FOR THE PEOPLE FOPv EDVCATION FOPv SCIENCE LIBRARY OF THE AMERICAN MUSEUM OF NATURALH1ST0RY n Bound af\ A.IVI. . ATTI DKL S\0 fe^VCS) ! 2_ MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE Y Voi. VII. TRIESTE STAB. TIPOGR. DI LOD. HERRMANSTORFER 1884. Editrice la Direzione del Museo. 33 - /2 -?V ó3- t IVj yI; vii. VI Se anche non strettamente scientifica, tuttavia merita men- zione una raccolta di pesci e di altri animali dell'Adriatico, riprodotti in galvanoplastica dal provetto artista A. Rossovich; nei quali vanno del pari la finitezza del lavoro e la fedeltà nel riprodurre insino ai più piccoli particolari. Men riccamente della marina, è rappresentata al nostro museo la patria fauna terrestre, almeno per quanto concerne gli animali inferiori. La raccolta ornitologica, quantunque iniziata appena da un pajo d' anni, comprende tuttavia circa 250 specie d'uccelli, e va di giorno in giorno accrescendosi.* Anche i ret- tili del Litorale; per difetto di spazio non divisi dalla collezione generale, sono in numero quasi completo. Noteremo tra questi i tipi originali delle varie specie (o forme) dell' Hypochton, stabilite dal Fitzinger. Lo studio dell'insetti patri, finora quasi totalmente trascu- rato; si cominciò a coltivare in quest' ultimo tempo ed il museo tiene già una discreta collezione di Lepidotteri e di Coleotteri dei dintorni di Trieste. ** Mercè la generosità del prelodato M. de Tommasini, il museo va ornato d'una delle più ricche collezioni botaniche; ch'illustrino la nostra patria flora. Questo erbario, in cui sono contenute esclusivamente piante delle nostre provincie (cioè di Trieste, del Goriziano, dell'Istria; d'una parte della Carniola e del Veneto, che per brevità potrebbero denominarsi Provincia delle Alpi Giulie, essendo benissimo limitata da questa catena montuosa e dai corsi d' acqua, che ne traggono origine), consta di oltre a 330 grossi fascicoli e comprende tutte le piante vascolari, finora ri- trovate nelle nostre regioni — circa 2400 specie — la maggior parte da numerosissimi luoghi. Frutto di oltre a cinquanta anni di esplorazioni e di studi indefessi, esso racchiude un materiale ricchissimo e prezioso per chiunque abbia vaghezza di studiare la patria flora. * L'elenco di questi uccelli venne pubblicato non è guari dal eh. Dr. Sehiavuzzi nel Boll, della Soc. Adriat. Voi. IV, VII. ** In questo riguardo vanno rese grazie speciali al Sig. A. Steinbiililer, aggiunto all'I. R. Commissariato di marina, il quale s'adopera gentilmente al- l'ordinamento delle collezioni entomologiche. VII A questf erbario sono inoltre aggiunte collezioni non meno copiose di muschi, di licheni e di alghe, ed una ricca raccolta carpologie^. Quantunque pur da breve tempo si abbia rivolto il pensiero alla creazione di una raccolta, che rappresentasse la struttura geologica della nostra provincia, tuttavia abbastanza conside- revole è il materiale messo assieme, attese le difficoltà non piccole nel procacciarsi copiosi fossili. E qui ricorderemo la col- lezione delle brecce ossifere (tra le quali sono rimarchevoli due mascelle quasi complete dell' Equus fossilis ed una testa del Cervus elaphus) ; i testacei ritrovati da poco all' isola di San- sego ; una serie di oltre cento specie di coralli eocenici dalle colline di Cormons ; numerosi pietrefatti eocenici da Pinguente, Pisino, Gallignana, Besca Nuova, ecc. (tra i quali emergono spe- cialmente gli echinidi) ; i vari fossili della creta del nostro Carso (radioliti, ippuriti; ecc.), coli' interessantissima fauna ittiologica degli strati bituminosi di Comen, accresciuta recentemente da molti bei esemplari del Sauroramphus Freyeri Heck., del Coelodus Saturnus Heck., dell' Elopopsis microdon Heck., del Chirocentrites Coronimi Heck., e da una specie, non ancora determinata, della lunghezza di oltre un metro, ecc. Oltre alla sezione patria il museo comprende le collezioni generali, le quali mercè le relazioni strette nelle varie parti del mondo, vanno rapidamente aumentando. Sono specialmente le regioni orientali, l'Arabia, l' India, la Cina, che trovandosi in continui rapporti commerciali colla nostra Trieste, fornirono più larga copia cV oggetti notevoli al nostro Museo.* E però assai riccamente vi si trova rappresentata la fauna ittiologica dell'Oceano indiano e de' vari suoi bacini, come pure la multiforme famiglia de' celenterati, che ci offre una bella serie di specie, per la maggior parte in esemplari rimarchevoli per * E qui vanno tributate grazie particolari alla Spett, Direzione del Lloyd a. u. per averci concesso una riduzione nelle spese di trasporto per gli oggetti destinati al nostro Museo, come pure ai Sigg. Capitani e Medici di questa Società, i quali gentilmente si prestano all'incremento del nostro istituto, e soprattutti al Di: P. Tschauko, che da più anni vi concorre attivamente coll'opera sua proficua. VTTT grandezza e per conservazione perfetta. Ne in minor copia vi ritroviamo i molluschi ed i crostacei, tra i quali non pochi estre- mamente rari. Speciale menzione merita là collezione delle spugne da bagno, dovuta in buona parte al Cav. G. de Eckhel, nella quale trovansi rappresentate quasi completamente le tante varietà com- merciali, secondo la loro provenienza. Nella fauna terrestre occupano il primo posto gli uccelli in numero di oltre 1200 specie, buon numero dei quali venne for- nito dai viaggi dello Scliimpcr nell'Abissinia, dalla spedizione della Novara, e dalla penisola di Malacca. Nomineremo qui solamente due grandi Struzzi, una Rhea Darwinii, parecchi Phasianus Argo, un Apteryx Owenii, varie Paradisee, numerosi Buceros, Colibrì, Papagalli, ecc. ecc. Anche la raccolta dei rettili, che conta oltre 300 specie, (molte delle quali rivedute o determinate da Jan), possiede vari esemplari rimarchevoli sia per dimensioni che per rarità, e qui pure predominano gli Ofidì dell'Indie orientali, tra i quali un Python Molurus, lungo più di 4 metri. Lo spazio piuttosto ristretto del nostro museo, non permise che la collezione de' mammiferi acquistasse estensione maggiore. Tuttavia sono abbastanza bene rappresentate le varie famiglie, né vi difettano specie più rare come il Propithecus Cocquerellii, parecchi Oranghi, il Colobus Guereza, l' Auchenia Huanacho, 1' Ornithorhynchus paradoxus. il Cuscus ursina, ecc. Tra gì' insetti va rammentata una raccolta di coleotteri europei, che comprende 6000 specie, in circa 20000 esemplari, oltre ad una serie ragguardevole di specie indiane ed americane. Alle collezioni zoologiche va aggiunta una piccola sezione destinata all' anatomia comparata, ove si conservano gli scheletri delle specie principali (tra i quali alcuni d' Orango ed uno di Giraffa), e altresì le varie preparazioni anatomiche e d' infezione, dovute per la maggior parte all'abile mano del sig. F. Trois, già Conservatore del nostro Museo, ora Direttore delle collezioni del R. Istituto Veneto. Né va taciuta una serie d' interessanti casi teratologici, che potrebbero fornire argomento non dispre- gevole a studi intorno alle molteplici aberrazioni della natura. Possiede inoltre il nostro Museo due belle mummie egiziane col loro sarcofago, ornato di brillanti pitture. TX La sezione botanica, che fino a pochi anni fa non era rappresentata che dagli erbari del Biasoletto, della Braig, dello ►Schimpcr (Abissinia) e da qualche altra raccolta di minor mole, si ebbe recentemente mio straordinario arrichimento dall' erbario generale del Tommasini, che in 250 grossi volumi comprende circa 16000 specie, in più di centomila esemplari. Se l'erbario provinciale del Tommasini ci offriva un materiale importante per lo studio della patria flora, l'erbario generale riesce preziosissimo nonché per il numero considerevole delle specie contenutevi, per la quantità di esemplari originali de' più celebri botanici, quali un A sa Gray, un Bentham, un Bertoloni, un Boissier, un Cesati, un Crepili, un De Candolle, un Fenzl, un Fries, un Griesebach, un Heldreich, un Hooker, un Hoppe, un Kerner, un Koch, un Martius, un Neilreich, un De Notaris, un Pancic, un Parlatore, un Iieichenbach, un Yisiani, e di cent' altri, che troppo lungo sarebbe enumerare.* Più povera è la sezione di geologia e di mineralogia, la prima delle quali ci presenta la serie de' fossili più caratteristici delle varie formazioni — circa 2400 specie. — Va notata in questo riguardo la piccola raccolta geologica dell' Isola Pelagosa, coi suoi numerosi avanzi pliocenici, molti pesci pietrificati del Libano, una collezione di coralli e di testacei da Gosau, fossili dal M. Promina in Dalmazia, fossili e rocce dalla Patagonia e dalla Terra del Fuoco, ecc. ecc. Una piccola collezione antropologica, che trovasi appena nel primo stadio di formazione, ci mostra una serie di teschi, vari resti d' animali e di manufatti dalle palafitte di Lubiana e della Lombardia, come pure gli oggetti, che ci diedero le re- centi esplorazioni delle nostre caverne e de' castellieri, dalle quali ci ripromettiamo larga messe di oggetti importantissimi per la nostra paleostoria. A queste collezioni di storia naturale va aggiunta una biblioteca di 2600 opere in circa 4200 volumi, tra le quali non poche ricercatissime e di molto valore. * Vedi la- biografia del Tommasini uri Bollet. della Soc. Adriat. di Scienze Naturali. Voi. V, X Oltre agli acquisti ed alle raccolte; fatte durante numerosi viaggi ed escursioni dagli addetti al museo, esso ebbe non piccolo aumento in grazia de' molteplici doni, che quasi giornal- mente ci pervengono. Troppo a lungo dovremmo estenderci, ove si volesse enumerare i singoli oggetti ricevuti: opperò ci restrin- geremo a notarne i principali, rendendo in pari tempo le più sentite grazie ai benemeriti donatori, ed esprimendo la speranza che anche nell' avvenire non ci venga meno il loro appoggio. Contribuirono maggiormente all' accrescimento delle colle- zioni i Signori : Prof. G. Accurti — Oggetti diversi dalle palafitte di Lubiana. C. Barnel — Spugne dell'Arcipelago greco. G. Barsan — Fossili dell' Istria. C. Baudisch — Mammiferi esotici, uccelli e rettili. Conte Bethlen — Prodotti vari vegetali dalla Birmania. C. Brandt — Animali e piante da Singapore. Signora F. Brandt — Uccelli differenti. G. Bucchich — Animali marini da Lesina. Console R. Burton — Rocce e piante dal Midian, dall'Egitto e dalla Guinea. Spett. Camera di Commercio e d' Industria di Trieste — Raccolta carpologica dall'Australia. Cav. S. Clescovich — Animali dal Capo. Dr. F. Clouth — Insetti da Hongkong. Cozzi (Berutti) — Pesci petrificati del Libano. Presidente G. Dr. Defacis — Una raccolta di pesci d'acqua dolce del Tolminese. G. Cav. de Eckhel — Collezione di spugne. G. Fabiani — Testa fossile del Cervus Elaplms. Dr. Franellich — Vari uccelli. Dr. F. Friedrich — Fossili diversi dall' Istria. Dr. C. Gregorutti — Mammiferi ed uccelli. Signora S. Gregorutti — 20 nidi d'uccelli nostrani. Ing. R. Haenisch — Animali vari dalla Dalmazia. Bar. Dr. Jabornegg — Animali da Calcutta. G. Janni — Animali diversi da Bombay. E. Kassel — Numerose collezioni di animali e di piante da Singapore. XI Cav. A. de Letourneux — Animali e piante dall' Egitto e dall' Algeria. Dr. L. Lorenzutti — Mummie egiziane. L. Lordschneider — Animali vari del territorio triestino. Dr. D. Lovisato — Molluschi, uccelli, mammiferi, roccie, pictrefattl, ecc. raccolti durante la spedizione italiana alla Pata- gonia ed alla Terra del Fuoco. Signora N. Minas — Uccelli dal Brasile. M. Mogorovich — Fossili da Gherdosella e Gallignana. Console Mòlldorf — Molluschi dalla Cina e specialmente da Hongkong. A. Perugia — Pesci Adriatici. Prof. A. Podersay — Fossili ed oggetti preistorici da Pisino. Dr. Ressmann — Molluschi e rettili dalla Carinzia. Barone G. Sartorio — Uccelli di Trieste. Dr. B. Schiavuzzi — Uccelli istriani ed una raccolta di molluschi dell' agro piranese. G. Singer — Uccelli e mammiferi diversi. Spett. Società Adriat. di Scienze Naturali — Fossili da Fulda. Spett. Società Operaja di Trieste — Eaccolta di prodotti adriatici, riprodotti in galvanoplastica da A. Eossovieh. Prof. A. Stossich — Fossili da Besca Nuova e molluschi dell' Istria e d' altre provincie. G. Tarabochia — Zolfi da Girgenti. Contessa Thun — Conchiglie e minerali dall' Isola Volcano. Comm. Muzio de Tommasini — Erbario generale e provin- ciale, Eaccolta carpologica; ecc. ecc. Don P. Tommasin — Oggetti vari di Storia Naturale. Dr. E. Tschauko — Piante ed animali dal Mar Eosso, dalle Indie e dalla Cina. C. Tyrichter — Animali Adriatici. A. Valle — Raccolta di 230 specie di crostacei parassiti dall'Adria, e di 100 specie dall' Inghilterra. Considerevole è 1' aumento della biblioteca dovuto ai doni tanto di privati; che di società scientitiche; tra i quali il più prezioso è quello proveniente dal lascito del Comm. Tommasini; che legava al museo l'intera sua biblioteca botanica e geologica, comprendente 750 opere in circa 1200 volumi. Offrirono le loro XTI pubblicazioni i seguenti autori: Prof. E. Saeckel (3 memorie), Prof. T. Heldreich (1), Prof. C, Heller (3), Prof A. Issel (28), I)r. G. Joseph (1), Dr. Kruckenberg (2), C. Kunz (1), Dr. C. Mar- chesetti (40), Z>r. A1. Marenzeller (5), -4. Perugia (3), r. £. Loser (1). C inviarono gentilmente le loro pubblicazioni le seguenti Accademie e Società : I. R. Istituto Geologico di Vienna — (Cont. dal 1874-1883). Jalirbucb, Voi. 10, Verliandlungen, Voi. 10, ed Abliandlungen, Voi. 5. Società di piscicoltura di Vienna — Mittheilungen 1882-83. Società per 1' esplorazione delle caverne di Vienna — Mitt- heilungen 1882. Società Adriatica di Scienze Naturali di Trieste — Bollettino 1874-83, Voi. 7. I. R. Accademia di Commercio e Nautica di Trieste — Programmi 1877-83, Voi. 7. Ginnasio Comunale di Trieste — Programmi 1878-83, Voi. 5. Scuola Sup. di Commercio di fondaz. Revoltella — Pro- grammi 1879-83, Voi. 6. Società di Storia Naturale di Annover — Jahresbericht 1874- 83, Voi. G. Società di Scienze Naturali di Neuchàtel — Bullettai 1874-83, Voi. 10. Museo di Storia Naturale di Rio Janeiro — Arcliivos 1876- 1880, Voi. 5. Società Smithsoniana di Washington — Annua! Report 1874-81, Voi. 7. Bureau of Ethnology, Voi. 1. Accademia Americana di Boston — Proceedings 1874-81, Voi. 9. Società di Scienze Naturali di Boston — Proceedings 1874- 8.1. Voi. 6. Memoirs, Voi. 2. Occasionai Papcrs, Voi. 2. XIII Dipartimento dell' Interno a Washington — Animai Report of the U. St. Geolog. and Greogr. Surrey, Voi. 5, Public Libraries of tlieU. St. of America, Voi. 2. Public Schools of Washington, Voi. 1. Infine l'I. R. Accademia delle Scienze di Vienna ci spedì il complemento dell' opera sui risultati scientifici del viaggio della Novara. Il Musco di Storia Naturale, come istituzione civica trovasi in diretta dipendenza dal Municipio di Trieste, il quale dal suo grembo nomina un Curatorio composto di tre persone, cui si ag- giungono altre due dal numero dei più benemeriti promotori. Il Curatorio veniva dapprima eletto ogni triennio, dal 1877 in poi tale nomina è annuale. Fecero parte de' vari Curatori i seguenti Signori: Pel triennio 1874-76 Barone C. de Pascotini (Presidente) — Dr. E. Feriancich — Dr. P. Pervanoglù — Barone S. de Parente — Comm. M. de Tom- masini — Dr. B. Biasolctto — A. Perugia (Dirett. onor.). Pel 1877-78 Bar. C. de Pascotini (Pres.) — Dr. B. Biasoletto — Dr. P. Per- vanoglù — Cav. G. de Eekhel — Comm. M. de Tommasini — A. Perugia (Dir. on.). Pel 1879 Dr. G. Defacis (Pres.) — Cav. R. Luzzatto — Dr. P. Pervanoglù — Cav. G. de Eekhel — A. Perugia — Comm. M. de Tommasini. Pel 1880 Dr. G. Defacis (Pres.) — Cav. R. Luzzatto — Dr. P. Pervanoglù — Cav. G. de Eekhel — A. Perugia. Pel 1881 Dr. G. Defacis (Pres.) — Cav. R. Luzzatto — Dr. P. Pervanoglù — Dr. B. Biasoletto — Cav. G. de Eekhel. Pel 1882-83 Dr. P. Pervanoglù (Pres.) — Cav.,R. Luzzatto — Prof. A. Vierthaler — Dr. B. Biasoletto — Cav. A. Dr. de Tommasini. Fino al 1876 al Museo era preposto un Conservatore ; nel riordinamento degl' istituti scientifici fu nominato un Direttore, cui nel 1878 fu aggiunto un assistente provvisorio. Dopo la morte XIV del Signor E. Freyer (1865) fu affidato il musco per breve tempo alla direziono del Sig. F. Troia, passato il quale a Ve- nezia, vi venne nominato il Dr. 8. Syrski. Chiamato questi nel 1876 ad occupare la cattedra di zoologia presso l'Università di Leopoli,* venne eletto a direttore il Dr. C. Marchesetti, al quale, visto l' incremento continuo dell' istituto e la varietà dei lavori richiesti, venne dato quale aggiunto il Sig. À. Valle, che già da parecchi anni quale assistente straordinario prestava al Museo 1' opera sua. Le collezioni del Museo presentano il seguente stato : A. Sezione zoologica Mammiferi specie 200 Uccelli „ 1500 Rettili ed anfibi „ 300 Pesci „ 1500 Insetti „ 6000 Crostacei „ 850 Molluschi „ 6000 Altri invertebrati „ 1000 Preparati anatomici è raccolta teratologica pezzi 630 Raccolta antropologica e pa- letnologie a „ 500 B. Sezione botanica Erbari del Tommasini; Biasoletto, Braig ecc. contenenti circa 20000 specie. Vi è aggiunta una raccolta carpologica di oltre 800 specie. C. Sezione geologica e mineralogica Fossili e rocce specie 3000 Minerali . „ 1500 I). Biblioteca 2600 opere in circa 4200 volumi. * La direzione temporanea dal Febbraio all'Ottobre 1876 venne affidata al Prof. Adolfo Stossich. LA PESCA LUNGO LE COSTE ORIENTALI DELL'ADRIA D". CARLO DE MARCHESETTI %t erotti ione <5c noi consideriamo i topici azoazessi, cnc negli ni- fi mi anni, mezee K intta pzenden&a e fattività dei ogivali e tu\\e cot ie scvptte. Sh inondtì *fs* H ^u detto, ed a ragione, che uno stato non è grande, non ^jmr* ^ ricco, non è potente, che in grazia del suo mare. f; E per vero sul dominio del mare si fondava la potenza della Fenicia e di Cartagine, e Roma sorse imperatrice del mondo allora soltanto, che Y antica navigante Anzio disfatta Patì la gloria de' rapiti rostri. Grandi e potenti erano le gloriose repubbliche medievali, unicamente perchè intorno alle galere di S. Marco e di S. Giorgio muggiva il salso flutto vinto e soggiogato ; unicamente grande e riverito sventola sul gemino emisfero il vessillo britanno, perchè i figli d'Albione appresero a non paventare l' ire de' torbidi Oceani. Rule Britanni a, rule the waves, For Britons never shall be slaves ! Primo elemento di grandezza, offre il mare ai popoli i mezzi di sviluppare le proprie forze, di allargare i propri domini, di vigilare sulla propria indipendenza, sulle avite libertà. Ivi nelle fortunose giostre cogl' indomiti marosi, si tempra 1' animo degli arditi sfidatoli delle tempeste, e tra fatiche e pericoli di ogni genere, s' impara a non indietreggiare innanzi agli ostacoli ed alle difficoltà, che si oppongono al conseguimento della meta prefissa. Fattore precipuo di ricchezza e di prosperità, schiude il mare le vie alle più lontane regioni, e sul suo mobile dorso si combattono le feconde battaglie dell' intelligenza e dell' attività, mescendo tra di loro i prodotti delle più remote contrade. Già fin dagli antichissimi tempi si comprese l'importanza che il mare offriva co' suoi prodotti, quali mezzi di sussistenza o quali oggetti di lusso. Quindi noi troviamo interi trattati, che parlano dell' arte pescareccia, ed esaltano I popoli del mare e le falangi Popolose de' pesci ; Oppiano: Della Pesca I v. 1. e restiamo stupiti alle descrizioni dei mille modi, coi quali quei ghiottoni di Romani, rendevano più saporite le carni dei pesci, della moltitudine delle loro salse e de' manicaretti, che tra le coppe di Cecubo e di Falerno ornavano le fragranti mense dei Luculli. E chi non ricorda i celebri intingoli bajani ed il prezioso garum, ed i labraci lanosi pescati tra i due ponti, prole degli dei, e le orate nutrite con ostriche lucrine, ed i tonni d'Antibo, ed i rombi di Ravenna, e gli sgombri di Cartagine, e gli storioni, di cui cantava il poeta Ad Pallatinas acipensem mittite mensas: Ambrosias ornent mimerà rara dapes? Marziale, Epig. L. XIII 92. Le vaste piscine riboccavano delle specie più prelibate di animali, recate da lontane regioni, le celebri murene della ►Sicilia, ingrassate con carne di schiavi, andavano a popolare i vivai di Napoli, e le ostriche, trasportate dall' Illirio e dall'Africa, crescevano il sapore naturale negli stagni di Baja e di Brindisi. Ma non è a Roma né in Grecia che la pesca abbia ottenuto un tale grado d'importanza, da divenire l'elemento vitale della popolazione. Non è nei paesi sorrisi da un dolce clima, ove il suolo fornisce ad esuberanza agli abitanti i mezzi di sussistenza, che la coltura del mare sia divenuta base della ricchezza na- zionale. Nelle contrade settentrionali, ove l' inclemenza del cielo e la sterilità del suolo si oppongono ad una proficua coltura della terra, è il mare che ampiamente supplisce a tutti i bisogni dell' uomo. Il viaggiatore che naviga lungo le coste desolate della Norvegia, irte di neri scogli e di dirupi, sui quali va ser- peggiando il gramo cespite d' un' erica, lungo quelle brulle pen- dici vestite a gramaglia, solo qua e là interrotte da qualche rara macchia verdeggiante, che circonda le solitarie capanne sparse per l'ermo lido; chiede involontariamente a se stesso: Qui l'aratro non isquarcia il seno delle sterili glebe, qui seme fecondatore non avviva le brune campagne, qui le messi non ondeggiano all' alitar del vento ; di che dunque vivono gli abitanti di quei tuguri, che si celano tra le roccie ? Ma F abitante di que' tuguri, ci addita superbamente il mare. „È là fuori, sul dorso dell'onde il campo ove noi travagliamo, è là che noi raccogliamo le messi per mezzo delle reti che vedi asciugarsi intorno alla mia capanna, quando 1' aere fosco tutta involve la mia terra ed il sole non ci concede che per poche ore il conforto de' suoi raggi. Ed il mio campo è ricco e fecondo al pari del migliore eh' esista nel tuo benedetto paese." Né il norvegese mentiva, che in grazia del mare spesseggiano le capanne tra quelle brune scogliere, ed in esse vive e lavora una popolazione di quasi due milioni di abitanti, che non solo trae lautamente dal mare i mezzi del proprio sostentamento ma ne ha tale esuberante quantità; da esportarne migliaia e migliaia di tonellate. Ivi il Dio Ahti, il protettore della pesca, regge ancora incontrastato monarca, e guai se accigliato negasse un giorno i suoi doni agi' industri abitatori di quelle sterili piaggie ! L' importanza vitale che ha la pesca neli' economia nazionale, viene eloquentemente dimostrata dalle varie statistiche, quantun- que le cifre in esse contenute, per la difficoltà della revisione debbano generalmente riguardarsi di gran lunga inferiori al pro- dotto reale. Nel decennio 1869 — 79 la sola Norvegia con una popola- zione di appena 1,800.000 abitanti, si ebbe una rendita annuale media di 29,000;000 di fiorini. Interessante mi sembra la seguente statistica riassuntiva, pubblicata nel 1880 in occasione dell'espo- sizione internazionale di piscicoltura a Berlino.* Vennero esportate dalla Norvegia: 800.000 barili di Aringhe a f. 92.80 .... fior. 7.424.000 20.000.000 di Chili di Merluzzi asciutti a f. 15.75 per 100 Chilogr „ 3.132.000 35.000.000 Chili di Merluzzi freschi a f. 17.40 per 100 Chilogr „ 6.090.000 80.000 botti di pesce salato a f. 9.70 per 100 Chilogr „ 696.000 100.000 pezzi d'astice „ 203.000 40.000 „ d' uova di pesce a f. 14.50 . . . „ 580.000 100.000 „ d'olio e lardo a f. 29 . . . . „ 2.900.000 5.000.000 Chili di guano di pesce ., 580.000 Pesci freschi, conserve, pelli di foche e di orsi bianchi „ 1.160.000 fior. 22.765.000 Consumo locale „ 6.235.000 fior. 29.000.000 Ancora più eloquenti sono le cifre offerteci dalle statistiche francesi,** le quali ci dimostrano chiaramente il continuo pro- grediente sviluppo delle industrie pescareccie, mercè il valido appoggio da parte del governo. 1869 in fiorini austr. 34.448.000 1870 „ „ 24.948.000 1871 „ „ 34.946.000 1872 „ „ 37.012.000 1873 „ „ 39.908.000 1874 „ „ 36.692.000 1875 „ „ 38.583.000 1876 „ „ 44.495.000 1877 „ „ 44.012.000 Media annuale 37.789.000 * Die Fischereìindustrien Norwegens — Bergen 1880 p. 62. ** Revue maritime et eoloniale. Somme colossali ritraggono annualmente dal mare l' Inghil- terra e gli Stati Uniti d'America, giungendo il prodotto della prima a 120 milioni,* quello della seconda a circa 100.** Da noi ali1 incontro la rendita di tutte le nostre pesche giunge appena a due milioni di fiorini, cifra affatto spropor- zionata alla ricchezza del nostro mare ed alla estensione delle nostre coste. PRODOTTO MEDIO ANNUALE DELLA NOSTRA PESCA Pesci fior. 1.739.138 Molluschi „ 154.475 Crostacei „ 58.361 Altri animali diversi .... „ 591 1.952.565 Prodotto della pesca ungherese . 152.000 Totale fior. 2.104.565 Io credo che questi brevi cenni comparativi basteranno per far comprendere tosto di quale importanza possa essere l'in- dustria della pesca nell' economia nazionale di uno stato, e quale cespite di ricchezza possa divenire una razionale utilizzazione de1 suoi prodotti. * Gereis : Bewirth. d. Meeres p. 4. — Non ostante le varie richieste fatte agli uffici competenti d' Inghilterra (nelle quali venni validamente coa- diuvato dalla gentilezza del Sig. Faber, R. Console Britannico a Fiume), non mi fu possibile avere dati ufficiali in proposito, non essendovene che per qualche provincia soltanto ed anche qui limitati ad alcune specie più impor- tanti di pesci. Tuttavia la cifra sopra indicata può considerarsi piuttosto inferiore al prodotto reale, avuto riguardo all' estensione della pesca ed alla quantità degl' individui occupati in tale industria (Veggasi su di ciò l' im- portante lavoro del Lindeman : Die Seefischereien etc. 1880 p. 1-8). Egualmente infruttuose restarono le ricerche intorno alla statistica dell' Italia e della Svezia, non possedendo questi stati rilievi statistici che per alcune provincie. ** Secondo la recente pubblicazione del Prof. Brown Goode (New York 1880) il prodotto della pesca degli Stati Uniti d' America monta a 48.757.809 di dollari. Un saggio apprezzamento di queste condizioni fu pur troppo da noi del tutto sorpassato, e quindi non è da stupirsi se le nostre statistiche ci presentano cifre tanto inferiori a quelle degli altri stati. L' importazione di pesce supera da noi di gran lunga 1' esportazione, quantunque il nostro mare, debitamente utilizzato potrebbe per lo meno contrabbilanciare la quantità di pesce importato. Se noi consideriamo il mare Adriatico, ci persuaderemo di leggeri, cbe le sue condizioni fisiche lo potrebbero rendere uno de' mari più ricchi di pesci. La sinuosità delle sue coste orientali, la quantità d' isole e di scogli, la frequenza di porti e di baje sicure, le numerose lagune, gli estuari, la configurazione multi- forme e varia de' suoi litorali, tutto concorre a fornire ai pesci le migliori condizioni d' esistenza. La sua costa orientale fu a ragione paragonata alla Norvegia, co' suoi fjords, colle sue lunghe e profonde baje, co' suoi tortuosi canali, colle sue innu- meri isole. I suoi bassofondi, coperti d' alghe e di fanerogame acquatiche, offrono luoghi acconci alla propagazione delle specie, e non è che per l' irragionevole modo di pesca, che il prodotto va annualmente diminuendo. Con saggie leggi, con un' oculata vigilanza, colla coltura progrediente degli abitanti delle coste, i quali comprenderanno finalmente che i provvedimenti in appa- renza restrittivi e di svantaggio momentaneo, non riesciranno che di loro utilità, potrà rialzarsi questo cespite importantissimo per la nostra popolazione. Nel decorso del presente lavoro procurerò di far emergere le cause del decadimento delle nostre industrie pescareccie, tentando di accennare brevemente i mezzi, che, a mio avviso, sarebbero più acconci a dar loro un novello incremento. Siccome però la vita organica è strettamente legata alla natura dell'am- biente, in cui si svolge, non credo superfluo di premettervi una succinta relazione sulle condizioni fisiche del mare Adriatico. CAPITOLO IL La Il mare Adriatico è il braccio del Mediterraneo, che più si spinge verso settentrione, bagnando le coste d'Italia, dell'Austria e dell'Albania. Recentemente anche il Montenero acquistò un piccolo tratto di costa da Antivari a Dulcigno, mentre il litorale di Spizza venne incorporato alla Dalmazia. La sua estensione in lunghezza è di oltre 400 miglia marittime, mantenendo una larghezza media di 90, uè mai superiore alle 130. La sua super- ficie viene calcolata a circa 40000 miglia quadrate. Esso ha principio tra il Capo d' Otranto, la punta più orientale d' Italia, ed il Capo Linguetta sulla costa albanese. La distanza tra questi due punti non misura che appena 39 miglia, onde a vari generali dell'antichità balenò l'ardito pensiero di congiungere le due rive opposte mediante un ponte ! Le coste dell'Adriatico presentano un aspetto vario, che basse e sabbionose le occidentali, precipitano le orientali a de- clivio più o meno ripido, fronteggiate per lo più da una lunga serie d' isole e di scogli. Questa loro diversità fisica, ha na- turalmente un' influenza notabile nella relativa ricchezza di pesce. La costa orientale ricorda affatto i Fjords della Norvegia, frastagliata in mille guise da seni profondi e non di rado tortuosi. Questa particolarità favorisce grandemente lo sviluppo de' pesci, che vi trovano siti propizi alla loro propagazione. La pesca degli abitanti de' nostri litorali si riduce a semplice pesca di costa, non avventurandosi mai in alto mare, oppure lungo le coste appartenenti ad altri stati. Vi fanno unica eccezione alcuni pescatori di Lesina e Trappano, i quali fin dal 8 1863, vedendo che la pesca lungo il litorale dalmato andava sempre più scemando, si recarono ai lidi dell'Africa.