormente con una sporgenza lamellare della faccia interna dei prootici. Uniti a tali ossa, gli aìisfenoidi formano il foro d'uscita dei nervi ottici. Gli aìisfenoidi sono lamelle ossee, non molto estese e nella Lucioperca si presentano di forma irregolarmente ovale, al- quanto allungata. Basùfenoide. (Tav. 7, tìg. 3). — Quest,' osso è formato da una parte impari anteriore, che termina in punta e da due parti pari. Ij' apice della prima si unisce col parasfenoide, giungendo al punto di mezzo, le parti pari, a forma di alette divergono al- l' indietro a V e vanno a raggiungere gli aìisfenoidi. Essendo nella Lucioperca, come già dissi, alquanto allun- gati i prootici, il basisfenoide rimane per la massima parte IL CRANIO DELLA LUCIOPERCA SANDRA CUV. ECC. 285 coperto da essi e sporge solo per breve tratto con la sua punta. Non esiste cartilagine ove il basisfenoide si congiunge col parasfenoide, mentre un piccolo tratto ivi si trova nel cranio di Perca. Base del cranio. Parasfenoide. (Tav. 7, tig. 2, 3). — ■ E un osso impari che per- corre longitudinalmente la base del cranio, andando dalla regione etmoidale all' occipitale basilare, che ricopre in gran parte. E costituito da una robusta lamina ossea, lunga e stretta, coi bordi che sì mantengono quasi paralleli per una metà della sua lun- ghezza, e divergono poi alquanto, per convergere nuovamente ad angolo ottuso, ove è il tratto cartilagineo che segna il con- fine tra i prootici e l'occipitale basilare. Ne risulta che la parte del parasfenoide che ricopre l' occipitale basilare assume forma romboidale. Posteriormente il parasfenoide si biforca, mentre l' estre- mità anteriore finisce con una curva ristretta. Sulla faccia in- terna della metà anteriore di quest'osso lungo la linea mediana si innalza verticalmente una cresta ossea, robusta e poco spor- gente che esiste anche nel parasfenoide di Perca. Sono invece assai più sviluppate, si^ecialmente in lunghezza, nel parasfe- noide della Lucioperca, due ali ossee che partono lateralmente da esso, e lo congiungono ai prootici. Ciò eccettuato riscontrai quasi perfetta identità di forma in quest'osso, nei due pesci. Vomere (Tav. 7, fig. 2, 3). — È, come nella Perca, un osso impari triangolare che, molto appuntito posteriormente, è largo nella parte anteriore, ove si espande anche lateralmente. Con la sua porzione triangolare posteriore riveste per lungo tratto il parasfenoide mentre la parte allargata che di- nanzi sporge al di sotto dell' etmoide mediano si ripiega in basso. Il bordo anteriore è inferiormente fornito di piccolis- simi denti. 286 emma pugliesi Tetto del cranio. Parietali (Tav. 7, fig. 1). — Sono posti nella parte superiore e posteriore del cranio ed hanno i pterotici al lato esterno, gli epiotici posteriormente, l'occipitale superiore al lato in- terno e sul dinanzi i frontali, che li rivestono per breve tratto. Lateralmente si addentrano a costituire la concavità d'ima profonda rientranza, che è formata oltre che da essi da parte dei pterotici e degli epiotici. Facendo il raffronto tra i parietali della Lucioperca e quelli della Perca, troverei da osservare che essi sono nella Lucioperca più sviluppati e che si portano più avanti, di modo che sono separati fra loro non soltanto, come nella Perca, dall'occipitale superiore, ma anche dalle due sporgenze interne posteriori dei frontali. Trovo inoltre che, mentre nel cranio della Perca il mar- gine esterno dei parietali costituisce parte di un lato solamente della curva suddetta, nella Lucioperca è il margine di essi che si ripiega a formare una concavità stretta e profonda, della cui curva gli epiotici e i pterotici non sono che il proluga- mento posteriore. Per la loro forma i parietali della Sandra mi sembrano rassomigliare a quelli del Labrax, quali li trovo rappresentati nei disegni del Supino {') e quali li ho rilevati io stessa, il che unito ad altra corrispondenza morfologica che ebbi già occasione di notare a proposito degli epiotici, contribuirebbe a fare notevolmenie rassomiglianti le regioni posteriori del cranio di Lucioperca e di Labrax. Frontali. (Tav. 7, fig. 1,2,3). — Sono queste due ossa che nella Lucioperca col loro grande sviluppo anteriore danno l'al- lungamento tipico del cranio di questo pesce. Differiscono ve- ramente alquanto jjer la forma e ancor })iù per il rap])orto fra i loro diametri dai frontali della Perca. Essi formano per la maggior parte il tetto del cranio. Si congiungono tra loro con una lunga sutura mediana longitu- dinale, finita la quale i loro margini divergono ad angolo acuto (1) V. Supino. — Morfologia ilei ci-mhìo dei Teleostei — Percidae. IL CRANIO DELLA LUCIOPERCA SANDRA CUV. ECC. 287 nel quale si inserisce a cuneo l' occipitale superiore. Posterior- mente confinano inoltre coi parietali che rivestono in piccola parte ricoprendoli col loro margine che è sinuoso ed ha due spoi'genze triangolari, tra le quali si avanza il parietale. L'orlo laterale esterno dei frontali si porta in fuori, di- vergendo notevolmente, per rientrare poi di nuovo a formare la curva del margine superiore dell' orbita. Dopo di questa i frontali si prolungano ancora in avanti, restringendosi maggior- mente e portandosi a ricoprire parte dell' etmoide mediano. Nella metà anteriore dei frontali v'è un'ala interna infe- riore che pende dalla volta e li unisce ai prootici ed agli ali- sfenoidi. La superficie di queste ossa non è liscia, ma percorsa da regolari scanalature. Una, più profonda delle altre, forma presso il bordo esterno della metà posteriore, un canale, il quale è in continuazione con un canale mucoso dei pterotici. Come ho detto più sopra, ho trovato che i frontali della Lucioperca sono per forma e dimensioni diversi da quelli della Perca : un frontale di Sandra a parità di larghezza ha lun- ghezza più che doppia di un frontale di Perca. Questo considerevole allungamento richiama l' allungamento ancor maggiore che, delle medesime ossa, si riscontra nell' Esox (Tav. 8, fig. 7) i cui frontali si portano fino all'apice del muso, oltrepassando di molto antei-iormente gli etmoidi late- rali. Sono per altro i frontali del Luccio piare alquanto diversi da quelli della Sandra per essere nella loro porzione anteriore ristretti, esili, allungatissimi ed è ciò appunto che porta la forma speciale del muso di questo pesce. Regione rinica. Etmoide mediauo (Tav. 7, Fig. 1, 3). — Si trova nella re- gione anteriore del cranio, all'apice del muso. Sporge dalla porzione anteriore dei frontali e si ripiega poi in basso per andare a raggiunger il vomere con un piano inclinato, che è continuato poi dalla porzione anteriore del vomere. L' etmoide della Lucioperca presenta superiormente due 288 EMMA PUGLIESI sporgenze più marcate che nella Perca, sporgenze che accen- tuano V allungamento del muso. È fornito di molta cartilagine che trovasi tra esso ed il vomere. Etmoidi laleraìi (Tav. 7, Fig. 1, 2, 3). — Sono situati ai lati dell'etmoide mediano e davanti ai frontali dalla cui parte anteriore sono per un certo tratto ricoperti. Il loro margine laterale esterno è in continuazione con quello dei frontali per completare anteriormente la curva del- l'orlo superiore dell'orbita. Tale margine diverge sino a for- mare due sporgenze laterali le quali hanno inferiormente una scanalatura, riempita da cartilagine, che trovasi abbondante sotto di essi. Anteriormente presentano un foro per il passaggio del nervo olfattivo. Osservo che, essendo nella Lucioperca molto allungati i frontali, raggiungono con la loro estremità anteriore quasi il massimo limite anteriore degli etmoidi laterali. Ciò si ravvi- cina al fatto più notevole che si verifica nelPEsox, nel quale come ho già detto, i frontali allungatissimi si ])ortano più in-' nanzi degli etmoidi, il che può far trovare non sempre appro- priata la denominazione di prefronlali data agli etmoidi laterali. Nasali (Tav. 8, tìg. 5). — Si trovano ai lati dell'etmoide naediano, appoggiati sugli etmoidi laterali, dai quali si sepa- rano con estrema facilità. Sono dati da una laminetta ossea triangolare, che coniinua con un prolungamento tu biliare. Qiiesto tubicino dà passaggio al nervo olfattivo che esce dal foro, testé nominato, degli et- moidi laterali. Infraorbìtali (Tav. 8, fig. G). — Sono in numero di 6, disposti l'uno di seguito all'altro, intorno all'orlo inferiore dell'orbita, e formano una curva assai ampia, ])oco convessa. Uno, a forma di ])iastra ossea, è piuttosto esteso, tre pic- colissimi ed esili, il (juarto allungato e sottile, il quinto più sviluppato di questi iiltimi è il solo dei preorbitali che diffe- risca per forma e dimensioni dal corrispondente della Perca. EMMA PUGLIESI 289 Infatti esso si prolunga con una specie di sprone appuntito, mentre i cinque ossicini della Perca, che seguono al primo largo e appiattito, sono a forma di cilindretti, tutti eguali fra loro. Il primo dei preorbitali di Lucioperca presenta una specie di doccia superficiale, con parecchie aperture, e questa doccia continua a tubo attraverso a tiitti gli altri. Il loro margine esterno si presenta frastagliato, con punte irregolari. Scheletro viscerale. lomandiholare (Tav. 8, fig. 9). — È un osso pari che si , articola superiormente al cranio, posteriormente all' opercolo e inferiormente col metapterigoide, e con lo stiloiale. E formato da una porzione quadrangolare bene sviluppata la quale pre- senta superiormente due capi articolari a superficie cartilaginea per r articolazione con le ossa del cranio e precisamente con lo sfenotico antei'iormente e posteriormente col pterotico. È percorsa longitudinalmente sulla faccia esterna da una cresta ossea e termina in basso con un prolungamento cilindrico appiattito, all' estremità del quale si trova un tratto cartila- gineo, che è l'articolazione per lo stiloiale. V'è pure cartila- gine ove l' iomandibolare si unisce al simplettico. Quest'osso differisce dal corrispondente di Perca soltanto per la notevole robustezza della parte superiore. Simplettico (Tav. 8, fig. 8). — È in continuazione col pro- lungamento inferiore dell' iomandibolare. È un piccolo osso a forma di bastoncello, lievemente arcuato, termina assottiglian- dosi a punta e si insinua tra il quadrato e il processo ascen- dente di quest'osso. Il simplettico è nella Lucioperca relativamente molto più allungato che nella Perca. Le sue estremità sono fornite di cartilagine. Quadrato (Tav. 8, fig. 9) È formato da una robusta lamina che ha forma di triangolo, il vertice inferiore del quale molto ispessito costituisce l'articolazione con la mandibola e preci- samente con 1' articolare. Da questo medesimo vertice si innalza un lungo processo osseo, appuntito e rivolto obliquamente all' indietro ed è ap- io 290 IL CRANIO DELLA LUCIOPERCA SANDRA CUV, ECC. punto tra la lamina del quadrato e tale processo che si inse- risce il simplettico. La base superiore della porzione triango- lare è unita col metapterigoide mediante un tratto cartilagineo. Il quadrato della Lucioperca non differisce quasi affatto da quello della Perca. Metapterigoide-Enlo2:)terigoide-Eclopterigoide (Tav. 8, fig. 9). Queste tre ossa, due delle quali sono laminari e cioè il metapterigoide e l'entopterigoide ed il terzo, l'ectopterigoide, a forma di bastoncello ricurvo, sono riunite fra loro e col pa- latino, il quadrato e l'iomandibolare. Nella Lucioperca sono simili per forma, dimensione e ro- bustezza a quelle della Perca come pure sono ben delineati ed ampi i tratti di cartilagine che uniscono il metapterigoide al quadrato e l'entopterigoide al palatino. Palatino (Tav. 8, fig. 9). — È un robusto osso, collocato davanti all'ectopterigoide e all'entopterigoide. E anteriormente piuttosto spesso e assottigliato posterior- mente. Ove si congiunge con l' entopterigoide ha un' ampia e profonda cavità, occupata da un grosso pezzo cartilagineo. Presenta superiormente sul dinanzi un processo cilindrico, ri- volto obliquamente in basso e la cui estremità è cartilaginea. Il margine inferiore del palatino è irto di minutissimi e fitti denti, tra i quali ne sporgono altri radi, lunghi e robusti. La presenza di tali denti e l'essere notevolmente robusto fanno il palatino della Lucioperca differente alquanto da quello della Perca. Mascellari (Tav. 8, fig. 10). — Sono ossa pari lunghe e robuste che anteriormente hanno un capo articolare, profonda- mente solcato, con cui si uniscono al processo montante dei premascellari e posteriormente finiscono appiattite, a spatola. Al margine superiore di questa parte notasi una sporgenza irregolare che ha tutto l'aspetto di un osso saldato sino a fondersi col mascellare stesso e darebbe l'idea di un sopra mascellare, quale riscontrasi in altre specie, rudimentale. E questa l'unica particolare diversità che riscontrai tra il ma- scellare di Lucioperca e quello della Perca, e non è forse in- vece priva d'importanza per un ravvicinamento al cranio del Luccio, dato che in questo il sopramascellare esiste. EMMA PUGLIESI 291 Premascellari (Tav. 8, lig. 11). — Anche queste ossa sono lunghe e assai robuste. Presentano sul dinanzi due processi verticali, e ai due processi anteriori, destro e sinistro, che superano alquanto in kmghezza gli altri due, aderisce dinanzi un rostro impari, cartilagineo, cuoriforme, molto spesso. La maggior robustezza e lunghezza dei premascellari di Lucioperca li rendono già dissimili da quelli della Perca, ma ciò che ne accentua sopra tutto la diversità è che il margine inferiore di queste ossa è, nella Sandra, fornito di denti fitti, arcuati, disposti in due file, più lunghi e radi sul dinanzi ed uno dei quali, il terzo, è lunghissimo, forte ed aguzzo, mentre sul premascellare di Perca esistono soltanto più file di denti estremamente minuti. Angolare (Tav. 8, fig. 12-13). — Questo piccolo osso è collocato come nella Perca, dietro all'angolo posteriore e infe- riore dell'articolare, e non presenta nulla di speciale. Articolare (Tav. 8, fig. 12-13). — È unito anteriormente al dentale, e posteriormente all'angolare. È costituito da una porzione ascendente laterale che è laminare ed espansa e si ripiega poi inferiormente in dentro, formando pure un' ampia espansione. Questa parte è robusta e massiccia posteriormente ove è fornita nella faccia interna di abbondante cartilagine, che è collegata con l'estremità posteriore della cartilagine di Meckel, la quale, a forma di cordone cilin- drico, si adagia sulla ripiegatura interna formata da quest'osso e poi dal dentale. Molto più robusto dell'articolare di Perca, quello della Lucioperca differisce inoltre per avere le due espansioni lami- nari che lo costituiscono disposte ad angolo fra loro e non quasi sullo stesso piano, come sono nella Perca. Dentale (Tav. 8, fìg. 12, 13". — Collocato dinanzi all'articolare è di notevoli dimensioni e presenta come l'articolare una por- zione disposta verticalmente ed un'altra data da una lamina ripiegata verso l'interno, che si dispone orizzontalmente fino a raggiungere quasi col margine la linea mediana e che forma con la lamina dell'articolare dello stesso lato e la lamina cor- rispondente del dentale e dell'articolare opposti, la base del capo. La porzione verticale del dentale stesso presenta pure 292 IL CRANIO DELLA LUCIOPERCA SANDRA CUV. ECC. al margine superiore una ripiegatura interna, rivolta in basso, data da una lamina ossea, che non è aderente alla faccia esterna, ma anzi alquanto staccata all' indietro, in modo da la- sciare un'ampia apertura in cui si addentra la cartilagine di Meckel, e che, sul dinanzi, si fonde con la parte esterna, ren- dendo l' osso di notevole spessore. Il margine superiore del dentale è fornito di denti dispo- sti in due file, quelli dell'esterna piccoli e fitti, gli altri molto più sviluppati ed uno, anteriore, lunghissimo e robusto. Il dentale è, a mio giudizio, tra le ossa del cranio della Lucioperca, una di quelle che più differiscono dall'osso che gli corrisponde di Perca. Infatti oltre che essere assai più sviluppato e robusto, differisce per la forma, specialmente nella parte anteriore e per la presenza di denti lunghi e acuminati (nella Perca il dentale ha più file di minutissimi denti) il che nell'insieme contribuisce a far giudicare subito la Lucioperca per un pesce di grande voracità. Apparato opercolare. — Opercolo, Subopercolo, Interopercolo, Preopercolo (Tav. 8, fig. 14). — L'apparato opercolare è costi- tuito nella Lucioperca dalle quattro ossa suddette che per forma, posizione e dimensioni relative non presentano diffe- renze notevoli da quelle della Perca. Come in questa il margine posteriore dell' opercolo ha una sporgenza arrotondata (nel Labrax le sporgenze a forma di spine sono due) e il margine inferiore del subopercolo e dell' interopercolo si presentano segnati da minutissime seghettature. Assai robusto è l' intero- percolo ; ha la faccia interna profondamente solcata, e il margine convesso dentellato con forti ed acuminate sporgenze. Arcata ioidea. — Ipoiali, Ceratoiali, Epiiali, Stiloiaìi (Tav. 8, fig. 15), — Queste quattro ossa pari sono riunite a formare l'arcata ioidea. L' ipoiale è in gran parte cartilagineo, il cera- toiale, molto robusto, è unito all'epiiale mediante un ampio tratto di cartilagine, lo stiloiale ha la consueta forma di ba- stoncino. Tali ossa hanno forma eguale a quelle della Perca; notai soltanto che al margine superiore del ceratoiale e dell' epiiale, ove essi formano uniti una convessità, questa sembra essere EMMA PUGLIESI 293 costituita da un piccolo pezzo osseo, saldato ad essi secondo una sutura rettilinea, del tutto ossificata. I raggi branchiostegi sono sette tanto a destra (guanto a sinistra. Jaj.b: Apparecchio branchiale (Vedi figura) Avendo osservato che le ossa dell'apparato branchiale I^^i nulla presentavano di carat- teristico, cosi che per la for- ma e la disposizione potreb- bero quasi considerarsi una riproduzione ingrandita di quelle dell' apparato bran- chiale della Perca, trovo su- perfluo darne una descrizione particolareggiata. Come nella Perca l'en- toglosso è appiattito e spa- toliforme e le copule in nu- mero di cinque. E solamente un po' di- verso da quello della Perca l'uroiale, che ha nella Lucio- perca molto più espanse le ali ossee della base, le quali presentano una caratteristica forma di chiglia di nave (Tav. 8, fig. 16). Niente di notevole riscontrai negli archi branchiali, che sono costituiti da pezzi eguali per numero e per forma di quelli di Perca, forniti della medesima quantità relativa di cartilagine, egualmente ricoperti di laminette ossee saldate alla mucosa. E neppure nulla di speciale vidi nel modo d' inserzione degli archi stessi alle copule e ai faringobranchiali come si può verificare dall' unita figura schematica. Considerazioni generali. Venendo alle conclusioni del mio lavoro, devo dire essermi risultato che : è confermato ciò che appare evidente anche guardando sem- plicemente il capo della Lucioperca, e cioè che il cranio si presenta molto allungato; Apparecchio branchiale di Lucioperca (fig. semischematica meta della grand, naturale). 294 IL CRANIO DELLA LUCIOPERCA SANDRA CUV. ECC. che tale allungamento è dovuto principalmente alle ossa frontali, le quali giungono fin presso la porzione anteriore della regione etmoidale ; e che allungate assai sono pure le ossa premascellari, mascellari, pterigoidee, palatine e mandibolari, cosi da rendere ampio lo squarcio boccale; che notevoli sono la forma e 1' espansione posteriore degli epiotici, il che, mentre allunga il cranio all' indietro, lo fa in questa parte molto somigliante a quello del Labrax lupus, e che pure caratteristica è la forma degli sfenotici ; e in fine che la cartilagine è in tutto il cranio relativa- mente bene sviluppata sia nei tratti di divisione delle varie ossa, sia nella regione etmoidale, ov' è particolarmente abbon- dante. Ora se tutto ciò spiega una lontana rassomiglianza anche nella struttura anatomica tra la Sandra e l'Esox e può giustifi- care la denominazione di Lucioperca, non è sufficiente certo ad avvicinare il cranio della Sandra a quello del Luccio, che anzi e per i caratteri delle singole ossa, e per il comportamento della cartilagine, esso mantiene spiccato il tipo dei Percoidi, dei quali per la somiglianza si potrebbe forse riportare meglio che alla Perca, al Labrax. E del resto, come la sistematica in- segna, i Percoidi ed il Luccio sono forme fra loro molto lontane. * * * Le considerazioni anatomiche specie sulla dentatura e sullo sviluppo delle varie ossa boccali, ci potrebbero condurre ad un altro ordine di conclusioni dal punto di vista dell' ittio- logia pratica, cioè all' opportunità dell' immissione della Ln- cioperca nei fiumi e nei laghi d' alta Italia, così da renderla indigena come il Luccio e la Perca. Se noi consideriamo che la carne della Sandra è di poco inferiore per bontà e delicatezza a quella del Pesce persico e molto superiore a quella del Luccio, e che questo pesce può raggiungere in tempo non lungo, dimensioni ianto più rag- guardevoli del Pesce persico, dobbiamo ritenere sia questo un problema da non trascurarsi. Superiore, come si vede, nei vantaggi, può ritenersi a ])a- rità per i danni che può recare, dato che, se è vorace quanto il Luccio, porta distruzione minore, non essendo dotato degli EMMA PUGLIESI 295 agili movimenti di questo, e in confronto poi del Pesce persico può dirsi forse meno vorace, salvo che la dentatura bene svi- luppata e 1' ampia apertura orale gli fanno preferire prede più grosse di quelle che può assumere la Perca. Né sono forse da temersi mancanti nelle nostre acque dolci le condizioni favorevoli all' acclimatamento, quali la tem- peratura e lo stato del fondo e delle acque, che un lodevolis- simo tentativo italiano ha avuto ottimo risultato. Infatti la Pi- scicoltura Borghi ha nel 1902 introdotto la Lucioperca nel laghetto di Varano (') e il pesce ha ivi prosperato benissimo ; la riproduzione fu sempre abbondante, gli individui raggiun- gono notevoli dimensioni ed anzi i begli esemplari da me esa- minati provengono appimto dal lago di Varano. Tale iniziativa privata (che tali acque di proprietà Borghi non sono da considerarsi pubbliche) sarebbe da imitarsi e da estendersi su larga scala; approfondire tale argomento non è di mia competenza, ma io non ho potuto a meno di farne cenno, trovandolo tutt' altro che privo di importanza. Stazione idrobiologica, Milaito, Agosto 1910. (1) La Piscicultura di Varano Borghi si trova sul laghetto di Coniabbio o Va- rano, presso la Stazione ferroviaria di Ternate della linea Gallarate — Luino. 296 IL CRANIO DELLA LUCIOPEKCA SANDRA CUV. ECC. SPIliGAZIONE DELLE TyVVOLE Lettere d' indicaz ione delle figure. AL sph. 3:; alisfeiioide Nas. = nasale Art. ZZI articolare 0. b. = occipitale basilare Art. st. hy. =: articolazione p. lo 0. U = occipitale laterale stiloiale Op. =: opercolo Bas. hr. zz basibranchiali Ops. ot. ZZI opistotieo Bas. hy. = basiiali 0. s. zzz occipitale superiore Bas. sph. z^ basisfenoide Pai. zz palatino Ce. hy. zz ceratoiale Par. =: parietale e. M. = z cartilagine di Meckel Par. sph . =:: parasfenoide D — dentale Ph. br. zz fariiigobranchiale Ect. pt. = ectopterigoide Pmx. zz premascellare Hint. pt. = entopterigoide Pr. op. = preopercolo Ep. hy. = epiiale Pro. ot. zz prootico Ep. ot. zz: epiotico Pt. ot. 1= pterotico Eth. L zz. etmoide laterale Q =: quadrato Eth. 111. == etmoide mediano Sb. op. =:: subopercolo Fr. frontale Sph. ot. zz sfeuotico Hym. =z iomandi belare St. hy. = stiloiale In. op. ZIZ interopercolo Sy- = siraplettico Mt. pt. =: metapterigoide Ur. hy. = uroiale Mx. =: mascellare Vom. = vomere Le parti tratteggiate indicano la cartilagine. INDICE DELLE FIGURE Tav. 7 — Kig. 1 — Cranio di Lucioperca — visto dal di sopra. » 2 » » » — » » » sotto. » 3 » » » — » di fianco. Tav. 8 — » 4 » » » — » dal lato posteriore. » 5 — Osso nasale di Lucioperca. » 6 — Catena degli ossicini periorbitali di Lucioperca. » 7 — Osso frontale di Esox. » 8) » 9) » IO — Mascellare di Lucioperca. » Il — F-*remascellare » » » l'i — Mascellainferioredi Lì/cto/jcrca-dallafacciaesterna. » ly — » » » » - ■» » interna. » 14 — .\pparato o[)ercoiare di Lucioperca. » 15 — » ioideo » » » 16 — Osso uroiale » » Ossa dello scheletro viscerale E. Pugliesi - Il cranio della Lucioperca Sandra. Atti Soo. Ital. Se. Nat. Voi XLIX. Tav. VI .ErK.i^t. ---ttu ?t.oL--_. r''g 1 ?>'^-'"-Ì\ ---O.iT. Z], ot. fr^ ^\ J' A :È f^' Et^i. I,\/^K-ot Tv, oh figr. 2 Tig-, --Eb.cì^ E. Pugliesi - Il cranio della Lucioperca Sandra I|). Ot, Pt.ot Tig.Jt O^.