' FOR THE PEOPLE POR EDVCATION FORSCIENCE LIBRARY or THE AMERICAN MUSEUM OF NATURAI HISTORY ATTI DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE TRIESTE vili. (Voi. II. della Serie nuova) ^^A^- TRIESTE Tiror.RAFIA OKIi LLOVI) AUSTRO -TTNfiAKICO. 1K90. Edit.rifo la Dii-ozioiic dol Musoo. J4 ^l^T^D^- /-^'è, /i}^ 7 ^el piiblicare il presente volume (legli Atti del nostro "^j Museo, la cui comparsa venne ritardata da pa- recchie cause accidentali, mi corre obbligo anzi tutto di riferire brevemente intorno agli aumenti verificatisi nell' ultimo quinquennio, aumenti che riescirono assai notevoli, specialmente in alcune sezioni, alle quali ven- nero rivolte cure maggiori. In seguito a questi accrescimenti, i locali già per sé molto ristretti, divennero affatto insuffi- cienti, sicché buona parte delle raccolte non potè venire finora ordinata sistematicamente ed esposta al pubblico. Recentemente il patrio Municipio decise di concederci alcuni nuovi locali, con cui verrà sojDperito ai più stringenti bisogni, in attesa di un provvedimento radicale, che non si potrà avere che coli' ere- zione di apposito edificio museale. Le collezioni patrie, che in un museo di provincia dovrebbero occupare il primo posto, come quelle che ci j)or- gono un quadro dei prodotti naturali di una data regione, ebbero il principale arricchimento, dovuto anzitutto alle rac- colte fatte nelle varie escursioni dal personale d' uffizio. Quasi tutte le sezioni hanno da notare numerosi accrescimenti, mercé dei quali si sostituirono con nuovi e migliori esemplari i vecchi o deteriorati, aggiungendovi in pari tempo copiose specie finora non possedute. La fauna adriatica si accrebbe specialmente di molti animali inferiori, spugne, meduse, molluschi, crostacei, ecc. quaiituni|iie anche i vertebrati ab])iano da registrare parecchi ospiti interessanti sia per la rarità che per la bellezza degU esemplari, come V Alopias vìd/xs. SpJn/rììfi ."i/f/aoxi, Prionodon fjlfnirus, laniin e Miìherti, parecchie specie di Raje, Tlri/nnus thim- niìia, Xìfphiris (fìadius, Orfì/agori'^nis mola, Echciìeifi remora, Trarhì/])fen(s taenia, Murnìa lielcua. Aripcnser shirio, NacofO'i^ ecc. Oltre a questi la raccolta ittiologica si accrebbe di circa 200 altre specie più comuni dell' Adriatico. Venne pure acqui- stato un grande esemplare di Dclplilmtfi dclphls. In questi ultimi anni venne del pari iniziata la raccolta dei pesci d'acqua dolce delle nostra provincia, cui finora non si era fatta molta attenzione. Si ebbe per tal modo una serie interessante, se anche non molto ricca di specie, nella quale è principalmente ra])presentatR Y ittiologia dell' Isonzo e de' suoi più grossi confluenti. Più notevoli sono ancora gli aumenti della collezione orni- tologica patria, che oramai conta 210 specie, in 430 esemplari, tra le quali non poche di rarissime, comparse appena recente- mente nelle nostre contrade. E qui vanno citate in primo luogo parecchie specie n oidi che, come la Somateria nioUissima, V Alni ionia (della quale si catturarono nel T884 e 85 oltre a trenta esemplari nei dintorni di Trieste) e 1' Oideniia fusca ; una specie orientale il Sf/rrhdpfes paradoxHs, preso nell' estate testé decorso a Trieste; la Harctda 1 esemplari dal Canale di ì\Iozand)icco e dalla Guinea. Farolfi G. — 7 frutti della Tra])a l)is])in()sa. Fava Dr. M. — Breccie ossifere didla Dalmazia. Filippi A. — Un Larus. Fontana C. — Un Ela[)liis Aesculapi. Frauer E. — Lina Andioglossa aestiva. Galimberti. — Un capretto mostruoso da. Gfdda. Galvani Giov. — Un Anser segetum. Geiringer Ing. G. — 2 nidi di Ploceus da Bangkok. Geiringer G. — Un Accipiter nisus, Astur palunibarius e Strix bnbo. Giusti C. — Uovo mostruoso di gallina. Gonan L. — Oggetti preistorici da Parenzo. Graffe Dr. E. — Due Didunculus strigirostris da Upolu (Is, Samoa), Prionodon Milberti, vari coleotteri, ossa e cocci delle grotte di Duino e Clabrovizza. Gregorutti Dr. C. — Cocci da Aquileja. Guttenberg Cav. E. - Pezzo di calcite da Veprinaz. Gutzmann C. — Una Strix aluco. Haenisch G. — 48 specie d' animali dalla Narenta. Haenisch R. Ing. — Aquila clanga, Haliaetus albicilla ed una collezione di rettili, mollusclii, insetti, ecc. dalla Dalmazia. Heldreìch Dr. T. — Molluschi dalla Grrecia. Hinner A. — Melolontha fuUo. Huszak G. — Sterna fiuviatilis da Parenzo. Hiitterot G. Cav. — Un Tragulus da Ceylon. Jaborneg Dr. Bar. — Una collezione di pesci, molluschi e crostacei dal Brasile e dal Rio della Piata. Janni G. Cav. — Vari animali da Bombay e da Ceylon. Jelussich G. E. — 2 Lagopus scoticus. Jeroniti A. — Un Mus sylvaticus. Kagnus R. — 2 uova mostruose di gallina. Kassel E. — Una ricca collezione di mammiferi, uccelli, rettili, pesci, insetti, crostacei, piante ecc., da Singapore. Katurich M. — 49 pesci dal Brasile. Korb G. — Una Mola aspera da Muggia. Kossel G. — Vari animali adriatici (Goniodiscus placenta, Asterias tenuissima, Muraena helena. Gorgonia graminea, ecc.) ed uccelli. Kotzmann C. Gap. -- 16 l'ossili dal guano di Charlestone ed un camaleonte. Kuhe R. — ;-3() minerali di rame dell'Australia mericHunale. 10 Lehner G. — Insetti dai dintonii di Trieste. Livesai E. — Un Cygnus nmsicus. Lloyd A.-U. Direzione. — Scheletro di un camello. Lordschneider F. — 12 uccelli dei dintorni di Trieste. Lovisato D. Dr. Cav. — Un Muflone, un Putorius bocca- mele e 5 uccelli dalla Sardegna. Lunardelli C. Dr. Cav. — Un Astur palumbarius. Machlig P. — Colymbus glacialis, Tetrao lagopus, 2 Podiceps nigricollis ed un Proteo dalla Carniola. Mafifei 0. — 2 uccelli da Ziginsclior. Maiti A. de — Vari uccelli ed uno scojattolo da Trieste. Malusa A. — 4 uccelli de' nostri dintorni. Mandich D. Gap. — Una Testudo radiata da Triucliomali ed una sega di Pristis antiquorum da Madras. Marinelli F. — 14 uccelli da Trieste. Marinitsch G. — Un Rliinolophus da S. Canziano. Maron A. — Gracula musica e Tanagra brasiliensis. Martinis Gap. — 79 specie d' animali in 157 esemplari da Colombo. Masten M. - Un Vesperugo iioctula da Trieste. Matcovich E. — Un paalstab di bronzo da Rovigno. Matteuz G. — Una Mygale. Mauroner L. — Un Garrulus glandarius. Meinzel G. — Un Syrnium uralense da Trieste. Morpurgo E. — Vari animali cavernicoli da Verteneglio. Mosca A. — 2 s])ugne eri una gorgonia dalle Indie or. Nazor Dr. G. — Pezzo di saldame e cocci dal Castelliere rli Rat (Is. Brazza). Negovetich A. — Cocci dalla cavenui di Moscliienizze. Pagan A. — Limosa inclaiiui'a (■ a quello di Pisino e 24"5 a quello di Rovigno. In grazia de' molti seni e promontori la sua costa dalla foce del Quieto a Cui di Leme ha 34"25 miglia marittime di lunghezza, di cui quasi sette appartenenti al Canale di Leme, larldove in linea retta, essa non misurerebbe che sole 11 miglia dal Quieto alla punta più meridionale sotto Orsera e 5*4 da questa al fondo del Canal di Leme. Lo sviluppo della sua costa sarebbe ancora maggiore, ove vi si aggiungessero le numerose isole che la fronteggiano '), delle quali si annoverano sei maggiori, S. Nicolò, S. Brigida-), Scoglio Grande o Revera ^), Salamon*), S. (liorgio e Conversada e 20 più piccole: Bar- baran ''), Callula ®), Sarafel, Regatta '), Zantolo ^), Butassel "), Altese, Grada '"J, Brianti, Bianco, Reverol, Riso, Tovares, Tuffo, Fighere, Tondo. La Cai. Galiner, Galopon e La Lunga. di Pisino i comuni di Antii^nana e Corridico, metà di quello di Terviso ed un quarto circa di Vermo ; infine di quello di liocigno il comune di Morgani. ') Presentando le varie carte topografiche dell' Istria differenze no- tevoli nella nomenclatura di quest' isole, mi rivolsi al cliiar. Dr. Amoroso. Vicepresidente della Giunta Provinciale Istriana, il (juale mi favori gen- tilmente 1' elenco che pubblico, desunto da una Carta doli' Ing. Capelari del 1H03, di un' epoca cioè „nella quale le storpiature dei nomi dello località non erano ancora di moda, come nei tempi nostri, non senza aver fatto prima verificare le determinazioni dai ])iii esjiorti maiittinii di Parenzo". Credo tuttavia opportuno d' indicare in nota i nomi corrispon- denti delle carte dello Stato Maggiore Austriaco, sognando qi;elli della vecchia con V. e quelli della nuova con N. ■') Brigitta (V.) Brigita (N.), '') Grande (V.) Revoda(N.). 'l Lazio (V.>. •■■') Marafor (V.) Barl)ara (N.). ") S. Nicolò piccolo (V.) Calvula (N.). •) .\1 S.|uoro (V.) -) Zontolo (N.i. ") Hutiiss.-l iX.V '") D'Oi'ada (V.l Brada {^). 27 Esse formano ima serie continua cominciando coli' isoletta Barbaran presso Parenzo e terminando coli' isola Conversada non lungi dall'imboccatura del Canale di Leme. Ad eccezione delle maggiori, le altre sono per lo più depresse, pianeggianti e non possedono che una vegetazione erbacea, talora quasi esclusivamente di alofiti. Alcune, come Sarafel, Zantolo, Bu- tassel, sono semplici scogli a fior d' acqua, privi quasi total- mente di vegetazione. Le maggiori sono ricoperte da dense boscaglie di sempreverdi, spesso affatto impenetrabili. Molto uniforme è la costituzione geologica del nostro distretto. Essa consta per la massima parte di calcari cretacei più o meno compatti, e solo verso il confine di N. E. emerge una stretta zona, appartenente alla formazione eocenica. Questa comincia con una sottile falda di calcare nummulitico sotto il colle di Vermo ed acquista maggior estensione man mano che si avvicina alla valle del Quieto. Glia presso Terviso, oltre al calcare ad alveoline, affiorano strati inferiori appartenenti al calcare liburnico, che prendono del pari un maggiore sviluppo a Caroiba e nei dintorni di Visinada. Neil' ultimo tratto essa si allarga ancora di più in forma di vasta isola, circondata all' intorno da calcari radiolitici ed occupata nel suo centro da terreni marnoso-arenacei, con numerosi banchi nummulitici. I calcari cretacei ci si presentano di differente aspetto, alternando strati compatti, grigi, con altri di un calcare bianco, friabile, a detrito farinoso. La parte centrale del territorio di cui trattiamo, è occupata da calcari dolomitici subcristallini, che affiorano del resto quale esiguo lembo nella Conca di Can- fanaro ed a mezzogiorno di Orsera. Sono molto rare o mancano del tutto nel tratto litorale le depressioni crateriformi, laddove esse spesseggiano sull' alti- piano, giungendo non di rado a dimensioni considerevoli. Il mantello ocraceo, che nelle parti elevate è tenuissimo e talora difetta onninamente, lasciando denudate vaste estensioni di bianche roccie, si raccoglie nelle cavità e specialmente nelle valli maggiori della zona litorana, ove non di rado arriva allo spessore di due e più metri. Da ciò la maggiore fertiHtà delle parti più basse, che sono generalmente occupate da vigneti. 28 (ili strati hanno lunoo il litorale una piccoli.s.sima ineli- najiione e talora appaiono quasi orizzontali. Da ciò nasce r aspetto particolare die offre il paese a chi lo riguarda dal mare. Esso si presenta quale un terreno basso, leggermente ondulato, che a poco a poco va elevandosi verso l'interno, ove si veggono sporgere numerosi dossi arrotondati di altezza me- diocre. La parte litorana è formata da una serie di collinette, alte 30 a 00 metri, ti'a le quali si protendono delle lunghe e tortuose vallecole. Alcune di queste colline in seguito a fra- namenti o ad erosioni subite, hanno i fianchi scoscesi e diru- pati, e concedono quindi d' annidarsi a piante solite a crescere tra le roccie. Più elevate sono le sponde, che costeggiano il Quieto ed il Canale di Leme, attingendo quelle un' altezza di 150 a 250 m., queste di 100 a 160. La parte centrale del ter- ritorio è formata da un altipiano ascendente, che verso il con- fine orientale presenta la sua massima elevazione, giungendo presso Braicovich ad un' altezza di 409 m. Una sezione trasver- sale del distretto da ponente a levante, in corrispondenza alla strada postale che congiunge Parenzo ad Antignana, ci dà ad 8 chilometri da Parenzo, presso Sbandati, un'altezza di 134 m.; a 14 chil. presso Monpaderno di 260 m. ed a 20 chil., ad An- tignana, di 319 m. Dei punti principali si hanno le seguenti misure altimetriche, desunte dalla nuova Carta topografica dello Stato maggiore. Fontane m. 26 Orsera j: '"^f MoncaslfUo di Cervcra „ 51 Foscolino 71 81 Monghebbo ,82 M. S. Angelo ...... 107 ToYVi' ,101) M. i-*izzuglii 1 IO M. Marluzol . . . . „ 112 Moncalvo d'Ors.ra. . „ 121 Geroldia „ 125 Castello di Leme . . ., 127 Sbandati m. 134 Villanovadi VisigiKuu) „ 138 S. Domenica . . . . „ JSl S. Lorenzo „ 203 M()ndtjlcl)otlc ...... 218 Villanova di S. i.ori'uzo ., 23.3 Castel! icr ., 23H Visignano ,, 244 \'isiuada ,, 257 Mon])a(li'nio , 2()0 ^Molliamo ., 272 ( "ai'diha , 2iS6 29 S. tuo vanni ili Sterna ni. 2', 17 Corridico „ 303 M. Tonnio .,303 Antignana n '^19 M. Corona ,,328 Monlreo . . . . . ni. 334 M, Tizzano . . ,, 337 M. Ciambarilla . . ,, 34U M. C aduni . . . . „ 37(^ M. Marti nielli . ,, 401 Nessun corso importante d' ac(|ua possedè il nostro terri- torio, se si eccettui il fiume Quieto, die ne laiiibe il confine settentrionale per una lungliezza di 17 chilometri. Gli altri non sono che semplici torrenti, che per la maggior parte s' asciu- gano totalmente durante la stagione estiva o si riducono a pozze limacciose, che a mala pena si tramandano 1' una all' altra un tenuissimo filo d' acqua. Vanno qui notati il torrente Chervar, che scende dai monti di Caroiba e dopo un corso di quasi 7 chilometri, sbocca nel Quieto : il torrentello Patocco che mette nel porto di Cervera; il torrente S. Angelo che si scarica nella valle di Molin di Rio, ed il torrente Cipri, che raccoglie le acque dalle eminenze che circondano Verino e scorre per la valle di Canfanaro or a giorno ora scomparendo per lunghi tratti tra le roccie calcari. Carattere generale del nostro territorio è 1' aridità domi- nante, in quanto che 1' acqua piovana viene tosto assorbita dal terreno poroso e non ricompare che lungo la costa al livello del mare e sovente sotto lo stesso in forma di polle più o meno poderose. La mancanza d' acque sorgive costrinse gli abitanti a curare assiduamente la formazione di stagni per abbeverare sé e gli animali domestici. Essi trovansi per lo più in prossimità degli abitati e non di rado sono di dimen- sioni notevoli, permettendo lo sviluppo di una ricca fiora aquatica e palustre. Trattato brevemente delle condizioni del suolo, ci faremo a considerare gli agenti meteorologici, che esercitano mi* in- fiuenza maggiore sulla vegetazione. In questo riguardo riescono interessanti le osservazioni circa alla quantità d' acqua, che vi cade nei differenti mesi dell' anno. Le relative notazioni del- l' Istituto Agrario Provinciale di Parenzo, che mi vennero BU geiitiliueiite favorite dal suo dirullore, 1" egregio Prof. Hugues, sono le seguenti in millimetri: Anno o 1 ^ o o N o 1^ o 3 '&b pi o ce o < -M 9 o O s > o Dicemb. Totale 1884 8-9 61 ! 514 69-2 23-5 167-8 93-1 94-4 70-2 78-8 40-4 64-4 768-2 1885 2;j-7 11-7 7-2 82-2 89-2 83-2 119-0 211-9 59-0 143-6 92-8 16-9 946-4 1886 68-4 21-2 691 24.4 14-7 163-6 4-0 123-7 520 128-0 59-2 104-3 832-6 1887 4-2-1 152 706 1 29-8 157-8 83.6 28-5 83-4 29-8 112 5116-7 116-7 836-5 1888 7-0 63-G 480 33-7 31-6 1420 31-5 36-3 77 0 180-5 33-1 28-2 712-5 1889 7-1 39-7 45-8 56-0 39-8 89-4 27-0 18-1 lOi-2 139-3 70-5 330Ì666-9 1 Media 40 5 26-1 55-3 49-2 59-4 113-3 50-5 94-6 64-9 130-4 68-8 68-9 793-8 Da questo specchietto ci appaiono parecchie particolarità degne di nota. Anzitutto 1' irregolarità della pioggia nelle differenti epoche dell' anno, la quale tuttavia ci permette rile- vare alcuni dati intorno alle massime ed alle minime, che hanno luogo nei mesi di Ottobre, Giugno ed Agosto rispettivamente nel Febbraio, Gennaio ed Aprile. Nei mesi da Giugno a No- vembre cade sette decimi ])iii d' acqua che non nel resto del- l' anno (522 mm. contro 299 ossia una media mensile di 87*1 contro 49-9 mm.). Si sbaglierebbe però di molto ove dal quan- titativo relativamente grande di pioggia durante i mesi estivi, si voless<' inferire ad un' estate molto umida: le cifre elevate sono dovute agli acquazzoni non ruri in questa stagione, che ])erò i)Oco concorrono all'umidità del suolo; all' incontro le ])ioggie della primavera e specialmente dell' autunno essendo più insistenti, ric^scono di maggior vantaggio i)er la vegeta- zione. In relazione a ciò noi osserviamo in più sjx'cie una sosta nella vegetazione dalla metà di Giugno alla line di Ago- sto, e])Oca in cui la flora si ridesta a vita novella. J*ur ti'(i|)])() le osservazioni leniionieti-iehe ili cui dispo- niamo sono molto scarse, ed anche queste sole ])ai/.i;duiente utili/c/aliili. in (pianto che (Lil Marzo l.*~!.Sl nll'Api-il»' ISS") si 31 vitV'riscoiK» alla t('ni|)t'rahira del sole, mentre le altre notazioni furono fatte (;on un termometro all'ombra. Anno o o o ce ,2 < 'Se ci o '6 o o o < s 02 o O > o fi 1886 G-2 5-0 6-1 13-1 17-0 20-5 23-4 210 21-0 15-7 10-4 8-1 1887 3-8 3-7 7-9 11-4 15-7 20-7 25-4 230 20-4 12-2 10-5 5-6 lb88 2-1 4-fi 7-9 11.8 17-3 217 22-7 22-1 200 130 8-0 G-5 1889 4-1 3-2 7-2 11-7 18-9 22-7 24-1 23-1 17-5 16-2 9-5 43 Hedia 40 4-1 7-3 120 17-3 21-4 24-2 22-8 19-7 14-3 9-6 61 Non ])Ossiamo (quindi appoggiarci che a soli qnattro anni, periodo troppo breve per poter istitnire alcun raffronto colle temperature di altre regioni. Da queste osservazioni lisnlte- rebbe una media annuale di 13'5" C, con una temperatura pri- maverile di 11'9, estiva di 22%5, autunnale di 14*6 ed invernale di 5-7 1). Alla mitezza del clima contribuisce specialmente la poca frequenza dei venti del Nord e Nord-Est, che non hanno mai quel carattere impetuoso e violento, onde fin dai tempi remo- tissimi va famosa la nostra patria Bora. Anzi in questo' riguardo Parenzo si presterebbe egregiamente quale stazione climatica per l' inverno, e di certo assai meglio di molti altri luoghi, che presentemente godono fama più o meno meritata. Il vento predominante a Parenzo, e che talora riesce alquanto molesto, è lo Scirocco. Sebbene alle volte molto gagliardo, non apporta però mai un notevole abbassamento di temperatura. Esso ha un' influenza particolare sulla vegetazione litorana, .specialmente delle coste vòlte a meriggio, sulle quali ') Le osservazioni delle minime, evidentemente latte con un istru- mento poco preciso, non possono pur troppo venir prese in i-itìesso. daji- poiclit' ci darebbero un numero esorbitante di giui-nate mdU- i|uuli la temperatui'a sarebbe discesa sotto lo zero. 32 durante lo scirocco il mare viene a frangersi con grande vee- menza. Non di rado si vede perciò lungo la riva un cordone l'ormato da bassi cespugli ronchiosi, clie dalla parte es]ìosta allo spruzzo salino vanno quasi totalmente privi di foglie ed appaiono come fossero tagliati artificialmente '). Tra le rocce allignano per lo più il Crithmnm niaritiììium, V Artcniisia cocru- IcfifCìì!^, la Salsola Soda, la Salicornia fr ni irosa, VAster Tripoliwìi, la Stntice Lwìoniìtm e cancellata, il Halùìius 2>ortulacoides ecc. In corrispondenza alla sua posizione geografica (45'14 1. n.) ed al suo clima mitissimo, appartiene il distretto di Parenzo nel suo complesso alla flora mediterranea. Trovasi questa più pronunciata lungo il litorale e sulle isole e va sempre più perdendo il suo predominio man mano che ci avanziamo verso l' interno, ove, attesa pure la maggiore elevazione del suolo, viene surrogata dalla flora dell' Istria centrale. A caratterizzare la flora mediterranea concorrono due elementi speciali: la prevalenza di alberi ed arbusti a fronda perenne, che le porgono cpiell' aspetto particolare di eterna verzura, e 1' apparire di una serie di specie erbacee, peculiari alle regioni australi. Varie cause accidentali, tra cui in primo luogo la coltura, possono modificare grandemente lo svilu[)po de' sempreverdi o sopprimerli del tutto, laddove generalmente ]ìOchissima influenza ponno esercitare sul comj^lesso della ve- getazione erbacea. E questa dunque che sovente rimane sola a determinare il carattere meridionale di una regione anche allorquando scarseggiano o difettano le essenze arboree a fronda perenne. Tale è appunto il caso per 1' Istria settentrionale e ])iù spiccatamente da Salvore al Quieto, ove mancano quasi rie] tutto i sempreverdi (se si eccettuino (pielli apportativi colla coltura, come l'olivoi, e la natura della ilora ci è testimoniata luiicamente dal ])r(Hlominio di erbe proprie alla vegetazione mediterranea. A Parenzo, all'incontro, specialmente nel ti-atto meridionale e dove la mano dell' uomo non s' intromise ') 111 (|ii('-^to n\i>;uar(I(> essa ricoi-da la costa tirrena, s]i(MÌaliiiriit(> presso l'oiti. , le Silenec ò. le Linee 5, le Ombrellifere 14, le Composite 33, le Borraginee 5. le Labiate 11, le Euforbiacee 7, le Cupolifere 8, le Orchidee (i, le Gigliacee 10, le Graminacee 35. Il poco sviluppo orografico del nostro distretto uon vi ])ermette di fissare delle zone distinte in ragione altimetrica. La diversità della flora dell' interno più che dalla maggiore elevazione sembra di])endere dalla lontananza dal mare, al quale non si può disconoscere un' influenza speciale sul carat- tere della vegetazione. Così noi vediamo arrampicarsi i seni [)reverdi alle sponde del Leme fin all' altezza di IGO m. laddove verso l'interno difettano del tutto ad altezze molto inferiori. L' influenza del mare appare pronunciatissima nella flora delle isole, che sia nel suo insieme che nelle specie ond' è compo- sta, offre un aspetto particolare. In questo riguardo si po- trebbero distinguere tre regioni : la litorale colla presenza di sempreverdi, limitata alle isole ed alle colline in prossimità al mare, la sublitorana, ove mancano sì. i sempreverdi ma perdura la maggior parte delle piante erbacee di ([uella, e finalmente la regione dell' altipiano superiore colla flora dell'Istria centrale. Strettamente legata alla natura del suolo, si presenta una flora speciale, quella delle paludi, che assume un duplice aspetto secondochè il terreno trovasi o meno iiujuinato dall' ac([ua salsa. Le paludi d'acqua dolce non lianiio die una piccola estensione nella vallata del Quieto comparendo (pui e là per brevi tratti nella conca di Canfanaro. La flora che le ricopre consta in buona paiie di ciperacee e di giuncaccie, nulla pre- sentando di particolare nelle specie che la compongono. Più interessante all'incontro e la vegetazione dei terreni salsi, occupanti un vasto tratto verso la foce del Quieto, a Val di Rio, a Fontane, ecc., la (piale consta delle seguenti specie caratteristiche: Sxhirynlariii xalina e nìarf/inafa, L'niuiiì mdritìwxììi, IhtjìJnniiiii IcììiiissiuììDi). Arlrniìxin rarniJcsrc)>s, hiiiìa crifl/nKi/drs. 35 A.'itcr TrijKiluiiii, 'J'ara.iacniii foniifoli/mi, Concima mari/iiiiiis, Ch/ora perfoìuita e» seyofhiff, Eryfhraed puMidìri, Sfnfirr, Limoniimi, Vhtu- f(i(/o Cormiti ed (iI/IssÌhki. Siinodti lìxtrUiiiìa, Soìsola Kali e Soihi. Sdluoriìlfi licrlxiccd, fiiit/cosa e macrostachya, Hoìiniiis jwìinlti- roiilos, Trlijloclùìì )iu()-(tiinmii, Orrhis ìaTifloìo, varie specie di JìDìr/is e Scir2)ii>i, Carc.r Oodrrl e dirisd, oltre a numerose alti'e clie non sono legate strettamente al snl)strato di mi teri-eno salino V). Grande influenza sulla distribuzione delle specie hanno le differenti colture predominanti nelle diverse ])arti del territorio -). La maggior parte del distretto è occupata da bosclii, i quali liaimo un' estensione di 214 chilometri quadrati e constano nella regione litorana di vari sempreverdi misti a specie a fronda caduca, laddove nell' interno vi predominano querele, car])iui. ostrie e frassini. I boschi sono tenuti generalmente bassi, venendo tagliati ogni 10 — 14 anni per trarne legna da fuoco. Pochi sono i boschi d' alto fusto, e questi solitamente limitati a spazi molto esigui. Appresso ai boschi hanno un'importanza speciale i prati, dei quali è mestieri distinguere due specie, i prati pro})riamente detti ove si falcia l' erba e quelli che sono abbandonati al pascolo. I primi occupanti i terreni più fertili, possedono una vegetazione ubertosa, composta per la maggior parte di papi- glionacee, di com])Osite e di graminacee. Le specie predominanti ') Le vaste jìaludi alla foce del Quieto sono pei- circa tre cliilometri ricoperte quasi esclusivamente da varie specie di Jimcus, Scir^yiis e Carex, che non permettono lo sviluppo di altre specie, che appena al disopra di Santi Quaranta. -) Ecco il prospetto dei vari terreni, in ettai'i, desunto dai registri catastali : Distretto Boschi Vigne Arativi Pascoli Prati Orti Paludi e stagni Parenzo 10460-47 4403-34 2920-73 2110-77 284-07 583-83 73-36 Montona 7i)71-3:-ì 3671-10 2151-21 2534-74 1031-29 273-31 151-37 Pisino 1G24-52 1427-6.5 1400-35 1805-16 592-71 35-07 — Ro vigno 1354-70 338-96 366-45 298-87 42-54 10-49 — Totale 21411-02 ! 184 1-05 (;83«-74 G749-.54 19.50-61 902-70 •224-73 sono ; il lliniimcìdns ncapoUtdiius, Li'pidiiiiii Dniha, l^oìi/fjfi/d nlraeoi'^is, J)if(ì)tli/is; scnigìiineus, Lj/chnis FIos chcuìì, Liniiìii aìiyn- sfi foli UHI, Eroditiìiì ìii((ìacoides, A}>f/i//l/is Dilleìni, 3Iedica(/o satira, lupulina, ìnaodata e denticuhda. Trifoìitim palliduìu, sfeììfdiini, incanudtuii, angusti foli imi. striatimi, ìngrescrns, agra riunì, jìatcns, Lotus cornicuhdus, [jdligrus Cicera, Sjiiraca Filipendula, Pofcriuni poli/f/annnn. Tordiilium ajiuhuii. Dauciis Carota, Anthemis nolidis, Chri/santheniuni Leucanthenmni , Ccntaurea an/ara. Gelasia villoso, Tara.racuni officinale, Crepis neglerta, Erijtliraca Centaurium. JUii- nanthus minor, Sfdcia BcrtolonU, Betonica officinalis, Ajuga rcjitans e gcncvensis, Vlautago media e lauceohda. Orcliis Moria. Srrajiias pseudocordigera, Gladiolus Hlgriciis, Ornitliogahuii coniosuin, Carex glauca e distcms, Andropogonuiii Tschacinuni e Grgllus, Setaria glrnica e viridis, Antho.rantuni odonduni, J*/ileun/ tenue e pratense, Agrostis vulgaris, Koeleria crist(da, Holms lanatus. Arrìioad/icrum aniiareuni. Arena sterilis e harhrda, T3ri.za maxima, Foa pratensis ed attica, Dactj/lis glonierata, Festuca ovina, varie specie di Bromus, Tri- tieum rillosuni, Hordeuni miirimum, Tjoliuin perenne, AegUops ovata e triaristata ecc. Maggior estensione hanno i prati riservati al ])ascolo, i quali per lo più occupano i dorsi sterili e rupestri de' monti, ove alla magra vegetazione erbacea si associano non di rado arbusti spinosi, (Paliurus aruleatus, vari lìulius e Uose, Juniperus comimis ed O.ii/tedrus, Asparagus ex-e.). die alle volte si addensano ed intreccianrlo i loro rami l'ormano macchie impenetral)ili '). Questi prati che al principio di primavera offrono un aspetto abbastanza gaio, ricoperti come sono da fresca verzura, assu- mono d' estate un carattere triste e desolante i)el i)red()minio di s])ecie a tomento grigio, nelle quali le foglie sono por lo ') A i|uesti jn-ati scendono ilunintc i mesi invernali i ])ii-;tori dalle ]iarti orientali montane della provincia colle loro greggio, trattenendovisi lino ad Ai)rilc o Maggio. Conseguenza di ciò è la mancanza quasi asso- luta di all)eri. in (|uanto che ogni nuovo virgulto viene tosto divorato dal dente edace delle jiecore, e (juindi il continuo progi'e.ssivo deiniupera- mento del suolo in seguito all' asporto del sottile strato di terri<'cio die l'icoiirc ancora la nuda r(jccia. 37 più (lUrciiiu(U) lidoKe o sostituite da spine. Cosi le ijeiidiui che nel mese d'Aprile fanno pompa di miriadi di anemoni stellate, di margheritine, di ficarie, di viole, di poligale, di cerastii, di Anthyllis DiUenii, di Liniim gali ir um, di Helianthcmioit vulgare, di Medicago Gcrardi, di Trifolium stellatum, incarnatum, angusti foli uni, Cherlcri, scabruni, nigrescens, patena, di Coronilla Hcorpioides e eretica, di Hippoerepis eomosa, di Lathyrus Cicera e setifolius, di Fotentilla snhaeaulis ed opaea, di JMynaotis intermedia e hispida, di varie veroniche, di Tri.rago latifolia, di Glohularia Willkununi, di Ore/iis tridentata e Moria, di Triehonema Bulhoeo- diuni^ di ornitogali, di Museari negleetuin ecc. ecc. ci presentano nel Luglio ed Agosto tra i cespiti cinerei deW Hclie/trgsum e della Ituta dirarieuia, YOiìonix anti([noruiìì^ il Doryenium hertjaeeuiii , VEryngiuiii aìnethystinitni, la Ptychotis ammoides, il Bupdeurutn aristatìnii. la Tordi>i heJretica, il Galiuìii Mollago, il Mieropus erectiis, la Falìenis spinosa, VAntheiiiis nohdis, il Cirsiuin lanceola- tuni, il CarduKS nìdans, la (-arlina vidgaris e eorymhosa, il Ken- tropìiyUuiii lanatuni. la Cerd aurea eristata^, lo Seolymns liispanicus, il Ciehoriuni Ivfylj/is. la Firrls hieraeioides, la Crepis foetida, il Xantliiimi spinosniii, Y Echi uni vnhjare, la Satureja montana, la Calaìiiintha Nepeta, la Nepeta Cataria, la Stachys italica, il jl/ar- rti/jiiiìiì eandidissiinuiii, il Te/ifriuiii Chaìiiacdrys e Polium, il T//r- .s/«i;^^ divaricata III, V Euphortria nieaeeusis, V Antherieuni ramosuììi, ecc. piante che per essere spregiate dal dente degli animali, si esten- dono sempre maggiormente e talora sostituiscono quasi onni- namente il resto della vegetazione. Ben 176 chilometri quadrati sono messi in coltivazione, ed in seguito al risveglio agricolo degli ultimi anni, giornal- mente si dissodano nuovi terreni, specialmente in vicinanza di Parenzo, Orsera e Visignano. La coltura principale e più estesa del nostro territorio spetta alla vite, pel prodotto della quale Parenzo gode fama meritata su tutte le altre terre dell' Istria. Unitamente alla vite vengono coltivati in maggior estensione frumento, orzo, granoturco, fava, scarsamente patate, segala, saraceno, ceci, lupini, piselli ed altri legumi. L' olivo tanto diffuso neir agro di Rovigno e di Pirano, non ha che un' im- portanza secondaria a Parenzo, al pari degli alberi fruttiferi, 38 se si eccettuino i iioeciuuli clic ad Orsera danno un prodotto ragguardevole. Ma oltre che per le specie coltivate, i campi e' interessano pure [)er le piante spontanee che prediligono i terreni smossi. In (questo riguardo anzi sono i campi, specialmente ove 1' agri- coltore difetta di dihgenza nel purgarli dalle niarerbe, le loca- lità più interessanti pel botanico, sia per la varietà che per la rarità delle specie. Non possiamo qui enumerarle, senza incor- rere ni troppe ripetizioni, epperò dobbiamo riferirci alla parte speciale. Se anche ulteriori esplorazioni accresceranno senza dubbio il numero delle specie da noi indicate pel territorio di Parenzo, non crediamo superfluo già fin d' ora un breve ipiadro ehe ci presenti il complesso della sua vegetazione in ra])[)orto alle differenti famiglie che hi eonipongono: If^amiglie 4 ©eG I Totale Papilionaceae . Compositae . . Graniineae . Labiatae Cruciferae . Umbelliferae . Ranunculaceae Rosaceae . . Cyperaceae . . Liliaceae . . Boragineae . . Orchideae . . Antirrhineae . Alsineae . . . Rubiaceae . . Euphorbiaceae Sileneae . . . 14 4 3 16 31 62 48 40 9 15 18 27 24 8 21 8 4 11 li 10 69 51 56 7 39 29 11 15 12 13 (; 11 114 107 104 51 48 44 32 28 27 24 23 21 20 17 17 17 16 ay famiglie 4 ©eG I Totale Clieiiopodiaceae .... 3 Polygoiieae Capuliferae 13 Juncaceae | — 13 Geraniaceae ..... — 1 Linneae — 3 Campanulaceae .... — 4 Malvaceae — 3 Pomaceae Primiilaceae .... Plantagineae .... Salicineae 8 Potameae — 8 Caprifoliaceae 6 1 Valeriaiieae — 1 Dipsaceae — 4 Solaiieae Polypodiaceae. . . . Verbasceae Rhinanthaceae . . . Irideae — 6 Cistineae Violarieae — 4 Rhamneae 6 Oleaceae 5 Gentiaiieae Convolvulaceae .... — 3 Asparageae 4 1 Papaveraceae I — 1 Fumariaceae . . . . ' — '^ E-utaceae Onagrarieae — 4 Crassiilaceae l — 4 12 8 10 6 5 5 15 13 13 13 11 9 y 8 8 8 8 7 7 7 7 7 6 6 G 5 5 5 5 5 5 5 4 4 4 4 4 Famiglie ^ 1 ©eG i Totale Orobanclieae 4 _ 4 Aniaraiitliaceae . . . — — 4 4 Urticaceae . . — 2 2 4 Zosteraceae . . — 4 — 4 Amaryllideae . 4 — 4 Hypericineae . — 3 — 3 Terebintliaceae . 3 — — 3 Paroiiychieae . — 2 1 3 Scropliulariaceae — 1 2 3 Plumbagineae . — 3 — 3 Artocarpeae . 3 — — 3 Coniferae . . 3 — — 3 Typliaceae . . — 3 — 3 Reseclaceae . . — — 2 2 Tiliaceae . . 2 — — 2 Aceriiieae . . 2 — — 2 Amygrlaleae . 2 — — 2 Sanguisorbeae. — 1 1 2 Cucurbitaceae . — 2 — 2 Saxifrageae. . — — 2 2 Corneae . . . 2 — — 2 Ambrosiaceae . — — 2 2 Ericaceae . . 2 — — 2 Apocyneae . . — 2 — 2 Verbenaceae . 1 ~ 1 2 Saiitalaceae 1 1 — 2 Aristolochieae . 2 — 2 Cannabineae . — 1 1 2 Ulmaceae . . 2 — — 2 Equisetaceae . — 2 — 2 1 Polygaleae . . — 1 — 1 Ampelidoae. . 1 — — 1 Oxalideae . . — — 1 1 41 Famij^lie li 1 OeG 1 Totale 1 Zygophylleae — — 1 Celastrineae . 1 — — Halorageae . . — 1 — Callitriclimeae — 1 — Litlirarieae , . — 1 — Tamariscineae. 1 — — Myrtacaceae . 1 — — Portiilacaceae — — 1 Sclerantheae . — — 1 Araliaceae . 1 — — Lorantliaceae 1 — — Aquifoliaceae 1 — — Asclepiadeae — 1 — Acanthaceae — 1 — Globnlarieae — 1 — Thymeleae . — — 1 L aurine ae . 1 — — Betulineae . 1 — — Alismaceae . — 1 — Juiicagineae — 1 — Najadeae — — 1 Lemnaceae . — — 1 Aroideae — 1 — Dioscoreae . — 1 — Colchicaceae — 1 — Totale 134 482 439 1055 Da (questa tabella risulta che le famiglie maggiormente rappresentate sono le Papiglionacee, le Gramigne e le Com- posite, le quali da sole comprendono quasi un terzo di tutte le specie. Appresso a queste troviamo 12 famiglie che formano un altro terzo della vegetazione, laddove il resto della flora si suddivide tra altre 93 famiglie, di cui 28 non. contenenti che un' unica specie. 42 Lu partecipazione delle varie l'uiniglie a formare la il ora di Parenzo, differisce inoltre pareccliio da (pianto riscontrasi in (|uella di tutto il Litorale : che mentre in questa le Composite occupano il pi-imo posto con 305 specie, superando di 77 sj)ecie le Graminacee (2"i8 sp. i e di quasi lOU le Paj)iglionacee (212), abbiamo nel nostro distretto in primo ]uf)go quest'ultime, cui vengono appresso le altre due famiglie. Cosi pure le Ombrel- lifere, che nella ilora provinciale occupano il 4." ])Osto con 121 specie, trovansi spostate al G.° e superate dalle Crocifero e dalle Labiate, che iiella flora generale verrebbero in seguito con 112 rispett. *.t8 specie. A (•om])orre la flora di Parenzo concorrono 820 dicotile- doni (77-7 p. 7oJ5 ^'^*J monocotiledoni (21-44 p. %) e 9 acotile- doni fogliose (0-80 p. "/o )• Tra le specie legnose noi abbiamo 46 alberi e 58 ai'busti maggiori. In quanto al pei'iodo di vegeta- zione vi sono <)1(> specie ossia 58-30 p. "/„ perduranti e 439 ossia 41-()1 p. 7() annue e bienni. Le piante bulbose sommano a 55 e le aquatiche a 20, delle (juali 5 viventi nel mare. Nessun mese dell' anno va totalmente privo di fiori: per- sino in Dicembre e (lennaio alcune specie cominciano a metter fiore, la maggior parte però delle piante fiorenti in questi mesi sono superstiti dell' autunno. Il (liugno segna il culmine della vegetazione, su])erando il Maggio di (piasi 100 specie fiorite. Il seguente prospetto segna il nuiiK^ro di specie che tro- vansi in fioritura nei differenti mesi dell' anno : Gennaio 17 Maggio 647 Settembre 183 Febbraio 34 Giugno 741 Ottobre 117 Marzo 94 Luglio 486 Novembre 49 Aprile 288 Agosto 348 Dicembre 26 Se ci facciamo a considerare la fiora del nostro distretto in confronto a quella di tutta la provint;ia del Litorale, trove- remo ch'essa trovasi nel rapporto di 1055 specie contro 2590 (40-7 p. 7o); t^lie formano il complesso della nostra flora. La mancanza di maggiori elevazioni esclude naturalmente le specie alpine e suljalpine, che nel nostro Litorale sommano 367 specie, come pure la maggior parte delle specie montane (;33(ì) proprie 13 ali" alti|>iaiu) drl Carso. Da cìù la ])u\-ei-tà della t'aiuiglia delle Sassifraghe |8 p. "/o dello esistenti nella provineia), Gensiiaiiee (18-15 p. 7o^- Rinantacee (18-75 p. "/o), Campanulacee (28-12 p. "/„), Primulacee (29-()3 p. "/n) '^cc. elie non contano che alcnni pochi rappresentanti. Le altre famiglie maggiori compaiono nel nostro distretto nelle proporzioni seguenti : Liliaceae . Salicineae . Polygoneae . Juncaceae . . Ranunculaceae Umbelliferae . Orchideae . . Sileneae . . Compositae . Cyperaceae . Polypodiaceae Difficile riesce per un territorio così esiguo il voler indi- care delle specie che gli sieno particolari e manchino ai distretti circostanti, dappoiché ciò richiederebbe un' esplora- zione minuziosa in ogni più remoto angolo del nostro paese, né ancora si avrebbe la sicurezza che più tardi non vi appaia 1' una o r altrui delle piante non per anco osservate, L" agro di Parenzo possedè tuttavia alcune specie che finora non furono trovate nelle altre parti dell'Istria o che vi sono estremamente rare. Vanno qui notate fra le ])rime 1' HapÌ02)hi/(li(ìii patdvinnm, la Sldcrifis lìKuitdìKi^ Y Op/iii/s f'nsra : tra le seconde il I)('ìj}hiìiifnìi Staplujsuiirid, che sebbene raro, cresce pure suU" isola S. Andrea di Eo vigno e ad Ossero, la Dniha ìiinralts che riappare egual- mente al M, d'Ossero, il Xn-duthcmum cyìindmccnììi che alligna pure a Ro vigno ed a Matterada, V Hippocrcpis lOì/s/lhjiiosd, che trovasi anche ad Isola'), il Srscl/ torf/tostoii, che rinviensi pure Borragineae . • ^^•■^•J-7o Euphoi-biacee . 54-84 „ Papilionaceae . 53-77 „ Labiatae . . . 52-04 „ Antirrhineae . , 47-38 „ Rubiaceae , . . 45-94 „ Gramineae , 45-61 ,, Chenopodieae . 44-12 ;, Cruciferae . , . 42-95 „ Alsineae . . , 40-48 !, Rosaceae . . . 40-00 „ 40-00 P- 'V, 40-00 ., 39-39 71 38-25 71 38-10 TI 36-36 n 36-20 V 35-55 :i 35-08 TI 29-03 •n 23-33 •) ') Biasoletto la cita dairAutiteati-u di Fola, d'onde pare scomparsa (Freyu: Flora v, Siidistnen. p. 79), al pari che da Duino, ove venne rac- colta dal Brumati (Pirona: FI. Forqjul. p. 45). 