ATTI DKLLE ADINA^ZE dell' I. R. ISTITIITO lElVETO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI. B' IIW-Jk.. .J- I DELLE ADUI\AWfZE DELL L R. ISTITUTO VEXETO SCIENZE. LETT ERE El) ART!. DAL MAGGIO ALL'oTTOBRE 1850. lE^EZIA, PRESSO LA SEGRETERIA DELL' ISTITUTO NEL PALAZZO nUCAC. E 1850. NB. Per le vicende politiche del biennio 1848-4849 /'/. R. htituto non si aduno dal giorno 30 aprile 1848 fino al giorno 26 maggio 1850. ATT I DELLE mmm dell'i. r. istitijto mm DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI. ADUNANZA DEL GIORNO 2G MAGGIO 1850. II Vice Presidente prof. cav. Santini apre la sessione col comunicare le disposizioni impartite dall' I. R. Governo pel ripristinameuto dell'Istituto Veneto. .1 II M. E. prof. Tnrazza legge una Memoria Sul- r itso del compartimenti diseguali nella ricerca del valor numerico d'un dato integrale. Lo scopo della memoria si e quello di asse- gnar le formule, che risultano pel calcolo del valor numerico di un dato integrale per quadratura, quan- do nel metodo di Gauss dei compartimenti diseguali, — 0 — si tien conto dei valori della funzione, corrispondenti al due limiti dell' integrale. Asseguate le formule generali, che servono alia risoluzione del problema, si dimostra che i comparli- inenti sono sirametrici da una parte e dall' altra del punto di mezzo, e che souo egnali i coefficienli delle ordinate estreme, e di quelle che dalle due estreme egualmente si scostano. Ridotto con cio alia uieta il numero dei valori da calcolarsi, si costruiscono le for- mule che servono alia lore determinazlone , e chiu- desi coll'applicazione a tre, quattro, cinque e sei com- partimenti, e ad nn esempio numerico. In seguito a questa lettura, il M. E. prof. Bella- vitis osserva : che le equazioni, per cui mezzo si risol- ve il problema trattato dal prof. Turazza, sono egual- mente semplici di quelle che risolvono il problema del Gauss. Questi riconobbe , ed il Jacobi giuuse a rigo- rosamente dimostrare, che I'equazione che serve a sta- bilire i compartimenli diseguali per calcolare un inte- grale definito da .r =r — i ad x z:z i, si ottiene egua- gliando a zero la derivata /^*"'"' del prodolto della x per la potenza /j*'""* del binomio xl- i . Ora si ottiene I'equazione del problema risolto dal Turazza prenden- do la successiva derivata del precedente polinomio(i). II prof. Minich soggiunge, che tale osservazione (i) V, Adiinanza del gionin i3 j^iiifjno. s'accorda coi risultati compresi in una Memoria ch'egli si propone di presentare alia Presidenza dell'lstituto, sul modo di calcolare per approssimazione il valore di nu integrale definito, col mezzo delle formule di Cotes. II sunlo delle ricerche analitiche contenute in questa Memoria era gia slato comunicato alf Adunanza per mezzo di letlera diretta daH'aufore al sig. cav. prof. Santini Vicepresidente. Da quesla comunieazione si vieue a rilevare che il prof. Minich. oltre d'aver dedolto, merce le formule che servono alio spezza- mento delle frazioni , il metodo proposto dal celebre Gauss per conseguire dalle formule di Cotes il mas- simo grado di approssimazione, ha pur trattalo e ri- solto la questione generale seguenle: Dato uu nu- mero qualunque di valori della funzione sottoposta al segno d'integrazione, vuoisi determinare gli altri va- lori della funzione medesiina, contenuti nelle formule lineari che portano il nome di Cotes, in maniera da valutare colla maggiore approssimazione 1' integrale defiuito richiesto. II Vice-Presidente prof cav. Santini fece all'I. R. Istituto le comunicazioni seguenti : Scoperta di iin nuovo pianeta^ fatta in Napoli dal sig. Annibale Gasparis nelVaprile 1849. Dopo che 11 celehre nostro Italiano P. Piazzi nel 1801 fece la importanle scoperta della sua Cerere Ferdinandea, — 8 — si dosto Ira gli aslronoini dcil'Europa un generale inle- resse per la ricerca del nuovi pianeli ; ed e a lulti uolo_, come dal iSOl al d807 ne venissero scopeiii allri Ire, le orbite dei quali sembrarono inlcrsecarsi airincirca nelle slesse regioni del firmamento , ed essere disposfe fra quelle di Marie e di Giove con rivoluzioni periodiche non molto fra loro diverse, e di circa qiiattro anni. La loro piccolezza, che non permetle di vederii se non con forti cannocchiali, ed i caraUeri connini, dei quali sembrarono dotali, incilarono gli astronomi a seguirne le osservazioni con somina cura, e sembrarono dare appog- gio air ipolesi Olbersiana di un primitivo pianeta silualo fra Marie e Giove, il quale, comparabile agli altri per la sua massa e pel suo volume , in virlii di una qualche calastrofe, o per urli eslerni, o in forza di inlerne espan- sioni si fosse rollo, ed i suoi franlumi avessero inlrapreso a descrivere nuove orbile inlorno al sole, le quali avreb- bero dovulo inlcrsecarsi nel luogo deH'avvenuta separa- zione, e dalo origine ad una serie di piccoli pianeli, aggi- ranlisi inlorno al cenlro comune in orbile ellilliche piii o nieno eccenlriche, con rivoluzioni presso a poco comuni. Non vi fu per cerlo ipolesi piu forlunata di quella di Gi- bers; inipercioccbe ad essa si doveltero da bel principio le scoperte di Giuuono e di Vesla. II bisogno di lener die- Iro a corpi si piccoli lece sorgerne un altro, di regislrare cioe, e disporre in carle celesti mollo parlicolarizzale lul- le le piccolc stclle, lino all' 11.' e ^2.« grandezza,cbe coi migliori lelescopii si polessero discoprire. Egli e alia co- struzione e verilicazione di queste interessanlissime car- te . che 1" Aslronomia va debilrice nei lempi recenli della scoperla di allri selle piccoli pianeli, dei quali sei furono gia osservali generalmenle nei piii accredilati Os- — 9 — servatorii(l), ed un seltimo recentissimo viene ova annun- ciato dallo stesso sig. Gasparis, clic nell.. scorso anno ci diede la scoperta del sesto, di cm i.itendo oggi brevemcn- le parlarvi. flientre pertanto il sig. Gasparis, iieli^ aprilo dello scorso anno 1849, slava con molla ciira veiilicand., la Ora XII delle carte deH'Accademia reale di Berlino,elal)o- (i) I pianeti scoperii ne-li ulritni aiii)i son., j sequent; : i." Jstrea,scvpen:^ dal sig. Hencke i>. Prusiia^lii 8 .li.en.brc ,M|\,n- iio i845- 2.^ IJebe, bcoperia dallo stesso sig. Hencke nella se.a pr.Mu. iuylio 184-. 3." Inde, scoperta dal sig. Hind in Londra nella sera li a^ostu iS\-j. ' 4." Flora, scoperta dallo stesso insigne astrono.no .siy. Hind nella ser,. 18 ottobre 1847. 5." Metis, scoperto all'Osservalu.io di Maikree in Londia dal siniur Graham ai 26 aprile 1848. ° 6° Igea, scoperta in Napoii dal sig. Gasparis ai n aprile i84 — 10 — rata dnl sig. Slcinlicil
  • . AR. di I-ea Declii) AR. De.l 'Id lend Maggio 8 Hi 20 24 28 Giuguu 1 1) 29't" 4',r. 29 i. i(;,i 2y't. 21,0 2'Ji. 21,8 294. i6,(; 294. 4,8 293. 47,0 -22°.45,4 22. 41,1 22. 37,;') 22. 34,3 22. 32,5 22. 30,8 ''2 29.2 0. 3724 (.). 3(338 0. 3. "if) 3 0. 3439 0. 3388 0. 3309 0. 3234 0. 3 164 0. 3098 La tiiilerenza Ira le posizioni calcolale iiei due siste- mi di eleraenti, aiiibiduc raiiprcseiilanli le osservazioni denlro i liniili ()iobnbi!i degli errori delle osservazioni stesse, diniostra la influenza grandissima, ch' essi e.scrci- tano suUa ricerca degli elementi dell' oibita, e la soiniua importanza di polerlo di nuovo rinveuire per liniarne la teoria, e con nuove e piii lontane osservazioni togliere i dubbii, nci quali tult' ora versiamo intorno alia sua \era orbita. 298" 17',G 298. 37,0 298. !:> 1 ,( ) 298. ^8,7 299. 1,0 298. 57,1 298. 47.5 298. 3(i(i 298. 10,3 —2 .4V,n —2 .38,2 2 .32,0 2 .27,3 21 .23,3 21 . 20,2 21 . 18,1 21 . 16,8 —21 . 16,3 15 O.vseivaziojn del/a Comela recentemente scoperfa dal sig. Petersen di Altona iiella costellazione del Serpenlario. Una circolare a slampa del chiarlssimo sig. ccnsigl. Sclitiniachcr del o mnggio corr.,a noi pervenula net gior- 1)0 10, amiuncio clie il sig. Petersen neila sera [y nia"'- gio aveva scoperlo una debole comela lelescopica, la cui AB era = I9\ 25, e la doclinazione =: 71%10.Fu osser- vala .nnco ne! 2 e o niaggio. nei qiiali giorni pure erano geiiliiiiienle conniriieale Ic posizioni. Per rincosl.iDzn delia slagione non pole essere in Pa- dova ricercala prima della sera 15 maggio. Si rinvenne con niolta facilifa, e lu assidiiamente osservala, lanlo da me, come anclie da! mio collega sig. dott. Tretlenero, e da due abilissimi giovani, professori nelle universila di Spagna (i sigg. Agnilnr c Novella), die da qualclie tempo assidiiamente frecjuentano il nostro Osservalorio colla mira di erigere iin grande Osservalorio in Madrid; essen- do slati incaricali dal loro governo di prendere inlorno a cio le nozioni opportune ncgli altri stahilimenli di simil gcnere della colta Europa. Qiiesta comela e mollo difficile ad osservarsi per la debolezza della sua luce; sembra avere un punlo splcn- denlc verso il cenlro di una nebulosita all'incirca circola- re; il suo moviracnlo e lenlo ed abbastanza regolare, e sembra cbe sara visibile per mollo tempo. IIo lentalJ di calcolarne gli elemenli dell'orbila, riguardala come para- bolica, cd a lale oggello ho assunto le osservazioni del giorno o di Altona e quelle dei giorni lo e 10 da me fatlc — 16 — in Padova, riducendo i tempi osservali al meridiano di Bt'riino, dalle cui cfl'eineridi io ho desuiili i luoghi della Terra. Ho cosi oltonulo i seguenli cleinenli pel calcolo del- r orbita , ridotto aveiido le posizioiii osscrvale sul piano dell'oquatoro al piano dell' eclilliea. 1850 T. medio in 13eilino Long, di Co- nielu :=: I. Lat. di Co- nieta ^ B Longit. di Ter- ra =: A Log. R. Maggio 3,42908 13,42305 19,40570 43". 0'. 0",2 57. y. 5G,5 68.29.17,3 sr 8'. 26' ,3 81 30. 15 ,5 81 52. 4r ,3 2''3" 2'. 35", 5 232. 42. 0,0 238. 27. 41,0 0. 003833 0. 004826 0. 005333 Da qiicste posizioni, medianle il metodo dovulo al sig, OlberSj ottonni : Passaggio al perielio 21,0584 luglio 1850 T. M. Beriino Long, del perielio =27-2'. 31>'. a-',9 del Nodo = D2. 28. 52,0 Inclinnzione zr 67. 40. {7,5 Longit. di St. perielio rz 0. 031G36. i quali, quanlunqne assai lodevolmenle rapprcsentino le osservazioni londamenlali, dalle quali Inrono dedotli^ de- vousi risguardare soltanto come nna prima approssima- zione, da correggcrsi con osservazioni piu remote. Dopo cio, non mi rimane die unirvi il prospetto del- le poche osservazioni, che fin'ora abbiamo potuto otlenere. 17 — 1850 T. medio in AR app. di Padova Cometa Declin. di Cometa Osserv. Maggio 13 lO^.S'. .5",4 14 15 19 20 21 22 10. 26. 57,7 9. 43. 1,9 9. 39. 33,4 9. 8. 10,5 9. 35. 6,0 9. 52. 38,7 Numero dei con- tronti 285». 58'. 29",4 73°. 4'. 43",7 1 Sant. 285 13. 0,+_ 73. 14.18,+^ Tratt. 284. 27. 42,3 73.21. 29,7 Sant. 280. 42. 38,6 73. 50. 12,7 Saut. 279. 36. 46,2 73. 57. 19,6 Tratt. 279. 36. 38,7 73. 58. 53,6 As- 278. 28. 43,8 '4. 2. 11,6 Tratt. II M. E. prof. Poli fa una comunicazione all'Istilu- to intorno ad Jlcuni nuovi metodi di Telegrafia. E^^W ricorda i brevetti d'invenzione conceduti nel 1846 in Inghllterra, e prima in America, aJ prof. Bain pel primo telegrafo elettro-chimico ; la memoria da questo letta nello scorso aprile all'Istituto di Francia in cui descrive il sue apparato telegrafico, e lo afferma supe- riore agli altri per celerita, per esattezza e per azione continua, durevole, sicura e facile 5 ricorda I'annuncio inserito nella Gazzetta Piemontese dell'ingegn. Gonel- la, il quale propone un proprio sisteraa di telegra- fia , che dovrebbe dare in circa gli stessi risultamenti di quello del Bain; ricorda in fine il rapporto che nello scorso maggio fece il prof. Pouliiet all'Istituto Vol. I. Serie IL -, — ^8 — (3i Francia sopra 11 miovo telegrafo del Forment, col quale si Irasnieltono le nolizle immedlatamenle col lapis, capace di 200 niovioienti in un niinuto, e pre- sto di /fooo, so troppo non si presume. Considerate perlanto quesle notizie, die sono ricavate da accredi- tafi giornalij e che dimostrano quali progressi faccia dapertutto I'arte della telegrafia •, considerata la circo- stanza die nel regno Lomb. Ven. si stanno coslruendo grandi linee telegraficlie ^ considerato eziandio il dove- re die ha 1' I. R. Islitulo, di cooperare coi propri fondi e colle proprie esperienze a tutto cio die puo niiglio- rare le condizioni speciali del paese, e promuovere il progresso della civilta, il prof. Poli propone die o da una delle Cornmissioni esistenti, o da una Commissione appositanienle noniinafa, sieno presi in atiento esame i metodi di telegrafia del Bain, del Gonella e del Forment, cosi nella loro parte teorica come nella economica, e sia riconosciuto, se alcuna di quelle invenzioni possa esse- re utilmente appiicabile alia telegrafia del nostro regno, in conironlo di quelle altualmente usate. Fatta quests proposta, il prof, esamina le obbiezioni che potrebbe- ro ad esso opporsi, e adopera a confutarle. Conchiude col diniostrare quanlo importi che 1' I. R. Istituto, e per adeuipierc la sua alta missione, e per diraostrare che vive una vita operosa e feconda, rivolga la sua prestazione e le sue sollecitudini ai nuovi trovati del- la scienza e dell' arte, ed alle pratiche loro applica- /ioni — 19 — Inlesa cjuesla pioposia, I'l. H. Isliliilo delihera che sia passala alia Cominissione di Icninloi^i;! per esanie e per rapporto. II nieinb. off. G. Namias lessc una IMeuiuria hi'- torno ad una .specie di atrojia della midolla spi/iale^ consistente nella mancanza della materia biyia centrale, che da luogo alia fonnazione di una cavita nel cordone midollare, il quale negli adulti e solido. Raffronto le propria colle osservazioni del Morgagui, dell'Andral, del CJruveilliier, nessuno dei quali vide uii canale este- so per lanta lungliezza della uildolla, come quello de- scrillo dal dotl. Namias. Avverti die in alcuui ani- niali la suddetta cavila esiste naturaluiente e per- manenlemente , nel feto umauo Iransitoriameute, e che, arrestandosi lo sviluppo della materia cinerea centrale. in alcuni mostri mnani pno reslare peruKH neute. Da questo caso particulare venue a parJar in ge- nerale delle attinenze fra Tembriologia, la teratologia, r analouiia patologica e I' anatomia comparata. Narro il miglioramento della paralisi che affligge- va la donna inferma per la sopradetta alrofia, con- seguito medianle Teleltricila, e i graudi avvantaggi da lui ottenuli in altre paralisi secondarie collo stesso espediente, dei cui mirabili effefli dovra parlare nello scrilto che leggera all'Istitulo il prossimo agosto. Con- — 20 — chiiise il suo lavoro avvertondo, esser an errore scola- Ntico il dire sinfomi alcune malattie secondarie. Le pa- ralisi per vizii nialeriali immovibili, per esempio la defonnita della spina , devono essere cliiamate se- condarie non sintomatiche. L' espressione di paralisi sintomaliche induce il pensiero di non occuparsi di esse, e I'errore scolastico, raflbrzato dalla inesattez- za del iinguaggio, fa che si abbandonino alia loro im- mobilita anche giovani paralitici che pofrebbero , in tutto () in parte, riacquistarc il movitnento volonta- rio. La inesattezza del Iinguaggio, dannosa in ogni scienza , io e specialmente in quelle che si applicano alle arli. 11 M. E. prof. Zantedeschi legge quindi una Me- moria Sulla elettricita dei vegetabili. — In questa Me- nioria, deslinata a servir di prodromo ad una serie di altre raemorie, in cui saranno riferiti gli sperimenli da farsi su tale argomento, I'Autore accenna da prin- cipio scorgere con soddisfazione riprodursi fra noi la teorica elettro-vegetabile che nel secolo scorso ebbe origine in Italia •, a chiaz'ire la quale egli, negli scorsi tempi, diede opera colle sue osservazioni. Accenna qiiindi ai dubbi che sussistono tuttavia in questa par- te della scienza, e che egli medesimo riconosce sus- sisfere specialmente riguardo alia influenza della elet- tricita sui vefretabili ; dubbi che crii studi di Gardi- — L>1 — ni, di Gallabert, di Nollet, di Bertholon e di Van- Marum non valsero a dissipar interamente *, ma che lungl dallo sgomentare, devono anzi darci stimolo mag- giore a investigare questi misteri della natura. Per- cio il prof. Zantedeschi si propose di fare una serie di ricerche sulla elettricita iuerente alle piante, o fi- siologica, non prefiggendosi alcuno preconcetto siste- ma da rafiermare, ma facendosi semplicemente inda- gatore delle varie manifestazioni della vita e delle ri- poste loro cagioni. Per riuscire al suo fine, il prof. Zantedeschi si servi del moltiplicatore di Gourjon, de- stinato per le correnti idro-elettriche, di cui egli da una descrizione esatlissima, e ne fece uso sopra varii individui vegetabili, piantati in vasi di terra bene inaffiati, e perfettamente isolali. Egli quindi espone il modo de' suoi esperiinenti, in nessuno dei quali dichiaro essergli mancali i fenomeni elettrici, e la ma- nifestazione di una direzione costante, dalla cima, cioe, alia radice della pianta. II massimo effetto die n'ebbe fu di circa 3 a 4 gradi, contati dalla prima esciirsione delfago, e ad indlce fisso piu o meno di un grado. Al distendersi del circolo 1' ago trovossi a zero gradi. Le sperienze furono fatte sopra giunchiglie, ranuncoli, lulipani, anemoni, e saranno continuate ad epoche diverse, e con diverse temperature. Per chiarir qual- che dubbio, lo sperimentatore osservo che, tagliato il fusto dal ceppo, la deviazione galvanometrica di mol- to sceiuo, ed in capo ad im' ora non fu piu sensibile E le slesse pi;uile, die allepuca della iioriliira diedcio una deviazione di Ire o quattio gradi, contali daILt prima escursione delTago, all'epoca dell' avvizziinento delle corolla segnarorio solo la deviazione d'un grado scarso. Falto eloquentissimo, egli dice, che dimostra che la rnaggiore energia della vita si accompagna con un elettricismo dinamico piu vigoroso, o lo si consi- deri ministro della vita, od effetto di chiinismo vitale. L'Autore riferisce eziandio gli sperinietiti da lui i'atti in un' Azalea e in un Amarilli hrasiliense, nei cpiali manifestossi una corrente eleltrica dallo stame a! pi- stilio niaggiore neir Amarilli, minore ncll'Azalea, ma sempre ed in ogni ora costante nella direzione. Egli ritieue die questo falto aprir possa la via alia iulelli- genza de' piii riposti secreli della riproduzione, onde si slancia a considerare I'elettrico coine un agenle uni- versale, che apre colla sua potente virtu gli occidti meati, e imprime i tnovimenti, e stimola la jaculazio- ne, provocatorc ad un tempo e araldo e ministro del- le grandi opere della fecondazione. Questi pensieri sorgevano nella menle del prof. Zantedeschi quando egli viveva in Brescia con Cesare Arici, e Tillustre poeta, forse eccifato dagli esperimenti del nostro tisi- co, aveva intuonalo un carme alia elettricila •, e coi pri- mi versi di questo si conchiude la Memoria, nei quali e gioconda cosa scorger la poesia, che rivela le bellezze della natura , prestare le sue armonic alia scienza che ne rivela gli arcani. — 23 — Dopo cio ristitulo, ridoUosi in adimanza segre- ta, determina che le adunanze del riraanente anno ac- cademico i85o sieno tenute nei giorni seguenti: 22 e 25 giugno 1-4 e d5 luglio 4 c 5 asroslo ADUMNZA DEL GIOKNO 27 MAGCIO 1850. II prof. Minich legge una Memoria Sidle super- Jicie di uniforme Uluminazione. II soggetto di quesfa memoria e la determinazione dell'lntera classe di su- perGcie, i cui elementi sono egualmente illuminati da un centro raggiante. Dopo di aver indicato 1' equazione a derivate parziali di i,°ordine, che rappresenta qiiesta classe di superficie, TAutore espone la storia delle piu impor- tanli ricerche analitiche di Monge , Lagrange , Pfaflf e Jacobi, per cui la teoria dell' integrazione delle equa- zioni a derivate parziali di i.^ordine e stata ridotta al maggior grade di perfezione. Traendo quindi la rego- la onde integrar Tequazione proposta, giunge alia con- clusione che le superficie d' uniforme illuminazione sono le inviluppanti di una data superficie di 4''ordi- ne, nella cui equazione si contengono due paramelri , Vol. I. Serie II. 4 — L>(; — I'uno dei quali e funzione arbitraria dell allro. Facen- do variare per gradi infinitesimi il paramelro iadi- pendente, si la cangiare di posizione e di diniensione la delta superficie inviluppata, e si deterniiua la carat- teristica generatrice delle superficie di uuilorme illu- iiilnazione. L'inviluppo di queste che sarebbe uoa sl'era, soddisfa pure^ come e evidcnte, alia questione, e corrisponde alia soluzione singolare della proposta equazione a derivale parziali. II M. E. ingegn. Casoni la quindi una coinu- nicazionej colla quale rende noli all' I. R. Islituto gli sludii da esso lalti nei decorsi due anni 1848-49 so- pra argoiiienli spettanti alVarte delV ingegnere^ e so- pra allri che si riferiscono ad oggetti (T archeologia. Kiguardo ai primi, ai quali disse aversi special- inente ed a preferenza dedicate, accenna alia osserva- zione da esso fatta per conoscere gli eflfetti pi^ogressi- vi delle correiiti marine, e la lore influenza sulla pre- snmibile condizione avvenlre del porto di Malamocco, dopo die si e getlata la grande Diga di Nord j sul qual proposito trova di peter irancaniente asserire, che le deduzioni espresse a questo I. R. Islituto nella Meraoria sul porto stesso, da lui letta neH'Adunanza 3o gennaio 1848, vanno coniermandosi, e si fa piu manifesto il bisoguo di fondar anco la seconda Diga miuore dal lato di Sud, la coslruzioue della quale, co- sUiiigeiido le acque a scorrcre unite per un relto ca- nale^ e quel sano, qiicirunico parlito die la scienza e la pratica si uniscono a snggerire. E qaeste sue osservazioni sulla condizione del porto gli hanno dalo ropportunlta per tener d'occhio a quella contro-corrente marina, la quale ha prestato tenia ad una sua Memorla, riferita fra quelle del Vol. I, da questo I. R. Istituto edito I'anno i843 •, ed ha os- servato che la interposizione della teste accennata Di- ga fuori del porto stesso di Malamocco, che serve di ostacolo al suo percorriniento, e le accadute variaziooi a quel banco esterno, hanno cagionato grandi varia- zioni, per cui sara d'uopo in seguito di nuovi esanii. Argoniento di curiose e serie considerazioni parve all'Autore essere quel banco , ossia quella lun- ga zona subacquea , denominata banco di Cortelazzo, che si distende a distanze da terra piu o nieno rimar- cabili, dai paraggi di Caorle fino al Sud di Venezia, dalle cui spiaggie e distante quasi 1 1 miglia geografi- clie. Egli ravvisa codesto lungo dorso subacqueo sotto due aspetti j come cioe interessante la navigazione, e come nieritevole di fissar I'attenzione dei geologi. E qui, dopo aver descritto le dimensioni di esso banco, le varie profondita che lo scandaglio vi accusa al di- sopra, e le varie qualita dei terreni di cui e composto, assieme ai segnali die indicano al marinaro la di lui vicinanza, 1' ingegn. Casoni si propone una serie di postulati, i piu dei quali, riferendosi alia navigazione, tendono principalmente ad investigare le catise onde — 28 — quel banco ebbe origine, e per le quali e mantenuto ('(1 aunionfalo; quindi, fatti alcimi riflessi e considera- zioni sulla giacitiira di esso, conclude die le deduzio- ni geologiche potrebbero riiiscirc al doppio efletto di ottenere la spiegazione naturale di quella signifi- canle apparizionc, e di aver percio alcuni dati per preavvisare, su ragionevole ipotesi, la futura condizio' ne del banco medesinio, e dei territorii e paesi lungo queste spiagge situali. Ne ha lasciati da parte quegli studii che risguar- dano la trita questione Sidle i'ariazioni del Iwello del mare^ inforno al quale proposito e di parere che dopo le lucubrazioni di Cuvier, di Deluc, di Doloniieu, e do- po le loro coscienziose deduzioni, diventa quasi super- fluo persistere nelle ricerche delle cause seconde pro- duttrici siffatti fenomeni di vario avvallaniento e di emersion!, ed e vano eziandio I'afFaticarsi in preludere la raisura dei successivi futuri effelti ; per lo che I'in- gegn. Casoni, convinlo pel fatto che qui non si e ancora potuto veramente determinare, se p. e. a Venezia siano essi effetti da ascriversi all'alzamento del mare, oppu- rc ad avvallamenti e a depressioni del suolo, circoscris- se i proprii studii a disporre un quadro grafico o pa- rallelo dei movimenti di tal genere da lui osservali in questa stessa citta e nelle terre ed isole ad essa vici- ne, nel quale comparisca, per cenno, la massima parte degli edifizii di costruzione piu anlica, e de' ruderi di cni sia nola la precisa od ahneno 1' approssimativa 29 — epoca di fondazione ; e si vegga quale fosse il punto rispettivo alia base loro, tocco in origine dalla linea di coinune alta marea. Nella quale investigazione, e per precisare quei primi dati, esso ingegn. Casoni e ricorso alle osservaziorii locali, ha consultato le prati- che dell' arte, non ommlse di far riflesso all' antico modo di costipar i terreni a base di fabbricati, secon- do la maggiore o minore loro importanza e la desti- nazione, prendendo conoscenza dei primi strati sui quali i nostri edifizii s'inoaizano, e valatando appros- simativamente il peso dei materiali, onde averne per risultato il coufronto e la misura dei movimenti avve- nuti ia questo nostro bacino, nel periodo di varii se- coli, e che appunto condurra alia conferma del sopra accenuato principio. Altra conumicazione egli fece d' alcuni zampilli d'acqua salsa, che sovente sboccano dal terreno nel Delta di Po, presso il filo di Corbola, in distanza di circa i8 miglia geografiche dal mare, e che quei pae- sani cercherebbero di convertire in sale, se non vi si opponesse la pubblica vigilanza, che vi tien sopra I'oc- chio, e che procura di possibilraente distrarli. Dopo cio significa all' I. R. Istituto che sta occu- pandosi intorno ad una relazione Sulla Caverna Eo- lica^ o meglio ancora Sid Baratro presso il paese di Trebich, distante circa una lega da Trieste , scoperto e praticato I'anno 1841 dall' intrepido e bravo ingegn. Sforzi di Trieste : di che ha dato un solo cenno al — r>() — quarto Congrosso Italiano il chiariss. (leC. cav. Anloni(; Rossetti pure di Trieste. L' ingegn, Casoni avvisa che il grande spcco tro- vasi alia profondita di piedi di Vienna i i 28 ( nielri 35 y circa), e che vi si discende per un anfratto, o pozzo angusto e rislretto. Aggiunge che coJa giu scorre I'a- cqua purissima d'un fuime, il cui pelo e piu alto di p. i38 ( metri 43 circa ) dal medio livello del raare, e che potrebbe esser parte del vicino Reca, oppure una branca di lontano partitasi del famoso Timavo, la qua- le procura agitaziono e movirnento nell'aria, resa da cio pienamente respirabile. Quclla relazione verra cor- redata di profili , di vedute , e di un disegno delinea- to e colorito appositamcule sul luogo. Passando alia secouda classe degli studii da lui pralicati nel periodo delli due ultimi decorsi anni, e che hanno per iscopo la parte archeologica, T ingegn. Casoni riferi d'aver aggiunlo alle sue raccolte la parte inferiore di una metopa di marmo greco, dissotterra- ta neirantico Torcello, rappresenlante iu alto rilievo un giovane con succinta tunica, inorto sotto ai piedi di uii cavallo. Siffatto frauimento che egli reputa per- veouto dalla Grecia, o qui lavorato da greco scarpello, suppone che anticamente esislesse in Altino, e facesse parte delta trabeazione di un qualche teuipio gentile. Egli vi Irova una riuiarcabile rassomiglianza nella idea del componimento con una metopa del Parteno- ne, ilhislrata dal chiariss. Labus nell' Opera il Miiseo — 31 — Worskjano^che iie da il diseguo alia Tavola XXXIV. Questo disegno , e quello dell' aceenuato fraiumento ringegii. Casonl presenfa agli esami dell'I. R. Istituto. \u seguito accenua al rinvenimeiito fatto iu Al- tino d' una piccola statua equestre di bronzo, alta centiinet. 1 2, perfettainente conservata, e die rappre- senta la figuia d' un uomo avente corona sul capo, colla destra stesa in atto di pacificare, vestito di tuni- ca coperla da clamide, con calzari in forma di sandali o solea. La njanifattura rozza, anzi che no, conduce il Casoni a crederla la'voro al finir del V secolo od al principiar del VI. Soggiunge altresi die nell' isolelta di Sant'Ange- lo di Contorta, owero Sant'Angelo della Polvere, nel gennaio i84g, si riuvenne sotlerra un monumento sepolcrale di pietra Japidica, ornata agli angoli, e con iscrizione de' bei tempi di Roma, che ricorda u'n Cajo Titurnio Grato, liberto di Titurnio Floro altro liberto, monumento che probabilmente esisteva a Sant' Illa- rio, paese ed abbazia le cui rovine appena si vedono nelle fangose solitudini presso il margine della laguna dirimpetto alia stessa isoletta, e che per interessamen- to del nostro cav. Cicogna, e per sua propria cura I'ingegn. Casoni raccolse, ed ha depositate in questo Museo palatino. E qui I'espositor Casoni termina le sue commu- nicazioni, indicando che altri frammenti ha raccolti si d'Allino che d'Eradea, ed embrid colla juarca del — 32 — fisulo, leste rinvenuli nelle vicinanze deiranlichissima Adria, dei quali oggelti dice aver falto menzione in un suo Rapporto, apparecchiato fin dall' anuo 1847, per assoggettarlo alia Comniissione triennale per le Antlchita patrie c la storia. E perche appartenne egli pure come relatore anco all'altra Comniissione SllIIu Descrizione topogra- fica e idrauUca di queste Provincic ^ ricorda che si dara ogni premura per estrarre dalla relazione, di cui ora si e letto il sunto, e di coordinare con esteso det- ta-^lio tutte quelle nolizie ed osservazioni che possono riguardare e rendersi interessanti aU'oggello, *o' Dopo cio r I. R. Istituto si riduce in adunanza segreta. II Segretario annunzia i doni seguenti fatti al- I'l. R. Istituto dopo I'adunanza 3o aprile 1848. 1. Dalla Societa dalle scienze naturali residente in Losanna. / ISiimeri 17, d8, 19^ 20, 21 del Bulletin des sciences da essa pubblicato. 2. Dalla Societa medico-chirurgica di Bologna. // Bullettino delle scienze mediche da essa pubblica- to, dal noveinbre 1847 al diccmbre 1849. — o<> — Le JUemorie iklla Sucietd medico-clnrury ica tli bo- logna. Volume V. fascicolo I. Bologna, 1848. 3. Dalla Presidenza generale del nono Cungresso. Primo e secondo Rapporto sulla pellmjra, pubblicali in Milano negli anni 1845 e 1846 dalla Conimissionc isli- tuila nei Cougrcssi scicnlitici. Milano, 1845 e 1846. Ropitar Barlh,G/«j/o/jffi Clozianiis clc. Un vol. in 4. Findobonae, 1856, con lavole. Kreyer Enrico, Fauna der in Krain bekannten Saiig- tldere etc. ossia Fanna della Carnia ccc. Liibiana, 1842, in-S. 4. Dalla Societa scicntifica di Berlino. Die Fortschritle etc, ossia / Frogressi delta fisica nell'anno 1846, del dolt. Karslcn. Herlino, 1848, in-8. 5. Dal membro effettivo prof. cav. Zantedeschi. La sua RaccoUa fisico-chimica italiana , lasc. 31 al 37. I suoi Jnnali di fisica^ lasc. 1 e 2, Padova. UElenco delle sue operCj pubblicato nel 1849. Ed 1 suoi Cenni di alcuni sludii sperimentuliy lalli nell'agosto e seltenibre 1848 in Firenze. Fireoze, 1848, in-8. 6. Dagli Eredi del defunto M. Eff. prof. Giacomini. II suo libro inlitolalo : // f^ilalismo appiicato alia fi- siologia ed alia paiologiaj acPavla prima. Padova, 1848, Fol. I. Seric II. 5 — 51 — 7- Dal socio corrispoiidenle doH. Carlo Kreil dirello- re deirOsservatorio di Praga. McKjnetlsche etc. , ossi.i Osscrvaziorii murjuetiche e meteorologiche fatte in Praga. Aiinala erlino, passando dalle AR e declinazioni alle longitudi- ni e latiludini, e prendendo i luoghi della terra dalle elTe- meridi di Berlino, mi risullarono i seguenti dati per il calcolo dell'orbita del pianeta: — 4o iiiii|ii J iiMgBlTBgnffr.yjiMsrf^Tr 1850 Tempo nieilin in gkirni alMe- riiliaiio di Berlino Loiiijitiuline osseivala del I'iaiieta zr I- Latitudine Lisservala := Log. di di- -t.iii/a di Terra dal Sole =: R 138,46610 151,38548 165,43920 290''.4'.3cj",0 226. 15.48,4 224. 11.1 S.6 ■7°.33'.2",U 7. 12.24,4 6. 37. 39,4 237''.33'.24",5 249. 57. 10,2 263.23. 33,0 0. 005257 0. 006201 0. 000902 Applicando a quesli dali il metodo del celebre cons. Gauss, ho oUenuto il seguente sistenia di dementi, in cui le longiludini sono contnte dairequinozio apparente. Anomalia Media, o Giugno 1830 0.^ T. Medio in Berlino — 286°. 31'.o7",8 Longitudine del perielio . . . :z: 319. 28.14, 8 Longitudine del Nodo ascendente =i 124. 53. 56, 7 Inclinazione all' ecclittica . . . zzz 4. 38. 1,6 Log. semiasse maggiore . . . =: 0,388657 Log. deU'eccentricita ....=: 8,952266 Log. nioto diurno siderale medio z^ 2,967021 Quindi risullano il semiasse n)aggiore rrr 2,4472; ed il tempo della rivoluzionc siderale =: 1598,23 giorni. Quesli elementi. soddisfacendo alle due osservazioni estreme dalle quali furono dedolli, rappreseulano la os- servazione di mezzo al mode seguente: Longitudine osservata — calcolata ^r j- 2",8 Latitudine osservata — calcolata =r 4- J, 9 Seguono le osservazioni del pianela. AQ Osservazioni del Plancta Parteiiope, falle in ^apnli ed in Padova. 1850 Giorni ilel T. Medio di AR. osserv;ita Declinazione iiiese Napoli osservjU Maggio 11 12> f.r. 53", 1 230.^ 21'. 53",2 — I0".3y.12",9 12 11. 42. 2, 8 230. 8. 28, 6 10. 31- 58, 9 13 12. 6. 35, G 229. 53. 41, 2 10. 28. 35, 5 14 10. 28. 16, 8 229. 40. 36, 0 10. 25.31, 1 15 9. 52. 50, 5 229. 26. 25, 0 10. 22. 39, 1 17 10. 59. 36, 0 228. 57. 7, 0 10. 16. 42, 0 18 11. U. 36, 2 228. 42. 41, 8 10. 13.52, 5 19 10. 18. 43, 3 228. 29. 20, 2 10. 11.13, 8 20 10. 0. 37, 3 228. 15. 30, 5 10. 8.33, 1 21 10. 46. 0, 7 228. 1 . 6, 9 10. 6.14, 0 22 9. 40. 25, 0 227. 48. 5, 2 10. 3.49, 2 25 10. 22. 31, 8 227. 7. 15, 3 9. 57.30, 0 26 10. 6. 50, 1 226. 54. 38, 2 9. 55. 24, 7 27 10. 0. 12, 0 226. 41. 42, 0 9. 53. 39, 5 29 10. 42. 42, 1 226. 15. 38, 5 9. 50. 46, 0 30 9. 34. 5, 3 226. 5. 15, 0 9. 49.14, 8 31 9. 18. 30, 0 225. 53 22 2 — 9. 48. 8, 7 Tempo Medio in Padova Giugno 9 10.h44'.2l'',9 224.° 21'. 13",4 — 9. 43. 26, 6 10 10. 35. 34, 7 224. 12. 46, 2 9. 43. 46, 7 11 10. 28. 53, 7 224. 4. 47, 8 9. 44. 9, 8 K/r 10. 26. 25, 9 223. 43. 6, 5 9. 46. 1 8, 1 Termincro qucsta breve comunicazione all'Istituto coll'accennare , clie il beneraerito discuoprilore del nuovo pianeta lo annuncia agli astronomi col nonie di Parteno- pe, per secondare il voto del celebre Herschell , il quale porto opiniooe doversi cosi appellare I'altro sue germano pianeta, discoperto nello scorso anno dallo slesso sig. Ga- — 47 — sparis, che venne geueraliucnlc designalo col noiDc di Igea. II M. E. prof. Mlnich legge quindi una Memoria Sui colorl accidentally nella quale, dopo d'aver pre- messo alcune nozioni atte ad agevolar 1" intelligenza delle teorie relative a qiiesti fenomeni, riassume in po- che proposizioni generali I risultati delle niolteplici sperienze istituite dai fisici intorno a queslo argomen- to, distinguendo le svariate apparenze dei coloii acci- dentali in due classi: cioe in quella dei colori succes- sivi, e nell'aitra dei colori simultanei alia contempla- zione di un oggetto j la qual naturale distinzione venne oggimai universalmente adottata. Poscia analizza le teorie proposte dai fisici onde render ragione di so- miglianti fenomeni, alcune delle quali, vale a dire la teoria dell' insensibilita relaliva e quella del contrasto, non sono ancora del tutlo abbandonate, ed accenna le imperfezioni delle niedesime, per cui non polrebbero adattarsi ad una compiuta e soddisfacente spiegazione della totalita dei fenomeni, che si riferiscono ai colori accidentali. Espone in fine la piu recente teoria del Plateau foudata sulla dimostrazione degli stati opposti, a cui viene indotta la retina dall' impressione di un oggetto, secondo il tempo, cioe posteriormeute all' impressio- ne attuale e per quel tratto della retina che era occu- pato dairiinmagine dell' oggetto, ovvero secondo lo — AS — spazio, cioe in qnella parte della retina die e attigua nllo spazio occupato dalP iinma scarso Nel 27 marzo t" scarsi In 12 giorni adunque la perdita fu di . . 2° - ■ ' , Elettromotore di Zantedeschi. - Deviazione delPago reomelrico .... 8*^ Dopo 2 ore Iqo ' Dopo 27 ore go Dopo 30 ore 50 ^^.^^,^- Dopo 96 ore ,'^0 Nel 17 marzo alle ore 11 a. m. . . . 5 ' Nel 24 marzo 50 g^j,,,^; In 12 giorni adunque la perdita fu di . 5 crescenli II fenorneno particolare che lianiio presenlato gli eleltromotori di Eisenlhor e di Zantedeschi si fu, dopo due ore di circoio chiuso, di un aumento di deviazione galvanometrica. II qual fatto comprova, doversi essi preferire anche nel corso delle accademiche lezioni sperimentali. Procuro lo Zantedeschi che i diafragmi porosi di terra non invetriata, che si ritiravanoda Vien- — CO — na e Torino, fosscro fabbrlcati tra nol -, od ora Tope- rosissimo sig. Federico Mazza, nella sua fahbrica (II terraglie, collocafa a S. Girolamo di qnesla Cilta , no fornisce di qualunquc forma e grandezza j e spera chc eli amatori ed i fisici troveranno di che rimanere pienamerile soddisfatti. Delia sistemazione alfahetica. , Morse, nel sue Telegrafo elettro-magaetico scri- vente, propose ad elementi del suo allabeto artificiale 11 punto e lalinea: il prof. Zantedeschi si tenne al raedesi- mo principio ^ ma crede aver reso Talfabeto piu ordi- nato e regolare , per cui viene assistita la stessa rne- nioria nella manipolazione. Eccone il saggio : K , L , M , N , O , P , Q R , S , T , U , V o I a 3 4 5 6 7 A,B,C,D , , E , . F , G , H I qiiallro punti .... sono il segnale che seguono i ^■>; Tiival.i dell it|i|»iiri(lo('|i>Un> iiii»>;iit'li('(i del I'ml- Zaiilcdcsiin (' A \\ riififii-iM/i/a III /j//i' I'., i' / /iil/stl/rn W Zll I'dfj/zarn/ti si/IDI'llii' ll.MN.STI) Irlunr f/N, I, >,..,. Dl'nU.llillJ /, l,>,r-> ///.///// Ini /////,■, .s//i:.uini ^tir.H flu li (leUruJif (i/lriivfr.siH(> ijli dfi/juntii i/l!oj rosso, iiidaco, azzurro, verde. 'j. E che quesla serie si lia non solo coo una luce bianca assai intensa, ma aucora con un colore prisina- lico qualunque assai condeiisato. 8. Clie i colori accidentali e verl si contemperano insieme alia maniera di colori veri. II prof. Zanledesclii lermina acccnnando quanlo iieirargoiHcnlo dei colori sin uiirabile ii magislero del- TAulore della natura, e com'esso con sapienle ecouo- mia abbia provveduto affinche la fibra non si fiacclii di troppo e non perda il suo vigore innanzi tempo j onde allorche la retina passa per quella successione di colori die la loro natura dell' organo senziente ri- cliiede, ne vieuc dilelto nell'aninio, perche per la loro armonia Tuno dei colori e gulda alFallro , e ne viene invece sforzo e moleslia, allorche da un colore deve far passaggio ad un altro non corrispoudente. Cosi piacevole e I'azzurro a lalo dell' arancib , il violello a lato del giallo, il verde a lato del rosso. Daquesti slu- dii, dice I'Autore, grande giovamento Irar possono la industria, e le arti stesse del bello. Conipiuta quesla lettura, il M. E. prof, Minich fassi a cliieder al prof. Zantedeschi se egli creda che nella dottrina del Venturi si contengano i principii — 121 — di cjuella del Plateau. II prof. Zantedeschi risponde che su cio non reputa dl espriniersi ne aflermativa- mente, ne uegativamente, e conchiude che egli ha da- to la sua Memoria scritta, e che, se ad essa si facesse- ro obbiezioni, risponderebbe in iscrltlo. II dott. Namias , premelteiido che egli non ha letto la Meinoria del Veuturi, e che ne parla sul fon- damento della relazione fatta dal prof. Zantedeschi, si fa ad osservare : che il Venturi, riportando i fenomeni dei colori accidentali alia reazioue della fibra, indico giustaraente che essi cadono sotto il dominio generale della fisiologia, che insegna non essere la fibra passiva nelle impressioni esterne, mareagire in tutti i fenomeni organici. II Venturi poi, non volendo vagare nel campo delle ipotesi, avverli che la reazione o il movimento speciale, che si doveva ritenere cagione dei colori acci- dentali, poteva essere nelle fibre del cervello o dei ner- vi, e confesso ignorarsi la natura del movimento, che e quanto dire la intima causa del fenomeno. A queste osservazioni del dott. Namias rispose il prof. Minich: Ne' fenomeni de' colori accideulali la Fisiologia essere stata istruita dalla Fisica , giacche per se stessa, e co'sussidii dell'anatomia non avrebbe potuto dedurre quelle affezioni della retina che dicon- si slati opposli, e che vengono pure riconosciull ed indicati con questa denominazione da uno dei princi- Vol I. Serie II. 16 pali scritlori dl Fisiologin, 11 prof. Miiller. L'esistenza degli stati opposli essere stala comprovala (se non pri- ma) dal Plateau, con una semplico e diretta esperieu- za di Fisica, quclla cioe di flir coiucidere un' imniagl- ne accidenlale con vma iinmagine realc del colore com- plenienlarc, osservando che Ic due Immagini sovrap- poste si distruggono a vicenda, e producono oscurita, cioe resliluiscono la retina nella condizione dell'equili- brio. Esser quindi evidenle che la Fisiologia viene in questo genere di fenomeni istruila dalia Fisica. Quali poi sleno le modificazioni dell'organo della visione, o i moti vibralorii che si eccitano negli stali opposti, il de- siunerlo sara scmpre una conghiellura fondata sul ra- ziocinio anco pe' iuluri progressi della Fisiologia. Dichiai'o in fine il prof. Minich, al termine del suo discorso, che egli a qualunque ulteriore argomen- tazione su tal proposito non crede di dover risponde- re, avendo gia esposto tutte quelle riflessioni che po- tea fare nello stato attuale della scienza, ne piu restan- dogli a dire, se non quello che avea dichiarato sin da' primi passi della discussione, cioe che la questione si riduce ad avvertire Tesistenza dc' iiiovitnenti imper- celtibili dell'organo della visione, essendo poi un arcano impenolrabile come da queste impressioni vengano prodotte le sensazioni corrispondenti. Soggiunse per ultimo il dott. Namias: Circa ai fenomeni della vista, ripeteru egli in generale che la — i2o — fisicn „o„ pu6 sporge,. l„ee se nonche i„(on,o alle P.nSesu„a,.e,i„o,„el,e,ei„.,agi„,-,Uo..Ja;eseI;- saz,oa,, e la parte cl,e prenclono i„ q„ella i „ervi e il cer.ello, spatUno alia fisiologia. C-eder poi ehe „e le coga,z,ooi fisiehe, „i ,e fisiologiohe avrebbe™ fa„„ p.'esem,re , fenomeni del colori aceidenlali, so il caso non I, avesse seoperli, e ci.e dup„ averli osscrva.i si procedette co„ ipolesi per darne ragioe. Dopo do ristilulo si ,id„ce i„ ad„„a„za segrela. Si legge I'Atto verbalc dell'adunanza segrela del aJ giugno, che e approvato. Si annunciaiio i seguenti doni falli all' Llitulo. I. Dall'Accadeniia d'agricollura di Torino. Sa,„t.Cr„,x de TeueriHe, SurVcducatiou ,te „•„ ■ 2Z,l ;^W,«,Es.raU..a,n.„„andi.,He„, ZZ 2. Dal memb. eff. dolt. Giulio Sandri. vivonti. Cennu Verona, 1850, di pag. i>8, in 8. — 124 — 3. Dul lueml). efl'. prof. Calullo. Sopj-a Ic Nnmmnliti dcUe Jlpi Fenctc. Memoria. Padovo, 1850, (li pag. IG, in 8. Quclqiics rcmarqnes siir les vntnmulites, par Jules Ewfild^nrcc unc Note du prof. Jut. Calullo snr I'inadmis- sibililc de la Fanne fossilc, annonccc par M. Ewald com- me caracteristique de la grande formation nnmmulitique da terrain tcrliairc. PaJowi, 1848, cli pag. 24, in 8, /|. Dal sig. Achille de Zigno. Jlli vcrhali della Sezione diGeoloijia e Mineralogia della 8/' Riiinione degli Scienziati italiani in Geneva. Padova, 1849. NoHvelles observations siir les terrains cretaces des Alpes Fenitiennes. Padova, d850, di pag. 16, in 8. II M. E. de Visiani , in noma della Cominissio- ne per le Raccolte naturali a cui appartiene, legge un i^apporto, nel quale, dopo aver riferito tutto cio clie di operare e meslieri per riordinare le Raccolte stesse e coiiservarle, e, per quaulo fia possibile, aunientarle e coinpierle, avanza pel divisato oggelto alcune propo- sizioni, le quali sono ad unanimita approvate dall Isli- luto. L"' I. R. Luogotenenza trasinelte all' Istitulo, per esame e parere, una Memoria prodolla dal nob. Fran- cesco Giustinian Lollin intorno ad un uuovo Odome- — 125 — trografo da lui immaginato. E nominata una Commis- sione coniposfa dai membri effettivi Turazza, Bellavi- tis e Minich, affinche si presti agli studj richiesti. Si trattano alcuni aflari interni, e dopo cio I'adu- nanza si scioglie. ADUNANZA DEL GIORNO A AGOSTO 1850. II M. E. prof. cav. Racchelti, die, rilornato da Vienna, assume in questo giorno I'ufGzio di Presideu- te a cui fu ricbiamato dall' I. R. Governo, apre la ses- sione con un breve discorso, con cui espriine i senti- inenli die prova nelPaccingersi ad esercilare le sue novelle ftinzioni, il suo desiderio di contribuire colle maggiori possibili sollecitudini alia prosperila del Cor- po a cui presiede, e la speranza clie ripone nella coo- perazione zelante e concorde de' suoi collegbi. Si legge quindi il Proccsso verbale della privata adunanza 1 4 luglio, cb'e approvato. 11 M. E.prof. Poli legge una Memorla Salla rela- zione tra le circoju'ohizioni ccrebrali e V intelligenza. Porse occasione a quesla Memoria del Poli I'opera del — 128 — dolt. Leurel di Parlgl, iulilolala : Anatomie comparee da systeine ncrveux considere dans ses rapports avec r inteUia;ence. Paris, iSSg. Essa si divide in Ire par- ti. Ija prima, die e espositiva, compreude il sunlo del- le dottrine analomiclie e fisiologiche del Leuret intor- no alia relazione tra le circonvoluzioni cerebrali e la intelligenza. La seconda, chc e critica, versa suH'analisi comparativa delle dot trine specialmente filosofiche del Leuret e del Poli inlorno a qnesta relazione. La ter- za , che e doltrinale e dogniatica, abbraccia in via di conclusionc tutti i deilali piii veri e piu sodi delia scienza, onde dare una risposta soddisfacente al dif- ficile problema. Nella prima parte, che formo roggello dell'odier- na lellura, il Poli, dopo aver fatto conoscere i fafti e le osservazioni analomiclie a cni il Leuret appoggia la sua teorica delle circonvoluzioni cerebrali, ridotte a sei ibudamentali e ad altre intermedie c trasversali nelle specie piu perfetle de' mammiferi, vi lia contrapposia la serie dei fatti e delle osservazioni psicologiche die mostrano gli istinti e le facolta intelleltive e morali de' mammiferi stcssi divisi in una specie di scala di quattordici gruppi principali, dicliiarando il Poli che, se fin d'ora cgli deve applaudire al lavoro del Leuret consideralo anatomicamente, e massimamente alio sfor- zo che fa in esso I'Autore di stabilire una vera legge tra le circonvoluzioni cerebrali e rintelligenza, non puo cosi di leggieri aderirvi per cio che riguarda alia — 129 — filosoGa, mentre in questa I'opera del Leuret sembra assai manchevole e poco verilicra. II Poli ha rlservata la leltura delle altre due parti della sua Mernoria ad altra seduta dell' I. R. Istituto. lodi il M. E. Bellavitis inlrattiene 1' Istituto con alcuni cenni intoroo ad una Memoria, di cui sta occupandosij e che ha per oggetto la classificazione delle curve del terzo ordine, e particolarmente le cur- ve ins'erse delle sezioni coniche. A questa lettura succede quella del M. E. dott. Fusinieri Sidla influenza dei segni nella formazione delle idee. L'Autore nel Capo I stabillsce i seguenti priucipii : 1 . L' uomo conosce ad ogni istante di essere con- scio a se medesimo di molte sue niodificaziooi. L'at- to di coscienza e proprieta esclusiva di cio che si chia- nia anitna^ spirito^ mente. Non si puo in altre manie- re conoscere lo spirito se non che per mezzo della sua coscienza. Se all'uonio si tolga la coscienza di se stes- so, resta una macchina tulto al piu organizzata, che vi- ve come i vegetabili. I bruti, secondo Cartesio, sareb- bero privi di coscienza : hriita aguiit sicut horologia'.^ ma tale opinione e inverisimile, Irattandosi di esseri orga- nizzati, viventi e semoventi, che hanno piu o meuo di analogia colla organizzazione dell'uomo. a. Essendo la coscienza il caratlere essenziale Vol. I. Serie II. 17 — 150 — dell'anima, nello splrilo iiicule piu esiste di quelle mo- dificazioui ed operazioni, delle quail e conscio a se slesso. Siccome lo spirito senza cosciciiza non sarebbe spirilo, cosi ogni modificazione, di cui non fosse con- scio, a lui non appaitiene. Una modificazione dello spirito senza la sua coscienza sarebbe una contraddi- zione. Malamente si giudica di cio che nell'anima e pas- sato, durante il sonno, dopo essersi svegliati. E nella slessa veglia malamente si giudica di quelle languide affezioni, die non lasciano traccia di memoria quando sono trascorse. Se vi fossero interruzioni nell'atto di coscienza, converrebbe dire clie lo spirito fosse soggetto a peri- re ed a rinascere, il che e assurdo. Essendo lo spirito un soggetto atlivo, permauen- te e modificabile, gli appartiene il vero caraltere di so- stanza. II caraltere essenziale di essere conscio di se stesso conduce alia importante conclusione,che lo spi- rito conosce sd medesinio nclla maniera la piii inime- diata e la piii perfetta delle possihili, Tutto cio die nell'alto di coscienza e compreso, e perfettamente co- gnito alio spirito, e tulto cio die in quell' alto non e compreso, gli e affallo straniero. E pero rimarcabile che Tatto di coscienza e sog- getto ad aumento e diminuzione, secondo il grado di attenzione e di riflessione che lo spirito esercita so- — iol — pra se stesso col concorso anche della volonla. Da cio la differenza fra ruomo selvaggio e I'uonio civilizzato. Da cio la differenza iinraensa fra la menle di Newton e quella di un selvaggio dell'America. Vi sono insie- me gli ajuti dei segni e delle lingue, die estendono la forza dell'inlelletfo, del die I'A. parlera in appresso. II principio, die sia assolulamente perfetta la co- gnizione dell'interno dello spirilo, ci assicura die una attenta considerazione di quanto avvieiie iiella nostra coscienza ci discoprira le vere leggi die eseguisce lo spirito nelle sue operazioni. Provveduto ruomo dei cinque sensi, die gli re- cano le impressioni degli oggelti esteriii, il suo spirito ne riceve cio die si cliiama sensazioni. Per una specie d'istinto invincibile lo spirito riporla fuori di se quel- le die sente, come simile anzl identico alle sue sensa- zioni, Quelloche i sensi ci rappresentano come esistcn- le all'esterno dello spirito, si cliiama yc/zome/zo, Quin- di i corpi, che sono esseri fuori di noi, non si conosco- no die come Jenomeni. L'atto di riferire fuori ^i noi quello die si sente, come simile anzi identico alle no- stre sensazioni, fu considerato dai filosofi un alto ma- raviglioso, del quale nessuno finora lia resa ragione. Quando si riferisce come esistente fuori di se quello die si sente, come simile affatto anzi identico alle nostre sensazioni, si coramelte errore j perclie noii e possiblle senlire le cose esterne in se stesse come sono. Quindi gli errori dei sensi. Per conoscere inti- — 152 — inaninntc una cosa esterna, converrebbe essere la stes- sa cosa, ed averne la coscienza. CI niancauo le vere idee delle ose csternc lanfo quaulo ad iiu iiomo nianca la idea deirinlerno di un allro uoino. Queir/o, per cui ciascuno e conscio di se stesso, e impercetlibile ad un altro. E snllanto per analogia della coscienza die al)bIanio di noi stcssi, clie la supponianio negli aitri uuinini senza esserne a parte. II die iniporia, die un iioino per ua allro iio- nio lion e allro die un ienomeno. Cosi in geiiere, parlando dei sensi, se vediamo un corpo in disfanza e da vicino, le sensazioni son dif- ferenli. Se armiamo Tocchio di microscopio. vediamo in un corpo cio die sfuggiva aH'cccliio nudo. Quanto pill forte e il microscopio, vediamo sempre delle cose nuove, e sempre ne restano di non vedule. Lo stesso si dica delle cose lonlane, col mezzo dei telescopj. Inol- fre, le idee che ci danno i corpi per mezzo delle sen- sazioni sono idee di superficie. Per cpianto si prose- gua a dividerli e suddividerli, le idee nostre sono sem- pre superficiali: niente di cio ch'e veramente interno, ossia dei corpi in se stessi. Per avere idea vera cd e- satla deirinlerno di un corpo, converrebbe essere lo stesso corpo, ed avere la coscienza di se slesso. Ma con tulto questo le leggi dei fenomeni sono lanto analoghe alle Icggi della coscienza, che riescono infaiiibili. D'onde liaiino origine le scienze die versa- no sui lenomoni, come esistenli luori di noi, e die. — 13,1 — Irattate colle regole Jogiche, sono infallibili. Cosi la Fisica, e tutte le verifa che hanno per basi i due principj, di conlraddlzione e di ragione sufficiente, il quale ultimo dal priruo dipende, princlpj appllcabili tanto ai fenomeni ossia alle rappresentazioni dclle co- se e.sterne, cjuanto alle interne uoslre modificazio- ni, sono due geneii di verila analoghe fra di loro; re- stando sempre vero che quelle cire fuoii di iioi non e concepibile iu se stesso. L'uomo poi e talmente composto, che, ollre Tatto di coscienza di se stesso, ha sensazioni delle varie par- ti del suo corpo, le quali sono esterne all'atto di co- scienza, e quindi sono fenomeni. Ciascun meuibro avia anche un intinio senso di se slesso, ma confuso, come nel caso di dolori e di piaceri, ma niente analog© a quel dettaglio di parti organiclie, che ci viene manifc- stalo dalla anatomia col senso della visla. Sono c|ue- sti tutli oggetti slranieri all'atto di coscienza, e sono da riguardarsi come fenomeni. Se dobbiamo riferire la coscienza ad un organo del nostro corpo, allora e nella testa. Ma tanto e differente I'organo dall'atto di coscienza, quanto lo e '\\ Jenomeno dall'atto in se stes- so. Cosi le pretese circonvoluzioni cerebrali sono tan- to differenti dai pensieri e dalla intelligenza, quanto lo sono i movimenti corporei in genere, ossia \ fenome~ ni dall'atto di coscienza di se stesso. Locke nel suo En- tendement haniain, nel capitolo VIII del libro II § i 5, ha preteso distinguere qualita prime dei corpi, di cui — 154 — le sensazioni siano loro similijCome quelle dl estcnsio- iie, soUdita^ figiira^ mobilitcr^ e quolita sccondc, di ciii le sensazioni non lassomigliano loro in nessuna nianie- ra, come le sensazioni di colorij di odori, ecc. !Ma dalle prelese qualila prime bisogna in pri- moluogo cccepirne le figure, di cui le sensazioni sono varie, come una lorrc a dislanza sembra rolonda,meu- tre da vicino c quadrata.In quanto alia solidila, equella un'idea rclativa, non assoluta-, quando non si consider! la impenetrabilila,la quale, in altro suo scritto, TA. ha considerala come causa necessaria di comunicazione di moto da un corpo airaltro. In quanlo alia estensione, in aslratlo non esiste, e non e rappresenlabile dalle no- slre sensazioni, le quali ci rappresentano estensioni in- dividual, dotate di qualila diverse o fra loro dissimlli. Lo stesso dicasi del moto, il quale e varlo secondo i diversi corpi che si movono, e secondo le diverse loro celerita e direzlonl. La estensione cd il moto sono idee astralte, non sensazioni, e non sono rappresentabili die per naezzo di simboli, del quail I'A. dira in appresso. E inolto seducenle la supposizlone di avere idee dello spazio e del tempo. Chi non si lascio sedurre da tale supposizi(5ne ha defiiiito lo spazio I'ordine dei coesistenfi, ed 11 tempo I'ordine dei successivi. Senza cose coesistenii non vi sarebbe spazio, e senza cose successive non vi sarebbe tempo. Lo spazio vuoto non c altro che una idea ncgati- • — do3 — va, lion leale ; e lo stesso che il niente. Cosi h uiente il tempo scijza successivi. Sarebbe annichilato, iucon- cepibile. Cioe nou yi sarebbe ne prima ne dopo, il che e conlraaditorio alia supposizione del tempo. Lo spazio ynoto senza corpi, ed il tempo senza successivi sono cose inconcepibili, assurde: sono idee negative senza realta. Se si considera lo spazio vnoto dei cieh che vada aH'iufinilo, e lo slesso che conside- rare un niente influifo. Sicche le qualita prime dei corpi, delle qnali Lo- cke ha parlato come simili alle nostre sensazioni in laogo di essere qualita sensibili, sono astrazioni senza realta ed impossibili. Alcuni matematici hanno riempito lo spazio infi- nito di un etere sottilissimo, elastico, del quale in al- Iri suoi scrilti I'A. ha dimostrata I'assurdita. Con quel- 1' etere iufinito sono passati dal niente alFassurdo. L'A. nel capo II tratta sulla origine e sulla natura delle idee singolari , e sull'uso dei segni o simboli an- che nella loro formazione. La cognizione di noi medesimi non pu6 essere fondata' come espose 1' A. , se non che sulla nostra coscienza. Per conoscere le leggi dei nostri pensieri conviene confrontare fra di loro molti stati successivi. Lo stato momentaneo dello spirito presenta sem- pre una moltitudine di affezioni fra loro diverse. Qua- lunque sia la moltitudine e la diversita delle modifica- zioni che costituiscono lo stato momentaneo delio spi- — ['{-, — lilo, sono bensi disccrnibili, ina iioii sono i'ra di loro separalc e disgiiinle: cosliluiscono un liilto roalo Tat- to di coscieuza unilo e indiviso. Uio nun e gia diviso in parti; ma lutlo V io e alToUo da cadaiina dclle sue aiodificazioui. Si supponga per eseinpio di vcdere con- lemporaneameiile il sole, sentire un suono, loccarc una pietra, guslare un (Vulto e odorare un fiore. E tullo Vio che vede, tulto Vio die tocca, tulto Via che ascolta, tulto Vio clie gusta, tulto Vio che odora. La coscienza e duncjue unica e semplice ; e sicconie costiluisce I'es- seuza deiraninia, ne segue die I'anima e un soggetto unico, affelto non per parti ina per inliero da cadau- Tia delle sue alluali inodificazionl, Le diverse attuali niodificazioni dello spirito sono divise nei loro oc^etti die rappresentano, non giaesistenti in soggetti diversi. Sono come assieme compenetrate. Se ognuna esistesse fuori delle altre, sarebbero altreltanti spirili, altreltan- te coscienze. lu'io non sarebbe piu uno, ma niolti. L'atto della mente, in quanto rappresenla una cosa esterna si chiama idea. La cosa riferita al di fuo- ri, che si suppone simile all' idea, si chiama oggetto. Percio alia idea si altribuisce una realta oggelliva. E se la idea si riguarda semplicemente come una inodi- ficazione delFanima, se le attribuisce una realta siib- hiettiva. Nell'anirna pcnsante si scoprono due forze: I'una di conoscere, per cui si formano le idee delle cose ; I'al- tra di appetire e di avversarc, per cui lende alio slalo — 157 — Ji 23iacere ed a sfuggire lo stato di dolore. La facollu di appelire e di avversare ci avvicina ai bruti piu di quello die faccia la facolta cognoscitiva. Ognuno esperimenta in se stesso una forza di ri- produrre le iininagini ricevule dalle sensazioni, e que- sla forza si chiama immaginazione. Se vengouo rlpro- dolte anchc le inimagini delle circostanze di luogo e di tempo in cui ebbe luogo la sensazioue, allora la im- maginazione diventa nienioria. Pero la immaginazione e la memoria souo sem- pre pill o meno imperfette, perche lo stato primo della sensazione non puo raai essere esatfamente riprodotto. Alle volte importa alio spirito di supporre la ri- produzione affatto identica, quando cioe gl' importa di conservare la memoria agli usi futuri. Allora v'interviene un atlo della mente di sup- porre quelia identita esalta che manca. In jnezzo alia continua fliittuazione delle sensazioni e delle immagi- nazioni, fluttuazione per cui una immagine non dura identica oltre un istante, lo spirito assume I'ultimo sta- to di sensazione, o d' immaginazione, e, riferendolo al passato, lo ritiene come identico. Vale a dire altribui- sce all^ immagine ultima il valore di rappresentare tutte le altre immagini jiassate che piu non esisfono. Quest'atlo di dare ad una immagine ultima attuale il valore di rappresentare tutte le altre immagini trascor- se, e un atto simbolico, ossia un segno rappresentativo del passato cbe piu non esiste. Vol. I. Serie II. 18 — 158 — Ecco I'arlifizio con cui le ideesingolari, variabill e fluttaanli tliveogono fisse, stabili e ze. Ragionaraento, di pag. 78^ in 8. Catania, 1850. — ^58 — 3. Dal sig. Alcssandro Skopilz, tli Vienna. Programmu per associazione. ad un Giornalc ili bn- tanica (in lingua ledesca). 4- Dal dott. Antonio Maiini, prof, di Fisica a Poilo- gruaro. Sill magnelismo animale. Osscrvazioni, tli pag. oO, in 8. Porlogruaro, 1850. 11 M. E. Jappelli, qual relatore della Comrnissione per la descrizione topografica delic Provincic Venete, presenta un rapporto della Comrnissione stcssa suiror- dinamento delle future operazioni di ossa, o s\ille carle e sugli stronienti di cui e d'uopo die sia fornita. Le conclusioni di queslo rapporto sono ad unaniinita ani- messe dall' Istituto. Pariraenti il M. E. prof. Minich, qual relatore di una Comrnissione composta di lui e dei prof Zante- deschi e Turazza, legge un rapporto sulla proposta di un nuGvo condensatore da applicarsi alia macchina a vapore fatta dall' ing. Angelo Milesi. Questo rappor- to da motivo ad alcune osservazioni del memb. cff Jappelli, e ai relativi schiarimenti soggiunli dal prof Minich 3 dopo di che I'lstituto lo npprova, e dispone die sia assoggettato all' I. R. Governo coUa spccia- le raccomandazione,che siano da quolla Superiore Au- torifa ordinati i proposli esperimenli. — -159 ^ 1] Segrelario presenta, iu uome proprio e di una Commissione dl cui fa parte, un progelto di rapporlo che serve di risposla alio ricerche avaozate dal Gover- no intorno ad una Meaioria di pubblica Economia, prodotta dal perlto agrimensore dotl. Rizzi. Ij' Istitu- to lo appruva pienauiente. Si traltano quindi alcuni afl'ari interni j dopo di che I'adunauza si scioglie. mm DELLE mmm D E L l' A IN X O A C C A D E 91 I C O I >>t)0. JDrjNJNz.4 del 26 3Jafjgio i85(). .... pag. 5 — del 27 JlJaggio 25 — del 22 Giugno » 41 — del 2o Giiigno » 57 — del iA Luglio » 77 — del I ^ Luglio ..115 — del A Jgoslo » 427 — del 5 Agosto ........ 147 f'ol. I. Serie 11. I^DICE ALFABETICO PER MATERIE E PER NOME Aerostalica — Sulla prima ascen- sione aereostalica in Venezia, Memoria di S. E. co. Leonar- do Manin, pag 448. Affari interni — pag. 32, 70, 414, Iam?< S. E. co. Leonardo — Sul- 70, 123, 157. la prima ascensione aereosta- 1(50 liea in Venezin, Ulemoria, p. 148. Membri effettivi defunli — I)is- corso siillci villi e stille opere tiei ineinbii effetlivi Angelo Zendrini, Giuseppe I'liilaiiet- to, CO. Nicolo CniUarini, Giii- toino Andrea Giacomini e Car- lo CoiUi , maiiiali n' vivi iiel biennio 1848-1849, del doU. Girolamo Venanzio, pog. 79. Mem^ prof. al). Lodovico — In- lorno ad alcnne queslioiii re- lative ai monuineiiti deH'Ame- rica ceiurale, Ulemoria, p. 77. MiMCH prof. SeraHiio Hallaeilo — Osservazioni lelalive alia Memoria del prof. DomenJco Tiirazza : SnWuso (lei coni- partimenti disequali, ec.,p. 0. — Siilie siiperficie di unit'orme illuminazioiie, 3Iemoria, p. 25. — Sui colori accidental!, Me- moria, pag. 47. — Disciissio- ne ripigiiata sulla delta Me- moria, p. 66. — [Nuove disciis- sioiii sui colori accidentuii, p. 420,121. Momtmenti dell" America ceii- trale — Intorno ad alcune questioiii relative aiinonumen li deH'America eenlrale, Ule- moria del prof. ab. Lodovico Weniii, pag. 77. TiAMiAsdoit. Giacinto — intorno ad una specie di alrolia della inidolla spinale, Memoria, p. 49. — Discussione intorno alia Memoria del prof. Seraf. Raf- faelo Minich : Sui colori acci- denlali, pag. 49. — Discussio- ne ulleriore sullo slesso argo- mento, pag. 09. — Niiove dis- cussioni sui colori accidenlali, pag. 121, 122. — Discussione sulla influenza del jiesce sa- lato nella generazione della pellagra, pag. 444. — Osser- vazioni Sulla cannahidina^ caniinbiresinci^ ec, rinvenute da Barlolomeo Zanon nella canape coliivala, pag. 131. Nomine — Mozione per la no- miua di alcuni socii corrispon- denli , e pel conferimento di Ire pensioni vac.inti, pag. 72. — Nomina del doll. Paolo Rocchetli a Meccaiiico dell'I. R. Istitulo senza slipendio , pag. 73. — Elezione di due socii corrispondenti nelle Pro- vincic Venele , pag. 414. — Elezione pel conferioienlo del- le tre pensioni rimasle vacan- ti, ivi. Partenope — Osservazione del nuovo pianeta Partenope, sco- [lerto in INapidi dal sig. Ga- sparis agli 11 maggio 1830, comunicazioiie del cav. prof. Giovanni Santini, pag. 45. Pelhujra — Discussione sulla inlluenza del pesce sal.ilo nel- la generazione della pellagra, dei sigg. ing. Jappelli e dolt. Namias, pag. 444. Picnieli (iiuovi) — Scoperta di un nuovo pianeta, fatta in Na- poli dal sig. AnnibaleGasparis nell' aprile 4849 , comunica- zione del cav. prof. Giovan- ni Sanlini, pag. 7. — Osser- \azione did nuovo pianeta Par- tenope, scoperto in iNapolj dal sig. Gasparis agli 11 maggio 1850, comui\icazione del prof. Giovanni S intini, pag. 43. PoLi prof. Baldassare — Alcuni niiovi Mielodi di Telegralia , p. 17.— Sulla relazione tra lo circonvoluzioni cerebral! e I'iu- lelligeuza, Memoria, p. 127. 107 — Racchetti cav. prof. Alessandro — Sua assunzioiie dell'uflicio di PresideiUe deirisliuito Ve- nelo , e breve relativo discor- so, pag. 127. Rapporti — Rapporto del prof, ab. Lod. Meniu sulla Memo- ria presenlata dal dolt. Ant. Zainbaldi al Goveriio, pag. 72. — Rapporto del cav. Agostino Fapanni sulla proposta pre- senlata al Governo dal sig^. Dom. Rizzi, ?V/. — Rapporto del prof. cav. ab. Zanledesehi sullo slato dellaRiblioteca del- i' Istituto , ivi. — Rapporlo deila Comraissione per le Rac- colte nalurali del prof. Rob. de Visiani, pag. 124. — Islru- zione per indicare norme si- cure con cui dislinguere gli zuccheri raftinali dalle farine di zucchero,compilata a nome della Commissione dal cav. prof. ab. Franc. Zantedeschi, pag. 444. — Rapporto conte- nente le notizieed osservazioni chieste dal Governo sulla pel- lagra, dei sigg. dolt. G. Dom. Nardo e prof. Rob. de Visiani, ivi. — Rapporlo dell'ing. Gius. Jappelli a nome della Commis- sione per la descrizione lopo- grafica delle Provincie Yene- te, pag. 458. — Rapporlo del prof. S. R. Minicli sulla pro- posta del nuovo condensatore da applicarsi alia macchina a vapore dell' ing. Aug. Milesi, pag. 458. — Rapporto del se- gretario dott. Girolamo Ve- nanzio intorno alia Memoria dipubblica economia del dott. Dom. Rizzi, pag. 439. RoccHETTi dott. Paolo , norai- nato a Meccanico dell' I. R. Istituto senza slipendin. pag. 73. S\>TiiM cav. prof. Giovanni — Scoperta di un nuovo piauela, fatla in INapoli dal sig. Anni- baleGasparis nell'aprile 4849, pag. 7. — Osservazioni della conieta reeentemente scoper- ta dal sig. Petersen di Altona nellu coslellazione del serpen- tario, p. 45. — Osservaxione del nuovo pianeta Partenope, scoperlo in Napoli dal sig. Ga- sparis agli 41 uiaggio 4830, pag. 43. ScopoLi CO. Gio. Antonio — Sul progresso dell' agricollura , Memoria, pag. 44. Secjni — Sulla influenza dei se- gni nella formazione delle idee del dolt. Ambrogio Fusiuieri, pag. 429. Sistemi a tre dimensioni — Su- gli avvicinanienti di vario or- dine dei sistemi a tre dimen- sion!, Memoria del dolt. Pie- iro Maggi, pag. 54. Superficie di uniforme illumi- nazione — Sulle superficie di uniforme illuminazione , Me- moria del prof. SeraSuo Ral- faello Minich, pag. 25. Tabella delle Adunanze pell'an- no accademico 1830, p. 23. Tclegntjia — Alcuui nuovi me- todi di Telegrafia, comunica- zione del prof. Baldassare Poli, pag. 17. — Sulla Telegrafia eletlro-magnelica, studii del cav. prof. ab. Francesco Zan- tedeschi, pag. 57. Trebich — Sulla Caverna eo- lica 0 fiaratro presso Trebich, ecc, studii dell' iug. Giovanni Casoni, pag. 29. TuRAZZA prof. Uomenico — Sul- - 108 — I'liso (lei cnnip.nlimenli dise- do caiinnbiiiico nella cuiiape jjiiali neila ricorca del vnlor -collivala, Meinoiia, p. 158. niiniericH) dun daio inlegrale, Zantedesoui cav. iirof. al). Fran- Uletnoiiii, pag. 5. cesco — Sulla eleiiricilii dei 'S'ena>zio dotl. Girol.iiiii) — Hi- vegetabili, iMeinoria, paj;. 20. Sforso sulla \ila e sulle opere — Sulla Telegralia elettro- dei nieuibri ellVilivi mancali maguelicu, studii, pag. o7. — a vivi iiel biennio 1848-1849, Sulle douiiiie di Gio. Batl. pag. 79. VeiUuri inlorno ai colori im- ZA^o^ Bailoloiiieo — Sul rin- magiiiaiii od aecidenUili, i\le- venimeiilo della oaunabidina, niuria, pag. 118. della caiiiiabiresina e delPaci- ATTI DELLE ADU^ANZE dell' I. R. ISTITITO VERIETO DI SGIENZE. LETTERE ED ARTI. ATTI DELLE ADUI\iA^ZE DELL L R. ISTITIITO VE[\ETO SCIENZE, LETTERE ED ART!. DAL NOVEMBRE 1850 ALL'uTTOBRE -((SSI. VE^EZIA, PRESSO LA SEGRETERIA DELL' ISTITIITO ^ E [ I' A 1. A Z Z () n II C, A I. K 1851. Co' TIP. Dl GIO. CECCHINI. ':'■■'!"' ■■'■■■ ATT I ' ■■'■■^- -J^ ^.. DELLE ADINANZE DEILM. R. ISTITUTO VEMTO DI SGIENZE, LETTERE ED ARTE '' ' (■ i i; j ADUNANZA DEL GIORNO 24 KOVEMBRE 1850. '.to.'. ' i < ovoj) ■. :i-,f:i 'i ;■:':: i "''';:-m-. •■.:.;■:.•, ,.,.,. :_: -..,,."! -(u II Segretario legge I'atto verbale deiradunanza privata del 4 agosto, che viene approvalo dall'Istiluto e sottoscritto dal Presidente e dal Segretario mede- simo. -■V.y;i iii!' . v,^:, ,,, ,, ,,,, _ , ; ... , ,;, U M. E. Sandri legge una Memoria sulla que- st ione: Se certi vwenti producano certi mali o ne sia- no prodotti. In natura si trovano de' fenomeni, i quali van si coDgiunti da non lasciarci agevolmente discernere quale sia causa e quale efietto : e di tal genere sono crittogame ed animalucci, che associandosi a infermi- ta di vegetabili od' animali, fan dubitare se le produ- canoijO pur ne vengan prodotti •, il qual dubbio non e dato di sciogliere che mediante un accurato convene- role esanie, che I'Autore qui far si propone rispetto ad alcnni casi, che ponno servire eziandio per altri simili. Si fa da prima ad osservare come tutti i germi per isvllupparsi abbisognino di condizioni od opportuni- ta, non di rado anche lor proprie j e come ad alcuni queste possano pur presentarsi da certe indisposizio- ni o maiatlie, le quali, accompagnandosi da cosi fatto sviluppo, divengono esse la causa occasionale di tali esseri. E raramentasi poi come, venendo ogni vivente da speciale suo germe, ove una malattia od un gua- sto accompagnisi da crittogame od animalucci , fa d' uopo ivi ammettere eziandio i germi loro •, e dove questi esseri nella malattia sieno costanti, vuolsi con- cedere o che I'abbian prodotta, o pure che i gerniii loro sieno sempre e da per tutto presenti per unir tosto il loro sviluppo a quello del male che per tutta allra cagione avveuisse : la qual presenza di tanli ger- mi, sempre e per tutto in attenzione se mai giunga la loro volta di tornar efTettivi, ne dalla osservazioue si approva ne dalla ragione. Da queste generali considerazioni facendosi al- I'assunto, I'Autore comincia dall'acaro della scabbia, considerando prima I'animaletto in se medesimo, po- scia il male ch' egli accompagna, e quinci il raodo con cui esso male risana. E quanto alKanimaletto, viensi ricordando come fin dal 1200 ei si accennasse nel- I'uomo dall'arabo Avenzour •, come poi si paragonasse a quelle del formaggio invecchiatoj come chi lo de- scrisse esattamenle e mostrollo vera cagion della ro- gna fosse in sul finire del secolo XVII il Bonomo as- sistito dal Cestoni ; e come appresso, lasciata dorraire assai tempo la scoperta , ne sorgessero partigiani ed oppositori, finche la diligente osservazione giunse ad escludere ogni ragionevole dubbio. Si rammenla altre- si come V acaro si rinvenisse ultimamente eziandio ne' bruti, e come differisca giusta le varie specie di essi, onde quello dell'una viver non puo sopra Tallra; e si toccano pure, ad esempio, le abitudini di quello della pecora descritte gia pel minuto dal sig. Waltz, il primo che ve I'ebbe ad osservare e a metier altrui de- siderio di rinvenirlo, siccome poi fecesi, ancbe in al- tri animali. La scabbia vien riguardata pe' suoi diversi rispet- ti ; vale a dire e per la forma dell' eruzione , e per la guisa di propagarsi alle parti oui predilige , differeuti neir uomo e negli animali 5 e per gli effetti massime di prudore che si esacerba in certe circostanze j e per la comunicazione a sani individui. Nel che pur si nota e come da una specie di essi non usi passar ad altre , per cui 1' uomo puo trattar tutti gli animali senza pe- ricolo di ricevere la loro infezione o trasmettere ad essi la propria ; e come il mal si comunichi nella me- desima specie solamente col trasportar sopra i sani le femine fecondate degli acari. i;,; ; - , , ,,, Per cio che coacerne alia cura, si osserva basta- re quando il male sia recente, rimedj locali del ge- nere di quelli che operano per I'odore o per un'azion corrosiva, quando invecchiato, esigere spesso anche di quelli che riparlno agli effetti di sua lunga durata ; e potersi guarir eziandio col solo togliere tutti gli acari dallo scabbioso. E venendo quincl piii direttamente alia propo- sta questione, dalle cose allegate, e massimamente dal- le semplicissime prove di fatto, che la scabbia si tras- mette col solo trasportare gli acari sopra sano iadivi- duo, e che guarisce con rimedj atti ad ucciderli, e col solo toglierli dallo scabbioso, credesi appien dimostra- to esser gli animalucci che producou la scabbia, e non la scabbia gli animalucci. E qui breveraente considerato come il ragiona- mento medesimo tenuto per la scabbia possa valer eziandio pe' casi analoghi, cioe per I'animaluccio della lebbra recentemente scoperto, e per altri che in certi morbi massime cronici di causa ancor ignota avessero a discoprirsi •, I'Autore sen passa alle crittogame, fa- cendo comiuciamento da quella del calcino de' filu- gelH. Datane la storia toccando quanto su tal malallia s' e operato in Francia e in Italia, con prove il piu somiglievoli a quelle addotte per la scabbia, dimoslra che anch'essa la bolrite e vera causa e non effetto del male-, ed apphca pur rargomento agU altri casi di morbi appiccaticci negli animali, in cui si riconosces- sero crittogame che sempre gli accompagnassero. ~ 9 -- Riguardo poi alle crittogame parassite che tanto abbondaao sui vegetabili, siccame pensano alcuni che allignino soltanto dove la vita e in decadenza j ed al- tri in vece che sieno vere piante le sole epifUe o sia quelle che si appiccano all'esterno de' vegetabili, e le entofite od intestine, cioe quelle che nascono dall'ia- terno, siaBo turbamenti delle funzioni respiratorie per ristagnamento d'umori e non piante vere; I'Autore si fa prima ad abbattere queste due opinioni, mostrando che vengono di tali parassite anche dove la vita si Irova nel regolar suo vigore, e che le entofite sou vere piante, conciossiache nascano da! seme loro: e poscia ripigliando I'assunto dimostra che, sebbene le epifite possano essere semplici concomitanze che approfittino del male gia preparato, le entofite ragion vuole che lo producano, come VUredo segetum la filiggine delle biade, VU. linearis e VU. rubigo la ruggine : massiraa- mente poi dove trattisi di entofite proprie a qualche specie di piante , come quella delle niacchie del gelso che ne guasta la fogha, quella del sno falchetlo che ne ammorba le radici ; quella della golpe del frumento che prende il posto del grano ec. Nel che pur si conside- ra che quantunque possa la crittogama essere la vera- ce causa del male, anche se non sia dato a noi di far- ne la trasmissione per non conoscer que' mezzi che impiegavi la natura ; la cosa divien piu evidente quan- do col trasporto od innesto de' germi, noi possiamo a piacer uostro coraunicarlo. Vol. IT. Sent II. 2 — 10 — E siccoaie avvi pure chi opiua che, sebbeue col Irasporto del germe il male si comunichi, puo non essere il germe stesso die produca il male, ma cio ch' ei seco reca j I'Autore scioglie ezlandio quesla ob- biezione provando ch'e proprio il germe stesso che forma il contagio. Rispetto al calcino, che vale anche pe' simili casi di crittogame parassite, lo prova mo- strando che la polvere calcinaria non e punto conta- giosa se non contenga le spore della botrite compiute e mature •, sicche propriamente desse , e alio stato di lor perfezione, sono la causa del morbo. Lo prova ri- spetto air acaro della scabbia , perche la sola femina fecondata produce queslo male; perche il male si puo cessare col solo togliere gli acari dallo scabbioso •, per- che guarisce co' soli rimedj atti ad uccidere gli acari •, e perche non si puo comunicare inoculandolo, a rao- tivo che coH'inoculazione non s' introduce I'acaro vi- vo, il quale di leggeri sen rauore tocco dallo stro- mento: il che tutto fa direttamenle vedere che V aca- ro vivo, egli solo in persona, e non allro, genera la scabbia. E raccogliendo il sunto di tutto il ragionamento, vuolsi da esse provato: i." che deesi ben distinguere i parassiti cui diede opportunita di sviluppo il male gia preesisteute,da quelli i quali del male sono la causa; a.° che I'acaro produce la rogna e non la rogna I'acaro ; 3." che lo stesso argomento serve per I'acaro della leb- bra, e puo servire anche per lutti gli altri animaluzzi — ii — ' che in simili casi si discoprissero ; 4-° ^^^^ I'argomea- to stesso pur vale per la botrite del calcino de' filu- gelli, e valer potrebbe per altre crittogame che nelle esterne od interne eruzioni od efflorescenze dell' ani- mate si avessero a rin venire; 5.'' che le uredini e so- miglianti crittogame, che nascono dall' interno de' ve- getabili raaggiori, sono vere piante contro Topinione di qnelli che le vorrebbero produzioni patologiche o sia aUerazione degli organi; 6.° che sono esse la causa efficiente, e non la conseguenza di que' mali con cui si accompagnano costantemente. II chiarire le quali verita puo importar assai per moiti riguardi. -fM Poscia il M. E. prof. Menia legge la continua- zione della sua Memoria Sui monumenti delV Ameri- ca centrale^ nella quale fassi ad investigare se esista una qualche verace analogia tra i medesirai, e quelli dell'antico continente. Siccome I'opinione piii general'- mente ricevuta, tragilta gli abitauti primitivi in Ameri- ca dal settentrione dell'Asia, cosi I'A. prende le mosse da quelle contrade, dove il clima stemperato condan- na la specie umana a viver vita sotterranea, Non ap- parendo ivi vestigio d' arte , passa alle vaste lande, ove s'agglrano le vaganti torme dei Tartari. La vita nomade non consente che un' architettura portatile, dalla quale i Tarlari non si discostarono nemmeno al- lora che la fortuna gli arricchi coUa conquista. Ne dan-^ no prova lo storico Prisco, descriverido la capitale e — 12 — la reggla dl Atlila, non che Marco Polo, ricordando le abitazioiii tartare de' suoi tempi. Dalla Tarlaria TAutore inoltro nell'Impero cele- ste. Qui ebbe a rimarcar^, ad onta della solidita reale e d'un'antica perizia nella statica degli edificj, tale una leggerezza, tale uno studio di grazia che passa aH'affettazione. Cio si vede nel Taa di Nan-King, il quale co' suoi nove piani si alza a duecento piedi, e mentre sembra fabbrica destinata a cadere appena un soffio la tocca, reggesi da cinque secoli e viene repu- tata la piu solida costruzione dell'Oriente. Sono pure meravigliosi i ponti di un solo o di piu archi, con cui gli architettori chinesi, dove accavalciarono braccia di mare, dove cime di monti legarono insieme. Al con- trario i tempii, le case, le reggie ricordano meglio la industria della ricamatrice che 1' opera del muratore. Nulla di cio nei monumenti dell' America centrale. Edificazioni basse che attestano I'imperizia di affra- tellare I'altezza alia solidita. In tutta la contrada non vi e un solo arco, e I'infelice ripiego d' inclinare ne' corridoj I'una delle due pareti, per avvicinarla all'altra eh' e ritta, convince che 1' architettura araericana non oso mai curvare una volta. Non vi ha maggiore analo- gia tra i simboli e le decorazioni di quella che occorre nel sistema di ediGcare, non nei profili o nelle faccie dell'uno e dell'altro sesso*, per la qual cosa e pur forza concludere, che nessun elemento d'analogia puo ricono- scersi tra i monumenti deirAmerica equelli della Cina. — io ~ L'A., dalla Cina trasferitosi alle Indie, s' avvide a prima gliinta die il sistema de' monumenti indiani e inperfetta opposizlone con quello dei monumenti ame- ricani, L'Indiano amo seppellire i tenebrosi suol riti in seno alia terra, I'Amencano costrui la cella e I'alta- re de'suoi numi sovra sublirai elevazioni. Piu: nella grolta detta Elefanta, meritamente creduta antichissi- ma, sostengono o mostrano sostenere il cielo colonne e pilastri, e le colonne sonvi fortemente rastremate, e sulle colonne posa il capitello con sue collarino ed ovo- lo ed abaco, e sal capitello stendesi 1' architrave ; in una parola nella grolta di Elefanta si trova bello ed eseguito I'ordine dorico. Di tal ordine non vi ha bric- ciolo in America. Gl' Indiani scolpirono le roccie di rilievi colossali, e simularono templi e citta sulle schiene dei monti ; in America nessuna rupe merito r onore dello scalpello. Dove T arte nelle Indie pose sua mano non mancano mai simboli di Brahma, di Wisnou, di Siva. In America nulla vi ha che li ricor- di. E vero che gli uomini seduti colle gambe incrocic- chiate sul monumento di Xochicalco presentauo un costume asiatico, ma questo solo indizio non deter- mina un'analogia, molto piu se si badi che tale giaci- tura e tanto naturale che un popolo puo averla usata senza abbisognare degl'insegnamenti di un altro po- polo. Le pagode indiane delle epoche posteriori han- no per carattere distintivo una moltiplicila di piccoli oggetti scolpiti daU'alto al basso, ima trasmodata pro- — ii — fusione di colonne e luoiti esetnpii di voUa acutango- la. Con SI fatto caraltere quauto piu si accostano alio stile golico, tanto piu si diliingano da quello dei tno- numenti aniericani. Paragonate le costriizioni indicate con quelle dell'America centrale, ricercando inutilmente un pun- to, un apice di analogia, I'Autore prende in esame la famigeratissima Babilonia, quale ce la dipinsero Ero- doto, Diodoro di Sicilia, e I medico Ctesia. L^altez- za delle abitazioni e dei templi non edificati sopra elevazioni artifiziali, il complicato e massiccio inge- gno che coronava di verdezza e di fiori la sommita dei palagi, le statue smisuratamente gigantesche sta- biliscono tale differenza tra i monuinenti di Babilonia e quelli di America da non consentire confronto. Per- altro il tempio di Belo ergevasi sublime in Babilonia per otto piani decrescenli, e gli uni agli allri soprap- posli, come le ardue basi dagli antichi Americani fatte sgabello ai loro templi, ai loro palagi. A questo pro- posito I'Autore riflette che il tempio di Belo in Babi- lonia era una di quelle edificazioni che i Romani de- nominavano Septizoniiun ; che e la piu semplice ma- niera di dare ad un edifizio notabile altezza, tanto semplice che T usano senza maestro anche i ragazzi baloccandosi coUa carte da giuoco , che si vede prati- cata dovunque si pose in opera la sesta , e che 1' ana- logia nulla prova in quei ialti che sono proprii di tulti. — 15 — Non credelle I'Aulore dover passare in sllenzio ne il tempio di Salomone ae le I'abbriche etrusche. Ma le colonne e i capitelli del prinio e le soiidissime vol- te delle seconde, gli paivero bastante argomento ad escludere I'idea di qualunque analogia. Aggiunse la differenza dei simboli come prova soprararaercato. Si dispense dal passare in rassegna i nionumen- ti di Persepoli, di Balbek, di Palmira, di Atene, di Roma , soggiuDgendo che nulla piu dei monument! americani si discosta dalla natufp , dal sistema, dalle proporzioui degli ordini greci. Cosi si trasse I'Autore al nodo della queslione, vale a dire al confronto dei monumenti americani con quelli dell'antico Egifto. La forma quasi piramidale deir eminenze artificiali su cui stanno i templi ame- ricani parve al chiarissimo Humboldt stabilire un'evi- dente analogia tra le costruzioni dell' una e dell' altra nazione. Per lui vi ha un naturale passaggio tra le pi- ramidi messicane e quelle di Sacckara, e '1 tempio so- vrapposto alle prime non e che un ornamento acci- dentale. L'Autore, dopo aver rimarcato una essenziale diversita fra i geroglifici egizj e gli americani, oppone all'Humboldt le seguenti ragioni : Le piiamidi egizie sono quadrate , le americane quadriluaghe e rotondate agli spigoli, Le piramidi egizie coi loro corridoi, colle lore stauze raostransi deslinate ad accogliere spoglie di estinti •, le piramidi americane massiccie ed in tutto — -16 — piene convincouo che la magglore elevatezza era Tum- co oggetto di silTalte moli. Le pirainidi egizie, terminando in punta, si ap- palesano per una edificazione completa. Le americane oolla spianata superiore, colle sca- lette onde vi si poggia, persuadouo che il vero ogget- to del loro innalzamento doveva dominare sublime sopra di esse, quindi non puo aversi, come Humboldt pretende, un ornamento accidentale. Per ultimo le pipramidi americane non possono giuslaraente dirsi tali, perche composte di piani d'al- tezza diseguale appartengono soltanto al genere setti- zonio. Corroboro 1' Autore le accennate ragioni con un minuto esame del modo di architettare usato dagli Egi- zj. Questi, sebbene esposti ad annue inondazioni, noa edificarono sopra eminenze artificiali. Adottarono le linee convergent! dal basso all'alto, per lo che rastre- marono le porte, e posero quant'erano le loro decora- zioni in arraonia con siffatto sistema. Si valsero a mo- de della colonna che nessun popolo ne varlo tanto le dimensioni, il gusto, i capitelli, le basi quant'esso ha fatto. Coperse il granite di jeroglifici e simboli iuca- vati. Sfogo in ogui circostanza la sua passione per le dimensioni colossali. Nell'America centrale enormi ed inutili aggregazioni di pietre per alzare gli edifizj. la questi edifizj le linee non convergent! ma parallele in ogni luogo fuorche nei corridoi. Nessuna colonna, sim- — 17 — hoK in rilievo, e M prodotto dell' arte in confronlo pigmeo. Ancorche si volesse ammetlere la comballula analogia delle piramidi, come potrebbe conciliarsi con essa tanta differenza nelle altre edificazioni? i'r ! t^ i Conchiude quindi I'Autore che i raonumenti del- rAmerica centrale presentano una fisonomia originale e tutta propria ; che la nazione cui sono dovuti non ebbe ne maestri , ne imitatori •, eh' essa percorse gli stadii della rozzezza, della civilta, del decadimento ; e che, adempita la gran legge che tuttc uraane cose go- veroa , disparve. Dopo cio I'Istitulo si riduce in adunanza segreta. '^»J Si legge I'Atlo verbale dell' adunanza segreta del 4 agosto, che e approvato e sotloscritto. Si determina che le adunanze ordinarie del nuo- vo anno accademico, oltre la odierna c quella di do- mani 25 novembre, abbiano a tenersi nei giorni 29 e 3o Decembre i85o, .':'■' 19 e 20 Gennaio i85i. 24 e 25 Febbrajo. 16 e 17 Marzo. . 27 e a8 Aprile. , feiv" 18 e r9 Maggio. .i 22 e 28 Giugno. 20 c 21 Luglio. 3 c 4 Agosto. Fol U Sou 11 — 18 — Delermlnati i giorni, ristilulo dispone che sia immedialamenle stampala la relativa Tabella, e dira- mata ai Membii onorarii ed effettivi ed ai Socii corri- spondenti. Vengono quindi invitati i M. E. a significare in qual mese siano disposti a presenlare i loro lavori al- I'lstituto, e si assuraono e si registrano le relative di- chiarazioni. I! M. E. prof. Turazza, in norae della Commis- sione di cui e relatore, presenta un rapporto per la soluzione del qiiesito proposto dalla I. R. Intendenza delle Finanze di Venezia colla sua leltera 2 3 decera- bre decorso. Dopo una breve discussione, a cui da origine una osservazione del M. E. co. Scopoli, il rap- porto viene approvato con alcune lievi modificazioni nella conclusione indicate dall' Istituto e consentite dalla Commissione. Dopo cio I'adunanza si scioglie. ADINANZA DEL GIORNO 25 NOVEBIBRE 1850. ^ bu'EJI^iiV ^i':!,n» :,'■>'"■■> '.Ui'''' ; ■'.-■ I :iii :i;.'-sv^.5' ynOMii. ■:■■?' 1-;', ';'!.■■ .,.;;!.•).'•■; ;■ ■>>,!' . Si legge I'Atto verbale dell'adunanza privata del giorno 5 agosto, ch' e approvalo dall' Istituto e qain- di sottoscritto dal Presidente e dal Segretario. , ; 11 M. E. prof. Poll legge la sua seconda Memo- ria : Sulla relazione tra le circonvoliizioni cerebrali e la intelligenza. 4 Questa seconda Memoria compreude V analisi delle dottrine anatomiche e filosofiche del sig. Leuret relative all'argomento. Ad intraprendere con raetodo una cosififatta ana- lisi ripiglia I'Aulore i punti e capi sui quali si svolge tutto il probleraa della suddelta relazione, secondo le proposle del Leuret. Questi punti o capi sono tre: i.° come e perche le circouvoluzioni cerebrali a pre- feriraenlo di qualunque altra parte del cervello stiano — 0{) — in una cosi slreHarelazlone colla intelligenza; 2." qua- le sJa la sede o la condizione organica speciale delle circonvoluzioni da tenersi come causa immediata ad una tale relazione ; 3.° se questa relazione sia cosi co- stante ed assolula da coslituire una vera leggc. Le dottrine anatomiche che il Leuret incite in- nanzi alia spiegazione di quesli capi o dimaude sono le seguenti : a) il fatto anatoujico che la inlelligenza non esiste la dove non esislono circonvoluzioni cere- brali ', b) il tipo proprio e speciale delle circonvoluzio- ni cerebrali per ciascheduna serie di aniniali ra])por- tate a quelle dell'uomo come tipo altresi della inlelli- genza j c) la determinazione del numero e della forma delle circonvoluzioni cerebrali, onde rinvenire in que- sle la causa o condizione organica alia inlelligenza ■, d) la mancanza del carattere d'una vera legge in cote- sla relazione per essere sallellante ed interrolta dietro la piii estesa osservazione de' fatli anatomici. >.'- II prof. Poli, mentre non niega Tesistenza delle circonvoluzioni cerebrali in certi animali, sostiene che non le accompagna sempre e di pari passo la inlelli- genza, e che in ogni caso, lale accompagnatura esseu- do un dato soltanlo empirico, non e da tanto da appa- gare ne il Leuret , ne i suoi leggitori. Cosi relativa- menle al numero fisso delle circonvoluzioni cerebrali che il Leuret riduce a sei, le prime quattro esterne, !a quinta sott'orbitale e la sesta interna, egli osserva che nemraeno questo numero e costante, perche nel ~ 21 — tasso, nel furetlo e nella piizzola se ne scorgono sola- • meute cinque , e nel canguro e nell' orcheiterope del Capo, due. Infine la forma ondulala delle circonvo- luzioni cerebrali, die spicca negii animali plu intelli- genti, al dire del Leuret, come I'elefante e la sciraia, manca lotalmeDte negli altri animali, ai quali pure il Leuret concede la intelligenza. Ugualmente 1' Autore non mena buona al Leuret la dottrina del tipo pro- prio o speciale delle circonvoluzioni riproducentisi nel aiedesimo animale, in quanto il Leuret vorrebbe giovarsene all'uopo d'una nuova e piu regolare classi- ficazione a gruppi di tutti i vertebrati con un metodo natitrale ', giacche un tal metodo sarebbe piu presto artificiale che naturale a motivo chc si fonda sui ca- ratteri esterni anziche sugl' interni , ossia sull' iutima struttura dei vertebral i stessi, soggiungendo poi che una tale classificazione risulterebbe anco assurda e stranissima ; imperciocche spartendo tutti i mamraife- ri in qualtordici gruppi, come insinua il Leuret, nel qualtordicesimo che e I'ultimo ed il supremo, biso- gnorebbe mettere insieme I'elefante e la scimia e I'uo- mo, mentre il bimano da Linneo in poi fu sempre collocato in un ordine separato e diverse da quello degli altri animali. II prof. Poli consenle per ultimo al Leuret che non si possa attribuire il caraHere di vera legge alia relazione fia le circonvoluzioni cere- brali e r intelligenza, essendo inlerrotta e disconlinua in molli gruppi raccompagnatura delle une coH'altra, 22 II precipuo merito dfillc dotlrine anatomiche del Leu- ret, a parere del prof. Poll, e die segna senza iper- bole un deciso progresso per la scienza deH'anatoinia comparata, sta nella delerminazione esatta c precisa si del numero e della quanlila, come della forma e cpialita delle circonvoluzioQi cerebral! •, cose tutte, se non ignorate, al cerlo uon dimostrate prima della sua opera : e di queslo merito e progresso gli fa larghis- sima ragione, giacche soltanto per il Leuret puossi ora tenere per certo, ed e incontrastato nella scienza anatomica, che il numero fisso o costante delle cir- convoluzioni cerebrali, almeno in generale, e di sei; che la forma ondiilata di esse circonvoluzioni appar- tiene agli animal! piii capaci od intelligenti ; che I'esi- stenza delle circonvoluzioni trasversali o intcrmedie^ presentita gia dall' illustre italiano prof. Luig! Rolan- do, del quale il Leuret stesso fa onorevole menzione, e un fatto pure recente di anatomia che niuno puo impugnare *, che le circonvoluzioni presentano il loro maggiore sviluppo alia parte posteriore del cervello, fmo al punto di cuoprire tutlo il cervelletto, e non gia all'anteriore o frontale, com' era generale opinione. Che se il prof. Poli di cosi giusta lode retribui- sce il Leuret nella parte anatomica del suo lavoro, non puo consentirgliela nella parte filosofica e psico- logica, per essere le sue dottrine filosofiche diametral- mcnte opposte a quelle del Leuret , ed agl' insegna- menti di una rigorosa analisi filosofica. Le dottrine fi- — 25 — losoficlie e pslcologiche, die toglie a conibaltere il prof. Poli, sono cardinali e decisive per la scieuza della filo- solia, e si compendiauo in queste: a) la definizione della intelligenza litenula ideutica dal Leuret tanto neU'uoniOj quanto negli aniinali j b) la iutelligenza ne- gli animali dedotta da uua serie di feuomeni corri- spondenti alle loro aziooi ; c) la maggior intelligenza dell'elefante e della sciinia a causa della esislenza in lo- ro delle circoDvoluzioni Irasversali o ititerniedie che non si scorgouo iu alciiu altro animale. Ad oppugna- re una ad una cosifratte dottrine il prof. Poli si pro- poue di provare: i." che il Leuret franleude e fal- sifica I'idea della intelligenza , onde non sarebbe piu ne logica , ue ragionevole qualsivoglia illazione del Leuret suUa relazione fra le circonvoluzioni cerebrali e I'intelligenza, a niotivo che mauca un dato di cosif- lalta relazione , quaf e 1' intelligenza; ii.° che tulti i fatti addotti dal Leuret a confernia dell' intelligenza de' mammiferi si spiegano coll' istinto e colle facolta inferiori del sense, della meiuoria e dell' immaginazio- ne, e non dell' intelligenza, della quale difetlano asso- lutamente gli animali. Laonde, lutto concesso al Leu- ret, ei non verrebbe mai a dimostrar che, date anche neir uonio le circonvoluzioni cerebrali identiche a quelle degli animali, siano queste la causa e sede del- la loro relazione colt intelligenza. Dal che il Poli conchiude essere in parte falsa ed in parte manchevo- Ic dal lato filosofico o psicologico la teorica del Leuret — L>4 — sulla rclazione Ira le circouvoluzioni cerebrali e I'in- tolligcii/a. A cosl grave assunto incominciu il Poli a rigetla- re come falsa ed erronea la dcfinizione deiriatelligen- za, riposta dal Leuret in tulte quelle azioni die ven- gono prodotte o raodificate dairesperieoza, colla sola dift'erenza clie il bruto ha la coscienza dei soli oggetti esteriori, menlre Tuomo ha ez^iandio quella degli inte- riori', si perche I'intelligeoza uon ista tulta nella co- scienza-, si perche I'intelligenza va distinta dalle a- zioni die ne derivano come si distingue la causa dal- i'effello j si perche colla semplice coscienza isolata da qualsivoglia lacolta altro non si fa che accorgersi di un che esterno ed interno serapre indetenninalo, ed il conoscere e comprendere e ben diverso dal mero ac- corgimenlo •, si perche, ammessa ne' mammiferi Tintel- Jigeuza,bisogna pure ammettere in loro, siccome fa il Leuret, idee, nienioria, giudizio , linguaggio , affelti e passioni, c persiuo il senso del dovere e del giustoj si perche infine un tal modo di filosofare sull'intelligenza dirillameute conduce o alia superficialita del sensismo o alle assurdila d' una maleriale filosofia. Quindi il Poli, riassumendo difilato tulta la distesa analisi di quanto accade nelle mirabili operazioni dcU'umana in- lelligenza, viene a conchiudere essere dessa la facolta o I'atto onde la nicnte conosce o distingue ua oggelto, determinato o per se stesso, o per le sue qualila e re- lazioni, ordinando ed unificando le idee nel giudizio — 2o — e nel raziocinio. Laoode la intelligenza altra e unnie- diata o inluitiva, altra mediala o rlflessiva, ed ha sejn- pre per suoi essenziali caratteri o fuazloni: i.° il dl- sceniere e dislinguere un oggelto determlnato j 2,.° la forma degli astralti o delle generalita^ onde si difle- renzia dal senso come facoltti dei coiicreti e particola- ri ; 3.° Y ordinamento delle idee o delle nozioni. I pri- mi due formauo la sua funzlone o potenza psicologica o conoscitiva. II terzo la sua funzioiie o polenza logica od ordinatflce, Dal che si conchiude : 1 .° non dare il senso che percezioni, sensazioni o rappresentazioni di oggetli singoli e particolari, e 1' intelligenza di og- getti generali od astralti j li." essere T intelligenza una forza o facolta esclusiva dell' uomo e non del brulo, siccome lo dinola la etimologia delle stesse parole la- tine animal^ bndum^ bellua , e le corrispondenti ita- liane animale^ bestia^ bruto. Non istassi pero contenlo il Poll a questo j che ei procedendo piu innanzi nella sua analisi psicologi- ca passa a dimostrare che gli aniaiali, equiudi i mara- nnferi,altre facolla non posseggono che Vistinto, il seri' it/, la memoria^ V imtnaginazione, V associazione ed il moto spontaneo j le quali suouano tutt'altro che la ve- ra intelligenza di cui si privilegia soUanlo ruomo. E con queste facolla, le sole pertiuenti agli animali, e di ordine inferiore per rispetlo all' intelligenza propria sollanto dell'uomo, ei viene spiegando lutti i latti e le piu stupende operazioni che il Leuret decanta ne^ Vol. II Scric II. 4 — LiO — nianiniifori, per uioslrarli dotali J'intelligeaza. II Poll si dilunga eJ iiisiste in questa spiegazione, e perche la tlotlrina del Leuret e la comune dolfrina degli scrit- lori di Storia naturale piu celebrali e recenti , e per- che, ove il filosofo si lasci impurre dalle appareoze, puo essere agevoluiente indolto a reputar anch' egU simili atti d'intelligenza , inentre in realta nol sono che delle facolta inferior! sovra accennate : un vero, cosi rilevante per la scienza psicologica e per lutte le sue ulteriori applicazioni, pare pin che mffritevole di essere svollo con lunghe parole, per rivendicarlo da- gli errori di che 1' ignoranza ed il pregindizio e 1' in- teresse 1' hanno intenebrato. Perlocche ei, fermo iu questa verita piu lucente del sole, scende a provare contro il Leuret che la volpe ac- covacciata per piu dl innanzi la tana e leuieute delle insidie, vi si traltiene, non per I' idea astratta del peri- colo che le sovrasta, o per far un contrattempo al cac- ciatore, rua per una rappresentazione attuale ed iugra- la del scnso congiunta colla nienioria del passato ; che i liipi escono a irotte ed a compagnie davanti al nemico per gl'istinti della sociabilita, deU'imitazione edellacon- servazionej che i cani niusicanti od istruiti nel calcolo, essendo capaci di ricordarsi e di associare, all'alto del- I'altrui suggeriniento eseguiscono niacchinalmente gli alti corrispondenti ne' quali veunero istruiti j chela fierezza e in un la sociabilita del leone e della tigrc, della jena del Taugnar c del leopardo sono eflelli dei — 27 — " due islinli della fame e della sociabilita, onde, preva- lendo quello a qnesto, essi sbranano indiflerentemente quelli che gli accarezzano ed aniorevoleggiano , come (juelli che gl' insegnono e li feriscono ;, che il martoro e la faina vanno in cerca a notte de' pollaj e delle co- lomhaie, non certo a diseguo, ma perche a quell' ora gli stimola di piii la fame , ed hanno piu acuta la vi- sta ^ che la gazzella e lo scojattolo sono cosi veloci da volare, non per prontezza di mente o di volonta,ma per sola agilita di membra e di strutturaj che il lepre ed il coniglio, die fuggono cosi lesti e tremanti. sono spin- ti e cacciati dall'istinto della conservazione e dall'udi- to finissimoj che il lavorio in comuue cosi stupendo de' castori, ma ad un tempo si uniforme e monotono nella fabbrlcazione delle loro casuccie a pelo dell' a- cqua ed a forma di cupola , dipende non da comune accordo , ma dall' istinto della sociabilita e dell' imita- zione, dall'essere eglino coraeanfibj famigliari all'acqua, dalTandare provvediiti di denti obliquamente acumi- nati e roditori, di dita natatorie e d'una coda pialta e squammosa a foggia di spatola, e dal sentir essi al pari di molti quadrupedi I'impulso a foracchiare nel suolo o col muso o colle zampe, ed a gittare co'piedi ante- riori e deretani tutto 1' ingombro ; che il cane stesso osservato dall'Arago, e i mastini di Lamalle restii a volgere lo spiedo prima che il compagno avesse com- piuto il suo solito giro, non avevano il sentimento del dovere e del giusto, ma soltanto una rilutlanza a ripe- — 28 — tere il lurno nialerialnienle appreso eJ ora iiiteiiolto ; die Cnalmcnle i prodigj dell'elefanto, del niakis o del- la scimia hanno la facile loro splegazione negl' istinti, iiel seuso, nella rnemoria e nell' associazione senza al- cun uopo d' intelligcnza e di raziocinio. Clie se tauti prodigj si vogliono attribuire in loro a vera intelligeu- za, riesce inescogitablle come questa loro inlelligenza sia pol COS! imperfeltibile ne mai progressiva in altre cose, com' e neiruomo ; die non la dimostrino, anzi non la sappiano usare in altre azioni difl'erenti dalle consuetej che siano come furono sempre estrance le bestie all'ordine morale; e che vengano confinate dai codici e dai legislator! non tra le persone,ma tra le co- se. Se non che, a rlnforzare viemmeglio un tale argo- mento, il Poll adduce per caglone della opinione o si- stema contrario dell' intelligenza de' raammiferi o de- glianimali: i/Ma falsita o fallacia delle apparenze ; 2.° 1' inclinazione od abitudine di riferire agli animali o fuori di noi quello che succede dentro noi stessi. La fallacia delle apparenze risulla evidentemente dal- I'analogia fra certe nostre azioni o quelle degli anima- li nella sensazione o percezione degli oggetli esterui, nel moto spontaneo, nella scelta di dali oggetli, nella imitazione e nella previdenza di alcuni atti delle be- stie educate od istruile. L' inclinazione od abitudine a riferire fuori di noi quello che avviene dentro noi stessi e naturale e realissiraa \ e quindi, veggendo noi esternamente gli animali operare con certe guise so- — 29 — miglievoli alle noslre, siamo tratti nostro malgrado a prestare loro i nostrl modi stessi di agire. Peilocche, in veggendo a cagione d'esempio il gatto o il cane slarsi adocchiando la preda, crediamo che il faccia a dise- gno e con maturo proposito. Quando osserviamo il hue od il cavallo prescegliere tra due la miglior qua- lila del fieno, ci pare il facciano con un atto di vero preferimento o giudizio. Ma questa nostra erronea sentenza procede per I'appunto dalla inclinazione e abi- tudine di riferix^e fuori di noi quello che accade sol- tanto dentro noi stessi. E quest' inclinazione e abitu- dine mostrasi tanlo piu facile e piu irresistibile, quan- to e maggiore I'analogla e rassomiglianza degli oggetti riferiti tra loro. A questo modo e con tutti questi ra- gionamenti il Poli crede di avere retlificata e rnessa fuori di contrasto , contro la generalita degli scrittori, una nuova e piu giusta dottrina psicologica: i.° che gli animali non hanno, ne possono avere la vera intel- ligenza, poiche essi mancano d' idee astratte di qua- lunque sorta, e quindi di concetti, di giudizio, di ra- ziocinio, di affelti e di passioui e d'un vero linguaggio, limitandosi le loro facolta, conie si e gia detto, alle inferiori , cioe all' istinto^ al senso^ alia memoria, alia immaginazione ed al moto spontaneo •, 2.° che tutte le loro tendenze, e le loro azioni, anche le piu maravi- gliose, si spiegano colle facolta inferiori, le sole perti- nenti agli animali j 3.° che una diversa psicologia degli animali, mentre conduce apertamente all'errore, all'as- — oO — surdita e alia conlraddizione persino col senso comune, si forida sulla fallacia e sidla grossolanita delle appa- renze piuttoslo die sulla sincera e profooda analisi dei relalivi fenomeni. A corroborarc sempre piu una cosiffatta doltrina, il Poll toglie per ultimo a combatteie una serie di ob- biezioni, parte da Ini stesso ideate meditando sul sog- getto, parte cercate e trovate nelle opere altrui di fi- losofia o di Storia naturale. Tali obbiezioni sono le seguenti: i.^ che gli animali anche col sense distin- guono e quindi conosconoj 2." che, avendo eglino iin apparato cerebro-spinale analogo a quello dell' uomo, debbono pure avere I'analoga intelligenza ; 3.^ che gli animali non essendo piu automali o macchine, come li vollero i Cartesiani, ma enti dotati di anima , deb- bono avere anche 1' intelligenza ripugnando 1' anima senza intelligenza ; 4-^ che I'analogia tra le azioni del- 1' uomo e quelle degli animali e troppo aperta per contrastar loro r intelligenza •, 5.'' che 1' intelligenza del bruto sara inferiore di grado a quella dell' uomo ^ ma sara sempre intelligenza • 6.^ che gli animali avendo coscienza delle esterne impressioni, e segno che han- no intelligenza*, y."" che gli animali, slccome privi di idee astratte, saranno estranei alP ordlnc morale, ma cionnonostante intelligently 8.'' che gli animali, senten- do e ricordando debbono essere anche Intendevoll, es- sendo inseparablli 11 senllre ed il ricordarsi dall' intel- ligenza j c).^ che I'educazlone e I'esperienza migliorano - 31 — i bruli; e cio uoii puo essere seiiza dell' iotelUgeiiza ; 1 o." die e ipotelica, o di parole, la distinzioue tra il senso e rintelligenza; i i.^ clie e una sottilila quella di starsi alle apparenze quelli che attribuiscono Tintel- ligenza agli animali j i a.^ che il senso comune o am- mette anzi gli animali come intelligenti, o non ha des- so alcana autorita in fatlo di scienza, allorche decide il contrarioj i3.^ che, se vi ha contrasto tra il senso comune e la scienza intorno airintelligenza degli ani- mali , questa in ogni modo deve prevalere a quello. L'apparato di quesle obbiezioni e forte ed incantevole •, ma svanisce d'un subito il suo prestigio, allorche si e colto tulto il vero della sopraesposla doltrina. II rispon- dere questa dottrina trionfalmente a tutte le opposi- zioni e segno non lallace che essa si regge e si puntel- la su un appoggio sodissiino com' e quello del vero. Ecco quanfo dimostra il Poli colla risposla a que- sle obbiezioni. Una tale risposta chiude la sua secoii- da Memoria , riservandosi egli nella terza a porre le conclusioni che termiuano la Iraltazione del problema o quesito sulla relazione tra le circonvoluzioni cere- br?Ji e Tintelligenza annunciato dall'opera del Leuref, e ragionalo e discusso cosi a disteso dal nostro pro- fessore. , ■ Poscia il M. E. dolt. Namias presenta una Me- moria intitolata : A'«ow studj sidf applicazione della elettricita alia medicina. — oz — Falli precedere alciini ccnni stoiici concernenti r applicazione dell' elettriclta alia medicina, espose i metodi da kii lenuti nell'usarla e la storia di varj casi felicemente curati con tale espediente. Indl prese a considerare le condizioni nelle quali la eleltricita puo vincere le paralisi, e la mostro efficacissima a combat- tere quelle die procedono da torpore nerveo e da ane- mia, e non sono sostenute da lesione de' centri. Mo- stro die essendo ofTesi anco il cervello o la niidolla spinale, la paralisi puo farsi indipendente dalla primi- tiva lesione , e abbisognare di speciali soccorsi. Pai-16 deH'aziorie dellanoce vomica e della stricnina. in gran parte analoga a quella dell' elettricila , e, raflrontando 1' una con 1' altra, mise in evidenza per quali ragioni quest'ultinia debba assai volte venir preferita. Cogli apparecchi elettrici si porta il riuiedio iinuiedialarnen- te sopra la parte ammalata, e, per raggiunger raeglio il suo scopoj in una paralisi di vescica il nostro Auto- re si giovo di un nuovo uietodo di applicazione, chiudendo con un turacciolo la siringa d'argento, e fa- cendo cosi die I'urina conducesse 1' elettricita su la parete della vescica. — I limili del presente Estratto non concedono di seguire I'Autore nella esposizione dei metodi differenti da lui seguiti nell' elettrizzare la vescica in casi d' iscuria o d' incontinenza c i mem- bri secondo la natura del pi^imilivo malore , e de' motivi che spiegano la buona riuscita in casi die si davano come sfidati. Egli deduce i suoi principj da — o3 — una serie di esperimenti fisiologici da lui intrapresi col prof. Marianini, ancora inediti, del qiiali riferisce i pochi conducenti alle sue illazioni, dalle gnarigioni ot- tenute e dai transltorii buoni effetli della elettricita in persone che, pei guasti incontrati dcgli orgaui, do- vevano necessariamente perlre. Aggiunse ai fatti geneiali stabilili, che spiegano le osservate particolarita, alcune ipotesi che darebbe- ro ragione di altri fenomeni , ma che richieggono di essere confermate da ulteriori osservazloui. Inline il M. E. co. Scopoli comunica all'Istituto le seguenli osservazioni : Salla morkdka annua nella cltta e sobborghi di / erona. jNon vi e ora Governo, che non si occupi di conosce- re quanta sia la popolazione del pacse, di cui regge la po- litica ed ccononiica anuuinistrazione; ma lo studio princi- palc, a mio awiso, sopra i niovimeuti della popolazione dee farsi sull' annuale mortalita e sullc cause di questa, Cosi peiisando, giacche iiel noslro Istituto abbiamo una Comniissione di Statistica, la quale da ogni provincia fra il xtiiiicio e I'lsoazo puo raccogliere ulilissime notizie alia uniana salute, io presenlo a voi^ Egregii Collcghi, per- che ad essa le consegniate, due tabclle della mortalita Ve- ronese, ncll' una delle (piaii souo numerate le morti per I'cta che aveano i Irapassali, e nell'altra le malatlie per le quali cessarono di vivere. Esseudo Verona coi sobborghi popolata da circa SoOOO iudividui , la prima deile tabelle ci ia conoscere, Vol. II. Saic II. 5 — 54 — die sopra 19894 morli in un decciiiiio, dal principio del 1825 a tiiUo il ISoi, perirono, iiiiianzi di giiiiigerc ad un anno di eta, bambini 5957, c, da un anno di cla al comin- ciar del quinlo, mancarono allri 5900, coniplessivamenle 7897; un terzo c mezzo aU'incirca dell'inlera sonuna morluaria, 11 fatto, che credo comunc allc allrc citta del regno, e doloroso ; ma si medito come ovviare a tale im- menso civico danno , che anzi e maggioie , perclie non sono compresi fra quelli estinli innanzi tempo i non fre- quenti aborli, e i cosi dctli falsi concepinienti? Ben so, clic vano e ogni consiglio medico, se i genilori non sono sani per felicc organica costituzionc , o se la poverta li priva di allmenti sufBcienti e salubri, o viver denno in frcdde umide abilazioni, soggette a dannose esalazionl, o se i matrimonii peccano d'imnioralila per colpa d'uno dei conjugi 0 d'entrambi; ma nulla vieta , che alle donzel- le, allorche si maritano, si diano quelle migliori istru- zioni che dar si possono, perche ne' loro vestimenli, nei moti eccessivi dclla persona, nel portar pesi , nell' andar nude i piedi, e nell' uso smoderato dei cibi e delle bevan- de allorche sono incinte, c nelle cure che aver denno nel- la gravidanza e neiraIlattazione,non nuoclano al porlato, e quindi alia prole che allevano. La povertt^ pur troppo esiste come causa di piu morti; ma ho gia altrove dichia- rato, che il vizio nc e (requenlissima origine, c che una piu attenta, assidua c diffusa morale istruzionc va ritcnuta come il piu cfficace rimedio. Spetta poi all' autorita poli- lica il provvedere, perche i miseri abituri che si appigio- nano at povero non siano ad esso funesti , ed ostarc alle inondazioni, ed impedire o scemare i vapori dannosi. II dott. Zeviani , csarainando attentaniente in varii anni la morlalita dei bambini veronesi ^ trovo che la rai- — oi) — nima e in maggio, e la massima in gennaio. Dopo quel niio conciltadino, dalle esperienze di Edwards risulto che la mortaiila dei bambini e come i a 7.81 vivi nei mesi di diccmbre, gennaio e febbraio; in marzo_, aprile, agosto seltembie, oltobre e novembre come 1 a 8.78 e nei mesi di maggio, giugno e luglio come i a 0.75 : la difTerenza fra i due numeri esttemi e di 1.94; e come nell^inverno dal calore nalurale dei bambini a quello dell' aria esterna vi puo esserc un divario mnggiore di 40 gradi Reaumu- riani; cosi serabrerebbe doversi iniilare 1' arcivescovo di Salisburgo, che ordino si battezzassero nei domicilio del- le madri i nati nella rigida stagione. Se in lutte le citta d' Italia accadesse come in Verona, che il mese di maggio fosse quello delle morli meno fre- quenli, mentre il contrario avviene in gennaio , sarebbe da osservorsi da qual causa estranea all'uomo potesse di- pendere il fenoraeno , e la osservazione allora potrebbe fors'anche cadere su cio, che la forza magnetica terrestre, secondo il colonnello Sabina, e maggiore cosi nell'eraisfe- ro Nord che nei Sud dall' oltobre al febbrajo, e minima daH'aprile all'agosto. Coraunque pero la cosa si manifest!, ove si verificasse generalraente , converrebbe illuminare i ciltadiui, perche i matrimonii si facessero tutti in feb- braio, salve le necessarie eccezioni , onde menomare la mortaiila. Dall'anno settimo dell' umana vita in avanti, la mor- taiila va decrescendo; ma come sia minore nei oO."" an- no piu che nei 15."°, ed anche nei 57."° si vegga al di- solto del 12."° e 15."°, cio non saprebbe spiegarsi,e con- verra aspetlare altre labelle e di piu lnogln,onde prende- re una media fra le accidenlali anonialie. ^ Dividendo il numero degli anni die ogni Irapassato — 5(5 — ha vissiili iicllc diverse ela, cioe (>oG2S8 , pel miniero lo- lalc dei inorli ncl deceiinio in Verona c soi)borghi, clie lu di 1089i , al)biamo cssere la vila media in essa cilia di quasi 52 anni, cio che corrisponde all'opinione comune, chc muoia nellc capilali uno ogni venliqualtro individui, nolle citta minor! uno ogni 52, ed uno ogni -40 nolle cam- pagne. Ma supposlo che anche I'agricollore Veronese ar- rivi aU'ela media di -40 anni, come avvienCj che a Mon- Ireuse nella Svizzera lale cla sia di anni S2 ? Diasi pure qualche differenza pel miglior clima, e pero piu probabi- le, che la longovita in quel Comune clvelico dipenda dalla condoUa morale dc' suoi abilanli unita ad una lolice indu- stria. Interessando mono I'incrcmcnto hituro dclla popo- lazionc che il ben essere della esistente, tutto quello che si I'ara per rendere piii robusla la giovenlu, e cio chc piu vale, per educarla ad una operosita virluosa, aggiungera piu anni alia vita, che ora ci e concessa assai scarsamentc. Venendo alio malatlic, che cagionarono le morli de- cennali nella cilia e sobborghi di Verona, io non mi faro ad esaminare, se il seguito sislema nosologic© nolla tabel- la seconda sia il piu scienlifico; basla veramente alia pub- blica amminislrazione, che possa essa conoscere la parte che aver dove in quelle malattie, che hanno derivazione da speciali circostanze, di luogo , p. e., sia paludoso, sia mancante d' acqua , ossia con acqua insalubrc; di sparsi contagi, o altri infortunii, che con politiche cd economiche disposizioni possano togliersi od essere mono funesti. Gosi di lutti i dislrelti della provincia veroneso il piu nu- meroso di morli c quello d'Isola della Scala , indi son quelli di Legnago, Zcvio c Sanguinctto, perche in essi vi sono delle aequo stagnanti ; il piii salutare invcce e quel- lo di Gaprino alia falda orientate e meridionale di Monte- Ol — baklo. Circa ai corUagi, nel dccennio dal 1825 a tiiUo il iSoA, non e nolato alcim caso di Choleia, che comparvc dopo; ma invcce il vaiuoln, del qiiaic ncssun caso morta- le venue indicalo dal 1825 a liitlo il 1829 , coniincia con d5 niorti ncl 1850, con U ncl d85I e con -122 nel 1852. Si pecco di poca diJigenza nella vaccinazione? Fu vera- iiiente obbligatoria ? Penelro il uiorbo i nostri confini con uomini venuti da paesi , ove la vaccina non e inlrodotta, coine sembrano non conosceila abbastanza alcune parli dell'Ungheria? Come difenderci da talc importazione? Nel Veronese e ora universale la credenza doversi rinnovarc . la vaccinazione. '■ . > . Una malaltia, che miele molte vitlime in Verona, e chi sa quanle anche in allre cilia del regno , si e la ra- chitide. Nel sopradeltu dccennio Irovo che la labellp nu- mera 1559 morli di lale infermila , cioe la 19.™ parte cresceiite di liilla la morlalita. Ouanli dunquc superslili difetlosi uell' ossatura del pelto, del dorso, delle anche, e delle estremita! Spiacemi il dover dire, che finora neile provincie venele non si e pensato ad un Istiluto ortope- dico, lanlo in oggi piu vanlaggioso in qnanto che la chi- rurgia fece grandi progress! nella cura dei mali delle os- sa, e che I'esperienza di Parigi, Marsiglia , Firenze e al- Irovc ci convince aperlamente, che 1' orlopedia e necessa- ria in ognuno de' nostri ospitali. Si obbieltera f'orse, che quesli non hanno ora i mezzi opportuni ; ma posso ri- spondere , che e a puhblica fama il nuovo ordinaraento della pubblica beneficenza, niediante il quale, riconiparen- do in ogni capoluogo di provincia le Congregazioni di carita, quali esistevano prima del 1814, vengono concen- trate in una sola le Contabilila e Ic Casse degli Ospitali, Ricovcri, Esposli c d' ogni altra pia londazione. Gio olte- — o8 — nuto osservcro, chc se Verona potra fare I'economia di sole L. 5000 annuc, provcdera con esse a 15 fanciulli ra- chitici in ragione di L. 200 per ciascuno aiiniialinenfe. L'avcr abolita in qiiella citla la delta Gongregazione, dan- do ad ogni benefico slabiliincnlo una separata animini- strazione, Iriplico il numcro degli impiegali , e 1' asse de' poveri venne diniinuilo di annuali L. 20,000. Ove poi venissc inlrodolla 1' ortopedia , cni amorosanientc servi- rebbero mcglio le Suore della Carita, anche le agiale fa- miglie concorrerebbero a sostenerne la spesa. Ospilali per certo non mancano al noslro regno. Vc ne sono 24 , dei quali il luinore conta ^lO inferrai giornalieri, e il maggio- re, quello di Milano, ne accoglie 1800. Esislono poi altri •46 piccoli ospitali che ricevono I'uno per raltro-15 infer- mi ciascuno. Abbiamo veduto pocbi anni sono crescere mirabiimente qucila religiosa picta, che ai miscri soccor- re, e nuovi miracoli di beila fdanlropia ricomparjranno con quella pace, che tutli avidamente bramiaino. Dalle sventure sociaii emerge niaggiore la carita e nel tempo stesso il senno delle nazioni; e qui prima di por line al mio dire, permettetemi , che innanzi a voi io coroni di laudi un nuovo benefattorc dell'umanita. E que- sti il dott. Guggenbiihl nato a Meilen sulla sponda del la- go di Zurigo , fondatore pei Cretini di un ospilale nel 484.0, sulla cima dell' Abendberg, ch' e alto 5000 piedi sopra il livcllo del mare. Molte e felici sono gia le cure da esso intraprese di quella malattia che dcfonna insieme I'uomo fisico e morale in alcune valli della Svizzera, della Svevia e del Piemonte. Ma in queslo si fanno pure assidui studii per conoscere le cause di cosi bruto nialore , che finora si sospetto venisse dall' uso di acquc sorgenti di sotterra fra nocivi minerali. Maggiori iudagini giovcran- — 39 — no senipre piu ai Crelini non solo; ma anche alPaUra de- formila del gozzo, ch' e si Irequente oel temlorio berga- masco e anche altrove. Benedetta la scienza, se al bene e rivoUa de' nostri siniili! Sara di onore a noi Inlli, eve il doll. Guggenbuhl venga nominato socio nell' Istituto. i t, ] » il ( (1 " ' ' ■ ! ^ ■ =- i; ; *> i H Ik ■ ; ! ' 1 ■' '' ■ I t ! ■ \ •■ '; ^'i: '■■■ u ;;:| U-.'t ',.i V '■''''■; '■'■ ] i ; i! : (' 1 ' -' ' ; i_( ■ ; ! I, J 1 ■ ■' ;K ■'■■. ' t- , 1 1 '; . 