^.ot Atti Soc. Ital. Se. Nat. Voi. XLIX. Tav. VII LE GALLE DELLA VALTELLINA Terzo contributo ALLA CONOSCENZA DELLA CeCIDIOLOGIA VaLTELLINESE Nota del socio Alfredo Corti Le due prime contribuzioni alla conoscenza della cecidio- logia (') della Valtellina, che pubblicai negli Atti della Società (') (1) Io continuo a usare le parole cecidio (Thomas 1873), cecidiozoo, cecidiologia contro la proposta avanzata primamente e sostenuta dal prof. A. Trotter (Studi cecidologici. Nuovo Giorn. bot. it. Nuova serie voi. Vili, 1901) e seguita da altri autori, di scrivere invece cecido, cecidoxoo, cecidologia. Tale mutamento, che ebbe a urtare contro una consuetudine già diffusa fra gli studiosi e accettata anche nelle diverse lingue, è stato proposto in omaggio ad una pretesa più precisa derivazione etimologica della parola. Antichi e recenti autori si accordano nel far derivare la parola cecidio=cecido dal sostantivo greco tCì^HÌg-KìjUlòog (ij] ; opinione riflessa nei vocabolari scien- tifici antichi e recenti. Nel « Dictionaire universel d'histoire naturelle dirige par M.CI). d' Orbigny » (Tom. Ili, Paris 1849), per i vocaboli Cecidodaphne e Cécidomyie è riportata la origine etimologica a Kì]ìiìg = noix de galle, galle, exeroissance. Lo « Zoologisches Wòrterbuch » del prof. H. E. Ziegler (Jena 1909) sotto la parola Cecidomyiden ri- corda ancora Kì]KÌg = gaUa (lat.), Gallapfel. Per tal asserto si vorrebbe indicare cecido come più precisa costruzione eti- mologica che non cecidio. Ma è opportuno però notare che se la parola italiana avesse realmente a de- rivarsi da Kr]KÌg ne verrebbe, in omaggio a viete regole, cecide, non mai cecido. Ma se lo scrivere cecido costituisce una infrazione alle norme generali etimo- logiche neppure possiamo attenerci al più corretto cecide; il solo vocabolo cecidio ha giusta e propria ragione d'essere, essendo gli altri inamissibili. La lingua greca antica accanto alla forma fj Kfjuig possedeva la forma neutra TÒ urjKÌÒlOV. con significazione forse in parte simile. È sempre buona norma eti- mologica il costrurre le parole ilerivate dal greco datali forme addiettivali neutre, quando esse esistano a lato della sostantivale. E per ciò, etimologicamente, noi dovremmo già scrivere cecidio. Ma nel nostro caso vi è una maggiore e decisiva ragione : i] Kijuig se pur significava galla era generalmente e propriamente usato nel senso generico di tumore, escrescenza, mentre era riservato al vocabolo neu- trale TÒ KTjKÌÒiov il preciso e più esclusivo significato di galla quale noi lo in- tendiamo, corrispondente al più recente vocabolo cecidio! (2) Corti A., Le Galle della Valtellina — Primo contributo alla conoscenza della cecidiologia valtellinese. Atti Soc. It. Se. Nat. voi. XL, Milano 1901. Corti a.. Le Galle della Valtellina — Secondo contributo alla conoscenza della cecidiologia valtellinese. Atti Soc. It. Se. Nat., voi. XLI, Milano 1902. 20 298 ALFREDO CORTI con l'intervallo di un solo anno, non ebbero il seguito con uguale prontezza, come era mio primo desiderio. Continuai negli anni decorsi le mie raccolte ed osserva- zioni; ma queste, per necessità di cose, non poterono essere sviluppate con la intensità e l'estensione che io desiderava. Più che tutto io lamentava la impossibilità di condurre le mie ricerche in mesi che non fossero della piena estate e dell'autunno; cosi che delle forme gallari e dei parassiti svi- luppantisi più specialmente in primavera e al principio della estate io non poteva occuparmi che brevemente ogni anno. E a me premeva che il quadro faunistico procedesse più che possibile completo sotto ogni rapporto. Inoltre, come accade sempre in tali studi, vedevo a mano a mano sorgere davanti a me problemi di varia indole, stret- tamente connessi con le ricerche mie, e per i quali d'anno in anno confidavo veder chiarire la soluzione da altre osservazioni, dallo studio di nuovo matei'iale. Per dette cause, e per qualche altra ancora, del tutto estranea alla mia volontà, ho tardato finora a render noto questi ulteriori risultati. Nel frattempo la signorina dott. G. Mariani pubblicava un contributo alla Cecidiologia italica (') che in vero si può con- siderare come particolarmente dedicato alla regione per la quale, com'era noto alla A., io andavo perseguendo le mie indagini ; infatti, delle ventisei forme elencate in tale lavoro, una sola si riferisce a materiale non raccolto in Valtellina. Seguendo il piano delle contribuzioni antecedenti, ho ac- cennato qui a tutti i risultati di studi che io ebbi a conoscenza sulla cecidiofauna della regione. Cosi, come appare dal testo, sono qui raccolte le osservazioni della sig. Mariani pubblicate nella nota sopracitata; ho riportato una forma rara (num. 211) indicata per la prima volta dal prof. Fr. Thomas per il Bormiese fin dal 1878; ho riferito le notizie pubblicate dal prof. A. Trotter nel 1902 per materiale raccolto in Valtellina dal prof. M. Bezzi (num. 232, 306, 307) ho accennato alle mie osservazioni (num. 201, 203, 205, 223) su alcuni acarocecidii, che pubblicai, con la descrizione delle specie nuove ])arassite, nel 1903 e nel 1905. (\) Mariani dott. O., Nuovo contributo all:i CccitloloKia italÌL-a. Maivellia, Riv. intern, di Cccidologia, voi. VII, l'.t08, Avellino. LE GALLE DELLA VALTELLINA 299 Ho mantenuto in questa terza parte la distribuzione gene- rale del materiale adottata nelle precedenti : e cioè la dispo- sizione in ordine alfabetico delle piante ospiti, per ognuna delle quali i parassiti sono riuniti a seconda dei gruppi tassici ai quali appartengono. Ho però accennato per ogni forma, con sigle di abbreviazione, le sommarie indicazioni che già adottai in altri lavori (*), di uno schema di classificazione dei cecidi a seconda della loro sede sul corpo dell' ospite ; distinzione di « acrocecidii " e " jìleurocecidii 11 dei vari organi, ormai adottata da molti autori, e che può valere per un primo riferimento della forma. Ho generalmente seguito nella nomenclatura la nuova grande opera del dott. C. Houard (') sugli zoocecidi d'Europa, che tante meritate lodi ha raccolto fra i biologi. Per lo sviluppo ormai largo e la diffusione degli studi di cecidiologia; per la pubblicazione della sopracitata opera che riunisce in sé, oltre le principali indicazioni morfologiche dei cecidi europei, tutta la bibliografia, raccolta e disposta con minuziosa ricercatezza, nonché le notizie principali di distri- buzione geografica; e per la continuata pubblicazione della « Rivista internazionale di Cecidologia Marcellia »i del prof. A. Trotter, dove a lato della bibliografia cronologica si stampano tante preziose notizie e memorie; ho ritenuto ormai opportuno sopprimere le analitiche indicazioni bibliografiche e le descri- zioni metodiche che per ogni forma ho dato nelle due prece- denti contribuzioni, allora assai favorevolmente accolte; sof- fermandomi solamente quando era necessario per la novità del fatto. Ho lasciato invece naturalmente spazio alle osservazioni di varia indole che ebbi occasione di fare e che mi sembra- vano di qualche interesse, sia per la morfologia del cecidio che per la biologia del parassita e per la distribuzione geografica; e per il restante, cioè per i più generali caratteri morfologici di riconoscimento mi sono quasi sempre riferito con singole (1) Corti A., Zoocecidii italici. Att. Soc. It. Se. Nat. Voi. XLII, 1903. Corti A., Contrib. à 1' étiul. de la eécidiolog. suisse. Bull. Herb. Boiss. 2 ser., torn. IV, 1904. (2) Houard C, Le.s zoocécir. liot. it., 1891, vol. XXIIl. (1) KiEi'KKU .\HBÉ J. .7., Les acaroeécidie.s de l.i l.unaiiie. l'i'iiillc di s jcuiics na- tnrali.stes, 1892, Année XXII, num. 257. (5) Id., Zoocécidics d'Europe. Miscellanea entomoloffica. IS'JG, Anne IV, num. 5. (6) Id., Synopsis (Jt!S zoocécidies d'Europe. Annal. d. la Société Entom. de France, lyOl, voi. J.XX. LE GALLE DELLA VALTELLINA 313 Di deformazioni dei germogli terminali e dei capolini di Artemisia campestris L. (KiefFer-Acarocécid. d. Lorraine) il Nalepa (*) (pag. 309, num. 154; pag. 327, nota 31) indicò au- trice la varietà subtilis dell' Eriophyes (olim Phytoptus) arte- misiae Can ; estendendone poi 1' azione a cecidi consimili del- l'Artemisia vulgaris L. (^) (pag. 41, num. 130a). I Sigg. Darboux e Houard (') riportarono fra gli acroce- cidi del fusto dell' Artemisia volgare una caratteristica clado- domania, congiunta a deformazione delle foglie simile alla qui descritta^ attribuendone lo sviluppo all' Eriophyes artemisiae Can. var. subtilis Nal. (pag. 47, num. 338). E notizia identica ritroviamo nell'opera ultima più volte citata dall'Houard (Zoo- cecid. d. Eur. Tom. II, pag. 1001, num. 5820), con riferimento però alle prime citate descrizioni di Massalongo e di Hiero- nymus. Ora a mio gitidizio, né la descrizione di Hieronymus né, ancor meno, quella del Massalongo hanno accenni verso mo- dificazioni del fusto ; ma le loro galle, come la mia, come quella accennata chiaramente dal Kielfer, sono esclusivamente pleu- rocecidi delle foglie. Dal materiale che io ho raccolto in annate successive nella località sopra indicata ho isolato numerosi parassiti, che non sono identificabili per numerosi e peculiari caratteri né con 1' Eriophys artemisiae (Can.) né con la varietà subtilis Nal. di detta specie, già note per l'Artemisia, né con altre descritte. Ho creduto perciò di poter istituire la nuova specie : Eriophyes marffineiuvolvens n. sp. Corpo leggermente affusolato, lungo quasi quattro volte la massima larghezza, nel maschio proporzionalmente più tozzo che nella femmina. La superficie dell' addome è divisa in circa 70 anelli (numerati sul profilo dorsale) tutti finamente scolpiti. Lo scudo dorsale é piccolo, subtriangolare ; nel campo (1) Nalepa Prof. Dott. A., Katalog. d. bisher bescbriebenen Gallmilben, ihrer Gallen, u. Niihrpflanzeu. Iena 1894, Zool. Jahrb. Abth. f. System. Bd. VIL (2) ID., Eriophyidae (Pbytoptidae). Berlia 1898. Das Tierreich, lY Lief. (3) Darboux G. et Houard C, Catal-ogue systématique des Zoocécidies de l'Eu- rope es du ba.ssin inéditerranéeu. Paris, 1901. Bull, seient. d. la France et d. la Belgique. Tome XXXIV bis. 21 314 ALFREDO CORTI mediano si osservano 5 linee complete, una mediale e due per ogni lato ; nei campi laterali qualche linea incompleta e non Fig. 1 — Eriophyes marginemvolvens n. sp. 5 lato ventrale. (Koristka obb. 8* oc. 3 ; X 475). Fig . 2 — Eriophyes marginemvolvens n. sp. parte anteriore del corpo ; lato dorsale. (Koristka obb. , oc. 3 ; X 475). Kig. 1. Fig. 2. LE GALLE DELLA VALTELLINA 315 costante. Le setole dorsali sono inserite su grossi bottoni presso 1' orlo posteriore dello scudo ; sono molto lunge (circa 50 u), e adagiate sulP addome oltrepassano notevolmente col loro apice la zona di inserzione del primo paio delle setole ventrali. Le zampe sono discretamente sviluppate. La setola del se- condo articolo volta innanzi arriva fino alla parte prossimale del quarto ; quella del terzo articolo è lunghissima, e raggiunge col proprio apice la parte distale della setola terminale esterna sia nel paio anteriore che nel posteriore ; la setola del quarto articolo nelle zampe anterioi'i è breve, raggiungendo appena la base del quinto ; nelle posteriori è più lunga, fin oltre l'a- pice di detto u.ltimo articolo. La pennetta terminale è assai robusta e sviluppata, cinqueradiata : V unghia è nelle due paia notevolmante più lunga della pennetta e bottonuta. La setola terminale interna nelle zampe anteriori è lunga quasi quanto l' unghia ; nelle zampe posteriori ha lunghezza di circa metà che nelle anteriori. La setola terminale esterna è assai svi- luppata nelle due paia, con una lunghezza circa trijDla del- l' unghia. Il capitulum è discretamente sviluppato. Lo sterno non è biforcato. Gli epimeri hanno gli angoli interni non arrotondati. Le setole boraciche del I paio volte innanzi giungono a metà del secondo articolo delle zampe anteriori ; circa al medesimo livello arrivano quelle del II" paio ; le setole del III" paio sono lunghissime, e con la loro parte terminale raggiungono il terzo distale della setola terminale esterna delle zampe po- steriori. Le setole laterali inserite a circa 12 anelli della superficie del corpo dall' orlo posteriore dello scudo sono ben sviluppate e oltrepassano con il loro terzo distale l'inserzione del I" paio delle setole ventrali ; queste si originano a circa 12 anelli dalle laterali e sono lunghissime, eguagliando quasi con il loro apice l' estremità posteriore del corpo. Le setole ventrali del II" paio sono inserite a 15 anelli dalle antecedenti, sono esilissime e lunghe circa 10 anelli della superficie dell'addome. Le setole ventrali del III" paio, inserite a circa 22 anelli dalle antece- denti e a circa 7 anelli dal lobo caudale oltrepassano con il loro apice 1' estremità della coda. Le setole caudali hanno una lunghezza di circa 80 «. Le 316 ALFREDO CORTI setole accessorie hanno aspetto aghiforme. La coda ha due lobi poco arrotondati e profondamente divisi. L' epiginio ha la valva anteriore liscia e la posteriore ca- renata e striata con circa 5 strie parallele longitudinali per lato. L' epiandro ha la valva posteriore carenata. Le setole genitali sono esili, lunghe circa 8 anelli della superficie del corpo. Dimensioni misurate su individui distesi conservati in alcool : Lunghezza (^ 120 u, 9 1^^ / circa. Larghezza (^ 32 a, $ 38 u. circa. DIPTEROCECIDIA 214. pi, ra. Cecidomyidarujxi sp. Nella regione del colletto della radice grosse escrescenze irregolari, inserite per una parte più ristretta e rapidamente slargantisi verso l' estremità, delle dimensioni di 5-8 mm. di altezza per 3-6 di larghezza, di aspetto bernoccoluto, irregolare, di consistenza legnosa, con numerose, celle scavate perpendi- colarmente alla superficie esterna. Spesso numerose, tali for- mazioni si trovano riunite sul breve tratto, tutto attorno al colletto, e costituiscono cosi un glomere di solito discretamente compatto, che può raggiungere spesso un diametro trasversale e longitudinale di più di 2 cm. I parassiti si sviluppano di- rettamente dal cecidio in autunno del primo anno ; potei finora solamente constatare trattarsi di un cecidomide ; spero poter raccogliere materiale per lo studio del parassita. Tale inte- ressante cecidio non era stato prima d' ora mai segnalato. Neil' alveo del torrente Ron, presso la confluenza con 1' Adda, in estate ; non raro. Athyrium filix-femina Roth. DIPTEROCECIDIA. 215. pi, fé, Anthomyia signata Brischke. Houard, op. cit., tom. T, pag. 32, num. 63. Presso Sondrio ; a Chiareggio ; in Val Fontana ; in Val del Liri abbondantissima. LE GALLE DELLA VALTELLINA 317 Atragene alpina Mill. (= Clematis). ACAROCECIDIA. 216. pi. fé. Epìtrimerus ìieteroff aster Nal. Hoiiard, op. cit., torn. I, pag. 425, num. 2388. Ravvolgimento assai manifesto del margine fogliare in uno stretto cercine senza altra deformazione del lembo. — Boschi di Fraele nel Bormiese. Agosto 1902. Bartsia alpina L. ACAROCECIDIA. 217. pi. te. Eriophyes hartschiae Nal. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 889, num. 5127. Discretamente abbondante in Val di Fraele, in Agosto. Betonica officinalis L. ACAROCECIDIA. 218. pi. fé. Eriophyidarum sp. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 846, mim. 4852. Luoghi ombrosi ed erbosi in Val Fontana e dei dintorni di Piateda, in Luglio ; deformazione poco appariscente e non molto comune, qualche rara volta osservata in unione a quella originata dall' Eriophyes solidus (Nal.) [V. num. llOj. Betula alba L. (= verrucosa Ehrh.) DIPTEROCECIDIA. 219. pi. fé. Massalonffia rubra Kieff. Houard, op. cit. Tom. I, pag. 193, num. 1075, fig. 219-220. Io ricercai lungamente e invano per parecchi anni conse- cutivi la galla di tale specie, di cui ne aveva raccolto un unico esemplare presso Albosaggia il Prof. M. Bezzi nel 1903. Nel 1908 ne rinvenni numerosi esemplari in Valle del Ron, a circa 318 ALFREDO CORTI 900 m. s. va.., in località dove più le mie ricerche erano state sempre minutamente condotte ; nello stesso anno la Sig.na Ma- riani (loc. cit. num. 2); la rintracciava ancora presso Albosaggia io la ritrovai nei mesi di luglio e agosto della medesima estate nei boschi sopra Piateda e ai Zappelli d'Africa. Nel 1909 nella località di Valle del Ron e alla stessa epoca in cui la raccolsi abbondante l' anno antecedente non mi fu possibile rintrac- ciarne alcun esemplare. Buxus sempervirens L. RHYNCHOTOCECIDIA. 220. ac. to. Psylla Tbuxi L. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 672, num. 3908, fig. 949. Nei giardini di Tresivio, non mai abbondante come si è so- liti osservare generalmente. Campanula trachelium L. ACAROCECIDIA. 221. ac. Eriophyes schmardai Nal. (non schmar- dae) Houard, op. cit., Tom. II, pag. 948, num. 5496, fig. 1259. Raccolta dalla Sig.na Mariani a Chiesa (loc. cit., num. 3); io la rinvenni a Tresivio. ad Arquino in Val Malenco e in Val Fontana. Il parassita, infestante parecchie specie di campanule iV. num. 112), è specie assai diffusa, non però molto frequente. Carpinus betulus L. DIPTEROCKOmiA. 222. pi. fé. JPerrisia carpini Fr. Low. Houard, op. cit., Tom. I, }). 188, num. 1045, fig. 207-208. Trovai nell'autunno del 1908 un sol cecidio di tal s])ecie, che ha generalmente larga e copiosa diffusione, in Val Fontana. LE GALLE DELLA VALTELLINA 319 Celtis australis L. ACAROCECIDIA. 223. ac. gè. EriopJtiyes Tbezzii Corti. Marcellia, Riv. internaz. di cecidolog., voi. II, pag. 113-115, tav. Ili, fig. 3-6, Avellino 1903. Houard, op. cit., Tom. I, p. 367, niim. 2075. Rupi dei dintorni di Sondrio. Maggio e Giugno. RHYNCHOTOCECIDIA. 224. pi. fé. Homopterorum sp. Ribaga, Di una peculiare alterazione delle foglie di gelso do- vuta ad un ometterò. Redia, voi. IV, fase. 2, 1907. Houard, op. cit., Tom. 1, pag. 368, num. 2078, Vedi prima contribuzione, num. 13. Centranthus ruber D. C. RHYNCHOTOCECIDIA. 225. pi. fé. Trioza centranthi Vallot Houard, op. cit., Tom. II, pag. 937, num. 5433. Sulle rupi dei dintorni di Sondrio, osservatavi dal Prof. Bezzi, da me e dalla Sig.na Mariani (loc. cit., num. 4). Trovai sempre la sola forma fogliare, mai 1' acrocecidio del fiore (Houard, loc. cit., num. 5431). Chondrilla juncea L. ACAROCECIDIA, 226. ac. Eriopìiyes chondrillae Can. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 1042, num. 6083. Dintorni di Sondrio, non comune. 320 ALFREDO CORTI Crataegus oxyacantha L. ACAROCECIDIA. 227. pi. fé. Erìophyes goniothorax Nal. Huard, op. cil., Tom. I, pag. 514, num. 2948, fig. 771-772. Erineum clandestinum Grev, = Erineum oxyacantliae Pers. Rinvenni un cespuglio infetto in Val del Ron nell' estate 1904, ed un altro di cui tutte le foglie erano deformate in Val Fontana nell'agosto 1902. I parassiti, cosi localizzati, ave- vano lasciato completamente immuni numerose altre piante di biancospino che osservai nelle vicinanze. RHYNCHOTOCEOIDIA. 228. pi. fé. A-phis crataegì Bunckton. Houard, o]^. cit., Tom. I, pag. 515, num. 2955. Dintorni di Sondrio, con le deformazioni prodotte dal- l'Aphis oxyacanthae Koch :^ Aphis crataegi Winn. (V. Corti, primo contrib. num. 17). La seconda specie è generalmente più diffusa ma sempre scarsa, in confronto all' A. crataegi Buck, che si rinviene meno di frequente ma in colonie numerose. Le due specie di paras- siti sono per i caratteri somatici facilmente distinguibili fra loro e dalle altre specie affini e producenti deformazioni con- simili sulla stessa pianta. Cytisus hirsutus L. ? DIPTEROCECÌDIA. 229. Deformazione simile a quella descritta al numero se- guente, ma di dimensioni minori e meno appariscente, del dia- metro di circa 8 mm. Gli elementi più esterni del cecidio vi sono interessati solo pisr il ]>icciolo che mostrasi slargato e peloso verso l'esterno, e cioè sulla pagina inferiore; mentre il lembo delle foglioline si sviluppa pressoché in modo nor- male ; tuttalpiù con una leggiera })elosità nella parte prossimale. LE GALLE DELLA VALTELLINA 321 E evidente 1' arresto di sviluppo dei rami ; non si nota, gene- ralmente, accumulo di foglioline nei pressi del cecidio. Luoghi boscosi presso Colico ; in Val Rogna ; in estate. Cytisus nigricans L. ? DIPTEROCECIDIA. 230. All' estremità dei rami agglomerazione di foglioline a costituire un cecidio a modo di gemma o di carciofo, raggiun- gente i 12-15 mm. di diametro, subsferoidale ; gli elementi che costituiscono essenzialmente il cecidio sono profondamente mo- dificati, non raggiungono lo sviluppo normale e sono copiosa- mente rivestiti di fitti peli bianchicci : stanno serrati gli uni contro gli altri ; gli interni sono ridotti a semplici squamme pelose, e pure ricoperti di peli lunghi, cilindrici, ialini. Le foglie vicine al cecidio mostrano una leggiera pelosità nella parte prossimale. I ramoscelli portanti le deformazioni ven- gono arrestati nel loro sviluppo ; di solito immediatamente al disotto del cecidio si osserva un ciuffetto di foglie pres- soché normali. Non ho potuto fare osservazioni decisive sul parassita, che attribuisco ai ditteri solo per analogia con la forma descritta da Perris e da Bergenstamm e Low per il Cytisus scoparius Linck, e riportata da Houard, op. cit., Tom. II, pag. 591, num. 3417. Cecidio diffuso ma non molto comune nei luoghi montani, specialmente sopra Tresivio, in Val Fontana, a Colico. Daphne mezereum L. DIPTEROCECIDIA. 231. ac. fo. Perrisia daphnes Kieff, Houard, op. cit., Tom. II, pag. 747, num. 4311. Rinvenni tale cecidio a circa 1800 m. in Val Rogna, Val Fontana e Val Malenco constatandovi la presenza delle larve del cecidomide, che mi tolsero dal dubbio, sollevato da qualche autore, che la deformazione non avesse natura gallare. 22 322 ALFREDO CORTI Eupatorium cannabinum L. 232. ac. fo. ???9 Il Prof. M. Bezzi raccolse nei dintorni di Sondrio 1' acro- cecidio dei fusti, descritto dal Trotter nel 1901 nella Rivista di patologia vegetale (pag. 363, num. 10) e riportato dall'Houard, nelP opera citata, (Tom. II, pag. 961, num. .5555) per autore del tutto sconosciuto. Il Trotter emise l' ipotesi che un dittero ne fosse 1' autore. Euphorbia cyparissias L. DIPTEROCECIDIA. 233. ac. fo. Ferrisia capitiffena Eremi. Hoviard, op. cit., Tom. II, pag. 667, num. 3883, fig. 941. Presso lo sbocco della Val Masino, lungo le strade, a fine luglio ; non rara. Evonymus europaeus L. ACAROCECIDIA. 234. pi. fé. Eriophyes convolvens Nal. Ravvolgimento del margine fogliare verso V alto, abba- stanza lasso, per una porzione non mai molto estesa, che si presenta come falcata. In esemplari raccolti in altre regioni vidi il ravvolgimento più stretto e meno appariscente, quale un sottile cercine periferico della foglia. Houard, nell' opera citata (Tom. II, pag. 681, num. 3960) e prima Darboux et Houard nel Catalogue des Zoocécidies de 1' Europe (pag. 146, num. 1142) parlano di ammassi di peli sulla faccia inferiore della foglia, in speciali depressioni con rispondendente rilievo al lato opposto ; rilievi accennati pure dal Kieffer nella Sy- nopsis des Zoocécidies d' Exirope (pag. 317). Io non riscontrai tali caratteri negli esemplari raccolti in Val Malenco, e nep- LE GALLE DELLA VALTELLINA 323 pure in altri che ebbi da Brunate (') e dalla Svizzera ('), i quali tutti si riconducevano meglio alla figura che il Prof. Mas- salongo (') ha dato di tali cecidi. Val Malenco. RHYNCHOTOCECIDIA. 235. pi. fé. Aphis evonyixii Fabr. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 681, num. 3959. Dintorni di Sondrio e di Tresivio, a primavera ; comune. Fagus silvatica L. RHYNCHOTOCECIDIA. 236. pi. fé. Phyllaphis fagi L. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 209, num. 1161. Comune in Val Cervia; luglio 1902. La deformazione è più spesso delle foglie giovani il cui lembo resta completamente crespato ; si osservano pure discre- tamente frequenti foglie di grandezza normale o quasi, nelle quali è deformata solo la parte distale, di solito per un terzo della intera lunghezza ; non ho potuto stabilire se ciò sia un fatto primario o secondario, in relazione cioè a accrescimento della foglia successivo all' azione determita dal parassita. Fraxinus excelsior L. ACAROCECIDIA. 237. pi. fé. Eriophyes fraxinicola Nal. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 807, num. 4678, fig. 1147. Osservai una grave infezione di una sola pianta in Valle del Torreggio (Val Maleiico) nel Luglio del 1905. (1) A. Corti, Zoocecidii italici, mim. 53. Att. Soc. It. Se. Nat. 1903, voi. XLII. pag. 352, (2) A. Corti, Contrib. à 1' étude de la cécidiolog'. Suisse. Bull. Herb. Boiss. 1904 2 serie. Tome IV : num. 25. (3) C. Massalongo, Sopra alcune milbogalle nuove per la fiora d'Italia. Quinta comunic., Tav. II, Malpighia, voi. XV, 1901. 324 ALFREDO CORTI Galeopsis tetrahit L. DIPTEROCECIDIA. 238. pi. fé. Cecidomyide. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 1065, num. 6234. Mariani, loc. cit., num. 6. Albosaggia (Agosto). Galium rubrum L. ACAROCECIDIA. 239. pf. fé. Eriophyes galli Karp. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 916, num. 5297. Pascoli alpini di Rogneda, a 2300 m. s. m., in estate ; non rara. Galium silvestre L. DIPTEROCECIDIA. 240. ac. inf. e pi. fo. F*errisia galli H. Low. Cecidi tondeggianti di 3-4 mm. di diametro, spugnosi si- tuati alla base della infiorescenza, di colore tendente al rosso vinoso, portanti fiori e foglie; già noti per altre specie di Galium non erano mai stati indicati per il silvestre ; più raramente lo stesso parassita origina il cecidio del fusto, di solito presso i verticilli fiorati e consistente in un ingrossamento subsferoidale di 2-3 mm. di diametro. Val Fontana. Geranium aconitifolium L' Hermit. (= silvaticum L. ,5 rivulare Vil.j ACAROCECIDIA. 