44 a Cittcìnova, l{()vi(((/o caropaca, V Kajìlnnliia Piiica, la (Jonjlas tahalosa, la (^tacrcns l'scado-Saln'i-. V Op/iri/s Tonìmasinii. Bcrtolonii. il Tricho- ncma lìidhocddinm. il Narcissas Tazctta, Wìsji/iodcliis rumosas, il Ga.sttidiani h'nditjcram, V Honlcioii balhosam. Oltremodo strana riesce la presenza della Sauifraya pctraca sulle rupi e sulle mura che sostengono la strada che scende da Visinada a Porto Porton ad appena 10 m. sul livello del mare. Essa vi prospera egregiamente ed in grande (quantità, ricoprendo nel mese di Maggio intere pareti co' suoi candidi fiori. L'alli- gnare di questa specie subalpina, tanto comune nelle vallate dell'Isonzo e crescente pure in Istria (sul monti Sissol e Rassussiza, presso Obrou eri in una vallecola non lungi da Cosina, sem])re però ad un livello superiore ai r.OU m.J, in una ') Trovata sporiulicaiiiriitc ucU" aiilitcati-o di Pula du Biasolctto noi 1829 e nel lb6() da Picliler. Secondo Fi-evu, è del ])iiri totalnioiite scom- parsa (o. e. p. iy(J;. 45 località .si poco elevata, trova la sua ragione nella postura volta a settentrione, ove rare volte giunge raggio di sole e neir umidità mantenutavi costante dalla vicinanza della valle acquitrinosa e dalla densa vegetazione arborea, che si l)igia su quell' ultimo lembo di pendice. Ben poco venne finora scritto intorno alla flora di Parenzo, e solo qua e là si trova nelle varie opere l' indicazione di qualche pianta proveniente da questo distretto. Monsignor Giacomo Filippo Tomasini, vescovo di Cittanova (1597 — 1654) è il primo che ne' suoi "Commentari storico-geografici della provincia dell'Istria" *), ci fornisca un elenco delle piante quivi crescenti. Tra circa 300 specie da lui indicate ve ne sono parecchie dell' agro parentino, quantunque non ne sia fatta speciale indicazione di località. Resta solamente dubbio a quale specie si debba riferire „l'Asfodello a fiori gialli, vege- tante sopra uno scoglio vicino a Parenzo", dappoiché Y AfijfJio- (Mus hdcus cui si dovrebbe pensare, manca tanto alla terra ferma che alle isole di Parenzo, e non compare che sullo sco- glio S. Francesco nel porto di Pola e quindi sulle isole del Quarnero. Quasi un secolo più tardi dio vanni dir ol amo Zani- chelli visitò Parenzo, se anche solo di passaggio, raccoglien- dovi parecchie piante -). La triste celebrità acquistatasi da Parenzo jjer la sua malaria, non lusingava certamente i bota- nici a farvi delle escursioni; vi arrogi la poca sicurezza dei dintorni, e quindi non è da stupirsi se per lungo tempo nessun botanico vi si trattenesse. Hoppe e Hornschuch nel loro noto viaggio alle nostre regioni, giunsero pure a Parenzo ') Ai-ch. Triestino (1837), V. IV p. 107—118. -) Opusc. botali, posthuma. 1730, p. 21. Egli nota da Parenzo e dintorni 22 specie che, riferite alla nomenclatura odierna, sarebbero le seguenti: Bupleurwn avistatum, Dkmthus mngnineus, Marrtihiiim camUdissi- muììi, Carpimis duineitsis, Acjvostis vidgaris, Arabis turrita, Cnncaìis (IcuicoKÌrs e leptophyìla (?), Pyrus ami/f/daìifoniiìs, Vitex Agnus Castus, Pìiillijrea ìatifolia, Euphorbia falcata, Ptychotis ammoides, Briza maxima, Prunella alba, Phnnbiigo europea, Iferìiinria ìiir'ipera, ('onrolruììi>< Caiifidirica e tre alghe- 46 (15 Aprii»' ISIG). j)ei'ò, contrariati dal cattivo tonipo e non osando allontanarsi dalla città senza scorta militare, non vi raccolsero che dne specie, 1' Asp. 201. •^) Flora 1H2(;, Beilage p. liH. ^) Flora 1829, II, p. 513—25 e 52!» 41. ') Linnaea XI, Estr. )). 12. ■') Trieste, 1841, ]>. 25. 47 anni tenne dimora a Parenzo, come pui-e dal Padì'e PìiimiitT. j)Tofessore al Ginnasio di Pisino. che esploi'ò spcciidiiiciitc li» adiacenze della conca di (^anfanavo. TnfinH nel 18()i) Ferdi- nando Graf diede nna breve relazione snll' isola di S. Nicolò '), indicandovi (i-t specie da Ini raccoltevi ed alcMuie poclie dei diiitoi-ni di Parenzo -). Per qnanto mi consta, nnll' altro venne pubblicato intorno alla flora parentina, se si eccettuino alcune scarse citazioni nelle opere di Host e Pollini, come pure di Koch. Bertoloni e Parlatore, dovute per lo più alle comunicazioni del sullodato Tommasini. Fin dal 181)8 io aveva visitato Parenzo e la valle del Quieto in compagnia del Tommasini, facendovi ritorno più volte negli anni seguenti. Maggior agio a studiarvi la flora ebbi però negli ultimi anni (1883—86) allorché circostanze famigliari mi portavano ogni qual tratto a Parenzo, ove facea più o meno lungo soggiorno. Per tal modo mi lusingo di poter presentare un quadro meno imperfetto della vegetazione di questo di- stretto, quantunque non dubiti punto che ulteriori esplorazioni, specialmente della valle del Quieto e dei tratti più orientali, eh' io non potei visitare si spesso e con quella accuratezza che sarebbe stata ne' miei desideri, abbiano a fornire notevoli ag- giunte al presente catalogo. ') Mitth. d. naturwiss. Vereiues f. Steiermark. Graz 1872, p. o4. '^) In questi ultimi anni anche il Prof. E. I'o> ^. o. T. minus L. Non comune nei cespugli della regione mon- tana. <) 7 ^. fi. T. angustifolìum Jcq. Luoghi paludosi al (Quieto e nella valle (li Canfanaro. 7 — 8 ^. 7. Anemone stellata Lmk. Conumissima sulle pendici apriche, tanto del continente che delle isole, ove talora cresce in tanta copia da far apparire estesi tratti di color rosa. I sepali sono più o meno larghi e lunghi e variano dal rosa pallido od anche bianco al carmino più vivo. 3 — 5 'h. 8. A. nemorosa L. Rarissima in (jnalche foveola presso Mon- padei'iio e ( 'aroiba. H - I 1. *••. Adonis autumnalis L. Coiiimie ha le messi. 5—7 0\ lo. A. flammea Jcq. Meno lVe(nieiile della prece(|(mte sui eauii)i eoli i \at i. .") — 7 ':.'. ILA. microcarpa DC Qua e là tra \n messi s]iecialmente della regione litorale. 5 - fi ©. 49 12. Ranunculus aquatilis L. v. tripartitus Koch. Neil' acqua stagnante a Cervera, nel Quieto, Fontane, Conca di Can- fanaro. 5 — 8 i. 13. R. divaricatus Schrk. In acque stagnanti del Quieto, n Cervera e nella valle sotto Antignana. 5—8 '2|. 14. R. tricophyllus Chaìx (Lì. paHcistamineus Tsch.). Nei l'os- sali della valle del Quieto presso Porto Porton. 4—5 ^. 15. R. Flammula L. Prati umidi al Quieto. 6—8 %. 1<). R. illyricus L. Raro nei dintorni di Visinada. 4 — 5 %. 17. R. acris L. Luoghi umidi, non comune: Vermo, Antignana, Leme. 5 - 10 1 . 18. R. neapolitanus Ten. (II. Touìuìasini Jìrhh.). Comune nei campi della regione litorale e sulle isole. 4—5 2|. 19. R. repens L. Luoghi umidi e paludosi: Quieto, Molin di Uìo. Conca di Canfanaro. 5 — 6 ^. 20. R. sardous Crz. Nei t'ossali delle vie, in luoghi paludosi comune. 5 — 7 0. 21. R. arvensis L. Comunissimo tra le messi nella forma tipica a frutti spinosi. 4—7 0. 22. R. murìcatus L. Luoghi incolti, non frequente. 4—6 0. 23. R. parviflorus L. Ai margini delle vie, in siti erbosi, talora in grande copia, p. e. a S. Spirito. 3 — 6 0. 24. R. Chius DC. Più comune del precedente, dal quale si distingue facilmente per i peduncoli brevi ed ingrossati. Predilige la parte litorale e le isole. 3-60, 25. Ficaria calthaefolia Rchb. Comune in luoghi sterili rupe- stri, ove compare nella sua forma tipica, laddove in ter- reni grassi od ombreggiati diviene in tutte le sue parti più robusta, con fiori due o tre volte più grandi e talora un po' caulescente, per cui riesce difficile a distinguerla dalla F. raiiinìcnloìdes Mnch. 2-4 2j, 26. Caltha palustris L. Prati acquitrinosi alle sponde del Quieto. 4-. Capsella Bursa pastoris Mnch. v. rubella (C. nthcl/u llcnL). Coinuiiissiiiia dovunque, ne' campi, lungo le vie, in luoghi incolti ecc. Fiorisce quasi tutto 1' anno. O. 80. Aethionema saxatile R. Br. Pendici ru[)estri della valle del (^uicito e pl'esso ('ai'oiba 4 — (j 0. 81. Senebiera Coronopus Poir. Sa terreni aridi, tra macerie, lungo le vie. In copia specialmente a S. Lorenzo ed a Cui di Leme. 5 - 8 0. 82. Myagrum perfoliatum L. Frequente tra le messi. 4—6 O. 83. Neslia paniculata Dsv. Kara tra le messi ad Orsera e Leme. 5—6 O. 84. Bunias Erucago L. v. macroptera Vis. Comune dovunque sui campi coltivati. 4 — 6 0. 85. Cakile maritima Scp. Frequente lungo tutta la spiaggia e sulle isole. 6 — 10 0. 86. Rapistrum rugosum Ali. Campi incolti, frequente. 5 -7 0, 87. Raphanus Raphanistrum L. v. sulfureus Kch. (11. mjctnm Udii).). (Jomunc nei campi. 5 — 7 0. 88. R. sativus L. Qua e là profugo dagli orti. 4 — 5 0. V. CISTINEAE DUNAL. 8*J. Cistus salvifolius L, Sulle colline della regione litorale, specialmente in prossimità del mare. 4 — 6 1; . IH). C. villosus L. (C. cretims Kch.J Pendici litorali vòlte a mezzogiorno, più frequente nel tratto meridionale e sulle isole. 5-7 k. 91. Helianthemum Fumana Mill. Luoghi rupestri soleggiati 5 <; lì. 92. H. salicifolium Prs. Indicato da Graf sull'isola S. Nicolò. 4-5 0. 93. H. vulgare Mill. Comune in luoghi erbosi ed aprichi. 4 — 6 1/ . VI. VIOLARIEAE DC. 94. Viola hirta L. Sparsa ne' boschi e sui prati stcrib special- mente della regione montana. 3-4 2f. 54 95. V. odorata L. Al margine delle siepi, ne' cespugli. 3-4 ^. *JG. V. scotophilla Jord. fV. sk^vìs Gif. non M. B.) Più co- mune della precedente, dalla cj^uale si distingue facilmente per la forma delle foglie e delle stipule. Compare spesso a fiori bianchi. 3 — 4 ^. 97. V. sylvestris Lam. Nei boschi, piuttosto rara e ristretta alle parti orientali e settentrionali del territorio. 3—4 ^. 98. V. trìcolor L. v. arvensis Kch. Comune tra le messi, su' campi abbandonati. 5 — 7 O. VII. RESEDACEAE DC. 99. Reseda Phyteuma L. Sulle pendici erbose della regione litorana. 4 - 6 O. 100. R. lutea L. Comune in luoghi incolti, lungo le vie ecc. 4-11 G. Vili. POLYGALEAE JUSS. 101. Polygala nicaeensis Risso. Copiosa sullo peiidici soleg- giate tanto a fiori rosei che cerulei. Ad Orsera la var. ocJiroìcuca Frei/n. 4 — 6 ^. IX. SILENEAE DC. 102. Tunica Saxifraga Scp. Comunissima in luoghi lupcstri, soleggiati. 5 8 ^. 103. Dianthus prolifer L. Pendici erbose, piuttosto raro: Cer- vera, S. Marco, Orsera, Geroldia, Leme. 5 — 7 O. 104. D. velutinus Guss. Trovato finora solo in luoghi erbosi dell'Isola S. (-Jiorgio. 4— G O. 105. D. Armeria L. Luoghi cespugliosi pr. Cervera. G 9 ^. lOG. D. sanguineus Vis. Qua e là sparso pe' prati. 5 — G 2f. 107. D. ciliatus Guss. Poggi rupestri presso Torre ed Orsera. G-10 2|. los. D. Tergestinus Rchb. ((fr. A'micr Scl/cdac fi. cis. (ois/.-Ii/hh/. A'. :'>i'>j. l']c(pi<'iit(; sulle pendici soleggiate. (5 -8 ^. 109. Saponaria Vaccaria L. Frequentissima tra le messi. 5 — G0. bt:> 110. S. officìnalis L. Abbastanza fVe(|uento. in luoghi incolti. hingo le vie. (3—7 li. 111. Silene gallica L. Rara in luoghi erbosi ])resso Orsera. 5— (-; o. 112. S. italica Pers. Ne' boschi e ne' cespugli frequente. 5 — 6 2|. 113. S. livida Willd. Molto sparsa pe' boschi tanto della parte litorale cIib montana. 5 — 6 ì. 114. S. inflata Smith, Comunissima in luoghi incolti, lungo le vie, aUa spiaggia ecc. Sulle isole la varietà frntcsrens a caule legnoso alto talora oltre un metro. 4—8 'h. 115. Lychnis Flos cuculi L. Non rara sui prati preferente- mente umidi della regione litorana, 4 — 6 i. 116. L. vespertina Sibth, Qua e là nei fossali, lungo le vie, ecc. 5-10 0. 117. Agrostemma Githago L. Frequente tra le messi di tutto il distretto. 5 7 G. X. ALSINEAE DC. 118. Sagina maritima Don. (S. strida Fries). Luoghi erbosi al deposito di legname presso S. Lorenzo. 5 — 7 O. 119. Spergularia rubra Prsl. Molto rara in luoghi umidi presso Orsera 5—6 0. 120. S. salina Prsl. Comune in luoghi paludosi al mare dallo sbocco del Quieto ad Orsera, 5 — 10 Q- 121. S. marginata P, M. E. Colla precedente, 5-10 ©. 122. Alsine verna Brtl. Comunissima in luoghi rupestri ed aprichi. 3—7 %. 123. A. tenuifolia Whib. (A. setacea Grf. non M. K.) Qua e là in luoghi erbosi, di preferenza sulle isole. Più frequente la var. denslflora Vis. che predilige siti rupestri. 4 — 6 O, 124. Moehringia muscosa L. Luoghi rupestri ombreggiati però piuttosto rara: presso Monpaderno, al Quieto, Visi- guano, 4-6 2i. 125. M. trinervia Clair. Nei boschetti umidi presso Porto Por- ton. 5 - 6 O, 126. Arenaria serpyllifolia L. Comune in luoghi incolti, lungo le vie, unitamente alla var. (jlutinosa Krli. 4-8 0. 56 127. A. leptoclados Guss. Su terreni aridi ed incolti della reo-ione litorale e sulle isole. 4—8 O. 12S, Stellarla media Vili. Comunissima dovunque sui campi, lungo le vie, in luoghi incolti. Su ten'eni grassi la var. iiKijnr Kcli. ec. Fiorisce quasi tutto l'anno. O. 129. S. graminea L. LurioLi umiiH della Conca di Canfanaro. 5-('. 1. 130. Malachium aquaticum Frìes. Nei t'ossali di Tal di Rio e del Quieto. 1-S %. IBI. Cerastium glomeratum Thuil. Sui campi, al margine delle siepi, talora in grande co])ia, più scarso nella regione montana. B G 0. 132. C. brachypetaium Desp. S])arso (pia e là sulle ])endici ai)rielie 4, - G G- 1B3. C. glutinosum Fries. v. obscurum Kch. Frequentissimo in luoglii rupestri e soleggiati, unitamente alla var. xmìlena Kch. (C. pumilum dui.). 3 - 5 O. 134. C. triviale Lnk. Comune in terreni incolti, lungo le vie ecc. 4-G O. XI. LINEAE DC. 135. Linum gallicum L. Comune in luoghi erbosi, sulle ])endici soleggiate, eco. 5 — 7 0. 136. Linum corymbulosum Rchb. In luoghi erbo.si special- mente della regione litorale e delle isole. 5—7 0. 137. Linum strictum L. v. spicatum Vis. Molto raro ]iresso Fontane. 5 - (i O. 138. L. nodiflorum L. Sparso lungo il litorale, però piuttosto raro: Cervera, Val di Rio, Orsera. 5—7 0. 130. L. viscosum L. Molto raro nei boschi pr. S. Angelo 6—7 ■^. 140. L. tenuifolium L. Comune sulle pendici aride, in luoghi incolti. 6—7 ^. 141. L. angustifolium Hds. Frequente nei luoghi erbo.si lungo la costa e sulle isole, ove per lo ]iiù np])iire la vnr. rri- hnisHiii Tirili). 4 — 6 Z . 142. L. usitatissimum L. Inschiiiicliitu pi-. S. Lorcuzo. 6 — 7 0. 57 143. L. catharticum L. Alquanto raro in sili (iiiil)rosi della valle del Quieto, (i— 8 0. XII. MALVACEAE R. BR. 144. Malva Alcea L. Tu luoo-lii rupestri, rara: Corridico. Leme. 7-8 2|. 145. M. sylvestris L. Comune lungo le vie, in terreni incolti, ecc. 5-8 ©. 140. M. nicaeensis Ali. Rara in luoghi incolti presso Orsera. 5-8 e- 147. M. rotundifolla L. Molto sparsa in luoghi erbosi per tutto il distretto. 0-8 Q. 148. Althaea officinalis L. In siti umidi lungo il Quieto, a Molin di Rio e nella Conca di Canfanaro. 6 — 9 ^. 149. A. cannabina L. Ditìusa per tutto il territorio in luoghi incolti, lungo le vie ecc. 6-8 2f. 150. A. h irsuta L. Comune sui campi, in luoghi erbosi. 5—8 0. 151. Hibiscus Trionum L. Raro sui campi di Orsera. 8-9 0. — H. syriacus L. Coltivato alla Madonna degli Angeli, a S. Marco, a S. Spirito. 7-9 h . XIII. TILIACEAE JUSS. 15'2. Tllia grandifolia Ehr. Coltivata spesso nei villaggi o lungo le vie. (i 1; . 153. T. parvifolla Ehr. Colla precedente. 6-7 \ì . XIV. HYPERICINEAE DC. 154. Hypericum perforatum L. Piuttosto raro nelle siepi. 5—8 2i, 155. H. veronense Schrk. Al margine de' boschi, in luoghi erbosi, non comune. 5 — 8 %. 156. H. montanum L. Raro nei dintorni di Orsera. 6—8 ^. XV. ACERINEAE DC. — Acer pseudoplatanus L. Coltivato sul colle di 8. Marco 4-5 U. 4* 58 — A. opulifolium Vili. V. obtusatum Vis. C'ohivato col pre- cedente e da ricercarsi nidla regione montana, crescendo non raro nei distretti limitrofi di Pisino, Rovigno e Pola. 4-5 1,. 157. A. campestre L. Cominie nelle siepi, nello macclun ecc. 5 1/ . 15S. A. monspessulanum L. Non comune nelle maccliie e nei boschi. 3—4 li. - HIPPOCASTANEAE DC. — Aesculus Hippocastanum L. Coltivato lungo le vie ]»resso Parenzo, unitaniente AV Ac. riihicunda IJrrb. 5 1/. XVI. AMPELIDEAE HUMH. BONPL. KUNTH. — Ampelopsis hederacea Mich. (Coltivata qua e là ne' giar- dini. 7 II. 159. Vitis vinìfera L. Nelle siepi, in luoglii incolti, perfetta- mente inselvatichita. 5 - fi \i . XVII. GERANIACEAE DC. 160. Geranium sanguineum L. In luoghi erbosi soleggiati, fre- quente. 5 — 6 2|. 161. G. pusillum L. Comune in siti erbosi, aprichi. 4—5 O. 162. G. dissectum L. In luoghi incolti, rupestri. 4— (5 O. 163. G. columbinum L. Nelle siepi, in luoghi ombreggiati, ecc. 4-6 0. 164. G. rotundifolium L. Campi abbandonati, lungo le vie ecc. 4-6 0. 165. G. molle L. v. grandiflorum Vis. Connine in luoghi er- bosi. 4-5 0. 16)6. G. lucidum L. In siti ombreggiati, nelle foveole. 4—6 O. 167. G. purpureum Vili. Luoghi pietrosi, margine dei boschi ecc., specialmente nella parte litorana e sulle isole. 4 — 60. H'»'^. G. robertianum L. Su xccchie nmraglie. in luoglii lupe- sti'i della regione montana, però meno conunie del lire- cedente, dal (piale uon dilferisee gran fatio. 1— (» 0 I 59 lt>'.>. Erodium cicutarium L' Her. Copioso (l(>vuii»|u<' su ifircui incolti, ove lioiisce (jiiasi tutto l'anno. Q. ITO. E. malacoides Willd. In luoghi erbosi, copioso spccial- nicntu sulle isole. -i-G Q, Vili. OXALIDEAE DC. I7J. Oxalis corniculata L. Frequente lungo le vie, in luoghi incolti. 5— lU 0. — ZANTHOPYLACEAE JUSS. — Ailanthus glandulosa Dsf. Raramente coltivata lungo le vie. (5 ti. XIX. ZYGOPHYLLEAE R. BR. 172. Tribulus terrestris L. Qua e là sui campi incolti: Cer- vera, S. Marco, Orsera, Leme, (j - 9 O. XX. RUTACEAE JUSS. — Ruta graveolens L. Coltivata non di rado negli orti 6-7 l(. 173. Ruta divaricata Ten. Comune sulle pendici rupestri. G-7 1/. 174. R. bracteosa DC. Luoglii sassosi alla riva del mare, però solamente sulle isole. 5 — G li. 175. Hapiopliyllum patavinum Juss. Esisteva abbastanza tie- ipiente sul colle di S. Marco, ove però, nonostante ripe- tute indagini, non mi venne fatto di ritrovarlo dopo le colture introdottevi. Forse si scoprirà su qualche altra collina, conservando così alla flora della nostra provincia questa specie interessante, che finora non si rinvenne altrove. (5 ti . 17(5. Dictamus Fraxineila Prs. Nei boschi e nelle foveole della regione montana, però alquanto raro. 5 — iì %. 60 XXI. CELASTRINEAE R. BR. J 77. Evonymus europaeus L. (^ua e là in-i cespugli e urlìi- siepi, ma non freiiuente. 5 — (> li. — E. japonicus Thunb. Coltivato nei parchi, a S. Spirito, S. Marco, ecc. (i 7 1». XXII. RHAMNEAE R. BR. — Zizyphus vulgaris Lam. Colti\'ato sporadicamente neo-li orti. (■) — 7 I;. 178. Paliurus australis Grtn. Frequentissimo nelle siepi, sulle pendici rupestri, nelle macchie, che spesso rende atiatto impenetrabili. 5—7 ti. 179. Rhamnus intermedia Steud. Hochst. - Fieyn: Flora v. Sildistrien p. G3. (li. /tifcctori(( Kch. li. (((ìriatica Jord.) Luoghi l'upestri e soleggiati presso Orsera ed al Canal di Leme. 5— G \\ . Molto più comune al di là del Canale • ove unitamente al FaliioKs ed ulV Ilellr/iiì/.sKiii forma la vegetazione caratteristica delle colline sterili tra Villa di Rovigno e Valle. 180. R. catiiartica L. Rara nelle siepi j)r. S. Spirito ò (*» 1/ . 181. R, Frangula L. Sie[)i umide nella valle superiore del (Quieto. 5— () \i. 182. R. Alaternus L. Manca alla paitc continentale ed apparisce invece sulle isole maggiori come a S. Nicolò, S. Brigitta, Revera, S. Giorgio, Salanion. 3 — 4 \ì . XXIII. TEREBINTHACEAE DC. 183. Pistacia Terebinthus L. Ndli' macrliic sparso (pia •• là 181. P. Lentiscus L. Sulle [)cndici soltc a mezzogiorno del ti'atto litorale, più li-ecpiente però sulle isole. 4 -5 |( . 185. Rhus Cotinus L. Non rai'o al uiargiuc de' Ixischi't 1 i. 5 'i |/ . XXIV. PAPILIONACEAE L. lS(i. Spartium junceum L. Fiv(piciiic in luoghi rupcsni soleg- giati, specialmente lungo la costa e sulle isole. 5 -() li. 1S7. Genista tinctoria L. ^'ri Imschciii, praii. ciiinpi altliau- donati ecc. (J — 7 1*. 188. G. elatìor Kch. Comune nei boschi, nelle siepi, ecc. 5—0 ^. 18U. G. germanica L. Nei boschetti a Villanova, Visinada, aUc sponde del (Quieto, nella Conca di Canfanaro ecc. 5 — (] li. 190. Cytisus Laburnum L. Spesso inselvatichito nelle siepi: Fontane, Ursera, Caroiba, Villanova. A Visinada, Visi- gnano ed altrove viene molto spesso adoperato a soste- nere le viti. 4 - 5 I) . 101. C. nigricans L. v. australis Ker. Piuttosto raro sulle pendici rupestri del Canal di Leme e dell' Is. S. Giorgio. G - 7 1). 192. 0. capitatus Jcq. Nei boschetti e nelle siepi, non comune. 5— (') h. 193. O. hirsutus L. Luoghi erbosi ombreggiati, raro; di prefe- renza verso il confine orientale. 6 — 6 h . lO-l. C. argenteus L. Pendici rupestri lungo il Quieto. 4 — 5 h. 195. Lupinus albus L. Qua e là nei campi, però non comune: M. S. Marco, 8. Angelo, Fontane, Orsera. 5-() O. 196. Ononis antiquorum L. Comune nei prati, campi abljun- donati, ecc. 5 — 10 I). Specie molto polifornia, sicché difti- cilmente si può distinguere dalla 0. sp'ntosa L., che pro- babilmente non ne è che una semplice varietà. 197. O. Columnae Ali, Sparsa qua e là in luoghi erbosi: Torre, Varvari, Fontane, Orsera, Corridico, ecc. 5—6 %. 198. O. reclinata L. In siti graminosi lungo la costa e sulle isole, alquanto rara. 5 — 6 O. 199. Anthyllis Dillenii Schlt. (A Vuìiicrarid L. nihrilloni Kch.) Sparsa per tutto il distretto in luoghi rupestri, soleggiati. Sebbene nelle forme estreme, quali trovansi specialmente sulle isole, offre un aspatfco del tutto diverso dalla A. Vnl- ncraria^ dubito fortemente che si possa dividerla specifi- camente in causa dei molti stadi di ])assaggio. 4-6 ^• 200. A. Vulneraria L. v. polyphylla DO. (A.trkolor Srhls. Vii/,:) C^ua e là sulle pendici ai'ide, meno comune pei-ò della precedente. 5—6 ^. Cy2 2('l. Medicago sativa L. L'opidsa (loxiuK^iic, nei jn-ati, in'i bo- schetti, rrv. al pali (Iella varietà vctsicoìor Kilt. 5 — 8 i. 202. M. falcata L. Comune in luoghi incolti, rupestri, lungo le vie, ecc. La varietà 7 gìwidtdosa Kch. (31. (jìoìiicrata Bidb.) nella Conca di Canf anaro. 5-9 ^ . 203. M. prostrata Jcq. Frequente in luoghi rupestri, aprichi. l-i; 1. 204. M. lupulìna L. et 3 Wiììdenoivianu Kch. Comune nei prati, lungo le vie, ecc. 5—8 0. 205. M. orbicularis Ali. Tra le messi, in luoghi erbosi, fre- (pU'ute. 5 - (') 0. 2()(). M. tribuloides Desr. In luoghi erbosi dalla parte liturana, non frequente. 5 — 7 0. 207. M. rigìdula Desr. (M. Gerardi W. K.) Comune nei campi e nei pascoli, ove assume non di rado una forma pigmea. 5-7 0. 208. M. maculata Willd. Comune nei prati, nelle siepi, tra le messi, ecc. 4 — 6 0, 209. M. minima Lam. Copiosa lungo le vie, in luoghi sterili. nelle macchie ecc. La var. niol/issinKi Kch. in siti molto aridi presso Orsera. 4 — (> 0. 210. M. denticulata Willd. In luoghi coltivati, nei i)i'ati, copiosa, unitamente alla var. ò apiculata Buis (M. npiciihdd Willd.) che ap])are ])iù rara.. 4-70. 211. Trigonella corniculata L. Sporadicamente presso il Cimi- tero. 5 — () 0. 212. Melilotus alba Desr. In luoghi ru])estri. incolti. 7-80. 21;3. M. officinalis Desr. Campi abbandonati, lungo le vie, ecc. 4-9 O. 214. M. parviflora Dsf. Nei campi incolti (h-Ua ivgione lito- raua. 5 — (> 0. 215. M. italica L. Luoghi erbosi, delle isole Dorathi e S. Hri- gitta. 5-r; 0. 21(). Trifolium paliidum W. K. Commic in luoghi erbosi, nei cespugli, ecc. 5 -1 1^'. 217. T. pratense L. Non raro uri Ix.scliftti. nelle siepi ecc., (i-7 2,. (;b 218. T. medium L. Xou tio(iut'iii(' nei prati l)osclii\i pi-esso Monghebbo. (5 - 7 4. 210. T. alpestre L. Raro in luoghi ombreggiati a Monpadenio (> Castel di Leme. 6 — 8 %. 220. T. rubens L. Sparso per tiitto il distretto ne' boschi e nelle siepi. 5 — 6 ^. 221. T. ochroleucum L. Non comune a Fontane, Geroldia, Castel di Leme, Corridico. 6—7 %. 222. T. stellatum L. Copiosissimo dovumpie nei prati, sulle pendici, nelle macchie. 4-6 0. 223. T. incarnatum L. Qua e là nei campi, ove viene spesso col- tivato : molto più frequente ed in maggior copia la var. orl/ro/ciirri (T. Molinieri BaJh.), clie unitamente al T. stcl- I ut II DI, iiigrrsceììs ed allo sh-iafinu t'orma la principale essenza de' prati. 5 — (i O. 224. T. angustifolium L. Coi due precedenti. In luoghi aridi, specialmente lungo le vie appare spesso in una forma pigmea, a capitoli pauciflori subglobosi. 5 — 6 0. 225. T. lappaceum L. Meno copioso dei precedenti, a Cervera, nella valle del Quieto, a Fontane, Orsera, Leme. 5 — 6 0. 226. T. Cherleri L. Comune sui poggi ed in luoghi erbosi della parte litorale. 5 — 6 0. 227. T. arvense L. Comune nei campi, lungo le vie di tutto il distretto. 5—1) 0. 228. T. striatum L. Freciueutissimo nei prati, al margine dei campi, ecc. 5 — 6 0. — Compare per lo più nella varietà a corolla ])iù breve ed a lacinie calicine della lunghezza del calice, coi fiori disposti a capitoli cilindrici allungati (^T. teìinifloniììi TcnJ. 229. T. scabrum L, Comune nei colli aridi scoperti, al margine de' campi dell'intero distretto. 5 — 7 0. 230. T. subterraneum L. In luoghi erbosi, al margine de' campi. comune nella jjarte litorana. Nei pascoli ed in terreni molto aridi diviene pigmeo e ricoperto da un denso tomento cinereo. 4 — (ì 0. 231. T. fragìferum L. Nei prati umidi, nei fossali, specialmente lungo il (^Jnieto e nella (^onca di ('anfanaro. 7 — 9 %. 64 232. T. tomentosum L. Molto raro in luoghi asciutti |)resso Orsera 5 — 7 O. 233. T. montanum L. Nei ])rati della reo-ione montana al di là di Monpaderno. 5 — 7 %. 234. T. strictum L. Finora non lo trovai che in un ])rato ai piedi del monte S. Angelo, ove cresce molto copioso. 5 — QQ. 235. T. suffocatum L. Raro nei terreni sterili pr. Orsera. 5 — GO. 23t). T. repens L. Prati umidi, fessali, più frequente nella valle del (^uit'to. a, Molili di Rio, nella Conca di Canfanaro, ecc. Presso Orsera la varietà a caule ])rostrato radicante per tutta la sua lunghezza ed a capitoli minori a fiori rosei (7\ profifrafiini n'uc^ — • 7'. lìiasoìi-tf/mì/nii Steitd. e Hoeh^t.). 5-7 ì. 237. T. nigrescens Viv. Comunissimo dovuiKpic nei ])rati, al margine dei campi, lungo le vie, ecc. 4 - (i 0. 23 \. 2()(). H. unisiliquosa L. Eara in luoghi erbosi i)resso le rovine di una tbrnace di ealce non lungi da lanuta Brullo. 4 — 5 0. 261. Securigera Coronilla DC. Frecpiente al margine de' cam])i, in luoghi erltosi, ecc. 5 — () 0. 2t')2. Onobrychis sativa L. Nei prati presso Molin di liio. 5— <> ì, — Cicer arìetinum L. ("oltivato cpia e là nei eampi, e (piindi spesso inselvatichito. 5 — (> (: A 2(\H. Vicia Cracca L. Molto rara nella Conca di (Vmfanaro, 5-(; 1. 264. V. villosa Roth. <^>ua e là nelle macchie della regione marittinuK 5—6 0. 2(')5. V. dasycarpa Ten. f'F. varia Tfosfj Non rara nelle 8Ìe])i presso la costa. 5-6 Q. 266. V. Faba L. Spesso (-oltivata e non di rado inselvatichita. 5-7 0. 267. V. narbonensis L. v. integrifolia Kch. Tra le messi molto sparsa. 5 — (j 0, 5 6(» 268. V. bithynica L. Nei campi, in luoghi erl)osi pi-osso il mavo. 5-6 O. 260. V. sepìum L. Nei boschi deUa xalli' dd Quicfo ti'n Poilo l-*(ivroii <■ Levarle. 5 — 6 1. 270. V. pannonica Jcq. v. purpurascens Ser. Fitm pioni (^ tra lo messi. Rara ali" incontro a iìori ocroh'Uchi. cIh' non vonno ti'ovata che a Visinada. 5 — 7 0. 271. V. hybrida L. Nei campi, in luoghi erbosi, comune. 4—70. 272. V, lutea L. v. hirta Kch. Comune nei campi, nelle vigne, ecc. 5—6 0. 278. V. grandiflora Scp. a Scopoliana Kch. et 3 Kitaibeliana Kch. { V. sordida II". K.). Sparsa (pia e là noi buschi. nelle siepi, tra i cespugli. 4—6 0\ 274. V. macrocarpa Mor. Sui cani[)i coltivati, non rara. 5—60. 275. V. sativa L. Luoghi incolti, campi, ecc. 5 — 6 0. 276. V. cordata Kch. Luoghi erliosi in prossimità del mare e sulle isolo. 4 — 6 0. 277. V. angustifolia Roth. v. segetalis Kch. Lungo le vie. in luoglii crlìosj, iVocpiente. 4 — 6 0. 278. V. lathyroides L. Sui poggi sterili erbosi, talora in grande (piantità, come a Mordelle, S. Angelo, suU' is. S. Nicolò, ecc. 4—5 0. 279. V. peregrina L. Connine tra le messi della parte litorana. 5 -(; '■_!. 280. Ervum hirsutum L. Raro attoi'no ai cespugli. 5 — (5 0. 2S1. E. tetraspermum L. In luoglii oiulu-osi [)i-osso ()i-sera, molto raro. 5 — 6 0. 2^2. E. gracile L. Nelle siepi, in luoghi erbosi della ])arte litorana. 5 6 0. 283. E. Lens L. Coltivato ([ua e là, ])inttosto i-arann-nto. 5 — 6 t'. 284. Pisum elatius M. B. Siopi lungo il mare. 4-5 Q. 285. P. arvense L. (^ua e là tra lo mossi. 5 — 6 0. 286. P. sativum L. Non di rado inselvatichito lungo lo \'\y\ al niai'gino dei campi, ecc. 5 — (5 Gì 2'S7. Lathyrus Aphaca L. (!<»nmno sui campi, in luo^lii rrlxisi. occ. 4—6 0. 2SS. L. Nissolia L. ^lollo raro Ira le messi, oxc srnj[)i'c ajipare isolataiiiente. 5 — G 0. •i'"".'. L. inconspicuus L. Nei caiupi presso Orsera. non coniiiiie. :) — (■) •_ . •ii'O. L. sphaeriCLlS Retz. In 1uoì;1u erhosi, nelle maceliie.5 — (i0. "ilH. L. Cicera L. Sulle pendici solatie della regione lit(n-ana, copioso specialmente sulle isole. 4 — 6 0. 292. L. sativus L. Qua e là nei campi. 5 — G 0. 29B. L. setifolius L. Nei cespugli, sui poggi aridi rujjestri. Le foglie variano in larghezza da 1 — 8 nini. 4— (i 0. 21 >4. L. annuus L, Nei campi coltivati della ])arte litorale. 5-G -^i. 'l'-X). L. hirsutus L. <^ua e là tra le messi. 5 — (J 0. 2ilt). L. pratensis L. Sparso pei boschetti, sjjecialmento in località umide. 5 — 7 2j.. 2'J7. L. latifolìus L. Sparso nelle siepi di tutto il distretto. 6- 8 2i. 2V>8. Orobus variegatus Ten. L'aro in luoghi ombrosi presso Castel di Leme. 5-6 ^. 21J'J. O. niger L. Raro in luoghi ombrosi al Quieto ed in (jual- che foveola ])resso Monjìaderno, a (Jaroiba, ecc. 5— G ^. — Phaseolus vulgaris L. Coltivato frequentemente. G 8 0. — CAESALPINIEAE R. BR. — Gleditschia trìacanthos L. Usata (pia e là nelle siepi, però non fre(|uentemeiite. 5 — G \i. XXV. AMYGDALEAE JUSS. — Amygdalus communis L. Coltivato in tutto il (bstrctto ed in alcuni luoghi molto ampiamente. 2 — 4 I). — Persica vulgaris Mill. Coltivato diffusamente. 3—4 li. — Prunus Armeniaca L. Di preferenza coltivato negli orli ed in posture riparate. 3—4 I) . 3(»(). P. spinosa L. Nelle siepi <^ nei cespugli, comunissimo. 3-4 1/. — P. domestica L. Coltivato ma non estesamente. 3 l( . 68 — P. avium L. Coltivalo non di rado nelle siepi. I h . — P. Cerasus L. In pareet-hie x'arielà collixato dox'uiKjUe. 1 |/ . BOJ. P. Mahaleb L. Nelle siepi e nei cespugli, -i — 5 \i. XXVI. ROSACEAE JUSS. 3U2. Spiraea Filipendula L. Sui piati, nelle maceliie, ecc. fre- (|uente T) - (') 2 . 303. Geum urbanum L. In luoghi ombrosi della \alle del (^)uieio e della conca di ( 'anfanai'o. nelle l'oveole del Carso di ]\ronpa(U-rn(>. ecc. 5 — (> ?.. 3U-1. Rubus tomentosus Borkh. Al margine delle vie, in luoghi incolti, molto sparso tanto nella t'orma cancsciìis lùjclc (lì. clvcrciis Jlhj, che nella (jldhidhi Foche (II. In/po/cdcos IV.s/j ('.—7 1/. BUf). R. uimifolius Schtt. (It. discolor li'//, vi Nj. La più co- mune specie de" nostri rovi, che rende talora impenetra- bili le macchie. (J — 7 1; . 301). R. amoenus Port. Co)iii)aie (jua e là col precedente, del (piale ('• tulta\ia meno comune. (5 — 7 1; . 307. R. thyrsoideus Wimm. Piuttosto raro nei cespugli dcdla valle di (Janl'anaro. 0-7 1/. 308. R. caesius L. Al margine delle ^•ie, nei tossali, ecc. freipieiiic. (') — *.) |( . 300, Fragaria vesca L. Sparsa (pia e là nei boschetti. 4—5 ^. 310. F. collina L. In luoghi ombreggiati, nelle siepi, ecc. 4 -5 2|. 311. Potentina recta L. Lnoghi rii|)estri incolti. p(!r(") più rara d(dla segiienle. (i — 7 i. 312. P. hirta L. Comune sulle pendici soleggiate al pari della var. j)('< /(((((. ~ì — 7 ^. 313. P. argentea L. <^)ua e là sui l)Oggi rupesti-i, solatìi: San ^Larco. (ieroldia, Lenie. G — 7 ^. 314. P. reptans L. Frequente nei t'ossali, sui ])iati umidi, ecc. 5 S 2i. 315. P. Tormentilla Sibth. laioghi erbosi ombreggiati. 0 7 X. 310. P. Subacaulis Wlf. (J'. 'J' 1/. 320. R. nrìicrantiia Snnith. Difì'usa nelle siepi e ne' cespugli di tutto il distretto, tanto nella forma tipica, che nelh.- \-a- rietà r(i//('siar(i (^Jtriat e ralvrsccus Jìrn. e (imi. 5— (> |( . H'ii. R. sepium Thuill. Frecjuentissinia, specialmente nelle siepi e nelle macchie della parte litorana, non mancando del resto al tratto montano. Essa presentasi nelle forme (in- \i . 322. R. tomentella Lem. Piuttosto rara nelle siepi. 5— (j 1/ 32.'). R. abietina Gren.^Di (questa specie non incontrai die un unieo respo huigo hi strada per Fontane. 5 1/. 324. R. canina L. y. lutetiana Bak. IHliusa in tutto il disti-etto tanto nella forma fipictt che nnlla sjìHrIa J'n;/. r. si)lt. R. dumetorum Thuil. Compare nelle siepi tanto nella forma iiih((<( Hack., che pìaiijphìjVa llau., è però meno comune della precedente. 5— (> I;. 327. R. arvensis L. v. repens Christ. Al margine de' boschetti a Cervera, S. Angelo, Leme. <> I;. 328. R. sempervirens L. v. scandens Crp. Freiiueiuissima in tutte le siepi della regione mediterranea. G \ì . 321». R. gallica v. typica Christ. (ì(. anstriam Cruf.-.) Conunie al margine de' campi, nelle siepi. 6 1/. 7U XXVII. SANGUISORBEAE LINDL. ii'MK Alchemilla arvensis Scp. Siti erbosi presso S. Spirilo. Jl Prof. Pospiclial la trcjvò pure a Due Castelli pr. Cant'a- iiaro. .") — (') 0. 331. Poterium polygamum W. K. Comune nei [irati, sulle pen- dici erbose, ecc. 4— (i 2|. XXVIII. POMACEAE LINDE. 33*2. Crataegus Oxyacantha L. Nelle siepi e ne' cespugli. 4 — (> li . 333. C. monogyna Jcq. ('olla precedente, di cui è j)iù comune. 4-(; h. 334. Mespilus germanica L. Al(puinto raro nelle macchie pr. Ui'ullo Sbisà. 4-5 |(. 335. Cydonia vulgaris L. Qua e là cohivaia. talora inselvati- chita nelle siepi. I 1/ . — Pyrus communis L. ('olti\'ato negli orti. 4 \i . 330. P. amygdaliformis Vili. Sparpagliato per tutto il distretto ili luoglii ruj)estri. nelle siepi, ne' cespugli. 4-5 l( . 337. P. Malus L. ^Nfolto raro nei l)oschetti al Canal di Leme ed a ('aroiba. Più di spesso coltivato. 4 5 \i . 338. Sorbus domestica L. (^ua e hi in luoghi incolti, a S. Angelo, (Jaroiba. Villanoxa. ecc. l'aranieiite c(»ltivato. 4-5 I,. 339. S. torminalis Crntz. h'ara nei cespugli e nelle siepi. 4- 5 U. — GRANATEAE DON. — Punica granatum L. Viene (|ua e là coltivata lu'gli orti. Finora Jion la, trovai selvatica, (piantuiupn' si tro\'i frc- (^uente nei distretti circostanti, b 7 1/ . XXIX. ONAGRARIEAE JUSS. 310. Epilobium Dodonaei Vili. Sui lilinii (Ielle (a\e pi. \al (li TolTe. 7 S 1. •'Ui. Epilobium hirSUtum L. -\«'i tossali della valle del (^>uieto. ('.-7 1. 71 B4"i. Isnardia palustris L. A<(|Ue sragnanti uoUa valle ci^l Quieto; vara. 7— S 2|. 343. Circaea lutetiana L. Lnoglii erbosi della regione nionlana e presso Val ili Toi're. non comune. 7 — — 7 %. XXXIII. TAMARISCINEAE DESV. 347. Tamarix gallica L. Sugli argini nella valle di Molin di Eio. 5-6 t). — PHILADELPHEAE DON. — Philadelphus coronarius L. Coltivato qua e là, a S. ]\[areo, Mad. d. (-frazie e specialmente a S. Spirito. 5 — (> 1/. XXXIV. MYRTACEAE R. BR. 34S. Myrtus communis L. Questa specie, tanto comune nel resto deiristria, appare rarissima nel nostro territorio e limitata presso il Canal di Leme. 7 — 8 1/. XXXV. GONCURBITACEAE JUSS. — Cucurbita Pepo L. (Coltivata diti'usamente uei campi, e talora, come i due seguenti, inselvatichita in ])rossimità degli abitati. 6-7 0. — Cucumis sativus L. Coltivato al pari dei due seguenti di preferenza negli orti ed in posture umide. 5—8 0. — C. Melo L. (3-8 0. — C. citrullus L. 7—8 O. 72 849. Bryonia dioica Jcq. <^ua e là nello sifpi. specialmr-nte in località nniide, p. e. al Quieto, al Leme. nella \all(' (li C.-anfanaro, ecc. 4 6 ^. 8r)<>. Ecbalium Elaterium Rich. l^avo alla siMao-o-ia prcs-^o Pmila del Dente. 5 -12 1. XXXVI. PORTULACACEAE JUSS. BÒI. Portulaca oleracea L. Sparsa nei campi incolti. Inno-ole vie, ecc. 7 S ':'. • XXXVII. PARONYCHIEAE ST. HIL. 852. Herniaria glabra L. Lnoo-hi erbosi solatìi, non rara 4 — 7 1. S.*"):*). H. incana Lam. In Inoo-lù erUosi -^. ))5!>. S. sexangulare L. (Jor)mnissimo dovinnpn- in Imtglii in- colti, sopra nnu'i, i^rr. 5—7 ^. • Sedum reflexum L. Xoio (piesta specie, percli("' crescendo sulle mura delhi jìiopiiKpia Montona. è |)rol)al)ile \-enga rinvenuta anche in (pialclie luogo ì\ì'\ nostro distretto. r>-8 2^. 7:3 XL. SAXIFRAGACEAE DC. 300. Saxifraga tridactylites L. Luoghi erbosi rupestri tanto del coiit iiicnlt' che deUo isole. 4 — 6 O. ;5(U. S. petraea L. Copiosa sulle rupi calcari alla si)onda si- nistra del Quieto presso Porto Porton, a soli 10 m. sul livello del mare. 4—5 ©. XLI. UMBELLIFERAE JUSS. 302. Sanìcula europaea L. Nei boschi della valle del Quieto, rara. 4 — 5 li, 363. Eryngium amethystìnum L. Comune lungo le vie, in luoghi rupestri aprichi. 7—9 %. 304. E. maritimum L. Alla spiaggia da Porto Torre a Punta del Dente. Più copioso alla riva opposta presso Citta- nova. 7—8 Q. 365. Apium graveolens L. Nel fosso d' acqua sorgiva a Molin di Eio ed alla foce del Quieto. 7—8 ©. 366. Petroselinum sativum Hffm. Coltivato negli orti e non di rado inselvatichito. 7 — 8 0. 367. Ptychotis ammoìdes Kch. Comune lungo le vie, in luoghi erbosi della regione litorana e delle isole, 5 — 7 O, 368. Aegopodium Podagraria L. Nella valle superiore del Quieto. 6—7 24. 369. Pimpinella Saxifraga L. v, poteriifoiia Kch. Qua e là sparsa per le pendici rupestri, però non comune. 7 — 8 %. 870. P. peregrina L. Nei cespugli tra Geroldia e Leme. 6 — 7©. 371. Berula angustifolia Kch. Nelle acque stagnanti del Quieto. 6-8 %. 372. Bupleurum tenuissimum L. Prati umidi al mare alla foce del Quieto, a Molin di Rio e ad Orsera. 9-10 O. 373. B. junceum L. Sparso nelle siepi e ne' cesj)ugli. 7 — 9 O. 374. B. aristatum Brtl. Comune in luoghi incolti ru])estri. 5 - 8 O. 375. B. protractum Lnk. Frequente nei seminati di tutto il distretto. 4-(') O. 74 37(). B. rotundifolium L. Col precedente, però di preferenza nelle ])arti orientali. 