1 " ,. , x>i- «*." ; ■-'■- [ ;.i i ''j' i > <■» -<, Tj '■J r ,- i-) ! ■ » r; (■ ' i ].; 1'" 1 ' ..•J ; i iS I f ! J ': •! 'I, v. — /lO — TABELLA I. •.,^>V,!, ."I'^xvo- Dei morii in citla e sohhorghi in tin dccennio , cioc da un mcse ad undid, e da un anno a cenlotrr, cominciando dalV anno 1825 a tutto l(S5/i; in totalilii niorli 19894. MORTl AELL'AMO 1825 1 1826 1827 1828 l)i niesi 4 5 6 7 8 D 10 11 Di anni 270! 22 10 17 9 JO )iiiii 1195 1230 9D3 984 1497 1241 4304 4617 1470 4287 12816 46 6 5 10 17 48 9 47 41 41 12 116 47 8 5' 7 6 8 7 19 12 13 11 96 48 lo 16 7 18 45 48 13 9 49 27 155 49 3 10 3 12 14 12 >S 9 3 15 89 50 i6 16 20 21 23 34 37 20 21 24 232 51 9 8' 2 9 7 14 10 14 9 13 92 m 21 44 20 18 17 21 25 24 43 21 191 53 14 9, 4 8 7 8 10 20 43 21 114 64 13 li 19 24 45 8 47 24 47 19 167 55 -10 Hi 15 16 44 44 H 7 10 17 125 56 7 10 44 21 26 43 20 22 10 17 160 57 8 5 19 45 8 46 44 14 19 11 123 58 16 12 12 16 13 19 17 22 19 11 157 69 6 11 6 14 9 41 42 10 10 10 99 60 28 29 29 25 28 29 49 49 37 30 333 61 12 6 10 41 10 11 44 15 21 10 120 62 U 13 16 29 13 49 18 35 16 24 197 63 8 19 43 44 43 20 21 15 18 Is 159 64 1*; 21 46 26 17 24 22 20 22 23 210 65 1/1 14 15 20 ! 25 27 23 23 17 26 204 66 13 11 21 43 i 21 24 22 25 32 21 203 67 16 9 2y 20 23 19 22 22 15 17 192 6S 15 12 25 24 22 22 26 23 18 21 206 69 \A 14 14 41 48 42 14 12 16 21 146 70 33 35 28 32 , S^ 56 4! 44 41 38 401 71 16 44 15 44 ' 24 8 11 43 14 40 139 72 27 16 23 23 23 26 17 20 21 17 215 73 42 49 18 22 47 24 21 22 21 12 188 74 12 12 20 18 20 15 29 25 26 21 198 75 15 21 20 37 i 36 21 18 25 24 21 238 76 17 25 15 i!8 48 49 24 49 20 26 208 77 10 Ii63e 41 49 14 2u 2097 20 18 14 22 16 168 1G74 1499 1577 4838 1938 2250 2058 1887 18456 ri]*. ' AT, — — — * '■£ MORTI NELL ' ANNO 1825 1826 1827 1828 1829 1830 1831 1832 1833 1834 Si rip. 1638 1674 1499 1577 2097 1838 1938 2250 2058 1887 18436 Di anni 78 12 19 8 29 15 17 21 15 51 17 184 79 6 15 11 8 26 22 13 12 10 12 135 80 7! 19 21 19 27 22 29 38 20 23 225 81 2; 13 10 10 7 1 9 7 8 12 79 82 14! 12 17 16 18 16 6 13 20 9 141 83 7| 10 10 8 6 ' 7 9 11 13 10 91 84 5 10 12 14 14 23 12 10 10 13 123 85 7 3 13 6 15 8 12 18 7 12 101 86 12 5 5 9 10 10 5 14 6 7 83 87 3 5 7 7 17 7 6 4 5 61 88 4 1 6 8 5 7 2 3 4 7 47 89 2 1 4 1 4 2 2 6 3 2 27 90 2 5 3 8 8 3 2 4 3 3 41 91 2 2 2 2 1 1 2 12 92 1 2 1 4 2 1 6 5 22 93 3 1 2 1 1 4 4 2 2 3 23 94 1 3 3 2 4 1 14 95 1 1 2 2 2 2 10 96 1 1 3 1 1 1 2 10 97 1 1 1 3 98 1 1 99 1 1 2 iOC 1 1 2 101 — , — .,_ 102 103 1 1 S onl- 1729 1805 1633 1751 2278 1995 2070 2420 2206 2029 ine aunut Soin 1 ma to lule d el dec emiio 19894 6-1 (30 so oo -§ ^3 o o o CO _H 00 ffO I» oo Ci - •! l^ >^ Ol Oi •o c^ i!' ffo ^^ — ffo cc so r^ i« I I I 2 o o © ^© 0^ — — Oi «5 o ns 01 - "^ "S J2 o .£ o C ^ « .g, 6B I*; CO ^a O 00 -r< CO tr^ i-- — C5 l^ CM — ' !.0 CI GO -^ )'^ CO t>. r— « 1 "^ ■<* O 1 ^ «* > 1 ^1 eo oo O o (?i cc o ;'5 — CI or> ^, • « o © C5 ©1 O — ^ ■<-c ^" ©T CO I- - t^ c= or fO ;^ IC y^ lO t- 1^ ©» l^ CO ^H ■^ 'M CO ^-1 o ^m -* ©1 r^ fO "^ ™r< *^ "^ ©1 ^ 1 t- n ^H oc (?T CO Ci -5* o ,^ o CO ©» lO 1 eo t- ■-^ ■rr o «r^ «£> ■>!? t^ oo ^^ ■•^ CO 00 ^ I '^ «* SO ©1 «q 50 _^ iO •^ o 1 ©1 O b- t- ^" o CO "th o to -~ ■S .H «5 S ._ U OJ S ^ 0^ CJ U > -_ — 40 — Intese queste letture I'Istltulo si rldiice in adu- nanza segreta. Si legge I'Atto verbale dell'adunanza segreta del 5 agosto, ch' e approvato e sottoscritto. Si annunziano i seguenti doni fatti ail'Istituto dopo I'adunanza del 5 agosto i85o. 1. Dalla I. R. Liiogotenenza delle Provincie Venete. Bollettino dclle Lecjgi e degli Atli del Governo della Fenezia (in ling. ital. e led.). — Puntata I. II. III. setlem- bre ed oltobrc, 1850, in 4." Jnsweise iiber den Handel von Oestcrrcich im Ver- hehr mit dem Juslandc nnd iiber den Zwischenverkehr von Ungarn und Siebenburgen mil den anderen osterrei- chischen Provinzen im Jahre 1847. — Ziisanimengesteilt von dcr Direclion dor admiiiistraliven Slalislik im k. k. Ministerium fiir Handel, Gewerbe und ofTenlliche Raulen. Achtcr Jahrgang-. Wien, 1850, in fol. idem, idem, im Jahre 1848. Ncunler Jahrgang. Wien, 1850, in fol. a. Dairi. R. Islituto Lombardo. Giornale deW I. R. Istitnto Lombardo e Biblioteca Italiana. — Fascicoli V, VI, VII. Milano, d850. 3. Dalla Direzione dell' 1. R. Istituto geologico centra- le in Vienna. Jahrbuch der kaiserlich-koniglicJien gcologischen _ 47 — Reichsanstalt, 1850. I. Jahrgang. N." I.^JannePj Februar, Marz, Wien, in 4. 4. Dalla I. R. Accademia iJi Agricoltura di Torino. Frorjramma di una esposizione di Orlicoltura. To- rino, d850. 5. Dalla Reaie Accademia medico-chirurgica di Torino. Giornale della stessa Accademia. — Punlate 10 e 50 sellembrCj 1850. 6. Dalla Sociela medico-cbirurgica di Bologna. Bullettino delle Scienze mediclie. — Fascicoli dal gennaio al luglio 4850. 7. Dal Meinbro eif. prof. Bartolammeo Bizio. Dinamica chimica. — Fasc.I. Parle I. VeneziajiSSO, un vol. in 8. 8. Dal Socio corrispondente dott. Cristoforo Negri. - Journal of the Asiatic Societij of Bengal. N.° 207, September 1849. Calcutta, 1849, in 8. 9. Dal Socio corrispondente cav. Emmanuele Cicogna. Slato di Padova e sua territorio negli anni 1552-. 1555, di Domenico dairAbaco, e Relazionedel reggimen- to di Bergamo, snstenuto net 1786-87 da Bartolommeo L. — 48 — jfjora. — Docuraeuli iiiedili piibblicali per le nozze One- sti-Piazzoiii. Venezia, ^850. 10. Dal sig. W. Haidinger cli Vienna. Bcrichte iiher die fllilhdlunrjen von Freundcn der I\'atuni)issenschaftcn in /ricn ; fjcsainmeli und hisransge- fjebcn von Wilheliii Haidinger. Jnli his Dezember ^1847, und Jahrg. 1848, 4840. Wien, 4848-50, in 8. Natnrwissenschaftlichc Jbhandlnrjen^ rjesammelt und durcli subscriplion iterausgegehcn vnn Wilhelm Haidin- ger. II und HI Bande. Wien, 1848-50, in 4. I I. Dal sig. dolt. Gaetano Ragazzoni di Milano. Le Catachjsmc nnivcrsel, par I'ab. Ca'ielan Napoleon Ragazzoni. Milan, 1850, in 8., de 46 pag. 1 2. Dal sig. dolt. Vincenzo Pinali. Sopra la contagiosita della lyiigliare. — Lellera II, di pag. 227, in 8. (F,slralla dal Giornale veneto di Scien- ze mediche), Venezia, 1850. 1 3. Dal Membro eff. dott. Giacinto Namias. Sill morbo migliare primitivo, e le criizioni migliari sintomaliche , o sccondarie. — Lellera 111, di pag. 270^ in 8. (Estralla dal Giornale venelo di Scicnze mediche). Venezia, 1850. Di una specie di atrofia della midolla spinale. — Memoria di pag, 8, in 8, (Estralla dal Giornale veneto di Scienze mediche). Venezia, i850. — 49 — 1 4. Dal Membro eff. sig. Giulio Sandri. Come ridiirre lo studio dei contagi a scienza reale. — Memoria di pag. 50, ia A. Modena, 4848. 1 5. Dal sig. Achille de Zigno. Coup d^oeil sur les terrains stratifies des Alpes Veni- tiennes^ de i6 pag. avec une pi. (aus den uaturwissen- schaftlichen Abhandlungen gesararaelt und durch Subscri- ptioa herausgegeben von W. Haidinger, IV Band, I Abth. 5. \). Wien, 4850, in 4. 1 6. Dal sig, ch. P. M. Koller direttore della Specula di Kremsmiinster. Resultate zeJinjlihrifjer auf der Sternwarte zu Krems- miinster angestellter Beohachtungen iiber die Feuchtig keits-Verhliltnisse unserer JtmosphdrCj von P. M. Koller. Linz, 4843, in 8. (62 S.) 1 7 . Dal sig. dott. Abramo Massalongo. Schizzo geognostico sulla valle del Progno o Torren- te d^Illasi, con un saggio sopra la Flora primordiale del Bolca. Verona, 4850, di pag, 78, in 8. II M. E, prof, de Visiani presenta il dono di una coUezione di conchiglie, che il naturalista Veronese nob. de Campo offre all' I. R. Istituto. Questo accoglie il dono e dispone che la offerta collezioue sia collocata nel sue gabinetto di Storia na= Fol. IL Serie II. 7 — 50 — luiale, f ne siaiio rcndiile Ic ilchilc t^razie al do- nah )rc. II Segrelario, unilorniaiulosi agli ordini derivali dalla I. R. Luogotenenzaj presenla il Conto Preventi- vo compcndlosamcntc compilato delle spesc da incon- Irarsi nell'anno accademico i85()-i85i. L'l. R. Isli- tul(», dopo i conveaicull esami, lo approva c dispone che sia, in via eccezionalc, dalla Presideuza rassegnalo alia prcfata I, R. Luogolenenza e che sia da qucsta invocato I'assegnamento dei fondi, del quali si lia ur- gente bisogno per riordinarc i gabinetli c per conti- nuarc le pubblicazioni colla slanipa. 11 Segrelario, dictro invito del Presidcnte, rcn- de conlo dcllo stale in cui si trovano le pubblicazioni anzideltc, e la conosccre che lurono dalla Segretcria con- dolti a {ermine i lavoii preliminari necessarii per con}- piere le pubblicazioni cosi dclla prima che della secon- da scrie j e conchiude che, ultimata che sia I'opcra nice- canica della stampa, 11. R. Isliluto avra i suoi Atti in- leri ed ordinati dalfepoca della sua fondazione fino al presente, L'Istitulo accoglie questo annunzio colle piti benevole dimostrazioni di aggradimento. In pari tempo il Segrelario propone alcuui provvedimenti che a suo avviso sono necessarii affinche 1' opera divisata proceda con maggior regolarila e soUecitudine: le quali proposle sono ad unnnimita approvate ilall'Istituto — si- ll Segrelario comunica una lellera ricevuta dal sig. Achille Comptc redaltorc dell'Appeiiclice del Gior- nalc di Parigi intitolalo : La Palrie^ con cui domanda la cooperazione dell' I. R. Islituto per uua Rivisfa dei lavori di tulte le societa scientificlie d'Europa, die il Giornale medcsimo intende d'islituire. LI. R. Isti- tuto dispone che innanzi lutto s'interpelli la I. R. Luogotenenza se nel Regno Lornbardo-Veneto la cir- colazione dell'indicato Giornale sia permessa, riservan- dosi di deliberare poscia sul niodo di rispondere e di soddisfarc alia ricerca del sig. Compte. Essendo raancato a' vivi I'lnscrvienle Anlonio Martini, 1' Istituto approva die sia il servigio provvi- soriainenle esercilato dal gia assnnto Domenico Dare, riservando a tempo opportnno Tapertura del regolare concorso. . Si comunica un decreto con cui la I. R. Luogo- teuza, facendo un distinto encomio del lavoro eseguilo dall' Istituto intorno alia pellagra , e riservandosi di comunicare ad esso quelle ultcriori notizie che sopra tale argomento si ottenessero dalle R. Delegazioni Provinciali, eccita 1' Istituto medesimo ad csaminare sc possa esser diffusa una Istruzione popolare, affine di insinuare nei villici lacili principii di polizia sanitaria, acconci a preservaili da morbo si grave. Su cio 1' Isli- tuto delibera che si applichera al proposto esame — S2 — quantlo gli verranno fornite le promessc nlleriori in- formazioni. II Segretario presenta all' Istituto una serie di decreli coi quali: i.° viene annunziata la sostituzione nella dirczione della Luogotenenza del cav. Toggen- burg al sig. bar. Puchncr ; 2,.° vengono comuuicate alcune norme relative aH'assegnamento delle pensioni alle vedove cd orfani d'impiegati ed al pagamento delle tasse pel conferimento degl' impieghi ^ 3." viene significata la ordinata restiluzione all' Istituto del tor- chio idraulico die gli appartiene-, l\P viene approva- ta la nomina dei due S. C. dott. Angelo Minich ed Antonio Galvani 5 5.° vengono finalraente partecipate le disposizioni imparlitc sulle domande avanzate dal- r ingegn, Angelo Milesi ed assoggeltate dall'Istituto alia I. R. Luogotenenza. Si trattano altri aJOfari inlerni, dopo di che I'adu- nanza si sciogKe. ADUNAKZA DEL GIORNO 29 DECEMBRE 1850. Si legge I'Atto verbale dell'adunanza 2,4 novem- bre.^ che viene approvato e soltoscrilto. II M. E. Bizio legge una Memoria : Intorno ad alciini fenomeni manife statist nello studiare la dimor- fia del cloruro rameico cimentato con altri cloriiri. L'Autore raramenta da prima cora^ egli sette an- ni dianzi facesse conoscere a' chimici la dimorfia del predetto sale rameico. Di qua ne venne ch' egli, con- dotto dal nuovo suo modb di vedere la soluzione la quale, secondo lui, si risolve in una svaporazione del corpo che si scioglie deutro un mezzo che e il sol- vente in cui le molecole quinci rendute elastiche si librano, estimo la dimorfia del cloruro rameico venire — 5/1. — Ja una raaggiore o minore comprcssione Jelle luulo- cole del sale, onde lornano in color vcrde se plii com prcsse, in azzurro sc piu dilafalc. Portato in qiiesta opinionc da alcuni latli spcri- mcntali, si diede con ropera ad estenderli per avvalo- rare viemmaggiormenle la ragione di codesta speciale allitudine del sale. Piglio la soluzione diluifa azzurra del cloruro immcico, e scioltovi a saturazione quando il cloruro sodico, quando il cloruro amnionico, e quan- do il cloruro baritico, trovo in ogni cimento apparire il color verde, proprio della soluzione abbastanza sa- tura. Non cosi col cloruro mercurico o sublimato cor- vosivo, con chc la soluzione si mantiene azzurra. Venuto in qucsic sue spcricnzc ad avcrc nel mc- desirao tempo piu cloruri diversi sciolti nello stesso liquido, ando col pensiero alia gagliarda forza solventc del cloruro amnionico, e si fece a credere che a met- tcrvelo per ultimo, col suo lorte puntare e iarsi lar- go , avrcbbe bastato a dargli separate qualcuno dei cloruri sciolti. Come diviso cosi avvenne j c in opera del delto sale ebbe in piu modi separato e cristalliz- '-cato il cloruro rameico ammonico formato. Avendo poi messo inano al cloruro barilicu, e quindi al mercurico, n'cbbe, per solo cftelto diuamico, la precipitazione del cloruro mercurioso. Successo che prosegu) di lal maniera, che a feltrare e a sciogliere ileratamente nuovo cloruro baritico dove era anco- ra un avanzo di cloruro mercurico, ginnse al finale ri- _ 55 — sullamenlo di risolverc tulto il menlovalo cloruro nci cloruro Inferiore. Ora, posciache in quesla sperienza avessc quivi in soluzione un'abbondevole copia di cloruro baritico, inise n)ano al cloruro ammonicOj e, colla sua grande tendenza a sciogliersi, vide obbligato il prinio cloruro a separarsi in forma perfettamente cristallina. Questi ultimi risultamenti gli pajono meri- tevoli di attenzioue e di studio, e principalmenle la trasformazione del cloruro mcrcurico nel cloruro infe- riore per vederne meglio il modo dell' avvenimenlo. Promette inoltre di farsi coll' esperienza a indagare I'azione vicendevole dei sali sciolli spellanti alio stcsso geuere, ma non tanlo agevoli quaato sono i cloruri a coslituirsi in sali doppii. Poscia il S. C. dolt. Zambra leggc un'altra Me- moria intitolata ; Proposta di lui ajuLo alio studio del- le scienze fisiche. L' ordine che e proprio delle cose create e le compone tulte quante ad unita rende possibile in se stessa una scienza generale della natura, ma le uostre c^gnizioni circa la natura, essendo incomplete, non si lasc iano subordinarc ad un solo principio , donde la moltiplicila delle scienze naturali. Se pei limiti della nostra capacita c per le differenze native delle nostrc attitudini giova alio studio che le scienze slano distin- tc Tuna daH'allra, come giova all'iudustria la divisio- ne dei lavori , non e giusto pero che si riducano le — &6 — scienze a vivere alia spartita, rompendo i molli vin- coli die le stringono insieme. Ad impedire i daoni di queslo divorzio, ed a favorire le alleanze a cui le di- verse discipline fisiche sono pure condolte per la for- za della realta dal loro medesimo progresso indivi- duale, I'Autore reputa opportunissirna una catledra apposita nelle universita, la quale, per I'ufficio suo di sintesij e tauto pin a desiderarsl quaute piu sono le cattedre che I'analisi viene divisaudo a pro degli stu- dii. Egli espoue quale potrebbe essere, a suo avviso, il programma di quesla cattedra di filosofia naturale. Nelle scienze naturali e da considerare il meto- do e la materia degli studii : di qui una divisione del lialtalo in due parli. La prima dimostra ed illustra il metodo gene- rale degli studii posilivi, nel quale si distinguono tre stadii : il primo, dei fenomeni e delie loro leggi j il se- condo, delle spiegazioni ossia dellc cause j il terzo, del- ie teorie 5 se non che talvolta il genio trasvola da po- che verita complesse ad ideare teorie e cause e leggi che poi si trovano coniormi al vero. L'AulorCj entrando nel tempio della scienza per seguitarvi il metodo ne' suoi tre stadii, saluta in sul- la soglla il dubbio che di la proclama il dirilto di li- bero esame e insieme il dovere di nulla accogliere senza esame. Quindi procede raccogliendo gli avvisi cardinali del metodo, e studiandosi di comprendere lo spirito dellc sue leggi. — 57 - Nel primo stadio locca le norme della osserva- zione e dello esperimento onde raccogliere ed ordi- nare i fenotneni e scoprirne le leggi. jNel secondo stadio dichiara come si pervenga alle spiegaziorii, e si ferma alquanto a difendere con- tro Je opposizioni di certi empirici il buon uso delle ipolesi anche nella ricerca delle cause. E piu difficile scopr're che verificare, e il grande servigio delle ipo- tesi lic'llo studio della natura e appunto di condurre alle scoperte per la via delle verificazioni. Perche ri- fiulare un tale servigio quando sulla via direlta delle scoperte si e giunti ad un oslacolo insuperabile ? Nel terzo stadio dimostra come una teoria, as- sunte le cause trovate, ne svolga razionalmente le con- seguenze, e connetta per una maniera di creazione mentale tutti i fenoraeni che ci fecero scala a raggiun- gere ii suo principio. E solamente per la via delle conseguenze che ci e possibile di ottenere le dimo- strazioni necessarie, e pero solamente le teorie pos- sono condurci a quella certezza a cui e dato nella fi- losofia naturale di arrivare. E qui TAutore osserva che, se I'uomo raggiunge in qualche parte una certez- za, e sempre per un magistero simile alia creazione, o si tratti di scienze speculative, come le raatemati- che, o si tratti di scienze naturali. Iddio che disse: facciamo V uomo a nostra immagine e somighanza, ha voluto che I'uomo, nell' acquistare una cognizione certa anche di cose esistenti, imiti quell' atto con che Fol. II. Serie U. — 58 — Egli stesso le ("a. Ma I'opera delle teorle iiou coinin- cia die dopo esaminati i lenouieui e definile le loro leggi, e clii vuol desumere la spiegazione della natura imtiiedialaiDente dai principii astratti delta ragione e irragionevole , perche 1' ordine del mondo materiale nella sua posizione rion e una logica necessila. Ecco formata uei tre periodi suddetli la sclenza; xna la scienza e viva e si migliora e cresce di conti- nuo. Gli alii del vivere suo si possono ripartire sotto tre capi, giacche essa o depura e deGnisce ineglio i particolari gia noli, o Irova fenomeni nnovi , o racco- glie i ienonieni soUo vediile teoreliche nuove. Circa i modi svariatissiini die la sdenza liene in quesle tre sorla di alii TAufore si restringe a due nole, I'uua sui I'enomeni nuovi, Taltra sulle vedule teoreliche. La prima dice die se qualche volla i fenomeni nuovi si presenlano come per caso alia osservazione, le molle volte vengono provocali colle esperienze dal filosofo, per verificare una congellura ch" ei fa colla fidanza di colpire uel segno. Le meditazioni lunghe proionde, gli slanci repentini die porlano lo spirito a queste prove non si narrano ; sono i tremili assidui, sono i guizzi della favilla che Dio spiro ndfuomo col suo alilo immortalc. Bensi e lecito cogliere qualche estrinseco niodo che lo spirito mostra in queste ope- re degne della origine sua. Talvolta , per dime uno, si vola dalla considerazione di alcuni fatti reali a im- maginare fatti che sono in certa guisa reciproci di — 39 — quelli. Pare die lo spirifo, come per plalonica remi- niscenza, sia consclo di iina cotal legge che puo chia- marsi della reciprocaaza dei fenomeni. Forse e un senso intimo generate in noi dalla grande legge mec- canica die ad ogni azione corrisponde una reazione eguale e contraria, il quale senso pero molte Gate tra- scende i limiti di quesia legge. Di cio I'Autore addu- ce diversi esempi tratti dalla sloria delle scienze, Ecco in breve la nota sulle osservazioni teoreti- clie. Quando stanno raccolti dinnanzi alia mente mol- ti falti, die a qualclie segno mostrano di essere in re- lazione tra di loro , il filosofo si assume di formare una (eoria che li comprenda tutti. Allora il genio puo con una sintesi prodigiosa elevarsi a tali concetti die hanno il prezzo di, un pensiero di Dio. L'arte rapita anch'essa nel sublime e falta una lirica ispirazione, e solo dopo compiuta la fervida opra e ricuperata la cal- nia, puo destare la reminiscenza di qualclie suo avvi- so. L'Autore registra uno di questi avvisi a cagion^ di esempio ed e : che i lenomeni reciproci , cioe tali che I'uuo possa proniovere 1' altro e questo dal canto sno possa promovere il primo , quail sono le correnti elettriche e il magnetisnio , si devono attribuire ad uno stesso ageiite •, e lo dimoslia con certe considera- zioni che probabilmente sono quelle che condussero I'Ampere a riferire i fenomeni magnetici ad una ori- gine del tulto eleltrica, immaginando T azione mutua delle correnti, verificata poi dalla esperienza che quel — 60 — . , Genio arditissliiKj si aveva fallii aiicella e si traeva die- !ro a riniorcliio. Nell'insegnajuento clie TAutore propone, ciasche- duna delle operazioni del metodo viiol essere dichia- rata e sancila dagli esempi Irascelli opportunarnente nelle diverse discipline. Cosi le verila di ragione e le verila di fatto si trovcranno inlrecciate uaturalmente insieme, rischiarate di luce scambievole, forli le une delle altre; e le scienze, comunque si vogliano distin- te, saranno collegate e condotle ad agire le une sulle allre la nierce del metodo. Finalmente, a meglio conoscere la natura di tali osservazioni per fame buon uso, giovera meditare un poco sopra le facolta colle quali si compiono. E que- sta meditazione indirizzera alia mela piu elevala della scienza che e hi certezza, giacclie la critica delle facol- la conoscilive e del loro uso e la via che conduce ad una dimoslrazione I'ondamentale della verila. La seconda parte del trattafo riguarda la materia delle diverse scienze natnrali ed e il quadro del Cosmos, dove si vede che le scienze , non solo hanno contigui i loro campi e fecondati dalle medesime ve- ne, ma tengono gia assai campi in comune e fanno a gara per accrescere la polenza delle arti. ]\e qui I'ope- ra sia puramente descrittiva, ma entri col suo spirito conciliatore nella via delle ricerche , avvisi i sussidii pronti che le scienze possono ricambiare per avven- — 61 — tura tra di loro e colle arti, regga ed avvalori gli atti di ciascheduua disciplina con ordine e modo. onde si erei un accordo di tutte a rendere piu eletto e profit- tevole il tesoro della saplenza. Nel quadrd del Cosmos abbiano luogo anche i fasti della industria, la quale, se per un aspetto e una conquista della intelligenza sulla materia, per uu altro e un ossequio che I'uomo rende alia potenze della na- tura. Disegnando sul quadro del Cosmos il regno del- Fart e, ci crescera I'animo a dargli piu ampia distesa, e forse che occorrano alio sguardo certe vicinanze , certe facili vie, certe corrispondenze che facciano in- vito a propagarne i confini. Nella contemplazione di questa triade: natura, scienza ed arte, il nostro pensiero che ama di tutto rannodare interroga: e ella possibile una scienza del- I'arle della natura ? e una notizia dell' arte della natu- ra non sara per giovare all' arte dell'uomo ? Questa non e in sosfanza che T antica queslione delle cause finali. L'Autore dimostra che le cause finali hanno real- ta, s' egli e vero che in questa epopea dell' universe c' e un ordine qualunque siasi, ed a provare che non dobbiamo lasciare la speranza di scoprirle ricorda i passi che diedero gia fehcemente nella nobile carriera Tolomeo, Fermat, Maupertuis, Leibniz, Eulero. InGne accenna le caulele da aversi in questo genere di ri- cerche. L'Autore riassume cosi la sua proposta: « una cat- — 62 — ledra da ciii si dichlari e si amplii il metodo die for- ma la prosperita delle scienze naturali , una calledra da cui si mostrino come in un quadro le conquiste di questo metodo, e la quale diventi Taltare delle conci- liazioni e delle alleanze scientiGche. Da questa catte- dra avremo non solo istruzione dell'iugegno ma edu- cazione dell'animo, ove si rappresentino le scienze insieme unite al pari delle virtu , e le nostre facolta e tutti gli oggetti sotto le forme dell'ordine e della bellezza, della bellezza die, come dice 1' illustre Ve- nanzio, « e pure la potenza da Dio posta nel raondo per governare la umana moralita. ^■> II M. E. prof. Santini previene I'lstituto die nel giorno seguente fara una comunicazione intorno ad un pianeta scoperto recentemente in Napoli dal sig. de Gasparis ed appellalo Egeria, nouche intorno ad alcune osservazioni faftesi nell Osservatorio di Padova rispetto all' altro pianeta Vitloria. Finalmente il M. E. prof. Menin annunzia un'o- pera pubblicata in Napoli dal sig. Antonio Bresciani, nella quale I'Autore riconosce un'analogia tra i Nuru- ghes di Sardegna ed i monumenti deirAmerica Centra- le. II prof. Menin e di avviso pero die il Bresciani, trovando pari analogia anclie con moltiplici altri mo- numenti, nulla stabilisca di probabile intorno a quelli dell'America. — 65 — Dopo cio 1 Istituto si riduce in adunauza segrela. Si legge I'Atto veibale deiradunanza segreta del 2 4 novenibre, che e approvato e solloscritto. II Presidenle legge un dispaccio con cui 1' I. R. Luogotenenza comunica all'Islituto alcune massime ed alcune islruzioni da seguirsi in cio che riguarda alia malatlia del Cholera, e chiede che 1' Istituto uie- desimo diriga in conformita ad esse i propri studj ed eseguisca alcuni relativi lavori. Su questo argomento sorge una discussione, dietro la quale I'l. R. Istituto delibera di nominar una Cominissione che faccia sog- getto de' propri studj le disposizioni e le ricerche con- tenute nel dispaccio indicate. Si eleggono a comporre questa Commissione i M. E, dott. Namias, prof, de Yisiani e dott. Nardo j e si da facolta agli eletti di as- sociarsi alcun altro valente medico. Dopo di che i'adunanza si scioglie. \DUNA1NZA DEL GIORNO oO DECEMBRE 1850. ' t I-!' :■ *• Si legge I'Atto verbale dell'adunanza del aS no- vembre, ch'e approvato e soltoscritto. II M. E. prof. Menia legge il seguito della Me- moria del dott. Fusinieri : Sulla influenza del segni nella Jormazione delle idee , di cui 1' Autore aveva lelto la prima parte nell' adunauza del 4 agosto p„ p. In essa egli avea particolarmente inteso a chiarire il fctto della coscienza, e la intrinseca importanza di essa a sparger luce sulla origine delle sensazioni e sul- la esatta corrispondenza tra questa e gli oggetti este- riori, a determinare la natura delle idee, e sopra tut- to a bene stabilire il fatto da altri prima non osserva- to, che le idee particolari sono idee simbolicbe. Ad esprimere le quali vi sono due specie di simboli: le yol. II. Sene II. 9 — (50 — figure geomefrlche ed i segul arbitrarj. Quesla prima parte si componeva di tre capi •, nella seconda TAuto- re si propose di sviluppare il siio inlcro sislema, espo- nendo le sue dottrine sulle varie maniere dei segni, e sulle loro applicazioni, ed aggiungendo quanto era me- stieri per illusf.rare la condizione propria dell' anima iimana e il processo delle sue operazioni. E cio appun- to egli fece in questa seconda Menioria che e costilui- ta dai Capi IV, V e VI del Trattato. Dei quali nel IV il dott. Fusinieri parla della origioe e della natura dei giudiz] e dei ragiouamenti dell'uomo •, nel V del- I'arte caratteristica e nel VI della immorlalita dell'ani- ma ^ per tal modo estendendo gli esami e gli studj a tutte le parti deli'argomento, e compiendone la trat- tazione. Quindi il Vice-Presidente cav. Santini , secondo il cenno ialto il giorno innanzi, fa la seguente Comii- nicaz-ioiie intorno al pianeta nuovamente scoperto in Napoli, appellato Egeria, seguita dalle osservazio- ni del pianeta Vittoria fatte in Padova. II chiarissimo cd infalicabile aslronoiuo sig:. Aiinibale lie Gasparis, scuoprilorc dei due piccolissimi piaiieli hjea 0 Partenope ne aggiunse un tcrzo alia gia ricca lauiiglia csistente fra Marte e Giove nella sera del 2 novembre trascorso, cni gli Astroiiomi Napoletani opportuiianiente appellarono Egeria. Ycnne annunziato toslo agli astroiio- mi inedianle una circolare a slarapa del giorno 1 i no- --, 07 — \embre tlal sig. del Re, direttore interinale dell' Osserva- lorio Partenopeo, la quale eoiitcneva le prime osserva- zioni fino al giorno 10, e lo aniiunziava splendente come Stella di J), a 10. grandezza. Colla scoita di quesle osservazioni , die ci giunsero un poco lardi, contrariati anche dalla stagione variabile, non giungemmo a riconoscerlo nel nostro Osservatorio; ma avendone ricevulo dalla gentilezza dello slesso scopri- torc, raediante lettera datata da Napoli ai 5 dicembre, le posteriori osservazioni fino al giorno 26 novembre, im- peguai 11 mio collega, sig. Treltenero, calcolatore molto diligente, a dediirne gli dementi col metodo ormai nolis- simo del sig. cons. Gauss. Dalle osservazioni di Napoli, che qui riferiamo, trascelse quelle dei 3, 15, 26 novembre, e riducendole al piano deirecclitlica,lrasportando anche i tempi osservati in Napoli al meridiauo di Berlino, fornio i seguenli dati pel calcolo deH'orbita. 1850 T. medio di Berlino Long, georeiilrica di Egeria Sua Latit. geocenlrica. Novembre 3,30437 30°.57.16",4 — 4°. 3'.40",8 15,31934 28.13.53, 0 — 2.57.25, 7 26,31588 2G. 25. 26, 2 — 1.19.50, 3 Prendendo le posizioni della Terra dalle Effemeridi di Berlino, giunse ai seguenli dementi, che devono pero riguardarsi come una prima approssimazione , non aveu- dosi avuto alcun riguardo ne alia paralasse del pianela, ne all'aberrazione della luce. LoDgltudine del perielio del nodo . Inelinazlone aU'ecclitlica Ansolo di eccentricita . • 9 — Log. seniiasse inaggiore log. a -zz. Moto diurno medio . . . /* n Anom. media, a 0 Novembre ) pel meridiano di Berlino ^ — 68 — . ^ — 413°. 9'.43",0 . « — 43. 40. A\ . i ~ 45. 48. 47, 6 6. 56. 26, 7 0,4139978 849" ,20 ',0) dair Kquin. , 9^ vero. 293».57'.29",0 Questi dementi rappresentano I'osscrvazione di mez- zo al modo segucnte; in longit. Calc. — Oss. =i -»- 0",5 in lalitud = — 9" ,9 Coll'aiuto di una prccola efTcmeride calcolata median- te questi element! , giiingemmo ad osservarlo nelle sere 26 — 27 dicembre, essendo purissimo il ciclo. Esso e diffi- cile a vedersi; per la debolezza della sua luce, non vede- si che ad intervalli. Altualmente e divenuto diretto, di relrogrado che Irovarasi al momento della sua scoperta, e pcriche allontanasi ora sempre piii dalla terra, difficil- menle potra continuarsene le osservazioni, senza I'uso di grandi cannocchiali. Le osservazioni fatte dal sig. Tref- tenero sono le scsfuenti. T. medio in Padova An. _ ,. Numero dei Declmazione confronti 26 Dicembre 27 Dicembre 9>'.48'.21",7 6. 46. 23, 8 23''.28'. 6" 23.31. 10,5 4-ir.32'.21",4 11. 38.22, 1 — 69 — Corjfrontaiido queste osservazioni colla cflemeride sopra citata, si ottengono lo seguonli difTerenze: 26 in AR. Eir. 27 Oss. =: 4- 5',4 in declin. -f- 4','-i + 5,2 . . . +4,0 Donde si fa nianifeslo, che sel^bene siano prossimi al vero, tutlavia abbisognano di una nuova correzione, che puo ora intraprendersi con spcranza di buon succcsso. Terniiniamo qiiesta breve comnnicazione col lifcrire le osservazoni falte in Napoli , delle qnali abbiamo sopra parlato, e quelle del nuovo pianeta Fittoria scoperto in Inghillerra dal sig. Hind nello scorso oltobre fatte dal sig. Treltenero nell'Osservatorio di Padova. Osservazioni dd nuovo pianeta Egeria fattc in Pfapoli all'Osservatorio di Capo di Monte dal sig. Annibale de Gasparis. 1850 T. Medio di AR. apparente Declin. Napoli di Egeria apparente Novembre 2 7> 3'. 6",5 30".31'.49",9 -|-7°.58'.55",0 3 7. 21.41, 4 30.14. 58, 3 8 0. 18, 5 4 7. 37. 4, 0 29. 58. 20, 5 8. 1. 58, 8 5 7. 21. 6, 6 29. 42. 25, 3 8. 3.33, 8 7 7. 39. 6, 6 29. 9. 38, 2 8. 6. 58, 9 8 8. 5.19, 9 28. 53. 52, 2 8. 8 58, 5 9 10. 30.34, 4 28. 36. 32, 5 8. 10. 51, 7 10 7. 54.56, 0 28. 22. 54, 5 8. 12. 44, 7 ■ 15 7. 43.15, 9 27.10. 6, 5 8. 2',. '1, 6 1G 8. 7. 18, 3 26. 56. 28, 0 8. 26. .50, 8 . 21 9. 30. 30, 2 25.52.17, 7 8. 41.13, 1 22 7. 51.10, 6 25.41. 46, 5 8. 43. .n.5, 3 26 7. 38. 16, 5 24. 59. 39, 0 4-8. 47. 45, 6 — 70 — Ossenmzioni del nnovo pianeta Villoiio falte neirOsser- vatorio di Padova dal sig. Trellcnero, correlle dalla rifrazione e dalla paralasse. :\ 1850 T. tnpilio ill Padova .-VR. .li Viltoria Declinazioiie Numoro dei confront i Dicembre 2 8t.49.22",7 330". 2.-54",3 '. 4-4''.34'.47",2 3 3 8. 52. 37, 4 356. 17. 47, 9 4. 35. 22, 5 3 6 6. 59. 28, 3 357. 2. 50, 4 4. 37. 45, 9 3 8 8. 33. 29, 7 357.36.11, 7 4.40. 16, 4 3 9 9. 38. 41,1 357. 53. 28, 8 4-4. 41.53, 2 2 Essendo poi divenuto sommamcnte debole , non po- terono continuarscne le osservazioni al cannocchiale del- la macchina paralattica, die, coiniinqiie chiarissimo, non comporta che ua piccolo ingrandimento, avendo soltanto oO poUici di distanza focalc. Dopo cio I'Islltuto si riduce in atlunanza se- greta. Si legge I'Alto verbale dell'adiiDanza segreta del giorno 2 5 novembre, ch'e approvato e sotloscritto. Si annunziano i seguenti doni fatli all'Islituto. 1. Dall'I. R. Luogotenenza dclle Provincie Venete. Bnllettino dclle Leggi e degli Jtti del Governo dclln — 71 — fenezia, ( ilal. ted.). — Punlata IV. fiuo al 27 uovembre 1850. ' ; . ,;^,;_ . 2. Dall' I. R. Accademia tli Belle Arti in Venezia. Jtli deW I. R. Jccadamia di Belle Arti per I' anno J 850. — Eseniplari n. 24, 3. Dal Socio corrispondenfe cav. Emmanuele Cicogna. Di alcuni Scritli pnhhlicati da Emmanuele Antonio Cicogna veneziano dalV anno 1808 al 1850. Venezia 1850, di pag-. 48, in 8. 3. Dal sig. cav. Oreste Brizzi di Arezzo. Le Bande Garibaldiane a S. Marino. — Racconto slorico. Arezzo 1850, di pag. 40, in 8. 4- Dal sig. CO. Girolamo Dandolo. / Alcune parole al IJoijd di Vienna ed ai snoi corrispon- dentij inserite nei n. 08, G9, 70 del Giornale Lomhardo- Feneto. Venezia, 1850. 5. Dal sig. prof. Pietro Magrini. La Geometria delta Riga , owero snlle proprieta ed applicazioni delle traversali rettilinee. — Trallato ele- inentare, di pag. iiO J in 8., con una tavola. Venezia, 1851. , - Mediante schede segrete si nominano i Coramis- sarj cbe esarainar devono le Memorie presentale il giorno inuanzi dal M. E. Fusinieri o dal Socio corri- spondcnte Zanibra. II M. E. prof. Zantedeschi, qual relatore della Comniissioire per la BIblioteca deH'Islituto, legge un rapporto con cui indica e duinnnda alcuni provvedi- raenti die si reputano necessarii per riordinare in ogni sua parte la Biblioteca medesima. L'Istituto ammette in niassima le proposte ed incarica della esecaz;ione la Presidenza, la quale si riserva di fare alcune ricerche su tal materia. II Presidente rappresenfa la opportunita di proce- dere alle proposizioni per le nomine stabili agli uffizj vacant! dell'lstitulo, e pone la questione se convenga o no interpellare previamente 1' I. R. Luogotenenza; e per meglio chiarire i dubbj egli legge il decreto con cui nel maggio i85o venne ripristinato I'lstituto. Na- sce dopo cio una discussione, ed infine la questione e posla ai voti, e la pluralita decide die la accennata interpellazione non sia necessaria. In conseguenza di cio si delibera die, uelle let- tere d' invito da diraraarsi ai M. E. per le adunanze del vegnente gennajo, fra gli aflari da trattarsi sia pure annunziata la nomina di tutla la Presidenza , sebbene da taluno si faccia la osservazione die dalle caridie vacanti si deve escludere quella di Presidente, coperta
  • so- speso, la ccssazionc dclle fuDzioni del Pjcsidonlc nel — 80 - prefato cav. Racchetti iiori potrebbe proveiiiie die da un ordine espresso di S. M. dalla quale provenae la noraina di lui ; che in consegiienza di tultocio nella sisteuiazione degli ufficii die si sta operando egli non fa die passare dall'esercizio provvisorio delle funzioni di Presidente all' esercizio ordinario j considerando, si disse, tultocio, I'Istituto concluse die non si possa al presente procedere alia nomina del Presidente. Presa la quale deliberazione, si passo prima per ischede e poscia per volazione alia formazione delle Terne per la nomina del Vice-Presidente, del Segretario e del Vice-Segretario. Le quali Terne dispose poi 1' Istituto che fossero rassegnate aH'Autorita superiore e che fos- sero sopra di esse invocate le Sovrane Risoluzioni. Dopo cio I'adunanza si scioglie. Adumnza del giorno 20 geinivaio 1851. Si legge I'Atto veibale dell'adunanza del 3o di- cembre t85o, ch'e approvato e soltoscrilto. II M. E. ingegn. Casoni legge una Memoria: 60- pra itn singolare apparecchio di fondazione scoperto nella occasione die fit disfatla uii' antica Torre in Venczia. L' ingegn. Casoni s' apre slrada alia trattazione dell'assunto argomento, invocando a proprio sostegno una esortazione dell' illustre Cassiodoro che riguarda la convenienza di non lasciar cadere nell'obblio i pri- schi monumenti, le antiche costruzioni, quando il ri- levarli puo tornare a pubblico decoro ed a coraune utilita, 6 coll' appoggio di quel voto vuole giustiBcare Vol. II. Scrie 11. 11 lo scopo della Memoria, mercecclie egli aj)puulo la credo atta per servire ad istruzione ed a norma dcgli odierni edificatori. Tocca dapprima delle vicende avvenute durante il teste decorso periodo di 5o anni a raoltissimi anli- chi ediGzli in Venezia , alcuni de' quali furono denio- liti altri ridotti perche servano ad usi afTatto contra- rii alia primiera loro destinazione, ed altri ancora ia- nalzati al vecchio sito dei primi, ciocche gli ha fornilo le occasioni di vedere e di esaniinare gli apparati sol- terrauei che qui usavansl dagli anlichi nostri costrut- tori per dar base a que' fabbricati. Soggiunge che la base fondamenlale della torre o campanile che appar- teneva alia chiesa di S. Agnese ha piu di tutte fissala la sua attenzione, per cui quel congegno e quel solter- raneo apparato imprendeva a descrivere. E dapprima porge alcune notizie storiche di quel- la Chiesa che venne la prima volta fondaia nel XI se- colo'j dice che un grande incendio avvenuto nel i io5 a danno di gran parte della citla, comprese nella di- struzione anco la chiesa stessa di sant' Agnese •, con- tinua ad accenuare come, poco dopo V accadulo disa- stro, venne ricdiGcata, e piu lardi cioe nel iSai con- sacrata coll' intervento di tre vescovi delegati da Ja- copo Alberlini vescovo Castellano, e si conduce cosi a determinare la eta della torre, che venne innalzala contemporaneamente alia chiesa, cioe al principiare del XII secolo, alia quale eta la dicevano apparlcnere anco — Ho- le Ibrme sue, le secche decorazioni, la doppia curva delle armille appuntite alia cella delle catnpane, e quel- le ahre tracciecaratteristiche di cui si ha qualche esem- pio nell' antica Torre di S. Angelo, delineata suUa Pianla cosaioramica di Venezia attribtiita ad Alberto Durero, e nell'altra torre a saiito Barnaba che ancora sussiste. , I/Autore ricorda che la demolizione della torre avvenne negli anni decorsi , ma che lo scoprimeiito della base si e operato nel dicembre i838 a cura di due nostri intelligenti artieri. E qui I'ingegn. Casoni si fa a descrivere per detta- glio quanto ha sul luogo rilevato; dice che alia profon- dita di iiietri 4, centinietri 30, sotto il selciato atluale della strada corrispondentemente a metri 3 centime- Iri 1 o sotto airorizzontale di comune alta marea, esi- steva un telajo composto di 8 legni di querela rovere, grossi cadauno 26 centimetri, disposti in maniera che mentre quattro di essi legni costituivano un grande quadrato di metri 8 e centimetri 5o di lato, gli altri quattro legni lo dividevano in nove minori quadrati ; le incrociature erano fra loi^o combinate , come suol dirsi in arte, a mezza morsa, e Ctte con grossi chiodi di ferro a testa quadrata. Di queste nove parti, una, cioe quella del centro, era inofficiosa ; le altre otto, che sostener dovevano il peso della torre, erano stipate di piccoli pali di legno dolce abete e salice, conficcati nel lango, niente piu lunghi di un njetro e grossi da 8 a — 84 — I o cenlimetri, Ic cui teslate si Irovaiono a perft'Ho livello colla superficie del ripetulo telaio. A queslo prirao apparato era soprapposto un suolo di madrieri o grossi tavoloni od ascie di rove- re, larghi da 35 a 4© centiinelri, i quali toccavano il telaio interno egualmente che 1' esterno, e quindi con tutla la loro lunghezza di metri a cenliixjetri 85 si di- slendevano e riposavano esattaniente fanto sui fdari dell'intelajatura, quanto sulle testate dei piccoli pali, che , come accennavasi , erano con quello alio stes- so livello: anclie questo suolo trovavasi conficcato ai telai con grossi chiodi di ferro. Stava al dlsopra del suolo di madrieri uno strato conlinuo di legni rovere, grossi centimetri 26, posti fra loro a perfetto conlatto, colle teste unite e reciproca- mente combaciate sulla direzione delle diagonali della base ovvero del soltoposto telaio. A questo punto co- minciava la massa murale, costituita di grossi sassi re- golari paralellopipedi di pietra d'Istria, cementati con malta. Quesla muralura coodotta con scarpata interna ed estei'na innalzavasi lino a metri 3.i5 dal telaio, al qual punto succedevano due regoloni o filari egual- mente di pietra d'Istria, alti insieme metri i centime- tri 1 o ,• il cui lembo superiore stava in linea col laslri- cato della pubblica strada. Continuava poscia e s'innal- zava la canna della Torre con niuraglie di mattoni cotti. E qui TAutorc espone che gli accennati rilievi e quelle alfre indicazioni le quali andra in seguito ricor- — So — * (lando, meritino dl essere considerati in quanlo pos- sano interessare direttamente la scienza ed in quanlo valgano a fornire istruzione ed avvediraenli all' uomo dell' arte, al pratico archilettore. In quauto al prime assunlo , 1' ingegn. Casoni trae argomento a nuove ponderazioni sul tante volte osservato fenomeno del progressivo apparente innal- zamento del mare in alcune regioni del globo e sul- Tapparenfe abbassamenio in alcune altre, e dopo aver esposto il proprio parere rigiiardo alle cause di tali fenomeni, fra cui annovera la rolazione del globo, la evaporazione cli' e massima all' equatore , e che va mano a mauo decrescendo quasi in ragione inversa delle latitudini, entrambi cause efGcaci e che forse contribuir possono a giustlficare le emersioni de'con- tinenti verso i poli, e le contrarie depression! verso le zone equatoriali , osserva che tali vicende di alza- menti od abbassamenti nel livello del mare, o di eraer- sione ed avvallamento de' continenti, siccome sem- brano rispettivamente progressive, anco le cause effi- cienti bisognerebbe progredissero colle stesse misure, ciocche loccando alia velocita di rotazione aumentata per r accrescere della forza centrifuga, andrebbe per conseguenza ad accelerare il moto diurno e quindi in- sorge il bisogno di ammettere un principio di regola- re e sistematica compensazione, che forse esiste nel complesso delle stesse cause efficienti. In quanto poi alia costante osservazione che in — 80 — Venezia il mare s' innalzi, o s' abbassl il suolo delLi citta , o enlrambi succedano e si alternino qaesli mo- vimenli , 1' ingegn, Casoni cita V autorita del nostro collega Angelo Zendrini, e viene a dedurre 1' antico livello del mare ai principj del XII secolo, e lo spes- sore degl' imbonimenti operativi da quell' epoca ai giorui nostri, riferendosi alle misure di profondita ed alle condizioni de' terreni su' quali era basata la ripe- tuta torre di sant' Agnese. Esposte queste cose, I'Autore passa a svolgere le proprie sue idee sulle ragioni artistico-pratiche che possono aver indotto 1' anlico artefice di quella torre a scegliere quel modo di solterraneo apparato, che per molti riguardi si discosla da'raetodi ordinarii ed anco dai sistemi che si viddero sotto altre torri, a quella di sant'Agnese conteuiporanei •, il perche egli lo trova un apparato curioso, e per di piu lo trova condotto con tania franchezza e dircbbe quasi con tanta disinvol- tura da non poter a prima vista determinarsi a cre- derlo se suggerlto da grande pratica ed esperienza nel- r arte del fabbricare o non piuttosto dedotto da studj e da' maturi riflessi. Dietro a tali principii, passa in rivista parte a parte quell' antico apparato e cerca indagare le ragio- ni di quella disposizione. Trova da notare che gli olto legni dell' intelajatura riposavano siil nudo terreno fangoso, quando iavece avrebbe senibrato che per ren- derli atfi a resistere alio pressioni dcllo muraglie rd — 87 — ' alia insisteoza delle scarpatejavrebbero auclie essi do- vulo essere dislesi sopra le testate de'piccoli pali onde aveasi costipato tulto il restante dell'area, affine di cosi ottenere ovunque ua effetto eguale e costaote. Gli sembrapure osservabile ]a sovrapposizionedel secondo siiolo di Iravi colle testate unite e reciproca- nienle combaciate sulla direzione delle diagonali del lelaio sottoposto, ciocche a primo vedere gli sembra non bene giustificatoj poiche cola appunto, al silo del- le congiunzioni vi concorrono le spinte, cola maggiore e il peso dei materiali da sostenersi e piu facile il caso di nil distacco o scoscendimento delle muraglie, il per- che e bisogno della massima solidita nelfapparato sot- terraneo che certamente non pu6 risullare dalla de- scritta disposizione, la quale, secondo TAutore, per es- sere completaraente adalfata , avrebbe ricbieslo un terzo suolo di raadiieri disteso in senso opposto, cioe ortogonalmente alia diagonale, limilando pero questo provvedimento alii soli angoli esterni del piii detto lelaio. Siccome pero codesti supposti difetti vennero suienlili dal fatto, perche quella torre si e conservata senza traccia alcuna di niovimenlo pel lungo corso di quasi 700 anni devono diinque esservi state delle ra- gioni positive e sufiicienti che persuasero queH'antico edificatoie a cosi operare. Fra queste ragioni sembra all'Autore doversi am- Hielleie il riflesso, che al buou effetto dell' opera lor- — 88 — nava indiffereiile situare quella Iravala colle uuioui sulle diagonal! od altrimenti, in quanto gia i tavoloni del priino suolo aveansi disposti con direziooe alter- nata , vale a dire in modo che quelli di un quadrato dell' area si trovassero distesi in senso conlrario a quelli dei quadrati vicini j oltre di che, i legnami stessi del secondo suolo offrivano una progressiva maggiore lunghezza quanto piu si allontanavano dal telaio inte- riore e si avvicinavano alia periferia del sistema ; laon- de abbracciando cosi ed allungandosi sopra una mag- gior eslensione, portavano di conseguenza I'effetto di tutt' assieme legare il sistema col mettere ad egual condizione ogni parte dell'area di base^ e rendere piu solida e piia resistenfe la porzione della base slessa ap- punto in corrispondenza agli angoii esteriori, ciocche aver doveasi a precipuo scopo e che pare fosse la rai- ra e 1' avvedimenlo contemplati da quell' antico co- struttore. Prosegue quindi ad esaminareseun qualche mo- tive possa giustificare il non aver messi piccoli pali anco sotto ai legni del telaio, e gli pare ritrovarlo quando si consideri che se altrlmenti si fosse disposto, altra era allora la resistenza del terrenocostipato a pa- licelli, altra e maggiore quella de' terreni sottoposti al telaio medesimo, ne si avrebbe conseguita quella equa- bilita di costipamento quale al bisogno occorreva, e forse ne avrebbe sofferlo la estremita deile scarpate esteriori. — 89 — A queslo puutu I'Autore nota quali dlsordini e qiiali sconci provengano alia solidita dei moderni iab- hricati pel falso principio di consolidarue i terreni alia base coir iinpiego di grossi e lungbi pali, ecccdenli ogni misura ed ogni proporzioue, cacciati per forza di pesantissime berte fino al rifiuto e lalvolta fino a ri- duri'e elaslica 1' inliera area destinafa per base ; rac- comanda in cio la inaggiore moderazione ; vorrebbe che alFuopo e per quatito fosse possibile fossero im- piegali de' piccoli e sotlili pali, e che la direzione di cosi importante lavoro preparatorio, dal quale dipende ia sussistenza e I'appariscenza de' fabbricati, fosse affi- data ad esperimentati ingegneri, non iiiai a gente in- esperta, materiale, niancante deile necessarie istituzioni. ■^■1 Per ultimo tema al proprio studio I'Autore ri- servavasi a dimostrare il perche aveva del to parergli quel lavoro essere stato condotto con franchezza , coa un certo aspetto di bonarieta e per cosi espri- raersi con dis'invollura : intorno al quale proposito ri- ferisce che nello escavo dei terreni aveasi risparmiato il quadrato del centro, linjitando la escavazione agli al- tri otto quadrati, cioe dove aver dovevano base le muraglie, e ne presenta un disegno in piano ed in profile da lui rilevato. Da questo si conosce che le va- rie stratificazioni dei terreni del quadrato o nucleo centrale corrispondono per ordiue di soprapposizione e pello spessore alle stratificazioni dei terreni auco a no- tevole distanza, ciocche iudica aversi a tulto premesse Foi. H.seric n. i:i — 90 — \c plu accurule indagini del terreno valevoli a pcrsua- (lore clio loinava supeilluc) mcUorc queH'area di mezzo alia stessa condizione degli altii otto quadrati, il quale pailito difficilmente si adotterebbe a' glorni nostri quando si traltasse di erigere tali specie di fabbricati. Per queste avvertenze e per le altre deduzioni fatte nel corso della memoria, di cui si da era restratto, r autore niedesimo non potrebbe negare airarchitet- to della torre di S. Agnese il uicrilo di esatto crilerio e di aver sapufo,con ben coiisigliala applicazione, va- lersi de' piu sodi principii dell' arte e de' suggerimen- ti di una pralica inveterata. Quel Campo dove tultora sussiste la Chiesa, ed jl sito dove s'innalzava quel campanile ricordano al- I'Aulore due aneddoti che cola v' ebbero scena, e che interessano la nostra storia municipale. Indica per primo I'apparizione della peste in luglio i63o, im- portala dall'Isola allora contumaciale di S. Clemeote, colpa la sbadataggine di un Giovanni Maria Tirinello ialegname che abitava una casa vicina alia lorre stessa, del qual flagello, che rapi a quesla citta e laguue 811175 vittifiie, egli ne ha pubbHcata la storia nell'an- no secolare i83o. L' altro aneddolo, che egli trova registrato nei | diarii del Cronisla Marino Sanudo al giorno 8 luglio 1 I 533 e quello di una trivellazione, che ora si direb- | be arlcsiana , cfletluata in quel Campo di S. Agnese | collo scopo di Irovar acqua polabile sotlo alia (Jaoray — 91 — cioe sollo il lerreno torboso. Di tale tenlativo, iini- tato forse dalle perforazioni da secoli usate nel Moda- nese, aveasene qui veduto altro esempio iiell' anno 1496, anco allora con effetto soddisfarente, clie pcro non si e potuto mantenere, perche Tacqua rinvenuta era acqua superficiale momentanea e perche in quelle eta non si avevano le cognizioni opportune , ne si co- noscevano quei mezzi e quegli avvedimenti come a noslri giorni s' adopra. L'ingegn. Casoni termina la lettura col dichia- rare die I'esame da lui fatto e un esame tutto pratico, quale appunto sembravagli adatto al carattere di quel sotterraneo manufatto , alia condizione de' tempi iu cui venne condotto, e piu di tutto ad appagaie la sua intenzione , che cioe dalle fatte considerazioni possano trarre qualche profitto gli odierni prafici operatori. Quindi il M. E. prof. Zantedeschi legge una No- la SLilla forza repuhiva che ritiene i corpi alio stafo sferoidale al di la del raggio della loro sjera di atti- vitd fisica c chimica. Egli espone le esperienze che furono fatte dal Boutigny per dimostrare che la sospenslone dei corpi alio stato sfei'oidale, al di la del raggio di altivila fisica e chimica, non deriva da uno strato di vapore iuter- posto alia capsula ed alia sferoide, ma da una locza repulsiva ; le quali sperienze furono esaminate da una Coimiiissione di fisici Ibrmala iiel seno (lell'Islilufo di Francia. Ma esperienze aflaHo simill, die lo Zantedc- schi riferiscc, lurono da Iiii fatte sin dall' anno i845, eseguite alia presenza dell'Ateneo di Treviso, e pub- blicale uel suo Trallato del Calorico, e negli Annali di Fisica per I'anno i 849-1 85<). Quindi il cav. Zan- tedescbi non esilo a dimostrarc alF Islitulo di Francia che i suoi esperiiuenti erano anlerioii a quclli del Boutigny ; e non solo I'Istitulo amniise il richianio e ordino che fosse inserilo ncl suo Reso-conto, ma lo stesso Bouligny dichiaroUo giuslo, e promise che, in una nuova edizione delle sue opere, avrebbe renduto piena giustizia alio Zantedeschi, e si cbiamo fortunato di essersi trovato in accordo con lui sopra questioni di fisica cosi ardue. Non dissimula il prof. Zantedeschi la sua compiacenza perche le proprie vedute sieno state approvate dai giudici piu compefenli, e per aver cooperato alio sviluppo di una dottrina che e italiana, e che si avrebbe volulo che fosse franccse od inglese. Sull'argomento di quesia Memoria il M. E. prof Maggi volse al prof Zantedeschi una infcipellazione, poiche gli parve che non fosse inlieramente abbaftuta la sentenza di coloro che vogiiono lo sferoide sia so- steuuto a distanza della superficie della capsula dal vapore svolgentesi ; perche anche in quesia capsula havvi vapore che batle conlro dei fill costituenti il nuo- vo cribro di Bouligny. Al che il prof Zantedeschi ri- — U5 — s{)o.se, clie a sostegno delle immaginate difficolta con- veriebbe piovare die Ira la capsula pertugiata e la capsula comune vi sia diflerenza di risultamenti j cioe variazione nella lunghezza dei coni infiamniati ascen- dent! e discendenti, e variazione di dislanza, che do- vrebbe essere proporzionata alia quanlita del vapore die liberamenle sfugge dalle maglie circolari. E 1' op- ponente soggiurige che in questo non aveva egli espe- rimenti di soifa a sostegno dell'avanzata opposizione. Dopo la leftura del cav. Zantedeschi, e dopo la successiva discnssione , il prof. Bellavitis soggiunge oil' egli non saprebbe scurgere alcuna analogia, o sol- tanto nn'analogia ben loutana, ira i fenoraeni di ripul- sione dei corpi fortemenle riscaldati , e la teoria della espansione della materia attenuata. . — II cav. Zantede- schi risponde che sostanzialmente e la medesima co- sa, e che il calorico non fa che anmentare I'euergia. II M. E. Prof. Maggi comunica all'Istituto le se- gnenti : Osservazioni sidle stelle cadenti fatte nelle iiotti vicine ol lo agosto i85o. Sngg-etto di osservazione e di sludiose indagini s' e fatto da non molti anni ai meleorologi quel fenomeno lu- minoso che soglianio chiamare delle stelle cadenti; feno- meno non isfiiggito pero di vista agli antichi, ne da loro lascialo pure senza alcuna spiegazione. Del che ci sono volgari testinionii, quando altri ce ne niancassero, que' poeti che cantando, come Arato e Maronc, le nieteore e — 94 — gli aspclli del ciclo, o solo czlaiwlio per Irarne a' loro versi adoriiamciilo e vagliczza d'iinagini, ce !o dcscrisse- ro; e ne rccarono la cagionc sia ad iin vcro niovcrsi de- gli aslri, sia all'accendersi e Irascorrere di qualche foco nell'aere. E son pur qiieste uella soslanza le spiegazioni stes- se die la scienza propone oggidi ; ancorche con scnsi meglio delerminali e dielro la scoria di parccchie analo- gic ad allri fcnonieni, dc' quali pole oltencrc ccrla cono- scenza, Non e del niio divisamento lo sporre a minuto, avvegnacchc diviilgalissime, quelle due ipolesi, ne, pesa- lonc il valore, dare fra esse due quella ricisa senlcnza che per piii rispelti (e da me singolarmenle) iion polrcb- be venir malura. Ben soiio forse per conferire di qual- che guisa a quesrullinio inleulo della scienza con quello che oggi (se lanlo mi onorale) vi meltero innauzi; ed e quanlo lo scorso anno accadde a nie slesso di nolare os- servando il cielo in un tempo, al quale i mcteorologi hannn gia posto somnia nltenzione per una co|)ia slraor- dinaria di slelle cadenli usata allora a vedersi : vo' dire nelle nolli prossime al dOdi agoslo. lo tocchero appresso d'alcunc piii immediate conseguenze che me ne sembra- no derivare: ma il lutlo, com' e il mio debilo, slringero jjure iii breve. E innanzi trallo un cenno degli apparecchi pe^ quali mi parve di poter meglio couseguire il mio fine. lo presi posla in sul dosso ad una delle Iroppo fa- mose coUinetle di Santa Giuslina, donde I'occhio signo- reggia un piltoresco e slesissimo orizzonte, e tutta sco- pre la volla del cielo, se non in ([uanto a tramontana e a levante se ne asconde qualche grado dietro le acute vette del Baldo, e deirnllre mmilagno che. ullime tra la gran- ~ 95 — de latniglia dell'Alpi, stanno a guardia del bel pacse. Di- segnalo ivi in terra iin otlagono regolare, io feci in sui verlici degli angoli saldamcnlc piantarvi altrcltanle aste ben rilte a piombo; e qucste, alTallczza angolare di gra- di quarantacinque rispelto cbi sedesse sul ccntro, ricin- gere da un giro di fune; poi le paja opposte per altre quatlro luni orizzoutali congiiingere, le quali sopra il delto ceulro corresscro ad incrociarsi. Per tal guisa tullo remisfero celeste ne rinianeva parlito in otto semi-qiia- dranti, c ciascheduno di quesli in due porzioui ; Puna in- leriore e qnadrilatera, la sovrapposta triangolare. Un osservatore assegnai a ciascun quadrante , i cui qiialtro spazj assai agevolnienle egli potea tener d'oc- chio; e sapeva eziandio indicarii pel propcio lor numero ordinale con che innanzi io gli ebbi tutti contrassegnali 0 dislinli. Poche sillabe gli bastavano ad annunziare di ogni apparenza luminosa, che se gli ofTerisse, illuogOjla direzione, la lunghezza del Iratto percorso, e qualchc piii riaiarchevole forma od accidente. Con pari semplicita e prestezza io potea cio tulto segnare in carta su d' un re- gistro a sedici colonne, facendo uso d'una scrittiira tigu- rata insieme a qualche cifra, e di quarto in quarto d' ora notandovi il tempo. E facile mi tornava, sia guardando allora Irallo tralto le costcllazioni rispondenii ai sedici spazj , sia appresso riconoscendone le posizioni oraric coU'aiuto d"un planisfero o d'un globo celeste artificiale, il rapportare le faite osservazioni alle diverse regioni delta volta stellata. Cio preordinato, la sera degli otto agosto io fui co' miei compagni alle ore dieci sulla coUina in alto di osser- vare allentaraente il cielo, e notarvi Ic stclle cadenti fino ad un'ora del scguentc mattino : Io che feranio ancora — 00 — nolle tic ;illrc tioUi alia fila. Sopraggiunlo poi la scia del dodici un denso nuvolalo ad ingombrarci la vista, Ic no- stre osservazioni non andarono piu iniianzi. Pure nc rac- cogliemmo quanto, secondo io avviso, piio bastare all'iio- po di farci conoscere randamcnto c Ic piu notevoli con- dizioni del fenomeno da noi tolto a sludiarc. Per ciuque rispelti divisero le cose osservale. E primieramcnte diro del numcro delle slellc cadcnti. Com' e gia conosciulo , non v' ha nottc fra I' anno senza parecchie di tali stelle: scnibra anzi che, compen- sato il piu col raeno , ve nc abbia scmpre da sei in selte per era ; ma queste senza certo luogo e direzionc, onde prcsero il nomc di sporadiche. La nolle invcce dall' otto al nove d'agosto cc ne dicde per quelle Ire ore d'osserva- zione ben 458, ossia poco nieno che 58 per ora : otto volte piu che agli altri tempi dell' anno, Lc Ire segiienli notti n'ebbirao, entro lo stesso intcrvallo di tempo, ri- spettivamente 151, 542, 200: il primo dc'quali numeri io tengo esserci riuscito inferiore al vcro per eflello d'uu vaporc torbidiccio che (juella nolte prendeva Tacro, e dovette avcrci tolto di vcduta ie meno lucide, e le scor- renti piu presso I'orizzonte. II pcrche 6 da credersi che la frequenza delle stelle cadenli venissc invero crescendo fino alia notte Ira il dieci e I'undici, c scemasse dappoi : il piu numeroso passaggio cadendo il giorno stesso del- I'undici, come mi fece pensare il rapportatomi da uno fra i miei compagni, che diraoralo cola in veglia Tintcra not- te, vidde quc^fenomeni tarsi lino all' alba piii spessi e vi- stosi. Iq secondo luogo ; la varia direzionc delle stelle ca- denli mi dicde di poterle sccverare in tre classi. Nell'una (|uclle (ed eran le piii) che mostravano partirsi dalla co- — 07 — slellazione tlella Giraffa presso i piedi di Perseo ; nell' al- tra quelle die pareano movere da Gefeo; riella terza, uri po' men iiunierosa, le uscenti dalla porzione nord-ovesl di Pegaso. Finalmente alcune pochissinie ( le quali nella sera dal dieci all'undici montarono a sole 16) non pare- vano nel lor corso governale da alcuna legge, ma, come vaganli o sporadiche attraversavano il cielo per ogni ver- so. Non csseudomi riuscito di bene accerlare per alcuno dei delli tre gruppi, e sovrattulto pel primo, im punto parlicolare ove porne I'origine; io lengo da tutta la re- gione fra le accennale costellazioni essersi infallo mosse le delle stelle cadenti; benche da alcune parti di quelle spazio alquanto piu spesse. Nel che le niie osservazioni si dipartirebbono da quelle di non pocbi meteorologi, che le stelle periodiche d' agosto fannn tutte provenire da presso j3 della Giraffa, Contuttocio r eccesso del primo gruppo sugli altri due faceasi maggiore come, aU'avvicinarsi del giorno un- did , le stelle moltiplicavano. Infatlo le provenienti dal corrispondente tratto del cielo erano , sopra cento delle osservate , nclle quatlro nolti rispetlivaraente o^, 58, 74, 70. Terzo. Non ad ogni parte della volta celeste appari- vano esse con eguale frequenza : ma dove poche , dove molle si noveravano. Secondo a noi cadde vedere, esse di rado correano la regione del Serpentario, e quella del Cocchiere e dell'Ariete; sovenli invece comparivano alia Balena e ali'Acquario da un lalo; all' Orsa maggiore , a Boole, ai Levrieri dall'altro. E poche sempre, benche di piii vivo spIendorCj erano quelle che ci passavano al zenith. Ond' e palese I'errore di chi, tenuto rocchio ad una ristretta porzione del cielo , dal numero delle stelle Fol. U. Seric I J n — 08 — cadenli cola osservale pensa colla ragioiie degli spazj ar- goraentare quello delle coniparse per tulto 1' emisfero celeste. Quarto. Anco nel tempo del succedersi esse non si tenevano dietro egualmente conipartite; che talvolta po- che ed a lungo intervallo, talvolta venivauo molte inbre- vissimo ed eziandio parecchie nello stesso istante; loc- che era sovrattuttOjC quasi ad un tempo, a nolarsi in am- bedue le regioni del maggior passaggio teste accennate; e quando cosi spesscggiavano , presso che lulte correva- no direzioni appartenenti al primo e maggiore degli ac- cennali Ire gruppi. iNoo mi venae pero fatlo di riconosce- re quel costante periodo di circa venti minuti che il P. Secchi pote notare : a me riusci anzi vario fra i quindici ed i quaranta. In quinto luogo; per cio che ha riguardo alle appa- renze di vivacita di lume, ampiezza dell' arco percorso, lunghezza e colore del tratto lurainoso lasciatosi talvolta addietro dalle stelle cadenti ; buon numero non avanzava in isplendore le fisse di terza grandezza. Pur molte erano sopra quelle di seconda; no poche ve n'ebbero piu sl'ol- gorate e graudi che il Sirio e Venere. E furou queste (la nolte dal dieci airundici) Ira 542, ben diciassette. Le hmghezze delle lor corse presero tal fiata , e so- vrattutto quella notte, angolo grandissimo, cioe sino d'ol- tre a cento gradi; lo che era piu sovente il caso di quel- le [)rossimc alio zenith. Sei pure ne contammo che nel punto stesso di lor comparsa, ivi senza mutar luogo co- me piccoli larapeggiamcuti si spensero: e pole csscrc o da semplicc eflfctlo di prospettiva, od anco dal subito consu- niarsi del corpo lucentc. Parecchie lasciavano eziandio segnate lo traccie di — 99 — lor caramiiio per liinghe lisle risplendenli le quali noa dileguavano losto, ma permanevano alcun tempo visibili ; cioe dai tre, ai dieci, ai venti, ai quaranta, e fiuo ai set- tanta second!. La quale maggior durata non occorse inve- ro piu che una volla; e fu al lanciarsi , quasi magnifico razzo, una splendidissima di tali stelle per altraverso le costellazioDi di Cassiopea e del Cigno sortemi allora sul capo; dove la Iraccia di ben gradi quaranta ne stette cosi a lungo campeggiando vivace e bella sul cupo azzurro del cielo. Svani poi lenta, e quasi consumandosi. Ma quel- le che fermo allora maggiormente la mia attenzione si (u la figura per me tulta nuova (ma che poi vidi altra volta la stessa notte) di quella striscia, la quale nou istesa ad arco sulla sfera celeste, ma vi correa sensibilmente torta e serpeggiante. Nei colori avvisai pure qualche variela. Piu di spes- so apparve il giallo-rossastro ; ma si alcuna volta 11 rosso granato, alcun' altra 1' azzurrigno, tre sole o qualtro il verde; nel quale si coloro una Stella che la notte dal die- ci all' undici gitto vivida e grande fra la testa del Serpen- te e Boote , e parve inoltre accompagnata da un romore simile a scoppio. Eccovi quanto potei dalle mie osservazioni raccoglie- rp. Ora accennero brevemente a quelle piu vicine conse- guenze che io stimo discenderne. E notero prima come ne riceva certa conferma il rilorno periodico delle stelle cadenti verso il dieci di ago- sto; presso il qual giorno potemmo noi riconoscerne la quantila d'almeno venliquatlro tanti la solita a vedersi neiraltre notli deiranuo. II qual lallo , meutre toglie il soslegno d'ogni probabilila all'ipolesi che di quci feno- — Kit) — mcni fa semplici mcleore , validamcnlc sorreggo (luolla chc nc nicllc I'origine noiriiiconlro dclla leira a gruppi (li piccoli corpi circolanli d'inlorno al sole, Dall" essere allora il niolo di Iraslazione della lerra dircllo inverse la costellazionc del Toro, la cui distanza angolare dalle Ire della GiralTa , di Cefeo e di Pegaso c minore di gradi novanla, conscgiic die nel piu gran nu- mero delle slelle da me osservalc la coniponcnlo dclla ve- locila parallela all'ecclillica si rivolgeva conlraria a rjuella della terra ; c polea pcro, conic eflTello di senijilicc appa- renza ascriversi bene al raolo di quesla nello spazio.Nuovo e potentc argomento a vantaggio della seconda ipolesi, die diro cosmiea, posta eziandio a confronlo di quella volula di fresco niettere in vigore dal sig. Hopkins, la quale (lencndo quasi il mezzo fra le due acceunale) fa di quei piccoli corpi allrellanti satellili del nostro piane- la: conciossiacclie quella direzione del loro moto appa- rente die nella anzidetta ipotesi cosmiea Irova facile spie- gazione, in quella mantenuta dal sig. Hopkins debba in- vece riceversi come semplice dato. Le lalitudini boreali in che sono collocali Celeo, la Giraffa e Pegaso nienano inoltrc a conchiudere che i nodi dellc orbile descrille dai piccioli asleroidi e incontrale dalla terra doveano essere 1 discendenti. Chi tenesse quel- la grande lor moltiludine essere da principio slata mossa per direzioni giustamente tra loro parallele polrebbe, s'io mal non ni' appongo, nella perturbazionc operala dalhi niassa terrestre, cui tanto s'accostano, trovare agevolinen- te la causa di quelle sviarsi e spargersi per lullo il Iral- to fra le coslellazioni mentovale. II comparire poi gli osscrvali feuonunii piu freqiienli nelle due plaghe per poco opposle del cielo , occupalc — 101 -- Tuna dairAcqnario e dalla Balena, I' altra da Boole, dalla Maggior Orsa c dai Levrieri, ci fa argoraenlarc nella mol- tiludine dellc piccole masse circolanli, delle quali parlia- mo, un pill slretto raccoslamento liingo piani le cui scam- bievoli intersezioni non Iroppo s' allonlanano da una di- rezione parallela alia linea degli equinozi. Ma per avven- lura qui puo essere nuovo acquisto di probabilita alia stessa ipotesi deirincontro colla terra. Imperocche su quella direzione appunto che prende la risultante della sua velocita, pigliata in opposto sense , e di quella de' corpicelli incontrati, debbano questi succedersi in egual lenipo pill spessi. Le osservale interinillenze pel ci dicono aperto e fuor di dubbio Tineguale distribuzione lore suUe lunghezze delle orbile che descrivono. Come dello splendore onde sono visibili moltissimi di que' corpi cosi eziandio delle slriscie lucide che lalora li seguono rende buona ragione il riscaldamento che. Ira per I'altrilo e la compressione dell' aria nel rapidissimo lor tragilto per ralmosfera, essi devono provarne fino a combinarsi coU'ossigeno. Gonciossiache dove torna assai viva la conibustione (cio che debbe intervenire ne'piiive- loci e in quelli che scorrono gli strati piu densi dell' at- mosfera) parte di loro puo dissolversi in vapore ardente, il quale, per la sua tenuita impedito di scguitare quel re- slo tullavia solido che passa innanzi, rimane a fare di se per alcun tempo risplendeute la traccia della lor via. L'udirsi di qualche scoppio, divisalamente da quelle stelle che non trascorrenti, ma come immobili , in uno stesso luogo hriliano repente e s'eslinguono, e fallo che le cose esposte non lasciano senza acceltabile spiegazio- ne: la quale non fallircbbe pure aU'altro della figura ser- — i02 — peggiantc della Iratla Iticlda: awegiiacche un corpo di forma iiolcvolnienle diversa dalla rolonda possa , per la ineguale resislenza deH'aria oiide Irapassa c pel inolo ro- latorio chc viene a prenderne, com' eziandio per la forza elaslica del vapore clie se ne svolge bruciando, essere pill 0 meno sviato dal sue cammino rcltilineo. La variela dci colorl nolle stelle cadenli da me osser- vale non fu lanla che iion polesse bene recarsi a quegli dementi de' qiiali vediamo composli gli aerolili , cui le delte stelle e da credere che per nalura slrellamenle si allengano; ed ai diversi gradi di loro combiislione. E non mi si moslro pure alcuna legge che rendesse neccssario il ricorrere (siccome piacque al sig. Heiss di Colonia) a due correnli, I'una di materia ferrosa, 1' altra di zolfo che fra loro incotilrandosi e coll' aria dell' atmosfera ter- restre, dcssero occasione a speciali chimiche combinazio- ni svolgenli luce or gialla, or rossigna. Che poi presso al zenith le stelle cadcnti comparis- sero piu cospicue insiemc e piu rade e manifesto onde do- vesse provcnire; ed era senza piu dalla posizione eccen- Irica del luogo di osservazione. Perocche egli e appunto sulla linea zenitale che il limite superiore dell' atmosfera piu ci si accosla, e I'ampiezza angolare, sotto cui ne ve- diamo una porzione determinata qualsivoglia, vi si fa piu grande che verso ogni altra direzione; e con essa piu grande eziandio il diradamento di ogni mollitudine di corpijChe si ponesse unifornieniente sparsa nell'atmosfera. Pertanlo, senza ncgare possibili de' fuochi schietta- mentc mcleoiici i quali di se diano alcuna vista ed effelto simile agli osservali, noi ci piegheremo piii facili a quel- la ipolesi che mettc invece moltissimi corpicelli avvol- ociilisi iiilornn al sole, o dalla terra nel suo cammino in- — 105 — conlrali. JNel piii folto tli qiielli enlra essa appunlo verso il dieci di agoslo, onde pel tragitto loro nell'aria lutte le notate apparenze luniinose. Parecchi sopra 1' aluiosfcra o nelle parti sue lenuissinie passano oscuri e non veduli il coDo deH'ombra teirestre. E i piii lontani che gli corroa da fuori possono pure (se ad altre osservazioni del P. Sec- chi voglianio dar fede) pel loro sterniinato Dumero col ri- flcsso del raggio solare lemperarci di qualche sensibil chiarore I'oscurila della nolle. Locche hen s' accordereb- be all'avviso di coloro che la luce zodiacale pcnsauo Irar- re da soniiglianle cagione, alia quale aiico le recenli rile- vantissime considerazioni del sig. Leverrler inlorno al lallentalo movinienlo del pianela Mercurio sembrano con- suonare. < ■ ■ > Laonde al vedeici tra I'aono comparirc qualche nolle piu spessi e vivaci quei getli luminosi e lrascorrenti,come fulgidi razzi, la volta del cielo; meglio che averli per in- dizj di vicine mulazioni nieteoriche , vorremo noi lenerli sicconie saggi di cio che nel suo grembo nasconde la profondila immensa del firmamenlo, e quasi avanzi e me- raorie di quel gran giorno,'nel quale una mano Onnipos- senle Mosse dapprima quelle cose belle. Per ultimo il M. E. prof. Uellavilis ricorda di avere neU'anno scorso presenlala all'Islituto una Me- nioria di oggetlo geometrico, nella quale, mediante considerazioni sinteliche , trovo qnal superficie di ugualo illuniinazione quella che e generala dalla rota- zione di una lemniscata intorno al suo asse longitudi- — 104 — nale ; il tjual problenia era gia slato risollo dal prof. Minich mediaiite il calcolo a difTerenzlali parziali : ora 11 Beliavilis dichiara di aver posteriormente vlcono- sciato che la soluzione da lui Judicata non era che un caso particolare di quella piu generale superficie che e 1' inviluppo della predetta superficie rotonda, qiian- d'essa si muova con qualsiasi leggc intorno al suo centre. Dopo cio ristituto si riduce in adunanza segreta. Si legge I'Alto verbale dell'adunanza segreta del giorno 3o dicembre i85o, che, dopo due modifica- zioni desiderate dal Presidente ed eseguite sul mo- mento dal Segretario, e approvato e sottoscritto. Si annunziano i seguenti doni falli all' Istituto. 1. Dair I. R. Islituto Lombardo. Giornale dell' I. R. Istitnlo Lombardo e Biblioieca italiana. — Nuova Serie. — Fascicolo 8.°, pubblicato in decembre 1850. a,. Dall'I. R. Luogotenenza. Bollettino delle Leggi e degli Alii del Govcrno della Venezia. (ital. ted.) — Punlata V, decembre, 1850. Prospetto degli studii e delVorario presso la IJniver- sila di Padova pel 1851, in 4. — 103 — 3, Dal tiijf. RaiVtiole Moliii, I. R. Assisleale all' IsliUi- lo fisiologioo in Vioima. Sugli sloinaclii (k'(jli uccdli. — Slutiii aiialotnico- morlologici. Vienna, 1850, cli pasf. 2-4, iti fbglio, con 4 lavolo. /|, Dalla Societa Medico-Chirurgica di Bologna. BolktUno delle Scienze mediche dellu Socielii medi- co-chirurgica di Bologna. — Fascicolo di oUobrc, 1850. Bologna, in 8. II Segretario la conoscere il progiesso della stam- pa degli Alii e dlmoslra che si polra in segnito pub- hlicare regolaniiente e scnza inteiriizione il Rendi- eonlo dei lavori dell' Istituto. Si legge il dispaccio con cui viene annuuziala air [sliluto la nomina definiliva del cav. di Toggen- burg all' ulBzIo di Luogotenenle nelle Provincie Ve- uete. Volendo I'l. R. Istilulo, dietro le pieliminari ri- soluzioni prese nelle anlecedenti adunanze, delernii- naie i modi di porsi in corrispondenza col Giornale di Parigi inlilolato La Patrie, delibera che, per cono- scere la forma con cui nella progellala Rivisla sono €stese le relazioni delle Sociela scienlifiche, sia pre- rol. II. Serie II. i4 — 106 -^ gala la Direzione di quel Giornale di Irasmellere al- cuni nuuieri, nei quali si contenga qualclie brano della Kivisla medesima. Dopo cio I'adunanza si scioglie. NB. Per alcunc parlkolavi circoiianze VI. H. hiliiiio Feiieio non leniic le sue ordinarie adunanze nei mesi di febbraio c rnarzo i85j. ADUNAWZA DEL GIORNO 27 APRILE dSSi. Si legge I'Atto verbale dell'adunanza privata del glorno 1 9 gennaio decorso, cli' e approvato e sotto- scrilto. II M. E. e Presidente cav. Racchetti annunzia la gravissima perdita fatta dall'Istituto del proprio M, O. Eminentiss. card. Jacopo Moulco Patriarca di Ve- nezia, mancalo a' vivi il giorno a5 corrente in quest a cJ.Ua. Qulndi il M, E. prof. Poli legge la prima parte di una Menioria iutitolata : Teoria dei principil della piibblica istriizione. L'Autore dopo aver indicato che i principii nel- le cose praliclie sono quelle norme o regole generali - 108 — tlieli'O cui si tlel8 aprile de- corso n. 268, la I, R. Luogotenetiza dicliiara die nulla osta perche nei tempi consueti sia ripristinata la di- stribuzione dei Preuiii d'industria e del Premio sclen- tifico, ed annunzia che provvedera opportunamente all' occorrente dispendio. In conseguenza di cio 1' I. R. Istituto determlna che nelle adunanze del p, v. giu- gno abbiasi a trattare di questo argomento, ed a pren- dere su di esso le necessarie deliberazioni prelimina- ri ; e dispone che di cio sia dato avviso ai M. E. ed Onorarii nelle Circolari d'invito. Dope cio 1' adunanza si scioglie. rol. 11. Serie. 11. 18 AdUNANZA del GIORNO 19 BIAGGIO 4851. Si legge I'Alto verbale dell'adunanza privata del :2,8 aprile decorso, che e approvato e firmato. II M. E. cav. prof. Zantedesclii espone verbal- mente Alcune sue esperienze ed ossen'azioni pella condacihillta elettrica dei muscoli e dei nervi. L' Autore, indicala I'importanza dell' argomento, arreca la sentenza del Matteucci e gli sperimenti clie addusse per diniostrarc die una corrente elettrica non abl)aDdoiia la via delle fibre muscolari per proieltarsi sui filamenti nervosi, e le conclusioni alle quali per- venne inlorno alle conlrazioni e sensazioui prodolle dalle correnti d' induziorie o d' influenza, Contrappose gli esperimenti del sig. Rad'aele Molin, assistente all' I. R. Istituto fisiologico di Vien- na, il quale con numerosi fatti coraprovo V erroneita — \M) — dclla iloltiina del Matfencci ed i proprii esperimcnti con vario modo lipeluti, coi qiiali vennc in rliiaro : (;lic non si puo aniniettcre clie la currenle elettrica non devii dalla via delle fibre muscolari, e die la nuo- va teoria eleltro-fisiologica e destituita di ogni fonda- mento. II prof. Bellavitis espone pure verbalmente J(l- cune Jiotizie ed osseivazioni die fanno segnito alia Nota per esso letta nella precedente sessione rela- twamente ad Tin modo di render palese la rota- zione della terra. Da prima e'j;Ii dicliiara che neW Institut. n. 897, il Poinsot si era di gia servito di quello stesso princi- pio meccanicOj da cui egli pure aveva tratta la pro- pria idea-, se non che il Poinsot proponeva di dedur- iie un nioto relativo piu lenlo della rolazione terre- stre^ mentre egli propose al contrario il modo di ot- tenerne uno molto piu rapido. Profittando di alcuni suggcrioieuli datigli da! prof. Belli, e dalF ing. macchinisla dott. Kocchetti, egli propone di ridurre 1' istrumento da lui proget- talo a piccole dimensioni in guisa che, ricoperto con una campana di velro, potrcbhe lacihneule ado- perarsi anche in pnbblico insegnauicnto. Ecco a che si riduce V esperinicnio iiiodifica- lo : due verghette di ottonc sono unif(; a cerniera poco luugi dal loro mezzo ; il perno della cerniera e — lil — orizzonlale, eti e sospeso a sollilissi'mo filo verlicale. Le veighe sono quasi addussale I'una aH'altra in posi- zione orizzontale e sono tenule in peifetta quiete apparente (cioe relaliva alia terra) da due aslicelle verlicali, die sostengono nei due estrenii le parti piij lunglie delle verghe predetle. Dopo cio, senza pro- durre alcuno scuotimento, e con niolta delicatezza, si abbassano insieme quelle due asticelie, sicche le ver- ghe, rimaste libere, girino inforno alia cerniera pren- dendo la posizione verticale; in guisa clie le parti piii lunghe e piu pesanti delle verghe slaranuo crniai pendenti dal perno in giu, menire le parli piu corle si toccheranno esse pure al disopra del perno ( la- sciando per altro Ira loro una scanalatura cui ri- manga libero il filo di sospensione ). Per tal manie- ra il moniento d' inerzia ( iutorno ad asse verti- cale) delle due verghe, prima aperte orizzonlalmente, poscia chiuse verticalmente, si sara di molto diminui- to, e di altretlanto dovra accrescersi quelia velocita di rotazione che le verghe avevano insieme colla terra quando sembravano in quiete. Percio le verghe dopo chiuse ruoteranno niollo piii rapidaniente della terra, e visibilissimo ne sara il movimento. Per ultimo il M. E. prof. Maggi preseula una sua xSola: Suiruso della luce polarizzata nelle coi-riipon- denze telegrajiche. L Autore, dopo brevi ceinii inlorno ad altre iiia- — l/i2 — nlcre gia proposfe di adoperare la luce a queslo effet- toj avvisa die nello stesso piano di joolarizzazionc, senza pin, potrebbe essere un elemento dal quale trar- rc un pcrfetto linguaggio. Un appareccbio polarizzatore i'alto di piu laslre di velro sovrappostc, e girevole intorno ad un asse orizzontale, dovrc])be stare dinanzi la f'ontc luminosa da quel suo lato onde se ne aspettano i scgnaii. La lu- ce ne uscirc'bbe allora plii o nicno pienaniente pola- ilzzafa in un piano, la cui direziouc potrebbe a talento mularsi e farsi lispondere a ciascuna delle ventiquat- tro eguali divisioni di un seniicerchio veiticale segna- te delle altreltante lettere dell' alfabeto. Ad una delie quali divisioni, e alia lettera che raccompagna vorreb- be sempre assegnarsi un medesimo luogo j esempli- grazia il piano verticale pel centro. 11 lonlano osservatore dovrebbe armarsi la vista di un eannoccliiale affidato a stabile sostegno, e I'orni- to (dopo il sistenia de' suoi vetri oculari) di un tube contcnente un prisma di Nicol, od altro piu delicato polariscopio. II quale, volgcndosi con dolce sfregamen- to intorno 1' asse del eannoccliiale, farebbe discernere il piano in cbe giunge polarizzato il raggio luminoso. Ne altro farebbe niestieri ad accertare la lettera accen- nata dalP apparecchio polarizzatore, sc non un giro si- inilmente posto delle venliquattro lettere scolpite sul tubo del eannoccliiale, ed un indice portato dal pola- riscopio. II prof, Maggi tiene che eziandio sotto altre — 145 — e iniglioii i'oriuc polrebbe trarsi all' atto quesla sua idea, al cui riusciniento fauno, per suo avviso. bene augurare le taute utili applicazioni alia scienza e aU'iii- duslria onde fu trovata feconda la polarizzazione della luce. * , Alia lettura di questa Nota segue una breve di- scussione, in cui prendono parte i M. E. Minicli c Bellavitis, cav. Sanlini e cav. Zantedeschi. Dopo cio r I. R. Islituto si riduce in adunanza segreta. Si legge 1' Atlo verbale delP adunanza segreta del 19 raaggio decorso, ch' e approvato e firaialo. Si annunziano i seguenti doni fatti all' I. R. Isli- tuto : I. Dalla I. R. Luogotenenza delle Proviucie Veuete. Bullettino delle Leggi e degli Atti del Governo della ^etiezia. — Dalla Puntata XI alia XIII inclusive, cioe a tutlo 8 maggio d85i (ital.-led.). Venezia, in A. pice. 3. Dai sig. Compilatori del Giornale Fisico-cliimico italiano. Giornale fisico-chimico italiano. Puntata II. in 8. — U4 — ?>. Dill socio conisnondente dolt. G. I3att. Mu"-na. I D Cotnmcntario dcUe O/x-re di Gio. Andrea Giacominl ecc. (Estr. dal Giornale veil, di Scionzc nicdiclic). Sulla dottrina ddle f:bbri in gcncre del prof. cav. Bafalini^ c su quclla in parlicolare delle febbri ed ajjfezio- ni pcriodichc non fcbbrill del caiK prof. Tommasini., Con- sidcrazioni. Padova, IS 49, in 8. 4. Dal sig. O. G. Cosla di iNapoli. Scopo e risullamenii di una rjita a Pietrarosa. Nota (estr. dal Filiatro-Sebezio, Giornale di scienze mediche. Gcnnaio i85I) di pag. 8, in 8. 5. Dalla Redazioue del Giornale 1' I ncoraggiamento di Ferrara. L'lncoragrjiamenlo N.'' IG c 17 del i." c 8 maggio 1851. 6. Dal sig. (jriovanni Vein do. DelV ingefjno e degli scritti di Luigi Carrer^ Discor- S3. Vcnezia, 1851, in 8, di pag. 52. J. Dalla Societa d'lncoraggiamento di Scienze, Lette" re ed Arti in Milano. Programma di Concorso per la soluzionc del qncsito .• Sidle condizioni economiche c morali delle popolazioni - lio — ctfjricole in LomhunUa cc, cni vlene asscfjiinlo nn jirctnio di lilt- 900. 8. DaJIa R. Accademia dei Georgufiii dl Fircnze. Rendiconti delle adunaiize dclla U. Accademia "cnn I85I. 9. Dal M. E. cav. prof. ah. Z;.nledeschl. Dcirorigine e progresso dclla fisica tcorica speri- mcntale mW Jrchiijinnusio Padovauo, Prelezione^ lelta nel .J oUob.c 1850. Veuezia I80I, in 8. gr. di pag.'/ii. I o. Dal sig. aw. G. Tornmasoni di Venezia. Rapporlo letto all' Jtenco Fencto ndla toniala 8. maygio a. c. mile Memorie presentale par la solazione di tin quesito: Intoriio ai leslameiiti, proposto dal benemerito Jacob Fano. Venezia, 4831, in 4. di pag. 8, n." ^9 esem- plari. II M. E. prof, de Visiaai in nome della Commis- sione per la lingua, a cui appartiene, presenta un Rapporto air Istitulo in cui rende conto dei lavori eseguiti dalla Conimissione raedesiraa, dei metodi se- guiti, delle massime adottate e dei risultamenti ottenu- ti, non senza indicare la utilita che da questi risulta- menti polra ritrarne la lingua nostra. L' Istituto, ap- provando quanto fu dalla Gommissione operato, di- spone che le giunte e correzioni da esso proposte, e da introdursi nel Vocabolario della lingua, sieno falle dl pubblica ragione colle slanipe. f 'ol. II. Serie II. , '9 — |/|.G — l)o\en(losi (juindi procedere alia rinnovuziouc della Coiiimissioiic aozidelta, la quale continuo nel- 1' esercizio delle sue funzioni per oltre un Iriennio, il Vice-Presidente, in luogo del Presldcnle per indispo- sizione non intervcnuto, considerata V ulilila die si ritrasse dai lavoii di quelli die finora fecero parte della Commissione medesima, e preniesse eziandio al- Ire considerazioiii, propone die nclla specialita del ca- so, ed in via di eccezione, sieno conl'ermali i sette MeniJjri cffcltivi die tuUavia la compongono ; e che siano noniinati due altri M. E. a fame parte in so- slit uzione del defunti M. E, ab. Furlanetto e prof. Carrer. Procedendosi quindi per isdiede a siffatla iiomiua, rcstano con iiiaggioranza di voli elelti i M. E. prof. Maggi e Giulio Sandri. Doj»o cio 1 adunanza si scioglie. ADUNAISZA del GIORNO 22 OIUGNO ibiijl. Si legge I'AUo verbalc (lelFadunanza privata del gioroo 1 8 maggio, ch' e approvato e sottoscritto, II Membro eff. e Segretario provvisorio dott. Gi- rolamo Venauzio legge un Commentario sulla vita e sidle opere dl Lidgi Carrer. L' A u tore, dopo aver desci'itto i fatti principali della vita del Carrer, esamino e dimostro le facolta di cui fa privilegialo, gli stiidj che fece, gli scopi che si propose, e le opere clie produsse nel daplice arriiigo della poesia e della filologia. II M, E. prof. Menin legge 1' ultima parte della sua Memoria : Sid moniimenti delt America centrale^ nella quale ricerca anzi a tutto qual grado d' iucivili- mento possa ragionevolmeute attribuirsi alia uazione che li edifico. Le sue investigazioiii lo inducono a sta- - I'aS - Mlirc clic iieir Aintnica centrale al)bia stanzialo una volla numeroslssiina popolazione govcrnata da ris tret- la ina potenlo aiistticrazia, (Vi cui sfavasi a capo un re sacerdole. Siffalla popolazione eras! sollevata a tal qrado d' incivilimenlo, da esserle non solo familiari le arli di necessila, ma quelle ancora dlpiacere e di lus- so, siccome evidenlciiienle lo appalesano le decorazio- ni arcliitettonlche, i bassi-rilievi, le statue, le stoviglie, i granili e le agate tagliate, ripulite e sculte con dili- genlissima industria. A questo proposito TAutorc pose la questione^ se "li abllanti doll' America centrale usassero il ferro ,• e quaatunque uon abbia osato c^priuiere giudizio a(Ter- mativo, tultavolla niuslrossi incliuato a credere clie vcramente I'avessero, e ne usassero nell esercizio del- le arti. Kgli leggeva, prima che gli fosse giunto alle niani il fascicolo della Rivistn Briianmca del maggio I 85 I. II primo estratto die in quel fascicolo occorre, versa sulle antichila americane, elra leallre niollevo- glionvisi notare le seguenti parole: On rencnnlrc aiissi des ^'ases en argent , des fleches^ des brace I eh., des colliers^ des pipes en cidvre^ et des oidih de fer. La questione sarebbe duiic[ue risolta. Concluse, scnza entrare in confronti con allre nazioni del vecchio con- tineate, che anche gli abitatori delT America cenlrale erano saliti, ncgli auliclii Icmpi, ad un grado elevato d'incivilimento. Continue poscia sulP eta di colale incivilimenlo. — t/i9 — affermanclola antichissima. DI cio desunse le prove da quei segni che furono creduti e delti ieroglificl. In tutta r America centrale essi sono gli stessi. Duu- que v' ebbe un tempo in ciii una sola nazione di linguaggio, di rili, di consueludini uniforme popolo la contrada, Ora nella mcdesima suonano piu di ven- ti lin^ue, e le grammaticlie, i diziouarii che abbiamo di ben quattordici di quelle dimostrano che dialelti non sono di una slessa liogua, ma lingue fra loro es- senzialmente diverse. I Toltechi, i Cicimechij gli Aco- lui, i Tlascaltechi, gli Aztechi, la cui invasione nel cen- tro delFAmerica appartiene al settimo secolo della no- stra Era, parlavano tutti la znedesima lingua j dunque sono anteriori al settimo secolo tutte le rivoluzioni che ben dicianove lingue imporfarono nell' America centrale. La nessuna tradizione rimasta di tali rivolu- zioni basterebbe essa sola a convincerci di loro remo- lissima antichifa. A cio vuolsi aggiungere che le fisio- nomie scolpite sui ruinosi avanzi di Paleuque non so- migliano alia Bsiononiia di alcune fra le nazioni che era parlano le venti lingue mentovate; dunque la na- zione ch' edifice* i monumenti di Palenque scomparve anteriormente alle rivoluzioni che tante e tante diver- se lingue introdussero nell' America centrale. Siccome poi nulla di somigliante ai tipi dei bassi-rilievi di Pa- lenque si e finora scoperto, ne nelTantico, ne nel n no- vo continente, cosi I'Autore conchiude che la nazione edificatrice ando interamenle dislrulla. Efili non crede — ino — possibile cho hi complela eslinzioiie di nn popolo pos- sa eftettuarsi per umana ferocia, ne die il tipo delle fisonoinie possa inodificarsi a segno per iiiiscuglio di nazioni che piii non si abbia a riconoscere. Doversi per tale effetto ammettere una causa subilanea , una di quelle spaventose catastrofi che ripetulamento tra- sformarono qua e cola la superficie del noslro globo; molto pill die di lale catastroie Plalone conserve ai po- steri la ricordanza. Qui r Autore riferiva cio die si legge nel Tinieo di Platone^ della grand' isola allantica popolosissima e riccliissiina, inabissala per gagliardissinio tremuoto, e siinultauea innondazione. Poscia soslenne non potersi ragionevolniente sta- bilire che la narrazionc di Plalone sia una mera in- venzione del filosofo, o del sacerdote egizio che I'espo- se, o di Solone che la porlo in Grecia ; per ultimo confuto, col testo delio stesso Platone, T ipotesi di quelli che la grande isola atlantica coUocarono dentro il bacino del Mediterraneo, o veraniente nel Baltico. Preniesse le quali cose, decise che I'isola atlantica esi- steva neir Oceano atlautico, e proprianiente dirimpet- to alle colonne di Ercole, ov'essa al di d'oggi piu non esiste. Sogglunse che i naturalisti, indotti dalle preci- pitose correnti che radono le coste orienlali deH'Anie- rica, non credono poteilc aUrinienti spiegare che am- raettendo profundi anfralli e scoscendiaienti subac- quei, indizio d' una rivoluzione che deve aver soni- — 151 - uiei'so un vasto continente, del quale sarebbero avan- zi, dalla parte dell'antico mondo, le isole di Capo-Ver- de e delle Azore ; dalla parte dell' America, l' isola di Terranuova e le Lucaye *, considerevole estensione in vero, raa niente minore di quelia clie il greco filosofo concede all' isola Atlantica. Applicaudo queste riflessioni ai inonumenti del- I'America centrale, I'A. tutto il gia detto riassunse nelle seguentiproposizioni : 1 . I monumenti dell' America centrale non aveu- do veruna analogia con quelli dell' antico continente, si appalesano prodotto di una civilta non derivata raa nata e cresciuta ove gli slessi monumenti tuttora ri- mangono. 2. Di siffatta civilta gli Europei non udirono tra- dizioni indigene, ma le scopersero a caso avviluppate da densissima e distrultrice vegelazione ; essa fu dun- que anteriore alia memoria degli uomini di quelia contrada. 3. II tipo umano, scolpito sni monumenti dell'A- raerica centrale, non soniiglia a veruno di quelli die nell' America stessa si vedono oggidi* dunque la na- zione edificatrice di que' monumenti piu non esiste. 4. L'intera dislruzione di un popolo non puo at- tribuirsi ad umana forza, sibbene a quelle subitanee ed elficacissime della turbata natura. 5. La memoria di codesto naturale turbaniento giunsc per mezzo i secoli flno a noi consegnato agli — 152 — sciilli; dunquc uon sara I'uor di ragione affermare che i iiionumeuti di Palenque, di Chiapas, d' Uxinal sus- sistono porzione estrcma di un conlinente che ando sommerso, inentre le acque, sollevandosi perquella ca- lastrole, cagionarono neUe adiacenti regioni repeutiuo parziale dihivio, in cui perl aflogala la specie umana ivi vivente. Ritiraronsi leacque dal conlinente somaier- so, lasciandolo gieniito di rovine, e gli al>i(aLorI delle contrade boreali senza conlraslo innollrandoneldeser- lo meriggio, vi portarono diverse liugue e difforme barbaiie. Ivi a lento passo avanzarono riel sentiero della ci villa, privi d' istoria propria, ignari della sto- ria di quelle genti che avevatio seiulnato I'Anierica centrale delle loro gloriose faliche, onde avvenae che Cortez, ginnto a Messico, si abbattesse in una civilta che allora allora usciva d' infanzia, II M. E. dolt. iNaunas legge una Memoria: Sopra alciuii effetli dell alropina e del soljato di veratrhia. L' Autore speriinento 1' atropina nelle epilessie, e non ne vedette buon elfetto in due casi che pareva- no d'antiche nialeriali lesioni dell'encefalo. Sotto que- sto riniedio pero scomparvero le accessioui epiletliche in un caso nel quale il uiorbo non sembrava nianlenu- to da strumentali offese di quell'organo. Egli diniostra non esser possibile che uno stesso riuiedio vinca tutte le epilessie, le quali, per osservazioni cliniche ed aua- toniiche, Iraggono origine da diderenti condizioni di — i^o malaHia. Puo peraltro in ogni caso correggere la ner- vea suscettivita che ha molta parte nelle produzioni tlella forma epllettica, o mutare questa in ultra forma pin rnite di niorbo, anche sussistendo irreparabili le- sioni strumentali. Le attinenze fra i singoli rimedii e le nervee suscettivita, uon sono determinate e cosfan- ti, per cui bisogna ad uno ad uno sperimentare quel- li che operano specialaiente sui nervi o i loro centri, finche si trova il piu acconcio al singolo caso. L' a- tropina fornita di assai energica azione, che rappre- scDta concentratissima quella deW atropa hella donna da cui vicne estratta, puo molto giovare al predetto sco- po, purche si usi con la circospezione che richiede la sua energia, e si applichi sulla cute coperta dall' epi- dermide, in pomata. Con questa V autore riusci a se- darc qualche nevralgia, e quei dolori che vengono del- ti reumatici. Ma contro tali raorbi egli oppose princi- palraente I'uso interno del solfalo di veratrina che gli porto notevoli guarigioni anche in un caso di nevral- gia, nel quale la disperazione aveva falto ricorrere Tin- ferma alle ridicole consultazioui di un operatore di magnetismo onimale. Riconosciuta rcfticacia del due predetti rimedii, il dolt. Namias giovandosi del primo esternamente, e dell'uso interno del sccondo, che produce notevole ef- fetto alia superficie del corpo, ottenne varie impor- tanti guarigioni di nevralgie e di dolori reumatici. Finalmente il M. E. e Vicc-Presidenle cav, San- Fol. II. Si-rie II. io — 454 — lini coiminica verl)almcntc alPI. R. Islilalo alcune no- tizie Sopra il \ir nuovo plaiieta scoperto a Loiidra il gionio I (J moa;i:;io i 8 5 i . L'autore dojx) avor csposto come sia avvenuta la scopei'ta dl queslo pianela contemporaneamente iu Londra e in Napoli, per opera degli aslronomi Hind e Gasparis, e quail osservazioni sierio state fatte in quelle citla e a Padova, prcsenta gli elcmeuti pel cal- colo della orbita otteuuti dal suo Acr^iiunto sis. Trat- no D tenero, e conchiude con offrire il quadro compiuto delle osservazioni concernenti il novello astro, fatte cosi nelle due mentovate citta di Londra e di Napoli, come in quella di Padova. Dopo cio ristituto si riduce in adunanza segrela. Si legge il processo verbale dell'adunanza segre- ta del giorno 1 8 maggio decorso, ch'e approvato e sot- loscritto. Per soddisfare ad una ricerca falta dall' I. R. Am- ministrazione superiore delle Finanze rislituto nomi- na una Conimissione coniposta dei M. E. cav. prof. ab. Zantedeschi, prof. S. R. Minicli, e prof. Turazza. Dovendo quiudi provvedcre al ripristinamento dei premii d'industria, e del prcniio scientifico, i pri- rai dei quali esser devono conferili jiell' anuo j85ii, — 453 - ed il secondo lo deve essere nel susseguente anno 1 853, I'l. R. Istitulo, riservandosi di eseguire a tem- po deblto cio che i Regolamenti prescrivouo iotoruo al concorso ai premii d' industria, procede intauto a deliberare da qual parte dello scibile debba trarsi il quesito scientiGco da proporsi al concorso per 1' anno 1 85 3, ed a tal fine, fatte le conveuienti discussioni, e raccolti i voti dei singoli M. E., risulto essere statode- ciso dalla maggioranza che il quesito anzidetto sla trat- to dalle scienze fisiclie. In conseguenza di cio I'lstitu- to dispone die siano invitati i M.. E. e i S. C. a pro- porre programmi tolti dalle scienze indicate, e che questi esser debbano dai proponent! presentati alia Segreteria nel termine di un mese. Dopo cio Tadunanza si scioglie. Adu.\a:vza del ciori>o 2-1 Giugno iSol. Si legge I'Atto verbale cleH'adunanza prlvata del 19 maggio decorso, die eapprovato e sottoscritto. II M. E. cav. pror. Zantedesclii preseiita all' Isti- tuto la Meinoria : Sulla conducibillla elellrica del mii- scoli e dei nervi^ di cui espose il tenore ed i relativi esperimenti a voce nell' adunanza antecedente, e la I\Ieinoria : Sid colori accidentall di G. A. Venturis di- chiarando di presentarle in adempimeoto dell' art. 11 del Regolamento organico II M. E. dott. Nardo legge : Alcune osservazioni chimico-geologiche sid polere aggregatore del ferro. e sidla formazione del cosi detto caranto nel hacino Adnatico. In questa Memoria 1' Autore dopo aver — 158 — Irollalo e specie di Felci. Premessi alcunl cenni sulla geografica distribuzlo- ne delle piante di questa classe, discute da prima sul valore del caratfere dell' anello, relativaineute al margi- ne dello sporangio, eccentrico o centrale, obLliquo o rettoj caiattere sul quale il Bernhardi aveva si felice- mente fondata la distinzione delle sue Elicogirate e Catetogirate, ed il Kaulfuss quella delle sue Ciateacee 6 Polipodiacee. E diraostra die, se i botanici sono ca- dufi si presto e si unanimemente d'accordo nel rico- noscere I'importanza superiore de' caratteri desunti dal fruUo ed in ispecie dal seme delle piante fenoga- me j e se 1' organo analogo al germe fecondato delle piante seminifere. la spora, presenta talune diversita d'intima organizzazione. coiraiuto delle quali i gruppi di specie, che ne risultauo, pella concordaaza od affi- nita graudissima d'ogni altro piu importante carattere loro, vestouo evideutemente Timpronta di naturali coDsociaziouij e per certo iusostenibile affatto T opi- nione di Sir Guglielino Hooker relativamente al secon- dario valore del carattere delfanello stesso. Passa poscia ad esarae i gruppi ammessi dal Presl a parita di valore d'ordine, nella recentissima pubbli- cazione Die Gefiissbundel im Stipes der Farm; per cui crederebbe che le Ligodiacee sieno ad aversi quale semplice tribu delle Schizeacee ; le Matoniacee, le Al- Fol. II. Serie II. ' ... ' — 4G2 — sofilacee e le Tirsopteridcc siccoine altreltanfe Irihii delle Ciateacee. Osservr. clie le differenze, pellc qiiali le une di esse distlnguonsi dalle altre, non sono se non quelle medesiiiie che difl'erenzlano vicendevolmente le varie tribu di Polipodiacee. Cosi nelle Matoniacee, con indusio superiore al soro e peltato, rapprcsentansi le Aspldiee, nelle Alsofilacee a sori nudi le Polipodlee, le Woodsiee nelle Tirsopteridee e nelle Ciateacee di Presi, con sori peduncolati o sessili, e con indusio in- feriore involncnforme. Per la qual cosa dimostra che se questi quattro gruppi fossero ammessi con pari va- lore di ordine, converrebbe fare altrettanto colle Aspi- diee, Woodsiee, Dicksoniee, Polipodiee, Vitfariee, in- somma con ogni altra tribu indistintamente di Polipo- diacee, nelle quali tutte I'anello dello sporangio e cen- Irale e retto, e la deiscenza laterale. Propone percio la primaria divisione delle antiche Ciateacee in due sottordini, delle Jmenofore e delle Gi/iiiosore, analo- glii a quelli di egual nome e valorc generalmente am- messi tra le Polipodiacee stesse. A proposito di Aspi- diee, nota le difl'erenze tra le varie forme d' indusio-, rimarca che, mentre non e noto alcun passaggio di for- ma tra un indusio supero e verun' altra maniera d'in- dusio, sono abbastanza numerose e graduali le transi- zioni d'indusii concentrici inferi in indusii lateral! j propcnde quindi a considerare T indusio concentrico, supero e peltate sul riceltacolo, siccome un orgauo di maggiorc clcvalezza clic non 1' indusio conceulrico — 1G3 — inferoj nel quale, in ultima analisi, il ricettacolo e la parte centrale dell' indusio stesso, o, in altri termini, I'indusio e una porzione del ricettacolo. Cosi la seric delle tribu di Polipodiacee Imenofore principierebbe dalle Aspidiee, alle quali terrebbero dietro le Wood- siee, ed a queste le Dicksoniee, le Davalliee, le Lind. sa) ee, le Aspleniee e le Adiantee. In seguito propone i nuovi generi e le nuove spe- cie seguenti, di cui espone i caratteri diflerenziali (i; e le aiTinifa; presentando gli esemplari originali, dietro ai quali souo fondati i geaeri e le specie stesse. I. Neuromanes affme Trevis. -- Raccolto dall'IIost- mann al Surinam {Collect. Plant, exsicc. Suri- nam. Filic. n. 75). a. Trichomanes formosiimTre\is.~ Co\l^ne\\eioves\.Q delle montagne azzurre della Giamaica, a 4 5 00 piedi d^ elevazione sopra il livello del mare. E il uumero 1676 della collezione divulgata dal Linden. 3. Trichomanes FnediichstJialiilLveyis. ~ Dell'isola Ometyne sulla costa di Guatimala, riportata dal Friedrichsthal {Collect. Plant, guatemal. exsicc. n. 10,40). A prima vista si preuderebbe pelle fo- (1) Pelle descrizioni di qiiesle specie, ed i caratteri dci nuovi ge- "eri qui proposti, sara a vedersi il catalogo lagionalo delle ditto- game deposle neirerbaiio dell' autorc, da pubLlicaisi soUo il titolo. Herbarium cryplogamicum Treinsanianum. -^ 404 — i^lie di un' ombrellifera, e.d in ispccio di im DaucHs. /|. Mertensui conmmtata Trevis. — Di Malacca. L il numero 3y^ delle Iclci di Cuming. Confiisa a torto da Giovanni Smith colla Gleichenia bifitr- cata di Blume. 5. Mertensia 2rac'ilenta Trevis. — KaccoJta all isola Luzon delle Filipplnc dal Cuming {Coll. Filic. n, ayo). Affinc alia Mertensia pteridifoUa di Presi. 6. Mertensia spectabilis Trevis. — Colla precedente (Cuming Collect. Filic. n. i36). •J. Cyathea grenade/isis Trevis. — Sul versanle delTo- lima nella provincia di Mariquita della Nuova Granata, a 1200 tese d' elevazione (Collect, de J. Linden d. tt>22). E affine alle Ciatee excelsa di Swartz, javanica di Bluine, ed Inirayana di Hooker. 8. Hemitelia CuminG;ii Trevis. — DelP isola Luzon delle Filippine (Cuming Collect. Filic. n. 179). Erroneamenic delernn'nala da Giovanni Smilh per W llsophila extensa di R. Hro\vn. 9. Jlemlfelia Vrieseana Trevis, — Di Giava • prove- nienle dali' erbario del prof, de Viiese. 10. Hemitelia alrovirens Trevis. — RaccoUa sulle rive delfiunie di San Giovanni di Gualimala dal Fric- drichsthal {Collect. Plant, quatenial. e.tslcc. n. C39). _ 1 I , Hemitelia megalosora Trevis. — A Baliia del Bra- — ^G5 - slle (Blanchet Collect. Plant, e.vsicc. hrasil. n. 8227). 1 2, Alsophila Blanchetl Trevis. — Delia stessa loca- lifa della precedente*, raccoUa da Blanchet (n. 77), I 3. Alsophila Fusagasuga Trevis. — A Bogota della Nuova Granata, a goo lese circa: osservata dal Linden (Co//ec^. exsicc.n. S/fs). La denominazio- iie specifica e tolta da quella volgare coa die di- stiriguesi dagP indigeni. •: 14. Alsophila Smilhii Trevis. — Raccolta dal Cuming (Collect. Filic. n. o/\5) nell'isola Negros delle Filippine. I 5. Alsophila Mertensii Trevis. — Colfa dallo stesso Cuming (Co//ec/. Filic. n. 71) iiella provincia La- gona della isola Luzon; e dal dolt. Mer(ens {Herb. Acad, imper. Petropol.) ne^contorni di Manilla. Questa specie Hi confusa colla precedente da Gio. Smith sotlo il nome di Alsophila glaiica. 16. Nephrodium. cognatum Trevis. — Ne' luoghi pa- hidosi di Coral-falsa-Madeira nella Capitania di Rio de Janeiro al Brasile. Affine al Nephrodium Linituin (Scholt). "■. L Oligocampia, nov. gen. {Ord. Polypodia- ceae ; Trib. Aspidieae). 17. Ohgocarnpia microcarpa Trevis. — Delia provin- cia Batanga della Luzon, nelle Filippine; ripcjila- ta dal Cuming (Collect. Filic. n. aSg). 18. Blechnum Cumingianwn Trevis. — Di Malacca. — -166 — riaccoUa dal Cuming {Collect Filic. n. 38,^)), e conlusa da Giovanni Smith col Blechnurri s/rla- turn di R. Brown. ' . ' ' 19. Bleclmum macrop/iyllum Trevis. — Dell'isola Lu- zon delle Filippine (Cuming Collect. Filic. n. 2 5'^). Determinata erroueamente da Giovanni Smith (in Hook. Journ. of hotan. III. pag. l\o^) pel Blechnum orientale (Linn.). 20. lilechnnrn drepanopliyllum Trevis. — Sulla Cor- dillera di Oaxaca del Messico, inconlrato da Ga- leotti {Collect, eccsicc. n. 6897), e riferito per erroi'e al Bleclinam caudatwn di Cavanilles. L'autore lo possede inoltre dal Brasile. ai. Blechnum Haenkeaniun Trevis. — E il Blech- num caudatwn (non Cavan.) delle Beliquiae Haenkeanae (vol. I, pag. 5o, exclus. omnib. sy- nonym.). II. Blechnopteris, nov. gen. {Orel. Polypo- dlaceaej Trib. Asplenieae). Fondato sui Blech- num australe (Linn.), hastatwn (Kaulf.), ambi- guum (Kaulf.), procerum (La Billard.), punctnla- tum (Swartz), ecc. III. AwisosoRus, nov. gen. {Ord. Polypodia- ceae-, Trib. Adianteae). — . Questo genere ha a tipo la Vteris laciniata (Willd.). 22. Lomaria Binconii Trevis. — Raccolta dal Frie- drichslhal {Collect, exsicc. n. 1^3 7) sul sommo giogo del vulcano Riacon di Gualimala. — 167 — 23. Lomaria propinqiia Trevis, — Rlportata da Pe- dro Alvez nclla Capitania Rio de Janeiro del Bra- silc: veduta dall'autore confusa in alcuni erbarii colla Lomaria Plamieri di Desvaux, a4. Vittaria coccygocarpa Trevis. — Questa specie, distintissima tra ogni altra conosciuta pe' suoi sporangi a forma di cappuccioj fu rinvenuta dal Drege al Capo di Buona Speranza, ed erronea- mente divulgata nelle sue collezioni disseccate sotto il nome di Vittaria lineata (Swartz). aS. Vittaria Gneinzii Trevis. — Colta dal Gueinzius a Port-Natal. 26. Vittaria Merfensii Trevis. — Riportata da Gua- ham delle isole Marianne dal Mertens. 27. Vittaria xiphophjlla Trevis. — Dell'isola Luzon delle Filippine: e il nuniero 76 delle felcl di Cuming, scambiata per errore da Giovanni Smith colla Vittaria ensif'ormis di Swartz. 28. Vittaria oniista Trevis. — Raccolta al Brasile dal Gardner {Collect. Plant, exsicc. Filic. n. 147). 2(). Vittaria spartimorpha Trevis. — Sulla Cordillera di Oaxaca del Messico, colta dal Galeotti, e di- vulgata per isbaglio col nome Taenitis linearis (Kaulf.) sotto il num. 63 3 7. 3o. Antrophyum Cumingil Trevis. — Isola Luzoo. (Cuming Filic. pJiilippin. exsicc. n. l\ 1 6). 3 I . Antrophyum Johannis Trevis. — (]olla preceden- le raccolta dal Cuming. {Vilic. n. 81), e confusa — 4G8 — da Giovanni Smith coll'affine Antrophyum obtu- sum (Spreng.). 3a. llemionitls toxotis Trevis. — Delle Indie Orien- tal!. IV. Neurosorus, nov. gen. {Orel. Polypodia ceae ; Trib. Grammitideae). — Fondato sulla Grainmitls caiidata di ^yallich, e sulla Gymno- gramma javanica di Bliiine. V. EscnATOGRAMME, nov. gCH. {Oixl. Polypo- diaccae; Trib. Notholaeneae). Proposto per la Pleris fnrcata (Linn.) e la Taenitis Desi'anxu (Klotzsch). VI. Amphisoria, nov. gen. (Orel. Polypodia- ceae; Inb. Acrosticheae). — Fondato sulla Po- •: Ifbotrya caudata (Kunze) ed apiijolla (J. Smith). > ' , _ . ■ ' . , ' Termina coU'ostensione di una felce arborea ra- rissinia, di cui pochissiaii esemplari possedonsi in al- cuni erbarii, la Matonia pecfinafa (R. Brown), sinora raccolla solamenle sul monle Ophir del Singapore. Finalmcnte il S. C. Penolazzi fece leggere dal M. E. clod. Namias la continuazione e la fine della prima parte della sua Memoriu; Sidla coleVuiasi. In quesla parte della sua Memoria il S. C. dott. Penolazzi determina i carafteri dei calcoli bi- liari, ne descrive T analisi cliimica c tratta della lore formazione. In quanto al prima oggetto egli deduce — 169 — i caratleri dei calcoli biliari dalla grandezza, dalla for- ma, dal colore, dalla consistenza, dal peso specifico e finalniente dairinlerna slruttura. lu quaolo al secondo oggeflo I'Aulore, preinesso clie oggl non si crede piii die esislano calcoli di sola bile condeasata, parla in primo luogo della renella biliare che distingue in co- lesterica, pigmentaria e melanica, poscia di altre cin- que classi di calcoli, cioe dei calcoli melanici o neri, dei calcoli di colesterina, dei calcoli di materia colo- rante, del calcolo di picromele, e dei calcoli delti inde- finibili j e di tutte quesle specie indica le qualita di- stinlive e le sostanze che le costituiscono, non senza accennare cziandio le differenze die vi sono fra i cal- coli epatici ed i cistici, e gP iutestinali. Intorno a] terzo oggetto, alia forniazioae cioe dei calcoli, osserva I'Autore che il calcolo biliare e evidentemente una cristallizzazione; uota che la colelitogenesi non puo aver luogo in un corpo sano, ma suppone condizioni morbosej parla di queste condizioni, della formazione progressiva dei calcoli biliari, del loro ingrandiaiento, della loro formazione nella vena-porta, e sopra tutte queste materia riferisce le opinioni dei principali scriHori che ne tratfarono, e soggiunge la propria. Intese queste lelture, 1' Istituto si riduce in adu- nanza segreta. Si legge r A. V. dell' adunanza segreta del 1 9 maggio decorso, ch' e appro valo e soltoscritto. f'ol. II. Serie II. -J 2 — 170 — Si annunziano i seguenti doni fatli all' Islituto : 1, Dalla I. R. Luogotenenza delle Provincle Venclc. Bnlletlino (Idle Leggi c dcgli AHi del Governo ddla Fenezia. Piintala VII, con Siipplemcnto, per Tanno 1850. — Puntate XIV c XV per Tanuo 4851. 2. Dal sig. dott. F. O. Scortegagna. Analisi della Memoria intitolata : Storia del genere Gordiiis e di nn nuovo Elminto. Bologna, di pag. 8, in 8. 3. Dal sig. Vincenzo Gallo, prof, di nautica in Trieste. Trattato di naviga::ione. Trieste, d8/i7, 2 vol. in 8. gr. /(. Dal sig. Giovanni Plana di Torino. Note sur Vcxperience commttuiquiie par HI. Leon Fou- cault k 3. fevrier -1851 a VJcudemic des sciences de Pa- ris (cslr. dagli Alii dcirAccadcmia di Torino), di pag. 18 in 8. 5. Dal sig. Alessandro Andreis di Piacenza. Cenni sulla polmonea hovina. Piacenzaj 1851,di pag. oO, in 8. T). Dal sig. dolt. Giovanni Bizio figlio. Considerazioni inlor7iu al cundensamenlo del gas in — 171 — seno del carbone, e di allre sostanze porose. Venezia, i 83 1 , di pag-. 54, in 8. 7. Dal sig. Pasqualc Landi Ji Cinigliano. Dell' ottalmia catarrah epidemica nelle milizie uu- siriache stanziate in Firenze. Firenze, i850, di pag. 100 in 8. dore. 8. Dal sig. dott. Gio. Menegazzi di Pieve di Ca- Del corso aniico del Ficwe. Venezia, I80O, di pag. 48, in 8. 9. Dalla Redazione del Giornale : L' Iiicoraggia- mento di Ferrara. L'Incorarjfjiamento n. 20 e 21, 3 e 12 giugno 1851. 10. Dal sig. Vittore B. A. Trevisan. Sagrjio d' una monograjia delle Jlghe Coccotalie. Pa- dova, 1848 di pag. 112, in 8. Viste le dicliiarazioni eiuauate dall' I. R. Luogo- 'tenenza, V Istituto unanimemente deiibera che uelle prossime aduuanze di luglio abbiasi a procedere alle , regolari proposizioni per la nomina ai sette posti la- sciati vacanti dai defunti M. E. prof. Zamboni, prof. Zeudrini, prof Furlaiietto, co. Contarini, prof Giaco- miiii, prof Conti, prof Carrer, e che di cio abbiasi a — 172 — dare avviso ai singoli M. E. la-lle circolari da dira- iiiarsi per le adunanze anzidellc. IlSegrelario, prcscntando il prospetlo dciGiorna- li ai quail per lo passato era associato ristilnto, invifa ciuesto a deliberare sul ripristinaaicnlo di tali asso- ciazioni rirnasle sospese perlepassatc viccnde. L'lsti- tulodetcrminache il prospelto e la donianda si riniet- tano alia Comuiissioae per la Bibiioteca, alllnclie que- sla esamini rargomento, ed avanzi le sue proposizio- iii, nou senza peru lasciar apcrto I'adito ad ogui M. E. di manifestare su cio i suoi particoiari desiderii e pareri. li'I. R. Luogotenenza riinette all'Islitulo, perche faccia le sue osscrvazioui ed avanzi le sue propo- ste, un rapporto dell'I. Jl. Direzione generale delle pubbliche Costruzioni concernente gli scavamenti di Vallonga. L'Islituto per la Iraltazioue di questo af- fare nomina una Commissione composta dei M. E. prof. Menin, co. Gio. Cittadella e ing. Casoni. Fiualmente si legge una lettera del Segrelario di una Societa butanieo-ireolosiea di recente foudala ia Vienna, con cuiquesli comunica gli statuti fondainen- lali all' I. R. Istiluto Veneto, c niauifesla il desiderio di enlrare in corrispondenza con esse. Dope cio I'adunanza si scioglie. Adunanza del oiorno 20 luglio 1851. In ijuestaJunanza le funzioni di Segretario sono esercitatc tlal 31. E. prol". Turazza iiivece del M. E. dott. Venanzio, cui giavi cagioni inipedirono di as- sistervi. ■ >:. Si legge I'Atto verbale dell'adunanza privala 23 giugno decorso, ch' e approvato e sottoscritto.* II M. E. prof. Bellavitis legge un suo Discorso sidle unitd delle varie quantita Jlsiche^ e sidV impor- tanza ed uso delle teorie per raccogUere e coordi- nare i Jenomeni fisici. L'Aulore mostra I'importanza di stabilire co- stanti unita e di riferire ad esse le quantita fisiche die si osservano •, poiche , secondo luij dovra rima- — i74 -^ iieie innlilo c dimenticala ogni tcoria die, senza rife- rire a precise unlta, senza dare la niisura delle cause e degli efletli, abbia la pretesa di spiegare i fenome- ni, mentre nemmeno giunge a descriverli. Parlando del sisteina melrico, I'Aulore deplora clie i inatematici non abblano adottate le divisioni deciruali di angolo e di tempo ^ egli crede che il metro, anziche da una poco csatta misura della Terra, nieglio e piu utilnien- te si sarebbe dedotto dalla gravita. Stabilite le nnila di tempo e di lunghezza, que!!a di massa si potreb- be dedurre dall' attrazione, senza bisogno di scegliere arbitrariamenle una sostanza che desse I'unita di den- sita : ma per le imperfettissime cognizioui che possia- mo avere sull' attrazione di un dato corpo, fu par- tite molto piu saggio lo scegliere per imita il metro cubico di acqua, ossia mille chilogrammi. Lc unita di peso e di pressione dipendono dalla gravita : spiace air Autore che non siasi presa per pressione atmo- sferica normale qaella di una colonna di acqua di dieci metri di altezza. Torna utile indicare con opportuni segni come le unita coraplesse dipendano dalle fondamentali, che sono quelle di tempo, di lunghezza, di massa, di tem- peratura, ecc. Con tah segnature si i'a tosto palese che il lavoro meccanico e espresso da una forza viva. II prezzo del lavoro meccanico darebbe un modo di pa- ragonare le unita monetarie, che, molto meglio del con- froQto dei pesi delle monete, si accorderebbe coi bi- _ d75 — sogni c coi caprlcci, die con dato valor monetario si possono soddisfare. Ad onta del due punti fissl delle scale termome- trlche, la divisioue del termo od unita di temperatu- ra conserva una cerla arbitrarieta che si toglie coUa scelta deir aria qual corpo termometrico. Per unita del calorico possono prendersi 100,000 calorie j cio nella supposizione che il calorico si consideri come un corpo siii genej'is, ipotesi che all'Autore sembra molto preferibile a quella di considerare i fenomeni calori- fici come prodotti da vibrazioni. All' ipotesi della ma- terialita del calorico I'urono proraosse dal Berzelius in poi delle obbiezioni , che forse si possono togliere compiutamente quando si ammetta, com' e cosa na- turale e giusta, che ogni corpo contenga una quantita totale di calorico, affatto indipendente dal suo calorico specifico, e la quale si determinera in guisa da spiega- re, se sia possibile, tutti i fenomeni calorifici e frigo- rifici che accompagnano le composizioni, decomposi- zioni, compressioni, ecc. Nell' ipotesi delle vibrazioni calorifiche la caloria e una forza viva, ed equivale al- r incirca a 4oo chilogrammetri. L'Autore si mostra ancora meno propenso all'opinione di alcuni fisici che il calorico, anziche un corpo dotato di sue speciali proprieta, sia forse oro, forse acqua, forse carbonic , anzi probabilmenle un miscuglio di tutte le sostanze, che sifTatlamente si attenuarono da perdere le loro in- dividuali proprieta. . . . — -17G — Pill difficile si e stabilire una unita ed una misu- ra deirintcnsita della luce; del che non e da ineravi- gliarsi, poiche egual dilTicolta s'incontrerebhe volendo niisuraie il suono. Anchc per 1' eletlrico uon furono adottale precise unita, quantunque i fenomeni dell' e- lettricila statica nei corpi perfettamente conduttori sieno espressi da una opportunissima teoria, quella cioe dei due fluidi eletlrici, le cui mutue azioni seguo- 110 le leggi Newtoniane. Sono pure buone teorie quelle die riuniscouo le azioni fra le calamite e le correnti elettriclic, e di qneste tra di loro. Ma tra quesli sei agenti, calorico, luce, eletlrico, magnetico, forze chi- miclie, forze fisiologiche, liamio luogo molte altre vi- cendevoli azioni, le quali uon sono espresse da alcuna teoria, sicche buoiia parte della Fisica e ancora nello stato di storia piuttosto die di scienza. L'jVutore cnumcra molte di queste viccndevoli azioni, niaravigliando die le niagncto-elettriclie sieno state scoperte dal Faraday parecchi anni dopo die si conoscevano le elettro-magnetiche. Alcuni credono di condurre la Fisica a certa va- glieggiafa semplicita attribuendo alio stesso principio i fenomeni elelti'ici, niagnetici, calorific! , luminosi ; ma se veraniente a tanlo valesse la loro teoria, non dovrebbero piu menzionare ne calorico, ne eletlri- co, ecc, ne mai adoperare il linguaggio desunto da quelle ipolesi, die, nella loro opinione, sono alti'et- tanli errori. Quell' etcre universale (da cui si vorreb- — 177 — he Irarre ia spicgazione tU fenoineiii lanto diireicnli, quanto la luce e diflercnte dalle azioai uiagneticlie, e quanto il lenlo propagarsi del calore e diverso dalle correnti elettriche), secoudo il Nobili, e una materia ripulsiva afTatlo differente dalla materia attrattivaj se- coudo allii, e la ordiuaiia materia che iudefinitamenle .si attenua per una spontanea e progressiva attenua- zione, sicclie sembra gran ventura conservarne un po- ca non ancora attenuata. Uno dei Fisici che crede 1' espansione della ma- teria essere la cagioue universale dei fenomeni si e I'Azais. Ma per cercare nuovi principii di Fisica nou basta proclamare che coi nuovi principii tutto si spie- ga, bisogna discendere a compiutamente e chiaramen- te descrivere il modo con cui s' immagina costituita 1' interna compage dei corpi, e bisogna far vedere co- me ne derivino i varii fenomeni, in guisa da render palese che non potrebbero avvenire diversamente, ne in diversa misura : nou mai imitare quelli che credo- no avere spiegato vin fenomeno quando hanno vaga- mente indicata la possibilita di conciliare il fenomeno colle loro ipotesi, e Jiieno ancora euunciare proposi- zioni nolle quali, secondo gli adolfati principii, il sog~ getto non esiste e I'attributo c impossibile •, come sa- rehbe la proposizione che il calorico esercita uu' azio- ne ripulsiva a percettibile distanza , per quei Fisici che negano T esistcnza del calorico, e non ammeltono alcuua azione a distanza. ' Fol. 11. Scrie 11. 