A T T I DELL' I. R. ISTITUTO VENETO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI TOMO QUARTO. SERIE TERZA A V V E R T 1 M E N T O 111 csecuzione dull' aiticolii 154 flos^li statiiti iiilorui si dieliiura rhc ogni aiitoi'O e particolarniuute rispouaabiiu clcllo npinioiii c doi falli espiibti no'prupiii scritti. <^. ///£)• A. 10 p A T T I DELL I. R. ISTITUTO VFJET D I SCIENZE, LETTERE ED AUT[ DAL \OVF.MnRn 18r>8 all' OTTOItHP 1839 VE^EZIA PRESSO LA SEGRETERIA DELL ISTITITO N L L PALAZZO n 11 C A r. F 18,-i8 59 IVEL PRIV. STAIUL, AINTONELLI ED. ! . ,' ' i ISSS'S9 DISPEIISAPRIIIt NO T A i:\lii\u(t '■■.■■!\ suite ombre colorate ottenute col solo concorto di luci bianche DEL M. E. DOTT. NARDO jiiii lii'i: ;'.ii; i.i, '! MuL argomento tlelle ombre colorate^ sul quale c'intrat- tenne nella passata adunanza il nostro onorevole collega dott, Bizio, quanto per se stesso curioso altrettanto 6 interessante per la scienza. Fa quindi meraviglia, come, quantunque si occupassero di esso piu o meno estesamen- te, da Leonardo da Vinci a'giorni nostri, piu diquaranta (I) autori di lutte le nazioni, non siasi ancora portato a quel grado di scientifica evidenza e di popolare chiarezza, che pure raggiunsero le spiegazioni di altri fenomeni ottici. Deve essere per tale eagione che ne' moderni trattati di fisica, dice ne' moderni, giacche Nollet, Moratelli, Traversi ne fanno cenno, il fenomeno delle ombre colorate o si tace od avvertesi appena^ e chi ne parla lo colloca fra i colori fisiologici accidentali ossia di origine subbiettiva. (1) Tali osservazioni, comunicate in parte a varii amici, m'impegnai fino d' allora col mio carissimo collega dott. Bizio, di fade conoscere in un lavoro ad esso diretto, dope roccolto cjuanto da oltri veune finora os- servato. Cominciai fino dal \ 855 a lorniarmi sii oosi intoressan- tc siiggctto, coirintcnzionc di richianiarlo a qiiella vita clio mcrita c di rinnovarc su di esso una seric di osscrvazio- ni (I), dopo messomi a cognizione di qiianto vennc da aitri osseriato, per lo clie raccoisi con fatica e dispendio buona parte delle memoric fino ad ora pubblicatc. II mio lavoro slorico sperimentalc, die ollre al Leonar- do (2), citava d' italiani sollanto il Veuturi (3), il Petri- ni (4) cd il Gherardi (5), potrili ora farsi ricco anche del fatti dal dolt. Bizio manifestalici, alciini dei quali vcngono a conforina dcllc mic osservazioni, quantunquc la slrada da esso batluta sia in parte differcnte dalla mia, esscndomi io di prefcrcnza occupato nclla riccrca dolle cause del feuo- meno ingenerato da luci bianche od assai llcvemente colo- rate. E su tal punto che versa la presentc Nota. Entrando con candela accesa in una camera riscbiara- la da poca luce bianca, oppure introducendo in questa da punto lontano viva luce riflessa, appariscono due ombre di un corpo intromesso fra detlc luci ed un parcle bianco, r una delle quali e azzurra e 1' allra giallastra. Un talc fenomeno si pone fra i colori accideulali sub- (1) Leonardo da Vinci; Ottone de Guerike; Ab. Millot; Buffon; Scherfer ; Meseas, Beguelin ; Wiikens; de Gieichen ; H. J. T. Flaguer- gues; Bergman; Bouguer; Melville; Priestley; Mongez; Opoix ; de Car- valho e Sampago; le Gentil; Rumphord; Hassenfratz; Goethe; Schrank ; Venturi; Petrini ; Grottluis ; Muncke; Zschokke ; Trcchsel figlio; Cho- vreul ; Prieur ; Wunsch ; Lehot ; Brewster ; Polilmann ; Tortual ; Plateau ; Arago ; Gherardi ; Muachow ; Gorgonne ; Flcchner. , (2) Trattato della pittura, 1651. (3) Mem. della Soc. Ital. T. Vlll, P. 2, p. 699, 1799. ('i) Mem. Soc. Ital. T. Xlll, p. 11, 1803, c Do'colori accidental!, oc Lucca, 181o, 4.° (r>) Comm. Acad. Bon. 5854 I, p. oi9. — 7 — bioltivi 0 viene confiiso comunomcnlo colic ombre coioratc otteniitc con luci cromaliche. L' azzuiTO credcsi aver en- gine dal colore azzurro della luce celeste, la quale rischiara I'orabra cbc ha relazione colla luce della candela, ed il giallo dell'altra ombra che ha relazione colla luce celeste, dal gial- lo della luce della candela (I). Relativamente all'origine subbieltiva di tali ombre co- lorate, Pohlmann fu il primo a confutaria, in una memoria stampata negli annali di Poggendorf {2),e J. Muller nclla sua fisiologia accolse il principio della obbieltivilii di tale feno- meno dislinguendo le ombre colorate in obbietiive c sub- biettive. Le mie osservazioni stanno d'accordo coll'opinione dei due accennati fisici Alemanni, relativamente all' essere ob- bicttivc le ombre colorate di cui tcnni pdrola. Sembrami anzi che sicno della stcssa natura anche altre fra quelle cre- dute di originc subbiettiva ed altribuite ad un contrasto lisiologico, come fare) conoscere altrove, come Munchovv lento di provare e come anche apparisce da alcune osser- vazioni fatte dal Pctrini e da altre notate nella memoria del dott. Bizio. Fra tali osservazioni sembrami indubitata quella, tante volte da me ripetuta, che contraddice all'osser- vazione di Rumphord, rclativa al dileguarsi affatto le ap- parenze di coloramento delle ombre, quando si guardano separatamente dal campo contiguo altraverso di un tubo jnternamente annerito. In quanto alia causa del fenomcno gii indicata, sembra doversi mettere in dubbio. Se fosse vero quanto viene asse- rito, non apparirebbe esso sotto condizioni differenti dalle (I) Veggasi Moigno, Bepcrloire cV opliqueV. II, p. 580 e Miillur, Manuel (le p/n/siologie, Paris 184u, p. 303., Ci) T. XXVIllj p, 310 • '- "' '' — 8 — aeconnate, cioe quando noii c' cnlia P azzurro del oielo n6 il colore giallaslro altribuito al lurao artifiziale, quando in- fine non entrano luci colorate di soita alcuna e si fa I'espe- rimento con sole luci bianclie. A me basla per ora avvertirenella presentenota un fallo su cui aUri, per quanto mi e noto, non si fermarono colla dovuta altenzionc, e cbe se non presi inganno nel rilevarlo, se e veramenle quale apparve anclie a qualche allro os- servatore, aprirebbe forse alio studio delle ombre colorate strada diversa da quella flno ad ora tenuta, ondc tentarne la dichiarazione. II risuUato delle moltc mie osservazioni su tale argo- mento e di quelle di altri, cbe i)ure non si accordano ncl- r ammeltcre laccennata causa, puo ridursi ai brevi termini seguenli : Le ombre colorate si manifestauo ancbe indipendcn- temente dal concorso di luci cromatiche, tutte le volte cbe due fonti di luce bianca, Tuna diretta, e I'allra in- diretta, ovvero indiretta diffusa c dirella riflessa, riscbia- ranti conlemporaneamentc un dato spazio, trovansi rc- lalivamente ad intensitu e ad angolo d" incidonza, in un rapporto speciale. E in tal caso cbe interponendo fra esse luci ed un paretc bianco alcun corpo opaco, produconsi a data distanza due ombre del corpto slesso, T una delle quali, causata dalfostacolo poslo al passaggio della luce in- cidcntc o dirella piu inlensa, riscbiarata da luce diffusa me- no inlensa, moslrasl di colore azzurro, e I'allra causala dal- r ostacolo poslo al passaggio della luce diffusa, riscbiarata dalla luce diretta, moslrasi di colore gialliccio. II fenome- no apparisce ancbe con luci direlte di diffcrente inlensil;\ come ad esempio colla luce elellrica di confronto a quella del gas, e con due luci di candele ccrogene d' intcnsita dif- — 9 — fereiite, o posle a diffcrcnto distanza dal punto sul quale devono progettare le ombrn di un corpo opaco. Lo stes- so avvienc aiiche raddoppiaiido un sol lunie con uuo spec- chio G metlendo nel voluto rapporto d' intensita le due luci. liioltre, quando tre o qualtro fonli lumioose sono mes- so fra loro in ispcciule relazioue d" intensili e di dirczione, queste influiscono I' una sull' altra in manieia da dare so- pra un bianco parele alUeUante ombre di un corpo opaco, di differonte colore. In tal caso, oltre I'azzurro ed il giallo, possono apparire il violelto, il verde ed il rosso piii o rae- no intensi. Se poi il parele die rieeve I'ombra azzurra, in- vece clie bianco, sia colorato p. e. in giallo, allora 1' omt)ra.. si vede verde, se il parete sia rosso, 1' ombra si vede \io- letta, ec. Si aggiunga, che facendo ancbe cadere sopra I'om- bra gialla aUra ombra azzurra ottcnuta con allro corpo opaco, alia stessa maniera, avvicne da tale sovrapposizioue un colore verdastro, e lo stesso dieasi facoiulo cadere I'ombra gialla suU' azzurra. Per quanlo spelta alle ombre colorate prodoUe usando luci cromatiche ed ai colori complenieulari che ne appari- scono, secondo la varia combinazionc di tali luci ed il diffe- rcnte loro grado d' intensita ed angolo d'incidenza, I'argo- mento diventapiii complicato; sicche il fenomeno, il quale da principio comparisce all' occhio obbiettivamenle, c pos- sibile che durante il corso deU'esperimonto si trasformi, od almeuo si compliciii colla sopraggiunta di subbietlive ap- parenze. Tralascio nella presente Nota di cntrare in maggiori dcttagli e di esporre i varii modi di spiegazione, che offri- rebbero le different! teorie linora proposte su tale argo- mento delicatissimo dai varii autori che se ne occuparono, e cosi pure di aualizzare le diflicolti che polrebbero opporsi Scric III, T. IV. 2 - 10 — a fiascuna, cssendo intenzionalo di oio fare in separata memoria. IntaDto mi limito ad accennare, colla dovuta riserva, chc alcune osservazioni flnora raccollc mi farebhero sospet- tare I' esistenza di alcuui rapporti fra le ombre colorate e qualche fenomeno di diffrazione, di polarizzazione e d'inter- ferenza, ed una qualcbe loro refazione con altre luci azzur- re finora osservatc, fra cui con qnella della famosa grotta di Capri illustrata dal Molloni, dal Belli e da altri, bcch^ pure sarti per me soggetto d' indagine, onde rilevare con ispeziali sperienze quando ci6 possa cssere conforme alia verita. SULL' ANALISl DELLA LUCE. N 0 T A DEL M. E. PROF. BERNARDIIXO ZAMBRA — °>ss^ — Nc leir ultima adunanza si lesse una Memoria d'un no- stro collega, nella quale 6 detto: « Esservi nello spettro so- lare due rossi, uno il meno rifrangibile di tutti gli altri rag- gi luminosi, c Taltro piu rifrangibile certamenle del giallo, del verde, delf azzurro; , . . , esservi un giallo di rifrangi- bilitii vicinissiraa a quella del violetto. » In un altro luogo della Memoria pare die spunti un qualche dubbio circa la verita di queste proposizioni, tanto diverse dalle dotlrinc accolte da tutti, e pare altresi die I' Aulore desideri di sapere quel die ne pensino i colleghi. Se cosi e, io sono lieto di andare a'versi di un desiderio col dire il mio avviso in questo proposito. I modi principali, noti fin qui, di fare I'analisi della luce sono Ire . -1 ." La rifrazioue col prisma ; 2.° r assorbimento coi mezzi colorati; 5." la diffiazione coi reticoli di Fraunhofer. Lo spettro che si oltiene per rifrazione col prisma di- mostra die i raggi di luce, come sono diversamente rifran- gibili, cosi sono anche diversamente colorati, e cbe la dif- — i-2 — fercnza cli ihtrangibilit;^ c (|nolla jijipimto clic, dipgregando i raggi divorsi, ne iiielle in cvidenzn \o linte diverse. I co- lor! dello spotiro solarc sono nn niinicro indcfinibilo, e si trovano sempre disposli nel raedcsimo ordiiie. Newton li dislinse in 7 principal!, die si appollano prismatic! . Ciascii- no dei raggi conserva roslantonionl<' il grado suo di rifran- gibililt'i; qucsto grado vuoisi diintpie riguardare come una [iropriett'i caratterislica incrente al raggio. K per la oostan- za di rifrangihililt'i die i raggi di un colore prisniatico fjua- luiiqne non si lasciano piii sconi[)orre col mezzo della rifrazione in raggi d'altri color! divers!. I color! prismatic!, non essendo piii ollre decomponibili per rifrazione, venne- ro considorali come scmplici. Non fn di questo parere Brewster. Egli avvcrti, non po- ters! affermare che il grado di rifrangibilita sia necessaria- mente connesso al colore do! raggi, in guisa che ! raggi d! una certa rifrangibilita abbiano un certo colore semplice c non possano avernc altri . Potrebbe pur essere che ciascu- na minima parte dello spcttro fosse composla di color! di- vers!, die i raggi component! fosscro tullavia rifrangibil! in egual grado^ e allora non si potrebbe disgiungcrii con la rifrazione nel prisma. II prisma dun([uc non puo razional- menle avers! per un mezzo definitivo di analisi dei color!; ma e da vcdere se ! raggi non i)iu decomponibili al prisma si possano dccomporre con qualdie altro mezzo . L'assor- bimento di raggi per parte dei corpi c il secondo mezzo di analisi ddia luce che abbiaino ricordato d! sopra, e di (jue- sto appunlo si valse Brewster per tcniare una ulteriore de- coniposizione de! color! prismatic! . Guardando lo spettro solare attraverso di un vetro azzurro, di (ludli che si usa- no per gli occhial! dcstinati a tempcraro la luce troppo vi- va, e! vide una certa osrurila coprire il mezzo del rosso, — rs — scomparso tuUo il raiicio, scomparFo (jiuisi luUo il vcrdo, v rimanerc buona parte del turcliino, un pod'indaco, epoco violetto; al contrario, il giallo, presa niaggior oslensione ad ambo i lali, occnpare insieme anche la scdc dcllaranciato e del verde. Drcwster argoracnto clie il velro avesse assorbi- ta la kicc rossa die niista con la gialla forma 11 raiicio, e la luce turchina cite mista con la gialla fornin il verde, d'onde inferi chc nei luoglii dello spcttro solare, ove si vide I' aran- ciato e il verde c' e del giallo . Osservo io spetlro con allri vetri di facolla assorbente diversa e gli venne veduto del giallo, del rosso, e delTazzurro lungo tulto lo spettro . Egli, riguardando il colore come una qualitti inercnic alia luce, pronuncio che siccomc i trc colori suddelli esislono commi- sli nolle varie parti dello spettro, cosi la luce in esse i)arli non e omogenea . Qucsta sentcnza lo indusse a ristorare un'antica opinione del P. Castel, di Mayer, e di altri, die la luce dello spettro consti di tre soli colori, rosso, giallo, az- zurro, ciascuno dei quali occupi, in proporzionc svariata con gli altri, tutta quanta la lunghezza dello spettro. Ed an- die immagin6 una cotale distribuzione dei tre colori dalla quale risultino ai loro luoghi i sette colori dello spettro. L' opinione di Brewster ebbe molti partigiani,Wollaston, Roung, i due Ilerschel, Mossolti. Ma sapeva male ad altri 11- sici che fosse rolta cosi quell' alleanza die da Newton in poi si e abituati a riconoscere tra la rifrangibilita dei raggi e il colore di essi, e die pare anche sancita dalla teoria che regge con maravigliosa unita di governo il complesso dei fenomeni ottici ; si propcndeva a credere, malgrado il no- mc celebre di Brewster, che nelle osservazioni dell' acuto Inglese vi avesse un qualche abbaglio; ed era voto cho le osservazioni fossero con diligenza rivedule. Risposero al voto Airy, Draper, Melloni, e da ultimo, scnza sapeieTunc* _i4 — tk'iraitro, Bernaicl e«l Ilclinlioltz . Le osscrvazioni ili tutti suno coiicorcU a dimoslrare^ die nellc espericnzc cli Brew- ster, quando si ahbia cura die non entri nell'occhio, insie- me alia luce ddlo spoliro, nessuna luce diffusa cheproven- ga o dalle iinpeifezioni del prisma, o dalle rillcssioni multiple alia superficie di questo dal vctro stesso con cui si osserva tntto lo speltro, e quando si stia in guardia contro le illu- sioni della visla nel contraslo dei oolori, ma si osscrvi cia- scun colore prisniatieo ben isolalo, e si abbiano li vicini al paragone il colore inodificato dall' assorbimentoe il colore primitivt), allora lo cose vedule da Brewster non si vedono pill. Cosi alia opinione di Brewster venne a mancare I'ap- poggio dei futli, e rimase meglio accreditata I'opinione del- la semplicila dei color! prismatic!. Se daU'analisi qualitativa, diro cosi, della luce solare vo- gliamo fare un passo verso la quantilaliva, c da notare che ndlo speltro per rifrazione non si trovano giustamcnte di- slribuili i raggi di luce secondo il grado di rifrangibililii . Per la costituzione del prisma avviene die due raggi molto prossim! nellordine della rifrangibilila,altraversando il pris- ma, vengono a disgiungersi, ed a divergere tanlo piu quauto, pill rifrangibiio e il gruppo a cui appartengono, cosicclie le parti piu rifrangibili della luce rioscono piii rard'alle nello spettro die non lo mono rifrangibili, e quindi I" azzurro, I'indaco, il violello, in confronto del rosso, dell' aranciato, del giallo, vi pigliano piu di sjtazio che non sarcbbc voluto dal solo aumento di rifrangibilita. II modo pill acconcio di riconoscere la coniposizione della luce, e reslcnsione ddle sedi die spettano ai divers! raggi ndlo spettro, c qudio per diffrazioiie coi reticoli di Frauidiofcr. Negli spdtr! cbe oltengonsi in questo modo la .sola condizione da cui dipeiule la cosfiluzione ddlo speltro — 15 — (J la lunghozza delle diverse ondulazioni dei raggi compo- nent! la luce. L' analisi della luce e fatla qui ncila maniera pill dirctta, ed e salva dalle altcrazioni die vi produce il passaggio dei raggi per un mezzo rifrangente. Lo spettro per diffrazione e lo spettro normale; in csso I'ordine dei co- lon e il medesimo die nello spettro per rifrazioflo . 11 no- stro Mossotti fece la bclla osservazioue, che nello spettro normale la iutensiti di luce e massima nel mezzo della lun- ghezza e va diminuendo con la medesima legge tanto da una parte verso il rosso quanto dall' altra verso il violetto. Que- sto fenomcno probabilmente e subbiettivo; forse esistc in ogni parte dello sjiettro una quantita egualc di raggi; ma i raggi di mezzo,clie son queili lecui ondulazioni lianno la lun- ghezza di 555, 5 milionesimi di millimetro, sono i meglio at- ti a produrre in noi la scnsaiione della luce, e talc attitudi- ne va diminuendo alio stesso modo, tanto col cresccre quan- to col diminuire della lungliezza delle ondulazioni, fino a diventare nulla. Per questi cenni si vede che negli spettri, c di rifrazio- ne e di diffrazione, I'ordine dei colori segue sempre I'ordine della rifrangibiliti o della lungliezza di ondulazione. Se, co- me dice r autore della memoria citata da principio, c'e quc- sto rosso molto rifrangibile coperto da altri colori egual- mente rifrangibili^ come non occorse mai in tanti esperi- menti di trarnelo fuori? I colori che diciarao dei corpi so- no sempre composti . Ora nella indefinita varieta di com- posizione di quel colori non si ebbe mai alio scoperto un rosso pill rifrangibile di qualche allra tinta . Lo spettro della luce rimandata da un corpo, si Irova piii o men difet- livo in confronto dello spettro solare, ma non mai alterato neir ordine dei colori; non vi si vede mai un rosso piu ri- fratto clio un altro colore. : ' > — k; — Ma per clie motlo raulorc arriva a qiiclla sua conclusio- nc, contrarja alia doUrina goncralo? Vi arriva movendo da iin siipposto gratuito, it quale prcso nel conccUo di Ini o an- clie assurdo,appoggiandosi ad una iuduzionc evidentementc infranla. II suppdsto gratuito t; die due striscc colorate, che nei suoi csporinienli fianchcggiauo T umbra di uii cilindretto il- luminalo da una luce bianca e da una luce di colore, nasca- no dalla divisione di questo colore. E II supposto, consi- derato nel concetlo dell' autore, c anche assurdo, perclie ammette die questo colore il quale si divide o, com' egli dice, ricsce sdoppiato, sia un colore eleraenlare. L' iiuluzioncpoi evidenteuiente infranta eccola: « Dic- Iro qualclie espcrimento si erige in falto generalissimo, o legge, die nell' ombra il colore che spetta ai raggi meno ri- frangibili si trova sompre a fronte della luce piu diretta, c queilo die apparliene ai raggi piu rifrangibili si rinviene al- ia volta della luce piu obbliqua. » Poi si dice: che niesso a cimento il color vordf, i risultati riuscirono conlrarii al fatto occorso dianzi, e si soggiunge che riuscirono conlra- rii anche per altri colori. Dunque respcrionza nega ripetu- tamente die il falto suddetto sia generale. Lo sludioso non ha allro parlilo che di rinunciare a qudla idea della genera- lita del falto. II noslro autoreal conlrario non pensa neppu- re che questo parlilo ci sia, escrivc: « Allro parlito non ri- maneva a' niiei deducimcnli che solo di concludere, esserci nello spcltro dd Newton due rossi, uno il meno rifrangibile di tulli gli altri raggi luminosi, c 1' allro pii!i rifrangibile certamente dd giallo, dd verde, dell' azzurro . » La conclusione e assai coraggiosa, ma supposlo die il fallo fosse propriamcnle couforme alia condusioue, I' auto- re avcva il mezzo di faria Irionlare, e di [trodamare una sco- — 17 — perta delle piu iiuispettate, e non si capisce perch6 non ab- bia adoperato qnesto mezzo die 6 facilissimo . Basta mo- strare col prisma alia raano die quel rosso che riesce isola- te nelle esperienze dell'autore, e piu rifrangibile o ddgial- lo, o del vcrde, o deU'azzurro. Serie ///, T. IV. Sullc teorie di Lagrange e di Vandermonde spcttand alia risoluzioiie gcncralc delle equazioni algebriche, e sulla risoluzione delle erjuazioni di quarto grado per radici esleriori quarle. NOTA DEL M. E. PROF. S. R. MINICFI L iJe osservazioni die si contengono in questo breve scritto iatoino alle teoriche del Lagrange e del Vandermon- de, riguardanti la generale risoluzione delle equazioni alge- briclie, hanno lo scopo di rilevare e reltificare alcuni piinli storici di si vasta c Iravagliata qiiestione. Un piu liingo e compiuto lavoro, the offre alcuni mezzi analitici onde agc- volare la formazione delle equazioni risolvcnti indicate dalla teorica lagrangiana, verra da me prcsentato in una delle prossime Adunanze. Frattanto non lasciero di notare d' aver risoUo col metodo gia raentovalo nella Sessiouc 27 Giugno p. p. lo equazioni di 4." grado per sole radici esle- riori quarle, ottenendone due soluzioni diverse, Tuna delle quali esprime ogni radicc cercala mediante !e radici quarle di Ire quantib'i, clie sono le radici d' una equazlone di 3,° grado, i cui coefficienti dipendono da un' altra equazione pure di grado terzo. La seconda di delle soluzioni assegna le richieslc radici per mezzo d' una equazione di grado secondo, i cui coefficienti dipendono da una risolvente del — 2U — fcrzo grado. Alia fine di qucslo scrilto soggiungcr6 la co- miinicazione de'risultati di ambodiio quelle soliizioni. Dopo Ic scoperle (atte nel sccolo decimoscsto daglt analisti italiani della risoliizione dello cquazioni di 3." e di 4." grado, 11 piii niomorabile tcntativo onde risolvere le cquazioni di grado supcriore fu i! melodo proposto dal Tschirnhaus {Atli di Lipsia, 1083), clic serve a privare una cquazionc algebrica da qualsivoglia numero de' suoi termini inlermedii. Indi nel secolo sussegucnte I'Eulero (Commcntarii dcW Accadcmia di I'ielrobiirgo, t. VI) espone- va la primordiale congettura confermata .° grado dipende da una risolvenle del gra- do scslo, e si assegna 1' espressione di questa risolvenle delerminandonc razionnlmenle i coefficienli per mezzo di qnelii dclh proposla. Delia risolvenle di G." grado Lagrange non lia dato nella sua iMemoria clie il coefiicienle del se- condo termine, ch'e il piu facile a calcolarsi, e lornerebbe sonimanienle laliorioso T a|>plicare il molodo da lui addila- lo al calcolo degli allri 5 eneflicienli. Conviene pertanto renderc al ^lulfalli quella lode, die gli e Irihulata d;d Uuf- fmi negli Alii della Sociela Ilaliana dolle Scionzo (Vol XII), duianlo li! conlroveisia insorla fra lui o il i\IaliaUi sulla inipi)ssil)ilila di risolverc in goiioi'alo leoquazioni algcbriclie 23 supci-iori al 4." ::^i'ado, dell avoie now solo rilev.Uo clic la risolvcnlc d'lina eqiiazione di o." grado non supera il grado seslo, lua dato iuoltrc i valori raziouali dc' cocflicieoti di simile risolvente. Pai'teado da una espressione d' ogiii radice dcH' equa- ziouo da risolvei'si, cbe si pu6 facihnentc desumere dalla fuiizioue Lagrangiana, le ricerclie del Vandermondo giiida- no ad aiKiloglie consegueiize rispello a'gradi dcllc eqiia- zioni aiisiliarie. Nel liiuaiieiite il uietodo di quell' Aulore si distingue dagli altri pel uiodo oiid' egli intranreude il cak'olo di quelle parli di luu/ioui siinmelriehe da liii cliia- luate li[»i parziali, die rimangono invaiiabili pel' deternii- nale sosutuzioni eireolari, e di cui si eouiiiongouo le quan- lila solloposle a' segni delle radiei esleriori nell espressione d'ogniradiee dell' equazione da risolversi. A quest' uopo egli si vale d' un algoritmo che ag(!Vola le riduzioui dei tipi parziali in altri aggregati consimili, ncll' intealo d'in- dagaresepossano alline dipeudere da espressioni raziouali de'coefQcienti della data equazione. Se non che, malgrado reiterate prove, non giunge a seuoprire o presagire la uie- ta, ne alcuna teoria gli offre una guarentigia di successo nell'ordine ascendente di siinili riduzioui. Nondimeno quel- I'algoritmo merita molta altenzione pe' vantaggi che pu6 presentare in siffatti ealcoli, e souo altresi notevoli alcune formule esibite dallo stesso Autore pel calcolo delle funzioni simmetriche contemporaneamente alle dotte indagini pub- blicate dal Waring su questo soggotto nolle Meditadones algebrnicac. Ma sembrano rimasti inosservali od obbliati alcuni tratti della Momoria del Vandermonde non tanto aslru- sa per I'indole della quistione, quanto faticosa alia leltura per qualche oscuritu di dettato c non infrequenti mcnde tipo- grufiebe. Nell' uno di que' passi (Art. XXXIV, n Z" 2) l' An- ^2\ (oro avvoilc (li iioii nver iiiai Irovato c d' cssep convinlo rhc non csisfoiio (ipi parziali di ciiiquo quanliiri dolali di trc o di qiiattro valori, ossorva/ioiic ch' ('' quasi il prcludio od il germo del I)oi Tcoiciiia linvomilo o diiiioslrato dal UiifOni. In allri kioghi cgli alTerma, e comprova con un oseinpio, di pokn' I'isolvero algcbricamentc V c(iiiaziono ])inomia, di clio gli era iiK^sliori preoccuparsi nella risolu- ziono alg(d)rica dello cijiiazioni, onde cvitaro lo cspressioni trascondcnli delle i-adici dcliiiiuta per quaiilila trigonomc- Iriclie. Ed infalti allarticolo VI delia sua Meiuoria dichiara die r oqnazionc convei'libilo di grado m, a ciii si riduce I'cqiiazione blnoniia di grado 2m -f-l prinio, e scm])rc facile a risolrcrsi, come si avrehhc vnduto (ai't. XXXV) medianle il calcolo per un caso parlicolare. Iiidi deduce le radici del- rcquazione *'• — i =r 0, clie, emcndato un ciToro tipo- grafioo, furono poscia verificale da Lagrange. Ed infine ripcle (art. XXXVI) clie gli e facile la soluzione della suddctla equazionc coiworiihWc, atlcsoche non e d'nopo tullo al pill die delerminare la quanUtd die rapprcscnla qual- sivof/lia delle sue radici, c non oUencre die sia indif- ferenlr In scamOio delle radici fra loro : lo clie significa ridui-si in lal caso funzioni simnieh'iclie, espriinil)ili pei coefricienti dell' equazione medesinia, le qnanlita soggelle a'segni radicali ncH' espressione generale d'ogni radice. Solo dopo un inlervallo di ventotlo anni il celebre Gauss nclle sue Disquisiliones arillmciicac scoperse i bei Teo- reini sulla risoliizione dell' equazione l)inomia,e sulla cou- scguenle divisione della circonferenza in parli eguali, e pill iardi Lagrange nella Nola \1V del Trattalo delle equa- zioni dedusse da'prineipii della sua luminosa tcoria una elegante soluzione inimediata dell' equazione binoniia, e rainiiieinoraiid<» eon encoinio il lavoro del Vandennonde — 25 — gli retribuiva I oiiorc della risoluziono doU'eqiiazione bino- mia dcir iiiulecimo grado. L' illustre Poinsot nell' anali- si di qu(!l Ti-altalo approvafa dallo stessso Lagrauge cbbe a notare, cbe il Vandermonde non parea diibitare del siic- cesso del suo melodo per la rlsoluzione dell' equazioni biiiomie. Ma le dicliiarazioni espresse dal Vandermonde negli articoli sovraceitali mostrano ch'egli fu ii primo a riconoscere la lisolubililii algebrica di siffatte equazioni. Sebbenc non sia argoraenlo del presente scritto lenere discorso delle ricerche sulla teorica delle equazioni alge- briohc e della loro risoluzione dovute a'gcometd odierni, e mentovate nella no!a preccdente 27 Giugno p. p., mi e d' uopo pero osservare clie il sig. Berndtson nel Vol. XI degli Aunali di Matematiclio del Gergonne La esibito la soluzione d'un'cquazione triiiomia del 5." grado priva del 2." 3." e -i." termine e coll' ultimo termine reale negalivo, e in generale dell' equazione trinomia di grado dispari La foi'niula del Berndtson comunicata al Gergonne dal Bcrzclius in data 17 Marzo 1821 porge I'cspressione alge- brica finita doir unica radice reale positiva della predet- ta equazione, e viene proposla come esatta, ma si do- vrebbe giudicare soltanto approssimativa per la condizione imposla cbe sia k quantita reale positiva. Ecco del resto la seinpliee e singolare soluzione da lui offerla, Sia r equa/iono iu cui a inlero positivo, e k reale positiva. Facciasi 2«-f-I 2.11 /, zn 7. a=z\/{\^k), h=^{\^t), c=^J^i-hl), Sciie III.T IV. ^ 4 — 2G — I uiiioa railicc rcnilo posiUva pnra Se qiK'lla foniuila fosse esatla, o potcsse osicndcrsi del parial caso di /. qualiinqiio, nvre])bede(iso affermalivamente la qneslione dolla risolubilila algebrica dclle equazioni di 5." grade. Iniperocclie da una consimilc cquazione Iriiio- mia ilchiarissimo Eisenstein (Giornale del Crelle, VoI.XXVIF, p. 82), annuncio dipcndcro la risoliizione d'ogni equazionc di ri." grado : e ad una equazione trinomia di simil forma ancoichiar. sig. J(>rrard ed HamMton hanno trovaloridursi I'cquazione del ;3." grado compieta, al quale oggelto Tillu- strc Ilcrmite^ dopo di aver risolto T equazione oosi ri- dolla per mezzo di (rascendenti elliUiche (Comples rcndus de I' Academic dcs Sciences de Paris \'6 ilars 1838), propo- se un prooedimento analilico onde agevolare i'applicazione del inetodo del Tschirnhaus, e giungero per una via meno laboriosa ad eseguire simile riduzione (Comples rendus 24 Mai 1858). Quantunque nel metodo Lagrangiano sieno additati alcuni espedienti per facilitare la formazione dello equa- zioni risolvenli, nondimeno il procedimenlo ivi indicato sarebbc assai laborioso aneo per comporre la risolvenle di 0." grado d'nna cquazione di grado 5." Imperocclic la sola deduzione del eoefficiente del 2.° terraine di questa risolvenle ricliiede non breve lavoro, e il calcolo degli altri cin'-h ITlr/"— 8/?r ) a — 10 (2p^-|-27p7^_8/rr) J ^= 0. —'^Upct'-hiir-h 12r)a— \0p'-\-^(r—24pry Dcnominale 0^, 0,, 9.^ Ic trc radici dcirequazionc (3) corri- spondciUi ad uno quolunque do' Ire valori di ct, si dctcrmi- nano le quatlro radici x^, x^, x^^ x^ dell' eqiiazione (1) medianle le formule -1 i 4 4 4 i ii 4 4 4 i i i 4 4 4 i ■1 1 4 4 4 i ^-3=4 h'\/ 00-1/0.-^^04' in cui V rappresenta una radice priiniliva doU'equa/ione v* — I = 0, vale a dire si ha vzz= + i/^ — ^ . 4 4 4 E manifesto elie il prodotto \/0^- \/0,. \/0.^ dcvc — 29 — cquivalero alia radicc quarla tlcll'iillinio torminc della (3) DUitato di segno, e quindi alia radice quadrata di ^ \ 2 p ct'-^ {jr-h- \2r)ct — \0 1)^-{-9 (r~2A p r^^ . Ponendo 0 = ^6^ si avrebbe daHa (3) (5) ^3_1 (^._32,)^. -f-^|.]^( 1 0/>^ - 28r)a^ _i-i,(oOy>^4- 1 7 1 r-Spr)cti^, ^^|2/;a^4 (/rH- \2r) ct—i0p'~^9f~24p?-l' e detle ^„, i^,, ^^ le radicl di qucsta equazione per iino qualsivoglia dc' tre valori di a (2), si ritrac dalle (5) 1(4 4 4 J d i 4 4 4 ^ '1 i 4 4 4 J . . , . • Data a cagion d' esempio 1' cqiiazione numerica x^ — 5a;- — i Ox — G=:0, si avri (2) - ■'- ■"- '.■'.. \ ■■ a? -f- 1 4 I a — 200 — 0, .... .y\ e (inindi a = 2, a — — 4d-'l2 ^/ITi . -30 — Trovasi poseia (">) I' eguaglianza la quale per a = 2 diviene ^J _ 98^-^ _i- 1 393^ — \ 20G =: 0, 0 soniininistra indi ed inflno (0) X^——i, X,=:\ — \/--\, X=:3, a.-3==— 1-f- \/=J, che sono appunio le radici dell' eqiiazione propusta. Adoprando invece ct=~ 1 +12i/irr si riiivione r equazione j=- 1( ',9+2.1 i/n)j- che ha per radici C. = ^^ + 30^=1, e quindi deducendosi 'v/^„:=-y(3+ v/=I). V'C.--2+v/i:f, — 31 — si ollengono ancora, ponondo ncllc (G) t;=rfcy/z:i_, le stosse radici richieste con ordinc diverso cioc a;„ — — 1=1- V/^, .f,=: — 1^ \/I:T, x^=3, 0^3=:— i. Pcrtanto il sistenia delle equazioni (2) (5), oppurc (2) (3), offrc cffettivamenle iin triplice modo di soluzione delle equazioni di quarto grado. Questa conclusione trovasi del pari avverala ncl se- guonte csempio. Abbiasi 1' equazione .r^— i^x' — 4 Go; -f- 24 — 0 , troviamo (2) ct^ — 1539^ — 21870, e quindi a = — 18, ct= Ao, a=z — 27. Avendosi poi dalla (3) se nc ritrac per cts= — \S 1' eguaglianza ^3 _|_ 222^= — 24753^— 45G976 = 0, clic lia per radici ed offre ^C-2, t^C -3-1-2 /=], 1/^-3-2^-1. Ponendo invece ai=45 si ottiene 16^^-. 1 0056^^-1- 35025^—390625 = 0, =0, _ ;}2 — doiiik' c consegiicntemcnle In fine assunicndo a,^= — 27 si Irova I G^^-f 3 1 2(^^ -4- 70095:5^—707280= 0, c si raccoglie indi Ora <]iialiinqiio di qiicsti Ire sistenii di valori \lolle radici (liuu'lo di (^g , ^, , (^, si sosliluisca nolle (0), risultanj con ordino mutato le stcsse radici della dala cquazione cioc 5, I, — 2, — 3 . NoH'allro niodo di soluzione la riccrca dello radici deircquazione (i) diponde da una risolvente di terzo grado (7) a^-H 8y> a--\-'^ (o/r— -5 r) a-h 8 (2/>''-i-7-'— 8;> r)''--rO' 0 da una ridolla del grado seconda (8) 0^-— 2 ; 7 ^^-f- 32y; a i- 32 (/> ' — -i r)\d 'I a'* = 0, die sonuiiinistra due sistenii di valori di Q tali die i pro- doUi delle radici ([uarle de' valori conjugali — :j3 — dcbbono equivalore a' trc rispellivi valori di a. Col Joro mezzo si piio giungere in varie guise alia dctcrminazione dello radici richieste. INIa non e di lieve momenlo \ asse- gnare i crilerii die scrvono a stal)ilirc le coiiveniciiU po- tenze di i\ da oui debboiio esserc affelli i valori di quelle radici quarle, onde dediirne i valori delle radici della data equazione. S" aggiuiige 1' ambiguita comunc allordinaria soluzione delle cquazioiii di 4." grado priva del secondo termine, cioeclie larisolvente (7) rimane la stessa, comun- que (\ sia positivo o negalivo : pero quesla ambiguita non avrebbe Iiiogo qiialora esista il secondo termine nell'equa- zione proposta. Nel seguenle escmpio nuraerico ottenni le radici della data equazione, anziclie col prenderc i valori ^o'^p'^a *'' i^'n niedesimo sistema, cioe desunti da una delle due radici deU'eijuazione (8) combinata co'tre valori di a.^ assumendo invece due de' suddetli valori 0,, 0^ insieme al conjugato 0"> del lerzo. ; Infattisia lequazione dianzi trattala X' — 5 X-' — 1 0 a; — C :rr 0, si avra pi'r risolveale (7) ct' — 40 a^-l- oOG a ~ 3 1 20 =: 0, le cui i'adici so;io ^^^12, «,--=2(7-|-4^-l), ^,=2(7-4 V^ — I). La ridolta (8) diviene 0'^~2 ( 7 a^— i GO :i H- i r3G8 ) 0 -j- a^= 0, e dal doppio valore di 0 si deduce 0^:^l2OG,0,-4(ll9-4-12O/ — I),0,=4(I19— -120/— 4)' 0'^''=IG, 0^"=4(7^24\/ — I), t'^'-iir^-lhsl — X). Ser.e ///. 7'. IV. ^ — 31 — Ora scoglitMulo i segiienli valori dolle loro I'udici (juarto si Irova cbc col mezzo dcllc forniule ''o=\\h'''-+- vo.-^ ve.\^ ii^t,, 4 4 ) •^-.= 4^^ -(-^-H«)\/9,-f-(2t'^l)/04' ill cui si suppoiie i'lr^ ^ — I, risultaiio i valori delle radici ricliieslc, cioc : a;^=3, ^-^^—l, x== — I — / — I, .r3= — ^•i-\/ — \. Qucstc radici si avrebbero dalle stesse forniule iiitro- duceiidovi in liiogo di 0 9,,9.^ le rispcttive quanlila con- jugate 9^, 9^'\ 9^'^\ e ponendovi v=z — y/ — I. Nclla prossima ■Memoria di sopra annunciata offriro le diniostrazioni delle predette eguaglianze (2) (3) (5) (7) (8), c in quell' occasione od in un successivo lavoro faro conoscere gli uiteriori tentativi, e le conclusion! fmali delle prescnti mie indagini. Non sara inopportuiio I'esporre nella presenle Nota la menlovata sokizione dovuta al Vandcriuonde, die poco meiio coinplessa delle due prccedcnti. Data lecjuazioiie coinplola — 35 — 0(1 assiinfa i ordinaiia risolvcntc (10) w^— (3ff.^— Sajw^ si I'isolva poscia leqiuizione (II) ^--j^w^— 3(3a.^— SajM-h H-S ''grt,'— 50a/«^-4-32<7/-I-6.' ^\=\\~(i,^\/,^-i^9~V0.l^ ii 4 ^> ) '''^-l(-'^~V%-^^'V0~v\/9,l- ■ Sc ad M si sostituisca una nuova incognita 7», cosic- clu' sia n ^(3 0,- — 8 aj = A per cui nclla (10) vicne a mancare il 2." Icnnine, risolta Tequazione (II), si ha il nuovo modo di soluzione esibito da! Vandcrnionde. Giova esporrc lequazione (10) sotto la forma dianzi indicala, poiche serve di guida nella scclta dei valori delle radici quarlc di 9^, 0,, essendo 4 4 4 ( ) — 3() — Allorclic la lUila O(|iiazione manclii del sci'ondo lermino, cioo proposta la (I) .v'-j-px--\-(ix-^ r^=(i, ponoiulopor brevita di calcolo M=r.J^, 0=IOr la sua risokizionc dipciidc dalle due cqiiazioni ( I 3) ^*-^ 2y> ^''-^ {[r— 'i r) fj, — 7 — 0, oil' e la risolvenlo consiiela, e poseia Ti'ovosi inline ( • J>) '*■<>— "2"! ^ '^-"^ ^ ''•■"+" V/ ^' J ' -1 r 4 4 i \c 4 , Sia a cagion d' csciupio la slessa equaziono numoric-a |ii risolla x'— 5 x^ — ^Ox — (j= 0, si avra (1 3) ^^~ 10 ^^-|-i9^— 100 = 0, una dclle cui radici e |W„'=4, e Taltrc duo sarchbcro Per /M^=-i la (I 5) divienc ;^^-— S2;/-i- 81 — 0, ed offre ;'^3=8i, '',= 1, 4 4 donde \/i'^-=:3, \/if^::=zi ; e conscgucntcmente (15) a:,.= -^-(2-t-3-i-4) = 3, i.,= i-(~2-3v/-14-\/-l)=r-I^V/_l, — 37 — :jc~^^(2-:i^ 1)=--!, Paniiic'iiti iissiiiueiuli) ^,:i=:3+4 [/~i si avrcbbc (I i) da eui ''^■- 2 ^' + ^ V-O^'-^-^c^^" "^ - ' ^~'^' ^ ^'' 7 _ 119 e qiiiiuli ^=2+ \/— ' V>'o = 2 ' \/^'.= 2 ' cosicclio, posto I' =: + ^—1, si I'ilrae dalle (15) cc,=z3, a-.=— I, a==-~\±.\/~i, 0^3=^— iqp y'3i. Offrirenio inline iin allro cseiiipio Delia cquazione gia proposla . , V '■- x^— 1 3a- — 1 Ox-\- 2A = 0, per cui si ricava dalla (1 3) ^^— 30^r -j- 1 29^ — \ 00=0, e quindl fx^:=i, /u^^='i, [x^=2o, cosicch6 avcndosi (14) si Irova per |M^,=:I, \/y■'o'^=^^^ 41 707281 — 38 — Jonde 41 Ai i'=--^-h2\0^-i, ,..r=_^- 210^-1, 4 7+3p/"Z' 4 7— Si/Z^ G consegiientomeiilG (I ) a'^=:4, .r,= l, .r^= — 3, .T3=r2. Assunto invoce fxz=A, \//w^2, si deduce ;'^-f-238;;H-2H5Gl =0 da ciii ;'^=— M9-J-I20 V^-l, r,=— 119 — 120 ^ZTi, ^.,^=3^-2 V/-1, J/r. = 3-2 S/-U e quindi si ha pure (15) .Y„=r4, .r,= l , x^-= — 2, 3-3 z= — 3. Prendendo inflne |a=r25, \//u=:5 si trova 7 , 625 dondc 4 Sfl/z:, 4 3— i/IT, e successivamcnte (15) .t^='(, a;,= — 2, a-^z^ 1 , 3:3==: — 3, come si 6 altrovc oUcnuto. DELLE SOCIETA GEOGRIFICHE E PARTlC(lLARat:STii DEL LA F. R. SOCIETA GEOGRAFICA DI VIENNA M E M 0 R I A DEL SOCIO COHR. NOBILE EUGENIO CAV. BALBl Di 'inanzi a questo corpo accademico in cui sono tanto dcgnamentc rappresentali i niultifoniii aspelti dello scibile, mi senibra, piu clic soverchia inutile cosa il traltcnormi snir importanza dei^li sludj geogialici. Mi sia pero conces- so il notare, che se la goografia volentieri s'accompagna ad allre scienze cbc io dirci sorelle, anziclie aiisiliarie, alle medosime ella rende il servigio oUeniito con altri e cerlo non meno efflcaci sussidj ; pero non vorremo averla per una poverella clic si regge cogli accatti, ma sibbene per una disciplina strettamente unita alle scienze di osservazione colle quali progredisce, in bella concordia alternando i rau- lui soccorsi. Percio la geografla nella eslcnsionc delle sue contempla- zioni e una scienza grandemenle sociale ed associante; on- dc facilmenle avveniva clie un mcdesimo pensiero racco- gliosse in diverse regioni cd in tempi diveisi alcuni sapien- li, nello scopo d'incoraggirc o divulgare colali studj, cd — iO — niiiro in iin fasoio lo siiigolo o sparse fotiche, cosi doi viag- gialori come di coloro clio fra le (lomcsticlie pareli raccol- gono c giudicano i falli scienlilici. II priiiio di oosi faili sodalizj ncli'ordiiic cionologico apparlicnc ainialia, aiizi a Vonozia, sc voglianio loner conlo della Socicld def/li. Arf/onaiili, fondala dal Coronelli, geome- Ira e cosmografo della Ucpiibblica nei giorni in cni splen- deva glorioso ii nome del Peloponnesiaco !M(>rosini,malgra- do I' ingeniiila aieadioa del siio tiloio, volla al progrcsso doll" aslrononiia e deiia geograHa. In Francia, verso la niela del passalo secolo, veniva for- malo il progelto di una soeiela grografica ; nia (lueiridea ri- maneva senza eifello e solo ncl 1821 iondavasi a Parigi iiicrce le praticlic di Joniard, Eyries, Malie-Brun, Adriano I^albi ed allri ciillori di (juesli sUidj la soeiela elie possia- nio avere in conlo della piii anlica Ira le esislenli oggidi; nel 1825 Firenze avcva pure un sodalizio dedicalo a quesli .'dudj, sciollo dopo breve nia non inoperosa vila; nel 1828 lierlino ebbe il suo per 1' influenza del principe dei vlvenli geografi Carlo Rillei", auspice lunico Iliunboldt; la realc soeiela geograllea di Londra, nel ^850, doveva la sua ori- gine idle cure di Ifamillon Greenougli, Bari"ow od allri valo- rosi sapienli. Coslikiivnnsi poscia quelle di Bond)ay, di Francoforle sul Meno, di DarmstadI, di Pielroburgo, colle ausiliarie nel- la regione d(d Caucaso e nella Siberia, di Rio-Janciro, Mes- 5ico,Nuova-York, (aeendo di allreclie senza esserepuramen- Ic gcografielie IianUi) pero colla geograDa slrelle relazioni. In lanio ferxore di sUidj jioleva \'inianersene negliillosa speKalrice la popolosa indropoli di uno slalo esleso per qua^^i 200,0(M> niigiia quadi'ale enlro ai conlini di eui vivo- n<> '(0,000, Odd di suddi(i,la nielropoli die si fregia di cosi _4i _ nunitM'osi e divci'si islituti, stanza di una elctta e foKa scliic- ra di sapienli? Cosi avveniva che si costituisse in Vienna la Sociclu imp. reale googralica, ultima nellordine cronolu- gico, ma clio nun appcna nala si coilocava degnamcnte ac- canfo alle sue sorclle maggiori; societa intorno la quale mi stimo onoralo di poter ragionare, lasciando per altri successi\i cenni le uotizie sulle geograficlic Societa di l>er- lino, di Parigi, di Londra, di Pictroburgo, c cosi pure la pi'oposla di una simile istituzione fra noi. Fino dal i852 I'egregio geografo prof. Sinaony cslerna- va il voto clic la fondazione di una societa geografica in Vienna non putesse essere lungamente un solo desiderio, considerando quanto a pro di colali studj si adoperassc la societa geogralica di Berlino; 1' illustrc e benemerito diret- lore deir Islituto geologico dell' irapero, nel 1855, in una adunanza di esso islituto rinnovava quel voto, che Irovava caldo appoggio nei present], pure solo nel l855poteva i'esi- mio Haidinger raccogliere alcuni cultori di quesli studj in una adunanza che possiamo avere per la prima delta inip. e reale Societa geografica di Vienna. Esporre le cure, Ic pratiche di questo doUo c quelle dei suoi valorosi colleghi nel promuovere ed assicurare la vagheggiala societa, mi con- durrebbc ollre ilimiti di questo discorso;basti accennare che il disegno delta medesiraa trovava caldi fautori nei pii!i illu- stri dotti dell' impero e delle altre contradc d' Europa^ era grandeniente incoraggito dal regnante Monarca e dal prin- cipi delta sua casa, dalle primarie autorita dello stato, tan- toche la Societa onorata dalla sovrana sanzione lino dal scttembre del 185G poteva fregiarsi del titolo d'imperiale e reale, e col maggio del 1857 cominciare la regolare pubbli- cazione delle sue transazioni. La riconosceuza e la stima ne facevano cleggere presi- Surie HI. T. IV. 6 — 42 — cleiilc (jurij;!! clii- ii' rrn t^lalo il caldo pioiuolorc, il cav. (iu- glit'lmo llaidiiigoi', (lirellore (Icil' Isliliilo ii,co!o,iJiico ik-Uim- pei'o; i nomi ilei sci vice-pi-osidonli, dci due segrclaiii o del Consii;liu della Sixiela sono liiKi Ira ([uelli elie I'amorc delle piuardue disciidiue I'aeeva noli e aliniali; egualmente tra i nioUi soej onoraij, ordinarj e slraordiiiarj liiiveu- goiisi altri cbc il ciilloi'e delle geogralielie cose da gran tem- po onoi'a. Due dispense pel prinio volume del 1857, una del volu- me del 1858 vennero fino ad oggi divulgate eol titolo di Mithcilmujen der A. K. Geoijraphischen GeseUschoft, conte- nenti 1' origine e la costituzit)ne della Societa, gli atti delle sue adunanzc del I." dicembro 1855 al 9 febbrajo 1858, e le eomunicazioni c le memorie cbe vi furon lelte: cosi nel- Ic une come nelle altre abbondano notizie spetlanti quali air impei-o, ([uali a paesi diversi dell' Europa, quali ad al- tre pai-li della Terra ; ovvero important! sehiarimenti di geografia lisica, cartogralia, c finalmente elaboratissimi ap- punti per la circumnavigazionc scientifica della Novara. Non potendo aecennare particolarmentc le molte e di- verse pcrtrattazioni trascrivo il titolo eTautore, ad alcunc delle medesimc Irattenendo la vostra attenzione. II primo volume per I' anno 1 857, oltre le eomunicazio- ni negli atti della Societa, contiene le mejnorie seguenti: Sulle (jhiacciaje deW Oelzlhal del maggiore K. Sonklar d' Innstiidten; Del lavori della statlslica uffizUilc nclla Sve- zla del baroae di lleden ; Supplcmenlo alle istnizloni della sezione scientifica della spedizione della fre(jala Novara, in cui, secondo la diveisa eontem])laziunc degli api)unti leggonsi i nomi di lleden, Ilcufler, Zigno e Scbiner; Relazio- ne sill tu(jlio deli isliiiu di Suez del segretario V. Foetterie; Sckizzi iopofjrafiei del Btilfjhar Dalutt, ovG concorrono numerosi pellegrini a venerare nella sua bclla cbiesa di stile arcbiaculo del secolo deoiraolerzo la reliquia ondc prende il nome portata da Coslanlinopuli dal santo Brigido, visitava parte delle Alpi Noricbe ove ben rade furon le orme dell' uonio, ed anebe i)iu quelle del cul- iore delle scienze nalurali. E una sapienle monografia in cui sono minulamente descritte le forme loeali di questa sezionc delta giogana alpina, le diverse elevazioni, le gbiac- ciaje e ([uanlo puu darne un esatlo concetto, giovandosi dei precedenti stud] dello stato maggiore austriaco e di quclli faniosi dei fi-atelli Scblagintweit, anzi rcttiDeandone alcuni dali. 11 defunto vice presidenle barone di Beden, da poco ra- pito alle scienze stalisticbc cd economicbe di cui era 1' or- namento, faceva una comunicazione, sui lavori slatistioi d'ufGzio delta Svezia, ove dal 1775 in qua vien falto un ccnsimenlo ogni quinquennio. Fino dal secolo deeimose- slo aveva la Svezia registri della proprieta fondiaria, pero imperfetti, cosiccbe era nel IG28 ordinata un generate ca- taslo dal valoroso Gustavo Adolfo. II cancelliere Oxenstier- na ordinava la compilazionc di tavole statisticbe del ino- \imcnto mercantile, poi intcrrotlamcntc conlinuate lino al 1772, — 45 — lIReden vienopoi acocnnando lo diverse iimministrazio- ni per ciira delle qiiali escono regolaii picspctli stalistici, e trova di potcr concliiudeic clie la Svezia c' imo degli slati eu- ropei ove piii fervo qiiesU* geiiere di lavori ; pine egli nola come sieno coiidolti senza iin iiielodo iinifoinie, cosicihe gi-andemenle ne vieae diminuila I'ulilila; acconna pero a recenti niisuro per risliliizione di iiii iiffizio cenlrale di sla- lislica. Mi place poi di aggiungeie die 11 suddelto Reden in al- tra occasione leiicva inforniala la imp. reale Soeieta geo- grafica di Vienna dci lavori di slalistica condolti per ciira del goveruo ponlilicio, di cui egll lodava raltivila, lamen- tando che cosiflalii sliulj non fossero conosciuti come ii lue- rilcrcbbcro. Uscendo dai termini della Europa dobbiamo Irallencr- ci agli scbizzi topografiei del Bnlgiiar-Dagb, nel Taiiro di C.ilicia, gia visitalo dal Russegger come capo della spedizio- ne per la ricerca delle miniere, e percorso per la seconda volta come botanico del sig. Teodoro Koiscby, die in qiie- stl Scbizzi cspone copia di parlicolari sidla geognosia, le forme locali, le altiliulinije aequo Huenti, la vegctazione, Ic meglio notabili localilti, cliiiidendo con un ccnno sulle forc- ste di cedri sparse per quelle pendloi, onde passa a ragiona- re di quelli del Libano, e partioolarmenle del bosco dello Uadi Dscennam, ove s'innalzano ancora alcunialberi anli- diissimi die pel loro sviluppo si posfono credere conlem- poranei a quelli die servirono alia cosUuzionc del tempio di Salomone: mutl teslimonj delle vicende umane per lun- ge volgere di secoli, I gruppi di lerre insulari, o le isole solitarieemerseso- pra le onde deli" Oceano, dice acutamenle ii prof. Zbishman, pel progresso ddlc sdcnze naiurali e lo sviluppo i]i\ com- — \i\ — incrcio moiulialo, fiirono campo di ripclule o muUilorini invcsligazioni. La loro jroognosia, la llora, la fanna nicri- lano r aUonzione del nadiralisla ; sono slazioni di ossoi'va- zioiii nauliclio c niclcoroiogiclio, sono piinii per cni passa- no curve lermiche e magncliclio; T iioino iioi siioi \iaggi oceanici so no avvaiilaggia por jirorisarola propria posizio- ne astrononiioa ; colcslo lorrc iiistdari oflVoiio proziosi sor- gilori ove conoori-ono le iiavi clio I'anno la posca dolla balo- na, oppurc sorvono al navigantc per rinnovarc le provvi- gioni, ovvero dopoclie le vaporiere noii temoUero di avven- larsi ncir ampio oceano sono opporliini dopositi di car- bone, dopoyiti di morci, slazioni iinporlanUssimc del com- mercio ocoanico. QuGsle parole premoUc lo Zliishmau alia sua monogra- fia dclle isole Gemclle, S. Paolo e JNuova Amsterdam, sollc- vate neir Occcano Indiano fra V eslremila auslrale dell' A- fi'ica e la punta a libeccio del Conlinente Ausfrale, milk - qualtroconLo e quaranlasci miglia inglesi a sciroccodeirisola Maurizio, di cui sono una dipcndenza . Aecenna egli il dub- bio sul voro scoprilore, poscia i naviganli che le visitarono lo forme locali, la flora e la fauna, la dimalologia, la po- sizionc aslronomiea, la doclinaziono magnelica, lo numerose torme di foclio (phoca ursina,plioca Iconina) elie slanziano su quelle marine i di cui ululali misli al fragorc doi rom- ponli si odono a qualcbe miglio in marc ; lo rnollo bale- nc clie ncl vcrno frcquontano quci paiaggi. Questc isole, dice ancora lo Zliislunaii, sono Ira le ven- licinque dipendenze amministralive del govcrno brilannico di Maurizio; e radc voile sono visitate, eccetlo cbc dai ba- lenieri ; conforla il pensare che la loro esatla c scionlifica cognizione fosse riservata ai noslri uavigalori. Ed invero leggesi nol sogucnto Mdume dellc; j1/ su cui era issata la bandie- ra austriaca, armala di due cannoni e provvedufa di ogni cosa opportuna, e risalendo con lunga e faticosa naviga- zione giugncre nel maggio 1852 a Khartun . Sul chiudere di quell'anno intraprendeva Knoblecber eon la stella mallu- iina e due minori barche il viaggio fnio ad Ubbari, nel paese del Negri Bari, ove sulla deslra del fiume risiede la stazione di Nostra Donna a Gondokoro alia lalitudine di 4." bor. onde nell'anno segueiile risaliva i! fiume parte sul- la slella maUuluia, parte con un minore schifo sino all'iso- la Lamutat circa alia lalitudine di 5°; e quivi salito sopra una prossima altura, il suo sguardo spaziava ampiamente per la circostanle contrada, scorgendo lino all' orizzoiite il lucido serpeggiare del iiunie clie scorreva fra dense pian- tagioni. , L'uUima spedizione del beuemerlio ed instancabile Kno- — 52 — l)leplicr era da liii comlotla nol inaizo 1858 in eompagnia del padre llansal, nella quale dopo To gionii di navigazio- ne partendo da Kharlun pcrveiii\a colla slella maUulina a Goodokoro, per ora la ])\\\ inlcrna slazione delle niissio- ni essendovi fra quosla e Ivliarliin quclla di Sanla Croee, sul margino d' im lago propiiiquo alia sinistra sponda del Bali'har-cl-Abiad, fondala dal padre Mosgan. Oia Kiiobleclicr : molti dei siioieonipagni caddern soUo r influenza del clima e dclle fatiehe ; ma non niancano altri coraggiosi clie ne prendono il posto, c le missioni cattoli- ehe del Niio Bianco promedono per Y avvenire di esserc per gli abitatori di quelle contr;idc missioni di vera civilta, diversa molto da quella rapace voglia di dominio clic ne assume il uome, e clic le genii europee amano di bandirc con la voce del cannonc. La geograPia intanlo si avvantaggia di quei generosi co- nati; e considerando quanlo succede nella valle supcriore del Bah' har-el-Al)iad, Ic csplorazioni franccsi al mezzodi deir Algeria, le spcdizioni pure IVaneesi sui liumi della Se- aegambia, quelle degli Inglesi sul Niger e sul poderoso af- fluenlc Benue, per cui riescc facile il pcnetrarc nclle inter- ne regioni clie furono la scena degli studj e dei Iravagli del- la spedizione cui appartiene il supcrstife Barth, clie io di- rei il Marco-P(do doIT Africa inleriore; considerando il pro- digioso viaggio di Livinslone dclT uno all' allio lilo (leH" A- frica Anslrale, e lecila la speranza clie in un lempo per av- ventura non lontano parte almeno dcIT iaterno dell' Africa ci sara suflicientemente nola. Forse allora gl' ingegnosi sislcmi di sapienii preclarissi- mi sulle forme locali di (luelle conlradc cadranno dinanzi alia evidenza dei falti; pei'o non vuolsi dimcnlicare die (luanlo fniora vcnnc diMilgato confcrina le iiuluzioni del- — 53 — r illiislre Sir Uoilorik Impcy-iMiircliison, presidcnte ilella reale Sociota gcografica di Lontlra, Racrogliendo 1ft moUe parole in poclic io credo, ono- randi signori^ di potcr coiicliiiidere die Ic cose sin qua cs- poslc liastano a dinioslrare qiianto sicno l)eneiiicrili quegli egicgi clie iin noliile pensiero univa in una comune falica, nclla sua Itrcvc csislenza procacciando gia alia in)pci"ialc c reale Societa gcografica di Vienna V affeltuosa stinia di o- gni uomo sinccraiuentc devoto al prospcrare dellc geogra- ficlie discipline. Qui iinisce il mio assunlo; concedetemi pcro anclic un lamento ed un veto perclie la Italia^ clie tanlo fu benemcri- la dclla geografia, non alibia un sodalizio in cui sieiio rac- collc Ic sparse faliche dei cultori di qucsta scienza, clic dai nostri viaggiatori, dai nostri navigatori, dai noslri cosmo- grafi avcva cosi grande incrcmento. SULLA RISOL^ZIOM AlifJEBillCi DELLE EOl'AZIOM NOTA DEL M. E. GIUSTO BELLAVITIS p. er Irovare le radici di iin' equazioue algebrica pus- sono ammettersi i segiienti poslulali. Poslulato l." Eseguire sui numeri le operazioni arit- meliche: soraraa, soltra, moUiplica, divisiono od clevaziono a potenza. Postulato 2° Estrarre le radici dei numeri. Poslulato 5." Trovare ciascuna radice reale d' ogiii equazione algebrica a coefficienli reali. Questa opcrazione giti presentita dal Vieta noa b piii difficile del postulato 2.", tranne il caso cbe si adoperino i logaritmi. Postulato 4.° Estrarre le radici degl' iniDiaginarii, Per gli esponenti superiori al clue questa operazione non puo eseguirsi se non cbe col postulato 3.° oppure col mezzo delle tavole trigonometricbe. Risolvere un' equazione numerica col mezzo dei po- tulati 1.° e 2° puo esser vantaggioso in quanto cbe si ado- perino i logaritmi, altrimenti e piu comodo attenersi al postulates." — In quel modo non si poterono risolvere cbe le equazioni del 2.° grado, e qualcbe volta quelle del 3." e del 4." grado. — 56 — Risolvoro un' oquazioiie (lualuiKiiio a coofficiciili reali oil immaginarii nictliaiitc i postiilati I." 2.° o i° ti un pro- l)Ienui di cui facilmente si prevedc 1' impossibilita ; ma la compiuta risoliizionc dclle cquazioni dei qualtro prinii gradi fecc nasccro una spcranza fondata sopra una fallace analogia: T esserc indccomponibilo rcsponcntc 5 puo far suppoiTe cIiG col -i° gi'ado siasi toccato il confine del pos- sibile; poicbo sc non si possono risolvcre le equazioni del 5." grado non si polranno per certo risolvere quelle di gi'ado superiore. II problenia puo prescnlarsi sodo questa foruia : Dale (jiianle i>i voyliaiw funzioiii razionaU intere c simme- triche delle incocinitercali od immagiiiarie .^•, y, z, u, V ... , col loro mezzo e mediaiite i postulali X." 2.° e A." csprimcre ciascuna delle x , y , . . . « Discgnianio con J una funzione simmetrica, e con K una non-simmelrica, c poniamo (I) K— ^T se in ambedue Ic /, K cseguiamo un' aUcrnazione tra le leltere x , y , cioe la soslituzione binomia indicata con ({x y)) ( Veggasi la Nota alia mia Sposizione della teo- ria dcidelerniinanti. Memorie deli Isliluio^ Vol. VII, p. 157) Ja J non cangia e la A diventera {{xy))K~E, cbe dovra essoi' data cssa pure dalla (1), percio indican- do con \ una dclle radici deirunita dovra cssere i — 57 — Ripetendo sull.i A', la stcssa sostiluzione binoniia si lia {{.ry)) K^-=.K e riloi'na la A^ , ci6 richiede die sia i i \\\~=\ ; diinque r = 2 e {{xy))K^=i — ^;perci6: La sola funzione non-simmelrica^ die possa oitcnersi col- /' eslrazione di radicc di una funzione simmelrica e la fun- zione ulterna, cioe quella che per ogni alternazione cangia di segno conservando lo stesso valore. Ogiii funzione suscettibile di due soli valori nascc dalla funzione alterna U= I x'y'zUiK.. \==h{x—y){x-z)...{y-z)... Quindi la prima operazione da farsi per la risoluzionc di qualsiasi equazione geuerale e V estrazione di radice- seeonda della funzione simmelrica IT- , che e V ultimo ter- mine della trasformata ai quadrati delle differeuze. Posto s,^-=zx -\-y -h- -f-..- per le due sole x, y si ha (Sposizione ecc. § 43) s. s. =z n- =: 2 s^ — s ^- =z x' — 2xy -^y"- di cui la I'adice e Il^ra; — y Per le tre incognite x ,y ,z 6 n- =r 3 S.S^ — S,'S, — S^^ i>S.'-^2s,S„S, che ha la raclice !« 1 y 1 \x ?/' -■ n- Serie III,T. lY. y z' — y- z — xz' -\~ xy- -\- .r^z — x'y . 8 — 58 — Sia A una funzione suscetlibile di due \\Tlori, i quali si otlengono successivamenle racdianlc una qualsivoglia allernazione Ira le incognite .r, ?/, :,...., cioe sia A" = J -\- J' n ossendo J J' due funzioni sini- raetriche; e uiediante I'equaziono (2) L={/r si voglia Irovare una funzione razionaie L suscettibile di piii di due valori. Una qualsivoglia soslituzione Irinoraia (( xy z)) deve mutare la L in un'allra i, == {(x y z)) L; ripetendo ia modesima soslituzione si avra la L^=z (( X y z )) L, poi di nuovo (( x y z )) L^ — L ; questi Ire valori deggiono esser dali dalla (2) percio r ( ^ ) ^ (ixyz))L=\' L , ((.^■J/:)) \l ^> ^ == « ^ {{xyz))^ l)^\" L = L dunque r = 5 ; percio: Le funzioni susceilibiU di sei valori (giacche la /. ha tre valori per ciascheduno della K) possono oilenersi soltanto extraendo la radice terza di vna funzione h susceltibile di due valori. Ncl caso delle tre x y z una funzione a due valoii, di cui puo eslrarsi la radice terza e la 3 =: .r^ -{- y' -^- z ' ( x-y -h :>y- -f- ec. ) "h — 59 — — Y (1/-3 -^ I ) (y'- -+- .^-' H- ^''y) e la sua radioe ^ o — ?/H -^. — - • e suscettibile di sei valori differenti, che si ottengoao niG- diante il complesso di sostiluzioni {{xij)) , {{xyz)). Quando Ic incognite sono cinque e impossibile otlenere una funzione suscciUbilc di piit di due valori. Iiil'alti posto (5) L=z\/k , se supponiamo in primo liiogo che la sostituzione qiiin- qiiiuomia {{xyzuv)) cangi la L nella II, ripe- tendo altre quattro volte questa sostituzione si avrebbero cinque valori differenti, e secondo il soiito si vedrebbe che dev' essere r=o ( giacche {{xy zuv)) K :=: K) \ ma in tal case eseguendo sopra L la sostituzione trinomia (( X y z)) sarebbe {{xyz))L=\' L ,{{xyz))\\' l)=^\ L e finalmente \^))\\^ l) ■' {{xyz))\\ Z/ = I L:=.L , il che esige che sia i=zo , duuque i(xyz)) L = L — 60 — oioe la L rimarrobhe invariabile per ogni sostiluzioue trinomia (( x y : )) ; v.ile a dire so nclla L facciamo pri- ma rallernazione (()/-)), poscia rallernazione {{xy)) essa ritorna al priniilivo valorc, pevcio cssa e una fun- zione a due soli valori oonie la K\ e qiiindi riniane inva- riata anelie per una soslituzionc quinquinomia, oontro quanlo avovamo supposlo. — So supponiamo in secondo luogo clie la soslitiizione trinomia cangi la L nella I L vedrenio al solilo die dcvessei-e ri=5; ed in tal caso eseguendo *ulla L una qualimque sostiUizione quinquino- mia (( X y z u v)) no concliiuderemo come sopra I'rrr:! , i r=z O , G {{x y ^ Uv)) L = L , ci0(' la L riniane invariabile per ogni sostituzione qiruKjui- nomia. Ora se snila disposizione .r, f/, ;r, ti, v eseguia- mo successivamenle le due sostiluzioni quinquinoniie {{x y z uv)) , {(y z XV u )) otteniamo le disposizioni y ^ z jU ^v , X ^ z y X ^y ,u ^v r ultima delle quali differisee dalla prima per !a sostituzione trinomia {{x^t)), dunque {(xzy)) Lz={(yzxvu)) [({xy zuv)) L\ = L , cioe la L rimane invariabile anche per ogni sostituzione ti'inumia, c cosi ricadiamo nella slessa conclusione del pi'imo caso. 1/ equazione generale di 5.° grado, che non puo quindi risolversi eol mezzo dell' cslrazione di radice, si risolve raediante I'operazione espressa da ly ft-i-\/h~hCj:~ .'. — 61 — ossia nietiianle la risoliizione della x^ -\- x = h . Qucsto tcorema annunciato dall' Eisensteira nel /. Crelle 18-54, T. XXVIH, pag. 81 , appartiene forse al Jcrrard. Veggansi gli Annali di Matemalica di Roma i858, N.° 4, pag. 258, 259. L'eqnazione binomia .r" — A=rO i' immediatanienlc risolta medianle il postulato 4." ; chc se si voglia ado- perare soltanlo i due primi poslulati. I' equazione e riso- lubile nel solo caso di n [)rimo e rrr 2' + i . ADl'MNZA DEIi OfOJINO U MIFJIBRE 1858. *l m. e. professor Tiirazza presenta una memo- ria intorno alia leoria dinamica del calorico. Obbiclto di questa memoria si e di porgere una completa espo- sizione della delta teoria, al quale scope dopo averc nel prime capitolo partitamente analizzati i varii fatti tendenti a moslrare la conversione del calorico in la- voro dinamico c inYersainente, ed csposte le idee fondanientali sopra delle quali si basa la nuova nia- niera di considerare 1' azione calorifica, passa nel se- condo capitolo alia dimoslrazione dei teorenii secondo cui si regola la conversione del calorico in lavoro di- namico e inversamente, e che tendono a dimostrare che una lal conversione ha luogo sempre con un rap- porto costanie, che la quantita di calorico convertita in lavoro dinamico esterno e sempre indipendente dalla natura della sostanza che serve ad operare la del (a conversione, e che dipende solo dalle tempera- ture sot to la cui influenza avviene la conversione e — Gi- la trasmissionc del calorico, damlo infinc la leai^e di una tale dipendenza. In un lerzo capitolo passa alia ricerea dell' equazlone gencrale dell' azionc toimodi- namica, cd alia discussione delle varie formole aige- bn'che die nc discendono -, mostrando in un succes- sivo capitolo die le delte formole sussislono qualun- que sia la soslanza operanle; doe lanto se essa sia di quelle die si dicono omogenee, quanto se invece sia un aggregato di varii iiigredienti occupanli cia- scuno uno spazio finifco, e di dilVerente natura. Tro- vaLe COS! le lormole fondamentali, in un quinto capo se ne fa T applicazione al cuso dei gas e dei vapori, disculendo le formole die. per queste sostanze, ser- vono a calcolare il lavoro dinamico ottenuto e il ca- lorico dispendiato, dal cui rapporto dipende 1' effetto utile Finalmente in un sesto ed idtinio capitolo si discute il modo di valutare numericamente la cosi delta funzione di Carnot, cercandone i valori, e il sue valor medio il piu probablle per usarsi nelle pra- ticlic applicazioni. Queslo capo si diiude coll' esame delle varie esperienze di Joule intorno al valore del- r equivalente calorifico, e col calcolo del valore il piu probabile del delto equivalente, anche in base delle esperienze note intorno ai vapori dell' acqua. II m. e. Giusto Bellavilis legge i seguenti (lElI EliElENTAm SUI DISCRIMINAINTl INVARIAMl E COVARIANTI — °<$8^ — ^. Delerminanle o discriminanle. Se da una funzione algcbrica-razionale-inlera altre se lie dediicono medianle sostiluzioni tineari (vale a dire sostituendo alle indetermi- nate X, y, ecc. alti'ettante funzioni a,^ -\- (B y\ -\- . . . , ecc. delle nuove indeterminate, ^ , w , ecc. ) , tulte queste fun- zioni hanno alcuni caratteri comuni di famiglia, ciie le di- stinguono dalle funzioni, clie in simil modo possono de- dursi da altra funzione^ che sia essenzialmente da loro dif- ferente: lo studio di quest! caretteri e il principal oggetto della presente Nota. — Prendiamo da prima a considerare r equazione (1) u^—ax^ + nbx"-' -I- -i'-^i^ cx''~\..--\~'ngx->r h-0 le differenze tra le sue radici sono evidentemente uguali a quelle della sua trasiormata in ^ ottenuta ponendo x:=^ -{- (2 ; percio la funzione simmetrica n" (Veggansi i §§ 7, 46 della Sposizione della teorica dei determinanti nel Vol. VII delle Meraorie dell' I. R. Istituto ) che 6 il prodotto dei quadrati delle differenze delle radici, e che e Serie IJJ^ T. IV. 9 — CI) — espriniibile razionalmoiilc col inozzodei coonicionli della (I), (con allic parole cssa c T ullimo Icrmiiie tiella famosa trasformata ai quadiali dclle diffcrenzc delle radici), con- scrva lo stesso valore sea tall coefficienli dell' e([uaziouG in X si sostituiscono quelli della Irasfonuata in ^ . Sic- come la 11' si annulla ogiii qnalvolta la (l)abl)ia radici oguali, cosi essa si olleria climinando la x tra la (!) c la sua derivata (2) ax"~'-h{n—\)Ox" ossia Ira la (2) e la (5) bx"~'-h{n—\)cx"-'... ...-^g^O , {ii—\)gx-hh=zO, clie nasce sottraendo dalla (1) la (2) moUiplicata per x. La funzione risullante da tale eliminazione pu6 calcolarsi in differenti maniere, ed e cspressa molto seniplicemente da un dcterminante, i cui termini sono i coefncienti delle (2) (3) ( Veggasi il § 88 della citata Sposizione ) ; percio la rr non differira se non che per un molliplicatore co- stanle dalle funzioni cbc per n=2, 3, 4 sono « , lf\ /> . c z=ac — /»- -a'd'-^Gabcd — Ab'd — A ac'-{-o(>'c- \a , 21) , c , n ___ ,".,2A,C ^^'-- \0,2c,d, I ,/s2c,(/ D 1^=^(1' e- — 1 2 cebde^- — \ 8ac=e^ H- VtAab'ce — 21b''e^--\~ -}- 54 a'cd'c — Oab'd e — 1 80 abc'de -{- I OSO'cdc +■ 8 1 ac'e— —oWc^e'—27a'd'-'r \ 08 abcd^^—&'ibhl'—o-iac^d'-^oU^c''d^' — ()7 — Nei §§ 5, 9, 17 tlaremo espressioni piu comodecli qne- stiD3, D^. A queste funzioni /)„ fii dato dal Gauss il iiome iVideler- minanti, die ben esprimeva il loro ufficio di deterrainare la faraiglia a cui appartiene la (I) e tutle lo sue trasfor- mate: poscia alia parola dcterminante fii data maggior estensione di significalo, e la D,^ si disse il discriminante della (I). — Per detcrminare il rapporto clie passa tra la TT" e la I),^ ci bastera considerare 1' equazione binomia a x^ -f- /i = 0 , nella quale le somiiie delle polenze delle radici sono h a siccli^ risulta dal citato § 40 che Viene da cio che nei predetti casi di » — ^ 2 , ?i rrr 5 , 11^= A 4 4 si lia n^ = — c-f-ec.r= „Z)^ a a- ^. 256 5 2oG 2. Invarianli. Si dice itivariante della (I) ogni funzio- ne inlera-omogenea dei suoi coefficienti a, b, . . . . g, h , la quale non cangi quando essi si mutano nei loro corri- spondenti A, ^, . . . . b, a, 0 che accresca nei rapporto di \ ad a''' quando ad essi si sostituiscono i cocflicienii delle potenze di ^ nello sviluppo di a(a^-l-/Sr-l-n/^(a?H-/S)""'4-...H-/i ; — 68 — pop la priniu pioprieli diremo die 1' invarianle 6 dotato di eiirilmia^ e per la seconda chiameremo indue dell'inva- rioule I'esponenle fx . Gli invarianti possono essere di dif- feienli gradi rispetto ai coefdcienti a, h, . . . h . Noi se- gneremo con 3^^^^(m„) o piii serapliccmente con Jjf^ V invariante della (I) che ^ del grado p. . . Anche il discri- minanle si segnerci con ^(uj o con D^ . Non e dif- ficile riconosoei'e che il discriminante D,j e Tinvarianle del grado 2 (n — I) ; giacchd a motivo deireuritinia del cotn- plesso delle (2) (3) 6 eiiritniico anche il determinaiile (§ I), che 6 r espressione del discriminante : miitando a, b . . . k nei aa", bci'^~' ,... h il discriminante divieue a"'^"~"'^ /)„ , diuKjue 7i(n — I) 6 il suo indice. 5. L'indice jx di un invariante 3'^^'''(«„) e la inetd del prodotlo del grado p dell' invariante pel grado n della «„ . ( Si noti die questo grado ^^, die forse meglio direbbesi ordine, 6 relativo all'indeterminata x non giS ai coefti- cienli a, b . . .). Infatti, se un termine dell' invariante sia il prodotlo di p fra le quantili a, b, . . . le qiiali nella u^ sieno coefficienti di x' , x'\ .. . savh f/,^i'\-i'-}~ecc. ; per iVuritmia I' invariante conlerra inoltre un termine coi coefficienti di x "~~' , a-"~", ec. , percio dev' essere anche fx^=:n — i-\-n — i'-}-ec.=:np — i — i' — ec. , qiiindi /w=»-f- t'-f- ec. = -^ . L' osservazione ora fatta permelte di scrivere tutli i termini di un' invariante. Prendiamo per esempio il caso di Ji := 5 ; il grado dell' invariante non potra esser dispari, perche fx riuscirebbe fraziouario; poniamo p=i, sara ^ = 6 ; la partizione del numero 6 =s: t-f-t'-j- ... in — 69 — quattro niimeri die non siiperino n z=z5 si pu6 fare nei cijiqiie modi 5f5-f-0^0, 5-^2^1+0, 5-^l-|-^-^-l , 2f2-H2-hO, 2-|-2-f-t-M, quindi finvariante j/'''^ conlerrii i termini aadd, abed., accc^ bbbd, bbcc formati dai coefficienti delle poteoze deila x, i cui espo- nenli sono i numei'i predelli, sicche a corrisponde al nu- raero 5 , b nl 2, c all" I , erf alio 0 . 4. il/orfo di calcolare i coefficienH degli invarianli. Rimane da deterrainare i coefficienti numerici dei termini trovati come ora si disse ; nel caso presente scriveremo J^^'^ — A ad"" H- Babcd -f- C [ac'^ -f- b^d) -h D b'c'- avendo, in grazia dtU'enritmia, dato lo stesso coefficiente C ai due termini ac^ b^'d , perch6 i'uno si cangia nell'altro permutando tra loro i coefficienti prime ed ulti- mo, ed il secondo e penultimo. Ora se nella «3 z= ax^-\-5bx--h5cx-\-d che diremo la forma cubica poniamo x:=^-^/3 , dove possiamo supporre die /3 sia infinilesima, la /"orma diventa af-f 3(«/S+/')^^4-5(2 6^H-c)^-h{5c/5-hrf) sicche i coefficienti b , c , d ricevono gli accrescimenti infinitesimi a/5 , 2bf3 , 5c/S , e quindi J^^^^ riceverJi r accrescimeiito /2 (6 Aa-cd -\-Baacd-i- 2Babbd -f- oBabcc -)- 6 Cabc- -f- -\~5Cabd-\-oCb'c-j~2Dabc^~\-4Db'bc) — 70 — clie (lovoudo essei'e idenlieamcnto iiiillo, dnra B—— GA , C= 4 .1 , Dz= -oA, o.d infalli — ad' -+- GaOcd — 4 {ac' -f //(/) + 7^b^-c' = D^ ii invarianle essendo il discriminaiite gii tiovalo al § I. Cercliiaiiio per stvondo esenipio se la forma oubica aminetta un invariante di 2." grade ; il siio iiidice sarebbe 3 2 f/,= ~—-z= 5 e le sparlizioni 3-f-0,2-+-l darebbero duo soli (ermini, ciot; TinvariaiUo dovrebbe essere Aad-j-B(>c , il quale rilerito alia forma in ^ ricevo I'ac- crescimciilo /S (3.1«c -f- -/'«<^ 4- - i>l>/>) , ^I'c nou si puo rendei'e idcnliiamcnlo luillo; dunquc la forma cubica non lia alcun invariante di grado inferiore al diseriminanle D^. V operazione colla quale dalla formula assunta per inva- riante si passa alia foi'uuila, die dee porsi == 0 , puo dirsi derivazionc rispeilo aijli indie i, inlendendo die gli indici di a , 1/ , c . . . sieno rispettivameiile 0,1,2... : tale de- rivazione la scgneremo con A , vale a dire ,amniettcremo die Aa:=0 , Ab ^= c , Ac=:2/; , oc. , sicche per Irovare i cocfficienti numerici deir invariante jj''^ si avrii A Jj''^ == (aDi + 2b D, .+- oc }),, . . . . ) jj^'^ = 0 , dove Id earatlerislica D indica al solilo la derivata rispetto alia variabile posfa abbasso, e s'intcndc che a ciasouna ca- ralterisLica sia posposta la Jj''^ . A motivo dell' euritmia polrebbe egualmenle servire la derivazione rispetto agli in- dici indioata da ^^ri^nbl)^ -j- {n—\)cDo • • • H- /'D,, eonsiderando come indiee di ciasoun cocflicicnte I'cspo- nente della .r ; ma ci riuscirii piii comodo anmietterc ormai che gli indici di a , ^ , c , . .. A sieno sempre 0, I , ...n. — 71 — 5. Passiomo alia forma fnquadralica ?/ - -_ir ax^ -f- '^ b x"" -|- 6ca;- -\- A dx -\~ e ; finvarianle tli 1." grado c di indire ^=2 non potrebbe con[onere the il termine c , cLe non 6 invariabile. 42 Tel grado p = 2 ed indice f^=: 'c, =^ abbiamo le spartizioni 4-1-0, 5-f-l , 2-]-2, ciii corrispondono i termini ae , Ld , c- e la derivazione rispetto ar/li indict AJ^^'^=A{Aae-\-Bljd-j-Cc')=-i Bad-^ nad-\- oBOc-t -iCbcz^zO dh B = — 4i, 4C=: — 32? avrenio quindi linvariante jM^=ae — 40d-j~oc' = l che pel frequente use suol disegnarsi colla sempllce let- tera / , noi lo dircnio il primo invariante della forma bi- quadratica; il secondo invariante e di 5." grado e di indice fxz=z6 , ed e y^(^) r= ace — {be H- ad) -f- '^bcd — c"" =J, giacche A T^='2abe-\- ■^acd — 2abe — Ab'd- — (>acd-\- -f- 2 acd-ir Ubd-j- Ucc — G />c' = 0 ; questo invariante pu6 esprimersi col determinante simnie- trico a b c J z=i bed c d e t I La forma biquadratica ammette anche im Invariante di 4." ed uno di 5° grado , ma cssi non sono altro che — 72 — ed anche ildiscrirainante 6 fiinzione inters dei duo predetli invarianti fondumentali ^ > J ■> essendo /). = /' ^'J C. La forma di 5.° grado «5 -=-. a x" -^- '^Sbx'* -\- ecc. non animette invariante di 2." grado, il quale dovrebbe avere rindice |W=:5, e dovrebbe essere Aaf-\-Bbe-\-Ccd la cui derivala rispetto agli indici d b Aae-{- Bac -h 4 Bbd '-\- 2 C6d-h^Cc^ che non pu6 annullarsi. Vi 6 poi 1' invariante di 4° grado y^'^) — fl7' — 1 0 abef -f- Aacdf -h\()b'df— 12 bcf-^- -^\^ace'-^W-e^ — \2ad^-e—lUcde^ASc^e^4Ud^—o2ed\ Per gli altri veggasi una Nota di F. Ydk di Bruno negli Annali 1856, pag. 86. 7. La forma di 6." grado ha I' invariante 4'-' z=ag — Uf-\-\'oce — \ Od' ; e Taltro espresso da un determinante simmetrico = aceg — b^'eg — ad-g -\-2bcdg — c'^g — — acf'-j-bf'~t-2adef— 2bcef— 2bd'f~\- -h 2c^df— ae^ -f- 26rfe' -f-c V — ^cd'e -+- d'\ J (^) — •'6 ■ — abed b c d e c d e f defg 8. A verificazione dei trovati coefficienti giova osser- vare che: In ogni invariante la soinma dei coefficienti nu- merici e nulla ; infalti se sicno uguali lulli i a , b , . . . h della data forma ;<„ , poslo x=^^ — ^ si avr& la tras- formata a ?" , per la quale 6 evidenle che ogni invariante — io — e nullo. Dara una maggior verificazione I'osservare cho so a = b = . . .==g la trasformata e a ^" -(- h — a , e die percio ogni invarianle prende due valori cguali ponen- dovi a—d = . . . ■=.g , oppure d =r. c := . . . r=c/rr:0 c mu- tando h in h — a. Cosi, per esempio^ il discrirainanle D^ dti i due valori eguali — a d'-\-2a'd—a^=^ — a'{d — a)\ 9. Fiinzioni invarianli noii eunlmickc. Peninvarianli. Mf'ritaiio osser osservate anche le funzioni dei coefficienti della forma u^^ di un grado qual si voglia, le quali riuiangono invariale da essa alia trasformala iii ^=x — /S, quantunque cessino d' essere euriliniche, vale a dire nou contengano nello stesso modo il priuio e 1' ultimo terinine della forma «„; il secondo ed il peiiultimo, ecc. Con tali funzioni e for- raata I'equazione ai quadrat! delle differenze ed ogui altra equazioae, die nou oaiigia quando nella proposta si eseguisce la trasformazione x=:^-}-/3. Queste formule si calcolano ricordando the le loro derivate rispetto agli indici ( § 4 ) devono essere nulle ; sussistono pure le relazioni notate al § 8: noi le abbiamo in parte giii trovate, e continueremo ad indicarle cogli slessi segui, quantunque ora poniamo a = I ; giacch6 si potrebbero moUiplicare per qualunque potenzi della a, quindi nulla si bada al loro grado. Per r iiidice ,M = 2 abbiamo il discriminan'.e ( § I ) il signifii-ato delle v lo spieghererao al § 15. Per I'indice 3 abbiamo la nuova formula (.-) d — 5l>c-h20'= r3'^'-'' =r V3 ''') = p.. . Quando I'indice 6 4 si lia il primo invarianle della forma biquadratica ( § 5 ) ed il quadrato della predetta (2), cioe ( e — 'ibd-\-5c- z= I , . j,. (') < f c= — 2(r'e -^hi = r^'*'") =r F\ Scrie III. T. IV. ' '' 10 — 74 — ed inoltre qualunque formula die risiilti linearmenle da queste duo, qual sarebbe per esempio e — -5 bd^U^-c — ob^ = L— 3 P\ = /^, Anche per rindice 5 si hanno due sole formule essenzial- mente diverse, l' una nasce dalprodollo della (2) per la (3), I'altra e nuova e la scgneremo con P^ . { f~ 56# -}- I Ob'd — 1 0 ^'c -I- 4 b' = Pr (5) ) ' ( cd—b'd — Uc'-h^b'c — 2b^ = PJK . Per r indice 6 oltre ie formula che risultano dal prodotto delle predette si ha la nuova P^ (J — 6/;/ -f- 1 5 6^ e — 20bh{-\- \bb^c — '^b'^ = P^ ce — b^'C — 4bcd-h -i b''d-\-eb'c^- ~%k-h-ob^=PPi, (6) / ^ d' — Gbcd-hU\l-h 9b'c'—\2b^c-h4b'^=±P's c^— 56 V- -h ob^c — b^ ^P\ ogni altra funzione dell' indice 6 risulteri linearmente dalle predette, cosi si trova che il secondo invariante J", I' allro invarianle trovato al § 7, ed il discrirainante Z)' sono espressi da -Z)3=P3-h4P\ rimettendo la a e < -~Di=^lad — obc-\-2 — ) -h'layc j gicche il discriminanle D^ , non meno del Z)^ ( § 5 ) , 6 la somma di un cubo e di un quadralo. — Le funzioni P^ , — 75 — P^ , P,^ , ecc. (i ciii coefficienti sono quelli del binoniLo new- toniano ) meritano particolare osservazione, esse sono i aoefficienli dell' eqiiazione che e la proposta a-" -h n()x"~' . . . .-\- fi = 0 liberata dal secondo termine: io proporrei di dirlc peninvarianti fondamentali, cliiamando peninvarianti tiiUe le loro funzioni inlere. I peninvarianti d' indice 7 sono i quattro (7) P,, P.P., /^3^4./*^3 e lulti quelli che da essi dipcndono linearmente. Cos! pure (8) P, , P,P^ , P,P, , P\ , P\P^ , P,P\ , P\ . Per I' indice ^ = 9 si hanno 8 di questi peninvarianti, per ^=10 sono 12, per fA-=:M sono ii,\)cv /u=^2 sono 21, ecc. E facilissimo esprimere un qualunquepenin- variante col mezzo del peninvarianti fondamentali, bastando ricordare che questi sono i coefQcienti della trasformata liberata dal secondo termine; cosi si ha il discriminante Z)4=:P'4-^8P ,Pv,-t-54P,F-3P4-^8^ P^^P^—27P^, -lyAP\P\ qual risulla ponendo ^==0 nella formula del § 4 . 4 0. Invarianti nelie irasformate e nelle ridotle. Gli invariant! sono caralteri distintivi delle varie forme e pos- sono servire a riconoscerle per quanto sieno state trasfor- mate mediante la sostituzione x =: ^-\- /3 oppure la I x=z — ; sicc4i6 se, per esempio, si formino le successive trasformate, che servono a sviluppare una radice in frazione — 71)—- conliuuii, gli iiivaritiiili di iin" oiiiiuzione potriiniio si-rvire di conferma di avere ben calcolali): por le eqiiazioni (.111)10116 abbiamo il solo disrriniinanto /'j , c per le bhjuadiatiche abbiamo i due invarianli I , J ■ Qiiaiulo la risoluzione di iin' cquazione i,'enerale si ridiice, mediante le estrazioni di radice, ad iiii'altra eqiiazione, i ooelficienti di qnesta ridotla o risotvenie possono esprimersi col mezzo degli invarianli dell" equazione primiliva, e se si giunga ad iin' equazione di secondo grado, il diserimiiiante di questa non differira (ecocltocbe per ua molliplicalore numerioo ) da qiiello della primiliva, giaeche per qiianio riporlai nella Nola sulla risoluzione algebrica delle e(iuazioni,la sola funzione sinime- Irica, di cui si possa eslrarre una radice (clie non sia fun- zione simmolrica) e la Tl\ cioe il discriminanle. Paileremo al § 17 della risoluzione delle equazioni di 5." grado. II. L' equazione biquadralica rt.r^ -h AOx^' -j~ i\c.v^ -J- A dx -f- ^ = 0 die Iia gli invarianli I, J ed il discriminanle T),^=^P — 21 J puo risolversi mediante pareccbie equa- zioni cubicbe, le quali tulle si riducono alia %i' — IiU-{-2j=0 , 4 il cui discriminanle —^J^'^oY ^^ """ differisce dal pre- cedente che per un molliplicalore nuraerico positivo ; la ridoita della equazione cubica e la — 77 — dice lia il medesimo discrirainante — i^ — J^ . Siipposlo clie tuUi i coefficientisieno reali, se ii discrminanle e posi- iivo le radici deW cguazione biquadraiica sono tutte rcali 0 lulle immaginarie, quelle della cubica sono iulte reali, e quelle della quadralica immayinarie ; se il discriminante e negativo due radici della biquadraiica e due della cubica sono immaginarie e le altre sono reali. Una radice della risolvente cubica servo a decomporre la biquadraiica in due fattori quadratici, giaccbe il suo prirao membro si riduce a — {ax'' -{- 2b X -{- c -]- iv)- meno un altro quadra to per- fetto ( Veggasi il § 87 della mia Menioria inserita nel Vol. Ill dcir Istituto Venelo). I tre valori di ?/; possono espriraersi niediante le radici della primitiva, essendo G a lu' = (x' — x" ) (x'" — • x"') -^- {x' — X"') {x" — X") ; gli allri due valori si otlengono soslituendo alia x' cia- cuna delle x" , x'" e lasciando fissa la x" . Se po- 16 ,,, , 8 niamo v=.-- (b — ac) -j w avremo un altra equa- a^ a ^ zione ridolla in v , le cui radici saranno espresse da V' t:=(x' -+- if" — x" — x'")- , ec. ; dal cbe poi risulta che eiascuna x e data mcdiante la formula Un'allra ridotta si trova ponendo w = x' x'^-j-x" x'" , ed 2c-4-2w cssa pure dipcnde da quella in tv col mezzo di u=: — — . -78 — Ciascuna dello w , v , u non cangia valore pel complesso di sostUnzioni {{x' x'')) , ({x\x"){x"' x"')) . (Veggasi il § X (lella Nola alia precitata Sposizione) ; e questa la ra- gione per la (luale ciascuna di esse ammette tre soli va- lori. — Sc reqiiazione biquadratica abbia il primo inva- riantc / nullo, la sua ridotla tv' -f- 2 J=z 0 sara bino- inia,cd il loro diserimioanle sai'a lui qnadfalo ncgati vo — J • Siccoiiie niediiinte Cf|uazioiii di 2." grado ogni equazione cubica puu ridursi binoniia , cosl potcva prevedersi die collo stesso mezzo ogni equazione biquadratica possa ridursi ad un'aUra avcnte il prirao invariante nullo, la quale libe- rata dal secondo termiuc ba la forma 3c^ ax* -f- Oc.r^^ -f- Ux'^ ■ = 0 1/ argomento ora accennato pu6 vodersi trallato det- iagliatamente nella memoria del prof. Torlolini inserila ncl fascicolo 5° 1858 dcgli Annali di Malernatica. 12. Forme hinarie. Le forme sogliono il piii spesso farsi omogenee rispetto alle indeterminate ;r, j/, cioe si scrive (I) ax' -+- nhx"-' y . . . -h hy" ; per la stabililo euritmia degli invarianti 6 evidente che quan to diceinnio rispetto alia x puo ripotcrsi pei* la ?/;cosi rispetto alia trasformata cbe si otiione ponendo aT=: a' ^ -h /S'v gli invarianti, die hanno I'indice /j, cre- sceranno ncl rapporto di I a a,"'' ; e rispetto alia nuova trasformata, die si ba ponendo ?/=— }^^-|— ^m gli invarianti cresceranno ancora nel rapporto di I a ^'^ . Ora 1' ef- fetfo di qucstc due successive sostituzioni l^ lo stesso come quello delle due sostituzioni simullanee — 79 — piirche sia «=: a'-f-/S'^ , /5 — /S o , da ciii /S = y , a=ci — ~ c a' '^= el's — /Sy . Qiiindi possiamo defi- 0 nire ogoi invarianle d'indice (X per una funzione omogenea inleradei coefficienli dclla (I), la fjuale cresce nel rapporlo (// I a '^''^= {aS—/2y)'-' quando vi si sostituiscono i coef- ficienti delta trasformata in ^,vj ottemita medianle le so- slituzioni 13. Per calcolare quesle trasformatc credo utile adope- rare un algorilmo conforme a qiiello che serve per la riso- luzione dello equazioni. Si debbano eseguire le sostituzioni io le riduco come sopra alle due successive a;=r ^ J = g , y r= 5,^ -}- ^>, ^ 2^-}-0)f per facilitare la prima sostituzioDe pongo da prima x=z '^ ^ ^ =^ e ad evitare le frazioni moltiplico la formula per S" = 5" , poscia eseguisco nel solito modo la sostituzione P-\ — ^^ — --=:^ — 2; dopo ci6 ^ cto — [iy rovescio T ordine dei termini e vi eseguisco la sostituzione y = y' -f- > = »/' -h 2 , finalmente muto y' in Sy^=-oY{ e nello stesso tempo divido la formula per §" =:z 5" . Eccone 1' applicazione alia forma biquadratica x'^-\- Ax'y— \ 2x'y' -j- Sxy' — 4y* ponendo x = - cienli diveDSono — 80 — -^ e nioltiplicando per 5' i coefli- 1 — ^2— 108 — 2IG- -324 2 l — 14— 80— 56- 1 — 1 G — 48 -t- 40 1—18- 12 1 —20 -212 e quclli della Irasformata in — ^-I~2 sono 1 — 20 — I2-T-40 — 212, che si rovesciano, poi si calcola la Irasfoimala in 2/-H2 — 212-1-40— 12- - 20-h I — 212- 584— 780- -1580—5159 — .212- 808 — 2396- -6572 — 212 -J252— 4860 — 2I2-IG56 212- 552— 540— 256 39 dividendo per 3^ e mutando w in 3k si hanno in fine i coefficienti della trasformala — 39 ^^ — 236 P M — 540 ^' v^- — 552 ^ w' — 2 I 2 w' . Se invece si fosse da prima eseguita la sostituzione y z= — vf -1- 2.r, poscia la x = ^H-2w, i calcoii sareb- bero riuscili alquanto piu brevi — 4— 8—^2— 4 H- I —4 0-I2H-20— 39 2 — 4-h 8-28-f-76 — 4 -hi 6-60 — 4-h24 — 59-1-76- CO-I- 24 —4 —59- 2- 64—104 — 212 —59- 80-224 — 552 — 59-158-540 —59 256 (Conlinua.) — 81 T A B E L L A d( i (jiiirni in cui si lerranao Ic aJununze deW i. r. Islilnh ■nt'U'anno 18o8-u9. 1 "" 0) _ — 1 — t- — ■■ """ '-"^ ""'"'" "*™"''°~ -S •i _2 .2 'En o c _o "5 ! P ^ ^ "3 S * 1 <" £ tfi tb U 12 16 13 dS 40 15 e 46 49 24 21 15 1 13 17 14 14 41 30 AUi- 20 25 22 1 1 i Sche UL T. ly. n ANNO 1858-59 DlSl'ENSA SECONDA '; •- CFM FJiEffiWl .'..,^. , • SUI DISCRIMINANTI, INVARIANTI E COVARIANTI N 0 T A 1 DEL M. E. PROF. GIUSTO BELLAVITIS (CoDtinuazione della pag. Su del presciile vo ^4. Covarianti. Oltre gli invariaiUi vi sono allre fuii- zioni omogenee tanto rispetlo ai cocflicienli quaiilo rispcllo alle indeterminate x y , le quaii crescono ncl rapporto di a 3 I a V quando le indeterminate si cangiano nellc ^ w , ed ai coefficienti della lorma aa;'^-\-nOx"~'y-j- cc. si sostituiscono quelli della trasformata ottenuta colla so- slituzione lineare a; =: a^-|-/Sw , y=y'^-{-dii : a tali fim- zioni fu dato il nome di covarianti, e ^a ne e 1' inclicc. Conlinueremo a segnare con ;; il gvado del covariante ri- spetto ai coefficienti a. 0, ecc. della forma, ed m sara il grado rlspetto alle indeterminate, il quale dicesi 1' online del covariante. Un terminc di qucsto sara per conseguenza O/a,/ . . . x"'"Jyl gli a-, aii . . . essendo p Ira i rocf- Serie III, T. IV. i'2 — 84-- ficienti « , ^ , . . . . e propriaraenle qiielli cIiq iiella dala forma moltiplicano x"~'y' , x"~" y" , . . . . ; ponendo x=a^^ 2/^=W) il prcdetto terminc diventcii c/ a"~' «,> ct"~" .... ^"'~J>i> , e dovra esserc = a'^ a,a/^ . . . (ct^)"'~JiiJ ; dunque fx={n-—i)-j-{n—i) . . . —{m~j)—i)n— i—i' ... — (w— ;). Se invece poniamo a :=r ^ , y = ^w vediamo nello stesso modo che dcv' essere dunque ^u =: t -4- t' -f- . . . — ; ; paragonando questi due valori si vedri che I'indice fx di un covariante dipende dai tuoi grado p ed ordine m , non che dai grado n delta forma col mezzo delta /u = i-j-i ... — j =. - ~- — . 1 Ty. Catcoto del covarianti. Noi segnercmo con ^^f''"''{uj o piii scnipliccniente con V,/^'''"^ il cova- riante di grado y e di ordine m della forma ?i,^, e porremo rr^ =z Ax"'-{-m Bx"-''y-h "'^"^'^ Cx'''-^ • • • "f" Fy'" ■ Vedemmo al § 4 die posto x=:^-h/Sy i coefficienti b,c ,... della M„ ricevono gli accrescimcnli infinitcsiiiii a/3 ,2I>0 . . . , menlre a; divenendo ^ diminuisce di /3y , quindi 1' inva- riability del covariante csige die sia (al), -h 2^D. . . . -h ny D, — y DJ V'!','"'^ — 0 cioCi, coUa caratteristica A allora usata, sara A A.x"" -h m A B. x""^'y -\- cc. = mAx"'~'y -}- H- m (hi— 1 ) Bx'"~'y^^ -+- ec. perci6 A.1=0 , M—A , AC=z2B .... Af— «?£ . — 85 — La prima di queste equazioni c' insegna die A , che noi segoererao con v'p^"') , 6 un peninvariante (§ 9) (reso omogeneo mediante rintrocluzione della o) d' indice u e di grado p . I Z? , C , . . . potrebbero calcolarsi mediante la derivazione rispetto agli indici (§ 4) segnata con v ; giac- che per I'euritmia si ha anclie mB=:\jA, {m — l)Cz=z^B , ec. Ma riusciri piu comodo dedurre mediante reuritmia da tutti i termini contenuti in Ax"' tutti quelli contenuti in Fy"\ poscia calcolare E,...C,B col mezzo delle relazioni precedent!. Si noti peraltro che i termini di Fy'" potranno avere segni opposti a quelli di Ax"", in tal caso il covariante potri dirsi semicurUmico. — II covariante di \° grado e dell'ordine n e sempre la slessa forma, cioe 4 6. Esempii. Pel covariante di secondo grado e di se- condo ordine V[^^-) = Ax'-^2Bxy -j- Cy' della forma cu- bica j/3 6 11=5, p—m=z2, ^=2, nell' indice 2 abbia- mo (§ 9) un solo peninvariante, che reso omogeneo 6 oppunto di 2." grado, noi lo segneremo con i;<^.^) ed avre- mo A—v^-^-) = ac~b^- ; nella forma cubica I'euritmia per- muta aeon d, e b con c , percio dal precedente A dedur- remo C~bd-~c\ poscia ^B^iAC-ad-^Uc—Abc^zad—bc, ed /i ~ A/? = I (5ac—ac~2b^-)=ac—b^' 6 il peninvariante da cui siamo partiti, quindi ]\-^-) — {ac~-b')x-^ {ad~Oc)xy-\- {bd~c')y^' a cui pu6 darsi la forma i ax-^by , bx-\-cy bx -j- cy , cx-\~dy — 86 — eporcio (vcggasiil §79 clella mia memoria siii deterniiiianU) csso d r Ilcssiano formato colle dcrivale parziali secondc della forma M3 = ax^ -\-obx-y -{-ocxy--^dy^ . — RispcUo alia medesiraa forma sc per prime coefflcicnle A di un allro covarianlc noi prendiamo il peninvariante r^ = a'il — 'oak-{-2b'' (rcso oraogoneo mcdiante Tinlroduzione della a) abbiamo r indicc f/,=.o ed il grado p:=o , pcrcio la 2fx^=i\p — m ci du w-r5 per I'ordinc del covariante-, il sue cocfliciente D fatto euritmico al precedente v(3>3) = a'd— oabc -+-2l)^ 0 D =: rtfP — 5acd -f- 2c^ , ma calcolando Ic formiile Ai)=:5C, AC=2B , AB=A si perviene ad A col segno cangialo, siech6 avremo il cova- rianle semieurilmico p(3,3)-- „ {a''d — oa(}C-\-2b^)x^—'^{alHl-2ac^-+-b^c)xy-t- -i-5 {acd—2bhl-\-br)xy^- -h {ad'~obcd-h2c')y^ . — La forma cubica ammette altri covarianti, ci bastora indicarne il peninvariante v^/''"') che ne e il coefficicntc del I .° lermine, giaccht; mediante la derivazione A rispclto agli indici del suo euritmico si deducono tiilti gli allri. Pel covariante di ^.''ordine soddisfaremo alia 2^=r5/) — 5 po- nendo ^=4 , f/.=:'i ; fra i due peninvarianti di indicc i (§ {)) non possiamo adoperare che qucllo senza e, ed infalli r'/t,4) = a'c- — 2aO'c-j- b' — P\ ci iVd un covarianlc euritmico. In simil niodo si trova il co- variante euritmico da to da ^(^3,5) -— (i^^ — ab'z=:al'^ — 87 — ed il semieuritmico dato da vOI,6) _ _ (a^d—5a'bc'\-2ab') =z — aP^. 17. Applicazione alia risohizione deWeqiiazione cubica. Sc median te le sostitiizioni x^^ ol^-^^y) ^ y =z y^-^^y] la forma cubica n-^ = ax^-\- ec. dee ridursi alia binomia a P H- (/' m' j il suo covariaole llessiaiio F^J''^'), essendo O'=:c'=0 , diventeri VM+M'- a b cd {Ct'^^(3^){y^^ly,) \b C J\{y^^M" = a d' a.l3\^ . y ^«; ponendo >frrrO si vede che il covariante !'<> '^) dec an- nullarsi quando \i si pone a- = a , y ^=z y^ cosi pure esso si anauUerii se ^ = 0, x=^0 , r/r=:5. Dunque per ridurre v^ a quella che dicesi la sua forma canonica a' P -1- (/' M^ bisogna risolvere la a b be \ab\ 'c d. b c c d =zO che percio fii delta I'equazione canonisanle. Quesla canoni- sunle ossia equazione risolvcnle (§ 10) ha lo slesso discri- miaante della primiliva, giacche \b c \b c\ \c d\ a b c d 18. Allri covarianli. Per la forma biquadralica la rela- zioiie 2fj(,=^4i> — m si pu6 soddisfarc coq m=2 , ;)=2, fx:=o , ma il pcninvariante P. (§ 9) e di grado superiore a p=2. Nemmcno puo esf^cre p^=o, ^^Fi, — 88 — perelie il poninvariante ^5 contiene il coefliciente /, cho apparlieiie alia forma V'^ , od il peniavariantc P^P^ c' di grade) suporiore a /):=:5 . Abbiamo poi il covariaote eurit- niico dato da v^^ -A) = ac — l>' =^ P^ , . . che c r Ilessiano dolla forma biquadralica. — AUri cova- rianli sono dali da ^''f ''^''= ac—b'' tt(^ ,3) :— - Qf^c — ^ '^ — (Up- -f_ 2l,cd — c^ =r J t,(3,i)_— (i(.g_(,'(j — oadf-\-oOif -{~2ae'' — l/de — oc-e~{-2cd^ v[^A)=zae — ■ ■'4(>d-j-<5c- = I. ^9. Teoremi che danno del covarianli. Sono covarianli od invarianti non solamente gli Ilessiani (§ IC), ossia i dc- terminanti i cui 2- termini sono Ic dcrivate parziali-sccon- do (tali sono il discriminanlc D^ cd i covarianli J'^ '""K ^V'*' ' ^'*''") ; '^1^1 ancora i delerminanti, i cui 3'' termini sono le derivate parziali-quarte (tali sono Tinvariante y^^>=J, ed il covarianle Fi^'^') ; ed ancora i delermi- nanti con V termini clie sono le derivate sesfe (tale e I'in- variante /(.'i> ), ecc. — Dali due covarianli di una medesi- nia forma si puo ottenerne un lerzo mediante il determi- nanle formato colle loro dei'ivale-parziali-prime. Cosi per la forma cubica ^3 , cbe e covariante di se slessa, e cbe ha il covariante V^^--"^ , si ha 5j-,3,3) _ 1)^ pa'". D, u ■ - D,. r(/'->. D^ u . 20. Come da una forma si deduce un invarianle, cosi viceversa da un invarianle si deduce una nuova forma dello stosso grado dclla primiliva, e che ha una grande rassoiniglianza con un covariante, diffcrcndone soUanto — 89 — per la permutazione delle x , y nelle y , — x \ qiiesta nuova forma fu delta evettaiUe , e per 1' invarianle J^/"^ 6 data da (x" D« -4- a;"-' yJ)b-h x"-^ f- D, . . . -|- y" D, ) rf . Noi considereremo invece la forma e /(/^) = ( -t a;" D;. + a;"-' ?/ D. . . . — a-i/"~' D^ -h (/" D J J[t'^^ la quale corrisponde col covariante 58*^""'' "^ m,j ; la ca- ratteristica S iodica I'operazione espressa dalle ordiiiarie derivate D ; cosi per esemplo i discrimiiianti Dj rrr 7*^4) , D^ r:^ If e gli altri invariaDli / = J^^^ , J=Jf , ee. gii considerati danno e 2)3=: — 2 F(f .-3) ^ (5 /(.) _„^ ^ g y(^3) _ y{. .4) , e /),, — \X- .4 ) , e ;<4) — 2 If --S) , (? ; , ecc. Questi covarianti quasi identici agli evettanti danno origi- ne ad altre relazioni, come per csempio essendoehe ogni invarianle di uno di quosti covarianti 6 invariantc anclie della forma primiliva. Si ha pure 58'^-) (iw') = 7)3. r',^'^) e siccome al § 17 vcdemrao clic 2) M3z=r 4 3) (2J(»'*>?/3) , cosi mutando 7/3 in r',^'^) sara S)( V[^ .3) ) r= 4 2) ( 58(=' ==') r(/ ,3)) z= 42) (Z)3 . Ffj^ '^) ) = z=4Z^V-2>{H-^') = />\ — 90 — il che 0 iin tcorcma dato dall'Eisonstcin ; vcggansi le me- morie del Brioschi nci volumi 185 5, 4 856 e 4 858 degli Annali di mateniatioa. I N D I C E Algoritmo per le trasformazioni § -13. — Brioschi § 20. — Canonica, Canonisante § 17. — Covarianll § -14, 45. — Deter- minant! § 4, 7, -16, -19. — Derivazione rispetto agli indlci § 4, -15. — Discriinlnanti § 4, 5, 9, 47. — Eisenstein § 20. — Equa- zioni di V grado § 41. — Euritniia § 2. — Evettante § 20. — Faa § 6. — Forme § 4, 42. — Hessiani § 46, <19. — Indice § 2, 3, U. — Invarianti § 2, 4, 5, 8, -10. — Peninvarianti § 9.— Ridotta, 0 Risolvente, siio discriminante § 4!0, dl, 47. — Se- mieuritmia § 45, 46. — Tortolini § 11. — Trusformate § 40. RAPPORTO del m. e. e vicesegretario dott. Paolo sul Panteon Yeneto, secondo I'art. 8 delle discipline determinate dair i. r, Islituto il 28 giugno 1847. Quando iid 18 57 V I. R. Istitiito, a perpeiuare in mode solenne la memoria degli uoiiiini illuslri che nei divorsi tempi fiorirono nelle Venezie, proclamava il nobile divisaiucnto d' innalzar lore im Panteon sotto le \oIte uiedesime di questo palazzo, che a far piu splendide le tante nionumentali sue glorie ne dovcsse accoglier le im- niagini, non fu ne ingeneroso ne tardo I'amor cittadino a risponder degnamenle airinvilo, facendosi nell' opera ono- ratissiraa eniuio alT Islituto medesinio. Da queir epoca ul 1857 si videro mano niano ornarsi le logge dei Inisli di: PIETRO REMBO GALILEO GALILEI , PAOLO PAKUTA PAOLO SARPI APOSTOLO ZENO GASPARE GOZZI MARCO FOSCARINl BERNARDINO ZENDRINI ENRICO DANDOLO GIOVANNI POLENI CARLO GOLDOM ANTONIO CANOVA VINCENZO SCAMOZZI FRANCESCO MOROSINI BENEDETTO MARCELLO e si videro pur decorate di due medaglioni, quello di Giovanni Arduini e Lazzaro Moro. Dal 1857 ad oggi il Panteon, non senza merito aibuoni lifGci della nostra Coramissione, crebbe d' altri sei busti, (he dobbiamo ad egregi concittadini o pronipoti o stima- Serie 11I,T. IV. 15 — 92 — lori (li quegli iiomini oiiorandi, di cni al noino aggituigonsi le iscrizioni. Vittore Pisani VITTORE PISANI DI CCl K DIUBIO SE PHI INSIGNE FOSSE H, VALORE NELI.' ABMl 0 LO AMORE DI rAXRU AL SEMPRE DESIDERATO EROE IL PRO^^IPOTE VITTORE PISANI. P. N. ^324. — M. 1580. Carlo Zeno A CARLO ZENO ILLUSTRE CAPITANO DELLA VENETA REPl'CBLICA IL PUONIPOTE PIEl'RO ZENO ANNO 1857 N. 1534 — M. 1418. Giovanni licllini GIOVANNI BELLINI CUE LA riTTUKA YENEZIANA fatta per ltji adulta e fiorente preparo alla gloria di tiziano e di cioroione p. jacopo treves de bonfili nell' anno 4 858. K. 1424. — M. 1514. -93 — INIclchiorc Cesai'olti MELCIIIORE CESAROTTI rniJIO SEGRETAUIO hell' ACCADEMIA INSTITLITA 15 PADOVA DAL VENETO SENATO EBCE CRAN FAMA Dl FILOLOCO E POETA N. 1750 — M. ^808. pall' ACCADEMIA STESSA. Fr;iiicesoo Pajula FRANCESCO PAJOLA CELEBRE LITOTOMISTA DEL SECOLO DECIMO OTTAVO N. 1741 — M. 1816 AL MAESTRO DEL DEFBNTO SUO CEKITOKE BARTOLAMMEO CAMPANA. QCI POSTO KEL 4 838. Giasubatlista GallucioIIi GIAMBATTISTA GALLICCIOLLI SACERDOTE TEUETO NELLE LINGUE ORIENTALI E NELLA STORIA PATRIA DOTTISSIMO ^. 1755 — M. 1806. IL rRONU'OTE PIETRO OALLICCIOELl r. 1858. — 94 — Tiziano Vccellio TIZIANO VECELLIO PRI?iClPE DELLA PITITRA VENEZUNA N. 1477 — M. 157G. giuseppe de reali pose l' anno -18o8. Con queste notizie Y I. R. Istituto si pregia d' attestare il grato animo ai benemerili chc posero i busti, adem- piendo contemporaneamente aile discipline stabilite a lul uopo nel giugno 1847. 81IL CLIM DI ilZlil STUDII DEL DOTT. ANTONIO BERTI 1 ThATTI DALLE OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE DEL VENTEXMO l83G-55 EL) ACXOVPAGNATI DA TAVOLE M MEBICHE E GR,iFlCHE co.j)oo- N, 'eir nttiiale fervore dclle fih^iche iliscipline o di uiczi^o ai Icntativi non iiifelici, die aiciini illiistri iidiiiini vuiiiio fa- cendo per sollcvare la metoorologia air allczza dollesrienze sorelle e per darlu piu sdlide basi, uon repiiiaioperaiuiilile o mal gradita 1' occiiparnii intorno al clinia di quosta cilia suir esempio di molli niedici niiei predecessuii, i quali, non immemori dei precetli ippocratici, vollero innanzi tullo co- uoscere le particolari fisiche ed atiuosferiche condizioni dei paese da essi abitato. Mi conforlava poi a cio ilsapere non essersi eseguito veriin recenle, od ainieno complcto lavoro, sulla cliraatologia veneziana, avvegnache non difetlassero i materiali^ e qucsti anzi, per cresciuta diligenza epiu acconci stromenti, si fossero ncgli ultirai anni resi di gran lunga raigliori. A persuaderseue non e d'uopo che di gitlare iin rapido sguardo sul passato e vedere quali opere si abbiano su tale argomcnto, e a qua I tempo apparteugano. — 90 — lnf;il(i noil soiio coi-to reccnti i liivori dell' Oi'losolii (I) <1<>I V;il;ilclli (2), del Filiasi (5), del Thoiivencl (5), che ;ippar- fengoiu) ail" iilliiiui meU'i del secolo seorso ; noii lo equello, die leggesi nelle opere del Tonldo edilc al priiieipio di queslo secolo (S) ; noil (lucllo del eaii. Ti"a\crsi piibblicalo iicl Vol. I iMlnEsercila'inni scirnlifuhc c Icilerarit' dcll'Ale- iieo ((»), clie va dal iSII al I S2(), abbraocia soli IOanni,cd 0 aiieho rislrcUo a poelii prospelli di medic o di doniiiianti annuc e meiisiji ; non (jiiello del Federigo (7), cIk; rieco di erudizioiio meleorologiea anlica, sla pei gionii suoi alia Ui- (1) Lti. ensfiluziiinc. correnic brevcmcnic esposfa dal dollar Piclro OrlescliL Veiieziii 1762, appres.'^o Dnitieiiico l)eiei;iii. — L' autoie, per rsffiirzare alcuiie stie considerazidni sopra iiii' epidemia di morbillo, ripnrta in fine al vcijiiiiie le osservazioni meteorologiclie fatie dail'sr- chitetto Temaiiza d^l p;-i:iio gennaio \1Q[ a tiitto aprile 1862; osser- vazioni, cli'egii appella una gioiella : lantn aliora parevano cosa rara! npllii stesso : Gionude medico pubblicato in Venezia. nel quale, dal 1762 in poi, si irovano le tabelie nieteorologicbe nieusili del Te- inanza. (!') Di.tscr/nzidnc kuW oo'figrafta di Venezia del dnlt. Vnlafelli. — Vniiezia I78S. — Dello stesso: Topografia /isico-medica di Venezia. Venezia, press" Andreola 1803. (■')) Memoria delle proeelle, che annuahnente sogliono regnare nelle mareimne vencziane, del conic Giacoino Filiasi. — Venezia, pres- so A. Zatl.i. (4) T/rii/e sju- le clii/taf rf" Ilalie cnnsiderc' sous ses rappoiis physiques ivelcnrologiques et 7n'Jdicinaux, etc. eic.^par Tlwuvcnel. — Vei-OMP. rliez Giuliitfi 1797. (V>) C'omplefa rficrolla di opiiscoli, osservaziovi e no/izie diverse conlenule nei giornali aslro-melcorologici dell' abate Giuseppe Toal- do, ecc. ecc. — Venezi.i. piesso Andreola 1803, torn. IV, pag. 150., (6) Veggansi i (}nattii> prospetti nieleorologioi posli in calee del Volume. (7) Topografia /isiro-niedira delhi cilia di Vcneziit . delle sue i.'mle, csluarii e lagune, dci cangiamenli nali c dei mezzi profihillii-i d' i- giene, del prof. Gaspare Federigo. — Padova, coi tipi deila Minerva 1851. — 97 — vole del Traversi ; non qnollo dello Schouw, cho, scrivendo intorno il ^830 sul oliina d'llalia (I), loglieva per Venezia i dati dalle ricordate tavole del Traversi, e per gli nitimi Ire anni, cioe lino al 1829, dai nianoscritti di liii. E bensi vero elie in tempi a noipiii \ieini allri lavori si sono inlrapresi di simil genere, lua, o non uscireno dagli anticbi dati, o poco vi aggiunsero, oproeedeltero disoidina- tamente e uon senza gravissinii errori. Accenno prime le tavole del marase. Marmont (2) esistenti }iaile ncgli Arclii- \'ii deir I. R. Istituto Veneto, parte puiddieaie nel Vol. II de' siioi Atti, le quali pero n ^n abbraeeiano die due brevi period], cioe dal l.° novembre 1841 a tulto in.arzo 1842, e dal 1." gennaio al 3 giugno 1843, e risguardano piii sente opera sotto forma di ta- vole numericlie c graliche. — 101 — ISOZIOM PRELIMINARI. TopoGRAFiA DELLA citta'. — Giace Veoezia a 2f?", '■?.)' di longiiadine (lallisola del Ferro, e a ^o", 2G' di laliliiditie bu- rcale su gnippo d'isolettc sporgenti dal seno dampia iagunu, alquanto a seltentrion? del centro di qiiesta, e (|uasi ad eguale dislanza dal rontinente e dal mare. Di figiira iin po- co alliingata cd irregolare ha il circuito di metri lineari •10,700 compi'cse Je due isole di S. Giorgio e delia Giudef- ca, e la superfieie di metri qnadrali 13, 123,2 10. La inier- secano per ogni dove nioili ristretti canali atlravei'sati da ponti, cd imo maggiore la bipartisee, il Canale gi-ande, hm- go metri 5,900, largo mediamcnle ;30. La lagiina, entro ciii sorge, e iin bacino di bassi fondi variamG..'3 intcrroUo da caaali e sparse d' isuletle, la cui maggiore lunghezza in di- rezione di grciHi-libeccio e di miglia geograliche 21, la lar- ghezza di 7. Una sti'eila lingua di terra sabbiosa conliaua- la da dighe artiiii-iali, appellate murazti, la divide dal ma- re, clie spinge entro, e rilira pei" quatiro grandi boeehe le acque sue, le quali vengono cosi due volte ad ogni 24 ore a rinovellare ([iselle della laguna, e vi mantengono un' atti- va eircolazione. II I'ondo del bacino consiste in un banco di rreta piij o meno copcrto da anticiie deposizioui fiuviaii, da sabbie marine, c da resti di esseri organic! vegetabili cd animali. Esso non e cbc la continuazione subacquea della grande pianura, che corre fra gli Apcnnini e ic Alpi, ne raccoglie le acque, e le porta al mare Adriatico. L'orizzon- te suo aperto ad orienie e a meriggio, tinelie roccbiovi giunge, tormina ad occidente nell' iimilo linea dei colli Eu- gaaei, e a seltentrione nclla \)\\\ elevata dell" Alpi, da cui la distanza minima e di 50 miglia. La citta mama di i'onti — 102 — ualiirali; i pozzi, oiid'e fornita, salvo i pochi artesiani, rac- colgono r acqua pluviale, c la scrbano. I fiuini, die altra volta metlovano foce ncila laguna, furono, lino tlal sceolo decimoscttimo, condolli fuori di essa, ed imraessi nel mare: il solo Bienta veiine in quesli ultimi anni ricondotto nclle acque di Chioggia. OssERVAToRio. — L' Ossei'vatorio meteorologieo e nel Semiiiario patriarcale prcsso la chiesa di S. IMaria della Salute al civico N. \ del Seslierc di Dorsoduro. Esso con- sistc in una camera d'osservazione e in una specola. La pri- ma e ua paralellopipcdo abase quadrata di metri lin. 2,81 e coir allezza di metri 5,50 : ha tre linestre, una al Nord, una u'lEst, la terza al Sud: all'Ovest sta la porta, la di cui altezza e di metri 1,73,1a larghezza metri 1,19. La specola ba la declinazione oricntale di 8° : il suo pavinicnlo e un rettaugolo coi lati di metri 2,79 e 2,90, ed t fornita allEst d' un parafulmine alto metri 4,00 dal suo parapetto. L'oc- chio da essa gira liberamente sull' orizzonte, salvo da oc- cidente, dove si slancia a ben maggiore altezza I'ardita cu- pola del prossimo tempio. II pavimenlo della stanza di os- servazione si eleva dal livello medio della laguna di metri -15,48; il parapetto della specola di metri 20,21. Cenni storici. — Innanzi il 1855 le osservazioni me- teorologiclie si facevano per cura del prof. can. Traversi neiri. 11. Liceo Convitto di Santa Calerina, in sito alto me- tri 7,40 sopra il livello medio della laguna. Nell' agosto di queir anno gli stromeuti furono Irasportali nell' Usservato- rio attuale, ed ivi, il 4 scttembre, si ripresero le osservazio- ni, che continuarono senza interruzione sino oggidi, c im- mulale (ino al luglio -1855. A quell' epoca 1' I. R. Isliluto — 103 — centrale di meteorologia e magnetismo terrestre residento in Vienna propose che anche qui, come in altri siti della monarchia, lericerche meteorologiche si conducessero sovra iin piano comune, e se ne registrassero i risullamenti in foggia uniforrae. Accettata la proposta 1' Osservatorio fii provvcduto di nuovi slromenti, ebbe norme per la nuova registratura, ed aumcnto, come si vedra in seguito, gli de- menti delle cotidiane osservazioui. Queste \engono con molta accuratezza eseguite dal Rev. Vice Rettore D. Piclro SoLiaolin, coadiuvato da uno de'chierici piu altenti e capa- ci, il quale da tre anni c Tab. Giuseppe Menoguzzi. E qui mi sia concesso di confessarmi ad essi, e agli altri preposti del Seminario, debitore d' assai, e di renderne loro sentite e pubbliche grazic. Imperciocche io trovai in chi regge quel luogo ogni fatta guisa di gentile condiscendenza e di squi- sita ospitalita, e nulla mancommi di cio, che poteva giova- re questi miei studi, ai quali posi termine presto appunto pcrclie, ed essi si mi compiacquero, ed il Meneguzzi mi fu si destro e sagace e infaticabile aiutatore. Strojiemi. — Dal 4 seltembre i 853 al I ." gennaio 1 85G si adoperarono : I . Un barometro a sifone con iscala segnata dai 27 pol- lici, ai 29, divisi ciascuno in 12 linee, di cui ad occliio si prendono i decimi. La scala e mobile, e comincia inferior- mente da sottile laminetla d' ottone, che dee essere, da chi vuol sapere 1' altezza, condotta per opera d' una vile a li- vello della superficie convessa del mercurio nel braccio cor- to del sifone. Alio stromento sla unito un termomelro rea- muriano : esso pende dalla parete orientale della stanza di osservazione all' altezza di metri 16,53 sopra il livello me- dio della laguna. — 104 — 2. Uii lernioiuotro cosliiiilo dal DolN^ml ooii duplice sealo, qnelhi del llonmur, da gradi — 20 a -|--S0, v qiiclla del Falircniicil da I S a H— i20. Ksso stava liiori della fiiieslra, a! Nord apucso ail' im|v()sla, cho senijji'o ciiiusa, il dircndeva dal solo, ciirondalo pero Idx'ramcnic dalT aria oslcni;'., hi quale vl eiilrav;. altravci-so una larga porsiana. 5. Un igi'onieiro del Saussui'e a capello col limite della massima secchezza (0") noirestreiiiila inferioie dellarco di cercliio, su oui c segnala la scala; con qiiello della inassima umidita (iOO") neiresli'omiia superiorc. Anch" csso, come il tormonieli'o, stava appeso aH'iniposIa della lineslra scUen- irionalo iicila slanza di ossorva/ione. 4. \'i\ an.'uiosi'opio eonsislenle in una bandcruola so- slenula da verga di ferro ail' allezza di melri 21,01 sopra il iivello niodio della liguna. La verga entra per il soflitto in una cainorctia aiUgua a (juclia d osservazione, e r«iette in niovimenlo un indire orizzrmtale sopra un quadi'anLe, (•lie ha sedici divisioni. La handcruola soprasia i prossimi edifizii, salvo la cu[)oIa dcila chiesa, eh:' pero s'eleva a non ionue distanza. o. Un pluvioraeLro compo:^lo d'Uii vaso paralellopipedo lungo 0 slrcllo, e d' un iinbuU) ctdl apeiiura d' un jiollice parigino quadralo. II vaso porta in uiio de'suoi lali esterni UR cannclli) di vclro graduaio, ciie comunica con csso per un forellino poslo nci foado. La pioggia dunqne, raecolla dairimhulo, seende iiol vaso, e di la enlra e sinnal/a nel eannello, dov' e uiisurata. Ne! luglio poi del 1853 T Osservatorlo venne fornito L d' un bai'ouielro a pozzelto del Kappcller; 2. d" un terniometro reanuu'iano dello stcsso ; 3. d' UII [isicromeU'o dell' August ; '(. d un pinvionieti'o; — 105 — ma qiiesti slronienli, clie si oominciaiono ad adoporai'c il di G di quel mese, sorvirono fuio al 1.° gennaiu IHIJG per le sole osservazioni, clie si spedivano a Vienna: per quelle di Venezia si continuo a fare uso dc'vecclii stromenti. Quin- di reputo inutile il deseriverli. Finalmente il 13 aprile 1855 rOsservatorio fu provveduU) dun ozonomelro dello Schoen- bein, e lino dal di seguenio si diecle principio con esse a questa nuova serie di ossei'vazioni meteorologiche. 01 Ire agli indicati slromenti esislono nell' Osservalorio parecehi altri teimomelri, un termometrogral'o di Six e Del- lani, con cui si notano ad ogni 2 } ore dal 1." gennaio '1 850 le niassime e minime temperature; ed un barometro anc- roide del Vidie genlilmenle dunato dal nob. co. Giovanni Qulrini Stampalia, che lia le graduazioni in centimeUi ed in millimetri, e serve ad instiluire confronti col barometro del Kappeller. Ore dell'osseuvizione. — Le osservazioni col Itaro- melro, col termometro, coll' igrometro e colT anemoscopio, sifecero sempre tre volte in 2 5 ore; quelle eoU'ozonometro, due; quelle col pluviometro e col termometrografo, una. La seguente tabella indica le ore, e le mutazioni avveuuie. Alia determinazione delle ore serve un oriuolo a pen- dolo, cbe ogni di al mezzogioruo si regislra con una meri- diana segnata in piano verlicale e senza veruua declina- zione. — lUG — Metodo 1)1 REGisTRATiiiu NEi DiARH. — I diai'ii posseduti dal Seminario patriarcalc cominciano col l."gennaio ^855. Da queH'cpoca lino al 1." agosto dcllo stesso anno furono tenuti nell'I. R. Liceo Convillo di S. Calerina; dal 4 set- tembi'c in poi nell' Ossei-vatorio aUiiale. Mancano pei'cio in cssi le osservazioni dell' agosto 1835, mese in cui venue eseguito il Irasporto. Nei diarii sono uotati r elk della lima, le lunazioni, le altezze barometricbe, i gradi teimometrici ed igrometrici, la direzione del venlo, la quanliU"! della pioggia e I'aspeUo del cielo. Le altezze barometriclio, lino al 6 luglio 1833, si sono registrate in pollici pai'igini,linee e deciini di linea; da quel giorno in linee parigine e centcsimi di linea; le tempera- ture in gradi e dccimi del tormonietro ottantigrado: le umiditii in gradi deH'igrometro del Saussure ; le (piantilA della pioggia in pollici parigini, lince c docimi di linea. Dal — 107 — -J." maggio 1854 Ic altezze baroiiielriclie vengono correlle, dall'effetto del calore sulla colonno delmerourio riferendole costanteinente a zero ; i gradi dell' uaiidila dalla stessa epoca si calcolano col psicrometro. Qiianto ai venli, Ono al i." gennaio 1854, non si regislrarono che le direzioni; in quell' anno fupreso pai'iitodi esprimerne numericamente anclie la foiza, e venne imaginata una scala di quattro gradi. 1 . Vento leggiero ; 2. Vento piuttosto forte; 5. Vento forte ; 4. Vento fortissimo, i di fui numeri si mettevano in cima alle lettcre indicanti la dirczione. Nel 1855 la scala fu divisa in 10 gradi, che si conlinuarono a scrivere nel modo sovra indicalo. Quest! gradi sono i seguenli: 1. Auretta appena sonsibile; 2. Aura sensibile ; 5. Ventieello, che muove le foglie e i piu sottili ra- moscelli degli alberi; 4. Vento, che muove i rami di raezzana grossezza; 5. Vento, che scuote i rami maggiori; 0. Vento, che rompe i sottili ; >-. 7. Vento, che rompe i piu forti ; 8. Vento, che scuote fortemente gli alberi stessi, e ne sradica alcuni di piccolo dimensiono; 9. Vento, che disvelle gli alberi piu forti e danneggia 1 tclli dello case ; 4 0. Vento, che solleva tetti, precipita fumaiuoli e srauove grandi masse. In questi tre ultirai anni si osservo altresi,e si registro la dirczione dellc nubi. A queste indicazioni seguono quelle Scrie III, T. IV. 15 — 108 — sull" aspelto del cieio, il quale in esse e sereno, sereno fo- sco, scmisereno, con nubi sparse, nuvoloso, piovigginoso, piovoso e burrascoso. Alia qualit;'i particolarc della gior- nata sono poi aggiunle brevi nolerelle ricordanti le neb- bie, la forza del vento, chc distinguevasiin venticello, vento, vento forte, e vento fortissimo, la pioggia dirotta, la neve, la grandine, i lanipi, i tuonl, i fulniini, le niaree straordi- narie, i terremoti e qualche rara volta i bolidi, gli aloui e gli areobaleni. Finalmente neH'aprile 1853, essendosi coniinciate, come dissi, le osservazioni suH'oz^no, se ne notarono le variabili qua'iitit;\ in apposito appartato diario servendosi dcH'ozo- nometro dcllo Schoenboin, che ha dieci gradi di colo- razionc. AvvERTEXZA. — Nol comporre le tavole numeriche di quest'opera bo avuto cura di collocare in calce a ciaseuna i dati fliiali, sieno essi la media, la sorama o la dominanie totale, o delerminino i limiti entro cui si mossero gli sl.ro- menti. Cosi inlendo di avcre sparmiato a me in gran parte la fatica dei prolegomeni, e a'miei lettori la noiadiricorrere ad ogiii pie' sospinto alle tavole per riscontrare la veritadi qnanto io fossi per esporrc. Qui dunque non faro cli' enu- merare le tavole, ed enunciare alciuic leggi piii manifesle e costanti. — 109 — B A R 0 M E T R 0 Le tavole baroraotriche sono le seguenti : I. Elevazioni medie mensili ed annue del -ventennio ^ 85 6-55 ; II. A. B. Elevazioni medie di ciascun mese nel 1." e nel 2." decennio ; III. Elevazioni medie delle stagioni nel I ." e nel 2.° de- cennio; IV. Elevazione media di ciascheduna stagione nel ^ ." e nel 2." decennio ; V. Elevazioni nicdie dei quinquenniidivisi per raesi e per istagioni ; VI. Massime e mininie elevazioni mensili del ventennio >t 856-55 ; VII. Massime e minime elevazioni annuo del ventennio -l'856-55 ; VIII. Massime c minime elevazioni disposte per mese; IX. Massima e minima elevazione di ciascun mese ; X. Massime e minime elevazioni disposte per istagioni ; XI. Massima e minima elevazione di ciascuna stagione nel I.° e nel 2.° decennio; XII. A.B. Massime e minime elevazioni dei quinquennii divisi per mesi e per istagioni ; XIII. A. B. Confronto fra le medie delle massime e delle minime elevazioni e la media totale nel ^ ." e nel 2." de- cennio ; — dIU — \IV. Confronto fra le elevazioni c Ic oscillazioni baro- raetriche e lo oscillazioni dcllc nuicoliio solari. In (iiiestc tabolle le raetlie sono il risiillato della somnia (li tuUe Ic osservazioni divise pel loio numei'o ; le massiiue e le miuime sono tolte costantenienle dalle Ire osservazioni; e le raedie delle massiuie c delle niinime si sono Iralte alio slesso modo elie le medie lotali. Le stagioni poi si sonofor- niale nel modo, ehe segue: Inverno Primavera Estate Autiinno Diceinbre Marzo Giugno SeUenibre Gennaio Aprile Lnglio Otlobre ^ Febbraio Maggio Agosto Novembrc metodo di divisione, che taluni, per distinguere daW'aslrono- mico e dal civile, dissero fisico, e che io direi meteorologico, appellando eollo stesso vocabolo anche I' anno intalefoggia costitiiito. Ora dalle tavole sovraccennate risulta che la media pressione atmosferica del ventcnnio fu di . . . 338"', 100. Questa media diffcriscc alquanlo da quella del dodicen- nio 4 81 1-22, di cui il Traversi pubblicava i linali risulta- menti, la quale non ascenderebbe che a . . . . o56''',827. Una differenza di r'',273 ti-a le medie toiali di duo serie abbaslanza numerose di anni non e presumibile ; salvo che non esislesse fra i due luoghi di osservazione qualche di- versita nell' altezza, o non si fossero ncll' uno o ncll' allro luogo eseguite le osservazioni con soverchiatrascurataggine o con islroiiienti incsalti. INel caso noslro la differenza del- r altezza non puo cssere, perclie (|uesta e maggiore nel Seminai-io patriarcale, c fra runaelaUra non v'ha di- \ario che di nietr. 8,95; non gli stromenli, perche quel — Ill — medesirai in tutti e due i luogbi. Non rcsta dunqiie che ri- correre a qualche ahiluale negligenzaiielleosservazioni. Ma dove r eiTore? lo per me crederei incsalte quelle del Tra- versi ; imperciocche voggo, che questi ultimi qualtr'anni (in cui le osservazioni si fecero con eccellente baroinetro e da osservatore abile e diiigente) ci danno per media com- plessiva 558'", 13 la quale s' accosta d' assai a quella del ventennio da me sludiato. Una sola ipotesi polrebbe conci- liare tale diversity, ed e die la media del Travorsi fosse corretta colla riduzione della lemperatura alio zero. Ma questo non e ; prima, perche a quel tempo poclii procedevano negli studi. metcorologici con si squisite avvertenze; poi, perche chi faceva cosi, avvertiva ; da ultimo, perche visitale da me le tavole manoscritte del Traversi non trovai notate in esse le indicazioni del tcrmometro unito al barometro in- dispensabili a chi voglia fare la correzione sovraccennata. Detto questo dclla media generale osscrvero che la me- dia totale del I. " decennio fu. . . di 558 '',00 1 quella del 2." decennio .... » 558,199 la differenza 0'",I98 la media massima dei quinquennii . » 558,268 1) I) minima » » . . » 557,775 la differenza 0,495 la media annua massima del ventenn. » 558,76 » '» » minima » » » 557,17 la differenza 1,59 la media massima d'una stagione. » 559,95 la << minima » » . . . » 556,25 ' ' la differenza 5,70 la media massima mensile ... » 552,50 » " minima » . . . . » 555,50 la differenza 0^00 — U'2 — la modia massima diunia . . . di 340,00 I) I) minima » ... » 525, 1>0 la diffei-onza 20,10 Se poi si dispongano Ic medie per islagioni c per mosi si trova essere laraediamassimaperleprimeneirostalo in558'",655 » » minima » » » nella pri- mavera » 537,456 la differcnza \"\i{)9 la media massima pei secondi nclfago- slo » 538 ,80 » » minima » » « aprile » 357 ,li la differonza 1,69. A chi volesse conoscere la sorie decrescentedelle medie pressioni nelle stagioni e nei mesi del ventennio e le diffe- renze loro, offro qui le due seguenli tavole ( Ved. Tav. 11 A. B. c Tav. IV ). Stagioni Media delle Media Differenza totale in in stagioni pui meno Estate 338"',65 338 ,22 1 338., 06 j 0",B32 Autunno .... Iiiverno ,338 ",098 0 ,122 0"',048 Primavera .... 337 ,47 ) 1 0 ,628 113 Mesi Medie dei niesi Media totale Diderenza in pill in meno Agosto Luglio Settenibre .... Dicenibre .... Giiigno Ottobre Gennaio Novembre .... Maggio Marzo Febbraio .... Aprile 338 ,79 338 ,67 338 ,56 338 ,50 338 ,48 338 ,17 338 ,46 337 ,93 337 ,76 337 ,55 337 ,49 337 ,il ^338"',098 0 ',692 0 ,572 0 ,462 0 ,402 0 ,382 0 ,072 0 ,062 0"',168 0 ,338 0 ,548 0 ,608 0 ,988 Da questo tavole si scorge cho le differenze fra le me- die parziali sono maggiori in quelle, che stanno sotto la media totale, miiiori in quelle, che le stanno sopra ; che de' due estremi T inferiore dista piii dalla media totale che il superiore; che il numero delle medie mcnsili sopra la totale e inaggiore di quelle sotto ; che inline delle stagioni, I'inverno, e dei mesi, il gennaio, hanno le medie loro piii prossirae, che qualsiasi altra, alia media totale. Questi fatti, tranne 1' ultimo, significano che da noi // baromelro di- scende piu die non ascenda sopra la media, ma vi disccnde piu rado. Tali differenze pero si fanno quasi nulle se si accop- piano le stagioni e i mesi nelT ordine, in cui si trovano nelle due tavole, ma incominciando dal centro e movendo opposlamentc verso i capi delle due seric. __ 114 — Medie Media DilTerenza Stagioni dcUe stagioni totale in pili in meno Inverno : Autunno . . . . i 1 338"',d4 / \338",098 0'",0.i2 Priinavera . . . . i ( Estate ) ' / 0",098 1 ' Medie dei Media DilTerenza Me s I mesi lot ale m piu in meno Gennaio. Ottobre \ 338",i65^ 0"',007 Novcnibip Giiigno . f338 ,205 0 ,107 Maggio . Dicembre Marzo . Settembrc ' J338 ,130 \338'',(I9S ' \ 338 ,055 0 ,032 0 ,043 Febbraio Luglio . 338 ,080 0 ,018 Aprile . . Agoslo . . I337 ,950/ 0, US — il5 — Si pongano invcce i mesi nel loro ordine nalnrale. Me SI Gennaio. Febbraio . Marzo . . Aprile . . Maggio . . Giiigiio . . Luglio , . Agoslo . . Selli'iiibre . Oltobre . Novtnibre . Dieombre. . Media Differenza mcnsile totale in pill in meno 338"',16 ^ 337 ,49 337 ,35 337 ,dl 337 ,76 338 J^Bl^gg^-j^gg 338 ,671 338 ,79 338 ,36 338 ,n 337 ,93 338 ,50 0 ,062 0' ,608 0 ,348 0 ,988 0 ,338 0 ,382 0 ,572 0 ,692 0 ,462 0 ,072 0 ,>I68 0 ,402 Aiiora si ossorva die, riguardo alio niedie pressioni, r anno puo considerarsi diviso in trc epocbe, di cui la priani, dal maggio ali'agosto inclusi, ha luoto ascendente ; la secunda, dallagosto a! novcinjjro, lia uioto discendeute; la lerza, dal dicembre all' aprile, oseiilante od allernoto. Venoado ora ai massimi e minimi movimenti assoluti del barometro, abbiamo ( dalla Tav. VI alia XH): La massiina assuliita del vonlcnnio. . di 540,"00 B minima -i 524,60 Differenza 2 1 '",40 Serie IILT.IV. 16 — ilG — La massima assoluta del 1." docennio . » 3-50,00 » minima » 52//, 00 Dilferenza 21,40 La massima assoluta del 2." decennio . » 540,00 » minima » 520,17 Differcnza 19,85 La massima assoluta del I." quinquennio « 540,00 » minima » 524,00 Differenzn . 21,40 La mnssima assoluta del 2.° quinquennio » 540,00 )i minima » 520,20 Differcnza 19,80 La massima assoluta del 5." quinquennio » 540,00 » minima . . . n 320,20 Differenza 19,80 La massima assoluta del 4." quinquennio » 544, iO » minima » 520,17 Differenza 18,23 11 movimento massimo annuo ... da 544.80 a 523,00 Differenza 19,80 H movimento massimo d" una stagione . da 540,00 a 527,00 Differenza 1 9,00 II movimento massimo d' un mese . . da 54 5,00 a 527,00 Differenza 17,00 II movimento massimo d' un giorno. . da 54 5,80 a 555,00 Differenza M,80 (I). (!) Qnesto giorno fu il 9 novembre 18'io. — dd7 — Cosi le medie oscillazioni ci daniio Pei decennii un arco di .... 20", G I Pei quinqiiennii 19, 21 Per I'anno • . . ^6, 46 Per la stagione II, 7-4 Pel mese 8, 74 Quosfo prospetto ci fa dun que conoscere, die da iioi il movimento massimo diurno pu6 essere quasi dun pollice, mentre quello d' un ventennio non giunge clie a poll. I s/^j, e che dal movimento massimo d' un anno a quello di ven- ti, non havvi altra differenza che di I '",60. Peraltro le tenui differenze del movimento, che si osservano fra un brevissi- mo ed un lungo spazio di tempo, si fanno molto maggiori quando si paragonino fra loro, non i movimenti massimi assoluti, ma le medie oscillazioni dei movimenti parziali. Cosi, ad esempio, mentre il movimento assoluto d' un anno difl'erisce di V,60 da quello di dieci, veggiamo la media oscillazione annua differire dalla decennale di 4", ^3, Cio significa, che le grandi oscillazioni, qui da noi non sono frequenli. Si nota eziandio nell' oscillazione dei quat- tro quinquennii un tenue decremento, che segue il loro ordine naturale. Consideriamo adesso quest' ampiezza delle oscillazioni nei diversi mesi dell'anno per un ventennio (Vedi Tav. IX). H8 — fMESI Geniiaio . . Febbraio . Marzo . . Aprilo . . Mag-gio . . Giiiguo . . Lug'.io . . Agoslo . . Settombre . Ottobre . . Novcinbre . Dicembre . 3Iassiiiie oscilla- zioni naensili 19'",00 \7 ,90 i8 ,80 15 ,57 40 ,00 40 ,50 40 ,00 44 ' ,32 42 ,58 44 ,06 47 ,80 24 ,40 Media oscil- lazionc Diflereiiza 14' ,96 pui in IllC'llt) 4" ,05 2 ,04 3 ,84 0 ,64 0 ,<)0 2 ,84 6 ,44 ",30 ,'*() ,90 ,64 .38 Qui si scorge manifcstamenlc chc Ic oscillnzioiii dinu- nuiscono d'anipiezza dalgennaio al lugIio,crosc(MiO(lal Iiiglio al diciMiibro. Qiiesto falto, dove mi piacessc ninlliplicarc Ic tavolc, si vcdrcbbe riprodullo ncl!e niassime e ncllo nicdie oseiilazioni dcceiinaii, quinqiiennali, c, con pocbc cccczioni, ancho nolle annuo; quindi pno avcrsi come legge coslar.lo. Esso lu gia osscrvato in moiU allri sili, e scmbra, non sub) costanlo, ma universale. Riducendo i'anno in istagioni avrom- mo quindi 1' oscillazione massinia ncH'invorno; la minima nella state; Ic medio nolla priniavora e nell' antunno. Da cio un'altra legge, chc nclla slate si avra la massima allczza — 119 — della colonna barometrica c il miniuio arco d'oscillazione; e neirinverno ud' altezza, se non minima, moUo minore, accompagnata da una massima oscillazione, o in allri ter- mini, che le pressioni medie magfjiori si eoniporranno da una serie quasi uniforme di altezze mezzanc ; le minori da due scrie uUernate di altezze massimc e minime (I). La riprova di quesla leggc 1' abbiamo nelle due segucn- ti tavole, dove gli eslrcrai baromctrici annui del ventennio sono disposli nei mesi c nelle stagioni, in cui caddcro : (1) Qui giova ricordare che se le osFeivazioni baromelricho si fossero corretle col riferirle alio zero, probabilmcnte questa legge non esisterebbe, iniperciocche ne' iiiesi caldi ia correzione e piuUosto forte, e trile die, soUratta dalla media delle stati, non la lascieiebbe maggiore a quella delle altie stagiuui. Ma come si disse da principio tale ridu- zione delle cifre barometjiclie noa si comincio a fare che col primo maggio i854. — 120 Massime Me SI elevazio- ui (lepres- sioni Gennaio. . . Febbraio . Marzo . . Aprile . . Waggio . . Giugno . . Luglio . . Agosto . . Settembre . Ottobre. . Novenibre . Dicembre . 9 6 iO » » » » » » 2 2 7 i 9 3 » » » » » » 2 4 4 1 Stagioni Massime elevazio- ni depres- sion! Inverno Primavera .... Estate Autunno .... 