5 — (j ©, 'M7. Oenanthe siiaìfolia M. B, Prati ninidi alla foce del (^hiieto. (;- 7 1. 878. O. pimpinelloides L. Al margine de' campi, nei bosclidti non rara. 5-7 ^. 879. Foeniculum officinale Ali. Qna e là al margine de' eampi, però non eomnne. 7 — 9 -^. 380. Seseli Gouani Kch. LnogM rupestri della conca di Can- fanaro. 8-10 ©. 381. S. Tommasinii Rchb. Copioso sulle pendici aride di tutta la regione litorana. 8-11 ■?]. 382. S. tortuosum L. Luoghi rupestri presso Mongliebbo e Foscolino, come pure a Val di Torre, sempre però al- quanto raro. Cresce pure alla sponda desti'a del Quieto presso Cittanova. 7 — 11 '^i. 383. Cnidium apioides Sprg. Sulle pendici rupestri della valle del Quieto, della conca di Canfanaro e del canale di Leme. 7—8 %. 384. Crithmum maritimum L. Tra le roccie lungo tutto il lido e sull<^ isole, copioso. 8—10 2|. 385. Ferulago galbanifera Kch. Nei prati della regione mon- tana orientale, mancando del tutto nella parte litorana. G-7 ^~i. 386. Peucedanum Cervaria Lap. Prati boschivi, anche sulle isole. 7 — 11 %. 387. Pastinaca opaca Brnh. Non comune verso il contine orientalo presso Antignana. 7 — 8 Q. 388. Opoponax Chironium Kch. Trovasi al lembo orientale del nostro distretto presso Vermo, come puro a Pisino e Gimino. 7-8 2i. 389. Tordylium maxìnnum L. Rarissimo sotto Canfanaro, egual- nicnt»' Ira Pisino e Montona. 7 — 8 O. 390. T. apulum L. Frequentissimo in luoghi erbosi della re- gione litorana e di -Il e isole. 4—6 O. ;ì9L Orlaya grandiflora Hffm. Sui cani])!, in luoghi rupesiri. connine. 5 — 6 f^'. 7o 392. Daucus Carota L. Nei prati, al inargine delle vie, eo- nmiie. 7 — 9 O. 393. D. maximus Dsf. Ai lembi delle macchie .sali' is. S. Brieitta e Dorada. Prolìabilmente anche su qualcun' altra. 6 — 8 0. 394. Caucalis daucoides L. Frequente nei seminati. 5—7 0. 395. Turgenia latifolia Hffm. Comune tra le messi, nelle vi- gne, ecc. 5— G 0. 396. Torìlis helvetica Gmel. Lungo le vie, in luoghi incolti, nelle siepi ecc. G— 9 0. 397. T. heterophylla Guss. Nei boschetti della parte litorana, copiosa a Cervera e sull'isola S. Giorgio. 5 — G 0. 398. T. nodosa Grtn. In luoghi incolti, lungo le vie, ecc. 5-7 0. 399. Scandix Pecten Veneris L. Copiosa tra i seminati, sui campi incolti. 4-G 0. 400. Anthriscus sìlvestris Hffm. Raro nei boschetti della conca di Canfanaro sotto Corridico. 5 - G ©. 401. Chaerophyllum temulum L. In luoghi incolti ombreg- giati, piuttosto raro. 5—7 0. 402. Conium maculatum L. Al margine delle vie presso Visi- gnano. G— 8 0. 403. Bifora radians M. B. Nei seminati, comune. 5 — 6 0. 404. B. testiculata DO. Tra le messi, più rara della precedente : Fontane, Orsera, Leme. 5 — 6 0. 405. Corìandrum sativum L. Rarissimo tra le messi ad Orsera. 5-6 O. XLII. ARALIACEAE JUSS. 406. Mederà Helix L. Frequente ne' boschi, su vecchie mura- glie, sopra rupi ecc.. 8 — 10 I? . XLIII. CORNEAE DC. 407. Cornus sanguinea L. Comune nelle siepi e nei cespugli. 5-6 il. 408. 0. mas L. CoUa precedente, comune. 3—4 h . XLIV. LORANTHACEAE DON. 409. Loranthus europaeus Jcq. Parassita sopra «^luercus pu- bescens presso Caroiba. 4-5 li. 76 XLV. CAPRIFOLIACEAE JUSS. 410. Sambucus Ebulus L. Al margine delle vie, nei l'ossali, talora in grande copia. 5 — () %-. 411. S. niger L. Nelle siepi non frequente. 5 \i. 412. Viburnum Tinus L. Sulle rupi e nelle macchie, raro sul continente t; solo nella parte più meridionale ad Orsera e lungo il Canal di Leme, copioso all'incontro sulle isole maggiori. Coltivato pure c^ua e là. 12—5 ti. 413. V. Opalus L. liaro alle sponde del Quieto nel suo tratto superiore. 5 — () h. 414. Lonicera Caprifolium L. Conume nelle siepi, tra i ce- spugli. 5 — 0 I) . 415. L. implexa Ait. Nella parte più meridionale del distretto* presso Orsera e sull'Isola S. Giorgio. 5-6 I». 416. L. etrusca Savi. Nelle macchie, tra i cespugli, più fre- quente della Caprifolium. 5-6 \t . XLVI. RUBIACEAE DC. 417. Sherardia arvensìs L. Comune in luoghi erbosi. 4—6 O. 418. Asperula arvensìs L. Qua e là tra i seminati. 5—6 O. 419. A. cynanchica L. Frequente in luoghi erbosi, sulle pen- dici rupestri, ecc. 7 — 10 ^. 420. A. tinctoria L. Trovata finora unicamente ad Orsera verso il Canale di Leme. 6 7 '^f. 421. Rubia peregrina L. Nei cespugli e nelle siepi. 5 — 7 %. 422. Galium cruciata Scp. Lungo le vie, al margine delle sie])i. s])csso copioso. 5 — 6 %. 423. G. vernum Scp. Karo in luoghi ondjreggiati presso Cui di Leme. 5 — 6 ^. 424. G. tricorne Wittg. Comune sui campi e tra le messi. 5 - 6©. 425. G. Aparine L. In luoghi incolti, nei cespugli e nelle sie])i. 4 8 ^j. 426. G. parisiense L. v. lejocarpum Kch. Qua e là in liioglii erbosi. 5 — 6 0, 427. G. uliginosum L. Nei fossnli del (^nieto ed a Cervera. 5-7 ì. 428. G. palustre L. IS^ei prati umidi al Quieto. 5— G ^. 429. G. verum L. Sulle pendici rupestri soleggiate. 6—9 ^. 430. G. purpureum L. Luoghi rupestri presso A^isignano, Ca- roiha. Torre, ecc. 7 — 8 2|. 481. G. Mollugo L. Comune in luoghi rupestri incolti, lungo le vie. 0 — 8 2|. 432. G. lucìdum AH. Sulle pendici solatie, in luoghi rupestri, fro(|uente. 5 — (j 2|. 433. Vaillantia muralis L. Su vecchie muraglie e sulle roccie lungo il mare e sulle isole. 3 — G O. XLVII. VALERIANEAE DC. 434. Centranthus ruber L. Inselvatichito su vecchie muraglie- Biasoletto la cita anche dall' isola S.. Nicolò. Fiorisce (juasi tutto l'anno. ì. 435. Valerianella olitoria Mnch. Sui campi presso Visinada. 6-6 0. 436. V. hamata DC. Trovata un' unica volta tra Parenzo e Fontane. 6 O, 437. V. echinata DC. Pendici apriche di Orsera. 5—6 O. 438. V. eriocarpa Dsv. Luoghi erbosi solati! della regione litorana. 4—5 0. 439. V. dentata Poli. Nei cespugli, al margine de' campi, fre- fpientc. 5 " 6 0. 440. V. Aurìcula DC. Qua e là nei campi in luoghi erbosi, specialmente sulle isole. 5—6 0. XLVIIL DIPSACEAE DC. 441. Dipsacus sylvestris Mill. Qua e là lungo le vie, nei t'os- sali. 6-8 ©. 442. Cephalaria leucantha Schrd. Sui ritinti delle cave hi Val di Torre, più frecpiente però dalla parte di Cittanova. 7-8 2|. 443. Knautia hybrida Coult. Nei vigneti in luoghi erbosi, molto sparsa pel distretto. 6—7 0. 78 444. K. arvensis Coult. v. collina Vis. Nei l)0;>clietti e nelle siepi. 0 — 8 2|. 445. Succisa pratensis Mnch. Prati umidi della eonea di Caii- fanaro e fltd (^uietd. 7 — 9 '\. 446. Scabiosa gramuntia L. v. agrestis Kch. (S. ìcjonji/iaht M. K.J. Molto sparsa limgcj le vie, su pendiei ineolte, ecc. 6-10 2|. 447. S. Columbaria L. Nei boschetti, frequente. Fiorisce quasi tutto r anno. 0, XLIX. COMPOSITAE VAILL. 448. Eupatorium cannabinum L. Lungo le vie, nei tossali. 6-8 2i. 441). Tussilago Farfara L. In luoghi umidi, non frequenti: ' A'all<- del (Quieto. Caroiba. Vermo. 3—4 %. 450. Petasites officinalis IVInch. Trovato unicamente al confine del nostro territorio nella valle di Vermo. Sarebbe da ricercare alle sjjonde del Quieto, tanto più che cresce nel Pinguenlino. .'3 — 4 1. 451. Linosyrìs vulgaris Cass. <^ua e là su pendici rupestri, nei cespugli, il -10 '\. 452. Aster Tripolium L. Copioso in luoghi paludosi in ])rossi- mità del mare, talvolta anche sugli scogli, ove si presenta non di rado in forma pigmea. 8—1) Q. 458. Bellis perennis L. Comunissima nei luoghi erbosi. 2-4 ^. 454. B. sylvestris Cyr. Copiosa sulle })endici apriche, nelle macchie, ecc. S — 12 "L . 455. Erigeron canadensis L. Sui campi, lungo le vie, dovun- que comune. 8 — 12 O. 456. E. acris L. <^ua e là sui poggi incolti, ])erù non molto fVc.picntc. S-IO 1. 457. Solidago Virga aurea L. Nei cespugli e nei boschetti, specialmente della parte montana. 7 — 1) 2f. 458. Micropus erectus L. in luoghi solalii. lungo le vie. tal- \()lta in grande (|uanlità. 5 — 7 G'. 451j. Buphthalmum salicifolium L. Frequenti in luoghi ru])e- stri ed ombrosi. 5 — 6 'h. TU 400. Pallenis spinosa Cass. Lnoolii mpostri apridii della parte litorana e sulle isole. 5 - 7 O. 4Cd. Inula Helenium L. Verso il confine del territorio, nello valli iiiinde ili Vermo e Montona, rara. 7—8 %. 462. I. salicina L. Nelle macchie, in luoghi ombrosi. (5 - 7 ^. 4iVò. I. squamosa L. Qua eia in luoghi erbosi rn])estri. (i-S 2^. 4 '4. I. hìrta L. In luoghi rocciosi solatìi fra Mongheblìo »■ Geroldia e sull'isola S. Brigitta. 5 — G 2j.. 465. I. Conyza DC, In luoghi erbosi, nei cespugli, molto sparsa. 8—9 %. 466. I. britannica L. Prati umidi lungo il Quieto. 7 — 0 li, 467. I. crithmoides L. Comunissima lungo il lido marino e sulle isole, ove trovasi spesso in grande copia. 7- 1) 'h. 468. I. graveclens Dsf. Lungo le vie e negli oliveti presso Orsera. 7-9 0. 469. Pulicaria viscosa Cass. Frequente lungo la costa e sulle isole. Differisce dalla pianta di Trieste per la dentatura delle foglie molto più pronunciata. 8-11 h. 470. Pulicaria dysenterìca Grtn. Comunissima lungo le vie, nei l'ossali, nelle siepi, ecc. 7 — 9 2|. 471. Bidens tripartita L. All' estremità del distretto in luoghi acquitrinosi della valle di Vermo. 7 9©. — Helianthus annuus L. Coltivato qua e là negli orti. 7—8 0. 472. Filago germanica L. Comune sui campi incolti, lungo le vie, ecc. tanto nella var. canescens Jord. che filauce.'ircìì^i Jord 5-7 0. 473. F. spatiiulata Presi. Luoghi aprichi presso Torre. 6 7 0- 474. Helichrysum angustifolium DC. Copiosissimo dovunque sulle pendici a|)riche. in luoghi aridi rupestri, ecc. ()— 8 h. 475. Artemisia Absinthium L. In luoghi incolti, nei campi, lungo le vie, frequente. 8-9 1) . 476. A. camphorata Vili. Comune in luoghi incolti. A S. Marco. a Foscolino e probabilmente anche altrove la var. B/a- mìettimìa Kch. {A. Biasoleitiana Vis.). 9-11 h. 477. A. vulgaris L. Qua e là nei cespugli, in luoghi incolti. 8—9 ^ , 478. A. caerulescens L. In luoghi umidi e tra le roccie del lido marino frequentissima. 7 — 9 2i. 80 479. Achillea Millefolium L. v. lanata Kch. Nelle siepi, in luoghi er- bosi, ecc. Spesso a fiori rosei, specialmente nelle località Timide. 5 — Ci ì. 480. A. nobills L. Sui poggi aridi erbosi, lungo le vie, comune 6-9 2|. 481. A. odorata L. In luoghi secchi solatii, molto sparsa. 5—6 'h. 1S2. Anthemis altissima L. (^ua e là nei campi di tniin il distretto. 5—7 0. 483. A. brachycentros Gay. f'A. Cota Kch. non L.) Rara nei seminati presso Parenzo. (5 — 7 Q. 484. A. arvensis L. Comune nei campi, lungo le vie, ecc. 5-^7 O. 485. A. Cotula L. In luoghi incolti, sulle macerie, lungo le vie, frequente. 5 — 7 O. ' 486. Matricaria Chamomilla L. In luoghi erbosi presso il Ci- mitero di Parenzo e probabilmente anche altrove. 5 — 6 O. 487. Chrysanthemum Leucanthemum L. Comunissimo sui prati di tutto il distretto. Neil' autunno avanzato trovasi, spe- cialmente in località umide, a rizoma repente ed a ste- loni radicanti ('Lciir(i)dh. jihdi/Iepis BoiÌk). 6 — 12 ^. 488. C. montanum L. v. saxicola Kch. Luoghi rupestri ed elevati pres^so il confine orientale. 5—6 ^. 489. Senecio vulgaris L. Comunissimo nei campi, lungo le vie, ecc. Fiorisce tutto 1' anno. O. 490. S. Jacobaea L. Sui poggi aridi. 7 — 8 O. 491. S. erraticus Beri Prati umidi della valle del (^>uieto e di ('autanai'o. 7 - 9 Q. 492. Calendula arvensis L. Negli oliveti (kdla regione lito- rana, in maggior copia però sulle isole. 8 - 6) Q. 4i>l3. Cirsium lanceolatum Scp. Qua e là in luoglii inediti, lungo ]e vie, ecc. 6 8 Q. 494. C. arvense Scp. Comune nei campi, lungo le vie. 6—8 %. — Cynara Scolymus L. Coltivato negli orti, in ispecialità ad Orsera, ove cresce una varietà a capitoli molto grandi. 7 8 2i. 495. Silybum Marianum Grtn. In luoghi iikh'Ìosì presso Orsci-a. 5-6 0. 81 40('). Carduus pycnocephalus Jcq. Comune in Inoglii erbosi della regione litorana, specialmente sulle isole, 4 — 0 ©. 497. C. acanthoides L. Raro tra Orsera e Castel di Leme. (;-7 0. 4'.l.S. C. collinus W. K. Luoghi ru])estri, soleggiati, non raro. (> — 7 1 . ■l'I!). C. nutans L. In luoghi incolti, rupestri, lungo le vie, ecc. (')-7 O. 5(X). Onopordon illyricum L. In luoghi rocciosi soleggiati: Caroiba. Orsera. Leme. 0 — 7 Q. 501. Lappa officinaiis Ali. Terreni incolti presso Monpaderno. 7-8 G- 502. Carlina corymbosa L. Luoghi incolti solatìi. 7—8 Q. 503. C. vulgaris L. Penditi rupestri apriche, lungo le vie, ecc. 7-8 G- 504. Kentrophyllum lanatum DC. In luoghi rocciosi, lungo le vie, ecc. () — di Lome. 7 — 8 -^. 521. L. crispus Vili. (Apanjia fo-f/cs/lna ITpp.) Comune sui poggi aridi, ru])estri. 4 — (i %. 522. Picris hieracioides L. DoNumpic in luoghi incoUi. lungo le vie, ecc. () — 12 ©. 523. P. hispidìssima Brtl. Pendici rupestri presso Leme.O -7 ©. 524. Helminthia echioides Grtn. Nei campi presso S. Spirito, rara. 7-8 0. 525. Urospermum picroides Dsf. v. laciniatum Vis. In luoghi rupestri ombreggiati presso la vetta del Castelli ere di S. Angelo e suU' isola S. Giorgio. 5 — 6 0. 52fi. Tragopogon pratensis L. Qua e là nei prati, ])erò non frequente. 5-- 6 Q. 527. Scorzonera austriaca L. v. angustifolia Kch. e media Kch. Luoghi rupestri dei dintorni di Parenzo e della \alle del Quieto. 4—6 %. 528. Podospermum laciniatum DC. In luoghi erbosi della N'allc di (Janianai'o. raro. 5 — (> ~h. 521). Gelasia villosa Cass. Comune nei prati, nelle macchie. 5-6 2|. 530. Hypochoerìs radicata L. Prati umidi al Quieto, rara. 5 — 6 2i. 531. Taraxacum officinale Wigg. Copioso nei ])rati. in luoghi erbosi ève. 4 — 12 ■^. 532. T. taraxacoides Hpp. Sulle perniici aride, soleggiate, co- mune. 4—5 ^. 533. T. tenuifolium Hpp. Nei ])rati umidi. s]»ecialinente in ))ros- siniità del nntre. 4 — 5 %, 83 5oJ. Chondrilla juncea L. (^ua p là sui campi aljljajuiunati, ialv(tltii in grande copia, li - 8 Q. 535. Lactuca saliva L. Coltivata ditfasamente negli orti, 0—70. 580. L. Scariola L. Qua e là nei cespugli, nelle foveole del Carso, piuttosto rara. G - 8 Q. 537. L. saligna L. Lungo lo vie, nelle siepi. 6—1) Q. 538. Sonchus oleraceus L. Nei campi, lungo le vie, frequente. 5 — 7 ''■"'. 531». S. asper Vili. Lungo le vie, sullo macchie, ecc. 4— (5 0. 540. S. maritimus L. Prati salini a Val di Rio. G — 8 2|. ò4\. Picridium vulgare Dsf. Comune in luoglii erbosi e sulle l'occic della costa e delle isole. 3 — 11 ^. 54:"2. Zacyntha verrucosa Grtn. In luoghi incolti, solatii. 5— GQ. 543. Crepis foetida L. Qua e là lungo le vie, in luoghi incolti. G-8 O. 544. C. setosa Hall. Sparsa pe' campi, in siti aprichi. G— 8 O. 545. C. neglecta L. (V. cernila Ten.) Comune in luoghi erbosi, nelle siepi, ecc. Varia molto secondo la località, a caule semplice e foglie intere in terreni secchi, ed a rami co- rimbosi e foglie runcinato-pinnatiiide in posture fertili. 5-G O. 54G. C. pulchra L. Nei cespngii, piuttosto rara, a Fontane e sull' isola S. (liorgio. 5 — G 0. 547. Hieracium Pilosella L. v. vulgare Monn. Frequente lungo le vie, in terreni solatìi. Sull' isola S. Giorgio la var. piìosisì^lma Kcìì. (H. FeJefrrian/oìi Mer.) 4—6 2j.. 548. H. brachiatum Bert. Ti-a i cespugli presso Castel di Leme, sull'isola S. Lrigitta ed altrove. 4— G 2|. 549. H. adriaticum Nag. (Hier. M'dtcleuì: p. 006). In luoghi aridi rupestri, molto diffuso, specialmente lungo la costa. 5-6 %. 550. H. florentinum Ali. Comune nei pascoh, in luoghi erbosi. 4-5 ì. 551. H. praealtum Vili. Nelle macchie, in luoghi incolti, fre- quente. Varia con e senza stoloni (v. eflagellc Neiir. e decipiens Krh.). Sull'isole S. Brigitta e S. Giorgio la var. l 'umilivi Krh. (IT. lìaithivi Bofix.) 5 — 7 %. 84 50:^. H. murorum L. (^>iui e là in luoghi incolti. 5 — 6 ^. 558. H. barbatum Tsch. Sparso pe' boschi di tulio il distivtlu. •J-lo 2+. 55-1. H. brevifolium Tsch. Nei boschetti della regione montana, 7-10 1. L. AMBROSIACEAE LINK. 555. Xanthium italìcum Mor. Qua o là nei l'ossali, in luoghi inediti. S — lo ;.:;. 55(). X. spinosum L. Comune lungo le vie, su campi abban- donati, ecc. 7 — 10 O. LI. CAMPANULACEAE JUSS. 557. Campanula bononiensis L. In luoghi erbosi. 7-8 2|. 558. C. Trachelium L, Qua e là nei cespugli e nelle siepi. 7-8 %. 559. C. Erinus L. Trovata unicamente nelle tessuic delle roccie d(d monte S. Angelo, (i — 7 O. 560. C. pyramidalis L. Su vecchie mura della città di Parenzo. 7-8 G- 561. C. Rapunculus L. Nelle macchie e nei cespugli. 5 — 6 Q. 56)2. C. persicifolia L. Xei boschetti della valle del (Quieto. i-ara. 5 — li 1. 568. C. glomerata L. Sulle ])endici aride, nei prati, comune. 6—11 2|. 5(yl. Specularia Speculum DC. Nei seminati, in luoghi erbosi. 5--(; ^. 565, S. hybrida DC. Nei cam|)i. lungo le vie, ii-equente al pari della precedente. 4 — 5 0. LII, ERICINEAE DESV. 566. Arbutus Unedo L. h'arissinu) sul continente pres.^o ( irsera e lungo il canah; di Leme, i're(piente in\ece sulle isole maggiori. 8 — 4 1/ . 5<*)7. Calluna vulgaris Salisb. Qua e là snlle peinHci ariile. m'i Ixxsclictli. 8-10 1/. 85 LUI. AQUIFOLIACEAE DG. 5(*)S. Ilex Aquifolium L. Sull'isola S. Nicolò, raro. Colli vaio del Yi^sU) (|ua o là, a S. Marco, S. S])irito, ecc. 5 — (> 1/ , LIV. OLEACEAE LINDE. 5G'J. Olea europaea L. v. Oleaster DC. Qua e là nelle mac- chie, nelle siepi, ecc. La var. satira DC. coltivata am- piamente, (li preferenza nella parte litorana. 6-7 I). 570. Phillyrea latifolia L. Comune nelle macchie e nelle siepi (Iella regione litorale e delle isole. 3—4 I). 571. Ligustrum vulgare L. Freqnentissimo nei boschetti e nelle siepi. 5—0 1/ , — Syringa vulgaris L. Coltivata nei giardini. 5 1;. 572. Fraxinus Ornus L. Nei boschi e nelle siepi, molto co- mune. 5 I; . 573. F, excelsior L. Nella valle superiore del Quieto, -i 5 ì) . — xJASMINACEAE R. BR. — Jasminum officinale L. (^ua e là nei giardini e nelle siepi. 6—8 1/ . LV. ASCLEPIADEAE R. BR. 574. Vincetoxicum officinale Mnch. Non raro nelle siepi e lungo la spiaggia, ove talora diviene ramoso e volubile, a foglie superiori lineari. (> — 8 ^. EVI. APOCYNEAE R. BR. 575. Vinca major L. Li luoghi ombreggiati flella valle del Quieto, a 8. Marco. 4—5 i. 576. V. minor L. Qua e là nei boschetti e nelle siepi: Monte S. Angelo, Visinada. ecc. 4 — 5 2|. — Nerium Oleander L. Coltivato non di rado nei giardini. 6-8 I,. LVIL GENTIANEAE JUSS. 577. Chlora perfoliata L, Luoghi erbosi in ])rossimità del mare. 5-7 0. 86 578. C. serotina Kch. Piiiti umidi delbi costa, fi— 8 0. ')7\l Erythraea Centaurium Pres. (Jonuiiic in luoghi filxisi. 5-7 G. 58(). E. pulchella Horn. Piali umidi presso al mare. 5 - 8 O. 581. E. maritima Pres. Uarissima iii luoghi erbosi presso la spiaggia. 5 — 6 O. LVIII. CONVOLVULACEAE VENI. 582. Convolvulus Sepium L. Nelle siepi e m^hj macchie, spe- cialnieiiU' lungo la costa. 0—9 ^. 58B. C. arvensis L. Sui campi, hmgo le vie, fi'e(]uent-e. 5 — 8 ^. 584. C. Cantabrìca L. Sulle pendici rupestri, in luiìghi incolti. comune 5 — 9 ^. 585. Cuscuta Epithymum L. Parassita su varie papiglionticee e labiate. 7-9 0. 58(5. C. palaestina Bois. Copiosa sullo scoglio Regatta, ove vive parassita s\i\Y Anf/n/l/is DUlenli, Coìn:olnili(s Ctnitn- hrica, Fotrriuìì) poh/ffa)iuinì, ecc. 5—6 0. LIX. BORAGINEAE DESV. 587. Heliotropium europaeum L. Frecpiente nei campi e lungo le vie. (;-9 0. 588. Asperugo procumbens L. Raro nelle siepi presso Orsera. 5 — (■) • . 589. Echinospermum Lappula Lehm, Frequente lungo le vie, nei campi, ecc. (> — 8 0. 590. Cynoglossum officinale L. Raro fra Terviso e Vermo 5 -e. G- 591. C. pictum Ait. <^ua e là in luoghi incohi. presso le vie, ecc. 5 — <; G- 592. C. Columnae Ten. Luoghi mpcsiii pi-esso Orsera ed An- 1igii;niii 5 — (■> G- 59.^. Borago officinalis L. Nei campi specialnunite presso l'abitato. Talvolta coltivalo. 7—10 0. 59-1. Anchusa italica Retz. 'l'ra le messi, nelle \igiiB, negli oiiveti, comune. 1" t) G- 87 595. Symphytum officinale L. Prati umidi al (^uioto r nella conca^ (li (Jaiifaiiaro. 5 — (> li. 5',»(l S. bulbosum Schimp. In luoghi ombreggiati dell' isola S. Nicolò e (Iella campagna Vergottini a S, Spirito, ove trovasi copioso. 4 — 6 % 507. S. tuberosum L. Nei boschetti al (Quieto e dell'isola S. NìcoIm. 4-5 -^1. 508. Onosma stellulatum W. K. v. angustifolium Kch, (o. .) Comune sulle pendici sterili apriche, A Villanova una varietà robusta a setole molto dense e lunghe, canescenti, ed a tubercoli solo parzialmente stellati, (piindi appartenente alla se- zione Hcfcrotri(li. IS!) I. 17P,) credo più opportuno di conservarle il nome datole da questi ultimi, tanto più che sotto tal nome trovasi de- scritta dai nostri fioristi Parlatore. Kocli, Reicheidjach. ecc. 4 — 5 \. 599. Cerintha minor L. Qua e là nei cespugli della vallo del Quieto e di quella di Vermo. 5 — 6 Q. 60(). Echium vulgare L. Comune in luoghi incolti, lungo le vie, ecc. 5 — 9 Q. 601. E. pustulatum Sibt. Sm. In luoghi rupestri presso Orsera^ suir isola S. (riorgio. 5 — 7 Q. 602. E. altissimum Jcq. (E. italinmi Krh. ììou L.) In luoghi incolti, molto sparso i)eì distretto : Torre, Parenzo, Orsera, Castel di Leme. valle di Canfanaro, ecc. 5 -7 Q. 603. Pulmonarìa officlnalis L. Rara nei boschetti presso la vaUe del Quieto. 4—5 ^. 604. P. angustlfolia L. Nei cespugli presso Visinada. 4—5 ^. 605. Lithospermum officinale L. Qua e là lungo le vie. in luoo-hi iucolti. 5 — 7 2|. 88 GOf). L. purpureo-coeruleum L. Frequente nei cespuoU e nei Ijosclii di tutto il distretto. 4 — (J ^, <)()7. L. arvense L. (.omuno lìoi cani])!, tra le messi. 4 — (i O. nos. Myosotis intermedia Lnk. In luoglii erbosi soleo-oìati, lungo le vie, ecc., comune 4 — 6 O. <)0!). M. hispida Schlch. Nelle macchie, in Inoolii crluisi. cgnal- nìciilc comune. 4 — () O. LX. SOLANEAE JUSS. — Lycium barbarum L. Talora inselvatichito nelle siepi. 4-10 h. niO. Solanum vìllosum Lam. Al margine delle vie, su campi incolti. 7 — It) (j^'. ()11. S. minìatum Brnh. In luoghi incolti, lungo le vie. 7 - 10 O. ()i"2. S. Dulcamara L. Nelle siepi umide, nei t'ossali. G— 10 l) . — S. tuberosum L. (Coltivato specialmente nella ])arte mon- tana, f) 7 •;. — Lycopersicum esculentum Mill. Coltivato s])esso negli orti e talora inselvatichito. 5 — 10 0. ()13. Physails Alkekengi L. Qua e là nelle siepi, però non fre- quente. H-S :". — Capsicum annuum L. Coltivato negli orti. 7—10 0. ni4. Hyoscyamus niger L. Su terreni grassi in vicinanza degli aijitati, nei cimiteri, molto spar})agliato. 5 — 8 0. (Uò. H. albus L. In luoghi incolti, lungo le vie, non frequente. 5-(; o- Glfi. Datura Stramonium L. Ti-rreni incolti a S. Spirito. 7—9 0. LXI. VERBASCEAE BRTL. <'il7. Verbascum phiomoides L. Luoghi incolti. ci-l)osi, molto spav.M.. 7~.S Q. (ihS. V. sinuatum L. Sulle j)endici campestri della ])arte lito- rana, non fre(pient»'. G — 3. ì. (i24. S. canina L. (S. (■/ni/sdìit/icuNfol/d M. lì.) Comnnissima lungo le vie, sulle pendici aride soleggiate. 5 — (> %. 025. S. peregrina L. Rara nei (■es])ugli dell'isola S. Nicolò. 4-r,. G. — Paulownia imperialis Sieb. Coltivata (![ua e là nei giar- dini. Recentemente venne piantata anche alla riva di Parenzo, ove forma un bel viale. 4—5 1) . LXIII. ANTIRRHINEAE BARTL. 026. Gratioia officinalis L. Prati umidi al (Quieto ed a Molin di Rio. 5-(i ^. 627. Antirrhinum majus L. Su vecchie muraglie, negli orti, ecc. 5-7 21. 628. A. Orontium L. Sparso pe' seminati, sui campi incolti. 5-6 0. 629. Linaria Cymbalaria Mill. Qua e là su vecchi muri, nelle cave abbandonate. 4 — 10 '\. 630. L. spuria L. Xei campi abbandonati, lungo le vie. 6—8 0. (i31. L. lasiopoda Freyn (L. Ehd'mc ■; l<(siop(HÌ(i Vis.). In luo- ghi aridi argillosi, specialmente in prossimità del mare. 7—9 0. 632. L. minor Dsf. Xei campi, lungo le vie, frequente. 7—10 0. 633. L. littoralis Brnh. In luoghi rupestri, alla spiaggia. Talora i peduncoli sono siifattamente raccorciati, che i fiorellini appaiono sessili. 7 — 10 0. » 634. L. vulgaris Mill. Lungo le vie. nei campi, ecc., comnnis- sima. 6—8 0. 00 635. Veronica Anagallis L. Nei t'ossali lungo il (Quieto, a Molin di Rio, nella aìiUp di Ganfanaro, ecc. 5— (5 ^. 036. V. Beccabunga L. Nei fossi lungo la via da Visinada a Pollo Poi'ton. 5 — 8 2+. 637. V. Chamaedrys L. Nei boschi e nelle sie])i, comune. 3 - 5 ^. 638. V. spìcata L. v. cristata Kch. (V. on/iidrti Cn/f.-j Pendici aride dell" int^^ro territorio. 7—0 ^. 639. V. serpyllifolìa L. Frequente nelle vigne, al margine dei campi, ecc. 4—5 'h. 640. V. acinìfolia L. I^uoghi erbosi al (Quieto ed al Canale di Leme. 4 — 5 O. 641. V. arvensìs L. Comune in luoghi erbosi, sui cam))i, ecc. 3- (5 0. 642. V. didyma Ten. (ì. po/Ka Vricx.). Frecciente nei campi, in luoghi incolti. 2-6 0. 643. V. agrestis L. (Jolla precedente. 2—6 0, 644. V. Tournefortii Gnnel. (V. Biubaundi Ten.) Comune nelle vigne, ne' campi, ecc. 3-6 0. 645. V. hederifolia L. h\ luoghi incolti, nei campi, ecc., fre- quente. 1 — 5 0. LXIV. OROBANCHEAE RICH. 646. Orobanche cruenta Bert. Parassita sul Lotus, Hippocrepis, ecc. 5 — 6 ^. 647. O. rubens Wallr. Parassita su varie specie di Papiglio- nacee, di preferenza sulle Medicagini. 4—6 2i. 648. O. Picrìdis F. W. Schiz. Trovata sull'isola S. (riorgio, ove \iv«' sulla Picris hieracioides. 6 2|. 649. Phelipaea Muteli Reut. Parassita sulle Pa]>iglionacce. Finora non la raccolsi che in luoghi erbosi presso il Cimitero di Parendo 5 — (5 ^. LXV. RINANTHACEAE DC. 650. Melampyrum barbatum W. K. Comune nei lampi. tra le messi. 5 — 7 0. 651. Rhinanthus nninor Ehr. Praii umidi del (Quieto e della \alie di Canfanaro. 5-6 y-). 91 652. R. major Ehr^ Prati muidi xciso la loer ih'l (iiiiulo. 5 -6 0. 6513. Trixago latifolia Rchb. Noi luoghi erbosi delia logioiic mariti ima. 4-6 0. 654. Euphrasìa Kochii F. W. Schiz. (E. scrotiixi Kdi. non Lam.j In luoghi umidi, lungo ]e vie, non frequente. U — lOO. 655. E. lutea Rchb. Comune sui poggi aridi, nelle maechie. y-11 0. LXVI. LABIATAE JUSS. 656). Mentha sylvestris L. e var. ìnollissinKi Jiork. Comunissima nei canij)i. nei t'ossali, ecc. 7 — 9 %. 657. M. aquatica L. Nei fossi della valle del Quieto. 6—8 2|. 658. M. genti lis L. Luoghi umidi della conca di Canfanaro. 7-8 %. 659. Pulegium vulgare Mill. Nei prati umidi, al margine dei fossi, molto sparsa. 6—9 %. 'ò&^X Lycopus europaeus L. In luoghi paludosi lungo il Quieto, a Val di Rio, a Fontane. 6-10 %. — Rosmarinus officinalis L. Coltivato spesso negli orti. 2—4 h . 661. Salvia officinalis L. Quantunque si rinvenga copiosa nei distretti limitrofi, non 1' ho mai trovata nel nostro altro che coltivata. Sarebbe da ricercarsi alle sponde del Ca- nale di Leme. 5-6 h . 662. S. glutinosa L. Pendici sotto Visinada. 6—7 ^. 663. S. Sclarea L. Rara sulle pendici di Orsera e sull' isola S. Giorgio. 7-9 %. 664. S. Bertolonii Vis. Comune nei prati e nelle macchie. 4—6 ^f. 665. S. Verbenaca L. Luoghi aridi presso Orsera. 4 — 6 ^. 666. S. verticillata L. Qua e là lungo le vie, in luoghi incolti. 6-7 2|. 667. Origanum vulgare L. Comune nelle siepi, sulle pendici ru])estri. ecc. 6 — 8 -^. 668. O. Majorana L. Coltivato negli orti per uso culinario. 6—7 ^. 669. Thymus Serpyllum L. Comunissimo in luoghi erbosi tanto nella varietà Chumaedrys (T. Chwnuedrys Frie.s) che anr/n- sitfolid Kch.. la qua! ultima è ])iù diffusa e fiorisce prima. 4-7 l(. 92 1)70. Satureja montana L. C()j)i()S:i (lovmniuc in luo^lii iuculd, rupeslri. io]ie marit tinnì, (i — 7 -V. 93 (kSS. S. Sylvatica L. Ni'llc siepi presso raivnzo ed (>rsci-a. ò— i; 2,. ()S',i. S. annua L. Freiiuente nei Ccim])i, tra i soiniuati. O — lUO. ()'J<). S. recta L. In luoghi aridi solatìi, lungo le vie, ecc., fre- (j^ueute. 5 - fS 1. 691. Betonica officinalis L. v. serotina Hst. Comune nei luo- ghi erbosi, nelle niaeehie. 7 — 10 'h. i\[)2. Sideritis romana L. Sui poggi aridi della regione litorana, freij^uente. 5— 7 O, Gi)3, S. montana L. L' unica località linora conosciuta di (piesta s[)ecie in tutta la nostra provincia è ad Orsera. 6 O. ()IM. Marrubium candidissimum L. In luoghi aridi sassosi, lungo le vie, frequente. 0 — 8 "^. 1)1)5. M. vulgare L. Lungo le strade, specialmente in vicinanza degli abitati. 5-8 ^. ()9(i. Ballota nigra L. Comune nelle siepi, lungo le vie. G— 8 %. 697. Leonurus Cardiaca L. Molto raro in luoghi incolti presso Parenzo. G — 8 ^. G98. Prunella vulgaris L. Qua e là nei boschetti. 5—8 ^. G99. P. alba Pali. v. pinnatifida Kch. In luoghi ombreggiati incolti. 5 — G 2|. 70(>. Ajuga reptans L. Comune nei prati umidi, nei boschi, eco. 3-4 2^. 701. A. genevensis L. In luoghi erbosi, nei cespugli e nelle macchie, frequente. 4— G 1. 702. A. Chamaepitys Schrb. v. hirta Freyn. Nei campi, tra le messi, ecc. 3 — 10 '^. 703. Teucrium Ciiamaedrys L. Comune su terreni asciutti, soleggiati, lungo le vie, ecc. 5 — 9 ^. 70-1. T. flavum L. (^ua e là in luoghi rocciosi, copioso spe- cialmente sullo isole. G — 7 h. 705. T. Polium L. Comunissimo sulle ])endici rupestri, nelle nnicchie. G —11 -^. 70G. T. montanum L. In luoghi incolti, solatìi, trc(|uente. 5— G 2|. LXVII. VERBENACEAE JUSS. 707. Vitex Agnus castus L. Qua e là lungo la spiaggia: alla foce del Quieto, a Cervera, presso Orsera. () — 8 h . 94 7U8. Verbena officinalis L. Cumune in luoghi incolti, lungo le vie, ecc. (i— 8 ©. LXVIII. ACANTHACEAE JUSS. 709. Acanthus spinosissimus Dsf. Non si conosceva finora in tutto il nostro Litorale che dalle pendici meridionali di Orsera. Quest' anno, quasi a dimostrarci che e' è sempre da scoprire qualche cosa di nuovo, lo trovai cojjìoso nei fi intorni di Cittanova. E si che è pianta abbastanza ap- pariscente, da non sorpassarsi si facilmente! G-7 ^. LXIX. PRIMULACEAE VENT. 7in. Lysimachìa vulgaris L. Qua e là in luoghi umidi, tra i cespugli. 6 — 7 ^. 711. L. punctata L. Rara in luoghi umidi ]n'esso Due Castelli. na e là in luoo-hi incolti, lunii;() le vie, 6-9 0. 733. Polycnemum arvense L. Lnoo-hi incolti a Cewera e S. Si)irito. S-~1(J 0. LXXIV. CHENOPODIACEAE VENI. 734. Suaeda mariti ma Dmrt. Nei Inoghi paludosi salsi lungo tuli a la costa, lalora anche tra gli scogli 7—11 0 735. Salsola Kali L. v. brevimarginata Kch. fS. Tragus L.) (^ua e là in luoghi ghiaiosi lungo la s])iaggia e sulle isole. S-11 0. 73('). S. Soda L. C'olia ]n'ecedentc. 8-11 0. 737. Salicornia herbacea L. Luoghi paludosi al mare. 8-11 0. 738. S. fruticosa L. Colla precedente. 8-11 \t . 739. S. macrostachya Mor. Nelle fessure degli scogli battuti dal mare, specialmente ad Orsera e sull' isola S. Brigitta. 8-11 ri. 740. Chenopodium murale L. Nei calcinacci, in terreni incolti. 7-1-2 0. 741. C. album L. v. spicatum Kch. Col precedente. 7—12. 0. 742. C. opulifolium Schrd. Lungo le vie, in campi abbando- nati, comune. (>— 10 0. 743. C. Vulvaria L. Qua e là lungo le strade, in luoghi incolti. 8 - 1(1 (^X 744. Blitum rubrum Rb. Al deposito di legname presso il Ci- mitero. 6—8 0. 74.5. Beta vulgaris L, v. maritima L. (^na e là lungo la si)iag- gia e sulle isole. 6 — S (• ). 746. Halimus portulacoides Wallr. Comunissimo iungti la spiag- gia e sulle isole. 7 — II \t . 747. Atriplex patula L. r.iungo le \'ii', in luoghi incolti, ecc. S-II •. 748. A. bastata L. In luoglii ine'olti. tra le ghiaie^ deUa spiag- o-ia ecc. 7-10 0. 97 LXXV. POLYGONACEAE JUSS. 741». Rumex conglomeratus Murr. Luoghi umidi della valle del (Quieto. 6 — 6 2|. T.")»). R. sanguineus L. Comune nei fossali, al mar<^ine degli staglii, ecc. 6—8 %. 751. R. puicher L. Frequente lungo le strade, in luoghi umidi. 5-6 O- 752. R. crìspus L. Nei prati umidi, nei fessali, comune. 5 — 6 ^, 753. R. Acetosa L. v. vulgaris Kch. Sparso nei luoghi erbosi, nelle macchie. 5 — 6 %. 754. R. Acetosella L. Pendici rupestri soleggiate. 5-6 0. 755. Polygonum amphiblum L. v. natans Mnch. Prati paludosi al Quieto, raro. 6 — 7 ^. 756. P. Persicaria L. Nei fossati, al margine degli stagni, ecc. 8 - 10 O. 757. P. mite Schrnk. Col precedente. 7—10 0. 758. P. avìculare L. Comune lungo le vie, in luoghi incolti, ecc. ()-10 0. 759. P. Bellardi AH. Qua e là nei campi, presso gli abitati. 6-8 0. 760. p. Convolvulus L. Nei campi, lungo le vie, ecc. 6—9 0. 761. P. dumetorum L. Meno comune del precedente, nelle siepi e nei cespugli. 6 — 9 0. — P. Fagopyrum L. Raramente coltivato e talora inselvati- chito nei campi, lungo le vie. 6 — 10 0. LXXVI. THYMELEAE JUSS. 76-2. Passerina annua Wicl là tra le gliiaic della spiaggia dal • juicio lino ad (Jrsera. 5 — 7 ^. 99 778. E. pinsa L. Comune su tutte le isole, ove eresce talora co23Ìosa tra le roeeie in prossimità del mare; sul conti- nente non r lio ancora mai trovata. 3— G ^. 779. E. Peplus L. Frequente nei campi, in luoghi erbosi, ecc. 4-8 0. 780. E. peploides Gouan. 8ui poggi erbosi lungo la costa e snlle isole. 3 — 5 O. 781. E. falcata L. Frequente tra le messi, in luoghi incolti, ecc. 5-8 0, 782. E. exigua L. In luoghi erbosi, lungo le vie, frequente. 4-6 0. 783. E. Lathyris L. Piuttosto rara presso Torre. Del resto sparsa qua e là nei distretti contermini a Rovigno, Buje, Castelvenere, Momiano, S. Lorenzo di Dalla ecc. 5-7 O- 784. Mercurialis annua L. Comune dovunque nei campi, lungo le vie, nei calcinacci. Fiorisce tutto 1' anno. 0 e Q. LXXXI. URTICACEAE DC. 785. Urtica pìlulifera L. Luoghi rupestri presso Orsera. Specie rarissima mancante a tutto il resto della provincia, ad eccezione di Bellai suU' isola di Cherso. 6 — 6 0. 786. U. urens L. Comune dovunque in prossimità degli abitati. 4~6 0. 787. U. dioica L. Lungo le vie, nei calcinacci, frequente. 6—9^. 788. Parietaria diffusa M. K. Comunissima lungo le vie, su vecchie muraglie, ecc. Fiorisce quasi tutto l'anno. ^. LXXXII. CANNABINEAE L. 789. Cannabis sativa L. (^ua e là in luoghi incolti. 7—9 0. 790. Humulus Lupulus L. Nelle siepi della vallo sotto Corri- dico. 7—9 1^. LXXXIIL ARTOGARPEAE DC. 791. Ficus Carica L. Comunissimo nei campi e non di rado nelle siepi, in luoghi incolti, ecc. 4—8 li. 100 7'J'J. Morus alba L. CoUivato estesamente in tutto il distretto. 5 h . 793. M. nigra L. Coltivato però meno spesso del precedente. 5 1; . — Broussonetia papyrifera Vent. Coltivata rare volte hingo i passeggi. 4—5 \i . LXXXIV. ULMACEAE MIRE. 704. Celtis australis L. Sulla piazza d'Antiguana e probabil- mente anche altrove, amandosi i)iantare il ìo(ìof/)io in vi- cinanza dei villaggi. 4 — 5 h. 705. Ulmus campestris L. Nelle siepi e nei cesjnigli dovun- que, più comune ancora la var. stdxrusti Kcli. 3 — 4 \ì . — PLATANEAE LEST. — Platanus orientalis L. Coltivato però scarsamente (piale albero d' ornamento. 5 \ì . — JUGLANDEAE DC. — Juglans regia L. Coltivata in prossimità degli abitati. 4-5 I). LXXXV. CUPULIFERAE HIGH. 796. Castanea vulgaris Lam. Coltivata raramente p. e. a Molin di Rio, ove esistono alcuni esemj)lari molto grossi. 5 — (5 li. 797. Quercus sessiliflora Sm. Fre(piente nelle selve. 5 ti. 798. Q. Tommasinii Kotschy in herb. Tomm. Qua e là nei boschetti lungo la costa. 5 1/ . 799. Q. pedunculata Ehr. Nel bosco di Montona. 5 Ir. 800. Q. pubescens Willd. La ipiercia più comune del nostro distretto. 5 \\ . 80J. Q. Cerris L. Piuttosto rara tra le altre specie, così a Molili di Rio, Antignana, Torre, ecc. 5 1; . 802. Q. Ilex L. Frequente huigo la costa e sulle isole, ove tbruui talora dei boschi con esclusione di altre specie. 5-6 1). 803. Quercus Pseudo suber Santi. Non ((tnunu» jiresso Anti- gnana e Corridico, come [)ure presso il confine orientale del nostro distretto a Ladovac sopra la valle di Vermo. 5 |j . lui 801. Corylus Avellana L. Nelle siepi e ne' cespugli speeial- inoiitt' della ])arte orientale. 1 — 3 h. 805. C. tubulosa Willd. Comune nelle siepi e nei cespugli del tratto litorano, nominatamente al Canale di Leme. 2-3 \i . 806. Carpi n US Betulus L. Raro nella valle superiore del (Quieto. 3-4 h . 807. C. duinensis Scp. E la specie predominante nei bosclii, ricoprendo sovente da sola estesissimi tratti di terreno. 3-4 n. 808. Ostrya carpinifolia Scp. Nelle macchie qua e là: però non molto comune. 4 — 5 h. LXXXVI. SALICINEAE RICH. 809. Salix alba L. Nelle vigne, in luoghi umidi. 4—5 h . 810. S. amygdalina L. Lungo i fossi nella valle del Quieto. 4-5 1). 811. S. purpurea L. Luoghi umidi della valle del Quieto, a Caroiba. 3—4 h. 812. S. incana Schrnk. Al margine dei fossi nella valle del Quieto. 4 11. 813. S. cinerea L. Nei cespugli della valle del Quieto. 3-4 t). — S. babyionica L. Coltivata in vicinanza degli stagni. 3 — 4 h. 814. Populus alba L. Qua e là in luoghi umidi, però non fre- quente. 3 — 4 I) . 815. P. canescens Smith. Terreni umidi della valle del Quieto. 3-4 ti. 816. P. trennula L. Qua e là lungo le vie, nelle vigne. 3 — 4 h. LXXXVII. BETULINEAE RICH. 817. Alnus glutinosa Grtn. Lungo i corsi d' actpui nella valle del Quieto. 2—3 il. LXXXVIII. CONIFERAE JUSS. — Taxus baccata L. Coltivata sul colle di S. Marco ed a S. Spirito. 3—4 II. 102 818. Juniperus communis L. Nei cespugli, nelle maccliie, ecc. 2-3 1/. 819. J. macrocarpa Pari. (ìion Sihih.). Forma col precedente e coir Oxycedrus, col (filale può venir facilmente scam- biato, ])arte principale delle maccliie. 12 — 4 ti . 820. J. Oxycedrus L. Più comune del precedente, trovandosi ditiuso per tutto il distretto. 12 — 4 ti. — Thuja orientalis L. Coltivato nei parchi p. e. a S. Marco, S. S])irito, ecc. 2-3 1/. — Cupressus sempervirens L. Coltivato presso le abita- zioni, negli orti, ecc. 1 — 3 |j . — Pjnus Pinea L. Coltivato talora, come a Caroiba, sull'isola S. Nicolò, ecc. 4 ti. — P. halepensis Mill. Coltivato sul colle di S. Marco, in unione al Pinus nigricans Hst., all'Abies excelsa ed a (gual- che altra conifera 4 — 5 ti. MIONOOOTYIjBDONEAB LXXXIX. ALISMACEAE JUSS. 821. Alisma Plantago L. Al margine degli stagni e dei t'ossali. (J-8 2|. XC. xJUNCAGINEAE RICH. 822. Triglochin maritìmum L. Prati mniili in i)rossimità del mare, G — 7 2].. XCI. POTAMEAE JUSS. 823. Potamogeton natans L. Nelle ae([ue ilei (Quieto, a Molin di tlìo (5 nt'gli stagni maggiori^ (> — 7 '^. 824. P. fluitans Roth. Nel Quieto. 