33 — 178 — L' Aiilore terniina dicendo die lo slato alluale (lella Fisica richlede un sufficiente numero di leotic narziali le quali riuniscano tanti lenomeni finora sle- gati, e li esprimnno nelle loro esatte rnisure riferite ad unita bene definite. . i; Poscia il M. E. dolt. Giuseppe Bianchetti lesse una Nota intorno ad alciine cose spettanti alia lingua e alio stile^ a proposito di un opera recentemente slam- pata a Firenze. Toccato prima in generate del contenuto di si i'atta opera, ed accennate alcune proposizioni e giudi- zj che vi si leggono, e cb'egli non reputa degni di al- cuna confutazione , dice che nelF argoniento stesso della lingua e dello stile non crederebbe che giovasse mollo di occuparsene, se quello che vl si piio ed ei si propone di notare 5? non avendo infine alcun parti- colare legame che lo tenga stretto a questo libro, e po- tendosi quindi di leggeri trasferire al generale, non fosse per riuscire forse di qualche utilita ad uno dogli studj piu importanti che furono affidali al nostro Isti- tuto. Ho delto (segue il Bianchetti) ad uno dei piii importanti ; e non la reputerei esagerazione se V a- vessi chiamato il piu iniportante ) perche c' invita a tener volto il peusiero alia piu bella tra le lingue che si parlino attualmente nel mondo ; alia sola forse ca- pace di rappresentare un'immagine della magnificenza e soavila dclle anliche ; perche c' invita ad aQ'alicarci — 179 — per conservare puro e Accennate quindi alcune mctafore che al Bian- chetti parvero assai strane, e nelle quali s'imbatte leg- gcudo I'opera di questo scrittore, egli prosegue : « Le mclaforc, adoperate a luogo e con senuo, sono in ccria — 184 — i;uisa l^II spirit i, i <_iuali, agitandosi nci corpi dellc scill- turc, (laiino loro propriamente la vita, Una scrillura ill cul luUi i vocaboli (ossero in senso proprio, o rcsi) tale dal liingo uso, non sarcbbc die come un ritratlo operato dal Dagiierrolipn^ snn/.a colore, seiiza cspres- sione, senz'aniina. Ma bisogna, come dico, die si ado- perino a lor liiogo e con senno-, perclie allrirnenli si efTetlua pur qui cbe il pcssinio e la cornizione deH'ot- liiiio •, niculre da poclie piii cose puo esscre iiiag- ciornientc iiuasta una scrillura cIk; da molafore inal usate. Le lolgono ogni prcgio di proprieta, di natura- lezza •, la inaccliiano, per conlrario, di molli vizii ;, e lion di rado del peggiore di lutli, cli'e di rendere qua e la oscuro od aiiibiguo il senso. Cerlo io sono lungi dair appllcare lutto cIo all' opera clello scrittore di ciii parllamo; si lungi, com'essa lo e dal ineritarlo. Ma non ho volnlo astenerini da cpiesto poco di cenno, il quale forse non fia inutile pen- alcuni scritlori giovani de'noslri giorni, che si getlano tanto avventatainenle in tpiesta bisogna delle nietafore da giustificare piu die inai il dello di Paolo Ltiigi Courier, il quale esda- mava : Dio ci i^unnli da/la metafora! Molli anni sono, un antico uffiziale di Napoleone^ leggendo in nn gior- nal franccse \\n arlicolo in cui si parlava del trasporto dellc ceneri di lui in Francia, lutto costcrnato, si af- fretto di scrivere una lettera al dircltore di quel gior- nale niedesirao, per diiedergli, so dunque V iinpera- torc non era slalo inibalsanialo, com' crasi delto, e se — 185 -- ~ ]a Francia non avesse ad aver altro piii die le sue cc- iieri. II direUore, pubblicando nel suo giornale stesso questa letlera, rinfranco \o sciitlore di essa, e quauti altri potessero essere caduti nel dubbio medesimo, a luolivo della parola cc-iieri, adoperata, die' egli, dalla rettorica del sig. Remnsat, ed asslcuro tulti clie il cadavere di iXapoleone non era stato altrinienti ab- briiciato, ma imbalsamato, e die intiero lo possede- rebbe la Franda. IIo volulo ricordare questo aneddoto curioso, non solo perdie si affa niollo bene a quel die toccavo in genere di sopra iutorno all' aiiibiguita die puo essere prodotta da' vocaboli metafoiid -, ma ancbe perche mi conduce natuiahiiente a notare una cosa die mi par degna di nola j cioe quaulo sia sconveniente mia !al parola medesiuia di ceiwri die si legge cosi spesso nelle nostre iscrizioui sepolcrali stampate e scolpite, in latino e in italiano. Essa lo e tanlo, come lo era il verbo scavalcare^ die il Cesari, a non uscir del trecento, adopero talvolta per dire che smonlo o snionterebbe di calesse o di carrozza nel tale o tal altro luogo. •'•> Passa quindi il Bianchetti a parlare ddl' uso di certe cosi delte eleganze, cli' egli chiama elcgauze di raccolta, delle quali si mostra assai vago lo scrillore di cui si occupa, oude riesce anche per cio non di rado freddo ed afleUato il suo stile. Nelf esame del quale procedendo il Bianclietti, gli accadde di nolarvi piu e piu altri difeltij come, frequenti consonanze di Ful. II. Scrie II. 24 — 18G — slllnhc o parole troppo viclne*, trasposizioni non aggra- (levoli, c rendenli tal Cala meno chiaro il senso •, gli stessi vocaboli piu volte ripetuti negli slessi pctiocli • alcuni errori di sintassi ; alciinc impropriela nelle vo- ci;parllcipi e pronoini spcsso non usati secondo i precetti ed i consigli de' migliorl grammatici ; parole e frasi soverchie ad esprimere un pensiero od un sen- tlniento; e sopra tutto, un numero non piccolo di modi lolli di peso dalla lingua francese. Di tutte que- sle cose egli reco un buon numero di eseinpj, e inolli piiJ disse aversene riservali, a non allungare oltre al bisogno il suo discorso. » Dopo cio ristituto si riduce in adunanza segreta. In quest' adunanza il Presidente cav. Racclielti, dovendosi allontanare , lascia la Presidenza al VicC' Presidente cav. Santini. Procedendosi a nominare una Commissione per la scelta del Quesito scicnlifico da pro[)orsi pel concor- so del i853,ri. Pi.Istituto, dietro intcrpellazione del Vice-presidenle, deterinina che qviesta Commissione abbia ad esser composta di tre individtii, c quindi me- dianle Ic schede eleggc ad cssa i M. E. Bellavitis, Maggi c cav. Santini. 11 M. E. prof, de Visiani, in nome dclla Com- missione delle scienze naturali, legge un Rapporlo in- — 187 — torno airacquisto della Eaccolla geologica del co. Cor- niani propostu dalle Eredi sin dall' anno 1847, e po- scia da esse riproposto. L' I. R. Istituto delibera die la prefata Cuiiiinissione esaaiiui specificatauicute fan- zidefta RaccoUa, e quindi concreli le sue proposizioni suir acquisto di essa, previi gli opportuni conceiti coir Amministratoie. Dopo ciu r adiinanza si scioiilie. AdUKAKZA del CIORNO 21 LUGLIO iSSl. Si legge TAtlo verhalc dell'adunanxa del giorno 2 3 giugno decorso, clic, dopo una rettificazionc chie- sta dal M. E. Zantedesclu e sul monienlo eseguila, viene approvato e finnato. II M. E. Insieiinere Casoni lesse una sua Memoiia: Inlorno cdciine opere idraiiUche che egli propone alio scopo di mig;Uorare la coiidizione del bacino interna cd Porto di Mcdamocco^ e di rsgolare le correnti di ri- JJusso a vantaggio della miovcijoce apertasi davanti il Porto niedesirno. L'Aulore acceuna ad altre sue letlure nelle qiiali prcse a trattarc del Porfo di Malamocco, e ricorda che ill liii, pill clie in altii, e dovere pieieiir qneslo ad o- giii diverso argomento, perclie ogiii ciira che vi si — 100 — pronda, ognl siiggcriiiiento clie si proponga con lo sco- pe di migliorarnc rattual condizione, torna a niag- glor vantaggio cd a decoio di quesla illustre citta. Prima di toccare ai lipieglii cd ai provvedimen- ti che credercljbe suggerire, ringegnere Casoni fa una siicciiita narrazione del Piano riguardo al Porto me- desimo proposto I'anno i8o(3 dai inatematici francesi Prony e Sganzin assieme al veneziano colonuello del Genio navale Salvini, e ne la ct)n()scere i lavori pro- gettati da questi, tanto per otteuere una foce esterna retta, profonda e libcranieute pralicabile a mezzo di due dighe in senso ortogonale a' lidi, la maggiore del- le qiiali al nord trovasi gia per Sovrana uuinificenza quasi ultimata, quanto gli altri lavori nell'interno del- la laguna, dirctli ad aumeulare la massa delle acf[ae llueiili al bacino di esso Porto. Passa in segulto a descrivere le modificazioni, au- che |>er vistc estranee al soggettcj ])ortale ai piano pri- mario dairitigegnere in capoLessaii,quindi dal colonnel- lo del Genio Antonio Luigi Romano, le quali qiiautun- que lirviitale alia parte interna e presso al bacino, pu- re iiilluirono grandeniente a minorare gli elletti utili che uella inliera eseciizione del Piano originale erano preavv isa'i. 1'^ qui I'Aulore prosegue ponendo in evidcnza i saggi avvedimenii, che la dottrina aveva suggeriti e che gli csanii locali avevano confermati, intcjrno alia dispo- sizioue ed alia ubicaziono delle vai'ie opere da qnegli ~ 191 -^ illustri proposlo nel 180G, aggiungendo per confron- to i risullanienti chc se ifebbero in f'orza a quelle sva- riate modificaziom., singolarnieiite al banco interno os- sia alio scanno denominato della Rocclictta die per al- lora riporto qualche vontaggio. Preniesse codeste notizie, die TAutore trova ne- cessarie a plena intelllgenza delPargoaiento ed a ren- dere plii agevole per liii lo sviluppo delle proprle idee, segue rappresentando quale sia Todierna condi- zione del bacino interno al Porto di Malamocco, e quale lo stato poco felice pel ripetuto scanno Rocchet- ta • continua col dire cbe le osservazioni da lul cola operate nei giorni prossirni al solslizio di giugno de- corso iuvitarono la di lui altenzione e lo invogliarono a studiare quelle localita, a conoscere le profondila del grandi canali versauti in quel bacino ed a delerminare una graduazione riguardo alia velocifa delle loro ri- spettive correnti per condursi poscia alio studio di qualche proficuo suggerimento. . • ■ Le quali cose fatte, e trovato che la maggiore cor- rente sulle allre preponderante e quella che duran- te il riflusso discende dal gran canale Fisolo, poi quella del cauale Melison, indi I'altra del canale deno- minato di Malamocco che termina appunlo sul banco Rocchetta, descrive gli effetti reciproci di queste, e con argomeutazionl proprie del caso ed appoggiatc a replicati esami cd a confronti locali procura dimoslra- re quale sia lorigine del banco o scanno della Roc- — 192 — chetta, e quali le cause, anco recenti, in parte proen- ratc per colpa tl' uomo, die lo mantengono cd aiizi lo fanno aumeulare, per cui sovente si la incomodo alia navigazione. L'ino'e'^nere Casoni fa quindi conoscerc quali sie- no Ic sue proposizioai, clie pero egli limita al bacino interno del Porlo, il quale crederebbe migliorare in confronto all'atluale condizione se le acque che vi fliiiscori tanto uei periodi della marea monlante come in quella della decrescente fossero regulate da apposi- te opere idraiiliche, colle quali intenderebbe presidia- re gli sbocchi ilei grandi canali Spignon, Fisolo e di Malamocco al rispettivi loro Puntaroli, cioe cola do- ve il basso fondo sporge fia 1' uno e Taltro di cssi, cioccbe farebbe con rivestimenli murali q con una Pa- ratoia presso rottagono fortificalo delto di San-Pietro. Queste opere che secondo kii si liiniterebbero a brevi lunghezze, ed in rlflesso alle azioni cui andrebbero e- sposte, vorrebbeclie fossero conteste a fascinaggio,cioe con volpare e gabbloni rienipiuti di juiuuto sasso, fis- sati ed imbrigliati a mezzo di tolpi ossieno fusti di querela, e rivestiti alia loro superficie con sassaia, che a mlnorare la spesa basterebbe fosse di trachile ossia maciicno de' colli Euganei. Soggiunge aUresi che codeste sue o[jert.' interne porterebbero un reale vantaggio, qualtjia pero venga eseguita auco la scconda diga minore al snd del Por- to, poiche ufOcio precipuo di questa essendo il soste- — l'J3 — nere le sabbie cacciate da venli australi, le opero di cui tratta contribuirebbero a maggiormente depuiait! le accjue di flusso dal torbidiune e daile sabbie. INe sfugge airAutore la grave considerazione die, dovendo provvedere all'azione di due correnti, di ilus- so cioe e di rilltissOj le quail in periodi diversi pure sono completamente contrarie, gli e bisogno di adaltare le inflessioni e di Tolgere i vertici delle opei^e che propone per modo che nel riilusso quelle acque scor- rano possibilmenle unite verso il mare, e nel llusso s'inoltrino ripartilamente^ asceudendo i varii canali per dilatarsi poi sullo speccliio della laguna: egli e questo per lui uno scoglio ed un assunto scabroso, cui per superare plausibihnente abbisogneranno al casu allre locali verificazioni. ■ . -u /;;.;;.); In un piano idrografieo che Tiogegnere Casoni unisce alia propria Menioria, oltrecche tracciati il pro- getto orlginario e le successive raodificazloni Lessan e Romano, ha pure notata la delineazlone delle opere da lui suggerite al sitl 5 sporgenza o puntarolo Ira canale Malamocco e canal Fisolo ; — puntarolo tra Fi- si^lo e Spignon a sinistra di questo •, 1— puntarolo tra Flsolo e Spignon alia destra di quest' ultimo ; — e paratoia a curve combinate presso 1' ottagono San Pielro. L'Autore termina la Memoria dichiarando che, a nialgrado il convincimento dl unbuono ed utile eirello, nulla azzardereM)e intraprcndere seuza il consigiio di — 1!)4 — allri ingegnerl csperli nclle cose tlelle nostre laguno, e senza prima conoscere i risullamenti di un esame Icc- nlco in niassima ai di lui siiggeriuienti clie provoclie- rebbe da quest'I. R. Istituto;, il quale occupandosi piu della somiua iniportanza deirargouiento che deU'iin- perizia del dicitore vorra cornpatirlo, considerando al oarico die da tanti aniii ha Tunor di coprire nelTI. R. ]\Iarina di Guerra, alia Iniiga pratica da lui falta su qnel Porlo, ed al dovere che incoiiibe ad ogni one- sl'uomo di luaiiifestare le proprie idee se le crede tende)ili al pubblico vanlaggio ; " ciocche, egli dice, inagglorinente iniporta neH'odienia condizione di que- sta citta richiamata a novella vita e prosperita dalle largizi(jni della Sovranv MunIficenza-, e veicolo di vila e di prosperita per qiiesta patria e appunto il porto di Molamocco. ••' Poscia vionc aaiuiesso il sig. prof. Romanin a leg- gere Alcwii ceniii sopra una slorla dociunentata di Venezia^ e alcane notizic inlorno a Bajamontc Tie- polo e alia sua conp;iura. L'Autore, dopo aver nioslralo la niancanza lutta- via scnlila di una Sloria di Vcnezia conscicnziosa- uienle elaborata sopra docnmentij e elie al racconto jlcgli avvcninienti politici nnisse (juelle nolizie die piii vatessero a ben rappresentare rinliina cssenza del Go- verno della Repubblica, ed i suoi provvediinenli per quauto concerne alia vita del po{)oIoj al commercio, — 495 — all'industrio, allc arti ; dopo aver tracciato gli studli da lui falti a quest'uopo, e come sia di !ui proponiineu- to che neH'opera sua la verita non vada disginnfa dal- I'affelto, clie abbiaccia (juanto v'lia di grande, di no- bile, di gcneroso, presc a leggere an brano del sue la- voro ]iorgendo alcana nolizie, finora ignorate^ intor- iio a Bajamonte Tiepolo e alia sua congiura, attinte ai documenti degli arcliivii ed altri. Egli distingue nella congiura del Tiepolo due parti : nella prima , mosso da un sentimento di vendetta conlro il doge Gradenigo per offese personali, ed al suocero Marco Quirini, si fa sostenitore di questo ad abbattere il Do- ge ed il suo partiloj nella seconda, alia vendetta ag- giungendo ambiziose mire, non cessa anclie nell'esilio di sommuovere lo stato e di tentarne la sovversione. Allontanato Cnalmente, dopo tre anni, da Treviso, gli slorici piu non parlano di lui, coulenlandosi tutt'al piu alcuni di accennarne la morte, avvenuta in Dalmazia Del I Sag. Ma il Romanin riusci ad empire si am- pia lacuna, descrivendo Tiufluenza che il Tiepolo sep- pe esercitare anche nella Dalmazia, 1' offerta faltagli perfino dai Bolognesi del capitanato della loro citla? lo sdegno che si ebbero i Veneziaui , e le lettere che a questo proposito scrissero al consigho di Za- ra, ove era avvennto I'abboccamento, in fine i prov- vedimenti presi al mantenimento della sicurezza in- terna, tra i quali sono a notarsi Tislituzione di una specie tli guardia civica, I'obbligo agli albergatoii di -~ ion — iiolificare oi^iii loi'oslicio, t; Ic \c"j:^-^i conlro Ic coiixciilico- ](>. Kipnllulando pcru seiiiprc nuove conj^iurc, a uiala ])eMa ooiitcnute tlai haiuli e dalle inorti,il conslglio dei D'lcci dava la facolla al Doge c a Federico Dandolo, allora Provveditore in Dalmazia, di olleiiere ia qua- hiiiqne niodo la iiioite del traditore. Qiicst'atto del- r ultimo gennaio lotiS niese decorso, cioe i3i>(), e j'lihitno clie parii di Bajamonte come vivente. L'au- lore chiude con aicunc osservazioni iutorno alPinge- giio, airimportaiiza ed ai mezzi straordinarii che aver lioveva un tal iioino, il quale seppe si bene innestare alia causa propria ([uella di un potenle parlito, e acqui- slarsi lanla ripulazione, anche I'uori della sua palria. In seguilo il M. E. cav. prof. Zanledesclii legge, a iiome del sig. dolt. Raffaele RIolin I. R. assistente al- rislitulo li.siologico in Vienna, un esfratto di una jllu- ]iou;i-afia snllo scJiclctro f/e//"Acij)enser Ruthenus. Inroniincia dalT osservare che qucsto pesce fu soggplto di niolti studii ad ingegni di prime rango, qua- U sono un Mi'illcr. un Agassiz, ccc.,e die tuttavia le de- scrizioni anatomiche erano piene delle pin grandi ine- saitezze, in modo da non potcrlo riconoscere dalle date desinizioni, che jiero laceva nn'eccezione la descrizioue il '\V aj)pnrato Duislicatorio che si trova miW Anniomia comimrata dei M'lxini i\\ Giovanni IMiiller. Vicne quindi a dire, come il sig. dott. Raffaele Molin abbia correlte le inesaltezze di coloro che lo precedellerOj ed abbia po- — 197 — tuto ritrovare alcuni fatti che erano loro sfuggiti, come chei sos/ei^ni dei raggi delle pinoe abdominali e dorsali Don forinano una seiie seniplice, come gli disegno Brandy ma due serie sovrapposte Tuna allaltra •, die la ciutura toiacica e composla di quattio ossi accoppiati due a duCj della forma di un aiigolo diedro, un piano del quale separa la cavita delle brancliie dalla cavita ab- dominale, e I'altro forma lo scudo esterno del torace- che gli arclii delFioide, ed i tre priuji archi delle brancliie possiedono una sola copula comuneja quale manca ai due archi posteriori ed agli archi faringei inferiori, ecc. Insiste pero il M. E. prof Zantedeschi sul ri- sultamento principale degli studii del sig. doU. Mo- ]in , dai quali emerge eviden leniente che lutlo lo scheletro inliero di questo pesce e ricoperto di una crosia ossca. la cjuale rivesfe non solo i processi spi- nosi superiori e Ic costoje, ma ben anco i processi in- feriori, gli archi superiori delle verfebre, i sostcgni dei raggi delle pinne, gh archi dell ioide, i sospensori della mascelia inferiore. gli archi dellapparalo delle bran- cliie; e ricliiama 1 attenzione speciale delFI. R. Islitu- to sul processo di ossificazione in quesfo animale sco- perto dal sig. dolt. Molin, il quale fa un'eccezione mi- rabile da quello di tutti gli altri enii organizzali, che fiuo ad ora furono studiali. Imperocche in questo pe- sce le cartilagini primitive non ossificano giammai, ma I'ossificazioue ha luogo per dcposilo secoudario da — 198 — iin J)la.steina omof^eneo, il quale da pericondrio dive- nulo periosdo e secreto siilla superficle della carlihii:;!- ne. II niantcllo diveiita sempre pin grosso per muiva sopraposizione di blastema ossidcante. Anivalo 11 uian- tello ad una sufficienle consistenza, la cartilagine co- mincia un processo di melamorfosi regressiva, si rani- uiollisce, viene distrulta, ed 11 sito da lei occupato di- venla la cavita destinala alia niidolla : la conclusloae di tutfe queste invesligazioni si e die in tulto lo scheletro di questo aniuiale il processo di ossificazione e quello che solaniente osserviatno nella formazione delle ossa stiacciate del cranio niiiauo. Da fine il M. E. prof. Zanledeschi aU'Estrattri, riferendo le iilazioni dell'egregio naturalista, che sono: 1. U Aclpenser Ruthenus fi)rina nella sua ossi- ficazione una eccezione niirabile di tulto il regno ani- uiale. 2. Questo pesce, e per conseguenza gli storio- ni, alia cui classe esso appartiene, non sono pesci car- tilagiuosi piu del liuccio, Polyptcrus, e gli allii pesci ossei. 3. La divisione dei pesci carlilaginosi ed ossei, adottata dal gran maestro Cuvier, non esiste in ualura. 4- I nostri pesci, fino adesso considerati come carlilaginosi, non sono altro che pesci di una creazio- ne recent*!, il cui scheletro a' nostri giorni comincia ad ossificare, e la cui perfetta ossilicaz,ione e riservula ai tempi avvenire. — 19;) — = 1- Termlnata qucsta Jettura sorge il dolt. Nardo e vocalmentc soggiunge: « Dover rJuscire apprezza' bilo il lavoro anatoniico del doU. Raffaele Molfn, per ]e sue particolaiila specialmeufe. ]\on poter egli'anzi far a meno di eslernare la sua compiacenza nelFaver udifo come I'anafoinico dl Vienna venisse coi proprii sludii aJle conclusioni stesse alle quali anch'egli giun- geva nelsuo lavoro: Suinntima strattura comjmrata dcUe parti soUde del vertebrati, di cui porse un sag- gio neH'aano 1840 all'assemblea di Torino, e die L ceva conoscere all' I. K. Isliluto piu estesamente nella sua Menioria letta il 20 aprile 1843 coJ titolo: Os- sewazioni anatomiche comparative sidla intima strut- tura delle cartllagini dei condrotterigi, inserifa nel Vol. II. delle Memorie da esso pubblicate nel 1845, cioe appartenere ad un tipo affallo dislinto le cartila^ gini de'^/o/-/om; ossificarsi esse alia loro supcrflcie col crescere dell' ela-, non poter farsi base delle divi- sioni illiologiche la parlicolare strulfura delle ossa coniponenti lo schelelro de'pesci, perche ancora im- perfetfamente conosciuta. Se non clie, parlando ia ^^quella sua Memoria specialmcnte delle carlilagini dei Sahichi, egli accenuava soltanto, per cio che concerne agh Sfoi'lom, cjuanto avca creduto sufficiente a dlnio- strare la loro dlfferenza in confronfo de' Salachi me- desi.ni, dei Cidostomi e dei pesci Mola, tipi carfilagl- nei auche quesli non prima di lui distinti dagli auato- mici. r, . /• , — 200 — Aveudo il dolt. KaiTaele Molin avuto motivo di liire lo propi'ie osscrvazioiii sopra 2;iandi esemplari c probabilo, aggliinge il dolt. Nardo, cli' egli sia perv-e- nulo nei deltagli aiialomici a conclusloni piii estese delle sue, e atlendere percio con impnzienza la pubbli- cazione di esse, onde giovarsene a render piuperretto il sopraccennato snoViiYoro: Sulla strn/ 1 ura intima com- parata delle parti sollde del verlehrali. Tanfo accennal, conclude egli, non per vanto di priniazia, ma per niostrare clie anclie nel nostro I. R. Islitufo coUivansi con amore e proBlto gi'iuipor- tantissiuii slndii delfanatomia coniparala, lo die ren- de di uiaggior inleresse per noi la cortese conianica- zione fattaci dalP Anatoniista di Vienna, nicdianle il noslro collega cav. prof. Zantedeschi. ?7 Dopo cio r Islltuto si riducc in adunanza se- grela. , ,,,..,; ,,.,■,,.: , ,.,.,,, Si legge I'Alto verbale dell'adunanza segreln del giorno 23 gingno decorso, ch'e approvalo e sollo- scrillo. Si annunziano i seguenti doni falli all'Istituto. I. Dalla I. 11. Luogotenenza delle Proviiicle Vencte. Bullettino delle Legrji ed Ordinanze del Governo del- la fenezia. Ta\o!a cronologica per I'auiio 1850, c Piui- tale XVI alia XIX incliis. del 1851. — L'Ol — 2. Dal sig. B. M. Borlolazzi di Bassano. •. . Cinque Novellc ludiane tradntte liltcralmente in lu" iino col testo sanscrito a fronle e con ima traduzione ita- liana. Bassano, 485i, di pag. 152, ia 8, 3. Dai signori Compilatori del Giornale fislco-clilmi- co italiano. Giornale fisico-chimico italiano. Punlata III. 4- Dalla Sociela inedico-cliirurgica di Bologna. Bulkllino dcllc Scienzc mediche, fasc. da fcbbraio a giiigno i85i. 5. Dal sig. Abranio Massalongo di Verona. Osteologia derjli orsi fossili del Veronese. Vienna, dSSO, di pag. 58, con 4 tav. C, Dal sig. Antonio Galvani Socio corrispondenle. Sopra i due processi del sig. P. A. Borsarelli per la preparazione del valerianato di zinco^ eperqaello di chi- nina. Venezia, 1850, di png. 14, in 8. Sopra I'eritroso del sig. Garrot, e sopra Vacido bar- harico. Venezia, 1850, di pag. 28, in 8. Slndii e proccsso per lo valerianato nentro di bismii- to. Venezia, d851, di pag. 20, in 8. Confntazione del principii teorico-chimici del Bon- coni, Venezia, 1851^ di pag, 26, in 8. Considcrazioni sopra un' opinione del sig. principe J'ol. II. Strie II. uG ~ 202 — Lucumn Bnnapnrip, snl oaleriavato ili chiuina. Vcnczia, 18.51, di pag. 14, in 8. Tl IM. E. prof. Minicli leggo in noine di una Conimissione, a cm appaiticno, il rapporfo rclalivo alia ricerca fatta dall'I. R. Profettnra di Finanza: Iri" lorno alia misiira dei UqiucU nel vasi scetni. Dopo una breve disciissiono in cui prcndono parte il Relatore, il Vicc-Presidente ed il M. E. Hel- lavifis, le proposte della Comniissione souo approvate. II M. E. prof, de Visiani, in nome della Com- missiono per la Biblioteca , lej^ge un allro rapporto sul riprislinameuto delle associazioni ai Giornali, rimaste sospese per le passate vicende j I'l. R. Istitiito ne ain- melte le conclnsioni. DIetro oomnnicazione dellT. R. Luogoteoenza si tralta di alcnni pi'ovvedimcnli relalivi alia dlslribuzio- ne dei Prcniii d' indnstria stati iinpartili per I'lstlln- to di Milano, e si delibera che siano adollati anclie pel Veneto, colla sola modificazione die nelle epigrafi delle mcdaglie da distribnirsi si faccia nso della sola lingua ilaliana anziclie della ilaliana e della lallna, su di che sara rassegnata opportuna rimoslranza alia su- periore Autorita. Liforno alle proposizioni da Tarsi pei sette posli lasciali vacanli dai M, E. defunti ni'H'ullimo trienuio, — 205 — IT. R, Islilulo deterniina che le proposizioni medesi- me abblano ad csser fatte neiraduiianza del glorno 3 agosto venluro, che sara a lal oggelto parlicolarmente dedicafa, e che avra quindi principio alle i i antiin. Si annunzia che le quattro pension! concedute ai M, E. Menin, Poh, Minich e Zanon trovansi poste in corso a datare dal gioruo lo giugno decorso. Dopo di cio I'adunanza si scioglie. ADUNAISZ.V del GlORiXO O AOOSIO 1851. In qiiest'adunanza I'l. R. Islitulo non atlese che a formare !e terne per la nomina ai sette posti di M. E. lasciati vacant! dai defuntiprof. ah. G. Zamboni, prof, ab. A. Zendrini, prof. ab. G. Furlanetto, conte N. Con- tarini, prof. G. A. Giacomini, prof. C Conti e prof L. Carrer. Formate le quali terne, dispose TI. R. Isti- tuto che prima si raccogliessero le notizie e le illustra- zioni necessarie sugl'individui nominati, e che quindi sulle fatte proposizioni s'invocassero le risoluzioni su- periori. Dopo cio I'adunanza si sciolse. AdUNA^ZA del ClOBiN'O 4 AGOSTO i851, Si leggono gli Atti verball delle adunanze del 20 e 2,1 lugllo, che sono appiovati e sotfoscrilli, II M, E, cav. prof. Zantedesclii Icgge una Nota: Sulla condlzione magnetica delt ossigeno e diama- gnetica deWidrogeno^ delVazoio e gas acido carbo- III CO. L'Aulore incomincia col ricordare i lavorl da Jul fatli su tali argomenti sine d.d 1848, e i risulta- meull che ottenne dalle sue ricerche [RoccoJta fislco- clnni ica italiana.^ T. Ill, pag. Sg i , ann. 1848.-- Archi- ves des sciences physiques. T. VIII, pag. 4 5; ann. 1848). Egli era giunto a questo risultamento esplo- rando la direzione die preiideva un getto di gas ossi- geno in presenza dei poli di una forte magnete tem- [)oraria. Egli vide costantemente, che il gelto s'incli- — 200 — nava ai poll inagnclici ogni qiialvolla suscllava il mn- gnetisaio, e che si rliuetteva prontamente nella sna ili- rczioiie vcrlicalo alio svaiiirc del inetlesiuio, locclic. accadeva aH'aprirsi del circoIo.L'esperienza success! va- mentc vemiG esegulta meltendo in faccia al gclto ga- soso or Tuno or I'altro polo della calamila lempora- ria j e scmpre con efifetto costante.Questa stessa verila Tebbe ancora a laccogliere sottopunendo alf esperienza alciini compostibinarii. L'antiniunlo e corpo dianiagne- tico, ed ancora I'acido aulliuonioso SbO' j e Facido au- timonico e magnetico SbO '. II pioinbo e diamagnetico, e cosi pure il surossido pioniboso PbO j e il surossi- do piombico e magnetico PbO". Per ossei'vare la dl- rezione del gelto gasoso, egli si valev a di un piano candidissinio, che veniva colpito dal raggiodiretto del sole, o da una luce artidciale purissinia ed intensa. II getto deirosslgeno, moveudosi parallelauiente al piano, preseutava nella sua direzione una illuminazione tre- raula, vaporosa, cbe cangiava di poslura al suscitarsi del magnelisnio, declinaudosi verso ai poli magnetici. Spcrimenlando a questo modo egli vide coslautemen- te che Tidrogeno, I'azoto e il gas acido carbonico pre- sentavano il fenomeno opposto, cioe inclinavano i lo- re getti spostandosi dai pcli della calaniita temporaria. Quindi rii'erisce gll studii iatti dal Pliicker ed E. Becquerel, i fenomeni che questi cbbero ad osser- vare, le casiioui a cui jviudicarono che si dovessero altri- buire, e i principii che repularono potcrsene dedune. sa ma- — 207 — PoscJa egli proccde ad esporre cio che nella stessa ... tena lece il Faraday, le sue induzioni, Je s.e sperien ze i suoi ragionameoli. E per ulfln.o avverte che nel 1^48 egli pubblic6 i risultamenti delle sue sperienze ma noil il melodo sperinientale da JuJ segnilo per e- splorare J'azioue niaguetica e diamagnetica del gas, su cui egli si riservava allora di presentare all'I R Lti^ tuto una Memoria da stamparsi ; metodo pero che noa iu da oltn mvenf.-ito, e che ^ diretto e uuovo. Onde concluude che pare che il suo metodo sia piu scpu'si- to, perche I'azioue elettro-magt.etica si esercila diret- tamente, e permette che si possa sperimenfare in uno spazio possibilmente sgombro da ogni altro gaz o flui- do aerilbrnie. Quindi il M. E. dotf. Nardo fa all'I. R„ Istituto la coiuunicazione segueutc : Osservazioni mi cosfnmi deJla Fringilla incerla { lUs^ so),tatte dal 3hnihro effeltivo fa conte Nicolo Conla- rini. II chiarissi.no nostro Collega, il fu conle Nicolo Con- tanu, di sp.upre cara ecJ onorala memoria, avvlsava nella nostra sedula oO novembre 1846, conservar vivo uno de' I- ran uccelli che vanli TEuropa, cioe ia Frinrjilla in- ccrta del K.sso. p.eso per la prima volta a Tan.ai nella P'-onncia del Frh.li il 10 oUoh. dcli:anno stesso. promel- tcndoc. sludiurne i coslumi e darcene in seguilo qualche ■ _ 208 — nolizia. Annolo cgli in fnllo per due anni successivi qnnn- lo vcniu'gli (lalo (!i osservare in pi-oposito, e ce ne avrcb- be (alia comnnicazione se non avessinio fatalmenle a dc- plorare la di Ini pprdita, Devesl alia corlosia della signora conlessa di lui ve- dova, ed alTinleresse di essa per le scienze con tanto anio- re dal di lei niarito coltivatc^ se in quesl'oggi ho ronore di farvi conosccre qnanto il defnnlo noslro consocio la- scio scritlo sni coslinni dciriiccellello sopraccennalo. Es- sa mi adldo non solo il MS. dal quale estrassi le nolizie die sono per darvi, ma ben anclie la slessa Fritigilla, on- de, nel caso fosse vissuta, ne avessi continuale le os- servazioni . 11 pi'of. Risso di Nizza fu il prinio a far conosccre qncsla specie, il lloux, il Savi, il Calvi, il Darazzo ed il Bonaparte la iilnslrarono posleriormente. Devesi pero a qnest'iillinio aiitore il mcrito di avcria con niaggior esat- lezza descrilla ed iconograficanieiite rappreserilata. Ma nessiuio degli accennali aulori parla dei costunii di quc- sl'iiccello, sieche maggiormente jirezioso riesce quaiilo il noslro defnnlo collega ci lascio scritlo, c sono per le^ger- vi, snila di Ini mnla, snl di lui porlaniento, c sul di liii canlo. « lla il bccco corto e grosso, lateral nicnle convosso, di color cinereo brunastro, il niarginc dclle mascelle ar- ninto; le narici appena copcrte dalle peiine delta frmile; iride color di nocciola; la pupilla nora. Tnllo il dissopra e di un cinereo rossastro bruno cd ngiii [linina poila nel mezzo una maccbia nerastra. Di sotlo e biaiu-aslro con pic- cole tuacchic briine. Le piunie coprilrici delle ali piccole e mezzane, cinereo rossastre terminate di biancaslro, che formano con la loro i-iunione due fascie traverse stille ali. — 209 — Coda, sniarginatn e colorita come le ali. Piccli ciuereo- coniei. » Fu preso a Taniai con le reti a tralta iiccellando a fringuelli il 10 oUobre 1846 da Antonio deCarli, clie me lo regnlo. Erano duo, ma uno scappo. Conono assai presto. II lore volo rassomiglia a quello del ceranlo. II canto di qiiesto uccello e un poco simile a quello della passera co- inune, o dello smeardo ; esprirae un ciec/j, cricch cridcli taiclch taicich. » Lo tengo vivo per veder qua! cangiamenlo fa nel- la muta, e se fosse un niaschio qual sia il suo canto di prim a vera. » Quest' uccelletto corre assai presto, specialmente allorche si Irova coperlo daila rote. II suo canto tin era lion csprime clie il nionosillaho tiiit. tn'tl dolcomenle pro- iiunzialo a gnisa dci caiiaiini. La nolle per lo piii al kime della lucerna lo laceva spesso sentire. » lo ne vidi due altri a passare. La loro dirczione • era da levanle a ponente - mczzodi. II loro volo era a jjlanci, Iremolante, dillicile ad esprimersi con parole, men- Ire nella baltuta delle ali parcva come si rivolgcssc in cerehio, o facesse come dicono i francesi un demi-tonr. » IVessun grido mandavano per aria cammin facen- do, e li seguilai lunga pczza coll' occhio sperando chc si ferraassero sopra qualche pianta. Era il di 20 otlobre al- lorche li vidi. Quello chc tengo in gahbia cammina late- ralnienle con la massima facilita c prestezza. Appollaialo sul suo traverso allorche io mi avvicinava a lui, egli se ne allontanava picslissimo camminando laleralmente co- me fanno i papagalli e i becchi in croce. » Osservai per la prima volla li 20 gennaio ASH va- rie piume del corj/o cadule sopra la tnvola della gabbia, fol. II. Scrie J I. u: — LMO - segno evilontc die dava principio alia sua mula. Aiicor nulla posso dire di cerlo sopra il suo scsso. Poslo al sole mi parve senlirlo a irorgheggiare sollo voce, ma s(Miza espi'imor voci. Da cio si polrobbe dedurrc chc fosse uii luaschio. » Comiiicio a perder le pciuie del pello, del ventre, del collo, ed ogni giorno nc cad(!vano niolle a segno tale die ncl dissoUo si vcJcva quasi spiumalo. » Dopo un mesc cii'ca, cioe li 20 fL'bbraio, era tulto cambialo di piuni(% fiiorche le [)enne dclle a!i e della co- da di cui nou vidi miai die ne cadcsse alcuna. Aella co- da vidi una delle prime latcrali che era crcsciiila in tutta la sua lungliezza. Le altre non erajio ancor cadiile, c ]iorci6 non si riniiov.u'ono. In.'alli egli non rinnovo die iviezza coda .snltiinto. )) Gomincio ne! mese di aprilc alia nialtina di buon ora a far senlire qnnlrhe nola amorosa. lo avea un car- dellino die canlava moUissiaio, e queslo lo cccilava al can- to. Egli faceva senlire uu gorglieggio imilantc quello della scdega paiugaiia o sjlvia turdoides. Si espriine con voci e note Irondic, come oic . . . . oic, con, qaic, civiec^ oic; ma fmora non lo inlesi die a mczza voce e per poco tempo. lo voglio sperare cb'egli sia un maschio, abbenclic dal colo- ritn delle sue pinme nou si possa giutiicarlo. II canlo di primavera negli uccdli non e prnprio che dci masclii, polrolibe ossere die in quesla specie vi fosse un"ecce//io- ne per !e fcmniine. » Un'alira osservazione pcro io feci, die inolle voile se ne siava (jiiielo cd a|)[)oI!aialo sopra una sola gam- hix, appunlo come si ossersa ueila maggiur parte de'ma- sclii dcgli uccdli canlori. » II canlo della Fringilla incerla chc io Icngo, c un ~ 2H — gorghcggio imilanle quello dclla scclcga jmltigana o sijl- via liinloiiJcs. Si es] rime con voci e nole tioiiclic. Face- va senlii' il siio canio la niattina a Inion'ora dopo apeile le fiiicslre del niese ili aprile occ, 0('f, ccCj cicitc, oec, oi'^ e nel mcse di iiiglio dopo aperle le lineslre e di buon niaUino si espiimeva cdsi, ciocci, ciocci^ cioccl con voce assai grossa, e poi con suono sollile ripcleva, zit zit, zizl^ zizlt, zit, zizlt, ci'it zit. » Li IC seltcnibre d847 comincio la sua seconda niu- ta, la quale conlinuo per (*).... giorni prima di essere inte- ranienle compila. Al solilo le prime a cadcre sono ie peune del collo, del venire, del corpo e dclle piccole copeiliire superiori alari, e quelle della coda e dclle ali sono le ullime. » Li dC seltembre 1848 ccmincio la mula di que- sl'anno e duro per .... giorni prima di esser inlieramenle compila. Quesl'anno non lece che una sola muta. » Le osservazioni del Contarini terminarono come si vede nel seltembre 1848 non avcndo poUifo conliimnrle in causa della lunga e grave malallia die lo condussc fa- talmenle al sepolcro il giorno IC aprile 1849. Quando venne a me Irasmesso un tal ucccllo, era cir- ca la mela del mese di ollobrc. Trovavasi in mula, ma- laticcio, e tullavia soffercnle agli occhi in causa d'infiam- niazione delle palpcbrc passala alio slalo cronico con flus- so mucoso purilbrme. Era piacevole, benclie di umore poco gJiio, e si avvicinava a lievcmcnle mordere il dilo cbo alui preslavasi; aveva un'cscrescenza cutanea bernoccola- re nuda sulla fronle che non doveva essere di dala moUo ( ) La moiie del coiite Contarini e la impcifezione del MS. da lui lasciaio impedirono di loglicie le lacuiie che Uovansi in <[ucsto aiticolo. O jO loiilana. Faccvn sonlirc di ratio la voce, pronunziniulo zil zit^ ciii; |)asccvasi di iniylio come al solito, ma maiigiava jioco e con svoi^lialezzaj reslaiulo sovenle appollaialo in im canto dclla gahhia. Una mallina dci prim! giorni di novembrc, ncli'epo- ca la pill dolorosa dclla mia vila, (piando perdeva la cara compagna dc" miei sUidii e del vivcr mio, ccssava anclie r csislcnza di (picsto piccolo essere clie lanlo si legava alia mcmoiia di un cosi rispetlabilc coUcga e di un cosi candido amico. L'aulopsia me lo fcce conoscore un maschio_, come gia il Conlarini aveva sospeltalo die fosse. Per ultimo il Socio corrlspondente dott, France- sco Gcra preseuta alcuiie sue Ossefvazioni sidla jie- cessila die li caciaiaolo stiidii il latte^ e sid mezzi al- l uopo opportiini. Diede occaslone a cjneste osscrvazioni un opu- scolo del Landriani, il cpiale fa dipendere la buona riuscifa della caseificazione dalla opportimita delle pra- ticlie usafe, anziclie dalla speciale qualita del latte : ciocclie non si accorda coi risultaiuenti delle ricerclie e dcgli stiidii die su tale materia si fecero dall'Aulo- re. Questi pertanfo va mano a mano esponendo gli argomenti coi quali si comprova clie il latte bene spes- so si modifica ; die in tal case non e accomodate alia caseificazione, e die (juiudi I'esame di csso e indispen- sabile qviando aver si voglia un oftimo e costanle ef- lello. 11 quale non puossi rettanienic cscguire seuza — 215 — far iiso degll opportuni stromenll che sono il galatlo- nietro, i] uiicroscoplo, ]a carta probatoriale, e I'ossiga- lattometro. Quest' ultimo slromento fu inventato dal proi: Selmi, ed il dolt. Gera ne descrive le varie par- ti, e i modi coi quail se ne fa uso e I' effetto che se ne oltiene. Dopo cio ristituto si riduce in adunanza segreta. Si legge I'Alfo verbale deH'adunanza segreta del 21 luglio passato, che e approvalo e soltoscritto. Si legge eziandio per parlicolari motivi, cd in via di eccezione, I'Atto verbale delFadunanza segreta del giorno antecedente, che e del pari approvato e soltoscritto. La lettura di queslo secondo Alto verbale fa in- sorgere il dubbio come e da chi abbia ad essere com- pilato il Programma con cui esser deve portalo a co- gnizione del pubblico ilQuesilo da risolversi nell'anno I 853. Dopo le convenient! discussioni, I' I. R. Isti- tulo decide che la compilazione di queslo Program- ma sia affidala alia slessa Commissione che esamino i Quesiti presentati dai singoli Membri e Socii corri- spondenti, e che queslo Programma, compilato che sia, venga senz'altro pubblicato . ..,_ — 214 — Si aimnnziano i scguenli doni faUi airislitulo. Dal sig. cav. Alberto Guillion. Mcmoria sopra 7ina filanda a voporc in Pederiva di 3Ioutebelluna, escmplare litografato con n. 5 lav, cd una vecUila inlerna dclla filanda stessa. Venczia, di pag 20 in I'ogl. Dal M. E. dottor Giacinto Namias. Sopra alciini cffctti dell'atrnpina e del snifato di ve- ralrina, Monioria, Venezia, 4832, di pag. 18, in 8. (Estr. dal Giorn. ven. di Scienze nicdiclic). Dalla Direziooe dell' I. R. Islltuto Geologico di Vienna. Jurhbuch dcr haisci-lich-konicjlichcn Geologischen Reichs-Jnstatt, N. o -Juli, August, September, i 85 1, (II Jahrgang). W ien, in 4. Si legge una istanza dell'arlista Giovanni Giaco- muzzi con cui domanda che prima dell'epoca degli e- sami normali, che devono precedere al conferimcnlo dei premii d'lnduslria, sia verificato il raerito di una sua specialc iiiauifallura. Dopo lunglie discussioni Yl. R. Istituto, consi- derando che per lo scopo della islituzione devesi a- gevolare agli Artisli il mezzo di ottenere quelle rimu- — 2i5 — nerazioni alle quali avessero diritto, e che in sosfan- za il praticare un semplice esame di fatto non produ- ce alcun ohbligo di concedere successive distiazloni determina che si esaudisca la domanda, e che sia de- stinata una Comraissione composta dei M. E. prof. Menin, ingegn. Casoni e Soc. corrisp. march. Selvafi- co a fine di riconoscere pienamente il fatto, e di ve- nficare se nel lavoro del Giacomuzzi siasi raggiunto quel perfez.onamento al quale, nel conferirgli negli an- ni decorsi il premio della menzione onorevole, era vin- colala la promessa di maggior premio. Si legge un'istanza del dott. Orazio Scortegagna, con cui quesfi invoca il giudizio delfl. R. Istiluto" in una conlroversia che si agifa fra lui ed il prof Balsa- aio-CrivcIii. L J. II. Islltuto, non rilenendosi obbligato a pro- "unziare un tal giudizio, uon anmiette I'istanza dello Scortegagna, ed incarica il Segretario di renderlo di cio consapevolc. co- 'ui II Socio corrispondente co. Agostino Sagredo 'munica all'I. K. Istifuto Jlcune notizie sulh malattu da cui sono colplte le viti nel Granducalo di Tosca- ria. Per 1' importanza MV argomento V I. R. Istituto nomina una Commissione dei M. E. prof do Visiaui, cav. Fapanni e Soc. corrisp. dolt. Zanardini, affinche,' esaininale le comunicazioni Ihtte dal co. Sa-redo so-- — 216 — g'lunga Uiltocio die su tale argomento repvitasse op- portuno, per quanto sopra tutto pao riferirsi alio viti delle nostre Provincie. Dopo cio rislitufo provvede ad alcuni affari in- terni, e poscia Tadunanza si scloglie. INDICE DELLE ADIJ^'ANZE dell' ANNO ACCADEMICO 1850-51, Jdunanza del 24 ISovtmhre 1850. . . . pag. 5 — del 25 Novembre » d9 — del 29 Dicembre « 53 — del 50 Dicembre » 65 — del id Gennaio 1851 » 75 — del 20 Gennaio -.81 — del 27 Jprile » 107 — del 28 Jimle » 113 — del 18 Jlagrjio » 133 — del i[) Jldfjfjio ........ 139 — del 22 Giufjnr, » d47 — del 23 Giiigno » 157 — del 20 Luglio ........ d73 — del 2i Liujlio » 189 — ' del o Jgosto » 204 — del 4 Jgosto » 205 rol. II. Serie II. iS INDICE ALFABETICO PER JIATERIE E PER IV O W I. Acipenser Ruthenus. — Estrat- to di una monografia sul- li> scheletro delP Jcipenser Ruthenus del dott. Raffaele Molin , letto a noine del- l' aulore da! cav, prof. Zan- tedeschi, pag. 196. — Os- servazioni relative del dott. G. Dom. Nardo, p. 199. Jffari inlerni. — pag. 17. 46, 52,63,70,78, d04,4in, 126, 431. 436,443,454,169,186, •200, 243. America centrale. — Sui inonu- nienti dell' America centrale (continiiazione), Meinoria del- i'ab. prof. Lodovico Menin, pag. 11 — idem (continua- zione e fine) p. 147. jdmministrazione. — Conto pre- venlivo delle spese da incon- trarsi neH'anna accademifo 4850-1851, p.50.— Domanda '\\\n i. r. Luogotenenza del- I'assegnamento dei fondi per riordinare i gabinelti e per continuare le pubblieazioni ciilla stampa, ivi. — Soslitu- zione provvisoria di Domeiiico Dare al defunto Inservientc Antcnio iVlartini, pag. 51. Apjxirecchio di fondazione. — Sopra im singolare apparec- (Iiio di fondazione scoperto nella occasione che fu disfat- ta un'antiea Torre in Vene- zia, Memoria dell'ing. Gio- vanni Casoni, p. 81. Atropina. — Snpra alcnni ef- fetii delPatropina e del sol- falo di veratrina, Wemoria del dott. Giacinto Namias, p. 152. Bellavitis prof. Giiisto. — Di- scussione intorno alia Nota siilla forza ripiihiva che ri- tiene i corpi alio stato sfe- roidale eco. del prof. Zante- deschi, p. 92. — Dichiarnzio- ne sulla sna Wemoria: Sulla superficie di uguale illnmi- iiazione, p. 103. — Sul mo- do di |)rovare direttamente il moto rotatorio della Terra, INota, p. 423. — Alcune notizie ed osservazifini che fanno se- guito alia Nota per esso let- ta nella preced. sessione re- lativamente ad un modo di render palese la rotazione della terra, p. 440. — Discor- so sulle unita delle varie quan- tita fisiche, o sull'imporlan- za ed USD delle teorie per raccogliere e coordinare i fe- nomeni tisici, p. 473. BiANCHETTi dolt. Giuseppe. — INota intorno ad alcime cose — 220 — spettanti alia liiigiin ed nllo siile, a [uoposito di unope- ra receiilemente stampala a Fireiize. p. 178. Bizio prof liartolommeo. — Iii- loriio ad ale;ini fenomeiii ma- iiifestalisi iiello sUidiare la di- morfia del cloiuro rameico cimenialo con altri cloruri, Ulemoria, p. 53. Caranto. — Alcune osservazio- ni chimico-g^eologiche sul po- tere aggregatore del ferro, e sulla formazione del cosi detto caranto nel bacino A- drialico, IMemoi'ia del doll G. Dom. Nardo, p. ^67. Carrer Lui(ji. — Commentario sulla vita e suile opere di Lui- gi Carrer, del dott. Girola- mo Venanzio, p. 147. Caso.m ing. Giovanni. — Sopra un singoiiiru apparecchin di fondazione scoperto neiia oc- casione che fii disfatta ^1%^- lica Torre in Venezij, Me- moria, p. 81. — Intorno al- cune opere idrauliclie cli'egli propone alio scopo di iniglio- rare la condizione del baci- no interno a! l*oito di IMala- inocco, c di rejjoiare le coi- renti di rifhisso a vantaggio della nuova foce aperlasi da- vanli il Porto medebimo, Me- moria, p. 1(S9. Circonvoluzioni cerehrali. — Sulhi reiazione ira le circon- voiuzioni cerehriili e la inlel- ligenza, Memoria del prof. Baldassare Poli, p. -19. Clornro rameico. — Inlorno ad alciini fenonieni nttnifeslalisi nelio sttidiiire la cinientato con altri cloruri, IVJeinoria del prof. Bartolomnieo Bizio, p. 53. Colelilin.ii. — Sulla coleliliasi, Memoria del dott. Ignazio Penoliizzi, parte I, pag. 117. — Contiiuiazione della stessa, p. 136. — idem (conlinuazio- ue 0 (ine delli 1 parte), p. 1G8. Colori (iccicleiitali. — Sui colo- ri iufidentali di G. A. Ven- ttiri, Ulemoria del cav. prof. Zantedeschi, p. 457. Commissioni. — Nomina di una Conimissione per istudiare le disposi/Joniericerclie sul cho- lera, conlenule in un dispac- eio della i. r. Luogolenenza, p. 63, — Commissione nomi- nale per I'esame della 3Iemo- ria del prof. Zambra, p. 71. — Trasmissione della Memoria sulla PellMgra del dolt. Bar- bii'ri di Verona alia Conimis- sione che tralla siffullo ar- gomenlo, p. 73. — Commis- siune per i'esame della Me- moria del cav. Santini, letta neir adunanza antecedente, p. 78. — A|)piovazione in \ia di eccezione alia stani- pa iiumediata della delta Memoria. p. 79. — Nomiila di una Commi5>ione per I' e- samc di una soslanza di nalu- ra inceria, esi>lenle nella do- j?ana deiia SaUile, p. 130. — Rispostn intorno alia sceita delle Epigrali comunicale dal- la Comrniss. centr. di pubb. Beneficenza in Verona, p. 131 — Comoiissioni per 1' esame delle Memoiie da staniparsi, ivi. — Conimissione per la lingua conferniala colla no- mina di altri due membri ef- fettivi, p. 146. — iVomina di 221 — una Commissioner p. i5i. Riprislinamenio dflle nssn- ciiizioni sospese. rinu"*'io per giiidizio alia Commissions per la Bibliotecii, p. 172. — Com- missions coiicernente j;li sca- vamenti di A iilloni^a, i\'i. — Commissione per la scella del qiipsiio scienlilico pel con- corso 1853, p. 186. — Com- inissinne per iin esame an- licipato di nn oggelto d'iii- diislria^ p. 214. — Riliuto di un giiidiziii chiesto dal dolt. Orazio Sciirte[;;io;na , p. 215. — Commissione per le comunicazioni del co. S:<- j;redn siilla malauia delle >ili nel Grandiicalo di Tosctina, p. 215. Coiiiunicazioiii e coniiponden- ze. — Leltera del sig. Arhil- le Compie, redatlore del Gior- iiale di Parigi : La Pa trie, the richiede la cooperazione dell'Isliuito per una Rivista dei lavori di tiilte le Socie- la scientiticlie d'Europa,p. 51. — Comunicazione del cav. prof. Sanlini sul nuo\o pia- neta Egeria e sulle osserva- zioni falie aU'osstrvalorio di Padova rispelio al pianeta f ittorin, p. 62. — Opera di Antonio Bresciani siampata in Kapoli.annuiiciata dul prof. Meniii con ridessioni relative, ioi. — Mancanza a' vi\i del prof. Scluiniaker di Altona. anmmciata dul cav. Sanlini, p. 78. — Domanda alia l)i- rezione del Giornale parigi- no: La Patrie, di alciini nu- nieri per conoscere la lornia con cui ven{;iino eslese le re- lazioni delle Socieia scienlifi- che, p. 105. — Fondaziiine di una Sociel;) Ixitaiiieo-jjeologi- ca in Vienna, o Mioi statnti, p. 172. Cundiziiine mar/nelica e diama- (jiietica. — Sulla rondizione maj:netica deil'ossij;;eniie dia- nj;)j;netica dellidrogeno, del- lazoto e del gas acido car- bonico, Nota del cav. prof. Zantedesflii. p. 205. Conducibilita eletlrica dei mu- scoli e dei nervi. — Alciine esperienze ed nsservazioni del cav. prof. Zaiuedesthi suUa conducibilila eletlrica dei mu- scoli e dei nervi, comnnica- zidue verb.iie del medesimo, ji. 131). CoATAKiM fu c". iMcido. — Ojser- va/idui suico.slumi della Frin- (jilla incerta (Risso), conui- nicazione del dott. G. Doni. Nardo. p. 207. Crittor/aine ed animalucci. — Se ceiti viventi producano cerii mali o ne siano prodot- li, Memoria di Giulio Sandri, pag. 5. Decreti e dispiicci dell' i. r. Luogotenenza. — Richiesta di una istru/.ione popolare da diffondersi siilla pellagra p. 51. — Sostilnzione nella di- rezione della Luogtitt-nenza del cav. Toggenbiirg al sig. bar. Pncliner, p. 5"i. — iNor- me pell' assegnam^nto delle pensioni alio >edove ed or- fani di impiegatl ecc, ivi. — Ordiiie di restituzione al- l' Istitulo del suo lorchio i- draulico , ivi. — Oispusizioni sulle domanile avanzate dai- I'ing. Dlilesi, iui. — iAiassiiiio ed isiruzioni per la malaltia del rliolora.p. r,3.-I)ispaccirt Felri. — Sopra alcuni nuovl • he tiimMiu una l\lemoija sill- {^eiieri, e 7)2 nuove specie di lii pclliijjrii (li'l dull. Bai hieri Fclci, Memoiia del env. Vil- di Veroiiu, p. 73. — Nomina lore Trevisiin, p. -Ifil. deliiiitiva del cav. di Togijen- ferro. — Alcuiie osservazioni bnrj; n liiiojjoienenle de!le cliimieo-fjeologiche siil potere proviiicie A'eiiete, p. 105. — iie|;iiiroiio Galvam Antonio. — Approva- jiel territorio di Valloiif:a, di- zioiie della sna nomina a So- strelto di Piove, ed agli og- cio eorrispondente dell' Isti- jjclti ilie con esse si riiiven- tiitn, p. 62. nero, INoia dell' al). A'aienii- Geh* dott. Francesco. — Os- nelli, p. 117. — Discii-isione servazioni siilla necessita che relativa del prof ah. Loiitiv. il caciainolo .stndii il lulle, esiii Meiiin, p. 118. — ideo) del- mezzi all' iiopo opportnni , ling. .lappelli ed altri, p. 122. p. 212. FAPA^^IcaT. Agostino. — Sidle Idee. — Sulla influenza dei se- lej^gi agrarie contenule ne- gni nelia formazione delle idee, gli antiehi statuti niunicipali, continuazione della Memoria V soil uso die so ne pno f.iie del dott. Amhrogio Fusinieri, lU'lla compilazione del codice p. fi5. rnrale, Memoria, p. 133. luteU'uienza. — Sulla rdazione Ira le circonvoluzioni cerebra- li e la iiitelligeiiza, Menioria del prof. Balduss>i ^ filo di veralriiiii, Meinoriii, J). lo2. Wardo dott. G. Doin. — Alcmi.; osservHzioni chiinico-geoloj;i- che sul potere aggregatore del ferro, e siilU form.iziime del cosi detto caranto nel ba- tino Adriiitico, Memoria, p. 157. — Osservazioiii sopra I'estialto di iiii.i mono[;;ru(Ja deW Jcii)i;iis(u- Ritllienus del dolt. Raff. Moliii, p. 199. — CoimmicMzione dell- osserva- zioni siii costumi di^lla Frin- /io doll. Girol. — Coui- nienturio sulla vita e sulle o- pere di Luigi Carrer, p. 147. feratrina. — Sopra alcuni ef- fetli deH'alropina e del solfato di veratrina.Memoriadel dott. Giacinto Kamias, p. i5'2. I erona. — Osservazioni sulla mortalita annua della citta e sobborghi di Veronaj del eo. Gio. Antonio Scopoli, p. 33. VisiANi ( prof. Roberto de) — Rapporlo della Comrnissione per la Lingua, p. 445. Zambra prof. Bernardino. — Proposta di uu aiuto alio stu- dio delle scieuze fisiche, Me- moriae p. 55. ZA^o^ Barlolommeo. — Pensio- ne conferitagli, p. 203. Za>tedf,schi cav. prof. France- sco. — Nota sulla forza repul- siva che ritii-ne i corpi olio slato sferoidale al di la del raggio della loro sfera di atli- vita fisica e cliimica, p. 91 — Alcune sue esperienze ed os- servazioni sulla conducibilita olettrica dei muscoli e dei ner- vi, coinunicazione verbale, p. 139. — Presenlazione di det- ta Memoria,ed allra sni colo- ri accidcntali diG. A. Venturi, p. 457. — Sulla cundizione magnetica delPossigeno e dia- magnetica deU'ldrogeno, del- I'azolo e gas acido carbooico, rSoto, p. 205 ATTI HELLE ADINA^ZE DELL I. R. ISTITUTO VENETO SOIENZE, 1, ETTERE ED ART[, DELLK ADlf^A^ZE DKLl' 1. R. ISTITIJTO VE.^ETO IH . S C ! E N Z E , LETT E H E E I) A U T I . DAL iNOVEMBnE 18o I aLl' OTTOnni' I Soli. VK\EZIA, PRESSO LA SLGr.l'Tr.lUA DELL* IS rmiTO ^ E L I' A L .■. Z Z II 0 C C A L K. ATI I »LE ADDMZE DELL' I. II. ISTITDTO V EITO DI SCIENZE. LETTER!-: ED AKTI Adhnawza nEi. (uoRiNo 2!) .aovejibre IN5I. Apei'la la Sessione il M. E. sig. (jiulio Sandri iegge una Menioria : Sulla delitescenza dei contai^i. Ritenuto che per delitescenza s'intende il tea)po per cui i gernii del conlagio possouo rinianere occiil- ti, e senza far apparire alciui effetio, rAutore distin- gue questo tempo in duiazione, che e il periodo in cui i genni durano senza entrare in altri individui atti a svilupparli; in inerzia che e il tempo in cui, dopo entrati, restano oziosi j in covatura che e il tempo ne- cessario alio sviluppamento e a mostrare I'effetto. Parlando delia durazione, nota il sig. Sandri che si dcvono applicarc; ai gernii contagiosi tulle (|uelle — C. — cause, 0 quelle circostauze, anche ineleoriche clie in lluijicono suldurar piu o meuo dei germi la generale E la particolarmente due osservazioni : I'una die ap- j)unlo sulla durazione dei gei'mi iondasi la necessita d spurgare i luoghi e gli oggetti inletti-, Taltra che posso no apparir contagi senza sponlaneita ne inlroduzione Tratlando dell' inerzia, ritenuto che i germi del conlagio enlrati in un individuo possono a lungo aspet- tarvi le circostanze opportune alio sviluppamento, TAutore fa parimenti due osservazioni : Tuna che de- vono esser credule le hiughe delilescenze dei contagi-, I'altra, che da una malaltia conuine, f'altasi mezzo di sviluppo, puo svolgersene una contagiosa. Egli poi illustra la sua doltrina in qucsta parte coH'addurre alcuni esempi di fenomeui simili, e quel- lo specialmente della goipe nel frumento, e col confu- lare alcune obbiezioni che potrebbero essere ac- carapate. Procedendo, per ultimo, a traltar della covalu- ra, I'Autore nota che, al pari che negli altri germi, puo questo periodo variare nei contagi a seconda delle opportunita o degli ostacoli, e che in generale su tuUe e ire le specie di delitescenza devon fbndarsi le discipline di polizia medica, in materia di contagi. 11 sig. Sandri conclude la sua Memoria coH'osser- vare che considerando in tal guisa la delitescenza, il procedimento dei contagi fassi chiaro ed aperlo, e nul- la ofTre di arcano piii di quello di lulti gli altri germi. Quindi il M. E. prol". Miiiich piesenia un sii(» Commentario .ml calcolo degP iiifegrali definiti ml metodo di Gauss, e legge il seguente: Sunto di una memoria sul metodo di Cotes perfezio- nato da Gauss, otide calcolare per approsslniazio- jie il valore d'uii integrale defuiito. La Memoria die soiio per assoggettare al giudi- zio di questo I. R. IsliUilo deve a buou diritlo intilolarsi Gommenlario, giacche tende priiicipaiinente ad esibiieuna facile esposizione de' iiietodi di Cotes e di Gauss pel calco- lo approssiinato dcgriritegrali definiti. Cio che mi appar- tiene iion e che il metodo analitico con alcune dimostra- zioni ed osservazioni, e colla soluzione generale di due problemi, neU'uno de' quali viene combinato il procedi- menlo del Coles col nnovo metodo di Gauss, e nell'altro si Iratla di esprimere per approssimazione il valore d'un integrale definito, medianle un certo numero di valori non gia della funzione sotloposla al segno d'inlegrazione ma della sua derivata. E nolo che il metodo che porta il nome di Cotes, e di cui si trovano le prime traccie ne'Principii matemati- ci della Filosofia naturale, e nel 3Ielodo dijferenziale del sommo Newton, ove si accenna il modo di conscguire la quadratura delle aree curvilinee, consiste nel calcolare approssimativamente il valore d' un integrale dofinito, raerce la somma d'un dato numero di valori della funzio- ne soggetta al segno d'integrazionc, moltiplicati per de- lermiiiati coefficienti numerici. Ruggero Cotes nell'/for- movia mensnrarnm suppone die i valori della predeltd — « — jiiiizioiu' cni'rispoiuiano ;i [tarlicolari valori della varia- l)il(' iiidipeiulonte, cosliliiciUi una progi-essione arilmeli- ca , i cui lorniini cslremi sono i duo limili dell' inlo- grale pio[)oslo. Si Irova allora clie il grndo dell'ap- prossimazioiic, ossia I' ordinc dcH' cnore clic si com- nicllo calcolando per mezzo ili n valori o termini il proposlo iulegrale definite, equivale ad ?i + 4, se il nu- mero n o pari, e ad n ■+- 2, se n e dispari. II cclebre C, V. Gauss ha recato un nolabile peifezioniimento al meto- do di Cotes nella Aleuioria inlilolala : Mdhodxia nova inte- grulium valores per adproximalionem inveniendi (Com- mentaliones reccntiores Socictatis Gottingcnsis, V. Ill) col- rimmaginarc die i valori della variahile iudipendenfe, a cui corrispondono i valori da adoprarsi della I'unzione posta solto il segno intcgralc, sieno delerminati in guisa che il grado deU'ap[)rossiinazione ascenda al numoro 2n-t- i, e cosi I'errore commesso si riduca minore, quanto c possi- l)ile. Nella Mcmoria teste cilala del celehre sig. Gauss si deduce Tcquazionc di grado n le cui radici sono i rap- porti delle dillerenze fra i valori della variabile indipcn- dcntc c il limite inl'eriore deirintegrale colla dit'ferenza Ira i due limili dell'lntegrale medesinio. S'insegna inol- trc a calcolare i coellicienli de'varii Icrniini della somma csprimenle per approssimazione il valore dell' integrale dclinito. Infme si ottieue lo sviluppo in seric della quanti- I'l che viene negletta nel calcolare il valore dell' inte- grale, e si desume dal prinio terminc di queslo svilup- po la corrczione, a cui andrcbbo soggetlo il valore doir integrale ottenuto per approssimazione. Ricorderemo ancora che rilluslre analista G. G. I. lacobi, di cui la scienza deplora la reccnle gravissima perdita, in un arlicolo inseiilo nel iasc. 4." del Tomo 1 — 9 - del Gionialc di Malemaliche del sig, Crelle ha nioslralo con una seniplice Irast'orniazione delle n equazioni da sod- disfarsi, onde il grado di approssimazione ascenda, come venne slnbilito dal sig. Gauss al nuniero 2n-j-l, che I'e- quazione di grado n dianzi indicala lisulta dallo svilup- pare la derivata ?i« »«« della potenza di grado n d'un pro- dotto di due dati fatlori linear!, e dail'eseguirne la ridu- zione, niedianle una nota propriela delle cosi delle fa- colla numcriche. Si polrebbe iinmaginare che sieno noli n — m valori della lunzione posta sotlo il segno inlegrale corrispon- denli a dati valori della variabile indipendente, e che si tralli di assegnare m valori di quesla variabile in niodo, che dalla soiuma degli m corrispondenli valori della pre- delta funzione e degli n — m valori dati della funzione nie- desiraa, moltiplicati per rispellivi coefficienli nunierici, vengasi a calcolare il proposlo inlegrale definilo col mag- gior grado possibile di approssimazione, che .iscendereb- be in lal caso ad n + iJi+ I. Una simile combinazione de' due melodi di Cotes e di Gauss e appunlo il primo de' due problemi trallali nella presenle Memoria, ed accen- natl al cominciare di quesla breve relazione. ISel caso che sieno dati od assunli due soli valori della funzione sotto- posta al segno d' inlegrazione corrispondenli a'limiti su- periore ed inferiore deirintegrale,ilProblema e slato trat- lato dalFegregio Membro effetlivo di questo Islilulo prof. Turazza in una Memoria lella nella prima Sessione oidi- naria del maggio 1850, e la soluzione del medesimo pro- blema nel caso suddello diede argomenlo ad una osserva- zione conlemporanea, e ad una Nota illuslraliva del chia- riss. Socio prof. Bellavitis inserita posteriormente nel Bul- leltino deU'Istituto. Prima della leltura della Memoria del chiariss. prof. Turazza, c nella Sessione medesima, io de- Fol. Til. S<-ri,: If. i. — 10 — posilai picsso la ragguardevole I'l'osidenza uii inio scrillo, (la ctii appariva con qual mctodo e soUo (|ual pimlo ili \ i- sla ii» avcssi iiilraprcso la soluzione j^enoiaio del problc- ina Icsle accoiiiiato, iininaginando oonibiiialo il proccdi- mciilo del Gauss colla ipotcsi del Coles. Dal lilolo del mio scrillo, e dal modo della sua rcdazioiie, si polcva arguire, die \i eraiio (>sposli i rudiineiili di ullcriuri licerche , e d'allronde se (juello scrillo non fosse slalo uii semplice ab- bozzo, io lie avrei lallo la imniediala lellura nclla Ses- sioiie medesiniaj in cui ne It'ci la cousegna. Debbo pero nolaie cbe da queirabbozzo risuIla,cb'io aveva assegna- lo le cquazioni da soddisfarsi code risolvcre la queslione ill geiierale, adoprando un inelodo loiidalo sulia dollriua dello spezzainenlo d" una frazione nelle sue parziali. Non mi reslava allora die sviluppare iicl mio scrillo i! modo pill facile di risolvere quelle ecpiazioiii di condizio- nc, ed a (juest'uopo era sulficiente prevalersi della trasfor- mazione iminaginala dal sig. Jacobi nclla Memoria anle- riormente cilala.QuesruIlima evoliizione allora acccnnala si Irova conipiutainente esposta nella presenle Memoria, e simullaneamenle vienc additato un allro modo di risolvc- re le predelle equazioni, e quindi il problema generale, col ricavare merce Parlilicio analilico dovuto a Jacobi, le semplici cspressioni delle incognile determinalc da al- treltanle ecpiazioni di primo grado i cui coeflicienli \nu- cedono in progressione armonica, come avviene nella [)ic- sente (pieslione. II melodo di cui mi valgo nella Memoria die mi pre- gio di csibire a (jueslo i. r. IsliUilo, e quello slesso die venne da me ado|)rato nello scrillo aiilerionnenle deposlo inlonio a siffallo argomcnlo..Mi sembra cliecjuesto melodo arrechi (|ualche vanlaggio nell'agevolare le ricerdic e nel leiiderc j)iu facile ed cvidenle I'csjtosizione del soggetlo. — II — D.iHusndi quosto nietodoio potei facilmenle dednrre la so- liizione deirnllro probloma inonlovalo dapptini;), in cni si Iralla di cakoiare il voloic d" nii inlogralo deduito, ii)f- dianlc iin certo nuniero di valori della derivala della (un- zione soltoposla al segno inlegrale. Le ecpiazioni die ser- vono a risolverc il nuovo problema, non cedono gnaii nella semplicila a quelle che si riferiscono al calcolo deirinte- grale definilo niedianlc i valori della funzione niedesinia, a ciii e applicalo il segno d' integrazione. Di tal guisa possiamo conchiudere che la quadratura d'un'area curvi- linea si piio oltenere del pari nicdiante una espressione li- neare de' valori di alcune ordinate, come allresi de' valo- ri delle langenti degli angoli formali da alcune langenii della cnrva coH'asse dclle ascisse, e del valore delT ordi- nata d' v.n punlo estrenio. Le soluzioni de' due problenii dianzi accennali ven- gono svihippate ne" Capi IV e V della presenle Memoria. II Capo 1 e devolulo all'esposizione del metodo di Cotes, e i Capi II e III contengono il complelo sviluppo del nie- lodo di Gauss. INe' limanenli Capi si lialtano le analoghe riccrche nella supposizione che i due liuiili dell' inlegrale proposto sieno eguaii ed opposli di segno. Havvi allora una niaggior sinimelria nelle fornuile, ma i calcoli non ne vengono accorciati, e pereio sehbene si possa ridurre al- I'anzidetta supposizione il calcolo d'un integrale definito, giova aver tiattato ne' primi cinque Capi il soggetto me- desimo indipendentemenle dalia supi)Osizione dianzi indi- cata.Tralascio i particolari di cio che si contieiie nella Me- moria, per non eccedere i confini d'una ordinaria relazione. Per ullimo il M. E. prof. Bizio legge la I'arle III eache paia molto probahile che la critlogama so- praddella o la malallia chc per essa si nianilesla fosse slala notala gia (ino da Teofraslo , che I' ha chiairiala Crambo (Theophr. De hist. pi. libr. V, cap. XIII, p. 24G. Lugd. d552) come dottanieute argomenla il ch. prof, de lirigiioli in un suo erudilo lavoro sulla infezione delPnva {Del Crambo, malallia che quesl'anno corruppe I'uva ccc. Modena, I85l, in S.j; benche piii lardi I'abbia indicala il celebre medico llamazzini . die descrivendo la costi- luzione atmosferica del IfiOO dipingc i danni fatti da una specie di i uggine che allacco Ic uve del Modenese (De constilulione aniii KiOO. !\lulinae. eod. ann. in i. — 15 — p. 7) : benche I' illustrc iiatiiralisla Giovanni Targioni Tozzelti vedessc VOUliian lin dal 17G7 sullc foglie del- la vile , se non suU' iiva , e ne desse la descrizionc ed ancor la figura {Jlimiirgia^ Firenze, 17(i7, in 4.; face. oG^, fig. 49) , figura cJie per giiidizio dei cliiaiissinii professori Pietro Savi e Giovanni de Brignoli cii'ebbero I'agio di consultare quell* opera, rapj)rescnla csallamen- le lo sporangio della parassita suddella ; benciie nel 1834' il eh. Alfonso De Candolle descrivesse una malat- tia dell'uva manileslatasi inlorno a Ginevra clie ad alcuni sembra analoga alia presente; pure di tal crillogania conic causa di guasto alle uve non fu parlalo che nel 1845, e- poca in cui avendo essa infelli i grappoli delle vili cu- slodite nci tepidarii di Margate presso Ganlorbery in Inghilterra, vi fu notala da quel giardiniere sig. Tucker, per cui il cli. Berkeley descriveudola nel -1847 e ripu- landola nuova, gliela iulilolo, chiamandola Oidiiini Tu- ckeri. Ma questa pianla non era ne nuova ued esclusi- va alle vili, essendo slala vedula gia mollo prima so- pra allre piautc, come si c dello piu sopra, e descritta sotto il nome di Oidium erisiplwides dal Fries e di 0. leucoconium dal Desinazieres. Fino a lutto il 1847 la inalatlia senibrava essersi limilata alle vili accolle nei tepidarii inglesi, ma dope di allora essa manifeslossi pure nel Belgio . indi nella Trancia, e nel correnle anno invase prima i vigneli del Piemonle, del Modenese, della Toscana, dclla Romagna, della Sicilia, poi si dilato alia Lombardia, alia Venezia c a tuUi quelli della Tenisola. E per rislringerci al Ve- nelo essa si estesc a preferenza nei lerrilorii del Vero- nese e del Viceulino, poco nel Padovano, nel Rodigino, nel Trivigiano, pochissimo nel Friuli e quasi nulla nel- le provincie di Venezia e nel Bassanese. II danno in ge- — 16 ^- iierale poi riusci pressoche incalcolabiie, o almcno in- Jiiiilameiite niinore dei coiicepiti limori, e se la vindem- inia noil fu uherlosa, cio dee ripetersi piu dalla scarsa allegagioiie degli acini, per cui riuscirono poveri i grap- poli, pill dalle stemperate pioggie auUniMali clie gl'infra- diciarono, die non dalla malaltia. Facendoci ora a descrivere la malatlia slessa e la parassila che vi si annida, anzi luUo deggiamo preniet- lere die la discordanza inlorno a caralteri di quesl'uUinia, asscgnalile da qiie'inoili che i*osservarono,senibra dipen- dere anziche da una loro reale diversita, dal vario artifi- cio usato da essi ncll'osservazione microscopica. Noi de- scriveremo quello che ci riusci di vedere e di'esponia- nio nella tavola qui allegata, disegnala dal vero. Prima che compaia il fungo suH'acino, ossia nel primo svol- gersi della sua malaltia, esso e per tiitto screziato di pic- cole macchie o punli in origine minulissinii, che pigliano poi una tinta bruno-olivacea. Tali macchie provengono dn specialc e progressiva alterazione di colore nella clo- rofilla del lessulo snpcrficiale deiracino. Osserveremo che, eve niaiichino quoste macchie, la pianla parassila non vi s'ingenera, Piu tardi I'uva si va di niano in mano velan- do quasi di una ragnalela bianco-cinerea, cd allora esa- miuando il funghello in silo eon luce dirella, e soltopo- nendo I'acino che n^e infello alle lenli obbieltive, si vede chiaramenle esser esso costiluilo di tenuissinii filanienti serpeggianti sull'epicarpio, ramosi e fra di loro inlreccia- li a rele, che compongono i prinii rudimenli del fungo nonancora fruttifero. In seguilo la sottil ragnalela piglia sembianza quasi di polvere forloracca e grossolana, la quale e piii copiosa sul picdicello dell'acino ed alia base di queslOj ed allora guardato al microscopio il fungo ap- pare nel suo pieno sviluppo, e dai filamenli serpeggian- — 17 — ti suU'acino se ne veggono sorgere allri verlicalinente, i quali,cilindricialla parte inferiore e, secondo le osseiva- zioni di alcuni, divisi da tramezzi orizzoutali,porlano iii vcUa da uno fino a selte articoli concatenati e di forma ovale o bislunga, un po'piu grossi della parte cilindrica o stipite del fungo che li sostiene, i quali racchiudono den- tro di essi gli sporidii ossia gli organi che riproducono la specie. La parte inferiore o stipite varia assai di lunghez- za, in guisa da essere talora brevissinia; gli articoli va- riano non sol di nuraero si ancora di forma, essendo or quasi globosi, ora ovali, or quasi cilindrici. Da cio ne venne che, essendo stato veduto il fungo or con uno or con molli articoli, gli articoli variare uelle diverse forme or toccate, lo stipite o base che li sostiene essere or bre- vissima or lunga, furono di quest'unica specie falte al- trettante, quante ne sono le varie forme, donde ne sorse- ro VOidiuin albescens del Gasparini, che porta un solo sporangio ovale_, VO. oblougnm del Balsarao, che porta sporangii cilindrici, e probabilmente lo stesso 0. moni- lioides del Link, che e quasi sessile e porta molti articoli concatenati e globosi, tulle le quali piante non paiono gia specie diverse, ma forme o slali o gradi differcnti delfu- nica specie, ch'e VO. etnsiplioidcs del Fiies ossia VO. kii- coconium del Desmazieres, a' quali deggionsi aggiungere i piu recenti, 0. Tuckeri del Berkeley, 0. Tarfjionianum del Brignoli. Con questo fungo spesso se ne trovano altri frammisti,che pure appartengono alia tribCi delleMucedi- nee, e noi pure v'incontrammo specie di Tricholheciiini nel- le Rose, di Cijlindrosporiim nelle Brassiche, e di Sluchij- lidiiim nella Fiola tricolor var. allaica, che crescevano promiscuamente con esso suite fog lie di detta pianta. Osservando [)iu laidi I'acino infotlo, n' c quasi inte- ramente svanilo il fungu, ma pcrsistendo c crescendo la Fo/. III. Saic II ' 3 — 18 — lualaUia i picdicclM dcgli acini comliiciano ad imbriini- rc, si macchia di l)funo I'epidermidc di qucsli iillinii, poi quesle macchic confluendo (ra loro, luUa nc oscurado la stiporficie, l"acino si fa oparo, poscia avvizziscc, indi o scrcpola per lo luiigo c da iiscila alia polpa od ai semi, o si dissecca cd iiiduia. Tiitla qiiesta serie di fcnomeni die rapprcsenlano la malalliaj si compie fra i dieci e i quin- dici giorni. Essa allacca gli acini piii giovani ed accrl)i, poco o puiilo i nialuii o i prossimi a malurarsi, spesso ancora Ic loglie c i vilicci, piii di rado i lencri Iralci. Sii qucsli pe- ro la parassita non si sviliippa compiutamcnlc c iion vi svolgc chc ililanicnti slerili ossia il solo inicelio, per esscr qiieglino di uii lessulo piii sodo, men succoso, c quindi men alio ad alimcnlarla. La malaltia, che lu volgarmente delta il bianco de' tjrappoli, III osservata piu copiosamente nc' tepidarii ar- lificiahnerile caldi cd umidi, ne' luoghi bassi, poco vcnli- lali, circondali da bosco, da aequo stagnanli o da risaie, nc' vigncli mollo oiulircggiali c volli a sellenlrione, nel- Ic vili di vcgclazionc piu rigogliosa, come quelle in cui i Icssuti son piu succosi c piii flosci , i succlii piii ac(pio- si 0 meno elaborali, Taccesso al sole cd aiTaria piii iiu- [)edilo dal lussureggianlc logliame. Quanto allc cause clic la produssero, dalla considc- razioiie deilo condizioni che la prccedcUero c Taccompa- gnaroiio c da (pudle de" luoghi in cui lo'maggior prova e dclle pianle a cui di pr('(eienza si apprcse, pnie chc la iiialallia alluale dcli'uva abbia Iralto sua originc dal ri- pcUilo c conlinuato succcdcrsi di pioggic c nebbie copio- sc alternalc da soli coceiili, come avvcnne in giuguo e luglio passali, le (piali allcrnaiili vicissiliuiini di caido cd iiinido abbiaiio t-iiiiblraniciilc iiilluilo sc non sulla — i9 — saliilc generale della vile, die rion oserenimo affermarlo, almcno sullc parli sue piu lencrc c piu giovani. come le foglie, i vilicci^ Ic cinie dci halci ed i grappoli. Quesli, gioviiielli com'erano, ne soffersero iin'alterazione parzia- le nella cpidermidc o iiell'cpicarpio die li riveste, una dis- organizzazione e sconiposizione chiniica nella clorofilla o sostanza verdc die li colora, le quali cosi viziale offer- sero accondo seggio ed alinicnto al funghcUo parassi- to die vi si svolse. Gli c percio, die questo, die negli anni andati non aveva allaccalo die le pianle orbacce, come quelle die per la graciiila loro e niollezza piii facihiien- le si acconcinvano a' suoi bisogni, pole in quesranno, in cui la vite per le cause alniosfeiiclie sopraddelle presen- lava condizioni analoglie di floscezza e succosita, assalire la vite slessa e a preferenza quelle parli di essa die son pill molli ed eihacce, Secondo queslo niodo di spiegare e la nialatlia e Tapparizione del lungo, questo non sarebbe che una con- seguenza di quclln, ne la parassita sarebbe apparsa ad iiubrattare le vili e Tuva, se quelle non lossero slate prima malate: avvenendo di esse pure come delle allre mulfe, che non invadono sostanzc animali o vegetali se non quando queste, pcrduta la vitalita che reagiva in esse e proteggevale conlro 1' azione delle cause esteriori, e cominciando gia a putrdarsi, son cadute nel dominio di quelle Icggi fisico-chimiche per cui nasce la dissoluzione delle soslanze organidie prive di vita. Fermata per le cose osposte 1' cssenza del morbo che travaglio quest' anno le vili, chiarila la vera inipor- lanza delta crittogama che ne fu accagionala, indicatane e dimostrata la causa, risulla evidcnte che non contro la parassita che sopraggiunse quasi a raccoglicre ralimento ammannitole dalla malnltia, sibbenc contro quest' ultima — 20 — deggionsi livolgcrc gli sliidii c V opera dcgli agronomi per coinballcria razionnlmcntc, c clio percio liiUi i rime- dii linor proposli per nni)ieiitiirla, de' (piali pero nclle Proviiicic noslre non lu (alio quasi alcun uso, come i su(- fiimigi e la polvcre di zolfo, il liscivio, la ceucre, Pacqua di calcc ccc.,a nulla lornano, sicconic quelli chc non agi- scono che conlro il lungo. Perlanlo c quesli ed allri di simil falta, anche se fossero di possibile applicazione, an- che sc non fossero dispendiosi, anche se tornasscro del lullo innocui, locclic non e, dcbbon cssere abltandonati , perche non giovanone a prcvenirc ne a vincere la nialallia. Delia quale riponendosi la causa, per consenso quasi unaninie di lulti (|uelli chc T osservarono, nelTirregolare andamenlo delle passale slagioni di piiniavera c di estate, cioe nel succedersi allcnialivo c ripelulo di caldo cd uniido, nella Irequcnza o densita delle nebbie, nclla man- canza di quelle lunghe successioni di giorni caldi c sereni che caratterizzano la nostra stale, c che in fpiesl'anno es- sendo state troppo sovente interrolte non pcrmisero la rcgolare e progressiva maturazionc delle nvc, nessuna niisura cfficace puo ragioncvohuentc propoisi, perche con- tro cause sifPalte non avvi uniano provvedinicnto. Ma se non ci e dalo ne d'impedirne il rilorno. ne di anlivenirne lutle le conscguenze, dalla Iriste spcricnza fatta in cpiesl' anno puo pure I'avvcduto coltivatore ri- trarre alcuno ammaeslramcnlo a menomarc i danni che un'altra costiluzionc atmosferica simile allc passale mi- nacciasscro alle sue vigne. Ove i nicsi di inaggio c giu- gno corressero si disordinati per vicende di umidita in- solita, aiternnta da coccnli ma brcvi ardori, e molto |)iii se il luglio si serbasse Ireddo c piovoso j dia mano per tempo il vignaiuoloadiradar di loglie la vitc, a sfrondarla de' soverchi traici cd inulili, a to";licrlc d' oj?n' intorno - 21 — gl'impacci die si faniio a coiilendcric il necessario raggio del sole, il benefico aliare dei venli, iic lardeia a |jio- vare propizii alia regolare maluranza dell'uva quesli po- lenli ajiili dclla vegelazione, clic sono aria, luce e ca- lorico. Fu dello e leinulo, die la malallia si appiccassc per contagio dair uno all' allro grappolo o ad allra pianla. Osscrvazioniconcordidi vili odi filari inlcri cheieslaroiio illesi in mezzo a piante malale, di grappoli tui fu lenlato d' innestare e per noi e per allri il fungo iiicolpalo, seiiza alcun esilo, ingenciarouo la cerlezza, la malallia non essere contagiosa : esigersi iiellc parli allaccabiii quella parlicolare disposizioiie ch' e necessaria alio sviluppo di qualsivoglia morbo, e die puo niancare in un filare di un vigneto come in una vile di un filare od andie in alcuui acini del medesimo grappolo; giacdie ne lulle le pianle di un campo, ne lulle le parli di una niedcsima pianla trovansi serapre in quell' idenlico slato fisiologico da ri- senlire egualmenle 1' azione della slessa causa nioi bosa. Fu dello ancora e Icniulo esser possihile die la ma- lallia riproducasi 1' anno \enluro, e furono proposU spc- dienli creduli acconci ad impedirne la ricomparsa, come il segregare le vili inlelte, il medicarle con aspcrsioni e lavacri, ildislruggcre o scppcliir I'uva nnlal.i.Ma la pos- sibilihi di siffalla svenlura non dipendeiido dai residui del morbo gia eslinlo, che in nessun caso polrebbero lipro- durlo. si veramenle dalla rinnovazione dcllc condizioni igrometricbe e lermomelriche che Than prodoUo, a nulla giovano i proposli preservalivi. Alcuni pero pensarono che i viligni stessi polessero a\er sofForlo dalla malallia, e percio il ricollo venluro polerscne liscnlire. II cli. prof. Brignoii nel sue lodalo lavoro sulla mcdesima cre- dclte che le macchie per lui vcdule sui Iraici andio le- giiosij c clio secondo Ic sue oss(M'vazioni nc ptMietravaiio la sostniizaj polessero danneggiare la vile slcssa o iniiio- rarne il prodolto. Noi ci occupamino pure di lali niac- chie, ina iion ci fu dalo niai di vederc ch' esse ollrcpas- sassero il lessulo erbacco od ani\assero al legno, ne da (jucstc niaccliie, clie almcii fra noi sono alFalto siipcrficiali, alciiii daniio nolevole polrcinino noi sospcllare. E quaiilo alle parti erbacee do' traici, die pur liirono allaccate dal jnorbo, siccoinc questc vanno recisc alia polalura, non liolrchbero niauleiiere la nialallia. Pure a tilolo di pre- caiizione sarebhcro a consigliarsi per le vili in geiicrale il piu acciirato lavorio delle tcrre, la conciniazione, la diniiniizione dei lralci_, il Ironcamcnlo in fine di quella parte di essi che non ragginnse ancora consistenza le- gnosa. Fu detto linalmcnte e temulo clie i' uva inletta e il vino con ossa latto polessero nuocere alia salute diclii ne iisasse. L' uva inlella e cci'tanientc un" uva malata e per soprascllo inimalnra, per cui non piio credersi un cibo solubre od innocuo, anclie scnza accagionarne la parassila die la riveste, la quale [)er la sua tenuila niicroscopica non polrebbe |)eggiorarla nolevolnicnle. Ma appunlo per es- sere tal uva cosi trisla airaspcllo, cosi agi'a al sapore, cosi nauseabonda allodoie che ne niaiida il fungocpiand'e in pieno sviluppo, non e credibile die alcuno sia di si pei'versu palato da nianijiare in copia nociva un agrcslo I)uzzolenle e corrotto. Non mancauo poi sperimenti lalli in vnrie paiti d' Ilalia si sopia gii iioniiui die sugli aniinali che diniostraiono esscre slalu lorodi nessundanno scnsibile r (ISO dell' uva iiiletta. E (juanto al vino, se non e a cre- dersi die da tal uva acerba e intiistila possa trarsi buon vino, non puo ne anco tcniersi die il lunghcUo ininulis- sinio vi coniunidii qualita vcranientc nocive, Ic (juali se - 25 — anclic ii) csso ci fosscro, che nol crediamo, verreblioro ilislriiUe daJIa fcrincnlazioiic the liilli sanno annicnlaic quahiiKiue nial odore antlic delle live in pai Ic fracide cd amniuHilc; come sono sovcnlc quelle die si appassiscoiio |)ria di inoUerle al torcliio c da ciii pure si cavaiio i vini [»iu saporili. Ricoiiosciiila I'innocuila del fiingo nella nialalliadolla uva, non manco da ultimo chi ne apponesse la causa ad un piccolissimo ragnalelo dclla famiglia dci Iracltcarii che infesla le pianlc esoliclic delle serrc, ed e una specie di Acaro, che il sig. Rohineau Desvoidy vide in copia snilc (bglie e sui tialci della vile, per cui non esilo ad ascri- verglicnc la nialallia. Ma (jucslo pure al pari della crillo- gama parassila non e alto a produrla, vicn dopo di cssa e giltasi sugli acini malali a pasccrsi deMoro sughi vi- ziali, nel che conveniamo col sig. oav. Vittoie Trevisan: il qnale, pubblicati gia Ire diiigenli arlicoli nclla Gazzella venela sulla alluale malallia delle uve, ci fa sperare una compiiila monografia dclla mcdcsima. Si e qiieslo tuUo cio che i nosiri sludii e gli altrni cisomminislravano sul giavissimo argomenlo, cd e quanlo la Commissione si onora di solloporrc all' I, R. Jslilulo onde sdebilarsi come mcglio per lei polevasi dcll'iiicarico di cui in onorala. Si rilornano i saggi dell* uva e liilli gli alii coniu- iticali, (*) Venezia, 2b JNovcmbrc l(SoI. Cav. Fapanm, Doll. Za.aA!;iji>;, Viol'. DE VisiA.M, Rclaloie 24 — Spies;azioTie della Tavola rappresentanle hi malattla delV iiva. Fig. I. Granello cl' iiva aminalala, ingrandilo con seniplice lento, ill cui scorgonsi Ic macchic c la ragnalela co- sliluita dai primi riuiimenli del fuiighcUo. » II. L' Oidium sviluppalo, ingraiuiito 100 diametri, in cui scorgcsi in a il micclio, in 6 la pianla fruUi- fera. » III. Lo stesso ingrandito 300 diametri circa per vedervi meglioil micelio in a e la pianta frultifera in 6, die mostra da uno fino a setle sporangi sostenuti dal gambo ora assai lungo, ed ora hrevissinio , e cio quando gli sporangi souo piu nuincrosi. » IV. La slessa pianla ingrandila quasi 600 diametri, ed in istalo di perfetlo sviluppo, die in 6 e d mostra la forma lipica degli sporangi, neiquali i punti neri presenlano gli sporoblasli piu sviluppali; in c al- cuni di cssi crcbbero di volume a spesc degli altri ; in e quesli sporoblasli sono raccolli in una niassa i sol a la. » V. L' Oidiuui osservalo nel 1850 sulle fogliedi ^mssica deir Orlo bolanico niislo ad individui di Cijlin- drosporum. » VI. Lo slcsso osservato sulle foglie di Rosa misto con individui di Trichothecium. » VII. Lo stesso osservato sullc foglie di Viola misto ad individui di Stachylidium. (*) Nota. — Si rcpula opporluiio Ji qui tinire lindice degli scritli stanipati ili cui pole aver nolizia la Coiniuissione, e dei qiiali venue (aUo ccnno al [)iiiici()io del ptcsciile lapporlo. 77^ Tavola M.. i ^fl fi¥ ^ iS i- ^ yi. #; ^ Indice degU sctilti pnbblicati snlla moloilia deW uva. 1. Gio. Targiom TozzETTi Ali[Durgia, Fircnze 1767, 4.(0, p. 297-576. 2. Berkeley — Nd n. del 17 novetnhre ^^!^^ id GaiJcnei's Chronicle MiW'Oifliuni Tuckeri. 5. Gardener's Chronicle, n. 5, agosto 18^8. 4- Marie — Ohservalions sur une roaladie qui aitaque ics rai- sins de lalik- ( nei Compie-rciulus lubdoinadaircs des se'aii- . ,, ces de 1' Acad, des Scicnc. de Paris. Toui. 51, p. 511, 2 sept. 1850). 5. — Nouvcaux renseigneroents sur les ravages causes par VOidiiun leucoconiurii (Cornpt. rend. Tom. 31, p. 455). 6. Leveille — Nel Bulletin de la Socieie pliilomatique dc Paris 1850, Seance du 5 aout. 7. Leveille — Nella Re\ ue borlicole, III. me Serie, Tom. V, p. 224. , 8. GuERJN Meneville — Nota comunicata aH'Accademia dcllc Scicti- ze di Parigi nella scdula del 25 scltcmbre ibSo. [Fcdi i Comples-rendus). y. Naudin — Nella Uevue liorlicolc. III me Serie, Tom. IV, p. 564. Maladie de la vigne . — Oidium Tiickeii : ses ia\a"ei en Anglelerre. Son remede. 10,11. Ragazzoni — Rei)crtorio d'AgriroliLira. Fasc. di iiovtm- bre 1850, Tom. XII, p. 251 e 558. 12. — — Tom. XIV, pag. 67. 15, 16. — -T Tom. XVI, p. 161, 1G5, 165, 215 e seg. Osserv, In quesli nuraeri si Irovano eslralti di niemorie di GouriER, Leveille e Pepim sulla uialattia dcija vile. f ot. HI. Scrir II. 4 — 2G — 1 7. ftAspAni.Ni Giioi.. — Mcinoiia suila ai.i!.i!lia Jell' uva Iclta al R. Istituto d'incoraggianicnto (li Napoli, il 24 luglio 1851, tli ctii fii slampalo un eslralto net Giornalc delle Due-Si- cilie, ristarapato poi nel Costilnzionale Ji Fiienze dell' 8 agoslo 1851. 1 8. r>or>'AiM Fn. — Se la prc^entc m.iialtij dell' uva sia comparsa alltn volla in Toscaiia. Nota storira Iclla all'Accademia dei rjoorgofiii di Fircnze il 5 agosto 1851 ( Rcso-conto del- I'Accadcniia slessa p. 121). 1 9. Ciji'PABi P. — Relazionc delle rirciclic fm qui praticalc in- torno la dominanle malattia dell'iiva. Firenze 1851, 8.vo. 20. PAci.n F. — Sulla crittogaraa parassita dell' uva. Osservazioni raicroscopiche lelte alFAccademia dei Georgofili li 5 ago- sto (lb. p. 121). 21. Ridoi.fi Cos. — Parole dette al cliiudeie deH'adiiiianza dei Geoi- gofili di Fircnze il 5 agosto 1851 (ih. pag 148). 22. Tabgioni Tozzktti Adolfo — Opinioni e risullati degli studii suUa nialallia deir uva, lelti all'Accademia stcssa il 3 ago- sto (Alii dei Georgofili, vol.29, n. 10 1). 25. TiGRi A, — Osservazioni sul tcma in discussione della malat- tia dell'uva. esposte aU'Accademia slessa il 5 agoslo (Ren- dironto dei Georgofili, p. 121). 24. Sam Pjf.tro. — Osservazioni botaniclic sul fuiigo microscopico clie infetta la viic, letta il 5 agoslo airAccademia suddetta (Rcndiconlo dei Georgofili, p. 146. ed Atti vol. 29, n. 101). 'ij. E. C, dolt. — SaW'Oiflinni dell'uva (nel Crepuscolo, Giornale di Milano, 24 agoslo 1851). 2C. Cant!) prof. - Nola sulla malattia delle uve (Gazzella Picmou- tese, n. 182, del 2 agosto 1851). 27. Cantii e Grisfri — Seconda No!a sulla malaltia dell' uva (ih. n. 18/| del 5 agosto 1851). 28. , — Terza Nola sulla inalatlia dell' uva (il>. 11. 186 del 7 agosto 1851). 29. — Quarta Nota sulla nialallia dell' uva (ib. II. 190 del 12 agosto ls51). 30, Del Pontk pioi. — Cenni sulla causa e siigli cflctli dclla ma- lallia dcir uva (Gazzelta Picmontese, n. 19G del 19 ago- sto 1851). 51. DuBREuiL Aipii. — Nella Revue liorticole du I.er aout 1851. 52. Rossi Ercole — Sulla maiallia e sulla ciillogama delle vili. Parma 1851. 53. BouciiARDAT — Sur la maladie de la vigne causOe par le pa- rasitisme de VOidiuin Tucket i. Meiuoire presentee a I'A- cad. des Scienc. de Paris le 11 aoiit 1851 (Comples rcn- dus 1851, n. 6, p. 145-149). 54. Trevisan ViTTOHE — II bianco de' grappoli (Appcndice del- la Gazzetta di Venezia , n. 196 del 1851). 55_ — — Secouda JNola sul bianco de'grappoli (ib. n. 210). 36. — Terza Nola su! bianco de'grappoli (ib. n. 22j). 57j 58. Beggiato Franc. Second. — Osservazioni sulla iiiaiatlia deir uva (uel Colleliore dcH'Adige del 1851, n. 45 e 46). 59, 40. Makganoxti a. — Colleliore dcU' Adige 1851, n. 22 e 58. 41. Gaddi Paolo prof. — Soluzione di quesiti intorno alia nuo- va maiallia delle uve ( uell' Indicalore Modenese del 2 5 agosto 1851, D. 8). 42. Brignoli Gio. e Giorgim Gio. — Del Cianibo, maiallia die qucsl'anno corruppe 1' uva in molle parli d'llalia. Mode- na, 1851, 8.vo, con una tavola colorata. 45. Rebineau DESVoiDt — Maladic dc ia vigne (L'lnslitut, n. 925). 4/1. Cronachella georgica del Risorginieulo n. ii56 del 50 agu- sto i85i. 45. — — — n. H59 del 5 sellembie. 46. — — — n. 1145 dell' 8 sellembrc. 47. — — — n. 1154 del 20 ieilembrc. 48. — — — n. 1160 del 27 sellembie. ^9. Peyroke — Maiallia delle vili ( Appendice al Risorgimcr.to n 1159 del 26 setlembre 1851). 50. Alessandrini — Osservazioni sulla maiallia dell' uva. Bolo- gna 1 85 1. — 'JS — r>1. PiiANGb; Note siir Id ip.il.i-!ic' (Ic la ^i^ne. Inn le 8 sept. 1851 a I' Acad, de Paris (Gompt. len.l. 1 851 n. 10 p. t>82). 52. GuF.RiN Mkneville — Note sar im Crvplogarne da genre ('/- dinnj, qui scinl)Ie appartcnir a Tespec-e nuisiMe a la vigne, f[uoif|nc il altaclie diverses plaiites. Mom. lue a I'Aca;!. dc Paris Ic 15 sept. 1851 (Gompt. rend. 1851, n. 11, p. 295. 65. Ormancev Observations stir la malaJie du raisin, - Momoire presentee a I'Acad. de Paris Ic 22 sept. 18 51 (Corapt. rend. 1851, n. 12, p. 5-20j. 54. LETiiLLiER — Sur la tnalalie dc la vigne. Note lue a I'Acad. de Paris le 22 sept. 1S51 (Gompt. rend. 1851, n. 12, p. 521). 55. Addition a une precedente communication sur la ma- l.ulie de la vigne. Mem. lue l\ I'Acad. de Paris le 29 sept. 1851 (Gompt. rend. 1851, n. 13, p. 585). 56. Paven Gomunications sur la raaladie de la vigne. Seance du 29 sept. 1851 (Gompt. rend. 1854 n. 13 p. 519). 57. CiiENOT — Emploi de I'argile ct ile I' e'ponge de hr contre la maladie dc la vigne. Note presentee a I'Acad. de Paris le 15 oct. 1851 (Gompt. rend. 1851, n. 18, p. 4OO). 58. RoBOUAM — Considerations sur quelrpies laits pouvanl servir a t'lucider I'o.liologie de la maladie speciale de plusieurs ve£;elaux. Mem. lue a I'Acad. de Paris Ic 20 octob. 1857 (Gompt. rend. 1851, n. 16, p. 412). 50. FouRCAULT — Sur la malulie des raisins en Italic, d'apres des renseigncments communiques par M.r Bonjcan (Gompt. rend. de I'Acad. de Paris l85l, n. 11, p. 5l»0). 60. Alinanacli du Jardinier par les Redaclcurs de la Maison Ru- stique du l9.e siil-cle, 9.tne annee, 1852, p. 156. 61. Almanacli du Gnltivatcur par les Redacteurs de la Maison Ru- slique du 19. c sicclc, y.c annee, 1852, p. 129. O^'iervaiiunp. Qndclie altro riiornalc, ollrc i cilali, tocco dciP ninlaliia drile uvc:maqncsti o non fcccro clie riportare per disteso o per sunto ailicoli qui sopra mdicili, o non pote- rono cssfrr ihi 1101 vcduli. — 29 — L' 1, R. Islltuto approva pienamente e con si- gnificazione di lode il Rapporlo della prefala Comniis- sione, e delermina che sia dalla Presidenza trasmes- so all' I. R. Luogotenenza, a soddisfacimenlo delle ri- cerche da questa su fal proposito avanzale. Procede quindi 1' I. R. Istitulo a mniinare, nie- dianle schede segrele, le Commissioiii die devono, a lenore dei Regolamenti, esaminare e giudicare le tie Menioile nell' antecedeiite adunanza piivata letle dai Meinbri edeltivi Saudri, prof. Minich e prof. Rizio. Si comuiiica una letlera del uatuialista sig. C, G. Costa di TSapoli, con cui partecipando di aver iu- trapreso il lavoro di una nuova llliologia fossile ila- liana, invoca la cooperazione dei inembri dell'lstituto. 1 quali, ritenuta per nolizia siffalla conuinicazione, si riservano di corrispondere all' espresso dcsiderio op- portunaiuente. Dopo cio r adunanza si scioglie. Ai)ii^Ai\/.A Di-L MOHi\(i r>() ^(>\I:lllil'.l: i-^^Jil, Si Icf^go r.'itfo vcrlnilc dclT fulim.-irjza priv;il,) del f\ af^osto S ul 1850. IJicscia un vol. in 8. ('). Dulla Societa d' incuraggiaiucnto per 1' Agricoltiiia e r Industria in Padova. Jtti della i.ma distribuzione dci prcmii scfjaila in Padova nel seltembre 1831. Padova^ in 8. di pag. 52. 7. Dalla Commissioue compilatrice del Rapporto della pubblica esposizione dei prodotti Toscani. Rapporto dcllo pubblica csposiziotic dei prodotti na lurali e indastriali della Toscana falta in Firenze nel 1850. Fircnzc, ^850, un grosso volume in 8. 8. Dair Accademia di Belle Arti in Venezia. Jtti delV I. R. Accademia di Belle Jrti in Fenezia per la distribuzione dei premii nel (jiorno 11 afjoslo 1851. Vcnczia, in 8. di pag. 32. 9. Dal sig. dott. Giuseppe Baruffi di Rovigo. SuWoppio, Memoria. Milano, 1851, in 8. di pag. 40. 10. Dai signori Compilatori del Giornale fisico-clii- mico italiano. Giornale fisico-chimico italiano. Puntatc 4 c 5. d8ol in 8. f^ol. HI. Serie I. ^ — 34 — I I. Pal sip. (lott. Giovanni Hizio. Osservazio7ii istitnile in f^enitzia iluranlc la ecclissc solare del 28 liiqlio 1851. Vcuezia. 1851, in 8. di pa-. I '( con due lavole. I -J. DnI sig. prof. Samueic Uomanin. Origine^ potenza, e caduta defjli Assussini^ l.ni.i Iratl. ilal. ilclPopcra del liar. Giuseppe dc llamnicr-Furg- stall con aggiunlc del traduUore. Padova, i838, lonio I. Jascicoli 4, in 8. Lc storie dei popoli europei dalla decadenza dell' im- perii Romano. Vcnczia 184ii-'44, o vol. in 8. Bajavionte Ticpolo, e le sne ultiine vicende. Venezia 1851 in 8. di pag. 14. 1.^. Dal sig. cav. Vittore Trevisaii. Le alghe del tenere Udinese, dcjumiinate e descritte. I'adova, 1844, in 8, di pag. 24. Caulerpearum Sciagraphia. Halac, 4849, in 8, di pag. 16. Zoologia popolare, 2. da cdiz. I'adova, 4851, un vol. ill 8. Herbarium crijploganiicum Trevisanianum. Palavii, 1851, in 8. di pag. 10. Delia supposta identity specijica del Licheni riuniti dallo Schaerer sollo il nonie di Lecidca microphylla; Nolo. Bologna, 1851, in 8, di pag. 14. Seconda D/ota sul bianco dei grappoli. Vcnczia,-185'i, ill 4. pice, di p.ig. 4 — 35 — I 4- Dal sig. yV. G. Cosla di Napoli. Cenvi intorno allc scoperte fatlc nel Regno di Aa- poli, risguardavti la Paleontologia nel corso tlelV unnn 4851. I 5. Dal M. E. sig. Giulio Sandri. Suirinfluenza dclla luna, Dialogo. Verona, •1851, in 8. di pag. 22. Estratto di Memoria intorno al mclodo usato m-l- r assegnare la cansa ai morbi piii perniciosi, in 8. di pag. iA. (Rslratlo dai n.ri 41-42 del Gollellore dell" A- dige). 1 6. Dal Socio corrispondente dott. Antonio Galvani. Confutazione delta scconda Parte dei Frincipii teo- rico-chimici pubblicali dal sig. G. B. lionconi stdle com- binasioni vetrose. Venezia, 1851, in 8. di pag. 38. 1 7. Dal sig. dott. Attilio Giacomo Ceoedella. Jnalisi cliimica della nnova acqua minerale di Rab- bi. Brescia, 1847, in 8. di pag. 56 con Appendice. Jnalisi chimica della nuova acqua minerale acidula gazosa di Torrebelvicino. Lonigo, 1851, in 8. di pagi- ne 58. Etenco dellc Memorie, Jrticoli e ISole piibblicale dul dolt. Giacomo tttilio Ccnedclla. Brescia. 1851. in 8, di pag. 14. In sognilo ;h1 iilcime iiilorpellazioniralle dal M. Iv dolt. IVardo relalivanienlo al progcllalo acquisto della liarrolta mineraloglca del Corniani, I'Islilulo dispone (lie il rappoito intorno all' acquisto modesimo e;li dehha esscr dalla Commisslone airuopo desliiiala prc- seiilalo nolle adiinanze del pross. vent, dicemhre, e rlie intanlo resli sospcsa ogni deliborazione siil pro- posito. II Spgretario rapprcsenla clic le riceiclic ralfcpcr rontinuare regolarmcniela slampa del Volume IV delle iVIeinorie, fecero conoscerc die alcune Memorio ri- luangono giacenli perclie i Cioiumissarii incarieali di giudicarlc sono morli od asseuli. In conscguenza di die, per logliere ogni dilficolla ed ogni intempcslivo riiardo, il Presidente projxme die si supplisca con una nuova noniina ai Comniissarii mancanll, echc per evilare il pericolo die le nuove nomine ricadano sol- fantosui Commissarii gia prima deslinali, olultavia vi- vi epresenti, si altbianoa riiinovare IcCominissioni pcv intiero, hen inleso die tra i nuo\i nominali reste- ronno clelli Commissarii quelli sollanlo dei (juali sia d uopo per sosliluire ai niancanli j cosicclie abbiaiio a reslare quelli tra gli antichi Commissarii die possoiio lultavia esercitare il loro uffizio, e si facciano sol- lanto ad essi le aggiunte nccessarie per compiere le C(Mnmissioni. Vpprovala lale jiroposla. PI. IV Islltulo, me- — 37 — cllante schede segrete, procedc alia formazlonc o com- pimento dellc cinque Commissioni per le cinque Me- niorie che si trovarono nella indicata circostanza. Dopo rio Tadunanza si scioglio. A^UI^^v^z\ dkl giorno 14 ou.embue 1 8?) I. Qaest'adiinanza e presiedula dal Vice-PresiJen- te cav. Sanlini, non avendo potuto il Presideote cav. Racchelti per affari d'uffizio intervenire. Si legge I'Atto verbale deH'adunanza privata del giorno 29 novembre decorso, che e approvato e sot- toscritfo. II M. E. CO. Scopoli faleggere una Memoria; Sul- la scoperta di antichi monumenti Assirii^ esistenti siil- la riva sinistra del Tigri. In questa Memoria il sig. CO. Scopoli innanzi a tutto accenna alle scoperte che sulla riva sinistra del Tigri I'ecero negli anni 1820 e 1 844 il sig. Rich console inglese a Bagdad, e Titaliano Botta console di Francia a Mossoul; nota di poi, come per determinare giusfamenle il valore dei monumenti lomo III. Serie II. V, — 40 — scoperti, sarebbe meslieri interpretare i caralteri die veggonsi in essl scolpiti ; indica la varieta e la molti- plicila di questi caratteri, e ricorda gli studii die da parecchi doUi intorno ad essi si lecero. Precede rpiin- di a parlare della oscurita edella incertezzadie trovan- si nella storia assira, e tocca alcune questioni concer- nenti quelle dinasfie e quegli anliclii regnatori. Pro- segue poscia FAulore a Irattarc a mano a mano dei inonuinenti e degli edifizii assiri, delle idee religiose di que popoli, dei loro siinboli, del Irasmutarsi che fece- ro quelle e questi in altri paesi, delle relazioai die vi fiirono Ira gliAssirii e gli Egizii, della ricchezza di quei monarchi, della loro poleuza, e del grado di perfezio- ne a cui poterono cola giungere le arti. Per ultimo il CO. Scopoli va ricercando qual reale vantaggio possa ritrarsi dalla scoperta di monuinenti assiri, quand'an- che si riesca ad intenderoe le iscrizioni, e conchiude la sua Mernoria col rammentare le tristi vicende per cui quelle contrade furono piene di devastazioni e di ruine, e sono tuttavia desolate e deserte. La Mernoria e illustrala con alcune note e disegni. Quindi il dottor Paolo Marzolo, ainrnesso a te- nore dell' art. 8 del Regolaniento organico, legge una parte del suo Traltato ideohgico ossia Dei rapporti della parola col pensiero^ die cuslituisce il quarto vo- lume dell'opera die si va pubblicando, intilolata: 31o- niinienli slorici rivelati dalfanahsi della parola. — 41 — II tenia clei rapporti deila jiarola col peusiero e (li tale iaiportanza alio scope cleirAutore, che soltantcj (iopo I'esito di quello egli pole definire i criterii pel quali la scienza llnguistica deve servire airiovestiga- zione degli eventi scorsi. E questo tenia e pur nuo- vo cosi, die fra tutti i linguist) e gl' ideologi, sui qua- li studio, non incontrossi in alcuuo che se lo propoaes- se, e tanto nieno occupalo se ne fosse esplicitamente. Eppure, quanto alia filosofia in generale, per av- viso dell'A. stesso, legasi a questo problema niente lue- no die la capacita di cspriiiiersi nella scienza della soggettivita j poiche la cerla coooscenza delle ragioui dei significati delle parole palesa il secreto lavorio del- 1 intelletto, e le parole cosi illustrate riescono tanti ma- teriali maneggevoli uei teaii soggettivi. Che se vogHa- si giudicare delle operazioni intellettuali senza glovar- si dei fatti ideofonetici, difficilmente trova Fosserva- zione altri prodotti dove la traccia del peasiero sia de- hnita e circoscritta j onde, aucorche si gingnesse a sen- tire alcune verila ideologiche, a scoprirle, ad averne il convincimeuto, poco piu si potrebbe fare che enun- ciarle, conie fece con somnia lode Destutt de Tracy ; Jna come sorprenderne suU'atto le prove e porgerne iucontraslabili documenti ? Al contrario i significati delle parole, per la loro intima dipendenza dalla nien- te, sono conse I'indice esternu dal quale si puo dedur- re con certezza la quautita e la maniera di uioto degli interui ingegni. — 42 — Clie se i ijipporti delle parole coi signidcati los- sero, qviali pensava Plafone cii'esser dovessero nella sua liugua atlanfica, clie spiegava Tidea per la natura delle cose, I'essenza oggettiva avrebbe cessato di esse- re un'incognita, cui nou abbiamo uiezzi di far coinu- nicare colla soggeltiva: Yascismo iuauguralo da Car- lesiOj clie loiino il cullo della scuola Kantiana, ed il sensismo avrebbero un panto di convegno: il 3Ie ed il niondo anibienfe fondevebbersi in uno; nientie non sapremnio qual parte resterebbe a\V apuarentismo del volgo. Ma pur Iroppo la parola e ben lungi dairavcre questa intituila coll' essenza delle cose, e, nel percor- rere le scieaze diverse, speriamo invano di trovare ad ogni nuovo inodo di studio iin'ansa d' onde fissare V'entita ; percorronsi varii Iratti di una superficie me- desima, e dopo i percorsi trarniti ci troviamo al pun- to dell'aiVibito d'onde eravamo parliti. Gonnuneraente si fa un tntto della parola e del suo significato come se questi fossero coevi j anzi moiti sembraDO credere die prima si avesse avuto in mente un'idea e poi si fosse creata la parola per rife- rire la medesima. Bisogna persuadersi invece die i si- gnificali delle parole sono posteriori alia lore forma. La parola non ha di suo se non la forma j il significa- to non le aderisce; esso sta nella mente delT uomo e dalla parola non passa nell'uonio', uia si per n)ezzo della parola, come d'uno stimolo. nella mente dell'uo- mo si determina e si risuscita. — 4 o — L'azione delle parole sull'Lioino e prima di tulto acustica, nella loro ualura di fenonieni sonori, indi- pendenternente dalla sua emanazione daH'uomo. La seconda e quella di delerminare 1 inlelligenza neiriio- mo die ascolta. Bisogna dislinguere due maniere d'in- telligenza reciproca tra gii uoniini col mezzo fonetico: la prima e simpatica, generalissima; la seconda e ideo- logica e questa e relativa e specifica. La prima desla sentiraeiiti e la sua azione e immediata, sla nelle sen- sazioni die produce neii'alto : la seconda lia il suo ef- fetto riferendosi ad una sensazione preceduta, di cui si ridesta la memoria ossia una riproduzione piu o meno vivace. Esempio della prima possiamo esibire prendendo un qualunquc L^iido patetico, p. e. ahi. Se un uomo, di qualunque lingua sia, gridi producendo tal suono coll'accenlo iiaturale del dolore, qualunque altro uorao capisce die soiVre*, e si atteggia in modo consensuale a quello die lia gridato, come se lo vedesse piangere. Queslo e il primo modo d inlelligenza, ge- nerale, sirapatica, per seolimento. Che se queslo uo- mo gridi ahi, supponiamo per essere battulo, scotta- to ecc, e die lo straniero die Tascolla sia preseule a questa scena, se un'altra volta s'incootrino il soiferen- te e lo spettatore, ripelendo I'uno di quesli lal grido ahi, Taltro non solo prova la sensazione acuslica, nou solo prova la sensazione simpalica provocata dallo speciale accento del grido, ma ricorda la scena in cui udi un lal grido. Allora quel grido ahi ha un' azione — u — ideologic,!, relativa a quello spazio e tempo, a (juella scena che vale a ricordare: puoquindi servire da nonu; proprio indicante quell'individuo che fu udito gridare, puo voler dire iiomo battuto, scottato, fuocoj come in fatto avvenne rielle lingiie deirOceania dove ahi vuol dire tiioco (vedi Monuinenti storici T. i, p. i66)-, 6 di piu questo grido stesso piio servire di cenno me- ijiorativo delle cose accidenlalmenle compresenti a quella scena, p. e. il luogo dove sticcesse ecc. Questa e la prima condizione ideologica delle parole, cioe di destare una reminiscenza, Prendiamo un altro esem- pio dall' elemento automatico. II fanciullo proQuncia aulomalicamente I suoni am am^ ma ma^ ha ha ecc. Qiiesti suoni non hanno se non nn'azione acustica su- gli uomini in generale, come su tutii gli enti die han- no facolta di udire j ma la madre o la balia alleuta ai bisogni delPinfante, sentendo la sua voce, prova \m senso in accordo con quello, accorre e lo acquela nel- le di lui necessita •, il i'anciullo viene accorgendosi di essere soddisfatto nei suoi bisogni dopo cjuesli suoni, ed occasioualmente lorria quindi di poi a produrrc i suoni medehimi ricordando e mirando ai mezzi coi quali fu altre volte soccorso, p. e. rallattameolo, la mi- nestra, la presenza della madre, le sue carezze ecc. Allora quesli siiuai alludono a tali faiti gia succes- sigli, a sensazioni gia subite •, quindi vogliono dire nella mente dell'infante = latte, mammella, minestra, madre ecc., e per tali sensi occasionalmenle vongono — 45 — interpretati da chi lo ha in cura, iion solu per islinlo ina anehe per esperienza. Per cio appunlo qiiesti suo- nl am cm^ md ma^ ha ba ecc. rappresentarono in tante lingua questi interessi (Moniiin. St. T. i , p. 5o e 12.4, 127, I 33 ecc.) Cosi pure per le parole d'ori- gine imitativa il significalo si riferisce ad una sensa- zione precedula. Qnando quegli, clie emette la voce, imita un suono qualunque, p. e. il grido di un aniuia- le, supponiamo del cuculo, tutti quelli die 1' odono provano una sensazione acustica, ma niuno intendera che per tal grido suolsi indicare il cuculo se non cono- sca I'uccello e la sua voce : che se abbia tale nozione, questo suono, simile a quello ch'egliha udito per ope- ra dell'uccello, riproducendogli una sensazione analoga, gli desta le associazioni mnemoniche contemporanee a quella sensazione, quindi la ilgura di quello, il suo colore, il luogo e tempo dove Tudi ecc, e quindi que- sto suono cit CLi verra a rappresentargli Tuccello me- desimo : diventera per quel mezzo il suo nome: ed in fatto il nome di tal uccello in una quanlita di lin- gue ebbe origine imitaliva dal suo grido. (V. Monum, T. I, p. a 10). Nessuna parola di alcuna lingua pote niai ser- vire a rappresentanze ideologiche, senza che siavi sta- ta la precedenza d'una sensazione che essa sia ca- pace di ricordare. Questo si scorge coll a ricerca del- le ragloni dei signiticati di qualunque parola. Cos'i tulte le parole che ora rapprescnlano qualila astral- — AG — fe, orano in origine nomi indicanti oggelli nci qua- il queste qualila si riscontrano p. es. rohur in lati- jio = forza, e il nome stesso della lovere rohur. I uouii degli aniinali passarono in questo modo nelle lingue anliclie e passano tutto giorno nelle inodernc a servire da aggellivi nel significato delle propiieta di quelli, cos\ il Porco per la sua lordura in italiano ser- ve da aggeltivo nel significato di lordo. sucido : la Lii- pa in latino nel significato di lasciva, di meretrice : la Cas;na in greco Ku'cov usasi in questo senso d' iaipu- dica da Omero. Cosi pure qualunque altro oggetto, anclie prodolto dalfarte, cesse il suo nome ad uso di aggettivo per allusione alle condizioni di quello, p. e. il pallone, follis in latino, divenne nelle varie lingue fi- glie della lalina nome aggettivo nel significato clie ri- corda il vano della sua capedine riempiula d'aria, e come viene balzato di qua e di la nel giuoco a cui ser- ve; sicclie venne applicato ad uomo, per dire che la sua menfe e vuota ed in balia di sregolali impulsi:yb/- le (it.),/o/(francese antico), d'onde il lemminile folle e la forma odicrna del maschile foil = pazzo. Cosi li nomi proprii di persone, die riuscirono famose, val- gono in seguito ad indicare dati Jafti o qualita, ricor- dando appunto le qualita od i fatti di tali persone. Caifas, nome del sacerdote che tanto odiosamente fi- gura nella Passione, venne a voler dire in ungherese orgos;Iio. Ginda in quasi tutle le lingue modernc ven- ne a servire per indicare uu Iraditore od atli di tra- — 47 — tlimento. Cireneo (cosi indicasi nella Passione quello die aiiito a porlare la croce) divenne in ispagnuoio aggetlivo che vuol dire ainfante^ die da aiuto. Ora le parole, cosfituenti questi uonii proprii persouali, nou hannu nella loro forma alcuna causa di questi sensi: Caifas vuol dire roccia, pietra: Cireneo vuol dire uno di Cirene, paese sulla costa d'Af'rica. Giuda vuol dir lode. I significati dunque clif ora rap- presentaiio non soao se non Feffetto delle ricordanze che in no! suscitano di quelle oarrazioni dove figurano. Qnesfi sensi attaccati oggi ai loro nomi, Caifas = or- goglio, Cireneo = aiutaute, Giuda =■ traditore, sono dunque posteriori alia parte epcntiialraentefatta da que- sti tali, che nella nascila vennero cosi nominati con tut- t*altro motivo che per previdenza di questi luro eventi. Cos! e di tutto. I nomi delle leggi ricordaao in origi- ue qualche rapporto alia loro occasione, p. e. presso i Romani molte leggi portano il noma dei loro latori. Molti nomi di oggetti naturali o d'arte ricordano il paese d'onde derivano od i loro primi artefici. Nel Trattato dell'Allusione si schierano tutti questi fatii, in coplosissime serie, presi da varie lingua, dal nume- ro dei quali devesi ottenere la convinzione di questa verita enunciata, collo stesso metodo seguito per qua- lunqiie altro tema delFopera Monumenti Storici ecc. Non vi ha significato, di rapporto ideologico, che non abbia origine da una allusione. In seguito i lavori del- la menle uniana per gli accorginienli delfanalogia o Toiiio III. Snie If. — 48 — pel razlocimo ianno traspoitaic ad altre assuciazioni I'uso delle parole inedesitne clie avevano i significali per alliisione, ricordano doe i prodoUi di questi lavori intelleUuali raedesimi, e quindl Ic parole di mano io inauo andarono allonlanaiidosi da qticsto rapporto de- ilnito, concrelo, ed a iioi sono giurife nella loro rap- presentanza aslratta, clie nieglio direbbesi vaga. Di piu le parole perdouo Ic allusioni loro locali per rigno- ranza etimologica, die e nn elTelto deH'allontanarsi de- gl' individiii e delle generazioni daU'evento die diede occasione al significafo, e del traslormarsi delle parole nel passaggio per la bocca delle masse degli uomini per varii tempi e luoglii *, queste due cause agiscono piu violentemente, dec I'allontanamento dal sito d'ori- gine, die mostra nel" iatto la causa di rapporto tra la parola ed il senso, e la deformazioue tanto piii mo- stiuosa della parola per le maniere nuove in cui fu pronunciata. Non conoscendo quindi i parlanti le ori- gini delle parole die usauo, compariscono queste r\pl- la loro virtu ideologica, staccata dalle cause, e quindi astratta, e cosi sembrano sublimi effetli di previdente leoria; e per quanto gli uomini attuali cerchino, non possono spiegarsi la ragione primitiva dei significati, perclie questn sla in fafli antidiissimi e nelle condi- zioni dei popoli delle cui mule memorie queste paro- le d'oggi, trasformate ed irriconoscibili da quello die erano, lengono il registro. P. e. la lingua inglese e co- stituita. direi per due terzi, flal londo latino perve- — -49 — iiiilole per varie vie, cioe per quella dirolla lettera- ria e religlosa, e per le mediate del fraucese-Qorman- no, deirilaliano, del fianoese plu recente ecc, i quali idioiiii avevano sia fattu subire del cansiamenti a (jueste parole latine. Le parole di ceppo latino, eotra- te perfanto mediataoiente od immediatamente nella lingua inglese, haiino le loro allusioni appeua per ua lerzo nella vita dei popoli Latini stessi, altre plu re- centi nella vita dei Greci e poi dei popoli Itjliani continua a quella dei Latini, in quella dei Galli poi Francesi-Normanni ecc. ; ed il resto assai piu anlico ha le sue allusioni nella vita dei popoli Orientali, molto dei popoli di lingua semitica specialmente dei Fenicii ( in proprio pel latino ) e coraunemente col ceppo teutonico e celtico nella vita di altri popoli del- I'Oriente, Persiani, Indi ecc, d'onde traggono le loro allusioni in parte le parole d'origine celtica e teutoni- ca che meno indirettainente costituiscono la lingua in- glese; ed anche da capo per un' onda piu recente vi ha un numero di parole che ha le sue allusioni nella vita dei popoli Ebrei, dei Siri e dei Greci, cioe alcu- ne di quelle importate colla religione crisliana. E cosi e di tutte le lingue moderne di Europa. CoUo stesso processo d'allusioue, per cui gli uo- minl vanno associundo alle parole dati rapporti coi si- gnificati, quesli rapporti stessi vengouo appresi da quelli che non assistellero alle occasioni alia cui remi- niscenza si riferiscono. P. e. la prima volta che il fan- — 50 — cinllo 0(1(! una parola, non sa certo a (juaK; significat (. corrispoiida ; ma in coincidenza con quclla voile dali oggetti o date azioni, e cio ricorrendo piii volte, ne ri- niarca rassociazioncj onde udendg i suoni stessi altre volte gll si destano le immagini delle cose per parte delle quali gli accadde di snbire dale sensaziooi cou tali suoni coincidenti. T)opo di riu 11. l\. i-^litulo si tiduce in adunanza segreta. II Segrefario annunzia die i M. K. Kacclielti, Catnllo, IMinich, Scopoli e Jappelli non possono ioter- venire alFadunanza per indisposizionc di salute o per altii inipedimenfi. II Segretario stesso rende oonto all'lslilnlo del- le disposizioni prese per ripristina^-e rassociazione ai Giornali secondo le deliberazioni avvenntc nell'antece- dente adunanza. L'Istilulo approva tali disposizioni, e raccomanda che si compia I'opera corainciata e soprat- tntto che si effettui la spedizione regolare dei Com- ples rendiis des seances de t Acadeniia des sciences^ e del Giornale Ulnstitut. L'adnnanza tpiindi si scinglie. AoiINAiVZA DEL CIOH'NO 15 DlCEMEnF. 