241. pi. fé. Eriophyìdarum sp. Svilu])])o di abbondanti peli bianchi, sottili, ialini, sericei, in macchie longitudinali sul lembo delle foglie basilari, cauli- LE GALLE DELLA VALTELLINA 325 nari, e delle brattee dell' infiorescenza, spesso lungo i margini dei lobi, con forte alterazione e bollosità dei tessuti, spesso con increspamento della regione infetta. Tale deformazione era già stata descritta per altre specie di Geranium affini anche all' ospite qui indicata ; non s' è an- cora tuttavia potuto stabilire l' identità specifica del parassita. Alpi Bormiesi in Agosto. Geranium sanguineum L. ACAROCECIDIA. 242. ac. to., e pf. fé Eriophyes geranìi Can. et Eriophyes dolichosoma Can. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 648, num. 3801, fig. 905-906. Boschi seleggiati montani sopra Tresivio; settembre 1902, raro. Helianthemum vulgare Gaertn. DIPTEBOCECIDIA. 243. ac. fo. Contarinia helianthemi Hardy. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 739, num. 4269. Valle di Fraele; incolti sopra Tresivio; raro. Il cecidio, gemmiforme, può alle volte essere scambiato con i bottoni dell' infiorescenza ; è però ben caratterizzato dalle foglie esterne foggiate a cucchiaio e dalle due più interne tramutate in formazioni scagliose nere ; la larva ranciata del parassita sta in posizione centrale. Heracleum spondylium L. DIPTEROCECIDIA. 244. pi. fé. Macrolabis corrugaus F. Low. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 780, num. 4512, fig. 1096. Mariani, loc. cit., num. 7. Torre S. Maria (Val Malenco) Set- tembre. 326 ALFREDO CORTI Hieracium murorum L. RHYNCHOTOCECIDIA. 245. pi. fé. Macrosiphum hieracii Kalt. Houard, op. cit., toni. II, pag. 1055, num. 6173. Dintorni di Tresivio. =^ Aphis hieracii Kalt, Mariani loc. cit. num. 8; Mossimi, Settembre. Juglans regia L. ACAROCECIDIA. 246. pi. te. Eriophyidarum sp. Massalongo C, Acarocecid. Flora Veronese. Nuov. giorn. hot. it. ; vol. XXIII, 1891, pag. 105-106, num. 52. Su foglie largamente infette dall'Eriophyes tristriatus Nal. rinvenni i cecidi descritti (1. e.) dal Prof. Massalongo ; pur essendo in parte simili alle deformazioni originate dalla citata specie descritta dal Nalepa ne sono chiaramente differenziabili e per le dimensioni assai maggiori, l' aspetto meno regolare e per la forma di calotta sferica della parte epifilla e di cono della ipofilla. Quando si sviluppano lungo la nervatura prin- cipale 0 le secondarie spesso confluiscono, determinando tal- volta pieghe anormali delle nervature stesse. Non vidi ostaco- lato lo sviluppo delle foglie infette come accenna il Massalongo per le sue osservazioni. Tale galla venne da altri autori assimilata a qiiella soli- tamente nota per l' Eriophyes tristriatus Nal., e cioè al Ce- phaloneon bifrons Eremi. E però ancora a dimostrarsi V iden- tità specifica dei parassiti cecidogeni, contro la quale si po- trebbe, a priori, obbiettare il fatto che la forma qui descritta non accompagna sempre il comune citato Cephaloneon. A Tresivio, in Luglio. LE GALLE DELLA VALTELLINA 327 Lonicera xylosteum L. RHYNCHOTOCECIDIA. 247. pi. te. Aphididarum sp. Ripiegamento del lembo fogliare lungo la nervatura me- diana verso 1' alto ; le due metà, che vanno ad incontrarsi con i margini, si mostrano rigonfiate e talvolta bollose, e delimitano cosi una specie di cartoccio. La nervatura mediana si mostra arcuata verso la pagina superiore, cosi che il cartoccio assume forma falcata. Non mi fu dato stabilire con sicurezza l'identità specifica del parassita. Nel Bormiese, presso Premadio. DIPTEROCECIDIA. 248. pi. te. Cecìdojjiyidarum sp. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 828, num. 5376. Val Malenco ; raccolse il prof. M. Bezzi. Lotus angustissimus L. DIPTEROCECIDIA. 249. A.Co ii. Contarinia loti De Geer. Trovai tale cecidio abbondantissimo nei boschi aridi sopra Tresivio con la forma seguente, a circa 900 m. s. m., nel Luglio 1905, e in Val Masino. Il substratum rappresenta un ospite nuovo per tale specie parassita. Lotus corniculatus L. DIPTEROCECIDIA. 250. ac. fi. Contarinia loti De Geer. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 620, num. 3614, fig. 884. Raccolsi un solo esemplare di tale galla nei pressi di Al- bosaggia nel luglio 1902 ; sopra Tresivio, nella località ove era abbondante lo sviluppo di tale specie parassita su ospite af- fine (vedi numero antecedente), non ne rinvenni che scarsi esem- plari. 328 ALFREDO COK'l'I 251. ac. io. Perrisia loticola Rubs. Houard, op. cit., Tom, II, pag. 620, num. 3616. A Chiesa in Val Malenoo ; rinvenni abbondante tale ce- cidio presso Trafoi, sul versante tirolese dello Stelvio, nel luglio 1902. Lythrum salicaria L. DIPTEROCECIDIA. 252. a e. ìì. JPerrisia salicariae Kieff. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 751, num. 4325. Il Prof. M. Bezzi raccolse presso Sondrio nel Luglio 1902 i fiori deformati dal cecidomide indicato : non trovò però le deformazioni dei fusti, originate dalla specie medesima, che lo stesso studioso aveva osservate nelle campagne milanesi. Malva rotundifolia. RHYNCHOTOCECIDIA. 253. pi. fé. JLphis malvae Koch. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 724, num. 4187. Mariani, loc. cit., num. 10, per Montagna, in Agosto. Melandryum album Garcke {= Lychnis dioica D. C. = L. alba Mill. = L. vespertina Sib.) DIPTEROCECIDIA. 254. ac. fo Perrisìa lyclinìdìs Heyden. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 409, num. 2292, fig. 684-685. Diffusa nelle campagne e nelle siepi di Tresivio e della Val Fontana, da Luglio a Ottobre. La Sig.na Mariani (loc. cit., num. 9) la dà per Albosaggio. LE GALLE DELLA VALTELLINA 329 Mentha aquatica L. RHYNCHOTOCECIDIA. 255. pi. fé. Aphidìdarum sp. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 862, num. 4955. Lungo le sponde umide dei ruscelli; sopra Tresivio, in estate. H. Schouteden nel suo bel lavoro su Les Aphidocécidies paléarctiques (') (pag. 178, estr. p. 12) attribuisce le deforma- zioni consimili della Mentha silvestris L. all' Apliis capsellae Kalt. Mentha silvestris L. RHINCHOTOCECIDIA. 256. pi. te. Aphis {capsellae Kalt.] Mariani, loc. cit., num. 11. Sondrio, estate 1907-1908. Nephrodium filix mas Stremp. DIPTEROCECIDIA. 257. pi. te Anthomyia si ff nata Briscke. Houard, op. cit,, Tom. I, pag. 31, num. 56. In valle del Livrio, in Luglio 1903, comunissima. Origanum vulgare L. RHYNCHOTOCECIDIA. 258. pi. te. A-phis origani Pas. Mariani, loc. cit., num. 12. Mossini (Sondrio). (l) Shouteden H., Les Aphidocécidies paléarctiques. Bruxelles, 1903. Ann. Soc. entom. d. Belgique, T. XLVII. 330 ALFREDO CORTI Oxalis corniculata L. ACAROCECIDIA. 259. pi. fé. Erìophyes oxalidis Trotter. Trotter A., Descrizione dell' Acaro che deforma le foglie di alcune Oxalis. Marcellia 1902, voi. I, pag. 126-127. Vedi seconda contribuzione, num. 146. Phyteuma michelii Ali. DIPTEROCECIDIA. 260. ac. fi. JRerrisìa phyteumatis F. Low. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 955, num. 5540. Luoghi boscosi montani in Val Grrosina e in Val Venina. Phyteuma orbiculare L. . COLEOPTEROCECIDIA. 261. pi. fo Ritrovai su questa specie ospite il cecidio descritto per il Ph. spicatum nel 1902 (v. secondo contributo, num. 148) e consistente in ingrossamenti ovalari del caule, uniformi, non mai con sviluppo ineguale su i vari lati, di solito in numero di 2 a 5, susseguentesi generalmente nel terzo medio, qualche volta nel superiore, più raramente nel!' inferiore del caule stesso, del quale raggiungc-no un diametro trasversale doppio. I singoli cecidi sono più spesso avvicinati e ben distinti fra loro, in modo che il loro assieme ricorda veramente la siliqua di Raphanus ; altre volte non sono ben disegnale le divisioni, 0 strozzature che fra 1' una e 1' altra loggia larvale si determi- nano per porzioni interposte di caule non deformato, si che ne viene un ingrossamento più uniforme e continuo di una re- gione del fusto ; più raramente i singoli cecidi sono distan- ziati e isolati sul caule. Nell'interno, sempre nella regione cen- trale si delimita una amplissima cavità ovalare, le cui pareti non mostrano notevoli modificazioni ; in ciascuna cavità trovai LE GALLE DELLA VALTELLINA 331 sempre una sol larva solitaria di curculionide, che non mi riusci di allevare. I caratteri che Houard (op. cit., T. II, pag. 956, num. 5545) riporta di una galla descritta primamente nel 1895 da Della Torre per il Tirolo e attribuita a un presunto Cecidomide, si attagliano in tutto alle deformazioni da me osservate e de- scritte : non so in quanto ne differisca la deformazione del fusto di Phyteuma spicatum (Houard, op. cit., T. II, pag. 957, num. 5548) attribuito dal Thomas a un Pteromalide. Boschi montani di Val Fontana e di Valle del Ron. Phyteuma scheuchzeri Ali. DIPTEROCECIDIA. 262. ac. fi. Ferrisia pliyteumatis F. Low. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 956, num. 5542. Diffusa nei luoghi boscosi montani, in estate. COLEOPTEROCECIDIA. 263. pi. fo V. num. 261. Val Malenco. Pimpinella saxifraga L. ACAROCECIDL\. 264. pi. fé. JSriopliyes peucedani Can. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 770, num. 4449. = Eriophyide, Mariani, loc. cit., num. 14, per Albosaggia in Agosto. La stessa specie parassita fu riconosciuta anche quale agente del cecidio delle infiorescenze, da me già indicato per la Valtellina (v. secondo contributo, num. 149. RHYNCHOTOCECIDIA. 265. pi. fé. Aphis anthrisci Kalt. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 770, num. 4450. Mariani, loc. cit., num. 13, per Albosaggia, in Agosto. 332 ALFREDO CORTI Pirus communis L. HHYNCHOTOCECIDIA. 262. pi. fé. Myzus oxyacanthae Koch. Hoixard, op. cit., torn. I, pag. 504, num. 2870. Mariani, Ice. cit., num. 15, per Albosaggia. Polygonum bistorta L. DIPTEROCEOiniA. 267. pi. fé. Cecidomyìdarum sp. Houard, op. cit., Tom. I, p. 385, num. 2169. Il Prof. M. Bezzi mi comunicava nell' autunno del 1900 alcuni esemplari di cecidi delle foglie del Polygonum bistorta raccolti all' alpe Painale in Val di Togno alla line di giugno, e consistenti in un largo ravvolgimento dei margini fogliari verso il basso, a più giri, con tessuti ipertrofici e decolorati ; le larve ritrovate fra le spire erano di Cecidomide ; essicate si presentavano di colore indeciso ; non potei stabilire la diagnosi fra le due forme indicate dal Thomas, con caratteri in parti similari, per parassiti di specie indescritta. Non ostante speciale cura nella ricerca di materiale fresco non mi fu dato rintrac- ciarne fino al luglio 1908; rinvenni allora parecchi esemplari affatto simili ai precedenti nel ripiano erboso ed umido presso le fonti copiose dell' alpe Cortevecchia a 1400 m. s. m., in Val Porcellizzo, sopra ai Bagni del Masino. Le larve contenute nei cecidi erano di color rosso mattone chiaro ; tentai, ma infrut- tuosamente, l' allevamento dell' imagine, reso assai difficile dal periodo di metamorfosi svolgentesi nel terreno. Il ravvolgimento del lembo fogliare era lasso, a più giri, sempre verso la pagina inferiore, e interessava lunghi tratti del margine fogliare, talvolta quasi tutto un lato che assumeva allora un aspetto ondulato, e anche i due lati che in un esem- plare si presentavano del tutto ravvolti in modo da modificare profondamente la forma e la struttura della foglia. I tessuti fogliari erano evidentemente alterati, e la sujjerficie del cecidio I.E GALLE DELI;A VALTELLINA 333 era in qualche tratto bernoccoluta, glabra, scolorita, con sfu- mature giallastre e qualche chiazza rossastra. Il diametro del ravvolgimento variava fra 2 e 8. mm. Mi sembra opportuno richiamare all'osservazione degli stu- diosi alcuni fatti che possono esser fonte di dubbi specialmente nell'esame di materiale scarso od essicato. Per il margine delle foglie del P. bistorta si conoscono, come accennai, due cecidi, indicati primamente dal Thomas, originati entrambi da cecidomidi ancora specificamente scono- sciuti ; credo siano buoni caratteri differenziali, fra i descritti dagli autori e riportati nelle ultime opere generali, il colore delle larve del parassita, bianche nell'un caso, rosse nell'altro e il diverso numero di giri del ravvolgimento ; mi sembrano meno sicuri invece e il diametro del cecidio, che io vidi va- riabilissimo, e r aspetto del lembo fogliare alterato, che è de- scritto u avec une teinte vert jaunatre clair ou jaune cireux ou enfin rougeatre " (Houard, loc. cit., num. 2170) per il cecidio da me non rinvenuto in Valtellina, mentre tali caratteri ritrovai tutti negli esemplari raccoltivi dal Prof. Bezzi e da me, e ap- appartenenti all' altra forma. Cosi 1' estensione della deforma- zione, che è indicata (1. s. e. di mm. 15-20 per la specie da me non rinvenuta, si potrebbe in questa stessa, almeno secondo le osservazioni della Sig.na Mariani (*), estendere a 70-80 mm., con formazione anche della linea sinuosa, precisamente come io constatai nella forma studiata. Populiis nigra L. RHYNCHOTOCECIDIA. 268. pi. fé. Pemphigus hursarius L. Hoaard, op. cit., Tom. I, pag. 126, num. 533. Nella prima parte del presente lavoro io descrissi (num. 43) le carattestiche deformazioni che si originano sui piccioli delle foglie consistenti in neoplasie unilaterali, coniche, con aper- tura a sfintere alla estremità distale, attribuendola al Pemphigus (1) 19)7, Contributo allo studio della cecidolo^ia Valdostana. Att. Soc. It. Se. Nat., voi. XL VI, p. .306, num. 117. 334 ALFREDO CORTI bursarius L. Per successive comunicazioni del Pr. Trotter aveva indicato quale parassita agente di tali deformazioni il Pem- phigus piriformis Licht., (secondo contributo, num. 155) il quale pure determina caratteristiche neoformazioni sul picciolo delle foglie del pioppo nero ; queste però non sono unilaterali, e non hanno la caratteristica apertura apicale ; devesi però ritenere la galla di Tresivio originata dal P. bursarius come aveva pri- mamente giudicato, e come potei successivamente convincermi con un dettagliato esame dei parassiti. Non rinvenni mai in Valtellina il Pemphigus piriformis Licht, che è pertanto da can- cellare dalla lista dei cecidiozoi della regione. Anche la Sig.na Mariani (loc. cit. num. 16) dà il P. bursarius per Montagna. 269. pi. te. JPempliiffus marsupialis Courchet. Houard, op. cit., Tom. I, 'pa.g. 138, num. 538, fig. 144-145. Un solo cecidio rinvenni uell' estate 1902 a circa 1000 m. s. m., sopra Tresivio, e non mi fu mai più possibile raccoglierne altri nelle successive ricerche. Populus tremula L. ACAROCECIDIA. 270. ac. ffe. Eriophyes dispar Nal. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 118, num. 486, fig. 113-116. In Val d' Arigna, Maggio 1903. 271. pi. fé. Eriophyes varius Nal. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 153, num. 515. Poco a valle di Agneda in Valle Venina raccolsi nel luglio 1906 numerosi esem])lari di galle di Phyllocoptes populi Nal. (Erineum populinnm Pers.) [vedi prima contribuzione num. 47], caralteristiclie per le evidenti boUosità verso la pagina supe- riore della foglia ; le macchie dell' erineo erano per lo ])iù di colore bianco, ma alcune presentavano sfumature rosee, altre tendenza al rubiginoso ed altre infine erano di colore decisa- mente rubiginoso. Tra tali abbondanti deformazioni ne raccolsi LE GALLE DELLA VALTELLINA 335 altre meno frequenti, sebbene non rare, in cui erano ripetuti tutti i caratteri sopradescritti, eccettuata la colorazione dei tricomi che si presentavano di una tinta rossa sanguigna bril- lante ed evidente, da attribuirsi all' Eriopbyes varius Nal. Forse un esame di materiale copioso raccolto con criteri com- parativi potrebbe indicarci se sia frequente o almeno possibile una comunanza delle due specie parassite in una unica macchia di erinosi. DIPTEROCECIDIA. 272. pi. fé. Harmandia cavernosa Riibs. Houard, op. cit., tom. I, pag. 122, num. 508, fig. 127-128. Indicai nel mio primo contributo (num. 48) la forma qui elencata, ritenendo la specie parassita come Harmandia tre- mulae Winn. ; accennavo per altro alle indecisioni allora esi- stenti, nelP attribuzione specifica del parassita, indecisioni oggi risolte, per il riconoscimento della specie di Riibsaamen quale autrice dei caratteristici cecidi fogliari. Ciò ha fatto già rile- vare la Sig.na Mariani ('), la quale (loc. cit. num. 17) poi la indicò anche come diffusa per tutta la Valtellina. 273. pi. fé. JPerrìsia populeti Riibs. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 121, num. 503. Mariani, loc. cit., num. 18, per Albosaggia, rara in Agosto. Poteriuin sanguisorba L. (= Sanguisorba minor Scop.) ACAROCECIDIA. 274. pi. fé. e fo. Eriophyes sangruìsorhae Can. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 537, num. 3103. (Erineum poterli D. C). Luoghi montani sopra Tresivio, a 800 m. s. m., in estate. (1) Mariani Dott. G., Secondo conli-ib. allo studio della cecidologia Valdostana (num. 123), Att. Soc. It. Se. Nat. Voi. XLVI, 1908. 336 ALFREDO CORTI Prunus spinosa L. DIPTEROCECIDIA. 275. ac. gre. e pi. fé. Perrìsia tortrix F. Low. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 560 num. 8282, pag, 561, num. 3287. Nelle vigne di Tresivio, a primavera ; 1' acrocecidio delle gemme è relativamente più abbondante che il pleurocecidio delle foglie. Quercus robur L. var. pedunculata Elnh, et sessiliflora Smith. HYMENOPTEROCECIDIA. 276. ac. gè. A.ndricus inìlator Hartig. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 220, num. 1205, fig. 287-288. Dintorni di Sondrio. 277. ac. ffe. Andricus malpiffhiì Adler, Houard, op. cit., Tom. I, pag. 244, num. 1283, fig. 383. Luoghi montani soj^ra Tresivio ; agosto 1904, raro. 278. pi. fé. Andricus testaceìpes Hartig. (vel trilineatus Hartig/ La Sig. Mariani floc. cit., num. 19) indica gli ingrossamenti del picciolo delle foglie come comuni nei dintorni di Albo- saggia, senza poter con sicurezza stabilire la diagnosi del pa- rassita. 279. ac. ffe. Cynips lignìcola Hartig. Houard, op. cit. Tom. I, pag. 239, num. 1265, fig. 358-359. Dintorni di Sondrio. LE GALLE DELLA VALTELLINA 337 280. pi. fé. IDryophanta affama Hartig. Houard, op. cit. Tom. I, pag. 255, num. 1327, iig. 451. Mariani, loc. cit., num. 20, per Albosaggia in settembre. 281. pi. fé. Dryoplianta disticha (non distica) Hartig. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 256, num. 1329, fig. 449, 450, 457, 458. Mariani, loc. cit., num. 21. per Albosaggia. 382. pi. fé. Neuroterus albipes Schenck. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 260, num. 1346, fig. 433. Dintorni di Tresivio. Quercus robur L. var. pubescens Willd. DIPTEROCECIDIA. 283. pi. fé. Macro dip losis dryoTbia F. Low. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 251, num. 1306, fig. 401-402. Nei boschi di Valle del Ron. in agosto. 284. pi. fé. Macrodiplosis volvens Kieff. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 251, num. 1307, fig. 403-404. Con 1' antecedente nei boschi di Valle del Ron ; assai più frequente. Non ritrovai attaccate le varietà di quercia pedun- culata e sessiliflora viventi promiscue con la pubescens, benché abbia in anni diversi fatte apposite ricerche. HYMENOPTEROCECroiA. 285. ao. gre. A.ndrìcus solitaris Fonsc. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 237, num. 1255, fig. 347. Boschi aridi sopra Tresivio a 700 m. s. m. in agosto, raro. 286. pi. fé. Dryophanta puhescentis Mayr. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 254, num. 1323. Con l'antecedente, raro. 23 338 ALFREDO CORTI Rhosa sp. HYMENOPTEROCECIDIA. 287. pi. FlliocLites efflanteriae Hartig. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 542, R. 15, fig. 804-805. In Val Venina ; raro. 288. pi. Fthodites spino sis simae Gir. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 542, R. 17. Un solo esemplare proveniente da Grosio. Ribes rubrum L. RHYNCHOTOCECIDIA. 289. ac. fo. A.pliis grossulariae Kalt. Honard, op. cit., Tom. I, pag. 491, num. 2806. Mariani, loc. cil., num. 22, per Albosaggia e Ponte. Rubus caesius L. DIPTEROCECIDIA. 290. pi. te. JPerrisia plicatrix H. Lw. Houard, op. cit., Tom. 1, pag. 525, num. 3025. Nelle vigne di Tresivio ; non è rara la continuazione dello sviluppo delle foglie dopo che le larve — di color bianco ■ — si sono lasciate cadere a terra ove compiono la metamorfosi. La Sig.na Mariani (loc. cit., num. 23) la indica pure per Mon- tagna ed Albosaggia. Rubus idaeus L. RHYNCHOTOCECIDIA. 291. pi. fé. Nectarosipìuim rubi Kalt. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 519, num. 2968. In Valle del Rino sopra Cepina (Bormio), in agosto. LE GALLE DELLA VALTELLINA 339 Rumex acetosa L. RHYNCHOTOCECIDIA. 292. pi. fé. A.phis rumiois L. Dintorni di Tresivio, non raro, in estate ; substrato nuovo. Rumex alpinus L. RHYNCHOTOCECIDIA. 293. pi. fé. Aphis rumicis L. Pascoli alpini di Rogneda, presso le baite dei pastori, in Val Forame e in altre località alpine. Substrato nuovo ; i pa- rassiti, evidenti per il loro color nero, si trovano alle volte ab- bondanti nelle spire delle foglie alterate. Rumex conglomeratus Murr. (= R. acutus L.) RHYNCHOTOCECIDIA. 294. pi. fé. A-phìs rumicis L. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 377, num. 2119. Prati dei dintorni di Sondrio. Rumex obtusifolius L. RHYNCHOTOCECIDIA. 295. pi. fé. Aphis rumicis L. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 378, num. 2124. La Sig.na Mariani, (loc. cit., num. 24) dà per Sondrio il cecidio qui indicato. E da notare che il R. obtusifolius L. non è stato rintracciato in Valtellina dal Massara, ed io pure non riuscii mai a raccoglierlo. 340 ALFREDO CORTI Rumex pulcher L. RHYNCHOTOCECIDIA. 2%. pi. fé. A-pliis rumicis L. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 378, num. 2126. A Tresivio, in estate, comune. Salix alba L. ACAROCECIDIA. 297. ac. Erìophyes trìradiatus Nal. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 152, num. 610. Ad Arquino in Val Malenco, comune, e a Tresivio. Sarebbe opportuno qualche osservazione che confermasse doversi attri- buire la vistosa deformazione esclusivamente alla specie paras- sita indicata, oppure se vi abbiano qualche cooperazione alcune altre che quasi sempre vi si rinvengono. Sa]ix aurita L. DIPTEROCECIDIA. 298. pi. fé. Oliffotrophus oapreae Winn. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 171, num. 859. In Val Malenco e in Valle del Livrio. Salix arbuscula L. DIPTEROCECIDIA. 299. pi. fo. Fthahdophaffa salicis Schrank. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 178, num. 950. Rinvenni frequentemente nelle valli del bacino di Fraele nel Bormiese, a circa 2000 m. s. m., tale forma, nota finora solo jjer 1' Europa centrale ; le galle sono assai vistose, di color LE GALLE DELLA VALTELLINA 341 giallo citrino pallido con sfumature rossastre, a superficie liscia, lucente, spesso bernoccolute, anche lobulate in corri- spondenza alle gemme ; raggiungono spesso una lunghezza di 30 mm. e un diametro di 20. Si trovano sempre nelle regioni distali, più giovani, dei ramoscelli. HYMENOPTEROCECIDIA. 300. pi. fé. F*ontania proxima Lepel (= JVematus ffallicola Steph. = JV. vallisnieri Har- tig, = iV. herbaceae Cam., = JV. ca- preae Rud.). Houard, op. cit., Tom. I, pag. 178, num. 955. Con P antecedente, ma assai più rara ; è, per tal substrato, nuova per l' Italia. 301. pi. fé. Pontania salicis Christ. (= TSTematus ffallarum Hartig, = IV. viminalìs Voli., = iV. vollenlioveni Cam.). Houard, op. cit., Tom. I, pag. 178, num. 956. Nelle Valli di Fraele, con 1' antecedente, meno raro ; sub- strato non indicato per l' Italia. 302. pi. fé JPontanìa vesicator Eremi. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 178, num. 953. Nelle valli del bacino di Fraele e in qualche alpe della Valle di Poschiavo, a circa 2000 m. s. m. ; il Salix arbuscula vive sempre su terreno calcareo. Salix caprea L. DIPTEROCECIDIA. 303. pi. fé. F^errisia marffinemtorquens Winn. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 167, num. 807. Boschi presso lo sbocco della Val Masino. 342 ALFREDO CORTI Salix herbacea L. ACAROCECIDIA. 304. ac. to Eriopliyes gemmaruin Nal. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 183, num. 1010. Cecidio a forma di gemma allungata, fusiforme, costituito dalle foglioline terminali imperfettamente sviluppate e ravvolte assai strettamente le une sulle altre, con i tessuti alterati, ricoperte da fitti peli ialini, cilindrici, appuntiti. Le foglie im- mediatamente vicine al cecidio sono pure alterate, specie nella metà basale che si copre di peli, e si mostra bollosa, ipertrofica. Fra i peli vivono gli Eriofidi. Tale cecidio ne ricorda altri, originati su specie diverse di Salix, per opera di cecidomidi. Presso il Lago d' Avedo, in Val Vermolera nelP alta Val Grosina ; agosto 1901, E specie nuova per 1' Italia. 