22 •10 » 4 14 3 )) G — i21 — Le massime elevazioni sono 5G, [lerche s' ebbcro i 6 lerraini ripetuti ; lo minime 23, perche vi furono Ire ripeti- zioni: cosi le prime che le seconde oadono dall' ottobre a tiilto marzo; e qiiindi i mesi, die hanno minore temperatti- ra, hanno oscillazioni Oaromeiriche maggiori. Anche dal confronlo fra le media delle massime e delle minime elevazioni e le medie totali, escono nuovi fatti, o la conferma di quelli per lo innanzi avvertiti. La media tota- le, ad esempio, tanto del primo che del secondo decennio savvieina piii a quella delle massime cbe delle minime ele- vazioni : quindi anche dall'esame dell'estreme pressioni e coufermaSa losservazione fatta a pi'oposito delle medie, che cioe il barometro scenda sotlo la media, piii che non sai- ga sopra di essa, ma vi scenda piu rado. Tale avvicinamento della media totale a quella delle massime elevazioni riesce poi comparativamente maggiore neir inverno che nella stale, quantunque guardando alia Tav. graf. n." !.«,«, fosse da tenersi T opposto. Ivi in fatto si scorge la curva mcdiana molto piu vicina alia supe- riore nella state che neirinverno ; ma se si paragonino per tutto il ventennio i tralti compresi fra la curva mediana e la superiore in conispondeuza alia state e all' inverno con quelli compresi fra la mediana e 1" inferiore^ si trova toslo che il rapporto fra i due numeri e maggiore per V inverno die per la state, cio che significa essersi la curva delle me- dic totali avvicinata alquanto a quella delle massime duran- te la prima slagioue. E, a vero dire, la media delle massime eslive e di . .- o40,708 » » minime 055,091 » » totale 3o8,IOO La diffcrenza in piu ....... 2,008 » » in meno 5,009 — 1-22 — La media delle massirae inveniali 6 di . 5i2,G85 » 1) niiiiimc 55!,I5S »• totalo 338,100 La dilTcrcnza in pii'i 4,583 » » in meno (5,962 Ora Ic due dilTerenze ostive slaniio fra loro como 1 ad -1,15; le invernali corae i ad 1,52 ; dunque nel verno la differenza suporioro e ooraparalivamente alia stale niinore assai della inferiore. Un allro fatlo nolabile risulta dalT ispezioae di qucsla medesinia Tav. num. XIII A, B, o, cio ch'e lo slesso, da qiieila della Tav. graf. n." I , cho n' e la traduzione fedele. Si osserva in ambediie clie la minima delle minime elevazioni cade in febbraio, c clie generalmonte in quel mese anche le curve delle medie totali c quelle delle mas- sime s' abbassano alquanto. ^la e del pari anlica osserva- zione che in febbraio si lianno nolle nostre laguno le maree minori dell' anna. Ora tale corrispoadenza Ira le piii basse maree oceaniclie e le piu basse atmosfm-iehe proviene, si o no, da causa nola e comune? E piii facile die salt! in mente di fare un simile quisilo che non il rispondervi. La cagionc principale per cui si lianno da noi di frequenle in febbraio le basse maree sembra essere ii piedominio in quel mese dei venti maestrali, i quali, spirando in direzioiie opposla a quella per cui le aequo entrano nel golfo, ritardano, se un po' gagliardi, il loro difiicile corso, e fanno si che in quests cstreraa parte di esso le acque difettino, e quindi Taltezza della maroa sia molto sotlo il comune. Gio e diraoslrato dalle tavolc dei venti, cd 6 anche asscrito dal Toaldo (i), il (I) Delia vera injluenza ilcgli asiri xiille .sto'/ioiii <■ su'lc /iin/ti- zioni di tempo. — Sar/gio vielcorulogieo di (iinseppe Tualdn. — l',i- dova, Tipo|^i-iil"ia del Sominario 1781. — I'jrto I, Art. VII. pcv.; 4j. — i23 — quale parla di una bassissima marea durata quasi costan- temente tulto i) gennaio, il febbraio ed il raarzo del 1779 per lo spirar insislento dei venti niaestrali. Detto questo non saprei affermare che tale cagione iufluisca sulle raa- ree atmosferiche per guisa che il barouietro ne senta il lurbaraento, e lo avverta; questo solo diro, che 1' influenza di cause eomuni sulle due mareefu riconosciuta quasi uni- versalraente, eziandio dall' Arago (^), che pur combatte quella dei punti lunari sostenuta dal nostro Toaldo, e che quindi T accennare nuove corrispondenze;, che raettano in via di scoprire cagioni finora non sospeltate, non e cosa dannosa ne inutile. Finalmenie, dall' esame della Tav. XIV;, in cui stanno raccolte le medie elevazioni e le medie oscillazioni dei quat- tro quinquennii. risulla che tanto le prime quanto le secon- de s'alternano nella grandezza coraparativa da uno aH'altro quinquennio, corrispondendo cost ad una simile alternativa gici dimostrata nel numero delle macchie solari, per cui si potrelibe asserire stare probabilmente il numero di queste macchie in ragionc direlta della pressione barometrica e del- le sue oscillazioni. II Toaldo osservava anch'egli una tale \icenda nolle ci|frebaroractriche con un periodo di quattro a cinque anni^, e, faltone conno nel suo Saggio meteorologi- co (2), amava attribuiria al sito dell' apogeo lunare, che di quattro a quattro in cinque anni passa da un equinozio air allro, dair uno aH'altro solstizio. Ma egU si conlidava di avcre dimoslrato irrecusabilmenle 1' azione dei punti lunari sulle maree atmosferiche, quindi poteva logicamenle credere in cotesta cagione. Oggi, a rinconlro, trovatisi quei calcoli mal fermi nella loro base e coulraddetti da allri cal- (1) Astronomie populaire. — Tome III, Chap. XXXVU, pag.[ol7. (2) Saggio meteorolngico di Giuseppe Toaldo, ecc. ecc. — Part. 11. Serie Ili,T.IV. 17 coli fatti in altro sito del globo (I), qiiclla spiegaziorie non d pill acceltabile. Non resta adunquo che serbare nota del I'alto. Del rcsto (jucsla legge rispondc ad altro, che in se- guilo si vedranno. Non ho potulo occuparmi, siccome desiderava, del nio- viinenfo orario diurno, perche le annotazioni nei diarii non erano disposle in modo acconcio al calcolo delle medio par- ziali, e il ricopiare i diarii mi parve falica non sopportabi- le. D' allra parte tre osservazioni diurne sono scarsa ma- teria ad una proficua invesligazione su tale proposito. (Continna.J (I) AstruHoniie pupnhnre par F. Arago. — Tom. III. Livr. XXI, CIi,M). XXXV 1, p. 516. mmu DEL CIORNO \'o MMBPiE 1858. .1 ni. e. cav. Emnianiiele A. Cicomia lei^j^o una Memoria intorno a Giovanni Muslero da Ottinga, gia professore di Civili Istituzioni nello Studio di Padova nel secolo XVi^ premette un ragguaglio dello state in cui trovavasi allora la Scuola INicoiai- tana di Lipsia, della quale il Muslero fu il ristaura- tore. Per prowedere alia sua salute, e per erudirsi inaggiormente venne nel 1530 in Padova, ove avealo preceduto la fama della sua dottrina ; e quivi, se trov^ molti estiniatori e protettori, trovo eziandio non pochi die il perseguitarono, niassimamente per il suo carattere torbido, e per la lingua^ e per la penna, non molto moderate. Insegno in Padova fino al i543j nel quale ritornato in Lipsia, progredi nello insegnamento, e venne a morte 1' anno 4555. II Cicogna enumera i dlscepoli eh'ebbe si in Lipsia che in Padova, e i molti illustri che il protessero, o coi quali ebbe corrispondenza, aggiungendo un ragionato elenco delle operette del Muslero rarissime a tro- varsi in istampa. mmu DEL mm i2 dicehbre 1858 Jl m. e. prof. Minich presenta la Parte I d'lina sua Memoria: Sulla determinazione e sul culcolo delle risolventi delk equazioni algehrichc; e ne legge il sunto seguente. Le indagini gia accennate nelle due Note 27 giugno e 23 agoslo di quest' anuo m'impongono il debilo di pre- seiitare ali'Istituto unaestesa Memoria sulla determinazione e sul calcolo delle risolventi dette equazioni ahjebrichc. Questo lavoro, di cui diedi rannuncio od un primo risultato nella Sessione 25 agosto prossimo decorso, e diviso in Ire parti, ovvero in tre speciali Meraorie, la prima delle quali tralta del modo di dedurre e calcolare le ordinarie risolventi delle equazioni algebriche di uu grade primo, la seconda ha per oggetto la determinazione ed il calcolo di analoghe risol- venti per le equazioni di grado non primo, inline sai'a argomonto delta terza il riconoscere se la via divisata nella Sessione 27 giugno p. p. valga a guidare ad un posi- — 128 — livo risuUato, od invece a confermare die le condizioni stabilite recentcmcnte da alcuni Analisti per la risolubilila delle equazioni algebriolie sicno non solo suflioienti^ ma oltresi necessarie. V esibizioiic delta seconda e della Icrza parte della intera Memoria non polrebb' essere clie proseguita nella Sessione prossiina ventura, eeompita in altra tornata. Pro- duco fratlanto la prima parte che riguarda un procedimenlo pill spedito per calcolare le ordiiiarie risolveuti Lagraii- giane d' uii grado priiiio, e iie porgo in un breve siinlo i mezzi analilici e i principali risultali. Distinguereuio nella teoriea Lagrangiana col nome di ridotta quella equazioae (di grade n — 1) che ha per radici le quantitii sottoposte a'radicali di grado n nelTespressione d'ogni radice della data equazione di grado n primo, e col nome dirisolvente I'eqnazione (del grado I. 2. 5. ... {n — 2)) da cui dipende la deterrainazione di qualsiasi coeffieiente dcir equazione ridotta. Ora e da notarsi che il conseguire r equazione ridotta, e piu ancora la risolvente, come pure r espressionc razionalo de' coefficienti della ridotta in fun- zione d' uno de' medesimi e de'coeflicienti, della data equa- zione, sono tre ricerche diverse le quali trattate col metodo indicate da Lagrange, malgrado alcune semplificazioni da lui suggerile, esigono calcoli sommamente lunghi e labo- riosi^ anco pel caso d'una equazione del 5.° grado, per lo che i prinii abbozzi del calcolo relative segnati da Lagrange non furono condotti a termine, e solo recentemente un infaticabile e peritissimo calcolatore, I'illustie sig. Comm. G. Plana ( Memorie deW Accademia di Torino, Tome XVI, Seric 11), si accinse a proseguire quella ricerca, ma piut- loste per arguire da' suei eiemenli che ne sarebbe impra- ticabde il pieno sviluppo e lesaurimenlo. Vero e per6 che — 129 — 1' illiistre sig. Hermite ne! Giornale di Dublino, e di Cam- bridge^ ed il cliiar. prof. Brioschi negli Annati di Matema- tiche di Roma, hanno dato rannuncio di averne conipiuto il calcolo, almeno in quanto riguarda la formazioDe della risolvente. Ma fin dal 1770, cio6 uii anno prima die uscisse complelaraente in luce la teorica Lagrangiana, Gian Fran- cesco Malfatti pubblicava ncl Tomo IV degli Atti dell'Ac- caderaia di Siena la forma csplicita d'lina risolvente di 6." grado d' ogni equazione di grado quinlo, ed esibiva cost la prova die almeno per queste equazioni era trattabile la ri- cerca indicata dipoi daila teoria Lagrangiana, purche si ri- corra a parlicolari spedienti analitici che ne accorcino i lungliissimi calcoli. Nessuno invero vorra proporsi,sebbene co' pill riposli artiGzii di calcolo, 1' effettiva forniazione della risolvente Lagrangiana d' una equazione del scltimo grado, giaccb^ questa risolvente ascenderebbe al grado centovigesimo. Debbo ora brevemente indicare in qual modo ho trattato per una data equazione di 5." grado la triplice fase della presente quistione, cioe la formazione della ridotta, lo sviluppo della risolvente, e il calcolo del coefficienti della ridotta in funzione razionale d'una radice della risolvente e de' coefficienti della data equazione di 5." grado. Invece di conseguire la ridotta col metodo Lagran- giano, inerce lo sviluppo di replicate potenze di polinomii, onde caleolare le somme delle pofenze delle sue radici e quindi i coefficienti dell' equazione raedesima, ho trovato opportuno il formare dapprima I' equazione di quarto gra- do che ha per incognita la radice quinta della precedente^ e poscia intrapiendere leliminazione dell' incognita ausi- liai'ia tra la suddella equazione ed una equazione di quinto grudo binoniia. Questa eliminazione vienc eseguita — i30 — con sufficiente prontezza, raecliantc una propriela del do- terminante, clie oc rappresonla la cquazione Onalc, e di cui si effoUua per siinil giiisa niolto agevoltncnlc lo sviluppo. Quanlo alia risolvenle, anziche prcnderDe per inco- gnita il primo de' cocfficienti dell' eqiiazione ridoUa, clie sebbcno il piii soinplice e una qnantiti'i di cinque diniensio- ni, assnnsi una nuova funzione doUita del medesimo numero di vaioii, nia snllanlo di quatiro dimensioni, ed e quella qunnlila di cui T ultimo coefiiciente dclla ridotta e la potenza (juinta. In quosto modo e resa possibile la for- niazione d'una risolvenle, die quantunque risulti non poco complessa, tuttavia per la delta ragione e molto piii sem- plice di quella additata dal metodo Lagrangiano. Di piu, non e mestieri di cercare I'espressione razionale deirultimo coefiiciente della ridotta, il quale in paragone degli altri avendo il massimo grado sarebbe altrimenti il piu laborio- so a calcolarsi. Per conscguii-e le esprcssioni razionali degli altri quattio coefficienti di grado niinore, lanalisi adoprata nella ]n'esente Memoi'ia offre un modo ai)l)astanza spedito di svolgere le esprcssioni ricbiestc secondo Ic potenze ascen- denli d" una radice della data equazione di 5.° grado. Cond)inando siffatta espressione d' ogni coefficicnle colla equazione proposta si trova eliminata quella radice che dee sparirne secondo i principii teoriei, e si ottengono i valori di que' coeflicienti in funzione I'azionale de' coeffl- cienti della data ecjuazione e dell' incognita della sua risol- vente. Simile procedimento puo servirc utilmente al calcolo della funzione considerata dal Vandermonde, cioe a calco- lare il prodotto de' quadrati delle differenze fra le radici dell'equazione proposta, e quindi la cosi delta discriuunante d' una forma binaria del quinto grado ; ed allora prescnta — 131 — qiKilche analogia cul inelodo del Caucliy pel calcolo delle funzioiii simmetrichf. Un altro modo di rieavare il valore della predelta funzionc di Vaadermonde si desiime dalla riduzione a foi'iua intera della funzionc frazionaria, chc lia per numeratore ruaila e per deiiomioatore la derivata del I ." membro della data equazione. L'espressione intera equi- valente a quella frazioneper qualuaquo radice deU'equazioue proposta ha per divisore la funzione del Vandermonde, e i suoi cocfflcienti sono esprimibili per altrettanti determi- nanti, i ciii elementi corrispondono a date sonime delle potenze deile radici di quell' equazione. II metodo esposto per la soluzione della qucstione Lagrangiana rispetlo alle equazioni di 5." grado si estende in simil guisa alle equazioni d' un grado primo superiore, e se ne porge un saggio di applicazione anco alle equazioni del scllimo grado, senza protrarneil calcolo oltre allequa- zione ridotta, ed alia considerazione della funzione assunta quale incognita nella equazione che tiene le veci della risolvente Lagrangiana, attesoche il grado elevato ( cen- lovigesimo) di quella risolvente assolve da ogni indagine quanluiique la piii spedita, ossia la meno laboriosa, per conseguirne esplicitaraenle 1' espressione. Cosi sarebbe compiuta questa prima Memoria, che presento al giudizio dell' Istituto. Se non che T analisi in essa adottata accenna la possibility di deeomporrc in due faltori di secondo grado la ridotta di grado quarto, e quindi non solo un abbassamento di grado della ridotta, ma una niaggiore speditezza nell' assegnarne i coefficient! in funzione razionale dell" incognita della equazione risol- vente. La verificazione di questo falto analitico, die da- rebbe un nuovo e piii seraplicc aspetto a simile ricerca sara argomento d' una Appendice, che mi propongo di comuni- Serie III, T. IV. 18 — i32 — care colla sceoiida Menioria, coiicorneiite le oquazioni di lirado non primo, a cui sara per suooedere dopo noii kingo intorvallo 1" iillima pai'to del mio lavoro, e le finali conclii- sioni die mi vorrii dato di raccoglierc sopra si vasta ed elaborata queslione. II 111. c. prof. Dc Yisiani presciila la segueiile Ue- nioria scritta in lingua latina: PLANTAllUM MINUS COGNITARUM QUAS HORTUS PATAVmUS COLIT AUCTORE ROBERTO DE V I S I A N I HORTI EJUSDEM PRAEFECTO H-n alter pugilliis stirpiiim minus cognitanim, qui ex baud intermissa rcvisione ortus plantarum, quae in Horto nostro colunlur, botanicorum disquisi- tioni submit titur. iEqui, bonique faciant clarissiiiii Hortorum Aca- demicorum Praetecti nostras hasce de piantis vel solo nomine hactenus notis, vel sub falsis aut ineptis appellationibus a mercatoribus venditatis commenta- tiones, easque majori qua pollent peritia, ac viven- tium speciminum observatione perficere non dedi- gnentur. Patavii Kal. Decembris MDCCCLYIII. — 134 — 15. Veronica linariacfolia Vis. V. fruticosa, raniulis glabris tcretilnis ; foliis decussatis se- miamplexicaulibus, lineari-lanccoUilis linearibiisvc acii- tiusculis inlegerrimis glabris, basi trincrvibus, subtus minutissirac punclatis coslatis vcnosis; racemis axillari- biis pcdunculatis oppositis laxiuscule miiltiiloris foUo dupio longioribus patulis; braclcis linearibus pedicdlis- que brevissime pubesccnlibus;calycis glabriusouli 5-par- titi segnienlis lancoolatisobtusis,niaigincmcnibranacois, corollae lubo adprcssis triploqiie brevioribus ; lorolla bypocrateriraorpba, tube cyUndracco, limbi lobo siipe- riore niajorc, infmio minimo; capsula ovali oblusa compressa, calyce vix dupIo longiore, stylo persislente loiigissimo superala, scmiiiibiis cliipticis, planis, mem- branaceis. Obs. Culta sub falso nomine V. saUcifoliac verae, quae admodum diffeit foliis multo lalioribus, racemis donsi- floris , capsula ovato-globosa , aliisquo. rertincl ad Sect. I, § II Speciosariim Benlh. in BC. prodr. X, p. '(59. Fl. Junio. Flores albi vix violacco suffusi. -14. Veronica versicolor Vis. V. fruticosa, ramis tetetibus glabris; foliis decussatis se- miaraplexicaulibus lanceolatis, apice attenuato obtusiu- sculis, inlegerrimis glabris^ subtus cosfatis enervibus; racemis axillaribus pcdunculatis oppositis densilloris thyrsoideis, pcdunculis folio tripio brevioribus; bracteis lanreolatis pedicello calycem subaequante subbrevio- ribus; calycis 4-partiti segmentis ovato-lanccolatis con- vexis acutiusculis; corolla hypocraterimorpha , tubo subinflalo, linibi lobis supcrioiibus subaequalibus, infi- ino niininio ; capsula elliptico-lanceolata compressa , — i35 — ealyoc diiplo longiurc, slylo persislcnte longissimo su- perata. ')bs. Culta sub nomine V. varieyulae llort. Flores speciosi iinicolores purpurei, demum decoiorati albidi. FI. Ju- nio. Affinis V. salicifoUae Forst. quae differt ramis siipernc compressis, foHis fere dii[)lo latioribns, racemis longioribuslinearibus dense glanduloso-puberulls, brac- ti'is pedicello florifero diipio brevioribus, st\lisque bre- vioribus. An hybrida? 15. Tecoraa Tagliabuana Vis. T. scandens, radicans; foliis impari-pinnatis, D-7-jugis, foliolis ovatis incisu-serratis longo ouspidatis, sublus ad nervos puberulis; panioula tenninali laxa, pedicellis cernuis ])igIaiuluIos!S ; calycis angulati dentibus lanoeo- lalis cuspidatis tubo subbrcvioribus; corollac tiibo co- nieo-campanulato ealyce vix diiplo longiore, lobis oibi- culatis. Olfs. Inter T. radicantem Juss. et T. grandifloram Delaun, media, forsan bybrida, Differt ab ilia, inflorescentia laxa, calycibus angulatis nee terctibus; dentibus ianceolatis longioribus, nee ovato-triangularibus, tubo vix nee tri- ple brevioribus : ab hoe, corolla conica nee campanu- lato-patente, tubo nnilto longiore, intus atro-coecineo. Linnaeo ct Carolo fratribus Tagliabue de borticultura italica optime raeritis, et a quibus novam ignotaeque originis plantam aeceplam refcro, species dicata. 4 6. Dictyanthus stapeliaeflorus. D. pedunculis unifloris petiolo brevioribus ; calyce corollae tubum intus reticulatum subsuperante; laciniis sinu- busque corollinis planiusculis; corpusculis slamineis — 130 — late spathulatis crassis convexis ; mammillao stigma ticae conieo-subulalae apice discolore subhitido. OI)s. Colitur sub dicto nomine ab 11. Tnricensi acceptus. Florcs extus sordide ;dl)i, intiis dilute fusco-purpurei, limbo confertissimeretioulato. Corpuseula linguacformia atropurpurea huida, tubi faucem cjusdemquc cavitates superantia. Mummilla atropui-purea, apice subulate, albo, obscure bilobo. Alia species jam primum dcscripta sequens est Dictyanlhus Pavonii Decne in DC.prodr. VIII, p. COo. D. peduuiulis pluriiloris petiole longioribus; calyce corol- lae tubo lincato breviore; laeiniis sinubusque corollinis margine revolutis; corpusculis stamineis lineari-spatliu- latis canaliculatis; mammilla stigmatica ovato-conica concolore. Obs. Flores viriduli, oorollae tubo intus obscure lineato striissubsimplicibus, limbo intertexle retioulato. Corpu- seula angusta linearia vix apice latiora, longitudinaliter unisuica, tubi quinque-saccati cavitatibus alterna iisque breviora. \~. Jasminum Bidwillii. J. suffruticosum minutissirae velutinum,caule volubilL ra- misque teretibus; foliis peliolatis trifoliolatis integris, foliolis petiolulatis reilexe mucronulatis oblusis glabriu- sculis costatis, obsolete nervosis, margine revolutis, lateralibus elliptico-rotundalis tcrminali oblongo-lan- ceolalo tripio brevioribus ; raeeniis axillaribus laxe o-8-tloris solitariis pedunculatis, folio raulto longiori- bus; pedieellis alternis, infra apicem arliculatis, erecto- patulis ; bracteoHs lanceolato-oblongis minutis ; calyci- bus carapanulatis brcviter acutequeS-dentatis; oorollae — 137 — tiibo calyce pliiries longiore, limbi o-8-fidi laciniis laii- ceolalis acuminatis; slylo lineari apice bificlo. Obs. Cultum sub diclo nomine. Flores aibi, minus grate oleoles. Folia disticha. 18. Jasminura diaiilhifolinui. J.suffruticosum snbscandc:is,ramis graciiibus subteretibus vix velutinis ; fobis brevissime petiolalis unifoUolatis articulatis Hncari-acurainatis uninerviis, margine revo- lutis inlt'grisque, oppositis altcrnisve, glabris; cymis lerminalibus subtiifloris ( J-5-5-floris) basi lineari-bi- biaoteolaiis; ca!yci> campanulati ad medium o-G-lidi lobis Hneari-subulatis, erecto-palulis, fubo conico sub- acqualibus; corollae G-9-fidae lobis oblongo-liuearibus apiculalis tubum cylindricura subaoquantibus; stigmate spathulato emarginato. Ohs. Cultum sub dicto nomine. Flores albi ad vesperas fre- queotissimi. Fl. Junio. ID. Ligustiura parviflorum Vis. L. ramis subteretibus, piloso-pubescentibus, sparse lenti- cellatis, ereeto patulis; t'oliis petiolatis raembranaceis ovalibus, basi obtusis, apice acuminatis, subtus nervosis glabris, petiolo costaquo puberulis; panieulae terniinalis conferiae ramis patulis axique pubei'ulis quadrangulari- bus; bracteis braclco!i^que lineari-lanceolatis caducis: lloribus pedicellatis socus ramulos fasciculatim denseque spieatis. OOs. Colitur sub nomine L. grandiflori. Flores L. vulgaris minores, acute eitrum redolentes, candidi. Folia opaca epun( lata, subtus pallidiora. Foiiis et lloribus L. nepa- lensi Wall, simile, quod vero differl foiiis subtus villosis. — i38 — paniculae axi raniisque mollilcr villosis terclibus, Ilori- biisque majoribus. Ligustrtim nepnlense /S foliis paniculis(jue glabris Wall, in Hook. bot. mag. 2021 videlur ex icoDC a vero L. nepa- lense Wall. divei'Siim pedicellis duplici ordine l)raoteo- lariim praodilis, bracteolis hisce iinbricalis ovalis aculis parvulis, in illo omiiino deficienlibus; paniculae ramis tetragonis, in illo tcrcUbus; lobis calycinis juxla Og. 2,5 iconis dtate lale ovalis acuUsqiie, in illo subrolundis brevissimis vixque nee semper apieulalis: hine probabi- liler species propria L. Wallickii nomine designanda. 20. Begonia macrolis Vis. B. caule frulicoso erecto; foliis longissime petiolatis, gla- bris, magnis. petiole sparsim piloso, lamina oblique ovata, vix infra cenlrum umbilieato-peltata, basi rolun- data, margine eroso-denliculata ciliala, apice breviter acuminata, nervis subtus hirsutiusculis; braeteis oblon- gis niarcescentibus; cyrais longissime pedunculatis di- cliotomis monoicis, pedicellis terminalibus trilloris, se- palis binis ellipticis, starainibus bi'evissime monadelphis, stylo tripartito, stigraatibus divaricatis bilidis, capsulae alis duabus fructum diniidium latis obtusis, tertia maxi- Dja subacuta petala superante. Obs. Colitur buc illuc sub falso nomine B. hernandiaefo- Uae. Fl. albi. 21. Cistus quinquevulnerus Vis. C, suffruticosus, ereclus, viridis, viscidus ; foliis ovato-lan- ceolatis sessilibus trinerviis i-ugosis, margine rcvolutis, subtus ramulisque pilosulis, pedunculis terminalibus subsolilariis calyce vix iongioribus; sepalis convexis, 2-5-exteri()ribus subcordafo-ovatis acuminatis piloso — d39 — ciiiatis inajoribus; pefalis obovatis; staminibus nume- rosis fertilibus ; stigniate scssili hemisphaerico magno deiisissime piloso-papilloso, ovario pentagoao piibescea- to, 5-IO-loculan, loculis polyspermis. Obs. ColiUir sub nomine C. liisitanici, sed patria ignota. Flores albi, petalorum ungiie macula aurea, supra un- gucm sanguinoa, picti. Similis C. monspeliensi latifolio . lu\urianli; differt foliis basi ovatis, floribus subsolitariis nee unq\iam racemosiS;, ovario vix pubescen(c nee vil- loso; pelalis sanguineo-maculatis. Flores magnitudine et maeulis quales in C. formoso. Curt. bot. mag. 264 Kern. hort-sempei'N . VIII, tab. 90, sed albi nee flaviut in isto, qui insuper differt foliis subtus glaucis, nee utrinque viridibus, lanceolatis acutis, nee oblongis obtusiusculis, et, teste CandoUeo aliisque, potius Ilelianthemi quam Cisti species. 22. Amarantbus biericbuntinus Vis. A. caiile ereclo, obsolete quadrangulo, glabro; foliis petio- lalis elliptico-lanceolalis mucronatis glabris; glomerulis florum subsessilibus, petiolo brevioribus, geminatis^ oblongis, distinctis, densifloris, floribus polygamo-mo- noicis; calyce bracteas subaequante, utriculis demum cireumscissis calycem superantibus laeviusculis, stigma- tibus persistentibus, seminibus margine obtusis. Obs. Hab. in herbidis circa Hiericho. Flores viriduli. Si- milis A. polygonoidi W. amarantb., t. VI, f. a. b., p. II, sed uti'iculus in isto certe indehiscens, flores monoici, calyx faemineus 5-fidus, utriculus calyce inclusus. 25. Pbyllanthus bicolor Vis. Pb. ramiilis teretiusculis, foliis alternis disticbis lineari- Sehc J 11. T. IV. 19 — 14U — ellipticis, basi obliqiiis, brevissiinc peliolatis, apice ro- tuiidatis subtniKTOnatis, a basi ad medium glaiico-cino- reis, subtus glauois, lloribus axiilaribus pcdunculalis, inferioi'ibus subgerainis masculis, filamcnlis liberis; su- perioribus solilariis loeminois; capsula ovalo-subrolun- da laevi sominibus ochinulalis. Ol)S. Colitur jam a deccniiio, ex Ilorto olim lloreulissimo ad Uilzing prope ViDdol)onam ill. Car. bar. de Iliif/el acccplus sub nomine ]'h. sj)ecla()ilis\ nee ullibi quod sciam descriptus. Similis Ph. canloniensi lIoiixX. ct Ph. Niriiri L.: ab utroque, praeler alia, diversus lilamcnlis liberis nee monadel[diis, foliisque dimidio oinereis, di- midio viridibus. Planta annua, lloribus flavo-viridulis, pedunoulis foemineorum ramo parallele adpressis, cla- vatis, rccUs, coccineis , niarium recurvis liliformibus viridulis brevioribus. Semiiia Irigona, latere exteriore convexa. 24. Evonymus Schottii EUingsh. Ueb d. nerv. d. Celastr., p. 57, tab. IX, f. b. E. glaber, erectus, ramis leretibus laevibus glaucis; foliis oppositis coriaceis nitidis, lanceolatis, acuminaiis, den- tibus parallelis spinvdosis ciliato-serratis,sublus coslatis, supra nervosis, pctiolis plano-convexis ; cymarum axil- iarium subsessiliura ramis dicbotomis tetragonis, ranui- lis unifloris; lloribus pentameris, calycis lobis suborbi- culatis, petalis obovato-ellipticis, diseo integerrimo, capsula laevi late obovala 4-5-ptera erecla, alis Iiori- zontalibus ovatis apice rotundalis- Obs. Colitur sub falso nomine E. fmbriali Wall, quod vero differ! foliis ellipticis, floribus letrameris, peduiiculis longis liliformibus, capsulae alis longis vcrticalibus atle — iU — nualis. Petala albo-luteola. Arilliis naviculans cocci- neiis; serainaovali-subrotuoda coccinea nitida, liilo albo. Noraen a cl. Eltingshausenio huic plantae imposifura, cum ageret de nervatione Celastrinearum, eo lubenlius servo, quod viium elarissimura Hern. Scholt. Ilorti Schocnbrunonsis praefertum, deque scientia amabili optinic meritum, debito prosequatur houore. 25. Evonymus effusus Vis. E. glaber, effusus, ramis laeviusculis subtetragonis ; foliis opposilis subeoriaceis nervosis elliptico-lanceolatis , utrinque acutis, obtuse glanduloso-serrulatis; stipulis lanceolatis marcescentibus deciduis; pedunculis axilla- ribus petiolo longioribus angulatis biiidis ; cymis mulli- floris, lloribus letrameris, calycis lobis seraiorbiculatis laevibus, petalis orbiculatis integriusculis, disco iule- gerrimo^ capsula subrolunda quadriloba aptera lacu- noso-veiTUcosa. Obs. Colitur sub nomine erroneo E. nani Bieb. quod dif^^ fert foliis lanceolatis integerrimis, pedunculis 4-3-floris, ramis subherbaceis et habitu omnino alieno. Flores luteo viriduli. . • •' 25. Evonymus rosmarinifolius Vis. E. glaber, erectus, ramis scabriusculis angulatis; foliis sparsis alternis aut subverticillatis coriaceis linearibus, glandula niucronatis, subserrulatis integrisve, margine revolutis petiolulatis; pedunculis axillaribus fdiformibus sublrifloris; lloribus telrameris, calycis lobis orbiculatis, petalis ovato-lanceolatis integris, disco integerrimo, capsula obovata laevi acute telraptera, reluso-emargi- nata, pendula. — 142 — Colilur sub nomine prorsns incpto E. rcpentis. Flores nibrofiisci, podunculis IVueUferis pendulis, monocarpis, infcrne articulatis. Capsula rosea, arillo seminibusque aurantio-coccineis nitidissimis. Si le^i^e la semiente RELAZIONE del m. e. co. Agostino Sagredo intorno all' opera, ve- nuta ill doiio all'Istituto veneto iiititolata: Snllupuh- hlka Esposizione dei Prodotti iSatumli cd Indastriali della Toscana fatta in Firenze nel 4854. La Toscana ha un terriiorio di cliilomelri quadrali 22,082.70, minore di quoUo della Venezia per cbilomeiri quadrati 4708.85; e come nella anipiezza del terrilorio, COS! noi Veneli supcriamo la Toscana in falto di popolazione, perche non giunge a 1,800,000 abilanli, e noi sorpassiamo i 2,300,000. Noi fummo vantaggiali di maggiore fertilila di suolo; la Toscana d aspra di monlagnc, e la pianura non s allai'ga in vasta proporzione cbe in quelle marennne pros- sicne al Mediterraneo, nelle quali e seeolarc la lolta della perseveranza umana e degli sludiiper combatterela malsania delTaria. Pure, e'bisogna dirlo, lo sviluppo deiragricollu! a, il fervore delle moltiplicate ed ulili induslrie e tale in To- scana, cbe noi dobbiamo cedere il priraato a quei nuslri fratelli, appo i quali, se non si noveia gran copia di ricebez- zc in poebe mani, come da noi, Tagiatezza e in tutle le classi. E raenlre cresco lo svolgersi della vita inlellellualc, — J43 — la Vila inateriale di tulte le classi non e tanto pcrco^sa dal flagello della miseria, come lo e nella Venczia. La Toscana ebbe dalla Pruvvideuza il dono di rimanore autoaoma sempre, e I" autonoraia delle sue repubbiiclie, del principato Mediceo, del prineipalo Lorenese, del breve prin- ejpalo Borbonico non ebbe altra inlerruzioiic die qiiella del goveiiio di Napoleone I, il quale ha commesso (juella gravis- sima colpa, e non meno gravissimo sproposilo ( forse non ulliraa causa della sua rovina, perche lo rese esoso ai sud- diti)del voler araalgamai'c una vasta parte d'llalia collaFran- eia, imponendole leggi, magistrati e fino la lingua francese. La Toscana avendo avuto sempre leggi proprie, la sua prosperita rcpubblicana, che visse c Oori anche fra i tram- busti d'una deraocrazia irrequieta sempre, caduta solto al ferreo giogo di Cosimo I ando sempre sminuendo soUo ai suoi suecessori e languiva quaado si cstinse qiiella scliialla di popolani che sera levata a! principato, schiacciando ogni liberta della patria. Era serbata al Granduca Pielro Leopoldo la grande opera della restaurazione in Toscana. Quantunque alcuiic minute parti del suo governare non siano scevre di cen- sure, pure per gli immensi benefizii che largi alia suanuova patria, della quale seppe farsi veramente concittadino^ egii merita la gralitudine nazionale. Conscio che senza liberta, vera e onesta, e senza che sia ugualila di diritto in tutti i cittadini e fra loro e al cospetlo della legge, non e soda nessuna istituzione di governi civili, Pietro Leopoldo comincio dal francare di ogni vincolo le proprieta fondiarie, a proclamare e manlenere tutta la pos- sibile liberta al commercio e alle industrie. La morte del IVatello, che lo chiamo al seggio imperiale^ i procellosi avve- nimcnli di Francia gli tolsero fondare in Toscana le fran- — 144 — chigie cosliluzionali , delle quuli avea dulo iin saggio, ossciulo stalo il prime in Euroiia, fra i principati assoluli, C'hc soUopoucssc al sindacalo del pubblioo lo slalo c I' am- ministrazione dclie sue (inanze. II luioii some friiUilito c pieslo. La Toscana presto si toisc dalla proslrazioae nella (jiiale Tavoa eondolla la fiac- c'liezza degli iillinu iMediei. Le Icggi ferree, o noii addalte o male addalle ail" indole italiana, in)pos(e da Napoleone I ri- dussero di nnovo a mal partilo (luelia rcgione italica. E sopralluUo le leggi proihilivo c il l)iucco conlineiilale, eho pare iinpossil)il(! sia stalo crediilo da uomo d'inlelletto cosi poteiile (jiKile egli era, potesse cssergli robuslo allealo con- lio la livalo liighiUeiTa. Non fii die come 1' ira impotente di un fanciullo ebe crede i suoi baloccbi validi per atterrare uu gigaiite. Dopo la ricaduta di Napoleone, la Toscana godette di nuovo un goveriio proprio e indepcndente. Le leggi Leupol- dine, per quello spelta alia libertti del suolo, furono mante- nute con due eccczioni, il restiluire beni stabili a frati e monacbe ristabilili, e il permesso dello istituire dei fede- coramessi famiiiai-i sotto ai iilolo di priorati e commende dell'ordine di santo Stefano. Le leggi sull'assoluta liborta del commercio e delle Industrie rimasero intalte. Da ci6 viene la prosperila pi-esente delta Toscana, prosperila gran- de se si badi alia qualiti di paese naturalmenle povero. Le industrie fervono : si penetra nelle viscere degli Ap- penini per iseavare le grandi riochezze uietallicbe ivi riposte, trarne le acque minerali ebe spicciano e danno salute ainia- lati. La societa, i privati usufruttuano i prodotti del regno inorgaiiico; il governo Toscano ool far lavorare per conto proprio le riccbe mioierc dell' Elba nun ne ti'aeva quel tor- na conlo,oper se, e per il paese, che gli IVutta lo averle date — 145 — a una societa di privati. Locchc e novella prova della verilii di queJ detto, chc pel bene dei popoli e pel bene loro proprio bisogna cbe i governi governino il meno che sia possibile. Dove la natura e povcra, Tarte s'ajuta a siipplire. Chi non sa i beni all' agricoltura recati dall' Accademia dei Georgofili, alia quale mi e sommo onore I' anpartcnere, i beni cbe porlo alia Toscana propugnandosonipre ogni one- sta liberta ? E, per tacere di altri, chi non sa di quanto van- taggiarono le arti agricole i miei illiistri aniici Cosimo Ri- dolfi, e Raffaello Lanibruschini, uon con la sola sapienza nelle teoricbe e la doltrina pratica, ma coITaver voluto rim- piccolirsi, perche la generazione crescente degli agricoltori crescesse? L'agricoltura fiorisce in Toscana : la natura re- caleitrante, a cbi sa accarezzarla e anche saviamente sfor- zarla, finisce coU'obbedire volonterosa, edare largo premio a chi spcse danari e fatiche. Percio in Toscana le velte dei monli si rinselvano, ogni prodolto agricolo vi e cccellcnte, gli slrumenli rurali, gli animali d'ogn: specie, sono degni di ammirazione. E a noi, Veneti, che appena adesso co- nosciamo la nostra ingratitudine verso la Provvidenza, chc ci largi tante nalurali ricchezze che Irascuriamo queslo esempio deve servire come incentive a emularlo. Libero il commercio, libere le Industrie, senza le catene di nessuna protezione interna, senza leggi proibitive che le tutelino al di fuori fioriscono nei lavori metallici , in tutte le applicazioni della scienza all' industria, in tutli gli usi domestici che hanno fondamento dai prodotti dell' agri- coltura. Noi siamo al di sotto dei Toscaui, bisogna pur dirlo, nelle industrie. E solo mi contento opsei-vare che in Venezia vi era altre volte una fabbrica di porcellane, coeva a quella dei Ginori a Doccia, e ne uscirono tali lavori che al presen- te si conipcrano a prezzi favolosi. Si spensc; quella di Doc- — fifi — ciii c llorithi, c ndopcra aiichc il kaoliiio del nostri folli vi cenliui. La manifalUira dei cappclli di paglia, forse coeva a qiiclla di Toseana, riinasc stazioiiaria nello rogioni pede- inoiitanc dol Bassanese, e iion puo loltare colla iiidustria toseana. In Toseana la scriioltura reca grande ulilila non soiamente pel prodolto dei hozzoli, nia per la tessitura dellc sele, clie toscani uomini insegnarouo a noi, i Luecliesi. Noi ehe nella sola Venezia averamo fino a qiiallroniiia lelai, quanli nc ctnilianio in Uille Ic provineie cbe diedero il nonie alia cilia die sorge dalle acqiie? E Inlta qisesla prospei'ita, tulto qiieslo onore di Toseana \iene prineipalmenle dalla liberta applicata a! I'omuiercio e alle indnslrie, quelfapplieazione deila liberti che il Toscano Bandini divino nel seeolo XVII, chc Pietro Leopoldo ha messo in alto con gagliarda volonUi in sullo scorcio del secolo Will. E til tolta ogni disuguaglianza, talche 1 nomi storici dei Ridolfi, dei Ginori, dei Ricasoli, il nome dello stesso Granduca Leopoldo II, gli officii del siio governo lion isdegnano comparire nniti a qiielli di onorati e valenti artigiani nelle esposizioni pubbliche, come ne fa prova il libro cbo mi fii dato da esaminare. II quale mostra lo stato delle induslrie toscanc, operose cd iitili, percbt' sorretle, e lion dominate, da leggi che si adattano alia natura degli uomini e dei luoghi. Qnando nel 4 850 ebbe luogo la grande esposizionc mondiale di Londra, il Governo Toscano toslo avvis6 di quanta importanza fosse pel paese il far bella moslra di se, non [)er seaiplice e inulile vaniU'i, ma per linleresse del paese medcsimo. Voile prima far saggio delle sue forze, per vedere se la parte d'ltalia die regge poteva misurarsi colle princi- pal! nazioni del mondo. Ter questo ordino una csposizione centra ie in Firenze che unissc lutto quello che la Toseana — 147 — produce per natura o per arte. Fece come la buona madre, la quale prima di mandare i suoi figliuoletti ad una festa nella quale si aduna la prole de'riccbi, li guarda por bene accio non compariscano da meno che gli altri. E cosi fu, e Ja Toscana fu guidcrdonaia in Londra con nolabile iiumero di premii. Ma non fu questo solo lo scopo della esposizione cen- trale Toscana ; fu ancbe il voler mostrare premura per io incremento delle Industrie. Per queslo nella esposizione di Firenze il govcrno largi premii, enon a sole invenzioni e in- troduzioni di abene industrie, come sogliamonoi,ma a tutte le industrie esistenti. E deve essere stato argomento di esul- tanza per i Toscani il vedere unita tanta copia di prodotti natural!, di opere d'industria, figlie della soienza. AUe quali andavano unite quelle opere d'industria ebe sono enianazio- ne delle belle arti, e nelle quali il primato e tutlo dei Toscani, la btotarsia, la xilotarsia, lo incidere sulle pietre dure, il fondere in bronzo, il cesellare in metalli preziosi, i lavori di niarmo, di alabastro, di scagliola. Applicazioni tutte delle belle arti alia industria, le quali non possono esservi, se air arligiano-artista non siano aperti largbi sussidii d'in- segnameato artistico pubblico e graluito. 11 Governo Toscano ordino la stampa del Rappotio ge- nerate della sua esposizione del 1 850. II volume del quale ho fatto studio forma il seguilo di quel Rapporto generate. II valoroso professore cavaliere Filippo Corridi, direttore dcir I. R. Istituto Tecnico Toscano apre il volume colla prima parte, che c tutta sua, e cpntiene una notizia storica, nella quale, per iilo e per segno, egli narra tutto quello spetta alia esposizione di Londra, e in parlicolar modo quello spetta al contribulo che vi reco la Toscana. Nella esposizione di Londra T Italia era rapprescntala da tie sole Sc-rie III, T. IV. 20 — US — delle sue regioni, Regno Sardo^ Toscana, Statu I'ontilido, II reame delle Due Sicilie, Parma e Modena si astennero dal partecipnre a quesla spleodida festa delle Industrie mon- diali; noi Lonibardo-Veneti fummo amalgamati colle altre nazioni, dalle quali e coniposti) I' impero Austriaco. Quan- tunque da noi si spedissero lavori industrial!, e taluni ab- biano ottenuto preniio, a quanto rii'erisce il Hiiro di cui tengo parola, nessuno de' meml)ri del gran Giui-i interna- zionale, designato dal Governo Austriaco, era Italia no, Poiclie il Corridi descrisse quello era avvenuto in Lon- dra, dopo la esposizione toscana, con somma dottrina eco- nomica prosegue la sua notizia storica narrando la solen- nita nazionale del porgere i preniii a coloro die li aveano conseguiti in Londra. Solenniti vera, che ebbe luogo pre- senti i maggiori officiali del governo, nella gran sala dei Cinquecento di Palazzo veccbio. Statuito dair imperatore Napoleone III che nel IS55 avrebbe luogo una seconda esposizione mondiale in Parigi, il Corridi narra le cure che il Governo s'e prese percite nuovi trionli conseguisse la industria toscana. E, come precedentemente, ordino una esposizione toscana con pre- mii, che precedesse a quella di Parigi. Alia prima parte del librosuccede la seconda, e contie- ne dodici rapporti delle dodici commissioni allc quali fu dato 11 giudicare sulle dodici sezioni nolle quali t'u partita la esposizione toscana del 1854. E souo le seguenti: 1. Prodotti del regno inorganico. — Relatore il cav. Ubal- dino Peruzzi. 2. Prodotti orgaiiici e strunienti agrarii. — Relatore il dott. Antonio Salvagnoli Marchetti. 5. Macchine e strumenti. — Piclatori il prof. Luigi Paci- natto, il dott. Tommaso del Beccar^t. — 149—' 4. Lavori di motallo, di vetro, di porcellana, di majoli- ca, ec. — Relatore il prof. Tito Puliti. 5. Lavori di paglia, corde, store, ec. — Relatore il sig. Pasquale Benini. 6. Seta tratta, filati e tessuli di seta. — Relatore il sig. Francesco Scoti. 7. Concia, coloritura, verniciatura delle pelli, cappelli di feltro e di felpa, carte e bianche e colorate. — Rela- tore il prof. Pietro Puccelti. 8. Lavori di cartoleria, valigeria, selleria e di carrozze. — Relatore il sig. Antonio Cioci. 9. Fiori e friitti artificiali, lavori di calzoleria, di orna- inento a uso domeslico. — Relatore il sig. Antonio Cioci . ^ 0. Prodotti chiniici. — Relatore il prof. Daniiano Casante. I 1. Lavori di tipografia, lilografia e calcografia, e sui dise- gni e modeili tecnologici e architettonici. — Relatore il dott. dei iMarcbesi Liiigi Ridolti. \2. Lavori di litotarsia, xilotarsia, d' intaglio, di scagliola, di doratura e di verniciatura. — Relatore il prof. Vincenzo Manteri. Segue un' appendice nella quale si fa cenno delle opere d' arte inviate a Parigi. Ogni rapporlo e suddiviso giusta le diverse parti che sono contonute nelle singole sezioni, e il coraplesso di que- st! rapporti presenta un quadro particolareggiato dello stato delle industrie in Toscana. lo vorrei poter parlare partitaraente di questi rapporti, che sono di grandissinia iraportanza e porgono utili ammae- strainenli. Qaali siano le origini dello splendore al quale giunse la industria toscana ho detto sopra: al manteni- mento c al cresccre della industria giova mirabilraente I'lsti- — 45(» — tiito Tocnioo di Fironzo, diretfo diillo cgrcgio Corridi, man- lomilo a sposo dol governo. I danari che i goveniali pagaiio, e i govenianti speiulono per la istruzione tccnica del popolo, frultano, e con usura, agli uni e agli altri. Poclii volenti die uscissero dalle scuole piibl)liche baslerebbcro a ricaltarc la spesa ; molti islriilti, aiichc so ricscoiio mcdiocri, cessano dallo essere prolclarii. E la ignoranza e rovina degli stati, perche causa del proletariate delle ultisno clas^i. Ouaudo ebbe luogo la esposizione di Parigi, anclie in Venezia, per opera e merito della Camera di Commercio, si fece una inostra, semplice, delle opere che la indiislria ve- neta niandava alia esposizione mondiale, ma povera mostra, seiiza solennita, senza apparati. E cosi senza solennita ne apparali si distribiiirono le medaglie ottenule dai Veneli in Tarigi. Queste occasioni sono rare, e il Governo Toscano ha porto due voUe il nobile esempio del come si dcva fare per- che quoste occasioni ridondino in oiiore e vantuggio del paese. Lo splendore delle due esposizioni mondial!, lo amoro che si scorge anche nelle niostre di un territorio, piii o men grande, di un niunicipio, vicne dal bisogno che ha Tela nostra di pubblicitti soleune. Al ccrto non 6 facile che riescano bene se non vi si adopcrino molte cure; la notizia del Corridi attesta (pag, 14'j), che vi furono dei magislrati raunicipali sordi agli inviti del Governo di porgere notizie sulle industrie locali, che raisero in campo oslacoli e dubbii. Ma col gridare ai sordi si fa capire quello si dice, e quando si opera pel bene vero del paese, e non pel proprio vanto, si opera alia luce del sole, non nei cancclli degli officiali pub- blici, non nel gabinelto dello studioso, si paria, si predica, si prega, si ringrazia, il ben pub])lico s'arrlva a raggiun- gerlo. Le due esposizioni toscane prcstano ammaestranicnli — 151 — per olii ordina e ppr coloro che eseguiscono le esposizioni. Dcvono, le esposizioni, nioslrare col falto la condizione naturale del paese, devouo essere specchio di liitle le iiuki- strie. U volere, solamente, meltere in luce qiiello ch'c' bello agli ocelli degli oziosi, e uno spreco di tempo e di spesa. Vi deve essere, ma dcve esservi quello che e utile. Cerlo che le tavole di marmo intarsiate di pietre dure del Bian- chini, gli slupeudi intagli del Barbetti sono fatture mira- bili, nia rame, ferro, acido borico, cappelli di paglio, paste da minestra, olio, gaggiolo, robbia recano piii quattrini alia Toscana che quelle mirabili fatture. E se chi ordina, clii eseguisce le esposizioni intendono cosi, facile e farlo iuten- dere agh espositori. ' Le esposizioni non ponno essere frequenti; devono es- sere coronali da piemio gli espositori, anche se nulla in- \entino, se nulla inlroducano di nuovo da aitri pacsi. Basla che le Industrie utili serbino vive, e il Governo To- scano non trovo superfluo reiterare i premii a chi li aveva conseguiti. L' Altezza del Granduca voile istituire una deco- razione apposita, data unicamente alle Industrie, e lo stato mantiene e allarga 1' Isliluto Tecnico. E perche le esposi- zioni riescano per bene bisogna che gU espositori, oUre alio allettamento del premio, non siano costretti a incontrarc spese per inviare e ricevere le cose esposte, bisogna che non incontrino ostacoli di dogane, facilmente evilabili, scn- za lesione del pubblico erario. E devono essere fatte so- pra una vasta scala, cioe devono mostrare un lerritorio vasto. Le mostre provinciali, municipali hanno al certo del bene, se non altro soddisfano 1' amor proprio di taluni, fanno conoscere il merito di qualche timido o povero. Ma il campo delle Industrie vuole essere lato, e non ristretto, e le industrie di muuicipio o di provincia, non conosciute che — 152 — Jalla provincia o dal iminicipio, o poco ollro, non rccano vantaggi grand! no al paose no alle sue parli. lo vi ho parlato allrc voile, o signori, su (jnoslo argo- menlo, c fu soggelto di nioUe discussioni, e le discussioni furono aggiornate^ 0 largomeulo posto da un- canto. Ma ora, franclieggialo die sono dal volume da me esaminalo, tosto che le mie forze il consentano, vi chiedero liecnza del far riviverc la disciissione per presentare al Governo il permesso di ril'ormare le nostre esposizioni e premiazioni. Le quali, s:'guendo le norme die Napoleone I prescrisse quando ordino T IsliUUo Ilaliano, sono divenule anlichissi- me in un leni[io come e il nosli'o, nel quale gli anni corro- no come giorni_, e sono falle diseordi dal molo rapido c pi'opotenle di tutto, e spezialmente dal muoversi ed allar- garsi del commereio e della industria. I m. e. CO. Miniscalchi e ingegn. Cnppclletlo di- coiio die neila grande esposizioiie di Londra orano nel giuri tre membri ilaliani, uno per Venezia die fu il Cappelletto modesimo. uno per Verona il sig. Ila- dice, uno per Milano il sig. De-Cristoforis. Si legge Sopra un imetto pprforatorc (hlpiomho Berti. la seaucnte conumieazione dal s. c. dott. Antonio Nella scorsa state due fatlorini della lipogralia, ove si stampa la Gazzelta Ufticiale, venivano a me con due locdu di que'tubi di piombo, die servono a condurre entro alle case il gaz illuminanle, e I'un d'essi nan avami, in aria Iri riscntila e dolenle, come i compagni suoi, accoriisi di qua!- — '153 — che giiasto nei tiibi dal puzzo, che cliffondevasi per I" offi- cinn, ed irritava lo nari, ne facessero avvertita la Societa del gazs()praddetto,c questa inviasse alcuni operai,i quali^ esaniinati atlentamente qiie^tubi e trovatili bucherali in piu parti, gli andavaiio aecusando di avere per malizia, o per istorditaggine giovauile, essi medesirai commesso con deli- berato aoimo i! danno. Essi dal canto loro protestavano d'essere affatto innocenti, ed anzi mi dicevano di avere tentato di dimostrare Tassiirdita dell'accnsa coITosservare che que'forellini orano senza orlo veriino, mcntre clii vo- glia con un ferro appuntito qualsiasi pcrforare 11 piombo, produce tutto all" inforno del foro un orlo assai rilevato. Alia teoria avevano anche aggiunto lo sperimonto, ma in- darno. Venivano dunque da me, acciocche cercassi raodo di scolparii ed acquetassi la collera del padrone. L' osservazione era giusta, e quale suol suggcrirla, eziandio agl' ignari delle fisirhe discipline, la necessita ur- gente della difesa. Infatti que'forellini avevano I'orlo liscio, piano, ed erano evidente efl'etto non di uno spostamento delle molecole metalliche, ma della loro dislruzione. Oilrc a cio non camminavano in direzione piii o nieno verticale all'asse del tubo, in linea diritia, con diametro sempre eguale o con regolarita decreseente, come sarebbe acca- duto se fossero stati opera d'un ferro appuntito, ma ave- vano direzione varia ; alcuni prano sinuosi, e molti comin- ciavano quasi a foggia d'imbuto, che andava stringendosi tino ad un certo tratto dopo cui 11 forellino conservava sempre una eguale larghczza. Qucsti forellini erano sette ; cinque penetravano con larga aperturu nel lumc del tubo; UQO pareva abbandonato non appena un bucherello aveva consentito r uscita al gaz racchiuso; uno tinalmente, che ancora conserva il lucicore del melallo non ossidalo, non — 154 — trapassava 1' intcra parctc del tuho. Talc parele niolto iiie- guale aveva, socondo i siti, da urio a tre inillime'.ri di spes- sore; il diametro dn fori variava da iino a due raillimctri; nei pill era d'uno o mezzo, se ne traevi I' imbuto, di cui parlai, cir e di varia largliezza. Anclie la profondila loro era dilTerenle; stava pcro fra i tre e i qualtro luillitnetri. Da ultimo T aspetlo della parte scavata appariva scabro, granuloso, e sguardato colla leote moslravasi tullo segnato a piocoli solelii vcrticali all' asse del foro , e succedentisi come se la i'orza operante avesse agito intaccando a poco a poco e all'ingiro e regolarmente 11 metallo. Ora al vedere ootesli forellini cost siraili ai tarli, clie certi insetti fanno nel legno, iion poteva non sorgere tosto r idea ohe fossero lavoro di qualche insetto, e 1' animo si scntiva tratto ad assolvere gli incolpati operai. Ma cbe in- setto ? — Difisi a que' giovani, cbe se vedessero per T of(i- cina qualche strana bestiuola se ne mettessero a caccia e, colta, me la recassero. Non ando guari cbe ritornarono a me, e mi portarono vivi e chiusi in iscalola di cartone al- cuni insetti, die dicevano di non avere raai veduti per gli scorsi anni, e cbe avevano colto, non nel flagrante delitto di perforare i tuhi di piombo, ma nella innocente opera di bucherare il telajo delle invetriate, come la natura loro It spinge. Avuti in mano i supposli delinquenti, avvegnacbe mi tornasse facile il riconoscerii, pure non volli fidarmi alle mie scarse cognizioni, e mi rivolsi a persona arnica e dot- tissiraa, la quale mi conferraava spettare quegrinsetlini al genere Apale del Fabricius, e precisamente all'.l. hiimaralis del Dejean. Questo genere, come sapete, sinonimo per alcuni del gen. Boslrichus, appartieneai co/eof/M.r, eom' egli lochiama, lo prega a volerlo informare se un fatto simile si fosse osservato iielle cartatucce dell' armala russa in Crimea, c a eompia- cersi d' interrogare su tale argomento gli entomologi russi invitandoli a eomunicaie quelle osservazioni eJie avessero a caso raccolto sulla natura e i costumi di un simile insetto. A questa lettera diede risposta il signor Vittore di Mo- sebulsky eon uno scritto lelto nell' adunanza del 21 giugno 1838 (0? nel quale avvertiva cbe il fatto nonerasi osservato neir armata russa ; confermava quanto aveva delto il Du- (l) Sur un iusecAe qui orto fra il raggio della manivella e (ludlo delle ruote molriii formando la periferia cuneala in maggior vioinanza del centro di i-otazione, op- pure nclle ruote fesse e nci rails euneali auinenlando la sezione dei cilindri, giacche quando ie ruote fossero fesse e i rails cuneati e probabile che ci volesse un parlicolare locomotore per Ie salite e particolari rails per nso loro, \i\- sciando in Ganco i rails ordinarii sui (|u;di rimarrebhero i waggons. ,.;. Ing. Gii;sepi'E Jappelli. .m II ni. e. Jiellavilis dice queslo modo cssore slato piu tardi pi'oposto e lodato anchc dal Minotto, e il m, e. Cappclletto soggiuiige che iiella pralica appli- cazione olTre molte dil'ficolta. i\clla giunla delle raccoUc nalurali, venendo a maneare un membro per la noiiiina del ni. e. Fario a vicesegrelario, 1' i. r. Istituto con unanimita sosti- tuiva il m. c. Massalongo. II presidenle annunzia lamancanza del cav. Ne- grelli, membro onorario di questo i, r. Istilulo. e del socio corrispondente Sunle Linari. — 161 — Elenco dei doiii presenlati all'i. r. Isliluto dopo le adunanze 22 e 23 agosto d868. // Crepuscolo. N. 54-55. Manuale delle norme e discipline relative al conmcrcio, al- /' industria ed alia navigazione, vigcnti net Regno Lom- hardo Yeneto, corupilalo per cura di Giulio Alberti. — Venezia 1858. I.a Civilld catlolica. 'N. 202 a 207. Cazzelta di far mac ia e di thimica. IN. 5 5-55. ' ' '^ ■ V'enozia 1858. Bnlletiino delle leggi ed alti vfficiali per le provincie ve- nete. Parte I e II, Disp. V e VI. Comptes rendus hebdomadaires de I' Academe des sciences. 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Delle probabili condizioni fmco-chimiche-dinamiclie eke possono aver accompaynato nelle epoc/ie qcoloqiikc la SeneJH.T.lV. c^ — 164 — solidificazionc dclle soslanze organichc. Momoria del dott. G. Bait. Ronconi. — Padova 1858. L' Echo medical^ Journal suisse et eiramjer des sciences medicalf's etc. N. 0, 10, II, sctlembre, otlobre^ novcin- bre 1858. Atli delC i. r. Islilulo tombardo di science ecc. Vol. I, Fa- scicolo X. Delia Vila e delle opere di Luigi Sacco medico milanese. Rclazione delta a nome dell' accademia fisico-mcdico- slulislica da! dolt. Francesco Ferrari il 20 aprile 1858. — Milano. Berichtilbcr die Verhandlungen etc. Rendiconto siiHc tiat- tazioni delta r. Accademia dclle scicuzc di Lipsia. Classe filologica istorica ^850, N. 5-4 1857, » 4-2 ' 1858, « 1 Classe matematica fisica 4 857, » 2-3 1858, » I. P. A. Hansen, iiierabro deirAccademia r. dclle scieiize di Lipsia. Tcoria dell' eclissi solare. — Lipsia 1858, IF. 6'. Ilankel^ ineinbroecc. Ricercke elellriche. Meinoria tl[ sopra r emozione dell' elcttricitii fra i metalli ed i sali riscaldati. — Lipsia 4 858. Corrispondenza scienii/ica di Rorna. N. 21 a 25. Storia della medicina c delle dollriue d' Ippocrate. Discoisi tre di Sulvalore De Reiizi. — Napoli 1858. Rivista conlemporanea di Torino. N. 58 c 59, agosto, sct- lembre c ollobre 1 858. Orazione lella ncl lempio di I'ossagno nei funcrali dcW il- iusir. c revercndiss. monsignor G. Ball. Sarlori Canova da monsig. Domenico Cav. Villn arciprete ab. inilrato di Bassano. — Bassuiio I85S. — 165 — Nelle esequie di mons. G. Ball. Canova vescovo di Mindo celebrate in Crespano il 3 agoslo 1858. Orazione del- I' ab. Jacopo prof. Ferrazzi. — Bassano 1858. Letiure di famigiia ecc. Opera clie si pubblica dalla Sezio- ne lefterario-artistica del Lloyd austriaco in Trieste. Vol. VII, punt. I a 10. — 1858. Alii delta r. Accademia de' Georgofili di Firenze. N. IS. L' Economisla. Periodico di Milano. N. 8, 9, 4 0. Archivio storico italiano. Nuova serie^ N. \4. — Firen- ze 1858. Dialogo sui paragrandini. Lettera del cav. prof. Stefano Marianini. — Modena 1 858. At rapporto sugli studii e sidle opere del dolt. Angela Mae- stri die per mandalo dell' accademia dei georgofili, dal prof. Studiati di Pisa veniva redalto ; alcune osserva- zioni del dott. Angelo Maestri. — Pavia 1858. Ire giorni a Trieste, per cura di S. Formiggini, P. Kandler P. Revottella e G. B. Scrinzi.— Trieste 1858. Bulletin delta societe botanique de France. T. V, N. 5. — Paris. Monalsbericlit etc. Rapporti mensili della r. Accademia prussiana delle scienze in Berlino. Settembre 4 857 a giiigno \ 858. Abhandkingen etc. Memorie della r. Accademia prussiana delle scienze in Berlino, per 1' anno 4 857. Giornate veneto delle scienze mediclie. T. XI, Serie II, giu- gno 4 858. — Venezia. Voiiisiore. Giornalc di scienze fdosofico-morali (in armeno). N. 6 a 40. —Venezia 4 858. Mittheilnngen etc. Comunicazioni dell' i. r. Society geogra- fica di Vienna 4 858. Disp. 2. -■ if)(; — Jalirhuch etc. Aniitiario dell" i. r. riahincKo gcologico di Vienna, IH'iS. Disp. 2. Dc M. Guerin-Meiievide cl des trois eumorphidcs par M. James Thomson. — Paris 1858. » Considerazioni sidla scella di (/ucUo (ru i canali del Danu- bio die conviene prcferire per regolarne la face ii el Mar Nero, c suite opere nccessarie per conseyuire I' intenlo, con due appendici, del cav. Pielro Paleocapa. — - Tori- no I808. Annall di maiemaiica piira ed applieata pubblicati dal prof. Barnaba Tortolini in Iloma. N. 5, seltembre cd ollo- brc 1858. Giornale agrario toscano. N. 10, disp. 3 del 1858. — Fi- ronze. Del Konyelige Danske etc. Memorie della reale Accadcmia danose delle scienze. Quinta serie, sezione di storia e filosoQa. Vol. 2, disp. 2. — Copcnaghen 1858. Oversigl etc. Prospelto dogli Alti deila r. Accaderaia da- ncse delle scienze c dei membri collaboratori ncll' anno \ 857, del secretario deH'Accademia prof. G. Forclibam- mer. — Copenaglien 1 858. Archiv. etc. Arcbivio degli aniici della storia naturalc in Meklemburgo, pubblicato da Ernesto Boll. Puntate I a \2. — Neubrandeburg, 1847 a 58. Vila di Barlolommeo d' Alviano per Lorenzo Leonij. — Todi \ 858. EsercUazioni scicniifichec letlerarie dell'Ateneo di Venezia. Vol. VII, fasc. I. —Venezia 1855. Revue agricole industrielle cl tilleraire de Valenciennes. X.°" anncc, N. 2,3. Degli uccelli veronesi. Notizie raccolte da Gaetauo Perini — 1(37 — socio corrispondcnlc dellAccademia di Verona. Vero na 1 858. Di idcune prcparazioni del (jnaco (juale mezzo di preserva- zione e dicura delle malatlie vcncrce. Lettera priaia del Cav. G. B. Massone dotl. in medicina ecliiriirgia. — Gcnova 1858. liivista periodica dei lavori dell'i. r. Accademia di scicnze, lettere ed arti in Padova. Disp. 15, 14. Vol. VI. Trime- stri I a 4, -1857-58, — Padova 1858. Nuovi saggi dell' i. r. Accademia suddctla. Vol. VII, Par- te I. — Padova 1857. Manuale delle malatlie cntance di PietroGamberini. — Bo- logna 1858. Causa dclla rabbia ; iin altro passo da vincere onde poler merjlio toccarenelsuo veroposto la novella dottrina. Let- tera al dott. Giuseppe Storti raantovano, di Luigi Tof- foli. — Padova 1858. Sulla organizzazione dc! regime sanitario nei comuni fore- si. Progetto del dolt. Pietro Beroaldi prcsenlato all' i. r. Istituto veneto nell' adunauza 25 febbraio 1855. — Venezia ^ 858. Verliandlungen etc. Rapporti e comunicazioni della Lega artistica della bassa Austria con la cooperazione della Commissione per letecnicheconferenze redatti dal prof. E. Ilornigc. Annata del 1858, 7.« cd 8.« punlala pubbli- cata il 24 ollobre con tre iucisioni in legno. — Vien- na 1858. Paolo V e la Repubblica veneta. Giornale dal 22 otlobrc i605, Ogiugno iG07, corredata di note e docuuienti tratti dairi. r. Biblioteca di Vienna, dalla Marciana, dal Museo Correr e dall" Archivio ai Frari, in Venezia, per Enrico Cornet. -- Vienna 4 859. — IG8 — Inlnrno ad iin l«'nr<:ma dl Abel. Nola del sig. Lnigi Cremona osli-;iUa (lagli Annali di scioiize nialematiclu' lisiche pub- I'licale in Uonia ; marzo IS.iH. Sull' lincc del Irrzn ordine a doppia curvalnra. Nota del sig. Cremona |)i'()r. di nialeraaliclic in Cremona estratla dagli Annali di maleraalica pura ed applieata. Tom. I, niaggio, gitigno, seltembrc oUobre I 808. — Roma. iYofrt inlorno ad alcinii lenrcmi di f/eomelria scgmcnlaria del dott. Lnigi Cremona prof, nell' i. r. Ginnasio Liceale — Cremona 1 857. Bulletin dc la Socicle Liiip. dcs natvralistes de Moscou. An- nee 1 8aS, N. 11. — Moscou 1 858. Bidletiii de la classe physico-malhcmatique de I'Academie imp.des sciences de S. Pelersbourg.'lom. XV[. — 1858 Alii dcWAccadcmia ponlificia de'Nuovi Lincci diRoma. Ses- sione 7.'' del 15 gingno 1858. Breve rivisla su do die fa delta cd nperato intorno all' in- ncslo delta polmonea Oovina di Giiilio Sandri. — Ve- I'oiia 1850. Per Ic aiispicatissime nozze Marccllo-Zon. Letlera di Dome- iiico Lampsonio poela c pittore da Bruggia a Tiziano Vecellio in dala 12 marzo 1507. — Venezia -1858. Genealofjia ddlla nubile (amiglia veneziana Zon pnbblicata da Emmanuele A. Cigogna per festeggiare le nozze Mareello-Zou. — Venezia 1858. ASJiO 1858-59 • CISPENSA TOZA m cm Di lEiziA ■ STUDII DEL DOTT. ANTONIO BERTI , ThATTI DALLE OSSEBVAZIOSl WLTLOROLOGlCUt DEL VENTEKNIO l83()-55 ED ACCOMPAGNATl DA TAVOLE NUmtRICHE E GRAFICIIE ' -. » (Contiouaziout Jtlla pag. 124 Jt^l i>itsiiitf Tolume.) ■ c^)o " ■ TERMO METRO. iJe tavolc tcrmometridic sono fatte a legge perfeltadelle barometriche ; reputo adunque inutile di farnc renumera- zionc, ed entro a diritlura nella riceica dei fatti, che da esse provengono. La media termometrica del ventennio e di . 4 0 ,4655 (Tav. I) ; quella calcolata dal Travcrsi sopra sedici anni di osservazione era invecc di 4 0",6890; dunque la superava di 0'',2255. Ditalcdifforcnza non edifficilc Irovarc la spicgazione. II Travcrsi osservava airullozza di oiotri 7,40 ; nel Soniinario Seric III, T. IV. 23 ~d70 — patriarcale I'altezza, cul e collocalo il terraomclio, d di raciri iC,.")!); il primo Osscrvalorio c fra terra; il sccondo c'ircondato per Iro parli dalfaequa. Questc due circostanzc bastano a diminuire la media annua di qualche ccutesimo: la prima infalli sollrao maggiormcnte il tcrmometro ai ri- flessi calorilrci dci corpi circoslanti ; la scconda vale a tem- perare gli ardori della state. La stessa media del ventennio siripcle quasi nci due de- ccnnii. In falli il primo deceunio ha . -\- -10'\464 il secondo » » . . 40 ,407 La differenza ..... 0,003 Talc differenza cresce per<") nei quiuqucnnii. La massima media di essi e. . di -f- 4 0'',602 » minima » » » » . » 10,525 Differenza 0,277 E cosl di seguito La media annua mass." del ventennio o di -f- I \ ,S2 » » I) minima » » n « 9,71 Differenza 1,81 La media massima d'una stagionc di -f- 19,27 » 0 minima u » . « 1,37 Differenza 17,70 La media massima d'un mese . . di -}- 20,40 » I) minima n » . . u — 0,40 Differenza ...... 20,80 La media massima d'un giorno . « -H 25,90 » i> minima o » . » — 0,50 Differenza 30,20 Disposte le medio mensili del ventennio per istagioni c per mcsi in modo d'aveie la media tolah^ di quelle c di qucsli (Tav. H, A, B, e Tav. IV), abbiamu allora: — ill — La media massima dellc prime ncllo stati di ^-^8^0^ » » minima » negl'inverni » 2,88 Diffcrcnza ,. ^5,i5 La media massima dci secondi nci mesi di luglio ,,-1-18,58 » » minima » » gennaio »> I /Jo Diffeienza 16,G5 Le differenze nel secondo caso si fanno dunquc minori; percho infatti Ic mcdie massimc e minimo non sono piii d' un mese e d' una stagione, ma di veiiti mesi c di venti slagioni ; e minori ancora si faranno se le differenze ver- ranno ricercate entro ciascuna delie dodici serie dei mesi o delle quattro delic stagiuni. Qucsto appariscc dalle seguenti tavole tratte dalla Tav. II, A, D e Tav. IV. 472 — Media Differenze M E S I massime minime Gcnnaio . Febbraio Marzo . Aprile . Maggio . Giugno . Luglio . Agosto . . Settembre Ottobre . IVovembre Dicembre 4-4,2 6,4 8,9 44,4 46,6 49,4 20,4 20,4 40,7 43,8 9,2 0,0 -0,4 -f 4,3 3,7 7,5 44,9 45,3 40,9 40,7 43,0 9,8 5,0 0,5 4,6 4,8 5,2 3,6 4,6 8,8 3,5 3,4 3,7 4,0 4,2 6,5 Stagioni Media Differenze massime minime Inverno Primavera .... Estate Autunno .... -f 4,83 44,37 49,27 42,90 -f-4,67 8,47 46,73 40,23 3,26 2,90 2,54 2,67 — 173 — Dallo tavole qui riporlate, o specialmonte dalla soconda, rjsuita eziandio cho lo oscillazioni delle medio sono niag- giori nell' inverno , minori nella state, e vanno diminuendo dall'invcrno alia state crescendo da questa stagione al- r autunno. Quanto alle variazioni dclle medie mensili non c pos- sibilo trovarc ripetute nella tempcratura quelle dolla pres- sione. La temperalura e soggetta all' apparente moto an- nuo del sole, e quindi dee crescere e decrescere regolar- niente dal principio al mezzo e dal mezzo alia fine del- r anno. Ecco la tavola, die offre le medie mensili di lutlo il ventennio disposte nel loro ordine naturale. Media DiiTei enza M E SI inensile annua m pill m ineno Gennaio 4-d,93 >^ 8,53 Febbraio . 3,47 6,99 Marzo . 6,07 4,39 Aprile . . 9,56 0,90 Maggio . >I3,45 2,99 Giugno . ^^'28 \ ,0,46 6,82 Luglio . ^8,59 8,13 Agosto . 48,17 7,71 Settenibre <14,92 4,46 Ottobre . 11,98 4,52 Novembre 6,94 3,52 Dicembre. 3,21 7,25 174 — Ecco qiiclla dellc slagioni. Stagioni Media delle stagioni Media annua Differenza in pill in meno Inverno Primavera .... Estate Autunno .... .... 2,88 9,08 18,01 40,46 40,48 S 0,02 0,02 Nelle raedie del mesi accoppiati, che, come si puo vcdo- re, si alloutanaao di pochi centesimi dalla media totale, so no nota una, la quale nou differisce da questa che di due soli centesimi. Que' due mesi sono il marzo ed il settcm- bre, ciot; i mesi degli Equlnozii. Tale risultamento, che si sarebbe gii potuto dimostrare a priori, trova per quesle tavole una conferma nel falto (V, dalla Tav. VI alia XII). Passiamo alle quaulita cstreme. Serie J I J, T. IV. ^34 — 478 — llmassimogradoassolutodclvcntCDnio o (11-^-25,0 » niinimo » » » » » » — - 8,8 la differcnza 53,8 II raassimo assoliito del I. dccennio » » -}-25,0 » minimo » » » » » » — J>,8 la differcnza 50^8 II massimo assoluto del II. decennio » ii-f-25,0 I) minimo » » » » » » — 8,8 la differcnza 35,8 II massimo assoluto del I. quinqucnnio -f-2 i,5 » minimo » » » » » » —5,8 la differcnza 50,3 II massimo assoluto del II.quinquGnnio« » -f-25,0 » minimo » » » >> » » — -'^T la differcnza 29,7 II massimo assoluto dclIII. quinqucnnio » » -^-21,0 » minimo » » » _ » » » — 7,9 la differcnza 52,5 II massimo assoluto delIV.quinquennio» » H-25,0 » minimo » » » » » » — 8,8 la differcnza 55,8 11 movimento massimo d'un anno, d . da+2o,0 a —8,8 la differcnza 55,8 II movimento massimo dcllo stesso anno ridotlo ad istagioni o da-f-25,0 a — 5,5 la differcnza . . « ... 50,5 II movimento raassimo dun mcsc . da-{- 0,4 a — 8,5 la differcnza 17,7 — 179 — II movimento massimo d'un giorno e ila-j-2o,0 a -J- 1 4,0 la differenza ( I ) ^ 1 ,0 Siccomc poi la teraperalura varia raolto da slagionc a stagiono, c la differenza ccrcata nolle qiiattro stagioni d'lni anno non darebbe veriin indizio del parlicolare loro movi- mento, cosi si aggiungc la ricerca di tale movimento entro ie quattro serie delle stagioni nel ventennio (Tav. XI). Massimo movimento dellinverno . da-|-H,i a — 8,5 Differenza -19,7 Massimo movimento della priraavera. da -h23,0 a — 5,0 ■ " Differenza 26,6 Massimo movimento della state . . da-1-25,0 a-f- 8,2 Differenza i(i,8 Massimo movimento dell'autunno . da-!-22,9 a —2,5 Differenza 25,4 Dunque il massimo movimento del ventennio fu di gra- di 55,8, ed esso avvenne in un solo anno, il ^855; dei due deccnnii il secondo ebbe oscillazione piii ampia che il pri- moj e fra la minore dei quinquennii e la maggiore v' ha la differenza di 4", 10. II minimo movimento fu nel secondo quinqucnnio. La massiuia oscillazione mensile caddo in gonnaio; la massima diurna in agosto; Ie maggiori invecc dclle stagioni in priniavera cd autunno. Dunque i maxima rislretli al giorno od al mese cadono nolle stagioni estrcme; allargati alle stagioni si trovano nolle temperate. Infatti una (I) Qiiesto giorno fu il b agosto 18oo,ela discesa avvence dalle llYi anliiii. alle 1'//, pom. — d80 — rapida o grandc disccsa diui-na non puo accadwo chc per cffello di un teniporalo siillc oro piii cocentl d' una estiva giornata: una forto osiillazionc mensilc e piii piobabile in invcrno, cssendo che in quel tempo il tcrraomclro puo per qualclic era disceudere di luolti gradi sotto lo zero c satire poco slante ad una temperalura primaverile, se lo scilocco squaglia le novi, e Toria quieta sia riscaldata da un sole sereno; al contrario le grandi oscillazioni delle stagioni de- vono ncccssariaraente appartenere alia primavera e all' nu- lunno, siceome quelle chc nel principio loro e nclla line paiiecipano delle stagioni estrerae, entro cui stanno cliiuse. Le nicdie oscillazioni dunno, Pei decennii un arco di 52", 30 Tei quinquennii 1) » 51, 57 Per r anno » 1) 1) 27, 90 Per la stagione » n 4 5, 48 Pel mese » n 1) 40, H In questo breve prospelto abbiamo la media oscillazio- ncannua ridotta di 5",90 sopra Tassoluta, ed e indizio che i grandi movimcnli annui sono infrequenie occezione. Chi voglia sapere poi entro quale spazio di tempo possano ca- dere i maxima e i minima di un anno non ha che a geltare uno sguardo sulla seguente tabella (Tav. VII). 18i Temperature Mesi massime minime GtMinaio .... » iO Febbralo . » 3 Marzo . . » » Aprile . . » » Mapi^io . 1 » Giiigno . 3 » Luglio . . U <• Agosto. . B » Settenibrc 1 1 j» Ottobre . » ») Novembre. It » Dicenibre. » 9 23 22 1 Essa nioslra cbe Ic minimo temperature si trovano nei tre mesi trinvcrno, c piii in diccmbre c gcnnajo ; le mas- simc dal maggio alioltobre; nia per lo raaggior niiraero in luglio. E bene pero avvertire che il maximiim del setterabre fu la ripetizione di allro avvenuto nel luglio. Vediamo ora quali differenze corrano fra le medie tolte dal nuraero totale delle osservazioni, e le semi somme degli cstremi medii mcnsili (Tav. VIII). — i82 Semi somme degli estremi medii niensili IVI e d i e mensili DifTorenz a M E S I in piu in nieno Gonnaio 4,B8 4,93 0,33 Fcbbraio 3,47 3,47 0,30 Miirzo . 5,89 0,07 0,48 Aprile . 9,07 9,50 0,11 Maggio . 43,57 43,45 0,12 Giugno . ^0,53* 47,28 0,75* Luglio . 48,00 48,59 0,53 Agosto . 47,04 48,47 0,53 Settembre 45,02 14,92 0,40 Ottobre . 44,58 41,98 0,40 Novembre 0,80 0,94 0,44 Dicembre 2,09 3,21 0,52 Qui si nolano trc falti, chc la differcnza fra le medic mensili c la semi somma degli estremi medii e semprc le- niic; chc le semi somme stanno semprc sotto le medic, sal- vo chc in aprile, maggio e scltembro, vale a dire, in alcuni mesi di primavera e di autunno; chc in fine la maggiorc differen/a in meno si trova nei mesi della slafe^ la massi- ma in giiigao. Questi falli dimoslrano chc in Imigo Iralto di tempo la media s'avvicina piii alia minima che alia mas- sima nei mesi di aprile, di maggio e di seltcmbrc, e chc il contrario accadc in fiuclli di giugno, ossia cite nei Ire pri- . /^ C(IZ\<-jC — L> /^ — 183 — mi mesi le discese lermometrkke sono piii fre(iuenli o piii profonde; net secondo piii rade o men basse. Di qiiesti fatti abbiarao conferraa neU'esame di parago- ne fra le medie dello massimo e dello minimo qiuniUlii collo niedie IoImII (Tav. Xill A, B). La media totalo del venteiinio di 10,iG5 difl'erisce ■ • > ' ' dalla media delle massimo di 4,735 '•' ! I) I) » minime » 5,316; iiivcce la media complessiva dell' aprile, del maggio e del seltembro, cirC' di 12, 645, differisce , . da quella delle massime degli stcssi mesi di 5,438 1) )) » minime » » » » 5,220; quella poi di giuguo, cli't; di 17,280, differisce da quella delle massime . di 4,000 ... I) » 1) minime . >• 5,585 ; Tale confronto palcsa inollre che le due curve rappresen- tanli le medie delle icmpenUure massime e minime sallon- tanano piii che in ogni ultra slagione fra loro nclta prima- vera ; s avvicinano nella stale e nelf aulunno ( Vedi Tav. grafiea N. I). Compiuto questo esame intorao la lemperalura e le sue variazioni neirullimo ventennio importerebbe sapero, se havvi molivo a credere, come taluni sostengono, cli' essa lenlamente diminuisca. lo credo che a sciogliere lale pro- bleraa occorra piii lunga cpoca e maggior numero di cotidianc osservazioni e minore trascuranza delle frazioni nelle medie diurnc e mensili. Se pero vogliamo restringere Tinvcstigazione a' fatti da me raccolti, la risposta, che n'e- sce, c negaliva. Le medic dci due dcccnaii uou diflcriscono fra loro che di trc millcsimi, c quelle dei quioqueunii hanno — d84 — bonsi (liffercnzc alqiianlo inaggiori, ma pur somprc tenui ; n(i qucsto difforenzc vaiino regolarmentc croscondo o di- miDuendo, ma s' alternano ; altrimenti non potrebbeio i qiiiiiquennii accoppiali dare le sommo prcsso chc cgiiali dei due dcccnnii. Diuique negli nUimi vent' aiini la media annua temperalura non crcbbc e non dimimti, cd il colore solarc dislribuito incgualmenlc da un anno all'aUro ammon- ia ad cguali (juantUd in un tempo piii liingo. Per queste ragioni non troviamo ni; pure corrispon- dcnza tra Ic variazioni quinquonnali dclla lompcratura c quelle delle maccliie solari. Le differenze nelle medic quin- qucnuali non si alternano regolarmentc: il primo ed il quar- to quinqueunio hanno le medie minori ; maggiori il secon- do ed il terzo. Cosi delle oscillazioni; inlorno alle quali ^ soltanto da osservare, chc sono maggiori nc fjuinqiiennii, i quali hanno medie minori c viceversa. Notiamo da ultimo non csscrvi state in tulto il venten- nio chc un mese, il quale avesse la media sotto lo zero, e qucsto fu il gcnnaio del 1830. 485 — IGROMETRO. U Vencrio morentc vietava la pubblicaziono delle ossor- vazioni igromclriclie, come incerte, e il prof. Bassi, ordina- torc c pubblicalorc degli studii meteorologici di quell' illu- stre scienziato, ne assccondava il desiderio scrupoloso e sa- piente. lo, che mi sono giovato dell'opera loro scegliendola a guida, avrei dovuto imitarne I' esempio, tanto piu die le osservazioni igrometriohe fatte nel Seminario patriarcale, sia per la cattiva qualiti dello stroraeiito, sia per la poca cura di ripararne prontamente i facili guasti, serbano in molli luoghi 1' evidenle impronta dell' crrore. Ma d' altra parte bo pensalo cbe sc qiiesti crrori hanno grande im- portanza cntro breve spazio di tempo, questa diminuisce quanto piu il tempo s'allarga, e che I'umidita per un paese marittimo, siccome Venezia, e unelemento troppo impor- tanie percli6 lo potessipostergarlo del tulto. Quindi ho ripe- tuto anche iutorno all' igrometro lo stesso lavoro fatto gii pel baromelro e pel termoraetro, e qui vi espongo le poche men dubbic deduzioni, senza enuuierare in precedenza le tavole, che sono eguali per numero e costruzioue alle baro- metriche. La media gencrale del venlennio (V. Tav. I) e di 84,075: essa 6 alquanto minore di quella, che Traversi trasse dal sedicennio 'I8I[-2G, la quale ammonta ad 87", 184. Que- ste medie, a dir vero, sono molto elevate ; e non e meraviglia , sechi scrisse sul clima veneziano lo giudicasse sommamente Serie III, T. IV. 25 — 18G — uiiiiilo piu flic qiiello di qualsi;isi cilia maritlima, ccrcdcs- se noi, suoi abilanii, pcrpcluainciitc in iiiollc quasi una va- rietci degli amfibii. lo pcro tcngo per esagcrata la media del Travcrsi od anclio la luia ; e credo chc inigliori ossci'vazio- ni la ridiirraniio a tenninc mollo piu basso. Vcggo, ad esempio, negli anni 1 843-44-43- '(6 la media igromelrica ascenderc dai 91° ai 94" mentre in luUa 1' epoca, in cui lo osscrvazioni si feocro coll' igromclro a capello, vale a dire dal 1 85G al I S'j'I indusivi, la media oscilla fra i 77° c gli 89°. E forse giustilicabile quoir asccsa ? II 1845 fu anno stra- bocclicvolmenle piovoso ; gli allri Ire piovosi, ma non piu del l8o(> e del 1851, o nieiio poi del 1855, i quali lulli eb- bci'o medic piu basse. D' allra parle si dee ammellere cbe I' igromclro resli immobile sui 1 00° per giorni e giorni a lultec Ire le osser- vazioni, come nel gennaio, nel sellembre e ncl novembre del 1845 i e vi resli menli'c 11 vento passa daH'umido S. E. o S.S.E. alPasciullo N.E. o N.N.E.; mentre anzi il predo- minio del mese non apparliene nc meuo ai venti mcridio- nali, ma all'O. c all' O.N.O., c solo in setlcmbre, e per una sola parte, al S.E. (!)? So queslo fosse converrebbe supporrc mutala la natura dei venti, la quale, dcrivando le quabti proprie dall' allezza dei conlinenti e dalla relativa posizione di questi e dei mari, non so come potcsse cost repenlina- menle mularsi. E poi ncssuno ignora l' igromclro a ca- pello non arrivare mai ai 100", salvo qualche rara e breve cccezione (2). lo rcputo piu probabile clie il capello deir igromclro o sovcrchiameulc alhmgato, o diveuulome- (I) Negli iiniii l8'io-44-4S e 46 il 100" trovasi ripeliito 785 voile ; al coiitiiirio lie! IBri'i una ; nei rimaiipnli ue pure una fiata. ('J) I priiicipii e gli fleinentl rtella fi^ica esposti da Bernardino Zam- bia. — Miluiui. coi lipi del VuUardi 18o'i. Vol. 1." pag. i!!28. — 187 — no clastico percorrossc in qiici quattro anni un piu bi-eve ai'co nclla parte siipcriorc della scali dello stromonlo. So dunque si tolgano dal ventcnnio i quattro anni, che danno le osservazioni sospctte d' errore, la media si ridiicc tosto ad 82°, 7 1 2. Ma non basta. 1/ iimidit;'i dell' aria, calcolata negli nl'i- mi tre anni l85o-o-5-o3 col psicronietro, offre una media di 76", 30 molto inferiore a queila tratta dalle osservazio- ni igrometriclio. lo iion voglio affermare che il psicrometro sia infallibile : anzi tengo per fermo che qui da noi quella media sia alquanto inferiore del vero. Nelia state, quando il sole infocando il vicino continente fa ascendere Taria, che vi soprasta,muove ogni di dal mare men riscaldato, e dopo il meriggio, una forte brez-ca, che va ad occupare il luogo dell'aria elevata. Quel venticello periodico sulle due pome- ridiane si fa piu gagliardo, e non cessa che verso sera. Ora deve accadere che quel venticello, benclie non asciutto, pro- muova ana rapida evaporazionenel termometro umido del psicrometro, e lo faccia discendere piu che nol farebbe la reale lemperatura di esso, e lo faccia piu discendere sulle due pomeridiane, in cui si fa la seconda delle tre cotidiane osservazioni. Ma le formule, su cui si calcola I'umiditi col psicrometro, dauno cifra tantopiu bassaquanto 6 maggiore la differenza fra i due termometri, percio 1' osservazione delle due pomeridiane dee apparire minore che in fatto nol sia. Lo stesso pu6 dirsi per quella delle sei antimeridiane; imperocch^ inquell'ora (Ialcontinenle,piii presto raffreddato durante la notte, spira un'arietta, che portasl al mare. Ad ogni modo non credo che la media tratta dal psicrometro stia di tanto sotto il ver-o di quanto vi sta sopra quella da- taci dall'igrometro. Se dunque si prenderaono le tre medie annue psicrometriche, c due delle igrometriche piu prossi- — d88 — me alia totalc del vcntennio, c so ne ccrchi la media corau- ne, io dico che quella media, avvegnaclic! razionale, sarft molto pill vicina alia reale che quelle piu sopra indicate, Eccovi ii calcolo : Anni Medie ,,, . , 41839 82,9 colligrometro|^3^^ Si! 8 n 855 75, 7 col psici'ometro] 4 854 70,1 (1855 77,1 Media totalc 79, 32 Da quanto dissi risiiUa quindi : Che la media d' im sediccnnio caloolata dal Traversi 6 di 87°,I84 Quella d' uii ventennio calcolata da me . » 84 ,075 La slessa corretta da un probabile errore. » 82 ,71 2 La media razionale della stessa o di pari epoca » 79 ,520 o se piu vi aggrada di 80°. Alia media generale del ventennio cosi determinata ag- giunger6 ora che La media del primo deccnnio 6 di . . 85*',56 » I) I) secoudo » I) » . . 85 ,99 La differenza 1,57; La media raassima dei quin(iuennii e di 90 ,23 )) )) minima u d » » 79 ,95 La differenza 1 0,28 ; La media massima d'un anno . » » 04 , 0 » n minima » » » » 75 , 7 La differenza 1 8,3 ; — 189 — La media massima d' una stagione 6 di 95,5 H » minima • » » o 69,5 La differenza 20,0 ; La media massima d' un raese . » » 98,0 » )) minima » » . » » 60,0 La differenza 52,0 ; La media massima d' un giorno . n o \ 00,0 '• n minima » » . » n 45,4 La differenza 54,6 ; Disposte le medie per istagioni e per mesi si ha ( Tav. II A, B ; T. IV). La media massima delle prime nell'inver. di 86,12 » » minima » » » estate » 82,77 La differenza 5,55 ^ La media massima dei secondi in ottobre » 86,50 M n minima » » » agosto » 82, '(5 La differenza 4,05. Dunque Tumidity e maggiore neH'inveino e ncll' an- tunno, che nella state. Quanlo ail'ordine, con cui essa cresce o diminuisoe cia- scuno potra vederio nelle seguenti tabelle, che abbracciano tutto il ventennio. (V. le stesse due tavole). — 190 Stagioni Media parziale Media generale DilTerenze in pill in inCno Inverno Priniavera .... Estate Autunno 86,42 84,43 82,77 85,34 1 ) 84,67 ) 1,45 0,67 0,24 4,90 Media Media Diffe ■enza Me SI mensile annua in pill in nieno Gennaio 86,33 , 86,25 4,08 Febbraio 4,58 Marzo . 86,25 0,58 Aprile . 83,30 4,37 Maggio . 84,75 0,08 Giugno . 83,20 ) 84,07 4,47 Luglio . 82,60 / 2,07 Agosto . 82,45 2 22 Setleinbre 83,70 0,97 Otlolne . 80,50 4,83 Novembre 85,80 4,43 Dicembre 85,95 ' 4,28 — 191 — L' uiuidita nolle slagioni segno T ordiiie invorso della lomperatura •, non cosi nei racsi. In qucsli v' ha bensi un progressivo decremonto dal gennaio all' agosto inclusi, cd un aiiniento da queslo al dicenibre, ma si osserva pero die due inesi vi faniio et-^'ezione, e sono il magglo e I'ottobre. Essi superano uel grado dell' uniidita cosi il mese clie li precede, come quel che li segue. Queslo f.iUo trova eon- feima nel pluviomelro, che ei avverle il niaggio e i'ollobrc ossere i due mesi piu piovosi deH'anno. Si null allresi che la media del niaggio non differisce che di 0,08 dalla media totale. Quella occedenza dell' umidita nel moggio e nell' otto- bre non e compeusala del tutto, ne pure se si accoppiano i luesi. MESI Medio parziidi Media totale DilTe •enze in piii in meno Gennaio — Luglio 84,45 \ 0,22 Febbraio — Agosto 84,35 0,32 Marzo — Settenibie 84,47 f 0,20 Aprile — Ottobre 84,90 ( 84,G7 0,23 Maggio — Novembre 85,27 0,G0 Giiigno — Dicenibre 84,57 ) I 0,10 Infalti le medie accoppiate s'accoslano bensi alia totale, ma lutte vi stanno sotto, salvo quelle, che comprendono il maggio e I' ottobre. — 492 — Che so ora volgiamo lo sguardo ai massimi movimenti IroviaiDO (V. dalla Tuv. VI alia Tav. Xll) : La massima umiditi assoluta del venten- nio di 100" » Luinima »»)>)) » 55 La differciiza 05 ; La massima uniiditii del I deccnnio , » ^00 » miiiiraa » » » » . » 48 La differenza 32 ; La massima umidila del 11 decennio . » 100 » minima » » « » . » 55 La differenza 05 ; La massima umiditil del I quinqiiennio. » 98 » minima » « » » n 48 La differenza 50 ; La massima umidili del II ([uinquennio » 100 » minima •> » » » n 51 La differenza 49 ; La massima umidili del III quinquennio « ^00" » minima » » » » » G2 La differenza 58 ; La massima umidiU\ del IV quinqiiennio » 4 00 » minima » » » u » 55 La differenza 65 ; II masslmo movimento annuo ... da \ 00 a 55 La differenza 65 ; II massimo movimento d' una stagione da 96 a 55 La differenza 61 ; -^1- c^-r r''l «—' -^/ * (^^^J*^ 'J f ffr ^.-y ,.") ^193 — n massirao raovimento d' un mese . da 95 a 55 La diffcrenza 00 ; II massimo movimento diuroo ... da 89,9 a 37,5 La diffel•eaza(^) . . ■ .,; , •; . 52.6. Come gia notai nel termometro, anche nell' igroraetro la massima escursione del ventennio fu eziandio quella d'uQ anno, n6 essa si stringe gran fattoconsidorata nella stagione e nel niese. II massimo movimento in vent' anni e di 65"; in un mese di 60"; differenza di soli 5". E infatli I'igrome- tro u quello, fra gli siromenti meteorologici, che compie da noi i salti pid larghi e rapidi e subitanei. Abbiamo giii veduto come in tre ore si avesse un salto di 52 gradi, che supera, ad esempio, la massima oscillazione del I decennio. Queste oscillazioni ridotte alia media dauno ( V. Ta- vole VII, X, XII): '.--Jt'/r-'^;: Ml;, .^ : .:■ Pei decennii un arco di" };;.;(, .,, . 58,50 , u quinquennii » « » :..•.>;!•, ■ • 50,75 Perl' anno » » » . .,;•!>:.,. . 39,50 , ,i » la stagione » » »> •. ii-uu . 31,65 ; Pel mese » « » > . .' . 25,83. ' Ed ecco che le medie oscillazioni accennano anch' esse evidenlemente a questa rapida e continua variazione nel grado deU'umiditi atmosferica ; imperciocche, mentre nel- I'anno I'oscillazione media 6 di 39°, 50, nella stagione, cli'6 quattro volte minore, essa ii di 31", 65. Nel barometro in- vece la prima e di 16'",46, la seconda di \ i"\ 74 ; nel ter- (1) Questo giorno fu il 5 agosto 1855, e la iiuitazione avveniie in sole 3 ore. Serie HI, T. IV. 26 -~ 194 — inoracUo (iiiella c di 27",90, questa di I5^48. Oia di quesli nuruoii i primi stanno fra loro come I : 1,2 5 ; ' :' i socoiidi n » i : 1,40; i terzi » » « \ : 1,80 ; cioe a dire, la lulnore difforenza 6 nei primi. Vero t" clie anche il rappoito fra le oscillazioni mcdie baromctriche deiranno e delle slagioni non d gran falto maggiore, ma e da considerarsi clie le grandi oscillazioni, non effeltuando- si che ncHinverno e neli'autunno, gii e come so Tanno, in luogo di dodici mesi, no avcsso sei. Di qiiesta mutabilita perpetua delPumiditi nella nostra atmosfora non o difGcile del reslo trovare la vera eagione nel prcdominio dei vonti. I venti, die dominano a Venczia o s'avvicendano rapidaraente e continuamenfe, sono quelli da N. a N.E. e da S.E.a S.; i primi asciuUi, i secondi urai- di; quindi non e meraviglia se anche I' igroraetro sale e scende collo spirare degli uni o degli altri. Percio un gra- de alto o basso di umiditi 6 qui possibile in ogni stagione, perche in ogni stagione spirano i vonti di que' due gruppi, fatto che si osserva eziandio nelle medio oscillazioni delle stagioni nelle quali, avvegnachS quella della state e dell'au- luimo sieno alquanto minori, la differcnza o assai piccola (V. Tav. X). ■■ ■• ■ - • . Eccole : Media oscillazione deH'inverna 55°,55; * • -' -v ■ n » della primavcra 55,05; -■'■'■ '■■'' '■■■ .. n deirestolc . 29, 65; * "' » I) delTautunno . 29,80. Cosi del pari i massimi e i minimi annui dell' umidila possono caderc in tutti i mesi dcH'anuo (Tav. VII), — 195 — Umidita Me s 1 massime niinime Gennaio . . Febbraio Marzo . Aprile . . 3Iaggio . Giugno . Luglio . Agosto . Settembre Ottobre . Novembre Dicenibre 79 82 U 46 39 42 41 63 83 92 405 7 0 5 6 4 4 2 4 2 4 4 3 NB. II numero delle massime e delle rainime umiditi siiperanli 11 20 ( die tanti sono gli anni compresi nel pro- spetto ) dipendono dalle frequenti ripetizioni. Per le stesse ragioni gli eccessi e i difetli di umidita non serbano aloun ordine rispetto ai iiiesi. La niassima oscillazionediquesti differisce, ora in piu ora in meno, dal- la media totale, ma senza cbe vi si scopra una legge rego- latrice. Chi vuole convineerseae gctti uno sguardo sulla se- guenle tabella (V. Tay. iX). 196 — > :'■■',." M E S I Massiine oscilla- Media oscilla- Diffci •enze zioni zione in piu in me no Gennaio 50,00 . 5,91 Febbraio 62,00 3,91 Marzo . 49,00 6,91 Aprile . . 65,00 9,09 Maggio . 53,00 2,91 Giugno . 60,00 4,09 Lugiio . 59,00 > 55,91 3,09 Agosto . 63,00 8,94 Settenibre 55,00 0,91 Ottobre 57,00 4,09 Novembre . 60,00 5,91 Dicembre . 68,00 ' 2,09 Migliore frutto si Irae dalla tavola di confronto fra la media delle massime c delle miniiue quanliti e la media lotale ( Tav. XIII A, B ). Abbiamo gia dctto le medio umi- dila diminuire regolarmente dal gennaio all'agosto, cresce- re da qiiesto mese al dicembre. Tale vicenda osservasi me- no spiccata eziandio nelle medic delle massime e delle mi- nime. Si osserva inoUre, che la media totale, collocata fra la massima e la minima, s'accosta pin a quella che a quc- sta, e tale accostamento si fa poi maggic^'e ne' mesi freddi o temperati, che noa ne' caldi. Quindi 6 a dirsi che in quel — 197 — primi niesi le grandi umidili sovrubbondano; nei secondi non inancano, ma soiio piii rado. Le uiedie uraidilu quinqueniiali infino c le medie oscil- lazioDi igrometricbe non mostrano alcuna relaziono col movimeiito delle niacchie solari (Tuv. XIV). Solo e a no- tarsi che anche per 1' igrometro, come pel terraomelro, le medie umidild quinqueunali e le medie oscillazioni hanno un rapporto di ragione inversa fra loro. y;,. :,J M\i J. .! ■An v'\ r?;.wipib u;v:xuV\ i/iiw* i^ii\\^\'^ .i-W .«:;•■•■ '/'-'■> i i>i,"!'t.: ' ■■;{ IfH.jj;' . b!> wiJiiriy^^.Vi A-i\X\.r. ".uii'/;!;!.! .1^?' ■ !!■<><> 'i; -; '\ n.ilijq ,^'70, «:<;>?; .')t^-(f ViHil iji i;>'"» '/icKi;?:'; I'l-ji; ,.,U)-v:'S /Ji. !;...;•••. ;": !-(>-j r-i^o /;! .(0,/;. ' ' — i98 — '.•!,iT PLUVIOMETRO. (A Le tavolo pluvlometriche sono Ic geguenti : I. A. Quanlitii della pioggia oadiila nel deccQiiio 4836-45. B. Quantitii della pioggia cadula nel decennio 4846-55. II. A. Qiiantilii della pioggia disposta per mese nel de- cennio 1856-45. B. Qiianliti della pioggia disposta per mese nel de- cennio 1846-55. III. Quantity della pioggia divisa per islagioni nel I e nel II decennio. IV. Quantity della pioggia disposta per istagioni nel I e nel II decennio. V. Somme qiiinquennali per istagioni e per mesi. VI. Quantita media della pioggia nel ventennio 1836-55 per mesi e per islagioni. VII. QuantilA di pioggia a termiae medio per giorno. VIII. Confronto tra le quanlila assolute e medie della pioggia e le oscillazioni delle maccliie solari. E per cominciare dalla media generale del ventennio diro risnltare essa di linee par. 568,058, pari a poll. 30,67 (Tav. I.^ A, B). In essa non e calcolata I' acqua, die ca- de sotto forma di neve o di grandine, salvo quella che, rtttfancndo neirimbuto del pluviometro, si liquefi da se lino all'ora della successiva osservaziono. La stessa me- ^ i99 — dia tralfa dal sedicennio studiato dal Traversi 6 di linee 582,5G3. Anche in quosto caso le due medie diffcrisco- no fra loro, pert) d'una qiianliti poco notevole se si ba- di alia varial)iliti raassima deU'eleraento cui si riferisco- no. In seguilo vedremo die anche di tale non grave dif- ferenza e facile Irovare ia spiegazione. II I decennio poi ebbe a termine *>'!"'> <.^ut<— ■ medio lin. di 50 1 '',079 ,, II 0 . « » 574 ,157 La differenza 1 2", 1 78; c dei quinquennii La media massima fu . di il I '",18 B 0 minima • . » 557, ^2 Si •; La differenza .... 74'", 06; Quiccssano le medie quantity, imperciocch^ nei diarii e nelle lavole si regislrano le somme, e non le medie, dell'an- no, della stagione, del mese e del giorno (Vedi Tav. I, II.IH)- Di quelle La quantity massima annua fu 556'" ,70 B » minima » « 247, 29 Differenza 509'",4t; La quantity massima d'una sta- . ~ gione 257"', 67 ■ » minima » 0, 50 Differenza 251 "',17; La quanlila massima d'unmcse|i25'",65 • » minima » 0, 00 ^^, Differenza < 25'",65; — 2(»0 — ^ '* La quantity raassiraa dun giorno 40'",50 (I) » » minima » » 0 ,00 Diffei-onza 40'",50. Tali cifrc mostrano appunlo, come diceva piii sopra, esscre graodi le diffcrenzc in tempo pari nclla quantita della pioggia. Infatti la media annua, che dal primo al secondo decennio uon ha altro divario die di I2"',i78, differisce gii di sei tauti presa entro a' quinquenuii. Cosi nolle somme. La quantit{i unnna massima e la minima stanno fra loro come I a 2, 292, cioe gli anni piovosi su- perano gli asciulti d'una quantilii piii cho doppia di piog- gia; una stagione piovosa parcggia quasi Tahno piii asciut- to, e mentre un mese pu6 correre senza darvi una sola goccia di pioggia, un altro (I'agosto del ^845) ne ha la meli'i di quanta ne cadde in tutto il 4 840. La massima quantity caduta in ventiquattr' ore e anch'essa ragguar- devole, quanlunque non aggiunga (juclla notata in altre celobri piovilure. Vevf) le massime e le minime annuo quan- titii non difforiscono egualmenle dalla media tolale. Questa s'avvicina piu nlla quanlita minima che alia massima. Ec- cooe la prova : Quantity massima annua . 556'",700 » media » . . 568 ,058 Diffcrcnza 488,642; Quantitii minima annua . 247 ,290 » media » . . 568 ,058 Differonza 420,768 Sorama delle difforenze . 509,44 0 (1) Li uotUj del 17 al 18 febbiaio 1851, caddero in i3 ore 45",50 di pioggia; nia parte ne caddero iiel 17 parte nel 18, quiudi non possoDO rappresentare la quantild niassiuia d' un solo giorno. — 201 — Dalle tavole meteorologiche del Venerio risulta il fatto coii- trarioperUdiue (i) : ivi la media s'avvicina piu alia massiraa chealla luioima; quindisedanoi glianniasciutli superanoi piovosi, a Udine questi sono pi£i numerosi di quelli. E gii anti- oa osservazione die ne'paesi subalpini le pioggie sono piu ab- bondanti the ne' maritlimi. Da cio ne viene che cosi a Ve- nezia, siccome ad Udine, la semisomina delle quantity estre- me uon da iin numero eguale o prossimo alia media totale; ma v'ha questo, cho ivi la semisomma delle quantitu estreme 6 inferiore alia media, e qui a Venezia la supera. Infalti da noi la prima e lJ56"',70-f-2-{7'",29 =: 40r'^,495 la seconda e 568 ,058 Differenza in piii . 55,"'557. Dunque relativamente alia media quantila le estreme si al- lontanano piii a Venezia che a Udine, ossia qui sono pro- porzionalmente maggiori le oscillazioni. Cerchiamo adesso le medie di ciascuna stagione e di ciascun mese in tutto il ventennio, e determiniamo le oscil- lazioni avvenute entro que' due spazii di tempo { Tav. II, A,B;Tav. IV). (l)Osservazioni meteorologiche falte in Udine nelFriuIi pel quaran- teiiDio 1803-42 daGirolanio Vunerio. Udine Tip. Vendrame 1831, pag. 72. Serie III. T. IV. 27 — 202 — Staoioivi Inverno . Pritnavera Estate . Autvinno. Media parziale 57,702 89,438 92,233 428,723 totale 92,024 Differenza in in piu meno 34,322 2,586 0,209 36,699 Qui iutanto le medie crescono Dcil'ordine naturale delle stagioni ; per6 la differenza loro, ch'e grande dali' invcrna alia priniavera e daH'cstatc aU'autunno, riesce tenue dalla primavera alia state. Anzi Ic medie di quelle due ultime sta- gioni stanno entrambe intorno alia totale: quella poi della stale le si avvicina piii che ogni altra. — 203 — M E S I Me dia Differenza parziale totale in piu in meno Gennaio .... 45,21 15,46 Febbraio 22,47 8,20 Marzo . 20,i5 i 40,62 Aprile . 29,45 1,22 Maggio . Giugno . Luglio . 39,84 32,08 27,07 , ) 30,67 9,47 4,41 3,60 Agosto . 33,48 2,51 Settembre . 44,91 14,24 Ottobre . 49,61 48,94 Noveinbre . 36,70 6,03 Dicembre . . . 20,38 / 10,29 Nei mesi invece le quantita raedie della pioggia non crescouo regolarmentc dagl' invernali a quelli d'autunno, ma crescono invece dal genuaio al raaggio inclusive, se si eccettui il marzo, poi calano dal maggio al luglio, e cresco- no nuovamente dalP agosto all' ottobre per dirainuire da questo mese al dicembre; quindi lacurva, che rappresenta la quantita media mensile della pioggia in un ventennio, ha due culmini, cbc corrispondono al maggio e all' ottobre ( V. Tav. graf. II ). In ottobre poi cade la massima media ; in gennaio la minima; e quella dell' aprile si scosta meno che ogni allra dalla totale. Del resto la distribuzione della — 204 — pioggia no' difforcnli nicsi doH'anno c ammirabilo por Vc- iiezia, 0 giova ad accresccrc hi salubrita del suo cliiiia. Qui le pioggie scarsoggiaiio no' mesi invcrnali, quando a noij vivoiili in mezzo le aequo, la sovereliia umidita appor- terebbo nocunionlo graxissinio; sono allopposlo abbastan- za larghe nella state, quasi opportune) refrigerio a tempo- rarne gli ardori. Le prime rappresentano 0,1 08 della quan- lita totalc ealcolala siccomo unita, Ic seconde 0,250. A Roma ad esempio accade il contrario : le invcrnali sono 0,509, restive 0,101 (I). Passianio alle oscillazioni : Stagiom P I 0 G G I E Differen- j ZP M assime IV lininie anni anni Inverno . . J 855 120" ,77 1849 6" ,50 444' ',27 Priinavera . . i863 492 ,32 4852 26 ,46 406 ,46 Estate . . . -1845 20J ,78 1842 31 ,88 469 ,90 Autunno . . 4851 237 ,07 4843 44 ,79 495 ,88 (I) Memnrie rlel miovo OssPrvatnrio rlul Collefiin Komnno del P. Secclii. Uoino, Tip. dolie Belle Aiti, IS.-iG, paii- !4'i. 205 ■T-'-'Tr"' " P I 0 G G I E Differen- M E S I Massime Minim e 1 zc 1 anni anni Gennaio. , . 1845 49",83 1836 0",50 49"',33 Febbraio . . 1836 65 ,48 1846 0 ,00 05 ,48 Marzo . . . r> alle I25"',65, nelle minime si ascende soltanto dallo 0 alle I5'",23. Trovale qiiestc qiiantila raassimec minime, confrontia- molc colle medie. Stagioki Q u a nt i t a Differenza massime medie minime in piu in mono Inverno . -120",77 57'",70 6"',50 63" ,07 54 ",20 Piimavera 492 ,32 89 ,44 26 ,40 402 ,88 63 ,28 Estate. . 201 ,78 92 ,23 34 ,88 409 ,45 60 ,35 Autunno . 237 ,77 428 ,72 44 ,79 409 ,05 86 ,93 Medie <188 ,46 92 ,02 26 ,58 96 ,44 65 ,44 — 207 — Mesi Quantita Dififerenza niassinie me die minime in piu in meno Gennajo . . 49"',83 15",21 0"',50 34",62 14 ,71 Febbrajo . 65 ,48 22 ,47 0 ,00 43 ,01 22 ,47 Marzo. . . 66 ,66 20 ,15 0 ,00 46 ,51 20 ,15 Aprile . . . 68 ,16 29 ,45 1 ,82 38 ,71 27 ,63 Maggio . . 91 ,98 39 ,84 16 ,25 52 ,14 24 ,59 Giugno . . 69 ,76 32 ,08 1 ,00 37 ,67 31 ,08 Luglio. . , 56 ,90 27 ,07 9 ,66 29 ,83 17 ,41 Agosto. . . 123 ,65 33 ,18 2 ,33 90 ,47 30 ,85 Settenibre. 96 ,84 41 ,91 2 ,66 54 ,93 39 ,25 Ottobre . . 116 ,95 49 ,61 7 ,66 67 ,34 41 ,95 Novembre . 74 ,68 36 ,70 6 ,40 37 ,88 30 ,30 Dicembre . 45 ,53 20 ,38 0 ,00 25 ,15 20 ,38 Me die 76 ,834 30 ,670 3 ,107 46 ,164 27 ,563 Queste tabelle confermano per le stagioni e pel mesi cio ehe pill sopra si disse per 1' anno ; vale a dire che la media s'avvicina piu alia quantitct minima della pioggia che non alia massima. La prima poi di queste tabelle ci mostra che tale avvicinamcnto della Diedia alia minima e maggiore nel- 1' inverno e nella state, che nella primavera e nell'autunno ; la seconda ci addita che la media mensile sempre piii pros- sima alia minima, lo e pero meiio nei mesi di seltembre c di — 208 — oltobrc. Anche la media gcnerale dei mcsi dista piu dalla media deile massime, clie da qucila dcllc minimc, e Ic due dilTcrciizG serbano fra loro quasi lo stesso rapporto che quelle provcnienti dalle quanlita medie ed estrem(! doll' an- no. Infatli la media annua differiscc dalla somma massima di 188, G-i ; dalla minima di ^20, 77; la media mensile s' allonlana dalla media massima di iO, 404 ; dalla media minima di 27, 55. Ora i duo primi numeri stanno fra loro come I : 1,56, i secondi 1 : 1,07. Quindi anche le semi- somme delle quantilii massime c minime mensili saranno supcriori allc medie, e non pulranno ne meno approssima- livamente rappresentarle. — Infatli Semi somma delle qiianti- Medie Diffe renze M E S E ~ ta estreme in piii in meno Gennaio . . . 25,17 45,21 9,96 Febbiaio . . . 32,74 22,47 10,27 Marzo .... 33,33 20,15 13,18 Aprile .... 34,95 29,45 5,50 Maggio. . . • 53,01 39,84 13,77 Gingno. . . . 35,75 32,08 3,67 Lugllo .... 33,28 27,07 6,21 Agosto .... 62,99 33,18 29,81 Settembre . . . 49,75 41,91 7,84 Otlobre . , . 62,30 49,61 12,69 Novcinbre . . . 40,49 36,70 3,79 Dicembre . . . 22,76 20,38 2,38 — 209 — Le semisommc diinque sono sempre inojigiori delk' medie mensili e pin nc'mesi mollo piovosi ; e solo vi si av- vicinano nei mesi di giiigno, novembre e dicembre. Notisi die la grande differenza fra gli elementi dellagosto dipoiule da una anonialia, cioe dalla strabocciievole qunnlitii di pioggia caduta nell' agosto 1845, quanlilti, die fa crcsoore moUo la semisomma, ma non puo, perche iinica, altcrare gran falto la media d'lin niese non piu abbondanto di piog- gia che non sicno il giugno ed il luglio. Passando ora a considerare il rapporto fra il nnmero del giorni piovosi e la quanlitii della pioggia, come ce lo di la tavola VII, troviarao : I. Che non sempre rauraenlo della pioggia sta in ragio- ne diretta a quello dei giorni piovosi. Ottobre con 195 gior- ni piovosi ha 992'", 20 di pioggia ; novembre con 1 97 ne ha 734'", 1 8. II. Che il rapporto fra il massimo e il minimo ninnero mensile dei giorni piovosi e minore che quello fra la nias- sima e la minima quantity della pioggia. I giorni 109 del gennaio e i 206 del raaggio stanno fra loro come \ : 1 ,89 ; le 304'", 29 invece del gennaio, e le 992'", 20 dell' oUobre stanno fra loro come -I : 5^25. ' III. Che il massimo nuraero dei giorni piovosi I' ha il maggio (206), la massima pioggia 1' ottobre (992"',20). IV. Che le 7361'", 40 di pioggia caduta nel ventennio, divise pei ^819 giorni piovosi notati nello stesso, danno, a termine medio, 4'", 04 per giorno. V. Che questo rapporto varia nei diversi mesi, essendo minimo nel gennaio (2'", 79) massimo nell'otlobrc {o"\ -14). VI. Che i mesi ne'quali le pioggie sogliono essere piii lunghe o piii intense sono gli cstivi, il setlembre e 1' ot- tobre. • Scrie HI, T. IV. 28 — 210 — INon ii forse fuori di liiogo csporre in una labclla le niaggiori piuggie del ventcMinio eoU" indicazione dell" anno, del mcse e del giorno in cui eaddcro. Pongo a liniite della ricerca la quanlili di linee 22''', 22 chc e a pari a 50 niil- iiuietri. Quantita zz » garbino » » ponente (I). Questa relativa freqiienza non e pero la stcssa nol 1 e nel II dcocnnio (V. Tav. VI e VIII della Scr. I). Loro media annua frequenza Difierenza Ven ti nel I de- cennio nel II decennio in piu in meno N. 97,3 424,7 27,4 N-IV.E. : . \ :5,39 I) »S.E. . . , A : ^2,30 .. S. ,. .. ... i : 57,00 » dS.O. . ,;, . . \ :2.87 » » 0. . . . '' . \ : 4,GG .) »N.O. . . . I : 5,70 dimquc la differenza maggiorc nella frequenza mensile 6 del S.E del S. Questi fatti non si modificano gran die se si prenda ad esame la disposizione dei venti nei due deoennii, onde si compone il ventennio ; ne credo che giovi, per mettere in mostra si picciole differcnze, ripetere intorno ad essi il la- voro fafto sopra il ventennio (Vedi Tav. VI, VII, VIII, IX della Serie I). Cosi nclle slagioni. Anclie in esse trovianio la frequen- za de' venti occidenlali, maestrali, nordici e grecali dirai- nuire dall'inverno alia primavera^ o alia state, indi crescc- re da queste stagioni all' autunno ; viceversa gli sciroc- cali c gli australi crescere dalf inverno alia primavera o alia state, diminuire da queste stagioni all'aulunno; dei due di levante infine e di quei di garbino il primo d' entrambi starsene coi venti, die lo precedono, il secondo con quei, cbelo seguono ; cio6 I'E.comportarsi alia foggia dei nordi- ci, I'E.S.E. degli sciroccali; il S.O. al modo degli australi ; i'O.S.O. a quel degli occidenlali. Le scguenti Tavole mostrano — !227 — in quali stagioni del ventennio cadesscro il maximum cd il minimum nella frequeiiza dei voiiti ; nun clie le oscillazioni espresse dalla differcnza fra la niaggiore e la minore delle medie frequenze mensili (Vedi Tav. XI e XH). Stagioni in cui caddero le frequenze Vewti E massinie minime N. Inverno Priniavera N.N.E. Inverno Estate N.E. Inverno Priniavera E.IX.E. Inverno Estate E. Prima vera Inverno E.S.E. Estate Inverno S.E. Estate Inverno S.S.E. Estate Inverno S. Estate Inverno S.S.O. Primaveru Inverno s.o. Priniavera Inverno o.s.o. Autunno Priniavera 0. Inverno Priniavera O.N.O. Inverno Priniavera N.O. Inverno Priniavera IV.N.O. Inverno Estate 228 Vewti Media frequenza delle stagioni Differenza massiraa minima N. 42,3 16,8 25,5 N.N.E. 43,0 22,2 20,8 N.E. 42,0 24,8 17,8 E.N.E. 23,8 14,0 9,8 E. 27,0 13,4 13,6 E.SE. 21,6 6,5 15,1 S.E. 33,9 B,5 28,4 S.S.E. 32,6 3,3 29,3 S. 29,2 3,1 26,1 s.s.o. 17,3 4,2 13,1 s.o. 12,4 8,1 4,3 o.s.o. 7.9 5,6 2,3 0. 11,4 5,2 6,2 O.N.O. 9,9 3,2 6,7 I\.0. 19,9 7,8 12,1 IV.N.O. 26,5 1 8,2 18,3 Una sola differenza si nota fra qucsle tabclle e le pre- cedenti, ed 6 che se nelle oscillazioni mensili la massima appariva essere quasi in pari proporzioni pei venti nordici c pei meridionali, ma apparteneva realmente a qiiesti ulli- mi, quiinvece questi banno non solo la massima oscillazio- ne reale, ma eziandio I' appareote. — 229 — Le maggiori oscillazioni per6 cadono neH'inverno ; !e luinori nell'autunno, come diinostra il scguenle opilogo. Massime Mininie Inverno 8 7 Piimavora 5 6 Estate 4 3 * Autunno \ » * ^6 ^6 * Considei'iamo adesso la distribuzione e la relativa fre- quenza nella direzione dci venti entro ciascuna delle dodici serie dei iDesi, e dellequatlio delle stagioni, oosi pel priiuo che pel secondo dccennlo ( V. Tav. X. A. C, e XIII della I Serie). — 230 — M E S I I Decennio II Decennio Direzione del venti Direzione del venti pill frequente nieno frequente piu frequente ineno frequente Gennaio N.N.E. S. N. E.S.E. Febbraio N.N.E. S. N. 0. Marzo E. O.N.O. N.E. O.N.O. Aprile S.E. o.rv.o. S. O.N.O. Maggio S.E. 0. S.S.E. O.S.O. Giugno S. 0. S.S.E. O.S.O. Luglio S.E. O.N.O. S.S.E. O.N.O. Agosto S.E. ON.O. S. O.N.O. Settembre 1\.E. O.N.O. N.E, O.N.O. Ottobre N. s. N.E. O.N.O. Novembre IV. S.S.E. N. S.E. Dicembre IV.E. S.S.E. N. S.E. — 231 — Stagioni I Decennio II Decennio Direzione dei venli Direzione dei venti piu frequente meno frequente piu frequente meno frequente Invcrno Primavera Estate Autunno N.E. E. S.E. iA.E. S.S.E. O.N.O. O.iV.O. N.O. IV. N.E. S.S.E. N.E. S. O.N.O. O.N.O. O.N.O. A queste sifacciano seguire due tavole, die raisurino I'ara- piezza delle sovraiodicate oscillazioni ( V. Tavole VI, VIII, XI e XII della I Serie). — 232 — M ESI I Dt'cennio c 1 II Decennio « s Frequenza me- dia dei venti Frequenza me- dia dei venti massi- mini- massi- mini- ma ma ma ma Gennaio 45,2 0,4 44,8 24,5 0,4 21,4 Febbraio 42,8 4,5 41,3 43,2 0,9 42,3 Marzo 42,7 4,4 44,0 44,3 0,6 43,7 Aprile 40,8 4,4 9>7 40,4 4,6 8,8 Maggio 40,4 2,4 8,0 44,5 4,6 9,9 Giugiio 44,4 4,3 40,4 4i,8 9,3 Luglio 44,9 0,8 44,4 43,2 0,4 42,8 Agosto 44,0 0,0 44,0 44,2 4,5 9,7 Settembre 40,2 0,9 9,3 40,7 4.5 9,2 Ottobre 42,0 4,5 41,4 40,3 4,8 44,5 IVovembre 40,5 4,5 9,0 49,9 0,4 49,5 Dicembre 40,4 0,4 40,0 20,4 0,4 49,7 — 233 — Stagioni I Decennio 03 a a 11 Decennio Differenza Frequenza me- dia dei venti Frequenza me- dia dei venti massi- ma mini- ma massi- ma mini- ma Inverno Primav. Estate Autunno 42,3 31,8 33,7 32,8 3,i 3,5 3,3 8,0 39,2 28,3 32,4 24,8 54,8 3d,3 36,0 43,5 2,7 3,2 5,0 4,2 62,1 28,4 31,0 39,3 Da qiiestc tabelle si Irae dunque: 1. Che nei due deeennii insieme presi le maggiori fre- quenze appartengono prima ai venti di tramontanae digre- co, e fra questi al N. e al N.E.; poi a quelli di scilocco e di auslro. 2. Clie le maggiori frequenza dei venti di tramontana e di greeo appartengono ai raesi freddi ; le maggiori di sci- locco e di austro ai caldi. 5. Che le minori di scilocco c di austro spettano ai me- si freddi, quelle di ponenteai caldi ed ai temperati e alcuna volla anche ai freddi. 4. Che ai venti di tramontana e di greco non ispella in iiessun mese la minore frequenza, n6 niai la massima a quei di garbino, di ponente e di maestro. 5. Che una sola volta la massima frequenza si nota nei venti di levantc, e qucsta nei mesi di marzo del primo de- cennio ; una sola fiata la minima nei mesi di gennaio del secondo decennio. Serie III, T. IV. 51 — 234 — 0. Clic I'ampiezza delle oscillazioni fra la massima e la juiiiima fi'cqiienza nella direzione dei venli diminuisoe dal goiinaio all' api'ile od al inaggio inclusive, salvo una lie\e eccczione pel marzo ; cresce di nuovoda questi mesi al lu- glio ; cala dal luglio al sclterabre ; aumonta iuline dal setleni- bre al dicerabro. Ila qiilndi due maxima, uno nei mesi fred- di, uno nei caldi, due minima nei teniporati. 7. Che le maggiori oscillazioni cadono nei verno; le mi- nori neir autunuo^ o nella primavei'a, come gii si era di- mostrato piii sopra. 8. Che dette oscillazioni poi sono piii strolte nei primo decennio, piii larghe Del sccoudo. 9. Che le frequenze massime, le quali costituiscono il predominio dei venti, sono tutte chiuse pel noslro clima nella prima meta del rombo dei venli. 10. Che infine tale predominio avanza regolarraente dal N. al S. nei primi sei mesi dell' anno, retrocede con pari regolarita da S. a N. nei sei uitimi. Questa siogolare risultanza si fa ancora piu manifesta e regolare se il predominio si cerchi non nei due decennii, ma nei ventennio. Allora si ha (V. Tav. Ill della I Scrie ) : per Gennaio il predominio di N.N.E. » Febbraio » » » N.E. » Marzo " ■• » N.N.E. o ,;,, » Aprile » » » S.E. 'i , Maggio » » " S.S.E. I) (liUgllO » » n S. '" Luglio » » )) S.E. » Agoslo •> » » S.E. » Seltembre » » N.E. » Ottobre » » » NE. » Novembi'e » » N. » Dicerabre » » N.E. — 235 — II predominio dei venti duiiqne rngrjiunrjc la sua mas- sima esciirsionc meridionale net giiigno, ed incomincia a relrocedere dopo il solslizio estivo, fjuando cioe anche il sole net suo moto annuo snW ecclitica reirocede verso /' oppo- slo cmisfero. Si nota eziandio che neirautunno il predomi- nio teodc piu presto al N. di qiiello clie tenda al S. nei me- si di primavera o, in allri lerniini, che il predominio dei ven- ti nordici e pill hiiifjo die qucllo dei meridionali. Qucsti fatti sono rcsi con tulla evidenza dalla Tav.grafica IH. Finalmenie le Tavole XIV e XV dal!a I serie, in cui so- no registrate la frequenza totale e media dei venti nei quat- tro quinquennii, e le relazioni loro colle maccliie del sole, ci mostraoo i venti raaestrali c i nordici alternarsi con rego- lare vicenda da quinquennio a quinquennio, e stai'sene in ragione diretta della quantita di dette maccliie ; uno degli sciroccali, i due australi e il garbino alternarsi con eguale regolariti, ma starsene in ragione inversa di qucste ; gli altri venti non avere con esse nessuna sicura corrispon denza. Da cio si deduce eziandio non esservi stata in nes- sun vento la tendenza a renders! nei ventennio sempre piu o meno frequento. Non ho potuto occuparmi della diversa direzione dei venti nelle diverse oredelgiornopergli ostacoligiaaccennati a proposito del movimento orario diurno del barometro, come non potei trattare intorno alia varia forza di essi, perche non si comincio a fame regolare annotazione che dal \." gennaio 1854. Delia forza dunque non parlero che per incidenza nei segucnte esame sulla qualita diversa dei giorni. (Continua.) M=' I mum DEL (IIOMO \^ DICEWE 1858 !5i fa lettura della mcmoria del m. e. Sandri Sidhi natiira e orifjine dci conlcKji. Esposti alcuni prolegomeui fisiologici a guida e a schiarimento della patologia generale, adduce una serie di varii argo- menti per sostenere che la iiatura dei coniagi febbrili e quella degli esseri vivi non aventi spontanea origi- ne, ma derivanti da geirni preesistenli. Nana e con- futa le ragioni dei propugnalori 1' opposta doltrina, quali sarebbero il tiamuiarsi i contagi 1' uno nell' al- tro, il mitigarsi col tempo nella lore natura, 1' aver nulla di comune coi contagi febbrili, tranne la co- municabilita, anche quei pochi che pur si concedono di natura vegetabile ed ajiimale, quali sono la tigna 0 la scabbia. iVon ammettendo la generazione spontanea, non concede la derivazione delle pestilenze dalle febbri maligne, e all'obbiezione che si fa alia natura vivente pel lore riapparire a lontane distanze, rispoude non — 238 — esscr pochi gli animali dcllc infime classi atti a ridc- starsi e a rivivere anche dopo lunghi spazii di tcnipOj susceltibili dello fasi di comparsa, di crescimento o di cessazione. Crede che lo stesso velcno della mal aria non sia altrimenli una soslanza chimica, ma iin aggregate di minimi gernii organici sollevantisi col- 1' evaporazione dali' aeque, pcnetranti nel corpo vi- ventc, stanziarsi in esso come parassiti, o noccnti col molliplicnrsi c rigcnerarsi. Quanto alie dubl)iezzc sparse da alcuni sul luogo e sul tempo delF origins de' contagi, invoca Tautorita della storia e la notorieta dei fatti anche recentissi- mi del colera, del bianco delia vile, dell' atrofia del- le farfalle, e sostiene che una maiattia specifiea non nasce da cause comuni, ma da una causa specifiea, e I'accordar troppa influenza alle vicissitudini meteo- riche o toj)ografiche non e che allontanarsi vieppiu daila realta. Si legge una lettera del Municipio di Trieste, che ringraziando 1' Istituto del giudizio gia dalo per un concorso stato aperto da quel Municipio, rinnova air Istituto la preghiera per simile ufficio quando in un nuovo concorso, che ora apre, e di cui manda ii seguenle avviso. verra Toccasione. — 239 — A V VISU concernente il premio V j\lunicijialc Continuando ravviso 24 apiile 1857 concernente llsti- tuto dei premii municipaii, si rende nolo, clie nel di 29 no- vembre I8G0 verrii aggiudicato il V premio municipale con fiorini G30 val. aiistr. per Opera di belle arli. Le discipline da osscrvarsi all' uopo sono le scguenti : -1 ." Sono ammessi alia concorrenza soUaiilo arlisti di famiglia e nascita li-iestina. 2° Oggetto di premio sono opcre di gia eseguile, di architettiira, di scoUura, di pittura, di poesia e di musica, cotro il decennio die precede I' anno di premio. 5.° Le o^eve architettoniche dovranno prodursi me- diante esatte iconografie ; quelle di scoUura, possono pro- dursi con impronte fedeli in gesso ; di ambidue dovrii in- dicarsi ove esista T opera. Le altre dovranno prodursi in copie. 4." L' insinuazione dovra farsi entro il 29 settembre deir anno ^800. 3." II giudizio sul raerito delle opere di arcbitettura, scoUura, pittura, verra pronunciato dall'i. r. Accademia di belle arti di Venezia. 6." II giudizio sulle opere di poesia verra date dall' i. r. Istituto di scienze e lelterc di Venezia ; e su quelle di mu- sica, verrii dato mediante esperli nominati dalla Commis- sione alia quale e anilie rimessa T aggiudicazione del pre- mio. 7.° Concorrendo insieme opcre di lulte siffatte catego- ric e nou risultando prevalente giudizio di una piultosto- — 240 ~ die deir altra specie, si proccdcri'i noil' ordine della chia- niata, cioe prima arcliikUtura, in difetto di qucsta pitlura, poi scollura, indi poesio, per ullimo musica ; avvertendo (he opere di tal natura non potranno porsi in concorrenza dagli erodi, quaiid'' anche ne avessero la proprieta artistica o letloraria. 8." La prociamazione c la consegaa del premio avranno luogo solcnneinentc e pubblicamente. Dal M.igistrnto Civico, Trieste li 29 Noveinbre i858, // Podestd Cav. De Tommasini. Dom. Bonifacio Relalore. A r'lher Segrelario. mmU DEL GlORI^'O 16 GElilO 1859. Approvata la relazione dell' adunanza privata 13 dicembre scorso, il m. e. Sagredo dice che tro- vandosi asseiite quaiido si lesse la sua relazione suUa Esposizioiie Toscana, non pote rispoudere alle osser- vazioni dei eoileghi Cappclletto e Minisealchi che ac- cennano esservi stati dei commissarii lombardo-veneti alia esposizione di Londra. Egli legge il rapporto della Esposizioiie Toscana ec, dove a pag. 43 vi sono nonii di giurati destinati dall' Austria, Baumgartner, De Burg, De Harrach, Tunner, Roesner. Di questi nes- suno e lombardo o veneto, ed il Sagredo crede aver dovuto far conoscere la Ibnte da cui trasse I'asserzione sua precedente, per niostrare che se per caso alcuno di quelli fosse stato compreso in qualche commissione inferiore, nessuno lo fu nel giuri internazionale, e per far conoscere avere studiato il libro sul quale dovctte fare le proprie osservazioni. -^ Serie HI, f. IV. ' 32 242 II prof. G. Rcllavitis legge alcuno parti di una Mcnioria inlilolal.a : Delia materia e dcUc forze. Egii accenna i cangianienti avvcnuti nclla leoria del calo- rico dopo die cgli lessc (27 diccinbre 1840) alcune considerazioni sulla dottriiia del calorico raggianle [Annali di Roina, agosto 1850), c erode che sia op- portiino ])rendcre in esame i fondamenti della scienza fisica, sui qnali piihl)lic6 alcune sue opinioni negli Aiuiali di Uoma (oltobrc 1850) e negli Alti dcH'i. r. Islilulo (1856, 1. I, p. 107, 22K325). Stabiliti i pn'ncipii filosofici che egli crede base necessaria dei ragionanicnti fisici, accenna il procedinienlo dellc ipotcsi inlorno al calorico, e trova che lu opportunis- sinio considerarlo come corpo sui cjeneris, quanlun- que aUra ipotesi potesse poi venir preferita. Prima d' andare innanzi cgli dcfinisce le varie manicre di forze e le loro uniia. ed accenna alcune di quelle clic apparlcngono alia materia, e siccome quesla presenta azioni che non si saprebbero attribuire a forze, cosi a togliere gli equivoci dice fucolid le cause di tali azioni senza asserire ne negare che le facolta siano riducibili a forza. Egli si dichiara scguace della leoria dinamica, che fa consistere la materia in un comples- so di forze (nel senso piii lato della parola) e trova contrario ai principii filosofici Famniettere I'esistenza degli alomi. Prende in esame la teoria, secondo la quale il calorico c una semi-forza-viva, ne esamina le difficol- ta, per cui hisogna confessare che essa non rende pill semplice la scienza, ne la libera da supposizioni — 243 — ininiagiiiarie. L' aiilore esamina poscia alciine parli del Grove sulia conelazione delle f'orze, di cui egli Icova inesatto ed ambiguo il linguaggio, il quale pren- de quasi seuipre per base quelle stesse idee, die si vorrebbcro combattere conic ininiagiiiarie e nocive alia scienza. II prof. Bellavitis espone la teoria meceanica del calorico dei Carnot c Ciapeyron, c Ic essenziali nio- dificazioni portatevi dnlle sperienzc di Mayer, Joule, Clausius, ecc Egli non si mostra disposto ad amnict- tcre il principio che ,il Icworo mcceanico non possa distruggersi^ nia sollanlo converlirsi in calorico per poscia riprodurre io stesso lavoro. L' autore Irova ancora pin indeterminate ed in- sostenibili le idee del Grove suHa natura deirdeltri- cita, del magnetismo, della luce e delle affinita chi- iniche. 11 m. e. cav. Cicogna coniunica un saggio del sig. Angelo Dal Medico deilo spoglio di parole e frasi che dovrebboro arricchire il Dizionario del dialetto vene- ziano. Questo saggio si rimetle alia giunta per la lingua. L' Istiluto dclibera che il quesito scientifico da pubblicarsi in maggio di quest' anno debba vcrsare sopra la chimica e la fisica applicata ai bisogni del- I'uonio, ed clegge i niemhri Bizio, Bucchia e Turazza per la scelta del progranima confornie I'arlicolo 103 degli statuti interni. A coniporre la giunta per la scelta dei soci cor- rispondenti vengono elelti i nienibri Bucchia, Bella- — 244 — vitis, Zanardini, Minich, Santini^ Sagredo, Miniscal- chi c Bianchelli. Per la giunia della biblioteca, i membri Sagrcdo, Cicogna, Minicb, Zanardini e Bcllavitis. Si legge il dccreto n."27, 10 gennaiodi qucst'anno deir i. r. Liio^olenenza risiiiiardantc la elezione del prof. Raffaele Molin a socio corrispondentedcl Vcneto Istiluto. [1 Seeretario annuncia esscre stato dislribuito il Vol. VII parte II delle Memorie in 4.° cbe conlicne Ic seguenti materie : Lntorno nlla icoria delle macchine a vapore. Considc- razioni del iii. e. prof. Donicnico Turazza, con una lavola. Plantarum in Mart Rubra hucusijue collectarum eniime- raiio (juvanle A. Figari). Auclore J. Zanardini, con 12 tavole miniate. Posizioni mcdie di 270G slcllc pel primo gennaio I8G0 dislriOuite nclla zona comprcsa fra 10" e 12" 30' di dccli- nazione uuslralc, dcdolle dalle osservazioni fattc negli mini l8r3G-57-58 ncUi.r. Osscrvalorio di Padova. Mc- moria del m. c. Giovanni Santini. Aggiuiige cbe coila 3." parlo prossima a piibbli- carsi si cbiudera ii Vol. Ml, ed iiicominciera rotlavo colla Meiuoria gia approvata del mcnibro eflellivo prof. Turazza sdllu teuria (Unainica del calorico. II socio corrispondcule dotL Pietro Ziliolto legge la seguente . — 245 — RELAzioNE •.;: r sul Manuale delle makdlie cutanec del dolt. Pietro Gambeiini di Bologna. La biblioteca medica ilaliana maocava di un'opera sulle malaltie cutanee scrilta da un italiano in lingua italiana. Tale lacuna fii, non ha guari, colraata dal chiarissimo dott. Pietro Gamberini di Bologna col libro intitolato Manuale delle makdlie cutanee. Questo manuale e diviso in tre parti : la prima 6 un discorso di dcrmatologia generate, tratla la seconda d'ogni singola derniopalia ; la terza ed ultima parla di quelle der- matosi, a cosi dire speciflche, le quali non potrebbero es- sere ordinate in una elassificazione qualunque. La elassificazione adottata dal dott. Gamberini e quel- la medesima, tranne poolie variazioni, cui propose Tillusfre dermalologo inglese Willan e che ha il suo fondaraento nellc forme primitive anatomiche, o nella fisionomia origi- naria dci morbi cutanei, onde le dermatosi esantematichey le bollose, le puslolose^ le papulose, ece. II discorso comincia da una succinta istoria dclla scien- za dermatologica, poi passa alia anatomia e alia fisiologia della cute, prosegue alle cause, ai segni e al pronostico delle dermatosi, e finisce coll' enumerare i mezzi e i modi a curarle. In questo discorso sono svolli gli argomenti piu im- portanti e piii controversi di dcrmatologia : cosi la parte che ha 1' infiammazione nclla genesi delle malattie cutanee e ridotta entro ai limiti corapatiti dalla ragione, — la reci- proca aziono fra gli organi interni e la cute, onde I'origine, — 240 — la n'pcrciissionc e il trapasso tli certc dermatosi 6 sottoposta a critica rigorosa — cosi c dimoslrato clic ccrti inscUi e corle crittogamcorasieno cause, ora effclto e quaiido com- plicazione di alcune dorraopatie — e posto jl dubbio, che la Icgge del pcriodo alia quale spesso sono subordinate le malattie dcgli Drgani inlcrni,rogoli le infei'niitadclla cute — cosi, iullne, o risoluta affermalivamente la questione, se v' abbiano febbri eruttive senz'eruzione, inquantocbe, sic- come dice r autore, la forma noii coslitnisce V essenza del moi'bo, ma ne rappresenta soltaiito un caialtero dislinti- vo; racntre il foiulameulo assoluto e immutabile delle feb- bri eruttive sla nel cumulo di quelle azioni e di quelle reazioni dinamiche, chiraiche, organiclie cbe per esse son suscitate. D'ogni singola dcrmopatia discorsa iiella seconda parte del manuale sono indicate le diverse denominazioni, i fe- uomeni, le variety, i segni cbe la dislinguono dalle afllni, le cause, la terrainazione, la cura. Se le derraopatie acute, quali il vaiuolo, il morbilo, la scarlaltina ed altre sono traltale brevemente, le croniclie, quali 1' erpete, 1' eczema, r ectima ed altre lo sono, in cambio, diffusamente. E bene a ragione ; imperciocclK' delle prime ogni libro di patologia generale ne paria dislcsamente, dclle scconde assai poclii. Fra le monogralie delle varic dermatosi specificlie com- prese nella terza parte del manuale si distiiiguono, per una larga e pregevole trattazione, quella dclla tigna, cbe e la dermopatia piu lenace e schifosa, e della scabbia che e piii comune e molesla. E stato delto cbe il medico impara piii da un solo am- malato, che da dieci libri. Se cio e vero per le malattie in gencro, e verissimo per le cutanco in ispecic : a dicifrar quelle pu6 molte volte soccorrere il raziocinio: a conoscer — 247 — queste basta quasi semprc la sola vista. II medico che Icgge il libro,pcr qiianto accuratamente vi sia descrilta una der- matosi principalmentc cronica, non pu6 mai coraprenderia COS! bene, da discernerla fra le tante simili che I'ammalalo gli potra mettere davanti agli occhi. Nella dermatosi descrilta uianca scmpre quella forma e quel color proprio che la na- tura sola sa iraprimere, e che verun' arte, per quanto fini- ta, puo imitare. « Ogni malattia della pelle, dice lo stesso » dutt. Gamberini, lia caratteri generici e specifici, ha s(>gni » costanti e variabili ; tutta la sapienza disegnaliva e lera- )) peutica sta nel conoscere e nell'indovinare queste cose. » Delle tavole in cui fossero ritralte le diverse malatlie culanee, siccome si vedono in alcune opere simili, avreb- bero poliito scemare il difetto clie il libro del dott. Gam- berini ha comune con tutti i libri di dermalologia, e con cio il suo Manuale sarebbe riuscito piii utile ai giovanime- dici che non lianno opporlunita di osservare le dermatosi in uno spcdale. Cio non ostante, il dott. Gamberini col proprio iMa- nuale ha conseguito il doppio fine al quale ei mirava, di emnncipare cioe il nostro paese dalla lettura di libri fore- stieri sulle malattie cutanee, e di darne uno ordinato, facile, succinto, ed io aggiungero, ricco d'insegnamenti, ai giovani raedici della penisola. Elenco dei doiii prcsentati all' i. r. Istituto dopo le adunanze del novembre e dicembre 4858. BtiUeltino deWlstmo di Suez. Vol. Ill, N. 21 al 24. — To- rino \ 858. // Creimscoh. N. 40 al 52. — Milano 1859. Gaz^elia di Verona. N. 4 00 a -190, 1858^ ed \ a 9, -1859. — 248 — Beschreibung cc. (Doscrizione (lelfi. r. Gabinelto niinii- smalico-archeologioo ) del sig. Giuseppe Anietb. — Vienna 1858. Sloria della collivazione del ricino nella Provincia Veronese c dei snoi prodolli industriaii. Memoria del sig. Stefano de Slefani. — Verona 1838. Osservutore Trleslino. N. 269 a 29G, 1858; 1 a 9. — Trie- ste 1859. Comptes rendus liebdnmadaires dcs Seances de I'Acadcmie des sciences de Paris. T. 47, N. 19 a 26, 1858, e T. 48, N. 1, 4 859. 