6-7 2^. 825. P. lucens L, Nelle acque correnti del (Quieto, sotto M( in- tona, molto raro. 6 — 7 2|. 82('>. P. crìspus L. Nel Quieto e noll»^ altre acra Jni.) ^Nlolto rara sulle ])endici soleggialte presso Parendo. 4 — 5 "h. 848. O. maculata P. Nei j)rati della valle su|tori(>ro del (Quieto. .")-(; 2-. 849. Anacamptis pyramidalis Rich. Sparsa pei l)oschetti di tutto il distretto. 5 — 6 %. 850. Hymanthoglossum hircinum Rich. A])]>are isolalo (|un •■ là nei ces])Ugli del dish'eito, |ierò piuttosto raro. 5 — 6 2|. 105 851. Ophrys aranifera Hds. Sulle pendici apriche ed al mar- gine delle siepi, molto sparsa. La varietà (drata (rr. (<>. (drata Lindi.) nella regione litorana. 4 — 5 %. 852. O. Tommasinii Vis. Sulle colline erbose in prossimità del mare. 4—5 %. 85.3. O. Bertolonii Mor. Di questa specie, comune al di là del Canale di Leme, non ritrovai che pochi esemplari sul colle aprico presso S. Spirito. 4 — 5 2|. 854. O. arachnites Reich. In luoghi erbosi, nelle macchie. 5-G %. 855. O. aplfera Hds. Qua e là nelle siepi, nei prati, ecc. 4—6 %. 850. O. fusca Lnk. v. iricolor Rchb. (Ir. Gemi. t. M6. — 0. irkoìor Dsf.). Differisce dalla vera fusca per i fiori più piccoli, per i tepoli superiori interni molto più corti degli esterni e per il lobo medio del labello quasi intero od appena leggermente bilobo. Raccolsi questa bella specie, nuova per le nostre provincie, in due località del distretto parentino, cioè a S. Spirito, e sopra una collina presso il Castelliere S. Angelo. Per la sua picciolezza è facile passarvi oltre senza avvertirla. 6 %. 857. Serapias pseudocordigera Mor. Comune sulle pendici apriche presso Parenzo. 5—6 %. 858. Limodorum abortivum Sw, Qua e là nei boschetti di carpino. 5 — (> -. 859. Cephalanthera ensifolia Rich. Nei boschi presso Caroiba. 5-6 %. 860. C. pallens Rich. Rara in luoghi ombrosi. 5 — 6 %. 861. Epipactis palustris Crntz. Prati paludosi alla foce del Quieto. 6-7 :^. XCVIII. IRIDEAE JUSS. 862. Crocus variegatus Hpp. Luoghi rupestri presso Visinada e probabilmente anche altrove nella regione calcare più elevata. 3—4 4. 8(')3. Trichonema Bulbocadium Ker. Luoghi erbosi soleggiati, in grande quantità nel prato sotto S. Angelo, a Val di Brullo e di Rio. a Catunni, ecc. 2—3 %. 7* toc. 864. Gladiolus illyricus Kch. Prati umidi al (Quieto. 5— (*> %. 865. G. segetum Gaw. Fn'(|uente tra le messi. 5— (i 2j.. 8(56. Iris germanica L. ('omuin- in lu()*>;lii incolti e rupestri, specialmente dell'isola S. Nicolò, cui si riferisce la I. pal- lida di Graf. Finora non mi venne dato di trovare la /. ìllyr'ua Tom. (I. paìlidd Kch. f. Coìif/ialtl Kcr.?) tanto diffusa sul Carso, clie probabilmente ])otrà venir rintrac- ciata nella parte orientale più elevata del distretto. 4—5 2|. — I. fiorentina L. Non di rado coltivata nei giardini. 4—5 %. 867. I. Pseud-Acorus L. Fossi della valle del Quieto. 5 — (> 2j. XCIX. AMARYLLIDEAE R. BR. 868. Narcissus poeticus L. Raro nella reo-ione più elevata del distretto, ad Antignana. 4—5 %. 861). N. Tazetta L. Copioso sulla maggior parte delle isole, ove coir Aspliodelus ramosus forma la vegetazione predomi- nante. E rarissimo invece e forse importato suU' isola S. Nicolò e manca del tutto alla terra ferma. 3 %. 870. Leucojum aestivum L, (Comune nei ])rati acquitrinosi al «Quieto. 4-5 ?j. 871. Galanthus nivalis L. Pendici rupestri e boschive della valle del Quieto. 2 — H %. C. ASPARAGEAE JUSS. 872. Asparagus officinalis L. Sui prati umidi Inngo il Quieto ed a A^al di Rio. Coltivato (jua e là ma non fr(M[Ucntt'- mente. 5 li. 873. A. scaber Brig. Nelle siepi in prossimità del mare. 5—6 1/ . 874. A. acutifolius L. Comune nelle siepi e nei cespugli, che talora rende im])ene tra bili. 8 — 10 \\ . 875. Smilax aspera L. Frequente nelle macchie e nclh^ sie|)i drilli regione litorana e delle isol(\ 0 — 11 h. 876. Ruscus aculeatus L. Comune in luoghi aiidi tra i ce- spugli. 2 — 4 I) . CI. DIOSCOREAE R. BR. 877. Tamus communis L. S|»;irso pei- le siepi di mito il di- stretto. 4-5 k. I(»7 CU. LILIACEAE DC. 87.S. Asphodelus ramosus L. Copioso su tulle le isole, laddove iiianca atfatto al continente. 4—5 2|. 'S7!>. Anthericum ramosum L. Comune sulle pendici aride so- latie (i-S 2.. 880. Ornithogalum pyrenaicum L. Frecjuente in luoglii erbosi, in grande copia a A^al Brullo. 5 — 6 ^. 881. O. narbonense L. Al margine de' campi, su poggi erbosi, nelle radure de' l)Osclii. 5 — 6 ^. 882. O. comosum L. Comune in luoghi erbosi rupestri. 5— (5 ^. 883. O. collinum Guss. Qua e là su terreni aridi. 5 — 6 2|. 884. O. divergens Bor. Sui campi, in luoghi coltivati, special- mente della regione litorana. 3 — 4 %. 885. O. refractum W. K. Su terreni smossi, in luoghi erbosi. 3-4 2^. 886. Gagea arvensis Schlt. Comune nei campi e nelle vigne. 3-4 2i. 887. Scilla bifolia L. Molto rara in ipialche foveola del Carso di Monpaderno. 3—4 %. 888. S. autumnalis L. Comunissima su tutte le pendici sterili solatie, come pure nei boschetti. 8-11 ^. 88U. Allium ursinum L. Luoghi ombrosi della valle del Quieto. 4-6 1. 890. A. roseum L. Al margine de' campi, tra le messi, sovente in (piantità. 5—6 %. 81)1. A. fallax Don. In luoghi rupestri della regione montana. 7-8 1. 802. A. Porrum L. Comune in terreni rocciosi della costa e delle isole. 6 — 7 '^j. 8U3. A. rotundum L. v. Waldsteinianum R. S. Qua e là nei campi e nelle vigne. 6—7 ^. 894. A. sphaerocephalum L. Comune nei campi. 6—7 ^. 895. A. vìneale L. v. affine Regel. S])arso ])ei terreni coltivali. 6-7 1. 896. A. longispathum Red. Qua e là al margine dei campi. 6-7 1. 108 8lt7. A. paniculatum L. Xon raro su pendici soleggiale. 5— G X. 8D!."). Luzula campestrìs 'L. Qua e là in liiuglu erlìosi. 4 — 5 2|. CV. CYPERACEAE JUSS. l'K). Cyperus flavescens L. Terreni nniidi della valle del (Quieto. G--1I \. KIT. C. longUS L. Nei fossi della valle del Quieto. 6—7 ^. 918, Schoenus nigricans L. Dovumj^uo tra gli scogli lungo la eosta e sulle isole. 5 — G %. 1)19. Cladium mariscus R. Br. Luoghi paludosi allo sbocco del Quieto sotto Torre. 5 — 6 2|. 1>20. Heleocharis palustris R. Br. Luoglii paludosi al Quieto, Cervera, Molin di Rio, Orsera, Leme, conca di Canfa- naro, ecc. 5 — 6 2j. 921. Scirpus lacustris L. Tanto nella forma tipica che nella var. digìjììHS G. G. (S. Tuhrniacmoiddiìi Gin.) in luoghi acquitrinosi della valle del Quieto e della conca di Can- fanaro. 6 — 8 '^. 922. S. Holoschoenus L. v. australìs Kch. Comune in luoghi umidi, fangosi, meno frequente la var. roììiaiins Krh., che ebbi dalla valle del Quieto. 5—6 ^. 923. S. marìtimus L. v. compactus Kch. et v. macrostachys Kch. (S. iiuirrost(((/i//s \Vi/ì(ì.) Terreni acquitrinosi in pros- simità del mare, per lo più in gran copia. 5 — 7 ^. 924'. S. sylvaticus L. Luoghi fangosi della valle di Vermo. 6-7 2,. 925. S. Michelianus L. Terreni palustri della valle del Quieto sotto Montona. 7—8 O. 926. Carex divisa Hds. Prati umidi in vicinanza del mare: Valle del Quieto, Molin di Rio, ecc. 4—5 ^. 927. C. vuipina L. Nei terreni acquitrinosi, comune. 5—6 ^. 928. C. muricata L. Luoghi umidi ombreggiati, frequente. 5-6 ^4. 929. C. divulsa Good. Molto diffusa nelle macchio e nelle siepi. 4 — () ^. 930. C. Schreberi Schrd. Specie rarissima trovata finora uni- camente in un boschetto presso Parenzo. 4—6 2|. no \)'óL C. acuta L. Al nicirginu dei lussali dflUi vidlu dui Quieto e della conca di Cantaiiaro. 5 — 'j ^. 932. C. montana L. Poggi aridi ])resso Caroiba. 3—1 -^. 933. C. praecox Jcq. Qua e là nei prati .secchi della regione nioiitaua. 3—4 ^. 934. C. gynobasìs Vili, t^'r^^uente nei cespugli, in luoghi ru- pestri. 3 — 4 2f, 935. C. digitata L. Luoglii ombrosi rupestri ])resso Villanova. 4-5 1. 93(j. C. glauca Scp. La specie più diifusa, trovandosi tanto nei ])rati clie nei boscln. 4 — 5 ^. 937. C. maxima Scp. Nei fossi della valle del Quieto. 5 — (i 1t. 93y. C. Oederi Ehr. Prati acquitrinosi del Quieto e della Val di l^io. G-7 2i. 939. C. distans L. Frequente nei prati mnidi. 5— G ^. 940. C. extensa Good. Terreni salsi argillosi della costa e sulle isole Dorada e Hevera 6—7 2j.. 941. C. paludosa Good. Nei fossi della valle del Quieto. 5— G ^. 942. C. hirta L. Luoglii umidi della valle su])eriorc del Quieto. 5 — 6 2|. evi. GRAMINEAE JUSS. — Zea Mays L. Una delle piante jnù frecpientemente colti- vate, quantunque l' introduzione dei vigneti vada sempre più restringendo il suo dominio. (5—7 O. 943. Andropogon Ischaemum L. ( 'omunissimo dovuncpie. for- mando col seguente parte ])rincipale della vegetazione erbacea. 7 — 9 2|. 944. A. Gryllus L. I^er quanto mi consti non si utilizzano ancora nel distretto le lunghe radici, che a Salvore ed altrove danno al connnercio un eccellente })rodotto. 5 — 7 ^. 945. Sorghum halepense Prs. Frc(picntc nei vigneti e nei ciiliipi. (') — S ?j . 91(). S. vulgare Prs. Coltivato (_iua e là tra il granone e talora inselvatichito. 7 — 9 ©. 947. Tragus racemosus Dsf. Tu luoglii incolti l'ujM'shi lungo la costa. 7— lo M. Hi *.'4H. Digitarla sanguinalis Scop. (';iiii])i incolli, mai-n-inc flcllc vie. coiiiuiic. S - lo C\'. i>4*.t. Panicum Crus Galli L. FrtMi^uentc nelle vigne, lungo lo vie, ecc. in ambedue le forme tanto a lunga resta che a breve. 8-10 O. i^50, P. miliaceum L. Viene assai raramente coltivato nel distretto, ma ])iù spesso compare spontaneo lungo le vie, in luoghi incolti, specialmente in vicinanza dell' abitato. 7-80. !>51. Setaria viridis P. B. Nei campi, lungo le vie, frequente. S-!) 0. 952. S. glauca P. B. Come la precedente ; copiosa specialmente nella valle del Quieto. 8-9 0. 953. Phalaris brachystachys Lk. Luoghi incolti presso R. Spi- rito, non comune. 5 - 7 0. 954. P. paradoxa L. Rara tra le messi a Val di Brullo. 5 -(5 0. 955. P. arundinacea L. Nei fossi della valle del Quieto. 0—7 2j. 95(). Anthoxanthum odoratum L. Comune nei prati, nei bo- schetti, ecc. 4 - <) ^. i>57. Alopecurus agrestis L. Volgare nei campi incolti, nei prati. 5-(i0. 958. A. utrìculatus Prs. Al deposito di legnami presso al Ci- mitero. 5 - () Q. 959. Crypsis aculeata Ait. Luoghi acquitrinosi allo sbocco del Quieto e presso Fontane. 7 — 9 0. 1H30. Phieum tenue L. Comune nei campi, lungo le vie. 5—7 '2f, 9GL P. pratense L. Volgare nei ])rati, al margine de' campi, ecc. 5-(; 1. 9()2. Cynodon Dactylon Prs. (Jomunissima dovunque sui campi_ lungo le vie. 6 — 10 2|. 963. Polypogon monspeliense Dsf. Luoghi erbosi ])r. Orsera, l'aro. <) '^'. 964. Agrostis alba L. Frequente nei campi, in luoghi incolti. La var. min-itìma. ]\[fy. nelle siepi lungo la spiaggia da Parenzo a Cervera. 6—8 ^. 965. A. vulgaris With. In luoghi erbosi, nelle macchie, comune. 6-8 2i. 96('). A. canina L. In luoghi incolti, a (Teroldia, Leme. ecc. 6—8 %. ÌV2 !>i)7. Gastridium lendigerum Gaud. Rarissima presso Von- taiip. •) (: . 968. Stipa pennata L. Molto sparsa [ìel distretto: in grande quantità sulle pendici aride presso Molin di Rio, S. Marco, ecc. b — Cì 2i. 1H)1). S. Aristella L. Assai rara nelle macchie deir isola S. (Gior- gio. 6-7 ^. 970. Phragmites communis Trin. A^olgarissima nei fossati e nelle pallidi lungo tutta la costa. 8—11 %. '.>71. Arundo Donax L. Coltivata in tutto il distretto, costitui- sce non di rado estesi canneti al margine de' campi della regione litorana. 11 — 12 'h. 972. Sesleria elongata Hst. Nelle maccliie e nelle radure dei boschi però non frequente. 0 - 10 ^. 978. Koeleria cristata Prs. Comune in luoghi erbosi. In loca- lità molto aride della regione litorana la var. rmssijìcfi Lange (K. australis Kcr.) a rizomi ingrossati ed a foglie lineari contorte, pilosette. 5—7 %. 974. K. phieoides Prs. Frequentissima sui poggi solatìi, lungo le vie, ecc. 5 — 70. 975. Aira caespitosa L. Nel bosco presso S. Angelo, non co- mune. () — 7 ì . 97<). Holcus ianatus L. Freipiente nei prati ed in altri hioghi erbosi. 5 - (i 1;. 977. Arrhenatherum avenaceum P. B. Qua e là nei prati ed ai margini dei campi. 5 —7 ^. 978. Avena sativa L. Sparsa pe' campi, lungo le vie. ecc. non viene ])erò che raramente coltivata. 5 — 0 O, 979. Avena sterilis L. Qua e là sui campi. <>— 7 0. 980. A. barbata Brot. Comune in luoghi erbosi, specialmeiile sulle isole. 5 — 6 0. 981. A. capillaris M. K. Comune sni ])oggi aridi, in luoghi ni] test ri. 5 (') ^-ì. 982. Danthonia provincialis DC. Non moho fre(pu>nie in luo- ghi erl)osi a Monghebbo e Fontane. (> ^. 9S3. Melica nebrodensis Pari. Qua e h"i in luoghi rupesd-i. 5^7 l. 113 984. M. nutans L. Nel bosco presso S. Angelo. 5-6 2^. 985. Briza maxima L. Frequente al margino dei campi, in luoghi erbosi, ecc. della regione litorana. 5 - 6 O. 986. B. media L. Nei boschetti e nelle radure, specialmente della parte montana. 5 — 6 'h. 987. Eragrostis major Hst. In luoghi incolti, lungo le vie, ecc. 8-11 0. 988. E. minor Hst. Su terreni abbandonati, al margine delle strade. 7 - 9 O. 989. E. pilosa P. B. In luoghi incolti, per le vie, ecc. 8 — 11 O, 990. Sclerochloa dura P. B. Lungo le vie, in luoghi molto aridi, non comune, a S. Marco e ad Orsera. 4 - 5 O. 991. Poa annua L. Volgare in luoghi erbosi, lungo le vie, ecc. 3 7 O. 992. P. bulbosa L. Frequente nei poggi erbosi, nelle macchie, nei cigli de' campi, per lo più nella forma vivipara. 4—5 2|. 993. P. pratensìs L. v. angustifolia Sm. Comune nelle siepi, al margine dei campi, ecc. 4 — 6 'h. 994. P. nemoralis L. v. coarctata Gaud. Al margine dei campi, sui muri, ecc. 5 — 6 ^, 995. P. attica Boìs, (P. triviaUs Aiict.J Comune in luoghi erbosi, nelle siepi, ecc. 5—6 2| . 996. P. compressa L. Qua e là nei cigli dei campi, sui poggi asciutti. 5 — 6 ^. 997. Glyceria fluitans R. Br. In luoghi paludosi pr. Cervera e nella valle del Quieto. 5 — 7 'h. 998. G. festucaeformis Heyn. Nei fossi di Val di Rio, allo sbocco del Quieto e nella conca di Canfanaro. 6—7 ^. 999. G. conferta Fries. (G. Jìorreri Crp.). In luoghi paludosi ed ai margini delle strade lungo il mare. 5 — 7 %. 1000. Molinia caerulea Mnch. Nei prati umidi, frequente. 7-8 2i. 1001. M. serotina M. K. Sui poggi aridi, rupestri. 8—10 %. 1002. Dactyiis glomerata L. Diffusa in tutto il distretto tanto nei prati che in luoghi ombreggiati. Nella regione lito- rana di preferenza la var. hispauica Kch. (D. hispanka Ruth.) 5-7 2|. 114 1003. Cynosurus echinatus L. Sui I30ggi erbosi, al margine de' eampi, frequente. 5 — 6 0. 1004. Scleropoa rigida Gris. Comune in luoghi aridi incolti, lungo le vie, ecc. 5 — 6 O. 1005. Vulpia ciliata Link. Frequente sui muri, lungo le vie, ecc. 5-G 0. 1006. V. myurus Gmel. Meno comune della precedente, d' al- tronde abbastanza sparsa pel distretto. 5—6 0. 1007. Festuca ovina L. Ovunque comune nei pascoli, nelle macchie, tanto nella forma tipica, che nelle varietà vn- Icsiara Kch., (//!/■/ /iscìila Kch. e (jhinca Kch., quest'ultima di preferenza in prossimità del mare. 5 — 6 %. 1008. Festuca elatior L. Non rara in luoglii erbosi, nelle siepi, ecc. 5 — 6 % . 1009. Catapodium loliaceum Lnk. Nei luoghi erbosi del lito- rale e delle isole. 5 — 6 0. 1010. Brachypodium sylvaticum R. S. Nelle macchie frequente. 6-8 2|. 1011. B. pinnatum P. B. In luoghi boschivi, nelle siepi, ecc. 5-7 -21. 1012. B. distachyon R. S. In luoghi aridi erbosi del litorale e delle isole. 5 — 6 0. 1013. Serrafalcus secalinus Bab. Qua o là sui campi. 5—6 0. 1014. S. commutatus Bab. In luoghi erbosi, nei campi. 5-6 O. 1015. S. racenfiosus Pari. Col precedente. 5—6 ©. 101(5. S. nnollis Pari. Comunissimo lungo le vie, nei campi, ecc. 4-7 0. 1017. S. Lloydianus G. G. Col precedente, col quale viene facilmente scambiato. 5 — 7 0. 1018. S. internnedius Pari. Sui poggi asciutti, solatìi, volgare. 5 -(5 0. Ioli). S. arvensis L. Fi'cijuontc nei campi, in liioglii i-rliosi. 6 —7 0. 1020. S. squarrosus Bab. Al margine delle vie, nei c'am[)i, ecc. (■»— 7 0. 1021. Bromus asper L. Nelle macchie, in luoghi ombreggiali, ecc. 5 — 7 4. 115 1022. B. erectus Huds. Fi-equentc in luoolii aridi, soleggiati. 6-0 1. 1023. B. sterilis L. lu luoghi erbosi, specialmente copioso sulle isole. 5 — 6 O. 1024. B. rigidus Roth. Comune sui poggi erbosi, nelle maccliie. 5— G 0. 1026. Triticum vulgare Vili. Coltivato estesamente e spesso inselvatichito. 5 O, 1026. T. villosum M. B. Frequente in luoghi solatìi. 6-G O. 1027. Agropyrum littorale Hst. Lungo la costa, comune tanto tra le ghiaie, che nelle fessure degli scogli, che in luo- ghi paludosi. 6 — 8 2|. 1028. A. pungens R. S, Al margine de' campi e delle macchie della costa. 6 — 7 ^. 1029. A. glaucum R. S. In luoghi incolti, lungo le vie. 6-7 2|. 1030. A. repens P. B. Negli argini de' campi, nei vigneti, ecc., frequentissimo. 5—8 ^. 1031. Secale cereale L. Qua e là coltivata e spesso profuga dalle colture. 5 O. 1032. Hordeum vulgare L. Raramente coltivato, appare qua e là lungo le vie, sui campi abbandonati, ecc. 7 — S 0. 1033. H. bulbosum L. Nei prati del litorale, piuttosto raro, fre- quente all'incontro in luoghi erbosi delle isole maggiori. 5-6 2|. 1034. H. murinum L. v. leporinum Lnk. (H. psendo-murinum Tajip.) Comunissimo dovunque in luoghi erbosi, lungo le vie, ecc. 4 — 6 0. 1036. H. secalinum Schrb. Nei prati umidi alla foce del Quieto. 5-6 2i. Ii36. H. maritimum Withg. Qua e là lungo la spiaggia e sulle isole. 5-6 Ci\ 1037. Lolium perenne L. Volgare nei prati, lungo le vie, ecc. 5-6 2|. 1038. L. siculunn Pari. Piuttosto raro tra le messi de' dintorni di Parenzo e sul monte S. Marco. 5 — 6 O. 1039. L. iinicola Sond. Freipionte tra le messi. 5 — 6 0. 1040. L. temulentum L. Frequente tra le messi, in luoghi in- colti 6-7 O. 1041. Aegilops uniaristata Vis. Raccolsi questa specie in grande quantità sulle pendici erbose di Val di Brullo, meno comune a Cervera, a S. Spirito, a Punta Pizzale, ad Orsera e lungo il Canal di Leme, sempre però in vici- nanza del mare. 5— 6 ©. 1042. A. ovata L. In luoghi aridi, lungo le vie, spesso in grandissima copia. 5 6 0. 1043. A. triaristata Willd. Per lo più colla precedente. 5--6 O. 1044. A. triuncialis L, Al margine de' campi, in luoghi aridi, frecpiente. 5 — 0 3. 1045. Lepturus incurvatus Triti. Alla riva del mare presso S. Lorenzo, raro 5 — 6 O. 1046. Psiiurus nardoides Trin. Comune al margine de' campi presso Parenzo. 5—6 O. ^OOTYI^KI3(>NK/^K CVII. EQUISETACEAE DC. 1047. Equisetum Telmateja Ehr. Al margine dei l'ossali nella valle del Quieto e nella conca di Canfanaro. 4 — 6 ^. 1048. E. palustre L. Su terreni umidi, paludosi, copioso spe- cialmente nella valle del Quieto. 6 — 7 %. CVIII. POLYPODIACEAE R. BR. 104'J. Ceterach officinarum Willd. Su vecchie mura, nelle fes- sur(j (li -Ile i< )(•(;! I', nou raro. Quasi tutto 1' anno. %. 1050, Polypodium vulgare L. Nelle foveole del Carso di Mon- padenu). sul inolile, S. Angelo ecc. A Villanova una forma dai margini delle lacinie [)r()l()ii(laiiiente dentellata (V. sernduw Willd). 7 — Pi %. 117 1051. Asplenium Trichomanes L. Qua e là sui vecchi muri, sulle rupi ()nil)r<'ggÌHfce, ecc. Tatto l'anno 'h. 1052. A. Ruta muraria L. Comune su vecchie muraglie, nelle fessure delle rupi Tutto 1' anno. %. 1053. Scolopendrium officinale Schw. Foveole presso Villa- noN'a, raro. Estate '^. 1054. Adianthum Capillus Veneris L. SuUe rupi presso S. Spi- rito, raro. Estate ^. 1055. Pteris aquilina L. Frequente ai cigli de' campi, nelle siepi, in luoghi incolti. Estate; per lo più sterile 'h- INDICE DEI GENERI. Pag. Acanthus . . 94 Acer .... 57 Achillea . . 80 Adiantlium 117 Adouis . . . 48 Aegilops . . 116 Aegopodium . 73 Aesculus . . 58 Aethionema . 53 Agrimonia. . (i9 Agrop,yrum . 115 Agrostemma , 55 Agrostis . . IH Ailanthus . . 59 Aira .... 112 Ajuga . . . 93 Alchemilla. . 70 Alisma . . , 102 AUium . . . 107 Alnus . , . 101 Alopecurus . 111 Alsine . . . 55 Althaea . . . 57 Alyssum . . 52 Amaranthus . 95 Ampelopsis . 58 Aiuygdalus . 67 Anacampti.s . 104 Aiiagallis . . 94 Anchusa . . 86 Andropogon . HO Aneinone . . 18 Pag. Pag Anthemis . . 80 Bifora . . 75 Anthericum . 107 Blitum . . . 96 Antlioxaiithum 111 Bonjeania . . 64 Authriscus 75 Borago . . . 86 Antliyllis . . 61 Brachypodium 114 Antirrliinum . 89 Brasai ca . . 51 Apium . . . 73 Briza . . . 113 Arabis . . . 51 Bromus . . . 114 Arbutus . . 84 Broussonetia . 100 Arenaria . . 55 Brvonia . . 72 Aristolochia . 98 Bunias . . . 53 Arrhenathex'um 112 Buphthalmum 78 Artemisia . . 79 Bupleurum 73 Arum . . . 104 Buxus . . . 98 Arando . . . 112 Calcile . . . 53 Asparagus . . 10) Calamintlia 92 Asperugo . . 86 Calendula . . 80 Asperula . . 76 Callitriclie . . 71 Aspliodolus . 107 Calluna . . 84 Asplenium. . 117 Caltlia . . . 49 A.ster . . . 78 Camelina . . 52 Asterolinum . 94 Campanula 84 Astragalus 65 Cannabis . . 99 Atriplex . . 96 Capsella . . 53 Avena . . . 112 Capsicum . . 88 Ballota . . . 93 Cardamine . . 51 Barbarea . . 51 Carduus . . 81 Bellis . . . 78 Carex . . 109 Berula . . . 73 Carlina . . . 81 Beta .... 96 Carpinus . . 101 Betonica !>3 Castanea . . li»() Biden.-5 . 7!» Cuhipoiliuiii . 11 L 119 Pag. Pag. Pag. Caucalis . . . 75 Cucurbita . . 71 Evonymus. . . 60 Celtis . . . . 100 Cuprossus . . . 102 Ferulago . . . 74 Centaurea . . . 81 Cuscuta . . . . 86 Festuca. . . . 114 Centrantlu is . . 77 C3'clainen . . 94 Ficaria . . . . 49 Cephalantl lera . 105 Cydoiiia. . . . 70 Ficus . . . . . 99 Cephalaria . . . 77 Cymodocea . . 103 Filago . . . . 79 Cerastium . . . 66 Cynara . . . . 80 Foeniculum . . 74 Cerinthe . . . 87 Cynodon . . . IH Fragaria . . . 68 Ceterach . . . 116 Cynoglossum . . 86 Fraxinus . . . 85 Cherophyl um . 75 C3' nosurus . . . Hi Fumaria . . 50 Cheirantliu Ls . . 50 Cyperus . . . 109 Gagea . . . . 107 Chelidoniu m . . 50 Cytisus . . . . 61 Galanthus . . . 106 Chenopodii un . 96 Dactylis . . . 113 Galega . . 65 Chlora . . . 85 Dantonia . . . 112 Galeobdolon . . 92 Chondrilla . . . 83 Datura . . . . 88 Galeopsis . . . 92 Chrvsantht Miium 80 Daucus . . . . 75 Galium . . . . 7(; Cicer . . . 65 Delphiniuui . . 50 Gastridium . 112 Cichorium . . . 82 Dentaria . . 51 Gelasia . . . 82 Circaea . . . 71 Diautlius . . 54 Genista . . . . 61 Cirsium . . . 80 Dictamnus. . 59 Geranium . . 58 Cistus . . . . 53 Digitarla . . 111 Geuni . . . 68 Cladium . . . 109 Diplotaxitì . . 52 Gladiolus . . 106 Clematis . . 48 Dip.sacus . . 77 Glauciuni . . 50 Clinopodiu m . . 92 Dorvcnium 64 Glechoma . . 92 Cnidium . . 74 Draba . . . 52 Gleditschia . 67 Colchicum . . 108 Ecballion . . 72 Globularia . . 94 Cokitea . . . 65 Echinospermuin 86 Glyceria . . 113 Couium . . . 75 Echiuiu . . . 87 Gratiola . . . 89 Conringia . . 51 Epilobiuin . . 70 Halimus . . 96 Convolvulu s . . 86 Epipactis . . 105 Haplophyllum i . 59 Coriandrun 1 . . 75 Equisetum . . 116 Hedera . . . 75 Cornus . . . 75 Eragrostis . . 113 Hedypnois. . 82 Coi-onilla . . 65 Erigeron . . . 78 Heliantheinun 1 . 53 Corydalis . . 50 Erodiuui . . . 59 Helianthus 79 Corylus . . . 101 Eruca . . . . 52 Helichrysum . 79 Crataegus . . 70 Ervuin . . . . 66 Heliotropium . 86 Crepis . . . 83 Eryngium . . 73 Helleborus . 4i) Crithmum . . 74 Erysimum . . . 51 Heleocharis . . 109 Crocus . . . 105 Erytliraea . , . 86 Helmintliia . . 82 Crupina . . . 81 Eupatorium . . 78 Herniaria . . . 72 Crypsis . . . Ili Euphorbia . . . 98 Hibiscu.s . . . 57 Cucumis . . 71 Euplirasia . . . 91 Hieracium . . . 83 120 Pag. Pas. Pag. Hiuiantoglossum 104 Luzula . . . . 108 Ouopordou . 81 Hippocrcpis . . G5 Lychnis . . . 55 Onosma. . . 87 Holcus . . . . 112 Lycium . . . . 88 Ophr3^s . . . 105 Hordcuiii . . . 115 Lycoper.sicum . 88 Opoponax . . 74 Humulus . . . 99 Lycopus . . 91 Orcliis . . . 104 Hyoscj'amus . . 88 Lysimachia . . 94 Origanum . . 91 Hypericum . 57 Lj^thrum . . 71 Orlaya . . . 74 Hypochoeris . . 82 Malachium . 66 Ornithogalum 107 Hyssopus . . 92 Malva . . . 57 Orobanche. . . 90 Iberis . . . 52 Marrubi uin . 93 Orobus . . . 67 Ilex .... 85 Matricaria . . 80 Ostrya . , . 101 Inula . . . 79 Matthiola . . 50 Osyris . . . 98 Iris .... 106 Medicago . . 62 Oxalis . . . 59 Isnardia . . 71 Melamjìyrum . 90 Paeonia. . . 50 Jasminum . . 85 Melica . . . 112 Paliuras . . 60 Juglans . . . 100 Melilotus . . 6J Pallenis. . . . 79 Juncus . . . 108 Meli.ssa . . . 92 Panicum . . . Ili Juuiperus . . 102 Melittis . . . 92 Papaver . ■ 50 Kent.rophylluni 81 Mentba . . . 91 Parietaria . . 99 Knautia . . . 77 Mercurialis 99 Passerina . . 97 Koeleria . . . 112 Mespilus . . 70 Pastinaca . . 74 Lactuca. . . . 83 Micromeria . 92 Paulownia . . 89 Lamium . . 92 Micropus . . 78 Persica . . . 67 Lappa . , . 81 Moebringia . 55 Petasites . . 78 Lathyrus . . CO Molinia . . . 113 Petroselinuni. 78 Laurus . . . 97 Morus . . . 100 Peucedanuua . 74 Lemna .... 103 Mascari . . . 108 Phalaris . . 111 Leontodon . . 82 Myagrum . . 53 Phaseolus . . (;7 Lepidium . . . 52 Myosotis . . &S Phelipaea . . 90 Lepturus . . 116 Myriophylluin 71 Phyladelphus 71 Leucojum . 106 Myrtus . . . 71 Phill3aea . . 85 Ligu.struiu . . 85 Najas . . . 103 Phleuui . . . 111 Limodoruin . 105 Narcis.sus . . . 106 Phragniites . 112 Linaria , . . 89 Nasturtium . 51 Physalis . . 88 Linosyris . . 78 Nepeta . . . 92 Picridium . . 83 Linum . . . 56 Noriuni . . . 85 Picris . . . 82 Litlio.s])eriiiain 87 Neslia . . . 53 Pimpinella 73 Loliuiu . . . 115 Nigella . . . 49 Piuus . . . . 102 Lonicora . . 76 Oenanthe . . 74 Pistacia . . . 60 Loranthus . . 75 Olea .... Ho Pisuni . . . 66 Lotus . . . 61 ( )nobi-ycliis (;.■) Plantago . . 95 J^upiiius . . (il Onuiii.s . 61 Platanus . . 100 121 Pa£ Pag. Pluiìilìagn . . . i».5 Ruscus . . . Pua .... . W) Ruta Po(ìos]i('vniuiH S'i Sagiiia . . . Puly("iv|)Uiii . 7-J Saliojruia . . PolyciK'inuiii . !)<; Salix. . . . Poly-ala . . 'yì Sai so hi . . . Polygoiium . i>7 Salvia . . . Poly])odium . ik; Sambucus . . Polypogon . . 111 Samolus . . Populus . . 101 Sanicula . Portulaca . . 12 Saponaria . . Posidonia . . 103 Satureja . . Potamogeton . ia2 Saxifraga . . Potentina . . m Scabiosa . . Poteriuni . . 70 Scandix . . . Primula . . 94 Scirpus . . . Prunella . . 93 Seboenus . . Prunus . . . r,7 Scilla . . . Psiluru-^ . . un Scleranthus . Pteri.s . . . 117 Sclerocbloa . Ptycbotis . . 73 Scleropoa . . Pulegium . . 91 Scolopendrium Pulicai'ia , . 79 Scolymus . . Pulmonaria . 87 Scorpiurus Punica . . . 70 Scorzonera Pyrus . . . 70 Scrophularia . Quercus . . 100 Secale . . . Ranunculus . 49 Securigera. . Pa]>hanu.s . . 53 Seduni . . . Rapisi rum. . 53 Senebiera . . Reseda . . . 54 Senecio . . . Rhagadiolus . 81 Serapias . . Rhamnu.s . . no Serra fai e US Rliinaiithu.'^ . 90 Seseli . . . Rhus. . . . (50 Sesleria . . . Robinia . . , (i5 Setaria . . . Rosa .... ()9 Sherardia . . Rosmariuus . 91 Sideritis . . Rubia . . . 76 Silene . . . Rubus . . . m Silybum Rumox . . . 97 Sinapis . . . Ruppi a . . . 103 Sisyrabrium . lor, 59 55 ìk; 101 9(1 91 70 94 7:5 54 92 73 78 75 109 109 107 72 113 114 117 81 65 82 89 115 65 72 53 80 105 114 74 112 111 76 93 55 80 51 51 Smilax . . . 106 Solaiuiin . . 8S Solidago 78 Sonclius . . s:? Sorbus . . , 70 Sorgbuiii . . Ilo Spai'ganiuui . 101 Sparti uni . . 60 Specularla . . SI Spergularia . 55 Spiraea . . . ()>^ Stacbys . . . 92 Statice . . . ;»5 Stellarla . . 5(; Stipa. . . . 112 Suaeda . . . . ;i(; Succisa . . . 78 Symphytum . 87 Syringa . . . 85 Tamarix . . 71 Tamus . . . 10(J Taraxacuni 82 Taxus . . . 101 Tetragonolobus 64 Teucrium . . 93 Thalictrum . 48 Thesium . . 98 Thlaspi . . . 52 Tlirincia . . 82 Tbuja . . . 102 Thymus . . 91 Tilia .... 57 Tordylium. . 74 Torilis . . . 75 Tragopogon . 82 Tragus . . . 110 Tribulus . . 5H Triciionema . 105 Tritblium . . (;2 Triglocbin . . 102 Trigonella . . 62 Trinia . . . 82 8* 122 Pa.a;. Pao-. Pag. Triticuui . . 115 Trixago . . . 111 Tunica . . . 54 Turgenia . . 75 Tussilago . . 78 Typha . . . 103 ITlmus . . . 100 Urospennuin . 82 Uvtica . . . !)!! Vaillantia . . 77 Yaluiiaiiellu . 77 Vitis .... 58 Vei'bascum . 88 Vulpia . . . 114 Verbena . . !I4 Xantliinin . . 84 Veronica . . Ì)0 Xorantliomum 81 Viburnum . . 7G Zacvntlia . . 83 Vicia .... 05 Zanichellia . 103 Vinca . . . 8-^ Zea .... 110 Vincetoxicum 85 Zizyphus . . 00 Viola. . . . 5B Zo.stera . . . 103 Vitex . . . 93 LE API DEI DINTORNI DI TRIESTE Dr. Edoardo Graffe. ppresso alle formiche 1' ordine più interessante degli '^1 imenotteri è senza dubbio quello delle mellifere, in quanto che in esso noi ritroviamo nmnerose specie, '' che si fabbricano ingegnose costruzioni, nelle quali traggono la vita secondo determinate leggi sociali. In grazia di queste rimarchevoli particolarità si possono considerare le api come i più intelligenti rappresentanti dell' intera classe, e quindi a ragione esse meritano la più seria attenzione da parte del naturalista. Interi volumi furono scritti intorno alla vita ed ai costumi delle nostre api mellifere, laddove non meno vasto campo ad osservazioni offrono i bombi e le specie di api che vivono solitarie. Già da parecchi anni mi vo occupando di questo gruppo d' insetti, formando una collezione delle specie che abitano i dintorni di Trieste ed osservando le loro particolarità anato- miche e biologiche, che potranno servire ad ulteriori e più estesi studi in proposito. Per osservare e raccogliere le varie specie di api occorrono giornate in cui splende il sole e non sjjira vento, dappoiché di mattina o quando il cielo è coperto di nubi, questi animali se ne stanno rintanati ne' loro nascondigli. Luoghi prescelti 124 dalle api sono le praterie ed i giardini ricchi di fiori dei dintorni della città, i pascoli del Carso, le siepi di rose e di rovi, come pure i poggi aridi ove di preferenza allignano le cardacee spinose. Ai)pena cessati i i-igori invernali compaiono le api, nunzie (li primavera, come la robusta Xylocopa vluldccd, clie vagheggia i fiori dell' amandorlo. Nuove forme si presentano col progre- dire della stagione, specialmente allorché i ciliegi ed i persici vestono il loro manto bianco e roseo e ne' cespugli schiudono le loi'O corolle il L>ni/ÌHìii, iiiactilatuni ed Orvula ed altre specie di labiate. K ([ui si succedono le une alle altre le vaghissime Osmie, come la coni /if ti, la hitonìix, Y aei/ctt, VAnthofora pilipcs e (ìispar, svolazzanti rajìid aniente da fiore a fiore, Y Andrena fnlca, che ricerca i grap])oli dell'uva spina, le femmine de' Bombi, che con lento volo vanno ronzando in cerca di miele. Ma la loro vita effimera dura brevemente e presto scom- paiono per non ricomparire che noli' anno seguente. L' esistenza della maggior parte delle specie solitarie è limitata a quella de' fiori da esse visitati, sicché talora non si veggono volare (•he una settimana od anche meno. Vi fanno eccezione le Xi/loropc, le (Jc ratini' e molte femmine apjjartenenti alle varie specie di Hiilicf/is, che nei dintorni di Trieste durano dalla primavera fino all' autunno avanzato. I maschi di questo genere si sviluppano però appena in Agosto e Settembre. Le ajji sociali che vivono in istato selvaggio come i Bombi, perdurano egualmente dalla primavera all' autunno, tuttavia non si rin- vengono nei mesi primaverili che le sole femmine, che devono pi'odurre la colonia, laddove le lavoratrici o femmine im])erfette conq)aiono alquanto più ta.r(H, ed appena ndl' estate avanzato o nell' autunno i maschi. L'epoche di comparsa delle api nel tei'rilorio di Trieste. corrisj)ondono in generale a ipielle dell" Kuro])a centrale, ad eccezione fli alcune [)Oclie famiglie e generi, nei (piali forse avvieiKj una doppia generazione. Naturalmente esse compaiono un ])o' più precocemente che nei })aesi settentrionali, notan- dosi una relativa ])overtà di si>eeie duiMiite i mesi di Luglio ed Agosto, nei (piali il gi'aiide caloi'e uiiitanieiile alf aridità 125 ])('!•( lurante di solito in (questa stagione, esercitano un' intiuenza dannosa sullo sviluppo degl' insetti. Alla deficenza di acqua nei d iute imi di Trieste, dessi ascrivere la scarsità di specie in parQ.ochi generi, come nei Bombi, nelle Andrene, e in conseguenza nelle specie che vivono ])arassiticamente nei nidi di queste api. La comparsa limitata dei Bombi può d' altronde ricercarsi nella poca estensione che la coltura del trifoglio possedè nel nostro territorio. Forse vi influiscono pure la vicinanza del mare ed i venti non di rado impetuosi. Oltre alle condizioni locali poco favorevoli allo sviluppo di una ricca fauna di mellifere, essa viene ancora ristretta dalla mancanza di numerose forme nordiche, che non vengono rim- piazzate che da poche specie meridionali: caso clie alle volte si osserva in distretti delle faune di transizione. Nonostante queste iniluenze sfavorevoli, il nostro catalogo conta già fin d' ora oltre IMO specie, tra le (|uali una specie rli Osmia nuova, non peranco osservata, come mi venne comuni- cato dal distinto specialista Dr. Schmideknecht. Colgo questa occasione per porgergli i miei più sentiti ringraziamenti per il valido appoggio prestatomi nella determinazione di parecchie specie, che la deficente letteratura di cui dispongo non mi per- metteva di stabilire con sicurezza. Il presente prospetto comprende le specie osservate negli immediati dintorni della città di Trieste ed alcune poclie dal- l'Istria, e (piindi non può esser considerato che quale un pro- dromo di uno studi(j completo dell'intero distretto geografico, che dovrebbe estendersi fino ad Aquileja e (lorizia ed abbrac- ciare l'intera penisola istriana e le sue isole, come pure l'alti- piano del Carso fino a Fiume. Nutro speranza che a me o ad altri riesca di riempire in avvenire questa lacuna, aggiungendo al presente catalogo numerose specie interessanti, che senza dubbio saranno fornite ad ulteriori esplorazioni. 126 SECTIO J. APIDAE 80CIALES. I. Fani. APIDAE (scns. str.) Lingua longa linearis. Alae superiores cellulis 3 cubitalibus. Pal])i maxillares breves, vix articiilati ; labiales difformes i. e. articulis 2 primis longis, valvato-compressis. Tibiae posticae })atella et calcaribus nullis, operariis corbicula instructis. Oculis liirtis. I. Gen. APIS L. Apis mellifica L. L' ape comune viene allevata sovente ne' dintorni di Trieste, specialmente nella varietà itaìka, che ha i primi anelli addominali di color rosso, al pari di un' altra varietà, proveniente dall' isola di Cipro, che oltre all' addome ha rossi anche gli scudi del torace. La solita ape bruna tro- vasi allevata in ispecialità sul Carso, ove non di rado viene tenuta ancora negU antichi alveari di paglia. In generale la coltura lascia molto a desiderare, e non sono che pochi alle- vatori, come il signor Schroder, che abbiano introdotti i re- centi perfezionamenti. Va però notato che ad uno sviluppo più vasto dell' apicoltura si oppone la vicinanza del mare e la veemenza dei venti, che non di rado disperdono gli sciami. Più estesa è tale coltura nella valle del Vippacco e principal- mente nel vicino Friuli, ove di primavera vengono trasportati centinaia di alveari dalla valle superiore dell' Isonzo ed in ispecie da Caporetto. II. Fani. BOMBIDAE Ut Fam. I, scd libiis posticis 2 calcaratis et oculis glabris. I. Gen. BOMBUS Latreille. 1. Bombus hortorum L. I>i (juesta specie polimorfa tro- vasi a Trieste «li pi-f-t'eicu/a la liella \ai-i»'tà australe, già de- scritia coiiK! specie j)aii icolai'e d;i Sco|»oIi sotto il nomo ili 127 T>f)iiih)(s (ir<)iìhifca e da Spinola di I>. Ilf/uslinis. Più rara è la t'orma //. yndcrafns Fai) , d' onde deriva direttamente il //. ar- (jillaica. I maschi e le operaie corrisjjondono per il coloi'ito del corpo e delle ali con quelle del li. ruderatHs, salvo una tinta gialla più carica del torace. Sul Carso è più frequente che alla costa la forma nrdrrdfnft. Già nei primi giorni tiepidi di pii- mavera, alla fine di Febbraio, nel Marzo ed in Aprile si veg- gono aggirarsi intorno alle labiate, di preferenza intorno al Luììiiiiìii iihiciiJii/hii/, le femmine di questa specie, notevole per le ali violacee. A])])ena più tardi nei mesi estivi compaiono le operaie ed i mnsehi. '2. B. pratorum L. Le femmine di (piesta s]ìecie comj)aiono egualmente coi primi giorni di primavera, nel Febbraio e Marzo, non sono però punto comuni, come in generale i bombi dei dintorni di Trieste, che non contano d' altronde che ])Oclie specie. 3. B. silvarum L. Trovasi non raro suU' altipiano del Carso, ne manca agii orti, che circondano la città. E rimarche- vole la picciolezza delle femmine di «piesta s])ecie negli esem- plari di Trieste. 4. B. agrorum Fab. Abita, non rara, durante i mesi estivi il pianoro del Carso, e specialmente Lippiza, nella forma co- mune e non nella bella varietà meridionale ji)r/.sc^^o>7^y)L I maschi e le operaie si riscontrano nell' autunno avanzato più tardi di tutti gli altri bombi triestini. 5. B. cognatus Steph. Raccolsi solamente individui P nel giardino della stazione zoologica durante l'Agosto e Set- tembre. 6. B. variabilis Schmied. Di questa specie osservai più volte la varietà notomcìas Krierhlxiuìney e frisfis Soldi, tanto sul Carso in prossimità di Clanaz, quanto sui prati tra Dolina e Zaule. rs e P in Luglio, Agosto. 7. B. lapìdarius L. Di questa specie non raccolsi finora che un unico esemplare nel giardino della Stazione zoologica, nel mese di Maggio. 8. B. confusus Schenk. Rinviensi a Zaule sui prati palu- dosi e nelle saline durante il (liugno. 128 !». B. terrestris L. Questa specie, molto diffusa, è anche nei dintorni di Trieste in unione al B. hortoriiiii r. arfiiìlrtccd Srp.. la ])iù comune tanto alla costa che sul ('arso. SECTIO 11. APIDAE SOLITAKIAE. A. Po di/ egida. 111. Fani. ANTHOPHORIDAE. Lingua longa. Palpi maxillares G articulati. Foemiuae pe- dibus posticis scopa pollinigera instructis (floccula autem nulla). Ungniculi pulvillo magno. I. Gen. ANTHOPHORA Latr. 1. Anthophora pìlipes F. ('omunc unitamente alla var. nera in tutti gli orti di Trieste nei mesi di Marzo, Aj)rile e Maggio. 