* La lunghezza dei litorali austro - ungarici misura in linea retta 331 miglia marittime, con uno sviluppo di costa di 2841 miglie, dovute alla quantità d' isole ed alle numerose insenature che si spingono profondamente entro terra. Si distingue in litorale dalmato, in croato ed in istriano ; un piccolo tratto ap- partiene al territorio di Trieste ed al Goriziano, mentre all'Un- gheria non appartiene che la sola città di Fiume. Hanno principio i litorali austriaci col Golfo di Spizza a 42° 7, lat. sett. non lungi della città montenegrina di Antivari. Or montuosa, or piana, non di rado dominata da monti alti fin 1000 metri, che s' appressano alla riva, tuffando nel mare le * Devo alla squisita gentilezza del sig. Bucchicli di Lesina, le seguenti notizie in proposito. I pescatori Lesiniani si portarono dapprima all' isola Lampedusa, ove fin al 1870 prendevano da 12 a 14.000 barili di sardelle all' anno, pescando dalla metà di Marzo a tutto Giugno. Cominciata a man- care la pesca intorno a Lampedusa, alcuni di loro si spinsero fino alle coste d' Africa, avvicinandosi a Kerkeni, e visitandola fin a Mahdia, dove, avendo trovato molto pesce , si fermarono a pescare fin al presente, esercitando tale industria dal 1 Maggio al 20 o 22 Giugno, con un utile di circa 10.000 barili all' anno, che trovano smercio in Levante ed in Italia. Da principio pagavano quale imposta 100 napoleoni all' anno, ora 20 soldi per barile. Essi pescano in que' paraggi con 34 barche e quest' anno comin- ciarono anche a preparare le sardelle, (che sono molto grandi, giungendo ad una lunghezza di 17 cent.) ad uso Nantes. La pesca ha luogo esclusivamente con reti da imbrocco (sardellaré) alte 18 passi e lunghe 25, di cui ogni barca porta seco 24 pezzi (spedoni). Siccome la spiagga va lentamento declinando, fa d' uopo avanzarsi per 8 a 12 miglia in mare, onde trovare una profondità di 40 passi, ove ha luogo la pescagione più abbondante. Verso il fine della stagione, si spingono ancor più in alto mare. Il pesce vi resta per circa dieci giorni ad una medesima altezza. Per conoscere a quale profondità esso si trattenga, le reti vengono gettate dapprima a scaglioni, ossia in modo che una rete tocchi il fondo, mentre le altre si trovano disposte in una serie ascendente, galleggiando i sugheri dell' ultima alla superficie dell' acqua. Cono- sciuta la posizione degli sciami, i giorni seguenti vengono calate le reti a quella profondità, ove tengonsi sospese per mezzo di galleggianti di sovero. La pesca ha luogo tanto col chiaro che collo scuro di luna, .senza che si osservi il minimo influsso nella ricchezza della pescagione. 9 loro petrose radici, si svolge con varia sinuosità la costa fin presso a Bucina, la borgata più importante di queste regioni. Vari promontori sporgono più o meno in mare, racchiudendo seni spaziosi e profondi, fra i quali per ampiezza primeggiano le baje di Malaleuca e di Traste. Al di là di questa apresi quel mirabile seno, conosciuto fin dall' antichità sotto il nome di Sinus Rhizonicus ed ora detto Bocche di Cattaro. Tortuoso s' in- sinua il mare, tra due lunghe penisole, formando la Baja di Te- odo, quella di Cartoli, il Canale delle Catene, il Vallone di Risano e finalmente il Gólfo di Cattaro. Monti eccelsi, dirupati eh' or si alzano immediatamente dal mare colle loro bianche rupi a per- pendicolo, or si ritraggono d' alcun poco, concedendo ai boschi ed ai campi d' adagiarsi al loro piede o d' inerpicarsi pe' loro fianchi, stringono tutt' all' intorno il labirinto di canali per guisa, che veduti dall' alto, essi non appajono che altrettanti laghi rinchiusi al fondo di vasti burroni. Varie eleganti borgate si assidono alle rive : Castelnuovo, Risano, Perasto, Perzagno, Stolivo, Dobrota, Muda, Cattaro, ricche un giorno, finché all' intrapren- dente attività de' loro figli, schiudeva la vela larga fonte di guadagni, ed il vapore, distruggendo le distanze, non le avea ancora rapito il dominio sul mare. L'asprezza del suolo non permette che una coltura limitata della terra, mentre la maggior parte irta e rocciosa, trovasi dannata ad eterna sterilità. Pro- fondo in correlazione delle ripe, vi è anche il mare, che in media varia da 35 a 45 metri, mantenendosi da 12 a 20 fin nelle immediate vicinanze del lido. Numerose sorgenti trovano il loro sbocco nel Canale di Cattaro, bene spesso sotto il livello del mare, per cui alcuni tratti e specialmente l' intimo seno di Cattaro, hanno un' acqua più o meno salmastra. A ciò si deve anche il raggelarsi durante l' inverno di alcune parti del Canale, che per la loro posizione, non possono venir riscaldate dai raggi solari. Questi seni tortuosi, che parrebbero dalla natura creati a bella posta per offrire ai pesci le migliori condizioni d'esistenza, ne difettano allo incontro, in causa degT irrazionali metodi di pesca, che precludendo non di rado la stretta imboccatura del canale, rendono loro difficile; se non del tutto impossibile, l'entrata nel medesimo. La poca cura che d'altronde si ha nel tutelare la 10 giovane prole, concorre naturalmente a far sempre maggiore la povertà del prodotto, sicché un pesce di certe dimensioni è ormai divenuto una rarità. Piange e si lamenta il pescatore della scarsità della preda, ma, improvvido, continua a sconvolgere i fondi melmosi colle sue pesanti reti a strascico, pigliando le sardelle e gli altri pesci, che non sono giunti se non a pochi centimetri di lunghezza, distruggendo per l' ingordigia di un tenuissimo lucro dell' oggi, la speranza de' più lauti guadagni. Vòlto un ultimo sguardo alla scena meravigliosa ed affa- scinante, che ci offrono le Bocche di Cattaro colla loro selvaggia bellezza, e girata la Punta d' Ostro, ci si presenta la costa va- riamente increspata, ma uniforme, ma monotona, senza un vil- laggio, senza un umile casolare, che ne avvivi la squallida solitudine. Essa decorre fino a Ragusa vecchia in linea quasi retta, interrotta unicamente della penisola di Molonta, che dà for- mazione ai due seni omonimi. Fronteggiata da alcuni isolotti, giace sur un piccolo promon- torio Ragusa vecchia, l'antica Epidauro, scaduta dall'antica gloria, dacché la figlia minore venne a toglierle il primato. Il suo golfo è pur tuttavia ferace di pesce, di cui fornisce il mercato di Ragusa. Ma già si scorgono i monti, che stendonsi vagamente intorno a Ragusa, già ci sorride dinanzi la fertile valle di Breno già s' alzano i verdeggianti coni della penisola di Lapad, e fie- ramente assisa su un colle, nella sua cerchia di mura e di torri merlate, ci appare la gloriosa repubblica di S. Biagio. Ragusa ha due porti, l'uno a mezzogiorno della città, pic- colo ed angusto, difeso dall' isola Lacroma, 1' altro, Gravosa, ampio e spazioso da poter accogliere un'intera flotta. A Ragusa comincia il labirinto d' isole e di scogli, che per circa tre gradi decorre quasi continuo fino alla penisola istriana. Siccome i Ragusei non si dedicano affatto alla pesca, il suo mercato non ne è che scarsamente fornito, derivando la maggior parte dei pesci da Ragusa vecchia, da Omla, da Calamotta, da Giuppana e da Stagno. Le grandi profondità, che presenta il mare in questi paraggi, non permettono che una pesca di costa la quale, realmente trovasi 11 ristretta a poche località ed ai rari seni, che s'internano non di rado per vasto tratto entro terra. Primeggia tra questi la valle àelYOmbla, lunga quasi cinque chilometri; al fondo della quale sbocca il fiume che le diede il nome, che se anche non ebbe la gloria del classico Timavo, non gli resta per nulla infe- riore per la massa d' acqua e per la grandiosità delle sue scaturigini. Anch' esso occulta le sue misteriose sorgenti, e fiume poderoso, sgorga dal monte sposandosi tosto al mare, che incontro gli viene per lungo tratto della valle. Anche qui sarebbe da ripetersi, e forse con più ragione, quanto si disse circa alle bocche di Cattaro, dappoiché i metodi usati nella pesca non sono certo i migliori per favorire lo sviluppo e l' incremento dei pesci. Mentre in questa valle romita, non isturbata dai piroscafi, con spessi bassofondi, coperti di densa vegetazione, e con acqua più o meno mista, dovrebbero trovare loro stabile dimora e prosperarvi mirabilmente cefali ed altre specie affini; la pesca si riduce quasi esclusivamente alle specie migratorie, come tonni, palamite, sgombri, lanzarde e sardelle. Un' altra valle spaziosa, se anche non tanto lunga (chil. l3/4) apresi a poca distanza, presso il villaggio di Malfi, nella quale per altro, come nel porto di Gravosa, resta vietata molto sag- giamente la pesca colle pesanti reti, dette Sciabacconi.* La costa decorre quindi variamente ondulata, per lo più coperta da fresca verzura, tra la quale si celano numerosi vil- laggi, fronteggiati da una serie continua d'isole, (Calamotta, Isola di Mezzo, Giuppana, Jaklian ed Olipa) che danno formazione ai canali di Calamotta e di Giuppana. Verso l'estremità di questo ultimo troviamo parecchi vasti seni, quali il Porto di Siano, V ampia Valle di Maestro ed il Canale di Stagno, lungo quasi * Questa disposizione rimonta ancora ai tempi della repubblica, tro- vandosi tra gli atti dei Rogati in data 19 Settembre 1521 (fol. 102) il seguente passo : In Gravosio, Ombla, et Malfa nemo pisces exiles cum tracta vocata Ziedillo de Rassa et similibus instrumentis, neque ad lumen cum Janca. sub poena, ecc. ecc. 12 nove chilometri, che, ampio alla .sua imboccatura, va mau mano restringendosi verso l'estremità superiore. Tra Jaklian ed Olipa, attraverso la cosi detta Bocca falsa si perviene nel Canale di Méleda, formato dalla lunga isola (35 chil.) di tal nome, conosciuta generalmente per lo strano feno- meno delle sue detonazioni, che durarono per parecchi anni di seguito, tenendo in apprensione gl'impauriti isolani e che diedero origine aduna quantità d'ipotesi più o meno fantastiche.* La terra ferma si protende quivi nella vasta penisola di Sabbioncello, che dalla Val Kutu fino alla sua estremità a Punta Gomena, mi- sura non meno di 62 chilometri, racchiudendo vari monti di considerevole altezza, tra i quali il M. Vipera, superante i mille metri. L' appressarsi alla costa dei monti Zagorie, che s' ergono colle loro brulle giogaje, non vi permette 1' assidersi dei vil- laggi, sicché lungo il vasto tratto, che dal Porto Ludro si stende fino alla Valle di Giuliana, non una casa, non un campo coltivato viene ad interrompere l'uniformità della deserta riviera. Ma più ci avviciniamo all' estremità della penisola, e più ridente diviene il paese, ed intorno ai numerosi villaggi s' appianano gli orti ed i frutteti o nereggiano le selve di cipressi. La marineria, cui di preferenza si dedicano i Sabbioncellini, ap- portò non piccoli vantaggi al paese, cosicché le belle case ed i nitidi palazzini, che spiccano tra il bruno degli olivi, da tosto a dividere l'opulenza degli abitanti. Pur troppo anche qui di giorno in giorno si fa sentire un regresso, causa il pre- dominio del vapore, e se l' intelligente ed operosa popolazione della penisola non vi provvede con un novello slancio di asso- ciazione, di cui diede già prove sì eloquenti, adattandosi alle mutate condizioni ; ben presto lungo questa bella riviera si faranno manifesti i segni della decadenza e ne' giardini disertati bruche- ranno le capre tra le ajuole di palmizi e di melagrani. * Veggasi in proposito l'interessante memoria del Partsch : Bericht iiber das Detonationsphenomen auf der Insel Meleda bei Ragusa — Wien 1826. 13 La penisola di Sabbioncello si spinge tra le due isole di Curzola e di Lesina, decorrenti parallele da levante in ponente, tra le quali si apre il Canale di Curzola. Girata la Punta Go- mena si costeggia il lato settentrionale della penisola, più gajo e ridente del lato opposto, entrando nel canale della Narenta, che prende il nome dal fiume, che vi mette foce. Verso 1' estre- mità, questo canale presenta una bellissima baja, seminata di isolotti, detta Baja di Bratcoviza, dividendosi quindi nell' ampio e ben difeso Golfo di Klek e nel Canale di Stagno piccolo, che alla sua volta si biforca nella valle di Bristine ed in quella di Kuta, che mirabilmente si adatterebbero per lo stabilimento di una coltura artificiale de' pesci e delle ostriche. Lo stretto istmo, che forma la radice della penisola di Sabbioncello, dividendo Stagno grande da Stagno piccolo, misura appena un chilometro; è sperabile quindi che in un non lontano avvenire, allorché per la regolazione del Narenta, prenderanno gli scambi commerciali uno sviluppo maggiore, anch' esso subisca la sorte degli altri istmi, schiudendo un libero varco alla navi- gazione, che presentemente si trova inceppata da quell' angusta lingua di terra. Vaste paludi, intersecate da torpidi rivi e da laghi sta- gnanti cingono tutto all'intorno le foci del Narenta, estendendosi per ampio tratto lungo le due sponde del fiume. Quest' immensa pianura, sulla quale sinora imperavano sovrane le pallide febbri, verrà quanto prima ridonata alla coltura, mercè i lavori di pro- sciugamento, che procedono alacremente, e da quella triste soli- tudine di canneti e di putride lame, ove grave si stendea 1' aere avvelenato da mefitiche esalazioni, risorgerà l' antica Narona, cinta da fertili campi, ed ove pria tra i solchi maledetti Crescea perenne una virtù funesta Che si chiama la Morte, esulterà la vita più bella e più gaja, tra le messi ubertose, che biondeggeranno alle rive del fiume soggiogato. Dalle foci del Narenta fino a Spalato, la costa procede variamente rupestre, incoronata da superbe montagne che s' eie- 14 vano colle loro bianche giogaje fino a due mila metri d'altezza. Ma alle loro falde verdeggianti si adagiano numerose borgate, tra le quali meritano speciale menzione Macarsca ed Almissa. Presso a quest'ultima viene a finire il suo corso tortuoso, il fiume Cettina. Quasi parallela alla costa si allarga la grande e fertile isola della Brazza, dando così origine al canale del medesimo nome, che mette direttamente in quello di Spalato, chiuso dalle isole di Solta, di Zirona e di Bua. Situata ai fianchi di una piccola penisola, formata dalle diramazioni del M. Marian, giace Spedato, la città più popolosa della Dalmazia, contenendo quasi 14000 abitanti. La varietà delle sue rive, or rocciose, or dolce- mente inclinate, or paludose, ed i numerosi seni che trovansi specialmente dal lato, che prospetta la Riviera de' Castelli, lungo il golfo di Salona, dovrebbero offrire una lauta pescagione, se anche quivi, e forse ancor più spietatamente, non si proce- desse in un modo tanto irrazionale nell' esercizio dell' arte pesca- reccia. Al di là di Spalato si svolge la ridente Riviera de' Castelli co' suoi nitidi villaggi, colle sue fertili campagne, co' suoi clivi verdeggianti, cui quasi di cornicione, servono le brulle montagne colle loro creste variamente foggiate, che ricordano non poco la celebre Riviera di Ponente. La fertilità del suolo che produce esuberante quantità di vino e d' olio, dei quali attivissimo è il commercio di esportazione, fa sì, che poca attenzione si rivolga alla pesca, esercitata solo occasionalmente ed in minime propor- zioni. Più importante all'incontro è da questo lato la città di Trai\ che giace tra la terra ferma e l'isola di Bua (cui trovasi unita mercè di un lungo ponte), ove oltre al pesce necessario al consumo locale, si salano da 1000 barili di sardelle all'anno. Nelle vicinanze di questa città e' è una peschiera di 25 jugeri circa (di cui 15 chiusi), che si presterebbe benissimo per una coltura artificiale de' pesci, e darebbe senza dubbio un prodotto di gran lunga superiore all' odierno. Procedendo da Traù verso Sebenico, la posta non ci offre che una serie continua di valli e di seni, più o meno 15 profondi, tra i quali emergono per ampiezza la Valle di Basso- gliva, il Porto Mandoler, il P. Rosso, la V. Ramaschiza, la V. di Traìi vecchio, il P. Mimerà, la V. Sicenice, la V. della Planca, la V. Smocviza, il P. di Rogosniza, il P. Peles, il P. di Capocesto, la V. Raduce, la V. di Grebastica, la V. Nirin, ed il seno spa- zioso, a forma di lago, di Castel Andreis. In tutti questi seni si pesca attivamente, né piccola è la copia di pesce che se ne ritrae. Difeso dal forte San Nicolò, apresi il Cernale di Selenico, che se anche non presenta la grandiosità delle Bocche di Cattaro, offre tuttavia una delle più vaghe e più incantevoli scene della intera Dalmazia. Che se pure vi mancano quelle eccelse mon- tagne e quelle balze vertiginose, non vi fanno già difetto i verdi poggi ondulati, le rupi capricciosamente foggiate, la varia vicenda d' ampi seni e di stretti e tortuosi canali, ed infine l' insuperata magnificenza del poderoso fiume Kerka, che rintronando la valle precipita da un' altezza considerevole. Causa il poco declivio, l'acqua del mare risale per il lungo canale del Kerka oltre il così detto Lago di Proclian, fin presso Scardona, a pochi chilometri dalla cascata. Vi si trovano quindi anche pesci marini, e specialmente quelli che prediligono le acque miste. Il Canale di Sebenico è specialmente importante per la pesca del tonno, di cui nell' ultimo triennio vennero presi 130.000 chilogrammi, laddove di poco rilievo si è quella delle sardelle e degli sgombri. Quale specialità di quest' acque va no* tato il Dentale della Corona (Dentex gibbosus), che giunge a dimensioni colossali, e da molti zoologi non viene riguardato che quale varietà del solito dentale (D. vulgaris). Le acque lim- pide e tranquille potrebbero favorire grandemente molte colture di prodotti marini e specialmente quella delle ostriche, che vi nascono spontaneamente di rimarchevole grandezza senza però formare oggetto di pesca, stante la loro poca quantità. Sempre più spesseggiano l'isole e gli scogli, ora raggrup- pati, or solitari, quali appena appena emergenti dall'onde, quali di estensione considerevole. 16 La loro direzione, che fino a Zirona era più o meno da levante a ponente, dall'isola Zuri procede invariata fin al Quar- nero, da scirocco a maestro, in triplice schiera più o meno spezzata e frastagliata. Anche la costa continua ad essere qua e là intersecata da profonde insenature, aspra e dirupata dap- prima, poi digradante a poco a poco in una serie di poggi e di colline, finche dintorno a Zara si stende una vasta pianura verdeggiante, appena appena increspata. Tra quel labirinto d'isole, che fronteggiano questa parte del litorale, abbondano più che altrove le località adatte alla pesca, cosicché il mercato di Zara può considerarsi come il più ricco e più svariato di tutta la Dalmazia. Vi primeggia la pesca del tonno, la quale diede nell'ultimo triennio 1879-81 non meno di 426.000 chilogrammi, quella delle palamide di 136.000 degli sgombri e lanzardi di 226.000, dei dentali di 131.000, delle m enoie di 594.000 chil. Copiosi sono d'altronde i branzini, le orate, i cefali e molte altre specie, che troppo lungo sarebbe il nominare. Non disprezzabile si è pure il prodotto delle ostriche che offrì nel medesimo tempo più di 93.000 pezzi; pescati la maggior parte lungo la costa di S. Cassano e gli scogli di Ostia e Galisniac. Frequentissime vi sono le pinne e gli altri molluschi specialmente pettini e mitili. Zara è d' altronde uno dei mercati principali per V esportazione dalla Dalmazia, attivissimo essendo l' invio di pesce fresco per Trieste e Venezia. Protendesi quindi la terra ferma in una larga e vasta peni- sola, girata la quale si giunge nel Canale della Morlacca. Lungo questo tratto noi troviamo dei mirabili bacini d' acqua, quasi altrettanti laghi, che profondamente s'insinuano entro terra, come la valle di Nona, e quella di Lhiba, di Poglìana, e di Dignisca, per tacere del magnifico seno di Brevilaqua, ove gli abitanti co- strussero una specie di piscina preistorica. Il fondo del Canale della Morlacca si restringe due volte, per allargarsi nuovamente nel mare di Novigradi, in cui mette foce il grosso fiume Zermagna, ed in quello di Carin. Questi due seni, uniti tra di loro per mezzo di un angusto canale, for- mano due vasti serbatoi naturali di pesce, ove e natura del fondo, e configurazione delle coste e molte altre circostanze, con- 17 corrono ad offrire le condizioni più favorevoli allo sviluppo di un' esuberante vita organica. Lontani da grandi centri popolosi, non isturbati dall' eterno andirivieni dei piroscafi, i pesci e gli altri esseri marini, vi ritrovano quella quiete tanto necessaria alla loro propagazione, e davvero lungo tutto l'Adriatico diffi- cilmente potrebbesi riscontrare un luogo più acconcio per lo stabilimento di colture artificiali. Se al presente; ove la pesca è del tutto libera, ed ognuno può distruggere coi mezzi più irra- zionali quanti organismi più gli talenta, questi due seni sono feracissimi di pesci, di ostriche, di mitili, ecc. quale non sarebbe la loro ricchezza se coll'arte si procurasse di accrescerne la pro- duzione? Già nel 1875 la Società dalmata per la pesca del corallo e delle spugne vi avea rivolta la sua attenzione,* ma pur troppo tutto si ridusse a semplici aspirazioni platoniche, ed i due bacini sono ancor lì nel loro stato naturale, aspettando che il nome loro imposto di California sottomarina diventi un fatto reale. Oltremodo pittoresca nella sua selvaggia grandiosità ci ap- pare la catena del Vellebit (Alpi Bebie), che appressandosi alla riva, cinge coi suoi fianchi dirupati, a guisa di sterminato mu- raglione, il. lato orientale del Canal della Morlacca, elevando le sue irte vette biancheggianti a quasi 2000 metri d' altezza. Ampi burroni scendono giù dalle rocciose creste, solcandone profon- damente le calve pendici e celando nel loro seno la grama vegetazione di quelle desolate regioni. Numerosi torrenti preci- pitano dalle balze, od irrompono improvvisamente presso alla riva, e non di rado anche sotto il livello del mare. Corrose dall' onde, che le flagellano eternamente, presentano le rive una congerie di massi sforacchiati, tra i quali mugge l'onda, lan- ciando le bianche spume fino a considerevole altezza. Non rattenuti da alcun ostacolo, non rallentati dalla vegetazione arborea nel loro indomito furore, van turbinando i venti su queste nude giogaje, fischiando ed ululando tra gli aspri macigni. * Vedi in proposito gì' interessanti articoli pubblicati nel Bollet. della Società Agraria della Dalmazia p. 74 e seg : Considerazioni sulla pesca lungo la costa dalmata e le notevoli ricchezze dei viari di Novegradi e di Karin. s 18 Il Canale della Morlacca che s' estende per circa 70 miglia marittime tra il litorale croato e le tre grandi isole di Pago, di Arbe e di Veglia, non ha che una larghezza media di tre miglia, restringendosi talora ad appena una sola. Considerevole vi è all' incontro la profondità, che varia da 60 ad 80 metri, superando verso 1' estremità meridionale di Arbe i 100 metri. Il luogo più importante di questa regione, dal lato della pesca, si è il vil- laggio di Selce, ove in media vengono presi annualmente 74,000 chilogrammi di sardelle, mentre il tonno non occupa che un posto secondario, riducendosi il prodotto secondo le statistiche degli ultimi otto anni, a circa 10,000 chil. all'anno per Selce e 9000 per Segna, essendovi in ciascuna di queste località una tonDara. Passato l'angusto Canale di Maltempo, si giunge nel- l' ampio golfo di Fiume, ricinto dalle estremità settentrionali dell' isola di Veglia e di Cherso e dalla costa orientale della penisola istriana, che al porto di Prehica piega a gomito, in- nestandosi al litorale croato. Mentre il lato orientale di questo magnifico bacino serba ancora il carattere roccioso e sterile del Velebit, ci appare l'occidentale oltremodo gajo e rivestito da lussureggiante vege- tazione, che s' innalza su pei clivi ridenti, fin alle vette delle maestose montagne (Monte maggiore), con varie gradazioni di tinte, mescendo il bruno degli olivi, all' allegro verde de' ca- stagni e delle quercie, per cedere in maggiori altitudini, alle severe ombre de' faggi. Il golfo di Fiume, facendo parte del Quarnero, ne va del pari soggetto all' imperversare de' venti, che spirano da N. E. (Bora) che alle volte rendono difficilissima la navigazione in questo mare. Importantissimo per la pesca del tonno, si è in questo di- stretto il porto di Buccari, ove esistono quattro tonnare, che danno un prodotto di oltre 100,000 chilogrammi all' anno (33.600 a Buccari e 69.600 a Portorè), di cui circa 40,000 ven- gono esportati per la Monarchia e per il Veneto. Il Quarnero è inoltre rimarchevole per un' altra particolarità, per la presenza cioè di un crostaceo speciale, dello Scampo (Nephrops norvegicus), proprio alle acque della Norvegia, che manca a tutto il resto 19 dell'Adriatico. Esso vive in ischiere compatte al fondo del mare tra le varie isole, né varca mai i limiti della sua ristretta area di diffusione, che vengono segnati, secondo il Dr. Lorenz, da una linea, che unisce lo sbocco dell'Arsa al porto S. Martino di Cherso, e da un' altra in oriente, che da Lussingrande gira a semicerchio fino a Veglia. * La costa orientale dell' Istria presenta una serie di lunghi seni e canali, pel maggiore de' quali si scarica il fiume Arsa, laddove gli altri non vengono percorsi che da piccoli torrenti durante il tempo delle pioggie. Nel golfo di Medolino esiste un' ampia peschiera, detta Chiusa degli Olmi, appartenente alla mensa vescovile di Parenzo, nella quale però, causa la poca profondità, l'acqua si raggela nell'inverno, per la qual cosa non è possibile tenervi pesce, oltre il mese di Novembre o Decembre. La penisola istriana si protende verso mezzogiorno colla stretta punta di Promontore, girata la quale, ci appajono le ridenti colline di Pota, coronate da forti, che proteggono il primo porto militare dell'Austria. Quale contrasto colle or ora lasciate sponde della Croazia ! Non più le brulle giogaje ed i monti dirupati, sui quali a stento s' inerpicava qualche rado cespuglio, non più l' irte scogliere, flagellate dall' onde, non più la bizzarria di forme ardite, capric^ ciose, in cui si centuplicano le selvaggie bellezze di quella nuda costiera; ma una natura più mite, dai dolci piani ondulati, dai vaghi poggi fioriti, dalle gaje pendici rivestite d' eterna verzura. Le ville e le città si succedono rapidamente, e quale tuffa le sue case nell' azzurra onda del mare, quale s' adagia mollemente sui fianchi delle colline, quale si cela tra le ombrie de' ridenti boschetti. Né d'ampi porti difetta l'amena riviera, che il mare insinuandosi tra le varie punte sporgenti, dà origine ad una moltitudine di seni spaziosi, tra i quali vanno specialmente notati il Canale di Leme ed il porto del Quieto, altre volte ric- chissimi di pesce, ora in causa della fatale pesca colla dinamite, quasi del tutto spopolati. Physie. Verh. im Quarn. Golfe. — Wien. 1863. 