1S5I. Quesf adiuianza fii pure presieduta dal Vice-Pre- sidente cav. Sanlini. Si legge TAtto vcrbiile dell'adnnanza privata del 3o Novembre decorso, die e approvato e sotfoscritto. II Socio coirispondente dolt. Zanardini legge una Meuioria : Sulla vei^elazione del Mar Rosso e sitoi rapporti colla geograjla uiiwersale delle pianlc . L'Au- tore si avvia a trattare del sue argomento col render conto di una recente opera del Rupreciit, il quale in- tendendo a dinioslrar la ragioue delle notabili difFe- reuze die scorgonsi tra la vegetazione del Mar Rosso e quella del Mediterraneo, manifesta I'opinione che tali diflerenze provengano dall'ardore dei deserti Ira i quaii e stretto il Mar Rosso, mentre ii Mediterraneo riceve coutinuaniente le acque fredde del Mar Nero, e dalle diverse condizioni nelle quali liovansi i foiidi di qnei due mari. — 52 — II sii;. Zanardini non conviene nei pareii del llupreclit, e adduce parecclii argomenli per provare die questi non si appone-, e incllna a credere che la diversa natura e proporzione degli elemenli delleacquc marine e specialmente il varlo grado di salsedine, sie- no la causa primaria ed essenziale della dififerente ve-. gelazione-, die la temperatiira e ii riflusso, e la profou- dita, e la quiele e i! inolo delle onde esercltino in- fluenze secondarie 5 onde non sia da maravigliare se la vegetazione dell' Erilrco die riceve le acqiie del inare indiano sia cosi diversa da quella del Medilerraneo che le riceve invece dal Ponto. Per far poi plu chiaro ed aperlo questo argoineiilo il sig. Zanardini inipren- de a dimostrare che havvi reahnente nn' analogia tra la vegetazione dell' Eritreo, e quella delT Oceano in- diano. Dal trattare di cio, I'Aulore procede a parlare del viaggiatore Portier, delle sue ricerche suile pro- duzioni naturall del Mar Rosso, delle sue Raccolte, delle sorti che ebbero queste, dei loro pregi e della loro utilifa. Per ullimo egli esamina la derivazione del nome di Mar Rosso, discorre le varie opinioni esposte su lal proposito, e fornisce alcune nolizie a cio relative •, quindi riferendo le osservazioni fatte nel 1823 dair Ehrenberg, e vent'anni dopo da Eve- nor Dupont, i quali videro il Mar Rosso per auiplis- siini tratli coperto come da uno stralo purpureo fonnato da un niunero innuinerabile d' individui di nna critfogaina microscopica (Trichodesniitim)^ non — Oa — dubita che lal lenumeno non foroisca la vera ricercata etimologia, come avveuue per altri nonii dati ad altri man". II sig. Zanardini conchiude la sua 3Iemoria col- I'avvertire cbe essa non e che la prolusione ad un niaggior lavoro, che spera di poter in seguito prodarre con Tavole illustrative, e pel quale confida che la Ne- reide arabica avra ua notabile auinento, ed un effeltivo progresso la Scienza. Indi il 31. E. prof. Maggi presenta all' Istituto ;uen nente un la seguente Lezioue del P. Bartolaiueo Sorio confe Saggio delCrescenzio ridotto alia sua lezione in alcuni passi errati iiel volganzzameiifo toscano. Cresciiita oltre inodo la copia doi libri, il niigliore servigio che oggimai far si possa alle leltere egli e di dare corretti dai molti svarioni, onde sono, per colpa dei copia- lori contaminali, i Tesli aiitichi di nostra lingua, e tra que- st! forse i piii dotii o scienziati. L" opera del Crescenzio, nel Volgarizzaiiiento italiano e certo una delle piii elegant! scritture antiche. cd e forse la piu ricca di vera e utilissi- nia doltrina (I'.igricolliirn, di medicina, di niascalcia. d! botanica e d"aUre natural! scicnze giovevolissinie alia so- ciela. E d'allro lato quesla scrittura antica toscana era forse la piu bisognosa d! purga clie le altre, di fuori dal Tesoro di Ser Brunelto, dottissimo neirAutore, erratissi- ino ne' TT. stampali. — r>\ — (jiii'slo l;ilicos() Si'i'vigii) (li pargarc. fra [);'rorclii a'lri lesli i [)iu tlolli di nostra liiigna, ezinndio (jmislo del Cre- scenzio da assaissinii error! di adullera'a leziouc, mi stii- diai di fare io da inolti aiini. Quesla edizione lenca prcpa- rala per la slampa fiiio dal 1842, e ne pubhlicai gia il proemio iielle Meinorie di Religioiie c di LellcraUira a Mo- dcna, dove si ragiona del merilo insigiie di cjuesla dotla opera, la quale fa veraiuenle onore alia Italia, e fu senipre universalmeiite stimala dagli Scieiiziati di Europa per uu lesoro elf ella e della classica dottrina antica. In qnesto mezzo tempo ho potato corredare questa edizione di lulti gli Autori, che sono allcgati nell' opera e delle loro singole citazioni da giovarsene ognuno per la illijstrazione dei medesimi autori citati, e dal Crescenzio letli in niss. certo anlicliissimi, come per es. avea letlo il Crescenzio, ed allega nel suo Trattato di Agricoltura otto volte quelle opere di Gargilio Marziale, autore classico la- lino, che sonosmarrile, i cuiframmenti trassenovellamente dai palinsesti il Cardinal Mai, di che la sua preziosa sco- perta viene documentata eziandio dall' autorila del Cre- scenzio. Anchc ho potulo compilare la serie intera e perlella delle voci dalla Crusca citate_, e sono precisamente 5594- colle loro singole citazioni, e coUa disamina critica de'bra- nelti dalla Crusca allegati, il qual mio lavoro giovera, cre- do, a correggere in assaissinii luoghi la Crusca. Le enicndazioni poi che faro, o proporro da fare, nel testo deir opera saranno lungo il lesto o accennate con postilla, o eseguite nel testo colla lezione errata appie del- la pagina; corredando le mie emendazioni o gia fatte o proposte da fare delle note critiche in fine di eiascun libro. Ogni emendazione sara dunque notata c provala coi dcbili — 00 — docuraenti per singulo, da non poler sospettare, cio che spesso avviene pur troppo, die nel correttore novello sia largo il proinettere, nia sia poi corto 1' attendere, oode il leltore vedra il fallo suo a ragion d' occhio, e vedra, come spero, qiiesta edizione di gran tratto vanlaggiare tulle le altre. Cosi ridolto il testo alia sua vera lezione, potranno i dotti e scienziati con ulilila esercitarvi sopra l' ingegno, di bellissimi temi Iraendone o ad illustrare le anliche colle nuove dottrine, o colle antiche emendare talvolta le nuove, 0 colle nuove scoperte emendare le antiche doltrinCj o le scoperlespacciate per nuove venuteci d'ollremonti trovarle e riconoscerle gia pubblicate nella antica dottrina italiana, come sa ognuno oggimai che e avvenuto assai dellc volte, per non avere I' Italia tenuto gran conto de'siioi vecchi arnesi pur d'oro benche arrugginili. In soniina il noslro Crescenzio di bellissimi temi ri- donda in botanica, in agraria, in medicina si degli uomini e si delle bestic, ed anche in ingegneria essendo pieno a dovizia di filosofiche ed erudite investigazioni natural!, onde conchiudo invitando i dotti studiosi ad onorare e r aulore nostro italiano, e se niedesimi con queste eserci- tazioni del loro perspicace ingegno, porgendone intanto un Saggio de' soli capiloli XVll e XVIII e XIX del libro quarto, il che intendo di continuarrai a fare per le altre .volte, CAPO XVH. ^ » Alcuna volta sono impedite {le vili) da corrosion d^ani- » mali, i quali molto I' offendono e avveleniscono, » Queslo verbo avvelenire, cosi in significato allivo sa- rebbe da regislrare nella Crusca, se non fosse una lezione viziata, che gli AccadeDiici non hanno messa nel loro Vo- Toiiw Iff Srrie II. 8 — 5G — cal)()!;irio, perehc la riconobboro achilteriiia, cd invece adottarono la germana leziono Jovdcnano sollo il tenia avvelenare, questo passo allegando ed aggiungendo in po- slilla: (cosi hanno i Icsti a pcnna, quanliinquc lo slam[)alo abbia avvdcniscono). Kgli c ben vcro chc il verbo allivo avvelcnire fu adoperalo dal lledi, se dobbiani credere al- TAlberti, die nel suo Dizionario allogo il passo Irallo dalle Esjjcrienzc nalurali del Redi; nia dico il vero, non avrei aninio di adoperare qiiesta voce sulla sua sola autorila in questo caso, che mi par ragionevole il sospellare aver lui quesla voce adoperala, allignendola dalla falsa lezione di Pier Crescenzio; come un' altra voce il medesimo Redi uso per isbaglio di falsa lezione, ed e la voce sfilaccicato, die il Redi solo adopero, e sulla sua autorila fu allegata neila Crusca ; ma sappiamo ogginiai che egli voile aver que- sta voce formata sulla foggia della voce filaccica, ap- portata nolla Crusca per fila nel numero plurale, sull' ap- poggio deile Vite SS. Padri (4. /i9.) in quel passo: Dcsi- deravaiio di toccafgll almeno le jUaccica del vestimcnto.Ma cbe, se questo c un errore di alcuni testi, c della stampa del Manni? La cui vera lezione, secondo i migliori tesli (e fra quesli I' ottimo della libreria Gianfilippi) e la segueiile: le filaccica del siio vestimento; il clic fa osservare alia voce filaccica il mio chiarissimo sozio dc* studii FAb, Paolo Zanotli nel nostro Vocabolario della Crusca, che si ristam- pava in Verona. — 57 — CAPO XVll. » In cntali liioghi tali (jdnQrazioni di viti da piantar sd- ^ " no, die tardl mctlano, si come sono albane, verzi- » caiio e fjarganice e majiiolo. Jlcuna volta nellcvi- » gne enlrano briichi, die ogni verde::za rodono, e » vennini verdi, e asiiri piccoli, i qnali taradori si » chiamano a Bologna, i qnali ecc. » Due solenni svarioni si leggono in questo brano, chc furono messi iiiqiiesta aurea scrittura dai dorinigliosi me- nanti, che di lante raagagne contaminarono i nostri testi di lingua. L'uva qui delta verzicano non credo che fia mai possibile di riscontrarla in natura, non essendo altro che un vano glosseraa, non so coiue insinuatosi nel nostro Ic- sto: eg'.i voile esscre slala una chiosa della soce mettano, e sara slala scritla o fra linea e linea nei bianco, o dirini- petto al teslo con alcuna chianiata, ed avvenulisi a questa i copisli la niisero alia ventura nel teslo, e cadde dalla loro pcnna fra le uve. Ma si spenga oggimai questa giunta im- portuna, che non ci ha luogo, e non faccia ghiribizzare gli interpreti a voler dichiarare qual sorta di uva potesse esser questa. Vollero i Sigg. Accademici aver sospeltalo anche essi di questo glossenia, non avendo nella Crusca re- -gistrata questa uva verzicano; questa sorta di uva non tro- vasi nella lunghissinia serie delie Uve del cap. 4; questa voce non trovasi nelle stanipe antiche; ed il testo latino legge: « In talibus locis talia genera vitum plantanda sunt, " quae tarde virescunt {ecco donde piglio il diiosatore la " chiosa verzicano) utsuul albaua_,garganica, et maiolus." L' altro svarione fu gia Irovato dal chiarissimo Ab. Zanotti nelle sue emendazioni alia Cnisra alia voce Jsuro, — 58 — e lie porleri) le parole pei' iioii rifarc il fallo : » Pnrl.i Pier » Gresceiizio di quegli iiiselli della spezic di piccoli sea- s' rafaggi, di coloro allri verdi allri azziirro, i quali reci- » dono, ina non iiitoramcnle, il gambo delle tenere foglie 3> delle vili per farle appassire senza che cadano, e poterle » poi torcere, e accartocciare deponcndovi cntro le loro 5' uova. Tale iiisello e chiamato in latino convoloolus. Male 55 in qualche codice di Crescenzio 6 stala lelta la parola 55 asuri per azuri ; e quel clic peggio e, che dagli Acca- » deinici e stata prcsa per soslantivo, qual nonic di quegli 55 inselti, e porlala nel Vocabolario ; dove e un aggiiinto, 5' che dinota il loro colore. II latino e: Jliquando vineas 55 invadunl rugae, quae onmem viriditatem corrodunt, et « vermes virides, et azuri parvi, qui Taiaturi vocantur » Bononiae, qui natos cum uvis palmiles devorant (forsc 55 fu letto de/branf) ct desiccaut Ahiohi adunquequesto asu- 55 ro come fariiia non buona sceverare in tutlo dal Voca- 55 bolario. » Fin qua il Zanolli, ed io debbo conchiudere che se nella Crusca non ista bene questa farina, non ista bene eziandio nel Crescenzio volgarizzato, che non e del suo sacco questo si reo criiscone. La nota de' correltori Bolognesi la oranjello per nou ripetere con altre parole la cosa di quest! vermicelli. CAPO XVII. 55 E non lascieremo alia vilicella lagiiata. piii che due, 55 ovvero ire rami, e per la i^ujiuria de' venii si le- 5j ghino, se iu non lasci al principio meno. Di questo 55 mese spampanarc si converra. >* \o recherei la lezione alia punlatura del lesto latino che cosi legge: « Si relinquas in priraordio pauciores hoc — 59 — » nieiise painpiuaii conveniet: » cioe: Se tu ne lasci al principio meno, di questo mese spampanare si covverra. Ma non reo senso ci porge eziandio il piinteggiamento del leslo dell' Inferigno. e pero lo lascio qual e. CAPO XVIII. » j4lcuni altriotlimamente seccate al Sole, ancora in mo- » sto dolce freddo V attuffino , e secchino alquaiito, e » compongano. » Questo modo imperativo dei verbi attuffare ^ seccare e comporre sono lie scorrezioni che io lolsi e levai dal tc- sto coll'aulorila del latino, che legge : ohruunt, et exsic- cant, et componunt ; e di cio mi diedero buono esempio gli edilori Bolognesi. CAPO XIX. » Ma di quelle (granella di uva) pestate, e fattone farina, B e bevuta, conforla la collerica uscita, e ristrigne, e . » maggiormente se s' arrostisca. » II Tes. Lat. ci porge im^altra lezione, che forse al giudizio de'dolli e migliore_, cosi leggendo: « Sed farina fc ex eis pistatis facta, et bibila confortat, et (KB.) et cho- •» lericam egestionem stringit, maxime si assentur. » Adunque 1' una lezione da questo concetto, che la fa- rina di queste granella bevuta conforta la collerica uscita, e ristrigne, ma la lezione originale dice che questa farina bevuta conforta; e che ristrigne la collerica uscita. Que- sto secoudo concetto si recila eziandio nel toscano volga- rizzameulo suUe St. Ant., le quali la congiuntiva e non — GO — iscrivoiio dinnnzi alia voce I'istricjne di che cosi legg^oiio: e bcvula conforta, la collerica nscila ristrUjne. Anclie la Iradiizione ledcsca conscpva il concelto origiiiale lalino. Ivi. » // buccio e grosso ecc. .eH calor del fegato spcgne e toe >■> la sdle, e I' acatezza ilclla collera calda erossa: « milhja il vomiti)^ e la soliizion collerica slrignc. >■> Anche in qncslo Iiranello il Icslo originale e le stani- pe antiche ci porgono una niigliore lezione, recitando chc toglie qucslo buccio la setc, e che I'acutezza della collera calda e rossa non toglie_, ma miliga ; e che il vomito non mitiga gia ma slrigne ; e con csso strigne la soluzione collerica, Ecco il lalino. " Et epatis calorem exlinguit, si- " tin) auferf, acumen calidae et ruheae cholerae mitigat, » vomitum et cholericani stringit. " Ed il testo italiano sulle stampe antiche, cosi recita conforme al T. Lat. n E " Taculezza della collera (sic) rossa miliga : il vomito e la J' soluzione collerica strigne » e precisamente ne piu ne meno colic slampc antiche legge il Iradullore tcdesco. Ivi. " Se con la corteccia e ossa si niungi {Viwa), iudura » la digeslionc, cioi; uscita. >■> La Crusca delinisce alia voce egeslione che clla vale uscita, cioe il mandar fuori degli escremenli, onde e ma- nifesto I'errore di (juesla lezione net teslo iudura la digc- stione cioe iiscita^ ed e luauifeslo che si dee leggere colle St. Ant. induca la cgestione cioe nscita. Ouesla voce ege- — r,j — slione cioe uscita ili coipo leggerai in allri liioghi di qiie- sla opera, come per es. nel libro quiiito Capo XVIIII. In altri luoghi assai di quest' opera noi troverenio questo nialo equivoco di digeslione per egeslione e di cgeslione per digeslione, die snra sempre corrello dai niigliori T.T. lalini e volgarijC ben fecero gli Accadcmici della Crusca di non adoltare questa voce egestione per digeslione e dige- slione per egestione, il quale equivoco da, che il fare una buona ed ottinia digeslione dovrebbe poter dire cacare le coratelle, e per cio doveano i Signori Accadeniici cnien- dare la st. cit. del Cresc.: almeno ne'varii brani di essa al- legali nel Dizionario. Questo e un piccolo saggio delle coirellure clie ri- maneano da fare al Crcscenzio volg.nizzalo, e pareccliie altre vc ne daro da saggiare nelle vegnenli lezioni, con- ciossiache a cenlinaia se ne troveranno nella mia edizione cbe sto stampando; !a quale per cio spero vantaggiare di assai tulle 1' altre, e mi prometto che i dotti italiani po- tranno oggimai con sicurezza della vera lezione esercitare I'ingegno sopra un lal testo ed illuslrare le vere dotlrine del noslro primo scriltore ilaliano delle cose villereccie e che primo ne scrisse in Europa un trattato completo dal medio evo in poi. E secondo mio avviso dovevasi la prima cosa allestire nulla sua vera lezione o il testo volgarizzato o il testo ori- ginale latino e poi venirlo iiluslrando i dotti da avvantag- giarsene I'arte agraria. Eppure non si fece a gran pezza ne I'una emendazione latina, ne I'altra ilaliana con quella accuratezza, non dico perfetta, ma che fosse almeno de- gna di lodo, giovandosi d'un corrcdo discrcto di varii te- sti, II Sanso\iiio non pare in assaissinii luoghi che pur assaggiassc il Tos. Lal.. I'accndo sue congetlurc sul solo — 62 — tcblo ilaliano. Gli edilori Bolognesi fecoro bene e lealmeiile qiicllo che fecero ; ma non fecero che il dieci a cenlo di quello clie bisognava. E ciascuna edizione del leslo latino e si guasla, scorrelta, niutila, informe die li ricsce un imbralto scnza V ajiilo de' niss. E sopra un testo cosi Iroppe volte scorretto, come potcvasi fame le chiose ulil- iiiente? Era a niio avviso in parccclii luoglii un voler in- zuccherare una rapa perdendone il tempo ed un vero uc- cellare a (arfalle. Per la qual cosa non credo aver logoralo il tempo senza qiialclie utile de' buoni studii con queslo mio f'alicoso lavoro. L'Islitaio si riduce quindi in adunanza segreta. Si legge I'Atlo verbale dell' anteriore adunanza segrela del 3o Novembre decorso che e approvato e sottoscritto. Si annunziano i seguenli doni fatti all'Istituto : J. Dal M. E. dott. Bortolammeo Bizio. Dinamica chimica ( Parte III. ), Venezia, i851, in 8." gr. 2. Dai sigg. Compilatori del Giornale fisico-chiraico italiano. Giornale fisico-chimico ilaliano^ Puntata 5." in 8.". 3. Dal sig. Filossene Luzzato. Sur V existence d'un Dieu Assxjrien nomme Stmira- mis (extr. du Journal Asialique, n. 5, 4851. Paris, in 8.°) di pag. 16. Dopo di che I'adunaoza si scioglie. ADL.NANZV DliL Clon.SO 18 GE?f?iA10 1852. Per indisposlzione di salute tioii e prosente il M. E. Segrelario provvisorio dott. G. Venanzio, e le incombenze della Segreteria souo iiioineiitaueamente assunte ed esercitate dal M. E. prof, de Visiani. Si legge r Atto verbale deiradunanza privata del giorno i/j dicembre decorso, ch'e approvato e sotto- scritto. II M. E. cav. Saulinl legge una Memoria intllo- lata : Osservazione della Ecclissi solare avveniUa nel giorno 28 lugUo i85i. In questa Meinorla, il prof. Santini ebbe in par- licolare per iscopo di confroulare le osservazioni aslro- nomiche fatte intorno all' ecclisse solare del i 8 lu- glio i85i in molli osservatorii di Europa con le tavole lunari, ad oggetto di deleriniuare con precisio- Ti)illo III. Serif II. 9 — 64 — ne la correzione delle inedesime al momenfo del no- viluiiio. Oia cunoscevasi pei risultati ottenuti dagli ecclissi prccedenli, clie la tavole lunari rapprcsen- taudo le osservazioni con molta fedelta in quel punti deir orbita nei quali la liiua e visibile ed osservablle, snbiscono poi un canibiamento enigmatico iielle vici- nauze del noviluuio, che coniincia a manifestarsi Ira i due ottauti coiitigui a quesLa fase, ma di cui si ignora tutlora la precisa grandezza, e la sorgente. Sic- come la Luna e di per se invisibile a iioi nei novilu- nii, e solo se ne puo argomentare la precisa posizione quando essa viene ad iuterporsi fia noi ed il Sole in modo da intercellarne la luce, cosi le osservazioni dedi ecclissi solari sono in aslronoraia del mas- simo interesse, in quanto che sono i soli fenomeni dai quali si possa sperare il perfezionamento delle tavole lunari, di tanta imporlanza alia navigazione e geografia. Per questa ragionc, e per la esaltezza con la quale vengono medianfe gli ecclissi solari de- terminate le longitudini geografiche dei diversi punti del globo terracqueo, dai quali possano essi cssere ve- duti, non meno che per 1' interesse che desta la man- oanza anclie momentanea dell' astro vivificatore della uatura, vennero essi assiduamenle osservati fine dalla piu remota aulichita, Tecclisse attuale pero era atteso per molti riguardi con impazienza, giacche diveneudo totale nelle regioni boreali dell' Europa, si sperava di potere (mediante accurate osservazioni fisiche da — 65 — inslituirsl in quei luoghi, nei quali, pei calcoli gia ia precedenza eseguiti, sapevasl che doveva riuscire to- tale), acqiiistare nuove cognizionl intorno alle miste- riose protuberanze piramidali rosee osservole nell'ec- cllsse totale del 1842,, intorno alle interruzioni gra- nulari osservate nell' ecclisse anulare del i836, intorno all' alniosfera lunare, ed intorno ad altre qui- stioni fisiche relative al due niaggiori luminari del Gr- mamento. Presso di noi 1' ecclisse rinsciva parziale, e non dava adifo a tali iinportanli fisiche osservazioni, le quali dovevano attendersi dai molti osservatori disse- niinati per la zona dell' ecclisse totale. II professore Santiui rilerisce le circosfanze geuerali dalle quali venne accompagnata Fosservazione delPecclisse nell'I. R. Osservatorio di Padova. La giornata fu varia; ma in generale favorevole all'osservazione deirecclisse. Al momento delia luassima oscurazione, la luce solare si trovo molto indebolita •, notevole era la tinta degli ogget- ti della natura difficile a descriversi. « Essa generava ^•> neiranimo un senso di abbattimenlo (cosi esprlmest n I'autore) di cui raminento aver provato 1 uguale n aU'epoca dell'ecclisse anulare del 7 settembre 1820, r) da me osservato dal medesiino luogo nel nostro os- ■>■> servatorio, ed in cui lo scadimento della luce fu piu T rimarchevole-, la tinta aerea degli oggeltl piu cupa, 5t) ma attinenfe all' indole delle stesse gradazioni. II n senso morale nelf ecclisse totale del 1842, fa jier - on - •1 iiiic> seuliiuenfu di allra iixiolc, schlxMie o a dirsi "I che fii niollo niodificalo tlalla novita del grandioso n spetfacolo, e degli shipendi fenomeni clie inaspet- ■■•) lalamente si presenlarono allora agli osscrvatorl. " in questa ecclisse (siccoiiie fii osservalo eziandio in allre siiuili circoslanze) gli uccelli, e specialmcnte le rondini andavano volilando confusamente per I'aria, dimostrando una insolita inqnietudine die direbbesi in loro destata dalf espetlativa di vicino disastro. La luna osservafa coi cannoccliiali sul sole si manlenne sempre nerissima ; aculi e densi si mantennero co- stantemente gli angoli della faice luiiiinosa ; nessun fenomeno, clie potesse indiirre sospetto di un'almo- sfera intoinci alia Luna. Piesero parte air osservazione inolti professori dell' Universila ed altri illustri soggelli civili e mili- tarij fn osservalo di (ratio in tralto lo state del ler- mometro tanlo rivolto alT aria libera, come esposto all'azione diietta dei raggi solari. Tali osservazioni esposte in labella (sebbene non si polessero fare con tiitta regolarila per la mimerosa coniiliva degli astanti), pure sono valevoli ad additare la diuiinuzione della teu)peratura tanto de!!' aria libera, come dei raggi so- lari procedenti dalla parte n(;n oscurata del sole. II principio deirecclisse in Padova ebbe liiogo a 3''. i/\'. 23 ,5 il fine . . , . . . . . 5 . 1 7 . /) i , 2 — 67 — per risultalo medio iVa i inomenli osservali dal sig. prof. Santini, e dal suo collega dolt. Trettenero. Riferite queste generali osservazionl, passa il no- stro professore a confrontarle colle tavole del signer Hurkardt, ed in questa discussione, seguendo il me- lodo gia da esso esposto nelle sue Lezioni di Astro- nomia, e nella discussione delle osservazioni fatte al- Toccasione deU'ecciisse aoulare del 7 setlembre 1820 in una sua Memoria inserita gia nel XIX volume della Societa Italiana, ricava dalla osservazione di cadauno contatto una equazione di condizione, le cui incognite souo la correzione della loQ2;itudine lunare data dalle tavole, della lalitudine, e della somma dei semidia- melri luuare e solare nei contatli esterni, e della loro dilTorenza nei contatli inlerni. In un ecclisse parziale conviene assumere nota quesl' ultima correzione; ma negli ecclissi totali, od anulari, il problema sarebbe susceltibile di una com- pleta soluzione. Qui viene a tenere parola del feno- meno della irradiazione, di cui tratto da bel principio il sig. Sejour, ed in seguito molli altri, ed eziandio il nostro Autore nella sopra citata discussione deU'ecciisse anulare del 1820. Attendendo, clie siano pubblicate tulle le osservazioni deU'ecciisse attuale fatte in quel luoglii, ove fu lolale, egli adotta, per la correzione ai semidiametri solare e lunare, il medio dei risnifali ottenuti dagli ecclissi anteriori, ed in quesla ipotesi assegna le equazioni di condizione per la correzione — 68 — delle longiludinie latitudini lunari,risultante dalle os- servazioni iustituite nei seguenli luoglii: T. Padova, Bruxelles, Ambiirgo, Roma, Marbiir- go, Vienna, Praga, Milano, Kremsmiinsler, nei quali luoglii 111 parzialej 2,. Koenigsberg, e Danzlca ove fii totale. Qneste equazioni danno, nelfassunta ipotesi, per la correzione delle lavole del sig. Biirkardt, i seguenti risultali ; Correzione della longitudine lunare rz: — 29 ,2,4 della lalitudine lunare zr: — 3, 76 i quali nutneri potranno forse ricevere una leggera raodificazione quando tutte le altre osservazioni non ancora pubblicate si facciauo concorrere alia lore de- lerniinazione. Quindi il M. E. doll. Naniias legge un'allra Me- moria inlltolata ; Esperienze chimiche sni Jliddi dl persona die usavano internamente preparati d' lodio. Colle sperienze e col ragiouanicnti ch' espose in que- sta Memoria, TAutore intende a sfabilire i fatti ed i principii seguenli : T .° L'idroiodato di potassa penctra piu facilinente nella circolazione die le emulsioni iodafe. 2." Non e giusta la doUriua dei signori Fouart e Marchali, che dalla minore comparsa deiriodio nelle urine inferiscono le emulsioni iodate piu dell' idroio- dalo tratlenersi nei corpi. — 69 — 3.° Le emulsion! iodate operano tuttavia piu energicamenfe deiridroiodalo di polassa in alcuni ma- lori, altese le special! propriela clie posseggono, 4.° In ch! usa internamente I'idroiodato, si piio discoprirlo nelle urine piu alia lunga che nella saliva. 5.° Fu veduto il contrario in casi di guasti re- nal! j tuUavolta 1' azione vicaria delle gliiaridole salivaU lion basto a liberare dal principio eferogeneo I'animale econoinia, e ! reni continuarono a separarlo con le urine per sedici giorni dopo che ne venue lasciato r uso. 6." I reni hanno la parte precipua nella espul- sione dell'idroiodalo di potassa, e nelle loro nialattie e agevole una sua straordinaria pernaanenza nei corpi. 7.° In tali casi i medici, che lo prescrivono, sono in dovere di prendere in esame le urine, perche, Iro- vandosi in queste il riniedio oltre il tempo naturale dopo la sua cessazione, e palese la piu lunga fermata di esso nel corpo, e la uecessita di abbandonarlo per seiupre, o ministrarlo in piu tenui quantita. 8.° Puo accadere [)er la piu lunga sua peraia- nenza, o per particolari coudizioni dei coipi ch' esso entri nella costituzioue de' material! immediat! or- ganic!. L'Autore reputa che tali conclusion! sieno legit- tiuie deduzion! de' suo! esperimenli, ed anzi una espressione d! essi, e fa voti che ulterior! sludii e di se e di altri dieno a quelle maasiiore estensione cosi 1 CO — 70 — rispetto all'iodio come ad altre sostanze die si iisaiio in niedicina. Compiute queste lelture I'i. r. Istituto si riduco in adunanza segreta. Si legge r Atlo verbale dell' adunanzti segrela del I 4 dicembre scorsu, che appiovato e iiraialo. II ^I. E. prof. Menin relalore della Coinuiissionc incaricala degli esanii e dcgii studii commessi dal Go- verno intorno agli scavarnenti di Vallonga, espone che le piogge steaiperate dello scorso autiinno innonda- rono il luogo dove si eseguirono gPindicali scava- rnenti, ed impedirono finora di visitarli e di praticarvi le necessarie ispczioni ', ciocche la Commissione si ri- serva di fare colla debita diligenza e sollecilndine lo- sto che il tempo e la migliore stagione abbiano lollo siflfalti ostacoli. Qiiindi il M. E. prof. Catnllo preserita alcnne sue considerazioni sal pregio della Raccolt.a geologica, della quale le Eredi del defunto co. Corniani propo- sero r acquisto all' i. r, Istituto ; e le conchiude col chiedere di essere dispensato dalf ulfizio di Membro della Commissione die fu destinata a trattar questo aflare ; e cio per le particolaii relazioni con cui egli trovasi a quella famiglia legato. L'i, r, Istituto, desi- derando di avere previamente su tale proposito alcu- — 7-1 — ne infoiuiazioui, dift'erisce al seguente gioDio le sue deliberaziotil sulla doiuanda del prof. Catullo. Veiigono coinunicati all' adunanza i Dlspacci dell i. r. Luogotenenza 3o dicembre i85i n." 29548, 2, gennaio iSSa 11.° Cio3 e i4 pur gennaio n.° 4^9- Dopo di che 1' adunanza si scioglie. Tomo III. Sciie II AdUNANZA DEI- GIORNO 19 GErsNAJO 1832, Anclie in quest' adunanza le funzioui di Segre- tario sono esercitate dal M. E. prof, de Visiani, non essendovi intervenuto il Segretario provvisorio per indisposizione. Letto r Atto verbale dcIT antecedeiite adunanza privata del i5 dicembre, ch e approvato e soltoscrit- lo, r i. r. Istituto si riduce tosto in adunanza segrela. Si legge I'AUo verbale dell'antecedente adu- nanza segreta del 1 5 decembre, ch' e approvato e sc-ttoscritto. Si annunziano i seguenti doui fatti all' Istituto. 1. Dall' i. r. Istituto Lombardo. Jlti della distribusione dei Premj (F Industria per I'anno 1 83 1, Mihrno, 1831, in 4." piccolo di pag. SO, — / '(. — '2. Dair Accademici Hcale delli: scien/e tli Madrid. Jiesinneii de las Adas dc la Jcadcmia Real de Ckn- cias de 3Iadrid en id anno acadeinico de 1849 a -1850, leido e>i la sesion del dla I I de Ortnbrc pur el sccrelario pvrpelno dnclor don Mariano Lnrcnle. Madrid, ISTJO, in 8." /Ilemnrias de la Real Jcadcmia de Cicncias. Madrid ^SriO. in 8.° Tonio 1.'^ — I, Pailc. Prorjrama para la adjudicacion de premins en 1851. Academia Real de Cicncias. Madrid, lo dc abril de 1830, in 4." di pag. 4. 3. Dal iVr. E. doth Glacinto Namias. Delia cictlricila (i])plicata alia medicina, Iflemoria 11. Vonczia, 1851, in 8.° di p. 50 (cstr. da! Giornalo Ve- neio di scicnze niedichc). /\. Dai s'm^. cav. Orestc Brizi di Arezzo. Siilki cotnpnsizionc ddV esercilo pontificio, Lellcra nl prof. G. Bait. Crollalnnza da Fermo. Firenze, 1851, in 8.' di pag. i'4. .^. Dal sig. dolt. aw. Giuseppe Consolo. Salle misure da adollarsi affnirhe non si seppelliscann i vivi c non si esliurfinno cjli nliiini avanzi di vil/i r^indi-^ rando reali l> morii apparenii, Meninria IcUa nclFAleneo di Venezia il di 4 self. I'adova, 1851, in 8." di pag. 88. 6. Dal sig. do!f. M. Benvcnisti di Padova. Sloria anfilomico-patolncjica del sistema vascolnre. f'cne e vasi linfalici. Padova, 1851, in 8."^ volnnic !. ' — 75 — Si coninnica una lellera del segrelario della Reale Accademia di Madrid, con cui questi in nome deir Accademia stessa ofTie air Istiluto i propri Atti, e ne chicdc la corrispondenza. L' Istituto accetta Tof- ferta ed incarica la Segreteria di rispondere alia let- tera comunicata con significazioni di ricouoscenza e colla trasmissione dei Volumi delle Meniorie ilnora pubblicate. II M, E. prof. Minich, qual Relatore della Cou)- niissione nominala all' iiopo dl risolvere il quesifo proposto dairi. r. Prefettura delle Finanze di Venezia intorno alia niisura dei liqnidi nei vasi scenii, legge iin Rapporto in cui si espongono gli sludj fatti su tale argoiuento, le dottrine da essi riti^alte, e le notizie e le istruzioni con cui repula la Comniissione die si soddisfaccia adequafaniente all' avanzala ricerca. Dopo le convenienli discussion!, e chiesti e dati gli oppor- tuni schiarimenti, V i. r. Istituto approva il Rapporto, ne anamelte pienamente le conclusion!, e dispone che il lavoro della Comraissione sia tosto rimesso alia pre- fata i. r. Prefettura. Ititorno alia domanda nell' antecedente adunan- za prosenlala dal M. E. CatuIIo di essere dispensato dalla Coniinisslone per la Raccolta Corniani, llslitulo delibera che sia accettata e sia soslituito al prof. Ca- tuIIo i! M. E. sig. Casoni. — 7G — L' Istituto precede quintli medianle schede se- srefe alia nomina delle Comiiiissloui che esaminar devono le Memorie del prof. Santini e del dolt. Na- raias j dopo di che V adiinanza si scioglie. AnUNANZA DEL GIORNO 15 FEBBUAJO I8S2. Si legge 1' Alto verbale dell' adunanza privata I 8 gennajo, che, dopo due raodificazloni chieste dal Vice Presidente cav. Santini e sul momento eseguite^ viene approvato e sottoscritlo. 11 M. E. prof, cav, Zantedeschi legge una Menio- ria intltolata : Ricerche fisico-matematiche sitUa de~ viazioiie del pendolo dalla sua trajettoria. In essa, analizzato quanto venne pubblicato in Italia e fuori sopra questo argoinento, 1' Autore si propose due ri- cerche, teoretica 1' una, speriraentale Taltra. Qual e la velocita aiigolare del piano alia latitndine del luogo di osservazione? Qual e il niovimento del pendolo? Alia prima rispose con una geometrica costruzione che nietle in evidenza la rolazione diurna, il moviuienfo conico della verticale del luogo, e il movimento cir- — 78 — colore secondo la legge del seno den'orizzonte afloino della medesiina verlicale. Alia seconda pure rispose invesligando le coudizioni iisiche del movimento di iin pendolo libero. L' Aulore da'suoi sperimeoti racculse : I. Che il piano di oscillazione del pendolo aon e assolutamente fisso, come risuUerebbe in virtu del- 1 incrzia, per la quale dovrebbc proseguire nella dire- zione primifiva del piano langente. n. Che il pendolo non conserva neilo spazio una orientazione assolula. III. Che il uioviniento del pendolo non e uni- form e. IV. Che la reale vclocifa angolare del pendolo non ha in un modo assoluto per espressione c. sen. a. V. Che la direzione della curva non e in lutli i piani costante. VT. Che la curva che ncl corso dell' esperieiiza descrive il pendolo, non e un'ellissc. A cpiesfa leltnra segue una discussione sullo stesso argomento nella quale prendono parte i M. E. Turazza, Maggi e cav. Sanlini: ed il M. E. prof. Kel- lavitis la conchiude coll' esporre che il tilolo deli' ar- gomento con cui il prof. Zantedeschi intratteueva r Islituto lo eccito a studiare la leoria inateniatica del pendolo del Foucault. A suo parere, nolle formule date dal Mossotti nianca la costante arbitraria • intro- ducendovela non riesce piu evidente la deduzioue dalle — 79 — formule al fenomeno, cui deggiono spiegare •, perche quasi sembrerebbe che il pendolo ruotasse intorno alia verticale in senso opposlo a quello osservato. Peraltro un esDme nieno siipeificiale offre la desiderata spiega- zione. II Bellavllis oflre nel tempo stesso un saggio della figura clie al polo rappresenterebbe il raoto ap- parente del pendolo, ed annuncia che sta occupandosi del calcolo nunierico per ricouoscere se le formule in- dicliino nella rolazione del piano del pendolo differenti velocila nei differenti azzimuti. Quindi I' i. r. Istituto si riduce in adunanza se- greta. Si legge r Atto verbale dell' anlecedente adu- nanza segrela del giorno 1 8 gennajo, che e approvato e sottoscritto. Si comunica una Nota in data 2 corrente n. loi con cui il sig. consigl. Negrelli, diiett. superiore del- lePubbliche Costruzloni, olVre, qual contrassegno della sua stima, all'i. r. Islituto un esemplare in nove fogli della Carta geologica del Tirolo e del Vorarlberghese pubblicata dalla Societa geognoslico-montanistica di que'paesi. L' i. r. Islituto, accettaudo con ispeciale aggradimento il pregevollssimo dono, incarica la Pre- sidenza di rendere le debite grazie al generoso do- natore. Vengono comunicafi i due Dlspaccj 6 corr. n. Tomo HI. Serie II. 1 1 — 80 — 176, e 21 gennaro decorso, col primo dei quali S. E. il sig. Feld-inaresclallo Governatore Gencrale co. Ra- detzky, e col secondo il sig. cav. Toggenburg i. r. Luogotenente nellc Proviucie Venete dicliiarano con espressioai di soddisfazione di accetlare il grado di Membri Onorarj ad essi conferito dall' Istituto. Si co- muuica altresi il Decreto 37 gennajo decorso n. 27540, con cui I'i. r. Luogolenenza invita I'lstituto a trasmettere a tutli gl' ii. rr. Ginuasj Liceali del Regno Lomlx Vcn. cd alia Biblioteca di Pavia iin esemplare dei pioprj Alii. Dopo di che V adunanza si scioglie. Adunanza del giorno 1G febbraio 1852, Si Ifegge PAtto verhale dell'anteccdente adiinanza privala del giorno 1 9 gennaio, ch'e approvalo dall' I- stituto e sottoscritto dal Presidente e dal Segrelario. II M. E. sig. G. Sandri Icgge una Nota sulla Puccinia Favi considerata qual causa del morbo a cui si accompagna. lu questa Nota il Sandii espone die I'aver i sigg. Andtsen e Boeck di Crisliania scoperta nella tigna una critlogama microscopica da essi chia- mala Puccinia Javi^ e 1' aver 1' autoro di quesla re- latione, inserita nel fasc. di agoslo e seltembre i85i del Giornale Veueto di Science mediclie, affermato clie questa e un prodotto della degenerazione degli u- inori, lo richiauiarono alle riflessioni da cai ebbc ori- gine 1' allra sua Memoria die presenlo all'Istituto sul- la produzione di certi viventi e di certi niorbi. Onde — 82 — egli fu indolto a pi'eslare una parlicolare nllenziorie al fatto osservato dai fisici Norvegi^ e ad esaniinar la teorica che ne trasse 1' autor della relazioae clie la crittogama non sia la causa, ma un cffello del mor- bo, e che di clo siano prova alcune in vano tenlate inoculazioni. II sig. Sandri discorre perfanto sopra questo spe- ciale argomenlo, e considera divisamente e la causa del male, e il fuogo, e lo sperimento delle inoculazioni, e dopo una serie di ragionamenti e condotto a con- chiudere che « la puccinia favi possa benissimo es- ■f, sere la causa efficiente del morbo cui accompagna, r> si perche ne sarebbe la causa specifica ricercata, 5> si perche non conoscerebbesi altrlinenli come po- v> tesse ella sempre unirsi ad esso, non essendo punto 5^ ammisslbile che gli umori segregati da una cutanea ■» eruzione generino da se medesiaii piante. •>•> L'Autore per ultimo osserva come in questa ma- teria siavi I'uso di opporsi alle scoperte al primo loro apparire, a fine di prevenire contro di esse la pubbli- ca opinione. Onde anclie dopo che fu scopcrto I'acaro della scabbia doveltero scorrere ben Goo anni prima che fosse universalmente riconosciuto per la causa del male. E questa reputa I'Autore che sia la cagion prin- cipale per cui pieno e tuttavia d' incertezza lo studio delle vere cause dei morbi specifici, ed esso non fa quasi alcun progress©. Questa lettura promuove una discussione, nel" — 83 — Ja quale prendono parte il prefato sig. Sandri, ed i M. E, Zantedeschi, Calullo e Maggi. L' i. r. Istltuto si riduce quindi in adunanza segreta. Si legge I'Atto verbale dell' antecedente adunan- za segreta del giorno 19 gennaio, ch' e approvato e softoscritto. Si annunziano i seguenti doni falli all'Istituto. r. Dall'i. r. Accademia delle Scienze in Vienna. Sit sung sherichte der Kaiserlichen Jkademie dcr^^ is- senschaflen =: Mathematische Classe. Jahrgang 1851 , 5-7 Heft ^z: Philosophisch - histarische Classe. Jahrgang i851. 1 unci 2. Heft. Wien. iu 8. Mit lilhographirlen Ta- feln. a. Dal sig. Antonio Venturi di Brescia. Delle funrjaic arlificiali e dello sviliippo dci fiinghi, Brescia, 1848, in 8 di pag. \6. Siillo sviliippo delta Botrytis Bnssiana e di altri Mi- ceti. Brescia 1851, in 8 di pag. 2i. 3. Dal Socio corrispondente cav. Emmanuele Cicogtia. Cenni intorno alia vita ed agli scrilti del dott. Gio- vanni Rossi. Venczia, 1852, in 8 di pag. 22. _„ 84 — /|. Dalla Dirc'/ionc _ X d' // — (/ d- a; =: — 2 t Jt {.*• d x + »/ d //) 4-2cnj/d5 — cn-x(c//H-6^) '»;-'•* c ncgligcudo i termini conlenenli u- .»• d // — // d X ~ 6 n {a' — x° — //■) -h 2 c « y^"// d ^ ossia, posto x = r cos Q ^ ij zzi r sen 0 , r" d 6 =1 6 ?t (a' — /•■) -\- 2 c nj' ,j d z Trascurando I'ultimo terniine, die e inolto piccolo, c supponendo nulla la costante a"- introdotta daH'integra- zione, si credette (Annali di scienze ecc. Roma, maggio 1851) che la precedcnte equazione dando 0 ,= — 6 n f,di- mostrasseilmoto apparenle del piano d'osciliazione esse- re proporzionale al seno delta latitudine. Ma per accordar- si col modo, con ciii si [)one in molo il pendolo, bisogna siipporre che a sia il niassimo valore di r, cioe eguagli la distanzn del punlo di patlenza del pendolo dalla verlicale del puiito di sospensione. Con questa coslanle arbilraria (necessariainenle lichiesla dal dovcr esscre nulla la rota- zionc apparente del pendolo quando comincia il suo nio- vimenlo) manca il fondamenlo alia predelta conscguenza; d 0 e sempre positiva, ed il pendolo gira rapidanienle in- lorno al punlo infuno nel verso della rolazione terreslre ; ne si spiega la lenta rolazione apparenle in verso sop- posto. Se I'osservazioue si faccsse al [)olo, il punlo di so- Tomo in. Serie II. i3 — 9G - spciisioiic cssciulo sull'asse terrestrc rimarrebbe assolula- menle fermo; il pcndolo riniosso dalla posizionc verlica- le disccndercbbc apparcntcmente in piano vcrlicale, ma assolulanicute, (piando cominciassc a niuoversi, sarebbc do- talo della rotazionc coniune colla Terra ; pcrcio descri- vcrcblic una allung-alissima cllisse, i ciii apsidi, slaodo in piano immobile nello spazio, scmbrerebbero, rispello alia Terra_, muoversi dall' Est verso Nord compiendola rola- zione in un giorno siderale. Per fornjarsi nn'idea dclla ciirva, in cui si convertc I'dlissi predcUa, quando si suppone clic il pcndolo, al polo boreale, segni la sua via sopra un piano orizzoulale unito alia Terra, dcscriviamo Tellisse, clie sarcbbe per- corsa dal lungliissimo pcndolo, chc farcbbe un'oscillazio- ne in Ire ore. Cliiamiamo Est il punto da cui parte il pcn- dolo, I'asse dall' Est airOvest dell'ellisse desci-ilta sara quadruple dell'asse dal Nord al Sud; notate le posizioni che il pendolo prendcrebbe di mczz'ora in niezz'ora sul- la predella ellisse nel senso Est-Nord-Ovesl-Sud, e tenuto conto della contemporanea rotazione dclla Terra, e facile descriverc la desiderata curva. Essa consisle in un arco quasi circolare, che nel punto Est taglia perpendicolar- mentc il circolo, che ha per diametro 1' asse maggiorc dell'ellisse ; nel punto INord-Nord-Est locca il circolo, che ha per diametro I'asse niinorCj poi nel punto Nord-Ovest torua a tagliare perpendicolarmente il circolo maggiore. A queslo arco nc sussegue un secondo, che toccando il primo nel prcdetto punto Nord-Uvest, locca il circolo nii- ninio nel punto Ovest-Sud-Ovest, e taglia perpendicolar- inenlc il maggiore nel punto Sud. Cosi con due oscilla- zioni il pendolo nel suo [)uulo supremo passo dall'Est al Sud. La figura da aH'immaginazionc una chiara idea del- — 97 — la trciielloria, che ogni allro pendolo dcscriverebbc sulla supcrllcic terrcslre. ^ Per Ic alfre latitiidini credo opporluao prcndere gli assi coordinali orizzontali delle x ij non fissi alia Terra ma dotal! rispetto ad essa della vcloclla an-olarc b n. In lal caso con calcoli analoghi ai prccedenti si trovano, po- sto per brcvita cos but - a, sen but = ^, le equazioni ^'x = nx~2ncad:; + n''c{ca''x+ca^.y + b^z) d'^ = nz-g + o,^c{aj)~n'c{b^a;+baij~cs). L'esame di queste equazioni moslra, che il moto della Terra ha poca influenza sulla forma della traiettoria rife- rita ai predeHi assi (i quail sono mohili non solo rispetto alio spazio, ma eziandio relativamenle alia Terra ); per- locchc pud ritenersi che tal Iraieltoria sia all'incirca el- IHtica, e che quindi la traicltoria riferita alia Terra ab- bia forma analoga a queila superiorraente descritta. Si riconosce eziandio cho gli apsidi dell'ellisse, ossia i pun- ti di rcgresso della seconda curva, si muovono rispetto alia Terra colla nota velocita proporzionale al seno della lalitudine. Polrebbe ricercarsi quaii differenze present! quesia velocita nei varii azimuti; ma i calcoli mi senibra- no dif/icili. Diro conchiudendo die col solo ragionamento si pud in qualche maniera render ragione del fenomeno prcsen- tato dal pendolo, non gia darue una compiuta spiegazio- ne ; e che percio sono scusabili non solo quei Fisici, che non pcnsarono alia spcrienza poscia iramaginala dal Fou- cault, ma eziandio quelli che non seppero iutenderc il fe- nomeno, che a loro si era accidentalmente presenlato. — 98 — Diclro a qncsia coniunicazioiie il M. E. prof. cav. Zaiiledeschi annunzla die sull' argoraenlo del pendo- lo del Foucault venne fesle proposto riella citla di Danzica un premio di 60 Federici d' oro. II M. E. dolt. Nanilas dice alciine parole in lode del libro mandalo in dono dal dott, Benvenisti che Iratta della istoria del vasi, e che egli repula clic sia lavoro di molta lena, ricco di dottrina e d(;gno di es- serc consuitato da chlunquc voglia intorno a tale ma- teria occuparsi. II M. E. prof, de Visiani legge quindi la seguente sua :>, , - , Relazione critica di iin'' opera Sopra Ic pianle fossili del terreni terziarii del Viccntino del dolt. A. Iflassa- longo. Gli e costume lodevolissimo di molti corpi accaderaici il dar contezza e giiidizio dalle opere ragguardevoli che vannosi publicando ne' diversl rami delT umano sapere, con che e vengono poste quelle nella vera luce che meri- tano, ed e resa agli autori di essi quella giustizia che e il miglior premio, ciii mirano sinccramente coloro che la stienza non isludiano che per se slessa. Ciocche, s'c giu- sto per ogni fatta scritture da cui possa corsi alcun frutto^ lo e due cotanti per quelle che a noi veugoiio offerle In dono, nelle quali alia ragione teste toccata, e comune a tut- te, s' aggiunge I'altra che Ic offcrte degnc voglion essere rimeritate con alcun segno di gradimcnto, c niun migliore di quelle che taluno degli accadcmici si pigli il carico di fame soggetto a succosa cd urbanamcnte critica relazione. — 99 — Al die avverlendo, io mi sarci fatto a parlarvi di un libro non ha giiari composlo da giovine nia assai proniet- tenle naluralisla, anche se lo Statulo che ,ci governa non ci accollasse Tobbligo di dar conlo de'biioni libri, come si e quello di che brevemciile v' intrallerro. Lo studio delle piante del mondo anlico, di cui resla- no avanzi piu o raeno cospicui, occiipo da tempo le nicnti de'botanici d'ogni terra, come quelli che soli per la cono- scenza delle specie vivenli, possono con minor probnbilila di errarescoprirne le analogic, ricercarne i caralleri, indo- vinarne la famiglia ed il genere, dall' esame delle note sii- persliti argomenlar quelle che piu non sono, c dei pochi e dispersi resli dissoUerraline ricompor 1' esscre qual era prima della spaventosa calaslrofe che lo dislrusse. Ed e percio che ai bolanici siani debitor! delle opere piu segna- lale di Paleontologia vegetale, tra le quali facendoci dal pill antico lo Scheuchzer, voglion esser nominal! dopo di lui il Parkinson, il Link, lo Schiolhcim, lo Sternberg, il Brongpiart, il Goeppert, il Fischer, il Lindley, lo Schim- per e il Mongeot, lo Schloiden, il Gorda, ii Hartius, il Braun, lo Sprengel, il Woodward e I" linger. A tanta copia di stranieri ben pochi ilaliani possiain porre a risconlro ( bcnche ne a noi manchino deposili piu o meno riechi di piante fossili), c niuno che sulle slesse abbia scrillo opera apposila o di qualche Icua; che solo di alcune specie toccnrono il Viviani. il Procaccini-Ricci, il Bianconi, il Forlis, il Catullo, il Maraschiui, il Buisamo, il Farlatore, ilSalina,ilMorettie pochi allri. Ora di lal dilelto prese a ricattarci teste il dolt. A. Massalongo, il quale ti- glio a quella illuslre cilia, a cui dieder gia celebrila nella scienza le dovizie fossili di Monle Bolca^ e foinilo al Volla i raateriali acconci a quello splendido libro che e riltioli- — 100 — Inlogia Veronese, vollc insislci'C fermamente sn quelle or- me, e menire il V^olla s' era conleiilo a dcsciiverc i pcsci fossili di quel inonto, 'egli fare allreltaiilo dcllc piante pria d'ora poco mono clic sconosciutc. Giovine di saUli propo- siti, con die inl'rcna e donia la (oga ardenle dclT indole c dell' ela , il Massalongo die" nn prinio saggio dellc pazienli cd accnrale sue indagini pubhiicando dcllc piante del Bolca da lui in gran paile disseppcUite un libricciuolo chea'sa- pienti parve [)rezioso gernic di lavori piu segnalati, e I'in- tilolo Pradudiiini florae 6o/censis. Dal faustoaccoglimenlo di qucsto inanimito quel piu, s'addiede ad opera di mag- gior polso, e scrisse non ha guari e slampo Sopra le pian- te fossili (Jd terreni terziarii del Vicentino. Questo libro che e il prinio lavoro sislemalico chc sulle piante del nion- do antico sia uscito in luce in Italia, ne descrive parlicolar- mente quelle scopcrte in Ire luoghi chc piu ne abbondano della Yicenlina Provincia,csoao Salccdo, Ghiavon e Novale, vedule e sludiale dalTAutore nolle collezioni liberalmentc dischiusegli dai nostri esimii ualuralisli il Pasiiii, il.Paro- lini, lo Zigno, in quella del conle Gazzola a Verona, in quella del Miisco di Storia naturale in Padova, e neU'altra ben piii numerosa che al Massalongo stesso venne fatto di raggranellare in ben poco tempo, fVugando indefesso per entro le viscere di quelle inesauribili catacombe; collezione di cui ho potuto io stesso aniinirar la ricchezz;i, e che am- monia gia a meglio chc dueniila eseniplari. In quest' opera rA.,preniessi alcuni cenni sulla natura geologica dei terreni donde si trasscro tali piante, toccata con prudcnte riserbo la quislione se i sedimenti del Vicen- tino sieno attenenli al pcriodo cocono o al mioceno, avver- lito che la massima parle dclle piante scopcrtevi glieli rivclo per coceni , bcnche non poche possano spettarc - 101 — all'altro, chiarile alcunc provenienze dubbie otl erronec di qualche specie, e nioslralo come 1' aiiibiguila dell' originc scerai iiiiportanza cd iililila geologica a questo ranio di studio, per cui noa possa essci- senipie e solo giiida siciira alia detei-Qiinazionc doi leireni, novcra Ic specie fossili eo- cene del Viccnlino, scgua T idrografia antica dei lorreni lerziarii, e inelte a riscontro la flora terziaria sua colle al- Ire flore analoghc dell' Europa, coniponcndone un quadro comparativo di segnalala importanza. A cio seguita un pro- spetto di queste pianle raffronlate a quelle allualniente vi- venli, la di cui somiglianza od affinita c in gran parte ri- levala da lui. A'e' quali rawicinanicnli se non seniprc ci sembra cogliere nel giusto segno, sc Ic analogie talor so- no dubbie, c sempre piu o meiio .tpprossiniative, cio e co- niunc a quanti di cio tratUirono, c vuoisi ascrivere all'im- pcrfezione di questo ramo di studio che non reggesi ancora a buoni e saldi principii scicntifici, ma va brancolando in cerca di soaiiglianze grossolane,ed in quelle si acquela.Ma vuoisi per giustizia afferniarie clie gli avvicinamenli per lui proposti non sono per nulla piu arbilrarii di quelli animessi dagli altri Faleonlologi ; che anzi in parecchi rivelasi tale una felicita e verosimiglianza da far conoscere nel Massa- longo un talento di osservazione, una facilila ed acutezza nel cogliere le altinenze che annodano csseri di prima giunta i piu disparati, da fame onore e tenersene anche un botauico piii provato ed esperlo (cb' ei non puo esscre) nella conoscenza delle piante esoticlie, con cui principal- niente vanno paragonatc le piante fossili. Al Prospello delta flora terziaria del Vicentino tien dietro un ricco c diligente Prospctto delta flora primordiale del Monte Piolca, raffrontata essa pure colle pianle or vi- veuti, col qual lavoro, che parrebbc non Icgarsi slrcltamen- _ 402 -^ to al vero oggolto del libro, si propose I'A., o che parmi, di corregg'ere alcnni error! di provenieiiza in clu^ per relazio- ni inesalle inciam[)arono varii aulori, il Mnssalongo slesso cd il prof, Unger, allribiieiido al Bolca piantc propric dei ler- leni del Vicentino clie ncl primo noii sono. Dellc cpiali ret- lificazioiii di origiiic sarii saputa grazia all'A. da chiuiique consideri alle erronec consegucnzc, che dalle false indi- cazioiii di provenienza trap si polrebbero a danno della de- terminazione geologica de'terrcni, in che sla lulta, o quasi, rutilita scicntifica di tale studio. Preniessicotesli quadri, egli si fa a descrivere il cospi- cuo nuinero di cento due piante fo&sili, delle quali quaran- laiiDve specie e cinque generi pria sconosciuli si debbooo per inlero alle laboriosc sue indagini. Non bisogna cer- care ne' caralteri di tali specie c generi quel valore che esigesi nella descrizione delle pianle viveuli, ina conlcntarsi a quelli che si possono ancor rilevare, e ad una cerla so- miglianza di portamento e di aspelto che piu o mono le approssiiua ad alcuna delle specie o generi sussistenti. E cio sull' esenipio de' piu riputati che di tali studii cono- scoiisi ha fatlo pure I'A,, il quale anzi ha saputo non poche volte resistere lodevolmente al vezzo si comune a'giovani naluralisli di crear nuovi generi, o nuove specie, in cui spesso nulla v'ha di nuovo che il nome, quanlunque la ma- teria a silfaltc innovazioni anclie troppo arrendevole glie- ne porgesse il deslro molto frequentemenle. Fra le specie per lui descriltc siccome nuove si vantaggiano per gran- dezza o per forma la Gaslridiopsis Elisae , le due Sphae- nophora, il Silphium Fisianicum^ la Solandra Hcliaduni, il Chimonanllins Tamanu^ la Kielmcijt'ra pachupJitjlla, ii Sapindus Pencatianus ed altre. Fra'nuovi generi si disti"- gue la Gaslridiopsis, la Sphacnophora^ c specialnienle la — 105 — Palaeofjraewia, di cui I'A. scoperse il fnilto similissimo a quello della Graewia, da cui disparesi pel immero raaggio- re delle logge o nicchie in die annodaiio i semi. Le I'rasi generiche e specifiche scrille nella lingua dei dotti, sono condotte con molta esattezza, ed abbaslanza circostanziate sono le descrizioni italianc che vi succedono, pcrche fra quelle e queste possa il leltore rapprescntarsi chiara c scol- pita 1' imagine del fossile che raffigurano. Ma perdiligeuli c precise sieno tali descrizioni non possono a gran pezza bastare alia dipintura evidente dell' oggetlo se non si ac- compagnino alle figure; laonde facftiamo voli che il Massa- longOjChe sta occupandosi ad mi lavoro ancor piii gcncrale di questo sulla Flora fossile anticad'Italia, e cho nc ha gia alleslitl molti discgni, possa pubblicarla con questi. E sc I'Istilulo noslro, giudicatala degna della slanipn, stimasse iin giorno opportuno il pubblicarla a sue spese.come per le piante fossili illustrate dal ch. prof. Unger fece di fresco la i. r. Accademia delle Scienzo in Vienna, arricchirebbe la Paleontologia in generale c 1" Italia nostra d' un libro, da cui si farebbe noto questo novello studio aver cultori e mc- cenati qui pure, e che, se la Flora altuale d'ltalia sorpassa in pregio ed in numeroquante sono le Flore europee, anchc I'antica sostener con onore il confronlo con qualsivoglia delle Flore contemporanee degli altri Stall. A compiere il suo lavoro ed a far conoscere quali so- no tuttc le piante de'terrcni terziarii finor trovate dovun- que, il Massalongo chiude il suo libro con un prospelto delle medesime, da cui ritraesi ascendere quesle a 1124 specie, ripartite in 294 generi. In questo quadro ebbe egli il lodevole avvedimento di indicare con segni special! le pianle proprie del periodo Eoceno, quelle del Mioceno e quelle del Plioceno, perche di primo tralto si distinguesscro fra di loro c da quelle del periodo DiluvianOj nouche di 7'iniio III. Serie II. 1^ — 104 — noverarc scparntnincnlc quelle specie che sono promiscue ai due prinii period!, e quelle che lo sono al secondo edal tcrzo. Da quanto io ne son ito fin qui divisando, I'opera del doll. Massalongo , che adempie un vuolo delle scienze na- lurali in Italia e fa pago un giusto desiderio de' lor cullo- rijSi racconianda per esallezza di raelodo, peraccuralezza di descrizioni, per felicita di ravvicinamcnti e confronli, per novita di specie e di gencri adottali con niodesto riser- bo, ed assegna fin d'ora al suo aulore un posto onorevole fra'noslri oculali ed opferosi naluralisli. Poscia il M. E. dolt. Naniias espone verbalraente il risuitamento di alcune sperienze da lui teste fatte iiello spcdale di Venezia Sulla ejficacia del kousso contro la tenia^ o verme solilario. Moiti riniedi, egli dice, si iisarono finora contro questa maniera di raor- bo, e singolarraente la corteccia della radice di niela- grano , il quale se prevaleva agli altri per elGcacia, ri- iisciva pero sovente molesto nella sua azione e non seinpre certo ne'suoi effetti. Avendo pero nelle corri- spondcnze scienlifiche iidito farsi lodi nieravigliose del kousso couie di un rimedio validissiino contro il (cnia, egli, d'accordo col dott. Luigi Nardo, adopero a fame venir due dosi da Parigi, che di sei dramme per ca- dauna constavaoo. E ben presto gli accadde di poternc fare spcri- inento sopra una fanciulla di 1 1 anni che giunse, al- io spedale manifestanicnte tribolata dal tenia. Ammi- uistro pertaulo alf amiiialata due draiuuic della dose — iOb — parigina; e per determinarne Tazione, alcune ore do- po amministro eziandio ad essa una dose conveniente di olio di ricinoj e I'effetto ne fu soddisfacente, poi- che la malata insieme con niolti lombrici espulse pa- recchie braccia del verme inlesto. IXon reputando pe- ro il dott. Namias compiuta la cura, e volendo ccnti- nuarla, lasciato un giorno di riposo alia fanciulla, nel terzo giorno le ministro quattro alfre dramme di kous- so, e quindi il solito purgantej ed il tenia fu presto ad uscire col rimanente delle sue spire e colla sua te- sta. Onde il dott. Namias, plaudendo alia conquista fattane dalla medicina, loda il kousso come un rime- dio pronto, sicuro, efficacissimo ; e desidera confer- marne 1' effetto con uuove sperienze : n^ queste man- clieranno mediante la illuminata generosita del co. Gio. Querini-Stampalia clie ben 20 dosi di tale so- stanza mando da Parigi al nostro spedale. II dolt. Namias conchiude la sua relazione invitando i chi- mici ad istituire processi ed analisi per discopri- re se, e quale sia veramente nel kousso il principio avvelenatore del tenia, potendosi sospettare che la polvere finissima e copiosa in cui il kousso si ri- duce, avvolgendosi intorno al corpo dell' animale c turandone i pori, possa costringerlo in asfissia, e in questa guisa ucciderlo: la quale ipotesi, che a non ben saldo fondamenfo si appoggia, devesi per le viste terapeuliche desiderare cbe ceda ad una dimostrazio- ne positiva e scientifica delia ragione cou cui il kousso esercita la sua virlii medicatrice. • — iOG — Legge poscia il Socio corrispondcnte dolt. Pcno- lozzi la scconda paiic della sua Metnoria Sulla cole- llliasi. Ij'Autore in qucsta seconda parte comincia col dividerc le cause della Colelitiasi iu predisponenti ed occasional!, novera le vuie e le altre, e procede quln- di a traltarc della diaguosi, della diagnosi diflerenziale, della cura in genera, e della cura medica e chirurgi- ca. In quanto al prinio oggetto egli descrive i varii sintoaii die annunziano la malatlia e die provengono dalla nalura, dal numero e dal collocamcnto stesso del calcoli ', in quanto al secondo indica i fenomeni die possouo simulare la colelitiasi, ed insegna con quali osservazloni e con quali avvertenze si giunga a discer- nere le diflerenze, ed a formare una sicura diagnosi; circa al terzo considera la cura in selte diversi gradi della malaltia, e delermina quando esser debba me- dica, e quando cliirurgica; e della medica parlando mostra i metodi da tenersi, e le cautele da usarsi, ac- cenna la proposta utilita di una leggcra eterizzazione, j principali rimedii all'uopo acconci, e ne spiega la di- versa virtu : parlando in fine della cura cliirurgica, I'Autore la limila all' apertura degli ascessi epalici, e della cistifellea ed alia estrazlone del contenuto; espo- ne le ragioni e i modi, le precauzioni e gli efletli di tali operazioui, e ricorda ed esamina le opinioni dei piu rinomati scrittori in talc materia. Dopo di ciiQ V i. r. Islitulo si riduce in adunaa- za segrela. — 407 — Si legge I'Atto verbale dell' antecedente adunan- za secrela del giorno 16 febbralo, cli' e approvato e sotloscritto. • Si annunziano i seguenti doni fatti all' Istituto. ■ 1 . Dalla i. r. Luogotenenza. '■ : > o n Z/' Istitutore, Giornale pedagogico per le scuolc e per le famiglie, annata 485d. Treviso, in 8.*^. Prospello dcgli Stiidii deW i. r. Universita di Padova per V anno scolastico iS^2. Venezia dSSi, di pag. 52 in 4A ■ -. .-. 2. Dalla i. r. Accademia delle Scienze in Vienna: Deiikschriflen der kaiserlichcn Jkudemie der ff'isscn- schaflen — Philonophisch-hisiorische Classe , Zweiler Band, Ersle Ablheiluug. Wien, dSSd, in 4." mit. Taf. Sitzungsherichte der kaiserlichcn Jkademie der ff'issenchaften — Iflathematisch-nainrwissenschaflliclie Classe. Jahrgang \ 850, Zweile Abth. (December). Wieu 4850 5 in 8.^ — PiiilosopJiisch-liistorische Classe. Jahr- gang -1850, Zweilc Ablh. (November und December). Wicn, d850, in 8." Pontes rerum Justriacariim. Zweile Ablheilung. Di- plomataria cl Jcia, HI Band. Liber fundalionum Mona- slerii Zucllcnsis. Wien -1851, in 8." 3. Dal sig. Alessandro Skofilz di Vienna. OesterrcicJiisches holanisches fl'oclienblaltj mit ori' ginal Beilragen elc. NVien. d851, in 8.*^ -- i08 — /|. Dair i. r. Islituto geologico dell' Impcro. Jahrhnch der kaiserlich kdniglichen gcolngischcn Rcichsavslalt, 1851, II Jahrgang-, n." 2 (April, Mai, Jiiui); n." 5 (Juli, August, September). WicOj 1851, ia 4." mil. Taf. 5. Dalia Societa Medlco-chirurgica di Bologna. Bollcttino delle Scicnse Mediche. Luglio a settembrc i84i. G. Dal sig. cav. Carlo Ghega Consigl. di Sez. e Pre- sidente della Direzione delle Strade Ferrate. Uebersicht der Hanpifortsclirittc des Eiscnbalinwcsens in dem JaJirzelindc 484^0-1850, ?ntd die EnjcJmissc der Frobefalirten nuf e'lner Slrevhe der Slaatsbahn ilber den Sctnmerinrj in Oesterrcich. Wien, 1852, in 8." (di pag. iv c 86), mit cincm Atlas in vii Blattern. ^. Dal sig. CO. Fortuaalo Sceriaian. Bussola morale e pnlitica dcgli uomini e defjli imperi. Traduzionc italiaiia snlla edizione franccse di Boston 17'JO. Venezia 1852, di pag. G8 in 8.'^ 8. Dal sig, Antouio Zambaldi. Polemic.a contra V Aiilnre amniimo della rlvislu bi~ bliofjrufica del Dizionario di Jnlognualu. Portogruaro 4851, di pag. 14 in 8." — 409 — g. Dal sig. prof. M. Libri. IfJcmoire snr la persecution r/u' on fait soiiffrir en France a 31. Libri, par M. Ranieri Lamporecchi, Presi- dent de 1' ordrc des Avocats Toscans etc. Londrcs -1850, di pag. 82 in 8." Leltre de 31. Libri a 31. h President de V Instllut de France. Londres 1830, di pag. 72 in 8.^ LMtre de 31. Llbrl a 31. Barthelemij Salnt-IIllaire, Jdministrateur du Collerje de France. Londres, d850, di pag. 52 in 8." Un notivcl episode de I' affaire Llbrl^ on I^ettre a 31. le Dlrecteiir du Journal VJlhenaeum, par Acliille Jubinal. Paris, 1851, di pag. 8 in 8.'^ Billet de [aire part sur VActe d' accusation dlrige contre 31. Llhri; 2.'ne edit. Londres, 4831, in 8.*^ di pag. 4. 1 o. Dal sig. Dott. Luigi Maini di Modena. Catalogo alfabellco delle nve, o vlti delle Provlncle di 31odena, e Regfjio. Wodena 48S1, di pag. 52 in 8." pic- colo. II Presidente valendosi della facolta concednla dall'art. 12, dello Slatuto interne, propone a Membri Onorarii il co. G. B. MaTzani Consigllere Ministeriale presso la i. r. Luogotenenza di Venezia, ed il consl- gliere Direttore Superiore Negrelli. La proposla e approvata dall' 1. r. Islitulo cou pie'na ed unauime ac- clamazioue. S' iuipurliscuu *- alcuue disposizioui pel colloca- mento e per la custodla dei libri appartenenti alPIsti- tuto, e s'incarica della esecuzione la Commissione alia Biblioteca. Dietro r invito dell' Istltuto il M. E. prof, Menia assume 1' incarico di recitare il discorso die secondo la consuetiidlne precede nell' adunanza solenne alia distribuzione dei Premii di Agricoltura e d'Industria. La Commissione perle Raccoltenaturali riferisce clie ilsig. Aw. Perazzolo, possessore attuale della Rac- colta di iiiarmi un tempo speltante al fu co. Marco Corniani degli Algarotti, accousente di cedere, verso il pagamento di L. 35o, all' i. r. Istitiito la Raccolta medesima consistente in /(QQ pezzi di marmo tutti intelajali e portanti un etichetta a numero progressi- vo, dei quali a4o pezzi appartengono a diversi dipar- timenti dell' antico Regno d' Italia, e gli allri 25 9 co- stituiscono la Collezione dei Monti Eiiganei formata ed illustrata dal P. Terzi, colla glunta degli scafFali in cui sono rlposti, e di alcuni volnmi di opuscoli del prefato P. Terzi e del Marchese Dondl Orologio con- cernenti la indicata Collezione degli Euganei. La Commissione conclude proponendo clie siano accettati i patti offerti dal sig. aw. Perazzolo, e tale proposla e ad unanimita approvata dall' i, r. Islituto, il quale incarica la Commissione stessa di proccdere alle ulteriori praliche di esecuzione. — Ill — Si comanica all'Istituto la lettera coii cui Mon- sign. Canova Vescovo di Mindo risponde affermativa- menle alia domanda fattagli intorno al Premio da lui istituito, e il Decreto 6 corrente della i. r. Luogote- nenza con cui si dispone in seguito alle rimostranze avanzate dall' i. r, Istitulo die la Distribuzione dei premii d'induslria, anziche, nel giorno normale 3o maggio, debba farsi in quesl'anno nel giorno prime di glugno. Si trattano allri affari iaterni, e quindi I'aduuan- za si scioglie. ToiHO 111. Se/te II, Adunanza del GioRNO 25 Aprile 1852. Si legge I'Atto verbale clcll'antecedente adunanza priyata del 21 rnarzo, clie senza osservazione alcuna e approvato dalF i, r, [stituto, e sottoscritto dal Presi- dente e dal Segretario, A tenore del Dispaccio del sig. cav. Luogotenen- te del 28 raarzo decorso n," iSgS, il Presidente an- nunzia con analogo discorso che furono colla Sovrana Risoluzione 19 marzo decorso nominati Presidente dell' i. r. Istituto il M. E. prof. A. Racclietti, e Vice- Presidente il M. E. prof. Poll, a Segretario il M. E. dott. G. Venanzio ed a Vice-segretario il M. E, dott. Bianchetti; invila i siugoli nominati ad assumere le ri- spettive incombenze, ed in quanto a se, come 1' ebbe per lo passato, cosi invoca per 1' avvenire la coopera- zione dei suoi Colleghi per adempiere in ogni sua parte r uffizio che gli fu affidato. — ii4 — II M. E. prof. Mlnich legge una Memoria Sal- lo studio della Dkina Commedia e sidle dottrinc astronomiche dl Dante AUighieri, L'Autore comin- cia dall'osservare che il progresso dell' Italiana Let- teratura, poscia il decadimento del buono stile, ed in fine il risorgiraenlo della letleratura medesima fu sera- pre corrispondente alio studio della Divina Comme- dia ed ebbe quasi per misura il pregio in cui si teiieva quel Poema. Poscia prendendo ad esaminare se dopO tanti lavori inlrapresi onde avere un'adequata iuter- pretazioue del Poema dcU'Allighieri si abbia raggiunto pienamente lo scopo, e concedendo die non molto re- sterebbe a desiderare nel riguardo filologico, osserva pero che Dante medesimo ci avverte nella lettera dedi- catoria a Can graiide Scaligero, e nel Convivio, essere quattro i sensi pe' quali si possono intendere e deb-- bonsi esporre le scritture; cioe il letterale o storico^ I'allegorico, il morale, e quello che a Dante piacque di chiamare anagogico. Prescindendo dal significato mo-* rale ch' e il piu ovvio, deesi dunque por mente al senso letterale ed al senso allegorico o mistico. Ora la maggiore difficolta nell' interpretazione della Divina Commedia viene certaiuente dall' allegorica significa- zione. E qui 1' Autore della Memoria avvertendo che Dante vuol essere interpretato coll' esame de' luoghi piu disgiuuli delle sue opere, e col sussidio della sto- ria e della scienza contemporanca, accenna colla debits lode alcune delle principali produzioni che Irattano — iiS — della storla e della scienza di Dante e del suo secolo^ e chiude la prima parte del suo lavoro col suggerire alcuni mezzi che possono contribuire alio studio ed alia corapleta interpretazione della Divina Commedia. Nella seconda parte della Memoria vengono bre-^ veraente indicati i principii cosmologici della Divina Coramedla, e dall'esame di molti luoghi di quel Poe- ma e del Convito si desumono le dottrine astronomi* che di Dante AlHghieri non inferlori a quelle piu ri- poste della scienza contemporanea. Si ragiona a que- sto proposito dello stato della scienza nel secolo deci- moterzoj e per decidere se Dante abbia avuto a mae- stro d' astronomia Cecco d'Ascoli, o Brunetto Latini, si osserva che parecchle nozioni astronoiniche di Dante si accordano con quelle esposte da Brunetto Latini nel Llbro 11/' del suo Tesoro. Provandosi in fine che Dante era immune dal pregiudizio dell'astrologla glu- diziaria, si dlmostra ch'egli attribuiva nel suo Poema alia Luna ed al Sole, e talvolta alle stelle fisse, ed a' piaueti niinori una mislica rappresenlazione. Quindi si argomenta che nel principio del canto 8." del Pur- gatorio I'aurora indicata dall'Allighieri doveva essere liinare, confermando questa induzione coll'esame de' primi versi del canto XXX della terza Cantica, in cui I'Allighieri accenna con meravigliosa approssima- zione la durata del crepuscolo mattutino poco dopo I'equinozio di priraavera. I varii passi di Dante a cui si riferisce la pre-^ — flG ~ sente Memoria vengono csposli a] ill.istrati nello an- notazioni che costituiranno un breve Commento del luoghi della Divina Commedia riguardanti I'Astrono- mia, e comprenderanno lo sviluppo di alcuni argo- menu nelJa Memoria medesiina bre.eraente accennati, Poscia il M. E. prof. Bizio presenta, come ap= pendice alia Memoria letta nell' adunaoza antecedente una Nota Iniomo al calorico di dlhddone, con che al- legando le ulteriori sperienze del Person sopra questo subbietto, comprova come quell' aulore, battendo al- tra via, sia venuto agli stessi suoi risultamenti circa la p.ccolissima altitudine del cloruro calcico idrato a produr freddo quando se ne allunga la soluzlone. Dopo ci6 ristituto si riduce in adunanza se- greta. Si legge I'Atto verbale dell' antecedente adunan- za segreta del giorno 21 marzo, ch'e approvato e sot- toscritto. II Presidente invita la Commfssione istituita a senso dell'art. 84 degli Slatuti interni a convocarsi nel domani aJle ore 10 antim. per deCnire alcuni aA fari ad essa spetlanti. Per pronunziare i suoi giudizii finali sopra i Haj.- - U7 — porti delle Commissioni speclali che furono incaricate di esaminare i siogoli oggetti presentati al concorso tlell'Agricoltura e de]!a Industria, 1' i. r. Istituto dell- bera che immediatamente dopo le ordinarie adunanzo ricorrenti nei giorni aS e 24 del prossimo maggio, debbano tenersi senza interruzione tante adunanze straordinarie di quante sara mesUeri per condurre a fine la operazione indicata. Delia qual dcliberazione la Presidenza fara opportunamente consapevoli con ap- posita circolare i M. E. dell' i, r. Istituto. Sono comunicati all' i. r. Istituto gli Atli seguen- ti: I.'' Le lettere colle quali S. A. I. R. I'Arciduca Fer- dinando Massimiliano e S. E. il sig. Ministro della pub- plica Istruzione e del Cullo ringraziano pel grado di M, O. ad essi conferito, e dichiarano d' accettarlo 3 a,° 11 decreto 27 marzo n/' 5 09 3 con cui 1' i, r. Luogo- tenenza nianifesta il suo aggradiraento pci lavori for- uili dair i. r. Istituto intorno alia Pellagra, e comuni- ca nuovi documenti sul propositi Dopo di che 1' adunanza si scioglie. Adunaivza dil GioKNo 2G APniLE 1832. Si legge I'Atlo verbale dell' aiilecedente adunau- za privata del giorno 22 marzo che, dopu una lieve rettificazionc, chiesta dal dotl. Namias e siil muinenlo eseguita, e approvalo e soltoscrillo. II M. E. prof, de Visiani legge la lUastrazione botanica del Koussd vermifugo, o Hagenia abfssinica., Lam. L'Autore nota da principio i vantaggi che i"eca- rono alle scienze iiaturali i viagglalori e singolarrnente i botanici clie visltando terre straniere oe trasseio piante ulili all'economia, airagricoltura, alia medicina. Osserva pero che le regioni meao esplorale finora lu- rono le asiatiche e sopra tuttoleaf^icane,dellec]^lalI non solo sono ancora ignote molle pianle, ma delle stesse piante note male tuttavia si conoscono i caralleri, le virtu cd i uonii scienlifici.Una di rpiesf e piante imperfet- tamentc conosciute e descrilte e il Kousso delfAbissi- Tomo III. Sene II. i6 , — 120 — nia. II prof, do Visiaiii iiovcra gli sludli, le ricerche, le osscrvazioni che intorno il Kousso lurono fatte in vaiii tempi e da varii scriltori j e i ragionamenti suoi, e gli avvicinaineuti e i confronti intendono a togliere la confusione che di carafferi e di nomi si Irova in tal materia, e a dimoslrare che la Bankaia ahyssinica del Bruce, la Hagenia abyssinlca del Lamarck e del Will- denow, e la Brayera antelmintJiica del Kunth uon so- no che una sola e medesima pianta, come avevano gia riconosciuto prima il Meissner e poscia rEndlicher. Dopo questa dimostrazione I'A. dichiara che devesi alia pianta di cui si tratta ridonare il nome di Ilai^c- 7iia ahyssinica dalole da Lamarck j e conclude il pro- prio lavoro col presentare della pianta stessa la descri- zione e la sinonimia, da Ini secondo gli esami fatti, modificate e corrette. Poscia il M. E. prof. Bellavitis continua a dare qualche notizia di alcune opere pervenute in dono al- r Istituto; parla da prima del T." IIL delle Disserta- zioni scientifiche pubblicate dalTHaidlnger a spese di una Societa di amatori delle scienze naturali {Nafur- ivissenschaftliche Abhandlimg;en Iieraiisgegebeii {^on W. Haidinger. Wien i85o), dice che le sue scarse co- snizioni della lingua tedesca e della Storia Naturale non gli permettono di parlare delle parecchie menio- rie, che riguardano conchiglie e pianta lossili, pietrc contenenti agate, o che traltano di metallurgia, di geo- — 121 — gnosia,speciaImenle pei contorni di Leuiberg, e della vegelazione presso Linz, o che danno Je misure di molte elevazioni delle alpi noriclie e retiche. Si ristringe pure ad indicare il titolo di una nie- mona del Riedl von Leuenstern su]]a somma degli an- goloidi di una pira.r,ide, la quale h continuazione di un' altra, che tratla della misura degli angoloidi. Po- sc.a ,1 Bellavitis si esteiide maggiormente intorno ad altri lavon, e 11, le seguenti osseivazioni : " Due Memorie dello Spilzer, presentate in ago- sto ed ottobre 1849, riguardano un argomento dame pure studialo nello scritlo che ebbe I' onore d' essere accolto nel Vol. 111. (.846) delle Memorie di questo ist.tuto. Per la determinazione numerica delle radici delle equazioni algebraiche lo Spitzer adopera il pro- cesso dell' ITorner, ossia del Budan, sicche i nostri cal- ooh 5ono anche nella materiale disposizione quasi del tutto conformi, franne che qualche volla egli riunisce in una sola parecchie di quelle che io chiamo fabelle iI che forse toglie alcun poco alia chiarezza. _ Per approssimarsi ognora piu alle radici immagfnarie egli SI serve dello stesso processo usato per le radici reali, vale a dire va successivamente sottraendo da ciascuna rad.ce una cifra della parte reale ed una cifra della parte immaginaria. Viene da ci6 che 1' equazione, la quale da pnma aveva tutti i coefficienti reali, prende una forma piu complicata ; sembrami molto piu spe- dito il metodo da me esposto nella succilata memoria — 422 — Cgsi per 1' cquazione x' — 9 x^ — 9 x -f- 1 000 rr 0 risolta dallo Spilzer, il segnente calcolo (A) niostra che la trasformala in (x — 7) ha i coefficienti ^ -j_ ]9 -f. i05 — 40 _f_ 25 1 ; io nc dediico le due equazioni ausiliarie -f 19j/-h40 = 0 , y- — 105y-+-251 rrO. Lara- dice J/ =z 2, 1 della prima sostiluila nel primo raembro della secoiida gli da il valore 33, die piio considerarsi come 1' errore corrispondente alia parte rcale 7, Siinil- ineutc la trasforniata iu {x — 7, i) da le due cquazioni ausiliarie — 19,4// -i-C>\, 574 =:0 if — i lOJG (/ -h 250,07 =:= 0 E la radice o, 17 della prima sostilulta nella seconda prcscula 1' errore — 85. Questi due erro- ri di opposti segni 55, — 85 danno, niediante la no- la regola, il valore approssimalo 7,029. Perlocche in (A) si prosegui il oalcolo delle trasformate colla cifra 0 03 zr: 5" e si ebUero le due equazioni ausiliarie — 19,i2j/ + 4n,35l =0,y" — 100,715^4-252,295 =0; la determinazione della radice 2,4242 della prima, e la sua sostituzione nella seconda si possono eseguire col solito processo dell' Horner alcua poco compen- diato come si vede in (B). L' errore — 0,527 combi- nato coir errore 35 gia trovato per 7 mostra die 7,03 sorpassa il vero valore della parte reale di circa 0,00045 ; percio in (A) o proseguito il calcolo colle due cifre negative — 4'" —5^' •, per F ultima delle quali tutta la tahella si pole compendiare in una sola riga. 123 (A) 1_ 9,000000+ 0,000000— 9,0000004-1000,000000 1— 2 1+ 5 l-[-12 1+19 — 14 + 21 +105 — 107 -+. 40 + 251 1419.05 1+19,06 1+19,09 1+19,12 +105,5709 + 45.167127+ 252,295014 +106,1427 + 46,551408 +106,7154 1 + 19,1106 +106,707752+ 46.508725+ 252,276491 1+19.1192 -H()6.700104+ 46,266045 1+19,1188 +106.092457 1+19,1184 1+19,11820 +106 689589+ 46,255576+ 252,274178 i+19,118196+106.689;>52 4- 46,255165+ 252,27ll52 1+19,118195+100,689521+ 46,255121+ 252.2741-i;i Errore — 0,527 -,001596 -,000008 (B) — 49.12 + 46,551 - 19,12 + 8,414 ,465 81 5 4 2 4' 1" 9111 4v 2VI — 19,1182+46,255576 — ""i9,i I's'lT^v^iisoTe + ,571696 + ,180514 008450 000803 . 59 1 —19,148195+46,255121 — 19,118195+ 8,018751 + ,571453 ,010911 -- 500 -- 178 -- 6 0 1 — 400,715+252,295 2 4' 2" 4"! 2'^" 1 — 10'(.715 ^ 4"i..Ht)5 4 — 102,515 + l,iJ59 1 — 101,895 — ,099 1 — 101,871 _ ,507 — ,527 4 —1 00,689589 f 252,274 1 78 1—404.689589+ 42.895000 1 — 102,289589-1- 1,979i0i 1—101,809589— 0,058228 1—101.850 + .002882 — .001192 — ,001596 1 —1 06,68952 1 +252,2741 25 -6'^ 5^ — 104.6895-21+ 42,895081 — 1 02,i>895-2 1 + 1 ,979275 —101,86952 — ,058117 —101,8501 + ,002995 -104,85 — ,000065 —102 + ,000008 — 124 — Si vede in (B) clic a qtiesto 7,02933 corrisponde Terrore — 0,00 1. "OG, che combinalo coU'errore —0 327 corrispondente a 7,0o indica chc si ha ancora un ec- cesso di 0,00000 J 2. TI calcolo tcrminato in (A) ed in (B) conduce al cercato fattore (j:;—7,0295488)-+2,4 194293. Peroio i valori dafi dal- lo Spitzer souo errali dalla scsla dcciinale io poi. Per la risoluzlone delle eqnazioul, oltre un pro- cesso di calcolo per approssimarsi indellaitameute alle radici, occorrono dei criterii per riconoscere in quali intervalii esse cadano : riguardo alle radici iminagina- rie io mi servii del metodo degli indici del Cauchy, il quale non lascia nieute a desiderare. Lo Spitzer noa da alcun criferio- pare che egli cerchi la trasfonuataj lu cni 1 ultimo termine e mitiimo-, ma il prcdetto e- sempio moslra che per tal maniera uou potrebhe scor- gersi I'altro paio di radici xn:— 2,529ort k^— i2,S94. Nella soconda memoria !o Spitzer impiega alia scoperta delle radici la costruzione di apposite curve. Credo che per le radici immaginarie piuttostoche ado- perare una curva a doppia curvatura, gioverebbe me- glio Gcrvirsi delle intersezioni di due curve piane. Cosi pel precedente esempio, sostitueudo x-f-// f^ — 1 ad rc^ si scorge che 1' equazione sara soddisfatta nei punti d'infcrsezione della curva del /(•" ordine \l '— (G.r- — 27x-)y''-f-x''— 9x'— 9x-f-1000r=0 col siste- ma della relta ^=0 e della curva — {h:x — 9)7'-f--4x' — 27x'- — 9r:rO. Per costruire questi — 125 — punti <1 intersezione giovera sostituirc z ad j'^, ed al- lora i calcoli saranno precisamente cpielli stessi die io esposi nella succifala memoria, i valori di :z essendo le radici delle due equazioni aasiliarie. 11 solito processo di calcolo viene applicato dal- I^Autore auche alia risoluzione approssimala di due equazioni tra due incognite. Credo clie sia molto dil- ficile stabilire regole generali per ricouoscere gf inter- valli, nci quali sono coinprese le radici reali, e molto pill le radici imixiagiiiarie ; nd scmhra clic in questo caso anche il nielodo deiili indici cada in diietto. Nel Tomo I (1830) delle Memorie dell'Imper. Accademia delle scienze in Vienna vi e un lavoro del Moth, il quale pure riguarda la deterniinazione delle radici reali delle equazioni a coefficienti numerici (esso porta una data anteriore di quasi un anno a quella dei precedenti) •, Taspetto solto cui mi senibra osser- vabile si e il seguente. Quando le operazioni aritnieticlie superiori alle due prime si eseguiscono per le frazioni decimali coi nietodi dati pei nurneri interi, bene spesso si scrivono molto piii cifre di quelle clie sarebbero necessarie per giungere alia approssimazioue clie si desidera : peral- tro clii e alcuu poco abituato nel calcolo sa come si operi nella moltiplica e nella divisione per tralasciare le cifre inulili ; e simil metodo si usa nella quiuta o- perazione arilmclica, cbe serve a dclcrminaro inia ra- dice reale di una equazione conosccudune un valore — 126 - abbastanza approssimalo. Ma in lulli questi casi biso- gna preventivamenle slabilirc a qual grade di appros- simazione si voglia gi ungere, poiche se nel progresso del calcolo si volesse olteuere un' approssimazione maggiore occorrerebbe rifare tutto il calcolo : ecco dunque 1' opportunila del problema di determiiiare ciascheduna cifra del cercato valore uella maniera piu spedita, in guisa che si possa protrarre a piacimenlo il calcolo cd otteiiere quante altre cdVe successive si vogliauo. Serve a questo scopo il raetodo di divisione che nell' opera postiiina del Fourier {Analyse des e- qaations determinees) e descritto sotto il nome di di- Knsione ordinata^ e cio quando tanto il divisore quan- to il dividendo sono espressi da frazioni deciraali ap- prossimate. Credo non inutile enlrare in alcuni detlagli re- lativi al predetto problema, facendo cosi conoscere per via niolto spedita il processo di calcolo inimagina- to dal IVIoth, il quale potra in alcuni casi tornare van- laggioso, e la cui eleganza lo fa degno di osservazioue. A' ogliansi moltiplicare i due numeri approssimati 9455148 . . . , 8939982 .... Si scrivano ordi- i>^5r.l4S 8939982 uatamente, come qui si vede, i numeri -^ 8 . 9=72 , 9 . 9-f 8 . 4= 11 3 , 5 . 94-9 . 4+8 . 113 103 5=103; per brevita segniamo con (?^'^^) la ^"^ somma j 78 dei prodotti 9 . 9 -|- 3 . 4 + 9 . 5 '^24 + 8.5; cosi pure i^^^^^ =9.9+9.4 845288 — 127 — -|-o. 5-j- 9.3-j-8.1=i85, ecc. Sommando quesU prodotti si vede die la prima cifra del cercato pro- dotto e 8, la seconda 4, la terza 3, ec. Questa inaniera di moltiplica puo anche appli- carsi ai numeri interi ; come si scorge nel seguente esempio, nel quale OG — {^^'^) =.9.-i-h sS 3 . 5 + 9 . 5 , 60 = (i^) -45 = 9 . 5 . Ese- guendo queste somme di prodotti parziali in verso opposto, cioe calcolando a memoiia i 4o, GO, 96, d78, ec, ed uueiido, pure a me- • 1,1- \ rf\ i n ,• • 1 8451«2i5 mona, le A deajne col 60, le Q cenlinaia cu! 96, le 10 migliaia col 78, ec, si puo oltenere il pro-, dotto 8451824^0 senza bisoguo di scrivere alcuu pro- dotto parziale. Questa maniera di moltiplicare fu in- seguata da vecchi 4ritmetici sotto il nome di molti- plica a crocetta-j ne i'u tralascialo I'uso per la sover- chia attenzione clie essa richiedej peraltro riesce co- moda quando i due i'attori souo di due sole cifre. Per calcolare una radice di un' equazione biso- gna conoscerne un valore abbastauza approssimato, cosi per T equazione .ry' — 200 x — 5000 = 0, posto X = 20 4- (/ , avremo col nolo calcolo del Biiilan o deir Horner la trasforraata 7^ 4- 60 if -t- 1000^ — 1000 = 0. Poscia la piu comoda disposizione del cal- colo sara forse la segueute. Nelle riglie I, III, V ac- canto ai coefficienti 1000 , 60 , i si pougono di se- — 128 — ^'uilo ie cilVe die successivamente si trovano per r per f- o per y j al di sotlo ed in colonna si sottrano dair ultimo termine 1000 i prodotti del coefficiente 1000 per la prima cifra 9 di j, e del coefficiente GO pel prodotto 9 . 9 =^ 81, il quale nella III riga si scris- se obblicpiamenle ed un posto pid a sinistra, accioc- che il prodotto 48G0 vi corrispundesse verticalmente. II residuo 5140 sembrerebbe contencre 5 volte il coefficiente 1000, ma e facile scorgere che non si po- trebbe poi sottranie gli altri prodotti. Cos! si scrisse invece il 4 nella I e nella II riga, e nella III si scris- se obbliquamente il (|;^') ziz 4 . 9 + 9 . 4 = 72 . Nella IV riga si pone la prima cifra 8 del valore di j-", che risnlta dalla sorama delle cifre poste nella III riga-, e nella quinta si scrive obbliquamente il prodotto 8 . 9 ^ 72 appartenente al valore di j-^, quale risnlta moltiplicando le prime cifre delle righe II e IV — Dal 5140 si sottrano insieme i prodotti 1000 . 4 , GO . 72 , i . 72 , che risultano dalle righe I , III , V. Si ottiene cosi il residuo 6360, che diviso pel coefficiente 1000 da la terza cifra 5 del valore di j", che si scri- ve nelle righe I e II. Nelle righe sottoposte si scrivo- no (^|g) z= 106 , 9 , (gg) —ilo . Si sottrano in- sieme i 1000 . 50 , 60 . 106 -1 . 113 , e si ha il re- - 129 — siduo 6110j che da la quarta cifra y del valore di y, ecosiin seguito. Si trovapertalmaniera y=i:0,9455148. 1000. 945514 [. \ =z 945514 n. CO , i26o:.o 870.385 HI 11 \ 89399 IV. 25585" 71078 V nil 1000,00 9000 4860 51400 4000 4320 72 65000 5000 6560 115 61100 5000 7800 105 22700 1000 4980 178 59400 4000 7800 185 9730 — 150 — Sorva di sccoiulo esempio la a^=-/ 5 { A A 592G 530 ; posto x—[7-\-ij si ha y''-f-3%— 25,4592 . . — 0 . Di- sporremo il calcolo come segue 34 . 7245585 I. y =: 7245o85 II. 9806841 1 . 4268765 ISI. 11 25,1593633(} 238 49 869 68 28 Tela 136 60 1926 170 86 ~l405 102 78 "5073 272 164 1896 170 151 45 I numeri scrilti obbliquamente nella III I'iga ri- sultano nel inodo solilo da quelli delle due prime ri- ghe cioe 49=7 .7 , 28 =: (H) 60=z (^|^) ec. Dal numero 25,'! 50 ... si sottrano successivaraente i ou- - 131 — men delle righe I c III moltiplicali pei cocfGcienti 34 ed 1. Si trova ,r = 17, 72455851. In tulti gli escmpii dali dal Moth i coefficienli deir equazione da risolversi sono numeri interi esatti; se fossero invece numeri espressi approssimataraente con decimali bisognerehbe adoperare un processo si- mile a quello della divisione ordinata^ ed i calcoli di- verrebbero froppo coraplicali perpoter essere di qual- chevantaggio. I calcoli riuscirebbero pure incomodi se i coefficienti dell' equazione non fossero tutti di segno opposlo a quello dell' ultimo termine. In una parola il metodo del Muth non potrebbe sostiluire quello esposto nella mia succitata memoriaj soltanto ne puo formare un'appendice degna d' osservazione. Lo stesso processo e adoperato dal Moth per e- strarre le radici dei polinomii procedenti secondo le potenze di una quantita. Cosi per esempio la ^' — y \ + ^ -h ^- + cc. i posto •/=l-t-f/-. da z"' z^ if + oif -i-oy— z ^ g ec. = 0,e scrivendo i soli coefficienti delle varie potenze di z si fa il seguente calcolo — 132 — 3. i a 1 18 1 1G2 1 1844 I ■ y~ 1 3 1 d8 1 162 II. 3. 1 9 i 27 7 972 Ill, I 4. 1 27 1 54 V. — 1 — 1 2~ — 1 G — i 24 1 + 1 5 + 1 27 • 1 0 + 1 9 + 1 54 + 1 54 + + 7 ^24 1 648 0 0 0 0 col quale si Irova .= ,-,- ; "^462 + r r. '1 + ec. La legittiiuila del processo del Moth risulta evi- dente ove si consideri che in sostanza si sostituisce ad J- tale espressione numerica od algebraica, che rende nullo il prime meinbro deirequazioue. Mi pare che il calcolo nuinerico delle eqiiazioui sotto la sua forma piu semplice e comoda nou siasi ancora iritrodotto nelle opere eleinentari come lo me- — io5 — riterebbe. Cosi ynche nel pregevolissimo trattato d'Al- gebra pubblicato nell' anno scorso dal Bertrand si ac- cenna per la risoluzione delle equazioni algebraiche dei process! di calcolo niolto meno spediti di qiiello esposlo nella mia meraoria. Ommelto il facile con- '■ fronto, e soltanto do il dettaglio di calcolo per la riso- luzione di un' equazione trascendente 5 cogliendo cosi occasione di aggiungere un' osservazione a quauto ho gia pubblicato nella nota IV della succitala mia me- moria. Con quella nota mostrai in qual modo spedito si possa approssimatamente ridurre un'equazione tra- scendente ad una algebraica dell'/i'"" grado, e cio me- diante n -^ 1 tentativi. Con due soli tentativi si ha un' equazione del 1." grado, che da la nota regola del- la doppia falsa posizione, Ora se nel calcolare le suc- cessive posizioni si tenga conlo anche delle diflferenze, due sole posizioni conducono ad un' equazione del 3." grado, la quale dara con molta approssimazione la radicc desiderata. Si tratta dell'equazione a a'^-i- b pV G,6i 10265=10 essendo : log. a — 0,0207601 , log. 6 = 0,6593423 — Jog. « = 0,005950708, -log. p — 0,001550138 Le due posizioni adoperate da prima dal Ber- — 154 — (rand sono x rr 00 , x =z 100 , la prima da il seguen- le oalcolo 0,0207601 dilTerenza 0,:S355657 5951 9,iS51'J6i —5951 0,6595125 0,1490524 1656 0,5102599 —1656 6,6110265 differenza log. di 0,3056303 —4188 log. di 3,2578740 —12349 Errore 0,1645308 —16537 a cui furono aggiunte le dififerenzc che avrebbero luo- go se X ricevesse mi amneoto di 0,1 ;, cosi si ottenue r errore 1 545508 e la differenza — 16537. Similinente la posizione x r=: 100 da 0,0207601 0,5950708 9,4256895 —5951 0,6r.!);{i2;j 0,1656138 0,4956985 —1656 6.6110265 log. di 0,2664952 —3651 log. di 3,1167250 —11880 Errore —0,0057533 ■15531 Teriendo conto sollanto dei due errori 4545508 — 57553 si Iroverebbc coUa regola di doppia falsa po- sizione •/ n: 99,041- Poniamo x rr: 90 -'r- 10 t ed ado- peraudo anche le trovatc differenze — 1G557, — 15531 corrispondenti a /2\ / =r 0,01 vcdrcmo clic I' cqiia- — 135 — zione in t dovra avere i due ultimi termini — iG557 H- 15455, e la trasformata in [t — 4) i due — 13551 (f—'l) —575,5; peicio colla cifra 1 formeremo la solita tabella pro- cedendo da destra verso sinistra, ed otterremo per tal guisa i coefficieuti — 12 , -f-48,5 , — -15531 , — 575,3 , coi quali continueremo il calcolo al solito —165574-15455 -04" 5"" 4_ 509—16028— 575,5 —12-j- 497—15551 —124-485 -f 0,05— 155,5 + 46,7 —155,7 000 e trovererao t — 1,0430 rr 0,9650 ed x zr 99,630; valore esatto anclie nell' ultima deciraale. Finalmeute il dott. Achille Desiderio a sense dell'articolo 8 del Regolamento organico, e ammesso a leggere il sunto di un suo discorso: Sid Cholera richiamato al suo principio diiiamico. II discorso del sig. Desiderio, e quindi il sunto ch' egli ne lesse, si dividono in sei capitoli. L'Autore dopo aver nei primi cinque trattato dei fenomeni del Cholera, dei risultamenti della necroscopia, delle cau- se del Cholera , della essenziale analogia fra queste cause e quelle di altre malattie, Ira il (Cholera ed allri niali, e dell'applicazione dinamica alle cause del Cholera, Toino III. Serie II. 18 — 456 — nel seslo ed ultimo espone i suoi principii pella cura raziunale : inlorno alia quale, dopo aver prernesso che essa deve consistere nel togliere la tendenza alia coor- dinazione statica o quiete inolecolare che sospende ogai azione dinaiuica, e qulndi nel rideslare la forza elastica affinche questa entri innaozi coi suoi efl'elti ripulsivi e colle sue novelle espansioni, egli conchiude che, a parer sao, la potenza che meglio combat ta e vinca la celerila fulininante del cholera e la trasfusio- ne del sangue, rimedio la cui opportunita ed efficacia ormai noa e piu rivocabile in dubbio. La quale dol- trina egli per una parle fonda sui principii posti nei cinque capitoli antecedenti, e conferma per I'altra co- gli argomenti sviluppali nell' ultimo e colle autorita in esso citate, e sembra particolarmente eccitata dal pensiero dei graadi progressi fatti recenteraente dalle scienze che aaaullarono le distanze e fecero dello spa- zio una vana parola, a fronte dei quali, dice il dott. Desiderio, anche la scienza medica i' deve vibrare all'u- nisoao, ed estendere la sua ala a volo piii largo, n Dopo queste letture 1' i. r. Tstituto si riduce in adunanza segreta. Si legge PAtto verbaie dell'antecedente adunanza secreta del giorno 2,2, marzo, ch' e approvato e sotto- scritto. Si annunziano i seguenti doni fatti all'i. r. Istiluto. - lo7 — 1. Dair i. r. rsfiluto Lombardo. - . ■ iv. '-,1 Giornale deWi. r. htituto Lombardo e Biblioteca Italiana. Fascicoli XIII e XIV, marzo d852. 2. Dal sig. Carlo Kreil Astronomo dl Praga. Magnetische und geographische Orlsbestimmungen im Oesterreichischen Kaiscrstaate. IV Annala 1850 Pra- ga 1851, i„ 4.lo. Magnetische und meteorologische Beobachlungen zu Prog. Tom. I. Jjinner bis ol Deceraber i849. Praga i851, un vol. in 4. to, 3. Dal sig. Carlo Fritsch assistente alP osservatorio . ; astronomico di Praga. Gnmdzilge einer Meteorologie fiir den Uorizont von Prag. Praga 1850, un vol. in 4.to. 4- Dal sig. Guglielmo Haidinger di Vienna. Naiurwissenschaftliche Jhhandlungen gesammelt und djirrh Subscription herausgegeben. Vol. IV in A parti e 50 la vole. Vienna 1851, in 4. to. Berichte iiber Mittheilungen von Freunden der Natur- w'menschaflen in fFien. Vol. VII. Vienna i851, in 8." 5. Dalla Commissione Provinciale di Sanita in Fer- rara. Relazione sal Cholera morhis che domino nella citta e provincia di Fcrrara nel 1849. Un Vol in 4 " Ferrara i86i. 6. Dal sig. prof. Luigi Botter di Ferrara. — 158 — L' Incoraggiamcnto, Giornalc di Agricolluro, Inihi- slria e Coinmcrcio. Dal n. 1 al 15 inclusivi (1." gcnnaio a 15 aprilc) i852. 7. Dal slg. cav. Vittore Trevisan. Mcmoria sul Tetranyeus Passerinii, nuova specie di Aracnide della tribu degli Acarei. Padova I852,di pagine 8 in 8.« 8. Dall'i. r. CoHsig. di Sezione Minlsteriale cav. Carlo di Ghega. Quadro dei progressi principali dellc Slrade ferrate nel decennio 1840-1850 e dei risiiltamenti delle corse di prova con le locomotive di concorso siilla struda (errata del Semmering in Austria. Vienna 1852. Un vol. in 8.vo con Atlanle. II M. E. prof. ab. Meuin, in nome della Commis- sione di cui e relalore, presenta un Rapporto; Sugli scavamenti praticad nel villaggio di Vallonga con cui porge le notizie ricercate, e manifesta il parere rl- chiesto dall' i. r. Luogotenenza su quell' argoraento. Dopo una breve discussione 1' i. r. Istituto approva il Rapporto stesso e ne ammette le conclusioni, e di- spone che sia dalla Prcsidenza assoggettato alia Su- periore Autorita con voto pienamente adesivo. Dopo cio I'adunanza si scioglie. Adunanza del giorno 25 maggio 1852. Si legge TAtto verbale dell' antecedente adunan- za privata del giorno 25 aprile, che senza osservazlo- ne alcuna e approvato e sottoscritto. II M. E. e Vice-pres. profess. Poli continua nelle sue letture sull'argomento della Relazione Ira le cir- convoluzioni cerehrali e rinteUigenza; ed in qiiesta lerza Memoria viene alle conchisioni piu certe e di- raostrate inlorno a questo problema difficilissimo. A tale scopo egli richiama alia mente, innanzi a tutto, i tre punti capitali die liassumono in se tutta la sostanza di quel probleoia, cioe : i . Corae e perche le circonvoluzioni cerebrali a preferimento d'ogni al- tra parte del cervello tengansi in cosi stretta relazione coll intelligenza. a. Quale sia la sede e causa immedia- ta ed orgauica di una cosifTatta relazione. 3. Se questa relazione sia cosi costante e continua da formare una vera legge. . . - 140 - Quanto ul prinio punto dopo aver moslralo I'ori- gine e II modo tli formarsi delle circonvoliizioni cere- brali, coiichiude die havvi fra le circonvoluzioni e Tin- telligenza una cosi iiitima relazione, perche le circon- voluzioni sfesse, salvo il divario dclla forma, altro non sono che soslanza cerebrale, e perche il ccrvello e I'or- gano la cui nierce unicamente si manifestano ed opera- no tulte le facolla umane, e quindi anche I'intelligenza. Chiarita quosta cosa non ardua ad intendersi, diman- dasi ]' Aulore, se la causa organica ed immcdiala alia relazione tra le circonvoluzioni e 1' iutelligenza risegga nel cervello o nelle circonvoluzioni, e quale sia dessa. Intorno alia quale ricerca dopo aver provato che non lo sono ne la forma ondulata di esse circonvoluzio- ni, secondo il Leuret, ne gli organi medialori idea- li dal professore Hartmann^ ne la soslanza gris^ia del- la midolla spinale^ siccome s' avvisa il dott. Brown Sequard, ne la consistenza delle fibre del cerebro, ne il suo volume, o la sua massa, ne la sua forma, ne le altre parti del cervello stesso indicate dai fisiologi e dagli anatomici sotto i nomi di corpi striatic di corpo calloso^ di setto hicido^ d'l fornice o trigono, di grande ippocampo^ e di cervelletto^ passa a dedurre che que- sta causa organica ed immediata altro non possa essere fuor che il cervello nella sua tolalita e colle sue fibre elementari, altre sensitive, ed altre motrici, destinate le une a trasniettere le sensazioni, e le altre aJ ese- guire i movimenti in concorso dei muscoh. Nel che — 141 - s'a[)[)uiila come ad uu iatto o ad una verila di prinio ordirie e c»jnsenlita dall'esperieuza e dallo stato attuale deir analomia e della fisiologia. Ma siccome tra il senlire e il muoversi e Fiotendere v'ha un'inimensa disfanza e difl'erenza 5 siccome il cervello e le sue fi- bre sono sempre alcun die di esteso e di seusato, e I'intelletto o 1' inlelligeuza e qualche cosa d' inesleso, d incorporeo e d immateriale •, cosi egli ammelte co- me impossibile ed inazioiiale qualunque iinmediato legame od accollamento, qiiahinque materiale o diret- ta comuuicazioiie tra il cervello e rinlelligenza. Talche una tale relazione o coinuoicazione se non puo essere diretta od immediata , deve essere uecessariameate indiretla e niediata^ senza di che non ispiegasi piu il fallo della coriispondenza tra il corpo e lo spirito, tra il fisico e il morale dell'uomo. Ed arrivalo a que- sla conclusione non puo a meno di uon confessare che il node strigne di piii, e raddoppia la dilficolta della quislione. Perlocclie appigliandosi a latti od esem- pi coiuuni di psicologia inlorno alio funzioni diverse deirintelligeuza nel puuto die la mente couosce e di- scerne gli oggetti stessi sensibili, giunge ad islabilire che qualunque atto d intelligenza non puo aver luogo se non per qualche intermezzo tra il cervello e I'intel- ligenza stessa, e che uon sia di iiatuia coiporeo e ma- teriale. Queslo intermezzo per hii souo sempre le im- magini e rappresenlazioni, le reiuiuiscenze c le modi- fica/ioui interne che si destano dal sensOjdalla memo- — 142 — ria e JaUimmaginazione all'alto die si muovono le fi- bre cerebrali e alle qiiali succede la coscleuza e con- sapevolezza delle impressloni che le hanno orlginaria- niente prodotte. Con clie vleiie spiegato come dalla semplice percezione e sensazione d'lin oggelto singo- lo e individiiaie trapassi I'intelligenza al cuinprendere e distingaere I'astratto ed il generale. Laonde per lutte qvieste cose largamenle esposte e comprovate el trae la doppia conseguenza : i. Che tra il cervelloe I'intelli- genza s'interpone seinpre I'azione prevenliva ed inter- media del sense e della meraoria e dell'iuimaginazione in quanto I'intelligenza non e eccitata agli alti del coni- prendere e del conoscere, se non quaudo le si recano dinanzi oggetti sotto forma d' iramagini, di rapprcsen- tazioni,di reminiscenze e modificazioni interiori; a. Che per tale interponimeuto la relazione tra I'intelligenza ed il cervello come sue organo o stromento e, di sua natura, puramente mediata e indirctla^ e non raai di- retta od imincdiata, per la quale oltrecche si svisano gli atti e le operazioni dell'intelligenza, si corre diret- tamente al materialisnio. Pervenuto a tanto I'autore ri- duce la difficolta ultima del problema a farsl chiaro, co- me le impression! degli oggetti accentrantisi nel comune sensoriodel cervello, si trasforminoin tante rappresen- tazioni, immagini, modificazioni o reminiscenze, e come a queste sussegua immediataraente quell'atto compren- sivo od intenditivo che costltuisce I'intelligenza. Tut- loquesto non dubita I'autore didichiararloconingenui- — 143 - ta e fiauchezza uu iiieffabile uiisterio dal quale nuu puo ne potra giainmal francarsi tutta la forza dell'uma- no peusiero, si perche dall'ulLimo moto del cerebro al- I'atto intellettivo c' e un ablsso che non si travalica dalla corla vedula della meiile nostra, si perche I'atto intellettivo stesso e cosi semplice e spiritale da non ri- trarre per nulla ne dalle fibre cerebrali o dai loro mo- vimenti, si perche in fine i filosofi con tutti i sistemi e le ipotesi loro sino a qui conosciute si partirono a rot- ta allorche pretesero di varcarlo o cimentarlo. E qui non tralascio I'autore con una ccrta opportunita di nuo- ve ragioni di dimostrare la fallacia o I'insufficienza di tutti questi sistemi incominciando da quello AqW inJliiS' so fisico e delle idee o delle forme plastiche degU an- tichi, venendo sino a quello ddVidea delVEnte e del- V intaizione immediata degli oggetti de'piu moderni. Laoude insisteudo egli piu che mai lermo nella con- clusione gia posta, che e e sara sempre inesplicabile e misterioso il couie 1' intelligenza comunichi col cei^- vello anche solo indireltamente o mediatamente, sicco- jnc da lui venue stabilito, si propone di indagare piut- losto tutti gli altri caratteri di questa relazione, che sono trascurati od ignoti per la scienza, ripromettendo- si da una tale indagine ulteriore il doppio profitto di chiarire e compiere da un canto la sua teorica o dot- trina sulla relazione tra I'intelhgenza ed il cervello e le sue circonvoluzioni, la quale e manchevole e molto avviluppata anco a' di nostri, e di poter spiegare daN Tvnw in. Serie 11. jg — iU — I'altro alcuni fenoiueni psicologici che pure si legano con quella relazioae inedesiina. II die formera in altra seduta il termine di questa sua terza cd ultima Me- moria. Compiuta questa lettura il M„ E. dott. Namias espone verbalmente : Alcuni niiovi risulLamenti otteniiti alio spedale di Kenezia dalTuso del Kousso nella cii- ra del tenia. Egli liferisce che ad un adulto toriiien- tato dal verme solitario ed assistito dal dott. Alessan- dri, dopo una cura prelimiuare diretta a procacciar la certezza che iu lul questo verme esistesse, furono mi- nistrate 6 dramme di quel Kousso, di cui alcune dosi erauo state da Parigi mandate in douo alio Spedale dal CO. Gio. Querini, dopo il quale, e dopo un purgan- te, con cui si adopero ad agevolare 1' azione di quel rimedio, il malato evacuo il suo corpo di una massa enorme di brani di tenia, fra i quali havvi molta pro- babilita che anche la testa si trovasse •, ed in appresso si trovo interamente guarito, ne ebbe piu a lamenta- re malore alcuno di tal genere. Dopo questa relazione, e dopo alcuni schiarimen- ti chiesti sul proposito dal M. E, cav. Catullo, I'lsti- tuto si riduce in adunanza segreta. Si legge Tatto verbale dell' antecedente adunanza segreta del giorno 2 5 aprile, ch' e appro vato e sotto- scritto. — iA"> — Si legge una lettera cou cui il sig. Antonio Vene- rio di Udine ofTre all' i. r, Istituto iin esemplare delle osservazioni meteorologiclie del defonto di lui fratello Girolamo, raccolte e pubblicate per cura del prof. G. I). Bassi. In pari tempo il Socio corrisp. prof. Zambra presenta all' Istituto 1' opera donata, encomiando con brevi parole le esimie qualita di meute e di cuore di cui era fornito il Venerio, e facendo menzlone della eccellenza degli stronienti che possedeva, e della esat- tezza divenuta proverbiale che poneva negli studi; dal- le quali cose il prof. Zambra argomeuta il pregio di- stinlo e la iraportanza non lieve dell' opera medesima. L i. r. Istituto disponendo che sieno rendute le debi- te grazie al donatore, prega il M. E. cav. Santini di volere in una delle prossime adunanze rendergli qual- che conto del volume di cui fu preseutato. La Commissioue speciale incaricata di proporre la soluzione di un quesito avanzato dalla i. r. Finanza e concernente il raescolamento dell'acqiia ragia coU'olio di oliva, presenta il proprio rapporto col mezzo del suo Relatore M. E. prof. Bizio. Dopo alcune discussio- ni I'i. r. Istituto approva le conclusion! della Commis- sioue, e dellbera che sia trasmesso il Rapporto alia i. r. Prefettura di Finanza con voto adesivo. Si leggono lettere con cui S. E. il sig, rainistro del Culto e della Pubblica Istruzione ringrazia pei vo- — 146 — lumi tlelle Memorie e tlegli Atti dell' i. r. Istitiito che gll furono trasraessi, ed i sig. cousigl. co. Marzani e cav. Negrelli ringraziano pel grado di M. O. che fu ad essi conlerito, e che dichlarano di accettare. II Presidente avverte che nel domani alle ore lo antini. si convochera la Comuiissione istituita in vigo- re dell'art. 84 dello Statute interno per defiaire alcu- ni aflari di sua competenza, e che alle 1 1 avra luogo r adunanza ordinaria, nella quale si cominciera a leg- gere i Rapporti delle Commissioni speciali nominate pel Concorso ai Premj di Agricoltura e d' Industria, e a pronunciare i giudizj sugli oggetti presentati ; le quali operazioni continueranno nei giorni susseguenti senza interruzione fino al loro compimento. Egli invi- ta i M. E. a voler segnalare il loro zelo coll'interveni- re assiduamente a tali ordinarie e straordinarie adu- nanze, e ricorda la somma iraportanza ed nnzi I'asso- luta necessita che le prestabilite operazioni sieno con- dotte a fine colla possibile diligenza e soilecitudine per la ristrettezza dei termini ad esse prefissi : dopo di che 1' ndunnn.c;! si scioglie. ADll^A^'ZA Dr.i. oiorno 24 buggio 1852. Si legge I'Alto verbale dell' antecedente adunan- za privata del giorno 26 aprile, che non dando argo- menlo ad alcuna osservazione, viene approvato e sot- toscritto. Non essendovi leltura alcuna da farsl in quest'a- diinauza, 1' i. r. Tstituto si riduce immediatamente in adunanza segreta. Si legge 1' Atto verbale dell' antecedente adunanza segreta del 2,6 aprile, ch' e approvato e sottoscrltlo. Si annunciano i seguenti doni fatti all' Istituto. T. Dall'i. r. Luogotenenza delle Provincie Venete. L' Istilutore.Giorn'dle pedagogico, anno XV, 4852. Vicenza. a. Dair i. r. Istituto lombardo. Giornale deWi. r. Istituto Lombardo e Biblioteca Ita- liuna. Fascicolo XV, maggio 4852, - lis — 3. Dal Socio corrispondente nob. A.lberto Parolini, Semina anno 1S5I collccta, quae Ilortus bntaniriis Parolinianus in inutuam permutationem offert. Bassano dS52, di 8 pag. in 4'\ 4. Dal sig. Ab. Gaetauo Ragazzoni di Milano. Premieres notions d^Jstronomle. Milano 1851, di pag. 38 in S.*^ (due esemplari). 5. Dal Socio corrispondente dott. Francesco Gera, // Coltivatore. Nuovo Giornale d'Agi'icollura, econo- I mia pubblica, tecnologia e eoiuoiercio, maggio 1852, n.'' 1 1 al 5. . ' 6. Dal sig. dott. Francesco Secondo Beggiato, di Vi- | cenza. Di nn nuovo rimedio anostesico, ddla sua azinne terapeutica^ e della sua ejfiracia nella cura di varic for- me morbose. Memoria di pag, 84 in 8." Viccnza 1852. 7. Dal sig. Antonio Venerio di Udine. Osservazionl mcteorologiche fatte in Udinc ncl FriuU pel "■ ' ' ' " Per ultimo il dott. A. Massalongo, abililalo a cio a seuso deU'arl.S/' del liei::;(»lamcnto orgaiiico, presen- ta col mezzo del M. E. prof. Visiaiii la seguentc Me- moria : AMPiioniDiuji, ??0}»{/jn 1irhcnumriPni(s,aurtorc A. T). MAssALo^'G()3 reffme Socielnlis holanicae Jiutis- honensis SodaU. Dubium nullum cst^ internam ipsam liclicnuin stru- cluram, nee non examen niieroscopicum corunidcm orga- norum carpomorphorum, sludiosos eo esse pcrduclurum , ut possinl luto de spcciei ciijuscumque aulouomia scnten- liamfcrre. Ccrlissimae hiijus thesis argumentaexhibucrunt praecipuc indagincs Clariss. Prof. De-Nolaris in doclissi- mis suis lucubrationibus de ParmeUaccis, in aclis r. Ac- cadciniae Taurinensis insertis,et in ejusdeni/'Vogmenits/J- chenofjraphicis cdilis in Ephcmcridc bolanica ilalica (1), nee iion lenuiora sane opuscula nica, circa genera Dirina et Dirhwpsis. et circa novum genus lichenum angiocar- porum SporodiclijOH (2). Illis lucubrationibus satis est (0 Nuovi cnrallei-i