2. A. dispar Lep. Più rara della ]n^eoedente, comparendo un po' più tardi. 3. A. Dufouri Lep. Rarissima sul Carso a S. Croce. 4. A. aestivalis Pz. Nel Luglio a Lippiza. o. A. furcata Pz. Nei giardini nel mese di Maggio, <). A. personata illiger. Trovata sul Carso in un unico esemplare nel (-riugno. 7. A. quadrifasciata Vili. Pi nviensi dall'Agosto fino all'au- tuimo avanzalo e talora anche nel Novembre sui fiori del Liciuìii hfirhfinnit. Vola rapidamente, producendo un forte ronzìo al pari di tutte le Anto])horae. K A. albìgena Lep. Xr)ii rara in Ciugno e Luglio sul Tjic'niiii hiiriKOKiii. '.*. A. garrula Rossi. Più rara della precedente da (TÌugno ad Agosto. IL Gen: MACROCERA Latr. (Trinilo,,, . A. Gwynana K. Nel Maggio a Lippiza sui fiori del Lamiuni. 10. A. Julliani Schmied. In Marzo ed Aprile nei bo- schetti di quercio. 11. A. Taraxaci Gir. Negli orti durante l'Aprile. 12. A. parvula K. Comunissima negli orti ed in luoghi erbosi della costa dal Febbraio al Giugno. 13. A. minutula K. Non raccolsi che pochi esemplari di (picsta specie nel giardino della Stazione zoologica. 14. A. Cetii Schrnk. Anche di questa specie, non rara nel settentrione, non pigliai che un solo esemplare in Agosto nella valle della Rosandra. 15. A. ventralis Imh. Eara intorno a Trieste. 16. A. cyanescens Nyl. Non rara in Aprile e Maggio nei giardini di Trieste sui hori delle Veroniche. 17. A. spinigera K. Non comune negli orti di Trieste, in Maggio. 18. A. cingulata Fab. A Lippiza in molti esem])lari di una piccola varietà di 7 min. 19. A. curvungula Thoms. Tu Luglio sulle Composte nelle foveole del Carso, 20. A. piceicornis Dours. Rara di primavera. 21. A. extricata Smith. Nei giardini di Trieste. 22. A. fulvicrus K. Frequentissima su tutti i fiori negli orti e nei 2)rati della zona litorale in Maggio e Giugno. 28. A. labialis K. Nell'estate in luoghi erbosi. 24. A. proxima K. Nel Maggio non rara presso Trieste; gli esemplari però di piccole dimensioni. ^ 25. A. lucens Imhof. Sul Carso presso Borst in Giugno. 2(). A. Shawella K. lìara sul Carso in Agosto. 27. A. combinata Christ. Nei dintorni di Trieste e sul Carso, dalla primavera all' autunno. 28. A. dubitata Schenk. in A])ril(' sui lioii delle fragole. 2*.>. A. Korleviciana Friese. In Mar/o i' Aprile sul C'arso. 133 30. A. convexiuscula K. Xfi giardini ed in luoghi erbosi nel Maggio e (iiugno. 31. A. xanthura K. In jirimavera sopra piante dili'erenli. 32. A. ventricosa Dour. Rara su varie specie di fiori a Borst. 33. A. Listerella K. Non rara in Giugno sul Sckccìo Jdcobaca. 34. A. funebrìs Pz. Finora non 1' ho raccolta che a Rovigno in Istria sui fiori del Hnhns, in Luglio. 35. A. fulva Schrank. Questa bella Andrena compare al principio di primavera, per lo più in Aprile, e trovasi, come altrove, esclusivamente sui fiori di Ribes Grossularia. 36. A. nigrifrons Smith. Raccolta a Lippiza nel mese di Maggio sui fiori deìV AcscHlits Inpiìocastanuììi. IL Gen. HALICTUS Latr. 1. Halictus sexcinctus Fabr. Dal Marzo all'autunno spe- cialmente sulle carduaeee e sulle ombrellifere. 2. H. Scabìosae Rossi. Comune sul Carso di Trieste ed in Istria, la P dalla primavera all' autunno, il o soltanto in autunno. 3. H. quadristrigatus Latr. Più rara delle due precedenti suW Eryìicjl/iìi/ aìi/cf//>/stli//(iìL Tanto il cT che la P in Agosto. 4. H. xanthopus K. Non rara ]iel Maggio. 5. H. sexnotatus K. In Maggio e Griugno non rara nei giardini come pure sul Carso attorno le labiate. 6. H. quadrinotatus K. In estate, non frec^^uente. 7. H. leucozonius K. In Giugno e Luglio sulle carduaeee. 8. H. quadricinctus Fab. Comune dalla primavera all'au- tunno. *J. H. maculatus Smith. In Maggio e Giugno sulle Achillee e sui Cardi. io. H. interruptus Pz. In Maggio di preferenza sulle Achillee. 11. H. cylindricus Fab. Le femmine trovansi tutto Tanno, i maschi nell' estate avanzato sulle ombrellifere. 12. H. fasciatellus Schenk. Comuno a Li|)])iza iu Majugio. 13. H. albipes F. Coinune dal Marzo al Settembre. Kitli- iica sulle pendici erbose. 14. H. lucidulus Schenk. Xon raro intorno alla città negli orti e nei j)rati. 15. H. minutus K. Non comune. 10. H. tumulorum L. La specie più comune di Ualictus dui'ante tutto l'anno; i maschi in Agosto. 17. H. Smeathmanellus K. Le P sono altrettanto fre- (pienti tutto l'anno, i -* solo d'autunno. 18. H. politus Schenk. Abjuanto raro. IH. Gen. COLLETES Latr. 1. Colletes fodiens K. Piuttosto rara sul Carso, in Giugno. 2. C. marginata L. La raccolsi tanto sul Carso die a Zaule sui fiori dell" J'IniìKjiiim amctliystinani in Agosto. H. C. balteata Ngl. Presso Trieste sui fiori della camo- milla, in Cliugno. IV. Gen. NOMIA Latr. 1. Nomia diversipes Latr. Trovasi comune tutto 1' estate specialmente in Agosto su x'arie labiate ( di preferenza sulla Mentila piperita) nella valle della Rosandra, a Zaule, Aurisina, ecc. B. Gastrilegidae. Vili Fani. MEGALICUIDAE. Jjiiigua elongata. Palpi labiales ditìbrmes articuio piiino secundo Ijreviore. Palpi maxillares 1—4 articulati. Mandibulae \'alidae dentatae. Labrum elongatum sub mandibulis occultum. Alae superiores cellulis 2 cubitalibus. Feminae scopa densa ventrali. I Gen. MEGACHILE Latr. L Megachile lagopoda L. Appare in due grnrrazioni tanto iu Jjuu'tio che in Settcniltre. 130 'A. M. maritima K. llara sul ('arso in cstalf.'. 3. M. Willhugbiella K. Nel (Jiuniu) suU' altipiano del Carso- 4. M. centuncularis L. La prima generazione appare in Gino-no, la seconda in Settembre e Ottobre sui fiori del Lijcl/iiii hiiflxinuìì. o e p volano insieme. 5. M. ericetorum Lep. Rara sul Carso in Giugno. (). M. circumcincta K. Abbastanza comune in tutto il litorale. 7. M. sericans Fons. Trovata in Agosto nel bosco Siano a Pola. 8. M. argentata Fab. Vola con la M. crufìturuhn-is in due generazioni: la seconda trovasi fin all'Ottobre sui fiori del Lyc'niììi harlxiniDi. 5>. M. imbecilla Gerst. Non tVei pienti^ sul (-arso in Maggio. II. Gen. CHALICODOMA Lep. L Chalicodoma muraria Fab. Oltremodo comune in tutto il Carso, ove le numerose roccie nude le offrono acconcie lo- calità per collocarvi i nidi formati di sabbia e pietruzze. Dal Giugno all'Agosto si veggono le femmine in gran copia su tutte le vie, specialmente in prossimità dell' acqua, ove raccol- gono granelli d' arena più o meno grossi nelle loro mandibole per costruire i loro nidi. E strano tuttavia che il parassita di questa specie, il Trkliodcs (ipìarins L. non si trovi clie solo raramente sugli esemplari di Trieste. I maschi, di color rosso, compaiono in Maggio e Giugno. 2. C. manicata Gir. Secondo Friese, trovasi a Miramare, io ne raccolsi un maschio al Farneto. 3. C. pyrenaica Lep. Frequente in Maggio sulle Papiglio- nacee. III. Gen. OSMIA Latr. a) CERATOSMIA Thompson. L Osmia bicornis L. Comune in Febbraio e Marzo. 2. O. cornuta Latr. Di questa bella ape, che compare nel Marzo ed Aprile colla fioritura del ciliegio, si può osservare 130 egregiamente la costruzione delle cellule, introducendo un tubo rli vetro entro un buco del legno. Ogni muccliio, composto di polline e (li un [xi" di miele, viene tornito di un uovo lungo un centimetro, di t'orma allungata, e chiuso con nna parete di arena o d' argilla. La larva cresce prestamente dall' uovo ed è svilnppata in poche settimane, dopoché l' intera provvista di ])olline trovasi consumata: si trasformano (piindi in crisalidi per sgnsciare appena nella prossima primavera quale ape, per- forando le pareti. Il volo tanto delle Osmie bicorni che delle cornute dnra molto poco nei dintorni di Trieste, tutto al più tre settimane. //) ACEKATOSMIA Sclnniedok. 3. O. emarginata Lepel. In Aprile e Maggio sui fiori deW Ajn(/(i al Farneto ed a Borst. 4. O. macroglossa Lepel. Questa specie, notevole per la lunga proboscirle, e, secondo Schmiedeknecht (Apidnìmono- (jraphlr)^ nota finora unicamente dalla Grecia, venne trovata in grande copia nella valle soleggiata di Borst sui fiori del- l' (hiosnKi stclhddtnììi W. K. Il lungo tubo della corolla di questa Onosma non permette alla robusta Osmia che l' introduzione della parte anteriore del capo, sicché molto a proposito le riesce l' insolita lunghezza della mascella e del labbro inferiore, rispettivamente della })roboscide, per giungere ai nettari al fondo del fiore. Quest' ape. vola dal principio di Maggio alla metà di Giugno. c) CHALCOSMIA Scliiniedok. 5. O. aenea L. Comune in tutti gli orti da F(>bbr;ìio a Maggio. *'). O. melanogastra Spin. Sul monte S. Primo presso S. Croce, in Giugno. 7. O. clipearis Morav. Rara a Borst nel (-riugno. 8, O. fulviventris Latr. Non rara nell'estate avanzato sulle carduacee. '.>. O. Soiskyi Morav. Sul Carso. lo. O. Latreillel Spin. Nd (iinguo a Borst. 137 11. O. Panzeri Morav. In Aprile e Maggio negli orti, piutfosio rara. 12. O. Giraudi Schmied. In Giugno sul monte S. Primo. 13. O. versicolor Latr. Sul (Jarso n^^l mese eli Giugno. 14. O. gallarum Spin. Sul Ijoiuiinu piii/iurf/niì in (liugno. Recentemente ebbi da vecchie galle abbandonate dalla Ci/ìiips argentea Hartifj, una quantità di (). f/ftl/anmi tanto y che e?, che sgusciarono al 30 Marzo. Esse vi avevano praticato dei canali, in ognuno dei quali trovavansi 3 a 4 crisalidi. ci) ERYTHROSMIA Sclimiedek. 15. O., andrenoides Spin. Non comune nei giardini e sui prati di Trieste sopra il Lamium maculatimi. e) ACANTHOSMIA Thompson. 16. O. rufohirta Lep. Sui fiori di AJnga al Farneto. 17. O. leucomelana K. A Borst sui fiori deìV Echitim. 18. O. Gràffei n. sp. Schmied. ^) Devo alla cortesia del Dr. Schmiedeknecht la seguente descrizione tanto del maschio che della femmina di questa nuova specie, che trovai solitaria nelle piantagioni e nei giardini del Campo Marzio. Ho veduto la femmina penetrare nei buchi praticati nel legname dai coleotteri. P. Caput atrum, dense punctatnm, nitidulum et parce griseo- pilosulum, mandibulis solum apice denticulis 2 obtusis armatis, clypeo margine apicali truncato, antennis nigris, capite fere bi'evioribus. Thora.r griseo-hirtulus, mesonoto concinne punctato, nitidulo, spatio metathoracis cordiformi polito, sutura transversa basali rugulosa. Ahdoììicn breviter ovale, dense pnnctatum atrum, leviter aeneo-micans, fere giabrum, solum segmentis apicalibus ') Nomen meritissimi Graeff'e qui liane speciem (^ antennarum structura et alarum maculis distinctissimam in regione Tergestina detexit et cum niuitis raris hymonopteris nìihi Vienevole comnniuicavit conser- vare gratuni otìiciuni existiiiiavit auctor. Dr. 0. Schmiedeknecht. 9* 138 sparse gTÌseo-]nibescentibns, margiiiibus sei^mHntorniii anguste l'utescentibus. segmentis 1 — ;i apice iitnntpie albo-cibatis, seg- mento quarto fascia fere integra, seguieiiio (|UÌiito \ix tasciato, scopa ventrali laxa. grisea. Vciics omnino nigri. griseo-hivnili. calcaribus testaceis. tibiis auterioribus apice externa longe uii- cinatis. Alar toto margine apicali ])raecipue circa venarum apices maculatini infnmatae, venis fuscis, oi'dinaria r)bli(|n;i ante furcam. Tegnlae obsciire riifescentes. Long. H — 7 unn. '^. (^(ipìit tliovacis latiindiiic acrescciiti-nigniiii. fulveseenti- griseo ìiirtnlinii. cIvjxm") flensins villoso, inavgiue apieali obsoleti serrato, mandibnlis birlentatis, antennis brevibus structura valde insigni, scapo neni]-)e incurvato, apicem versus incrassato, superne squama desinente, flagelli ])rimum aiiiciilmn obtegente, flagelli articulis onniibvis trausversis ijitenuediis suììtns gibbosis, 9 — 12 ferrugineis ultimo nigro. latissimo, apice l'otunrlato. TJiora.i capitis colore et liirsutie. mesouoto dense ])uuctato. nitidulo, s])atio metathoracis coi-difoi-iui polito. AlxhtiiKii elongatuni. in- curvatimi, concinne |)uncta1um. brc\'iicr albido-liirtuluni. mar- ginibus segmentormu testaceis, densius vestitis, anticis lateribus fere fasciatis, segmento primo ventrali processum magnum, crassum aequi-lateralem apice truncatum emittens. quarto ven- trali nniximo, a])ice prorlucto et canaliculato. se])1inio dorsali lateribus et a])ice mucronato, ante mucronem apicalem fovea distincta impressa. Vocìcs nigri, albido-pilosi, calcaribus testaceis femoribus, tibiis et metatarsis anticis dilatatis. Alac superio- res et inferiores toto imirgine exterud t'ninatae et maculatac Long. H mm. /•) C^rKNOSMIA Tl.oiii]>s. IK O. adunca Latr. Sul Carso nel mese di (TÌugno. !'.•. O. Lepeletierì Perez. Tu Giugno sul monte S. Primo [jrcsso S. Croce. "20. O. Moravitzi Gerst. Sui ])rati del (.arso, in (ìingno. 2J. O. caementaria Gerst. Sui lioi-l delle c;ii'dnacee al- l' alt i|tian(i del ( .^il'Sii. 139 (f) HELICOSMIA Tliomi)s. 22. O. aurulenta Pz. Isolata iu (liugiio e Ijui;1Ì(i sui prati del Carso. 23. O. bicolor Schrnk. Non la trovai che nel bosco di Lippiza nel Maggio e Giugno. 24. O. vidua Gerst. A S. Primo nel mese di Giugno. /() FUKCOSMIA Scliiniecl. 2\ O. quadridentata Fonsc. Nelle vallecole del Carso ugno e Luglio. 2(5. O. dalmatica Mor. In Giugno nnl bosco rb Lippiza. /) HAPLOSMIA Thomps. 27. O. spinulosa K. Non rara in estate sulle ombrellifere. 28. O. bidentata Moran. Sul monte S. Primo pr. S. Croce. IV. Geli. HERIADES Latr. 1. Heriades campanularum K. Frequente nei mesi estivi. V. Gen. TRYPETES Schenk. 1. Trypetes truncorum L. Non raro nei mesi estivi sopra le varie specie di carduacee, di campanule, ecc. VI. Gen. CHELOSTOMA Latr. 1. Chelostoma maxillosum L. Non comune nel Carso sulle carduacee. VII. Gen. ANTHIDIUM Latr. 1. Anthidium manìcatum L. In Luglio sul Carso sopra varie specie rU Labiate. 2. A. oblongatum Latr. In Agosto sul Carso. 3. A. variegatum Fab. Trovato in Settembre a Servola. 4. A. strigatum Latr. Comune tutto l'anno sul Carso. 5. A. punctatum Latr. Nelle tbveole del Carso, special- mente a Percidol presso Opcina, dal Giugno al Settembre. 140 6. A. septemdentatum Latr. Lo trovai in Maggio sul monte S. Primo ed in altre località del Carsso. 7. A. cìngulatum Latr. Col precedente. 8. A. florentinum Fab. Sui fiori del liubiis in (liuguo a E.0 vigno. Gli Antidì sogliono raschiare la peluria delle foglie di varie piante, p, e. del Verbasco, delle Salvie, ecc. per imbottire le loro cellule; da noi però non mi riusci finora di constatare a (piali piante ricorrano le specie tostò nominate. C. Pseudoparasitae. Apparata ad pollen colligenduni haud iustructae, attamen haud parasitice viventes. IX. Fani SPHECODIDAE. Ut Andrenidae, apparatu autem pollinigero nullo. Lingua brevis, lanceolata. L Gen. SPHECODES Latr. 1. Sphecodes fuscipennis Germ. Dal Maggio al Set- tembre sui fiori. 2. S. gibbus L. Non comune, in Agosto e Settembre. IL Gen. PROSOPIS Fab. L Prosopis rhodia Lep. Frequente in Luglio nei giar- dini di Trieste sui fiori dell' aglio. 2 P. signata Pz. Un po' più rara su varie piante. 3. P. annulata L. Trovasi dal Maggio al Settembre sulle labiate tanto nelle valli die sui monti. 4. P. obscurata Schenk. Comune durante tutto restate, ò. P. clypearis Schenk. Non la raccolsi che una sol volta in mi giardino di Trieste. SECTIO III. APIDAE PAKASSITICAK. Liquilinae i. o. Apidae ])arassitieae in nidis socia liuui viventes. 141 XI. Fani. PSITIIYRIDAE Ut Boinhidae, femiiia autem corbicula et forcipe iiiiUis. Solum femiiia et mas, I. Gen. PSITHYRUS Lep. 1. Psithyrus campestris Pz. — 2. P. vestalis Fourc. Queste due specie di Psithyrus sono piuttosto rare, in relazione alla scarsità dei bombi, presso i quali dimorano. 3. P. lugubrìs Kriechb. var. njgricollis e unicolor. Ri- trovai di questa specie molti esemplari a Lippiza, ove proba- bilmente vive parassiticamente nei nidi del Bumhn.s hortoram var. argiìlacciis, ivi comune, col quale essa possedè molta so- miglianza. XII. Fani. MELECTIDAE. Lingua elongata. Pedes postici parce pilosi, apparatu pol- linigero nullo. Labrum magnum, liberum, sub angulo l'ere acuto inflexum. L Gen. MELECTA Latr. 1. Melecta luctuosa Scp. Rara sul Carso nell' estate, II. Gen. CROCISA Latr. 1. Crocisa histrìonica Fab. Trovasi nell' estate qua e là abbastanza frequente. m. Gen, NOMADA Fab. 1. Nomada succincta Pz. Rara sul Carso, in Maggio. 2, N. confìnis Kriechb. Li Maggio sul Carso presso Ba- sovizza, 3. N. Solidaginis Pz. Non comune durante l'estate sulla Solida (/o L'iiyd-anrcd. 4. N. fucata Pz. Presso Trieste al lido, rara. 5, N. Jacobeae Pz. Di questa specie raccolsi in Set- tembre 6 esemplari sui fiori della Srah/osa nella foveola di Parcedol, 6, N. sexfascìata Pz. Sul Carso presso Lippiza, 142 7. N. imperialis Schmied. Colla preuudenif in Maggio. 8. N. ochrostoma K. Trovasi in grande quantità al pi-in- cipio di primavera sui poggi arenari, specialmente sulle colline circostanti Longera. 9. N. zonata Pz. In Aprile nei giardini sui fiori delle Fragarie. 10. N. propinqua Schmied. Trovata in Aprile presso Trieste dal Dr. Ivricelibaumer. 11. N. flavoguttata K. Non rara, dal Marzo all'Agosto; vive parassitica presso V Andrena parvnìa. 12. N. armata H. Sch. Trovata presso Gorizia dal Dr. Krieclibaumer. 13. N. mutabilis Mor. In Giugno sul Carso pr. S. Croce. 14. N. ferruginata K. Non rara, in Aprile e Maggio. 15. N. Fabriciana L. Raccolta, secondo il Dr. Kriechbau- mer, presso Trieste. XIII. Fam. STELIDAE. Ut Melectidae, labro autem magno sub mandibulis occulto lue validis fere semper dentatis. I. Gen. SIELIS Latr. 1. Stelis octomaculata Smith. Rara sul Carso, in Jjuglio. 2. S. signata Latr. Sul Carso, ove sono nidi di C/uili- codoiiiK, coi (juali prol)al)ilniente vive da parassita. 'ò. S. nasuta Latr. ('olla precedente. II. Gen. COELIOXYS Latr. 1. Coelioxys octodentata Lep. Sui fiori della Chinafis in Maggio. 2. C. elongata Lep. In Settembre sui fiori del Lici/ini. 3. C. recurva Schmied. Sul Carso presso Borst e Bagnoli. 4. C. conica Latr. Colin jirccedcnte in Agosto. Questo genere è piuttosto raro nei diiitoiiii 'li Trii'ste. LA CAVERNA DI GABROVIZZA PRESSO TRIESTE DEL Dr. Carlo Marchesetti. . .ì^V :j^ Bnrton, ])iibl)lican(lo un lavoro sulla preistorij '^ié-^'Ji^ ii^triana, esprimevasi nel modo seguente: „I hac ^on sono clie pochi anni che 1' illustre Riccardo ria had '-'^H^^^è-^'^ always doubted, despite the robust belief of my friend Luciani, that a race of cave-dwellers would be found in tliis region. As a rule the troglodyte affects climates which are either very hot and rainless, as near the Red Sea, or coki, as in the north of France. Moreaver, cave-dwellers do not, even in our day, readily give up their cheap and confortable abodes ; this may be seen throughout La Beance, and even at Saint Cime, within an hom-' s railway-travel from Paris. Again, the perpetuai infìltration of rain, which doubtless was more abundant in the days before Istria-land was disforested, must have made them damp and malarious, in fact very uncom- fortable compared with those of the chalk. The essentially temperate climate of the fair peninsula, also, would suggest subaerial habitations and it offered peculiar facilities for buil- ding; limestones whose naturai fracture saves the trouble of blasting and cutting, and abundance of wood for the rude wigwam. Finally, the large number of the pre-historic or proto-historic „Castellieri", which may amount to a score in the 144 small territory of Alboiia, is adverse to the existence of a troglocìytic race" '). Ho creduto di citare per esteso le parole di mi' autorità cosi rispettata, quale si è il Vicepresidente della Società An- tropologica di Londra, per dimostrare che dieci anni fa non solo nulla si conosceva ancora intorno all' esistenza dei nostri trogloditi, ma che si era persino perduto ..ali hopes of fin/r. A />J, nelle quali vive in copia l'interessante crostaceo delle caverne, il Xij)/i(irf/iis sti/f/itis. Questo tratto mi- sura 68 m. ed <'■ conic il jìi-ecerlente piivo affatto da incrosta- zioni stalagmitiche, (piantun(iue dalla vòlta ]iendano bellissime stalattiti e molto copioso sia h» slillieidio. Tjh larghezza e l'altezza si mantengono dappcriniid nuitoiMiii. variando quella ria IH a 20 m., questa da 10 a 12. All'improvviso però la scena unita rP aspetto e numerosi massi ed enormi colonne lONcscialc ingombrando il suolo, ci 'j Jl ])iauo «li (iiU'sta cHVcrna. jnililicato ilal luot. ìMosim' (Mittli. pracli. Coiiun. 18HH ]>. S f. .^>ì ('■ del tutto idealo e non covns])ondp all'alio alla .stessa, come si può tac-ihnonto pei'su.adersi. confrontandolo «ol no- stro (Tf(r. I), che vonno accuratamonto rilevato dal prof. Fai'oili. rnj osin-in^o i|ui la mia rifonosconza. 147 fanno fede fli una vasta mina. La grotta va rapidamente innalzandosi e diviene verso 1' estremità superiore piuttosto malagevole, non trovando il piede alcun appoggio su quelle liscie sujjerfìfi delle roccie incrostate. Questo tratto della grotta, che misura 47 ni., è il [)iii bello mi il più interessante per le innumerevoli stalattiti, variamente foggiate, che pen- dono dall' alto della vòlta o scendono vagamente lungo le pa- reti a guisa di candide cortine, ehe talora si addensano sopra le nicchie laterali, talora anipianieiite espanse formano de' gra- ziosi baldacchini dagli orli frangiati. Umido nella massima parte, esso otfre tuttavia dei ripiani perfettamente asciutti, divisi tra di loro dai massi stalattitici caduti dall' alto. La caverna non possedè aleuna diramazione o galleria laterale e solo qua e là rinvengonsi delle piccole insenature mezzo velate dalle stalattiti, in una delle quali si raccoglie una tenue quantità d' ac(]ua. E probabile che anticamente essa avesse nell' ultimo ti'atto un' altra apertura. ias spelacns) avendovi raccolto ben 10 crani più o meno completi, 50 mascelle inferiori, 310 denti sparsi ^), oltre ad un' enorme quantità di altre ossa. Essi erano di tutte le dimensioni di tutte l' età, dagl' individui al cui paragone il nostro orso bruno appare un pigmeo, su})erando per mole l' orso polare, ai giovanissimi, cui stavano appena appena per ispuntare i denti. I due più grandi teschi hanno ') Essi sono divisi in Incisivi iul'ei'iori 21) Premolari interiori I 1." Molare inferiore 'IV-, 2." Molare inferiore H2 3" Molare inferiore 2Ci Incisivi superiori c52 Premolari superiori Il 1." Molare superiore 17 2." Molare su]ieriore 11 Canini s] tarsi 11 I Lacunari i* •;i() siccliè (cnoiiilo conio ilcllc niusccllc iulcriuri e dei cuiiini spiir.si, liero per lo meno 71* imllviilui. 149 un diametro aiitero-j)Osteriore di 450 risp. di 455 mni. ed appartengono ad individui vecchi con suture totalmente oblite- rate, colla cresta sagittale molto pronunciata e colla corona dei molari assai consumata. Sfortunatamente i teschi sono per lo più deficienti d' una o dell' altra parte, sicché non si prestano elle incompletamente ad una misarazione comparativa. L' esemplare meglio conservato ci dà le seguenti misure : mm. Dal margine alveolare esterno d. incisivi alla spina occipitale 450 Altezza verticale del mascellare 131 Altezza verticale della fronte 70 Lunghezza del frontale l'^3 Massima larghezza dello stesso 142 Lunghezza del parietale 150 Altezza della cresta occipitale dal forame magno ... 99 Larghezza massima tra i due archi zigomatici 290 Distanza tra 1' apice dei due canini 87 Larghezza del palato al premolare 70 Spazio occupato dalla serie dei molari 92 Lunghezza del premolare 22 „ „ 1." molare 27 „ „ 2." molare 42 „ „ canino 121 Grossezza „ premolare 15 „ „ 1." molare 19 „ 2." molare 23 r) „ „ canino 84 Tanto la cresta sagittale e la conseguente infossatura delle ossa parietali, r[uanto lo sviluppo dei seni frontali sono pro- porzionati alla grandezza degli esemplari. Nessuna delle nostre mascelle superiori porta un dente lacunare o l' alveolo pel me- desimo. La lunghezza del premolare varia da 16 a 22, quella del 1.» molare da 23 a 33 e quella del 2." da 40 a 45 mm. In un individuo molto giovane tpiest' ultimo è lungo 30 e largo 16 mm. Meglio conservate sono le mascelle inferiori, sebbene an- che fra di rpieste il maggior numero manchi di una o dell' altra 150 estremità e (juiiidi si sottragga ad una misurazione completa. Contansi 28 mascelle sinistre o 22 destre, tuttavia non si la- sciano unire, appartenendo tutte ad individui differenti. Le più lunghe misurano dal margine esterno degl' incisivi al condilo 282 a B35 mm. Lo spazio occupato dai molari non subisce clic piccole variazioni nei singoli individui, oscillando tra 79 e 89 mm. ed essendo in media di 85. Ciò risulta pure dall' uniformità dei singoli denti tanto in animali giovani che in adulti, misurando il 1." molare da 27—31, il 2." da 27 a 30 ed il 3." da 25 a 28. Grande differenza presenta all' incontro la distanza tra il mar- gine esterno dell' alveolo del canino e la radice dell' apofìsi coronoide, che negli esemplari più grandi è di 191, 185, 175. 169 mm. e nei minori di 140, 132, 122, 118, 117, lOG. Nasce da ciò che negl'individui giovani il 3." molare sta al didietro della radice dell' apofìsi, laddove negli adulti questa nasce in con'ispondenza del margine posteriore di detto dente. Anche lo spazio tra il canino ed il premolare subisce notevoli oscillazioni, come risulta dalle seguenti misure : 13, 20, 22, 24, 2(;, 29, 30, 3<;, 47, 48, 49, 50, 54, 55, 64 mm. In quanto al dente lacunare esso trovasi 8 volte su 19 delle no- stre mascelle, la sua posizione però è molto varia, giacendo più () meno distante dal canino. Così lo trovai in due casi ad un solo millimetro dal canino, poi a 2, a 5, a 9, a 18, a 20 ed a 35 mm. L' altezza della mascella si mantiene quasi eguale negl'in- dividui piccoli laddove nei ])iù grandi essa va notevolmente abbassandosi verso il canino, come può vedersi dalle seguenti misurazioni presse su 15 esemplari: I :i H 4 r, a 7 8 n ioli v.v u li 15 Altcz. d. mascella al o."iuol. 8« «4 80 7B 72 70 G'à 50 50 i8 •!« Iti -15 15 11 „ „ „ al l.-'mol. HO 72 71 (54 (M (M .57 52 45 50 44 45 45 li Id Aggiungo qui le misui'c di C» ]iiasc(41e ])iù intere: J ;.> .7 4 5 a Dal iiiaij^iiif iiit. degl' incisivi all'avtic. glenoidea — ;i02 2(i5 — — — Dal marg. ini. dci;riiicis. alla rad. doU'apolisicoroii. KU) 1!»1 175 178 185 117 Altezza ViTticalc dei condiUi US 121 1»5 — 105 — 151 1 2 .? 4 r> 0 Spazio occupcito dai niohiri SC 85 83 84 'JO 8G Distanza dal niav,2,ine post. d. canino al prcniolai-c 1!) 5-1 47 5(; — 24 DistanzM ilal dento Incun. al mari;-. ])Ost. d. Cimino P>5 20 — — 18 — Diametro ninssinio ant. post, del premolare . . — — 15 — — Ifi laterale „ „ ant. post, dal 1." molare laterale „ „ „ ant. post, dal 2." molare laterale „ ,, „ ant. post, del 3." molare — — 11 — — 11 30 31 — 31 — 28 14 13 — 13 — — 28 20 27 2!) — — 17 17 15 17 — - 28 26 23 25 25 28 „ „ laterale „ „ „ . . 17 li) 15 17 20 17 Quantunque, come dissi, la quantità delle ossa raccolte sia considerevole, non mi riesci di mettere insieme un intero scheletro, essendoché le loro dimensioni presentano troppe dif- ferenze. Di più va notato che le ossa lunghe maggiori sono in buona parte spezzate trasversalmente, mentre rimasero intere le minori. Così raccolsi 104 ossa del carpo e del tarso, 22() del metacarpo e metatarso, 162 falangi (tra cui 45 coli' unghie) e 118 vertebre. Rarissime all'incontro erano le ossa del bacino e tutte frammentate. Il femore più lungo misura 47 cent., la tibia 30, 1' omero 41, r ulna 38, il radio 36. Fra tutte quest' ossa non v' è che un solo metatarso 4." deforme in seguito a carie ed a produzioni osteofitiche verso le due epifisi, come pure un unico radio porta tracce di rosic- chiature. Oltre al solito orso speleo, la nostra caverna albergava un' altra specie molto più piccola della quale pur troppo non trovai che 4 crani incompleti. Le ossa molto grosse e com- patte escludono la possibilità che si tratti unicamente d'individui giovani, come potrebbe credersi a primo aspetto. Quest' orso s' avvicina di molto all' orso bruno e per la fronte poco pro- minente ricorda 1' Urms ardloide^ Blmn. Il carattere più saliente è la mancanza della cresta sagittale, che non trovasi accennata che verso 1' estremità occipitale. Egualmente poco pronunciati sono i tuberi frontali. Le ossa parietali sono fortemente arcuate, sicché il cranio appare molto largo e aiTotondato. 152 Più interessante ancora tra le fiere ci si presenta il leone delle caverne o la F(Tt>; spclticd. Questa specie era però molto rara non avendovi rinvenuto che una mascella inferiore destra ed il terzo osso metacarpale destro. La mascella è quasi com- pleta, non mancando che dell' estremità dell' apofisi coronoide e del canino. Gli accurati studi dei signori Filhol ') ci hanno fatto co- noscere le particolarità osteologiche, per le quali la Fclì>; fipcìara s' avvicina più al leone che alla tigre. Ho scelto nella nostra collezione due mascelle di leone e di tigre, che per dimensioni maggiormente corrispondono a quella di Gabrovizza, mettendo a riscontro le relative misure in niillimotri : F. sjìeiaea F. ìeo F. tifjris Dal margino ant. degl'incis. al condilo int. 230 224 219 Dal margine ant. degl' incis. al condilo est. 243 232 236 Altezza d. mascella al P. M. 3.» . . . . 47 41 42 Altezza d. mascella al P. M. 4.". ... 49 41 43 Altezza d. mascella al ferino 50 43 43 Grossezza d. mascella al P. M. 3." ... 24 20 21 Grossezza d. mascella al P. M. 4." ... 25 22 23 Distanza dalla spina al condtlo .... 4(j 40 G3 Larghezza d. fossa coronoidea . . . . 100 95 105 Dal margine del P M. 3." al canino . . 23 33 2\. W\ . 153 Un grosso cane ci lasciò pure alcune mascelle (3 super, e 4 infer. oltre ad alcuni denti sparsi), nui i)ur troppo tutte frammentate. Mercè i caratteri differenziali per i vari canidi fossili indicati dal "Woldrich, potei stabilire clie i nostri resti appartengono al Liipn^ speìaens WoJdr. (Cauis spelaeus Bourg.) meno un pezzo di mascella superiore elio accennerebbe piut- tosto al L. vnlgaris fossiìis Woldr. (L. valgaris Bourg.). Ad ogni modo anclie questa specie, che superava in mole il nostro lupo vivente, doveva essere un formidabile abitatore della caverna. Lo stato frammentario de' nostri resti non permette che una misurazione incompleta. Io misuro nella mascella superiore : mm. Lunghezza del 3." lacunare 4" „ „ ferino . . „ n !•" niolare . Larghezza del 3." lacunare 40 „ „ ferino . . . „ „ 1." molare . 9 0 e nella inferiore : Serie dei denti lacunari . . Lunghezza del 1." lacunare 9 " ìì 11 ^- 11 m 11 ^- 11 4" 11 11 ^' 11 „ „ ferino . . . Altezza d. mascella al 1." lacunare „ „ „ tra il 3." e 4." lacun Distanza dal 1." lacunare al canino 13 — — 15 — — 22 25 — 14 17 16 8-2 9 8-8 5-8 — — 7 — — 12 14-8 — 19 22 21-6 12 15 14-8 54-2 7-5 — 7-2 14 — 14 15 15-6 — 17-2 18-4 — 29-8 31 — 27-2 — 26 29 — — 6 4-6 Molto più comune era la volpe, della quale rinvenni 23 mascelle inferiori, per lo più bene conservate, e frammenti di 4 superiori. Di queste sono due destre e due sinistre, delle inferiori 12 sono destre. La più corta mascella infer. misura 10* 154 98 mm. la più lunga 120. Quantunque in parecchi riguarrli la volpe fossile della nostra caverna corrisponda alla vivente, un esame più accurato ci fa riconoscere parecchie particolarità, che non si possono riferire unicamente ad un maggiore o mi- nore sviluppo individuale, come si può vedere dalle seguenti misure comparative. Le differenze più ajDpariscenti della no- stra volpe consistono nella larghezza considerevole del palato, nella maggior robustezza della branchia orizzontale della ma- scella inferiore, nello spazio maggiore occupato dai denti lacu- nari, nel minore svilup])0 del ferino, nella maggiore ampiezza della fossa coronoidea che è del pari j)iù proibiida o limitata da margini molto grossi. Da tutto ciò emerge che la nostra volpe deve ascriversi alla Vnlprs major Sclinioiimj (V. vulgaris fossilis Woldr.). A ({uesta medesima specie riferirei anche due mascelle rimai'chevoli j)er le loro grandi dimensioni e per la loro robustezza, a])partenenti a due individui molto vecchi ') Mascelle superiori Vivente Preistorico Fossile Lunghezza d. serie dentale mascellare „ dei 3 lacunari .... „ del 2." lacunare . . . „ del ferino „ del 1." molare .... „ del 2." molare .... Grossezza del ferino alla metà . „ „ „ alla protub. iuter „ „ 1." molare 9 '• Larghezza d. mascella al margine post, del 2." lacunare .... Larghezza d. mascella al margine post. d. ferino Larii'hrzza i|. |i;il;it(» ;il 1." molare mm. 53 55-1 53-8 25 28-3 271 9 9-2 9 15 15 14-3 10 11 10 G () 5-8 52 5-4 5G 8 7 (v9 12-7 11-S 12-8 9 1) 5) 19 30 JS 21 ■lo 20 20 42-9 19 ') Vi a£!;g'iuii,i;T) le inisiirc d" un csciiiiilaro raccolto tra la fciicro dello strafo aiit r()|i(jzoi''o. 155 Tf ci) CO Cì Ci CO 1—1 ^ co -r)< co Ci Ci o OS c~> o r- -n Oi l^ -^ l- co lO 1— ( 'l* -n ■-n T OJ 1^ lO T-i co co 1— 1 iH 1— 1 Tj* 1—1 1-1 —t tH T-I ^ 1—1 co C^ lO (N >o 1—1 Ci lO jTi 1 1 1 1 1- -X) CM -* 1 1— ■:o 1 1 co 1- r- r- o CO' lo 1 T-H 1—1 -r 1 1—1 ^ T-< 1—1 -rH 1-1 co 00 tM lO ì 1—1 Ol lO lO IO CO co Ol o CO ai r-( 1— ( -:*< 1 1—1 1—1 T— 1 tH iH co co I— ( *I -^ c- (M te '^ co 00 ^ IO CM >o ^ Ci co lO t— ,-j — ( 1 co IO co T— 1 Ci ^ IO lO co co o o UO co co T— 1 1— ( '^i 1—1 l-< T-I 1—1 co T-I co lO (M lO CN t— co lO O-l OQ I-i 00 •<* s 05 co 1 «O r— r-( o rO o lO m r-) r-H -^ lO lO ro m 1—1 o T-1 IO co 1—1 — i -^ ^H 1—1 1—1 1—1 co iH co •V- •X- •y- co Cn CM co 1—1 tH Ol •^ Ci fo 00 1^ (M -^ ^ I>- o 1 1 1 »o CO CTi 1—1 CO ^ CO 1 1 L— IO co ir- r—1 tH 1 1 1—1 •H 1—1 T-I 1 Ol Oi tH Ol tN Ò co Ci O CO CO TJH Ci cb 1^ co 'XD Ci Ol o CO I ló CO cb ^ I 1-1 8 co cb co ib -^ N 03 qo ■HCOrtlLOiÒ-^COCN -Mi— 11— 11— tiHCOi— ICO o -^ o co co co 1—1 rH ip Ol tH !>• CN co Ol cbócbiÓTHÓi-rtiio rH T-I 1—1 co co '* co Ol CJl lO lO th OD cb t^ th CSI cp Ol cb cb Cp C;- CO t- O Ò CO lO LO lO Ól Ci 1— Ir-lT-lrHrHCOi— IO! cS o ■^ « ^ o .2 ^ '5 '3 5^ - — QJ Q -^ 15{j Oltre a queste mascelle ed a numerose altre ossa di volpe, ritrovai in una fessura a poca profondità un teschio intero, apparentemente meno antico, ma che tuttavia per diversi ca- ratteri s' avvicina piuttosto alla volpe fossile che alla vivente. Appartiene ad un individuo vecchio colla cresta sagittale molto pronunciata, il frontale assai largo, e misura 130 mm. dal mar- gine ant. degl' incisivi al forame magno. Anche in questo il palato è notevolmente più largo che negli esemplari della spe- cie vivente. Un altro carnivoro molto interessante è il Gaio spelacus Gìdf , animale corrispondente al G. horcaìis, che presente- mente vive nelle regioni più settentrionali d' Europa e dell'Asia, del quale si raccolsero una mascella inferiore sinistra quasi intera e fornita di tutti i denti, un' altra mascella inf, sinistra con 6 denti, appartenente ad un individuo un po' più piccolo, un pezzo di mascella destra ed un canino sparso ^). Le misure prese sulla mascella completa sono le seguenti : mm. Dal margine ant. d. incisivi al punto est. d. condilo 114 „ « ,, . n int. „ 108 Spazio occupato dalla serie dentale mascellare . . 56 dai 4 lacunari 30 ') La presenza nelle nostre regioni di questa specie nordica, comune nei depositi alluvionali al di là delle Alpi, riesce di speciale importanza in quanto che, secondo il Forsyth Major, essa non venne finora trovata in Italia (Verh. geolog. Roichsanst. 1874, 2. p. 32). Da noi sembra all'in- contro d' esser stata abbastanza diffusa, essendo apparsa in occasione dei lavori della strada ferrata a Nabresina, unitamente a specie d' Equus, Cervus e Hypudaeus {Frcyer : Amtl. Bericht d. 32. Versamml. Naturf. u. Aerzto in Wicn 1858, p. 151), e trovandosi nelle breccie ossifere di Pola, ove venne raccolta dal Dr. Stachc. Il prof. Woldricli liferisce quest'ul- tima alla specie tiufculia Kils, ([uantunciuo in ])arecchi riguardi ricordi la specie .spelea, (.lahrb. gcol. llciclisanst. JSS'J, p. 1.53). Una mascella infe- riore ed un' ulna vennero pure fornite dalla caverna di Laas nella Car- niola {IlochsteUcv : Sitzb. k. Akad. 1880, p. MO. — Liebe: ibid. 1879, p. 489). Dalla Dalmazia non è citata che dubitativamente (Gurjanond: Rad jugo- hUiv. Akad. LXIX, 1981. — Ousperiiii: Contribuì, alla conosc. d. diluv. dalmate 1885, p. 8, e Secondo contributo ecc., 1887, p. 19). 157 5-2 6-2 8-8 mm . Limg-liezza del 2." lacunare 7'1 „ 3." , 1« „ 4.0 „ 13 „ „ ferino 26 ,, „ molare 8 Larghezza del 2." lacunare q 0 ^- 11 ferino 11*8 molare 6 Dal marg. post. d. ferino al marg. post. est. del condilo 42 Altezza della mascella al 1." lacunare 27 tra il 3.» e 4." lacunare . . 24-3 al ferino 25 al molare 28 Altezza verticale del condilo .... .... 15 Larghezza del condilo 24 Larghezza della fossa coronoidea 35 Del Meles taxiis foss'dis si ebbero un teschio d' individuo vecchio, mancante unicamente degli archi zigomatici e 5 ma- scelle inferiori. È notevole che nei nostri fossili i denti presentino costantemente un minore sviluppo che nella specie vivente, come emerge dalle seguenti misure: J1 11 V 11 11 11 11 n 11 Mascella superiore Vivente Fossile mm. Dal margine ant. d. incisivi al forame magno . 106'3 116'5 al miarg. post. d. molare 52 55 11 11 11 11 „ „ post. d. molare al forame magno Lunghezza della serie dentale mascellare „ massima d. ferino . „ „ d. molare . Grossezza massima d. ferino . . „ „ molare . Larghezza d. palato al 2." laciniare ,. „ I'hI'Ìik) . ,, .. .. .. molare 59 67-5 34 33-2 10 8-8 10 13 5 8-7 7-9 12-4 11-3 1!) 