11 Muluo soccorso. N. 46 a 52. — Milano 4 858. L Economia rurale. IN. 45 a 48. — Torino 4 838. Reichsgesetzblalt ec. (Boileltino delle Leggi dell' Impero Austriaco) Punt. N. 48 a 56. — Vienna 1858. Giornale veneto delle scienze mediche. Luglio, agosto e settembre. — Venczia 4 858. Gazzelta di farmacia c di chimica. N. 46 a 32, 1838; N. 4 a 2, 4 859. — Venezia. Cronaca di seienze e leliere. N. 21 a 24. — Milano 4 858. // Tecnico. N. 5 e 6. — Torino 4 859. Annotatore friulano. N. 30 a 32, 4 858 e N. 42, 4 859. — Udine. Piivisla conlemporanea. N. 60, novembre. — Torino 4 838. L'Etdpresente. N. 21 a 26, 1858, e N. 1, 1859. — Vene- zia 4 838. Avvisatore mercantile. N. 46 a 55, e N. 4, 2, 4 859. — Ve- nezia 4 858. Corrispondenza scientifica. Anno V, N. 26 a 50. — Roma 4 858. Annaii di maiemalica del prof. Tortolini. N. 6 (novembre e dieembre). — Roma 4838. — 249 — L' Educatore israeiila. Puntale II e 12 — Vercelli 1858. // Bacofiio italiano. INovembre c dkembre.^ — Milano 1858. Ricerche per I' istoria dei popoli arceusi^ anteriori aUe co- lonic elleniche, del dott. Gaelano Italia-Nicastro da Pa- lazzolo. — Messina 1836. Primo quadrimestre dei pronoftici giornalieri delle stagioni dcW anno 1859 da osscrvarsi dalla sponda deslra del Po, etc. di Antonio Bernardi. — Modena 1858. Dcnkschriflen etc. (Memorie dell' imp. Accadeniia dellc scienze di Vienna). Classe di scienze malemaliche e na- turali, vol. XV. — Vienna 1858. Silzungbericlile etc. ( Atti dell'i. r. Accademia siiddetta ). Classe di fliosofla e storia. Vol. XXV, disp.' ni. Dicenibre 1857. » XXVII, .) II e III. Aprile e maggio 1858. .) XXVIII, .) I e II. Giugnoe luglio 1838. Silznngberichte etc. (Atti della stessa). Classe delle scienze matematichc e naturali. Vol. XXVII, dispensa 2.« Dicembre 1857. » XXIX, XXX, XXXI, XXXII, dispense I I a 23, 1838. Archivio etc. (Archivio per la cogoizione delle parti storiche austriache, dall' Accadeniia suddetla). Vol. XIX, dispensa 2.' 1858. ,. .,\ II XX, I) I ." » Anleitung etc. (Guida alle osservazioni magnetiche di Carlo Kreil). 2.' edizione aiiiTicntata. — Vienna 4 858. BuUettino delle scienze mediche. Novembre e dicembre. — Bologna 1 858. Lo Spetlatore italiano. N. G a -14. — Firenze 1858-59. la Civilld caltolica. N. 208 a 211. — Roma 1858-39. Reminiscence di fatli e di principii medico-poiitici sul cho- Serie III, T. IV. 53 — 250 — lera-morl/iiSj del dott. Giuseppe Luigi Gianelli (Milano). — Padova 1838. V Eco medical. N. 12, dicembre. Neuchatel 1858. Letiure di famiglia. Vol. VII, puntate H c 12. — Trieste J 858. Kongtiga sveuskaeic. (Esercitazioni della r. Accadeinia sve- dcse dclle sciciizc). Nuova serie, vol. IV, disp. 11^ 1836. Oevcmigt etc. (Prospello delle traltazioni della r. Accadem. suddetta, anno 4 837.) — Stockholm 1838. : * -,•. Kongliga sveuska etc. (Viaggio intorno al mondo della Fre- gata svedese {Eugenia). Dispensa 1 a 3. — Stocolma 1837-58. // Giardiniere. Novcmbre e dicembre. ■ — Milano 1838. Traltalo suUa mnsica poelica o versione deW Eneide di An- tonio Buccelleni bresciano. Vol. I. — Brescia 1858. Giornale delle scienze mediche.^.2\ a 23.^ — Torino 1858. Alcune parole dette dal Rabb. prof. Lelio della Toitc cele- brandosi la cbiiisa e Tapertura degli studii negli anui 1837-38 e 58-39. — Padova 1858. V Economista. N. H e 12. — Milano 1858. Proceedings etc. ( Atti della reale Society di Edimburgo ). Adunanze del 1857-58. Papers etc. (Lctturc fatto alia Society botanica di Edimbur- go) dal dott. Giorgio Lawson. — Edimburgo 1858. La Rondinella. Giornale letterario-artistico-teatrale di Na- poli, N. 55 del 7 dicembre 1 858, con una Biografia del comm. Salvatore Fenicia. Intorno gli effetti della corrente elettrica conlimia sulle fun- zioni del gran simpaUco. Nuovc esperienze del co. cav. Fra Filippo Linati e del dott. Primo Caggiati di Par- ma (Estratlo dal Giornale il Tempo). — Fircnzc 1858. — 251 — Memoires de la SoeUle de physique et r/' hist. nat. de Gene- ve. Tom. XIV, 2.'^ partie. — 1859. - r ; ; ; Alti deU'i. r. Istituto lombardo etc. Vol. I, fasc. XI. — Mi- lano \ 858. Sul colera asiatico. Considerazioni del dott. Giuseppe Ba- ruffi di Rovigo. — Este 1858, Smithsonian report etc. (Rapporto annualc dell' Istituto Smithsoniano) (anno ^856). — Wasingtoo 1857. Proceedings etc. (Atti dell' Accademia delle scienze naturali di Filadelfia). — i 858. Proceedings etc. ( Atti della Societii fllosofica americana). Gennaio c diccnibrc ^858. — Filadelfia. Meteorology etc. ( La meteorologia in connessione con r agricoltura) del prof. Giuseppe Henry. — Wasinglon ^858. Notice etc. (Ragguaglio di recenti osservazioni geologiche) diUgo Muller. — Filadelfla ^857. Memoires etc. (Memorie dell' Accademia americana di arti e scienze). Nuova serie, vol. I, parte I e II, con Mappa del Tornado. — Cambridge e Boston 1855-55. Transactions eic. ( Trattati dell' Accademia di S.' Louis) (Missouri in America). Vol. I, N. 2. — S." Louis ^858. Intorno ad nna disquisizione storica circa la prima appli- cazione delpendolo deW orologin. Lettcra di E. Alberi al prof. Vincenzo Flauti, etc. Giornale agrario toscano. N. 20, dispensa IV del 1 858. Orazione funebre lella neir oratorio maggiore israelitico di Verona il di 1 1 luglio 1858 nello solenni escquic del- rcccellentissimo David Samuel Pardo dal sig. Lelio Del- la Torre. — Padova \ 858. Cazzetta privilegiata di Venezia. N. 2G^ a 299. — 252 — Mcmoric delV i. r. Islititto lombardo discicnzc, ec. Vol. VII, fascic. 7. — Milano 1858. Inclice delle materie. Frisiani. Niiovi nppararati fotonietrici.— Appendice(.4)sulla visione bi- noculare. — App. {B) Klioscopii e Fotografia celeste. Archivio storico italiano. T. VIH, dispensa I, N. 15. — Fi- renze 1858. Indice delle malerie. Lettere di Giovanni dei Medici, detto delle Bande nere (continiiazione) (di Curio MilancsiJ. Stoiia di Heggio di Calabria dai tempi primitivi fiooal 1797 di Domenico Spano Bnjani (G. GenielliJ. Storia dt^iie livoluzioni d'ltalia, o Guelfi e Ghibelliiii, di Giuseppe Fer- rari (G. Rosa). Delia Biiilioteca Vaticaua, a proposito del libro : la Biblioleca Vaticana dalla sua origine fino al presenle, per Dijniei»ici> Zaiielli (A. Reu- mont). Del ntionin di Firenze e della sua facciata, a proposito delle Memorie dell'architetto Giaiigiorgio Miiller, di S. Gallo, tradoUa dal tedesco per ctira del D. Barlol iiumeo Malfalti (E. RubichJ. — Rassegna bi- bliografica. BoUetlino delle Leggi ed alii ufficiali per te Provincie vcnelc. Parte I, puutata VH ed VIII. J » II, » VII. — Vienna 1858. Archivio meteorologico cenlrale italiano. I.' pubblicazione. — Firenze ^ 858. Atli dell' Accademia fisico-medico-statisiica di Milano. Vo- lume III, anno XIII, dispensa 5. — 1858. • ' ■' " Indira delle materie. • ■ :l \.' F.stratto d-i Prdccsso Verbale della XVll Seduta del 12 agnsto I8;i8. — 2." Rusconi Pielro. Opiiiicni intorno al sisteiiiatico icisegiianiento ele- nieulare dello scrivere, cioe Kagionamento suUa cusi delta calligral'ia. i'uut. II. — 5.° Francin aw. Giuseppe. Kappoi-to presentato all'Acca- — 623 — demiafisicn-medico-statistica in Milano snlla Memoria pnbblicata nel- I'aprile 1857 fiall'avv. cav. Consnlo di Venezia. in punto se convenga o menu abolire le leggi esisteiiti contro I'usura. — Progi-amrua per due premii d'istiluzion« Ravizza. Osservazioni zoologico-analomiche sopra un nuovo genere di crostacei isopodi sedentarii (Gyae brunchialis) del prof. Emilio Cornalia e del dott. Paolo Panceri. — To- rino 1838. Alti delta r. Accademia de' Gcorgofdi di Firenze. N. 1 9, nuo- va serie, dispensa 5, T. V. — 1858. PoUislore, giornale di scienze morali (in Armeno). N. I I o \2.~ Venezia 1858. Le piante fiossili deW Oolite descritte ed illuslrate dal bar. Achille de Zigno. Piinlata II. — Padova 1858. • ■i >:'.':i\y,U .1 ■ !A>J • V ■■■4 -•/»"•■.''' ■ '•n"- '• •s - i', ^-^.'Kr;!/. iazi>\\\ c\ tit' lie' lav I. UMili (^'lu' cA(tn iitx.li^ Tav I! A ,.J//i ,UI/'ll/h/i/nii>rr,i,-/o Srnr III i„l If c'|.u.('iU. O.ftVu-Ml, MV.y.nuaU Tnv II |4J4H^'-t++-l-t- 'tnii I iciu ^'u^-cUc'i 1 1 t 1 u I ili(<^i i>i<^|M<.ii .ti iiii,ii,\iu' cic't c^iiallu' ptiiii'ipo.!! ivult c^iiallu' ptiiii'uv IJ . v^itYVmiiiit'' l\'i ivnli ucffo .^^Xciioiii L' lu'i iiuvi' — - — r — '' / X I'lvlll \ \ > \ ; \ NXf) JW ONO 0 nso so $so E F.SE S SX£ NE M'S N x.vo NO OXO 0 ' / 0 p 1 — Od'O SO sso s SS£ SS SSE E em A' 1 1 \ / \ \ \/ \ \ \ NXE N \ \ "T? 1 0 Ik 1 V i/ I ^ y^ \ s \ i i /^ \ \ / '— 1 1 7 V 1 1 1 ^^1""-— V S \ 1 r y \ ^ j \ / '^\^ \^ \ / 1 1 jS 1 1 1 J i 1 4 j J 4 i ^ % 1 1 1 I 1 . 4 1 ii I 1 1 1 1 1 1, 1 (foiifdria ''''■Ti'.';i^ DIAntoTuoBerti .irsejm -H h H \—\- AJiW 1858-59 DISPENSA (IIARTA SlIL CLIi DI I V'UO*';!) !■ .J STUDII DEL DOTT. ANTONIO BERTI TRATTI ' H DALLE OSSERVAZIO.M MhTEOROLOGICHE DLL VK.ME.NMO i8jG-53 Kl> ACCOMPAGNAll DA TAVOLL >L.>IKBICHE E liRAHCHE ' ' -',^Zc I (Contliiuazioae dell.i pag. aSS del preseole Toltime.) DELLO STATO ATMOSFERICO. MJe tavole, che si riferiscono alio stato atmosferico, o alie qualita diverse dei giorni, sono le segucnti : I. Stato atmosferico inensile ed annuo durante ii vcn- tennio -1 856-55. II. Souime annuo delle diverse quality dei giorni nel ventennio 4 856-55. HI. Quantity dei diversi giorni distribuite per mesi nel ventennio 4 856-55. f>»ii IV, Media quantita mensile ed annua dei diversi giorni nel ventennio 1856-55. V. Stato atmosferico del ventennio 4 856-55 espresso in oentesimi della quantita totale dei diversi giorni. VI. Quantity dei diversi giorni distribuite per mesi nel decennio 4 856-45. Serie III, T. IV. -4 — 250 — VII. Stato atmosferico del docennio 1856-55 espresso in cenltsimi della quanlita totale dei divcrsi giorni. VIII. Quantiti dei divcrsi giorni dislribnite per mesi nel deccnnio 18 50-55. IX. Stato atmosferico del docennio 18 56-55 espresso in centesimi della quanliti totale dei divcrsi giorni. X. A. Slato atmosferico del docennio 1836-45 espres- so in millesimi della quantita mensilc doi divcrsi giorni ; B. Stato atmosferico del decennio 4 8 56-55 espresso in millesimi della quantita monsile dei divcrsi giorni. XI. Stato atmosferico delle stagioui nel decennio 4 856-45. XII. Stato atmosferico dolle stagioni nel docennio 1846-55. XIII. Stato atmosferico dellc stagioni nel I e nel II de- cennio espresso in millesimi della quantita totale dei giorni. XIV. Epilogo quinquennale dello stato atmosferico per sonmic e per medic delle diverse giornate. XV. Coufronto delle oscillazioni quinquennali dello sta- to atmosferico con quelle delle macchie solari. A questa enuraerazione aggiungo le definizioni, che ser- virono di guida a determinare la qualitii diversa dei giorni; Si sono chiamati Ae//j,.non solamente que' giorni, nei quali non apparve nube nel cielo, ma quclli eziandio, ch'eb- bero un cielo non affatto trasparente in tutte le ore, o con qualcbe nube picciola e passeggiera. Quindi la rubrica dei belli abbraccia quelli, die ne' diarii sono indicati come hellissimi, belli, sereni, quasi sercni o semisereni. Per varii s intendono quelli, ne'quali I'aspetto del cielo non si mantcnne costantemente sercno, ma fu in qualcbe ora coperto o piovoso, o nebbioso, o sparso di molti am- massi di nubi e con aria quando quieta c (juando agitata. — 257 — I varii (hinquo coniprendono molti giorni, clie nel comnne liiiguaggio si denominaDO huoni se non belli, e molti clie si dicono caltivi, ma che non furono sempre coperti. Si collocarono nei nuvolosi que' giorni, ne'qiiali a tutte e tre le osservazioni il cielo si mostr6 coperto, o quasi, di nubi. Tutti i gioini, che hanno una delle Ire summenlo- vate qualiti'i, sommati insiemo, formano piesso a poco il numei'o totale de' gioini dellanno: non pero esatto, essen- dosi preso partito di collocare nei piovosi, nei nevosi o nei nebbiosi, quelli in cui uno di tali acoidonli meteorologici si trova indicato in tutte o ire le osservazioni diui-ne. Tale metodo di enuiuerazione non 6 forse quello se- guito dai piii ; ma pai've a me che I' avere nella soniina dei Humeri disposti nelle tre prime rubriche il numero com- plelo doi giorni d' y\n anno a null' altro giovasse che a gua- rentigia della esattozza dei caicoli, mentre nel raodo da me prescelto la differenza tra quella slessa somnia e il nu- mero annuo dei giorni mi fa tosto conoscere quanli di tali giorni fossero tutti piovosi, nevosi o nebbiosi, i quali alia fin fine sono i pegglori dell' anno. E infatti io so in questa guisa che i giorni forniti di tali incoraode qualita oscillauo fra ri e il 18, e sono 8, 2 a termine medio per anno (Ve- di Tav. IV). Queste tre rubriche poi, oltre ai pochi giorni sovrac- cennatij contengoiio (|U(Mli che, avendo partecipato per breve ora soltanto ad alcuna di tali qualilii, figurano nei varii o nei nuvolosi. Del pari le seguenti rubriche con lam- pi, con lemporale, con minaccia di lemporale, con gran- dine, contengono giorni gia enumerati nei varii e nei nuvo- losi ; le due ultimo invece con venlo forte, con venlo me- diocre abbracciano molti giorni appartenenti, non solo ai varii ed ai nuvolosi, ma anche ai belli. — 258 — In questc iiltime I'ubricho si e dovulo acconciarsi alle indicazioni esistenli nei diarii raeteoroIogU'i per falsare mono ehe si fosse possibile 1' idea entrata in mente all' os- servatore nell' atto stesso in cui osservava. P. e. e difficile il dire astrattameiite, {he cosa s' iiitonda per viiaaccia di temporale, al contrario e facile intendersi quando laic mi- naccia e presente. Ora qneste minacce di lemporali sono alcuna volla indicate ne' diarii, e per lo piu coll' indicazione circostanziata, quindi io riteiini qiiella deiiominazioue, e mi giovai delle indicazioni per colloi-are in tale rubrica quei giorni,ch'ebberocoiulizionimeteorologicliesiniiliopari. An- che i temporali sono quasi sempreindicati ne' diarii col no- me loro, ed osservai in generale essersi attribuito tal noine a que' fenomeni atraosferici, in cui si riunivano almeno Ire elenienti meteorologici, vale a dire, i lampi e i Itioni ed // vento forte con pioggia o con grandlne. Percio io dovelli seguire lo stesso melodo, e fare allrettanto, quantuiique non ignori esservi parecchi ed illuslri tisici, ehe danno alia voce temporale un piii aiupio significato, comprendendo in essa qualsiasi nianifestazione di elettricita atinosierica, ehe acconipagni la pioggia. E infalti, cliianiando temporale ogni pioggia acconipagnata da lampi e da tuoni si facilita cerlo I'enumerazione, e si segnano giusti conlini alia voce, ma d" altra parte la si lt)glie dal suo prinio e popolare significalo, e la si adopera ad (isprimere un ordine di fatti ai quali nel linguaggio comune non si allribuisce un tal nome.Dunque, malgrado chc il dislinguere i temporali dalle pioggie comuni torni difticile qualora si prescinda dai segni eleltrici, o si cerchi la dislinzione, non nclla presenza loro o neir assenza, ma in una gagliardia maggiore o minore, io non credo di andarraene errato seguendo il metodo dei diarii, e collocando nella rubrica dei temporali que' feno- — 259 — nipni, die come tali sarol)l)ero stati da ogiuino ricono- sciiiti (1). La rubrica della grandine percio abbraocia giorni gu\ eriiimerati nei leinporali; quella di'i lamp! inveee raccoglie tiitte \e pioggie noii teniporalesclie acconipagnate da lampi e da tuoni, e di piu i lainpi, che vengono da ammassi di nubi accumulate sull' orizzonte e qiielli noltiirni a cielo sereno. Avveito che questi ultiini soiu) in pitciolissiino nu- mero, non essendosi annotato nei dlarii clie i vivi lampeg- giamenti, per ciii ne viene che i giorni con lampi, tranne poche eccezioni, rappresentano quelle pioggie eslive con segni elettrici, ma cui non si giudico daH'osservatore ap- partenersi il nome di temporali. Da queste necessarie dilucidazioni soeiido all' esanie dello stalo atmosferico, che sari breve, avendo gia in calce alle tavole raeteorologiche, che lo risguardano, abbondato nelle aniiotazioni piu di quello die il facessi per gli altri elemenli. GiouM BELLI. II lore lemiine medio annuo in un ven- tennio e di 09, 85 (Vedi Tav. I.V) ; cioe un quinto circa del numero totale dei giorni. Questa media diversitica al- quanto nei due decennii essendo (Vedi Tav. VI ed VIII) nei I di . . . . 70,90 •'■'*> nei I[ » . . . . G8,80 differenza 2, 1 0 e piii ancora nei quin([ueiinii, nei quali, tra il piu e il meno bdio la differenza e di 15,60 (V. Tav. XIV). Per le sta- (1) Pel rt'sto che iutorno alia deOnizidiie dei temponili i metod- rolo}ii sieni) poco cuiieordi, io dirnnstra il fatto che il Rfemtz aiuiu- vera per Padova a ierniiue nit'dio annuo temporali 17,8; il Fu«(iue- ville 41,9. — 2(jO - gioni invoce la media 6 di 17,20; pel mosi c di 5,82, e quanto alio oscillazioni di queste medic abbiamo (V. Ta- vola IV e Tav. XI e XII) '"■ la state con giorni belli. . . . 21,90 •■"''* la pi'imavera con giorni belli . . i 5,75 differenza 6,25 '■■ r agosto con giorni belli .• . . 8,85 "'■'" ^''' 11 maggio •» » 0 ... 3,70 diffcrenza 5,15. Da ci() si deduce che tanto per le prime, come pei se- condi, la semisomma degli estremi mcdii supera la relaliva media totale ; perche infalti , . ,, 21,90 -f 15,75 la prima sarebbe . — - — = 18,82 ; " 8,85+ 3,70 _ la seconda » . — ^ — ■ o,^7. nun(iuc quella supera la media totale relativa di 1,02; questa di 0,45. Queste medie nellestagioni calano dairinverno alia pri- mavera; crescono dalla primavera alia state; calano nuova- menle dalla slate all'autunno ; nei mesi crescono rcgolarmen- te dal gennaio al marzo inclusive ; caiano da questo niese al maggio; crescono dal maggio all' agosto; scemanodi nuo- vo dairago-;to aH'oltobre, e si rifauno piCi grosse dall'ottobre al dicembrL'. SI che nelle stagioiiile belle giornate hanno due maxima in inverno e in estate, due minima in primavera e in autimno ; nei mesi tre maxima in marzo, in agosto ejn diceinbre; due minima in maggio e in ottobre. Questo rao- vimento 6 un cffetto composto di molte cause, fra cui pri- meggiano il picdominio e la frequenza dei venti. — 26i ~ GioRNi vARii. II termiue medio annuo dei giorni varii e di 192,35; ci6 oltre alia mcla dei giorni dell' anno. II primo decennio ne Iia 'I8!),20 • ../ » secondo » » » ^ 95,50 differenza 0,30 dei quinqueiinii il pill vario ne ha ^ 95,80 »i meno » «• » 187,00 differenza ,.. ) )) . . 93,00 differenza 4,10 c dei quinquennii il piu piovoso ha . . . . 09,80 1) meno » » . . . . 86,40 differenza 13,40. Delle stagioni il termine medio d 22,74 ; dei mesi 7,58; e queste raedie oscillano nellc stagioni (1) Conipleta raccolta di opuscoli, osservazioni ec contenuti nei giornali astro-meteorologici del fu ab. prof. Giuseppe Toaldo ec. Veue- zia 1803, tonio IV, pag. 159. - 265 — fra quella della primavera, ch'6 . . 27,95 e » dell'inverno » » . . 17,50 differenza ^0,45; nei mesi fra quella del maggio ch' 6 . . . . 1 0,50 e 0 del gennaio » » . . . . 5,45 differenza 4,85. Dai quali numeri, se si traggono le semisomme degli estre- mi medii, si ha pei giorni piovosi una relazione di que- ste colle medie totali diversa affatto dalle preredenti, vale a dire, tali semisomme sono minori delle medie per le sta- gioni; maggiori pei mesi. Infatti 27,95-h47,o0^^^^^^^ .h :.-:,■ ^io^^^ .„,.^ , . , ., ,;.. 2 .... ^... . r .. cio6 le prime calano di 0,52, le seconde crescono di 0,20. Le medie mensili infine crescono regolarraente dal gen- naio al maggio inclusive; calano da questo mese al luglio; crescono di bel nuovo a tutto novembre, poi calano a tutto gennaio: lianno insomnia due waxima, uno in maggio, lallro in novembre; due minima, uno in gennaio, Tallro in luglio. Questo moto si ripete nclle stagioni : anclie in esse le medie sono minori nolle stagioni eslreme, maggiori nelle temperate. Osscrvo che le medie mensili dei giorni pio- vosi seguono in generale il raovimento osservafo nolle quan- tita della pioggia, con qucsta differenza che per la pioggia uno dei due maxima cade in ottobre, pei giorni piovosi in novembre. Dunque in questo mese le pioggie sono piu frequenti, ma piu scarse. E degno anche di osservazione che il minimum invcrnale e minore dell' estivo ; e che quin- di da noi le pioggie sono non solo piii abbondevoli, come — 26« — si disse nel lapitolo del pluviomelro, ma eziandio piii fre- qucnti quando se ne ha piu di bisogno. ., . GioRNi CON NEVE. II loro tci'miQe medio annuo nel ven- tcDDio e di 7, 1 0; piccolo numero a vero dire, che dimostra con tutta eloqucnzu la mitezza de' nostri inverni. Questo termine medio e poi nel I deeennio 8,50 » n u 5,70 differonza 2,80 e dei qiiinquennii il piu nevoso ha . , . . 0,00 il meno » » . , . . 5,00 differenza .^,00. I giorni nevosi sono da noi chiusi entro sei mesi, cio6 dal novembre a tutto I'aprile; e toccano quindi tre stagioni, T autunno, I' inverno c la primavera. La media loro ristretta alle tre stagioni e di 2, 47 ^ la stessa pei sei mesi 6 di ^,I8. Di queste medie la maggiore dclP inverno e di . . 5,35 la minore dell' autunno an. . 0,25 differenza 5,10 la maggiore del gennaio e di . . 2,65 la minore del novembre » » . . 0,25 differenza 2,40. Qui le differenze riescono assai grandi, c percio le se- misorarae degli estremi medii sono ben lungi dal rap- prcsentare le medie totali. Esse anzi devono superarle, potendosi ammettere in generate, che tali semisoramc supe- rino le medie ogni qualvolta le quantity, donde queste fu- — 267 — rono tratte, sono inegualmeote disposte nelle stagioni o nei niesi. Infatti 2,654-0,26 ^—z=\,^b I cio6 la prima supera la media delle stagioni di 0,40 ; la seconda siipera quella dei mcsi di 0,27. Del resto queste medie crescono da I novembre al gen- naio inclusive ; calano di queslo mesc all' aprile : seguendo cosl un ordine inverso a quello della teraperalura, la quale da noi offre la media minore in gennaio. GioRNi REBBiosi. II loro tcrmine medio annuo pel ven- tennio e di 53,45, eh' e quanto dire riindecima parte circa dei giorni di un anno. .• , ,, Questi giorni sono, a termine medio, >; vi .: nel I decennio .... 29,90 •> II » .... 37,00 differenza 7,10 c dei quinquennii il pill nebbioso ha . . . 42,20 • . < il meno » «... 28,40 differenza 13,80. Per le stagioni il termine medio 6 di 8,50 ; pei mesi di 2,79. Fra il massimo poi del vcrno, che 6 . 20,00 e il minimo della state « » . \ ,55 corre la differenza di 1 8 65 ; e fra il massimo del gennaio, che e . 7,70 c il minimo del giugno a n . ^,30 la differenza di 6,40. — 2()8 — Dimqiie pci gioini ncbbiosi, conic pei nevosi, il ter- niino medio noii piK^ cssero rappi'osentalo dalle semisoni- nic degli oslremi mcdii, ma quesle devono superare (luelli. Infatti , . , 20,004-1,35 .^^^ la pnma d -^- J-^ = 10,67 _.,.., , , . 7,70-fi,30 ' < .' la scconda e — - — ^ =: 4,50; cio6 qiiella supera la media delle stagioni di 2,31, questa supera quella dei mesi di 1,71. Qucste modie si muovoiio con ordine precisamente inverso a quello delle medie dei varii, cioe diminuendo dal gennaio al giugno inclusive ; aumentando da qneslo mese al dicembre. ft degno di annotazione che tale ordine t; opposto altresi a quello della tompcratura, nia con que- sta differenza che la temperalura raggiunge il suo maxi- mum in luglio ; le nebbie hanno il loro minimum in giu- gno. Dunqne non e la sola temperalura, che influisca col suo elevamento a tenere scioUi ncll' aria i vapori , che altrimenti appariscono sotto forma di nubi o di nebbie : havvi ad essere uii' altra causa (e forse celata nel pre- dominio dei venli) die rende il giugno meno nebbioso del luglio. GlORNl COIN 14MPI, CON TEMPORALE, CON MINACCIA Dt TF.M- poKALE B CON GRAADixE. Racchiudo qucstc quality di gioriii in una trattazione comune parendomi ne utile ne possi- bile il separarli. I giorni con lampi a terraine medio, sono 15,i0per anno ; quelli con teraporale 8,53 ; quelli con minaccia di teraporale 5,35; quelli con grandine 2,55. — 209 — I pi'iiiu nel I deceiinio sono , . . 12,00 » II ■) ..... 44,80 differenza ...... 2,80; i second! nel I decennio sono . . . 9,40 » II n I) ... 7,70 differenza *>70; i terzi oel I decennio sono . . . 2,40 ■ » II » » ... 4,50 «''> differenza 1,90; i quart! nel I decennio sono . . . 2,70 .. II » ..... 2,60 ' differenza 0,10. Dei quinquennii poi fra quello, cii' ebbe piu giorni con lanipi, e quello che n' ebbe mono, la differenza e di 5,40 ; fra quello, ch'ebbe piii temporal! e quello, che n'ebbe mo- no, la differenza e di 6,20 ; fra quello, ch' ebbe piu rai- nacce di temporal! e quel, che n'ebbe meno, la differenza e di 4,80; fra quello inflne, ch'ebbe piu grandinate e quello, che n' ebbe meno, la differenza e di 4 ,60. Dei primi la media per le stagioni 6 3,35, pei mesi 4,22 ; de! second! la media per le stagioni e di 2,14, p,ei mesi 0,74 ; de! terzi la media per le stagioni 6 0,84, pei mesi 0,30 ; de! quart! per le stagioni 0,66, pei mesi 0,23. Le oscillazioni di queste medie sono nelle stagioni pei primi da . ^ . . . 8,45 ^^'ji^; i a ..... 0,40 differenza 8,5S ~27U — pel secondi da 4,1 0 a 0,23 differeoza 5,85; pci lerzi da 1 ,85 a 0,10 differenza ^,75; pei quarli da -1,45 a 0,10 differenza ^>33; nei mesi invecc pei priini da 5,50 a 0,00 differenza 5,50; pei secondi da 4 ,00 a 0,05 differenza 1,55; pei terzi da 0,80 ■ a 0,00 differenza 0,80; pei quarti da 0,90 a 0,00 "' differenza 0,90. Da questi confronli risulta intanto che, ricondotta la voce temporale al suo popolare significato, 11 uumcro loro dmiinuisce d' assai su quello datoci dagli scrittori di me- leorologia per Venezia e per le citta adiacenti, non essendo ne meno di nove giorni per anno. Le tavolc dello slato almosferico poi ci mostrano potervi essere un anno, ill 848, senza temporali ; come ci mostrano che nell'anno piii ricco di essi, il \ 853 non so ne annoveravano che 23, numero lut- tavia inferiore ajla media assegnata aPadova da Pouqueville. — 271 — Questa differenza non rauta gran fatto ii6 meiio se si uniscono in un numero comune i tcmporali e le minacce di temporale, imperciocch(> si avrebbero sempre, a termine medio annuo, giorni J 1,90, e per I'anno piu temporalc- sco giorni 27. Piu vicina alia nostra media pare quella del Kaemtz, clie probabiimente comprende tutte le pioggie con lampi e con tuoni. InfatU, secondo questo insigne meteo- rologo, i temporali a Padova e sulle coste orientali dell'A- driatico sarebbero, a termine medio, 17,3 per anno. Ora se si sottraggano dai giorni con lamp! quelli, in cui il 1am- peggio era a cielo sereno o sull'orizzonte, i quali, per quan- to mi da il replicato ed attento esame dei diarii meteoro- logicj, sono circa un quarto della somma totale, e a que- sta somina cosi ridotta si aggiungii quella dei temporali e delle minacce di temporale, si ha tosto l!i^-|_ 8,53-^3,35 = 21,90, ' numero molto prossimo a quello del Kaemtz. Questi con- fronti ci fanno anche conoscere che temporali ve ne sono in tutli i mesi dell' anno ; non cos! giorni con lampi e con grandine e con minaccia di temporale, i quali mancano nel gennaiOj il che vorrebbe dire chc se in questo mese vi sono manifestazloni elettriche esse hanno sempre tal ga- gliardia da procacciare alia pioggia^ cui s' accompagnano, il uome di temporali. Del resto le medie dei giorni con lampi e con minac- cia di temporale crescono dal febbraio al luglio inclusive ; calano da questo mese al dicembre : quelle con temporale crescono pure dal gennaio al luglio ; ma fanno eccezioue pel maggio, il quale ha una media, che supera 1' antecedente e la susseguente. Quelle dei giorni con gragnuola invece raggiungono il loro maximum in raaggio, e calano da que- Serie III, T. IV. 56 272 sto mesc al diccmbre. Dnnquc il maggio e non solo mcsc teniporalesco, ma quello in cui cado da noi con piu fre- qucnza la grandino. Anclic la proporzionc fra i giorni con grandine e quelli con tcmporalo c raaggiorc pel maggio clic per gli altri racsi: nel maggio i primi slanno ai socondi co- me I ad 1,50 cioe dne terzi dci tomporali danno gra- gniiola ; nel luglio quelli slanno a qucsti come I a 5,55, ossia di cinque temporali appena uno da grandine. II rap- porto annuo dolle grandinate coi temporali e di I a 5,5G ; sommati insierae i giorni con lampi, con lemporale e con minaccia di temporale allora il rapporto delle grandinatc con essi e di 9,92, cioe per circa dieci giorni con lampi e tuoni, uno con grandine. GlOUKI CON VENTO FORTE E C07J VENTO MEniOnUE. Ilo giu altrove avvertito come ne'diariinon si cominciasse a tene- rc nota quotidiana sulla forza dei venti clie dal l."gen- naio 1854 : innanzi quell' epoca si notavano solamente le piu sensii)ili agitazioni dell' aria colic indicazioni di venti- cello^ vcnlo, vento forte e venlo forlissimo ; e queste nella rubrica dcllo slalo atmosferico. Percio si fa qui inlorno la forza del venlo quel breve cenno, che non pole Irovar luogo a proposilo delle tavole anemoscopiche e se ne Iraggono que' pocbi corollarii, che sono consentiti agosto » :\,\(y » settcrabrc » : 1,56 » otlobi'O 1) : 1,51 » novembrc » : 1 ,56 1) dicembrc » . \ : 1,55, cioe r aprile a\erc comparativamente ai forti il niaggior numero di venti mcdiocri ; 1' agosto comparativamente a quesli il niimero maggiore di quelii; \ I ." Che il maximum assoluto dei forti e nel marzo e del mcdiocri iieir aprile ; il minimtim d' ambedue neH'a- gosto. A tutti i falti e le deduzioni riferibili alia stato atmo- sferico aggiungo, come dalla comparazione delle diverse quanlita medie quinquennali colle oscillazioni delle mac- chie solari risuiti starsene in ragione diretta di quesle le medie dei giorni belli, in ragione inversa quelle dei varii, dei piovosi e dei giorni con vento forte. Pero le medie dei giorni varii se si alternano nel modo indicato da quinquennio a quinquennio, qualora si piglino questi a due a due e nel loro rispellivo decenuio, altretlanlo non accade se si con- siderino nel ventennio ; che allora tali giorni si veggono crescere di quinquennio in quinquennio siiio alia fine. Da cio si potrebbe argomentare una tendenza dello stato almo sferico a rendersi sempre piu incostante. 278 — CONSIDERAZIONI GENERALI. DlFFERENZE FR.A I DATI METEOUOLOGICI DEI DUE PECENINlt. 11 priiiio (leconiiio diffcrisce dal secoiulo in qucsto : che la media altezza barometrica, e la raassima oscil- lazione soiio in csso maggiori ; la media temperatura e minure, e la massima osciila- zione di essa maggiore; la media umidiU'i maggiore, e la massima oscillazione di essa minore ; la quantiti della pioggia minore ; la freqiienza de' venli nordici e de' meridionali mi- nore ; quclla degli oricQtali e degli occidentali mag- giore. Esso inoltre ha im numero maggiore di giorni belli, di nuvolosi, di nevosi e di (eiuporalescUi ; uno mi- nore di varii, di piovosi, di nebbiosi, di ventosi, c questi con forza di vcnlo minore. CaRATTEUI METEOROLOGICI DIFFER ENZIALI TULLE STAOIONI. L'invcrno ha Ic osL-illazioni barometriclie maggiori ; le medie di'lla temperatura minori; le medie uniiditfi e !e me- dic loro osciliazioni maggiori ; le minori quanlila della pioggia e le minori osciliazioni di esse ; la freqnenza mag- giore de'venti nordici, e la minore de' meridionali; il nu- mero maggiore di giorni nuvolosi, nevosi, ncl)l)iosi, il mi- nore di varii, di piovosi e di leniporalesehi. — 279 — La primavera lia le minori medio barometriche e lo maggiori oscillazioni dclla temperatiira ; la maggioro fre- quenza de' vcnti orientali c di qiielli di garhino ; la minore do' nordic'i, degli occidenlali e de'maestrali ; il numero mi- nore di giorni belli ; il maggioro doi ventosi, e la maggiore forza dei venti. L'estate ha lo medio baromelricho maggiori collo oscil- lazioni minori ; le maggiori medio temporature ; le medio innidita o le oscillazioni loro minori ; la maggiore froqnen- za do' venli sciroccali od australi ; la minore di quelli di N.N.E., di E.N.E. 0 di N.N.O. ; la maggiore quantiti doi giorni belli, doi varii e dei temporaleschi, la minore doi nuvolosi, dei nebbiosi o dei ventosi. Questa stagione man- ca dei giorni novosi. L' antnnno Iia le oscillazioni deila temperatura minori; la maggiore quantita della pioggia e lo piu largho sue oscil- lazioni ; la maggiore frequenza dei venli di O.S.O.; il mag- gior nnmero dei giorni piovosi, il minore dei oevosi e di quelli con vento forte. ; CARATTEr.I METEOROLOGICI DIFFEllENZlALI DEI MESI. II gonnaio ha la media barometriea piu prossimaa quella dell" anno ; la media temperatura minore; la minore quan- tita della pioggia; la massiraa frc(iuenza nei venli di N., N.N.E., O.S.O., e N.N.O. col prcdominio di N.N.E. ; la mi- nore fr'^quenza in quelli di S. ; il numero maggiore dei giorni nevosi e nebbiosi ; il minore de' piovosi e dei tem- poraleschi. II febbraio ha la minore media delle minime altezze barometriche; la media oscillazione igrometrica maggiore; la maggiore frequenza nel vento di E.N.E. col prcdominio di N. E. Senc III, T. IV. 57 — 280 — II marzo Iia la media osciliaziono dolla tcmperatura maggiore ; la minima uscillazione assolula doll' umiditi ; la maggioro frcquenza nel vento di E. col prctlomiaio di N.N.e! ; la minore in quelli di N.O. o di N.N.O ; il mag- gior numero dd giorni vontosi e la maggiore lorza dci vcnti. L' apriic ha la media baromelrica minore, la lermomc- trica e la pkiviomeliica piii prossime a quelle dell' anno ; la massima osiillazione igi'ometrica ; il pi-edominio del S.E. ; la minima IVeqneuza nei venti di O.S.O. ; il maggiore nu- mero dei giorni con venlo mediocre. II raaggio ha la media igrometrica, che piiis'appros- sima air annua ; la maggiore frcquenza del S.S.O. col pre- dominio del S.S.E. ; la minore del N. o del IX.N.E. ; la mi- nore oscillazione nella frequcnza meilia dei venti; il numero Uiaggiore dei giorni piovosi e delle grandinaie ; il minore dei belli. II giugno ha la media oscillazione igrometrica minore; la maggiore frequenza e il predominio dd S. ; la miaore del N.N.N., N.E. ed E.N.E ; il niaggior numero dei giorui varii, il minore dei nebbioi-i. !l luglio ha la media e 1' assoluta oscillazione baro- melrica minore ; la maggiore media lermometrica ; la mag- giore frequenza dell' E.S.E. , S.E. e S.S E. col predomi- nio del secondo ; la minore dell' 0. e dell' O.N. 0. ; il mag- gior numero dei giorni lemporaleschi ; il minore dei nu- volosi. L' agoslo ha la media baromelrica non correUa mag- giore ; la igrometrica minore ; la massima oscillazione nella quanlila dclla pioggia ; il predominio del S. E. e la rainoi'c IVeqrienza del S. 0.; il numero maggiore dei giorni belli ; il minore dei venlosi colla minore forza dei venti. — 281 — II settembre ha il predominio di N.E. e nessun estrerao meleorologico, che lo distingua. L'ottobre ha la media e I'assoluta oscillazione termome- trica minori ; la media igrometrica maggiore ; la maggiore quantita della pioggia ; la frcquenza maggiore del S.O. col predominio del N.E. II novembre ha il predominio del N. ; il maggiore nu- mero dei giorni nuvolosi, il minore dei ncvosi. II dicembre ha la media e 1' assoluta oscillazione baro- metrica maggiori; la massima oscillazione nella frequenza media dei venti; la maggiore frequenza del N.E. , dell' O.N.O e del N.O. col predominio del N.E. ; la minore dell' E., E.S.E., S.E., S.S.E. e S.S.O. ; il minor numero dei giorni varii. • ReLAZIONI DELLE MEDIE TOTAL! BAROMETEICHE, TERMOME- TRICHE^ ICROMETRICHE E PLCVIOMETRICHE COGLl ESTREMl MEDII RELATIVI. Le medie totali stanno piu presso alle medie massime che alle minime pel barometro, pel termometro e per I'igro- metro; sono piu presso alle minime pella quantity della pioggia. Quindi da noi il barometro e.piu di frequente alto che basso ; la temperatura piu spesso calda che fredda ; r umidita piu spesso abbondante che scarsa ; la pioggia piu spesso moderata che trabocchevole. ReLAZIONI DELIE MEDIE BAROMETRICHE, TERMOMETRICHE ED IGROMETRICHE QUINQrENNALI COLLE MEDIE OSCILLAZIONI DEGLI STROMENTI. Nel barometro le medie altozze quinquennaU stanno in ragione dirctta dello medie oscillazioni ; nel termome- tro e neir igromctro le medie temperature e le medie umi- _ 282 — dila (|niiiquenu;ili slaiino in ragiono invcrsa allc medic osiif- lazioni degli stroinonti. Di lalo corrispondcnza non c scni-' pre facile inleudore le caii,!Oui. Osscrvo cio nulla nicno, qiianlo al baronielro, clie il movinienlo delle niodic qiiin- quennali corrispDiide a quello dei giorni varii ; anclie il nnmero loro, come la media baronielrica, e minore nel I decennlo, niaggiore nel II ; ercsce dal raeno al piu nei quinqucnnii, ed 6 massiraa nel quarto di essi, Ora, sieco- conie le maggiori oscillnzioni sogliono osservarsi nei gior- ni varii, stante clie nei belli o ne' nuvolosi il baronielro si scrbi alto o basso, ma poco o nulla si muova, cosi ra- gion vuole chc ne' quinquenni ineno varii, i quali vcdem- mo essere forniti di media baronielrica minore, anclie le oscillazioni sicno minori, nei piii varii, niaggiore. Gosi tornasse iiieno duro I'intendere, comi3 i quinquennii prinii abbiano la media baronietrica minore, avendo maggioi-e if numcro dei giorni Itelli, ne' quali il barometro suole con- servarsi piuttosto alto. Quest' anomalia dec provenire in parte dalle osservazioni non ridotte alio zero, c dalia cir- costanza clie, durante la state, collo spirare do' venti sci- roccali ed australi e con elcvazione barometriea oscillante intorno alia media si lia pure una successionc di giorni perfettamenle seicui. Piii facile c comprendere il perclie di quella ragionc inversa, clie si nota fra le medie ternionietriche ed igro- iiietriclie c le oscillazioni degli stronicnti. Infalti la Ta- vola VI del termoiuetro ci mostra aunientarsi la media quinquennale specialraente per 1' aunicnto dcUa tenipcra- lura primaverile, auinenlo, cbe provieno dal serbarsi que- sta alquanlo elevata e oscillare meno cIkmiou soglia nei nostri climi e in quella stagione. Ora le maggiori oscilla- zioni IcrniDniotricUc si nolano appuoto nella priiiiavci a, ed - 283 — ecco che nei quinquennii, in ciii tale stagione obhe tempo- ratiira piu cqUabile, si Irovera non solo, come dicevasi, la media piii eicvata, ma eziandio Ic osciilazioni piu strelle. Anclie per 1' igromelro la ragione parmi evidente. Le gran- di osciilazioni di qiiello stroraento non a\'vengono da noi per iin aumenlo dell' umidita, la quale abbonda ncl nostro clima, ma per frequent! o forti dirainuzioni di essa ; in una parola sono le sopravvegnenti siccita e non gli straor- diiiarii umidori,che allargano le osciilazioni di qucllo slro- mento. Dunque se la stessa causa, che dilala le osciilazioni, concorre a sminuire la media igromelrica, non e nieraviglia die quesia sia in ragione inversa di quelle. ReLAZIONI DEI DUE VE?el- lissimi, i sereni, i qnasl sereni; la seconda i sereni foschi, i semisereni, quelli con nubi sparse o voganii ; la terza i mivolosi, 1 nebbiosi^ i burrascosi ; la quarta i pioviggiiiosi e i piovosi. Quindi riducendo tali indicazioni alia nota scala della serenita del cielo, die va dallo 0,00 all' 1,00, la prima rubrica andrebbe dallo 0,00 alio 0,30; la secon- da dallo 0,31 alio 0,80; la terza e la quarla unite dallo 0,81 air 1,00. Ecco le tavole : 284 — Mesi N.E. S.E. o u £ 3 « To fco "a. o semiser. nuvolo a To o Geniiaio . 03 25 99 30 0 4 40 4 Febbraio. 85 22 112 36 30 9 27 3 Marzo . . 70 46 85 37 71 46 58 7 Aprile . . 41 27 60 39 89 29 70 49 Ma-gio. . 32 21 52 49 76 34 75 20 Giiigno . 31 22 62 48 402 45 43 9 Luglio . . 59 35 63 23 450 62 37 42 Agosto . . 82 43 66 49 440 34 44 9 Settembre G3 34 87 25 97 32 45 0 Ottobre . 81 42 426 36 35 40 27 9 Novembre 05 40 415 49 8 4 46 4 Dieembre 133 49 420 35 5 3 40 2 835 376 1042 370 809 266 402 440 — 285 — Stagiom N.E. S.E. o s _o o S To o 3 5 ta o 3 •;: fco c 31d 96 =^ O/ a la, Inverno . 337 407 41 43 47 9 Priinavera 143 64 496 94 236 79 203 52 Estate . . 172 -100 481 59 390 434 424 30 Aiitiinno . 209 416 328 440 440 43 88 49 835 376 4042 370 809 266 462 440 Se badiarao ialanto alio somine totali de' giorni se- reni e de' nuvolosi noi troviarao piii freqiienti qiiesti die quelli col N.E. ; piii quelli cbe qiiesli col S.E. lufatti col pt'imo vento i belli stanno ai coperti come I : 1,24; col secondo invece come 1 ,75 : 1 , cio6 su nove osserva- zioni, in cui spiii il N.E., qualtro danno cielo sereno, cin- que iiuvoloso ; sopra undici, in cui soffli il S.E., sette fiate il oielo 6 sereno, qualtro e coperto. Vediarao adesso quali modificazioni patiscano i due rapporti aggiungendo i giorni piovosi ai coperti. In tal caso col N.E. i giorni sereni sono ai nuvolosi e piovosi come I : 1,69; col S.E. come 1,41 : I, cioe su otto osser- vazioni fatie col vento di greco, tro banno cielo sereno, cinque nuvoloso e piovoso ; viceversa, di dodici osserva- zioni collo sciloeco, sette trovano la prima qualita di cielo, cinque Ic seconJc. In tutti i.modi dunque il greco da noi — 280 — lende piii a vnnnuvolavc il cielo c a farlo piovoso, che a ra^scrcnarlo ; to scilocco favorUce pinllosto la serenitd die 1(1 pi.o(f(/ia. Qucslo falto Irova amphi coiifenna nol rap- porto IVa il niiinero tolale delie oss(n-vazioni falte coU'iino c r altro voiito c ([uello delle osservazioni a cielo piovoso. Pel N.E. qiiosic slanno a quelle corao I : 7,00 ; pel S.E. eome I : I 5,07. Cotesle rclazioni variano cosi nei mcsi, come nello sla?:;ioni. Per allro pel N.E. i niimei-i niinori siiettaiio sein- prc ai giorui sereni ; pel S.E. ai mivolosi, traniie pei mesi, il diceuibre ed il gennaio, c per le stagioiii, il verno. In qucsli soli il S.E. e piii fi'equeiUcinente apportalore di niibi 0 di pioggia.La legge poi con oni il numero dei giorni sercni procedc, allorelie soffia scilocco, cioe con aumento quasi costante fino a liiglio inclusive c con costante dimi- nnzione fmo a dicerabre, svela la cagione per cui la sei'c- niti e favorita dallo scilocco. Essa consiste nel movimento dclla teraperalura. Lo scilocco giunge da noi umido e caldo, quanlo pill dunque trovi qui nelle regioni medic deH'atrao- sfera una elcvata tempera tura tanio piii facilmenle pu6 mantenere la propria umidila alio stato elaslico e traspa- i-enle; ecco perchc la maggiore proporzionc dci giorni sere- ni stia per la state, e sia il voriio la sola slagione in cui questi sieno superati dai nuvolosi. Per la stessa ragione II N.E., die ci viene dalla Russia centrals attravcrso le montagne dell' Unglieria e della Sli- ria, e di poco si raddolcisce nel breve transito del golfo Adriatico, se trova, come giunge, nioUa acqua atmosferica alio stato elaslico tosto la condensa e la miila in vapori vescicolari, die si raggomicdlano in diverse nuvolo o si risolvono in pioggia. Percio e grosso errore qudio di gri- dare alio scilocco ogni qual volta il cielo di scrcno si fac- — 287 — cia nuvoloso o piovoso ; cotesta e opera qualclie fiata dello scilocco, raa lo e piu spesso del greco. ReLAZIONI DI ALCL'iM DATI METEOKOLOCICI COLLE OSCILLA- ZIONI PELLE MACCniE SOLARI. Essendumi occorso, coinc dissi gia nella prefazione, clie nei due dccennii da me studiati le macchie solari compiessero due fiate circa il periodo Joro di auinento e di diminuzioiic, mi venue in pensiero di osservare se que- sti loro movimenti, i quali con lievi differenze abbracciano cinque anai, avessero qualche relazione coi dati meteoro- logiei, di modo die i numcri clie li rappresentano o cre- scessero o seemassero col crescere o scemare di quelle, o viceversa aumentassero quando le macchie diminuiscono, e diminuissero quando il numero loro si accresce. Ora dai conlVonli iustiluiti apparisce appunto, cbe detle macchie stanno in ragione inversa delle medic barometriche e delle oscillazioni dello stromento ; in ragione del pari in- versa della quautila della pioggia ; in ragione diretta dei venti raaestrali e dc' nordici, inversa degli sciroccali, degli australi e di quel di garbino ; in ragione diretta delle belle giornatC;, inversa delle varic, delle piovose e di quelle con vento forte. Esse non hanno poi relazioni di sorta colla temperalura e coH'uraidita atmosferica, almeno le nostre tavole non lo inanifeslano. Queste corrispondcnze accen- nano con tulta evidenza, come le molle macchie, non diro favoriscano, ma si osservino durante i quinquennii piii belli; Ic pocbc nel corso dei meno sereni. Infatli colle molte macchie le altezze baromi'lriche medic quinquenuali sono meno elevate e le oscillazioni nien larghe, cio che si dimo- stro accadeie quando i quinquennii sono men varii ; i venti nordici c maestrali, che da noi conducono c manten- iiuiiii III, T. IV. 58 — 288 — §0110 il soreno, sono piii frcquonti, c i giorni belli piii nu- merosi ; al conlrario colic poche maccliie le pioggie sono pill abbondanti, piu frequcnle o piii gagliardo lo spiiare (lello scilocco, doH' auslro e del g^i'l^ino, piii numerosi i giorni varii o i piovosi. Pero dclto qucsto m' e d' iiopo dicliiarare come tale crapirica dimoslrazionc sia affatlo opposta a cio, che asse- liva lo Schwabo, coliii die moglio d'ogni altro, e con niag- giore porscveranza studiava coleste maccliie c le influen- ze loro sill clima. Ecco lo parole sue toUe alia tradiizione francese del Cosmos di Humboldt : « Si reellement il y » avail lieu d'atlribuer au\ taclies du Soleil la moindre in- » lluence sur Total dc noire almospboie, il faudrait tout n au plus oonelure de nies tables que les annees, ou les ta- I. clios abondont, oomplont moins de jours sereins que les » annoes oil elles sont lares » (i). Dunque se per la siessa via si giunge a contraria meta lion e mestieri conchiudere che tali corrispondenze non sono reali od almeno clie le epoclie fin qui sludiate sono brevi troppo per offerirc dati sicuri ? (Conlimia.J (1) CosJHOS eco. par Alexandre de Iliuiibuldl Irudid/ par Cli. lia- luski. — Troisiemc par/le, 2 livraison, pag. oo8 deU'ertizioiie uulanese. LAVORI )er I' illustrazione topografica, idraulica, fisica, statistica, agraria e medica delle provincie vencle die si puObllcano secondo I' art. 127 degli staltiti interni. (Continuazione della pag. 36o del precedeute volume.) — =<8)o — D, otti Collcglii. Quando volestc a me affldato I'inoarico di raccoj^Uere niateriali per la statistica della popolazione delle venete provincie, io ebbi V onore di sottomettervi le seguenti osservazioni e proposte. Non v'ha ohi igiiori che la popolazione, siccome il pri- rao fondo dolla robustezza degli stati, deve essere la cura principale dd governo civile. La popolazione e uno di qiiegli oggelti statistici i quali soffrono variazioni; variazioni cbe soao biiiiomi della de- cadenza o della prosperity nazionale La statistica deve render conto assai diligente di tali vieissitudini; ma, per cio fare, 6 necessario precisare prima un punto di partenza, il dato di confronto, giacch6 altri- raenti le alterazioni mancherebbero di dimostrazione. Percio avvisava che il lavoro slatistico sulla popola- zione dovesse dividersi in due parti : la prima delle quali dovesse descrivere il vero stato della popolazione in una epoca delerminata ; e I' altra portassc d' anno in anno le vicende che vannoavvenendo nella popolazione dope quel termine primitivo. — 21KI — Esiccome i duli slalislicilornanotantopiii iililicdoppor- luni (juantopiLi sono frcsclii c lecenti, opinava clu' il tem- po (la fissarsi alia parlc I.' fosse I'anno 1855 (appena al- lora spiralo) o cIio la parte 2.' avesse a prendcr lo mosse (lal seguonte anno 1850 per continuaro poi ad ogni anno avvenire. Per cio che concerne la forma del trc raelodi di cspo- sizione, I'analitipo, il descriitivo, il labcllare, orcd(>va quo- sto ultimo il meglio adattato alia popniazioiie, avvoguaelie le riccrelie che la rignardano possono liitlc esprimersi numericaaiente, e le (alx'Ile rendono lo compr.razioiii piu agevoli, c piii pi-onlamente ne dimoslrano i risullamenti. lo opinava die la parte \.' constasse di tre pros})clti. II primo espoaente I' es'ensionc territoiiale, il reddito cen- siiario, il numero dello ease, qiiello delle famiglie e la po- polazione deir anno 1855 distinta per sesso, condi/ione doraestica e religione ; il seeondo presentante la popola- zione divlsa seeondo le varie eli ; il lerzo classilicante la popolazione a norma della condizione ecouomica. La parte 2.' deslinata a scguire annualmente i raovi- nienti della popolazione io la componeva di cinque labelle: la I/ per notare le nascite dclT anno 1850 sparlile a te- nore dellorigine dei natali, del sesso, della religione, del raesi in cui ebbcro luogo ; la 2/ per conoscere le raorli deir anno 1850 spartite anclie qucste seeondo il "sesso, lo stalo, la religione, I' eta, il genere di niorte c i niesi neiquali aceaddero; la 5.' per dimostrare i matrimonii clas- silicati giusta la religione, lo stato. Tela; la i.' per in- dicarc gli aumenti per sopravvenienze, o le diminiizioni a causa di migrazioni ; la 5." per offrirc i rapporti in cui i nali, i morti, i matrimonii, le sopravvenienze ele migrazioni slanno colla popolazione. QtJI Venendo alia ricerca tlclla peiifcria da abbracciarsi in cadauna dolle labelle coiDponenli la parte 1." e la par- te 2." di qiiesto iavoro statistico io rispondeva con una distinzione. 0 si tratta dei prospetti nei quali pubblicare ordinati i dati statistici deila popolazione, ed allora, per non dar Iroppo nel miiuilo, proponeva che cadaun pro- spetto comprendesse le otto provincie venete distinte pei distrolti die le compongono. Invece, parlando dei prospctii da diransarsi per avere i dati relativi, opinava die si nian- dasse un prospetlo per ogni singolo comune, essendo aperto die le indagini riescono tanto piii facili ed esatte quanto mono esteso e lo spazio da esaminarsi. Osservavadie fortunataraentele fonti da cui attingere le nozioni richieste da questi otto prospetti potevano essere iLitle ufficiali: il censo eioc, le anagrafi, i registri parroc- diiali, i ruoli del mercimonio e delle tasse. Per do die risgnarda il modo di raceogliere siffatti dati statistici proponeva si pregasse T I. R. Luogotenenza onde volesse ordinaie agli iiflizii die le sono dipendenli di curare e sorvegliare le risposte ai quesiti, e di mandare a cadauno degli 815 cotnuni delle provincie venete copia slampata di questi otto prospetti onde ne fossero rieuipite le casellc. Queste mie proposizioni ottennero I'onore ddla vostra approvazione. L' eccelsa Luogotenenza accordo il cbiesto decreto: e le coiuuni rimandaroao quanto coiuernc alia par- te \.' di questo Iavoro. A norma del piano come sopra slabililo io doveva riepilogare le nozioni avule dai comuni in Ire prospetti, comprcndenti cadauno di essi le otto provincie venete distinte pei distretti clie le compongono ; ma i dati tras- messi dai comuni risguardanli il prospetto tcrzo, qucllo -- 292 — cio6 dclla popolaziono dislinta a norma della condizionc economica, prosentano lalispropositi, coutraddizioniodine- satlezzc ohe c forza rinuneiare alia loro pubblicazione, cd io dovo liinilarmi a soUoporvi gli altri due prospetti. Dal pi'imo di (luesti prospetti apparisce che ncl domi- nio venelo oomplossivamente considerato havvi im abitaalc per ogiii i> : 87 perticlie ceiisuarie. Ma se si riguardano le singole provincie vencte la delta proporzionc varia iiol modo seguente : P. C. Tadova aL tita nte pe I' ogni 6 50. Venezia )) 1) 7 :33 Treviso 1) » 7 06 Viccnza )) II 8 16 Rovigo n .. 8 45 Verona II .. 9 08 Udine tt h 13 09 Boliuno II 1) 10 67. Onde la provincia di Padova e la piu, qnella di Belluno la meno popolata. Nel veneto doniinio la popolazione sta alia rendita fonsiiaria come I a 23 : 88, cioe a dire evvi un abitante per ogni L. 23 : 88 di rendita censuaria. Ma anche qiiesto rapporto cangia qiiando si prcndano le provincie separa- lamentc monlre allora si hanno i seguonti risullati : Belluno I per ogni L. 0:16 di rendita cens. Udine \ II L. n :57 Venezia \ II L. 20 :82 Treviso It 21 SO Vicenza I) 27 18 Rovigo 1) 28 54 Verona » 20 : 59 Padova » 37 07, — 293 — L' anagrafl deH780 mostrava che nello Stato veneto vi erano 40668 maschi piu delle feminine: nel 1855 in- vece apparirebbero o8l7 femmine piu dei mascbi : ma e da nolare che i coscritti durante il servigio militare non sono contati no! ruolo delia popolazione, Dal secondo prospetto, che presenta la popolazione distinta secondo gh anni vedesi, che al di softo degli anni -10 e al di sopra dei 70 il numero delle femmine e miuore di quello dei maschi. Nel dominio veneto, preso cumulativamente, ogni mille abitanti, 179 superano il cinquantcsimo anno, e 32 passano 11 settantesimo. Nelle singole provincie poi si ha il raggua- glio seguente : Ogivi mille Ogm mille Provincu superano superano 50 anni 70 anni Venezia 188 31 Verona -160 28 Udine diST 37 Padova ^89 36 Vicenza 475 29 Treviso 184 31 Rovigo 469 26 Belluno 472 31 Ma lasciando queste ed altre osservazioni che ciasche- duno pno fare da so credo prezzo deil' opera il confron- — 294 — laro qucsli (liti rolativi al is:)?> con qnelU clio, rissnardanli r anno 1 823, il sig. Antonio Quadri pubblicava ncl suo Prospello slnlistico delle provhicic venele. Da qucslo confronto apparisce clie dall' anno !82;5.:1 4 833 la popolazione ncl Venelo crebbe di N. 'ncbe sia lavoro lungo e tedioso) di recapito- Uuli c coordinarli colla maggiore diligenza, non avendo cbe questa per corrispondere alia vostra benevolenza. F. Cavalli. LUG GO PROVINCU BELLUNO DISTRETTO Belluno Longarone. , . . Pieve di Cadore Auronzo Agordo Feltre Fonzazo SUPERFICIE in Pertiche Censiiarie Rendit Censuai in L. Ausi <1,486,255.— 5,014,J 648,322.09 269,838.02 470.874.79 672.087.79 487,826.05 429'278.56 508.( 83, 129, 172, 116, 347, 189,442.18 418. 3,168,269.48 4,475, \EINEZIA VERONA UDLAE PADOVA VICEINZA TREYISO ROVIGO BELLUNO Totale 2,168,024.05 6,156 2,749,431.48 8,918 6,097,475.47 6,345 2,053,990.92 H,81-^ 2,652,608.39 8,83.- 2,327,396.59 6,39 1,486,255.— 5,01 3,168,269.48 4,47 22,703.454.38 54,95 Tavohi /. 1. 1; 0 G o Ceiuturi« deUe Sum.- .^i«.„ dd lU«a, lOTALE Hud,! J<-«., 8.1b Fi..im lOTALE TOT ALE RELICIO ^mciA i.,««„. Eli. j.bm j\7;S-jvrf..i "" lioM (jltoUci £ = M.yr.ui VrteiU («0.IO9.» S,.r6^£l' toiti a.... ,4733 31.69 ,.84 60978! ,1440 91863 7869 W19; 5150 3-.19 632 649S0 494558 449759'383l XTK,x;e(3 7::.3M.t4l czsi £&'•'••■'■••• jsr^s 6«Si s; 40370 43800 1U88 441u 4,65 5334 4063 371 33438' 40164 11188 1189 9MU 35851 36860 48563 48861 8. no»4' :::;;;;: Portognitro «»;65i.oi toi.hoom: mm 8007 6897 5183 1050 13,50 9I8U 348U . 24780 94776 . i,m.m,ot 6,<»,BS7^b1 wm 63018 79093, 67710 9313 16 "SSl^in™ Tl9576 395591 290776 38, .F»0>A Ailurronc«' ' ! ' M66OT^ ?.S7t,IBB.41, 44037 94601 97816 46813 5399 96793 16819 4987 47SU 97611 96259 I»l. dilli 8c>l> SangulnrttA ■••»"•!• IMioioiil lios.wojii osa: 871.385.99 7008 0445 6330 50O4I 1900 3410 4403 ,18, 913 8956 7600 6808 1933 !sl 78«0 6808 18,7 16514 iii iE C»lo|!i» »0>1).M Mt.(>77.4l 3007 8. Bsr>ir..|» Tregnngo tlKiMM 7MJ»7.40! 6370 95«.J00a4' SOfift S iS M?S 'm "oil 4400 3379' 683 49031 36606 96080 8. Pimo Incarlaao . . «I.87»« M7.783.-' 4435 46,7 0947 3685 849 11181 6170, 3085 870 40795 SMOfl 3M0A I78,»in.(lfi ■V,*,B77J10: 9511 Bttrdotino «7,aTA67 3M.74«.I0| 3951 8564 3777, 9791 830 eM8 3401 9791 ) 1039 7,11 1,690 13090 ^'^'» 8,OI9,«l.«0i "^"^ 71308 803081 5689! 16663 459803) 77111 538991 1678lf 149700 ,03653 301401 1 iiIM: i;.ii..r i.il\m.:i KM-^I loxTO 11187 41857 i059 97090J 1,71* IIR57' 9936 27795 55701 66679 ;'''?''^" ■'-■'■'- ■■■■■>- *; ■(.-. 4808, 4050 6338 19605 13005 , vZanwur "' - .Miii W580, 7053 4490 18093 9960i 70671 4704 408n 80060 ,0050 49701 'Im codroipo.' ::::::: Siljdii:, 1 1 :-'■'■ .1i7ft. ilOi ,7011 1348 4519 ,701 i 1319 18008 18098 LailiaiiB Sli.BHti.-..' ,014 1360 390,7111 !>!' 8. Pletro deguVchlovl. A*i.Hl.i2 H«SI(i't1 2l"l'l >310' 4709 6706 089 3100 3,7 '?m SJi 9X111 "1? 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"r' '":;■ 7': ''.'-. -'■■''- 1 •■'-■' ii-'i 90076 41063! 4195, 38603, 98601 vbm"'.;.. ■;:■ iiiji Soiniliiii.; iSij iwi 'iiiuB, Um 'm9 tl7io '.li?;: i,i.i.i '.is, S 33045] 3304E dnfgo"''" 6113 99947. 99947 (.Jio^limlsii r.703 081 1398111 0803 38,00 38,00 Darbnrni'n (.1 HiJTH tJl.wsoo mm 3319: 4191 3673 '" 7150|j 4910 3573 499 7,11 14461,'] 14401 i7».vi,iai8^ HissMjTin "bsTst O8140| 89013 Islii 161930:! 80976 03141 49030 10,061 ,34071 1) 191030 '""'*" I'i^Jiu,.;,; :::;;■ 'siojmj.o! r,soi 1109 90599 15894 3419 ;»5 j 107M 49*100] 8831 '£j 4400 1509 Jo'i'o 78133') 78081 4097 1018l!l 4091 "",!!!;■ ''■'"."""; ■ . . : ■ siiii lil i 4tt40[j 000o| CB50 ill lS174il 0301 6091 5850 040 19810 dl'i *'ili S,3*T,Mfl,69 0.al)l,M.1.70 i;ri7"i l^^i'^oToraml ~83K IISIOOI 74109 ■59974 '"iiioi 143184 j. Hovl.0 9J4R8I5R l,0C7,l9t67 0«0« J 1 901 175,31' 08,8 7II1I 1071 48090 T3I,nHM1> OOOl, 7394 7379 107811 SOU 47008 lii-nilllinin ^ /, oulnisio 10101 5033 30538 30530 580,871.1)7 670 4101! 807 18308 18,60 8«^l«ot 8O70! 5981 3305 444 0033 Ucclilolxllo 730.037.ail 3162. 4M!I 0I13| 30101 Ml 9108,: 91083 10S,10«-11 "W -IIT" ^'^»1| 370«| 01' 80381 34,11 ,7001 70, 10"19i' lOOOt i«,MMOl SlMi 5"! MSS' »70l| 3!7 6303. 9070 9704I 393 0460 "MwS'iVioO 1.10M|"38TO 5313 888,0 476077] 176719 1,1S1>,S&B.— 5,0U.»1.» m;i.l,.)x» B«1luna 648.aai.0ft 1 3(t».838.0J °m;Ki i»i* °m» *"'' «" «» 10037! 11930. 7475! 15,5 »»; 80887 ' 39887 ICc7cVo«.::: lS»,in87 S1S9 aUO «1U, 3051 530 «|891 0368 3031 1 07^ oboe j5°5Ji j""i ; Aitord" !!:!!!'.'. WT'Ssoni 173.388.0' I'l"! 3"8' ™''' *'** ?'' IIOUI.II 350!) *lDi 0090, 3373: AOI 107,ir 794,-. 3.173 7,; 1?G59 99984 99984! • 3IT.fi03.8t 58«3 0440 8003 OlOll 1137 16330 8308 01911 1.101 39690 33630, > IHUl.lO' 87D5 3770 l«00. 3517 711 3,HW.iG0.48 l,i:i.8M.5I 9S"»0 SBItT 40fliO S8I7B| 4400 79337) 46991 38473 604,, 81510 1 1 ] 1 101 37j . U3.a .^^ sa t^ \^- s^a ts \ ►■'VKZl I S,l68.OJ4,0 «, 150^7.66 40103 0301SI 70093 67710 0313 { 146016) 77388 57740 14578: 140576 305591 30077638 M-:lto>'A l-ADOVA S.-40,4Si.4 O,0«7,4T6.4 8,0|0.101.«0 o.s«.i«i.a8 11,811,741X77 57095 71308 S0308 ( 00830 75873,11987 55058 67033 8133 66899 16063 49O10 45386,] 77414 55803 1D784| 140700 317688 417810 81404 48868] 911996 154496, 81300 60839' 16393] 167464 80365, ,01191 • 4,5664 4,5500 ,11660 ,11039, \ ICKNZA TItEYISO S,eB9,008.3 8.«33,«3941 0.H|,>M.79 58187 68140 80013' 03141 1016C 101930 89376 69141 13630' 16,051 334971, ,94936 t,StT,306.5 30*71 38634 706591 50074 859 148160 74m 59974 11101' 445181 39U44' 39,181 1 I.488.JW.- 5.0H^>.43 1,4H;»««1 54.»1,«»»-™ 30355 37160 48963 30975 6,1 879»l' 15SWI M976 6341 888M 476077. 475719] BELLliSO 8,108^9.4 3S036 99117 46640 98475 8960 7959T1 46999 98475 60U' 81319 4640,7 4010,7J • Tpi.le -- '44,530 |147590;00953 101330 115M07 9300997' 3393369 9. i4 15 4 0 19 9 .7 16 ocoix ; . ajAroi '; .-i B6 08 71 87 38 97 64 46 37 k;>;.,l ,<;i:o;:i- ^')^^n "■):;*»?- nftT-N-^ ;f!:-Ri:{. i^i;:^;:^ i:.^,jJii O'o(??i :gHU*;^.5. !ini. it etc '^^^T^ 7,;Oi;J. nomi :©«;;;>> [^'P''- IXHH2 U^M'^r ;»:StfJ UiHh ' iMo'US ;h<>{>, U- ^ (><• i- ;r;^ti;:»- ifOM> vH-.A> USiii;^ 1 :-\ -■■ i ^OJDO GLI AMNI Splliml.erg< Tbkne '. '. Tre*Uo. . . >n"glii.no." 9{43l £j^ a ^i:^ ^ ^ \:ei- s^ icf (x> " """I ' mmn ml mim \i muw \m 1.1 111. e. prof. Minich leggc supra una maniera di conse()uire progressivamente lo sviluppo delVequa- zione ai (piadmti delle difference, e poscia il vice- presidente co. Cavalli, esposto il desiderio del co. Filippo Linati di Parma, die sia richiamata 1' atten- zione dell' Islituto veneto sopra un opuscolo da liii e dal dott. Primo Caggiati pubblicato intorno gJi ef- fetti delta corrente elettrica continua snlle funzioni del gran simpatico, invita il m. e. e seeretario dott. Namias a renderne conto. II seeretario dice le segucnti cose : Da parecchi aiini, inolti e importanli fatli si rac- colsero di eletlrofisiologia , pure questa parte di scienza e ancora fra tenebre e incertezze ravvolta, colpa il mistero della vita, cbe rende variabili i feno- meni, e malagevoli pertanto le deduzioni. Cercarne di niiovi, e riprodurrc i gia conosciuli, e sempre lodevole imprendinieuto ; perche rispetto agli animali Serie III, T. IV. 59 — 29G — corpi, i principii dcvono stabiiirsi su larga scaki di ossorvazioni. Nou e possibilc allrinicnti scpararc le forluite circostanze, dalle necessarie alia gcnerazionc dci f'alti. Siiicci'O cncomio io quindi Irlbuto ai cbiar. sig. Linati e Caggiati, che, ncl preacceiuialoopuscolo, riferiscono IG loro cspcrimenti. Qucsli vcngono, in gran parte, alle stesse risullanzc pubblicate circa il niedcsinio argomento nel 1857. Allora per altro i Icnlalivi si facevano sopra un uonio, applicando r eletlrodo positivo all' cpigastrio, c il negativo alia cute della regione dorsalc, c quelli esposti nell' opu- scolo ora presentato al nostro Istituto vennero pra- ticali sopra animali. Si dedusse la correntc elettrica continua rendcre pill pronle ed cnergiche tuttc le funzioni della vita vegetativa, sotto 1' influenza di un insolito e piu ga- gliardopotere acquistato dai centri nervosi gangliona- I'i. Si aggiunse: I'elettricita, direttamente applicata sui tessuti. alterarne e sospendernc le funzioni ; la con- seguente affluenza di sangue arrecandovi niutazioni analoghe a quelle proccdenti da infiammazione. Os- servoj rispetto a quest' ultimo corollario, I' altera- nicnto c la sospensione delle funzioni procedere dalla sovercbia forza dell azionc elettrica, sia essa diretta- mente 0 indirettamente portata sui tessuti. Le de- l)oli correnti, applicate anche diretlamente, possono rendere piu pronta ed energica la funzione organica; me ne assicurai pareccbie volte io stesso ; le fortis- simejancbe indirettamente applicate, possono sospen- derla. Non e lapplicazione diretta o indirctta, ma la — 297 — maggiore o minor forza d'azionc, derivaiite. oltreche dai modi di quella, dall' energia degli apparecchi, che accresce o sospende i'attivita delle limzioni. Cosi vediamo la mucosa membrana delle nariei, per im mediocre irritamento, dare copiosa secrezione, che cessa interamcnte per un irritamento piii forte. Quanlo al primo coiollario, essendosi i reofori posti a contatlo del dorso e deli' addome, non pare pienamente esclusa 1' influenza della midolla spinale, e si desiderano altre indagini, al fine di poterla attri- buire ai soli centri ganglionari. II m. e. Zantedeschi avverte che il secretario non accenno al permanente accrescimento di nutri- zione, provocato dalle correnti elettrichc nelle spe- rienze del f.inati, il quale cbbe il merito di cssere il primo a dimostrarlo. Risponde il secretario : aver aviito 1' incarico di occuparsi del lavoro annunciate, non del precedente piibblicato nel 1857 ; nel lavoro in questione sarebbe stato necessario pesare gli animali prima e dopo le applicazioni elettriche a trarnc deduzioni rispelto alia mitrizione. II s. c. dott. Berti soggiunge : che gli sperimen- tatori parmigiani avranno creduto di esaurire I'argo- mento col primo lavoro, e che qiiindi non reputeranno probabilmente necessarii i tentativi indicati dal Na- mias dopo che videro accresciula la nutrizione in un uomo, che fu per lungo tempo sottoposto alia corrente eletlrica. Uisponde il dott. Namias : che quelluomo era infer- — 208 — 1110 : chc la ciira elotlrica giovo conlro la malattia ; c die la dimiiiuzione o ii loglimento di questa (i) avreb- be potuto dar Inogo ad accroscimento di nutrizione, iiidipcndcntomonto da una speziale efficacia della elellricita, die fosse propria a rendcre direltamente pill cnei'gici gli atli nutritivi. II m. e. vicc-segretario dolt. Fario, apprezzando anch'egli, col dott. Namias, gli stiidi spcrinicntali dei sig. Liiiati e Caggiati, ne dubitaiido dellazione gran- demente eflicace dell' elcttrico in geiierale siille fibre nervose, c quiiidi siii iicrvi e siii muscoli iiivolontarii, aggiiinge cho sarcbbe. c vcro, grande acquisto se av- venisse di diniostrare, conic spcrano i lodcvoli speri- nientalori, die nci nervi e nei muscoli involontarii rdetlricita potcsse essere surrofjuta air agente ner- vosa riniasto finora fuori dei nostri niezzi d'azione. Ma dubita assai chc sia niai per esser possibile di siirrogar rdcllrico aU'agente ncrvoso^ perche I'uno elemenlo materialc^ I'altro elemento della vita, i cui attribnti incomprensibili vanno oltre alia sfera delle leggi pill sublimi della materia. Pcrcio gli sembra non facile die si possa aver mai nell' clettricita un mezzo di cosi docile ed utile potenza da equivaJere a padro- negrjiaie il fjrado e la forza defjli atti spcriali dei proccssi nutritivi dcfjii orgnni iiiterni, poiche, ripete, codesti atli sono dipcndcnti in modo tutto area no e (I) Una eredilaria disposizione gottosa erasi fatta nianifesla con ripetuli assalti di coliche iiilostiiiali. Lento i! processo dii^estivo ed assi- niilalivo ecc. Linali; S/udii elctiro ftsiolugici. Parma 1859, p. q. — 299 — profondo da quelle forze della vita che niuna foi'za pote aiicora surrogare. Dal che gli par conseguire che se I'acldo libero e la pepsina del succo gastrico si mostrano piu effica- cemente atlivi sulle sostanze aibuminoidi quando il loro contatto ha luogo sotto 1' influenza della cor- rente elcUiica continua in reeipienti di nietallo o d'altra materia, fuori della sl'era della potenza vitale_, ondc Ic fibre carnce sottoposte a questo processo arlificiale di digcslione, che puo chiamarsi disagrjre- ijazione fisico-meccanica, arrivino a scomporsi ed a fondersi, non si dovesse da quesli fatti dedur grande analogia con cio che 1' eleltrico possa operare nelle funzioni del ventricolo vivo, nel quale, sopra alle mec- caniche deli'elettrico, sono arcanamente operanti le forze della vita, ond'e che nei crogiuoli nessuna de- composizione, nessuna fusione arrivcra mai, coll'elet- trico, per quanto vi si aggiunga d'acido e di pepsina, ad iniilare compiutanicnte ia digestione viva, a formare un atonio vcro di chinio. Finila questa discussione e presentato dal m. e. Massalongo il catalogo dei rettili delle provincie ve- uete, in cui sono segnate con asterisco le specie di cui si conservano saggi nel nuiseo dell'lstitulo donate dallo stesso m. e. l\Jassalongo. L' Istituto lo accoglic con gradiniento ad inse- rirJo ne' proprii Atli. (mim DEI RETTILI DELLE PROV. VEi\ETE C.O:\IPILATO t DAL M. K. PROF. A. MaSSALONGO .-1' Nome generico del rettile Nome spe- cifico e vaiielA Luogo ove Alcuni siiiuiiiiiii e nonii vol- Ivenne Irovato gari I Osservazioni ORDINE I. — CHELOMANl 1 TESTUDO, Broni GRAECA, I An. Tartariii^a, ] Galaiia, Ga- jaudra. EMYS, Wagl. l.t TARIA. Merreiu. (*) Tartaruga, Gaiaudia , Zaba, Bissa Scudelara , (Jopasse. Non e indi- geiia del Ve- iieto , ma si tieiie dovun- que doiiiestica iielle cast', iie- gli orti e nei giardiiii. (La sua patria na- turals elaGre- cia, la Dalma- zia , i' Italia meiidion.,ec.) Nelle paludi prossime al mare del Fiiu- ii, nei boschi presso Ulestre (Cliiiigiiago), uel Veronese lungo il Tar- taro e nelle paludi del Pa- dovano. Ouiin.i L rarjic, e siiiiivilu il Ih,mIo (lie Si- ne olliene, biioiu' 1.- ....va, ma lias^ <-urale j»er la lo- ]ci |)i(;ciili'//!a no iiiau^iure di i[iiel- la ili un piiiiune, Utiljsshno e lar- -aincnleailiipe to per lavori
  • iatnra e lui- ndtrria e il pia- slrone e it car pare .11 qnes (,ome 1.1 prere- flfiitd, pure la rariif e assai mv- iHi iiradita, c no fstr>i «li u>i dfl carapace. |irol. enc ilisiini.. .1.. Mi»ssHlorii:... — 301 — Nome generico del rettile Nome spe- ciGco e varieta Aliuni sinonimi e numi vul- gari Luogo ove venue trovato Osservazioni CHELONIA, Broils'. CAREITA, (jray. * Tartariiga La sua patria de mar, Ga- ordiiiaria e il lana, Magna Mefiiterianeo Copasse de e I'OceauoAt- mar. lantico , ma .nondi ladoos- sei vasi anehe nell' Adriatico (Venezia). ORDINE II. — SAURIANl. LACERTA, Cuv. viBinis, Liuador, Daud. * Ligaor, 0- soitoloii , Sborf.Sbors Liguro, Lu- seipa vei- de, Laiigu- ro. a) I', vulga- concolor, ris, Mass. * De Betta. b) ('. I'arie- versicolor^ gata, !>hs.* De Bb'tta. c) f. macu- /afa.buiiap. • 1) mento caeriilea. Buiiaj). ' Per tiilto il Veiieto. Per tiitto il Yen. special- mentenei pra- ti e nei luoghi uhertosi. Per tutto il Veil, ma spe- cialmeiite sui colli piico ele- vati. Per tutto il Yen., ma me- no frequente della prece- deute. Per tutto il Veneto abba- stanza cunui lie. ija sua came t mangiala ed Ik i>tljmu sjpore(c. c'lne- Frov. Vero- reo-nigrt- nese (Tregiia- scens . 1)l- g"). Bella. b ZOOTOCA, VIVIl'ARA, Osertola , Nftlle valli liiM..c,-nt,-. Ne.s- Wag!. Wh;,!.' Lusertula , ec. Veronesi (Ze- vio, Legnago. San Bonifacio, Soave, ef.) e Fadovane.Se- coiido De Bet- ta aiicbe nel Belliinese. G PODARCIS, Ml BU.IS, Luseita , Per tutio il ln,„„rMtr. Nrs- Wagl. Wagl.- a) I', nigri- ventris, Bon. ' Lu?ertola . Oseita, 0- sertola, Bis- sarddla, Li- serta , Le- sarda (La- certa agilis di miilti ali- tor!). Veneto diffu- sissinia. Per tutto il Veneto. ■ b) v. albi- (v. cuinpe- Piiiraradella i>eniriSy stris , De precedent., ma Bon. • Bettap./;.?; diffusa per tut- to i! Veneto. c) I', iiigr/- Per tutto il i'e!itrii\ Veneto. K.,n. il) I', riiiri- Per tutto il i'encris. Veneto. Bun. ' — 303 — 5; Nome Nome spe- Alcuni Luogo ove p^ sinotiimi e Osservazioni 3. j^eneiico del retlile cifico e varietil uomi vol- venne trovato 2 gari e) I', cuprni- Per tntto il i^e arris. Veil. (E co- Mass. * muue nel Ve- ronese). f) f. Jla^'i- Vercn.(rara). f' venlris. Mass. g) V. rosei- (v. campe- Veron.(rara). vcntris. siris , De Mass.* Betta/'.p.^ Faiu. 4iiigui. 1 i i'ilz. * rius. Schreib.) Carbonaz- zo. Carbon, Carbonaz, ecc. - l\2 TROPIDONO- N.vrnix, (Coluber Abbonda per 1„„.„T.,I,-. I'M. TUS, Kulil Wagl.' nntrix. FJn. i\a/ri.r lor- quafuFiiz.) Bissaacqna- rola, Bisso d' acqua , Bissa rane- ra. Bissa Modroce. tulto il Venet. 1 305 — 5; Nome Nome spe- Alciini Liiogo ove .^ cifJCci ti vorieta siiumiaii e S. generico del reltile iioiiii vul- venne Irovato Osservazioni Z i^ari .)) I', iiniro- (Coluber Per tiitto i! riii/i^ I'ili.* murorum. Vest.) Veueto. 15 TKOI'IDUNO- ij.sia.rAT; s. (Coluber Abboiidaspe- iiiiioc-nte. Usu TtJS Dc Fil.* lesselliilus. cialmeiile iu Gme!. Na- tiitte le parti Irix tef:el- basse del Ven. l/ita el Gu- bina. Mass. Sagg. 20, ■ 1^2). Vipara d' acqna. Bissa t'iaau'i. Marassettu, Viperetta, Bissa. 1-1 Pi.LlAS. Mer- r.i.as, Mr,- (Cuhibc/- In tutte le A-flrnoso. Lhu leni. rem. " bcrus, L. valli Veronesi n<-ssiini).E pliipc- Vipcru Bc- rus, Dauit. (Tion, Tarta- ro, Molinelio. liculoso e mici- iliaie ilella specie seuueiile. Col sud Yipera Legiiago, Ze- iiiotso iiou appor- cliersea. vio.ec). Rovi- ta pero la niorle Angel.) go, Padovauo, aixV iiuliviiUii sa- Marasso. nei bassoFriu- ni, forli e bene Vipara, Ma- li, Bellunese eomplessi. La cai- ra sso de pc- (Anlole). ne e htioiia, uia lii, Vipara meno saporila fli qi.ella della spe- de pah'i. Vi- cie seguellte. para rossa. 15 virEUAsLaur. ASi'is , Mer- Vipara, Nella parte Telenosa.Usava- rein. * Asi)ese montnosa di ■^i ed usa-si ancora, (Coluber (ixpis, Li 11. tiitto il Venet. Abbonda spe- sebliene raramen- te,iniiieiliciua.La Mia came e otti- Yipera Re- cialniente nel iiia, e ricorila nel dij, Letr.) Tievigiano. ( Bosco Mon- tello) e nel- i'AltoVerones. >.aporc quclla del- le anguille, sebbe- iie niolto pill lu- sla. 11 broilo clie se ne nllicne e iea,i;er<) e nulriti- ziij. 11 niorso di ipiesto reltile si "■I'ida men,, peri- 30G Nome geiierico del rettile IVomespe- cifici) e varieta Alcuni sinoniiui e noini vol- gari 16 VIPER A a) r. nigra. l$0,K,p. il) ('. OC7l/- lata, lii.ii. c) rubrh^en- fris, Bon. il) ('. ruja. B..n.* e) I'. Jiiscu, l>OI). * I ) <•. vulga- ris, !Mass.' i:) /ilurn/jea. JIhss. ' AMMdPIITS, V'pern as pis t>. sea pit beivenh \)e Betta Vipera Coi-Qu. Luogo ove venue trovatu Osservazioni Vicentino (Settecomuni) Treviso (liu- sco Montell(i) rura. Trevigiano e Veronese. Tftivigiano e Veronese. Per tutto il Veneto. La pill cnnni- ne per tutto il \'eneto. Coniune per tutto ii Veiiet. Nnn si ^ an- cur vistoalcuu esenipl. preso nel Veneto. II prof. Giro Pol- lini erronea- ni'Mite crede e.«isia questo reitiie nel Ve- ronese e nel Padiiv;ino. II prot. Catullo dice trovarsi nel Btllunese (Mss) ed e sulla sua fede clie qui si re- gistra questa specie. . r,„n,„v ,1,. t,.. P-llf, n>..u-r 1 l'-w.i..n,ll„airiMa- ■■i lull.- 1,. spcri.- M-^Mr„l,\ ,„.„,„■„- 1'. pacliy- CBoinbin'i- lor pachij- pus , Pitz. Massal.,ec.-) Veronese. ..^.• ^li l,.r,hi, , .!.... r.,,-,l,,l,„-| s,. •.'■Mi;., lulnMl„LI„ iirll,,. 1, „„.„„. S,- c.hhI,, ,,ln„il r,,- uunci-i;- lr..-,„l,, arllap,ll,-,li,|,„.- ^U, «■ nl, luassl- 111.- .(.a £ufo ri^ n-.i>y^ .-ia inn, 'M. ,1.1 «• nwssc, nA Unn-n- l.; .Iilla nrc.aa- zlinie, |ini'i avcri- a,.|l,.r„ns,.^n„.nz,- p.-n,,,I,,.,- ,. p,T^ .ni„l,-l.,ll. Ncv-inil pi' BUFO, Laur. VI I.I, A 11 IS. Laur. " Riispn,Cro- ta , Ci-oton, Per tutto il Venoto. Inn,,,,' Tnl- In il i-,^l„ ,„„„■ 1 p,vc.-a>-nl,-. Um, pnain (In- ai.vsi-,- ■.,1,. r [>,,lviTiz/.l- Znvatiii), Rospaz, Sa- ve, Sav, ec. „„„,■ r,.,!,- p., Ii,,'l„' ln,'l„;.,nli „ll,..p,„l,.-p,-,.n- ,..|iln/.i(nn- ,MU- Cuccole tU li'vanlc — 309 ji Sh Nome Nome spe- ciflco e varieta Alctini sinonimi e Luogo ove Osservazioni 1 1 ^ generico del rettile nunii vol- venue trovato .^ gari 1 N BUFO . . . VIRIDIS, L. * Crota.Cro- Per tutto il lnn„.™lf. Um, tonzelo,Ro- sco, Ruspo, Veccia, Fa- solara, Sa- Veneto. jiesMino. ve, Sav, Rosp. 24 SALAMANDRA !\/ACri.OSA, Salaman- Per tiiUo il Innorcnle. U.-f, 1 Laur. L.* dra, Sur- Veueto. iH-.Mm„. 11 latle ni;indula, Saraniando- la. Mara- saiigula. od uniore die lr.-\- siida ilalla pelle e venefiro, n.lii.- si e (Jctto pill su- pra. 2o PETRAPOMA, Alassal. MGHA, Mass. Padovauo. Queslo rcllile aiiil)is;iio, non e ( (inosciiilo aiicora clic per un solo inflividuo, esislen- Ifnellarcllezione He Urtta in Ve- n.ua. liiiio.enie. 26 TRITON, Laur. CBISTATl S, Sfirman- Per tutto ii livuucfnle. Usu Laur. * dula. Mora- pandola, Morasaiigo- la d'acqua o di fosso. \eneto. nessiino. 27 TRITOW . . I'L'.NCTA'ICS. Sarmando- Nel bassoVe- Innorcnte. Uso 1 Lair. * la, Sarman- dolptta. ec. (Triion iieto dovuu- que. ni-ssiino. ! palmafus, Massal.) 28 TRITON . . ALI'tSTRlS, Come il Nelle fosse Innonenle. Uso Jjaur. * precedeiite. alpine di tutto IIUSSIWIII. il Veneto. Tiitalc '2)5 speck', divisc in I'J gcucri c 'ii varicia. 31U A U T 0 R I nci quuli si possono Irovarc nolizie sopra i retlili dellc Provincie Venelc. ANGELIM iiKRN\RT)0. — Del Mai'dsso 0 Fipero chersea rinvenu to ncl Tcrritorio Veronese (Bibliol. ital. Vol. VII, -1817). BETTA (de) euoardo. — E rpelolocjid deJIe Piovincie Ventle. (Memoria dell' Jccad. di Verona. Vol. XXXV, 4857). CVTULLO ovv. T0M1IAS0. — Anlinall del caiuile di Santa Croce, ec. (Geo(juosi(t delle Provincie Fenele, iS\4). MASSALO.NGo uoTT. AisRAHiu. — Sopru uu iiuovo ijenere di retlili della Prov. Ptidnvaiia (Jnnali di Bolo(jna, 4853). S(i(](jio di an' Erpeloiogia popolare vcrotiese, (1854). ciRO POLLiM. — (Fiiiqgio ol Icujo di Garda, 4810). SETTE DOTT. viNCE^fZO. — (Nulizia sopra una mtova oipcra del Pudooano. Bibl. iinivers. di Ginevrn, Vol. XVI, ^821). TREvisAN CAV. viTTuRE — (Streniui padovanOj i Colli Euxjanei, 4845). T'enczia e Ic sue LiKjiine (Guida puhblicula in occasione del IX Cungresso, Vol. II, 4847). mmu Dii mm is fibbruo 1859 *1 m. e. e vice-segretario dott. L. Paolo Fario legge le seguenti : mm\l BIOGMFICO-SCIEMIFICHE V', DEL PROF. BERNARDINO ZAMBRA Meste parole vengo a pronunciarc, o Signori, vengo a piangere un chiaro collega a noi mancato per sempre, a divider con vol un dolore che sento piu grave quanto piu immaturi furono i giorni che spensero in lui tante belle speranze. Nel ricordarne la vita c i meriti scienti6ci mi preme il cuore una profonda tristezza, e appena mi conforta il penslero dell' oraaggio che reco alia sua memoria, e della certezza che le mie dimesse parole scenderanno all' animo vostro come un tributo d'affetto ch' io gli consacro; io che pel vostro voto indulgente siedo, bench6 irameritevole, a quel posto medesimo a cui egli degnamente sedeva. Educato alia severity delle mediche discipline, io non potro sparger di fiori eloquenli il sepolcro dell' amico per- duto,nc' aggiunger corone di splendidi encomii al compagno benemeri(o de'nostri studii ; ma sc la facoodia non potri Serie III, T. IV. 41 — 342 — vcnirmiiiisocioiso, mi sovverri alineno la riverenza clic ho somprc scrbalo agli eslinti, il oultu siaccro die ho scmpre offerlo air ingegno. Sullc sponde di quel lago medesimo che diedc la vita airiinniorlale scoprilor della pila, iiasceva in Como, \\\ no- vonibre 1812, Bernardino Zanibradaldolt.' Giovanni Batli- sta, ingegnere, e da Francesca Cossa, ontranibi di qiiella cilia. Compiula nel paese nalivo la prima islruziono, secon- dando quelle naturali tendenze, che in un individuo come in un popolo,svelano le particolari altiludini fislche e inlel- leUuali, accorse a sludiar matemalica nellUniversilci di Pa- via, dove ne conseguiva la laurea (1). Per alcuni anni coadjuvo il padre nelT esercizio della sua professione,che gli fu poi mcstieri abbandonare quando la gravezza delle faliche non fu piu comporlabilc alia sua gracile cosliluzione. Fattasi vacante nel patrio Liceo la ealtedra di Matema- lica, la Direzione di quegli sludii non dubito (2) d'invitarvi lo Zambra,ehe gia maUiro di senno, quantunque immaluro degli anni, non falli all' aspeltazione, poiche lo svegliato ingegno e 1' ardenle desiderio del sapere lo posero addentro rapidamenle in quelle dottrine, che lo condussero in breve aH'altezza delle piii arduc speculazioni. Scelto nel vegnente anno a supplire in quel medesimo Liceo la ealtedra di Fisica sperimentale e Storia nalurale, c losto venuto in fama di facile spositore come di chiaro maestro, fu poco dopo eon molta sua lode chiamato a quel medesimo insc- gnamento provvisorio in Pavia (3). Ma egli che nc'suoi sludii non soleva preGggersi limili, (t)L'll settcnibre 1832. (!2) II oo gingno 1857. . (.",) II l/'diccmbrt' 1810. "( • — 3d3 — sortito come aveva dalla nalura quel fervore speculativo, che libero e sicuro lo Irasse ad espandersi in cerca del vero, non pote confinare in quel celebre archiginnasio le sue mc- dltazioiii alle raatematiche, raa diede opera conteraporanea, oltrcche alle fisiclie discipline, agli esereizii di Geodesia e d'Idrometria, sicclie dopo due anni di belle prove che ne aveva date, si vide aperta larganienle la carl'iera della pub- blica istruzione, destinato, come fu, nell' aprile del 1842 a stabile pmfcssore di Fisica sperimentale e Storia naturale generale nel Licco d'Udine. E ben meritata era la fiduria che affldavagh quell' in- carico in tempi, nei quali le senipre crescenti applicazioni delle grandi scoperte della Fisica e della Chiniica consorella progredivano insieme a gran passi, fecondando in modo cosi utile e quasi insperato learli, le industrie, i commerci, e diffondendo nei popoli,coiragialezza,la potenza indistrut- tibile della civiltii. E lo Zambra ben mostrava di misurar d' uno sguardo sicuro quel vasto orizzonte su cui era posto, scrivendo, che se I'uonio non ha potenza di modificare i rapporti im- mutabili delle cose, deve metlere ogni studio per dirigerli sulla via dell' utile proprio, poiche non e vera gloria se non abbia a raeta il vantaggio. Fu questa 1' idea die gli ordi le fila della sua pregevolissima: Introduzione alio studio della Fisica. In questo lavoro, destinato a proemio d'un trattato di Fisica, di cui diro in appresso,sc()rrc con rapidae quasi vittoriosa aramirazione sui moltiplici trovati della scienza, e sui modi ancor piu moltiplici con cui ella ulilmenle li applica ai lanti bisogni dell' uomo. E la scienza, egU dice, die accompagna Tuomo nei vasti penetrali delle rainiere,che dalle viscerc profonde dei monti s'innabissano fin solto al lelto dei mari; die vigile discende — 314 — ill quelle latebrc a sostiluirc all' aria sepolcrale e vonefica r aria pura del cielo ; a togliere colla polenza del vapore r aequo in quelle cavernc iirompenti o dai fiumi o dai uiari soprapposti ; a illuininar quelle tcnebre, minaociose d' ae- cendersi o di scoppiare, colla preziosa lanterna di Davy. E la scienza che lo protegge colle spraughe di Franklin dalla forza fulminea ; colla maschera di fdo ferreo calamitato lo difende dalle mortifere inspirazioni degli aculei sottilissimi di cui e semiuata I'aria nelle fabbriche degli aghi d'aeciajo. E la scienza cbe gli fa dono del telescopio e del raicroscopio scopritori di recondite meraviglie ; del tubo di Torricelli presago delle vicende atmosferichc ; della bilancia di Ca- vendish clie pesa il nostro pianeta e tutlo inlero il sistema del mondo. E la scienza che siedo con Romer e Cassini a diffinire la velocittj della luce, e con Wheastonea calcolare quella deU'eleltrico. fi la scienza che gli schiera dinanzi le inflnite benefiche applicazioni della pila e della luce del gas, le avvenlurose formazioni della galvanoplastica e della dagherolipia, c il portenlo non mai celebrato abbastanza del lelegrafo elettrico, ,i « Quale trionfo per I' nomo, egli esclama, qiiando scoperte le leggi che regyono V universo^ e coordinalele a comporre nuovi prodigii,si rende coll' opera glorificatore dell' inielli- genza che le dello? Altre memorie venne in seguito pubblicando secondo- ch(^ dalla sua operositi nol distoglievano i tempi o la salute. Scrisse poco dopo la Relazione degli Alti della Accademia di I dine durante I' anno accademico \S\'i-Ao, di cui era vicesegretario. S'ammira in essa, eleganza e semplicita di stile quanto singolarc imparzialiti : lo non posso appro- priarmi nessun auiorild di giudizio, egli scrive, devo aste- nermi dai meltere una mia tinta nei quadri altrui. .,;.: > — 315 — In quella relazione analizza una slessa sua lettura Det- f importanza delle leggi delta FUica, csponendo diffusainen- te gli argomenli coi quali confulava la senlenza tli Vico, cbo nega alia Fisica la potenza di provare i feoomeni per le loro cause. A diraostrare il conlrario, fatte moite inge- gnose e logiche coiisiderazioni, conchiude additando qual debba essere il criterio della verila della Fisica. Code forze ■puramente necessarie, egli dice, rinvenidc colmelodo indut- tivo, si fa idealmente, per malemalico processo, tutta una serie di fenomeni, e si dimostra cite (juesta serie non si pud fare die con quelle forze, onde si verified die il fat to ideale e identico al reale. Questo criterio e la conferma della dot- trina di Leibnitz, che paragona 1' arte di scoprire i feno- meiii coH'arte di dccifrare. Non v'lia dubbio che una eon- getlura ingegnosa accorcia niolto ii cammino^ e che le ipo- lesi conducano alle scoperte per la via delle verificazioni. Alle cure doirinsegnameulo lo Zambra accoppiava i lavori accademici, coltivava le lettere, e ogni maniera di buoni studii ; perfezionava quel metodo d' istruzione tiloso- fico insienie cd ameno_, che direi qualche cosa di suo pro- prio, sommaniente alto ad attrarre la gioventu; studiava le vie del vero e del bello, ne disgiungeva dai fortii sentiment! gentili, ne dalla severila della vila filosofica Pintimita delle calde ed elevate aniicizie, ond' era veiuilo in onore di colto ingegno, di dotlo maestro e di cittadino desiderato; quaiido le commozioni politiche,a cui fu in preda I'ltalia dieci anni sono, lo tolsero alia cattedra. Lasciato il Friuli, benche slrelto da scarse fortune, muoveva pcllcgrinando inconiro alia scienza attraverso ai monti ospitali della Svizzera fino a Ginevra, per visitarvi il celebrc Augusto De la Rive, nell'amichevole accoglienza del quale c nclle dullc conversazioni, diceva d' aver rilempralc — 31(5 — lo forzo (lollo intcIloUo, d' aver riacccso il pcnsioro in qucl- J' auie, in quol cielo die avovano inspiralo Gibbon, e T im- mortal canlore di Parisina e d'Aroldo. Fratlanto i tempi eransi faltl men fortunosi, e nel 1851 richiamato (I) professore alia scuola di (isica nci Liceo di Venezia, vi ricominciava lo lezioni coll' iisala alaorilii, non tenutagli meno pel sopraccarico della Dirczione (2) chc vi Icnno per alcun tempo. In queili iiflizi fu zelantesenza pc- danteria, indulgente senza dcl)oiezza, riverito ed amato dai molti discepoii, dei qiiali non manea mai I'amoro ai maestri se lo sappianofar germogliar dal rispetto. Queste parecchic ocoupazioni non vincevano alli'imenli la natiirale sua ope- rosila, clie non potesse contemporaneamcnic volgere in italiano gli Elemcnli di Fisica del prof. ^ A. Baimgartnei\ al clic quantniKjne gli fosse mcstiei'i dar opera solleeitissima, poicbe il libro dovcva giungere in tempo da servir di testo alle scuole, non perlanto quella traduzione comparve nella solita nitidezza di stile di cui van lodati tutti i suoi scritti. Poco piu di due anni aveva insegnato in Venezia, che gii erasi pienamente confermata ed cstesa la fama onore- vole a hii preeeduta, qnando il nostro Istilnto fu lieto di vederlo nel 4 oltobre 185 4 dalla Sovrana Maesti nominato a sue Membro effettivo, e nel 10 agosto 1 85G a suo Vice- segretario. Quantunquc voi non abbialc diraenticalo Ic parccchie memorie piene di dottrina e di crilica, cbe Tudiste a leg- gere al noslro coipo accademico, pure non vi spiacera se io vi rammento con ordinc quelle letture, cbe furono : ■ Suite apparenli variazioni di grandezza del Sole, della n Luna e delle costeUazioni. — Sulla filosofia delta Fisica. (1)11 17 fel.braio ISril. (2) II 16oUMbie185I. ■ , . — :J17 — » — SulC influenza degli stuilii scientifici nella IcHera- I) lura. — Snll' analisi dcUa luce. « A qiiesti lavori devo aggiungore parccchic discnssioni scicntificlie die, colle sopraccitale iiiemurie, si trovano tuUe publilicale nei volumi dei nostri Alti, e un diseorso relativo al riordinamenlo della pubblka islruzione dato in luce a Miiano ncl 1 80 1 col Utulo « Proposla di un ajulo alio slu- u dio della Flsica e dell' Indushia, » e la molto lodala Pro- lusione al coma di Fisica neW I. R. iviversild di Padova per Vanno scolasiico 1857-58, nclla quale in elcUo modo compendia cio die foima il soggetlo del suo Tratlato. Olti-e a qucstc imporlanti scritture si liaiino di lui parecdii ailicoli sparsi nei varii giornali. Ma il precipuo lavoro dettato con abbondanza di doltrina, con vivezza d' idee, con eloquenza di locuzione e il suo trattato : / Principii e gli Ulcmcnli della Fisica, al quale e proemio quel nervoso diseorso gi^ sopra acccnnalo: L' Inlroduzione alio studio della Fisica. In esso metle gran ciira a tracciare i melodi della scienza onde gli sludiosi della medesima, e vieppiu i giovani, possano facilmente discernere per quali vie e per quali studii ell' abbia adunato e ordinalo innanzi airuomo, e a suo pro, tanli tcsori. Nei due volumi di quel Iraltato, uscito alia luce in Mi- iano negli anni che corsero dal 1851 al 1854, traspare ad ogni pagina Talacrc natura d' un lucido ingegno a buoni studii educato, e quel fervente amor della scienza che ne celebra le scoperle e i trionfi. L'ordine delle matorie e piultosto nuovo che particolare ; diiara ed amena e la spo- sizione,perspicace la crilica nella scella delle teorie sempie indinanti a quell' ipotcsi dclla correlazione delle forze, che meglio vorrci dire coll' onorevole nostro collega, il prof."" Bizio, merilo e gloria prima degP Ilaliani^ intuizione di — 318 — Galileo, pcnsamento di Fusinieri, di Zantedeschi e del prof. Bizio modesimo, anziche vanlo o scoperta delf loglese Grove. Ncl libro dcllo Zanibra si scorge ad ogni Iratto la co- scicnza di clii sentivasi atto a raggiunger la mela, di cbi intendeva al nobilissimo scopo di condurre (a gioveQlu a pensare e sentire, perche non voleva die il rnetodo, da lui cbiamalo la coscienza delta filosofia sostitiiisse ai libcri stand delta spirito un andar compassato, o recidesse inervi deWingrgno per sosliluirvi Ic slringhc del precelti. Ncllo studio delle ragioni e dcllo nornie cbe nei suoi atti la scienza consiglia, nelie iiidagini dellc accortezze e delle previdenze cbe la rendono ilhistrc, nella dcscrizione delle conquiste di cui nei varii suoi stadii 6 bencraerita, nella storia delle diligenze con cui aunienta e depura i con- quistati lesori, nell' osservazione della solerzia con cui ii ammannisce alf arte in vanlaggio della vita civile sta I'ordine eh'egli avvisa il piu acconcio non solamente a descrivere gli elemenli cbe compongono la scienza, nia ancbe a far palesi i principii cbe la govornano. Con questa ampiezza di concetto e ordito ii suo libro, diviso in cinque parti, cioc: I.° Dei fenomcni e dellc loro leggi. '''"•■ '' II. " Delle spiegazioni^ ossia delle cause. ■■ ' " .'' ■ 'n 5 III." Delle tcorie. ;t-.:> IV." Delia vita e dell' incremcnto delta scienza. ''•'"' V." Delle npplicazioni. ■! i i •' i •' ; €odesla distrihuzinne^ cgli dice, e la piii cfficaee a met- ier soil' occhio la tendenza progressiva, anzi c la forma del progresso medesimo; ed era con questo metodo cbe nelle sue lezioiii, poncndo quasi a contcmplazione dcgli studios! discepoli la grandezza c ia costaotc opcrosita delle potenze — 319 — natural!, la sapienza e I'amore che le informano, sollevava, con tanto profitto, aH'ammirazione della scienza V intclletto ed il cuore dc'suoi giovani ascoltatori. Quesle cgregic doti, le piii fruttuose neirarringo della pubblica istruzione, giS lo additavano al posto piu emineote a cui possano indirizzarsi i voti e le mire di un professore. L'illustre e sventurato nostro coilega, il prof. Zantedeschi, doveva per grave infermiti della vista abbandonare la cat- tedra di Fisica, ch'egli onorava da parecehi anni nell' I. R. Universit.'i di Padova, e T eccelsa Autorita, che non poteva a nieno di lissar lo sguardo nello Zarabra, lo destinava sup- plente in quella vacanza. S' cgli abbia degnamonte esordilo e piii degnamente continuato nella nuova carriera,s' abbia mcritato d'occupai* quel seggio per tante rinoniaoze glorioso, e che un uomo di si chiara fama lasciava ailora deserto, i molti professor! che qui siedono onore di questo Istituto, e che I' ebbero coilega neir University, la folia accorrente degli scolari, il pubblico desiderio lasciato di se sono le piu onorevoli te- stiraonianze che meltono suggello alle mie parole, se non dovessi anche aggiungere, che dopo si luminose prove, die- tro regolare concorso, fu stabilmente nominato a profes- 6ore ordinario in quella cattedra, il 25 giugno 1838. Gosi pareva la fortuna essergli divenuta giusta dispen- giera d' onori e di premio, di cui si spesso 6 al nierito in- grata ; e cosi cogli amic! n'avevano esuUanza i discepoli, nei quaU cresceva la riverenza e 1' affetto al maestro, quanlo piii li accendeva alio studio, scopreiido loro scmpre nuove e peregrine bellezze della scienza, i campi forlunati deile sue conquiste, le vie non ancor tentate, per le qual! la luce dcirintelligenza, rinvigorita dal tesoro di lanlc dottrine, rauove assidua in cerca d! verita aucora ignotc, che rende- Serie HI, T. IV. A'2 — 320 — ran no un giorno piii splendidi i beneficii clio fccondano c vhificano la civilkV • .... Se non die troppi scogli insidiano quest' umana fragi- lissima navicella nell' arcaiio mar della vila. Infalli menlre lo Zambra intcodeva la mentc a compiere il suo trattato, di cui lanienlianio di non avere oho le prime due parti, dando alia materia ordine e forma per mandaria il piii presto alle stampc ; mentre cercando negli ozii autunnali la pace chc favoreggia gli sludii poneva stanza in Treviso presso quella famiglia ospitale clie doveva, pur troppo, raccoglierne I' ul- timo sospiro, sopraffatto da insulto violento di emottisi, infermo cosi gravomente che subito ne eorscro voci assai minacciose, ed era un dolore di tulti il sapere che il male incalzava sempre piii fiero,siccheil tramontar d' ogni gior- no portava seco un raggio delle noslre speranze. La natura die lo aveva formato di una compage cosi gracile e sensitiva, in cui appiattavasi il gerrae che lenta- mente ne appareediiava la distruzione, quasi a compenso gli aveva donato unaforza d'animo quale a podii privilegiati concede, sicche le vicende della malattia potevano dirsi una lotta della materia collo spirito,nella quale i pochi intervalli di calma li consacrava ai consueti esercizii dell'intelletto, stendeva rapporli all' Universita, annotava le sue lezioni, scriveva agli amici; e colla serenity d' un forte volere, colla placidezza di raiti discorsi blandiva le ansiose inccrtezze di coloro che nci suoi mali spiavano le piu lontane lusinghe, e studiavansi con ogni maniera d' affeltuose sollccitudini di alleviarne le ambascie. Ma intantoqud male,che mai per sua natura non sosta, piii non imperversava a gran tratti,ma ilkulendo colla spe- ranza che la natura pictosa fa rinascer tantopiu viva in quclli iufelidquanto piu declinano al lino della loro mortalc gior- — 324 — nata, logorava insidioso a rilento quell' estrema csistenza, della quale, senza alcim indizio presago, ncl conforto della religionc, nel corapianto di tulti,recideva lo slame nella sera del 7 gennaio 1859. Cosi venne meno alfonor della scienza, aU'ornamento del nostro Istituto, al decoro deirUniversitii, aH'istruzione dei discepoli, all' amor dci parent! e degli amici una vita operosa, un intelletto robusto, una raente vasta e corapren- siva, un animo gentile e di forte sentire ; cosi la morte spcnse immaluramente quell' uomo che era dcgno della pa- tria di Volta. • 11 m. G. prof. Gustavo Buccliia comunica le sue : Uicerche sul inoto delT acqua nel turbine iclroforo dello Schlefjel, e sugli effetti di qiiesta inacchina ap- plicata al proscimjamento dei teneni palustri delle provincie venete. II m. e. coinnicnd. Giovanni Santini leggc una sua nota : Intorno alia cometa periodica di Biela, di cni attendesi il ritorno al perielio nel prossimo mese di magrjio iSh^. ^ . ; .* .oti!>. La storia di questa oclebre Cometa ( dei cui movi- menti mi sono a piii riprese occupato negli Atti della i. r. Accademia di Padova, come anche del noslro Istituto) b a voi, dotti e cortesi Accademici, troppo bene conosciuta, perch e io debba qui dispensarmi dal ritesservcla. Giovera tuttavia rammenlare, che nel prime volume delle vostre Memorie vi esposi diffusamente le ricerche da me fattc per determinarne gli elementi, e calcolarne la effemeride atta a fame riccrca nel sue ritorno al perielio per I'anno 1846, — 322 — la (]uale si Irovo corrispoiulcnU' con suificienlc esaltezza allc osscrvazioni insliluile in quella sua riapparizionc di- venuta memorabile per la sua soparazione in due nuclei dislinli eclie nel V volume continuai dietro le slcsse tracoe il oalcolo delle pcrturbazioni, die avrebbero dovuto al- terarne il raovinicnlo cllilUro per I' azionc di Ciove, di Saturno, di Vcnero, e dclla Tena nell' intcrvallo oomproso fra il passaggio al perielio nel 1846, e quello chc attcnde- vasi pel 1852, producendo ivi pure una cffemeridc pel mesi di luglio, agosto c scttembrc di quest' uUiino anno, Questa volta per6^ con mia grave sorpresa, 1 calcoli non corrisposei'o all' osservazionc, e sarebbe passata inosser- vala per la sua grande debolczza, c la difGcolta di vcderia nel crepuscolo niallutino senza la pei'severanza del chiar. prof. Seccbi, il quale ritrov6 in Roma nella nolle 25 ago- sto lontana dal luogo assegnalole dall' cffemeride di circa 6° in AR, e 2° in declinazione la sua parte piu splendente, c continuandone diligcutemenle le osservazioni nei giorni successivi pervenne nel \ 5 di settembre a scuoprire eziandio r allro Ducleo del precedente raolto piii debole e molto piu difficile ad osservarsi. Una deviazione si forte dell' effemeride dalle osserva- zioni fece sorgere in me il sospetto, che in una si lunga serie di noiosi calcoli numerici potessi avere commesso ua qualcbe grave errore nell' assegnare le pcrturbazioni prodotte nei suoi movimenti dair azione del pianeli ; ma potei con una diligentc revisione di tutte le operazioni con- vincermi della loro esatlezza ; e piii tai'di ho appreso, es- serc stati questi cpnfermali egregiamente dul sig. Ilabbard, chiarissimo astronomo di Wasington negli Stati Unili, il quale si e pure occupato della teoria di questa stessa co- raeta nel riaomatissimo giornale astronomico colii pubbli- — 323 — cato dal sig. Gould, la cui serie completa non e a mia no- lizia per le difficoUi'i dci transiti e delle spedizioni di opere ivi pubblicate a fogli periodici. Quisle coiisidcrazioni e la circostanza singolare della divisione deila conieta nel 1846 in due nuclei, i quali si andavano ientamente allontanando, ed alleiMiandosi nelio splendore, indussero la oelebre Ac- cademia delle scicnze di Pielroburgo a pubblicare un pro- gramma di concorso per premio da dislribuirsi uella sua pubblica seduta per I' anno 1857, che io vi presentai nella seduta del 26 novembre 1834 accompagnato da una mia nota intorno alT oi-igine dell' errore commesso nel oalcolo del suoi niovimenli, da cui dovette dipendere la differenza fra le posizioni osservatc e le calcolate nel 1852 die qui trovo opporluno di riehiamare a neeessaria illustrazione della presente nola. Siccome sopra aecennai, gli element! dell' orbita da rae calcoiali con riguardo alle perlurbazloni planetaric pei due periodi corapresi fra il 1832 ed il 1846 corrisposero per modo, che al principio della sua riapparizione il luogo asse- gnato dair effemerido differiva dall' osservato di soli 6 mi- nuti di arco ; nia questa tenue differenza ando successiva- menle aumentando, ed, avvenuta la sua separazione in due nuclei pervenne verso la fine di niarzo a circa un grado, come pu6 rilevarsi dalla mia memoria inserila nel VI volu- me del Nuovi suggi dcH'Accaderaia di Padova, ove ho rife- rite le mie osservazioni intorno a questa coraeta con la slo- ria relativa a quclla sua enigmatica divisione. In quclla occasione il sig. Plantaraour di Ginevra pubblicu una teo- ria molto elaborata intorno ai separati movinienli del due nuclei, ed avendo riguardo alle atlrazioni planetarie sopra di essi esercitatc nei loro movimenti elliltici intorno al sole, pervenne a rappresentarii con sonuna folicila me- — 324 — (liante due orbitc separate fia loro molto vicino, gli de- menti dellc qiiali pochissinio differivano da quclli da me dedotti dalle anterioii apparizioiii della cometa, siccorae puo vedersi nella cilala mcmoria. Nel gennaio doll' anno 1830, attendendosi il siio succes- sive ritorno al perielio per il 1832, intrapresi di nuovo a calcolarne gli dementi dell'orbita avendo riguardoaile per- lurbazioni planetarie col penoso metodo delle quadrature meccaniclie, e pouendo mente alia bella coincidenza degli eleraenti del sig. Plantamour con le osservazioni, mi la- sciai disgraziatamente domlnare dall' opinione, che la mi- sieriosa separazione della cometa in due separati nuclei avcsse avuto origine da una estranea collisione, che non rendesse del tutto paragonabili gli dementi della sua orbita anteriore al 18 ^G a quelli della posteriore, e partendo dal- r asse da esso assegnato al nucleo piimario, stabilii il suo ritorno al perielio pel \ 852, nel modo esposto nella me- moria letta a qnesto Islituto nella seduta del 19 gennaio -1851, ed inserita nel volume V delle sue memorie da bel principio accennata, del cui cattivo esito vi ho sopra fatto parola. Ritornata la cometa cffettivamente al perielio, ritro- vati esistenti i due separati nuclei, compresi la fallacia del- r assunta ipotesi, e come la discordanza della cffemeride dair osservazione traesse origine dall' avere abbandonalo r asse maggiore dell'orbita anteriore, siccome vi esposi gii nella nota superiormente citata, dalla quale trascrivo i seguenli dati numerici : Logaritmo del semiasse maggiore ddl'or bita da me detcminata pel 18-;c. log. a =r 0,5 563360 log. a per il nu<;leo primario del signor Plantamour i= 0,5571002 log. a per il nucleo sccondario . . . . ::= 0,5454251 — 325 — La variazione totalc dell' anomalia media determinata iiel V volume (pag. 2 1 ) dipendente dall' attrazione di Giove, di Saturno, della Terra, e di Venerc fu = — 2G00",044 (I). Questa introduce per ordine delle tre orbite le segueali correzioni al periodo ellittico :; -, ..p ,1 . g s s ^7=-f-4,8359; 4-4,83; 4,82, lo che avrebbe dato per le vere rivoluzioni riconducenti la cometa al perielio i numeri 24 1 5 ,3 1 04 ; 242 1 ,70 ; 2405 ,25, dai quali appariscc, come le piccole differenze negli assi maggiori introducano notabiii differenze nel tempo della rivoluzione periodica, e quanto importi che quelli siano esattaraente determiiiati mediante il confronto d' interi pe- riodi, ne convenga troppo affidarsi a pochi giorni di osser- vazione in questo delicato argomento. Nel caso presente, se fosse stata assunta la rivoluzione corrispondente all'asse maggiore risultante dall' osservazione dei periodi anteriori da me precedontcmenle determinato, partendo dal perielio osservato nel 1852 sarebbe caduto ai 22,33 di seltembrc in luogo di 28,72 assegnato dall' asse di Planfamour, e dimostrasi nella nota citata, come in allora la posizione calcolata avrebbe corrisposto abbastanza prossimamente alle osservazioni fatte in Roma, in Berlino e Pulkova. Dopo la publicazione del programma dell' Accademia Petropolitana si poteva attendere una completa teoria in- torno ai movimcnti di questa cometa, che ne abbraceiasse tulte le sue apparizioni conosciute, come veniva richiesto. Fino al presente pero non mi e noto, che sia stato accor- (1) Questo numero negli atti del processo verbale della seduta 26 uoveiubre 18j4 e per erroro tipografico rifeiito — — 5<300",044. - 326 — tlalo il premio ad alciin lavoro, n6 che slano sla(e instiloite lii'crchGilirctte a detorminare un sistcma di elcmenti, die- tio cui si possa calcolnro una cffemoride per tentarne la ricerca nd prossimo siio ritoi'no al periclio, cIio avra hiogo iiel futiiro mese di niaggio. Vero e chc con molta felicitii furono dal sig. D' Arrest [Mr. Nachr. B. 39, pag. 323) rappi'csentale tiitte le osservazioni, die si polerono otle- nere per la debolezza deila luce dei due nuclei nel 1 852, mediante due orbite ellittiche calcolate isolatamente dietro le separate osservazioni di cadauno, gli eleinenti delle quali molto si avvioinano a ([iielli dedotti dalle osservazioni insti- tuito nelle precedenti apparizioni. Ma senza far concorrere nella detcrminazione dell' asse maggiore le osservazioni iiistituite nei periodi precedenti, e senza avere riguardo alle pertuibazioni prodotte da Giove, a cui dovelte avvi- cinarsi a poco piu delia distanza media della terra dal sole nel gciinaio del I85i, si correivbbe pericolo di andare lungi dal vero stabilendo, dietro i soli elcmenti ellittici, il suo prossimo ritorno al periclio. Sebbcne si potesse pre- vedcre, che in questo suo ravvicinamento al sole riusciru difficilissimo il poteria osservare, trovandosi troppo pros- si ma alia coiigiunzione superiore, e quindi troppo lontana e sempre immersa nella luce crepuscolare, pure ho stimato opportuno il tentarne la ricerca coi potenti mczzi posti oggi dai progressi della meccanica e dall' ottica a disposi- zione degli astronomi ; e d' altronde le sue osservazioni, ove si giungesse a scoprirla, riuseirebbero del raassimo interessG per risolvere raolti dubbii intorno alia sua teo- ria ed alia posizione reciproca dei due nuclei. Riesce pero di grande difficolti la determinazione della vera sua orbita per la imperfetta cognizionc del suo asse maggiore, e pel dubbio in cui versano tuttavia gli astronomi intorno al mo- — 327 — do di corabinare lo osservazioni dei due nuclei nelle due epoehe del 1846 e del 1832, non constando i caratteri per distingucrii I'uno daH'altro. Nelle ricerche segueiiti ho rite- nuto, die il nuclco piii risplendente del 18o2 a[ipellato C dal sig. d' AiTest di poco seguente 1' altro piii debole D fosse da oorabinarsi con 1' orbita da me assunla nel 1 846, ritenuto per le ragioni superiormeiiie esposte, 1' asse mag- giore I'isullante dai calcoli precedenti, e gli altri elementi, come erano stall determinali dal sig. Plantamour dietro le osservazioni in quell' aimo iustituilc, die con tale modifi- cazione risultano i seguenti : Passo al perielio . . . t= 42 ,02487 T.M. di Ber- liDO del 1846 longitudine del perielio . 7r=\ 00°.2'.20'\ 1 longitudine del nodo . (ly =r 245 .34,39 ,8 inclinazione air eclittica j = 12.34.33,5 angolo di ccoentricilti . (p = 49.12. 2,3 log. seraiasse magg. log. a= 0,3463360 moto diurao siderale m. n=z 3,37'',6336. Rilenendo ora per T il risultato superiormente assegnato = 2415,3104, od applicando agli allrimenti le loro va- riazioni risultanti dall' azione dei pianeti, come sono rife- rite nella citata memoria (Vol. V), cio6 §;r = -l-6'.l",i; ^&> = — 2'.9",5 ; Si =: — l'.36",9 ; S(p = — 3'.56",i ; hi = — r',4224. si forma il seguente sislema di elementi pel 1852, ove ritengonsi sollanto i decimi di rainuto, avendo in vista di procedere scmplicemente ad una riccrca approssimata de- gli elementi dell' orbita con tavole a cinque cifre per il suo ritorno al perielio ueH' anno presente. Serie IIJ.T. IV. 45 — 328 — Passaggio al perieliu . . .r =z t852 a giohii 266,3353 T.iM. di Berlino : ovvcro . . . J 852 settembre 22,3353. T.M.di Berlino ^T-^rlOO". 8',3 CO = 245 .52 ,5 «=r 12 .33,3 (p= 49 . 8,1 « = 536^,23 12; log. a = 0,5471030 a cni corrisponde la rivoluzione T r=:24i0,8(;83. Qnesticlemcnli neila loro forma attuale si aiiontananodi circa mezzo grado dalle ossorvazioni del niicloo C, siccomc ho anchc dimostrato neila nota piii volte citata. Prima di procedere al calcolo dcllo pcrturbazioni per Irasportarli al -1859, conveniva stabilire con maggiore prccisione il pas- saggio al perielio nel 1852 ; a talc oggelto ho assunlo le tre segiienti ossorvazioni dal quadro riferilo dal sig. D"Ar- rest nel liiogo sopraccitalo, le quali si estendono ai limiti eslremi dclla serie. T. Med. rti Berliiui A. R. osservuta Declin. osservata in I852agosto 27 scUenih. 16 25 15./i9.ol.8 16.30. 8,9 VS. 7. 9.4 1 13". 5.55 ',8 140.51. 8,9 151.21. 2,7 + 20".59'.46';8 + 11 . 8. 0 ,6 + 6.11.50 ,0 Rtmia Cambridge Pnlkova Riferendo queste osservazioni al piano deU'ecliUica, e desuraendo le posizioni della terra dalle eflVnicridi di Ber- lino, si ottcngoni) con tavole a cinque cifre i risujtali seguenti .- 329 T. M. di Berliuo Lonijitud. Latitiidiiie di.d^ Lou-. T. di 6 Lug. R. Ag..sto Settenibro Settembre 27,6o96 I6.70o7 25.6500 115".17,9o 159 .43 ,07 151 .10,20 —0.27 ,55 -5.58,78 -5.12,30 55-'t".57',75 554 .25 .61 5 . 8 ,04 0.00412 0,00190 0,00078 Queste posizioui vcDgono suflicieiitemente rappresentate g aiimentando il passaggio al pcrielio di 0 ,8785 , con che viene ad essere stabilito ai 23 ,1 138 di settem])re, rileuuU gli alU'i elemenli siiperiormoutc assegnati. Si trovano ia qiiesta ipotcsi le seguetiti differenzo fra i luoglii ossei'vati ed i luoghi caleolati : 27 Agosto ^6 Sett. 25 Sett. 0 in longit. = — I ',6 =4-0,3 =r— 1,3 in latit. =+ 1',6 — 0 ,5 — 0 ,G; dal che apparisce, che si possono ritenere. (posto invece r =23,1 138 sett.) gh ottenuti dementi elUttici per inda- gare dietro di loro V epoca del suo prossimo ritorno al perieho, avendo opportunamente riguardo alle attrazioni dei pianeti. A questa ricerca mi accinsi nello scorso mese di gen- naio ; ma la brevity del tempo, ed una indisposizionc di salute non mi permisero di avere riguardo alle correzioni dipendenti da Saturno, da Venere e dalia Terra, le quail invero per la loro piccolezza hanno poca influenza nel- r allerare la durata della rivoluzione periodica. Quelle di- — 330 — poiidcnfi da Giove fiirono calcolate col metodo dcllc qua- drature di (»° iu 0" di anonialia media, adottando i precelU staliiliti nolle niic Iczioni di astronouiia e nclle inic anle- riori riceiche. OKeiini in lal guisa per T azionc di Giove i seguenti risullali : l(lp= — 205", 5 I G i ; fdq = -j- 539",2900. Da queste due qnantili ausiliarie si formano Ic variazioni del nodo e dcirinclinazione, le quali risultano li=i — :;- 5",(j2 =:— 9',58; ^m=-~ 8 11 ", 1 5= — 1 3 ',52. In scguilo si formano • Jd(p — d(p=:—Sr)[ ",G37 — — I .'/, 194; Jd7r = -h- l209",500=rH-20',l(); /(/*/ = — 1 43",^ H ; Jdu = hi— — .5",3G08. fdr fdn =—8(iC)S'\2S ; §Z = rd(/ 4- Ml rd)i = — 88 i I ',3 5 ; oltenuto ^Z, si avi-u tosto aT — _ -—-f- IG ,43198. It Pielro cio si avra . . . T -j- oTi:= 2433,3003 dopo il passaggio al perielio sopra staMIito pel 1852, lo clie I'i- conduco al nuovo passaggio al perielio ne! 23,4141 mag- gio 1859, T.M. di Berlino. Si otterrii poi pel moto diurno siderale ... ' Ti'=r»-|-c)u = 53l",8704 . '.. da cui si dedurra. . . . log. a =. 0,5494072. Si formeranno per ultimo le variazioni relative al no- do, cd al [)erielio avendo inoltre riguardo alia prcccssione dcgli equinozii, che si Irovera =r 334'ViO= -{- 5'^57 : — 33i — si ottorranno cosi i valori di 7r\ co ^ i', ^' al raodo segiionlc : HT =I09°.8',30; co =24rr.o2',50; i =I2".33',30 /ilTT = +20,10 ^co = — 13,52 li = — 9,58 precess. = -f- 5 ,57 prec.=: -f- 5 ,57 rid.all'Ec.mob— 0 ,01 2d&)sea-i=~ 0,32 nj'— I09°.33',7I ^'=245".4y,55 i' =:l2^23',7l; finaImcnte (p'=(p-{-^ = 4S''.^S\9\. Kiiincndo ora, rd ordinando gli olteiuiti risultati, si avranno i seguenti elementi dell' orbita della conieta per I'anno 1859. Pass, al perielio . . . r = a giorni 143,4141 T.M. di Berlino, ovvero 1859. Maggio 23,4141. Longit. del pei-ielio jr = I09".33',7I - del nodo o lO ~9- ~* '^0 CO^ ffO^ eo_^ ©T^ ©1^ ©1^ ©1 ©J^ ©^^ ©<^ ©<^ ©1 ©1^ ©1 o ocooocit-eqt-i'^oooooco O -^ O O ©1 05 t- JO 50 O C5 >* -H — H OsO"^©"!— iC500l-O50'^-*"^'* C^ O^ O^ O^ O^ 0_ C-.^ O^ O^ O^^ Oi^ o^ o^ o OOOOOCiC50i0400C5CiOi 2« o o c 9 H .- 8°. 4' 8. 8 8.46 8.26 8.37 8.47 8.56 <] ■^ o^ e^ -*o-* ©lfOCOC(3-*-^sOSO!OOOt-l.-CO o ©»00-^00©100-«3'00©100«* -r<-r<-^©«©ic0 -"rH-T^e^©! .2 "u i bo O- « - . — 334-. II ni. c. dolt. Gio. Domcnico Nardo lean,^: Brevi cenni suUp ahitudini, suUe occKpazioni, siilla coUura, e sui rapporti coniuierciali de(jli ahilanti di Chiogfjia, considerati in relazione al dialetlo da essi parlato. NcI dialetto die parlasi anche oggidi dai pescatori di Chioggia o dagli ortolani, che no coltivano le terre, si trova appoggio alia coiighiettura, che la Chioggia attuale avesse la medesima origine che le altre isole della Yenezia, e le popolazioni, rifiigiatcsi in quelle nel 452, provenissero spezialniente da Esle, da Monselice e da Padova. Sei sorta di abitanti, pesca- tori, custod! dcllc pcschierc, dette volgarnientc valli, oi'tolani, arlieri, mercatanti e altro pcrsone civili, marinai, distingue il nostro autorc e nota le loro ahitudini in relazione al dialetlo da essi parlato. L' Istiluto delihera di rinicttere qucsto lavoro alia giunla per la lingua. II m. e. prof. Bellavitis presenta la seguenlc A(j- cjiunta alia nota pahhlicata a pag. 623^ del Yol. Ill di questi Alti pel 1858. La niciiioria, che il distinto nialcraatico E. Fergola pubblico iK'l n. (> dcgli Annali di malemaUca dol Tortolini (llouia 1858, I, pag. 378), mi fa avverlito cho i tcrniini dcllo sviluppo del differeiizialc d" F{h) lianno una forma molto piu scmplicc di quella, die io avessi sapulo darvi nel luogo succilato. Queslo dilTeronzialo c la soinma di Uitli i lermini — 335 — t'sseodo « -4- 2a -H 3a -f-. . .. r= n ; dove D indica le derivate rispetto alia u, ed II Fergola attribuisce tal formula al ch. Faa di Bruno {Annali del Tortolini I85d,VI, pag. 479), ma essa era state data precedentemeute da T. A. (iV. iwn. par Terquem, 1850, IX, pag. 1 19), che estese un suo secondo metodo anche a F (/•(«)), ccc. Se la F sia funzione di due o piii u, v.... si ha sim- bolicameute d«^(d,-^d,-h. ...)"; " ; :. dal che risulta ' ' • --=2D„ D„...fn-,(-)np(^-,).... 11 S estendendosi a tutte le soluzioni della nz= 2aa -f- X/2b ■+-.... questa 6 la formula generale data dal Fergola. Su questo argomento potranno vedersi le mcmorie Schomlieh, J. Crelle ^846, XXXII, pag. I, e 18S2, XLIV, pag. 344. — Hoppe, J. Crelle, XXXIII, pag. 78. — Gudermann 1 4 pei casi di Fu = — , Fu = J. Crelle, 1830, pag. 26, § 23 e pag. 314 § 68. — Grunert, J. Crelle 1831, XIII, pag. 146.— Lobatto, J. Crelle 1833, XI, pag. 169.— Liouville Journ. 1841, VI, pag. 69. — Colombier,N. Anno, Terquem 1850, IX, pag. 29 e XI, pag. 47. — Bianchi, A. Tortolini 1852, III, pag. 346. Serie UIj T. JV. 44 — 336 — II Fcrgola da eziaiidio V espressione di D |/ cssendo £1 {x, y) =z 0. Nel J. Crelle 1830, VI, pag. 212, si doman- dava di trovaro Tospressione di D y osscndo II secretai'io porge notizia all' Istiluto dei nuovi libri acquisUiti, fa conoscere come sionsi prescelti generalmente quelli di inolto valore, chc iion potreb- bero con facilita avcrsi nelle biblioteche private, c come la stampa periodica del paese e straniera lodi questi mezzi d'istruzione che I'lstituto gratuitamenle porge agli studiosi. Aggiunge che si vendono molti esemplari delle Memorie pel pregio che e trovato in questi lavori c pel lavoro artistico applauditissimo delle tavole che li accompagnano. e invita i membri deir Istituto a proporre, secondo gli statuti, nuovi acquisti, fatti possibili daliutile spaccio delle pubbli- cazioni di esso. Elenco dei doni presentati all' i. r. Istituto dope Ic adunanze di gennaio 1859. // Crepuscolo. N. -I e 2. — Milano ^859. Gazzetla di Verona. N. 10 a 37. — 1850. Revue agricole indnstricUe etf. N. 4 (ottobre). — Valen- ciennes 1858. — 337 — If Economia rurale. Vol. 11, N. ^. — Torino 1859. Lo Spetlatore. N. 15 e ^6. — Firenze 1858. Corrispondenza scientifica. N, 31 a 33. — Rooia 4 858. Cronaca di science, lettere elc. Anno V, dispensa 1 e 2. — Milano 1 859. Avvisatore mercantile. N. 3 e 4. — Venezia 4 859. Giornale delle scienze mediche. N. 24 del 1858, e N. I e 2 del 1859. — Torino. L' Eta presenle. N. 1 a 4. — Venezia 1859. Difesa deW I. Memoria di Ginlio Sandri. — Verona 1858. Reichs-gesetz-blatl { Bullettino dcHe Leggi delf Impero Austriaco). Disp.' 59 e GO, e 1." Repertorio del 1858, disp. I a 3 — 1859. V Echo medical di Neuchatel. N. i . — Svizzera \ 859. V Educalore israeiila. Punt. 1. — Vereelli 1859. Gazzella di farmacia e di chimica. N. 3 a 6. — Venezia 4 839. • // Tecnico. Vol. 11, fase. 7. — Milano 1859. L' Eco dei tribunali. N. 881, 20 gennaio 1859. Comptus rendus liebdomadaires de I' Academic des scien- ces de France. T. 48, N. 2, a 5. // Bacofdo ilatiano. Anno II (gennaio). — Milano 1859. Giornale venelo delle scienze mediche. Oltobre, novembre, dicembre. — Venezia 1 858. V Economista. N. I (gennaio). — Milano 1859. La civilld callolica. N. 212 e 2! 3. — Roma 1859. Annolalore f'riulano. N. 4 a 0. — Udine 1859. Elenco dei f/iornali^ delle op ere periodiche, etc., esistenti presso pubblici slabillmcnli in iMilano, compilalo da Luciano dall' Aequa. — Milano 1859. Lellvre di fdiniylia. Vol. 8, punt.'' 1/ - — Trieste 1859. — 338 — BuUeltino dell' Islmo di Suez. Vol. IV, N. 1 e 2. — Torino 1859. V union medicak dc la Gironde. 4.' annee N. \, Janvier. — Bordeaux 1859. Jahrhucli etc. (Annuario dell' i. r. Commissione cenlrale per la riceroa e conservazionc dei Monumenli. Vol. III. — Vienna -1859. Inclice (Idle malerie. I. I'aite. — Verandfiuni^eii in deni SUnde der Conservatoren, uud Cor- respondenten. Bericht liher die "W'irksanikeit der k. k. Central-Coni- niissiun in der Periode vmii \ Jul! 1857 bis Knde September 1858. II. Parte. — Memorie. — Die Entwickelung des Pfeiler-und Gewolbe- systemes in dei' kirchlichen Baiikunst von Beginne des Mitlelal- ters bis zuni Scbiusse des lo Jahrhuiulerts vcm A. Essenweiii (niit 79 Holzschnitten). — Der Schatz der Metrupulitankirche zu Gran in Ungarn, von F. Bock. Aufgenumnien uud gezeichnet von W.'^hn- merniann (niit III Tafein und 18 Hnlzsclinitten). — Die kirchiiche BaukuMst des romanischen Styles in Siebenbiirgen, von F. Midler. — Mit Zeichnungen des Rarlslinrger Domes voni Architekten Sillc (mil III Tafein, 25 Holsrbnitten und 2 Facsimiles). — Die milteialter- lichen Siegel der Abtcien und Regularstifte im Erzherzogthume Oesterreich ob und unter der Eiins, von Karl v. Suva. IVlit Zeich- nungen von Laufberger und Schoenbrumier (mit 26 Holzschnitten). Die Rirehe des ehenialigen Cistercienser Nonnenkloster Porta cfeli zu Tisnovic, von Johann Erasnms Wocel. — Aufgennmmen und gezeichnet von Architekten F. Kierschner (mit IV Tafein und 28 Holzschnitten). — Glasgemalde aus dem 12 Jahrhunderte ini Ivreuz- g.inge des Cistercienserstiftes Heiligenkreuz ini Wienerwalde. Text und Zeichnungen von Albert Camesina ( mit XXXII Tafein und 1 H(dzschnittr). Mdtheilnngen etc. (Comunienzionc dell' i. r. Societa Geo- grafica di Vienna). Dispcnsa 3.' — 1858. Jahrlmch etc. (Annuario dcll'i. r. Istiluto Geologico). N. 3. — Vienna 1858. BulU'tin de la Sociele Boianiqne dc France). Tomo V, di- spcnsa 7. — Paris. 1858. — 339 — Bulletin de la Societe imp. des naturalistes de Moscou. Di- spensa III del 1858. Su i terremoli avvennti in Roma iieW anno 1858 relaliva- menle allc fasi lunari. Letlera della signora Calerina Scarpellini. — Roma 1839. Archivio storico italiano. T. 8.", disp.' 2." N. 16. — Firenze 4 859. Indice delle materie. ■ • G. Gori. — Lettera suH'eccidio di Cesena del 1577, atlo recitabile, d'au- tore anoninio. — E. Poggi. Sulla sloiia della legislazione italiana di Federico Sclopis. — G. Rosa. Sulla storia delle rivoluzioni d' Italia di G. Ferrari. — A. Vannucci. Sulle pubblicazioni dell' Istituto di corrispondenza geologica. — Rassegna bibliografica. — Nuttzie varie. — Giornale istorico degii archivi toscani. — Aneddoti letterari scieiitifici ed artistici, ecc. Verhandeligen etc. (Memorie della Reale Accademia delle scienze di Amsterdam). Tomo IV, V, VI. — Amster- dam 1857-58. Indice delle materie. ■ . ' •' Tomo IV. 1858. Tables d' integrales definies par D. Bierens de Huan. (di pag. XXXI e P72). Tomo V. 1837. C. M. van der Sande Lacoste. Synopsis Hepaticaruiu Javanicai'um, adjectis quibusdani hepaticarum uuvis extia-javauicis. (Con 22 tavole) (di pag. 112). D. Bierens de Haan. Reduction des integrales definies generales I V{x) — '^ — , f ^ F(a) — ^ el application de ces furmules au cas, que F(j7) a un facteur de la forme sin^x ou cosoo; (di pag. 117). W. Vrolik. Ontleedkundige nasporingen onitrent Dendrolagus Inustus. (Con 0 tavole) (di pag. 06). G. F. W. Baelir. Over de draaijende beweging van een Ligcbaam oin een vast punt, en de bewehing der Aarde oni baar rwaariepunt. F. Kaiser. Eerste onderzoekingen met den niikrumeler van Airy, vol- bragt op bet Observatoriuni der bongeschoo) te leiden. — /. //. C — 340 — Sehroeder vnn der Kolk. Over het fijiu>re zamenstel en de werking van het verlen^^de Kiiggeniliorg on over de naaste oorzaak van Epi- lepsie en hsro ratumelc behandeling. — P. Hurling. Description d' un dianiant reniarquabie enutcnant des cristaux. Verslagen en Mcdedc.cligen etc. (Rapporti c comunicazioni della stessa). Sezione di LetteraUira. Torao Ill^disp.' I, 2, 3. Sessione di Storia nat. » VII, » 1,2,3. — Anistcrdam 1857-58. Jaarboek etc. (Annuario della stessa). Aprilc 1857 e 1858. Calalogus van de Uockery etc. (Calalogo della Biblioteca della stessa). Tomo 1.", parte I." — Amsterdam 4 857. Das Gcselz des mcnscldichcn Wachslhumes o\c. (Loggi del- lo svilupju) umano e delle imperfezioni del torace ca- gionata dalle rachitidi, dalle scrofole e dalle tuberculo- se del dott. Francesco Liliarzik. — Vienna 1859. // sogno del Pellegriiio, i)uemetto del Co. Cav. Filippo Li- nati. — Torino 1 859. Relazione sulV Istitulo venelo di scienze, leilerc ed arli del dotl. Migerka (estral. dal Viener Zeiiung). BoUetlino delle leggi ed alii ufficiali per le provincie venele. Parte \.' punt. 8. ^ Parle 2.' punl. 8 e 9. ] '^^^' Relazione pc premii della fondaziniie Cav. L. Sfincnlini per gli anni 1857-58, del do;t. V. I'lauti. — Napoli 1859. Manifestazionc del Concnrso a' premii Scmenlini pel cor- rente anno 1859. — Napoli 1859. Ricerehe inlorno la preparazione dclt ossido verdc di cro- mo. Meinoria prcmiala. — Napoli 1859. Nnovo reagenle per dislinguere Cacido larlarico dalV acido citrico. Mcmoria prcmiala. — Napoli 1859. — 341 — Sloria documenlala di Venezia di S. Romanin. Fnsc. 20 c 21. — Venezia 1859. Staiuto inedilo delta Comimitd di Murano del 1502 prece- duto da cenni storici del dolt. Nicol6 Erizzo. Ve- nezia 1859. Dctle istituzioni di beneficenza nella cittd e provincia di Venezia. Studii storico-econoraico-statistici del Co. Pier Luigi Beinbo. — Venezia 1859. Sulla corrente litorale dell' Adriatico. Memoria del profes. cav. Maurizio Brighenti. — Bologna 1850. ERRATA CORRIGE deU'elenco dei modelli di piante fossili mseriln nel vol. precedente. Pag. 814, lin. 26 Sassafras Terettianum Sassafras Ferettianuni Mas Mas. — 815, » 16 Fracastoria megasse- Fracastcria megapepo Mass. po Massal. — — » 18 Rambusiumsepultum Bambusium sepultum Ung. Aug. » 19 Rambusium palmaci- Bambusium palmacites Mas- tes Visian. sal. » 54 Paleospate elliptica Palaeospathe elliplica Mas Mas. » o3 CaiilinitesCatuIliMas. Caulinites Catuli Mass. — 816, » 8, 9, 10 Phyiocialides. Phyllocladites. AfiSO 18b8-59 DISPENSA ftl'lSTA Sopra un modo di dedurre il progressiva sviluppo deW equazione a quadrati delle differenze. Memoria letta neiradiinanza 17 gennaio 4 859 dal m. e- prof. S. 11. MmcB. R lella prima Parte della Memoria siil calcolo delle risol- venti Lagrangiane letta a questo Istituto nella sessione 12 dicembre p. deeorso ho fatto cenno d'un metodo, che serve ad esprimere razionalmente i coefflcienli d' una risolvente in funzione d'uno de'medesimi ed offre qualche analogia col luetodo del Caucliy, pel calcolo delle funzioni simmetriche. Introducendovi un' ovvia modificazione esso divieue con- forme al mezzo proposto nella nota III del Corso d'algebra superiore del Serret (edlzione seconda) per assegnare I'es- pressione del quadralo della funzione di Vandermonde, cioe il prodotto de' quadrati delle differenze fi'a Je radici d' una equazione algebrica. Ma 6 facile rilevare che un si- mile procedimento pu6 servire al progressivo sviluppo di tutta I'equuzione a' quadrati delle differenze, partendo dalla forma di siffalta equazione spettante ad una primitiva di dato grado, per dedurne quella che corrisponde ad una equazione del grado prossimo successivo. Questo metodo Hon esige che la replicata derivazione di funzioni intere e razionali, e non incontra diflicolta che nella stessa compli- cazione del tinale risultato, cosicchc puo applicarsi nel mo- Serie ///, T. IV. 4fi — 344 — do pill spedito o souza soverchio travaglio anco al caso in cui la (lata equazione complcta sia del 4." grado. Per una eqiia- zione primitiva del 5.° grado il nietodo Lagrangiano sa- rebbe ostremaniente falicoso bcnchc I'equazione fosse priva del secondo terniine, e percio lo stesso Lagrange si astenne dair intraprcndere siffatla ricerca riportando nella nota III del siio Tratlato (Idle cquazioni numeriche^ la corrispon- dente equazione a' quadrati delle differcnze, indicata dul Waring nelle Med'Uationes algeOraicae (edizione terza, c. 11^ probl. MI, pag. 85). Se lo sviluppo dell' equazione a' qua- drati delle dil'fercnze non fosse oggimai un oggctto di mera ouriosila, si potrebbe applicare il presente metodo anco al caso d' una primitiva equazione di grado quinto. Ma il ealcolo ne diviene molto complesso pel gran nuraero di ter- mini clie si contengono nella richiesta equazione del deci- mo grado, giacche sebbene il maggior nuniero di que' ter- mini si dilegui allorche manchi il secondo termine nell' e- quazione primitiva, tuttavia ne rimangono 95, come si scor- ge dalla sua forma esposta dal Waring nelPopcra citata. Fra Ic ricercbe degli odierni analisti sulia espressione de'eoeffi- cienti dell'equazione a'quadrati delle differenze non scmbra ch(» sia stato fmora esibito per lo svolgiraento di siffatta cvjuazione un mezzo analogo a qucllo onde assegnare il pro- dotto d(!lle differenze fra lesue radici che leggesi nell' opera dianzi citata del sig. Serret, poiebe altrluienti il dotlo auto- re non avrebbe tralasciato di avverlirc cbe simile procedi- mento poteva estendersi alio sviluppo dell'intera equazione. Reputo pertanio opportune, innanzi di preseiitare il rima- nente della sopraddetta Memoria,resporre in questo scritto I'estensione dello stesso nietodo alia progressiva deduzione de' varii termini doll' equazione a'quadrati delle differenze, porgcndone 1' applicazione a' casi meuo complessi, ed ag- — 345 — giungendo infine I' espressione del prodotto de' quadrati delle diffei'onze fra lo radici d' una equazione completa del 5.