20 Girata la Punta di Salvore, ci si affaccia il vaghissimo golfo di Trieste, coli' insuperabile panorama, che appena appena trova riscontro negT incantevoli golfi di Napoli e di Genova. Siamo giunti all' intimo seno dell' Adria, ove il curvo lido gira a semicerchio, per ripiegarsi nella costa occidentale. È un succe- dersi d' ampi porti e di piccoli promontori, di clivi verdeggianti e d' ubertose campagne, di valli romite, percorse da tortuosi ru- scelli, di saline, di porti, di boschi, tra i quali spicca il bianco delle numerose ville ; e intorno intorno, quale maestoso cornicione s' erge la cinta rocciosa del Carso, co' suoi dorsi arrotondati, colle sue punte dentellate, e nelle vaporose lontananze la cerchia delle Alpi, che si perde negli azzurri del cielo. La brevità impostaci, non ci concede che di notare appena le cose più rimarchevoli, che s' incontrano in quest' ul- timo tratto dell'Adriatico. A Pirano i terreni calcari, che aveano quasi esclusivamente formata l' ossatura della costa dell' Istria, cedono il posto alle arenarie, per il che anche l' aspetto della flora, legata intimamente alla natura del suolo, muta improvvi- samente d' aspetto. La prima delle valli che s' incontra, è quella di Sicciole, conosciuta per le più vaste saline di tutta l'Adria e per le feracità della sua pesca, specialmente dei cefali. Impor- tante vi è pure la pesca delle Arche, di cui esiste un esteso banco non lungi da Pirano. La pesca delle sardelle vi è del pari fiorente, per la preparazione delle quali vennero eretti negli ultimi anni due stabilimenti ad Isola. Tanto presso a questa città a Strugnano, che a Capodìstria esistono delle saline, le quali in unione a quelle di Sicciole, forniscono quasi tutto il sale adoperato nelle nostre provincie litorane. Le saline che esistevano ancora al principio di questo secolo al fondo del Vallone di Muggia, a Stramare ed a Zaule, giacciono al presente abbando- nate, e potrebbero quindi servire mirabilmente all'impianto di estesi stabilimenti di piscicoltura, che inoltre offrirebbero il vantaggio della vicinanza di una grande città e dei vari mezzi di comunicazione per una rapida esportazione del prodotto. La pesca nelle immediate vicinanze di Trieste non è che di poca entità, essendovi i pesci troppo sturbati dal continuo andirivieni dei piroscafi e degli altri navigli. La maggior parte 21 quindi del pesce del mercato di Trieste, affluisce da altri distretti, che ne hanno sovrabbondanza. Il consumo locale può calcolarsi in proporzione alla sua popolazione ad oltre un milione di chi- logrammi ali1 anno, mentre 1' esportazione media sorpassò nel- V ultimo quinquennio i 264.000 chilogrammi. * A Miramar cessa 1' arenaria e tornano ad emergere i calcari, colla loro flora caratteristica, i quali formano la costa rocciosa fin a Duino ed alle bocche del classico Timavo. Al di là di Monfalcone, che segna il punto più settentrio- nale dell'Adria, la scena cangia improvvisamente d'aspetto: i monti sì allontanano sempre maggiormente, le colline s' appianano e muojono in una sterminata pianura, fecondata da numerose correnti e da grosse fiumane. Indi il mare s' insinua tortuoso tra quelle basse terre, un labirinto di canali s' aggira tra l'isole appena appena emergenti di sabbia ed i vasti paduli, e dinanzi a noi si stende la laguna tacita, silenziosa, colle sue acque tran- quille, tra i quali suona il lamento della seconda città dell' im- pero romano: Itala ad illiricos objecta colonia montes Moenibus et portu celeberrima, (Auson. Mag. Orcio nobil. urbium 291. 7.) che piange siili' ermo lido 1' antica gloria svanita : Ed or qui fu, dir si potrebbe appena ! Poco appresso un tenue corso d' acqua, il fiume Aussa, segna il confine tra 1' Austria e l' Italia. * Alla pescheria di Trieste, secondo le accurate notazioni dei civici commissari all' annona, vennero importate dal 1 Luglio 1881 a tutto Giugno 1882 le seguenti quantità di pesce e d' altri prodotti marini. Pesci chilogr. 1.135.998 Molluschi „ 268.054 Granchi pezzi 22.638 Astici ed Agoste „ 22.506 Ricci di mare „ 4.114 22 Molte e talora estesissime sono le isole dell'Adriatico, di cui parecchie ne abbiamo nominate descrivendone le coste. Il tratto settentrionale dell'Adria ne va privo fin nelle vicinanze di Pa- renzo, ove ha principio la serie di scogli e d' isolotti, che ac- compagnano la riva occidentale dell'Istria. La maggior parte di questi non giungono che a piccole dimensioni e sono disabitati, non meritando il nome d' isole che le sole Brioni, all' imboccatura del porto di Pola. Al lato orientale dell'Istria noi troviamo all' incontro tre delle maggiori isole dell' Adriatico, Veglia, Cherso e Lussino, intorno alle quali si stendono, quasi trabanti, parecchie altre minori. Bassa e verdeggiante la prima; appajono le due altre irte di rupi ed infeconde, quantunque l' instancabile cura degli abitanti abbia rapito alla sterilità ogni palmo di terreno col- tivabile. Hanno quindi principio l' isole dalmate; che possono divi- dersi in due gruppi, secondo la loro direzione; di cui il primo estendesi fino alla Punta della Planca, l' altro da Traù fin a Ragusa. Distinguesi quello per la quantità d' isole, se anche per la maggior parte non molto estese, mentre il secondo, contenen- done un numero minore, ne possedè parecchie di mole più con- siderevole. Fanno parte del primo gruppo le isole d'Arbe, di Pago, d' Ulbo, di Selve, di Premuda, d'Isto, di Melàda, di Pun- tadura, il vasto Arcipelago delle Incoronate, comprendente l' isola Lunga, l'Incoronata, Eso, Zut, Sestrign, Ugliano, Pasman, l'isola di Morter, di Capri, di Zuri, di Provicchio, di Zlarin e la piccola ma industriosa isola di Crappano. Emergono queste isole per la copia di porti e di seni spaziosi, che talora le intersecano per tutta la lunghezza. Stante la scarsità dei prodotti del suolo, la maggior parte degli abitanti si dedica alla pesca, che fornisce loro il principale mezzo di sussistenza. A Pago ed Arbe esistono inoltre delle saline, che durante 1' estate danno occupazione ad un buon numero degli abitanti del capoluogo. Presso a Sebenico giacciono le isole di Zlarin e di Crappano, i cui abitanti si dedicano a due pesche speciali, a quella cioè del corallo e delle spugne, percorrendo colle loro barche l' intero Adriatico. Il secondo gruppo si compone di sette isole maggiori : Solta, Brazza, Lesina, Lissa, Curzola, Lagosta e Meleda, e di pa- 23 vecchie minori : Ziroua, Bua, Torcola, Cazza, Jaklian, Giuppana, Isola di Mezzo, Calaraotta e della lontana Pelagosa. La pesca nella maggior parte di queste isole si restringe a poche specie: alle sardelle, alle acciughe, allo sgombro ed al lanzardo, cui qua e là si aggiungono le menole ed il tonno, mentre le altre specie non vengono pigliate che in piccole quantità e solitamente pel consumo locale. Importante si è del pari la pesca delle Agoste, dette quivi Astici, di cui specialmente nelle acque di Lagosta si catturano grandissime quantità, che unitamente agli altri crostacei preparati e conservati, 'in scatole, potrebbero dare un bel gua- dagno a chi volesse introdurre anche da noi una tale industria. capitolo ni. Il Mare Adriatico ci rappresenta una lunga valle sommersa, la cui profondità va gradatamente crescendo avanzandosi da settentrione verso mezzogiorno. Il declivio è lentissimo nel tratto superiore (in media di circa 70 centimetri per miglio marittimo), mantenendosi inferiore ai 50 metri di profondità fino all'altezza di Promontore, ossia per una lunghezza di oltre 70 miglia. Anche il prossimo tratto, lungo ben 145 miglia, ossia fino alla punta meridionale dell'Incoronata, non attinge profondità mag- giori ai 100 metri, che in un unico punto ristrettissimo, all'estre- mità meridionale di Arbe. Il fondo si mantiene quindi tra i 100 ed i 200 metri fin circa all' altezza di Pelagosa, e non presenta che una limitata depressione fin a 243 m. tra l' isole di Zuri e lo scoglio Pomo. Ma le sue condizioni si mutano improvvisa- mente appena oltrepassata l'isola di Pelagosa. Esso scende ra- pidamente a 200 metri, e quindi precipita in una specie di burrone della profondità di oltre 1200 metri, che tocca la massima depressione a 1645 m. a 41° 16' 30" lat. bor. e 18° 13' 20" long. Grenw. Le più grandi profondità dell'Adriatico trovansi tra Cattaro e Barletta, innalzandosi nuovamente il fondo verso la sua estremità meridionale tra Capo Linguetta ed Otranto, ove non arriva che a 900 metri. La valle sommersa, occupata al dì d' oggi dall' acque del- l' Adriatico, ci presenta il lato orientale oltremodo ripido, mentre 1' occidentale s' innalza ad insensibile declivio, d' onde ne nasce che verso quello trovansi spostate le maggiori profondità. Così p. e. procedendo da Rovigno verso Chioggia, distanti tra di loro 57 miglia mar., noi troviamo già a 13 m. dalla prima il 26 massimo di profondità, mentre per giungere a questo ci occorrono da Chioggia ben 38 miglia. Così da Capocesto abbiamo rag- giunto la massima profondità già a 14 miglia dalla costa, lad- dove da Ancona ci vanno ben 79. Similmente tra Punta d'Ostro e Barletta trovasi la massima profondità a 44 m. da quella ed a 72 da questa. Verso l' estremità meridionale dell'Adriatico giacciono le più forti depressioni al centro del bacino. Ma il fondo del mare non va sempre abbassandosi unifor- memente, avendo qua e là delle voragini o degli imbuti, la posizione e 1' area dei quali non si possono stabilire che con un numero maggiore di sondazioni. Varia è la natura del fondo marino, secondo la sua struttura geognostica ed i vari sedimenti apportativi dai fiumi e dalle correnti. Constando la maggior parte delle coste dell' Adria di roccie calcari, anche il fondo in prossimità delle rive offre un aspetto roccioso e per la facile erodibilità della pietra, non di rado variamente accidentato. In profondità maggiori ed in vici- nanza degli sbocchi dei fiumi, trovasi ricoperto da uno strato di fanghiglia più o meno plastica, dalla quale emergono qua e là delle roccie. Le massime profondità sono per lo più uniforme- mente coperte da una belletta grigia finissima. In vicinanza di terreni d' arenaria e lungo le dune degli estuari (litorale delle Marche, del Veneto, di Grado ecc.)* il fondo del mare ci appare sabbionoso e ciò ha luogo principalmente ove il declivio è molto lento. Il mare Adriatico offrendo una grande superficie d' evapo- razione, e non ricevendo che pochi fiumi principali, possiede una densità maggiore dei mari del Nord, che del resto varia da luogo a luogo, specialmente ove trovasi l'immissione di qualche poderosa corrente d' acqua dolce. La densità dipende principalmente dalla salsedine, dalla temperatura e dalla pressione, elementi variabili secondo i diffe- renti luoghi, le stagioni e la profondità. * Talora ci si presenta un fondo arenoso anche in qualche punto iso- lato in mezzo al mare, il che ci fa presupporre una qualche corrente esistita in antico. Vedi in proposito 1' opera del Lorenz : Physic. Verh. des Quarn Meerb. già più volte citata ed i miei Cenni geologici Bull' isola di Sansego. 27 Importantissime sono in proposito le analisi istituite dal Prof. Vierthaler * sulle acque attinte a profondità differenti ed in diverse stagioni, dalle quali risultò, che nei mesi di Aprile e di Luglio esse possedono un minimo grado di salsedine. Da questi studi risulta del pari che la densità va crescendo mano mano che si discende agli strati inferiori, salvo nel caso, in cui lo sbocco di acque dolci sottomarine non venga ad alterare il quantitativo di sale **, specialmente nei canali lunghi e tortuosi, * Dritter Ber. d. Commission f. d. Adria 1873 p. 56. ** Riporto qui alcuni dei risultati ottenuti per l'Adria, aggiungendovi le densità trovate pel vicino Mar «Tonio. alla superfìcie ad 1 piede a 6 piedi „ 30 „ » 60 „ » 120 „ alla superficie ad 1 piede a 6 piedi » 30 „ „ 60 „ „ 120 „ alla superficie ad 1 piede a 6 piedi » 30 , „ 60 „ - 120 „ Per il porto di Fiume esistono inoltre accuratissimi lavori in proposito dei Prof. Luksch e Wolf (Op. cit. 1880 p. 77-106) e resta solo da deplorarsi che per il golfo di Trieste si manchi affatto di tali osservazioni. FIUME Febbrajo Aprile Settembre 1-02723 1-02669 1-02590 1-02761 1-02671 1-02626 1-02777 1-02730 1-02663 1-02831 1-02791 1-02822 1-02862 1-02794 1-02854 1-02887 1-02817 LESINA 1-02865 Febbrajo Aprile Luglio Settembre 1-02853 1-02795 1-02926 1-02851 1-02868 1-02820 102930 1-02853 1-02885 1-02826 102938 1-02859 1-02903 1-02889 1-02958 1-02874 1-02903 1-02906 1-02982 1-02882 1-02907 1-02907 CORFÙ 1-02997 1-02886 Febbrajo Luglio Settembre 102850 1-02856 1-02835 1-02352 1-02854 1-02838 1-02864 1-02856 1-02843 102890 1-02873 1-02871 1-02903 1-02887 1-02883 1-02909 1-02954 1-02885 28 ove può ridursi a minime proporzioni (Canale di Sebenico, di Cattaro, ecc.). Anche le lagune presentano grandi oscillazioni in riguardo alla salsedine; infatti il peso specifico discende, special- mente dopo forti pioggie, a 1.012 e perfino a 1.008, invece du- rante le siccità estive prolungate, può elevarsi, causa la forte evaporazione, massime in bacini chiusi, ad un enorme contenuto di sale. Come la densità, anche il contenuto di sali varia nelle dif- ferenti stagioni. Secondo il precitato professore Vierthaler, le analisi chimiche diedero in media i seguenti risultati : Na. CI. Mg. Ca. K. S04 Br. ZZZl Febbrajo 11-5842 21.2103 1-1188 0-3936 0-1047 24715 0.3958 38-4554 Aprile 1L-0079 20*5139 1-5131 0 6106 0-4300 3-3332 0-3186 37 7795 Luglio 11-0058 20-9423 1*5474 0-5065 0.7750 2-8579 02963 37-9298 Settembre 11-7535 21-1261 1-0959 0'3743 0*3934 2-9251 0-3704 38-1719 La temperatura subisce alterazioni ancora maggiori secondo le differenti stagioni. L' acqua del mare, che alla superficie si riscalda d' estate a 25° fin a 30° C. (in bacini chiusi talora anche di più), discende d'inverno alle volte fin sotto lo Zero, non giungendo però a raggelarsi che in qualche valle ristretta, op- pure ove per l' immissione di acqua dolce ne sia accresciuta la disposizione ad agghiacciarsi (p. e. nel Canale di Cattaro presso Stolivo, nelle lagune, ecc.). Generalmente però l'acqua di mare si mantiene da noi con una temperatura invernale di 8 a 12°. Né devonsi sorpassare le differenze grandissime, apportate dalle varie latitudini, inquantochè il mare Adriatico si distende per quasi sei gradi da nord a mezzogiorno, e quindi come nel suo clima terrestre, presenta anche nel suo clima marino differenze notevoli. In generale può asserirsi che d' estate la temperatura descresce mano mano che si disceude a maggiori profon- dità, 1' opposto ha luogo d' inverno. Di primavera, allorché il sole comincia a riscaldare appena la superficie, troviamo gli strati superiori e gl'inferiori più caldi, ed i mediani più freddi, e vi- 29 ceversa in autunno, allorché gli strati superficiali si sono digià raffreddati, i mediani appajono più caldi.* Troppo scarse sono le sondazioni a grandi profondità per offrirci un risultato definitivo circa alle condizioni termiche ivi dominanti. Le sondazioni istituite dal Cav. de Hopfgartner ai punti più profondi dell' Adria tra Punta d' Ostro e Viesti, die- dero tuttavia alcuni dati interessanti.** Pel Mediterraneo risultò *) Così vennero p. e. trovate a Lesina le seguenti temperature nel 1869 Gennajo Febbrajo Marzo Aprile Maggio Giugno alla superficie . . 10-75 92 10-65 125 14-65 17-4 a 120 piedi . . . 11-25 9-85 10-5 10-8 12-0 13-05 Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Decembre alla superficie . . 18-55 21*0 17-6 15-7 14-2 1195 a 120 piedi . . . 12-1 12*55 13-05 15-4 14-25 11-90 A Fiume presentava il mare una temperatura più elevata a 120 piedi clie non alla superficie, nei mesi di Gennajo, Febbrajo, Marzo ed Aprile; a Zara nel Marzo ed Aprile ; a Corfù nel Gennajo, Aprile, Maggio e Novembre, ecc. (Benefit, d. Adria Commission IL p. 80.) ** I risultati del Hopfgartner pubblicati nel Schlussbericht der Adria Commission 1880 p. 107 sono i seguenti nelle due fondazioni intraprese nel 1877 e nel 1878. Luglio 1877 a 41° 16" 30 lat. bor. e 18° 13' 20"" long. Gr. Febbrajo 1878 S. Ow. di Ragusa Profondità in metri Temperatura 530 13-4 300 11-9 575 13'4 325 11-9 675 13-4 400 11-8 692 13-3 500 11-7 747 133 525 11-7 855 13-2 550 11-6 900 13-1 650 11-7 1055 12-8 700 12 0 1100 12-7 775 121 1245 12-6 850 12-0 1255 127 930 121 1300 12-6 1075 12*2 1645 12-8 1230 12-3 Le sondazioni delle grandi profonditi! del Meditei-raneo diedero pel bacino occidentale 12*8° in 1072 m., 12-6 in 1545 m., 12-8 in 2662 m. — presso 30 dalle numerose sondazioni, che a profondità maggiori di 500 metri, l' acqua non subisce quasi più alcuna influenza dalle stagioni. Per l'Adria all'incontro venne constatato dal Hopfgart- ner a 500 m. ancora una differenza di 2° C. tra il Febbrajo ed il Luglio, ed appena a 1200 m. la differenza non arrivava che a 0'4° C. Per altro, se anche ammettiamo che il bacino più ristretto dell'Adria faccia risentire di più l'influenza delle terre circostanti, non si possono dalle poche osservazioni isolate trarre conclusioni definitive, perchè facilmente potrebbe esser prodotta tale differenza dallo sbocco di qualche sorgente sottomarina o da altra causa del tutto locale. Ma se tanto povere sono le nostre cognizioni intorno alla temperatura delle grandi profondità marine; non più estese sono quelle intorno alla natura di que' fondi. Le prove raccolte dal prelodato Sig. Hopfgartner e gentilmente favoritemi per istudio, mi si dimostrarono identiche a quelle descritte per il Mediter- raneo o composte di una fanghiglia finissima di color grigio, nella quale però non mi venne dato di riscontrare alcun corpo organizzato. Influenza grandissima hanno pure i venti, i quali producono il movimento dell' onde, e quindi una continua agitazione del mare, utilissima specialmente ove trovansi bassofondi od acque stagnanti, che per la copia d' organismi facilmente potrebbero andare in putrefazione. Neil' Adriatico sono predominanti i venti, che spirano dal secondo (Scirocco) e dal quarto quadrante (Maistro), ossia in direzione dell'asse longitudinale dell'Adria- tico. Per la struttura delle coste e degli altipiani sovrastanti, il mare Adriatico va soggetto a parecchi venti locali, che non di rado, specialmente d' estate, sorgono all' improvviso dal terzo (Libeccio) e quarto quadrante con molta veemenza onde non a torto il nostro mare si ebbe l' appellativo di turbidus Hadria*. Il più impetuoso di questi venti è quello da N. E. detto Bora, che di preferenza spira d' inverno, con tanta forza Gibilterra 134 in 1459 ni. (Carpenter nel 1870), — ad oriente di Malta 13-4 in 3017 m. — al nord della costa libica 13-7 in 3603 ni. (Carpenter e Nares 1871), — presso Candia 13-1 in 2268 ni. (Spratt 1860). * Hor. Od. L. Ili 3, L. II 4, ecc. 31 da rovesciare uomini e carri. * È un vento che pare generarsi sui pianori del Carso, laonde con più violenza imperversa nel Quarnero e nel golfo di Trieste, decrescendo il suo furore mano mano che si discende a latitudini più australi. La profondità alla quale giunge l' influenza delle onde, non è che molto limitata, importando al massimo appena 20 a 30 metri coi più forti scirocchi. Sotto a questa zona regna eterna- mente calma perfetta. Debolissime sono le correnti nel nostro mare, di cui l'una ascendente lungo le coste orientali, l' altra discendente dalla parte opposta. Più importante air incontro è il fenomeno delle maree che se anche non giunge alle dimensioni degli oceani aperti, è pur tuttavia abbastanza notevole, arrivando 1' oscillazione tra la massima e la minima elevazione a quasi 2 m.** Hanno speciale influenza sulle maree i venti, dappoiché mentre quelli che spirano dal nord ricacciano la marea ascen- dente deprimendone il livello, quelli che soffiano dal mezzogiorno ne accrescono 1' effetto, onde non di rado le acque superano le rive ed inondano le vie delle città e de' villaggi; in prossimità della spiaggia, producendo le così dette colme. Se per i mari aperti le maree coincidono più o meno colle culminazioni lunari, per i bacini ristretti e seminati da numerose isole, come l'Adria, l'ora dell'alta marea subisce notevoli mo- dificazioni in seguito delle condizioni locali, che determinano l'ora del porto. La seguente tabella ci oftre i risultati delle osser- vazioni istituite in diverse località lungo la costa orientale del- l'Adriatico : Cattaro 3h- 45m-*** Lesina 4h- 33m- **** * Nel 1881 sollevò dalle rotaje addirittura un intero convoglio di molti vagoni, sulla ferrata da Fiume a S. Pietro. ** Pel golfo di Trieste la media è di 63 cent. *** Grabloviiz : Nuova teoria delle maree pag. 39. — Le indicazioni di questo autore non concordano però con quelle della Commissione Adriatica, notando egli l'ora del porto di Pola con 9h- 28"1, e quello di Trieste con 10h* 30m' **** Dritter Ber. der Adr. Com. pag. 123, 32 Zara . 7h 46" * Fiume 8b- 4P1- * Pola 8h- 58ra- ** Pirano 10b- 22m- *** Trieste 9U- 50m' **** Le condizioni fisiche, teste brevemente accennate, hanno un' influenza indiscutibile sulla distribuzione topografica dei vari organismi del mare. Epperò come la vegetazione e la fauna della terra ferma sono intimamente legate alla natura del suolo che le sopporta, alla differente elevazione, alla temperatura, ai venti, all'umidità ed agli altri agenti tellurici e climatologici; anche gli esseri che vivono nel mare seguono leggi determinate nella loro distribuzione, e sono diffusi sur un area più o meno estesa, secondo le condizioni più o meno favorevoli, che trovano alla loro esistenza. Povere di vita sono le grandi profondità, nelle quali pochi organismi soltanto hanno la possibilità di esistere in causa della forte pressione che devono sopportare. Mercè la loro struttura anatomica, la maggior parte dei pesci hanno la facoltà di poter salire liberamente dagli strati inferiori ai superiori, senza risen- tirne alcun detrimento, come lo dimostrano i pesci di massa, che al tempo della frega abbandonano i loro abissi per deporre le uova in prossimità delle rive. Anche altre specie, di cui acci- dentalmente viene di tanto in tanto pigliato qualche esemplare, pajono appartenere ai pesci delle maggiori profondità, che per qualche fortuita combinazione si sieno smarriti negli strati su- periori. Già a duecento metri di profondità cominciasi a trovar delle alghe nel nostro mare, ed il loro numero va gradatamente crescendo, mano mano che e' innalziamo nelle zone superiori. * Dritter Ber. dcr Actr. Com. (1. e). ** Vierter Ber. dei* Adr. Com. pag. 237. *** Grablovitz'. Nuova teoria delle maree (1. e). **** Fiinft. Ber. der Adr. Com. pag. 115. 33 Anche la fauna diviene sempre più ricca di specie, che se nelle grandi profondità non constava che di pochi molluschi pigmei e di alcuni animali inferiori, a cento metri ci offre già una grande varietà di forme. Tra le cespaje di Myrionema voluhilis e di Rhytiphlea tinctoria, tra i grossi grani della Valonia macrophysa, brulicano numerosi Pilumnus hirtellus Leach., Galathea squami- fera Leach., Eupagurus Prisdeauzii Hell., Ethusa Mascarone Riss., Ebalia Costae HelL, Gonoplax rhomboides Desm., Maja verrucosa M. E., Lissa chiragra Leach., Pisa armata Latr. e P. Gibsii Leach., Lauibrus angulifrons M. E. ecc.; strisciano Olotu- rie e Stelle marine (Holothuria tubulosa Cuv. e regalis L., Ophiotrix fragilis Mòli., Ophioderma longicauda Retz., Asteriscus palmipes M. e Tr., Asteracanthion glacialis L., tenuispinus Lam. e rubens L.); si espaudono le Spugne (Geodia gigas Sdt., Sarco- tragus spinulosus Sdt,, Spongia adriatica Sdt., Clathria coralloi- des Sdt., Raspaila viminali» Sdt., Axinella foveolaria Sdt., Caminus Vulcani Sdt., Reniera dura Nardo e calix Sdt., Suberites domun- cola Nardo, Tethya lyncorum Lbr. ecc.); stendono i loro mobili ciuffi T eleganti Gorgonie (Muricea placonus Ehr., Gorgonia ver- rucosa Pali., graminea Lam., patula Eli., Sympodium coralloides Ehr. ecc.). Il fondo è disseminato di piccoli lìtotamni, sui quali giacciono legioni di echinodermi (Bissus carinatus Ag\, Echinus melo Lam.) mentre dagli scogli stendono i coralli le loro braccia rubiconde. Anche i molluschi son divenuti più frequenti (Pecten adspersus Lam., Testae Biv., pusio L., Ostrea cochlear Poli, Meyerlea truncata L., Argiope decollata Chem., Argiope neapolitana Scacchi, Avicula tarentina Lam., Cardila aculeata Poi., Levicardium ob- longum Chem., Citherea Cirilli Scacc, varie specie di Dentalium, Umbrella mediterranea Lam., Ovula adriatica Sow.) e tra questi il gigante dell'Adria, il Dolium galea L. Ma più varia, più multiforme s' agita la vita negli strati superiori, ov' essa giunge al massimo suo sviluppo nella zona jitorana, che s' estende dal livello della bassa marea fin a 5 metri circa di profondità. E qui che troviamo quelle selve estese di zostere, di fucacee, di floridee, tra le quali s' aggirano mi- riadi di esseri, che valsero al mare il nome d' inesauribile. E qui che la natura dispiega tutta la sua magnificenza in una creazione 3 34 infinita di organismi strani, fantastici. Ogni fondo, ogni rupe, ogni anfratto ha i suoi propri abitatori e sovra i piani sabbiosi si celano le solee, i rombi e gli altri pesci piatti, corrono i granelli, giacciono le numerose bivalvi; nei seni fangosi stri- sciano le anguille, pascono i muggini ed i gobii ; nell' acque limpide sopra i fondi rocciosi, s' addensano i ricci e le stelle marine, pendono le attinie, s1 arrampicano i gastropodi, oscillano i dischi diafani delle meduse, simili ad altrettante febee erra- bonde, guizzano gl'innumerevoli sciami di sardoni, dentali, spigole, labri, blennii, menole, spari, salpe, ecc. ecc. E quasi che troppo ristretto fosse il mare a tanta esuberanza di vita, non poche specie varcano il limite della bassa marea passando una parte della loro esistenza all' asciutto, adese alle rupi, come i fuchi, le pantalene, le anomie, le nasse, le litorine, le monodonte, i trochi, i ceriti, il Mvthilus minimus, ecc., od immerse nella melma della spiaggia, come le cappe tonde, le locche, i solen, le trun- catelle, ecc. ecc. CAPITOLO IV. Ogptli iella pesca Hi mare. Quali oggetti di pesca possono considerarsi tutti gli orga- nismi del mare, che direttamente od indirettamente servono di nutrimento e per altri usi dell'uomo. Egli è perciocché oltre ai pesci vengono pigliate varie specie di mammiferi, di crostacei, di molluschi, di cefalopodi, di echinodermi, di vermi, di polipi, di spugne, ecc. che popolano le vastità del mare. Non tutti però gli organismi del mare possono venir presi in riflesso, trattandosi delle industrie pescareccie. Sia per la troppa picciolezza della mole, che per la rarità, in cui rinven- gonsi, buona parte di questi non hanno che un valore secondario, non comparendo che casualmente al mercato, oppure servendo di cibo agli altri maggiori. Dei mammiferi non vi sono che i soli delfini, che richieg- gano un' attenzione particolare. La specie da noi più comune è il Delpliinus délphìs L., meno frequente il D. tursio Fabr., mentre il D. phocoena L. ed il D. Bissoanns Laur., riportati nei prospetti del Cornalia e dello Stossich,* sembrano estremamente rari, se non del tutto mancanti all' Adria, essendo stati ommessi dal Griglioli nel suo recente Catalogo della Fauna italiana.