19 17-8 19 UJ 20 82 87 ix; 38 41-8 45 18 19 21 16 l(v3 18 5-6 - — 7-5 8 9 5 — — 38-8 41 47 14-8 16 18 13-7 15 16 27 26 31-5 158 Mascelle inferiori Vivente Fossile Dal margine ant. d, incisivi al punto est. d. condilo mm. 79 Lunghezza d. serie dent, mascellare . „ 40 „ dei 4 lacunari „ 19 ^ del ferino „ 17-5 „ „ molare „ 6 Grossezza del ferioo ^ 8'5 ,. j. molare „ 6"2 Dal marg. post. d. ferino al condilo est. „ 34'2 Altezza d. mascella al 3." lacunare . „ 14*8 „ „ „ „ marg. post. d. ferino „ 13 Larghezza d. fossa coronoidea . . . ., 24*8 Dei piccoli carnivori albergava la nostra caverna tre spe- cie, la Mustela Mades^ il Fodor'ms Tutorius ed il Vuiorins Erììilnca. Del primo si ebbero 6 mascelle inferiori lunghe 51 a 62 mm., che in complesso non presentano ditierenza di rilievo con la specie vivente, del secondo un cranio completo, del terzo solamente una mascella inferiore. All' incontro i resti del lepre, consistenti in un tescliio ed in una mascella inferiore, hanno tutti i caratteri del Lepus va- riahilis Fall, anziché del nostro solito L. tbnidas, in ispecialità la maggior larghezza del frontale, il grande sviluppo dei pi'o- cessi supraorbitali, i mascellari superiori internamente solcati, gì' incisivi tanto della mascella superiore che dell' inferiore re- lativamente più deboli, questi ultimi inoltre alla loro faccia anteriore leggermente incavati, ecc. Il genere Cervus era rappresentato da due specie, dal (J. rl((p/ias e dal C. eaprcolus. Il primo, eh' era ])iù comune, ci lasciò numerosi denti sparsi, vertebre, ossa lunghe, ecc. appar- tenenti per lo più ad indivi(hii di grandi dimensioni. Del cavallo non si raccolse pur troj)po che un" unica falange sinistra anteriore, sicché non è facile decidere a i[iialo dell(:5 specie diluviali, rappresentate nelle nostro breccie ossifero 159 (Equus qf(aggoidc.,i(; più iillilak'. hi (piuslo riguardo è probabile che i cavernicoli approfittassero delle più piccole, ohe talvolta sono finamente ritoccate, immanicandole in nn pezzo di legno o di osso. Molte delle scheggie più grandi e più taglienti ponno venir riguardate quali raschiatoi. Oltre a quelle di selce se ne raccolsero parecchie taglientissime di un bel diaspro verde o grigio. In confronto al grande numero dei coltellini, molto scarse appaiono le cuspidi, di cui non se ne raccolsero che sole 7 (T. Ili, f'tcj. 3 — 8). Una di queste (fìg. 7)^ per le dimensioni notevoli, deve venir riguardata quale punta di lancia, e va notata per squisitezza di lavoro e per ottima {'onservazione. Acuminata da un lato ed alquanto arrotondata dall' altro — appartenendo al tipo delle cuspidi a foglia d' alloro — ha i margini taglienti, leggermente dentellati ed è formata di selce grigia venata. Le punte di freccia non presentano grandi varietà essendo tutte di forma ovoidale e, ad eccezione di una, prive di ]^p- duncolo. I nuclei ritrovati non sono molto numerosi uè di grandi dimensioni. Alcuni portano traccie delle lamelle, che vi ven- nero staccate. Due sole sono le accette raccolte, di cui una intera, 1" altra spezzata (fig. 1, 2). La prima, di lavoro finissimo, ha una lun- ghezza di 54 mm. ed è assai bene conservata. E foi-mata di una diorite granatifera molto oscura della durezza di 5-5, ed ha un peso specifico di 3-0399. La seconda, molto più grande, appartiene alle sgorbie, essendo quasi piana da un lato e for- temente convessa dall' altro. È di color bigio oscuro, di strut- tura porfiroide e produce effervescenza cogli acidi. Soffiandovi sopra dà odoie di argilla. La sua durezza è di 6-5 ed il peso specifico di 'i-BlT). Al microsc^opio presenta un inq^asto nel (piali' si discernono i cristalli di due sostanze diverse, senza poterne però determinare la forma. E probabile quindi che consti di un melafiro alquanto alterato. Ambeihie hanno il taglio iu(ih(» affilato e sono accuratamente lisciate. rili altri oggetti in pietra raccolti nella caverna sono |)ci- In iiiau-giftì" jìaTt*' di ai'<'iiaTÌa e consistono in ablioiidaut i 165 lisciatoi o cote, tra le quali ultime degna di attenzione una, che per il lungo nso è incavata nel mezzo da ambe le laccie. Oltre ag-r istrumenti di pietra,, la nostra caverna ci diede numerosi oggetti d'osso, parecclii dei (piali ci dimostrano una lavorazione finitissima. La maggior ])art(^ di (piesti sono pun- teruoli di dimensioni molto varie, quali totalmente levigati, quali soltanto verso la punta (T. IV, jUj. 1-21). I più grandi possono aver servito anche come lancie o pugnali e sono tratti dalle ossa lunghe di varie specie d' animali, come può ancora riconoscersi dalle epifisi che talvolta vi sono conservate. Solo un paio sono di corno cervino. In alcuni punteruoli un' estre- mità è larga ed appiattita. A questo ufficio servivano pure i denti incisivi, specialmente del ma.jale, ai quali si era a])puntita la radice. Interessante è una specie di coltello lungo 20 cent., tratto da un osso di bue, col margine tagliente e la punta affilata (T. ///, \ì(j. 23). A questo scopo si prestavano inoltre i denti di cignale scheggiati e lisciati (T. T, fìy. 4). Parecchie ossa sono tagliate in forma di scalpelli, di spa- tole, di lisciatoi (T. Ili fuj. 22, 24: T. V, fìg. 1—H). Uno di (][uesti porta al margine alcune intaccature (T. IV, fi;/. 22). Quale lisciatoio serviva pure la radice d' un corno cervino accuratamente levigata. Ma r istrumento più singolare è una trivella, fatta con un jìezzo di bacino di capra. Essa è lunga 133 mm. e si presta egregiamente allo scopo cui era destinata. Il relativo disegno, che fedelmente ne riproduce la forma {T. V, flg. C)), mi esime dal darne una descrizione, che per quanto particolareggiata non giungerebbe a rappresentarcela. Noterò solamente che la punta presenta una lieve curva di spirale e si adatta con tutta precisione ai buchi, che si scorgono in parecchie stoviglie, sicché evidentemente essi venivano praticati con uno di questi istrumenti '). ') La ]»resenza di qiiesit i trivella, riesce di speciide interesse, daj)- poicliè questo istrumento pare esser stato ignoto agli stessi terramaricoli, dunque in un' epoca molto posteriore {Hcìhig: Italiker in d. Poebene, p. 19). E qui prima di parlare degli artefatti di argilla, ricorderò un oggetto, pur trojjpo Irauimentato, che a giudicare dalla curva, dovrebbe aver formato un braccialetto (T. Ili, fifj. :J'>j. Esso è tratto da una grande conchiglia, misurando in gi-ossez/a 10 nini, ed in altezza 13: è di un bel colore bianco latteo e perfettamente levigato colla superfìcie esterna arrotondata. Ad accertare ancora maggiormente la sua natura conchigliacea, evvi esternamente una macchia diffusa di color rosso carmino, derivante dall'inquinamento con una spugna parassita (Vioa), della quale potei riscontrare le spiccie silicee. Riesce oltremodo difficile il determinare da quale conchiglia esso venne tratto; ad ogni modo, per la sua grossezza, non ])ossiamo pensare che a qualcuna delle specie maggiori. Il prof. Ad. Stossich, distinto malacologo, al cui esame sottoposi il pezzo in questione, sa- rebbe propenso a derivarlo da un grande Tritone (T. rarie- gatiiiti)^ mollusco che trovasi raro nelle maggiori profondità dell'Adria meridionale '). Forse esso proviene da qualche specie esotica, il che non sarebbe punto strano, avendosi rinvenuto anche altrove in depositi antichissimi, specie di mari lontani -). 11 suo aspetto di freschezza, esclude totalmente la su[)posizione che vi si avesse adoperato una conchiglia fossile. In un' epoca in cui mancava del tutto la conoscenza dei metalli e 1' uomo era costretto a plasmare in argilla gli utensili ') Si poti'eblje fortie pt-iisare ad lui gros.so I'ccIiiiiikIus, spec-ie che \tMiiva talora adoperata per trarne braccialetti, — (;osi i fratelli Siret ne ti-ovarono molti nelU^ tombe di Palaces (Les preni. ages dn metal daiis k' y. K. de rEs))af>;ne, p. ì30j ; altro veniKS i-invciinto dal Bcrard in una tondia neolitica in Val d'Aosta (Pisolini: l^)ull. ])al. il. ISSS, p. lliì) ecc. — ]i(iù anch' e.s.so non giunge a tale gro.ssezza. -) Co.si si trovarono 1' Khnnin spirala ((^liicrici : JiC aiit. pi-('rii;ii. di Reggio ]i. 12); la Mcli'af/rinit iiiari/iin'll/'ira mi l'ondi di capaimc iStrol)el: Bull. \)ii\. il ISTT ]i. r)7); la Mitra olracca nella grotta delle Aix'ne candide (ls.sel: Bull. jial. il. ISST )). ITi)); la 7'/vV/'Kv*r» r/zV/f/.s- in Ungheria i Wo.sinsky : L'raeli. Schanzw. v. Lt^ngjel, p. 'il!); la /. il/uri mi Ulcralis ed nlilusala. il Trodiiix coiiiiloidt's. la J'/irpura laiii/lus. il Itiivciitiaii iiiidalinii e la l'aliì/n rii/r/ala nelle grotte archeulit ichc di .Mentone lilixiere: La l'amie des iii\-ei-l. iles grottes de Menton IHS."). — Is«el : Unii. pai. il. ISSC, p. 22(i), ecc. 167 d' uso domestico, non è fla stupirsi dell' enorme quantità di stoviglie rispettivamente dei cocci che ne risultarono, onde riboccano le nostre caverne ed i nostri castellieri. E sono ap- punto i cocci spesse volte «"li unici avanzi che ci rivelano 1' esistenza dell' uomo preistorico su qualche vetta denudata dei nostri monti od in qualche antro umido e di difficile accesso. Né la caverna di (labro vizza vi fa eccezione : che abitata per lunghissimo tempo, vi si accumulò un' ingente quantità di cocci, che se anche non ci permettono che una parziale rico- struzione delle vecchie pentole, ci offrono tuttavia un mate- riale molto importante per giudicare dello sviluppo e della perfezione, cui giunse la ceramica durante il periodo neolitico. E per vero, se gettiamo uno sguardo su quel cumolo di cocci, che si estrassero da questa grotta e consideriamo la va- rietà degl' impasti dai più rozzi ai più tini, la molteplicità delle forme, la leggiadria delle decorazioni, quali a rilievo, quali ad impressione, quali ottenute mercè vaghissimi disegni a lucido, dobbiamo convenire che quest' arte aveva attinto presso i no- stri cavernicoli un grado elevatissimo di progresso, quale forse in alcuni riguardi non venne raggiunto neppure durante l'epoca del bronzo e del ferro. Ed è anzi degno di nota che le stovi- glie più fine e più accuratamente lisciate trovansi di preferenza negli strati inferiori, laddove nei superiori predominano le gros- solane, osservazione eh' ebbi a fare anche in altre caverne, e specialmente in una nelle vicinanze di Fernetich, che ci forni appunto i fittili più eleganti nello strato più profondo di cenere. Tutte le stoviglie sono fabbricate a mano e cotte a fuoco aperto, come può riconoscersi specialmente nei cocci più grossi, nei (^uali la pasta appare rossa esternamente ed internamente, ]uentre la ])arte centrale si conservò nera. Quantunque la maggior parte delle pentole sia ridotta ad informi cocci, non riesce diffìcile il riconoscere jjer un buon numero, almeno approssimativamente, la forma e le dimensioni. Dei 280 vasi che per tal modo poterono venir determinati, sono 103 di dimensioni grandi, 71 di medie e 57 di piccole. In quanto alla forma, la maggior parte somiglia alle nostre solite pentole leggermente panciute, delle quali ne contai 177. 168 Cento e cin(_[uaiituiia di queste .sono ad orli fliritti e sole 26 a labbra rivolte. Fra di esse 49 vanno fornite di ansa. Sonvi inoltre B4 scodelle, 9 tazze e 7 vasetti cilindriri in forma di piccoli bicchieri. Sei pentole possedono un piede ; in nessuna si riscontrò una base arrotondata. Le pentole più grandi sono generalmente di argilla più grossolana, mista a granuli di calcite. Al qual uopo servivano per lo più le formazioni stalattiticlie triturate, sicché i cristalli conservano ancora oggi la loro trasparenza e la forma rom- boidale. Tra di esse ve ne sono di dimensioni considerevoli, che })robabilmente avranno servito da caldaie. I cocci di un vaso misurano in grossezza non meno di 24 mm. L'impasto delle pentole di minori dimensioni è solita- mente più lino, sebbene quasi sempre di colorito nero. Le pareti di questi vasi misurano talora solo alcuni millimetri, sicché fanno presupporre un' abilità non comune nel loro fab- bricatore. Ciò che riesce specialmente notevole é la lucentezza di molti cocci, imitanti quasi una vernice. Ad ottenere questo intento, le stoviglie subivano un' ingubbiatura con argilla finissima, che poscia veniva lisciata probabilmente a mezzo di una stecca d' osso. Questa lisciatura si estendeva a tutta la pentola o solamente ad una parte della stessa, dal che ne risul- tavano talora vaghissimi disegni. Di (|uest' ultimo modo di decorazione, ci danno un bellissimo esempio i cocci alle fìg. 1 e 2 della Tav. VI, nei quali si alternano le parti lucide a vo- luta e quelle che non vennero lisciate '). La decorazione più comune ed in pari tempo più sem- plice, consiste in un intreccio di linee senza alcun ordine, quasiché il figulo fosse passato con un mazzo di vimini sulla pasta ancor molle (Tai). VI, fiy. Ut). Altre volte le linee sono incise a m^zzo di mia punta e decorrono parallele o s'incon- trano ad angolo. })roducendo disegni svariati (fui. .') — ■'>). Non ') 111 nessun' altra «lolle nostre caverne mi avvenne di trovare i|U('- sta si)ecie di deeoi-a/ionc, elio del resto non è punto comune. Cocci con volute simili alli- nostre t'uvono trovate dal Wosinsky a Lengyel in l n- gherla 1 1>. /n-arli. Schaniirerl: r. Lni(i>/cl ji. l'I. T. VI. fi//. <'^^1()). rare del pari sono le impressioni prodottevi sia col polpa- strello *), sia a mezzo di s[)eciale istrumento, onde ne nac(|uero punti, linee, triangoletti, variamente disposti in una o più se- rie, all'orlo o sulla convessità del vaso (fìg. d—l')). Infine si ebbero dagli strati superiori alcuni pochi cocci, ])iù fini e fre- giati di linee ondulate (fig. 17\ 18). Raro all' incontro è 1' ornato a rilievo di cui non si trovò che un unico coccio nella parte interiore della caverna, notevole pel forellino praticato tra le pareti ed il cordone rilevato onde passarvi una cordicella (fuj. Ki). Degna di particolare menzione mi sembra una scodella rossa, accuratamente lisciata ed ornata da una serie di cerchi concen- ') Questa specie di ornameuto era uno de' più dittasi durante 1' epoca della pietra e del bronzo, divenendo molto raro e scomparendo del tutto nell' età posteriori. Cosi mentre appare comunissimo nelle caverne del nostro Carso ed in parecchi castellieri, fa totalmente difetto alle nosti-e necropoli dell' età del ferro. Esso trovasi del pari frequente nelle terremare, e nelle palafitte d' Italia e d' oltremonte, come pure tra i resti di antichissime abitazioni. Per tacere di molti altri, posso citarlo dalle caverne liguri delle Arene Candide [Issel: Meni. Accad. Lincei 1878, Estr. p. 28, T. Il, f. lì, di Pallena (U^el: 1. e. p. 4^, f 5), di Ponte Vara (Issel : Bull. pai. it. 1885, p. 107, T. IX, f. 1) ; dalla Grotta del Farnù nel Bolognese (Brizio : Mem. Ist. Bologn. 18S3, p. 24, T. Ili, f. 21, 23, 21), da quella del Colombo di Mori [Orsi: Bull. pai. it. 1832, T. V, f. 15) ; dalla terramara di Gorzano [Copili: Monogr. ed icon. T. 54, f. !». T. 77, f. 4); dalle palafitte di Lubiana [Desdinianii: Sitzb. k. Akad. Wien H. CI. 1877. p. 478\ di Varese {Maniioni : Meni. Soc. It. Se. Nat Voi. IV, N. 2, T. 4, f, 11, T. V, f. 2j, di Monate {Marinoni : o. e. N. 3, T. V, f. 2) del Fimon (L/o//.- Atti Istit. Ven. 1865 Estr. T. Ili, f. 12, 13) ; dalla Stazione Demorta (Chierici: Bull. pai. it. 1877 p. 105, T. V, f. 22), da Rivole Veronese (Pel- legrini: Offic. pi'eist. p C8), dai laghi austriaci (Mudi: Mitth. Centrale. 188(5, f 27, 28, — Kunsth. Atl. T. XV, f. 18 e XVI, f. 7—10), e svizzeri {Besor: Les Palaf. p. 34, f 27); da Pulkan [Wohlricli: Mitth. anth. Ges. 1873, p. 9. T. ir, f. 27, T. IV. f. 58), da Mitterberg (Madi: Mitth. Centrale. 1879, p. XXIX, f. 12, Kupferz. in Europa, p. 112, f. 50-51, Oesterr. .lalu-b. 1884, p. 54, f.44); dalle antichissime abitazioni di Este (Bull. jial. it. 1887, p. 164, T. IX, f. 16, 17,19,20), da Castel di Tierno (Orsi: Ardi. stor. p. Trieste, Istria e Trent. 1885, Estr. p. 2), da Gurina {Mei/er: T. XIV, f. 1, 2, 3, 5, 8\ dall'Ungheria (WosinA;/, o. e. p. 14 e 16, T. VII, f. 17, T. X, f. 44-18), da Cracovia (Mudi: Kunsth. Atl T. VII), dalla Russia (Race. Putiatine a Bologoie), dall' Egitto (Virchoir: Verh. Beri. Ges. f. Anthrop. 1888, p. 384, f. 31) ecc. ecc. 17(1 triei in ognuno dei (|uali sj)orgono quatti-o bagnetti' onilx-li- cate (fig. 2:i ). Le anse in generale non presentano grande varietà e sono per lo più molto piccole, sicché sembrano aver servito princi- ])almente per appendere le pentole o d' esser state di semplice ornamento. Esse sono tanto verticali che orizzontali e trovansi più o meno distanti dall'orlo (T. V. (uf. 10, T. VI. j'kj. 10). Per la sua picciolezza va notata quella rappresentata alla Tav. VI, fig. :l} , che permette il passaggio appena ad un ago sot- tile. Le anse sono talora ridotte ad una semplice protuberanza imperforata (fig. 24, 25). Scarse sono le pentole a maniehi più grandi, i (^uali tutti ap])ar tengo no al grup])0 delle anse aurico- late (T. r, p(j. (i—S, T. VI, fuj. 26). Non pochi vasi presentano dei buchi più o meno vicini al margine (T. V. f'uj. l-'i). ottenuti mercè di una ti'ivella conica, sicché il foro appare molto più largo di fuori che internamente. Questi fon servivano senza dubbio a passarvi una cordicella per appendere il vaso '). Per altro, oltreché all' orlo, trovansi dei fori anche al fondo delle pentole (fui. 14), in numero maggiore o minore, il che ci fa conoscere che il vaso serviva da colatoio, presso a poco come ancor oggigiorno usasi in alcune regioni alpine "). ') Anche questa particolarità clic compare iu parecchie delle nostre caverne, trovasi diffusa in luoltct stazioni di (|uest' epoca, cosi nelle grotte del Colonil)0 di Mori [Orsi: Bull. pai. it. 1S77, ]). 9Ì, e delle Arene Can- dide {Isseì: Meni. Acad. Line. 1H7H Kstr. j). 27, T. 2, f. 7. S. — Bull. pai. it. 1HH(). p. 11%, T. V, f. G) ; nelle torbiere di ]jubiana {IhscìniKinii : .Sitzl). U. Akad. H. CI. 1S77, p. 477), di Bodio [Marinoni : Meni. Soc. Lt. Se. N. 9, |). l!t. T. IV. 1'. '••. "^r. V, 1'. ì}), di Cataragna e Desenzano [ l'igarini: Meni. A(;ad Lincei Voi. il, 8. ì>, E.str. ]). 1), della J^agozza [('usici l'rnm< > : Atti Soc. It. Se. Nat, Voi. 28, Estr. y. 10, T. V. f 1), di Oemorta (ritirriri : Bull, pai. it. 1877, ])■'■)!, 1". 16) ; a Rivolo Veronese [Felfcf/riir : OfHc. jn-eist. ji. 58), a Castello Tierno (Orsi : Ardi. stor. p. Trieste, ecc. 188r), Estr. ]>. 8), a Dos del Gianicol {('wniii : Ar.li. Trent. 1888, Estr. p. 10, f. 5ì, nella Sviz- zera (Keller: I. Ber. Ktìlt. Plalilb. 18G5, ITI, f. •}). •') Questi vasi che iiiettoiisi in rehizione col caseiticit) de" nostri proavi, possedono biu-jii più o meno numerosi e fitti, siccht"- laloia ap- jiaiono ijuaii graticolr. Se ne ebbe (hiUi- palatittc di Lubiana (Sdc/.cti : 171 Un coccio porta quattro di (|uesti buchi molto vicini, di cui però tre non jìerforanti (fig. Ki). Esso venne raccolto in prossimità della trivella superiormente citata. Di speciale interesse mi sembra un vaso, che raccolsi in uno de' focolai dell' estremità interna della grotta, pel quale non trovo riscontro in alcuna delle collezioni da me visitate, uè in alcuno dei libri, che stanno a mia disposizione. Allorché trovai il primo pezzo, consistente in un cilindro cavo di colorito nero, imitante perfettamente il ricettacolo d' una pipa da tabacco, rimasi non"^poco perplesso, non potendomi spiegare come quello strano oggetto vi fosse pervenuto. Se non che in breve, avendo rinvenuto gli altri cocci, mi accorsi che la presunta pipa non era altro che il bocchino di un vaso, il quale per sopramercato ne possedeva anzi un secondo dalla parte opposta, come può vedersi alla T. V, fly. 12 ^). A differenza della caverna di S. Canziano -), ove appaiono abbastanza frequenti, non si ebbe da questa che un' unica fu- sajuola di argilla cinerea, fregiata di linee disposte a triangolo (fi(J. 18). Ricorderò infine tra gii oggetti d" argilla un cucchiaio a breve manico (fig. 17) analogo a quelli che verniero trovati in altre località di quest' epoca ^). Mittli. Centrale. 187G, p. 29), dalle terreiuare (Coppi: Monogr. ed ic.ou' T. 15, f. 1, T. 18, f. 2, T. 81, f. 7. — Canestrini: Ardi. p. la Zoologia, l'Anat. ecc. 1866, p. 17, T. IV, f. 1. — Sfrohe! : Avanzi prerom. T. IV, f. 4. — Crespellani : Marne Moden. t. IX, n. 17), dalla Grotta del Farne {Bì-i^io: Meni. Istit. Boi. 1883, p. 2G, T. II, f 42, 43, 51, 52) da Rivole Veronese (Pellegrini: Oftìc. preist. p. 58, T. 8, f. 1) ecc. ') A completamento delle stoviglie rinvenute, noterò che nella terra giacente sopra i focolai, ma sempre ad una profondità da 50 cent, ad un metro, raccolsi altri cocci più fini, lavorati al tornio, parte di pasta nera con linee orizzontali parallele e parte d' argilla rossa, appartenenti a grandi anfore romano -) Murchesetti : RicerjliH preist nelle cav. di S. t'anziano (Boll. Soc. Adr. 1889, p. 9, T. I, f. 47-49). ^) Cosi comparvero a liUbiana SucLen : (Mittli. Centrale. 187G, p.ViO, T. I. f. 30. — Deschmiinn : Sitzh. 1877, p. 479), nel lago di Varese {Mari- noni : Meni. Soc. It. Se. Nat. Voi. IV, N. 3, p. 17, t. 3, f. 14) nella Caverna delle Arene Candide {hsd : Bull. pai. it. 188G, p. 130, T. V, 1. 4), a 17-2 Enorme è la quantità di ossa provenienti dai pasti dei nostri cavernicoli, che ingombrano lo strato archeologico della caverna in tutto il suo spessore. Il loro stato di conservazione è molto vario secondo la diflferente giacitura e la maggiore o minore umidità del terreno Interessante è 1' aspetto delle ossa che trovansi in uno strato intermedie) di cenei'e granulosa asciutta, in quanto che esse sono di color verde, quasi fossero state a contatto con qualche oggetto di ramo o di bronzo. Secondo il prof. Vierthaler questa colorazione è dovuta ad un' imbibizione di fosfato ferroso. Le ossa lunghe provenienti dagli arti degli animali sono (piasi sempre spezzate longitudi- nalmente per trarne il midollo. Spaccati sono pure solitamente i teschi, sicché è piuttosto raro trovarne pezzi maggiori. Alle mascelle inferiori è stato aperto assai spesso il canale alveo- lare, specialmente negli animali più grandi. Non è raro il caso che esse ci presentino 1' una o 1' altra estremità carbonizzata o sieno anzi interamente calcinate. Gli animali di cui più frequentemente si pascevano gii abitanti di (|uesta caverna erano la capra e la pecora, della prima delle (piali trovai 101) mascelle inferiori e 23 sii])eriori, laddove della seconda rinvenni 45 inferiori e 3 superiori. Inol- tre si raccolse qualche centinaio di denti sparsi ed una quantità stragrande di altre ossa appartenenti a queste due specie. Tra le mascelle ve ne sono tanto di quelle che accennano ad indi- vidui perfettamente sviluppati, quanto ad animali giovanissimi. cui appena stanno per ispuntare i denti del latte. La detenninazione precisa di queste due specie, facilitata grandemente mercè i lavori del Riitimajer ' ), riesce per le nostre Zogeltiàori (Lusvhaii : Mittli. aiillir. Gcs. 1ST7, ]>. VXK T. Ili, 1. 10), a Glei- clHnibt'rg [Waniihnindf : alitili, aiitli. Gos. IHT:;. |i. Ili-, nel Neusiedlersee {Luschan: Mitth. auth. (ìes. 1881, p. :>17j, a liizighoten [LìikIciiscIiiiiÌ'II : \). vateii. Altert. T. 2G, f. 1^. a Nculcliatel {(imxs .- Deux stai. lac. 'I\ XII, f. 4), in Sicilia {Andrian : Tiaeli. Stud. aii.s Sicil. ]). ;«>, T. IV, f. H), a i^en^yel in Un\h del necessario nelle nostre ])rovincie. si rileva ])ure da.i>;li antichi statuti dei nosti-i comuni, i i|uali c()iitcn,ij,uu() ltM;alustris od al porco comune. Riesce strana la deficenza di altri animali domestici e specialmente del cane e del cavallo, che non mancano in molte altre delle nostre caverne. Tra gii animali selvatici più frequente apparve il cervo comune (Cerviis Elaphus), del quale nonché molte ossa e 7 ma- scelle, si raccolsero parecclii palchi. Più raro all'incontro pare esser stato il daino (C. dama), del quale non ebbi che alcune estremità delle corna ridotte a spatole. Oltre a queste due specie trovansi rappresentati il capriuolo ed il cignale, il primo da molte corna e da qualche mascella ed il secondo da alcune zanne veramente colossali, che fanno presupporre ammali di dimen- sioni considerevoli. Si rinvennero pure resti di lepre e di volpe, di quest' ultima una testa perfettamente intatta, che prestandosi egregiamente ad una misurazione esatta, credetti opportuno porre a riscontro delle fossili nella prima parte del presente lavoro. Appresso alle ossa di vertebrati, rinven^'onsi in gran copia molluschi marini, disseminati in tutti gli strati di cenere. Nu- merosissime sono specialmente le cosi dette naridole (Moìiodonta turbinata Born. meno frequente la M. articidata Lanij^ delle quali contai più di mille esemplari. Quasi altrettanto copiose sono le pantalone (900 esempi.) appartenenti alle specie Patella scutellarls Bla in. P. aspera Lam. e P. suhplana Put. e Mieli.., più raramente alla P. tarentina Sai Del pari frequenti (750 es.) sono le ostriche (Ostrea plicatida L. meno comune 1' 0. Cyrnusi Payr.J, le valve delle quali trovaronsi di preferenza in uno strato intermedio ed in prossimità della parete della caverna, dive- nendo molto più rare verso il centro -). Molte valve però ') A S. Canziano all' incontro esso era frequentissimo. '^) Il loro numero e quello delle specie seguenti sarebbe di gran lunga maggiore, ove non si avesse tralasciato di raccogliere gli esemplari spezzati. 12 178 portano tracce di lavorazione, avendo i margini ari'otondati e la superficie esterna lisciata, sicché con molta probabilità avranno servito da cucchiai, o fors' anche quali istrumenti da taglio o jDer lo meno raschianti, come avviene ancor al presente presso molti popoli selvaggi. A quest' ultimo scopo veniva adoperata evidentemente la valva di un mitilo, che ha il mar- gine affilato ^). Devo inoltre notare che queste specie non trovansi sparse equabilmente nella grotta, predominando in un luogo l' una, altrove 1' altra con esclusione quasi assoluta delle specie diverse. Gli altri molluschi non apparvero che in piccolo numero, cosi si ebbero 24 cozze (Mytilus (jalloprovinrÀaUs Lam.), 8 ca- nestrelli (Pccten (jìahcr L.), 12 campanari (Ceritliiinu vìilgatìiìu lìrug ) e 3 pie d' asino (Pccfìmcìdns insìibrictis Bror.). A proposito delle Monodonte non credo fuor di luogo di notare eh' esse sono intere e rarissime volte mancanti della punta, come avviene solitamente nei rifiuti de' pasti. Ciò fa supporre che i nostri cavernicoli probabilmente non usassero cibarsi di questo gastropodo crudo, ma lo estraessero dalla conchiglia dopo averlo cucinato. Anche le valve delle altre conchiglie portano spesso tracce del fuoco. Per quanta attenzione vi facessi, non potei trovare alcun resto di pesci o di crostacei, come pure d' echinodermi, di cefalopodi, ecc. Del pari vi faceva difetto qualsiasi avanzo vegetale. Accennerò infine brevemente una sostanza di aspetto sin- golare che ritrovai qua e là tra la cenere e la cui origine non mi è del tutto chiara. In quanto alla forma, essa varia gran- demente, apparendo lamellare, a grumi, dendroide ecc., è di colore bruno e presenta per lo più una frattura concoide. Cogli acidi si scioglie con effervescenza, lasciainlo un residuo lìruuo- rossastro di argilla. Essa trovasi di preferenza in vicinanza dei cocci e delle ossa, ai (piali non di rado adi'fisce frammista a ') Non ilcrivuiio all' incontro dalla mano ih'll' uomo i i)ic('oli luK'lii rotondi, clie i)erforano ahaiiie valve di mitili, ma sono prodotti da oclii- nodenni. 179 pezzetti di carbone. Evidentemente non si tratta clie di cenere conglobata, rosta però dubbio se sempliccnieiito dall' acili. ') La caverna trovasi in linea retta distante dal mare '2obO m. e 2iiO in. sul livello dello stesso. 183 l' enorme quantità di ostriche che egli portò alla sua grotta, dobbiamo arguire che a quel tempo fossero copiosissime lungo le nostre rive, d' onde sono pur troppo quasi scomparse, e che una coltura razionale di questo mollusco potrebbe attecchire benissimo con immenso vantaggio della nostra ])opolazione litorana. Se anche non aveva alcuna conoscenza dei metalli, egli sapeva adoperare magistralmente la pietra e 1' osso a costruire le sue armi, a foggiare i suoi utensili domestici. Lancie e pu- gnali, dardi e coltelli, ascie, spatole, scalpelli, lesine, aghi, ecc , escivano dall' industre sua mano, che meglio non saprebbe un artefice de' giorni nostri, se posto nelle condizioni de' troglo- diti, gli s' imponesse di fabbricare tali istrumenti. Maestro egli ci si rivela specialmente nell' arte del figulo, che appare già grandemente progredita e s' ispira ai concetti del bello, deco- rando vagamente i suoi prodotti. Per i vari usi cui devono servire, le stoviglie prendono forme diverse, supplendo in tutto alla deficenza di vasi metallici. Noi ritroviamo inoltre presso di lui già i prodotti di altre terre : se anche la selce nera gli veniva fornita dagli arnioni, che trovansi disseminati nel calcare cretaceo bituminoso, che affiora a poca distanza dalla sua caverna e la bionda dagli strati di piromaca, che rinvengonsi presso Aurisina, numerose altre varietà sono del tutto estranee alla nostra provincia e dovevano venir importate da più o meno lontane regioni. Così pure 1' ossidiana, manca totalmente da noi, essendone ai colli euganei la località più prossima. Egualmente la diorite ed il melafiro, onde sono formate le ascie, come pure i diaspri del coltellino e delle scheggio sono rocce a noi straniere. Noi abbiamo quindi nella caverna di Gabro vizza 1' uomo che rappresenta splendidamente 1' epoca neolitica nelle nostre contrade, prima della quale ci mancano finora tracce sicure della sua esistenza. Quanti secoli ci separino da lui, non è facile a stabilirsi, mancandoci gli elementi per istituire un calcolo anche approssimativo. Tenendo conto delle profondità alle quali vennero trovati i frammenti di un' anfora romana, si avrebbe un accrescimento di 90 cent, in circa 1800 anni, e 184 quindi lo strato più superficiale di cenere, ammesso che tale accrescimento abbia avuto luogo uniformemente, sarebbe stato deposto 2000 anni prima di Cristo. Parecchi secoli certamente s' interpongono tra questo strato superficiale ed il più profondo, sicché non parrà esagerato se ammettiamo che 1' uomo scelse a sua dimora questa grotta più di 4000 anni fa. Speriamo che gli ulteriori scavi che procureremo di fare in questa caverna, ci dieno nuovo ed ancor più copioso mate- riale per completare la conoscenza di una delle stazioni ])iù interessanti dell' uomo neolitico nelle nostre contrade. Tav. 1. Tav.K Li'ìi. E.^aHmann G.B.jSencid dis e lil. tulli % Tav.DI. Lit. E.C\iilhnann U-B.Senciq dis. e liK tiiHi Vs Tav.lY. Lit. E.^uttmann Q. B.Sencio; dis.e lit. LU.Guttmanrt GB.SencJ^ dis.elJ^ Tav.YI. Lif. E.»A"flfnann G.B. dis.elih SULL'ANTICO CORSO DELL'ISONZO Dr. Carlo Marchesettì. io ìvd delle questioni più oscure e controverse dellf nostra antica geografia, si è quella che riguarda il ,.|| corso, che nei tempi andati teneva l'Isonzo. Agli studiosi delle patrie cose parve molto strano, che mentre gli antichi geografi citano con tutta scrupolosità fino i più piccoli fiumiciattoli della nostra provincia, quali l' Aussa, il Natissa, il Torre, la Dragogna, il Risano ed altri ^), non facciano mai menzione dell'Isonzo, che infin de' conti è il più grande e più importante, come quello che raccoglie quasi tutte le acque del Goriziano. E per vero, se consideriamo che l' Isonzo scorre a poca distanza da Aquileja, il grande emporio romano, spesso residenza di consoli e d' imperatori, riesce incomprensibile come nessun cenno se ne faccia negli scritti degli autori antichi. E ciò desta ancor maggiore meraviglia, ') Cosi Plinio {Hist. Nat. Ili, e. 22) cita il Silis, la Liquentia (Li- venza), il Momatino (Lemene), il Tilaventum majus (^Tagliamento) et minus (Stella), V Anasso col Variano (Corno e Corgnolizza?), V Aha (Aussa), il Nutiso col Torre, il Timavo, il Formione (Risano). L' Alsa trovasi inoltre menzionata da Eutropio (L. X), da Sesto Aurelio Vittore (Epit. C. XLI, 21), da Giulio Capitolino (In vita Maxim.), da S. Girolamo (Ad Euseb. Chron. Ann. 343), da Paolo Diacono (passim), neW Istoria Miscella (L. XI), ecc. 18(i se consideriamo la celebrità acquistatasi dal vicino Tiniavo '), che né per lunghezza di corso nò per volume d' acqua può iu alcun modo pareggiarsi all' Isonzo. Appena verso la caduta dell' impero romano comparisce il nome dell' Isonzo negli scritti degli storiografi di quel tempo. Per la prima volta '-) noi lo troviamo menzionato da Cassio- doro (468—562), l'erudito segretario dei re Teodorico e Vitige ^). Poco appresso Giornande (o51), cita 1' Isonzo quale confine della Venezia*). Parimenti se ne fa menzione nel- l'Istoria Miscella •'"') e nell'opera dell'Anonimo Valesio "). Infine ') Oltre all' intinita serie di autori che in versi ed in prosa i)arla- rono più o meno diffusamente del Timavo, esistono su questo fiume le seguenti monografie: G. Jìcrini: „Indagini sullo stato del fiume Timavo", Udine 1826 (ristampato nell' Istria Voi. VI, 1851, p. 165) ; F. Sudo : „Dis- sertazione sul fiume Timavo" (Istria Voi. V, 1850, p. 131); C CattinelU : „Sulla identità dell' antico coli' odierno Timavo" (Ardi, triest. Voi. II, 1830. p. 379); P. Kuìidler: „Discorso sul Timavo", Trieste 1864. '^) Secondo lo Schònleben (Cam. ant. et nova p. 106), già Tolomeo avrebbe desig-nato indirettamente il nostro fiume col nominare gli Ambi- sontii, clie sarebbero gli abitanti intorno all' Isonzo superiore, come gli Ambidravi lo erano della Drava. Se non che 1' analogia del nome è molto vaga, citando Plinio i Sontiontii e gli Amhisontes tra i popoli alpini del Tirolo (L. HI, e. 20) e Giulio Cesare i Sontiati dall'Aquitania (Bell. gali. Ili, 20). Del resto la radice Sont compare anche nelle tribù dei Santini, abitatori della Lucania (Plin. Ili, e. 11). — Col nome di Sonticus morbus designavano gli antichi 1' epilessia [Plin. XXXVI, e. 10, TihuUus L. I, ecc.). ^) Deo propitio Sontii tìuenta transmissimus, ubi primum Italiae nos suscepit impei-ium. {Varior. I, Epitit. IS). — Sebbene la lettera 29 L. I dello stesso Cassiodoro porti la scritta: „Universis lucristanis super Sontium contitutis", non pare tuttavia riferirsi al nostro fiume, ma piuttosto, come opina il Kandler {Disc. s. Giulia, p. 12), ad una specie d' imposta pagata per i fondi assegnati e provinciali, come si può vedere noi „Glossai-iuni médiae et infimae Latinitatis" del Du Change. ■*) Indeque Venetiai-um fines ingressuS; ad Pontem Sontium {alias Pon- tem Soncii) noncupatum castramentatus est {Ifist. de Getoruin orifi.vap. 57). ^) (Theodoricus) ad Italiani venit. Ac primum juxta Sontium lluinem, quod non longe ab Aquileja labitur, castra componens, dum uljerrimis, (juae eo loco haìjentur pascuis latigata alii|uaiituluni ex itinci-is longitudiiif jumenta reficeret. {L. XV, p. 100). *).... Venienti occurrit Odoaclier ad fluvium Sontium : et ibi pugnans cum codem, victus fugit Vcronam V Kalomlis Octol)ris {('. XI). 187 nella Tavola Peutingeriana noi troviamo segnata la stazione ad Foìifrììi Soìdii, a 14 miglia da Aquileja. Da allora in poi il nome dell'Isonzo ^) fa ogni tanto capolino nelle opere e nei documenti del Friuli. Da ciò emergerebbe clie prima del 600 d. C. l'Isonzo fosse del tutto sconosciuto, laddove verso la fine dell' evo antico esso non solo viene ripetutamente nominato, ma acquista addirittura un' importanza speciale e per esser citato quale con- fine e per gli avvenimenti clie si svolgono alle sue sponde "). Tale fatto ebbe per naturale conseguenza che i nostri storici opinarono non esser esistito anticamente l'Isonzo, quale lo vediamo oggigiorno, ma aver subito nel corso de' secoli deviazioni nell' alveo. Si cominciò quindi fin dal tempo clie gli studi geografici ritornarono in onore, a fantasticare in proposito, diiìerendo notevolmente tra di loro le varie ipotesi ') In due altri autori di quel tempo si parla inoltre del nostro fiume, senza però dirne il nome. Erodiano (L. VITI, p. 171, Ed. 1544) cita il fiume alla XII lapide dalla città (Aquileja — che nella tavola di Peutingero è se- gnato alla XIV), e Giulio Capitolino (in Maxim, vita) racconta che „ponte itaque e cuppis facto, Maximinus fluvium transivit et de proximo Aqui- lejam obsidere coepit". '^) Ed in questo tempo compare in una all' Isonzo anche uno dei suoi confluenti principali, il Frigido, o Vippacco, prima d' allora mai men- zionato, ed acquista celebrità per la battaglia tra Teodosio ed Eugenio, l'atto d' arme della più alta importanza, perchè ivi in grazia della patria hora si decise la lotta suprema tra gì' iddii rovinanti dell' olimpo pagano e l' insegna trionfante della croce. {Hist. miscella L. XIII, p. SS). Ed a questo proposito mi piace far osservare che già allora questo vento sof- fiava nelle nostre regioni con estrema violenza, se gelidis Aquilo de monte procellis Obruit advei'sas acies revolutaque tela Vertit in auctores et turbine reppulit hastas. {Claud. de III. C'ons. Honor. v. 93). Nella vicina Dalmazia era si forte, che secondo Procopio „equitem cum equo in sublime rapiat" {L. I, e. 15). — Il fiume Frigido è pure men- zionato dallo stesso Claudiano (Z. e. v. 99), da Niceforo Callisto {Hist. eccles. L. XII, e. 37), da Socrate (L. V, e. 24), nell'itinerario di Antonino {Ed. Berol, 1S48, N. 168, x^- 61) e neUa Tavola Peutingeriana. 