° grado, e qiiindi la relativa discriininante d' una forma binaria del grado medesirao, nella cui deduzione recberaii- no qualche giovamento e un uli'e mezzo di verificazionc deir esattezza del calcolo le avvertenze che si avia cura di premettere airapplicazione del metodo. i° Sia r equazione A(x) =^x"-ha, x"~' -h a^ .-c"-^ -h • . . -f- a„_^x + a„ , e si denoti con E,^ (z) z= 0 la rispettiva equazione a'qua- drati delle differenze. E certo che assumendo ■ ••..■ . • ^ = y-+-ii. sari pure E,^ (z) =: 0 1' equazione a' quadrati delle diffe- renze della trasformata (1) ^"-h«y-'-hay-^-h. ..H-a._J + a„ = 0, i cui coefficienti per la formula di Taylor hanno i valori ct„ =■ 2.3...(n— 1) ed offrono le relazioni Al"-'1(*), Si avrS pertanto identieamente e siccome ct, , a^, , . . . «„ sono quanliti dc' gradi con- _34G — trassegnuli da loro imlici rispetto allc radici dell' cquazio- ne (I), e Icquaziono E,^=rO ascendc al grado -'- — rapporto a % ch' t; del secondo grado ; il maggiore espo- ncQte di ci„ nella cspi'cssiono di E„ non potrii occedere n — I. Per lo cho iramaginando sviliippata E,^ secondo a,; si avra la formula (,^) E„ = A*"^ -hA'"^ ct,,-\-.^'\ ct^.... , on e sara il valorc di A" una quantity numerica. Conse- giicntcmente derivando qucsta fimzionc rapporio a /.; si trova (2) I'identila :0, ^-S A^"^ 4- 2A"'\ «„-+-... -t-(n- 1) A<'V-j , donde cguagllando a zero il moitiplicatorc di ciascuna po- tenza di «„ , attesocht; A " A " ... A " e Ic loro de- rivatc rapporto a h non contengono lO,^ , si racoolgono Ic equazioni (^)^„-.a;1-^(%)=«,2«„_.a-3+(-;;.)=o, che si potrebbero ulteriormcute dcrivare rapporto a A, od — 347 — offrono di mano in raano i valori di Aj'_^ A ''_^ , . . . A^"^ quando sia noto A^"^ . E poich6 (3) per a„ ~ 0 E„ riducesi ad A^ , sari a'" il primo membro del- I'equazione a' quadrati delle differenze spettante all'equa- zione (I) ove si ponga a^ =: 0 : cosicche denotando coQ E„_, (2) = 0 r equazione a' quadrati delle differenze di e con F„_, {z) =z 0 quella che si deduce dalla (3) ponea- do z=:y-, si avri\ (6) a;;:^, = f„_. . E„_.. :^ ^ ■:- 2." Per forraare F,^_, basta moltiplicare il primo mem- bro della (3) per quello dell' equazione che ha le stesse ra- dici mutate di segno. Ordinando questo prodotto rapporto ad a„_, si ottiene dapprima F„_. (z) = r (2/"-^-f- <^.. 2/"-^ -1- ... -4- «,_J X iy"—-o^y'-' -^ . . . 4- (- 1 )"-v,,_j e denotata del pari con F,^_2 {^) = 0 1' equazione che ha per radiei i quadrati delle radici di e posta per breviti ... (7) /«_^(^)=ct„_3-^-a„_5S-f-a„_jZ^ -F ecc, intendendo che in questa espressione 1' ultimo termine ab- — 348 — bia per cocfficientc a, oppiue ci^ r= I, sccondochr n sin pari o dispai'i, si rinvione (8) F„_, =. ^F,_, -f- ( - I )"-■ 2;r/,_, «„_. Portanlo o,c sia nota I'cquazioiie a' quaJrati dclle dif- ferenzc (9) E_(.):=A';-''-;-/J;->_-f-.... -I- A a = 0 , O « 1 d'lina priiniliva (5) del grado n — I, si avra (G) (7) (8) il \aIore di A '^ , e colla replicata dcrivazione rapporlo a A si oUerranao (4) i valori di A " , A " , . . . A " e verra assegaata (3) T espressiooe E„ = 0 dclT equazione a'quadrati delle differenze d'ogai piiinitiva (I) del grado n. 3." Nel ricavare la derivata rapporto a A di qualsiasi fuDzione (p, relativaraente ad una primitiva equazione (J) del grado n, si polri adoperare la formula -t-2''"-(d«r,)-^''"-'(S)' che si deduce daila /d?\_/jd?\/d^\ /d?\/dz^\ , /_di\/ , ,,/dE„_i\ ,, -. /dE„_, /dE„_i\ ne verra relativamcnte ad una primitiva (I) del grado n /dE„_, \("' /flE„_,\ , , ,. /dE„_i\ (ITT e quindi eliminando / ^ ,— ) fra questa e la precedente eguaglianza si tavvh ,,,^ ^ , /dE„_,\(") /dE„_,\ , _ /dE._i\ ^"> ("-'K-d^) ^<-d.7)-^'^^rd;r)"^-'- cosi pure si dedurrebbe sottraendo I' una dall' altra Giova soggiungere a questo luogo 1' ovvia diraostrazione d' un teorema riguardante le funzioni omogenee in indice, eioe siinultaneamente rapporto agl' indici ed agli esponenti delle quantity principali che vi si contengono. Sia -^ una funzione di a.^ , ct^, . . . a.^ omogenea di grado m ove le quanlila da cui dipende si cousiderino dotale d'un grado equivaleiite all' indice rispettivo. Ponendo — 350 — si avra ovidciitomonlo 4 — a'";^(/7,(/, ...<), c derivando rapporto ad ce, INIa si ha pure M=(S)+(i)0+--^c-~)(:-^) quindi dal paragonc delio duo cspressioiii di Da, ^ molti- plicale per a, risulta -^""'ih)- Se nella funzione -^ oltre a.^ , ct^ . . . a.^ si contenga una quantiti z di secondo grado rispetto ad a, , e I'omo- geneita abbia luogo tenendo conto anco dclla z come di quanliti dolata deirindicc 2, converri aggiungere alia for- mula (12) il Icrmine 2z ( —j . Cosi si avrebbe 4° Nell' applicazione del inelodo si pu6 proccdere in varie guise, c primieramente eseguirc il prodotto dclle due — 351 — fiinzioni F„_, , E„_, (8) (9) ordinato rapporto ad ct,^__^ onde avere (G) 1' espressionc (13) A;^l=B,-hB„^. «„_, -hB,_,«%_,-f- ... il cui coefficieote generale ha per valore (14) B, := ;.F,_, A^;-" -j- ( - I ) «-' 2 ./,_ A<'17' intendendosichevi siannulliogniquantita A*'^~') affetta da un indice negativo o superiore ad «— 2. Poscia ordinaudo la (13) rispetlo a % sotto la forma ( ' '^ ^:L = -" -^ /5. -"~' -^ (^^ -""= -+-••■ n{n — 1) , , , in cui TO^-'-— — , dediirne <-) (V) = ('§)^"'--^(S)=' -(t). ed osservando (4) die per «„__, = 0 si ha I ~Tk / ^^ ^ e f]iiindi ( '. ) = 0 , inferirne che dato /S, — M 4-M, a„__. -]- M^ fit" -h ecc. dev" ossore idciilicamcnte Sfiii' III. T IV W — 352 — (^')-«.(^)=»^ ■ ili nianiera die ncl derivarc /5,. rapporto a A; si potra ri- guardarc M^ e la prima potenza di c«,j_, come due quaii- tila costaiili C, c. In simil guisa oUcnulo (4) e siipposto yr = Pu-^ P, ^-„— .-h r. <,_, -+- ecc. , si potrri nel derivarc quosta formula ritcncre costanti P^ e la prima potciiza di ce„ ., , c cosi di scguito fiiio alia de- Icrmiiiazione dell" ultima qiiantiU'i a'' . 3." Si piio iiivecc derivando la (13) rapporto a k osser- vare chc, atteso raiinullarsi di \^ — .,-} per a„ , =0, dcv' esscre /dB„v „ /d<,_.\ /dB„. 0 (|iiindi ponendo (>I5„ fit , „ := C, /dB„_,\ I dV/ (IB (^g-^-2.B., «„_.:.€„, - _ 353 — (20) -- A^';;^^ = c„_,-f- c,_3 ^,,_, + c,^,, r/_^ -{-... SuccGssivaraontc derivaado qiiesta espressione rapporta a k ed assiiniendo ^^'> (^) -^ ^^"-'^ «„_.= 2G„_3 , dC, \ dA- si otterrebbe (22) a;;;^3 = g,_3 -h g,„4^„_. -i- . . . -h g, «;; j . Parimenti stabilendo /dG„_5; , /dG„_5\ , /dGj (^)H-2(n-3)G,a„_,= 3II. , (t) = -.. si avr5 (2-^) - K:U = ""-^' + "«-5«„_.-i- ■ . . H- H„«;; J — 354 — e cosi progrossivameiik' fmclio si giiinga ad avoro e col porre si oltonga il valore numcrico G.° Si puo asscgnare in terzo luogo I' esprcssionc di — a'"^ senza esuguirc prcventivaraente il prodotlo ;; — 2. F E , , = a'"^ , nia derivando invcce qucsto prodot- to rapporto a h e valendosi della (11) per calcolare la deri- vata di E„_, . Avendosi infatti E, .=rA'"->-f-A^"-■*«„_.-^A^"-V -h... („_,) K— 2 -h A a , ed assumendo (25) o„, = .,(%-)^2.X^)^... -t- (»-3)a,_3 V^;-3-;-l-(n-m-^)(n-2)A^_;' ct„_, , si raccoglic dalla (II) 'dE„_A(") -^ ;355 — c poicbe (8) '• . ... ■ . : ^ /dF„_.\ /(]F._i\ „_, , .,.., (-l)"-'2|^(%-^)-4-2«,_ !«„_., sostituiti i valori di E„^, , F„_, e delle lor derivate nella formula di' d lo dcrivata dolla (6), e sviluppati i prodotti, annullan- do r aggregato de" termini non conlenenti «„_, , e divi- deudo poscia 1' eguaglianza per ci„_, si avri un' espres- sione delia forma (20), i cut coefficienti verranno deter- miiiati dalla formula (27) c,_,=|.(^)+(-.r-M./_«„_.| A'+.(,,;)»;-i.3(,,,;)'^: n-2 , 4 («-2)(/i— 1) 3 H — o 4 (H— 3)(»i-2) «4 ^ ^4— — % «. -f-^ -^ -' a. a _ 1 (»-3)(H-2)(»-l) i . 2.4 ,r^ 1 — 358 — H— 4 1 (/«— 4)(/i— 3) i (n-4)(H-3)(n-2) "2:3 n^ ''^^ 1_ (/I— 4)(/t— 3)(»— 2)(n— 1) 5 ~^ 2.3.5 n^ "-i ' ecc. si riprodurra roquazione E,^=0. Quest' ultiina deduzione servirebbe a passare daU'equazione a' quadrati delle diffe- renze d' una priraitiva spoglia del secondo termine a quella che corrisponde ad una cquazione completa. Ma simile operazione tornerebbe molto prolissa e quasi intrattabile appena sia n=::5. Giova pertanto soggiuiigere il modo se- guenle di ottenere lo sviiuppo di E^^ secondo lo potenze di a, quando sia no(o il primo termine dello sviiuppo, cio6 r equazione a' quadrati delle dilferenze d' una primitiva di grado 11 priva del secondo termine. 8." Assumiamo a tal fine (30) E„!z=R„-i-R.a.-i-R^«*-hIl3a^'-i-ecc. —0, essendo R^ il nolo v;dore di E^^ eon'ispondente ad a, = 0. Denoliamo con |— ,.") 1« derivata di R,„ rapporto a A ne!la supposi/ione di a^ costante, ed avremo /dR„, \ /dR„, \/d«2\ /^R^\ \~Ak / ~ I d';/7 / ' dA- / "^ \ AJT) Quindi lo svili4)pu deir cguaglianzu (~tt")-~^^ (num. i) sar^ — 359 -fw j R^ -t- 2R^ a, -h 3R3 a^ -{- 4R4 a^ -f- ccc. | * ed essendo quosta una equazione identica , poiclie deve avverarsi per qualsivoglia valore di a, , sari nullo il mol- tiplicatore d'ogni potenza di a, , ciot; si avra I' eguagliaiiza _ , , ,. /dR„-2\ , /5R.._,\ <-' >'».=-;^l(^r)-<'-')(^)|- ■•' e percio ecc. In simil guisa si potrebbe svolgere E^ secondo a^ , ed assegnare la stcssa E,, allorch^ sia nolo il suo valore corrispondente ad a,p-=^0 , semprcche non siasi annullato altro coefficiente della (I). Imperocclie supponendo (32) E„:=T„-{-T.ct/,-hT,^;,-M34-t-ecc., e signiflcando con / — j la derivata di T,„ rapporto a k Heric IIJ,T. IV. 47 — 360 — nella considerazione di ce^^, costante, si lia del pari \df( /\ dv^i /V dA- / \ i\k f <'^-^^Kd'^)^/'^-(^S')' . c in oonsogucnza I'idontila +'«-")|(.^ )«.^(.,^) -+(^,) «? + -^-1 1 = •• -|_(,i_/;-l-i)|T,4-2T,a^,+3T3a;+4T^a;,-f-ecc.|rt^,_, per GUI SI raccoglie c si ottiene in particolare la (31), posto p= I. 9." Venendo a (lualclie applicazione (num. 4) comincie- remo dal Irovare per n=:2 cioe per una equazioiie del 2." grado y' -t- a,// -h «^= 0 la formula (3) 1- K^^> . a'^^ in cui A r=r ; — a ; > 4 (juindi (2) (4) \ dk J = — -ia, , A^ = — 36i — 0 percio - ..v ^ /:> ;;. .,: : ;; :' (34) ,vv . E^ = z — a^"^- 4c6^ = 0 . Si avrebbe iiioltre (8) Assunto poscia 7i=:3 , cioe data I' equazione per cui (3) p3_ i(3) I .(3) . .(3) s si avi-a (6) (15) '^ '"i '' •' in(li(l7) (2) (IG) (4) edinOne (17) (2) (4) ' ' ' ' ; , .(3) (-^1^'-) ^- « 8«.I>.a. = - 54a, , Af = 27 =3 3^ . Pertanto (25) £3.1=^5— 2(.t;^A;?'<,:' .^/ dclla priniitiva Moltiplicando (27) E3 per F3 nell' ordine dclle potcnze di ^3 , e poscia scliierando i termini neH'ordtne delle poteuze di z si trova (G) (U) (15) lo sviliippo (37) Af=r.z^-^/S,:.^H-/3,.^-h/53^^^/S/r=4-/S5--h/?6 —z'—{Sa—SotJz'-^{Sot.'^ — \(jrtlct,-h22al—2ct,a^)zi —\ a^— 8a* £4^-4-24^- a' — 2Sul—2{'ix]—r6a,a^)ct^ -^U2ct\—\2oi.]a,-\-\7ctl)ctl — 2(3a^ — lOit^a^ -i~21 a,otl)a^~ (2'6a.'' — ASotJal z' — 1(^'-''^J< — 2(3^;— 13«,«Ja^a3 .. .-. i -i-(9a* — 42a2a^ — 1 8a') a^-|-54a,a^ ;2 i ^ 2 3 3j H-(a;-4aJa;a^-2(2a;-9a,aJa'- 27a*^ , — 3(J3 — ed avendosi (17) (2) ;i^ ^^„ - '. ;--•<.;(■ ^^ .:, , ■'r^ii;*^; vi (-dAJ=-2«A(3^;-19«;«.+27«.«;) '-^V I * 3 =- 2(3^; — 16a' «,^-^2a-)<:^3-56a.a'' , (^) = 2a3D,(3«;- I3^,aja^ ■ "' " ' - • '-U < ~2{Zct] — ICa,)aJ = 4* . •- -■■ — 3G5 — Sostilucndo i valori (37) (38) (39) (40) nclla formula (36) si ha la cercata equazione a'quadrati delle differenze d'ogni primitiva del 4.° grado. Essa venne gii espressa por inva- I'ianlieper primi coefficicnti di covarianti in una Memoria del eh. prof. Brioschi (Torlolini, Annali di malcmatiche. — Roma — Gennajo I85G. — Nov. 1858). ^0." Le trovate equazioni a' qiiadrali delle differenze coincidono con quelle esibite da Waring ( Medilationes algehraicae, Cambridge 1782, capo II, p. 84) c da Lagran- ge (Memorie delta R.Accademia di Dcrlino^ anno 1708^ pag. \ 17) nella supposizionc di a, '-^ 0. Partendo dalle espres- sioni di quelle equazioni corrispondenti ad a, =r: 0 si pos- sono dcdurre le equazioni ai quadrati delle differenze per qualunquc valorc di a, nel modo gia additato (num. 8). Infatti per » = 3 abbiamo (30) (35) R^=::;5-|- 65e^:=~h 9a's -f- 4a' -{-21 a" 3 e deduccndosi dalla (31) ,'"'•. ,,.^ *' Irovasi riprodotla la (30). — 3G() — Cosi pure per 71=5 assumondo (30) ; ' e coiioscenJo il valore di E.^ corrispondeiite ad a=0 eioe '' S' -'3 S^ 4' (S 23 si ottiene (31) ' '^^ — (26a^ H- 54a^'-|-l20a^a,,)a32 — (24aJ-^Ga,)3'-(l2a^-h2J>aJ-h32a,a4)r — (a — 42a^a'-f-Ga «/ — 72a ) :: ^ 1 -^ i 2 4 4 ■4- aj a ^ — (■5a^H-6a*)a44-l44a^a* , -h (Ga^'+JSa',)^,:— (4a;--l8a,a4)a3 , — 367 — -i-{2a ~\-Gci,)z'' — Oct' z— 27a . e quiQdi si raccoglic la stessa equazionc die sorge dalla sostituzione de' valori (37) (38) (39) (40) nella formula (36). \ I .° Diverrebbe assai falicosa la ricerca deHcquazioQe a' quadrati delle diffcrenze d' ima eqiiazioiie completa del 5." grado, non per difficolta inereote all' esposto metodo, ma pel gran numero de' termini che si coutengono nella equazionc richiesta. Imperoeche si avrebbe per ?i =: 5 (7) fz=ot.j_ -h-z , e quindi (8) F^ = zF, -+- 2z{z -f- ctjrr.,^ H- ct] = z\z[z^-{o^]-2a,)z-^ al]-2zct^ct,- ct"^ , ~^2z(z~^-u.Jctf^ ^ a^ ; cosicche assunta (3) £5 = A, -1- A iZr -H A a 4- A a -f- A a = 0 , 4 J 25 '5 tJS si trova clic il solo gruppo A =: F/jE/^ conterrebbe 184 termini divcrsi. E sebbene nella supposizione di a,=0 spa- risca da qucsta equazione il maggior numero di termini, ne rimangono tutlavia 95, come si rileva dalla relativa espres- sione addoUa da Waring nel luogo citato delle sue l\ledi~ Scric in, T. IV. 48 — 308 — tazioni algebrichc (Capo H, piH)l)l. XIF, pag. 85). Potreb- besi da quest' ultima espressione consegiiire la forma com- plola (Icll'equazione a' qiuulrati dolle diffuicnzc d'ogni equa- zione di 5.° grado col nietodo indicalo al num. 8 ; ma poi- che I'esposizione de' risultati si dell' uno ehe dcH'altro cal- colo occupcrebbe alcune pagine di stampa, e cio ehc v' lia di piu utile ed importanle a delcnninarsi in quella cqua- zione e 1' aggregalo de' termini ohe non contengono T in- cognita :, ossia il prodotlo de' quadrali delle differenze tra le radiei della equazione primitiva, ehe mediantele som- me s delle potenze di grado p delle radiei delta data equa- zione (I) si trova espresso dal nolo determinantc *o 5, . • -'u- i' S a dedurrcmo dalle anteriori indagini il proccdimento gia ad- ditato dal Serret (opera citata) per caleolare questa fun- zione, introducendovi le abbreviazioni ed avvcrtenze gia accennate (num. 4, 5, 0). Denotiamo il ricliiesto prodotlo de" quadrali delle diffe- renze fra le radiei della (I) con V,^ , e rappresenliamo il suo sviluppo rapporto ad ct„ colla formula i* ' ) V„ = U , -f- IJ a„ -\- U „ ctn-h-. . .-hU a ^ ' II It— I n — 2 " ri — 0 " 11 n K manifesto cbe per ;;:==: 0 si ha 1' eguaglianza E„(0)=:(-l) ' V„, — 369 — come pure •• ■,. •. , , ■■ („_1) („_o, E„_ ,(0) = (-l) '■ v„ e quindi (0) (41) ti(n—{) A^"*=(_|) ' U"'> di pill (8) F„_, (0)= (— ^)"— al_^ , c percio dalla (G) (^2) ' ' U'"^ =ct' V„_. . n — I „ — , " Avvcrtendo poi die colla derivata rapporto a k di E,^(0) si anuuiia idenlicameiile anco qiiella di V _ , si otteiTi derivando rapporto a /.■ la (41) •J -h^y .,ct,,~i-... (?i— 1)U a. lu , e poiche qucsta e una identita per qualunque valore di a , si avra in generale 1' eauaslianza n) clie rappresenta n equazioni corrispondenti aValori n I, « — 2 , . . I , di p e determinanti U^"* , U^"^ u'"' /; — 2. It — 3 ' ■ ' u Queste equazioni si desumono ad evidenza dalle (4) ponen- pet dovi z=0 e sostiUiendo ad ogni quanliti a'"^ il rispet- Uvo valore u'"\ falla aslrazione dal secno. — 370 Conoscondosi T cspressiono di ^"-. = U_ H- U_3 ct„_,-h . . . +U_^ a__ , si trova (43) (42) oppure si potrii poi analogamentc alia (11) conseguire la derivala di Vj,_, rapporlo a k per ihia data oqiiazione (I) di gra- do w, mediantc la formula («) (..-<)( ,„-) =«,(-„^J+2.,(-^)h-.... /dV„_,\ OtlfMiulo il valore di u'"' , si procederii del lima- nentc per la dclcrminazionc dogli allri coefficienli della cer- cata espressione ( i I) valendosi dell' avvertenza notata al num. 4 oppure nclTallro modo indicato al num. 5. 12." Per esibire un escmpio di applicazione riferiremo i valori di V^ , V3 , V^ clie risultano dalle trovale cspres- sioni di E^ , E;^ , E^ (:ium. 0) cioe — 371 — {AG) V^=-E,(0)^ctl—Aci, V3— — E3{0)=(a'— 4aja'~ 2{2aJ— 9ajc/,a3— 27a' y,,^E,{0)z^\{ctl-4y,.Jctl — 2{2^l— detect u.-'I-aja'^ — 2|2{a — 4:;,)^;— (9a'— iOjdJci.^a-l- 3(a' — 24ajfltja/, —J 27 a*— I '*-ia'ct,-l-l28a' -f- in2a.a35 a' + 25Ga^ , e cercheremo il valore di V5 cioe il prodotto do' quadrali delle differenze fra le radici d' un' equazione completa del 5° grado. Posto n=o abbiamo (41) . . ~ J o 2.5 '5 05 poscia (4 a) (46) (2) . ' = — 2(r«' — 4aj5t'oJ3+ (8a^ — 3Ca,aJc«^a^-i-542?^a' -i~\{6a — 24ct,«Ja]— (3Ga*— 'l70aJie^-{-48a«)a3 — 252a,a^j(X/, -f- 36a^— I GOa^ct^ + '^'' Osi^s ^' ' quindi (44) (46) - — 372 — ]l8(a^-4a,,)a'ct3-(80a*-35Ga,aJa^a""-j-(2.ia'--630aJa'7i«. J 1 - « -^ ' 1 3 1 35 ' r 1 - i ' 1 1 ^ ' a' •^ 3i 4 — I 3G a^ — I GOc«,a^-|- I GOOa^j \ a\ c successivamcnlc (43) =— 27(a'— irtjaj H- (144a^— GSO^^.aJcfVs — (128a*— 5G0aV^— 825a') a'~ 900a,a' — 1(1 92aJ— 1 020 aa^-h^OOal) a^ — ( I GOa^— 2050a,aja^ — 22o0 ct-\a, — jO(a' — '.Oaja' , ,5, -1 /»IU?\ U'^^'^r— --(-—- )=2oGa-' — IG0Oa^a,-i-22:>0a a'- ■ 3«i \ (l/i- / I 1 ' .^ -f-(2000a'— 3700^^^3—2500^,^4 , o 4^4 \ (lA- / E noiclie (42) si ha U ;= a' V, , sostitulti nolla formula 4 4 ' ('(7) i trovali valori dc' suoi coorficiciili risulta — 373— ' 4 j (a^— 4aja^— (4aJ— 18:e.«Ja3-h27a^ja^ —J I8(a'— 4ceja'— (SOa^'— 356fl«,aja,«3 -j-(24a^— 630«Ja'|a3ce4 -|-S(Ga'— 24<:«,ctja'_(144a*— 74G£i'a,^-560a')a, — I020ie.a'ia' ' 3) 4 4_J36ct^— I GOa, ^^-^ 1 COOidsJ a^ '^5 27(a^— 4aja''— (I44a^— G30a,ciji«'c«3 - (I28«^— 5G0a"-c«^— 82oa-) a^-t-900a,a^ { 1 92£j^- 1 020a''c«,H-900a^a,.-( I G0a'-2030£(;,aJ«3) a^ -2250a'|c«4l 50(a* — 40aja* 236a' — \(yOOoi'a^-\-22oOa,a (2000a'— 3750aja3— 2300^,^4 ,a'-f- 3125a* - 374 — Questa osprcssiono c in consegueuza il (liscrimiiiante d'uiia forma binaria del 5." grudo si corapone di 59 termini, Percit') siflatto discriminanle, (luanlo al iiiimcro de'terraini, eostituisce uu' invariante di ollavo grado meao complesso deir invariaate dcllo stesso grado calcolato almeno con 6G termini dal cli. sig. cav. Faa di Bruno (Tortolini, Annati di scioize malcmatiche e fisiche, marzo I85G, pag. 8G). Supponendo nella (48) a, = 0 si ha im' espressione (•he s' accorda coif aggregato do' termini non conlenenti r incognita dell' equazione a' quadrali delle differenze esi- jjita da Waring (Medilationcs algcbraicae, c. II, p. 85), e si compone di 19 termini come la formula analoga ri- cavata dal Caucliy a pag. 49G della Meuioria sulla deter mi- nazione del numero delle radici reati nelle equazioni alge- hriche (Journal de I' Ecole polylcchnUjue, t. X, c. XVII, Paris 1815). Conosciuto il valore di V5 offerto da Waring per a, = 0 , si puo dedurre la sua espressione per qualunque valore di ct, , mediante il procedimento indicato al num. 8. Imperocche assunto i valori di R, , R^ , . . . R5 vengono in simil guisa asse- gnali dalla (31) parteudo dal nolo valore di R„ , e si tro- vano espressi dai rispettivi aggregati di lermini affelti dalle successive polenzo di :z, nello sviluppo (58) dapprima oUcnulo. muwii DEL mm u mum \m — 0 I^i leiige la seguente Memoria del m. e. prof. B. Bizio intitolata , -. , ■-r.. OSSERVAZIOIM /-■ "•^^;:^' ALLA NOTA SULL' ANALISI BELLA LUCE Si discorre della forma delta censura. Nel quaderno de'nostri Atti (\) teste uscito in luce io trovava cosa, die troppo strettamonte mi appartiene per passarmene in silenzio, ond' 6 cbe mi trovo in debito di dichiarare francamente di essere sempre per ritenere opera caritativa quella dello scienziato, die accorre sollecilo a toglier di mezzo I'errore anche quando solamente dia cenno di spuntare nel campo ddia scienza. Tuttavia pare a me cbe, nello stender la mano a svellere la mala pianta, non si dcbba raai farlo per guisa da mettere altresi a pericolo (I) W'it'j,. qiiesto volume, pag. II. Serle 111, T. IV. 49 — 37() — ly buoaa messo crcsciulavi a canto. Auzi croderoi non do- vcrci essere raai cagionc di odoperare iin colnl tiiodo, dove si faccia di guardare al buon volere di clii si e affaticato per r incrciiiento dclla scienza ; e in qucllo stosso die ci sembra ossere doniandata la censura, Irovaisi allre parti che per debito di giustizia c'invitano aU'encomio. Clie se poi ci facciamo al caso particolare di quegli spcrimenti, che diedoro argomenlo alia scriltura contenula nogli J///,credo eirivi fosse da ricordarsi la senlenza dell' immortale Ba- cone, il quale dice: Nei/iie qtiisqiiam ila slvpidus esse debet., ul credat, quod nunquitm faeinm est adhue, id fieri jam non posse, nisi per modos edamnunfiuam tenlatos (Bac. de augni. sciont., lib. IV, cap. 11). Egli e percio che', dopo averc de- scritto qiianto mi fu dato innanzi duirespcrienzii, io sog- giiigneva : « Sarebbe forse, io dico iinalmcnie, che questo I) nuovo modo di analizzare la luce solare vantaggiasse il » prisma? Sarebbe che ci fossero raggi di una rifrangibi- » liti ianto fra se propinqui che, valicando il prisma, non I) dessero uu sensibile dilimgarsi dalla perpendicolaie,onde I) sfuggissero al poterii preoisare; e che questa via ( ma- I) lamentc delta delle ombre ) ci avesse dalo modo di co- » stringerii a svelarsi (1)? » E dopo avere mandate innanzi queste mie interrogazioni aggiungo: « Dico tutte questecosc » qiiali presupposti die domandano di essere o certiticali, » o sraentiti dalla sperienza degli oltici(2), » e non ostante queste raie dichiarazioni leggo negli Atti queste parole: « Neir ultima adunanza si lesse una INIemoria di un nostro » ollega nella quale e detto: « Esservi nello spettro solare »' due rossi, uno il meno rifrangibile di tutti gli altri raggi >' luminosi, e I'altro piu rifrangibile certamente del giallo, (I) Vegg. Memorie dclV i. r. Islilu/u Vcnclo, lom. VII. png '114. (y) Yegg. Tom. e pag- cit. — 377 — » (lol verde, delTazzurro esservi un giallo di ri- >. franijibilitS vicinissima a quello del violetto. » » fn un idtro luogo della Moinoria pore chc spiinli im » qiialche diibbio circa la vei'ilu di quesle proposizioni, » lanto diverse dalle doltrineaccolte da tiitti,e pare altresi 1) die I'Autore desideri di sapere quo! die ne pensino i w colleghi. Se cosi 6, io sono lieto di andare a'vorsi di un 1) desiderio col dire 11 mio avviso in questo proposito (I). » Con queste parole senza piii furono quivi gittati i fonda- menti della mentovata censura; e si entra senza piu ad accen- nareainiodi diversicon cliee analizzata la luce. Ci paria pri- ma, com'era debito, del prisma, siccome quello, cbe prime ci dischiuse quel miracolo dibellezza, ch'6 nella luce, enedivisa tulli i particolari. Scende poscia all'altra via segulta dell'as- sorbimento de' raggi col mezzo de'coipi a cio accomodati, e qui si particolareggia con minuta descrizione gli speriraenti del Brewster, e il risultato a che venne, di avere cio6, con grande semplificazione, ridotto Io spettro solare a soli tre colnri. Sono poscia ricordati partitamenle que'celebri uo- mini che si fecero al partite del fisice inglese, e quindi sono posti ad opposizione allri sapienti,clie indi appresse ncbia- marone ad accurate esame sperimentale le ricerche del Brewster, mostrande non rispondere agP intendiuienti di lui; e quindi ricondussero Io spettro solare a quella vergine integrity, in che eel diede il prisma del Newton. Finalmente ci divisa un altro mode di analisi preferibile ai mentevati, od entra a parlare dei relicoli del Fraunhofer, e quindi di quello spettro per diffrazione, intitolato normals. Qui a noi non serabra troppo chiai'o, perch6 una allegazione cosi ampia di dottrina senza che si vegga a che diritto finemiri (I) Ves^g. qnestn vdliimo.'paf!. H. — 378 — per la risoluziono del tonia; conciossiaclio, sc fosse slato per significarc clie quelle sole erano le vie per condurci aU'analisi della luce, noi avromnio scmpre crcdulo altre poternc essere, come ci assicura Bacone. Ora posata T accusa di aver io manifesla'o il pensiero esserci nello spcllro solare due rossi, uno il mono rifran- (jibile di tuiti gli allri raggi luminosi, e /' allro piii rifran- gibile ccrlamenle del giallo, del verde e deW azzurrn : ed esservi aliresl tin giallo di rifrangihilild vicinissima a (juel- la del violetlo; noii trovo quivi negli Alii un cenno degli argomenti onde fui tratto Delia mentovata coiulusione ; e inlanto il discorso continua in queslo tenore: In allro Itio- (10 della Mcmoria pare cite spunli un qualche dubbio circa la verild di quesle proposizioni. E quiiuli in queslo luogo, le niie piu cbiare e signiOcauU paiole noii valgono che di un velo a mala pena baslevole a lasoiar Irasparire il gcr- moglio di un qualche dubbio, e si elle suonano a queslo uiodo : dico tulle quesle cose quali presupposli, che do- mandano di essere a ccrlificali^ o smcnliti dalla sperienza degli ollici, che mi pajono voci di chiara signiGcazione. Senza che indi aggiungo: « Tutlavia la rilevanza di questi 1) falti mi melle nelTanimo una grande Irepidazione sopra » i miei deducimeoti, e quindi mi accende il desiderio, che » uomini perili nelC oUica piglino a rivedere il gravissimo » subbiello (I). » E di qual niudo puu mai avvenire, che quesle mie parole si evidenti non bastino a dare che I' in- dizio incorlo che stia per ispnnlare un qualche dubbio ? Dicono chiaramente ch' io non riposo quielo sopra le mie deduzioni, e che chiamo quindi a decidere il gravissimo subbiello la sperienza degli otlici; perocche ceria cosa e (I) Vegg. Monorie delV i. r. Islilulo Venelu, torn. VIl. pas}. 413. — 379 — flic i fatti sperimentali non possono esscro svclati ciTonei c'bo (la'risultali contracltluenli di altre spcrienze. ^^:. r." ':,:.f~:- § 2." vM, ,!.:• ■ ^;^ o. ■: . ■Si paiia del merito. i f, : ^; ^.:., . ; ■ - Continuandosi indi le intraprese osservazioni, e quivi soggiunto : Se, come dice I' aiilore, c'e qticslo rosso moUo rifrangiOile coperto da allri colori egualmenle rifrangibili, come non occorse mat in tanti sperimenii di Irarnelo fuori ? Sai'cbbe stato buono altresi aver dotto: In lanti sperimenii, fatli poro sempie al modo slesso; e qui tornerebbe ancora in acconoio allogare la sentenza di Bacone. Ma non e forse vcro (be da qiiando in qua ci fu luce al mondo, ci fu sem- pre con laltra luie la luce/Jo/or/vZrtfrt.- eppure nondimeno in (and sperimenii non fu Iralla fuori cbo in quest'uUima mela di secolo dal oclobre Malus, c quindi poi'tala a cosli- tuire una parte si rilevante dell'oltica? La luce aggiunla a luce, o la soprapposizione delle onde, non produsse som- preoscuriti? eppur tultavia prima degli esperinienti del nostro Grhnaldi non fu sapulo esserci le inlerferenze ? Le linec oscurc rigarono scmpre lo spettro solaro, e nondi- meno prima degli sperimenii del Fraunbofer non fu mai saputo esserci quelle striscie nericce, venute pur tuttavia a renderc oggidi un servigio utile alia scienza. lo non dice queste cose a sostegno del mio rosso piii rifrangibilo, cbe per esso ho gia invocato il sicuro lume riscliiaratore del- I'esperienza; ma discorro di questo modo a fidanza di con- vincere in opposto di cbe vorrebbe lo scrilto degli Mti. Prosiegue indi : « Ma percbe modo 1' A. arriva a quella » sua conclusione contrai'ia alia doUrina generale ? Vi m- — :]m — » rlva muovendo da un supposlo gratuilo, il quale preso » nel concotlo di lui e audio assurdo^ appoicgiandosi ad » una indiizione evidcntcmcnte infranta. II supposlo gra- » tuito e cIk', due striscie colorate die no' suoi sperimeiiU D fiandieggiaiio I' ombra di un cilindreUo, illiiniinalo da » una luce bianoa e da una luce di colore, nascano dalla » divisione di questo colore. E il supposlo considerato nd » concetto dalT autore 6 anche assnrdo, perche amiuotle n die questo colore, il quale si divide, o, com' egli dice, » riesce sdnppialo, sia un colore deiiu'ntare (I)- » La considerazione che innanzi tratio a questo luogo mi sembra doversi fare e, che prima di accingersi a por mano alia censura bisogna avere ac<'uratamente sludiato e olti- mamente intcso gli argomenti di coiui, che ci proponiamo di censurare ; e massime, ove il negozio si aggiri intorno a' fatti, dati innanzi dall' esperienza, occorre prima avere lucidamenle compreso in die consistano ; perocche altri- menti ci mettiamo a pericolo di aggravare il censurato di un peso die non gli compete. Cos! avvenne, forse per troppa fretta, in questo luogo. Infatti quivi e detto, ch' io arrivo a quella mia conclusione di un rosso piii rifiangi- bile, muovendo da un supposlo (/ratuito, il (juale preso nel mio concetto snrehbe anche assurdo ; peroccbe il supposlo gratuito sfa che, due striscie colorate ne'miei speriinenti, le qiiali fianchecjgiano T ombra di un cilindrctto, illuminalo da una luce bianca e da una luce di colore nascano dalla divisione di questo colore. Veramente, il cilindrcllo, o qualunque altro schermo opaco adoperato in queste mie sperienze, e totalmente immerso ndia luce del riverbero, che (di qualunque sperienza si parii di quest' ordine ) e (I) Vpi;i;. qnpslo v>iliiiiip, patr. 16. " ' — 381 — sempre luce coloiala : ma qui si pare Iroppo cliiaramente non essersi inteso il risullato delle ^mie sperionze, die mi sembra sin da principio cliiaramente significalo in queste parole: Non die aW affrontare dello schermo contro ii pia- no bianco^ o conlro la parele, mi fosse dala innnnzi I' om- bra verdc, mi venne , con apparita inattesa, dipinta una iista lunga quanlo era I' allezza del piano^ formata da due slri- scie conligtie tinte dei piii eleganli colori prismatici, nna rerde, rossa /' allra ; con (jtiesto che, teniilo fermo il piano in quella sitnazione, la verde sla sempre a sinistra di chi osscrva^ e a dirilla la rossa (I). Dunque io dico, che mi venne dipinla ima Iista lunga quanto era /' allezza del pia- no, e queslo e tutto il sustanziale, o la quidditi"! deH'ombra, formata da due slriscie coniigue, le quali non punto fian- cheggiavano allra, o diversa ombra del cilindretto, faccenda die, come non mai avvenuta ne'miei sperimenti, non 6 mai dello die avvenisse in nessun Inogo della Memoria, e quindi da non sapere per qual modo si arrivasse ad una idea cosi slravolta del fatto sperimentale. Due striscie contigue vo- gliono dire per Io meno die si toccano, die si rasenfano, e non mai die sieno messe a fiancheggiare altra ombra del cilindrelto, ma si portale a coslituire elleno stesse tulto il corpo, e la quiddita dell' ombra : e posciache la cosa fosse per egiial modo ripeluta, con sola la diversity de' colori, in lulte le altre sperieoze, non sappiamo indovinare per qual sinistro entrasse a guaslare il fatto quel giudizio erro- neo. E qui ci bisogna anclie nolaie, die c' era altra Jincora salda e forlissima, bastevole a far si cbe non batlesse in qudlo scoglio. L' ancora era la strisciuola mediana di so- prapposizione ricordaia in queste parole: « Fin qui, dico (I) Veg'i. Memoric dell' i. r. Jslilu/u Vonc/o. torn. Vll, pay. 407. — 382 — » io iiolla Memoria, giiardava in silenzio, affinche riiiscisse » pill iiella la esposiziono, uii minuto itaiticolare, clio pur » si accompagna coslanlemenlo a qiiesto ombre, etl e una » lista longiliulinalo in colore diverso, die partisce ic due » lisle vagamenle colorale, quali furono divisate nellepar- " lieolari sporienze gii\ descritte. Qiiesta lista niediana de- » I'iva dalla soprapposizione de'colori, die soiio neile due » liste colorale, esprimenli il colore nicsso al cimento e il » suo compleinentario. Nel fatto della soprapposizione dei » due colori, in queste parlicolari sperieiize, non avviene » mai die ne torni il bianco, n6 la rieomposizionc del co- » lore cimentato, o niolto raramente, come vedremo indi » innanzi la risurrezione di quest' ullirao ; ma sempre un tt coloi'e diverso poco fornito di vaghezza lustranle » Quesla strisciuola di soprapposizione, dividente i due » colori della immagine, puo rendersi piii ampia od esigua, a secondoclie piu o meiio si avvicina Io scbermo opaco al » piano, e talvolta si puo cziandio dissipare al tutto ma- tt diante un congruo allontanamenio, come mi avvenne » seuza sconcio del violelto teste menlovato eoc. (I). » Se adunque si fosse badalo, cb'io ricordo questa strisciuola mcdiana; die accenno al modo di toglierla, c die nc diviso r origine, dicendo procedere dalla soprapposizione de' due colori che sono nelle due liste colorale, esprimenli il colore messo al civienlo e il suo compleinentario, era impossibile cadere nellerrore di vedere le due liste colorale partite dal non piccolo inlervallo delC ombra del cilindretlo; concios- siache di tal maniera non cbe potersi conciliare il correre contifjue, era fuori di ogni possibilila cbe pervcnissero in parte a soprapporsipcrfornirci la strisciuola mediana dian- zi ricordata. (I) Vegg. op. cit., torn, cit., pag. 415 o 416. — 3«3 — Ora il fallo di quelle ombre, costituilc da due slriscie contiffue diversamente colorate, e ii fatto nuovo cd origi- nalissimo ch'io ho porlato nel campo dcH'oltica in rispelto alle otnltre colorale; perocche nessuno prima di me (per quanto io ne sappia ) lia dato mai a vedere quelle ombre bicolori: tak-he non avendo io collo mie mani compaginate quelle ombre, ma osseiido proprio venule dal seno vergine della nalura; posciaclie per esse mi sia dato pel capo del- V assurdo, bisogna qui diveassurda la natura: che non sa- premo rinvenire chi ci creda. Ma sara forse che I' assiirdo mi slia meglio in capo per aver detto, che quelle due slriscie colorate, lucenti, che co- stiluiscono I'ombra bicolore, nascono dalla divisione diqttel colore? 11 fatto t; adunque di questo modo che, quakinque sia il colore della scala prismatica nella luce del riverbero, che da nel piano bianco, I'ombra che ne esce allaffrontare dello schermo, e sempre e coslantemente costituita dal co lore che ha la luce incidenle del riverbero, e dal colore che apparliene al complemenlario di quella luce stessa; sicche parrebbe Uillo proprio il dire, che la immagine bicolore sia venuta dalla divisione di quel colore nel suo complemenla- rio; ond' e ch' ivi abbiamo ad un tempo e il colore della luce propria del riverbero e quella spettante al suo comple- menlario. Qui adunque io non ho precisamente fatlo altro^ che divisare esattamente quello che mi ha messo dinanzi agli ocelli la natura: onde non io avrei dato in un assurdo, ma anche qui sarebbe assurda la natura, avendomi dessa messo innanzi quel colore, con tulle le visle e particolariti di essersi diviso nel suo complemenlario. Non si dimenti- chi che que' colori, quanto alia bellezza loro lustranle, han- no tutte le specie de' colori, che abbelliscono Io spettro solare. Serk ni.T.lV. 80 — 384 — Trovo approsso die lo scritto coiiloiuilo negli Alii ug- giiigno, the il siipposlo consideralo ncl mlo conccllo c un- clic assvnh in doppio, perche ammclle cheijueslo colore^ it f/tiale fii divise, riesca sdoppialo in im colore clemenlare. lo veramonlo, comcclie al leggcrc quosle paiole sapessi di corlo ili noil avere nel niio lavoro manleuiUo il parlilo, olio que' colori fosscro eleinenlarl, ne avuti sperimenti clio mi ti'aessero in quel giudizio, ne niemoria ehivi fosse diseusso quel subbietto, pur nondimeno mi diedi a rileggere lo sci'it- lo dopo uscito da' toreiii per rilevare almeno onde mi fosse veiiula quesia spei'iale impulazione ; e nienle in fatti mi venne inconlralo. Ora, quanlunque questo elie son per dire nol domandi necessila di difesa, olie, non essendoci colpa noa bo mestieri di sdebilarmene; tuUavia nella grande ignoranza in (be siamo, massime circa I'astruso fenomeno deSle ombre colorale, non potrebbc esser vero cbe i raggi elci'ogenei aecompagnanti la luee colorata del riverbero nello incidere sopra il piano e nell' affronlo dello scbermo, fossero realmente assorbiti da que' eorpi opacbi, onde soli raggi elemenlari rimanessei'o a pingerci le vagbe immagini? Ouesto successo, obe ora mi si affaccia al pensiero, e non potrebbc avere altro appoggio o indizio die la venuslii di quelle luci gareggianli colic liui prismaticbe, non puo cer- lamcnte essere indovinato, ma si dalo a conoscerc accerta- tamente dalla spcrienza. Indi Icggo inoUre ncl quaderno: <• L'induzionc poi » cvidentemenlc infi-anta eccola: Dietro qualdicspcriinento 1) (potcva andic dirsi con piu \erita,dopo uiolli speiimenli »> continuati per due anni successivi ) si crige in fallo ge- n neralissimo, o legge, die nell' ombra il colore die spelta » ai raggi meno rifrangibdi si Irova scmprc a fronte ddla » luce pill dirctta. c qudio die appai'ticnc ai piii lifrangi- — 385 — •) l)ili si rinviene alia volla della luce piii ohhiiqua. Poi si I) dice die, messo al cimeoto il color veide, i risultati riu- » scirono contrarii, ed anche per altri colori : dunque 1' e- » pperienza nega ripetutamcnle die il fatto suddetto sia » gen era le (I). ■> La allegazione del testo qui e un podiino manclievole, perclie niente dice in che stia la conlrarield del risultati, quando fu cimenlata la luce verde del riverbcro verde. E detto adunque nel mio lavoro sperimentale, die le due listc colorate, componenti Tonibra bicolore, una si mette costan- lenjenle a diritla di clii ossena e I' altra a sinistra. Ora posciadie ogni effetlo costante debba prooedere dulla sua cagione c quindi anch' essa costante ; cosi ho ritenuto chc non a caso quelle due striscie colorate andassero a niettersi a'loro posti, ma die ci dovesse essere una causa die ivi le sospignesse ; e quesla causa mi e sembrata essere la diffe- rente direzione de' raggi incidenti sopra il piano bianco. Mi e paruto anche die li dove ferivano conlro il piano i raggi pill diretli, ivi andasse costanteraente a mettersi la lista del colore speltante a' raggi meno rifrangibili, e dove davano i raggi piii obbliqui si allogasse quella appartenente al colore ddla luce piii rifrangibile. In questo assegnamento della cagione determinante il posto delle due liste, cioe della differente dirczione de' raggi, io polrei avere errato ed es- ser altra ; ma c' e di piii, che faceiulomi di trasportare il piano in posizione opposia, vale a due sopra I'altro cate- to (2), vidi le due liste vagamente colorate, come in vista passassero una sotto all' altra, andarsi a porre^ quella che prima rispondeva a diritta di chi osserva a sinistra^ e quella ch' era a sinistra mutarsi a diritta. In questo caso non av- (1) Vegg. questo volume, pag. 16. (2) Vegg. Memorie dcIV i. r. hfiliilo Venelo, loni. VII, pog. 409 — 38() — \nmc nliro canginmciilo ncl fullo siu'riniontalp, cfio solo iiolla (lirczione lUfforenlc de'raggi; chiiKjiic qucsia diffc- ronte dirozione e la causa vera do! collocamenlo spciiale dolle duo lislo colorato. E posciaclio por me fosse vcduto, che in questa iuiniulabile poslura delle duo listc, W colore della luce piii rifrangibile si tiene cosfanlemenle alia volla de' raggi pill obbliqui, eosl il sito proprio occupato dalla lista il tenni argomento certo per infcriie la niiuorc o niag- giore rifrangibilila di quelle luci. Ora venuto alia luce verdc del river])ero verde, ed avuta una iuimagine bicolore, for- iiiata da una strisoia verde e da allra in bellissimo color purpureo, uia con queslo tutlo nuovo especiale, cbe la lista verde giaeeva a diritla di clii oss-orva ed a sinistra la pur- purea, o rossa, cioe tutlo in opposto di quello cbe avvonne quandofu sperimentata dapprima la luce rossa del riverboro rosso; a questo luogo la scritlura degli Alii vorrobbe cbe io ripudiassi la cagione assunta per dinotaro la ragione del posto, (be tengono le lisle colorato. Ma io porlo il piano sopra I'altro caleto,e qui eziandio le due striscie componenli quest" ond)ra bicoloroj venutaci dalla luce verde, simutano di luogo, e it purpureo o roseo rispondc a dirilta di cbi osserva, e il vorde a sinistra (1) : dunquo la differenle di- rozione de'raggi fu anclie in questo caso la causa delernii- nanle il posto diverso die andarono ad occupare quelle due lisle : ma il purpureo, o rosso, o roseo si tcnnesempro iiel luogo do' pill rifrangibih; dunquc c e un rosso pii'i ri- frangibile del rosso nolo ; che mi pare conseguenza volula dalla piii legittima investigazione sperimentale, tenuta rigo- rosamento alia relazionc di causa ad effelto. Non ostante tutlo il delto, sin qui gli Alti concludono, che I' esperienza adunque nega che il folio suddello sia gc- (i) Vegg. op. cit., torn, cit., pag. 411. — 387 — nerale, cioe cbe alia volta dclla luce piu obbliqua sticno i raggi pill rifrangibili ; o quindi con ciosolo voglionocbe il mio roseo, o purpureo sia escluso da' raggi piu rifrangibili. lo in opposto non consento, cbe quosto mio rosso sia cac- ciato da' raggi piu rifrangibili, se non in opera, come ho detto pill sopra, delta gperienza, e non mai per una mera deduzione a priori, cbe si fa ad abbattere il principio gene- rale per nie posato. Noi cousenio, percht; la naUira non s'indovina a parole, ma ci si svela al coslringimcnto di ben condolti ed iterali sperimenli. Nol conscnlo, pcrcbe venulomi quell' elegante color roseo colla specie di un rosso pill rifraiigibile, e quindi avendo io detto nclla Memoria allro essere il rosso cbe pigne la soave e delicalissima rosa, e il fragrante garofano incarnalo da quello cbe accende i! rosolaccio, o papavero de' campi, e il tiore del melagrano, faceva indi, come far dee ogni lemente indagatore degli arcani dclla natura, a me medesimo questa interrogazione: Sara poi vero che il colore delta rosa sia altro da quetlo del papavero de' campi F Quando cio sia realmente, se io sottoporro all' esperienza la luce di un riverbero roseo, o in color di rosa, io dovro avere una immagine bicolore esattamente conforme a quella venutami dalla luce verde del riverbero verde. Diedi quindi mano alia verificazionedi questo fatto, e il risultato corono la previsione dataci dal lume della menle. Non voglio cbe per questo sia dinio- strato it mio rosso piii rifranyihite il quale per mio avviso domanda insistentemente il lume dell' esperienza ; ma non 6 abbaltuta la gagliardia delle ragioni, cbe mi ebbero con- dotto in quella crcdenza ; ne mostrata la ragione contraria al mio presupposto, onde io aveva la stessa immagine bico- lore e dal riverbero roseo e dal verde, cbe a prima giunta parrebbono fra se tanto lontani. — 388 — Non sapi'ci qui antivedere por (iiial iiiolivo Ic pagino cli'io leggo non facciano nv aiiclie nn nieiiomo cenno di qiiogli altii niioi sporinienti al liiUo nuovi, inslilniti colla hire Irasniossa da' velri piani colorali. Quella o iin' alli'a mano di falli oi'iginali, fir io pel [trimo dicdi a conosi'orc airotticain rispctio aWcoviOrc cotorale.'SVi pareva c ho fosse da mcttcrci qiialclic adenzioiie, conoiossiaclu"' in qiiogli sperimenli sia voduta la niirabiic potonza della liico obhli- qua artifu'ialo in isdoppiare I' onil)i'a com[)I(Miienlai'ia nel- I'aKra oinbra del colore della bice Irasincssa da quel eotal \ctro colorato; si die le due ombre colnrale slanno pinte sul piano bianco a' fiaiiclii Tuna dellallra, eel stanno a volonta della niia luce obbli(iua, clie inuovo a (aleiito. Anzi se adesso dianio ch' io adoperi la luce Irasiiiessa da un ve- tro in color rosso, onde ne ho I' onibra complementaria in l)eIlissimo color \erde azzurreggiante, e che io invii a sini- stra di elii osserva la inia luce obbliqua artiiiciale, veggo dalla predetta mia ombra verde azzurreggiante staccarsi con luirabile apparila T ombra rossa che dispiegata va a posare a diritla di clii osserva. Ora posso a volontii que- st' ombra che sta a diritta far si che si traduea a sinistra, passando in vista di sotto all' ombra complementaria, e per cio fare non bo bisogno di ailro die di portare la luce ob- bliqua a dirilla, e I' ombra rossa va a metlersi obbedien- tenienle a sinistra. Come potro io adunque, divenuto pa- drone di questo magislero della luce obbliqua, onde a mio beneplacito muovo le luci delle ombie e le obbligo a met- tersi dove meglio mi talenia, rinunziare di primo tratto al mio rosso die sta alia voUa de' raggi pin rifrangibili, per- chc mi venga delto che il fatto,ch'io allege, non e generale? Io non sono nicnle ostinato ne' niiei pai'tili, ma per rinnn- ziarvi voglio che altra maniera di sperienz(> sicnre e irrc- — 389 — pugnabili dicliiarino evidenlemente T errore dello mio de- duzioni ; o qiiesto sara un vero progredirc, una vera iitilih'i [lortala dalla critica. Ora prnscgiiono gli Alii: « Lo studioso non lia altro » partito clie di riniinziare a qiiclla idea dolla generalila ') del fatto. II nostro aiitore al cuiitrario non peusa nep- '» pure clie questo partilo ci sia e sci'ive: Allra via non ri- » maneva a' miei deducimenli die solo di concluderc esserci » nello speltvo del Newlon due rossi, una il meno rifrangi- » bile di iulli gli allri raggi luminosi, e /' altro piii rifran- » gibile ccrtamente del giallo, del verde c dell' azzurro. >• Ma qiiand' anclie io fossi eosi docile da picgarmi siibi- lamenle a' desiderii manifeslali in qiiello scrillo, come fa- remo indi a spicgare 11 muoversi e mntar di liiogo delle li- sle colorate al cangiarsi di dirczione dei raggi incidenti sul piano bianco ? Avremmo degli effetti senzo cagione. cir 6 im impossibile flsico. Ma qnando la cagione sia quale noi Tabbiaino divisata^ cioe il fcrire de' raggi piii obbliqui, per- cliead essi risponde senipre il colore piii rifrangibile, io tal caso quel mio rosso, ch' e mosso a qnclla voita,sarcbbe un rosso pill rifrangibile dell' altro rosso universalmeute co- nosciiito. Si di in fine compimcnlo alia critica con quest' ultime parole: « La conclusione e assai coraggiosa ; ma supposto » clie il falto fosse propriamcnle conforme alia conclusio- » ne, r autore aveva il mezzo di farla trionfare, e di pro- » clamai-e una scoperta delle piu inaspeltate ; e non si ca- rt pisce percbe non abbia adoperalo quel mezzo ch' e faci- I) lissimo. Basta moslrare col prisma alia mano clie quel » rosso, che riesce isolalo nelle sperienze dell'aulore e piu B rifrangibile del giallo, o del verde, o dell' azzurro. » Qui veramentc non comprendo d' onde muova questo — 390 — (liscoi'so, e mi si faccia rimprovoro di non avere adoperalo /■/ mezzo facilissimo del prisma sopra quel rosso, chc rie- sce isolalo ncllc mic spericnze, e si lamenti di non capirne il perclte. E non sono forso io medesinio die, nel cliiudere la csposizione di quelle niie prime sperienze, discorro a qiieslo niodo aecennando a qucllo, ohe rimane a fare: « Io » soiio veechio e forte indebolito della persona, e qnindi » non arconcio a sostenere il peso dello sperimentare, » qiumdo hisogna avore iin po'alla lunga la mano allopera. » Terrci, esempigrazia, clie fosse da bucare il piano no' siti » in cui cadono le ombre ( t qiiali fori polrebbono a vo- » lonla esserc acceeali ) e di qua derivarc la luce da solto- » porsi al cimento de' prismi ed a lulte quelle altre soUili » indagini che fossero per essere suggerite alia perspicaee » menle dell" oUico. Io a questo uuovo ordine d' invesli- » gazioni non mi possa coadurre, c saro quindi lieto ove » le mie tenui faticlie possano aver data lamossa, si che » altri pervengano a chiarire quanlo sin qui bo mostrato, » o quindi, colla speeialila di ben siciu'i e provalissimi ri- » sullati, a mcglio formare la quiddita dollo spettro del » Newton (I). « !Mi pare cbe con (juestc parole sia predusa la via al poler dire non si capisce pcrchc non abbia, die per capire non bisognava altro die leggere, per intendero cb' io anzi invoco K opera de'pm/Hi e di ogni alLra indagine oecor- rente, die addilo il modo onde procederc sopra le mie luci, cbe molto esplicitamente signilico il perche io non mi trovassi in islalo di sostenere quell' opera. E per ultimo non avrei mai creduto che fosse da le- varsi tanto rumore, per('b(i io venni nclla condusione, cs- serci un rosso piii rifranyibilc del ffiallo, del verde e dell'az- (I) Vegg. Op. cit., torn. cit.. pai;. 415. . . — 391 — znrro, ed un giullo che nella rifrangibilUd si tiene vicinis- simo al violetlo. Ho detto anche fa ragione perche io fossi condotlo in quclla sentenza, la quale sc dti in coiitroversia, allontanandosi assai dal ritenulo sin qui, aspella tuttavia un facile e slcuro componimento dalla face dell'esperienza. A me parrebbe cbe oggidl non fosse da levare tanta mera- viglia per questa poca novila, che verra, se uno "S'oglia, prestamente dissipata come nebbia al sole ; conciossiach(i mi sembri essere vicini a sorgere gli alb5ri di un giorno novello circa gli studii sopra la luce. Non sappiumo dal signer de la Rue, e da altri ancora, che la luce di Giove relativamente al suo potero illuminante, ha una virtu foto- grafioa maggiore di quella della luiia ; e che la luce di Sa- turno e dodici volte meno energica chimicamehte che quel- la di Giove? Come cio, se la luce illurainanle tutto quanto il sistema e da per tutto quella stessa, cio6 quelia che si slancia sovra que'corpi da quell' unico mare sterminato ch' (> il sole? Per qual ragione dei' venirci trovata diffe- i-ente, perclie ci e riverberala dalla luna piuttostocbe da Giove, e da Giove piuttostochc da Salurno? Quali condi- zioni sono occorse a modiflcarla di quel modo ? E forse so- pra ii detto sin qui non e ancora piii mirabile, che Ic por- zioni della superftcie lunare, le quali sono illuminate mollo obbliquamente dal sole, possedano pochissimo potere foto- gcnico, quantunque all'occhio paji^no brillanti pressoche tanto, quanto le pdrzioni sopra le (juali i raggi solari ca- dono meglio a piombo? Questi sono fatti che relativamente alia luce ci mettono nell'aspetto di una nuova lisica e di una nuova chimica, che stiamo per ricevere dagli studii lo- datissiaii degli astronomi (i). E in allro giornale leggiamo alli'esi queste precise parole. ' . ^ (I) Yegg, il Cosmos, torn. Xll, 26 niarzo 1856, pag. 342. Seric IIL T. IV. .'11 — 392 — " A compenso di qucste forsc irreparabili difficoltiL, )i sorgono pero a conforto altre belle speran/e; e sono che » forse potreuio un giorno ritrovare una relazione fra la » varia forza fotogenica degli oggetti illurainati e la loro » fisica e chimica natura : ond' e che a questo elcvalissimo » scopo sono gici rivolte le osservazioni di aleuni piu pene- » Iranti intelletti. Non sarebbe slrano che da una imma- » gine fotogrullca potessimo un giorno argoraentare la na- M tiira fisica e chimica di quel corpi che produssero la « stossa imraagine fotografica Egli 6 per lal modo che le » difflcolti che s' inconti-ano in alcune flsichc operazioui » sonosempre fecondediutili edinsperati ritrovamenli (1).- Con qucsti ridenti preludii circa quanto stimiamo doverci aspettare dolla luce, non mi scmbra che sia da slupirc di qualche cenno di noviti per me messo innanzi agli occhi de" sapienti, ch' e c sara sempre in nostra mano adeguata- menle chiarire. Dopotalelettura dice il m. c. prof Bellavitis sem- brargli che rargomcnto opposto al Bizio, il quale ap- ])arisce anche dal precedentc lavoro, sia queslo : In parecchi sperimenti il liizio trovo che nclie ombre da lui osservate i raggi piu obbliqui erano i pin ri- fiangibili, in altri sperimenti vide che i raggi piu ob- bliqui erano i rossi, da cio conchiuse che vi sia un rosso piu rif'rangii)ile del verde. Ora la conseguenza piu iiaturale degli sperimenti si era che non sempre i raggi veduti piu obbliquamente fossero i piu rifran- gibili. Si riconosce giustissima la meraviglia che al- cuno creda ^stere un rosso piu rifrangibile del (I) Vetlg. 1/3 Cronacit. Uispensa 12/. uO i^^'ij^no ISfiS, [wi;. 742. — 393 — vei'de, quando si considera che di tutte le parti della fisica quella (dopo la meccanica e rastronomia) che sembra poter aspirare alia certezza si e l' ottica e^ secondo le piii avverate teorie di questa, il rosso e il nieno rifrangibile dei colori. II s. c. dott. Antonio Berti le^^e la sesuente nota Sill terremoto di Venezia del 20 gennajo d859. Un moto sotterranco, pid violcnto che quelli del 1857 (la me gia descritli, si fece sentire in questa citt^ la matlina del 20 gennajo alle ore 8,55', secondo gli orologi del silo. Le scosse furono due, ma vicine cosi che le divise un solo istanle di quiete. Ambedue ondulatorie, piuttosto forti, e pill la seconda della prima, durarono unite da circa 10 secondi, e parvero a taluno accompagnate da romho leg- gero. La direzione dalT una all' altra mulavasi ; la prima fii da N. a S., la seconda da E.N.E. ad O.S.O., interciden- dosi sotto un aiigolo di circa 70 gradi. In molte case suo- nai'ono i campanelli ; in tutte oscillarono gli oggetti appesi alle pareli, ed il moto fu abbastanza gagliardo da comuni- carsi al grandc quadro del Tintoretto le Nozze di Cana die peiide inclinato dalla parete della Sagrestia maggiore nella chiesa della Salute. Kessun danno, ch' io sappia, alle mura degli editizii. Le osservazioni meteorologiche fatte, secondo consue- tudine, alle 6 antimeridiane diedero un' altezza baromelri- ca di lin. par. 342,25 ed una Icmperaturadi 0'',7 reaumu-, riani sotto Io zero. L'igrometro segno 77°; I'indice dell'a- nemoscopio guardava a N., ma I'aria era calraa, il cielo sereno, salvo un picciol tratio all' E. sull'orizzonte. Un'ora dopo la scossa il barometro era salito a 3 J2"', 40 e il ler- ~ 394 — luomclro a -f- I', I ; I' igfomelro invorc segnava YG"; I' a- ria era calma del pari ; il ciclo sereno. Sulo qualchc cirri loggeri lo Iraversavano in foi-ma raggiala da N. a S., ed una nohbiorclia roffuscuva presto rorizzonlc Qucsle scosse non cbboro il loro ccnlro a Venezia : anclic quosta volta vennero da altro sito, da qiiolio donde v'l sarcl)be vcniita la tcrza e loggerissima del 10 niarzo -1857, cioe da quel tralto subalpino dclla provincia Irivi- giana appellalo Quartiere di IHavc. Ivi ad occideiite di Co- iiegliano, e a Ire niiglia dal principesco castello di S. Sal- vator(\ sorge siilla vella d' un picciol colle quelle di Col- lalto oggi diroccato, ma cui fa corona un paescllo, clie porta il medcsimo nome. II colle di origine alluviale consta in gran parte di ciottoli quando disgregali e quando con- glomerati, e mostra la poca cocrenza della roccia, end' e composto, nel pendio in niolti siti franato. A'piedi vicorre 11 Soligo, e tutt'aH'intorno la pianura vedesi intersocata da numerosi torrenlelli, per cui scendono abbondanti le aequo dalle circostanti colline e dalle non remote montagne. Ora fii appunto cola donde parti il sotterraneo molo, che si diffuse per !e provincic nostre, e fu scntilo cosi ga- gliardo a Venezia.Ne per quel sito il trcmuoSo e fenonieno insolito: al dire degli abitanli, esso vi si farebbe sentire, innocuo sempre, da due a Ire voile per anno. Questa Oata pero Turto riusci inipeluoso oUre ogni usalo : le scosse prenunziate cd accompagnate da spavenlevole I'onibo fu- rono ire e consecutive; la prima ondnhitoria, Ic aliresus- suUoric, e durarono unite da circa 10 sccondi. C'le poi le due ullinie fosscro violenti lo addilano a tulla evitlenza i daiuii gravissimi degli edifici. Le niura dell' autico caslcll;) non patirono gran danno, a merito forse della grosst^zza loro, e di quelia durezza, clie il tempo impartisce ai ce- — 395 — inenti. Ci6 nulla meno quel lalo del muro, che guarda oc- cidente, ed 6 piu alto e isolate, fu aperto orizzontalmente a due picdi da! suolo, e la parte sui>eriore un po'sobbalzata ne rimase, ritta si, ma spostata. I. a torre, antica essa pure e che oggl serve da campanile, si fendetledall' alto al basso e caddero alcune pietre della sua cella. Ma i danni raaggiori se li ebbero la parte moderna o riaccomodata del eastello, ove abita V agente procuratore dei conti Collalto, non che il fdatoio, la casa parrocchiale, la chiesa di reeente costrulta, e quasi tulte le altre casucce del villaggio. Fu osservato i piii gravi guasli essere sul lato occidentale del pacse e degli edifizii danneggiati, il guasto maggiore guardare occidente. Nella casa dell' agente Ic staoze del piano superiore hanno le mura, specialmente negli angoli, fesse cosi da concedere passaggio alia luce : anzi di tali fessure, quasi tutte verticali, taluna e larga da sei ad otto centimetri. I nuiri invece del pianterreno, grossi circa mezzo me- tro, mostrano fenditiu'e strette ma orizzontali, il che appa- lesa con tutta certezza la natura sussultoria del moto. Al- cuoi gradini della scala, che metto da questo al piano su- periore, si spezzarono, aitri vennero schiaatati dalle mura- glie. in generate gli stipiti degli usci e delle finestre, e i davanzali di quesle e le pareti tutl/i e le travi sono fesse o sconnesse per modo da minacciare in molli siti rovina. La facciata del filatoio rivoKa a ^era, avvegnache sostenuta da arehi poggiati a grossi pilastri, di circa un metro qua- drato acccnna anch' essa di cadere; di tre lunghi camini, uno ruino, gli altri due soslenuti a mezzo da spranghc ob- blique di ferro si ruppero orizzontalmente, dove le spranghe niettono capo, e la parte superiore balzata in ai-ia ricadde sul mozzicone, c vi stette non senza sporgere al([uanto da — 396 — esso. Poche le stoviglic, i vetri, lo porcellane, die andassero salve. Di altre rovinc non parlo, noii avcnido altro scopo neir annoverarvi cotestc clio di farvi comiirondere la dirc- zione dell'urto e la gravitili del disaslro, e credo die basti. Quanto a' paesi viclni, tutli sofferscro danni, ma noii cosi gravi come a Collallo, e n' ebbero piii qiicili posli ad occidente del malconcio villaggio, anche se pin Ionian! degli orientali. Su quel lato la scossa fu sentita violenta a Falze, a Pieve di Soiigo, a Sernaglia, a Moiiago.a Col S. Martino, a Guja, a Combai, a Miane, a S. Pielro, efino a Valdobbia- dene e a Vidor presso il Piavc. In tiUti qucsli paeselli si staccarono gli intonachi dellepareli; qualche muro sere- polo; cadde il coniignolo di qualche fumaiuol(», e a S. Pie- tro, poco lunge da Valdobbiadene, ruino il fasligio del cam- panile. Chi mi scrive da Valdobbiadene mi dice che anche cola la superiore parte del campanile lentenno visibilmenle, cd oscillarono le alte cime dei pioppi, che flancheggiano la pubblica via, come fossero agitate dal vento. A Segusino, invece, distanle Ire miglia da Valdobbiadene, e suH'orlo del Piave, la scossa fu appena sensibile. Che so ora passiamo ad oriente troviamo cssere stala questa molto violenta fine a Serravalle, a Ceneda e a Cone- gliano, e ncll' ultima citla minore che mile precedent!. Un attento osservatore di Ceneda mi scrive : una spranga di ferro lunga metr. 0,49 appesa per 1' un dei capi al soffitto ed oscillante libera in piano verticale aver segnalo coll' c- stremit;'* inferiorc^ angoli di circa 15 centimetri. Ivi pure precipit6 qualche furaaiuolo; si fessero i muri di parecchie case, e si staccarono larghi Iratli d" inlonaco dalle pareli. Poc' oltre I'u b'nsi forte la scossa, ma non come dal lato opposto ad oguali distanze. Sedunque il tratto di paesepiii violentementc scrollato lo immaginiamo chiuso in ima do- — 397 — terrainata oerchia, questa avrci forma press' a poco clliltica coll'asse maggiore da E.N.E. ad O.S.O.,e il centro dcllurto sarji prcsso uno dei fochi. Da quel tratio in poi il moto diminuiva; serbavasi pero gagliardo piii a lungo verso la bassa pianura ed il raare, chc verso Taitipiano del Friuli e le Alpi. Infatti lo troviarao vivo molto a Sacile, dove fece suonare i campanelli delle case e cadere gli oggetti collocati sopra gli arniadi, ma poco pill in li scemava si chc a Udine fu appena avvertito. Degli allri paesi del Friuli alcuni lo sentirono, altri no, an- che se posti a brevi distanze. Cosi verso il Bellunese : la prima catena dell'Alpi non lo Irattcnne, e scosse per raodo la vallata, in cui sta Belluno, die ivi dal 4811 nonsiricor- dano Teguale; ma procedendo per le due valli del Piave e del Cordevole il movimento presto diminuiva. A Cadoree ad Agordo fu poco notato^ e meno ancora a Canalee verso il Tirolo. Anche sul lato occidentale 1' ondulazione giudi- cossi piuttosto forte lungo i colli di Asolo, ma incominci6 intorno a Bassano a farsi leggera. Al contrario verso il marc I'urto si conservo forte fino a Venezia: a Treviso fu tuttavia cosl vivo, die fece cadere il comignolo di qualche cammino. Si die lo spazio eziandio, dove la circumpulsio- nc, senza essere violenta, fu pero forte, e rappresentato da una supoi'licic cllitlica, nella quale il centro del terremoto occuperebbe uno dei fochi. Solo d a notarsi che il grande asse sarebbe volto da N.N.E. a S.S 0.,e farebbe col primo un angolo di circa 45 gradi. Non cosi le piii lievi ondula- zioni, le quail si propagarono piu uniformemente intorno al centro giungendo a settentrione presso Auronzo, ad oc- cidente ollre Trento c Verona, a mezzogiorno sulla sinistra sponda del Po, a mattina fino a Trieste. La curva per al- tro,cUe le comprendc, estendcndosi alquaoto piu da oriente — 398 — ad occidenle, ritrae alcun poco deU'ellissi in cui sta cliiuso lo spazio deir urto maggiore. Parliamo adesso della direzionc. lo dissi clio la dire- zione mutavasi dalla prima alia secoiida scossa , e chc quella fu da N. a S., quosla da E. N. E. ad 0. S. 0. E bene tali osservazioni conformansi a pieno, se ne volele trarrc quelle lievi differenzc provenienti piu ehe altro da giudizii basali sovra una sensazione, anzi che siille indica- zioiii d'lino stronienlo. Intanto I'osservatore di Ceneda nolo le due direzioni : egli mi scrive essere stala la prima da N. a S., la seconda da E.S.E.ad O.IN.O.; quello di Agor- do la giudico per sensazione propria da N.N.O. a S.S.E, cioe in direzione quasi polare, ma nel tempo stesso osservo ehe lo specehio appoggiato ad una parete da E. ad 0. eon- tinuava ad oscillare Gnito il Iremuoto. Coneluse quindi che le direzioni fossero due, e incrociate. Delle altre osservazioni eecovi un breve prospetto : Belluno da N.E. a S.O. Vaklobhiadene. » E. » 0. Sacile . . 1) N.E. 1) S.O. Udine . . . » E. » 0 Treviso . . » N. 11 s. Padova . . » N.N.O. » S.S.E. Rovigo I) N. 1) s. Vieenza . II E. 11 0. Trento. . . M E. 11 0. A cerziorare la osservazione di Padova concorre il fat- to, che si arrestarono tre pendoli dell' Osservatorio, i cui piaoi dioscillazioni sono da levante a ponente. Ora,comee focile a scorgere, alcunc delle indicate dire- _ 399 — zioni coincidono press'a poco colla mia dclla prima scossa; altre con quella dclla scconda ; due, quelle di Bclluno e di Sacile danno la coiuponente. Non e dunque difficile clie gli osservatori notassero delle due quella, su cui arrestavasi I' attenzione, non esscado moiti coloro, die sappiano du- rante un Ireniuoto serbarsi abbastanza tranquilli per cse- guire osservazioni piultosto sotlili. Quelli die la indicano da greco a garbino spostarono alquanto una delle due, od ebbero d'entrambe una sensazione confusa. Del tempo poco e da dirsi, colpa le irregolaritti locali degli orologi. Accennero solo che all'Osservatorio astro- nouiico di Padova il preciso istante della prima scossa fu in tempo vero alle 8\ 58', 38". II rombo sotterraneo, che precedelte di due o tre se- condi, e accorapagno le due scosse, fu sentito assai forte ne'paesi circonvicini a Collalto, e si ando affievolendo nel- Tallontanarsi; pure, come dissi, fu sentito da taluno a Ve- nezia. Quelli di Collalto lo dicono spaventevole, e persona, che abita in un paese poche niiglia discosto, lo paragonava alio strcpito di due o tre convogli, che passassero simulta- neauiente sopra una strada ferrata. II cielo fu sereno da per lutto ; 1' aria calma, e nessun visibile fenomeno atmosferico precedeva o seguiva il tre- muolo. Esso capilo, come al solito, inaspettafo. Gli animali soli n' ebbero anticipato sentore.Narravami il prof. Paccanoni di Col S. Marlino, die i buoi della sua stcilla, mezzo minuto innanzi la scossa, si fecero inquieti o muggirono, obbligando il boaro a levare la voce pcrche s'acchctassero, e die due gatti, i quali se ne stavanosul fo- colare intenti al servo, che levava la schiuma al bollito, dalo un subito salto verso 1' aperta linestra, si slanciarono nel giardino. La scieiiza parlo frcquciitc di tale raisterioso Serie m,T. IV. X>1> — 4U0 — (' inviiliabile privilogio, io ricordo {|ucsli fatti, percho nar- lalimi da persona di cui non saproi inetlcre in dubbio la Iterspicacia e la buona fcdo. Del reslo il commovimenlo del siiolo non cessava cosi losto a Collallo. Dal 20 gennaio in poi non passa giorno senza qualcbc scosscreila, la quale, benclie lieve, seguila a sconncUcrc e a rovinare quelle poveie case. Ne lulle sono lievi ; una piuUoslo forte e sussultoria se ne sentiva il 28 a sera; una il 30 sul meriggio; una alle 7 a. ui. del prinio febbraio; una brevissima, nia violcnta, alle 6,30' pom. dcllo slesso giorno;una raeno gagliarda la niattina del due. Quasi tutte sono accoinpagnale da sotterranei romori non sempre proporzionali all'intensili dclla scossa. Da quel giorno non ebbi allra novella ; c; da sperarsi (juindi die in que' travagliati sili il terribile llagello sia ces- -sato o stia per ccssare. 12 febbraio 1859. . . r H s. c. prof. RafTacle Molin riiigrazia 1' Istiluto per la sua reccnte aggregazione e presenta alcune riccrche anatomiche sullo schcletro degli squali con J 1 tavolo da ridursi a 10. Dice die 1' iminagini e le descrizioni sono desunle da preparazioni fresclic ese- guite di sua inano o sol to la ispczionc di lui, da'suoi assistculi, c chc v da quelle dinioslrato la natura avcro crcati alcuni gruppi di animali secondo un lipo identico, e nondimciio iiclla unita aver costantemeiiie osservata la piii meravigliosa variela, Lo stesso s. c. fecc dono all' fslituto di una collezionc di vcrmi in- lesUnali da lui Irovati nolle provincie vcncle ed ag- giimge un calalogo eolla indicazione del genere; della — 401 — specie, dell'autore, degli animalij dell' organo e del tempo in cui furono trovati. II presidente con benigne parole accoglie il riii- grazianiento del nuovo socio e il dono da lui presen- tato in uno al seguenle catalogo. ~ 402 — o o G E N E R E SPECIE AUT 1 mPLOSTOMUM auriflavum Moil 2 HEMISTOMl'IM aid turn Dies 3 » tSpciluhi > 6 i 7 HOIinSTOMLM » » Luyena Sp/iiierula (la tins Curnucvpia iWc!i Diijffi IVici > 8 CODONOCEPIIALi:S mulabUis Dies| 9 MONOSTOMUra fnliaceum lli.shix IVluii H niSTOMUM Pol on a » 12 14 15 n » obovaluin hiffonocep/mlum Soccus urniulum 1, KiuldU Mci 1 10 17 18 19 20 21 22 » » » » » senuannaluiH Galceolus hctcroclilum cchinalum Cesticillus ferux matrix 1 ) Zei Mm) Zeir Dujaic 23 24 » » nifoviride excisum Rudoh 23 26 » bilobum Atomon — 403 — EPOCA A N I M A L I 0 R G A N I nei qiiali uei quaji OSSERVAZIONI el ritrovanieiuo vivono parassiti si rinveiigono irili 1858 Ardea Nyclicorax in inti:'ftino tenui irtio 1837 Canis Vulpes » " » Ordine dei Myzelmin- tha, tribii degli Aco- tilea ibruario » Falco Nisns in intestinis ■ ■cenibii 1857 Strix passerina in inteslino tenui bruario » Corvus giandarius in intestinis • luarid 1856 Gadiis IVierlucius in intestine crasso .lio 1858 Strix flammea? in iutestino tenui Ijo 1857 Peli'phylax esculentus ad cor, inter musco- los torhacis C - hruaiio 1856 Acipenser Nnsiia in cavo abdominis Ijo 18o7 Pt^lophylax esculentiis in intestinis f ■. J 10 1858 Caianx tiachurus » » Ordine dei Myzelmin- tha, tribii dei Muno- colilea » Chrysnphris aorata » » t^enibri 1857 Mustela putorius in intestine tenui ^/enlbI•^ a Musteliis plebejus in venfrieulo » » Phasianus Gailus in intestino recto et coecis Frnaiio » Acipenser Naccari in intestinis ,■ ■. D embri » Cnn£;er Conger in intestino tenui J'io 1858 I'eidix Cotnrnix in intestinis coecis Alii » Ardea Nycticorax in intestino tenui Fniario » Lophius piscatorius » » » A Hi »> Ciconia alba in intestinis F'ruaiio » Rbonibus maximus ad euiem cavitatis branohialis ,, Oombi-i 1858 Conger Conger in ventriculo In 1858 Scomber Scomber in ventriculo et in- testinis >'' ^lli « Ibis Falciuellus in intestino tenui ■ ■ ho » Platossa Passer in intestinis — 404 — 2 ? o..— . to •z. <" G E N E R E SPECIE AUTORI I - . 27 DISTOMUM globiporum Rodolphi 28 SPARGAKUM elliplicutn M 29 SCOLEX (Gymuoscolex) polijmorphus » 30 » » t liquet cr Molin 51 CARYOPHYLLAEUS punclulalus » 52 55 DIBOTHKIUM » longicolle - ■ punclatum RiululpI 54 TRIAENOPHORUS nodidosus )i 55 TETRABOTHRllTM longicolle Molii 56 >i uuriculutuin Rudolf 57 » orispum Moli* 58 ONCHOBOTIIRIUM verticillatum Rudolp 59 » coronalmn » i --405 — EPOCA ANIMALI 0 R G A N I nei quali nei quali OSSERVAZIONI lei ritrovamenio vivoDO parassiti si riuvengono 3rtio 1857 Leuciscus Scardapha ad branchiae, vesicu- lis inclusa vel li- bere vagantia nuario !8o7 Mustela Futorius sub cute in regione Ordine dei ••• • axillari et iliaca Cepbaloco- tylea, sotto ordiuo de- gii Aprocta e tribii de- gli Aga- moarhyn- chobothria ibruario » Rhombus maximus in inteslino tenui et crasso I jo 18c8 Beloiie Acus in intestino > » Conger Conger in Intestino tenui Ordine Ce- phalocoty- lea, tribii dei Ga- moarhyn- chobolhria (mi aiiiii tenipure ! I'hasianus gnllus Rhombus maximus n a » B n » Brtio 1857 Leuciscus Scardapha wo » P/en>bri I806 Scyllium steilare in intestino crasso ( Eutetrabo- thrium) 1\ 0 I808 Tiirpedo marmorata » » w (Anlhobo- thrium) ^/enlbl•i 1857 Mustelus plebejus » » w (Anthobo- thrium) DiCnibri » Rhjj Batis » » w (Calliobo- thriuni) K eiiibri » Scyllium steilare ») n )) ( Acanlho- bothrium) — 40(j — o o a. 2 .. G E N E R E 40 41 42 43 44 43 46 47 48 49 51 52 53 54 55 56 n7 :;8 59 60 RHYNCHOBOTHRIUM EGUINORHYNCUS OXYURIS S F E C 1 E coroUatum cuciimerma disfxir tetragona infldia iind(tln/(i Cc's/icillus ghihifera Malleus cra/criformis soUlarius lateralis annulalus siria/us lu'paticus conlorlus Pruteus Frassonii circumflcxus Anlhuris scmilanceolala — 407 EPOCA el litrovanienlo A iV I M A L 1 nei quali vivono parassiti 0 R G A N I nei (juali si liuveugono ijo 18c8 luaiio » rtio » ^enibri ISo' uario 1858 io » ;enibri » Mustelus eciuestiis in iutesiino crasso Caiiis faniiliaris Bul'o vulgaris Phasiaiius Gallus Fuiica aha Corviis frii^iilegus Phasiaiius Gbllus Falci) rufus FhasiHUiis Gallus Piciis viridis anui tempore Conger Conger 0 18o8 i'en)bri 1837 'enibri » *io 1858 "■"ario 1857 enibri » liu „ ■embri » Beione Aeiis Gadus IVIerlucius Ardea ciiierea Girriilus Pica Strix flamniea ? l-eueiscus cavedauus ^'^nllenius artjuatus Talpa europaea Triton puiictatus Mils niusculus in iotestino tenui in intestino crasso in intestino tenui in intestino in iutestinis in ver.iriculo et in- testino in intestinis in cavo abdominis in intestinis in Cavo abdominis ad liepar in inlesiino tenui in ventrieulo et in- testino in intestino tenui in intestinis in intestino in intestino crasso Scric 111. T. 1 V. OSSERVAZIONI Ordine dei Cephaioco- tylea,;tribu dei Gamo- ibynchobo- lliriaj^ Oidine dei Cephaloco- tylea,tribu dei Gamo- cyclocoly- lea Ordine dei i Rliyngodea, tribii degli j Acanlhoce- phala Ordine dei j Nemaloidea, tribudeiGa- moneuiutoi- dea I S5 408 AUTORE O o . CO E S G E N E R E SPECIE 61 ASCx^BlS dcpressa Rudolphi 62 05 64 6o 66 » » biunchiata coinmutala nigrovcnnsa niicrocep/iala mcrescens M..lin Uiesing Riidolpiii » Molin 67 68 69 70 71 » n » n » inflexa (liictyluris rugosa eruudala seviilcrcs Rudolph » M-lin Diijardii Rudolph 72 » circumflexa Molin 73 » triquelra Schraoi 74 HETERACIS ui'sciculan's Dujaidi 75 SPIROPTERA slntniosa Riid.dph 76 DISPHARXGUS conlortus Molin 77 CVCLLLAISUS imcroccphohis Dujardi 78 STELMUS praecinclus » 79 H\STRICHIS orisphms Molin 80 81 82 83 84 FILARU » TRlCnOSOMUM n allcnudia perfornns curonaia gracile rcsectum Rndolp' Molin Riidolp Molir Iliij^rd 83 86 CALODIUM DOCHWIUS uUil'.un tngonocipliulus Mollt Dujan 87 STRONGYLUS nuriculnris Zede ^^■B^ 4(19 j El'OCA lel ritrovauieoto A N I ai A L I nei quali vivono parassiti 0 R G A N I uei quali si riiivengono OSSERVAZIONI I luiario J 858 » » actio » )iili » niiai'io u ;briiario 1857 ifcembri » 'iitio » tceiiibri u 'bruario » I'lvenibri » I'bruario 1858 'irtio 1857 auianni tempore Icenibri 1857 ■ riii 1858 iiuario 1857 jo 1858 ti:embri J 857 'jo n t'embri » »-tio to FaKo rufiis Zeus Faber Bulii vulLjaiis Feli'philux esculentus Aidea purpurea Ldphius piscatorins Fhasiarius Gallus Testuild giaeca Stryx Bubo Cdiij^er Conger Vanellus ciistatus Felis Pardus Canis Vulpes Fbasianus pictus Talpa europaea Ibis Falciuellus Emys lutraiia Conger Conger Ibis Falcinelius Corvus Cornix Mustela Foina Coracias Garrula Gadus Merlucius Corvus frugilegus Mustela Putorius Canis Vulpes Pelophyiaxesculentus in inlestino tenui et vent] ieulu in ventrifub) in inlestino recto in pnlniduibus in voiilripiilo in aesDphago et ven- trioulo in inlestino tenui ni intestino tenui et ventriculo in ventriculo et duo- deno in ventriculo et inle- stino tenui in intestinis coecis in ventriculo in ventriculo nmscoli- risubepiderniide in intestlno in inlestino et cavo abdominis inter tunicas echini, in ducto proprio in cavo abdominis sub cute sub cute colli in intestinis in iutestino in ventriculo in intestine tenui ia ventriculo (Thoniinx) ■■■■X- . ;: /l'.:<.-.— w( . \.vy.f, ;., ■ .'•, ■■■ ll m. e. presidente cav. Menin legge una Memo- ria sulle cagioni che resero inefficaci i tentativi rivolU ad abolire la tratta dei ISe^ri e sui mezzi di rauiiiiiii- gere qiiesto filanlropico inleiito. Mostrala 1' inulilita del dirilto di visita e della proposta libera immigra- zione, niette in evidenza essere la tratta conseguenza delta vendita dei ISegri, it cui iniquo traffico prose- guira finche i commcrcii dell' antico e nuovo conti- nente richicderanno le loro braccia. Cambiarc lo stato di qiielli non e bisogna di breve tempo, pure il no- stro coUega ha fede che si ricsca snidando dalle loro dimore gli autori e niinistri dello scandaloso mercato, risarcendo i capi delle interne tribu per la perdita fatta loro provare coll' abolizionc di quelle, risarccn- doli, ciocj mediante erezione di un istituto commer- ciale sulla costa della Guinea. Yuole che si approfilli del JNiger a stringere relazioni di traffico con Tim- bouctor e che portando in quelle regioui le nostra _4I2- macchine c i nostri struinenli si ediicliino gH AlVicani a conservare ii^li schiavi, facondoli lavorarc per loro conto, e che si estenda la rcpuhblica l/iberiana, afUn- che i Negri sieno maestri ai Negri nella morale, ncl- r agricollura c ncil' iiidiistria. E siccome il cotonCj che alimenla le labbriehe iiiglesi viene collivato col sudore dei Negri, i qiiali possono reggcre alle alte Icmperalure favorevoli alia vegotazione di questa pianla, il nostro collega, osservando che la tralla di qiici miscri frutla principalmente air Inghilterra, Iti voli che questa posseditrice in Asia di vasto paese acconcio alia coltivazione del colonc vi adoperi hi qiiello gl'Indiani, o se grindiani noii sono pazicnti di lavori campestri, vi mandi quelle migliaia d' Irlandesi che per oppressione o per fame fuggono ogni anno in America, alia quale in tal guisa cessera 1' highilterra di pagare 1 umilianlc tributo di enormi ricchezze, comperando la materia cui si appoggia una princi- pale sua industria. « I malivecchicosi fisici, come mo- rali, conchiude il nostro presidente, non si guarisco- no in un istante e si per gli uni come per gli altri i trattamenli piu lunghi sono i pin sicuri. » > • i ",' II ni. e. prof. Bellavitis legge la seguente ' — 4^3 — RE LA ZI ONE SiiUe iavole iV intefjraU defmiti compiUite da D. Bic- rens de Haan e puhhlkate nel T. IF (1858) delle Memorie dell'Accademia d' Amsterdam. Sono oosi rapidi ed incessanli i progress! della Mate- inalica che, nelf impossibilitii di prender conoscenza delle meraorie pubblicate negli Alii delle Accademie e nei Glor- nali apposili, si fa ognoi* piu senlire il bisogno che alcuno si accinga a compilarc opere general!, le qual! raccolgano quanto di veramente nuovo si va discoprendo. Ma pur trop- po non presenla sufficienle allellamento F improba fulica di studiare ed allentamenle discutere ciu che fa fallo da lant! aiilori, sceverare il nuovo, c queslo esporlo in luodo acconcio, e clic bene si coileglii colle allre leorie. Quanlo piu scarso e 1' esenipio, lanto piu dee lodarsi chi eseguisce ulcuna parle del difficile ed ulilissimo lavoro, Tra le varie formulc, a eui per molte, e spesso indirette, slrade giunsero i Malemaliei, si distinguono in ispecial niodo quelle conosoiute sollo il nome d' integrali definili : quando un calcolalore s' inibatte in uno di questi inlegrali gli e diflicilissimo conoscere se esso sia giti nolo, sicche ne possa aver subilo il valore, oppure debba ricercarlo nie- dianlc il lungo processo delle quadralure, clie vale sollanto nei easi del lullo parlicolari, cioe puraraente nunierici. Mollissinie memorie furono pubblicale su tal argomenlo, ma non ancora furono trovali melodi a])baslanza generali e diielli per la dclerminazione degli integrali definili ; era dunque importantissimo raccogliere almeno i finali risul- — 414 — lamenti degli iiltrui Invori, e quest' opera laboriosa I'li ese- guila (lal Miiloinatico Olandcse sig. D. Biercns de Ilaan riii- neado in un voliiine, chc e il IV delle Momorie doll' Acca- demia di Amsterdam di circa GOO pagine, piu di tre migliaia d'inlegrali deliiiili. Egli dovelle spogliare un gran numero di opei-e e di niemorie, ed accompagnu le forniule da lui portate coll' indicazione del luogo in cui le trovo ; cura ollima, perclie serve a veriQcare le formule slesse e vedere il modt) con cui si possono diniostrare. L'aulore aggiunse agli integrali da lui raccolli altri clie so ne deducono coi noti melodi di trasformazione, c cio onde facililare le ri- cerche e render piu complete le sue lavole. Quantunque eslesissinio sia il lavoro, pure altra messe rimarrt'i cerlamente da aggiungervi ; esso fu stampato nel 1858, ma si riferisce soltanto a cio clie era pubblicato prima del l853;inoltre I' autore dichiara die molto gli rimaneva da cercare nei Giornali Inglesi ed Araericani. Di autori Italian! sono citati Bonconipagni, Cisa de Gresy, Libri, Plana, Tortolini ed anclie Lagrange e Mascheroni, quantunque nella prefazione non sieno indicate le loro opere o memorie die furono spogliate (sarebbe slato opportuno che tal nota fosse compiuta, onde si sapesse di quali me- morie rimanga da fare I' esame), non credo che I'Autore conoscesse nd le memorie del Frullani , nd I' opera del Piola. lo scorsi rapidamenle il trattato sugli integrali definili inserito da quest'ultimo nei due volunii d' Opuscoli Matemalici, che si pul)blicavano nel ^832-34 a Milano, e riseontrando che gli integrali dinioslrati dal Piola erano quasi tutti contenuti nelle tavole del Matemalico Olan- dcse, riconobbi col fatto la facilila di adoperare queste tavole. La I'icerca piu ardua era quella di una dassilica- zione possibilmente razionale, e che riuscisse facile nella — 41^ — prallcu. Ecco in qual modo si doe procedore per scrvirsi di quesle tavole : si osserva se il proposlo integrale definilo coDlenga funzioni algebriche, — esponcnziali, — logarit- micLe, — oiiculari dirette, — circolari inverse, — od altre funzioni, c secondo che vi entrano una o due o piu di quc- ste sei specie diverse di funzioni, si riconosce dalia pag. 3 deir opera in quale delle he parti ed in quale delle 35 sezioni si debba ricercare quell' integrale; dopo di che n€lle pagine cLe stanno di seguito si scorge come, a sc- conda delle diverse forme delle funzioni e dei differcnti limiti dell'inlegrale, si debba cercarlo nell' una o neli'altra delle 4 i7 tavule, che formano 1' intera opera. Ciascuna lavola contiene di solito circa una venlina d' integrali di- stribuili secondo il grado della loro semplicita. Dopo Iro- vato r integrale ed il suo valorc bisogna rammentare di dar un' occhiala alio osservazioni e corrczioni aggiunte nellu Prefazione {xvij ... xxxj) ed occasionate da un nuovo esa- me del lavoro. La prima di qneste aggiunte eonlieno le indicazioni dei Malematici cJie calcolarono il rapporto della circonfci-enza al diamelro da Arcbimede con 2 decimali fino a Shanks con 530 decimali ; prova quesla non solo della facilita di calcolare, ma anehc della priq)ensione a perdere il suo tempo. L'Autore aveva chiesto ai materaatici indicazioni e consigli pel lavoro da lui progettato, ma niuuo rispose al suo appello. Per integrale delinito s' inlende quello, i cui due limiti sono detcrminati ; se non si voglia che la distinzione sia di solo nome, bisogna soggiuugere che i limiti sieno ambe- due numerici, allrimenti se uno di essi fosse espresso du una lettcra differcnte da quelle che entrano neil' integrale, esse sarebbe un vcro integrale iudeiinito ; giacche niuno Serie III, T. IV. .54 — 446 — per certo diri die la formula cangi quanilo invece della lettera x si scrivc per cscmpio la p. Pcrcio in una raccolta d' intcgrali definili sarebbcro da escludersi quclli, cbe sono veri integrali indefiniti e gii notissimi ; voggansi per esem- pio tavola 3 (9), tav. 4 (H), tag. 12 (25),tav. 15 (10) e ta- vole 5i, 41, 130, 234, 3G2, 3G4, ccc. Anche un integrale definito tra limiti numeriei puo essere una sempUce tias- formazione di un integrale indeliuito ; cosi per cserapio r integrate fl'/e""«dtt preso tra i limiti w=0, w:=l non differisce da y^'^a-'da; tra i limiti a;=0, a--rra, cio(i dalfin- tegrale indefinite. Potrebbero ancbe ommettersi gli inte- grali presi tra limiti numeric!, che sono casi particolari di notissimi intcgrali indefiniti; perallro cssi sono \eri inte- grali definiti ; c lo possono pur essere quelli, i cui limili letterali entrano gia nella funzione da integrarsi ; ma que- sti possono, e per I' iinlformila di calcolo deggiono, ridiu'si ad integrali a limiti numeriei apponeudo alia variabile una costante o come moltiplicatore o come quantita aggiunta. Per tal maniera io crederei opporluno die tutti gli inte- grali definili si riducessero a due sole specie, secondo che sono presi da w=:0 ad n=\, o da v=:o a v-=cc , poi- clie troYO opporluno di consideraregli integrali da ?(;=r — oo a w=i-y:! come la somma di due integi'ali da 0 ax . Un'altra avvertenza die sarel)be stala utilissima ad abbreviare le tavole si e quella di clevare le variabili n,v,iu a quelle po- tenze, e mollipiicare le i\tv per ([uei coefficienti, die I'ossero opportuni a ridurre 1' integrale sollo la forma piii seuipliee. Cosi per esemjiio la (4) della tav. AO non e niente piu gene- rale della (3), die e una conseguenza immediata della (7) (8) della tav. 30. In quanio alia classificazione degli integrali io avrei bramato cbe si badasse soltanto alia forma delle funzioni, riunendo insicmc gli integrali definili presi tra — 417 — liinili diffcrenti, i qiiali si sarobbero scorli adoperando due variabili w, v, alle qiiali potrcbbe aggiungersi per comodiU\ tipograflca !a t, che s' intendosse seinpre presa da tz=zO a Ora che fu fatta una si laborlosa raccolta si potri mi- gliorare la disposizione, e rendere 1' opera mollo meno voluminosa e piii espressiva. Dallo studio dcllo 35 tavole contenute neiia I. sezione reiativa aile funzioni puramente algebriche mi pare poco opportuna la distinzione dclle fuo- zioni in inlere o fratte, raziouali o irrazionali ; ed infalti r Autore stesso nolo che tale distinzione era spesso piut- tosto apparentc cLc reale. Ecco Ic riduzioni, che senza to- glicre alia generalita delleformule mi sembrcrebbe doversi portare a questa sezione. S' intenda sempre che o, ^, ... sie- no numeri inleri positivl, e p, q ... quantitii positive^ esclu- so in arabidue i casi lo zero. La variabile u o v si elevi a tale potenza positiva da dare alia formula la maggior sem- plicila, ed alia v si aggiunga pure quel coefficiente che val- ga a semplifioare le formule. Tavola I. La funzione sia una potenza qualunque del binomio r^pu oppure \z^v moltiplicata per una potenza qualunque della variabile e pel suo differcnziale. Dopo al- cuni casi particolari di noti infegrali, porrei il {E) {\—uf-'iLi~\\u = l./'-'l.^-' : 1/+'/-' , che e il primo Euleriano; segnando con \f~' il fattoriale l,2,3...(/; — \), e, se p non 6 intero, il gamma T (p). Questa formula c ripetuta un gran numero di volte, cioe tavola j. 8, 10, 12, 47, 23, ij. 2., iv. 9, x. \ .... 22, xij 4, 13, 16, 18, 23, 24, xiv, G ; c con tulti gli esponenti interi si trova tav. j. 4,6,9, 13, 14, xxxv, 23. Ne e un caso partico- lare la — 418 — ridotta a due fadoriali quantunquo responontc p sia fra- zionario; cssa e data lav. /. 5, 10, ix, 6, II, 13, a-, 4, xij, 2, n, 13, 19, xxxiij, 2, 5, G, 8, 9, I 1, xxxiv 7, 9. Cosi juire la {E(>) Jii—vf-P-'uP-'du—TrU-p]"^' : i"~'- sen p7r purclie a>/?, tav.;. 7, 15, IG, ij 3, 4,5, G, /j',G, 7, 8, 9, 10, i\ 7, Jx, 4 , 2, 3, X, 5, 23 . . . 27, xj\ 1 ,2, 3, 4, .r//', 3, 5, G, 7, 8, 17, a'/a^ I ... 5, 2 1 ... 24, xv, 17. Ed il caso parlicolare di quest' ultima {E(>ct)J(\—v)'"-iu^--i(\v=7r\a^\]" \h-h\\'': //'+'M.«+^ ia\'.ix,'i, 5, 7, 8,9, 4 0,^^,1,10, 12, ,9?//, 5, xv, G, 7, 8, 9, ai'/, 3, a\r.r»>", 1 , 3, 4, 7, 10, a-,r.r/>, G, 8, 10, 15, a i\TJ', 2, G. Uispelto ai liuiiti 0, oo si conosce la formula ineno gcneraie {E'aa) / (I — v)~'v'^~^(\v=:7r clgy; 77-,i)urche P<^1; essa comprcnde hxviij S^xix, 9, 12, .r.r, 4 3 ... 4 7, xxij, 5, G, 7,4 3, 4 5, 20, xxviij, 2, 24, .rA-«>, G, 4 5, 16. Potrebbc aggiungersi la xxj, 7, ma essa mi pare falsa a motivo del passaggio per Tinlinito. Rispclto al binomio col segno -{— si ha la {Fa) /il-f «)- «^-d. = { ^'(^+^) - 1 Z' (|-) tav. iij 1, 4 3, 4 8, xxxv, 3. Dove Z' e la derivala del log T: sarebbemolto opportuna una tavola che da .c=4 ad x=2 contencsse, ollre il logaritmo tubulare del gamma, le sue derivale, che servircbbero anolie ncH' interpolazione della tavola slessa. Se no ha un caso parlicolare iiclla (Fau) y(l_^,,)— '^f— Td»t =— lav. I// 12, r, 23. AHre formule — 419 — sono la •■ tax.iv, 18; la iv, 3;t',2i, e la iv, I ed il suo caso particolore iv, II. Poscia abbiamo T iiifegrale Euleriano (F) /{l~hv)-P-T vf'-\\v=\''~' . |-/' :l.P^•7-■ lav. xviij \2 ... ^0 xxj 9, x.vvij, 8 ... 13, 15 ... 19, 21, 22, 23, xxvij, 1,21, 22, 23, xxviij, 8, od il siio caso particolare ad espo- nente intero xviij, 27, 28, xxxj 10, II, ed il caso in cui si riduce al rappoi'lo di un arco al suo seno xviij, 2, 3, A, 5, 7, 4 1, 17... 27, xix, 5, G, 8, .x-j;, i , 3, 4, 5, G, 9, 1 2, .ray i 0 ... -1 5, xxij, 1 , 2, 4, 8 .... 4 2, 14, xxvij, 2 7, 20, xxviij, 3, 4,3, G, ar^'/A', I [ ., a;.rjy, 1 , 2, 3 . . . 9, 20 . . . 23, xxxij I , ... 4 7, XXXV, IG, 17, e quello in cui conticne la sola trascen- dente tt xix, 1, 10, i I, 13 ... 17, xxj, I . . . G, xxviij, I. lo porrci in una Aggiunta a ciascuna tavola le formule contenenti la somma o differenza di due fra gli integrali precedent!, i quali non si conoscan separatamente ; cosi I'Aggiunta alia tav. I contcrrebbe la {E—E) f(\ -i,)-^{uP~^~u^-')du=Z' {(i)—Z' ip] lav. iij, 4, 7, 8, 20, 21, y, 3, 4, 8. Ed i suoi casi particolari tav. iij^ 4, 9,23, V, 2, 3, G, 4 2, 13, 14, 18,20,21, xv 18,— av, 5; — iij, 3, — iij, 6, — vj, 12, 1 3, 4 G, xvj, 9, 1 3. Poscia ab- biamo la XV, I , — La iv, 4, 3, 23, v, 23, 2G. —La vj, \ I , col suo caso particolare iij, 17, 24, v, I, 4 I, I G^ 17, 19, 22, XV, 2. —La xviij, 28, xxiij, IG. — La xxij, 3, 4 7, 4 8. — La xxiij, 8. — La xxiij, 13. — La xxiij, 4 4. — La xxiv^ 4 8. — La xxvij, 14. — La xxix, 4 3, 4 7. — E la .r,*;/.r, 44,18. — 420 — Per lal niodo in 30 fornuilo nc pono conipiTso piii di 300. Credo clic si l\irel)bc lavoro vantaggioso compen- diando in simil nianiera tutta lopera, e discntendonc le fonnulc per assicurarsi dclla loro esattezza ; noil' esame da Die falto rioonobbi parecohi errori, ma ii trovai tulti notali hgW errata. Torse riprendcro aitra volta (jucslo sliulio, in- tanto fu mio scope di richiamare la vostra altenzione sopra I'opera del cliiar. IMateraatico Olandeso, il qiiilenclT. V (1837) delie medesimc Meraorie ba un cstcso lavoro sulla riduziono di ak-une forme gencrali d'integrali definili. Lo stcsso m. e. prot". Bellavitis conuinica la se- gucntc nota Sui vantarjfji di una maniera di niime- razione nelle cittd. I nostri padri se ne stavano nclla propria ciUi'i, che conoscevano palmo a palmo, c se talvolta andavano per alquanti giorui ad a])itare allrove, appareccbiavano buon Iralto innanzi tutto cio die potcva giovare alia sfraordi- naria circostanza ; facevano precori'ere leltere commen- dalizie per trovarvi qiialobe persona fidata, cbe loro fosse di guida nelle ignotc contrade. Ora le cose son ben mutate; avviene non di rado die aUuno giunga al meriggio in una cilti, a cui avcva pensato soltonto nclla maltina del giorno stesso : egli smonta dai carrozzoni della strada fcrrata, e per andare nel centro della citt^ dee cbiedere la via a pa- recchi borgbigiani : vnol recarsi da un amico, la contrada dove qncsti abita e poco conosciuta, gli conviene ripetere le dimande, a cui si risponde in modo dubbioso ; trovata la contrada ; Ic case gli si presentano distinlc con due o ire nnmeri per cisdieduna, egli non sa a quale altenersi, tinal- mente, dopo mollo cercaro, giungc alia casa deiramico ; a — 421 — quoslo dice che (Icsidcrava vcdere altre porsono, e viene a conoscere che era passalo prcsso alio loro ease, cd avi'ebl)c polulo visilarle da prima, mentre oia gli tncchera rifaro la strada gia percorsa. Se egli ha parccchi indh'lzzi, per qiianto voglia contare sulla gcntilezza degli abilanti, c iin- possibile che sappia da loro 1' ordinc con cui piio giungervi sollecitamente, onde abbreviare la strada coniplessiva ; cosi ill disperazione di causa, prende un scrvitore di piazza^ il quale nol falto dlvieno ilsuo padrone; cgli ha perduta quclla carissima liborti di camminare in paese poco nolo come e per dove meglio gh accomoda ; vedra una contrada magni- fica, ma non potrii andarvi che la sua gnida gli dira che per quclla parte non giungerebbe mai al suo scope, e che invece per una accorciatoia vi sara subito ; e come questo sul/ito gli serabrera hingo, percorrendo raisere straduzze, e ad ogni momento vedendo delusa la speranza infusagli dalla fraucliezza della guida : e forse che la contrada preferita dal suo gusto lo avrebbe condoito a mutare di poco 1' ordi- ne dei luoghi che ei bramava visitarc ; ne sara impossibile che la guida o per ignoranza o per accrescere il prezzo dei suoi servigi gli faccia percorrere una strada molto piii lunga del dovere. — L' iinbarazzo di chi si trova in una citla nulla o poco nola si fa molto maggiore se sia di notte, se il forcsliere non ben conosca la lingua parlala dal po- polo, e se queslo non abbia la gcntilezza del Veneziano. Le circostanze ora acoennale mi pare che largamente giuslifichino il desiderio di trovare un qualche modo pel quale chi giunge per la prima volta in una citta possa an- dare per una delle vie pid brevi nella piazza principale senza chiederne a chicchessia; vegga quanlo abitano dislanti Tuno daH'altro gli amici, di cui ha i recapiti, e mcdianle un foglietlo di guida conosca pure le posizioni delle cose 422 principal!, e scorga con qual ordiiic gli lorni opporluno an- darvi succcssivaniciitc ; iin niodo pel (jiiaie il foresliere sappia semprc in qual parte deila cilia si li'ova, e possa nolai'o il luog;o, in cui vedc aUiin chc d' osservabile, in j^uisa di polcrvi poi rilornarc a suo piaccro, e sia piena- mcnle iuleso so ad allri parii di quel iuogo, senza l)i^oa;no di quelle lanle deseriziuni die coniunenienleoccorrono; c dopo Ic quali limane il duhbio di non inlendersi ; un modo infino mcdianle il quale il foresliere sappia diseernere la slrada pill breve da un Iuogo airaliro, meglio diquellocbe soveule lo sap[)ia cbi vi fcce lungliissimo soggiorno. La non dubbia iililila di soddisfarc a qucsti desiderii e lo scorgcre, ebe tra le riforme in cui gareggiano lo cilia, niuna accenni ad ollenere quello scopo, polrebbe far na- scere il pensiero cbe la cosa sia difiicilissiiua, clie forse bisogncrebbe scrivere sui canli dellc conlrade tanlcindica- zioni da ridurrc le facciale delle case simili alle pagine di un libro. Inveco la cosa e tanlo facile, e si fonda sopra un principio cosi nolo, die non ardirei parlarne se non mi servisse di seusa il credere cbe essa non sia ancora in al- cun Iuogo adoUala. II principio t^ quello delle coordinate parallele, cui in parte si rassomigliano la longiludine e la latitudine geografica. — ■ Presso il centro di ciascuna cilia si scelga un monumenlo osservabile e luollo elevalo, cbe per esempio a INIilano sarebbe la cupola del Duomo, a Pa- dova il campanile presso il palazzo municipale, e qui sareb- be il campanile moggiore, quanluii([ue esso sia presso piul- tosto al cenlro morale cbe al centro Osico; per queslo punto s'imraaginino condoilc due retle, I'una da occidenle verso oriente, c 1' altra da mezzogiorno a setlenlrione, e a quesle retle allrc sieno parallele tra loro distanti di decametroiii decametro; dove queste retle taglianoleparcti dellc conlrade — 423 — odelle piazze, si ponga u\\ numero neroper lo seconde relte e rosso per le prime, il quale inoslri qiianti decainctri quel punto sia discosto dal punio centfale, sia nel senso da oc- cidcnte ad orrienle (nuraero nero) sia verso mezzogiorno, o verso settentrione (numero rosso). Acciocchenon si debba cercare sul muro da qual parte i nuoieri procedano dimi- nuendo, giover^ die ciascun numero sia accorapagnato da una freccia rivolta verso il punto centrale ; e per togliere ogni equivoco questa freccia sara posta dopo del numero nero se questo indica un sito piii orientale del centre delta citli, ed invece lo precedertj se il numero sia nella parte occidentale : cosi pure un numero rosso seguito da una freccia indicbi cbe quel luogo e piii setientrionale del cen- tre delta citti di lanti decametri quanti sono espressi dal numero, ed il nuraero rosso preceduto dalla freccia (die viene a tener luogo del segno meno dei matematici) espri- meri una distanza prcsa verso mezzogiorno. La scriitura di tutti questi numeri non porterii un gran lavoro, poiche per certo saranno molto meno fre- quenti di quei numeri coi quali si sogliono indicare to case. I moiti cangiamenti di questi numeri, mentre sono cagione di confusione provano che essi male corrispondono al loro scopo ; ed infatti e palese che un numero progres- sive non 6 per niun modo opportune ad indicare case dis- tese su un piano. Nei registri censuarii sara pel facile porre per ciascuna casa un numero nero ed une rosso, i quali in decametri ed in metri indichine la posiziene delta porta, ed anche, se si voglia, i conlini delta casa. E (|uesti numeri, percbe fondati sopra un principle razienale e non arbitrario, rimarranno a perpetua notizia dei posteri, men- tre i numeri altuali sono fonte di dubbiczze. S' intcnde di per se die quando le contrade non sono largbissiiiie c inu- Serie III. T. lY. 55 _ 424 — tile scrivere ciascuii numcro sii ambedue le pareti, e si possono alternarc da un punto all' altro, cd anclie ommot- toriio alcuno, poiclic la distanza di venli meti-i o abbaslan- za piccola per iscorgere la progressione dei nuineii. Con facili considcrazioni ognuno pu6 intendci-e come i progeltati numeri corrispondano del tiitto ai desiderii siH perioniientc csposti ; e se venga fatta la nuova numerazio- ne io mi tengo certo che anolie il popolo ne scorgcri di per se ilvantaggio, e sapri'i usarne sia giungendo in una nuova cilt5, sia anohe porcorrendo qualche parte meno conusciula della propria, notando la posizioue di qualche luogO;, in cui si propone di ritornare o che vuole allrui indicare. La citti di Venezia 6 tra le piii difficili da percorrersi senza guida, e quiudi quella che piu abbisogncrcbbe del proposto sussidio ; vodiamo come si comporterebbe chi per la prima volta vi giungcsse colla strada ferrata ; falti pochi passi fuori della stazione egli vedrebbe il numero — 1 09 nero ed il 112 rosso, si accorgerebbe con ci6 che egU e ^ 090 metri all'ovest, o \ 120 al nord della piazza principale, e calcolando che la strada non pu6 csser niinoi-e di 1500 metri saprii in preeedenza quanto tempo gli occorreri a percorrerla. Camniinando lungo quella fondamenta vedra che il numero nero diminuisce, non giii il rosso ;o cosi sari tratto a passare il ponte di ferro che gli si offre alio sguar- do. Passato il ponle, i numeri sono ben presto — 100 nero e 105 rosso e prescntano al forestiere la catle iunga come la piu opporluna a diminuire il rosso che si riduce a lOi, poi per diminuire anche il nero (ridotto a — 9 '<) egli volge a sinistra e passa il ponte delta Bergama ; dopo di che la fondamcnta di rio Marin gli si offre come la piii opportuna, l)crche i numeri — 00 e 102 si diminuiscono a — 80 e 82 ; allcstremo di quella fondamcnta si passa il ponte del — 425 — Ciislo, poicli6 la calle clie gli sla di fnccia sarcbhc in dire- zione di accrescere il numcro rosso ; dopo egli (rova una calle opportuna a diminuire ambodiie i numeri, e cosi, se egli sappia scliivarc le calli senza uscita, giungcra per una dclle strade piii brcvi al canalo maggiore, che egli do- \rji attraversare. Per poco che il forestiere abbia nolizia della cittii egli sapia essere tagliata da un canale, il quale ha soltanto tre ponti, uno a — 9 nero e 50 rosso, ed uno a — 83 nero e 2 rosso ; sicche quando era a — 109 e \ \2 avra scoria ropporluiiilii di dirigersi al ponle di Rialto prescegliendo quelle vie che piii diminuiscono il nu- mero nero anziche il rosso ; dopo il ponte della Bergama avra progredito verso S. Sinieone, e rainmentando che deve rivolgersi piuUoslo all' est che al sud giungera al pon- le di Rialto, passalo il quale, lo slrade verso il nord lo condurranno alia piazza. La progeltala numerazione, oltre che dirigere ogni pas- seggero al suo soopo, ed insegnargli I'ordine con cui dee successivamenle passare da un luogo ad un altro, avra il vanlaggio di presentare le distanze e la vera orienlazione di ciaseheduna contrada : se essa venga qui adotlala, Ve- nezia sari niodello presto imilato dalle altre cilia, e saran- no tolle quelle multiplioi nunierazioni delle case che si male servono al loro ufticio. II ni. e. prof. Domeiiico Turazza legge la scgucn- te relazione della meinoria del cav. Maurizio Bri- (jhenti sidla corrente litoraJe deW Adriatico. II cav. Maurizio Brigiienti presento queslo nosti'o Jsli- lulo d' una sua niemoria sulla corrcnle litorale dell'Adria- lico, tendenle ad esaminare I' influenza di questa corrente — 4^J0 — sulla (lirczione (Idle i'oei dei (iiimi c dollc torronli qualun- fjue, »' sul pi'oloiulimeiUo dolle spiagij;i(' ; del (juale scrilto, clio, 0 per r iiuportanza dcU' argomento c pel magislcro della lialtaziouc, racrita certamcntc il piii altenlo csamc, credo ulile, adempiendo anchc ad iiiio degli ohbliglii di questo islilulo, di farvene oggi, o cliiarissimi colleghi, una lirevo reiazione, la quale vavra almeno ad invogliarvi alia leltin a di (juella niemoria, e ad allellarvi alia disoussioiic di uiio dei prineipali problemi dell' idraulica pralica. La dove le eorrenti deU'aequa dolec o salsa, per varchi aperli ncllc dune o nel lito fanno foee nel mare, dispongono la focc slessa secondo particolar direzione, Dssa o mutabile dipendenle dalle spcciali circoslanzc locali e dalla nalura delle ac(iue medesiine. Asscgnare quale inllucnza abbiano nello stabilire I'accennata direzione della focc le circoslan- zc della varia uatura delle aequo correnli, della qualila e del vario avvicendarsi delle torbide, delle correnli marine, e linalmenle dei vcnti e delle burrasche doniinanli, cosli- luisce lo scopo del problema idraulico die passa solto il nome della direzion delle foci. Problema importantissimo, sia chc si guardi alia navigazione, sia alio siabilimento doi porti, sia linaliuente per I' iniliienza della foee sul regime degli uUimi Ironcbi dei fiumi. Ed e appunlo per questa iiuportanza clic lia il dello problema c!ie molli c de' prin- cipal! fra gll idraulici noslrali e stranieri lo fecero scopo dei lore sludii, e cbc viene ora riprodollo e discusso nel presenlc scrillo dal cav. Brigbcnli, cui T opporluniti di nu- iiierose c alleate osscrvazioni locali lungo i lili della R,o- magna, la nola maeslria in lulti i varii rami deH'idraulica, specialmenle pralica, rendevano piu d' ogni altro idoneo al diflicilc assunto. Ed bo a bello studio, Tra le esimie qualita del cluarissimo scritlore, acccnnalo iu priiuo luogo alio — 427 — sue praliclie osservazioni locali, iiiiperoccli(' i! problcma di cLii (i parola 6 problenia essciizialnienle [iratico die noii pu6 essere sciollo die in base a luimerosi I'aUi speciali, c ad un altento confroiilo dellc circoslanze pailicoUiri solto alia ciii induenza awcngono i falli medesimi. V o gii nolo die in queslo prol)lema slelte lungamenle, e sta almeno in parte lutlora^ iin'ingegnosa ipolesi del IMonlanari, il quale altribnendo il falto per inteio all' influenza della cor- rentelitorale, votle la slessa generaro i bancbi a deslra nelle •foci di aoqua dolce, a sinistra in quelle delT acqua marina, per cui la fossa aliravcrsanle lo scanno o il banco dovreb- be, seeondo il suo parere, volgere a sinistra nelle correnti di aequa dolce, a destra nelle all re ; e perclie in faito cio in jiarte si avvera, cosi si repulo inleraniente vera 1' ipotesi, e a cio die non e die un elemenlo del fatio, e forse non il principale, si atlribui e si altribuisce da alcuno tutto il falto raedesimo. Quesla leoria fu primierauiente coiiibaltula dal Tadini, il qu.de reco in campo allra ipolesi, die cioe la salsezza dellc acque del mare sia atta a sciogliere i depo- sit! terrosi die nascono alia foce dell' acque dolci, donde la spiegazione del volgere a destra delle acque marine. A mo- strare r insussistenza cosi dell' una come dell' altra spie- gazione, od almeno ad attenuarne notabilmenle Tinfluenza, reca in campo il nosfro autore nclla presente mqmoria moltissimi fatli, dei (juali io mi accontentero di ricliiamar- vene qui akuni dei principal!. Questi sono : La direzione delle foci tuttc ddle acque dolci o salate, chiare o torbide dalla punta di Sdobba a Sinigaglia,le quali uon tuttc si accomodano a quelle spiegazioni, e che anzi prcsenlano effetti esseuzialmente diversi : per e. ; 1' antico ramo del Po di Venezia e il Yolano, anibedue ricettacoli d' aequo chiare e dei quali 1' uno volge a destra, e 1' altro — 428 — nnn appena onlra in mare I'ivolgc la focc subilamente alia sinistra, con piegalura assai risenlita. Lc foci pontinde lultc, so armate di moli hanno la spiaggia adcrenlc alia deslra piu prolratla ddla sinistra, sien cbiare o torbido le acqnc ; laddove so sono invece dis- armate lianno i deposit! ghiarosi seinpre piii estesi alia sinistra c le foci piegatc a quella parte. E cosi avvicnc dei moli o gnardiani die si pongono isolati alia destra, i quali niostrano le aggestioni sempre piu protratteda qiiesta parte, dalla qual parte appunto si pongono per arrestare i mate- riali trascinali lungo il lito non gia dalla corrcnte litorale, cbe gli volgerebbc in senso opposto, ma bensi dalle burra- scbe prevalcnti. La differenza cbe vi ba nclla distribuzione delle minute arene a ridosso dei gnardiani cbe inlersecano nornialmente il raoto litorale, le quali si accumnlano alia loro sinistra lungo le scoglicre delle lagnne venetc, e invece alia loro deslra sulla cosia pontificia, laddove il moto litorale pro- cede e per Ic une e per Tallra sempre dalla sinistra alia destra. Dei quali fatti, e di altri moiti cb' io bo lasciati per brevita Irova la conipiuta spicgazione ammettendo I'influen- za del moto ondoso del mare prodotto dalle burrascbe e traversie dominanti, le quali cause fanno si cbe le dette foci, come pare consono al falto, piegbino sempre so- pravvento, e cbe nelle spiaggie sottili mutino spesso, ap- punto pel mutarc delle detU; cause, la direzione ed il slto. Dei quali I'alli quello die si preslcrebbe magglormente a dilucidare la quostione e ad appoggiare I'ipotesi eper certo quello ddla distribuzione delle gbiaie alio sbocco dei tor- renti, e per cio appunto si potrebbe forse desiderare cbe per la sua importanza fosse con qualcbe maggiore dettaglio — 429 — esaminato e discusso. E questo fanto piu clie gli sarebbe stata con cio p6rta occasione di enlrare in iin piii nilniito esame del nioto ondoso e del suo vero modo di agii-e, sia iiel piegare il torso dei fluml e delle correnli alle loro foci, sia lie! dislribuire liingo le spiaggie i nialeriali sollevati dai flutti, o convogliali dalle acque niediterranee ; al die fare sembra essere stalo trallenuto da una modestia, che in lui, cosi esperto nelie idrauliche cose, puo ragionevolmente pa- rere soverchia. Alia medesima cagione lega pure 11 fatto del protend i- mento delle spiaggie, conchiudendo che anche se avesse a mancare del lutto la corrente lilorale in un golfo posto in condizioni pari a (juelle dell' Adriatico, seguirebbero cio nulla meno gli stessi accidenti, che si rimarcano in fatti av- venir nel medesimo. Ad una (ale sentgnza polrebbe pero al- cuno non cosi facilmenle soscrivere ; die dal dare alia cor- rente litoruie tulla I' influenza al non darne nessuna forse 6 ipotesi e passo troppo arriscliiato, e forse anche non in- lierainente vero. Non sarebbe difflcile che un piu atfento esame, e alcune distinzioni fra I'azione continuata della corrente e la lemporaria del moto ondoso, fra I' azione a tempo delle piene dei Gumi e la perennc del mare ne por- lassc a modificare alcun poco 1' opinione cosi assoluta del chiarissimo autore, certo in ogni evento potrebbe gottarc una luce niaggiore nel difficile argomento. Le quali cose se io ho qui azzardato di dire, egli e solo per desiderio di potermi interamente cerliDcare, perche se infineio dissento alcun poco da lui cio non e che col massimo riguardo, e pel solo interesse della scienza, che potrebbe riputare un tale fenomeno non chiarito aiicora abbastanza. Locch6 de- vesi intendere non gia rapporto ai fatti rocati in campo che sembrano veramente decisivi, ma solo in quanto ^lla spic- — 43U — gazionc dei dolU falti, la (jualo polrebhc forsc ricbiodere una niaggiorc eslonsioiic ; so pure cio non provienc invcco da dit'elto niio, o da idei> pi'tHioncette, le qiiali rai I'cndesse- ro men cliiaro (juello die potrebbe essere ad allri iiivece chiai'issinio. L' opuscolo si cbiude eon un breve cenno di cio che av- vieno sul blorale dell'Egilto fra la foce di Damiata c Pelusio, accennando alia cagione dell'ingfossamento del lido, clie e qiiivi leiilissimo, e moslrando come tiillo induce a credere die r aceumulaniento delle sabbie a ridosso del molo sini- stro del nuovo canale debba essei'e ancora piu lenlo di queilo sia a IMalamocco ; alia quale sentenza ci accomodia- mo ben volentieri, lietamentc augurando con lui ad una opera alia (juale si lega lanla speranza di pubblica ulilita, c tanla gloria d' Europa. Si legge la scguente lettera indirizzata ai presi- dcnte dell' Istituto venelo dal meinbro onorario di esso e presidente dell' Istituto lombardo bar. Camillo Vaccani. Egregio presidente cav. Menin. " ' -■'-■■ . ] [• ? II nuovo presidente delli. r. Isliluto lombardo delle scienze, letlere ed arti, si fa un pregio distinto di presen- larsi all'i. r. Isliluto venelo nella vieina sua unione del 13 correnle in Venezia porgendogli col mezzo dell' esimio suo presidente nolizia dell' assunto suo carico, il 24 dello scorso mese di febbraio dopo letlura del Dispaccio Luogo- lenenziale e il qui unito Discorso sulle traccie di quell'esem- pio nobilissimo, che fu dalo il 15 febbraio del 1857 al venelo Isliluto dal suo presidente. — 431 — E pur duopo rammentare, cbe i due Istituti fratelli deb- bono insieme concorrerc al graiide scopo, per cui furono simultaneamente isliluiti^ e di centri anchc divisi, ma di modi io lutto conformi sotto due special! presidenze iudi- pendenti si r una dall' altra, pur sempre unisone « all'iii- » tento di promuovere gli studii elie banno immediata c « priQcipale influenza sulla prosperila e sulla coltura scien- •) tifica generale delie seienze nelie provincie componcali » il regno Lombardo-Veneto. » E se mi e permesso spie- garle un voto e cbe si scambino fra noi con piu frequenza le reciprocbe comunicazioni, atte a togUere quel pensiero in takini pur sorto e propagato cbe i due Islituti sieno ora cosi dlsgiunti come se apparlenessero a due diverse nazioni, cosa certamenle non vera e cbe a ciascuno dei due ripugnerebbe, essendo cbiare Ic tendenze di amendue, scambievob le importanti partecipazioni, fratellevoli le con- cordie dei membri dislinli di entrambe e soprattutto delle due presidenze. Quel si degno anlico presidente conte Andrea Cilta- della Vigodarzere faceva pur eco luminoso ai voti miei, quando I' anno scorso rintuzzando straniere innovazioni e tanto senno versando ne'consigli di Gran Principe, portato ad elevare sempre piu il credito e la fama degli Istituti nei dominii da Lui amministrati, a raescriveva: « lo reputando 1) non solo men cbe opportuna e men cbe giusta, ma ancbe 1) impossibile la unificazione dei due Istituti, credo ferma- I) raente molto giovevole il collegarli insieme quauto piii si )) possa a comunicazionc di notizie, a comunanza di sludii, » a rautua cooperazione in un medesimo scopo, amaggiore » esteosione d' opera, ad aumento di credito, pur sempre » rimanendo a Milaiio e a Venezia le adunanze, le presi- 1) den/e, le canoellerie, Ic raccolte scientiGchc. » Scric 111, T. IV. 56 — 432 — Altanienle persuaso d' inconlrarmi co' siioi voti , con (liiclli del dogno vice-prcsidcnlo o dei duo lanlo cliiaii se- grctarii del vcncto [slitulo, porgo a tuUi il mio omaggio di collega onorario e di Prcsidenle deW IslUulo lombardo Vaccani • . iVIiliiiio 11 marzo 4839. La prcsidcnza per conimissionc deli' Istituto vc- ncto gli ha indirizzala la scguenlc risposta. Neiradiinanza del 13 di questo mese, udita la Ict- tura dcir onorevole foglio dell' 1 1 da Lei indirizzalo ul soltoscritto presidcnte, V i. r. Istituto vcncto si di- cliiaro coneorde a tulto le idee spicgatc in esso, c voile die di questa sua picnissima confonnita di pensicri c di dcsiderii Ella sia rcsa partecipe. Si aggiungono i ringraziamenti dello stcsso Istituto, ceo. Elenco dei doni proscntati all' i. r. Istituto dopo Ic adunanze 43 e 44 febbraio 4859. L' Eld prcsente. N. G a 10. — Venezia 4 859. V Avvisatore mercantile. N. 6 a 40. — Venezia 1859. V Economia riirale. N. 3 e \. — Torino 1859. V Echo medicate, di Nenclidtel. N. 2 e 3. — 4 859. n Tecnico. Febbraio, Vol. II, fasc. VII. — Torino 1859. Aiti detC Accadcmia de' Georgofili di Fircnze (Continuazio- ne). Vol. V, Disp." 4. " — 1858. Butletiino deltc scienze mediche di Botogna.Gcnmuo. — 1859. Btiltcttino dett' Islmo di Suez. Vol. IV, N. 3 e 5. — Torino 1859. — 433 ~ Mcmorie dell'i.r. fsUluto Lombardodi scienze ccc. Vol. VII, fasc. VIII cd ultimo. — Milano 1859. Indice deUe niaterie. Ferrario padre Otfavio, Anylisi dpll' nnqua salsojodica di Sales nel Pienionte. — Guida alle analisi delle acqne niiiiciali ecc. Gazzetta di Verona. IN. 34 a 58. Comptes rendns licbdomadaires des seances de I'Acad. des Sciences de Paris. T. 48, N. 6 a 9. — ^859. Cronaca di scienze, letlere ecc. Anno V, disp." 3.' 4.' — ^859. // Crepuscolo. N. 3 e 4. — Milano 1859. Protusione al corso di fisica neW i. r. Iniversild di Padova per I' anno scolastico 1857-58, del prof, Bernardino Zambra.— Padova 1 859. Report etc. Rapporlo dei Commissarii siille Patenti diagri- coltura. Vol. 2. — 1 855-50. » arli e mestieri. Vol. I e II. .) Id. Vol. I, II e III — I85G. Wasington 1 856-57. Osservalore Triestino. N. 33 a 58. — Trieste 1859. Annotatorc Friulano. N. 7 e 10. — Udine 1859. Gazzetta di farmacia e di chimica. N. 7 a 9. — Vcnezia 1859. Reichs-gesetz-blatt etc. (Bulleltiuo delle leggi dell' Impero Austria CO). Dispensa 4." a 8." Prospeclus helminlltum quae in parte secunda prodromi faunae lielmintliologicae veneiae contineniur. Auctore Raphaele Molin, prof. ecc. — Wien 1 859. V Educalore israclita. Puntala 2. — Vercelli 1859. Beiirage ccc. (Supplimento alia Orammatica latina) di L. C. M. Aubert, — Cristiania 1856. — 434 — Physikalskc Meildelelscr. (Comunicazioiie fisiclio) di Adnnio Arndtson. — Cristiania 18^0. Bidray I'd knndskaben olo. (Siipplomenlo illuslralivo dolla Fauna lilorale del Mcdilerranco) di M. Sars. Parle 1.' e 2.' — Crisliania. Invcrsio vcscicae orinaric ct hixationes femorum congcni- tae, di Lektoi' Voss. ■ — Cristiania 1857. QueUjucs observations de morpholoyie vdgelale failes an jardin botanujue de Clirisliaiiia^ par I. M. jNornian. — Cristiania 1857. Observaiions stir Ics phcnomcnes d' erosion en Norvege recueillies, par I. C. Ilorbye. — Cristiania 1857, ForlsaUe Jagllagelser etc. (Ossorvazioni eonlinue sopra i fcnomeni erratici) di I. C. Ilorbye. — Cristiania 1857. Alti dell' i. r. Istituto Lombardo di scienze ecc. Vol. I, fasc. XII. — Milano 1859. Indice delle materie. Lnvori dell'i. r. Istituto nelle tornate 9 e 2o decembre 1858, io e 27 geiuiaio 1859. — Brioschi. Sul metodo di Kroiiecker per la riso- luzioue delle eqnazioni di 5." grado. — CavciUeri, Di due elioscopj polarizzaiitij applicabili a qiialunqne caniKuchiHle. — Cossa, liitor- no alia collezione MonuDienta graphiea nicdii uevi ecc. Brevet d invention a Frangois Durand. Notivelle broche de filature. Dalla Societa d' incoraggiamento di Parigi. — i858. Sulla elettroslaliea induzione. Quinta comunicazione del prof. Paolo Volpicelli. — Roma 1858. Corrispondenza scientifica di Roma..^. 34 a 30. — -1858. // Bacofilo Itatiano. Anno 2.° febbraio. — Milano 1859. Lo Spcltatore Italiano. N. 20 e 21. — Firenze. La Civilld callolica. N. 214 e 215. — Roma 1859. - 435 — Revue a(jricoU\ industrielle et lillcraire de Valenciennes. INovembrc et dctenibre 1859. Hivisla conlemporanea di Torino. Fuse. G\. — Dicembre 1830. '' '--■'■ • " • ' Bulletin de la Socicte boianirjue de France. Frontispizio cd Indiee del T. IV. — Parigi. Annali di malematica pnra ed applicata, pubblicati da Bar- nnba Tortolini. N. I ^ gennaioe febbraio. — Roma 1839. Ciornale veneto delle scienze mediclie. T. XIII, Serie II. — Gennajo 1859. Ciornale delle scienze mediclie di Torino. N. 3 e 4. — 1859. T/ie Journal etc. (Giornale della reale Societa di Dublino) N. XI, oltobre. — Dublino 1858. Relazione inlorno alia f/enerale livellazione del fiume Reno escguila negli anni 1854-55, del prof. cav. Maiii'izio Biigbeuli. Fasc. \.° — Roma 1857. Letiure di famiglia, delta Sezionc Letterario-Artisliea del Loyd Aiistriaco. Vol. VIII, Punt.' 2.' — Trieste 4 859. L I'nion medicale de la Gironde de Bordeaux. N. 2, fevrier 4 859. II Mutuo soccorso. Giornale di agricoltura pratica.N. la 10. — Milano 1859. Suite pianle fossili di Zovencedo e dei Vegroni. Leltera del dott. A. B. prof. Massalongo al prof. Rob. de Visiani. — Verona 1858. Notices of the procedings etc. (Ragguagli degli Atti delle adunanze dei membri del Reale Istitiito della Gran Brettagna). T. VIII, novembre 1857, luglio 1858. — Londra 1858. Inclice delle n'aterie. Austen, Robert Godwin-Esq., On the conditions which determine the probability of Coal beneath the Soceth-Eastern parts of England. — — 430 — Barlow, Reu. John, On Minnml Candles antl other Products ma- luifactuied at Heliiiont and Sliervood. — Bradbunj, Henri/, Esq., PiintinL;-its Dawn, Day, and Destiny (No Abstract). — Buckle, Henry Thomas, Esq., On the Influence of Women on the Progress of Knowledge. — Carpenter, D.r William B., On the Lowest (Rhizopod) Type of Animal Life, considered in its relations to Physiology, Zoology, and Geology. — Denison, Edmund Beekell, Esq., On some of the Improvements in Locks since the Gieat Exhibition of I80I. — Faraday, Professor, Remarks on Static Induction. — On Mr. Wliealslone's Electric, Telegraph in Rela- tion to Science. — Frinikland, Professor Edward, On the produ- ction of Organic Bodies without the ageiiey of Vitality. — Grove, W. R. Esq., On Molecular Impressions by Light and Electricity. — Hukley, Professor T. II., On the Phenomena of Genmiation. — James, Col. Heney, On the Geodetic. Operations of the Ordnance Sarvey. — Lacaila, James Philip, Esq., On the late Earthquakes, in Southern Italy. — Lankesler, D.r E., On the Drinking Waters of the Metropolis. — • Powell, Professor Baden, On Rotatory Sta- bility and its Applicalions to Astronomical Observations on board Ships. — Ramsay, Professor A. C. — On the Geological Causes that have influenced the Scenery of Canada and the North-Eastern Provinces of the United States. — Smyth, Professor C. Piazzi, Account of the Astronomical Experiment of 185(3 on the Peak of Teneriffe. — Tijndali Professor, On some Physical Properties of Ice. — On the Mer-de-Glace. — Annual Meeting, May I. — Gene- ral Monthly Meetings-Index. The Royal Insliiution of Great Britain etc. (Isliluto roalo dclla Gran Bfcltagna). Eleiico dei membri, cariclic, statuti ccc. per Taiino 1857. — Loiulra 1858. ACCADEMIA REALE DELLE SCIENZE Dl TORINO. CLASSE DEILE SCIENZE MORALl, STORICHE E FILOLOCICUE- PROGRAMMA. t->ionsiderando la Classe che I'importanza degli studi sto- ricl cresce con quella degli avvenimenti che ne formano il soggetto, e che tali stiidi si risentono della qualitii de' tempi in cui sono coltivati, crede ntlle il riehiamare 1' attenzione degli studiosi sulla coudizione di coteste scientifiche discipline in Italia negli ultimi cento anni. E intenzione della Classe che nelle proposte investigazioni s' abbiano a comprendere i lavori di critica storica, non altri- menti che le narrazioni dei fatti contemporanei. La Classe apre quindi un concorso sopra il segente tema: « Descrivere la condizione degli studi storici in Italia » dalla pace d'Aquisgrana del 1748 al 4848, segnando il carat- » tere letterario dei varii principali scrittori. » Determinare 1' influenza die gli avvenimenti politici » ebbei'o siilla indole, e sul corso di questi studi. » II premio sara di una medaglia d'oro del valore di lire mille. Lo scritto premiato si stampera, se cosi place aU'Autore, negli Atti della Reale Accadeniia delle seienze, e se ne da- ranno cento copie all'Adtore medesimo, riservato a suo favore il diiitto di proprieta per le successive ristanipe. I lavori dovranno essere presentati per tutto il mese di dicembre 1859, in lingua italiana, latina, o francese, mano- scrilti, e senza nonie d'Autore. Essi porteranno un' epigrafe, cd avranno unita una polizza sigillata con dentro il uome e T indirizzo dell'Autore, e di fuori la stessa epigrafe posta suUo scritto. Se da questo non sara vinlo il premio, la pulizza non aprirassi, e sara bruciata. — 438 — Sono esclusi dal concorso i soli Accademici residenti, II giudizio sara pronuiiziato nel priino triine.-jtre dell' an- uo -1800. I pieghi dovranno essere dirpttl per la posta od altiimenti, inasigillati, efranclu diporto, alia Jteale Jccademia delle scien- ze di Torino. Quando non vengano per la posta, dovranno essere consegnati all' Ulfizio dell' Accademia niedesinia, dove (tl portatore se ne dara ricevuta. f ■ Torino, il 24 di giugno i858. . •> • ■ -,.■ II Piesidenle , ; , PLAIVA GlOVANiM. , , L' Accadtmico Serjrelnrio COSTAINZO GazZEBA. AMO lSa8-o9 . DISPESSA SESTA m mm di mzii STLDII "" DEL DOTT. ANTONIO BERTI TRATTI DALLE OSStRVAZlOM JIETEOROLOGICUL DLL YtNTEKMO l83G-55 ED ACCOMPAGXATI DA TAYOLE NLMEBICHE E GRAFICHE (ContinuazioDe della pag- 288 del presente volume.) ^®)° TA\OJiE ilETEOROIiOGICIlE PER YElZIi dall'ainjno i836 al 4855 BAROMETRO Serie III. T.IV. 57 440 — Tatola I. GeuiKiio Febbraio Marzo Aprilrt Maggio Giiigiii' Liiglii) Ai^nsto Settembi-e Oltobre Novembre Dicembre Ekvazioni medic mensi 183G 339 ,60 356,00 358, 40 357 ,0o 558,72 539 .or 1S37 1838 1839 i 18 iO 48il 1842 1843 338'J60 557 ,70 559,80 335,60 556,50 356,00 553 ,50 555 ,70 556 .90 357,10 558. oO 558,50 559 ,50 558 ,20 558 ,40 559 ,80 559 ,20 558 ,00 559,10 558,00 558.70 359 ,0o 340 ,50 558 ,90 557,00 557,701557,80 556,10 539 ,00 '539 ,40 535 ,30 559 ,20 557 ,00 557 ,60 556 ,70 358 ,70 359,10 559 ,40 556 ,80 338 ,50 556 ,80 336 ,80 358 ,50 336 ,50 357,50 357,70 557,90 559,00 555,80 557,00 555.50 359,40 558,00 537 "70 340,60 555,50 557 ,50 556 ,40 556 ,80 337 ,20 358,10 556 ,50 358 ,30 558 ,50 358 ,20 537 ,70 338 ,50 558 ,20 '537 ,60 357,50 339,40 337,70 558,50 558,80 558,01) 558,70 540,00 540,00 » 559,20 537,60 540 ,20 ill 554,90 358,.'i0 558,301 338 ,30 537 .00 556 .80 341 ,40 358.'27i55S,18 557',63 557'^6o|557!l7io57.84:558,76 558 ,70 ] 542 ,50 1 558 ,621 5.' 8' 557 Media aiuuia masfiiua del 1 cteceuniii uel 1842 » n minima » n x I81O Difierenza * Media mensiie massima del 1 deceniiiu ii> 1 I8'i5 o'd^ n » minima » » » 1841 <3'^ Differenza ' 558!) Media totale del 1 Media lotale del I deceniiio — 441 el venlennio 1836-1855. ;4846 4847 1848 1840 4850 1851 4852 4853 4854 4856 1559,40 |33'8 ,20 (337 ,60 1536 ,70 1558,50 1559 ,60 1338 ,80 [337 ,S0 337 ,70 336 ,90 359 ,60 535,20 358 ,70 556 ,50 558 ,20 555 .60 559 ,90 557 .80 558 ,80 558 ,60 558,50 558 .60 540,10 558 ,40 357,96,338.29 556 ,60 537 ,10 333 .30 357,50 558 .70 559 ,10 359,10 358 ,80 538 ,60 537 ,80 338 ,20 540 ,70 558 ,50 540 ,60 558,10 555,60 358 ,50 557,10 358 ,80 558 ,50 558 ,70 558 ,90 339,10 356 .90 557 ,50 559 ,00 338 ,50 359 ,20 338,10 559,90 558,00 536,30 558.90 538,40 557 .50 539 .60 539 ,70 358,90 357 ,40 557 ,50 538,10 559 ,90 338,10 359 ,00 559 ,40 558 ,80 535 ,60 340 ,90 539 ,60 337,00 338 ,50 357 ,80 358 ,40 557 ,90 358 ,60 358 ,30 558 ,60 558 .40 557 ,40 559,50 337,96 538'.20 538,50 358^61 358,33 3o7','78 537 ,40 355 ,50 536 ,50 337 ,20 557 ,60 537 ,50 539 ,40 359 ,90 358 .50 358 ,20 559,10 556 ,80 358,50 558,80 541 ,20 559 ,50 557 ,.50 357 ,90 559 ,20 339 ,70 539,50 338 ,80 355 ,20 357 ,70 358 ,'59 558,40 555 ,60 555 ,50 557 ,70 556 ,40 559 ,50 559 ,20 338 ,70 358 ,00 537 ,40 359 ,20 557 .80 557 ,77 ia annua massima del II derennio nel 1851 558".6I » minima » » » 1855 .,.'.... 557 ^77 Differenza 0 ,84 is mensile massima del II decennio nel 1854 541, 20 » minima » » » 1848 553, 50 Differenza 7 ,90 ia totale del 11 decenuiu . . . 338 ",100 538 .199 442 — H Di- cenib. o o o o o o O' o o o ,"^ O -^ 00 lO O^-^I^I'T^IO «3^ ■:0J5O«00t-— '3-IOiO lo 1 1 I'D lo lo 10 -■-;■ 3 OOOOOOOOOO o to ^3-1 -sr -~ -Ji-^io 00 C5 -^ o -^r -05 X! 00 <35 CO 00 00 OO 0<0 05 '00 lO to lO to 1 ti lO lO to lO 10 to to to to to to iO to to to to to Giu- gno so O O O O O O O O O 1 :0 -C3 00oooor-tr-a5ir-o35 "oo to IO to to to to to to to to to to to to to to to to to to to to 1 =? -2 s-iooooooooo so "00 CO r- CO :0 C5 OO t- t- CO "i-- I-J to to to to IO to to to IO to to 10 iO to 10 to to to to to to Aprile so o o o o o o o o o O so t-^'»„^.^0_'^^' v^'^/'^ 'r^ :o so l> so c— r~ 00 OO t- to to to to to to to to to to to to to to to to to to to to ,o_ to to 9 o 1 ^ 1 ^ OOOOOOOOOO --r^to o_^c^^05^o_to^s-i_io^-^ -ooeocot^c^OJOOooc-t- IO to IO to to lO to 1 r to to to to to LO to to to to to to sO^ -t- to to Feb- braio OOOOOOOOOO ;0 Oi cO_^?j^lO^C-; CO_SO^-*^CD^ "CO' O :~ O t^ I^- O so so so to 1 ,' to to to 1 r -^ to to to to to 10 to to to to to to to C5 -t-7 to to 1 A 2 1 o a OOOOOOOOOO 1 to CO CO r- to so CO o C"- 05 so 1 -/:. iriooc^sooocoooir^t^-oo "i-- to to to to to to to lO to to to to to LO to CO IO to to to to LO K < CO I"- 00 C5 O -- M to -^ so IO to IO IO --" --r -^ -- --!■ --r oo 00 Oj X oo GO x '::. Ci o o -o t- r- -(»" f2 2."^t" I'' ■'^ toio to to ?o to to to to to to to to to to 1 tS "S 2 f£ «3 00 «i c^ o io oi' -co ' 2 ?^ o -s 'fS .^ R: °C ^ =<5 20 O0''3o' t>' -oo" Set- tembre "S ?? =0 00 C5 05 00 00 35 oo" -oo" to 10 lo to to to 10 If t.^ to rT to lO to to to to to to to to to o o so .337 ,.W .3.38,60 .338 ,80 .3-38.50 .339 .20 •3.39.00 .338 ..30 .33 i) .90 .3.39.70 558 ,70 1 ^iol 'at) to to To OOOOOOOOOO ^CC^OO — ^OO IC — so -J- S.1 S-l 'cc X ij} oc zc X zc a a> Oi to to to IT l~ to to to 10 to to to 10 1? to to 10 to to to JX to to 3 2 O O' o o o o o o o o ,0^00 — -.-^q C2_c-- S^os^to^ lOlO 10 to to to to to to to to to to to to to to to to to 1 3 1 '^^ 1 to i^ .2 OOOOOOOOOO ,to^C2^i-. i-r^so -r| ^^^^_ CO 02 iC CO S-l to t- ■t0 30t>joeoi>i>.t:^02i-- lO to to to to to to to to to to to to to to to to to to to o N a SS-5«^^o2ooo to to to to to lO to to -^ to to to to to to to to to to to to to Feb- braio OOOOOOOOOO _3-i to -r. -q^sv o_o in 00^50^ "oo'ir. t--qooooc--20o020 to to to ,-* 10 to to to to to to to to to to to to to to to 05 to lO 1 1 z z OOOOOOOOOO _ ■';r";,«^"=,t-;,t^q,~=!;,to -^ 't^ 00 -.o CO 00 cr. o t^ CO 00 to to to to to to to to to to to to to to to to to to to to -00 to to , 50 r- 00 (33 O -H 5-1 to "-t :-0 <^ .