  • — deinonslraluai quo (iiudanieiito niti dcbcrcl studium Li- chenologiae, ct qua via poterit pcrvciiiri ad quamdam minus imperfectain naluralcm ordinatioucui carum plau- larum. Falcndum lanien esl, in hac quoquc studioruiu lue- Ihodo pio[)osita ab Escluveillero, rel'orniata a Fee, et a l\ol(iris penitius et distinclius explicata, niultas offendi difficultatcs , cosque charactercs, quos conslaie niaxiine pcrpeluoque arbilrabaiuur, aul dclicere prorsus, aut sal- tern dubios adinoduin exhibeii. Goinpertuni satis est, in omnibus naturalium disciplinarum parlibus posse mc- Ihodum nullam naluialem inslitui, in uno lantum organi charactere fundatam, quae Veritas nunquani lanlopere emicuit quam in lichenologia : sive enini Thallum, sive Jpolhecia^ sive Sporidia, vcl aliam quamvis partem so- lam ab aliis omnibus sejunclam coiisideres, vides invicem accedere, et in unum propemoduui coalescere , res na- tura sua inter se dislinctissimas ac divcisissinias. Quapro- pter pro certo habcri debet, eum dumtaxat a recto tramite minus aberralurum, qui experientia edoctus cbaracteres omncs partiuni plurimarum conjunclim considerabit. Quo enim alio pacto poterit distingui genus Roccclla a Dirina et Combea, Ranutlina ab Usmca, Evernia a Ra- malina , Cdraria a Rumulina, Pdticjera a ISephroma ct Solarina, Cnlicium a Lccidca, Lecidea ab Umhilicaria, Parmdia a Collemate, Lecidea ab Urceolaria, Lecanora a Lecidea, Ferrucaria ab Endocarpo, Endocarpon a Sa- fjedia el a Ptjrenula, Pijrenula a Pertusaria, Sphaero- phonis ab aliquo Tlielotrcmate, Chiodecton ab ab'qua Le- cidea ct Sufjiidia, Stereocaulon a Cladouia, Cladonia a Bucomijce, Bacvmijces a Biatora^ etc.? - .- ■ Naturam thalli frucliculosam si species, genera natu- ra divcrsissima compones , ut Stereocaulon, Cladonia, _ 174 — lioccvlla, UsnL'a,Sphaerop}wnis,l{amalina, Eveniia, Cor- nicuktrio^ etc. Si species naluram foliosam in unuinrcdi- ges genera Panm'li(i,Pdtifjcra, IScpliroma^Sitlarina, En- docarpon, Umbilicai'ia, C'o//cmo, etc., inlor sc lani al)sona nc dissimillima; si naluram crustosam, Lecidea, Lecanorci, Ferrucaria, Thclolremii, Chioderlon, Graphis^ I'ljreniila, Sagedia^Qlc. unum quoddamcffingciit nlonslr^^s^lnl ac sin- gularc. Si unum respiciemus cxcipultuii, proiit sil aul e sub- slantia propria a lliallo diversa, aul ex eadem subslanlia qua Ihallus, videbimus licbenes angiocarpos et gymno- carpos coire ac pcrniisceri, lum genera roinsaria, Chijo- (ieclon, Endocarpon, Thclolrcma,clc. excipulo fbaliodieo inslructa, confundi cyMr\ Parmeliaceis : Limhoria, Cliosto- mum, Ferrucui-'ta, Segestria, etc. cuni Lecideinis confun- di. Denuim si respicimus I'ormam sporidiorum, nimirum eorum lanlum slrucluram aul numeruni nuclcorum, inve- nlemus unius nuclei caussa Usneas, Evvrnias, Cetrarias inullas Li'xideas et Unibilicarias, Sphaerophoros, Blato- ras, Parmelias^ Urccolarias non i^aucas^ PcrlusdriaSj Fer- rucurias, Lcranoras, Endocarpa, elc, sibi invicem acce- derCj nihil obslanlibus variis characleribus excipuli el thalli. Ob sporidia duobus nucleis inslrucla, Rauialinae, Strigtilaej Everniae, Phijsciae, Solarinae, nonnuUae Um- bilicariae, niullac Lecideae et Biatorac, nonnuUae Parme- liae, el Ferrucariac multae, unum cflicient baud minus monslruosum: ob nuclcos Ires vel qualuor Nephromata, Peltideae , Tlielolremala , Scgeslriae , nuillae Lecideae, Bialorae, Fernicariae, PijrciiulaCj cl Chiodecta, Dirinae.. Combeae, Rocccllaeqiie unum ficnt : ob nuclcos sex vel octo Folvariae, mullac Lecideae, nonuullac Graphideae, Lecanome, Collemata, Trypelhclia, nonuullac Porinac^ — 175 — item perpcram confundenlur : ob sporidia mullos nucleos gcstaiilia, eosque intermediis transversis divisos Rhizo-- carpon, miiltae Urceokwiae ct Lecideae, noniuillae Leca- itoraCj inullae Ferrucariae, nonnulla Tlidolremata, Gija- lectae c[ Limboriae ; ob Sporidia reticulata, irregulari- lerque multicelliilosa Sporodiclija^ nonuullae Umhilica- riae et ferrucariae coalescere videbuuturj quanta iiiclier- cule injuria ! ! Dubiuni igitur nullum est, lichcnes ad methodum all- quam revocari vera non posse, quin et thalli structure, ct natura excipuli, el forma sporidiorum diligentcr altenda- turj idquc non tarn ad distributiones generales quam ad crealionem el limitationem ipsorum generum. Novum hujus thesis argumentum exhibet genus li- chenum quod mox describcmus, quodque quatcnus exte- rius apparet (non adhibito examine diligcntiori) ad lichc- nes idiothalamos ct caenoithalamos, ad gymnocarpos el angiocarpos pari jure posset rcferri. AMPIIORIDILIM NOV. GEN. « Apothecia e subiculo oriunda matricibus profunde » inimcrsa. iuitio verrncis thalloideis globosis tola inclii- » ««, dchi aperta, profunde. nrceolata thaUoqne coronnta. » Excipuluin duplex, exterius lotnm e substantia Ihallo- » idea formaliim, interius proprium corneo-carbonaceiim » amplioriforme^apice truncutum planum siib-urceolalum, » papilkt(jxie vel poro lenninali prominnlo instructum , » thalarnium viscosum amplmn hijaliniim servans. Asci » clavati octospori, paraphijsibus filifurinibus dijfractis a- » pice evanescenlibus obvallati, sporidia ampla ovoidea » prinuim diaphnna, demum fuligiiieo-fiisca, sporiiliolis » ae(iii(ilibus rolundis irferta. Tnnio III. Scrk 11. 23. — no — M Tiiallus crmtosns, amylacciis, conlUjuus^ eUfusiis, » matririhus arclc adliaereiis. E lichcnii)iis angiocarpis niihi quidcm cognilis, niil- Iiis cxliibct characlercs ab Iioc gcncre cxhibllos: sola for- ma perilhocii singularis, euni ab omnibus lichenibus ha- clenus (icscriplis procul dubio discerneret, eliamsi ejus omnino singularis morphologia cl sporidiorum forma ac nalura negligcrelur, Apolhccium rpiod adolesccns Ihallo totum involulum est, cum incipit cvolvi, vcrrucis Ihallodicis vere aspe- clum offert Poriiiarum, ad quas primo inluilu referres, nisi perpcndiculariter sectum, produci inferius vidercs, et in malrice duabus vel tribus millimetris alte submergi. Dein apex apothecii, convexus anlea cl clausus, vergil in planum, lura in concavum, et apcril nucleo exilum per parvam quaradam papillam, quae in slalu lichenis perfcclo cernitur perpeluo, et inferiori ex parte lumcsccns, for- mam capit ampborac cujusdam ventricosae, in colli spe- ciem conlractae ad apiccm, ubi iterum so sc distendens, superficiein apolbecii extorius visibilem offcrl, tumido Ihalli margine circumdatain. Asci sunt grandes clavali, sporidia graiidia, ct cum niaturaverinf, nucleis pluiimis cxiguis cl circuiaiibus re- plcta. Tgitur ob naluram cxcipuli tballodici praccrassi, ad solum genus Sporodictijon^ Amplioridium nostrum accc- dercl, quamvis ab eo differat ob niajorem crassiludinem, ac allitudinem, qsiac ad unum vcl duo millimelra intcr- dum perlingit , supra laminam proligeram : practerea tria excipula propria illius primi generis, ac sporidia tanta exhibenl discrimina, ut nulla cum eo prorsus coni- paralio possit institui. Ob formain cxcipuli inlerioris (cxc. proprium) cum nullo licbenc angiocarpo potest conferri, licet enini mulli bobcnnl excijiula inlerna plus minusvo — 177 — nintricibiis in.nicrsa, imllus lamen forinam sumsit omp/jo- rae (I), quae Jmphoridio noslro propria est. Ejus vero ab aliis lichenibus differentiae vividius emicabimt post se- quentem dcscripliouera. : AMPIIORIDIUM BALDENSE Massalokgo. Descriptio. Lichciiologi omnes, ad qiios banc speciera misi, in id convenerunt, ut Lecideae immersae formam eamdem definirent : uni dumlaxat forlnnae possidendorum scilicet aulbenticorum speciei biijus excmplarium lribuo,poluisse me novissimam banc licbenis formam defegere'. Vcrnm faleor, magna est similitude quam offert biclicben cum apolhcciis Lecideae immersae, praeserlim cum adolescen- te aetatenon satis apparent osliola quae cum interno thala- mio coramunicationem aperiunt : verumtamen licben no- sier sobs oculis, vel iisdem cryslallo quacumque instruclis spcctari nequaquam debuerat, sed nraepotcnli aliquo mi- croscopio uli neccsse erat, quo insigniter augeretur. Ita factum est ut deprehenderem singulares ejus cbaracteres, quos jam descripsi, ct ut mihi persuaderem ad novi ge- neris honorem ilium esse lollendura. Thallo est irregulari, diffuso, uniformi, contiguo, pas- sim verruculoso ob vim qua apothecia exilum sibi quen- dam aperire contendunt: colore inter roseum sordidum el roseum cinereum, e substantia amylacea, tribus stratis (etiamsi sit crustosus) corticali, medullari el hypothallino apprime distinctis, imo stratis fere quatuor magis qua in quolibct alio lichene emicantibus. Stratum primum exti- (i) Kxceplis Trypelhcliis. -. — 178 — iiiiiiii, (|U()il siiju-ucorlicalc appellaba, rovera csl colore cincreo-i'Oseo, ct subslaiitia larlarco-aniylacea iinil'oinii tenuissima, dum contra stratum scquens, idest corlicale propiic dictum, est pracorassumcandidissimum, fere slup- peum: stratum medullare constat lenui quodnm siralo \i- ridiuni gonidiorum unil'ormitcr tolo tliallo diflusorum, fusco ct multo Icnuiori stralo hypothaliiiiico haercnlium, quod ad periphcriam et ad extrcmas orbis thalli oras, in- lerdum apparot. Apothecia quae ab ultimo hoc stralo origiiicm Ira- liunt, llialli crassiUc initio, ut dictum csl. iiivolvunlur, el dcmum viam pauUatim sibi paleraciuiil,lliaIlo tumelacto ct in coronam quamdamam|)lam rcdaclo.Eorum forma, ul jam demonstratum est, est forma ampiiorae, alliludinis duo- rum circiter millimetrorum, apicc juvcnili actatc convexo, adulta concavo el cupam referenle, nimirumutin anqjho- rae ore videri potest. Intus adcst amplum et viscosum nu- cleum proligerum, quod lotum cavum iniplet, et per apo- thecii collum init, parvo quodam canaliculo se sc produ- cens, quo parvi Pyri aspeclum praebet. Nucleus est hyali- nus, viscosuSj fortiter interiori excipulo haeret, et grandi- bus ascis clavae inslar scatet_, quibus oclo semper spori- dia conlinenlur. Asci juvenes substantia quadam granu- losa fusca redundant, qua fiunt prorsus opaci, adulti pel- lucidi fiunt, in ilsque cernilur nibil fusci, nisi quod cffi- ciunt sporidia. Ilaec sunt ovoidea, latitudineni longitudi- ne duplo supcrant, episporio distinclo circumdata, dia[)lia- na initio et vacua, fusca deindc et nucleis orbicularibus repleta. Parnpbyses baud multae in longiludine passim inlerruptae, in productionc apiceni versus evancscunt. Natura sporidiorum parvis et orbicularibus granis rc- fcrlorum, suspicionem alicui injiccre posset ^ haec orga- na a ine exoininala ct descripla.fuisse actali juvcnili pro- — 179 — pria, qua scilicol oiitlosporiuni nondiim 3>erft:thijii csset commune enim csf sporidiis fere omnium liclienum, eo- rum In primis in quibus fuiiginea et fusca habent, ut io- fanlia ct adolescenlia parvis granis scateant. Non inju- sla haec suspicio esl, cl mihi ipsi (iuLium incitierat de maluritale horum organorum. Idquc co magis faclum est cum in pluiibus liclienum angiocarporum speciebus. de- preliendcrem in sporidiis eandiMii propemoclum grano- rum copiam v. g. in f'anucuria epipoka^ in Fcrrucaria auliquilalis Flurh, V. marfjacea, V. macrosloma, in Per- tusaria uberina Fee, in Pijrennla Fuiihii^ in F. gland- nil, elacina, aclliiobola, inaura, mnrali, cpigaea^ rnpc- stri, fovcolata Flijrk I etc., quibus in speciebus cernun- lur sporidia fere plus minusvc rej)!cla parvulis granis orbicularibus, quae opaca vel salleni sporidia inipolita elficiunl. In nulla lamen ex bis speciebus invenies endo- sporium lam regulariler ac oniformiler disposilum, quam in noslro Jmphor'uUo. Ilic endoblaslos babel omncs aequales, eadem dimensione et colore : illi nullara regu- lam sequuntur, endoblaslis hue illuc injcclis variae di- mcnsionis. Proplerea plura mei generis apolhecia sum diligenlcr inluilus, variae aelatis, adolescenlia, adulta, de- crepila et eandem semper sporidiorum ioraiam inveni, quarc de eorum conslanlia et characteris persislenlia con- viclus sum. Unum aliud nolandum est, nempe simililudo hujus mei Licbenis cum Fcrrucaria papiilari et F. Ilochslctlcn Fries, quarum descripliones et phrases characlerislicae cum nostra specie aliqua ex parlc convcniunl. Primum omnium fateor, vidisse me nunquam exemplaria prions speciei, quamquam specie! allerius exemplaria aulbentica et viderim et perspexerim, quaniobrcm possum affirmarc nihil Jiuphoridio Bahknsi commune esse cumFerr. Jloch- — 180 — stelleri. Tli.ilhini laiiluiumodo habet ao(jualcm: caeloiinn desideraiilur in ca charac teres ipsi lichcsiis angiocflrpi el pcrlincl ut conslal atl Urccolarias. Affirmare eadom nequeo quoad F. pcipularcm, cujns apolhi'cia dimidiata cnnoidca, verruca Ihallode eleiaia hoemisphavricti totri iHr/ztsa, olc.,iil scripsit Friesiiis (Licli. Eur. pag. 434) cum nostra specie aliqua ex parte conve- nire videiilur. Si lamcn liceat ex eo quod doccl pag. 455 idem praoclarus Lichenologine Europcae iiislaurator, ju- dicium aliquod exprimerc, cxisliino hauc quo(|ue speciem a lichene noslro differre ; in Jinplioritlio cniin pnstulac clausae non sunt semper, neque conicae ut esse debent in f. popuian, quam stispicor nihilominus characleres babe- re, per quos poslliac ad mcuni genus possit refcrri. Gui prac manibas crunt excmplaria aulhenlliica Fer. papnla- ris quaestionem poterit definire. conferens ad comparalio- nem quae de nostra specie vulgavimus. Vigct in rupibus calcareis ooliticac formalionis M. Baldi {Corona) in agro Voronensi, praeserlim locis hu- mectis et umbrosis ad seplenlrionem versis. TABULAE EXPLlGATiO. Fif). I. Aspeclus naturalis Anipboridii Baldcnsis. » II. Apolbecium perpcndicuiaritcr sectiim: «) excipu- lum Ihallodicum, 6) excipulum proprium ain- phoriformc, c) nucleus proligcr, d) ostiolum: omnia magnitudinc aucta. « III. Apothccium c verrucis tliallodicis cxlraclum, a- liquanto auclum. » IV. Fragmenlum nuclei proiigcri auclum 570 dia- mctris. -^^^ t Fife II. .^ li^.V. FU . I . Fig . 1 Fig. IV ■yiit///iaruluiin JUaMf^iae .Mf ■>:»,/ . R.Lit.Eer. f-Mir-jn is.'i — 181 — Fifj. V. Variac formac sporidioruni diversarum acta- tum, a) juvcnum, h) malurorum. Datum Vcronae Knicndis Jimii. A. Massalongo. Dopo dl che T Islituto si riduce in adunanza se- greta. Si legge I' Alto verbale dell'antecedenle adunan- za segrela del 24 maggio, ch'e approvato e sottoscritlo. Si annunziano iseguenti doni fatti all'i. r. Istituto: 1, Dalia i. r. Luogotenenza deile Provincie Venele. Estratto di un Ropporto del Consigliere Ministeria- le Carlo Cav. di Kleijle intorno alia prodiizione del lino in Inghillerra. Versione dal ledesco. Trieste, 1852, di pag. 28 in 8.« Bcichreibung der Ebene von Troia von Dr. P. fV. Forchhammcr , mit eincr Karic von T. A. B. Spratt. Frankfurt am M. i850, in 4.'* a. Dalia Societa medico-chirurgica di Bologna. Bullellino delle Scienze mediche. Dall'ottobre 1851 al gennaio 1852 iiicluslvi. ; , 3, Dal sig. cav. Angelo Sismonda professore di Mine- ralogia in Torino. — 182 — Classified zione dei terreni slruHficali delle Alpi Ira il Monte Bianco e la Conlca di JSlzz.a. Torino, 1831, ili pag. 70 in 4." con la vole. 4. Dal sig. Viinercati Presltlente del Collegio Jci Coii- servatori de'Luoghi Pii di Milano.. Rendiconto delta Beneficcnza ddlo Sptdah maggiorx: e Pio hlitulo di Santa Corona in Iflilano, per I' anno dSoO. Wilano, 1851, di pag. C4 in 4." 5. Dal sig. Carlo Tosi di Pa via. Delle acque di Salcs^ e loro virlii medirinalc. Disser- tazione di pag. 76 in 8.^ 6. Dal sig. Gio. Bait. dotl. Sartori di Sacile. Delia Sloria del Fendi c delta kfjislazidne, ini(jiio- ratnento c svincoto assotulo dei medesiml netle Feuetc Provincie. Yenezia, 1852, di pag. 140 in 8." 7. Dal sig. Alberto Guilliou. Jlcuni cenni sui calrinaccio. Bologna, 1850, di pag. 8. in 8." Memoria sopra i prati nalurati cd artifiziali, sopra il besliame e gVingrassi. Bologna, 1850, di pag. 14 in 8." II Segrelario rappresenta clic per ravvenuta iiiancanza a'vivi del M. E. Jappelli e necessario nonii- — 1S5 — nare un miovo Merabro cosi della Commissione de- stinata all' esame delle Memorie presentate al Concor- so aperlo pel premio istituito dal Membro O. raons, G. Batt. Canova vescovo di Miudo, come di quella in- caricata di giudicar la Memoria che fu in addielro pra- dolta dal M. E. Casoni e che tratta del Porto di Ma- lauiocco. Ill conseguenza di cio ristituto colle solite forme e riserve procede alle soslituzioni richieste e per la prima Commissione rimane eletto a pltiralifa di suffragi il M. E. co. Scopoli. Si passa quindi nel modo solito a nominare le Commissioni speciali per I' esame delle Memorie lette nelle presenti tornate dai Membri efTetlivi Visiani e Minichj e quindi I'adunanza si scioglie. ///. Serie II 24 AdUNANZA del GlORiVO 18 LUGLIO 4852. Si legge r Alto verbale dell' antecedente adunan- za del gioi-no •j,g giiigno, die e approvato dall' Istitiito e sottoscrlllo dal Presideute e dal Segretario. II M. E. cav. prof. Zantedeschi legge una Memo- ila : Sopra /' esislenza di iin doppio movimento vord- coso nel medesimo gelto di vapor acqneo della mac- china di Armstrong , contraddistinto dall' esislenza della doppia eletlricitd^ e della reciproca loro inver- sione. , - ; . . ■' ; vN' s: . ■■• i L' Autore espose da prima lo stato attuale della dollriua dinamica in Europa e in America, e disse della sua imporlauza e collegamento colle affezioni e cangiamenti che accadono nella materia comune, dei quali sarebbe un esempio 1' esislenza di un doppio movimento vorlicoso che nel medesimo gelto di va- — 180 — pore acconipagna la manifestazione della doppia elel- tricita. Egli nolo die il molo da sinistra a deslra lor- inante una vile reUa, e conlrassegnato da eleltricila positiva o vltrea, e che il moviniento da destra a sini- stra, formanle una vite rovescia, e contraddistinto dalla elettricila necraliva o resinosa, mentre la zona delFin- versione de'movimenti e rappresentala dallo stato natu- rale ;, e che I'olio di oliva, che investe od accompagna il vapor acqueo, inverle la posizione delle due oppo- ste elettricila , ed inverle ancora la posizione dei due movimenti vorlicosi. Pone fine al suo dire rife- rendo le osservazioni sidle Irombe, sul fulniini di Bec- caria, di Jessop, di Walker, tli Baumgarlner, conipro- vanti I'esislenza dei movimonli in liiiee spiral! o vor- ticosi dei fulmini e delle tronibe lerrestri e marine. Succede al prof. Zanledesclii il prof. Maggi colla lellura di un'altra Menioria : Sopra alcune apparenze del Sole presso all orizzonte. . ., ' ■ \ "■ ' ■ L' Aulore aveva parecchie volte osservato come, al Jiascondersi del sole cadenle dietro i monti Ion- ian!, quell ultimo lembo che ne scompare si tinga d' un vivido azzurro. Queslo coloraniento non polen- do per la sua lunga durata recarsi alia dilli*azione del- la luce rotla al corpo opaco dei monli, stimo egli es- ser dovuto alia potenza dispersiva del mezzo aereo, al- ia quale per alcuna particolare cagione sia cresciula vigoria, Aiutandosi del cannocchiale pole in falto co- noscerc come I'immaglne del sole appaia sempre (ol- — 187 — Ire clie schiaccinla siccome e nolo) ezlandio I'rangiata di un Olio azzurro nella sua niela superlore, e nella iriferiore di uu rosso; i quali orll piu e piii assolti- gliaiido, come piu si accostano agli eslremi del diame- tro orizzonlale, nel coQiune incontro svaniscono. Ma ne I imo ne Taltio di essi preiide lanto di larghezza die r occhio nudo la possa cogliere qiiando, per I'uni- foi me stato dell' atmosfera tragiltata dai raggi solari, r immagine dell astro non soffre maggiore alterazione che I'ordiuaria dell indicato schiacclameuto. AI turbarsi poi 1 egualita di temperalura ed umidita dell' aria, uuovi ed osservabilissimi cangiamenti sformano i! di- sco solare ; e que'conlorni colorati a tanto possono al- lora dilatarsi, che 1 azzurro dia di se chiara e spiccata vista all' occliio eziandio disarmalo, tostoche il sole siasi presso che tutlo coperto della costa montana. I liasfigurameuti del disco solare osservati dal sig. Maggi erano quei medesimi de quali focca nel suo tralfalo di Astronomia fisica il sig. Biot ; se non die in quesla Opera non e fatla menzione d'alcun effetto di luce colorata ; e quanfo alia cagione, solo e det- fo gencnilmcnle dover ella essere nell' iiieguale com- parlimento della temperatura negli strati d' aria fra il sole e 1 occhio, - : ijfi^. • i ; ' ,;• i; , .; i .| Pure seguendo attento quegli sformamenli e quei colori, pole il sig. Maggi awedersi di alcune coslanti condizioni dell' uno e dell' altro fenomeno, da lui ri- Iratte in parccchie figure colorafe, che fa correre nel- — 188 — rAdunaiiza. Le piu nolevoll delle quali condlzioni stan- iio ncl modo del foiniarsi e stniggersi di que'pezzi staccali die, soUo e sopra, acconipagnano discendendo I'iinmagiiie dol sole. Ora di tulte Je osseivate esperienze, ch'egli no- vera ed espone rninutaniente, avvlsa pofersi trarre spe- cificala ragione dalla presenza nell'attnosfera di masse globose assai conipresse e per poco lenticolari, di una aria vaporosa e piu calda clie la circoslanle, nella qua- le esse niiotlno sospese in divcrsi piani orizzontali. II doppio gioco di rifrazioni e di riflessioni total! operate da quelle masse ne'raggi lurninosi venuli dal sole, basta infatto (com'egli dimosfra col mezzo di una figura geo- melrica) a tulti produrre i notati accidenti di rottu- re, e coloramcnfi diversi. . Come possano in effetto raccogliersi nell'atmo- sfera e prendervi I'indicata figura le masse d'aria men refringenli passa il sig. Maggi a ricercare nella secon- da parte. L'origine loro e, per suo avviso, quella stessa die delle nubi appellate cumuli : se non die in que- ste masse la formazione procede piu lenta, e con men copia di vapore.E qui si fa a notare die come gli spie- gali fenomcni ollici sono prova di una piu elevata tem- peratura in quelle masse aeree lenlicolari, cosi ci fan- no essi argomenlare die altreltanto debba essere nel- I'aria conqiresa ne cumuli, benche in questa ricerca non siano per auco cntrali i metereologi con diretli esperimenti. — 189 — Melte fine avvisando che i descrilli trasfigura- menti del disco solare, facendosi dal loro primo ap- parire via via maggiori di sera in sera, fino a die I'aria si carichi di grosse nubi^ e dia act|ua e vento*, quel- 1 apparenza del lame azzurro, del quale si tinge 1' ul- timo raggio del sole, debbe aversi per un segno che, piu o men da lungi, precorre la mulazione del tempo di sereno in piovoso. Viene per ultimo il M. E. dott. Nardo col pre- sentare la sua Bibliograjla della Fauna Adriatica da Oppiano fino a di nostri: I lavori da esso fino ad ora registrati sono n. 233, de quali apparlengono a' scrittori Avanti Gesu Cristo i.i : ; n. i prima del mille " 5 del secolo i6.". . . . . . . . . . ' « lo del secolo 17.'' " 8 del secolo 18." 5^ 70 del secolo 19." prima meta 5^ iSq n. 233 Venne precedula tale presentazione da alcuni cenni storici sui progrcssi dell'Adrialica Fauna, i quali fauno conoscere succintamente il merito parziale da ciascun autore acquislatosi nell'illustrare animali a- drialici. Tale Bibliografia forma il 1." volunie della sua Zoologia Adriatica. Jj'lslilulo si riduce quindi in adunaiua segrela. Si legge r Alto verbale dell' anlecedente adunan- za segreta del 24 giugno, ch'e approvato e soltoscrilto. II Presidente comunica una lettera con cui V Ac- cademia della Crusca ringrazia 1' i. r. Islitulo del dono che qaesto le fece delle sue Giiuite al Vocaholar'd italiani. II Presidente comunica pure una istanza con cui il M. E. dolt, Venanzio chiede la sua dimissione dal- 1' ufficio di segretario, non permeltendogli la sua salu- te di ulteriormenle esercitarla, Dopo le convenienli osservazioni I'i. r. Istituto si riserva di deliberare so- pra tale argomenlo passate che siano le prossiiue va- canze autuunali, ) :> >' Dopo di die I'adunanza si scioglie. ,r,: f.i* '■!• AdlwANZA del GIOR>fTJ Id LL'GLIO 1852. man- Si legge 1' Atto verbale dell" antecedeote adu. za privala del glorno 25 gluguo, che noa da argomen- to ad alcana osservazione, ed e approvafo e sotloscriUo. • II Socio conispondente dolt. G. ZanardinI legge uuo scrilto intitolato: Nuo^e osser^azioni e proposte siilla ricomparsa malatda delle iu>e. Quale membro della ComaiissioneneJl'anno scor- so uominata dall'i. r. Istftuto pel medesimo argonien- tb, coniincio dal ricordare per sommi capi, le cose piii notevoli coatenute nel Rapporto presentato dalla sud- della Commissione, e laddove traflavasi di stabliire la essenza del morbo, avverti come la Comniissione stessa sull' appoggio di molte circostanze assai conclu- denti inclinasse a ritenere che la vera nialattia fosse originala dalle straordiuarie vicissitudiui atmosferiche Tomo III. Scrie U. ^5 — 102 — juctloniluaiill iiellannu scorso cho avessero priiuili- vainenlc alteralo Ic coudizioni fisiologiche della vite, per ciii secondariaiuente foss\3 apparso lo sviltippo del iuiighetto. La quale opiiiione concordava perfcltamcn- te con quella fissata dal generale ed unanimc consen- so. Dietro a cio venivano ad essere naturalaienle di- chlarali inutill i x^imedii proposti contro la parasslla ritenuta effelto anzi che causa del morbo. Visto pero clie in quest'anno solto coudizioni at- mosferiche del tuUo opposfe, la malattia riapparve piu diffusa, piu grave c piii precocemeutc die prima, e negli slessi vigneli del veneto esluoiio, affatto inden- iii nelL' anno passalo, il Zanardiui Irovo necessario ri- petere i suoi studii, dietro i quali si fece a proporre iniporJantissime reltificazioni circa qnanto venne fin qui delto sul proposito. Molleplici ed atlenle osservazioni gli recarono il pieno convincimento che le macchie bruno-olivacee, gia altra volta descriUe non precedono come fu detlo la comparsa del fungo, ma seguono cosfantenieute il suo sviluppo, e sembragli anzi aver perfino rilevato come e perche si formino tali macchie: " L organo, 55 egli dice, riproduttore del fungo nei primordii di ?i sua evoluzione gella il fdo tenuissimo costituente il il micelio che si allunga e ramifica sdraialo sul sog- 5^ gelto su cui cresce. Mano a niano che precede la 51 lase vegetativa, il tenuissimo filo nella sua laccia in- « feriore corrispondente al soggelto attaccato, si mo- — 193 — « sira provveduto di niiuutissimi I'ulcri, e tanto nn- n nuti cbe si riducono ad una semplice scabrezza del w filo che tenaceraente aderlsce al tessuto su cui ser- " peggia. Quesli fulcri uon servoiio soltanto quali pun- " li di appiglio, ma bensi fanzionano quali altrettanti 55 succbiatoi destinati a Irarre I'alimento dalle piante 51 su cui aderiscono. Le cellule dermiclie deiraciuo ii cosi iutaccale e senipre piu spogliate del proprio n succOj cominciano a manifestare 1' alterazione della » clorofilla contenuta, col cangiamenlo di colore die y> gradatamente si fa sempre piii iutenso e diffuso, mol- n tiplicandosi all' infinite T azioue molesfa dei succhia- jt> loij in modo clie le macchie che ne conseguono, 57 ognora piu numerose ed ingrandite, si fanno da ul- 55 tinio confluenti ed estese. Alterata cosi la clorofilla 55 dell' acino, in forza della di lei importanza vitale, si 55 sospende il processo vegetative delle cellule che la 55 conlcngono, e quindi, I'acino se piccolo e crudo, si 55 atrofizza, avvizzisce e si dissecca j se piij avanzato, 55 progredendo la maturazione ed ingrossamento della 55 polpa, la buccia qua e la si fende, e lascia uscire la 55 polpa stessa ed i semi, perche risulta rolto l' equili- 55 brio di dislensione e d'ingrandimento fra le celhile 55 della buccia, e quelle piu interne del parenchima. » Per tali osservazioni eeli venne a concludere che la vera essenza della malattia unicanieute consiste nel parassilismo della criltogama, e che ove questa uon fosse per comparire.^ od appena apparisse fosse dislrut- — 194. — lajluva si nian(crreljl)e sana ed iucolume. II niorl)o devastatore per di lui opinione entra quindi nella ca- tegoria di quelli die provengono da germi specifici clie danno origine alia comparsa di esseri partlcolari die alterano la vilale ecoiiomia degli altri esseri organici sui quali si sviluppano. L'aria e specialmente i venti, per sno parere, debbono avere una grande influenza per la diffusione del fimglielto anche a notcvoli distan- /e, e su questo proposito acceimo il Zanardiui esservi in Venezia clii afferma aver osservato il prinio svilup- po della malattia poco dopo lo spirare di venli gagliar- di, e comparire da prima nelle vili piu esposte alia corrente del soffio e nella parte dei grappoli corrispon- denle alia corrente stessa. Dopo di cio I'Autore trovo di affermare con si~ curezza die il mezzo curativo dev'essere rivolto con- tro la parassita quale vera essenza della malattia, e versando sul nietodo generaie, indico le norme da ese- guirsi per la scelta piu opportuna, il tempo piu utile per la di lui somministrazione, e le cure die devono essere eslese dall' agricoltore per tentar di distruggere la parassila ovunque si trovi. Chiuse quindi la sua comunicazione col dicliia- rare aver essa avuto in mira Ire oggetti principali. Quello di essere il primo quale uno dei membri della Commissione a manifestare ingenuamente da qual lato e ill quanta parte la esperienza possa aver dimostralo manciievole od almeno vacillaute il Kapporto presen- — J95 — talo, e cio prima che allri polesse larlo. 11 secondo og- gelto la cjuello di riferire il frutto delie nuove sue os- servazioni, e gli altuali suoi pensamenti intorno alia malaltia. Da ultimo dichiarando futt'allro cli'esaurilo il gravissimo argomentOj propose che T i. r. Isliluto vo- lesse iiLiovamenle incaricare la Commissione di conti- nuare i suoi sludii, mettendosi in corrispondenza coi pill esperti e diligeuti osservatori di quesfe Provincie e fuori, onde volgere le forze di moili ad un centro, dal quale sia messa in piena luce la veiita per rag- giungere tpn'ndi lo scopo altaaiente desideralo. Dietro a quesla letlura, e dietro una proposla del M. E. prof. Meuin, insorge una discussione sulla ne- cesslta e modo di dar pronta pubblicazione alle nuove osservazioni del dolt. Zanardini, e T i. r. Istituto deli- bera di rimettere la Nota medesima alia Commissione gia precedentemente noniinata nello scorso anno per tale oggetto, afGncIie proponga i provvedimenfi da a- dottarsi sul proposilo. ri.-. ; .:;> . '? _; Legge poscia il Socio corrisp. dott. Gera un'alira INota sulla medesima malattia, nella quale piopone che venga dcfinlto : --: 1. Se abbiau esistilo od esistano ima o due ma- lattie, una o due cause diverse che distruggono le no- stra uve*, e nel caso concreto, se 1' una o I'altra abbia- no o mono relazione con la malattia descritta dai Te- deschi nel i835, e dagl' Inglesi nel i845. — idi\ — 2. Se nella iijalattia dominanle si abbia uu I/b- Tuicele, ovvcro un Entomicete^ quale veramente egli sia, e coniea])bia liiogo la di esso evoluzione e morfosi. 3. Quali fenomeni precedano, accompagnino e susseguitino la parassila. -■j, 4- Piopone iuoltre che sleno islituite le piii ac- curate osservazioni ed esperienze per determinare, al- meno con la maggiore probabilita, se la malatlia pi'o- ■venga da causa interna, o seniplicemente da una esler- na accidentale sopravegefazioue. - i :' '■■'■ •;:■'.; ^'■'■'-•' In quanto a se egli crede cbe rifomiccte non sia wn Oidia?)2, couie scrivono i piu, ne una Torula^ co- me si vuole piu couiunemeute, ne un genere nuovo come pensa il Crog, ma forse nou allro che 1' Erisife comune. ■ ■ ■ . '■ r: :■-.' . .-'■':■ \ ;■ ■ .:f. > Dope CIO passo ad avvertire al mezzi che secon- do lui potrebbero giovare a prevenire la malaltia, quali consistono nella piu studiata coltivazione della vite, e nello spruzzare i grappoli con acqua spintavi addosso con forza cd a mom en to opportuno. II dolt. Zanardini, prendendo argomento da que- sta leltura, si fece ad osservare che la cornunicazione da lui fatfa riusciva opportuna per iscioglierc appunto alcuni dei qucsiti promossi, e speciahnente cpielli di- relli a stabilire la vera essenza del niorbo. Circa i dub- bii avanzali dal dott, Gera sulfidentila dell' alluale inalaltia con quelle per lo avauti osservate luori d' Ita- lia, dichiaro che in quanto alia malaltia delle vili svi- — 197 — liippatasi in Germaiiia uell'anno i835, non aveva no- zioni sufficienti per formare alcun giudizio, ma che niun clubbio poteva insorgere sulia identita della pa- rassila che neiranno t845 infetto le viti custodite nei tepidarli di Margate m InglilUerra, dappoiche la figu- ra e la descrizione pubbllcata dalF inglese Berkeley, dlmostrano aperlamente la perfetta sua corrispouden- za col funghetto delle nostra viti-, cio che serve ezlan- dio ad avversare I'opinione del dott. Gera emessa in- torno air identita di cpiesta specie coU'Erisife comune. Per cio poi che spetta al metodo curativo dallo stesso Jiiuitato a promuovere soltanto una piu diligente col- tura delle viti, dubita il dott. Zanardini che un meto- do cosi circoscrilto possa offrire un pieno risultato, in quauto che, non e, a suo avviso, che la vite si mosfri primitivamente ammalata, ma sibbene infetfa da un essere parassito che la coglie nello stato della maggior salute e vigoria, come avvenne appunto in quest" anno in cui prometteva anzi il piii ubertoso raccolto. II cav. Yittore Trevisan, a termini delPart. 8.'^ del Regolamento organico, e ammesso a Jeggere una sua Memoria intitolata : Nnoi'i staclli suUa rico/nparsa epijltia delle z'///". Prima di passare alia lettuia del suo scritto, riferendosi al quesito mosso dal dott. Gera sulia malattia delle viti syiluppatasi in Gerinania nell'anno 1 835, avverti conoscere i lavori dei Tedeschi in quelia occasione pubblicati, e poler quindi francameule di- — 19S — cliiarare difTerentlssinia quella malaltiaj descritta col norne di JJ^indpockenkrankheit. Accenno pure agli esperimenli cbe principio ad istituire suIla utilita dcl- I'acido solforico misfo alj'urlna, in segiiilo alia propo- sta falta dal dott. Meuici di Brescia, esperiiiienti pero dai quali fino a quel giorno noa ebbe a vedere alcun profitlo. Dopo di cio il cav. Trevisan da principio alia let- tura della sua Menioria. In essa 1' Autore proponesi di rischiarare le due quistioni tuttora assai controverse, relalivc 1' una alia deteriiiiuazione scienlifica del fungo parassito, Taltra al saper quanta parte abbiansi nella malaltia gli Acari sui quali richiamo Taltenzione il Robineau-Desvoidy. Dopo di avere brevemente esposte le difTerenti opinioni dei botanici intorno la determinazione gene- rica e speclfica del fungo dell'uva, lesse da prima la storia dei generi Acrosporium^ fondato nel 1816 da CristianoGofiVedoNees d'Esenbeck suUa Monilia hya- Una di Fries, ed OicUiun^ proposto nel 1809 da Link per r Oidiiun aareiim. A.vverte cbe tanto la specie, la quale servi a tipo di codeslo ultimo genere, quanto il massimo nuuiero di quelle agginntevi posteriornieu- te, appartengono ad altri generi e nella piii gran par- te al Torula stabilito dal Persoon sino dal 1796: e po- ste in evidenza le differenze notevoli per cui questo genere Tonda^ al quale viene pertanto a riferirsi sic- come sinonimo V Oidiicm del Link, dislinguesi dal- — 199 — \ Acrosporium di Nees, diinostra essere codest'ultiQio nome generico quello die devesi avere la preferenza. Ricordato poi il singolare carattere della deiscenza lon- gitudiDale degli sporangi, contemporaneameute nell'an- no decorso osservato e descritto per primi dal prof. Pietro Savi e dall'Autore, discute intorno I'autono- mia del genere Acrosporium^ avuto riguardo alio svi- liippo ed alia slraltnra delle Erisifee; e propone di ele- vare, almeno per ora, il medesimo a tipo di una nuo- va tribu (Acrosporiei) nel sottordioe de' Funghi Ci- stospori Saprofili del Leveille. Espone quindi i caralteri diflerenziall deH'Acro- sporio delle viti da quello delle rose^ i motivi pe'qua- li ne denomina Acrosporium macrosporium il primo, Acr. hfalinum il secondo ; 1' intricata loi'o sinoni- mia e le numerose sorta di piante su cui li colse, D' arabedue le quali specie presenta sopra due tavole le figure a vario ingrandiraento, e vi aggiunge copia delle figure originali edite dal Berkeley nel Garde- ners Chronicle del 1847, e dal Targioni-Tozzetti nel- r Alimurgia. Da questa osleasione trae argomenlo ad avversare le opinioni emesse, tanto intorno alia diver- sita specifica del fuogo osservato sulle viti d' Italia da quello d'lnghilterra, quanto sulla provenienza di esso dal di sotto delle cellule epiderraiche : e riguardo alle figure 54 e 55 dell' Aliuuirgia diniostra ch'esse non possono essere riferite ne dW Acrosporium hyalinum, ne molto meno alm<7cro.f/;o/-m//7. Parla in seguito delle Tiinin III. Scrie II oi; — 200 — puulegt^iatiirc epideriniche che si sviluppano indipen- denteniente dal fiingo, e termina comunicando un siinto delle proprie osservazioni intorno agli Acari ch' egli stesso in una precedente Menioria aveva ri- feriti al genere Tclranychus del Dufour^ dalle quali risidta che la comparsa degli Acrosporj avviene af- faUo indipendentemente da codesti piccoli Aracnidi, e clie qiiindi 1' attuale epifitia delle viti, non puo , come pretese il Robineau-Desvoidy, riteaersi con- seguenza delle punture di una qualche specie di essi. Finita questa lettura, il dott. Zanardini, prenies- se alcune parole di encomio al lavoro del cav. Trevi- san, rivolto ad appurare la sinonimia, nonche la de- lerminazione generica e specifica del fiiugo dell' uva, avverliva che quantunque non potesse mauifeslarsi su di ogni punto intieranienle coucorde cou esso, pure stimava necessario soprassedere per ora, tauto plu che I'argomento ridottoaquei termini alludeva a quistioni scienlifiche poco influenti sulla praticautilita. Si limito soltanto a far osservare che la figura data nello scorso secolo dal benemerito italiano Targioni-Tozzetti non valesse ad escliidere onninamente il sospetto d'identi- ta della specie attuale, in quonto che i due rami late- rali rappresentati da quella figura polevano esserc in- terpretati quali due semplici otricelli apparlenenli ad altre serie e casualmente addossati sulporta-oggetti del microscopio alia serie normale degli otricelli spo- — 201 — ridiferi del tutio simile a quella propria dell'odierno funghetto. L"i. r. Islituto, dopo iidita la Nota del dott. Ge- ra, la Memoria del cav. Trevisan e le intercalate di- scussioni, cui prese parte anche la PresiJenza, delibe- ra di rimettere tanto la prima che la seconda alia Commissione prenominata per i'eftetto sopraccennatoj dopo di che si riduce in adunauza segrela. Si legge I'Atto verbale dell' antecedente adunan- za segreta del giorno ^5 giugno, ch'e approvato e sot- loscritto. Si legge il dispaccio dell' i. r. Luogotenenza 1 2 corr. n. i4332 che eccita I'i. r. Istituto a voler con- linuare i suoi studii sulla malattia delle uve. II Presidente propone^ e I'lstituto approva, che si rielegga la medesima Commissione nominata Tanno scorso per la malattia delle uve, che le si aggiungano altri due Membri, cioe il M. E. sig. Giulio Sandri, ed il sig. dott. Gera Socio Corrispondente, e che la s'in- viti ad applicarsi a nuovi e solleciti studii per corri- spondere alle premure su questo gravissimo argomen- lo della superiore Autorita, Siannunzianoiseguentidoni fatti all'i. r. Istituto. I. Dal Membi'o eflettivo dott. Namias. Prospetlo statistico delle uialattie curate netle sale mediche femminili dello Spedale civile e provlnciale di Fe- — i>02 — nezid durante /' anno 1851, con oaseruazioni. del donalo- re; e Studii intorno la Clorosi. (Estrallo dal Giornalc di Scienze iVIediche, anno 1852) di pag. 7G in 8." 2. Dal Membro clTettivo cav. prof. Zantedeschi. Giornale Fisico-chiniico Ilaliano. Anno VIII. Punta- la I., 1852. 3. Dal sig. Gio. Bait. Munari. Cenni sopra alciine riforme da adoitarsi negli Stahi- limenti di Pcna e di Corrcziunc da lui proposte. Vcnezia, -1852, di pag. 20 in 8." 4. Dal sig. Barlolommeo Sorlo di Verona. La Teologia mutica attribaita a P. Bonavsnlura,gia volgarizzata prima del 1367 da Frate Domcnico di Dlon- tecchiello, ora tralla la prima volla dal manoscritlo (te- ste di lingua), Prefazionc. Verona, 1852, di pag. 50 in 4." piccolo. 5. Dall'i. r. Luogotenenza dcUe Provincie Veuele. L^ htitufore scolaslico, Giornale pedagogico, II. Iri- mestre. Anno 4.'^ Aprile a Giugno 1852. 6. Dal .sig. Ab. Razzoliui di Reggio. Leggcnda dci SS. Jposioli Pietro c Paolo. Teslo an- lico loscano ora per la prima volla slanipalo. Reggio ^852, di pag. 72 in 8." 7. Dal sig. doll. Micliele Costi di Vicenza. — 203 — P'ocabolario iisnale di Giurispmdenza. Fascicoli 18, dalla lelt. A alia M. Venezia 1844-48, in 8." Si Jegge una istanza con cui TiDgegnere France- sco Turalti cliiede che sia pronunziato il giudizlo dal- I'i. r. Istituto sopra due proprie invenzioni. L'i. r, Isti- tuto a senso dell' art. 8 i dello Statuto interno dellbe- ra di non annuirvi, accennando che il ricorrente po- trebbe rivolgersi all'i. r. Luogotenenza per I'effetto desiderato, ovvero prodursi come concorrente agli an- nuali Premii d'Industria. Si iegge ua'altra istanza del sig. Prosperini di Padova con cui domanda che 1' Istituto nomini una Commissione per verificare I'idoneita di una pietra da lui scoperta agli usi della litografia e per assicurargli la priorita nel trovato. L' i. r. Istituto annuendo alia ricerca nomina a Commissarii i Membri effettivi Zan- tedeschi, Turazza e Menin. Si trattano alfri aflari interni, e quindi I'adunan- za si scioglie. ADUMIHZA del GIOR^O 1." AGOSTO 1852. Si legge I'atto verbale dell'antecedente adunanza privata del giorno i8 luglio; e non essendo su di es- so eiiiersa osservazione alcuna, viene approvato e sot- toscritto. II I\L E, e Segret. dott. GIrolamo Venanzio leg- ge ua Discorso : Sulla vita e sidle opere del dejunto M. E. ingegnere Giuseppe Jappelli. In questo discorso I'Autore descrive i principa- li fatti della vita dello Jappelli e le virtu speciali che ne ornavano la mente ed il cuore, dimostra la singo- lare altitudine cli'egli avea sortito alia poesia e propria- mente a quella parte di essa che coasiste nella com- posizione dei giavdini, e ricorda eziandio le belle prove che iece nell'Architettura e nella Meccanica. Quindi il M. E. cav. Sautini comuuica le se- guenti: - 20G Notlzie concernentl la scoperta del ire ultiini Piancd e quella di una piccola Cometa. La sorprendente altivita doi giovani Aslronomi dei no- slri giorni, sostenuta dal soccorso di polenli sussidii alia debole visla UDiana procurali dai progress! dell' ollica e della meccanica, estcnde ogni giorno,con una rapidila die non si osava forse immaginare, il cunuilo delle noslre cognizioni nel vaslissiiuo campo dcirAslronomia. Tre pia- neli novelli nel giro di pochissinii mesi, una sollilissima Cometa, un nuovo anello a Saturno interiore agli allri gia conosciuti, non perccUibilc se non coi piii pcrfclli slromenti ollici, sono il frulto delle assidue osservazioni e lunghe vigilie dci nostri Colleghi. Tralascio di parlarvi deH'anello di Saturno, la cui scoperta fattn in America ed a Roma, (die onora egualmenle la diligenza degli osservatori, e la perfezionc degli slromenti ottici per essa impiegali) rimon- ta agli ullimi mesi dell' anno precedente; mentre in que- st' oggi brevemente dirowi dei tre piccoli pianeti, e della debolissima Cometa scoperta nel corso del presente anno. /. Scoperta del pianela Psiclie, II signnr Gasparis, a cui rAslronoraia dcve ormai la scoperta di sci piccolissinii Pianeti, riniarco nella sera 17 marzodelcorrcntc anno 4852 una slellelta non vcdula alia sua attuale posizione nelle sere preccdcnli, la quale aveva lo scarso splendore di (10-1 1) grandezza. La osservo di- ligcnlenicnle nelle sere 17-19-20-21-22 marzo, ne coniu- nico la nolizia agli Astrononii mcdiante una circolare, e di concerto col signer Hind, scuopritorc cgli pure di (|uat- — 207 — lio consimili Asleroidi, propose di appellarlo Psiche rap- prescntandolo con lurala di farfalla, cui fosse soprapposla una piccola slolla. Sebbenc venisse ricercato, cd anchc vedulo nel no- stro Osservalorio dall' abilissimo e diligcntissimo mio (.ollcga Trellenero, il quale con raolta solerzia tien dielro tanlo per quella parte die riguarda I'osservazione, quaa' to per r altra piu dilllcile e pcnosa riguardanle la tcoria ed ,1 calcolo delle Orbile e delle Effenieridi planetarie a luKe le scoperle astronomiche, non pole per la debolezza di quel cannoccbialc dcterminarne la poslzione. Vennc pe- ro diligenteinente osscrvato nei grandi osservalorii forniti cli grandi stronienli,e nc fu, dictro le prime osservazioni calcolatal'orbiladai signori P^ogel c Jlnmken. Ercone gli elemenli per la seconda volla corroUi dal sig. Vo-el dedotti da un luogo uormale calcolalo pel 24 marzo" e dalle osservazioni 8 aprile di Cambridge e Liverpool' e 24 aprile di Liverpool. ' Epoca 24 marzo 1852 0.'' T. M. di Berlino. M — 295". C. 40",90 n = 244 . 5o . 1 9 ^ Oo f ^^"'°- ^^^'^^ w rr 149 . 55 .52 , 51 ) " gennaio 1852. ^= 2. 42. 15,' 11 9 — 11 .55 . 18 , 45 log. a = 0. 5254580 ; ,, = 57r',85480. Noi aggiungiaino per la chiara intelligenza la delini- zione dei simboli ora generalmente adoltati in tulte le no- lizie astronomiche di questo genere : cioe . . . M 1' ano- nialia media dell' epoca; t. la longiludine del perielio; co la longitudinc del nodo ascendente; i ImclioazioDe all'ec- clillica; 9 [• angolo di eccenlricita ; a il semiasse raa-gio- 1*'; I', il moto medio diurno siderale. Tu'iio 111. Serif II. — 208 -^ La piccola inclinazionc del piano doll' orhila di quc- slo piancla al piano dell' ccclillica rcndc prcsso chc indc- Icrminato il raclodo scguito per la riccrca degli elcmen- li, Condalo sopra Ire osservazioni fra loro non molto di- slanti. Da queslo inconvenicnte sono csenli i raclodi pro- posti dal chiarissimo dotlor Gauss nell' immortalc sua opera Theoria motus Corpormn coehstium in sectionihus conicis Solem amb icnlinm, fomhVx sopra qiiattro osserva- zioni, ai quali fin'ora non cbhcro quasi niai occasionc gli astronomi di avcre ricorso. II signer Klinkcrfues, ad cc- citainento dcllo stcsso Gauss, li applied al caso presentc con felicissimo successo, valendosi di qualtro luoghi nor- mali calcolali per i giorni 19 marzo, 14 aprile, 50 aprilc e 14 maggio, dai quali ollennc i segucnli clcmenli, chc molto fcdelnientc rapprescnlano tuttc Ic buone osserva- zioni fatte dal 47 raarzo fino al 17 del raaggio conscculi- vo, 0 molto si allontanano da quelli precedentemente cal- colati col mezzo di trc osscrvazioni. Elementi del Plancta Psichc del sig. Klinkerfnes. Epoca... 1852 ol,0 marzo T. M. di Bcrlino. Longit. med. rr L = 451°. 52', 5", 55 r. — C)^20. 2,8G j Eq. medio fi) m 150.55. 6,80 i 4852,0 t 5. 2.4G,0G 9 ^^ G . 38 . 52 , 80 log. e = 9,0652520 log. a = 0,4095195 IJ. =: 70I",4995. In una notizia slorica inlorno alia scoperta di que- slo [tiancta, r oppnrluno ranimcnlare, csscrc stato il mc- — 209 — dcsimo osscrvalo, cd inscrito nellc sue Carle celesti come una Stella di ll.'' giandczza, fino dal giorno 29 gcnnaio dcllo slesso anno dal signor Hind, il quale poi non Iro- vandolo piii al posto assegnatogli per quella sera, lo stava appunto ricercando di nuovo, allorche ricevetlc la circo- lare del signor Gasparis, ( Vedunsi h Aslron. Nachr. IS. 802 e(/ 818.) . //. S'coperta del piaucta Thelis. INella sera 17 aprile dell' anno presente, il sig. Ro- berto Luther, dircltorc deirosservatorio di Bilk presso Diisseldorf, osservando il piccolo pianela Flora^ vide ap- presso di lui una piccola stellelta nuova^ che si manifesto losto per uu altro pianeta dclla stcssa famiglia, e pel quale in seguito il signor Argelander propose il nomc di ThetiSj adoltando per simbolo un piccolo pesce sinuoso con una stellelta. Coniunicatane tosto la notizia agli A- stronomi dai celebri continuatori delle notizie aslrono- miche Hansen e Petersen^ venne osservato sollanto con grandi rifrattori equatoriali, essendo egli pure di scarsis- sima luce. II signor Brunow all' osservalorio di Berlino nc in- dago i primi clcmenli approssiniali niediantc le osscrva- zioni 17-21-23 aprile, col la scoria dei quali calcolo una piccola effemcride per facilitarne le osservazioni poste- riori. Nuove ricerche intorno alia sua orbita inlraprcsero i signori Fogel ed JIarlwifj : il prinio con le osservazioni 47 aprile di Bilk , 2G aprile iu Berlino, 6 maggio in Lon- dra : il sccondo con le osservazioni 22 aprile di Berlino , 7 e 17 maggio di Lipsia. I loro risultati essendo alquanto -- 210 — discordi per la piccolczza dcir arco clioccnlrico a cui si appoggiano, giovcra rifcrirli scparatamentc. Element! di Thetis calcolctti (la Vogel da Ilarlwig Epoca G magg., 0^' . a r — 212 — ///. Scoperta del nuovo Pianeta Melpomene. II chiarissimo AsUonomo signor dolt. Hind, dircllo- rc deir osservatorio del sigaor Bischop a Londra in Rc- gcnt's-Park, nclla sera 24giugno si accorsc di una niiovn slellelta ben visibile, chc presentavasi con una luce uni- forme giallognoIa,dcllo splendorediuna stella di 9. a gran- dezza. Seguendola per due ore circa, discuopri in essa un movimento retrograde in ascensioue retta, menlre la sua declinazione andava procedendo verso il sud. Ce ne giunse la nolizia raediante circolari diramatc dal signor prof. Petersen nel giorao G luglio; ma per cir- costanzc sfavorevoli almosferiche non potei riconoscerlo alia macchina parallattica, chc nci giorni lie 12. In se- guito poi fu diligcntcmenlc osscrvalo c da me, e dal sig. Treltenero al meridiano ad oggetto di apparecchiare i dali necessarii pel calcolo dell' orbita, c nc vcrranno con- tinuate le osservazioni, finche saranno per noi possibili. II signor Airy, chiarissimo dircltore del grande Os- servalorio di Greenwich, ha proposlo di appcUarlo Mdpo- mcnc, col quale nomc vienc ora per comunc conscnso de- gli Astronomi designato. Soggiungo le osscrvazioni chc ne abbiamo fatlc al- r osservatorio di Padova, c gli elcmcnli dell' orbita cal- colati dal signor Trcltoncro, e da allri Astronomi dci no- stri giorni. Le prime trc osscrvazioni furono falle alia macchina parallattica; le altre (soslencndo il pianola un grado di illurainazione sufficienle a vcdcrc i sollilissimi fili del micromclro) furono fatle al circolo meridiano, ovc ricscono di gran lunga piu csallc. — 213 — Le prime ricerchc inlorno all' orbila di Melpomene sono dovule ai signori Schvcnfeld e Thurmann i quali appogg.a.ulosi alle osso.vazioni vicinissiinc del 'giorni 04 c oO gmgno, e G di luglio, preseularoco i segucnti ele- nienl. accompagnati da una effemeridc estendentes! fino al 4 agosto per facilitarnc Ic osservazioni {Jstron. Nach. ly. olO). Epoca . . . 18o2. Luglio 0,0 T. M. di Berlino, Mz= Jo4^5i'.o6",3 7:= d35. 19.56,2 ^ :zi {ii\ .47.59^2 f — 8 . 59 . 50 , 2 9= 3.30.55,8 log. a^ 0,5142192; ix =: M98",G097. Troppo piccolo essendo 1' inlervallo di tempo fra le osservazioni fondamcntali, essi non possono riguardarsi Che come una prima approssimazionc, cd in falli si allon- tanano g.a notabilmcntc Ic posizioni date dalJa cilata cffe- Eq. med. dcJl'epoca — 214 — meridc da quelle osservale. CoIIa mira di avvicinarsi piii al vcro, prescelsi per una secoiula approssimazionc Ire osscrvazioni mcridiane, semprc preferibili a quelle fattc a macchine equatoriali. La prima di esse fu falla nel gior- no 29 giugno al circolo mcridiano di Berlino ; le allre due sono quelle falte in Padova uei giorni 13 e 28 luglio. Applicandovi le corrczioni dipeudcnli dalla parallasse e dall'aberrazionc, sliiuate dietro i superiori elcmcnlij si e ollcnuto I'orbita seguente, il calcolo dclla quale c dovulo al signer Treltcnero. Epoca . . . 1852. 29,0 Giugno T. M. a Berlino. M=z284^40'.^l",42 ir— i4. 33. 25, 98 w-i50.i6. 10,85 C =: 10. 5.25, IG 9= 12.50.33,19 log. a r= 0,5002861 log. ix"= 5.0095775 ; p," = 1022",2980 Questi elemenli nell'osservazione di mezzo si allon- tanano dall' osservazione dellc scguenli inapprczzabili quaulila. Osserv. — Calcolo in longil. = ~ 0",10 in lalit. — — 0 . 00 Questo pianela perlanto vicne ad aumcntare il nu- mero della meravigliosa famiglia esislente uollo spazio in- terposto fra Martc c Giovc, di cui forma il 18" individuo, ove nei primi giorni di questo secolo si andava ricercan- do un pianela, il quale riempisse la lacuna cola credula esislente dietro una legge empirica, alia r>'rK: dircz. del molo . . . relrograda. ,. ,.. ,if<;j' :i: ,i. — 218 — II signer Valz ta credo idcntica alia scconda comola osscrvala ncl 1827, di cui calcolarono I' orbila lo slcsso Valz cd il sig. Heiligslein, Ecco V orbita dol sig. Valz. T rr 1827, giugno 7,855 T. M. ill Parigi; IT rr 297". 34'; w=:ol8".15'; i =:43" .38'; disl. perielia q =r 0,8081. Legge poscia il M. E. prof. cav. Zanledcsohi ui)a sua Memoria : Sulla fisiologia della visione. Incomlncia TAutore dal ricortlare lo scriltOj olie lessenell'adunanza del 1 1\ Inglio i85o, e la disciissio- ne alia quale diede origliie (V. T, VIII. pag. i 20 de- gli Alii) intornoalla nalura fisica c fisiologica del feiio- meni j nota che anche dope i uuovi studii di Seguin, di Wheatstone e di Briicke I'argomento e luUavia piu da presso alia sua origine o principio, che al suo fine ed esaurimenlo ; perche non si sono peranco bene de- terminati i fenomeni, che servirouo di base alle teorie. Quindi insiste sulla necessila di molliplicare le osser- vazioni e le esperienze prima di metier mano alia di- samina delle ipotesi, dei sislemi e delle leorie ; e in prova adduce, che due proposizioni fondamentali, che furono date per indubitale da Wheatstone, non sono universalmente tali. I.''' La rappresentazione del solido o delle sue di- mensioni sorge necessariamente dalla simultauea esi- slenza delle due diverse projezioni dcllo slcsso. — 219 — II.'' I colori die fanno simulfiincjimcntc impres- sione sopra punti corrispondcnii delle due reline, non si fondono insieme. ■ .- j " / i-*'-.; Alia chiara dimostrazione delle sue osservazioni i'Autore da una buona descrizione dello stercoscopio catottrico di Wheatstone e diollrico di Brewster, e quindi vienea descriverei risultaraenli delle sue osser- vazioni, dalle quali e reso evidente, die la rappresen- tazione della triplice dimensione del solido si ha anco- ra colla percezione di una delle due prospettive diflfe- reuti, ma non cosi sviluppata e perfelta, come costante- mente si ottiene dalla percezione simultanea delle due projezioni. Risguarda esjli il caso, analogo a quello del- la visione di un oggetto vicino con un solo degli occhi die varia uella quantita del rilievo, nelTampiezza, co- me ancora nella posizione. L' incertezza, sogo-iusne •■ J DO O TAutore, od il dubbio, che sovente sorge e del rilievo o dell'incavo del solido. Egli vide tramutarsi sotto del- rocchlo in rilievo I'incavo, che da prima aveva perce- pito netlamenfe colie due prospettive different!, e con- chiude alia necessita del concorso di auibi gli occhi per evilare le illusion!, che si hanno nelfuso dei lele- scopii c microscopii monoculi, E venendo a dire della secunda proposlzione ris- guardante la fusionedei colori,sostiene in opposizionea quantoscrisseWheatstone,che essi si mescolano insieme, da aversi il bianco dai complemenlarii, come Tebbe il Duca di Kignano a Homa, il vcr(le dal bleu e giallo, — 220 — ■ il violello dal bleu c rosso, I'arancialo dal rosso e gial- lo, rindaco dal bleu e violetfo. Avverte che a questo scopo si ricerca uguale grade d'illumlnazione, di atli- vita del due occhi e di applicazione, che danno una condizionc dinamica fisioloi:;ica mobile 'a\\[x quale si no ad era non fu poslo mente dai fisici, e clie gli efl'elli avvcrliti da Wheatslone sono casi particoiari di uu disiquilibrio nella condizione dinamica fisiologica dei due occhi ; e quindi conchiude alia diflcrenza Ira la sensazione che si ha dalla simultanea impressione sul medesimo punlo della stessa retina da' due differenli colori, e dalla impressione dislinta sopra punti delle due retina dai inedesimi colori-, e che e la stahilita nel pri- mo caso, e VinstabUita o mobilita nel secondo. Meltc a disposizione dei meiubri dell'I. R. Istituto lo stereo- scopio di Brewster con prove dagherrolipiche, foto- grafiche sopra lamina e vetri fornitigli da Duboscq-So- leil, e disegni diligentemente eseguiti prospetticameu- te, oade essi pure potessero fare le loro osservazioni, dalle quali PAutore trasse nuova prova alle sue con- clusioni. Compiuta la letLui^a di questa Memoria i! M. E. prof. Minich chiede al prof. Zantedeschi se il cenno da lui fatto d'una discussione che ebbe luogo nelle Sessioni Accademiche del i85o potea riguardar se medesimo, ed avendone ricevulo una risposta affer- mativa, crcde con^enienle di osservare che quclla di- scussione non ha versato intornoalla Fisiologia della vi- 221 — sione, come poUebbesi credere pel lilolo dato alia sua Memoria dal prof. Zantedeschi. In quella discussione il prof. Minich ha delto, die, ammesse le vibrazioni dell'etere, deesi argomentarne senz'altro Telasticita per la luce dell'organo della visioue, e ben luugi dall'am- mettere 1' intervenlo della Fisiologia nella questioae de'colorl accidentali, ha conchiuso che in simile que- stione la Fisiologia apprende dalla Fisica l' esistenza degli impercettibili raoviiuenli che si destano sponta- neamente nell'organo della visione, e si oppongono a quelli prodotti da una prolungata irnpressione dell'iin- raagine priiniliva. A cio il cav. Zantedeschi soggiun- ge che egli ha riferito semplicemente un fatto storico registralo uegli Attl dell' Islituto, e che si riservava la disamina dell' ipotesi dopo che avrebbe ripetuto le principali sperienze dei fisici, beo contento che ognu- no ritenga le sue parlicolari opinioni, le quali per nulla influiscono sulla continuazione de'suoi studii. Per ultimo il dott. A. Massalongo di Verona, a- bilitato a senso del § 8 del Regolamento organic©, presenta col mezzo del M. E, prof, de Visiani un suo scritto intitolato : Monograjla dei Licheni hlastenio- spori. L'Autore innanzi tutto pone la definizione del Lichene blasteniosporo. Esamina quindi gli organi di- versi di cui sono foi^niti i Licheni, affine di stabilire i caralteri costanti e rigeltarne i passeggeri. Fatta la (juale ri vista, egli procede a considerare i principali 222 sislcini Jichcnologlci finora puhhiicali e dlinostra quan- ta sia la fallacia e la confusione dei principii e delle co- guizioni in questo ranio di scienza. E per riparare a tal disordine egli fa alcime osservazloni, dalle quali e condoUo a conchiudere che gli sporidii sono gli orga- ni dei Licheni piu costanti, piu caratteristici, ed i so- li sui quali possa fondarsi ogni esatta classificazione ed ogni giusto sistema. Dopo questa introduzione 1' Autore presenta la sua Monografia dei Licheni blasteniospori e la illuslra con 36 tavole da lui slesso disegnate (i). - L' Islituto si riduce quindi in adunanza segrcta. Si legge r Atlo verbale dell' adunanza segreta del giorno t8 lugiio-, che, senza osservazione alcuna, e ap- provato e firmalo dal Presidenle e dal Segretario. Dopo quesla lettura il M. E. e Segret. dott. Giro- laino Venanzio manifesta la propria gratitudine per la umanissirna deliberazione presa sulla domanda di di- missione da lui presenlata. Egli dichiara che se un de- siderio potesse esservi superiore a quelle di conserva- rc la propria salute, queslo sarebbe cerlo in lui il de- siderio di corrispondere a lanta benevolenza de' suoi Colleghi. II M. E. prof, de Visiaui propone che lo scritto, neir antecedenle adunanza privata presentato col suo (i) Vecli I' A|ij)ciiil»i: 3.i iIlI |iiest;iitf Volume. — 223 — mezzo, del dotl. A. Massaloiigo sia pubbllcato per esteso nella Raccolla degli Atti^ e cio per la speciale impor- tanza dell' argomento e pegli intrinseci pregi del lavo- ro. Dopo lunghe discussioni e varie proposte 1' I. R. Istituto, considerato die I'articolo 12,5 dello Statulo interno delermina precisamente qiiali scritture esser debbano pubbllcate negli Atli, considerata la mole di quella presentata dal Massalongo, considerato che I'art. 1 29 dello Statulo stesso incarica esclusivamente la Se- greteria della compilazlone e pubblicazione dcgli Alti, dellbera ad uoaiiiniita che anche in tal caso sia lascia- to alia Segreleria medesima il libero ed intiero eserci- zio delle incumbenze che le souo dal citato articolo attrlbuite. La Commislone incaricata dell' esame della Me- moria prodotta al Concorso aperto pel Premio fonda- to dal M. O. monsign. G. B. Canova Vescovo di Min- do significa col mezzo del suo Relalore co. Gio. Sco- poli il risultamento degli studii da essa eseguiti, e con- clude che per le ragioni addotte nel suo Rapporto non ,possa essere conferito il premio alia Memoria die por- ta r epigrafe ; Tempas in agrornm cidtu consamere dulce est^ e che sola fa presentata al Concorso. Dopo che furono discussi gli argomenti allegati dalla Gom- missione, e dopo che alcune parti della Memoria fu- rono esaminate, il Presidente raccolte le opinioni, pro- pose che il voto della Commissione medesima sia ap- provalo, e tal partito fu amniesso con voti afiermalivi Tonio III. Scrie II. 3ij 224 f) e coiilrarii i. In conseguenza di cio I'i. r. Istitulo dispose che di tal deliberazione fosse latlo cenno nella Gazzetta ufGciale per norma del concorrentc, e fosse data notizia al benemerito Prelato, riservandosi di provvedere in altro tempo alia riapertura del Concor- so con lo slesso o con diverso Programma, secondo le facolta a lui concedute dallo stesso Prelato. Dope di che I'adunanza si sciolse. . ; j AdUNANZA del GIORNO 2 AGOSTO 1852. Si legge I'Atto verbale dell' antecedente adunaa- za privata del 19 luglio die, dopo alcune rettificazio-* ni chieste ed eseguite sul momento, e approvato e sot- toscrilto. II cav. Vittore Trevisan a termini dell* articolo 8 del Regolamento organico viene ammesso a leggere una disserlazione : Sui mezzi piu acconci a combatte- re il bianco dei grappoli. In essa I'Autore comincia dal riferire i varii me- todi e le sostanze finora suggerite per vincere la ma- lattia delle uve, indicando per alcuni di essi gl'incon- venienti che ne conseguono , o 1' inefficacia. Espone quindi i risultamenti da lui ottenuti dietro I' uso dei fiori di solfo, pei quali risullamenti credesi autorizzato a pioclamare tale sostanza quale mezzo il piu accon- cio a combaltere il bianco dei grappoli. Dietro cio de- — 220 — scrive ininutanienle il inodo e gli iiilifizli coi quali si puo oltenere ]a tlis[)ersione dei fiori di solfo siiUe parii verdi della vite •, indica il tempo upportuno e le cir- costanze che favoriscono i buoni effetti recati da un tal inefodo; e presenta una lavola nella quale venne figiirato il manticc di Goutliier, quale stroinento ne- cossarit) per eseguire la solforazione. Chiude infuie la sua relazione coH'occuparsi di alcuni dellagli di cal- colo rifeiibili alia spesa iinportala da questo nietodo curalivo applicato anche a giandi eslensioni. Finita quesla lettura il S. C. F. Gera fa os- servare clie in un'istruzione popolare sopra tale argo- mento gia stanipata nei fogli di Torino, quella stessa Reale Accademia ebbo appunto a raccomandare Tuso dei fiori di soH'o quale uiezzo efficacissimo per com- battere la nialaftia dei vigneti. Quindi il S. C. dott. Zanardini conuinica ver- balinente i risultanienti oHenuti dall' uso di alcune sostanze esperite contro la parassita delle uve, ed in- tese poscia a diniostrare che le macchie caratteristi- che degU acini infetti susseguono e non precedono la comparsa del funghetto. Circa al prinio punto della sua comunicazione riferi che gli espcrimenti furono istituiti in Murano da quel Farmacista sig. Colleoni, e che i mezzi adope- rati furono 1' acqua semplice per lavacro, il sufTumigio di gas acido solforoso svolto medianle 1' azione del fuoco dal solfuro di antimonio traltato a secco col ni' — L>27 — trato dl polassa , P iirlna inisfa all' acido solforico di- luito secoudo il melodo del dolt. Menici, il cloro svolto dal miscuglio di Guyton Morveau, la polvere di car- bone animale sospesa neiracqua, ed il latte di calce. Di ciascun esperimento, quale saggio dimostrativo , presenlo grappoli di uva sottoposti da 20 giorni in- nanzi all azione delle siogole soslanze, e facendo no- t-are gli efletli portati su ciascun di essi, conchiuse col dichiarare die il lavacro coll'acqua semplice e il suffuaiigio di gas acido solforoso riuscirono del tulto inefficaci , giacche nel primo caso I' uva immediata- mente dopo il lavacro appariva detersa, ma ben pre- sto sotto fallaci apparenze il funghetfo ripigliava forza vegetativa in raodochei grappoli rimasero atroGzzali ; nel secondo caso niun caugiamento fu osservabile, pro- gredendo anzi la malattia fino ad invadere i grappoli coinpletamente. I grappoli pure tratfati colfurina luo- strarono triste efietto, presentando i guasti prodotti dallo stesso liquido impiegato, il quale porto il pronto ingialliinenfo del tralci, delle foglie e degli acini con esso bagnati. Al contrario il cloro, la polvere di car- bone animale sospesa neir acqua ed il latte di calce produssero eccellenti elfetli, sennonche in forza di al- cune riflessioni dichiaro il dotf. Zaoardini che il latte di calce merilava la preferen/a sugli altri metodi qui indicati. Da ultimo passo a rendere ostensibili alcuni e- scmplari di uva altaccala dallacriltogama nei suoi pri- — 228 — jnordj, iiidicandonc 1 caralteri, dal (juali c dato lico- noscere, anchc ad occhio arraato di semplice lenle, che i punti o macchie brune caralteristiche degli acini infetti susseguono e non precedono la comparsa del funghetto, e sono quindi effetto anziche causa del suo sviluppo, Altre osservazioni poscia sullo stesso argomento espone in una Nota il 31, E. ing. Casoni il quale fa co- noscere una serie di fenomeni che a lui si presentaro- no nell'esaminare le viti infetle, dai quali e indotto a ritenere che il bianco dell'uva sia 1' effetto di un male che si appiglia suirorgauisuio della pianta, e la predispo- ne a ricevere leperniciose influenza atmosferiche; ed in questa opinione egli e confermato cosi dai segni di le- sione da alcuni osservali nelle radici delle viti ammala- te, come dai fatto che i primi sinlomi del male si raa- nifestano nelle estremita dei grappoli e nei traici pia giovani che presentano macchie livido-nerastre, cio che egli vorrebbe spiegare considerando che il succo nutritivo, il quale su pel tronco s'innalza, passa pei veicoli flosci appassiti, deboli nelle loro funzioni, onde scarso ed infermo arriva alia sommita, la quale per questo appunto e la prima che scolora e periscc. On- de conchiude che la cura debba nei modi piu acconci rivolgersi al terreno , e che questi modi siano prin- cipahnenle la estirpazioiie dell'erba iatorno ai tronchi, il movimento della terra, le aspcrsioni al pedale con polvere od acqua di calce, la diradazione delle pian- — 229 — te clie a'pedali facessero orabra, e fiiiulmeiilc il laglio degli alberi vicini clie fossero soggetti all' ingombro deile plante rampantl pell'umidita clie vi mantengono e pegl'insetti a'quali si fanno nido e stanza, Tutte queste letture e comuaicazloai diedero oc- casJone e subbietto a lunghe e svariate discussioni iielle quail prendono parle quasi tiilti i Membri ef- fettivi e'i Socj corrispondenti intervenuti all' adu- nanza. L'i. r. Istiluto pero riflettendo che malagevole sa- rebbe di ritrarre dalle discussioni medesime alcun prin- cipio od alcuna doltrina che giovar potesse all'oggetto di cui si tratta, dispone che del loro tenore e delle e- sposte osservazioni, e delle fatte letture sia data comuni- cazione alia Comniissione speciale a tal uopo istitulta, affinche questa possa opportunemente valersene nei suoi sludj. Dopo di che I'Istitulo si n'diice in adunanza se- greta. Si legge I'Atto verbale delPaotecedente adunan- za segreta del giorno 19 luglio, ch' e approvalo c sot- toscritto. ,. . }. Si annunziano i seguenti doni fatli aH'Islilulo dopo I' adunanza di luglio. I. Dai sigg. Tafel e G. M. Thomas. ' 'i -^ '!!;{> u^i:' — 230 — Griccliisrhe OrUjinal-Urkinukn sur Gesrhirftti; ck's Freislaates Rcujusa, di pag. 52 in 8. cou due Tavole (Kstr- dagli Auu. deirAccadeniia di Vieoiia) Maggio 4851. . w •J.. Dal slg. prof. ah. Luigi Gaiter di Verona. ' ' SuW ivflaenza deU'uso sopra h liufjuc. IMenioria di pag. 24 in 8. (Estr. dal Golleltore dell' Adige). Sopra lo sludii) dclla lingua e Icllemlura latina nel~ h Scuolc d' Italia. Verona 4851, di pag. 24 in 8. 3, Dalla Societa d Incoraggiaraento di Scienze, Lettere ed Arti in Milano. liapportu sufjli cspcrimenti cserjuili dal signor Paulo Gorini^ letlo nell' adunanza del 2 maggio 1852 dal sig. D. Guido Susaui. Milano 4 852. di pag. 22 in 4.'^ piccolo. 4. Dalla Societa niedico-chirurgica di Bologna. BulkUino dellc. Scienze mcdiche. Aprile 4852. S.Dal M. E, prof. cav. Zantedeschi. Giornale fisico cliimico Ilaliano. Punlala II. 1852. II M. E. prof, de Visiani, qua! Kelatore della Commissione istituita per la uialattia sviluppalasi nel- le uve, legge un Rapporlo in cui si da risposfa alie ricerche fatte dalla Presideuza alia Commissione me- desima a senso delle deliberazioni prese dall'i. r. Isti- tulo nelle adunanze di luglio o conscguenti al dispac- cio deir i. r. Luogotenenza 11 luglio d. i/jSSa. — 231 — L' Istltulo dispone che siffatta risposla sia comu- nicata alia stessa i. r. Luogotenenza, affinche qiiesta sia informata degli studj che si stanno facendo su tale importante argomento, e dei provvedimenti che si vau- no preparando. II Segretario legge un Avviso che I'anzidetla Commissione chiede che sia pubblicato nella Gazzetta nfficiale. Nessuna obbiezione a questo Avviso vioa fattaj ma siccome i lavori in esso annunciati non po- tranno essere eseguiti senza un qualche dispendio, co- si r Istituto dichiara unanimemente che un tale di- spendio, in vista della particolare gravita dell' ogget- to, sia coi proprj ibndi sostenuto. Questo Avviso e del tenore seguente : La Coinmissione, incaricata dalTI. R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, di studiare questo grave argo- nientOj gli ha indirizzalo una prima relazione inlorno al medesinio, di cui 1' Eccelsa I, R. Luogotenenza ha ordi- nato fossero fatle puLbiiche le parti piii rilevanli.Al quale invito si reputa di soddisfare porgendone il sunto clie segue. S'cgli e necessario nella cura razionale di qualsiasi inorbo , fissarne prima la vera essenza ed accertarne le cause, i Commissarii credettero primamente di dichiarare, che I'attuale infezione delle uve consiste in una disorga- nizzazione della superficie csterua deirepidermide di tutte le parti erbacee della vile, prodolta dall'esservi cresciuto sopra un hinghetto microscopico deH'ordine delle niulTe, a cui vien dato dai piii il nonie di Oidium Tuckeri. Vu a luugo discusso se questo lungo venisse dal di fuori Iras- Tomo III. Scrie II. 3u — 252 — [jorlalo neir acioo , senza che vi avesse parle uuo ilato patologico della vile, o se alia coniparsa del fungo pre- cedesse una malattia della vite slessa, di cui quello non fosse che una manifeslazionc o un efl'etlo. Accurate e molteplici osservazioni, e ragionaraenti piu rigorosi indu- cono ora la Comraissionc a ritenerc qnal vera causa del morbo la comparsa del fungo, senza che a cio concorra essenzialmente una precedenle condizione morbosa in- terna della vile atlaccalane. Ouesla conchiusione conso- lanle, e della piu alia importanza perche liraita il male alle parli ci haccc della preziosa pianla, e quindi moslra I'inutiMla di proccdere coiilro la pianla stcssa, e ferirla, sbarbaria o recidcrla, come aicuni sfuluciali niinacciano di voler fare, ha d'uoi > d'essere, piu che afTermala, pro- vala, per Iranquillare trli animi giustarnente agitati de'co- !oni e de'proprielarii ; il che la Commissione si adopero di fare con ogni fatta argoinenli, de' quail qui si accen- nano i piii convincenti e piii pralici. Essere in quest' anno lo slalo generale delle viti presso di noi piu prosperoso del solilo, lo moslra meglio di checchcssia,il fatlo evidente ed universale della straor- dinaria leracila delle slesse, non isco! gendosi poi diffc- renza veruna in tale rispetlo fra le viti che furono 1' anno scorso 0 sono adesso colle dal fungo, e quelle che ne fu- rono o sono esenli. Ora la grande produllivila c la rigo- gliosa vegelazione d'una pianla esclude ogni possibilila di conlcmporanea malatlia grave, nniversale cd inter- na. Ne le macchie afTallo superficiali o I' intrislimento di pochi traici provano punto il conlrario, csscndo quesle affezioni parziali, che non influiscono scnsibilnienle sulla sanila generale del vegclahile, e provcngono da causa esterna, cioe dal funghcllo medcsinio: e Irovandosi indi- slinliiinenle uvc inlclle sopra vili cho pur porlaiio Iralci - 253 — sani, 0(1 uve sane sopra viti fornile di Iralci niacchiali, e forza il dedunie iion esservi relazione nocessaria lia la iiialaltia de'grappoli e lo stalo inlerno dclla piaula. die li prodiisse. Qiianlo poi all'inlradiciamcnto di alcuiie radici, die pur fu nolato in viti infetle dal fiiiigo, e sulle quali fu pur vedula una specie di niu(]'aj osservazioni ripelute couvinsero la Couiraissione che le vili con alcune radici fracide non sempre porlano uve nialale, ue quelle a ladici sane csser sempre riinaste indenni dalF infezione ; il che prova non esservi rapporto necessario fra la nialaltia del- le uve e lo stato accidenlale di alcune delle radici. D' al- tra parte rifleltasi che di tali radici guasle se ne videro in ogni tempo , senza che percio ne sorgesse I'atluale malatlia delle uve. Riguardo poi alia mufTn. da taluni os- servata su queste stesse radici, essa nulla ha di comune col funghello dell' uva , ed e una delle lante produzioni fungose, che sogliono iogenerarsi conuinemeule sulle so- stanze organiche decomposte, quali souo appunto le ra- dici corrotte. II niodo della origine e propagazione del morbo , e le osservazioni falle intorno alle cnndizioni meleorologi- che, che ne agevolano od impediscono la diffusione, rav- valorano sempre piii I'opinione che i germi di quel falale pulviscolo, o nieglio lanugine cenorognola, che investe le nostra uve ^ sieno slati portati dal di fuori e depositali sopra le stesse. Generatisi nelle serre d* Inghilterra, ove s' imprigiona I'esistenza e si violenta la produttivita della vile, di la passarono essi coi veuti di nord-ovest (il cui predomioio e dimostralo dalle lavole anemografiche con- temporanee) nel Belgio, in Francia, in Piemoute, in To- scana; quindi nel rimanente d' Italia; poscia coglievan I'lslria, la Dalmazia, le isole Jonie e la Grecia, Ora questa — 234 — did'iiMone iion [)ui) ;iver piu facile e probabilc spiegazio- ne oho coll'animetlere il Irasporto dai luoghi infelli ai sani degli organi riprodiiUori esilissiini, die son propiii della iiuiesla crillogania. A cio danno poi saldo appoggio ed evidenle coiirerina lo osservazioni , oviniqiie fallc e molliplicate, da cui ritraesi csscre rimaste generalmente iiicoliijui le vili c le uvc piu riparale e difesc da filte fo- glic o da tronchi o da nuiri ; iiclle quail, se anche in se- guito si inanifeslo rinfezione, cio non lu clic piu tardi c per successiva molliplicazionc de" germi arrivali colla prima invasione, nicnlre le vili esposle al libero accesso de'venli fiiron colte le prime. Ne dislruggono la genera- lila di queste osservazioni alcuni casi special!, ne' quali Irovossi I'uva iiifella anche dove piu riparala ; il che e senipre una eccezione poco frequenle, non inferma punto Ja legge piu generale , e ricevc agevolc spiegazione da cio, che , appiccatasi una volta la malallia, i minulissimi genni del ftingo trovano mille vie per essere Irasportali e deposli anrhe nolle parli della vite piu riposte e segrele. llitenuto pertanlo I'alluale infozione de' grappoli di- I'/ondere dal parassitismo di quel fiinghello esilissimo, ed aver sede esclusivaniente nell' epideruiide deile parli er- bacce della vite o del grappolo, veduto a rinconlro esser- ne grinlerni e piu sodi lessuli alfallo immuni ed illesi, ne vieiie di conseguenza che non contro la vite, si contro il fungo sieno da rivolgersi gli sludii degli scienziali e Ic pratiche doi cullori ; per lo che, quanto fu scritto e sul feiire Irasversalmenle o forare il pedalc di qnella per avcrne copioso scolo di linfa, e sul taglio delle radici fra- cide, credule causa di malallia, e mollo piii il proposto sharbamcnto o troncamento clelle vili , non ha fonda- nienlo che lo sorregga, e debbesi rigeltare fra le cose nssurdc, inulili e rovinosc. — 255 — Parrebbesi invece uon dover esser cosi di tanti mezzi proposti per la dislruzione del fiingo: eppure spe- rienze senza fine, e quasi lulte infelicenienle riuscite, pro- varono anche codesti niezzi, prescindendo pur dalle dif- ficolta die ne presenta Tapplicazione universale e la spe- sa , non avere rnggiuulo lo scopo desiderato, e spesso esser guarite spontaneamente e senza rimedio alcuno le stesse uvc nialate. Pure, fra gli altri, il latte di calce parve linora aver fatta miglior prova, e I'innocuila sua, e la niaggior faciliti\ d'applicarlo, e la tenuita del dispen- dio, sembra lo raccomandiuo piu degli altri. Ma nella stagionc in cui siamo dell' irarainente ed anco incominciala vendemniia, piu che a combaltere I'in- fezione, e nccessario il richianiare I'alteiizione de' vigna- iuoli ad alcuiic avverleuze j nierce le quali si possa dal- I'uva superslite ritrarre il miglior vino possibile. A tale soggelto iniporla sopra lullo di fare, nell'atto della ven- demniia, la piu diiigeute separazione delle uve sane dalle malale, affinrhe il vino di quelle non si risenia della Iri- sta condizione di queste, le quali denno esser serbate a parte per fame poscia o vinello o acquavile, secondo 11 grado della inalallia, e quello di iQro maturila. Compiulo il raccolto , sarebbe sommaraente utile, per favorire la dislruzione dei germi della fatal parassita, e per mlgliorare la condizione inedesima della vite, di troncar in aulunno tulli i traici macchiati o altrimenli intrislili e guasli, non risparmiando neanche i frultiferi, quando presentino il piu lieve indizio della malatlia so- stenula , abbruciandoli poi colle foglic diligenlemente raccolle. Con che si corra il doppio scopo e di dislrug- gere i germi del fungo che ospitassero sui Iralci infelti, e di mondar la vile dalle sue parti piii ofTese, concentrando cosi ncl ceppo i suoi succhi, e per lal guisa accrescendo- — 250 — ne la forzn vegetabile. Al quale scopo condurra eziniulio una pill accurata coltivazione del suolo. Clo crcde la Gommissionc di proporre per ora, come quel solo che possa farsi attualmcntc, e si riserba di suggei'ire a piii opporluno niomenlo que' provvedi- menli, che fossero da adoltarsi all' aprir della primavera si per preservar possibilnienle la vile da una novella in- vasionej si ancora per allenuarne le conseguenze. I! M. E. dott. Namias qual relatore della Com- missione islitulta per I'oggelto della Pellagra, legge ua Rapporto in cui riferisce gli sludj falti dalla me- desima Commissione sugli Atli di recente comunica- ti dalla i. r. Luogotenenza su tale argomentOj ed avan- za alcune proposizioni da quegli stud] derivanti. Dopo alcune discussioni e dopo uu'avvertenza fatta dal M. E. prof. Minicb ed accolta dal Relatore sull'art. 4 §. c. della Circolare della R. Delegazione di Udine il\ aprile decorso n. , I'lstitulo aramette ad unani- ^ 2609' mita le conclusioni della Commissione e ne approva le proposte, e dispone che il rapporto di essa sia con voto pienameute adesivo assoggeltato alia superiore Autorita. Dopo di che Tadunanza si scioglie. APPE^IM€E G I U N T E YOCABOLARII ITALIAMI I'ROrOSTE DALL' I. R. ISTITUTO VEl\ETO III SCIENZR. LETTEHK FP ARTI. YENEZIA, <:n' Tipi iti riExno NAnATOVir.il. ' - 18 52. *^ dVt Jto oVo cnf t (Osc. — IDiscorsidiM. Pielro Andrea Ma tlhioii nolli seilibri diPedacio DioscorideAnazarbeo della Materia medicinale. In Venezia, appresso Vincenzo Valgrisi, 1568, in foglio. {rjs. — Prof. Roberto de Yisiani.) MoNTiG. Diosc. — Dioscoride Anazarbeo della Materia medicinale, tradolto per M. Marcantonio Montigiano da s. Gimignano, medico, in lingua fiorentina. In Firenze, 1547, in 8. (Fis. — Prol'. Roberto de Visiani.) Nauu. 1st. Fir. — Istoria della citta di Firenze di Jacopo Nardi. Firenze, 1842, in 8. {G. Cut. — Goiite Giovanni Cittadella.) Pitt. 1st. fior. — Istoria fiorentina di Jacopo Pitli. Firenze, per Gio. Pietro Vieusseux editore, 1842, in 8. {J. Cut. Fig. — Conte Andrea Cilladclla-Yigodarzere.) Ros. Disc. — Discorso di Salvator Rosa tratto dalla Vita che ne scrisseilPascoli ed inseritodal Gamba inquella scrittane dal Raldinucci,e sopra cilata. Venezia,Alvisop., 1 830, in 12. Sat. Pitt. — Salvator Rosa, Satira della Pittura. Osserv. Trovasi alia fine della Vita di Salvator Rosa scritta d;)l Baldinncci. Venezia, Alvisopoli, 1830, in 12. {J)iJi\CH. — Doll. Giuseppe Binnchetli.) Sagg. nat.esp. — Saggi di naturali esperienze fatte nell' Acca- dernia del Cimento,3. ediz. fiorentina. Firenze, Tip. G.ilil., 1841, in fogl. (./. tiTT. Fig. — Conte Andrea Ciltadella-Vigodarzerc) — XVI Sod. Agr. — Traltato di Agricollura di Giovnn Villorio Suderiiii. Firenze, 1811, in 4. {Fjp. — Cav. Agoslino Fapanni.) Vasar. Vita di Bitonam. — Vila di Buonamico di Giorgio Vasari. Vita del Brunell. — Vita del Bruneileschi di Giorgio Vasari. Osserv. Trovansi entrambe nel seguenle libro inli- lolato: Fant. e hizzarr. — Fantasie e bizzanie di arlisli narrate da Giorgio Vasari e Iralte dalle sue Vite di eccelleiiti pit- tori, scullori ed architetti.Venezia,Alvisopoli, 1850, in 12. {Buiscu. — Dotl. Giuseppe Bianclielli.) ViNc. Dant. Prop. — Trattato delle periette proporzioni di Viii- cenzio Danli. Venczia, 18o0, in 12. {Cjrr. — Prof. Luigi Anninio Carrer.) VI^'c. Viv. Intorno al difend. — Intorno al dil'endersi da'riem- pimenli c dalle corrosioni de' fiumi applicato ad Arno in vicinanza della citta di Firenze. Discorso di Vincen- zo Viviani al serenissimo Granduca Cosimo III. Intorno al ripar. — Intorno al riparare per qiianto pos- sibil sia la citta e la campagna di Pisa dalle innonda- zioni ec. Discorso, come sopra. Osserv. Sono aniendue questi Discorsi nel vol. iv. clas- scm. della BibliotecaClassica italianadi scienzi^leltereed artidisposta e illustrala da Luigi Cnrrer,intitolato:.4u/o;-t die trattano del molo delle acque. Venezia, tip. del Gon- doliere, 1841, in 12. {PjLEOc. — Cav. Pielro Palcocapa.) Vi^c. Pill. — Tratlalo della Piltura di Leonardo da Vinci. Fi- renze, Pagani e Grazioli, 1792, in 4. {Selv. — Prof. Pielro Eslense Sclvatico.) Ossew. Per piu facile inlelligeaza delle cilazioiii avvertasi che i numeri romaiii vertical! indicano 11 vo- lume; i roniani corsivi od obliqiii, il libro o capitoli in cui quelle e diviso; gli arabi la pagina. C. I U ]N T E A I VOGABOLARIl ITALIiKI. -^::><00 a <^LK:x A ABITATORI A GRAVEZZA, sost. ni. pi. Jhitalori che possedono beni nel commie o lo stato. e, pagando le gra- vezzc, hanno la qiialitd e i diritti di cUtadmanza. — Gun. lor. Rep. Fir. I. 17. TuUi gli ahilalori della citta di Fircnze sono di due sorta ; perche alcuni sono a gravez- za, come noi diciamo, cioe pagano le imposizioni ordinarie e straordinarie che si pongono ai cittadini per li pnbblici bisogni; altri noii sono a gravezza, perche, essendo lutti persone povere, non hanno beni stabili di sorte alcnna, e vivono delle latiche lorOj non pagano le sopradette imposi- zioni e nella citla non hanno grado alcuiio, ne sono chia- raali cittadini, e son qiielli che forman 1' aggregate della Fiorentina plebe, — Osserv. Locuzione gia viva in Firenze, usata di J'rcqucntc dal Giannolti, mancante ai Vocabola- rii , bellissima. Disliiigue ie due giaiidi classi che Ibr- mano ogni stato, gli abbienli e i non abbienti. Chianiare abitalorl chc non sono a fjravezza coloro che fonnano Ie ulliine plebi, e piu decoroso per la innaiia iialiiia di quello sia il chiainarli proletarii, usurpaiido una voce che in Roma anlica significava coloro (jui prole tantum liempiihlicam alebant, e meltc I'lioino povero nclla spregevole condizione di giumcnto da razza. {Sjgr.) ACCIDEINTALE, sost. Ai Dizionarii, cbc non recano qucsto vocabolo se non in addiettivo, si aggiunga il sc- guente §. AcciDEiSTALE. In forza di sost. — Bart. Ghiac. XXXV. 698 perocche alia sostanza, ch' e il puro iarsi d' acqua ghiaccio, non lichiedersi allro die il I'reddo sec- co; al niodo, che lalvolla ha degli stranissinii acciden- li, concorrere a prodiirli cagioni particolari, prese altre dair intrinseco della materia che si aggcla, allie dall' e- strinseco della llgura del vaso, dalle condizioni propiie del hiogo, dal tempo e da altre somiglianti variela che spellano ali'accidentale. {Bunch.) AGGIDENTE, sost. m. Esempio da aggiungere. — Sufj. nat. vsp. 91. Gli accidenti di scemare, di crescere, di quietare, di risalire, di correre, di ritardarsi, seguivano sempre i medesimi punli (di un vaso (V acqua posto nel (jhiaccio). {A. Cnr. Vie.) AGGUNDENSATO, add. Condetmito. — Sod. ./r/r. 19. Ancorclie piu deboli segiii se ne abbiaiio, die nella luua accondensati si conosceranno, come quando un cerchio ros- so purpureo altorno si sta. {Fjp.) AGCURTATO, add. Jccorcialo. — Uart. lUrr. 112. E in lale sconlramenlo , accorlala la mano , riescc con — 3 — lulla, per cosi dire, in piigiio la sua virtu. — Manca al Manuzzi c al Yocab, di Napoli ; ma lo ha la Crusca pub- ])Jicaia rccenlemcale. Ai due cscmpi da essa rccali pud per allro aggiungersi anclie queslo di aulorc piii nioder- no. {Fea.) ACQUATILE, add. Lo slesso clic Jcquatico. — Yiisc. Dant. Prop. 81 0 84". Per venire agli allri due generi di aniniali, cioe a quello deli' aria delto volatile e a quello dcl- I'acqua delto acquatile {Cajir.) ADDIRITTO, add. Da addirizzare per Dedkare. — Be>c. Pim. Dedlc. Aceio che sc per farla volgare {I'ope- ra) perdessi di ripulazione, la racquisli per la dignila di co- lui, a cui ella e addirilta. (Cjbji.) ADDIRIZZARE, verb. alt. § da aggiungere. Per De- dicare o simile , e (jualcosa pih d' inviare , solo significalo prossimo al noslro daloci dal Yocabolario. — Rekc. Pirn. Dedic. M' e parulo, quella (opera) al line ridotta, cosa debita e convcniente a voi priacipalmente addirizzarla. {CjRn.) ADOMBRAZIONE , sost. f. 11 Yocabolario ba il te- nia delta voce, nia uon rcca esempio alcuno. — Benc. Pirn. G. Dio per grandc aniore verso di quclla {Nalnra) sor- rise, quasi come se egli ragguardasse la I'orma della umana bellezza nell'acqua come in ispecchio, e vedesse in terra di quella qualcbe adombrazione. {Carr.) AFFAGGIATO, add. Per ridotto a faccie piane. — Yrxc. Viv. Intonio al diferid. 80. Ed i quali (solidi) sieno di for- ma non rotonda, ma aOacciaia e ruspa. {Palkoc.) AFFEZIOAATO, add. Per ajjcllo, impressionato. — Benc. Pint. 7. lo sono nuovamenle affezionato d' arden- te desiderio ; e desidero oltr' a questo d' udire quel cbe re- sta. [Carr.) _ 4 - AFFISSARE, verb. all. All' articolo del Dizionai io tlo- M'obbc aggiungorsi il seguenle |. Affissahe, ncl stMiso in cui adopcrasi, o piio adnpc- rarsi dai cliiniici. V. Fissare. {Jii,/i\cii.) AGIllE, verb. ncul. Qiieslo verbo, lanlo iKsalo da" iiiodoriii in seiiso di operan\,farel]'t'U.o^ ecc. e regislialo ma senza escinpio. Eccone uno del Galilei. — Gal. Safjfjktt. n. 21 ... . la quale {iialura), sovenle agisce con maniere a noi inescogilabiii. [Buacii.) AGGRAVAiMENTO, sost. m, § da aggiungersi. Per fcsOj torpore o siynilc. — Be.a'c. Fitn. 15. 11 sonno del corpo era slato sobrielu dell' animo, e 1' aggravainenlo delli oeclii vero ragguardamenlo. [Carh.) AGGRAVEZZATO, add. Solloposto a (jvavezze. — Pitt. 1st. Fior. oC. Si mandassero a parlilo 28 nominali da 28 elezionarii di persone pero che fossero sta- te per 50 anni aggravezzate in Firenze. — 1 ^ ocabola- rli del Manuzzi e del Tramaler riportano iin solo e- sempio della voce (ujfjmvezzare, tolto dai Bundi aiilkln (1579), scriltura non abbaslanza autorevole. (.'/. CiTT. Fig.) ALA, sosi. f. Per Sorta di riparo die dcdla sponda di un flume s'avauza ncll^doeo restriiigendosi con dolce pen- dio. — Vi?ic. Yiv. Iiilonw al ripar. 11(1. Per mezzo di lavori da I'arsi, se non oonie sponde andanli da anibe le })arli, almeno separati, purclie i'uno dilenda I'altro a se in- Ceriore, e rpiesli o sieno ali, o sproni di steecate ripiene con fascine che I'aeciano scarpa verso la correnle, ecc. (Pjleoc.) ALBOROTTARE, verb. alt. e neut. pass. Ael Dizionario c"e alhoivllo, \oc(i regislrala come ^enulaci di S[)agna,signi- licante .vcoj)i/);V//io, e jiolala come da usarsi ncl segnenle o — 5 — simil modo di dire: mettcre in alborotlo, e se ne reoa im esenipio del Redi, II \crbo alborottarc nianca. Credo clie reseiiipio, il quale riporlo qui sotto, aulorizzi ad aggiunge- re un aiiicolo. Onde : AlborottarEj verb. alt. e neulr. pass. Scompi(jUare,com- muoverc, arjitare, ecc. — Ciiiabu. Elocj. 175. Alfine si mori 11 re Filippo ; lascio che il coiisiglio di slato prendesse 11 governo : riacquistala Terisca in Zelanda, gli Spagnuoli si alboroUarono, di onde venne cagione ebe il Consiglio ar- masse incontra loro. {Bijtsch.) ALCALIZZATO, add. Queslo vocabolo registrato nel Dlzionario soltanto come addieltivo , manca di esempio. SI ponga 11 seguente ; e all' arlicolo si aggiunga il § che leggerassi appresso : — Bart. Ghiacc. I. XXJX. 67G. . . almen de' vegetabili e cerlo , clio dove sien dislalli , e- ziandio se dal fuoco, 11 sale che ne rlnian nelle cenerl alca- lizzato e fisso ritiene la facolla di rapprcsentarne, singo- larmente sul giaccio, rimniagine ben llgurala. ALcaizzATO, in iorza di sost., da aggiungersi. — Bart. Coag. Fill. 721. INe in cio mancano alle piante 1 lo- ro sail, e acldi e dolci, e volalili e fissi (che in suslanza so- no uno stesso), e abbruciandosl ogni pianta, ne va il sollil di quegli nella fuliggine , e ne riman nelle ceiieri V alca- hzzato di quesli. {Bunch.) ALLEGAZIONE, sost. f. Per Lega di meUdli. — G \l. Op. I. 20. Gosi si potesse iare lo stesso in un' allegazione di due nietalli. {Mvgn.) ALLlBPiATO, add. Aggiungi esempio. — jNard. 1st. Fir. I. A. Quegli che possedevano beni innnobili nella cilta o nel contado, ed erano allibratl, che cosi si chiamavano i descritti e compresi ne' libri delle gravezze e tribuli della citta. — Nel Manuzzi manca la voce. {G. Citt.) — t; — ALQUANTETTO, aw. Diminutiro di alquanto, — Son. Jrjr. oO. L;i Inna aacora c iimida , c akjuanlello calda. [t'H'-) ALTAINO, sosl. in. iSomc di vculo. — Sod. Jgr. 54, Allano 0 Allino quasi die dal marc sodii. i^^^'-) ALTAURl, sosl. in. pi. Nome di voili. — Sod. Jrjr. (i9. Altaiiri si domandano (juclli die vcngono dai inonti e spi- rano in alio. [f'-^^-) ALTERATORE, sosl. m. Non amnicsso dal Manuzzi, amnicsso dal \ ocabolario del Tranialer, ma senza esempio. Eccone iino bellissimo del Bartoli. — Cos. Bart. Pitt. I. 17. E pero si puo abbaslanza persuadere al piltoie clio il bianco ed il ncio non sono vcri colori, ina gli allcralori per cosi dire dci colori, (itf/uy.) ALTINO, sost. m. Nome di venlo. — Vcdi Altaao. {F.,P.) AMMAEIARE 5 verb. alt. Sarebbe lorse da regislrarsi come degno di nola il seguente uso metaforico di questo \erbo, facendone il seguenle |. § AiiniALiAREj in seiiso mclaCorico. — Bap.t. Ghiacc. A'AXIII. (il9. Lc nebbie cbe siregano in [)Ocbe ore i se- minal!, e dalle spigbe in lalle sugano qiianio v* lia di quel buon umoit!, e le \iti c le piante Irntlilere in liore amma- liano e guaslano, non sono allro clie \apor d'acqua rap- preso in nebbia, {Biakcii.) AND ARE, \Qvh. neul. Aggiungi esempio al § xiv del Manuzzi. — ^^'Uij- "f'^- ^^P- ^^ - Si inulo orivolo, piglian- doseiie uno, del quale andavano appunto GO vibrazioni al minuto primo. [A. Cut. Vig.) ANDARE IN FORAGGK), verb, neulr. Fnrcnjfjiare. — Baut. Bier. 95. Su e gin per un anguslissimo calie, le formiclic andavano in f'oraggio. {Iea) APPlCCAMEMOj sost. m. § da aggiiingersi. Per Jl- taccamentOj confjlutina::ione nel senso di Jppiccare % i. del Manuzzi e 29 del Voc. di ?yapoli. — "^f'f/g- ^^at esp. 61. II bagnanienlo ricevulo da liitla la superficle interna del cannellino servissc come di glutine al cilindro d'acqua, on- d'egli per appiccamenlo vi si reggesse. {J. Cut. Ijg.) APPULSO, sost. m. Impulso_, spinta^ urto. — Gal. Op. III. 02. L'udito con noia rice\e gli appulsi inteniperali de' tremori dell'aria, che seiiza ordine e senza regola van- no a ierire sul timpano. — Dopo questo articolo si collochi I'altro (Astr.) del Voc. di Psapoli. {Mlgis.) A PREDOMIMO. Posto awerbialmenle Di preferciiza. — Gal. Op. I. 204. Se sieno terrei od aerei a predominio. (/Vf/GA.) ARCOBALESTRO , sost. m. Aggiungi esempii. — GiAiiB. Fegez, 58. Ed eranvi i Iragularii , che co' bale- stri ed arcobalestri balestravano. {La stampa ha erronea- mente triangularii ). E 159. Ed ancora avevano arcoba- lestri, i quali balestravano piu forte. E 165. Dalle mu- ra si rlmuovono li dilenditori co' balestri ed arcobalestri. E 166. Contro le dette cose iisato e di difiendere gli assediati co' balestri ed arcobalestri. — II Manuzzi nou ha la voce, e nel Voc. di iNapoli gli esempii che mancano si possono ag- giungere, nonche il lat. Jrcuballista. {Furl.) ARGESTE, sost. m. JSome di vento che cquivale a Poiientt- Maestro.. — Sod. Arfr. 51. Alcuni per conlrario hanno opposto Argeste a Favonio. — II Vocab. di ^apoli ha Argeste, ma non reca alcun esempio. (Fjp.) ARMEMIERE, sost. m. Lo stesso che Jrmentiero. — Bart. Jiicr. 219. — L'uno (jEsait) salvalico, I'allro {Gia- cobbc) gentile; Tuno armigero e caccialore, I'allro pacitico e armentiere. — rvel Voc. del Manuzzi manca pure Jnneii- licri). {Eap.) ARRIVARE, verb, nculr. pass. § da aggiiingersi in sen- so (li accostarsi cosl da toccarc. — Safjy. ncit. esp. i21 ... acciocchc rigonfiale Ic fibre per inzuppamento s'arrivino I'li- iia alFallra. {J. Cjtt. Fig.) ARROVESCIATURA, sost. f. — Sctfjg. nat. esp. 56. II vaso di cristallo la ciii bocca sporgc iu liiori con arrovescia- lura piana. — I due Vocabolarii rapporlando questo esem- pio spicgano arrovesciatiira per arrovcaciameiito, e arrove- sciamento per Vatto di arrovescicwe. Qui invece arrovescia- liira vale rivolta ddV imboccatiira di un vaso. (J. CiTT. Fig.) ARROZIRE. V. Arro/jto. ARROZITO, add. Fatlo scuro dal sole e mulato dal naturale, e dicesi del colore. — Momig. Diosc. i2. II colo- re come dal sole arrozilo la tornare naturale. E 20. Fa niorvide le cariii ru\ ide, e lo arrozito colore per farlo lor- nare naturale — I Vocabolarii lianno arrozzire e arrozzilo con la doppia z^ e non nel sigiiificalo qui addolto. Quesla vo- cCj piu voile usata dal Alonligiano_, ha nella slanipa quando la doppia z e quando la scenipia. K^^^-) ASPETTO, sosl. ni. Gaardamento. Esempio da potersi aggiungere al § iv del Voc. del Manuzzi, che ne reca sola- menle di poesia. — 1je?\C. I'im. 84. Esso {Dio) lia una lor- nia, ma la sua propria S'orma, conciossiach'ellafugga loaspet- lo delli occTii, e incorporoa. — 11 Yocabolario di Napoli ha scompiglio non poco nei varii aiticoli di questa voce. Reca per allro un esempio di prosa soito il n. -4, in questo mede- simo significato. (Cjrr.) A SQUADRA, SOPRA SQUADRA, SOTTO SQUADRA, mod. avv. Denominazioni degli angoli relto, oltuso, acuto. JNe alia voce anrjolo, ne alia voce squadra il Voc. del Ma- nuzzi o quello del Tramater accennano questo modo di specificare gli angoli. — Cos. Bart. Pitt. I. 5. Tre sono — 9 — Ic sorta degli angoli, a squadra. sollo squadra e sopra squa- dra. — Nel testo dcII'Alberli si leggc: Jngnlonnn Iriti sinil: genera, reclum, ohlusum alqiie aculiim. (iVek.) ASSITO, sost. 11). Ncl Dizionaiio quesla voce e re"i- strata con ])uoai csenipii in senso di tmme~zo di asse eom- timse insieme, fallo alle stanze in camhio di muro: ed all- elic come pavlmeuio^ solaio, piano di tavole, ma per qucslo secondo signilicato e allegata la nuda autoiita delia Crusca, senza esempio. Eccolo: — Vas .r. Fila di Buonam. 51. . . 1 e poco apprcsso il berluccione salire sopra V assilo, c in iin baleno falle le mestiche, vcggiono il nuovo maestro mctlersi a lavorarc sopra i sanli di Buonamico. {BuAcif.) A TOCGA E i>ON TOCGA, mod. aw. -- Sacjy. nat. esp. d22. Sopra quesla ciambella aggiustammo a tocca e non tocca una croce. — Cotesto avverbio e nci Yocabolarii tra 1 modi dei verbi sUtrc, andarc, loccare; ma non sembia spiegato abbastanza dal rasenlare fra 7 si e '/ no c daU'es- sere vicinissimo. L" esempio addollo indica com' esso signi- ticlii I ullimu e la pin Icgrjera approssimazione matcriale degli estrcmi. (^j^ (jjjj /-^^ ) ATTAGGARE, Nerb. att. Coglierc. V. Attaccato. ATTAGGATO , add. § da aggiungcrsi per Colpo di marlello o simile die coglie, ha il siio effello. — Gal. Op. III. 210. II colpo non e altaccalo. {Muga) ATTKAZIOAE. Y. Fare AiTnAzio>E. ATfUAZIOAE, sost. f. Aggiungansi i seguenti esem- pii a maggior chiarezza del significalo di qiicsla voce. L'altnare, metlere in alio; Vcsecuzione di qnalche cosa.— Gal. Op. III. Ao3. Ne forse ancora voi potreste mostrarmi Ic parti divisibili separate tutle; pero conviene trovare qnal- che altra maniera di alluazionc. E poco apprcsso. I. r. . . Di- lemi pcrtanto so voi chiamereste altuale a vostra soddisfa- — iO — zionc lo soprndctlc (Hiallro lince, (jiiaiuio senza slacoanio riiiia tiairaltia si picgasscro ad angoli, c se no I'ormassc iin (|nadralo, coiilido clic lale alluazioiie vi haslcrebbc. AUDIENZA 0 UDIENZA, sost. f. Per significarc Marjistmli rudunali^ e nell'aflo di esercilarc il propria of- jicio. — Gixy. Ihp. Fior. 111. 150. Basla loro avcre Ic prime digiiila, c potei' venire in piazza, c innanzi si riduclii- no aU'aiuIienze, Carsi J)on ^ede^e, e lispondere priva!an)enle a clii ha bisogno del Magislralo, e consuinare piii lenipo i'lioi'i della pubblica andienza, clie in essa poi consumino. loi III. 155, E linahiicnle raunati nelle audicnze, quan- do si ragionava di qiviloosa Inlli dicevano che csscndo Tora larda sarebbero brievi, c non crano si loslo arrivali in quel- le aiidienze che pareva loro ogni ora mille anni per deside- rio di parlirsi. — Osscri\ Scbbene qiicslo significato sia dell" uso, e della lisigua viva, puie nianca al Yocabolario. (Sjgr.) AUGNARE, verb, ncutr. pass. Essen coiKjiiinlo insic- mc; comjiuvrjcrsi inslvme internandosi, e qui ])ropriamcnle delle ossa. ■ — Bart. Ricr. 100. Sonvi delle ossa coninies- se di piu insie])ie con nianierc d'aniniirabile ingcgno; si ben condjaciano e aiigaano .... {Fen.) A>E11E \A) STATO, Nerh. alt. Per signilicare CiUadini rlie avrudo lo slain, lianno la qualila e il dirillo di esscre elelli a niafjislrali — Gian. For. llrp. Fir. I. 15. Al- cuni lianno lo s'.alo, cioe possono avere idagislrali. — Os- scrv. Locuzione e\idenle per signilicare (i'a gli al)ilanli a gravezza, cioe lia il corpo dei cilladini, coloro a' (piali le leggi consealono lo esser elelli ai niagislrali. [Sjgii.) AV\ENTiZIO add. xNon ha esempii die nello slrcUo si- gnificalo legale e del oOO, e inio solo di poesia |)cr avveni- - a — {iccio. — BfiiNC. Pirn. So. 11 mondo die ha tulle le forme, cH cerlo iion ricc\ e di luiovo forme avvcolizie e })eregrine. {Cjnn.) AVVENTO, sosl. m. Per Fenulu. Aggiuiigi csejnpio del secolo XYI. — BE^c. Fim. Jnj. Qiresti i)re\ide la riiina dcU'anlica religionc, quesli rorigine della nuova fede, que- sli lo avvenlo di Crislo. {Carr.) B BARBARIA, sosl. f. Per Refjioue abilaiu da barbari. — GiAiiiB. Fe(jez. 28. Lo signoreggialorc di luUc le genii di Barbaria. — ii lal. ha: domitor omnium (jcnlium barbara- rum. [Furl.) BARCIlEGGIARE,verb. rieulr. pass, y/iidan in barca. — Bart, ificr. 97,Perciosecorido il consiglio diPlutarcocon- viene o passeggiar liuigo il mare o barcheggiare huigo le spiaggie. — Maiica quesla voce nel \ oc. del Mamizzi, e il Yo- cabolario di iNapoli non I'ha chc nel senso figuralo. [Ven.) BISCOATORTO, add. m. Contorto. —■ Sod. Jyr. 134. 11 moro ed il cedro di lermezza di legname non sono dil- ferenti dal loto, per la piu parte bisconlorli. [Fjp.) BIZZIOSO, add. Inicondo^ derivato Corse da bizza o coUera. — Sod. Jfjr. 77. L'acqua poco Iredda .... modifi- candosi per !e parli del noslro microcosmo, e per queste ca- gioni ella e sana a'bizziosi. {Fap.) BOZZAULO, sosl. m. Uccello delto aitclte Mugnaio, della specie de' Gabbiani. — Sod. Jfjr. 51. 1 nibbi c i boz- zauli, o nuignai col loro volare adagio. ('' -'^O BRAJNGIGATO, add. Aggiungi esempio clie manca. — Safjfj. not. esj). 08. La (ai'lalla avesse paUlo i:ei venir bran- cicala coilc mani. (.-/. Citt. Fig.) — ^2 — BRUSGOj snst. m. Soria lU fiunjo die iinscc ncIVacero e net curpino. — Son. .l(jr. 125. II l)riisco e ncll' iicoro c nel carpino come nogli allri il lungo dctlo Uiboro : ma ([uel- lo passa qiu'slo di licllezza ed ccccllenza, chc si chiama mol- lusco. {F^P) C CALCATA, sost. f. Qiicsla voce manca in sostanlivo ; mi parroblie dovcrsi aggimigcre il segnciile articolo : Calc ATA, sosl. I', .'/jjollnmcnto di cjenlc, e non dircbbcsi chc di vile. — Ilos. Saf. pitt. 210. A dipinger .... vigiiate, carri, calcale, oslerie. — Ossero. TSon sono ben cerlo sul vero significato di qucsla voce, ma ad ogni modo e da rc- gistrarsi, Irovaadosi in autore cd in opera chc i compilalori del Vocabolario si proposcro di spogliarc, c mellono ncU'in- dicc come s[)ogliala. E per lo slesso molivo e da regislrarsi nigngnacche, essendosi cio f'allo di bracane e trenlapagnot- /^e, ed aliegando anzi per I'una c Faltra di questc voci il verso ch' e poco sollo a quello in cui leggesi la parola cal- cale. {lilJlSCII.) CALCIO, sosl. m. Piede di monte. — Sod. Jgr. 75. Acqua sorla da limpidissimi I'onli nalnrali, la quale sopra lutlo fra piclre, massi o pulila Icrra dalle cinie de'montipiii che da cosle o calcio loro scalurisce. i^'^^P-) . CALIGINO, sost. m. da aggiungersi per Piccolo calice di fiori 0 1'rnlla. — Mo>tig. Diosc. 10 ([)er errore 9). Fa i fiori.... come i baccelli ovvcro calicini del dente cavallino. {f J'S-) CA;\1ERAZZ0, sosl. m. Peggionitivo di Cameriere. — Sod. Jgr. 170. I Ihllorij i servilovi dai minislri piii nobili sien se[)aralij sia chc per la qualila dcU'ufiizio sieno convc- nienli le loro abilazioni; le sue abbiano i camerazzi. {PytP) — io — GAPEZZATA sosL f. Corona o cappello con cui si ter- mina la sommita di un'opcra. — Viisc. Yiv. Intorno al di- fend. 57. Nc fuialmcnle , se il Icllo d'Arno non si fos- se innalzato soUo lo duo pescaie di s. Nicolo e deH'Uc- cello, lo lor capezzalo o corone sarebhcro state soUevate, e non poco, in piu volte, come chiai'o vi appariscc (non oslan- te chc, con lulti questi alzamcnli, non avanzi ad esse ca- duta), ecc. (Fjleoc.) CAPITALE DI UN MURO, sost. m. Fondamenlo o re- sto solklo del piede di una miiraglia crollata. — Vinc. Viv. hilorno al difcnd., 102 se si fosscro costrutti quegli antcmurali slabilissimi die da piu anni in qua ho alteso a propone in carta^ ad eflTetto di slabilire le operazioni suddette sul capitalc di quel grossissimo e fer- niissimo muro anlico di pescaia, o di gualchicra, o d' altro edifizio che vi si era scoperlo di nuovo, ecc. {Paleoc.) CARATTERE', sost. m. Per Quelle lettere di cui si sei- vono fjli stampatori. — Beinc. Pirn. Dedic. Spinlo dalla onesta delta donianda , e Iralto dalla bellezza de' caraltcri suoi... riio conipiaciulo del presente Pimandro. — Quesla voce curattere, in qucslo significalo, fu suggerita dall' Al- bert! e riporlata nel Voc, del Manuzzi, ma scnza escmpio alcuno. (Cjrr) GARNALE, add. Di came. — BE^c. Pirn. 25. Ed ogni anima vclala dal corpo carnalOj per ragguardare di sopra, ecc. — Gli csempii allegali da'Vocabolarii senlono dolllgu- ratOj riferendosi tutli a parentela. {Ctiiii.) GATENELLO, sost. m. Per Que'lraviceUi che si vsano a riunire ipali di una palajilla. In questo sonso non trovasi nel Dizionario, essendovi solo Catenella dimin. di Catena. — Vinc. Viv., Intorno al difend. Ai. Siccome e probabile che la suddotla risega, oggi coperta, rinianesse allora siipc- — U — rioro al piano dell' acquc piu basse, come si pratica nel lali- hricarle, non si polomlo conliccare ai [)ali del fondaiuento le calene ed i catenelli^ soit'esso piano, senza un gran di- spendio in contrajipalale e riprcse ecc. {Pjleoc.) CAURO, sosl. ni. Noma di veiilo occidentalCj dal lot. Gaums equivale a Coro. Aggiungi esempio. — Sod. Jgr. 50. I venli occidenlali opposli ai predelU sono Cauro, Favo- nio ed Aflrico. [F'^p-) GAVATA, sost. ni. Per Uatto del vnotarc. — iSagg. naf. o.sp. 59. Coniinciamnio a volar Taria della scaioleltaj chindcndo a ogni oa\ala. {J. Citt. ria.) GECIA, sos!. ni. yTo/ue di vcnio tratlo d(dla lingua grcca, da noi rliiatnalo Greco-Levante. — Sod. Jgr. 51. Gecia, venlo che s!a conlro a Libo. — II Vocabolario di AV poli riporla (juesla voce senza alcnn esempio. (Fjp.) GEMiilCO, add. Ttiltociij die passa pel cenlro d^ una (jualunque figura, sia plana o sollda. Questa voce non par- vc di biiona lega al Manuzzi e la bandi dal suo Vocabolario. Nel Tramaler la si riporla senza addurre verun esempio. — Gos. Baut. Pin. I. 8. De' raggi ancora se ne trova una cosi lallo, die a simi!iUidine di quesla linea centrica che dicemmo, si puo chiamare raggio cenlrico o del cenlro [)er cio ch' egli sla di manicra nella snpcrlicie, che causa da ogni banda intorno a se angoli uguali. LiMEA cr.iNTRicA, assolulamcnle [)er Diainelro. — Gos. Bakt. Pill. I. i. La linea dirilla che tagliera due voile la cir- conlerenza e passeru per il cenlro, si chiama appresso i Mate- malici il dianiciro del cerchio. Noi chianiercmo cpiesla inc- desinia cenirica. {DJeis.) GEIK^AllE, verb. ail. coll' accusal, di [)ersona per Af- fezionani, cattivarsi V auimo allrni. — Nard. IsL fir. III. 172. II Duca. . . dopo rabballiniento della lazione del - 15 — frate cominclo a deslderare c ccrcare (i Fumlini), — Manca quesruso del verbo siuklello nei Yocabolaiii del Manuzzi e del Tranialor. (G. Cut.) CHIAVARD ARE, verb. alt. Kel Dizionario c"e queslo verbo, e se ne allega 1' aulorlla del Yasari ; nia uon sc nc reca I'eseaipio. Eccolo : — Vasau. ru. dd Brnnell. GO. Den- iro la maudoria era a uso d'angelo \\\\ gio\iiicllo di qiiin- dici anni in circa, cinlo nel mezzo da iiii lerro, e nella man- do rla da pie chia\ardato in modo cbc non poleva cascare. {Burs en.) CIMEKTARE , verb. att. In correlazicnc al Cimmlo ossia alia prova ddlo sqidltino. — Pitt, 1st. fwr. 50. ]NeI die non fu da cotanlo universale {il Consirjlio fjran- de ) (juanlunquc Ire voile coi voli cimcntato, esaudilo. E 14i. I'rcvalse Niccolo Capponi nel cimentarsi con allri cin- que rcstali di maggior finore Ira sessanla nominali. E 147. Cinienlaudosi cosi lalla deliberazione con i sulfra- gii pill voile, resto semprc mai ^ana. — 11 Vocabolario del Manuzzi e di Napoli poi'gono un solo csempio di quesl'uso del vocabolo cimentarc, escmpio del Da\anzali non abba- slanza chiaro di per se : polere i Fadri che hanno voce in senaio proporre quaitdo cogliono^ c cliicdere che si cimotti. I j)assi del Tilli conferinano e riscliiarano quelio del Davan- zali. (.-/. CiTT. riG.) GIJNQUEFOGLIE, sost. m. Specie ff erba detta anche I'mtajUlo (Polenlilla replans diLi/nteo). Si aggiunga Tcsem- pio dell'aso mascolino all'unico del Redi — Moistig. Diosc. 3. Gome la Gramigna, il Farfaro e il Ginquefoglie. {f^Js.) GiRGEO, sosl. m. Nome di vciilo che sojfia dal Pro- moiilorio Circco, cosi detto da Circe. — Sod. Jfj>'. 05. Gir- ceo simihnenle li'cddo c secco aggira i \enli e da una gran nc\e. (Fjp.) — IG - CIRCOLARE, verb, alt AU'arlicolo del Diziouario clie porta solanionle iiii esempio di verso per queslo vcrbo in seiiso allivo, e nol regislra in scnso neiilro passivo^ parnii sarebhe da aggiungersi il seguentc esempio di [)rosa, e poscia il § die si leggera appresso : — Bart. Coarj. 111. 706 . . . indi , concediUa qualchc apparenza di probabil ragione a chi sosliene la fliiidila del sangue cagioiiarsi dal moto che incessanlemeiile il circoia e '1 dil)alle, iic soggiun- ge la cagion vera. § CiiicoLvr.E, ill sigiiif. iieulr, pass. — Bart. Comj. XIII, 750 . . . duiique si converra dire clic come il sangue va per le arterie dal cenlro alia circonlerenza delcorpo,eper le vene lorna dalla cireonferenza al cenlro, cli' e un verissi- mo circolarsi ; cosi nelle pianle v' abbia allri condoUi cbe porlino 1' umore dal fondo, cbe appiinto cbiamano il ciiore, a luUe I'cslremila della pianla ; e allri da esse il riporlino al cuore. {Ui.iiscii.) CIRGONSGRIZIO^'E , sosl. f. Voce lecnica dei Pillori. 11 Maniizzi regislra queslo vocabolo in due modi: l.iicl senso di teriniuare, limilare ; 2. nel senso della descrizione di die die ski con pin parole. Ora si veda a quale operazionc il iiar- toli assegni la \oce circonscrizione. — Cos. Bart. PHL II. 4o. Principalmente quando noi squadiiamo qualcbe cosa esscre un cerlo che^ cbe occupa luogo. K il PiUorc circoscii\eia lo spazio di (pieslo luogo, e queslo modo di lirare i dinlor- ni con vocaliolo convenienle cbiamera circoscrizione. {Mek.) CITTADINANZA, sosl. f. Per 17m/emc dc'dlladiisi die hanno diritio di sHJf'raijio ndlu cosa pnbblica. — Pitt. 1st. fior. o. La cilladinanza liilla rishelia iiisiome cor- roboro la nuo\a liberla con ollime leggi. E 58. Bia- simava agramenle 1' universale della cittadinauza Tuna e — 17 — r altra di tpielle fazioni. E 6G. II valore, Tiulegrila, la po- tenza di una citladinanza iinita iFisieme al benefizio coniii- iie, — Nel Vocabolario di Napoli e in qiiello del Manuzzi sfaniio registrati qiiatlro signilicati: adunansa di cittadhii; ordine e (jrado; civilta: dimora. {J. Citt. Fig.) CODA DI GOLPE, sost. i'. Specie d^erba tintoria delta ancora Aiicusa e Alcanna {Jnrhusa tinct. di Linn,). — Mo>- TiG. Diosc. 25. Certi die per dargli {aU'olio 7'osato) bel colo- re vi meltono Tancnsa, cioe la coda di golpe. i^^^^-) COGiNATO, add. Ver congiunto di cognazione. Ag- giungi esenipio di prosa. — Be?«c. Pirn. AA. Ccrlamente queste sono inlerissime parti di Dio, di lui proprie cognate inseparabili, e spezialmente diretlc. — Qui figuralaniente. {CjJiR.) COLORITA, sost. f. Qucilita di cid che ha colore. — ViiNC. Dant. Pivp. 60. E se la durezza e la colorila e il fine a che e fatta la pietra, ogni volla che piii dure e colorite stannOj meglio conseguiranno il fine loro nelle specie che si trovano. {Cjrr.) COMANDARE \]^ ESERCITO, MILIZIE , verb. alt. Levare, fare im esercito o milizie. — Nard. 1st. Fir. IF. 241. Ma se dai nostri Goniniessarii .... fusse sta- te conceduto ai nostri fanti , coniandati cosi tumultua- rianiente .... senza dubbio avrebbon rolto gl'inimici no- stri. E Fill. 209. A questa tale sua iorlificazione fu da- to poco inipediniento dalle nostre genti, anzi quasi come in una tacita triegua erano lasciali senza ofFesa lavorare, con una grandissinia nioltitudine di contadini che si potevano facilniente in ogni parte couiandare. — I due Vocabolarii ci- lano comandare tin esercito per governarlo. ma non nel- I'uso da noi registralo e chiarito coi due citati esempii. {G. Cut.) — 18 - COMANDATO, add. dato alle milizie, Icvate per ordi- nanza in titrvigio ckllo stalo, a dijfennza delle condotte daWestero o mercenarie; add. usato anche soslanlivamente. — Nard. 1st. Fir. IF. 2A0. Fra !e quali provvisioni fit gran numero di iaiili comandali .... Una parte di ta- li comandati si Irassero dal Gasenlino. — E qui mi sem- brano da correggere i due Vocabolarii die defiiiiscono co- mandato per ordine^ bando, con questo escinpio del Mac- chiavelli: Pure con comandati ed altre siniili provvisioni alia citta di Pisa soccorsero. L'crrore mi pare manifesto. (G. CiTT.) COMMISURAZIONE, sost. f. Cornmensurazione ; misti- ra di piii cose insienie. — Viac. Da?.t. Prop. 18. Faccia uu composto d' una conimisurazione di parti con il tutto, e del tutto con le parti : il die e proprio dell'ordine. E 45. E qiiesta commisurazione puo essere con la paritii e simil- mente con la disparita. {Cjr/i.) GOMODAME?^TE, aw. Tre significati applica il Yocab. del Manuzzi a questa voce e sono : con comodita, agevol- mente, mediocremente. II Bartoli usolla in sense di conve- nientemenlej adattatamente. — Cos. Bart. Pitt. H. 71. Ma quella tanto celebrala figlinola d'Inaco die fii convertita in vacca, dipingeremo lorse noi comodamenle comechcella cor- ra con la testa alta, con i piedi alzati, e con la coda torta? — Nel testo latino pcraptc. {Men) GOMPAGlNATOj part, dal verbo compaginare o tene- re in compage. Concatenato. Aggiuugi esempio. — Sod. Jgr. 147. Fabbricando d' asse d' albero^ o allra materia grossa quattro dita, e ben com[)aginate iusieme da imo a sommo, secondo la grossezza del muro die si voglia fare. {Fjp.) COMPLETO, add. Conipiuto. Aggiiingi esempio all'ii- — 19 — nico del Magalotli. — Sod. Jgr. 48G. Alcuni hanno giudi- cato che sia meglio, e cosi han I'atto, di tirare 11 procanto della muraglia in foggia di complela fortificazione. (Fjp.) COMPONIMEISTO, sost. m. Voce tecnica dei pittori. II significalo di quesla voce piesso i pitlori non in riniar- cato lie dal Vocab. del jManuzzi, ne da quello del Tramater. II componiiueuto che essi chiamaQO dei piltori risguarda la distribuzione arnionica derjli oggetti che un pittore dispo- ne nel siio quadrOj lo che generalmente s'addomanda com- posizione. II teslo dell' Albert! o megho del Barloli addila ben altra cosa. — Cos. Bart, Pitt. II. 45. Nel guardare noi consideriaino in che iiiodo si congiunghino insieme le diver- se superfizie del vedulo corpo in fra di loro e disegnando il piltore questi conginngimenti delle superfizie a' lor liioghij potra, e bene, chiaiuarlo componimento. £/Joco;jnmo: Tulla questa regola del dividcre il pavimento si aspetta a quella parte della pittura che noi al siio luogo chiamerenio compo- nimento. {3Ien.) GOMPOSTOj sost. m. § da aggiungersi. V insieme, il tutto. — Sugg, nat csp. 166. Si prese una palla di piombo e si aggravo esleriorniente conaltro piombo; e posato lulto 11 composlo [J. CiTT. ViG.) GONGAGIOrsE, sost. f. Questa voce manca in ambo i Vocabolarii. Aggiungasi : CoNCAGio.^Ej sost. 1'. Cuusu clie opera insieme con al- tre, causa concomitante, concausa. — Bart. Suon. Ill, r. Soii... adiHUjiie il treniore e cagione o concagione, o, alia men trista, condizion necessaria al potersi miiovere delle corde. (Bunch.) COINGAVO, sost, m. i\Ii par degno di nota il seguenfe uso metaforico di quesla voce; e pero stimerei da aggiun- gersi il seguente §. — 20 — CoxcAvo, sost. m. da aggiungcrsi in senso figurato, — Baht. Ghiac. II, XXVil. 070. Qui si conviene assentire e passar per vere alciine cose alia Concorde^ c, per cosi di- re, giurala deposizioue che ne han fatta i sensi ; del cui giu- dizio Ic scuole piu moderne i'anno quel grandissimo conlo che giustamente le ha indotte a dividersi nelle materie natu- rali dai metafisici, che ne filosofan per astrazioni speculate nel conca\ 0 delle idee. {Bijacii.) GONCIARE, verb. alt. Dicesi anche del legnanie. — Vino. Viv. Intorno al dijhid. 75 . . . ne' boschi a lagliare, a conciarCj a far fascine. £ 86 , . . che se faranno bene i lor conti, assai piu vale quel legname che sciupano in allerrarlo, conciarlo, ficcarlo, e formarlo in opera di breve durata, ec, {Pjleoc) CONCORD ARE, verb. att. Metterc in accordo attiva- mente. — Nard. 1st. Fir. II. 166. Coniefece {la divina Prov- vidcnza) di quest'uomo . .. neH'unire e concordare insierae le diverse opinioni dei cittadini. — I Vocab. del Manuzzi e del Tramater non citano esempii in questo significato^ che il secondo per allro regislra al | I. {G. Cut.) CONDITORE, sost. m. Facitore , fabbricatore. Ag- giungi esempio nioderno a que' del 500. — Be>c. Pirn. 37. 0 figlio, riguarda bene la composizionc del corpo uniano, per lo esempio impara chi e stato conditore di si belia im- magine. E o8. Or penseremo noi, la niaravigliosa coslitn- zione di questo niondo essere fatta senza conditore ? {Cjbb.) COI\TERlRE,verb. neut. pass. ?er Trasferirsi. — Reno. Pirn. 15. Essi ancora si conferiscono nel numero delle pote- slati, e fatti potestati fruiscono Dio. {Carr.) CONFORME, aw. Aggiungi esempio che mostra po- tersi accordare col terzo caso. — Nard. ht. Fir. I. 8. Bene- - 21 — detto di Nerozzo degli Alberti, conforme alia volenti del Gonfalonieic. (G. Citt.) GONFUSGATO, add. Offuscato, intorbicUto. — Bekc. Pint. 105. In verita, o padre mio, che io gia iniparo, e con- ciossiache per te sperassi diventar saviOj pcnsaudo a queslo, veggio confuscati tulti i niiei sensi. [Carr.) GONGLOBATO, add. Aggiugni esenipio. — Sod. A(jr. 70. Un'esallazione arida e delle nuvole conglobate di sopra, cacciate violentemente verso terra^ genera Tecnefia. {Fjp.) COiVGREGATO , add. Per compilato , composto. — Benc. Pirn. 36. Alcuni piii congregali e alcuni piu semplici, quelli gravi e quest! liberi. [Carr.) GONJETTURA, sost. f. Per Segno o imUzio jisico. — MoiNTiG. Diosc. 2A. E per sapere se {gli olii odoriferi) sono buoni, bisogna vedere se I'olio odorandolo sa di quello clie egli e fatto. Perche questo e ottinia conjettura. {^^^■^') CONJNUMERATO, part. Aggiiingi esenipio all'unico che da il Voc. del Manuzzi. — Vinc. Pitt. 22. 11 bianco non e connumerato in fra i colori. (Selj.) GONSORTE, sost. m. Nel senso del | 5 di Gonsorteria nel Voc. del Tramater, cioe delta stessa stirpe, ossia per Con- sorto. Se ne faccia alia voce Consorte il § 7 col seguente esenipio. — Nard. 1st. Fir. III. ISO. Vieri de' Medici .... come uoino die singolarmente fusse contrario alio Stalo di Piero de" Medici suo consorte. — Manca anche nel Voc. del Manuzzi. {G. Cnr) GONSUMARE, verb. att. Disertare di vettovaglie. Ag- giungerei questo esempio all'altro men chiaro del Sacchetti citato dal Voc. del Manuzzi al § ix. — Nard. 1st. Fir. 111. p. 183. Avendo ( Paolo Fitelli) consumato tutto quel paese, di sua natura poco abbondante di biade. (C. Citt) GONTEMPLATORE, sost. m. Agginngi esenipio mo- derno a qiie'del 300. — Bejnc. Pirn. 27. L'uomo fu fatto con- templalore dell'opera divina. {Cjrr.) CONTENZIONE, sosl. f. Qiiesla voce in senso di Forza morale non e registrata. Aggiuugasi pero il seguenle §. CoiNTENZiONE. Forzu iVcinimo^ di volontii, ecc. — Da- viL. Istor. III. 109. A questo era era intenta con ogni con- tenzione di spirito la regina. [Biajsch) Osscrv. Kella edizione di Padova del 1852 pei lipi della Minerva Icggesi tensione in luogo di contenzione, ma per ar- bilrio od errore, scndo che le edizioni piii anliclie, e percio pill autorevoli, leggono contenzione alia latina. {f is) GOISTEZZAjSOst, f. All'artieolo dei Yocabolarii sareb- be forse opporluna I'aggiunta seguente : § CoKTEZZA. Idea acquistata, concetto relativo a scien- za, a sapcre, cio che dicesi comunemente cognizione. — Bart. Coocj. Fill. 717. Ho dello schiiidere con partico- lar riguardo alFuovo; perciocche questa e, infra le altre, una delle nuove conlezze che dobbiamo alia non piu mate- riale e meccanica, ma del luUo filosofica notomia del nostro tempo. {BiANCH.) CONTIGUAZIONE, sost. f. L'articolo dei Yocabolarii manca d'esempio : pongasi il seguente. — V>kv.i. Snon. III. //. 508. Adunque ella e conlintiazione di tremore per conligua- zione de' corpi. {Bunch.) COPERCHIO DEGLI OCCHI,sost. m. ?er Palpehra. — MoNTiG. Diosc. 25. Ungonsi con esso {olio rosalo) i coper- chi degli occhi indurati. E 64. Con queste {foglie di fico) si fregano ancora i coperchi degli occhi arrovesciati, rossi e carnosi. {^is.) COPERTATO, part, da coperlare o coprire. Sod. Jgr. 1 1 7. L'onlano e rolmo vogliono essere coperlali dal terreno. {Fap.) — L'b — CORETANO, sost. ni. Fcnto di Coro. ch' e tra pone7ite e maestro. — Sod. J(jr. 18. Quaiido si senliranno spirar venli aiistiali garbino, corctano c oslro. {Fap.) CORPULEjNZA, sost. f. § fJensita dei corjn rispetto alia materia di die sono composti ^ in quanta c pin o mcno rara, o densa c stipata. — Gal. Op. III. 450. Sendo, V. g., la soltilila dell'aria venli voile piu cedente, o men resislenle delia corpulenza e crassizie deU'acqua. E poco appresso I. c. Siccome decupla e la corpulenza deiracqua dell'aria. (iIIugn) CORRIMENTO, sost. ni. // correre. Aggiungi esempio moderno al § ii del Vocabolario del Manuzzij ove non sono esempii che del oOO. — Benc. Pirn. oC. La diffusione del mare, il corrimento dei fiumi, la larghezza dell'aria. (Cjhr.) COTTO, sost. m. Scotlatura. — Moktig. Diosc.^ 22. E biiono al cotto, al laltime e tigna, ecc. E 24. {V olio di fien (jreco) fermo eon la cera e buono al cotlo ed ai pedi- gnoni. (II Rucllio traduce : prodest amhistis igne). E 46. Con la loro cocitura {delle foglie del liovistico) si i'a fomen- lazione sul cotto. {^^■^•) GOZZATO, part, da cozzare. Urlato. percosso o ferito colle coma. § CozzATO. Percosso o urlato come die sia. — Baut. Bier. 212. II dice la pazza tesla di Giorgio Gioachimo Re- tico che Irovo il cervello die non avea cjuando gli fu cozza- la e inl'ranta al solaio e al pavimento. {Fen.) CRDIINALE, sost. m. Tribunale. — Baut. Bier. 189. Poi I'accusarono d' incantatorCj e ne ando la querela al cri- minale del popolo. {Veis.) — 24 - _ D , DAL SI' AL rs'O, mod. aw., cioe Tra il chiedere ed il vefjare. Modo non avvertito dal Vocab. del Traniater ne dal Manuzzi. — Nard. 1st. Fir. III. 179. Con le quali tulte for- ze da piii parli ccrcavaiio (i Finiziani) di passare a' danni de' Fiorenliiii, e prima per la via di Siena. Del che, dal si al no, furon falle molte dispute tra PandoUo Petrucci e I'o- rator \iniziano. {G. Citt.) DARE LICENZA , verb. att. L' atlo dci preposti ad una piibblica assemblea, col quale se lie accomiatano i componcnti. — Gian. For. Rep. Fir. I. i9. Se il debito nu- mero non vi era, la Signoria aspettava tanlo che fossero comparsi lutti, o veramentc difFeriva tutto cpiello che si ave- va a lare alia prossima tornata, e laceva daie Hcenza a quel- li che si erauo nella sala ridotti, ed ella se ne tornava alle sue stanze. — Osseru. Alia voce Hcenza^ al verbo licenzia- re, deliniti dai Vocabolarii per commiato e accommiatarej la giunta di questa locuzione, che si potrebbe corredare di molti esempli, c utile per liberarci dal gallicismo : L'ansem- blea c sciolta, sciogliere rassemblea. [Sagr.) DARSl m PIACERE, verb, recipr. Frost iiiiirsi. — BAar. liicr. 184. La sapicnza di Alene entrando nella Stoa, neir Accademia ecc, quanle scuole tanti postriboli dov'essa si dava in piacere ad ognuno. (Fen.) DEGEZIONE, sost. f. Errorc, inganno. — Benc. Fim. 107. Invoco la verita, e subito la decezione si I'ugge e la ve- rila e presente. {Cjrr.) DEFIMTORE, sost. m. Sinimeulo usalo dagli scul- tori per dcterininare /c parli piii salienli d' una statua. — 25 — DefinitorCj secondo il Voc. del Manuzzi e cio che definisce, e termiiie monaslico. Nulla piu. Lo stesso si Icgge nel Voc. delTraniater. — Gos.^xm. Stat. i2A. E lutto questo istru- mento, fallo dell'orizzonte, della linda e del piombo, io lo chiamo Definitore. {Men.) DENARIO, add. m. Che ha relazione al died. — Benc. Pirn. 109. Impero che, o figliuolo, il denario (iiumero) e genitore dell' aniina. E poco dopo. Adunque la unita secon- do la ragioiie contiene il denario e ancora il denario r unila. {C'jBJi.) DEPOSITAZIONE, sost. f. L' azione e V atto del de- positare. — Gun. Fin. II. 437. Avendo prima depositato quella quantita di denari che si da all'Auditore .... sanza cjuella depositazione, e dopo i detti due mesi non si puo ottener nulla. — Osseru. Quesla giunta e dovuta al dotto e diligcnte raccoglilore e illustratore del Giannotli, sig. F. L. Polidori, che nola mancare ai Vocabolarii tale voce che significa I' azione e /' atto del depositare^ nientre deposito significa la cosa depositata. (Sjgr.) DEPRECATORIO, add. m. Pregmite per allontanare il male. — Nard. 1st. Fir. I. 58. Si che ancora il frate (Sa- vonarola) .... usasse molte parole deprecalorie e conimi- natorie da parte di Dio, questa ambasceria lu di poco mo- mento. {G. Cut.) DESGRIVERE , verb. att. Registrare in correlazio- ne air eslinio c olle pubbliche gravczze. — Pitt. 1st. Fior. do. Si vinse una provvisione , che si stimassero tutti quanti h beni per descriversi a' libri pubblici. E 158. Descrissonsi adunque tutti i cittadini sopportan- ti gravczze. — Osserv. Questa voce e nei Vocabolarii di Na- poli e del iManuzzi nel senso di rcfjistrare con un solo esemj)io del Villani : fu descritto il castcllo di Cerharia in 4 — 26 — possessione e contado ilel cormin di Firenze. Ma appunto il passo del Pilli riscliiara qiiello del Mllarii e ne porge piii siciiro queslo uso del verbo descrivere, che puo veni- re opporUino freciiienlemcnte ; c taiilo piu che la voce in- scrivere, adoperata appo noi comunoinenle in codesto senso, non ha aulorita di esempii nei due Vocabolarli , se noii iiel sigiiificalo di poiTe inscrhionc, ova ero in senso geome- Irico. L' esempio del Pilli niostra anche la conlinuazione nell'uso del vocabolo per due secoli. {J. Citt. Vjg.) DIAMETRO, sost. m. Linea che divide a meta qualun- que fujnra circolare o quadrilatera. 11 Voc. del Manuzzi de- liaisce il Diamelro : liiiea che divide il cerclno per mezzo. 11 Voc. dclTraniater aggiunge un § coH'astcrisco cosi espri- mendosi; la dicujonale e spcsso chiamata Diametro dagli Euclidiani. 11 Manuzzi non diede a questa voce che un solo significato : il Tramaler la dichiaro in uso fra i soli Euclidiani, non adducendone verun esempio. Eccone uno del Barloli. — Cos. Bart. Pilt. II. 52 Se una mede- sima conlinuala linca diritta sara nel pavimento diametro de"quadrangoli congiunli insienie. (IUea.) DIASPRIFICATO, part, da diasprificare, ridoito asi- militudine di diaspro. — Sod. Jfji\ loG.Si e veduto un pez- zo di nocc diasprificato lulto per la forza di quel sugo al- io a farsi pielra. i^JP-) DIGUOSSATAMENTE, aw. Jl modo che d fauno fjli abbozzi. — \i^c. Pitt. 20. Lo studio deicomponinienti delle istorie deve esscrc di porrc le figure digrossatamente, cioe abbozzale, ecc. (Self.) D1LU\ lARE, verb. neut. Questo verbo, nel Vocabolario, manca d' esempio nel significato di piovcre strabocchevol- meuie, ch*c il suo propiio, e quindi il principale. Eccolo: Yasaix. Fanl.e bizzarr. 102. Avevaauoia il pianger de'pulti, — 27 — il lossir degll nomini, il suono delle canipanc, il cantar de'fra- ti; e qiiando diliiviava 11 cielo dl acqua aveva piacere di ve- der rovinarla a piombo da'telti, e strltolarsi per terra. (Bunch.) DIMUOYERE, verb. neul. pass. Facillare. — Bart. Ricr. 461. SoUralta chc sia dal cuord'un iiomo questa pie- tra fondainentale, tulla la fede nostra, chc sii lei immobile si sosliene, dimovesi e rovina. [Fen.) DIPORTARE, \erb. att. Diportare in senso di portare e voce un po'antiqunta: oggi si dice comunemente portare. Ora, se non mi e sfiiggilo, fra i tanli modi che si regislrano dell'iiso di queslo verbo, non vi ha il seguente, del quale mi parrebbe da larne un § apposito ; tanto piii che, adope- randolo spesso nella lingua parlata, e bene di vederlo nella scritta autorizzalo in libro classico. I Diportare o Portake la parte , verb. atl. Rop- presentare sul featro od altrove un personaggio. — Bal- DiiNUcc. Fit. Salv. Rosa, 65. Eccofradi loro LuigiCeccherelli cerusico, il quale nella parte bu'lonesca col nome di Para- sacco, e talora diportando cpiella di un cieco Biante, cantan- do sul liuto certe sue ridicolose cauzonij, facevasi seutire con gusto e meravigUa. (Bunch.) DIRENARE, verb. neut. pass. Lo stesso che Jrenare. ^■^Gal. Op.III. S.Rispose cio farsi perevitare il pericolo di direnarsi, oppressa dal peso gravissimo della sua vasla mo- le (purla di una gran galeazza). (Mugjs.) DIRITTO (A), mod. aw. Dicesi a diritto nel signilicalo di in piano, Topposto chc in coltello. — Cell. Orif. 151. Avvengache molli usino di metterli in opera per coltello . . , son fatlo accorto chc . . . fanno migliore operazione metten- doli a diritto chc in nessun altro modo. (Minott.) DISGIPLirsABILE, add. Jlto a ridursi a disciplina. — — 28 ~ Nard. hi. Fir. II. 1)5. L'altra minor eta poco disciplinahile. — Aggiugncrei qiicslo csempio al solo dello Speroiii citato dal Voc. del Tramaler. {G. Citt.) DISCREZlOrSE (A) , mod. aw. Esempio da aggiunge- re al I 0 del Vocab. di Napoli. — Nard. ht. Fir. I. 40. Cre- dendosi comimemenle che egli fosse in tiitto alloggiato a discrezione. {G. Citt) DlSEGNATOiO, sost. m. Matita. Voce chemancatanlo nel Voc. del Manuzzi come in quello del Tramater. — Cos. Bart. Pit. III. 92. Che talmcnte bisogni congiungere la dili- genza colla prestezza che il pittore non levi mai o il pennello 0 il disegnaloio dal lavoro sino a lanto ecc. — Os&en. ISel testo lalino peniiiculum aiit stilum. Questavoce sarebbe da preferii'si a quella di matita derivata dal greco atp,aTtTY]g , che propriamenle non doviebbe applicarsi che ad una terra rossa prcparala ad iiso di disegno. (Men.) DISLOGARE, verb. att. L'articolo del Vocabolario mi parrebbe da doversi mutare nel modo seguente: DisLOGARE^ verb. att. Lo stesso che slofjare , cavardi luo(jo. — Bart. Suon. IV. f I. 585. Per levarsi le cor- de dallo slrascinarle 1' archetto , e rimbalzarle indie- tro, e neccssario ch' elle sieno dislogate tanto, che la lor tensione abbia un momento di forza superiore a quella che rarchetlo usa con esse per tirarlesi dietro. Ed iin, III. FI. 5oG conciossiache ogni particella abbia due im- peti, Tuno ab eslrinseco e violento, cioe quello che la so- spinge e dishioga, Tallro ab inlrinseco e naturale, che la ri- torna al hiogo, e alia siluazione dovutale. § In signif. neut. pass, e si dice comunemente delle os- sa ec. (Bunch.) DISOSSATO, add. m.da Disossare. — Bart. Ricr. M2. Al conlrario s'elle (le mani) fossero disossale a che si var- - 29 - rebbero di forza ? — Osserv. L'articolo Disossato, nel Voc. del Tramater ed in quello del Maiiuzzi_, ha iin esompio di significazione dubbia; sarebbe forse convenienle sostituirvi questo. {Fen.) DISPOSTO (MAL),add.— NARD./s^ Fir. //. 79. II quale (frate Savonarola) trovando quella Rlaesta mal disposta delle cose di Pisa. — Osserv. Qui mal disposlo vale mal intenzio- iiato e ill questo senso sta registrato nel Vocab. di INapoli al § 12, ma con esempio disacconcio, peiche in quello la parola ha senso di ahituato nell' errore. Correggasi adun- que la definizione del | 12^ e nel susseguenle aggiungasi il signilicalo di male intenzionato, coU'esenipio addolto. (G. Cjtt.) DISS IMILARE, add. Nei Vocab. questo nome manca d'e- sempio;pongasi il seguente: — ^art. Ghiac. XAAIl I. 692, L'acqua non e solamentc un corpo eterogeneo e quasi dissi- milare per lo permischiamento e la diversitii delle non po- che altre soslanze che sono in lei; nia per mio credere, ec, (Bunch.) DISSOLUBILE, add. Non v'ha che un esempio del Fi- locolo. — Be^c. Pirn. 1 10. L'uno certo e dissolubile e I'altro indissolubiie; quello mortale e questo immortale. (Cjrr.) DISSOLVIMENTO, sost. m. Dissoluzione. — Beac. rim. 50. Ma il reintegramento delta composizione de' corpi terreni, ed esso dissolvimento si restituisce ne^ corpi indis- solubili cioe immortali ; e cosi si fa la privazione de"sensi e non la destruzione dc'corpi. {Carr.) DISTRATTIVO, add. Questo vocabolo e dcllnito nei Vocabolarii in senso medico, che distrae^ che stira, o cW e cafjionato da slirameiiio; articolo tolto di peso da quello deirAlberli, e senza esempio, come lo regislra pure I'Alberti stesso. Parmi doversi nuitare nel seguente : - 50 - DiSTRATTivo, add. m, Dicesi di quahinque cosa die tolga 0 diminnisca la potenza di wn' altra. — Buulam. Savon, ol. Desiderava dunque essere converse, o piiil- tosto altendere all'orto, o a cucire le vesli, che rilornar di nuovo ad occuparsi ncg-li stiidii distrattivi della semplicila e devozione. {Bunch.) DITERELI.E, sost. f. pi. Pkcok dita. — Bart, liicr. 72. E quelle diterelle delle manij la\ oro si delicato e si bea I'oiiiparlilo. (/'/-A.) DUODENARIO, add. Che ha rispctto al dodicL — Be>c. i'i/n. 109. Qiieslo labernacolo e fatlo del cerchio del zodia- CO5 il quale consiste del nuDiero duodcnario. {Cjrr.) E ECNEFIA, sost. f. Aggiungasi esempio del secolo XVI a quelle moderno recato dal Vocab. di Napoli. — Sod. J(jr. do. L'ecneiia (della lalvolla procella) e di tuUi i venti lieiis- sima, perche per la grossa e densa csalazione^ oscura e fla- gella Taria. {^^^p-} ECOiNOMlAj sost. f. In senso fisico e recafa la defuii- zione che ne da rOmodci; nia nianca di esempio. Eccone lino: — Bart. 6003. II. FII. 714 e allora, oh quanto piii degno spetlacolo sarebbe 1' econoniia del corpo di un tale invisibile aninialuccio , che non quclla di uno smisurato elefante ! (Bunch.) ELATERE, sost. m. Questa voce die manca nel Dizio- nario dell'Alberli e nei Vocab. del Manuzzi, e registrala in quelle di Napoli in senso bolanico come piccola membrana, che taluni chiauiuno catenella, die nnisce il seme al ricelta- colo e lo slancia con impeto. I seguenti esempii del Barteli — 31 — autorizzano a dare a questa voce iin significalo generale i'a- cendone un vocabolo d'appartenenza della lingua comiine, e pero ad aggiungere, come principale, il seguente articolo, tiamulando in § quello del Yocabolario. ELATERE, sost. m." Quellci intrinseca forza di cui so- no clotati principalmente alcnni corpi, clctti quindi a prefe- renza elastici, mediante la quale coutrastauo contro cib die ha alterata in qaalunque siasi modo la loro forma natu- rale od accidcntakj a fine di riprenderla. — Bart. Teus. e Press. XIX. 756. Si accennano le due forze che la pres- sione ha per operare, 1' una il peso, I'altra I'elatere. Ed ivi, XX. 757. Adunque cosi ben 1' acqna, come I'aria, benche non lanto, e capevole di compressione e d' elatere. Ed ivi, XXXFIl. 776. Ne dia pensiero il vedere adoperato il peso deir aiia dove ragioniamo deU'elatere, che in lei paiono due principii diversi. (Bunch.) ELASTIGOj add. Nel Vocabol. di Napoli e senza esem- pio; in quello del Manuzzi ne ha un solo del Bellini. Po- niamo a parola di si continuo iiso i due seguenti: — Bart. Tens, e Press. XIF. 752. Ogni poca d' ai-ia premuta, divi- sa dalla superior che la preme^ mantiene la niedesima for- za elaslica e il niedesimo grado e momenlo di pressione che aveva quand'era continuata colla premente. Ed ivi, XIX. 756. E questa e la virtu e la forza cui i moderni ban chianiata col nomc greco d'elastica. {Bunch.) ELIGERE, verb. att. Questo verbo nei Vocabolarii lion ha esempio che di verso. Aggiungasi il seguente : — Bart. Suon. 111. V. 225. Sovviemnii ora di non pochi so- stenilori dell' opinione oggidi assai corrente, che il suono non sia. . . . , ma puro moto e batlimento delFaria, che cor- rendo a ferir nell'orecchio, n'elice la sensazione sua pro- pria, ch'c I'udire. {Bunch.) — 52 — EQUIDIUTURNO. add. Manca d"esempio. Eccolo: — Bart. Snon. IV. 11 f. 6C9 . Conciossiecosache corra fra essi per conccduto die come gli archi dclle ondazio- ni di un poiidolo, o sieno graiidi o piccoli, e vcloei i gran- di c leiiti i piccoli, pur cio nulla ostanle gli uni c gli altri sono 0 passano per isocroni, cioe falti in tempo eguale; si- niilmcote le vibrazioui d'una medesima corda, lanto le mag- giori \eloci5 come le minori piii lenle si contano per equi- diuturne. ( Biincii.) ESSERE A UNA COSA, verb. neul. Proporzionarsi ad essa. — ViiNC. Daint. Prop. G4 Epero si puo dire die gli al- beri sieno in supremo grado aU'erbc, siccome sono nel ge- nerc loro i corpi Irasparenti ai solidi. {CjnR.) ETESIE, sosL 1'. pi. Nome di venti. Aggiungasi esem- pio. — Sod. Jgr. 69. Le Elesie sono alcuni venli, die a cer- to lempo delFanno scmpre si levano, i quali spiiano per lo pill girando il sole soUo il cancro da Iramonlana per le ne- ^i die si dileguano. {Fjp.) F FABBRICANTE, part. add. Non ha die un solo csem- pio del secolo XVII. Aggiungasi esempio del secolo XVI. — Benc. Pirn. 40. Tu se' quello die non e generato; certo, menle intelligenle, padre fabbricanlCj Dio clficienle. {ClRR.) FALDA, sost. f. Lamina sottik di qualsivofjlia mate- ria od anche assiceUa. — Gal. Op. I. 229. Una lalda lar- ga e soUile di ferro o di piombo. E I. 217, ... la falda di ebano o d'allra materia. {Mugn.) FALERA, sost. f. Nome di pianta, dai greco vaXiqpdc, albiis, nmi'zionata da PUnio, Histor. natur. lib. 27, 12, d02. — Sod. Jgr. 105. E biancheggianle il susino, il piop- pOj I'albero, Talloro, il salice, la falera e'l tiglio. {V^p-) FAR CORPO DEL CAP1TAI>E E DEGLMNTERESSI, verb. alt. Crescere il capitale cumulandovi gl'interessi sca- duti e insoluti — Gia>'. Fin. II. 1G5. E liecero corpo del capilale e degrinteressi che insino a quel tempo erano cor- si e non erano pagali. — Osserv. Locuzione evidcnle per di- mostrare una operazione frequente di pubblico e privato in- teresse. {Sjgr.) FARE ATTRAZIONE, verb. alt. Aggiungasi esempio die ragguarda la Fisica. — ^('(JfJ- '?«f. esp. 51. Ogni qual volla che si lece altrazione dell'aria. {J. Cut. Fig.) FARE IMPRESSlOiNE, verb. alt. Per Fare ef\\'.Uo fisico, e in seuso proprio. — Momig, Diosc. 