** In * Cornalia: Dei mammiferi d'Italia pag. G5. Stossìch M. : Prospetto della Fauna del mare Adriatico. ** Gigìioli: Elenco della collezione centrale degli animali vertebrati italiani. Firenze 1880. 36 ischiere più o meno numerose, i delfini sogliono seguire i basti- menti ed aggirarsi intorno alle reti dei pescatori, ai quali non di rado apportano danni grandissimi. Un vecchio pregiudizio, fondato forse sulle idee, che fin dalla più remota antichità si aveano intorno all' amicizia di questi animali coli' uomo * fa sì che i pescatori a malincuore si mettano a cacciare questi ingordi predoni, tanto più che i delfini, perseguitando gli stormi delle sardelle e degli altri pesci, non di rado li spingono verso i seni di mare, ove incappano nelle reti. In alcuni distretti i delfini sono siffattamente frequenti che rendono ai pescatori spesso del tutto impossibile il getto delle reti, perchè andrebbero infalli- bilmente lacerate. Usasi perciò da alcuni circondare il sacco delle tratte con una rete di forti maglie, affine di render più difficile lo stracciamento del medesimo. Siccome la carne del delfino non viene molto pregiata, ed in molti luoghi neppure mangiata, i pescatori non li prendono che rare volte, quando cioè, s' impigliano da sé stessi nelle reti tese per altri pesci, quantunque in qualche distretto si possedano delle reti speciali per la loro pesca, fatte di grosso spago. Anche i possessori delle manaide (sardellare) risentono grave danno dalla presenza dei delfini, e specialmente quelli, che si recano a Pela- * Quantunque nessuno più creda alle cento storielle che gli antichi favoleggiarono intorno al senno ed agli accorgimenti del delfino, — De' dei- lini non v'ha cosa più diva (Oppiano: Pesca I 140) — al suo amore per l'uomo e specialmente pe' fanciulli e pe' musici, (Elian. IV 15, Plin. I 8, IX 8. Ovid. Fest. II 111, Arist. IX 35, Pausan. Ili 25, Opp. Pesca V 254, ecc. pei naufraghi, (Elian I 18, Vili 3, XI 12) pei morti (Elian. XII 6, 45) ne più paventi gli anatemi colesti dandogli la caccia, — De' delfini la caccia è ma- ledetta, (Opp. V. 253) — tuttavia credesi ancora dai pescatori eh' esso sia di vantaggio, spingendo il pesce verso le reti, come si bene è descritto da Oppiano. (Pesca V 253). Passano ancora qua e là, tramandate da padre in figlio, delle supertiziose credenze in proposito, così i pescatori di Sebenico, affermano che dopo avere spinti e radunati i branchi di tonno in alcune valli, i delfini emettano un fischio per chiamare i pescatori a farne bottino, che però essi pretendano parte della preda a loro spettante per tali servigi, vendicandosi collo stracciare le reti se viene loro negata, ecc. ecc. 37 gosa, devono talora contemplare gT innumeri stormi luccicanti delle sardelle, senza poter gettare le reti.* Se consideriamo inoltre la quantità di pesce, che giornal- mente divorano i delfini, ci presiederemo di leggieri di quanto danno riescano per la pesca, e quanto opportuno sarebbe nello stesso interesse dei pescatori una distruzione sistematica di tali animali. Né piccolo sarebbe del pari 1' utile, che se ne ritrarrebbe contenendo i delfiui quantità notevoli di grasso, che potrebbero venir utilizzate, come pure una carne, che trova esito specialmente sul mercato di Venezia.** Gli altri mammiferi -sono molto rari nell' Adriatico ed appartengono alla famiglia nordica delle Foche, che nel nostro mare non possedè che un unico rappresentante nel Pelagius monachus Herm. Il Pelagio visita seni lontani e poco frequentati, (che perciò non di rado si ebbero il nome di Seno dell'Orso)*** salendo talora a terra specialmente ali1 epoca delle vendemmie, essendo molto ghiotto d' uva. Timidi e sospettosi fuggono all' av- vicinarsi dell' uomo, è quindi la loro caccia non è tanto facile, passando spesso degli anni prima che si giunga a predarne alcuno. E molto dubbio se nell'Adriatico si trovi la Phoca cituìina, L. dappoiché dell' unico teschio esistente nel Museo di Venezia non è con assoluta sicurezza accertata la provenienza. I due esem- plari impagliati al nostro Museo di Trieste, che per errata * Va inoltre notata un altra particolarità del Delfino, che dimostra un certo grado d' intelligenza. Allorché esso si fa sopra una rete carica di sardelle comincia sempre a divorare il pesce dall' estremità, che viene tirata su dal pescatore, continuando tale operazione verso l' altro capo, mano mano che la rete viene levata. Per tal modo il pescatore non giunge in tempo di sal- vare alcuna parte della preda. Per concorde asserto dei pescatori il Delphi- nus tursio all' incontro sarebbe un animale utile, spingendo gli sciami verso le reti, senza però mai divorare il pesce, che vi fosse preso. Comunque siasi anch' esso non può certamente riguardarsi vantaggioso, adoperando per pro- pria nutrizione un numero considerevole d' altri pesci. ** Forse anche della pelle si potrebbe trar vantaggio dopo averla di- grassata, come ha luogo nei paesi glaciali con quella del Delfino nero (Glo- biceps melas) ed altri. *** Così sulla piccola Pelagosa. 38 determinazione passarono nei vari cataloghi sotto il nome di Phoca vitulina, non sono altro che giovani Pelagius. Affatto accidentale ò la comparsa dei Caccialotti o Capo- dogli (PJigseter macrocephalus L.), dei quali al 15 Agosto 1853 arenarono sei esemplari a Cittanova, in Istria, a tre ore da Trieste. Lo scheletro e la pinna caudale d' uno di questi, si conservano ancora al nostro Museo, mentre di altri due si tro- vano gli scheletri a Vienna ed a Monaco. Di questi cetacei colossali parecchi vennero presi nel mare Adriatico, così nel 1713 nel golfo di Pesaro, nel 1715 nel golfo veneto, nel 1750 a Pelles, nel 1764 a Rovigno, nel 1768 a Fano, nel 1775 a Sinigalia, nel 1805 tre esemplari presso Fermo, nel 1837 a Budua, nel 1868 presso Tropea nella Calabria.* Qui sarebbe pure da citarsi la famiglia degli Uccelli in- quantochè numerose sono le specie, che si nutrono di pesci e quindi apportano un qualche danno alla loro propagazione. Tra gli uccelli ittiofagi, i più frequenti nel nostro mare sono i gab- biani o cacali (Larus leucophaeus Licht., L. marinus L., L. canus L., L. ridibundus L.), i colimbi (Colymbus glacialis L., C. septem- trionalis L. ed arcticus L.), i puffini (Puffinus Kuhlii Bp.), gli svassi (Podiceps auritus L., P minor), gli smerghi (Mergus serrator L. ed albellus L.), le anatre (Anas boschas L., Mareca penelope Selb., Fuligula cristata Gr.), le sterne (Sylochelidon caspia Brehm., Sterna fluviatilis Naum., St. hirundo L., St. minuta L.), i cormorani (Pholacrocorax carbo Lcach.) e molti altri che trattengonsi di preferenza nelle paludi prossime al mare, nutrendosi tanto di pesci d' acqua dolce, che di marini. Anche i rettili non sono che molto scarsamente rappresentati nell'Adria, non essendovisi trovate che due specie soltanto, la Thal assodi elys corticata Rond. e la Chelone ririilis Schneid, quest' ul- tima però unicamente in tre esemplari, di cui uno esiste nel Museo di Trieste, uno venne da noi ceduto non è guari a quello * 11 Prof. Giglioli cita inoltre dall' Adria il Physalis antiquorum ) Y exanthe- matosus Pali., il niger L. ecc.) Distinguonsi in Guatto di fango , di tasso e di baro. — Prezzo G— 25 s. Lanzardo (Scomber colias Cuv.) comune di primavera e d' estate. — Prezzo 30 s. Letterato (Thynnus brevispinus? Cuv. Val.)* — Prezzo 40— ,50 s. Liba (varie specie di Labrus e Crenilabrus, tra cui i più frequenti il L. festivus Rss., il menila L. ed il mixtus L. ed i Cr. Pavo Cuv. Val., quinquemaculatus Bl., ocellatus Cuv. Val., rostratus BL, griseus L., mediterraneus Cuv. Val. ecc.) — Prezzo 10 — 15 s. Lissa o Lizza (Lichia amia L. e glauca Rss.) non frequenti, talora di dimensioni colossali. — Prezzo 60 — 80 s. Lissa bastarda (Seriola Dumerili Risso) rara. — Prezzo 25—30 s. Lotregan (Mugil auratus Cuv.) tutto l' anno frequente, in ispecialità d' inverno. — Prezzo 25 — 30 s. Luzerna (Trigla lineata L. e hirundo Bl.) d' inverno. — Prezzo 24 s. Lvzzo de mar (Sphyraena vulgaris Cuv. Val.) comune d'in- verno. — Prezzo 20 s. Magna pegola (Petromyzon marinus L.) alquanto raro. Marida o Mandola (Maena vulgaris Cuv.) comunissima. — Prezzo 8 — 12 s. * Non è che dubitativamente che noto questa specie, nuova per l'Adria- tico, in fede alle asserzioni del commissario alla pescheria, il quale mi assi- cura che lo scorso anno uè vennero presi parecchi di tali pesci tra l'Ottobre ed il Novembre. — Secondo il Co. Ninni (in litt.) sarebbe piuttosto il Th. brachyptents Cuv. Val. Non aremtf> -veduto il pesce in questione, m' è impossibile stabilirne 1' identità. 46 Matan o Colombo (/ranfie (Trigon pastinaca Cuv.) d' inverno. — Prezzo 10 — 15 soldi. Menola (Smaris vulgaris Cuv. e Val., alcedo Cuv. e Val., Mauri Bon.) comune d'estate e d'autunno. — Prezzo 8—12 s. Menola schiava (Maena zebra Gnt.) da noi piuttosto rara, comunissima in Dalmazia. — Prezzo 25 s. Merluzzo (Merluccius vulgaris Fieni.) nelle stagioni fredde. — Prezzo 20—25 s. Jl/o/o (Gadus merlangus L.) dall'estate all' inverno, comune. — Prezzo 25—30 soldi. Mormora (Pagellus mormyrus Cuv. Val.) raro, primavera. — Prezzo 20—25 s. Mormoro (Gadus miuutus L.) comune d'inverno. — Prezzo 25—30 s. Moro (v. Bavoso). Murena (Murena helena L.) importata d' inverno dalla Dal- mazia meridionale, però raramente. Musoduro (Lepidotrigla aspera Gnt.) vedi Anzoleto. — Prezzo 10 — 15 s. Nono ^Lebias calaritana Bon.) pesce d'acqua dolce, che però vive anche nei fossi delle saline abbandonate. Occiada (Oblada melanura Cuv.) d'autunno. — Prezzo 1G s. Ombrella (Corvina nigra Cuv.) comune tutto l'anno. — Prezzo 15 s. Grada (Chrysophrys aurata Cuv. Val.) tutto l' anno fre- quente. — Prezzo 30 — 60 s. Palamida (Pelamys sarda Cuv. Val.) d'estate e d'autunno, talora in grandissima quantità. — Prezzo 30 — 60 s. Papagal (Crenilabrus pavo) vedi Liba. — Prezzo 10 — 15 s. Papalina (Clupea papalina Bp.) d'inverno, comune. — Prezzo 6 — 12 s. l'azera (Pleuronectes italicus Gnt.) copiosissimo tutto l'anno. — Prezzo 15 — 35 s. Par/aro (vedi Cantarellai Pataracia (Cytbarus Impilatala L., Arnoglossus laterna Walb.) ti' estate, non raro. — Prezzo 8—12 soldi. Peloso (Solea variegata Don., monocbir Bp., lutea Rss., minuta Pam., frequente. — Prezzo G— 10 s. Peloso de grotta (Phrynorhorabus unimaculatus Gnt.) comune. — Prezzo 16-20 s. Perega (Serranus scriba Cuv. e Val.) Comune. — Prezzo .'30—40 s. Perega dalmata (Ser. cabrilla Cuv. e Val.). Più comune in Dalmazia. — Prezzo 30 — 40 s. Pesce hallo o lima (Ortagoriscus Mola L.) non raro, ma non mangiabile. Pesce (/allo (Luvarus imperialis Raf.) rarissimo. — Prezzo da fior. 1 a 1.50. Pesce martel (Zygaena malleus Shaw.) molto raro. Pesce spada Sotto tal nome corrono tre pe^ci diiferentissimi : il Xypbias gladius L. molto raro, di carne saporitissima cbe si vende a f. 1.20 — 1.50, l'Alopias vulpes Bp., squalo cbe giunge a tre e più metri di hmgbezza. Prezzo 10—15 soldi e la piccola Cepola rubescens L., comunissima tutto Fanno tra la minutaglia. — Prezzo 8 — 15 s. Pesce porco (Centrimi Salviani Rss.) compare di tanto in tanto, non offre però carne mangiabile. Quattrocci (Raja miraletus L.) comune tutto l' anno. — Prezzo G— 10 s. Bagno (Tracbinus draco L., radiatus Cuv. Val., araneus Cuv. Val.) comune. — Prezzo 10 — 15 s. Bagnolo, (Tracbinus vipera Cuv. Val.) — Prezzo 10 — 15 s. Rasa (Raja clavata L.) principalmente d' inverno. — Prezzo 8—12 s. Bibon (Pagellus erytbrinus Cuv. Val.) comune tutto l'anno. — Prezzo 25—40 s. Rombo (Rbombus maximns Cuv.) tutto Panno frequente.-— Prezzo 60—120 s. 48 Bandinella (Exocaetus Rondeletii Cuv. Val.) accidentale. Rospo (Lophius piscatorius L. e budegassa Spin.) tutto F anno. — Prezzo 8—30 soldi. Sacchetto (Centropristis hepatus Rss.) — ■ Prezzo 6 — 10 s. Salpa (Box Salpa Cuv. Val.) d'estate e d'autunno, frequente. — Prezzo 20—30 s. Sampiero (Zeus faber Cuv. Val ) quasi tutto l' anno. — Prezzo 30—40 s. Sardella (Clupea sardina Cuv.) copiosissima d' estate — Prezzo 25—35 s. Vendesi solitamente al pezzo, calcolandosi 8—20 per 10 soldi. Sardon (Enggaulis encrasicholus Cuv.) comunissimo d'estate e d' autunno. — Prezzo 25 — 35 s. Sargo (Sargus vulgaris Geof.) frequente d' autunno. — Prezzo 16—20 s. Scarpetta (Scorpena porcus L. e scrofa L.) comune tutto l'anno. — Prezzo 20—25 s. Scarpena de sasso (Polyprion cerniura Val.) piuttosto raro. — Prezzo 20—25 s. Scombro (Scomber scomber L.) comune di primavera, estate ed autunno. Il giovine dicesi Garzariol. — Prezzo 25 — 40 s. Sfaso (Pthombus laevis Rond) tutto l' anno, comune. — Prezzo 20—30 s. Sfoglia (Solea vulgaris Quens., più rare S. Kleinii Rss. e la- scaris Rss.) tutto l'anno. — Prezzo da s. 40 a fior. 1. Sforcella o Sporcella (Acipenser Naccari Bp.) di preferenza l' inverno. — Prezzo 40— 60 s. Sgionfetto (Auxis rochei Gnt.) d' estate e d' autunno. — Prezzo 35 — 50 s. Sorzo (Phycis blennoides Briin, Motella tricirrata Bl.) tutto l'anno, ma non comune. — Prezzo 6 — 10 s. Spada argentina (Tracbipterus iris Cuv. Val.) d'estate raro. Sparo (Sargus annularis Geof.) comune tutto l' anno. — Prezzo 15 — 20 s. 4§ Spartito (Sargus Rondeletii Cuv. Val.) come il precedente. — Prezzo 10 — 15 soldi. Spizzo (Charax puntazzo Cuv. Val.) d'inverno e primavera. — Prezzo 20—30 s. Squama (Squatina angelus Dum.) comune. — Prezzo 16—20 s. Storion (Acipenser sturio L.). — Prezzo 60 — 100 s. Striga (varie specie di Blennius, tra cui le più frequenti il B. tentacularis Bruii., gattorugine L., sanguinolentus Pali., pavo Rss., ocellaris, L. ecc.) tutto l'anno. — Prezzo 6 — 10 s. Suro (Trachurus tracburus L.) comune d' estate. — Prezzo 16—20 s. Tacca sasso (Mirbelia Desfontainii Rss. e Decandollei Can., Lepidogaster Goaani Lac). Fra la minutaglia. Tori o Tonnina (Tkynnus thyunus L. e T. thunnina Cuv. Val.) comune d' estate e d' autunno. — Prezzo 50 — 100 s. Tremolo (Torpedo marmorata Rss., narce Rss. e Nobiliana Bp.). — Prezzo 10 — 15 s. Tria (Mullus surmuletus L.) d' estate e d' autunno, comune. — Prezzo 50—70 s. Verzelata (Mugil saliens Rss.) tutto 1' anno, comune special- mente nelle stagioni fredde. — Prezzo 25 — 40 s. Volpe (Alopias vulpes Bp.) viene pescata accidentalmente. Volpina (Mugil cepbalus Cuv.) come la Verzelata. — Prezzo 25—40 s. Dei cefalopodi viventi nell' Adria, cinque o sei specie ven- gono più frequentemente al mercato, cioè il Folpo todero {Octopus vulgaris Lam.), il Folpo {Eledone moschata Riss.)ì il Calamaro {Loligo vulgaris Lam.), il Totano (L. sagittalis Lam.)ì la Seppia {Sepia officinalis L.) e la Seppolina o Zottolo {Sepiola Rondeletii Leach. e S. vulgaris Grani.). Più rari vi appaiono Y Octopus Troscheli Targ., V Eledone Aldrovandi P/«7., il Loligo Marmorae Ver., la Sepia bisericdis Mont. Come curiosità viene inoltre pescato accidental- mente r Argonauta Argo L., di cui si presero alcuni esemplari persino nel porto di Trieste, mentre meno raro compare nelle acque di Lissa. 50 Della numerosissima classe dei molluschi, sono principal- mente le conchifere, che offrono un maggior numero di specie commestibili. E qui in primo luogo dobbiamo notare 1' ostriche, di cui nel nostro mare esistono parecchie specie e varietà. (Ostrea cristata Born., plicatula Gmel., depressa Phil., Ctjrnusii Payr., e la cochlear Poli nei fondi maggiori; attaccata di preferenza ai banchi di corallo.) Secondo 1' oggetto, cui aderiscono, si distin- guono, ostriche di sasso e di palo. Le località più rinomate per questi molluschi sono i banchi di Grado, il Golfo di Muggia, il Mar di Novigradi, i dintorni di Zara, specialmente a S. Cassiano, il Canale di Stagno, il Lago grande di Meleda, ecc. Generalmente quelle che trovansi presso la riva, non giungono alle dimensioni colossali delle ostriche; che pigliansi a 10 o 20 metri di pro- fondità, probabilmente in causa delle troppo frequenti pescagioni. In Dalmazia le ostriche sono piuttosto rare, ed in parecchi distretti, specialmente insulari, pajono diffettare affatto, proba- bilmente in causa delle grandi profondità e del mare troppo spesso agitato e sconvolto nelle vicinanze delle rive. Uno dei molluschi più comuni sui nostri mercati è la Cozza od il cosi detto Pedocchio di mare. (Mytilus gallo-provincialis Lam.) In quantità sterminate esso ricopre gli scogli in prossimità delle spiaggie; e gli altri oggetti di legno, che per qualche tempo si trovano immersi nel mare. Il mitilo fornisce una carne saporitissima per zuppe, oppure viene preparato a mo' delle ostriche. La grande abbondanza di tale mollusco nel nostro golfo, non ne rese ancora necessaria una coltura artificiale, come con grande vantaggio viene praticata in Francia ; tuttavia sarebbe desiderabile che questa specie tanto ferace e di facile conten- tatura, venisse introdotta in alcuni distretti, ove manca del tutto, o non vi è che scarsamente rappresentata. I mitili si attaccano spesso ai pali delle ostriche, prefe- rendo 1' estremità dei rami, laddove queste si fissano per lo più alle loro parti mediane. Speciale predilezione hanno i mitili per le impalcature de' nostri bagni galleggianti, che nonostante alle frequenti pulitureT non ne possono venir liberati. Grande- mente pregiati sono quelli di Novigradi e di Carin, che formano un articolo importante per il mercato di Zara e dei paesi circo- stanti. 51 Sotto il nome generico di Capparozzoli e di Cappe giungono alla pescheria parecchie specie di Venns, di Cardium, di Pecten, di Solen, di Pectunculiis, ecc. quantunque i pescatori abbiano per ognuno di questi molluschi un nome particolare. Essi vivono per la maggior parte nei bassofondi melmosi od arenosi, che durante le grandi secche restano air asciutto, cosicché la stagione del màssimo raccolto del così detto cappame, coincide colle grandi basse maree invernali. Le specie più comuni portate al mercato sono le seguenti : Biberazzo (Venus gallina L.), Capparozzolo (V. verrucosa L.), Capparozzolo dalla scorza grossa (Tapes decussata L.), Locca o Mare (Scrobicularia piperata Gmel.), Biberon da marina (Mactra lactea L.), Biberon colorito (M. stultorum L.), Cappa tonda (Cardium edule L.), Cappalunga (Solen vagina L.), Tabacchina (S. siliqua L.), Cazzonello o Sgarzanel (Donax trunculus L ). Oltre a queste specie, proprie della zona litorana superiore, ve ne sono molte altre che trovansi a profondità maggiori, e quindi devono venir pescate sia per mezzo di tanaglie o yrampe, sia mediante reti speciali. Particolar menzione merita il Mussolo (Arca Noè L.), che vive in banchi più o meno estesi a 5-20 metri di pro- fondità e talora in tanta copia (come p. e. a Pirano) da formar oggetto importante di commercio. Qui sono d' annoverarsi inoltre il Mussolo peloso (Arca barbata L ), il Pedoccìiio barbato (Modiola barbata L.), il Gaidero (Spondylus gaederopus L.), la Cappa santa (Pecten jacobreus L.), il Canestrello (Pecten glaber L. e varins L.), il Sorbolo di mare (Lima iuflata L.), il Pie d'asino (Pectimculus glycimeris L., pilosus L e insubricus Broc), la Cappa (Cardium oblongum Chem. ed aculeatum L.), la Cappa tonda di mare (Car- dium tuberculatum L.), l' Issolone (Cytherea chione L.) ecc. Né ponno sorpassarsi le Pinne (Pinna rudis L. e muricata Poli) che vivono in grande quantità nei bassofondi arenosi, e forniscono il così detto Pel d' Astura, adoperato in medicina e per far tessuti, e che non di rado contengono delle piccole perle irregolari. Altre si fèr, ma invan dimando come, Carcere e nido in grembo al sasso e sono il Pholas dactylus L. (Battolo di mare) ed il Lithodomus litophagus (Daftolo di pietra L.), che s1 innicchiano nel cavo delle pietre, d' onde devono venir estratti per mezzo del martello. 52 Minore è la quantità dei gastropodi utilizzati per iscopi alimentari. Tra questi noteremo la Pantalena (Patella scutellaris Lani. ed aspera Lam., Fissurella costarla Desìi.), V Orecchio eli S. Pietro (Haliotis tuberculata L.), il Caragolo (Trochus Biasolettii Phil. ed adriaticus Pini.), la Naridola (Monodonta articulata Lam. e turbinata Born.), V Occhio eli S. Lucia (Turbo rugosus L.), il Cara- golo lungo o Campanaro (Ceritbium vulgatum Brug.), la Garusa (Murex brandaris L.), la Porpora (M. trunculus L.), il Buligone (Nassa reticulata L.), la Zamarugola (Chenopus Pes Pelicani L.), la Porzelata (Cassidaria echinopliora L.), il gigante dei nostri molluschi, il Dolium galea L. ecc. Ingente è il numero dei molluschi adriatici,* che tanto per la loro picciolezza, quanto per la loro rarità, non trovansi che accidentalmente al mercato. Molte di queste servono ai pe- scatori per farne esca da armare gli ami, mentre quelle che emergono per venustà di forma o per gajezza di colorito vengono raccolte per farne oggetti d' ornamento, scatole, braccialetti, ecc. ecc.** Fra i molluschi vi sono alcune specie dannose, appartenenti al genere delle Teredini. Tra queste la Teredo norvegica Sp. e la T. navalis L., apportano danni gravissimi alle costruzioni in legno , che per qualche tempo rimangono immerse nel- 1' acqua. Queste specie corrodono il legno formando dei lunghi tubi vermicolari, entro i quali poscia tengono dimora. Dopo al- cuni anni non è raro il caso, che un intero trave trovasi total- * L' Adria possiede, secondo il recente catalogo dello Stossich, non meno di 567 specie di molluschi. ** Oltre a parecchie delle già accennate, si prestano a tale scopo prin- cipalmente le seguenti specie : Nassa reticulata L., Cyclope neriteus L , Mitra cornea Lam , Columbella rustica L., Murex erinaceus L , ciistatus Broc. ecc. Natica millepunctata Lavi , Scalarla communis Lam., Conus mediterraneus Brug., Cerithium minutum Ser., dolium Broc. ecc. Turritdla communis Bis. Phasianella pulla L , Zysyphinus L., Trochus magus L., adi iaticus Phil. ecc. Truncatella truncatula Drp., Chiton siculus Gray, Dentaliiim dentalis L., Tellina nitida Boli, incarnata L., pulchella Lam., ecc. Dosinia exoleta L, Cardium ciliare L., C. Deshaisii Bayr , Mytilus minimus Poli , ecc. ecc. 53 mente divorato da questi animali, per cui si rende necessario un frequente cambiamento dei pali e delle impalcature, che giacciono a contatto dell' acqua. Furono le teredini che resero impossibile la coltura delle spugne, iniziata a Lesina dai signori Schmidt e Bucchich, e che anno per anno distruggono una quantità di pali da ostriche. La loro opera di distruzione viene inoltre aiutata da due piccoli crostacei, da un isopodo, la Limnoria terebrans Leach ,* e da un Amfipodo, la Chelura terebrans Phil. che soli- tamente trovansi associate sul medesimo legno, ove formano una serie di piccoli canaletti appressati, pei quali la massa lignea presenta delle aree più o meno distinte e circolari di un aspetto spugnoso. Di sommo vantaggio sarebbe quindi il ritrovare una sostanza atta a difendere il legname da questi dannosi animali. Al presente ad onta delle varie sostanze, con cui vengono spalmati i pali destinati ai fari d' ormeggio, essi devono venir sostituiti da nuovi circa ogni dieci anni, quantunque il loro diametro sia di oltre 30 cent. Ne men numerosa si è la famiglia de' crostacei, che for- nisce nelle sue specie maggiori un cibo ricercato e saporitissimo. A questa famiglia appartiene la maggior parte di quelle ster- minate legioni d' organismi, che vagano alla superficie dell' acque e producono di notte il magnifico fenomeno della fosforescenza del mare. Di giorno si trattengono nelle profondità, ma appena il sole scompare dall' orizzonte, vengono a galla e tramutano V intero mare in uno specchio scintillante d' argento. Queste specie microscopiche di crostacei hanno un alta importanza nell' economia del creato, dappoiché offrono i mezzi di sussistenza ad una grande quantità di altri animali marini. Alcune specie sono all' incontro in sommo grado dannose, distruggendo le uova de' pesci, oppure vivendo parassiticamente su questi, apportando loro naturalmente disturbi più o meno gravi. Gli antichi favoleggiarono molto intorno alle mutue rela- zioni del Pinnotere (Pinnotheres veterum L.) col mollusco che * Secondo Heller (Zool. bot. Gesell. 1866 p. 734) la specie adriatica sarebbe una specie particolare, detta da lui L. uncinata. 54 1' ospitava, mentre al dì d' oggi si conoscono molti casi analoghi, e tutti sanno che il piccolo crostaceo vive nel guscio della con- chiglia, unicamente per trovare una difesa al suo gracile corpo, presso a poco come i Paguri usano fare coi gusci vuoti, e per nutrirsi dei piccoli organismi, eh' entrano coli' acqua nelle valve. In molti altri animali trovansi crostacei, che menano una vita semiparassitica. Così p. e. nel corpo delle Ascidie se ne rinven- gono quasi costantamente uno o due, mentre ali1 ingiro dell' aper- tura boccale se ne sta attaccata colle estremità posteriori una quantità di Caprelle, formanti una specie di mobile serto. Altre specie riescono di svantaggio in quanto che fissano la loro dimora alle pareti dei bastimenti, inceppandoli nel loro movimento. In questo riguardo sono da notarsi alcune ispecie appartenenti alle famiglie delle Lepatide e dei Balan (Lepas laevis Lam., L. striata Lam., Bàlanus spinosus Brug., Coronilla pattila Lam., C. testudinaria Lam. ecc.) che s' attaccano alla chiglia dei bastimenti in tanta copia, da ritardarne non di rado il corso di parecchie miglia, e che perciò ogni tre o quattro mesi devono venir puliti da tali ospiti molesti. Varie sostanze furono consigliate per ispalmare la parte immersa de' natanti, affine d' impedire la produzione di tali organismi, ma finora tanto questi crostacei, quanto i briozoi e le alghe, non pajono troppo disposti a lasciarsi togliere 1' opportunità d' intraprendere gratui- tamente dei viaggi lontani. Del pari la Ligia Brandti Ratke o Salizzone delle rive, che vive nelle acque salmastre in prossimità delle rive, riesce di svantaggio, corrodendo le reti, che vi vengono immerse. Le specie commestibili che più di frequente giungono al nostro mercato sono le seguenti: La Canocchia (Squilla mantis Rond.) che vive nei fondi fangosi a 10-25 m., d' onde viene pescata in grande quantità dal Settembre all' Aprile, per mezzo delle reti raschianti e spe- cialmente delle Cocchie. L'Astice (Homarus vulgaris M. E.) che si trova ad una profondità di 10 e 30 m. alle coste rocciose dell' Istria e della Dalmazia, d' onde si pesca per mezzo delle nasse oppure colle reti trimagliate. 