305. pi. te. Eriophyes tetanotrix Nal. Houard, op. cit., tom. 1, pag. 183, num. 1012. V. seconda contribuzione, num. 174, Salix myrsinites L. DIPTEROCECIDIA, 306. pi. to. FtllSiIbdophaffa SaliciS Schrank. Houard, op. cit., tom, I, pag, 182, num, 994, Sulle chine di pascoli sovrastanti l' alpe Musella in Val Malenco a circa 2000-2200 m, s. m. sono frequenti in estate le galle del cecidomide indicato sul piccolo salice alpino ; sono evidenti per la loro colorazione generalmente giallo chiara con chiazze rosso-vinose nei lati rivolti al sole ; spesso sono nume- rosissime su piccoli cespuglietti quasi nascosti fra il pietrame; nell'interno stanno numerose larve dalle forme assai tozze, di color rosso mattone, isolate in singole celle. Il cecidiozoo è infestato sovente da un calcidite, che in materiale raccolto ed LE GALLE DELIBA VALTELLINA 343 essicato cominciò a uscire in imagine in autunno, per conti- nuare fino a Maggio. Non mi è stato possibile finora stabilirne con sicurezza la diagnosi. Nel cecidio le larve e le ninfe dell' imenottero sono facil- mente riconoscibili dalle larve della Rliabdophaga, oltreché per i caratteri propri dell'ordine, per la colorazione bianco sudicia. Il Prof. A. Trotter (') indicò tale specie, su materiale raccolto dal Prof. Bezzi, per i pressi del ghiacciaio della Ventina a 2000 m. s. m. HYMENOPTEROCECIDIA. 307. pi. fé. JPontania salìcis Christ. Houard, op. cit., tom. I, pag. 182, num. 998. Con l'antecedente ma molto più rara trovai questa forma, nota finora solo per l'Italia, avendola primamente indicata il Prof. Trotter (') nel 1902 per il ghiacciaio della Ventina, raccoltavi con 1' antecedente dal Prof. Bezzi. Salix retusa L. ACAROCECIDIA. 308. pi. fé. Eriophyìdarum Sp. Houard, op. cit., tom. I, pag. 182, num. 1002. Pascoli dell' alta Valle di Belviso, in Luglio. HYMENOPTEROCECIDIA. 300. pi. fé. Pontania proxima Lepel. Houard, op. cit., tom. I, pag. 183, num. 1006. Le galle che raccolsi abbondanti nelle località sotto indi- cate si presentano come grossi corpi sferoidali o elissoidali, con aspetto quasi vescicoloso, interessanti talvolta tutta la fi) Trotter A. Nuovo contributo alla conoscenza desìi Piituinoeecifli della Flora italiana, con 2 tav. — Riv. Pat. veg. 1902. Voi. IX — pa^. 376. num. 4S. (Cecidomya Salicis De Geer). (2) ID. Ibid. pag. 376, num. 19. (Nematus gallarum Hart). 344 ALFREDO CORTI foglia in modo che questa è completamente trasformata nel corpo del cecidio, oppure ne sporge appena per il margine come un cercine su l'uno dei lati o su entrambi; di colore verde erba con evidenti sfumature rossastre, clie spesso possono mutarsi, almeno sul lato rivolto al sole, in decisa tinta rosso vinosa brillante. — La superficie è liscia, quasi lucente, con venature evidenti benché non rilevate; possono raggiungere con facilità un diametro longitudinale di 12 mm, e un trasver- sale di 8. Le pareti sono sottili e delimitano una amplissima cavità dove vive la larva; questa, secondo le mie osservazioni, compie la metamorfosi nel terreno. Pascoli alpini di Val di Tagno (Val Malenco) a 2400 m. s. m,, dell'alta Alpe Rogneda sopra Tresivio, presso il Passo delle Saline in Val Fontana in Agosto. Scabiosa columbaria L. LEPIDOPTEROCECIDIA. 310. pi. to (ac. fo) Orneodes hiìbneri Wallgr. Houard, op. cifc., tom. II, p. 942, num. 5468-5469 riferisce alla segnata specie di lepidottero il cecidio che prima si ri- teneva originato da una specie sconoscita di cinipide : V. seconda contrib, num. 181. Solanum nigrum L. RHYNCHOTOCECIDIA. 311. pi. fé. Rhopalo siphum dianthi Sulzer. Houard, op, cit., tom. II, pag. 867, num. 4986. Campagne coltivate di Colico e di Tresivio, in estate. Stachys recta L. DIPTEROCECIDIA. 312. ac. fo. Cecidomyidarum sp. Nei colti soleggiati del Calvario a Tresivio, durante Pestate, è diffusa benché non frequente una deformazione dei fusticini. LE GALLE DELLA VALTELLINA 345 consistente nella trasformazione per lo più del germoglio api- cale in una rosetta lassa di foglie non molto alterate ma arre- state nello sviluppo, e col lembo crespato ; talvolta queste ro- sette sono originate a spese di germogli ascellari. Non ho visto altre maggiori alterazioni delle foglie costituenti il cecidio, nell'interno del quale trovai larve di Cecidomide di color rosso ranciato che non riuscii ad allevare. Non mi fu dato pertanto per i caratteri del cecidio e delle larve del parassita di deciderne l'attribuzione o alla Perrisia stachydis di Bremi o alla forma pur sconosciuta di Cecidomide indicata fin dal 1890 dal Kieifer. Taraxacum officinale Wigg. RHYNCHOTOCECIDI A . 313. pi. fé. A-phididarum sp. Deformazione delle foglie basilari consistenti in lina note- vole alterazione e ipertrofia della nervatura mediana accom- pagnata da atrofia del lembo che mostrasi inoltre crespato e a volte bolloso. I singoli denti sono arricciati verso l'alto, e nella stessa direzione è rivoltata e contorta la parte distale della foglia che viene cosi ad assumere la forma di un punto interrogativo adagiato sul terreno. Osservai tali deformazioni in prati alpini del Bormiese, a 1800 m. s. m. nell'agosto 1901. Non mi fu allora possibile raccogliere i parassiti (Afididi) a parte, né conservare i cecidi in modo da potervi compiere maggiori indagini ; né potei ricercare, come speravo, altro ma- teriale nelle località allora visitate, cosi che ne dò ora il cenno sommario. Teucrium chamaedrys L. RHYNCHOTOCECIDIA. 314. ac fi. Copium clavicorne (L.) (= Lacco- metopus olavicornis L.). Houard, op. cit., torn. II, pag. 833, num. 4770 fig. 1173. Luoghi aridi sopra Tresivio, a 800 m. s. m. : non molto frequente. 346 ALFREDO CORTI Teucrium montanum L. RHYNCHOTOCECIDIA. 315. ae. fi. Copiuui teucrii (Host.) ( := Laccoine- topus teucrii Host.). Houard, op. cit., Tom. II, pag. 831, num. 4762, iig. 1172. Assieme al fìrecedente. Thesium intermedium Schrad. ACAROCECIDIA. 316. ac. Eriopliyes anthonomus Nal. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 375, num. 2111. Dintorni di Sondrio, in ottobre, raccoltovi dal prof. Bezzi. Thymus montanus Waldst et Kit. DIPTEROCECIDIA. 317. ac. to. \Janetiella tliy miccia KieiF.]. Neil' Agosto del 904, raccolsi sui pascoli alpini di Cam- paselo in Val Malenco [1800 m. s. m.] esemplari di un cecidio terminale del fusto, gemmiforme, contenente larve rosse di ce- cidomidi. Per analogia con altre forme simili di specie affini ho attribuito alla Janetiella descritta da Kieffer per il Tli. serpyllum il cecidio raccolto sul Th. montanixs che sarebbe una specie ospite nuova per tale parassita. Thymus serpyllum L. DIPTEROCECIDIA. 318. ac. to. Janetiella thymicola Kieif. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 857, num. 4951, fig. 1203. Luoghi soleggiati, incolti, a circa 800 m. s. m. sopra Tre- sivio, in estate. Cecidio raro, e assai j^oco apariscente. per la LE GALLE DET;LA VALTELLINA 347 forma di gemma non molto diiforme dai germogli, con pochi peli anormali ; nell' interno stanno le larve color rosso mat- tone scuro. Tilia grandifolia Ehrh. DIPTEROCECIDIA. 319. pi. fé. Perrisia tUiamvolvens Rtibs. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 715, num. 4131, fig. 1035-1036. Boschi di Val fontana, in estate ; rara. Ulmus campestris L. ACAROCECIDIA. 320. pi. fé. Eriopliyes ullXlicola nov. nom. Nalepa 1909, Anzeig. d. k. Akad. d. Wissensch. Wien. = Erìophyes ulmi Nal. 1890. Houard, op. cit., Tom. I, pag. 365, num. 2053. Dintorni di Tresivio, piuttosto abbondante benché non molto diffuso. Urtica urens L. ACAROCECIDIA. 321. pi. Erìophyidaruni sp. Houard, op. cit. Tom. II, pag. 1062, num. 6220. Mariani, loc. cit., num 26. Valtellina, a circa 550 m. s. m. in luglio. Vaccinium myrtillus L. DIPTEROCECIDIA. 322. ac. fo. Cecidomyidarum sp. Cecidi simili a quelli già noti, ancora per Cecidomide in- determinato, del Vaccinium uliginosum, e da me già indi- cati per la Valtellina (v. secondo contrib., num. 196), e ben 318 ALFREDO CORTI diiferenziabili dalla forma seguente. Monti del Bormiese ; piut- tosto rara, in agosto. Tale cecidio non era stato indicato finora per il mirtillo. 323. ac. to. JPerrisia vaccina Eùbs. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 790, num. 4564, fig. 1110. Cecidio terminale, eretto a foggia di sigaro, di foglioline strettamente ravvoltolate, rosse, leggermente bollose ; diffuso, mai comune, nei boschi di Val Fontana, Val Rogna, Val Ma- lenco, e Val Venina. Vaccinium uliginosum L. DIPTEROCECIDIA. 324. ac. fo. [Perrìsia vaccina Rubs] Cecidio simile al descritto al numero antecedente ; ben differente dall' acrocecidio già noto per il V. uliginosum e più sopra ricordato (secondo contributo, num. 196) ; per analogia di forma e d' aspetto con 1' antecedente attribuisco il parassita alla stessa specie descritta dal Riibsaamen. In Val Fontana ; più raro dell' antecedente. Valerianella olitoria Poli. RHYNCHOTOCECroiA. 325. ac. Trioza centranthi Vallot. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 932, num. 5400, fig. 1249-1251. Deformazioni vistosissime, in taluni casi modificanti com- pletamente tutta la pianta, alterandone lo sviluppo ; si costi- tuiscono degli ammassi per l' arrestato sviluppo dei cauli e V alterazione delle foglie e delle infiorescenze, del diametro di 15-20-25 mm., talvolta un po' lassi, ial altra compatti e densi. Nei campi di segale sopra Tresivio a 800-1000 m. s, m., in Luglio. LE GALLE DELLA VALTELLINA 349 Veronica spicata L. DIPTEROCECIDIA. 326. ac. fo. IPerrisia veronicae Vallot. Cecidi terminali, gemmiformi, costituiti da foglie non del tutto alterate come si osserva generalmente nelle forme simili delle specie piìi comuni di Veronica (v. num. 95-96) ; la parte distale del lembo si mantiene quasi normale, con peli bianchi sericei scarsi, i quali si fanno invece piti fitti verso la base ; le larve sono numerose, di color rosso ranciato. La Veronica spicata è un nuovo ospite per la indicata specie di Perrisia. Boschi di Val Cervia, in Luglio. Vida sativa L. DIPTEROCECIDIA. 327. pi. fé. Perrisia viciae Kieff. Houard, op. cit., Tom. II, pag. 634, num. 3708. La parte delle foglie direttamente interessata nel cecidio assume una tinta rubiginosa. Nei campi di Tresivi/D, in estate, rara. Viola bifiora L. ACAROCECIDIA. 328. pi. te. Eriophyes violae Nal. V. socondo contrib., num. 199. Dallo studio del materiale raccolto a Chiareggio in Val Malenco nell' agosto 1903 ho potuto attribuire il cecidio noto [Houard, op. cit., Tom. II, pag, 743, num. 4291J alla suddetta specie descritta dal Nalepa (') per la Viola riviniana Rchb. e (1) Nalepa a., Beitriige zur Systematik der Eriophyiden. Denkschr. d. matem naturwissensch. Klass. d. k. Akad. d. Wissensch. Wien 1904. 350 ALFREDO CORTI la V. tricolor L. Negli esemplari degli Eriofidi da me studiati ho notata una maggiore lunghezza di alcune paia di setole, in confronto alle descritte e figurate dal Nalepa. E ciò in modo speciale per il 1° paio di setole ventrali ; per quelle del terzo articolo, e per le terminali delle zampe. Variazioni forse in rapporto con la diversità specifica dell' ospite o con l'habitat alpino. Viola calcarata L. ACAROCECIDIA. 329. pi. fé. [Eriophyes vìolae Nal.j Credo si possa con sufficiente probabilità ritenere anche per la V. calcarata l'Eriophyes violae quale autore dello stretto ravvolgimento fogliare che io già indicai per l' Italia nel 1903 ('). Houard (op. cit. Tom. II, pag. 744, num. 4300) lo ri- ferisce ancora a specie ignorata di Eriofide. Sotto il Piz Umbrail, presso lo Stelvio, a 2500 m. s. m., in Agosto, 1902. (1) Corti a., Zoocecidi italici. Milano 1%3, Att. Soc. it. Se. Nat., Voi. XLII, pag. 377. LE GALLE DELLA VALTELLINA 351 Indice alfabetico dei cecidiozoi della prima, seconda e terza contribuzione Num. I 53 54! 276 277 55 285 278 162, 215, 257 255, 313 265 14 256 17 228 182 235 7 289 131 50 253 258 51 52 292, 293, 294, 295, 296 » sorbi Kalt. 187 Asphondylia sorotliamni H. Lw. 180 Asterolecanium massalongianum Taig. Tozz. 33 Aulax glechomae Hart. 29 » hieracii Bouché 135 Andricus curvator Hartig. » fecundatrix (Hartig) » infiator Hartig » malpighìi Adler » ostreus (Gir.) » solitarius Fons. » testaceipes Hartig Anthomyia signata Hrischke Aphididarum sp. 24 Aphis anthrisci Kalt. » atriplici s L. » capsellue Kalt. » crataegi Winn. » crataegi Buckton » cucubali Pass. » evonymi Fabr. » galla.runi Kalt. » grossulariae Kalt » hieracii Kalt. » mahaleb Koch. » malvae Koch. » origani Pass. » persicae Fonsc. » prunìcola Kalt. » rumicis L. 107 10, 11 37 38 Num. Biorhiza terminalis (Fabr.) 56 Blennocanipa pusilla Klug. 169 Cecidomyia rosari a H. Lw. 73 » strobilina Hr. 74 Cecidomyidaruni sp. 109, 145, 185, 196, 210, 211, 2! 4, 238, 248, 267, 312, 322 Ceuthorrhynckus atomiis Bohem. Ceuthorrhyncfius sulcicollis Schdn 9, Chermes abietis L. » strobilobius Kalt. Conchylis hilarana Herrich-S. 212 Contarinia craccae Kieff. 97 » helianthemi Hardy 243 » loti De Geer 249, 250 » tiliarum (Kieff. ì 192 Copium clavicorne (L.) » teucrii (Host.) Cynipidearum sp. Cyni'ps lignicola Hartig Cystiphora hieracii (Fr. Low) » sonchi (Fr. Low) » taraxaci Kieff. Diastrophus rubi Hart. Diplosis vaccina Kieff. Dryophanta agama Hartig » di st iella Hartig » foia L. » pubescentis Mayr Eriophyes achilleae Corti 203, 205 » alpestris Nal. 60 314 315 181 279 132 82 142, 188 65 197 280 281 164 286 352 A. CORTI Num. Eriophyes anthonomus Nal. 316 » artemisiae (Can.) 6 » avellanae Nal. 15 » bartschiae Nal. 217 » betulae Nal. 8 * he:. eli Corti 223 » brevitarsHS (Fock.) 4, 102, 104, 105 » cliondrillae (Can.) 226 » cladophthirus Nal. 183 » convolves Nal. 234 » crataegi (Can.) 16 » dispar Nal. 270 » diversipunctaius Nal. 46 » doUchosoma (Can.) 24 » enanthus Nal. 138 » euaspis Nal. 34 » f rax ini (Kai-p.) 20 » fraxiiiicola Nal. 237 » galii{KAv^.) 124, 125,239 » gemmarum Nal. 304 » geranii (Can.) 242 » goniotiiorax Nal. 227 » hippophaenus Nal. 136 » kocki Nal. et Thoin. 78 » laevis Nal. .3 » longisetiis Nal. 134 » niacroclcelus Nal. 100 » macrochelus Nal. var. pseudoplatani Corti 201 » macrorrhynchus'N-à\.\,\0\ » ntarginenivolvens Corti 213 » nalepai (Fock.) 103, 209 » nervisequus (Can.) 119, 120 » nudus Nal. 27. 127 » oxalidis Trott. 259 » parvulus Nal. 160 » peucedani (Can.) 2(14 » pini Nal. !5') » pjr/ (Pagenst.j 1(S4J Num. Eriophyes populi Nal. 156 » pseudoplatani Corti 201 » qìiadrisetns (Fr. Thoin.) 140 » quercinus (Can.) 163 » rosalia Nal. 130 » salicis Nal. 67 » salvias Nal. 77 » sanguisorbae (Can.) 274 >' schrnardai Nal. 112, 221 » similis Nal. 161 » solidus Nal. 1 10 » stenaspis Nal. 121 » tetanotrix Nal. 67 , 7 1 , 305 » tetratrichus Nal. 190 » thomasi Nal. 87, 189 » tiliae (Pagenst.) 88 » tiliae Pagenst. var. liosoiiia Nal. 191 » triradiatus Nal. 297 » tristriatiis Nal. 139 » trisfriatus var. erinea Nal. 30 » mZoti Nal. 320 ■» iilniicola Nal. 320 » varius Nal. 271 » vioZae Nal. .328, 329 » vitis (Land.) 200 Eriopliyidanim s|i. 66, 106, 146, 149, 173, 174, 186, 199, 207, 218, 241, 246, 308, 321 Epitrimerus heterogaster Nal. 116. 216 » trilobus Nal. 179 Grapliolitha servilleana Dup. 76 Harmandia cavernosa Rubs. 272 » petioli Kiert". 158 » treiinilae (Winn.) 48 Janeliella liiyinicola Kietf. 317, 318 Isosoiiia poae Schl. 153 Laccomelopiis clavicornis \.. 'MA » teucrii Host. 31b LE GALLE DELLA VALTELLINA 353 Lasioptera rubi Heeg. 64, Lonchaea lasiophthalrtia Macq. Lovoiola centaureae (Fr. Low.) Macrodiplosis dryobia F. Low » volvens kieff. Macrolabis corrugdns F. Low. Macrosiphuììi ìiieracii Kalt. Massalongia rubra Kieff". Mayetiola poae (Bosc.) Mikiola fagi (Hart.) Mizoxylus laniger (Hausui.) Mizus cerasi (Fabr.) » oxyacanthne Kock. » ribis (L.) Nectarosiphuììi rubi Kalt. Nematus bellus Zadd. » capreae Rud. » gallnrum Hartig » gidlicola (Redi) 75, 178, 69, 176, » lierbaceae Cam. » vallissnieri Hartig. » vesicafor Breini » viminalis Voli. » voUenhoveni Cara. Neuroterus albipes Schenk » fumipenìiis Hart. » leìUicalaris Oliv. » uuìuisnialis Oliv, Oh'gotrop/ivs annulipes (Hart.) » bursar iì's (Hr.) » capreae (Winn.) 172, » juniperinus (L.) » origani Tav. » panteli Kieff. » réaiirnurianus (F. Low) Orneodes hubneri Wallgr. Pemphigus affinis Kalt. » bursarius L. 43, Num. 170 19 113 283 284 244 245 219 40 122 151 49 266 61 291 72 300 175, 301 70, 300 300 300 177 301 301 282 57 58 16' 123 28 298 31 144 32 89 310 42 268 Pempliigus niarsupialis Cour- chet 269 » nidificus F. Low 21 » piriformis Licht. !55, 268 popitli Courch. spirothecae Pass. Perrisia sp. » alni Fr 11. 44 45 143 208 Low alpina Fr. Low capi ti gena Br. carpini Fr. Low crataegi Winn. daphnes Kiett'. 1 17 ericina Fr. Low f rax ini Kiefi". galeobdolontis Winn gaia H. Lav. 24, 240 genisticola Fr. Low 25 glechomae Kieff. lotharìngiae Kieff. loti cola Riibs. lychnidis Heyden marginemtorquens Winn. 171 nenophila Haimh. persicariae L. phyteumatis F. Low 233 22? 18 231 118 23 26 128 114 251 254 303 98 154 35, 30, 147, 260, 262 plicatrix H. Loew. 290 pojjuleti Riibs. 273 pustvlans Riibs. 83 rosarurn Hardy 168 salicariae Kieff. 252 serotina Winn. 137 taxi Inclib. 85 terminalis H. Lw. 68 tiliumvolvens Riibs 319 trifola Fr. Low 193 tortrix Fr. Low 275 ulmariae Br. 84 urticae Perr. 93 24 354 A. CORTI - LE GALLE DELLA VALTELLINA Perrisia vaccinii Riibs. » veronicae Vali. Num. 323, 324 95, 96, 326 198, 327 236 » viciae Kieflf. Phyllaphis fagi L. Phyllocoptes populi Nal. 47 » teucra Nal. 86 Pontania proxima Lepel. 300, 309 » salicis Christ. 301, 307 » vesicator Bremi 302 Psylla buxi L. 220 Psyllopsis fraxini L. 22 Rhabdophaga salicis Schrank. 299, 306 Rhodites englanteriae Hartig 287 » may ri Hartig 62 » rosae L. 63 » spinosissimae Gir. 288 Rhopalomyia artemisiae Bouché 5 Rhopalomyia millefolii H. Lw. 202, 204, 206 » tubifex Bouché 108 Rhopalosijìhum dianthi Sulzer 311 Saperda populnea L. 159 Schizomyia galiorum Kieff. 126 Schizoneuì'a lanuginosa Hartg. 90 » treumlae De Geer 157 » iilìnt L. 194 Tetraneura alba Ratz. 91 » rubra Licht. 195 » ubili L. 92 Trygonaspis renum (Giraud) 166 » synaspis (Hartig) 167 Trioza alacris Fior. 14 1 » centranthi Vallot 225, 325 » cerasta H. Lw. 115 » proxima Fior. 153 Tylenchus nivalis Kiihn 129 » sp. 152 CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA Nota del Socio Dott. Roberto Cobau Il tratto italiano della Valle del Brenta, quel tratto cioè che per la lunghezza di circa 30 km. si estende dal confine italo-austriaco alle vicinanze della citta di Bassano ove shocca la Valle, è il territorio in cui, specialmente nelle vacanze autun- nali degli anni 1908 e 1909, ehbi occasione di osservare e rac- cogliere un numero abbastanza considerevole di cecidi, esten- dendo cosi l'interessante studio di tali alterazioni a quella parte dell' amena Vallata, nuova, per quanto io so, alle esplo- razioni di tal genere. Danno appunto argomento alla presente memoria i cecidi raccolti nel sunnominato territorio. Essi sono circa un centinaio, di cui pressoché un quinto è rappresentato da micocecidi ed il resto da zoocecidi. Tra quest' iiltimi ve ne sono due, uno sulla Verbena offi- cinalis L. e 1' altro sulla KnaiUia arveìisis (L.) Coult. y. typica Bég., che non essendo stati da me riscontrati in nessuna delle numerose opere consultate, considero come nuovi ed ho con- trassegnati facendo precedere un asterisco al nome del relativo substrato. Il materiale raccolto, conservato parte a secco e parte in soluzione di formalina, è destinato ad aumentare le collezioni del Grabinetto di Patologia Vegetale della R. Scuola Superiore d'Agricoltura di Milano, eccezion fatta di ima piccola quantità che farà parte delle mie collezioni private. Per l'ordinamento generale della materia in questa nota, ho seguito il metodo più adatto all'indole dell' argomento e più comunemente adottato perchè assai comodo per la ricerca dei sin- goli cecidi : ho disposto cioè alfabeticamente le piante matricali e a ciascuna di esse ho fatto corrispondere i relativi organismi 356 ROBERTO COBAU produttori delle alterazioni cecidologiche osservate, essi pure disposti in ordine alfabetico. Per la terminologia dei cecidozoi mi sono tenuto alla re- cente pubblicazione del signor C. Houard « Les Zoocécidies des Plantes d' Europe et du Bassin de la Mediterranée »i ; per quella dei cecidomiceti alla celebre " Sylloge Fungorum » del- l'illustre professore P. A. Saccardo ; per quella infine delle piante ospiti alla rinomata u Flora Analitica Italiana " dei si- gnori A. Fiori e G. Paoletti. Al nome dell'agente cecidogeno, oltre alla citazione del sunnominato lavoro del signor Houard, ho creduto conveniente di farne seguire qualche altra, sempre riferentesi ad opere fon- damentali, purché l'opportunità non mi abbia consigliato ad aggiungerne anche qualcuna relativa a memorie speciali. Ho creduto pure opportuno di staccare le citazioni icono- grafiche da quelle bibliografiche indicandole separatamente dopo di queste e non essendomi parso privo d'importanza il citare qualche Essiccata, ho dato, generalmente, le principali indica- zioni della u Cecidotheca italica !5 dei signori A. Trotter e G. Cecconi per gli zoocecidi e quelle della u Micotheca italica » del signor D. Saccardo per i micocecidi. Alle citazioni testé nominate ho fatto seguire, sull'esempio degli autori di tal genere di memorie, una breve diagnosi del cecidio, indicando di questo i caratteri morfologici più salienti e, se del caso, differenziali, presi direttamente dagli esemplari raccolti. Dopo la diagnosi ho posto le indicazioni relative alla lo- calità ed all'epoca in cui fu trovata l'alterazione cecidologica ed infine ho indicato se questa sia frequente oppure rara. In base a tali criteri condotto a termine questo tenue con- tributo alla Cecidologia italiana, lo affido alla benevolenza di coloro ai quali potrà interessare, non senza però aver prima esternato pubblicamente i miei sentimenti di gratitudine al chiarissimo prof. U. Brizi per i consigli che si compiacque di porgermi nell'elaborazione della presente nota, né senza aver ringraziato l'egregio e carissimo amico, il prof. sac. Girolamo Dalla Costa, che gentilmente mi comunicò, corredato delle re- lative indicazioni, qualche esemplare da lui raccolto. Dui Oabinetto di Patologia Vegetale (Iella K. Scuola Superiore d'Agncoltura di Milano, nel .\laf?}?io l'.MD. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 357 Elenco delle principali opere e memorie consultate. 1. KiEFFER J. J., Les Hémiptérocécidies de Lorraine. — Feuille des Jeunes Naturalistes, Vingt-deuxièrae Anaée, Paris, 1891. 2. » Les Coléoptérocécidies de Lorraine. — Feuille des Jeunes Naturalistes. Vingt-deuxième Année, Paris, 1892. 3. » Synopsis des Zoocécidies rf' Europe. — Annales de la Société Entomologique de France. Tome !,XX, Paris, 1892. 4. Massalongo C, Nuox'a coìitribuzione alV Acarocecidiologia della Flora Veronese e d'altre regioni d' Italia. — Bull. Soc. Bot. Ital., Firenze, 1894. .5. » Le galle nella Flora italica. — Verona, 1893. 6. » Entoììwcecidi nuovi o non ancora segnalati nella. Flora italica. — Bull. Soc. Bot. It., Firenze, 1893. 7. » Sopra alcune Milhogalle nuove per la Flora d' Italia. - Bull. Soc. Bot. It., Firenze, 1894. 8. » Nuovo contributo alla conoscenza dell' Eìitotnocecid io- logia italica - Prima comunicazione. — Bull. Soc. Bot. It., Firenze. 1894. 9. MisciATTELLi M., Zoocecidi della Flora italica, conservati nelle collezioni della R. Stazione di Patologia, Vegetale in Roma - Parte /., Acarocecidii . — Bull. Soc. Bot. It., Firenze, 1894. 10. » Zoocecidi della Flora italica, conservati nelle colle- zioni della R. Stazione di Patologia Vegetale in Roma - Parte IL, Emitterocecidii. — Bull. Soc. Bot. It., Fi- renze, 1894. 11. » Zoocecidi della Flora italica, conservati nelle colle- zioni della R. Stazione di Patologia Vegetale in Roma - Parte III., Imenotterocecidii. — Bull. Soc. Bot. It., Fi- renze, 1895. 12. » Contribuzione allo studio degli Acarocecidi della Flora italica. — Bull. Soc. Bot. It., Firenze, 1895. 13. Massalongo C, Nuovo contributo alla conoscenza delV Entomoceci- diologia italica - Seconda comunicazione. — Nuovo Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Firenze, 1895. 14. » Sopra alcune Milbogalle nuove per la Flora d' Italia - Seconda comunicazione. — Bull. Soc. Bot. It., Fi- renze, 1895. 15. » Sopra alcune Milbogalle nuove per la Flora d' Italia - Terza comunicazione. — Bull. Soc.Bot.lt., Firenze, 1896. 16. Cecconi G., Prima contribuzione alla conoscenza delle Galle della Foresta di Vallombrosa. — iMalpighia, anno XP, Ge- nova, 1897. 358 ROBERTO COBAU 17. Bezzi M., Di alcuni Cecidotniidi e Ditterocecidii nuovi per l'Italia od interessanti. — Rend. II. 1st. Lomb. di Su. Lett, ed Arti. Serie 11% voi. XXXIP, Milano, 1899. 18. Cecconi G., Seconda contribuzione alla conoscenza delle Galle della Foresta di Vallonibrosa. — Malpighia, anno XIIP, Ge- nova, 1899. 19. Massai.ongo C, Nuovo contributo alla conoscenza dell' Entomoce- cidiologia italica - Quarta corminicazione. — Nuovo Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Firenze, 1899. 20. MisciATTEi,i-i M., Nuova contribuzione all' Acarocecidiologia italica. — Malpighia, anno XIIP, Genova, 1899. 21. Cecconi G., Terza contribuzione alla conoscenza delle Halle della Foresta di Vallombrosa. — Malpighia, anno XIV, Ge- nova, 1900. 22. » Quarta contribuzione alla conoscenza delle Galle della Foresta di Valloìvbrosa. — Malpighia, anno XV, Ge- nova, 1901. 23. » Quinta contribuzione alla conoscenza delle Galle della Foresta di Vallombrosa. — Malpighia, anno XV*, Ge- nova, 1901. 24. Dauboux (ì. et Houard C., Catalor/ue des Zoocécidies de V Europe et du Bassin mèditerranèen. — Paris, 1901. 25. Massalongo C, Sopra alcune Milbogalle nuove per la Flora d'I- talia- Quinta comunicazione. — Malpighia, anno XV, Genova, 1901. 26. Houard C, Sur quelques Zoocécidies nouvelles ou peu connues, recueilUes en France. — Marcellia, voi. P, Padova, 1902. 