280. E nessun' altra {cosa) pill comuiie si truova che innanzi che il veleno abbia fatlo impressione ed abbia nel corpo prese Ibrze, di cavarlo fuora per la piii comoda e vicina via che si possa. — Os- serv. I Vocabolarii non 1" hanno che in seuso nioiale e figu- rato, e in senso di assaltare. (^'^^^•) FARE OGM FORZA, verb. att. Per Jdoperarsi con ogni possa. Al § 15 di Forza nel Voc. delTranialer ha un solo esempio poetico del Ptucellai. Aggiungerei il seguenle : -=^Nard. 1st. Fir. III. i85. Risposero (i Finisiani) che mai non lascierebbero di fare ogni lor forza di rimetterlo in casa {Piero de'IfJedici). — Osserv. JManca nel Yoc. del Manwzzi in questo senso, bensi lo ha in qviello di violenza. [G. Citt.) FAR GETTO, verb. neut. — Sagg. nat. esp. G9. Per le parti d'abbasso e per bocca aveva fatto getto. — Osserv. Si aggiunga I'eseiupio agli usi del verbo Fare. C'e far getto per vomers, ma non per iscaricare il ventre. {A. Cut. Fig.) FATTRICE, sost. f. di Fattore, nel seuso di Operatore. — 54 — t/ — Being. Pirn. 4. Ma la Menle, Iddio picnissimo di fccondi- ta dell'iino e dell'altro sesso, Vita e Luce, co'I suo Vcrbo partori un'allra Mente fattrice. E pin sotto. Di poi il Yerbo di ])io, compose, degli dementi di Dio in giii cadenti, uno puro arlificio di Natura, e fu unito alia Mente fattrice; im- pero che gli era consiistanziale .... {Cjrr.) FAZIONARIO, sost. m. Per aderente ad una fazione. — Pitt. 1st. fior. 65. Queste ragioui pronnnziate con non jninore eflTicacia che parzialita da' tazionarii avrebbero tira- to nella sentenza lore non pochi di (|nel!i cillndini, che, spo- gliati di passione, tendevano sempHcementc al l)ene comu- nc. — Ossen). Questa voce manca al Voc. del Manuzzi, ed e in quello di Napoli^ ma sonza esempii. {J. Cut. ric.) FAZIONIKllE, sost. Fantore di una fazione o aderen- te a qiiella. — Pitt. 1st. fior. 86. Per lo che restarono sii- bilo i (azionieri da doppio dispiacere circondati. E -152. Prevennero i fazionieri del Cappone I'luiiversale nel creare il nuovo gonfaloniere innanzi al tempo dalla legge prefisso. jEd54. Con queste cd allre jmu mordaci invettive s'inge- gnavano di far inasprire Tuniversale conlro i lazionieri di Clementc. E 179. Qiiautunque da gran concorso di parenli, di aniici e di fazionieri fosse accompagnato. — Osserv. Nel Voc. del Manuzzi ed in quello di IN'apoli e fazioso in forza di sostanlivo; ma nosi fazioniere ne I'equivalente vocabolo/a- zionario, teste notato, ambidue opportuni alia storia. {J. CiTT. Fig.) FENDIBILE, add. Manca nel Vocabolario di Kapoli; c'e in quello del Manuzzi, ma con un solo esempio del Sal- vini. Aggiungasi il segtiente di scriltore piu antico e piu autorevole. — Bart. Snon. IV. FU. 595. Parecchi altri ar- gomenfi mi rimarrebbero a iraltare secondo 1' apparecchio ch'io u'avea fatto; conie a dire dclic condizioui dc corpi 4 ♦ • ♦ sonanti e risonantij cost liquidi come solidi, e fi-a ({uesti le propriela de' Iriabili e de" Icndihili, c degli aireiidevoli al marlello. [Diajsch.) FERMO, add. Per rassodalo, reso solido da fliiido die era. — Montig. Diosc. 28. {L'olio di Rooistico) giova al ma! di petlo, all'ossa rolte, da se e fermo colia cera. E 24. (L'o- lio di pen greco) fermo con la ccra e biiono al cotlo ed a' pediguoni. — Nel Vocab. di Napoli e confiiso in nn solo paragrai'o, ch'e il I." del verbo fermare, il significato di trat- tenere con qucllo di assodarc, il quale de^ e lormare § sepa- ralo coU'es. ivi addotto dei Sagcj. di nat. esp. 127: Oud'el- laj rimovendo Vacqua dalla sua fluidita, la lega o ferma in- sieme. In questo senso si aggiunga fermo per fermulo cbe manca. (^-f-^-) FIDECULA, sost. f. Diminulivo, da Fidicnla voce lati- na. Piccola lira o cetra, adoperata in senso di coslelUfzio- ne celeste. — Sod. yfgr. 420. Tengono cbe sia buon tempo da tagliare dall'occaso dell' Arluro a quello delle Fidecule. (Fjp.) FILARE, verb. alt. E degno di nota il seguente uso metaforico di questo verbo. — Bart. Gliiac. Fl. 642. E per non dire dell'olio e del vino, se io cspongo un catino d'acqua all'aria vaporosa dello scilocco, quando le statue di marmo sembran di giaccio al filar tutte sudore, cresce per cio quel- I'acqua a dieci tanf i ? {Bunch.) FILO, sost. m. Lo stesso che Filigrana. — Cell. Orif. 30. Gontenendo elle {le arti soggelte al disegno) otto mo- di diversi di lavorare, siccome sono il gioiellare, il lavorar di niello, di lilo, di cesello, ecc. £21. Piero di Nino lu an- ch' esso orefice, quantunque egli non lavorasse mai d'altro che di filo, nol quale esercizio prevalse ad ogni altro. E 26. Servivansi giii alcuni deir arte di lavorare di (ilo in ornar — 3G — pimlali e fihbic perciiiture, a far croceltc, pendenli, scatolini, boltoni ed iiltro. {Minott.) FILO D' ACQUAj sost. m. Per Pdo (Vacqiia o siiperfi- cie. — Sagg. nal. esp. 72. Enliandosi in tiitto il corpo ne venae in sul fil d'acqua. {J. Citt. Fig.) FISSARE, verb. aU. In senso chimico queslo verbo manca nei Vocabolarii. E pero all'arlicolo di esso dovrebbe agginngersi il paragrafo seguente : FissARE, in senso cbimico, verb. aU. Per covtrariodisu- hllmare. — Baht. Coag. Fill. 721. Tutto e vero; ma ve- ro altresi e che ogni pianla ba dentro se le facnlla in- nate quante nc bisognano a' suoi lavori : e per ciascun lavoro ha istrumenti e ordigni appropriati a far di qnel- r umore tulta qucsla variela c moltitudine di magisleri. E col suo calor vitale. a giusla proporzione di gradi diver- samenie applicalo, diversamente lavora, e distilla, e rettifica, e dissolve, e coagula, e fennenta, e precipita, e mischia, e incorpora, e sublima, e fissa, e fa Irasmutazioni e linturc quail c quante glienc abbisognano ; e tutto per magistero di nalura, troppo nieglio che il chimico con Parte, con le vasa c co' fornelli. In qucsto medesimo senso usasi pure il verbo affissare e se ne pu6 fare § distinto, in signif. neutr. pass. S'e qui })0- sto, anzi che sotto laleltera A, dove naluralmente dee stare, perche nieglio si vegga la corrispondenza con Fissare e le due voci s'illuslrino a vicenda. — 1>aut. Ghiacc. XXXIF. 697. Chi legga quel suo trattato . . . vi trovera raolte prove di iin pensier tutlo suo , ed e, che la fiamma lasci del suo peso nelle materie che abbrucia; perocche lo stagno e '1 piombo fusi e calcinati in vasi di vetro sigillati ermeticaraen- te, si trovano qualchc cosa piu pesanti di quel ch'erano pri- ma di meltersi a fondcrc : dunque la giunta di quel nuovo — 61 — peso non potersi dir altro die iiu peso della fiamma penctra- la in quel vaso di vetro, ed affissalasi a que' metalli. {BlAJSCH.) FISSAZIOINE, sost. f. In senso chimicOj // fissare. — Bart. Ghiacc. I. 680. Sia vero o no^ passi per ve- ro, solo die io ne abbia che quesl'iiHima fissazione a die puo giunger Parte, facendo d'ogni materia Aetro e cri- stallo ecc. (Bunch.) FlSSOjSost. m. AU'articolo dei Vocabolarii, i qiiali non registrano questa voce che in addiettivo, aggiungasi il § se- guente: Fisso, in senso chiniico, ed in forza di sostantivo. — Bart. Gliiac. XXXIF. 695. Ben so che riunendo il volatile del sal nitro col suo medesimo fisso, die pareva congiunge- re freddo a (reddo, il riusciniento della prova fu seguirglie- ne tutto il cootrario di quel che pareva da proniettersi. {Bunch.) FODINAjSost. f. Voce lat. Mneraj o cava dipietre, mar- mi, ecc. — Gal. Op. III. 1 11. E a noi deve bastare di es- sere quei men degni artefici, die dalle Iodine scuoprono e cavano i marnii. {Mugn.) FORAGGIO (ANDARE IN). V. Andare m foragoio. FORMALIZZARE, verb. att. Prima deU'articolo dd Vo- cabolarii, a me parrebbe che si dovesse porre il seguente : FoRMALizzARE, verb. att. Dar modo ad nn concetto, porlo fra certi termini, ci6 che alcnni moderni iiitendono esprimere col neologismo formulare. — Bart. Suon. III. III. SI 5. E questo e il materiale del tremore armonico. Venendo ora al Ibrmalizzarlo, dico, tremore armonico in tin corpo esser quello che co' suoi nunieri si confa solamente a' nu- meri del moto di un altro corpo, seco arnionicamente attem- peralo. (Bunch.) — 38 — FORMARE, verb. alt. T. de' gellatori'. Fare k forme per gettare. — Cell, Orif. GO. La delta rena . . . , adope- randola in guisa delle altre terre da formare, nelle stufe non occorre rasciugarla. (Minoit.) FREGA, sost. f. % Per Forjo, impeto. — Gal. Op. III. 409. Conlinuando gl'impulsi a tempo proporzionato a' ri- torni, pigliera, a guisa di campana, frega ed impeto lale_, clie sara baslante a sollevare, ecc. (ifJuGN.) FREQUENT ARE, verb. att. Per Tormire spesso a' me- desimi liioghi come al § i, noii ha ehe un esempio poetico, tanto nel Voc, del Tramater chc in quello del Manuzzi : ag- giungerei il seguente: — Nard. 1st. Fir. I. 155. Trovaiidosi la citta molto vota di ciltadini, per il molto frequeutare che essi lanno le ville. (G. Cut.) FUMIGAZIONE, sost. f. Nel Vocabolario del Manuzzi c'e con esempio : in quello di Napoli manca ; metliamovi il seguente : — Bart. Tens, e Press. XVIl. 764. Perocche, do- v' e fra noi un'aria in puro esser di aria, e non un lorbido e feccioso tramischiamento di aria e di cento niila altre fu- micazioni, vapori, esalazioni, ecc. (Bjjjsch.) FUMIDO, add. Aggiungi esempio di prosa. — Gal. Op. II. i:J82. Che vapori fumidi daqualche parte dclla terra sor- montino sopra la luna. (iVugn.) FUOCO, sost. m. § Usasi nello stesso significato di Cal- do per Esposizione al fiioco. — Cell. Orif. 50. In questa guisa in qualtro f'uochi veniva a saldare ogni cosa, {MiKOTT.) FUSO, sost. m. A questa voce i Yocabolarii del Trama- ter e del Manuzzi arrecano molti esempii accio si conosca in quanti e varii significati I'u adoperata. Non v' e cenno pero del Fuso della hilancia ch'e VJsta orizzontale dai capi del- la quale penduno i piattellini. — Cos. B.\.rt. Fitt. II. C8, — 59 — Imperocche noi vcggiamo il medesimo qiiando qiialcuno distesa la mano sostiene qualche peso che con 1' altro piede, come che si sia I'ermo il fuso della bilanciaj si ferma all' in- conlro coU'altra parte del corpo per contrappesar il peso. {Men. ) FUSTELLO, sost. m. Nome di un albero, detto anche Scotano. — Sod. Jgr. 129. Appo gli Allobrogi nasce un ar- bore detlo liistello, atlissinio a tingere. (^^-p-) G GABBIAj sost. f. Aggiungi I'escmpio. — Mo?iTiG. Diosc. 20. E pigliano i fagiuoli romani (ossia semi di ricino), e netti dal lor guscio gli maciiiano diligeiitemente, e mettono qucUa loro lariiia nelle gabbie e nello strettoio la stringono. E 24. E mettila in una gabbia e strignila (la huccici della palma). — Osserv. Si estenda la definizione de' Vocabolarii anche ad allre sostanze oleose, oltre ruliva. {^^^'^■) GALESTROjSost. m. Sorta di pietra facile a sgretolarsi. Aggiungi escmpio. — Sod. Jfjr. 158. I galestri sono una sorle di pietra in Toscana ed altrove, che si spiccinano in piccolissimi pezzelti. [Fjp.) GELATA, sost. f. Questo vocabolo in sostantivo non ha esempio che di verso : pongasi il seguente di prosa. — Bart. Ghiacc. XXXIII. 690. Si sono osservati giorni e notti fred- de a tanti gradi misurati nell'asla del termoscopio, e la ge- lala e seguita notabile. Altri giorni ed altre notti d'assai maggior Ireddo^ siniilniente misurato al termoscopio, non hanno avuta [nir una crosta o un velo di giaccio su I'acqua. {BlAISCH.) — 40 — GliNlTUllA, sosl. f. In senso alquanto diverso dai Vo- cab. e ad ogui niodo del sec. XVI. — Bemc. Pirn. 67. II niondo e (igliuolo di Dio, e ruoino genitura del niondo. GETTO. V. Far getto. GETTO (NEL PRIMO), mod. aw. cioc J prima giiinta, sul principio. — Pitt. /«?. fwr. 77. Avendo consideralo molti quello, die nel primo getto, per la lelizia e poca cura nou videro: essere I'autorita di quel magislrato lanlo assoluta da potere agevolmente, ecc. — Tra gli usi della voce gctto, ne il Voc. del Manuzzi, ne quello di Napoli regislrano queslo. {J. Cut. Fig) GIRELLO, sost. m. § Per Dischctto. — •-^flf/f/. ttat. esp. 58. Sigillala la bocca con un girello taglialo alia sua mi- sura e ioralo nel mezzo sotlilmente col trapano. {J. CiTT. ViG.) GIT TARE LA CREATURA, verb. alt. § Per Jbortirc— MoKTiG. Diosc. 67 ... la giltare la creatura quando intinte nel mele (/e barbc del giglio pagonazzo) se uc la sopposta. E 42. Con la mirra sopposta fa purgare le donne, gittare la creatura. (^^^-"^•) GIUCATORE, sost. m. Per Jtleta. Amerei che tra gli esempii addotti solto questa voce dal Voc. del Manuzzi, ri- copiati religiosamente da quello del Tramater, si ponesse anche questo del Barloli. — Cos. Bart. Pitt. II. 58. 0 se a Ganimede si iacesse una fronle plena di crespe o le gambe di un giucatore di biaccia. — Qui giucatore di braccia vale Jtleta. Nel testo : crura Jthletae. {Men.) GIUOGARE, verb, neutr. Questo verbo, nel senso che nolo qui sotto, manca nei Vocabolarii. Aggiungasi pero il § seguente : GiuocARE, verb, neutr. Falere, potere, far forza, jirodur — Ai ~ I'ffetto. — Bart. Suon. HI, FlI. 340. JNon giuoca in queslo lalto la comparazione Ira I'ago e la voce, la canipana e il iniiro. {Bijjscu) GLOBULENTO, add. Per (jlobaloso. — Vinc. Pilt. A. Le siiperricie globuleale sono di tante varie oscurila e chia- rczze. {Selv.) GRANATIjSO, sost. m. ISome di albcro indiauo. — Sod. Jfjr. dlT. L'aspalato, cli'e leg-name odorosissinio e so- dissinio e rarissinio dell" Indie, ed anleriore all'ebano cd al g-ranalino e sandalo e a tulli gli allri legnami preziosi di (juel paese. [F-^p-) GRANELLLNOj sost. m. Nomedl albero indiauo, forsa lo stesso che granatino. — Sod. Jcjr. loo. L'ebano, il guaia- co, il grauellino dell' India e il sandalo assai tempo si con- servano. i^'-^P-) GRANELLOj sosl. m. Sorta di peso per le fjioie, die e circa un qiiinto di carato. — Cell. Orif. A. Un rubino che pesi un carato, clie sono cinque granella di grano circa. (iVlAOTT.) GRANIRE, verb, neutr. Far (jrano o seme e malurar- lo. Vi si aggiunga esempio di prosa che manca neiVocabo- larii. — Mo>iTiG. Diosc. 129. Di quest' erba aucor se ne ca- \ a il sugo, e cogliesi per qiiesto affare quando ella comincia a..granire. (/'^">'-) GRAVEZZA. ^ . Abitatoui a gravezza. GRAVOSO, sost. m. Questa voce in forza di soslanti- \o manca ai Vocabolarii. Dal Barloli abbiamo tratto qual- che addiellivosostanlivato;altrine trarremo, poiclie a me pa- re che questi sostanlivi, a dir cosi artiliciali, debbano tor- nar assai in acconcio degli scrittori in materie lisiche, a cui essi sostanlivi specialmente apparlengono. § Gravoso, in lorza di sostantivo. — Bari. Tens, e — 42 — Press. XVII. 570. Gosi quesli Ire gravosi c premenli, aria, oliOj acqua, die tutli caricaii sopra il inercurio stagiiante, il cosfringono ccc. {Bunch.) GillNZATO, add. Increspato, riujoso. — Moistig. Diosc. 276. EUa {la ierroC/u'a)rilii'alapclIegrinzala. — Osserv. In queslo esempio il verbo ritirare ha il nuovo sigiiificato di stirarc. {^^s-) GRUPPOLOSO, add. Lo stesso clie (jropposo, pieuo di gruppi 0 nodi. — Gal. Op. II. 75 ... . altro non avessimo che uno smalto per dir cosi gruppoloso. {Mugn.) GLfSTO, sost 111. Per Piacere, diletto. — Pitt. 1st. fwr. 157. Conchiuse, che si pigliasse una via di mezzo; che seii- za inellerc la rej)ubhlica in pericolo venino per ({ualunque innovazione, si desse qualche gusto di ceriiiionie a Gleiiienlc (Papa). — Osserv. Ouesto signilicalo del vocabolo tig. Diosc. 84. Tut- li i midolli i"ainiiior\ idaao, aprono, riscaldano ed incarnano Jc piaghc. {'^^is.) INGAA ALGATURA, sost, I'. Nolo lal parola che mi pa- re inal defiiiita dai Vocabolarii, i quali la spiegano iiiente allro die per Soprapponimciito : nienlre vi piio essere e ve- desi ad ogtii islante Soprapponimciito senza lucavalcalura. Credo che il seguente esenipio del Barloli potra suggerirc una migliore spiegazione. — Bart. Ghiacc. AIL G49. Di piu, die Iratlo un tal vaso d' entro la neve, prima d' es- sersi potuto rormare in esso il giaccio, si vide un leggier bollicare di schiuma, e sentissi un sottil fischiare di vento, dove la vile, che commelteva in un corpo serralo le due mctii del vaso, non era o cosi forte o cosi ledele alio strin- gere che la troppa aria d' entro, per lo puntar che faceva gagliardo, non si aprisse per entro le spire o Ic incavalca- lure della vile, uno spiragiio per dove uscirne. (Bunch.) INGENDITO, sost. m. Briiciore di stomaco. — flloiNTiG. Diosc. 15. La sua barba (ddV aloe) .... rasciuga I'umidi- la dello stomaco e lallo gagliardo, e mitiga gl'incenditi suoi. E 23. L'olio rosato. . . spegnc gl' incendili dcUo sto- maco. — Osserv. L'uno e I'altro Vocabolario spiegano questa voce al § '2 per Ribollimento dello stomaco^ cagionato da in- difjeslione, e non danno esempii. {^'^s-) INCEINSO, sost. m. Per V Jlbero die produce la fjoin- ma-resina detla incenso. — Motig. Diosc. 54. La corleccia dell'incenso e tenula migliore quando ella e grossa^ odori- fera, fresca^ morvida, in nessun hiogo ruvida c scnza buc- cia. Falsasi coUa scorza del pino o della picea. — Osserv. — 45 — Manca in qnesto senso ai Vocabolarii, i quali alia voce InccU' so per (jomma-i^esiiia aggiungono un altro esempio che spet- la evicloiilemente all' albero che lo produce, ed e qiieslo : Delia scorza dcW iucenso si ekfj(jc quella chee grassa,fresca, odorosa, lisciUj grossa e non carlilufjinosa. Ricclt. iiorent, {Hs.) INCOLTEZZA, sost. f. Munmnza di coHiirUj salvati- chezza. — Bart. Ricr. 46. II bello della vile e dove ella getta e spaiide i tralci o scapigliali con una certa maestosa incoltezza, o inlrecciati, ecc. [Veis.) IN CONSERVA, mod. aw. In coriiparjiiia. — INard. 1st. Fir. II. i07. Alcuni padroni d'allrilegni ch'erano venuU in- sieme in conserva co'sopradelli. — Osscrv. E notato nel Voc. del Tramater ed in quello del Manuzzi I' avverbio di conser- va ^ ma non 1' altro in conserva. Lo si aggiunga dunqiie col sopra cilato esempio, e con 1' altro inopportunamente col- locato dai Vocabolarii nella voce Conserva per Compagnia. {G.ClTT.) INGORDATO, sost. m. Per Incordainra. o tensione morbosa de''muscoli del collo. — Motig. Diosc. 28. [U olio di rovistico) Mettesi negl' impiastri da rintenerire, e giova air incordato, alia squinanzia. E 50. [U olio Metopio) giova al Ircddo della remission della iebbre ed all' incordato. — Ossci-v. II Ruellio traduce : quihus cervix in scapulas dejecta et retrorsnm contracta est, ntile habctur. {^^^s) IiN'CORDATO, add. Per mulalo d' incordatura. — Moa- Tir;. Diosc. i55. Dassene un denajo {dell'assa-fetida) in pillo- le a chi e incordato e a clii non puo piegare il collo ne a dietro ne "nanzi. {^^-^-) IISDENTRO, Y. Per all' i>df.^tro. !M)1SP0ST0, add. Per infenniccio. — Nard. ht. Fir. III. 189. Eu creduto piultoslo die fingesse di essere indis- — 4G — posto dellasanila. — Osse7^v. Manca nei due Vocab., non qiie- slo significato della parola, ma la sua accompagnalura col genilivo. {G. Citj.) INFASTIDITO, add. di stomaco scomposlo. tnrhato. — I\IoiNTiG. Diosc. 14 {per errore io). La barlia {dello squinan- to) ristrigne piu, e per questo dassi a chi ha infaslidito lo stomaco. i^ J-'^-) INFIATO, sost. m. Per Enfiato, rjonfiez::a. — Momio. Diosc. iS. L'olio tiene addietro grinfiali dclle gcngie. E 57. Ribattc grinfiali dellc gcngie. E 174-. Con le sue fo- glie {del giiado) si risolvon lutli gl' infiali. E 52. (// siujo dclle fofjlie d' alivo) liene a dielro quell' infiato dell' occhio die pare un acino d' uva. (^^■"^•) INFLUIRE, verb, neutr. L'arlicolo dei Vocabolarii do- vrebbe correggersi, mi pare, nel seguenle modo : iKFLuiRE, verb, neutr. Fluere, scorrer devtro: quan- tita d'acque chc v'influiscono e vi devono andare. Mann. ecc. § 1. Per Iraslato si dice parlicolarmente dell' opera^io- ne dci corpi celesti ncfjV inferiori. — Trait, del (jov. fam. 11 cielo influisce nel corpo, e secondo tale influsso il corpo in- clina r anima a cerla passione. I 2. Genei'almente di orjni cosa cli cscrrili sua poten- za sopra di iniallra. — Bart. Suon. Ill, f III, 546. Chi non dira essersi dimostrato per evidenza che il Iremore ar- monico dell'ollava non solamenlc inlervicne in quest' opera, ma cb'egli e il tutto di essa, in quanto dov'egli non Ibsse e non influisse, non seguirebbe Peflfetto ? § o. In significato attivo. — Bart. Siion. I. f'. 467, Ilammi poi quesla medcsima funicclla ondeggianle tiroio nella considerazione di quel maraviglioso adattare chc i'im- peto fa la sua t'orza alia condizione de' corpi, a' quali in- fluisce c imprime la qualita. {Biaisch.) — 47 — INFUSO, add. Aggiimgasi al 5 1 dci Vocab,,lanto piu die mostra quest'esempio potersi usar col dativo. — Being. Pirn. 89. Certamenle I'anima infiisa al corpo continuamente e de- pravata dalla volutla e dal dolore. {Cjrr.) INGEGjXO, sost. m. No il Voc. del Manuzzi ne quello del Tramater ci I'anno sapere die quesla voce fii usata per Scsto, Compasso. UBartoli piu volte I'lia adoperala in queslo signilicalo. E questo tra i mclti iin esempio: — Cos. Bart. Pitt. II. 6o e dipoi tiro mediante I'ingegno Ja circon- lerenza od amhito del circolo. [DIen.) lAGELUSlRE, iii senso iieiitr. assol. come al § 5 del Voc. del Tramater col genitivo di cui m'ancano qiiegli esem- pli. — ]Xard. ht. Fir. III. 191. Kel medesimo tempo ingclo- siva ogni di piii il duca di Milano della mente e delle ibrme del nuovo re di Francia. — Manca anche uel Voc. del Ma- nuzzi. (G. ClTT.) INGRAVIRE, verb. alt. Mutisi a cpiesto modo I'art. del Vocab. Napolclano. IiNGRAviREj verb. alt. Render (jrave. — Gal. Op. 111. 42 non solamenle I'ingravirla {parla di unapallotto- la di cent) colla mistioue di qualcbe materia piu grave di lei induce tanlo nolabile difl'crenza. £ 52. . . . F acutezza del qual sibilo si va ingraveudo. I 111 sens. fig. Prender aria di gravita. — Salvini, Cas. 10. La grandezza della Iragedia ecc. (IfluGA.) IN MAESTA,, mod. aw. Dicesi di ua corpo qualunquc che si vede tutto intero di prospelto. — Gal. Op. 11. 418 .. . la qual larghe/za (parla di una macchia della luna) ^knQ auco ampliala ncl discostamento dall'estremo Icnibo^ atteso die qui si vede piii in maesta, e la piii in iscorcio. E piu sollo [parlando di monli lunari). Uno, posto vicino al mezzo della luna, ce la inoslri [la cima) in maesla, e — 48 — r allro silualo nclla circonfercHza cc la esponga in pro- file. {MUG^.) INiAIELATOj add. Unto con mele. — Mointig. Diosc. 7 A. La ccncrc delle rondini e di rondini arsi in una pcntola di terra iiimelala, — Osscrv. C"e im/)ie/«/o, ma con un solo esempio e qucslo in senso metaforico : manca in senso pioprio. (^^■y-) INONDARE, verb, neulr. Far onde, preudcr forma on- deggiante. In qiiesto significato non si trova il verbo Inon- dare nel Yoc. del Traniater ne in quello del Maniizzi ; e se si Irova non n' e comprovato il valore da sicuro esempio. Queslo del Bartoli e degno d'essere citato. — Cos. Bart. Stat. II. 72. 1 panni agilati dal vento laranno picglic, inon- dando all' aria^ bellissime. {Uj^n.) INSCURIRE, veib. att. Hendere oscuro, oscurare. — Gal. Op. 11. i 10. E per vedcre Ic macchie {del sole) dislin- tissime e terminate, e bene inscurire !a stanza serraiulo ogni iineslia. E apprcsso, he... almeno inscuriscasi piii cbe si piio. {MlGN.) INSECCARSI, \erl). nentr. Divenirsecco, seccarsi. — Sod. Jfjr. 9. La cipolla sola allora si rinverdisce cbe la lii- na si manca in parte, e |)er conlrario s' insecca, se va cre- scendo. {t^^'P) INTARLATLIRA, sost. f. Per Quellu polvere chc fa il iarlo rodendo il legno. — Momtig. Diosc. 55. La storace si falsa con la inlarlatura del sno albero. E 44. La intarlalura che si raccoglie de'legnami veccbi intarlati. — Osserv. II Matthiol. Diosc. ed. Valgr. d568 p. IG5 traduce tarlaUirUj voce die il Voc. Nap. registra, ma senza esempio. Pero ag- giungasi queslo del Matthiolij loc. cit.: La larluinra chc si ricoglie dei Icgni e. dei tronctii vecciri, ecc. (^ /■'»•) IJNTASATO, sosl. m. Per Inlasanievlo. c | ailicolarnien- — 49 - Ic del naso intasato da mucosita. — Mo;ntig. Diosc. 53. La storace e buona alia tossa, alia scesa, ed alia scesa die si purga pel naso, alio intasato, al fioco, ed alia voce perduta. (^^^■^•) INTELLlGEiNZAj sosl. ni, Ji'tifiziOj avvertenza, cau- tcki. — Cell. Orif. 127. Nel gettare le statue vi sono mol- te cose difierenti e assai intelligenze di che essi non hanno notizia. {IfliJSOTT.) INTENERARE, verb. att. Inteuerire, ridnrre tencro. — Sod. Jfjr. 112. Gennaio ingcnera, e febbraio intenera. (Fjp.) INTENTO, add. Dirifto o che si muove in linea retta. II Voc. del Manuzzi spiega questa voce in due modi : I. Jt- tento, 2. Pronto, apparecchiato, e del pari quello del Tra- mater. A tali significazioni vuolsi aggiungere quella del Bar- toli. — Cos. Bart. Pilt.I. 7. Imperocche questi niedesimi rag- gi fra I'occbio e la superiicie veduta intent!, per loro propria natura e per una certa mirabile sottigliezza loro concorro- no splendidissiniamentej penetrando V aria ed altri simili corpi diafani. {3Ien.) INTERESSATO. In forza di sost. e analogamente all'u- so della voce Interesse, non solo come Utile o comodo pro- pria ^ ma anche per Sentimento del bene o del male altrui. (V. ^ oc. del Manuzzi Interesse, § v. e il Vocab. di Napoli § i). — Pitt. 1st. fior. AA. Nel quale consiglio sperarono gli interessati di poter agevolmente operare in beneficio loro non poco ; o almanco assicurarii della vita. E A7. Macchi- nando continuamente gl' interessati nella sorte dei dannati. — II Voc. del Manuzzi registra la voce Interessato in forza di sostantivo con un solo esempio del Segneri ; e in codesto esempio ha siguificato di Soverchia cura delV utile propria : Gl' interessati sono bcslic hramando che tntli gli al- — 50 — tri sHmpoveriscano per arricchire essi soli. Nel Yocab. diNa- poli sta fbrse come aggettivo sostantivalo nel passo del Buo- narroli § 2. In aMil)idiic i ^ ocabolarii nianca nel senso so- praddetto, in clie In adopera il Pilti. (./. Citt. Fig.) INTERFOGLIO, sost. ni. Quel fo(jUo di carta che s'in- terpone a cosa qualsiasi. — Viac. J'itl. 6. A questo lume di notte non sia interposto il telaio o carta lucida, ma solo un interfoglio di carta sottile. {Self.) INTEllLUISIO, sost. m. Aggiimgasi csempio del secolo XYI. — Sod. Jg7\ 7. La formica nel far deila luna, cioe neH'interiunio, sempre si Icrma e cessa daU'opere sue. {Fjp.) INTERRARE, verb. att. § Per Otturare con terra. — Nard. ht. Fir. /. 77. Sbarrare e interrare alcune delle porle (delta cilta). {G. Citt.) IJNTERPtlRE, verb. att. Sottcrrure o anche rinvoUjere nella terra. — Mo.ntig. Diosc. H8. Se, Icvata la pasta o la terra, la cipolla non liissi si cotta ch' clla si disfacessi, rimpastisi o la s'interrisca di nuovo. — Osserv. Manca ai Vocabolarij: c'e pero iuterrimento, ma in senso diverso, {Fis.) liSTERZARli, verb. neut. | Per Jlternare. — "Vlac. Dakt. Prop. 07. Quasi sempre si Nidc che la natura e auda- ta componendo o ranio o ibglia che sia, iatcrzando, cioe che sia un si e I'altro no. {Cjrr.) INTERZARE, verb. att. Per Frammetterej interporre. — Gal. Op. II. 78. Uno de' nostri piii celebri architetti, se avesse avuto a compartirc nella gran volta del Cielo la mol- titudine di lutte le stclle fjsse, credo io che distribuite le avrebbe con bei partimcnti di quadrati, esagoni ed ottango- li, inlerzando le maggiori fra le mezzanc o le piccole. (MUG^.) — 51 — INTRAPRENDERE, verb. att. Si dee cangiare il § 1 del Vocal). Kap. iiella seguente maniera : i?iTnAPRE>DERE, vcil). alt. anoiii. composto. Propria- iiicnle Frender entro o comprendere. — Gal. Op. 11. 48. Allora ampliandosi I'orizzonte infraprenderebbe una stri- scia della superficie lunare, che prima era fuori. I Per Prendere fra due o piil cose, sceglierc, Salvin. Disc. ecc. IjNTRASMUTABILE, add. Aggiungi esempio del sec. XVI. — Beisc. Pirn. lOo. Quello e il vcro il qual e ignudo, chiaro e da se medesimo coniprensibilej bene in- trasnuilabile e in lulto incorporco. — Qui forse vale incom- miitabile. (C/rr.) lATRODURRE LEGGI E PARERl, verb. atl. Diritto ed atto del proporre lerj(ji e pareri alle deliherazioni delle assemblee legislativs. — Gias. For. Rep. Fir. I. 57. 11 modo d'introdurre le leggi era questo: GiA?f. Fin. II. 97. Ma che solaniente i savii e gli allri delli possano introdurre pareri e ordinato ecc. — Osserv. Bella locuzione gia viva in Firen- ze, e spiega quello coniunalmente ora detto Diritto d'inizia- tiva. (Sjgr.) INTRODUZIOAE, sost. f. Per Interposizione. — INard. 1st. Fir. III. 1 93. I Veneziani coniinciarono a pensare e a ragionare di qualche accordo . . . per introduzione del duca di Milano. — Osserv. II Vocab. Tramater al § 2 registro que- sto significato con esempio del Boccaccio nel Commento di Dante: aggiungerei il citato perche posteriore e di stile storico. Anche il Voc. del Manuzzi lo lascia desiderare. (G. ClTT.) INTROMESSIOrsE, sost. f. IJ atto delV intromettere. V. 1INTR0.1IETTERE. . (S.JGR.) INTROMETTERE, verb. atl. L' atto di un magistrato — 52 — che sospende %ina deliberazione^ per sollomettcria a giudi- zio superiore di assemhlea pubblica o di aliro magislraln superiore. — Gian. Fin. II. 452. Se adunque alcuno ha ri- ceviito una senlenzia coulro in materia civile, o sia Patlore, 0 sia il reo ; se la senlenzia e stala data dai Magistrali di iiiori (come i Podesta e i Capilani clie la Repubblica nostra manda al Governo dcUe citta e caslella soggetle), puo costui ricorrere agli Auditori niiovi, e provare loro, con ogni cosa atla a liar lede, il lorlo ricevuto. E si disputa la causa dalle parli appresso questi Auditori, in quel medesimo modo e con quelle leslimoniauzc che d'innanzi al giudice primario s'e- ra fatto, lanlo che o tutli d'accordo o uno solo accetli la intromessione, della quale si piglia nota, e se la causa e da trecento ducati in su s' intende essere stata intromcssa alia ([uarantia nuova. — Osserv. Per i molti esempii del Gian- iiotti, per infinili de' migliori storici e pohlici Veneziani si conosce come questo verbo c la voce Intromessione hanno un significalo necessario per dinotare la facolta di sospende- re deliberazioni e senlenze al fine di recarle a superiore giu- dizio,accordata dalle legislazionimoderne a taluni magistrati. {Sjgr.) INZUPPARE, verb, neutr. pass. Jssorbire iruUandosi anche di cose non liquide. Questo verbo s'interprela cosi dal Voc. del Manuzzi e da quello del Tramater: Intingere nelle cose liquide materie che possano incorjiorm'si. CosunoBartoli adopera il verbo Inzuppare parlando dei corpi che ricevo- no luce 0 per la luce acquistano un dato colore. — Cos. Bart. Pitt. I. i2. Quel lume istesso e quel colore di die si sono in- zuppati. — INel leslo latino, inhauslum lumen. (JIea.) IRRADIAZIOIVE, sost. 1. Registro come notevole il se- guenle uso metaforico di tal voce. — Bart. Coag. XL 724 . . . . al quale avrei volentier domaadalo, se le altre mem- — 53 — bra della pianta vivon sciiz'aniina; e se quella irradiazione ch'ella {Vanima) da se gitla, vale allrellanlo die lei quanto all'esser alto c forma di uii corpo organico, e operare in es- so da anima? (Buach.) ISTORIAIIE, verb. att. Coprire di slorie dipinte le pa- reti. — ViNC. I'ilt. 6. Sempre il pittore deve considerare nella parete la quale ba da istoriare. — Ossero. II Vocab. di Napoli nou pone esempii a questo verbo, solo conlento all'autorita del Baldinucci^ soventi volte inesalto nelle defi- nizioni. Quello del Manuzzi reca solo I'esempio poctico del- i* Ariosto cbe da I'addiettivo. {SsLr.) JAPIGE, sost. m. Nome di vento. — Sod. Jgr. 52. Al- Iri lo cliaman Argeste, altri Japige, perche a quelli cbe van- no in Egilto, spira da Japigio, promontorio d' Italia. (Fjp.) LAGRIMATOIA sost. f. Canto fra il naso e la guancia sotto Vangolo interuo deWocchio, per cui colano le lagrime. — MoNTic. Diosc. o6. Tutte queste materie s'ardono per raccor la liliggine per far 1' incbiostro^ ed usasi per medica- re e per far begli c' nepitcgli degli occbi . . . e alle lagrima- toie rose c rosse, e quando e' lagrimano. {^^^■^•) LAMQUITIDA, sost. f. (V. cwcimpotola). Cingallefjra. — Sod. Jgr. 46. Le Lamquitide dctte Gincimpotolo. {Fji:) — U — LANO, add. — Tela o panno di lana. Tutti gli esem- |)ii addolti dai Vocabolarii sono del genere niascolinoj per cui vi si potrebhe aggiungere qiieslo che e femminino. — MoMiG, Diosc. 210. La quale cosi lalla (crha) si inellc su'n una pezza lana per porla siille iiaie del naso. (^^^•^O LATTICGIO, sost. ni. Per Lattiflcdo o laite di fico. — WoMiG. Diosc. 287. 11 che son buoni i ficlii non maluri nia pieni di lalliccio. {ris.) LATTlFICCIOj sost. m. Lafle o succo lattiginoso che (jeme da piii specie di piante. Agli escnipii addolti dai Voca- bolarii die ragguardano al solo latte del fico aggiungi i se- giienti, ed cstendine la definizione. — i\loMiG. /)tOAC. 105 /er- go. La lattuga, tallita cU'elFe, ha qiialche soniiglianza coUa salvatica ncl siigo e nel lallificcio. E poco apprcsso. II per- che alcimi mescolano il suo lattificcio con rop[)io de' papa- veri. {^^^■s-) LAVORARE DI FILO. A edi Filo. LAVORATO, add. sost. Per Luo(jo coltivato. — Moktig. Diosc. 120. II Rosolaccio sehalico e in ogni cosa niaggiore di quello che sta ne' lavorali. E 124. jNasce (ii Tekfw) la primavera ne' lavorati. — Si aggiunga all'unico esempio del Davanzati. {fis.) LECGARE, verb. att. § Adoperato lignrataniente per Lambire. — Sod. Jcjr. 92. Si genera un certo ver- derame, che venendo poi, quando vi ritorna, leccato dall'ac- qua, e beendone, corronipe gl'inteslini. (F^p-) LEGA, sost. 1' Opera in rnuratura che attraversa il letto di un fmrne a guisa di serra o pescaia. — Viac. Viv-. Intorno al difend. 63 fabbricando, in agginstate di- stanze fra loro, piu serre, o chinse, o leghe, o traverse die dir si vogliano, di biion miiro a calcina ecc. {Fjleoc) LETTEREj sost. f. pi. Per Lingua o simile. — Benc. — 55 — Pim. -109. Compose queslo libro in lettere egizie, ed cgli medesinio di quelle traslercndolo, comunico ai Greci 11 misteri delli Egizii. {Cjrr.) LEUCONOTU, sosl. m. Nome di vento. — Sod. Jgr. 51. All'Auslro si aggiiingono il Leuconolo, cioe bianco Ao- to, Altano o Allino. — 11 Vocab. di INapoli riporta qiiesta voce ; ma senza esempio. (P'^f-) LEZZOSO, add. Che piizza. Si agginnga airunico e- sempio queslo: — Montig. Diosc, 51 teirjo. Un'allra mirra bianca .... la quale stropicciala con le mani e alquaiito lez- zosa. (^^^O LlBOj sost. m. Nome di vento, did latino Lybicus. — Sod. J(jr. 31. Lil)o vealo, cb'e Ira Libouolo e Coro. (Fjp.) LIBONOTO, sost. m. Nome di vento, dul latino Libo- notus. — Sod. Jfjr. 51. Borea sta conlro Libouolo. — 11 Vocab. di jNapoli regislra quesla voce, ma seuza esempio. {Fjp.) LICjNO, sosl. m. Liicernu, dal latino L} cluius. — Sod. Jgr. 114. Won e di quel licui perpelui, clie dice Plinio. {Fjp.) L1>DA, sost. f. Parle dello strnmento detto dagli scul- tori Definitore. Quesla voce mauca iu lutti i Vocabolarii. — Cos. Bart. Slat. 122. Per sapere adunque far quesla cosa bene, abbiamo bisogiio di un iuslrumeulO;, il quale inslrumen- lo e di Ire parli, o membra, cioe egli e lallo di un orizzon- te, d'una linda, d"uu piombo La buda e un regoio di- rillo, cbe con una delle sue teste sta lermo nel cenlro di det- to cercliio {ori:zzonle), e I'allra si gira iulorno a vogHa tua, tabnente cb'ella si puo traslerire a ciascuua delle di\isioni fatle nel cercluo. {HJea.) LIJNGUELLA, sost. f. Piccola lingua. — Mojntig. Diosc. — 56 — ilA. Egli esce di quella bocca aperta {del ^ore) una co- sa bianca come una linguella distesa fino allabbro di sotto. — Osserv. II Vocab. del Manuzzi non Tha die nel senso di Stri- scia (U feltro che mette in conmnica::ione wivasopieno di iin liquido con altro ch'e votOj e serve a far colare il liqiiore da qiiello a questo. Nel Vocab. di Nap. a questo senso si aggiun- ge i'altro di Linrjuelle in pi. per Quelle striscie di pclle che da' guantai sono cucitc ai due lati interni d'ogni dito d'un giianto. Potrebbe definirsi piu in generale per Prolunga- mento di die che sia, liuujo e strelto, e che assomiglia a pic- cola lingua. (^^•^•) LIVIDO, sost. Per Lividura. — Momig. Diosc. 88 ter- go. {II mele) col sale ne manda i lividi che per la persona appariscono. — Si puo aggiungerc airunico esempio del Redi. (Fis.) LIVIDICCIO, add. Jlquanto livido. — Momig. Diosc. 55 tergo. Viene dell' Arabia Pctrea un altro {Dclio) ch'e ali- do, ragioso, lividiccio. {^^^■s-) LUMINOSO^ sosl. Nel Vocabolario questa voce manca in forza di sostantivo. Si dovrebbe aggiungere adunque, par- mi, il § seguente : § Lwiiivoso, in forza di sost. Corpo che manda bice. — Bart. Suon. II. //. 477. — E c|uesta n'e una singolare, in- fra I'allre, che la luce puo capovolgere se, e seco Y imma- gine del luminoso. E ivi. Ogni punto del luniinoso spande intorno intorno una sfera di raggi, in ciascuno dei quali e I'immagine di quel punto. {Biaisch.) LUSINGARSI, verb. neut. pass. Questo verbo, adope- rato in neut. pass, ed in senso di sperare, confdarsi ec. non e registrato. E continuo in tal senso nel Magalotti e nel Sal- vini, come pure ne' modern!. Ecco un esempio di scrittore piii vecchio, e molto piu castigato. — I) at. Pref. Pros. for. — 57 — 42. Ne si ritrovi filosofo si confulente, die, scrivendo in lati- no, si liisinghi che la forza ilcH' idionia ec. (Bunch.) LUSTllEZZA, sost. f. Qualita di cid che e lustro. — ViAX. DAiNT. Prop. 62. La qual bonta nasce della sua perfet- ta mistione di chiarczza, luslrezza e bianchezza. [Cjrr.) LUSTRO, sost. ui. Piinto lucido, lucente. — Cell. Orif. 137. Qucsli (rnatnni) avere una grana grossissima con cerli lustri accanto I'uno all'allro unitamente. (Miisott.) M M4CCHINARE, verb. att. Per primo mi parrebbe die si dovesse porre nel Vocabolario il seguente arlicolo : Macchinare, verb. att. ComporrCj costruir macchinc. — Bart. Suon. IV. /. 538. Iddio die ha macchinato d'in- vcnzione qaesto sensibile e sensilivo, ch'e Taniniale, tanli sensi gli ha dati L'articolo poi del Vocabolario potrebbe correggersi ri- ducendolo a § nel modo seguente : § Macchinare, in senso traslato (che I'uso frequente dei parlanti e degli scriltori ha reso quasi proprio anch'es- so) Ordinare, apporecchiare insidie ecc. [Bunch.) MANDARE, verb. att. Per Mandar via, allotttanare, cessare. — Momig. Diosc. 18 tergo. Dassene nove oncie. . . per niaudarne le doglie del corpo. — Si puo aggiungere qiiesto esempio all'unico delle Vite dei SS. Padri. [fi^-) MEiAIBRIFIGARE, verb. neut. in modo infinilivo per Indicure le membra del corpo nei nudi che il pitlore vien disegnando. — ViiNC. Pitt. o. Lo abbozzare delle istorie sia prontoi, ed il mcmbriiicare non sia troppo finito. (Self.) MENARE DEL (]ORPO, verb. att. Per Puryurc. —• — 58 — MoivTiG. Diosc. 40 (per errore 9.j Sette dramnie delle sue barbc {Mia BaccJicra) mcnano del corpo come lo Elle- boro bianco. E 20 tergo. II medesirao {olio lU Been) mena del corpo. — Osscrv. Si soggiunga altro § al | 9 1 del Vocab. di Napoii, 0 al § vii di quello del Manuzzi, ove in qiiesto senso evvi sempHcemenlc menarc per purfjare, del quale il modo qui proposto e piii chiaro. (^^^*-) MEllIFIGATO, add. lieso puro, lihcro, sciolto ecc. — Bart. Tens, e Fress. XV. 733. Altre {volte) in un medesinio giorno ha cambiala piu volte statura {il mercurio nel can- ?ie//o) or maggiorc or minore della consuela; e cio senza apparirne veruna sensibile nuitazione deiraria. merificala da slraordinario calore o Ireddezza ccc. — Osscrv. Questo vocabolo nianca nel Voc, del Manuzzi ed in quello del Tra- mater. {Biakch.^ METIER CARNE, verb. aU.Perfngmssare. — IMo^tig. Diosc. 117 terfjo. Gli scalogni nutriscono assai, ianno inet- ter carne, ma gonfiano. — Osserv. Si puo aggiungere que- st'esempio all'unico di Cola da Rieozo addollo nel Vocab. di rsapoli. (Vis.) MINA, sost. f^ Condotto sotterraneo atfravci'so al letto di nn fiume per condurre I'acqua a sotlopussare al fuime stesso. Sinonimo di Botle. — Viinc. Viv. Intorno al difeitd. 46. 11 quale {Jrno) s'e cosi alzato die dentro al tempo di cinquauta anni da che lu iabbricala la mina sotto Mugnone per mandar I'acqua d' Arno dalle mulina del Barco a quelle di PetriolOj ecc. {Paleoc.) MINUTISSIMO, aw. Lo stesso che llJimitissimamenie. — Bart, Ricr. 70. Altre {chiocciole) o grandinate di piastrelli, 0 sparse di rotelle, o minulissimo puiileggiate. {I ei\\) MISCHIATO. sost. m. Questo nome manca come so- slantivo. Aggiungasi il § seguente : — 59 — MisciiiATO, sost. 111. ifliscufjlio. — Cart. Siion. IV, /. 559. Lc allre consonanze mono perielte, lerza e sesla, mag- giori e miaori, soiio ciascuna un particolar mischiato a tal misura di acuto e di grave, clie ne proviene in ciascuna la sua iudividuale propriela. {Biakcu) MISVENUTO^ add. da Misvenire. — Bart Ricr. 217. Pure il vide Trasillo, e tutto misvcnulo e treniaute il con- fesso a Tiberio. — Osserv. II Toe. del Manuzzi non lo ha die in forza di soslanlivo. {Jen.) MOLE, sost. f. Volume. — Sufjg. nat. esp. 52. Uno spazio voto die baslasse all'intero ricrescimento di una tal mole d'aria. E ICG... il peso di una mole di acqua uguale ad altreltanta mole di aria, die peso grani 9. — Osserv. La voce Volume iiel significato in cui la usano i Fisici e registrata nel Vocab.di Napoliseiiza esenipii per Grosie:rsa e colla sostitu- zione della voce Mole. Allaparola J/o/e| i. dcfinita per Gran- dezza e citato un esempiodel Redi, ove puo stare auclie in si- gniiicazione di Mussa od in cjuella di Quautita; ne vien chiarita abbastanza Tequivalenza di Mole a Volume. II Voc. del Manuzzi § vi meglio definisce Volume per Mole, rjmn- dezza o estensione di un corpOj e ne convalida Tuso con e- scmpio del Pecorone ; ina dal luogo citato non esce cliiaro die sia propriamente in quel senso in cui si lr*equentcmente lo scriN ono i Fisici. In Mole § iv i due esenipii rileriti dal Vocab. del Manuzzi non ccrtificano abbastanza il valore di qucsta voce esattaraente cori'ispondere a Volume. Cib fanno invece i due luoghi sopra cilali dei Saggi, nei quali Saggi si legge molte volte la voce Mole propriamente nel signiiicato di Volume; e la voce Volume nou e adoperata mai. {J. Cur. ViG.) MOLLUSCO, sost. m. Nome di una specie di funghi. — Sod. Jgr. 425. II brusco e nell'acero e nel carpino, co- — 60 — me negli altri il fitngo detto tiibero : ma quello passa qucsto di bellezza ed eccellenza, che si chiama Mollusco. {Fap.) MONDATURA, sost. f. I Vocabolarii definiscono mon- datiira // mondare ed anche Buccia, o scoi-za^ e portano e- sempio che vale per solo il secondo significato. Sc ne rifac- cia r articolo nel modo seguente : MoNDATURA, sost. f. JflovdlfjUa, parte inutile o calfi- va che inihratla o giiasta checchcssia e si fjitto nel mondare. — Mo?iTiG. Diosc. iA7 tergo. Quello [seme) ch'e ben netto e senza mondatura e il migliore. Simile §. Per Buccia o scorza. E vi si aggiunga I'esem- pio addotto d'ai Vocabolarii. MUCIDAGLIA, sost. f. Mucosita, dal lalino Mncidiis. — Sod. Jgr. 104. Pascendosi i pcsciolini deiracqiie dolci, della miicidaglia deU'acqaa. (^^^•) MUGIDO, sost. m. Per Muffa. — Momig. Diosc. 6 ter- go. Quello (giglio) che ha la radice piii serrata, corta come se mozza fosse . . . di odor schictto, senza muffa o mucido, e che pestandola fa slarnulire, e piii che I'altro lodato. Sapep. di mucido, Bender cattivo adore. Aggiungi esem- pio al § II del Vocab. del Manuzzi. — Momig. Diosc. 4-8. Seccansi ancora le foglie (de//e rrtsc) all'ombra rivollaiidole spesso, acciocche elle non muflino o sappiano di mucido. — Ossero. La stampa da qui mucido con doppia c, forse per errore. (^^'^•) MURICCIOLO,sosl. m.— Nard./s?. Fir./. 175.1 pove- ri. . . cadevano morli sopra i murlcciuoli appresso alle portc delle case. — Osserv. Si aggiunga al Vocab. del Tramaler un § o, e si noli che a Firenze molli palagi e case hanno alia base una specie di zoccolo mollo sporgenle dal muio, alto circa due o Ire piedi, foise per difesa delle case stesse dal- I'urto dei carri : ai quali muricciuoh allude il Walmanlile, — Gl — ovc chiama i cicchi E''nemici mortal dc^miiriccinoli. A cjno- sto nuovo I forse appartengono i clue esempii del Sacchelti e del Libro dei Soiielli citati dal Voc. del Manuzzi nell'uiii- co suo I di qiiesta voce. (G. Citt.) N NATTA, sost. m. Per Soria di bitume , lal. Naphtha. — MoNTiG. Diosc. 40. Delia Natta specie di Bitume. Ed ivi. Un'altra specie di bitume si chiama natta, che e quello che gocciola dal bitume di Babilonia, di colore bianco. {F^is.) NECESSITATOj part, da Necessitare. § Nota costrutlo. — Nard. 1st. Fir. I. 85. II Re fu necessilato di accordare col Duca di Milano. (G. Citt.) NERETtlNO. add. vezzeggiativo di Neretto. — Vi:>c. Pitl. 25. II fumo quando e incontro al nero di esso cammino si fa azzurro, e quando s' innalza al riscontro dell'azzurro dell'aria, pare nerettino e rosseggiante. [Self.) NEVIERA, sost. f. Questo vocabolo manca ai Vocabo- larii. Aggiungasi I'articolo seguenle : Neviera, sost. f. Luofjo ove conscrvasi la neve. — Bart. Ghiac. III. 650. Conserve si^ ghiacciaie e neviere avean es- si, come noi abbiamo^ nascose all'occhio del sole. NOMINATORE, sost. m. Che viene scelto da iin'assem- blea perchii proponga alle sue deliherazioni coloro che me- ritano di essere eletli ad alcun pubblico officio. — Gian. For. Rep. Fir. I. 20. Quando s'avea a fare la signoria, primamen- te si I'acevano i nominatori per ogni signore otto, di modo che per tutta la signoria polevano essere sessanta otto. Gian. Fin. II. 63. Prima si eleggono gli eletlori, voi li cliiamate nominatori. Giain. Fin. II. 85. Ciascuno che e nominatore — C2 — pno esscre nominalo non solamente dagli altri norainalori, ma egli stesso si piio nominare. — Osscrv. Alia definizione di questa voce, che e nel Vocabolario Chi nomina o da il iiome, devcsi aggiiingere questa speciale delerminazione, gia viva in Fircnze nella costituzione e nelle relazioni di in- teriore politicajUon ispenta neH'usOjChiamandosi i>'omma un viglietto d'ingresso non pagato o una grazia. Quesla voce raccoglie qiiella niirabile economia dei nostri governi nazio- nali, per la quale collo eleggersi prima i nominatori dalle asscmblee governanti, e da questi alle assemblce stesse pro- ponendosi colore cbe si reputavano degni di pubblico oflicio, ottenevasi maturita di giudizio nelle scelle, che venivano cosi SDltoposte a duplice suffragio. (Sjgr.) iVUGOLATA, sost. f. Lo stesso che Nufjolato. — Gal, Op. II. 104. Imitando anche in questo particolare le nostre maggiori nugolate. {iVugn.) 0 OBBLTQUARE, verb. alt. Aggiugni allro esempio pure del Bartoli a quello recato dal Voc. del Manuzzi. — Bart. Bier. 60. Senza dilungarsi sensibilmcnte dal sole die rotando se- co le trae e colla medesima impressione dell'andar suo Ic obbliqua. OCGULTAZIONE, sost. f. Si puo dire che manchi d'e- sempiOj stante che Tunico allegato dal Vocabol. tratto dal Comento del Buti, significa Cosa occultata e non Uocciil- tare. — Be?»c. Piin. 83. Certo queste sono le passioui del mondo, la revoluzione e la occullazione ; ed e la revoluzio- ne certamente una convcrsione, e la occultazione una reno- vazione. (Cahr.) — 63 — OCCUPATO, add. coH'ablalivo. — Be^c. Pirn. Dcdic. Ma esso da maggioii sludii occiipalo, e nondimeno senza invidia desidcroso di conipiacere a quelli ecc. {Cark.) OGGETTO, sost. m. 0>iesto vocabolo, adoperalo in senso generalc, cioe per significarc Una cosa, smza rignar- do die in cssa si affissi I'intelletto o la visla, ch'essa sia la mira o lo scopoproposto, die siconsidcri come cagione, moti- vo 0 sorjfjetto di die die sia; qneslo vocabolo in lal senso generale e indeterminalo, manca nel Vocabolario, e da molli non e creduto autorizzato, bencheilPetrarcacanlasse: Diin- qiie di' io non mi sfacda Si [rule Ofjgetto a si possente foco^ Canz. 1. Degli occhi. Parmi quindi non soveichio se airarti- colo relalivo si agginngera il scgucule §, che iorse anzi sla- rebbc meglio come arlicolo, mulando quello del Voc. in §. § Ogcetto, sost. jn. Per Cosa in generale. — Bart. Coag. VII. 714. Ricordivise niai, per istudio o per dilelto, liaceste enlrare per un soUil fbro dentro nna camera oscura- ta e buia le immagini, o come dicono, le pilture degli og- getli di fuori, rappresentati\i rovesci in nn foglio o in un muro, tanto meglio e piu vi\amentc espressi, qnanto son pill illuminali dal sole. Bart. Tens, e Press, pref. 759. Anzi quanrella [la mctcifisica) piu si liene in alio e al puro, lanto piu cresce in signoria, e maggiore c il camjio die da a po- tervisi spaziare ogni gran menle vaga di speculare e di ve- nir salendo per su i gradi di essa sino a posarsi nella con- lemplazione di quel sommo inlra lulli gli oggelli, ch"e il primo ente. {Bijjsch ) OMBROSITA', sost. f. Per oscnritd di ombra. Aggiun- gi esempio. — Yi>,c. Pitt. 28. Quelle verdure si dimoslre- ranno parlecipare piu d'azzurro, le quali saranno di piii oscura ombrosila. {Self.) OMOLOGO, add. § Per Di eguale indole o natura. — — ()4. — Gal. Op. 11. 75. Poneiido 1' etcrc omologo alia noslra aria. (Mugn.) OPERATIVA, sost. f. Fratica. — Viv. Fit. Gal. 50. Questi congiunse alia perfezione della teorica I'operatixa ancora, loccando a meraviglia ogni sorte di strunieiili. {BIyi^'CH.) OPIFICE, sost. Operante. Aggiungi esempio di prosa. — Bei^c. Fim. 112. 0 Dio di spirito; o spiriluale opilice; la inente regge il luo verbo, tu solo sc' Iddio. {Carr.) OREZZARK,vcrb. neul. Spirare it i'e:z:zo. — Sod. J(jr. G8. Le aiire nc' grandi caldi si muovoiio, niassime iie' luo- ghi copiosi di selve e lungo le rive dei fiumi sogliono orez- zare soavcmenle. {^^p) ORGANIZZARE, verb. all. Mi pare clie I'arlicolo del Vocabolario sarebbe da modificarsi cosi: OrgainizzarEj verb. alt. Formare gli onjani di un cor- po animale e vefjetabile. — Bun, Furg. IV. 1. Coinpiiilo d'organizzare lo feto nel ventre della madre, Bart. Coag. VII. 714. Quante inacciiine sono adiinale in un auimaluccio di un atomo o di un punlo c ordinate ad organizzarlo ! § In signif. neut. pass. — Bart. Cqu(j. VIII. 717. Or se in quanlo I'animale ancor non e fonnalo animale, abbi- sogna dell'anima vegelabile, clie il lavori lin dov' ella puo giungere, sarassi lavorala e compiula dentro al suo seme una pianta (quale Fabbiam vedula) senza niun' opera, niun bisogno della virtu iormatrice e inlbrmatrice deiranime? Se un vegelabile puo organizzarsi senza essa, a cbe volere il Filosofo (FElmont) neH'animale, in quanlo e tal vegelabile, un'anima che Torganizzi? § In senso Iraslato, Ordinare, disporre, costruire, ecc. — Bart. Suon. IV. /. 55G. E il lamoso duomo di Pisa, mac- china cosi bene intesa, cosi maeslrevolmenle organizzala, — 65 — uon e egli im corpo ogni cui membro e slato membro di un tult"allro cor[)o di fabbiica in paese lonlano? (Bunch.) OlllGO, sosl. m. Specie di animale. — Sod, J(jr. 6. L'origo animale, che gli sta di contro, e par Tadori. (Fjp.) OlllZZONTE, sosl. m. II Voc, del Mannzzi non cono- sce neU'orizzonle che Una dei circoli massimi della sfera, e quel circolo che intorno intorno termina la nostra rista, per lo che gli da anche Ja significazione di Tennine, confine. Ned esso, ne quello del Tramalei- ebbero sentore d'altro 0- rizzonle. Presso gli scullori e Parte di quello stromento di cui essi si sei'vono per delerminare le parti salieuti d'una slatna. — Bvnx. Stat. 12L'. L' Orizzonle e un piano dise- gnatovi sopra un cerchio di\iso in Ire parti uguali e con- trassegnate con i loro numeri. [iVen.) ORMTI, sosl. ni. pi. Nome di venli. — Sod. Jgr. 02. Gli Ornili sono \enti delicati, opposti alle Elesie, e spirano dopo il solslizio bruniale. — Osserv. li Vocab. di INapoli rilerisce quesla voce Iraendola da Ornis, Oniithos, uccello, e non ne riporla esempio neppure sollo questo significalo. (Fjp.) OTTONARIO, add. sost. Aggiugni esempio del 500 al- I'unico dei Morali di s. Greg. — Bejnc. Fim. 110. Quel divi- uo parlare che lu dicesti avere udilo dalle Potesladi, menlre che io era neiroUonario. (Cjrr.) PAGONAZZICCIO, add. Che pende al colore pavoua:- zo. Airunico cs. del Yarchi si puo aggiungere questo: — Mo:ntig. Diosc. 116. Cresce il suo gajubo {del Gichero) un — Gt; — lei'zo cli braccio , pagonazziccio , ritratlo come iiii pc- stello. (/'^•y.) PAiNNO, sost. m. Per Cerle macchie della pelle. — Moa- TiG. Diosc. 88 tergo. Ed ugnendosi il ^ iso con esso (mefe) lo iietla (la lutli i panni. Firenz. Dial. bell. donn. 406. L'acque e i lisei furon trovali per levare i panni, le lenliggini e cotali altrc macchie. Montic. Diosc. 'JQ> lergo. Questa {farina di niochi) mescolala col mele . . . leva i panni del viso dctti dai grcci spilos. — Ossc?t. Ncl Voc. del Manuzzi manca in questo senso : c"e in qiiello di Napoli in senso di Cerle macchie lar- (jlie della pelle cite si lenevano per indizii di lebhra, che dif- lerisce da qucllo da me proposto, e manca pure d'csempio. {Fis.) PANNO, sosl. m. § T. di anatomia. Per iMemhrana. — MoMio. Diosc. oA. . . ferma tulU e' Irussi del sangue, e qucl- lo ancora ch'esce de' panni del cervello. {^^■^•) PARLARE, Ncrh. neul. | Parlare in burlcsco, Parlarc per bajUj per ischer:o. — B.vur. llicr. -127. Ne sa dare awi- so a' sugni clie o pailino in burlesco o davvero, appena e niai che ne' bisogni della nalura I'alliscano. {f'FN.) PARTEGIPAZIONE, sost. f. 11a solo esempii del 500.— Be.\c. Pirn. 2G. Acquislare sapienza per partecipazione. , (Cjrr.) PASSEGGIATOIO, sost. m. Luocjo per passerjfjiare. — Sod. ifjr. \7o. I passeggialoi, e dove si ricevono le visile, sien volti verso I'oriente. {^-^p-) PASSONATA, sost. f. PalafiUa irrefjolare ad ^^so di fondar fabbriche, ed anche a riparo delle ripe dei fuimi. — Vi.\c. Xiv.JnIorno at ripar. 114. Siccome per quel modi e con quei ripai-i di passonate ed altro, che come da uomo cre- uuto pralichissimo in]quesli maneggi d'acque e di sbocchl ili jimni in ni;ne, \icn proposto dalla di lui perizia, ecc. E - 67 — id 5. Dipoi per due o trecenlo hraccia sopra le siuklcUe pas- sonale verso Pisa in conlinuazioae di esse, lar alle ripe la- vori opportuni e stabiii di steccate ecc. {Pjleoc.) PATlBILEj add. Passibile. l^a Crusca non l' ha, il Vo- cab. del ■Manuzzi lo reca conesempii del Barioli. Eccone del secolo XVI. — Be>c. Pun. 42, Impero che egli {il mondo) e palibile c mobile, c oltre questo, cagione di tulle le passioni. {Cjrh.) PATRIGIDIO, sosl. in, Parricidio. Manca csempio del secolo XVI. V, ScA!NNA31E?iT0. PAZZEGGIARE, verb. neul. FarpazMc. Non ha alcun esempio di prosa. — Beinc. Pirn. 46. Quivi non pazzeggia alcuno per ebbrezza, ma lutli sobrii vegliano, e piu sollil- mente sguardano con gli occhi della mente, ecc. {Cjrr.) PEGUNIE. sosl. f: pi. — Nard. 1st. lir. IF. 234. II papa falto ricco delle pecunie cavale copiosamente dal perdono del giubbileo. — Nei due Vocabolarii manca I'esempio del plurale, {G. Citt.) PEDAGNOLO, sosl. m. Picciuolo delle foglie. — Montig, Diosc. 226 tergo. La Felce son foglie senza ganibo, senza fiore e senza seme, d"un pedagnolo alio Ire cpiarti di brac- cio. — Osserv. In queslo esempio la voce gamho significa troncOy fusto; perche le Felci europee mancano di fuslo. {Fis.) PELLUZZA, sosl. f. Pellicina e piu propriamenle per Quel panno o membratiella morhosa che cresce suWocchio e dicesi pterigio o tivghia. — Mo.mig. Diosc. 219 tergo. Ed e ulile air ugne o pelluzze nerbose cresciute negli occhi, delle dai lalini ungulae. E 266. E consumano (i sali) I'un- ghie nale sugli occhi, cioe pelluzze nale sugli occhi che paiono unghie, {Fis.) PENNOSO, add. m. Ordinulo a gnisa delle harhe di uva — G8 - penna. — Moa'tio, Diosc.-\SA. {QuesV herba) ha piu lalli sottili, e da ogni lato piccole ioglie pennose e nere vanno sceniando quanto elle s' accostano alia cima. — Osserv. \l Malthioli traduce pcnnate, parola die innnca pure in queslo senso, ed e teriuine di botanicaj percio da aggiungersi coll' es. seg. — Mattii. D/osc. 1049. Da ogni parte di quelle sono alcune I'rondicellc aperte, pcnnate c rosscggianti. — Manca in questo senso ai A ocabolarii. In queilo di Napoli c'e in sen- so di penniito o veslito cU panne, ch'e ben di verso. (/ z^) PER ALL' l^D EiMllO, mod. prej). — Sarjfj. nat. esp. ii:J5, Animaccature, le quali dilalandosi per alTindentro ven- gono in quel primo a ristrigner 1' interna capacita del vaso. — Os.scry. Manca nelVoc. di Napolied e preposizione signifi- cante azione I'erso I'intemo di checchessia. 11 Voc. del Manuz- zi la nota collo stesso esempio, dicendo die vale ilalla parte di deiitro; percio corrispondercbbe a dentro o indcntro. Sembra che par aW indentro indichi qualche cosa di piu; e lo coniprovano i Saggi citati, nei quali al rapportato brano si Iratta di luovimento delle pareti di un vaso verso 1' inter- no del vaso, inovimento cagionato da calore interno. {J. CiTT. Jig.) PERDIMENTO, sost. m. Aggiugni esempio del secolo XVI. — Be>c. Pim. 45. Sendo preso e allacciato da' mali, giudicando il male esser bene, usa i mali insanabilmente, temendo il perdimenio e danno di quegli. {Cjbb.) PEREIjNO, mod. aw. prep. lAIanca nel Vocabolario di esempio autorevole-, pongasi il segueote: Peufi^o, in senso di Fin' anche — Bart. Suon. lY. //. SCO. Piu ancora usa ab cslrinseco comparazioni e misteri, dedotti dall'algebra, dalla meccanica, dalla medicina e per- fino dalla Divinita. {Bunch.) PERFINO A QUI, mod. aw. Fino a qui. — Moistig. -— G9 — Diosc. 229. tergo. lo ho trattato perfino a qui di tutti gli olii. (^^■'^•) PERFORARE, verb. alt. Non ha esempii die del 500, — Beisc. Pirn. 57. Clii perlbro i meali e aperse i pori ? (Cjnn.) PER LE jMAjN[, mod. aw. Col mezzo^ colla interposi- zioue. — Nard. 1st. Fir. I. 195. Comiiiciarono (i Finiziu- ni) a ragionare di nuovo di qualche accordo {con Firenze), per le inaiii del medesimo diica di Ferrara, come altre volte avevau fatto. — !Maiica anohe nel Voc. del Maniuzi. (G. ClFT.) PIACERE (DARSI 1^). V. Darsi n piacere. PlA?{0,sost. m. — ScKjy. uat.esp. 104. Gomincio arisali- re agghiacciandosia luogoaluogo in diversi piani. — Osserv. 11 Voc. di Napoli regislra queslo esempio come appartenen- te ad arohiteltura; niontre iiiM'cc si riferisce alle diverse al- tezze di liqiiori posli in un cannello di vetro. L'esempio de- ve percio essere trasposto e mostrar I'nso della voce piano in senso generale di allezza; uso non regislrato. E cosi do- vrebbe ampliarsi la delinizione del \ ocab. del Manuzzi. {J. CiTT. Fig.) P1E>"0, add. di colore, e significa cf/rf'co e conlrario di chiaro. — MoiSTiG. Diosc. 260. (// cinabro) fa uu colore molto pieno. E 275. Cognosces! ancora, che questo ha il colore piii chiaro, V Hemalile piii pieno e sinnle al Gina- bro. — OsseriK 1 Vocabolarii non I'hanno in questo senso; ma registrano pien di colore, parlando di tessuti carichi di colore, ciocche e ben diverso e manca pure d'esempio. (Fis.) PIiNZACCHlO, sost. m. Nome die si eld ad un insctto che rode le biade, deito anche tonchio. — Sod. Jgr. ill. Le biade non potranno cosi presto riscaldarsi, ma dal vento — 70 — raffrescate, lunganienle si conserveranno, e non vi nasce- ranno pinzacchi od altri aninialelli, clie f'anno loro graiidis- sinio nocumento. — Osseru.W Voc. di Nap. riporta questo vo- cabolo Iraendolo dalVoc. dell' Alberti, nia non lo appoggia ad esenjpio autorevole come il precitalo. {Fjp.) PJNZATO, add. parlic. dal latino pi/).sflre, pcstare, pesta- to. — Sod. Jgr. 104. II lato della fossa snpraddetta ])igiaia, pinzata e inazzapicchiata bene. — Voce riporlala dal Vocab, di Napoli senza addurre esempio. {Fa p.) PIOVOSO, add. dcllo di paese non ba esempi nel Tia- nialer; si scriva un 5. ' § col segiicnte esempio: — iNAno- ht. Fir. I. 185. Per essere quel paese per la natura della sta- gione piovoso e fangoso. ■ — Ne manca anche il Voc. del JIanuzzi. [G. Cut.) PlTOGCOj sosl. m. IH ocab. del Manuzzi cila a quesla voce il testo del Segr. Fior.: Tu Siro lo tieniper lo pifocco di dictrOj e traduce indelerminalamente una sorte di veste. Quelle del Tramater vuol essere piii chiaro ed aggiunge, Sorta di veste antica da uomo forse simile cii nostri man- telli. Adduce I'esempio cilalo dal Manuzzi, II testo del Bartoli denomina pifocco : una veste grossola- na, e propriamente quella definita dal Voc. del Manuzzi alia voce Saio — Cos. Bak r. Pitt. II. 59. E non e convenicnte liare una Venere o una Minerva vestita di pitocco, ne fare un Giove 0 un Marte vesliti di una veste di donna. — II testo ha: Et f'i'uerem aut 3Iinervam saga indutam minime eon- venit. II significato del Manuzzi nulla dice, e la spiegazio- ne del Tramater si dimostra falsa col testo del Bartoli. {IflEN.) PlZZAREjVerb. alt. Pungere. — Sou. ^f/r. 13. Le nio- sche pizzando piu delPusato. (Fa p.) — 71 — PLEl'IUTE , sost. i. Per Infiammuzionc di petlo e propriamcnte della pleura. Aggiugni esempio. — Momig. Diosc. 15. 11 seme del Balsamo iililmente si bee nel mal di pelto detto da'greci Pleurite. (^^-^O POLLIjNELLA, sost. f. Piccolo tumoi^e infiammatorio detto anche fonincolo o foroncolo. — Mointig. Diosc. 266 tergo. E mescolaio con uve secche o grasso di porco o male risolvono le pollinelle. E 276 tergo. L' una e TaUra {terra), nell'aceto risolvono le nascenze di dietro agli orecchi delte ParolidCj e gli Agni e le Pollinelle e siniili. — Manca ai Vo- cabolarii. In quello di iNapoli c'e la voce Furoncolo o Fowncolo (furunculns lat.) clio meglio definita per Piccolo tinnore in- fiammalorio della pelle si appoggera coll'esenij)io che manca ed e il seguenle: — Matth. Diosc. lAoo. Conlcrisce {il sale) con uva passa ovver grasciadi porco ovver mele ai foroncoli. {Fis.) PONDEIUTORE, sost. m. Chepondera, pesa. — Bekc. Pint. 111. Canto il creatore di tiitti, distributore delle terre, ponderalore del cielo. {Cjrr.) POAEME, add. sost. — Sagg. nat. esp. i9 . . . quan- do spirano ponenli. — Da aggiungersi al § 2 del Vocab. di Napoli e al § iii del Yocab. del Manuzzi, do\e non vi hauno esempii di queslo aggellivo soslantivato in plurale. {J. CiTT. Fig.) POPOLO, sost. m. — GiA.>. Rep. Fior. I. iS6. II po- polo cioe quella moltitudine che e in Firenze a gravezza. (V. Abitatori a (.ravkzza.) — Osserv. Splendida definizione re- cata dallo esempio, di quello sia veramente popolo. {Sjgr.) POPULARITA' 0 POPOLARITA', sost. f. Per Govemo di popolo. — GiAA. Gov. Fir. I. o. E perche una specie di - 72 — republica semplice e sola, siccoine la populaiila, o lo slalo deglioltimali 0 il priiicipato di un soloiionpuo contentarese non un desiderio solo, percio e necessario comporre insienio tutte e tre le dette specie di Repuhblica. Perche mediante la popnlarila, robbiedo della quale e la liberla, si salisfa a qiielli cbe sono di essa desiderosi. — Osseru. La proposta defiiiizione, a conferma della quale si potrebbero addurre niolli alU'i escnipii del Gianiiolti, puo coiisigliarci ad usare quesla voce anzicbe la voce Democraziu derivala dal Greco. II Ducange alia ^oce popnlaritas ha nmltiliido. {Sjgr.) PORO, sost. 111. Per Quella materia che rjemc dalle os- sa rotte e serve a rappiccarle. — Mo.mk.. Diosc. 45. lenjo. Le ossa rolte preslissimo si rappiccano iacendoue (omenta- zione con la cocitura deile fbglie dell^olmo o della scorza delle sue barbe. Perche ella la venir presto quella gomma che fa r ulTizio delle ossa, la quale chiamano Poro. — Os- serv. I chirurglii chiamano quesla nialeria Poro sarcoUkj il quale epilelo e inesallo perche in essa nulla vi ha di car- noso. i^^is-) PORTATIVO, PORTATILL, add. —Be^c. rim. 47. In prima e necessario spogliarli la veste che inlorno porli; ch'e veslimento d'ignoranza, tondamenlo di pravila, legame di corruzione, oscuro velame, viva inorle, scnsilivo cadavere. sepolcro porialivo. {C.iiui.) POSATOIO, sost. m. Per QualsivorjUa com che serva d'appo(jc. Pirn. 26. Per fare progresso nclle opere di Dio e della natura, per dare segni di bene, e per cognizione della divina possanza. {Cjbr.) PRONTO, add. Gli artisti prcsero ad usare certi voca- boli coiiiuni in signilicati niolto diversi dal senso die danno ad essi vocaboli generalniente gli uojuini in altre materie, e sono si opportnni all'espressione de' loro proprii concetlij die iiieritano bene di essere registrati nel Vocabolario. Se ne trovano infatti alcuni come bravo, bravura, ec. : ma pron- to non c'e. Lasciero che altri dia a qucsto vocabolo il vero suo senso artistico ; io propongo di iarne un § a parte, e ne reco Feseiiipio. — Vasar. Fantas. c bizzarr. 93 e ncUa chiesa di S. Spirito di Fiorenza lavoro alia cappella di Gino — 7(i — Capponi una tavola chc v" e dentro una Visitazione di Noslra Donna con S. Nicolo e un S. Anlonio che legge con un par d'occhiali al naso, che e molto pronto. (Bunch.) PRONUNZIAZIONE, sost. f. In tcrmine d'arte e II ri- levare con ccrla fnrza Ic parti di cosa diseynata o scolpila. — Vino. Pill. 18. Adunque tu pittorc fa di operare ne' ri- flessi dcllc figure il colore dcllc parii de' vesUmenti che so- no presso alle parti delle carni ad esse piii vicine, ma non scparare con troppa loro pronunziazione, se non bisogna. (SEiy.) PROPORZIONATISSIMO, add. superl. di proporziona- to. — ViNC. Daot. Prop. 90. Tulte le forme della natura in- tenzionali in sc stesse sono beliissime e proporzionatissime. (C.IRR.) PROSTERNAZIONE, sost. f. L'aziom del prosternare, proslrazione^ ahhattirnento (qui in senso morale). — Pitt. 1st. fior. 75. E per questo non abborrivano i Iravagli e danni pubbhci, sperandone occasioni per la prosternazione del popolo, da le\ argli di mano il reggimento ed in loro me- dcsimi ristringcrlo. — 11 vocabolo e nel Yoc. del Manuzzi ed in quelle di iNapoli con la sopraddetla dcfuiizione, ma senza esempii. [J. Citt. Fig.) PROVISIONE 0 PROVVISIONE, sost. f. Ordini delta potcstci esecutiva c dei magislrati per mandare ad atlo le parlicolari prescri:zioni delle leggi e disimpegnare le inaim- henze di ciascuno officio. — Gun. Rep. Fior. I. 143. Niuna cosa e in alcuna repubblica la cui ammhiistrazione ricerclii maggiore prudenza che la creazione delle leggi e provisio- ni. E I. 146. . . . dopo la nuitazione dello slato del mdxxvi, fu deliberato per provisione che il Magistrate delli dieci fos- se crealo per le piu fave. E ivi. Appresso qualunque volta il Uonfaloniere voleva introdnrrc una provisione che piacesse — 77 — a lui, o coireggeriie un'altra, agevolmente cio poteva fare. E I. 147. Dalli sopra dctti errori nasceva che lutto giorno si faceva niiove leggi... come ledue dette sopra; ed ogni pic- colo caso che nasceva dava luogo a innovare le provisioni. — Ossew. La diflerenza fra legge e provvisione e eviden- tissima. II Vocabolario che a qiiesta voce manda al § vii di Provvedere ha riparo,provvedimento, risoluziove, e due esem- pli che si attaghano perfeltamente alia definizione qui espres- sa. Dalla quale resulta che Ira legge e provvisione, vi e la di- versita che esiste fra leggc e regolaniento esecutivo della leg- ge, ovvero se si tratli di magistrati, ordinanza od altro, frasi ulfiziesche e non d'origine nostrale. In Firenze era viva questa diflerenza, che manca nel Vocabolario. [Sjgr.) PROVOCARE, verb. alt. flat. Provocare). Pel Dirilio di appcUare una senlenza ad un Magistrato sitperiore. — GiAiN. Rep. Fior. I. 204. Perche i magistrati siano costret- ti ad essere nelle senlenze giusti, hanno posto freno alia loro autorita, ordinando che delle lore sentenze si possa provocare ad una supcriore autorita. — Osserv. V. Provo- CAzioAE. {Sjgr.) PROVOCAZIONE, sost. f. (lat. Provocatio). Jtto del- Vappellazioiie. \. Provocare. — Gian. Rep. Fior. I. 204. Ma e da notarsi che questo alto dello ascoltare le pro- vocazioni pare che sia propriela di chi e signore dello Sta- lo e della Cilta : ma perche chi e signore o egli non vuole o egh non puo se non con difficolta tale cosa eseguire, percio vediamo tale uificio essere attribuito ad un altro giudicio da- gli altri separate. — Osserv. Verbo e voce frequenlemente in uso presso il Giannolli, di origine pura latina come con- sta dal Forcellini, {Sjgr.) PURBLICARSl, § verb. neut. pass. Per Frostituirsi. — Bart. Ricr. iSo. E in qua! allra guisa era confacevole al do- - 78 - vere, clie andasse una nierelrice, die d'ogni ora si pubblica fmo alia piii vil canaglia? {Fen.) PUJ^TO^CELLO, sost. m. Specie di arginc che si spin- fje neU'cdveo a difesa. — Vinc, Viv, Intomo al ripar. -116.... e qiiesli sicno ali o sproni di steccate ripiene con fascine, che facciano scarpa verso la corrente, e caricale con sasso, o sie- no puntoncelli in forma d'argine da fabbricarsi con sasso mescolato con prunami, o con scopa, o con altro le- gnanie sollile ecc. [Pjleoc.) PURGARSI, verb, neutr. pass, in senso metaforico co- me al § iO del Vocab. del Tramater per Discolparsi col ge- nii, di cui mancano nel Vocab. gli esempii. Si agginnga il seguente: — Nard. 1st. Fir. I. 205. Delle quali tutte accu- sazioni cgli s' andava lutlavia argutamente purgando. — Mancano anche nel Vocabolario del Manuzzi gli esempii. (G. CiTT.) PURGARE, verb. alt. Per Evacum'e, mandar fiiori. — MoNTiG. Diosc. 20.,.. beuto (Volio), purga I'acqna del corpo, e fa giltare i vermini. — Osscrv. Agli esempii del Redi citali dal Vocab. di iNapoli al § i4 si premetta questo. (Fis.) Q QUARESIMA, sost. f. Pel Diyiuno delV Jvverito. — Nard. 1st. Fir. II. 9(5. Quella prescute qiiaresima delPavvcn- to fu celebrata c osservata con maggior aslinenza. — II Vocab. del Tramater al § A dice la voce Quaresima valere anche dirjiuno di nn numero di fjiorui diverso dai quaran- ta, e di cdtre religioni fuori della cristiana, e porta un esempio spellanle ai Saraceni. Aggiungerei il surriferito a — 79 — coDipiere colla prova la definizione data nel nominato Voca- bolario. INe inanca pure quello del Maniizzi. {G. Cirr.) QUERELAj sost. I. Per Doglianza, richiamo, e notata al § \. del Voc. del Traaiater e di quello del Manuzzi. Si ag- giunga il mocio di Aver querela ad uno, cioe fame richia- mo. — Naud. 1st. Fir I. 104. Dalla qual cosa aveiido que- rela alia Signoria 1' imbasciatore di Ferrara ec. (G. Citt.) R RADETTOj add. dimio. di Rado. Aggiugni eserapio al- I'unico del Cellini. — Montig. Diosc. 24. Messovi sopra un graticcio di canne, o una stuoia radetta. (f^^^-) RAGGIO, sost. m. Registro, come degno di nota, il se- gueiite uso metaforico di questo vocabolo : — Bart. Ghiac. XXIII. 664. Le altre acque clie gitteranuo alia veutura, co- me lulte lianno, questi primi raggi di gelo men regolatij par cosa cerla a dire che saran meno disposte ec. {Bunch.) RAGGUARDATORE, sost. m. Per Chi raggnarda. — Pitt. 1st. fior. 6S. Non pochi di loro piii del privato che del pubblico bene ragguardatori. E 121. Biasimandone pub- blicamente gli autori, come piii delle private passioni che del pubblico bene ragguardatori. — Osserv. 11 Voc. del Ma- nuzzi e quello di Napoli notano un solo esempio del Boccac- cio; I'aggiunta di questi altri due del Pitti giova a provare inanlcuula nelTuso la voce. (J. Citt. Pig.) RAMMESGOLATO, add. m. lUescolato, confuso insie- me, lo stesso che rimescolato. — Bart. hicr. SI. Gitlava su d"alto al popolo moncte rammescolate con lerri acuti, onde i ricoglitori ne portavano piu ferite che danari. {Fen.) RAMUZZO, sost. m. Per Ramiiscello. — Moatig. Diosc. — so- ds. Ed intorno a quei rainuzzi I'oglie assai. E d24. Fa piii gambi (il cjtiado salvatico) soltili, con assai ramnzzi e ros- sicci. i^^is.) RANOCCHIELLA^ sosl. f. Diminntivo di Ranocchia. — Sod. Jgr. 94. L'abbondanza delle ranocchielle, dei lombrici, delle zanzare. — Ossero. II Dizionario della Minerva di Pa- dova riporla un solo esempio del Saivini di quesla voce. {Fjp.) RASCIUGARE. V. Rompere ed Aver rotto. RECIPROCAZIONE, sosl. f. Per La vicenda del pisso e riflusso del mare. Si aggiunga di segiiilo agli esempii por- lati dal Vocabolario. — Viv. Fit. Gal. C4. E discussi i gran problemi dclla coslituzione delPuniverso e delle reciproca- zioni del mare. — Osserv. Quesla scritta del Viviani sla in capo delle Opere del Galilei, di cui veggasi nell' Indice 1* e- dizione da noi seguita. (IfluGK.) RENONE, sost. ni. Grossa arena. — Sod. Jrjr. iA6. Acciocche il renone vi venga meglio a consolidarsl ed a fer- raarsi. {Fjp.) REVERENZA, sost. m. Non trovo nel Voc. del Maniiz- zi ne in quello del Tramaler dalo a quesla voce il significa- lo di niodestia^ decenza. Eppure, se non erro, tale ba valo- renei tesli del Barloli. — Cos. Bart. Pitt. II. Gl. lo vorrei cbe quesla abbondanza fosse adorna e preslasse di se una cerla variela grave e moderala, niedianle la dignita e la reverenza. (Nel teslo dell'Alberli si legge: Turn dignitate et verecmidia gravem atque moderatam). E II. G2. Vi siano parle ignudi e parle veslili, ma abbiasi sempre cura aU'oneslii ed alia reve- renza. E II. 63. Quesla modeslia e quesla reverenza desidero io che in lutla 1' isloria si osservi accio cbe le cose oscene o si lascino da parte o si emendino. (Men.) RIARDERE, verb. neut. e neutr. pass. § Abhrticiare. — 81 — — Cell. Orif. 63. Si puo gettarvi dcnlro I'argenlo benissi- mo striiUo, e, pciche iion riarda, geltavisi di sopra un po- co di borracCj e sopra la delta borrace un pugnellello di griima di boUe ben macinata. E 79. Volendo die Targenlo uon si riarda e die iiieglio si liquefaccia. {Musoit.) RIBATTERE, veib. alt. | ligiiralani. Per Jbballcn; avvizzire^ tor via revfwfjione. — Momic. Diosc. 57. La nia- stice . . . ribatte gl'iiifiali delle gengie. E 54 (Le (jaUuz::c) Irile tengono a dielro la came die cresce Iroppo... e ribal- le la fiingaia. RICEVERE, verb. alt. Per Contemre. — KxhT). ht. Fir. /. 88. Non essendo la sala \ecdiia capace a riceNere lanlo iiumero di persone. — Ossen\ 11 Yoc. del Tranialer e quello del Manuzzi al § 2. nolano die dicesi cosi di persone come di cose, nia di quesle non reca esenipli. Si aggiunga dunqiie il da me citato. (G. Cut.) RICOMPERARE UNA MOLESTIA, UN MALE, locuz. verb. att. Per Liberarsene con danari. — INard. 1st. Fir. 11. 165. Ma lutli costoro per paura deU'avere andare a Roma... ricomperaronoquesloimpaccio con qualche sommadi danari, e furono da quello assolulieliberati. — Ossery. llVoc.delTra- mater nota la frase liicomperare il bando per Farsi rivoca- re il bando. Premetterei a queslo modo la deliuizione gene- rale sopra citata, di cui manca anche il Yoc. del Manuzzi. (G. CiTT.) RICONTEMPERARE, verb, all Contemperare di nuovo. — Sod. Jgr. 90. II modo di correggere e riconteuiperare e ri- durre dette acque, e (juesto. {Fjp.) RIGOTTO, pari. add. Dicesi anche del terreno nel sen- so di nso sciolto e friabile per inflasso del gelo e del sole. — Vlnc. Viv. Intoi-no al difeud. 675. Goiiciossiacosaclie (piel terreno die baslava a nutricaro c loner \i\e Ic pianlc del bo- — 82 — SCO, ed il quale dalle folle barbe di qviello era Iraltcnuto, nell'averlo poi ogni anno sollcvato, si c piii facilmente ricot- to da' ghiacci e dal sole, e colle pioggie se u'e andalo pei ibssati a riempiere i fiumi, onde i coltivati ancora se ne son iti. (Pjleoc.) RIFORMA, sost. f. 11 riformarc, cioe dare nuovo ordine e forma. — Pitt. 1st. fior. -104. Compiacendosi nella pre- senle rifornia farebbe sicura c grande la causa sua. E 87. Per cotal riforma del gonfalonierato a\ila. E 441. Avevano nella menle scolpilo con quanlo applauso queiruniversale ascoltasse la" riforma dal Cardinale Medici disegnata ; nella quale quanlunque ilConsiglio grande si aprisse, restava uon- dimeno tanto di aulorila nel Senate, da non apprezzare mol- to la grazia popolare. — Osserv. Un solo esemplo della voce Hifonna in codesto significato offrono i Yocabol. del Manuzzi e di Napoii tratlo dalla Fiera del Ruonarroli. Per cio vi si possono unire i qua citati passi del Pilti, anlcriore di lempo; anche per moslrare non necessario il sostituire al termine Riforma di molto uso nella lingua parlata i vocaboli Rifor- mazione c Riformafjione. {J. Citt. Fig.) RliNTENERlREj verb. att. Per Jmmollire di nuovo. Al- I'es. unico del Vasari s'aggiunga questo : — Mo^tig. Diosc. 7. Lessasi {il Ghiaizziuolo) per impiastrarlo in su le gaugo- le od altre dure nascenze inveccbiale, per rintenerirle. I RiKTENERiRE IL coRPO, vcrb. att. Per illuovere o scio- fjliere il corpo. — Moxtig. Diosc. 61. {Le mandorle) man- giale alleggeriscono le doglie, rinteneriscono il corpo cc. — Osserv. 11 Ruellio traduce : alvum emolliunt. i^'^^^) R1^^TENERIT0, part, da aggiungersi in senso proprio in cui manca. — Mointig. Diosc. 19. Fien greco ben nelto e rintenerito nell'acqua calda. (^^■y-) RT^VINCIDIRE. V. Rivi^cidire. . RINVOLTURA, sosl. i\ Per Invofjlio, o checcM ravvol- fje altra cosa. Aggiungi esempio. — Montig. Diosc. 29. L^olio gleucino si la . . . della rinvoltura de' dalteri, innanzi clie la palina fiorisca. — Osscro. In questo eseiDpio Rin- voltura equivale a cio che i bolauici chiamano Spata. {Vis.) RIPOSATOIO. sosl. m. Lnogo da riposare. — Sod, Jgr. 102. Nelle scale giunti a questo segno, dovendo- si salir piii altOj si iara un pianOj che riposatoio si chiama. (Fjp.) RISGONTROjSosl. ni. Uno dei due lati della moneta. — Nard. 1st. Fir. III. 209. Una mooeta che da una banda ave- va un vaso d'acqua e al riscontro un altro di f'uoco. — Man- ca in questo signiilcato nci due Vocabolarii. {G. Citt.) RISEGGIO , sost. m. Sede. Non ha che un esempio del oOO. Aggiugni questo del secolo XVI. — Be>c. Pirn. 78, E la terra sita nel mezzo del mondo, riseggio del bel mondo, nutrimento e similmente nutrice di Uitti i terreui. {Carr.) RISERRARE, \crb. att. Aggiugni | Comprimere e cal- care una cosa sovra se stessa. — Cell. Orif. do. Tenendo in- nanzi quella prima I'orma di gesso, la quale e in cavo, con ceseUi, buliui e ciappole si va riserrando I'argento e finendo la storia del detto suggello, (Minott.) RISPLENDENZA, sost, i. Aggiugni esempio, non aven- done la Crusca che un solo del 500. — Vlax, Daint. Prop. 60, Percio che i colori portano con esso loro vaghezza ; e le du- rezze il lustro o vero risplendenza, [Carr.) RlTlRAREj verb. att. Stirare, spianare. — Mostig. Diosc. 276. Ella {la terra chia) ritira la pelle grinzata. E 226, La barba {della Vitalha) netta le carni e ritira le grin- ze. — Osserv. Se ne laccia § alia voce Grinza. {Vis.) — 84 — RlTIRATUPiA, sost. (. Manca ncl Vocabolario. Aggiuii- gasi I'arlicolo scgucnle : RiTiRATURA, sosl. i. Luogo apparUito^solitario^ od anche ritiratezza. — Bart. Siion. IV. /7//. 596. Nel filosofare del- rocchio si precede liitlo all'aperlo e al chiaro, perch' egli e liiUo in ordine alia luce; al conlrario, nell'iidito tanlo gli sono necessarii i iiascondigli, cpianlo la ritiralura e il silenzio, senza il quale e sordo. (lii.^iycH.) RITRATTO, add. Per ftfjurato, forinalo u quel modo, a somiglianza. — Mo:ntig. Diosc. 7 tergo. 11 cipero ha ritral- la la Ibglia come quella del Porro. E 10. {per errore 9). Fa i fiori ritralli come i hacelli ovvero caliciiii del dente cavalliuo. E iO tergo. II suo fiore e rilratto come quello del Cipollone, ma maggiore ccc. — Osserv. Ne' hxquenlissimi osempii di quesla voce nel noslro autore ella e sempre se- guila dal come. i^i^) RH INCIDIRE c RIMINCIDIRE, verb. neul. Per Dive- iiir nioUe, vincido. — Momig. Diosc. 31 tci^go. La quale {mirra) slropicciata colle mani rivincidisce. K § Ri>vi:ncidire, neutr. [)ass. Per Ritornare pieghevo- kj come da queslo esempio : — Matth. Diosc. 56. Biso- gna per un di avanti, bagnali i suoi inanipoli {del Nardo cel- tico) con acqua e ben nellali dalla terra in qualche umido pavimenlo sopra a carla dislenderlo, perche in qiiesto modo si rlnvincidisce e non si rompe. — Osserv. In questo secondo senso 1' ha gia il Vocab. di Napoli , ma senza addur le parole dell'esempio del Malthioli da lui citato. {ns.) ROCCIA, sost. i. Sucidume di polvere ed oliOj die im- bratta le braccia de' lotiatori. — Mointig. Diosc. 49 tergo. La roccia, che nel giuocare alle braccia si lia delta polvere e dell'olio insieme mescolati, gioNa posla su le durezze. (11 — 85 — Ruellio traduce: slrigmenla palaestrica). — Osserv, Si divi- da il significalo di huccia o cortcccia^ al quale spetta I'esem- pio delGrescenzi addollo dal Manuzzi, daU'aUro di sucidume, cui si rifisrisce quelle del Menzini, e a quello del Buti aggiun- gasi il noslro. i^^^-) ROMANZO, add. In tempo si fecondo di ronianzi, non mi par dimeiilicahile alcun inodo di usarc questo vocabolo. 11 Vocabolario 1' ha in sostanlivo, ma non in addietlivo. Pro- •pongo dunque di aggiungere il § seguente_, tanto piii che I'addieltivo mi pare dover essere slato I'uso prime di questo medesimo vocabolo. — Vasar. Feint, e bi:::sa7'r. 77 ma per si I'alta guisa pero che pareva che quella picca fosse una sua arme, cioe o mazza, o lancia, o un gran batlaglio, come quello che Morgante usava, secondo i poeti romanzi, di por- tare. {Biajsch.) ROMPERE IL VENTO, verb. att. Prommvarc la ven- tosita, c sciogliere la fatulenza. — Momig. Diosc. 31 ter- go. (Lo squiiianio) ia orinare. purgare le donne^ e romperc il vento ecc. E 37. La mastice buona alio stomaco, e rompere il vento per di sopra. E d25 tcrgo. L'agarico fa purgar le donne^ rompere i! vento delta matrice. — Osserv. II l\Iatthioli traduce il primo esempio : dissolvere le ventosita; il secondo : commove i riitti. § Romper vekto, verb. att. Per liuitare. — Moktig. Diosc. d25 tergo. Quegli che i rutli loro sanno d'aceto, rom- pono vento che sa loro alia bocca d'aceto. (f^^'S.) ROMPERE ed AVER ROTTO, verb, neutr. ass. Per Aver perduto le acque nel parto per roUura del sacco che le C07itiene. — Momig. Diosc. 24 tergo. E subito rimedio alia dilTicolla del partorire, quando poi ell" (le doune) hanno rotto, I'acqua si ferma c rasciuga la purgazione. In questo esempio e ancor da notare : — 86 — I Rasciugare, verb, neutr. pass. Per Rasciugarsij verb, neiitr. ass., il qnal modo non e rcgislrato. {^ J'^-) RONGIGLIETTO, sost. m. Dimiiiulivo di Ronciglio. — Bart. Ricr. 91. Miratele {le gamhe (funa pulce), e troverete spuntar da per su Ic inedesime ronciglietti e uncini. [Fejs.) ROZZO, add. Aggiiinto di colore mutato clal sole. — MoNTiG. Diosc. 24 tergo. {Uolio di fien greco) leva il colore roMO come dal sole, e mettesi ne' lisci. — Osserv. Nella stampa e scritlo I'ozo con una s. (^^■s'') RUBRICATO, add. Nel Vocabolario c' e Riihrica in scn- so traslato, cioe di hrevissimo compendio ece. con buoni e- sempii: c"e Jiuhricatore ncllo stesso senso, cioe di Facitor di ruhriche, arlicolo riportalo dal Dizionario di Padova^ il quale lo registro sull'autorita del Bergantini che allega il De Luca {Dottor vohjai'c), senza pero addurre I'esempio. Ma, ne nel senso traslato, ne nel proprio trovansi Ruhricare e ruhricato; quanlimque in senso proprio vi sia Riihricazio- ne. Or in tal senso, ecco I'esempio di ruhricato: — Buulam. Fit. Sav. -101. Onde la matUna seguente salito il pergamo, con impeto grande di spirito, riconfermo ogni cosa prima da lui pronunciata, dicendo : io non voglio altro cappello rosso che quello del martirio rubricate del mio proprio sangue. (Bunch.) ■; ■"• ,s , , - ■ • ,. • ■ vr ^ ■ ■ ' SALDATURA DI QUINTO, sost. f. Saldatiira di argen- to che contiene una quinta parte di rame. — Cell. Orif. 96. Saldature di quinlo simili a quelle che di ottavo dicemmo.... la quinta parte del rame che si piglia vuol esser rame e non ottone. (3J1N0TT.) SALDO, add. m. Per cicatrizzato e propriamente di fe- — 87 - rita. — Mo^'TIG. Diosc. 480 tergo. Le foglic e'baccegli taglia- ti sottili si mettono suUe ferile ancor freschc fincirelle sien salde. {f^is.) SALINITRALE, add. 11 Vocabolario registra salnilralo die deiinisce per add. masc. di salnilro, che ha del scdnilro, e lo registra senza esempio. Manca poi delle voci salnitrule e salnitroso. Onde propongo di aggiungere iiii arlicolo per I'una e per Tallra perclie tali voci sono autorizzate dagli esempii che reco, e perche qiielli che speculano sottihuente intorno alle mininie gradazioni nel vario significato delle pa- role, sapranno ben trovare la diversita che dev'esistere da esse a salnitrato, e tra di esse niedesime. — Bart. Ghiac. XXXtl. 692, La maggior copia degli spiriti che abbiam det- to essere difl'usi e penelrali per tutto, e seuza dubbio quella de' saliui, e fra gli altri de' salnitrali. . {Bunch.) SALNITROSO, add. — Bart. Ghiac. XXXIF. 094 Gli spiriti salnitrosi, cosi qnegli che gia sono dentro alFacque, come quegli che, per natura o per arte, posson venirle di fuori, concorrono in gran maniera al lavoro del giaccio. — Osserv. A dime qiiello che penso_, Salnitrato mi par cosa in cui sia stato posto o sia entruto in qualnnqne modo del salni- tro; Sahiitrale, cosa che appartiene a qnella maleria che dice- si salnitro, e pero o e salnitro o ne abbonda; Salnitroso, cosa che contiene da per se del salnitro in piii o meno qnantita. {Bunch) SASSATILE, add. Che sta tra sassi, e dicesi propriu- mente di piante. Montig. IJiosc. 246 tergo. Conciansi (i vi- ni) ancor col finoccliio, aneto ed appio sassatile. — Osserv. In altro luogo I'autorc chiama quesl'erba stessa Jppio de' sassi. ('^'^•) SATOLLO, add. m. — Sag. nat. esp. 121... siaiio {gli anelli di legvo) ben satolli di umore, acciocclie la loro dila- — 88 — lazione ci paia piu manilesta. — Osscrv. 11 Vocab. di jNapoli o(- Ire qiiesto esempio in significazione iVinfaslidilo o avnoiato^ impropria ad anella di legiio. Qiieilo del Maniizzi lo pone ac- conciamente fra gli iisi nielafbiici. JNolisi non pertanto, clie qui satollo equivale a satiiro nel scnso di zuppo e di prerjiw, usato sovenle da' chimici : saturo poi manca d'ogni aulorita di esempli rispctto a cose inanimate. {J. Citt. Fig.) SAVENA, sost. \\ Sahina, Saveva (presso i botanici Jii- niperus Sahina) albero nolo. — Sod. Jrjr. La savena e buo- na a far casse d'archibiisi. [F^p-) SCANNAMENTU, sost. m. Lo scunnarc. — Benc. Pirn. 55. Partorisce ndulterii, stupri, oniicidii, patricidii, sacrile- gii, e dispregio dcllc cose di Dio^ scannamenti, disl'acimenti di cittadi ecc. {Cjrr.) SCARDASSAJORE, sost. ni. Colni chc raffina la lana cocjli scardassi. — Nard. 1st. Fir. I. 11. Un cjrto Michele di Lando pettinatore, o ^el•o scardassalore di lana. (G. Cur.) SCARPARE verb. att. e SCARP ATO, part. Ridurrc a Scarpa o a pendio. — Vi?ic. Viv. Inlorno al difend. 91. E qiiando tal' opera dcnlro alciini di questi greti si alzasse dal piano delle piu basse acque d'estate ordinatamcnte in forma di argini, scarpati a gradi^ con tiitti cantoni mureggiabili di smalto ecc pur crederei che se ne otlenesse I'inten- to ec. (Pjleoc.) SCHIAPPA", sost. f Scheggia di legno. — SoD. Agr. 1 12. Osservisi di lar levare le schiappe attorno al pedale da bas- so de'legnami. — Osscrv. 11 Vocab. di Napoli riporta quesla voce senza darne alcun esempio. {P^p) SCHIODATURA, sost. f. jNcI Vocab. questa voce manca di esempio; si definisce per L'atlo dello schiodure, e La co- sa schiodala. e si registra come voce dell'uso. Eccola in iscrit- — 89 — tore classico. — Yasar. Fant. e hizzarr. 71... .si accoinodava alcana voltaj secondo che pareva, un altro cielo sopia la tri- buua maggiore iiel qua! erano alcune ruote grandi, fatte a guisa d'arcolai, che dal centro alia superficie movevano con bellissimo ordine dieci giii per i dieci cioli, tiitti pieni di lu- inicini rappresenlanli le slellejaccomodali in luccrnine di ra- me con una schiodalura die, sempre che la ruota girava, re- stavano in piombo nella maniera che eerie lanlerne lanno, che oggi si nsano comuneniente da ognuno. (Bunch.) SClllZZARE, verb. att. Per Iscoppiettare e ilelto pro- priamente di alciini sali allorche sicn posti siil fuoco. — MoiNTiG. Diosc. 267. ... 1 sali ..... mettonsi in un vaso di terra e ben coperto s'ardono riniestandogli continuaniente linche non schizzino piii. i^^JS.) SGIAMITELLO, sost. m. Specie di erbci detta anche A- geralo {Achillea Afjeratum di Linneo). — Mointig. Diosc. i90. II sciamitello e uno sterpo ranioso, Iiingo un terzo di braccio. [^ is.) SCIAPIGA, sost. f. Manca nel Vocabolario. DaU'csem- pio seguenle mi pare che significhi: SciAPiCA, sost. t. Istrumenio da pigliar pesce. — Bart. Ghiac. XFII. 6S6. Teslinionie ne sono le sciapiche de'pesca- tori che talvolta si a])battono a prendere e trar fuori di que' volumi di rondini awiticchiate. (Bunch.) SCIARE, verb. neut. Questo verbo c' e nel Vocabola- rio, ma senza esempio. Eccolo : Chiabr. Lett. 243 ed era cio ch'egli (Cicerone) volendo esprimere cio che noi di- ciamo sciare avea detlo levare i remi. (Bunch.) SGOjNTRO, sost. m. § Per Relazione fra una cosa e Valtra, riscontro. — Vi.nc. Pitt. 6. Usa di tenere in mano un fdo con un piombo pendente per poler vedere gli scontri delle cose. (SEir.) — 1)0 — SCOKREDATO, add. — IfJuncheoole deijli opijorluni arredi. — Pitt, 1st. fior. 105. Fu eletto Goulaloniere Gio- vanibaUisla Ridolli ; oUimo nocchiero cerlamentej in tanto leuipestoso marCj di qucUa scorredata.barca, s'egli non fos- se stato troppo dall'avarizia e dairambizioue prcdoiniiialo. — Osserv. Godesta voce chiara, di bel coiiio, e die puo spes- so venire acconcia, non e regislrala no da! Voc. del Manuz- zij ne dai Vocabolaristi di Napoli. [J. Cut. Fig.) SDEGNATO, add. aggiunto di stoniaco traviKjliato, tarbato. AU'unico esempio del Cellini cilalo dal Vocabolario di Kapoli, voce Stomaco § 6. n. 2. si aggiunga il seguenle : — MoNTJG. Diosc. 9. Lo spigo beulo nell'acqua fresca giova a chi ha sdegnato lo stomaco. (^I'S-) SDPil CITO, sost. m. — Sarjcj. nut. esp. 165. 11 breve sdi'ucito o vogliamo dire scissura da larsi uell'aria da palla di arcliibisso. — Ossci^v. E inesatta la definizione data dal Voca- bolai'io di iNapoli di Sdnicito per Taglio grandc. Lo mostra qiiesto esempio in ciii sostiluendo al vocabolo Sdnicito un cosit'atto eqiiivalente, no risidterebbo : il breve tofjlio grande da /orsj, cioe una contraddizione. Devesi dunque defmire Sdrucito per Scissura . . . {J. Cur. Fig.) SECCARE, verb. neut. ass. Per Scccarsi o diseccarsi. Aggiungansi esompii di prosa aH'imico di Dante.— Moatic, Diosc. 5 tergo. Finch'elle secchino o infracidano (I'erbe mc- diciiiali). E 209 tergo. L'erba Xanlio nasce ne' luoghi gras- ,si e nelie palodi che seccano la state. {^^^■^■) SECCHICGIO, add. Jlquanio secco. — Moatic. Diosc. 189 tergo. Fa una eiocca tonda col lior giallo d'oro ed una rota come di coccole secchiccie appassite. (^^•^•) SEDIGlTO,add.Detto d'nomoc/je/?aseidifa. — ISx^n.Ist. Fir. I. 64. 11 quale {il re) si diccva essere sedigito cioe per ave- re un allro di'.o nci piede allalo al dito mignolo. (G. Cut.) — 91 — SEGISAMEiMO, sosl. m. Manca nel Voc. del Mamizzi ed in qiiello del Ti'amater,e si iisa pevNotare die die siacon moltiespessisecjni. — Cos. BART.Piff. //. 53 . . Fino a tanto die con un niuiieroso segnamento di punti si coulinuerebbe il dintorno del cerchio. — Osserv. II teslo ha : numerosa piin- cioruni consifjnationc. (JIea.) SEGUITAIIE, verb. neut. Aggiiigni es. Per Venire in consefjueuza, provenire, comeguitare. — BE^c. Pirn. Dedic. Slimerele proceda dal sopradelto diietto, il quale seguita o da imperfezione d'arle o di natura. (Cjer.) SEiVSIBILE, add. dognigen, — Sagg. nat.esp. 6A . . . I'acqua lermossi senza far allra sensibile \ ariazione. — Osserv. Sensihile per notahile od importunte nianca nel Voc. del Manuz- zi : quello di Nap. gli attribuisce anche questo significalo, ma senza produrre esempio. (.■/. Cm. Fig.) SEREINATORE, sost. m. Clie serena. — Sod. Jgr. 56. I venti levanlini da molti son chiamali sereni o serenatori. — Ossei'v. II Dizionario della Minerva di Padova riporta qiiesta voce, traendola dall' Alberti, il quale la dice adoperata dal Tasso nelle Letlere, ma non ne adduce esempio. (Fjp.) SERPATO DI LISTRE, add. Chiazzato di piii colori come la serpe. All'unico esempio dei Ganli carnascialeschi ag- giuugi questo; — Momig. Diosc. 115 iergo. II gambo {del- la serpentaria) serpato d'alcune listre pagonazze. ins.) SFERICO, add. Per convesso. L'Alberli e'l Barloli suo tradultore usarono la voce sferico nel senso di convesso, in quanto che ogni corpo convesso e una sezione di sfera, come si rileva dall' Alberti stesso: sphaerica superficies dorsum sphaerae imitatnr. II Voc. del Manuzzi e quello del Trama- tcr, citando gli slessi esemjiii, non danno altra significazio- — 92 — nc a sferico die fjloboso. Avviserei che a qiiesla voce si ag- giuiigesse un | col significato di convesso, cilando il seguente esenipio del Bartoli : — Cos. Bart. Pitt. 1. 5. liiiperocche alcu- ne siiperfizie sono plane ed uniiornii, altre sono sferiche e gonfiale, altre sono incave e concave. (Ven.) SFIACGOLAME, sosl. m. da Sfiaccolare, Mandar ^ac- cnle, scoppietti lucidi. — Sod. Jgr. io. Qiiando ne'lumi si aggruppano ed accozzano assienie gli sfiaccolanti. {Fjp.) SFILATO, sost. m. Scolazione di seme. Siaggiunga I'e- serapio che manca. — Montig. Diosc. 288. Son qualche vol- ta molestali dal singliiozzo e dallo sfilalo, il quale ancorche non volessino tutlavia scolano. ( i^^is.) SFREDDARE, verb, neutr. Per Raffreddare. — Mon- TiG. Diosc. 83. E levata la pentola dal fuoco lasciala star cosi un di e una notte, e le cose die ci son dentro vi si sfred- dino. (^^^O SFRINGUELLARE, v. neutro. Manca d'esempio. Ecco- lo : — Ros. Disc. 110 nella stessa guisa schiamazzar si fanno i tordi nei bosdietli, e sfringuellare i iihinguelli nei paretai. (Bunch.) SGUARDAMEJNTO, sost. m. Aggiungi esempio del se- colo XVI — Being. Pirn. 60. Ma Io sguardamento d'esso be- ne per Iroppo splendoi-e non corrompe e non abbaglia gli occhi siccome il razzo del sole. {Carr.) SIGILLARE ALLA FIAMMA, verb. atl. — Sar^g. nat. esp. i6. Palline di cristallo, denlro vuote, alia fiamma sigil- lale. — Osserv. Da aggiungersi in Sigillare, perche indica Mo- do speciale di turare, ch'e tanto in uso nellc arti. {J. CiTT. Fig.) SIMBOLIZZARE, verb. neut. — Aggiugni § Per Jver snmiglianza o vatura conforme. — Bart. Ricr. 8f). Si tro- — 95 — v6 chc la nerezza del bambino era peccato origitiale, con- tralto dal terzavolo di sua madre Etiope, il cvii sangue, tra- vasalo per tante vene, senza inlorbidarsi, Irovo fmalmcnte onde rivestirsi dell' anlico suo bruno nell" innocente nipote, che forse col quartavolo simbolizzava. [Fen.) SITO, add. Situato. E aggiunto dal Cesari con iin e- senipio del Cavalca. — Being. Pirn. 78. La terra sita nel mezzo del mondo, riseggio del bel mondo, nulrimento e si- milmente nutrice di tutli i terreni. {Cjrr.) SMALTO, sost. m. e suoi derivali in senso di Strato. — Nard. 1st. Fir. II. d46. II quale {palco) era lutto coperto di un suol di terra^ e smaltato di sopra di mattoni crudi. e di tanta grossezza, che tale smalto poteva fiacilmente durare per assai lungo tempo. {G. Citt.) SMOjNTARE, verb, neutr. — Safjg. nat. esp. 5 . ..lume chesmontando s'intorbida e muta colore. — Osscrv. Da ag- giungersi agli usi del verbo Smontare nel § 4 del Voc. di Nap. e § vu di quello del Manuzzi, ove trovasi applicato al colore^ manon alia luce. {J. Citt. Fig.) SMUSSO, sost. m. Per Punta snmssata di un ciineo o corpo qualunqiie. — Viisc. Viv. lutorno al difend. 45 . . . ma ella si e posta oggi piu alta oUo braccia, adunque dopo essersi ripieno in forma d'un secondo prisma o bietta rivol- ta al contrario. quel voto fra '1 pie della pescaia di s. Nico- 16 fino alia sonmiila del predelto alzamenlo di pescaia della Vagaloggia, sopra di essa seconda bietta se ne sara creata una terza rivolla col grosso alia pescaia di s. Nicolo, e coUo smusso terminante alia sommita deH'altra di sotto. (Pjleoc.) SOFFREGATO, sosl. ni. Scorlicatura della pelle per — 94 — isfregamejito. — Mo.vrio. Diosc. 35. E faltane polveie {del- la scorza) si mette sul soffi'cgato e siille piaglie superficial!. (I Iradtitlori laliiii haniio iutertrirjo). E A8. La polvere del- le Rose e biiona a melter sul soflregato. {^^■s-) SOLEGINAjSost. f. Specie cfuccdlo. — Sod. JfjrAA.Le solegine svolazzando .... danno segni di tempesla. (Fjp.) SOLLEA'AMENTO, sost. m. — Sagg. nat.esp. 5G. L'ar- genlo vivo viene a crescer nel vaso scacciandone Taiia col solle- vameuto del sue livello, — Ossei'v. Qni Solkvamen to \ ale In- nalzamento. In questo significalo uod e nei Vocab. di Na- poli e del Mauuzzi, ma sollanlo in senso di Refrigerio e di Tumulto. L' autorila del libro dei Saggi viene opporluna a legiltimare ancbe 1' use che di queslo vocabolo fanno i na- turalisli. {J. Cut. Fig.) SOPPOSTAj sost. f. Per Supposta o pessario. Si levi dal Vocabolario il prinio es. cb' e metaforico, ed al secondo del Fiicett. fior. si soggiunga queslo : — Montig. Diosc. 7. Mescolasi ollre a questo nelle sopposle da matrice, ecc. (Fis.) SOPRAFARE, verb. att. Aggiungi esempio per Sovra- stare. — Cell. Orif. 79. Tant' alto sia il dello fornello che egli soprafaccia il coreggiuolo di quattro dita. {Miisott.) SOPRAFATTO DI COLORE, add. Percoperfo.— Montig. Diosc. oi tergo. Gome le cose soprafalte di color ncro. {Fis.) SOPRAFATTO , add. Per pin che fatto. — Mo?edi il Vocabolario. {Carr.) SPROAE, sost. m. Opera di legtiame e di sussi che si avanza nel fiume a protcgger le rive. — Vinc. Viv. Intor- no al difend. 77. Del qual sasso con pruni e fraschc insieme, formaline a rosa in pid luoghi di\ersi sproni, e con piii al- beri e querce intere (ronzule accomodale fra cssi a seconda, e fermale co'ioro pedali enlro essa rosa . . . col favor divino resto libero il piano di Leguria dall'incursione di tulto Arno, che inevitabile gli so\rastava cc. E piu sotlo. Feci porre in opera di quel d"Arno {sasso sciolto) rincalzato e coperto con quello di cava, col formarne piu sproni davanti alia ripa in- conlro alle Cascine ecc. {Pjleoc.) SPRUFFARE, verb. alt. Per l^prnzzare. Si aggiunga all'unico esempio del Crescenzi quest' allro. — Mo?iTiG. Diosc. 9. Falsasi ancora (/o spifjo) spruflandovisi su acqua o vino di dalleri. ecc. (^^^■^•) SPRUZZO, sost. m. §. rsola uso melaforico molto gen- tile. — Gal. Op. III. 01. Fa una tilillazione ed un sollelico tale sopra la cartilagine del linipanOj che tenipcrando la dolcezza con uno spruzzo di acrimonia, pare che insieme soavemente baci e niorda. (JVucis.) SPUiNTARE I GOMITI DI L?i FIUME, loc. verb. alt. Per Rotondare la convessitd delle svolte. — Vi?,c. Viv. Jn- torno al difend. 57. Queslo arginamento e allargamento u- niversalc di Ombrone e la piii inq)ortanle delle operazioni — 98 - che rimangono da farsi quasi per lutto il terrilorio liorenli- 110, comprcsovi lo spuntare e il tagliare i gomili che impe- discono il corso delle acque. {Pjleoc.) SPURGAMEiMO, sost. m. E notalo al § 1. del Voc. del Traraaler e di quello del Maniizzi nel senso di Spurgare in genere. Esso usasi anclie per JSetlare il naso, e quindi si aggiunga lui § 3 col segueiile esempio: — JNard. ht. fir. I. 490. Alia line delle quali parole nacque subitaniciite lanto e tale tumiilto e romore nella sala del Cousiglio per la Ir-e- queiiza degli spurgainenti c del battere delle niani, e stro- picciare per terra de'piedi, che ecc. (G. Citt.) SQUADRU, sost. ni. Per 11 semplice atto di vedere. II Voc. del Manuzzi, e si dica lo slesso di quello del Tramaler, traducoiio questa voce: aggiustalo colla sciuudraj c quaudo la I'iferiscono al vedere, intendono che valga una osserua- zione altcnta e miiiuta. Cosimo Bartoli usolla pel Semplice alio di vedere J o come noi diciamo a colpo d'occhio. Ecco il teslo : — Cos. Bart. Pitt I. 7. Le quaU cose tutle sono quelle die noi niisurianio o discorriamo collo S(iuadro; e come queslo squadro o vcdula si laccia andiamo investigan- do. — L'originale latino: quas res omnes intuitu metimur. (y)/£iN.) SQl ITTINANTE, sosl. m. Qucgli che squitlincij cioe da, il voto. — Pitt. 1st. fwr. 54 ... . ordinando che tulti quanli lossero del numero degli squittinanti nello squittino generate da farsi poi il novembre avvenire. — Osserv. Kei Yoc. del aianuzzi e di Napoli ci ha Squittinatore ma non SquiUinantc. (yi. Citt. Fig.) STAGIONATO , add. Bi stagione , cvlto nella ve- ra stagione. — Momtig. Diosc. 5 . . , bisogna awertire che le sicn colle slagionale {I' erhe nicdicinali). E 17. Quello (CVoco) 0 uon lu coilo slagionalo,ogli e slanlio, o s'inmiol- — 99 — 16. — Osserv. II Knellio traduce il primo esempio: Feruvi inprimis curum impenderc oporletut suis temporibus sin- gula et demetantur et recondantiir. (^^■y-) STAISZIOLINO, sost. m. diminiitivo di Stanzuola. — Sod. Jfjr. 178. Per simili uecellelli canori siano gli stan- ziolini ed i nidi posli in luoghi caldi. i^^P-) STAR^AZZARE, verb. neutr. 1 Vocabolarii non danno esempio di questo verbo che riferendolo alle ali : i! seguenle moslra che si puo riferirlo allresi alia voce. Yedi T esempio in SFRI?iGUELLARE. (BlJNCH.) STATUA, sost. f. AUtzza d'una pfjnra dipinto. I Vo- cabolarii del Manuzzi e del Tramaler spiegano cosi questa voce; Figura di rilievo sia scolpita o di getto. Tale versio- ne non garba perche non comprende i rilievi in plastica, in gesso, ecc. Pure avendola anche per buona si avverte che i due Vocabolaristi non fanno conoscere un parlicolare signi- ficato che nelfarte pittorica assume la voce Statua. — Cos. Bart. Pitt- /. 50 . . . Laddove il punto del centro fosse posto pill alto 0 pill basso delta sSatua dell' uomo dipinto. — Nel testo latino: centricns punctus ant supra aut infra picti hominis allitudiuem adstaret. {/}Ien.) STEGGOSO, add. Duro come stecchi. — Momig. Diosc. io2. La Bulimaca (a ramuscclli lunghi un terzo di brac- cio . . . . steccosi, nodosi, ecc. E 160. 11 Policneino e uno sterpo steccoso. i^^^-) STECCUTO, add. Duro come stecchi. — Mootig. Diosc. io6. Ed e un'erba con assai rami steccuti, con le ciocche simili al Timo. {^'^^^•) STEMPERARSI, verb.neutr. [^ss.—Sagg. not. esp. d5... per ogni poco che I'aria si stemperi, veggonsi subito (?' termo- metri) allerare. — Osserv. Qui Stemperare vale Crescere o mi- nuir del caloriro in analogia a temperie che nel libro dei — dOO - Siaggi di naturali esperienze iiulica senipre il vario grado di calorico, ossia cio die comunenienle si dice tcmperatnra. Nei Voc. di ^apoli c del Manuzzi manca al vocabolo stem- pcrare tale sigiiiricazione. Fed. in quesli spogli Temperie. (//. Cjtt. fiG.) STEKPO, sost. m. Pianla umile e fronzida. — Momig. D lose. Ao. ter (JO. ho aWmo e unosterpoda far slepe, come la spina marruca, lua senza spine. E ivi. II rosaio selvatico e uno slerpo assai niaggior die il priuio. E 108. La veccia e iin piccolo sterpo. — Osserv. In nessuno di questi esempii Sterpo ha il significalo di Rimettiticcio steviato datogli dal Voc. del Tranialer e da quello del Manuzzi, si invece di Jr- buslo od anche d' Erbn con molti rami. {^^•^•) STERPOSO, add. Aggiiinto di Pianta, simiglUinte a sterpo fronzuto. — Momio. Dtosc. 45. La quale (£JrtceJ e un albero sterposo simile alia Tamarizia.£50. L'Acazia nasce in Egitto, ed e una spina die diventa albero, sterposa e vasu lorla. — Osserv. II Iluellio traduce fruHcosus, il Matthioli 7'amuscoloso. II Vocab. del Tramater non I'ha che in senso di ubbondante di sterjn, ben di verso da questo. {^ I'S-) STILE,sosl. 111. Per 7*0/0. — Nard./s/. Fir.II. IGO.Dove craliltoin terra un grande stile. £/joco f/opo:Impiccali e so- spesilultiald'jlto stile. — Osset'o. Questi esempii sono da no- tarsi peiche il Voc. del Tramater al n. 3 del § I e quello del Manuzzi al § iv defmiscono Stile per Legno tondo, lun- ghissimo e dritto, ma senza esempii. {G. Citt.) STITICARE, verb, all Render stitico. — Sod. Agr. 62. Le costituzioni aquilonari stilicano i vcntri. {^^p-) STITIGHETTO, add. diminutivo di stitico, in signifi- calo di aslringente. — Montig. Diosc. d85. Piacevole alia bocca e slilidietta. — 11 Ruellio traduce: non injncundi giistns uVuinanlumgue snbadstringenlis. {^^■^•) — dOl — STRATTAMENTE, aw. Questa voce manca nel Voca- bolario. In quollo dclla Griisca trovo stmtto in senso di stranOj stravagantc : in quello dell'Alberti trovo Slrattezza Y)cr SlruvaganzUj maniera slrana di vivere, voce iisata spesso in lal significato dal Vasari. Aggiungiamo adunque: Strattameinte, aw. Stravagantementej stranameniej in modo ajfaito partkolare, ec. — Vasar. Fant. e hi:^zarr. 105. Nclla qual vita cosi straltamente godeva, clie le altre appelto della sua gli parevano servilu. {Bunch.) STREGARE, verb. att. Parnii non indegno di essere registrato il seguenle uso metat'orico di tal verbo. — Bart. Gliiac. XXX f I. 69 1 . Le nebbie che stregano in poche ore i seminali, e dalle spiglie in latte siigano quanio v'hadiquel buon uniorc. {Bianch.) STRETTEZZA DI PETTO, sost. f. Per Difficoltd di respiro. Si aggiunga I'esempio che manca al Vocabolario del Manuzzi. — Momig. Diosc. 15. {U olio di balsamo) e alia slrettezza di petto accomodato riniedio. (^^-y-) STRINGER L'ARIA, verb. att. — Sagg. nat. esp. 3i. Stringcndo F aria con introduzione di aria novella. — Os- sery. Quest'nso del verbo i'/n?igere in significato di Conden- sarc non e registrato ne" Vocabolarii. {J. Cjtt. Fig.) STUMIA, sost. f. Schinma. PSel Voc. del Manuzzi c' e la voce, manca I'esempio, perche si aggiungano i seguen- ti: — MoMiG. Diosc. 79. Gellavi sii un po' d'acqua di mare e posata cbe sara la stumia. cavanc quel tanto che sta di sopra. Ed ivi. E con im gran vaso vi gelta su di molta ac- qua da alto e con tanto impeto che lacci la stumia. (ris.) SLIBITO, add. Per pronto in senso fisico. — Moxtig. Diosc, 24 lergo. E . . . utilissimo e subito rimedio alia difii- culta del partorire. {f i^) — 102 — SUBLIMARE, vcib. att. Qiiesta e la voce seguente so- no registrale nel A ocabolario, e, per quanlo a me pare, hen definile nel significato che si da loro da'Chiniici; ma man- cano e Tuna eJ'altra d'esempio nel deito signilicalo. Ec- cone due, uno per ciascheduna, lolti da que' Trallali del Bartoli, clie i Compilatori napolitani indicano nella prefa- zione come spogliati ; e si Irova che '1 lecero in servigio del loro Vocabolario il Parenti, ilRocco ed il Dal Rio; ma non sembra che con molta diligenza, come gia abbiamo piu vol- te veduto e vedrerao altresi appresso. SuBLiMAREj verb. alt. ed in senso chimico per Contra- rio di fissure. ■ — Bart. Coag. Fill. 72 1 ... e col calor na- turale, a ginsla proporzione di gradi, diversamente appli- cato ; e distilla, e retlifica, e dissolve, e coagula, e fermen- ta, e precipita, e mischia, e incorpora, e sublima, e fissa, e i"a trasmutazioni e tinture quanle e quali gliene abbiso- gnano. {Bukch.) SUBLIMATO, sost. m. in senso chimico per Sale mer- curiah. — Bart. Ghiac. XXXIII. 691. lo cerlamente non credo, che qualvolta i peripatetici prendono a filosofare dei liioni, de' lampi, delle saelte e delle allre impressioni I'oco- se, e sentono il puzzo che dielro a se lasciano i fulmiiii, c ne veggon gli efl'etti degli aliti velenosi, che solamenle at- tiatti col respirare, uccidono in un istante, vogliano che quel fumo sensibilmente sulfureo_, e quegli spiriti micidiali, che tengono piu che dell' arsenico e del sublimato^ non sieno altro che vapor d'acqua, o esalazion di terra : molto meno che di loro si generi, infra le nuvole, quegli spiriti minerali. {Bunch.) SUGGESTO, sost. m. Per Luorjo elevato. — Nard. Ist. Fir. II. d 12. Le quali tutle cose. . . furono portale e allogate sopraungrande e rilevatosuggeslofatlo in piazza. — Osserv. — 105 — II Voc. del Tramater definisce Suggesto come Luogo nwUo elevato pe' magistrati romani; alia quale definizione par- ziale vuol essere preposla la geneiale coll' esempio qui ad- dolto, di ctii maiica anelie il Yocabolario del Manuzzi. {G. ClTT.) SUPEREMINENZA, sost. f. Soprastanza, primazia. — Pitt, ht. fior. o. Avendo egliiio a\ uto sempre nel cuore un cerlo die di supereminenza agli altri per una opinione d' essere di niaggior qualita. — Osserv. Nel Vocab. di Napoli ed ill quello del Manuzzi c'e supereminente in senso fisico; ma non Siipereminen::a. {J. Citt. Fig.) SUPERFLUITA sost. f. jllateria estranm. — Mowtig. Diosc. 248. Lavasi ancora nel mortaio {la Cadmia) mulan- dogli Tacqua finche non vi rimanga alcuna superfluita. ins.) SUZZARE, verb. alt. Rasciugare a poco a poco. — Sod. ^gr. 159. Gli embrici, i tegoli ed altro che si fa di lerra, e meglio che si suzzino a tutt' orabra. — Osserv. II Dizionario della Minerva di Padova ed il Yocabolario di Napoli non al- legano alcun esempio di questo Vocabolo. (Fjp.) TAGLIO, sost. m. Heticella di cui valgonsi i pittori per trasportare in disegno cio che hanno dinanzi gli oc- chi. Tra i tanti signilicali ciie il Voc. del Manuzzi ed il Bar- toli dauno a qncsla voce, il sopradetto non danno. — Cos. Bart. Pitt. II. 4G. . Diasi dunque opera al disegno, e ad im- parar benissimo questo non credo die si possa Irovar cosa alcuna piii accoinodata che quel velo che io infra gli amici - 104 — miei soglio chiamare il taglio; il modo dell'usare il quale so- no stato io il prinio che lo abbi trovato cd e cosi fatto. lo tolgo un velo di lila soltilissinic, Icssato rado e sia di qual- sivoglia colore. Queslo divide io di poi con fila alquanto piii grosse, (iacendonc qiiadri quanli mi piacc sopra mi telaio tutli ugnali, e lo niello in fra I'occhio e la cosa da vedcrsi accio che la piraniide Aisiva passi per le rarila del velo. E pin sotto. Servinsi di queslo laglio cioe di quesla rete quel- li che si afl'alicano di lar profilto. {Men.) TAGLIONE, aw. ])i taglio^ Per taglio, lat. Caesirn. — GiAMB. Fegez. i9. Ed ancora colui che licde laglione il brac- cio dirilto, e tulto quel lalo disarnia_, ma la ledita puntone si fiede slante il corpo coperto, e I'avversario percuole pri- ma che'l vegga. — Osserv. Qui si vede che nelio slesso pe- riodo trovansi gli awcrbii Panloite e Taglionc , ma que- sl'ultimo nianca nel Vocab. jNapol,, come pure in quello del Manuzzi, ed anche nel compendio die del Manuzzi si lece e si pubblico in Firenze nelfanno 18-42, beuche Tab. Foulani edilore del Vegezio, abbia regislrato queslo awerbio Tu- (jlionc 5 assieme con allre voci omesse dat V«cabol. del- la Grusca, neirindice ch'egli dispose alia fine del iibro. (FUBL.) TALKINTO, sosl. m. Per Indinuziom, temlenza, at- tribuito a cose inanimale. — Gal. Op. I, 261 ... resta ne- cessario che Ira le figure ve ne siano alcune, le quali non impediscano i corpi piii gravi dell'acqua, sicche essi non e- sercilino quel puro e scmplice lalenlo, che dipende dalla lor gravila. (jVugn.) TALLIRE, verb. Fare il lallo ossia il gambo dei fiori, o anche mettere il fuslo. Si aggiunga l^esempio che manca a' Vocabolarii. — MoMio. Diosc. 6. 1 sughi deirerbe e delle lo- glie (s7ia/ino a corre)quand'elle comincianoatalliie. {Fis.) — 105 — TAIjLOjSosI. n). Si correg-ganoa quesla voce i Vocabo- iarii cosi: Tallo sost. 111. Fusto iJi piania od anche gamho del fiore, lal. Caulis. — Mo?iTiG. Diosc. 107 tanjo. L' Oniilo- galo e un tallo piccolo, tencro, soUilCj bianco^ alio quasi un soinmessOj con tie o quatlro talluzzi teneri anche loro. § Per Parte di fuslo o di legno. — Montig. Diosc. 12, (percrrore il). . . legno della Cannella . . . co'talli piii lunghi e piu duri e di poco odore. (f^i^-) TALLUZZO, sost. ni. liumo di un tcdlo, o gambo par- ziule di un jiore. — Mointig. Diosc. 107* Icrgo. V Ovnilo- galo e un tallo piccolo, tenero, sottile, bianco, alto quasi un sommesso, con tre o quallro talluzzi teneri anche loro. [ris.) TELUZZA, sost. J'. Piccola Ida^ spccicdmenle di ra- gno. — 3Io>iTiG. Diosc. 14 {per errore 15). II Calanio aro- jualico voto denlro, nia e di leluzze come di ragnateli ri- pieuo. i^J-^-) TEMPERA, sost. f. Per Tcinperic o temperalura, ri- spctlo al vurio grado del calore e del freddo. — •^rtf/g. nal. esp. 44. Lo stromenlo si Jasci stare per tanto spazio di tem- po che I'aria denlro racchiusa vi pigli la tempera di quel- le ambienle. i? 91. Alia medesima tempera di calore e di ireddo. fyl. Citt.Fig.) TEiMPEIlATO, add. — Sagg. nat. esp. 64. Acqua natu- ralmentetemperala. — Osserv. 1 Vocabolarii nonregistraroiio questo significato ch' e in correlazione al calorico. Fed. in in questc giunte Te31pera, Temperie. {/i. Cut. Fig.) TEMPERIE, sosl. f. Per Temperatura. — Sagg. nat. esp. 41. Acqua naturale non alterala dal grado di sua temperie ordinaria. E 04. . . . qui\i esaminala |)er \ia di uno squisi- — dOG — to lerniomeli'o la temperic deU'aria. — Osserv. Qiieslidue e- seinpii non lasciaiio dulj!)io die la voce Temperie si riferisce al grado di calorico, ed cquivale csatlaincnle a Temperahira, vocabolo di iiso coanme c scicnliiico, ma non couvalidato dairaulorita di scriUori anticlii. Invcce nel Vocal), di Napoli Temperie e delinita per Qualunque costitazione iVuria, e in qiiello del Mantizzi per Istaio sensibile deWaria. Aggiugni altro esempio nello slesso signiiicalo: — Gal. Op. HI, M4. Ora stante qiiesto, intendasi die 1' aria conte- nuta nello strunicnio sia della uiedesima temperie che I'al- Ira aria della stanza. [J. Citt. Fig.) TEORIA, sost. f. Una tal parola tanto usala dagli scien- ziati, si marlellala dai puristi, e die lo stesso Vocabolario di JNapolinonregislra die in ccrlo niodo limidamentejavverten- do esscr mcglio dire Teorica, ed a cui dilesa non trovo di al- Icgare, die due esempii, non tanto in vero autorevoli, Tuno del medico Cocclii, e F altro delPab. Gonli, sara bene collo- carla.sotto I'usbergo del seguente: — Bart. Ghiac. XXXV., 701. Qnesta teoria non violenla (per quanto a me ne paia) ne al buon discorso^ ne al consuelo operare della natura. {BiAKcn.) TERMINARE, verb. neul. All' articolo dd Vocabolario aggiungasi il § seguente : I Teuminarsi, verb, neiilr. pass. Per Dursi termini, confirjurarsi. — Bart. Ghiac. II, 629 .... doe 1' cssere {parla ddVacquu) tra'corpi iUissibili il piii disposto, per a- bitudine di natura, a terminarsi e prendere ogni figura ab tstrinseco. (Bunch.) TERMINAZIONE, sost. I'. Per Risultamenlo di squit- litw ossia deliberazionc di adunanza. — Pitt. ht. jlor. 165. In sur una polizza scrivano il modo die a ciascuno pare da proporsi Ic quali tutle {lolizzc s'imborsino, — dOT — • tlipoi si niandino ad una per sortc a parlilo .... ma non si vincendo alciino dc" modi dcscrilti, tornino di miovo a scri- vere allri pareri e si cimenlino fiiio alia quarla volta, nel- la quale si squiUiniiio i modi scritU non solamente in que- sla, ma lutli gli altri squitlinati nelle prime Ire volte ancora: e quello die avra piii favore, trapassando la meta delli vo- ti, sia la Icrminazione e scntenza. — Osserv. Kei Vocabola- rii di Napoli c del Manuzzi la parola Terminazioue lia Ire soli significali : Termine di tempo ; Uscita o cadenza di voce; e Confine. II brano qua rapportalo del Pilli prova ap- parlenere anclie al linguaggio loscano codesto vocabolo tanto usato ne'Magistrati della Repubblica Veneziaua. {J. ClTT. ViG.) TERMllNEj sost. m. Per Contorno del diserjno. — Vikc. Pitt. 8. Non fare li termini delle lue figure d'altro colore che del proprio campo. — Osserv. Leonardo Tusa in lal senso neirallegalo esempio, ed e voce piu accomodala di Con- torno che non par bene acconcia a pitlure o discgni onibreg- giali, i quali propriamenle parlando, veri contorni, cioe li- nee determinate die li contornino, non lianno. {Self.) TESTO DI RAME, sost. m. Copcrcliio. — Momig. Ctosc. 3-4 tergo. Alcnni, mentre che 1' incenso arde coprono quel vaso di terra con un testo di rame ben cuj)o. — Osserv. II Vocab. di Napoli al | 2 definisce Tesio per Quclla slovifjHa di terra colta . . . colla (jualc si copre la pentola. Si de- fmisca piu largamente per Coperchio di an vaso, fatto di terra colta o di nietallo, e vi si aggiunga Tesempio. TIFONICO, add. derivante da Tifone. — Sod. Jfjr. M. 11 vcnlo Tifone, o Tifonico, o Euro e diiamalo nautico dai Romani, e da allri pur Vullurno. — Osserv. 11 Dizionario '— 108 — (Iclla Minerva di I'adova avvalora qucsla voce con un csem- pio del Salvini. (F.-zp.) TIRAIIE, 5 verb. neut. ass. Per CoiUrarsi. — Mointio. Diosc. C tcrgo. Dannosi a bcre (/e harhc) a chi lia la niilza grossa, nerbi che tirino, ecc. E 7. Barba d'acoro.... buona.... a nerbi che tirano, ecc. {^ Js.) TIRARE ALLO SDRUCCIOLO,vcrb. all. Trarreamal fare. — Bart. Ricr. 88. II sa Giuseppe, quel non men bello di anima che di vollo, che non polendo (arc altrui cieco, ne se invisibile o Iravisalo, cio che sol gli linianeva era starsi doppiamcnle guardingo e per non isdrucciolar egll, e per non lirare altri alio sdrucciolo. (f^EN.) TORNIGOLO, sost. m. Jttrezzo navale. — Son. Jrjn -124. II more e gagliardo nelle opcre, e facile in quci lavori che s' lianno a piegare, nc' quali se gli da il pondo: se nc lanno alle navi i lornicoli c Torecchie, cd alle carovelle le svolle ed i posamenli. {f^p) TRAGULARIO, sosl. m.. lat. Tmrjularins. Sohkito cost chiamato dalVanna delta latinammte tragula, die secondo Fanvne (dc L. L. ■4. 24.) deriva a Irajiciendo, e secondo Fe- slo a Irahendo. — Gumb. Fetjez. 58. Eranvi i tiagularii, che co' baleslri cd arcobalcslri baleslravano {Eranl tragularii, qui ad manuhallisias re/ arciihallistus dirirjcbant safjittas. Yegezio 1. 2. c. 15). — Osserv. La slanqia ha Irianrjulurii in luogo di irafjularii, nia per evidente crrorc del copisla, {FvnL.) TRALIGNARE,vcrb.nculr.--BE^c.rM)i. 71. ^on quale, o fighuolo, forse In e alcuni allri si pcnsano, a" quali pare I'aninia nostra^ dappoi chVlla ha spogliata I'uniana figurajtra- iignare nc' corjn ticgli aaiinnii bruti. — Ossor. Esenipio da I)o!ersi aggiugni-re per ccrla sua j)ropria eilicacia. {Cjrh.) — d09 — TRANSITO, part, da Transire, usalo in senso di trasfor- mato. — SoB.Jfjr. Ai. La stella ch'e di per se veemenle, alia quale non e minor vcnerazione, clie allc slellc transile in Dii. — II ^'ocabolario di Napoli riporta quesla voce nel signifi- cato di trapossato, e non da esempio. {Fjp.) TIvASGEjNDERE, verb, neiil. per Salirej Passare, non lia die un esempio del 500. — BfiiNC. Pirn. dO. Se adunquc comprenderai le mcdosimo esser composto di vila c di luce^ ancora trascenderai alia vila e alia luce. [Cjrr.) TRASCOLATO. part, da Trascolarc, Scolare kntamen- te. — Sod. Jrjr. 82. Che se accaggia pure che I'acqua piovana a simile acqua di fonti si vada mescolando, non si fa che trascolala. c per quelli piccolissimi pertugii quasi rariilcata, {F^p-) TRASFERIRE, verb, att., figuratam. per Tradurre — Beac. Plm. Jrg. Egli compose questo libio in lelterc egizie, cd egli incdesimo perito delta greca lingua, di quelle Irasfe- rendoloj comunico a' Greci li misterii delli Egizii. (CjRn.) TRASPIGUO, add. Traspamnte. — Gal. Op. II. iU. Cosi facile ad ammeltcre it corpo lunare, Iraspicuo e pene- Irabile dai raggi solari. {HIugn.) TRATTEJNERE, verb. att. Per Rilardare, indugiare in senso allivo — Pitt, 1st. fior. 48. Alcuni altri, che procaccia- vano col ditferire la csecuzione di guadagnarsi la grazia de' partigianijandavano trallenendo la cosa. — Osserv. 11 Yocabo- lario del Manuzzi nel significato di Tcnere a bada, riporta un esempio del Caro, e quelle di Napoli § i. uno del Guicciar- dini ; ambidue si riferiscono a persone, c non a cose come nel rapporlato passo del Pitti. {.-i. Citt. Fig.) TRESA, sost. f. Specie di tarlo che rode il lerjiwivoce fane dcrivata dal latino tero, trilurc, loyorarc, da cui deri- — no — va anche tigniiola. — Sod. Jgr. ioA. Tignuole son le terre- stri, le trcse son simili, clie rodono il legno. [i'^^i'-) TRIQUADRUPLICATO^ part, da Triquadruplicare ; qua- druplicato tre voile. — Sod. Jgr. iO'i. Facevano un intonaco di calcina fine, Iriquadruplicato, grossissimo. {t^^p) TROGLEA, sost. f. T. di meccanica, voce grcc. lat. 'xpo-fCkia^lrochha. Macchina con una opiii girdle per solle-^ varpesi, altrimenli Recamo. — Giamb. Vegez. i6G. Sono funi clie' 1 ponte dalla parte di sopra con troclee, cioe manovclle, fanno chinare. — Osserv. 11 \ ocab. INapol. pone questa voce colla sua definizione, ma omnictte I'autorita di Vcgezio, clie sola si conosce. Siccome poi Tignorante copista di Vegezio scrisse nel hiogo citato trocheo in vece di troclea, quindi liCom- pilatori Napolitani Tapposero alia voce trocheo (la quale nul- raltro signilica clie quelpiede del rneiro poetico ch' e compo- sto di due sillahe^ la prima lunga I'allra breve), e in lal gui- sa diedcro al trocheo il significato clie nbn ha, e privarono la lingua italiana delta voce troclea, che corrisponde esatla- mente alia latina trochlea, derivante per sincope dalla greca tpoyalia e xpoy^iXia^ clie in greco, in latino, in ilaliano si- gnifica Taglia, carrucola^ recamo. 