55 L' Agosto, od Aragosta, detta in Dalmazia Astice (Palinurus vulgaris Latr.), mancante alla parte settentrionale dell'Adriatico, mentre copiosissima ritrovasi in Dalmazia, specialmente intorno alle isole di Lesina, Lissa, Meleda e Lagosta, ove vive tra le roccie a 10-30 metri di profondità. Viene pescata come 1' Astice, però la sua carne è più pregiata, pagandosi due o tre volte di più. Lo Scampo (Nephrops norvegicus L.). Questa specie trovasi ristretta unicamente al Quarnero ad una profondità di 50-80 metri, ove lo sbocco di acque fredde rende possibile la sua esistenza. Si pesca quasi tutto l'anno e specialmente dal Settem- bre al Marzo, per mezzo delle reti a strascico. La sua carne saporitissima lo rende molto ricercato, pagandosi 80-100 soldi al cbilogramma. Il Granchio o Granzo (Maia Squinado Rond.) di cui la femina vien detta Granzeola, abitante a legioni il fondo del mare (5-20 m.) lungo le rive dell' Istria e della Dalmazia settentrionale, viene pescato nei mesi di Aprile e Maggio in enormi quantità per mezzo delle reti trimag-liate, delle squaenere, delle fiocine, delle grampe, ecc. Essendo in tale stagione pieno d' uova con ogni esemplare se ne distruggono da cinque a seicentomila! Venduto a prezzo bassissimo, (in Istria spesso a 2 o 3 soldi al pezzo) si adopera talora sfracellato quale esca per le sardelle. La Masinetta (Carcinus maenas Pen.) vive in grandissima quantità tra le rupi della costa, sulle quali gode talora aggirarsi all' asciutto e specialmente in masse sterminate nelle lagune, ove si appella semplicemente granchio, e viene pigliata con reti o colla mano, ed esportata durante i mesi d'estate in sacchi da 40 chilogrammi, per servire da esca nella pesca delle sardelle. La femina a guscio ancor molle, detta Molecca, porge un cibo saporitissimo. Il Granziporo (Eriphia spinifrons Herbst.) vive tra gli scogli in prossimità delle coste, ove si piglia colle nasse, colle fiocine od anche cogli ami. Giunge al mercato nei mesi invernali. Il Gamberetto (Palaemon rectirostris Zad. e squilla L.). Si piglia in quantità in vicinanza delle rive, ove si trattiene tra le alghe, per mezzo delle voleghe, delle guaite o delle trattoline, 56 al pari delle specie seguenti, che per lo più si vendono frammiste, sotto il medesimo nome: Sicyonia sculpta M. E., Crangon vulgaris Fabr. (Sellila), Nika edulis Riss. (Salotto), Gebia litoralis Riss. (Scardobola), Calianassa subterranea Mont. (Scardobola falsa), ecc. Qua e là portansi al mercato anche altre specie di crostacei in quantità minori; così lo Scillarus latus Latr. (Cicala di mare), Se. arctos, Róm. — ambidue solamente in Dalmazia, — Numida rugosa Fabr., Galathea strigosa L., Dromia vulgaris M. E., (Fac- chino), Calappa granulata Fabr., Maja verrucosa M. E. (Pea), Cancer pagurus L. (Granziporon), Xantho rivulosus Riss. (Forfè- tula), Portunus depurator L. (Gambero dall'ala), P. corrugatus Pen. ed arquatus Leach., Pachygrapsus marmoratus Stimps. (Gramo piatto), Penaeus Caramota Riss. che dà una carne prelibata, che in Dalmazia si paga fin oltre un fior, al chilo, ecc. ecc. La numerosa classe dei Vermi non ha che un valore secondario per la pesca, non servendo che di cibo agli altri organismi, oppure riescendo di danno, in quanto che si attaccano alle varie parti del loro corpo, ove traggono la vita parassiti- camente. Vivono alcuni liberi sotto alle pietre, nelle fessure delle roccie, tra l'alghe; altri s'immergono nel fango o s' innicchiano nelle spugne, nel legno fracido, ecc. altri si costruiscono lunghi tubi membranacei o calcari. Alcune poche specie vengono ricercate dai pescatori per farne esca per gli ami. Ben poco vantaggio si ritrae anche dalla famiglia degli echinodermi, la quale anzi accoglie animali dannosi alla pesca. Generalmente non vengono mangiati, quantunque in antico sem- bra sieno stati in non piccolo pregio, come ce ne fa fede Marziale (Epigr. L. XIII. 87.) Co' spini acuti il riccio Benché punga le dita, Se della buccia spogliasi Vivanda fia squisita, e come si può giudicare dai manicaretti del buon Apicio, che conosceva non meno di cinque modi di prepararli e di salarli pur anco. (De Obson. et Condim. L. IX. 8.) 57 Presentemente si raccolgono d' inverno in grazia delle loro ovaja, che vengono mangiate crude, dopo averne rotto il guscio. Per altro il consumo è assai limitato, ed ascende a Trieste ed in Istria ad appena qualche migliajo di pezzi. In grande quantità vengono pescati colle reti a strascico il Toxopneustes brevispinosus B iss., il Psammeckinus microtuberculatus Biavi., lo Schizaster canal iferas Lam., VEchimts melo Lam. ed il Brissus carinatus Ag. Più rara e solamente in grandi profondità vive la Leyocidaris hijstrix Des., mentre il Toxopneustes lividus Lam. trovasi a milioni lungo le rive, specialmente della Dalmazia, ove in molti luoghi rende affatto impossibile l' entrar nell' acqua a piedi nudi. Qualche volta, sfracellato, si adopera per esca. Oltre ai ricci comprende questa classe anche le stelle ma- rine e l'oloturie, delle quali l'Adria ricetta un buon numero di specie, che però non sono di alcuna utilità. Tra l' interessantissima classe dei celenterati, tanto impor- tante nell' economia del creato (formazioni madreporiche), il nostro mare possedè una specie altamente pregiata, il Corallo nobile (Corallium rerbrum Lam.), che vive alla profon- dità di 30 a 200 e più metri specialmente nella parte australe dell'Adria. Gli Alcionii palmati, Je flessuose Gorgonie e Muricee, l' Attìnie ed i Cerianti dalle cento braccia, le Cladocore, le Den- drophyllie e gli altri generi appartenenti a questa famiglia, per quanto vaghi e graziosi, per quanto ornati di smaglianti colori, non offrono alcun vantaggio all' uomo. La sola Anemonia silicata Lam. (detta Madrona) che vive in grande quantità lungo le nostre rive fin alle profondità di circa un metro, viene qua e là mangiata. Più modesta nelle sue forme svariate ci si presenta la nu- merosa famiglia delle Spugne, ma non meno interessante dei coralli, perocché dalle infiltrazioni purpuree o verdi delle Vioe* alle masse cerebriformi delle Geodie, ai calici delle Reniere, alle ramose Raspaile, alle vitree Euplectelle ed Jaloneme, che si di- * Queste spugne sono da annoverarsi tra le dannose, vivendo parassiti- che sulle ostriche e su altri molluschi, di cui ne perforano i gusci. 58 rebbero escite dagli opifici di Murano, quale infinità di aspetti e di colori ! Tuttavia tra questa vaghissima serie d' organismi un unica specie, la Spongia officinalis Auct., di cui distinguonsi parecchie varietà, trovò una pratica applicazione. Le spugne, al pari degli antozoi, rimasero fin nei tempi recentissimi un punto interrogativo nel sistema naturale, essendo riguardate ora quali prodotti vagetali, ora quali animali. È ben vero che già Eliano sospettò la loro natura, dicendole un animale simile ad un cro- staceo, però passarono molti secoli, prima che fosse rimosso ogni dubbio sulla loro vera essenza. La Spugna officinale, di cui il Prof. Schmidt distinse una col nome di Spongia adriatica* vivente nel nostro mare, trovasi diffusa dalla Punta Grossa presso Muggia fin all' estremità del- l'Albania, mancando però lungo le coste occidentali dell'Adria. In maggior copia ed in parecchie varietà, rinviensi nell' Egeo, alle coste della Siria e specialmente di Tripoli e della Tunisia. Anche dal Mar Rosso, dall' Isole della Sonda e dalle Bahama provengono spugne adoperabili. A differenza del corallo, cresce la spugna nel nostro mare già a due o tre metri sotto il livello del mare, non mancando però nelle profondità maggiori, a 100—150 e più metri, ove non di rado trovasi associata alle produzioni coralligene. * Oltre alla 5. adriatica nota il prof. Schmidt ancora la S. quarncren- sis, la S. zimocca, la S. equina, la S. mollissima. (Die Spongien d. Adria- Meeres (1862) p. 20. et Suppl. I (1864) p. 24). CAPITOLO V. Meni di Fesca. BARCHE La pesca che si esercita immediatamente dalla terra od a breve distanza dalla costa, ove i pescatori scendono più o meno profondamente nell' acqua, non dà che un limitatissimo prodotto, non potendosi adoperare per tale scopo che piccoli istrumenti, quali gli ami, le fiocine, le grampe, le nasse, i ser- ragli, le reticelle, le trattoline, i rizzai, ecc. Per pescare a maggiore distanza dalla riva, ove le acque sono più profonde, usansi varie specie di barche, le quali secondo la forma e la portata, si designano con nomi diversi. La loro costruzione ha luogo nei cantieri di Trieste, di Grado, di Mug- gia, di Rovigno, di Traù, di Curzola, ecc. ecc. variando il loro prezzo da 15 fino ad 800 e più fiorini. Per la pesca coli' amo, colla fiocina, o colle reti di minori dimensioni, nei porti e ne' seni tranquilli, si adoperano dei piccoli natanti, detti Sandali, Battelli, Barelline, Guzzi, ecc. Hanno i primi il fondo piatto ed una portata di mezza ad una tonellata ed usansi quasi esclusivamente nelle lagune. Il loro prezzo è di 15 a 20 fior. Gli altri, che spesso vengono gene- ricamente designati col semplice nome di barche, sono carenati e costruiti a corbe e madieri, d' aspetto piuttosto goffo, misu- rando uno e mezzo a due metri in larghezza per 5 a 8 di lunghezza, colla prua aguzza e la poppa arrotondata. La loro 60 portata varia da 1 a 3 tonellate, e si conducono a remi o si armano di albero mobile con vela latina. Costano 75 a 150 fior. Una varietà di queste barche è rappresentata dal Topo, usato specialmente dai pescatori di Barcola, di Maggia e di Zaule nella pesca col grippo. Esso misura 6 ad 8 metri ed ha una capacità di 1 a 2 tonellate. In istato nuovo vale 100 a 150 fiorini. Vi sono inoltre barche di ancor minori dimensioni dette BatteUne o Passere, usate dai pescatori di Trieste, lunghe appena 4 a 5 metri, del valore di 20 a 30 fior. D' aspetto alquanto diverso è lo Zoppalo, in uso presso al- cune località della costa (Monfalcone, S. Croce, Contovello, Segna, ecc.) che è una barca formata da un semplice tronco d' albero scavato, con prora e poppa terminate in punta, a cui si rialzano i fianchi per mezzo di tavole. Ricorda non poco le piroghe ceilanesi, essendo anch'esso strettissimo (1 metro largo, 4 metri lungo) e dovendo venir bilanciato per mezzo di un travicello posto di traverso (spuntiere), sul quale trovansi le forcole per i remi. — Valore 50—60 fior. Per le pesche che richieggono reti più grandi, sono neces- sari dei natanti di maggiore portata, ed a tal uopo si adoperano le Gaete, i Lenti, i Bragozzi, le Tarlane e le Brazzere. La Gaeta è una barca parzialmente coperta, provveduta di tre o quattro tramezzi, sui quali siedono i pescatori, che hanno T incarico di vogare. Essa è fornita di un solo albero situato ad un terzo della lunghezza totale del naviglio dall' asta di prora, con vela latina ed antenna senza bastone, e con vela di flocco. Tanto la prora che la poppa souo stellate e munite amendue di aste con carenozzi in legno. La sua lunghezza è di 3-6 metri, la capacità di 2-4 tonellate e viene equipaggiata da 3-5 uomini. Valore 70-200 fior. A questa specie appartengono anche le bar- che luminiere (Sviciarizé) usate in Dalmazia nella pesca delle sardelle e degli sgombri. Esse sono di forme un po' più svelte delle solite Gaete e portano alla prora una graticola di ferro, sulla quale si accende il fuoco per adescare il pesce. Il Lento è una barca in forma di Gaeta, con una specie di rostro (becco) sporgente dalla prora per una lunghezza di circa 6Ì 75 cent, ed è quasi totalmente coperta e fornita di parecchie boccaporti La sua lunghezza è di 6-8 metri, ed ha una portata di 4 a 5 tonellate. Pel suo equipaggiamento occorrono 5 a 10 individui, essendo mossa da 4 o più remi. Con tempo favorevole naviga al pari della Gaeta con vela e con flocco. Lo spazio riparato dalla coperta serve di ripostiglio per gli attrezzi da pesca e per le vele, come pure di luogo di riposo della ciurma. In istato nuovo il prezzo di un Leuto è di 200 a 350 fiorini. In alcuni luoghi della Dalmazia si designa col nome di Leuto una Gaeta, che abbia la coperta un po' più lunga del solito. Il Bragozzo è un natante di dimensioni maggiori, lungo 10 a 12 metri e largo 3 a 4, totalmente coperto e della capacità di 6 ad 8 tonellate, che viene equipaggiato da 5 marinai. Distin- guesi dalle altre barche pescareccie per la poppa quasi rotonda e la prora schiacciata in dentro, con un carenozzo d' acciaio all' estremità superiore dell' asta. È muuito di due alberi siste- mizzati ad un quarto e ad un terzo della totale lunghezza, di cui quello di poppa fermato con sartiole doppie. La sua velatura è quadra e la vela di maistra ha quasi il doppio di tela di quella di trinchetto. Con venti forti viene adoperata soltanto quella di maistra, debitamente terzeruolata a due o tre mani. Uno smisurato timone, che pesca quasi due metri, rende il Bragozzo assai sensibile ad ogni sorta di evoluzioni. Questa specie di barca viene adoperata spiecialmente dai pescatori di Chioggia nella pesca colla cocchia. — Il suo valore è di 400 — 1000 fiorini. La Tatiana rassomiglia ad un Bragozzo più grande, misu- rando fin 16 metri di lunghezza e corrispondente larghezza, usato raramente nella pesca colla rete detta del pari Tartana; la quale, a differenza della Cocchia, non richiede che un unica barca, venendo assicurata da poppa e da prora per mezzo di un lungo travicello posto di traverso, detto Spuntiero. Presente- mente però a tale scopo si adopera per lo più una barca più piccola, detta Portellata. La Brazzera è una barca con colomba senza coperta, for- nita semplicemente d' un piccolo scafo da prora e da poppa, con albero levabile e vela latina. La sua lunghezza è di 10 a 11 62 metri, con una capacità di 2 a 3 tonellate. Viene usata princi- palmente lungo la costa istriana e vale in istato nuovo 240 — 400 fiorini. RETI ED ALTRI ATTREZZI La maggior parte delle reti e degli altri attrezzi da pesca viene fabbricata dagli stessi pescatori o piuttosto dalle loro famiglie, le quali non di rado filano anche il lino od il canape occorrente. I luoghi principali ove si fanno le reti sono Grado, Isola, Eovigno, Lovrana e Spalato. Siccome il lavoro delle reti è assai lungo e non rende che pochi soldi al giorno, molte ne vengono importate dal vicino regno, e specialmente dall' Apulia, da Venezia, Chioggia, Ancona ecc. Da alcun tempo si cominciò a dar la preferenza per tali lavori al filo inglese, sebbene costi più caro, offrendo questo un prodotto di maggiore durata. Usano i pescatori tingere le reti con una decozione di cor- teccia di pino, affine di renderle più durature. A tale scopo si prestano tutte le sostanze contenenti molto acido tannico, sosti- tuendosi in molti distretti alla corteccia di pino, il sommaco (Rhus Cotinns L), le frutta immature del sorbo (a Cherso), le foglie del lentisco (Pistacia Lentiscus L), ecc. Le reti tinte hanno inoltre il vantaggio di non ispaventare tanto il pesce. Secondochè le reti vengono spesso usate, si ripete la tintura più volte al- l' anno. La durata delle reti dipende naturalmente della frequenza con cui vengono adoperate, e dal materiale onde sono tessute. Quelle formate di spago grosso, che non di rado vengono anche spalmate di catrame, possono durare otto o più anni; quelle che sono fatte di filo sottile non servono che per uno a tre anni, specialmente se adoperate di spesso. Numerosissime sono le reti in uso lungo i nostri lito- rali, ed i loro nomi differiscono spesso da luogo in luogo, quantunque tal fiata ci sia essenzialmente poca diversità nella loro forma e grandezza. Le reti possono dividersi in due grandi 63 gruppi principali: in quelle da posta ed in quelle da strascico, cui si deve aggiungere un terzo gruppo contenente le così dette reti da gettata e da saccoleva. Non poche però partecipano della natura tanto delle une che delle altre, per il che non facile riesce la loro precisa classificazione. 1. Reti da posta. Reti da posta, che diconsi anche da imbrocco o da incetto, sono quelle, che calate in mare, vi rimangono ferme, e il pesce urtandovi, resta preso tra le maglie. Queste reti sono di due specie, semplici o t rimagliate, o come anche vengono dette, nude e vestite. Mentre le prime sono destinate per la pesca di una unica specie o tutt' al più di pesci che presentano presso a poco le medesime dimensioni, possono servire quest' ultime per vari pesci, purché la loro mole non sia siffattamente grande, da non permettere il passaggio attraverso le maglie esterne. a. Reti semplici. Quale tipo di queste reti può esser riguardata la SardeU lara o Sardellera (detta Voiga in Dalmazia), corrispondente alla Manaida o SignoreUa dei pescatori italiani, che è una rete com- posta di vari pezzi, per lo più 8 a 16, detti spedoni o budelli, ciascuno dei quali misura una lunghezza di 20 e 30 ed un altezza di 5 ed 8 metri. Secondo il numero e la lunghezza degli spedoni, variano naturalmente anche le dimensioni delle rete dai 60 ai 600 e più metri, e quindi anche il valore rispettivo, che da 50 può giungere a 600 e più fiorini, calcolandosi a circa fior. 30 lo spedone. Quattro di questi spedoni legati insieme formano un giogo. Le maglie misurano nella diagonale l1/2 e 2 cent. Il margine inferiore d' ogni spedone è munito di pezzi di piombo, che servono a calarlo in fondo, mentre il superiore porta una serie di dischi di sughero, che lo tengono sospeso verticalmente. Questa rete serve principalmente per la pesca delle sardelle, quantunque talora vi si piglino anche sardoni od altri piccoli pesci. 64 Differisce la così detta rete da posta delle solite sardellare, per le maggiori dimensioni, e per il modo di usarla durante la pesca, che consiste nel fissarla stabilmente in una data posizione, laddove le sardellare, armate di pochi pesi, sono mobili e pren- dono generalmente la direzione della corrente, per il che non a torto diconsi anche reti a vela. Quali varietà di queste rete sarebbero da considerarsi le seguenti, che si distinguono per dimensioni differenti e per la larghezza delle maglie : La Sardonera è una rete di filo un po' più grosso, e maglie più strette, la cui diagonale misura circa un centimetro. La sua lunghezza è di 40-60 m. per 5 d' altezza, e serve, come lo indica il nome, per pescare sardoni. Valore 35 a 60 fior. L' AngueUera o rete d' Angudella a maglie strettissime di appena 8ram-, usata nella pesca delle anguelle, consta di 8 a 10 pezzi, di cui ciascuno è lungo circa 30 m. ed alto 3, del valore di 20 fior. Simile a questa è il Zerer, usato a Kovig-no, lungo 25, alto 2 m. tessuto di filo sottilissimo, a maglie da 1 cent. L' Agonera o Gavonera, usata per pigliare gli agoni o girali, a maglie un po' più larghe (1 cent.), lunga 40 ed alta 3 met. Valore fior. 25. Il Seneìlo è una rete di filo sottile, lunga da 20 a 30 metri ed alta 1 ad 1*5 con maglie da 38mn\ Adoperato per pigliare menole o giovani cefali, viene a costare circa 15 fior. La Bobbera (in illir. Bucvara) è del pari una rete da fondo, della lunghezza di 20 a 100 m. e dell' altezza di 6 a 7, le cui maglie misurano nella diagonale 35mm, adoperata per la pesca delle bobbe, dei suri, dei lanzardi, degli sgombri, dei cefali, ecc. Prezzo 20-80 fior. In parecchi distretti viene usata questa rete nella pesca da Indro, in altri adoperatisi a tale scopo reti trimagliate o le sciabacche. Non dissimile da questa è la Scombrera, lunga solitamente 50 m. ed alta 5, usata per pigliare gli sgombri. Prezzo 30 fior. La Prostizza è rete usata in Dalmazia per la pesca dei barboni, delle trie, delle menole e d' altri pesci, della lunghezza di 65 100 m. e dell' altezza di 4, con maglie d' una diagonale di 26ram# Valore 50 fior. Una rete particolare è la Pocìopniza usata a Lesina, che so- miglia in tutto ad una Prostizza, cui sieno stati sostituiti i sugheri con altrettanti piombi. Essa viene tenuta distesa per mezzo di una serie di traverse di legno. Quantunque tessuta di filo sottile, va fornita di piombi molto pesanti, e si adopera nella pesca delle menole, applicandola immediatamente sullo spazio occupato dalle covate. Lo Sperone da Lotregani o Cievolera è una rete della lun- ghezza di 25 e dell' altezza di 8 m. con maglie da 4 cm., formata di filo sottile, che pescando viene per lo più disposta a spirale. Valore fior. 30. — Simile a questa è lo Sperone da Verzelate, di filo un po' più grosso con un occhio da 5 cm. La Squamerà è una piccola rete da fondo, di filo grosso, a maglie larghe di circa 20 cm., lunga 12 a 20 metri ed alta 1 a l'5 m., adoperata nella pesca delle squaene, delle raje, degli astici, dei granchi, ecc. Valore 2 a 10 fior. La Cagnera è rete usata in alto mare per pescare piccoli pesci cani, asiali, ecc , lunga 40 metri ed alta 2, a maglie molto larghe, formata di filo grosso e consistente. Invece di piombi va armata di pietre attaccate al margine inferiore per mezzo di cordicelle. Valore 25 fior. b. Peti trimagUate o trimacchiate. Sono queste composte di una rete mediana a maglie più piccole, detta nappa sottile, e di due altre esterne a maglie molto larghe, dette cerbere, formate di grosso filo e di spago. La rete mediana è circa d'una metà maggiore delle due esterne, cosicché urtandovi un pesce di dimensioni più grandi la spinge all' infuori a mo' di sacco tra le maglie di una delle reti esterne, onde non a torto tali reti diconsi anche (rinsacco a differenza di quelle da imbrocco. Siccome 1' occhio delle reti esterne è molto ampio, misurando la diagonale non di rado fino a 34 cm., mentre quello della interna 66 non arriva che a 2 o 3, possono prendersi con queste reti pesci di differenti dimensioni dai più piccoli, che arrivano appena ad alcuni centimetri, fino ai più grossi, purché lo permetta la resi- stenza del filo onde sono costruite. Al pari della precedente vanno provvedute al margine superiore di sugheri, e di piombi all' inferiore. Si calano solitamente al fondo del mare, ove ven- gono lasciate per alcune ore, oppure durante tutta la notte. Di reti trimagliate vi sono parecchie varietà. Le più comu- nemente usate sono le Bombine o Gombine (dette in illirico Po- ponize), lunghe 20 metri ed alte 1.20—2. Le maglie delle reti esterne misurano 30 cm. quelle dell' interna solamente 4. Ser- vono per pigliare cefali, spari, spizzi, occhiate, dentali, barboni ecc. Valore fiorini 4 — 10. Simile a questa è la Tarabara dell' i- sole del Quarnero. Il Cerberao o rete tramezzata somiglia del tutto alle bombine, dalle quali si distingue per la maggior lunghezza (24 — 26 m.) ed altezza (6 — 8 m. nella rete mediana, 4 — 6 m. nelle cerbere). Le maglie hanno un diametro di 31, rispettivamente di 5 centi- metri. Siccome viene gettata a poca profondità, i sugheri gal- leggiano, mentre i piombi si appoggiano al fondo. Di notte suole gettarsi alle poste, di giorno invece si adopera per circondare il pesce. Questo viene cacciato contro la rete per mezzo di spaventi, ossia battendo l'acqua coi remi o collo stumigio (detto anche pistone o starnimi), oppure facendo getto di pietre. Serve principalmente per cefali, branzini, volpine, ecc. Valore 15 fior. La Passelera si distingue dalle due precedenti per avere le maglie della rete mediana più larghe, che misurano da 6 a 8 cm., laddove le cerbere le hanno di eguali dimensioni (30 cm.). Essa è del pari più corta e più bassa, non giungendo che ad una lunghezza di 8 a 11 metri e ad una altezza di 70 a 90 cm. Suol gettarsi al fondo del mare e levarsi la mattina seguente di buon' ora. In relazione alla larghezza delle maglie, serve di preferenza per pesci larghi, come sfoglie, passere, tremoli, scar- pone, raje, ecc. Valore 2 a 3 fiorini. Di questa rete si hanno a Grado due varietà : la Passareìta da palude, e quella da fondo (chiamata a Kovigno da pelago) distinguendosi la prima per la corda fatta da giunchi, pel filo delle maglie più sottile e per i 67 piombi meno pesanti. Simile a questa è pure la Passelera dì a- spreo. La Bete per guattì da sasso è una piccola rete, lunga 10 ed alta 1 m., le cui cerbere possedono maglie di 22 cent., mentre quelle della rete mediana misurano circa 25 mm. Valore 8 — 10 fiorini. La Barbonera (Tarantella sulle isole del Quarnero) è una rete lunga 25 — 35 m. ed alta 2, le cui maglie misurano nelle cerbere 26 cent., nella mediana 25 mm., — usata nella pesca dei barboni. Valore 20 fior. Il Salterello è un' attrezzo composto da una rete trimagliata, stesa orizzontalmente sul mare (il salto), e da una semplice, for- mata da vari (16 — 18) pezzi, la quale viene calata perpendico- larmente ed assicurata ad una serie di pali, piantati in fondo del mare. La lunghezza della rete semplice è di 200 — 300 ni., T altezza di 8, quella del salto di 60 m. con una larghezza di 2 m. Le maglie hanno un occhio di 35 mm., nelle cerbere di 26 cent. Questa rete viene usata solitamente in poca distanza dalla riva, disponendola in forma di spirale, per modo che la rete semplice decorre dapprima in linea retta, ripiegandosi verso F estremità esterna a cerchio, intorno al quale viene steso il salto. Adoperasi per la pesca dei cefali, i quali trovando un ostacolo nella rete, giungono nella spirale, ove vedendosi preclusa la via tentano saltare oltre la rete calata a perpendicolo, e così ap- pannano in quella stesa orizzontalmente. Il prezzo di questa rete è di 200-500 fior. Occupano un posto intermedio tra le reti da posta e quelle da trazione le Tonnare e le Palandare, inquantochè vengono dapprima distese come quelle, ma una volta entrato il pesce, si tirano al lido al pari delle tratte. Vengono perciò appellate Feti da chiusa. Sono reti robuste, formate da grosso spago o piuttosto da corda, di dimensioni colossali, che servono per prendere il tonno e le palamide; e nelle quali non di rado s' im- pigliano anche pesci cani da 4 — 5 metri di lunghezza. Vi ap- partengono : La Tonnara, che ha una lunghezza di 300 e più metri ed un' altezza di 20 — 25, a maglie molto larghe (20 cent.), 68 guarnita di sugheri, ma priva di piombi. Valore 500 e più fiorini. La Palandara, più piccola della precedente, non giungendo che a circa 100 m. di lunghezza ed a 20 di altezza, formata di grosso spago, con maglie di 1 1 cent. Valore 150 fior. 2. Reti a strascico. Sotto questo nome comprendiamo tanto le reti mobili, colle quali si circonda il pesce, tirandolo poscia verso la riva, (tratte) quanto quelle che trascinate sopra il fondo pigliano su quanto incontrano per via, onde appellatisi anche reti raschiatói. Dal più al meno tutte queste reti sono dannose, inquantochè passando sopra il fondo, traggono seco quanto trovasi nell' area da esse percorse. Il danno però è molto differente secondochè durante la trazione giungano appena a lambire il fondo, oppure come avviene colle pesanti reti a strascico, lo sconvolgano e lo rime- scolino per ampio tratto, distruggendo le dimore dei giovani pesci e le località, nelle quali trovansi depositate le uova. A buon diritto potrebbero quindi dividersi in due gruppi speciali, nelle semplici tratte e nelle reti raschianti, se tra le une e le altre non ci fossero numerose specie, che partecipano delle pro- prietà d' ambidue. Siccome le prime non possono venir tirate che nei luoghi ove la spiaggia si presenta piana, senza scogli ed accidentalità, ove i pesci solitamente non usano deporre le uova, trovandosi troppo esposti alle perturbazioni del mare, il danno riesce di non grande momento, massime se si riguardi 1' utile, relativamente abbastanza considerevole, che se ne ritrae. L' uso della tratta consiste nel gettare la rete intorno agli sciami del pesce, circondandoli d' ogni lato, e quindi tirarli verso terra, ove si estraggono colle mani, colle voleghe, oppure per mezzo delle fiocine. La maggior parte di tali reti, special- mente in Dalmazia, possedè nel mezzo una specie di sacco, nel quale si raccoglie il pesce. Secondo le differenti dimensioni delle reti e la larghezza delle maglie, si distinguono parecchie varietà di tratte. 