27. Trotter A., Elenco di Galle raccolte in Ispagna. — Marcellia, voi. P, Padova, 1902. 28. Cecconi G., Contribuzione alla Cecidologia Toscana. — Marcellia, voi. P, Padova, 1902. 29. Trotter A., Galle della Penisola Balcanica e Asia Minore. — Nuovo Giorn. Bot. It., Nuova serie, voi. X", Firenze, 1903. 30. Massalongo C, Nuovi Zoocecidi della Flora Veronese - 1* Serie. — Marcellia, voi. IP, Avellino, 1903. 31. De Stefani Perez T., Note cecidologichc. — Marcellia, voi. IP, Avellino, 1903. 32. VoN ScHLECHTENDAL D., Beitràgc zur Kenntniss der durcìi Erio- phyiden verursacìiten Kranhlieitsersclieinungen der Pflan- zen. — Marcellia, voi. IP, Avellino. 1903. 33. Trotter A., Nuovi Zoocecidi della Flora italiana. — Marcellia, voi. 11, Avellino, 1903. 34. Cecconi G., Settima contribuzione alla conoscenza delle Galle della Foresta di Valloìnbrosa. — Malpighia, anno XVIIP, Ge- nova, 1904. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 359 35. Trotter A., Nuovi Zoocecidi della Flora italiana - Seconda serie. — Marcellia, voi. IIP, Avellino, 1904. 36. » Nuovi Zoocecidi della Flora italiana - Terza serie. — Marcellia, voi. IIP, Avellino, 1904. 37. Massalongo C, Descrizione di Galle italiane miove o i[)Oco cono- sciute. — Marcellia, voi. IIP, Avellino, 1904. 38. » Nuovi Zoocecidi della Flora Veronese - II" Serie. — Marcellia, voi. IIP, Avellino, 1904. 39. Trotter A., Nuovi Zoocecidi della Flora italiana - Quarta serie. — Marcellia, voi. IV^, Avellino. 1905. 40. Ma.ssalongo C, Nmovì Zoocecidi della Flora Veronese - III" Serie. — Marcellia, voi. Vo, Avellino, 1906. 41. » Nuovi Zoocecidi della Flora Veronese. IV Serie. — Marcellia, voi. V», Avellino, 1906. 42. Trotter A., Nuovi Zoocecidi della Flora italiana - Quinta Serie. — Marcellia, voi. V», Avellino, 1906. 43. » Nuovi Zoocecidi della Flora italiana - Sesta serie. — Marcellia, voi. VP, Avellino, 1907. 44. » Nuovi Zoocecidii della Flora italiana - Settima serie. — Marcellia, voi. VP, Avellino, 1907. 45. Massalongo C, Nuova contribuzione alla conoscenza degli Zoo- cecidi del Nizzardo. — Marcellia, voi. VP, Avellino, 1907. 46. Mariani G., Contributo alla Cecidologia italica. — Marcellia, voi. VP, Avellino, 1907. 47. » Secondo contributo allo studio della Cecidologia Val- dostana. — Atti della Soc. It. di Se. Nat., voi. XLVI, Milano, 1908. 48. » Nuovo contributo alla Cecidologia italica. — Marcellia, voi. VIP, Avellino, 1908. 49. Trotter A., Nuovi Zoocecidi della Flora italiana - Ottava serie. — Voi. VIP, Avellino, 1908. 50. HouARD e, Les Zoocécidies des Plantes d' Europe et du Bassin de la Mediterranée. — Paris, 1908-1909. 51. Saccardo P. a., Sylloge Fungorurn. — Patavii, 1882-1907. 52. Kerner di Marilaun A., La vita delle Piante. — Torino, 1895. 53. Prillieux Ed., Maladies des Plantes Agricoles. — Paris, 1895-1897. 54. TuBEUF K., Pflanzenkrankheiten durch hryptogame Parasiten ve- nir sacht. — Berlin, 1895. 55. Fiori k. e Paoletti G., Flora analitica d'' Italia. — Padova, 1896-1909. 56. Frank A. R., Die Krankheiten der Pflanzen. — Breslau, 1896. 57. Kieffer J. J., Monographic des Cynipidcs d.' Europe et d' Algerie - Tome premier. — Paris, 1897-19(>1. 360 ROBERTO COBAU 58. Briosi G. e Cavara F., 1 Fungili parassiti delle pian/e coltivate ed utili, essicati, delineati e descritti. — Pavia, 1888-1908. 59. Berlese a. e Leonardi G., Chermotheca italica. — Portici, 1895-1908. 60. Trotter A. e Cecconi G., Cecidothecu italica. — Padova, 1900-1902, Avellino, 1903-1907. 61. Saccardo D., Myrotheca italica, sistens fungos italicos exsiccatos. — Patavii 1898-1901, Romae 1902-1905. Abies excelsa Poìr. — Fiori e Paoletti (55) ('), voi. I, pag. 29. 1. Adelges abietis Kalt. — Houard (50), voi I, pag. 41, num. 101. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 3, num. 13 [Chermes Abietis L.) ; Kieffer (3), pag. 377 {Adelges Abietis ^L.)) ; Massalongo (5), pag. 45, num. 10 [Chermes Abietis L.). Figg. — Houard (50;, pag. 42, fig. 21 ; Darboux e Houard (24), pagg. 2-3, figg. 3-4-5-6; Kieifer (1), fig. 5 {Adelges Abietis (L.)) ; Massalongo (5), tav. II, fig. 4, ; Kerner di Marilaun (52), voi. II, pag. 525, fig. 183, n. 1. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 15 {Chermes Abietis L.). Diagn. — Galla fogliare ad ananas, della lunghezza di 1-3 cm. circa, posta lateralmente ai giovani germogli. Loc. — Boschi in prossimità di Enego (prof. Dalla Costa, A- gosto 1909), presso Campolongo e altrove. Os.s. — Galla assai comune. Acer campestre L. y. typicum. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 222. 2. Eriophyes macrochelus Nal. — Houard (50), voi. II, pag. 694, num. 4017. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 6, num. 32 : Kieifer (3), pag. 241 {Phytoptus macrochelus Nal.). (i) I iiiuneri tra pareniisi, posti dopo il nome deRli autori, si rifi'iisi-oiio al suesposto elenco delle principali opere e memorie consultate. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 361 Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 694, figg. 994-995 ; Darboux e Houard (24), pag. 5, figg. 13-14. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 1. Diagn. — Lungo le nervature, galle epifille, solitarie o appaiate, di 2-3 mm. di diametro, generalmente di color rosso carminio, un po' pelose, con cavità ccmunicante al- l'esterno mediante un ostiolo ipofillo, chiuso da un ciuf- fetto di peli assai evidente. Loc. — Boschi vicino a S. Nazario (Settembre 1908) e presso Enego (prof. Dalla Costa, Agosto 1909). Oss. — Cecidio non frequente ; talora assieme con quello pro- dotto dall' E. macrochelus Nal. var. erinea Trotter. 3. Eriophyes MACROCHELUS Nal. var. erinea Trotter. — Houard (50), voi. II, pag. 695, num. 4021. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 7, num. 37 [Eriophyes macrochelus Nal. ; Kieffer (3), pag. 242, num. 10. Figg. — Houard (50j, voi. Il, pag. 694, figg. 996-997 ; Darboux e Houard (24), pag. 7, figg. 15-16. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 152. Biagyi. — Qua e là sulla pagina inferiore della foglia, chiazze tricomotose verdastre dapprima, di color rosso-vino di- poi, a contorno variabile ; ad esse corrispondono, sulla pagina superiore, delle macchie giallo-verdastre. Loc. — Boschi presso S. Nazario (Agosto 1908). Oss. — • Cecidio raro. 4. Eriophyes mv^Rorrhynchus Nal. — Houard (50), voi. II, pag. 693, num. 4016. Bihì. — Darboux e Houard (24), pag. 6, num. 31 ; Kieffer 3), pag. 241. iigg. Houard (50;, voi. II, pag. 692, figg. 992-993; Darboux e Houard 24), pag. 5, figg. 11-12. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 2. Diagn. — Piccole galle per lo più epifille ed assai numerose, sparse su tutta la lamina, giallo-verdastre o rossicce ; a ciascuna di esse corrisponde, sulla pagina fogliare inferiore, una lieve depressione, ove si trova l' ostiolo che è fornito di peli come le pareti interne della camera colla quale comunica. 362 ROBERTO COBAU Loc. — Presso S. Nazario, Carpane, Cisinon e Primolano (E- state 1908 e 1909) e presso Enego (prof. Dalla Costa). Oss. — Galle comuni. Acer Pseudo-Platanus L. y. typicum. — Fiori e Pao- letti (55), voi. II, pag. 222. 5. Eriophyes maororrhynchus Nal. — Houard (50 , voi. II, pag. 585, num. 3978. Hiì)l. — Douboux e Houard (24), pag. 13, num. 80 ; Kieffer (3), pag. 241 iPhytoptus macrorrhynchus Nal.). Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 304. Diagn. — Piccole galle epifille ceratoneiformi, assai numerose, prima giallastre, poi rosso-brune ; a ciascuna di esse corrisponde, sulla pagina inferiore, una lievissima spor- genza, ove si trova 1' ostiolo che è munito di abbon- dante peluria. Loc. — Boschi presso S. Nazario e presso Valstagna (Agosto 1908 e Settembre 1909). Oss. — Cecidio piuttosto raro. Alnus glutinosa (L.) Gaertn. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 264. 6. Eriophyes brevitarsus Fockeu. — Houard (50), voi. I, pag. 202, num. 1133. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 28, num. 190 ; Kieffer (3), pag. 251. Fifjtj. — Houard (50), voi. I, pag. 202, figg. 237-238-239; Darboux e Houard (24), pag. 28, figg. 57-58-59. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 101. Diagn. — Sulla pagina inferiore della foglia e talora sulla su- periore, chiazze tricomatose, biancastre, a contorno variabile ; ad esse corrispondono, sulla pagina opposta, delle aree giallognole. I peli delle chiazze suaccennate sono unicellulari e portano all' apice un rigonfiamenlo di forma assai irregolare e variabile. Loc. — Lungo il Brenia, presso i « Fontanassi n di Solagna (Agosto 1909). Oss. — Trovai una sola pianta di Alno, con questa alte- razione. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 363 7. Eriophyes Nalepai Fockeu — Hoixard (50j, voi. I, pag. 202, num. 1132. Bibì. — Darboux e Houard (24), pag. 28, mxm. 189 ; Kieffer (3j, pag. 250 {Phytoptus Altu'tni Lieb.). Ficjg. — Houard (50), voi. I, pag. 202, figg. 234-235-236 ; Dar- boux e Houard (24), pag. 27, figg. 54-55-56. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 102. Diafpi. — Piccole galle vescicolari, epifille, poste all'ascella delle nervature secondarie e provviste, in corrispondenza della pagina fogliare inferiore, di una larga apertura protetta da lunghi peli rossastri. Log. — Lungo il Brenta, jjresso S. Nazario (Settembre 1908). Oss. — Cecidio raro. Althaea rosea (L.) Cav. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 262. 8. — PucciNiA Malvacearum Mont. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 686. Bibì. — Franck (56), voi. II, pag. 147; Prillieux (53), voi. I, pag. 243 ; Tixbeuf (54), pag. 372. Figg. — Tubeuf (54), fig. 170. Ess. — Saccardo D. (61), n. 421. Diagìi. — Pustole brune, ipofille, alle quali corrispondono, sulla pagina superiore della foglia, delle lievi aree de- presse e giallicce. Loc. ~ In un campo a S. Marino (Settembre 1908). Oss. — Una sola pianta coltivata. Amarantus ascendens Lois. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 322. 9. Cystopus Eliti (Biv.) De Bary — Saccardo (51), voi. VII, pag. 236 Bibl. — Frank (56), voi. II, pag. 86. ; Briosi e Cavara (58), num. 202 (per Amarantus sp. cult.). I^igg. — Briosi e Cavara (58), num. 202 (per Amarantus sp. cult). Ess. — Saccardo (61), num. 55 ; Briosi e Cavara (58), num. 202 (per Amarantus sp. cult.). Diagn. — Sulla pagina inferiore delle foglie, pustole roton- 364 ROBERTO COBAU deggianti, biancliicce, a dimensioni variabili (stadio conidioforo). Log. — Campi presso S. Nazario, Carpane, Collicello ecc. (Agosto 1908 e 1909). Oss. — Micocecidio abbastanza comune. Amelanchier vulgaris Moench 10. Gymnosporangium juniperinum (L.) Fr. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 738. Bibl. — Frank (5G), voi. II, pag. 182 [Gyìnìwsporangiuni co- Hì'cmn D. C.) ; Tubenf (54), pag. 402 ; Briosi e Cavara (58), num. 62 (per Sorhus Aucuparia L.). Figrj. — Tubeuf (54), fig. 202 n. 7-8 ; Kerner di Marilaun (52), voi. II, pag. 511, tig. 174 n. 2 [Gymnos'porangiimi co- m'cum D. C). Ess. — Saccardo D. (61), n. 1097; Briosi e Cavara (58), n. 162. Diagn. — Rigonfiamenti ipofilli, mammelliformi, giallo-ran- ciati, provvisti di uno o più cornetti bruni ; ad essi corrispondono, sulla pagina fogliare superiore, delle chiazze rosso-brune. Loc. — Boschi presso S. Marino, Carpane e S. Nazario (Set- tembre 1909). Oss. — Micocecidio abbastanza frequente. Rappresenta la forma ecidiosporica : Roestelia cornuta Ehrh. Artemisia vulgaris L. — Fiori e Paoletti, (55), voi. Ili, pag. 248. 11. Cryptosiphum Artemisiae Pass. — Houard (50), voi. II, pag. 1000, num. 5819. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 47, num. 337 [Aphis gnllaruni Kalt.) ; Kieffer ;3), pag. 260 [Aphis galìnrum Kalt.) ; Massalongo (5), pag. 43 , n. 7 (Aphis gal- larum Kalt.). Figg. — Houard (50), voi. II, fig. 1314; Darboux e Houard (24 , fig. 92. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 213 (Crgplosiphum ga/farian). IHagn. — Foglie dei giovani germogli poco sviluppate, incre- spate e agglomerate, di color rosso-vino. Loc. — Ai u Fontanassi " di Solagna (Settembre 1908). Oss. — Una sola pianta. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 365 Berberis vulgaris L. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 528. 12. PucciNiA Graminis Pers. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 622. BibL — Frank (56), voi. II, pag. 161 ; Prillieux (53), voi. I, pag. 223; Tubeuf (54), pag. 354; Briosi e Cavara (58), num. 33. Figg. — Tubeuf (54), fig. 165 ; Briosi e Cavara (58), num. 33. Ess. — Saccardo (61), n. 441 ; Briosi e Cavara (58), num. 33. Diagn. — Pustole rotondeggianti, brune (vecchie) sulla pagina inferiore della foglia ; su quella superiore vi corri- spondono delle chiazze giallo-brune. Loc. — Bosco di proprietà u Munari » a S.Nazario (liUglio 1909). Oss. — Micocecidio rarissimo. Pochissime pustole in un solo individuo. E la forma Aecidium Berberidis Gmel. Brassica oleracea L. y. typica d. sabauda L. e g. Bo- trytis L. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 445. 13. Ceuthorrhynchus Pleurostigma Marsh. — Houard (50), voi. I, pag. 455, num. 2575. BibL — Darboux e Houard (24), pag. 67, num. 522 ; Kieffer (3), pag. 273; Massalongo (5), pag. 225, num. 172 {Ceu- tliorhynchus sulcicoUis Schònh.) ; Frank (56), voi. III, pag. 288 [Ceuthorhynchus sulcicoUis Gyl.). Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 462, fig. 734 ; Darboux e Houard (24), pag. 66, fig. 123; Massalongo (5\ tav. XXXIV, fig. 1 (Ceutohrhgnchus suìcicoìlis Schònh.). Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 218. Diagn. — In corrispondenza del colletto, tumori rotondeggianti, contenenti una larva. Loc. — AS. Nazario (Ottobre 1909). Oss. — Raramente. Su giovani piante di Verza e di Broccolo. Capsella Bursa-pastoris (L.) Moench a typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 469. 14. Cystopus candidus (Pers.) Lev. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 234. BibL — Frank (56), voi. II, pag. 84; Tubeuf (54), pag. 144. 366 ROBERTO COBAU Figg. — Frank (56), voi. II, fig. 13 ; Tubeuf (54), fig. 32. Ess. — Saccardo D. (61), n. 1460. Diagn. — Pustole, bianchicce, allungate o rotondoggianti su tutti gli organi aerei della pianta, la quale è, talora, notevolmente deformata. Loc. ■ — In un campo, presso Carpane (Agosto 1908). Oss. — Trovai soltanto due piantine aifette da questo micro- mi cete. Cardamine hirsuta L. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 439. 15. Cystopus CANDiDUS (Pcrs.) Lèv. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 234. Bihl. — Frank (56), voi. II, pag. 84. Ess. — Saccardo D. (61), n. 883. Diagn. — Piccole pustole bianchicce sulla pagina inferiore delle foglioline. Loc. — Campi presso Sologna (Dicembre 1909). Oss. — Notai due sole piante di Cardamine con questa alterazione. Carpinus Betulus L. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 266. 16. Perrisia Carpini F. Low. — Houard (50), voi. I, pag. 188, num. 1045. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 90, num. 702 ; Kieffer (3), pag. 286; Massalongo (5), pag. 79, num. 41 iCecidomyia Carpini F. Low.). Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 188, figg. 207-208; Darboux e Houard (24), pag. 90, figg. 152-153 ; Massalongo i5), tav. X, fig. 5 {Cecido-ìnyia Carpini F. Low.). Ess. — • Trotter e Cecconi (60), n. 56. Diagn. — Ingrossamenti subfusiforrai della nervatura mediana della foglia ed ipertrofia di un piccolo tratto di quelle secondarie. Intorno a questi rigonfiamenti la lamina è ingiallita e, in causa di essi, arcuata per lo più verso il basso. Loc, ■ — Nel Bosco di proprietà u Munai-i 't a S. Nazario (A- gosto 1909), Oss. — Trovai un solo individuo con quesi' alterazione. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 367 Celtis australis L. y. typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 275. 17. Aphididae. — Houard (50), voi. I, pag. 368, num. 2078. Bihl. — Mariani (47J, pag. 296, niim. 74. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 390. Diagn. — Foglie increspate, a pieghe perpendicolari alla ner- vatura principale, coi margini per lo più incurvati sulla pagina superiore, talora giallicce. Loc. — In tutto il territorio in parola (Estate 1909). Oss. — Qua e là, abbastanza frequentemente. Centurea Jacea L. ? pratensis (Thuill.). — Fiori e Pao- letti (55), voi. Ili, pag. 325. 18. LòwiOL\ Centaureae F. Low. — Houard (50), voi. II, pag. 1023, num. 5963. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 95, num. 744; Kieffer (3), pag. 289. Diagn. — Lievi ingrossamenti fusiformi della nervatura me- diana della foglia e, talora, anche delle nervature secondarie ; ciascun ingrossamento contiene una larva giallastra. Loc. — Prati a S. Nazario, S. Marino, Primolano ecc. (Agosto 1909). Oss. — Comunemente. Chenopodium album L. z typicum. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 312. 19. Aphis Atriplicis L. — Houard (50), voi. I, pag. 388, num. 2182. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 105, num. 824; Kieffer (3), pag. 291 ; Massalongo (5), pag. 258, num. 210. Figg. — Houard (50), voi. I, pagg. 388, fìgg. 648-649-650; Darboux e Houard (24), figg. 173-174-175. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 106. Diagn. — Foglie giovani più o meno ingiallite, a lamina piegata all'insù lungo la nervatura e incurvata verso l' interno in guisa da presentare l'aspetto di un piccolo legume. Loc. — Lungo tutto il territorio (Luglio-Ottobre 1909). Oss. — Abbastanza frequente. 368 ROBERTO COBAU Cirsium oleraceum (L.) Scop. — Fiori e Paoletti ;55), voi. Ili, pag. 379. 20. Aphididae. — Houard (50), voi. II, pag. 1017, num. 5921. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 110, num. 881. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 392. Diagn. — Foglie accartocciate parallelamente alia nervatura mediana, per l' avvolgersi del margine sulla pagina superiore. Le foglie pennatifide presentano l'accartoc- ciamento delle singole lacinie. Loc. — Ad Oliere, presso le Grotte e ai « Fontanassi ji di Solagna (Settembre 1909). Oss. — Cecidio raro. Cornus sanguinea L. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 211. 21. Oligotrophus Corni Giraud, — Houard (50), voi. II, pag. 784, num. 4543. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 115, num. 912; Kieffer (3), pag. 296 ; Massalongo (5), pag. 82, num. 45 (//or- momyia Cotmi Gir.). T'igfj. — Houard (50), voi II, pag. 785, figg. 1102-1103 ; Darboux e Houard (24), figg. 180-181 ; Massalongo (5), tav. X, fìg. 6. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 58. Diagn. — Galle assomiglianti a denti canini o molari, la cui corona, rossastra, sporge sulla pagina fogliare superiore e le radici su quella inferiore. Loc. — Boschi vicino a S. Nazario, presso Carpane, Campo- longo ecc. (Settembre 1908 ed Agosto 1909). Oss. — Cecidio piuttosto frequente. Crataegus Oxyacantha L. /; monogyna (Jacq.). — Fiori e Paoletti (55j, voi. I, pag. 596. 22. Eriophyes goniothorax Nal. — Houard (50), voi. I, pag. 514, num. 2948. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 120, num. 947; Kieffer (3), pag. 300 {Phytoptus goniothorax Nal.); Frank (56), voi. Ili, pag. 48 [Erineum O.vyaca'nthae Pers.). CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 369 Figg. — Houarcl (50), voi. I, pag. 514, figg. 771-772 ; Darboux e Houard (24;, pag. 119, ligg. 195-196. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 5. Diagn. — Margine fogliare carnoso, piegato sulla pagina in- feriore e tappezzato internamente di peli. Loc. — Presso Enego (prof. Dalla Costa) e presso S. Nazario, (Agosto 1909). Oss. — Assai raramente. 23. Perrisia Crataegi Winn. — Houard (50), voi. I, pag. 513, num. 2942. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 119, num. 943; Kieffer (3), pag. 299; Massalongo (5), pag. 83, num. 46 {Cecidonigia Crataegi Winn.) ; Frank (56), voi. Ili, pag. 119 (Ce- cidomyia Crataegi Winn.). Ugg. — Houard (50), voi. I, pag. 514, figg. 769-770; Darboux e Houard (24, pag. 119, figg. 191-192; Massalongo (5), tav. XII, fig. 1-2. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 61. Diagn. — All' estremità dei germogli, le foglie sono ravvicinate a rosetta più o meno lassa e fornite sulla pagina su- periore di numerose e sottili emergenze appuntite e rossastre. Loc. — Boschi presso S. Nazario (Agosto 1909). CJss. — Cecidio piuttosto raro. Dorycnium pentaphyllum Scop. z herbaceum (Will.). — Fiori e Paoletti f55ì, voi. II, pag. 70. 24. AsPHONDYLiA DoRYCNii F. Lòw. — Houard (50), voi. II, pag. 619, num. 3608. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 130, num. 1029 ; Kieffer (3), pag. 307. Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 613, figg. 877-878-879. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 229. Diagn. — All' apice dei rami laterali, galla subovale, appun- tita, pubescente, carnosa, uniloculare, lunga fino a 7 mm. Loc. — Bosco di proprietà u Munari >i a S. Nazario (Set- tembre 1909) e altrove. Oss. — Cecidio non raro. 25 370 ROBERTO COBAU Erigeron canadensis L. — Fiori e Paoletti (55), voi. Ili pag. 233. 25. Aphis Myosotidis Koch. — Houard (50), voi. II, pag. 964, num. 5577. Bibl. — Darboux e Houai'd (24), pag. 139, num. 1093 [Aphidé). Diagn. — Toglie terminali lievemente ondulato-increspate per la presenza di lievi boUosità carnosette e giallicoe. Loc. — Campi, a « Sarde -.i presso S. Nazario. CLuglio 1909 . Oss. — Una sola pianta. Euphorbia Gyparissias L. — Fiori e Paoletti ;55), voi. II, pag. 288. 26. Ferrista capitigena Eremi. — Houard (50), voi. II, pag. 667, num. 3883. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 142, num. 1117 ; Kieffer (3), pag. 316; Massalongo (5), pag. 89, num. 52 (Ce- cidomyia Ewpliorbiae H. Low.) ; Frank (56), voi. Ili, pag. 119 {Cecidomyia Ewphorbiae H. Low.). Figsj- — Houard (50), voi. II, pag. 667, fig. 241 ; Darboux e Houard (24), pag. 142, fig. 220. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 234. Diagìì. — All'estremità del fusto e dei rametti, galle gemmiformi, globose, costituite da foglie embriciate, molto piii larghe e più corte delle normali, tra cui si trovano delle pic- cole larve giallognole. Loc. — Tra le ghiaie della « valle di S. Lorenzo ;5, presso S. Ma- rino (Settembre 1909). Oss. — Trovai vin solo individuo di Cipressina alterato da questo dittero. 27. Uromyces Pisi (Pers.) De Bary. — Saccardo (5L, voi. VII, pag. 542. fìihl. — Frank (56), voi. II, pag. 145; Prillieux (53), voi. I, pag. 250 ; Tubeuf (54), pag. 346 ; Briosi e Cavara (58), num. 404. Figg. — Tubeuf (54) fig. 161 ; Briosi e Cavara (58), num. 404. Ess. — Briosi e Cavara (58), num. 404. Diagn. — Pianta gialliccia, a fusto semplice e assai ])iii lungo CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 371 del normale, a foglie ovali e carnose, ricche di pustole rosso-ranciate (forma ecidiosporica : Aecidium Cypa- rissiae T> C.) sulla pagina inferiore. Loc. — Luoghi sabbiosi lungo il Brenta (Marzo 1909j. Oss. — Micocecidio piuttosto raro. Euphorbia helioscopia L. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 281. 28. Melampsora Helioscopiae (Pers.) Cast. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 586. Bibl. — Frank '56), voi. II, pag. 198. Ess. — Saccardo D. (61) , n. 232 {Melampsora Euphorhiae (Pers.) Wint.). Diagn. — Pustole rotondeggianti, ranciate (stadio uredosporico) per lo più ipofille, di varie dimensioni. Ciascuna delle più grandi è di solito circondata, come da una aureola, da parecchie di piccole, le quali talora confluiscono tra loro. Alle pustole corrispondono, sulla pagina fo- gliare opposta, delle chiazze giallognole. Le piante colpite presentano una bella colorazione rossa. Loc. — Campi presso Carpane, Valstagna, S. Nazario ecc., (Dicembre 1909). Oss. — Cecidio abbastanza frequente. Euphorbia Peplus L. z typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 282. 29. Melampsora Helioscopiae (Pers.) Cast. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 586. Bibl. — Frank (56), voi. II, pag. 198. Ess. — Saccardo D. (61', n. 20 {Melampsora Euphoì^òiae (Pers.) Wint.). Diagn. — Alterazione simile a quella descritta per VEuphorbia helioscopia. Le pustole sono più spesso isolate e pic- cole e le piante colpite non sono mai rosse. Loc. — Campi presso Carpane (Dicembre 1909). Oss. — Su qualche pianta. 372 ROBERTO COBAU Fagus silvatica L. — Fiori e Paoletii (55), voi. II, pag. 271. 