^ <-• .^ rO i;^ 20 50 3C JO OOOOOOOOCOOC'XIOCOOOO .2 a '5 ^ M'i si _ /i/t4 — fcq O to t— 50 *r — . 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M IT '-^ l- '■^- 10 ri !-• JO — — ;^ — ■ - C = ffl •~ O) crt ■^ -v CD ." ro 2 ~ 5J - = '- c is a a m S — 447 — Tayola v. .. ; Elevazioni medie dei qiiinqtiennii divisi per mai e per islagioni. Mesi 1836-40 184i-45 d846-60 185i-B5 Gennaio . 357';',94 357"',72 358"',58 558"',68 Febbraio. 357 ,62 556 ,96 558 ,22 557 ,16 Marzo. . 357 ,12 358 ,02 557 ,26 557 ,98 Aprile. . 556 ,32 557 ,76 556 ,46 337 ,99 Maggio . 556 ,98 337 ,92 558 ,54 357 ,96 Giugno . 558 ,40 358 ,50 558 ,52 558 ,50 Luglio. . 338 ,26 538 ,72 558 ,80 338 ,90 Agosto .' 338 ,64 538 ,92 538 ,52 559 ,12 Settembre 337 ,96 558 ,94 558 ,58 558 ,76 Ottobre . 359 ,00 557 ,68 557 ,68 558 ,32 Novembre 557 ,16 558 ,24 559 ,00 557 ,50 Dicenibre 557 ,92 559 50 558 ,24 358"',183 358 ,54 357"',773 338"',223 558"',268 Media massima mensile nel dicembre 1841-45 .... 559",30 » minima » neil' aprile 1856-40 .... 556 ,32 Diffeienza 2 ,98 Media massima dei quinquemiii nel 1851-55 358,268 » minima » » » 1856-40 337,773 Differenza 0,495 SerieJn,T.IV. 88 — 44(S _ (Continuaz. della Tuv. \ .) . / / !.)fi.', Stagioni 1830-40 4841-45 4846-50 4854-56 Inverno .... Primavera . . . Estate Autunno .... oo7"'.84 006 ,81 008 ,44 008 ,04 oo8"',09 557 ,89 558 ,72 558 ,29 558"',247 558"',07 557 ,56 558 ,61 558 ,45 558"',25 557 ,76 558 ,85 558 ,11 558"',242 o57"',782 558"',122 Media massima delle stagioni nelP estate del ISol-KH. . 538"',85 » minima » » neila primavera del 1836-40. 536 ,81 Differeoza -^ 2 ,04 — 449 — Tavola YI. Massitne e mi»tiine elevazioni mensili ntl venlennio 1836-65. Mesi -1836 Massiniy Minima Diffe- renza -1837 Massima Minima Diffe- renza Gennaio . Febbraio . Marzo . . Aprile . . Maggio. . Giugiio . . Luglio . . Agosto . . Settembre Ottobre. . Nnveinbre Uicembre 545 .00 54:2 ,00 543 ,00 558 .SO 54:;^ 541 541 541 541 541 541 541 ,00 527 ,00 528 .30 553 .50 533 '.00 552 ;50 557 ,oO 556 ,iO 558 ,50 50 00 00 60 551 524 16 ,00 13 ,50 10 ,50 5 ,50 9 ,50! 5 ,70 0 ,00 2 ,50 4 .50 9 .00 10 ,80 Ifi ,40 545 .00 544 ^50 559 ,30 559 ,00 540 ,00 559 .80 540 .'00 540 .20 540 ,00 542 .50 542 ;00 542 ,00 555 ,00 552 .00 529 ,80 551 .00 333 ;00 358 :oo 557 .00 336 ,00 335 .00 558 ,00 8 ".00 i'2 ;50 9 ,70 529 ,80 '12 .20 334 ,00 1 8 '.00 i\Iedia meiisile uscillazione 8". 59 7 ".83 Mesi ' giui^no » 18,77. 1 ,80 Differenza 15 ,20 Massima media oscillazione mensile nel 1845 10 ,10 Minima » » » » 1859 ^ ,39 Differenza 2 ,71 Media oscillazione mensile del ventennio 8 ,74 — 455 — S-13X n, ^ 0 33" = = 31 t-- 0 (U '^ m •?^ i: =" ^ s ^ 2 s-' •^ , OP t^5 ^s^ 30 s^?' — ::: — — rs a. a. zu ^ i b "C - X! a x; SSS ^ ss 0000000000 -5; t-^o^io o^o,o^a)^^j2.n Q S S Z Et< O Z &- Ct- 6- 0000000000 O « ^ O O O SI 00 c^in^ to -vl^^f <■ — -O^-^ 3-1 G5 "-0 C5 S-J <» O «0 (M jf DO o i-^ •-=> -H to 03 -^ to 00 ®q CO in ^ e-i t- -^ to t-" ' -r< 3^ S-l _, O O O ii .■=. ■~ •« ■- ^ P o Cj •_ -^ •„ >" ^ — ^ C — ' 1;. a> o o--^^ — cOfc-c:"— — ozoSooSoSo ot--ooc50— '3-ito-«"5n 10 10 10 to i S'I i? lo to to to to to 3-1 i "to IO to 10 to to to IO to to LO to to to to to to 10 to to to 1 to 'i - to IO 1- IO CO 1- to to IO IO IO IO 1" 1- '- IO 1^ 1- 1- IO 1 ro o a 12 §8888i8?iS8^ SiS888 88J:^?i^ • ^, ' 3AS.,t°.S8.8§S S§8S8^5^t^^SI^^ 1 g§, ;to o^ — ■»-'—< o to — S'I --1' f^i s-1 — so to C5 <* -^ to 05 is-i' ! to to to to IO to to to to to to to to to to IO to to to to I to '5 2 'S 2 CD 2 ;?q -^ -* -2; to o 2 ":; -^^ "3; "5! -" "^ "^ — ' * -^"i to ro to I'b io i"o To To io To to r~o To io t~o io lo i6 r"o Io to 6 '5 ^ 0 0 i.o^ JO o_s-i 00 :c^i-~ ;3-i 10^ -r^ "3-1 io ^1 ^1 fo 5i to ^1 10 5i s-\ •?-i to to 10 to to to g-i to "w to to to to 10 to to 1 0 to to to 10 to 10 to to to to to to to .1 1 OOOOOOOOOO OOOOOOOOCD.-M ■ — tri ^ 1 O^O =_ CO O O O ;.-: OL-;^ 0^3-] O ic^O^Oj^^J^O^l'T^W O ^ — ;io rT* s-1 — 1 to to to s-i ?i ■?! -^ to ~i --i" o (m io 'M "M -^ :to ?; "" ^rt" -^ <- -^ -r- -*---" --r ---r '--f -^ -t --- -cr --r -^ -^ -^ <* -tf <# 1 CO to to to to G<1 to to to to to to to to lO 10 to to to to to 1 1 1 S "^ vjVjy.'Vj: CO cc x cc jO tn t— CO S5 O — rM to -^ :0 00 C0> CO CO CO CO ic OC CO 30 457 a 5 s > "»,0 '3 -^ ^ ?!■ Vi T I i --f -I- — X X ir -o ) ro lO lo IC lO L~ "M ; to I •: I o 1 o I o I T I o , l^ 5 1-- :-- O :— SI 10 — I -o : ' ro lo lo to ■ --f [O yj I ' ^-r to to 10 ' o o o o o I — to lO to to to lO 10 10 ' -^ to -* -^ 0 0O0C3O0O0 ; o L.O o «T c;' o ^ QO 31 to to to to lO to to to to to i^ci:^ — ^^ —"to — — to to 10 to 10 to 10 10 to IP ~o"o o o' o CD o'oId cT so 0^0^0^0^3^0 0^3; JO^ ;30 Osotoeot-t-oto-* to to 10 to 10 10 10 10 to to to to to to to to to to to to 00000: :--:^ o o. 0^0 -^ ;-=>,<:^ ,~^''v, -f :0 to — I C3 Ci -sf op C-. 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(Ci ro :c — to S-i ?; lO to IT to to to to 10 17 to ro to 10 I? 10 to 10 10 to to "^ to to to IT 10 to tT 10 to 10 10 t? 10 [O IT I? 10 to to to _; ^■1^3-j^ X io^c S ^ -5 5 c>^ o B. S S -^^ £ S iH o t^_, ^ 'iw "^ 5 "2 ~ — ' ''^ T '-2 ~ ":: Q *"• ^ u "::""' '"'5 ** -d to lO IQ to to 10 10' lO 10 ro to to 10 10 lO 10 i^o to to to (2f SC^e-^O ;0 3-1 O C; r-; 10_,O O CS 0-. s^ O -O^ C3 to t- to t^ "O O O O C5 S-1 -- -^ -- 1.0 to to S-1 --— 31 — O — to — ; -^ — ' ^ _. _ ^ — .^ ___ _ _ — • — -r. -^ -^ S-1 OOOOOOOOOO C'OOO~OOO00l0 T •^O OC^O^O 0^-^_^0 S-l t-; «5^ O 0_ O' 20 O LO :0 O O -^ r; ;s-i 02 ^-i to «-i to s-1 Ir- — 00 OOOiO-^OtoOOoO -r to e-i to to to to to s^ ro s-i s-i s-i e-i to to to to to ro s-i ~ to to to to to to to to to to to to to to to ro to to to to ~ O O O O O O O OOO OOOOOO'OO'^S-l ^ o^o^o>o 3-1 o^o^o^o i-o^ o ro cno^o^o <" to_^oo oo_^ ov ;IO O — to — O to — to -^ S-1 e-1 — LO to — -^ — to o to to to I' 1' i~ lo I' I' i~ 1" t' i~ to i~ IP i~ ro ro 10 u -*SorH£5c?. cS^t'o ^^ioS-Jpioc^Fii.0^ "go S-1 » LO 05 to to t— LO to t- tt -^ IT- It- OS — -* LO 00 . ; "^ "^'^~'^'" — — ' — -^~ *""" "^ "^ "" ~"^ "^ LO OOOOOOOOOO O0 000 0'0---L0l:^ -r- (O O LO iO O 3-1 S-I S-1 LO 3-1 S-1 OC LP LO v; : 0 :^0 (3q t^ — ^• ;^ 3-1 00 00 t~- c; o t^ CO o ^ CO cr. i:~" CO -- — 1-- c^ «o i- (3-110 31 31 31 i^-l I P 3-1 31 3-1 (31 3-1 S-1 31 31 1 0 10 3-1 3-1 31 i; to to to lO to to to to to to to to to to to to to to to to S OOOOOOOOOO C'OOOOOOO^S-l ■" (OL0^:r;O(O 0-^00^(33 LO^ O 3-i_^0 lo (0^0^S^_0 tO^tO — ;tO -^ -^ -?• !C to -■:• -^ to 31 -(^ to <" -^ O -^ to 31 to ■(:* » to to to to to to to to to to to to to to to to to to to to •— a ^ t^ CO OS O — 31 ro -^ LO to t~ 00 (33 O — 31 to -^ LO to I ~ lO to -■- ^^ -■* --* ■-— -^ -- -— --^ ---* «-0 LO -.a LO :0 LO GOCO:Z;'COCO00GC0CSOC0 COGOOO CO 00 00 00 CO CO a> a> (Coiitinuaz. della Tav. X.) Masjiina oscillazione iiivenialo del I deceniiio nel IS'iO . . i9"',00 Minima » n » o » 1857 . . 12 .50 Differenza 6 ,50 Massima oseillazione primaverile del 1 decennio nel 1843 . . 15 .90 Minima » » » » » 1840 . . 9 ,20 Differenza 6 ,70 Massima oseillazione estiva del 1 decennio nel 1844 .... 10 ,50 Minima » » » » » 1857 .... 2 ,00 Differenza 8 ,50 Massima oseillazione autuniiale del I decennio nel 1841. . . 15 ,00 Minima » » » » » 1859. . . 8 ,50 Differenza. 6 ,50 Massima oseillazione invernale del II decennio nel 1855 . . 18 ,15 Minima » » » ») » 1831 . . 9 ,30 Differenza 8 ,65 Massima oseillazione primaverile del II decennio nel 1849 . . 14 ,20 Minima » » » » » 1852. . 10 ,90 Differenza • . 5 .50 Massima oseillazione estiva del II decennio nel 1848 .... 9 ,10 Minima » » » » » 1830. ... 6 ,10 Differenza 5 ,00 Massima oseillazione autunnale del II decennio nel 1849 . . 17 ,00 Minima » n » n » 184G . . 9 ,90 Differenza 7 ,10 — 461 — ^ -2 CI to t^ I?!- o 1 S 00^ ~'V 00^ o^ "05 to o 00 Q "^ "^ ■^ t- to 00 o g -^ ■^ to o^ Zi 'c CO 00 _ r^ £ S-I S') 10 G-1 c I" to to tc OS >■ QJ CO o Q o o o io » '5^ ; "^ •" to ^ s^ to ■T = to 1 LO to to 'c o *5c CO ce o a 'iZ "m "^ "-* a, ua -3 i o o o o ? •sr 00^ 00^ ^ n *^ *~' ^— . '— N CO o i-*^ a S^l "^^ ■^ o o o ^ o^ S-; c •^ |5 "^ c- e-1 OJ S-1 s^t to S-1 _o — to lO to to C3 « o o (_) ;_J « o o o 00 » 'to •^ *^ ^ "o o to •^ 2 -* -* •St to to to to o 'tc CO C3 S ^ 1 > CO _2 — 5 > •r ■« "3 •— =^ u < 91 O SJ CO to '"^ CO CO O -? o T" « t^ ■^ S Oj OJ N — : a c ^ 4(12 X ,1; S 00 1 ■? — lO CO — lO -M 00 1-- O CO Oi';^-^^co• 05 lO -- 03 t- 00 3-1 10 O -^ 3-; -^^--J^-^.tO CO 05 CO -^^t-. ?| CXICOOJOO— .10Oit-O>«00t~« to S-1 1 ^ OOOOOOOOOOOO O.. CO O O :.-:0 C5 311^00 S-1 O CO 503 CO 05 C3 O" •* 3-1 -^ to CJ3 l^ CO 3^ j-1 31 3-1 to lO 10 to (O 3-1 ?1 3-1 to to to to LO to to to to 10 to to 'to ^ OOOOOOOOOOOO O 35 O^-^ 00_^^_^10^0 O^C3_0^05 ;cO ■--* :-0 O — — .31 G-1 to :0 -^ to to to lO to to to to lO to to to to ■€■ ? OOOOOOOOOOOO i~ O^CO ~* O -^^ -^CO O O CO^CO^ ";.t t-C0 1~«503505-^-*-*00 io 'E ^ OOOOOOOOOOOO in^ yj 3-l_^ CO CT iQ 10^3-1^0 O^S-y 3-1^ coo t- t- CO 31 31 31 to 31 35 O CO n 31 31 31 lO 10 lO to ro 3I to ?l to 10 lO It to to to to to 10 to to CO 3 OOOOOOOOOOOO O 31 O O^ ^'^ ^- -<'-i ^^'^^^ ;[0 --r CO -* — to •»- to to to -* -^ to to lO 10 lO to to to to 10 to to 1 a 1 i OOOOOOOOOOOO O 'O -3-1 ;0 i-O 31 31 O CO iO t- -^ "cO t- to 31 Oi D- CO CO 00 O 31 — I— u tn u -a o _co _i_ COOOOOOO'OOOOO O^O^OO^O^iC O. 0_: CD O O OO^CO ct^Tt- c> — 3-1 --" CO [O lO 31 OT -^ 3^ 3-1 31 to lO to to lO lO to 3-1 31 to to to to to ic to to to to to to ui CO OOOOOOOOOOOO O --r. O cc^cO 3-1 31 O OO^c-O^iO O ;tO -^ to to 3-1 -r- -r- — -^ 3-1 3-1 CO .c- .^ --!• .^ -» ..-r -^ ~* -* --T ■* ■* to to to to to to to to to CO to to I CJ . o .2 '■£ CD s ■ : ■- ' ^i ;r ui s -^s -3 :: < x c g^ S 463 n X so t^ 3^1 30 to ^ N •»-^05 3-J 05^ 00 cl^ c Q 2 "30 !C O -^ Vr — ' -^ -ri — 1 •^ t^ to 00 S-l 1 a ■■-* m •^-^<:r,co^o^ 00 o ■5 c ;:0 00 ^ (35 e^ s 1 G>1 o o o ^ » to_^1 to G-1 00 3 to to to to > , oooo "^ -n .J § s ?o >o S-1 so u <--*-*-=!• C to to to to oooo ~e>i cD^oo^«:_^oO^ 0"< a 2? 'go oo o so JO oooo ■ a .i. S-1 s-y w^o^ 00 z o .E '^ ?CO t- S-1 o 01 3^ to S'J •< > " to to to to , oooo 'i =0 oooo^oo^ ^ X !^ ;• to to to to ~j , oooo OJ 0^iO_(M_^i:;^ bj "o J 2 £ "o to — S«l TZ a s= 2n: 2 ^S'cru' 77/. r. 7). :„SH>22--5 60 £-=a — 464 Tavola XllI A. Confroiilo iru le medie delle inassime e delle minime elevazioni e la media lotale net I decennio 483G-45. HI e s i Mediu delle massime Media delle minime Media totale DIFFEREKZA in piCi in nieno Geiinalo Febbraio Marzo Aprile Waggi" Giugno ..... Liiglio ...... Agosto Seltenibre .... Oltobre Novenibie .... Dicenibre 54^" ,58 542 ,57 542 ,41 341 ,14 340 ,49 340 ,95 340 ,57 340 ,85 341 ,20 341 ,55 542 ,46 542 ,80 34 1" ,65 350" ,66 529 ,71 351 ,60 554 ,80 554 ,18 535 ,40 555 ,24 335 ,57 555 ,04 333 ,17 551 ,56 552 ,97 555 ,52 337 ,83 557 ,29 557, 57 557 ,04 537 ,45 358 .45 558 ,49 358 ,76 558 ,45 558 ,54 537 ,70 358 ,61 557", 99 4"',75 5 ,28 4 ,84 4 ,10 3 ,04 2 ,50 2 ,08 2 ,07 2 ,75 3 ,19 4 ,46 4 ,19 5",64 7",17 7 ,58 5 ,97 2 ,24 5 ,27 3 ,05 3 ,25 5 ,19 3 ,41 5 ,17 6 ,14 5 ,64 4"',67 465 Tavola XIII B. Confronto tra le medie delle massime e delle miniine eleoaziont e la media lolale nel II decennio 1846-55. Me si Media aifflia delle Media DIFFERENZA i massime 1 minime totale in pill 111 meno Gennaio 343 ",44 331" ,59 358"' ,49 4"',95 6"',90 Febbraio 342 ,00 550 ,50 557 ,69 4 ,31 7 ,39 Maizo 542 ,56 551 ,51 557 ,5'i 4 ,S^ 6 ,25 Aprile 341 ,65 551 ,49 557 ,18 4 ,45 3 ,69 Maggio 540 ,50 551 ,11 558 ,07 2 .25 6 ,96 Giiigno 540 ,56 555 ,05 558 ,51 2 ,05 5 ,48 Luglio 540 ,77 554 ,68 558 ,85 1 .92 4 ,17 Agosto 540 ,53 354 ,65 558 ,82 1 ,C5 4 ,19 Settenibre .... 340 ,65 552 ,19 558 ,67 1 ,96 6 ,'i8 Oltobie 542 ,26 551 ,42 558 ,00 4 ,26 6 ,58 Novembre ..... 542 ,28 551 ,00 558 ,17 4 ,11 7 ,17 Dicembre 342 ,71 551 ,86 558 ,59 4 ,52 6 ,43 541'", 71 552" ,19 558" ,20 5' ",51 6",01 — 406 Tavola XIV. Confronto Ira It elevazioni e le oscillazioni haromelriclie e le oscillazioni delle macchie solari. OSr.lLLAZlOIVl MEDIE MEDIE DECKNiVn gT'lNQHENNII (lelle oscilla- niiicchie solari elevazioni zicini 18.16 — 43 1 ^ 1836 — 40 Maximum o57"'.773 11 ",77 ' 1841 - 4,'i Minimum oo8 ,225 13 ,63 1846 — Ji?j ' 1846 — 50 Maximum 538 ,185 12 ,83 1 . 18ol - 55 Minimum 538 ,268 13 ,04 358"',098 12'",82 (Coniimia.) L A V OR I per I' illuslrazione lopof/rafica, idraidica, fisica, stalisHca, agraria e medica (telle provincie venete die si pnbblicano secondo I' art. 127 degli staiuli interni. (Coiitlniiai'ione tlella pag. iii del volume preceilente). . ' CmLOGO DELLE PlINTE FANEROGiME INDICENE DELLE PROVINCIE VENETE aggiuntevi h esoliclie piii generahnen/e coUivate per u/ili/a o pet onuunenlo, c disposte in famiglic od ordininalurali. Nome generico delia piaiito Nome spenifico della pianla Lnogo ove nasce spontanea ORDINE V. — ASFOUELEE. 279 ^80 281 282 283 284 HEMERO- CALLIS ANTHERI- CL'M fulvu L. flavu L. Liliasfruni Bertol. rri))insuf/i L. Liliayu \i. seriilinvm L. Nell'agroMantovanOjj Inngo la Brenta, e nel Veneziano e Friuli. Ne'prati di Monfalco- ne, e sul monte Ania- riana del Friuli, nonche !!ul Veronese e Vieen- tino. Ne'sHionti del Vero- nese, del Bassanese e del Friuli. Ne' colli e nionli del Mantovanol, Veronese . Vicentino , I'iidovano , Bassanese, nonche nel Friuli. Ne' colli veronesi , i)assanesi e'del Friuli. Nelle vette di Fell re dolBellunese(!Vluntini), U s i — 408 i A'liiiie Nome spocifico Liiogo gonericii IJsi 3 dell;i piantrt (lella pianta ove nasce sponlauea • 285 ASPHODE- LIS fis/ulosus L. Nelle nuira del Foife di Caiiipo Maizo a Ve- rona (Toiiini), e presso Grezzaiia (IMassalongo). 286 albus L. Ne' pruti dei iiioiiti veronesi , vicentini , bassaiiesi o feltrini 287 ALLIUM sphaeroccphalon L. Ne' colli e nionti di liitto il Veneto. 288 rotundum L. Ne' prati del Fiiiili (Pinina). 289 vineale L. » /3. bulbiUife- runi. Ne' colli , vit^neti e sii'pi di Mantova e Ve— nezia, e uhI Friuli. Nel Bassanese. 1 1 i 290 olcruceuni L. Ne'piati del Fiiuli. 291 pollens L. Ne' luoL;hi incolli dei Basi^aiiese. 292 monlanum Siblh. Ne' nioiUi del Vero- nese, Viceiitiiio, Bassa- i » /3. carinalum. nese, Veufziano. Nel Veronese, Bassa- nese, Padovano, Vene- 1 ziano. 295 Schoenoprasumh. Nella penisola di Ser- S. Coltiv.T miniie (Sternberg). 294 siiuiieolens W. Ne' colli e niontl ve- ronesi, hassanesi, ne'li- di veneti e ne' luoglii palustri del Frinli. 295 i fdllax Schiilt. Ne' prati del Manto- vano, di Venezia, di Chioggia, di Treviso e del Friuli. 1 296 neapolitamim Cyr. Ne' Inoghi boschi- vi presso Verona, e nei canipi a Bardolino. 297 roscuin L. Ne' viiineti del basso Frinli. 298 nigrum L. Ne' colli del Vicenli- no e nel litorale del 1 Friuli. 1 4()9 — Nome genericii della pianta Nome specific!.: della DJanta' Liiugo ove iinsce spontanea Usi 299 300 oOl 502 oOo 504 503 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 317 ALLIUM HYACIN- THUS BELLEVA- LIA rvIUSGARI Viclon'alis L. ursinum L. Porrwn L. Cepu L. Sativum L. ascalonicum L. niuriiima L. hi folia L. patula L. amoena L. autumncdis L. orientalis L. romana Rchb. comosum Mill. racemosum Mil botryoides Mill. ORNITHO- umbellatian L. GALUM \collinum Giiss. pyrenaicum L. Ne' papcoli alpini del Fiiiili e del Bellnnese. Ne' luoghi boschivi del Mantovano, Verone- se, Vicentinn, Bassme- se, Friulano. Non sono indigeni del Veneziano, nia vi si coi- tivano comunemente per lis! dnniestici. Nell'isola di S. Gior- gio a Venezia. Ne' luoghi boschivi del .Mantovano, Verone- se. Bassiiiiese, Frinlano. Nel castello di Maro- stira nel Vicenlino. Ne' colli veronesi ed engiuiei. Nel Mantovano, Ve- ronese, Vicentino, e nel Padovano e Friuli Non indigeno del Ve- neto, ma comnnenien- te coltivato per orna- niento. Nel Mantovano. Freqnente ne'colli del Veueto. Ne' canipi comune. Nel Mantovano^ Ve- ronese, Bassanese, ve- neziano e Friuli. Ne' luoghi erbosi co- innne. Ne' prati pres.so Mon- falcone (Pirona). Ne' luoghi boschivi del Friuli. e de' monti veronesi e vicentini. Julbo USa' Tiedicin.i c 470 — Nome generico della pianta Nome specifico flella piuiita Luogo ove nasoe spontanea U 8 i 518 o2S 526 527 528 N^O OKNITHO- (lAM'M FBITlIiIi\- RIA LILIlM TULIPA EKYTHRO- IVIUM narbonense L. lutea Schult. arvensis Schult. si'enopetala Rchb. monlana Hopp. eandidum L. bulbosum L. carnioUcuni Bernh. Marl agon L. syJucslris L. Dens Canis L. Ne' luoghi erbnsi e pascoli del Veronese, Vicentinn, Trivigiano. Nel monte Baldo e ne' nionli bassanesi e vicontini. Ne' seminati dei colli e canipi veronesi. vi- centiui , bassanesi e fiiulani. Ne'eolli ombrosi pres- so Fagagna nel Friuli (I'irona). Ne'prati di Munfal- cone. Non indigeno. ma col- tivatocomunemeuteper urnainento. Ne' boschi e prali del monti veronesi, bassa- nesi, friiilani. Nel mmite Sunmia- no e nel Friuli. Ne'prati de'monti ve- ronesi, vicentini , bas- sanesi e frinlani. Ne' campi intorno a Vioenza. Ne' bosclii dei colli e monti del Veneto. ORDINE VI. — DIOSCOREACEE. 529 nTT communis L. Vdlgaro neilesiepi di lutle le piovincie. — 471 -J_l!_ p Nunie Nome specif ico Luogo g tienerico Usi 5 delta pianta della pianta uve nasce spontanea ORDINE VII. - Si\lIL4CEK. uoO CONVALLA.- 7)iajulis L. Ne' luoghi oaibrosi , Le foglie RIA selvatici de'monti e col- li del Vicentiiio, Bassa- iiese, Veronese. Vene- ziauo e Friuli. ra.iceral(; nella cilce daniio un belculorvmU. 1 551 verticilla/u h Nei luoglii stessi del Veronese , Vicentino , Bassanese, Friulano e della Carnia. 532 Pohjcjonalum L. Ne' luoghi stessi del Veneziano, Padovano. Trivigiano, Vicentino^ Bassanese, Veronese, e nel Fiiiili. 000 tituUiflora L. Ne' luoghi stessi del Maotovano, Veronese, Vicentino, Bassanese, Veneziano e Friuli. 554 MAJANTHE- IVIL'M bifoUuni DC. Ne' luoglii stessi dei nionti veronesi, vicen- tini, e della Carnia, nei boschi di Fagagna nel Friuli. o5a STREPTO- PUS itmplexifolhis Ne' luoghi boschivi de' monti veronesi e bassanesi. 556 ASPARAGUS ofjicinulis L. Nelle siepi e ne' pa- scoli umidi e luoghi boschivi dei Veneziano, Padovano, Bassanese, Vicentino. Veronese e Friuli. Ld iMili'ce Ji (Ulli gliAspa- laoi e diui«ti- ca.-Dique- sla prima spe- cie si raan§ia- no le lenere mosse, e si col- 557 scab'er Brign. Nei lidi veneti e nel Friuli. llv. .1 Ml UbO. 558 leiiui/hlius Lam. A lie rive dei I'lssi, e nei iiiouti e boschi del Veronese, Vicentino, Bassanese. negli Euga- nci e nel Friuli. 1 1 i>enc III. T. IV. 61 — 472 . ' ^^ ' p Nome Nome ppecifico Luogo £ 'j^eneiico Usi 2 della pianto della pianta ove uasce spontanea 559 ASPARAGUS albiis L. Ne'lidiVenetipresso BuiHno. 540 aculifoUus L. Frequenle nei boschi e spineti del Yeneziano. Padovano, Vicentino, Bassanese, Veronese, e nel Fiiuli. 341 amunis DC. Ne' luoghi saisi del Veneziano. 542 RllSt:if> aculcafu.1 L. Ne' boschi e luoghi silvestri specialinente de'monli e colli di tutto il Voneto. ,i;ur,lira.lsu,.i' slovani lalli si m:*ngiano come gli Aspar.igi. 545 Hi/poglossum L. Ne' hioghi sassosi del monte HoUlo e nel Friuli. Se ne famio sran.ite grosso- lane o robuste. 544 SMILAX (ispcra L. Ne' luoghi sassosi e La radice .■ siidoritera e si Si.slilusc.. a' nelle siepi del Verone- se, del Veneziano e nel c|UellaJellaS,.l-! basso Friuli presso sapariglia ncll.J cuia Je'morbi' Monfalcone e Duino. 545 PARI? quadrifolia L. Nei luoghi alpestri e selvalici del Veronese. lici I. sifllllici. N.16 Vicentino. del Friuli e Carnia. ORDINE VIII. — I AM\RILLIDEE. 546 GALAIN- THl'S niiKtlis L. Ne' luoghi ombrosl e boschivi del Mantova- no, Veronese, Vicenti- no, Bassanese, Pado- vano. Tpivlgiano e nel Friufi. 547 LElCOHTvI vernuin L. Ne' boschi del Man- tovano, Veronese, Vi- centino. Bassanese e Friuli. — 473 p Nome Nome specifico Luogo s generico Usi 3 della pianta della pianta eve nasce spontanea 348 LEUCOJUM acsiimini L. Ne' luoghi paUistri e ne'prati del Mantovano, Veronese, Padovano, Veneziano, Trivigiano e nelFriuli. 349 STERNBER- GIA liilca Spr. Ne' pascoli del Ca- stello di Marostica ed a Brendola nel Vicentino. ooO AGAVE americuna L. Fia le rupidelle rive del Benaco. 551 NARCISSUS poeiicus L. Nei prati e monti di tutte le Proviccie Ve- uete. • 352 hiflorus Gurt. Ne' luoghi stessi del Mantovano, e ne' lidi veneti. OOO Pseudo-Narcissus L. NelFriuli,ecoltivato per ornamento. 3o4 incomparabilis L. ' Ne' prati del Manto- vano e del Bassanese. » 0. plenus N. 9 ORDINE IX. - IRIDEE. i 555 CROCUS venius L. » /3. albifloriis Ne' colli e monti ve- ronesi e vicentini, nei prati del Friuli, e pres- so Chioggia. La varieta nei paseoli del Monte Baldo. 356 variegalus Hopp. Ne' prati del Friuli. 557 6//Z0/-MS Mill. Ne' prati del Manto- vano e del Veronese. 558 GLADIOLUS Irip/njllus Sibth. Nel Summano del Vicentino. 559 segetum Gawl. Comune ne' pascoli del Veneto. 560 IRIS germanicu L. Ne' muri e luoghi rupestri del Veneto. La rjiiicepol- verizzata serve a Drofumare i 561 sainbiicina L. Ne' monti del Vero- nese e del Friuli. pannilioi. 362 Pseudo-dcorus L. Volgare nei fos.=!i e luoghi aquosi. 474 — o 1- Nome Nome specificu Liiogo E i;enerico 11 s i p 2 della pianta della pianta ove nasce spontanea 565 IRTS foetidisfimn {,. Presso Chioggia e nel Veronese. 364 sibirica L. Ne' prati del Friuli. mn gra7ninea L. Ne' nionti e colli veronesi, vicenlini, e |N.ll frinlani. OKDINE X. - ORCHIDEE. 566 GdODYERA re pens R. Rr. Ne'bocchi del Vicen- lino e Bassanese. 367 1 SPIRAN- THES (tnlmnnaJh Rioii. Fiequente nei pascoli secclii del Veronese, Bassanese, Vicentino, Padovano. Veneziano e Friuli. 568 ncx/ivalis Ricli. Ne'Iuoglii palnstri e pratensi del Veronese, del Bassanese, de'lidi veneti e del Friuli. 569 1 LISTERA ovnfa R. Br. )- Ne' liioghi ombrosi de' boschi montani del Veronese, Mantovano, Vicentino, Veneziano, Bassanese e nel Friuli. 570 NEOTTIA IS'idiis mris L. iVe' luoghi stessi del Mantovano, Vicentino, Bassanese e nel Friuli. 571 EPIPACTIS pahistris Sw. Ne' luoghi palustri del Mantovano, Vero- nese, Vicentino, Pado- vano, Veneziano e del Friuli. 572 7nicrophylla Sw. , Ne' pasc(ili ombrosi del Padovano. 575 UtiifdUn .'iw. Ne' luogbi boschivi del Mantovano, del Ve- ronese, Vicentino, Bas- sanese, del Veneziano, del Bcllunese e nella Carnia. i 475 — p Nome Nome specifico Luogo 1 c generico Us i o S della pianta della pianta ove nasce spontanea 574 CEPHALAN- THERA grandiflora Bab. Ne' boschi del Vero- nese, del Bassanese,del Vicentino, del Veneto e del Fiiuli. 573 ensi folia Rich. Ne' bosclii del Vero- nese, Vicentino, Bas- sanese , Veneziano e Friuli. 576 rubra Kicli. Ne' boschi del Man- tovanOj Veronese, Vi- centino, Bassanese, Ve- neziano e del Friuli. 577 LIWODO- Rl'M aborlivum Sw. Ne' boschi del Man- to vano, Veronese, Vi- centino, Bassanese, I'a- dovano, Trivigiano e Frinlano. 578 ORCHIS rubra Jacq. Ne' colli epascoli del Veronese, Vicentino, Bassanese e Padovano. 579 pyramidalis L. Ne'prati del Verone- se, del Vicentino, del Bassanese, del Padova- no, del Veneziano, del Trivigiano e del Friuli. ■ 580 globosd L. Ne'boschi subalpini e prati del Veronese, Bas- sanese , Vicentino e Friuli. 581 coriophora L. » /3. frog runs ■ I'oll. Ne'pascoli del Vero- nese, del Bassanese, del Trivigiano, del Vene- ziano e del Friuli. Questa predilige i pa- scoli secchi de' luoghi stessi. 582 y^/fj/vV* L. Copiosa nei prati e luoghi erbosi di tutto il Veneto. I suoi liiberi scoll.ili nell'a- cqua bollpnte ed asciuui gio- vano come nii- Iricnli n^lle mjlallie Jicon- stmztone. — 47G — Nome generico della piauta Nome spocificu dcUa pianta Luogo ove nasce spontanea 585 58 4 58S 586 587 588 589 590 591 592 595 mftscula L. uslidala L. vciricgald W. tcphrosanlhosWW. mililaris L. fuscn Jacq. pallens L. la.viflora Lam. paluslris Jacq. I(i/ifulia L. n 0. angusli- fuUa. lacnldlu L. Ne' colli del Verone- se, del Viceutino, nei prati del Bassanese, del Veneziano, del Friiili. Ne' prati moiituosi e del piano uel Veronese, Viceutino, Bassanese e uel Friuli. Ne' colli erbosi e nei bosL'hi del Mantovano, Bassanese , Vicentino, Trivigiano, Veneziano e nei Friuli. Ne'boschide'coUi del Veron. e negli Euganei. Ne' boschi del Vero- nese, del Bassanese e nei Friuli. Ne'luoghi erbosi del Mantovano, del Padova- no e del Friuli, ne' colli veronesi e bassanesi. Ne' boschi niontani del Veronese, Vicentino e Bassanese. Ne' luoghi umidi del Veronese, Mantovano, Vicentino , Bassanese, Veneziano e Friuli. Ne'luoghi palustri in- torno a Venezia (Ru- chingher). Ne' boschi e luoghi umidi del Mantovano, Veronese , Vicentino , Bassanese, Veneziano e nei Friuli. Ne' prati paludosi di Monfalcone nei Friuli. Ne' pascoli e boschi de'monti veronesi e vi- ceutini, nei Bassanese e nei Friuli. — 477 p Nome Nome specifico Luogo s generico Us I z della pianta della pianta ove nasce spontanea 594 ORCHIS sambucma L. " fi.incaniala. Ne'hioghi stessi del Veronese , Vicentino , Bassanese, Friuli. 595 GYMNADE- NIA conopsea R. Br. Ke'luoghi ombrosi ed erbosi del Veronese, Vi- centino, Bassanese, del Veneziano e del Friuli. 596 odoratissimaR.Er. Ne' monti del Vero- nese, del Vicentino, del Bassanese, e ne' prati palustri del Friuli. 597 PERISTV- Ll'S viridis Liudi. Ne'pascoli alpini e nei colli del Veronese, Vi- centino , Bassanese e Friuli. 598 albidus Lindl. Ne'luoghi stessi del Veronese , Vicentino , Bassanese e Friuli. 599 INIGRITEL- LA rniffus/ifulid Rich. )j /3. rosea. Ne'luoghi stessi del Veronese, Vicentino, Bassanese e nel Friuli. Nel Bassanese. 400 PLATAN- THERA hi folia Rich. Ne'luoghi sopraddetti del Mantovami, Vero- nese, Vicentino, Vene- ziano e nel Friuli. 401 HERMI- NIUIM Mo7iorchis R. Br. Ne' pascoli alpini del Veronese , Vicentino , Bassanese e nel Friuli. 402 HIMAINTO- GLOSSUftl hircinum Spr. Ne' colli veronesi, bassanesi, vicentini ed euganei. nel Veneziano e nel Friuli. 405 SERAPIAS Lingua L. » (i.longiplala. Ne' boschi e prati montani di Mantuva . Verona, Vicenza, Bassa- no, Padova, Treviso e Friuli. Ne'luoghi stessi e nel Veneziano. 404 OPHRYS ntijodes W. Ne' luoghi boschivi del Mantovano, Verone- se, Bassanese e Friuli. 1 — 478 Nome jeneiic'o j^ |della piauta Nome specifico (lella pianta Liiogo ove nasce spontanea 40o 406 407 408 409 410 411 N.46 412 413 414 41o Usi CORALLOR- RHIZA CYPRIPE- Dll'M ACORUS N. 4 416 TVPIIA apifera W. arachiutes W. a rani [era Sni. alraia Lindl. Berlolonii Moret. innata R. Br. CalcL'olus L. ORDINE XI. Ne' prati e colli del Mantovano, Veronese, Vlcentino,Bassjnese. Ne' luoghi niefiesimi enel VenezianoeFriuii. Ne' luoi;hi stessi del Mantovano, Veronese, Bassanese, Veneziauo, Trivigiano o Frinli. Ne' colli Eluganei. Ne' colli del Verone- se e ne'prati del Bassa- uese. Ne\boschi montani del Veronese, de' Selte Connuni Viceiitiui e nel Frio 11. Ne'boschi montani dei Sette Coniuni Vicentini. del Monte BaldoeFriuli. AKOIDEE. Calamus L. tnaciilahim L. ilalicuin Lam. Dracuncidus L. Ne'Uioghiacquosi dei Mantovano, Veronese, Bassanese, Veneziano. Ne'iuoghi montani ed ombrosi del Mantovano, Veronese, Vicentino e nel ])asso Frinli. Volgare nel Veneto liingo le siepi e alle ra- dici de'monti. Nel basso Frinli. Se lie t tnbero col., e rante. ORDINE Xll. — TIFACEE \luti/'olia L. \'olg 452 ZAISNI- CHELLIA ycilastrish. Nelle acqiie de' fiunii iiel Veronese e Manto- vano, ue' fossi del Bas- pi.nese, del Padovano, del Veneziano e del Friuli. 433 RLiPPiA inarilimu L. n /3. 7-ccla. Ne' luoghi acquosi SHJsi iiitoriio a Venezia, Chioggia e nel Fiiuli. Inlorno a Chidggia nei fossi. 4.-4 POTAMOGE- NATON natans L. » (3. fluilana. Nel lego di Mantova colia vaneta fi e nelle acque di Uitto il Veneto. 45.' perfoliata L. Ne' luoghi stessi. 436 densa L. Nelle paludi inanto- vane, nel Veronese, nel Padovano. 437 lucens L. Ne' luoghi stessi del Mantovano, Veronese, Padovano, Veneziano e Friuli. 458 rufescens Schr. Nelle acque de'liioghl alpini del Belluiiese. 459 crispa L. Ne'fiumi, fossi, e pa- ludi del Mantovano, Ve- ronese. Vicentino, Pa- dovano _, Veneziano e nel Friuli. 440 zosleraefolia Schuii). Ne'luoghi palustri in- torno Mantova e Chiog- 441 pusilla L. gia. Nelle acque stagnanti del Mantovano, Vero- 481 — p Nome Nome specifico Luogo £ genenco Usi 3 2 della pianta de55s pianla ove iiasce P|)i)iilui)ea ,. , . nesp, Vicentino, Pado- vauo e Friiili. /i4i' POTAMOGE- TOIV pectinatu L. Ne' luoglii stessi del Mantovaiio , Veronese fid intoino a Veuezia e Chioggia. 44i) marina L. Nelle acque salse del Veneto e nel Friuli. N.18 ORDINE XV. - - BUTOMEE. 444 BUTOMUS umbellalus \,. Ne'liioghi acquosi ed inigati del Mantovano, Veronese , Vicentino, N. 1 „ - Padovanu e Friuli. ORDINE XVI. — ALISMAOEE 445 TRIGLO- palustre L. Ne' luoghi iiinidi del CHIN Mantovano, Veronese, Vicentino, Bas. ...lice gic- V.,.,.|Ucl.„..si., • 456 ASARUM europacum L Ne' liioghi ombiMsi del Veronese, Vicenti- no, Bassanese e nel Friuli. I.n .SM.1 ra.lice] , cuslir,, Jlu- relica e ,lra- stlo.i. N. 4 ORDINE XIX. — CITINEE. 4a7 N. 1 C\TINllS Hijpocislis I>. Sdlle raijiri d'el Ci- stus saluiaejiilius L., ne" colli Eugniiei. II ».icco ^ a- '.n\nlv»T\^. ORUINE XX — NINFE4CEE. 458 459 INVftlPHAEA MIPHAK alba L. luleum L. CniDune in tiitte le acque dolri del Veneto. Colla precedente. N. 2; (Continvfil mmn del mm u iirzo \m. 11 m. e. dott. Girolamo Venanzio presenta il se- guente Rapporto : ■ Vengo oggi, o Signori, ad aderapiere un onorevole iocarico che mi fu dato dalla Prosidcnza nostra, ed a ren- dervi conlo delT Opera che fu teste pubblicala e presen- tala in dono all' i. r. istiluto dal patrizio co. Pierluigi Berabo sulle Istiluzioni di Beneficcnza della cilia e provin- cia di Venezia. La qual opera reputo che sia in singolar modo degna dell' atlenzione vostra ; o perche 1' argomento di essa e gravissimo in se stesso, e lo e ancor piii per la grandezza degli oggetti che coraprende, il complesso dei quail, o si guardi alia economia interna della citta od ai bisogni della umanila indigente, parra certo a tutti essere di erainente importanza ; e perche la traltazione di questo argomento alia qualila di esso si adegua, ed e avvalorata da quel sapere che di ogni retto discorso t; principio o fonte, e spira sempre caldo affelto c sincera sollecitudine per la causa dei poveri, ed e opportunamente condita da quella modesta e ben temperata elegauza di stile che con- cilia la pcrsuasione ad ogni scrittura e giova a tutte, e non disdic(i ad alcuna; e perche in fine qucsta opera precede — 484 - ail una grando rilorma, die, se non I'alliscono gli aimunzi rpcali ilallii Gazzotta Ufficialo, sara in breve operala nel- r amminisli'azionc do' Luoglii Pii di Venezia e spianera ad essa la via, e col foroire uotizieed osservazioni agevoleri ai rifonnatori il modo di raggiungere la nieta prcfissa. Qiiesla opera perlanto consta di iin volume di circa 500 paginc in grande oUavo, e conliene una ricerca slo- I'ica, morale, economica e oritica sulle origini, sui pro- grcssi e sulle condizioni alluali delle pie Istitnzioni di Ve- nezia. Essa si divide in Ire parti. La prima tralla degli Istituti prevenlivi di Venezia, owero di quelli die sono direlti a prevcnire la poverlilj ; la seconda degl' Istituti sovventori pur di Venezia, owero di quelli deslinali a soc- correrla ; la terza degli Istituti sparsi nolle varie comuni dolla Provincia. Alle due prime parti si aggiungono qual- tro appendici, la prima delle quali parla degP istituti na- scent!, e le altre trc della Benelicenza presso le comunioni greca, evangelica ed israelitica. La prima parte compren- dc 18 Isliluli, allrcttanli la seconda, 5 le quattro appen- dici e 33 linalmente ne comprende la terza parte. Riguardo a tutli questi 74 istituti 1' autore procede con egual metodo e colla stessa diligenza ; e, salve le differenze die la loro storia e la loro economia rendono necessarie, egli rimonta air epoca della loro fondazione e narra le successive loro vicende, e mostra le condizioni loro atluali, ed accenna le cause per le quali ebbero incremeulo od inclinarono a de- cadenza ; ed espone i loro regolamenti e iiidica i presidi e le assistenze di cui sono rauni.i e presenla i bilanci delle loro rendite e delle loro spese, e talvolla fa conosccre i iniglioramenti die introdurre si polrebbero in quelle Istitn- zioni e i difetti die sarebbe d' uopo emendare. Sarebbc opera del pari inulile ed inlempesliva seguir — 485 — r aulore in quesle sue svariate ricerebe e rifeiirvi le noli- zie e le particolarilii che per cadauna Istituzione egli rac- colse diligeiiteinente ; ed il noverarie in fila, anziche uno estratto, sarebbe una ripetizione del testo. Piultosto ado- prero ad esporvi sinteticamente quanlo di piii riievante, a parer mio, trovasi nel Hbro, e quanto puo valer megUo a significare gl' intendimenli che ebbe il co. Bembo nel det- tarlo e a mostrarvi la utilitS die se ne puo ritrarre ; bene inteso che per ora il mio studio si riferisce soltanto alia prima e seoonda parte del libro stesso , cioe agl' Istituti della citta di Venezia che 1' autore chiama preventivi e sovventori. Oltre a siffatta divisione, le notizie fornite dal co. Bem- bo danno a divcdere che egli e d' uopo distinguere gli Istituti di Beneflcenza che provvedono colle proprie ren- dite alia loro sussistenza da quelli che da pubbliche o pri- vate sovvenzioni la ritraggono ; poiche gli uni hanno in s6 stessi una valida guarentigia di durata, e possono essere migliorati e renduti sempre piu profiltevoli con una vigi- lante tutela e con una retta amministrazione, e possono quindi essere considerati una parte preziosa della ricchez- za di una citti o di uno Stato ; laddove gli allri hanno una esistenza precaria e il germe della loro vita pud essere ad ogni istante soffocato da quelle fortunose vicende che fla- gellano talvolta le famiglie ed i popoli e che del pari pro- strano gli anirai e distruggono le sostanze; e peggiore an- cora sarebbe la condizione di tali Istituti, e maggiore il loro pericolo, se fosse vero cio die affermano due reputati economisti, che le istituzioni sostenute esdusivamente dalla pubblica beneflcenza non possono piu di 25 anni duraro. — 480 — Allc due dassi poi cbe abbiamo formato una lerza classc intercede cosUtuila da quegU Islituli cho hanno nel tempo stesso e renditc proprie e pubbliche o privalo sovvenzioni. Ore secondo i dati somministrati dal co. Benibo, alia I clas- se, a quella cioe degli Istitiiti die si mantengono coi loro averi apparlengono le Zitelle, la Ca' di Dio, la Casa di Ri- covoi'o, r Istituto Manin, le Canossiane, le Penitenti e i Calecumoni ; alia II classe, cho comprcnde gl' Istiluti non provveduti di alcun proprio patrimonio appartengono le Pericolanti e gl'Istituti Canal, Ciliota e Cabmiotto, e nellalll classe, in quella cio6 degli Istituti che hanno bensi renditc proprie, ma non suflicienti ai loro bisogni, ai quali suppli- scono percio le pubbliche o private largizioni od altri pro- veiiti, devesi collocare la casa degli Esposti, gli Asili della infanzia, gli Orfanotrofi dei Gesuati e delle Terese , le scuole di Caritii, il pio Monte, I'Ospitale civico, I'Ospitale di san Servolo, e finalmente la Commissione gcnerale di pubblica BeneDcenza. I singoli patrimoni di tutti questi luoghi pii, costituiti generalraente da beni stabili, da livelli e censi e da frutli di obbligazioni dello Stato formano in complesso il ragguardevole capitale di L. 20,969,869,34, nel quale pero sono compresi i valori di alcuni dei rispet- tivi locali. Da questo capitale si ritrae una rendita che nell'anno 1836 fu di L. 816,246:38. Oltre a questa rendita i Pii Istituti in quell' anno ebbero dal Tesoro o dai Comuni sovvenzioni per L. 684,303:31, n' ebbero dai privati per L. 130,212:42, ed ebbero eziandio pareechi particolari pro- venti per L. 439,782:74 ; cosicch^, secondo i dati offerli dal sig. CO. Bembo, I' esercizio della pubblica benelicenza in Venezia costd nell'anno 1836 la complessiva somma di L. 2,090,747:23. Gl' individui d' ambi i sessi accolti nei summenzionati Istituti cd ai quali con tal rendita si prov- — 487 — vede ascesero ncl 1850 a 525*). La Conimissiouc poi di pubblica beneficenza, seiuprc colla rendita stessa, presto inqiicll'anno il giornaliero maiitciiimeiito a 307o povcri c a 190 poveri vergogriosi ; ed oltro a cio teiiiio uii cala- logo di 34824 individui, chepotevaiio esser soggelli ad una cvenliiale momentanca poverta cagionala o da inlei'mila o da sciopri o da comuni calamita, ed ai quali percio la Com- luissione stessa non presto clie uii eventuale c momentaneo soceorso nei singoli casi. Ai siiaccennati Islituli dovesi i)oi aggiungci'e la fondazione Treves costituita da una somma capitale di L. 60,000, die i nobili signori Treves di Bonlil diedero in done affinclie si coliocasse per anni cinque nella Cassa di risparmio, o coll' interesse ilel 4 per 100 si di- stribuissero qualtro grazie annuali a quattro onesli e bi- sogQosi opcrai ; c trascorsi i cinque anni, e polcndosi in- vcstire la soninia con niiglioi-e intercsse, una quinta grazia si distribuisse. E devonsi pure aggiungerc la societa di san Vincenzo di Paola cliedivisa in cinque conferenzc, ado- pcra con parlicolari intendimcnti e disci[)lJne al sullievo de'miseri, e le assoriozioni di mutuo soccorso dei calafati, dei sacerdoli secolari, dei suonatori del toatro deila Fenice, dei medici cliirurghi c farraaeisti, delle arli edilicatorie e linalmente degl' invalidi di Marina. Le quali Isliluzioni, avendo una diversa nalura e divcrsi intendimenti e nieto- di divcrsi, parve clie si dovessero disgiungere dalle allre, e far sc no dovesse in qucsta rolazione una sepai'ala nion- zione. -••■'•■■ -H. ■* ■■ ' Bella oitre ogni dire e dilettosa e la via per la quale ci guida il CO. Benibo col suo libro. Dopo lanlo aggirarsi Ira oggetti ben diversi, I animo si ricrea niirabiluiente risaleu- Saic III, r. IV. (]-, — 488 — (fo a ic'inulissiiiK; rpix lie c scorgcndo i;li aiiliclii pailri vc- nt'ziiini, bene I'oiulala eon sagge Icggi e cuii provvide isli- tiizioni la loro I'cpuljhlica, adoperarc viiilinenle luuri di casa a viiicoi'e i iicniici dclla crislianita o ad iiitraprcndorc lunglii c pericolosi viaggi c rivclare nuove Icrre c niiovo meraviglio <• additarc iiuovi adili al oommercio c niiovo e feconde surgeiili di ritclic/za ; e dopo gloriose iraprcse c ardiic pci'ogi-iiuizioni ritornati a casa cariclii delle dovizic d'Urieiilo, offeriro il liore delle spoglic opinio a Dio OUimo Massimo ed alia patria, clie e senipre cosa venei'abilccsauta ad ogni cuor gciieroso, c qiiindi in cinia ad ogni altra cuia por la (lira della unianita, e sciiz'apparali di teoriche sot- tili o d' ingegnose ulopie, ma per iiii semplicc c spontaneo impulso Tarsi promovilori di qiieila vera civilla clie prin- c'i[)al(nente eonsiste nel ditTomlero il bene e nel fare elie \i sia il minor niimcro possil)ilc di mali e di miserie nel mon- do. Ed il eo. Bcmbo di frequcntc ci rapprcsenta questo lieto affaccendarsi a pro' della indigenza, qnesta pressa di o|iere buone, questa fervida gara cbc avevano i'ra loro i piii preslanti palrizi e Ic malrone piu illustri di fondar ospilaii, di aprir ricovcri, di apprestare ad ogni svenlura nil sollievo, ad ogni pcrieolo un I'iparo, ad ogni moibo lui rimedio: mollipliec c svariata manifestazione del pensiero eristiano, speltacolo di grandezza e di l)ont;i eli(^ ispira in clii r osserva una cara giocondila, e tale desla un tcnero e soave comniovimento, , roliqiiic, ini)nii;:;ini tli sanli, o qiu'ste spoglic prrzioso c/aiio ad essi inolivo cd o.'casiono di origcr leuipli, di fal)l)riear monasleri, sovcmiIc di foiidai-e ospilali c ricovcii. dli ordiiii i-cIi,:j,iosi divcnivano allora naUiralinentG gli aiisili;irii delle iniprcse die si faccvaiio a pro' dell" umanita; o la milizia di Cristo con pari ardoro prcgava nellc cltiesc, comltallcva siii pulpili e nclle piazze, ed opcrava, assisteva o confoiiava ncgli ospilali. Quoslo pio e prolillcvol eosUinic si niantcnne coslanlemenlc, e r opera di cui rcndianio conto c'inl'orma die auclie al pre- senle nei principali IsliUiti di Venezia persone di anibi i sessi appartcnenli ad ordini religiosi soslengono gli uffizi di direltori spirituali, d' ispettori, di assislenti cd anclio lalvolla d'iiirermieri e di servenli. L' Orfanolrofio dei Ge- suali e affidalo ai PP. Somaschi, TOspizio dellc Zilelle alle snore di S. Dorotea, qiiello degli Esposti alle suore dclla Carila, T Islituto Maniii pure ai Somaschi, V Ospitale civico degli infermi alle suore della Carila; quello di San Servoio ai PP. Fale-benc-fratelli, la Casa di Ricovcro alle snore del terz' Ordine di S. Francesco di Paola, e final- nienle nell' Islilulo Canal si prestano alia edneazione o alia islrnzione delle donzelle ({nivi raccolle le suore del Sacro Cuore. U conic IJcnibo rende amplissinie lestimonianze alia virtu di quesli bencmerili assislenli, e con calde cd clo(pienli parole ne doscrive la inconsuinabile pazienza, lu dure annegazioni, gl'incredibili patimcnti e sopratlulto la invitla longanimila con cui sopporlano quanlo nelle suf infermilti o nel suo docadinienlo la povcra umanita pre- scnta di piii doloroso, di piu immondo e di piii ributtanlc. K cosi dcvc essere; perclie Dio, Potenza suprema, e supre- nia Virli'i, da mirabili forze a quolli cIk; iiiiziano le loro — 493 — o[)evii dii liii 0 samio condurlc con qiicHaiiiorc die la iia- liira ispira, die la soL-ieta alimciUa c die la rdigionc sautllica. VI. La rivisla doi liioglii pii di Venezia, c T esamo dello particolari loro condizioni da iVequente occasioiie al conte Beinbo di faro qualdie crilica osservazione siil loro stalo, sulle fiforme die in cssi potrebbcTO essei'e inli'odottc, sui difetli cbe polrebbero osser lolli. Di qiieste osservazioni prcscntcremo uii brevissimo sunto. Egli in piii kioglii la- nicnta il secrclo con cui sono trallali gli affari degli Istitiili di beneficenza, ed il mislero in cui si vogliono tenere av- volte le loro operazioni ; poiclie cgli erode cbe la pubbli- cita sia indizio di buona fede, e salda guareutigia coiitro gli altaccbi ingiusli ed inipertinenti. Parlando del Monlc di Piela rcputa cbe sia sovercbio il carico imposto ai ricor- rcnti, il quale fra interessi e tasse ammonia all' otto per cento, c se il pegno si vende, ancbe all' oUo e mezzo ed in certi casi sino al novo : nola cbe il ristringere a giorni de- terniinati e ad un solo luogo T aceltazione dei pegni rende maggiore la folia de' ricorrenti e piii dilTidli e luiigbe Ic relative operazioni, e cbe quindi il lavoratore obbligato a portarsi ad un silo lontano dalla sua oflicina dove talvolta pcrderc una giornala di lavoro per fare il sue pegno ed un' altra per redimerlo ; per la qual cosa a suo avviso sarebbe mostieri fondare alcuni uflizi Qliali nelle parti piu popolose della cittii per dividere il coiicorso e far cbe fos- sero piu pronte e piu agcvoli le accettazioni e le liliera- zioni dei pogni. Osservazioni alio incirca di egual tenoro cspone I'aiitore riguardo alia (]assa di Ilisparmio ; la quale — 494 — islitti/iono oi^li voiTohbc clic si rondossc in priino liiogo pill utile e pill iiccessibile nicdianle cassc liliali, dove si po- Icsscro a piacinionlo Tare i dopositi anziche versarli lutli 0 colic prclist^c discipline nella iinica cassa congiunta al JMonle di piela, c die si rendcssc in secondo luogo piu nola e piii popolai'c niediante Ic islriizioni, Ic esortazioni, gli eccitaiuenli dei padroni, dei maestri, dei saeerdoli e della stampa. E vorrcbbc eziandio clie i depositi clic si fan- no da uno stesso individuo in varii tempi si regislrassero lutli in un solo libretto, afline di oltcnorc a favor della cassa un risparmio di tempo e di opera. NeH'Ospitale civi- co osserva clic sono troppo ampie le sale c die in cadau- na di esse si aduna con reciproco danno e disgusto un sovcrcliio numero di malati chc sono colpili da malaltio diverse e die Irovansi in diversi stadi di esse ; e desidera che i parroehi non abbiano tanta facility a rilasciare quei certificati di poverlii, nicdianle cui alcnni individni olten- gono indcbilamentc die le dozzine loro nelT ospilale siano pagalc dai comuni. Nell' Ospizio di S. Servolo, I' autorc fa voti cbc siano introdolti que' miglioramcnli die tro- vansi acccnnati in una scrittura del p. Prosdocimo Salerio e chc noi furono ancora. Nclla Casa d' Industiia nola csscrvi una sproporzione enormc fra la spesa e i prolitti ; potersi dire die cssa appena corrispondc al line per cui sono aperte le case di lavoro ; tulle le cure dei preposli essere rivollc al secondo riparto cd abbandonarsi il primo ad una brnzzaglia indisciplinata ed intingarda, non d'altro braniosa die di [lassare i giorni nel disordine e nella igna- via. Parlando poi in gcnerale, egli muove querela die non bene siano determinate lo incumbenze dei diretlori e degli aniniiuistratori e non bene indicati i diriiti di quelli e i do- veri di questi, e che Ira gli uni e gh allri non siavi una ~ 495 — positiva relazione di superiorita o di dipendenza ; lamenta che non sompre si osservi una giusta proporzione fra le spese e le rendile, per cui qiiesle iilUme noil baslino e vi debba supplirc il Comune; repula che T amministrazione esercilata dalla Commissione generalo di beneficenza sia inceppata dalle forme nioUiplici e sovenle complicate, dai vilnppi burocralici e dal troppo assidiio intervento delle auloriti locali, e che tali vincoli rendendo men pronti e mono efficaci i soccorsi reohino grande nocumento alia causa del povero; e soprattutto deplora che menti'e alcuni Isliluti si trovauo in gravi strcttezze, in altri invece il da- nai'o sopi'avvanzi e si accumuli e giaccia inutile ed infe- condo negli scrigni. Ond'egii e indolto a preferire il prin- cipio deir unione che sotto il governo italiano fomiava la base del sistema amministrativo della beneQoenza e ad esser largo di elogi alia soppressa Congregazionc di carita che qualiflca come « una delle piu sagge istituzioni che regolassero mai la beneficenza. » Sebbene in alcuna di que- ste opinioni io non possa in alcun modo convenire, parmi peru che la uiaggior parte delle proposte fatte dal conte Bembo abbiano buon fondamento di verita e di rd^ione, e credo che se fossero adottate e ne seguisse I" effetto cor- rispondente, molto onore ne deriverebbe all" amministra- zione e maggior benefizio ai poveri. AUe due parti finora esaminate dell' opera del conte Bembo si aggiungono, come si e da principio accennato, quattro appendici ed una III parte. La prima riguarda i cinque istituti che stanno formandosi in questa citta, che sono gia approvati, ma che non furono peranco definitiva- mente organizzati : essi sono cinque, e si denominano la Society di mutuo soccorso pei maestri e per le raaestre €lementari, il fondo di soccorso a favore dei barcaiuoli SerieIIl,T. IV. 6't — 40() — del tragheUi, la casa centralc cli lavoro poi ragazzi abbaii- donati, il patronato dei ragazzi vagabondi e la Socielii di mutuo soceorso pcgl' iiitcrpreti. Nella seconda appcndice si tratta dclla beneficenza presso la Comunione gfcca, che si cscrcila iiicdiante un islituto ed im ospizio, il primo dei qiiali accoglio cd cduca sei povcre dorizelle greche, il se- condo da ricovoro e soceorso a dieci poveri di ainbi i sessi, e medianle Tospitalo fondato da Tommaso Flangini che conticne Ui.ttavia 18 letti e posscde 100,000 lire. Nella terza appendice si fa menzione della Comunione evangelica che celebra i suoi rili in un oratorio ai SS. Apostoli e ai suoi distribuiscc rcgolari elemosine, le quali peronel 1837 non superarono I' iraporto di lire 715. Finalmcntc la bene- ficenza presso la Comunione israelitica, di cui si discorre nella quarta appendice, con'^iste nei due anticlii sovvegni chiaraati Spagnuolo e Tedeschi, che si unirono nei I8i4 e che hanno un lenuissimo patrimonio, nelTa fraterna gene- rale die ha lire 12,000 di rendita ed altre 10,000 ne ri- ceve da conlribuenti volontarii e le applica alle spese del culto ed al manfenimenlo dei proprii poveri, che sopra 2200 israeliti dimoranti in Venczia sono circa 800 ; e per ultimo alia Commissione fdotecnica, il cui precipuo scopo quello si e di far prestili gratniti agli esercenti arti c mestieri. La III parte dell' opera tratta delle islituzioni di bene- ficenza della provincia. Le quali sono 33 ; quindici si tro- vano nelle cilta di Chioggia, di Portogruaro e le altre 18 sono sparse nelle varie borgale e nei villaggi ; e consistono in due monti di piela, in cinque ospitali, in ihu) case di ricovero, in cinque pic asso;'iazioni, in cinque ospizii, ed in quattordici istituti di elemosinieri. Possedono cumulativa- mente una rendita di lire 6j,G 1 3 provcnienti da beni sla- - 49^ - bill e da capilali frullifori, e rilraggono ogni anno pur cumulativamenle circa lire 3500 di elemosine e circa lire 2200 di proventi diversi. Diro flnalinente che I' autore dopo aver preiuesso alia sua opera T elenco dei libri cbe furono da lui consultali ecitali« cbe ammontano a J26, la concbiude con uu som- mario, ovvero indice ragionato ed esaltissimo. Egli poi aggiunge alle varie parti dell' opera stessa gran copia di note storicbe, di prospetti scientifici e di document! di non lieve importanza. Talo pcrtanto c T opera del conte Pier Luigi Benibo, di cui per quanlo per me si poteva bo adoperato, o signo- ri, a farvi conoscere le parti, i fini ed i pregi. I quali pregi eonsistoQo principalmente nell' aver con somma dili- genza esposto le origini e le viccnde dei singoli Istituti e speciQcato le loro condizioni organiche ed econoraiche e bene analizzate le riposte cagioni per cui talvolta i suc- cessi agl'intendimenti non rispondono; nella qual ardua disumina dir non sapremmo so nell' autoremaggiore appa- risca 1' acutezza della mente o la pratica conoscenza degli affari di tal genere. E certo, alia storia che narra le forli geste e i'eroiche prove del valor de' veneziani, alia legisla- zione cbe mostra quanta fosse la sapienza e la efflcacia dei loro civili ordinamenti, ai monumenti cbe fanno fede della splendida muniflcenza del governo e dei privali, for- ma seguito, e volentieri diremmo compimento, la gravissi- ma opera del Bembo cbe pone in cbiara luce quella ve- nela carita cbe fu coeva alia repubblica e ad essa super- stite e cbe vanta per suoi campion i e rappresentanti gli Jacopi Salomon!, i Pietri Acotanti, i Girolami Emiliani, uomini santissirai in ciolo ed in terra. , . — 4^8 — Dopo (jUesto Rapporlo si legge quello del m, e. prof. Canal intorno aW Eneide di Vmjilio recata in vcrsi italiani dall" avvocato Antonio Rncelleni. Chi d^ lelazione di qualche scritto scientiGco, "quanto piii t' di dotlrina nelic pcrsone a cui paila, tanlo piu lui debilo e conioditii d' esser breve, bastando metier loro il filo in mano, die ciascuno il saprci segiiire da se. .Ma in materia di lettere parmi avvenire tulto il contrario ; per- c'he quant' altrie piii dotto, piu anche desidera di giudi- care maturamentc e da se ; ne un breve sunto gli puo dare il modo di fnrlo. Che se dd vale per un' opera letleraria qual ch' cssa sia; die diremo poi d' una versione poelica, che, a volerne ben giudicare, domanda niolli e niinuli riscontri, non solo col proprio testo, ma anebe con le allre version!, caso che n' abbia ; perch6 se non vantag- giasi punto sopra di (jueste, la lettei'atura non ha guada- gnato nulla? Ho fallo queslo preambolo, avendo a darvi notizia d' una nuova versione dell' Eneide, non per dis- porvi a pazienza volendo esser lungo ; ma perche non mi diate carico di negligenza o di fretta, se non vedendo mo- do di poter csscre convenientemente breve, pinttosto che lungo, ho volulo esser brevissimo ; e se occorrendo trop- pe parole a giustificare la lode o il biasimo che mi pares- sero meritate le varie parti , mi ristringero a dire del tutlo. La versione, di cui mi fu ordinato il darvi ragguaglio, e r Eneide recata in vcrsi italiani dal bresciano Antonio Buccellcni ; lavoro che, compiuto gia , come dicliiarava r autore, da dicibtt' anni, e desiderato assai per la grande aspcttazione, in cui ce ne avevano messo le lodi rendule- — 499 — gli da (lolti amici e i premii irapartitigli dal bresciano Ateneo, usci ora in parte alia luce (vol. I, Brescia i858, 8.°). « La dileziooe, die' egli, ad uq lavoro tessuto collo spendio di ben sedici anni, rese prevalente il pensiero di divulgarlo nell'estremo declinare della mia vita; col con- viocimento che la poesia non contaminata da venale licen- za sia il piii vitale nutrimento per avvalorare I' intelletto al conquisto d' ogni scibile ; che Virgilio sarS pei venturi il tipo della perfezione poetica, come lo fu per diciotto secoli trascorsi ; e che ove nella lingua figlia, ma tra le figlie la piu bella, avessi trasfuso senza scapito ci6 che r altissimo poeta scrisse nella lingua madre , recherei non lieve decoro e vantaggio alia perenne civil la italiana. »> lo non diro se al Bucelleni sia riuscito di rendere italiano Virgilio senza scapito, dichiaro anco francamente ch' io il credo per s6 impossibile, non di Virgilio soltanto, ma di qualunque o poeta od oratore che sia, per quella diver- sity che 6 fra lingua e lingua, fra tempi e tempi, fra na- zione e nazione ; ne penso che sia neanche ufficio del tra- duttore il far rivivere e conservare in mezzo a noi un an- tico, quasi uno de' nostri : ma aiutar noi (che questo solo e possibile) a tasportarci nell' antico e conversare con gli uomini di quella et^, valendoci pure della nostra lingua, che pel lungo abito ond' 6 quasi immedesimata col nostro pensare, ci permette facilissimamente 1' astrarci, come da infinite altre particolarit^^ cost anche da quella del tempo. Ci6 ch' io non temo affermare, e sembrami lode sufficiente, e che la versione del Bucelleni ci trasporta appunto non poche volte, con la maesta del dettato e del verso, in mez- zo alia grandezza romana ; e con quelle doti che fanno lo stile specchio dell' uomo, riesce altresi non poche volte a presentarci Virgilio, non nudo scheletro o vana ombra, ma — 500 — poola vivo e parlante. Del resto, so ho detlo non poche volte, e'non ho crcdulo che si potessc dir sempre, io non intendo per6 che la colpa sia del Iraduttore, salvo che in parte. L' anioro di quesla favclla per raolte parti bellissi- uia, non ci dee far ciechi per modo che, posta a la to delta lalina, non la veggiamo di tanto cederle in grandezza e maesta, di qiianto la vince in grazia e snellezza. Sforzarla a pareggiare i passi giganteschi di quelT antica matrona, e toglierle ogni grazia seuza donarle decoro. L' aver ci6 veduto, massime in im secolo che tirava tanto al latino, non che si debba recare a biasimo al Caro, come mostra fare il Bucelleni, fu anzi merito tale che Io fa ancora te- nere il campo nell' arte del volgarizzare, e dovrebbe oniai togliere il coraggio a chicchcssia di venire al paragone con lui. Spiacemi di dover essere in questo diverse dall' opi- nionc del nuovo iraduttore bresciano:, perche a questo modo cio ch' ei s' impromette ch' abbia ad jessere uno dei principali pregi del suo lavoro, e invece, a mio credere, uno de' principali difetti. Ma certo e che V accaltare mae- sta alio stile ed al verso, rincalcandolo con paroloni, con latinismi, con ravvolgimenti di costruzione, e un solle- varsi sui trampoli, piu alto a procacciar riso che riveren- za. Ne puo baslare a discolpa 1' escmpio datone da qual- che classico autore, perche qucsti il fecero assai parca- mente ; e perche quella crudezza di sapor latino puo com- portarsi in tutto, prima che in un' opera che si dice ver- sioue dal latino. Chi cosi fa, smentisce il titolo della sua opera : rinega 1 ufficio di traduttore : disturba e rompe queir astrazione che e necessaria per imaginarsi di sen- lir parlare un Latino italianamente, e non notare con- Iraddizione. Mollo pill felice riusci al Bucelleni la prova di conser- — 501 — vaie nella versione quell' arnionia piltrice delle cose e delle affezioni, con ciii Virgilio seppe aiutare mirabilmente refficacia della pai'ola, e signoreggiare ad iin tempo tutte le nostre facolti. Questo magistero, per cut il suono stes- so materiale delle parole (permetteleuii di usare la frase raedesima di Cicerone, che mi par dire assaissirao) suos sen- sns et dolores liabet ; ed il nostro verso, anzicli6 iniitar sempre il rumor del tuono e della campana, si fa a vicenda . . . . lento col bue lento, ,-.■.. Mormora col ruscel, fischia col veaio ; . *, questo magistero, io diceva, e cosi eccellente in Virgilio che il Pontano non ne piglio altronde gli esempi in quel dottissirao dialogo che dal nonie del suo illustre disce- polo, intitolo Azzio Sincero, e diresse appunto ad aprire questo segreto de' suoni e delle raovenze. Io non so come il Bucelleni potesse dire senza eccezioni « che gli autori di estetica lasciarono quasi intatta questa parte del bello, e che i traduttori dell' Eneide mostrarono di non averia av- vertita. Pei traduttori dell' Eneide, dicasi pure dei piu*, ma si rispetti almeno quel Caro, che a tacere d'infiniti luo- ghi in cui si mostro supremo maestro di quest' arte, giunse a dipingere (e questo esetiipio basla per mille) il volo della colomba che con ali aperte e ferme passa e dileguasi, con quel mirabile verso, superiore d' assai al latino, che e pur bellissimo, Fende il liquido aere e non batte ala. Se i versi simili a questo, al Bucelleni per avventura paio- no prosa, tal sia di lui ; ch' io per me da' poeti ne vorrei spesso di questa prosa. iMa al Bucelleni e impossibile che non paia raanifesta 1' arte pittrice di questo e la passiona- — 502 — tezza di molti altri versi del Caro ; perocche qiiella ch' ei cbiama giustamente miisica del verso, il Bucelleni la inlen- de senza dubhio o la scnle ; ed e aozi il maggior pregio della sua versione, e propriamente quello per cui non ho teoiuto di dire chc gli successe non poclic volte di pre- sentarci Virgilio vivo e paiiante. Cbsi lo studio di questa armonia assimilativa non si mostrasse anzi in lui troppo ansioso e conlinuo ! Rispctto poi agli estetici cli'ei dice aver lasciato quasi inlatta questa parte del bello ; ondeche credette di dover mandare innanzi alia sua versione un Iraltato intorno alia musica poetica, e riempir questo vuo- to ; penso ch' ei pigli il norae di estetici in istrettissimo senso ; percb6 delle tre specie di armonia assimilativa ch' egli distingue e dichiara con esempii dell' Allighieri, nessuna certo era stata o ignorata o dimentica flno dagli antichissirai retori ; ed Aristotele aveva gia attribuito, nei suoi Problemi, anche alle nude raovenze la facoltS imita- trice del costume ; e con questa persuasione gli Spartani aveano scelto I' anapesto per regolare le marce, e Quinti- liano vietava a' giovanetti la leltura de' versi sotadei e raccomandava quella degli esametri. Fra' nostri poi eccel- lenti cose ne scrissero Giambattista Doni, e I' Osio e il Lenzoni e Giovenale Sacchi e molti altri, anche ne' secoli passati. lo aveva promesso da principio che sarei stato bre- vissimo ; sicche per poco ch' io abbia detto, vi saro forse sembrato lungo. Ma questo poco era necessario per non esagerare ne i difetti nc; le bellezze, e moslrare che la ver- sione del Bucelleni ha tali qualita, per cui doveva amma- liare anche i piu esperti udendola recitare una voUa ; ma non puo non perdore assai allorche s' abbia sott' occhio e leggasi riposatamcntc. — 508 — II prof. Zantedeschi inanifesta il dcsiderio che al paragone fatto con Annibal Caro si avesse ancora ad aggiungere qiiello della traduzione dell'Arici, perche COS! spiccherebbero piu manifesti i pregi e i difetti della traduzione del Bucelleni. II m. e. dott. G. Zanardini legge la seguente le- lazione Sopra alcime osservazioni di morfologia ve- getale del sig. J. M. Norman. ,,..-■ , Noil saprei coa quanto seiino, od almeno con quanta aggiuslatezza abbia taluno potuto definire la botanica quale una scienza di nomi. Essa, al pari dellc altre scienze natu- raii, cui fu spesso maestra, nomiua gli esseri dci quaii si occupa per poterii distinguere, descriverc e coordinare, ma darebbe prova solenne di non conoscere la scienza e meno di comprenderia ne' suoi piu alii propositi, nelle sue pill ulili sollecitudini colui che credesse a cio solo limitarsi lo scopo delle sue spcculazioni. Fra i tanti argomeuti di organografia e lisiologia che elevano questa scienza al gra- do massirao di subliraitt'i, nessuno piu della morfologia vale a farla salire lino al seggiooccupato dalle scienze piii iiloso- liche. La morfologia non e che la organogenia applieala alle indagini delle trasforraazioni cui soggiacciono le parti com- ponenti i vegetabili; ed ^ per essa che viene adessere svelata una grandeverila gia da molti ripetuta;esistere cioe in na- tural '( magnificenza c semplicita neirinsieme,varieta infinita nei parlilicolari.i) Lo studio della morfologia gii'i presentito dal sommo Linneo venne creato dal genio di Goethe, che traltando della scienza, fu grave come lu scienza stessa, e pianto le basi di una teoria che conduce a discoprire nel- rorgano piu perleito o composto una moditicazione sol- Scric 111. T l\: &5 — 504 — l;mto (It'ir orgaiio pii'i scniplicc quale tipo dell' inlioru or- giiiiizzazionc. Gli ;ilU coiioopinionli del (loothe rimasero per liiiigo tempo inlrulUiosi, perclie la poleiiza del gcnio oho crea al)bisogna di altra potcnza chc lo conipronda, ed ove (|Uosta I'allisca, il leuipo soltanto grado a grado inalura lo inlolligenzo, e le dispone a far lesoro e dilalare i conliui dello pill graiuli scoperte. Egli o appunlo nell' epoca a noi vicina die qiiesli studii siiblimi ollennei-(» iino svlluppo veramenle niaraviglioso^ talcli-o non polrel)bosi lacciare di osagorazione chi dicesse non esservi libro di organografla od ancbo di bolanioa descrittiva pubblicato in quesli ullirai anni,che piii o mono non conlenga niorfologiohe disquisizio- ni. Lo stesso opuscolo trasniessomi per esame e rapporto versa sopra questi studii intitolandosi : Quelques obscrva- lions de morphologic vegclale failcs au jardin botanitiue de ChrisUania par J. M. Norman. Christiania, 1857. Una famiglia di piante abbastanza vasta quale e quella delle Cfucifere non presenta visibili no stipule n6 bratlee. Ora queslo autorc nel prirao capitolo del suo trallato tenta di i-inlracciaro questi organi nelle piante componenli que- sla I'aniiglia dello Crucifere. Egli riebiama T atlenzione dei botanioi sopva certe piccolo ghiandole chc frcquenlemcnte sirlsconlrano appunto nelle Crucilcro. Ledescrivo eleconsi- dera successivamenle nei loro rapporti di posizione, nuraero^ grandezza c iornia. Le distingue in quattro gruppi differenti denominandolo, secondo i gcneri cui appartengono, ghian- dole ti'iangolari, ristrette alia base, picciuolate, pelifornii. Dopo cio passa ad invesligaro la loro significazionc raorfo- logica. Sono esse semplicemonlo loiniazioni cpidenniche, (> meglio sogmenti di organi ridotti ad uno stato rudimen- talo? La loro forma, ben divorsa da 9 ge- neri nei quali ha potuto osservarc delle stipule in una o pin specie dei medesimi. II secondo capitolo tralta delle stipule dei generi Lohit Dorficniiim, c Ronjeania delle Leguminose, ed esistendo, fra generi aflini di questa famiglia naturale, differenza nella forraazione fogliare, intraprende I'A. un esame piu accurato delle foglie di queste piante. Li capitoli tcrzo c quarto si riferiseono alle indagini delle stipule nello dui' famiglie delle Epilobiacee e delle Li- — 5()() -- Irariee genoi-iilinonh^ coiisidoi-alocoino sprovvedule di que- st! organi. li capitolo (juinlo ed ultimo o dedieali) alle osserva- zioni sulle oloranzie die lalvolta risconli-ansi nel Chelido- nitini majiis, nelT Anchusa ochroleuca^ in una specie di Lu- pinus, nol Trifolium pratense e nella Aquileja vulgaris. Si denominano oloranzie quelle metamorfosi per le quali avviene la eonversione in foglie degli organi fiorali, e siccorae uno degli scopi piii rile\anti della morfologia quello si e di poier riconoscere negli organi del fiore le parti degli organi fondamenlali della pianla chc essi rap- presentano ; cosi e ben cliiaro clie in modo pin diretto ed evidentenon possono ottenere soddisfacenle soluzione que- sti quesiti se non dalla teralologia, dappoiclie in tal caso, come riflette I'A., c la stessa natura clie si presta alia ri- cercata spiegaziono pcrmettendoci nelle oloranzie di se- guire passo a passo la trasformazione degli organi fiorali in organi fondaraentali. L' interessante lavoro del sig. Norman e accompagnato da due tavole litograficlie contenenti le imagini microscopi- clie disegnate alia camera lucida degli oggetti clie formano il soggctto delle sue illustrazioni, le (juali non potrebbero esscre compiulamcnte riferite enlro i limiti di un breve rapporto. Meglio sara quindi ridursi ad esporre le conelu- sioni che derivano dalla somma delle osservazioni fatte dair autoro, oom'egli stesso ebbe a riportarle in tine del suo lavoro. «Lc foglie della massima parte delle Crucifere sono ac- compagnale da stipule rudimcntali ghiandoliformi. Le sti- pule sono piii frequenlemente in nuniero di due, una a de- stra, r altra a sinistra dell' ascclla. Talvolta una serie di gliiandole nsoellari rappresenla una stipula. In generale le — 507 — stipule sono situate sul liniite segnato fj-a il Ironco e la faccia superiore della foglia, ma ravvicinalc al margine di esse, ed anche collocate un poco al di fuori dell' ascella in modo che sembrano essere laterali. Talvolta sono inserilo sulla stessa foglia presso la base, e sono sessili piii o meno piane, coi lati piu di sovente ineguali nel lopo contorno, od equilatere e non di rado attenuate verso la base in un pic- ciuolo, od intieramcnte lineari e pelifornii. Nelle Crucileie riscontransi spesso Iraccic di brattee rudimentali ; quando scoiupaiono cio avviene per seraplice aborto, o per cio che il rudimento abortito si e origina- riamente saldato col peduncolo sorto dalla sua ascella. In molfe Crucifere il lerabo della bratlea e affatto sconiparso, o non lo si riscontra die in via di eccezione e in uno stato assai rudimentale, mentre le stipule persistono sotto forma di due ghiandole, una perciascun lafo di tulti o della mag- gior parte dei peduncoli delia infiorescenza. I generi Lotus, Dorycnium e Bonjeania non lianno le fo- glie ternate con slipide libere, ma le loro foglie sono impa- ripennate a due paia di foglioline, di cui 1' inferiore nascon- de deile stipule gliiandoliformi minutissime. Nella massima parte della tribu delle Epilobiacee le fo- glie sono provvedute di stipule laterali, che sono ora con- tinue ora un poco moniliformi, ossia divise in piu arlicoli. Nelle Epilobiacee sprovvedutedi stipule leslremita superiore della foglia 6 spesso fornita di una piccola appendice papil- losa che si dissecca avanti lo svolgimento corapleto del- la foglia. Le foglie delle Litrariee sono accompagnale da stipule, ciascuna delle quali si decompone in una serie di due a cinque ghiandole ascellari. Una unione primitiva fra la base di una foglia e I' asse — 508 — li pill vii'ino lia liiogo alio stale normale di sviliippo nelia infioresceiiza tli iiiollc |)ianto, nolle quali il fatto v diino- slrabile per qnanlo lo pcniiellc la sua nalura. Le cloranzie provano che un organo cavo il (jiiale nasce perfetlainenle continuo puo esscre composto di un vcrti- lillo di foglie. Una unione primiliva, ossia una saldalura congenila anclie completa di foglie che non sono mai state separate e quindi un fatto suscettibilo di esscre dimostrato. La capsula siliquosa net Chelidonium e eonie la siliqua composta di lembi di due foglie opposte che, ad eccezione dclle estreniita superiori, sono primitivaniente unite pei loro margini. Lc placonto non sono die un lussureggiamento commessuralc di quesli margini uniti. II disco di ciascun ienibo si separa dal suo marginc persistente per una solu- zione di continuita e in qtiesto modo si forma una valva. Le cloranzie c' inscgnano a considerare nelle Legumi- nose, nellc Rosacee, e nolle Ranoiicolacee I' ovario formato dal lembo di una foglia unica i di cui margini ovuliferi sono secondariamentc iinili. Lo stilo o la estremita superiore del lembo allungala e assottigliata. Da ultimo le trasforniazioni fogliacee dimostrano che il ginecio delle Borraginee e dolle Labiate non o composto che di lembi di due foglie opposlo, una anterioio, I' altra posterioi'o, nolle quali i margini sonosi uniti fino dair ori- gine. In ciascuna raeta di queste due foglie si forma T in- volucre di un'achona. Le parti superior! delle foglie unite e lo parti situate fra le quattro borse ovariane compongono lo stilo e il ginobasio ossia il ricettacolo apparente. » Tali sono i corollarii che fluiscono dagli studii del sig. Norman, i quali sttidii se non hanno il carattoro di una assokita novita, non lasciano per(') di recarc molla luce a quostioni di non poca importanza. Le cloranzie gia cono- — 501) — sc'iiitc dulla massima parte dei bolanici Irovansi piu o meno illiislrale in varii Irallati di organogenia del fiore_, fra i (jiiali priincggiano queili di Ducliartre, Giiillard, Paycn, Scljaclit e Schleideu. Nelle stcssc considerazioni sulle sti- pule dellc Cruoifere T autore, com' egli stesso avverte, era gi& stato prevenuto da Kraiiss c Diiehartrc, i quali dieci uniii prima pervennero coi loro studii ai medesimi risultati. Senonche iin osservatore profondo di molta rinomanza (]iial e il sig. Payen sorgendo da ultimo a porre in dubbio I' esistenza delle stipule nelle Crueifere, le elucubrazioni del botanico norvegese riescono tanlo piu utili ed important!, inquantoche avvalorano quelle pubblicate dai sopra lodati autoi'i. Ailorche abbiavi dissonaiiza nelle question! piii dif- cili, uopo e si accresca il uumero degli osservatori, affinche dal numero aecresciuto di essi acquisti preponderanza una o r altra delle opposte opinion!. Da questa preponderanza soltanto possono guadagnare appoggio e consolidamento le pill astruse teorie della scienza. Una giunta composta dei ni. e. Bizio, Turazza e Bucchia, per la scelta del qucsito scientilico da pre- miarsi nel 1801, soUopone all'lstituto tre programmi: I. Descrivere uii processo mediante il quale la scrit- tura e alcuni non ti'oppo delicali disegni si traspor- lino in una forma di facile conservazione, dalla quale si possano trarre, quando meglio accomodi, almeno duecento buone copie. La descrizione dettagliata del processo e di lutti gli ordigni sara acconipagnata da sufficienli saggi della scrittura, della forma e delle copie otlenulc; aggiungendo lutle le avvertenze che — 510 — metlano in istato di solloporie a sicura prova il pro- cesso suggerito dalla scienza. II. Esposta I'istoria di qiianto si e fatto, per ridurre potabilc r acqua di mare, dimostrare coll' appoggio deli' csperienza a qual grado possa condursi la solu- zione del problema della potabilita deU'acqiia marina. 111. Ouesto lerzo programma concernente la tintura delle sele, essendo stato prescello dall' Istituto, ver- ra pubblicato in uno ai giudizii risguardanti i concorsi pei quesiti scientifici. mum DEL mm lo ifkile \m 11 m. €. dott. Giuseppe Biaiichetti legge tin quar- to cermo intorno a cose di lingua. fe avveniito infinite volte, avviene ed avverrii sino al termine del mondo, che gU iiomini in ogni tempo e in ogni luogo manchino alle parole; ma fu raro sempre ed 6 e sar&, che le parole invece manchino mai agli uomini. Quelle a cui, se vi ricordate, io mandai a dire col mezzo del sig. participio Conveniente ad avere la compiacenza di tornar- sene un allro giorno che le avrei ascollate (I), se ne torna- rono appunto ieri. E la prima ad entrare fu una parola bellissima ; tanto bellissima^ che mi sarebbe impossibile a far di sua bellezza pur un cenno ; poich'essa non era di questo o di quel genere, di questo o di quel modo, ma sem- brava un corapiesso di tutti i generi e di tutti i modi di bellezza possibili. — Kon aspelto che la inlerrogassi ; ma con un suo graziosissimo alto salutandomi : io sono, mi disse, la sciagurata Estetica. — Come sciagurata ! risposi, come, vol che dovreste avere anzi ogni raaggior possibile felicity, per essere cosi Serie III. T. IV. 66 — 512 — straordinariameiilc bella! Voi sciaguiaUi, die tanlo vi va- gheggiarono, tanlo vi aniarona da ])ri!iia quo' genlili inge giii dc' Greci! Voi soiagurala, die dalla Grccia partisle per venire in Italia, e non gii'i captiva, avvinta al carro del Irionfatori, ma Irionfante voi stessa sul carro di cssi nie- desimi ! Voi sciagurata, die quando furono getlate a terra 0 spenle da' nordici aquiloni tulte Ic piii belle, le piii forti, le piii magnaniinc parole rappresonlaoti le italiclie gloi-ie, voi, tra le poclic die poterono quindi sli^nlamente risorgerc aveste privilegio di csserc la prima a farlo ! e tra le podiis- sime, die ac({uislarono poscia vigorosa vita, voi quella fo- ste, a cui tanto vigorosissima fu quasi subilo concediita, onde valeste ad assumere quasi subilo grado ed aulorita di maestra a tutto il mondo ! Voi sciagurata, die avele sempre potulo qui vantarvi di una schiera eletta d' amici, e ad un tempo si numerosa, da raetterla in opera in ognu- na delle varie guise con cui abbiate voluto introdurre le idee, le immagini, i sentimenti delle vostre creazioni nel- r intelletto, nella fantasia o nd cuore di noi uomini ! Avete dunque, con tauti e tanti altri, dimenticati fin anco i ser- vigi che resero p. e. un Raffaello, un Palladio, un Canova, e quelli che oggi stesso pur vi rendono alcuni lor degni seguaci ? — Ah, no, no, signoro, non li ho dimenticati ; ed e ap- punto per troppo ricordarmeli, c specialmente qudli dei tre, i quali mi nominaste, die sono tanto afllitta quanto mi vedete. Senibra voi ignoriate come oggi alcuni pur in Italia traendo esenipio da ccrli stranieri, o datisi in preda a non so quali astruserie^ o piuttosto sccondando una specie di moda, ed anche una carta smania di singolarizzarsi ; sem- bra, dico, voi ignoriate, come alcuni pur qui in Italia si adoperino oggi a sconvolgere intorno al fatto mio lo opi- — 513 — nioiii (li vol allri Ualiani, ciie fosto come siele e spero sa- retc senipre i miei piu iidi, i niiei carissimi. Figuralevi ! un Rafiaello, tanto mio intimo e piirjssimo aniico, vorreb- bono far credere che freqiientasse in casa niia, e fosse lan- to ligio a'niiei voleri, non per allro che per corrompermi : e di aver data si longa ospitalita ad un Paliadio, e d' es- sermi lanto valsa dell' opera sua mi danno carico ; e mi accusano, perelie alia leggiadra sveltezza delle linee non gli feci preferire i ghirigori, al niarrao, la crela ; alia pielra viva, la cotla. I piu grandi clamori poi li fanno per 1' in- trinsichezza che m' ebbi col Canova. Quando accade loro di mostrarmi o nominarmi a proposito di lui, non manca- no mai di metlermi in compagnla di cerli aggitinli, a cui altribuiscono non so quali signiiicazioni avvilitive ; soprat- tutto, la compagnia mi danno di quello al quale sembra che altribuiscanolamaggiore; voglio dire, dell'aggiunto pagana. Udendo il norae di questo aggiiinio, non potei Iratle- nermi dal sorridere alquanto. - - .. — Voi sorridete ! diss' ella. ■ — Si^ sorrido, soggiunsi ; e se non fosse per certi ri- spetli, anclie riderei. Sappiale, mia cara, che oggi 6 un co- stume di piu che alcuni il chiamar fuori I'aggiunto pagano, per accoppiarlo ai nomi i quali s' incaricano di rappresen- tare idee, immagini o sentimenti di noi altri uomini che, per un motivo o per V allro, non vanuo loro a grado. Un Francese della seconda raeta del secolo trascorso, stanco di udire nelle scuole, e di trovare sui libri parlato sempre e poi sempre e poi sempre di Greci e di Romani, esclamava : Chi ci liberera dai Greci e dai Romani ? Ebbene ; s' ei so- pravvisse alquanto, sara rimasto contento di vedere sorti molli ad avversare appunto Greci e Romani ; e indovinate perche ? perchi''. nella sapiente loro erudizione^ imraagina- ^514 — vano (he lo lingue, i lihri, gli rsempii di que' popoli iion polcssoro clio generaro ed inspirarc sentinicnti di oppres- sione da im lato c di scrvilu dall' altro. E, sogii or vivessc ancora, potrel)l)e tutlavia essere contento ; mentre anclie adesso piii che ak-uni si adopraiio a proclaraare per qiianlo possono il bando coiilro tiiUo ci6 die ci deriva, o piii o iiieno soniiglia a ci6 clie ci deriva da qiiei popoli ; non iii- vero ( onie maestri di servitu e d" oppressione, che forse per queslo rispetto h lascierebbero aiiciic andare; raa, nella sa- piente erudizione pur di ioro, come potenli insegnatori di immoraUta, di sensuahla e sopralliitlo d'ateismo. ■ — Ama- to con ardore la vostra patria ! vi agita quindi il desiderio di uno stato per lei piii felice! Avcte un sentimenio pagano. — La stessa vostra miglior arnica la parola Virtu che, co- me hen sapete, non e che la parola Forza, trovaron modo diaccompagnarla da non socho fantastiche distinzioni^onde n' esea, non qiiesta o quella virtu in particolare, ma in ge- nerate una viriu pagana, e un' altra non pagana. — Se vi lia chi vada cercando in Grecia, c si conipiaccia di trovare qualchecosa che ricordi la potcn/a della mano, della mente o del sentimento degli antichi Greci ; se in Roma, come pur fanno e fecero tanti degni preiali, e faccva da ultimo anclie queir alto ingegno e santo cuorc del cardinale !Mai, vi ha chi vada cercando e si compiaccia di Irovare qualche cosa che ricordi la grandezza in ogni guisa degli antichi Romani, egli L' un archeologo paganizzanlc. — Ad un lempio di stile puro greco che si fahbrichi oggi, ove sia di tal lun- ghezza e larghezza quale s" immaginano che debba essere, perdonano il nome di pagano ; ma, se a cosi fatla eslensio- ne esso non ha la fortuna di arrivare ; e un tempio /^a^j^ano. Onde, ignorando io affatto I'lmportanza di tali misure, non saprei ben dirvi, o mia cara Estelica, se il famoso tempio — 5i5 — di Possagno il chiamino o no un teiiipio parjann. Ben so die il tanfo a voi diletto ed al Canova aniico, ah. Melchior Misserini, il quale si nobilmenle lo descrisse, ne avrebbe oggi forse a sentire sul suo conto di belle; egli, che con- cKidevaj essere stalo conveniente dipingere in parte le sne mura interne ; adducendone per ragione quest' iinica, che pur le mura interne degli antichi tenipli greci e roniani si decoravano di pitture ; e ne allega in esempio quelio di Teseo dipinto da Micone, che vi rappresento il combatti- monto degli Ateniesi colle Amazzoni ; quelio dei Dioscuri, ove Polignoto dipinse il loro niatrimonio colle figlie di Leucippo ; quelio di Bacco, di Erittea, di Esculapio e piii altri ancora (2). — Immaginatevi, se alcuni non avranno dato addosso del par/ano a! vostro bravo cav. Vespagnani, il quale, ncll' anno scorso, ideo che la girandola incendiata sul Pincio, nella notte del 28 al 29 giugno, rappresentasse un ninfeo ! Immaginatevi, se taluuo non dara delta pagana alia regina di Grecia, che si avviso di ristabilire teste in Atene, nell' antico Stadio, i giuochi olimpici ! Immaginatevi, se avendo veduto, nel passato inverno, come dicevasi che si stava apparecchiando di mettere nelle piii elette stanze di Parigi, X acrjuario romano ; immaginatevi^ se avra man- cato chi esclami : cosa pagana ! . . . — Ma, volete un po'piu del serio ? Chi si diletti d'islruirsi nello studio dei lilosofi antichi, fossero puranco qiielli tanto rigorosi della Stoa, come p. e. un Zenone, un Seneca ; fossero puranco quelli tanto idealisti dell' Accadeniia, come p. e. un Socrate, un Platone, un M. Tullio; fossero puranco quelli tutti spirito della scuola d'Alessandria ; sari un miracolo, se non s'in- fanga nella sensualita, cioe se non diviene wxxpaguno ; sarii un miracolo, se non toglie ogni fede a quanto non e mate- ria, se non diviene un raalerialista, cioe un pagano. E que- — 510 — sto veleno tlolla seiisualilti, ilclla niatcrialilu, cioe elol paya- nesimo lo trovano moltopiii cfficace aucoia in liitti gli ora- tor! e poeti de' Greci e de'Latini. Onde, tra'modenii nostri, ne predicano ooniemaggiorraente avvelenali rAlficri, il Fo- scolo, il I.eopai'di ; e noii allro se non perche, a lor dire, maggiorniente idoleggiarono il simOolo pagano. Anzi, alciini vanno laiit'oKiv, die dai principii delia nostra letteratura sino al Nicolini (a cui, lo diro tra parontesi, ptM'doiiano la Medea e il Mario) sino al Nicolini ed al .Alanzoni ; al qual ultimo attribniscono per somnia lode, clie redcnse ilmondn dalle vessazioni mitologiclie ; non trovano neppiire il Tasso che non sia reo di paganesimo : solo ne assolvono qualche trecenlista, e sopra tulti Dante; intorno al quale non so come r aggiusliiio colla sua barca di Cai'onte, col suo Ca- tone fatio oustode del purgatorio, colla sua Medusa, colic sue Muse, colle sue Furie, e con tante e (ante altre cose di simil gencre ch' egli inlrodusse nel suo divino poema. — Se un governo inlende di escrcitare un certo dominio, co- me ne ha il diritto ed il dovere, sulla pubblica educazione ed islruzionc; egli si attrlbuisce (sono le precise parole), si atlribuisce una prepolcnza pagana, ed il sig. Rouland, mi- nistro dell" istruzione pubblica a Parigi, ha dovulo lenere, non c guari, un solenne discorso, per difondere I' univer- siti!i dair accusa die le era addrizzata, di perpeluare nelle scuole un insegnamenlo pagano E una moda, crede- telo, un andazzo .... Volete di piu ? JjUpaganeria Y hanno pur tornala a tirar fuori anche per certi nomi di noi altri, e specialmentc di donne, che a non pochi vengono imposti in tutte le contrade d' Italia, e forse in Roma piu die al- trove Oh, infatti, o mia cara, datemi fede : queste or si moltiplicate ripelizioni di cose gia vecchie vecchie non sono da prendiMsi sul serio, ma da Insciarle sino alia fine — 517 — del mondo alia bocca ed alia penna deli'ab. Gaume, de'suoi seguaci, e da riderne e lirar dritto. Ed ora piu clie mai lo potete e dovele far voi ; nieiitre a faiio non doe poco va- lervi la eompiacenza cbe lest6 ricevesle da un nostro del- r islituto : il ((uale, se, alcuiii anni addietro, vi accolse tanlo amabilmente nei giardini e nelle sale, dlro cosl, del ?uo nobile palagio ; da ultimo, quasi a ristorarvi delle strane o fredde o sconvenienti accoglienze clie fanvi tanli altri, vi si mostro si coiitento ed intimo ospite, da amraettervi nei piu riposti ed inlimi luoghi del suo palagio stesso. Ed an- che vi dee giovare, parnii, I'allro conforto che riceveste pur teste, dal sig. Ferdinando Ranalli ; il quale, percorren- do lutta la storia delta vostra vita si continua e gloriosa in Italia, voile pur mostrare quanta e degna parte abbiate giii presa voi stessa, e possiate prendere ancbe in quegli aspelti deir intelligenza, del sentiniento, e quindi delle ope- ra di noi altri uomini, cbe pur voi direttamente non ri- guardano (3). — Sara vero, signore ; anzi tutto t; vero .... ma i se- minarii dove si dice che vogliano introdurrai ! . . Ma le accademie , dove si dice , ch" escliidendo me viva, non vogliano piu lasciare che le memorie della mia vita pas- sata!.. 7 — Rispelto ai seminarii, credo che sia, almeno qui in Italia, un' idea vostra, senz' altro fondamento che le parole di qualcheduno di quelli che noi chiamiamo giornalisH. llispetto poi alle accademie, vi ha chi dice esser bene di escluderne voi viva ed insegnante ; e vi ha chi dice esser male; ed anche vi ha chi or dice esser male, ed or bene.... Oh, insomnia, lasciamo \h, o mia cara, questi discorsi che ci terrebbero qui una settimana senza alcun frutto, e che souo anche aflatto fuori di luogo. Ditemi una volta in brc^ — 518 — >L' il molivo per ciii siele or venuta i^ua da me ... . Ma prima, a scanso di qualiinque siesi oquivoco die pussa os- scrsi per lo mic parole generate a caso nella vostra mente, oppurc, se vol mai le ripeteste, che possa generarsi io quelia di altri ; ma prima ascoltate bene ed imprimetevi bene nel- r animo quello che ora sono per dirvi : Niiuio, piii di quel ch' io sia, e o puo essere inlimaraenle couvinlo delle grandi modificazioni che di necessiU'i devono essersi operate, e qnindi esistere nei pensieri, nei sentimciili, nelle iinmagini nostre, e pero anchc in (juanto i-iguai'da voi stessa, o mia eara Estelica, Ira il mondo cristiaao ed il pagano. Ma infine vi ha una cosa che inseparabilmente li congiunge, questi due mondi ; e tal cosa e niente meiio che I' opera stessa di Dio ; quell* opera che in concrcto si chiaraa 1' iiomo, gli vo- mini, in astratto, T umanild. E maggior mente U congiunge per cio che speUa in parlicolare a voi, o Estelica ; poiche avete per ministra suprema, anzi piuttosto per madre ed educalrice la Bellezza, figlia della natura, riflesso dell' ante creatore, diffusa in lutto 1' universo ; e quindi imperante sulla intiera umaiiita d' ogni tempo, d' ogni credenza, di ogni luogo. E se altra volta io mi valsi di una sapiente sen- lenza di s. Agostino, per rendere ahuanco un po' men cor- rivo nelle sue afferinazioni il suddetlo ab. Gaume (5), or voglio non ignoriale un del pari sapiente coosiglio del iiic- desimo gran santo, per rendere tali, se no avrete bisogno, nello stesso proposito alcuni altri. Il consiglio e questo : che siccome gli ebrei, per comandamenlo di Dio, i vasella- menti doro, e d' argento, le gemme, e fin anco gl' idoli seco portarono dalffigitto, per farseneun ricco patrimonio nella terra promessa ; cosi i cristiani, le lettere e le arti profane deggiono tult'allro che disprezzare o trascurare; ma pren- derne invccc il buono ed il bello, e carichi di esso iucam- — 519 — minarsi al possediraento della vera sapienza. — Or dileiui il inotivo per cui siete venuta da me. — Ebbene, signore, il moUvo e qiieslo. In uii luogo di quelle vostra scritturelta, voi, acceiiDando a coili lavori di conterie, mi uniste ad allre parole, tioo, ch" essi erano tali da poler appacjarc qualiinfiue esigcnza, anc/ic se fosse piU che nn poco estetica. Colla compagnia dunqiie di queste parole uscii di casa vostra : ma in pubblico ne esse ne ma lasoiarono andare ; e non ne capiseo la ragione. Non la capisco ; menlre vbi non faeevate die ridiiri'e a pochissinie di noi parole quelle molte piu, delle quali, perolid rappre- senlassero lo stesso concetto, se ne valsero quclli die furo- no incaricati di esaminare i sopraddetti lavori, per fame quindi rapporto, il quale ottennc la piena approvazione dei committenti. E doveva olteneria ; menlre, ove al favorevole giudizio della Meccanica, dell' Economia, o di qnalunque allr' Arle o Scienza si voglia, un Induslria possa procurarsi anche quello di me Estelica, che sono pur tanto e deggio essero si difficile o contenlare, non parmi poter insorgere dubbio ch' essa industria abbia fatto un guadagno dicui sia bene a tenerne qualche conto. Onde, se a giudicare del merito di quel lavori di conterie, voi chiamaste tra' giudici anche me, e medianle la mia comparsa intendeste quindi di anaunziare al pubblico il mio favorevol giudizio, non faceslc, da una parte, die quant' erasi gii fatto da quelli a cui dovevate obbodire, e intendeste a proclamare, dall'altra, un motivo di piu, c un bel molivo, al premio che ad essi lavori fu conccduto. — Avele ragione, o mia cara e bellissima parola ; ma sappiate che io promisi, c vero, di essere qui oggi per udire i lagni che polessero fare alcune delle voslre coni- pagne mandate fuori di casa mia in quella scritturetta ; SeriellLTlV. 67 " 5^0 — ma il promisi iiiiicaniciitc per cio die riguaida lo rolazioni in ciii si trovano 00:1 nlcniio degli iillizi clie dipenda dal Ministcro dolla liiif/ufi. I voslii lagiii iinecc si rireriscouo ad nil argomento, il quale e alTatlo fiiori dalle relazioni che voi allre pamU- avefe o polelo avere col delto Mini- slero, c riguardaiio piiiUosti) qiielle elio tonete o polcle tcnere con alciino degli iiflizi dipendenti dai tanti altri Mi- nisleri clio regolano, ed anche non di rado imhrogliano, il grand' impero delle Scilnle. Or, T ocen[)ai'si dell' esame in- lorno a (pialiin(|ue soggcUo speUi a qiiesle era nel oaso a ciii acrennate affatio d' allriii conipctenza ; io non polevo allora, come non potrei adesso enti'arvi. Onde, contenla- levi della mia individiiale opinione die, rispetto al caso vostro, vi e picnamenle favorevole : ooni|)iacetevi di nsci- re; ma prima sentito: Io, o cava Est clica, mi sono a Inngo, troppo a lungo, sfiatato con \'oi; ed in argomento ch' era vei'amentc fiiori del molivo per cui ora mi trovo qui. A iarlo mi e;'cilai'ono e la tanta grazia voslra, e lamorc grande die sempre vi porlai, c, a parlarvi sdiietlo, andie pill die Uii poco la casa per se mcdesima. Ma vi confesso die non mi senlo piii voglia per ora di allri discorsi con altre parole. Onde, useendo di qua, se mai ne vedeslc di quelle die aspettassero di enlrare, abbiate la gentilezza di dir loro che rilorniiio domani; sono parole, ed lianno quin- di tanto I' abito di and.ir in giro ad ogn' istanle, e la mag- gior parte delle voile per nulla, die non sara loro nienle difflcile di compiacermi. H. 11 giorno appresso la prima di quelle die mi vidi venire innanzi fu una certa parola, la quale mi paivo non istesse Iroppo bene sulle sue gambe, menlre aveva di die- fro un' altra die la sorreggeva. — Io sono, mi dissc, la parola Medcsimo , e mi lanien- — 521 — to, port'lie avondo voi in qiiella vosli'a scritlureKa, I'allo comparire le parole rappresenlaiiti il regno Lorabardo- Veneto, e subito dopo quelle cbe aceennavauo a qualcbe prodolto di uno de' snoi paesi, e quindi quelle che un tai prodotlo non usciva da altro luor/o del regno medesimo, non mi si voile laseiare ; e si niando fuori seuza di me la parola regno. Ma, perelie, s' e mio proprio uffizio quelle di acerescere talvolfa ibrza alia comparsa di alcune parole, e molto pill spesso quello di venire eliiamata ad unicmi ad un nome o ad un pronome, per dinotare deterrainata- mente la persona o la cosa ciressi indicano? E ncl caso di cui parlo, non adempievo io appuuto ad un tale iiiipor- tante secondo uflizio rispetto al regno Lombardo-Veneto cbe mi branio seco Itii congiunta, affinebe il pensiero di quanti udivano o vedevanonoi altre parole, fra i multi re- gni che vi sono, non andasse vagando neppur un istante, ma fermassesi immedialamente sopra di esso? — Sembra, o mia oara parola, risposi, cbe voi mi te- niate per piii cbe un poco intinto di pedanteria. Non me ne maraviglio : e difetto in cui cadono niolti uomini stu- diosi di lingua quando giungono ad una certa eta, ai quali tengono bordone molle donne studiose in lor gioveniii di galanleria, e cbe poi inveccbiano tra gli scrupidi. Io, alia pedanteria mi pare, non dico pegli anni, ma per mia pro- pria natura, di non essere peranco arrivato, e spero di non arrivarvi mai. Vi parlo cbiaro, credo obe abbiate un qualcbe motivo di lamentarvi; non per6 di fame i grandi lamenti cbe ne late ; menire vi banno mandata via da un luogo dove, a mio avviso, sareste stata bene, (^ vero, ma dove in fine dei conti non avevate alcuu diritto di trovar- vi. Piu giusti, anclie se piii forti, sarebbero i vostri lagni, se andaste invece a fame dinanzi a chi si compete contro — 522 — que' tnnU, aiiclie Ira biioiii coiioscitori d\ voi altre parole ; i quali, menlre voi, o mia povcra ^oro/a Medesimo, non po- tete, come si vede, reggervi in piedi da voi stessa, ma vi e nccessario a s()sl<'nervi I'aiuto di una di quelle che si chia- inano nomi o pronomi ; i quali, dico, pur si ostinano di di farvi I'omparire, e non solo comparire, raa camminare tuUa sola, con tanto vostro disagio quasi aveste per soslc- nervi e per muovervi la forza appunio di un nome o di un prononic. — E voro, signoro, pur Iroppo e vero ! Alcuni tra qnolli clic mono V avrebbero dovuto, eil oggi meno il do- vrpbbero, mi fecero o mi fanno sopportare questa grave falica. Oh, se voi volesle assumerc la mia causa ! Se vo- loste estendere in iiiio favore nn'aliegazioni'clla, come avele la [to pel mio amico, il pronome rjueslo, a cui sono tanto obbligato, perclic tanto spcsso si compiace anch'egli di darmi di braccio, e di aiutarmi a camminare, oh quanlo ve !ie no sarei tcnuto! e qiianto non ve ne sarebbe anche il niio fratt'l gemcllo ! perclic lui pure ad un tempo difende- reste ; menlre anch' cgli, il j)()Vcro slcsso,\\n un pari di- fetlo al mio, cioc di non poler reggersi e camminare da se solo. — Sentile, mio caro, per farvola una allcgazioncella, io ve la faro ; e la potre'.e venir a prcndere di qui a qual- che giorno. Ma deggio prevonirvi di due cose che non sono forse a vostra cognizione. La prima, che quegli il quale or gode, e merilamente, la supreraazia nella cono- scenza dclT origine, della natura e delle forze di tulte voi altre parole italiane, sostiene, che il vostro non potervi sorreggcie e camminare da per voi, e ({uello del vostro fratcl gcmcllo, il signor slesso, non c in sostanza che una pigrizia, la qual vi si e gcacrala in corpo appunto perrhc — 523 — di nulo avete voUito starveiie in piecli e caraniidaro da voi soli ; e lo prova con una seric non brove di casi in cui, secondo ch' egli dice, alcuni i quali non si sono lasciali illudere dalla voslra asluzia d' impotenza, vi Jianno ben foUo muovei'C ambidiie, e andare da \oslra posta (o). — Sappiate, riprese la parola, che ho lutta la stima pel filologo, a cui accennate; ma, se mi permeUele, deggio soggiungere die quei casi, di cui cgii fa menzioiie, ii ri- cordo molto ])ene ancli' io ; c non e vero, che nella mag- gior pai'le di essi noi due gemelli fossimo soli. Egli non si aceoi'se, o per meglio esprimei'mi, il troppo araore al libe- ralismo, o com' alli'i diria, al libeilinaggio che gli piace- rebbe d' inti'odune tra noi, nol lascio rendere accorlo, che nella maggioi- parte, ripeto, di quei casi, noi eravamo sorretti da alcune di quelle parole le quuli si chiamano articoli, e che i sigiiori pronomi ebbero la genlilezza din- viarci, perche facessei'O presso di noi, com' e dato loro di poter fare, le veei di essi. E quei non moiti casi che ri- mangono, dove in effetlo alcuni Ira voi ci ban voluto far reggere in piedi e camminare soli, nienle provano, per- ch6 il, fei'cro di lor capriccio, ed usando forza contro la vera natura nostra ; intorno alia quale non ci puo esserc pill alcun dubbio ; mentre e stata riconosciuta e confer- mata da tutti quelli che furono incaricati sino ad ora di fare r anagrafi di tutte noi parole italiane, e si chiamano i sig. Dizinnarii ; e meglio aucora da tutti quelli che fra voi furono incaricati di penetrare piu intimamente nella delta natura nostra ; e si chiamano i sig. Grammatici ; co- minciando appunto, come dice il sopraccennato filologo, ma pero deridendoli, cominciando dal Bembo, e venendo io qua sino al Puoti. E se met permettete, aggiungo, chela natura nostra non e diversa da quella dei due noslri vecchi — 524 — anleiiali, i qiiuli vivevaiio lia' lalini, e clie iioi siamo slali in c'orla guisa iiu-aricati di rappresontarc (ra voi altri ita- liaiii ; voglio dire, dclla Ixiona nicmuria del sig. idem, o di quella del sig. ipxe. II pi'imo de' quali era si fedelineule aceoinpagnalo dal Vronome is, ciie questo non si disgiun- gcva niai dalla sua persona ; ed il serondo cannninava, e vero, Ua le parole lalino, quakdievoUa anrlie da per lui ; ina in lal caso non vuol essere rapjJresenlaU), Ira noi pa- role ilaliane,elie da noiui o pronomi, e non tlalsoloniio fra- lel geniello, p(M'clie sa ])ene die non ha la i'oiza ne di un name ne di un pronome (6). — Ben penserete, niia cara parola, ehe queslo cose e forse pill altre io le esporro nella allegazioncella a voslro favore. Ma la seconda eosa di oui deggio prevenirvi, essa e, che quando bene io mi saro affatiealo a scriveria, e (juando l)ene voi avrele ottenuta una sonlenza favorevole dai giudici compelenti, voi non dovrele sopporlaf meno il disagio di essere sforzata da inoili a inuovervi e camnii- nare tuKa sola. Anzi foi'se da qualilieduno di piii, com' i'- avvenulo appnnto al povero sig. Queslo ; il quale, dopo la inia allegazione, e dopo le seatenze oUenule, non vide aie- no, ma forse maggiormente, essere condoUo il suo eugino Coteslo ad usurpare il luogo suo. E non solo condolto, ma quasi direi ehe (ante volte csso vi sia andalo da sua posla ; poiehe non e piii nella natura di noi allri uomini di quanto sia nella vostra, o cai'e parole, quella non so quale malignila che spinge a far maggiormente volenticri, c piu spesso, una oosa, quando si creda di mostrare, faeen- dola, una cerla non curanza dellaltrui diritto o desiderio. Siete anche voi altre naturalmente dispettose. Ne voletc fra i tanti un solenne osempio e recente ? Vi ricorderete che no:i e guai-i io toccai della grandc alterigia ed intolle- - 525 — rabile burbaiiza die si 6 data a quesli di la sis,." parota Pro- gresso. Kbbene; credeto voi die nioderassesi alciin poco? TiiU'altro: la Irovai teste postasi IVancamenle in kiogo do- ve pareva impossibile die potesse cactiarsi ; cioe, insierae colia filosofia proprianieiitc delta, colla filosofia come scienza ; e mi aspetto di vederla Ira poco colla geometria, coHa teologia, colla giurispi'iideiiza, e con altri studii pu- ramenle razionali. E volete sapere il molivo da lei adotto! II molivo e, perdie dice, die sarcbbe inutile a noi iiomini r occiiparsi intorno ad una materia di studio colla qual essa non si accompagni. E il tempo, esclama, e il tempo, in cui deggiono entrare in ogni cosa « le magnifiche sorti e progressive » (7). Ma lasciando da parte queste petu- lanze di voi altrc parole, e soprattutto quelle intermina- bili della sig/'/'rof/r^^sso, vi ripeto che la da voi desiderata allegazionceila io ve la faro. Intanto vi prego di iiscire, poiclie Ibrse vi sara di fuori qualche altra parola di quelle alle quali promisi di dar oggi udienza. III. Saliitommi, ed usci. Entro quindi una paroiina graziosetlaj saiteilante, die mi disse cbiamarsi Scarpa. — Di die avete voi da lagnarvi? — IMi lagno, perdie, avendomi voi insieme colle pa- role, Io quali dovevano accompagnarrai, mandata fuori di casa vostra col mio proprio norae di scarpa ; nella pub- blica coraparsa me ne privarouo, imponendomi invece quello di calzatura ; onde mi confusero con le calze, con li stivali, con le glielle e con tutto cio, in breve, che puo vestire il piede o la gamba di voi altri uomini. Eppure, non guari da me distanli comparivano altri individui della mia stessa famiglia, ai quali fu lasciato il loro proprio nome di scarpe ; ([uello, con cui voi giustamente, li avevateman- dati fuori. Ben e vcro cli' essi sono piu grandi e piii grossi — 52(3 — di me, e praticaao con persone assai diverse da quelle tra lo quali io son usa ; ina, ad ogni modo, per essere piii smiiigliorlina e graziosa, e per usare con persone piu gen- Uli, noil deggio per questo perdere il mio nomo, e aiidare ignota tra enli, die possono bene avere con nie qualchc relazione di parentela, ma cbe infine infme non sono del mio sangiic, rimaner bene, a cosi dire, nella geaeralila della stirpe, ma abbandonare il ramo della mia piopria iamiglia. — Cara mia, per essere cosi piccina ed elegantiiccia, voi siele niolto furioselta. Io penso die uon abbiasi inLeso di farvi torlo aleuno : luUo al contrario. Mi pare anzi die daiulo a voi quel nonie di calzalnra, fosse avviso di sol- levare voi slessa alcun poco e tulte le sorelline voslre ; distinguendovi in cerla guisa dagrinnumerevoli individui, die sono pure dello stesso vostro ramo ; ma, die pratican- do specialmenle ne' villaggi, su pei monti c tra' bosdii, paiono, a dir vero, nati in tutl'altro, tanto sono rozzi, ma- lagiaziati, sporchi, int-reanti e strepitosi. Deggio pero lo- darvi se vi fate sdiiva ad acceltare una siffalta gentilezza; mentre per niun motivo e perniesso di sdegnar il nome ddia sua propria famiglia ; e mollo meno quando si Iratti, uon gia di azioni perverse od aiico maioneste, eon cui venga da qualdieduno di essa disonorala, ma soltanto, co- me nel caso vostro, di forma e di educazione grossolana. Si, voi siete scarpa ; apparlenenle alia famiglia deWe scarpe. Clie siale grande o [ticcola, rozza o gentile, die viviate sul monle o sul piano, in citta od in villa, die usiale eon le tali o tali allre persone, che siale aceollala o scollata, affibbiata osfibbiata, suglierata o no,taciturna oscriccliiolante oscal- pitante, e se potete avere andie allri distintivi, su di die uii rimetto a qucllo degli attuali serittori die lu' intend" io ; — 527 — noil iniporla ; tale e la faiuiglia ciii appartenete, e tale pero ii nome che dovete portare. Pcrche, chi vi sostilui- sca, come si fece, qiiello di catzakira, cire il calzamento ill pill elassico italiaiio, il calceamenlum de' latini, toglio ogni modo a dinotar particolarmente voi tra quanto serve a coprire, e dicasi pure a calzare il piede o la gamba di noi altri uomiiii; e quindi il modo a sapere sc apparleniate alia faiuiglia della parola Calzettaio od a quella della pa- rola Calzolaio, od a quella di qualunque siasi altra, elie si- gnifichi eio d'oode venga I' una o I' altra parte di quanto si adopera da uoi uomini a vestire i nostri piedi o le no- stre gambe. E deggio anclie soggiungervi che T avervi pri- vata del proprio e particolar nome del ramo di vostra fa- miglia, per imporveue uno che abbraccia diversi rami aventi un nome particolare e proprio a ciascuno d' essi, dovea produrre 1' effetto di rendere tanto piii difficile, od almeno tanto piu ritardato il bene ravvisarvi, che al grup- po delle parole, fra di cui voi coinpariste, come si fece pure a tutti gli altri gruppi, si tolsero quelle lo quali, ad eserapio de' miei precessori, io aveva mandate innanzi, perche a guisa di araldi, vi annunziassero, e che si chia- mano le signore Rubric fie. IV. Non le avessi mai nominate. Vidi un numero gran- de di parole affacciarsi tutte in un tempo sulla soglia della porta in modo, che per quanto fosse piccina e leggera, impedivano di uscire alia povera Scarpelta, la quale ri- raase quasi tra esse affogata. Ond' io mi raisi a gridare : — ^ Abbiale un po' di creanza ; lasciate eh' ella esca. Non ho bisogno di domandarvi il nome. Ben vi riconosco l^ev (\\\e\\e RuOriche ch'eravate qualche secolo fa. Non isfog- giate pill quel poinposo vesliario di rosso, come vi piace- va allora di portare, e di cui il voslro nome conserva tul- Serie HI. T tV. 68 — 52.S — (a via la inomoria ; ma mollo di voi, anclie sotto quelle vosti norc, duralc pure nclla stcssa pelulanza, nella ciar- lalaneria slcssa clie la uiassima parte di voi avcvate allo- ra. Non sicte piii tanlo ghibirizzosc nella persona come nel socolo decimoseltimo, quando vi vanlavate di mostra- rc : L anna di fina tempera lolta alle armerie del cielo in difesa dcW nmanild ; quando ci ponevatc dinanzi : La carta del navigar pitloresco ; e volcvate condurci nolle notli se- rene ad animirare: I One hi Incenli del celeste crivello ; ma molte pero di voi non amano meno ancif oggi un po' di gliiribizzo nella persona ; molte piu si compiaccio- no di darsi un' aria non meno prometlente, c non meno vacuamenle prometlente, di quelle eontro le quali sdegna- vasi tanto 11 buon Plinio (8) : moltissime poi avete la sma- nia d'indossare vesti con tali intrecciamenti di linee nolle pieglie, che tutti quelli i quali ebbero la sfortuna di esserc nati alquanto prima dell' impero del sig. Progresso pena- no piu che un poco a risolversi se siate parole o ghi- rigori. E stupiseo ciie alcune di voi altre o molte non al)biate ancora preso I' uso di farvi precedere dalla pre- posizione articolata De, la quale smozzicandosi, si avviso di tramutarsi in una specie di aggiuiUo, e se no va pora- posa;, quasi un araldo, ad annunziare 1" arrivo di molti cognorai di noi altri uomini, che di essere cosi annunziati, hanno tanto diritto quanto ne avreste voi stessc. Conoscen- do la vostra gran vanita, ripelo, die me no stupiseo.... Ma infuie, che cosa voleto ? — Oh, niente altro, risposo (juella tra esse die avea sembianza di [trincipale ; nienle altro, in prima, se non sapero, porcho voi, avendoci mandate fuori di casa vostra a piecedcro ciascuna ognuno di (juci gruppi, dei quali si componova Uilta la pi'ocessionc dclle introlr di ((uella vosira — 529 — scrilturelta, iioi siamo poi state lutle ([uante osckise dal comparire in pubblico ; onde ogiii griippo sc ne ando senza die avcssc dinanzi, ad indicarlo ccondurlo, la sua RuOrica. — Caliuatevi ; e pensate die anche in Lombardia vol non siete mai state amraessc ad iin tale uffizio verso quel gruppi delle sorelle vostre nelle procession! di loro me- desinie. — Sar^ vero ; ma qui, a Venezia, siamo sempre state diversaraente trattate, cioe come meritiamo di essere , perche ci fummo sempre ammesse. E dico, die meritiamo, non tanto in vantaggio o soddisfazione del nostro amor proprio ; che inline infine il comparire dinanzi a que'miseri gruppetti di parole, quasi tutti composti di quelle che non bazzicano che tra artigiani e meccanici, pochissirao c' im- porta ; ma il dico in vantaggio dei gruppetti medesirai, per- che, seguendosi essi rapidamente I' uno all' altro, come si seguono in quella processione, non e dato se non a noi di poter fare che meglio si distinguano tra di loro ; onde di- venga tanto celere il trasportarsi dell' attenzione dall' uno air altro di essi, quanto e celere il succedersi che fanno essi medesimi 1' uno all' altro. — Non credo che ragioniate male, soggiunsi ; ma il vo- stro ragionamento puo essere giusto, anzi il credo tale, iinch6 quel gruppetti di parole non fanno che passare in processione dinanzi a voi altri uomini ; ma una volta invece che vi si fermino, vedete bene ch' essendo dato a noi mede- simi di osservarii ed esaminarli a tutto nostro agio, li pos siamo molto bene seguire, distinguere e notare, senza il minimo bisogno dell' uffizio vostro. — Non mi oppongo, riprese h\ RuOrica ; ma, ad ogni modo, non v'hadubbio, che non puo essere in tutto la slessa, spccialmente nei loro primi moviraenti, la comparsa — 530 — (lei ^ruppi (|iiaiul «'ssi sicno procccliili dn noi, ;i (jiicllii ilei iiiuppi inedcsimi (|iiiiiult) nol sicno. ()r;i, \i so dir io, olio nlciini (li qnolli i (|nuli voi niandiislo fiiori di casa vosti'a, per cssero loi'o slala lovala la Uiilirica da oiii ^oi li faocslc pi'eocdor(\ c (jiiindi non oi'diuali o non bono ordiiuUi, come avrobbcro dovulo cssere, volendoli far comparirc senza qiiella di noi oho a ciascuno di loro spettava ; vi so dir io, ripeto, die non foeero moKo biiona figura. — ]Me no displace, dissi ; ma soiio ben lungi di dare a lal falto quoir iiiipoitanza cbe inimaginate. Credo, cbe do- vondo far oomparire iin' allra volla gli stessi gruppelli clio voi precedovale^ o da oui vi toisero, oppure altri gruppelli di somigliante naliira, credo che forse forse vi ammetleran- no a precederli. Ma intanto vi dico, oho or tengo ben altro da pensare ; e poro so non aveto di meglio, andaloviin paoo. V. Quella cbe fino allora mi aveva parlato disse non so qual cosa ad aicune delie sue compagne ohe le erano piu vicinc, quindi, vollasi di nuovo a mo : — Ob, abbiamo molto di meglio, riprese la Ruhrica, anzi d' importanlissimo abbiamo. E gia doveroso uflizio di oiascuna di noi, ben il sapole, queilo di essere la deputala di un numero piii o men grande di parole, ogni qual volla a tale uffizio voglian esse doslinarla. Ma or voi oi vedote qui noi allre come depulale di lutle quanle sono le parole ita- liano ; le quali, poicbo dovovanio oggi recarci da voi, cidie- dero r incarico di farvi una preghiera ; proghiera, che ci e mesUeri di farvi allresi a nomo noslro modesimo, ossendo pnranco noi slesso parole ilaliano. Capperi! pensavo tra me, son io giunlo a lal gi'ado da riccvere dcpulazioni! Non me io sarei mai immaginalo .... Vero e per6 cbe Iratlasi di una dopulazionc di parole. — Ehbene ; qual o la preghiora oho avolo da fai'ini ? — 531 — — Ecco, signorc: giu sapeteche siiio lUi gran tempo acl- (lielro vi furono di hallo in Iralto di qiiclli die si oompiacque- ro di metlere in dubbio V onorevolissima oiigine di noi pa- role ilaliane chc siamo, come ci vanliamo di essere, legilti- me flgbe di madri laline. E non e mollo cheun sig. Ollavio Mazzoni Toselli sallo fiiori a voler piibblicamente provare che le nostre vera madri non furono allro clic celliebe e gallicbe (9). Si desidererebbe conoscere come intorno a que- sto la pensiate voi inedesimo. — Sentilo, o mie care; io vi dico in primo luogo che un lai desiderio mi niostra troppo chiaro come voi e le vo- stre mandanli segnitale ad avervene per male di una cosa, a cui parmi dovreste essere omai piii die avvezze. Vi dico poi, che se desiderale di sapere in qual modo sopra cio io la pensi, in quanto son liomo che vi e sommamenle e da lanti anni affezionalo ; io non ho nienle da soggiungere : ma se desiderale di saperlo, per Iranquillarvi del tullo in- torno alia vera origine vostra, e mestieri che vi consigli a rivolgervi allrove. Vi dico infinc, e polele riporlarlo alle vostre mandanli, che a me basla di guardare voi cd esse in viso, per conoscere chesiete Cglie legiltime di madri laline. Non pretendo gia che qualchc /?aro/a, provenienle da celtica o gallica, od allra qualunque vogliasi malernila, non siesi introdolla, anche da anlicbissimi tempi, nell' immenso nn- inero di voi altre: ma, ripeto, che basla guardarvi tulle in viso, per iscorgervi i lincamenti delle voslre madri laline ; ed in moltissime tanlo bene scorgerU, che si potrebbero prendere in iscambio per le loro madri laline medesime. — Ma, signore, a negarci questa origine Iraggono an- che non so (jual argomenlo dal modo con cui i meglio ila- liani condultori di noi allre parole ilaliane ci ordinarono nelle pubbliche comparse che ci fecero fare. II (jual modo c — 532 — pill die al(|niinl() divorso, diooiio, da qucllo cou eiii fiiroiio ordinal^ lo coniparso *\i'\\c parole laliuc dai incglio condnl- loii di osS(! inedosinic. — ■ Cio noil fa niciile, nientissimo affatlo, o iiiic care, e ditcio pure alio vosli'o maiulanli : pcrdic rordinarc in iin niodo <) iioiraltro le parole di (lualiMunie siosi luogo, al (}ual modo noi diam nome di stile, non dipende che assai poeo da quosta o quella loro inaternitii ; ma qnasi per intiero dalla inlelligenza, dal yentiinenlo, dall' immaginazione di ciascuno di queili die iniprendouo ad ordinarle, cioc di quolli die noi chiamiamo scritlori, i qiiali traggono poi uii gran niolivo a diversaincnte faiio, non solo secondo le loro parlioolari condizioni, nia secondo quelle altresi dei tempi e dei luoglii; onde, per tal cagione, vi si potrebbero dare per madri delle parole ebraiclic, delle arabe, delle sanscritte e die so io (10). Vi aggiungo poseia, che per conlentare Toc- cliio se vi veggono, o I' orecdiio se vi odono, c con essi la mente cd il cuore dei veggenli od aiidienti voslri, voi altre parole italiane non potreste mai esallamente imitare 1' or- dine con cui si presentavano o potevano presenlarsi al pub- blico le laline ; pcrche raolte di voi, non so per qual ragio- ne o capriccio, vi sicte volute imporre, sino dall" infanzia, a fine di venire prontamente distinte e rioonosciule per cio che volete essere, il bisogno di farvi accompagnare da certe altre paroluccie, delT ufiizio delle quali le latine ebbero la destrezza di non darsi, o la fortuna di non averne bisogno alcuno. Ma non per cio esse non sono meno le vero e le- gitlime madri vostre ; ma non per cio e scemala di niente r utililii grandissima che puo derivar a noi dallo sUuliare fino dai priini anni e lungamenle la nalura loro a fine di sempre piii conoscerela voslra c saper (juindi meglio valersi delle vostre torze. A raggiungcre il quale inteiulimento non — 533 — saprei clii piii giusla via si consigliassc prenderc di lui clic si avviso di condiirre per tempo, e nello stesso tempo, la gioventu italiana in luogo dove polesse vedere le vosfrc famiglie, ed insiemc i ritratli di quelle delle madri voslre ; ragionando delta vita che dovete tenere voi altre, e raccon- tando qiiella che Iianuo tcniita le madri vostre medesi- me (I I). Se non che queste sono cose, o mie care, gia delte e ridettc, c da me stesso, in altri tempi, puhblicamente c copiosamente ragionate (12). Non parmi quindi che dol)- biarao adesso ne voi ne io perdervi intorno maggior tem- po. Onde, se mai tra voi ci fosse una Rubrica che dicessc : Di parole ne ho (/id per tin pezzo abbaslanza ; io la prego di mettersi a capo di tutte le altre, affinche le parole, le quali per avventura tuttavia aspettassero fuori di entrare, sappiano subito, che, ne per ora ne per molto tempo ap- presso, io sono disposto ad udirle. Del che non proveran- no, gii ne son certo, molta dispiacenza ; mentre, qual altro luogo del mondo abbonda tanto come I' Italia di quelli che mettono una grande imporlanza nei discorsi deile parole^ i quali non sono bene spesso nienle piu che cicalii ; e che pero non solo le aspettano, ma le cercano per dar loro udienza ? - iN O T E (1) Nel tcrzo Cenno intorno a cose di linr/un (.\Ui dell'l. K, istitulo, Vol. Ill, Ser. Ill.VeiiPzia I808). (2) Dcscrizione del Icinpio di Possayno. Cap XXX (Venezia, Anlo- nclli 1813). {Z) Saggio d' cstelica del dutt. Giiolamo Venanzio ( Portogniaro 18u7). — Storia delle belle uiii in Ilulia. del sij;. Ferdinando Ranalli i.da edizione (Firenze I80G). (3) Inlorno ad nlcinie cose speUanIi alia lingua ed alio slile. Di- scorso (Atti dell'l. R. istiUitn, Vol. I, Ser. 111. Venezia 1856)— 2.da Va\'\7.. Prose c pocsie di aulori vivcnli. Vol. I, Dis^p. I. (Torino 4838). (u) (liovaiini Gherardini Appejidice allc grammalic/ie ilalia7ie.l)iih- bii graniniaticali n. 23. (Miiano, Molina ^847). (6) Fdicfllini, Lexicon lolius lafinilalis, alle parole idem, ipse (Pa- dova I8:i7). (7) Verso non so di chi, riportato dal Leopardi, a cui giustaniente egli i-ascia tuUo 1' onore dell' eleganza {La Gines/ra o il fiore del de- serlo. Canto XXXIV (Firenze, Le IWoniiier 18S1). Certo quegli il qnal disse, die tultele reeenti scoperte non ?ono infiue se non ritrovamenti di cose veechie obbliate, lia esagerato un po' troppo; ma certo non per questo egli ha detto cio che non sia in gran parte vero. E, a dimostrarlo tale, e uscila teste in Francia un' opera in due vokinu, intilolata: Le vieux-neuf{il vecchio-nuovo) del sig. Odoardo Fotirnier, in cui dicono prqvarsi, con autorita irrefragabili, che niolte e molle delle pretese nio- derne invenzioni. e tra esse le niacchine a vapore, la pietra artiGziale, I ponii di ferro, i cunieoli (tunnel), I'eterizzazione, il gas, il parafulmi- ne ec. sono cose veechie, anzi vecchissinie. E nulladinieno io non du- bito, che nierce i continni studi, ne' quali or mii. da piii anni quasi non ad altro intenti, ci occupianio intorno alia materia e i vari movimenli e le svaiiatissinie applicazioni a cui incessantemente la soltoponianio, io non dubito, ch' essa in compenso non ci abbia rese note, anche di le- eeute, alcune sue da prima ignorate proprieta, ad uso 0 diletto nostro, e non ce ne possa far conoscere tuttavia niolte piii, delle quali si compiac- ciano gli adoratori del Progresso. Ma volgendo I'animo ad un altro genere, e ben piii in)portante di cose, potrebbe avvenire che se ne compiacessero anche un poco quelli che non peraiico ebber cuore di ab- bandonare affalto il taiito in oggi avvilito Regresso. Onde, devo loro es- scre andato assai a grado qiiando udiroao, due 0 tre anni addielro. che il 00b. sig cav. I'odesla di Veuezia fece ricercare e trar fuori dagli ar- — 535 — chivi, perch6 fossero stodiati e se ne traesse profitto, gli anlichi Regola- nienli aiinoiiari della Repubblico. E se il sig. iivvocato Francesco Feiro, ei diligente ed abile raccoglitore ed illtistratore dei vecchi nostri Statuti, effettueri ridea di accennare in apposito libro quelle leggi che, intur- no ad lino o ad altro soggetto, putrebberoessere necessaiie od u'.ili ad atluarsi auche in presente; son certo che ne veriebbe ai suddetti un al- tro e non piccolo niotivo di conipiacenza. Ma, in generwle, clii tol^a il maggiore e niiglior tempo di sua vita al niondo della nuileria, per vi- vere in quelle del pensiero, della fantasia, dell'affetto, e delle conseguen- li opere che ne dipendono, coniprendendovi parauco i modi ebe or si reputano migliori ne! governo dei popoli ; oh, qnal ampio campo nou po- trebbe aprire di svariatissimi argomenti, perche acquistassero un poco piu d' animo e di lena e di voce gli aniici che pur conserva tultavia il Eegresso .' (8) Inscriptiones propter qnas vacUvioninm deseri possil ; et cum intraveris, dii deaeque quam nihil in medio invenies ( in pref. hist. (9) Origine della lingua ilciUana (Bolngna 183I-18o2). (10) E poteva dire soprattutlo delle greche; perche certo niiin mi- gliore stile pu6 uscire da penne italiane di qiiello che meglio arieggi le sponfanee grazie, le semplici eleganze, gli appassionati ed immaginosi modi che uscivano on tempo dalle penne de'Greci, senza che per queslo le parole di quegli scriltori possaoo in generate menar vanto di alcuna maternila sn quelle dei nostri. Cio dipende da tutt'altro; tanto da tutt'altro, che alcnui tralti delle sembianze dello stile greco le troviamo in certi scrittori nostri del trecento, ignari affatto di quella lingua ; e. per tacere di altri, ne troviamo nei nostri Gozzi, che pure anch'eglino la ignoravano: tanto da lutt' altro, che il Giordani, il qual n' era si profondo conoscitore, si avvicina collo stile, in molte delle sue prose, piuttosto ai Latini che ai Greci; ed il Leopardi, che la conosceva forse pii'i di lui, anzi in mndo da poter dettare in essa scritti che illusero dottissimi grecisti ; il Leopardi, tanto vivo, tanto greco ne' guoi versi, ci die' poi una prosa fredda fredda, dove invano si cercherebbe alcuno di que'movimenti di cuore e di fantasia, de'quali e grand'abbondanza negli scriltori de'Greci stessi. Lo stile e I'uo- ino; e r uomo e tale quale il vollero la natura sua propria, la patria, I'educazione, gli sludi, il tempo, il governo, le circnslanze, le inclinazioni e le vicende di sua vita. {\i) Grammatica delle due liugue ilaliana e Intinct di Francesco Soave (Milano, Stamp. R. 1819). (12) Particolarmente nei Discorsi: Dello Scri/fore itaUnno 4.ta ediz. (Firenze, Le Monnier 18b5), e uegli ArHcoli di Crilico. 2.da ediz. (Tre- viso, Andreoia 1857). Serie If I, T. IV. qq — 536 — , , .M ■ .,..^ .:..., - > 6 ■ ■; ' . ,■! . « . : .... II m. e. prof. Bcllavitis legge la seguente Nota Di alciine memorie del Jjioiwille intonio alle fun- zioni numeriche e del Poinsot sulla percossa massi- ma (J. LiouYilled857c 1858). L' abbondanza dellc pubblicazioni rende molto difG- cile di preiidcr conoscenza di tutle ; puo quindi esser utile qualche rapldo cenno su cio chc sembra piii osservabile. II Llouville dice fiinzioni numeriche alcuni valori dl- pendenti dai divisori di im numero dalo, o dai niimeri prl- mi con esso. Sia ^^wi la somma delle potenze r'""" di lutli i divisori d del numero m (compresi ^ cd w»), e sia 0,.«i la simile somma quando si escludono tutti i divisori d, che non sono primi con d = m:d. Quan- do r = 0 le predette somme si riducono al numeri dei rispellivi divisori, e si segnano con ^m, 6m. Sia pure mao) . a :=^ mv . (j? . ' "^ * II punto P' contrarnionico di P rispetto al circolo di rapgio GK zrr a ha la distanza P'G zn a": GV =z a . co \ — 639 — qiiindi nel prinio istante il punto P' ha due velocity di traslazione e di rotazione eguali ed opposte, sicc'h6 esso riraane immobile; il Poinsot lo dice centra spontaneo. L'as- se di questa islantanea rotazione e perpsndicolare alia P'G, cio6 parallelo alia polaie del punlo P. II centre d' im- pulsionc P ed il centre spontaneo P' sono coniugali, cio6 possono scambievolmente mutarsi. Se nel primo istante, o dopo die il corpo comply un'in- tera rivoiuzione esso venga a percnotere col suo punto P contro un ostacolo fisso, esso esercitcra la forza mi' , e ritorneri in quiete ; fii quindi creduto che il centre d' im- pulsione fosse anche il centre di massima percossa, il die non e vero. — II corpo si melte in quiete ancbe urlando centre due punti lissi S S' posti sulla retta IIP'GIIP ; se questi sieno contrarmenici rispetto ad II H, e si telga uno S' di essi, la percossa suH'altre S si conserveri la stessa, perch6 la forza sussistente in S' produce nel corpo una rotazione, il cui asse istanlaneo passa per S, e quindi nulla toglie e nulla aggiunge alia percossa in S. Due punti contrarmenici sono in un circolo passante per K e per K', se esse ba il centre P la forza mv si de- corapone in due eguali die rappresentane le percosse in S S' : che se invece il circolo J'KTK' abbia il centre P', la percossa in T sara la massima pessibile. Infatti le forze in T T' devono far equilibrio alia forza d' im- pulsione in P, la percossa in T sara percio espressa da mvT'P : T'T, ed a motive di a-=rP'G.GP^T'G.GT il rapporto delta percossa alia forza d" impulsione sarA ancbe (T'GH-GP) : (T'G-hGT)=(a-^-GP.GT) : (a'--t-GT.GT) ; acciocche la! rapporto sia massimo si trova differenziande — 540 — che dev'essere (GT)^ -|-2P'G . GT — a" = 0 , il che mosti'a che T e uqo dei due punlr contrarmonici T T', e che — GT -+- T'G — 2P'G , cioe il punto P' 6 alia met^i della rcUa T' T. ^ - • ■ Suppoiiiamo in setondo luogo che i momenli d' inerzia wm\ m/r intorno agli assi GX, GY sieno disuguali ; invece del predelto circolo diraggio Gil = a descrivia- mo iin' ellisse, che sulla direzione GX abbia i semiassi B'Gr=:GB=^, e su GY i semiassi A'G=:GA = o, e sia P il cenlro d'irapulsione, cio6 il punto dove la di- rezione della forza mv incontra perpendicolarmente il piano XGY. Si abbassino le PQ, PR perpendicolari sugli assi GX, GY, e sia Q' contrarmonico di Q lispetto a B'B, ed R' contrarmonico di R rispetto ad A'A : la forza pu6 trasportarsi da P in Q, pur- ch6 si aggiunga un giratore avente la direzione GB', e la forza in Q produce una rotazione intorno all' asse GAY, la quale dipende unicamente dal momento ml/"^, e percio essa combinata col raoto di traslazione produce un' istantanea rotazione intorno all' asse condolto per O' parullelamente a GY, ed il punto Q' riraane fermo ; e non puo muoversi nemmeno in causa del giratore che ha la direzione GB' ; per simil ragione rimane fcrrao il punto R'; dunque la retta Q'R' c I'asse dell'istanta- nea rotazione. Ora si paragoni questa figura con quella che si form6 nel primo caso, nella quale al circolo HKirK' possono tirarsi i due diametri Ira lore perpendicolari BB' AA', e si scorgeri che le due figure sono nffini, cioL' die 1' una si ccmverte nelTallra quando si mantengono le stesse ordi- nate parailele a GA e si diminuiscono le ascisse paral- lele a GB nel rapporlo a : h , sicchc il circolo HKH' — 541 — di raggio a si cangia nell'ellisse ; IIAK'B'irA'. Quiodi cio clie vale per una figura pu6 facilmente trasportarsi air altra, cosi tirata anehe nella secoada figura la PGGH' die inconti'i in P' 1' asse d' istantanea rotazione Q'R', i due punti P^ P' saranno contrarmonici rispetlo al dia- metro li'll deH'ellisse; Q'R' sara parallela alle tan- genti deir ellisse nei punti H, H' ; ecc. Nella prima figu- ra tutu i cenlri d' impulsione P , clie hanno i loro corrispondenti centri spontanei P' sopra una data retta, appartengono ad un circolo passante per G, giacclie i punti contrarmonici sono inversi, ed ogni retta e inversa di un circolo : dunque nella seconda figura tutti i centri d' impulsione P, i cui corrispondenti P' sono su una retta data , appartengono ad ua' ellisse omotetica alia BAB'A'; ecc. II socio corr. dott. Francesco Gera legge i se- guenti Principii costituenti V mie di ammigliorare le razze di cmimali domestici. 