69 La più comune è la Tratta grande d'estate, detta anche Tratta da sardelle, quantunque serva anche per la pesca degli sgombri e dei lanzardi. La sua lunghezza è di 120 a 200 e più metri, 1' altezza di 20 — 40 ; le maglie misurano 2 cent. Il suo valore ascende a 600 — 800 e più fiorini. Tratta da sardoni, usata qualche volta anche nella pesca delle sardelle lungo la costa istriana, ha una lunghezza di 150 a 30J ni. e l'altezza di 20 a 25 (maglie con occhio di 15 min.), e costa 500—1000 fior. La Tratta da cievoli, formata di filo più forte, ed a maglie più larghe (4 cent.), della lunghezza di 500 a 1000 m. e dell'al- tezza di circa 20. Valore 1000—8000 f. La Tratta da orate, differisce dalla precedente per avere le maglie un po' più strette (2 cent.). La sua lunghezza è di 300, l'altezza di 12—16 m. Tratta da tori, detta in Dalmazia Sciabaccone, formata di filo grosso con un ampio sacco centrale, della lunghezza di 400 m. e dell'altezza di 50. Valore 800 f. La Palandara da tiro, usata egualmente nella pesca del tonno e delle palamide, più piccola della precedente, non misu- rando che circa 80—100 m. di lunghezza e 30 — 40 d'altezza. Valore 100-120 f. La Tratta da menole, o Tratta piccola i Ci O O CM ^ IO IO ^ ir- iO -^ co IT- oo m ^ IO o o ' o cm o cm io I— 1 ■^ S O^psclg ^ h (M io ■* O t» O l> GM CM IO OS OS i— i IT- CO co ir- to IO ■+j e *o "^ co ^* "s* CM CM ^ -^ " CO rf IN h l> CM CM *"* e jO 00 CM CD 00 00 ce co y— • *— < **# "^ OS f— g 1?.I132 "*- O iO t-h CO 00 e» -^ co m io co io io ^ ^ co CD co co co IO o a CM 00 co co co o co t- ci CO CM i— i CM O co o OJOO co i-H CO -e* ih t- o CM sa -outuissnq •~ lO CO CO lO CM e- ce ■*# -^ *C0> co o CO e CO o — w ce ^ O 00 IO t- o o ^ "- > O t- OS CM CM t- CD CO I> CO CM CM CM ej v\od CM Ol O 00 i-i co OS t- io t— co co T* CD — < CO CO IO t— i CM OS IO tr- O OS OS OS OS co 1—1 0llS|A0>J oo ^ — < co co CO I> l> o io O tH 00 Ci Ci 7—1 T— 1 IO o o iO 1—1 o o e- co O io "* OS ^ IO O CO Ir- Od T-H CD H N CD t» IO co IO 9JS9T.IJ, t— l CM CO CO CO CO ■— < CO t- ìO (M Ol h (M CO r— »o CM T-H T-H IO CM • '5 t- CO OS © r-l «e © Ir— t— Ir- CO oo • ** 00 co co co co s '<& T- 1 T— 1 1— 1 T— 1 ,-H o U2 cu * II II 163 o a j2 00 oo CM CM O ■*a 3 -4-» e* t- t— QO i—i etf 03 N a <1 ci CO Q < Cvj co , 1 og OS h- 1 -3 •*H © J— oo 1— 1 » • — < © ci o r< ^ • fH a> Eh © Ti e« © co 50 O £ o A • »H ee -d * +» -** c€ «*- ce Ti © h A ce co !— 1 co OS ^ co 1— 1 OD Gì ** t— !>• Gì o o CD s O^l'Bdg ^ Gì co 1—1 cm CO CM IO CM co CM IO ■u a +^ ?H IO oo o o T— 1 rf IO fr* o t- t- Gì 1— i t- CM CD od t- 00 co co CM o o ^H CO EH O CM 00 co "# co co •^H lO co IO F"HJ 1— < co CO o BIOJ co t- IO 1—1 "* 1— 1 CO co (M co o» CD CO ^ _ CSI © o -* -tf T_l t- co t- oo co CM 00 co 00 t- iO o !>• o Gì co CM ouSiAoy; t- o co -p LO H CM ^tf cm co CM co CO CO T— 1 CM 00 CM CO co oo co - OO 00 .^ 00 00 oo 00 oo 2 'S Te CD 1— 1 1— 1 T— 1 1—1 1—1 o fc 161 Nella seconda tabella non è del resto indicata tutta la preda fatta dai pescatori italiani in vicinanza delle coste au- striache, poiché notoriamente buona parte di questa pescagione viene venduta sui mercati del Regno, senza essere stata insinuata presso gli organi portuali sanitari austriaci per la registrazione a scopi di statistica. Per avere un quadro specificato delle quantità e dei valori dei principali prodotti marini, che nell'ultimo quinquennio formarono oggetto della pesca di mare, si ricorra alla seguente tabella, che presenta non soltanto le quantità pescate in questo periodo ed i valori relativi sia nella loro totalità che nelle medie annuali; ma anche le quantità massime e minime ottenute nei rispettivi anni coi loro valori, come pure l' indicazione del prodotto medio di ciascuna specie, che venne pescata in ogni singolo circondario marittimo. Riguardo alla valutazione dei prodotti marini, conviene osservare, che i valori di dettaglio, come naturale, variano non soltanto d' anno in anno, a seconda della maggiore o minor pescagione, ma che nello stesso anno presentano dif- ferenze notevolissime relativamente ad una stessa specie, a seconda delle località, della maggiore o minore facilità di comunicazioni e di smercio. Nei circondari di Trieste, Pola, Spalato e Megline i prodotti marini ottengono di solito i prezzi massimi, per la ragione che nei tre primi, prescin- dendo anche dalla maggior densità della popolazione alla costa, le strade ferrate agevolano la spedizione dei prodotti per T interno, mentre nell' ultimo la poca preda fatta, si consuma dagli abitanti del luogo appena giunta al mercato. Nella seguente tabella i diversi prodotti marini sono di- sposti secondo la loro importanza commerciale. delle quantità e dei valori dei pesci e degli altri prodotti marini, clie formarono oggetto principale della pesca nel quinquennio 1877-1881, lungo le coste del Litorale e della Dalmazia 166 Denominazione del prodotto Quantità Valore del prodotto di tutto il quinquennio 1877-1881 pezzi chilogr. fiorini Medio annuo Quantità pezzi chilogr. Valore fiorini Sardella Barbone e Tria Tonno Menola bianca 10386884 1931303 1770214 3195119 2161741 655469 609442 487893 2077377 432348 386261 354042 131093 121888 — 639024 97579 167 Massimo annuo Minimo annuo Valore medio © 1 Quantità CS 1 Valore o Quantità Valore annuo in fiorini V. A. della pesca nei circondari marittimi di 55 pezzi chilogr. fiorini pezzi chilogr. fiorini Trieste 81089 Rovigno Pola 41521 13814 Lussin 5394 Zara 33134 oc 00 — 2462916 483597 X X i — 1672821 385031 Spalato Ragusa Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara 227120 28784 1492 37822 8237 25352 1637 42515 co 1—1 590201 177254 OC L~ GC i — — 173925 70172 Spalato Ragusa Megline Trieste Rovigno Pola Lussin 12146 1562 1822 102G 104 5510 21450 Zara 86016 7- c Spalato Ragusa 882 4654 ,t~" 1 OC ' 455986 142873 — 233759 86544 Megline 2246 Trieste 3062 Rovigno Pola 4742 106 Lussin 5025 Zara 45969 t- 1— 1 Spalato Ragusa 18790 19848 — 791391 102972 X: <— < — 465900 87921 Megline 37 168 Denominazione del prodotto Quantità Valore del prodotto di tutto il quinquennio 1877-1881 pezzi chilogr. fiorini Medio annuo Quantità pezzi! chilogr, Valore fiorini Menola schiava Lanzardo Cefalo Calamaro 2251281 2020428 391025 387196 1132733 340055 450256 — 404085 807948 317161 226546 161589 78205 77439 68011 63432 169 Massimo annuo Minimo annuo | Valore medio o o annuo in fiorini c3 Quantità Valore P a ci Quantità Valore V. A. della pesca nei circondari marittimi di D OS fl pezzi cbilogr. fiorini p pezzi cbilogr. 1 fiorini Trieste 37 Rovigno 263 Pola 441 Lussiu 3423 Zara 47494 Spalato 23290 T-H oo Ragusa 3233 oo 649725 104513 00 336878 56465 Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato 24 3 14 329 1637 16334 53134 co i-H Ragusa 5611 T-H 593104 97650 co T-H 264136 56825 Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato 377 33812 7841 1846 189 15516 3668 00 Ci Ragusa 2420 oo T-H 320054 88128 oo r— 1 143359 49438 Megliue Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato 2719 2893 2350 2745 G30 45502 6537 t- Ci Ragusa 1576 00 183061 69117 oo T— ( — — 140042 56203 Megline 1199 1 170 Denominazione del prodotto Branzino Molo Sardon Grongo Quantità Valore del prodotto di tutto il quinquennio 1877-1881 pezzi chilogr 507592 992414 1590251 550404 fiorini 236595 213004 198202 191520 Medio annuo Quantità pezzi chilogr, Valore fiorini 101518 47319 198483 42601 318050 39G40 110081 38305 171 Massimo annuo Minimo annuo Valore medio o o annuo in fiorini 3 ci Quantità Valore fi Quantità Valore V. A. della pesca nei circondari marittimi di 'c> marittimi di a pezzi chilogr. fiorini pj pezzi chilogr. fiorini Trieste 9215 Rovigno 304K Pola 2094 Lussin 959 Zara 17716 Spalato 2338 e— t- o co Ragusa 553 oo 127061 45679 co 1—1 87143 33421 Megline Trieste 1169 2585 Rovigno 1220 Pola 344 Lussin 80 Zara 29590 Spalato 837 i.— oc Ragusa 149 co 1— 1 313315 47826 oc T— < 196367 31706 Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato 351 597 1999 1617 1263 23947 3964 1— ( oc Ragusa 793 GO i— l 116030 45884 00 1 — 1 75148 28811 Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato 707 234 32 1564 659 22611 2705 © 00 Ragusa 4385 GO i — i 136008 45273 co — 71114 25167 Megline 2481 174 Denominazione del prodotto Salpa Folpo Scombro Occhiata Quantità Valore del prodotto di tutto il quinquennio 1877- 1881 pezzi chilogr. fiorini Medio annuo Quantità pezzi chilogr. 584009 170625 1111219 155626 529323 147426 553262 144851 116802 222244 105864 110653 175 Massimo annuo Minimo annuo Valore medio o o annuo in fiorini c3 Quantità Valore eS Quantità Valore V. A. della pesca nei circondari marittimi di 03 —' 1—1 pezzi chilogr. fiorini 0 pezzi chilogr. fiorini Trieste 629 Rovigno 759 Pola 2048 Lussin 1521 Zara 21183 Spalato 4936 i — i X Ragusa 2492 oo 142208 47747 X i — 1 101995 29733 Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato 557 2739 1854 2387 1002 16438 3816 O 00 — i y Ragusa 2284 00 1—1 255793 34066 X i — i 181545 24294 Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato 605 4325 84 874 5495 7367 10677 tr- in- Ragusa 501 co 344970 89891 X 29860 10184 Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato 162 61 304 750 1745 18743 5264 c— OS 1- Ragusa 1711 00 1—1 149063 38463 X 1 — 1 — 80982 19944 Megline 392 176 Denominazione del prodotto Quantità Valore del prodotto di tutto il quinquennio 1877 - 1881 pezzi ckilog'r. fiorini Medio animo Quantità pezzi chilogr, Valore fiorini Bobba Seppa 699757 141396 848421 132943 Granzon o Gran- zeola . . . . OS CO CO t- CO o 1745 131381 co o Kasa 721251 118407 139951 169684 349 144520 28277 26589 26276 23682 177 Massimo annuo Quantità pezzi ehilogT, Valore fiorini Minimo annuo Quantità Valore pezzi chilogr. fiorini Valore medio annuo in fiorini V. A. della pesca nei circondari marittimi di QO 152951 28744 03 o T— I IO 205466 210 29461 31109 co 188080 24273 127600 24044 IO o co 139812 125896 21784 17221 21368 Trieste Ro vigno Pola Lussin Zara Spalato Ragusa Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato Ragusa Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato Ragusa Megline Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato Ragusa Megline 680 1206 722 574 12167 8623 3128 1177 4263 924 1394 805 15343 2379 786 695 837 7259 10571 379 6955 270 1 4 552 1258 1864 1009 12432 5351 824 392 178 Denominazione del prodotto Quantità Valore del prodotto di tutto il quinquennio 1877- 1881 pezzi chilogr. fiorini Medio annuo Quantità pezzi chilogr, Valore fiorini Astice Sfoglia Angusigola Anguilla (Bisatto) 00 00 IO 3994 107414 188433 93430 799 21483 37686 18686 294452 74906 210267 7^469 58890 14981 42053 14894 179 Massimo annuo Minimo annuo Valore medio o 03 Quantità Valore e sa Quantità Valore annuo in fiorini V. A. della pesca nei circondari marittimi di 9 pezzi chilogr. fiorini rj pezzi chilogr. fiorini Trieste 896 Rovigno Pola 2100 2839 Lussin 95 Zara 12348 CO CO co 1603 28121 t- go IO co T— 1 218 7507 Spalato Ragusa Megline Trieste Rovigno Pola Lussili Zara 1913 1272 20 6964 9273 1046 59 251 GO GO rH — 48262 24005 t- GO — 29692 14445 Spalato Ragusa Megline Trieste Rovigno Pola Lussili Zara 970 25 98 1046 916 1273 818 5187 c— GO T— 1 77978 17568 o co GO 47414 13454 Spalato Ragusa Megline Trieste Rovigno Pola Lussili Zara Spalato 5060 379 302 11126 221 21 40 2519 199 GO — 55420 17509 OS C- 00 1— 1 29879 10557 Ragusa Megline 370 398 180 Denominazione del prodotto Quantità Valore del prodotto di tutto il quinquennio 1877-1881 pezzi ckilogr. fiorini Medio annuo Quantità pezzi ckilogr. Valore fiorini Scarpena rossa 236416 Scarpena selvatica 233024 Cantara 311092 Suro 397579 66013 64568 63081 62078 47283 46604 62218 79516 13202 12913 12616 12416 181 Massimo annuo o a ! Quantità eS pezzi chilogr. Minimo annuo Quantità 53072 pezzi chilogT. fiorini Valore Valore medio annuo in fiorini V. A. della pesca nei circondari marittimi di 15268 2 52398 13442 83650 43986 11930 15894 38673 Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato Rag-usa Megli ne 11122 106891 15192 48107 Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato Ragusa Megline 10171 Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato Rag-usa Megline 64308 Trieste Rovig-no Pola Lussin Zara Spalato [Rag-usa 11784 Megline, 457 697 1021 625 4930 4836 549 87 32 1147 512 136 9697 902 343 144 24 711 617 698 9192 1350 24 163 849 791 1171 3936 3294 1649 563 182 Denominazione del prodotto Quantità I Valore del prodotto di tutto il quinquennio 1877-1881 pezzi chilogT. fiorini Medio annuo Quantità pezzi chilogr. Valore fiorini Passera Guatto da fango Can bianco Uibon 105501 59102 407932 55598 267657 160289 51707 47489 39100 81585 53532 32058 11820 11120 10341 9498 183 Valore medio annuo in fiorini V. A. della pesca nei circondari marittimi di Trieste Rovigno Pola Lnssin Zara Spalato Ragusa Meg'line Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato Ragusa Megli ne Trieste Rovigno Pola Lussin Zara Spalato Ragusa Meglio e Trieste Rovigo o Pola Lussin Zara Spalato Ragusa Megline 11153 240 6 70 351 G351 229 6 103 4003 360 37 31 1261 351 1319 120 5846 1295 134 15 1819 2866 2766 643 1392 4 8 184 Denominazione del prodotto Guaito giallo Papalina Ostrica Colombo Quantità Valore del prodotto di tutto il quinquennio 1877-1881 pezzi chilogT. fiorini IO LO co 191297 301333 57583 209793 4G561 43271 37820 37383 Medio annuo Quantità Valore pezzi chilogr. fiorini io co 38259 60267 11517 41959 9312 8654 7564 7477 185 Massimo annuo Minimo annuo 1 Valore medio o a a Quantità Valore r. Quantità Valore annuo in fiorini V. A. della pesca 1 - o Ph cu P o Eh Quantità in C h i 1 o g r a m m i 1877 5167722 704300 77436 50 5949508 1878 4919446 640059 22547 220 150 125 50 — 5582597 1879 4428569 573782 17300 240 15 — 50 — 5019956 1880 4355379 643298 18S42 480 — 235 — — 5018234 1881 Somma Medio 4827176 742771 21499 550 60 40 — — 5592096 23698292 3304210 157624 149o'275 400 100 — 27162391 4739658 660842 31525 298 55 80 20 — 5432478 e) Esportazione. L' esportazione totale dei vari prodotti marini, sia in istato fresco, che asciutto, o salati e preparati in altra guisa, tanto da un circondario ad un altro, che per l'interno della monarchia, o per altri porti dell' estero, ascese nel quin- quennio a 14,510.625 chilogr. di pesci del valore di fior. 3,302.938 1,194.638 pezzi ì „ , . tnr. nnn 1,471.669 chilogr. } * ra0"l'Sel" • ■ » 18°090 759.884 pezzi ) 131.570 chilogr./ di crostacei del valore di fior, 109.092 D' altri prodotti 2.617 Totale fior. 3,599.737 donde si rileva che 1' esportazione e rispettivamente il movimento annuo dei prodotti del mare pescati in un circondario, e consu- mati altrove ci danno in media la somma di circa 720.000 fiorini. 196 (1) Materiale da pesca. Il materiale da pesca cousta delle varie specie di barche, di reti e d' altri attrezzi, di cui una parte appartenente ai pescatori nazionali ed un' altra ai chioggiotti. Dalle seguenti quattro tabelle si rileva che nell'ul- timo quinquennio venne impiegato ne' vari circondari il seguente materiale da pesca : In complesso In media valore valore pezzi in fiorini pezzi in fiorini dapartedif barche 12,655 2,838.546 2,531 567.709 pescatori < nazionali (reti ed altri attrezzi 288,482 5,262.791 57.696 1,052.558 Totale 8,101.337 1,620.267 dapartedif barche 1.172 1,384.137 235 276.827 D6SC*ltOVl esteri (reti ed altri attrezzi 6.896 319.980 1.379 63.996 Totale 1,704.117 340.823 197 TABELLA delle barche nazionali, le quali si dedicarono alla pesca dal 23 Aprile 1877 a tutto il 22 Aprile 1882. negli anni 1877 1878 1879 1880 1881 Totale Media Trieste . Rovigno . Pola . . Lussino . Zara . . Spalato . Ragusa . Megline . 613 180 105 222 351 719 309 23 626 130 120 208 343 712 314 22 665 141 165 189 310 669 309 37 691 159 181 150 279 743 286 89 731 166 201 141 294 770 306 36 3326 776 772 910 1577 3613 1524 157 665 155 154 182 315 723 305 32 Somma . 2522 2475 2485 2528 2645 12655 2531 VALORE IN FIORINI: Trieste . 152836 150240 170680 159399 170511 803666 160733 Rovigno . 36980 36290 43510 50150 52600 219530 43906 Pola . . 23870 26690 34150 25190 29730 139630 27926 Lussino . 38440 32540 29235 27082 24545 151842 30368 Zara . 69467 68503 70530 67576 68260 344336 68867 Spalato . 161322 156114 153130 165493 186404 822463 164493 Ragusa . 69262 68540 66406 62250 66711 333169 66634 Megline . 5450 4050 4640 4940 4830 23910 4782 Somma . 557627 542967 572281 562080 603591 2838546 567709 198 TABELLA delle reti ed altri attrezzi da pesca, attinenti alle barche nazionali che si dedicarono alla pesca. negli anni 1877 1878 1879 1880 1881 Totale Media Trieste Rovigno . Pola . . Lussino . Zara . . Spalato . Ragusa . Megline . 23950 8549 7733 1864 1586 2809 1561 233 31219 7339 12266 1650 2466 3089 1470 98 31347 7407 14072 1580 1204 2978 1721 118 28748 8312 13467 1439 1273 3318 1959 121 30819 8810 13495 1117 1661 3045 2472 117 146083 40417 61033 7650 8190 15239 9183 687 29217 8083 12207 1530 1638 3048 1837 136 Somma . 48285 59597 60427 58637 61536 288482 57696 VALORE IN FIORINI : Trieste 202846 362675 368001 363806 383446 1680774 336155 Rovigno . 138098 64642 65989 62035 63160 393924 78785 Pola . . 101577 103323 86237 79869 81650 452656 90531 Lussino . 66917 60155 56597 52269 46004 281942 56388 Zara . . 150506 181695 159764 174986 188309 855260 171052 Spalato . 211942 208118 191900 197816 217588 1027364 205473 Ragusa . 106027 103525 103075 102943 102441 518011 103602 Megline . 6980 9418 12262 12692 11508 52860 10572 Somma . 984893 1093551 1043825 1046416 1094106 5262791 1052558 199 TABELLA delle barche chioggiotte, le quali si dedicarono alla pesca dal 23 Aprile 1877 a tutto il 22 Aprile 1882. negli anni 1877 1878 1879 1880 1881 Totale Media Trieste Rovigno . Pola . . Lussino . Zara . . Spalato Ragusa . Megline . 75 30 43 12 12 27 95 43 42 12 14 28 92 45 42 10 14 30 88 46 50 11 35 45 94 46 36 12 13 30 444 210 213 57 88 160 89 42 43 11 18 32 Somma . 199 234 233 275 231 1172 235 VALORE IN FIORINI: Trieste . 54000 94000 53800 88400 96800 387000 77400 Rovigno . 38240 36290 73200 73900 73900 295530 59106 Pola . . 122000 122000 54000 73100 35500 406600 81320 Lussino . 18000 18000 11000 11600 12600 71200 14240 Zara . 7200 10200 10200 17500 8700 53800 10760 Spalato . 25800 32835 29372 52125 29875 170007 34001 Ragusa . — — — — — — — Megline . Somma 265240 313325 231572 316625 257375 1384137 276827 200 TABELLA delle reti ed altri attrezzi da pesca, attinenti alle barche chioggiotte che si dedicarono alla pesca. negli anni 1877 1878 1879 1880 1881 Totale Media Trieste 78 169 167 114 128 656 131 Rovigno . 192 1050 1193 1194 1194 4823 965 Pola . . 254 556 54 74 60 998 200 Lussino . 28 36 34 24 26 148 30 Zara . . 28 44 38 46 33 189 37 Spalato . 25 11 12 18 16 82 16 Ragusa . — — — — — — — Megline . Somma . 605 1866 1498 1470 1457 6896 1379 VALORE IN FIORINI Trieste Rovigno . Pola . . Lussino . Zara . . Spalato . Ragusa . Megline . 26100 5670 16000 3070 3200 2440 37760 8400 10600 3456 4800 1200 37696 10210 8500 2816 4006 1200 34860 10230 10800 2570 6507 6700 35832 10230 6700 3120 3707 1600 172248 44740 52600 15032 22220 13140 34450 8948 10520 3006 4444 2628 Somma . 56480 66216 64428 71667 61189 319980 63996 201 Facendo un raffronto fra i sopraccennati valori medi del materiale da pesca effettivamente adoperato, coi valori medi del prodotto della pesca, si trova che il capitale investito in barche, reti ed altri attrezzi nel quinquennio 1877—1881, diede ai pe- scatori nazionali un' annua rendita lorda di 99% e di 102% ai pescatori italiani. Non tutte le barche ed i vari attrezzi però vengono an- nualmente impiegati nella pesca, che una parte sia per la stagione poco propizia, sia per altre cause, se ne rimane inope- rosa. Aggiunta questa parte, agli attrezzi che realmente furono adoperati, si rileva lo stato reale del materiale da pesca esistente alle nostre coste. Secondo le distinte prodotte dagli uffici di porto e s. m. pel semestre d'inverno del 1881, (cioè pel periodo dal 23 otto- bre 1881 a tutto il 22 aprile 1882) il materiale da pesca appar- tenente esclusivamente ai pescatori nazionali, consisteva in complesso di : valore pezzi in fiorini barche da pesca .... 2.912 627.314 reti ed altri attrezzi da pesca 59.500 1,115.697 Valore totale 1,743.011 la cui ripartizione nei singoli circondari marittimi si apprende dalle seguenti due tabelle : X ^JoJcaJLaJLaxx delle barche da pesca appartenenti ai pescatori nazionali col 22 Aprile 1882. 204 Barche da pesca SPECIE DELLE BARCHE DA PESCA Trieste Nr. Valore in fiorini Rovigno Nr. Valore in fiorini Pola Nr. Valore in fiorini 1 Barche 2 Barchini (Barchette) 3 Battelle .... 4 Battelli .... 5 Battelline .... 6 Bragozzi .... 7 Brazzere .... 8 Gaete 9 Guzzi 10 Lancie .... 1 1 Leuti 12 Passere .... 13 Portolate (Portellate) 14 Sandali .... 15 Toppi 16 Zoppoli .... 156 26 63 153 75 31 25 318 47 9308 3370 3720 28050 2540 29700 13522 11015 3510 53 19 78 7800 10500 24800 41 98 1 894 188514 150 43100 150 1000 5410 8660 80 300 15450 205 appartenenti ai circondari marittimi di Lussili Zara Spalato Kagusa Megline Totale Nr. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini 7 124 4 1 7 7000 18265 300 400 580 1 352 13 30 31 1250 62252 1180 17700 2930 26 8 3 651 23 82 5200 800 2499 162026 1630 22647 14 236 11 55 2441 48690 124 15940 20 15 4 2080 2600 600 216 34 63 210 75 61 25 1497 153 1 167 6 1 318 47 38 102808 4170 3720 36850 2540 50949 13522 324043 13610 80 56287 300 400 11015 3510 3510 143 26545 427 85312 793 194802 316 68311 39 5280 2912 627314 delle reti e degli altri attrezzi da pesca appartenenti a pescatori nazionali (22 Aprile 1882). 208 Reti ed altri attrezzi da Trieste SPECIE Nr. I. Refi da posta o da imbrocco a. semplici 1 Sardellere .... 2 Sardonere .... 3 Agonere 4 Zereri 5 Spiconi da verzellate 6 Prostizze 7 Bobbere 8 Reti da ludro . . . 9 Scombrere .... 10 Cagnere 11 Squaenere .... b. tramagliate o d' insacco. 12 Gombine 13 Cerberai 14 Passelere 15 Barbonere .... 16 Saltarelli IL Reti da chiusa. 17 Palandare .... 18 Tonnare Riporto 10474 611 200 30 7025 5419 108 2498 12 26383 Valore in fiorini 214800 24930 5056 300 14050 55596 1770 17830 1330 6000 341662 Rovigno Nr. 1086 24 15 4 20 190 120 29 3790 1047 223 970 4 7523 Valore in fiorini Pola Nr 35196 960 600 160 60 2700 2880 892 9156 7227 2476 4120 800 100 67236 215 68 16 10 101 26 200 126 100 14 5 881 Valore in fiorini 209 pesca appartenenti ai circondari marittimi di Lussili Zara Spalato Ragusa Megline Totale Nr. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini N. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini 97 32 11 5340 2220 11300 194 152 89 40 126 68 34270 12359 5420 10000 5808 84390 514 4 71 1 242 19 2 126200 2200 1720 48 G508 670 1700 408 17 149 24 177 69295 790 5180 940 5726 18 14 6 13 5 4383 700 300 1170 2300 13006 635 252 4 240 234 260 209 141 55 11016 7150 431 3468 23 12 120 24 499281 25890 15769 160 7776 7600 4440 8300 12430 1542 23654 83322 6052 91950 1470 1330 89570 23600 140 18860 669 152247 853 139046 775 81931 5G 8850 37280 834136 u 210 SPECIE Reti ed altri attrezzi da Trieste Nr. Valore in fiorini Rovigno Nr. Valore in fiorini Pola Nr. Valore in fiorini Trasporto . . III. Reti a strascico e raschianti. 19 Tratte 20 Bragagne 21 Cocchie 22 Tartane 23 Grippi 24 Sciabacche 25 Mussoleri 26 Ostregberi 27 Guatte a mano . . . . IV. Reti da gettata e da saccoleva. 28 Rizzai 29 Voleghe V. Altri attrezzi da pesca minori cioè : 30 Asturere, Brancarelle, Co- goli, Fiocine, Grampe, Grisiole, Lenze, Nasse, Parangali, Palinole, Pu- schie, Tanaglie, Togne, ecc. ecc. Totale 26383 31 6 135 67 50 1007 56 20 11520 39275 341662 31500 1800 4189 2961 135 242 112 220 7523 G7326 881 106 3 3 3 30 10 16664 399485 1373 9051 7030 120 60 230 180 270 TU 2688 77904 707 211 pesca appartenenti ai circondari marittimi di Lussin Nr. Valore in fiorini Zara Nr. Valore in fiorini Spalato Ragusa Nr. Valore in fiorini Nr. Valore in fiorini Megline N. Valore in fiorini Totale Nr. Valore in fiorini 140 18860 449 8 G 26383 800 200 669 152247 98 2 617 1899 54320 700, 853 139046 775 222 2 50 36 63840 9100 7389 4494 86 81931 56 20610 135 16 941 16 5484 48 11 8850 3100 580 228 37280 1082 5 14 144 70 125 16 1011 56 834136 155 16 19526 213483 820 2600 4449 3191 9995 318 292 112 1161 16 45124 o CI 48142 214706 216480 £ 108982 B e— 71 12758 59500 1115697 212 e) Personale addetto alla pesca. L' industria della pesca si esercita durante tutto l'anno lungo le nostre coste, tanto da pescatori delle nostre provincie rivierasche, quanto da quegli di Chioggia. Oltre ai pescatori di professione, ci sono nella maggior parte dei nostri distretti numerose persone, che si dedicano alla pesca soltanto occasionalmente, nelle stagioni di maggiore frequenza di pesce. Come risulta dalle seguenti due tabelle, nel quinquennio 1877—1881 presero parte alla pesca nei diversi circondari marittimi in inedia in complesso all' anno escatori nazionali 49.304 9.861 „ italiani 5.802 1.161 Totale 55.106 11.022 TABELLA dei pescatori nazionali che si dedicarono alla pesca dal 23 Aprile 1877 a tutto il 22 Aprile 1882, lungo la costa del Litorale, e della Dalmazia. Negli anni Nel circondario marittimo di o -4-2 o m o a .SP © J5 '© Lussin- piccolo ci N o ni C/2 c3 P3 O 'o Ph o .sa 'ce ce ci Spalato Ragusa CD "Se 3 1877 334 172 206 66 60 82 920 1878 445 441 208 64 75 134 — — 1367 1879 420 445 168 48 78 129 — — 1288 1880 426 265 159 59 152 210 — — 1271 1881 290 265 149 54 64 134 — — 956 Somma . . Medio . . . 1915 1588 890 291 429 689 — — 5802 383 318 178 58 86 138 — 1161 Mettendo le due esposte cifre medie di fronte ai valori medi del prodotto della pesca negli ultimi cinque anni, senza tener conto delle spese di conservazione del materiale da pesca adoperato, degl' interessi del capitale in esso investito, delle differenti tasse ecc. si ottiene : Per ogni pescatore nazionale un' annua rendita lorda di circa 163 fiorini. Per ogni pescatore italiano un'annua rendita lorda di circa 300 fiorini. Questo risultato è tanto più da ritenersi come approssi- mativamente esatto, inquantochè i pescatori italiani (Chioggiotti), esercitano durante tutto l'anno unicamente tale mestiere, mentre i pescatori nazionali si occupano in gran parte anche dell'agri- coltura, oppure pescano soltanto nell' estate. Al 22 aprile 1882 il numero dei pescatori di professione nei diversi circondari marittimi, indipendentemente se presero parte alla pesca o meno, ascendeva a 214 Trieste . . Rovigno . . Pola . . . Lussinpiccolo Zara . . . Spalato . . Ragusa . . Megline . . 