30. Eriophyes nervisequus Can. var. maculifer Trotter. — Houard (50), voi. I, pag. 210, num. 1164. Ribl. — Darboux e Houard (24), pag. 150, num. 1167 {Eriophyes nervisequus Can.); Kieffer (3), pag. 319 [PhylOjUus nervisequus Can.) ; Frank (56). voi. Ili, pag. 48 [Eri- neum fagineum Pers.). Ess. — Trotter e Cecconi (60;, n. 236. Diagn. — Sulla pagina inferiore delle foglie, chiazze tricomatose a contorno assai variabile, con tendenza al rotondeg- giante, talora confluenti, biancastre o rosee. Loc. — Presso i « Colli alti ?» sopra S. Nazario, a circa 1000 m. s. m. (Agosto 1909). Oss. — Qua e là. 31. MiKioLA Fagi Hart. — Houard (50), voi. I, pag. 207, num. 1151. BiìA. — Darboux e Houard (24), pag. 149, num. 1155; Kieffer (3), pag. 318 ; Massalongo (5), pag. 89, num. 53 {Hor- momya Fagi Hartigj ; Frank (56), voi. III, pag. 103 {Hormomya Fagi Hart.). Figg. — Houard (50), voi. I. pag. 206, figg. 240-241 ; Darboux e Houard (24), pag. 149, figg. 234-235: Massalongo (5), tav. XII, fìg. 4 {Hormomya Fagi Hart.) ; Frank (56), voi. Ili, pag. 103, fig. 29 {Hormomyia Fagi Hart.). Ess. — Trotter e Cecconi (60,, n. 7. Diagn. — Lungo la nervatura della foglia e sulla pagina su- periore, galle subovali, appuntite, lunghe fino a 10 mm., giallicce 0 rossastre, alle quali corrispondono, sulla pagina inferiore, delle lievi emergenze subconiche. Loc. — Presso Enego (prof. Dalla Costa, Agosto 1909), vicino ai ■.i Colli alti " sopra S. Nazario, a circa 1000 m. s. m., (Settembre 1909) e altrove. Oss. — Abbastanza frequente. Fraxinus Ornus L. / typica. — Fiori e Paoletti (55 , voi. II, pag. 340. 32. Eriophyes Fraxini Karp. — Houard (50), voi. II, pag. 804, num. 4631. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 373 Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 158, num. 1222 : Kieifer (3), pag. 322 [Phyloptus Fraxini Nal.) ; Frank (56), voi. Ili, pag. 72. Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 805, fig. 1136 ; Darboux e Houard (24), pag. 155, fig. 239. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 9 (per Fraxinus exelsior L.). Diagn. — Al posto dei fiori si trovano dei glomeruli, costi- tuiti da squame corte, carnosette e sovrapposte le une alle altre ; essi ricordano, quanto all' aspetto, le teste del cavolfiore e sono prima verdi, poi rosso-bruni. A tali alterazioni si aggiunge la fasciazione dei pedun- coli dell' infiorescenze. Qualche volta si trovano dei glomeruli simili a quelli ora descritti, all'ascella delle foglie o delle foglioline, oppure lungo la nervatura sulla faccia di queste. Loc. — Boschi presso Enego (prof. Dalla Costa) e presso S. Nazario, Solagna, Pove, Campese (Luglio, Agosto e Settembre 1909). Oss. — Alterazione abbastanza frequente. Gli esemplari da me raccolti corrispondono meglio alla descrizione che Houard, nel succitato lavoro, dà per il Fraxinus ex- celsior L. Glechoma hederacea L. y. typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. Ili, pag. 26. 33. AuLAx (Latreillei Kieff. o Glechomae L.? (')). Houard (50), voi. II, pag. 839, numm. 4810-4811. Bibl. — Massalongo (5), pag. 152, num. 118 ; Frank (56), voi. Ili, pag. 223 [Diastrophus Glechomae Hart,). Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 840, figg. 1187-1188; Darboux e Houard (^24), pag. 176, figg. 273-274; Massalongo (5), tav. XXVII, fig. 1. Diagn. — Galle pelose, verdognole, rotondeggianti, talora di circa 2 cm. di diametro, sporgenti su ambedue le pa- gine fogliari. Loc. — Presso S. Nazario (Luglio 1909). Oss. — Cecidio piuttosto raro. (1) Data r assoluta somig^lianza delle salle prodotte da questi due Cinipidi, e non avendo potuto vedere F insetto perfetto, non posso precisare quale di essi sia l'au- tore dell' alterazione in parola. 374 ROBERTO COBAU 34. OlictOTRophus bursarius Eremi. — Houard (50), voi. II, pag. 839, num. 4809. Bibl. — Darboux e Honard (24), pag. 176, num. 1394 ; Kieffer (3), pag. 332; Massalongo (5j, pag. 99, num. 62 {Ceei- domyia hursaria Br.), Frank (56), voi. Ili, pag. 99 (Ce- cidomyia hursaria Br.). Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 840, fìgg. 1185-1186; Darboux e Houard (24), pag. 176, figg. 271-272 ; Massalongo (5), tav. XV, figg. 3-4 [Cecidomyia hursaria, Br.). Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 66. Diagn. — Galle epifille, cilidricbe o coniche, alte circa 3 mm., pelose, con apertura pressoché circolare sulla pagina inferiore della foglia. Quando il cecidio è maturo si stacca e la lamina rimane perforata. Loc. — AS. Nazario (Agosto 1909). Oss. — Cecidio raro. 35. PucciNiA Glechomatis D. C. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 888. Bihl. — Frank (56), voi. II, pag. 149. Ess. — Saccardo D. (61), n. 44. Diagn. ■ — Pustole ipofille, rotonde, rosso-brune, a cui corri- spondono, sulla pagina superiore, delle aree lievemente depresse e giallognole. Loc. — Margini dei campi, a S. Nazario (Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — Micocecidio piuttosto raro. Hedera Helix L. a typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, j)ag. 137. 36. AsTEROLECANiUM Massalongoianum Targ. - Tozz. — Houard (50) voi. II, pag. 758, num. 4363. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 178, num. 1414 ; Kieffer (3), pag. 334 ; Massalongo ,5), pag. 73, num. 35. Figg. — Massalongo (5), tav. XI, figg. 1-2. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 67 ; Berlese e Leonardi (59), n. 76 ( Asterai ccaniuin Ilederae Licht.). Diagn. — Ingrossamenti, per lo più fusiformi, dei giovani rami, CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 375 dei picciuoli e talora delle nervature fogliari ; lamina variamente deformata da lievi ispessimenti e bollosità. Loc. — -A « Sarde ti vicino a S. Nazario (Agosto 1908) e presso Valstagna, ai u Mori 11 (Settembre 1909). Oss. — Cecidio raro. Non lo trovai che in una sola pianta di Edera in ciascuna delle suaccennate località. Humulus Lupulus L. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 277. 37. Sphaerotheca Castagnei Lèv. — Saccardo^(51), voi. I, pag. 4. Bibl. — Frank (56), voi. II, pag. 259 ; Prillieux (53), voi. II, pag. 34; Tubeuf (54), pag. 191. Diagn. — Lievi bollosità per lo più sporgenti sulla pagina fo- gliare superiore e coperte di un'efflorescenza biancastra. Loc. — Presso S. Nazario, Solagna ecc. (Agosto 1908 e 1909). Oss. — Si trova in quasi tutte le poche piante di Luppolo che si incontrano nella parte della Vallata presa in con- siderazione. * Knautia arvensis (L.) Coult. a typica. — Fiori e Pao- letti (55), voi. Ili, pag. 147. 38. Eriophyidae ? Diagn. — Foglie con lievi bollosità a contorno irregolarmente rotondeggiante, sporgenti di solito sulla pagina fogliare inferiore e fornite su ambedue le superfici di numerosi tricomi ravvicinati tra loro in guisa da apparire sotto forma di bianca peluria assai manifesta specialmente in corrispondenza della pagina inferiore. Detti tricomi, unicellulari, più 0 meno lunghi e portati da elegante piedestallo, non differiscono punto da quelli che, sparsi normalmente sulla lamina fogliare, ne danno la pu- bescenza vellutata. Loc. — Bosco vicino a Carpane (23 Settembre 1909). Oss. — Notai una sola pianta con tali alterazioni. Non a- vendo potuto vedere l'agente cecidogeno, ascrivo questo cecidio agli Eriophyidae ? per 1' analogia che esso pre- senta con quelli prodotti da alcuni rappresentanti di tale gruppo di acari. B76 ROBERTO rOBAU Juglans regia L. — Fiori e Paoletti |55), voi. I, pag. 254. 39. Eriophyes tristriatus Nal. — Houard (50), voi I, pag. Ili, num. 461. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 198, num. 1601; Kieffer (3), pag. 344 {Phytoptus tristriatus Nal.). j^igg^ _ Houard (50), voi. I, pag. IH, figg. 105-106-107; Dar- boux e Houard (24), pag. 197, figg. 286-287-288. Ess. — Trotter e Cecconi (60), num. 113. Diagn. — Piccole galle brune, sparse sulla lamina della foglia e sporgenti, sulla pagina superiore, in forma sube- misferica e, sulla inferiore, in forma conica. Loc. — Lungo il Brenta, presso Carpane (Settembre 1909). Oss. — In una sola pianta di Noce. 40. Eriophyes tristriatus Nal. var. erinea Nal. — Houard (50), voi. I, pag. 112, num. 462. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 198, num. 1602 ; Kieffer (3), pag. 344, {Phytoptus erineus Nal.). Fif/ff. — Houard 50) voi. I, pag. Ili, figg. 108-109; Darboux e Houard (24), figg. 289-290. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 10. Diagn. — Rigonfiamenti borsiformi, sporgenti sulla pagina su- periore della foglia; a ciascuno di essi corrisponde, sull' inferiore, una fitta lanugine bianca dapprima, indi rosso-bruna. Loc. — AS. Nazario, vicino a Solagna e presso il confine italo-austriaco (Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — Abbastanza comune. Malva silvestris L. a typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 267. 41. Aphis Urticae Fabr. — Houard (50j, voi. II, pag. 723, num. 4181. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 224, num. 1809 {Aphis urticaria Kalt.) ; Kieffer (3), pag. 362 {Aphis urti- caria Kalt.). Diagn. — Foglie increspate e ravvolte irregolarmente sulla pagina inferiore. Loc. — Presso il cimitero di Solagna (Ottobre 1909). Oss. — Una sola volta. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 377 42. PucGiNiA Malvacearum Mont. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 686. 5i6/. — Frank (56), voi. II, pag. 147; Prillieux (53), voi. I, pag. 243 ; Tiibeuf (54), pag. 372 ; Briosi e Cavara (58), num. 38. Figg. — Tubeuf (54), fig. 170 ; Briosi e Cavara (58), num. 38. Ess. — Saccardo D. (61), n. 41 ; Briosi e Cavara (60), num. 38. Diagn. — Pustole rossicce dapprima, brune dipoi, rotonde sulla pagina inferiore delle foglie ed allungate lungo le nervature ed i picciuoli. Log. — In tutto il territorio percorso (Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — Micocecidio comune. Mentha longifolia (L.) Huds. a typica. — Fiori e Pao- letti (55), voi. Ili, pag. 74. 43. [Aphis Capsellae Kalt. (')]. — Houard (50), voi. II, pag. 863, num. 4968. Bibl. — Mariani (46), pag. 65, num. 12 (per M. loìtgi/oUa (L.) Huds. var. mollissima (Borkb.)). Diagn. — Foglie superiori, increspate ed arricciate sulla pa- gina inferiore. Loc. — Ai " Fontanassi n di Solagna (Settembre 1908 ed Agosto 1909). Oss. — Abbastanza frequente nella sunnominata località' Olea europaea L. /5 sativa (Hoif. et Lk.). — Fiori e Pao- letti (55), voi II, pag. 337. 44. Perrisia Oleae F. Low. — Houard (50), voi. II, pag. 812, num. 4677. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 233, num. 1888, Kieffer (3), pag. 368, Massalongo (5), pag. 106, num. 71 (Cecido- myia Oleae F. Lòw.j. Figg. — Massalongo 5), tav. XVI-XVII {Cecidont>/ia Oleae F. Low.). (1) Il nome dell'agente cecidog-eno è posto tra paretesi [ ] per indicare che non é accertato che l'emittero adesso corrispondente sia 1' autore del cecidio descritto 378 ROBERTO COBAU Ess. — Trotter e Cecconi (60), num. 14. Diagn. — Galle fogliari, allungate, sporgenti lievemente su ambedue le pagine, verdi-pallide su quella inferiore. Log. — Presso S. Nazario, Solagna, Pove e Camjjese (Luglio, Agosto e Settembre 1909). Oss. — Assai comune. Picris hieracioides L. y. typica. — Fiori e Paoletii (55), voi. Ili, pag. 403. 45. PsYLLiDAE. — Houard (50), voi. II, pag. 1038, n. 6064. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 245, num. 1984 ; Kieffer (3), pag. 377 ; Massalongo (13), pag. 51, num. 28 Psyl- lodearìim sp.j. I)iag)i. — Qualche foglia si presenta increspata e coi margini più 0 meno avvolti sulla pagina inferiore, in causa di un gran numero di piccole bollosità sporgenti sulla faccia della foglia stessa e limitate dalle nervature le quali sono talora notevolmente ipertroticbe. Loc Presso S. Nazario (Settembre 1909). Oss. — Notai due soli individui con siffatla alterazione. Pirus Aria (^L.) Ehrh. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 601. 46. Erioi'hyes Pihi Pagenst. — Houard (50j, voi. I, pag. 510, num. 2919. Bil)l. — Darboux e Houard (24), pag. 433, num. 3631 ; Kieffer (3), pag. 517 {Pìn/loplus Piri Pagenst.;. Diagn. — Pustole rotondeggianti prima verdognole, poi brune, sporgenti specialmente sulla pagina inferiore della foglia, ove si trova 1' ostiolo. Lot: — Vicino a Rivalta (Luglio 1908) e i)resso S. Nazario, Oliero e Campolongo (Settembre 1909). Oss. — Cecidio non raro. Pirus communis L. ,-, Achras (Gaertn.). — Fiori e Pao- letti (55), voi. I, pag. 599. 47. EiiioriiYKs PiKi Pagenst. — Houard (50), vol.I, })ag. 504, num. 2871. CECIDI DELLA VAMìE DEL BRENTA 379 Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 249, num. 2023 ; Kieffer (3), pag. 380. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 17 e 418 (per var. angu- sta la Are). Biagn. — Pustole verdognole, vermiglie o rosso-brune secondo l'età, rotondeggianti, lievemente sporgenti su ambedue le pagine fogliari e presentanti P ostiolo su quella inferiore. hoc. — A S. Nazario, Carpane, Cismon ecc. (Giugno e Lu- glio 1909). Oss. — Galla molto frequente. 48. Myzus Oxyacanthae Koch — Houard (50), voi. I, pag. 504, num. 2870, BìhL — Darboux e Houard (24), pag. 249, num. 2022 (Aphis Oxtjacanlltae Koch) ; Kieifer (3), pag. 380 (Aphis Oxya- canlhae Koch). Biagn. — Foglie carnosette, giallo verdastre, con qualche lieve bollosità e coi margini avvolti verso il basso, per lo più parallelamente alla nervatura principale. Loc. — Al « Merlo » presso S. Nazario (Agosto 1909). Oss. — Lo trovai in una sola pianta di Pero. Pirus Cydonia L. b. lusitanica (Mill.). — Fiori e Pao- letti (55), voi. I, pag. 599. 49. Eriophyes Piri Pagenst. — Houard (50), voi. I, pag. 501, num. 2851. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 125, num. 965 {Eriophyes orientalis Fockeu) ; Kieifer (3), pag. 301 {Phyloptidv). Biagn. — Piccole pustole a contorno irregolare, prima giallo- gnole, indi brune, sporgenti lievemente su ambedue le pagine della foglia, con un forellino su quella inferiore. Loc. — AS. Nazario (Agosto e Settembre 1908). Oss. — Una sola pianta. Populusnigra L. a typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 262. 50. Melampsoha popultna (Jacq.). Lèv. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 590. 380 ROBERTO COBAU Bihl. — Trank (56), voi. II, pag. 200.; Tubeuf (54), pag. 380; Briosi e Cavara (58), num. 5. Figg. — Briosi e Cavara (58), num. 5. Ess. — Saccardo D. (61), n. 22 ; Briosi e Cavara (58), num. 5. Diagn. — Piccoli acervuli ranciati, per lo più rotondeggianti, sulla pagina inferiore della foglia ; ad essi corrispon- dono, sulla superiore, delle aree decolorate, a contorno quasi sempre poligonale. Loc. — Lungo il Brenta presso S. Marino, S. Nazario, So lagna ecc. (Agosto, Settembre, Ottobre 1908 e 1909). Oss. — Abbastanza frequente. 51. Pemphigus affinis Kalt, — Houard (50), voi. I, pag. 129, num. 541. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 265, num. 2159 ; Kieffer (3), pag. 392; Massalongo (5), pag. 51, num. 14; Frank (56), voi. Ili, pag. 142. ^W/- — Houard (50), voi. I, pag. 129, fig. 146; Darboux e Houard (24), pag. 267, fig. 395; Kieffer (1), fig. \a.h. JJiagn. — Le due metà della lamina fogliare si piegano sulla pagina inferiore fino ad avvicinarsi coi margini ; esse sono carnosette e bollose, giallicce o rosse (alterazione prodotta dalle femmine migranti). Loc. — Lungo il Brenta, a S. Nazario (Settembre 1908 e Luglio 1909). Oss. — Cecidio piixttosto raro. 52. Pemphigus bursakius L. — Houard (50), voi. I, pag. 126, num. 529. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 263, num. 2151 ; Kieffer (3), pag. 393 ; Massalongo (5i, pag. 52, num. 15. Frank (56), voi. Ili, pag. 161. I^WfJ' — Massalongo (5), tav. IV, fig. 5. Diagn. — Da una porzione rigonfia di un giovane ramoscello è portata una galla sacciforme, sublegnosa, a superficie screpolata, provvista di un' apertura lineare rivolta in basso per incurvamento della galla in qvxesta direzione. Cecidio misurante generalmente 15 X 20 mm. Loc. — Lungo il Brenta, in tutto il terriiorio considerato (Lu- glio, Agosto, Settembre 1908 e 1909). Oss. — Piuttosto frequentemente. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 381 53. Pemphigus marsupiale Courchet — Houard (50) , voi. I, pag. 128, num. 538. Bibl. — Darboiix e Houard (24), pag. 265, num. 2158; Kieffer (3), pag. 391 ; Massalongo (5), pag. 54, num. 16. Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 128, figg. 143-144-345; Dar- boux e Houard (24), pag. 265, figg. 891-392-393 ; Kieffer (1), fig. 2a.b.; Massalongo (5), tav. V, figg. 3-4. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 343. Diagn. — Galla epifilla, subovale, appuntita alle due estremità, lunga fino a 2 cm., bruna (vecchia), posta circa alla metà ed accanto alla nervatura mediana, con apertura lineare sulla pagina inferiore. Loc. — Lungo il Brenta vicino ai u Fabbri » di S. Nazario (Luglio 1908), e ai u Fontanassi " di Solagna, (Set- tembre 1909). Oss. — Raramente. 54. Pemphigus Spirothecae Pass. — Houard (50), voi. I, pag. 127, num. 535. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 265, num. 2155; Kieffer (3), pag. 391 ; Massalongo (5), pag. 56, num. 18. Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 127, figg. 138-139-140; Darboux e Houard (24), figg. 386-387-388 ; Kieffer (1), fig. 2 e (per Popuhis ilalica Moencli) ; Massalongo (5), tav. VII, figg. 1-2-3-4-5-6-7 ; Trotter (29\ tav. I, fig. 10 ; Kerner di Marilaun (52), voi. II, fig. 180, n. 1. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 119. Diagn. — Ingrossamenti picciuolari, subglobosi, rossastri, lunghi circa 2 cm., con apertura secondo una linea spirale, in numero di 1, 2, o, più raramente, 3. Galle maturanti in autunno. Loc. — Lungo il Brenta, in tutto il tratto considerato (Set- tembre e Ottobre 1907 e 1909). Oss. — Assai frequente. 55. Taphrina aurea (Pers.) Pi\ — Saccardo (51), voi. Vili, pag. 812. Bibl. — Frank (56), voi. Il, pag. 245; Prillieux (53), voi. I, pag. 406 ; Briosi e Cavara (58), num. 168, {Exoascus aureus (Pers.) Sadeb.). 382 ROBERTO COBAU Figg. —■ Briosi e Cavara (^58), num. 168 [Exoascus aureus (Pers.) Sadeb.). Ess. — Saccardo D. (61), n. 532-881 ; Briosi e Cavara (58), num. 168 {Exoscus aureus (Perr.) Sadeb.). Diagn. — Bollosità di variabili dimensioni, sporgenti, gene- ralmente, sulla pagina fogliare superiore ; la parte convessa è tappezzata da sottile pruina bianco-sporca o leggermente violacea. Loc. — Lungo il Brenta, presso S. Marino (Settembre 1908). Oss. — Micocecidio piuttosto raro. Potentina reptans L. z typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. I. pag. 570. 56. Xestophanes Potentillae Retz. — Houard (50), voi. I, pag. 530, num. 3061. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 272, num. 2213 : Kieffer (3), pag.. 395 ; Massalongo (5), pag. 242, num. 192 ; Frank l56), vol.. Ili, pag. 222 [Aulax Potentilìae Vili.). Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 532, figg. 78G-787 ; Darboux e Houard (24), pag. 272, figg. 423-424; Massalongo (5), tav. XXXI, figg. 4-5; Kieffer (57), tav. VII, figg. 4-4 a. Diagn. — Sugli stoloni e sui picciuoli, ingrossamenti glo- bosi, glabri, rossastri, carnosi, del diametro di 3-4 mm., spesso concrescenti. Loc. — Luoghi erbosi a S. Nazario (Luglio 1909). Oss. — Cecidio piuttosto raro. Prunus Avium L. i'. typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 560. 57. Myzus Cerasi Fabr. — Houard (50), voi. I, pag. 563, num. 3305. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 275, num. 2234 ; Kieffer (3), pag. 397. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 77. Diagn. — All' estremità dei germogli, foglie increspate, a mai'- gine revoluto, talora contorte a spirale. Lor. — A. S. Marino, ai " Lanari » di S. Nazario ed ai u Fon- tanassi « di Solagna (Agosto 1909). Oss. — Alterazione abbastanza frequente. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 383 Prunus Mahaleb L. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 561. 58. Myzus Mahaleb Koch. — Houard (50), voi. I, pag. 564, num. 3310. Bihl. — Darboiix e Houard ^24), pag. 277, num. 2259 {Pìtorodon Mahaleb Koch); KieSer (3), -pag. 397 [Phorodon Mahaleb Koch) ; Massalongo (5), pag. 60, num. 24 {Aphis Maha- leb Koch). Figg. — Houard (50), voi. 1, pag. 564, fig. 819; Darboux e Houard (24), pag. 277, fig. 428. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 123. Diagn. — Foglie terminali, giallicce, un po' carnose e coi mar- gini avvolti sulla pagina inferiore, parallelamente alla nervatura mediana. Loc. — Boschi presso S. Nazario, Oliero, Valstagna ecc. (A- gosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — Comune. Prunus Persica (L.; Stok. a typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 557, 59. Aphis Persicab Fousc. — Houard (50), voi. I, pag. 563, num. 3303. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 278, num. 2266 ; Kiefier (3), pag. 252 {Ajihide) ; Frank (56), voi. Ili, pag. 145. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 425. Diagn. — Foglie dei giovani germogli increspate ed accartoc- ciate sulla pagina inferiore. Loc. — Presso S. Nazario, Solagna e Campese (Agosto e Set- tembre 1908 e 1909). Oss. — Comunemente. Quercus Robur L. ò sessiliflora (Salisb.). — Fiori e Pao- letti (55), voi. I, pag. 269. 60. Andricus curvator Hart. — Houard (50), voi, I, pag. 262, num. 1351. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 345, num. 3676 ; Kieifer (3), pag. 436 ; Massalongo (5), pag. 189 , num. 144 (per Quercus pubescens Willd.) ; Frank (56), voi. III, pag, 211. 384 ROBERTO COBAU Fig(j. — Honard (50), voi. I, pag. 461, figg. 4S7-438; Darboux e Houard (24), pag. 346, figg. 633-634; Kieffer (57), tav. XVI, figg. 13-13 ff-13 h; Massalongo (5), tav. XXV, figg. 2-3-4-5. Ess. — Trotter e Cecconi {QO), n. 179 i.per Qaercus pedunculala Ehrh.). Diagn. — In prossimità della nervatura mediana della foglia, galla subglobosa, del diametro di 6-8 mm., sporgente su ambedue le pagine della lamina che è deformata e piegata verso di essa, Neil' interno del cecidio c'è una ampia camera, entro la quale si trova una piccola gal- la interna contenente la larva. Loc. — Boschi presso Enego (prof. Dalla Costa, Agosto 1909;. Oss. — Raramente. 61. Andricus ostreus Giraud. — Houard (50), voi. I, pag. 255, num. 1326. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 341, num. 2658; Kieffer v3;, pag. 433; Massalongo (5), pag. 191, num. J45 (per Quercus puhescens Willd.); Frank (56), voi. Ili, pag. 210 {Neuroterus ostreus Hart.). figg. — Houard (50), voi. I, pag. 260, fig. 430 ; Darboux e Houard (24), pag. 344, fig. 626; Massalongo (5), tav. XXX [, figg. 1-2-3 (per Quercus pubescensV^ìWà); Kieifer (57j, tav. XXIII, fig. 2. Diagn. — Piccole galle ipofille, inserite sulla nervatura prin- cipale della foglia, ovali, lucide, giallognole, chiazzate di rosso e poste tra due espansioni membranacee che persistono anche dopo la caduta della galla. Loc. — Boschi a S. Nazario, Campolongo, Solagna ecc. (Set- tembre 1908). Oss. ■ — Abbastanza frequente. 62. Bacteriocecidium. Bibl. — Trotter (36), pag. 74, num. 12. Diagn. -- Sui rami giovani, tiimori unilaterali, irregolari, a su- perficie screpolata, del diametro massimo di circa 3 cm. Loc. — Boschi presso S. Nazario (Agosto e Settembre 1908). Oss. — Cecidio raro. CECIDI DELLA VALLE DEL DRENTA 385 63. BiORRHizA PALLIDA Oliv. — Houard (50), voi. I, pag. 238. num. 1262. Bibl. — Darboux e Houard ^24), pag. 330, num. 2608 ; Kieffer (3), pag. 414 ; Massalongo (5), pag. 172, num. 133, (Biorhisa terminalis (Fabr.) Mayr. (per Quercus picbescens Willd.); Frank (56), voi. Ili, pag. 212, [Cynips termi- nalis Hart.). Figg. — Houard ^50), voi. I, pag. 239, figg. 356-357; Darboux e Houard (24), pag. 330, figg. 556-557; Frank (56), voi. III, pag. 213, fig. 51, B. b. (Cgnips terminalis Hart.) ; Kief- fer (57), tav. XIV, figg. 9-da. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 353. Diagn. — Galla globosa, irregolare, grossa quanto una noce, bruna e dura (vecchia) con parecchie camere larvali presso la base, posta all'estremità dei giovani rami. Log. — Boschi vicino ad Enego (prof. Dalla Costa, Agosto 1909) e presso S. Nazario. Oss, — Cecidio raro. 64. Cynips Kollari Hart. — Houard (50), voi. I, pag. 234, num. 1248. Bibl. — Darboux e Houard (24 , pag. 330, num. 2609 ; Kieifer (^3), pag. 422 ; Massalongo (5\ pag. 182, num. 139, (per Quercus pubescens Willd.); Frank (56), voi. Ili, pag. 213. Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 235, figg. 333-334 ; Massa- longo (5Ì, tav. XXX, figg. 2-3-4-5 (per Queì^cus pubescens Willd.) ; Kieffer (57), tav. XIII, fig. 1. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 37. Diagn. — ■ Galle gemmarie, sferiche, di 2-3 cm. di diametro, a superficie liscia, di color nocciixola, fornite talora di un foro circolare. Loc. — Boschi a S. Nazario, Pove, Campese ecc. (Ottobre 1908). Oss. — Abbastanza comune. 65. Neuroterus lenticularis Oliv. — Houard (50j, voi. I, pag. 257, num. 1336, Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 343, num. 2665 ; Kieifer (3), pag. 443 ; Massalongo (5j, pag. 198, num. 150 (per Quercus pubescens Willd.) ; Frank (56), voi. Ili, pag. 210 (^Neuroterus Malpighii Hart.). 386 ROBERTO COBAU Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 257, figg. 417-418; Darboux e Houard (24), pag. 342, figg. 614-615; Kieffer (57), tav. XIX, figg. 4-4 a. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 354. Diagn. — Sulla pagina inferiore delle foglie, galle a scudo, del diametro massimo di circa 4 mm., brevissima- mente stipitate, prima giallicce, poi rossastre, prov- viste sulla superficie esterna di molti peli stellati. Loc. — Boschi presso S. Nazario, Valstagna e altrove (Set- tembre 1908). Oss. — Cecidio abbastanza frequente. Ranunculus acer L a napellifolius (Crantz). — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 513. 