11 passo latino di Vegezio corrispondente alia versionc superiormente posta e il se- guente: funes sunt, qui poniem de superiorc parte trochleis laxant. {Furl.) TROPKI, sost. in. pi. Nome di venti. — Sod. Jgr. 69. Tropei si addoniandano que'venti, che nascono nelle valli. — Osserv. II Vocnb. di Napoli riferisce questa voce spiegandola venti dimare che sconvolgono le pi«)ife,traendola da Aquihno Bonavilla, senza citarne esempio. (^'^-P-) TROSCIA 0 STROSCIA, sost. f. II Vocab. di Napoli de- finisce questa voce per Quella riga che fanno i liquori cor- rendo per checcliessia: F Alberli i)cr La riga che fa Vacqua ~ llf — coirendo in terra^ o in checchcssia. II prinio riporta 1' e- sempio del Novellino N. 66 : Questo filosojo era tin gior- 110 bctfjuato in una troscia d' acqua, e stavasi in una gi'otta al sole a asciucjare. II secondo riferisce il seguente senza indicarne 1' aiilore : Faceva giii pel suo petto una stroscia di lagrime: aggiungendo : qui per iperbole. II primo esempio non calza alia definizione data dal Yoca- bolario perciocche in esso evidenteiuente Troscia signiiica Fossaj vasca od altra cavita, nella quale si conteuga delVa- cqua, 0 se si voglia anche Rusccllo, rigagnolo pel quale di- scorra Vacqua. II secondo quadra coUa detiiiizione datane, perciocche le lagrime cadendo giii per lo petto facevano tro- scia, o come suol anche dirsi rigagnolo. II Galilei adopera la voce Troscia per indicare QuelVa- cqua la quale sgorgando da uii vaso forato nel fondo, cade daWaltOj e lino a che trovasi sospesa in aria fra il I'oro e la terra od altro corpo sul quale batte. sta raccolta in forma di cihndro o colouna e corrisponde appunto a quello che in Fo- ronomia dicesi Fena del liqaido, o volgarmente anche Filo del liquido. Per la qual cosa stando aU'esempio del Novellino di so- pra citato parrebbe che Troscia significasse Fossa o riga- gnolo d'acqua, e stando agli esempii del GaUlei avrebbe la significazione di Fena o filo d'«/i liquido qualunque, che sgorga da un foro, in quel vero senso nel quale i Fisici I'a- doperano. Aggiunge il Vocab, di Napoli al N. 2 (Art. e mest.) T. de'Conciatori. /*tcco/a fossa in cui si tengono le pelli am- montate perassavorirle; ma non ne arreca esempio. Laon- de si dovrebbe riformare 1' articolo riguardanle cotal voce nella manicra che segue : Troscia o stroscia. sost. 1'. T. d'idromctria. Vena o — 112 — filo dcWacqua o cU altro liquido, il quale sgorqiu da un'a- perhira. — Gal. Op. 111. 199. Laondc ne segue die (ulla Fa- cqua (parte dell'acqiia che sfjorrjava da unforo fatlo nel fon- do di tin vaso) conlenula nella Iroscia e come se non fosse in bilancia. E poco appresso I. c. Gonformasi anco puntualis- simamenle qneslo, perche senoi c' immagineremo tulta quel- I'acqua repentinamente agghiacciarsi, gia la troscia, fatta uu solicio di ghiaccio, peserebhe con tullo il rcslo della mac- china. I Per Fossa od allro, che contiene acqna od altro fiti- do. — Novell, ant. 66. Qucsto filosofo era un giorno bagnalo in una troscia d'acqua, e stavasi in una grolla ai sole a asciii- gare. I (Arti c mcstieri). T. de' Goncialori, Piccola fossaj nel- la quale si tenrjono le pelU ammontate per assavorirle. § Per Quella riga che fa Vacqna od altro liquido scor- rendo sulla superjlcie della terra o di checclicssia; riyafjnolo. — .'///). Z>t^.FaceYa gill pel siiopelto nnaslroscia di lagrime. (MUGN.) TPilJTlNA^ sost. f. Soste(jno della stadera. —Gal. Op. I. 558. Se inlenderemo la sladcra A B, i( cni sostegno, altri- menli detlo trutina, sia nel punlo C. — El. 658. Si potrd nulladimeno discoslar lanlo dalla trutina C. {iIJugn.) TUBlillO, sost. m. Per Specie di funrjo che nasce neqli arbori. — Sod. Jgr. 125. II iiingo degli arbori detto tube- ro, e generato per patiniento delle radici. — Ne il Diziona- rio della Minerva di Padova, ne il Vocabolario di iNapoli dan- no a questo vocabolo il presente signilicato. {^-^P') TUFiBATO, add. dal verbo Turbare, adoperato in scnso di lorhido, oscuro.^ parlando di colore, — Sod. Jqr. 156. 0- gni pietra bianca di colore (se non se Falberese e il marino) . e men soda, clie di fosco e turbalo. {E.ip-) — 115 — u UDIENZA, V. AuDiENZA. UMEFATTO, add. Inumidito, uinettato. — Vinc. Dant. Prop. oo. Coiiciossia cosa che il grassOj essendo di materia uinida ed iiiituosa, liene umefatti continuamente i miiscoU. USCIREj verb. neul. § Per Cadere,parlandosi di copel- U. — MoiNTiG, Diosc. 18 tergo. Ferina i capelli che iiscireb- 1)0110. Eoi tergo. Ilafreriua i capegli ch'escono (II Ruellio Ira- diu-e: depueiites capillos firinat). E oi). E con la farina di orzo si ugne la colenna dove noii sono capelli uscili per quel male, che i Greci chiamano Alopecia , e fagli rimettere. (Fis.) V ^ECC1110, add. I'ralico, espcrlo. — Cell. Orif. 21. I'ii genlikiomo romano molto vecchio in materia di gioje. (JIlNOTT.) VELAllE,\erb. att. II Vocab. di Napoli regislrando que- sto verbo Ira le voci d'arte si riporta al Baldinucci, il quale dice che ^elar^ signilica Tingere con poco colore il colorilo d'una tela in inodo die qucsto non si pcrda di vedatUj ma rimanga alquanto moiiificato e piacevolmente oscurato. II Vocab. del Jlaiuuzi, citaiulo iiivece altropasso del Daldinuc- cij dice che Felare cliiamano i piltori Tingere con poco co/o- re c molla teuipcra il dipinto, per rnodo die esuu rimanga come coperlo da an veto. Con buotia pace del Ualdiiiucci e dei due Viicabolarii che lo seguirono. qucsto uon e il senso del i.i — il4. — ])ieiIeU(> vcil)o per quanto spella alia pilUira. Fdare piesso g!i aiiisli significa Copfire con colore liquido di poco coq)o (illro colore (jili asciiitto, affmche dalle due tinie ne escu iDia tenzu iraspar^nle,cheuonpolrebbesi ottenere dipingendo alia prima e di pieno coj'/jo; appunlo perche essa e il risiilta- menlo del raggio liiininoso uscenle dalla liiila soUoposla, e partecipante di quella da cui e composla la vclatura applicala a secco dopo. Cosila intcndcvaancheil grande Leonardo^ come lo prova il seguenle eseinpio: — Vi:nc. Pitt- SG.EseUiavcssi fmilo iin'opera con csso verde seniplice c poi soUilmcntc la velassi con esso Aloe risoluto in acqua, allora essa opera si larebhe di beliissimo colore. (iSelf.) AELETTAHK, verb. alt. Slar^ alle velette o vedette. — Pitt. 1st. fior. 175. Ma Jacopo Glicrardi, clie aveva cio ve- lellalo, ando subilo ecc. — Osserv. Nei Vocabolarii del Ma- nuzii e di Napoli \"lia un solo csempio del Maccliiavelli, Jrle delta Giierra^ in senso proprio. In qucsto passo del Pilli il senso c traslalo. {J. Cut. Fig.) VEPiZA, sost. ]'. Per Isclmjfjiu. Si aggiunga airiuiico del Cellini, addoUo dal Voc. del Maniizzi, queslo escnipio: — Mo?iTi(;. Diosc. lA tercjo (per errore i5). {II le(j}io del Bal- aamo) lira luora le vcrzc dell'osso. ( fis.) YllUlyVRE, in signil'. neut. ass. — ViAC. Daist. Prop. 80. Ogni sorle di \erniij clie non lianno piedi, ina camminano niedianle le scaglie, c con niolo ora disleso ora raccolto, vi- l)rando per terra. [Cjrr.) \ lULEiNTO, sost. In I'orza di sostantivo non e nel Voc. : c"e nel Bartoli. — Bart. Tens, e Press. XXII. 760. Puossi dire (e si e deilo) di due violenti clie sono, Funo slarsi I'ac- qua diciolto braccia sopia la circ-onlerenza delFacqiia die dee [losar eguale inlorno al cenlru deil'uniserso; Fallro, cavar- seiie tanli spirili die riem[iiano died o (puiuiid luaccia del — 115 — fuumone, e Facqua vi stia men lontana dal [)iano in die do- vrebbe dislendersi ; la natiua, savissinia coiioscilrice de'siioi vantaggi, eleggere il primo ciii giudica men violento. {Bunch.) VIIlIOJNEj sost. m. Specie di uccello, Cuculo. — Sod. Jgr. 5. II virione o cuculo, uccello, esce (hori lo slesso di dfil solstizio. i^-'^-) VlSfVO, add. Cio che produce la vista. I duo significali die il Vocab. del Manuzzi e qucllo del Tramater danno a questa voce, Cio che ha virtu di vederCj oppure iicl Voca- bolario del Manuzzi visibile, non lianno che fare col visivo del Bartoli. E Tocchio che ha la virlii di vederc, ed e visibile qua- lunque oggelto illuniinalo. Ma la virtu dell'occhio e vana, e gli oggelli nou divengono visibili se da quesli non partono raggi luminosi, i qiiali enlrando pel ibro della pupilla nou vadiuo a posarsi sulla retina. Ora questi raggi rifletluti dal corpo visibile, e che affeltano I'organo veggente, non hanno nonie nella nostra lingua se stiamo ai Vocaliolarii. La scien- za otlica riclama questo nome, e glielo da corlesemenle il Bartoli. — Cos. Bart. Pitt. I. 7. Raggi ministri della veduta che percio gli chiamano visivi, cioe che per essi s'imprinii- no i simulacri delle cose nel senso. — Osserv. Relativamenle a tali raggi abbiamo nel Bartoli anclie 1' angolo visivo cd il iriaurjolo visivo. (.Vea.) VOCE (IJN), mod. aw. Vcv Dinome, apparentemenlc o simile. — Nard. 1st. Fir. I. 54. Lodovico Sforza governato- re in voce, ed in fatto Signore del Ducato di Milano. (G. CiTT.) VOLATILE, sost. — Nel Vocabolario questa voce^ in senso cbimico, non e registrata in forza di soslantivo. Ag- giungasi il scguentc: - 1 10 — § Volatile, in forza di sost. ed in senso fiiiinico. — Bart. Ghiac. XXXIV. 695. Ben so che riunendo 11 volatile del salnilro col suo medesimo fisso, che pareva congiunger frcddo a freddo, il riuscimento della prova fa il scguirgliene tiitto il contrario di quel che parea da promettersi. (Bunch.) z ZANA (A), mod. aw. Diccsi di un'opeia d' arle che e piii bassa nel me::zo che alle testate. — Vinc. Viv. Iniorno al difend. 65, La forma di queste serre per lo pid dovrebbe cssere in angolo o arcuata col convesso volto in denlro alia venuta dell'acqua, ed a zana, cioe alquanto piu basse nel mezzo che alle testate da fermamente incassarsi dentro le ripe. (Pjleoc.) ZOLFETTATO, part, da Zolfeltare, solforalo. — Sod. Jgr. 91.Massi di qualunquc mala qualita impress! o metal- lici, o di miniere, o bagni zolfcttati e simili. (Fjp.) ZUCCHINO, add. Aggiunto di vermini intcstinali, delti da'medici cuciirbitini. — Montig. Diosc. 8. 11 cardamomo.... giova a far gittar que' vermini che noi chiamiamo zucchini. {Vis.) 'OO?*-©'?:^-^ AFI'E.NDICE. Essendo piaciuto al ch. p. Bartoloinmeo Sorio d'indirizzare alia nostra Commissione per la lingua e letteratura itaiiana un suo scritto su qualche errori scorsi neU'edizione citata pur dalla Grusca di uno de' pill antichi testi di nostra lingua, essa, considerato alia lama deil'illustre filologo, alia utilita deU'inipresa da lui pigliatasi, ed alia stretta conformita dello scope che un tal lavoro ha in comune con quello delle Giun- te ed emende per noi proposte, ha deliberato nell'a- dunanza sua del 20 marzo 1852 di commetterne la stampa in conlinuazione delle medesime. Prof. DE ViSIANI. ESAME 1. KIT I CO SULLA STAMPA m FUA JACOPONE DA TODI (lagli Accadeuiici dclla CrQsca. ISclla slainpa cilala tli Fra Jacopone da Todi, fcnezia^ Missiriiii, 1617, a voler dire il vero trovai la peggiore ma- gagiia clic ill uii lesto di lingua possa essere, conciossia- elie il corrcttore del testo ahbattendosi in qualche dizione o voce noil conosciuta, perche di uso raro od antico, nou porse gia lealmenle la originale scriltura come leggevasi iiei inss. e nelle stanipc piu anliche, ma di siio cervello la venue raflazzonaiido e recando ad uii'altra lezione di va- rio signilicalo gia conosciuta, che per avveiitura si asso- migliasse di figura e di suono alia lezione del testo antico; ovvero la aiilica dizioiie quasi ci vien traducendo in un'al- tra lion disusala e moderiia, spegnendo cosi delle antiche A oci per lln la memoria. La (pial magagna del leslo citato csscre veramente la peggiore die in lesto di lingua si possa dare, me ne fa sicurla laiitorcNole lesiimonio dei Deputati alia correzion — -120 — del Boccaccio, e del Salviati, e degli altri liitti maestri di crilica fdologica, clie giuslamenle condamiano come sacri- legio letlerario questa lemei-ita guastatrice e corrompitrice degli oltinii lesti. Ed a buon drilto la dannano, conciossia- che queslo e mi ^ oler affogare e spegnere affalto ogni mar- gine ed ogni vestigio di verita. Pur pazienza che il corret- tore non sappia illustrare, e sanar la lezioiie viziala, se egli lie lasci almeno le margini della piaga da curare a man piii maestra: ma se e' faccia i'urbescamente parer sano il luogo che da lui medesiiiio I'u incanclierilo , clii piu il sanera ? Credo il lettore non v'essere da sospettare di errata lezione, e la correzione riesce imj)ossibile affalto. Per esempio ncl Cantico XXXIII del libro IV, la stanza 12 legge cosi iiella slanipa citata: 0 corpo surgi, levali, Che suona mattutino, A canlar: in pie acconciali Airollicio di\ino. Leggi tulte este antifoiie Perfino a lo mattino. Iniprendi lal caminino, A cui convienti usare. II poeta fa qui parlare lo spirilo al corpo, iingendo tra I'uno e I'altro una fiera contesa per dialogo, e nota che parla il poeta che e frate, quando suona mattutino da aii- dare in coro a la iiiezza nolle. II quinto verso Leggi tulte este antlfone par cosa molto a proposito della senlenzaa chi non abbia sott'occhio la vera lezioue, alia ((ualc lu sostitui- ta questa capricciosamente. La vera lezione , bencbc stor- piala c inintelligibile, si legge nella aiitichissima slampa — 121 — fiorentina 1490 sopia ollimi mss. Todiiii lalla, e la lezione e questa : Legge iiuove emponoti viziata lezione, chc doveva csserc : Le rjenove emponoti^ la qual lezione fu conservataci dalla slampa bresciana 1-495 cosi recitando, Le gcnuc imponoti. Or veggiamo ragione- volezza di questa lezione. Le genove tro\ ianio eziandio nel- la Crusca die sono le invenie, le gemiflessioni, /e proslru- zioni che si costumavano lare dai Frati per csercizio di pe- nitenza, e la Crusca ne allega esempio di d. Giovanni Dal- le Gelle, Lett. 19. Or questa lezione ben lega col resto del- la sentenza Imprendi led cammino A cut convienti nsare, coUa quale metafora del cammino assai mal concorda Tal- tra lezione della stampa citata Leggi tutlc este aniifone che si vcde dai copiatori cavatasi di cervello e inventala di fantasia da sostituire all' altra non intesa da loro, parendo che I'antifonario si accomodasse all' olficio divino che an- dava il frate a canlare, del quale innanzi ragionasi. Altro esempio di simili guastamenti del testo lro\ai nel Cantico XXX, del Libro IV. dove la stampa citala legge la stanza 5. a cosi: II mio cor e i'eruto (Madonna, e nol so dire) Ed a tal e venuto Che comincia a putire. rson deggiale sofTrire Di non volermi aitare. L'ultimo verso negli altri tesli cosi si recita, Di voler- mi aiutare. e dai corrctlore (u alteralo di ianlasia, noii 16 — 122 — avendo lui inteso il signiiicalo di questa voce sojfrire die vegge questo discorso. 11 verho soffrire non vale qui TollerarCy ma vale Indugiare, Jspettai-e^ come in Dante, Purg. 51. l)i' Di ' se questo e vero : a tanta accusa Tua confession con- viene esser congiunta ec, (E Beatrice che parla a Dante) Po- co sofferse: poi disse : Che pense ? E nel Bocc. g. 9, n. 9. Convenne lor soffrir di passar tanto, che quelle {bestie) pas- sate fossero. II nostro Jacopone vuol dunque dire alia Madonna Sanlissima, avendola pregala di medicarlo, che non voglia aspettar, ne indugiare di volerlo aiutare, ed in fatti scgui- la a dirle il poeta: Donna, la sofFerenza Si m' e pericolosa. # Ed ccco un'altra aggiunta da fare alia Criisca della voce Sofferenza per Indiiyio. La stampa bresciana quasi chiosando il passa lo legge cosi : ^ Donna, la indusia Si m' e pericolosa. Mai duncjue fece la stampa citata alterando il passo, c con altra lezione sognando 1' uso della voce soffrire per Indnxjiare e recandola all'uso comune di ToUerare. Ed acciocche non si creda che pochi e rari sieno sil- fatti guastamenti che fa la slampa citata della lezione ger- mana ed originate, vediamonc un saggio nella voce Oporto che trovasi spesso e fu senipre o spenta o nuitata in al- tra, di che nella Grusca non fu regislrala, e se n'c forse spenta eziandio la memoria. — 123 — jNella lingua latina abblanio la voce Oportct^ dalla qua- le derivauo le nostre voci volgari Oppoiiunamenti; . Op- porhmita, Opporluno, le quali per essere dagli scrittoii usa- tissime son registrale in tulti i Vocabolarii. Ma perche non vi si trova eziandio registrata la voce Oporto per Uopo che forse e padie delle altre? Perche in Fra Jacopone dove que- sta voce si trova assai delle volte, lu dalla stanipa citata ri- mossa 0 scainbiandola in altra, o la lezione guastandone coH'altra lezione porto, scriateUa, che ha nianco una silla- ba e con questa sconciatura supposita , per metaniorfosi strana fu cambiato il bisogno in un porta di mare. Eccoiie un saggio dei molti piu esempi che se ne po- trebbero addurre, INel hbro IV, la st. 15 della Laude Vll cosi si legge dalla stampa citata: iNon ti e uopo giii i'liggire Lor usaniento a stagione Ma ti e uopo ben iuggire [)i oprir tua statione. Per la porta entra il latrone Et ne ruba il guadagnato. I testi stampati iiorentiuo, bresciano cogli altri deri- vati da essi non leggono uopo, ma oporto, in ambedue i luoghi, Cosi vidi leggere anche il testo a penna Marciano GLXXXII della Classe IX, onde e da sospettare che la so- la stainpa citata alterasse il passo. Cosi nella Laude XVIII del Libro VI, si kgge la stan- za 20. 11 cor tu mi conforta che languisce E senza te non vuole altro conforto. Se '1 lasci piu digiuno deliquisce; — 124 — Clie "1 cor che tu non pasci vive morto : Ma se 'I tiio amoro assaggia, revivisce. Hora n' aiuta Christo in qiiesto porto, Tu che sei sopra ogn'altro aiutatore. Puo hen vcdere ognuno se sia da leggere colla stam- (ta bresc'iana 1495 il penultimo verso cosi: Ilora n'aiiila Chilslo in questo oporto. £ nella Laude XXX del lib. IV pregata la nostra Don- na dal poeta di niedicarlo, rispondegli in questo modo alia St. 7: Etti uopo sofferirc Che con arte vo' Care. dove la slanipa autica liorentina 1490 legge cosi il primo ^ erso : Etle oporto soffrire. E nella Laude XXV del Libro VI alia st. 44 la slanipa citala legge : Pur che io ti giunga a porto JNon mi euro esser morto. Quesla Laude non leggesi nella stampa liorentina, ne nella romana, ma leggesi nella stampa bresciana e sue con- sorti venete, e il passo cosi si recita: Jesii, se 1 m' e oporto INon mi euro esser morto. - i25 — Delle quali lezioni direbbono coUa usata lor sana cri- tica i Depiitati alia correzione del Boccaccio die la antica e rara lezione pote facilmente essere scambiata dai moder- ni copiatori nell'altra di comune iiso e moderna, ma non e converso. A me dunque parrebbe di dover alia Crusca arroge- re la voce Oporto per Uopo, la quale \i manca. E sarcbbe per conseguenza da aggiiingervi anche il suo verbo Opore nel tempo futuro cbe in Fra Facopone trovai ripetutamente nel cantico XIII del Libro IV st. A. Queste son le Demonia Con chi t' e uopo abitare. Non t' e uopo far istoria Che ti opord portare. E benissimo spiega il chiosatore della stampa citata: « Non bisogna far lunga diceria per rammemorarti le cose » che (ti opord) id. che ti bisognera di portare teco al giu- » dizio. » Ed ivi appresso alia st. 8 si legge : Quel che nascosi al letto Volevamo operare, Oporassi mostrare Vegente ogni huomo nato. Ed il medesimo Gommentatore chiosa Oporassi sa- ra di bisogno, quasi uopo sara. Un'altra voce da aggiugnere al Vocabolario trovai nel- le Laude di Fra Jacopone, la quale non fu veduta dagli Accademici, porche nella stampa citata quasi ogni volta o - 426 — si giiasta rompendola in due dizioni, o si scambia in un'al- Ira \oce di comune uso. La voce e Nestante^ avverbio clio vaJe Siibito, Jdesso. Fra Jac. 2, 45, 14. La speranza m'infiamma D'aver salvatione : Ne stante ho disperanza Di mia conditione. Stanipa fiorenlina Nestante. Slampa bresciana Jdessn. E St. 5. Giungemi una audacia Di sprezzar pene et niorle. ; iVe stante lo timore I Vede cadute I'orte. j 'i Stampa liorentina Nestante. Stanipa bresciana Jdesso. ! Fra Jac. 2, 22, 7. Suhito la Giustizia i Ha posta legge al core, Che sopra d'ogni cosa Sia amato Dio Signore. Stampa fiorentina Nestante la giustizia ec. E nel libro V alia st. 76 della Laude XXIIII ragionan- dosi allaninia contemplante si recita: Accorta, Vede bene ' La bellezza che tiene Che la trahe luor di se ne Suo abisso in contemplare. L'abisso trahe Tabisso, I — 127 - Et star fa riuiomo lisso Finche iion giunge aquisso Non possa Dio pregare. L ultimo verso si legge dalla stampa brcsciana cosi: ]\on posa di pregare: lezione che, chi pur la vede, condan- na laltra di falsa ed apocrifa. La stampa fiorentina man- ca di questa Laude. La dizioue aquisso e da doversi dis- giungere in due, e vale qiiello che la stampa bresciaua leggc quasi chiosando a qiiesto. Guriosissima e poi la lezione delta stanza 25 nella Laude II del Libro V, la quale suUa stampa citata e : Dopoi che I'alma vive a coscienza Contien amar il prossimo in piacenza ; Amor \erace par senza fallenza Di perfetta ordinala caritale. II secondo verso e spropositato assai goffamente. La voce contien sembra reggere come >erbo, il costrutto; ma non e vero ne che sia verbo, ne che regga il costrutto. Essa e un impiastricciamento di due parole che vanno in- sieme disgiunte : Com' tene, ed il costrutto vicn retto dal seguente verso : Jmor verace par senza fallenza. Ed il poeta vuol dire che par senza fallenza amore verace di per- fetta ordinata caritate amare in piacenza il prossimo come tene (cioe come te). La lezion contien veramente si legge eziandio nella stampa antica tiorentina ; ma, conciossiacche ella conser- vi la grafia antica del manuscritto continuamente , e non rechi la antica scrittura alle regole ed alia puntatura del- la grafia tipografica, dee saper il lettore di star suU' avvi- — 128 — so, ordinandosi col proprio ingegno, come sopra un antico testo in peniia, la antica scrittura. Ma nella stampa cilala moderna del 1657 ridotta alle regole della orlografia, e pun- tata a dovere, vuol leggersi abbandonatamente sulla orlo- grafia gia eseguita nella stampa dal correttore, onde la le- zione contien non puo esscre che un bravo verbo, deriva- to da contenere, modo indicalivo, tempo presente, persona terza. La stampa brcsciana da lutto il fondamenlo a questa interpretazione della voce co?i/ie7J, recitando: Amar lo prossimo como ti 'n placenza E amor verace senza I'allenza. Similmente si legge in cpiesta medcsima Laude poco addietro (alia stanza 45.) dove si dice nella stampa cilata; Se tu non ami gli altri cojuo tene Et te non ami como si conviene Tu cieco il cieco meni a tralipare. 11 primo verso cosi si legge nella stampa aniica lio- rentina : Se tu ami el prossimo co' tene. E la stampa bresciana similmente, il proximo como tene, Ic quali lezioni manitestano il vero valore deiraltra contien sopraddetta. Conseguentemente da quelle che csposi mi pare che sia da conchiudere non essere la stampa citata di Fia Ja- copone alluopo di fame un testo sicuro di lingua, come che sieno da lodar molto le note erudite del Padre Fran- — 129 — ccscn Tresalli; ma allra cosa e la paile orudila, allra la li- lologica, e questa non qiU'lla dee dare il merito al teslo di lingua. E notale le pessime conseguenze del mal govenio die iiella stanipa citala lii falto del testo di Fra Jacopone da Todi. Le sue Laude sono un tesoro inuuenso di lingua to- scana, qual fu trovato Ennio da Cicerone e da Virgiiio, e come da Eimio que'due sommi ingegni latini lrae^ano To- ro del romano lingiiaggio, cosi da Era Jacopone, come da inesausta miuiera;deono i toscani filologi trarre la riccliez- za della lingua nostra in ser\igio del Yocaholario ilaliano. Ma che, se nella stampa citala le piu rare gemme vi liiro- no spente e rimosse guastando\i appunto le piu rare le- zioni. le quaii collaulorita di si grande maestro do\relj- bero illuniinare alcun buio (ed assai volte cio avsiene) nei nostri piu solenni scritlori ? i quali si credono errati in alcuni lor passi, e non sono, se Ibssero le loro oscui'e le- zioni coUa copia di simili esempii illustrate, nelle quali c e buio non altrimente per colpa della scrittura o alterala o nuilila o guasta comechessia, ma per sola colpa della no- stra ignoranza. Da Verona a (It 2 febhraio 1852. Bart. Sorio P. D. 0. 17 APPE^DICE II. DISTRIBUZIONE DEI PREMJ AGRICOLTURA ED INDUSTRIA DELL" ANNO 18 52 A T f 1 della DiSTRIBLZIO^E DEI PREMJ AGRICOLTURA ED (^BISTIUI falla NELLA PUBBLiCA E SOLENXE ADU.NANZA DELl/ I. R. ISTITUTO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI NEE GIORNO i. GIUGNO 1 85'2 da S. K. !l €av. filORCIO TOGGR^Bimr. Cnnsiglierc inlirao alliiale di Sliilo i!i S. M. I. R. \ . tiv.ilierc di 1. rtec (|pir Online deila roroDa di fcrio, I. R, Liingolenenle dolle Provinrie Vencle. <2S^^SS:^- VElXEZIA I'RKMUTA TII'OGRAFU DI GIO. CECCHINI. ^ 832. A T T 1 SOLENI\E DISTRIBUZIOKE DEI PR Ell.) AGRICOLTUIIA ED INDISTRIA. e,/i aaed/a ^eoffi^a y. i7i/ui?ie> yS'Jz at- define fa, /leu'A/^ca, SvaU'tta.ti'Za- ae/f i. >'-. Od^i'di/o '^c/e9i€/ct (/c >LJcie?i,-ze, .-^e^/ei'e e(/ .yV?}'/e, ifi, cet-c /ii/v-fvo- cu-J^f^iMuft. c /if<^f?i/ ^o/iven7ietfv- Aet'cea ?ie/c a9z/cca rja/a- c/eo 'yena- /o flee ^u^^couo-ZrZo- M)/tccue te /(.■t^cHCiAau tyvtc/o-fc/co aeu Te.jiaeu^e. ; e /if'^dieaei^ce' acofc^rj- >jacen/ie -J. O. ic ^atK (bo-^fxeti'We>9'^a, c. >'. .^aaaole/ie^i^c ac/ie i^/'ai/cfi-cce .y^V. ij. Jyb). j^. ecc. o/iere at aa I'lcac^t-^'o, e cC t,fic/ei.j^?^emta^e aci af?i,~ »i,tMe ac cojicama, e me/U >ar7i7ecar(/euc'/t -^eAiffcAne- eranc^ Arejen^ aUa ru^i-ziofve. ,.y(:)iCa (xarUe aiec/e /t.ft?t^ ci/uo c/ ./(. G. e ^c/cce-deare^ana c/eu >)jM/t/o (/a^/. tl-. ^ooancAe/^e- cal/a- ce^^t(.f'(a c/ua??io- ae ftiec/aaue & /laZ/zrife. co/f (ir^r/tuf. de- -'2S^i^(^S3— Dl AGRICOLTMA ED IfiDCSTRli ^TV^Jn ,i/'<^'.\ w > i i < m maiDadHLiia riDS® I. mMi» Jir. FEDERICO OEXLE di Venezia mO\0 METODO PER ISCOHZARE U RISONE- .-^.-.-.-..v.-.-.G- I INGEGNERE GIO. BATT. BENVENUTI PER LA DITTA I t FRATELLI BEiWEiXUTI I di Veoezia > PROSCIUGAMK^TO E COLTIVAZIONE DI TERBEM INFRUTTIFERI i 'I- I ALESSANDRO PETRILLO della Mira M H; L I 0 R A M E N T I A G R U: 0 I, I . m 'tv/ix::y ^3 ^^'■^^'^'^^'V\.'V*^ VV^J^.'vjV'VVVVV'- 'j-1^ ^^^^§J^.!^ S)^^l§|^51?^fa, I. ANGELO AGOSTINl di Fa do V a ORGANO 3IETA«0F0N0, E NUOVA PEDALIEKA DIATONICO-cnOJiATICA. II. I'AOLO MOSCHINI di Cremona COINFEZIO^E Dl MOBILI, ED I^iTARSIATURE IN ARGENTO E MADREPERLA. III. . STEFANO BEiNECH E PAOLO ROCCHETTI dl Padova INTRODUZrOE DI L'KA FONDERIA Dl METALLI E LABORATORIO fllECCANlCO. ■y.- r. ■j^-j-^j-.-^-j.^.^j.. •^-^^^,^,^.^ ^. -•vw, w^jj^S)^/ r^^ s ^M^^y^^^ IV. FRATELLI ROSANl di Brescia IMAnsiATURA DI MOBILIE Dl LEGINO A MUSAICO. ANTONIO CRISTOFOLl di Padova WARMl ARTIFICIALI. VI. JACOPO BOZZA di Fenezia FABBRICA DI ZOLFAIVELLI. VI 1. PAOLO RIPAMONTI CARPANO dl Milano LITOGRAFIA, CROMOLITOGRAFIA, ZINCOGRAFIA E LEGATURE DI LIBRI. viir. PIETRO DE CILLIA di Treppo in Curnia COLTIVAZIONE E DIFFUSA PUINTAGIONE DEL GELSO. IX. GIOVANNI CECCIIINI di f^enez'in PROGRESSI TIPOGRAFICI, STAMPE IN COLORl E IN RILIEVO. LUIGI DANIELI di Castelgomherto PERFEZIONAMENTl NELLA FABBRICAZIONE DI VINI NAZIONALI. ( XI. PASQUALE MARTINENGHl di Mirano COLTIVAZIONE DI VITI FORESTIERE E PERFEZIONAMENTO DI VINI. l/•.■^/'.'^J\.'vv■w-^-"^-'^/'-^'vvv^.^'v^.'^/^-*-^*J"*■iJ^(. XII. FRANCESCO SECONDO BEGGIATO (U Vlcenza \ $ I RIDUZIOIVP. Dl MONTE A VIGNETO E FABBRICAZIOINE DI VINI. \ xm. VlTTORiO UENVENUTI E NICOLO PISAM di Fentzia INUOVO STAIUL'.iMErSTO Dl BUCATO A VAl'ORE. XIV. GIG. BATTISTA UATTOCCHi di Fenma i MACCHINE nSEUVIENTI ALLA FISICA ED ALL" INDUSTRIA. XV. GIUSEPPE KIEH di Fenezid PEBFEZIOlNAaiEiNll LITOGRAEICL XVI. GIUDITTA BONVINO VED. VILLA di Milano PERFEZIONAMEINTO DI TAPPEZZERIE DI CAltTA m xvn. GIUSEPPE ANTONIO TREMESCHINI (ii Viccnza MACCHINA PER EE CAPSULE DA ROTTIGLIE.. XVIII. CARLO GALLI di Mi land LAVOIU DI METALLO AL TORNIO. XIX. BAHTOLAMMEO CASTION di Portorjninrn ISTITUZIO^'K DI Vm STABILIMEATO TIPOGRAFICO m f 'i XX. PIETRO NARATOVICH di Fenezia PERFEZIONAMENTl TIPOGRAFICI E STAJIPE A COLORl. XXI. DITTA FHATELLl GIACOMLZZl (H Fcnezia MAiXirATTURA Dl SMALTI A 3IIISAIC0. XXII. AGOSThNO BATTAGGIA (li Veneziu REFE DI Ll^O AD USO INGLESE. XXIII. DOTT. LUIGI NARDO >\l Vtntzia m g, NUOVO PIAINO l^rUrVATO PER EE FRATTllRE E MIGEIOHAME SX DELLA MACCIII?;A OUTOPEDICA DEL P. NAPPI. I^TO^ i0^7 XXIV. ALESSANDRO PETRILLO della Mirci FORNACE ECONOMICA PEK CUOCER MATTONI \ XXV. s '{ 1 i LUIGI'SCHIASARI 5 > > (//' OAtrzo ^ ? \ M 1 G L 1 0 !i A M E N T 1 A G III C 0 L 1 . % \ *-s^^=^ -==?^f52< NE^ZIOi\I OiXOREVOLL » I. <;ARL0 OGGIOiNl di fllilano TAPPEZZERIE DI CARTA. If. VITTORIO BENVENUTI di Fenezia ISTITUZrONE DI UNA FABBRICA DI BOTTONI DI MADREPERLA. III. ANGELO BRUGNANI di Milano TAPPEZZERIE DI CARTA VELLUTATA ALLA FRANCESE. --<^' IV. G I A C 0 M 0 P A S C A T I (li S(tn Filo del Friiili TORCIIIO PER LA FABBP.ICAZIONE DELLE SCATOLE DI CARTONE. FRATELLI CANDIANI (li Ulilcmo MACCHIWA rORAL'LICA PER INNALZARE l/ ACQUA. VI. PAOLO ZUCCIIERI (U S. Fiio del Friali COLTIVAZIONE DELLA ROBBIA TINTORIA, VIl. MARCO PROSPERINl (li Podova USO DI NUOVA PIETRA INDIGENA PER LA LITOGRAFIA. t~^>''^^^ PRIVILEGIATI DELIA ESPOSIZIONE. r. ALESSAiNDRO FAIDO di Fenezia APPARF.CniHO PEK LA ILLUMINAZinNE A GAS. 11. GIROLAMO ANTOMO DE MATTIA di Fenezia INVENZIONE D' UIV ERPICE. 111. VINCENZO MONTALBETTI di Comu P A R A S () L E. Jtf IV. GIUSEPPE MARZOLO di Padova IIIOLIOUAMEIVTO DEGLI ORGANr. V. GIUSEPPE MANFREDINI di Campuverurdo I?.VEINZIO!\E d" Ui>A PIATTAFORMA. VI. GIUSEPPE M. RUCHINGER di Fenczia COLTIVAZIONE DI PIANTE STRANIERE. VII. ALESSANDRO SERUGHETTI (it Grumolo BIGATTIERA MOBILE. viir. FRANCESCO S A J N 0 di Iflilano 31ACCHI1NA DA CAFFE. ESTRATTO DEI GIIDIZJ PRONlNZiATI OALL'I. R. ISTITITO SUGLI OGGETTl Dl AGIIICOLTIRA ED li^DDSTmA PRESENTATI ALL" ATTLALE COiNCORSO. iaiDiisinii r®a(D. BENVENUTI FRATELLl di Fenezia. ' PnOSClUOAMElNTO DI PALUDI F. BONIFICAZIOINI AGRARIE. I sigg, Bcnveiuiti hanno inlrodolto ed applicalo con effetto due difTereiili niacchine avaporeperrasciiigamento dei terreni paludosi della loro tenuta in Gantarana, nel comune di Gona, distretto di Gliioggia ; e si deve ascri- verc ad cssi il nierito di essere slali i prinii nelle Venete Provincie a valersi di tali macchine per 1' uso indicate ; di che principahnenle (a fede la Sovrana Risolnzione 10 ottobre 1851, comunicata col iMinisleriale Dispaccio del di 29 di dello luese ed anno, N. 5291, allegato in copia aulentica, niediante la quale, in premio appunto di essere li Benvenuli slali i primi a mellcre in pralica delle mac- chine per essicazion di paludi, venne ad essi accordato di essere esenli del dazio d' introduzione deU'eslero. Eglino adoperano la canna che si raccoglie in tale — 28 — Icro possedimcnto, in voce di Icgna o di carbon fossilo, ]»or liscaldare e rcnderc operative le delle niaccliine ; il die lorna ad essi di grandc vanlaggio per risparniio di spesa; menlre si vali^ono d' iiua materia indigena di poco costo, clie hanno snl Uiogo : la qiial cosa, in quanto alia [triorila deiruso, e provata dal certificato originalc della Comunal Depulazione di Cona. Otlenulo i'asciiiganicnto di molta parte di quel ler- reno, mediantc I'nso delle iiilrodottc ed allivale macclii- lic, i fratelii Renvcsmli ridiis-sero a coUuia di grani, di flilui- re all'antico e lahorioso melodo. (picllo del Tremeschiiii. — 56 — XVIII. GALLICARLO di niUano. LAVORI Dl METALLO AL TORNIt). II sig-. Galli, che nel 1847 ollcneva la incnzione ono- I'cvole dair Istltulo Lombardo perlastre melalliche lavo- rate al lornio col brunitoio, uomo faticoso ad iin tempo ed intelligente com'egli e, si fa ora innanzi con nuovi lavori di tornio e nuove Industrie ad accrescere e migliorare le dccorazioni de'nostri templi, rabbellimento delle nostre abitazioni, a fornirc utensili alle nostre cucine, assi di ghisa e di acciaio della migliore costruzione per le nostre carrozzo, ne' quali si inostro emulo de' piu valenti fabbri bri tannic! . L'i. r. Islituto voile ricompensare la solerzia ed gbi- lita dilui colla seconda corona, c pel suo merito, e perche sorga nobile gara ed emulazione negli altri artieri a per- lezionar le manifattiirc loro in acciaio, utile quali siamo tuttavia tributarii alia mano inglese. — S7 — XIX. • ^ CASTION BARTOLAMEO (li Porlixjrunro. ISTITUZIDIVE D" U?<0 STABiL1.11!:M0 TIPOGRAFICO, 11 Caslioii si mcrilo la medaglia crargenlo, perchc da hen qiiallro anni fondo nella sua patria, mei'ce rag- guardevoli dispendii, uua tipografia di ciii dileltava, e con cio diede modo di vivere a parecchi de' siioi popola- ni ; perche colla sua diligenza seppc piocurarsi nilidi lipi ed elegauti ; perche le sue edizioni sono corrette ed in generale nettissime, con intelligente spaziatuia, e manlenute in iscrupoloso regislro. Lo slahiliniento ch"e- gli eressc in Porlogruaro tornerehhe onorevole a hen niaggiore cilia. XX. INARATOYICH PIETRO di f'etiezia. I'EKFEZIO.AAMEINTI TIPOGRAFICI E STA.1IPE I.^ COLOKI. U Naratovicli londo la sua lipografia nel 1845, e da quell'epoca in poi e nolahile il progressivo niiglioramenlo nelle ,sue slanipe; in quelle singolarmenlc degli ullinii Icmpi. Egli inollre si adopera con una sccila suppellcUile & — 58 — di ornanienli e di liegi mobili ad intramczzarle opportu- ncmentc di vignelle, senza die la siminetiia e la ni- lidezza di esse sicno piinto alterate ; cd a rappresen- lare con una specie tli musaico di Iregi, e fioii e fi- gure e ricami e meandri e rabeschi d'ogni sorle con tale s(|uisitezza di lavoro e maeslria di connnetliture, con tale \arieta ed cleganza, die certo non vede meglio chi vede siniili disegni fatli colla matita o col pennello ; nel qual niagistero la sua olfidna se non e prima e sola, e pero di- slintissima operatrice. Un"altra cosa, e di molta impor- lanza, e degna di nola nel sig, Naiatovicli ; ed e, ch'egli non vuol essere sollaiilo un valente e diligentc tipografo, nia si la aiiclie non di rado editore coraggioso ; onde co' suoi mezzi e col suo animo parecchie opere di molta uti- lita e di non piccola mole videro la luce, die altrimenti sarebbe stata loro, clii sa per quanto, negala. L'i. r. Istituto lo ha rimunerato colla mcdaglia d'ar- gento; e spera die perseverando egli no' suoi lodevoli in- Icndimenli, ed aggiungendo nuovi sl'orzi a quelli gia fatti, polra certo meritarsi in avvenire il guiderdone di pin splendida riconipensa. — 59 — XXI. GIACOAIUZZI IRATl'LIJ Ai Vc.m'zia. MAMFATTUPiA Dl SMALTI A MUSAICO. Fino dal 1846 Zecchin Lorenzo e Giacomuzzi Gio- vanni invenlarono un nuovo genere di musaico da essi denominato Policmhlemata^ e che consisteva nel disporre parecchi parallelipipedi, o prismi di vetro, di divorso co- lore, lunghi circa un mezzo piede, a base variata, e stretti in un fascio cosi die formino un tutto corrispondcnte colla diversita dei colori ad uso di un dato disegno. La segalura per nioltiplicare gli esemplari era a niano d"uo- mo ; lungo c tedio.so il lavoro della pulilura. L' Istiiuto ad incoraggiare il loro tentativo nel la via del progresso accordo ad essi la menzione onorevole. Nel decorso anno eglino fecero istanza all' Istituto perche fossero osservati i notabili perfezionamenti rag- giunli neH'arle loro, offrendo ad esameuntavolocircolare, che la Camera di Commercio avea da essi acquistato per fame omaggio a S. E. il maresciallo Piadctzky. Vi si ebbe a lodare I'elcganza del disegno, Tesattezza della esecuzione e la preziosita della materia, abbondandovi I'avventurina. Or eglino essendosi riprodolti al concorso di que- st' anno, si e rilevato che trattandosi di formare un ta- — CO — volo circolarc craiio riuscili a riunire lanti prismi clu' formnsscro una quaiia parfe del circolo, ed a segarla lulla in una sol vnlta; cosi chc con qnattro simili operazioni si oUiiMie un lavolo intero.Gio alibrevia di mollo illavorodei lore tavoli ; ne' quali poi e mcslieri di ammirarc Tegna- glianza della spianatura, c la (juasi iinpercetUbile linea del mastice die congiunge i pezzi fra loro. A prcmiare un tal progresso e ad animaiT gli sUidii e la diligenza ap- passionata dci sigg. Giacomnzzi, i quali insislcndo sulla via da loro tracciata potrcbbcro appresso ollenere mu- saici storiali, ed eseguire la segalura c spianatura con maccliinc, r i. r. Islitulo lia concedulo loro la niodaglia d" argenlo. XXll. BATTAGGIA AGOSTl^U di Fenczia. nV.vE DI L1\0 TIi\T(», AlIIDATO sr.COJiDO u/SlSTEHA INGLF.SE, II sig. Agoslino Battaggia postosi al cimento di voler emulare e raggiungere la perfczione del rele inglcse, si reco a quest' uopo a visitare le t'abbriche piu )"eputate della Lonibardia, della Svizzera, del ducalo di Baden e del Wiirtemberg, per istudiarnc i nietodi ed i congegni diversi ; e veduto clie per raggiungere il suo scopo nulla - ()l — cola avevasi aiicora tenlato, trassc argomento di acriii- gersi con maggiorc alacrita alia sua impresa. Raddop- piali gli sforzi, e ripetuti gli spcrinicnli, ei ci dinioslra infalli adesso d' aver superatc tutle le difficolta, presen- tando un rcfc tale clie non solamente iiguaglia nella liici- dezza e nel liscio F inglesc, ma lo vince; nel die molto giovollo I'assistenza manuale de' propri figli. Nella ollicina del sig. Battaggia stanno oggidi oc- ciipati iitilmente otto uomini e qiiaranta femmine. Egli, a quest* ora, oltre ad aversi assicurato il consumo ordi- nario delta citta e delta prossinia Teirafcrma, conta gia pareccliie ordiiiazioni da Parenzo e da Pola, e puo valu- tareun giro medio di piii clie undicimila lire: capitale inol- Ire che va di giorno in giorno ainncntando. L" i. r. Istituto, a coronare la solerzia di lui, lo ha pi emiato colia medaglia d' argento. XXllI. NARDO dott. LUIGI di Fcnezia. NUUVO PIANO IIVCLINATO PER LA TURA DELLE FRATTURE , E imGLIOR\MENTI DI UNA MACCHIiN'A ORTOPEDICA DEL P. ISAPPI. Kel piano inclinato il dott. JNardo separo il fondo per modo che con apposite chiavi e viti si possa graduare i" inclinazione dei piani, e con iscambio di piccola parte — 02 — • deir apparecchio adatlarnc im solo alia varla lungiiozza dei mcmbi'i inferiori, e al deslro come al siiiistro; polendo servire lo stesso apparecchio con facilita all' cstensioiic permanente. Egli uso cgiiali espcdionli, cioe divisione del fondo e incaiialatnra dellc sue paiii, per adattare a molti individiii 1* apparecchio del Nappi : in guisa che un solo serve a coscie di varia lunghezza, perche puossi cangiarc il pezzo che le sosliene. II vanlaggio di ([uosli perfezio- namenti e grande negli spcdali vosti e non ricchi a far si che non manchi agli infermi tulto rpiel tanto che le arli meccaniche possono dar loro in rimedio od in allevia- mento. L*i. r. Istituto credeltc pero ginsto che avesse il secondo premio il dott. Nardo, gia altre volte preniiato. XXIV. PETRILLO ALESSANDKO della Mira. INVENZIOAE DI UNA FOP.NACE DA CUOCCR MATTO^r. Alcssandro Petrillo, imprendilore di opcre e dilavori idraulici, pose studio a scemare il consumo enornie di legna nolle fornaci comuni, destinatc a cuocer calce e mattoni, coirimpiego di un combustibilo di minor coslo. A tale sco- po, fino dal 184^0, immagino e costrusse una fornace eco- nomica alia volta del Barozzo, indi allre due al Bassanello, — G3 -^ tulte e tie uella comune di Padova, e che degnamenle ga- reggiano con quelle degli stati piu culli nell'industria. La prima merita parlicolar nota: supera inscmplicita e perfe- lione le fornaci premiate dalla Societa d'incoraggiamenlo a Parigi; prcvale a quella ideala dal prof. Leonard! di Lipsia, per la distribuzioue del lavoro, per 1' iiniformila della combustione e coltura de'mattoni, econoniia di tem- po e capacita del vaso. II risparmio del combustibile e^ portato a due quinti crescenli dell" ordinario, il tempo a due giorni meno per ogni cottuia, che e di sei in luogo di otto; cuoce perfettamente i mattoni della grossezza di sette centimetri; mettc in commercio quelli delle comuni dimensioni al prezzo di L. ol, condotti a Padova, in con- Ironto di L. 54:29 al migliaio a dimensioni eguali; e la cake di scaglia dci Colli Euganei al mastello di Padova a cent. 90, in luogo di L. i : i5. Di questi prezzi egli assi- cura il pubblico con tarifTa. A guiderdone di tanti vantaggi che il Petrillo seppe Irarre dalla sua solerzia e dai calcoli che hanno per fon- damento la scienza, V Istituto lo fece degno del secondo premio. • .ft; — C)4 — XXV. SGIIIASARI LUIGI (VOdiirzo. ailGLIORAJlENTI AGUICOLI. Uii vasto podere di circa mille campi Trivigiani, di terreno non moito fccondo, pcrclie composto in parte di forte argilla, ed in altra parte di sabbia poco produttiva, divisi tra varie masserie, e situato in Rustigne ed al- tri villaggi e frazioni di Oderzo, ed ba a proprietarii i si- gnori Duclii Ottoboni di Fiano. Tredici anni or sono, ne vcnne alfidata I'amministrazione al sig. Liiigi Scbiasari, e trovavasi allora ncl piu deplorabile abbandono. Questo intelligente ed instancabile Amministratore giunse a re- dimerlo, riparando i rustici fabbricati, obbligando i colo- ni a quel genere particolare di coltura cb'era ricbie- sto da ciascuna parte locata. Gomparti in piii accon- cia divisione il podere, rinnovo gradatamente tutte le piantagioni , cbe or consistono in centomibi viti , in ventiseimila gelsi, oltre ad allri alberi d'ogni sorte ; rag- guaglio a giusta proporzione 1" aratorio col pralivo sta- bile e artifiziale, cingendo questo c quello dei necessarii lossi ed actjuedotti per liberarli dalle ac((ue stagnanti, ristorando ogiii riparlo con lavori c concimi, accresciuli dairaumcnlalo nuuiero di bovini migliorali ancbe uella — 65 — (|ualila. Riconoscinti tali falti sul luogOj ispezionali i i-e- gistri economici, c persuaso del prodnlto rilevanle allcn- dibile dai miglioraiucnti inlrodotti in quesl'ampia tenuta, chc prima Irovavasi passiva ; per riconipcnsarc Tcsperlo cd inslancabile Amminislratorc Schiasari, il quale puo scrvire d'esenipio c di slimolo agli altri Ainminislralori, ristituto lo prcmia colla medaglia d'argento. ME^ZiO^I 0 IV ORE VOL I -.»-300 c o c c < I. 0 G G [ U ?s I C A R L 0
  • OOu0006003d30C'jOCT^6005. 000 00. 00: Oo Uualtro Instri volgono oniai da die una questione inviscerata alia tranqiiillita deU'Europa abbrevia i sonni de'politici, leva gran voce nelle Camere de'parlamenti, si alleggiasui teatri,s'appiatta fra Icavvenlurc dei romanzi, ingombra le spaziose pagine dei giornalisti, la questione del lavoro. — In qiicsto giorno di patiio orgoglio, gior- no dalla Sovrana rotiibutrice Munificenza consecrato al- fonore del lavoro, giorno solenne di pubblieo giiiderdo- ne alle prove invenlrici dello ingegno, alle faticose Indu- strie della manOj m'apporrete a colpa, o Signori, d'inlem- pestiva arroganza s'io pure mi propongo tratlenervi di si agitato argoinenlo ? Ben e vero, ebe nella beala tran- quillita di pacifici sludii, omai giunto agli anni provelti, vissi piultosto nei secoli andati clie nelFeta mia, ond" a- vrei dovulo sentirnii consigliato da nalurale peritanza a non inipigliarmi di si spinosa e da lante, discordi e pro- cellose passioni rinf'ocata questione. Ma v"lia una voce, nessuno o Signori il sa meglio di voi. inslancabilej pene- — 76 - trantCj efficacissima, che inoltra ne' piu riposti recessi. e come c dove che sieno, paria al cuore di tutti gli onesli, voce che sarcbbe col pa il dissimulare, perche e quella del pubblico bene. Ond'e che se Toccasione concede quesTog- gi n me soltanto, benche men adalto d' ogn' allro, ripe- tcrla nell'amplitudine di queste venerande pareti, nella dignila di questo splendidissimo Consesso, io, secondan- do la spinta del cuore, mi riprometto dalla concordia dei vostri sentimenli venia non solo, ma I'indulgenza ancora di benivoglienle altcnzione. La queslione, di ch'io inlendo parlarvi, dopo i ver- bosi conflitti della bigoncia, iiscendo vincitrice insangiii- nata dagli abballimenti de' Irivii, introdiisse nel gran si- stema delle relazioni sociali un nuovo diritto e proclamo il diritto al lavoro. Pero il lavoro non e nn'idea primi- genia, principio elementale non e ; bensi consegucnza dei bisogni assoluti, faltizii, immaginarii della societa. Sono si pochi gli assoluti che I'uomo puo essere operaio a se stesso, come solto il torrido cielo del Congo e sulle inospite lande della Nuova Zerabla. Se la filosofia del Ci- nico avesse cacciato in esilio la filosofia delle Taidi e delle Aspasie, non sarebbero rimasti pel diritto al lavoro della elegantissima Grecia che il cencio e la botte. 4 mi- sura che le societa si ripulirono, crebbero anche i biso'- gni ; allora usci di cuUa il lavoro e col volgere de' tem- pi, fattosi adulto e vigoroso, si rese maestro ed arteficc di non prima sentiti bisogni, e le society stesse inondo di quelle brillanii superfluila che da noi s'addomandano lus- — 77 — so. Non ('; (lunqiie nb natiirale, ne vero clic iin effetto cU- pendentc i)ossa csercilare un dirilto sulia causa che lo prodiisse. L'idea d"un dirilto com])iTnde necessariameute quel- la d'un dovci'c. Se iion puo avcrvi lavoro scnza bisogni, converra stabilirc che c[iiosli sieiio un doverc della socie- ty. Qiiindi il lavoro, doniinalore iniperioso, potra ingran- dirne a sua voglia la sf'cra, dar loggc alle odificazioni, agli indumenti, al sonno, al cibo, alia bcvanda, alia salute, alle malatlic, polra assotligliarc il private e pubblico cen- .so ; finche rinipolenza, streniando il consumo, dovra av- venire che pera il lavoro estenuato dal suo medesinio diritto. LUi opcraio diinque cui nianca lavoro. nou o che un individuo colto da sventura. E perche mai tra gli inlini- li eventi ch'agitano le sorli mortal!, travolgondo ad ora ad ora Tinvidiato splendore delle fortune nclla spregiata oscurita deU'indigenza, perche mai godra egli solo d'un dii ilto csclusivo, spezialmente se il debba, come troppo sovente accade, a colpa d'indocile presunzione, di strac- curata precipitanza, di smozzicata fatica ? Perche non saranvi altreltanti diritti quanti sono i disastri che addu- cono poverta ? Per altro il sentiniento delta carita evangelica, piii generoso all'eta nostra che mai per I'addietro not fosse, schiude, siccome ad ogni misero, cosi anche al derclit- to lavoratore le braccia ; lo sfama, lo veste, il ricove- ra. O'lcsta, superbamente si oppone, e beneficenza, ad — 78 — jinima iiobile senipre incresciosa ed umiliante. Egli e sullo Stato, si esclama, che pesa il dovere d'adempiere il diritto al lavoro. Dmique In Slalo manterra aperte a servigio del lavoratoie iiioporoso , altrcUante officine qiiante sono le aili, dal pallida niiiiatore alia riibiconda crestaia ? Chiinerico pcnsiorn, sc niai ve nV'bbe, ma che pur vorremino [un- un moineiito riputare jtraticabile. Qtie- sto fabbi'icatore giganle, questo Briareo del lavoro, che con sue cento braccia abbranca tnUi i niestieri, nou soffochera I'orse le private Industrie, non is|)egnera Te- mulazione, non incatenerii il progresso, non finira col- I'aliinentare una pericolosa folia di scioperali ? L"espe- rienza insegno, che le Industrie crebbero in meglio per gli incoraggiamenti dello Stato, diretti pero a ringagliar- dire lo stimolo del privato interesse. Furono la speranza di ricchezza e di gloria, I'orgoglio di lamiglia, Taniore dei figli, la cittadinesca ambizione, la carita delta patria che incatenarono il pensicro del fabbricatore sul calcolo delle lorze in azione, sulla polenza degli ordigni che Ian- no il nioto schiavo della idea, sulla inisteriosa natura del- le soslanze, sulla prcziosita del tempo, sul valor delPi- stante, ond'ora abbiamo a tal punto Icvate le arti, che a noi medesimi, i ([uali pur le levammo, quasi seinbrano prodigio. Diamone il monopolio alio Stato, che nella coo- perazione di tutti esclude refflcacissimo elemento della in- dividualita, ed in brev'ora rainministrazione assorbira la rendita, lo scredilo colpira il capitate d"incurabile mara- mo. Se dunque lo Stato non puo sovvenire Tinoperoso — 79 — opcraio sciiza imiiiiscrire sc stcsso iinn gioviiiulo al la\(;- ro, se laprivata boncliceiiza no") dc\c, die cio gli toniort'l)- be ad ollraggio, iie segue die il preteso dirilto di liii sia nelle conuuu rclazioiii impossible, e die resti sollanto a deplorarsi la niassiina. II bendizio pesa suiriugrato ; qiie- sta e anlica querela; ma die si slabilisca come morale principio, cssere iuercntc F oll'esa all'esercizio deU'evan- gelica carita, queslo, non posso dissimularlo, m' e al- r oreccliio Iroppo duro linguaggio. Per me nou credo die provar possa vergogna del benefizio se non colui die sente in se slesso il convincimeiito di non nicrilailo. Ma inlorno a ([ueslo supposto diritlo anclie tiop|)e parole. Ripulsato dalla ragione, ruppe non ha guari alio scoglio di dolorosa, ma utile esperienza. E tempo percio die all" errore si soslituisca un'elerna verita; verita che il somino Artdicc dell" univcrso impronto col marchio delta punizione sulla fronte al primo degli uomini ; \erita che brillo limpidissima net noslro intelletto net di che la societa n" accolse adulli nelT operoso suo grembo ; ve- rilji onde si mantiene I" umano consorzio e per mutui soccorrimenti, per avvicendate benivoglienze gcrmoglia il liore degli agi, dell' eleganza, della generate prosperi- la ; verita che si chiude in questa esprcssione : II lavoro e un dovcre. Se il pensiero medito le leggi modcratrici dei popo- li ; se l"equita, la vigilanza le rese efficaci tutelando le private ragioni e la pubblica quiete ; se I'ingegno penetro i misteri deirincorporeo, e raggiunse net sensibile Tazin- — so — lie del inolo, la niisura dello spazio, i limiti del tempo; se iiolla mista compagine della mole terracquea riconobbe i rivolgimeiili dei secoli; se rese omaggio air onnipoteiiza crcalrice, ordinando gli esseri dall' imperccllibile infuso- rio al voluminoso elefante, dalla pudibonda criltogama alia colossale adansonia; se V opera della natura sorprese no' suoi coinposli c di qualche maniera ad emularli s' ac- cinse, pensiero ed ingegno adempiroiio qiicsto supremo doverc. Sc 1' ingenito senso del bello eiligio nei marmo iiel broiizo i moriti della sapienza, le prove deU'eroismo, le scmbianzc della viitii ; o le incarno sulle tele, od in- semprolle nc' monumenti IrionCali, il senso del bello servi a qucsta leggc suprema. Sc la perizia della mano prepara Icgiii, pietre, melalli agli usi deiruomo,alla magnificenza delle reggie, dei delubri ; se piirg-a, intcsse, lustra pre- ziose bavc, lenaci tiglie, morbidi velli; se sfida algenti brume e soli cstivi consegnando al fecondato solco le spe- ranze dell' anno ; anche la perizia della mano obbedisce a questo generale precelto, che santifica nel tempio, istrui- sce nella scuola, disputa nel foro, mercanteggia nolle piazze, tulto pervade, anima tutto, soffio indeficiente di vita. Ogni dovere contcmpla un line, e quello del lavoro vuolsi al posliilto conoscere, conciossiache non pochi tra- vedano e luiigi dallo stesso vadino errali. Scrisse gia Se- neca, che coloro i quali nulla si fanno, logorano vana- mente moHa parte della loro vita; ma che coloro, i quali fanno I* opposto di rio che dovrebbero fare la consumano — 81 — inleia. Colale senleiiza del coiicelloso tilosolo romano qiiadi-a, sc mal non avviso, al proposilo noslro. L' uomo da noi dichiarato ozioso la pur qualche cosa, perche gli e forza dibattersi contro la noja, e perche 1' assoluta ina- zione e altreltanlo impossibile quanto la continiiata fa- lica. Gli alTannoni die anelano nel nulla, e senza posa s' aggirano graveinente occupali di fantocciate, come che no '1 sembri, o per se o per altrui qualche cosa pur fanno; ma le menti cupide di singolare rinomanza, che arrabal- tano in orpellare V errorc, che la serpe insidiosa della corruzione coprono di seducente verdezza c di fiori, che nel fascino di chimeriche speranzo ravvolgono sovverti- Irici dottrine ; ma le mani che sudano ad approntare Iraudolenti artifizii, scminando inganno e diffidenza nella societa, fanno peggio che nulla, perciocche colale opera non e lavoro, ma distriizione del lavoro. II precelto del- V Eterno ha per fine nell' individualc perfezionamento il bene generale della societa. Che se il dovere del lavoro nell' individuale perfe- zionamento contempla qual fine il miglior esserc della societa, sara per lei argomento d' alia importanza il di- rigerlo e 1* istruirlo. La direzionc spetta principalmente alio Stato, che solo in tutta ampiezza conosce i proprii bisogni, che sa di quail prime materie abbondi, di quali scarseggi, di quali difetti ; d" onde le mancanti si trag- gano, dove le suporflue o greggie o Iramulate dall' in- dustria si riversino; per lo che puo solo inanimire vi- gorosamenle gli esercizii piu profittevoli, schiudere mol- — 82 — tiplicale vie alio scanibio, alia vetulita dci prodoUi, ed aniiodando leghe e tratlali saldarc la rcciproca altivita. la durevole sicurezza del commercio. Spetta pure alio vSlaln mantcncre iielle arli una sapicnle dislribuzione e quasi direi uu salutare oquilibrio. Imperocche non di- sconosccro cerlanienle i grandi benefizii della concorren- za, ma credo che soverchia, come in tutte cose reccesso, lorni a nocumenlo ; anzi peuso die niun' altra cagione gelti maggior numero d'inerti operai a stentarc sulle vie. Un fabbricatore avvanlaggiato di merito, e percio sccon- dalo dalla forluna, atlrae gli sguardi, desta speranze, produce illusioni. Non si pensa al senno che governa 1' arte, si lida che indipendenlemente dal senno 1' arte, ([uasi tocca da Mida, si tramuti in oro. Quindi verso di quella traboccano i desiderii, i sospiri, i risparmii, I'an- dazzo degli ingordi. Quindi cdificarsi nuove officine e lervere in quelle il movimcnlo d' uno stesso lavoro, con- fortcvole apparenza, ma infido indizio di crescente pro- sperita. Come allorquando su d'una strada s'accalca la (oUa, ed ognuno agogna di trarsene il primo, non per quc- sto s'aumenta la celerita, ma il moto si risolve in urti di fianco, e tutti vanscne balzelloni c queslo inccspa e quel- le stramazza ; cosi allorquando sulla via d'un'arte sola concorrono troppi, Tinduslria arrelra col sacrifizio del- roi)eraio. Quel tanti opilizii si collidono c si logorano con prepotente scambievole atlrilo. Da una parte dile- Siiano i sogni, dall' altra la floridezza aj)passisce: all'e- nergia suocede il languorc. al languore la negligenza vn- — 8r> — Jontaria, non reslando che i) buon tiiercalo ad effimeio puntello del precipizio imminente. Percio la concorren- za, die dentro giusti limiti e Fanima del lavoro, qualora li trasgredisca, lo spegne. Quando la merce abhondevoi- mente soppcriscc all'interno consunio, e sazia le esigen- ze di lontane esportazioni, viiolsi usare di prudente cir- cospezione a consentire che ne venga aumentato il lavo- ro ; conciossiache non altro ne conseguira che un am- masso di prodotli stagnante. Quell' ammasso segnera da prima il congedo dell'innocente operaio, e poscia come tarlo invisibile divorera il capitalc. Lo Stato ammonito dai ribollimenti degli operai che poc'anzi impacciarono le piii floride industrie d'Europa, ribollimenti che sempre stanno sul pendio per rovesciar- si dal fabbricalore sullo Slato medesimo, sara provvido ad un tempo ed umano se imprendera a dirigere il lavo- ro anche rispctto al tempo. Hanvi fatiche nelle quali nuo- ce soltanto Teccesso della perseveranza ; hanvene, che prolungate oltre un cerlo limite feriscono profondamente la vitalita, come pur troppo fancene fede le statistiche de- gli spedali ed i necrologici registri. Queste ultime fatiche, se utili, se necessarie, si conservino pure, ma non s^ab- bandoninoin balia d'arbitrio indiscreto e crudele: I'aver a vile le vite degli uomini perche rigurgita la popola- zione e la sublimita delP egoismo, ne il bene della so- cieta, cui prende di mira il lavoro, potra mai consentire, che a spese d'una classe diradata ed oppressa un'altra classe s'impingui o s'indori. - 84 — lAla ijcrche il lavoro cospiri al publico vantaggio, nun giova soitanto dirigerlo, e forza sia pur anco coiive- nientemenle islituito, e qui lo Stalo solo non basla. Par- lerovvi, signori, della istiluzione intcllettuale, e lo potro altrimenti die coUa esprcssione dclla maraviglia e del- rentusiasuio ? II portenloso edifizio della scienza innal- zato dalla illuminata magnanimita dei regnaiiti sorge og- gidi di grado in grado dal piu uinHe villaggio alle cittii piu faniose, Nelle venerande aule di quell'edifizio il vero, il buono, il bello, il grande, raggi riflessi della luce eter- na, in tale si conipongono ineffabile splendore, che tut- to ne rifolgora e quasi per novella vita ringiovanisce I'antico Universe. 11 cielo rivela non pria sospettati siste- mi, e le troppo rilrose pellegrine de'remoti spazii ap- pressa all' occhio del paziente osservatore. La terra squarcia le sue altitudini al passaggio della sonante ruo- ta, cui I'attenuata stilla impresse fulniinea velocita. II mare istesso, Tindomito mare, uffizioso messaggero del- ta parola, consente trasmetterla placida e intatta fra I'im- peto e '1 mugghio delle sue tempeste. No, Tuomo non pole mai, siccome adesso andare superbo della propria ragione, percbe mai siccome adesso I'equita dei pubblici giudizii gareggio in accarezzare e fecondare gl'ingegni. L' istituzione del lavoro materiale non fu, cred' io, fortunata altrettanto. Non parliamo degli agricoltori, pa- ziente e rassegnata faraiglia, cui poco basta perche poco desidera, che inchina la fVonte al cenno di riverito pasto- re, e a pie degli altari identifica colla fatica la propria - 8S — esistcnza, Occupiamoci piuttosto di quella classe d"ope- rai che s'addensa nei grandi cenlvi di popolazione, nelle citta commerciantied industriose; occupiamcene, se ai la- mentati patimenti di quella si diede finora caritatevole sovveniniento di pagine e di parole. Quelle pagine e quelle parole promossero forse il lavorOj o non piuttosto originarono acerbita, mal coiitento, inipazienza del pre- sente, funeste illusioni sull'avvenire ? Quelle pagine e quelle parole perfezionarono forse le Industrie, o non piuttosto vuotarono le officine, per cacciare, nei giorni di politico scompiglio, il credulo operaio al macello ? Quelle pagine e quelle parole fiaccarono i mal concepiti sdegni del lavoratore_, o non piuttosto I'inanimirono a francheggiarsi di collettizia pecunia, ad allacciarsi gior- nea, a dettar codici, e per leggi e sanzioni, mandar a fon- do, se mai fosse stato possibile, quelle officine d'onde sol- tanto poteva ritrarre il quotidiano suo pane ? La falla- cia di quelle pagine, di quelle parole non pote reggere alia prova salutare deU'esperienza che congrego gli ope- rai in alberghi di pubblico lavoro. Ivi lo scioperone si rise delta dabbenaggine dei progettisti, il volonteroso sdegno di vedersi equiparato al guastamestieri, e I'uno per nobile dispetto, I'altro per turpe accidia disertando il lavoro lasciarono lo Stato esausto e tentennante sul- Torlo dell'abisso. Ah ! ben aniaro frutto germogliarono si fatte istituzioni, e ben diverse n'esige il lavoro. L'istituzione del lavoro vuol essere tecnica e mora- le, perche Toperaio rechi aU'officina mano esperta e sen- — 8G — timento conscicnzioso. Rispetto alia prima^ sieno grazie fra noi alia Sovrana Beneficcnza, clie nelle tante gravis- sime cure del suo vaslo impero soffcrmo siiirarti nostre lo sguardo, e doppio modcllo di tccnico iiisegnamenlo fondo nelle capitali delle Venete c Lombarde Pi'ovincie, modello clie speriamo tra poco fecondo di solerte niagi- stero a quanle sono le minori cilta. Gosi non ci piinge- ra mai per ravvenire il moleslo sospetto che sieno per mancare braccia perite al pronto e forbito incremcnto delle nostre manifatture. Ma la istituzione morale consegnata al ciiore dell a gioventu delle tecniche scuole, non avra applicazione ch' entro alle porle deir officina; ove custodita con ge- losa vigilanza progredira, perfezionerassi ; negletta po- trebbe menomarsi e cadere nell' oblio. Questa parte im- portantissima s'appartiene csclusivamente al fabbricatore. In fatti egli e il monarca dclla sua officina. Detta ed abroga leggi, distribuisce uffizii, assegna stipendii, lar- gisce rimunerazioni, sospende, rimuove gl" inetti, e ri- membrandoi servigii dell'eta vigorosa, provvede al riposo della stanca vecchiezza. II fabbricatore nella sua officina, per autorita delegata dalla Provvidenza e dalle condizioni sociali, e padre degli operai, c se natura non gli ispiro quel vivido affetto per cui 1' aninia de' gcnitori senibra immedesimarsi con quella deTigli, gli ricuso d'allra parte quella iinprudente condiscendenza ch' avvolge di tradi- trice inipunila i trascorrimenti del vizio. II fabbricatore nella sua oificina e 1' unico maestro, perche solo ha di- — 87 — ritlo all" istruzioiie, pcrclie V occhio dell" oi)eraio s' aflisa costanteniente in lui come in suo niodello e quasi direi s'incolora al raggio della sua favella, delle sue azioui. 11 fabbricatore iiella sua officina e giiidice, perche solo vcde, solo pesa il contegno e puo retribuirlo d' indulgenza, di severila. Egli puo accogliere al mattutino suo giungere r operaio, puo accomiatarlo la sera, puo seguirlo invisi- bile per via, puo iuvisibile iiioltrare con lui iin sotto al suo modcsto abituro. Quanti titoli perche prema sopra di lui stringente doverc di conservarne e vigoreggiarne r istituz^one morale. Si aggiunga la legge die vincola tutti gli onesti di procurarc, ove il possano, c proleggere r esercizio della virtu. E quand' anche il f'abbricatore s'avesse per fievoli o per troppo onerose cotante ragioni, il suo particolare interesse non lo indurra forse a tenerne gran conlo ? L' operaio, che spensierato disperde il frulto della propria fatica, spezialmente se marito, se padre, ri- ferira a colpa d' inadeguala relribuzione la propria im- previdenza, e rcchera all' opera la svogliatezza d" una \olont;i scontenla e ripugnante. L* operaio, che spossalo presume ristorare la lena perdula fra i nappi di baccanle laverna, e a lardo sonno vacillante ripara in isquallida stanza fra i gemili de"famelici ligli c i disperali singhiozzi della consorte, piii tardo e non rinvigorito addurra nella officina un occhio incerlo, una mano Iremula, una ragione annehbiata. L' operaio che guarda con occhio maligno r attivila del suo vicino, tramutando in odio V emulazio- ne, somina dilfidenze, crea nimisla, 1" ordine sconcerla, il - 88 - nio\iinenlo litarda o sospende. L" operaio che ha una re- ligione e ne disconosce i precetti, prcnderassi ben presto a giuoco quelli deironestOj offVendo a' suoi fratelli di la- voro esempio contagioso e letale. Quindi la soltrazione al tempo, quindi la fretta a compcnso della sottrazione, quindi 1" imperfezione dell' opra in conseguenza della Iretta, quindi il prezzo superiore al nierito, quindi lo scredito della fabbrica, lo sniercio agonizzante, la rovina necessaria. Fabbricatori lasciate pure ch' altri vi filosofeggi e vi canti progetti. 11 voslro assioma slabilito suU' esperienza del secoli e questo: Le Industrie progredirono e progre- diranno sempre in ragione dirctta della probita degli operai. 11 cielo, gli uomini, il vostro spcciale vantaggio v" aftidarono la tutela di questa probita. Fra tanti titoli vostri prelerilc quello di padri verso la classe tanto be- nemerita degli operai, cui le nazioni devono rinonianza, ricchezzaj agi, piaceri. Temperate Fautorevolezza d"uma- nita, ne v' incresca prodigar loro blande anunonizioni ed utili consigli. Fate loro conoscere che non sono i soli destinati a sudare sulla terra, e che se potessero com- prendere gl" immensi benefizii largili alia umanita dalla quiete apparente della meditazione, meno pronti sareb- bero e piii modesii nelle quei-ele. Che quel Dio il quale fece a tutti i mortali un dovere del lavoro, assegno a cia- scuno sua occupazione, e quella piii d' ogn' altra intol- leranda all' ignavo, la falica di non far nulla. Persuade- feli che niuna cosa si compie lodevolmente quaggiii se — 89 — non s' inconiincia dal Ciclo. INon permetU'te die s' acco- stumino alia violazione dc" religiosi precelli. iiivadendo le ragioni del di feslivo. Richianuiteli, per quanlo e in voi, dalla dissipazione clie attrita 1" altilila e slrugge U- iaini- glie. Al labbro conluinelioso ed iiivorecondd, all'abituaie intemperanza, alia sfrontala irrcligiosila cliiudefe risolu- lainenle le vostre poiie. Pcrdeiete poco. e Ironclii i rami infermi crescera j)iu rigogliosa la piaula. Se cosi vi piace- ra d'adopcrare. non andra gnari, confido, che le oltlcine cosseranno di rigurgitare snlle \ie niendiciinie (piereloso ed inquieto; la nostra soeiela, non pin tributoria d"ogni induslria straniera, godra in vedersi delle proprie invi- , diata, e voi rinti da (iorcnle corona di figli robusti, do- eili, conlenti, levcrcle niani riconoscenli a (luella Pruvvi- denza che preniia virlii e di supcrne rugiade conforta e feconda le arti proniovitrici del pnbblico ])ene. Quanto a voi che prcsenli ni' ndile, e siete in gran parte del bel nuniero di quelli. die governano le iiulu- slrie. e delle stesse si nobiliueuli' nicritasie, cosi sempre il cielo v" assisla, come 1' animo mi gode d' essere in qiiesto giorno T iiiler|)rete delle |)iibbliche azioni di gra- zia die vi tributa la })alria. Oh come arrise ai vostri gloriosi slorzi il siiccesso ! Concpiislaste a ricca e salubre vegelazione vaslissimo dominie di peslilenli stagni; co- stringeste ignude roccie a iiighirlandarsi di pampini; de- ste, merce di stupendo ordigno, al commercio riso scoi- teccialo, candido e piiro, quale non si \ide mai per r addietro. Cangiaste in larga Nena di liicro insperato la — 90 — fosforica scintilla, doinaste il fuoco si che tra noi pure divampasse maestro di inirabili ingegni nolle ardenli lii- cine. Guidaste le caune arinoniose a secondare Ic vocali iiielodiej qnand' anche di mezzo luono queste si disco- stassero dal tuono di quelle. Inscgnaste alia piclra riva- leggiare colP incise acciaio, ed alia carta emulare il pcr- sico trapunto, e i sirii meandri. Spremeste dagl' italici grappi succo trionfatore dei torridi soli ed atto a mentirc 1' aroma della Franca, della Ibcrica stilla; e 'I vetro, e i nicchj orienlali, e 1' indigene noce, e la pellcgrina ficaia : c metalli e sold, calcl ed argille introduceste materia d' arti desiderate fra noi, o queste anmianlaste in vestc fesliva di laudevoli perfezionamenti. ♦ * Si mi gode 1' animo d'invitarvi a cogliere la corona che vi porge la demenza del nostro liberalissimo Augu- sto per mano di chi nelle Venete Provincie si saggianiente Ic veci ne adempie. Mi gode 1' animo di poterlo fare in queslo luogo, dove gli stessi rifulgenii lacunari e le pa- rcti ricclie dei prodigii dell'arle ripelono a cliiare note e confermano quant' io pur ora vi veniva esponendo. Qui sedettero quei Padri severi che primi dissero all'irrequieto Adriatico, tu sarni nostro regno e servirni ossequioso ai nostri remi, alle nostre prore; quei Padri che insegna- rono al loro navilio tragitlare i prodotti dell' ultimo Oriento dalle foci del Nilo a quelle del Reno; che ver- saiulo oiiticerie, drappi trapunti, vellutc jiorpore, lucidi y:endadi, soffici fappeli, daniaschinnti acciai, colornti cuoi, rerr. saponi, '^pecrlii. fiille domrstiche induslri*'. educa- — 91 — rono 1' inCaiizia tleir incivilimento eiiropeo. Ma quei Pa- (Iri austeri reggevano a uii tempo la Signoria col senno, e le arti con rigidi costunii. Ai lore ammirabili intrapren- dinieiiti die senipre norma giustizia. iSulla tentarono mai .se non auspice la religione, e se qui edificarono un'offi- cina, \h consacrarono un altare. Quindi stabilirono domi- nazione, ch' ebbe durata pari alia sapienza che la fondo, e tale lasciarono citta cbe serbera immortale tra i rivol- gimenli dei secoli la dignitosa avvenentezza di regali sembianze. La rimembranza di questo giorno, di questo rito, di questo luogo non si cancellino mai dalla voslra memoria, v'aggiungano lena e coraggio a nuovi speri- menti, vi sieno di norma a ben istituire il lavoro si cbe frutti perfczionnmcnto all' indivlduo e veracc vantaggio alia society, c le nostre arti non piu peritose sapranno sostenere il confronto delle stranierc. '-^ APPEIVDICE III. MONOGRAFIA DEI UCami BLASTEIVIOSPORl DEL PROP. A, MASSALOiXGO, V.i'S?,' Lhiamo col nome di Blasteniospori tutti quei Liche- ni a tallo o crostoso o foglioso o fi uticoloso, che presen- tano i loro sporidii di forma ovoidea od elliltica, con due nuclei contralti ai poll, e normalmeute fra loro congiunli da una soltilissinia briglia diafana, che non di rado sembra sparire o mancare (1). Quesla divisione che io propongo, o per raeglio dire queslo gruppo che ho divisalo nella famiglia dei Licheni, far^ nou poca ineraviglia ai cullori di quesla scienza, spe- cialmente a quelii che fino ad ora si manlennero ligii alio classazioni desunte dai caralteri esterni del tallo o degli apotecii^ isolati o congiunli : menlre d' allra parle fara conlenli coloro che solo guidali da cio che v' ha di piii fisso e costanle in quesli esseri, veggono per la prima volta stabilito un gruppo veramenle nalurale di lali piante, ed infranle finalmente le anliche viete pasloje dei sisle- matici. Abbaslanza da quesla mia monografia Irasparisce la via che io mi sono proposla di baltere nella ordinazione (i) Blasteniospori da ^i«9T0{ germen, vivia habeiia, anopot semen, T«le a dire semi (spoiidii) coi nuclei (geimi) imbrigliatl. — G — dci Lichcni; o bon volcnlieri darci qulvi in iscorcio, uiio schema del melodo chc io sto prcparaiulo, e di cui ho di- grossale le parli principal!, sc prima non isliraassi oppor- luno di venir pubblicando in separate mcmoric dellc par- ziali iliustrazionij tendcnti a ben limitarc le specie, ed a fissare e slabilire i gcneri, prima base c fondamento di ogni qualunquc sistema. Tullavia faro in iscorcio os- servare che conservale le due grandi divisioni di Wall- rothj riguardo alia slruttura del tallo omeomerico, cd eteromerico ( Lichcni c Bissacee di Fries ) , e parimenli le naturalissime divisioni di Schrader sugli apolccii an- giocarpi^ e rj hnnocarin che si riscontrano nei veri Lichc- ni e nclle Bissacee , del resto le suddivisioni , gli or- dini, le tribu , vengono da me desunle dagli invilup- pi degli apolecii in enlrambe le categoric, c dalla forma degli sporidii c dal numcro dci nuclei ( cjermi o em- brioni), conservando pure in gran parte la divisione di Acharius eziandio dei Lichcni cenotalami e idiolalami: senza fare gran conlo delle prolciformi nature tallodiche, die solo unitamente ad allri caralleri merilono lalora (con grande cautela) qualche attenzione. Tale sarebbe in abbozzo il mio progctlo di distribuzione delle pinnte li- clienose, pcro con varie altre suddivisioni e modificazioni che ora non e mio scopo di esporre. Diamo quindi un'occhiala ai varii organi di cui sono composti i Licheni, onde poter altribuire il giusto valore ai caratteri che riscontrcremo coslanti, c rigettare quclli che passaggeri o transitorii non mcritano punto la nostra allenzionc. I.) II tallo per so stesso non ha valore alcuno va- riando infinilaniente dal fruticuloso al foglioso , e dal fo= glioso al crosloso: puo per altro scrvire di buon caratlerc associato alia slruUura interna deU'apotecio ed alia forma — 7 — degli sporidii. Per oscnii)io Ic Eoernia, le Cetmria, le Caiomyce, le Usnea clc. Iianno un'egual forma di spo- ridii, ma si difTerenziano nulla meuo fra loro, e sono buoni geueri per la forma del tallo e dell'apotecio : per converse le Usnea ed i Stercocaulon che hanno presso a poco la stessa forma lallodica, si differenziano per la for- ma dcirapotecio e degli sporidii, mcntre i Slereocaiilon e le Rocella che hanno quasi gli slessi sporidii delle Baci- dia e delle Dirina si differenziano per la forma del tallo. II.) La stmttum del tallo e importanlissima pelle general! division! dei licheni, e talora anche pella crea- zione deigeneri (p. e. Usnea, Cladoniu , Stcreocaulon): de- vesi pero usare di questo caraltere con grande ciicnspc- zione, e non impiegarlo quasi mai da se solo. Merilano piu altenzione i varii strati dicui il tallo e composlo; e il perche lo vedremo piu sotlo. HI.) II colore del tallo non ha in generale valore alcunOj tranne che pella dislinzione delle specie. IV.) L'Jpotecio e un organo delta raassiraa im- portanza, ma per valutarlo debitameute ne esamineremo separataraente le varie parti di cui e composto, e sue at- tiucnze: a) il luogo ove nasce: ]>) il Podicello o Fulcro: c) TQIscipuIo : <1) il niargiac : c) il Disco e il Hucleo : i) Tlpotecio : g) gli Aschi: h) le Paraflsi : ■) gli Sporidii : 1) gli Gtubrioni O Nuclei : lu) i Gonidii. a) II luogo ove nascono gli Apolecii sul tallo e di grande valore : possono nascere infatti dallo strato ipotal- linicOy dallo strato midollarCj e talora, quantuuque di raro, dallo strato corticale. I due primi casi sono im- portantissimi, e possono servire di oltimo caratlere ; non cosi il terzo che c sempre dubbio cd incerto, specialmcnte nei Licheni crostosi, dove spcsso risconlrasi confusione degli strati tallodici. : ..^ — 8 — h) II Podlccllo (podetium) (ossia quel qualimque soste- gooofulcro che porta I'apotecio) in generale ha poca im- portanza; moItiLicheni ne sono privi ed hanno i loro apo- tecii sessili ; non deve pero esseie trasciirato totalmentCj servendo in qualclie caso a dislinguere (non pero solo) un genere dall'altro p. e. gli AcoHum dai Culicium etc. c) L' Kiicipulo {excipulum) c un ovgano di pri- maria importanza, e siccome ora e di sostanza pro- pria, ora di sostanza lallodica, cosi serve alle genera- li divisioni dei Licheni ( coenothalami, idiothalami ) ed anche alia creazione dei generi. La sua forma e pure ap- prezzabile, piu il suo colore. II numero degli escipuli e pure di graade importanza specialmente nei Licheni aa- giocarpi. d) II Margine ( m^rgo ) ossia quell' orlo che cin- ge gli apotecii, sia di sostanza eguale a quella del di- sco 0 tallodica, e di nessun valore pei generi, e solo giova usalo con grande cautela nella distinzione delle specie. Varia secondo I'eta, I'esposizione, e la matrice. e) II Di>i(>o (lamina proligem) e di molto valore nel- le generali divisioni, se si consideri la sua morfologia nei Licheni gimnocarpi nei quali si trova nell'infanzia totalmen- le chiuso dal tallo e poi aperto, ed in altri aperto sin dal- I'infanzia. L'esscr poi piano o tumido o concavo e di poco valore, mcno pochi casi,e giova soltauto nella distinzione delle specie. II suo colore e pure di poca importanza se si prende isolataraente; e per altro in raolti Licheni costan- te, e sovente da indizio dell' interna struttura, e puo es- sere impiegato in qualche rara occasione come ottimo carattere generico, e quasi senipre come specifico. Pa- riraenti il Mucleo ( micleus proligerus ) non t privo d'imporlanza potendo essere secondo i generi molle e compallo, gelatinoso o viscoso, persislente o passaggiero. — 9 — e servire di caraltere spftcifico e talora anche gciiericu, |>cr6 non mai solo. f) L'Ipoiecio [hijpotheeium) non ha valore alcuno, piio essere piu o meno grasso, piio cssere piu o ineiio provveduto di gonidii {gonidiis itnpolilo), ma senza co- slauza veriina ne pei generi no pelle specie. g) Gli Aschi ( Jsci^ thcca, kisti etc. ) hanno poca o veruna importanza pella creazione dei generi, nia pos- sono talora servire pella distinzione delle specie. h) Le ParafiM (parapliijses) hanno pochissima im- portanza genericaj ma di sovente sono di un buon va- lore specifico; per allro (come anche gli Aschi) quando si considerino da se sole, devono essere cod moMo giudi- zio impiegate (i). i) Gli Sporidil ( Sporidia A act. Tlieca Fee ) so- no gli organi della maggiore in)porlanza, a) secondo il loro numero, b) secondo la forma, c) secondo il nu- merodegliembrioni o nuclei [Sporoblasti Korb., spore Fee) e secondo la costoro disposizione, ff) secondo le dimen- sionij e) secondo il colore. A circostanze pari in ognuno di questi casi (con qualche eccezione per F ultimo), pos- sono da se soli servire di ottimo carattere generico. Per esempio la Lecanora Pardla, siihfusca, albescens ecc, sollo eguali caratteri delPApotecio e del Tallo, sono due generi distinti per la forma degli sporidii : la Lecanora ox[jtona,aurantiuca, ochracea etc., le Pertusaria, e Porina a circostanze pari sono due generi distinti [Jcarospora ox// .'.I'l Ferona, i Inglio 1852. ., , ' .< -, ■i.?r'; ■-!■ ;;'/f. II gruppo dei Licheni blasteniospori comprende sino ad ora 5 soli generi cioe : Phijscia, Cullopisma, Candelaria, Blastenia , e Pijre- nodesmia. II prinio slahilito da Schreber venne emendato dal De Notaris nella dollissima Menioria che porta per titolo ISuovl caratteri dellc Parmeliacee (Alii della R. Accade- mia di Torino). lo lo accettai in quesla monografia irite- ramente, raa lo estcsi anche alle specie di Cullopisma a tallo foglioso effigurato, non potendomi persuadere che un ipotecio piii o nicno crasso, potesse da sc solo bastare a slabilire una generica diff'crenza. II genere Cullopisma slabililo dal Prof. De Notaris ueir opera succilata sopra la Lecanoru muroriim e Cullo- pisma di Acharius non avrebbe dovuto essere adoperato come uome gcuerico novello, siccome quello che era state dii ; si riscontia e con maggiore certezza anche nel numeio degli sporidii, i quali per quanlo altualnienle posso asserire, si trovano sempre in numero pari. Iiitorno ai Troniodoblasd debbo ora annunziare come quasi sicura un' idea, che espressi dubbiamente pavlando di essi neile mie Ricerche cioe che possano essere i veri organi maschili dei licheni. Hogli infatti osservati in un gran numero di licheni costantemenle , e sono rincbiusi in una verruca pailicolare che io provisoriamente chiamerb Spermatoka- lio, ripiena nell' inlerno di Hlamenti ramosi o semplici, sui quali stanno attaccali i Ironiodoblasli. Propongo di chiamare col noma di Erisrni [Fal- ira) appunto quel filamenti che si osservano nei Sjier n.aok dii — .10 — impiegafo precedcnlemenle dal Marlins nella Flora Brasi- licnsis a designare un genere di fanerogame {Gentianee); tiiUavia noii essendo stato dai Botanic! conscrvato, il genere Callopisnia potra snssislere fra le criltogame. lo non lo conservai nella sua inlegrita come lo stahiliva il siio au- lore, ma vi comprcsi solo quelle specie il ciii lallo nulla avea di loglioso, od erano completamenle crostose. II solo tallo e egli pero surficienle per dilTerenziare il genere Phijscia dai Callnpisma ? Confcsso che nc son poco pcr- suaso, e che considcro piuUosto i! CaUtipisma come un sotto genere. come una sezione della Phijscia. I gcneri Candclaria, Blastenia e Pijrenodesmia venne- ro da me per la prima volla in questa monografia stabili- li, il primo sulla Lcrannra cavdeJaris di Acliarius, c Lcca- iiora vilellina, ed ha per ispeciali carattcri il numero de- gli sporidii, e il colore degli apolecii : — il secondo sulla Lecidea ferruginca^ arcnaria, Lallavei ed ha per ispeciali caratteri il colore del disco, e due escipuli, uno tallo- dico, fugace, passaggero, di verun conto, I'altro proprio, coloralo c persistente ; oltre di che anchc il numero de- gli sporidii : il terzo sulla Lecanora Jgardliiava, Chaltj- haca, cvcrsimlor ecc. ed ha per spcciali caratteri la natura deU'escipulo ed il colore del disco. Pel colore del disco la Lecidea cerina ed liarmaliles sembrerehbcro dover csserc piutloslo fra le Blaslenia che fra i Calhiinsma annovcrate; ma manca il suo disco di escipulo proprio, e lo stesso colore (nonnalmcnle rossiccio),diviene giallo-ccrino quan- do sia bagnato, circoslanza che nou vcrificasi mai nelle Blaslenia. — 51 — .,^^!;^uu^l . Lichcucs Masteuiospoi-i, '|,.,,(,„,,.,,;,. sivellchenes,quorumsporidiaelIipsoldeadi.iplianaulrinque rotiindala, nuclcis polaribus subhemisphaericis, liyalinis, isllimo lililornii invicem conjunclis , vel demiim islluno cvanescontc discrelis, foeta. (Massal. Sijnopsis Lichenum blasteniospororuin pag. 2 — Ratisbonae 1852). '^'^'''''' :'''■■ I. PHYSCIl {Schreh.) '■■•^^'^•r. >•,..>. -vWv.'A "]■■■ . \m . „\„,U--i ■■■'- Physciae D Nirs.— Physciae spec DC. — Duby - Parmeliae et Evei- iiiae. Spec. Fries. — Parraeliae, Bonerae, Lecaiiorae Spec. Acliar. — Callo- pismalum Spec. D Nlis. Apothecia scutelliformia tenuia^ piincto centrali thallo aflixa, vel subsessilia, excipulo thallode discuni plus minusve concavuni v. planum v. turgescentem, luteum vel aurantiacum excedenteniarginata. Lamina proligera tenuis hypothecio plus minusve crasso instru- cta^ strato gonimico, plerumque imposita. Asci clava- ti plerumque oetospori, paraphysibus tenuibus api- ce teretiusculis, interdum articulato-ramosis, stipati. Sporidia subrotunda, vel eliipsoidea utrinque rotun- data diaphana, nucleis polaribus subhemisphaericis, liyalinis, isthmo liliformi axili invicem conjunetis, vel denuim isthmo evanescente discretis^ foeta^ episporio pertenui instructa. " ■'- ; '■■■■" -*-« Thallus varius, foliaeeus, niatrlcibus laxe vel ar- ete adliaereiis^ faciebus diseoloribus, vel horizontalis anibitu varie sectus, vel laciniatus, efliguratus, laci- niis linearibus planis, subtus eaiialiculai.isj ramosis vel dilalalis vel demum subGliformibus, ramosissimia, ascendentibus subcaespitosus. — Massal. Sijiiops. Lich. blast, pag. dl. SPECIE A TALLO ASCENDENTE FRUTICOLOSO. PlIYSCIA VILLOSA Dub. Thallo cinereo-virescente villoso^ laciniis lineari-at' temtalis ramosis subliis canaliculatis albicatitibus^ apo- theciis sparsis, disco demum piano cer'mo rnbello^ margi- ne tliallode stibiuflexo p^ibescenli-cHlato. y/scis teretin- sculis pai'tipliijsibus apice inct'assaiis obvallalis : sporidiis diametro dnplo loiigioribus. :• SlNONl.MI. Physcia villosa Duby, Bot. Gall. pag. Gil — D Ntrs. Nuov. Caral. delle Farm. pag. 21, fig, io — Massal. Syn. Lich, blast, pag. 2 — Schaer. Enum. pag. iO — Borrera villosa Acb. Syn. pag. 222 — Licb. univ. pag. 501 — Evernia villosa Fries. Lich. Eur. pag. 27 — Monfgn. Gry- pl. Gan. pag. 97 — Parmelia villosa Ach. Melh. pag. 254 — Lichen, chrysophlhalmoides Spreng. (Fid. Ach). .:' AbiTAZIOjNE. .,!>>;*' M;^ Abila sui lanioscelli di Salsola nella Lusazia , nel Peru, nella Spagna e nell' Algeria ; sui raraoscelli dei frullici in Italia ( Oslia, Sicilia ^ Gorsica ), nella Francia meridionale ecc. - ■, , ' ' ■, - . DESCRlZrO>E. • - II lallo e di colore grigiastro superiornieiile e lo- menloso; sollo bianco, leggiernienle relicolato e nigulo- so. Le lacinie del lallo sono linear! flessuose e ramose, air eslreaiila nioUo soUili, e un po' curve, convessc supe- riormenle, concave inferionnenle o canaliculale. Gli apo- lecii hanno origine dnila parle superiore del lallo, dalla quale sorgono senza regola vernna piii o mcno confluen- li, nella giovenlu provveduli quasi di un corlo peduncolo, cd orlali di un disUnlissimo marginc , aduKi pressoche sessili, e se prima crano concavi, divengono piani nello slato maturo, senza un apparente margine. II colore della lamina proligora e sempre eguale, cioe un giallo cerino, o giallo di mielc rosseggianle. Gli aschi sono ad olio spore, di lorma clavala rolondeggianlCj coUocati fra lasse para- fisi diafane e sotliii, un po' rigonfie all'apice e di color pagliarino. Gli sporidii diafani ed ovoidei , e il doppio lunghi che larghi, presenlano i nuclei polari di forma conica, che occupano mcno di un terzo dell' inlera cavlta dello sporidio, sono riunili da una dislinlissiraa briglia, e circondali da un grasso episporio. Forma quesla pianli- cclla dei piccoli cespugli alii poco piu d' un pollicc e mezzo, che a prima visla ricordano quelli deU'Eremia rruuasiri, o megUo gli individui giovini deW Evernia furfu raced. : . |3. Calvesceks D Mrs. Thullo suhcaespitoso, sefjmentis painlis, asren(knti- busqnc explanatis, e baai avgustata plus miintsvc dilaia- tis, fabellatisvc, inlerjris, laciniatisve, suhinde avasto- mosaniihns, supra cineresccntihus, sub leuic obiter pubc- — 7yi — rulis, glabratisve, siibtus ochroleucis, reiiculato venosis. in sicco coriaceis rigidis^ canuliciilalis contortisque: apo- theciis sparsis plus miniisvs copiosis^ subpcdicellatis sen- telliformibiis , senio explanatis sinnosis , undalatisve , disco saturate luteo^ cxcipuli margine inflexo, sub lente puberuU-marginalis. Di\trs. L. cit. Sin. Pliyscia villosa ^. calvescens DNlrs. L. cit. fig. XIII, G, — Massal. loc. cit. pag. 5. Jbit: Vive sui rami degli olivi intristili nella Sar- degna. OSSERVAZIOSE. La miniita ed esattissinn diagnosi che di qiiesta va- rieta ci ha dato il suo scoj)ritore cav. prof, De Notaris renderebbe inutile ogni ulteriore descrizione; solo dovro aggiiingere che in essa gli a[)otecii nascono talora anche dalla parte inferiorc del tallo, come ci ha fatto notare il sullodato Professore, e che gli sporidii differiscono dalla specie, per essere un po' piu acuti alle due estremita, e per 1' arapiezza del nucleo polare che occupa piu di un terzo della cavita dello sporidio. Physcia Capensi*;. D^'lrs. Thallo flavicanic villoso , laciiiiis linearibus fibril- loso-ramosis complicatis , linearibus, compressiusculis siibteretibiiSj subtus subcaniculatis albidioribus, vet sub- concoloribus, fibrillis marginaUbus subfasciciitatis elon- gatis cirrosis : apotheciis terminalibus disco planiusculo auranlio, margine thallode fibrilloso-cilinto. Ascis oclo- spo7'is paruphijsibus coinpressiuscnlis obvallatis^ sporidiis elliplicis utrinque acutiuscule-rolundatiSy diamctro triplo longioribus. — 35 — -^ SlNONlMI. ' Physcia Capensis DNlrs. loc, cit. pag. 22 fig. i5- Mas- sal, loc. fil. pag. 5. — Borrera capensis Ach. Lich. Univ. pag. 305 — Borrera pubera ^ capensis Ach. Syn. pag. 223, 224 — Parmelia capensis ejusd. Meth. pag. 269 — Usuea capensis HofTm. plant. Lich. V, 2 pag. AS, tab. dO, fig. I. a. b. c. d. Lichen capensis Linn. Supp. pL pag. 4f)l — Ach. Prodr. pag. 182. ABlTAZlOiNE. ' '■ .;-.■.■■ .,1 !,-./,/ • Abita sui friillici al Capo di Buona Speranza, da dove quasi sempre la ebhero gli aiitori che la descrissero. j;. >■ ,,■-'. DeSCRIZIONE. •: '/■ ,.V:i: .'J'-5!.- ji'iJ II sue aspetlo e precisamenle quelle delle Usnea^ spe- ciahuente pella forma degli apotecii, che come le Usnea hanno il marglne provveduto di clislinlissinii cigli. II lallo che e giallo di zaffcrano , lendenle al verdognolo, e ta- lora al rosseggiante, e ramosissimo, e forma dei slipatis- simi cespugli : i suoi ramoscelli sono piii o meno roton- deggianli, talora compressi e provveduli quasi d' un leg- giero soico o canalelto {Bon: pubera. Ach-), qni e cola geuiculati, o un po' ingrossati alia base delle divaricazio- ni, e suddividenlisi indue trc rami , e cosi successiva- menle sino a divenire capillari e cirrosi. La sostanza del lallo non e ne rigida ne molle, e la sua stiperficie e liscia 0 rugosa. Gli apolecii nascono ai lati dei rami , e non di rado anche alia loro cstremiU'i ; ora sono rari ed ora co- piosi (confertis), da princlpio luberciiiiformi e rubicondi, — 5G — in appresso spiaiiali e dislesi , di color fiilvo-rnnciato , e conlornali da liiiiglii flessuosi cirri capillacei, che lalora coproiio anche la parte inferiore dc'i,'li apolecii che e di color verdastro, couvessa e luUa nigulosa, Gli Aschi diffe- riscono poco dalla specie precedenle ; le parafisi sono un po'piii Ira loro slipate, e gli sporidii iuiighi tre volte piii del diametro, inollo attenuali alle due estremita, col nu- deo polare di forma conica che occupa appena una quar- ta parte dello sporidio. 0SSERVAZI0>E, INon e ben cerlo sc queslo sia il luogo di riferirc il Jfluscus arboi'eus aurantiacus, staminibus temiissimis etc. raccolto iielle Isole Fortunate e descritto da Leonardo Plukenelt nel suo y/lmafjesliitn hotanicum (pag. 254. lab. 509. fig. I), come anche T Usnea dicholoma com- pressa sccjmcntis rapillacels teretibus di Dillenius (Hist. Muse. 72, tab. Jo, fig. 15), e il Lichen pulmonarius niinimuSy subluteus, receptaculis floriiim coronalis mali aunuitii coloris di Micheli (Nov. Gen. 75, tab. o6, fig. 4, e Dill. Muse. 74, tab. 15, fig. 17), che a mio giudizio non sono che diversi stadii del Lichene che abbiamo descritto. PhYSCU FL.iVICANS. DC. Tliallo cacspititio subcarlilagiueo ramosissimo vi- tellhio niido, laciniis dichotomo-ramosis tereti-compres- sis attenuatis divaricatis complicatis linearibus , sub- tiis subcanaliculutis concoloribus : apotheciis scutellifor- rnibus : sparsis disco aurantiaco plano^ margine ivteger- ritno niido — Jscis . . . sporidiis . . . {f^id. Montag. Crijpt. Can. pag. 98). ■''■'- ' '-■ SiivoNnii. ••.;■ i'' .; ^\\ -vi. Physcia flavicnns DC. Fl. Franc, pag. -189 — DNtrs. loc. cil. p. 22 — Massal. loc cit. pag. 3 — Duby, Bot. Gall. pag. 612 — Evernia flavicans jB crocea Fries. Lich. Europ. p. 28 — Moalag. Crypt. Can. loc. cit. — Evernia flavicans Fries, loc. cit. — Rabenh. die Lich. Deut. pag". i\6 ~ Parmelia flavicans Ach. I\Ielh. pag. 268 — Wallr. Fl. cry. 1, pag. 352 — Borrera flavicans Ach. Syn. pag. 223 — Lich. pag. 30/i(escl. syn. Pers.) — Borrera flavicans ^ lacta ejiisd. Syn. loc. cit. * Urscrizio?ve. " 11 lallo poco differisce da quelle della specie precedente, se ne ecceltuiamo le lacinie che sono piii angolose, e piu schiacciate nelle ascelle, ed inferiormente quasi canalicu- late e leggerniente piii pallide. Gli apotecii poi nella gio- ventu sent) sensibilmente convessi, maluri, quasi piani, di color rancialo privi di ogni margine e di cigli. Tutti gli esempiari cli'io posseggo essendo sterili, riniando il letto- re pella descrizione degli asci e degli sporidii, a quanto ne scrisse il Montague nell'opera citata, ovvern alia specie seguente della quale la Fhi/scia flavicans ha e^uali gli or- gan! riprodultori. • " '• •' Physcia scorigena. DlS'trs. '' ! ' -.'.'!>iq •• ■ : : ^^ •-! .fll M^-H Thailo caespitoso pulvinalo cartUagineo , cinereo-ru- biginoso pubescente laciniato , laciniis corniculato-ra- mosis simulque concretis, compressis, subtus subconcolo- ribus, apire obtaso-cvenulatis ; apolheciis subpodicellatis — 38 — conferlis , scntellatis , disco piano , croceo-aiirantiaco , marrjiiiem thallodeni demnm coloratuni erdudenie. Asci et sporidia ut in Physcia villosa — Mont. Cnjpt. Can. pag. 97.-- . , ' Sl>'0NI3II. Physcia scorigena D Ntrs. loc. cit. pa^. 2o — MassaK loc. cil. pagp. A — Evcrnia Montag. loc. cit. tab. 6, fig. 2. : ■'< ■ ' Abitaziome. ' . Vive sulle scorio viilcaniche nolle Isole Canarie. Descrizione. Questa specie ha il tallo tomentoso come la P. villosa, ma la sua pubescenza e pii'i corla, c non si estende sino agli orli delle scutelle. Gli apotecii somigliano plultosto a quelli dl una Biatora^ per es. della B. plumbea, che a quelli del genere Evernia al quale la riferi il suo scopri- toro. II tallo b pure molto diverse nella sua conformazio- ne daW Evernia villosa, le sue lacinie sono piu fragili, e talora fra loro in guisa riunite che il centro di questo lichene sembra foglioso. II colore degli apotecii e uguale a quello deila Parnidia elegans e fiilrjens. Alia pagina 98 della stessa opera il Montagne non dissinnila il sospclto, che questo lichene possa essere piuttosto una forma dovuta alia matrice, che una specie dislinla. Peio lespiiige ogni dubbio e si decide pella real- ta specilica incontrastabile. lo non ho la sorte di possede- re cscmplari di questa specie, tuUavia conf'esso che il dubbio del chiar. fliontagiie mi par troppo giusto, e starei senza vederia pella oi)iiiione che la Ph. scorigena — 39 — non sia realmenle che una forma della Ev. villosa, dovula alia nalura della singolare matrice, e dell' esposizione. 11 chiar. De Notaris pariando degli sporidii di qiiesta spe- cie come vennero slampati dal Montague, mostra il so- spello che la forma figurata sotlo la leltera in die presen- terebbe uno sporidio poco dissimile dalle Hamalina, possa appartenere aqualche altra specie. Faccio osservare pero che secondo quanto scrisse il Montagne sporidia ... de- mum bilocularia , lo sporidio di quesla forma anzi che essere estraneo, jnostra di apparleuere realmenle alia specie in queslione, e che secondo io lo penso, non sono che una moslriiosila, ovvero uno stato di svilnj)po a cui di quando in quando vanno soggelli i Licheni blasteuio- spori, come si puo vedere nelle mie Cunddaria e in qual- che altra specie. t,i : , ( . il PhYSCIA OHRYSOPHTFlAL.IiV D C. i.iW' A Tliallo subfoliaci'o rartilagineo-membraTiaceo lace- ro-ramoso , evitellino albiraute siibtiis albido admarfji- nem fibrilloso , laciniis multifidis apotheciornm disco auranliaco. Ascis davuln-lerelibiis , paraphijsibus cras- siusciilis clavaeformibus obvallatis , sporidiis , diametro dimidio longioribus. - • ' '^ -> -■ . .. . „., -hi^.A :-'! . ■:■! SiNomMi. ' • ■ ■'• I ••' *' ■ '■■ ■'^■'-' ••^'" Physcia crysophlhalma D C. Fl. Fr. pag. 401 — f)u- by Bot. Gall. pag. 6 H _ Massal. loc. cil. pag. A — Schaer. Enum. pag. i2 D Ntrs. loc. cit, pag. 22, 23 fig. 16 — ^ Borrerachrysophthalma Ach. Lich. pag. S02-Syn. 224 — Pollin. Fl. Ver. 3 p. 438 ! — Savi Bot. etc. 4 pag. 215.— Parmelia Ach. Meth. p. 267 — Fries. Lich. Eur. pag. — 40 — 75, — Schaer. Spic. p. 488. Licli. helv. ex num. 389! ._ Plalisnia armatum Hoffm. Pl.Lich. pag, 43, tab. 34 lig-l a. b. c. d. ! — Plalisma deiiudaUim ejiisd. loc. cil. pag. 23, lab. 31 fig. I. a. — Engl.Bol. tab. dOS8 — Jacqu. Collect. 1, -117, tab. 4 fig. 3, a, b — ■ ( ' , . Abitazioki:. . ^ . - • ! ; Abita sui trouchi degli alberi di Ititla Europa ; e co- mune in Italia sui troncbi degli olivi, e ne posseggo da diverse localita : ne ho raccolti sui Colli Eiiganei (S- Da- uiele) ed una sol volta venne litrovata nel Veronese (Val- pantena) dal mio amico Carlo Tonini. DEsrnizioiNE. II tallo forma dei piccoli cespugli deli' altezza di un pollice, che da un centro comune si dividono in varie la- cinie ascendent!, piano, lacunose , pinnate quasi palmate all'estremita e tulte frastagliate e cigliale sui margini. II colore uegli esemplari secchi e giallo ocraceo ; cinereo biancheggianle nella parte inferiore, che e canaliculata e striato-rugosa, mentre la superiore superficic e quasi pla- na : bagnato il tallo e verdeggianle. Gli apotecii sono terminalij e nascono comunementc dalle piii larghe laci- nie, dappriiiia in forma di lubcrcoli urceolali, poi scutel- liformi, spiegali e piani, col lembo ora nudo {Plalisma deniidatum lloffm.) ora alia stessa guisa delle Usnea, cigliato {Plalisma armatum Hoflm.), spinoso, del colore dei frutli dell'arancio. — Gli Aschi sono falli a clava, ma un po' rotondcggianti , ora con 6, piii comuaemente con 8 sporidii diafani lunghi appena una mela piii delta lar- ghezza del loro diamciro, coi nuclei polari di forma so- — 4i — micircolare occupanti appena 4/4 dello sporidio, e distac- cati dall'episporio. Le parafisi sono gialle all'apice ed in- grossale. OSSERVAZIONE. Non e ingiuslo il sospelto del chiar. Schaerer che quesla specie possa essere un' aoamorfosi della comunis- sima Parmelia parieiina, non allriraenti che la Parmelia tent'lla della P. slcUaris. lo non ho mai potiito vedere realmcutc il passaggio dell' una nell' allra, ma non mi ho mai poUito convincere del contrario. Spiegazione della figura, Figura /.a J. Porzione della lamina proligera ingran- dita 57G diamelri_^. sporidii in diverse slato di svilup- po egualmente ingrandifi. Specie a tallo foglioso ORizzoiMALE. PlIYSCIA PARJETl?fA i> /\7r5. J ' riiallo foliaceo sqnamulosove imbricato membrauareo i>Hblnbuto luteo, subtus pallidiori , obsolete fibrilloso ; apotheciis elevato-marginatis integerrimis disco luteo. Mcis suJwentricosis iitrinqiie attennatis octosporis, pa- raph ysibiis tenuibus apice incrassatis f avid is, obvallatis, sporidiis diametro duplo longioribus. SlNOiMMI. Physcia parietina D Ntrs. loc. cit. pag. 23, 24, Fig 17- Massal.loc. cit. pag. 4 _ Parmelia parietina Ach' Tomo IF, Serie JI. ^^ — 42 — Syn.Licli. pag, 200 — Licli. pug. 465 (cscl. var. P) — Duf. in Lit: ad Fries. 1818 Fries. Lich. Europ. pag. 72 — Wall. Crypt. I p. 514- ii. 987 — Parni. parietina a vulga- ris Scliaer. Enuin. p,i^. 49 — Spic. pag. 476 — ! ! Poliin. FI. Ver. 3, pag. 44S ! ! — Savi Bot. Etriir. 4 pag. 205 — Moris Stirp. Sard. etc. 5, pag. 21 — Moris et De Ntrs. Fl. Gapr. n. 91 Lobaria parietina Iloffm. Dcull. F^l. If pag. 430. Ex. Schaer. Lich. Iielv. IV. o80. Abitazione. Vive sugli alberi e siii sassi^ sulie tegole dci tetti.per tulta 1' Eiiropa, nonche neH'Asia e neirAmerica. Varieta'. Gonfesso anticipalnitienle clic io credo pochissinio a tutte Ic varieta chc di qiiesta specie furono descrille da- gli autori, e ciie le avrei tutte (meno la candclaria e la citrina) riferite come sinonimi della specie dcscritta, della quale non sono che leggere modificazioni , sc non avessi sospcttato di prodiirre confusione, e mi sembrasse piii giusto di cnumerarle distintamente, per soggiuiigcrvi i rispettivi sinonimi. Sia pero dello una volta per sempre; non sono esse in generale che meri stadii di vita della specie in queslionc, indegne affalto di nonii speciali ca- rattcrislici. _ 43 — p LoBULATA fliassal. loc. cil. pag. 4 Thallo minuto siibfoliaceo depresso lohaio viridi-au- ravtiacOy lobis brevissimis rotiivdalo-crenatis : apotlicciis covfertis thallum suboblerjentibus, disco piano intense luleo, mar(ji)ie regulari integerrirno. ^sri et sporidia speciei! Sin. Lecaiiora lobnlala FIdrcli. Dcut. Lich. n, d4! Erst. Lief. pag. 40-i 1 — Parmelia paiiolina y lobulala Schaer. Spic. pag. 477! — t Enum. pag, 50! c Rabenh. Deut. Fl. pag. 55. — g Fiies. Lich. Euiop. pag. 73, Jbit. Vive sui Ironchi degli alberi, e sulie roccie in Gerinania c nelia Svizzera, Y PoLYCARPA IfJassaL loc. cit. pag. 4 Thallo phijlloideo subimbricalo flavo^ lobis minutis congestis laciniatis, laciniis incisis cj'enatis nudisyapothe- ciis numerosis clevatis plnno-concavis aiirantiis, margine thallode subintegerrimo. Jsci et sporidia spccici! — ,5'/j/. Verrucaria polycarpa Hoffm. Fl, Gerui. pag. d69, — Lichen polycarpus Ehrli. — Smit, Eng, Dot, lab. d795 — Horneni. Fl. Dan.IX, tab. 1537 — Parmelia polycarpa Spreng. N. Ent. Ij pag. 228. — Parmelia parietina Z, polycarpa Schaer. Enuni. pag. 50 — j3 Spic. pag. 477 — f. Fries Lich. Europ. pag. 73 — |3 leptophylla \Yall. Crypt, pag. 615, — 1, 6 Walir. Deut. Lich. loc cil. Jbit. Vive siii tronchi degli alberi in Fraucia, Germa- nia, Italia ed Fnghillerra. S FuLVA Massal. loc. cit. pag. 5 Thallo microphyllino, lobulato _, vel lacero-dissecto, pulvinato, vitellino, vd anrantiaco nudo. Jsci et sporidia speciei. Sin. Parmclia parietina Z, fulva Schacr! Spic. pag. 478 — ri fulva cjusd. Eiiiim. pag, 50 — f. fulva Rabenh. Deul. Fiecli. pag. 55 — ^ Lobaria concolor et var. fulva Hoffm. D.Fl. i59. Ex Lich. helv. n. 383 ! — Flork. Deut. Fl. d71 A ! ! Jbit. Sui tronchi degli alberi in Ilalia, e nella Sviz- zera, Germania ecc. e Lychnea Massal. loc. cit. pag. 5 Thallo microphijllino lobulato , vel lacero-dissecto pulvinato, fulro, granuloso, pulverulento. Jsci et sporidia speciei a Sinon. Parmelia parietina 2r lychnea Schaer J Enum. pag. 50 — m lychnea Fries. Lich. Eur. pag. 73 — S" ly- chea Ach. Melh. pag. i87 — Lecanora ejusd. Lich. pag. M7 — Synops. pag. i92. Abit. Vive sugli alberi e sulle roccie in Italia, Germa- nia, Svizzera e Francia. — 45 — ? Laciniosa Massul. loc. cit. pag. 6 Thallo microphyllhw, lacero dissecto, cmrantiaco, la- ciniis, planis, adscemkniibns interdnm trnncatis nmUs. Asci et sporidia spcciei ! ! Simn. Parmelia parielina 5- laciniosa Schaer.'Spic, pag. 477 — X laciniosaejusd! Enum. pag. 51 — e lacinio- sa Duf. apud Fries. Licli. Europ. pag. 73, — d. Jaciniosa Rabenb. Deut. Fl. pag. 55 — Parmelia rutilans Acb. (conco- lorHoffiu.) — Lecaiioia caudelaris v. subslellaris Scbl.~ Ex Scb. Lich. belv. n. 581 ! M)U. Vive sui Ironcbi degli alberi, nei luoghi soleggia- tij nolle regioni canipcstri cd alpine di tulta Europa. OsSERVAZIONE. Oltre le cinque varieta che qui ho descritle, ne cnii- merano gli autori parecchie altre; lo Schaerer ne annove- ra allre nove cioe le variela ^ mireola { Farm, aureola Ach. Lich. pag. A87),y fjranulata Schaer. ^ ectanea (Ach. Lich. univ. pag. 404), t tunjida Schaer. x pijfjmaea (Bor. rera pygmaea Bory. ) X fibrillosa Schaer. v caudelaria (Lich. candellarius Ehrh.) ^ citrina (Verc. citrina Hoffm.) 0 viridis ( Lich. viridis Schreb. ) conservate con poche modificazioni anche dallo Fries. lo pero non ho riportato che quelle che ho potulo esaminare, trasporlando la va- riela citrina sotto i Callopisma, e la Candelaris innal- zandola all' oiiore non solo di specie, ma anche di gc- nere. — AG — Descrizione. Non havvi Lichcne in Europa piu di questo volgare e comune, sia nclle rcgioiii fretlde, calde e leiiiperale, che nellc bassiii-e ed allezze, e non vi ha ad un tempo specie veruna die piii di quesla niuli faccia ed aspello, che piii di questa vada soggelta a cainbiainenli e metamorfosi, e che piii di qiiesta sia stata descritta dai botanici. Sarebbe superfluo quindi il volerne quivi esibire. qualunque siasi una descrizione, e se nulla oslanle mi cimento di daila cgli non c che per dare un prospello dellc varie modifi- cazioni dcgrinfinili passaggi, che sono connaturali a que- sta crittogama, onde ciascuno possa dare alle suddescritte variet.i quel peso che credera opportuno. Dufour, Wallroti), Meyer, Fries, Korber ci hanno la- scialc preziosc cognizioui sulle anamorfosi della Phijscia parielina, c Ira gli altri 1' Hoffmann, fu il primo che nel- la sua opera De iisu Lichenum, asserisse quei piccoli corpuscoli verdastri che tappezzano le muraglie, la terra e gli alberi volli a selteulrione, o collocati in luoghi om- brosi, essere i primordii del Lichene in discorso. Molli botanici, quali il Fries c 1' Agardh gli riferirono alle Alghe sotto il genere Prutococcus, Chlorococciim, alcuni ai Licheni come llaller ed Acliariiis ; linalmenle i piii si accordarono nel rilenerli per veri primordii di un qual- che vegetabile, rimeltendo [)er6 al successivo sviluppo, la soluzione della que&lioiie, sc di un'Alga o di un Lichcne fossero i veri rudimenli. E moUo lagionevole infatli que- sla decisione, ed anche io ho pokilo convincernii la co- nuiiiissima Lcnraria inriclis^ e holnjuidcs, dare sovenle origine a qualche Alga, lalora alia Pannelia parietina, lal altra alia Lecanora muromin alia Fartnelia canckla- — 47 — ria, all.1 Lecanora citrina elc. Lasciando quesle ricerche die ormai non amniettono piu queslionc, veniamo agl altri $tadii del siio sncccssivo sviluppn. — Tulli sanno verdi granclli della Lepra inridis allro non esscre che piiri gonidii che oceuparono uno stralo distinlo nel tallo dclla Parmdiaparktlna, o della Lecaiwm imirorinn, o delle altre specie simnoniinaJc, e die per circoslanze par'li- colari die accompagnarono il loro svih.ppo , poterono scpnrarsi tulti od in parte dal loro posto, e prodnrsi all'e- sterno a dare origine ad un novello individuc. Qnesti gonidii die iisando il linguaggio del doltissirno Korber direnio nello state asinlctico, sono coslituili da una pic- cola celluia di forma per lo pii. rotonda, ripiena nd sue interno di una sostanza niudlaginosa verdaslra, sparsa pnr essa di punli oscuri, visibili ad un mediocre ingran- dimenfo microscopico : tali punti a poco a poco crescendo assuraono pur essi una forma sferoidale, e maggiormente svilnppandosi squarciano la cellula madre, e si fanno stra- da aU'esterno, molliplicandosi per si fatta guisa, cd alia lor volfa andando soggelti alle medesime fasi. Fino a die quoste cdlule gonimiclie rimangono in luoglii ombrosi o bagnali,e vcngono dalle pioggie o da allro umidore spruzzali, si mantengono coslanlemenle verdi, e tulla la Joro Vila vegelaliva si riduce a moltiplicnrsi, ed a rondo- re piii spesso e grosso lo stralo verdeche'la cortcccia degli alberi, o delle roccie ricopre. Solo nel cnso che la luce 0 raria li venga ad asdugare cd inaridire, o in qualun- que altro niodo si rimangano essi in secco, cominciano a lin- gersi di un bel colore giallognolo, che si fa vie piu mag- giormente hello, ranciato, secondo che piii forlemenle agi- scono le forze sopranominale: ed eccoli allora le specie di Lepra cUorina, Lepra camhlaris , L.epra citrina , Le- pm mlphurea etc. secondo le malrici e le circoslanze ' che — 48 — ci vennero dcscrille come forme autonome tlai Liclienolo- g-i, (brme per converso aflfatto passeggiere , incerlissime od iiidegne di norai caratteristici, e che fa vergogna di ve- dere aucora dai moderni crillogamisli registrate nelle opere di Licheoografia. Fino a che adunque il licheoe si niantenga saldo in' tale stato, e inutile Tazzardare un giu- dizio, e il decidersi a priori,, se ne dovra quinci uscire o la Lecanora nmromin, o la Parmelia parietina o la Parm. cundelarisi o cilrina ecc. die ogiruna di queste potreb- be quivi aver la sua culia, e non varra pure il riflesso del vedervi associate ed alligue convivere , o I'una o 1' allra delle specie indicate, perche non di rado si godono una comune malricc. In generale se la Lepra e sopra roccie, sopra muri ecc. ne puo uscire la Lecanora murorum , o cilrina o callopisina ecc, viceversa se vive su corteccie di alberi o su qnalunque allra falla di legni si puo svilup- pare la P.tnnaUa jxirictina o camlclaris; pero senza certez- /a voninn. Dopo qnosto secondo sladio di sviliippo qual- cuiio di qiie"gialli grunielli si vcde gittarc ai suoi lali alcune appiallile produzioni, dapprima semplici, in ap- presso fraslagliale piii o nicno ramose, che ordinariamen- te disponendosi in cerchio, lissano i primi veri rudimenti tallodici d(>l (iihito Lichene, specialmcnte della Lecanora murorum (vnr. cirrocliroa Schaer.) Se invece i giallo-ver- deggianli gonidii sono reahnente ligli della Parmelia pa- rietina, quelle prime espansioni appiatlite da principio non si ramificano come fu delto, ma allargandosi irre- golarmcntc si fraslagliano piu o meno nella pcriferia con partizioni meno sensibili , che lalora si riducono a soli oiidoggianipiili, a piccoli rilicvi die si conservano per tulla la vita del Lichene. Finalmenle il Lichene va sempre piu allargandosi e sviluppandosi conservando pero una forma circolare a mo' di rosetta , e comincia a produrre i ri- — 49 — celtacoli (apotecii) che dnpprima punliforrai e globoselli, si vanno poscia appianando sino ad assuniere la forma di una scodella piu o meno concava. Questo e il modo anormale di propagarsi della spe- cie sopra descritta; la vera tnaniera normale non e da noi riferita, perche gia a tutti troppo nola e conosciula. Non frggiugnero quindi d' avvanlaggio sulla morfologia di quesla specie, e solo faro osservare dapprima che 11 co- iore giallo del tallo varia infinilaraenle dal giallo di zaf- ferano, al cilrino, al fulvo, al giallo doralo, al giallo ran- cialo, al giallo rubicondo secondo la malrice , e secondo sia esposla piu o meno in luoghi aprichi e solcggiali , ed arriva a tale da non poteria coi caralteri esterni specifi- camenledistinguere dalla Physcia elegans. Se riguardiamo poi alia forma del tallo questo pure non e meno variabile: era e quasi intero ed orbiculare ( Parmelia parieiina v. vulgaris )j ora e raggrumato, piccolo, tutto frastagliato {Parm. parieiina r. laciitiosa Schaer. ecc.)_, ora coperlo da pochi apotecii, ora da moiti {Laharia pohjcarpa), in una parola il tallo della Parmelia parieiina e senza norma e senza ordine veruno, e proteiforrae. Rimane ora a par- lare degli aschi e sporidii ; i primi sono un po' ventricosi, altenuati all'apice ed alia base, collocati tra mezzo a del- le lasse parafisi, gialle ed ingrossale all' cstremifa : i se- condi sono di forma ellittica attenuata, lunghi il doppio che larghi, coi nuclei polari quasi rotondi ed occupant! appena un quinlo della cavila dcllo sporidio. Sp1EGAZI0?JE della FlGURA. Figurall. J, porzione della lamina proligera ingran- dila 576 diametri. B sporidii, cgualmenle ingrandili. 'rvnio If. Scric II. 7 50 — PliYSCIA ELEGAKS DNtn. Tliuilo stelUilo radioso adpresso aurantiaco, iitrinqne uiido^ lacuiiis subdiscrelis lincuribus contiguis flexuosis, ajjutliaciis concaviuscnlis concidorlhus inlcfjerrimis, mar- (jiw thallode siibinflexo. Jscis octosporis paraph]} sihus ffpici' incrassatis rumosis flavescentihm ohvallalis, hypo- tliecii) Iciiui imposil'is ; sporidiin vpisporio crassiusculo vine I if). SiNOKiMr. Lecnnnrn elegans Ach. Synop. pag. 182 — Lich. pag. 455 — Honk. Scot. II pag. 50 — Lecanora elegans p te- gularis Ach. Uuiv. pag. 455 — Parmelia ejasd. Melh. pag. ■ido. Fid. Schaer. excl. syn. Pers. — Fries. Eur. pag, ii4 — Wallr. Crypt. Germ. I.'^ pag. 512 — Parmelia elegans Schaor. Spic. 424 — orbicularis ejusd. Enum. pag. 51 — a niiniata ejusd. Spic, pag. 425 — Parmelia miniata Ach. Mclli. pag, 194 — Lecanora miniata Ach. ? Univ, pag. 45i — Syn, pag. 182 — Ilornen, Fl. Dan. lab. d898 — Psora HofTm, PI, Lich, III fasc. II pag. 10, tab, GO, fig, I. — Lichen elegans Linn, Ann. I. 57 — Wahlenb. Lapp, pag. 417 — Svec. pag, 810 — Achar. Prod, pag. d02 — iNov. Act. Acad. Stock. 1810, pag. d58 — Sm, Eng, Bot, fab. 21 18. Fig. dext, — Physcia elegans, DNIrs. MassaL Syn, pag. 5 Ex lich, helv, num. 338 — 545 ! Abitazione. Vive comunissiraa sulle roccie di lulta I' Europa, di — rA — rado sni logni e sulla terra, piu frcqnentemcnlo sni mn- schi — Ncl Veronese predilige le roccic della forniazio- n^Jurcse. Varieta'. 13. DiscRETA /7/fm«/. loc. cit. 5 Thallo avrmitiaco fulvo, lacinUs discrctis tamissimis sparsis : npollteciis concoloribus stihmanjwatis covca- viuscidis. yiscis, paraph ijsihus et sporidiis, specieiH hypo- thecio rriassmscolo inipositis. Smon. Parraelia elegans |3 discreta Schaer. Enum. pag. o2_^ fulva ejusd. spie. pag. 481 — Engl. Bol. 2^81, Fig. ad sinist. — (Lichen elegans Ach. Bor. Sclil. Flk! Smith. Fide Schaereri). Jbit. Vive nei luoghi stessi della prccedente, od e co- munissinia pure ncl Veronese. Y. BiATORiNA 31assal. ■ , '. ■ .i ,- loc. cit. 5 Thallo orbiculari anrantiaco, laciniis contirjuis cen- tro diluliorihus^ apotheciis hiaiovinis cenlralilms , con- fluenlibus ^ immarginatis , convexiusculis : ascis octospo- ris parophysibus apice clavalo-mmosis obvallatis, hypo- thecio crasso inipositis^ sporidiis ellipticis idrinque atte- nuatis minoribiis. Sinon. ( Lecanora miniata Moug. et Nestt ? Lichen tegularis Ehcrh ? Mihi ignot,). . Abilaz. Vive sulle roccie jurcsi del Veronese dove — 52 — forma deUe macchie regolari dell'ampiczza di 5-6 liaee lorlemeiile allaccalc alia niatrice. Descrizione. II tallo G di un be! colore ranciato con poca differen- za nclla pagina inferiorc: ordinariamente di forma pcr- fcllamcnle circolaro (Lee. miniala \ch.), talora piu o mono irregoliue {Lcrun. clcrjans Aoli.) coi lobi perilerici liiieari lisci, aireslrcmila uu po'appiaiiali e frastagliali, ramosi convessi pieglicltati e contorli, di raro embricali [Lecan. ckfjaus Acb.), lalora rolondeggiati, poco ramosi e sparsi di piccoli granelli che li fanno rugosi {Lccan. mi- niata Acb.), lalora il tallo e luUo arcolato poco contigao ed irrcgolarc (Lccan. miniala, o. ohlileraia Acb.j : lalora tiiUo piegliellalo granulato con lobi dirilli, rotondi, rag- gianli e mezzo polvcrosi {Lectin, clerjans ^ lerjularis): talo- ra e liiUo disporso e cosUliiilo da strcllissime lacinie {Parnt. niiniata ^ fnlva Scliacr) : talora il lallo conscrva ]a pill perfclla forma circolare, e tullo contiguo, coi lobi unili convessi ed appena ramosi. Gli apotccii sono soUili poco clevali col disco scinpre piano, del colore del tallo, con un interissimo c rilevato margine ( Lecan. ekfjans Acb.) J o assai grassi globosetli convessi o concavi, appe- na marginali (Ltcf/jf. miniata Acb.) talora sparsi per tullo il tallo senza rcgola, lal altra alTallo centrali senza mar- gine {Phijscm elcrjans fi hiatorina Massal.). Gli asci infine poco difieriscono fra loro lanlo nella specie che nella va- ricla, cosi ancbe gii sporidii, meno che nella var. Binlori- na, nella quale sono un po pin piccoli e piu rislrelli alle due cstremila. Lc parafisi sono ramose all' apice ed hi- grossale si nelle specie che nella varielii, ma assai piu utlla Biatorina. — 53 — OSSERYAZIONE. E molto difficile il poter pronunciare con sicurezzcl sulla autonomia di questa specie, a petto della Parmelia parietina, miirorum, callopisma ecc. le quali tulte sem- brano vicendevolraente toccarsi , e 1' una fare uell' altra passaggio. Figurano pero fra loro diverse primieramente pella natura del tallo che nella Parmelia parieiina uon e mai cosi solido e compatto, e di natura coriacea come nella Parmelia ele.rjans ; ollre di che in questa non si veggouo fibrille nella superficie inferiore e superiore del tallo, menlre in quella se ne veggono tracce ; di piu nella Parm. elerjuns il colore del tallo e pressocbe uguale in arabe le pagine, il che non e nella Parmelia parieiina , ne nella murorum e callopisma ; gli apotccii sono quasi sessili in queste due ullime, leggiermeute podicellali nelle altre. DifTeriscono poi ancora pella maniera del loro svi- luppo e pella interna struttura dei loro apolecii, delle pa- rafisi e degli sporidii. Gli sporidii infalli nella P. parieiina sono grandi col nucleo polare presso che roloudo: nella P. elegans gli sporidii sono niinori col nucleo polare conico ; nella Farm, murorum e callopisma gli sporidii sono roton- di piu corti e piii larghi, coi nuclei che si prolendono al di la della linea circolare delF episporio : le parafisi nella Parm. parieiina e callopisma sono semplici all' apice, poco ramose nclla P. miniata, molto ramificate nella P. murorum; V apotccio e sottile della grossezza stessa del- la lamina proligera , nella Parm. parieiina ed elegans , assai grosso nclla callopisma e murorum, finalmeute la Parm. murorum ha principio da piccole e squomalose rosette lobate, la P. elegans da alcune squame o laiuine elongate, Uneari, laciniate; nella prima le squaraelte dal — S4 — comun cenlro si dilatano in una crosta arcolata verru- cosa, non cosi nella seconda : araenduc sono provvedute di gialli gonidii, ma in (juclla sovcnle si fanno strada al- r esterno, in quesla (juasi raai ; in quclla il tallo si scio- glie e diviene leproso, in quesla quasi mai ; nella prima 11 disco dell' apolecio spesse fiatc inlumidisce e nasconde il lembo dell' escipulo, nella seconda si mantiene piano e col suo niargine , eccettuata pero la var. hlatorina^ la quale sembra per questo coi suoi lurgcscenti ed immargi- nati apotccii servire di anello fra l' una e 1' altra specie. Spiegazione delle figure. Firjiira III. J, Porzione della lamina proligera in- grandita secondo il solitor B. sporidii. ■- -j-V PlIYSCIA MURDRUM MaSSUl. loc. cit. pag. 6 • Thallo pHcalo-nirjnso, ramoso^ flavn, subpulverosOj virescente, amhila plicalo-radioso, lohis convexis inci- sis crenalis: apothecionim disco dernum convexo fiilvo- riifescente^marfjine thallode inlegro flexiiosoqiie. Ascis ob- longis oclosporis paraphijsihus opice clavato - 7'aniosiSj flavescentibus^ obvallatis, sporidiis diametro vix longiori- 6«s, ventricoso-subrolundis iitrinrjue atteniiatis in nuclco polari productis. SiNONIMI. Parmelia raurorum Ach. Melh. pag. iOo — Fries. Eur. pag. 115 — Vallrh. Crypt. Germ. I. pag. 512 — Schaer. — 55 — Enum. pag. Co - Spic. png. >522 - ! - Lecanora Ach L.ch. Un. 433 - Synop. pag. d8l. ~ Jinbenh. Dcuf FI pag. |I. - Hooch. Scot. II pag. 50 - IJornem. FI. Dan A. lab. d49G, fig. 2. - Callopisnia murorum DNfr » INuov. caralt. delle Farm. pag. 25 - Psora saxicola Hoff plant, lich. tab. XVII, fig. 3. a. b. (mala ) - Engl Bot tab. 2157. ^ Exemp. lich. helv. n. 479 - Floerk. Deut. Flech. n. 69. Abitazfone. Vive sulie roccic, sui miiri e sulle tegole dei telli di tutta Europa. Varieta'. p. Detrita Massal. ■ ■ loc. cit. c ; Thallo areolaio, vcrrucoso, pHcato-radioso, flavo am- hitu snlphureo, arete adnata, laciniis convexiusculis, ir- refjularihus, ramosis. Jpoihccils covfuenlihus difformibns concaviusculis, demum convexis, marrjine dihitiori sub evanescentes. Jscis parvis octosporis, parophysibus apice incrassatis subsimplidbus obmdlalis, sporidia ovoideo - e/- liplica, iitrinquc attenuata. Abit. Vive sui mil, i della Prov. Veronese e Vicenlfna ( tusto-a). Oss. Differisce dalla specie pclla naliira del tallo che f quasi lullo crosloso, aivolalo, meno la pciiferia; di piu pel suo colore, pella copia dogli apolccii, pclla forma grandczza degli sporidii. e — 5G — Descrizione. II tallo quando sia giovine e di forma circolare tutlo conliguo, pieghettato alia periferia , ma fatlo adulto di- viene tutlo areolato nel centre e ripieiio di apolecii. E sempre di natura croslosa , perfetlamente aderente alia malrice, di colore vitellino, pruinoso, bianco inferiormen- te. Gli apolecii sono frequenlissimi per lo piu collocali nel cenlro, concavi nella giovenlu_, convessi tumidi adulti, di color fiiivo rossastro, con margine ben pronunciato, che coU'ela viene alquanto rovesciato inferiormente. Gli Asci sono assai lunghi, otlusi all' estremili posteriore, collo- cali Ira grosse e ramose parafisi giallaslre all'apice: gli sporidii sono quasi rotondi, lunghi solo una mela piu che larghi, coi due nuclei polari circolari nella gioventu, e mol- to fra loro ravvicinati, ellitlici nella malurit5_, ed in guisa discosli che sembrano minacciare dislaccarsi dallo spori- ridio, al quale pero danno un aspello tutto proprio c cir- colare coi poli acuti. OSSERVAZIONE. Non porto qui Ira le variela della Parm. miirorum le Lee. citrina e callopisma di Acharius, perche sono da me considerate per specie distinte, e nemmeno la Lecan. cirrochroa dello slesso autore, perche da me calcolata figlia della Lecanora callopisma. SPIEGAZIONE DELLA FIGURA. Fi'giira IF. J, porzione della lamina proligera della Phijscia murorum; B sporidii — Figura V. A, porzione — 57 — della lamina pvoUgeva della Plujscia murorum^ detrita -^,suoi sporidii -Sempre coll'iudicato ingrandimenlo. Physcia callopisma Massal. loc. cit. pag. 6 Thcdlo subramoso, pUcato, rugoso, piano pallule-flam amhilH lobato fiavissimo, lacinih planis incisis: apothe- ciorum disco convexiusculo fiilvo-siihaurantiaco mar- gine thallode tumido dilution, integro , angulosoc,ue persistenle, Ascis oblong o- davatis , apice obtusis octos- ports paroplnjsibus laxiuscnlis subramosis obvallatis ■ sporidiis rotundis, diametro subaegmlibus. SiNONisir. Callop.sma vulgaris DNlrs ! loc. cit. - Lecanora callopisma. Acb. Syn. pag. 484 - Licli. pag. 457- Schaer ! Enuni. pag. G3 - Rabeuh. Deul. Fl. pag. 41 -~ Parmelia Schacr. Spic. pag. 422 - Wallr. Crypt. Germ. I- pag. SIS. — V. callopisma Fries Lich. pag dl6 _ Li- chen murorum Engl. Bot. tab. 2157 - Placodium can- dcllarium D. G. Fl. T. II pag. 378, cum Lara. syn. (excl. cact.) — Palellaria oblilerala cjusdem Loc. cit. pag. 557 (Ode Duf.)— Lichen obliteralus Pers. in Ust. An. pag. 45? Lichen aurautiacus cjusd. loc. cit. pag. 14. _ Ex Lich" helv. n. 557. ! ! Abitazioke. Vive sulle roccie, sui muri, sui letti di tutla Europa come la prccedeule. Tomo IF. Scric II. ' o — 58 — Varieta'. ( ? ) P GiRROCHROA. Massed. loc. cit. pag. 7 Thallo oerrucoso pallide flavicante, sored its grcuiulis- que citrinis suffuso ambita raiJioso nndo,plicis linearihus convexinsculis incisis : apolheciis sparsis disco ]ilano- concavo suhaurantiaco, manjine tliallode elevato sub inte- gerrimo. Jscis sporidiis inihi irjnotis. Sin. Lecanora cirrochroa Ach. syn. pag 481 — Par- jvielia murorimi j3 cirrochroa Schaer. spic. pagf. 423 — Lecanora nuir. |3 cirrochroa ejusd. Enuin. pag. G4! Ra- beuh. Deul. Fl. pag. 41. — Ex. Lie. helv. d. 480 ! ! Jbit. Vive sulle roccie calcaree della Svizzera SchaePo ( valie Albula ) in Italia Massal. ( M. Bolca ). Osserv. I miei esemplari mancaudo tulti di apolccii, non ho potuto esaminare gli aschi e gli sporidii ; per altro deve indubbianiente questa varieta averli alia maniera delle altre Flujscia. Y. Centroleuca. 