2.636 599 477 517 1.652 3.588 1.246 158 Totale 10.873 Trovansi nel circondario di : per ogni miglio geografico marittimo Trieste 14C Rovigno 32 Pola 16 Lussinpiccolo 6 Zara 7 Spalato 28 Ragusa 13 Megline 5 35 pescatori di professione 4 1% 1' 75 25 Statistica della pesca di mare sulla costa del litorale ungaro- croato negli anni 1874 — 1881. Secondo le statistiche degli ultimi otto anni, la quantità media annuale del prodotto della pesca ascese a 778000 chi- logr. di pesce ed a 31000 pezzi di crostacei del valore totale di fiorini 152000. Di questa quantità furono presi a Fiume e nel Quamero chilog. 522.000 Buccari . , „ 36,000 Portorè „ 71,000 Segna „ 46,000 Selce „ 86,000 Carlopago „ 11,000 Jablanaz „ 4,000 Stinizza „ 2,000 A questo prodotto totale parteciparono i pescatori nazionali col 68 per cento, i Chioggiotti col 82 per cento. Riguardo alla quantità del pesce le specie che figurano maggiormente sono : Merluzzi con chilog. 125.000 Sardelle „ 123.000 Tonni „ 122.200 Moli „ 78.800 Rase „ 37.000 Scampi „ 29.800 Volpi „ 25.400 Menole „ 19.700 216 Seppie con chilog. 18.200 Rospi „ 18.100 Barboni „ 18.100 Sgombri „ 16.900 Nei porti del litorale la pesca è di poca entità, se si eccet- tuino il tonno e le sardelle : Per la pesca del tonno figurano : Buccari con 1 tonnara chilog. 33600 Portorè „ 3 tonnare „ 69600 Segna „ 1 tonnara „ 9200 Selce „ 1 „ 9800 Le Sardelle vengono prese la maggior parte a Selce, pre- sentandoci questo porto un prodotto di chilog. 74.000. La maggior parte del pesce preso, viene consumato in paese, eccettuato il tonno di cui circa 40,000 chilogrammi vengono esportati per la Monarchia e per il Veneto ; a questi si possono aggiungere 4000 chilogrammi di altre qualità, come scampi, branzini, orate, dentali e merluzzi. Non essendovi alcun industriante, che si occupi della pre- parazione del pesce, la quantità che viene salata o messa in olio, è ristretta puramente al consumo locale, e può calcolarsi di circa chilogr. 3500 all' anno. Quando la pesca dello sgombro è abbondante, usasi salarlo per la maggior parte, ed esportarlo per l'Italia; da parecchi anni però questo pesce andò ognor più scemando nel Quarnero. Il numero degl'individui impiegati alla pesca nella stagione invernale, è in inedia di 517 con 6 giornate di lavoro; di questi, 130 uomini sono imbarcati sui bragozzi. Il modo d'ingaggio ha luogo per lo più a parte, quelli che sono a giornata, ricevono una mercede da 60 soldi a fior. 1.50. Le spese di sostentamento d'un pescatore possono calcolarsi secondo le circostanze, da soldi 40 a fior 1 al giorno. IFIPta Cenni intorno alle nostre saline. Il primo e più importante prodotto minerale del mare è il sale, la cui produzione ascende alla più remota antichità, dap- poiché le prime pozze d'acqua salsa, restate tra le fessure e le concavità delle roccie, insegnarono all'uomo l'arte di estrarlo mediante l' evaporazione. Roma aveva estese saline in Sicilia ed al lago di Taranto (Mummie stagnimi in salem abit)* e possedea del pari una corporazione speciale di salinatori, cui erano astretti i condannati (ad salinas), o gli schiavi. Di saline esistite lungo i nostri litorali, non troviamo fatta menzione negli scritti degli antichi, e solo indirettamente dal nome di qualche località (p. e. Salona), oppure dalle parole di Plinio che loda la salamoja della Dalmazia,** si potrebbe forse arguire che tale industria non fosse del tutto ignota ai nostri maggiori. I più vecchi documenti in proposito sono della metà del VI0 secolo, e tra questi l' importantissima lettera di Cassio- doro (Anno 538, Epist. XXII. 24), in cui con istile fiorito, come tanto amava il celebre prefetto di Re Vitige, descrive minuta- * Plin. XXXI. 7. ** Plin. 1. e. 8. 218 mente le varie parti delle saline, l'arte del salinaro, ecc.* Poco appresso (anno 543) troviamo nominate le saline dell' Isole Brioni presso Pola, in una donazione di Eufrasio, vescovo di Parenzo. ** In parecchi documenti posteriori si fa inoltre parola di saline, quantunque la loro estensione non deve essere stata molto grande, se nel famoso Placito tenuto nel 804 nella pianura di Risano, non ne vien fatta alcuna menzione. Libera essendo anticamente la produzione del sale e non soggetta che all'imposta della decima o del sestiere*** ogni muni- * „Ogni attività è concentrata nel sale : invece di adoperare falci ed aratri, rotolate cilindri; dalle saline a voi viene ogni prodotto, mentre in queste medesime avete quanto non fate ; voi, per così dire battete mo- neta vittuale, che ogni flutto è addetto all' aite vostra, ecc." — La lettera pai-la delle saline e dei salinari delle Venezie, le quali secondo il Kandler (Cod. Dipi. Istr.) estendevansi dal Po al Timavo o più precisamente dall' Adige a S. Giovanni di Duino. ** Yolurnus etiam ut ipsi canonici habeant tertiam partera de salinis, qnas habemus in Insula, quae vocatur Brivona et habeant tertiam partem de pisca- tione quae provenit ad Ecclesiam S. Mauri de ripa Lenii. (Cod. Dipi. Istr.) *** Il diritto di monopolio si sviluppò appena più tardi, però non quale è oggidì, ma limitato unicamente al commercio, cioè al diritto esclusivo di prima comprita dal producente e di prima vendita. Il prezzo di comprita era regolato da appositi Capitoli, o contratti bilaterali, mentre il prezzo di vendita era libero alla finanza, ed in ciò, nella differenza del prezzo, stava la rendita dell' erario. Le antichissime saline di Trieste erano, prima della dominazione austriaca, parte proprietà del Vescovo, come Signore fondale, e parte del Comune. Il primo percepiva la decima dalle proprie saline, al comune spettava il sestiere, ossia un moggio per ogni sei. Dalle saline comunali poi, il comune ritraeva del pari la decima. V era inoltre un dazio speciale di 4 soldi. Negli antichi statuti di Trieste troviamo parecchie disposizioni circa le saline : Così il sale non potea venir condotto in città se prima non si avea pagato il sestiere. Da questo dazio però erano esenti le saline nuove e le ristaurate pei corso di due anni. (Lib. IV. Rub. 7.) I salinari fruivano del pari del privi- legio di andar esenti dal dovere di far la guardia alla città durante la sta- gione del sale. (Lib- IV. Rub. 13.) Secondo lo Statuto di Pirano (1274) spettava al comune quale dazio la settima parte del sale. Nella ducale del 1375 vi venne stabilita una limitazione ed in pari tempo fissato il prezzo. Il commercio del sale era libero per terra, proibito all'incontro il trasporto per mare. Già nel XV secolo esisteva a Trieste una camera dei sali, di ragione 219 cipio approfittava delle sue spiaggie per fondarvi saline. Così sorsero saline a Trieste, sul luogo ove ora trovasi la città Teresiana, all' arsenale d' artiglieria, presso il Navale Adriatico, nella valle di Servola ed a Zaule; a Muggia, tra la Punta Grossa e la Sottile, a Capodistria, a Strugnano, a Sicciole, a Sipar, a Cittanova, ad Orsera, alla bocca del Leme, a Val Saline, ecc. ecc. Colla dominazione veneta nell' Istria e nella Dalmazia, si estese sempre più l' industria salifera lungo le nostre coste. Allorché le vaste pianure di Venezia, dove in antico si produceva il sale, dovettero cedere il posto ai palazzi della regina del mare, si presentarono opportunissirai a tale industria i bassofondi ed i seni frequenti, onde vanno forniti i nostri litorali. Le antichis- sime saline di Trieste furono allora causa di molte guerre e di lotte accanite ; che i veneti, padroni di quasi tutta l' Istria, di mal occhio vedevano contendersi dai triestini, deboli allora e quasi tributari* della potente Repubblica, l'esclusivo monopolio di tale prodotto. Ogni incursione veneta era per lo più seguita dalla distruzione delle saline, ma i triestini, che da quelle ritrae- del principe. I proprietari evano obbligati di fornirle 24.000 staja al prezzo di 20 carantani lo stajo, però il commercio era libero, anzi nel 1690 Leopoldo I. rinnovava i mercati per facilitarne lo spaccio. Nel 1696 venne dichiarato monopolio l' acquisto di prima mano, laddove la vendita di seconda mano rimase libera. (Vedi in proposito : Kandler, Delle saline, nell' Istria, 1848. N. 54. p. 213.) * Non ostante la dedizione del 1382 ai Duchi d'Austria, Trieste conti- nuò a pagare per lungo tempo il tributo o regalia di 50 orne di vino alla Serenissima, dovuto per il patto del 1202, allorché Trieste giurò fedeltà al Doge Enrico Dandolo. (Insuper etiarn nos omues homines Tergestinae civitatis univcrsaliter promittimus, omnia suprascripta inviolabiliter conservare, et quod omni anno perpetualiter nos et successores nostri vobis et vestris successoribus solvere debeamus, vel solvi facere, urnas optimi vini puri de nostro territorio quinquaginta nostris expensis ad ripara Ducalis Palatii in festo Santi Martini). Appena dopo la guerra del 1508, ossia dopo oltre trecento anni, i Triestini negarono di pagare più oltre tale tributo, così che il Doge Andrea Gritti ancora nel 1523 ne richiedeva il pagamento. (Quapropter cum ex veteri et fere semper observato instituto Nobis constet M. istam communitatem amphoras quinquaginta optimi Vini (quam rebolam vocant) singulis annis mittere debere. — Cod. Dipi. Istr.) 220 vano lauti guadagni, appena scomparse le soldatesche nemiche, rifacevano gli argini e tornavano a produr sale. Finalmente stremata di forze e ridotta all' ultima miseria, Trieste fu obbli- gata nel 1463 a promettere solennemente di non attivare nuove saline. * Caduta nel 1797 la Repubblica ed avvenuta l'unione del- l' Istria e della Dalmazia all' Austria; si pensò tosto di sopprimere le saline di Trieste, ma per le varie vicende durante le guerre * Item quod Communitas ipsa Tergesti, sive pavticulares cives ejus, aut alii quique sint, in posterum vendere non possint sai alicui illud extrahcre volenti per viam maris, neque suis hominibus illud mittere per mare ad ali- quem partem aliquo modo forma vel ingenio, neque illud vendere sub aliquo praetextu alicui ex hominibus vel subditis praefati Serenissimi Principis, ac Illmi. Dominii aut in aliquem ejus locum mittere, aut ponere, vel aliter cum eisdem Serenissimi Dui. Ducis, ac Excellentissimi Dominii Subditis de sale mercari seu contractare in magna vel parva quantitate. Quod si contrafa- cerint in arbitrio Serenissimi Principis et Illmi. Dominii sit Salinas ipsas propria auctoritate destruere, quae nunquam amplius refici, aut instaurare possunt. (Cod. dipi, istr.) — Ancora nel 1705 l' ambasciatore veneto alla Corte imperiale pretendeva che „li Triestini in vigor di Capitulationi non possano haver Saline nò fabbricar nove Saline" ; al che questi rispondevano „esser stata gran tempo prima Trieste che Venezia, haver avuto Saline avanti che Venezia fosse fabbricata", né i Veneti poter vantar alcun diritto, in quanto che anche se possedessero alcuna capitolazione, questa ,non esser valida o sussistente, ma piuttosto reprovata dalle Leggi, come nulla et fatta fare a forza o con altre maniere simili contro la volontà di questi Cittadini allora massime, quando li Triestini furono soggettati et oppressi da Veneti, come fu l'anno 1280" ecc.; non poter i Veneziani pretendere d'immischiarsi nelle faccende d' un altro stato ed obbligare i Triestini a demolire le loro saline, onde poscia questi „fossero necessitati a pigliar li sali della Repubblica, la quale li leva ai propri sudditi con pagarli lira una, et meno il Staro, et poi in terra ferma alli medesimi suoi sudditi, li fa pagar venti et trenta lire il Staro". (Ardi. Triest. II. p. 270.) Secondo il Vescovo Tommasini, la Repubblica „pagava ai Piranesi lire 18 il moggio, e lo vendeva a ducati 36, onde sottratte tutte le spese di condotta, provveditori, ministri, fabbriche, ecc., si credeva eh' essa cavi ducati trentadue per ogni moggio". (Descr. dell' Istria I. §. 42.) — Il commercio del sale di Trieste sembra essere stato molto esteso, se non vi bastava la sola produzione delle proprie saline, e doveasi ricorrere all' estero : così p. e. troviamo fatta menzione nel 1538 di 326 carri di sale comperati a Pesaro, nel 1742 di 43.597 staja, importate da Barletta, ecc. 221 napoleoniche, e la temporanea incorporazione di parte delle nostre Provincie al regno d'Italia (1806-9), e poscia all'impero francese (1810-13), la loro soppressione venne protratta tino al 1829.* Delle molte saline che in antico trovavausi sparse lungo i nostri litorali, presentemente non sussistono che quelle di Capo- distria, di Pirano, di Arbe, di Pago e di Stagno. Mentre le prime quattro appartengono a privati, i quali per lo più formano dei consorzi, sono le ultime in amministrazione dello stato. I luoghi che meglio corrispondono quali saline, sono gli ampi seui di mare ad acqua molto bassa, nei quali possibil- mente non isbocchino correnti d' acqua dolce. Siccome però di solito nelle insenature maggiori mettono foce fiumi più o meno considerevoli, è di somma importanza la regolazione di questi ultimi, affinchè non vengano ad alterare di troppo la salsedine del mare. Le saline sono generalmente costruite dietro un tipo comune, che consiste nel rinchiudere una certa quantità di acqua, e di- stenderla sopra una grande superficie, affinchè più rapida ne segua 1' evaporazione. Egli è perciò rivolta la maggior cura ad una saggia distribuzione degli argini e dei vari piani, sui quali viene successivamente condotta l' acqua. Per non dilungarci di troppo, restringeremo la descrizione delle saline unicamente alle parti principali. Ogni salina è divisa in certo numero di serragli, di cui ciascuno circondato da un argine, si suddivide nei fondamenti, che possedono pure argini speciali. Siccome ogni fondamento ci rappresenta una salina completa, questa può considerarsi come un aggregato di molti fondamenti, e quindi, per semplificare la descrizione, ci faremo a notare le varie parti di quest' ultimi. Un canale o fosso, profondo circa 50 cent., toglie l'acqua dal mare, per mezzo di un apertura praticata nell' argine, detta * Le saline di Servola e di Zaule erano divise in SI fondamenti con 1030 cavedini. La loro produzione annua ascendeva in media a 13.000 centinaja di libre. Quelle di Muggia che nel 1806 non contavano che 440 cavedini con una produzione di 3390 centinaja di libre annuali, si erano ampliate tra il 1818 ed il 1822 a 907 cavedini, che davano un prodotto di quasi 12.000 centinaja. 222 cedilo, che si può aprire e chiudere per mezzo di ima saracinesca (portello), e la conduce nell' interno del fondamento, dopo aver depositate le sostanze terrose, che per caso vi fossero state sospese. Dall' altra parte del fondamento trovasi un altro fosso, detto il libatove, il quale ha da ricevere le acque inutili o guaste delle saline, per mezzo di due canaletti (lide)ì e di ricondurle al mare. La parte interna del fondamento è partita in sei zone, divise alla lor volta da piccoli argini (vergile). L' acqua passa dal fosso nella prima zona o nel moravo di fosso, o per meglio dire vi viene gettata mediante apparati speciali a forma di pale (zorni o zovnadori), o con pompe a vento. Su questo primo letto d' evaporazione l'acqua viene distesa in uno strato di circa 3 cent., e passa quindi nel moraro di mezzo, poscia nel sopracovbolo, nel covbolo, nei servidori e finalmente, raggiunto il voluto grado di concentrazione (1*2 1 5 p. sp. = 25*5 Beaumè), nei così detti Cavedini, ove ha luogo la cristallizzazione del sale. Queste varie parti della salina vanno successivamente un po' declinando, così che l'acqua attraverso a delle piccole aperture, praticate negli argini (bocchette), scorre a volontà dai piani superiori agi' inferiori o più interni della salina. Questi piani hanno per lo più forma rettan- golare, e vengono levigati colla mazzavanga o col votolo o cilindro di pietra. Al principio della fabbricazione vanno consumati parecchi giorni prima di ricavar del sale, essendo necessario di attingere maggior quantità d' acqua, che filtrando in parte nel terreno non ancor bene indurito, adopera più tempo per cristallizzare. In seguito però la raccolta si fa giornaliera, specialmente nei mesi di Maggio e di Giugno, ed il prodotto, per mezzo di rastrelli pieni, detti gaveri, viene ammucchiato sugli arginelli, ove perde il resto d' umidità e de' sali deliquescenti, prima di esser portato nella casetta della salina (sedavo), cui si giunge pel pas- satojo, ossia argine gettato attraverso il libatore. Ai lati di ogni cavedino esistono parecchie buche, nelle quali si raccolgono le acque madri (o mova), ossia quell'acqua che rimane dopo la cristallizzazione del sale. L' acqua madre oltre ad una grande quantità di sai amaro e di cloruro di magnesio, 223 contiene una notevole copia di sai marino, * laonde viene soli- tamente rigettata sui letti di cristallizzazione, dopo aver allontanato il sale già cristallizzato. Questa operazione però riesce di svan- taggio alla purezza del sale, inquantocbè oltre al cloruro di sodio cristallizzano anche gli altri sali deliquescenti, che gli danno un sapore acre.** Agli angoli dei cavedini e dei corboli vi sono inoltre alcune piccole fosse, nelle quali si fa scorrere 1' acqua, allorché minaccia la pioggia, che facilmente potrebbe far perdere il prodotto di parecchi giorni. Il lavoro del salinaro, se anche non molto faticoso, richiede tuttavia cure ed assiduità diuturne, affine di conservare in buono stato la salina. Ed ora è necessario di livellare il terreno, or di riparare gli arginelli, or di provvedere affinchè durante l'inverno * Dalle analisi del Prof. Vierfchaler (Adr. Coni. III. p. 79.) 1' aequa ma- dre presentò i seguenti componenti : Capodistria Pirano Solfato di Magnesio 6-291 12-121 Cloruro di Magnesio 15*202 9244 Cloruro di Potassio 1-638 1-632 Bromuro di Sodio 1-702 1702 Cloruro di Sodio 16-793 17-5G0 Acqua 58.374 57.741 ** Egli è perciò che la composizione del sale varia grandemente, e quindi le analisi non ci presentano sempre le medesime quantità degli elementi, che vi son contenuti. Secondo il Prof. Yierthaler (1. e.) esso consta di : Capodistria Pirano Cloruro di Sodio 91-180 84-293 Solfato di Magnesio .... 1-051 2-452 Cloruro di Magnesio .... 0-401 0-216 Acqua 7-409 12-224 Residuo insolubile 0-032 0-1249 L' acqua dell1 Adriatico contiene inoltre quantità minime di Litio, Bario, Ferro, Alluminio, Piombo, Argento, Rame, Fosforo, Boro, Fluoro, oltre agli elementi Silicio, Nitrogeno, Carbonio e Jodio, quest' ultimo però solamente nelle alghe, e talvolta in quantità notevoli, mentre nell' acqua anche coi più sensibili reagenti non si potè trovarne traccia. 224 i cavedini non si fendano in crepacci e divengano spugnosi. Che se il mare infuriato minaccia gli argini esterni, fa duopo accor- rervi e contendere a tutt' uomo all' indomito elemento 1' accesso nelle saline. E non di rado nelle alte maree, il povero salinaro vede T onda picchiare all' uscio del suo tugurio ed irrompervi impetuosa ! Ma è nella state che il lavoro ferve più attivo, ed allora tutta quella popolazione si sparge per gli argini, e da mane a sera, sotto il cocente raggio del sole, travaglia incessan- temente per rapire al mare il suo prezioso contenuto. Uomini, donne, ragazzi, tutti son lì intenti al lavoro, e chi s1 affatica alle pale, onde fornir la salina dell'acqua necessaria, chi vigila, affinchè questa si stenda uniformemente sui vari piani, chi ha cura d' aprire e di chiudere le varie bocchette, chi infine rac- coglie il sale, rimescolandolo ed aggrumandolo sugli argini. Oh ! allora la salina presenta un ben gajo aspetto, e quelle bianche pianure, ravvivate dalle glauche famiglie delle salicornie, dei chenopodii, de' giunchi, che si pigiano sui rialti, echeggiano de' lieti canti delle salinare, che accompagnali 1' opera coli' ar- monia del metro, e de' bambini che folleggiano tra 1' erba ! Ma pur troppo 1' allegria ammutolisce ben presto, quando da quelle acque stagnanti, s'alza il pallido fantasma delle febbri, e ricerca le capanne del salinaro, e fura inesorabile le rose alle guancie delle vispe fanciulle ! Uno spettacolo addirittura fantastico offrono le saline, allorché nel mezzo della notte il rombo del tuono viene inopinatamente a destare i salinari. Era pur jer sera così puro, così sereno il cielo, ed il tramonto così splendido, così infuocato, che ninno avrebbe potuto pronosticare un mutamento sì repentino del tempo. Ed anche il salinaro se ne andò a riposare tranquillamente colla sua famiglinola, lasciando senza pensiero i grumi di sale am- mucchiati sugli argini o sui letti dei cavedini. Al primo tuono ne succede tosto un secondo, più forte, più vicino, e la polvere e le foglie e gli sterpi turbinati dal vento s' alzano dalle circo- stanti campagne, riversandosi in densi nembi sulle sottoposte saline. Non e' è tempo da perdere : un istante d' indugio, ed il lavoro d' un' intera settimana è perduto. I fanali son già pronti, e seminuda, scamiciata, l' intera famiglia del salinaro corre per gli argini a salvare il ricolto del sale. È una ressa confusa, disor- 225 dinata, e via per quella vasta pianura si vedono aggirarsi centinaja di lumicini, ed al chiarore intermittente de' lampi, delle bianche figure, quasi ridda di fantasmi, correre, rimescolarsi, scomparire per la fitta tenebra! Che importa se il freddo vento lancia oltre gli argini spruzzi d' acqua marina, se la pioggia flagella que' corpi molli ancora dal tepente giaciglio ? È il sale, il sale che bisogna salvare e mettere al coperto dall' imperversar della procella ; e tuoni e lampeggi il cielo, urli il vento, scrosci la pioggia, si commuova 1' universa natura, il salinaro nulla vede, nulla sente, finche stanco, rifinito non abbia portato sotto il tetto il frutto di tanti sudori. Secondochè il sale contenga più o meno sostanze terrose, si distingue in sale grigio e bianco. Il primo serve per lo più ad iscopi agricoli, pei quali viene inoltre mescolato con maggiori quantità di terra e di concime. Il sale come dicemmo, è presentemente monopolio dello stato, che da questo prodotto ritrae largo cespite di guadagno, comperandolo dai produttori ad un prezzo molto basso, cioè di 81 soldo per quintale di sale bianco e di 56 del grigio, e rivendendolo ad un prezzo parecchie volte maggiore.* La produzione del sale trovasi inoltre inceppata dalla così detta limitazione, la quale stabilisce una certa quantità massima che annualmente può venire prodotta, calcolata in proporzione al consumo. Però oltre alla quantità stabilita dalla limitazione, che deve venir consegnata ai magazzini erariali, è concessa ai consorzi una produzione maggiore di sale per l' esportazione sulla via di mare, che possono fare per loro conto ed ai prezzi convenuti coi commit- tenti. Di quest' ultima concessione però le nostre saline non approfittarono che per breve tempo, fin a tanto cioè che 1' introduzione del sale nei porti turchi era esente da dazi. In pochi anni si esportarono da Pirano oltre 300,000 centinaja per Scutari, Salonicco, Costantinopoli e Trebisonda. In seguito si tentò di conquistarsi il mercato indiano; inviando nel 1862 a * Il prezzo del sale per quintale metrico presso ì magazzini erariali è il seguente : 15 226 Calcutta 22317 centinaja di sale, ma con esito poco favorevole. Nell'anno corrente, mercè le grandi cure che vi prese il Cons. aulico Bar. de Plenker, si spedirono in Olanda sopra cinque bastimenti 25501 Q. M. di sale, al prezzo di soldi 45 il quintale. Ci lusin- ghiamo che questi tentativi non resteranno isolati, e che il solerte consorzio non risparmierà cure e fatiche per rendere il nostro sale atto all' esportazione, accrescendo per tal modo le rendite delle saline. Le saline più estese sono quelle di Pirano,* occupanti una superficie di 6.270.254 metri quadrati, delle quali la maggior a Trieste a Capodist. e Pirano a Volosca Prezzo ordinario del sale bianco . Prezzo limitato del sale bianco pe- gli abitanti dell'Istria al loro uso domestico Prezzo limitato del sale bianco pei pescatori dell' Istria e di Grado per la salatura del pesce . . . Prezzo del sale per fabbriche ed usi tecnici Prezzo del sale per 1' agricoltura . fior. 9.65 7.42 4.57 1.25 1.34 fior. 9.40 7.14 4,29 1.07 1.34 fior. 9.70 7.50 4.64V, 1.34 Per questi ed altri dati, concernenti le saline, devo esprimere i miei più sentiti ringraziamenti al Sig. Barone da Plenker, direttore della finanza di Trieste, per la gentilezza con la quale mi fornì le richieste notizie. * Intorno a queste saline veggasi 1' interessante opuscolo del Prof. Eni. Nicolich : Cenni storico-statistici sulle saline di Pirano. Trieste 1882. — Parte di questo lavoro era già stato pubblicato nell' appendice dell' O sserva- 227 parte giace nella Valle di Sicciole, ed un piccolo tratto a Strugnano. Esse appartengono a 274 proprietari, i quali formano un Consorzio, a dirigere il quale eleggono un presidente, due vice presidenti ed un segretario. Di questi proprietari vi sono alcuni, che possedono 100 e più cavedini, altri non ne tengono che appena uno. I lavoranti delle saline, in numero di 3637, ricevono metà del prezzo incassato pel sale prodotto, diffalcan- done prima il 7 per cento pella conservazione dello stabilimento e per le spese della servitù del consorzio. L'odierna limitazione (1882) per le saline di Pirano è di 234.678:33 Q. M., così che la rendita media per ogni cavedino ascende a fiorini 16 all'anno. Questa quantità senza limitazione sarebbe di gran lunga maggiore, potendo produrre le saline fin 430.000 Q. M., come avveniva di fatto prima dell' annessione del Lombardo-Veneto all'Italia.* Meno vaste sono quelle di Capodistria, che non occupano che un'area di 2.550.508 metri quadrati. Anch'esse sono divise tra vari proprietari (62), che formano un consorzio. La produzione annuale è stabilita a 95.321:67 Q. M. (nel 1882), quantità che indipendentemente dalla limitazione, potrebbe giungere a 170.000 Q. M., quantunque non di rado durante gli anni piovosi non venga completata neppure la quantità concessa, dalla sola pro- duzione locale, e vi debbano supplire le saline di Pirano. La direzione del Consorzio percepisce il 12 per cento per la con- servazione dello stabilimento e per le altre spese ; il resto va diviso per metà tra i proprietari ed i lavoranti, i quali ultimi sono in numero di 796. La rendita media per cavedino è di fiorini 14. Di minore importanza sono le saline di Arbe, che non producono che circa 6000 Q. M. di sale all' anno, mentre quelle tore Triestino (187S N. 270 e segg.) — Sono del pari da citarsi su questo ar- gomento, N. Gallo : Compendio storico-tecnico-statistico delle saline dell'Istria. Trieste 1856. — C. A. Combi: Notizie intorno alle saline dell'Istria. Capodi- stria 1858 — ed E. Nicolich : Sulle origini delle saline adriatiche.; nelle appendici dell'Osservatore Triestino 1881. N. 118 e segg. * Nel 1858 la limitazione era di 712.261 Cent, di libre (ossia 356.130 Q. M.) ; nel 1859 era ridotta a soli 604.475. (302.237 Q. M.) 228 di Pago occupano un' estensione maggiore, producendo quasi G0.000 Q. M. di sale, per lo più grigio.