188 formulate. Alcuni supposero che gli antichi sotto il nome del Xatisone comprendessero o piuttosto confondessero 1' Isonzo, che unito al primo lambiva le mura di Aquileja. Altri all' in- contro li fé' scorrere divisi, assegnando all' Isonzo un corso molto più orientale dell' odierno. Chi suppose che avesse un nome particolare che andò perduto, chi infine volle identificarlo al Timavo. Il primo, per quanto sappia, che più diffusamente si trattenesse in proposito, fu il Sabellico nel 1502, il quale dopo essersi meravigliato che nessun autore antico citi l' Isonzo con- chiude: „Ceterum illud quoque suspicari libet, Natisonem ipsum Sontio secum mixto nomen abstulisse et qui nunc post con- flaentem Sontius dicitur, diversa tum ratione Natiso diceretur '). Di questa opinione, che cioè gli antichi sotto il nome di Na- tisone comprendessero anche l' Isonzo, furono Flavio Biondo -), il Padre Leandro Alberti ^), Monsignor del Torre *), il Maifei ■') ed altri anche de' più recenti, tra i quali l'Antonini "). Secondo lo Schonleben '), gli antichi avrebbero designato col nome di Torre il nostro Isonzo, che non era altro che un confluente del Natisone. ') Antiquit. Aquilej. L. I, p. 119. Anche nelle Jlhapi^odiae Histor. 1509, V. II, p. 144 e 323 si meraviglia ripetutamente dell' oblio dell' Isonzo. ^) Italia illustrata. Venezia 1558, Regione X, p. 194. *) Descriz. di tutta Italia. Venezia 1857, p. 438, 2. ') De Ann. Imp. Eliogab. C. XIV, p. 142 (sec. Fitulario p. 131). 5) Verona illustr. Voi. II, L. 9, p. 385. Nel Voi. I, L. 2, p. GÌ, dichiara che il Natiso di Plinio e degli altri scrittori corrisponderebbe all'Aquilo di Zosimo (xòv 'Azó/.'.v -oTaaóv, L. V, e. 29\ da cui anche Aquileja avrebbe tratto il nome. Il Dal Ben nelle sue Notizie stor. e f/eofjr. d. tcrrit. di Mun- tale. C. 8,p. 120, MS., crede che il Hume citato da Sozomeno corrisjionda all' Isonzo. ") Friuli orientale p. 53. — L'Asquini asserisce che tanto il Candido che il Palladio confondessero l' Isonzo col Natisone {Uagg. (/eofir. e stor. d. territorio di Monfaìcone, p. 30): a me però non riesci di trovare il rela- tivo j)asso né nei Coniìncnt. dei fatti d' Aquileja del primo, nò nello opere JJe Oppiign. Gradiscaìia e Iter. J-'onij/il. del sccouilo. '■) Carniol. antiq. C. V, i; 5, \>. 159. 189 Per questi autori dunque, al tempo di Plinio e di Stra- boiie i due fiumi formavano uno solo, il Natisene, ed appena più tardi verso la caduta dell' Impero, si sarebbero divisi, ricercando duo alvei separati. Il Cluverio '), che con tanta erudizione e tanta chiarezza trattò della nostra geografìa, li fa scorrere divisi, assegnando air Isonzo il corso odierno, e facendo scendere il Natisone direttamente ad Aquileja. Di questo avviso fu pure la maggior parte degli scrittori del secolo passato, quali il Fistulario -), l'Asipiini'"'), il Figliasi "*), ecc., come pure molti de' moderni, che trattarono della nostra geografìa. Ma con ciò non era data punto ragione del perchè gli scrittori antichi, che tanto spesso parlarono del Natisone, non menzionassero mai l' Isonzo. A questa apparente dimenticanza doveva venir in soccorso un' altra ipotesi, la più ardita forse di tutte, di riguardare cioè l' Isonzo né più né meno che sino- nimo del Timavo. Questa ipotesi, accennata un po' oscuramente dal Berini già nel 1826 '^), fu recentemente appoggiata dal Dr. Gregorutti, il quale dice non potersi dubitare che sotto il nome Timavo sia stato compreso anche l' Isonzo *'), e che probabil- mente „come il Danubio alle foci chiamavasi Istro ed il Nati- sone, Anfora, anche l' antico Isonzo cambiasse nome, assumendo nel suo tratto inferiore quello di Timavo '). Infine ricorderò 1' ipotesi di un distinto geologo, del Taramelli, espressa in uno de' suoi lavori sul Friuli ^) : „La ') Italia antiq. I, p. 184 et charta topogr. -) GeogT. ant. il. Friuli p. 25 e tav. *) Ragguaglio geogr. stor. d. territ. di Monfalcone, p. 26. *) Mem. de' Veneti primi e secondi, p. 258. *) Già questo Autore supponeva che l'Isonzo sboccasse in un lago, occupante la vallata del Vippacco, d' onde venisse alimentato il Timavo (Inda;), sullo staio del Timaco p. 43). Più tardi ,,quando tutta l'acqua non potè scaricarsi in mare per i meati sotterranei, il fiume intero prese il nome di Sonzio, il che probabilmente avvenne al tempo di Costantino,, (pag. 63). «) Mitth. k. k. Centralcom. XI, 1885, p. 114. '^) Archeografo Triestino, 1887, p. 147. ^) Cenni geol. sul circolo di Gradisca, p. 23. 190 mancanza di un nome assegnato a questo fiume dai geografi antichi, conforta a ritenere, che all' epoca romana, esso man- cante del tributo del Torre e del Natisone, fosse nelle condi- zioni stesse in cui ora sono le Zelline, il Calvera e la Meduna: cioè un vasto taìiis con un letto ramificato e quasi sempre asciutto, meno che nelle piene straordinarie ; sul quale talns le acque disperdevansi per ricomparire presso la sua base, a circa 6 metri sul livello della spiaggia attuale, dando vita al Natiso e forse il nome ad Aquileja, che taluni vogliono derivato da aquas-legere'^ . Tutte queste ricerche si limitavano però a rintracciare il corso inferiore de' due fiumi, Natisone ed Isonzo, per metterlo in relazione colle notizie tramandateci dagli antichi scrittori, senza curarsi menomamente del loro tratto superiore, imprigio- nato tra le catene montuose. Il primo che si occupasse del loro corso superiore fu il nostro Kandler, il quale per ispiegare la strana dimenticanza di Plinio e degli altri geografi, di menzionare 1' Isonzo tra i fiumi del Friuli, architettò un' ingegnosa ipotesi, basata par- zialmente sulle condizioni geologiche del paese percorso dal- l' Isonzo e da suoi confluenti. Appoggiandosi all' asserzione di Gioniande, il quale rac- conta che il fiume Natisone traeva origine da un monte detto Fix o Ficis '), egli suppose che tale fiume scendesse dall'odierno Predil, identificando a questo il monte accennato da Giornande. Per lui quindi l' Isonzo, dopo esser escito dalle chiuse di Ter- nova, dovea mutar bruscamente di direzione a Caporetto, pie- gando verso ponente pel varco di Starosello e di liobig, ove unitosi al Natisone, continuava il corso per Cividale ed Aquileja. Tale sua supposizione veniva inoltre suftVagata da un'indicazione altimetrica del gt'ologo Sfar, il (piale tradito ') Hist. de Getor. orig. C. 42: (Uijits (.se. A(juiltj(ic) uh oriente iiiìiros Natìssit oiiinis /Ixcns a monte Ficis chtinhit. Forse vi ata in ciualche rela- zione il nome di Plezzo, che in latino suona Aiiipiciìnii od Ainpletiiim. Secondo llubcis il monte Picis corrisponderebbe al monte detto das^li uliilaiiti Pi: (li ('rem [Moti. Jùxles. Ai/kiI. ji. 111. ipotesi clic non b:i iicrò alcun fondamento. 191 probabilmente da un istnimento poco esatto, aveva asserito ne' suoi rilievi della vallata dell'Isonzo, che lo spartiacqua tra il Natisone e l'Isonzo era sì basso, clie il barometro neppure r accennava '), Restava da eliminare il corso inferiore, cioè il tratto da Tolmino all' ingiù, coi numerosi confluenti, tra i quali più rag- guardevoli la Tominsca, 1' Idria colla Bacia ed il Frigido o Vippacco. Per far ciò Kandler suppose 1' esistenza di un lago occupante il tratto inferiore della vallata del Vippacco, chiuso dalla sbarra tra Gradisca e 1' estreme pendici dei colli di ') Nodi mviss idi einer iiusserst inerkwdrdigenEi-sdieinung erwahnen, die in deiii begangenen Terrain zu beobaditen ist, und die in einei^ so auiì'allenden Weise kaum an irgend einem andern Orte auftreten diirfte. Es ist dies die Wasserscheide zwischen dem Isonzo und dem Natisone- tliale bei Starasella und Caporetto, 755 Fuss Meereshòhe. Die Hòhe desselben ùber dem Isonzo und dem Natisone ist so gering, dass zur Bestimmung derselben das Barometer als viel zu grob betrachtet werden muss. Es gab namlich cine Messung auf der Wasserscheide, gegen die ani Isonzo und Natisone, einen Unterschied des Barometerstandes im Verlaufe von etwa zwei Stunden, uni 1 und 2, erst in der zweiten De- cimalstelle einen Unterschied, der, auf die entfernte Gegenbeobachtungs- Station berechnet, kein giltiges Resultat liefern kann; und in der That, wenn man von Caporetto gegen den Natisone Ibrtschreitet, glaubt man immer bergab zu geheii, eben so wie der Riickweg nach Caporetto abwarts zu gehen sclieint. — Die eigentliche Wasserscheide bildet ein kaum einige Quadratklat'ter deckender Haufeii von Felsblòcken, die vom Monte Matajur herabgestiirzt sind, der das Wasser des Gebietes von Starasella dem Isonzo zuzufliessen zwingt, und es ist nicht zu zweifeln, dass es Zeiten gab, wo der obere Natisone in den Isonzo einmiindete und umgekehrt, wo das Wasser des Gebietes von Starasella in den Nati- sone floss. (Jahrb. d. k. k. (jeol. Reiclisanstalt 185S, p. 32S). — Secondo la nuova carta dello stato maggiore austriaco, la differenza tra 1' alveo del- l' Isonzo a Caporetto e lo spartiacqua di Starosello importa non meno di 58 m. Del resto, anche senza soccorso d' istrumenti, è facile persuadersi di questa grande differenza di livello, osservando la rapida corrente del- l' Idria e le numerose sue cascate prima di unirsi all' Isonzo. La caduta di questo fiumicello nel suo breve corso di scarsi 5 chilometri giunge a quasi 12 p. "/ooi laddove quella dell'Isonzo tra Caporetto ed il ponte di Tolmino importa appena 3-7 p. 7oo- ^^^^ ^ quindi facile spiegarsi come r illustre geologo, che tanto accuratamente investigò e descrisse la re- gione, sia stato tratto in errore in questo riguardo. 192 Riibiano. „In questo lago", scriveva egli già nel 1851, „influi- vano le acque placide e lente del Vippacco, influivano le acque dell' Isonzo, fiumi ambidue, che per non esser scesi nei tempi di Plinio al mare, non furono da lui menzionati. Questo lago mandava le ordinarie sue acque attraverso il Carso pel lago di Jamiano, per quello di Pietrarossa e per sotterranei cunicoli neir estuario del Timavo, venendo anche ad ingrossare presso S. Giovanni 1' emissario del Timavo Superiore '). — „Le acque, secondo il nostro calcolo, s' alzavano a 150 piedi sul mare, il lago scaricavasi attraverso gli anfratti di Rubiano e Capriano.... Questa massa di 150 piedi d' altezza premeva fortemente sul lago di Jamiano, e per questo sul lago di Pietrarossa e sul canale del Timavo sottano" '^). Per tal guisa egli veniva anche a spiegare lo stato del Timavo all' epoca di Augusto, del grande fiume cantato da' poeti e celebrato dai geografi, che Fremendo il monte introna e mar già fatto Inonda i campi e romoreggia e frange '). Infine egli concludeva „che né il Sonzio avesse fonte nella vallata Piciana, né che entrasse in mare, ma fosse fiume oscuro alpino mediterraneo né nobile, né celebrato" *). Tale, secondo il suo parere, doveva essere stato l' Isonzo al tempo de' Romani fino 1' anno 586 ^) di nostra salute, in cui ') Istria, Voi. VI, p. 162. ^) Discorso sul Timavo, 1864, p. 27—28. ■•') Virg. Eneide. Trad. Caro L. I, v. 400. ^) Discorso sulla (xiulia e sullo strade antiche che l'attraversarono. 1867, p. 13. ^) Nessun documento storico ci i)arla di tale fatto. Ci furono si nel Novembre del 585, a quanto narrano S. Uregorio {Dial. L. Ili, e. 19) e Paolo Diacono {L. Ili, e 23)^ grandi stratempi, con straripamenti, innondazioni, lavine e distruzioni d' ogni genere — eo tempore tuit aquae diluvium in finibus Veneciarum et Liguriae seu in ceteris regionibus Italiae, quale post Noe tempore creditur non fuisse, — del nostro Isonzo però non si fa menzione alcuna. Del resto, lo stesso Paolo Diacono descrive con non meno vivi colori gli sconvolgimenti del 663, in cui „tantae pluviae tantaque tonitrua fuerunt, (juanta ante nullus mominerit liominum" [L. V, e. ]■''>). Perchè dun(]ue rifeiire il catiiclisma all'una ]iiuttosto che all'altra eiiocaV 19B in seguito ad mi violento cataclisma l'Isonzo mutò repentina- mente direzione. „ Crediamo, dice egli, che rotte le acque, come avvenne su tutte le Alpi Gamiche e Retiche, sbarrato per caduta di rupi 1' alveo di Starasella, si rompessero li argini dei laghi montani, fosse aperto 1' alveo da Caporetto a Tolmino ed a S. Lucia corressero le acque impetuose per la lacerazione del canale, rompessero l' argine tra Gradisca e Petiliano, cor- resse l' Isonzo per Villesse ed andasse a gettarsi nell' alveo del Natisene e del Turro, che i Romani aveano artifìzialmente regolato da Pavia per Campolongo e Ruda fino alle mura di Aquileja, scaricandosi in mare per l'Alsa, per l'Anfora, per la bocca di Grado e per la bocca di Primiera. L' Isonzo cosi corse diffilato ad Aquileja, fra questa città e l' Isola Morosini, ove ancor dura il nome di Isonzo vecchio e di Isonzato" '). L' odierno corso inferiore dell' Isonzo dovrebbe essere, secondo Kandler, di data ancor più recente. „ Altra alterazione avvenne nel 1490, tempo nel quale abbandonato l' alveo del 586, si gettò verso S. Pietro dell' Isonzo, del quale sterrò la chiesa, ed accolti il Versa, il Buttrio, il Natisone ed il Turro, si gettò sul letto dello Sdobba, dal quale inclina a rimuoversi" -). L' ipotesi del Kandler, testé esposta, venne fatta propria dal bar. Czornig, il quale nella sua opera importantissima su Gorizia e Gradisca, publicata a Vienna nel 1873, vi dedica non meno di tre lunghi capitoli, corredandoli di molte citazioni. Il corso da lui assegnato all' Isonzo antico non differisce per nulla da quello del Kandler. Anch' egli distingue il corso su- periore dall' inferiore di questo fiume, facendo influire il primo, pel varco di Starosello, nel Natisone, e lasciando continuare il secondo fin sotto Gorizia ove sboccava nel lago precitato del Timavo. Prima di scendere nell' alveo del Natisone, l' Isonzo superiore formava a Caporetto un piccolo lago, che occupava pa.rte della vallata, estendendosi fino ad Idersca e Ladri '"'). ') Discorso sulla Giulia, p. 10. ■') 1. e. ^) Das Land Gòrz unti Gradisca p. 107 — 120. 1114 Ma mentre l' idea gettata lì dal Kandler in parecchi dei suoi lavori, era passata quasi inosservata, non fu così con quello che scrisse il Czornig, avendo questi curato di dare la più ampia diffusione alla sua ipotesi in proposito, coli' intrattenerne i congressi geografici internazionali di Parigi del 1875 ') e di Venezia del 1881 ■^), e ])ul)licando inoltre, tradotto in lingua tedesca, il discorso tenuto in quello negli Atti della Società geografica di Vienna '*). Le carte grafiche aggiunte a questi lavori, nelle quali viene rappresentata l' idrografia dell' Isonzo e de' suoi confluenti al tempo de' Romani, nell' Evo Medio ed al presente, ci rendono ancor più chiaro il concetto del loro autore. Un' ipotesi così ingegnosa, che apparentemente scioglieva tutti i dubbi circa l' antico corso dell' Isonzo, dando ragione del perchè gli antichi classici non facessero alcuna menzione di questo fiume, venne accolta con plauso dalla maggior parte de' geografi a tale che la vediamo introdotta perfino in alcuni manuali scolastici, ove l' Isonzo figura sotto il nome del più recente fiume d' Europa! Se non che, se vi è scienza che maggiormente abbisogni dell' appoggio delle scienze esatte ed in ispecialità delle scienze naturali per poter emettere dei giudizi sicuri e non lasciarsi fuorviare da supposizioni basate sulla falsa interpretazione di qualche autore greco o latino, è appunto quella parte della geografia che tratta dello stato antico della terra e delle vicis- situdini cui andò soggetta nel corso de' secoli. Per giungere alla conoscenza de' mutamenti che alterarono l' aspetto d' un paese, non basta lo studio della storia, che ci lasciarono scritta i nostri maggiori, specialmente ove i documenti di questa sono scarsi e difettosi, ma fa d' uopo uno studio profondo, perspicace della natura, che è il grande libro, scritto a caratteri indelebili, aperto ad ognuno che sappia e voglia leggere i grandi episodi del nostro passato. Già quell' accuratissimo raccoglitore riolle ') Heìlwuhl : Mittheilung. Wiener geogr. Ges. 1875. 10. *) in." Congres.9o geogi*. intern. Voi. I, p. 297 e li p. 307. 3) Mittheil. Wiener geogr. Ge.s. 187G, 2. 195 nostre storie clie fu il conte Filiasi, l' autore delle pregiate Memorie sui Veneti primi e secondi, comprendeva che senza tali indagini la nostra geografia antica resterebbe sempre incerta e variabile secondo V opinione soggettiva dei singoli scrittori. „Si osservino, scriveva egli nel 1797, le stratificazioni are- nose e ciottolose interne ed esterne ed il loro andamento, po- sizione, natura, ecc. in tutta la pianura superiore ed inferiore ad Aquileja. Si osservi se avanzi vi sieno d' alvei antichi e come e dove diretti, e cosi potrannosi avere dei lumi molti per conoscere il corso antico de' fiumi Aquilejesi, Se ne avrà assai più lume da tale esame, che da cento indagini fatte senza muo- versi dal tavolino su i passi degli antichi Storici. In ciò spesso più vale il naturalista dell' antiquario, ma sopratutto è neces- sario che r uno e 1' altro abbianvi parte ed a vicenda si sosten- tino e soccorrano" '). Le ricerche da me intraprese in questi ultimi anni nelle necropoli sparse per le vallate delle Alpi Giulie, che ci fecero conoscere l' esistenza di una civiltà fiorentissima fino allora quasi del tutto ignorata, mi diedero agio d' investigare contem- poraneamente 1' antico corso dell' Isonzo e di studiarne i muta- menti avvenuti nella sua idrografia. Ma prima che ci facciamo ad esaminare quale fosse il nostro fiume nell' epoche passate, è mestieri tracciare brevemente 1' attuale suo corso. Sbalzato fuori dalla sua roccia materna nell' intimo re- cesso della Valle di Trenta ad un' altezza di 933 m. -) esso scorre per un breve tratto verso mezzogiorno, per piegare quindi a ponente al fondo di un' angusta valle, ove raccoglie le acque di parecchi torrentelli, scendenti dalle nevi eterne dei colossi alpini che lo ricingono d' ogni lato. In tutto questo suo tratto superiore il giovane fiume conserva il suo carattere sel- vaggio, impetuoso, lanciandosi di balza in balza romorosamente, per guisa che sopra una lunghezza di 24 chil. esso scende non meno di 560 m., il che equivale ad una caduta del 23"33 p. m. ') Voi. II, p. 27. ') Secondo Peters {Jahrh. geol. Reichsmistalt 1856, }). 690). — Kandler e Czòrnig indicano 1' altezza di 807 m. * La strettezza della valle non gli permette di espandersi e di formare depositi di gliiaie, sicoliè quasi dappertutto esso scorre in un alveo scavatosi profondamente nella roccia. Le sue con- dizioni mutano improvvisamente, allorché escito dall' angusto solco che lo teneva imprigionato, esso riversa le sue acque nella vallata di Plezzo, larga quasi due chilometri e mezzo e lunga non meno di sei. In quest' ampia conca esso riceve pa- recchi confluenti, tra i quali il più considerevole il Coritto o Coritenza, per volume d' acqua di poco a lui inferiore. E questo il fiume, che scende giù dai fianchi del Predil (da taluno iden- tificato al M. Picis di Giornande), scorrendo direttamente a mezzogiorno, e che in antico sarà stato senza dubbio riguar- dato come il ramo principale dell'Isonzo, a preferenza del- l' odierna sua fonte, sgorgante in lontana ed oscura valle alpina, per la quale non passava alcuna strada principale. Il suo alveo trovasi profondamente incassato tra le roccie per modo che in più luoghi esso non viene tradito che dal cupo fragore, eh' esce dal fondo dell' angusto burrone, pel quale le sue acque sono costrette ad aprirsi un passaggio ( Chiusa di Fìczzo). La valle di Plezzo è formata da un deposito poderoso di ghiaie, entro le quali l'Isonzo approfondì il suo alveo per quasi cento metri. Queste ghiaie sono per la maggior parte forte- mente cementate tra di loro, formando durissimo conglomerato calcare. Esse ci presentano un distinto terrazzamento o piut- tosto una serie di terrazzi orizzontali, di cui il più alto giace a 450 m., il più basso a 370 m. sul livello del mare ^). Verso l'estremità inferiore della valle, il deposito di ghiaie è stato dilavato dalla corrente, sicché il fiume ha campo di espandersi sur un largo greto, seminato di saliceti, E (pii che da un' alta rupe sgorga un' ingente massa d' accpia, detta Bocca di Saga, 'j Più in alto ancora, sulla votta cioè (lolla colliiia arenacea di Itavelnik, che sorge isolata dalla valle, di Plezzo a TvJO ni , come pure «ul ripiano di Praprenci, che s' appofi:,ii!;ia alle radici del monte Rombon a poca distanza dalla Chiusa ed attinge un' altezza ancora superiore yó3i m.\ esistono depositi di ghiaie cenientate. In vista della loro considerevole ulli'/za di 70 m. sulla circn-itanle iiinniu-a rispctt. di 1 l'i m. siili' (kIìimmio 197 creando shi2)enda cascata, che per ampio tratto rintrona la c-ir- costante campagna. Ma a questo punto l'Isonzo non può più oltre prose- t;aire nella sua direzione, trovandosi sbarrata la via dai fian- chi iliiiipati del Canin e degli altri giganti die maestosa- mente lo circondano, muraglia inaccessibile, clie ottVe un' unica spaccatura — Passo cV Uccca — per la quale scorre il Rio Bianco, clie presso Saga mesce le sue acque a quelle del- l' Isonzo. Il nostro fiume è quindi costretto a ripiegarsi brusca- mente verso levante e mezzogiorno, aprendosi violentemente un varco per giungere nella vallata di Caporetto. Nel primo tratto, tra Saga e Serpenizza, per una lunghezza di circa 4 chilometri, la valle continua a mantenersi abbastanza larga, potendo riguardarsi quale continuazione di quella di Plezzo, essendone il suo livello di poco più basso. Al di là di Serpe- nizza i fianchi delle montagne si addossano alla valle, restrin- gendo l' alveo del fiume, che solo presso Terno va si allarga por un brevissimo tratto. Prima di entrare nella larga vallata di Caporetto il fiume deve sforzarsi il varco tra il monte S. Antonio ed il monte Rovisce, ove dalla profonda corrosione della roccia, si può farsi un'idea dell'immane forza della cor- rente e del lungo periodo di tempo necessario ad incidersi quel solco. La vallata di Caporetto -S. Lucia è la più vasta che si incontri lungo tutto il decorso dell' Isonzo, e sulla quale avremo occasione d' intrattenerci più diffusamente. Essa ha una lun- ghezza di 18 chilometri ed una larghezza media di 1"6 chil. Vi affluiscono l' Idersca, la Tominsca e l' Idria, pei quali l' Isonzo raddoppia quasi di volume. Sotto Lubino essa si restringe livello del fiume, il cliiar.'"" Dr. Stadie suppone uu abbassaiueiiLo avve- nuto nella valle superiore dell' Isonzo in correlazione ai grandi movimenti sismici seguiti nell' epoca quaternaria, in cui ebbe luogo la depressione delle nostre coste. (Verhanrl'. cjeol. Meichsanst. 1S88, p. 48). Vedremo più oltre che anche altrove lungo il coi-so dell'Isonzo troviamo dei)Ositi di ghiaie all' altezza considerevole di 100 e più metri sull'odierno livello del tiunie. 198 alquanto, formando un gomito e ripiegandosi a mezzogiorno, per tornarsi ad allargare tra Modreiza e S. Lucia. In questa vallata si ripetono, ma in modo ancora più marcato, le jìarticolarità avvertite in quella di Plezzo. L'Isonzo scorre dapprima nel solco profondo inciso nel terrazzo inferiore del conglomerato, poscia libero sur un largo letto ghiaioso, ove ripetutamente si divide in parecchi rami. A S. Lucia, dopo aver formato una beUa cascata, il fiume entra in una strettissima gola, profondamente erosa, che se anche a Roncina ed a Canale si allarga d' alquanto, lo tiene però sempre imprigionato tra pareti rocciose. In questo tratto, lungo 20 chil., l' Isonzo non accoglie che pochi ed irrilevanti affluenti, quali l' Usnig, l'Auzza e qualche altro torrentello. Sempre però si può riconoscere al disopra delle pareti perpen- dicolari o declivi, che formano le sponde, un cordone di con- glomerati orizzontali più o meno conservato. A Piava esso si rivolge nuovamente verso levante, scor- rendo imprigionato tra il monte Sabatino e la catena rocciosa, che si distende tra Descla e Salcano. A quest' ultimo luogo finisce il corso montano del fiume, che ora dopo 92 chilometri si riversa nella pianura. Per un buon tratto però esso continua a scorrere entro il profondo solco incisosi nel conglomerato, che ne forma il letto, accompagnato sempre da una serie di terrazzi allineati lungo le sue sponde. Presso Rubbia esso accoglie il fiume Vippacco, uno de' suoi principali confluenti, il quale con lunghi giri meandrici esce lentamente dalla valle omonima, e piega quindi un po' verso ponente, cacciandosi tra Sdrausina e Gradisca ed espandendosi sur un ampio letto di ghiaie. Il suo corso diviene sempre più lento e sempre più numerose si fanno le biforcazioni ed i bracci morti. Presso Paperiano vi afrlaisce il Torre unito al Natisene, che però quasi tutto 1' anno è totalmente secco, scom- parendo le acque molti chilometri più a monte attraverso i grossi depositi di gliiaie che ne formano il letto. L'Isonzo infine torna a volgere a levante ed accogliendo ancora numerosi piccoli affluenti, che gli m;indano le ac(pie di rinascimento, sgorganti dovuii([Uc m-Ua pianura, finisce il suo corso nel golfo 199 di Monfalcone, misurando dalla fonte alla foce 13G chilometri, che vanno suddivisi nel modo seguente: Dalla sorgente a Plezzo .... cliilom. 24 Da Plezzo a Caporetto „ 19 Da Caporetto a Tolmino (ponte) . „ 13 Da Tolmino a S. Lucia .... „ òb Da S. Lucia a Canale „ 13 Da Canale a Gorizia (ponte d. ferrata) „ 24 Da Gorizia a Sagrado (ponte) . . „ 123 Da Sagrado alla foce „ 25 Il seguente specchietto indicante la relativa altezza, ci dà in pari tempo il coefficente della sua caduta : Altezza dell' Isonzo Differenza Caduta p. %„ Alla fonte . m. . 933 in. — Plezzo . . 373 560 23-33 Caporetto . . 200 173 9- 1 Tolmino . 152 48 3- 7 S. Lucia . . 129 23 4-18 1) Canale . . 98 31 2-38 Gorizia . . 42 66 2-33 Sagrado 22 20 1-63 Foce . . . 0 22 0-88 Lo studio dell' Isonzo ci presenta un duplice problema : il suo corso superiore imprigionato tra le catene alpine e l'in- feriore, che si espande libero per la pianura friulana. Nel presente lavoro considereremo il fiume nel suo tratto montano, cercando poscia di rintracciare i mutamenti avvenuti eventual- mente nel suo corso inferiore. Il sistema idrografico di una regione viene determinato anzitutto dalle sue condizioni orografiche. Epperò per istudiare il corso di un fiume fa mestieri considerare la natura del suolo da esso percorso, nel quale naturalmente dovranno trovarsi le tracce del suo passaggio nella lunga vicenda de' secoli. ') Senza la cascata di S. Lucia di (! ni. sarebbe di 309. 200 Uno de' caratteri più notevoli de' rilievi orografici della no- stra provincia è il parallelismo, che conservano più o meno le sue catene montuose, che ci presentano una direzione costante da N. W. a S. E., direzione tracciata dall' asse principale di solleva- mento delle nostre alpi. Questo parallelismo noi lo possiamo seguire in tutta la nostra penisola istriana e nelle isole che la fronteggiano, tanto nelle sinclinali che nelle anticlinali. Essa viene per tal modo ad avere l'aspetto di una successione di onde, che cominciando bassissime nella parte meridionale dell'Istria, vanno descrivendo archi di sempre maggiore ampiezza, fino a giungere all' altezza di 2864 m. all' acrocoro del Tricorno. A questi rilievi orografici corrisponde del pari la disposizione delle formazioni geologiche, le quali trovansi egualmente alli- neate secondo gli assi di sollevamento. Parallele ai rilievi sono pure le depressioni, e quindi noi aAa^emo una serie di vallate principali colla direzione da settentrione e ponente a mezzogiorno e levante. Ma nel sollevamento delle ingenti masse che costituiscono le nostre catene alpine, oltre agli avvallamenti nella direzione principale, avremo molte2)lici spaccature in senso divergente o trasversale, le quali determineranno delle comunicazioni più o meno profonde tra le varie depressioni principali, costituendo una serie di valli secondarie. Con ciò noi possiamo spiegare il corso spezzato del- l' Isonzo, che dalla sua sorgente fino a Salcano ci presenta una alternanza di direzione da ponente e settentrione a levante e mezzogiorno e viceversa, secondocliè esso scorre per una valle di sollevamento o si deve sforzare il passaggio per un' an- tica spaccatura clie coli' andar del tempo si tramutò in valle d' erosione. L' instabilità del suolo nell' epoche primitive non ci permette naturalmente di rintracciare quale ne fosse l'iih'o- logia della nostra provincia, quantunque già fin d' allora collo svilupparsi dei rilievi orografici si determinassero anche le cor- rispondenti depressioni e quindi si abbozzasse 1' odierno sistema idrografico. Le forti oscilhi/ioiii cui ainhiroiio soggette h' no- stre i\\\i\ in seguito all'emersione delle \;nie loi'iuazioni geo- logiche, trasportate a sempre maggiori altezze, le numerose 201 dislocazioni delle masse solide, che ne seguirono, i corruga- menti e le fratture, le abrasioni più o meno profonde che aspor- tarono i depositi più recenti, non ci permettono di fissare che a larghi tratti le condizioni geognostiche di allora. Noi non possiamo seguire la storia del nostro fiume che dall' epoca in cui, divenute meno impetuose le forze sbrigliate della natura, che avevano imperato sovrane nell' infanzia della nostra terra, subentrò una quiete relativa, necessaria allo svolgimento dei fenomeni continentali, che a poco a poco diedero l' odierna forma al nostro paese. E la storia di questo periodo, recente si in confronto al lungo avvicendarsi delle formazioni anteriori, ma pur sempre lontanissima relativamente alla comparsa dell' uomo nelle no- stre regioni, noi la possiamo leggere nei depositi di ghiaie, che accompagnano fedelmente l' Isonzo nel suo corso montano e ne formano il letto nell' ampia pianura friulana da lui generata. A queste ghiaie dunque è mestieri che noi rivolgiamo la no- stra attenzione, studiandone i loro elementi e la loro giacitura. Analogamente al grande sviluppo che nella nostra regione possedono le rocce calcari, anche le ghiaie constano di prefe- renza di tali elementi, dovuti allo sfasciamento dei calcari trias- sici, del giura, della creta e dell' eocene, che costituiscono la maggior parte dei terreni percorsi dall'Isonzo e da' vari suoi con- fluenti '). In minore quantità vi si rinvengono ciottoli schistosi ') La litologia di queste ghiaie varia naturalmente secondo le diffe- renti località e le formazioni attraversate dalle correnti. Cosi constano fino a Plezzo quasi esclusivamente di calcare del Daclistein con rari ciottoli derivanti dai tenui affioramenti di strati raibliani e di S. Cassiano, che trovansi alle falde meridionali del monte Mangart. Più in giù verso Caporetto vi si aggiungono altri elementi dovuti parte allo sfasciamento dei lembi di calcare rosso giuratico (Klippenkalk), che accompagnano il Rio Bianco lin sopra Saga e si librano dalla vetta del monte Stou a quella del monte Starski, e parte alla corrosione degli strati cretacei emergenti ai fianchi dei monti Kern ed Urata. Al di là di S. Lucia le ghiaie divengono ancor più poligeniche, specialmente mercè l' influenza dell'Idria, che, attraversando terreni molto variati dalle formazioni paleo- zoiche alla creta, trascina seco ciottoli di natura assai differente, non 202 ed arenosi in relazione agli affioramenti limitati delle roccie corrispondenti. Queste ghiaie hanno non di rado una potenza considere- vole e per lo più trovansi fortemente cementate da infiltrazioni calcari, sicché ci si presentano sotto forma di conglomerati ad elementi di varia grossezza. Come in genere le rocce cementate, anch' essi oppongono una maggior resistenza agli agenti erosivi, d' onde nasce una corrosione più avanzata delle roccie com- patte sottostanti a questi conglomerati, i (juali lungo il fiume sporgono non di rado a guisa di gronde, finche privi di so- stegno precipitano al basso, seminando le sponde di grossi blocchi, che in seguito per le ineguaglianze della superficie e per le numerose screpolature, si ricoprono d' una vegetazione abbastanza rigogliosa '). Nelle vallate principali questi conglomerati occupano an- cora vaste estensioni, specialmente verso le due estremità delle stesse, laddove nella parte centrale essi trovansi ]}er lo più rap- presentati da uno o più cordoni terrazzati, che s' appoggiano ai fianchi delle montagne. Da ciò ne viene che il fiume, se anche escito dalle gole rocciose, trovasi alle due estremità più 0 meno profondamente incassato tra i conglomerati ghiaiosi. esclusi quelli di tuffi augitici e doleritici, provenienti dai dicchi di Sche- brellia, Rauna e Circhigna. ') Questa fiora riesce non di rado molto interessante per albergare specie straniere alla regione circostante, trasportatevi dalla zona alpina attraversata dal fiume. Cosi p. e. raccolsi a Tolmino su questi blocchi la Campanula Zoysii, e carnica, la Dnjus octopetala, la Linaria alpina, la Cìjstopteris regia, ecc. Più. strana ancora riesce la presenza di specie alpine e subalpine sui conglomerati di Gorizia e perfino di Gradisca, ove compaiono spesso il Cytisus jmrpureus, la Gypsophijla rcpens, la Kernera na-iatilis, V Arahis crispata, la Canlamine trifolia, il BclUdicustrum Michelii, la Polifffuid Cliantdehii.ciis, la Hcnhiosa (fniminifolia, il Plii/tci(ina Svìii'uclizeri e iowosuin, il Lcontodon liruinati, la l'aidcrota Agiria. la FolnilHla caitlcxveiis, la BiscKtellu lacvifjata, V Antrontia caniiolica, la J'iiii/nifiild alpina, il HìkxIdh- ileiairoH liirsiilum V Arena arf/entea, la Tojieldia cah/ealala, la l'ou minor, la ()/- stopleris /'rufjilisj la Selaginella lielceticu, e molt' altre. (Veggansi in proposito gl'interessanti lavori del Kru-san sulla Flora di Gorizia nelle Oesterr. Bot. Zeit. 1805, p. 201, 1880, ]). 175 e nello Zool. Bot. Gesellsch. 1870, j). 2(;5). 203 non potendosi espandere liberamente che verso la parte me- diana. Ciò avviene specialmente nella valle di Plezzo ed in quella di Caporetto-S. Lucia, ove più che altrove ci si offrono chiaramente tali particolarità. Ed è appunto su quest' ultima valle che dobbiamo più a lungo soffermarci, perchè dallo studio della stessa ci sarà facile persuaderci che l' Isonzo non poteva piegare giammai pel varco di Starosello, ma doveva procedere per 1' alveo odierno. La valle di Caporetto-S. Lucia viene chiusa a settentrione, rispettivamente alla sponda sinistra dell' Isonzo, dalle prealpi della catena del Kern (2246 m.), del Kuk (2086 m.) e del Vohu (1923 m.), solcate da numerosi torrenti, che trasportano un' in- gente quantità di ghiaie. Il lato meridionale trovasi limitato dai fianchi del Matajuro e del Colovrat, meno aspri e più bassi, non attingendo che la massima altezza di 1643 m. All' estremità superiore la valle possedè due varchi, uno per cui vi entra l' Isonzo ed un altro più largo, che per Starosello e Robig mette nella valle del Natisene. Per questo influisce nell' Isonzo un fiumiciattolo, detto Idria o piuttosto Idersca, per distinguerlo dal fiume omonimo, che sbocca a S. Lucia nell' Isonzo. Verso 1' estremità inferiore noi troviamo tre o piuttosto quattro escite, quella di Volzano, utilizzata dalla strada regia, quella di Modreiza per cui passa la via provinciale che mette a Casarsca, la valle dell' Idria, per la quale questo fiume entra nell'Isonzo e finalmente la gola di S. Lucia, onde riuniti continuano il loro corso. All' imboccatura superiore presso Caporetto, come si è già accennato, noi troviamo un esteso deposito di ghiaia, che con una serie di gradinate va sempre più abbassandosi verso 1' at- tuale livello del fiume *). Questo deposito si prolunga del pari pel varco di Starosello, occupandone tutta la valle fino a Robig ') Vedi spaccato I. — Le altezze furono parte desunte dalla nuova carta dello stato maggiore, parte misurate direttamente e parte x'ilevate a mezzo dell' aneroide, nel qual caso le osservazioni vennero ripetute talora fin piìi di cinquanta volte, affine di poter trarre una media possi- bilmente esatta. 