1 fi not! :>■; o5for) iVi ' Won novi seJ noviter. Pill e piili sempre ovunque si aceresce il bisogno di erudirsi intorno ai modi di ottenere migliori razze di ani- raali ; che nota e pur troppo 1' abbiezione in cui trovasi la nostra economia rurale, o si guardi agli ufficii cui si desti- nano gli aniraali stessi, ovvero ai prodotti che si ritraggon da essi. Varii anni sono, I'illustre conte Scopoli inculcava ai nostri allevatori di seguire Ic norme dagli Inglesi additatc, affermando, a ragione, che il capitale italiano, cio facendo, audrebbc a vantaggiaro no' soli animali domestici, dell' in- — 542 — genie valorc di 600 c pid miliooi (I). Pcrcio fa lucraviglia die siasi affatto prelerniesso nei traltati ilaliani piu reccn- ti (2) cosl importanlo argomento, o toccato per f^uisa da mostrare patentemente una inscienza del progresso che ei feceappuntospccialmente in Inghillerra; dove, assoggettato a principii, oosUluisce iin' arte importantissima e veramente preziosa. Sentiva ed aveva nell' aninio il proposilo di riem- piere cosl grave lacuna ; e lo avrei pure esegnilo da lunga stagione, se acerba una sciagura non mi avesse to!lo On qui a'prediletti miei studii. Ed ora, die ini vi accingo, vor- rei I' opera mia testinioniasse sollanto il desiderio che nutro di giovarc a miei conciltadini ; per cui prego, chi conosce il soggetto su cui vengo a trattare, di correggermi ove ve- nissi meno, e, in quella vece, avvalorarmi del suo suffragio dove toccassi la meta. In pari tempo vorrci lontano il so- spetto, che il mio dire tornasse a censura del premio non ha raolto accordato da codesto imp. r. Istitulo ad un lavo- ro, che trovasi ne' suoi Atti (3), e che sembrarai non sod- disforc ai bisogni degli agricoltori. Con tale fidanza entro neir argomento. Fu detto, e non a torto, che la natura crca la specie e r uomo le razze. E percio se T uomo puo tanto, cgli c se- (t) Memoiia lella alia Sezione di atjronomia del IX congresso degli sceiiziati ilaliani. lo ne tengo una copia favoritami daU'autore stesso ; ma 86 ne legge un estralto nel Giornale ugrario di Milano, fasc. di oUobre anno 1847. (2) Alliido specialmente at Traltalo popolare pel buon govcrno, per la mol/iplicazione e pel miglioramenlo degli animuli, compilato da G. HaidvogI, e premiato dall' imp. r. Islittito veneto. Ed eziandio alie Considerazioni suW ullevamenlo del bestiame bovino del dotlor Anto- nio Keller; Padova 18o8. Devopeio fare annotazione,avervi in proposito qualche buon arlicolo da giornale, e qnalohe niemorio, fra le quuli cKero quella del prof. Galanti che sta ne\VAn>uiario deU'Accademia di Spoleto, (o) S€iie III, Tonio I, Appeudice. — 543 — coiido ragioiie il credere, che debba esseivi niodo di assog- gettare a principii ed a regole i cangiamenti possibili ; le- nendo fermo, e stabilendo la riproduzioiie delle utili varia- zioni avvenule, ed opponendosi a quella certa suscettivit^ di perdere di bel niiovo cosiffatte iiiodidcazioni per avvici- narsi al lipo primiero. Sapevasi da un pezzo, che ogni va- riazione uelle razze dipende specialmente dalla generaziorie, o sia dalla scelta e dalla iinione de'maschi con le femmine; lua ignoravasi che questo mezzo e possente e il piu adalto a conservare cosi che a migliorare le razze ; e che soltanto ill via secondaria ed eccezionale vi esercitano una influenza il clinia, I' alin.iento, rallevamenlo e la educazion de' figli, o r abbandono in cui si laseian le femmine pregne. E pure notorio, che i figli somigliano ai genitori, e che qiiesti tras- mellono ad essinon solo le forme, ma lequalitu morali. Pero non trovo ne' noslri recenti trallatisti il sommo vero, che lequalila e i difetti non si trasmeltono soltanto immcdiala- menle dai genitori, ma derivano spesso dagli antenati, ri- comparendo quindi aache dopo parecchie generazioni ; ed anzi che il caraltere dominante nei figli provenienti da due razze diverse, sara quello della razza piu antica.Laonde se le qualila piii ricercate riprodursi possonoin modo soventi volte insperato, sgraziataraente e in conseguenza dello stes- so principio, i difetti possono eziandio perpetuarsi ; per cui di frequenlecon accoppiamenti mal diretti si fa un passo retrogrado, che ci allontana dal perfezionamento a cui si tende, e riconduce i difetti che dovremmo toglier del tutto. Saano pure i nostri agricoUori, che devonsi scegliere indivi- duigiovani,sani e di forme elettissime; ma ignorano tultavia che la perfezione non risiede soltanto nella robuslezzae nelle forme esterne, ma che sta sopi'attullo nellinsieme della vita o come dicesi nel sangae. M saiif/Kc, affermano gf Inglesi, Serie HI. T. IV. " 70 — 544 — non si perdo mai. Cioe se akiiiio qualila iiicreiili ad una razza bene stabilila possoiio niancaic in alcuni individui di ossa, il germc di laii qualita non cossa mai per ciu di esiste- re, 6 ricorapariraiino esse nei discendentidegrindividui an- clie nieno pcrfelli, pnrclie tnllavia la purezza del sangue sia conservata. Kgli e percio clie non sapi'el)besi anuetter qiianio basli d'imporlanza al preeelto di eonservar puro il sangue, la razza, la faniiglia. Sappiano perlanlo oggimai lutti gli agi'icoUori nosti'ali, ehe piii vale uu niaseliio non tanto perfelto di forme quanto di buona oiigine, in confronto di quel maschio di forme perfette ma di una razza irapura. E conoscano ancora una volla la ragione per cui non di rado nascono giovani animali piii perfetti ehe i loro autori immediati, ceheriprodueono in modomirabilei loro aseen- denti, gli avoli, ibisavolied oltre auLOra. V. per questo ehe eomunemente veggonsi oei figli dei pregi o dei difetli non esistenti ne' padri loro ; e gli allevatori clie ignorano tale inilucnza si studiano invano, e si perdono a rintraceiare cause iramaginarie, vedono fallile le eoncepile speranze, (' trovan falso od inutile, per non dire dannoso, I'inscgna- uiento quale vien dato loro fin qui sulla seelta degfindividui da aecoppiarsi (i). Aggiungasi a quanto dissi, ehe unendo razze ehe abbian fra loro grandi differenze e assai difficile ereare una nuova razza ; ehe in ogni caso i caralteri del (1) Dice Huiduogl «cheil iiiodo (i'iiiipt'dire la degeiierazioue delle razze edi migliorarle, consiste nel togliere o nel modificare le quattro principal! cagioni di deter ioraniento. Cioe: 1." alia possibile perfettibilita delle forme; 2." alle somiglianze ; 5." all' eta fiesca ; 4." finalmeute al vigore ed all' indole. Si miglioraiui le razze, coiitinua egli: 1." col pren- deie sempre gl' individui piii belli ; 2." coll" incrocicchiare le razze, ehe haiino delle qualila differenli ; o." col nietterli nelle circostanze le piii frtvorevoli (pag. 139). Tali preeetti deiino certo seguirsi ; ma son limi- lati di tioppo. e quindi iii^ufficieiiU a fiir raggiuiigere lo scopo. — 545 — sanguo pill anlico c piii piiro preclomineraniio senipre nei prodoUi ; o percio piu clio una razza e aiilica e bene stabi- lita, pill i pregi si mantengono e i difelli sono difficili a sra- dicare. Cio poslo, debbo soggiuugere, chc la uiaggior parte de- gii allevatori inglesi hanno siccome assionia: ehe le razze si migliorano co' maschi piu chc eon le feramine. Ritcngono quindi che tenterebbesi indarno liuscire in proposito, pro- curandosi feminine, fossero pure di razza per quanto e pos- sibile eletta, per poi farie coprire da niasehi iudigeni. Alio invece femmine ordinarie coperte da elelli maschi daranno sempre vanlaggiosi risuUamenti. Pero diraenticare non de- vesi, che il maschio suole esercilare maggiore influenza sulle parti anteriori e la femmina sulie posteriori csterne e sulle estremitci ; che quello trasmette tutto cio che si ri- ferisce alle forme, alia vita esterna, e la madre tutto cio che riguarda la vita interna e lo sviluppo delle parti, cioe la facolta di apprendere e d'ingrassare, il temperamento e la statura. Vorrebbesi pure osservare che molte volte i ma- schi somigliano piu al padre e le femmine alia madre. Laon- do si deduce : essere poco fondato 1' anzidetto precetto, per cui, insieme ad uno de'grandi e benemcriti zooteenici il Vil- leroy (I) non esiterebbesi stabilire, come piusicuro, eserci- tarsi una influenza eguale ambedue i genitori. Ma le eccezioni non infermano i fatti general!, ed io credo all' aggiustatezza della opinione inglese. E di vero Guenon mise fuori di dubbio che la disposizione a produrre piu o meno di latte si trasmette dalla madre, non ^\h diretta- mente alia prole, ma mediante il iiglio alle nipoti ; e per cui divenne preziosa la discoperta dei segni o dello scudn clio (t) Manuel de V e'levcur (le Chevcuuv. Paris 1856, pag. ii58. '^ . — 540 — lif)\;isi nclla pnrit' dtMclana dci loii a sicnio indizio dellc tacolla hiltilore die esso sapra Irasniollcic nei ligli. E po- nondo nicnlo alle cause di lanic anomalio rlie sombrano in- esplk'al)ili,saia fac'ilissimo liconoscorc: dovcrsi esse appun- lo alia influenza degli avi ; influenza chc salta dillicilmcnle agli occhi di coloro che, senza saperlo, accoppiano fra loro individui chc sono pur essi hastardi o nieticci. or [nglcsi raigliorarono le razze de'loro cavalli da sella co'piccoli stalloni arabi ; e quelli da tiro avvantaggiarono coJle grandi cavallc fiamniinghc ; ed i majali loro col pic- colo vcrro cinese. Per verilii non e a lusingarsi di nii- gliorare una I'azza di piccole forme abbracciaudo 11 partito di accoppiar feramine con masclii di slalura piii grande; ed abbiasi in quella vece per fernio, die Ic produzioni di una femmina di grande stalura accoppiata a raaschio di stalura minore raggiungono piu facilraenle la slalura delle raadri. Non si dimcntichi pero die la femmina sia relalivaraenfe e non assolularaente piii grande del maschio ; cioe che la di lei stalura risuUi superiore all" allczza ordinaria e propria della razza, confronlala appuiilo con la statura ordinaria de" maschi. E perehe appunto non tenovasi a regolo queslo dato, fu sovenli volte mal comprcso e male applicato il pre- cetto, e si ollennero risuilamenli conlrarii alio scopo. E della taglia degli animali parlando e mestieri die av- verla, come I'aumento progressivo di essa non e segno di miglioramento nelle razze se non e accompagnato dalla perfezion delle forme ; e, in date circostanze, come nelle liestie da macello, eziandio dall'abbondanza delle parti molli in confronlo delle ossee. A progredirc trovo, chc a perpeluare in sua purezza ed essenza una razza due sislemi slanno Ira loro di fronte : a viccnda raccomandali od avversali dagli scrittori e dai __ 547 — pratiei. Vogliono gli uni che sia opporlunissimo accoppiare individui del prossimo grado di consangiiineila, cioe fratelli e sorelle, padre e figlie e lor discendenti. Alio invecc altri pensano in guisa del tiitto opposta, e vogliono che si aceop- pino fra loro individui di famiglie diverse. Esamiuianio bre- vemenle I" uno e I' altro sistenia, e rileviamo Ic circostanze in ciii r uno possa venire all' altro preferito. Ove prestisi fede al professore Lotv, il quale discusse assai bene in proposito, dalla unione d' individui consan- guinei si ottengono figli avenli ossa sottili, di una larghis- sima disposizione al precoce sviluppo ed alio ingrassamcn- to ; e percio sarebbe utile usaria per le razze da cul si vo- gliono trarre le carni. Infatti gl' Inglesi ban per indubbio: che con questo mezzo si giunge assai presto ad otlenere animali di forme piu perfette, e che posseggano, siccome diss], al piii alto punto la disposizione ad ingrassare, e so- prattutto che si pervenga a fissare nei prodotti i caratteri degli avoli o ascendent!. Con tal mezzo il ce\eh\'e Backewell e moiti altri allevatori inglesi, ottennero luminosissimi ri- sultamenti, e specialmente diedero alle lor razze la costanza, cio6 que' caratteri proprii che si trasmeltono con certezza. Sappiamo oraai che i lor seguaci dovettero seguire la me- desima via ; iraperocchc se avessero preferito i tori di altre famiglie, adoperanclo animali d' inferior qualita, arrischia- vano di far perdere alle razze una parte delle buone lor qualita. L' applicazione di questo sislema ha pero i suoi li- miti : che la natura puo bene prestarsi alcun poco alle no- stre esigenze, ma non acconsente che di troppo ci allonta- niamo dalle vie ordinarie. E se vero e quanto riferisce il professore Loiv, egli e pure un fatto, cerlo e degno di nota, che dalla unione d' individui prossimi parent!, i prodotti sonopiii dclicati e piu sottoposti a malattie. E di vero Edoar- — 548 — do Bowly allovatoi-e iiii;lese distintissinio, il qualo, son po- chi niosi, ci ilioile sull' allcvniiienlo del bestiame iin traltalo eccellento, coi-onalo lialla Socioli realo di agricolUira in Londra, non consiglia seguire siffatto sistema al di li di duo generazioiii. Niun dul)bioinfaUi che spingondoci Iroppo innanzi su qucsla norma, la razza non pcrda la forza e la energia ; le femmine non producano piii la quantita di latte suffioiente per nutrire i loro nati, od i niasclii non pcrdano le qualita prolificlie, e diventino incapaci di perpetuare la razza. Da quanlo sopra ne viene quindl 1' importantissimo co- roUario : che nolle I'azze cavalline non devesi usare queste alleanze interne o accoppiainenti affini ; e che nolle altre specie di animali, in ciii per dalo tempo in una famiglia siano seguite, cercar si dove di cangiare i maschi,procuran- dosi individui scelli, bensi delta stessa razza ma di famiglia diversa. E questa una condizione essenziale per assicurarsi neir avvenire la salute del bestiame : non raai dimenticando che appunto unendo individui non consanguinei si otten- gono figli pill robusti e mono sottoposti a malatlio. lo stes- so rilevai sul luogo, che si pure in Inghilterra, tra i piu zelanti seguaci di Backeivell, lamentavansi perdite rile- vantissime, a raotivo di siffatte unioni di famiglia, spinte troppo a lungo nello scopo di portare una razza al piu alto grado di sviluppo e d'ingrassamento precoce. Da tali osser- vazioni risulta quindi patente, che la razza rendesi floscia o sia die degenera in vigore ed in attivita ; e nasce il so- spetto che a lungo andare la razza stessa Qnisca col divenire infeconda. Ed anzi ei si avvalora e si conferma quando si osservino i risultamenli ottenuti nello allevamento de'peco- rinie dc'suini: impiegando sempre niaschinati sotto lo stesso lotto frequentemente si hanno le groggio pin tristi. — 549 — E Ira noi, in generale, e uopo essere ancoia piii ciico- spetti neir usare accoppiamenli affiiii, per la ragione sempli- cissima e chiara, che ovunque quasi manchianio di razze op- portune e eostanli;e quindiche i masciii e le femmineiioslre non possono dare ai loro prodotti quelle otlime qualilii die non possedono eglino slessi. E perciofra noi, cbe dobbiamo per cosi dire incominciare, riguardo alio aramigliorainento delle razze, condanno tali alleanze di famiglia. Dove pero si abbia una razza pura, costante, cioe da piii anni stabUita, e la piii opportune alio scopo cui la si alleva, solo in lal caso non di allro si dovra prendersicura, che di manteneria tale quant' e possibile, scegliendo ed accoppian- do fra loro gl'individui migliori per forza, per coraggio, per dolcezza, per bellezza di forme ecc., impiegando ogni avvertenza affinchc^ maschio e femmina presentino una uguaglianza la piii perfetta in ogni riguardo ; e quindi siano i piu adatti alia generazione di esseii in tutte parti perfelti, considerata sempre I' indole, la eta, la buona costituzionc fisica ; e, giusta lo scopo, la opportunita alia corsa, ovvero al lavoro, o si pure all" ingrassamento o alia produzione di latte. Ma aache in allora sari vantaggioso cangiare i maschi ogni qualvolta le famiglie di una stessa razza, per alcun tempo mantenute in situazioni e con foraggi differenti ed allevate con molteplici e particolari cure, offrano alcuni leggeri miglioramenti, modificazioni o varieta e siansi que- ste fra esse stabilite. In tali congiunlure si riconobbe ezian dio utile il perrautamento dei maschi, ad oggetto di fortifi- care le buone qualita, e di rimediare ai difetli di ciascuna famiglia : inleso sempro la permuta falta con maschi delta stessa razza. In alcuni luoghi se le nostre razze non corrispondono ai bisogni ed ai voleri nostri, non mancano pero dell alliludi- — 550 — ne ncrc'ssaria a diveiiir lali. Allora a porlozionailo baslera usare iiidividiii di una stessa razza di oiii ainieno il maschio abbia I'atliludine e prerogative richiesle. Guai'disi poro dal non essere soverchianienle fidiidosi di riuscire, e pongasi seria attenzionc, e sevcramente si bilanci se si possa rag- giungi'ie la nieta per qiiesta via; ovveramente se fia d'uopo trasformarle, diro cosi, o dar loro cioe una o piu quanii nuove. Quando la strutlura particolare degl' individui da accoppiarsi, e dicasi pure di tulta la razza o le razze cbe si possedono o di cui e dalo disporre, e in opposizione con I'attitudine surrieordala, tornera impossibile la riuscita , percht"' la razza stessa riniarra sempre qual e, cosi volen- doio le imperiose leggi della fisiologia. Quindi ad ammiglio- rarle sara indispensabile ricorrere all' incrociamento, cioe alia unione di niaschi spettanli a razza diversa dalle feninii- ne, e dolati in sommo grado delle ricercate prerogative. Gli antichi conoscevano ptir essi i buoni effetti dello incrociamento ; ma sembra clie non lo abbiano costanle- mente adoperato. E in tempi a noi vicinissimi si trasmodo siffattaniente era disapprovandolo del tutto, ed ora al)brac- eiandolo senza freno inconsiderataraente. Pur troppo i ri- sultamenti di questo sistema ingannarono sovente I'aspelta- zione del coltivatore,e in piii occasioni se ne ebbero tristis- simi effetti, fra quali sonosiimbastardite alcune ottime razze e certo le piu proprie al paese, guastandone il flsico ed il morale. Non rade volte i prodotti del primo incrociamento riescono soddisfacenti ; ma poi i loro discendenti sono in- feriori, e presentano assai spesso difelti che non esistevano nei ceppi primitivi. Ma quest' inganni provengono dalla ignoranza dei veri principii che devono presedere alia scella degl' individui di razza diversa che si devono unire o sia da incrociamenti mal intesi, da mal consigliali miscugli. — 551 — Uii grande propngnalore di tale sistema svenlurala- monle lo avcmmo iielT insigne Buffon. Vvho qs}[ di suffi- oiente esperienza, spinse ilprincipio aU'eslrerao : insegnando accoppidre non solo razze diverse ma di diverso clima ; volcndo cioc' che si unissero 1 nostri cogli aniiiiali del riord (I) mentre e uiesticri fare all' opposlo. L' autorita che \iene da un noiue ilkistre allucino le menti, c fece moUi seguacl in Italia, in Francia ed in Ispagna ; e i raali che ne derivarono furono gravi»oltre ogni dii-e. Tali region! ave- vano tutte razze di cavalli ben superior! alle inglesi ed oggi son serve; ne si risarciranno delle perdite se non seguendo i dettanii degli economisti d' Ingliilterra ; dettanii risultati dalla esperienza e dalle osservazioni accurate e riuscite fe- licemente. Laonde generalmente parlando, specialmenle pc" cavalli, a pari circostanze si adoperino maschi allevaii e cresciuti al inezzogiorno. Difatli i cavalli del raezzogiorno lianno mag- gior nuniero di qua.lila naturali e piii duralure in confronlo di quolli del nord. Un noslro illustrc Italiano, i! professore Morctti, in un' opera assai divulgata in Italia credette met- tere in dubbio tale precetto, venuto piii tardi in niaggio- re evidenza. Vi sono osservazioni, diss' egli (2), coutrarie a siffatte regole ; poiche in ah'une coutrade oltengonsi dci prodotti inigliori facendo coprire le cavalle da stalloni in- trodotti dalle parti del nord, che non da quclli di pacsi com- parativamente piii raeridionali. Cotesto asserto e pur csso (1) E gli aiiiinali del uoid con q lelli del niezzngiornn. Questa sola parte del precetto era veiameute aiteudibile, cuine ce lo coiifermava una piii lunga esperienza. (2) Tratlalo de' principali quadruped! domeslici ulili all' agri- coltura, compilato da G. Morelti e C. Chiolini. Milauo 1852, pag. 163. (E il volume XIX della Biblioleca ar/raria diretta dallo stesso profes- sore Morelti.) SericUl.T.lV. 71 — 552 — liglio della falsa tooria inaiigurala da Biiffon, ed ora dianzi ricordata, anzichc' iiii i'attorealc, E pcrcioovo si guardi, ohe gl" Inglesi fino a die serviroasi dei loro slalloui, o di quelli importati dalla Danimarca, ebbero senipre cavaMi di poco pregio; e, per converso, ohe essi devonoil poi'fezionamcnto attuale c la cclebrila loro a mezzo dcgli slalloui arabi, bar- beri e turchi accoppiali alio cavalle del pacse ; e qiiindi clie egliiio stessi devono il miglioramcnlo dolle razze pecorili e porcili alia introduzioiie di arieli spagmioli c di verri cinesi, noa si avru certo motivo aleuno di cangiare divisamento. Tiittavia mi convinsi io pure, die rAllemagiia ammiglioro le sue razze con slalloui inglesi, c la Svizzcra si vantaggio coi masclii delT Aunover e della Danimarca unili a feminine in^ digeue. iMa questa eccezione non distrugge Tesposlo divi- sameulo. Quivi non deesi mellere a calcolo la differeuza del clima, ma allre circoslanze : e massimamenle quella della iulroduzione di maschi spellanli a razze pure c co- stanti, assolulamenlemigliori deirindigene. E non e impro- babile die 11 risullamcnto oUcnulo nou fosse lo slesso o migliore, ove si avesse imporlalo maschi ai'abi o barberi : essendoche il cavallo arabo c il solo sicuro ammigliorato- re di ogni razza. Oggimai i vanlaggi di un ben inleso inerociaraenlo sono iacontraslabili ; e Sinclair slesso, non lanlo amico di talc sistema, insegna e consiglia appigliarvisi lutte volte non si possa pi'ocurarsi altrimonli una buona razza di animali. Abbiasi quindi quale altro impoitanlissimo teorema il se- guente, cioe : non avervi altro mezzo piu di questo spe- dilo c sicuro per far iscomparirc la brulla forma c 1' at- tiludine malvagia, c per sostituii'c qualita chc prima non crane : per esse ogni razza e susceltibile di miglioramenli quasi illimilali. E necessario pero possedcrc pcrfctla cono- — 553 — scenza di cio che si 6 per fare : appunto perche dagli ac- coppianicnti diversi risultar possooo, e risultano quindi grandi differenze individuali, e iin solo errore porta daniii incalcolabili. Per la inconsideratezza con cui si sceglievano e si usavaiio gli stalloni erariali stauziati a Crcina, e va- ganti di provincia in provincia, il governo austriaco finl col rovinare affatto le razze de' nostri cavalli. Giiai a noi se intelligenti privati noa si avesscro dato ad arrestare i tristi effetti ! Coinunque cio sia, conosccndo ora le leggi fisiologicbe die regolano le generazioni, e ci ammacstrano fin anco degli effetti lontani, noi abbiamo modo di sfuggire i pericoli e raggiimgcre sicuri alia nieta. E per veriti se in Europa si Irovano ora bellissirae ed opportune razze di animali, cio devesi s|iecialmente alio incrociamento : solo esso rigenerar fecele razze in origine meschiuissimequante allre mai. Due grandi osempi stanno su tutfi. La Ingbilterra possede i primi cavalli di Europa ; e la Sassonia annovera le pill belle razze di pecore. I frutti delfincrocianiento falora soltanto in sulle prime tendono a deleriorare, e talvolta consorvano tendenza sif- fatta da tornar inutile ogni cura per conservarli. In tali circostanze e d' uopo ricorrere ai lipo rigenerante, o sia ricominciar si deve di nuovo ad accoppiare i maschi iniglio- ri colle feinniine nostre, ancheintroducendo mascbi e fem- inine pure ; e si pure non accoppiare fra loro i meticci, ne madre co'flgli. Opportuno ^ pure non fidarsi nello scegliere individui otlenuti da razze appena inlrodotte e incrociale, e quindi non istabilite ; dappoicbe frequentemente avviene che soltanto i primi prodotti si mostrino migliori delle razze del paese, ma in segulto riescono inferiori di assai. Chi vuole ottenere nuove razze unisca individui di razze pure c diverse, aventi sempre 1' attitudine e le prero- — 554 — gativc ricliiesto ; cioc accoppii fra loro animali die avendo variato pcrcii'costanze particolari propagano costantcinente c (la gran tempo queslo vai-iazioni, essendo die le razze meliccie mescolatc insicme si allonlanano piii semprc dal tipo priinilivo. IIo avverlito alia polenzadoi maschi in con- fronlo dellc fcmminc ; c quivi soggiungo, die convien scm- pre adopci'are maschi di razza piii pcrfelta c piii antica clic noa qudladdle remmine. Abbiasi ancora preseiUc die pro- vengano da luoghi dove l.i razza apprezzabile o pura, e scelgansi puri non mai liastardi. Doiio I' iiso di un maschio cosilTatto non si ritorni a masdii di una razza iiifcriore, perche in tal caso poliia suocedere die la introduzionc di iin sanguc slraniero non oUi-nga allro risuUaraento, che di rendcrc aneora mcno buona, che non fosse, la razza cui si Toleva migliorare : e cio specialmenle in paesi o localili dove gl' individui dcUa razza stessa degenerano. Tab sono, onorandi colleghi, i principii fondamentali di queir arte che valse a migliorare ed a renders verace- mente utili le razze degli animaii domestici in Inghilterra. — La sposizione succinta e soverdiiaracnte disadorna che ve ne feci, non avra, forse, raggiunio il fineproposlomi, quello cio6 di lumeggiare qiianto convcniva 1' interessante ar- gomento. Voi pero die guardate piii al midollo delte cose, che alia veste con cui si prcsentano, inchinerete la mente e r anirao, considerando 1' alto valore di do che oggi venni esponcndo ; ed accoppiandovi in bclla gara ai voli dell' il- lustre5co/Jo//,vene fareteibandilori ed ipropugnalori, fino a die giunga a farsi udire ed inlendere nei penclrali del piu rccondili e modesti casolari. A me rimaria quindi il conforlo di aver oggi chiamato sulT importuute subbielto la Yoslra altenzione , c ricordato que' principii fondamen- — 555 — tali, die soli pbssono e debbono toglicr dairabbiezione in cui giace la nostra pastorizia, e quindi ne sorga una vera ricchezza alia patria nosti-a, alii ! pur (roppo bisognosa, e della quale, qiianto qualsiasi allro, il bene amo c la gloria. II m. c. prof, Zantedcschi iiota come aiiche I'Ac- cademia dei GeorgoJiii proponga premii alio scopo di niigliorare le razze toscane od aver dei maschi piu idonei per le carni c buoi da tiro, e il dott. Gera sog- giunge che in cio insiste anche il Galanti in una mc- moria pubhiicala negli Atti deirAccademia di Spoleto. II m. c. CO. Miniscalchi assentondo a quanto aveva esposto il dott. Gera osserva che la diligonza deg!i Arabi a conservar le razze neila lore purita e nei pregi che derivano dall' antichita slessa deir en- gine e dair alavisnio e lale che perfino daiino sola- mente ii nome di cavallo a chi e perfetto e di razza perfetta, chiamando con allro nome gli altri nicuo perfelti cavalli, e presso gi' inglesi uno Stallone di puro sangue si paga a prezzi d'sorbitanli. II socio corrispondente prof, fffoiin annunzia al- eiine sue osservazioni microscopiche falte sopra \m verme dell' intestine rctto delle rane, donianda all' I- stituto una Commissione a constatare queste sue osservazioni, e depone due plichi suggcllali sul banco della prcsidenza^ la quale per incarico dell' Istituto, noinina la commissione richiesia dal prof. iMolin, ed e composta dei membri efl' Nardo, Zanardini, I\Ias- saiongo. . , , ^ , . — 55G — Si accoglie con molto gradimcnto i niodelli in gesso (11 frulli ed animal! I'ossili oflerli, c lavorali dal ni. e. Massalongo. F'urono indirizzate all' Istitulo, per cspcrimen- iarne la coltivazione, le senicnti dclla pianta cosi delta lana. o di allre specie di piante cinosf, prove- nienli da Sciangai e Aingpo. Quesli semi si dislribui- scono ai raembri effettivi presenti, ricevendone molta parte il presidente alio scopo di fame tenlare la piantagione negii Istituti erariali di Padova. Si legge il decreto approvante 1' elezione a mem- bro onorario di questo Islituto del co. Giovanni Que- rini-Stampalia di \enezia. Elenco dei doni presentali all'i. r. Istituto dopo ie adunanze 13 e 14 marzo 1859. Gazzetla di Verona. N. 39 at 78. V Economia rurale. N. 5, 6. — Torino 1839. Comptes rendus kebdomadaires de C Acadcmie des sciences de Paris. T. 48, N. 10 a 13. — 1839. 11 Giardinicrc : Annali d'OrlicoHura. Vol. II, Disp.' \.' 2.' e 3.' Serie 3.' — INIilano 1839. nivista di Firenze. N. 24 a 20. — 1839. La Cronaca di scienze, lelf. ccc. N. 3 e 6. — Milano 1839. Gazzella di farmacia e di chimica. N. H a 14. — Vene- zia 1839. 11 Miituo soccorso ecc. N. 1 1 a 14. — Milano 4 839. // Crepuscolo. N. 3 e G. — Milano 1839. Bnlleltino dell' Istmo di Suez. N. 5 e 6. — Torino 1859. Annolatore Friulano. N. II a 14. — Udine 1839. — 557 — L' Eld presenie. N. II a 14. — Venezia 1850. Osservalore Triestino. jV. 01 a 78. -- Trieste 1850. Poliisiore etc. Gioriiale di scienzo fisiche c morali (Ar- meno) N. ^ a 4. — Veuezia 1850. La Ciarla. Anno II, N. I a 4. — Trieste 1850. Oeuvres medico-philosophiques el praiii/ues de G. E. Stalil. T. II. — Paris ^850. Avvisatore mercantile. N. 1 1 a 14. — Venezia 1850. r Educatore israelita. Puntata 3.' — Verceili 1850. Bulletlino delle scienze mediclie di Bologna. Febbraio 1850. Lo Speltatore Ilaliano. N. 24 e 25. — Firenzc I860. Prolusione alia prima adunanza dell' Accademia ayraria in Pesaro, di Francesco Baklassini. — Pesaro ^858. La Civiltd caUolica. N. 2IG e 217. — Roma 1850. Bulletin de la Societe botanique de France. Tomo V, di- spensa 8.' — Paris 1 858. - . ■ Indice delle tiialen'e. Lettre de M. de Parseval-Granimaison. — Fails d'anatomie et de physiologie pour servir a 1' histoire de V Aldrovanda par M. Chatin. — Sur la decouverte de V Aldrovanda, par iM. J. Gay. — Lettre de M. A. Mougeut sur I'emploi du Qui. — Lettres de M. Miergues sur quelquesplaiites d'Algerie. — Lettre de M. V. Personnat sur diverses nionstraosilej. — I3es bourgeons axilldires multiples dans les Uico- (yledones, par MM. Damaskinos et Bourgeois. — Sur la cause du mouvement spiral des tiges volubile (suite) par M. Leon. — Lettre de M. Verlot. — Sur deux Jlieradum nnuveaux des Pyrenees, par MM. Loretet Timbal-Lagrave. — Lettre de M. I'abbe de Lacroix. — ObservatioDs de M. Guillard. — Sur la decouverte d" Snujrnium perfoliatum, par M. A. Janiain. — Sur des grains de fecule observes dans V Aghionema simplex, par M. Gris. — Rapport de M. Goubert sur U!ie excursion en Pauphine (!.■•« partie) — Document hisloriqne pour la botanique medicale. par M. Clos. — Sur uue pluie de sucre, par M. Dela\aud. — : Revue bibliographique. // giganlesco traforamento del monlc CenisiOy le macchine — 558 — ckc lo opcrano ed il vera aulorc del procjeHo, per G. D. Piatti. — Milano 1858. Giornale delle scicnzc mediche. N. 5. — Torino 1850. // BacofUo italiano. Anno 2." marzo. — Milano 1859. Bitllctlino dclle ler/gi cd Alii vfficiali per le jirov. vcnele rartc I." e 2/ Punt. 10. Revue agiicole indusirielle cto. de Valenciennes. Janvier et Fovrier— 1859. Reichs-geseiz-blall etc. (Bullellino dclle leggi per I'Inipero Aiislriaco). Piintala 9." a 10.' — Dei denti d' liliosauro e di alcuni ctUri avanzi organici fossili opparlencnli a retlili sauriani di genere inccrto, pel prof. 0. G. Costa. — Napoli 1858. Ricerche cnlomologiche sopra i monli Partenii nel Princi- pato llleriore, per Acbille Costa. — Napoli 1858. Sulla Icrminazionc apparcnte delncrvo olfallorio^ del dolt. E. Oeh!. — Milano 1857. 11 Tecnico di Torino Fasc. 9. — Marzo 1859. AttidelfAccademia Pontificia de'nuovi Lincei. —Homa 1859. Indice delle materie. Sessione I del S die embre 1858. — Secahi, Osservozioni sulla cometa Donati. — Calandrelli, Appendice alle ricerclie eopra i movimenti propri di Sirio. — Viule, Sulla Calolhrix Junlipora riuvenuta \a alcuoe acque idrosolforose. — Tolpicelli, Sulla legge di Maiiotte, sopra un congegno nuovo per diinostiarla e su varie applieazioui di. esse. — Sezioue II del 2 geuuaio 1859. CalundrelU e Volpieelli, come sopra. — Comunicaziuiii, coiiimissioni, cuirispoudenze. L' Union medicale. N. 3. — IMars 1859. Giornale Agrario Toscano. \.' dispeasa del 1859. — Firenze. II ripristinamenlo del porto franco di Venezia nel 1851. Osscrvazioni del Cav. Luigi Luciano Gaspari. — Ro- vjgo 1859. — 559 — Giornale veneto ili scienze medicke. Febbraio o niarzo 1859. La cadula della repubOlica di Vcnczia cd i suoi vltimi ;iO om«';Studii storici di Girolanio Dandula. I Itinia di- spensa. — 1859. Corrispondenza scienlifica di Roma. N. 37 a -iO. Manuale del regno Loinbardo-Vcneiu pel 18.")!). — Milaiut 1859. AliideU'i. r. IslUulo Lombardo. Vol. !, faso. 1 3 e I -i. — 1 859. Inclice dclle Jiia/crie. Lavoii dell'i. r. Istituto iiella tornata iO febbraio 18S9. — Cugiwni Sul deflnsso dell' aria compressa per lunghi lubi. e sulle relative appliccizioni, segnatamente al traforo del Cenisio. — Magy-hU liiturua i risiiUati di p&recchie pspei'ienze poco ricordate suireffliisso del- I'aria a different! pressioni per diversi orifizj e per lubi piii o nienit lunghi e di vario diametro. I Leiture di famiglia. Vol. 8, piinlala 3.' Triosio 1859. Scrie in. T. IV. 72 ANJiO 1858-59 DiSPENSA SETTIMA m cm Di mm\ STUDII DEL DOTT. ANTONIO BERTI TRATTI DALLE OSSEBVAIIONI METEOROLOGICHE DEL VENTENNIO 1 836-55 ED ACCOJIPAGNATl DA TAVOLE NUMEEICUE E GRAFICHE (Continuazione della pag. 466 del presente Tulume.) — o<2S>o — TMOIE ITEOROIOGICHE PER VBlZIl dall'anno d836 al d855 TERMOMETRO Serie Illj T. JV. 73 — 562 — TatolaI Termonieiro. Media temperature nienji MESI 4836 d837 4838 4839 4840 4844 4842 4843 Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre + 0, 4 + 2° 4 2, 9 6,1 8, 9 6,7 10, 0 9, 9 M, 9 12, 2 17, o 18, 4 19, 3 17, 8 17, 8 20, 1 14, 1 14, 8 12, o Id, 1 5,4 5, 3 6,0 5, 4 +ld',52 +10"85 + 0, 5 1,5 6,7 7,5 13, 9 18, 3 19, 1 17, 5 15, 3 H, 7 5,7 9 9 +• 9,81 1°, 4 2 4 s, 6 «, 5 12, 8 19, 1 19, 2 17, 2 15, 1 12, 7 9, 2 ^5 8 -lo" 73 + 2, 4 4, 0 3,7 9, 3 12, 4 16, 6 16, 9 17, 0 15, 0 9, 8 8, 2 1,2 + il7 + i:i 3, 5 2, 9 7,6 7,5 11, 0 9, 2 16., 5 15, 6 16, 5 17, 7 18, 4 18, 8 18, 9 19, 1 16, 7 15, 5 13, 4 10 ,1 8, 6 5,5 5,4 4,1 +ll!52 +10"59 + o, 01 5, 2 J 6, 7 ! 7, 91( 15, 01 15, o I 17, 61 17, 51 15, 2 ! 12, 2 I 7, 4 5,2 +lo"53 ;■ Media annua massima del I decennio nel 1841 +11 » » minima » » » 1840 ' Differenza 1 Media mensile massima del I decennio nell' agosto del 1857 » n minima » » nel geuuaio » 1856. Differenza Media totaled del I decennio 2(- II. Media totale del V' I __ 563- — • el venlennio 1836-1855. ► 1840 1847 1848 1 1849 1850 1851 1852 1853 1854 1855 tf i 4 ■h5, 0 + 0° 9 + 0° 5 -0:4 + 3" 6 + 2"4 + 4° 2 + 2; 8 + 0° 9 i 4, 4 2,4 4,2 4,1 +- 3, 3 4,4 4, 1 5,7 2,5 2,6 7,9 4,9 7,2 5, 7 4,3 6,1 5, 0 4,8 5, 8 6,4 10, 9 9, 8 H, 1 9,1 9,5 10, 9 8, 6 8,4 9,4 9, 8 13, 7 16, 2 14, 0 14, S 15, 1 12, 0 15, 6 15, 5 15, 6 12, 8 18, 3 13, 7 19, 0 19, 0 16, 0 16, 0 16, 8 16, 7 16, 6 17, 1 20, 4 17, 3 19, 0 18, 0 18,2 17,4 18, 8 20, 3 19, 4 19, 4 19, 1 18, 3 18, 9 18, 5 18, 5 17, 9 18, 2 19, 1 18, 0 18, 8 13,3 14, 4 15, 7 15, 2 14, 0 13, 0 14, 5 15, 0 14, 8 15, 0 12, 6 11,7 12, 0 12, 6 10, 4 15, 0 10, 7 11, 9 11, 8 15, 8 5,2 7,2 5, 6 6, 9 7,4 5, 0 9,2 7, 9 5, 9 7,3 1,9 3,4 2,1 2, 6 3, 9 1,9 5, 5 1,9 • 3, 8 0, 5 ni"oi +10"37 +10",81 +10^36 +9°,87 ■l-10"l0 +10"62 +10"62 +10",53 +10^36 i annua massima del II decennio nel 1846 -f ll°r01 » minima » )ifferenza » 1850. a mensile massima del' II decennio DeFIuglio del 1846. » minima » » » gennaio » 1850. Differenza 9 87 1 14 20 , 4 — 0 ,4 20 , 8 a totale del II decennio . 4.10Vi655 10 ,467 — 564 J3 O •* S'l OC S« ■* — SI SI S-l + ■^ro' + No- vemb. •* to r-i s^i s-1 CD M -f to lo Otto- bre t0-7-C-t-C0-*-THCN00O + Set- tembre ^ 00 10 — . o r- to CM w -T -. o '/) o 00-rH«o'5r 00 to + C-. r-t-'-dr-otor-t^so + to_^ + Feb- braio C5-?HtO-5}"0«OS*:ooos-i-*c»to-* 00 + tor-OOOOaor-^-T' I ^ °oo i.-ro5 cT o^o eo » ^ c^ ^t- i" .2 C- 3-1 O LO -T- O CO l-O O 00 1 o °to";£r-q-''-*"to's-rto^io to^s-f "to*^ o 'a c -a 050 3-IC^tO-r.OOOGO-* 1 — 1 + + 3 S yj Feb- braio Gen- naio •*oo>5n-=t:o-*s-ioo35 to =3ftoo"o'o'td^?f-*sfo ==?r + 1 + 1 + s 2 2 ■S 3; 3 „ .^ a, ~3=i ~ s S3 SS CO t~- 00 S5 o — ?i to -t -^o ■sr -T --" -J?< :c LO «3 lO 5-'; !0 COOCQOOOGOOCXI'OCGOOO — 5CU 50 t- o t- CO o »* oc ca_ 10 CM 00 ^s-f Oi" t-^^ _4^ ^o' ^ + ■^ "" + -* r- r-i to to (50 -sr cr> :.0 o^ ^o^ CO °G^r cT l--^ G^r "cT T< + "^ ■^ + eo o o to o _ •^ (M I-- o^ ■T*- CO °-^ oT o" ^■o" ~n + "^ + ©» ro ro 1^ o o *^ o i^^ lO «I CO =S^ o" ca o" ^o" + + ~* to t— to o 00 ro C5^ a> ^o^ GO c^ co^ c^ o CO '^■Jl"' «r tcT ^ "cT + "^ ■^ f C5 o o o to to CO ^o o^ iO to^ ■^ CO ol 00^ cr" s o o o > a <1> o QJ CTJ 3 H > dl u -J! . r- ~ oi -< + -2 S — 00 «* lO 00 3C. £ 5?3 £ « N e 3 ul rn .— oj ^ E - u £ z -5J Q CO Q « s — 567 so 10 t^ to to -^ ■,0 *^ ■n «r. 0^ CD CO ^e^' c>' 00'' s^r 'o' + ■^ '^ + V* to 0 ^ to 0 lO 10^ 0^ 00 00 ^s-f cT 00" o" "o' ^ + + ffO t— 0 0 0 0 lo fO^ 02^ i^ 0^ so GO 00^ CO C_J^ + "^ ■^ "^ ST 0 t- to 0 lO ^co_ 0 "^ ■^ io CO '^^^' cT t-^ ^ °o _+_ _^ t- I-- 0 to t- ■.0 0^ 0 to_^ 3^ 00 "16" c^ t-^ o" =0 -T* + "" "^ + 0 0 t-> r- 0 0 iO _C5^ C5 ■^^ 0 l^ CO 00' t-^ 0 '^Ci ■^ + "^^ + Ci tr t-- 0 t- S3 -* 3-1 t^ J-O 10^ CO ^3-i" d' 30" "o" ^ + "" ~~' + CO ro t^ t- 0 CM •'"* _oo_ t- o_ *^ CO "3-i" 0" 00 _r 'o" ^r" + ™^ + t- tc 0 r- 0 ;o ^»!r to T-l 00 "?r 0' t-"" _" ^0' •T^ + ^^ " "^ + 0 0 10 c- to •«!■ tc^ 00^ ai 0^ 00 "^to" 0" cT ■•r^ + ^^ ^^ "^ + „ « ■"t-^ CO od't-^'t-^l-- 00 Go'cO~ CO ■^OO" + Piimave- ra to O t— I— i-- t- r- O O 1— ^OO^IO l-;_l-; O;-^ O O CO /O :0 I- + o a o to 'O to O t^ O t^ lO to to -^ 00^ e^ C5 o^oo to to ---1" "lo^s^ 34^31 -7^ to"(>i'-*'s-i o — ' SI to -^ 1-1 -^ 1 to O Cl^tO^co^eO ?J •+ 05 + CO to t- o o to to to to to r- — < I— to iO OC' O iO t— 10 10^ °oci ocTx^oo co' i-^oc5'co~t-^c-^ + «o 00^ + Primave- ra t- Ot-Ot^t^t0O(--O ?t CD IO_ 0> -^^lO^O^S^ O 03_ '^o'cro'"oo'"od"— "o'oi 05 od~ + Inverno r- to ro O t^ to to O t- r- i.o^ao t--^o O^-^-TH^ -^_^jra 00^ + o + z ■< O t~ 00 C-. O — -M ro --- 5-^ to to to to -* -^ -f ■^" --K -■— ocjcoooooooDooooaooo I--. CM -sj- 00 3>l If —. (D a> .3 -th o = CB « C ^'5 ?? « ^ _ OJ ^ CD .2 569 — Tayola v. Medie lemperntiire dei quinquennii divisi per mesi e per istagioni. Mesi 1836-40 1841-45 1846-50 1851-55 Gennaio .... + l" 42 + 2, 24 + i'; 28 + 2. 78 Febbraio. . . . 5. 34 o, 42 5, 72 5,42 Marzo 6, 52 6, 56 6, 00 5, 62 Aprile 9, 00 9, 76 10, 08 9, 42 Maggio .... 12, 64 15, 76 14, 50 15, 10 Giugno . . . . , 17, 94 16, 94 17, 60 16, 64 Luglio 18, 46 18, 10 18, 72 19, 06 Agosto .... 17, 92 17, 82 18, 56 18, 40 Setteinbre . . . 14, 46 13, 82 14, 92 14, 46 Ottobre .... 11. 92 11, 90 11, 86 12, 24 Noveiiibre . . . 6, 76 7, 48 6, 46 ■ 7, 06 Dicenibre . . . 5, 72 5, 62 2, 78 2, 72 + l(l525 ■f 10,602 + 10,525 + lOUlO Media niassiiTia nicnsile iiel liigliu del 1851-b5 -f- ^9°,06 » minima » » geiiiiaiu » 1846-50 1 ,28 Diffeieuza 17,78 Media massinia dei quinqueiiaii uel ISU-4;i -f- 10'',602 n minima » >/ » 18o6-40 10 .52.t » Differenza 0 ,'277 Serie III, T. IV. 74 — 570 — (Continuaz. della Tav. V.) Stagioni t 10,5 1.5 9, 0 1 Media mensile os ciilaziune 8",99 1 '. ir,90 - 572 (Continuaz. della Tav. VI.) Mesi 4840 4841 Diffe- Ditfe- Massima iMininia renza Massima Minima renza Gennaii) . . + 8''2 - 3"5 li; 7 + 6'.'4 - 5','0 9'; 4 Febl.raio. . 9.6 5;o 12, 6 11.2 3,8 15, 0 Murzo . . . 7'.:i 1,0 8, 5 15.0 1:0 16, 0 Aprile . . . 16.8 + 0.5 15, 3 18.6 + 5,4 15, 2 Magt^iu. . . i8:o 8,0 10,0 23 0 11,4 11, 6 Giiiyuo. . . 2±0 9.8 12, 2 22.9 8.2 14, 7 Luglio . . . 2L8 JO.S M. 5 il!9 1.3.6 8, 5 Agost 9, 1 9.2 1.8 7, 4 Marzo . . . 11.0 + 4.0 7, 0 11,7 0.0 11, 7 Aprile . . . i6;4 2.4 14. 0 14.9 4,2 10, 7 Maggio. . . 19,8 8:0 11, 8 16.2 8.8 7, 4 GiuglKI. . . 21,5 13.7 7, 8 18:2 10,4 7, 8 Luglio . . . 21,8 io.l 6, 7 21,5 12.5 9, 0 AgDSto . . . 2-JA I0.4 9, 0 21.2 12,4 8, 8 Setteiiiliie . 2U,4 10.2 10. 2 LM'2 8.5 12, 7 Ottobre. . . !4,4 5:8 8; 6 16,4 4,5 11, 9 Novenihi'e . 9.8 1.0 8, 8 12,8 1.2 11, 6 Dicernbre . 8,4 - 0,8 9:2 7,5 -2,0 9, 1 Meilia o scillazione monsile 9",4o 9",4o — 573 — (Continuaz. della Tav. YI.) Mesi 4844 4845 Diffe- Diffe- Massima Minima renza ! Massima Minima renza Genuaio . . + 4^9 — 2".8 7", 7 + 8!8 o!o 8 . 8 Febbraio. . S.o L7 10, 0 8^0 - 4,7 12; 7 Marzo . . . ll,-3 + 1.0 10, 3 11,7 0,6 12. 5 Aprile . . . 16.1 4,6 11, 5 16.7 + 4:8 11. 9 Maygio. . . 17.7 8.1 9, 6 17,7 8.0 9, 7 Giugno. . . 2U.6 io;.s 10, 1 21,4 |6) 2 9. 2 Liit;lio . . . 1>1.5 12.0 9, 3 2o.O lli) 15. 5 Agiisto . . . a 1.2 1'>.2 9, 0 22,2 12.2 10, 0 Settembre . 19.4 12^7 6, 7 18,4 10,0 8, 4 Ottobre. . . 16;8 8.8 8. 0 17.2 7.3 9. 9 Niivembre . 1^ -> 1.5 10, 7 11,8 2;5 9.' 5 Uicenibre . 7,2 - 3,1 9, 6 6,8 - 1.5 8, 5 !\Iedia o sciilazidiie m ensile 9",57' 10°,35 Mesi 1846 4847 Diffe- Diffe- Massima Minima renza Massima Minima renza Gennaio . . + 6!o - 1°3 i, 6 + 7,"2 - i"o 8, 2 Febbraio. . 8:8 1.0 9, 0 7.2 2.4 9, 6 Marzu . . . 12:8 + o.'9 8, 9 J 2' 2 2:8 15, 0 Aprile . . . 15.0 8.2 6, 8 15^5 + 4.5 9, 0 Maggio. . . 2o;o 8.7 11, 3 22.0 10.0 12, 0 Giugno. . . 23.0 15,0 8,0 19:2 11.0 8, 2 Luglio . . . 24;6 15.7 8; 9 23.0 14^4 8. 6 Agosto . . . 24.0 13.0 11. 0 22 2 15,5 8; 9 Settembre . 19.0 12,6 6, 4 18^4 9.5 8, 9 Ottobre . . i6:o 8.2 7. 8 14.6 7.9 6,7 Novenibre. 10.6 2.2 8; 41 12.2 5,6 8. 6 Uicembre . 8,8 - 4^8 15, 6j 8,5 — 3,5 12, 0 Media t scillazione iiiensile 8",98 ' • 9 ',64 574 (Continuaz. della Tav. VI.) Mesi 1848 1849 Diffe- 1 Diffe- Massima Minima reuza Massima Minima renza Genua io . . 4- C't - 6°5 id', 9 + 6.8 - 7^9 14,7 Febbraio . . 7.4 1,5 8, 9 8.5 1,0 9, 5 Marzo . . . [Oo + 2,0 9, 5 10.0 0,5 10, 3 Aprile . . . 14.0 7.7 6, 3 15,1 + 5.8 11, 3 IVlni;;4io. . . 19,3 9,0 10, 3 20,0 10.0 10, 0 Giui^no. . . 2i^.O 15,2 8. 8 22,5 15,4 8, 9 Liii^lio . . . 25.6 14.0 9, 6 25,8 14.0 9, 8 Aiiosto . . . 22;5 12.9 9, 6 22.5 12.5 10. 0 Sottenihre . 20.8 9,4 11. 4 20.5 9^4 lU 1 Ottobre . . 13,4 9,5 e; 1 17.6 7.0 10, 6 Novembre . 11.4 1.6 9, 8 12.8 - 2.5 15, 3 Dirembre . 7/* - 5^4 12, 8 8,2 2.9 11, 1 Media c scillaziune mensile 10",55 11^05 Mesi 4850 4851 Difle- Diffe- Massima Minima renza Massima Minima renza Gennnio . . + 8!2 - 6^0 if, 2 + 6'.'5 o'.'o 6'; 5 P^ebbraio . . 8,0 3,5 11, 5 8.8 - 0.9 9, 7 Marzo . . . [\.3 3.6 14, 9 11.2 1,2 12, 4 Aprile . . . 1.-.8 0.0 15, 8 15.6 + 5,6 12, 0 Maggio. . . i9;o +■ 6,1 15, 4 15:2 7,6 7, 6 Giugiio. . . 22:0 11.2 10, 8 20.6 13,3 7! 5 Luglio . . . 2i;6 12.9 8, 7 2 US 12,8 8, 7 Agdsto . . . 21,2 13:0 8, 2 21,6 9.9 11, 5 Setlembre . 17.6 lO.O 7, 6 18,9 9,4 9, 5 Ottobre. . . 14.5 5:0 9, 5 15.2 8.8 6, 4 Novembre. 10.2 5,8 6, 4 15.8 - 1,6 15, 4 Uicenibre . 9^4 - 0,3 9,7 6.0 2.8 8, 8 Media ( Fcillazioiie meiisile 10".47 . 9",6ri — 575 — (Continuaz. della Tav. \'I.) Mesi 4852 Massima Minima Diffe- renza 4853 Massima Minima Diffe- lenza Gennaio . Febbraio. Marzo . . Aprile . . Maggio. . Giugiio. . Luglio . . Agu?to . . Settembre Ottobre. . Novembre Dicembre h 5,6 7,4 12,1 15,^ 19,8 21,1 22,5 21,5 18.5 15,4 12,6 11,4 - 2,2 + 0,2 - 2,0 + 2,2 5.3 11^0 12,2 14,0 10,6 7.8 5,0 0.4 Media oscillazione mensile 7, 8 7,2 14, 1 11, 0 14, 5 10, 1 10, 5 7, 5 7, 9 7, 6' 7, 6: 11, 0| 9-.71 I- 8.2 7.0 9:8 12:6 16.7 2i;9 25.8 22,5 22.9 15,6 12,4 6.6 4- 0,5 0,0 0.5 2;7 9,5 10,7 15,4 14,0 11,6 8,5 0,8 - 5,8 Mesi Gennaio . Febbraio. Marzo . . Aprile . . Maggio. . Giuguo. . Luglio . . Agosto . . Settembre Ottobre. . Novembre Dicembre 1864 Massima e 9,4 7,0 9,9 14,8 18,5 21.2 25;4 2o;o 20,9 17,0 15,4 8,4 Minima 1,7 +■ 1,3 4,0 9,7 11,0 15,6 12,8 8,6 6,2 - 0,8 2.0 Diffe- renza 4855 Massima 17, 7 8, 7 8, 6 10, 8 8, 8 10, 2 9, 8 10, 2 12, 5 10, 8 14, 1' 10, 4 4 5,5 7 2 11 '6 16.2 22J4 23^8 24,1 25.0 21^6 18.6 12;4 4,5 Minima - 5,5 ^'^ 0,0 - 4,0 7,3 10,6 15,2 14,4 7,8 9,4 0,5 - 8,8 7,9 7,0 9, 3 9, 9 7, 2 11, 2 8,4 8, 0 11, 5 7, 11, 6 12, 4 9",27 Diffe- renza 10, 8 9, 6 11, 6 12, 2 15, 1 15, 2 8, 9 10, 6 15, 8 9, 2 11, 9 15, 3 Media oscillazione mensile U"507 IT 68 — 576 — (Continuaz. della Tav. VI.) Massimj oscilkiz. ineusile del vontennio in goniiaio del 18a4 -\- 17", 7 Minima » » » » » febbraia » 1857 5 , 8 Difi'erenzii 11,9 Massinia media oscillazione monsile nel 1859 ..... 11 .90 Minima n » n » 1846 8 ,98 Differenza 2,92 Media oscillazione mensile del veuleniiio 10 ,M 577 " • S>1 .<~ . a. " sS Ui 0 to to e-i w ® to 00 •* s-1 n .- 1; a>._.- 1 3-1 3-1 3-1 31 a*l S<1 (31 3-1 S-l G-1 3-1 3-1 CO d.d.d.d,d.Q,d.!id.ci. d.d.D.d.o,d.d.Q-Q.eo A 0 3^1 3-1 31 S-1(M 3-1 (yit~- ooioOiCj-ioor-LC-Ji" OO 3~< O : ' -^r iS^ CD 00 S-l i^. C^ 0& O to 3M t- O O an IT- 5D 00 00 (O ■ to^oo'e I — I-- c;>:co^H(xitc>3! to O 00 S-1 <• !0 O 00 «5" O O S'l r-' 02 ocTocT 00 t-^t-^oo'^oc'^35" r-^r-'V-! r-^ 00tOI:- "to^cTos-fi LO . + I G^l 00 «? 00 O (M "i> t^t-^ 00' cT—' O t— ' Lv GC 00 -C O '^ j't 00 '.^ =^ic'to''lo"s>ftc"lO~3'f3'I 3'i O^ J + I t-00l-O-^3^-*00Si to -^ 1^ OOOOOOOOOOOOOOOOOOoO — 579 "5 S CO r- 30 00 :c O O 30 O — w 1 + 1 oOi--:-*03[Ooo«raoooo ■5fto''w~;?fo^!3'fo:-o's o 1 £ s^i o T< « o e^-r- -jT-T- lyT + ®ll»iffl«500»O0000«i s4'io"-Trg^'~to".^'^5fro~ocr 1 + 1 + 1 + c •- + o °3-f 2 s t>0000300000S^CO -4- '^ O 3-1 <" CO 31 00 O «* ■* -^ O 3-1 -r^ S-f O to''3-l's-r.o"3'l O -O -sT CO :-'3 s-1 •* CO O CO to + °» :o -^ r^-c 00 -^ CD « t-i co-*ior-<*in50:i5tr-.oo ^^^^^^„^^^ -.^.^^ ._ _ 0) 'a s CD CO 00 00 O --f -^ 3-1 ;0 r- O ^oTod'sf "i^ oT^-ro^oo^s^TcT + ^"^ ~"^ """ cOJn-*-<'0-*cococooo a S 'orsraTo's^o^^^" o5 oo~ o-=roosccoo>50o;o5co &> 00 cTcT t-^00 00 s^o""^ -r- ^ S-l Jl — -r- ^ 3-1 3-1 3-1 to 00 -1- o w o s OJ s iOOcoooo-*-5rs1 3^ 3-1 3-l(M 3-1 31^0> 00 O LO 00 1 + 1 CO £ to £ <# 00_00 CM^-rioV:rri3-roo"io^— " Me s i =0 •_ O OJ Tr, C O S C - C := c XI •- C -R 3 tc o t; ^ > ?^ 1© -:- O «3 O tO^iO O t^ 05^— ^-"^^ s OS Cd 0. to g £ £ CO 05^0 S-IO S^T^JO o^;o ^OSO o^ 1 + 1 00 sqo^oq o oo^O o^s-i^<*^o^50^ -- -r< -TH 3-» • S-1 •* O S^l t~. <^ JO o .= + CO -^ fi . T3 CO oj s c O" • 3 ^ «— » • W ia ■=0 ^ •00 •-^ • „ ,x 0 . c " 5 a • 0 O) . -a 0 •03 -mS a " _ , 0) ^ ■ Ol a " • 2 a OJ • ^ ^ a> 2 0 ■ N ■^ ■ « /s £ CO O) C a; rfi •=!=l CO ■-a O) C a — 581 . a. H 1) :^ U 5 I cotoL'iooo-^oasos OO^CO^S-IO^OO W lO ^ t--. ^ |!| ~ 1 S>» -r- 3-1 S-l S-1 =0 — . _, ^ Sq , -?i o -!H ^c o 3rto"-.rrs'rtc'^« cTo'cT = _± 1 + 1 + I + " 05050500500—0500' Os'oO O O C-^'oo"oO •?>? O -T IC O l> ^ S-) i-- o "05 •»- o ■5?'s O r- to 0& l^ iC -r. -^ -JT ■^ ^ O -^ O -r« -r< to'sq'^ :-'5^O^00^O^00 ■M -^ -* IC O "s^ 10 s^^o^os'od'to'o cT-^ 0^0^05 ws^o5ot-o» •— to "?- lyi !N ^oT^cT— TcT ft O 0^«5 lO O 05 -* LO to o tooinooosowcio-^o '^ s:; ^ ^-; ^ ifif s^'^^f ^"^ s¥gf ^"^ff i:f if §f sC^"^ <2 S i-o c^ to CO o o ■* s-i r-. to ' 00 to to -r- OO CO 3-1 ffq -^ '— 5r ^ S £ a: El ^ ^^ 'o-^t^c^t'^fo. ^Kl^O^IM^^T^O^^O -* o o to + I + I + '^rs'^^'-'^„*2,=^^<='„'» ^],t- 1- o o to o Lo o 00 1^ lo -^ '2 — SSJ'^ES®'® "^"t""" o'^f o>"o"o5'~:o"o5"co"co ?r -..,.. , ,^ 05 30 O to «0 sq o SO to o .= -toos^o^^s,o-rHO to'^s-f sq"o'"to~-T.'^s-fo'^^''o E. I + I + d ^ = 3>l LQ G^ CO O 3-1 -3M O^iO to S-1 O -^f 3^ to 3^ -T C^ I- -s-r^fto^—'-^LO^ro-^to oto s.oco''-*"oo'-^''c-rto'' otoooooireO'^oooot^ ^:.o'to''a5'3>rto''-*'3^fcr3-r«r' «5^-^W 05^0^05^00 o to to ■« •* CO 't~> CO o s-fcToo'io' S'l^O^'^OO^IC^S'l OO^S •-" "S "3 •-" D. '.d -*1 ;, to O^ so t- "to to'' o" ^— • ^T- ■yj T^ S-l Q cc -^ _s 00^ o S-1 i-O^ tf ]c 'so^ — < oo' o' » 1 + a. £ 50 o o ^In H Vj ^o". to irT — H sq S^J 't 0 c: c o c 3 o > (/ 2 2 a; c q; > 'fj •— ^ U ^ > _ CS MM £ - '5 o .2 -2 s: = £ 5 o _ „ S S 584 — i^ c^^ -r- o — ^ — o". -TH -T- <■ -^ 3-1 — > "t-i^— r-*~-^c^ to'— sfTs^^s-rn^cT -J' to •* O S-l t0^t> S'l 05^00 S>1 to 00 •0(J-iot>OG^it-C5ooo5 _0 t- O •* O (?» O^i?! sfl '"„'—' "■ "io''-*'-r-'s>fod'od'— ^s-fixr-^-— "to' 1 + """^ I 00cMO«0Oi35O-*(?-1-*00C<0 C?iCOOCOOOOOOO-*-r-lC 1^ __00 05 O ■ >* ^ «5 S^l . ^ ^ ,^ ^ «r ts C "05 -^ iO -^ Q 2 _,3-l — — . 00 to !0 ■>< 1 iffl p .H p _tc o 05 «o CO ■< *-• 1 + I •T< 05 H '^ rrj _«t ■* o o j s CO 2 '-4"(?i Wsf u — Ov| 3^ l -^ S-1 o> -a! c: .i 05^0^0 JO 00 < d ^ 1 + 1 -r< b: a, 2 £ &a 3^1 SI 3-1 _e- c + 05 CD r- 5^1 ~o co_ t^ N sa c "lO to -t o 00 Q ?? _, SVI -H S.1 -«; ~ .^ t> tO^S-1 o_ -r* .E '- ^■^""cTod'-rr -* H CO c 1 + K s m =° cd CC £ — S-l S^l S>1 H_ - + to 00 t- JO ~oo v2 N o^ '— ■ a CO — •vt'oT o >* 1 a i ^S-1-r.-T- 6o ■= ? OOO 00 JO ■^Jo'-TaTo^ o To a 0. '(O ^ JO 00 JOO^ S CO g "oo'-^'o" "3 u -TH e^ s-jsi •c H - 4- _• 'o o •-^ .2 c o 10. . . . vera. . no. . . '-5 'fcfc S ^ C3 (D c2 (» >.._—-.-' -^ ^^M-S ■^ ■<*' t^ JO 00 r- 00 CO •^ CO o so Sj" to -^ C5 00 -^ = > o) o o = = ra C •- cr^ 2 __ »•> ? "3 o ^" 'H — .- "5 "oj » c — <« ^ ::i O) _ = -S.S = £ ■o 32 '*' c . — = OJ OJ -c o ^^ re ,—. a> o ~ o ni ~ a 'Jj --- ■■" "r: ^ cj •— '-^ , I C j2 cr o T-: 5j TS Q N S „„ tS! _^ Qj = O a,' Z^ 'o' ' N N gT5 o = « m C - a ° = 3 o 3 ••^ £ b .^ .£> 2 c C3 CC E Q CC C £ Q m "^ c C C3 ^ ^ f=" p ? ^ " ■■ " i-ene ///, T. IV. 76 — 586 — Tavola XIII A. Confronto Ira k medie delle tnassime e delle minime temperature e la media lotah nel I decennio 4836-45. Me si Media delle mass! me Media delle minime Media totale DIFFERE^ZA m piu Gennaio Febbraio Marzo . Aprile . Magglo . Giugno Luglio . . Agosto. . Settenibre Ottobre . Novembre Dicembre . 4 6, 27 16, 18, 21, 22 21, 19, 16, 11, 7, +15,207 - 2, 64 2, 14 + 0, 96 0, 91 7, 84 11. oo 12, S8 45, 05 10, 52 6, 44 1, 84 - 1, 5.3 + 5.' 181 + 1, 83 3, 58 6, 54 9, 58 15, 20 17, 44 18, 28 17, 87 15, 15 H, 91 7, 12 5, 67 +•10^464 4, 44 5, 16 5, 20 6, 95 5, 61 3, 59 4, 15 4, 01 4, 60 4, 17 4, 81 4, 28 4J743 4, 47 5, 44 7, 50 5, 47 fi, 56 5, 09 5, 70 4, 82 4, 63 5, 47 5, 28 5, 20 5,283 587 Tavola XIII B. Confronto tra le medie clelle massime e delle minime temperature e la media lolak nel II decennio -1846-45. Me si Media delle massime Media delle miuime Media to tale DIFFERENZA in piu ill nieno Gennain + 6" 51 - o" 82 + % 03 4° 48 5° 83 Febbraio 7, 75 1, 42 5, 57 4, 16 4, 99 Marzo 11, 29 0, 22 5, 81 5, 48 6, 03 Apri'e 14, 58 + 4, 07 9, 75 4, 65 5, 68 Maggio . . '. .■ . 19, 54 8, 52 15, 70 5, 64 5, 58 Giugno 21, 71 12, 04 17, 12 4, 59 '5, 08 Luglio 25, 19 14, 02 18, 89 4, 50 4, 87 Agosto 22, CO 15, 05 18, 48 4, 12 5, 45 Settenibre . . • . 19, 91 9, 89 14, 69 5, 22 4, 80 Ottobre 15, 99 7, 81 12, 05 5, 94 4, 24 Novenibre .... 12, 18 1, 26 6, 76 5, 42 5, 50 Dicembre 7, 92 - 5, 59 2, 75 5, 17 6, 54 +15^229 +10°467 5,o49 + 5°118 4,"762 588 Tavola XIV. Confronlo delle medte temperature e delle osciUazioni tcrmoinelriche coUe oscillazioiii delle macchie solaii. DEGENNU yulI^lyuE^^'II OSGILLAZIONJ delle iiiacchie solari MEDIE teiHptiia- ture MEDIE (iscijla- zioni 14°,11 15, 95 15 ,64 14,81 1856 — 45 . 18'i6 — 53 < I 1 1856 — 40 1841 —45 1 1846 - 50 1851 — 55 Maximum Miiiimum Maximum Minimum 4- 10'\525 10 ,602 10 ,525 10,410 4- 10'\465 14 ,12 (ConUnua.) L A VORI Ver /' iUustrazione topografica, idraulica, fisica, statistica, agraria e medica delle provincie venete eke si pubblicano secondo I' art. 127 degli statuti interni. (Contiiiuaz. della pag. 4S2 della precedente dispensa.) CITILOGO DELLE Pli^E FAEROGiME INDIGENE DELLE PROVINCIE VENETE aggiuntevi le esotiche piii generalmente colliuatc per utilild 0 per ornamento, e disposle in fatniglie od ordini naiurali. Nome generico della pianta 460 461 462 463 464 463 466 467 PJNUS Nome specifico della pianta Luogo ove iiasce spontanea U s i ORDINE XXI. — COMFERE. \sgl vest/is L. Mughus Scop. Pinaster L. nigricans Host Pinea L. Ceinbra L. Larix L. Abies Uu Roi. Comnne in tulti i bo- schi del Veneto. Ne' boschi montani del Veronese, Vicenti- no, Bnssanese e di tutto il resto del Veneto. Presso Latisana nel Frinii (Pirona). Ne' boschi alia Pon- (eba nel Friuli. Si coltiva ne'boschet- ti e giaidini per orna- mento e pel seme detto Pignolo. Nei boschi del Mon- talon (Parolini). Sui monii del Bassa- nese e Feltrino. l Ne' monti Veronesi, Vicentini e nella Carnia. La resi diuretic;!. S'.isa il nello ope Tali- legno — 590 — p Nome Nome spRi^ificd Luogo 5 generico Us i 3 2 della pianta della pianta ove nasce spontanea 468 Pi[\rs Pkcu Uu Koi. Col precedeiitf. I)., 1., r«;n,,l I'abele a colu- 469 THtlJA occidenl(tUs L. Si coltiva comune- mente per fnnie siepi. Olli.l. 470 CUPRESSl'S seniperuirens L. Si coltiva per orna- nienlo. 471 horizontalis Targ. Col precedonte. 472 JUIMPERUS communis L. Coiiiune iiei bosclii e luoghi silvestii. Si usano le bjrclie in for- 473 7iana W. Nelle sommita dei monti elevali del Vero- nese, Vicentino. Bassa- nese e della Caruia. come diiii'uliche e s' abbriiciano per prulumu. 474 Oxycedrus L. Ne' luoghi apiici e sassosi del Liloiule nel Friuli. 475 Sabina L. Ne' boschi alpini del Veronese , Vicentino . Bussanese e uella Car- Pianta emme- caloria. 476 TAXUS baceata L. ina. Ne' luoghi subaipini del Veronese, Bassane- se, Vicentino e nella Carnia. Piania di a- zione cle,,r.. N.17 . • ' ORUINE XXll. - - AMENT.\CEE. - 477 BETULA alba L. Ne' boschi de' monti Veronesi,Vicentini, Bas- sanesi e nel Friuli. 478 pubescens Ehrh. Necolii del Friuli. 479 ALINUS viridis DC. Ne'monti e nelle valli del Veronese,Vicentino, Bassanese e nel Friuli. 480 glu/inosa W. Volgare Inngo le a- cque nel Veneto. 11 suoleono ;',4fa,''!s'mr" 481 incana W. Ne' monti e piani del Veronese e nel Friuli. per [...lafllte. 482 CARPINUS Bctulus L. Ne' boschi montani del Veneto frequente. 485 duinensis Scop. Presso Monfalcone nel Friuli. — 591 — p Nome Nome specifico Luogo i generico Usi 5 della piauta della pianta ove nasce spontanea 484 OSTRYA vulgaris W. Comune ne'boschi del Veneto. j 485 CORYLUS A veil ana L. Comune ne'boschi del Venetu. Se ne mati- 486 FAGUS sylvaticah. Ne'mnnti elevati del Veronese , Vicentino , Bassanese e nel Friuli. 487 C AST AN E A vesca W. Comune ne'boschi dei monti. Se ne man- se ne ajopeia i! l.gno duris- sirao per pali e lra»i e vasi vi- 488 QUERCUS Ilexh. Ne' colli e monti Ve- ronesi, Padovani e nel Della querela n 0 integrifolia. Friuli. per alrmento de' majali le 489 Pseudo-Suber Ne' colli di Capiino gtiiande. Qiie- sle torretatle ed Santi nel Veronese, ed a Mal- cesine sul la go diGarda. int'iise siovano nella labe dei l.inciulli. 490 Cerris L. Ne' boschi del Vero- nese e del litorale Friu- lano. 491 Esculus L. Comune in lutti i bo- schi de' colli e monli. ed anche nel piano. 492 pubescens W. Ne' colli del Verone- se, Vii^entino, Bassane- se. Padovano e Friuli. 493 Robur L. Comune ne' piani e monli. N.17 ORDINE XXllI. — ULM.\CEE. II 494 ULMUS campestris L. » |5. suberosa. Comune ne' luoghi campestri e nelle siepi. Usitalissimo nella economia agrlcola. La rimedio adope- rato in decutto nelle purghe di primavera. 495 GELTIS aus trails h. Ne' monti, colli e siepi Le frulla ma- N. 2 del Veronese.Bassanese. Padovano e del Friuli. lure son dcici e mansiabili. — 592 Nome s^enerico della pianta Nome speciGco della pianta Lnogo ove nasce spontanea Usi ORDINE XXiV. — ARTOCARPEE. 496 497 498 !N. 3 MORUS Carica L. nigra L. ulba L. Nasco spontanco nel- le fessuie delle rupi e de'niuri, e si coltiva pel fiiitlo. Si coltiva pel frntto mnnginbile. Si coltiva peralimen- to de' filut'elli. ORDINE XXV. URTICEE. 499 URTiCA. urens L. 500 501 502 505 PARIETA- RIA HUMULUS CANNABIS N. 5 504 RUMEX 505 506 dioica L. offieitmlis L Lupulus L. saliva L. Volgarissima nelle vie e luoghi inculti. Volgare nel Veronese, Bassanese, Viceutinoed altrove nel Veneto. Comune pei' tutto. Coniune nelie siepi. ColtivHta pel filo, che somministra. S' usa h o,li- cazione nnllj p»r,l,si; iUuc- tlsi, illerizia ej emorroidi. Pisnta ammol- lieiite Jiuretica.' bricazlone Jetia blrra. ORUINE XXVI. — POLIGONEE. crisp us L. acutus L. obtusifolius L. Ne'luoghi uniidi. ei- l).isi lungo i fossi nel Mantovano , Veronese. Vicentino , Padnvann . Voneziiuio e nel Friuli. Ne'liinghi stessi. Nel Mantovano, Vero- nese, Vicentino, Pado- vanOjVeneziano, Bellu- nese e nel Friuli. — 593 — o Nome Nome specifico Luogo iienerico Usi z deila piauta della piaota ove nasce spuotanea 507 RUMEX pratensis Mert. et K. Ne'prati del Veoezia- 110 e iiel Friiili. 508 pulcher L. Volgarissimo dovnn- que. 509 Hydrolapathum L. Ne'luoghi acqnosi co- mune. 510 viaritimus L. Ne' Ino^hi salsi ma- (B.pnlusiris Sm.?) rittimi del Veneziano e Friulano. 511 alpinus L. Alle case de'pastori nei iiioDti di Feltre, del Veronese, del Viceiiti- 11(1, Bassanese e Friuli. 512 seutatus L, Ne'luoghi sassosi dei moiiti veniiiesi, \ icen- tini, bassanesi e friu- lani. 513 Acetosa L. Volgare iie' prati e lungjii erbosi. Erbj 1. cui fo- gliaacidelteson mangiereccie e 514 tuberosus L. Ne'fossi intorno a Ve- rona. crude e colle. SicotliV3,nian- 515 hortensis Vis. siandosene le foglie colle. 516 montanus Desf. Ne' luoglii erbosi dei monti veroiiesi. 517 Acetosella L. Ne'luoghi arid! ed a- reiiosi del Veneto fre- queule. » /3. angustifuUa. 518 multifidus L. Nella selva del Man- tico presso Vei'oiia. 519 OXYRIA digijna Campd. Ne'luoghi rupestri dei monti del Fiiuli. 520 POLTGO- Bistoiia L. Ne' prati moutani e La raJlce si NUM subalpini del Veronese, Viceutino, Bassanese, Padovano e uel Friuli. adopera come proLissi e pro- fluvii. 521 viuipariun L. Ne' piatl montani ed i alpini col precedente. 322 amphibiiirn L. Ne' fossi e stagni di tutto il Veueto. 523 lapulhifoUum L. No' luoghi stessi. 524 Persicuria L. Coi pi ecedenti. Serie III, T. IV. 77 — 694 — p Nome Nome specifico Luogo s^eneiico Usi ^ della piauta della piaiita ove uasce spontanea 5'25 POLYGO- Jlydropiper L. Coi precedent!. 526 NUM /ninus W. Nu' liioghi stessi col piecedente. 527 cwicuhire L. Comunissinio ne'Iuo- ghi sterili e nelle vie. 528 BellanU All. Ne' luoghl slerili del Veronese e de' lidi ve- neti. 529 vuirilinmvi L. Ne'liioghi arenosi del Litoiale presso Monfal- cone. 530 Convolvulus L. Volgare nelle siepi. 551 duineforuin L. Nelle selve e siepi del Mantovano, Bassauese i e Friuli. 1 552 Fagopijrum L. Si colliva per fame farina e pane col grano. 553 tutariciwi L. Si colliva per r uso istesso. N.50 ORDINE XXVll — LAURINEE. 1 554 LAURUS nobilis L. Ne' colli sul Lago di Garda e del Friuli e si coltiva per ornamento. Le fogli... si usano per aro- malizzare le vi- van,le e le frul- la secche. Son anche febbrifu- sli.-, e 1' olio Jell- bacche k anltlminllco. nTI OKDINE XXVIII. - - SANTALACEE. 555 THESIUM Linop/iyllum L. Ne' luoghi selvatici de'monti veronesi, vi- ceiitini, bassauesi. 556 1 monlaimm Ehrh. Ne'luoghi stessi e nel Friuli. 595 — p Nome Nome speeiGco Luogo s generico Usi 2 della pianta della pianta ova nasce spontanea 537 THESIUW rainoswn Heyii. Nelle sabbie del Ta- gliamento presso Igua- no (Firona). 5o8 aJpinum L. Ne' pascoli tnontani ed olpiiii del Veronese, Viceiitino, Bassanese, BelluiieseenellaCarnia. 539 OSYRIS nlba L. Ne' lidi veneti, nei luoghl sassosi del Lito- lale e nel Friuli. N. I) ORDINE XXIX. - - T1MELE.4CEE. 340 DAPHNE Mezereum fj. Ne' monti e colli om- brosi del Veronese, Vi- centino, Bassanese, Pa- dovano, e nel Friuli. Piaiila corro- teccia e vesci- rclica. 541 Laureola L. Ne' luoghi onibrosi de' monti e colli colla preeedeote. Ila U mede- sime propriela ddl.i l.rima. 542 alpina L. Ne' luoghi rupestri de' monti veronesi, e nella Carnia. 543 col Una W. Ne' luoghi pietrosi presso r Isonzo nel Friuli. 544 Cneorum L. » /3. si rial a. Negli alti monti del Veronese , Vicentino , Bassanese. Feltrino e nel Friuli. Nel monte Summano del Vicentino e nella Carnia. 543 PASSERINA annua Wickstr. l3. brevifolia. Ne' colli e campi del Mantovano, Veronese, Vicentino, Bassanese, Padovano, Veneziano e Friuli. Nel Mantovano. N. 6 — 696 — Nome geiierico della pianta Nome specifico della pianta Lnogo ove iiasce t-pont;;iioa 5i6 HIPPOPHAE 517 SALIX 548 5') 9 5H0 551 5b2 555 554 555 556 557 ORDINE XXX. rhamnoides L. — ELEAGNEE Nelle rive, negli alvei de" fimiii del Vi-mnese, del Bassancse, del Man- lovano, Veneziaiin, Tri- vigiano, Bellunesee nel Friuli. ORDINE XXXI. — SALICINEE. Iriandra L. fragilis L. alba L. vitellina L. riparia Wild. babylonica L. nigricans Fries retusa L. herbacea L. reliculaia L. myrsiniles L. Ne' luoghi arqiiosi e lungo i fitinii nel Ven - iiese, Vicentino, Ba.*sa- iiese. Fadiivaiio, Vene- ziano e Fiiiili. Ne'tonenti del Friuli (Piroiiu) e nel Venezia- 110 (Zauardini). Volgaiissiimi. Si coltiva. Lungo le acque nel Veronese, Bassanese, Veneziauo e Friuli. Ne' monti Veronesi, Bassanesi, Vicentiiii e nel Friuli. N(-lle snnmiita alpine del Veronese, Vicenti- no, Bassanese, Feltrino. Bellunese e del Friuli. Ne' luoghi stessi del Veronese , Vicentino, Feltrino e Friulano. Ne' luoghi stessi del Veronese, Vicentino, Feltrino e Friulauo. Ne'luoghi alpini e sub- alpini del Veronese. Vi- cntino, Bassanese e Feltrino. — 597 — tr< £ Nome Nome specifico Luogo - " -', £ gHiierico Usi 2 (lella pianta della pianta ove nasce spontanea S\L1X » /3.Jaequi)ii(/na. Nel Feltriuo e nel Friiili. ! 558 rep ens L. Nelle ghiaje dell' I- sonzd presso Sagrado nel Friuli e nel Vene- ziaiio. 559 rosmarini folia L. Ne'luoghi Hienosi del lidi venetl, allefoci del- la Piave. fi60 vhninuUs L. Si coltiva. 561 purpurea L. » fi. Helix. » y. carniolica- Freqiit'iite iie' letti e margin! de'fiumi e tor- renii del Venmese. Man- tovano, ViceutiiRi, Pa- dovano , Veneziano e Friuli. Nella Carnia. Ne'luoghi alpini del Friuli. 562 \ grundifalio Ser. Ne' boschi montani del Voronese, Vicentino, Bassanese e nel Friuli. 565 cinerea L. Ne' monli e colli del Veronese, del Bassane- se, del Veneziano e del Friuli. 564 coyreali. » fi.sp/iacelata. Comune lungo i rivi ed i liirrenti del piano e de'm-onti veronesi,nian- tovani, vicentini, bassa- nesi, venezinni e friu- lani. 565 POPULUS alba L. tremula L. Volgare per tutto il Veoeio. Ne' boschi del Man- tovano, Veronese, Vi- centino, Padovano, Ve- neziano e Friuli. Se ne mluper, il legnc 566 «/^/-a L. Ne' luoghi stessi col precedente. Se ne f^ coUe siienlo populeo 567 pijramiilnlis Roz. Si coltiva per orna- ulile nelU A- , ■ - niento. ■ i briici.iture. N2I 598 — p Nome 1 Nome specifico Lnogo £ L!enerico Usi ^ della piauta della pianta ove nasce spontanea AGGiiNTE m mm mmmi «i ORDINE I. — GRA.MINACEE. NARDUS stricta, L. OltieaCliioggia,IVIo- gliano e nei monti ,vi- ceiitini, veroiiesi.anche nellci Carnia. 1 AVENA (lis/ie/iop/njlluWU. Nelle Alpi del Frinli. 2 umellnjstinaC\ay . Ne' luoiijhi subalpini del FriiiJL DANTHONIA pruvincialis DC. A Belvedere pressu Aqnilegia nei Friuli. BROMUS secalinus L. asper L. ereclua L. Ne! Friuli. Nei Friuli. Nei Friuli. FESTUCA duriuscula L. Ne'pratisecchi,mon- tuosi colle sue variela. e nei Friuli 5 Scheuchzeri Gaud. spectabilis Jan. Ne'prati subalpini del Friuli. Presso Aniaro in Car- nia. 4 puniila Vill. Ne' pHscoli. alpini in Carnia. POA nemoraUs L. cuinpressa L. Ne' boschi del Friuli. Nei Friuli. 5 /«.i'« Henk. Nelle Alpi della Car- nia. Ne' luoghi selvatici MELIGA unijlora Retz. de'culli e monti friu- laui. TRIODIA decuinbcus Beauv. Nei Friuli. ARRHENA- THEHUM avenaceum Beauv. Ne'prati del Friulano. 6 ANDROPO- GON Iiirtus L. Nei ba.«so Friuli aJso- la IVIorosina. SESIiERIA sphaerocephala Aid. Comune sulle cime degli alti monti del Friuli. Nome generico ^ |della piauta Nome specifico della pianta SPARTINA CALAMA- GWUSTIS PHLELM IPHALARIS strictu Roth Epigejos Rnth alpinum L. arundinacea L. Liiogo ove iiasce spontanea A Belvedere presso Aqiiilegia(Piiona). Siii muri e riipi del Friuli. I Ne'pascoli alpini deV la Cainia. I Nel basso Friuli. Us CAKEX ERIOPHO- RUM ORDINE II. nigral. atrala L. ornithopoda W. pihdifera L. longifulia Host gynobasis Viil. mucronata Ail. flova L. fulua Good. syluatica Hiids. panicea L. acuta L. pendida Huds. vescicuria L. /;/r/« L. pubescens Sm. alpinum L. — CIPERACEE. Nelle Alpi Vicentine. e Veronesi. Ne'pasculi elevati del Friuli. Nei boschi del Friuli Ne'pratidel Friuli. Ne'prati e boschi del Friuli. Verso risunzo nel Friuli. Ne'pascnii alpini del Baldo e della Carnia. Ne'colli del Friuli. Presso Aniaro nella Caruia. Nei pascoli dei colli e monti del Friuli e Car- nia. Nelle paludidelFriuli. LungoifossidelFriu- lano. Nei luoghi stessi del Friuli. Nei luoghi acquosi a S. Daniele uel Friuli. Ne'luoghi erbosi del la Carnia. Ne'colli e monti del Friuli. Al nionte del Lauo nella Carnia. 600 — o Nome Nome speoifico Luogo £ geiieiieo Usi 2 della pianla della pianta ove nasce spoutanea ELEOGUA- rtc/V)(/«?7.yR.elSch. Ne'liiojilii umidi del RIS basso Friuli. . RHINGIIO- alba Vohi Coiminissimonelle pa- SPORA ludi di Faj^agiui iiel Fiiuli. SCIRPUS Iloloschoenus L. vmcronatus L. sylva/icus L. Nt;'liioglii palustridel F^i mli. No' hiiiij;hi palustii e salsi del basso Friuli. Freqiienie lie' boschi (If' colli Frinlani. BLYSMllS compi-essus Panz. Ne" luoi^lii palustri e selvaticidell'alto Friuli. CLADIUM Mariscus Schrad. Ne'luoghi palustri del Friuli. SGHOENUS ni(jricans L. Nell'alto Friuli e iiel- la Carnia. ORDINE III. JUNCEE. 9 LUZULA maxima L»C. w/cea DC. spa die cu UC. spicaia DC. Ne' boschi subalpini del Friuli e di-lhi Carnia. Nei boscbi del iiuuiu della Cariiia. Ne'pascoli della Car- ina. Nel la Carnia sul inon- te Diniuii. JUNGUS conglomeratns L. Ne' luoghi umidi del Friuli. 10 ftliforniis L. Nf lie Alpi presso Pa- luzza e Ponteba nel Friuli. 1 1 11 Jacquini L. Ne' kiughi paludosi alpiiii della Carnia. 12 //oiV/iTausch Comunissiino uegli alt! itionti del Friuli. 15 Gc/-«/-f/2Lois. Nelle paludidcl basso Friuli illirico. VERATRUM Lobelianuni Bernh. Ne'pascoli alpiiii del- 1' alto'e basso Friuli. ! — (iOI - OSSERVAZIONI In questo cataloi^o non soiio comprese che quelle piaiite, di cui r Autore ha la sicura prova, che crescauo spoutanee, o che sieoo este- saniente coltivate nel Veiieto. Fuiuiio omesse quelle che a suo avviso lion sono diverse dalle specie in esso aunoverate, e le altre di cui e dubbia 1' esaUezza del nome. sotto cui vennero indicate dagli altii mcco- glitori. Delle ags^iuute di tredici specie e di vaii luoghi qui ialte agli ordiui precedenti egli va debitore alia geutilezza dell'egr. prof. G. Pirona, e de- sidera vivanieute che 1' eseinpio di lui sia seguito con pari aniere dagli altri biitanici del Veneto, affinche col concoiso di lutti il catalogo delle provincie abbia a riuscire possibilinente conipleto si pel nunieio delle piaute. che per la indicazione esatta di tiitli i luoghi in cui crescono. Cou questi soli dati e non altriiiienU si potianno confuiinare i quadii stati- stic! degli ordini e delle specie, che dovrebbero acconipagnare e chio- dere il presente catalogu. Scrie III, T. JV. mmn del mm w mm im ^i leggono le seguenti Osservazioni ed aggiunte al Catalogo del rettili delle provincie venete pubbli- cato dal prof. Massalongo, nella quarta dispensa del- I'anno 1859 di questi Atti, del dott. Gio. Domenico Nardo. . , , > § \. Neirultima dispensa degli Atli di qiiesto I. R. Isti- tuto pubblicavasi, senza preventiva lettiira e discussione, un catalogo de'retlili delle nostre provincie. Confrontando un tale lavoro con quello da me prece- dentemenle compilato sullo stesso argomenlo, per incarico della nostra Commissione statistica, in unione ad altri ana- loghi reiativi agli aniraaii delle provincie venete e del ma- re Adriatico, che stanno per uscire alia luce negli Atti stessi, ebbi a riconoscere non Irovarmi in piu punti d' ac- cordo con quanto leggesi nelfindicato catalogo, credo ora quindi mio debito indicarne i motivi, e questo faccio sol- tanto per amore della verita e della scienza, e per togliere Tincertezza a quegli studiosi i quali, leggendo entrarabi i lavori, trovassero irabarazzo nell'appigliarsi ad una piut- tosto cbe ad altra opinione. . — 1)()4 — i:} 2. 11 calalogo de'retlili delle provincie venole e il piii l)i<'V(' (li liilli, lion conla rlic sole 20 specie ed alqiian- te varieta quasi liillc di colorito, alciine cosUiiili di elii, al- tre accidentali 0 di Inogo, come nolai neniiei calaloghi ilkistiali ; vedesi duiKiue non tratlai'si di lunga sloi'ia e die quindi sara breve il niio dire. t^ 3. La prima din'ci'(Miza die presenfasi dal conironlo dei due calaloghi sta nella dassiflcazione, aveiido io cre- dulo, per teuerini maggiorniente a livello della sdenza, pre- ferire la divisioiie di quosti animali in due classi distinte, cioc lielliH propriamenie delU, ed AmfiOii, (|ual(! Acnneac- cdlala dai moderni zoologi piii dislinti, colle relative sud- divisioni in faiiiiglie, ciica aile (juali non so la ragione per cui nel catalogo pubblicalo, una sola famiglia vedesi dislin- ta nel sauriano Anf/uis fragilis, nienire non si feceio distin- zioni negli alUi ordini, quanlunque lanto naliiralic comune- mente acccUate, sieno: pci Clieloniani le faniiglie Chelonidi e Testudinidi ; pei Scmri le faniiglie Lacertidi ed Anffuidi ; pei Seri)cnti, le lamiglie Colubridi e Viperidi, e pei liatraci \e iiiUv.^We Ranidi e Salamandridi. Poco pero giova fer- niarsi su lal punto dovendo enlrare in altie piu rilevanti parlicolaiila. § 4. Trovasi detto, parlando della Testudo graecn, alia finca osservazioni: itiUssimo e Inrgamcnle adoperato per lavori d' inlarsiatura e minvleria e il piastrone e il cara- pace! di f/uesio onimalc: e nelle osservazioni alia seconda specie £?»«■*• /»/r/>7rt Icggesi scrido: Meno eslesi sono gli usi del ca^-apace ; e nelle osservazioni relative alia Cliclo- iiia carclla vien detto: // carapace serve per mollissimi usi, ma non e adalto, come riuello della Testudo gri\ecaper maniifiilti (leggi inanilatture) delicali e genlili. Tralasciando discorrere sull'uso della voce carapace — 605 — per indicar(3 \o scudo siiperioreo dorsale, della tesliiggine, devo confessare iion essermi nolo die siansi raai adoperati nelle arli, non solo i gusci o coccie delle due prime specie, ma nemmeno le sottili lamine cornee di cui sono coperti, che sole ne stirebbero oapaci, quando riiiscissero, alia dc- stinazione sopra iiidicala. La tartaruita propnamente delta, colla quale si fanno intursiature e lavori di piu sorta, traesi, come e nolo, dal guscio della Carctla imOricata, Bp. specie vivente neH'Ocea- no indiano e neH'Atlanlico americano, poiche le lamine che coprono i suoi scudi sono jiiollo grosse e di bellissima trasparenza, mentre quelle di cui trovasi coperto lo scudo dorsale della Ckelonia carelta poco si prestano alio stesso uso, esseiido troppo soltili, quasi sempre tarlate e corrose, di brutto colore e di ti'asparenza imperfetla, per la qual cosa si trascurano affallo. In quanto agli alti-i inolli vsi attribuiti alio scudo di quesla ullima specie, de'quali non ne conosco che assai pochi ed accidenlali, debbo soggiungere, che se sono mol- to limiiati dapperUitto, tanto piu lo sarebbero fra noi per la scarsezza del numero degl' individui che si pescano nel noslro Aeiriatico. § 5. Parlando della carne della Ckelonia caretta.sino- ta : Essere di ollimo saporc (cosi le uova); ma eke abusan- done, polrebbe recare dei malanni e persino la dissenteria. lo feci ripetute ricerche in proposito e mangiai piu volte la carne della nostra tesluggine marina, parlai con molli che ne fanno uso a soprabbondanza, ne raai seppi che ad alcuno prodticesse moleslie. La condizione abusandone, non vale soltanto per essa ma per qualsiasi cibo, giacche T abuso e sempre nocevo- le. Cerli frali e certe monache usano piii spesso quesla — t)U6 — caine, e specialmcntc il suo hrodo squisilo. Fu osservalo riuscirne piii giistoso il sapore qiiaiulo la testiiggine sia teinila per piii giorni, come dieono, a purgarsi in un ser- baloio d' acqua marina. Tutto cio e in contraddizione C(in ([uanto asscrisce il Sig. H. Clocjiiel parlando della 1. ca- letla del Meditei'raneo, la cui carnc diehiara non mangia- bile perche coriacea o di un sapore d'olio rancido. Ne loda soltanto le nova. OlUensi dal grasso e dal fegato della cheionia caretta niollissimo olio, il quale serve utilraente a piu usi. Le sue uova non sono in uso fra noi, dacche non prolifiea nelle nostre spiaggie. § 0. Si dice che la patria ordinaria della Cheionia ca- retta c il Meditcrraneo e I Oceano Atlaniico, ma che non di rado osservasi anche neWAdriaiico (Venezia); a me sembra peio doversi rellificare tale nolizia come trovasi asseritoda tuUi gli autori,cioe,essere la sua palria I' Oceano Atlantico, ma visitar essa difrequenteil Meditcrraneo ed il mare Adria- tico tullo e non il lido venelo soUanlo, come apparisce dal catalogo, che segna specialmeiite Venezia^ fra parcntesi. § 7. Relativamente alia patria della Trstudo graeca, di- cesi essei'e, oUre alia Grecia, I' Italia mcridionale e la Dal- mazia. lo devo notare, Irovarsi non comune lale specie in quest' ultimo paese, come scrive lo slesso Fitzinger nei suo Catalogo de' Rettili della Daimazia, e sembrare che esso le sia patria quanto lo sono le nostre provincie, e che la pure siasi importata dalla prossiiiia Albania dove si pro- paga, benche meno abbondante che in Grecia. 5 8. Osservo indicato fi'a i nomi volgari deW Emis lula- ria, il frinlano Copassc, e fra quelli della Cheionia caretta, il nome friulano Magna copasse de mar. A chi non conosce il valore di tali nomi potrebbe sem- — GOT — brare, trattuiidosi di una specie di estesa misura, die la vo- ce magna aggiunta a copasse avesse il sigoificato di gran- de, ed altri potrebbe aache credere che magna corri- spondesse a mangia, e pei'ci6 si voiesse dire magna copasse. Sii tale proposito devo avvertire che magne e non ma- gna dicono i Friulani, che magne equivale in dialetto friu- lano, a biscia, serpente ; che la voce magne ha forse deriva- zione dal caledonio mangach, furbo astuto, da cui anche lo spagiiuolojna^/na, (manaj astuzia,furberia, attributo dei ser- peDtie siguiflcazioneloro oel dire orientale(i). Aggiungendo poi che la Emis lularia chiaraasi in Friuli magne copasse e non copasse soltanto, come si scrisse nel catalogo,e che magne copasse de mar dicesi la Chelonia caretta per di- stinguerla dalla prima, e facile concludere che chiaman- dosi nel Venelo la lestuggine Bissa scvdelera, siavi equi- valenza perfetta nei nomi volgari. Copasse infatti, dalla radice celtica Cop., coprire, da cui coppo, tegola, corri- sponde a tegere, da cui testudo nome latino e testuggine italiano, di questa specie, il quale corrisponde pure a scu- telta, scudo, da cui anche la voce vernacola scudellera, scutellata. Ora se magne signilica biscia e se copasse si- gnifica 5eM(/o e indubitato equivalere magne copasse a bissa sciideiera. Relativaraente ai siti ne' quali nasce \'Emis lularia., ve- do notate per primo le paludi prossime al mare del Friuli ; intendendo che abbiasi volulo dire: le paludi del Friuli prossime al mare, mi e duopo soggiungere^ che non in que- (1) E da notarsi su tal proposito che magnera, manera, in aleuni antichi dialetti, equivale a leziosita, vaghezza di fare all" amore, che magnes latino e greco, vuol dire attraente, che meged, viegedim denota io ebraico, alcuua cosa che incanta, che ha del prestante, che seduce, che attrae. . ... — (m — ste ck; soiio bugualc sovenle dall' acqiia salsa, ina in quel- le pill lontane dal maic Irovasi lale specie. Scrisse bene il prof. Pirona : vive ne' fossi aoquosi e fangosi nel basso Friuli. Oltrc che nel Veronese e nel Padovano, Irovasi aq- che nel Polesine, in siti analoghi. § 9. Trovo Ira i nomi volgari del Tropidonntus nalrix la voce madrace^ senza avvertenza in cbe paese si iisa, cosa tanto necessaria a conosceisi pel rinvenimento della specie. Stimando die siasl voluto indicarc la voce friulana madracc, nomo col quale si distingue in quella provincia fa biscia palustre o ranajuola, e che siasi per inavvertenza coQvertito I' ultimo dei due cc in e, credo utile fare una breve digressione lilologica ancbe suH'origino di questa voce. Viene usata nel Veneto la voce Marasso per indicare una specie di vipera, la quale ritrovasi di preferenza nei siti bassi e palustri, e, come abbiamo veduto, col nome ma- «frac6' nel Friuli, s'indica la biscia palustre od acquajunla propriamente delta. Ora 6 ben facile conoscere avere ma- rasso e madracc una medesima radicc, cioe mm\ che vuol dire palude; considerando poi che ass in antico signiflcava animale,vedesi come marasso e maracc, non significhino al- Iro che aniinalo palustre (i). Un'eguale derivazione ha T antico nome volgare Mara- sandola, usato anch' oggi in alcuni siti del Veneto per in- dicarc lo salamaudrc acquatiche (Triton). II vocabolo salamandra devesi considerare comeprodotto del trasporto (I) Altri potrebbe valutar mein) la desinenza in ass, coine antica significazioiie di animale, qnantiinque apparente nelle voci copasse, marasso, carbonasso, riteneiido la sola radice e riguardando la desi- nenza in asso, come destinala ad iniprimere alle delte voci niodo oidi- nario, nozione aunieutativo-peggioiativa. ■ ■. • — m) — ili leltere, della voce marasandola, die talvolta senlesi an- cho converlire in sarmandola-. § 10. Si accenna pure riferibiliuenle alia specie Tropi- donoUts nalrix, la var. murornm, Fitz. ma dicesi soltanto, alia finca di alcuni sinonimi e uomi volgari, checorrisponde iii Coluber muroruin^ Vest. Era d'uopo aggiiingere altra notizia interessante la fauna veneta, ed e che il primo ad indicare una tale varieta di bisoia acquajuola fu ii nostro dott. Sette, che la distiose col nome di marassello, dandone anohe una descrizioue. § 1 1. Alia flnca indicante alcuni sinonimi volgari, rela- liva al Tropidonotus tesseilalus trovo scritlo : Natrix tes- sellata et Gabina. Massalongo Sagg., p. 20, 22. Corsero qui senza dubbio due errori, 1' uno di nome c r altro di citazione di pagina. E d' uopo correggere, dicendo invece di Matrix tessellata^ N, Viperina, cd invece di N. gabina, N. tessellala; in tal modo andra bene anchc la citata paginatura. § 12. Ed essendo le sinonimie meno note quelle che piu sono da porsi in raostra, percio credo che fra tali sinonimie sarebbe stalo iraportante indicarne altre d' in- teresse specialraenle uostrale, come ad esempio quelle che avrebbero falto conoscere esser /' Amfesibena orbisigola, osservata in Padova dal Vallisnieri e da esso descritta, corrispondente all' Anguis fragilis, L., ed esser T Anguis veronensis Pollini, soltanto un giovane individuo di que- sta specie, e che il serpente descritto dallo stesso Pollini col nome di Coluber lliuringicus, Bechstein, eda esso Iro- vala nel Veneto, anzi per la prima volta in Italia, eqni- valeva alia Coronella a«s/nflca, Laurenti; nolizie queste tanto piu interessanti in quanlo che sono sfuggite anche al diligenlissimo erpetologo Veronese de Bella. Seric m.T. IV. 70 — 610 — § 13. Alia specie Coluber flavcsccns vedesi aggiunta una Viirielii (Iciioiiiiiuitii nhjresccns, Massalongo, la quale a me sembro noii acceUiibilc, giacclie, se voglianio ligmirdare come vaiieli'i noniinali luttc le inutazioiii di oolorilo proprie di quesla specie, dovressimo aggiungerne molte altre ancora. E per qiieslo die il principe Bonaparte ed il cav. de Betta si conleiilarono d' iiulicare per essa gli estremi delle sue variazionl di culorito, riferoiidoli specialmente al variare deli' eta. § \A. Vedo anchecilate N. 7 variola, della Vii)era aspis, mentre il de Betta ne cita 12, credendo accennarne soltanto alcune delle moltissime cbe osservansi nelle nostre provin- cie in questa specie, detta giustauiente dal Bonaparte, variabilissimo. lo non ho creduto nei niio catalogo lener dietro a eosi lunga serie di accidentali differcnze, le quali, come dice il de Betta stesso, possono crescere all'inGnito per grado di coloramento e di maccliie clie vnnno fra loro a toccarsi ed a confoiulersi insieme. Non mi e sfuggila invece una varieta di dermosclielelro importantissinia e degna di studio, poicht; minora ilvalore al carallere degli scudetti pel quale si tiene distinto dalla Vipera il genere Pelias. E questa la varieti'i capile scutel- lato, da me segnata nelle mie schede tino dal 1829, ed avverlita, pero senza distingueria dal dott. Alvera di Vi- cenza (V. Lanzam I'anlot/rafia J'icenlina I85G, pag. 83) e dal de Betta in una nota alia p. 1 70 della sua Erpeto- logia (Idle provincie vencte. Fu percio che ho preferito lasciare nel genei'e Vipera il nostro marasso, del quale avendo avulo occasione di osservare moiti csemplari, ne trovai anche di quelli che avevano il capo squamoso come la vipera, invece che for- nito di scudi. Una tale osservazione imporlantissima, die — (541 — serve di controprova all' altra accennata relativa alia Vi- pera aspis dal capo scutellato, vcniva da me registrata nellanno 1829, come sta scrilto di mio pugno nel cata- logo degli animali del Gabinetto di storia naturale del- r I. R. Universita di Padova, classe de'rettili, sp. N. 55, Vipera Chersea, var. c, ove conservasi nil bell' esemplarH di ossa. § 15. Parlando della Vipera rtmmof/)/^e,9 viene dichiarato non esscrsl ancor insto alcun esemplare di quesla specie nel Veneto, ed aggiiingesi, clie il Prof. Giro Pollini erronea- mente crede eslsla questo rettile nel Veneto e nel Padovano, e che il Professor CaliiUo dice Irovarsi nel Betlunese, cd essere sulla sua fede che si registro questa specie. Anche su tale proposito io devo soggiungere che nel 1821, facendo una peregrinazione eutomologica nel Friiili col distinto naluralista Goriziano fu Co. Giovanni Coroni- ni, nci monti di Cividale, verso la parte di Canal, aveiumo ad incontrare alciini individui della specie in discorso, e che polemmo prenderne uno, il quale preparai pel Gabi- netto di stoiia naturale del R. Lieeo di Udine, ove credo ancora si trovi. Mi assicurava poi il delto sig. conte che una tale specie, comune nei monti del Carso, trovasi pure alcune volte in quelli del Friuli e della Carnia. Non so poi comprendere con quale appoggio il nostro collega rinfacci al Pollini la credenza, dichiarandola erro- nea, che questo rettile si trovi uel Veronese e nel Padova- no. Io conosco quanto venne dal Pollini pubblicato sui serpenti, ed anche 1' opuscolo sfuggitoalla diligeiiza de'no- stri erpetologi, qual c la Memoria sopra alcune malaltic degli ulivi, e sopra di alcuni serpenli del Veronese^ ma non trovo che il Pollini abbia, in alcuno de' suoi lavori stampali, fafta mcnzione dell' esistenza della vipera dal — 012 — coriu) nellii pioviiicia di Verona. Ku iiiveio la redazione de\U\ liiUioteca //a//«7i«,clie jJiTsenlando iin sunloncl 1817, del viaggio al lago di (larda, aggiiingeva alle sei specie di serpenii indicate dal Pollini il Coluber ammodijtes, sicco- ujc non raro a tiovar.si nei Colli Eiiganei e nei nionti Bel- limesi, dove era stato vedulo dal (^aliillo e dal Brocchi. Cio scrisse cliiaro anche il de Bella nella sua recenle erpetologia, ed ora chi legge il nuovo calalogo dei rellili delle nostre provincie, pubblicalo negli alii dell' I. 11. Isti- tuto, non piio die rcslare mcraviglialo della nnova nolizia, la quale devesi credere appoggiata sollanto ad un equivo- co preso. Parlando delle propri(!l;i voneficlic di quesla specie s' indica clie sono esse piii polcnli c piii lerribili di (|uella della Vipera coniune. Su talc proposito il do Bella dichiara non aversi ancora osservazioni coniparalive e non polersi quindi appoggiarc la vcritii di una lale asserzione. § IG. Trovo aggiunta alia specie Boml/inalor ignetis la varielS pachypns, iMassalongo, la quale varieta viene slabi- lila sopra un unico individuo ti'ovalo dall' autore del ca- lalogo, nei paese di Velo, da esso creduto prima il liombi- nator pacltijpiis di Filzinger, come\edesi pubblicalo neli'al- tro suo calalogo ragionalo dei rellili del Veronese, e che ora, in base alle osservazioni del Bonaparle, dei Dumeril e Bibron, e del Bella, slinia anch'egli piii convenicnle riguar- dare come semplice variela, pachypus^ contraddislinla dal proprio nonie. Mi e d' uopo riflettere su lale proposilo, non aver io potuto accettare nei mio calalogo tale varieta, poiche non jtossono indicarsi con lal nome le differenze di sviluppo, e poiche, (|uand' anche il Cav. de Bella non ci avesse fatlo conoscere possedere egli nella sua Collezione le varie for^ me di transizione che Jiniscono iili eseniplari del llomlnnator — GJ3 — ignevs, colle grandi forme da esso ricevule didla Roma- giia, le qiiali raggiungono le proporzioni assognale da Fitzinger alia sua pretesa specie, e polesse credersi adnt- tabile per esse una varieli pachypus, il nome col quale do- vrebbe indicarsi tal variela sarebbe var. pachypns Bona- parte, e non Massalongo, poicbe fu tale autore il primo, cbe ritrattandosi da un suo anteriore giudizio, pronuncio doversi la specie Fitzingeriana al piii considerare conic semplice variazione di sviluppo. E poicbe siamo sul Bombi- nator igneus non posso lasciar d'indicare, cbe sarebbe stato per ogni titolo convenionte far conoscere, nella finca sino- nimi delie specie, essere questa la Botta acquajuola, ossia r Vhdone, cbe per il primo il celebre Vallisnieri distinse con tal nome, avendolo trovato vivere abbondante ne' sili palustri dei contorni di Padova, o^'e ebbe motive diosser- varne i costumi. ' ■■■:'■'■ •;•"'.''. § 17. Alia specie Rana escidenta si vedono assegnate, come pifi o meno comuni nel Veneto, quattro varieta con- traddistinte dall' autore col proprio nome, giaccb6 le aveva descritte e denominate nel suo catalogo ragionato de'ret- tili della provincia di Verona ; non si fa carico inveco di alcuna delle cinque variela descritte dal de Delta nclla sua erpetologia, senza pero dare ad esse speciale denoraina- zione. — ■ Confrontando i caralleri assegnati dal uoslro au- tore alie sue quattro varieta, con quelli assegnati alle pre- dette sue cinque dal de Bella, si e tentato concludere cbe non in quattro ma in nove maniere varierebbe la Rana co- mune nelle nostre provincie. Ho vokito confrontare i ca- ratteri cbe io aveva notati in allri tempi per dislinguere le variazioni di colorito e di taglia delle rane da me osserva- te nelle provincie venela, padovana, friulana, e trovai che alle nove varieh'i sunnotate potrei aggiungerne almeno — 014 — allrellanle. Da die cio dipciulo ? DaU'esscrc la rana iin animale variabilissinio cho subisce modificjizioni nella sua coloraziono, lo (juali, come scrisse saggiaraento il de Betta, serabrano dipendere da IT eta e dalla diversila di al)itazione, circoslanzc che non possono certameiite giusUlicare la formazione di variela nominali propriamcnte dettc, ma ohe piiiltosto devono, voleudoac fare distinzione, chiamarsi ahili ( vestes ). E per questo che io mi conlentai d' indicai-e nel iniu catalogo illuslrato, che a cagionc di ela e di abitazione va- ria moUo la Rana comuoe nel suo colorilo e lalvolta an- che nolle sue dimensioni. § 18. Viene ripfodoUa dal suo autore anclie nel pre- senle catalngo, come specie distinta, la Rana alpina, Risso, aggiungendosi la seguente annotazione. Jnnocente. !\cn posso soslencre die r/uesta specie sia la vera Rana alpina del Risso^ poiche non ho gli oritjinali di questo autore^ pero a me seinhra hen diversa dalla Rana temporaria per luUi i car alter i ester iori non solo, ma eziandio per la sua voce c per Ic sue al/itudini, percio non sarebbe iviprohalnle che fosse una specie non ancora de- scrilla. — In tale proposito mi e d' uopo fare le seguenti osservazioni : Devo escludcie prima di tutto anche il sospello che la rana indicate, quantunque dubitativamente, dal prof. Mas- salongo, sia la Rana alpina di Risso, giacclie me ne sono convinto nel 18i0 al Congresso di Torino, cssendo a par- te di una discussione su di essa e suila Rana maritima, pure di Risso, seguila iVa tale autore ed il principe Bona- parte ; dietro alia quale si e concluso Irattarsi di un'iden- tica specie riferibile alia Rana escnlenla, di cui non pote- vano considerarsi ontiambi se non variazioni prodotte dal- — 615 — la localita da esse abitata. Infatti il piiucipe Bonaparte aveva gia indicate quelle due specie corae sinonime delta Rana esculenta, nella sua opera Ami)hUna Europaca, pubbli- cata a Torino nel 1 839. Aggiungo .poi die la specie di rana di cui parla il nostro collega nel suo catalogo, e invece riferibile, come accenna il de Betta, alia Rana alpina figurala dal principe Bonaparte nella sua Fauna italica, la quale non e che una semplice vaiiazione di luogo della Rana temporaria, come mostro sospettare il Bonaparte slesso nel suo citato lavoro Amphibia Enropaea. Su tali basi io credetti quindi piii pro- prio indicarc nel mio catalogo la rana in discorso, come Rana temporaria, abilo (ves-lis) Alpina. § \{\. Vedo ancbe registrato Ira le salamandre nostrali la Pelroponia nigra, IMassalongo. — Quantuuque il valente erpetologo sig. de Betta abbia tentato di puntellare un tale preteso nuovo genere, forniato^ come ora confessa lo stesso suo autore, sopra un solo individuo non ancora comple- lameute raetamorfosato, io non bo creduto di registrarlo fra le buone specie viventi nelle nostre provincie, per ra- gioni che mi riservo d'iudicare nel mio catalogo illuslrato. § 20. II nostro collega ripete nel suo catalogo alia tinea Osservazioni, con nota speciule a ciascuna di '2o delle 28 specie annoverate, la parola innocente, dal che ne avviene che tre sole sono nocive, come pure da esso si nota, quali sono i tre Viperini, da ciascuno conosciuti. Fra tanti innocenli, cbe io preferisco cbiamare inno- cui, vien posta la lucertola, la quale non e certamente qualiflcata con epilelo si benigno dal vignajuolo, guastan- do essa talvolta con grave danno le uve e le allre frutta lungo le pergole e le spallicre. Non so poi come dopo aver dicbiarala innocente la ^alamandra maculosa^ possa sog- — (M(> — giiiiigersi : // lalle od umore (inlcndasi / uino)' lalliginoso) delta pelle e venefico. E lo stesso leggesi reliilivamontc ai rospi dopo averli dichiarali anchessi innocenli. Ne quanlo scrive de Bella ralalivamcnle al Coluber viridi-flavus, in- voglia certo a porre tale specie, clie laiilo s'irrila e motde, bcnclie non venefica, fra le innocenli. S 21. Vedo ripelula quasi ad ogni specie ravverlenza nso ncssuno, e cio andie per alcnne a qualilie uso ado- perale o che potrebberu adoperaisi. La Testudo graeca, ad escmpio, e Y Emis lularia si lengono per aulica cosluman/a ne'giardini e negli opli, perclie distriiggono glinselli no- civi e le lumacbe. E la Lucerla viridis uliUssima dislriil- ti-ice d'inselti, ed aleune specie^li serpenli innocui, corae la Coronella austriaca, il Coluber (lavescens ed il Tropidono- tus lorqualus, sono giovevoli airagricolluia poiche distrug- gitoii di topi, rane, ioselti, lumache e vermi, die lanlo danneggiano gli oiii. Non so poi perche non s'indiclii I' uso che vien fallo da alcuni, come accenna anche il de Bella, della carne del Tropidonolus nalrix , la quale Irovasi niollo saporila. E poi anche nolo che una lale specie adoperavasi e si ado- pera ancora in alcuni paesi nella preparazione di brodi medicinali per la cura della scrofola, di morbi cutanei e di allre malalUe. Anche la carne del Col. virUli ftavus vien mangiala da taluno, avendo buon sapore. Non puo quindi dirsi nenimeno per questa specie, uso nessuno. R 22. Dove si parla del livfo vuU/aris, Irovo nolalo: usn nessuno, Iranne queUoche disseccalo e polverhzalo serve a comporre aleune pasticche incbrianlL colic quaU si prendo- no i pesci in sostiluzione delle coccolc di Levanlc. — Una lale propriela inebrianle i pesci, del Rospo disseccalo, me- rila, se e vera, i riilessi del chimico, giacclic non polrebbc — 617 - essere doviita se non alia presenza di ud qualche principio organico partioolare, nella carne del rospo, fino ad ora non avverlita. Sta pero a vedersi se di altre materie sono composte quelle pastiglie, e se le propriety iuebrianti non sieno piuttosto attribuibili ad altro ingredienle. Sulla qual cosa, cbe non rilevasi dal calalogo, sara d'uopo cbe il suo autore si couipiaccia di darci schiarimenti maggiori. § 23. La iudicata propriety di segnare i cambiameuti del tempo, non e solo riferibile aW'Hijla viridis, ma fa al- treltanto la Ranaescutenta, come e nolo fra noi, ed anzi con raaggior precisione al dire di Selys. Anclie i Triton tenuli in uu vaso dacqua, danno iiidizio di sentire le va- riazioni atmosferiche, come piu volte osservai. § 24. Per quello riguarda ai norai vernacoli coi quali vengono distinte le specie di rettili viventi nelle noslre l)rovincie, ne trovo ommessi laluni de'piu volgaii nel Vioentino e nel Veneto, i quali nel mio catalogo illustrato saranno posti a loro sito (I). (1) Alcuni fra i piu liniarchevoli di tali noiiii sono i seguenti: Borigola. Risarria, Risardoln, Podai'cis murulis. Sesegia ( Vicent.) c!ie i Genoveeii dieono Sagueggia, Seixella, Sei- guella. Anguis frctgilis. Mill). .\Iilnido (Veil.) Colub. viridi flavus. Scorzon (Vic.) Colub. viridi- fllavus, var. Carbonarius. Tal noMie volgare si applica talvoUa, anche al Colub. pivescens di C'llore nerastro. Ranai-nln (Bassan.). Tropidonotus nafrix. Ranelia delle Signore. Kanella della Madonna (Vic.) Uyla viridis. Crdte (Vis.) Bombinidor igneus. Fissacan, Scopisson. Rana scopissona (Vic. e Yen.) Bana temporaiia. Scaizaron (Vic) Rospa fasolaia (Vic. e Ven.) Bufo vidgoris. t poi d' uopu correggere alcuui de' nonii volgari che vennero dal sig. prof, ripurtati nel suo catalogo; far la qual cosa ciedo necessario poiohe essendo co' uoini volgari ch« si ricercauo le specie nel conlado, coDvieue sieno quesli bene scritti uude ben pronwnciarli, altrimenti nun Serie UJ.T. IV. 80 - 618 — S 25. Do torinine ;il inio dire col larc iin' importaule aggiunta alia hibliografia de'rettili dellc proviiu'le venete, notando allii quallro lavori, ollre i nove indicali da! pro- fessor Massalongo in calce del suo calalogo. Ommettendo di citare 11 Tiichsio ed il Matlioli, ihe descrivono le sa- lamandre acquatichc viveuti nei fossali di lldine e di Vicenza, Ic quali venivano ai loro tempi sovente sostituite alio Scinco marino nelle farmacie, ed il Laiirenli il quale fra 1 suoi Triton ne chiama uno ulinensis^ e fra i suoi Na- Irix ne descrive una specie col Utolo gemonensis (Colub. viridi-flavus (sec. Bp.), ineoniineio invcee a discorrere !>oiio iutesi. Convien auche si sappia in quale provincia o paese usasi un (iato nome e percio deve taisece indicazioiie. p. f. iiivece di Osortoloti deve dire Osertolon Sgurbissnj (Friuli) » Sgurbisiil Uarbit » 13 Uarbite Uarbitoi » » Uarbitul Racula » n Racuie . . ZovatoQ » » Savaton (da Save) Pissargot » » Pissargott » Veccia, Fasolara leggasi Veccia fasolara. » Morasandola » Marasandola » Morasangola » Marasaiignla. Si correggano anche i segnenti errori (alcuni de'cjuali devoiio esse- re tipograCci) poiche alterano il senso della pamla. Alia specie 6. fines nome spec, si canceiii la var. c) nigriventris e si segniDO le altre colle lettere progressive c), d), e), f). Alia specie 14, finca luogo, ec. invece di Anlole, leggi Antole. Alia specie 15, tiuca alcuni sinonimi, ove e scritto Letr., leggasi, Latr. ed alia finca nome specif, e var. ove e seritto b) ocullata leggasi uceUata, ove e) fuscu, leggasi fusca. Alia specie 16 ove e scritto ammodites, leggasi ammouytes. Alia specie 22 ove e seril'.o Save Sav, leggasi 'Save, 'Sav. Alia pag. olO, apparisce che il lavoro sui reltili del Veneto, inserito nella Guida Venezin e le sue Lagune, appaiteoga al cav. Trevisan. Si conegga quindi al modo seguente: Cointarini. Hetlili delta veneta provincia. V. Venezia e le site Lagune, Vol. II, pag. 159, 1847. — Giy — del Vallisniori che fu primo a nominare e descrivere la Bolla acquajiiola od Ululone, da esso osservato nella provincia di Padova, come piio vedersi nelle sue opere; faccio conoscere la lellera del Pollini sopra alcune malat- tic degli ulivi e sopra di alcuni serpenti del Veronese, pub- blicala nel 1818, nella Biblioteca Italiana e separatamen- te ; indico il Martens che per il primo nel suo Reisenacli Venedig, 1824, ci diede il catalogo di 22 specie di ret- lili da esso osservati fra noi, meltendovi i nomi volgari di riscontro; faccio nolo infine altro calalogo dei rettili della provincia di Vicenza, Iracciato dietro le osservazioni del dott. Alvei-a, ed inserilo a p. 83 del Saggio di una Pan- tof/rafia Vicentina puhbticalosi n Venezia nel 1836, dal fu cav. Lanzani. II m. e. prof. Massalongo dichiara : che rispon- dera con ordine allc osservazioni del dott. Nardo quando saranno pubblicate. Fa impertanto alcune brevi avvertenze che offrono argomento di relativa discussione col dott. Nardo medesimo, il quale asse- risce di non aver fatto quelle osservazioni se non a scopo puramente seientifico. II s. corr. dott. M. Asson comunica questa Me- moria Sidle capsule soprnrenali. La coincidenza, o rispeltabili accademici, ch'era stata avvertita dall' Addisson fra la tinta bronzina della pelle e una qualche alterazione organica delle capsule soprarenali, i gravi disordini funzionali e la letalitti inevitabile, di cni parve accompagnata quella tinta negli uomini infermi, e — 620 — segnila ik^' bnili nniinali I' ostirpazione dolle capsule anzi- dello, inosli'iivaiio averiie alliiic disvelalo il disputalo uso, Irovalolo csscnzialo all' inlcgrita della vila, e staluilolo eonsistcnto nolla soparazinnc e nella eliminazionc del pim- mento del sangiie, repulato prinoipid niicidialo ed infeslo iiir aninialo ecoiioniia. Udiste, in (jiieslo liiogo, ditesa va- lorosanienle (ale (lotlrina dallo illiistre doll. Benvcnisli : alia (piale opponevasi, in un" adunanza dello AleneOj I o- norevole noslro segrelario doll. Naiiiias. S' crano poi addoUi falli ed esperienze pro e conlro da illuslri osser- valoi'i. lo, dal uiio eanlo, essendonii aecorto clie uieglio era inlerrogare la clinica e 1' anatomia patologica, piuttoslo clie le speiicnze con le vivi-sezioni, per venire, su tale sub- bielto, a qualclie ulile conclnsione, nioslrai in nna me- moria ietla pure all' Aleneo, e ancora inedila, la neces- sity, per aggiungere tale scopo, clie fossero bene delermi- nati i caratteri analomici eslerni delle capsule, forma, vo- lume, peso, colore, consislenza, e gli interni di tessitura; senza clie non sarebbe possibile valutare la loro devia- zione dallo stalo nal urate, per poter dedurre dal paragone fia r alterazione staluitane nel cadavere, e i sintomi offerli in vila dall'infermo, la I'unzione problematica di taliorgani. Sposi quindi in quello scritto alcune osservazioni aftine di riuscire a tale risuUanza. Ho poscia insislito nelle indagini rivolte a delinire il vero stato analomico, naturale e morboso delle capsule soprarenali. D' ogni cadavere, che m'era concedulo d'ispezionare, io notava 1' et;'i, la statura, la maiaUia che avcva prodotta la morte, le lesioni manifestanlisi negli altri visceri. Quindi io segnava la forma dell' una e dell' allra capsula ; ne de- — 621 — lorminava il peso in I'elazione coiretii, colla slatura, ool pe- so de' f(?ni, die teiigoiio con quelle una corrispondenza di sede, e dclla niilza, clie si presume a ragione leuerne una istojogica e funzionale. Quiiuli esaminava, eon qiiella luaggiore esaltezza che mi era possi])ile, la tessitura di tali organi in istato nalurale, e le mulazioni indottevi dalla ma- lattia. E liopertaiguisa raecolte 60 ossei'vazioni da aggiun- gersi alle 30, che avevano formato il soggetto della prima memoria. E scopo del mio presente lavoro I' esporre di questi nuovi sludi sui reni succenturiati i risultamcnti, per trarne qualche deduzione intorno la fisiologica loro influenza e ri- levanza nell' economia della vita. Lasciando dall" un canto la forma, ch' e poco rilevante, incominciero dalla strutlura anatomica : essendo necessario partire dal dato d' una sa- na struttura per rilevare il natural peso degli organi. La testura delle capsule soprarenali si rileva dall'esa- me delle superficie risultanti dalle loro sezioni vertieali e tiasverse. Dolle quali suporiicie ciascuna ordinariamente preseata, dal di fuori al di denlro, la raembrana propria deir organo, poi lo strato corticate giallo rosseggianle con varie modificazioni i)er6 e graduazioni nel colore: segue una sostanza piumolle e polposa, di color rosso oscuroone- reggiante : in mezzo alia quale spicca, per la sua tinta opa- lina o perlacea, una sostanza omogenea e compatta, clie suole avvolgere un quakdie pateate ramo della vena sopra- renale ; dalla cui parete ingrossata e opacata sembra, in qualche caso, interamente cosliluita (I). Talora mostra anclie avvolgere gran numero di piccoli ramoscelli, perch e, comprimendo quella sezione dell" organo che viensi disami- nando, si vede uscire un liquido sanguigno da molte boccuc- (l)Tav. V, fig. 111. — G22 ~ ce elio appariscono ap(M-le in mezzo a quella sostanza. Oiicsta poi si present;! (luaklie volta grigia o gialla piii ciiiiira deir eslei'na coi-leccia , granellosa anzi die omo- genea, mollo invece elie conipatia ; o ha disposizione di- versa daHanzideUa, pei'clie posta tia la sostanza gialla cor- licaie e la nera, anzi cbe uel contro di questa : lo ehe v assai raro ( I) l.a nola cavita della capsula suole aprirsi di mezzo la polpa oscura : e la sostanza opalina piii umida o molle suol foimar parte d' una parete di qiiella eaviti contenente on li(juido viscoso e briino. Spesso pore') la detta sostanza perlacea e eslranea affatto alia parete della caviti : ne vero 6 che questa sia sempie seavata tra quella e lo strato ros- so alro. Questa disposizione delle parti formanti la tessitu- ra di tali organi e suscettibile di aleune non essenziali va- riazioni,ehe non si possono ridurrea legge. Sempre ehe pero tale air ineiroa si presenti, e offca quel caratteri microsoo- pici, che diro piu avanti, si puo lenerue naturale ed Inte- gra la sostanza. L' aspetto lobuloso o acinoso della super- ficie della eassula, e la presenza di alcuni corpetti rotondi, che variano dal volume d' un grano di miglio a un pisello annessivi, formati di sostanza gialla, con al centro una sostanza nera, s' accordano perfeltamenle con la sana loro condizione : fuor della quale sarebbe riuscilo sempre impossibile il poterne statuire e i'ermare il naturale peso. Meckel riduceva a una dramma il natural peso de'reni (1) Qiiejta sostanza, ch' io chiamo perlacea uvvero opalina, fu desciitta flal Bergmiinn, cnnie una sostanza pallida, del colore del conio di bue, 0 della parte anferiore dell'unghia iimana, situata nel mezzo della sostanza midullare, e piii dura. Egli ne vuole la esistenza eccezionale e (iriginata d;ill' iuduriniento. Invece e un' eccezione il non iscorgerla. G. Cuvier la descrisse nei rosicchianti quale noccinolo della sostanza nii- doliare. — 623 — succeoturiati nell' adulto. L' illuslre prof. Tigri Jo diceva oscillare, senza alcuna dislinzione di eti, tra i due danari e i cinque e mezzo ; cioe tra' grani 38 a peso veneto, e i 104 e % (I). lo mi feci a determinarlo, di 10 in 10 auni, nolle varie eth della vita estrauterina ; avvegnache non avessi modo fin qui di potcr fare la cosa medesima per la vila enibrio- nale. locominciando dal primo deeennio ; cioe dalla nascita fino ai 10 anni ; in un feto niaturo, nato raorto della sla- tura di 47 centimetri, in ciii non ho potiito pesare la capsu- la destra che, per fralezza, staccandola, si riippe in minuz- zoli, la sinistra sola pesava grani 35 ; menlre in altro feto maturo, pur nato morto, della statura di 43 centimetri, la capsula destra pesava 23 grani, 24 la sinistra. Da indi fino a' 4 anni e % le capsule presentano sem- pre un peso minore. In un bambino uell' eta di 8 niesi, raorto improvvisamente per ammollimento cerebrale e in- gorgo a' gangli mesenterici, la capsula destra pesava 9 gra- ni, 10 la sinistra. In un bambino, in eti d' un anno, le due capsule pesavano, I'una 9 e I'altra 9 grani e mezzo. Ma piii tardi, verso il quarto anno, le trovai crescere. Invero, in una fanciulla in eta d' anni 4, morta di febbre tifoidea, la destra pesava grani 47, 38 la sinistra, sebbene dopo le os- servassi decrescere ancora, percbe in un fanciullo sui 7 anni si presentavano d' un peso eguale all'indicato, e minore d' assai in uno di 10, nel quale le due cassule avevano il complessivo peso di grani 38. Qui m' 6 d' uopo avvertire, che di questa decrescente proporzione delle cassule occorsami dopo la nascita, po- (■l)Huskech determiiio il loro peso uell' aduHo da' 4 ai 9 scnipoli: Krause dagli 80 ai 90 grani. ., ■ • ■ -.^ — (m — trel)bo esserc fol[>a la mala Ilia consuntiva, per cui soiio vo- luiti a morle quosti haiubini ; o alracoo iiou saprei coinc ila mo sgombianie del Uitlo jl sos|)etlo. Iiivcio, iie' due feti matiiri iiali cslinti, lio poUilo ricoiioscerc Ic due (lescrilte soslanze, pioprie di tali organi, la gialla o I' oscufa. Inve- oe, iie'meiizionati Inimbini, le ca|)sitle si soltili sopra la base, clie Irasparivano tagliate, inoslravano alia supei'licie delle loio sczioni la sostaoza esterna giallo cliiara, con in mez- zo una sollile linca nei'a, dovuta a un po' di sanguigno li- quore eontenulo nella loro cavita. Alia base poi, ove la capsula appaiiva piii spessa c non trasparente, si aggiuuge- va alio sti'ato esterno uno inlerno uraido molle d' un gial- lore divei'so, canciino, o allro, ])ei'6 sempre cliiaro, cor- rispondente alia cavita. ■,, ; .<. Mir, Dir6 gli cstrenii pesi uelle et^ successive. Da' 10 a' 20 anni il minimo peso da me riscontrato in tali organ i, fu di 34 grani il destro, di 32 il sinistro; il raassimo di 78 grani il destro, di 57 il sinislro. Da'20 a' 30 anni il minimo peso delle capsule sopra- renali parve di 54 la destra, di 50 la sinistra; il massimo di 00 grani la destra, di 85 la sinistra. Da' 30 a' 40 il minimo peso si mostro di grani 65 la destra, di 3 4 la sinistra; il massimo di 90 la destra, di 90 la sinistra. Da' 40 a'50 il minimo peso era di grani 40 e '/„ la de- stra, di 50 la sinistra; il massimo di 120 la destra, di IN la sinistra. Da' 50 a' 60 di grani 65 la destra, di 41 la sinistra il minimo peso II massimo di 156 la destra, di 1 10 la sinistra. Da' 60 a' 70, di grani 55 il peso minimo la destra, di 56 la sinistra. II massimo di 58 la destra, 68 la sinistra. Da' 70 agli 80, il minimo peso di iO grani la destra. — 625 — di 48 la sinistra; ii massimo di GG grani la dosha, di 72 ia sinistra. Dagli 80 a' 90, di 60 grani la destra, di 40 grani la si- nistra il rainimo peso. II massimo si trovo essere di 67 gra- ni la destra, di 78 la sinistra. Risulta da tutto qiiesto die dalla prima adolosccnza alia pill tarda vecchiaja il minimo peso e nell'adolescenza: 66 grani il complessivo peso delle due capsule ; il massimo e da 40 a oO anni: 23 i il complessivo peso delle due capsule, cioe 3 danari e */„ il minimo peso nelladulto, 12 danari e % abbondanli il massimo. Istituendo poi il paragonc del peso delle cassule ne'due sessi, risultava ilie sopra individui di eguale ela, o tjuasi, il peso, in parita di circostanze, pareva minore nella fera- mina die nel raaschio; pero con varie cccezioni. Mi fu impossibile lo staluire alcuna legge intorno al peso delle capsule soprarcnali in comparazione a quello ddia milza per la dilficolla di riscontraria Integra in ispe- cie nei cadaveri degl' individui, die rauojono ne' riparti chirui'gici. Solo mi sonibro notabile la dilTerenza nel pe- so si delle capsule e si della milza iiedue feti die nacquero a termine morli. In quello invero,in cui la sola capsula destra pesava 36 grani, la milza pcsavane 76; neU'altro, in cui una delle capsule offriva il peso di 23 grani, I'altra di 24, la milza non pe- sava cbe 33 grani senza spiccata dilTerenza nella tessitura ^t^^j"': -■- Ta\'. V ATTl DF.ll' 1. R. ISTITI'TO FLATTO Srrie I//. Vol IV. C— J- Fur J. ; u / / ^C Fy// FifJ// — 644 — parve il tenerne parola tra voi, i quali non men di doltri- na, die di cortesia gareggiate, quanto I' impormi il debito di alcune particolari osservazioni (quali elle sieno) a qiie- slo scrittore, e reodere a me cara la buona occasione che mi ha consigliato dopo tanti anni di dovoilo rileggcrc. Asserisce Teone ne' suoi Progianasmi (!) essersi dislio- te le favole in sibariliche, carie, ciprie, egizie, cilicie e libi- sliche, tali essendo le denominazioni ch' elle pigliarono o dalle patrie de' trovatori, o da' popoli presso a' quali erano maggiormenie usate {2).Frigie poi, o,piiicomunementeeso- piche furono dette, non perch6 Esopo ne fosse I' inventore, dappoiche in tempi molto da lui remoti Jotam nel libro de' Giudici (3) racconta per modo di favola a' Sichemiti co- me gli alberi si eleggessero un re ; e l' apologo dello spar- viero e della \olpe, che a" potenti insegna giustizia verso i minor!, e a noi descritto da Esiodo piii che trecento anni prima di Esopo (4). Altre due favole, dell' aquila e la vol- pe e della scimia, troviamo ne' frammenti d' Archiloco ; e dopo di lui Stesicoro, conteraporaneo d'Esopo, diede agl' Irae- rei quella del cavallo e del cervo (imitata appresso da Ora- zio) volendo per essa lor consigliare a non farsi servi del tiranno Falaride. Adunque Esopiche furono dette le favole, perche il frigio o, pid autorevolmcnte, trace lilosofo seppe accortamente valerseuc ne' varii casi della umana vita, noij allramente che i melri e aristofaneo e saffico e alcaico ri- cevono questa loro appellazione dal solo frequente usarne che fecero que' poeti. Ma perche le favole, ch' io reputerei quanto gli uomini antiche, si propongono a vero e princi- (1) De Fabula. (2) Mustoxidi, Vifa di Esopo. (o) Cap. IX, 8. (4) Op. e Giorn. v. 200. Serie III, T. IV. 83 — 642 — palissimo Qne lo passioni e azioni nostre, introducendo, a velanic il senso, non pur gli aiiimali, ma que' tratli ancora di somiglianza coll'umana specie che si dlscuoprono nelle abi- tudini sociali de' bruli ; ie favole, dico, Irapassarono, sollo il nome di Esopo, di generazione in generazione, alterate si veraraente iiella esposizione, non quanto alia sostanza, emendatrici de' costuuii, non disprczzalc dal dcbolc ne dal potentc, perche la verik'i (e sveli pure h colpa), vestita di semplici ed innocenti forme in guisa, da esserc indiretla- mente credula possibiie, pu6 cnlrare animosa non meno il lugurio de'poveri, che il palagio de' grandi. Non 6 poi ben certo se Esopo le scrivesse in prosa, od in verso, se pur ve- ro e che favolo scrivesse, o non piuttosto, famlliarmente conversando, gli corrcssero sulle labbra, per una sua naiu- rale attitudine a imaginarle, o per memoria pronta a ripeler- le, non come sua j)ropria invenzione, ma come attinte in Lidia, o in altri luoghi, dov' ei dimoro. Certo e bensi, che il prirao esempio di favole in prosa abbiamo da Erodo- to (I) ; ed e ragionevole il credere che Socrale a consolar- si de' dolori del carcere non ne avrebbe voltalo alcune di Esopo, se in versi a quel tempo fossero state (2). Comunque cio sia, un secolo circa dopo la morte di Socrate, primo mitografo, o, per mcglio intenderci, primo collettore di favole probabihnentc in prosa, comparve De- metrio Falcreo, insigne discepolo di piu insigno filosofo, Teofrasto. Ma la sua raccolta, come anche quelle di Teo- pompo e di Nicoslrato ( T ultimo do' quali viene collocato nel II secolo dellera cristiana ) andarono per forza di tempo perdute : ma non cosi tutlavia, che favole intere di Esopo, o Iraccie di favole, non si rinvengano riferite da (1) L. 1, c. 141. (2) I'latooe, nel Fedone. — Diogen. Laerz. L. II, Sez. 42. — 643 — greci autori venuli dopo^ e in gran parte da Fedro e da Aviano o imitate, o tradotte. Sapevasi ancora, per testimo- nio di Suida, che un poeta di nome Babrlo avea mcsso in versi coliambi (o scazonti) il piu delle favole esopiane, rac- chiudendole in dieci libri (I), ovvero in due, se maggior fede si voglia dare alio parole di Flavio Aviano (2). Ma di pill non ne lascio seritlo quel Lessicografo. Ben di venti- nove passi di Babrio andavagli debitrice la poesia, da lui conservati e sparsi qua e cola nell' opera sua ; e forse alio stesso Babria appartengono quegli altri non pochi cbe sen- za norae d' autore vi sono addotti, a volerne trarre argo- mento e dallo stile e dalla specie del metro. Yedremo poi come venissero in ajuto alia critica. Giova intanto accennare esser probabile che Babria pi- gliasse le favole esopiane dalla raccolta di Demetrio Falcreo. E la perdita de'suoi coliambi era tanto piu amara a' Greci, quantomeno la romana letteratura per losplendido esempio di Fedro, e altre posteriori nazioni per esempi non meno splendidi avevano a desiderare. In luogo di Babria ci ave- va il nono secolo traraandata una collezione di cinquanta- tr6 favole d' Ignazio, Diacono e Magistro, da lui ridotte eiascuna in quattro jambi e non piu. Avesse egli pure in- catenato il pensiero, sacrificata la chiarezza alia brevita, sa- rebbe anche bizzarria comportabile, se da questo meschino proponimento derivati non fossero e solecisrai e improprie- ty e barbarismi d' ogui maniera ; e pensare che di quella stagione non furono prive di qualche celebrity ! Gli strani effetti di una letteratura fattasi, per corruzione, o per ismania di novita, ribelle all' autoril^ degli antichi, sono e saranno simili in tutti i tempi. E nou per tanto Ignazio per (i) Suid. voc. Bo(<3p/oj. (2) iDPraefat. Pabular. - — 644 — piu indizii di falto ci diniostra come fino all' cti sua dnra- vano ancora noUa iulcgiila loro le favole di Babria, dellc quali molte cgli aveva compressc dentro gli angusti conGni de' suoi quadornarii, non dissirailc da Damasle cbe agli ospi- li suoi faoca recidcrc il soperchio delle membra spropor- zionatc alia misura del letto. Stranissima 6 poi la confusione cbe del nome d' Ignazio si rinconlra ne' codici, ora appella- to Babria, ora Gabria, e lalvolta Gabria insiemeed Ignazio. Se non cbe scioglie validamenle ogni dubbio il titolo d'un co- dicc della Cesarea di Vienna (I), dal quale Babria apparisce autore delle favole, e loro compendialore Ignazio Magistro. Ond' e facile dedurre 1' alteruzione per velusta succeduta del B pformalo in F in alcuno de' codici, c in altri succes- sivamenle dalla ignoranza de' copisli ripelulo. Del resto, non pure il secolo d" Ignazio raggiunsero le favole di Babria, ma quello allresi di Suida e di Tletze cbe il cilano (2) ; e siamo nol duodecimo secolo. D' allora in poi i coliarabi Babriani scomparvcro gia stemperati in una prosa non verameate elegante, ne IVanca, ne succosa, ma porgente quasi 1' imagine non piu cbe di mere e scolaslicbe esercitazioni. Egbno furono condannaili a far parle di aS- quante raccolleprosaslicbe del medio evo, nclle quali passa- no il mezzo migliajo le favole, cbe non solamente da Afto- nio, da Libanio e da altri returi o granuuatici e monaci traggon 1' origine, ma c' insegnano ancora, per la natura delle voci e delle frasi, non meno cbe per 1' ordine delle idee e per un mostruoso inlreccio dello spirito cristiano col gcntilesimo, come sieno fattura di mitografl vissuli dal nono al quattordicesimo secolo. Non e per altro negabile (1) Fabric, Biblioth. Graec. 1, p. 398 ed. poster. — Tyiwhilti, Disser- tat. dp. Babrio, Lond. 1776. (2) Suida, fiassim. - Ttelze, Chiliad. VIH, V. SIG; XIll, v. 258 et 494, — 645 — che in quel brevi componimenli, die costituiscono lo quat- tro collezioni a noi pervciuUe ( delle qiiali sol una ricorda il nome del siio compilalore, Massimo Planiide) non si rav- ■visasse qua e I;'i certa finezza di modi e di stile ed ollre a questa le coperle traccie di antico e buono verseggiameuto. Ma repiUavasi tuUavia, per la delta oonfnsione del nome d' Ignazio con qnello di Babria e col false di Gabria, cbe la greca lettei-atura posscdesse ne' deformi tetrastici di colui r operetta Babriana. Era serbato al Benlley e, piu che a questo, alia felicissi- ma critica del Tyrwhitt il rivendicare la memoria dell'an- lico favoleggiatore, col soccorso di un codice bodlejano e de'frararaenti serbatici dall' Imperatore Giiiliano (I), dal Magno Etiraologico (2), da Suida e da Giovanni Ttetze (3) (soli con Aviano a fame menzione). Infalti, quel doltissimo inglese riusci nel passato secolo a redintegrare da quatlro a cinque apologhi di quelle scritlore; e al suo esempio altri tennero dietro ne' primi anni di questo, e il Coray e lo Schneider e il Knoch ; i quali, camminando sulle orme del loro predecessore, e pazientemente investigando per entro alia prosa delle favole esopiane, e oltraccio ne' grammatici, gli elementi de' coliambi di Babria, allre venti ne avevano ricomposte e pubblicate col nome del loro legiltirao autore, j a non dire di quelle, che con ardita critica e poco legittima furono ricostituite dal Berger. E tanto, e non piu, sapevasi del vero Babrio e delle sue favole insino alia scoperta del sig. Minoides Minas. II manoscritto per tanto dell' Athos (per mala ventura incorapiuto) non compreiidc che centoventun raitiambo, o (1) Episl. 59 adDionijs. (2) III VOC. O^lpot^ et VtTTfUuivOV. (o) Loc. cit. . . • : — G4G — favole jambiche, e (liie Proemii; e diciascuna favola i prin- cipii, ordinali alfaboticameiilo, non trapassano 1' Omicron. Cerlamenlc qiicst'ordinc non puo essere statodatodal loro artefice ; ma ben ci ricbiama alia imaginazionc non cosi la pazienza di qiiah'lie ignorante copista, conic il bisogno di agevolmcnto trovarvi il ccrcato. Ora piii cose cl si pre- sentano a domandare : Cbi fii questo Babrio ? quando e dove visse ? quali iparticolari della sua vila ? — Dai cin- que mentovati scriUori che ne lanno parola il cavarne al- cuna notizia 6 cosa impossibile. Giova per aliro inanzi tulto ossei'vare che le favolc ncl codice erano inlitolatc del iiome BaXgfSpiov ( Balebrii ) , e che Samuele Musgrave, medico di Londra, avea del 177G partecipato al Tyrwhitt come in un nianoscritlo Ilarlejaiio avcsse egli rinvenuta di Babria, trascrilta di mano recenle, la favola // vnso di Glo- ve (cinquantesimaselliraa dclla raccolta) colla seguente in- tilolazione : BaAfp/ou ;^4jp/a///S/;to/ (1) W;^^/ sz rav kt- (TCOTTH ^v^oov (Valer'u versus coliambici ex Aesopi fabulis). II vicendevole puntello di qucste affini denominazioni po- trebbe per un islante indurre il sospelto che Babria portas- se in origine il prenome di Volerio, poi tralasciato, come avvenne di parecchi altri consimili, e fosse romano bensidi stirpe, ma greco di educazione e di lingua, se il silenzio de' pochi che lo ricordano non ci consigliasse a riflutare queslo sospelto, almeno Qnchc^ da nuovo lume non sia di- radata V oscuritu. Indirizzando egli con fine d' istruzione la sua fatica, secondo e manifesto dai due Proemii e dall'Apologo LXXIH, a certo Branco, figlluolo del re Alessandro, s' impara es- sorne egli stato il maestro ; ciocche parrebbe segno di non (1) Leggi x'i'^'«("/3 Sta : cii' or piii cerva cacciar m' e tolto. •> In man verrammi, se cosi \uoi, » Predata al dolce de' detti tuoi, » Ita la Volpe, ritrova quella Che lii suir erba moUe sakella. Pria la blandisce, poi la saluta, E a buoni avvisi si fa venuta. » M'e il Leon, disse, vicino, il sai; » Tanto e' sta male, ch' a morte e omai, » Dopo se dunque qual fia signore » Infra le beive volgeva in core. .» Stupido e il ciacco ; 1' orso infingardo ; » Ribalda ed erma la tigre: il pardo » Air ire pronto ; dond' e eh' ei tegna » Regnar la cerva, piu ch' altri, degna. » Superba in vista, lunghi anni dura, » Ed, a' rettanti grande paura, » Le spunta un corno, ch'a'rami e uguaie » D' albero, e i tori non 1' hanno tale. » Che piu? Reina (sancita or sei) » Delle montane fere esser dei. » Nunzia primiera, la Tolpe allora » Ben per le bocche n' andria, Signora. » A cio ne venni. Rlia cara, addio ; » Corro al Leone, non chiami : ch' io » Consiglio in tutto gli do. Figliuola, » Te ancor vo'meco, s" odi parola » Di vecchia testa. Venuta ad esso, B Ben ti starebbe sedergli appresso, » E fargli core nel duol che il prerae; » Place anche il poco nell' ore estreme, » E r alma e agli occhi de' niorienti. » Cosi la Volpe. De' falsi accenti — G52 — Gia il senno all' altra gonGo. La via, (IVe r avvenire pur presagia) Prende del cavo speco; e il Leone Del nido, incauto, balza, che sprone Gli e fretta, e a quella con 1' ugne acute Gli orccchi squarcia. Ma a lei salute Reco la fuga, che dalla belva L' impaiirita drilto rinselva. Onde la Volpe le man percoto, Che sue fiitiche gia vide ir vote. Digrigna i denti quell' altro e genie, Che fame e rabbia 1' occupa insieme. Chiama la \'olpe, ripete i preghi, Che inganno a nova preda non nieghi. Ella, il disegno tratto dal petto; « Dure atto imponi ; pur mi ci metto. » E, qual sagace cane segueudo L' orme, ogni astuzia venia tessendo. Ciascun pastore via via domanda, Se cerva fugga che sangue spanda. Un che la vide, duce si porge, Finche in ombrosa parte lei scorge, Che di suo corso si riconforta. Con impudente faccia 1' accorta Stassi; e alia cerva tosto im orrore K orecchi e piedi fatlien ; gia il core Fervea di bile : ma pur le dice : a Ovunque i' scappi, persecutrice » Mi sei : ma ora, vil, non godrai, » Se mi t' accosti, se gannir sai. » Lsa a' men destri 1' arte tua rea, » Altri promuovi tiranni e crea. » IVon rise quella, ma al ver fe' manto E disse: « Abietta se' tu cotanto » E pauro&a ? de'fidi ombrare » Tanto ? 11 Leone, mosso a giovftre. — 653 — » E di tua vecchia lentezza a sciorte, » Tocco r orecchia, qual padre a niorte. » Leggi poi darli doveva, intero » L' alto a serbare commesso inipeio. » Del liscio d" egra mano non paga » Tu, a distaccarti, niaggior n' liar piaga. » Pill irato e quegH, che tu non sia; » Te Infida e lieve troppo scopria. » Re il Lupo invece vuole or create. » Oh fier padrone! che far m' e dato? » Coniune 11 danno, tua colpa, e adesso. » 3Ia deh! ne \ieni; sii forte appresso; » Che paventarne mai non ti veggia, » Qual pecorella fuor della greggia. » Per frondi e linfe gluro (cos'io » Sola te serva!) che il Leon rlo » Non e, ma amico gia te destina » Degli animali tutti relna. » Cosi la cerva lusinga, e assente Quell'altra all'orco ir novamente ; E, nell'agguato inio costretta, N' ebbe il Leone a ivanda eletta. Le carni ei vora, bee la niidoUa Dellossa, e in brani viscera ingoUa. Ma della cerva furtivamente La guida intanto, di preda ardente JVIentr'ivi stava, rape 11 cervello Caduto e il lambe ; preniio fu quello Di sue faliche. Poi noverando Gli entragni '1 fiero, venia cercando Solo il cervello, tra gli altri, e spia La buca e il covo per ogni via. La Volpe allora, dal ver lontano, « Non a' avea, disse ; tu cerchi invano. » E qual cervello, s' un' altra fiata » E del Leone nel covo entrata ? » — 054 — Parngonnto a Habrin, r;viro non lia mnllo da gnada- giiai'c. Comoclu'' 1,1 brcvila, la ologaiiza od una soavc scni- j>licila siono prcgi non da kii soparabili, hillavia I'aro e die nv\ racconio, pigliato nel sno slrello sensn, lovi la pitUira a cci-ta altezza , ed csca do' limiti d' una tcrsa Jiridila c di una parsimonia, quasi non dissi, tonace. In Babria per contrario il narrarc c piosso cbc sem- pre animalo e grazioso; appropriala la soclla dei porso- naggi e dellc circostanze cbe accompagnano un fallo ; iiianifcsta in somma la natura di un ingogno, ebe bone aveva oomprosa I'essonza o i'indole dolla fav(da csopiana. E,qi!anlo alia lingua e alio slile, propricla e finczza di vocaboli escmplaro, c modi non affollali,nia faciii e spon- lancamenlo seguaci a! jiensiero. Ogni cosa vi lia suo co- lore ; nulla d' intralcialo, o d' oscuro ; qualchc ionieismo qua c cola sparso a donolaro, piii cb'aUro, le reli(}uie di un dialello, gia spenlo ncl comunc uso dogli scriUori, per ccdere il canipo a quelle modiflcazioni universalmente uni- foinii, che gli sconvolgimenli c i nuovi dominatoii veni- vano recando alia lingua. Non vi scnli vigor mascliio di Irmpre, ma un fare piano, molle, fiuenlc: conlrassegno nun dubbio di quel tempo, in cui la Grccia perdeva la liberla sua, e il saerilego furore di Mummio dircsli avere, oomo in ombra e per distanza lungliissima, rafligurala quolla ela postei'iore, la cui barbaric dovca tramandarci difformata e scomposta 1' operetta di Babria, e occultarnc le originali bellezze per selte secoli di silcnzio. II socio corr. prof. Molin chicde alia Commissione nominala jeri s' abhia fattc le opportune osscrvazioni niicroscopichc sul vernie ospitante neirintestino retlo dello rane. — 055 — 11 prof. Massalongo da una breve descrizione della forma presenlala da! venue staccato daU' intc- stino retto di alcune ranocchie, c rigiiardo alia strut- tura interna accenna in particolarc : 1." un corpo bilobo situato nella parte snperiore dell' clminto ; 2." due iTiacchie rotonde orizzontalniente poste ver- so la base ; o.° un canalc cbe dalT alio in basso ad ambedue i lali del corpo bilobo trascorre ripiegato a ghirigori ed e inferiormente conlinuo passando in direzione par&llela alia base dell' animale. 11 dott. Zanardini soggiunge cbe le niaccbie indi- cate dal collega prof. Massalongo a lui sembravano piuttosto due corpi di forma esattamenle sferica , situati verso la base c in sense trasverso rispcllo air asse longitudinale dell' animale. In quanto ai due organi di colore pin oscuro cbe scorrono paralleli e serpentini ad ambedue i lati dell' animale dichiara non avcrne rilevata la lore contlnuita mediante il decorso parallelo alia base. Avverte pero che il tempo assai breve concessogii per la osservazione microsco- pica non avcndogli permcsso di conlinuare gli esami sopra piu esemplari, si astiene da! pronunziare un giudizio definitive sopra questo proposito. 