* Se le saline finora descritte appartenevano a privati, quelle di Stagno, alla radice della penisola di Sabbioncello, sono in regìa dello stato, e quindi la loro produzione non è soggetta ad alcuna limitazione. La quantità prodotta annualmente varia perciò secondo la stagione più o meno propizia, così che mentre nel 1866 essa ascese a 36.400 Q. M., si ridusse nel 1868 a soli 2576. Il medio prodotto annuo calcolato sulla base dei risultati dell' ultimo decennio 1872-81 fu di Q. M. 13.356. La superficie occupata dalle saline di Stagno è di 323.643 metri quadrati. Il numero dei lavoranti non è fisso, venendo questi presi a giornata secondo il bisogno. Durante il maggior lavoro, essi ascendono a 90, in media però vi sono occupati 33 operai al giorno. La loro mercede giornaliera è di 70 soldi, solamente i più capaci percepiscono soldi 80. Secondo le rendite dell' ultimo decennio può calcolarsi il prodotto di ogni cavedino a 11' 13 Q. M. Vi si producono tre qualità di sale: il bianco a grana grosse, quello a grana minute (usato nella salatura del pesce) ed il grigio. La produzione di ogni quintale metr. viene a costare all' erario in media soldi 558/io5 calcolando soltanto le spese effettivamente sostenute. Il prezzo di vendita del sale bianco, è per i pescatori della Dalmazia di fiorini 3.97 1/2 al quintale a scopi di salatura; per gli abitanti della Bosnia ed Erzegovina di fiorini 7.20 (prima era di fiorini 3.97V2)? e per il Montenegro (secondo la convenzione 14 Agosto 1871), di fiorini 1.42S7i00. Parlando della fabbricazione del sale, non possiamo far a meno di accennare brevemente alle altre industrie secondarie, che hanno lo scopo di utilizzare le varie sostanze contenute nel!' acqua marina. La direzione del Consorzio delle saline di * fton «avendo ricevuto finora alcuna risposta dalle Presidenze dei Consorzi di queste due saline, non ostante le reiterate domande fatte per mezzo della locale Direzione di finanza, non sono pur troppo in caso di of- frire alcun particolare su di esse. 229 Pirauo, infaticabile nell' introdurre miglioramenti nella confezione del sale e nel cercare con ogni mezzo di trai' vantaggio dell'e- suberante produzione delle sue saline, già nel 1860 fondò uno stabilimento di prodotti chimici, da estrarsi dall' acqua madre, di cui prima non si faceva alcun uso. Presentemente vi si rica- vano il Solfato di magnesio, di potassio, di calcio, di bromo, il Sai di Glaubero, il Cloruro di potassio e di magnesio, fabbri- candosi inoltre un concime minerale. Facciamo voti che questo stabilimento, unico lungo i nostri litorali, progredisca sempre maggiormente ed estendendo ognor più la sfera della propria attività, divenga fonte di benessere pel paese ed assicuri l'av- venire industriale della città che gli diede vita! INDICE P r e f azi o n e. ap. I. Importanza della pesca pag. 1 ap. IL La costa orientale del Mare Adriatico „ 7 ap. III. Condizioni fìsiche del Mare Adriatico ., '25 ap. IV. Oggetti della pesca di mare . 35 ap. V. Mezzi di pesca 59 ap. VI. Descrizioni dei principali modi di pesca 79 ap. VII. La pesca nelle Lagune ., ]<)*) ap. Vili. Colture ed allevamenti artificiali , 121 ap. IX. Preparazione dei prodotti del mare 1 '27 ap. X. Nemici della pesca e provvedimenti richiesti „ 139 ap. XI. Statistica della pesca di mare nei Regni e Paesi rappre- sentati al Consiglio dell1 Impero _ 1.').'*. Appendice. Cenni intorno alle nostre saline ,, 216 AGGIUNTE E CORREZIONI A stampa compiuta mi giunsero le seguenti notizie sulle saline di Arbe e di Pago, che prego voler inserire alla pag. 227. Le saline di Arbe hanno una superficie di 94.569 m. q. ed appartengono a due soli proprietari. In esse sono occupati 65 lavoranti, che percepiscono la metà della rendita. La limita- zione fu nel 1882 di 3556 Q. M. tra sale bianco e grigio, pagato dall' erario a soldi 89 rispettivamente 75 per Q. M. La produzione indipendentemente dalla limitazione potrebbe essere di 9000 Q. M. La rendita annua media per cavedino è di fiorini 6:64. — Le saline di Pago misurano 1.244.630 m. q., e vanno divise tra 86 proprietari. Il numero di lavoranti e di 420 a 440, ingaggiati del pari a metà. La limitazione pel 1882 fu di 71444 Q. M., quantità che potrebbe venir elevata a circa 100.000 Q. M. di annua produzione. La rendita annuale per cavedino ascende a fiorini 33 : 50 se la stagione si mostra favorevole; l'anno decorso però essa fu di 22:68 fiorini. I prezzi sono i medesimi di Arbe. La produzione del sale bianco è minima in confronto del grigio, e la differenza notevole tra la rendita media dei cavedini di Pago e di quelli di Arbe, dipende dalla tenue estensione in superficie dei secondi in con- fronto dei primi. Oltre ai soliti errori di minor conto, la cui correzione si rimette alla cortesia del benigno lettore, si correggano a pag. 2, linea 29 regione, le in regione e le „ 4, „ 8 Merluzzi freschi in Merluzzi salati ed asciutti (Klippfisch) „ 4, „ 13 40.000 pezzi in 40.000 tonellate „ 5, nota 1,1. 1 Gereis in Gareis „ 5, nota 2, 1. 2 monta in ascende », linea 1 1 12, „ 25 30, n n 38, » 25 49, „ H 51, „ 24 pag. {}, linea 11 rupi in pendici da in danno e in o Pholacrocorax in Phalacrocorax Lepidogaster Goaani in Lepadogaster Gouani Jaeobreus in Jacobaeus 52, nota 2, 1. 6 Zyzyphinus L. in Zyzyphinus Zyzyphinus L. 54, linea 14 Balan in Balani 57, „ 19 rerbrum in rubrum 65, „ 27 e di in o di 66, 1. terzult. passerella in passelera 71, linea 22 queste reti in questa rete 74, „ 10 dei culmi o flessibili in o dei culmi flessibili 83, „ 31 ristretta; die in ristretta, che 84, nota, 1. 2 lo in li 85 linea 28 attirrarlo in attirarlo 85 „ ultima appare in appare di 93 „ 29 della corda in della rete 94 „ 7 piglia in prende 95 „ 2 Sabbioncollo in Sabbioncello 101 „ 9 Sela in Sale 125 „ penult. rifiroire in rifiorire 142 „ 7 resistendo in risiedendo 208 „ 5 Spiconi in Spironi 215 „ 17 col 82 in col 32 215 „ 26 Volpi in Folpi. CENNI SOPRA ALCUNE ALGHE DELL'OCEANO INDIANO 1. Dictyota Atomaria Hauck n. sp. T&-V- X. Da una radice quasi conica esce una fronda membra- nacea, lunga 15 a 45 cent., a base cuneiforme, che si divide dicotomicamente. I segmenti sono lineari, larghi 1 a 4 cent., ed arrotondati all' apice. Il margine va fornito di denti sottili, acuti, lunghi 1 a 2 min., più o meno distanti tra di loro, i quali si sviluppano poscia in proliferazioni cuneiformi, che verso la base vanno restringendosi in un breve peziolo. I tetrasporangi sono sferici, del diametro di circa 0*15 mm., raggruppati e formanti da ambo le pagine della fronda, ad eccezione del margine, dense macchie irregolari, punteggiate, per lo più di forma allungata. Gli anteridì trovansi su altri individui, ed occupano del pari ambe- due le pagine della fronda, sotto forma di dense macchie bianca- stre allungate od ovali, del diametro maggiore di 0*5 ad 1 mill. Il colore dell'alga, come di tutte le Dictyote, è nello stato vivente di color olivo-bruno, che asciugandosi assume una tinta verdastra. Fu rinvenuta dal Dr. Marchesetti in vicinanza di Malabar Hill a Bombay, ove viene rigettata dal mare e non di rado trovasi appesa ai cespugli di Yitex bicolor e di Salvadora persica, che ricoprono la spiaggia. Vive alla profondità di 2-4 metri. Fig. 1. Esemplare giovane in grandezza naturale. Fig. 2. Esemplare adulto proliferante con tetrasporangi, in grandezza naturale. Fig. 3. Sezione traversale del tallo con tetrasporangi, in- grandimento circa 150 volte. 236 2. Spongocladia vaucheriaeformis Aresch. (Spongocladia, ett nytt algslagte - Oefvcrsigt of kongl. Vet. Akad. Forhandl. 1853, Nr. 9). Tav. II. Di quest' alga rinvenuta nel Febbraio 1883 a Singapore dal Sig. E. Kassel, vennero spediti dei bellissimi esemplari al nostro museo. La sua fronda, terete o compressa, della grossezza di 5 e 25 nini., irregolarmente dicotoma e digitata, giunge ad un'al- tezza di 10 e 25 cent. Essa consta di un tessuto spugnoso, com- posto di una serie di filamenti alquanto rigidi, dapprima inarticolati, poscia articolati, grossi 0*05 - 02 mm., ramosi, intricati tra di loro ed anastomizzanti ai punti di contatto. In quanto concerne la sua posizione sistematica, quest' alga viene a locarsi immediatamente appresso al Siphoiiocladus. Siccome gli esemplari da Singapore si distinguono da quelli dell' Isola Maurizio, figurati dall' Areschoug, pel loro maggiore sviluppo, mi parve non del tutto superfluo di dare qui una nuova figura, che meglio rappresentasse 1' abito spongiforme di quest'alga. F'hj. 1. Alga in grandezza naturale. Fig. 2, 3, 4. Filamenti ond' è costituita la fronda, ingrand. con semplice lente. 3. Marchesettia spongioides Hauck. (Hedwigia 1882 Nr. 9). Wsc-v. III. La fronda spongiforme, terete o compressa, alta 10 e 30 cent., sorge da una base dilatata, e si divide per lo più dicoto- micamente in numerosi rami, larghi da 5 e 20 mm., i quali non 237 di rado confluiscono ai loro punti di contatto. Essa è formata da un tessuto spugnoso di filamenti tereti, cartilaginei, della grossezza di 0*15 a 0*40 nini, densamente ramificati ed anastomizzanti ; i quali constano di"due strati; di cui l' interno presenta cellule più grandi ed allungate, laddove nell' interno esse appajono più pic- cole e tondeggianti. Gli organi di riproduzione trovansi sopra rametti, alti 4 a 10 nini., riuniti per lo più all' apice de' rami a piccoli cespugli, rare volte solitari, dispersi pel tallo. Questi ra- metti presentano la struttura dei filamenti del tallo, sono però un pò più grossetti di questi e le cellule del loro strato esterno sono alquanto più piccole nella parte, ove si sviluppano gli organi di riproduzione. I cistocarpi sessili, di forma ovoidale, constano di un pricarpio celluioso, aperto all' apice e contenente un nucleo semplice, quasi sferico od ovale, talvolta un po' lobato, formato da una grande cellula placentare, le cui diramazioni periferiche irradiano in filamenti articolati e ramosi, che alla loro estremità sono tramutati in carpospore. I tetrasporangi trovansi su rametti un pò claviformi, i quali nella loro parte superiore sono ingros- sati a nemateci. Questi vengono formati da serie di cellule, disposte verticalmente alla superficie, tra le quali, si sviluppano i tetrasporangi, oblunghi, divisi irregolarmente a croce. Il colore di quest' alga è nello stato vivente violetto oscuro, tendente al rosso bruno. Quest' alga, appartenente alla famiglia delle Areschougiacee, rimarchevole per la sua forma imitante del tutto una spugna, essendo fornita perfino degli osculi, venne trovata nel golfo di Singapore dal Dr. Marchesetti, alla profondità di 3 ad 8 m. Fu pure raccolta da C. M. Hildebrandt a Nosi-bè (Madagascar) ed a quanto mi comunica gentilmente il Dr. Bornet, anche alla Nuova Caledonia. F'kj. 1. Apice della fronda con rametti fruttiferi portanti i cistocarpi, grand, nat. Fig. 2. Apice della fronda con rametti fruttiferi portanti tetrasporangi, grand, nat. 238 Fig. 3. Sezione mediana longitudinale d' un cistocorpio ma- turo, ingrand. 70 volte. Fig. 4. Parte della sezione mediana longitudinale d' un ramo fruttifero, portante i tetrasporangi, ingrand. 70 v. Fig. 5. Sezione trasversale d' un filo da cui è costituito il tallo, ingrand. 150 v. Fig. 6. Parte della sezione longitudinale d' un filo più grosso, costituente il tallo, ingrand. 150 v. Dr. F. Hauck. m " "iVA . . : XC€< SUR UN NUOVO CASO DI SIMBIOSI Un fenomeno oltremodo interessante dal lato biologico, si è quella specie di simpatia che si dimostrano vicendevolmente due organismi eterogenei; appartenenti non di rado a regni na- turali diversi, per la quale vengono a convivere per un certo tempo od anche per Y intera loro esistenza. Questa relazione con- sorziale non è un parassitismo nel vero senso della parola, dap- poiché ogni singolo individuo non vive già a spese del suo ospite, ma è piuttosto uno stato di convivenza, al quale si diede il nome di simbiosi, in cui i due inquilini menano vita da sé e non di rado fruiscono anche di mutui vantaggi. Questa convivenza è molto diffusa nella natura, tanto tra due animali, quanto tra un animale ed una pianta, e giornalmente si scoprono nuovi esempi di questa specie di connubio. Dacché Ehrenberg, 1 armato di potenti mezzi d'ingrandi- mento, fece conoscere le cellule verdi negli infusori, e Siebold 2 dimostrò ch'esse constavano di clorofilla, si aggiunse una serie numerosa di osservazioni, per le quali si riconobbe che tali cellule non erano altro che alghe, le quali conducevano la loro vita entro il corpo animale. Così esse furono riscontrate in un grande numero di protozoi; e di celenterati nonché in parecchie turbellarie ed in alcuni annellidi, echinodermi e briozoi. 3 Ma 1' ordine animale in cui più frequenti riscontransi i casi di simbiosi con alghe è quello delle spugne. Mentre nelle altre classi non si trattava che di corpuscoli unicellulari od alghe di 1 D. Infusionsthierchen. — Leipzig 1838. 2 Zeitsch. f. icissensch. Zoo!., 1849, p. 274. 3 Per la ricchissima letteratura in proposito veggasi il lavoro di B r a n ci t : Uéber d, morphol. und plùsiol. Bedeutung d. Chloropliyìh b. Thieren nelle Mittheil d. zool. Station zu NeapeJ, 1883, p. 188 - 302. 240 struttura molto semplice, nelle spugne vennero riscontrate nume- rose alghe appartenenti alle ficocromacee ed alle floridee. Già cinquant' anni fa, Bory de St. Vincent ascriveva il color verde delle Spongille alla presenza di un'alga, da lui de- nominata Anabaina impalpabili».1 Le ricerche posteriori fecero conoscere un numero considerevole di alghe viventi nelle spugne, che secondo il recentissimo lavoro di Brandt2 sarebbero le se- guenti : Palmella spongiarum, Zoochlorella parasitica, Oscillarla Spongelliae, Scitonema sp.. Hypheotrix coerulea, (Anabaina-Zoo- chlorella?), Polysiphonia sp., Callithamnium membranaceum, Tham- moclonium flabelliforme, un' alga rossa simile alla Hildebrandtia sanguinea (Carter) ed una Zooxanthella. Carter descrisse inoltre un' organismo particolare da lui trovato nelle Hirciniae, nel Sar- cotragus spinulosus cui egli diede il nome di Spongiophaga, commumis, del quale però non è bene accertata la natura algo- logica. 3 Nella maggior parte di questi casi però le alghe ci rappre- sentavano gli organismi secondari o gì' intrusi ed erano più o meno accidentali nel corpo dell' animale. Affatto l'opposto avviene nell' alga rimarchevole, che trovai nel golfo di Singapore durante il mio ultimo viaggio all' Indie orientali; e cui l' egregio mio amico Dr. F. Hauck volle imporre il nome di Marchesettia spon- gioides. 4 L' aspetto stranissimo di questo vegetale, che anziché un'alga rassembra una spugna, fornito com'è persino degli osculi,5 1 Encycl. in et. Zoologie. 2 Op. cit. p. 227. 3 Parasites of tlie Spongida negli Ann. and Mag. of Nat. Hist., 1878, p. 166. A questa lista sarebbero probabilmente da aggiungersi parecchie altre specie, se più accuratamente venissero investigate le spugne, appena, estratte dal mare. Moltissime alghe in esse viventi sono estremamente delicate, e dopo poche ore scompaiono del tutto. Così io osservai delle cellule rosse particolari nella Raspaigella datura Selma, ed in alcune altre spugne. 4 Etne iieue Floridee nella Hcdwigia, 1882, n. 9. e negli atti del nostro Museo p. 236, t. III. 5 Questi osculi misurano 0-5—5 mm. e trovatisi disposti molto irregolar- mente sull' alga. Talora giacciono parecchi addensati, altrove intere ramifica- zioni ne vanno prive, specialmente ove è minore l' inquinamento colla spugna. 241 caratteristici di quest' ordine e mancanti a qualsiasi specie di alghe, mi spinse a studiare accuratamente la sua natura, per ve- dere a qual causa fosse dovuta la sua forma anormale. Né ebbi lungamente a cercare, dappoiché fatti alcuni tagli microscopici, osservai tostamente dei fascetti gracili di sostanza protoplasmatica, che occupavano gì' interstizi rimasti tra le fibre dell' alga. In questi fascetti si scorgevano innestati numerosi aghi silicei, acuminati ad ambe l'estremità, tra i quali frequenti apparivano dei corpuscoli speciali fibuliformi, identici a quelli descritti e fi- gurati dallo Schmidt (D. Spongien d. adriat. Meeres, p. 73, t. 7, f. 9) per la Reniera fibulata, sicché non era alcun dubbio che 1' alga trovavasi compenetrata da una spugna. Anche alla super- ficie dell' alga trovansi delle spicole, che spesso formano un reticolo per modo da ricoprirla totalmente e da lasciarsi staccare in forma di una pellicola pellucida. Esse giacciono unite insieme a 2-5 colle punte che s' incrociano tra di loro. La loro disposizione vicendevole ed il modo, onde sono assicurate, corri- spondono perfettamente alla figura che lo Schmidt diede per la Reniera alba (Spongien d. Adriat. Meer. t. 7, f. 8). Questa somi- glianza viene ancor più accresciuta dal fatto, che nel reticolo superficiale delle spicole sono molto rari o mancano i corpuscoli fibuliformi, caratteristici per la R. fibulata, laddove nell' interno dell'alga essi trovansi in grande quantità. Il chiarissimo Professore F. E. Schulze, al quale ne inviai un' esemplare, ebbe la gentilezza di determinarmi la spugna quale Reniera fibulata 0. Scimi., scrivendomi in pari tempo che lo avea meravigliato la somiglianza veramente rimarchevole di quest'alga col genere Chalina, sicché poteasi riguardarla quale un caso di Mimicnj. Essi s'aprono per lo più direttamente nel parenchima dell'alga, più raramente rinvengonsi al eentro di piccole protuberanze o s'inseriscono all'apice delle ramificazioni, nel qual caso s' approfondano a guisa di canale centrale fino a 10 o 15 min, La maggior parte degli osculi sono rotondi e mettono capo ad un breve canale, che decorre in senso centripetale fino presso al prossimo osculo, ove finisce cieco. Ove la distanza degli osculi è maggiore, anche i singoli canaletti sono più lunghi. 242 E per vero se ci facciamo a considerare quest'alga dal lato morfologico, dobbiamo convenire che essa differisce affatto dal tipo, che siam soliti a trovare in questa classe di vegetali e che la presenza di una spugna, dalla quale trovasi compcnetrata, deve avervi esercitata uri' influenza modificatrice. Un caso analogo lo troviamo in un'esteso ordine di piante, nel quale l'associazione di un' alga con un fungo, dà per risultato il tallo d' un lichene, come all'evidenza venne dimostrato dagli studi di Schwendener e di Bornet. Per questa convivenza viene alterato il tipo tanto del fungo che dell'alga, dando origine ad un organismo diverso, il quale tuttavia partecipa della natura e dell'uno e dell'altra, e ci rappresenta quindi un anello di transizione tra questi due ordini. Mercè la presenza di una spugna nell' alga in questione, noi possiamo facilmente spiegarci il suo aspetto particolare nonché gli osculi, onde trovasi fornita.1 La struttura gracile, delicata della spugna, mancante d'uno scheletro corneo o calcare, richie- deva un ospite nel quale potesse trovare schermo contro le in- fluenze esterne. Ed ecco opportuno presentarsi il tessuto spugnoso, dell' alga, entro il quale essa può vivere tranquilla, difesa coni' è dalle sue fibre robuste. Da questo connubio ne segue una modi- ficazione dell'alga, la quale alla pagina superiore della fronda, rispettivamente dal lato maggiormente esposto alla luce, riceve una serie più o meno numerosa di osculi, per i quali la spugna compie le sue funzioni vegetative.2 D' altra parte è probabile che 1 L' alga nel suo accrescimento non di rado investe corpi stranieri, più spesso una piccola specie di Avicula, la quale ne viene totalmente ricoperta, continuando poi 1' alga a crescere ed a mandare ulteriori ramificazioni. Altre specie d' alghe poi vi vivono talora quali epifiti, come la Turbinarla gracilis, la Polysiphonia proropens, il Ceramium claviilatum, qualche Sargassum, Callitham- nium, ecc. ecc. 2 Anche Lieberkiihn osservò delle alterazioni nella ramificazione di un Callithamnium in seguito alla sua convivenza con una spugna cornea, dirigen- dosi l'alga dietro il tipo della spugna; laddove l'opposto avveniva di una Polysiphonia, che avea preso stanza in una Halichondria aspera, rimanendo le ramificazioni di quella invariate, e modificandosi invece questa. (Neue Beitr. z. Anat. d. Spong. in Ardi. f. Anat. u. Phys. 1859, p. 367 e 518). 243 anche 1' alga ritragga qualche vantaggio dall' unione colla spugna, espirando questa l'acido carbonico, di cui quella ba d'uopo per la sua esistenza. Non voglio però escludere totalmente un' altra possibilità, quella cioè di riguardare Taiga in discorso, quale una specie spongiofaga, la quale dopo aver compenetrato il tessuto della spugna venne à sostituirlo quasi totalmente, imitando la forma dell'organismo da lei distrutto. Due casi analoghi vengono notati da Carter (Parasites of Spongida negli Ann. and Mag. of Nat. Hist., 1878 p. 163) per il Thamnoclonium flabelliforme, che divora la Remerà fibulata, e per un alga rossa innominata, che investe la Halichondria piumosa. Queste alghe circonderebbero le spicole ed il tessuto delle spugne, facendolo scomparire ed occupando il loro posto. Secondo lui „it is not an uncommon occurence in some parts of the worid, for a seaweed to become a pseudomorph of a sponge (to use a mineralogical terni), in which the bitter, like a „dissolving wiew" may be observed (through different specimens) to yield gradually to the former, so that, at last, the seaweed not only assumes the shape of the sponge generally, but that of the forni and position of the vents and every other part of the sponge, saving the spicules, or foreign bod.ies of a like nature, which thus are often the only remaining evidence of the Jìind of sponge that has thus been pseudomorphosed." Negli esemplari da me visitati del Thamnoclonium flabelliforme (Geo- graphical Bay- Australia), non ho potuto constatare questo rapporto; in una forma particolare però, nominate da Sonders Th. spon- gioides (esistente nell' erbario Hauck), l' alga presenta vasi bensì ricoperta totalmente da una spugna, ma questa era evidentemente sovrapposta, rimanendo il centro della spugna formato da un asse a cellule vegetali. L'istesso caso ebbi occasione di riscon- trare nella Rhodymenia palmetta, comune nel nostro Adriatico, nella quale la spugna aveva circondato totalmente l' alga, incep- pandola nel suo sviluppo ed obbligandola a prendere una forma anormale. — Accettando l' ipotesi di Carter per il nostro caso, farebbe mestieri constatare un dimorfismo di quest'alga nello stato libero cioè ed in quello di pseudomorfosi in seguito alla sostituzione della spugna. Nonostante però le più accurate ricerche e le copiose raccolte di alghe e di spugne, fatte nella medesima 244 località e da me e dall'egregio mio amico, l'ingegnere Kassel, stabilito presentemente a Singapore, non mi fu possibile di ritro- vare né una Keniera fibulata senza alga, né una Marcliesettia senza inquinamento della spugna. Io sono quindi tentato ad ammettere una convivenza molto intima tra i due organismi, datante probabilmente fin dallo stadio embrionale. Siccome per la ricerca degli organi di riproduzione e del fenomeno consorziale testé descritto, mi occorreva più mate- riale della Marcliesettia, di quello che io stesso avessi raccolto durante il mio viaggio, scrissi a Singapore al Signor Eugenio Kassel, affincliò volesse procurarmene una quantità maggiore. L' egregio mio amico, al quale mi è grato di poter quivi tributare publiclie grazie per le molteplici spedizioni di oggetti interessan- tissimi, fatte al nostro museo, corrispose al mio incarico, ed oltre all'alga desiderata m'inviò un'altra, che all'aspetto le era somi- gliantissima, imitando anch' essa le forme di una spugna ed essendo anch'essa fornita di osculi. Una ricerca più accurata ci dimostrò eh' essa era la Spongocladia vaucheriaeformis Aresch., e che quelli che dapprima ritenevamo quali osculi, non erano altro che le aperture boccali di piccoli Balani, inniehiati nella sostanza dell' alga. Però anche in quest' alga numerosissime sono le spi- cole di una spugna, appartenente al genere delle Reniere, e forse egualmente della E. fibulata, quantunque non mi sia riescito di trovare alcuno di que' corpi fibuliformi, caratteristici per questa specie. Anche in questo caso, io sono d' opinione, che l' inquinamento dell' alga con una spugna abbia determinato il suo aspetto spongoide, senza però alterarla al grado di determi- nare lo sviluppo di osculi indipendenti, che tuttavia non mancano totalmente, se anche occupati da un piccolo cirripede. Dr. C. Marchesetti. SECONDA SERIE DI AGGIUNTE AL CATALOGO DEI CROSTACEI PARASSITI DEI PESCI DEL MARE ADRIATICO (Bollettino della Società Adriatica di Scienze Naturali, Voi. VI e VII). Fani. Ergasilina. Genus Eucanthus Claus. 1. Eucanthus Marchesettii sp. n. Questa nuova specie trovasi abbastanza frequente sopra le branchie della Motella tricirrata Block. La dedico all' Ottimo mio Direttore Dr. C. de Marchesetti, che me ne procurò il primo esemplare (M. C). l Fani. IHckelestiiia. Genus Nemesis Roux. 2. Nemesis robusta v. Beneden. Pagodina robusta v. Beneden, Note sur un nouveau genre de crustacé parasite (Pagodina). Bull, de l'Acad. Roy. de Belgique, Tom. XX, p. 246, e. tab. 1853. 1 (M. C.) significa che 1' esemplare conservasi nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. 246 Nemesis robusta Heller, Crustaceen elei* Novara - Expedition, p. 212 u. 221. 1865. Rinvenni questa specie in grande quantità tra le lamelle branchiali di un Notidanus griseus Cuv. pescato nelle nostre acque (M. C). Genus CyciIUS M. Edwards. 3. Cycnus pallidus v. Beneden. Congericola pallida v. Beneden, Notice sur un nouveau genre de Siplionostome (genre Congéricole) habitant les bran- chie* du Gongre. Bull, de l'Acad. Roy. de Belgique, Tom. XXI, p. 455, e. tal). 1854. Cycnus pallidus Heller, Crustaceen dei* Novara-Expedition, p. 212 u. 217. 1865. Cycnus pallidus Bich iardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 5. 1880. Alquanto raro sulle branchie del Conger vulgaris Cuv. (M. C). Fam. Philiclitliytliiia. Genus Philichthys Steenstrup. 4. Philichthys Stromatei Ricliiardi. Philichthys jìatolae Bich iardi, Sopra due nuove specie di Crostacei parassiti. Processi Verb. Soc. Toscana di Se. nat. in Tisa, Voi. II, p. 26. 1880. — Carus: Zoologi- scher Anzeiger. Ili, n. 48, p. 69. 1880. Philichthys Stromatei Bichiardi, Catalogo dei Crostacei pa- rassiti, p. 4. 1880. Questa specie vive nei seni e canali mucosi della testa dello Stromatetis Jìatola Lin. (M, C), 247 5. Philichthys Agassizi Richiardi. Richiardi, Dei Filictidi. Osservazioni critiche e descrizione di sei specie nuove. Atti Soc. Toscana di Se. nat. in Pisa, Voi. Ili, p. 185, tav. X, 6g. 5. 1877. Richiardi, Catalogo dei Crostacei parassiti, p. 4. 1880. Comune nei seni frontali del Charax puntazze- Lin. (M. C). Fani. Clioiidracaiitliina. Genus Chondracanthus Delaroche. 6. Chondracanthus Ninnii Richiardi. Richiardi, Descrizione di una specie nuova del Genere Chondracanthus. Processi Verbali Soc. Toscana di Se. nat. in Pisa. Voi. Ili, p. 154. 1882. — Carus : Zoolo- gischer Anzeiger. V; n. 121, p. 504. 1882. Devo alla squisita gentilezza del Chiarissimo naturalista, il Conte dott. Ninni di Venezia, alcuni esemplari di questo interessantissimo parassita. Vive aderente alla mucosa della cavità branchiale del Gobius Panizzae Verga. Rinvenni nel Maggio 1883 parecchi esemplari, femmine e maschi, sopra dei Gobius Panizzae, pescati nella Valle di Zaule presso Trieste (M. C). Antonio Valle. INDICE Cjenni Storici del "jMuseo pag. HI Dr. Carlo Marchesetti: J^a £Pesca lungo le coste orientali dell'Adria „ 1 Dr. Ferdinando Hanck: Cjenni sopra alcune al- ghe dell'Oceano indiano „ 235 Dr. Carlo Marchesetti: |S>ur un nuovo caso di simbiosi „ 239 Antonio Valle: feconda serie di aggiunte al catalogo dei crostacei parassiti dei pesci del mare Adriatico „ 245 v tiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMininijim lag i f s^ -^ -** ►?*? =!*=£ §if£ 1# &S mm MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE tIi TBIESTE Voi. VII. r TRIESTE STAB. TIP. DI L. HERRMANSTORFER Mi 3*6- -; lTlHHHt»ll>limiHHHHnilH««WHWMmiM>HIHI>UHMIH»i.. ► > et- et- h" f o. co i o