204 e Creda, ove serve di letto al Natisone '). A Caporetto si pos- sono distinguere chiaramente cinque terrazzi principali orizzon- talmente disposti, nel più profondo de' quali l'Isonzo ha inciso il suo corso odierno per una profondità di circa 14 metri. Il superiore di questi terrazzi giace ad un' altezza di 240 m. sul livello marino ossia 40 m. più elevato dell' alveo dell' Isonzo. Lungo la vallata si ripetono in più luoghi (piesti torrazzi, più o meno conservati, così a Smasti, ad Idersco, a Volarla, e specialmente bene a Tolmino e Volzano, ove troviamo ripro- dotta egregiamente la saccessione de' terrazzi già notata a Ca- poretto ^). Infine verso 1' estremità inferiore della valle noi in- contriamo uno sviluppo straordinario di ghiaie, che attingono una potenza di 73 metri. E siccome a S. Lucia il fìvmie si è scavato il letto, non solo entro le ghiaie ma ha inciso pure profondamente le roccie sottostanti, noi avremo agio di stu- diarvi meglio ohe a Caporetto i rapporti stratigrafici de' pro- dotti alluvionali, rispetto alle formazioni più antiche. Noi ritroviamo quivi una serie di strati schistosi ed are- nacei con un' inclinazione a S. W. superiormente alternanti con straterelli calcari, come può vedersi chiaramente nello spaccato presso il ponte dell'Isonzo. Non lungi dall'influenza dell' Idria, affiorano degli strati di schisto rosso, che del resto emergono anche più sopra lungo il corso dell' Idria. Su questi strati s'appoggia la massa di calcare caprotinico, in stratificazione concordante ed immediatamente al di sopra giace il deposito di ghiaie terrazzate, che s' elevano fin al vertice del monte Tesa a 234 m, sul livello marino ^). Lo stesso ordine stratigrafico ci mostra anche l' ultimo tratto dell' Idria prima di unirsi all'Isonzo. In ambidue i fiumi le pareti non scendono solo a perpendicolo, ma sono inferior- mente profondamente dilavate, in grazia della maggiore erodi- bilità degli strati schistosi in confronto dei calcari, i (piali })er ampio tratto sporgono all' infuori, o giacciono, enormi bloci-hi ') Vedi spaccato VII. '^) Vedi spaccato II. ») Vedi si)ac("ito III. 206 precipitati, rendendo ancor più angusta la gola, per la quale 1' acqua romoreggiando deve aprirsi un passaggio '). Interessante è 1' aspetto che ci offrono i vari terrazzi che si distendono in semicerchio intorno al monte Tesa. Alla parte settentrionale essi digradano anfiteatralmente con larga curva verso Modrea alla sponda sinistra dell'Isonzo; dalla parte op- posta essi formano dapprima il vasto pianoro di Stoppice, alto 206 m., che s' estende fin quasi a Bacia, per abbassarsi jioscia fin al ciglio delle rupi calcari, che s' elevano alla sponda destra dell' Idria '-). Quest'enorme deposito di ghiaie s'appoggia alle falde del monte Seniza, costituito dagli strati contorti del cal- care di Volzano, che quivi attinge uno sviluppo considerevole. La forma singolare del monte Kuk, costituito esso pure di con- glomerato ghiaioso, che allato al monte Tesa s' innalza a guisa di acuta piramide all' altezza di 201 m., è dovuta a parziale franamento. I depositi di ghiaie terrazzate non sono però limitati alle sponde dell' Isonzo, ma s' estendono per lungo tratto su per la valle dell' Idria. ') Ed è veramente grandiosa la scena che ci presenta l' Idria un po' al di sopra del ponte, prima di confluire nell' Isonzo. Massi gigante- schi, alti pili di case, s' alzano torreggianti dall' alveo del fiume, che trovando dovunque inceppato il suo corso, balza impetuoso di roccia in roccia, producendo una serie di cateratte più o meno considerevoli. Più. grandiosa ancora diviene la scena allorché il fiume, ingrossato dalle piog- gia, scende torbido, impetuoso, trasportando seco caterve di legname, alberi sradicati, ponti, molini. Le acque, non potendo effluire, s'ingorgano e s' alzano improvvisamente di molti metri, e mugghiando flagellano le rocce, finché superati gli ostacoli, si riversano con orrendo fragore nel sottoposto burrone. E allora che tutta la popolazione di S. Lucia accorre alle sponde del fiume per rattenere il legname natante, a mezzo di lunghe pertiche uncinate, e uomini, donne, ragazzi, tutti affaccendati a raccogliere il prezioso materiale, che deve riscaldarli nelle fredde giornate invernali, s' avventurano imperterriti fin alla cinta nelle fulve onde, che si facil- mente potrebbei'o travolgerli. Alcuni proprietari hanno pure costruito lungo il fiume delle roste, nelle quali si arrestano alle volte enormi quan- tità di legname. '^) Le ghiaie non sono quivi orizzontali, ma presentano un' inclina- zione verso N. W. 20G Se ci facciamo a seguire l' Isonzo nella stretta gola tra S. Lucia e Podsella, ove 1' alveo del fiume in alcuni luoghi non misura superiormente che appena un paio di metri, noi vediamo le pareti rocciose farsi sempre più alte e presentare tracce sempre più evidenti di una profonda erosione. Quest' erosione però ci presenta due stadi bene distinti, in quanto che nella parte superiore per una profondità di oltre GO metri essa non procedette solamente in ragione verticale, ma agì pure attiva- mente in senso orizzontale, sicché la gola appare relativamente larga, misurando al livello del terrazzo superiore almeno cento metri. Nel tratto inferiore all' incontro per circa 30 m. la cor- rosione agi più energicamente in profondità, d' onde nacque un canale strettissimo a pareti perpendicolari e non di rado anzi a strapiombo. Ma al di sopra della gola noi riscontriamo dovunque uno o più terrazzi di ghiaie, più o meno estesi, che accompagnano il corso del fiume ad un livello assai più elevato dell' odierno ^). La presenza di questi conglomerati e la forte corrosione degli strati sottostanti, ci dimostrano chiaramente che il fiume doveva trovarsi anticamente ad un livello molto superiore del- l' attuale. A S. Lucia, ove l' Isonzo entra nella gola, le pareti rocciose che l' imprigionano, hanno un' altezza di 32 metri -), a Cosmeriza esse si sono elevate a m. 90, a Sella infine esse giungono a 110 m. sull' alveo presente del fiume. Quindi prima che avvenisse codesta erosione, tra S. Lucia e Sella esisteva una barriera rocciosa alta almeno 230 m. sul livello marino, che il fiume era costretto di superare per poter giungere nella valle inferiore di Roncina. Ora se consideriamo che il letto dell'Isonzo prima di internarsi nella gola di S. Lucia giace a 129 m. sul livello del mare, a Modrea a 144, all'influenza della Tominsca a 148, a Tolmino a 152, presso Kamno a 190, a Caporetto a 200 m., e vi contrapponiamo 1' altezza della chiusa ') Vedi spaccati IV e V. *) L' altezza del ponte dell' Isonzo a S. Lucia sul pelo dell' acqua mi risultò, al 24 Giugno 1887, di 2i> ni., quello dell' Idria di 285. L'acqua era profonda al 1uo.ì;o di niisuriizione circa i5 ni. 207 S. Lucia-Sella (230 m.) fino alla quale 1' acqua doveva innal- zarsi per poter continuare il suo corso, ne viene di necessità l' esistenza di un vasto lago, che occupava tutta la profonda depressione tra Caporetto e S. Lucia, come pure buon tratto delle valli laterali, che trovansi ad un livello più basso. Cosi esso s'internava nella valle dell' Idria fino al di là di Tribussa, occupando buon tratto di quella della Bacia ^). Ma questo lago non aveva solamente l' emuntore di S. Lucia, ma si scaricava pure pel varco di Volzano, che giace quasi al medesimo livello (229 m.), nel laghetto che occupava l' odierna pianura di Cighino e Casarsca, come ne fanno fede gli estesi depositi di ghiaia. Nelle piene straordinarie è probabile che 1' acqua abbia sormontato anche il passo tra Modreiza e Ca- sarsca, che ha un' altezza di soli 250 m., come ci accennano le ghiaie che trovansi appunto a tale livello. L' esistenza di questo lago che occupava non solamente r esiguo spazio tra Caporetto ed Idersco, come è segnato sulla carta del barone Czornig, ma tutta la conca di Caporetto- S. Lucia, ci viene altresì accertata dal deposito uniforme delle ghiaie. L' Isonzo, che a Caporetto scorre a 200 m. sul livello del mare, trovasi a S. Lucia a soli 129, sicché il fiume discese di 71 m., il che, in relazione alla lunghezza della valle, ci dà una caduta del 4 p. "/oo. Se le ghiaie fossero dovute alla depo- sizione del fiume, anch' esse dovrebbero abbassarsi in propor- zione alla caduta della corrente e quindi giacere a Caporetto ad un livello più alto che non a S. Lucia. Ciò però non è il caso, dappoiché i terrazzi trovansi lungo tutta la valle allineati presso a poco ad un medesimo livello. Così a Caporetto il terrazzo superiore giace a 240 m., a Tolmino a 220, a Volzano a 213, a S. Lucia a 234, a Cosmeriza a 226, a Drebocnig a 245, a Sella a 238 m. Egualmente a Zighino a 229 ed a Slap, nella valle dell' Idria, a 233 m. Ma vediamo ora quale fosse lo stato del nostro lago alla sua estremità superiore, e per far ciò è necessario che diamo ') Veggasi l'annessa T. I, che ci presenta l'antico corso dell'Isonzo e la serie dei laghi da esso formati, rilevati in base ai depositi ghiaiosi esistenti lungo le sue sponde. 208 prima un' occhiata alla valle di Starosello ed a q^uella del Natisene. La valle di Starosello tra Caporetto e Robig misura cinque chilometri in lunghezza e quasi uno in larghezza, ed era fin a pochi anni fa occupata da estese paludi, formate dalla stagna- zione delle molte acque sorgive, che ora incanalate vanno ad ingrossare il fiume Idersca. Essa viene fiancheggiata da un lato dalle pendici settentrionali del monte Matajuro, dolcemente inclinate e coperte da rigogliosa vegetazione e dall'altro dalle pareti rocciose del monte Starski, da cui si riversano fin quasi sulla strada ampie distese di sfasciume calcare. In nessun luogo di questa valle compaiono que' depositi di ghiaie e di conglo- merati *), che si riscontrano tanto copiosi nella valle dell'Isonzo. Essi però non vi mancano, ma in relazione alla sua maggior elevazione trovansi sepolti sotto le deposizioni posteriori. Re- golandosi il corso del fiume Idersca, vennero praticati degli escavi, che ci fecero conoscere la natura del suo terreno. Si ritrovò superiormente uno strato abbastanza grosso di terriccio ed alla profondità di 05 a 2 m. il solito conglomerato com- patto, alternante spesso con ghiaie incoerenti. Presso Starosello giace un grande cumolo di blocchi fra- nati dai fianchi del Matajuro -), pel quale appunto, secondo il ') Il deposito di conglomerato che esiste a Svina ad un livello molto superiore ai terrazzi (310 m.), ci rappresenta probabilmente il resto di una morena laterale. ^) I singoli massi sono spesso di dimensioni enormi e se ne giac- ciono gli uni accavallati sugli altri per modo che frequenti sono i vani rimasti tra sasso e sasso. Il loro aspetto solo leggermente modificato dalle influenze atmosferiche ed i loro spigoli acuti, ci attestano 1' epoca relativamente recente della catastrofe, che può essere avvenuta in un tempo a noi forse molto più vicino di quello che è supposto dal Kandler durante uno o 1' altro de' ])eriodi sismici, da cui fu tormentata la nostra provincia nell' evo medio. Del resto ancor oggi dura tra il pojtolo la tradizione di questa rovina, rivestita da un mito religioso. Sotto la frana sarebbero inoltre sepolti parecchi casolari. Essa però non ci rappresenta lo spartiacqua de' due (iumi, che è da ricercarsi nella tenue elevazione composta di detrito glaciale, che decorre da Kf)big verso Starosello e venne paizialmente cojìerta dai massi ]ii-eci|iilati. 209 Kandler ed il Cz(")nng, sarebbe stato impedito all' Isonzo, nei 586 d. C, di unirsi al Natisene e quindi obbligato a ricercare r odierno suo alveo. Fin qui la valle va sempre elevandosi, giacendo il punto più alto, che trovasi immediatamente dopo il villaggio, a 250 metri sul livello marino. Al di là però essa declina verso Robig, che sta cinque metri più basso ed ove s' incontra il Natisoiie. Questo fiume, che trae le sue scaturigini dai fianchi del Monte Maggiore alto 1617 m., scende impetuoso fino al san- tuario di S Elena '), ove si allarga alquanto nella valle di Podbela, per venir tosto ristretto fi^rtemente dalla chiusa di Coritto, che riduce il suo alveo ad una larghezza di pochi metri, onde frequenti ingorghi ed allagamenti della valle su- periore -). Il suo corso tortuoso, che fin qui volgeva a levante invece di continuare per la valle di Starosello, come parrebbe più naturale, piega bruscamente a Robig verso mezzogiorno, per entrare nella stretta gola di Robig-Pulfero. Prima di en- trarvi deve ancora aprirsi un varco tra le pareti che scendono quasi a perpendicolo sotto la chiesuola di S. Ilario, e quelle del monte Der ^). '1 La valle superiore del Natisene al pari di quella di Starosello, corrisponde alla grande frattura periadriatica Barcis-Starosello, in seguito alla quale 1' eocene inferiore venne sollevato al monte Matajur ad un' al- tezza di 1642 m. (TammeUi: Spieg. Carta geol. Friuli, p. 172. — Greol. prov. venete, p. 201 e tav. II). ') Quello che per la valle di Caporetto- Tolmino era la barriera rocciosa tra S. Lucia e Sella, riesciva per la valle superiore del Natisone la chiusa di Coritto, che impediva il libero efflusso al fiume, obbligandolo a formare un lago, la cui esistenza ci viene attestata dai vasti depositi di ghiaie e di conglomerati, che accompagnano fin presso a Robig il corso sinistro del Natisone ad un' altezza considerevole sull' odierno suo letto. ■■') La valle del Natisone ti-a Robig e Pulfero è estremamente stretta, a tale che la strada postale in più luoghi dovette venir incisa nella roc- cia (Haec fere nni versa in cdniui Xatissae vivo monte excisa anliquae munifì- centiae decus refcrrebut. — Henr. Pallad. de Oliv. De oppugn. GrmUsc. 1658, }). 61). In tutto questo tratto non si vede alcuna traccia di ghiaie o con- glomerati, che appaiono appena dopo Brischis, ove la valle diviene sempre più larga. Essi accompagnano il fiume che fino al di là di Cividale ti-ovasi U 210 (Jiiosto montieello, alto HOB m. si pone di traverso alla valle di Starosello, chiudendola quasi totalmente dal lato di meriggio. Esso giace presentemente isolato, venendo diviso dalle opposte pareti del monte Mia e del monte Matnjui-, dal- l' un lato del profondo solco incisovi dal Natisene ') e dall'altro dalla stradi;!, — del resto con molta probabilità scavatavi arti- ficialmente nella roccia, — die da Robig conduce a Cividale. Non occorre però molto studio ove per poco si osservi la concordanza nella direzione degli strati, per accertarsi che anticamente esso stava in comunicazione coi due monti pre- citati, formando una briglia calcare attraverso tutta la valle clie per tal modo veniva perfettamente occlusa in direzione di Stupizza -). Conseguenza naturale di questa barriera jjer quasi cin- quanta metri più alta del talus della valle, si era che il Nati- sone pel varco di Starosello doveva continuare il suo corso verso levante ed influire nell' Isonzo, rispettivamente nel lago da esso formato. E se teniamo conto dei livelli offertici chii terrazzi superiori della valle dell' Isonzo, ci persuaderemo di leggeri che il lago doveva occupare tutta la valle di Starosello, estendendosi almeno fino a Creda. Consideriamo ora quale fosse lo stato dell' Isonzo al di sopra ed al di sotto di questo lago principale. Immediatamente sopra Caporetto la vallo si restringe fortemente e 1" alveo ilcl- l' Isonzo trovasi ridotto a pochi metri di larghezza e limitato da pareti perpendicolari, sicché la via che costeggia la sua profondamente incassato, mi uu' altozza di '20 — oO in. sul suo livello: a 8. Pietro viconosconsi (Oiiaraincntf; tre terrazzi sovrapj^osli. Pi-i'sso l'revignano il Natisonc, già ridotto per lo più ad un greto asciutto, si unisce al Toito, per volgere poscia all' Isonzo, nel quale iuHuisce dopo un corso di 77 cliiloiiietri. ') Questo stretto solco era fin quattro anni fa, primachè venisse ampliato a mezzo di mine, annora più angusto, e non permetteva nelle piene clie un eftlusso incuiupirto alle acquo clic allagavano tutta la valle jìcr parecchi metri d" altezza, giungendo lino allo sparti.acqua di Staro- sello, i)el quiile vi'iii\a impedito il riversai'.^i del Natisone noli' Isonzo. '-) Vedi spa<'cato VI. 211 sponda, dovette venirvi scavata nella viva roccia '). Ma al di là di questa chiusa noi ritroviamo nuovi depositi terrazzati di ghiaie che s' elevano lino a 24U ni. sulla media marea, e (j^uindi al medesimo livello di quelle di Caporetto. Tanto a Ternova, che a Serpenizza, a Saga ed a Plezzo, noi vediamo ripetersi condizioni analoghe a quelle testé diffu- samente trattate. Noi vi troviamo i medesimi terrazzi di ghiaie, che ove la valle è più larga, come a Plezzo, ci dimostrano una successione regolare di quattro o cinque gradinate, nell' ultima delle quali il fiume ha inciso l' odierno suo alveo. Il livello di questi terrazzi si mantiene costante tanto nel tratto superiore che nell'inferiore della valle. Ovunque ritroviamo all'estremità inferiore di queste vallecole un passaggio più o meno angusto che ancor oggi il fiume, specialmente nelle sue piene, trova difficoltà di superare, sicché non di rado allaga per ampio tratto la pianura sovrastante -). Da queste brevi considerazioni non ci riescirà diffìcile il ricostruire lo stato antico dell' Isonzo. Esso constava di una serie di bacini lacustri più o meno ampi, comunicanti l' uno coir altro o per mezzo di una semplice strozzatura nella lar- ghezza, com' era il caso tra il lago di Plezzo e quelli di Saga e Serpenizza, o per un lungo tratto di corrente, come avveniva tra quelli di Ternova e di Caporetto. Inferiormente a S. Lucia la valle, quasi costantemente strettissim.a, non permetteva che in modo assai limitato che si ripetesse lo stato della superiore, e solo presso a Roncina e Canale si ritrovavano due laghetti o piuttosto espansioni del fiume, il quale scorreva naturalmente ad un livello molto più alto dell' odierno •'). ') L' antica strada romana, della quale veggonsi ancora tracce evi- denti, passava molto più. alta alle falde del monte. ■•) In questo tratto la chiusa principale trovavasi fra Ternova e Serpenizza, ove il fiume è costretto a piegarsi intorno al monte Kutri per un angustissimo passaggio. Le ghiaie terrazzate giungono qui all'al- tezza di 407 m. sul mare ossia di 87 m. su^l livoUo del fiume. '■*) L' ultima chiusa principale esisteva probabilmente a Dolzaniva, ove ancor oggi uno sperone calcare restringe 1' alveo del fiume. •IVI In seguito air azione degli agenti meteorici e toiTenziali sulle rocce facilmente erodibili delle nostre montagne, un in- o-ente materiale veniva continuamente trascinato nel letto del fiume, che dopo esser stato rotolato per un certo tempo, andava a deporsi al fondo de' bacini lacustri, ove in proporzione alla relativa larghezza, la velocità della corrente veniva diminuita o ridotta quasi del tutto. Le frane che alle volte precipitavano improvvise dagli erti fianchi de' monti, sbarravano tempora- neamente r alveo del fiume, che, accavallando le acque, rom- peva alla fine 1' impedimento e furioso traeva seco cumuli immani di sfasciume. Cosi a poco a poco le depressioni si andavano colmando, restringendo a sempre minori termini r area dei laghi. Il deposito dello ghiaie seguiva di preferenza ove men forte era T impeto della corrente, ristando dapprima i detriti grossolani, e più tardi le alluvioni sabbiose od ar- gillose. Ma mentre questi bacini lacustri andavano colmandosi e quindi elevandosi di livello, seguiva un processo inverso nei tratti angusti, ove la corrente erodeva sempre più profonda- mente le rocce del proprio alveo. E siccome, prescindendo dalla ditferente erodibilità delle rocce, la corrosione è propor- zionata alla velocità della corrente, tanto più profondamente il fiume vi incideva il suo solco, quanto più ristretto era il canale per cui doveva sforzarsi un passaggio. Per tal modo r emuntore del lago poteva trasportare una quantità sempre maggiore d' acqua, e di conseguenza i laghi dovevano a poco a poco vuotarsi. Ritorniamo al nostro lago di Caporetto-S. Lucia. Le ghiaie trasportatevi dall' Isonzo e dal Natisone, come pure dagli altri affilienti, tra i quali in prima linea la Tominsca e l'Idria, V aveano colmato in buona parte alle due estremità, rimanen- d<>\i |)r(il>al)ihiii'iit(^ verso il mezzo una depressione, ove l'acqua aveva ancora una [>rofoii(lità considerevole. Al di là di S. Lucia, nella gola per la quale scaricavansi le acque del lago, seguiva frattanto il processo d' erosione tanto più intenso, quanto più angusto era il canidc d' (-uiissioni' «'il in cons^gnenza più rapida la cf)rrente. ^c risultava (piindi chi' il s(»lc(ì inciso dal fiume 213 nell' immane diga calcare clie chiudeva il lago, diveniva sempre più profondo e lasciava effluire maggior copia d' acqua. Ciò doveva di necessità produrre un abbassamento di livello nel lago sovrastante, riducendo in pari tempo 1' area da esso occu- pata, sicché le alluvioni superiori venivano a trovarsi jvl- 1' asciutto. Restringendosi il lago, che a poco a poco diveniva una semplice espansione del fiume, le sue acque acquistavano una maggiore rapidità, sicché cominciavano ad incidersi un solco nel deposito ghiaioso da esse generato. Con ciò s'iniziava una nuova fase nel nostro bacino lacustre, quella cioè della sua riescavazione e dell' esporto dei relativi materiali. Nelle piene straordinarie, in cui 1' emuntore non poteva smaltire ra- pidamente le acque, il bacino si tornava naturalmente a riem- pire per più o meno lungo tempo, come avviene ancor oggi- giorno a S. Lucia durante le pioggie insistenti, in cui tutta la pianura di Modrea e Modreiza si tramuta improvvisamente in un lago. Le tracce di queste oscillazioni di livello noi le pos- siamo ancora riconoscere chiaramente nella serie di terrazzi che accompagnano il fiume ed alcuni de' suoi principali con- fluenti. Ed in questi terrazzi noi abbiamo un importante ele- mento per determinare cronologicamente i successivi abbassa- menti delle acque. Vediamo ora se ci riesce di fissare il tempo in cui avven- nero i fenomeni testé descritti. La litologia delle ghiaie e dei conglomerati ci dimostra una composizione elementare corri- spondente a quella delle montagne percorse dal fiume e dai suoi confluenti, e quindi risulta che la deposizione degli stessi avvenne in un' epoca posteriore allo stabilimento dell' attuale sistema idrografico. Nessuna differenza notevole vi si riscontra nei lembi sollevati in confronto degl' inferiori, e la maggiore o minore grossezza de' ciottoli, e la più o meno forte cementa- zione non tlipendono che da condizioni del tutto locali. Per quanto attentamente si osservino questi depositi, non vi si ritrova traccia di alcun fossile, né animale né vegetale, che ci potesse accennare la loro età. Essi s' appoggiano in istratifica- zione discordante sulle varie formazioni, che affiorano lungo il decorso del fiume, tanto sidle più antiche, come sulle più recenti, •214 che del resto nel nostro bacino non arnvano che all' eocene. Ma questa stessa assoluta mancanza di rocce marine, apparte- nenti al miocene e pliocene, come pure alle formazioni poster- ziarie, ci dimostra che 1' area delle nostre alpi era già total- mente emersa allo scorcio dell' eocene, né d' allora impoi venne più ricoperta dalle acque. Le condizioni del bacino dell'Isonzo erano in questo riguardo diverse da quelle del Tagliamento, ove il mare si addentrava ancora profondamente per lungo lasso di tempo, come ci accennano i depositi mio- e pliocenici, le molasse lignitifere, ed i conglomerati ad Ostrea longirostris, che risalgono per l>uon tratto entro le vallato della Carnia. Da noi dunque, col chiudersi dell' eocene, si iniziava quel processo di vasta erosione e di deposizione de' relativi prodotti nei bacini lacustri, che a poco a poco ne rimasero colmati. Il lungo periodo trascorso viene misurato dallo spessore de' con- glomerati e dalle rocce profondamente erose dalle correnti. Ma noi abbiamo ancora un dato importantissimo per de- terminare 1' età di queste ghiaie, e questo ci viene pòrto dai resti degli antichi ghiacciai, che occupavano un tempo le nostre vallate alpine. Gli studi importanti su questo argomento del chiarissimo prof. Taramelli ), ci hanno dimostrato 1' estensione vastissima de' nostri ghiacciai che in tempo di massima espan- sione pare tuffassero i loro lembi meridionali fin dentro l'onde del mare. Uno studio accurato dei depositi morenici della valle dell'Isonzo venne fatto recentemente dall'egregio prof. Gumprecht di Lipsia, il quale publicò una dotta memoria in proposito -). L" Isonzo, è vero, non ci offre quel mirabile apparato morenico, che ci si presenta all'imboccatura della valle del ') Tra i vari lavori di questo instancabilo geologo, veggaiisi spe- cialmente i seguenti : Sugli antichi ghiacciai della Sava, della Brava e dell'Isonzo (Atti della Soc. ita!, di Scienze Nat. Milano, 1870, p. 225). — Catalogo ragionato dello Rocce del Friuli. (72. Acc. dei Lincei 1S7!), Entr. p. 47). — Dei terreni moronici ed alluvionali del Friuli. {Ann. 1!. /st. Tini, di Udine 187'}). — Spiegazione della carta geologica del Friuli [l'aria, 1881, p. 12.'i). — Geologia delle provincie venete (li. Accademia dei Lincei, 18S2 Jùli: j>. 208). '^) D. mittlere Lsonzo und soin V'erliiiltiiiss zuiu Xatisoiio. Leipzig, 18SG. 215 Tagliainento, ma tuttavia lungo il suo decorso tro\ianuj una serie di depositi die con maggiore o minore certezza devono venir riferiti al fenomeno glaciale. E (j^ui sarebbe da citare il lembo morenico di Lubino e di Starosello, già avvertiti dal Tarameli! '), quello di Zigliino e Sella con numerosi ciottoli striati, quello di Caporetto, di Idersco, di Tolmino, di Magost, di Svina, di Volzano, e parecchi altri constatati dal prelodato prof. (Tumpreclit -). Ora tutti codesti depositi morenici giac- ciono sopra od allato ai nostri conglomerati, spesso ad altezze considerevoli, e mai al di sotto, dal che emerge chiaramente eh' essi ne sono posteriori, e quindi le nostre ghiaie cementate devono venir riferite all' epoca preglaciale. E se consideriamo che questi lembi morenici s' appoggiano diggià sui conglome- rati terrazzati, ne segue che le acque dei bacini si erano già abbassate a quell' epoca e che le ghiaie dovevano esser già parzialmente agglutinate, non essendo state scomposte dal- l' avanzarsi del ghiacciaio. Il nostro lago era dunque se non del tutto scomparso, ridotto ad un semplice allargamento del fiume, uè le sue acque s' internavano più per la vallata di Sta- rosello. In questa valle però avvenivano notevoli modificazioni nelle sue condizioni idrologiche. Il ghiacciaio dell'Isonzo in- ternandosi per essa, avea sbarrata la via al Natisone e l' aveva obbligato a ricercarsi un alveo novello. Perchè ciò avvenisse fa- ceva mestieri che la briglia calcare del monte Der ■*), che serviva da spartiacqua tra i defluvii della valle superiore ed inferiore ') Atti Soc. ital. di Scienze Nat. 1870, p. 237. — Geol. d. prov. ve- nete, p. 224: — Dei terreni moren. ed alluv. del Friuli, p. 15 — 20. — Spiegaz. d. Carta geol. d. Friuli, p. 128. ') Op. e p. 24 e 25. — Non sempre è tacile il riconoscei'e tosto i dejiositi morenici della nostra regione, in (guanto che non è raro il caso di trovare anche nelle gliiaie terrazzate dei ciottoli che presentano hel- lissime strie di origine tutt' altro che glaciale, e derivanti da erosioni superficiali in seguito a dih'erentu stato di aggregazione dei singoli ele- menti della roccia. ■') 8u questo monticello, Ibruiato di calcare del Dachstein, trovatisi molti blocchi di calcare cretaceo, come pure di arenaria, che potrcbljcro 21B dell' attuale Natisoiie, concedesse un ])assaggio alle acque che vi si ingorgavano a tergo. Né a ciò s' opponevano gravi difficoltà, elle la sua poca elevazione ed estensione e la facile erodibilità della sua roccia, non potevano resistere a lungo all' azione dissolvente delle masse acquee, die a poco a poco vi incisero un solco profondo, per il quale venne a stabilirsi l' odierna idrologia del Natisone. D' allora inipoi il Natisene non riprese più 1' antico suo corso verso Caporetto per unirsi all'Isonzo, dappoiché il ghiacciaio, ritirandosi, avea lasciato presso Starosello una morena, che stendendosi attraverso la valle, serve ancor oggigiorno di spartiacqua tra il bacino del Natisone e quello dell' Isonzo '), sovrastando di 52 m. 1' alveo di quest' ultimo a Caporetto e di 10 quello del Nati- sone a Robig -). egualmente servir di prova per 1' antico ghiacciaio, ove sulla sua cima non avessi scoperto 1' esistenza di un castelliere, con che non è escluso il trasporto di tali rocce per opera dell' uomo, al quale devesi evidente- mente la presenza di un pezzo di trachite euganea, derivante da una vecchia macina. Del pari la cappella di S. Ilario trovasi fabbricata nel mezzo di un altro castellici-e, più vasto di quello del monte Der, che mi diede i soliti cocci grossolani, resti di animali e qualche oggettino di bronzo. Al piede di questo castelliere apresi un' ampia caverna, clic deve essere stata molto popolata in antico, a giudicare dall'enorme quantità di cocci ond' è disseminato il terreno. La tecnica e l' ornamentazione di questi ci rimandano all' epoca neolitica, quantunque finora non vi abbia raccolto alcun utensile di pietra. All' incontro ebbi da questa grotta un bell'ago di bronzo a cruna. La caverna deve aver subito in tempo antro- pozoico gravi perturbazioni nella sua parte interna, sia per franamento, che per asporto del terriccio a mezzo dell'acqua, ch> in tempo di pioggia vi penetra in grande quantità, formandovi impetuoso torrente, il quale nello gallerie più basse deposita enormi cjuantità di argilla. Colgo (juesf occa- sione per esprimere i miei ringraziamenti al sig. G. Freyn, allora ricevi- tore doganale a Robig, ed al Podestà, sig. Volaricli, che validamente mi assistettero in questo esplorazioni piiletiiologicho. ') Vedi spaccato VII. '■') Olire ai depositi moi'cnici vaiiuo i-ilcvate varie altri; particolarità l'iic fi prf'scntaiio tracce non dnMiic ili un' .i/.Ìdih' i;lnrial(\ Pn bellissimo esem])io si oUVo all'occhio cluU' osservatore sulla strada da Ti'rnuva a 217 Dopo aver rintracciato lo stato dell'Isonzo fino all' epoca glaciale, ci rimane da studiare le sue condizioni nelle età che vi seguirono. E qui agli argomenti geologici si aggiungono degli altri, che riescono di somma importanza dal lato crono- logico. Intendo parlare delle prove che ci vengono fornite dalle necropoli preistoriche, che si stendono lungo l'Isonzo ed i suoi confluenti. Cominciamo da quelle di S. Lucia ^). Esse giacciono alla confluenza dell' Idria coli' Isonzo a livelli molto differenti. Il campo più basso ove si rinvennero tombe, nello sperone cal- care che si caccia tra i due fiumi, trovasi a 166 m. sul mare, rispettivamente 37 m. sull' alveo dei fiumi sottostanti; il più alto a m. 195 ossia (ìQ m. suU' attuale corso dell' Idria. La ricca serie degli oggetti raccolti ci permise di fissare 1' epoca alla quale esse risalgono, appalesandosi le parti finora sterrate come appartenenti al VII e VI secolo prima di Cristo. Caporetto nei dossi ari'otondati del monte S. Antonio e del monte Rovisce, che fanno uno strano contrasto colle punte dentellate dei monti circo- stanti più elevati. Su qucst' ultimo, formato di calcare giuratico, rinven- gonsi fin quasi alla cima numerosi ciottoli arrotondati d' arenaria e di scliisto. Egualmente sulla collinetta scliistosa, che s' erge a N. W. di Idersco, ritrovai parecchi blocchi calcari, che non possono ripetere la loro presenza da franamenti dalle chine circostanti, in quanto che la col- lina trovasi del tutto isolata. Va del pari notata la forma particolare del Mo)ite della Rocca, che a guisa di larga piramide, s' erge isolato dalla pianura di Tolmino. La facile erodibilità del nostro calcare non ci può natural- mente offrire quelle mirabili rocce lisciate ed arrotondate, che troviamo nelle regioni a formazioni a base silicea ed in ispecialità nelle valli gra- nitiche della Svezia e Norvegia; tuttavia anche da noi si consei-vò un interessante esempio a metà strada tra Modrea e S. Lucia, in una bella rupe lisciata. ') Much: Mitth. k. k. Centralcom. in Wien, 1884, p. CX; Marchcsetti: Eoli. Soc. Adr. 18SJ, p. W; 18H7, p. IV; ISHl), p. LI; Arclieogr. tricst. 1837, p. 248; Mitth. k. k. Centralcom. 1887, p. CCXLIX; Mitth. aiithrop. Ges. Wien, 188SJ, p iU»; b'.zomhuthi/ : Mittii. Antli. Ges. in Wien, 1887, p. 26; Virchow: Verhand. Beri. Antli. Ges. 1887 p. 5-17; 1888 p. 521. — Quanto prima publichei'ò nel Bollettino della Società Adriatica la i-elazione par- ticolareggiata di 2111 tombe, che apersi finora in questa necropoli. *218 Più importante ancora in questo riguardo si è quella di Caporetto, eli' ebbi la fortuna di scoprire quattro anni fa '). Essa giace scaglionata alla sponda destra dell' Isonzo, in pros- simità di questa borgata ad un livello di poco superiore all'at- tuale corso del fiume (18 — 24 m.), trovandosi la parte più bassa a 218 e la più elevata a 224 m. sulla media marea. Dalle 878 tombe che finora potei sterrare in questa nuova necropoli, che ci promette larga messe di preziosi cimeli, ci si appalesarono numerose analogie coi campi funebri di S. Lucia, tanto nelle 2)articolarità del rito, che negli oggetti rinvenuti, sicché anche ad essa deve venir assegnata la medesima età, ossia esser rife- rita circa al 500 a. C. Nessuno certamente vorrà supporre che i nostri preisto- rici seppellissero i loro morti sott' acqua, come avrebbe dovuto aver luogo, se le condizioni idrografiche di allora, fossero state quali vengono ammesse dal Kandler e dal Czornig. Perchè r Isonzo potesse superare lo spartiacqua di Starosello alto 250 m. sul mare per influire nel Natisene, era d' uopo che 1' acqua si elevasse per lo meno a tale altezza e quindi superasse di 32 risp. 26 m. il piano della necropoli di Caporetto. Ma, come abbiamo veduto, non è possibile ammettere l' esistenza di un lago limitato unicamente a Caporetto, e quindi anche le necro- poli di S. Lucia sarebbero state sott' acqua e precisamente di 84 m. la più bassa e di 55 la più elevata. Egli è dunque evidente che a quel tempo il lago non solamente erasi abbassato, ma era già del tutto scomparso, lasciando a secco i vari terrazzi che servirono da cimiteri. Che questo decrescere del lago non avvenisse improvvisamente per qualche cataclisma, ma seguisse lentamente mano mano che s' avanzava 1' erosione della diga rocciosa che lo tratteneva, ci viene accennato dal diiferente spessore dello strato di terriccio, che ricopre i terrazzi superiori in confronto (logrinferioi'i. Ed anche (pii la j)al('fnologia ci fornisco prove interessanti. A 'i Marclusrlti: l'.,.||. S.,r. XAv. IHST p. VI; IHS'J |> XXXIII e l.l ÌHDU ).. Xlll; Vinili, ir: \eili. Jicrl. uuth. Gcs. 1887, \>. 518. 219 S. Lucia nei campi superiori, giacenti circa GO m. più alti del sottostante fiume, il terriccio entro il quale in duplice ed anche in triplice serie giacciono le tombe, possedè 3 e fino 4 m. di spessore '), laddove nella necropoli di Caporetto, di soli 18 m. più elevata dell'Isonzo, non v' è di terriccio die tutt' al più un metro, sicché le tombe, quantunque in un' unica fila, trovansi non di rado innicchiate nella ghiaia o nelle sabbie che formano il sottosuolo. Qualcuno forse potrebbe obbettare che per un franamento o per altra causa accidentale la stretta gola di S. Lucia ve- nisse posteriormente otturata, sicché le acque, non potendo effluire, tornassero ad allagare l' intera valle e si scaricassero al tempo de' Romani peli' alveo del Natisone. Ma un allaga- mento così vasto e perdurante avrebbe dovuto lasciar tracce nelle nostre necropoli, specialmente nelle più basse, ricopren- dole almeno parzialmente di ghiaie, di sabbia o d' argilla. Nulla di tutto ciò presentossi nella loro esplorazione : le tombe erano costantemente coperte da uno strato di terriccio, quale si produce per la lenta decomposizione della vegetazione, che nel lungo corso de' secoli si avvicendò su que' campi funebri. Del pari la buona conservazione degli oggetti, in ispecie di quelli di argilla, che spesso non presentano la più piccola scre- polatura e paiono fabbricati or ora, esclude una loro eventuale giacenza sott' acqua. Ad oppugnare ancora maggiormente la possibilità di un allagamento posteriore della vallata, concorrono altri fatti ar- cheologici, che credo del pari degni d' attenzione. Ad Idria di Bacia venne non è guari scoperto dall' egregio mio collega, sig. Szombathy, un sepolcreto celtico "), che deve venir riferito ai secoli che immediatamente precedettero la venuta de' Romani ') Che questo terriccio fosse almeno in buona pai-te formato già all'epoca della deposizione delle urne, lo possiamo constatare di leggeri, considerando la profondità alla quale giacciono le tombe, che nello sti-ato superficiale è talora di pochi centimetri, mentre le piìi profonde arrivano a due e perfino a tre metri. ') SzomhuUnj : Mitili. Anthrop. Ges. 1887, p. 20 anni, almeno nel I, ratto sM|)ciioi-c, non snliirftno notc\'oli niodilica/ioni. 'i AlH-lic in-csso l:i 1mc;iiii|;i di Ivulii.i;-. llfllo sc;ia;ii-.' il (iMl'flio ]ii'|- roslruiri' (111 mini», si .scoperse iilla. )irofoii(lil;'i di ' , in. il |i;i\ imciito in [lioln; hivui'iite e (■ciiientt) d'un eilili/.iu ronnuin. i (iinniniclil : )■ 221 Accertato (^nale fosse il corso suporioro dell' Isonzo, ei resta a seguirlo fino alla sua foce, per vedere eguali cangia- menti subisse durante il corso de' secoli, e come si possano conciliare le notizie degli scrittori con quanto ci viene appreso dallo studio delle condizioni geologiche del paese da quello percorso, come pure dalle scoperte archeologiche che in tanta copia vi vengono fatte. Dovendo però ultimare alcuni rilievi e misurazioni in proposito, e desiderando studiare la questione coscienziosamente si dal lato storico che geologico, per poter emettere un giudizio che sia frutto di matura ponderazione e e non semplice ripetizione di quanto con troppa leggerezza venne finora affermato o negato, credo più opportuno di rimet- tere a più tardi la continuazione del presente lavoro. Tav. I L^ ISONZO all'epoca [ireQJaciale @Qori 5QiXlanoreKo '235m /^ ) /Sella (23» m) S. Ilario (3Z9,>,j /«o4 I M.Der(303i(.) /^X NaKijpne ^ \ ^ . Sfarosello (236 r^) r\obig(2'»5m) Frana d. Mafaiuro TavTE, iomo di Volzano (^ism) Duomo di Tolmino (202m)_ JZ. '/// cicca éc' c/a "^l o/x///i(y?io - ^^in^. ^"^Jf^^/zz- JjÌ/ ,.^^c(a:ciA' /za (c^à?nc^i^cl c./a ^f/zcu/cz /ìc?-^'U^vc><-nt^~/'((/fy./'^^^^ ]?Z y/zccccci/j? c/c^cc cÀ/c/^Jcz c/e/ , ÌaAjc??c - /any. óY^^/^?. -3'iO — iva Necrofioli Ca^ccz.yj;^. c/^i^'<)^. ^rÀ / r :^ £' ,>' //ùC9i€^e ctec^ ^ze^tc. I N D I O E. Dr. Carlo Marchesetti : Cenni storici del Museo pag. 2 Dr. Carlo Marchesetti : La fiora di Parenzo „ 25 Dr. Edoardo Graffe : Le Api dei dintorni di Trieste ... „ 123 Dr, Carlo Marchesetti : La caverna di Gabrovizza presso Trieste ,,143 Dr. Carlo Marchesetti: Sull'antico corso dell'Isonzo ... „ 185 19 189i \LLLll ^~-y^-A_AV-/V-A-y^^>V>\-XA>-< _) ) Z; 1 ^ p à^ > (A»«A* «A* «A» «A* DEL TRIESTE Tipografia del Lloyd Austro-Uno. i8qo. % ffll Clio DI Siili MlilL DI TRIESTE vni. (Volume II. della Serie nuova) I c^. (Z -l I I I M II II M II i II { 1 II I li I 11 I II II I M I 11 l\ V IP ro 01 I (t) (-' o re !~^