11 dott, Nardo, die ebbe ad osservare contempo- raneamente al dott. Zanardini. si attiene alle mede- sime di lui dicbiarazioni, e il prof. Massalongo^ af- fermando la strettezza del tempo concessa ai suoi colleghi, avverte cbe egli ben piu a lungo e a tutto sue agio avendo potuto ripetere gii esami non gli rimanc dubbio alcuno sulla continuila di quel canalc. — 056 — Depone sul banco della presidcnza iin disegno di'ir animale clic. quant lUKjue fatlo in fretla, spiega abl)aslanza bene cio ebc asseriscc d' aver osservalo. Allora il prof. Molin aprendo i due pliclii suggcl- lali cbe avcva depositalo il di ])rima. dimostra, me- dianle una lavola colorala in eui e ralfigurato 1' ani- male su eui verte !a controversia, cbe Ic opinioni della Commissione son conlrarie all' auloro (dott. Waller) cbe pubblicu quella lavola, e conformi alle proprie ; e legge una sua memoria inlitolala: Sopra nn vernie intcstinak del rcilo iV una ranocchia, che verra pubbiicata nellc successive Dispense. II m. c. dolt. Fario presenta alcune uova d' uu baco da seta cbe vivc nelF Australia, e si ciba di foglie carnose, nuicilaginose. Lc uova sono dun terzo pin grossc di quelle de'nostri bacbi e piu biancbiccie. II bozzolo unilo a quelle uova e di color cinereo tabac- chino 'assai compatlo, abbondantc di materia serica, della forma e grandezza de' nostri bozzoli. Parrebbe cbe r animale dovessc spcttarc alle sfingi, e la ibglia cbe accompagna il bozzolo su eui stanno depositate due rigbe di uova, considerandone la ncvronomia e i nervi cbilodronii, sembrerebbe una mirtacea e forse un FAicaliplus o miEiKjcnia. Quelle uova provengo- no da Melbourne e furono spedite al dott. Fario pcrche tenti r allevamenlo di quel baco con foglie di piante possibilmente analogbe. mmwii m mm is imm \m. Il presid. cav. Meiiiii da lettura del Dispaccio Luogotenenziale in cui si annunzia S. M. essersi degnata prendere a notizia 1' innalzamento alia pre- sidenza del vicepresidente co. Cavalli, a tenore degli statuti, e aver nominato a vicepresidente il prof, cav. Hinich. Terminata la lettura del Dispaccio, lo stesso presid, cav. Menin congedavasi dal seggio presiden- ziale con dignitose e calde parole che 1' Istituto acco- glieva con unanime applauso. II nuovo prcsidente co. Cavalli lesse il seguente discorso. DolU CoUeghi! E per vostro volere che io vengo in questo seggio onorevolissimo ; e nel salii'\i sento quanlo debba averne grazia a voi, che senza veruii luio merito mi avete degoato di tanto. — La inia gratitudine,ve lo assi- curo, noil 6 per nulla minorc dell' obbligo mio : ben mi duoie il non saper come deguamente mostrarvela, peichc Sc.ric II L T. /y 8a — 658 — le parole mi paiono dimostrazione troppo (lel)ole, e rico- noscervi con gli offelti voggo clio nol polro niai; cosi iioa mi lesta cite ricofrerc alia benignity e cortesia per le quail sole mi avete favorilo, oiide mi colriuo presso ciasouno di voi mallovatrici del scnlimeiili die portcro sempre scolpiti nel pill (ino del cuore. — Da qiiosta vostra graziosa ele- zione poro doriva pure im dirilto anclie in me, ed e quelle di chiedere clie quella medesiina indulgeoza c umanitti che mi hanno udminalo, mi dcbbano anche sorreggere ed aiii- tare nel difficile arringo che mi e dato a peroorrere. — Fra lutti i sodalizi lo stabiiito per amore delia scienza e fuor di dubbio il precipuo. Anche le potenze intelleltive e morali dell'uomo sono inerti e come intorpidite iinelie vive da lui a se, ed alio inveoe pigliano vigore ed energia quando egli coraunica co'suoi simili. — Appena le mitigate condi- zioni d' Italia hanno permesso gli sludi, vi sursero Acea- demie, ed esse promossero le ulili discipline, dilatarono i confini delle cognizioni umane, e per lunga pezza furono come il centro onde il sapere moveva per diil'ondersi in tutto il corpo dclle noslre citta, e dove riiornava eresciuto dal valore, e dalla perspicacia dcgl' ingegni partieolari. — Sennonche ancole Accademie soggiacqueroalle vicissitiidini del grandc scouvolgitore, il tempo: e soprattuKo dal mag- gior figlio della stampa pubblica furono ridotte quasi a quel termine di declinazione in cui la coneori-enza libera ridusse i corpi d' arti e mcstieri — I Ginrnali pero, quesla ridu- zione delle scienze e delle letiere a una forma inorganica introdussero (come scrisse lui forte ingegno ) il costume di correre su tuiti gli oggetti, tolsero il gusto degli sludi sodi e determinati, insinuarono quello degli enciclopedici e superficiali, ponno aiutare la scienza, ma non conteneria, ne coslituirla; sono un accessorio, non il principalc, ser- — 659 — vono ad agevolare la dottrina, non a supplirla. — Ond' e che ad onta del Giornalismo I' ufficio delle Accademie non e finito, esso c solamente cangiato, resta per loro quella azione medesima cho alle Associazioni e serbata nel sisteraa della liberla indelinita del commercio. — Commessione ampla e sublime ella e questa, e Voi non veniste, e non verreto iiusi nieno ad essa, perrlie ne siete ed atti e degni.— Ma per mio conto questa impresa soverchia sempre, lo d ora ancor pin dal momento che dairinfimo posto cbe solo mi s'addice in questo iilustre consesso mi voleste levato alpii'i etcelso e cospicuo. — M'e pero scuola T esempio singolare del dottissimo mio predecessore, 11 quale tenne per ben due volte questa Presidenza, o con la prontezza dello ingegoo, la maturity del consiglio, la soaviti dei modi seppe fame si utile, si dignitoso, e ad un tempo si caro e si dolce il leggimento. — lo non bo qui udito lingua cbe a lui non tributasse parole d' amore e di rispetto, e sono certo die 1' Istiluio aggradira cbe io facendomi interprete dei scnlimenli die lo animano, U renda in suo nome i ben meritati ringraziaoieiiti. - IMi consola il pensare cbe non sono lasciato a me stesso, meutre mi deste a compagno il Professore chiaiissimo di cui vencro la mente ed il cuore, e dalla cui amicizia mi tengo veramente onoralo. — M' e ancora di conforto il vedere cbe mi sono aggiunti a soste- gno i due Colleglii valentissimi cbe reggono la Segretaria, il senno e I'animo dei quali tulto volto all'oaore ed al bene di questa InstiUizione guarentiscono ogni sussidio alia pocbezza delle mie forze. — Con tutto questo pero la co- scienza m'avvisa cbe a me non puo toccare alcuna parte dei vostri trionfi.— Inelto a far di meglio, io mi riconosco qui collocato a guanlia delle leggi cbe vi siete statuite ; mi credo destinato ad usaie ogni diligciiza j)er ispianare gli — «()0 — ostaooli e le (liffieolla die lurltassero il migliorc procedi- meiito del iiostio IsUlulo; ini tcngo clello a conl'ortalore dolle onorate voslrc falicbe e soddisfero all' incarico, so altro nan mi lia duto, plaudoiulo con (utto il ciiorc ai vo- slri iioliili ost-rcizi. — lo lara conio chi iion poleiido salire il navilio sta snila viva pregando ai suoi dilelti seroadt) il vonlo (' prospera la navif,^azione. . , , Si coniunica la scguente Nota del m. c. prof. B. Bizio intitolata : Rettificazione dialcune osservazioni itiak ap])oste. In fine del lenue lavoro, qui per me ultimamente puli- hlicato, io m'incontrava di ji'ggere alcune poclie osserva- zioni del cliiarissimo mio eollega prof. TJellavitis, nelle qnali dice cosi: " In parecchi sperimenti il Bizio trov6 che, » nelle ombre da lui osservalo, 1 ragyi piu obbiiqui erano I) i piii rifrangibUi; in allri sperimenti vide che i raggi » piii obbliqni crano i rossi ; da cio conehiuse che vi sia » ?m rosso piii riframjibile drl vcrde. Ora la conseguenza n pill natiiraje degli sperimenti n' era che non sempre i )) raggi vedvli piii obbliquamcnte fossero i piii rifrangibili. » Si riconosce giiistissima la meraviglia, che alcuno creda '' esisfere un rosso piii rifrangibile del verde, ([uando si » considera che di tiitlo le parti della tisica, quella ( dopo I) la meccanica e V asttH)nomia ) che sembra poler aspirarc » alia certezza, n' e roltica, e secondo le piu avverate teo- » rie di quesla, il rosso e il meno^ rifrangibile dei co- B lori (I). » A dire il vero non ho mai detto che, nelle ombre da me osservale i raggi piii obbligui fossero i piii (1) Vfgg. ()nesto Volume, pag. o75. - 6G4 — rifravf/ilnii; ne conosco spcrinienli ne' quali io avcssi ve- tliito, clic / raggi piii oblduiui fossero i rossi; conciossiacli6 nelle mie orabre iu non ahhia raai parlato di ragyi, ma solaraente di Hste, di striscie colorate e di colori. Quei rafjgi piii obbllfiul non e det(o per nieiito oho spettino aile ombre, come mi viene apposto dall' onorevole mio colie^a, ma si alia luce del riverbero incidente siii piano bianco, e riteniita da me, giiista la differente sua direzione, causa del fenomeno. Cio e divisalo assai cliiai'amente nella Me- moria sullo ombre colorate, e quindi lornato a dire con nitida speeilicazione nel medesimo scritlo colpito daila pre- sente censura ; perocche qui si legge : « E detto adunque » nel mio lavoro speriujentale, che le due lisle colorate, « coniponenti I'ombra bicolore, una si metle costantemente » a diritta di chi osserva e I'altra a sinistra. Ora posciaclie » ogni effetto costanle debba procedere dalla sua cagione, » e quindi anch'essa costante; cosi ho ritenuto die non » a caso quelle due striscie andassero a mettcrsi a" loro " posti, ma die ci dovesse essere una causa, che ivi le » sospignesse, e qucsta causa mi e sembrala essere la dif- » ferente direzione do' raggi incidenti sopra il piano » bianco (I) » vale a dire che, dove battono i raggi piii diretti, a quella volta vada a mettersi la lista del colore appartenente a' raggi meno rifrangibili; e dove feriseono i raggi pill obhiiqui, quivi corra a distendersi la striscia del colore speltante ai raggi piu rifrangibili : questo e il fermo di cio che mi e paruto doversi dedurre da' risultati delle mie sperienze, e non altrimenli che nelle mie ombre i raggi piu obbli(fiii fossero i piii rilrangibili; die io anzi non ho mai osato affermare che dalle mie ombre muovessero raggi, (I) Vegg. qiifslu Voluine. pag. 080. — ()()2 — e qiiindi non iiuii sogiiato di dire : die (/tielli vednti piu Qbhlhiuamcnlc fossero i piu rifrangilnli; d" onde parrebbe clic la ininorc o inaggiore rifraiujiOilild di (|iie' raggi pro- ceda dairaccidt'iile delP essere vediiti opiii obbliqiianiente, o mcno obbliqiuimente, cbe la facc'euda non polrebbe cer- tamente andare di ([ueslo niodo ; ma si tuUo rapportato alia luce del riverbero in rispcllo al piano ncl quale andava a feiire. Ciascuno si accordera volentieri nel ritenere che, dopo la meccanica e I' aslronomia^ \ oltica sia quella parte della lisica, che ha meglio aeoertata la ragione dei fatti; tuUavia noQ credo che per tanto alcuno possa levnrsi a inanlenei'e preclusa la via ad ulteriori conbscenze, elie fossero per esserci date dalla mono delT esperienza. Dopo quosta ietluia il prof. Bellavitis * dice: Che per quanto si ricordava c si ricurda della memoria lelta dal prof. Bizio, e delie osservazioni ialte dallo Zambra, gli pare che esatta fosse la osservazione da lui ripetiita, ])Oco importando che si dica raggi che battono menodirilti.o raggi piu o])bliqui, Del reslo, se dopo che sarii piibblicata la memoria del prof. Bizio, qiialche allro fisico sosterrii che ci sia un rosso piu I'ifrangibile del verde, allora il prof. Bellavitis coiifes- serii il proprio errore, o cerchera di confntare le altrui argomeiitazioni. Per intanto egli non iscorge alcun inconveniente che il prof. Bizio creda che vi sia un rosso piu rifrangibile del veide. * Avverto qui un errore di stampa corso nel puhblicaie le parole (ial pr.)f. Bellavitis dette soprn qiiesto argonientu nell' adunanza !4 feb- liraid I8S9. Dispt-nsa I\', p. -jOS, liiiea aiitipenuitinia ; invece che / raggi vediifi piu obbliquanien/e, legga.^i i raggi catlcnli ptii obbliquamenle. n- SECRETABIO. — (i(i3 — 11 m. e. ing. Cappelletto legge il seguente rap- porto : Intorno ai concorsi in rispostu al (juesito scientifico I'isfjuardante i me:^zi per innahar I'acqua a mediocri altezze. Cliiarissimi Colic fj hi. . La vostra Commissione, cui deste il carico dell' esamo delle memorie presentate al concorso per la soluzione del quesito risguardante i varii modi con cui puo il piu util- iiiente innalzarsi I' acqiia a non grand! allczze, non ebbe questa volta ad esaminare che due sole memorie, e questa volta ancora e costrelta a presentarvisi innanzi colla mal- augurata proposizione di non eonferire alcun premio. Delle due memorie quella che porta per epigrafe : « se non mi aggiudicheretc la corona accademica diro di non averla meritata » c lavoro di un giovanc, come egli dice, appena diciassettenne, e lo mostrano bene come tale e ia fidueia che si poirehbe dire eccessiva, e la mancanza delia vera scienza meccanica e di una convcnienle ed abbastanza estesa istruzione. Lungi dal I'isolvere il quesito proposto egli porta avanti una sua macchina che descrive con ogni dettaglio, e che egli credo nuova, non conoscendo forse le macchine cosi delte a forza centrifugo, cd in ispecialita i turbini di Apporit e d' allri. Senza togliere ogni merito ad un giovane che si diraoslra almeno dotato di buona vo- ionti, e evidente non potersi dare alcun peso alia memoria da esso presenlata al concorso, e perche non risolve il quesito come venne proposto; e perche nulla porta in cara- po di nuovo, che anzi non fa che rilornare bambina un'idea gi^ fattasi adulta; e perche linalmente si mostra ancora in — (564 — sill primo limitarc dolla scienza moccanica, e perfiiio del suo lingiiaggio. L'altra memoria ha per epigrafe : « Parte d' imialzar r acqiia e sempro stala iiithnamoiiic connessa al progresso della civilizzazioiie ; quindi lo stale in cui quest' arte si trova presso iin popolo e indizio della sua posizione nella scala tlel raffinamenlo sociale. » Dividesi in piu capi ; ncl prinio dh una succinla descrizione del rosario, della noria, delle vili d' Arehimede e olandese, della rnota a paliuette o a schiaffo, della ruota a cucchiai, del timpano, delle macehine a forza centrifuga, delle trombe, e dell' ariete idraulico. La descrizione dei delti meccanismi 6 in com- plesso buona; ma, duolc il vedere, iroppo succinta, cost da poterla assolutamente dire incompleta, quella dei due mezzi i pill potenti forse ed efilcaci negli asciugamenli, vogliam dire della ruota a schialTo e dei turbini, i quali ultimiprin- cipalmente sono e troppo brevemeute, e per quanlo spetta al loro modo di agire non esattamente considerati. Senza dubbio la natura del quesito domandava una descrizione alcun poco piii teorica,eehe avesse porto il mezzo in ogni easo di formarsi un' idea abbastanza vicina delle varie loro dimensioni,e dei varii rapporti fra le loro parti, nonche dei loro effetti, al die fare certamentc non si presla la descri- zione data dai meccanici medesimi; deserizioue questa che si puo trovare in qualunque succinti* trattato d' idraulica, se anche in esso non si trova piii completa epiii utile sotto il punto di vista pratico, e principalmente guardando al pun to di mira del (juesito. Passa net secondo eapo ail' esame degli effetti compa- lativi delle macchine suddette, ripi'odiiccndo gli ordinari valori dell' effctlo utile, e le ordinarie avveitenze intorno alio condizioni sotto alle quali ciascuna lavora col maggiore — ()66 — vaiitaggio. Ma il quesilo domandava di « paragonare suUa base delle piu fondate teorie e deile meglio provate espe- rienze » i meccanismi medesirai, e in tutto lo scritto in- darno si cercherebbe iiii indizio di teoria, indarno una discussione del modo di comportarsi dell' acqua per entro ai medesirai oosi da poter serviredi guida alia raigliore loro costruzione, all'esame dell' effetlo che le varie diraensioni e la differente disposizione delle loro parti possono avere suH'effetto utile finale. Una tale discussione Irovasi fatta soltanto nei capi terzo e quarto per la tromba a doppio ef- fetto come venne ultiuiamentc modificata ed usata in Olan- da a Dreumel; e per Tariete idraulico, pel quale suggerisce alcune raodificazioni che non mancano di valido fonda- mento, e che varrebbero a scemare,se non a togliere, parte degli inconvenienti che la pratica ha continuamente mo- slrati in quest' ultima macchina. Pero anche in questa di- scussione sveste la forma leorica, non separa per la tromba i' effetto utile dell'organo operatore da quello del motore, non somministra i dati necessarii a proporzionarenei varii casi le varie parli; essa e forse piu una deltagliata relazio- ne di un caso speciale che altro; e per lariete non porta in campo alcuna prova che \'alga ad accertare I'utilita delle modilicazioni proposte. Finalmente nei capo quinto, sotto il titolo di riassunto 6 conclusione, si propone di risolvere la parte essenzialis- sima del quesito, cioe « dedurre i princlpii che nei diversi cast di applicazione agli asciur/amenli ed alle irrigazioni possono detcrminare la scelta del piii oppoiiuno fra i varii meccanismi discussi, avulo riguardo anche alia nalura del motore » e questa parte e a vero dire la piii mancanle e la piu superficiale di lutte, accontentandosi di un brevissimo ragguaglio come presso a poco lo si farebbein un giornale Serie III, T. IV. 86 — bt)6 — di ordiiiaria lettura, o per nulla inlernaudosi cun accurate lodagini toorico-pratiche nella varia natura delle varie luacchine cosi da poter arguire I' influenza, sia di loro co- struzione, sia di loro velocita ecc, in ohe principalinente si devono fondare i sicuri criteri per la loro scelta e pel loro iiso. Risulta da quanto sianio vonuli fino ad ora esponendo che se alia memoria, di cui ora 6 parola, non si puo to- gliere il pregio di una disereta corapilazione, pure essa e cosi mancante dal lato principalmente teorico, ed e cost incompleta sotto al punto di vista pratico dolla piii oppor- tuna sccUa da fursi nei varii oasi, che non puo essere me- nomamente dubbia la conscguenza che essa pure non rag- giunga lo scopo a oui mirava I' I. R. Istituto nel porre al concorso il lema proposto,e che quindi non possa neppure ad essa essere conferito il relativo premio. E doloroso il dirlo,ma 6 pur troppo vero,che in queslo nuovo esperimento il quesilo lungi dall' aver otlenuto sb- hizioni di un valore superiore alle Ire presentate al con- forso deir anno 1856-57 non ebbe invece che soluzioni assai inferior! ; e duolc il vedere che dci concorrenti d'al- lora, che con non grandi aggiunle e modificazioni ai loro lavori avrebbero forse potulo otlcnere il premio desidoralo, nessuoo siasi ardito di tentare di nuovo la prova: ma piii che tutlo e dispiacente ai vostri Commissarii il dovervi pro- porre che a nessuna delle due memorio presentate al con- corso venga conferito il premio. A.M. CAPPiaLETTO. . G. Buccuu. D." Ti'RAzzA Rclalore. — 667 — L' Istituto approvando pienamenle il rapporlo delia Giiinta decide che a nessuna delle memorie attualmente presentate al concorso venga conferito il premio. 8i la osservare che questo quesito proposto e riproposto non ebbe mai sufficiente soluzione, e per- tanto si propone di ritirarlo : lo che viene ammesso dair Istituto. Si legge il seguente rapporto sopra una niemoria I'isguardante le conse(juenze che si possono presaijire pel commercio in (jenerale, e pel commercio veneto in particohire. dali apertura di un canale maritlimo attraverso /' Istino di Suez. Or sono due anni I' Istituto non credette di decretare la corona a nessuna delle due meinorie presentate in solu- zione del programma sul taglio delllstmo di Suez. L'importanza pero del subbietto che trattava una delle pill grandi ed utili imprese de'gioini nostri lo indusse a riproporlo agli sludi de'dotti, e la slessa vostra commis- sione viene ora nuovamente a rendervi conto dell' unica memoria presentata al concorso di quest' anno sotto il N. t36. L' esserci occupati altra volta di questo fecondo argo- mento ci dispensa dal ripetere quanlo abbiamo delto gia nel nostro primo rapporto, e pero nell'esanie della memo- ria procedcremo brevi e spediti per quanto lo peniiette la pill scrupolosa esattezza. L'autore, dopo una bi-eve introduzione^ nella quale paria della qiiestione tecnica, della pret'erenza da darsi al canale sulla strada ferintn, deH'ordino della trattazione, di — 6()8 — quelle, the cliiiuiiii ulilita nioroli, e liiialmenle dello foiili, alle quali iittiuse i siioi dali, passu iiella paiie prima a lavel- Inre del risparmio di tempo e di spesa uel viagi^i(),della na- vigazione del mar Rosso, deiriililila [)or il movimcnlo della strada feiTata d'Egillo, dell" oioiioiisia agli cmigranU in Auslralia , e dell' .mmenlo del capilale prodiiUivo per il I'ispannio di spesa e per la I'acilila dei lilorni. Ooiisidei-a poi la dimiiuizione degl' inleressi ne'mului mariilimi, i vaiitaggi della eoiicorrenza, qiiali I'isrhi si corrano nelle lunglie e lontane navigazioni, gli ulili inseparabili delle bie- vi e vieine, la faeilila del credilo e dei presliti sulle polizze di carico. xNon dubila poi ehe beiielioa debba essere alia prodiizione una via, clie fornisce piii preslo ed a miglior merealo le malerie prime ad essa necessarie Viene qiiindi a bilanciare V esportazione coirimportazione Ira TEuropa e I'Asia, e Irova essere la prima mollo iiiaggiore della se- conda, e stima che fosser eagioac di lal daniio i monopolii, i quali eoi privilegi delle eompaguie paralizzaroiio la po- tente e libera azione dei capiluli, danno eli'egli vorrebbe non fosse iuteramente levato di mezzo col cessare di quesle, poiche, secoiulolaulore, resterebbe un colal luonopolio nel- le distanze, le quali lolgono a moiti capitali europei di ri- volgersi alTesporlazione dei nostri prodotli per i liti re- moli d' Asia, lo clie verrebbe loUo dalFabbreviarsi della via, clie offre risparmio di capilale, maggiore svolgimento di credito, ritorni piu solleeili, copia maggiore di inaterie prime, e piii ampia esportazione de'suoi prodotti. Stima pure cbe I' apertura del canale varrebbe a di- minuire I'enorme esportazione per I'Asia, specialmente di argento, che soffre annualmenle T Europa, ed accrescere le doraande di cose europee, del die enuraera le cagioni. Non dimentica di notar Topporlunita degli scali e — (JG9 — dellu caleiui decamlii, I' auine.iilo che ne verrebbe ai coii- siimi europei, la regolarila nolle provvisle, e eonie, a suo avviso, avi'citbe polenza Tapertura del canale di togliere la differenza eiiorinc nei consuaii di aicimi prodotli tisia- tici, che havvi fca gli abilanti delle parli orientali ed oc- cidenlali d' Euiopa nel tempo slesso clie accrescerebbe la produzioiie dell' Asia, e Gnalmente il commercio di circolo, del quale enuinera i danni, si Irasiutiterebbe in quelle di cons u mo. Pone line alia prima parte esaminando la proporzione nella quale preiuleranno parte ai vantaggi nella produ- zione e nel consumo i varii paesi d' Europa per I' aprirsi della nuovii via. Nella seconda parle eomincia a diseorrere dell'antiea prosperila del eommercio veneto proniossa dalT opporlu- nita del sito, e sostenula e fatla maggiore da paci e guerre sapienlemente promosse, e coneluse con privilegi ed allar- gamenti de' traflici, non inlerrotta dalla eadula dell'lmpero bizantino, ma aceresciula dagli seali, coi quali si assicura- va il primato maritlimo nel Mediteiraneo, A codesli vaulaggi aggiugnevasi quelle pure grandissi- rao d'aver Venezia in quel tempo sopra gli altri slali di Europa un governo fermo, ospitale e liberalissimo eogli stranieri, per eui divenne, al dire del Giogalli e del Verri, la dogana universale delle ricchezze asiatiehe, ed il punto d'ap- poggio fra I' Europa e I' Asia. Se non ehe col crescere delle ricchezze divenne minore I'attivittj, ed impigrirono i Veneziani, quand' era uopo met- tersi tutti in opera per paralizzare il danno uiortale che lore portava la scoperta del Capo, la quale fini a streraar- li di forze cosi che morirono di sfinimento. E qui lautore prende ad esame io stale della naviga- — 070 — zione venela sotto i siioi diversi rapporli di nazione, tonnel- laggio,valore dclcarico, di liingo corso e cabollaggio ecc, e ne Irae aigomenfi tull'altro die lieli siillo sviluppo e pro- si)erit;'i altualc del commercio venelo. Credo clic il rispar- mio di tempo e di spesa, cbe no dcriveranno alia prodiizio- ne ed ai consumi per la via abbreviala locchoranno a noi in parte maggiore obe a moiti altri stati, se Venezia non istara pigra c negliittosa lasciando agli aitri di coglierne i frutli, die allora ad altri piii allivi ed indiisti'i toccbe- rebbe la parte del leoiic nei tiaflidii indiaui. Lamenta il inolto die bavvi a fare ncH' industria e iiella navigazione, e viene consideraiido le consegueii/e iirobabili, die ne sen- tirebiiei'o le noslre indiislrie di lane, cotone, sete, ouoi, lini, canape, legname, lerro, fonderio, ramc, carta, conte- rie e vetri, tabacclii, ralTinerie di zuccberi, eaffe, tbe, droglie, farniacbi, legni odoriferi e coloranti ed altre in- dustrie niinori, come oera, sapone, lavori in cocco ed avo- rio, ecc., teniiina eon uno speccbio ddle produzioni di Venezia, c coll" insisteie sulla necessiti'i d'istituire corri- spondenze direlte coll' oriente. Da qucsto passa a considerare i provvedimenti da mel- tersi in opera per cogiierc i friitti pin riccbi della nuova via, cbe potrebbero altrinienti venirci rapiti da altri popoli pill atlivi ed induslri. Venezia ha in vero speeiali vanlaggi. Tutta la sua laguna e un bacino ampio e secnro, i tras- porli si fanno facibiienle per acqiia, raa bisogna prov- vedere : I. Alia diffieolta dellentrata coll'allungare la controdiga quanto qudia di settentrione, coi faii, coU'espui-go dili- gente della foce, e con tutti quegli altri provvedimenti, che raeglio condncono al fine desiderate; ai canali, che devono essere manteniUi profondi, alia calata per lo scai'ico, ai ma- — 671 — gazzini, ed alia ferruvia, puiche i porti coiuudi e sicuri allirano le navi. U. Ai niagazziiii col raiglioiare gli attuali, custriiirne di nuovi in varii luoghi, forniti delle macchine per lo sca- rico e carico, e per il pesare. III. A quanlo serve a facilitare le costruzioni e rad- dobbi delle navl. IV. All'istruzione dei costriittori e dei jiiarinai con una scuola nautica conforme ai bisogni del tempo, nella quale non sia dimenticato lo studio delle lingue volgari d' oriente. Fra gli ostacoli legisiativi considera esserne grandissiiui la coscrizione e la patenle. Viene quindi a discutere se sia da mantenersi o no la franchigia di Venezia c conclude decisamente voleria man- tenuta; anzi sciolta dai ritardi, dalle noje e dalle formalita doganali cosi gravi oggidi. Pero le navi non dovrebbero essere obbligate di venire alia dogana principalmente per il dazio consumo, ma bastar dovrebbe la dichiarazioiie del carico, ed aver facolla di pagarne il dazio, colla riserva di restituirlo ove le cose non si fossero veramente cousuraate a Venezia. Allora la dogana della Salute servirebbe sola- mente per le merca tailzie, che vi fossero deposte sponta- neamentedal negoziante, ed una volta dichiarato il carico come di cose non apparlenenti al consumo, avrebbe la nierce a circolare liberamente. Le amministrazioni dei magazzini dovrebbero aver fa- I'olta di emetlere polizze di ricevuta e titoli di pegno (War- rants) girabili separatamente dalle merci depositate e giu- gnere cosi a fare ricchissime contraltazioni senza formalili'j notarili, con facolla alle amministrazioni dei magazzini d' aprir conti correnti a que' che depositano le loro merci — 672 — e farsi intennediarie a scontarc i titoli di pegno. Quanlo alle leggi dogaiiali ne deplora la moltiplicita o T iiiviluppo, r antagonisnio loro al iiaturale sviluppo delle industrie no- stre, c le difficolta nell' iiUrodiizioiie delle maocliino, consi- glia la seniplilicaziono delle dichiarazioni di transilo, una procedura piu spedita nelle iiivenzioni di raerci, e la cessa- zione delle visite periodiciie agli escreizii soggetti a oontrol- leria, e linaliiiente minorazioni di dazii per le sete ed i filali di colono e di lana. Ne minor confusione lainenla nelle leggi marittime^ delle qnali desideriamo non solo un eodice, ma ben anehe una legge iinica, chiara e conformeaH' andamento sollecito e libei'o di qiianto vi si atlieiie. Non crede possibile una leg- ge marittiina eonuine a porti del mar Germanieo e del- r Adriatieo, per la differenza delle condizioni dei luoghi, e degli antichi costurai, e per ultimo indica le riforme da por- tarsi alle leggi mereantili. Affinche poi liitti qiiesti provvediraenti abbiano il loro effello pienamente, couviene cbe buone e facili vie riunisca- no Venezia al reslanle d' Ualia. Colle nostre linee di navi- gazione interna incomplete e difficili non abbiamo una romunicazione da uno all' altro lido. Esisterebbe questo per Venezia al Po ed al Ticino lino a Milano, da dove per il canale della Martesana e T Adda si giugnerebbe a Cliia- venna in capo al lago di Como, e per il Naviglio grande al lago Maggiore, e per T AIpe a Coira. Questo scopo si olterrebbe ove si togliossero gli oslaco- li fisici e finanziarii, e si ponosso in atto il progetto del Lombardini di congiungere la navigazione della Lombardia orientate coll' ocoidentale in nn solo sistema, faceado die i quatlro laghi coraunicassero fra loro e col Po e Mdano, e coi centri precipui del commercio inlerno. Si potrebbero — 673 — cosi condurre le ineiri dall' Adriatico con niinimo eosto ai piedi dei gioghi che dividono 1' Italia dalla Svizzera. Di niaggior importanza aiicora e il compimento della strada ferrata che la unisca a Geneva ed un' altra che metta alle LegazionI, e per ultimo che il tronco ora com- piiito fino a Bolzano si continui, e valicato il Brenner con- giiinga la Venezia alia Gennania meridionale. Suggeriscc in fine alcuui provvediuienti, perche I' emi- grazione germanica, che si fa oggi pei porti del uord aves- se a volgersi nei nostri. Venendo all' ultima [tarte stima necessario, che con un patto internazionale si provveda e si dia stabilita alia sicu- rezza ed ai Iraffici nel mar Rosso, e che con altro patto si mile si assicuri la franchigia e la parity dei pedaggio per le navi di tutle le nazioni, e sebbene colla piopriela del ca- uale spetterebbe alia Porta il diritto d' irapero, pure, trat- tandosi di popoli non cristiani, vorrebbe che la giurisdizione e polizia sui legoi mercantili, e cosi pure quella sulle fatto- rie luiigo le rive fosse interamente devoiuta ai govern! de' quali portano la bandiera. Consiglia I' erezione di case di rifugio, inveisce contro il cosi detto diritto di naufragio, che chiama, a ragione, un'offesa alia legge naturale. — • Ne vuole si dimentichino i piloti ed i fari, libero il servirsi de' primi a clii piaee, e da pagarsi i secondi coi pedaggi. Un consiglio di commercio composto dei consoli tutti delle nazioni europee dovrebbe costituirsi con nonne trac- ciate dal diritto internazionale a conciliare le questioni che sorgessero nei porti del mar Rosso o lungo il cana- le, e definire come arbitro quelle altre che gli venissero rimesse. Pon fine aecennando a gran tratti, secondo questi prin- cipii, le disposizioni invocale a tutela del trdffico internazio- Si'ric ill. T. IV. 87 — 674 — uale da stipularsi in uu tratto fra gli stati marittimi d' Eu- ropa c la Porta. A pronunciare un giudizio conveniente ed imparziale su questa menioria, e duopo prendere in esame categorica- menle distinli punti di essa, e sono: I. Le generality di scienza economica die I' aulore io- voca e svolge, come Iroveranno applicazione di fatto nel- Tapertura della nuova via per T istmo. II. I vantaggi che a seconda delle diverse condizioni geografiche potranno ritrarne rispettivameate i diversi Slati d' Europa, od almeno i prineipali. III. Le specialitci della Venei'Ja elo studio dei provvedi- menti econoniici e legislalivi netessari per reuderla parte- cipe ai benelici della grande irapresa. IV. U valore dei sussidj storici dall' autore invocati per porre in rilievo condizioni che furono, condizioni che sono, accennando alle cause dei lamentati mutamenli. Sul primo punto I' autore e abbondanle, e vero ; stabi- lito il principio ineluttabile clic una via rolta produce ri- sparmio di tempo e di spesa, era spontaneo il dedurre da questi due scopi economici tulle quelle conseguenze clie in economia logicamente ne derivano, cioe diminuzione del capitale di riservo, agevolamenlo di credilo, certezza d'arri- vi, abbondanza niaggiore e nieno costosa di malene prime fornite dall" India alTalimento dell' induslno europee, ac- cresciuti ammassi induslriali curopei destinati alii spaeci o del raercato interno o dell' esterno indiano, o degli scali intermedj, Tutti questi punti di vista sono dall' autore lu- meggiali con principii di scienza soda ; nessuno saprebbe contestarglieli, pcrchc il fatto del canale, quaodo aperto, costituirebbe la prova sperimenlale di ciascuno conferman- do le razionalita della teoria. — 675 — Nel secondo punto I' autore si studia d' acquielare le apprensioni della Gran Bretagna, e se gli argomenti addot- ti noil sono affatto vittoriosi, servono pero a consigliare di non volere ostinatamente contrariare un' iiupresa di van- laggi massimi e piii generali, ai quali I' autore avvisa attri- buendo, per cosi dire, il quoto rispettivo che oella distribu- zione potrebbe derivarne ai singoli Stati. — L' argomento qui e posto al vaglio di statistica dimostrazione, e 1' assolu- tismo delle cifre dall' autore adoperate accredita I' aulorit^ delle fonti alle quali avri dovuto ricorrere. Venendo al terzo punto a cui loscrittore consacra tutla la seconda parte del suo lavoro, 6 a questo luogo ch' egli doveva invigorire di forze e di ricerclie per Qon cadere nella censura fatta I'altra volta da questo Istituto, cui gl in- teressi locali dovevano e devono essere cari, e nello spirito dei quali propose il grande argomento. Belle le prime pagine di questa parte, franco il lamento di scaduta attivita, nobi- lissimo r eccitamento a riconquistaria, lusingliiera per Ve- nezia 1' indagine storica dello stato delle sue Industrie che furono, dei mezzi coi quali si mantennero in tiore, delle cause del loro scadimento, prudenti i dubbii promossi sulla utility o meno di una consorteria doganale fra tutti gli Sta- ti Italiani. L' autore non dimeotica quanto soccorso, per vantag- giare dal nuovo eanale, dovrebbe Venezia attendersi da una bene consigliata intervenzione governativa, si in ordi- ni di leggi doganali e si ancora rispetto a leggi di diritto raarittimo e di polizia marittima. Censura coraggioso, ma avvisato, le leggi vigenti, si duole delle molte esorbitanze loro, ne contrassegna le lacune, istituisce richiami di le- gislazione coraparata, invoca ajuto di codici stranieri, ma risolutamente eon verity non accetta una legislazione am- - ()7« — biziosa di nnitfi nclhi sua jipplicuzionc a paesi divprsi, chc jinzi vuole li-allainenio ris|teUiv(), salvando intercssi locali e consuetudini passale in legge per loinpo lungo di osser- vaiize liltorali. Pci' vfrila in (iiiesta nionioiia si riscontriuio alcuno proposizioni, nclle quali non oonvenebbe I'avviso della nostra Coiuniissiono. — Tali, a cagioncMl'esenipio, sarebbe- ro quella che queste provincio possodono malerie prime in quanlila esuberante da osonerarle dal liibulo verso na- zioni straniei'c; lallra siii vanlajigi del cabollaggio nel mar Rosso, I imporUuiza da lui data alia nuova via per riguar- do della Russia, lasserzione clie il eonsumo del tlie sia searso ovnnque I'uorehe in Ingliillerra, il desiderio che r inipoitazione del riso e delle sele aumenli: il non ebia- niare nella commissione giudi<'alrir»> dell Islnio, che Con- soli Europei ; ed allre simili. Pero tali ineidenlnii proposizioni non rigiiardano so- stanzialmente la soluzioiiedelprogranima. Fnveceogni parte del medesimo e siata dall'aulore ineontrala adegiialaniente, sia per cio die I'iguarda Ic eonseguenze da presagirsi dal laglio deir Islnio pel couimercio generale, e pel veneto in parlicolare, sia per eio che concerne le provvidenze pei ri- gnardi delle diverse vie di eomunicazione e delle piii pronte inflnenze nel noslro poi-to, sia in line per cio che spetta ai canoni di diritto inlernazionale da applicarsi a! nnovo ca- nale. L' autore con nno stile facile e chiaro, con paziente fatica e non [)oca dottrina svolse assai anipiamenle I'argo- mento, il quale e per lo schema assimto e per la qualita del tenia e per le svariale nazioni, alle quali pu6 interessa- re, I'ichiedeva abbondantissimi soccorsi storici, li scelse bene, li colloco con opporlnniti'i, ne rilevo le condizioni, le — 677 — influeiize talche le [losilivila economiche e le slutisticlie del leraa stesso, ariile per il coiuune del lettori e menu persua- denli, si illuminano cull' insegnamento del tempi precorsi e favoriscono d'assai il kilo che chiaineremo lelterario del- la memoria stessa. Cosieclie I'aiUore ha risposto a tutto quelle die era iiel quesito ed a aeqiiistato il diiitto alia palma promessa. Tale e rnnanime nostro voto, il quale, ove oltenga I'o- nore della sanzione deli' I. R. Istilulo, la Coniraissione, on- de I'edizione della memoria premiala riesea piu cospicua, desidereiebbe die I" autore all'alto della stampa della me- desima volesse darsi il merilo : I. di aggiuHgere a pie di pagina le citazioni delle fonti da cui altinse le cifre die presenta; II. di ridurre tulti i pesi io cliilograuimi ed i valori in frandii ; in. di suddividere le singole tre parti nei paragrati gia nel soramario indieali. F. Cavalli L. \Iemiv • " ' B. V. Zambelli A. Sagredo Fr. Mi.MscALcei Krizzo Relatoi'e. L'Istituto approva il rapporto, e poscia, aprendosi la scheda suggellata spettante alia memoria su cui verso il rapporto, se ne trova autore il sig. Fedele Lampertico di Vicenza. SULLE CONSEGUENZE t:HE SI POSSOiNO PRESAGIRE PEL COMERCIO IN fiEMRALE, E PEL COMMERCIO VENETO IM PARTICOLARE DAIl' \PERTIRA D' '-^' CA.NAI.li MARITTDIO ATTHAVtRSO l/lSTMc) I>1 SLl-Z MEJIORIA .."•-' DI FEDELE LAMPERTICO ,^ premiala dalV hliluto Yeneto neirudunanza 19 maggio 1859. ' • En presence d' un dessein si \ asle je ne me dissimule point mon insufflsance : quand les niateriaux sout in- noiiil)raliles, les questions difficiles, la vie courte et le temps plein d' orages il faut beaucoup de presomption pour commence)- un livre destint; 4 I'applaudissement des hommes. Mais je ne poursuis point la gloire qui ne se donne qu'au g6nie : je ivmplis un devoir de con- science. OzA^AM, La civilisation en cinquieme siecle, d 2 Paris 1855. ' ^' ' INTRODUZIONE. R iiel discon-ere oggidi dell' utilita die al commercio europeo dee venire da una nuova via piu diretfa econlinua all' Indie pel canale di Suez non parmi opportuno il farsi da capo a dimostrarc come questo canale sia possibile, e come la sti-oda ferrata tra Alessandria e Suez e quella del- 1 Eufrate, od anclie un' altra che si coslruisse tra Pelusio e Suez, non possa punto togliere i vanlaggi di un canale, che congiunga il Mediterruneo ed il luar Rosso. Infatli, che un canale diiotto possa farsi tra Suez e Pe- lusio, il quale sarebbe lungo 120 cliilom. tra il 29''58'37'' di lat. e il 3 TooT", si dimostrd dalla Commissione depu- tala a tale studio da! Lesseps, promotore di questo stupen- - — t)80 — do iiuprendiaieato o composta de' piu rinomnti ingegneii d' Europa (I). I I'atli per cui se no liteiica diibilabile I'ese- cuzione, sopraltiillo I'cssere il mare Mediterraneo 9,908 piu basso deiraUro, ed il teimilo insabbiamcnto della rada di Pelusio, fiirono cbiarili falsi. Al goloso sospctlare di Stephenson rispose iieito, ovidentissirao il Paleocapa : i oui scritli furono approvali dall" Accadeniia dello seienzc di Pa- rigi e dalla Societa degl' ingcgneri d" Olanda : come gia eransi resi accessibiii al scnlimenlo pul)blico con la schict- tezza dclla biiona fede ecolla chiarezza propria della verila, ed aveano coiiseguito universale persuasione. II oapitale necessario ad eseguire il canale si valuta di 162, (►00, 000 di fr. , ne lale spesa, cui tutli i paesi d' Europa sono chiamali a conc'orrere coll'associarsi, e un soprappeso all' Europa se si confronti eolle ingentissime somme spese nelle strade ferrate, e vieppiii coi milliardi sciupati tultodi nelle spese uon produUive. Che poi una slrada ferrata non possa bi- lanciare i vantaggi del canale si fa manifesto a chi consider! che il commercio preferisce per le cose di niolto peso e di gran volume la navigazione come nieno dispendiosa : che la slrada ferrata non puo evitare le perdite di tempo, le avarie, le spese, le allre incomoditi'i dipendenti dalTinter- rompimento della via: che eziandio addoppiandosi lo guide sulla slrada non si puo conseguire in essa un servizio re- golare, non interrolto, sollooilo per una quanlita di mei'ci valutata al meno a 2,000,000 di toiin , die linalmente non facendosi il canale restercbbero escluse dal mar Rosso le • (I) VHdi partic-olanuente i lapporli del Diipin all'Accademia delle scien- ze, il lihro: Le cavol de Suez par Eriiesi Des|)laces, il discurso lelto dal Cuniad il 1." sett. 1857 all' Istituto reale deyii iiigegiieri d'Olanda, gli scritti del Paleocapa pubblicali nel bulletlino dell' islmo. — 681 — navi d'altra nazione dall' Inglese che sola delle europee padroneggia oggidi su quelle acqua Senza diluiigarmi adunque sul paragone delle varie vie che possono congiungere il mare Mediterraneo al mar Rosso, scnza enlrare sui particolari dell' arte, onde dirao- strasi possibile 1' eseguire ed il manteiiere tra questi due mari un canale, io andro diritto ai vantaggi che da esse si avrebbero se fosse fatlo. Ne allrimenti preraettero la storia del commercio tra I'Europa e I'Asia, edegli impreodimenti eseguiti o vagheggiati in varii tempi per congiungere al- meno per mezzo del Nilo i due mari : che sarei incolpato di ritornare con erudizione, che e ormai alia mano di tutti, su quanto fu gii detlo e ridetto (1). Invece entro tosto a dis- correre dei vantaggi che dal canale puo aspettarsi il com- mercio d' Europa; ove sul suo avvenire procuro dedurre ragionevoli congetture dai priucipii della pubblica econo- mia, che porro dapprima alquanto astraltamente, ma solo per aprirmi la via a spiegare i fatti rclativi al consume e alia produzione degli stati d' Europa : allrimenti poco gio- verebbe ammontare infiniti particolari spesso non esatti, mai coinpiuti e difficili a bilanciarsi tra loro attesa la di- versita delle statistiche. Ne solo ricerchero in via assoluta gli effetli dclla via diritta e continua all' Indie sulla produ- zione c sul consumo degli slati europei, ma anche in via relativa, discorrendo specialmente dell'Inghilterra, la quale sola sembra adombrarsi del mutamento avvenire nella via de' traffici. A maggiori particolarila scendcro nel far parola (1) Devesi ricordare tra tutti Io sciitto del dottor Peschel nel n. 71 Set. 1855 della deutsche vierteljahres Schrift intitolato: die handels- geschicthe des rolhcn Meeres in Bezug aufdas Problem einer durchs- techung der Landenge von Suez, e I' opera del Toreili sul commercio europeo. Serie. HIT. IV. 88 — 682 — del coiiimemo vcneto ; sembrandoini bclla occasione il consitlerare le oagioni del suo decadimento, il conoscere quanto ancora potremino, il sollevare 1' animo nostro da tanlo abhandono. Poniam pure elio per gli arbitrii polili- ci(l) listino Iciiga sodo ancora molli anni: egli ii certo che intanlo nou saraiiiio inutili gli sludii di ravvivare i nostri Iraffici, eiii ancbe una via piu opporluna e piu soilecita air Indie polrebbe recar poco aiuto,seci Irovasse non pre- parati ed ineerli. Cliiudero questi miei sludii coll' esporre le guarcnligie culle quali al diritto inlernazionale appartie- ne proleggei'c la libei'la deila nuova via, la sieurezza de'ca- pitali impiegati ad aprirla e i Iraflici ai quali dischiudesi. Le utilila che io mi propongo considerare eorae messeci innanzi dal canale di Suez, sono streltaraente economiche : ma nel restringere ad esse il niio studio io non intendo punto sconoscere i somnii vantaggi morali die quell' opera stupenda riprometle all' Europa ed all' Asia. Il dcro dei varii rili di Siria e di Paleslina e il patriarca di Costanti- nopoli e quello d'Antiocliia scrissei-o al Lesseps, che il com- pimento del canale vuolsi non solo per le uliliU'j mercanlili ma come opera di civilti'i.di morale e percio essenzialraente cristiana. "Lunire col canale idue niari abbreviando d'una mela la dislanza die separa I'Europa dall' Asia e un ten- dere una niano carilalevole a 500 milioni di anime prive de'benehcii deila civilla, che sola la religione cristiana puo dare, e la cui mancanza si fece dolorosaraente sentire nella guerra ddle Indie. » Ferrouck-kan ambasciatore di Persia e vice-presidenle ddia Societa Orientale di Parigi, disse che il lanale riannoderebbe la rele ddle simpatie interna- (I) I'er la volonta fHrmissiina del Lesseps seiiibra oriiiai toitu cigni riiibbio .siiU'eseiiuziono flnllo Btiipeiidu Invoio. - 683 — zionall, e clie gli Europei harino debito di recare agli Orien- tali le oognizioni conseguite da una civilta che ebbe dal- I'Oi'iente il primo impulso, il priino moviraento.FinaUnente la Socicta di geografia a Parigi osserva in una lettera al Lesseps, che i viaggi scientifici avranno maggiore como- dita a raccogliere prodotli, a fare rilievi idrograflci ; in- rontreranno minori periooli, eviteranno la lunga naviga- zioiie allantica. Queste Icstlraonianze solenni tolgono alia ricorca, in cui mi addentro, la gretlezza d'una speculazione mercanlile, e vieppiu confortano a far manifesU quei van- laggi clie daranno tanto progrcsso alia civilta, noncho ai traffici. Per le nolizie del commercio sardo, pontificio, au- striaco, di Brenia, d'Amburgo, della Svizzeia, andai dirilto alle statistlclie ufflciali : pel commercio inglesc mi valsero gli specchi dell' Hiibner tratti dai registri del Board of. trade: per quello di Francia mi giovai soprattiitlo della bellissima opera del Bousquet e del Sapet sul commercio di Marsiglia: del resto, il bolleltino delT istmo di Suez pubbli- oato dal Calindri, e gli annuarii del Guillaumin, dell' Hiib- ner, (leilo Schercr, del Correnti, e giornali moltissimi mi for- nirono, come dicono gl' Inglesi, la materia di falto. lo procurai di lasciar da pailc tutlo cio die «'• si nolo da rendere affatlo noioso clii ne torna da capo a discor- rere: ma se pure non mi riusci di dire cose nuove, se pure col punto di vedula da me preso non mi riusci rendere bene accelte anclie cose gia udite piii volte, ma qui esposte in particolarc atlitienza col mio |)aese, io prego il leltore a fame la debita parte alio stato della ricerca propostami ; cbe ormai entro ncl sentimcnto e nella conosccnza univer- sale. Appunto |icr tale ragioiie lacerai ben piii carte che non ne misi insieme: e spero una valida scusa alia rapidita, con cui discorro su molli punti: la quale a me stesso fu — ()i fosse lo scrivere ampio e dilTiiso. Nelle congetturc i<> mi giiardai dal circoscrivere e definire con Humeri il fuluro: che appunlo annuncian- dosi con qucsle apparenze severe c decise inetterebbe in sospetio il leltore : eonie airinconiro nel venire alle con- siderazioni do' noslri IralTici presenti e delle leggi cbe \i governano c delle liforme elie sinvocano stimai mio debito d'liscire quanto piii fosse possibile dalle imiversalil^. PARTE PRIMA . . . CAPO PRIVIO Abbreviamcnto del viaggio. — Risparmio di tempo e di spesa. — Delia navlgazione del mar Rosso e del Mediterraneo. Certo ('■ che dal canale si avia economia grandissima di tempo e di spesa pei viaggi deH'Indie. Da Londra a Bom- bay sono pei Capo M280 rail, geogr. per Suez 74-^0; da Bombay a Venezia 14304 pel Capo; 5GI6 per Suez. Ag- giungasi ehe pel Capo non pu6 una nave andar diritta ai- r Indie, ma deve pigliare larga svolta; e il ritardo che spesso frapponesi alle navi nel passare lo stretto di Gibilterra per uscirne nelT AUanlico. Fu fatto da moUi giornaii lo spec- chio ove scorgesi quauto minore sia la distanza de' varii porti d'Europa dall' Indie pel canale di Suez anzi qui il luogo di considerare quali sca- pili possoDo temersi dai paesi cbe oggidi haauo tal mono- polio naturale qualora cessasse : qui non ne considero r effetto sulla produzione dei varj paesi d' Europa, ma si suir insieme della loro produzione : qui mi ristringo a di- moslrare cbe la grande distanza toglie a una gran parte dei capitali europei il rivolgersi con profltlo all' esporlazione de' prodolli per i porti dell' Asia. Come si puo da Venezia, da Genova, da Livorno fare un' esportazione cousiderevo- le di prodotti nostri per I' Oriente, so essi vi giungerebbe- ro lanto sopracearicati di spese da non potersi spaeciare senza perdila se non a prezzi altissimi ? E se pur a prezzi altissimi si potesse spaceiarii, cbe guadagiio se ne avreb- be, daccbe il prezzo cosi alto non si attribuisce puuto ad un profilto del capitale, ma si ad un rimborso delle spese gra- vissime da loro fatte ? Come e possibile adunque un cora- mercio di esporlazione da molli paesi d' Europa clie non lianno in Asia alcun avviamento ai loro traftiei, cbe non possono conoseere la vera incliiesta de' mercati si lontani e pigliarne norma nello spedire le cose di spaccio piu pronto e piu sicuro ? Una nave cbe vi si arriscbiasse da uno dei porti pill orientali d' Europa coire pericolo (come realmen- le e accaduto talvolta) cbe al primo suo giungcre nei porti — ()9() — ilcir India si spoculasse un forzato cd iiuprovviso ribasso deile merci da cssa rocate : sii'clie, costrello !'arnialore a vendere il carieo aiuiic a prezzo vilissiino pcM- rifarsi deilo spcse deila navigazioiic, pordcrobbe tiitto il suo capitale, c solo a durissiinc condizioni polra provvcdci'si di qiianto gli basti per lornare in Europa. Or se si abbrevii la via del- r Indie, se tulli i porli d' Eui'opa saraiino cosi avvicinati a quelli dell' Asia, anehe il moiiopolio naUirale, di cbc oggidi gode poca parte d' Europa, cesseri totaliuente : e si polri accrcsccre 1' esporlazione lotale. Quindi niun dubbio che la produzione tanlo avvaiilaggiala dal nuovo canale pel ris- parmio del eapilali, per lo svolgimenlo del credito, pei ri- torni pill solleciti, per la quantita delle materie prime nc avra altrellantc ulilita per T esito de' suoi prodolti ; perche i capitali d'lina gran parte d'Eiiropa, i quali oggidi non han- no profitto in tale esporlazione, potranno averlo rilevanlis- simo per la nuova via piii diretta e continiia. CAPO OTTAVO . Grande esporlazione del dauaro e specialmente dell' argento dair Europa per I' Asia. — Come il canale di Suez deve di- minuirla. Oggidi, conic accennava,somme ingenti [)agansi in daua- ro ogni anno dall" Europa ail' Asia : da Londra ncl 1851 si esporto per T India e la Cina la soniina di 2.592,800 di li- re sterline in argento, e di 700,350 in oro. Nel 1 850 (I) transitaronoper Suez 45568 casse eon 463. i32,500franchi. lo sono ben lungi dal ripelcre i lagni con ciii osteggiavasi (I) Gugl. Meumaik., le niwue qwinlila d'aru. — 697 — lie' suoi priiuipii la Compagnia delle Indie orieiilali; quasi- che coiriinportare cose dell'Asia in Inghilterra e coU'estrar- ne danaro recasse al commercio inglese una vera perdita : io riconosoo evidentissimo il principio che quest' oro, que- sto argento iiiandato in caiubio delle cose asiatiche non si hanno senon da prodoUi smerciati in allri paesi, e che quin- di tale esportazione di oro e di argento, non meno del- r esportazione di altrc cose, denola ii fiorire e I' estendersi de' traffic!. Non allego qui questo fatto se non per osserva- re che appunto si spedisce oro ed argento nell'Asia, perch6 non vi e inchiesla di lante merci enropee ; e quindi col- r auraentarsi in seguito di tale esportazione diminuiri in- vece r esportazione deir oro e dellargento. Si avra allora possibility di pogare le importazioni dell' Asia con cambiali corrispondenti alia sorama delle cose iniportate dall' Asia. E noto come nei porti inglesi le materie prime si paghino al primo loro arrivo, onde si puo conoscere come un' iiii- portazione di cose asiatiche sempre crescente secondo le inchieste dell'industria, possa cagionare una tale esporta- zione di denaro che nc nasca una violenta alterazione nel mercato. Tauto piu deve tenersi conto di questo fatto, dac- che il pagaraento delle merci asiatiche si fa per la maggior parte in monete d' argento: onde la difficoltii di trovare le monete pei pagaraenli richiesti dal commercio puo accre- scersi soramamente. In addietro la Cina dava all' Indie i suoi canibj in te ed in argento; ma dacche si ando accre- scendo r esportazione del te, delta seta, del cotone per r Europa, la Cina paga i cambj dell' Indie con biglietti tratti su Londra: onde I' Inghilterra deve mandare a Calcut- ta r argento prima speditovi dalla Cina. Ne altra moneta che la rupia d' argento e comunemente accettata nell' Asia : oltreche I" argento e piu opportuno dell oro per le lontane Serie HI. T IV. 00 - 698 — navigazioni. Qualora la navigazione divenga piii breve e piu agovole, e qualora 1' csportazione delle cose d' Europa si accresca, nou o dubbio, die I' inchicsla dell' argento sari mioore nell' Asia, che 1' oro vi preaderi parte nei negozj, chc in tal modo saranno diminuite le subite alterazioni del mercalo nioiietario in Europa. CAPO NONO Auniento delle inchieste di cose europee in Asia. — Cause che ora la rallentano. — Conoscenza della reale inchiesta di cose europee in Asia, — Opportunita degli scali e della ca- tena de' cambj. La produzione, eonie venni dimostrando, Iroverii uno sbocco ben piii ampio di quello cbe le sla aperto oggidi, dacc'be i popoli dell' Asia non potrauno riparare le loro ge- lose abitudini dietro I'ostacolo nalurale il quale interronape la navigazione del mare dell' Indie e del Medileiraneo. An- obe oggidi rincbiesla delle lose d' Europa non e tanto liuii- tata neirAsia dal grado di civilta (juanto dagl' iiupedimenti ebe vi si frappongono. Basta lossurvare elie escludonsi nella Cina i nostri prodoUi non pure col dazio doganale^, ma con uioUipliei pedaggi, e linalnienle col ridurli in guisa cbe non possano in verun niodo vineere reiuuiazione de' pro- doUi cinesi. Inoltre 1' csportazione accresciuta ed estesa fartj cono- scere ai produtlori i reali bisogni dei popoli, ed adattare le loro spedizioni all'incbiesta; il cbe non epossibile nella niaggior parte degli Stati d' Europa, sino a che T csporta- zione e cosi niiscra, e per poco si aflida inleramente alia paccolliglia. — ()99 — r/ Aube, nil arniatore di Marsiglia, osserv6 che prin oipale cagione della pocliezza dei traffic! francesi nell'Asia dipende dal grave danno di doveisi recare Ic navi francesi air India sur test, il die dipende in parte dalia quality delle cose cLe si esportano per I' Asia, poiche essendo ma- nufa((e oecupano minor volume di quelle ricevute in cam- bio dail' Asia stessa. Ma andie questo gravissimo danno del partire sur test, che e eomune alle navi dei nostri porti d'Euiopa, cessera fuor di dubbio quando possa accrescersi r esportazione ; perchc, awiandosi il traffico sopra la nuo- va strada dello Indie, nella quale la nave pu6 fare scala a tanti paesi, si potr^ parlirecon un carico di csito certo in qualcuno dei porti in cui si fa scala, e via via far molli- plici oambj, in guisa cbe la nave non rimanga mai vuota, ed i noli possano ribassarsi compensandosi coi profitti di quest! cambj. Anche i diritt! differenziali cesseranno del lutto, quando si potra navigaie all' Indie per una via breve e confinua eziandio dai popob che non hanno oggldi ba- stanti capital! per tale impedimento. Gl! emporj andranno di manoin mano diminuendo, dacche la navigazione direl- ta diviene possibile ed agevole: appunto come le strade ferrate hanno tolto la nccessita de' grand! mercati. II pro- duttore quind! potra fornirsi delle malerie prime nei porti vicini alia sua iiianifaltura, ove il naviganle si affreUera di soddisfare linchicsta. Tollo in somma un ostacolo naturale, tutti si consegui- raniio dalla produzione i vanlaggi, per cui e desiderata do- vunqne la liberla dei comsnercii, non solo sancita dalle leg- gi, ma possibile in fallo. 7011 CAPO ])KCIMO ■ ':- Accresciinenti de'consiimi euiopei, regolarita nelle provvl- ste. — Importiizione del riso. — Come il canale di Suez tofjliera I' cnonne differenza tra i consumi de" paesi piii occiilentali e piu orientali d' Eiiropa. — Cotoni, zuccheri, te. — Aumento della prodiizione nell' Asia. — II commer- cio di circolo si convertira per moiti paesi d" Europa in commercio di consumo : daiini del cominercio di circolo. — Le sete ed il meicato di Londra. Non nieno Itenefica sara rinfluoiiza dclla ntiova sfrada deir Indie siiiraccreseinienlo dc'consdmi europei. Come il consumo s'aumenla al tctgliersi d'una dogana ed'nna proi- hizione, cosi esso deve crescerc senza pai-agone quando si schiuda il canale alle navigazione, esia cosi toltoqud grande ostacolo ai carabj tra I'Europa e lAsia. Accresciuti infatto i capllali ed accresciiita r offei'ta de'pi'odolti, deve di ne- ccssita aimienlarsi la soddisfazione do'bisogni ohe son fatti sentire dalla civilta, ed estendersi a qnanli non poteano dapprima procurarsi le desiderate agiatezze perche lor co- stassero caramente. Puo invero avvenire die tanto se nc; accresca rinehiesta da controbilanciare almeno in parte qiiella diminiizione di prezzo die sarebbe naturale atte- nuandosi di tanlo le diffiriiltes nf attainmcnl: ma contiitlo- ci6 non sarebl)e meno reaie ne meno rapldo I' aumento del benessei'e e della ricdiezza. Dacehc la produzione acquisle- ra estesissimo svolgimento, si accrcscera il valore reale de' salarj ; quindi anclio per un prezzo eguale o minore il popolo avrc'i miglior cibo e migliore vestito, ed acquisterA sempre piii la dignita e la ricompensa del suo lavoro. Quanio minore la necessita di provvedersi pel consumo — 7UI — con cnstosa nnlicipazioiie, perclic' lofierla delle coseche lo soddisfano noii litorria se noii dopo liingo inleivnilo! Quaii- lo minore il pcMicolo di riiiianere non soddisfallo il consu- ino (he la nccessita e le al)i(udini eivili ricliicduno ! Quanto minore la minaccia di sotloslare alle spoculazioni I'lic dalla lontaiiaiiza dei inercati, dairincei-iezza degli arrivi, dalla necessila di far le provviste in grande son fade arditissi- ine e rovinose! Qui non considero i benefii-j del niiovo ea- nale sid oonsuaio die affatto generalmente : ma ognuno pu6 toslo accorgcrsi come il eotone, il caffe, lo zuceliero, il riso, la iana, la seta abbiano tanta parte nd soddisfare i bisogni eiii-opei, die un riaizo nel loco prezzi), il quale di- penda da diminuziune reale o temuta delfofforta, sia ca- gione di altreltanto riaizo in tuUe le cose che servono al- r alimenlo e al beaessere. Abbiamo provato anclie in questi ultimi anni la nocessih'i d'un vicino ed ampio mercato che supplisca al difetlo di sussislenze, per cui le vlcende delle slagioni facciano temere I'Europa: perche da porli dell' In- dia, quasi sconosciuti, or son I 0 anni, vennero dopo il j 852 ai porti d'Europa graiulissimi carichi di riso, i quali pote- rono atlenuare il caio de'grani, menlre nel 1845 Tlughil- terra non ne importava se non 384,830 quiatali metrici, e le Havre non ne facea alcuna importazioae ; nel 1854 se ne importo in Inghiltena G7I,G00 quinlali metrid, a le Havre 172,100, e simile auniento ebbe luogo negli altri porti. l-^l S T A T I 702 — Riso imporliito in varii paesi eiiropei (') negli anni 1846 Rotterdam Amsterdam Brema . . Amburgo . Stetlino . Anversa . Zollverein. 67,000 57,900 39,500 48,600 45,950 H 2,550 100,250 1864 182,600 210,160 83,050 109,360 76,900 270,950 250,900 I Sc si raffronli il consumo delle cose provenienti dal- r Asia fatto in IngliilleiTa, e quello falto in allri paesi di Europa, si conoscerti ancor piii inaiiifestamente quanta necessita siavi d' una via che avvicini tutli i porti europei air Indie, e tolga il nionopolio naturale di eui ora godono i soli porti delT Inghilterra. Non diro del te, che si con- suma in si grande quantitt'i dagli Inglesi e scarsameule al- trove; ma si del cotone e dello zucchero che hanno parte ben maggiore nei consumi del popolo : a niaggiori parti- colarila verro poscia discorrendo dell" efl'etto del canale di Suez su ciascun paese d' Europa. Secondo il Banlield il consurao del cotone fu cosi ripaiiilo in Europa dal 1836 al 1841, e dal 1842 — 1847: e vero che trattasi del co- (I) Anmiairc de rEnnuomie politique ct de In .slalixliqite par Block '/ Guillunmin. — 703 — lone consiimalo nella produzione, raa ne dipende alia sua volta la quaiitilA del cotone consumata in tessuli dal popo- lo inslese. S T A T I 4836-1844 4842-4847 Inghilterra . . . . q. m. Francia » Olanda, Belgio, Alema- gna, Nord d'Europa » Paesi suUe sponde del- I'Adriatico .... » 40.935,284 3.566,502 4.637,344 766,444 44.344,540 4.056,664 2.434,068 979,683 Stando a slatisliche piu recenti, le proporzioni del eon- sumo dei cotoni sarebbero mutate ben poco (I). Inghilterra Francia Altri Stati d' Europa 270.000,000 72.000,000 80.000,000 Quanto al numero dei fusi si hanno egualmente enormi differenze tra ringhilterra e gli altri paesi d'Europa. (i) Slalisliqup de ( Industrie de la France, par Moreuu de Jun- nts. Paii.<. 1856. 7U4 Inghilterra J 3.000,000 Francia 3.263,000 Austria 1.500,000 Gerniania 815,000 Svizzera 650,000 Russia 700,000 Belgio 363,000 Spaarna 300,000 300,000 II consumo del cotoni nun esportali, nia realmenle ado- perati negli usi del popolo inglese non si pu6 ben delermi- nare, atteso il contrabliando die se ne fa su lutto il litorale da Ambufgo a Cadice, ma ben si puo dire che sia almeno 11 doppio del consumo fattone in Francia, e tre volte piu grande che negli alti'i paesi. Del consumo dello zucchero devesi dire il medesimo, poiche in Olanda il consumo e di 19 cliil. 377 per capo, in Inghilterra di circa 13, in Bclgio di 4,632, laddove nella Spagna e di soli 2,040, negli stati Sardi c di 5 chil.,e scen- de nello Zollverein a 1,076, nelT Austria a 1,004, nella Russia a 0,63,3. Quoslo speccliio slatistico del consumo de' zuccheri in Olanda puo dimoslrare quanto i trafQci piii diretti coll' India giovino al benessere ed all'induslria degli Olandesi, e lascino di gran lunga dopo loro i popoli che abilano lungo I' Adrialico (I). 0) Annimiri' de r Kronomie I'lf. pa/ Block el fjuilhnnin. — 705 — -1848 . 1849 . 1850 . 1851 1852 . 1853 . 1854 . 1855 . ZUCGHERO GREGGIO importato raffinato 106.452,000 107.681,000 112.481,000 120.526,000 109.566,000 110.541,000 112.097,000 97.355,000 68.599,000 63.607,000 77.315,000 78.346,000 72.352,000 70. .596,000 74.864,000 75.650000 esportato 36.220,000 51.545,000 25.598,000 30.618,000 40.044,000 55.340,000 33.225,000 33.278.000 ZUCCHERO raffinato esportato 40.549,000 44.540.000 56.070,000 59.065,000 59.869,000 49.490:000 55 258.000 53.495,000 IMPORTAZIONE ESPORTAZIONE greggio greg- gio rafflnato TRANSITO greggio raffinato Amsterdam Rotterdam Schiedam Dordrecht Altre citta Totale 66.192,330 ch. » V.990 52.9443,33 50 1.612 4.106,337 » » 5.460,597 46 » 5.595,405 » » 112.097,000 76 3.602 47.106,910 6.317,591 » 31,688 1,781,811 55.238,000 ch. 17.145,950 13.403,762 950,616 678,985 1,045,687 33.225,000 ch. 94.280 87.312 181.592 Serie III, T. IV. 91 — TOG — K cerU) die i paesi dell'Adriatico, e di tutlo il Meditor- runeo lusciali in dispartc dal viaggio dell' Iodic, clie si fa ora pel Capo, devono aggiungere tutta la diffcrenza delle spese di trasporto al valore doi lore consuaii^ e quiiidi de- vono nei'cssarianienle diminuirli. E certo chc gl' Inglesi lianno ora ildoppio vanlaggio di tiasportarc i loro prodotti air Indie per una luinore distanza e di Irarne con una spesa ininore le cose eouipratevi. I paesi adunquc posli lungo il Mediterranco sono nella necessity di reslringere i proprii consumi aggravati d' una spesa ben niinore per gl' Inglesi. Non si pu6 nei nostri porti aver prolilto da una naviga- zionc diretla all' Indie : poiche troppa porzione del nostro capilaledovrebbe convertirsi in mezzi di trasporlo, e quindi dobbiamo perdere una porzione dei noslri prodotti per farli trasportare dai uoleggiatori di Londra e di Liverpool, ove non solo si coucbiudono con faciliti'i le compre, ma trovasi eziandiu 1' opportunita dei noleggi. Finalmente i! consumo si acerescerti in via assoluta, perche la materia prima non solo diniinuira di prezzo,nia si accrescera, potendosi esten- dere senipre piu nell' Indie la eollura del cotone di raano in mano cbe,diminuendosi le spese del trasporto ed accre- scendosi la concorrenza, il proQtto della eollura sara mag- giore: tanlo cbe potendosi prima coltivare il cotone in quelle terrc in cui il prezzo della coltura non accede i 26 fr. 37 c." per etlare, si potri poi estendere anche sulle terre in cui per la coltura ricbiedesi una spesa raaggiore: perchti il soprappiu speso nella coltura viene compensate dallo spaccio maggiore e dalle spese minori. Qucsta considera- zione dedotta solamente da un abbrcviamento del viaggio acquista maggior valore ove si pensi cbe in addielro non fu promossa nell' Indie la coltura del cotone con quella ii- berta che a tutte le tolture e necessaria. — 707 — Egli 6 certo eziandio che potendosi avviare da tutti i poiii europei il commcrcio dirctto coll' Indie, tanto i con- suini qiianto le produzioni d' una gran parte d' Europa si scioglieranno dalle inflnite spese di che sono sopraccaricati i nostri cambii col farsi indirettaraente e coll' avere noces- sitii di far capo nei soli porti inglesi. Anche piii sopra ac- cennai questo rilevanlissimo fatto ; ma iraporta tuttavia considerarlo piu specialmente, e conoscere come il canale di Snez porteri al commcrcio dell' Europa coll' Asia quel vantaggio rilovantissimo che vediamo tuttodi conscguito nel commcrcio interno d' Europa dalle strade ferrate. E notissimo il fatto chedopo compiule leferrovie si rian- nodanoi tral'ficitra iproduttorie i consumatori senza neces sitci di far centroin unafierao inunemporio; tanto che, p es. le fierc di Lipsia sono di anno in anno assai meno frequen- late che nel passato. CoH'avYiarsi quindi i traffici diretti coir Indie si risparraieranno non solo dirilli di commissio- ne, di piu saremo toiti al pericolo di false speculazioni ed arrischiate in cui i commissionarii hanno interesse di trarre i negozianti: oltrechc, awiando un commcrcio piu diretto potremo meglio provvedere alio spaccio dellc nostre cose. Si considerino i dazii che molte merci devono subire nel- r esportazione da paese a paese, 1' imballaggio, la spesa epistolare, il trasporto a Calais, il rischio stradale, il callo naturale dclla roba in viaggio, la diversity di ragguaglio di peso air cstero, le spese da Calais a Londra, la polizza di assicurazione pel tragitto, le spese di sbarcamento, il ma- gazzinaggio, la sonscria di vendila, la commissione e del credere, il tempo consueto pel pagamento : e si conoscerS come una raerce giunta a Londra e aggravata piij del dop- pio del suo valore primitivo. quindi devesi venderia a piu caro prezzo. Sopratlutlo nel commcrcio dclla seta fu sem- — 708 — pre deplorato tale disortline: aggiungendosi pei t'abbricanti iiiglesi un meso di tempo per dichiararsi sul conlciuito delta spedizione, e quindi dandosi luogo a niiove iiieertezze e nuovi danni : iuollre il corrispoiidente di Loiidra paga solo '/j del valore alia conchiuslone del coiilratto di deposito delle sete,e per gli allri due terzi deve il contraenle correre il riscliio aiiclie di perderii se intaolo il corrispondeQte fal- lisce. Onde si vide talvolta i negozianli ilaliani far percor- rere alia seta la lunga via da Genova a Calais, per la Sa- voja e la Franoia, o da .^lilano a Rotterdam per la Svizzcra, facendo tale dispendio per non perdere durante il viaggio il diritto di sequestrare la seta. Ne devest tacere un altro vantaggio che dalla nuova direzione del traflico avranno gli Stati europei ; poiche nel trovare uno sbocoo alle loro industrie ben piu diretto, e nell' avere per esse la materia pill a buon mercato,potranao con merci proprie pagare le derrate o le merci indiane, meiitre ora devono pagarle con merci inglesi. Quindi il ritorno dei capitali sara piii soile- cito auche per questo riguardo : quindi il coramercio di circolo si muteri in vero coramercio di consnmo. (Contimia). (1) Vetli 9rr\[[\ varj del Bnischetti. ; tu,. <.o IMPERLILE REGIO ISTITUTO VFJETO ^ J v- DI SCIENZE LETTERE ED ARTI. ' ■{i->\'A ,•<■ -lUA • vr, '••(;;_.= ''■•• ■"'-■ ^ ^■■ ' ^rHii"! '^ li:;:- . . .,:-:J;!ui ■.!..• p R 0 GR A M M I. ' ' ' ■ '■ . '"'" ' Non essendo stata offerta alcima soluzione del se- guente qiiesito, si ripropone per 1' anno 1801 : «Si conferira un preaiio di austr. lire 1800 airautoredi quello scritlo, che esporri ineglio il niodo di reiidere piii lucrose e produttrici le valli salse chiusedapesca del veneto litorale. ))Ia questo scritto, premessa una breve storia dello stato della piscicoltura in Italia, comparativainente a eio che si opera in tale rispetto presso le altre nazioni,ed in relazione ai progrediraenti fatti finora dalla scienza in siffatto argo- niento, dovra I'autore: ■> i ." Dedurre da! metodo di vivere e dalla dislribuzione geografica dei pesci marini, quali potrebbero essere intro- dotti ed allevati con succe?so nelle valli salse chiiise dell'e- stuario, seuza danno delle specie che gia vi sono, e con certa o assai probabile utilita nazionale; » 2.° lodicare, secondo i principii della scienza e i Innii della pratica, i modi e tempi piu acconci a Irasportare i pesciatelli ; "3." Insegnare la maniera piu facile cd opportuna di ope- rare la fecondazione arlifizialo dei pesci, e le cure necessaiie — 710 — alia loro ediicaziono, dal momento die si sviiuppano sino a clic divengono aduiti; » 4." Esporrc i metodi migliori di raoitiplicai'C i pesci ed allri aniinali inarini iitili all' eeonomia nazioiude, die ora vivono nelle acqiie del vendo litorale; 1)5." Rilevare le imperfezloni dclla piscicoltura nel Vene- lo, segiialandone le pratichc piii viziose, e additai'e, dietro i principii scicnlifici e le cognizioni somminislrale dalP espe- ricnza, il piu sicuio modo di correggerle e sradicarle. ))II coDcorrenle dovra giovarsi di quanlo fii recentemente stampato altrove suirargomento, adaltandone rapplicazioue alle condizioni locali del Vendo. » .■'■■■:■■>■■: *- m:; iXeiranno stesso 18G1. si conferira pure iin pre- mio di austr. lire 1800 per lo scioglimento di qucsto tema. (I Esposizione dei |)rooessi diimici finora appiicati alia tiiitiii'a delle sete, e indirizzi lecnico-dottrinali ai loro pos- sibili miglioramenli ed applicazioni in qiieste provincie. — La scrittura dovra essere nella parte pratica dettata in mo- do aeconcio all" istnizione di uoniini anche non doUi, die volessero oceuparsi di tale industria. » rSazionali e straiiieri, eccetluati i niembri effettivi deir i, r. Istitulo veneto, sono ammcssi al concorso. Le iMemorie potraiino essere seritle in italiano, lati- no, francese. tedesco ed ini^lese : e dovranno essere presentate franche di porto. prima dol i^Joino 15 niar- zo d86l, alia 8egreteria dell' Istituto niedesimo. 8e- condo Tuso. esse porteranno nn' epigrafe. ripetuta — 7H — sopra un viglietlo sigillato, contenente il nome, co- gnome e I'indicazione del domicilio dell' autore.' Cosi per 1' uno come per I'altro dei proposti que- siti verra aperto il solo viglietto delle Memorie pre- miate, le quali rimarranno in proprieta dell'i. r Isti- tuto. // presidenle CAVALLI // segretario NAMIAS. "';'" iir,: ANNO 1858-59 ' . . DISPENSA OTTAVA SULLE CONSEGUENZE t'.HE SI FOSSONO PRESAGIRE PEL COMJIERCIO IN GENERALE, E PEL COMMERCIO VENETO IN PARTICOLARE DAI.l/ APERTIRA DI IN CANAI.E JlARliyDlO ATTRAVIUSO l'iSTMO Dl SUEZ JIEMORIA DI FEDELE LAMPERTICO premiold daW Istilulo Veneto neU'adunanza 19 niaggio 1859. (Continuaz. della pag. 708 Jella precedent.! Jispensa.) — ^3)° CAPO UNDECIMO. Del commercio inglese coi paesi di la dal Capo. L La qual proporzioiie avranao parte i varii paesi d'Eu- ropa ai vantaggi che in generale consegiiiranno nella pro- duzione e nel consumo dalla via piii breve all' Indie ? E prima di tutto 6 forse vero che I'lnghilterra ne debba per- dere la precedenza ch'essa gode oggidi nei traffici deil'Asia? Se pel giro del Capo pote far sua la ricchezza di quesli traf- fici, e Venezia cess6 d' esserne emporio, puo ora credersi che I'lnghilterra, lasciuta in disparte dalla via diritta, non sia pill la provveditrice dei mercati europei e sia costretta di ricevere le cose dell' Indie dai porti del Mediterraneo ? Sotto le oscure espressioni de'ministri che si scusarono di Serielll.T.IV. 92 — 7H -- secondare il nuovo canalc non si iiascoiule i'orse il tiinore di aprire la via ad emuli niiovi e opcrosi di fortune or po- tenli e sicure ? Al lavoi-e dei meeliiu/s e di (|ualclie uomo di slalo non si contrappone il facili- aocomodarsi del Parla- meuto a non darsene Iroppo pensiero ? II popolo inglesc avra corlanienli' polenlissimi nioz/;i di (rar prolillo anciie dalla nuova direziono dei Iraflici : \na pralieo cd avvednto s' ai'oorge dclla nccessila di raccoglioro Uilte le proprie I'or- zc, di picpararsi opporlunanienh?, d' addoppiare la sua perlinacia pel niouienlo in cui nei niari,ove (»ra veieggiano pressoclie sole le sue nuvj, coinpariranno ([uelle di luUi i porli d'Europa, ed i carieiii dell' liidio non piii i'aranno scala a Londra ed a Soutlian3[)lon. Si puo credere in vero ehe, abbandoniindosi dalla na- vigazionc la via del Capo, siano [iicssoche perduli i capitali fissi ora impiegati nelle slazioni di questo viaggio : poiehe essi non potrebbero trasl'erirsi nelia nuova dii'ezione del Irafiico. 11 Ca[K) di Buona Spcranza non deve forse la sua prosperila al sito eollocato a mezza via Ira i porii dell' Eu- ropa e dell'Asia ondc i naviganti si provvedono di frutta c di vino? Per eguale ragione i baeini, gli sbarealoi, i nia- gazzini, ehe ora riccvono neH'IngSullcrra le cose spcdile dair India air Europa e quelle inviatc in eiimbio dai paesi europei riniarrebbero inutili, dacche le une e le altre an- dassero direltanicnte ai porti ovo fossero incliiesle : ondc , si perderebbero le sosnuie ora percepile dall' uso di quci I baeini, di quegli sbarcatoi, di quei magazzini. Dall' Annual, stalemcnl of the trade ond navigalion prendo il segucnto speechio delle operazioni ^V cnlrcjiol falle nei porti inglesi per cose provenienti dai paesi di la dal lapo o ad essi spedite. , — 715 — Operazioni d' entrepot per cose provenienii da paesi ;/, !, ". , di Id dal Capo. ' i ■— ™~— "-~™ PKOVEIVIEIVZA NEGLl AIWM 18o't 1855 1856 1 8 5 7 Valine ill fr.iuohi | liiflie urieii- 1 lal. . . . .3.104,;264::iO 1.0o7,48±03 1.267,2-,o:0S 636,772 85 j Filippiae . QoJ4±[0 258,064:15 5.005.840:55 2.058.552:051 1 ChiiiH . . 5:21,oo4:ju 921,41o:05 403.016:20 256,052:75 j Giav;i . . I... . — — — 5,407:25 Osservazioni d' entrepot fatte neiporti inglesi per cose spedite a paesi di Id dal Capo. PROVEiMENZA NEGl/i ANNI 185 4 1855 185 6 1857 j Valore in franchi | ludie orien- tali . . . 2.240,1 50::;o 2.475,728:85 2.512.756:30 2.501,242:95 Filii.ipiiie ■ 424,456:55 627,492:50 848,509:50 1.015,570:15 Chiua . . 175,584:10 293,054:65 556,172:83 579,562:60 Australia . 8.566,197:80 4.484,697:70 7.794,186:20 10.412,150:50 — 7iG — Quiiuli ncir ultimo anno si fccero oporazioni di cnlrr- pol .iffalto propric del coramercio coir Asia por la somma di lire 7.505,220 e per cose die non aviebbero pin aicuna necessity di venire nei porli inglesi qiialora fosse falto il canale. NeH'insieme le operazioni di semplice tranhipmcnt sommarono, nel 1854 . . . . IV. 126.915,052:20 .. 1855 . . . . » 90.104,0 59:90 .) ^856 . . . . " 415.103,902:60 .. 4 857 ... - » 113.388,448:05. Ma per conoscere pienanicnte a qual valore animonlino le riesportazioni deiringbillerra non baslano quesle cifre registrale per le operazioni d' enlrepol : bisogna conside- I'are allenlanicnte la tabeila dclle esportazioni dei prodotli non inglesi. Chi potrebbe credere, p. es., che nell'Ingbil- terra continui ad importarsi una tal quantilt'i di lana che essa se nc vale solo di '/-, e ne esporta il rimanonte per meti in Francia, per % nel Belgio, poi per le ciUi ansea- tiche? Per formarsi un concetto di quanto pu6 in simil guisa perdere 1' Inghilterra per le sue riesportazioni e per lutle le operazioni mercantili che vi si connettono dopo (he sia fatto il canale di Suez, giova qui il trarre dall' An- nual slalcmcnl citato piu sopra lo speochio delle cose che vengono ora esportale dall' Inghilterra essendovi arrivate in gran parte dall' Indie anche oggidi, o che pur vcneiidovi ora in parte daH'America possono in seguito aspetlarsi in maggior quantity dall' Asia; lo quali Intte cesseranno fuor di dnbbio di recarsi nei dock inglesi dopo aperla la nuova strada dell' Indie. ._ ^ u O ©1 SO !0 id O 00 vi- id o CO o 00 ©1 o CO -St o 2^ 00 ce 00 00 o o ©1 o CO oo" o Id CO ©r ©1 t^ CO CO CO o ''f o ©1 o o id id o o o o id ©1 id on o to O ©1 1= o on C5 >* ffO ©« 00 ©I CO 00 CO >»t o o o CO o o JO id 50 ©^ CO id •<* cT o ©^ "*^ Id" ©q id^ ■*" Co" C5 id oo" Id CO^ id" — 718 — Quesle soiiime possoiio nituiirostamcnlo diniiiuiire do- |)uibc sari I'alto il caiiale di Suez, poiclir o sara piu utile r cseguire siniili opcrazioiii di enlrcpnl e di ricsportazione da poiii piu vit'iiii all" Kgillo, ovvero ( il die e piii proba- l)ilo) Ic luerei andi'aniio direllanicnb^ dai luoglii di produ- zioiio a (juelii ove sono indiiesle. Ne solo le sonnne ora indiealo jiotraiiiio nolevulmcule diniinuii'si, ma simile di- iuiuuzione dcve loocarc a luUo il commcM'cio brilaniiico di riesportaziono, percbc, cessando T opporluiiila dei porti bi'itannici per la riesportazioiie dei jirodoUi inviali dall'Asia ill Eiiropa, cossa parimenli pei cambii clie le s inviauo. Ollrecbe eol eambio iloile merci cbe si fa oggi in gran parle pei- mezzo degl' Iiiglcsi si collegaiio le operazioni deleredito: e quiiidi per trnrre una cambiale suli' Indie deesi di uecessila I'icorrere all'Ingbiilerra iaviandole pur scmpre nuove rimesse di danaro. Inollre gl'Inglesi lian- no ora un vantaggio sopra gli altri paesi \m'v le cose dcll'Asia che si consumaiio in higbilterra, pcrelie cosiano meno ad essi cbe agli ailri pt)poli d' Eui'opa : ma queslo vantaggio relativo non lo avranno piu qnando i porii dei Medilerranco saianno piu vicini airindje ebe non I" Ingliil- lerra. S' aggiunga clie della stessa via d'EgiUo, la (juale pel canalc sarcbbe aperta a tulli,oggi usa quasi esclusivamente r Inglese, clie la vorre])be affatlo sua, I'aeendo del Vicere, secondo cbe fu delto dal Girardin, il cajio de' guardiani della gran via Ira Londra e Calculta. E pei noli 1' Ingbil- Lerra non avra nulla a lemere dal nuovo canale ? Vero e elic e pur pi'evalenle la sua marina ncl Mediterraneo, ma puo dubilarsi ebe tal prevalenza sia un eft'etto di quella or goduia nei mari dell' Indie. Anebe la marina veneziana provvedeva i paesi oecideniali d'Europa, eppure cesso di provvederli allorcbe cnlraroao essi in que' uogozii cbe pri- — 719 — ma faceansi dai soli Veneziani. Oggidi '-/, del tonnellaggio ohe fa il giro del Capo sono inglesi : mn per conchiudere che ai noleggiatori inglesi torna conto V abbreviamenlo del viaggio couviene provare che, fatto I' abbreviamenlo, si ri- correri ad essi come per V innanzi. Un tempo I' Ingliilterra veniva provvista delle mercidellevante per mezzo delle ga- lee di Fiandra: che, toccati i principali porti del Mediter- raneo, passavano a Southampton, dove ferraavasi la galera del capitano, mentre ie altre [)roseguivano a Londra, ad Anversa e altri porti, raccogiiendosi poi nuovaraente a Sou- thampton per fare il viaggio di ritorno. Ma dacche il re di Portogailo tolse il commercio delle droghe ai Veneziani le galere di Fiandra rare volte recaronsi a Southampton. Credesl che parimenli cessino le navi inglesi di provvedere i porti del Mediierraneo? II Times scriveva che il commer- cio inglese non teme, ma provoca la concorrenza, che fa- cendosi ricco un alti'o popolo 1' Inglese acquista un altro consumatore, che non si tralta di una corsa di cavalli ove la vittoria dell' uno e rovina dell' altro. Ed in vero, si puo osservare che il commercio inglese nell' Indie si accrebbe eziandio dopoche in quel mari trovo V ardito navigatore americano : si accrebbe anche in Europa negli stessi anni in cui si accrebbe il commercio di altri stati. Ne al capitale circolaiite^che oggi s' impiega nel commercio del Capo,sara ; tolto il rivolgersi alia navigazione diretta e coiitinua pel ca- nale di Suez. I Veneziani non poterono fare altrettanto I nella scoperta del Capo ; che avrebbero dovulo farsi animo I' alle navigazioni lontaue ed ignote: ma gl' Inglesi non hanno I ora cguale diilicolta,perche non trattasi di navigazioni nuo- i ve per loro, ma si notissime e in cui sono anzi anche og- gidi prevalenti. Di 5i.>6 navi e I 18,1)80 tonnellate che co- stituirono il luovimento del porto di Suez nel 1836 furouo — 720 — iiiglesi 02 vaporiei'C ; lo ailre i'uroiio bardie ai'abe di pic- colo ciibotaggio: le vaporioro inglcsi furono di 70,000 toii- nellate, le 502 barcho arabe non vi ebbero piii di 56480 touiiollato. Mentre il conimercio locale di Suez c il transilo si valsero di allrc bandiere per una soniina non maggiore di 13.034,937 fran(lii,(iuelIo fu per H .000,000 questo per 503.532,300 fr., fatto con navi inglesi. Nell' importazione del 1 856 nel porto d'Alessandria, cbc in tuUo fu di 69.093,000 francbi, I'lngbilterra cbbe parte per 32.219,000 V Austria per soli 4.950,000, la Franeia per 4.803,000. AH' esporta- zione di J 14.800,334 francbi, I' Ingbilterra ebbe parte per 04.667,730 fr., la Franeia per soli 21.402,000: I' Austria per 11.333,000. Di 4618 navi entrate ed useile con i. 08 1, 263 tonneliate, 1 142 furono inglesi; di 313,300 ton- nellale; Francesi sole 414 navi di 62,129 tonneliate. Senza le vaporiere destinate al servigio postalc e speltanti a com- pagnie sussidiate ( il Lloyd austriaco, le messaggerie iinpe- riali, la compagnia peninsulare orientale) il movimento delle vaporiere nel porto d' Alessandria si conoscc nel se- guenle speccbio. Paesi EnT RAT A U SCI T A di prove- nienza e di desti- nazione 1 — . a Tonnel- iate Forza espressa in cavalli _2 Tonnel- iate Forza espressa in cavalli Inghilt. 447 44,3899 27,952 429 444,746 34,423 Austria 72 56,000 20,450 72 56,000 20,450 Franeia 67 34,861 13,420 57 34,861 42,420 - 724 — A Smirne 1' importazione fu 7^ .857,000 fr.; I'lnghil- terra ne ebbe 25.935,000, I' Austria 12.555,000, la Fran- cia '1 0.464,000: su 72.221,000 d'esportazione I'lnghil- terra n' ebbe 27.447,09, l' Austria, 7.908,000, la Fran- cia 8.442,000. Da queste cifre si pu6 conoscere come ringbilterra, la quale prende parte al comraercio del mondo con 19,328 navi, di 4.211,482 tonnellate, e che negli stati stessi del Mediterraneo e prevalente, potra cer- to offrire 1 suoi noli al commercio europeo con migliori condizioni che non possano allri navigatori: eziandio dopo aperta la nuova slrada delle Indie, Inoltre, anche su questa via non 6 padrona I'lnghilterra d' Isole stupende, da crear- ne eniporii ai commerci dell' Europa coM' Asia? Non 6 pa- drona di vaste e magnifiche possessioni nell' India, ove ha a suo favore ben avviate e stabilite relazioni, ed ove col commercio permuta i suoi capitali d' Europa con capitali non meno spettanti a sudditi ingiesi? Che se I'lnghilterra quanto al costo delle malerie prime e delle cose ch'essa consuma, perde il vantaggio relativo or goduto sopra gli altri popoli ouropei^ essa pure avrii il beneficio coraune a tutti quanti dipendente da un risparmio di spese e di tem- po: minore e vero per I' Ingliilterra che pei porti del Me- diterraneo, ma pur notevole. II consumo del caffe, p. es., fu nel 1848 non minore di 37.077,546 lib. ingiesi; non si accrebbe di poi; ma non e raai disceso solto dei 30 milioni. Se si confront! col consumo dal 1830 al 1834, I' aumento avvenuto e notevolissimo; poiche allora il consumo ne era di 22.973,000 1. (425 grammi per capo), essendo in- vece di 34.996,000 nel 1856, cioe di 568 grararai per abitante. Mel 1848 si consum6 6.142,296 libbre di zucchero greggio: ed il consumo slette flno al 1857 in quesli tei;- Serie HI. T. IV 95 — 722 — mini, cioe di I2«'''i- 68 i per abitante, ineutre nel 1840 era solo (ii G«^''i'- 705 (nel 1856, 36l.000,000'^''i'- ; nel 1840, 183.000,000'^'>") Da 30.047,000 libbre di t6, oio6 570 gramrai per ca- po, die si consumarono nel 1830, il consumo giuiise a 63.278,212 (28.6G5,000'^''") nel 1856, cioe I chil. e 23 gr. II consumo del tabacco greggio fu (li 26.987,618 lib- bre ing. nel 1848, di 32.428,006 nel 1857. II consumo del riso si ha quadruplicato in 9 anni, elevandosi da 390,377 libbre a ^. 490, 457. Da questa tavola rilevasi eziandio il valore del consumo dclle droghe. DROGHE NEGLl ANNI 18 5 4 i 855 1856 18 57 Inipoitate Esportate Consumate Ir. 9.046,96513 4.521,844:25 5.023,120:90 7.184,101:10 4.477,580:25 2.704,605:83 10.444,971 05 4.865,292:65 5.579,678:40 6.419,758:70 5.948,599:70 2.471,559:00 Su tutu questi consumi I'lnghilterra avri benelicio grandissimo dell'accrescersi I'offerla di tali cose dall'Asia e farsi piu spedita e piii facile. Non minore profitto ne verri air Ingbil terra (come benissimo osserva la Camera di Commercio di Genova) per quegli oggetti che innanzi di essere posti in commercio abbisognano d' una manifaltura speciale all'Inghilterra, i quali cola s'inoltreranno pur sem- pre, imperciocch6 ella, ricca di carbone e di ferro e tanto — 723 - innanzi nelle macchine, saprS mantenersi le sue manifattu- re. Per le sue fabbriche avra un vantaggio nel prezzo della materia prima: il che, giova ridire, sar^ vantaggio rilevan- tissimo per le industrie piii grossolane e di maggior con- sumo, nelle quali appunto 11 prezzo della materia prima non 6 compensato dalla mano d' opera. — 724 — ~ tC~ -f^- c^ ■ t. '*■ 05 oe "%^ — o "t^ ^' t- ^*" oo •^3 ' to C?1 00 to oo- 3 a « ^r. 'Xi Oi to oo ^- GC 00 o_ '^ vC^ CO^ «r G-* •^ f^ otT tc' ^ ^ o Oi' ^ oT -!?■ co" •— n S o oc S^' t- « •t 00 a a 2 « o ■^* (?» cc •^ «5 o c: "*t ■^ ^ CO « t-^ «^' \n CO s g « ^ ss ^ ««« <* as* s 0,0 Oi (?1 G^ ■« OO cT" as (?1 ^«^ to O urs to to ■* ^, "^ '^ o OS Oi^ ^ t- °l cO^ 5 i! 1= CO oT o" Ci o Oi (?> to o * CO* lA* c^ t-^ oi lO r~- ^ CO OS ^■i- (S^ ifl to ^ a> to O := ^a G^ i£> eo to Ol o^ CO vn o -^ o cT OS to 5 — CO ©^ *^ Of Oi t- tr> oo O o t~; o> ""t OS fC ^ ^ "^ (M "^ CO 5^ ■^ to to* t-* , s^ lo to .,— «-r •^ oo o -^ 05_ to^ *^ vO ^4; a c ^ to co~ o" S-1 CO o Oi -^-t -^ -* O to to •^ £ -g — = .i 1 t-^ CO ^. o c» «t '~ CO *=* *^ >^ •^ c ° 1 ^ -r- "^ "" ^ Ol «) to O) cc ^ -*^ CO J3 oo oo •^ ffo' •«f o ao ci ■-vf ^ cs vn o 9 (m (£) CO 00 s-J *^ vO o ^^ "^ "" " '^ C> o ^ OS to E ^ " ; o c^ -*' ■^ «T ^ «j to oo oo CO ("i -^ -«t -^ G^ CO CO e^ S e^ '^^ CO ___ "" Q^ "oo ~eo~ (M «? ■<* 00 ~F ^ "^ S3 G^ «r c^ t- o *^ U5 o CO o CO ". O co^ — ^ to^ to OS t^ QO^ vfT ^ J^ to :o ^. oc oT sn to o CO l>.' ^ o oo « CI CO o cs o eg (O ? ^-> r- as OS ^ '"; '^. ^ OS oo ff« o »*^ oi as* E s oi to ©^ as ^ OS o (M CI fO ^rt oo o (M (?^ ,<* to to -e" to 00 ^ ff^ a OS in to ^JJ- OS '^^ •^ .^ o ^ in (>; co^ -^f o o s «j (»" ^ C^ o t-T ,^ CO o«r o" ^ ^« cs" o oo ^ Co as o CO CO iC G^ :2 lo t-^ e^ to Ci g\ s •^ to tO_ ^ ^' to o t-^ ^ «# ^ to ^ W ^ .^ eo to' >n 00 s* m^ o -4 ffl t- s^ o to « O) to vrs S s iO to »• to "Si a ^' - M B C < i S5 xa •^ to 5 oo o> s s 5? s s to 5 1 ^ oo 00 ^ 00 - 00 s ^ s« s? 00 00 ^ — 726 — i ■<* ^^ ^ 0 to la 0 CO GC ^^ ifl 1^ Oi ™" ■^■■^ 0 OTi s X s 00 2 o ^ ^ OS s^ CO "^^ *«* s^ 0 30 s CO d "^ CO to Jr — • OS *H =2 ^ co" oT itT t^ vO^ ^ e^ co" ■5 a ^ 3 3 0 O) 0 -^ CO « ■«!' oi ac i?i •5? fO t^ (?J •^ t-I • ^ i 5^ n «< 00 (?» CO CO CO •^ iO ■* v« 10 ^ (?i 00 t^ t^ 30 ITS 00 0 vn CO s^ 30 2 s to 5 r^ ^ -^ Ci ■-t Cv CI H t^ cc *^ in ce to^ t— »* -^ C3 •^ CO J ?o 07 f^ ^ e*" .*r ^ - QO ^ vn CO CO CO s^ 0 oj v« CD .n "?} 0 to' ■^■? CO CO* OJ CD* oJ CD c> H " 0 to "^ '^ " 05 0 0 l< t^ ^a as CO ^ t^ Ci -t !>• s-< 30 .H 00 C' 00 «o M «* ^ 'V CO ^ -t iC t^ ^t 0 2 CD ^ M '^ "•* to Oi — ; ^. *-"^ ^ CO Oi CO ^ &* ■^ "" ff> ■^ "^ ffi CO* CO* *^* ^ CO* CO* CD t- fC Xt CO c ^^ 1^5 30 ~~OD Ci -., ^ GO rl CO 0 00 0 CO 0^ t^ co 30 ■S -r ■= oT o" 00^ cT IfT J^' ^JT (j^ ff^'" *^ «^ CD '^ S -li 3 to cs CO 0 H * .^ •^ ^ ^ ^ 0 ^ ^ (?; t-; ^ 0 CO 5 -* CO to' «f' '^ tx> z6 0 •^T CD a to *^ 30 0* 0 t- t^ to iC5 t— ^m .^ !>. .< 0 0 CD d in -^ tT' 0 in 0 e-i CO CO CD CD t- CJ CD ^ 0 rs 0 !>• 30 i-O 0 o • - "S ■■" ** to ^ t-; q c iC 0 CO "^. 0 «? •;- 0 a.^-^ t-^ ^ to' 0 CJ t-- t^ C5 (?i c> _^_ _^ e^ ©^ n CO CO -^-? ** ■* «t vj" ^ I ' 5J 0 CO to ^M SJ in fC s^ 0 «t C5 •H~ in wo ~ ^^ to CO .^ vO CO a* CO •^ --T CO l-^' t^ CD -?* o> 0 OS 0 s-i 0 30 "^ -^ c =: 'S t^ vn 0 '^^ "^ CO t- QC CO G-; 0 CO ^ S^ co' e-i co' CO ^ 0 lO CD t-^ 30 ^ •^ ■^ £c ^ £ ■^ —^ .^ 00 1^ vO ^« t^ 00 w^ S^l CD 0 CO CO 00 Ci 0 M 0 OS OS 0 CO 0 ^ ^ '5 .£) 0 ^ to^ to q^ co^ s^ -^ ^ . -^ 00 .- ? t^ o Ir- (?< s^ ^ 0 t^ CO OS 0 CD 01 00 s 0 06 t- 0 CD e^ u 00 •* 00 to ^ ^ s^ IS **. CD 0 u to «^ 00 in c?j ■* 5^* Ci 00 si ^ ^ CD 30 CD a ! ■^ *^ ■^ ■^ "^ "^ ■^ ■^ ^ ^^ CO 0 to 00 M OS m^ 0 CO CD ^ ^ C' 00 2 kO ■ CO ■c^ 00 ^a -^ -^ to ^ t^ •^ co^ 0 CO ' t^ 00 -f 0' ^^ to t-^ cT co" co^ -^ -"t" 00* lO* f^ A a> e^ e^ 0 •^f e^ CD »o Oi 0, 0 0 0 -^ CO tc i " " E z « • i,c w i^ — ' t-i to 03 « S'l -cr 0 co" -.a- S^ SH C35 e^i s^ ^ , Ic :?; C: rt 10 IS 0 :o :c 0 u C) ■^_ CO 1-. c^ C-. 00 r- -^ z OT s-i to to <' 1.4 WG-1-r-O > 2.0 0 :-0 :0 0 2-~ SO rt to 0 to 03 00 cc 10 to sH — 0 :n C3 r^ 3>i •- s-ioi>0 0 r- to s^ a> i-^?^^o^io^ «*• l.-t 00 -^ -^ •* t^ — r^ fM in tn irf i?! to 00 S-l CO 05 0 10 3-1 to -r^ G-l S-i CO — 00 r- C5 1-- so 0 to l~" -" to S-' SO yo sn 0 0 :- 0 s-O 0 '." ^ ! "^l ^ C5^C3 •3'T^ V- ii IS S3 t-: i^ 00 3-1 00 to K 31 0_ 3-' I -^ O t- — O (>l t- to ■^ — ^« o o o^o^ 0O JO W ^00 o to 00 0> to O ;5 GO ^ o ^-- so _; •<« to -^ *' -?, '^ ■* ■^ ''-^.}'^^ o GO 15 "" s<> t~ " oT '^ cc'so *^ ■^ to Gi to o t^ o e-1 ,— ) 00 to JO o to o to . JO — O "M oo :o — C' 00 -* ■=2 „ 00 Ic JO cT " to to""!^ o K s O 00 -* — 05 " o JO CO JO !>; iO ~ g „ ^ (s-1 g ^ „ "^l^ ^ ^ ^ a •g ~ " " (J,;' " " ^ - 00 •^ 00 "^ ■^ to to o o r'^ n "aaaaaaaa'— 'a'^a O^ 00 -C ^' * ' •^ — « G-1 G>1 t4 ■. Z o ..... cu Z z ■ s • ■ > o . _ (D ._ CU S "^ • o-g • • • --^js • 05 — ;3t>2a-c/2EiOE-WJ:>--a! _2 CO o — 749 05 OO sa so f 0 CO ©1 M 00 t- so O CC O «0 »* iO ©1 ■<• IC eO-JtCNS^^ -^ (yilO--t-i-*«*-^00-^ ooc-.oo •^■^t-CO-r^R-lCifO-^ OfMO-* ->-t ffO t- T" S'l "r< »^ — t- 1-5 CC' SiH; — ■>?' ifS t- -* 30 CC — ©l O CO O J M ITC Ct oc C5 91 «^ -^ '— Ci O 00 — , "^ TC O 1 O -^ O S< G-l — O :£ \_-^ rt\ ~^ is\ :£ •—> ^ cTc^c^c^ CO ©1 C, rO O iO -» CO O CO — 1 C5 -r* 1 iO ©« lO t-. O ffO •* 00 iO CO t^ -^ ©i ©i "^ O cc "<:^ 5nb,«^-^-^rOOt-.|>iO>5j'— ^ot- C000t-0-r< — l>-~*OCCr-CO — O o t- (>• 00 l-- T" t- — ^ O C0_ O^ l-^ iO ^ lO o" o" o" o" -^ ;c" !>•" cT lo" ;s~ ©r -*" ©i" 00 ' CO CO L- '"O C5 ^ 1^ -^ CO -* CO ~ri ©1 ^ t^. P O 1-; i?0 C0_ iO O t^ o ci CO ©i "*' o" t-" o H . . . . o ^ . . H _ "u -n . be ^ =5 o y uopSjft-aNs; tsj ho — 750 — Da lullc qucsto tavole stalistiolie si fa cviJente che Marsiglia non Iia oggidi ncl conimorcio deH'Asia quella parte che gli asscgncrobbo (per usare I'espressione dun valente scriltore) il valore diposizione. Ben dissc il Correnli (I), clic il Bclgio, non ostante le sue l.beralila legislative^ i maravigliosi progress! dells sue indusli'io, c 1 suoi 1500 chilonictri di slradc ferrate, non riescc ad allirare a sell flusso coninicrciale del continente, e clie la gara della Francia al sud, e dell" Olanda a! nord raiuaccia la sua prosperita economica. Anche il Belgio tut- tavla avra la sua parte nevantaggi della nuova strada del- r Indie, esso che appunlo dovctle restringore 1 suoi traflici da quando, diviso dall'Olanda, non ebbe piu le derrate ne- eessarie ai suoi consumi dallisola di Java, e dovette, senza potenzadi capifali, niettersi ad un'emulazionc affatlo nuova con nitri Stati che aveano larghissiiiio avviamenlo ai loro traflici. II Belgio vide allora la sua industria costrelta a mutare d'improvviso !' andamenlo e le consueludini, dalla Francia, dair Inghilterra, dall'Olanda esclusa la sua ban- diera, e prolelta unicamonte la bandiera nazionale, inlimi- dilo della concorrenza attivissima e polentc di privilegii, puntello il suo traffico ai diritti differenziali. Ma dopoch6 il popolo libero c assennalo del Belgio diede I'esempio d'un congresso per le riforme doganali, e ando togliendo queste protezioni, gli arrivi di lungo corso, I'csportazione diretia de' prodotti nazionali, una via al Iransito della Germania al marc non aspeltano vita e niovimenlo nel Bclgio se non che dalle condizioni naturali, c dalla libcrla che svolga in conformity alle attiludini e al silo I' operosila mercantile e (1) Annuario sfatislino tlalinno, t, I, iSfS?, 1SS8. — 751 — Dianifalluriera (I). Che il Belgio possa anch' egli eraulare la Francia o I'ltalia uel transito delle cose d' Oriente dai suoi porli al ciiore deU'Europa, non potrebbesi afferniare sicuraraente; lanlo piii che alia minore opportunita de'suoi porti aggiiingonsi irapedimenli non pochi nogli stall tcde- schi. Nel rapporto delT azienda foderale dell.a Svizzera pel -1853 ti'ovo beosi che giungono talora da Anversa alia Svizzera c i cotoni e il calfo del Brasile, ma sulie slrade bavaresi si fa pagare caramenle il Iransilo proveniente da Oslenda e da Anversa, per cui si duvctlelasciarela via direlta di Neissenburg e pigliare la svolla di Mannhoini, ma final- nienle dope aperlo il canale di Suez le provcnienze asiali- che facendo scalo a Venczia, a Geneva cd a iMarsiglia, en- treranno in emulazionevalidissima colle provenienze atlan- ticLe d' Anversa e d'Ostenda. Nel commercio speciale del Belgio cntrano anche oggidi circa IG milioni di franchi im- porlati dair India inglese, da Singapore, dalia Cina, e 2 milioni esportali per quesle conlrade, un milione da Java e Sumatra; inollre 142,000 franchi importati dalle Filip- piae, 72,000 diretti all Australia. Ben poco se si paragon! al commercio tolale del Belgio, che somnia a circa 728 mi- lioni; ai quali ha principalissima parte la Francia, poi Ilii- ghilterra, quindi 1' Olanda. Eppure, riguardando la quality delle cose importale nel Belgio per esservi consumate, ne troviarao moltissime che in parte vengono, ma in pai'te ben maggiore potrebbero venire dall'Asia direltaraente, ove fosse lolta quella necessita di fare scalo a Liverpool, a Rot- terdam, a La Havre. II Belgio consuma 8.345,000 chilog. (1) Le DOtizie sul commercio del Belfiio son tratte principalmente dal libro cit., sul congresso delle riforme doganali, riunito aBrusseiles nel 1857, e iaW Annuaire sfatistique et historique beige, per Sclieler. — 752 — di liinc, 20.180,000 di raffc\ 025,800 cllolitri di grani oleaginosi,27.27l,000 -v^ -'^i^u T=, .2 • p = -c — fni-sj 53 -^ ■= "^ •; £- ^ 2 c ^ "S ^" * Serie III, T. IV. Lf. O — uo-s!Cm-« c-a. 7G2 V3 S LO W r:i o 1 1 1 1 1 II 1 1 '^ 1 1 1 I- — o LO -^ lO o o — -1-1 to- LO 10 s^ o e- 00 — v: o cv to o LO t-;^ "^ 1 !2-"' ■" ^' ;- 1 1 I 1 1 =S- •- OJ 00 t-^ 1 1 1 CO ■- X i6 CD £ S to c- LO OO LO O O > __ 3 CS . ^ — r3 63 O) tn._ , . ._ . to • . ^ • S ' -c p ~ 3 "Z ^ "3 y' ■ "" ■ c: .2 9 1 ' CO p3 c ~S -e CJ T- . o 5; S ~ • « a; = 0 — iS Q '•^ 0^'- — '_2 ' -5 z o N ■< r. o CO 'C 5 o > jf = 5 ■■' S - J. 3 • ^f = ;^ ^ -^ "^ "^ » g 0 cc o GO (D .S 2? J ^ 1 si Q O • iO 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 CO 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 i 1 !! 1 1 1 1 o I-o 1 1 1 1 1 1 1 t t 1 1 1 1 1 I 1 I 1 00 1 i 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 — ' -v in IK to O CO LO ;o t- , , 1 S'Ji-0'^050020JOi ^ to -^ o •a J — ; 'o -S CJ . •■; ~ . . i> Q • . . x> • • . i. ? .-r: -i 3 ^ 2 V- 1) S- 33 ._ g -c •- __-|^^ &| -5 f 1 ":- = -^ .£ « ^ 3 . .?: _ 3 o 53 n CO 5ii Q i.- Jfol|fi:!ilil d) — o i: a> C. t: 1- •_ a; i^ o 3 c3 O o y:i5a.- a 764 I 1 I I I 1 I ! o fo t-- 05 iO o ;c o — S'l CO Mill oo oo I I oo oa ffl O a:! tc o , — !•: — 765 — Nello Stato ponliGcio le ilerrale coloiiiali banno gran parte nelle iniportazioni, giiiiigeinlo forse al dccimo della somma totale (I). Dal 1850 al I So?) tocoarono aunualmen- te fr. 5.730,6G:i,2-i, di c li : Ziicchero . . th. 4.905,938 . fr. 3.107,361 Caffe . . . ). 1.088,583 . » 1.370,292 ..' Pepe ...» 312,809 . .. 297,171 • Cannella . . » 12,880 . » 101,807. La raffineria di Grottamare, la quale lavora oltre chil. 1.356,640, puo ben aspettarsi niaggior vaataggio dal canale di Suez cbe dalle disposizioni delle quali il ininistro compiacevasi per preveniie il contrabbando. T.e colonine gregge, cbe si fabbricano nello Stato ponliticio in quantila non bastante al coDsunio, avranno la materia prima diret- tamente dalT Indie orieatali; e de' panni devesi dire il me- desimo. Oltre delle passaraanlerie, delle stoffe per mobili e paramenti, e delle trine, potrauno gli abitauti deilo Stato pontificio lavorare anclie i tessuti che ora imporlano da al- tri Stali. I vantaggi della nuova strada dell' Indie si avranno eziandio pei tabacchi, cbe in media s' importano in foglia pel valore di fr. 1 .209,280,32 ; e preparali pel valore di fr. 75,929,76 ; per le pelli gregge, cbe s' importano per 914,614,32; per T indaco cbe importasi per 435,081,92. 11 filo di seta greggio, che ora esportasi per la quantilA di ch. ^ 18,733 e il valore di fr. 5.029,329,28, non piu sari il principalc oggetto delle esportazioni; poicbe se og- gidi il prodotto dei bozzoli ascende ogni anno a 5 milioni di libbre, cbe vengono convertiti nelle filande ponliflcie ia circa 500,000 libb. di seta greggia, e sesolamente y4 ne (I) Stato pontificia. — Prospetto de!!e meici introdnlte ed estraUe nel 1853, net 1854, e nel i855. — 7()6 — 6 adoporato nolle niaiiifatturo nazionali, c ccrto die dopo il canale di Suez, sara ItiUoqiianlo il prodotto dei bozzoli lavoraloin tossnli nella stato stesso,ue sara incliiosto nelle fabbriche d(^IIa Svizzora , della Prussia renana e della Francia. Amlie ncl Picmonic mnleranno le I'ngioni dei traflici, poiclu"' vi sono ora provalor.li quciii coll' America per mol- tissime cose cbe s' avranno inveee piu opportune doll' In- die. Dissi gi;i quali cose si canibino ora direltaniente dal Piemonte coll' Indie orientali, ma si consideri che esso continua ad iraportare dall'Inghilterra 2.o47,000 libb. di cotone in lana, 1.051,000 di zucchero, ollre le somme ben maggiori dell' importazionc dei tossuti di cotone e di lana, cb'esso potrebbe produrre, e tratti non solo dall'Inghil- terra, ma eziandio dalla Francia e dalla Svizzera. Diretta- menle dall'America s' importano in Piemonte 7.923,000 lib. di cotone, 1. 747,000 difoglie di tabacco, 210,000 dige- neri di tinta e concia, I 10,000 di caffe, tutte cose su cui la concorrenza dei prodotti dell' Indie portera i suoi be- neficii. II regno di Napoli importa 8.330,000 franchi di zuc- cheri, 3.268,000 di caffe, ^. 4 56,000 di tessuti di cotone, 4.892,000 di tessuti di lana, 682,000 di seta : e nel totale deli'importazione non solo manea di relazioni coll' Indie orientali e coll' America, ma su 53. 201, 950 di franchi^ ne ha 18,876,000 dall' Inghilterra, 12.788,000 dalla Francia, ove non tacero il dolore gravissimo che il commercio di Napoli cogli altri paesi d' Italia (i solo di circa 23 railioni di franchi tra iraportazione ed esportazione. Nel regno di Napoli sono 37 fabbriche di cuoi e pelli, 30 di panni, 15 di tessuti di lana misti a cotone, 8 di tes- suti di seta, 8 di cotone e filo, 6 di lino, seta e cotone: - 7«7 — tutte indusliie che dul canale di Suez avranno la materia prima e lo spaccio. Ma conviene soprattutto che si tagli quell'istmo onde Napoli e diviso dal rimanente d' Italia, conviene che la sua industria lungi dal far capo tuttaquanta nella capitale o nella Terra di Lavoro e di Salerno, si dif- fonda nelie altre provincio, che vi si accresca la circola- zione dei capilali, ora impedita da trislissime leggi, che buone strade dieno vita al commercio inlerno. Quosto specchio statistico dimostrera le cose principal! che ora s'importano in Toscana e sulle quali puo influiro il canale di Suez. ■ A i\ N I Cose impur- TATB 1851 1852 1853 1834 185 3 Cotone . . 15.490,000 13.018.000 12 299,000 10.786,000 12.326,000 Derrate colo- b.767,000 5.786,000 7.596,000 8.547,000 10.24o,0C0 nialieconsuiiio Laue . . . 2.883,000 2.269,0G0 2.575,000 2.424.000 2.929,000 Sete. . . . 1.78'i,000 2800,000 2 622,000 2176,000 2.457,000 Tabacco . . 1.225,000 1.027,000 1.628,000 1.197,000 1.037,000 Forse non si continuera ad importare i fdati di cotone inglesi, quando si potranuo a migiiori condizioni fabbricare in Toscana; o ccrto cessera quel falto stranissimo che co- toni deir Indie vengano a Livorno da Liverpool, per essere riesportati ac 1 1 Alessanc Iria. Se o ra r espoi ■tazione d ella seta — 7G8 — grcggia 0 di 2.S-i8,0(>0 lire, c del tossuli (■ di 1.022,000, foi'se mutoranno lo jiroporzioni di qiiesta csporlazione, qiiando ki concorreiiza delle S(3le dell'Asia ci obblighera a corcar luiovi prolilli nolla nianifatlura. Le fabbriche dei saponi a F.ivorno avranno a miglior mcrcato il sesamo, e i prodolli nc saranno inaggiormeiitc inchiesli, per 1' accre- scimenlo dclle allre industrie die ne abbisogiiano. Ancho qui del rcsto coiivicn lamentarc la divisioiic d' Italia, poi- cht; la Toscana, pur dando esempio di liberlu economica a! riuianenle d'Europa, non pote risenlirne i vanlaggi per la stretta periferia colro cui essa si aggira. Ed ora faro uii ccnuo sulla Spagna che al pari dell'Italia 8tendosi sul Mediterraoco ad accogliere i traflicideirOrienle e al pari dclf Ilalia vi e chiamata da anliche consuetudini. Cadice (I) fu fondato dai Tiri quando stabilirono loro coloaie lungo le coste di Valenza e della Calalogna, e fab- liricando IMalaga e Cordova ; piii tardi i Cartaginesi posse- deltero numerose citla in Andalusia, nell' isole Baleari, sul litorale di Murcia, di Valenza e della Catalogna, e da essi cbbe origine Carlagena e Barcellona. Di poi il oommercio della Spagna coll'Asia fu avvivato dai Moi i, che colle navi venule dalla Siria e dall'Arabia mantenevano i loro vincoli coUa patria e ne perrautavano i provenli colle ricchezze della Spagna in cui avcano fatto fiorire lagricoltura. IXon e qui il luogo di diseorrere come per popolare un nuovo mondo gli Spagnuoli navigassero un allro mare lasciando quel Medilerraneo, in cui la loro patria protendesi quasi scalo cd eniporeo dei trafGci. Posi solamente quei cenni che ricordino i vantaggi gia tratli dalla Spagna coi com- merci dellAsia, e mostrino rlconosciuta dalla sloria 1' uti- (1) Moreau de Jonnes, Slatislique de V Eapagne. — 769 — litik della sua posizione per questi ; ora mi fo debito di esporre quali sieno oggidi. Secondo il Quadro general del commercio esterior de Ispana il commercio spagnuolo coH' Asia non 6 che di 6.981,000 di fr., cosi ripartito: Isole Fillppine 6.101,000 Possessioni laglesi .... 489,000 Zangibar 331,000. Nel 1834 era di 6.778,183 franchi,e, sebbene siavi ora un aumento, luttavia resta ben al disotto del commercio spagnuolo coH'Araerica, il quale ascende a 4 93.^52,000 francbi. Eppure quante cose ora importate dall' America e consumate dalla Spagna si potrebbero trarredall'Asia! Cio si puo dedurre da questo specchio stalistico espresso in reali da 20 centes. di fr. Zucchero 143.571,000 Cotone 93.233,000 Cuoio 29.299,000 Seta 27.163,000. II porto di Cadice prende ora la maggior parte ai traf- fici spagnuoli; e vi son condotti lessuti d' ogni guisa per S.823,000 francbi. f dail'lnghilterra. 831,000 lessuti di cotone fr. 1 .347,000 } :. : . ( dulla Francia. 316,000 / dall'lnghilterra. 1.076,000 •> di lana » 2.054,000 ) ( dalla Francia. 964,000 { dairinghiltcrra. 1.153,000 « di seta ;. 1.01 1,000 ( ( dalla Francia. 454,000. Serie III, T. IV. 99 — 770 — Forsc risvegliandosi 1' industria spagiiuola dal torpore e dall'abbandono, si accrescera 1' imporlazionc dclla mate- ria prima c diminuira questa importazione dei lessuti. II tabacco importalo a Cadice per 5.231,000 di fraiubi, lo zucchero per 5.917,000, Tindaco per 077,000 fr., e I'orse iQ avvcnirc quclli dellc Filippinc e dogli altri paesi dell'Asia faranno maggior concorrenza ai prodoUi di Portoricco c di Cuba. A buon dirillo adimqiie la regiua di Spagna fcce conoscere al SuUano il suo desiderio che lislmo di Suez venga tagliato, e cosi sieno avviciaati i suoi popoli alle ric- che oolonie dell' Asia. Fiuora andai dcliQoando il contoriio che sara scgnato dal traffico d' Oriente sulla carta d'Europa; mi riraane il porre sott' occbio T effctto die ne devc venire alia Svizzera cd airiuterno delta Germaiiia. Queila anela divedersi con- giunta air Italia, e trarne pel valico dclle Alpi i caricbi im- portati a Gcnova od a Veiiezia : quesla risentire i benelicii di una piu attiva concorrenza delporto di Trieste con quclli d'Olanda, d'Amburgo e di Brema,per farla partecipare ai trafflci d' Oriente. Meglio cbc tornare su ragionaraenti fatti per gli altri stati, sembranii qui opportuno il rendere evi~ denti le conseguenze del nuovo canale colle sole statistiche. \° Cose esportate da Brenia, le qiiali provcngono o pos- sono i»rovenire dai paesi di la dal Capo. 2." Tavola delle importazioni di Brema, distinte secondo le provcnienze. 3.° Tavola delle csportazioni di Brcnia, distinte secondo le esporlazioni. 4.° Cose iiuportate ed esportate dalla Svizzera, su cui puo intluirc il canale di Suez. 5." Minuta indicazione de' principali oggelti iraportati ad Amburgo dai paesi di li dal Capo. — 771 — G.° Totale importazione di Ambiirgo dai paesi di 16 dal Capo. 7." Importazioiii d'Ainburgo dai paesi di la dal Capo, di- stinta seeoiulo la qualita dcgli oggcUi. 8.° Importazioiii a Trieste^ dai paesi di la dal Capo. 9." Consunio del cofone iiello Zollverein. ^0." Iinportazioni dcllo Zollvereio, sulle quali pu6 influire il canale di Siui'. # — 772 — Exportazione da lirema di cose die poxsouo venire dai jHtesi di Id dal Capo. Valore in taller!
  • ! .664,408 6,657,632 > » d855 P E P E 2.465,278 9,861,412 Annover ^16,536 62,444 Oldemburgo 2,li8 8,472 Brunsvich 3,421 43,684 60,524 242,096 Lippa-Detniold 4,724 6,884 Sassonia 4,282 47,428 Ducati Sassoni 4,665 6,660 Assia Elettorale 2.864 4 4,456 Altri Stati dello Zollverein . . 4,224 4.896 Austria 4,084 4,336 Amburgo 29.899 449,596 Russia 3,967 43,868 Ulessico 879 3,546 Portoricco 594 2,364 Venezuela 682 2.728 Dintorni di Brema 4,627 6.508 Altra esportaz Totale del 1837 552 2,208 432.636 530,544 n 183fi 83,857 335,428 » 4853 406,423 423,092 — 774 — Destinazioae \ A L 0 R K talleri franchi RISO Annover Oldemburgo Lippa-Schaumburg .... Bninsvich Prussia Lippa-Detmold Sassonia Ducati Sassoni Sclnvarzburg Assia Elettorale Assia Darmstadt Baviera Baden Altii Stall dello Zollverein . . Austria Aniburgo Holstein Danimarca Lubecca • . . Mecleniburgo Russia IVorvegla Gran Brctagna Olanda Belgio Francia Spagna Sardegna . Cuba da riportaisi 2U,U9 42.293 1,529 50,343 428,041 2,883 71,920 20,200 3,490 20,310 2,511 2,877 4,045 1,083 45,882 20,574 21,959 40,190 7,813 44.340 4,780 7,495 40,314 48,559 4,043 4,080 42,684 917 91,473 845,756 409,472 0,440 225.372 4.744,504 44.532 287,704 80,800 13,984 81.240 40,044 44,508 4,480 4,332 03,528 82.296 87.830 64,784 31.252 477,300 49,420 28,780 05.256 494,236 48.572 40,320 50.330 3.068 305^892 4.183,885' 4.735,534 775 — Desti>azioine > A L 0 R E talleri frail chi Riporto Haiti Portoricco Venezuela Brasile Peru AlVica Diiiloini (li Brema IVavigazione Altra destinazione Totale del 1857 » 185G ' . » 1855 T A B A C C 0 (ma.mlla) Annover Oldeinburgo Brunsyich Russia Sassonia ..'... Nassau Altri Stali dello ZuUverein Austria ...... Russia Olanda ...... Totale del 1.183,885 1,485 43,064 1,403 21.811 2,993 2.330 20,917 5.870 107 1.289,925 1.798,800 1.000,011 44,257 2,493 4,222 18.349 8,541 3,708 1 . . 709 0,050 017 109,155 1857 198.221 1856 120,057 1855 1.524 4.735.534 5,940 172.256 5,852 87,244 11,972 9.320 117,068 23.480 ^428 5.159,700 7.195,200 4.002,444 477,028 9,972 10.888 73,396 34,104 15,072 3,076 24.200 2,468 436,620 792,884 480.228 0,096 77G — Destiivazioine > AL 0 RE talleri fraiichi (akvab) Annover Oldeniburgo Prussia Sassonia Assia Elettorale Altri Stati dello ZoUverein . . Austria Danimarca Russia AUra esportazione Totale del 51 6,465 3,778 2,700 3,698 35,732 244,016 6,388 7,492 65,488 9,724 6,040 4,600 45^,600 2,432 9,092 984 660,540 96,248 29,268 222,892 55,400 6,684 59,828 306,492 4,472 440,604 25,860 45,442 40,800 44,792 442,928 965,264 — 777 — Destiinazioive Riporto Amburgo Schleswig-Holstcin Danimarca . ■ Russia Svezia IVorvegia .... Olanda. ... Relgio Nuova Yorck. ... Totale del ^857 » 4850 ' » 4855 (cuba) Annover . Oldemburgo Briinsvich. Prussia Sassonia . Ducati Sassoni Assia Elettorale Assia Darmstadt Baviera. . Yirteniberg Baden . . Altri Stati dello Zollv Austria .... da riportars V A L 0 R E tallcri f ranch! 244,016 83.524 3,659 8.340 50,484 •18.733 3.517 5.514 1.733 42.019 727 432,006 544,102 287,0i9 52,959 9,276 -16,071 435.858 51^871 2.337 9,019 3.274 4.619 2.067 6,781 2,057 446,407 409,796 Scrie III, T. IV. 966,264 334,096 44,636 33,360 204.936 74,932 44^068 22,056 6.932 48,076 2,908 4.728,204 2.470,408 4.450,476 211,836 37,404 66,084 543,432 207,484 9,348 36,076 43,096 6,476 40,668 23,424 8,228 465,628 4.639,480 lUU 778 DESTI^f.VZIOINE V A L 0 R E talleri franchi Riporto Svizzera Ainburgo ScIilesAvig-Holslein Daniinarca Russia Svczia Norvegia Olanda Belgio Nuova Yorck Altra desliiiazione Totale del l'iOX)70 4,727 45.983 410,965 48.392 2.520 3'k;389 9. 103 44,070 1,036 822,541 958,413 757>i29 73.043 4,901 41,807 211.913 4,049 G 1.909 0,232 80,493 4,539 2,939 1.037 2,779 389,405 4.039,480 87, '(04 598^080 ■18.908 63,940 443,800 493.508 40,080 437,530 30,420 56.280 4^,224 3.290.404 3.833,032 3.030,540 292,480 49,004 47,468 847,000 4,490 247,036 25,008 40,772 0,3 56 41,736 4,448 14,416 4.537,700 — 779 — \ \ L 0 R E Destoazioe talleri franehi Riporto 389,405 4.337,700 Altri Stati dello Zollvereiii . . 2,427 9,708 Svizzera 3,893 43,572 Amburgo 2,381 9,324 SchlesAvig-Holstein 851 3,404 Danimarca 7,809 34.236 Russia 80,100 320,424 Svezia 21,740 80,960 IN'orvegia 4,552 0,208 Stato Ponlificio 42,043 48,480 Altre deslinazioni Totale del 1857 473 4,900 548,684 2.194,736 1856 997,220 3.988,880 j> -1353 (PORTORICCO) 601,633 2.406,642 AnnoAcr 22,287 89,448 Oldembmsro 2,914 44,656 Biunsvieh 8.634 22.536 Prussia 70,252 284,008 Lippa Detmold 4,^21 4,484 Sassonia 2,439 9,836 AssiaElettorale 5,200 20,800 Assia Darmstadt 7,333 29,340 Nassau 4,508 6.024 Francoforte sul Meno .... 4,464 3,844 Baviera 8,263 33,032 Virtemberg • 4,624 0,496 Baden da riportarsi 4,784 49,436 434,840 539,360 780 Destl\azio>e Y A L 0 R E talleri franchi Riporto Allri Slati tlello Zollverein . . Austria Svizzera Amburgo Schlesvig-Holstein .... Danimarca Mecleniburgo ...... Prussia IVorvegia ........ Olaiida Belgio . . • Balilniora Altre destinazioni Totale del 1857 » 1850 » 4855 (brasile) Annover . . . Oldenibiirgo . Lippa Scbaumburg Brunsvich. . . Prussia. Ducati Analtini . Lippa DeUnold . Yaldecii . . . Sassonia . . . Ducati Sassoni . da riportarsi -134,810 594 185,608 46,367 46,731 3,942 6,444 4,530 6,367 897 5,053 868 2,251 231 413,423 346.000 380,084 314,933 35,414 2,520 ■ 54,260 542,624 4,588 4,70 i 4,767 497,314 7,405 4.459,560 539,360 2,376 742,432 65,468 486,924 46,768 20.576 48,420 25,468 3,588 on "!'> 3,472 9,004 924 4.653,692 4.384,240 4.544,330 -1.247,812 444,656 40,080 217,040 2.470,484 6,352 48,846 7,068 789,256 29,860 4.638,424 781 Destinazioke V A L 0 R E talleri franchi Riporto Assia Elettorale Assia Darmstadt Fnincoforte sul Meno .... Baviera Yiitemberg • . ISaden Altri Stati dello Zollverein . . Austria Svizzera Aniburgo SchlesAvig-IIolstein Danimarca Russia Svezia ......... Norvegia Olanda Dintorni di Brenia Altre destinazioiii Totale del 1857 .) 4856 I » 1855 (cinaster) Annover Oldeniburgo Prussia Lippa Detmold Sassonia • • da riportarsi 4.159,500 29,052 8,587 7,053 44,582 5,576 4.904 4,420 60,200 8.981 5,290 6,973 46.088 48,428 8,892 675 4.061 4,021 343 4.355,032 4.349,793 742,574 3,185 440 26,493 708 554 31,080 4.038,424 449.808 3^,3 58 28,212 46,328 22,304 49,646 4,480 240,800 35,924 21,400 23,892 64.352 72.512 35,568 2,700 4,244 4,084 4,372 5.423,428 5.399.472 2.970,296 42.740 4,760 404,772 2,832 2,246 424,320 782 — Desti>azio>e Y A L 0 R E talleri IVanchi Riporto 1 Ducati Sassoni Assia Eleltorale iVassau Francoforte sul Meno. . . . Baviera Baden Altri Stati dello Zollverein . . Austria Amburgo Schles^vig■-IIolstein Danimarca 1 Meclemburgo Norvegia Olanda Altre destinazioni Totale del 4857 » 4856 4855 (COLUMBIA) Annover Oldemburgo Brunsvich Prussia Ducati Analtini Lippa Detniold Sassonia da riportarsi 31,080 351 499 326 641 4,082 889 466 9,800 4.424 743 4,608 542 983 3,947 502 424,320 4,404 4,996 4.304 2,564 4,328 3,556 1.864 39.200 5.096 2.852 5,432 2.468 3,932 45,788 2,008 64,853 450,943 459,422 219,442 603,772 036,488 429,843 43,493 83.558 786,014 4,981 5.739 2,337 405,455 4.749,372 53,972 334.232 3.444,044 49,924 22,956 9,348 4.624,820 4.731,447 0.925,668 — 783 Destik.vzio^e > A L 0 R E 1 talleri franchi Riporto <1.73l,417 6.925.608 Ducali Sassoni 19,098 76.392 Assia Elettorale 43,071 472,284 .\ssia Darmstadt -16,004 64.046 IVassau 5.088 20.352 Francoforte sul 3Ieno .... d.830 7.320 Baviera d8.932 76,728 53.728 79.208 Mrteiiiberg 43,432 Baden -19.802 Altri Stati dello ZoUverein . . 1.516 6.064 Austria 46,000 64,000 Svizzera 2.763 44,032 Ambiirgo ........ 33,281 444,424 Sehleswig-IIolsteiu 6,453 25,820 Daniniarca 23,558 94.232 Russia 71.733 286.940 Svezia 47,223 488.900 A'orvefjia 2.347 9.388 Gran Bretagna -1.003 4,012 Olanda 8,124 32,496 Belgio 9.441 37,764 Aitre destinazioni Tolale del 1857 4,391 5,564 2.093,513 8.382.052 » -1836 -1.719.579 0.878.346 (keintlcky) 1.329,098 5.346,392 420,128 480,642 Oldenibuigo 43,914 55,644 da rijiortarsi 434,039 536,456 — 784 DEsTI^AZIo^E A A L 0 R E talleri franclii Riporto 134,039 530,156 Brunsvich 44,337 57,348 Russia B82.597 2.330.388 Duciili Vnaltiiii 5.221 20.884 Lipjia Detmukl 4.948 7.792 Yaldech 3,315 43,260 Birkcnfeld 1,726 6,904 Lusseniburgo 4.000 4,024 Sassnnia 411,025 444,100 Diicati Sassoiii 5.514 22.056 Assia Elettorale 49.875 499,500 Assia Darnisladt 11,489 45,956 Baviera 11.152 44.008 Virtemberg 3,093 12.372 Baden 4,991 19,904 Altri Stall dello Zollvercin . . 1,001 0,644 Svizzcra 40,205 485,060 Aniburtro 150.304 601.456 Schleswig-IIoIstein 81.219 324,876 Daniinarca 325.242 4.300.968 Lubccca 8.781 35,124 Mecleniburgo 5.948 23,792 Russia 71.780 287.144 Svezia 350.485 4.425,940 Korvegia 307,326 1.469.304 Gran Bretasna 4.035 0.540 Olanda 44.154 66.616 Belgio 47,839 71.356 Nuova York 98,070 392,304 Baltiniora 41,003 44,012 da riporlarsi 2.499,112 9.995,418 785 — Destiaazioae Galore taileri franchi Dintorni di Brema . . Altre tlestinazioni . . Totale u 1> (FLORIDA) Annover Riporto del 4857 4856 4855 2.499,112 4,582 255 9.993,448 49,328 4,020 2.503,949 2.484.718 4.369,941 40.015.796 8.738.872 0,279,764 8,475 2.964 2,574 44,863 43.079 3.770 1.911 38.200 958 6,479 4.790 3.334 49.350 4,44 I 4,403 3,080 '330 33,900 41,844 40.284 479,460 60.346 45,404 7.044 452.800 3,^32 23,910 7.484 43.330 77,400 4 7.644 5.r20 42.344 4,400 Oldembiirgo Brunsvicli Prussia. ... Sassoniu Assia elettorale Altii Stali dello ZoUverein . . Austria Svizzera Amburffo ... ... Schleswig-Hulstein Danimarca Russia Svezia Norvegia IVuova York .... Altre destinazioni . . Totale » de! 4857 4856 4855 459,007 210.010 404,637 •■ ■ 636.0: H 840^064 418,548 Strie I II J T. IV. 101 — 786 — Destiivazioine Galore talleri franchi (seedleaf) Annover 4,842 49,368 Oldeinburgo -1,403 5,012 Brunsvich 2.582 -11,328 Prussiii d2.G48 50.392 Sassonia 3,704 ezia 42.779 31.110 Nor\ei?ia 99,922 399.688 Gran Bretagna 11.327 43.308 Olanda 3,300 44.ono Belgio 19,456 77.824 1,139 4,536 Tutale del 18b7 748,0 '.7 2.992,18S » ^1836 701,124 2.816.496 » dSoa (olaadese) 418,721 4.674,884 30,478 421,912 Oldemburgo da riportarsi 5,279 35,757 21,446 443,028 790 Destiinaziomi: V A L 0 R E talleri franchi Riporto 83.737 -143,028 Prussia 40,089 43,956 Sossonia ........ 4,788 7.132 Altri Stall dcllo Zullverein . 4.135 4.020 Svizzera 200 800 Aniburgo GG6 2,004 Schleswig-Holstein .... i,?,i\ 5,304 Daniniarca 013 2,452 Lubecca f)32 ' 2,008 Russia ......... 4,033 4.212 Svezia 3,307 44,208 rVomcgia 794 3,170 IViiova York 4,294 -17,176 Aitre deslinazioni Totale del 1837 6'i3 2,180 03,414 253,656 » 1836 7,271 29,084 » 4855 TE 827 3,308 Annovor 33,409 433.036 Oklemburgo 6,054 26,016 Prussia 41.008 404.272 Snssonia >l.965 7,800 Assia Elettorale 4,248 4,992 Baviera ^,145 4,580 Baden 4,003 4,200 Altri Stati dcllo Zollverein . . 2,791 41,164 3,299 43,196 Svizzera da riportarsi 2,993 41,972 95,637 382,548 — 791 — Destiaazioive \ ALO RE talleri franchi Riporto Amburgo Danimarca Gran Bretagaa Nuova York lirasile Dintorni di Brema Per la navifrazione Altre deslinazioni Totale del 1857 » -1830 » 1833 ZUCCHERO (t>DIE ORIEKTALI) Annover Uriiiisvich Prussia Amburgo Schles^vig-IIolstein Russia Gran Bretagna Tolale del 1837 » -1836 » 4833 93,637 10,514 436 46,997 710 530 3,941 4,569 400 433,734 404,213 402,761 77.529 2,590 2,067 2,732 464.203 73,704 85 322.930 343^909 433,664 382,548 42,036 4,744 67,988 2,840 2,120 45,704 48.276 4,600 534.936 416.860 411,044 340.116 1 1 ,360 8,268 41,008 630.812 294,816 340 4.291,720 4.373.876 622,636 — 792 Desti^azione ■> A L 0 R E talleri franchi (AVA?iA E CUBA) Aiinovrr 40.553 44.804 095 41.850 444,943 210,297 3.228 9.312 4,059 4,434 497 402,212 59,456 2,780 47.400 4.779.772 805.488 12.912 37,248 4,230 5,736 4,988 Prussia Austria Aniburgo SclilesAvig-HuIstein .... Russia Svezia Gran Bictasna Dinlorni lii iircma . . Per la navij:azione. . Allre destinazioiii . . Totale » u (moscovado) Annover deH8S7 -1850 4855 7U,732 582,095 648,444 4,141 34.900 80,727 473.409 92,050 44.305 99 2.978,928 2.328,380 2.193,776 40,504 439.024 340.908 093.876 308.224 57,220 396 4.022,812 4.202,908 201,676 Prussia Amburso Schleswig-Holsteln .... Danimarca ...... Gran Kretagna . . . Altre deslinazioni . . Totale » del 4857 4856 4855 405,703 315,727 65,394 793 — Destinazione V A L 0 R E talleri franchi (brasile) Annover Assia Elettorale Austria Amburgo Schleswig-Holstein Gran Bretagna Totale del 1857 » 1856 1855 COTONE Annover Oldemburgo Brunsvich Prussia Sassonia 3,666 4,601 4,265 7,478 108,108 18,758 14,264 18,404 17,060 29,912 432,432 75,032 146,776 177,782 70,479 587,064 711,128 281,916 305,388 79,794 4,356 918,089 2.382,405 1.221,552 319,176 17,424 3.672,356 9.529,620 31,600 6.617,624 968,480 316,048 6,848 6.119,188 787,644 697,664 66,324 1.412,116 160,940 Assia Elettorale Baviera 7,875 1 654,381 Virtemberg ....... Baden Altri Stati dello ZoUverein . . Austria 242,120 78,762 1,712 1 629,797 Svizzera Amburgo Schleswig-Holstein .... Russia ..." Svezia da riportarsi 196,911 174,416 14,081 353,029 40,235 8.003,341 30.933,404 Serie JU.T. lY 102 — 794 V A L 0 R E Destinazioive talleri IVanchi Riporto Norvegia Ohinda Dintorni tli Brema - Totale del 1857 » 4856 •; » 4855 COCCirSIGLIA Annover . v . . . . . . Prussia Sa.«s()nia Ajisia Klellorale Allri Stati dello Zollvereiii . . Austria * . . . Auiburgo Totale del 1857 » -1856 4855 IIVDACO Annover Oldemburgo Bruns\ich Prussia Sassonia Ducatl Sassoni da riportarsi 8.003,341 42.278 5^303 49 8.020,944 7.695,707 4.036,934 7.902 22^022 45,009 20.963 7,82 2,086 6,444 74.908 63.018 53,672 90,245 24,370 6,086 70,038 867 4,234 491,837 30.933,404 49,142 24,212 76 .34.004.804 30.382,828 16.447,724 31,608 88.088 00J036 83,852 3.428 8,3i4 24,576 299,632 252,072 244.288 360,980 97,480 20,344 280,462 3,468 4,924 767,348 795 Destiivazione Valore talleri franchi Riporto 491,837 767,348 Assia Elettorale 443,599 574,396 Altii Stall dello Zollverein . . 2,305 9,220 Gran Bi^tagna 3,271 43,084 Olanda 3,600 44,040 Nuova York 48,850 75,400 1 Altre deslinazioni . . , . . 933 3,732 Totale del ^857 364,455 4.457,820 d856 482,270 729.080 >. ^855 OLIO DI NOCI DI COCO 344,747 4.366,988 1 Annover • . . 44,257 477,028 1 Oldemburgo 4,690 G.760 Brunsvich 4,844 49,376 Prussia 454.911 607.644 Sassonia 22,833 91,332 Ducati Sassoni 4,352 47.408 1 Assia Elettorale 22,606 90,424 Altri Stati dello Zollverein . . 4,039 4,156 Austria 33.586 43 5,344 Amburgo 44,598 466,392 Holstein 4 .084 4,:^ 36 Olanda 40,694 42,776 1 AUre deslinazioni Totale del J8o7 239 956 340,733 4.302.932 » -1856 38.008 452,032 4855 45,845 1 483,380 — 796 V A L 0 R E Destinazione talleri franchi OLIO DI PAL MA AoDover Brtinsvich Russia Sassonia Assia Elettorale Altri Stall dello Zollverein . . Amburgo Olatida Totale del 1857 4856 . 4865 SALNITRO Annover Prussia Sassonia Altri Stati dello Zollverein . . Amburgo Russia Gran Bretagna Totale del 4857 » 4856 » 4855 49,425 4,372 4,433 3,903 8,683 773 325 4,248 39,862 51,635 88,937 43,866 6,276 4,895 45 6,544 3,600 33,025 65,494 223,479 440,347 76,500 6,488 47,732 46,642 34,732 3,092 4,300 4,992 469,448 206.440 366,748 65,464 26,404 7,680 60 26,056 44,400 432,400 260,764 892,746 564,268 797 1 2 23 — > «^ -» ff» to to X!f\ (?) 0 s^ 0 i CO g J5 «* t^ Lft vn 0 — t- 5i -I* 3^ 1 t~ i -T 0 5o ^ t^ ^0 Cl JO GC 05 ^ 0^ ■"r. kO 1 ^ *^'^ c« to Ci-J*' S^fo' to oT M -^ c- -J? ao 0 "^ X QO 0 t*^ c« . 0 i>- e^ 0 ^" ^' 90 ffi ei gj to*" t^ to CO s-i to 0 S^ (t< — . o> ^ e^ ■^ ■^ c^ => t- X 0 JO -^ 0 to -■f io ^ s^ "- en— -^C: COtO -^ m st^ to Oi CO £* 1 ^« 0^ to'c-T C" ei 1 '^'^ ^- JO -^ ^^ to to ^0 50 0 ^ 1 to to GC vc CO 0 CO 0 s «? 0 ^^ 0 00 -;• t-^ CO to ^ co' t-' l« CO av CO - Gl 0 ^■« 0 s§ 23 g3 ?i CO 0 IX (?< -3 0 «? -^ ffi ^ 00 >^ t^ 0 !>■ S^ ^ 0^ -^ 0 00 CO -« ^ (^ 00 to 05 to ■■ Offi OOi OOS ^ 0 -* -I* 00 z 1 M COCC -Tf^l OO '' CO "^ (?> m ^1 -0! -;* S OJ kft s^ &< vt CO* ^ ^ 0 CO -^ < eS "^ s5 5i ^ 0 to Oco ooto 0 -^ ^ to -* (?1 to fe. ec ^jf -,« CjC l^ CO 5-1 o> CO CO S^ 0 00 CO -^^ CO 00 CO s^ o> lO z ■r- ;?r IT' co" t-^co" ^O ^ to -* s^ -^r iA GO ^^ Cl -^ 1 t- ■^ CO CO S^ -s? s^ X CO -^ JO ^« «M CO ■■0 P^ Q^ CO /^ ^ ^ G^' 0 s^ o> ;z3 ^^ ^ to 00 «^ O-^ C030 0 0 to -^ 3^ to 22 -^ «j:5 1 ty "JTS C-^ CO "^ 1 '^ ®. ^ 0 to ^r* ■< 0 e^ to (?i (^ «;• c; (?i ^ > CC s to ^^ to 0 tx -5?S^ CO(?< -^ ©q -* to JO ^H. 0 CO to CO So^ s-i^S ^ ^ ^ a> ^M ^:jo tr^ I t^ "f' G^ ^ ^ GO C^ CO -^ S'^ JO CO 1 « cot- -r- >^ 1 CO ■*H -^ IT' ^« ^ ci CO — * 0 -^* 0 ci t^ 0 s^ %a 0 >o 00 00 00 COOO rMCO OCO CO 0 to ^~ ~o ~ CO G^ CO "^ 0 CO -^"Js 0 oo s 0 *1 lA 0 1 o*' COOi CO GO t--^ 0 to 0 to to Oi t— 1 ^ -^ L« -^ cn CT' ■— CO !?< GC t- ^-v-r 0?^ t-; x> to o> to to ^^ •^ 00 ^" ■^i -^ ^ CO* (?! 0 CO S^ ^ "^ ~f 0 -'f •^ CO CO to coo f^ZO «* QO 0 to c^ -t)- CO s? at 0 °1^ co^(?i "^^ *-i. to^ s_ o_ to •**■ t- CI to'co' -^-^ cTco pa e da inte . . tale dall 5 a u ^ 0 — a. 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I 4,8G5.72 Bozzoli e cascami di seta, straz- za, ecc 40,045.52 Lanagreggia oscardassata,bor- | ra, cascami e jiolvere di Inna. 42,406.65 Legni, radici, scorze, erbe e bacche da tinta sminuzza- ti o macinati, cacciu, terra oriana ed oricello .... 46,690.73 Gomma ordinaria arabica, del Senegal, gomma di ciliegio o di prugno 9,684.89 Caffe e suoi surrogati .... 444,774.52 Cotone filato greggio, semplice 0 riiorto 4,466.52 Tela di cotone e tulle greggi . 30,4oo.i4 Ovatta di cotone 86.59 Cocciniglia 242.21 80,675 238,961.69 34,930.08 4,784.59 45,885.34 44,497.95 46,097.86 6,490.03 404,459.10 4,582.98 47,951.08 458.69 339.94 (1) Uebersichts Tabelle der im Jahr 1836 in der schiveizerischen eidgenossenschaf/ sur ein-au.i- U7id durehfuhr verzolUen Waaren. 800 — COSE IMPORTATE TOTALE 4856 Quintali Indaco Cuojo ordinario non lavorato, non tinto, pelli conciate con iscorza o con allume non tinti. Filati di luna, greggi non tinti . Filati di cotone semplici litorti in refe da cucire, inibianchiti o tinti Drogherie e generi di tinta non specialniente nominati . . Colori macinati o preparati non specialniente nominati . . . Spezierie d' ogni sorta . . . Cuojo e pelie tinte nere o verni- ciatCj bulgaro e pergamena . Caune d'India e Giunchi di Spa- gna per essere trecciati . Seta greggia e filatojata, filu- gello pettinato, filato o torto. Tabacco in fogliw ed in rotoli . Filati di lana, tinti o imbianchiti, Panni di lana greggi, coperte di lana ordinaria, peluzzo e mus- solina di lana greggia . . . Zucchero d' ogni specie e sci- roppo greggio Tessuti di cotone e tulle imbian- chiti, tinti, stampati Stoffe di niezza seta (di cui la meta al piu dei fili sono di seta) Pellicceria preparata e pelli con- ciate col pelo 2,864.60 I 2,697.24 40,480.76 4,083.01 9,205.97 684.08 2,348.95 2,267.99 6,964.01 6,233.39 4,95414 3,974.09 4,764.67 3,639.55 2,043.24 4,797.25 266.57 494.76 22,657.91 65,948.08 23,675.31 66,306.59 6,950.25 4,081.42 2,774.44 4,964.61 193,724.6.5 234,442.51 48,782.87 46,844.28 67.10 46.80 499.63 449.71 — 801 — COSE IMPORTATE TOTALE i866 Quintali ToTALE -1855 Quintali Ombrelle di cotone finite . . Seta e filugello imbianchitiotin- ti, seta da cucire .... Tabacco da fumare, da naso, da maslicare Scarpa di lana coniuni . . . Pauni e tessuli di lana, stoffe di lana stauipate, flanella . . . Zigarri Lavori in cuojo fini, come di cordovano, marrocchinoj ecc. Passamanteria Ombrelle, e parasoli di setafiniti. Stoffe e lavori di seta o di filu- gello: detti di mezza seta (di cui la meta o piu dei fili sono di seta) COSE ESPORTATE Cotone Filati e refe di cotone . . . 