3Iussal. loc. cit. pag. 7 Thallo orhiculari areolato verrucosa , albo , plicatO" radioso, lobis planiusculis concretis ramosis ambilu fla- vis, apolheciis parvis auraniiacis urceolatis demum, pla- ins iinmarrjinatis. Jscis et sporidiis spccici. Ahit. Vive sui niuri della provincia Veronese , e spe- cialmenle su quelli della cilia di Padova. — 59 — Oaserva:. Bellissima forma da non confondersi coUa Parmelia murornm v. lacieo-lnlea di Fries, dalla quale si differenzia pel colore delia pcrifcria del tallo, c pella for- ma degli apolecii. Cosliluiscc dellc niacchie della lorgliez- za di un pollice, col cenlro tiilto di bianco colore , e di giallo i soli apotecii, e la periferia. Spiegazione delle piguue. FUjura FI. J^ Poizionc della lamina proligera. B. Sporidii in diverse stato di sviluppo. - Physcia pusiLLA i?/assa/. loc. cit. pag. 7. n. 10 M Thallo tarlareo orhiciilari amylaceo verriicoloso lu- teolo-albescente , cenlro albo , amhilu radioso lutescentej plicis linearibus plants incisis, apotheciis sparsis plerum- que ceufrifiigis minutlssimis auruntiacis, initio iirceolatis marginaiis, demiim convexis margine ihallode evanescen- ie. y^scis parvis utrinque attenuatis oclosporis^ paraphysi- hus diaphajiis clavaeformihus ohvallaiis sporidiis ellipticis utrinque attenuatis, diametro duplo longiorihus. ' Abitazione. ' ' ' Vive sullc roccie juresi della Provincia Veronese, spe- cialmenle nel paese di Felo e Rovere di Felo. Descrizione. '.* ', ' Forma dellc macchiuzze larghe appena 5-4 linee per- — 60 — fcUamenle circolari alia stessa guisa dclla Lecanora ctrrO' clirna, alia quale somiglierebbc se Ic sue lacinie piane, il co- lore del lallo noa la differenziasscro. II colore di qiicsta spe- cie e bianco lalleo iiel centro, giallognolo alia pcrifcria alia slessa guisa della Phijscia culU>pisina centrolenca dalla quale perallro difTcrisce pella disposizione degli apo- tecii , pella nalura degli sporidii, pel colore della perife- ria, giallo iiella Centrolenca, appena giallognolo nella Pusilla, e piu di luUo pella sua costante piccolezza. Gli Aschi sono piii piccoli il tripio die nelle Plujscia callo- pisma e mnrornnij gli sporidii noQ sono come in queste circolari coi nuclei clie sembrano quasi sortire dall' cpi- sporio, ma ellitlici, regolari, coi nuclei occupanli 1/5 della cavila, oitrc di che le paralisi sono semplici e noo ramo- se air apice come nelle specie descrilte. SPIEGAZIOKE DELLA FIGURA. Figura VII. A, porzione della lamina proligera. B^ sporidii in divcrsa ela. PlIYSCLA CARPHINEA. MuSSal. loc. cit. pag. 7 Tliallo slramineo tartarco-cartilagineo amhitu loba- io-effi(jiirato, luciniis planis vel turgiduUs lineari-elon- galis triincatisvn ^ centra aqnamuloso vel verrucoso-ctreo- lato. j^pollieciis inuatis tandem emergcntibus disco lu' ieo-fiisco piano, demum tiimido , margine tenui Integra recHnante. yfscis elliptica-olAongis utrinqne allenuatis octosporis , ])araphijsibus tenuibiis apice subincrassatis obvallutisj sporidiis ellipticis nlriiiqac acntiusciilis dia- mctro diiplo longioribus. — CI ~ SiNONlMI. Lccanora carpliinca Schacr. Emira, pag. C7. — Par- melia Fries. Lich. Eur. pag. ddO. — Montag. Arch. Bol. II, pag. d6 lab. dd, fig. 2 — Schaer. ex Lich. helv. n. 568.! Abitazione. " ■ ' . Vive sui sassi micaceo-schislosi del regno Napole- lano, nelle isole Slecadi, e nei Pirenei orientali (For- sa-Real). - < ' • -. ' ', '..''■' Descrizione. . , II lallo e irregolarmente sparso (effusus) nella giovenlu, contiguo slellalo poi confluenle cd areolalo-verrucoso nei cenlro, di color verde-pagliarino ( slruminens ) che lende all'ocro/cjico. Gli apolecii sono sempre assai piccoli, nella infanzia sepolti nei tallo e concavi, poi Icggiermente pe- dicellali lurgidi, cinli da iin margine tallodico poco ele- valo. II loro colore varia da) giallo-fosco al rosso-casla- gno al rosso fulvo , che diviene mollo piii chiaro qiiando sia slalo bagnalo. Gli aschi sono piccoli, cUiUici, rislrctli alia due eslremila; le parafisi sollili elevate e gli sporidii piccoli, lunghi il doppio che larghi, coi nuclei polari occu- panli appena un quiulo della cavila. " ■ ' . ■ •- SpIEGAZIONE DELLA FJGURA. > , i Figura Fill. J^ porzione della lamina proligera. B, sporidii. ,• ■ . ■ •; .■■ * — f)2 -=- * II. CANDELAlliA Massal loc. cif. p.Tg. ... Parmeliac spec. Ach. Schaer. Ralienh. Fries. — Lecaiiorae spec. Ach. Schaer. Lobarine ct Patellariae spec. Hoff. Placodii. spec. DC. NVigg. — Licheiiis spec. Ach. Dill. Scop. Hoffm. Wahl. a Apothecia discoidea, excipulo thallode, discuni » flavo-vitellinum , vel vitellino-virescentem exce- » dente marginata , puncto central! vel totaliter » thalio affixa. Lamina proligera tenuis strato goni- » mo crasso imposita. Asci clavato-obtusi crebri 20- » 30-40 spori, parapliysibus tenuibus apice subra- » mosis obvallati. Sporidia elliptico-oblonga minutis- » sima utrinque rotundata , sub incurva , diapliana, » nucleis polaribus h} alinis vix discrctis, islhmo fili- » formi (plerunque evanescente) inviceni conjunctis. » Thallus veiTucuIoso-squamulosus, velfoliaceus, D effusus vel etfiguralus. » Ecco una delle prove piii clnssichc ed incontrastabili che lo studio dei caraUcri eslorni dei liclicni iion ci coii- durra mai a conosccre con sicurezza specie veriina, e die i molti passaggi di un lichenc nell'allro tanto accarezza- li dai nioderni lichcnologi sulle dollrine di //'. j}Jeijcr, e Fries, non hanno mai esislito. Allorclie nolle licerchc e ncilo studio di qucsle piaute, si procedcra con nientc non preoccupala da idee preconcelte, non ofTuscate dalla fama di qualche grande scrittore_, i giudizii riusciranno di niol- to pill esalti e sicuri. 11 conninissiino Lichen candelarius di lulii i liclKsno- logi chc cresce tanto comune per tulta I'Europa mislo alia Pannelia parictina, era slalo da tulli riconosciulo — {13 — per specie buona c dislinta, e come tale descrilto da Pcr- AOo?«,da Hojfnwuu^ da Schrlider, da Smith^da Ehrenhenj, da Scoijoli , da f^'olilenberg, da Dikson, da Hudson, da De Candollee da molli allri, finoache //^. 31eijei\ Fries^e // allrulh lo dichiararono per varieta della Parmelia pu' rietina e cosi dietro loro tulti i raoderni. Pure si richie- devano ancora le indagini dei piu recenli, per ridonare ad uu essere ben conosciuto iu antico, non solo quelF onore che a lorto gli negarono i luoderni, ma di piu innalzar- lo a tipo di un genere novello di piantc che non dubilo gli verra conscrvalo da tulti colore, che alle propria opi- nioni sogliono innanzi mandare le piii accurate osserva- zioni, I caratteri spettanti a questo gencrc gli lio di gia di sopra recali; solo ora mi rimane di dire qualche cosa in- torno alia raorfologia dei suoi sporidii, che esaminali su- perficialmente potrebbero indurre qualcuno a giudicare che sienoslati da me male osservati e peggio apprezzati, per collocarli nell' ordine naturale che proposi dei Liche- ni hlasteniospori. INello stato giovanile, nell' infanzia so- no serapre gli sporidii tutli oraogenei, voglio dire privi di nuclei di cvdohlasii. Quando il lor cndosporio coraincia ad organizzarsi si vede nell' interno uno o due e persino quatlro globelli rolondi, trasparentissimi, ordinariamente fse Aono due j collocali alle parti estreme dcllo sporidio cioe ai poli, in appresso si vcggono quest! nuclei allun- garsi e cougiungeiidosi dare origine ad un endosporio oblungo uniforme che riempie tullo lo sporidio, ma da esso distiiito , e quasi sempre un po' ristrello e contralto iiel mezzo. Questa e la forma ordinaria nella quale chi esamincra la Farm, candelaris , vitcllina c xanthostigma trovera quasi sempre gli sporidii. Chi pero avra la pazienza di esamluare colla massima alteuzioue diversi apolecii, ed — G4 — abbia la sorle d' imbaltersi in apolccii perfelti e maluri trovera fra gli sporidii, fatli come sopra abblam riferito alcuni altri, die avendo raggiunto il loro perfetto svilup- po, presenlano appunto due globi (nuclei) fissati ai poli e Ira loro congiunti pella briglia od istimo che e caratle- rislico nei licheni di cui era parliarao. Fu solo dopo di avere cosi ripetutamenle osservato , che mi persuasi del posto che doveva questo genere occupare, quel posto che appunto qui ho slimato opportuno fissargli. Candelaria vulgaris Massal. loc. cit. 8 Thallo microphijllino , lacero-imbricato, depresso pul' vinato , flavo-viresccnte ^ lobis confcrtissimis lacero-laci' 7iiatis, nianj inibus piilveraceo-rjraniilatis , apotheciis pla- niusculis coiicoloribus, margine ihallode elerato integro. Jscis obtnsisventricosis 20-50 sporis, pamphysibtis tenui- biis obvaUaliSj sporidiis ovoideo-ellipticis parvis diarnetro diiplo longionbns. SmoNiMi. Parmelia parietina v candelaria Schaer. Enum. pag. 51 ! — £ candelaria ejusd. Spic. pag. All I — Rabenh. Deut, Fl. pag. 55. — Parmelia candelaria Ach. Meth. pag. ■187. — Parmelia parietina subcruslacea Fries. Lich. pag. 73 — Lecanora candelaria a Ach. Lich. pag. 416 — Parmelia parietina a slhenophylla Walir. Crypt, pag. 514-15 — Lobaria caiidelaris llofi'in. Germ. 159 — Li- chen candelaris Leers (Non Linn.) fid. Schaer. Hoffm. Enum. tab. IX, fig. Ill — Wahlenb. Svec. 11 813 - Var. - 65 — subcriislacea ejuscl. I^app. pag. 455, — Kiigl. Dot. tab. d794. Schaer. ex Lich. liclv. n. 382 ! Floerch. Dent. Flech. n. 171 BH— . ^ , ; Abitazio>e. Vive nei luoghi ombrosi atlaccata per Jo piu ai Iron- chi degli alberi per tutta Europa. Dkscrizio>e. ' ^ II tallo 0 aflatto irrcgolarc constituito da lobi lacerati, laciniati, denticulati e crespi, seiiza forma addossati i'uiio air altro ed embricati, di color giallo pallido verdognolo, tanto sopra die solto c per lo piii sparsi di granelii sui margiui. Gli apotccii sono nella gioventu concavi coroiia- ti da un granuloso margine che dkieiie poscla inliero ; adulti divengono piani, spesso anche tumidetti e poco di- vers! dal color del tallo. Gli asci souo frequenti , gonfii, ventricosi, ottusi, aircslremita superiore, Ira lasse e dia- fane parafisi ; nella gioventii sono ripieni da una sostanza giallognola granulosa, da cui si organizzano gli sporidii ,. die sono numerosissimi, diafani, 20-50 ed anche 40 di numero, piccolissimi, 5 e G volte niinori che nella Parme- lla parieiina coi nuclei polari occupanti un quinto circa della cavila dello sporidio. Pella morfologia di questa spe- cie vedi quanlo fu delto parlando della Parmdia parie- Una. SPIEGAZIONE DELLA FIGURA. - y : ' ' • . i^ • . ■ ' .T I '• . Fifjura I.Y. — A. Porzione della Lamina proligera. - B, Sporidii nelle diverse fasi del loro sviluppo. Tomo IF. Sak II. 0 — 66 ~ Candelaria vrrEi.LiiSA /}/(issal. ' loc. cit. pag. 8 :■ Tliallo Utrlareo fjrantiloso, coaccrvalo, flaoo vitelliui) siihiculo albo leproso: apotheciis sessilibus conflaentihus roncoloribus disco inlerdum intcnsius liiteo plaiio^ demiim ronvcxo, limbo granulato tandem interjro. Jscis 50-50 - sports, sporidiis eUiptico-oblon<]is subincanns ulrinfjiieai- Icmiatis diametro dnplo vel triplo longioribus. SlNONIMl. Lichen vitelliaus. Ehrh. -Lichen candelarius Lin. (ful. Fries) — Patell.iria vilcllina Hofl'm. plant. Lich. lab. 2G. fig. [ a pag. 5 ! (bona) Lecanora vitellina Schaer. Enuni. pag. 80 — Parmelia ejusd. Spic. pag. 406 — Fries. Lich. Enum. p. 462 — Lecanora vitellina v. areolata, v. cortico- la Garov! ex spec. — Abitazione. Vive sui legni piilridi di tutla Europa spccialniciilc nelle montague elevate. OSSERVAZIONE. Quanto siasi ingannato il ch. F'ries nel porre la Laca- nora aiirantiaca holocarpa di Florch (Dciil. Fl. n. 186) fra le varicta di qucsta specie e al)bastanza evidcnte da quanto fu detto parlando del Callopismu auranliacum. — 67 — fi. Areolata. lUassal. Syn. Lich. blast, pag. 8 Thallo granulosa in criistani rimosn-aroolatam con- (jesto-glahro : apolheciis luteolis virescenlibus^ vcl cilri- no-vitellinis convexiusculis aetate contortis covfluentihus, fuscescentihusqiie , margitie plcrumque faoidiori chiclis. AficiSy sporidiis^ sictit in specie. SmoNiBii. Lecanora vitellina a areolala Schaer. Eiium. p. 80 — Engl. Bot. lab. d792 (optima) — Schaer. Ex Lich. helv. exs. n. 450 .' Abitazione. Vive sulle roccie calcaree e viilcaniche di tutta Euro- pa, e anche sulle tegole dei tetti e sui niuri. > ■ V. Xanthostigwa. Massal. loc. cit. pag. 8 ' Thallo granuloso effuso in lepram virescenti - citri- nani^ soltito : apotheciis minutissimis concoloribiis planis dein tumidulis convcxis. Ascis 30-40 sporis, sporidiis si- cut in specie. SlNONI.tll. Parnielia cilrina j3 xanthostigma Pers. ? Lecanora vilelliua ^ cilriiia Schaer.? Enum. p. 80 — Spiloiua xan- Ihostigma Ach. ? Lich. Un. pag. 140. — Syn, p. 3. n. i4. — G8 — Abitazioine. Vive siii Ironchi dei salici, dei pioppi di lutla Eu- ropa e specialmente sii quelli del Pnnius ccrasus del Veronese. OSSERVAZIONI. ,., Non posso esser sicuro dei sinonimi di quesla va- rieta, perclic non la conosco peresemplari autenlici. Cer- to il Lichcne chesi descrive col nome xanthoslifjma c una variela della Lecan. vitelliiia. Descrizione. 11 tallo coiiiincia a manircsfarsi da iin Icggiero stra- lerello leproso , bianco o cinerognolo die si vede ben dislinto ncUe forme che vegclano sopra i nuischi e sulle . corteccie, quasi niai su qnelli che vivono sulle roccic : in appresso si manileslano alcuni granelli verdaslri che assumono il colore gialloguolo niolto dislinto e persino ranciato quando sieno sccchi, i qiiali divengono senipre pill spessi fino a forniare una crosla pi ii o nieno grossa secondo I'eta irregolarniente areolataj e verrucosa. Gli apolecii coniinciano daU'cssere piani e divengono in ap- presso convessi ed anchc luraidi, assai confluenti, ed allo- ra contorti, e disforini pella pressionc, di colore normal- menlc giallo dorato che varia pero in vcrdc-giallaslro, verde-cilrino o vitcllino. Gli aschi sono gonfii piu gran- di c langhi che non nella Cand. vulgaris e pieni di un nuraero maggiore di sporidii, piu lunghi, piu curvi ed an- che piu grossi. — Lc parafisi sono sotlilissime capillari poco diverse da quelle della C. vulgaris. — 69 — Spiegazjoine delle figure. Fifjiira X. — A, Porzione delle lamina proligera — B, Sporidii in diversi stadii di vita. III. CALLOPISMA DNtrs {non Marty Massal. loc. cit. \)ag. !• Callopisniatum spec. De Mrs. loc. cit. pag. 24 — Parmeliae et Biatorac spec. Fries. — Lecanorae ct Lecideac Ach. — Patellariae et Vcrrucariac spec. Hoffm. — Gyalectae spec. Ach. — Biatorae spec. Rabenh. « Apothecia discoidea, excipulo ihallode, discum » luteum cerinum, vel aurantiiiiiij demum turgescen- » tern plerumque excedente marginala, centro affixa, » sessilia, thallo adpressa. Lamina proligera tenuis, » hypothecio crasso, eani crassitiae plerumque su- » perante instructa, strato gonimico imposita. Asci » clavati octospori, paraphysibus apice cohaerenlibus » incrassatis ramosis, sdpati. » Sporidia ellipsoidea utrinque rotundata diapha- » na, nucleis polaribus subhcmisphaericis , isthmo » fililbrmi axiii invicem conjunctis, vel demum isthmo » evaneseente discretis , toeta, cpisporio tenui in- » structa. » Thallus crustosus squamulosus horizontalis » plerumque limitatus vel cffusus matricibus arete y> adnatus. » i ..i,, > , . , •, > v\. ~ 70 — (jalloimsma. aurantiacum /Uassdl. loc. cit. pay. 9 . ,, . Tliallo areolalo-ijp.rrncoso flavido suh virescenle effaso^ (ipnthcciis deiniim suhfjlohosis rubro-aurcnitincis nitidis marfjinem thaUodem iiilefjruni tandem cxcludcntihiis. Lichen aurantiacus Liglilf. ct Auct. — Lecidca au- rantiaca Schaer. Emim. pag. 148. — Lecidea crylhrella ejusd. Spic. pag. 184. — Mich. Nov. Plam. Gen. pag. 97, ord. 54 n. 28. OSSERVAZIONE. La confusione clie trovo regnare oella sinonimia di qucsto Lichenc, nou mi permelte di poter con maggiore prccisione fissare i confiiii di questa specie : e pcrcio mi limitero a rif'erirne le varieta piu dislinlc di cui ho esem- plari aulentici, coi sinoninii dci qiiali ho maggiore cer- tezza. p. SCJIAERERIAINUM. MaSSCtl. loc. cit. pag. 9 Thallo cu'colato-vcrriicoso sulphnrco vircscente, inae- (luali; apotheciis rafis, jam primitus planis snhconve- xis dilutius mar(jinatis, demam tumidis fjhihosis plicato- rucjolosis dijformihus^ marfjinc thallode evanesccnla. Ascis octosporis ohlonrjis puraphijsibus laxis apice fuscescenlilnis ramusis obvallatis, spnridiis diamctt'O diiplo longioribus. — 7J — SmoNiMi. ■ '■ ' ■ '1^ /■.;.? Lecidea erythrella v. rubcscens Schaer ! Spic. pag. 183. — Lecidea aiirantiaca S rubcscens Schaer. Euum. pag. 149 ! ( ex part. ) — Lecidea picta , Tayl ! Fide Schaer. — Biatora aurantiaca b erythrella Rab. Deut. Fl. pag. 90 — Ex Lich. helv. u. 224 spec. Dexl. ! ! — Abitazione. , Vive sulle roccie calcaree, speclalmente sabbio se ed arenacee di lutta Etiropa. E comuoissima nel Veronese. Y. Flavo-virescens. ifJassal. loc. cit. pag. 9 Thallo flaim-virescenie tartareo riinoso areolato, sub effiguralo : apotheciis innatis sessilibus diliitius auran- tiacis, convexiusculis margitie prominente chictis. Jsch et sporidiis varietatis p. SmoNiMi. Lecidea aurantiaca y- flavo-virescens Schaer. Enum. pag. i49! Lecidea erytlirella ^. ejusd. Spic. pag. d85 — Lichen flavo-virescens Wulf. in Jacqu. Coll. II. tab. do fig. 4-G pag. 250, et tab. 14, fig. 5 — a, a — Patel laria IIoflF. pi. Lich. pag. 91, lab. 20, fig. I. ! ! — DC. Fl. Jianc. pag. 559. — Verrucaria viridi-rufa Hofl'm. Deut. Fl. II, pag. 497. — Lichen erylhrellus Ach. Prodr. pag. 43 — Smit. Engl. Bot. tab. 1993. — Parmelia Ach. Meth. - 72 - pag. -174 — Wallrl. Crypt. I. pag. 46G. — Lecanora Acli. Lich. Un. pag. 401. — Syn. pag. 475. — Lecidea ery- thrella Schaer. ! in Natura-Anz. Aug. 1818, pag. 11 — Biatora Fries. Vet. Ac. And. pag. 275, 1822 — Pnrmclia aurantiaca j. erylhrella Flk. in Welt. lln. 1. pag. 110. Parmelia auranliaca j3. Fries. Lich. Europ. pag. 107 — Biatora aurantiaca b, erythrella Rabh. Deut. FI. pag. 90. — Ex Lich. helv. n. 223 ! ! Abitaziowe. Vive sulle roccie calcaree come la precedente, nei luoghi umidi od ombrosi. &. Rur.EsciiNS. lUassal. loc. cit. pag. 9 Thallo oblilcrato: apotlicciis rufis iinmarrjinaiis con- vexisy detniitn globosis iumidis, plicalo-rufjosis diffonni- bus. Ascis parvis subvanlricosis octosporis, parapliijsibus apice cliwato-ramosis obuallatis. Spondiis siciit in var. ^. Schaererianum. Siino;m3ii. Lecidea erythrella y* rubesccns Schaer! Spic. pag. d85. — Lecidea aurantiaca ^ rubescens ejusd. Enum. pag. 449. ! Ex Lich. helv. n. 224, spec. Synist! ! Abitazione. ■ Vive sui sassi calcarei c quarzosi nei nionti Gemini^ Grimsel e S. Gotlardo, Schaer ! ed c couiunissima sulle — 75 — roccie trachitiche del colli Euganei specialmentc a Tor- regifa : ed anche suile roccie basalliclie dei Veronese (M. Bolca, Belocca e Lavagno). e. COKTIGUUJ^, Jflassal. loc. cit. pag. 10 Tlwllo areolato conthjuo sulpjmreo virescente aequali effuso: apolheciis uurunliacu plaiiis , demnni convexis, manjine thallodc coiicolori. persislenie. Jscis octosporil ventrkosis obtusis, paraphrjsUms taxis aequalibus apice parce ramosis, obvallatis, sporidiis sicut in cacteris. AbitAZIONE. . ;^ n Vive sulle roccie calcaree arenacee della Provincia Veronese (Tregnago). ; ,: . ., OSSERVAZIONE. Differisce ddla var. ^ Schaereriamm pel lallo con- tiguo piano pressoche eguaJe, pella forma e colore de- gli apotecii, e piu di tutto pegli aschi piii corti, piu ventricosi, e pelle parjOlsi piu sottili e meno ail'apice ra- mose. ' ' 'i- ^iFFRACTVM. Massal. ;;;.,'^:. /, ,\ loc. cit. pag. 10 , ., Tholln cffuso nreolato-diffructo lut<'srente-subaii^an' tio, areolis inavqnulibus roiicaviusculis, apotheciis au- ranlwcis, cnbcrrimis, mitiulis in siufjulis areolis, con- 10 — 74 — fluenlihus , planis demum convexis, tnargine concoluvi evanescenle. Ascis oblongis obttisis octosporis paraphy- sibus apice mcrassatis subsimplicibus oboallatis. Spori- dils sicut in cacteris. Abitazione. Vive sulle roccie arenacee friabili della Provincia Ve- ronese (Tregnago ) OSSERVAZIONE. Differisce dalla var. S". conligunm appunto pel siio tallo discontinuo, Intlo areolato, cffuso, senza limili, pel suo colore che tende al ranciato, pella copia e forma degli apotecii, e spccialraente pelle parafisi. Somiglia pure a qualche variela della Physcia callopisma (v. dctrita) nia se ne differenzia per tulte quelle note che risultano dalla diagnosi specifica. T). Velanubi. Massal. loc. cit. pag. 10 Thallo ochraceo-aurantiaco rufescenti, citrino-albe- scenti'Variegato contiguo sublimitato , subtus cinerco alboque-fuscescenle^ apnthcciis rufescentibus jam primi- tiis planis imuiarginatis demum convexis. — Jscis raris octosporis, paraphysibus apice subsimplicibus iiicrassa- tis lutesceutibus obvallatis. Sporidiis sicut in caetcris. — 75 — .' ' ■ r;. :. Abitaziose. Vive sui calcari grossolani eocenici della Provincia Veronese, specialmente sul Monte Purga di Velo. OSSERVAZIONE. Quesla bellissima variela sembra essere I'anello di congiunzione fra la mia Pliyscia piisilla la Lecidea ochracea e il Callopisma aurantiacum^ per altro da tulte si differenzia per ben dislinli caratteri , che forse gli merileranno in appresso I'onore di specie. Somiglia assai alia Lecidea aurca di Schaerer, della quale la crcdelti a prima vista una varieta, se I'esame microscopico non mi avesse convinto di doverla in questo luogo collocare. ^. Gyalectoides. Massal. loc. cit. pag. 10 Thallo oblilerato, apotheciis minutissimis angulosis^ aurantiacis covflnentibus, immersis urceotatis: ascis octo- sporis paraplujsibus apice incrassatis lutescentibns ob- imllatiSy sporidiis sicut in caetcris. Abitazione. Vive sulle roccie trachitiche liscie dei colli Euganei (S. Daniele). OSSERVAZIONE. t !) '. - Differisce da lutle le varieta descritte pella picco- — 76 — lezza pccessiva degli apotecii, pella loro forma irrego- larc angolosa, e [)clla iiuinersione del disco che a prima, aspello la (a ritenere per una Urceolaria o per qual- che Gijalectn. '.. lioLocARPUM. Massal. loc. cit. pag. 10 Tliallo efftiso tanuissimo leproso^ mcmbranacco-vire- scenle , apotlieciis subsessilibus plano-convexis , mutua pressiotie aarjulosis, e Inleo fusco-nifis uilns roncDloribus mai'fjine prnprio ili'j'resso obtusiusculo subintegerrimo di- luliore doiium conr.rdore. Jscis vcntricosis octosporis, pa- rUj)hijsibi(s upice incrassaiis rcimosis^ obvallatis, sporidiis ellijjiiria ulrliujiie altennatis. Sl^ONIJll. Lecidea aurai)tiaca v. holocarpa Flork. Zehn. Lief, pag. 5, n. 18G! — Lecidea hileo-alba •{. holocarpa Schaer! Enum. pag. 14.7. Parmelia vilellina b. holocarpa Fries f Lich. Eur. pag. I(>2 — Lichen holocarpus Ehrh. — Ver- rncaria ohliterata v. holocarpa Hoff. Fl. II, p. 129 — Patel- laria holocarpa Wallr. ! Cry. I pag. 584 — Lecidea luteo- alba p. Ach. Syn. pag. A9. Abitazio>e. Vive sui legiii e sulla terra argillosa presso Roslok e Berlino ecc. — 77 -^ y. SALiciKUM. Massiil. loc. cil. pag. \i Tfwllo citrmo-lutescejite, Icproso continno ilein vemi- culoso, apotheciis aurantiacis sessilibiis plmio-ronvexiu- scnlis, margine thallode concolori evanescenie. Ascis et sporidiis sicut in caeiei-is. SmoNiMi. Lichen salicinus Sclirad. Spic. pag. 82. ~ Palella- ria Hoffm. PI. Lich. lab. 6i, fig. 3-9. - Lecidea auranliaca V. salacina Schaer. Enum. pag. 449. — Lecanora Ach. Syn. pag. 175. — L. Univ. pag. 400. — Parmelia ejusd. meth. pag. 173. — Verrucaria Hoffman. Fl. Ger. pag. 197. — Lichen. Engl. Bot. tab. 1303. V. 19. - Palellaria oblite- rata b. salicina Wah-. Crypt. I pag. 535 - Ex. Schaer. Lich. Helv. n. 537 ! — ■ , Abitazione. ' Vive sulle corleccie degli alberi per lulta Europa. E comunissima net Padovano, ed anche nel Veronese sui tronchi dell' Jiirjlans regia ( Rovere di Velo - Proch- slhall). ^- AmMALVM. Massed. loc. cit. pag. H ■•'■.) Thallo loproso, verruculoso dealbato suhrontiuuo. Apotheciis aurantiacis, planis subconoexis marginatis, — 78 — demum gimsis Inmidis difformibxis gihhosis. Jscis et spo- ridiis stent in raeteris. Abitazione. Vive sui tronchi annosi di faggio nella Provincia Vero- nese, specialraenle nel paese di Gampo-foatana (M. Alba). OsSERVAZIOtVE. Difl'erisce da liille le varieta sino a qui descrilte pel colore del lallo, e poi pella enornie grandezza a cui arri- vano talora gli apolecii in confronto di luUe le altre. Sen- za resaine inicroscopico, queslo Lichene verrebbe da qiialunqiie ritenuto per una niiova specie. OSSERVAZIONE. lo non conosco altre vorieta del Cnllopisma anrantia- cum: lo Schaerer ricorda anche una variela p. musico- la, che io non posseggo, ed il Fries la var. y. calva {Lichen calviis Dicks. ) sulla I'edc di De Candolle ( Fl. Franc, pag. oGO) che dice di avere vcdulo il Lichen cal- vns di Dickson fare evidenfemenle passaggio alia Panne- lia aurantiaca ( Callopisma nob.). Fries rifiuto a que- slo Lichene 1' onore di specie, ma sia dclto con pace di quel due sommi botanici il Lichen calvus di Dickson non ha fiilto passaggio, e non lo fara mai alia Pannelia an- ranliaca. II Lichen calvus^coinc ho diiaoslrato,e buonissi- ma specie, e non ha di comune colla Farmelia auranliaca che il colore della lamina proligera. — 79 — , . Descrizione. E bene difficile il potere con precisione fissare i limiti tra la specie che qui abbiam riportala, e la comunissima Lecidea Ititeo-alha di Achariiis. Sono tante le modifica- zioni a cui entrambe vanno soggelle, che non sarebbe da rimproverare chi tutle in uno le riunisse. Fu percio che veunero considerate era come (orme della Parmelia pa- rictiua, era della Lecanora cerina, ora della aurantiaca, era perfino della Lecanora vitellina , nia sempre pero senza polerne nulla di certo conchiudere. A me per al- tro e sembrato di ravvisare, quantunque leggero, iin limi- te fra 1' una e I' allra specie, pel colore che assunievano gii apolecii dell' una e dell'altra e il loro lallo , quando vengan bagnati. Nel Callopisma aurantiavum ed in tutte le sue varieta lanto sassicole che corticole, lallo ed apole- cii, conservano inumidili presso a pnco lo stesso colore di quando son secchi, laddove nel Callopisma luteo-album assumono un colore che Icnde f'ortcmente al verdastro: a queslo dovremo poi aggiungere il colore del tallo, bianco- cinereo nel C. luteo-ulbum, giallo nell' aurantiaciim, e quello del margine degli apolecii presso che biancaslro nel primo, appena piii sbiadalo di essi nel secondo, e le pa- rafisi raolto piii ramose ed i sporidii piu grandi nel C. aiirantiacum in confronlo di quelli del liiteo-ulbum. Venendo ora alia descrizione della specie in discorso osserveremo esser il tallo nornialmeiile di un be! colore ranciato o giallo d'oro, ma che varia niollissimo dal piu o meno inlenso al sullureo, al citiino, al hiancastro ; talora quasi manca del Uilto, e da origine a quelle forme slerizc che abbiamo descritte solto i nomi i-ubcsccns e fjijakctoi- dcs, holocurpuin, che lanlo e difficile (a chi uou sia cscrci- — 80 — lato) dl (lislinguere dalla coraune Lecidea luteo-alba. 11 lallo c senipre crostoso, ma varia dal continuo all'areola- (o. Ordinariamcnte smIIc roccie e verrucoso-areolato (Cal- loj). anr. Schaererianum, flavo-virescens velanum^ diffra- ctum etc.) sui legni lisci e conliniio {Lecanora saliciyia) e sui ]egm vecchi talora pure areolato (C atiomalum). Ij'ipotallo e biancastro, piu o meno sporco, e gli apotecii ora varii, ora confliienti, sempre di colore ranciato fosco, e talor anehe rosseggianti ('5'. ruhesrcus) ordinariaraente piaiii, col margine un po'piii sbladato, ma coll' eta con- vessi, tumidi, di forma irregolare, e per lo piii sonza mar- gine. Gli Aschi sono piii o meno ventricosi, ora coili ed or Iimghi secondo 1' eti dell' apolecio, con otto sporidii costantemenle diafani, i cui nuclei occupano l/o od anche i/4 della cavita, le parafisi quasi sempre ramose. Le dia- gnosi delle varieta descrilto fanno abbastanza vedere le variazloni a cui va questa specie soggetta. Spiegazione delle figure. Fifj. \[. — • J^ Porzione della lamina proligera del Cnl- lopisma ourantiacum ^ Schacreriannm. — 5, Sporidii. Fig. XII. — A^ idem del Callopismn oiiranf. 3*. riihe' sccns. — B. Sporidii. Fifj. Mil. — //, idem del Callopisma aurant. -q /jo/o- carpum, — B^ Sporidii. Callopisma luteo-album. Iflassal. loc. cit. pag. II Tliallo tenniloproso (facile ohlitcrato) cineresccnti-al- bo: apotheciis flavo-cevinis vel subuurantiacis^primum in- — 81 - natiSj. tnox sessilibus canmviuscidis dt'minn plaifis dilate marfjinatis. Jscis octosporis pampJiijsibus apice ramosis obvallatis} sporidiis utrinqac acuminatis, diametw vix duplo lonfjioribtis. SmoNiMi. • • : Lecidea hileo-alba. Ach. Syn. pag. 207. — Lecidea-a Persooniana Schaer. Euum. pag. -l^?! — Lecidea aurantia- ca J3. Ejusd, Spic. pag. -180! (Excl. syn.) — Lichen luteo- album Engl, Bot.tab. 1426 — Lichen aurauliacusEhrh. — Ex Lich. Helv. n. 475 ! — ! Abitazione. - Vive sulfc corteccie degli alberi e sulle roccie di tulla Europa, ed e comunissima nel Veronese, Padovano e Vi- cenlino, specialnaente sui Ironchi del Populus nirjra. Vive anche sulle roccie presso Pavia, da dove ne ebbi eserapla- ri dal prof. Garovaglio sotto il nome di Lecidea luteo-al- ba V. Jiolocarpa ? e var. Persooniana ? Schaer. OSSERVAZIORE. E molto incerta la sinonimia anche di questa specie. Fries nelia Lichenographia Europea refor. pag. 469 as- serisce, essere la Lecidea aurantiaca di Floi k ( Deut. Fl. n. 485) la vera Gijakcta Persooniana della Synopsis Li- chenum di Acharius (pag. 40). Schaerer medesimo nel- lo Spicikfjium Lich. Helv. pag. 480 ricorda I'esemplare 485 dei licheni secchi di Flbrk come sinonimo della Le- cidea Inteo-alha di Acharius, nella Eimmeratio invece (pag. 147) pone iin. 475 de'suoi Licheni Svizzeri sic- — 82 — come idenlico dclla Gi/alecta Persooniana^ c cio sulla fcde (li Le Prcvost. Dovrebbc quindi il n. i85 di Flork cssere egnale al n. 475 di Schaerer, ma per converse Tano e dall' allio diverso, ed io die gli ho esamiiiati colla maggior alten- zione ho doviito convincermi della loro specifica dilfe- renza. II sinonimo quindi Gyaketa Persooniana non po- trassi con sicurezza riportare solto alcuna di queste due specie, qiianlunqne probabihiienle Puna e Taltra non siano che la medesima cosa. Vedi anche Fee. Suppl. pag. d45. Varieta'. ^. Celtidis. Massal. loc. cit. pag. II Tliallo riuerescenli-alboevaiiido, apolht'ciis coiiflaeitii- biis conliguiti vb mtituam pressionem oris^ paraphysibus apice fiiscescentibus ramosioribus obvallatis sporidiis ntrinque obtnsioribus. SiNoJfiJii. Lichen stillicidiorum Oed. Dan. VI tab. 1063 Fig. 5 — Lecidea aurantiaca v. stillicidiorum Schaer. Spic. pag. 181 — |3. ejusd. Enum. pag. 148 Verrucaria ceri- na V. stillicidiorum, Ach. Univ. pag. 590 — Syn. pag. ■1 75 — Patellaria cerina ^ epiphloedes b bryophyla, Wallr. Cryp, germ. HI pag. 472. — Parmelia cerina ^ stillici- diorum Fr. Lich. Eur. pag. 169 — Lichen choroleacum Sm. Ens. Bol. tab. 4573. — 87 — Abitazione. ' ' ■ ^• Vive sui musclii e sulle erbe mezzo distrulle di lulla Europa, specialmenle nei luoghi umidi ed ombrosi. lo I'ho Irovata poco rara sni muschi di M. Baldo^ e Campo Bruno ed Alba nel Veronese. - ■ . . . ■• ■ ■ ' ; ' ' ' ; ■ ./I OSSKRVAZIOKE. ' Non riporto fra le varieta di questa specie la Lecano- ra haematites Tbaiib. perche da me considerala per spe- cie dislinta. Gosi ho escliiso dalle variela la v. a Ehrharti di Schaeror, perche dietro la descrizione che ce ne oflfre lo stesso Hoffman (PI. Lich. pag, 52) nnn v'ha diihbio altro essa non essere che la medesima Lccunora cerina V. cyannlcpra. Non ho pure dislinle fra le variela la var. 6, gilva di Fries (Lich. pag. d68 j, perche da me scono- sciuta e probabilraenle variefa del Callopisma luteo-al- bum: come pure la var. vffusa del prof. Garovaglio, di cui posseggo esemplari, perche in nulla, sia inlernamente , sia esternamente diversa dalla vera Lccanora cerina Ex. 219, di Schaerer. Descrizione. . j -" ■ ' . , . ■ i * II tallo ne'suoi primordii e di colore biancaslro tcn- dente al cincrco, presso a poco come nel Callopisma lu- teo-album. Coll' ela pero divicne ,piu di qnesto oscuro e decisamente cinereo: dapprima e uniforme contiguo, qua- si leproso, poi leggermente vcrrucoso, e persino areola- lo, provveduto d'uu liscio o cerulescenle-negrognulo ipo- lallOj che talora segna i limiti perilerici dclla specie. Gli apotccii lianno origine dalle vcrruche tallodiche solto forma di piccoli globelti granulosi, alia cui sommilci vedesi un punto incavato giallognolo, die da principio al disco, che originariaaiente urceolato a poco a poco divie- ne piano, ed indi convesso di colore pagliariiio cerino, talor verdeggiante (CstillickUoriim). II margine che non ab- bandona mai gli apotecii e sempre di colore biancaslro, ma colFela diviene nereggiante. Gli Aschi sono ventricosi, attenuali allc due estremita, fra mezzo a piu o meoo ra- mose parafisi, iugrossate e fosche alia sommita. Gli spo- ridii diafani come in tutte le altre specie sono piu o meno ollusi ai due poli liinghi il doppio che larghi. OSSERVAZIONE. Fa meraviglia il sentire che il celebre Fries parlando di questa specie, asserisce essere il passaggio della Pur- melia ceri/ia nella variet.i gilca e pijracea raanifeslissi- mo : Ejus transitus directus in b ( giiva) et c [pyracea) luculentissiinus est etc. ! saepius in cadem (jrege et cnista observantur. Ghe questa specie si trovi vivere in comune, non v'ha dubbio, e che nei diversi stati della loro vita si rassomiglino I' una all'altra, e pure cerlissimo; che poi I'una neir allra faccia passaggio (almeno pella v. pijracen) ardisco negarlo, e negarlo colla maggiore certezza (Ve- di Massal. if tcerc/i. sulVAulon. ecc. pag. J 36). Spiegazione delle figure. Fifjiira XVI. — ^, Porzione della lamina proligera del Callopisma cerimim. — B Sporidii in vario sviluppo. — Fignra XVll. Lo slesso della variela ^. stUlicidiorwm. — 89 — Callopisma ochraceudi. Massal. loc. cit. pag. 12 Tliullo tartareo contigno laevirjato ocliraceo, suhtns ai6o, apotheciis sessilihns aiireis^ primitus urceolatis de- miim planis suhconvexis^ margina integcrrbno persistevte. Ascis crebris octosporis, paraphijsibns apice ramosis siih- incrassatis ohvallntis, sporidiis ohlongo-ellipficis quadri- locularibiis, loctilis inediis majoribus conico-lriincatis, primitus contigids, dein discretis evanescentibus, loculis rninoribns polaribus semicircularibus, discretis, dain me- diis conjunctis, coliimnam rcdoknlibus. SiNoismi. ■ . . > \ ' Lecldeao chracea Schaer.!! in Nal. Anz, Aug. 1810, p. dl — Parmelia ochracea Fries ! Lich. Eur. pag. d64 — Lecidea erytiirella a ochracea. Schaer ! Spic. pag. 185 — Lecidea aurantiaca [3. ochracea ! Ejusd. Enuin. pag. iA9 — Ex Scliacr. Lich. hslv. n. 222!!! — Lecidea callosine Poliin. ! ! (lion Ach.) FL Ver. Ill pag. -408, excL omn. Syn. Jn herb. ! ! ; i Abitazwne. Vive sullc roccie juresi della Svizzera, Francia e Ger- mania. E coniunissima pure per tutta Italia (Pienionte, Toscana, Lombardia, Venezia, Sicilia ): ncl Verouese vi- ve copiosissima su per tuUe le roccie specialraente ooliti- chc c juresi ; di rado passa nei terreni secondarii, one ho due soli esemplari Irovali sulle formazioni di sedimen- to superiore. — 90 — p. LACTEUM. Iflassal. loc. cit. pag. 12. Thallo tartareo contiguo leproso albo : apotheciis au- rantiacis minutissiniis conflueiitibiis. Ascis ct sporidils speciei! ' . SiNONIMI. Parraelia murorum v. lacteo-lutea Garov. Dec. (non Fries) ? ? Abitazione. Vive sulle roccie terziarie eoceniche presso Verona {Jvesa M. Ongariue). DEScnizioNE. 11 tallo e di colore normalmente ocraceo o per me- gllo (lire giallo-pagliarino, o canarino, piu o meno carico 0(1 inlenso, secondo la malrice e Tcsposizione, lalora gial- lo-sporco e tal altra persino biaDCO-lalteo (i^ar. lactea nob.). Ncllo stato nonnale e contiguo, liscio, screzialo di macchie piu cariche o piu sbiadale; coll'ela pero divie- ne areolato, ineguale c lalora leproso. lo non ho niai os- servato il lallo in ambitu fibrilloso-radians, come scrisse il eel. Fries, nulla oslanle abbia avulo I'occasione di esa- niinare parecchie centiuaja di eseraplari. Gli apotecii so- no da principio imuiersi totalmente nella crosla, globoset- ti ed un po'concavi; coll' eta ne eniergono, si (anno piani di colore ranciatOj e si cingono di un persislente ed inte- rissinio margine. Gli aschi sono assai nuraerosi ad otto — 91 — spore; lo parafisi poco slipatc, ingrossate alia sommila e ramose. Gli sporidii sono lunghi ildoppio die larghi.di for- ma clliUica alltingala, cinli da uu episporio assai d'iafano. La loro morfologia e assai strana, talmente che liii per- plesso so dovessi con qiiesta specie fondare un genere aovello. TuUavia dopo lo studio di parecchi giorni^'e do- po d'aver esaminalo uii giau nuineio di apotecii in vaiia ela e di diversa provenienza, mi persuasi della conve- uienza di poda nullameno solto il genere in discorso. (1) Da principio gli sporidii presentano la /orma di due andli insieme saldali pd Irasparente episporio; si allun- gauo in appresso e I'endosporio si vede assumere la forma di un baslonccllo o colonnella che si prolunga da un capo aH'altro dello sporidio. Piii innanzi, questo setto mediano diunasoslanza mucilaginosa piu opaca ddPepisporio la- sda vedcre alie due eslremita due sferdte dimczzale as- sai diafane e trasparenti, in maniera che sembrano quasi sfaccate dal sello mediano, il q„a!r realmcnle coU'eta si stacca non pure dni due nuclei polari, ma si divide anche alia sua mela, formnndo cosi 4 nuclei nello sporidio. Venulo lo sporidio alio stalo pcrfelto, si veggono i due nuclei polari ingrossare, divenir quasi drcolari, meu- Ire s. assolligliano i due nucld mediani, si pongono fra loro in contallo, tenendosi pero piu grossi nel mezzo che altrove, in maniera da dare I'aspetto all'endosporio di una piccola colonnella o fuscdlello. Chi si fara ad esa- minare quesla specie, dovra ripelere le sue osservazio- 1)1 sopra parecchi apoledi giovani, adolescenti, adulli e decrepiti, e tenere colla raassiraa di'ligenza calcolale tut- te le fasi dello sviluppo a cui vanno questi or£?ani so-- gelli. ■. -.. - (1) Confesso pero, che operera piu naturalmente quel lichenologo, che ne tormera un genere speciale. — 92 — • OSSERVAZIONE. Veduta la forma strana, siogolare e costanle degli organi carpomorfi di questa specie, chi uon sara meravi- gliato all'udire an consumalissimo liclienologo quale lo Schaerer negare assolutaiuente Tonore di specie a questo lichene? Multis ohservationibus edoctns varietatem ochra- ceam at primariam arjiiosco liujiis Lichcnis {Lee. ery- thrclla) formam (Spic. pag. 186 ). E piu solto : varie- tatem olhn declaravernnt, et ego talem habui donee ob- servationes saepius ileruiae ejus in Lecideam eryfhrellam transitnm mild probaveriinl ! ! ! Nulla diro in risposta di queste osservazioni, e rimelto al buon criterio del li- chenologo il giudicare, quanto fallaci sono le uostre os- servazioni, eve non sieno guidate daU'esame raicroscopico di cio che solo v' ha di costaote in questi esseri esterna- mcnlc poliniorfi. Spiegazioine delle figure. FigiiraXIX. — ^, porzionedella lamina proligera — B, varie forme di sporidii in diversi slati di sviluppo. Callopisma haematites. Massal. loc. cit. pag. 42 Thallo cinereo-cacrulascenti contiguo verruciiloso snblimitato : apotheciis plants demum convexis ferrugi- mo-rubris (hiimecfis rerinis) margine albo-cineresccnte tumido persistente. jiscis oblongis, oclosporis, paraphijsi- bus laxAusculis apice fuscescentibus subramosis obvalla- — 93 — tis: sporidiis elliptico-ventricosis , aliqiiando subincur- vis diametro dnplo longioi'ibiis. • ■ ;:, SmONIMI. >.^. ' :i. ; ;■ «!-.i' in-:i;r.^ Lecanora haemaliles Chaub. Fl. d'Agen. 492 — Le- cidea cerina haematites Scliaer. Eniini. pag. -148 — Par- melia cerina y haematites Fries. Lich. Eur. pag. 169 — Lieberl Plant. Crypt, exsic. n. 4i2. |3. Fid. Garov. ■' . • ,.,.::. ■■■.:.:;■■■■.:. ' <^.'\ 0 ,;>ri Abitazione. ■ \ ■■■: '.■' Vive sullc corleccie dei fichi nel regno di Spagna, nella Francia ecc. E comunissima ncl Veronese sui Iron- chi del Primus cerasus, del Fraxinus ornus, dell'^cer campestris e del Fopuliis nigra. Descrizione. II tallo e di colore cinereo azzurreggiante, ceruleo inferiormente, del qual colore e cintala periferia delle pic- cole macchi» che forma questa specie. E conliguo, iiscio nella gioventu, verriicoso nello stalo perfelto. Gli apote- cii nascono dalle vcrruche tallodiche in forma di piccoli granelli, sui quali si manifesta in appresso un piccolo punto rossastro che e il principio del disco, il quale e quasi sempie piano nello state mature, convesso nella vecchiaja, e cinto da un tumido margiiie del colore del tallo, che si conserva per tulta la vita deirapotecio. Gli aschi sono molto piu lunghi che nella Pannelia cerina^ men ventricosi, e ad otto spore ; le parafisi poco differi- scono da questa specie, cccetto che pcgli sporidii che sono talora un po'curvi. IIo considerate come specie distinta — 94. — qiieslo Lichene, pcrche realraenfe non 1' ho inai trovalo fare passaggio iiella Parin. cerina, colla quale vive in comiiiic, ma per allro sempre se ne differenzia pel colore sanguineo clel suo disco in tulli gli sladii della sua vita,e pel colore del tallo. Bagnali gli apotecii, assumono tosto il colore della Parm. cerina. e probabilraente e per que- slo che taluno prelese di averne vedolo il passaggio : ap- pena pero sieno secchi, riprendono il I'libicondo lore co- lore. Per piii aniii iio tenulo d'occhio Tuna e I'altra spe- cie, e posso garnntire 1' aiilonomia di araeodue ! Spiegazione delle figure. Figara XFll. — J^ porzione della lamina proligera. B^ sporidii. GaLLOPISJU RUBELLIANU3I. IfJilSSal. loc. cit. pag. 43 Tlwllo leniii riinoso-areolalo, ochraceo-pallido, am- hitu pallidiore sacpe effigurato, apotheciis minulis inna- tis confertls croreo-fcrnujineis, arcolis primuin innalis, indeque coronatis, dcin protnisis concaviusmlis margi- natis, liberis, tandinn planiuscnlis, turfiidalis, annulosis. Jscis venlricosis^ oclospDris^pnmplii/sibiis apire incrassa- tis ramosiSy oboallatis, sporUUis diameiro duplo longio- rihus. SlNONIMI. Lecanora rubelliana. Ach. Syn. pag. 178 — Lich. pag. o76 n. 45 — Lecidea rubelliana Schaer ! Enum. pag. 444 — Parmelia rubelliana Schaer! ex Lich. helv. — 9S — n. 542 — Parnielia crocina, Zenk. In Linn. pag. 461 — Tab. 1 1 fig. 1 (Fid. Schaer.). — Parmelia cinerea 3 lacu- stris Fries ? Lich. Eur. pag. 146. Abitazione. Vive sui sassi granilici della Svizzera, nella Francia, e nella Spagna e Gerraania. Ignoro se sia inai stala tro- vata in Italia. DfiSCRIZIOKE. II tallo forma delle piccole orbille della graudezza di 5-4 linee, die spesso insieme confluiscono, di colore biaoco-ocraceo sporco, ferrugineo-ossidato nel cenlro, piii chiaro alia periferia, dove mostra una lendenza a divenire elfiguralo e ranioso, Gli apoteeii nascono dalle areole del tallo nelle quali sono lolalnienle immersi nella loro infan- zia, di forma urceolala {Urceol. Achariil Gijakcta epiilo- tica ?) e di colore fosco tendenle al rossastro, e sono si numerosi che la piaiita non sembra che un aggregalo di apolecii. Come sieno adulli divengono concavi, e final- mcnte pella reeiproca pressione diflormi, irregolari ed aogolosi, raramenle piani, e privi di margine. Gli aschi son corti e ventricosi, le parafisi claviformi e ramose, gli sporidii diafani, piu piccoli della meta delle specie aute- cedeutij ma lunghi il doppio della loro larghezza. ' ' ■' -•-■■. ■ ■ ■ < • ■ ->•" '"1- SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Figura XXII. — A, porzione della lamina prolige- ra. — 5, sporidii. ; ,, .;,..,.,;. — 96 — Callopisma TREMNucENSE. yVassa/. loc. cit. pag. 13 Tliallo vcrnicoso-areolato cinereo effaso ; apotheciis mi)iiitissimis areolis innatis, vildliuis^ virescentihiis ; ascis octosporis^ paraphysibns clavatis subsimplicibas ohvalla- tis^ sporidiis parvls diametro diiplo loiigioribus. Abitazione. Vive sulle roccie calcaree arenacee della Proviucia Veronese, specialmente nel paesc di Tregnago {Tremnia- cum), sui monti Barbara, Gaza, Barco ecc. Rara. Descrizione. II tallo e tiiUo arcolato di colore cinereo oscuro, col- ic areolc piu o meno concave ed irregolari, conligue nella gioventii, piu o meno slaccate nella vecchiaja e verrucose. Gli apolecii hanno origine dal centro delle areola nel cui seno sono imniersi nella infanzia, e poco prominenli so- pra al loro livcllo nella eta adulta: sono piani, cinli da un leggero cd inlcrissinio margine dcUo slcsso colore dcl- r apotecio, die tanlo secco die uniido e giallo-vitellino tendenle al verdognolo, non altrimenti die nella Candc- laria xanthostigma nob. Gli aschi sono piccoli e fre- quent!, fatti a foggia di clava come le parafisi, le cjuali sono diafane per lutta la loro lunghezza eccelto un leg- giero colore pagliarino che ne tinge il vertice. Gli spori- dii sono otto, lunghi il doppio che larghi, col nucleo occu- pante piu di un terzo della cavita dello sporidio. II lallo e somigliantissimo a quello della Urceolaria cinerea. — 97 — SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. . ./...hsH Figiim XAl. — J, porzioue dcUa lamina prolige- ra. — B, sporidii. CaLLOPISJIA CITRINUM. MaSSttl. ,p ^ ^- !i'} ■' • ' ■ loc. cit. pag. dS .; - ,. .- ' . : -I 'I-' ; • ' ; :.(;(• ThciUo cmstosOy pknimque in lepram citrinam vel fiavo-virescmtem soluto, apotheciis nunc simpliclbusnunc sijmphycarpeis difforinihiis^ gmnuloso-marginatis cmran- tiacls. Jscis ohlongis ohtiisis octosporis , paraphijsibiis apice incrassatis raniosis obvallalis ; sporidiis diainclro diiplo lougiuribus, ellipticis, iitrimiue attcnnatis, nucleis polaribus amplis subhemisphaerico-elllplicis. : ,• ,,«(:.; SiNOKiaii. ' ■< '!-' Lecanora murorum y cilrina Schaer. ! Enuin. pag. C4 — Parraelia ejiisd. ! Spic. pag. 425 — Parnielia mu- rorum /'citrina Fries. Lich. Eur. pag. dl5 — Farm, pa- ric'tina a cilrinella Fries, loc. cit. pag. 75 — Parmelia citrina Ach. Meth. pag. i79. — Lichen ejusd Prod. pag. 73 — Verrucaria HofT. Fl. Germ. i. 498 — Lichen fllave- scens Link — Lichen Linkii GmeL — Lecanora cilrina Ach. Lich. pag. 402 — Syn. pag. 176 — Flork. Deut. Fl. pag. C — u. 408 ! (Desmaz. Ex. n. 142 — Moug. A. Nest. n. 742 mihi ignolis). Abitazione. ' 4 ' Vive su tronchi vecchi degli alberi o vsu muri per tulla I' Europa. Non e rara nel Veronese, ed io ne raced- — 98 — si in frutto sui muri del paesc di Tregnago, della cilia di Padova, e presso Verona ( S. Martino ). . - . OSSERVAZIONE. Da quanlo scrissero sopra questo lichene il chiar. Fries e Scliaerer sembrerebbe esservi qualche differenza fra gli eseniplari vecchi piibblicati da Floik (Deut. FI. n. 'lOS ) e qucUi di Desmazieres ( n. d42) e di Mougeot e Nestler (n. 74.2). Lo Schaerer infatli nel suo SpicUefjinm esclude 11 numero d08 di FIdrk dalla sua Farm, imirorum fcitrina^ e riporla ncW E}tn)neratio il numero 742 di Moogeot e Nestler come forma tipica di queslo lichene. II celeb. Fries parimente porla il n. 742 di Mougeol co- me variela della Farm, murorum, ed il n. dOS di Flork come varieta della Farm, parklina , e si nelF uno ciic nell'altro caso pone per sinonin)i la Lcranom cilriiia di Acharius: e probabilissimo, aiizi sicuro, che taiilo gli e- semplari di Desmazieres che di Mougeol e Flork non sieno che una medesima cosa della forma lichenosa che sopra descrissi. A corroborare questo mio criterio si aggiungo che gli esemplari della Lerauora citrlna Ach. del Ve- ronese che Jo inviai al eel. Schaerer, vennero ricoiioscinli precisamente per la sua Lecan. murorum y. citrlna. Ecco quindi giustificati i sinonimi che sopia abbiam riferiti. Ora rimane a dire delle ragioni che nn hanno indotlo a valulare per specie dislinta queslo lichene, da lutti quasi per varieta della F. parictiua o della P. miirorinn rite- nulo. Fui lungamente perplesso sull' aulonomia dalla Le- canora cilrina di Acharius, e cio non gia dietro gli esem- plari che cuslodiva nel mio erbario, nia dietro lo sludio che per molli anni sostenni sui luoghi natali, accompa- — 99 — gnandola nelle varie sue fasi dl evoluzione e sviliippo. Cinque aiiiii lenni d' oochio questa specie, non raaucan- do di quando in qnando di visitarla e di nolariDene Ic piii miiHile variazioni. Cinque anni sono piu che suffi- cient! pei- conoscere lo svikippo di cerli licheoi, quale la P. paridiiia e mutvjrum e aurantiaca che da nie furono veduie nelio spazio di 27 mesi, circa, passare per tulti gli stadii della lor vita ed arrivarc a quello di Lichene perfet- lo : 27 racsi ossia poco meno di due anni e mezzo basta- rono perclie dalla Lepra virldis (o Chlorococcus) si svi- luppasse un iudividuo completo di Pannelia pnrietina e che producesse apolecii ! ! ! Questo dico per far osscrva- re che se per cinque anni tenni d'occhio la Lecanora ci- trina , in queslo spazio qualciie passaggio si avrebbe dovulo scorgere, laulo piu che non niancai di staccarne alcuni eseniplari e di collocarii in diverse cii'costanze di esposizione. Se quindi scmpre talo mi si ofl'erse il Liche- ne in queslione, era nahirale ed ovvio il mio giudizio di calcolarlo per una specie disfinla, tanto piu che vedendo- lo coprirsi di copiosi e dislinli apolecii, cio non avea mai potuto osservare nelle P. muronmi o pnrietina alio stato leproso. che si manlengono sterili coslanteniente. Ma di cio non creda il leltore che mi tenessi contento , mi posi anche a studiare colla raaggior diligenza la interna slruttura degli apolecii tanlo nella L. citrina che nella Parin. muromm e /jarteiiim e variela, Non scorsi mai idenlit.i di sporidii, ne di parafisi, anzi tale una differen- za die non dubitai ulleriormenle di dichiararla per specie distinta, e come tale proporla ai lichenologhi. La ispe- zione delle figure rendera ancora piu evidcnte quanto sopra asserii. .i.'I)i"Q'ja ,'d — .'.'.'J — iOO — ■'. il Descrizione. Ignoro qiial sia la forma liplca del tallo della Le- ccinora citrinn, e se e indubbia la sua natura croslosa, non saprei indovinare se sia arcolatn-contigua, se areo- lato-verrucosa^ ovvero liscia cd uniforine. Comunque \o stato nel quale si Irova, e quello di una lepra piii o me- no grassa e verrucosa, di colore citrino o citrino-ver- dognolo cbe occupa larghissimi spazii. Gli apolecii so- no di un bel colore d' arancio misto quasi a del roseo, abbastanza frequcnti, senza forma, ma piu presto irrego- lari concavi, convessi ed angolosi, immersi nel tallo nella gioventu, alquanto prominent! neiradolescenza, con un disco molle e grasso piu che nellc P. parietinn c murO'- mm, e cinlo da un dislinto e perraanente margine granu- loso del colore del tallo. Gli aschi sono la meta piu pic- coli che nella P.parirAina emurorum, oltusi all'apice ed un po'gonfi. e collocali fra mezzo a grosse e ramosissime pa- rafisi. Gli sporidii, otto sccondo il solilo, sono la meta piu piccoli che nella P. nmroriim e parielina, mollo attenua- li alle due estremita, lunghi come nella P. parielina e ■tnuroram, ma di quesle la meta piu slretti, coi nuclei ro- tondi e quasi ellitlici, occupant! un lerzo della cavita del- lo sporidio. Tntle queste differenze mi sembrano suf- ficient! per avvalorare il niio giudizio, tanto piu che, sia negli esemplar! di Flork che ne! miei, riscontransi preci- samente eguali caratteri- , . SpIEGAZIONE DELLE FIGURE. > Figura XX. — A, porzione della lamina prolige- ra. — B, sporidii. — 101 — . I;;).'';;;' CALLOPisMADisjUNCTUM.iVo.wa/. oi-KjOfn ff ■'■ :-: ■ /)..:■>;!■ « ,.,',,,- ,„ loc. cit. pag. IS , Thallo iiiaeqiiali rrustoso suhsquamosOj laelc luteo- lo indctcrmiiioto ; (ipolhcciis plauiJiscnUs inaequalihus subiinmargmatis anrantiaco-viiellivis. Jsci et sporidia generis. / . [ . ' ■ '''' SmoNiMi. ■ '"'''r'' -'-'^'P''^' '^■■' " Lccidea disjuncla Fee ! Supp. a V Essai sur les Crypt, ccc. pag. 407 __ tab. 42 fig. 22. a. c. g. iYf i '\ AbITAZIONE. .jlljfi!'! n Vive questa specie sui giovani ramoscelli della Cin- chona condaminea al Peru. ,, _,.^jg ,. . ,,',, OSSERVAZIOINE. Non conoscendo questa specie che pella diagnosi che ce ne offre il suo chiarissinio autore, non posso di essa dare illiistrazione veruna. Certo pero dev' essere anno- verala solto il generc Callopisma, , , , , ,,, ,,, , j^^j •■■.■/rr. Bh^siEmx. 3Iassal. )■ .a-. ■. ■^■■' y.:\. ,,■■,. :■ . •, • • loc. cit. pag. 13-14 Lecidea spec. Ach. Schaer. — Patellariae spec. Hoff. Wall. DC. — Verru- cariae spec. Hoff. Biatorae et Parmeliae spec. Fries. — Placodii spec. DC. — Licben spec. Per. Huds. Wallr. — 102 — o Apothecia semper aperta discoidea excipulo y> propi'io ( thallodeque accessorio evanido ) colorato, » diseum ferrugineo-fuscuni vcl croceo-riibrum de- ft mum turgesceiitemsubglohosum, marginata, centro » adllxa et lliallo adpressa. Lamina proligera corneo- » carlilaginosa, primum punctiformi-impressa, dein » dilatata, strato goiiimo imposita. Asci clavati 4-8 i> sporis , paraphysibus la\:iusculis apice incrassa- » tis stipati. Sporidia ellipsoidea utrinque rotunda- » ta vel attenuata , diaphana, nueleis polaribus co- » nico-subhcmisphaericis Iiyalino-viridiilis , isthmo » filiformi axili invicem conjunctis, vel plerumque » evanescente, discretis, foeta, epispnrio lenuissimo » cincta. » Thalliis criistosus totus adnatiis iiniiormis, » cHusus vel effiguratus, hypothallus sub-fibrillo- » SllS. » '' ' Blastema ferruoinea. Massal. Thnllo alhifh vel cinerco, leproso verriiculoso, areo- Inlo vol cohI'kjui) effasn: apotheciis ft'rniglnco-rufis pla- nts sessUihuSj manjine crasso lutcgro val jlcxuoso, lav- (km convcxis ct immarginatis. Jscls ^-sporis ventricosis ntriiHine aUpnnaiis paraphijsibiisciue InxiascnUs opice incrassatisviriduUs obvallatis, sporidiis diamctro diiplo longioribiis. ., .,.■.'■., ,.rf _. .... , ... „., ,.-,:,:, ^^ — 103 — • . ■, . v.. '■ ■' >.■■■- ■■ ■ SlNONIMl. ;'':\^'.. ]' ■''' .;:.-'<^ Lecidea cinereo-fiisca Ach. Syii, pag. 43 — Licli. paj^. 202 a — Lecidea lenuginea a cinerco-lnsca Schacr. Spic. pag. A7A — Eniini. pag. 14-4 — Patcllaiia ferriiginea HofTm. PI. lich. II pag. 40 tab. 53 Fig. I — DC. Fl. Fr. '2, pag. 558 n. 971 — Palellaria ciiiereo-lusca Holfni. PI. Litii. 1, pag. S7 lab. 12 fig. I — Palellaria ferruginea a dendrophila Wallr. Crypt, pag. 580, III — Veiruca- ria renuginea Iloffni. Deul. Fl. p. i77 — Bialora ferru- ginea Fries ill Ach. Acad. Soc. Slok. pag. 274, 1822 — Parmelia ejiisd. Lich, pag. -170 — Lichen Gni. Syst, Nat. n. -1560 — Lichen Ihuls. Fi. Angl. II png. 32G — Engl, bol. tab. 1630 — Parmelia fiirruginea p. Fries. Lich, pag. 4 72 — Ex lich. hclv. n. 385! el n."448!! — el n. 215 spec, exlram siiiis! ! - • Abitazione. A'^ive conuinissima per lulta Eiiropa siigli albori, e sulle roccie e siii miischi. E Irequente nel Veronese spe- ciahnonle suI Prnmis cci'osus. OSSERVAZIOKE. ' • II ciiiarissimo Eschweiler nelT opera Flora Brasi- liensis Vol. \. Part. 1. pag. 24S parla di nna Lecidea fer- rnqivra, clic dice crescere conuine e nell'Europa e nel- I'Aiiieric.ij e porta gli stessi sinonimi, che io (lui sopra ho riferiti. Per allro (aremo osservare, come oola anche il eel. Fee (Supp, pag, "108), che >a Lecidea ferrnrjivea dclla Flora Brasilicnsis, c cinerco-fiisca deW Essai siir — 104 — les crijptofjarncs etc. pag. H!, Tab. 27 fig. G, e una specie affatto diversa dal Lidien ferrurjineiis di Hudson (Bl, Aug il — 440) chc il chiar. Fee ha noniinnla col nonie di Lccidc'i Condominea. Hi cio ho poUilo conviu- ceimi anch' io esaiuiiiando al niicroscopio la specie Ame- ricana di cui ebbi esemplari aulenlici dallo slesso Fee. I siiioniiiii quindi porlati dall' Eschweiler alia sua Led- dea ferriKjima devono essere tutti rigcttati. ,,,,-.■ ._ p. PLUJ1BE,\. J/rtSSrtL ■.. ' -' loc. cit. pag. li Tliallo Incido^ contirjno, plumheo , effuso, uniformi, apolheciis prunitus immersis mimilissimis Jiaemisphaeri- cis, iiidc etnersis nrceolntis, d:^miim .suhroncavis planiu- sculis tnarfjiiuitis. Jscis ct paraph ijsibns davalis. Spo- rkliis majorihns^ sed ntrinqne ohtusioribns. Abitazione. Vive sulle roccie trachiliche dei colh Euganei ( s. Daniele ). . ^ OSSERVAZIONE. Difl'erJsce da tuUe le forme conoscitilc della Ty,'ci- dea ferriujinca pel colore e forma del tailo ch'e lullo contiguOj di colore piombino azzureggianh; risplendente, pella forma degli apolecii ciie hanno origine da piccoli globelli dimezzali immersi ncl lallo, e di un bel color rosso vivo, e ohe divengono poscia urceolali e si maii- tengono piii o meno concavi anche nella vecchiaja. Gli aschi, le paralisi e gli sporidii sono piu grandi e volumi- nosi che nella specie. _ 405 — Y coNTiGUA. MaasiiL * loc. tit. pag. li ' ' '■ Thallo ureolalo-conligiio-cinerescenk' (jjuao, opothe- ciis priiuUus ivnat'ts dein cmcrsis sessilibus. Jscis et spo- ridiis ininarihiis. Jbit. Vivf su!;e roccie basalliche del M. Fiirga di Bolca, e Belocca di Tregnago nella provincia Veronese. Osserv. Dilferisce dalla specie e varieta sopra descril- le per il lallo areolalo , conliguOj iiniforme, e per la pic- oolczza degli aschi e sporidii. Somiglia moltissinio al Callopisuta Tremniacense^ dal quale non differisce che pel colore rosso fcrmginco degli apolecii. DESCniZIONE. ' •, .' ■ II tallo comincia a manifestarsi da uno slralo leajgie- ro, polveroso, liiaocaslro o cincrognolo (subicnluni)^ clic a poco a poco divieiie piu grosso, verruculoso, dello stes- so coloie, ora areolalo (v. contUjua) c cinerco, era con- liguo e piombino {v. plumhea). Ordiiiariainenlc il tallo e liscio nella giovenlu e siille malrici parimeuti liscie. e ver- ruculoso nella vecchiaja e suUe malrici ineguali. Gli apo- tecii nascono dall' ipolallo, sono piccoli, urccolali nella giovenlii e sprofondati nella crosta lallodica : adiilti . eniergono leggermente, si fanno piaiii c nella vecchiaja anclie talora convessi senza una forma regolarc , anzi spesso conlorli c gihbosi per la reciproca piessionc, che Tniio cseicila sull' allro. (piaudo son numerosi. 11 colore c un rosso piii o nicno Ibsco, secondo rehi, la malrice e Tcsposizionc. Cosa singolare c da osscrvarsi in (|uesla ''i — 106 — specie, come anche in tuUe quelle di questo genere, ma non con egual evidenza, die i suoi apotecii sono ora provvedu- ti di un escipulo proprio, ora di un escipulo lallodico, ra- gione per cui fa diversamenle collocala dagli aiilori, ora fra i Liclieni parmeliacei, ora fra i lecidtini, come suc- cesse pur anche di Uilte le specie die qui riporto, e per le quali lio credulo d'insliluire il genere Blastcnia. Pero faro osservare, die realmcnle questa e le specie seguenti non niancano raai di un vero escipulo proprio^ e die sol- tanto qualdie fiala liavvi eziandio un accessorio e soUi- lissimo escipulo lallodico, die svaniscedel tutlo nella vec- cliiaja. lo ho esaminata una quanlila stragraiide di apo- teciij e non mi sono imballulo in un solo^ che fosse raan- canle di escipulo proprio, e confesso che crederei niollo di pill a (juelli che asseriscono di aver veduto apotecii di questa specie con escipulo lallodico, se polessi vedere i loro eseniplari. E percio che dubilo fortenienle, non sia stala colla Blastcnia ferrufjiiica scanibiala qualche forma del Callopisma haematites, del quale posseggomolli esem- plari che pei caralteri esterni in nulla differiscono da quel-' la specie. Chi possedesse esemplari di lal fatla, potra pero facilmente trarsi d'ioganno col bagnare gli apotecii del- r una e deU'allra specie, e li trovera divenir giallo-cerini uella C. haematites, conservarc lo stesso colore nella B. ferrtiginea. Gli aschi sono frequenti, venlricosi, fatli a foggia di clava, fra mezzo a parafisi goufie all'apicee un po'fosche. Gli sporidii variano di dimensioui, pero sono tutli il doppio lunghi che larghi. OsSERVAZIOiNE. Non riporto fra le varieta dclla specie in questionc la Lecidea caesio-rufa var. (estiva, di Acharius, ne la Pa- — 107 — tellaria sinapispennn di Decandollc, rilenute per forma della P. ferrufjinea da Schaerer e da Fries la prima, la secoada da Schaerer, mentre il chiarissimo Fries la vuo- le uoa varieta della Biatora vernalis, perche da me con- siderate come specie distinte per le ragioui che sotto vedremo. Lo stesso dicasi dalla Lecidea ferruginea v. versicolor pubblicala in esemplari secchi dal chiar. prof. Garovaglio. Spiegazione delle figure. Figura XXIII. — A^ porzione della lamiaa proli- gera ingrandita al solito — B^ sporidii. Figura XXIV, lo slesso della varieta |3, plumbea. Blastenia FESTiVA. ^assaf. \ ■ • ' loc. cit. pag. 1* ' ■ ■ Tliallo albo-cinerescente, leproso, fugaci, apotheciis minutis planis, marginatis, denique convexis rufescenti' ferriigineis, demum nigricantibus. Ascis creberrimis 06- loiigis octosporisj paraphijsibus teniiibus, apice subincraS' satis obvallatis, sporidiis diatnetro deciiplo longioribus, elongatis linearibus subincurvis^ nucleis polaribus, isthmo brevissimo conjunctis, vix discretis. . ' SlNOMMl. ;- V >' • Lecidea ferruginea y* festiva Schaer! Spic. pag. 175 — Enum. pag. 444! — (Lecidea caesio-rufa v. fe- stiva. Ach. Syn. pag. 44 Fid. Schaer. — Parmelia ferru- ginea u. festiva. Fries lich. pag. i72 — Biatora ejusd.Lich. — i08 — Svec, — Lot'idoa? obsciira Ach. Metli. pag. 75 — Licheu fiiscatiis Lam. Encycl. — Schaer. Ex Ilch. n. 475 ! ! Abitazione. Vive copiosa specialmente sulle roccie granitiche dell'Europa borcale. Descrizione, II tallo varia dal cinereo al negrognolo, dal liscio al verrucoso e leproso secondo I'eta, la matrice, e 1' csposi- zione ; ora trovasi mescolato coi rudimenti di qualche Chlorococcus {L. viridi-rufa Ach.?, .) ora con qualche Bijssus (L. fuscata Ach.? . .), in uua parola il tallo e ancora di forme piii varie ed incerte che nella specie an- tecedente. Gli apotecii sono piani nella gioventu, turaidi e convessi nella maturita, circostanza che non si verifica quasi raai nella P. ferrucjinca, di colore rosso-fosco che diviene talora nereggiante, ma non mai fosco-latterizio. Gli aschi sono la nieta piu piccoli che nella P. fenmginea, le parafisi piu sotlili e meno slipale. Gli sporidii sono lunghi il doppio, e quattro volte piu sotlili, vale a di- re lunghi dieci volte piu che larghi, coi nuclei verdetli cmpienti quasi lullo lo sporidio, e riuniti da un istmo appeua visibile e cortissimo in guisa, che pajono talora quasi toccarsi. La ispezione della fignra spiegh era meglio il mio dire di qualunque lunga descr izicae. Spiegazione delle figure. Fignra XXV. — J^ porzione dclla lamina prolige- ra — jB, sporidii. — 109 — BlasteiMa sinapisperiia. MussuL loc. cit. pag. 15 . • , . Thallo albo-cineresce7ite, leproso-grannloso, effuso, apotlieciis conflaenlibus minutis, planis, marginatis fer- rugineo- funds, max convexis, tiimidis, subglobosis, immar- ginalis ; laudein fusco-nigricantibus. Jscis oclosporis da- vatis, crcbria; paraphijaibus davaeformibiis, apice virida- lis, obvallatis; sporidiis ovoideis diamefro duplo longiori- bus, nudds amplis polaribuSj foetls, episporio diapliano cindis. SmoNiMi. Patellaria sinapispernia DC. Fl. Fr. II pag. 349 (Fid. Duf. ct Schaer.). — Lecidea fcrruginen v. leucoraea Schaer! .... 8 pic. pag. -175 — v. sinapispernia ejusd. f Enum. pag. AAA — Biafora vernalis ^. sanguineo-alra Fries Lich. Eur. pag. 265 — Blatora I'err. y. leucoraea Rabenh. Detit. Fl. pag. 89 — Lecidea fusco-lutea (3. leu- coraea Acli. Lich. pag. i98 — Ex Schaer. Lich. Ilelv. n. 215, specim. dexl. et med. ! ! ABiTAZIONE. ' .... Vive sui niuschi nei luoghi aperti e privi di pianle nei monli di quasi tuUa i'Europa. Descrizione. .. II tallo uormalmente e di colore biancaslro, talora Icggermenle cenerognolo, meno pero delle specie anlecc- — ilO — denli, ed e tulto granuloso alia stessa foggia della Lecidea microphijlla. Gli apotecii iiella giovenlu sono piaai un po'concavi, contoroali da uu orlo, e di colore rosso-fo- sco, tendente al rugginoso: divengono pero assai presto convessi, lumidi e globosi, seiua orabra di raargiue, e di colore rosso-oscuro di terra, tendente al negrognolo. Gli aschi sono a foggia di clava, piu ventricosi die in tutte le specie antecedenti, le parafisi clavate e verdi alle som- mila, gli sporidii oviformi, con due ampj nuclei polari, oc- cupanli 2/5 dello sporidio, e muniti da un apparentissimo episporio. Gli apotecii divengono, come fu detto, assai presto tumidi, globosi, eraisferici, senza ombra di margine, assai confluenti ecc. e queste circostanze esterne, oltre le gia descrilte iuteriorraente credo sieno piu che sulficienti per dichiarare questo Lichene per una specie autonoraa. II trovarsi tal fiata qualche individuo della B. fernujinea vivere in comune sui muschi con questa specie, siccome pure la forma degli apotecii nella gioventu, ha indotto lo Schaerer a reputarla quale una seniplice varietd^ die cer- c6 di corroborare colla pubblicazione di tre esemplari di questo Lichene, dei quali Feslremo sinistro dovea appun- to segnare il passaggio, quando invece, come fu detto, Don era realmente die una forma della vera B. ferriujinea. Sia cnche questa una prova novella di quanto dobbiamo essere cauti innanzi di negare il dirilto di specie a qua- lunque Lichene, Descrizione delle figure. Figura XXVI. — J^ porzione della lamina proli- gera — B^ s()oridii. Blastema Pollinii. Maasal. • •. loc. cit. pag. -15 • Thallo albo-ciiierescenle areolato-contiguo ; hijpo- thallo ohscuriori^sublimiiato; apotheciis planis margina- tis, lateritio-fuscis, tandem convexiusculis, subglobosis nigricantibus^ immarginatls. Jscis octosporis clavacfor- inibus, paraphysibus tenuibus obvallatis, sporidiis diame- tro duplo longioribus oooideo-cllipticiSj utrinqiie attenua- tis^ subacuminatiSj nucleis polaribiis sabrotundis. > . SlNONIBII. Lecidea gibberosa Polhn! ! (non Ach.) Flor. Ver. Ill, pag. 408 (in herb.) Escl. oni. Syii. — Lecidea ferrugiDea forma ? Schaer ! in lilt, ferrugiuea v. versicolor Garov! ad specim. " ■\ Abitazione. , Vive sui Ironchi degli alberi specialmente delle pia- nure nel Veronese e iiella prov. di Como (Garov !) Vive pure nella piovincia di Padova sui Ironchi di MagnoHa neirOrto bolanico. ^ Descrizione. , ' Forse qualcuno mi tacciera di troppo facile a creare specie novelle, e persino di Iroppo ardilo, se nulla oslan- te il giudizio dei due chiar. lichenologi Garovaglio e Schaerer, chc repularono queslo lichene per una mera — H2 — varieta, io azzardi proporlo quale uua specie dislinla : checche no dicano, tale e il mio parere, per quelle ragio- ni, die ora sono per dire, ragioni che spero vorranno esscre valutale per buone da tuUi qiielli, che allc idee preconcetle anlepongono la riflessione ed ui» nialuro giudizio. II tallo e dl colore bianco-sporco, in tutte Ic epoche della sua vila, eccctlo nell'infanzia, nella quale c bianco- puro; I'ipotallo e bianco-oscuro, sempre piii carico della pagina superiore, mai azzurrognolo, come nella P. furni- (/i/iea , e sue variela : e piu o meno liscio conliguo ed areolalo secondo I'eta e le matrici, di forma irregolar- mente limitata. Gli apotecii sono normalmenle di color giallo-latlerizio, o giallo-rosseggiante, piu o meno foschi, secondo Tela; piani e marginal! nella giovenlii ed adole- scenza, tumidi e gonfi nella decrepitezza, quasi neri e privi di raargine, lisci e perfino lucidi, circostanze che non si verificano mai, intieramenle od in parte, ne nella B. ferruginca, ne nella B. sinapisperma. Gli aschi somi- gliano molto a quelli della B. sinapisperma, ma ne diffe- riscono le parafisi, che non sono cosi stipate, ne gonfie alia sommila, e gli sporidii, che sono piii vcnlricosi, piu aculi alle eslremita e coi nuclei non conici, come nelle specie descritte, ma rotondi e piu piccoli d'assai. Quesle circostanze tulte che io ho risconlrale sopra piu che cin- quanta esemplari, die conservo nel mio erbario. c sui luoghi nolati del Veronese e del Padovano, mi sembraiio piii che sufficicnli per qualificarla come specie auloiio- ma. Aggiiingasi a questo la sua dislribuzionc gcogralica. Le B. ferruginca e sinapisperma vivono per Io piii nci luoghi aipini e monluosi a qualche clevazioue, dai 500 ai 800 melri sul livello del mare: la B. Pollinii pvedW'igc le pianure e non I' ho mai trovata vivere in comune colle — ns — specie antecedenli. Fgnoro i luoghi ove veone raccolta dal prof. Garovaglio nella Provincia di Como, ma iion dubilo che le niie osservaziooi sarauno alle sue probabilmenle confoniii. • Spiegazione delle figure. Figura XXFII. — ^, porzioiie della iHoiina proli- %tTii — li^ sporidii. • Blastema AREtVARiA iVassa/. " loc. cit. pag. 16 " :' . ■ , Thall) alho-cinercscevte raesio, siibgrawdosOy ambi- tu plicato-radioso : apotheciis mhuitis rubris dispersis, emcrgcjitibus, coiicaviusculis. Ascis amplis /i-Gsporis, pa- raphysibus laxis flcxuosis aequalibiis , apice ramosiu- sculis , obvallatis. Sporidiis ovoideis, amplis, diametro dimidio longioribus, cpisporio diapliano cinctis. SirroiviMr. "V Lichen arenarius Pers. in Ust. Ann. VII, pa". 27 — Engl. Bot. tab. i040 opt. — Lichen caesio-riifns Schrnd. Spic. pag. 80 — Wahlenb. Fl. Sv. pag. 801 n. 1192. ~ Lichen erythrocarpiiis Pers. Ap. Ach. in Lichen, univ. — Verriicaria arenaria IIofTm. Dent. Fl. II, pag. 178. — Patellaria arenaria Holl'. PI. Lich. tab. 58 fig. 10 (mala) Lecidea arenaria Schaer. in Nat. An. d8I8 pag. di. Escl. Syn. — Lecidea caesio-rufa. Ach. p. — Spic. ejusd. pa". i88 — Patellaria theicholita y. eblaslematica Wallr. Crypt, in, pag. 590. — Lecidea erylhrocarpia a arenaria — \u — Schaer. Enuni. pag. 145. — Lecanora craspedia et v. arenaria Ach. Melh, pag. 172. Univ. pag. 391 (Fid. Schaer.) Parmelia erythrocarpia 6 arenaria Fries Lich. pag, 120 — Placodium versicolor DC. Fl. Fr. II, pag. 580 escl. syn. (Fid. Schaer.) — Lecidea caesio-rufa var. Ach. (Flor. goelting! Fide. Ern. Meyer in lilt.) — Exs. Ga- rov. lich. com. n. 75 ! — Abitazione. > Vive snlle roccie specialnienle arenarie di lulla Eu- ropa, sulle tegolc dei totli nel Veronese (Massal.), ncl Pa- vese (Garov.) ccc. No posseggo un eseuiplare favorilomi dal prof. Ernesto Mayer di Konigshcrg, raccollo nel luo- go stesso ove Persoon scoiierse la prima volla qiiesla specie. Descriziohe. Dalla diagnosi, che di sopra ho data di qiiesto liche- ne, apparisce bastanteraente per quali ragioni gli conser- vi I'onore di specie, tantc volte acconsentito e ritolto dai Lichenologi. Diro quindi soltanto sulla sua morfologia. II lallo e di colore bianchiccio, tendente al cinereo od al cilcstrognolo, leproso od areolalo nel cenlro, quasi foglioso od elfigurato nella periferia I L' ipolallo e dello stesso colore : gli apotecii che hanno origine dall' ipotal- lo sono nell' infanzia ravvoiti dal tallo^ pel quale si lanno strada all'esterno sotto forma di piccole scodelle profou- de, di un bel color rosso-carnicino , piu fosco nel centro. Anche falli adulli conservano prcsso a poco la slessa lorma urceolata, e lo stesso colore ; solo si spogliano (juasi intieramente dell'accessorio e bianco escipulo tal- — Ho — lodico. (rli asclii sono j,Mandi, frcquonli. clavifornii con so- li 0-4.-5 sporidii, c collocali fra sollilissiinc, capillari, fles- suose parafisi, che divengono ramose alT apice. Gli spo- ridii sono ampii, elliltico-ovoidei, ottusi, cinti da un dia- fano ed appena disccriiibile episporio , con due nuclei polari, occiiparili quasi 2/5 della cavila. " r : i? SPIEGAZIONE DELLE FIGURE, Figiiya XXFIU. — A, porzioni' MU la»i>iiia proli- gcra — B, spoiidii. ^''' ' ■ ■ -^ ^ • ■ ■; ■^^■■^^svn,j^ ',.i;,\, ' • ' ■'' ■ Blastenia Lallavei. Massed. t. . ,, . ' "-''■■ ■ • . loc. cit. pag. Ifi c..- • ;ii.ii i Mrjii il Thallo larleo crnstoso-arcolalo, awhilu sub effigu- ralo, cinerco-limilato, hijpothallo cincreo nig ricante sub- fibrilloso, apothtciis cenlralibus, sangnineo-mbris, stipa- lissimis, innatis, ob mutuam pressionem difformibus, exci- pulo thallode sub-evanido, marginalis, initio conccwis, dein planis conveximculis ; ascis obbmgis, creltris, oclo- spot-is, pamphijsibus stipatis, snb-aequalibus , cpice sub ramosis obvallatis: sporidiis conico-ellipticis nlringue al- lenuaiis, micleis polaribus couicis, episporio sub-diapha- no cinctis. '■ ' ^ '■ ■' SlNONIMI. • , .- ' . Lecidea ci ytlirocarpia ^, Lallave Schaerer ! Jinum. pag. ^45. — Parmelia erythrocarpia |3. Fries Lich. Eur. pag. 121. — Lecidea Lallave Clem. Ensay pag. 297 — Ach. Syn. pag. '1 19 — Schaer. Ex Lich. helv. exsic. n. 684. ! ! — iin — Abitazione. Vive siille roccie calcaree di tiilla Earopa. Nel Ve- ronese e comunissima sulle roccie crelacee ( Scaglia) e sulle juresi (Cal. oxfordiano); ne I'iio mai Irovala sopra roccie di altra foriuazione. Descrizione. Oslinati i Lichenologi posteriori ad Acharius , a ve- derc dovunque passaggi, negarono tulti, cccctluato il suo scopritore, 1' onore di specie anche a qiiesto Lichene : i caralleri della sua strultura interna confroolali con quel- li della B. arenaria provano a sulficienza, che cosa v'ab- bia di comune fra queste due specie, e non ne aggiungcre- mo quindi che la descrizione. 11 tallo normalmente e di color bianco-lalleo; col- Velh pero diviene un po'ceuerognolo di natura arailacea, tutto areolato-crostoso, specialmente nel centro ed effigu- rato nella perifcria, non raai pero lobato, come nella B. arenaria in istato normale, ne come quesla alle volte diffuse, e senza figura, ma sempre piii o nieno circola- re e rotondo. L' ipotallo e negrognolo , e cinge qua- si sempre la periferia del Lichene {nhjro-lindlalo). Gli apotecii nascono tutti nel centro , sono confluenlissi- mi, di forma irregolare per la mutua pressione, di co- lor sanguineo-rosso, che poco varia anche quaiido sieuo bagnati, concavi nella gioventu, piani e talora leggermeu- te convessi nelPadolescenza e nella vecchiaja, e cinli da un raargine lallodico, che svanisce prcsso che totahneiite uella decrepitezza. Gli aschi sono frequenti, oblunghi, con otto spore, collocate tra mezzo a sottili parafisi, un — 117 — po' ramose aU'eslremita, gli sporidii sono ellillici, rap- presentaiili la forma di due coni, iiniti alia base, coi nu- clei occnpaiili 1/3 della cavita. . SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Fignra A\I\. J^ porziorw drlla lamina prolige- ra. — B^ s[)()iidii. Bi.ASTEisu VisiANicA. Mussal. Syn. Licli. blast, pag. -16 -, ■..„.' .'.' ' Thallo cffujuralo^ cinerco, snhtus-fibrilloso , centro areolato-vemiculoso^ amhitu foliaceo-lohato, laciniis peri- phaericis conoexis^ subcontiguisj alhidiovihiis, apolheciis aurantiaco-rubris convexis, aetate flexuoso-difformibus^ subtus liberis^ excipiiln thallode cvanescente marginatis. Ascis oblongis^ obttisis^ octosporis; paraphysibus siibcla-f vatis, apice ramosiuscnlls teniiibus obvallatis ; sporidiis diametro iriplo-vd diiplo longioribus conico-elliptlcis ven- tricosis sub-in rurvis micleis polaribus Iriangiiluribus. ■.:■;• , SlNONlMI. :■:'(■■ .;.•; Lecidea crylhrocarpia v. areiiaria Schaer! in litt. — Parmelia Visianii Massal. in herb. , v Abitazione. Vive neirOrio bolanico di Padova sui profdi di ma- scgna (Trachile) chc servono a dividere le ajuole. Non la tiovai in allro luogo del Vcneto. E iutitolala al chiar. c — H8 — benemerito professore e prefctto tlcirOrlo bolanico di Paclova dolt. R. De Visiani. DEscRrzroNE, Anche qtiesla specie mi fruUera il tilolo di arditOj qiiaiido in onta al giiidizio del celeb. Schaerer persisto nel considerarla come novella: ma sia dello con buona pace dei Liclienologi tutti clie studiano coi soli caralteri estcrni i licheni : anche il Lichen arenarins di Persoon, la Liicidca ocliracea di Schaerer, la Lccidca fcrrnrjinea var. fesliva cc. non eran, ue sono per cssi S[)ecie distin- te ; e noi nullameno Ic considerammo mai senipre belle e buonissime, siciiri di aver del noslro parere tuUi quel- li, che credono alio studio dell' interna strultura di que- sti esseri. Senza entrare quindi in una troppo Innga descrizionCj diro solaraente di quel caralteri che difTeren- ziano la B. Fisianica dalle due specie sopra descritle. II tallo e orbiculare, cinereo, molto piu oscuro , che non nella B. arenaria e Lallav^i, dclle quali e anche molto piii grande ed esteso. La sua perifcria e fogliosa lobata in niodo molto piu dislinto di entrambe, ed inferiormente tutta librillosa. Gli apotecii sin dall' infanzia sono pro- minenli sopra del tallo, al quale non aderiscono che per un punto centrale, come nellc Parinelia, concavi sempre giovani e vecchi, in quest' ultimo caso flessuosi e contoi- ti. Sono provveduti di un distinto escipulo tallodico che supera e cingc la lamina proligcra, che e sempre di co- lore rosso-dorato, il quale divicne giallastro sc venga ba- gnato. Gli aschi sono ineno grandi, che nella B. Lallavei., piu piccoli che nella B. urinaria, le parafisi piu ramose e ingrossate all'apice che in araenduc. Gli sporidii sono piu stretti e piii lunghi dcUa B. Lallavei, la meta piu pic- — H9 — coli della B. arenaria, i nuclei occupanli l/^della cavi- ta dello spoiidio, ineatre ne occupano 4/5 nella B. Lal- lavel; 2/5 nello B. arenaria. Nella B. arenaria e Lallavei gli apotecii divengouo anche convessi, bagnali conser- vano presso a poco il loro colore. Oltre a cio si ag- giunga, che la nostra B. Fisianica occiipa e predilige stazioni affatto alle altre opposte specialnieate alia B. Lallavei, vivendo quesla sui nionti e sulle roccie piii du- re, quella nei luoglii umidi e nelle pianurc, ed e pure ben fatto il notare, che nella Provincia di Padova non ho mai trovato, nulla ostante le mie ricerche prolungate tre an- ni, ue il Lichen arcnarins di Persoon, ne la B. Lallavei, come per converso ho Irovate comuni cpiesle due specie nel Veronese e nel Vicenlino_, ma non vi ho mai vcduta la B. Fisianica. - ~r • .,..., , (I '■-'••'■■ SpIEGAZIONE DELLE FIGURE. " Fifjura JIT, — J, porzione della lamina prolige. ra. — Bj sporidii. -., Pykeisodesmia Nov. Gen. , ,: , •'■-■■;■•■■' ' ■ 'ii ■ '^ ! ,>!■ , . . Lcciiiiorac ct Parmeliae Auct. ■ li « Apothecia primum punctiformia immersa , » urceolata deiii patellaria aduato-sessilia, excipuio » proprio thailode tumido iiiarginata. Lamina proli- » gera ceraceo-cartilaginosa colorata (nee rubra nee »flava) strato goniniico praecrasso imposita. Asci » clavati octospori, parapliysibus iaxiusculis obvallali, » sporidia ovoideo-elliptica utrinque obtusiuscula dia- — IL>0 — » phana, nucleis polaribus conico hemisphaericis hya- » linis, isthnio filiformi axili inviceni conjunctis, vel » isthmo evanesccnte, discretis, foeta. » Tiiallns taiUFeus v. areolato-vernicosus limi- » tatus , plLTumque effiguratus , lualricibus arete » adhaerens. » ^ OsSER\AiilO>E. Noil ho fuUo parola di qiieslo genere nella mia S\j- nnpsis licheniitn hlasleniospororum perchc era ancor io- deciso se le specie che qui riferisco, si dovessero piulto- sto riportare solto il genere Blastema ; mi sono poi de- ciso del contrario, dopoche ho studiato nel luogo loro oatale tulte le forme Uchenose qui solto descritte, aven- do osservato costante I'escipulo, manlenersi della soslanza stessa del tallo, e solo simulare ncll'ela velusta una specie di cscipulo di soslanza propria, il grosso slralo gonimico che il disco sopporta. Del reslo il color della lamina proligera che non e raai ne gialla ne rosso-sanguigna, la stessa sua nalura, unitamente alia strullura del tallo, ed alia evoluzione degli apotecii che si trovano nell'in- fanzia completamente chiusi, sono caratteri piii che suf- ficienli pella validila di questo genere che sulle due voci ituptiv nucleo, 9i'7\i.oq. catena, quivi propongo. Pyrenodesmia Agardhiana. Massal. Thallo albido-cinereo , v. fumoso-roseo, tartareo-le- proso conliguo. Jpothcriis innatis tandem sessilihus, di- sco convexo fusco-atro , humecto palUde-fusco, margine thallode tumido intcgcrrimo-albo. Ascis siib-clavatis octo- — 421 — sporis^ paraphtisibm upice fuscescentibiis ohvallatis. spo- ridiis cUiplicis medio dilatis, cpisporio crasso vinctis^ diametro duplo longiorlhus. SiNONIMI. Lecanora Agardhiaua Ach. Syn. pag. d52 (Fide Schaer.), Schaer. Enum. pag. 76. Spic. pag. 594.. Abitazione. Vive sulle roccie calcaree piii dure per lutta 1' Ita- lia settentrionalc. INel Veronese e comunissima sulle roc- cie juresi dei Monti Baldo, Jlba, e Lessini. OSSERVAZIOKE. Quanlo errasse ii chiar. Fries nel voler cousiderare questo Hellene come una forma della Lecanora rafltosa, I'ho abbastanza dimostrato nella mia operetta or or pub- hWcala {Ricerche sulla autonomia dei licheni crostosi) parlando di questa specie. La mia Pijrcnodesmia AG — ohvallalis, sporidiis elliptico-ovoideis utriiuiiie suh alte- nualis diam. diiplo longioribns. S1NON1311. » Lecanora variabilis Ach. Lich. univ. pag. 5G9. — Par- inelia ejusd. Melh. pag. i90 — Lichen variabilis Persoon. Abitazione. Vive sulle roccie arcnacee e calcaree di lulta Euro- pa. E comuiie nel Veronese. ^. LlLACINA. P. Criista effusa arcolato-vcrrucosa cinereo-lilacina apotheciis conflucntibus fuscidulis, rnargine alho-pulueru- knto persislente. Ascis davato-veutricosis octosporis, pa- raphijsibus crass iiisculis apice liitcscentibus obvullutis, sporidiis utrinque obtusioribus , majoribusque, nacleis polaribus conicis aniplis : diam. duplo loiirjioribus. Abit. Vive sulle roccie arenacee nella Provincia Ve- ronese, specialmenlc nel paese di Tregnago e Badia Ca- lavena. S". PULCHELLA. p. Criista orbiculari effigurata, cinereo-fusca, cen- tra areolaio-verrncosa^ ambitu, radiosa cijaneo-fusra laci- nulata : apotheciis centralibus nigricantibns, humeclis fasco-viridulis ^ rnargine thallode albo, evanescentc. Ascis 8-sporis, paraphijsibus laxiusculis flexuosis capillaribus^ apice fiiscis, obvallatis^ sporidiis, ellipticis iitriitque ob- tusiusculis; diam. duplo lomjioribus. — 127 — Ah'it. Vive sulle roccie calcaree dure di liitlo il Vene- to. Abbonda nel Vicentino pressoil paese di Ghiampo fNo- garole), e iicl Yerouese presso Tregnago (M. Gaslello ecc). Y. FUSCA. P. Thallo areolato-verrncoso-effuso, apotheciis tumi- dulis, siccis Ihallo subconcoloribus , humectis fasco-vi- rentibiis. Ascis et sporidiis sicul in specie sed aliquanto ininoribus. j4bit. Vive nei luoghi stessi della precedenle. - Descrizioke. II nome di variabilis posto da Acharius a questo licheiie, non potea esser raeglio applicalo variando mol- lissimo il tallo dal granuloso all' areolato, dal piccolo al grande, dal bianco al cinereo, dal fosco al violaceo, dal Don aver limili all'essere configurato , a norma della matrice e della esposizione. II colore normale del tallo e bianco sporco e cinereo alia periferia,-violaceo-pallido 0 fosco cinereo nel centro : 1' ipolallo e seuipre cinereo e talor eziaudio un po'azzurreggianle, formando con questo colore I'orlo che circonda e limita tutla la periferia nol- le forme effigiirate. Gli apolecii hanno I' origine del tallo, nascendo dalle areole piii o meno confluenli, di un bel color badio che ricorda quello della Lecaitora sub- fusca, che per allro diviene serapre piii pallido allorche sieno bagnati : lalora sono pure pruinosi {var ^. lilaci- «o), di color violaceo-Iilacino, e sempre cinti da un fari- noso e bianco niargine pcrsislenle che talora svanisce nella vecchiaja. Gli aschi sono sempre clavali piii o meno graudi, fra mezzo a distinte c flessuose parafisi. Gli spo- — -128 — ridii sono ovoidco-elliltici, col nucleo occupanle appcna un terzo della cavila sporidiale. Spiegazione delle figure. Figura XXXIV. — Ptjrenodesmia variabilis — , porzione del disco — B^ sporidii. Figura XXXV. — item della var. ^. lilac ina. Figura XXXVl. — item della var. 8. pnlchella. OSSERVAZIOKE. Gonfcsso senza vergogna che io non conosco la vera Lecanora variabilis di AchariiiSj ne la sua L. versicolor, per cui sono ineertissimo se le due specie che quivi ho descritto sieno le genuine forme lichenose del crittogarai- sta Svedese. Tuttavia se le descrizioni che quel sommo lichenologo ci ha lasciale sono esatte, e probabile che la mia Pijreiiodesmia variabilis sia la sua vera Lecanora di tal norae. Dove ho maggiordubbio si e intorno alia Pijre- nodesmia olivacm, la quale serabra avere alfinita non ispregevoli colla Lee. versicolor. Ach. ; per allro mi sem- bra per varie note esserne diversa. Chi avra consultale neH'erbario Achariano le due specie in qucsliooe, potra reltificare le mie classificazioni. IKDICE DELL' APPENDICE III. i) Blastenia MassaL . Blastenia arenaria Massal. , ferruginea Massal. Y contigua Massal. . P plumbea Massal. . festiva Massal. . Laltavei Massal. Pollind Massal. sinapisperma Massal . Fisianica Massal. i) Callopisma Dntrs, . Callopisma aurantiacum Massal. X anomaUun Massal. £ contiguwn Massal. ? (lifjracliim Massal. Y flnvo virescens Massal. ^ gyalecloides Massal. t holocarpum Massal. S" ruhescens Massal . X salicimun Massal. P Schaererianum Massal t] Vehuium Massal. cerinwn Dntrs. ^ stillicidiorwii Massal. ciirinurn Massal. disjunctum Massal. haematites Massal. . .. ... . ochraceum Massal. P lacteuin Massal. . pag- 101 >5 ii3 » 102 >J io5 » io4 « 107 » ii5 » 1 I I » 109 » "7 1) ^^ y> 70 » 77 » 73 » 73 » 71 » 75 }} 76 » 72 n 77 ii 70 » 74 » 85 w 86 J) 97 » lOI « 92 (» 89 » . 90 d30 — Callopisma luteo-alhum Massal. . . pag- 8o P celtidis Massal. .... » 82 — - — ruhellianum Massal. .... » 94 — — Trcmniacense Massal. » 96 3) Candelakia Massal, 3J 62 Candelaria vitellina Massal. 95 66 j3 nreolata Massal. .... . » 67 Y xanthosligina Massal. . » 67 vulgaris Ma 5i Physcia callopisma Massal. .... » 57 j3 cirrochroa Massal. i) 58 Y centroleuca Massal. J) 58 — capensis Dnfrs . SJ 54 carphynea Massal. .... . '> 60 chiysophlhalina D. C. » 39 elerjans Dntrs. ..... » 5o j3 discrcta Massal. . . . • « 5i Y hiatorina Massal. . . . . . )) 5i flavicans D. C. . . J) 36 — — rnuroriini Massal. .... » SA P detrila Massal. .... « 55 — — parietina Dntrs. .... 5) 41 8 fulva Massal. .... » 44 ^ laciniosa Massal . , . • !1 45 (3 lohulala Massal. .... )) 43 z Ij'clmca Massal. . . . . . » 44 Y polycarpa Massal. » 43 pusilla Massal. ..... 3> 59 scorigena Dntrs. .... )) 57 villosa Dub. . 3) 5a P calvescens Dntrs. « 33 5) PvRHNOOESMiA Massal. . . . . « "9 Pjrenodesmia Agardhiana Massal. » lao Chalyhaea Massal. . . . 3J 125 olii>acea Massal. . . . • • » 124 variabilis Massal. . . . . . 3! I 25 8 fusca Massal. . . . . . " i'i7 (3 Ulacina Massal. . . . . . 3' 126' Y piilchella Massal. . . . . 33 1.26 pas- ^0 id. id. is G7 85 127 — 131 ERRATA GRAVlORA. lin. 15 goniopyla 10 sarauno associati altri caratleri caratteri generici (1) ispeciosi Porina Questo dissi V xanthostigvia Massal. Callopisma cerimnn Massal. 0 jmUhella y fusca CORRIGE. goniophyla saranno associati altri caratteri (1) caratteri generici (2) gli speciosi Pertusaria Quanto dissi y xanthostiijma Massal. Callopisma cerinum Dntrs. y puUhella B fusca ff. ^ /Jnf'te/trtrf _/i \}'trs. J7. r^////^//:>/^/^/ - //y.v.,-^// vn. vm EL wtw ^J^^^4felrru^ inc. Oion B I xn V/// carf/hzn ea Jff^ r? ru^/-'^fe;i7n/ tr/f. JtXVJli. XVIX iii'iilf '«?^' '«» :xxx:. ^ '^-^S^ /V'/'^ cZzs JITTr FoOinii _ ^^' La//Mvel ^t'^f l/is-ictn/ca XXXE MP^i; MU iftj^ Mm ^"'^i^i^' TCXXTT -.r,W i V XXXIII B a (X' >> OJ^^Kfsc^^i^c^Tti.^ in-t~ . 01 /C^ II ift XXX v m'W, w "-'/^f/e'/' 1/ '//^ / '^y/uf«rf <'/'/■' ■/■7.7/ Fffrenoeies'mia ^ ■/gnrY/Zija'/f/ i Ifr/jKral . AJ'.t'// r/f/rii/Anff/ APPEIVDIOE IV. ■'.!.■ i! « L'uso medicinale che si fa ora del Kousso e le virtu specificlie di esso recentemente sperimentate fanno giudicar conveniente di offrire nella presente Appendice un piu esleso estratto della Dissertazione che sopra quella pianla fu letta dal M. E. prof. R. de Visiani nell'Adunanza dell'i. r. Istiluto del 26 aprile i852. ?i ' llluslrazionc botanica del Cusso vcrmifugo 0 Hagenia abyssinica Lani.^ del prof. R. de Fisiani. v />^v^ Fra i vanlaggi piu segnalali, di die le scienze natu- ral! bcneficarono la umaoa famiglia, non ultimo certa- nienle si fu colesto, che per i viaggi falli dagl' inlrepidi loro cullori, tutto che di buono e di utile era slato dalo in relaggio quale a questo c quale a quel popolo, fu per cssi fiillo conuine a luUi. II qual bcntfizio operarono piii spocialmenlc c piu largamente i botanici , come quelli ch'csplorando iuslancabili le toire piii recondite ed iiiac- _ 4 — cessCj ondo indagarne e conoscernc la pcculiarc vegcla- zione, raccolsero le virlii c gli nsi dclh^ [jianle cola cre- scenti dalla viva voce de' natural!, chc per aniicliissima consueludine le adoperavano ^ o Ic indovinarono per la soniigliaiiza di esse piaiitc con altrc di gia nota cfficacia. E cosi fii ciie, lor merce, le pianlc ulili americane fiirouo trasferile in buon dato ad accrescere di nuovi ajuti le noslre arti, reconomia donieslica, ragricoUura e la nie- dicina. Ma non fu cosi de'prodolti nalurali asialici ed africani ; chc I'esplorazione di quelle vaste regioni. diffi- cultala da mille ostacoli opposli a gara dalla natura c da- gli uomini, non porse ancora ricambio corrispondcnle ai dispendii, alle fatiche, alle privazioni, ai pericoli affrontali per illustrarle dai botanic! viaggiatori. Gli e da cio, che cola rcstauo ancora ignole per noi ricchezze vegetal! non poche, di che potrebbo ailarsi 1' induslria e vanlaggiarsi rumanita, quella per accrescere I'agiatezza, questa per conibattere e vinccre la niolliludine ognor crescente de' nostri inorbi. No solo rlmangono a conoscersi gli us! del maggior nnnicro dcllc pianle ulili africane ed asiatiche, si ancora di quelle di cui Tuso h nolo, e le cui produzioni penetra- rono fra di noi, spesso ignoriamo i caratleri ed il nomc scicniifico delle piante da cui provengono, per cui non essendone accerlala I'origine, si va incontro a tutti i pe- ricoli dello scambio, chc far possono della sostanza ge- nuina con allra cho non e dessa, o per ignoranza o per fraude j coglitori o spacciatori della medesinia. Spelta adunque al bolanico, scoperla la propricta di una pianla, illustraria conipiutamcnte a talc che con altra non sia confusa , c non la potendo vcder viva e fiorenle nel natio luogo, argomentare da quella parte di essa che si usa e puo aversi, la pianta inlera da cui provenne, c di _ 5 — ■ : " quesla fissare immutabilmente il nomc scienlifico ed i caratteri die le si addicono. Ciocche e senipre piu o men malagevole , e richiede tal copia di cognizioni praliche degli esterni caratteri delle piante di piu famiglie, da non venir fatto che a quei botanici i quali videro e visitarono da se slessi le vegetazioni di varii climi, Una di quesle utili produzioni , che per essere stale iraperfcllamenle illustrate dai botanici tardo raolto a farsi conoscere fra di noi si e il Cusso^ o Kousso, ver- mifugo celeberrimo nelTAbissinia, nell'Arabia ed in tulto i' Orieute, che pure soltanto di fresco giunse ad accresce- re la suppelleltile de'nostri specifici piii efficaci. A questa pure come ad altre assai inconlro a lungo d'esserne ignoratala vera piantajCmalgradoche fosse questa descrit- ta e figurata sin dal d790 in un libro abbastanza note, pure resterebbe forse luttora oscura, se un medico fran- cese dimorato a Coslontinopoli , il sig. A. Brayer, mosso dalla fama di che cola gode questo vermilugo, e proeac- ciatasi una mezza dranima dei fiori che lo compongono, non avesse trovato neiriilustre Runlh chi da quei fiori iu- franti e quasi polverizzati saputo avesse cledurrc i carat- teri dell'albero che li produce, e quasi ricoraponendolo fondarvi sopra un nuovo genere di vegetali che a ricordare il nonie del donatore il Runth chiamo Brayera, distinguen- done Tunica specie coirepiteto di cwtliehninthica. Ma !a pianta descrilla pcrnuova dairiliuslre botani- co di Berlino (Kunth in Brayer notif. verniif. in 8." AS22 Paris) e confermata per tale dal celebre Decaudoile (Pro- dr. syst, nat. II., 588), non lo era punto. Cinquanta anni prima un intrepido viaggiatore, il sig. James Bruce che avea visitalo 1' Abisslnia e la INubia fra il 1768 c il 1772, pubblicando le cose da lui vedute cola in un* opera inlito- lala : Fiaggio in Nubia c nelV Jbissinia, che scritta in in- — 6 — glese si slampo in Edimburgo nel 1790, si tradusse in francese e fu inipressa a Londra nell' anno slesso, e nel successive IradoUa in tedesco, venne ripubblicata aLipsia, avea dalo circostanziata descrizione ed una fignra abba- stanza buona del Ciisso (Bruce Voij. en ISnhie. et Ahijssi- nie, traduit de VAnglois par I. H. Gastera, Londres 1790- 92. Tom. XIII, p. 120). II Bruce aveva imposto a tal pianta il nonie di Banksia (stanipato per errore Bankcsia) dedicandola alTiiliistre presidente della Societa reale di Londra Sir Joseph Banks, ePavea chianiata Banksia abijs- sinica. In quest'opera trovasi una descrizione, se non e- satta e chiara in ogni sua parte, forse per la poca pratica del linguaggio sclentifico linneano, certo piu anipia che non lo e alcuna delle posteriori , le quali ricopiando piu 0 meno fcdelnientc le parole del Kunlh per cio che rag- guarda il fiore, ch'cra la sola parte da iui veduta, tacque- ro aiTallo dei caralteri del Ironco, delle foglie e dei semi, di cui I' unico che ne parii e ancora il primo suo scopri- tore. II Cusso, secoodo il Bruce, e un bell'albcro che non supera i venti piedi, ha il tronco spesso inchinato_, copei- to d' una corteccia assia liscia e bianchiccia, listala di striscie brune che la traversano : il siio legno e molle e liglioso. Qiiesto tronco superiormente si sparte in gros- si ramij solto aH'origine de'qtiali esso e cinto da quallor- dici a sedici giri di filanienti siraili a crini di cavallo, sin- golare carattere che basta a distinguere di primo getto quest'albero da tult'altri, e forse non c che un resto delle foglie cadute. Le sue foglie hinghe due pollici e un quarto circa, da cio che ne dice il Bruce^ sono ritratte come quelle dell' ortica, ma dalla figura che ne da cgli sono pennate disparijafoglioline lanceolate, seghettale, cui s'in- terzapo foglioline minori, son pelose per di sotto, hanno un color verde pieno, ma senza luslrezza, e disposle km- — 7 — ghesso iin picciiiolo alato alia base, con che abbracciano il tronco a foggia d' anello : i quali anelli rimangono altaccati ai rami anche al cader delle foglie, e danno pro- babilmente origine agli anelli filamenfosi descrilti teste. Da un punto del rarao, che non ha foglle, esce il garabo che porta i fiori, il quale poco apprcsso spartesi in qnat- tro rami, e qiiesti in ramoscclli torluosi e nodosi cui s'ap- piccano i flori. Ai fiori s' inframniettono spesso foglioline minute. L' iusieme di essi ritrac assai del grappolo della vite. Ogni (lore presenta un calice pria vcrde, poi rosso scuro o purpureo, ed e diviso in cinque frastagli eguali bislunghi rotoudi in punta e somiglio, dic'egli, a un fior doppio : una corolla bianca di cinque pefali : nel mezzo un pislillo brevissimo con isiinima rolondo, intornovi otto stami ad esso simili nella loima con antere cariche di pollinc giallo, Sott'esso il fiore sono brattec rolonde od el- litliche. II seme suo e piu piccolo di quel del santonico, cade facilraenle e si sciupa, pcrchc dagli Abissini ne si coglie, ne s'usajpreponendogli il fiore. Da quesla descrizione, che e quasi tutta nel teslo dell' opera, giunlivi alcuni caratteri tratti dalle due tavole che illustrano il Gusso, non e possi- bile non ravvisarvi la pianta stessa descrilta poscia dal Runth, malgrado olcune difFerenze piu apparenti che rea- li tra quella e questa, fra cui e la piu segnalala quella del calice, che il Bruce dice esser diviso in cinque, mentre lo e in dieci, nel che egli confuse i lobi intern! del calice coi petali della corolla, ne vide poi quest' ullinii [)er esser eglino strettissimi e fugaci. Alia descrizione del vermifu- go soggiunge I'Autore il modo di usarlo degli Abissini, ai quali inconlrando assai sovenle d'esscre travagliali non gia dal Tenia come afTermo il Brayer ne dal Lombricoidi, ma dagli AscariJi, per liberarsenc, infondono .ilia sera un pugnetto di fior di Cusso secco in Ire quarli di pinla - 8 — d'una birra parlicolarc chiamala Baza, e ne prendono 1' iiifiisione il di dopo. Quest' albero piaiitasi comunemen- te iu Abissinia fra i cedri che ombreggiano le chiese e lo si fa a bello studio per coraodo della Cilia e doUe Ville. Due tavole compiono 1' illustrazione del Gusso, I'una delle quali rilrae un ramo dell' albero porlaule i fieri e le fo- gliCj I'altra un grappolo di fieri di graodezza minore del naturale, e quattro fieri ed una foglia ingrandili due co- tanti e piu sopra il vcro. (V. Carles et figur. ilu Foij. en Nub. et Abyss, par James Bruce, planch, 22 et 23). La fi- gura del fiorc raffronlata cegli esemplari che ne posseggo vi risconlra a capello, se si eccettui la lerma dei lobi in- lerni del calice ch'e ovata, nientre dovrebb'essere fatla a spatela e ristrella alia base. Di quesla pianla si dislesaraenle chiarila dal Bruce nen si ebbe nolizia nelle operc di botanica a lui posle- rieri sine alT epoca in cui fu pubblicata V Illustration des genres del Lamarck per servire alia parte botanica del- I'Enciclopedia mclodica di Parigi. Ivi questo illustre bo- tanico, riconosciula I'impossibilila di censervare al Gusso il neme di Bunksia ad esse iniposlo dal Bruce, perche gia dale prima dal figlio di Linneo ad allra pianta, !o chianio Ilageiiia ubijssinica, e ricepio le figure stesse del Bruce riunendo ambedue le tavole di questo in una sola ch'e la lavola oil dell'Enciclopedia botanica. Poco appresso il Willdeoew ristanipando ampliate le Species plantaruin dell'imniorlaie Svedese, uel torn. II, j). 35 1 descrisse la slessa pianta sotto il nome datole dal Lamarck, e vi cito la figura di questo e del Bruce. Piu tardi il Poiret che conlinuo I'opera del Lamarck, nel lomo II del supplemealo a questa rafl'azzono alia peg- gio una nuova descrizione di quesla specie toglieudola da quel poco che ne avea scrilto il Willdenow, forse ancora — 9 — da qualche nota incdila del Lamarck^ e piu die tiilto dal- la figiira da queslo datane, senz'addarsi non esserc luUo cio che nolizie c figure tralte dal solo viaggio del Bruce, ch'egli mosfra di non conoscere si pcrche non lo ciln, si perche con error manifesto scambia il nonie di questo in quello di Brown ch' egli predica scopritore del Cusso. Nel 1822 un medico francese, A. Brayer, pubblico una Memoria intitolata : Notice siir nne nouvelle plante. tie la famine des liosacees emploijee avec le plus grand succes en Jbijssinie contre le Taenia et apporlec de Conslunlino- ples. Paris, in 8., d822, e la corredo di una tavola che fi- gura i fiori del Cusso solto il nome di Braijera anihelmin- thica Rlh, Da quesla raccogliesi a non dubitarue, che avendo il Brayer recati franimenli del fiore di questa specie al botanico di Berlino, quesU, anziche riconoscer- vi lo stesso vegetale descritlo gia dnl sno predccesso- re il Willdenow , vi Irovo il lipo di un nuovo gene- re, per cui in luogo di nominaria con quest' ultimo Ha- (jenia abijssinica del Lamarck, le diede egli allro e nuovo nome di Braijera antlielminlliica. Ma confrontando si le descrizioni che le figure dale del Cusso dal Bruce, dal La- marck, e dal Willdenow con quelle piu rccenli del Kunth nella Memoria pubblicalane dal Brayer, e ricopiata nel Dictionnaire classique d' Hintoire naUirelle, Paris -1822, Tom. II. p. 501, nonche con quanlo ne scrisse il Decan- dollc nel Prodromns sijstematis naturalis rctjni vegelabilis Tom. II. p. 388, e raflVontaijflo si quella che quesla col fior di Cusso arrivalo di Francia alle farmacie »li Vicenza, di Padova, di Treviso e di Venezia e da me esaiuinato, sor- ge nell'animo la certezza che la Banhsia abijssinica del Bruce, r^flr/enj« abijssinini del Lamarck c del Willdenow, e la Braijera anllicbninthira del KunlJi non siaiio cliu una sola e mcdcsima pianta, come a\cva riconosciulo anchc — 10 — i[ MeissriCr nell' opera sua rianlarnm vascidariiim Gene- ra, pars altern, ]). 554., Lipsiae, 1843, e plii Inrdi I'Endll- chcr nel suo Genera Planlarum p. 1248. Con cio vengo- 110 cliinrite lutte le discordanze clie trovansi rispello al Ciisso nelle piu recenli opere di inalcria racdicinalo^ stan- do al!e quali parrebbe die questo provenisse da due o tie pinnlc diverse, menlre invece la differenza loro non isla the iiei nomi. Ma perche ccssi quesla confiisioiie e resU alia iilile pianla il nome piu anlico ed insiemc il piu legitlimo, iie polcndosi conservai; quello che dicdele il Bruce, perche il nome di Banhsia era state adoperato dal figlio di Lio- nco sill dal 1781, cioe nov' aiini prima che puhblicasse il Bruce il suo viaggio, a dcsignare allia pianla, dovra esse- re resliluito al Cusso il nome di Uutjenia ahijssinica dalole dnl Lnniarok, il cui nome spccifico ricorda quello aiilcrionnenle assegnalole dal primo suo scoprilore. Egli e il vero che questo nome di Ilagenia era slalo dalo dal Moonch nel 1794 ad una sezione del genere Gt/psophila e daU'Eschweiler nel 1824 ad un genere di licheni : ma runoel'aUro di questi essendo posteriori di tempo al- VHagenia del Lamarck debbono essere cancellati o mulali. A compiere I'illiistrazioue botanica d'una pianla che confidiamo possa anchc in Enro|»a sorbare inialla la fama di snbilo e poderoso vormifugo di cui goch nclla siin pa- trin, e premesso che se nella fij;tiia del fiorc dala dal Bruce i iobi inlenii del calice haiino una forma diversa dal naluralc, in qiiella del Ivunlh, ricopiata poi dal Diction- naire classiquc tV Hisloire naUirdlc sollo il lilolo di Bra- ycra anUiciminlhica, sono eglino piu luiighi che non do- vrebbi-ro, dietro Tcsame da me isliluito di tali fiori slimo acconcio il modificare e coi reggcre nel seguonle modo la dcrinizionc e la sinonimia della mede^imn. — 11 — Hagenia ABYssiNicA Laiu. III. (Ics genr. n.TOG, [)I. 3H. \V. Sp. pi. II. p. 551. Poii-. Enc. bol. siippl. II. p. 422. « Char. Calyx liber lurbioatus villosus deccmlobus, » lobis nervoso-venosis apice roluudalis, exterioribus li- » neari-oblongis, iiiterioribus spaliiulatis triple breviori- » bus ; fauee pervia. Corolla petalis quinque parvis linea- )) ribus fugacibus limbo calycino inserlis. Stamina d2-2l » cum petalis inserla iisque breviora. Pistillum ovariis >» binis tubo calycino immersis liberis , unilocularibus, B 4-2 ovulalis, ovulis pendulis, stylis exsertis, sligmatibus » dilatatis crenalo-lobalis. Fruclus ignotus, it Sijn. Cusso ou Bankesia abyssinica Bruce Voy. en « Nub. el Abyss, trad, franc. Londr. 4790, torn. XIII. p. » i20. Cusso ou Banksia abyssinica, id. Cart, et lig. du » Voy. Paris 4 792 pi. 22-23. Brayera anthelminlhicu » Kunth in Bray. not. vermif. Paris, 1822 cum icon. Di- )> clionn. class, d'llist. nat. II. p. 501 cum icon. a Hub. in montibus Abyssiniae. « Descr. Arbor 20-pedalis, ramulis tomentoso-villo- » sis, foliis impari-interruptequc pinnalis, sublus villo- » sis, peliolis basi dilatata ramos annulalim cingontibus, » annulorum fibris persistentibus, foliolis obloiigo-lnncco- » lalis serralis basi oblique subcordalis, floribus dicholome Dcyniosis, cymae ramis divaricalis flcxuosis pediceliis » villosis braclea ovala munitis, floribus braclea stibro- » tunda mcmbranacea suffullis, calycibus purpurasccnti- » bus, petalis albis. » I^DICE DELLE mmU 1) !. Ll' A N K(> A C C AD E3I1 CO ■1851-52. Adunaiszv del (jiorno 29 Novembre 4851. . pag. 6 — — 50 iSovembre » 34 — — li Dicembre » 39 — — 4 5 Dicembre » 51 — — 18 Gennaio 4852 ...» 63 — — 19 Geimaio » 73 — — 45 Fcbbraio ■77 — — 16 Febbraio » 81 — — 21 Marzo » 87 -- — 22 Iflarzo .91 — — 2a Jprile » 413 — — 26 Jprile » 119 — — 23 Maggio » 159 — — 24 Maggio > 147 Addivanze dei giomi 25 e 26 iVa^^io . . . . » 4 51 Aduivanza d«/ jfior/to 31 Maggio » 4 55 Adunanza solenne del giorno 4 Giugno . . . » 155 XDmxjizx del giorno 2 A Giugno » 457 — — 25 Giiigno » 467 — — 48 Luglio .485 Tomo III. Ser'ie II. 3i — L>58 — Adunanza f/e? f/forno 19 Luglio » ]!)i — — i y/f]Os1o !> 205 — — 2 ^gosln )» 225 AppENDicn I. — II. — in. — IV. J . i Wlim ALFABETICO PER riATEIUE E PER NO MI. Acque minerali. — Alcune no- tizie iiUorno alPacqiiii mine- rale idrosolforosii di Loren- zaso in Ciuiiia, Meinoria di Bait. Zanon, pag. 31. .4(f(iri interni. — \mv^. 12. 31, oO, 62, 70, 73, 79. 83, 86, 8'J, 105, 116. Nlis, .^lemoi ia del dolt. A bra- mo i^lajsaloii^o, pag. 472. Blllauiis. prof. G. — Sulle iinitii fisirlie, .Memoria (cou- liauazioiie), pag. 87. — No- ta sul peiidulo del Foucault, pag. 91. — Notizia di alca- iie opere pervemite in douo, paj;. 120. — Sopra due iMe- iiiorie dello Spilzer inlorno alia determina/.ione niimeri- ta delle radici delle equazio- ni alaebraiche, Osservazioiii, pag/ 121. Bi v.NciiF/iTi dolt. Gins. — I\o- niiiKilo a Vicesegrctario del- risliliilo, paj;. 1 13. Bizio prof. B. — Iiilorno alle propriela dell'Oslreiiia, nno- va soslaiiza riiiveniitu nelle ostriche, Memoria, parte III, pag. 11. — Ricerciie speri- inentali iiilonio al calorico di diluizione, Memuria, pag. 88. — IiUorno al ca!oi ico di di- luizione, Nota ill appendii-e alia delta .^lemoria, paj;. 116. Broitifiliacee. — Sopra un iiuo- vo geneie ed una nuova spe- cie di Bronieliatee, Memoria del prof. P». de Visiani, p. 167. Calcaria ummonilica rossa. — Sulla prio! ilii delle osser- vazioni consegnate nella Zuo- loqia fossile inlorno al posto occup.itodalla calcaria amiuo- nitica rossa nella serie geo- logica dt-i lerreni di sedi- nieiito, Nota del cav. prof. T. A. Calullo, pag. d57. Calorico di diluitiione. — ■ Ri- eerche sperinienlali inlorno al calorico di diluizione, Ule- moria del prof. B. Bizio, pag. 88. — Discussione re- lativa del prof. Zanledeschi, pag. 89. — Inlorno al ca- lorico di diluizione, iNola del prof. Bizio. in appendice al- ia sudd, sua Memoiia, pag. 116. Caso.m ing. G. — Nota suUa iiialattia delle uve, pag. 228. Catullo cav. prof. T. A. — Alcunecoiisideraziooi sul pre- gio della Raccoka geologica del CO. Corniani, pag. 70.— — 240 — Sulla priorita delle osser- vazioni consegnate nella Zoo- logia fossile inlorno al po- sto occiipato dalla calcaria amnionitica rossa nella serle geolofrica dei terreni di se- dimento, Nola, pag. 157. Chimica or (j (mica. — Espe- rienze chimiche sui fluidi di persone che usavano inter- iiamente preparuli d'iodio, Memoria del dolt. GiaciiUo Namias, pag. 68. Cholera. — Sul cholera richia- mato al siio principio dinn- mico, sunto di un discorsu del dott. Achllle Desiderio, pag. i55. ^ Circonvoluzioni cerebrali. — Eelazione tra le circonvolii- zioni cerebrali e I'intelligen- zu, Memoria III del prof. B. Poll, pag. \m. Clorosi. — Studii intorno al- ia clorosi, del dolt. Gr. Na- mias, pag. 468. Colelitiasi. — Sulla colellliHsi, Memoria, parte 2. del dott. Jgn. Penolazzi, pag. 106. Comete. — Notizie concernen- ti la scoperta dei tre uitiini Pianeti e quella di una pic- cola Cometa, del cav. prof. G. Santini, pag. 205. Conunissioni. — ■ Commissioni per I'esame e giiidizio delle tre Memorie lelle neiranle- cedente adiinanza dai M. E. Saiidrl, prof. Minich e prof. Bizio, pug. 29. — Eccita- ineulo alia Commissione per it! Kaccolte iiatinali a pre- senlare 11 rapporto intorno all acquislo progeltalo della Raccolta mineralogica del Corninni, pag. 36. — Coin- pimenlo delle Commission' per 1' csame di alcune Me- morie rimaste giaeenli per Commissarii morti odassen- ti, onde proj^redire la stain- pa del Vol. IV delle IVIemo- rie, pag. 36. — Oslacoli so- pravvenuli agli sUiilii coper- ta, pa?. 5j0;}. — Kspivssiiiiie di {iialiludine del dott. Gi- lolamo Venanzio per la de- liberazione presa dall' Islitu- to sidla domanda di dimissio- iie da Iui preseniata, pag. 222. — I'roposta del prof, de \isiani deila pubblicazione per csteso negii Atli dell'I- stilulo dflia Monnqratia del iichenihla.sleiti<)sp'iri(it\(\ol- tor Abr. Massaiongo, e deli- berazione relativa, pag. 222. CoittcKji. — Sulla delitescenza dei contagi, Menioria del si- gnor Giiilio Sandri, pair. 5. Crescenziij. — Saigio del Cre- seenzio ridottoalla sua le- zione in alcuui passi errati nel volgarizzanit-iito tosca- 110, Lezione del p. Bartolom- meo Sorio, paj;. \uS. Decieli e Dispacci dell'i. r. Luoj?oteufriza, pag. 71, 7'J 1)0. dll, 117, 201. DivsirtEi'.io dott. Acbiile. — Sul cholera ricliiamaloal !*uo priu- cipio dinauiico , sunio di uu Discorso, pag. 135. Dirina Commcdia
  • omiiii'(!l,'i e snile dottri- ne a^troiiouiiche di Dante Alligiiieri, .lieuioria d.^1 prof. S. R. l\Iinich, pag. Hi. — Sunto di dodici Annotazioni alia medesima Memoria, del- lo slesso, pag. -150. Dont. pag. 32, 62, 75. 79, 83, 98, 107, 136.145, 147, 181, 201, 229. Ecdissi Solare. — Osservazio- ne della ecclissi solare avve- nuta nel giorno 28 luglio 1851, .Menioria del cav. G. Siintini, [)ag. 63. Eifiiazioni alijebraiche. — So- pra due i>Jemorie dello Spi- tzer intorno idia delermina- zione delle radiei delle eqiia zioni algebraifhe, Osserva- zioni del prof. G. Bellavitis, pag. 421. Fiutna Jdrialica. — Biblio* grafia della Fauna Adriiilica da Oppiano fino a' di iiostri. del dott. G. D. INardo, pag. -180. FlillDlSA.Nno I\].\S.S1MILI.V!V0 ( S. A. 1. R. I'Areiduca) — No- niinato a M. O. dell' Istituto per acclamazione, pag. 13 — Sua accettazioiie, pug. 117. Filo/oijia ilaliana. — Esame critico siiila stamp^i di Fra .lacopoiie da Todi, citata da- gli Ace.ideiniei delli CiusCii, del p. Bartolommeo Sorio, pag. 117 deir J p pen dice I. — vS.iggio del Crescenzio I'i- dotto allii sua lezidiie in al- cuui pas-.i errati nel volga- rizziiiuenlo loscano, Lezioue del sudd. pag. 53. Ge<)(irafia botanica. — Sulla vegetazione del iMar Rosso e suoi rapporti colla geogra- — 245 — lia iiniversiile delle piante, Memoria del dott. G. Zanar- dini, pag. 51. Gera dotl. Franc. — Sulla malattia delle uve , Wola , pag. -195. Giunle at J ocaboUirii itntia- ni priiposle dall' i. r. Islitu- to VeiiPto. Append'ice I. — Aicune (isservazioni siiile me- desime del dolt. G. I). INardo, pag-. 160. Intefjraliffefiniti. — Sulcalcolo degl'iiitefjrali definiti col me- lodo di GausSj Cominintario, e su! nietodo di Cotes per- fezionato da Gauss, per cal- colare per approssimazione il valore d'un intej^rale dcfuii- to, sunto del suddetto Co:ii- meutario del prof. S. K. Uli- nith, pag. 7. Jacopoiic (la Todi. — Esame oritico sulla stampii di Fra Jacopone da Todi, citata da- odovico — Sul lavoro considerato come dovere, avente per iscopo il perfezionamento iiidividuale foinbinato col bene generale della societa, Discorso per la solenne distribuzione dei premii di agricoltura ed in- dustria. pag. 155 ed Appen- dice II. pag. 73. MiivicH prof. S. R. — Sul cal- colo degl' integral! degniti col metodo di Gauss, Cora- nienlario e sunlo del nieda- siino, pag. 7. — SuUo stu- dio della Mivina Cominedia e sulle dottrine aslronomi- the di Dante Allighieri, 3Ie- moria, pag. 114. — Sunto di dodii'i Annotazioni alia sua Memoria: Sidle doltrine a- stronoiniche di Dante, pag. 159. Monument i Assirj. — Sulla sroperta di antichi inonu- ineiili .\ssirj, esistenti sulla riva sinistra del Tigri, Me- moria del CO. Gio. Scopoli, pag. 39. ISa.uias dott. Giacinto — Espe- rienze chimiche sui fluidi di persone clie usavano inter- naineiite preparati di jodio, Wemoria, pag. 68. — Elo- — 245 — gio della Istoria de" vasi , opera del dott. Benveiiisti, pafj. 98. — Sulla efficaci.i del kousso contro la tenia, u verme solitario, sperienze, pag. 104. — Alciini nuovi risultninenli oilenuti alio spe- dule di Venezia dall'uso del kousso nella cura della te- nia, Comuiiicazione, paglna AM — Studii intorno alia clorosi paj;. 168. NaRdo dolt. G. D. — Alciiiie sue osservazioni sulle Giunle ai J'ocdhohirn italiani pro- po-ite dall"" i. v htihito, pu^^. 109. — Bibliografia della Fauna Adiiatica da Oppiano fino a'di nostri, pag. 189. jNegp.klli L. cons, direttore su- periore. — IVoniinato a Mem- bro oporario dell' Istittito, pag. 109 — Sua accetta- zione, pag. -146. Nomine. — Proposizioni di no- mina per acclamazione di quattro Membri onorarii, e relativa approvazione dello Istituto, pag. 42. — Idem per altii due Membri onora- rii, pag. 409. — Nomina so- vrana del Presidenie. Vice- presidente, Segreiario e Vi- cesegretario dell' Istituto , pag. 443. Ostreina. — Intorno alle pro- prieta dell' ostreina, nuava sostanza rinvenuta nelle o- striche, iMenioria, parte III, del prof. B. Bizio, pag. 44. Parola. — Dei rapporti della parola tol pensiero, del dolt. Paolo Marzolo (parte del suo Traltato ideologico, costi- tuente il 4.*^ vol. dell'opera: Jfjonumenti storici rileuati Toinn ///. Sviif II. daWanalisi della parola)- pag. 40. Pemlulo. — Ricerche fisito-ma- teinatiche sulladeviazione del pendolo dalla sua trajetto- ria, Memoria del cav. prof, ab. Francesco Zantedeschi, pag. 77 — Discussione re- lativa del M. E. prof. G. Bellaviiis. pa-. 78. — Sul pendolo del I'oucanlt, Nota del prof. G. Bellavitis, pag. 91. — Premio proposto a Danzica in argomento del pendolo del Foueault, annun- zio del prof. Zantedeschi, pag. 98. Pe.nolazzi dull. Ign. — Sulla coleliiiisi , Meinoria, parte 2.da, pag. 106. Piantli — Noiizie concernenti la scoperta dei tre ultimi Pianeti e queila di una pic- cola Cometa, del cav. prof. G. Sanlini, pag. 205. Piante fussili. — Relazione critica del prof, de Visiani intorno a un'opera.- Sopra le piante fossili dei terreni ter- ziarii del J icentino, del dott. A. Massaloncjo; pag. 98. PoLi prof. B. — Nominato a Vicepresldente dell' Istituto, pug. 413. — Relazione Ira le circonvoluzioni cerebral! e rintelligenza, IMemoria III, pag. 4;>9. Premj di agricoltura e d^in- dustria — Dislribuzione futta in Venezia nel 4.*-' giugno 4852, pag. 155 — Estratto dei giudizj proferiti dall'Isti- tuto, pag. 156 — Alti rela- livi, Appendice II. Pnccinia Fuvi. — Sulla Puc- ciniu Favi, INota del sig. 3>. — 246 Giulio Sandri, pag. 81. — Disciissione relativa dei M. E. Zantedeschi, Catullo e Maggi, pag:. 82. Racchetti prof. A. — iVomi- nato a Presidente dell' Isti- tuto, pas?. 11 3. Rapporti. Kapporto della Com- missione irK-aiicata degli stu- dii relati'vi al!a malattia delle live e relativii approvazioiie dell'Fslituto, pag. iS — Hap- porto della Coinmissioiie per la soliizione del quesito della R. Fiiiiinza intorno alia iiii- siira dei liquid! nei vasi sce- mi, pag. 75. — Happorto della Commissione destinau agli stuilii sulla Pellagra, pag. 84. — Rapporto delta Com- missione per la soluzione del quesito della R. Finanza sul mescolamento deH'olio di oli- va con qiiello di trementinii, pag. 84. — Rapporto della Commissione istitiiita per ri- spondere al dubbio proposto dal Munieipio di Venezia: si' le acque scaturenti dai pozzi artesiani possano col pro- gresso del tempo perdersi od esser soggette ad alcuna interruzione, e se possa pre- sumersi prossimo o renioio tale avvenimento, pag. 85. — Rapporto della Commi-isione per le Raccolte natural! in- torno all'acquisto della Rac- colta dei marmi del fu co. Corniani, pag. ilO — Rap- porto della Commissione su- gli scavamenti praticati i\4 villaggio di Vallonga, pag. 138. — Rapporto della Com- missione intaricata della so- luzione del quesito della R. Finanza concernente il nie- scolamento deH'acqua rugia coU'olio di oliva, pag. 145. — - Lettura dei Rapporti delle Coramissioni special! intorno agli oggetti presentati al Concorso dei Premj d' indu- stria, pag. 149. — Continua- zione sullo stesso argomento, pag. 151. — Lettura del- I'Estratto dei gimlizj pro- iiunciuti sopra i singoli og- getti presentati al Concorso de' Preraii d'industria, ed approvazione del medesi- mo, pag. 153. — Rapporto deU'Amministratore dell'lsti- tuto, ing. Gio. Casoni, e de- liberazion! reldtive dell'Isti- tuto, pag. 16i — Rapporto della Commissione iiicaricata dell' esame della Memuria prodotta al Concorso del Premio Canova, pag. '22S. — Rapporto della Commissione per la malatlia delle uve e deliberazioni relative dell' I- stitulo, pag. 250. — Rap- porto di'lla Commissione isti- tuita per I'oggetto della Pel- lagra, (' deliberazioni relative deir Isiituto, pag. 236. S4SDRI Giulio — Sulla delite- scenza dei contagi, Memoria, pag. 5. — Sulla Puccinia Faoi, Nota, pag. 81. Santim cav. G. — Osserva- zione della ecclissi solare av- venuta nel giorno 28 luglio 4851, Memoria, pag. 03. — Notizie concernenti la sco- perta dei tre ultinii pianeti e quella di una piccola Co- meta, pag. 205. ScopoM CO. Gio. — Sulla sco- perta di antichi monumenti — 247 — Assirii, esistenli sulfa riva sinistra del Tigri. Memoiia pag. 39. Sole. — Sopra aiciine nppa- renze del Sole presso al- r orizzonte , Memoiia del prof. Pietro Mnjjoi^pa- 180. Sonio p. Bartoloinmeo — Esa- nie critico siilla stainpa di Fra Jacopone da Todi citatu da- gli Accademici della Criisca, pa<^. 47 flell'Jppendice I. — Sajjgio del Crosceuzio ri- dotlo alia sua lezione in al- cuni passi errali nel volga- rizzamento toscano, pag. 53. Tahcllu delle adunanze per Panno atcadeniico 1851-52, _ pag. 12. Tenia <> verme soUlorio. — Sulla efficacia del koirsso contro la tenia o verme so- litario, risultamento di alcune sperienze, del dott. G. iNa- mias, pag:. 101. — Alcuiii nuovi risuitamenti oUenuli alio spedale di Venezia dal- I'uso del kousso nella cura deila tenia, Comunicazi(»ae dello stesso, pag. 144. TiiUN^ (co. di) Ministio delta pubblica Istruzione e del ciil- to — iNominalo a .^i. 0. del- r Istituto per acclaaiazione pag. 12 — Sua accettazione pag. 117. Trevisan cav. Vittore — Nuovi studii sulla ricomparsa epi- fitia delle viti, Memoria, pag. l'J7. — Sui mezzi piu ae- conii a combattere i! bianco dei grappnii, Dissertazione. pag. ±25. i III Id fisiche Siille uniti tlsiche, Ulemoria (continuaz.) del prof. G. Bellavilis, pag. 87. — Discnssione relativa dei W. E. Majjgi, Bizio, San- liiii, Minicli, pa;;. 88. Ve.nanzio dott. Girol. — i\o- minato a Segretario del- P Istituto, pag. 113. — Sulla vita e sulle opere del de- finito M. E. ing. Giuseppe Jappelli, Discorso, pag. 205. Visi.\M (prof, de) — Re!,izione di un'oi)era: Sopra /epianic flei terreni tei-ziurii del f'i- cenlino, del dott. A. Alassa- longo, pag. 98. — Illustra- zione bolanica del kousso vermifufjo o Ila^/enia alijrs- siiiica. pa;;. 119 til Jppeii- dice If . — Sopra un nuovo genere ed una nuova spe- cie di Rroraeliacee, Memoria, pag. 107. risione. — Sulla (isiologia dellu visione. Memoria del cav. prof. F. Zantedeschi, pag. 218 — • Discnssione relativa del prof. S. R. Minicb, nAitDiiM dott. G. — Sulla vegetazione del Mar Rosso e snoi lapporti colla geo- gralia univeisale delle pian- te, Memoria. pag. 51. ISuove osservaziuni e pro- poste sulla ricomparsa mj- latiia delle nve. pag. 191. — Discussione relativa alia Nota del dolt. Gera sullo stesso argomento, pag. 196. — iJi- — 2^ scussione relativa .ilia i^Ie- moria del cav. V. Trevisaii: l\uovi ntiidii siilla rieompar- sa epifilia delle viii, pag. 200. — Discussione relaliva alia Hissertazione del cav. V. Trevisan siii niezzi piii acconci a combattereil bian- co dei grappoli, pMg. 226. ZaXon Bart. — Alcune nolizie inlorno alTaequa minerale idrosolforosa di Lorenza^o in Carnia, Alemoria, pag. 7>\. Zaivtedeschi cavalier prof. ab. Franc. — Ricerche fisico- matematiehe siilla deviazione del pendolo dalla sua tra- jettoria, !\Iemoria, pag. 77. — Sopra I'esistenza di un dop- pio niovimento vorticoso nel niedesimo f^etlo di vapor acqueo delta Macchina di Armstrongs, contraddistinto dair esistenza delia doppia elettricita, e della recijiroca loro inversione , Memoria, pag. iS6 — Sidla fisiologia della visione, Memoria, pag. 218. Sf^, J . .-.I«S*. „. .».