66. Perrisia Ranunculi Eremi. — Houard (50;, voi. I, pag. 430, num. 2423. Bill. — Darboux e Houard (24), pag. 355, num. 2764 ; Kieffer (3), pag. 472. Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 428, figg. 697-698-699 (per Ranunculus lanuginosus L., ; Darboux e Houard (24), pag. 356, figg. 644-645-646 (per Ranunculus lanugmosus L.). Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 274. Diagn. — Ciascun lobo fogliare, ipertrofico, si accartoccia av- volgendosi parallelamente alla propria nervatura prin- cipale, da uno solo o da ambedue i lati. Dentro ai car- tocci si trovano le larve gregarie. Loc. — Prati presso S. Nazario (Luglio, Agosto e Settembre, 1908 e 1909j. Oss. — Cecidio piuttosto raro. Rhamnus cathartica L. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 214. 67. Trichopsylla Walkeri Forster. — Houard (50). voi. II, pag. 704, num. 4069. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 359, num. 2793 ; Kieifer (3), pag. 474; Massalongo (5), pag. 42, nnm. 6; Frank (56), voi. Ili, pag. 180 {Trioza Walkeri Frst.'. Figg. — Houard (50), voi. Il, pag. 702, figg. 1013-1014; Darboux CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 387 e Houard (24), pag. 356, figg. 647-648; Massalongo (5;, tav. IV, fig. 1. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 277. Diagn. — Porzioni del margine fogliare, lunghe fino a 1 cm., piegate sulla pagina superiore, carnose, giallognole e, talora, lievemente pubescenti. Nella maggior parte dei casi, la porzione del margine che porta il cecidio cosi costituito, si piega sulla pagina inferiore, portando su questa la galla, la quale, perciò, apparisce sul rovescio della foglia. Loc. — Boschi presso S. Nazario, Oliere, Cismon ecc. (Ago- sto e Settembre 1908 e 1909j. Oss. — Galle frequenti. Rhamnus saxatilis Jacq. z typica, — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 214. 68. PucciNiA CORONATA Corda. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 623. Bibl. — Prank (56), vol. II, pag. 165; Prillieux (53), voi. I, pag. 233 ; Tubeuf (54), pag. 359. Diagn. — Pustole rotondeggianti, ranci ate (Aecidinm Rhaìnni Gmel.), sulla pagina inferiore delle foglie. Loc. — Nel bosco di proprietà " Munari ?i, a S. Nazario (Luglio 1909). Oss. — Una sola pianta con poche foglie attaccate da questo fungo. Rhus Cotinus L. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 225. 69. Calophya Rhois F. Low. — Houard (50), voi. II, pag. 697, num. 3946. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 362, num. 2814 ; Kieffer (3), pag. 476. Diagn. — Foglie increspate a pieghe perpendicolari alla ner- vatura principale, talora a margine incurvato sulla pagina inferiore. Loc. — Boschi pi'esso S. Nazario, Carpane, Cismon ecc. (Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — Cecidio abbastanza frequente. 388 ROBERTO COBAU Rosa. — (Species variae). 70. Phragmidium subcorticium (Schrank) Winter. — Sac- cardo (51), voi. VII, pag. 746. Bibl. — Erank (56], voi. II, pag. 174; Tubeuf :54), pag. 375; Briosi e Cavara (58), num. 8. I^igfj. — Tubeuf (54), fig. 172 ; Briosi e Cavara (58), num. 8. Ess. — Saccardo D. (61), n. 49 (per Rosa centifolia) ; Briosi e Cavara (58), num. 8. Diagn. — Piccole chiazze, a contorno variabile, costituite da piccolissime pustole ravvicinate tra loro, ranciate (ure- dosporiche) o brune (teleutosporiche) sulla pagina in- feriore delle foglioline ; sulla superiore, vi corrispon- dono delle aree decolorate. Loc. — Boschi presso S. Nazario, Solagna, Campese, Oliere ecc. (Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — Abbastanza comune. 71. Rhodites Rosae L. — Houard (50), voi. I, pag. 539, num. E. 8. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 865, E,. 7 ; Kieffer (3). pag. 480 ; Massalongo (5), pag. 212, num. 159 ; Frank (56), voi. Ili, pag. 219. l'iyg. — Houard (50), voi. I, pag. 539, figg. 793-794; Darboux e Houard (24), pag. 365, figg. 659-660; Massalongo (5), tav. XXXII, fig. 4; Kieffer (57), tav. V, fig. I-la. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 42. Diagn. — Sui giovani rami, galle legnose, sferoidali, del dia- metro massimo di 5 cm., a superficie ricoperta di ap- pendici muscose, pennatifide, rosse o verdi-brune. Loc. — Boschi e siepi presso Valstagna, S. Nazario, Cam- pese ecc. (Agosto e Settembre, 1908 e 1909j. Oss. — Cecidio abbastanza frequente. Rubus fruticosus L. a ulmifolius (Scott.)— Fiori e Pao- letti (55), voi. I, pag. 579. 72. Phragmidium violaceum (Schultz) Wint. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 744. Bibl. — Frank (56), voi. II, pag. 175. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 389 Ess. — Saccardo D. (61), n. 47. Diagn. — Sulla pagina inferiore delle foglioline, piccole pu- stole rotondeggianti brune (forma, teleutosporica), alle quali corrispondono, sulla pagina superiore, delle chiazze di color rosso-violaceo. Teleutospore per lo più trisettate. Loc. — Siepi e boschi in tutto ilterritorio considerato (Di- cembre 1909). Oss. — Micocecidio molto frequente. Rumex obtusifolius L. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 299. 73. Aphis Rumicis L. — Houard 50, voi. I, pag. 378, num. 2124. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 376, num. 3032 ; Kieffer (3), pag. 484. Diagn. — Margini fogliari avvolti sulla pagina inferiore, pa- rallelamente alla costa. Loc. — Presso Primolano, vicino a Valstagna al u Ponte Subiol " e ai « Pontanasssi " di Solagna (Luglio e Agosto 1909]. Oss. — Non è comune. Salix alba L. Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 256. 74. Eriophyes Salicis Nal. — Houard (50), voi. I, pag. 154, num. 632. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 389, num. 3056 ; Kieffer (3), pag. 497 {Phytoptus Salicis Nal.). Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 146, fìg. 191 ; Darboux e Houard (24), pag. 386, fig. 707. Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 95 {Eriophyidae). Diagn. ■ — Galle follicoliformi, alte circa 1 mm., talora assai nu- merose, sporgenti inegualmente su ambedue le pagine fogliari, raramente peloso-sericee su tutta la superficie, più spesso glabre e roseo-giallastre nella porzione sporgente sulla pag. superiore, pelose in quella opposta, ove trovasi 1' ostiolo che comunica con una camera a pareti lisce. Loc. — Lungo il Brenta (Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — Cecidio frequente. 390 ROBERTO COBAU 75. Eriophyes triradiatus Nal. — Houard (55), voi. I, pag. 152, num. 610. imi. — Darbonx e Houard (24), pag. 388, num. 3043 ; Kieffer (3), pag. 495. l'^WO- — Houard (50), voi. I, pag. 133, fig. 147 ; Darboux e Houard (24), pag. 379, fig. 685. Diagn. — Deformazioni dovute a cladomania e fillomania degli amenti. Questi si presentano in ammassi globosi, assai grossi, prima verdi, poi bruni, persistenti suU' albero anello dopo la caduta delle foglie normali. Wirrzopf dei Tedeschi. Loc. — Lungo il Brenta (Luglio, Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — E alterazione abbastanza frequente. — Secondo Hoiiard (1. e.) insieme a questo Erwphì/es si trovano: V E- riophyes Salicis Nal., il Phi/ììocoptes pnriius Nal., il P. magnirostris Nal. e 1' Eptitrimerns salicohius Nal. 76. PoNTAMA PROxiMA Lopel. — Houard (50), voi. I, pag. 154, num. 633. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 389, num. 3057 {Nematus gallicola Steph.) ; Kieffer (3), pag. 488; Massalongo (5), pag. 147, num. 112 {Nematus galìicola CRedi) Westw.); Frank (56), voi. Ili, pag. 201 {Nematus Vallisneri Hart.). figg. — Houard (50), voi. I, pag. 147, figg. 198-199-200; Darboux e Houard (24), pag. 387, figg. 710-711-712 {Nematus gal- licola Steph.) ; Massalongo (5), Tav. XXIV, fìg. 2 {Ne- m^atus gallicola (Redi) Westw. per Salix vitellina L.). Ess. — Trotter e Cecconi (60), n. 96. Diagn. — Galle subovali, lunghe circa 1 cm., sporgenti su ambedue le pagine fogliari, giallicce o rosse, lievemente pubescenti, carnose. Loc. — Lungo il Brenta presso Primolano, S. Marino, S. Na- zario e Solagna (Agosto, Settembre e Ottobre 1908 e 1909). Oss. — Galle comuni. Salix aurita L. .^ caprea (L.). — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 259. 77. Oligotrophus Capreae Winn. — Houard (50), voi. I, pag. 168, num. 812. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 391 Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 392, num. 3140; Kieffer (3), pag. 492; Massalongo (5j, pag. 131, num. 94 fRormomyia Capreae Winn.^ Frank (56), vo]. Ili, pag. 102 fHor- inomyia Capreae 'V^lz.J. J^W9- — ■ Houard (50), voi. I, pag. 145, figg. 186-187; Darboux e Houard (24j, pag. 384, figg. 698-699, Massalongo (5), Tav. XVIII, fig. 5 fHormomyia Capreae Winn.^; Frank f56), voi. Ili, pag. 101, fig. 28 fHormomyia Capreae wtz.;. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 97. Diagn. — Sulle nervature della foglia, galle subsferiche, del diametro di circa 1 mm., assai sporgenti sulla pagina inferiore, poco sulla superiore, di color giallo verdastro, pelose e fornite inferiormente di ostiolo circolare, ta- lora cosi numerose da deformare la foglia. Loc. — Presso Primolano, Carjianè, S. Nazario, Solagna ecc. (Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. ■ — Galle comuni. Salvia pratensis L. a typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. Ili, pag. 51. 78. Eriophyes Salviae Nal. — Houard (50), voi. TI, pag. 850, num. 4874. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 405, num. 3397; Kieifer (3), pag. 498 fPhyloptiis Salviae Nal.y'. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 140. Diagn. — Lievi rigonfiamenti per lo più sulla pagina fogliare superiore, ai quali corrispondono, sulla inferiore, dei feltri biancastri e a contorno variabile. Loc. — Prati presso Enego (prof. Dalla Costa) e presso S. Na- zario (Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — Raramente. Sambucus nigra L. — Fiori e Paoletti (55), voi. Ili, pag. 125. 79. Epitrimerus trilobus Nal. — Houard (60), voi. II, pag. 922 num. 5333. Bill. — Darboux e Houard (24), pag. 406, num. 3408; Kieffer (3), pag. 499. 392 ROBERTO OOBAU Figg. — Hpuard (50), vol. II, pag. 923 iigg. 1237-1238; Darboux e Houard (24), pag. 405 figg. 723-724. Ess. — Trotter e Ceoconi (60), N. 141. Diagn. — Foglioline increspate, a margini più o meno avvolti sulla pagina superiore e parallelamente alla costa. hoc. — Ai « Turri n presso Carpane (Agosto 1909). Oss. — Cecidio raro. Satureja Nepeta (L.) Scheele a. typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. Ili, pag. ()1. 80. Aphis Origani Pass. — Houard (50), voi. II, pag. 852 num. 4888. Diagn. — Qualche foglia lievemente increspata e incurvata sulla pagina inferiore, trasversalmente alla nervatura mediana. Afide verde. hoc. — Sui muri, presso S. Marino (Agosto 1909). Oss. — Su poche piante di Nepetella nella sola località suac- cennata. Scrophularia canina L. j. typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 430. 81. AsPHONDYLiA sp. — Houard (50 , voi. II, pag. 880 num. 5065. BUA. — Darboux e Houard (24), pag. 416, num. 3476 f^Asphon- (lylia Verhasci Valloty'; Kieffer (3), pag. 507 fAsphon- dylia sp. ?y ; Massalongo (5), pag. 132, num. 95 (Asplion- (lylia Verhasci Valloty'. Figg. — Massalongo (5), tav. XXI, fig. 3. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 285. Diagn. — Fiore ipertrofico, chiuso, formante un cecidio molle, verdastro, globoso, del diametro di 6-9 mm. Loc. — Alle « Valline " presso S. Nazario (Agosto 1909). Oss. — Alterazione rara. Seneciovulgaris L. a typicus. — Fiori e Paoletti (55), voi. Ili, pag. 209. 82. CoLEOspoRiUM Senecionis (Pers.) Fr. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 751. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 393 Bihl. — Frank .56;, voi. II, pag. 193; Tubeuf. ^54), pag. 387. Ess. — Saccardo D. (61), n. 924. Diagn. — Sulla pagina inferiore delle foglie, piccole pustole rotondeggianti, ranciate, assai numerose. Loc. — In un campo, a S. Nazario (Ottobre 1909). Oss. — Micocecidio raro. Sisymbrium officinale (L.) Scop. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 413. 83. Cystopus candidus (Pers,; Lev. — Saccardo (51), voi. VII, pag. 234. Bill. — Frank (56 , voi. II, pag. 84; Tubeuf (54^, pag. 144. Biagn. — Sui giovani rami e sulle foglie, pustole biancbicce, allungate o rotondeggianti. Notevole ipertrofìa di qual- che ramo fruttifero e delle relative silique, che risul- tano conformate in guisa d'assomigliax'e alle giovani ■ bacche del peperone comune. (In esse si trovano ab- bondanti le oospore del fungo). Loc. — Lungo la strada carrozzabile tra Campese e Campolongo (prof. Dalla Costa, Agosto 1909> Oss. — Una sola pianta. Solanum nigrum L. a vulgare L. (Heg.). — Fiori e Pao- letti (55), voi. II, pag. 399. 84. Aphis Rumicis L. — Houard (50), voi. II, pag. 867, num. 4985. Bifjl. — Massalongo (41), pag. 157. Diagn. — Lamina fogliare più o meno increspata e piegata trasversalmente sulla pagina inferiore in modo che l'apice s'avvicina alla base. Afide nero. Loc. — In tutto il tratto esaminato della Vallata (Estate li>09). Oss. — Alterazione frequente. Sonchus arvensis L. a typicus. — Fiori e Paoletti (55), voi. Ili, pag. 418. 85. Cystiphora Sonohi F. Low. — Houard (50), voi. II, pag. 1044, num. 6100. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 432, num. 3621; Kieffer 26* 394 ROBERTO COBAU 3), pag. 516; Massalongo (5), pag. '134, num. 97 fCeci- domyia Soncld F. Ijòw.J: Frank (56), voi. Ili, pag. 102 fCecidomyia Sonchi F. Low. '. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 143 (per Sonchus oìeracens L.). Diagn. — Galle pustolose, circolari, giallognole, orlate di rosso, lievemente sporgenti sulla pagina superiore della fo- glia, depresse e biancliicce nella pagina inferiore. Una sola larva visibilissima per trasparenza. Loc. — In un orto a S. Nazario (Luglio 1909). Oss. — Cecidio raro. Teucrium Chamaedrys L. — Fiori e Paoletti (55). voi III, pag. 12. 86. CoPiUM CLAVicoRNE L. — Houard (50), voi. II, pag. 883 num. 4770. Bill. — Darboux e Houard (24), pag. 447, num. 3736 (Lacco- metopus clavicornis L.y ; Kieffer (3), pag. 526 fLacco- metopus clavicornis L.y; Massalongo (5 , pag. 35, num. 1. fLaccometopus clavicornis L.,'. Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 832 tig. 1173; Darboux e Houard (24), pag. 448, lig. 785; Massalongo (5), tav. 1, figg. 1-2. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 292. Diagn. — Corolla ipertrofica, verdognola, pelosa, chiusa dal labbro superiore e contenente, nell'epoca in cui fu osservata, l' insetto perfetto. Loc. — Sui muri, presso S. Marino e lungo la strada carroz- zabile tra Campolongo e Campese (Agosto 1909). Oss. — Cecidio piuttosto raro. 87. Phyllocoptes Teucrii Nal. — Houard (55), voi. II, pag. 833 num. 4773. Bibl. — Darboux e Houard 50), pag. 447, num. 3739 ; Kieifer (3), pag. 536. Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 832, figg. 1174-1175: Darboux e Houard ;24), pag. 448, figg. 782-783. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 293. Diagn. — Brevi porzioni del margine fogliare, piegate sulla pagina inferiore, un po' carnose e rivestite esterna- mente di abboiulauie peluria bianca. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 395 Loc. — Presso Pove, S. Nazario, Valstagna, Primolano ecc. (Settembre 1908-1909;. Oss. — Cecidio non raro. Thymus Serpyllum L. a communis. — Fiori e Pao- letti (55), voi. Ili, pag. 66. 88. Eriophyes Thomasi Nal. — Houard (50), voi. II, pag. 857, num. 4920. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 453, num. 3793; Kieffer (3), pag. 530 {Phyloptus Thomasi Nal.). tìgg. — Houard (50), voi. II, pag. 857, figg. 1201-1202; Darboux e Houard (24), pag. 454, figg. 788-789. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 99. Diagn. All'estremità dei germogli, foglie e iiori deformati, ag- glomerati insieme e rivestiti di bianca peluria. Loc. — Luoghi aridi, presso S. Nazario, Solagna, Campese ecc. (Agosto e Settembre 1908 e 1909). Oss. — Cecidio abbastanza comune, talora insieme al seguente. 89. Janetiella thymicola Kieff. — Houard (50), voi. II, pag. 857, num. 4921. Bihl. — Darboux e Houard (24), pag. 453, num. 3794; Kieffer (3), pag. 529. Figg. — Houard (50 , volume II, pag. 857 tig. 1203. Darboux e Houard (24), pag. 454, num. 790. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 444. Diagn. — Le foglie terminali rimangono molto ravvicinate tra loro costituendo un' elegante rosetta. Esse sono pelose soltanto sulla pagina superiore e danno ricetto ad al- cune larve rossastre. Loc. — Luoghi asciutti, presso Pove, Solagna, S. Nazario, Ci- smon ecc. (Settembre 1909). Oss. — Abbastanza frequente. Tilia cordata Mill. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 271. 90. Eriophyes Tiliae Pagenst. — Houard (50), voi. II, pag. 719. ntim. 4151. Bibl. — Darboux e Houard 24), pag. 460, num. 3842 ; Kielfer (3), pag. 532 fPhytoptus liliae Nal.^ 396 ROBERTO COBAU Figc/. - Houard (50), voi. II, pag. 716, figg. 1040-1041 (per Tiìia grandifoìia Ehrh.) ; Darboiix e Houard (24), pag. 458, iìg. 812-813 (per Tiìia f/randifolia Ehrh.), Frank (56), voi. Ili, pag. 51, fig. 10. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 43 (per Tiìia pìalypli.yììa- Scop.). Dingn. — Galle epifille rossastre, a cornetto, lunghe circa 10 mm., ad estremità libera ricurva e con ostiolo, chiuso da peli, sulla pagina fogliare inferiore. Loc. — Lungo il Brenta (Settembre 1909). Oss. — È piuttosto frequente nei pochi Tigli che si trovano nella Vallata. 91. Eriophyes Tiliae Pagenst. var. Liosoma Nal. — Houard (50), voi. II, pag. 718, num. 4146. Biìiì. — Darboiix e Houard (24), pag. 459, num. 3837 ; Kieffer (3 , pag. 533 fPhytoptus ìiosoma NaLy*; Frank (56), voi. Ili, pag. 47 (Erinewn trìiaccum Pers.j Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 714 figg. 1031-1032 (per Tiìia grandifoìia Ehrh.j; Darboux e Houard (24j, pag. 455 fig. 801-802 (per Tiìia grandifoìia Ehrh.). Frank (56), voi. Ili, pag. 45 fig. 9, A Diagu. — Sulla pagina fogliare inferiore, cuscinetti tricomatosi, a contorno variabile, di color rosso-mattone; vi corri- spondono, sulla pagina superiore, delle aree decolorate. Loc. — Lungo il Brenta, presso Carpane (Settembre 1909). Oss. — Raramente. 92. Oligotrophus Reaumurianus F. Low. — Houard (50), voi. II, pag. 717, num. 4137. Biì)ì. — Darboux e Houard (_24), pag. 460, num. 3844; Kieffer (3), pag. 532; Massalongo (5,, pag. 138, num. 101 [Hor- momyia. Reauniuriana F. Low. . Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 717, figg. 1044-1045-1046 (per Tiìia grandifoìia Ehrh.); Darboux e Houard (24), pag. 458, figg. 814-815-816 (per Tiìia grandifoìia Ehrh.); Kerner di Marilaun (52), voi. II, pag. 532, fig. 185, n. 1-2-3-4-5. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 448. Diagn. — Cecidi fogliari giallo-verdastri, sporgenti per lo più CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 397 sulla pagina inferiore, in forma emisferica e sulla su- periore, in forma conica. Essi contengono una piccola galla interna ovale che, a maturazione, si stacca dalla parte conica e vi lascia un largo foro pressoché ci- lindrico. Entro questa galla si trova la larva. Loc. — Boschi presso Carpane (Agosto 1908 e Settembre 1909'. Oss. — Poche volte. Trifolium pratense L. y. tipicum. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 5n. 93. Perhisia Trifolii E. Lòw. — Houard (50), voi. II, pag. 616, num. 3589. Bihl. — Kietfer (3), pag. 535; Frank (56), voi. III, pag. 98 {Cecidoniyia Trifolii F. Lòw.). Figg. — Houard (50 , voi. II, pag. 613, fig. 876 (per Trifolium repens L.). Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 146. Diagv. — Lamina delle foglioline piegata all' insù lungo la nervatura principale ed ipertrofica in corrispondenza di questa. Tra le due metà piegate della lamina, si trovano le piccole larve rosee, in numero variabile. Log. — Prati presso S. Nazario, Oliere, Cismon ecc. (Agosto 1909). Oss. — Alterazione comune. Ulmus campestris L. b. suberosa (Moench). — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 274. 94. Eriopyes Ulmi Nal. — Houard (50), voi. I, pag. 365 num. 2053. Bibl. — Darboux e Houard (24(, pag. 471, num. 3947; Kieffer (3;, pag. 542 {Phytophis JJhni Nal.). Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 46. Diagn. — Piccole galle sparse in gran numero sulla lamina fogliare e sporgenti per circa */j mm. su ciascuna delle pagine, rosee superiormente, giallicce inferiormente, e fornite di peli piuttosto radi. Loc. — Lungo il Brenta, presso S. Nazario (Settembre 1909). Oss. — Notai un solo individuo di Olmo colle foglie attaccate da quest'acaro. 398 ROBERTO COBAU 95. Eriophvidae. — Houaz'd (50), voi. I, pag. 365, num. 20.34. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 471, num. 3948; Kieffer (3), pag. 541 (III. Phytopl. 3;. I)iagn. — Foglie pieghettate lungo le nervature secondarie. Loc. — Lungo il Brenta, a S. Nazario (Settembre 1908j. Oss. — Raramente. 96. ScHizoNEURA LANUGINOSA Hart. — Houard (50), voi. I, pag. 364 num. 2051. liihl. - Darboux e Houard f24), pag. 470, num. 3946; Kietìfer (3), pag. 540; Massalongo (5), pag. 64, num. 29; Frank (56), voi. Ili, pag. 159. ^''V/y- — Houard (50), voi. II, pag. 364, fig. 626; Darboux e Houard (24), pag. 471, tìg. 829; Massalongo (5), tav. Vili, fig. 2, tav. X, fig. 1; Frank (56;, voi. Ili, pag. 159, fig. 41. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 147. Diagn. — Galle vescicolari, del diametro di 5-6 cent., epifille, a superficie ineguale, rosso-brune 'vecchie) e pube- scenti. Loc. — Presso S. Nazario (Settembre 1908), ai t; Fonlanassi " di Solagna, vicino a Campese, Campolongo ecc. 'A- gosto 1909). ()ss. — = Qua e là. 97. ScHizoNEURA Ulmi L. — Houard (50), voi. I, pag. 364, num. 2050. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 470, num. 3945; Kietfer (3), pag. 540; Massalongo (5), pag. 67, num. 30; Frank (56), voi. Ili, pag. 143. Fig;j. — Houard (50), voi. II, pag. 364, figg. 624-625; Darboux e Houard (24 , pag. 471, figg. 827-828; Massalongo (5), tav. II, fig. 5 ; Kerner di Marilaun (52), voi. II, pag. .524, fig. 182, n. 4. Diagn. — Porzione della lamina fogliare, ingiallita, elegante- mente pieghettata, ispessita ed accartocciata sulla pa- gina inferiore. Loc. — Lungo il Brenta, presso Carpane e S. Nazario (Luglio, Agosto e Settembre 1909). f)ss. — Molto raramente. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 399 98. Tetraneura rubra Licht. — Houard (50), voi. I, pag. 364 num. 2049. Bihl. — Darboux e Houard (24;, pag. 470, num. 3944; KieiFer (3), pag. 541 ; Massalongo (5), pag. 70, num. 32. Figg. — Massalongo C5), tav. XL, fig. 1. Ess. - Trotter e Cecconi (60), N. 44. Diagn. — Galle epifille, sacciformi, lunghe fino a 15 mm., rosse, pubescenti, peduncolate e con ostiolo completamente glabro aprentesi sulla pagina inferiore. Loc. — Lungo il Brenta, presso S. Nazario (Settembre 1908), ai u Fontanassi " di Solagna, a Campese, Campolongo ecc. (Agosto 1909). Oss. — Piuttosto frequente. All'epoca della raccolta le galle erano già imbrunite. Urtica dioica L. x typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag. 278. 99. Perrisia Urticae Perris — Houard (50), voi. I, pag. 372, niam. 2095. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 473, num. 3968; Kieffer (3), pag. 543; Massalongo (5), pag. 139, num. 103 (Ce- cidomyia Urticae Perr.). Figg. — Houard (50), voi. I, pag. 372 figg. 633-634-635; Darboux e Houard (24), pag. 473, figg. 834-835-836; Massalongo (5), tav. XXXVII, fig. 3-4 {Cecidomyia Urticae Perr.). Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 47. Diagn. — Galle irregolarmente globose, verdognole, pubescenti, uniloculari, ad ostiolo epifillo, sporgenti su ambedue le pagine delia foglia, talora assai poco sull'inferiore. Loc. — Presso Carpane all' u Onda n, (Luglio 1909j. Oss. — Cecidio raro. * Verbena officinalis L. — Fiori e Paoletti (55), voi. Ili, pag. 85. 100. Aphididae. Diagn. — Foglie un' pò increspate e incurvate sulla pagina inferiore, per lo più trasversalmente alla nervatura principale. Pidocchi verde-bruni. (Non vidi che individui atteri). Loc. — Presso Valstagna (31 Luglio 1909) e vicino a Cam- 400 ROBERTO COBAU pese nei campi e lungo la strada carrozzabile (14 Agosto 1909). Oss. — Alterazione osservata soltanto nelle due siiddette loca- lità, ove era abbastanza frequente. Veronica Chamaedrys L. — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 436. 101. Pehrisia Veronicae Vallot — Houard (50), voi. II, pag. 882, num. 5080. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 483, num. 4061 ; Kieffer (3), pag. 548; Massalongo (5), pag. 142, num. 108 (Ce- cidomyia Veronicae Vali.); Frank (56), voi. Ili, pag. 116 {Cecidomyia Veronicae Vali.). Fi(jfj. — Houard (50), voi. II, pag. 880, figg. 1213-1214; Darboux e Houard (24), pag. 483, figg. 846-847 ; Massalongo (5), tav. XX, figg. 5-6, (Cecidomyia Veronicae Vali.). Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 48. Diayn. — All' apice dei germogli, piccolo bottoncino di foglie atrofiche e ricoperte di abbondante peluria bianca. Loc. — Luoghi erbosi, a S. Nazario, Campolongo, Oliere, ecc. (Luglio, Agosto e Settembre 1909). Oss. — Frequentemente. Viburnum Lantana L. - Fiori e Paoletti (55), voi. Ili, pag. 126. 102. Eriophyes Viburni Nal. — Houard (50), voi. Il, pag. 924, num. 5350. liihl. — Darboux e Houard (24), pag. 487, num. 4091 ; Kieffer (3), pag. 549 {Phyloptus Viburni Nal.). higy. — Houard (50), voi. II, pag. 923, fig. 1240; Darboux e Houard (24), pag. 486, fig. 849. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 199. Diagn. — Galle grosse poco più di un granello di miglio, ros- sastre, per lo più epifille, pelose ed aprentisi, sulla pa- gina 0])posta a quella su cui sporgono, per un foro coperto da peli bianchi; talora sono cosi numerose da deformare la lamijia. Loc. — Ai " Bastianassi " presso S. Marino e vicino ai " Colli alti 11 sopra S. Nazario (Settembre 1909). Oss. — Non è frequente. CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 401 103. Eriopyidae. ■ - Houard (50), voi. II, pag. 924, num. 5349. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 486, num. 4089; KiefFer ,'3), pag. 549, (IV Phytopt). Diagn. — Chiazze tricomatose, bianche, a contorno irregolare, sparse irregolarmente sulla pagina fogliare inferiore. Loc. — Boschi presso S. Nazario (Agosto 1909) e presso Car- pane (Settembre 1909). Oss. — Poche volte, 104. Oligotrophus Solmsii Kieif. — Houard (50), voi. II, pag. 924, num. 5349. Bibl. — Darboux e Houard (24;, pag. 486, num. 4090 {Cecido- myide); Kieffer (3), pag. 549, {Cecidomyine)] Massalongo (5), pag. 143, num. 109 {Cecidoìnyia Reaumuri Bremx). Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 923, figg. 1241-1242; Darboux e Houard, (24), pag. 486, figg. 850-851 ; Massalongo (5), tav. XIV, fig. 4 [Cecidomyia Reamnmn Bremi). Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 198 fCecidomyideJ. Diagn. — Pustole rosse, epifille, rotondeggianti, di 3-4 mm. di diametro; vi corrispondono, sulla pagina fogliare infe- riore, delle aree appena sollevate, giallognole, fornite di ostiolo. Loc. — Boschi presso Carpane (Settembre 1909). Oss. — Trovai una sola pianta con questa alterazione. Vitis vinifera L. ,3 sativa DC — Fiori e Paoletti (55), voi. II, pag. 217. 105. Eriophyes Vitis Landois. — Houard (50), voi. II, pag. 710 num. 4111. Bibl. — Darboux e Houard (24), pag. 495, num. 4163; KiefFer (3), pag. 553 {Phytoptus Vitis Land.); Frank (56), voi. Ili, pag. 49 iPhytoptus Vitis Land.). Figg. — Houard (50), voi. II, pag. 709 figg. 1018-1019; Darboux e Houard (24), pag. 494, figg. 856-857; Frank (56), voi. Ili, pag. 44, fig. 8. Ess. — Trotter e Cecconi (60), N. 49 (per Vitis Labrusca L.). Diagn. — Sulla pagina fogliare superiore, bollosità più o meno abbondanti e a contorno variabile, alle quali corrispon- dono, sulla inferiore, dei cuscinetti di un feltro fittis- simo, di color bianco dapprima, rosso-bruno più tardi. 402 ROBERTO COBAU Loc. — Presso S. Nazario, Solagna, Oliero ecc. (Estate 1908). Oss. — Frequente sulle foglie delle Viti giovani. Zea Mays L. a typica. — Fiori e Paoletti (55), voi. I, pag, 43. 106. UsTiLAGo Maydis (D C.) Corda. — Saccardo (51), voi. VII pag. 472. Bihl. — Frank (56\ voi. II, pag. 110; Prillieux (53), voi. I, pag. 170; Tubeuf (54), pag. 291; Briosi e Cavara (58), num. 2. Figg. — Prillieux (53), fig. 67; Tubeuf (54), figg. 130-131-132; Briosi e Cavara (58), num. 2. Ess. — Saccardo D. (61), N. 267; Briosi e Cavara (58), num. 2. Diagn. — Al posto di parte o di tutta la spiga, grossi tumori biancastri, contenenti una polvere bruno-nerastra. Loc. — Campi coltivati a granoturco presso Carpane, S. Na- zario ecc. (Settembre 1908). ()ss. — Questo micocecidio si trova qua e là in quasi tutti quei pochi appezzamenti in cui si coltiva il Mais. Indice dei Cecidozoi Ditteri. 1. Asphondylia sp. (Scrophularia canina L.) 2. » Dorycnii F. I.òw 3. Cystiphora Sotichi F. Low . 4. Janetielln tbyìiiirola Kioff. 5. Lòioiola Centaureae F, I.òw 6. Mikiola Fagi Hart. 7. Oligotrophus hursarius Brenii 8. » Caprette Winn. 9. » Corni Oiiaud . 10. » Reaumur ianus F. I. 11. » Sohnsii Kieff. . 12. Perrìsia copitigena Bremi . 13. » Carpini F. Low , 14. » Crataegi Winn. 15. » Oleae F. Low 16. » Ranunculi Eremi . 17. » Trifola F. Low. . 18. » Urticae Perris 19. » Veronicae Vallot . Num. 81 » 24 » 85 » 89 » 18 » 31 » 34 » 77 » 21 » 92 » 104 » 26 » 16 » 23 > 44 » 66 » 93 » 99 » 101 CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 403 Imenotteri 20. Aìidricìis curvator Hart. 21. » ostreus Giraud 2'i. Aulax (LatreìUei Kieff. o Glechomae L ?) 23. Biorrhiza pallida Oliv. 24. Cynips Kollari Hart. . 25. Neuroterus lentìcularis Oliv. 26. Pontania proxiina Lepel. 27. Rhodìtes Rosae L. 28. Xestophaiies PolentUlae Retz. Emitteri. 29. Adelges Abietis Kalt. . 30. Aphididae (Celtis austral is L.) 31. » (Cirsium oleraceum (I..; Scop.) 32. » (Verbena officinalis L.) 33. Aphis Atriplicis L. . . . 34. [ » Capsellae Kalt.] 35. » Myosotidis Koch 36. » Origani Pass. . 37. » Persicae (L.) Fousc. 38. » Rumicis L. . . . 39. » Urticae Fabr. . 40. Asterolecaniuni Massalongoianum Targ.-T, 41. Calophya Rhois F. Low 42. Cnpiìiiìi clavicorne L. . 43. Cryptosiphum Artemisiae Pass. . 44. Myzus Cerasi Fabr. 4.T. » Mahaleb Koch . 46. » Oxyacanthae Koch . 47. Pemphigus affinis Kalt. 48. » bursarins L, 49. » niarsupialis Courchet 50. » Spirothecae Pass. 51. Psyllidae (Picris hieracioides L.) 52. Schizonetira lanuginosa Hart. 53. » Ulmi L. . 54. Tetraneura rubra Licht. 55. Trichopsylla Walker i Forster Nui Num. 60 61 33 63 64 65 76 71 56 » 20 » 100 » 19 » 43 » 25 » 80 » 59 » 73,84 » 41 » 36 » 69 » 86 » 11 » 57 » 58 » 48 » 51 » 52 » 53 » 54 » 45 » 96 » 97 » 98 » 67 Coleotteri. 56. Ceuthorrhynchus Pleurostigma Marsh. Num. 13 404 KOBERTO CORAU vai", crinea Na Acari. 57. Epitrimeriis trilohus Nal. 5*^. Eriopliyes brevitarsus Fockeu 59. » Fraxini Karp. 60. •» goniothorax Nal. . 61. » niacrochelus Nal. 62. » niacrochelus Nal. var. erinea Trotte 63. » macrorrynchus Nal 64. » Nalepai Fockeu . 65. » iiervisequus C&n. \&r. maciiliferT voile 66. » Piri Pagenst. 67. » Salicis Nal. 68. » Salvias Nal. 69. » Thomasi Nal. 70. » THiae Pagenst 71. » Tiliae Pagenst. var. Liosouia Nal. 72. » iriradiatus Nal 73. » Iristriatus Nal. 74. » Iristriatus Nal. 75. » Viburni Nal. 76. » ViV/s Landois 77. » f/imi Nal 78. Eriopliyidae ? (Kuautia arveusis (I..) Coult 79. Erinphyidne (Ulinus carnpestris L.'> 80. » (Viburnum Lantana L.) . 81. Phyllocoples Teucrii Nal. Indice dei Cecidomicet 1. Barter iocecidiiav . 2. Coleosporiuni Senecionis Fi 3. Cystopus Bliti Lev. 4. » candidus Lev. 5. Gyninosporangium juniper itirnii (L.) Fr. 6. Melampsnro Helioscopiae Cast. 7. > populina Lev. . 8. Phragmidiiim subcortiriiim Winter 9. » vinlacenm (Schullz) Winter 10. Puccinia coronata Corda 11. » Glechomatis DC, 12. » Graminis Pers. 13. » Malvaaearum Mont. H. Sphaerotheca Castagne i Lev. Num. 79 » 6 » 32 » 22 » 2 » 3 » 4,5 » 7 r » 30 » 46, 47,49 » 74 » 78 » 88 » 90 » 91 » 75 » 39 » 40 » 102 > 105 » 94 » 38 » 95 » 103 . » 87 Nu:n, 62 82 9 14, 15. S3 10 2^. 29 50 70 72 68 35 12 8,42 37 CECIDI DELLA VALLE DEL BRENTA 405 15. Taphrina aurea Fr. 16. Uromyces Pisi Schrot. 17. Ustilago Maydis Lèv. . . . Indice delle piante ospiti 1. Abies exelsa Poir. 2. Acer campestre L. ^- typicum 3. Acer Pseudo- Platan us I.. ^- typicum 4. Alnus glutinosa (L.) Gaertn. 5. Althaea rosea (L.) Oav. 6. Amarantus ascendens Lois. . 7. Atnelanchier vulgaris Moench. 8. Artemisia vulgaris L. . 9. Berberis vulgaris L. . 10. Brassica oleracea L. a typica d. sabauda L ^. Botrytis L. . 11. Capsella Bursa-pastoris (L.) Moench i'- /^/) 12. Cardamine hirsuta L. . 13. Carpinus Betulus L. . 14. Celtis australis L. e typica . 15. Centaurea Jacea L. ^ pratensis {Thmil.) 16. Chenopodium album L. ^ typicum 17. Cirsium oleraceum (L.) Scop. 18. Cornus sanguinea L. . 19. Crataegus Oxyacantha L. /^ monogyna (Jacq.) 20. Dorycniu»ipentaphylluitiScop. a herbaceum (Vili 21. Erigeron canadensis L. 22. Euphorbia Cyparissias L. 23. » helioscopia L. 24. » Peplus L. -' typica 25. Fagus silvatica L. . . . 26. Fraxinus Ornus L. a typica 27. Glechoma hederacea L. a typica . 28. Hedera Helix L. t* typica 29. Humulus Lupulus L. . 30. Knautia arvensis (L.) Coult. a typica 3t. Juglans regia L. . 32. Malva silvestris L. ^ typica. 33. Mentha longifolia (L.) Huds. a typica 34. OZea europaea L. /S sativa (Hoff. et. Lk.) 35. Picris hieraciodes L. a typica 36. PiVms i4Wrt (L.) Ehrh. 37. » communis L. a Achras fGaertn.) 38. » Cydonia L. lusitanica (Mill.) 39. Popuhts nigra L. a typica . Num. 55 » 27 » 106 Num. 1 » 2,3,4 » 5 » 6,7 » IO » Il » 12 » 13 » 14 » 15 » 16 » 17 » 18 » 19 » 20 » 21 » 22, 23 » 24 » 25 » 26, 27 » 28 » 29 » 30,31 » 32 » :^3,34,3o » 36 » 37 » 38 » 39, 40 » 41,42 » 34 » 44 » 45 » 46 » 47,48 » 49 50,51,52,53,54,55 406 ROBERTO COBAU - CECIDI DELLA VALLE 4U. Potentina reptans !.. a lypica 41. Prunus Avium L. y typica . 42. » Mahaleh L 43. » Persica (L.) Stok. <''• typica 44. Quercus Robur L. ó sessiliflora (Salisb.) 45. Ranunculus acer l>. a napelli folius (Crantz 4(3. Rhamnus cathartica L. 47. > saxatilis Jacq. a typica 48. Rhus Cotinus L. . 49. i?osa (species variae^ 50. Rubus fi-iiticosKs L. ;■ iiinilfolius (Scott.) 51. Rumex obtusifolius L. 52. Salix alba L. . . . . 53. y aurita L. /? caprea (L.) 54. Salvia pratensis L. a typica 55. Sambucus nigra L. . . . 56. Satureja Nepeta (L.) Sclieele : lypica 57. Scrophularia canina L. a typica . 58. Senecio vulgaris \j. y. typicus 59. Sisymbrium officinale {h.) Scop. 60. Solanum nigrum !.. a vulgare L. ( Heg 61. Sonchus arvensis \,. a typicns 62. Teucrium Chamaedrys L. . 63. Thymus Serpyllum L. a communis 64. r»7ia cordata Mill. 65. Trifolium pratense L. a lypicum . 66. Ulmus campestris L. ^. suberosa (Moench) 67. Urtica dioica 1^. « typica 68. Verbena officinalis L. . 69. Verowzca Chamaedrys L. 70. Vibnrnurn Lontana L. 71. Wiiò' vinifera Ij. /i saliva DC. 72. Zea Ma_j/i- L. a typica . DEL BRENTA Num 56 . » 57 » 58 » 59 60,61,62, 63, 64, 05 Num 66 » 67 » 68 » 69 » 70,71 » 72 » 73 » 74,75,76 » 77 > 78 » 79 » 8(> » 81 » 82 » 83 » 84 » 85 » 86,87 » 88,89 » 90,91,92 » 93 94,95,96,97,98 » 99 » 100 » 101 102 103,104 » 105 » 106 I N DICE Consiglio direttivo pel 1910 .... Elenco dei Soci per 1' anno 1910 Istituti scientifici corrispondenti in principio del- l' anno 1910 Seduta straordinaria del 16 gennaio 1910 . Seduta del 6 marzo 1910 ..... Seduta del 10 aprile 1910 Seduta del 15 maggio 1910 .... Seduta del 26 giugno 1919 .... Seduta del 27 novembre 1910 .... Bullettino bibliografico ..... • pag. II TI III " X » XXI y> XXI » XXIII " XXV " XXVI " XXVII " XXVIII Achille Griffini, Prospetto delle Gryllacris hya- lino-fasciatae ... .... Giuseppe Albini, Osservazioni sul nutrimento della Talpa F. LiviNi, Della secondaria, temporanea occlusione di un tratto della cavità del canale intesti- nale durante lo sviluppo embrionale . Ernesto Mariani, Su un molare di elefante fossile trovato nel sottosuolo di Milano Emilio Turati, Note critiche sulla Pieris ergane H. G Pietro Zuffardi, Serie dei terreni tra il T. Taro e il T. Baganza (prov. di Parma) Ernesto Mariani, Giovanni Omboni fCenno hiogra- ficoj Angelo Pugliese, Enrico Sertoli ,^Cenno biograficoj Alberto Brighenti, Sulle variazioni nel contenuto in acqua sali e glicogene nei muscoli in attività . L. Maddalena, Contributo allo studio geologico e 1 13 22 33 36 52 82 85 408 INDICE petrografico dei Colli Euganei ....■>■> 92 J Felice Supino, Sviluppo larvale e biologia dei pesci delle nostre acque dolci . . . . . " 122 Michele Abbado, Appunti per una flora della penisola del S. Salvatore (Lago di Lugano) . . . » 148 A. Ascoli - E. Valenti, La precipitoreazione nella diagnosi del carbonchio ematico . . . . » 155 Giorgina Pangella, Le piramidi d' erosione di Villar S. Costanzo presso Drenerò (Valle Macra) . " 161 Rina Monti, Contributo alla biologia degli idracnidi alpini in relazione all' ambiente . . . . n 1G7 Raffaello Bellini, Osservazioni geomorfologiche sul- sull' Isola di Capri ì^ 244 G. BussANDiii, Osservazioni stratigrafiche sul M. Barro ;i 261 ^ E. Pugliesi, Il cranio della lucioperca sandra Cuv. Morfologia e studi comparativi . . . . " 278 Alfredo Corti, Le Galle della Valtellina . . . » 297 Roberto Cobau, Cecidi della Valle del Brenta . . » 355 mm ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI E DEL MUSEO CIVICO DI STORTA NATURALE m MILANO VOLUME XLIX Fascicolo 1° — Fogli 6 74 (Con due tavole) PAVIA PREMIATA TIPOGRAFIA SUCCESSORI FRATELLI FUSI Largo di Via Roma N. 7. Maggio 1910. CONSIGLIO DIRETTIVO PEL 1910 Presidente. Ahtini Prof. Ettore, Via Maljnfjhi, 4. I Besana Ing. Comm. Giuseppe, Via Ruga- Vice -Presidenti. — ( bella, i9. f De Marchi Dott. Marco, Via Borgonuovo 23. Segretario. — Repossi Prof. Emilio, Via G. Modena, 2. Vice-Segretario. — Mauro Ing. ^RA^X'ESCo, Via Felice Casati, i9. Archivista. — Castelfranco Prof. Cav. Pompeo, Via Principe Umberto, 5. ì Bellotti Dr. Comm. Cristoforo, Via Binerà, iO. I Brizi Prof. Cav. Ugo, Via Volta, 20. \ LiviNi Prof. Ferdinando, Bastioni di Porta ^ . ,. . ; Vittoria, 7. Consiglieri. — ' j Magretti Dott. Paolo, Pademo-Bugnano. I Salmojraghi Prof. Ing. Francesco, Piazza Castello, 17. \ ViGNOLi Cav. Prof. Tito, Corso Venezia, 44, Cassiere. — Bazzi Ing. Eugenio, Viale Venezia, 4. Bibliotecario sig. ERNESTO RELITTI. ELENCO DELLE MEMORIE DELLA SOCIETÀ pubblicate fino al giorno d'oggi. Tomo I. N. 1-10 anno 1865. » IL » 1-10 » 1865-67. n IH. » 1-5 " 1867-73. » IV. T, 1.2.3. 5 anno 1868-71. r V. Della Serie 2 Voi. I, anno 1895. » VI. 75 „ n „ II, Fase. 1-3, anno 1897-98-901. SUNTO DEL REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ (1904) (data di fondazioni.: : 15 gennaio 1856) Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studi relativi alle scien2fe naturali. I Soci possono essere in numero illimitato: effetlivi, 2'^S'>'P^^^ti> bene- meriti e onorari. I Soci effettivi pagano L. 20 all'anno, in una soia volta, nel primo tirn.eslre deW anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e Comunicazioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società e la Rivista Natura. Chi versa Lire 200 una volta tanto viene dicliiareto Socio perpetuo. Si dichiarano Soci benemeriti coloro che mediante cospicue elargi- zioni hanno contribuito alla costituzione del capitale sociale, A Soci onorari possono eleggersi eminenti scienziati che contribui- scano coi loro lavori all'incremento della Scienza. La 'proipo'ìta j)er V ammissione cVnn nvoi-o Socio effettivo o perpetuo deve essere fatta e firmata da due soci mediante lettera diretta al Con- siglio Direttivo (secondo l'Art. 20 del Regolamento). Le rinuncio dei Soci effettivi debbono essere notificate per iscritto al Consiglio Direttivo almeno tre mesi prima della fine del 3" anno di obbligo 0 di ogni altro successivo. La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza. Agli Atti ed alle Memorie non si possono unire tavole se non sono del formato degli Atti e delle Memorie sr.esse. Tutti i Soci possono approfittare dei libri della biblioteca sociale, purché li domandino a qualcuno dei membri del Consiglio Direttivo o al Bibliotecario, rilasciandone regolare ricevuta e colle cautele d'uso volute dal Reg-olamento. Gli Autori che ne fanno domanda ricevono gratuitamente cinquanta copie a parte, con copertina stampata^ dei lavori jìubblicati negli Aiti e nelle Memorie, e 100 di quelli stampati nella Rivista Natura. Per la tiratura degli Estratti (oltre le dette 50 copie), gli Autori dovranno rivolgersi alla Tipografia sia per l'ordinazione che per il pagamento. La spedizione degli estratti si farà in assegno. INDICE DEL FASCICOLO 1" Consiglio direttivo pel 1910 pag. ii Elenco dei Soci per l'anno 1910 . . . . " iii Istituti scientifici corrispondenti in principio del- l'anno 1910 " X Achille Griffini, Prospetto delle Gryllacris hya- Uno-f asr-ialae ....... pag. 1 Giuseppe Alpini, Osservazioni sul nntrimenio della Talpa ......... 13 r. LiviNi, Della secondaria, temporanea occlusione di un tratto delia cavità del canale intesti- nale durante lo sviluppo embrionale . . n 22 Ernesto Mariani, Su un molare di elefante fossile trovato nel sottosuolo di Milano . . . w 33 Emilio Turati, Note critiche sulla P/ms ergane H. G n 36 Pietro Zuffardi, Serie dei terreni tra il T. Taro e il T. Baganza (prov. di Parma) (^) . . » 52 (t) II seguito di (iiu^st.i iiiciiioria vern\ publilicato nel f.')scic«lo 2". NB. Ciascun autore è solo responsabile delle opinioni manifestate nei suoi lavori, e ne conserva la proprietà letteraria. ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI E DEL MUSEO CIVICO DI STORTA NATURALE IN MILANO Dicembre 1910. q=l .22 CQ O VOLUME XLIX " M Fascicoli 2' e 3» — Fogli 13 (Cou quattro tavole) .ss. iac 'Ti O '> PAVIA premiata tipografia successori fratelli fusi Largo di Via Roma N. 7. CONSIGLIO DIRETTIVO PEL 1910 Presidente. Artini Prof. Ettore, Via Malpighi, 4. I Besana Ing. Comm. Giuseppe, Via Ruga- Vice -Presidenti. — ì bella, 19. \ De Marchi Dott. Marco, Via Borgonuovo 23. Segretario. — Repossi Prof. Emilio, Via G. Modena, 2. Vice-Segretario. — Mauro Ing. Francesco, Via Felice Casati, 19. Archivista. — Castelfranco Prof. Cav. Pompeo, Via Principe Umberto, 5. Bellotti Dr. Comm. Cristoforo, Via Brera, 10. l Brizi Prof. Cav. Ugo, Via Volta, 20. I LiviNi Prof. Ferdinando, Bastioni di Porla Consiglieri. — Vittoria, 7. I Magretti Dott. Paolo, Paderno- Dug nano. f Mariani Prof. Ernesto, Via Manforte, 39. Vignoli Cav. Prof. Tito, Corso Venezia, 44. Cassiere. — Bazzi Ing. Eugenio, Viale Venezia, 4. Bibliotecario sig. ERNESTO PELITTI. ELENCO DELLE MEMORIE DELLA SOCIETÀ pubblicate fino al giorno d'oggi. Tomo I. N. 1-10 anno 1865. " II. 1^ 1-10 » 1865-67. " IIL .. 1-5 » 3867-73. " IV. »i L2. 3. 5 anno 1868-71. '1 V. Della Serie 2 Voi. I, anno 1895. " VI. » » « n II, Fase. 1-3, anno 1897-98-901. SUNTO DEL REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ (1904) (data di fondazione: 15 gennaio 1856) Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studi relativi alle scienze naturali. I Soci possono essere in numero illimitato: effettivi, perpehii, bene- meriti e onorari. I Soci effettivi pagano L. 20 all'anno, in una sola volta, nel primo bimestre delV anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e Comunicazioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società e la Rivista Natura. Clii versa Lire 200 una volta tanto viene dictiiareto Socio perpetuo. Si dichiarano Soci benemeriti coloro che mediante cospicue elargi- zioni hanno contribuito alla costituzione del capitale sociale. A Soci onorari possono eleggersi eminenti scienziati che contribui- scano coi loro lavori all'incremento della Scienza. La j9>'o^50?^a per V ammissione cCun nuovo Socio effettivo o per2)etiio deve essere fatta e firmata da due soci mediante lettera diretta al Con- siglio Direttivo (secondo l'Art. 20 del Regolamento). Le rinuncio dei Soci eff^ettivi debbono essere notificate per iscritto al Consiglio Direttivo almeno tre mesi prima della fine del 3" anno di obbligo o di ogni altro successivo. La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza, Agli Atti ed alle Memorie non si possono unire tavole se non sono del formato degli Atti e delle Memorie stesse. Tutti i Soci possono approfittare dei libri della biblioteca sociale, purché li domandino a qualcuno dei membri del Consiglio Direttivo o al Bibliotecario, rilasciandone regolare ricevuta e colle cautele d'uso volute dal Regolamento. Gli Autori che ne fanno domanda ricevono gratuitamente cm^'^^a» /"a copie a parte, con copertina stampata, dei lavori pubblicati negli Atti e nelle Memorie, e 100 di quelli stampati nella Rivista Natura. Per la tiratura degli Estratti (oltre le dette 50 copie), gli Autori dovranno rivolgersi alla Tipografia sia per l'ordinazione che per il pagamento. La spedizione degli estratti si farà in assegno. INDICE DEI FASCICOLI 2" E 3" Pietro Zuffardi, Serie dei terreni tra il T. Taro e il T. Baganza (prov. di Parma) (^Continuazione e fine vedi numero precedenlej . ...... pag. 81 Ernesto Mariani, Giovanni Omboni Cenno [hiografìco) ^i 82 Angelo Pugliese, Enrico Sertoli [Cenno ìno(jrafico) . '» 85 Alberto Brighenti, Snlle variazioni nel contenuto in acqua sali e glicogeno nei muscoli in attività . « 88 L. Maddalena, Contributo allo studio geologico e petro- grafico dei Colli Euganei . . . . . . 'i 92 Felice Supino, Sviluppo larvale e biologia dei pesci delle nostre acque dolci ,....." 122 Michele Abbado, Appunti per una flora della penisola del S. Salvatore (Lago di Lugano) . . . . " 148 A. Ascoli - E. Valenti, La precipitoreazione nella dia- gnosi del carbonchio ematico . . . . . » 155 Giorgina Pangella, Le piramidi d'erosione di Villar S. Costanzo presso Drenerò (Valle Macra) . . » 159 Bina Monti, Contributo alla biologia degli idracnidi al- pini in relazione all'ambiente . . . . . » 167 Raffaello Bellini, Osservazioni geomorfologiche sull'I- sola di Capri ........" 244 G. BussANDRi, Osservazioni stratigrafiche sul M. Barro ?? 261 E. Pugliesi, Il cranio della lucioperca Sandra Cuv. Mor- fologia e studi comparativi (*; . • . . • " 278 (*) La fine di questa memoria uscirà col 4 fascicolo. NB. Ciascun autore è solo responsabile delle opinioni manifestate nei suoi lavori, e ne conserva la proprietà letteraria. ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI E DEL MUSEO CIVICO DI STORTA NATURALE m MILANO VOLUME XLIX Fascicoli 4^ — Fogli 9 '/, (Con due tavole) PAVIA PREMIATA TIPOGRAFIA SUCCESSORI FRATELLI FUSI Largo di Via Roma N. 7. Febbraio 1911. CONSIGLIO DIRETTIVO PEL 1910 Presidente. Artini Prof. Ettore, Via Malpighi, 4. i Besana Ing. Comm. Giuseppe, Via Ruga- Vice -Presidenti. — ì bella, 19. ( De Marchi Dott. Marco, Via Borgonuovo 23. Segretario. — Repossi Prof. Emilio, Via G. Modena, 2. Vice- Segretario. — Mauro Ing. Francesco, Via Felice Casati, 19. Archivista. — Castelfranco Prof. Cav. Pompeo, Via Principe Umberto, 5. Bellotti Dr. Comm. Cristoforo, ViaBrera, 10. i Brizi Prof. Cav. Ugo, Via Volta, 20. \ LiviNi Prof. Ferdinando, Bastioni di Porta Consiglieri. — Vittoria, 7. I Magretti Dott. Paolo, Pademo-Dugnano. f Mariani Prof. Ernesto, Via Monforte, 39. Vignoli Cav. Prof. TitoJ Corso Venezia, 44, Cassiere. — Bazzi Ing. Eugenio, Viale Venezia, 4. Bibliotecario sig. ERNESTO PELITTI. ELENCO DELLE MEMORIE DELLA SOCIETÀ pubblicate fino al giorno d'oggi. Tomo L N. 1-10 anno 1865. " IL » 1-10 » 1865-67. » III. " 1-5 » 1867-73. r IV. n 1.2.3.5 anno 1868-71. » V. Della Serie 2 Voi. I, anno 1895. »» VI. n » » » II, Fase. 1-3, anno 1897-98-901. » VII. "1, V 1910. SUNTO DEL REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ (1904) (data di fondazione: 15 gennaio 1856) Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studi relativi alle scienze naturali. I Soci possono essere in numero illimitato: effettivi, joerpehii, bene- meriti e onorari. I Soci effettivi pagano L. 20 all'anno, in una sola volta, nel primo birnesire delV anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e Comunicazioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società e la Rivista Natura. Chi versa Lire 200 una volta tanto viene dichiarato Socio perpetuo. Si dichiarano Soci benemeriti coloro che mediante cospicue elargi- zioni hanno contribuito alla costituzione del capitale sociale. A Soci onorari possono eleggersi eminenti scienziati che contribui- scano coi loro lavori all'incremento della Scienza. La proposta per V aminissione cfun nuovo Socio effettivo o perpetuo deve essere fatta e firmata da due soci mediante lettera diretta al Con- siglio Direttivo (secondo l'Art. 20 del Regolamento). Le rinuncie dei Soci effettivi debbono essere notificate per iscritto al Consiglio Direttivo almeno tre mesi prima della fine del 3° anno di obbligo 0 di ogni altro successivo. La cura delle pubblicazioni spetta alla Presidenza. Agli Atti ed alle Memorie non si possono unire tavole se non sono del formato degli Atti e delle Memorie stesse. Tutti i Soci possono approfittare dei libri della biblioteca sociale, purché li domandino a qualcuno dei membri del Consiglio Direttivo o al Bibliotecario, rilasciandone regolare ricevuta e colle cautele d'uso volute dal Regolamento. Gli Autori che ne fanno domanda ricevono gratuitamente cinquanta copie a parte, con copertina stampata, dei lavori pubblicati negli Atti e nelle Memorie, e 100 di quelli stampati nella Rivista Natura. Per la tiratura degli Estratti (oltre le dette 50 copie), gli Autori dovranno rivolgersi alla Tipografia sia per l'ordinazione che per il pagamento. La spedizione degli estratti si farà in assegno. INDICE DEL FASCICOLO 4" Emma Pugliesi, Il cranio della Lucioperca Sandra Cuv. Morfologia e studi comjDarativi fContinua- zione e fine, vedi numero 'precedente) . . . pag. 289 Alfredo Corti, Ije galle della Valtellina . . . ■>■> 297 Roberto Cobau, Cecidi della Valle del Brenta . . ;? 355 Seduta straordinaria del 16 gennaio 1910 . . . •■> xxi Seduta del 6 marzo 1910 . . . . . . -i xxi Seduta del 10 aprile 1910 '5 xxiii Seduta del 15 maggio 1910 . . . . . -i xxv Seduta del 26 giugno 1910 ^1 xxvi Seduta del 27 novembre 1910 ji xxa^ii BuUettino bibliografico ...... ?i xxviii NB. Ciascun autore è solo responsabile delle opinioni manifestate nei suoi lavori, e ne conserva la proprietà letteraria. ^^ - &PR . 6V N. MANCHESTER, INDIANA