3Ierci di cotone Droghe Colori d' ogni specie .... Bacchej erbe, legni, radici da tintura Filati di filugello Spezie Indaco Caffe Cuojo d' ogni specie .... Lavori di cuojo Serie lIJ,r. JY. 493.97 36.83 41,593.13 87.84 29,731.73 6,059.85 3,311.25 237.99 487.21 2,567.96 46,420.08 40,386.19 465,03 7. i6 2,287.88 350.02 9,455.88 3,495.93 815.27 251.95 4,814.45 7,624.32 449.73 446.71 43.87 44,972.11 440.06 23^459.39 5,446.70 2,496.32 206.58 439.62 2,082.16 46,434.16 42,695.86 450,575.70 2,424.65 480.83 7,442.34 4,110.25 8-23.52 294.06 4,908.24 8,082.67 447.56 [Or-, — 802 — COSE ESPORTATE ToTALE 4856 ToTALE 4855 Quintali Quintali Carta e cartone Pelliccerie Riso Seta Cascami di seta e filugello . . Stoffe di seta e di mezza seta . Sapone Berretti Tabacco in foglia Tabacco fabbricato .... Filati di lana , Stoffe di lana e miste con lana. Zucchero 508.71 494.50 2,920.49 5,409.06 7,507.37 34,370.52 694 79.84 445.15 4,400.81 60.58 4,472.47 602.08 560.93 498.69 2.013.41 4,350.23 6,223.32 28,505.03 801.97 425.58 408.91 4,445.06 444.08 4,474.25 4,237.74 803 Importazioni ad Amhurgo dai paesi di Id dal Capo Cose priiicipali iinportate ad Aniburgo nel 1857 (1). PRODUZIONI I.TIPORTAZIONI DALLA CINA Te Zucchero greggio . . Cassia lignea Seterie Canfora Rabarbaro Tabacco Porcellana Oggetti diversi di consumo Zenzero Manifatture Cose di legno » di metallo .... Cigari Inchiostro di Cina' . . . DALL I>DIE ORIENTALI OLANDESI Zucchero greggio . . Kiso . • Pelli di bufalo ed altre Arrac Cera ■ Gomma Dainar . . . » elastica . . . Noel di macis .... Pepe Valori in marchi di banco 4.-196,270 449,500 448,810 23,970 45,430 45,060 7,910 B,460 4,070 4,540 4,050 760 760 220 200 883,840 408,380 72,880 63,000 28,370 48,610 47,230 43,380 42,950 (1) Hamburg's Handel unci Schiffahrt 1857. Volte et Rohler. — 804 PRODUZIONI "Valori in marchi di banco Tamarindo . . . Caffe \ainiglia . . . Macis Canfora .... Cocciniglia . . . Chiodi di garofolo Gutta percha . . Canne Farina di sago . Legno di sapan . Cannella .... Te Cose di lana . . dall' indie orientali britanniche Cotone Zucchero greggio . Riso Olio di noci di cocco Indaco Tabacco Salnitro Rum Seme di sesamo . . Olio di ricino. . . Pepe Curcuma Schellak Terra catechu. . . Galla Caffe Zenzero 8,700 8,BiO 6,520 4,BC0 3,700 2,070 -1,5:00 3,390 3,i40 2,940 2,780 2,640 2,430 2,400 2.039,456 656,400 630,520 565,540 298,700 445,600 449,950 89,110 80,050 60,780 45,090 40,980 30,760 36,750 34,320 28,400 27,820 — 805 PRODUZIONI Cartamo . . . , Tamarind! . . . Filato di cocco . Corna di bufalo . Cera Gomma olibanum Cassia lignea . , Lac dye. . . . Denti di elefante. Badiana . , . . Punte di corna . Legno rosso . , Pelii di pecora . Canna , . . . Cardamomo. . . Pelli Gomme diverse . Droffhe . . . . Valori in marchi di banco 27,370 20,370 45,090 44,580 42,920 40,640 40,070 9,460 8,840 8,290 7,950 7,470 6,210 5,020 4,770 3,770 2,850 2,420 — 806 s t oooo o lO — sr; 33 Ci CO t^ 02^10 ;--3^lO w e-r-JtV^r^ ^" in 00 cr. lo o a> 05 ■4 ^ Ir- :d •£; s -r.' -r-' o oi OO O 3 OO o ro CO iO 1 0 5C r Ti — I'- r^ o G-l ?) oo ?l ?l 00 CO CO^ JO G-i'tr^'iO so^co"-^ «d" oT 00 tr~ oo o OS ^1 '^ O S-l OT O to t~ so to -T^ lO -"^ OJ — o oo o o o to O O O i 1 l- I— CO so ■O^"^--^^"^ ""^ C-; o ITS o --r o'l^'-^ •^'" •^ 00 :o t^ ;-: O VI S-O O O 00 lO ir- CJ t^ (M -r- S.O o o o o o o o o «*■ C3 S-l (O 3^ I— ?l O o 00 ^; •* j:^ i--^— XT lo^-^r^io lo^ in cd'-To oor-i^-T jo" to z 00 •ts O t-- CV O lO t^ 00 O O O IC LO CD CO -j: ^ -^-^ S"'-" CO (3i J ^ ooo oo o ^^ 00 -- to O -vT OJ Oi o to — ^_^C32 lO C2 -^-J^ 00 co_^ M sn G c> o -^ lo'-js" o' oo" 00 CJ 1^ to ?l -J 1 J t— z ,_ SO c; Gc o o o o o o -* o 31 ©1 to CM lO 00 5-0 3^1 L-3_ in TO t'S''Sv^'~'a^oo' co" to' 00 to to -^ t-- o r- o to G-l LO Cl C5 -Ti -5I< IT-; ^-^^" CO ^ oooooo o (M 1 io :?! o oo -o i- oo >* — 1 CO^lO CO — L'3 o^ to in to~io'^3-i lo' — * lO o Oi' oo ff-l -^ O I— 3-1 -^ oo 00 00 tr-; :0 J4 -< iq — H "^ «T CO OOOOOO o S>1 C5 lO to — ;u 3-1 00 o 00 OS c» o — O^ -5; CT) a:i oT^"— ' r-'"oo'^t--^ (^ o' 00 — O oo O O -r< I— t-- I--. 00 l^ CM to •■H ^ •^ 00 rt ._ . ja JIl s u. a • «a . . . . . eo e • 15 ° o &: g _: ^ . . • • — i2 ■- - ■l-S _aj _^ ea tr ^i ■ ^ ^ 5 cZ Ci -al 1- o 807 — Importazione totale ad Amburgo dai paesi di Id dal Capo nel 4857 distinla secondo la qualild delle cose iinportate. Stati Oggetti di eonsumo Materie jManifattu- gregge i re Valore in marchi di banco Cina . . , . . , Indie Orient. Oland. Birma Singapore .... Indie orient. Infflesi . Totale val, in marchi di banco .... Totale in franchi 4.505,920 4.411,180 365,420 492,030 4.640,240 8.444,760 9.748,044 65,440 240,480 35,460 403,390 4.746,200 5.460,040 9.804,076 36,620 42,950 30 4,960 4,930 66,490 407,331 — 808 — Imporlazioue ad Amburgo dai Paesi di Id dal Capo. Ann I ill miirclii (iihiinci) v;iltilali, sei'oiulii r Aim. rii Gi.tha. 1 fr. 90c.i Valoi'i in Ir. 4846 4817 4848 4849 4850 4854 4852 4853 4854 ....... 4835 4856 4857 3.746,830 3.590,530 4.842,520 3.342,790 4.382,640 4.378,240 6.521,390 6.063,820 7.434,920 6.467,700 44.294,060 42.235,520 7.061,977 6.822,007 3.500,788 6.351,301 8.327,046 8.318,656 42.390,644 9.624,258 43.556,348 42.288,630 24.459,854 23.285,488 Importazione ad Ambiirgo nel 4857. Valori in marchi di banco Valori in fr. dalla Cina | 4.607,530 » Indie orientali Oland. 1 4.634,340 » Birma 400,620 » Singapore . . . . : 297,380 » Indie orientali Inglesi 6.392,330 » Coste orien. d' Africa 782,990 » Capo 4.440,340 3.054,345 3.403,489 761,478 565,022 42.445,427 4.487,684 2.466,646 809 <3 '^ "^ ►s = u H c CO so t- ■* CO so CS CO O lO ©1 "^ CO l» CO^ O^ I- ©J^ ©1^ JO_^ o "* eo ^ "jT ^^"^ O ©1 . -?< S 30,520 42,930 30 4,960 5,920 650 2,440 O si O 423,709 399,342 06,804 490,444 9.047,780 4.426,776 4.827,553 £ 65,440 240,480 35,460 403,390 4.740,200 593,040 964,870 o tn o « P H H c O marchi franchi 2.801,248 2.684,242 094,347 304,857 3.440,399 359,670 334,544 4.505,920 4.444,480 305,430 492,030 4.640,210 489,300 476,060 K u o Cina ..... Indie orien. Olan. . IBirma ..... Singapore. . . . Indie oricntali Ingl. Coste or. d' Africa. Capo .... Serie Ul, T IV. lOi — 810 — Imporlazione a Trieste. QUAISTITA DAI POSSEDIMEiVTI INGLESI IN ASIA Colonial]. Caffe Cassia lignea Garofani Pepe Droghe e spezie diverse . . . , Gorame diverse Legni da tinta diversi .... Stagno crudo DA SU3IATRA Pepe Cent. B,090 420 222 4,273 d,800 30 200 800 6,100 — 81i — Consnmo del colone nello Zollverein, Stati C 0 T 0 ?< E Fusi AMERICA- NO dell' in- die Balle Baviera Sassonia Prussia Baden Virtemberga .... Annover Oldemburgo .... Totale 316,700 554,646 289,000 485,000 449,000 48,800 20,400 29,800 34,200 22,500 48,600 44,950 3,000 4,200 6.800 34,000 9,000 6,200 3,700 3,000 3,200 4.634,440 421,050 64,000 Aamenlo net 4856. Stati C 0 T 0 N E Fusi AMERICA- NO dell' in- die Balle Baviera Sassonia Prussia Baden Virtemberga .... Annover Oldemburgo .... Totale 232,000 50,000 435.000 25,000 46,000 7,000 20,000 484,000 20,260 3,500 40,600 4,500 4,650 » 4,000 4,400 2,000 4,000 » 4,000 4,000 38,300 42,400 812 — linportazioni dello Zol/verein sulle qjtali \nio influirc il canale di Suez. Quint, di 50 ch. Caffe Zucchero Tabacco Sete Riso . k . . Spezie Te Droghe i.i6I,661 701,306 624,584 8,929 893,430 223,734 30,402 2.158,440 Per corrispondere ai desideri dellu Giunta chc prese ad esame questi miei studi, ho diviso la niemoria in capi, apposi alcune citazioni, e feci le riduzioni de'valori in fianchi per tulte le soninie in cui importa maggiorniente 1' uniforniita per rendere possibili i raffronli. Avrei vohito aggiimgere buon cor- redo di annotazioni ove avrci rcgistrato alcune notizie piu recenli, e per quanto mi fosse stato possibile avrei fallo meno inanchevole il niio lavoro come voleva 1' amore del mio paese che mi fece animo ad esso, e I' onorevole giudizio deli'Islituto, die lo voile pubblicuto, manul potei, travoUo, come sono, da pe- nosissimi ufiici. PARTE SECOiVDA CAPO PRIMO Cagioni deU' antica prosperila del conimcrcio vencto e del suo decadimento. 0. I^iiando il capilale nella maggior parte tle'noslri Comu- ni riducevasi al raccollo d' un anno cd alle arnii dci signori feudatarii, quando la nostra terra era divisa Ira casfelli c conventi, quando tra villa e villa mancavano strade e inler- poneansi dogane, Venezia alTincontro apriva al suo com- raercio la via del niare ed il trafllco dell'-Oriente. Erano sicuri i Venezlani nella loro citti inespugnabile, vcro mira- colo di nalura: onde il capitalo pole accumularsi c divenire potente agl' iniprendimenti mereantili, senza che le vicendo delle parti o gli slranieri lo distruggessero. L' opportunila del silo li invito al navigare ed alia faceende mereantili nei paesi dell'impero d'oriente: scaduto, e vero, ma pur sempro erede di queilo di Roma, e eustode delle arti di civilti. N6 airimpero abbandonaronsi i Veneziani ciecamenle: che di mano in mano scemandosi la sua aulorila in Itidia c so- pravvenendo nuovi dominatori, Venezia seppe con somma sapienza politica e con pratico avvediraento alternare le paci e le guerre in guisa, da uscirne sempre con nuovi privilegi, che ne rassicurassero ed allargassero i trafflci. Nella rovina deU'impero i Veneziani vollero solo tenerne le isole e le _814 — lerre poslo alia niariiia chc alia conifidilii ilclla loro naviga- zionocrano ridiieste; sicehe prcziose moroan/io passasscro ili scala in scala per le maiii doi loro nicrcatanli. Cosi ot- lennero sul ^redilerranco la prominenza che la loga ansea- tica acqiiislo sui niari del nord, c sulT Allantico la bandiera olandese. Uii'allra cagionc fece liorire a Venezia il cotn- mcrcio non meno che nell'Olanda, coaie sapienteraenle os- scrvo il Foscarini: poiclie Venezia cbbe govcrno fermo ed cquabile: non conic altrc cilia soggcltc ai lumulti, ora alio stato di pochi, ora all'arbitrio di un solo, ora ai Cionipi. L'Olanda parimente, in mezzo alie guerre desolanli di Fian- dra, di Gormania e di Francia, si luantenne Iranquilla, ma sempre favorevole alia mercatura cli'e intollerante degli arbitrii, sospeltosa d'ogni ombra di pericolo, nemica della \ioIcnza. Come nella guerra di religione I'Olanda ricovero i rifiiggili, cosi Venezia fu sempre agli slranieri ospilale, liberalissima. I Veneziani non furono servi della gleba; e i loro pensamenli educavansi e divenivano operalivi tra i ne- gozii che abbracciavano il raondo dall'oriente all'occiden- te. Cosi Giogalli disse Venezia la dogana universale delle ricchezze asialiche die sono immense: e Verri poi la cliia- mo il pnnlo W appo(/gio Ira I' Asia e V Eiiropa. Pur troppo quando ella avea raggiunlo la massima agiatezza, comincio a scemare I'operosila: invece di raddoppiaria quando non poleano piu avere il monopolio, i Veneziani miseramente si abbandonarono ed impigrirono: come un tempo accadde similmenle delle colonic di Grecia. Che poi il commercio del Capo fosse considerate come primissima causa del decadimento del commercio veneto non si puo dubitare da chi legge le storie di quel tempo. Daniele Darbarigo nel 4 364 scriveva che I'andar il commercio dei Veneti ai Portoghesi era a lui cosa lanto spavcnlosa che al ' - —815 — suo tempo non volea n6 vederia nb udiila. II Beiiibo lo disse malum inopinatum. La Repubblica invi6 a Lisbona Leonar- do da Ca Masser solto colore di privali negozii ad infor- marsi de' nuovi traflici, e, cadiito in sospetto, vi slette al- quanto tempo in prigionia. Infalti era cerlo cbe i paesi eu- ropei doveano preferire la niiova via; poicbe per I'Egitto le merci doveano trafficarsi dall'Europa all'Asia, tramutandosi per dodici mani, come il mappamondo di Bebaim disegnalo uel 1492 ne fa fede: ondo esse orano soprappagate. Quindi non si potea per I'avvenire costringere gli altri Stati d'Eu- ropa a valersi de' Veneziani, i quali sino allora (secondo lo parole del Guicciardini) costituivauo i prezzi ad arbitrio loro. Le relazioni degli ambasciatori veneti di quel tempo, quelle di Lorenzo Tiepolo soprattutle, i viaggi, le storie, gli annali del Malipiero attestano quanti fossero grimpediraenli del commercio nella via deU'Egitto. hi i mercatanli al pri- mo smontare in Alessandria venivano cercbi minutamente; dinanzi alTammiraglio della terra il vcgnenle era avvilito da atti umilissimi. II Turco cbe favoreggiava i corsali, ai ricbiami della Signoria rispondcva cb'essa vi provvcdesse. Non libero era lapprodo all' una o aH'altra scala ove cbia- masse Tulilita dei negozii: e nel 1473 Giovanni Priuli con- sole a DamascOj per aver fatto condurre a Tripoli de' panni cbe il Signore volea condolti a Bairulb, fu battuto; nel ^499 furono per eguale cagione fatti prigioni de' mercatanti veneziani, e per Indennizzo de' dazii fu derubato lo scrigno dei fattori. Aggiungasi cbe ad ogni mutar di Signore na- scevano confusioni gravissime: il Malipiero narra cbe nel 4 496 gli Arabi crano alia slracia, ne si potea andare ne venire dal Cairo. La peste obbligava 1 mercatanti d' Egilto a rimanere in casa ancbe de' mesi inleri. Doveasi persino stipulare cbe all' arrivo di una nave non sc ue togliesse — 810 — I alboraUiro o il linione per limorc cli' ossa parlisse prima (li pagarc i tlazii; sicclie furono stabilili dei coltimi da ri- paiiiic fra i meivanti clic restassero succomhenli per vanie lore addossalo noi porti turclii. Inultrc la navigazione nel mare Rosso, or facilissima allc vaporicrc, era Icnla ed in- rcrla per i vonli die allernano in quel mare: tanto clie Ic luivi non potcano nommeno andar dirille a Suez, ma do- \oano fare scala a mezzo il cammino, ondc le merci dovea- 110 poi Irasporlarsi ad Alessandria sui cammelli c pel Nilo con viaggio lungo e dispendioso. A tali cagioni, che faceano abhandonare la via dcU'EgiUOj allre s'aggiunsero a far ca- dere di mano dc' Veneziuni i ricchissimi Iraffici, poichi i dazii impedirono in allri slali d'Europa Fesilo delle vcnete manifatlure; e I'odio de'principi avvolse Venezia in eriide- lissime guerre, Ira le qiiali polea ben conservare per lungp tempo lo slalo, ma (secondo giudic6 Macchiavello) a poco a poco consumarc le forze. CAPO SECOIVDO Stato della navigazione; tonnellaggio, inarlnai, valore del carico ecc. — Considerazioni. — Stato della costruzione delle na\i. — Conseguenza della distanza itinerarla dei niercati asiatici per la nostra nayigazione. — Conseguenze della stes- sa sulla nostra industria in generate. . Ora ristabilita in Egitlo la sicuiczza, migliorate le con- dizioni igienicbe, date agevolezze ai traflioi, potri in esso ravvivarsi il commercio veneziano pel nuovo canale? Quan- lo il nostro commercio abbisogni di una piii diretta coraii- nicazioDc coU' Oriente, si manifesla dagli spcccbi stalislici clie si allegano. Russia (mar d' Azoff) » Sardegna .... » .... Svezia e Norvegia . Spagna . Toscana. » Turchia. TOTiLE Ixreca Jonia Greca Austriaca Sarda Austriaca Greco-Norvegiana Anseatica Danese Neerlandese Oldemburghese Austriaca n Toscana Austriaca Ottomana Greca Con Bandiera. Austriaca Vapore Estera » Austriaca Vela Estera » (*) In questo e nel successivo prospetto i valori vennero pi (loi Lcgoi mercaoUli a vapore ed a vela arrivati i[i \ t-iirzia di^isi iht Slali, Baiidiero e Calegiirii' dt navigazioni aoll'auno 1857. C A B I c n I TrS"" TT> a .^^ as ^ ^a* sar 'ss oa 0 prai/ietio I tuluri uerineru |ioll> >" '" ' tato Poutificio ortogallo . . . ussla (mar IN'ero) arde;. vezia e JXorvcgia pagna .... u- cilia , TOTALE Inglese Pontificia Austi'iaca Iiviiose Napoletana Neerliindese Austriaca Neerlandese Iivjiese Monte di Piaiia Sarda SvLno-A'orvegiana Austriaca Inglcse Svevo-Noi'vcgiana Austriaca Svevo-iVorvegiana » Austriaca Americana Austriaca Pontificia Oldemburgliese Inglese Sarda Toscana Svevo-iNorvegiana Jonia Ottomana Neerlandese Greca jn Bandieia. Austriaca Vapore Estera » Austriaca Vela Estera ») (Ii'i LcfTiii miTciiiiiili a vopore ed n vela sorlili da Venczia divisi per Slati, Bandiere c Cilegorie di navigazioni noil' anno -1857. C A R I c n -,,«.» tJe I vT^ a ,i2i. ^ sa ojr asar t» as — 8il — E pur troppo facile a taluni I andare magnificando la prosperity di Venezia : ma io non so come con tali t'atti alia mano possa purlarsi di estesi negozii, di faccende, di vita nel commercio, ed in vero si consideri come: l.° Con baiidiera estera enlrarono nel nostro porto sole G49 navi con 91,880 lonneliate; con bandiera austria- ca 4025 con 374,797 lonneliate, e di queste navi con ban- diera nustriaca 2234 con I 17,917 lonneliate furono di pic- colo cabottaggio; 1 105 con 103,558 lonneliate di grande cabollaggio; sole 577 con 137,446 lonneliate furono di lun- go corso. 2." Di queste 577 di lungo corso, una sola venne dagli Stati Unili con 510 lounellale; una da altri Stali d'America con 470 lonneliate; quallro dalla Moldavia con 871 lon- neliate; una dalla Vaiachia con 240 lonneliate; una dalla Sicilia con 316 toiiiiellate; quatlro dall' Egitlo con 1205 lonneliate; qualtro dalla Francia con 1203 lonnellale; qua- rantasette dall' Ingbilterra con 19,939 lonneliate; dieci dal mar Nero con 3180 lonneliate; una dallAzoff con 147 lon- neliate; una dalla Toscana con 308 lonnellale; e ben 501 con 108,632 lonneliate dal litorale austro-illirico : dunque scarsissimo fu il commercio direlto, dunque per la gran parte il commercio ha falto scala a Trieste. 3." Se si conaidera il lonnellaggio Irovasi assai misero, poiclie si lia in media sole 238 lonnellale per nave. 4.° II uiaggior numero delle navi che non approdarono direllamente al litorale austro-illirico fu coH'Ingliilterra: 47 navi con 19,939 lonnellale. 5.° Niuu commercio diretto si ha colle Indie Orienlali. 6.° Dalla cifra recata dell' insienie delle navi enlrate a Venezia devesi dedurre 42 navi di lungo corso con 10,264 lonnellale enlrate vuole, oltre a 41 di grande cabottaggio Serie III. T. IV 105 — 81cS — coil 4)405 toniiellalo, e 41 di piccolo cal)olliiggio con 970 lonncllule parimonli viiole. 7." Allelic iK'lIc iisoitc la bandiera auslriaca obbc pre- valenza, esscndo austriache 3991 navi con 382,879 lon- iicllalc, mcnlrc eslcre fiirono sole 054 navi con 100,914 toiinellale. 8." Anclie nolle uscilc con bandiera auslriaca, di Iniigo corso furono sole 577 navi con 154,554 lonncllatc, di grandc cabottaggio 843 con 72,518 tonnellale, e di piccolo caboUaggio 789 navi con 31,177 lonnellalc. 9." Dolle uscilc di luugo corso, 527 navi con I l(>,780 lonnellalc fondarono al lilorale austro-illirico ; 4 a! litorale venelo con 576 lonnellalc; una sola in Ikuiuiria con 3 18 lonnellalc; 7 in Egillo con 2880 lonnellalc; 15 in Francia, Mcdilcrrnneo, con 5588 lonnellalc ; 4 in Ingliilterra con 1987 lonnellate; 5 a Malla con 1707 loiin Hale; 2 in Gre- cia con 581 lonnellale; 2 ik lie isole Jonic con 853 lonnel- late; una in Porlogallo con 233 lonnellale; 2 in Toscana con 073 lonnellate; 7 in Turcbia (on 2298 lonnellate. 10." Nolevole fu il nuiuero dellc navi cbe uscirono vuote, esscndo 222 di bingo corso con 05,075 lonnellale; 012 di grande cabottaggio con 58,577 lonnellalc; !407 di piccolo caboUaggio con 82,204 lonnellale. Da lullo cio si deduce die quanlo aNare in grande un conuncrcio diretto, quanlo a! visilare gli originarii niercati, quanto al rallargare le noslrc opcrazioni inercanlili, quaiito al dispensarci da costosa inediazionc, nulla, nulla ancora abbiam fatto. Nel 1484 era tanto crcsciuto il numero dei naAilii ragu- sei, cbe toglicvano rinviamento ai iioslri ; pero la Signoria li ha banditi cbe iion [lole-scro venire a Vcnczia nein allro iuogo dcllo slalo se n(»n con buinento. Oggi non invocasi — 819 — simili proibizioni; nia aHeimilazione de" Veneziani dovreb- bero avviare il coraiiiercio diretto e non aggravarsi della spesa inutile di trarie quasi luHo da Trieste. S> rivevasi nella Gazzetta di Venezia clie alia fine del 1855 i marinai sommavano a 34,344, dondc conchiudevasi die il prinio degli elementi per la naAigazione mercantile non fosse gran fatto diseoslo da quello del medio evo. Ma bisogna conside- rare il numero de' marinai rispettivamenle al tonnellaggio, e se quello e mollo, queslo e poco: la sola eonclusioiie ehe se ne puo trarre si e clie la marina sia di piccolo cabottaggio, come ho dimostrato. Ne possiamo ora menar vanto del noslro tonnellaggio, dacche nella provincia di Venezia nel 1854, le navi erano 513 con 03,898 ionnellate; nel 1855, 510 con CI, 355 tonnellale; ml 1856, 511 con 18,788 Ion- nellate. Ma Ira quesle, quante di lungo corso? Sole 41 nel primo anno con 13,691 tonnellale; 38 nel secondo con 12,914 tonnellale; 33 nel terzo con 11,252 tonnellale. Costruite fuiono nel primo anno 14 navi con 1982tonneI- late, nel secondo 10 con 16 J 1 tonnellale, nel terzo 14 con 2789 ionnellate, tra le qnali di lungo corso 3; di cui una con 1143 tonnellale, I' allra con 955, la terza con 1223 tonnellale. Ora, se pur non si badi al Great estern di 24,000 tonnellale, e cerlo die il tonnellaggio medio non puo calco- larsi meno di 3000 a 3400 Ionnellate : qual miseria adun- que nei nostri porti! So, e vero, die prima della scoperta del Capo la mercatanzia era poco Iratlata a Lisbona, paren- do cosa bassa : e dopodie andarono a quella navigazione sonosi fatle ricchissime molte case in quel regno, e lutti con gran desiderio divennero indinali d" andare in quel viaggio per il guadagno grandissimo, non ostanle che fosse di moltissimo pericolo, o molli altri sinistri vi si patissero, € avessero i Portogliesi, per mancamcnto di legnami, poca — 820 — coraodilti di far nuvi e navilii, onde si servivano di navi di Biscaglia e di Fiandra. Ma i Veneziani polranno ora linno- vare I'antica gloi'ia morcunlile iiicnlre sono voiiU'Ji a tal segno di decadenza? Noii si creda olio a rallargare la nostra navigazionc basti T aprirsi di una via piii breve all' Indie: certo e tnlUivia che saia possibile ullora rivolgere al com- raert'io direlto oo!!' Asia im capilale che nella navigazione non potrebbe oggidi averc iin profitlo. I noli dei varii porli si equilibrano: nia ribassandosi doi nostri navigalori i noli al punto ciii li put) ridurre remulazione di altri popoli piu vicini a! niercoto dell' Asia, non si ba utililu e proliUo della navigazionc; ecco una cei'tissiuia spiegazione del fatto pur or lainctitato che nei nostri porti si costi'uisce poco, e non neparlono navi per un conimercio dirctto ooi paesi dell'A- sia. Qualora la distanza ilinei-aria sia minore e qualora percio le spese c il tempo sieno minori, e fuor di dubbio che le noslre navi non sarebbero sopraccaricate di dispendii rispetlo a quelle di ullri Slati, che anzi avrebbero sopra inolti un vantaggio, che Gnahnente potrebbero vincerne la omulazione. Inoltre, ove puo farsi viva la navigazione, se non sono molli i negozii, se non sono imijortanli gli affari? lo rispelto il valore de' nostri marinai svegli ed induslri, io rispelto la buona fede e la circospezione de' nostri meroa- tanti, nia compiango che si miseri effetli seguano i lore sforzi intelligenti e operosi ; poiche la distanza ilineraria ( cui altre cagioni si aggiungono), la distanza itinerarla rende inipo'.ente la nostra navigazione a farsi eniula dei vasti impre'ulimenti di altri popoli nei paesi dell' Asia, ft certo pertanlo die i vantaggi, i quali dicenuno derivare sulla produzione e sui consumi da un risparinio di tempo e di spesa nei viaggi dell' Indie, toccheranno pur a noi in parte ben maggiore che a moiti altri Slati d'Europa, poiche Vene- - 821 -- ziu c; distaiite cl;i CeiLiii per Suez miglia 5220, cioC- 1080 merio die non sia l.onilrn. Ove dif^correro particolarniente delle noslre iiuliistiie, si vedra in qiudi malerie | ussa mag- giorniente consoguice tali vanfaggi; nia si pun fuor di dub- bio asseriie qui goncrahnenle cbe daila distanza atlualedei mercali dipcnde nun poco il presente aniniiseriisi deila produzione. I nostri fabbiicalori suno tenuti oggidl a se- guire le vicendo dell' alto e del basso su lontani mereati, e sono fuori deli' opportuiiita di speculare utibuente per le piovvigioni. i'railandosi di cose che si devono far venire da lontano o delle quali non si banno vicini i deposit!, esse dovonsi fare in giande: e intanto nclla materia prima sep- pellire uu capitaie rilevante, pagarvi sopra lo sconto. Se Venezia divenisse un porto alle merci d'Oriente, le noslre Industrie sarcbbero sollevale da tali iuipedimenti cbe oggidi loro tolgono ogni vigore. II fabbrieatore non dovrebbe provvedersi se non qiiando la materia printa gli occorresse, ed intanto rispai'niierebbe e la custodia della merce e V an- ticipazione di un capitaie. Ollre che, invece di coniprare tulto un carico di una nave, il manifattoi'e potrebbe com- perare dalle varie navi quanto piii torna adatto alia sua fabbricazione. Per talc comodila il fabbrieatore di Manche- ster, lungi dal farsi venire per r una o r altra delle sirade ferrate o pel canale da Liverpool la materia prima, non presceglie di andaria a comprare nei magazzini di quel- I'eniporio? Altro vantaggio sarebbe il dar le nostre produ- zioni invece delle inglesi in pagamento ai produttori orien- tal!. Oggidi questi pagansi speeialmente in merci inglesi, perche gl' Inglesi sono gl' intermediarii del traffico; si paghe- rebbero invece con merci nostre, qualora a noi venissero direttamenle. Inoltre il nostro fabbrieatore, avendo vicino un riccoemporio, imparer^ viemaggiormente ad informarsi «S22 ik'l o*)!umoi'ci() di ospoi'lazioiio clio oggidi s,\\ (• affatlo igiiolo. Pill volte io lulii da qualclie I'ahhriralore, clio lo sue stoviglie, i siioi drappi di sola si spodiscoiio in Lcvante, ne mi seppc dire coiiie i'(>dJinenlo a\venisse laic cs[)orlazione. L'iiuluslria brilannioa sente la iiccessila, die la nostra igno- ra, di conoscere i giisti dei popoli e appropriaro i prodotli alia loio deslinazione. Gli arnialoii biilunnici non sono condoltiori die per un dalo nolo traspoitino meiri, ina hanno anclie inleiesse allimpresa: ora puo credersi die lale scanibievole aiulo della produzione e del coiiimeroio sari possibile quando per Ic ragioni addotle nella parte generale non sara lolla quasi inleranienle ai porti dell' A- di'ialico Icsporlazione pei niari dell' Indie. CAPO TEUZO Dlfficolta die si frappongono ad esporre lo stalo delle nostre industrie. Clii ha soiroediio le stalislidie daUri paesi, anmiirando queir ampiezza, quella precisione, qiiella uiinuzia di dati e di cifre viene I'aeilniente in desiderio di fare allreltanto per le nostre industrie. Ma, privi eome sianio di (juelle inchieste pubblidie, aperle, liberissime e di quel liberissimo discniere (he agitano in altri paesi la pubblica opinione e lutla niet- lono innanzi la materia di falto,o\e al)l)ianio a rivolgerci? Alle stalistiche delle caniere di conmiercio che uscirono in j questi ultimi anni confessando aneh' esse sehietlamente di essere manchevoli? Dovrenio enlrare negli opificii e nelle fabbridie de' nostri uianilallori per esservi aceolli con oc- chio sospelloso, quasi die le nolizie si allingano solo per qualdie nuova lassa da inipoi'si? Dovrenio consultare i — 823 — nigguagli delle nostro esposizioni industrifili die pieni di iodi e d'incoraggiamenti, non lianno il compito di dar nu- mei'i statistici? E quella magra relazione dcile canieio di comiiieroio si puo nemmeno avere per Venezia? Pur troppo nel farmi a discurrcio delle industrie die Ira noi possono sperare niiova vita ed acciescimcnto dal canale di Suez, io mi sento seoralo, non polendo esporre dfre ordinate in serie e eompiute, come disse il Correnti, egli die le sa tanto raaneggiare le cifre e sa fade tanto signilicaiive! Mi proven"), come so meglio, ad esporre almeno in uno I scorcio Io stalo ddle nostre industrie principali: su quelle I vieppiu ferniaiuloiiii die in allii tempi fornirono materia I ai nostri traflici, e rapidameule disi-orrendone la sloria. II ! considerare quanto sieno mutate le condizioni, clie fanno svolgere le industrie e nutrono, per cosi dire, Toperosila mercantile mi obbliga a dar (juesti cenni storid, ed ai raf- fronti col presenter bench' io mi vegga riuscire a lavoro povero e non compiuto. Dagli scritti del Maesln e del Cor- I renti, dal Fraltini e dal Merlini, dalle slorie dd commercio I veneto e d'Oriente, soprattutto da quella del Depping, da I statisliche officiali, da private informazioni, da quanti scritti I mi vennero tra mano sulle nostre Industrie io vo ddinean- done laspetto pur troppo languidissimo: con quella brevity Che colla larghezza del principale proposito di questo scritto e compalibile, col riguardo speciale alia nuova strada delle I Indie, e con quell' esattezza die in tanta miseria di vita Ipubblica puo conseguirsi da scrittore non pratico ddle I induzioni, non esperto di sorprendere il vero solto il co- jperto ed avvoHo vdame. E qui ui' e duopo dichiarar sulle prime, eh' io m.n so torcerc il vero per Irarne fadii spe- ranze, a cui doi)biamo abbandonarci; ne so credere die Ibasti una via diritla e continua a farci senz'altro partecipi — 824 — largamenle del traffioo coi paesi di \h da Suez: anzi tengo per ferrno che i vantaggi recalici naluralmente da quella loccherebbero ad altri ove VcDozia se ne stesse dormendo e frappoiiesse gl' iiulugi. Tulle le aiii chc si richiedono in terra popolosa ed agiala alliguano, e vero, assai faciiinente Ira noi: e lodalissimi soiio i noslri operai in lullo quanto vuolsj, nonclie alle necessila del vivere, ai eomodi ed.agli a'^i di una civile eomunanza ; ma dove sono le fabbriche che abbiano spact'io largo e copioso? Dove sono i capitali validi ad imprendioienli che possano Irarre lullo il profiUo delle forze molrici, che la nalura ci diede nelle aoque, del silo opporluno ai nuovi traffici d'Orienle, inlino di quel senno prudente raa svegho ed accoiio del noslro popolo? Tullo, lullo ci rimane da fare: anclie nolle induslrie come Delia navigazione: e percio sc quesle pagine valessero a dlmoslrare la necessita di darsi un pensieroedi adoperarsi pel bene del noslro paese, mi sembrerebbe non perdu lo il tempo deir andarmene con lena si scarsa ai pronoslici del canale di Suez; e dove allri ne prediiesse ogni bene per noi, iosarei contenlo daver dimostralo, come ai mali della disUmza ilineraria devesi altribuire solo in parle I'avvili- mento del noslro paese e come ai benelicii della nuova slrada dell' Indie dobbiamo prepararci con more e direi quasi con riverenza per T anlica operosila dei Veneziani ch'ebbero si propizie le sorti, ma seppero valersene a farsi ricchi di polenza e di sludii. Comineiero dall'arte cui essi diedero precedenza, sia per I' ulile ddla navigazione, sia per r ulile del lavoro, dall' arte della lana che ne fu della matrice. — 825 — CAPO QUARTO Conseguenze probabili del canale di Suez sul nostro lanificio. Sino a Che I'arte della lana pote fiorire nella dominan- te, ogni preferenza della repubblica fu pei panni di Venezia volendo ass.curarne lo spaccio e togliersi dal pericolo di ogni eniulazione (I). La liberty di navigare i paoni di Ve- nez.a in Levante fu data fino dal secolo XIII, riservandosi solo il restringere lale libertii coi dazii quaiora le necessita dello Stato lo richiedessero. Le lane traevansi dall' In-hil- terra, dalla Spagna, dalla Francia ed anzi Venezia se ne faceva Teuipono cui altri popoli ricorreano a foruirsene onde il doge Tommaso Mocenigo disse die i Lombard! traevano al suo tempo da Venezia 4000 migliaia di lana di Catalogna e altrettanta di Francia, ne i Fiorenlini ne traevano minor quantita. Tortona e Novara rieeveano da Venezia 6000 pezze di panno, Pavia 3000, Milano 4000 Cremona 40,000, Como 12,000, Monzo 6000, Brescia' 5000, Bergamo 10,000, Parma 4000. Quando Elisabelta d' Inghilterra proibi di eslrarre le lane de'suoi Stali e vi promosse la manifaltura de' panni, I'arte della lana non solo ebbe mancanza di materia prima, ma si ancora una viviss.ma concorrenza di panni iuglesi che giunse a dimi- nuire I esito de' nostri panni nelle scale del mar Nero e del Levante. Gli Olandesi eziandio si diedoro a smaltire i lore panni nelle slesse scale del Levante, anch' essi vincendo i (1) Le notizie ston-che sull'art. rlella l.uo h. princip.lmente tr.tte .elaz.oni sono i.ianoseritte neiia Biblioteca ^larciann Serie ///. 7'. IV 106 — 82() — iiostri col pre/./,() piii dolce. Lc laiio mfnllo noii si avciiiio pill lacilmente a Vcnozia c per condiirvisi si caricaNano di sposc c del porlo c dolle gabclle da non polorscno fabbricare 1 pauni al prrz/o dei paesi ove era maggiore 1' opporliiiiilii di pioourarla. I pai)ni d'OIanda e d'lngliilterra si apriioiio vieppiu la via al Irallico del Lcvanle, quando ne' paesi levanlini fii turbalo |)er la gucrra di Candia il negoziare de' Veneziaiii e si eolse I'oceasione da navigatori slianicri di dar csito ai panni dei loro paesi. Iiitanto sin dal 1 017 erasi divietata I' entrata dei panni slranieri aVenezia; i quail fino allora aveanvi fatta concorrenza da Malines, da Bruges, da Briisselles, ed erano ricevuti in cambio delle cose speditc dai Veneziani. Ma qua! bene pn6 sperarsi dalla jiroibizione? Ed inoUi'e conic poleano i lanaiuoli manlener- si in buono stato se doveano accomodarsi a discipline ne- miche di ogni miglioramento e di ogni innovazione, e se, lungi dal lasciar luogo ad una divisione di lavori che nasce naturalmenle dallo spaccio abbondante, voleasi prescriverla ad arbitrio e togliere all'arle ogni nervo? Intanto nelle citta soggelle alia repubblica proibivasi I'inti'odurre le lane d'altri paesi: con sospelto si sopravvegliava il Iraflico della hina anche tra terra e terra, siccbe per estiarne poca quantila da Padova,ove erano lane buone e abbondanti, voleasi un privilegio cbe dava luogo a lamenti e a stenlo otlenevasi: per introdurre i panni in Venezia otcorrevano eziandio dei privilegi: i panni cbe non vi fossero linti non poteano ven- dersi solto i portici di Rialto. Tntlavia I' arle della lana crebbe per qualcbe tempo vigorosa in niolte citlii: a Padova trovo bonla e finezza nel boldi'one dellc pccore e fu gran- ' deniente acci'csciuta per opera di Ubertino da Carrara, e dal Novello dolata riecaniente di ease e terreni ovc si cri- gessero le garzcric: a Vicenza ebbe un privilegio di fabbri- _ 827 — car panni alii da Francesco Foscari nel 1430, il qual pri- vilegio fii accoiminato alia terra di Sehio solo dopo il 1701 : a Bergamo ebbe origine dagli Umiliati c vi fiori sino a che fu vinta daif eraulazione de' pauni francesi, e le fu tolto I'esito dai dazii negli alhi Slafi; a Sehio, nel vicentino, ed alia Follina, nel trivigiano, per la libertti pienissima che sapientemente fu concediita neN7H dalla Repubblica a lutti i suoi douiinii di fabbricai- panni ad use dOlanda e d' In- ghilterra. Quindi I'arte della lana fu larga di doni e d'aiuti e di utili alia Repubblica: e nel secolo scorso descrivesi tultora (iorentc dai documenti del magistrato dei cinque savii alia mercanzia che con partieolare diligenza e solleci- ludine la sopravvegliava. A Verona fabbricavansi a raezzo il secolo XVIII 995 pezze di 73 braccia coo 54 telai; a Sehio con 215 telai, 0000 pezze; a Treviso con G telai; 180 pezze; tra Salzan, Crespano e Santa Maria d'Asolo, 3000 pezze per I'Albania; a Soligo, Follina, Crespan, 2500 pezze ad uso di Francia, 400 ad uso olandese ed inglese; altrove 4900 pei villici e pci frati; a Padova, con 200 telai, 2600 pezze. Negli ullimi anni della Repubblica I' arte della lana divenne materia di studio attentissimo ai veneti magistrati; che via via estendendo i privilegii preparavano la liberty del traffico interno; onde soprattutlo a Bergamo e Sehio I'arte s'accrebbe grandemente. Questi cenni premisi, perche se ne puo dedurre quanto I'arte della lana, pur inceppata da tanti vincoli, si mantenne lungamente nella Lombardia e nel Veneto in buono stato, e sottoposta a varie vicende pur cerco quasi sempre rifarsi del dauno con nuovi profitti. L' opporlunitii della materia prima fu certamente cagione di tale prosperita nel niu dei luoghi; sicche a Padova I'arte fu detta antica quanto la citt^ per questa condizione naturale a farla nascere, ed a — 828 — Schio i monti vicini diedero lana opportiina a ben condurre i lavori iion soprafOni ma di piii spaccio. II consumo degli Scotti in Lombardia e de' frati osservanti nel Veneto ebbe qiialche parte nell" accresceie I' iuchiesla de' panni, soprat- lulto I'arle dclla lana potc progredire nelle provincie, per- che nella fabbrica de' panni fii libera di svolgersi e d' ac- coneiai'si alia nuova incliiesta, perche segui con diligenza le innovazioni fatle in altri paesi, chianio operai esperli, pi'Ocui'6 buone niaccliine, e percbe finalmente la Repubblica si lipromelteva di trovare ne' panni un capo di spaccio certo die polcsse rawivare i traffici del Levante e dare alle navi un carico utile pel volume e pei noleggi. Sia pure che si concedesse con ispeeiali favori un prcmio per ogni pezza esportala per il Levanle, sia pure die la voglia di tenere per se quel traffico si palesi di tratto in tratlo col resTingere i favori all'esito per la scala di Cadice, sia pure che ora si dasse il privilegio per le scale del basso Levanle, ed ora per quelle dell' alto Levante, e pur certo die la Re- pubblica andava logliendo gli ostacoli a quelP arte matrice, e cedeva di giorno in giorno gli antichi privilegi ddia do- rainante: quando il sigillo di S. Marco cesso di conlrasse- gnare i nostri panni. Ed ora qual 6 lo stato di un' arte cbe in altri tempi ci fu si ricca di guadagni? A Schio, alia Follina ed a Gandino vi son tutlavia fabbriche ben conosciute e di qualche rilievo, sebbene le condizioni di quest' arte sieno affatto cangiate. La lana raancaci or quasi del tutto, per la mutata agricol- tura: ed invero, secondo i calcoli del Reden, il Veneto ha una pecora per 7 abitanti 08, e la Lombardia non ne ha che una per 24.71, sicche all'insieme della produzione di lana dell'impero d' Austria la Lombardia non ha parte che per 0.73, ed il Veneto 2.09: mentre la Moravia ha per se — 829 — il 9 per cento. Si valuta die le fabbriche di Gaiulino fal)- brichino anche oggidi da 7000 ad 8000 pezze del valore di 700,000 lire auslriache, di cui 420,000 valgono le materie prime; alia Follina si fa ascendere il valore a 900,000 lire austr.; a Schio sono 7920 fiisi e 430 lelai,de'quali ^20 ser- vono alia tessitura delle stoffe di lana per i nuovi usi e pei panni pressoch6 fini, ^70 pei paoni comuni, 40 per gli ordi- narii. La lana imporlasi nel Lombardo-Veneto per 849,130 chil., di cui piii di tre quarti vengono da Venezia. Lana importata nel Lombardo-Veneto nel 1855. Da Venezia 634,200 Da allri porti dell' Adriatico . . 134,900 Dal Piemonte 56,350 Dalla Svizzera .... 33,700. La lana importata in tutto I'impero d' Austria giunge a 4 0.122,450 chilogr., e I'esportazione a 1 0.1 99,250; quella quasi tutta comune, questa fina. I nostri fabbricatori devono comprare a Marsiglia e a Genova le lane di Buenos-Ayres, e a Londra quelle d' Australia e del Capo. Le prussiane si comprano a Breslavia o a Berlino, le austriache a Pest e Vienna. Siccome le nostre fabbriche sono soprattutto di calzoni e soprabiti, cosi il consumo principale e delle lane d' Australia e d' America (Buenos-Ayres e Montevideo). Le lane tedesche sono piu care perche si adoperano dai fabbricatori sul luogo. Dal 18 58 al 1851 le lane salirono di prezzo, poi ristettero per poeo, quindi 1' accrebbero di nuo- vo fino al 1857 ; dimenticate per nove mesi, tornano oggidi a ravvivare il prezzo. La loro produzione in Enropn ne — 830 — tloorcsce ogiii gloi-no, ezkiiulio nell" Uiiglioriji iiucoe s'iU'- tToscDiio sempre pin le l;ino d'Auslriilia. A Londrii si fan- iu> le iisle aiHiuali dolle lane, od eziandio Ic iiosli'o lab- briche ne dipoiidoiio. Oggidi nun v possil)ile che il fab- biioaloro di panni nel Vcnelo o nolla L()nd)afdia si lorni- sca delle sue lane a Venezia; poiilu' la manifallnra e trop- po rislretta da potervi animare iin'impoiinzione rilevanle di materio prime. Si specnio di conduivi della lana ; ma la prova falli, poiche, essendo poeliissima I'lncliiesla dei fabbriealori, I'importalore della lana non puo venderia se Don a un prezzo bassissimo, ovvero con una dilazione al bisogno. Intanlo il fabbricatore ( giova ridire lal falto Qh(\ avvilisce rindusliia ) dee tenere molta lana nel suo magaz- zino, commetlere lane clie impiegano molto tempo a giun- gcre, c'orrere inceiiisstme sorti, far notevoli anlicipazioni di capitali. Coiiie si puo speiare in lali condizioni un csito pill ampio de' nosli'i panni? Akuni de" noslri I'abbricatoi'i son lodalissimi per la loro avvedulezza ; il sito delle fabbri- olie (come ben si disse in un rappoilo della Camera di Com- mercio a Torino) eollegalo nell'Alia Ilalia al moloreidraulico offre modici salarii, ed alia condizione dell'operaio salubri- ty e un non so che d'altamenle umano; i panni vincono sui vicini mercati ogni emulazione. Non si puo credere conlul- tocio die i noslri fabbriealori si dieno a speculare un esito dei loro panni ne" paesi lonlani delTAsia, ove non sia loro dato abbreviare la via, polervi inlroduri-e una corrispon- deuza conlinuala e veriliera, concorrervi insomma con colore che gia dalle praliclie vi ban no avvalorali i loro ne- gozii. Qualora le anliche tradizioni polessero rinnovarsi, qualora dall' Asia si facessero carte ed ampie le commissio- ni, ai noslri fabbriealori non mancherebbe animo ed ope- rosili ; come oggidi ne sono allonlanali |)er avvedimento — 83i — lodevolissimo di noii conere forluna arrischiata e lasciare per essa uno spaccio prouto e sicuro. Ovo disoorrero dei dauui clie vengono alia nostra indiislria dagfimpacci della linanza, si vedra principalmente die delle niaccliine ci 6 difflcultato quautu niai I' uso ; il che vale parlicolarraeote per quest' arte dei panni. Qui lainentero di tutto ouore che aspettando un largo sbocco di questa produzione nell'Asia abbianio vicina la dogana a reslriugerci il mercato popoloso e ricco degli altri Stati d'ltalia. Sino a che duro la lega do- gaiiale con Parma e con Modeiia, s'accrebbe mollissimo nei due duciiti lo spaccio de' nostri panni: ma il commercio ia- teruo d'ltalia non deve punto dipendere da una lega doga- nale determinata con riguardo ad industrie divej-se dalle nostre, eljorentiin condizioni affatto diverse: il commercio interno d' Italia deve alia One iasciarsi in quello svolgimento libeio e naturale che e proprio di paesi civilissimi. Che se pure si vuole abbandonarsi airavvenire e ripromettere alia arte della lana ricchi prolitti dal canale di Suez, e certo, da quanto abbiam detto, ch'esso le dovri giovare moltissiiuo procurandogli piu direttamenle, piii pronlamenle, men care la lana d' Australia, di che tanto abbisogna : e certo che Venezia, non lasciata in disparte dalla niiova strada delle Indie, pofra farseue emporio ; e certo che in tal jnodo la produzione avrti piu regolarinente la materia prima, il ma- nifattore potra nell'acquislo farsene buon giudice ne rimet- tersi a sconosciuti coinmissionarii; e certo infine chepotri Irovare larghissimo spaccio in paesi oggidi ignoli ai nostri mercatanti, nella Cina, nel (Jiappone. Nell' Arcipelago In- diano il Rondot, inviato dal govcrno francese a visitare quel luoghi, scrisse un libro sui tessuti che potrebbero esservi esportati: un libro affatto pratico ove si d^ conto rainuto di tutti gli usi cui possono acconciarsi, di tutte le spese di — 832 — che ora si: cnriccino, di tntfi gli otnuli d.i eui si trovatio prevenuti (i). Anche lu Sclnvarzer altesla die paiini lavo- rall in Austria ordinarii trovano esito iu Cina e nelle Indie Orientali (2). La Conipngnia doll' Indie Orienlali dovea da- re lane e coloni inglesi in canibio dei to e dolle sete della Cina: ma, sciolti quesli vinooli, si spacciarono in Cina lessuti di lana per 16.489,700 franclii, otto volte piu che nel 1776; mentre dalla Russia se no importo nella Cina per Khiakhta un valore di altri 3.203,000 franchi; i tessuti di lana ch'ebbero osito a Canton fniono quelli piu oomunali, talche nelTinchiesla del 1830 Everet trovo il prezzo ininore del 47 e mezzo e del 50 per cento in paragone di quello ritratto nel 1821. I nostri fabbricatori dovrebbero quindi informarsi ben diligontemente sidia qualita dei panni, di cui nella Cina e nel rimanente dell' Asia si fa incliiesta, ed imprenderne in grande I'esporlazione. Pertanto non devono trascurarsi da lore i capi di minor conto che possono com- pletare i caricbi c possono forse non temere I' emulazione ingleso, la quale restringesi a pochi oggetti e di gran con- sumo ; degli altri non si da gran pensiero. Trovasi, peres., nelle dette rioerohe del Rondot, che possono spedirsi delle berrette in lana: induslria che e tutfa propria di Venezia e che da Venezia si seppe adattare principalmenle ai paesi dell'Asia; losperarne quindi un accrescimento dopo aperto il canale di Suez serabru consigliato dalle tradizioni e dalla inchiesta tuttor viva di queslo capo. Cosi pure Venezia do- vrebbe praticarc in vaste proporzioni la tintura della lana quando le materie coloranti ie verranno a miglior mercato, (1) Etude pratique de.i lissus de laivc conuenables pour la Cliine etc. pur iV. Natalis Rondol, de'le'gue de I' /rif/M.s'/ ie lainiere. I'.nis 1847. (2) Geld und (iut in iS'tu-Oesterreich von Ernst von Sohwarzer. Wien 1857. — 833 — e i fabbricatori de' panni nella terra ferma li manderanno in deposilo nel nostro porto, ove le case mercanlili ne fa- ranno graadi provvisle ed il credito vi si Iroveri moUeplice e pronto. CAPO QUI INTO Del cotoniQcio. L'arte del cotone si riproniette dalla nuova strada delle Indie un avvenire non meiio fiorente di quello fattoci spe- rare dall'arle della lana. Se quesla, temperundosi alle mutate oondizioni del traffico, rilevasi da quel riposo cui per poco si lascio andare e trova aueora credito c valore nel rieliia- mare antiche consueludini, anliea operosil;i, anlica reputa- zione, quella le si accosta giovane e vigorosa, poichti pur trovandosi anch' essa annunciata nolla nostra storia, ora solamente si fa animosa, c iri-equieta si accorge di non aver falto ogni sua prova. Dalla Lombardia si spedivano nel Levante dei cotoni anelie nel secolo XV ; da Monza e da Cremona particolarmente: giungendo da quesla citta a Venezia anclie sopra le 40,000 pezze, quasi tutle di fuslagni; se non die vcnne poi raanco quest' arte solto il dominio spagnuolo, e nel Veueto eziandio non pote in verun modo eniulare I" arte della sola e della lana; anzi non s'accrebbe ne fiori in alcuna parte d'Europa sino a die Spinning Jen- ny, la figliuolu dd povero fabbricatore di pclliui Tommaso Highs, non diede il nome alia maccbina cui il suo gcnitore aveva consacrato le veglie, e per cui avea tanto solTerlo. E di quest' arte cbe tanto collegasi alle sorii del popolo ndia sua origine e ne' suoi bendicii, quale si e lo slalo neJ nostro paese, quale ne e I' avvenire? Serie III, T. IV. i07 — 834 — II cotonc iinportnto nel 1855 per ie lcil)l)i'ic'he del Ve- ncto e della Lombardia non fu sopra ad 1.958,000 cliil. per le fabbriclie della V^cnezia, e per quelle della Lombardia giunse a 5.060,950 cliil. S'iniporlo per qualcbe leinpo da Trieste per il Po colla navigazione del Lloyd; ma ora si trae quasi tulto da altri Stati italiani. Nella stalistioa del Movimenlo commcrciaU- del legno di Sardegna pel 1855 osscrvo (be minima fu la quantili del cotone solamonte Iransitala [)er la Lombardia; e che invece la maggior parte del cotone spedito dal regno di Sardegna alia Lombardia diede luogo non solo al transilo, ma si ail allrc opera zioni commerciali nel regno di Sardegna ; sicche vi appartiene non solo al Iransilo, ma al commercio speeiale. Qualorn la via deir Indie fosse piu opportuna a Vene/ia che a Genova, ben vedcsi come la nostra produzione potrebbe trovarvi abbondante la matei-ia priuui, mcnlre ora se ne trae in si deboli proporzioni; e come le operazioni commerciali, ctii i\h kiogo queslo deposito dei cotoni, danno oggidi intero profitto al nostro porto del Medilerraneo, lo ripartirebbero allora col porto dell' Adriatico. Osservo inoltre nella stessa statistica, die il cotone ve- nuto dagli Slali sardi per transito alia Lombardia fu tutio dell" America meridiouale o tralto dall' fngliilterra: e il co- lone pui- esportato per la Lombardia dagli Stati sardi, dopo avervi dalo materia al commercio speciale, e proveniente per una parte minima dall'lndie Orientali, quasi tulto dagli Stati Uniti, poi dal Rrasile e dagli altri Stati d' America, ovvero tratto dall' Ingliiltcrra, dalla Francia e dal Belgio. Quindi non solo ci sara utile la nuova slrada dell'Indie collo accrescere la materia pi'ima, la quale ne viene oggidi cosl scarsa^ ma ancora ci sara ulilissima recandola diretlamente ai nosiri porti, e quindi non sopraggravala da un viaggio — 835 — si liingo, dalle operazioni di comniercio ciii ora i^ soggetta Del fare scala ad altri porti d'Europa; soprattutto dalle spese delle coiumissioni e dei depositi. Tale coniodita di avere piii pronta e piu abhondante la materia prima si ap- palesa faeilmeule a clii consideri quanlo in pocbi anni sia accresciuto il coiisumo del culone: sicihe una nuova offerta pill arapia, piii sicura, piu rcgolare e nccossaria a soddisfare I'incliiesla. Ilo detlo di sopra clio nel 1855 s'iraporlarono nella Lombardia e nella Venezia 7.018,950 cbil. di colone: or si ricordi cbe nel 1828 tutto limpero d' Austria non ne iniporto sopra i 3.250,000 cbil. o cbe ai 7 milioni giunse a mala pena Timportazione solasnenle nel 1835. Tra il 1841 e il 1851 r aumento delta materia prima crebbe in tutto rimpero d' Austria noii meno del 96 per cento; e a tale auraento il Veneto e la Lombardia presero la minor parte se tolgasi la Stiria, cbe fu vinta per poca quantity dalla Lombardia: invece in Piemonte da 32,777 quinlali, in cui si valuta la media importazione del cotone per gli anni 1844-1850 si accrebbe in soli cinque anni a circa 80,000. Invero Taumento della materia prima importata nel Veneto non fu cbe 308,900 cbil., e per la Lombardia fu di 347,250 cbil.: ben poca cosa se si raffronti a quello seguito nelle altre parti dell' impero. Quindi c di necessita di non esser piu oltre lasciati in disparte dai navigatori del cotone; e quando noi finora lo ricevenuno di seconda mauo, aggra- vato di spese e da! solo e lontano mercalo d' America, po- tremmo invece dopo il nuovo canale di Suez faine emporio a Venezia. Come potrebbe continuare I'importazione di ben 4 6.892,300 cbil. di cotone dalla Germania, piii della meti deir importazione totale nell' impero d' Austria, se questa materia prima arrivasse finalmente in via diritta dall'Indie? Come potrcbbesi comprare il cotone delle fndie a Londra • — 836 — ed a Liverpool, condiirlo a Rotterdam, poi colla vaporiera a Manheim, qiiindi sulla slrada forrata da Baden al lago di Costanza? Almono pci fahlirioalori del Tirolo e del Vorarl- beig lion sarelibe piii opporluno il fai'c scella de" coloni a Venezin, c nun sarcl)l)e ulili.'simo I avervene pronto iin ricio deposilo, sicclie i loro 175,1 58 fusi non riinanessero inai senza nioio? In una fabbru-a del Tirolo si consumano oggidi 30,000 eliil. Surale, 15,030 Levanle, 150,000 eiiil. della Luiuiana : ma come si possono trarie da Venezia, ove ia lonlananza del mercato impodisce di prepararne iin de- posilo abltondanle.il quale vorreI)be rilevanlissimaanlicipa- zione di capilali, ed avrebbe poi un esilo lento e slenlalo ? l^a 87,580 fusi die oontavansi del eolonilleio lombardo nel 1841, seoondo una slalislica uflieiale, oUrepassarono i 1 00,000 dopo il 1844 e nel 1853, secondo il iMattini, giun- scro a I 10,879, nel 1854 sacciebbero nuovainenle, essendo 423,046. Anzi lo nolizie pubblieale nel 1855 dalla direzione amminislral;va della stalislica pongono 129,040. Quanto poi alia Venezia da soli 800 fusi clic erano nel 18 5 1 sor- passarono i 10,000 dopo il 1845, e giunsero a 18,492 nel 4 801. La relazione della camera di cotnmercio di Udine per gli anni 1853-1850 lien fermo queslo numero di fiisi per la fabbrica di Pordenone, alia quale si riferisce eziandio il numero indicalo pel 1851. In lutlo il Veneto souo 28,464 fusi; essendone a .Monlorio 9972. I filali delle fabbriclie lombarde giunsero, secondo il Fratlini, a 3.308,980 cliil., ai quali aggiungasi 1.017,658 della fabbrica friulana, e circa 73,000 di (ilati veronesi. Se si raffronla la quantila filala al numero dei fusi, le fabbriclie del Veneto e mollo piu le lombarde la vineono su tutle quelle dell'impero d' Austria: il cbe dipende dall' esilo sicuro del prodotto, e dallesseie nel nostro paese la pro- — 837 — duzione non niai sopra dell' inchiesta, anzi ben inferiore. Quasi lutli i filati sono dal numero I al 24, tan'o che quesH nuineri lianno nelle fabbiiclie lombarde il 90 per cenlo della produzione, nell3 venele I' 80 per cento. Quindi nella qualili dei fdati noi non possiamo fare concorrenza ai lilati inglcsi, anzi nemmeno ai filati delle fabbriche aiistriaclie. Nt'lla quanlita poi dei lilati il Veneto ebbe Tanniento di 1.7 per cenlo e non piii, la Lombardia tocco un aumento del 4 5.0 per cento; nello stesso tempo che le fabbriche dell'Au- slria sotto I'Enns accrebbero i loro tilati non meno del 33 per cento, e quelle boeme del 23.9 per cento. Certo che lo avere la materia prima in un emporio vicino, ed inoltre il trovaria in generate sul mercato d'Europa ad un prezzo men caro e piii regolarc giovori non pooo all' arte dei coloni tra noi, e ne proraovera eziandio la tessitura, che oggidi e poverissinia. Sccondo la relazione della camera di commercio ad Udine, sono nel Friuli I 10 tclai semplici a macchina, i quali producono ogni anno da i 5 a ^ 6,000 pez- ze di te!e greggic da 37 a 38 metrl per ciascuna: in Lombar- dia, secondo il Merlini, si producono 38,800 quin'ali raetri- ci di tessutij de' quali quattro decimi in tele e fustagni greg- gi, quattro decimi in fustagni e tele colorate, due decimi in drapperie colorate. Per la spcsa della materia prima deve dedursi dal prodtto totale non meno d'un quarto dal prezzo dei tessuti e tre quart! dal prezzo dei filati: onde si scorge quauto danno ci venga dal non darsi alia fabbrica dei tessuti di colone in projiorzioni meno ristrette. Anche qui, nel ve- nire alia conclusione si fa manifesto, che I'assicurare la materia prima piii abbondante non ^ ancor tutto: ed anzi cio vale specialmente per 1' arte dei cotoni, perche in essa la manifattura accresce il pregio della materia prima in ra- gione piu larga che non nell' arte della lana e della seta. — 838 — Disconondt) ilegl' impedimenli (in;m/iurii, dimoslrtM-o come lii protozione dala ai fdali siii iioii lievo oagione per cui larlc del lessere non pigliti niiiiiia, iion accresoe il suo spaecio ; ed eziandio devono valoie per ii colonilicio i lagni die si riferiscoiio ai dazii slille niaceliiiie. Qiialora non vo- glianio stare indifferenli spetlaloii del Iraflico ehe si avria sul Mediterranco, conviene lorci dinanzi (luegl' impedimenli che lo farebbero rifuggire nei porii, ove la comodilc'i del sito si accompagna alia liberta dei negozii. Non dubiliamo ehe I'arte del colone non manchera allora del profilto re- eatole dalla nuova via nelle materie prime, sopraltulto pei prodolti meno lini c di piii largo spaccio, nei quali la spesa della materia prima e in maggiore proporzione, che nei prodotti piu lini. Non dubiliamo ehe anche i Lombardi ed i Veneti si faranno emuli degli Svizzeri,i quali trovano esito ai loro tessuti tinli in rosso non solo in Italia, ma eziandio in Oriente. CAPO SE S T 0 ... ; Del setificio. •;•..*■,. . ■; -^i kv Nella Repubblica T arte della seta si considero come matrice non meno che I'arte della lana, ed anzi nei secolo scorso usci quasi dal suo secondo grado e si mise alia |)ari con quesla. Sino dal 28 febbraio 1365 il senato, volendo promuoverla specialmente pei velluti di seta e d'oro, proibi severaraente non es ne introducessc a Venezia da altri Stati. Quindi non manco di proteggerla di continuo al modo allora usato di proibizionie di dazii. Si proibi nei 1370 che i lavo- ralori di quest'arte si reeassero altrove; nei 1410 si rafforzo il divieto con allre pene; nei ^490 si proibi i drappi di seta — 839 — seoza oro come alari, oimesioi e rasi, poiche cominciavasi allora a fame in Venezia ; nel 1496 si prese parte che ogiii anno lo scrivano dell'uflicio dell'arte deila seta fosse spedito in Lombardia a stridare la parte inibitiva dei panni fore- stieri. Sempre insomnia fu accarezzata quest'arte della seta dalla Repubblica, serapre n'ebbe esenzioni ed alleltamenti. II magislralo de' provvisori di comun a Venezia, e in terra ferma i pubbiici rappresentanti sopravvedevano I'arte: i privilegi stavano d'ordinaiio nel concedere che gli operai, sia dello stato sia esteri, fossero scioiti dalle tanse e dalle fazioni reale e persunale, e per nnimare la gente a concor- rervi e per nou togliere poi gli operai da si delicato ed im- portante lavoro, dopoche fossero islruili, finalmente per la difficolta d' islruirne altri con slraccio sempre di cosi pre- zioso effello. Parimenti si esentavano i proprietarii e i fab- bricatori da ogni gravezza per la fabbrica degli ediflcii e pel loro lavori: nel qual modo i capitali erano invitati a diri- gerli e uiantenerli. Le sete gregge provenienti da Stali esteri e direlle a quesli opificii per esservi lavorate erano esenti da dazii: dopo lavorate esenti dal dazio d'uscita : alTincon- tro proibivasi con rigore I'estrazione dei bozzoli. A Venezia nel secolo scorso erano 1006 telai, cioe 777 per conto dei mercanti, 227 per conto dei teslori, 2 dei parlicolari. Le seterie di Vicenza erano si floride e condolte a tanta perfezione di gusto, di vita, di lavoro, che talune andavano (isitate anche a Lione: 663 telai vi lavoravano quando la corte di Vienna proibi alle nianifatture venete I'ingresso ne'suoi Stati onde oon pur le fabbriche vicentine, ma ezian- dio quelle di Udine e Venezia scapitarono sommaniente e rimasero senza nunierose commissioni. Molle rimanenze non esitate, diniinuito il nuraero dei telai, cessata Tespor- - 840 — lazione per le citl^ eletloiali ed ereditariedi Sassonia eper le Gere franclie di Lipsia, Uiiica speranza offrivasi ai noslri fabbrioalori nellu scula di Cculice. Le coi-delle dl sela die si lavoravano a Padova avevano piii piegio di quelle di Na- poli, Siena, Zui'igo^ Basilea, ed eraiio esitatein Lombardia, Romagna, Levanle, Genuania, (^adice, Lisbona. Gli ospizii dei mendicaiili e de'Uovalclli se ne occupavano: come pure era utile lo smercio della sela convertita in orsoio ad uso di Bologna; e i docuinenli altesluno come I'arle della do- minanle lenlasse conservarsi questo esito tutlo per se sino agli iiltimi anni della Repubblica, ed avesse eziandio gelosia di eoncedere il Iransito per Venezia direlto al Ponenle pei prodoUi non suoi. Nella Lombardia e nella Venezia si produce la met.^ della sorama prodolla da tulta Ilalia: 14.1 12,000 chil. del valore di 63.000,000 di fr. ne produce la Lonibardia: il Veneto -JO.920,000 cbil., menlre il prodolto tolale d'ltalia e di chil. 52.374,662 =r 2 1 7.488, 1 59 franchi. In Lombardia son filati ^ 6.878,400 chil. di bozzoli, nel Venelo 8.430,200: onde si ha nella Lombardia 1 .406,720 chil. di sela greggia, 703,360 nel Venelo. Nella Lombardia s' impiega nella lorcilura -1.263,360 chil. di seta greggia, nel Veneto soli 565,000 chil.: in Lombardia si otliene 42,560 chil. di slrazze, nel Venelo 23,620: i tessuti lombardi importano 16.650,000 franchi, i veneti ISmilioni. I>" esportazione 138,500 chil. di seta greggia, 1.266,000 di seta fdata o lorla, 63,000 di seta imbiancala o tinla. Si esporta a Lomlra dal Lombardo Veneto 209,864 chil. di sela greggia, a Lione 175,813. a Londra seia lavorata 38,757 chil. e 250,203 franchi per la seconda, in Russia 46,077 chil. La slrazza inviata alleslero 6 di 216,671. Aperta che sia la nuova strada alle sete del- r India, converri adoperarsi a lavorare quella seta che ora — 84d — esportiumo ; o alrueQo toglierle qualsiasi aggravio che possa negli allri Stati d'Europa tarla posporre a quella d'Asia, su che poscia ritonier6 parlando dei dazii. CAPO SETTIMO Deir industria dei cuoi. >- Nelle nostre provincie 1' industria dei cuoi si iiomioa tra le principali dalle camere di commei'cio: secondo i loro rapporti si macera 60,000 pelli in Friuli, 100,000 nel Vi- eentino, a Verona 87,800. Da questi numeri tuttavia non si pu6 argomenlare lo state dell' industria, cssendo assai in- certe le notizie che le camere di commercio ne potei'ouo attingere. Quella di Verona solamente venne a raaggiori particolarita, vahilando che 23,800 sono acconciate in val- lonea ed in corteccia di querela e d'abete, 33,000 in allume ad uso di niascadizzi, soati, semoline; lOOObulgari, 30,000 cordovani. Quanto tutlavia si puo tenere per fermo si c: 1." Che anchc in quesla industria manca quella divisio- ne di lavoro, la quale solamente pu6 conduria a gareggiare coi prodotti dell' industria straniera Tanto e vero che la fabbrica ed il commercio de' prodotti va ({uasi sempre unito alia vendita minuta de' prodotti importali dalla Francia e dalla Germania. 2." Che il diboscamento, diminuendo la raccolta di cor- teccia d'abete e di querela, fa danno anche a quest' arte. 3.° Che lo spaccio e quasi ristretto all' interno della monarchia austriaca, e la camera di commercio a Vero- na asseri che la fabbrica ha un gravissimo danno appeoa che diuiinuisce 1' uso dellc scarpe per essere raeno rigido r inverno. Serie III. T. IV. 108 — 842 — 4.° Clu- ill maleiia pi'ima ininicnla scmpro iiel pi-ezzo per la diminuziono iiell' esporlazione die se no I'acea dal- 1" America. 5." Clie aiicir essa si acqiiisla a Triesle, Anversa e INIarsigiia, insomnia ad ailri porti meno oppoiiuni di Venezia per la noslra induslria. Da Uitlo cio si conosce manifesla- mente come eziandio per le polli deve desiderarsi il eanale di Suez, il quale ci procuri piii vicine le pclli dell' fndie orienlaii, ci aceresca lo spaccio dei prodoUi, ci fornisca luaterie di concia. Di quelle provenicnli dail" Indie se ne fa acquisto in Pienionle per 74,739 cliil., dei quali solamenle 14,937 vi s'imporlano con bandiera eslera. Lo spaccio di prodotli nell'Asia non puo mancarei ove prendiamo esempio dagli altri paesi, specialmenle dall" Ingliilterra, che, come attesta il Newmark, ricevette eonnnissioni anche di 50,000 paia di scarpe in una volla sola per gli scavalori d' oro in Australia e per le lor doniie. CAPO O T T A V O Dei lini e canapi. Le slalisliche dell'impero austriaco assegnano alia Loni- bardia una produzione di 111,200 cenL di lino, 100,500 semenli di lino, 34,800 di canape; al Veneto una produzio- ne di 12,400 e 3500 quanlo ai due primi prodoUi, 59,600 di canape. La Lombardia irrigua in quel di Crema, Cremo- na, Lodi e Brescia, sebbene non possa farsi emula de' lini di Fiandra e d'Irlanda, ne lia tuttavia una bella ricchezza : pei canapi il Veneto ha la preeedenza, soprattutto per quelli di Montagnaua. Non devo qui dilungarnii sui miglioramenli - - 843 — die sono desiderati in quesle colture; e che per il lino sono promossi efficiiccMiiento nellu I.ombardia. Qiianlo all' indu- slria, ciii qiiesla produzioiie da luogo, ricordero cli'essa nel secolo scorso era iiorentissima nel Venelo, avendo esito in Italia e S[)agna, e non solo valendosi dei lini di Cresi'ia e di Crema, bensi eziandio di qiielli di Russia e d'altri paesi. !*el canape dnr^ a lungo il pregiudizio che qiiello di Alontagna- na non fosse alio a cordaggi buoni a resislere all' ancore nelle biin-nscbe e per le gonione ad uso dei bastimenti gross! e delle iiavi da linea. A Tolmezzo aveano lavoro sotto la Repubblica per le lelerie 2000 lavoi-anli e oioltissime fdiere, producendosi 34,608 pezze di lini noslrali e navigati, ed 895 pezze di canape. A Cividale fabbriiavansi telerie da 145 lavoranli e i300 filiere ; ed nn' ailra fabbiica ne era eziandio a Bovolenla, donde si spaccio qiiakbe anno 3450 pezze, quasi tuUe nella dominante, nella leira fernia e nello Stato Ponlificio, e dove si consuraarono circa 84 miara di lino coir inipiego di 2000 operai e 200 telai quasi sempre baltenti. Aggiungasi le due fabbriche di Piove di Sacco, una dellc quali diede 813 pezze nel 1765 e 844 nel 1766, ven- dute quasi lutle nello Stato e per poca parte in Romagna: nel 1765 consumo circa 35 miara di lino, 19 nel 1766, dlede lavoro a 140 perst)ne, oltre alle filiere, adopero 120 telai baltenti or piii or meno con lilatoio da torcere il filo e tintorie. i.'altra fabbrica di Piove di Sacco produsse 4025 pezze di lino con 130 telai battenti, diede lavoro a 160 operai oltre alle liliere, ed eravi unita una tinloria, ed un filatoio. Nella dominante quest' industria progredi dopoche fu sciolta dai vincoli dell' arte dei fustagneri e dei bomOaseri, e aveano lavoro nel secolo scorso I I filiere nella provinciadi Treviso, 6 nel Friuli, in Conegliano e in Caslelfranco e ne erano tenuti in molo 94 telai. Dal uiai'zo I765.al novembre — 844 — 1766 questa fabbrica cousiimo fra drojjlie e coloii 3 miara, e 13 (li lino; da marzo 1765 a liitlo febbraio I7(>G prodiis- se 4378 pezze. Dal passalo facendoci or col pensiei-o all avvoiiiie, pos- siamo sperare che rincremeiito do' iiostri traflici sara ca- gioue di prosperitit anche a qiiesta industria doi lini e dei canapi. Le tele per le noslre navi e le gomone daraniio al)- bondanlo lavoro: seppiire ancbe qui non sara inipedilo il coinmereio d' Italia : poich6 non si puo rallargare al di I'uori i traffici in case frastornati e impediti. Ora il canape e i lini prodotli nel nostro paese non sono baslanti al oonsunio : e se ne inijiorta da altri paesi un '«. 307,700 cliil., quasi lulto dalle Stalo Pontificio. Questa importaziono ci arriva ag- gravata da! dazio di esportazione dailo Stalo Pontifuio, il qnale,ristrettoin passato a lObaiocchi, fu neH'ottobre i8;ii accresciuto a 28 baiocclii per 100 libbre. Eppure i caaapl dello Stato Pontificio vanno tra i inigliori d'Eui'opa: forse non cedono che a quelli di Curlandia; i piii lini del bolo- gnese sono attissimi a farsene tessuti: quelli piii tenai-i delle altre provincie riescono buonissinii per le gomone e pei cor- daini tutti della marina. E vero che la fabbi'ica di Polonia e di Toscana, coH'uniie del cotone alia le?silura, da i suoi pro- dotli a prezzo piii vile: e vero che il governo auslriaco, per proteggerc a niodo suo la fabbrica dalmatina delle tele da vele,pose un grave dazio sullimportazione dei lavorii roma- gnuoli. Ma non importa in quale porto dJlalia sia lavorato il canape e ne sien fatti cordanii alle navi; deve allacciarsi da esso un solo ed unico interesse. Si consideri quanto se ne trae non ostante i divie'i. Si consider! particolarmente quello importato in Lombardia e nel Veneto, e non si diibi- lerA di dichiarare un allro jnale gravissinio dall'essere cosi slegale le varie parti d' Italia, anche questa diflicolt^ di ac- — 8/i5 — poniunaro Ira loro e avventiiraro alio stesso veiilo le cose altinenti alia navigazione. Eoco lo spccc'liio del canape esportato negli anni 1849- 1855 dallo Stato Pontilicio, esprimendosi con qiiesli niinie- ri la media estrazione anniiale. Canapa greggia. . lib. 37.3 17,583 fr. 10 1 13,879 » graffiata . » 2.583,637 » 980,228 » pcdinata . » 5. 12^,546 » 2.777,500 Sloppa di canapa . » 2.275,516 » 369,947 Totale lib. 47.301,282 fr. 14.24l,b54. S' aggiunga Tesportazione delle Corde di canapa . lib. 2.428,986 sc. 842,560 Tele bianche alia plana .. 597,851 .. 810,094 Tele di Cento, di Aqui- lonia, pagliare ecc. « 747,138 » 809,894. Qualora sara taglialo rislnio di Suez e i nostri traflici saranno potenteinente aecresiinti, sperianio che i canapi tutti di Bologna, di Ferrara, di Cento, di Cesena vengano lavorati nei canlieri d' Italia. ' ' ' •' CAPONONO Del legname. Secondo le statistiche austriache si porta a Venezia dal territorio doganale 327,000 piedi cubici di legname, e da Venezia s' imporla di nnovo in altre parti del territorio doganale. Questo legname ^ resinoso. Secondo le stesse statistiche poi si esporta dal territorio doganale a Venezia e in altri porti austriaci 331,500 piedi cubici di legname. — 840 — rniai a grave slento. Qua! liinedio invocasi come valido uniea- raente ad irapedire il decadimenlo di quest' arte? Sino a che le nostre camere di comuiei'cio e i nostri scritlori si restringessei'O a dimoslrare il grave t'oslo della l'abl)rica a mano in confronto di quella a niaccliina, sino a clieconsi- gliassero de' nostri fabbricatori d'acconciarsi ai nuovi nie- todi pill spediti e piii economici, I'arebbero veraraente ope- ra ulilissima al nostro paese. Ma pur troppo (juando scor- gesi un'arte venir uieno, si ricorrc alle proibizioni: quando alcuno non sa vincere gli emuli, li vuole eselusi; e pero le camere di commercio cbiedono se non la proibizione al- meno un dazio gravissimo sull'esportazione degli stracci e sorama vigilanza ai confini pei'che il dazio noa sia deluso dal conlrabbando. Col I'iguardo speciale, che 6 dovulo al proposilo di queslo scritto, discorrero brevemenle come la nuova via dell' Indie potra portarci naturaimenle anche in quest'arte beneflcii non lievi, e come allrimenti il luale del- le nostre industrie non ista punlo ne poco nella loro liber- ty, anzi nei vincoli che la scemano. In vero, io credo che la — 857 — carta saiii prodoUa piii agevolmente e men cara allorch^, acoresciiito il consumo del cotone, delle lane, della seta per le cagioni loccate piii sopra, e dipendenli dalla nuova stra- da deir Indie, si accresceranno anche per conseguenza gli strac^i, la materia prima di quest' indiistria. Inoltre e for- se vero clie I'illanguidirsi di quest'arte principalmente a Treviso dipenda da iin lal difclto di materia prima die le tolga il proseguire ne'suoi lavori? La camera stessa rispon- de come il difetto di materia prima non faccia punto cessare tal produzione: la quale anzi continua, ma con poeo pro- fitlo, e Irova I'esito tardo ne sicuro nei porti di Trieste e di Venezia. Ora appunto questa dif6coltii dello spaccio de- vesi attribuire alia qualiti affalto ordinaria della carta c quindi confortando i noslri fabbricatori a miglioraria, si pu6 intanto credere die I'esito di questa carta ordinaria sara agevolalo non poco, allorche il levante ne rinnovera I'inchiesta potendo soddisfaria con minore spesa di viag- gio^ ed allorche nel porto di Venezia sarti maggiore la ne- cessita di procurare de' cambii die abbiano iitili ritorni, e diano un nolo alia nave. Sappiamo p. es. che da Voltri si spediscc neir America meridionale non poca quantita di carta per fame piccoli invoiti contenenti il tabacco da fu- mare a guisa di sigari : c se ne riceve in cambio il caffe, lo zuccliero, I'indaco. Non mancberanno simili espedicnli an- che per il Levante, allorche la navigazione pei paesi di la da Suez ci sia resa possibile e I' opportunity dei noli non possa mancarci. La carta sugante e grossa non e neppur questa senza un iiso grandissimo per gl' invoiti delle merci. Anche ora si fa una notevole esportazione di carta dalle no- stre fabbriche: poiche nel 1855 se ne esportarono dal terri- torio doganale 2.030,i00 chil., dei quali % conuinc od or- dinarissima. Sia pure die iprofitti dei produttori sieno di- Scric III.T. IV IK) — 858 — minuiti: o iluopo conccdcre clic faceiidosi tiiltavia qiicsla espoilazione, rindiistria ilella carta non nianca di condi- /ioni lali die hasl'mo a farla vivere. Quaiito aU'estrazionc degli stracci io non so come so ne creda desiderabilc il di- victo : poiche se i produUori di allri Stall, inlroduccndo Ic fahbriche nieccaniche, !ian saputo acquistare un tal esito delle loro carte da richiedere anchca noi la materia prima, perclie vorremo tultora riservarla ai nostri pi-oduttori, die non seppcro parimcnti progredire, e die in contraccambio ci faranno pagare piii cara la carta? Si gctli Io sguardo sulle statistiche austriache, e si Iroveri die 1' eslrazione degli stracci nel 1855 fu di 632,900 chil. e rainore di quella del I854:cbe qnasituttaqucsla cstrazionefu dairUnglieria,dalla Croazia, dalla Slavonia e dai conlini uiilitari, c quindi tale da non poler nuocere alia nostra indnstria: del rcsto in tutta spcciale per una fabbrica di Fiuine^ prima di quelTan- no compresa nel portofranco. L'estrazione degli stracci apparisce quasi nulla dal confine delta Lombardia 0 del Vcneto: quindi in quanto essa sia reale si fa per contrabbando: cosicche e invero slranissimo di volere assoggettarii ad un dazio maggiore, se anche questo, die agli occlii dei produtlori e si tenue, in fatlo promove il contrabbando. Io credo invece cbe la car- ta ordinaria sia anche troppo proletta dal dazio cbe s'ag- grava sullimportazione di questa carta da altri Stati non riuniti alio Zollverein: io credo che sia non concorrenza libera e giusta, ma vero privilegio, il mantenere esente la carta che provienedallo Zollverein e il sopraggravare di da- zio 28,827 diilogrammi che ci vengono dal Piemonte, e cosl pure la carta delta Toscana e dello Stato Pontificio. Non si ricorra pertanto alle proibizioni e se saprcmo a tem- po prepararci non ci mancher^ Io spaccio delta nostra — 859 — rarla aiiclio nelT Finlie, ove con bandicra nazionale so nc invia dalla Sardogna 4 5,103 cliil. CAPO QUATTORDICESIMO Le conterie e i vetri. Chi non la conosce quest' arte chc nei documenti della I'cpubblica chiamasi nobilc, gentile, mirabile? c\\q nelle pub- blicbe pompe sfoggiava la ricchczza de'suoi lavori? che proleggevasi siccomc cosa santa dalla Repubblica? Dovreb- bero lutti i nostri fabbricatori pigliar esempio dall'arte delle coQlerie nel sai)ei' acconciare i loro lavori agli iisi ed ai bisogni doi popoli del levanle e dell' Asia: perche i fab- bricatori di Murano, vedendo Tiiso delle corone Ira i devoti di Budda coininciarouo a farle di vetro, e Irovarono cosi csito ai loro prodotli in preferenza delle corone di cocco, e conoscendo la vagbezza de' colori e delle concbiglie affatto propria degii African!, imparavano le tinle e le paste ne'inu- saici bizantini e seppero acconciamente iiuitarle, e trovar cosi grandissimo favore alle loro cose. Ora gli smalli in cauna per conterie line e comunali si fanno ascenderc in Murano a 2.320,000 cbil. di smalti, di conterie, di perle fatte alia lucerna, in tutto un valore di 5 milioni di L. Aus., e inoltre 800,000 cbil. d' allrcttanto valore in cristalli, ve- tri soffiati, lastre, vetri da oriuolo, bottiglie. Ben si osservo dall'Audiganne (!) che in Europa sono affatto mutate leccn- dizioni di quest' arte de' vetri da quelle per cui fiori nella nostra Repubblica : poicbe non lanto si ricerca oggidi vetri colorati ne'quali fumrao maestri, quanto i vetri trasparen- (I) L' induiirie conlemporciiiie, sex coraclcres el ses prof/n-s pur A. Audigcnne. Pari?, 18uG. — 8(i0 — tissinii. La loncoironzii lalliui aiKlic in quest" arlc ilaj^li stranicri dovrcbbc appiTiiileroi a coiidurrc i lavori in giii- sa da secondare qucslo miitaniento della ricerca : e in pari tempo dovremiDO stiidiare quesli usi oriental! per cui po- trebbero divcnirc opporluni i nostri prodotli qualora si spedissero direltameote per la nuova slrada dell' Indie. isVbellissinii sludii del llondot (1) sulle esportazioni della Cina imparo cbe i Cinesi poilano h) perle false da lor fab- bricate a Bombay ed a Zengibar donde Iraggono in eambio I'avorio, 11 corno di rinoceronte c via via; coiue pure no spediscono a Batavia, doude le navi olandesi le portano alia Nuova Guinea e vi trovarono grandissitno esito ; la quale esportazionc giunge lalora a soumie rilevanlissirae, e vien fatta con navi inglesi ed ainericane. Perche non potrebbe- ro i nostri labbhcatori studiare nelT opera del Rondot il niodo tenuto dai Cinesi in tale induslria per fame aggra- dire i prodotti nelT Arcipelago Indiano c nelle coste del mare Rosso? Perche non potrehbcro coH'aprlrsi della nuo- va slrada deli' Indie cnlrare ancb' essi in questo trafOco e trarne quel carichi di ritorno clie or si hanno dalle navi non noslre? Anclie oggidi si trova esito alle conterie di Veuezia ne'porti del mare Rosso e dell'ludie^ ma come pu6 paragonarsi il traflico ora fattone con quello clie sperasi pill esteso e piu rieco di profilti per la nuova slrada del- r Indie quando non piii sarii duopo portare le nostre con- terie a Liverpool, e farle poi in nave inglesc e per la lunga svolta del Capo giungere in Asia sopraccaricate di spese? L'esporlazione ora fatta delle conterie puo dividersi tra i vaiii pacsi cui e direlta nelle seguenli proporzioni: (I) Etude pratique du conitnercc d' eu-portalion de la Chine, par A". Rondot. Paris, 1848. — 8GI — rraiK-ia 380,000 I. a. Inghillerra S:jO,000 Gei-mania 325,000 Ungheria 0 Polonia 100,000 Spagna 95,000 Russia 190,000 Cairo 375,000 Tripoli (Africa) 2i5,000 Tunisi, Marocco 1 30,000 Senegal 1 10,000 (^osta occidenlale Africana . . . 75,000 Costa Orientale 80,000 i ZuDsiba 00,000 eceelto j ^j^^. j^^^^^,^ 35,000 Calcutta per la via di Suez . . . «75,000 Bombay I 50,000 Singapore (Australia) 120,000 Cina 80,000 Stall Uniti 200,000 Golfo Mcssico (An title) .... 70,000 Brasile • . . I 15,000 Caltao, Cobija, Valparaiso . . 05,000 Diversi 150,000. Si scorge da questo speccliio statistico come oggidi il valore delle conlerie esportate neir Asia sia in tenue pro- porzione: ma ben anebe si puo sperare die si rinnovino le anticlie utilili di quest'arte quando il commercio di espor- tazione avra luogo per via dirilta e conlinua, quando sa- premo emulare gl'Inglesi nella conoscenza delta vera in- cbiesta c del modo piii spedito ed econoniico di trovare lo spaccio ai nostri prodotti. — 802 — C.Al'O Ul liVniCESlMO Del tabiicclii. Anc'lio pel coiisunu) 0 per la fabbfica doi (abacclii sarii ulilissiina la niiova slracla cleH'liulio, col lorniie piii pronla e piii abbondanle la materia prima, mciilic ora e scarsis- sima e (juasi nulla limpoi'lazioiio doi tabacclii dell' Asia in paragoned! Avana 18,502 .. » Torloricco 1,135 n ,) Kenluky, Olio, 0 Maryland 50,205 '• n Virginia a 0,388 .) » nrasile 10,003 .) '. Java 117 I) I) Indio Orieiilali Si noli conic affallo minima e T imporlazione dei (a- bacehi falla dircUamenle da Java e dalflndie Orienlali: e come in parle Ijen niaggiore Timporlazione di quesli labac- clii vien faila indiretlamenle per 1' Olanda: si noli dunque come dopo ii canale di Suez non solo Timporlazione dei labaccbi dell' Asia poira acciesccrsi, ma ancora quella ehe ne 6 falta oggidi indireltamente, c quindi soitraecaricaJa di — 8C3 — spese polia veiiir dirella a Venczia o Tiiosle. Oia mi faro a considerarc paiiicolarmenlc nelia Lonibardia o iicl Ve- nelo le condizioni di questa indusliia die ha una fabbrica a Milano ed una a Venezia e da lavoro nclla prima a 852 operai, a 613 iiella seconda, ollre agli im|)iegati cd ai dis- pensieri (I). Nella Lombardia non si compra labacco del paese e se nc Jia solaraentc un poco preso al conlrabbando (930 chil.) : ncl Vcnelo si compra 317, GOO cbii. di tabacco del paese, prendendone inollre al conlrabbando 8400 chil. Del reslo la maggior quanlita del labacco adoperalo nelle fabbriclie di .Alilano e di Venezia si Irac da alUi pacsi, cora- prandosi da quella di Milano 801,750 chil., da quella di Venezia 659,550 chil. Le spese della fabbrica sommano a 4.321,210 lior., de' quali 895,359 a Milano, 425,851 a Venezia, rimane aH'crai-io un reddito nello di 3.401,00 4. fior. Se si consider! che in tuUo limpero il reddito delle fabbriche erariali e di 12.873,30 lior., siamo alia solila conclusione che anche qui si contribuiscc in propoi'zione ben maggiore dei dominii imporiali. Nella Lombardia per 1000 uomini sono 68 consumatori di tabacco da naso, e nel Veneto 110, e 76 fumatori in Lombardia, 56 nel Vene- lo; mentre nel Tirolo e nel V^orarlbcrg sono 295 1 pi-i- mi, 383 i secondi, in Bocmia 105 i piimi, 376 i secondi.Pel tabacco da naso il prezzo medio e di I fior. O'/j car. per 0,6 chil. in Lombardia, 57 '^/^^ car. nel Veneto, mentre nell'xVu- slria sopra I'Enns e di car. 2 %, ncl SalisburgheseS '/i,in Carinlia di 3 %, in Gorizia di 5 "-f^. Pel tabacco da fuma- re \ fior. e 44 car. nella Lombardia e \ fior. e -10 y^ car. nel Veneto, mentre nelle altre provincie dell'impero non sorpassa 1 car. 58 %, e sta quasi semprc Ira i 20 e i 30. (I) Ttitte queste nolizic sono tvatti' dalle Tafdn zur fHatiitik der oeiterrei- 'hischen Sionurchie, IN. 1". 1. B. Wien 1857. ^ 864 — I labaoclii consumali nolla Lonibardia e nol Venclo so- no di Virginia o di Lovaiilc: ed i prezzi d' acquislo noii sorpassano i 32 fior. e I>3 oai-. per cenlinajo daziario di 50 iliii. c sccndono anclie a 7 c 16 car. Cerlainenle qiiesti prezzi sono ben infcriori a quelli dei tal)acclii di Java : clie si pagano neli' Austria soUo i'Enns a 101 fior. e 30 car., ma giova il ridiro clie abbroviata la via dell' Indie, non do- vranno 1 tabacchi di Ja\a faro il giro del Capo, fare poi sca- la in Olanda, e pel Reno risalire all' Auslria, rna si verran- no direllamente a Venozia. II minor viaggio permellera quindi clie si conchiudano anche pel tabacco i contratti a termine usali in altri porti, p. es. d'un raccollo di tanti el- lari nella colUira di labacco a Java: die se ne faccia grandioso deposito a Venezia senza mai lenere lo sloch superiore alle ricerclie: cbe ivi se ne possano fare vendite rilevanli: die la fabbrica ne divenga mono coslosa: che nuove qualila ne enlrino nel consumo. Cosi parimenli si faranno a Venezia i cigari che ora si traggono da Brema, da Aniburgo, da Manheim. CAPO SEDICESIMO DeH'iinporlazione dei zuccheri, e delle raflineric. : Nel ^8o5 s' importo nclla Lonibardia c nel Venelo 2.109,850 diil. di zucdiero non raflinalo ne dirello alle noslre laflinerie, de" quail vennero da Venezia .... 836,150 chil. » Svizzcra .... 3,350 >. Picmonte . . . 1.213,800 » Toscana .... 2,300 .. Slato Poiililido. . I ;,250. — 865 — Inoltre s' impotto 84i,600 chil. di zuccbero raffinato, di cui du Venezia .... 328,0^0 chil. >) Svizzera. . . . 3,800 ■ : i , .) Pienionle . . . 463,350 i ' ' » Toscana .... 3,630 ' ■ < .) Stall) PoDtificio. . 37,730 S'imporlo poi 14.674,800 chil.di zuccbero [ler le raffi- nerie, dei quuli 3.763,400 dal Pienionle, il rimanenle da Veoezia. Da quesle nolizie slatit^liche risulla evidenlissirao cbe liraportazione dello zucchero registrala dalle doganc e assai poca, ed e quasi esclusiva per le raffinerie. II Fraltini mosse il dubbio, cbe devasi fare un conlrabbando rilevan- te di zucchero nella Loiubaidia : e tal sua congellura de- doUa dal grave dazio d'iniportazione delio zuccbero raffi- nato, o altrimenti non destinato alle raflinerie, si avvalora cerlamente dal considerare come in un paese, in cui I'agia- tezza e si diffusa, non possa il consumo dello zuccbero ve- nire valutalo iie'limiti si slrelli deirimportazioue accenna- ta. Un' allra prova mi viene innanzi: perche il libro del movimento commerciale degli Stati Sardi, cbe bo sott'oc- cbio, rai dimostra cbe dal solo Pienionle si esporlo ap- punto nel 1833 per la Lombardia e i Ducali ben 10.628,921 chil., raentre nelle somrae esposte secondo la statistica au- striaca di quell' anno, 1' importazione dal Piemonte non entra cbe per 3.763,400 cbilog. deslinati alle raffinerie, 463,330 chil. di zuccbero raffinato, 1.213,800 di non raffi- nato ne destinato alle raffinerie; ed aggiungasi pure 40 1 ,000 chil. diretti in transito per la Svizzera. Per lo zucchero raf- finato le statistiche piemontesi registrano un' esportazione Sine III, T. IV. Ill — 860 — (li 4(>9,l'qiiaii 1.604,000 per la Lom- bai'dia, 1 .509,9b0 pel Veneto. Tale iniportazione si fa pel Veneto da Venezia, per la Lombardia da altri Stati d'Ualia, eccetto 233,850 chil. che vi s' importanoda Venezia. Ri- cordisi che nel secolo scorso i Veneziani provvedevano del calTc non solo il loro dominio, raa eziandio tutti gli altri Stati d'Ualia ed anche la Gerniania: essendo allora in voga il consunu) del caffe di Moka che facendo ca|)o al Cairo, indi in Alessandria, conosceasi in comraercio sotto il nonie di caffe d' Alessandria. Diminuito il dazio, ed abbreviata la via, crescera certamentc il consunio del caffe, e particolar- mente di quello d' Asia: la marina mercantile ue avr^ ma- teria di noleggi, il commercio veneto, soprattutto pel tran- sito e per 1' entrepot, ne avri un'altra cagione di accresci- niento e di utili speculazioni. Parimenti Timporiazione del l^, quasi nulla oggidi, potra accrescersi qualora se ne abbia maggiore I' opportu- nity, ed altre cose ch'entrano molto nei nostri consurai e nella nostra produzione parteciperanno ai benefici della nuova strada dell' Indie, come la cannella di Ceilan, le noci moscate, il pepe, il zafferano, la lacca naturale, la resina di lacca, il cacciu greggio o terra di Giappone, I' oppio, i ta- raarindi in bacelli od in polpe, i legni odoriferi, le scorze di china-china, il nitrato di potassa o salnilro, la coccini- glia, i legni da tinta, T indaco, la terra oriana, la robbia in radice, le mandorle. Di tutto cio si fa notevole importa- zione dair Indie orieiitali in Pienionte; e cerlo ha luogo — 869 — anche nel Veneto ed in Lombardia : ma le statistiche au- striaohe, ponendo tali cose insieme ad altre e di diversa provenienza, non mi permettono d'indicare precisamente la quantiti'J assoluta della loro importazione, e la quantity che ne proviene dair Indie orientali in parlicolare. CAPO DECmOTTAVO ^ Di altre industrie. .i' i ■ o^r.. : , Altre industrie minori avrebbero parte ai vantaggi del- la nuova strada dell Indie; e ne faro qui accenno rapida- mente. I petlini si fanno a Milano coiravorio dell' Indie e con quello d' Africa, traendosi il prime da Londra, I'altro da Genova, ed hanno esito in Levante: cosicche sari utile a questa fabbrica il canale di Suez e per la materia prima e per lo spaccio. Per le corone si hanno dall' Indie le perle di cocco. La cera, e quella di Venezia e celebrata, si trae dall'Egitto, e per I' Egitto esportasi lavorata. Un rispar- raio si avra per le gomme che potranno aversi anche da Venezia, mentre ora si Iraggono quasi tutte, cioe per 626,000 chil. da altri porti ditalia: e sono per \ 81 ,700 chil. arabiche ed africane. L'industria del sapone, la quale in altri porti dh ricchissima produzione, avri sommo accre- scimento, ricevendo a miglior mercato I'olio di sesarao: e ne verrh notevole beneficio all'industrie, che si valgono del sapone, sia per espurgare la lana e feltrarla, sia per lavare i tessuti e via via, 11 solo setificio lombardo compra sapo- ni di Marsiglia e di Livorno per un valore di 50,000 fior., € dalla statistica del movimento commerciale sardo attin- go che senza valutare i saponi medicinali e di profumeria s' importano neir Austria dal Piemonte 169,553 chil. di — 870 — sapoiii. Vorroi qui compire quesla esposizione dollo noslre Industrie descrivendo lo stalo di quelle particolari di Ve- ne/ia : ma e neiessili!! ch' io mi ristringa a farlo desumcre da cifre di valofc sollanlo approssimativo ; lultavia sui- ficieiili pur troppo a mostrare clie ollre le fabbriehe de'ta- bacclii c degli zueoheri, (lell<> quali aljbiamo I'alta parola, nonpossouo dirsi esistenti a Venezia allrc; Industrie in gran- de. Lavori ingegnosi e pazieuli vi si coiuUicont) colle forme pill squisite deil'arte: il buon gusto ed lui linissimo senso del bello son proprj oggidi e i'urono proprj costanlemenle del popolo veneziano: ma la faceenda mercantile, il gran- de commercio d' esporlazione, i grandi capitali fanno certamente difetto alia nostra produzione. E vero che i Francesi spacciano con vantaggio in Lcvante eziandio cose di lusso: ma esse possono l)enissimo completare i carichi, non possono mai fornire materia sufficiente alia navigazione. Se i lavori fatti a Venezia dai passamanai e ricamatori in oro ed in argenlo Irovano qualche spaccio in Lovante, se non mancaci esempio di qualche spedizione de' nostri arredi sacri in quelle parti delTAsia ove la re- ligioue cntlolica ba cullo: se ancbe per le mole da raacina e per le stoviglie non manca qualcbe esempio di spedizio- ne in Levante, non si pu6 tuttavia su tali spedizioni ripor- re la speranza di vodere accresciuli i nostri traflici dopo il canale di Suez, ma solamenle deesi aver fede in quelle In- dustrie maggiori, di cut dicemmo, soprattutto delle sete, dei cotoni, delle lane, degli zuccheri. Lo speccliio ch'io qui pon- go innanzi delle produzioni di Venezia fara conosccre la loro indole propria ben piu d'un commercio minulo ed in- terno, che d' un commercio idoneo a dar fondo di carico alia navigazione e rallargaie i nostri Iraffici col Levante. Ciiflettieri .... jCalce, tegole, niattoni , Calcografi . . . . , Halzette . . . . , lalzolai '.aiidele di sego . . lanfino iapi mastri muratori con giornalieri lapi mastri muratori senza giornalieri errazzai . . appellai . . arta ordinaria 232 3 4 i 324 7 2 42 38 46 29 2 B40 30 9 4 4003 24 7 742 38 ,.>'.iVi ' uiviV/' -- - -'.l.iUJ *< -!•(■. CAPO DECIMONONO -^ -i^ Provvediraenli da porsi in atto aVenezia: — 4." Quanto alia navigazione. — 2." Quanto ai magazzini. — 3." Quanto alia costruzlone ed all' arredo delle navi. — 4." Quanto alia istruzione de' costruttori e de' marinai. ■. - .-••:■- L'awiarsi del commercio europeo pel canale di Suez toglierS dunque un priocipalissimo impediniento alio svol- gersi delle arli e de' traffic! non solo di Venezia, ma di tutti i paesi che \i fan porto ed hanno le stesse sorti : poich6 non avremo piu lo scoraggiamento dell'esser lasciati in disparte, ed a procurarci le cose d'Oriente e darvi esito alle nostre sar^ opportunissimo ii sito. Ma il ripronietterci vantaggi larghi, raagnifici e, per cosi dire, all'uso antico, sarebbe un buttar le parole, ove non si rinnovino grimprendimenti e la pertiuacia degli antichi Veneziani, e non si tolgano gli altri ostacoli che ora ammiseriscono il nostro corameroio e nellavvenire potrebbero distornare le utility della nuova strada dell' Indie. Si e detto piu e piu volte, ed e un fatto certissimo, cbe senza bacini sicuri alle navi, senza facili approdi, senza opportune calate, senza spedilezza nel cari- caree nello scaricare le navi, senza buoni magazzini, senza la circolazione dei warrants non si richiama in un porto la vita ed i traffici. In molti porti queste condizioni si tro- vano riunite nei docks, negli emporei, o sia perch6 la forma stessa della cilli non le pu6 offrire altrove, o sia perche la esenzionedai dazii viene rislretta ai loro bacini. A Geneva, per esempio, il porlare una merce in un magazzino discosto dal porto non sarebbe possibile se non ai muli, e talora soltanto a schiena d'uomini. Invece a Venezia raoUi magaz- Serie 1/1. T. JV. Hi' — 874 — litti e niolle cuse hanno riva, e la franchigia dci dazii e ora estesa a tutta la citta, n6 le potrebbe esser tolta senza gra- vissimi danni. Devesi tonero gran tunto di questi due fatti se viioisi prociirare a Venezia, nel niodo piii iiaturale e piii pieno, quelle ulilita che dissi dcsiderabili in ogni porto, e che io qui ;indio a parle eonsiderando secondo le altinenze del ludgo. E ceiio priuiieraniente ehe non abbisogna a Venezia la costruzione di bacini ove le navi stieno sicuramente ; poiche lutto il badno della laguiia e un sicurissimo porto. A Ge- neva, alleso il difetlo dci nioli, sollanto una terza parte dello spazio incluso nella perifeiia del porto serve a questo uso ; e il noct'hiero non vi trova la desiderata sicurezza, lanto die vi naufragano talora 'dci bastimenti. Invece nella nostra laguna le navi possono dovunque ormeggiarsi e stare sicuramente, ne sono costrette ad avviciuarsi tanto le une alle altre da impedire i loro movimenli. Or sono pochi anni che tcuieasi di ^ederlo interrato questo slupendo porto della laguna; quasicbe la natura volesse anch' essa punirci della nostra inerzia : ed i giornali inglcsi compiacevansi le uiille volte dei pericoli e dei ritardi nelTentrare la laguna, insoliti ai loro docks. Or sono pochi anni che i navigatori di grani dai porti del mar Nero li caricavano colla facoitJi di portarii a Venezia o Trieste secondo la inchiesta, sicche dalla punta di Pirano si dovesse dirigersi alluno o allaltro di questi porti; ma qualora si avesse dovuto prender la via di Vene- zia, stipulavasi un nolo maggiore, appunlo per le spese e i ritardi dell' entrata nel porto. Quanti danni ne venissero a Venezia e noto a tutti: i piloti aveano il lor conto d'ag- grandire i pericoli: il ritardo era pur troppo reale, dacche le navi doveano alle cosle dell'Istria attendcie il raomento opportuno, alleggiare, valersi di bardie d'allibo; ed il )iude — 875 — facoasi sempre piu grave colTaccresrersi il tonnellaggio delle navi europee, e quindi col renilersi necessaria una maggiore facilitci nell'enti'ata dei porti. Non mi rimane che deplorare il liingo tempo per cui diirarono qiieste diffieolta della na- vigazione; poiche ora, perduli i traffici, vieppiii si fatica a ravvivarli e richiaraarli Del nostro porto; ove Gnalmente entrano senza ostacolo le navi di maggiore immersione, e taiito piu le vaporiere, senza aspettare I'alta raarea, e per una foce riparata dai venti piii burrascosi. Che la contro- diga si eonipia per la lunghezza eguale della diga setten- trionale, che si collochino nei luoghi opportuni i fari, che si raanlenga coi cavafanghi la foce, e necessita generalmente riconosciuta: poiche quei lavoii che prima della nuova diga sarebbero stali una spesa gettata, divengono invece va- lidissimi a manlenere buona la foce, la quale non e piu ingombrata dalle sabbie portate da sopravvento, ed e na- turalmente accresciuta dalla stessa corrente che la apri delerminandosi lungo la diga. L'autoritii del sommo Paleo- capa, 6 quell'evidenza di ragionamento che sforza a persua- dersene anche gli uomini non pratici ne oonoscitori dellarte, allontana ogni timore che la nuova foce non sia sufficienle per qualsivoglia aumento sperato nella navigazione, purche non siamo anche qui Irascurati, e secondiamo T opera or fatla dalla natura, dopo die Parte le diede una volla la facolt^ di spiegare tutta la sua potenza. Che se tutta la laguna e un porto sicurissimo, se quindi inutile si e la costruzione di bacini chiusi, i quali abbiano il monopoiio di questo vantaggio naturale, rimane la necessity di manle- nere i nostri canali a tale profondif^i che le navi possano mettere direttamente a tutte le cahite e le rive, le quali a Venezia stendonsi per lunghissimi tratti. A molte calate, che sarebbero eziandio opportune per la vicinanza dei ma- — 876 — gazzini, la nave non pud ora approdare, sioche oonvieiie scaricaria e portare a riva le inerci sulle pialte, onde si hanno avario, spcse, perdita di tempo : ma tutti quesli dauni devono cessare coi lavori ohe mantengano profondi i canali. Soprattutto si deve darsene iiii pensiero per il caoale della Giudecca, ove le navi devono restarsene e scaricarvi le loro cose, che vanno poi alia strada ferrata su piccole barclie. Vedremo pifi iiinanzi che Venezia puo farsi seala del traffleo dei paesi posti di Ih dal Capo colla Svizzera orientale, colla Germania meridionale, colla Lom- bardia : ma e pur certo che la uavigazione sara invitata a quei porti ove maggiori ne sieiio le comodila, ed ove non deva soffrire que' disordini e slruscii che aggravano le mercanzie e pregiudicano il comraercio anchepiu dei dazii, come un decreto preso in Pregadi nel 4 agoslo 1662 espri- mevivamente. Chi scrive queste pagine pro('ur6 ogni modo d'informarsiqual costo sopraccarichi la merce pel tiasbor- do che e necessario per la poca profondita dei canali ; ma non si hanno punto spese ferme consuete e accomodate a un solo regolo, poioh^, non facendosi alcun commercio in grande, i carichi sono sommamente divisi, e quindi anche le spese di Irasbordo si regolano di volla in volta secondo che si accresce o si diminuisce, dall'inchiesta dei raercatanti, la necessili dei trasbordi stessi, e secondo le varie oppor- tunitci che stanno innanzi ai contraenti. Si valiiti il carico e lo scarico anche a soli fiorini 0.015 della nuova moueta-- zione per 50 chilogrammi ; dovendosi fare i Irasbordi dalla nave ai magazzini della Giudecca, da questi alle pialte, da queste alle calate della strada ferrata, poi sul carro della ferrovia, si ha la spesa per tonnellata dun fiorino e venti soldi ; facendosi due volte, una nei magazzini, una alia fer- rovia, le spese della pesatura, si ha la spesa di altri 60 soldi. — 877 — II nolo da Venezia a' varii porti d" Europa non e maggiore di questa s|)esa che con buoni e diretti approdi alia strada ferrata sarebbe niinore di tanto (I). Del reslo, coi lavori che danno I'approdo diretto delle navi alle calate acquisteranno utility ben maggiore i ma- gazzini, i quali sono moiti e opportuni; tanto che vi giiin- gono talvolta mere! da Trieste per esservi depositate, atteso il caro fitto del fondachi triestini. E vero che facendosi dei coloniali e dei cotoni il commercio a rainulo anziche in grande, non si hanno per tali generi le stesse comoditS che si hanno pei grani ; ma rimane pur sempre vero che sarebbe un trascurare le condizioni naturali di Venezia volendo ridur tutto in un fondaco solo e non valerci dei magazzini sparsi nella citti. I generi di poco valore, per esempio i carboni, non andrebbero in un dock, esscndo troppo grave per essi anche una minima tassa; altre cose, per esempio gli olii, richiedono deposili speciali per le ma- nipolazioni cui vengono sottoposli : infine i fondachi privati, avendo gii un qualche avviamento, potrebbero sostenere la concorrenza di un dock, ove si volesse concentrare tutto quanto il movimento mercantile di Venezia. Inoltre devesi ricordare che il nostro porto si gioveri della via dell' Indie non solo pel transito, ma pel deposito delle merci e per le riesportazioni ; di che deriva come, volendosi far capo di tutto a un solo dock, si pregiudicherebbe Tuno o 1' altro di questicommerci. Mentre infatli il transito avrebbe il magaz- zino opportune alia slazione della strada ferrata, il commer- cio di deposito e di riesportazione lo avrebbe piu opportuno nel cuore della citl&, ove e piu viva la faccenda^, ove trovasi (1) La spesa del trasporto d" una tonnellata di merci dai inaj^azziui ^ della Giudecca alia stazione della strada ferrata a S. Lucia puo io via me- dia valutarsi d' uua I aiistriaca. ■ ■ . •■■■-■._■ — 878 — la l)anoa,ovesi faraiinoIevcndileall'incanlD.I.iingi admiqiie dal proporre lisliluzione di un solo dock a Venezia, come proponosi a Gonovn, io croilo piii conformo o alia configu- razioiie della cilia, e all' indole del noslr'o commercio, iion solo p r ese n tern e lite nia anche nell' avveniie, il non lasciarsi illudore da un progctto iinico di un grandc einporio, ma si di promuovere la costruzione di magazzini in varii luoghi, e di migliorare gli attuali, fornendoli tulli delle macchine valide a pesare le nierci, lirarle su, scaricare e caricare facilmente le navi. lo concludero quindi : I." Che non occorre a Venezia il fare de" bacini chiusi per le navi, perchc tuUa la laguna e un porlo, e perch6 sarebbe conlrario alle condizioni nalurali il Irarre tutto il niovimento mercantile in un solo punlo. 2." Che devesi manlenere coi cavafanghi la profondili deir ingresso nel porlo, ed inoUre devesi proseguire ueilo scavo dei canali. . ■! 3.° Che soprattutlo devesi rendere aocessibile alle riavi la slazione della strada ferrala e Tapprodo direlto ai ma- gazzini seoza trasbordi suWe piatte. '■ .-. ■) • ;;. 4.° Che non devesi pensare a un solo fondaco, ma va- lersi degli esistenti e migliorare principalmenle quelli sul canale della Giudecca, della dogana e della strada ferrata. 5.° Che i principali magazzini devono migliorarsi e provvedersi di quanlo occorre a caricare e scaricare solle- <'ilamente le navi, ed a pesare le nierci. 6." Che, specialmente alia stazione della strada ferrata, devono slenders! opportune calate. Ma ben altri provvedimenti richiedonsi alle comodilS della navigazione. Dovrebbe darsi nelParsenale plena liberie ai negozianti di costruire, raddobbare, carenare, fornire le navi: tenorvi pronli depositi di ancore, di canape, di vele, — 879 — d'alberi, d'ogiii cusa attinente alia navigazionc; porre le opportunita di quel sito a pieoo piofitto del cominerciu, il che sarebbe possibile aiiche rivolgendolo uii'alUa volta alia potenza marittima di ciii fummo un tempo padroni. Basta il dai-e uno sguardo alio stato dci nostri canlieri per farci accorti come siano necessarii de' buoni bacini in cui si possa introdurre il bastimento in guisa da non obbligaria a violenti scosse ed indiuazioni, doude riceve sempre scon- nettilure e guasti non lievi, pur ponendo da parte la perdita di tempo necessaria a trarlo in modo si penoso fuori dal- I'acqua. Del resto a che gioverebbero tutti qiiesti provvedimenti se mancassero ai nostri tonduttori ed al nostri naviganti lecognizioni che si richiedono oggidi daU'emulazione degli altri paesi? Franklin-Pierce, nel 4 decembre 1834, osservo Del suo Messaggio che i disastii marittimi piii spaventosi e desolanli erano sopravveuuti nei tempi recenli, ed aveano a molte famiglie oagionato dolorosissime perdite, in luttoil paese profonde commozioni di sinipalia e di dolore: e ben a ragione atti'ibul tali rovine ai pericoii del mare. Gli ar- matori, i marinai, icoslruttori di navi agli Stati Uniti sono certamente sopi-a quolli d' ogni allra parte del mondo per limprese lontane, per T aecorgimento, per T intelligenza, per il coraggio. Ma essendo cresciuto il tonndlaggio delle marine mercantili, ed essendo eresciute le dimension! delle navi, mancavano suflicienti provvedimenti per I'istruzione e la sicurezza dei viaggi marittimi. Tale necessity d'una nuova ed eslesa istruzione agli uomini di mare fu anche riconosciuta in Francia, dove Tamrairagiio Haraehn, nel 26 gennaio 1857,facea rapporto intorno ad essa airimperatore: perehe la navigazione delle vaporiere richiede altri studii da quelli che in passato bastavano. Abbiamo, e vero, una — 880 — scuola nautica anche ;i Venezia; iiia convcrrebbe ch' essa si c'onformasso pienamcntc a quel nuovo avviaraento che devono consegiiire i Iraffici nel Dostro paese; die Don fosse cosi scarsamente frequentata ; die fosse unita alia pratica del marc. Quindi dovrebbe essere specialmenle rivolta la istruzione al modo di costruire le navi col sistema inislo della vela e del vapoic ad dice; il ijual iiiodo di naviga- zione diventer^ prevalenle neHavviarsI dei traffici pel Me- diterraneo, e soprattutto opportuno per evitare i ritardi cagionati dalla periodicity cui va soggetta la navigazione nei mari indiani per i monsoni. Iiioltre dovrebbcsi dar co- moditi agli allievi di far qualchc viaggio marittinio, spe- cialmenle verso il Levante: dove ricordcro che un tempo colle nostre galee erano soliti di navigare i giovani della nobiiti, si per esercitare le mercanzie, si per apprendere I'arle marineresca e la cognizione delle cose marittime. Un insegnaraenlo niinutissinio d" idrogralia e di geogralia do- vrebbe farsi nella soiiola nautica, dandosi conto di tulti i porli, di tulti i venti, di tutte le correnti che s' incontreran- no nella nuova navigazione : e indtendosi soil' occhio i bellissimi studii fatti dal capitano Philigret sulla rada di Pelusio, come pur quelli di Rogers e Walesby sul mare Rosso. Finalmente non dovrebbe trascurarsi lo studio delle lingue d' Oriente, ne una particolareggiata esposizione di lutti i prodotti che hanno esito nell' Asia, dei varii modi di completare i carichi per tulti i suoi porli, delle avanie cui vi vanno soggelti i mercalanti, e via via. Non dimentichia- moci quanto c'insegna la storia, che solo coll' adoperarsi e col conoscere a fondo i luoghi, i popoli, i principi, poterono i nostri padri farsi solenni mercanii per traltare le proprie p le altrui faccende. - '^ — 88d — CAPO VEIVTESIIVIO ' ;^ Ostacoli legislativi che si frappongono al comniercio marittinio. — La leva, le patenti. Qualora i nostri naviganti saranno degnamente istruiti, conviene togliere di mezzo tutti quei vincoli che possono impedire la libera vita de! mare E prima di tutto cessi una volta la leva che ai nostri marinai toglie i loro figliuoli per fame soldati di cavalleria: onde avviene che alciini emigri- no e cerchino ventura sotto aitra bandiera, anzich^ lasciare la marina : altri non si istruiscono nella nautica se non quando ban gia raggiunto 1' eta che li tolga dal pericolo di essere arruolati in un batlaglione croato ; altri, facendosi soldati, non sanno piu apprezzarla la sveglia e libera vita del mare, quando intirizziti e compassati rilornano alle loro case. Poi si canceilino tutte le discipline che, come disse Giovanni Bart (I), misurano i marinai colla tesa, proibendo loro di navigare Gnche non toccano una certa et6, quando egli prima dei 18 anni avea fatto piii viaggi che non il piii vecchio pilota delta Manica. Si canceilino le arbitrarie di- stinzioni del cabottaggio piu esteso o piu stretto, mentre per questo puo richiedersi talora non minore coraggio ed induslria che nel primo. Con un trattato colla Porta si tolga la nccessita del firmano gransignorile che accenna ai peri- coli d'allri tempi, e che deve cedere alia sicurezza garantita oggidi dal diritto internazionale. Finalmente sieno tolte tutte lo leggi che limitano il cabottaggio alle navi auslriache, che obbligano il capitano a valersi di soli sudditi austriaci, (I) V. Sue. Hisloire de la murine francaise. " Serielll.T.n 115 -882 — o di sole navi austriaclie, die rendoiio obbligalorio il ser- vigio clei piloti ; leggi tuttc clie diminuiscono nella inaiina la poteiiza dell' eniulazione e la sopraccarieano di spese iion lievi. ADche qui altoniaiiioci alia sapien/.a dei Veneti, die, volendo iiel secolo XVll introdurre la iVanchigia a Venezia, non solo lolsero al porlo i dazii delT entrala da mar, ma si anoora tolsero alia navigazionc le spese del belleUino della J5rot'a deir arsenale, quello dell' /lr;H«r, I' altro per causa de' noOili, quelli eomprovanti di non esser debitori di dazii o d'impreslili, e iinalinenle quello dei mnzzL CAPO VENTESIMOPRimO Delia franchigia di Venezia. — Di tutto il suo movimento mercantile. — Parte presa in Pregadi nel 24 settembre -1669. — Formalita e vessazioni doganali da abolirsi. E qui mi viene innanzi la ricerca, se la franchigia di Venezia debbasi mantenere anche in seguito, sebbene i porti franclii, quesli intermediarii del eommereio, non serabrino oppoi'luni in un tempo in cui il commercio si apre vie di- retle tra i paesi di piovenienza e di deslinazione e sono di impediniento al comraereio interiio, die vivillca le relazioni economiehe fra il porto e le lerre eontigue. Fatto sta ehe ii porto di Venezia ba sempre tralto un vantaggio non lieve dalla franchigia: e in fatto, in un paese die, come dimostrai parlando delle nostre industrie, e soggelto ad un regime daziario non conforme alio svolgimenlo iiaturale dei nostri traffici, andie un solo e ristretto asilo della liberla dei trafiici ii pur sempre da cuslodirsi gelosamente. Cobden diceva, nel 1847 a Trieste, che la prosperiti di (juesto porto ii dovuta alia franchigia. « Un sovrano, ei disse, d'uno slato grande e potente voile beneficare Trieste: mezzi d' ogni sorli; a liii — 883 — non mancavano : diede forse dell' oro o delle ricchezze ? Egli francheggio il IrafGco da ognl impediniento. » Tolgasi la franchigia, ed ailora ii carico, ontrando a Venezia, dovri pagare i dazii prima di aver nulla veiiduto, sottostando cosi ad iin' allra antitipazione, ollre quelle molteplici necessarie ai iiostri mercatanti : culla franchigia invece si pagano i dazii con maggiore facilita di mano in mano che entrano nel consumo o s'importano nel paese. Tolgasi la franchigia, ed ailora Venezia sara privata di quel commercio di ries- portazione, che dopo il canale di Suez si ripromette ric- chissirao, e che anclie oggidi e rilevante, come si puo de- durre dalla tavola delle cose esportate da Venezia nel l8o7, lequaliin gran parte appartengoiio al traffico d'entrepotH). Nel porto franco si porteranno piu facilmente le merci, si troveranno piu facilmente i carichi di ritorno, e quindi la navigazione avra un impiego ben maggiore e maggiore opportunili di nolo. Aggiungasi che I' aver vicina una grande quantilii di derrate e di cose in deposito mantiene piu regolori e modici i pi'ezzi anche nelle terre circostanti. Da altra parte, se si togliesse a Venezia il porto franco, 6 certo che il commercio farebbe scalo ad altri porti ove la franchigia si mantenesse. II Broggia scrisse che il porto franco e una fattoria ove tulti gli affari sono in mano di stranieri, e dove son tutte me^'ci straniere ; ma se capitali d' altri paesi vengono a Venezia e vi trovano circolazione attiva e ricchi profitti, io in verilS non saprei menarne alcun lagno. Non sia fuor di luogo Tallegare le saggie pa- role del decreto 16 gennaio 1661 preso in Pregadi allorche s'introdusse a Venezia la franchigia per dare vigore ai traf- (1) Aggiiinsi a qiiesto scritto la tavola delle esportazioni e delle importazioni maiittime a Venezia, e quella delle importazioni dal ler- ritorio dogaiiale e delle espnrtazioui dal medesinio perche possa farsi giusto concetto del moviniento nieri-aiitile di Venezia. — 884 — fici, pur troppo raal vivi. « Fu sempre gran fondaniento della grandezza di qiiesta cill^ la conOucnza delle merci, onde si ^ godiito ne' tempi scorsi considcrabile il vantaggio e grande il negozio, a differenza d' ogiii allra piazza, con r abbondanza del concorso; allreltanlo se ne scopri la di- miuuzione da moiti anni in qua .... e neoessario pero di procurar per qualihe via nuovo raddrizzo chc lo costituisca nel primo segno; n6 potendo do piu facilmente eonseguirsi ehe eon T alleltameuto, e questo con la facilita di un in- gresso libero e franco, che inviti I'antico concorso giti quasi distrulto: mollo piu poiendosi aver il benelicio da una piena e continua inlluenza, die dal pagamento di un piccolo da- zio, che poco o nulla rileva. Fu quindi levalo il dazio della inirada da mar. (\) » E a dolersi che la Repubblica non abbia data la liberty intera ai traffici; che non gli abbia inliinamente congiunti coUa terra fcrma: forse essa non sarebbe caduta. Cosi pure nel cliiedcrc che si manlcnga a Venezia la franchigia, io la vorrei sciojla da lulti i rilardi, le noie, leformalila doganali che oggidi la impacciano; io vorrei, secondo le espressioni de' nostri padri, si diverta dalla navigazione gli struscii indchiti c si porga invito alia confliienza con quella facilild che fosse possibile. Recheri') qui per disteso la parte 24 settenibre 1669 presa in Pregadi. n Con intima pontualili e conimendabile applicatione versando li 5 savj alia Mercantia et deputati alle pubbliche espedizioni nell' adenipimento delli Decreti di questo Consi- glio diretli a soilevare li Patroni o Parcenevoli de' Vascelli da' disturbi incomuiodi e spese soverchie hanno (erminafo (1) I (iocunieiiti sulla fiiinchigia di Venezia nel sec XVII soiio negli alti del niBgistrato dei 3 savi alia mercanzia, nell'archivio del Fraii. — 885 — prudentemente cio che a questo oggelto conferisce ma rac- cordano il di piii clie operar si possa al fine raedesimo con altrellanto ioro nierito quanta soddisfalione del Senate, pero anderi parte che il proclama hora letlo formato da sud. 5 savj et esecutori sia per autorita di questo Consiglio approbate testando inoltre li medesimi incaricati a dispo- nere tali regole die essendovi molti vascelli quali o mai hanno caricato cosa di ragione publica o se caricatala ne hanno una volla resi i proprj conti non soggiacciono a stalie o altri aggravj per ricever Bollettini di do che mai hebbero o di che una volta ottennero il Ioro soldo ma siano solleci- tamente slirigati et perche nell' espedirli si tronchino le dimore al possibile, il pagamento a che sono tenuti dall'An- coraso possa esser fatto da essi in mano de' min. ed esecut. deputati alle pubbliche espedizioni per esser poi da Ioro constato all Arsenate. Merita compenso il peso eccedente a che soccombono essi pati'oni e parcenevoli nell' esser con- dotti dentro e fuori del porto di Malamocco, pero in confor- mita di questo maturamente suggeriscono li suddetti 5 savj ed esecutori sia preso che non piu I' Amrairaglio del porto habbi a pagare le barche di rimburchio ma li stessi capitani 6 parcenevoli de" vascelli senza lasciar passare il danaro nelle raani delT Ammiraglio .... restando (gli) la disposizione di ordinare il numero di le barche che conoscesse necessa- rio col consenso de" capitani d' essi vascelli restando all' i- stesso ammiraglio proibito 1' andar sollo li vascelli con la sua pedatta per rimburchio ma solo attendi alia stazione sua di pedottare e mostrar I' acqua. » Informandosi a queste vedute pratiche e spedite dei nostri padri dovrebbesi far si che le navi non fossero piu obbligate di recarsi alia dogana principale pel dazio consu- mo qualora hanno un carico sopra le 200 lire austriache: — 880 — nia sc nc dovrcbbc nil' ontrala dol porlo (lichiarare il carico ed averne facolliJ di pagare il dazio, colia risoiva eziaudio di i-estiluirlo qualoi'a poi le cose non fossero realmento con- suinate a Vonezia. La dogana della Saliile non riniarrebbe quindi se non per quelle cose cbe vi t'osseio sponlaneanicnle portale dal naviganic, roll' iiiceilezza di darvi esilo a Ve- nezia; e, una volta dicliiaialo il carico, come di cose non appartenenti a! consumo, la inerce dovrebbesi lasciar cir- colare iiberamenle. Ora le guardie di finanza possono aiiciie alia dislanza d' una lega auslriaca recarsi a bordo e ricbie- dere I'ispezione del manifesto di carico e delle altre carte di legittimazione; onde evitare inuUli c noiosissinie vessazioui. Male ben niaggiore deplorasi neile spese di die ora aggra- vansi le nierci alia dogana pel niagazzinaggio, ch' e di 0.73 centesimi per giorno ogni 30 cbilogrammi, essendo esenli per solo 10 giorni di deposilo, ed attenuandosi della meta la spesa per i soli generi coloniali ; quindi per le spese di facchinaggio, che si proporzionano al peso, e si danno in retribuzione d' un servigio lenlo e svoglialo, percbe deve aflidarsi ai basiagi a non e lil)ero a cliiccliessia, inoltre per gliscandagli che vengono fatti dei caricbi. Limilalo lufficio della dogana a quelle sole uierci clie, proprie del consumo, vi vengono importale liberamente per non pagare il dazio all'eutrata del porto, lasciata libera la circolazione d' ogni cosa non soggetta al dazio consumo nppena entrata nel porto, stimolati colia concorrenza i haslagi della dogana, ben custodilc da qualsivoglia avaria le bardie ivi stazionate, essa non riraarrebbe del resto cbe nn niagazzino come qual- siasi altro della citta. Si tuleli pure con parlicolari prescri- zioni i generi di privativa ; ma in pari tempo si faccia gran parte alle dichiarazioni dei negozianti, e non si proceda a ^ visile e vessazioni, die valgono solo a promuovere la mala - 887 ~ fede, le toperte vie, il contrabbando. I'ina linen le il dirilto di tonnelluggio o si tolga o sia eguale per le navi estere come per le noslre; ne la differenza sussisla per le lasse di sanity o per qualsiasi altra caglone. , .• •; ., • 7. n "*^ • ';: CAPO VENTESIMOSECONUO .'»(h"'-\ ?■ . ■ " , ■•.,'■ Dei warrants. — Leggi doganali. — Loro nioltiplicita. — Dazii siille macchine. — Dichiarazioni di transito. — ■ •' Dazii sui filati, ecc. Ora, avendo accennato ai magazzini, agli entrepots, faro parola del provvedimenti die vi si dovrebbero pren- dere, per agevolare ai negozianti il credilo e le contratta- zioni, e scemare le perdile di tempo, le briglie e le spese. Alle amministrazioiii dei magazzini generali dovr& darsi la facolta di emeUere la polizza di rieeviita e il tiloio di pegno {warrant) delia meree depositatavi; come aft'alto re- centemenle fu proposto al senate piemontese, ecorae il 1 858 fii sancilo in Francia. La prima cedola deve aver valore di trasferire la propriela della cosa col solo suo giro; la se- conda deve aver valore di trasferire il diritto di pegno sulla cosa depositata ; T una e V altra possono girarsi separata- mente. Girandosi separalaraenle la ricevuta. T obbligo di pagare il credito per cui fu emessa la cedola costitutiva del pegno passa in clii, mediante il giro della ricevuta, diviene proprietario della merce. L' esecuzioiie piu spedita deve esser concessa al creditore, qualora, venendo il tempo del pagamento, non sia fatto puntualmente, e devesi senz' altro facilitare la vendita della cosa. Non giova il dilungarsi qui a discorrere le utilita di poter cosi, senza briglie di vedere la merce, senza spese di misurazione, di pesi, di consegne, — 888 — seiiza cure della cuskulia, sonza tinioie di vedcrsi sfuggire la propria cosa o venir miinfo il [woprio or-odito, senza formalilc'i nolarili fare rkchissiiiio i-ontraUazioni! Non giova il diliiDgarsi a disi'onei'e ooinc il crodito iu tal inodo sia polenlemente aiulato, sopralUitlo noi lompi di crisi in oiii occorre pronto, facilissinio. Solainente soggiungoro come una difficoiti sia iiieronle all" omissione del doppio titolo, qualora la scadenza del oredito non sia la stessa scadenza del pagamento della meice ; poiclie in tal caso potrebbe il eompratore non aderiro facilmeute alia coinpra. lo quindi aecellerei I'opinione del sig. Rev De Foresta, ehe le animini- strazioni dei niaguzzini abbiano faeolli di aprir del conti correnti a coloro ehe vi depositano le loro cose, a farsi intermediarie, a scontare i warrants. ISiiin altro pu6 averne maggiore opportiinita, daeclie esse rilasciano la ricevuta della cosa depositata, esse emettono il warranty esse hanno la cosa in ciistodia. Lo stabiliinento mercantile dovrebbe poi riescontare i biglietti di qiieste amministrazioni dei magazzini, e valutare come una firma del bigiietto la stessa esistenza della cosa nel magazzino. Chi non udi parlare degli slocks eccedenti nei porti francesi anche siil eadere dell'anno 1838? Chi allora non udi deploiaie ehe non fosse posta in atlo la legge sulla eircolazione dei tvarranls ? E qualora si faranno maggiori i nostri trafliei per la nuova strada dell' Indie, non sara una necessila qiiesto mezzo di fare solleciti i cambii, di trovar pronto il credito, di rivol- gere continuamente il capitate a nuove produzioni ? Ma intanio non Irascuriamo questo potentissimo sirumento di credito ehe se neppure non deve per ora porgere materia e aliuiento ai traffiei dell' Indie, darii tuttavia vigore al nostro comniercio cosi estenualo ed indebolito, e ehe tanto abbi- sogna di raddoppiare la forza prodiitfiva del suo rapitalc. — 889 — 4. Quanto alle leggi tloganali, io gia accennai in variiluo- gbi como oontiastino il libero e naturale svolgimento delle noslre induslrie, restringano i nostri consumi, impediscano il commercio d" Italia. Or qui piu generalmente richiamo alia considerazione di cliiunque ami il nostro paese 1' ine- stiinabile moltiplkila di leggi finanziarie chesiacciimiilano, 6i avviluppano, si contraddicono, c, in poco volger d' anni, giungono a ben ^ 5,000. Come e possibile 1' oUenerne una applicazione eguale, sicura, almcno sollecita ? Come e pos- sibile evilare in tanta confusione i liligi, gli arbitrii, i ri- tardi? In verila non so persuadenni come si speri Tavvia- mcnto del transilo delle cose dell' Asia nel paese nostro, e tanto meno il piogredire delle nostre industrie, fiuo a che si fi'appone, non solo una dogana cosi nemica al benessere de' consumalori, ma si ancora incerlissima e facile agli appigli ed agli abusi. Un esempio mi viene innanzi a far evi- dente com' io non trasmodi puulo ne poco in tali lagni: e lo traggo dalle leggi clie regolano ora 1' importazione delle uiacchine: ne credo deviare dal proposito di questo scritto col fame un ccnno, perclie una via piii breve all' Indie non fara progredire minimamenlc le nostre arti se mancano ad esse gli stromenti validi a raddoppiare il lavoro e il sup valore produttivo. Sla in vero nella legge che un dazio di favore si concede a quel fabbricatore che trae unamacchi- na da un altro Stalo per valersene nella sua industria ; ma come vien poslo in atlo si utile provvedimento ? Non toc- chero dell" incertezza delle allribuzioni de' varii ufflcii da- ziarii, sicche non si sa a quale ricorrere e soltoporre la macchiua che devesi importare. Basti il dire che nell' im- portare una macchina in qualche luogo delle provincie ve- nete, ove nascessero contestazioni sull' uso della macchina , csul dazio da imporle, non bastava la Prefettura di Venezia, I Serie III.T. lY. Ill — 890 — e si dovea invece licorrere alia Comniissione residenle in Milano per la lega doganale, sinch6 quesla avvinse anche Parma e Modena alio sorti dell' indiistria tedesca. Anche cessata la lega, cessarono forse gli struscii de' nosiri fab- bricatori per T iraportazione delle raacchine ? Le dogane le pill voile sono nuove alia legge, e non conoscono le mac- chine: basti il dire che i congegni slaccali se ne dichiara- Tano siccome chincaglierie: il minor male che se ne pu6 temere si e lo slarsene delle macchine per moUe seltimane nei magazzini delle dogane mal cuslodile, e intanto privan- dosi del loro use il fabbricatore. Nell' Austria basla il de^ porre alia dogaaa del capoluogo di provincia rattestatoche qualifica taluno siccome fabbricatore, e niun rilardo frap- ponesi perch6 la macchina gli sia consegnata. Nel nostro paese all'incontro non si pu6 trarre da paese slraniero una macchina se non si prova dappriina che la macchina slessa non si pu6 procurare dalle altre parti dell" impero : come se r assoggettarsi il fabbricatore alia spesa ed alle noie del dazio non fornisse la prova piii valida e manifesta. Un'altra riforma, urgentissima anche nello speciale ri- guardo della nuova strada delllndie, che ci promette anima- tissimo il transito, starebbe nel renderne piu semplici le di- chiarazioni. Le facolti delle dogane principali sono rislrettis- sime; non si pu6 da esse definire ne una piccola contestazio- ne; devono ricorrere agli ufficii superiori, e intanto le merci slanno nei magazzini, vi deperiscono; eil negoziante, dan- neggiato nel suo inleresse, pensa per un' altra volta ad una via pill libera da tali formalita. E vero che le merci di transito, o chiuse in casse di lalta saldala, o compresse con torchi idraulici, o altrimenti imballate con ispecial cura raediante macchine o appositi apparecchi, sono esenti dalla yisita daziaria; e vero che tale esenzlone va principalmente — 891 — a favore delle cose spedite all'Auslralia, all' India, alia Cina^ poiche appuiito veiigono disposte in tal modo. Ma v'ha; I'obbligo anche in tal caso di dare garanzia pel massimo dazio d' iniportazione che e di 250 Gorini ; ma 1' esenzione, non che dalla visila, eziandio da ogni dazio anche minimo, dovrebbe concedersi per qualsiasi inerce che transita da Venezia alia Svizzera e alia Germania raeridionale; ma ogni formaliti daziaria dovrebbe cedere il luogo alia mitezza delle leggi ed all' onesti dei mercatanti. "J' Anche una procedura piii spedita, specialmente nelle invenzioni di nierci, e la cessazione delle visile periodiche agli esercizii soggelli a controlleria s' implorano viva- mente dalle camere di commercio, che ne vedono quasi sempre dolusa 1' avidita del gabelliere, e lainentano i danni provenienti all'industria dulla necessity dicrescerein mezzo ai timori ed ai sospetti, e di essere tanto pid crudelmente bistrattala quanto piii rare sono le volte ch'egli la sorpren- de e puo compiacersi di portarne 1 prodotti nei magazzini delle dogane. ;■ ■ Altri provvedimenli richiedonsi finalmente per le sete e pei fdati di cotone e di lana ; e volentieri ne fo cenno, perche trattasi di cose su cui appunto il canale di Suez puo grandemente influire. Nel trattato tra I' Austria e lo Zollverein, conchiuso nel 4 aprile 1833, non si tenne couto dclla seta greggia e filata che esportasi dalla Lombardia e dal Venelo; cosicch^ le nostre sele diretle alle fabbriche delle provincie renane non vi possono concorrere coUe sete piemontesi^ che vi giungono esenti dai dazii, mentre le nostre ne sono sopraggravate. Tanto piii giova sciogliere da ogni vincolo I" esportazione delle nostre sete se credasi fh' esse avranno in seguito ancor piii viva I' eraulazione di quelle dell' Asia ; e solo lasciando liberissima tale esporta- — 892 — zione si pu6 sperare ch'esse non manchino mai deJ profitlo assegnato dalle rcali condizioni dell' inchicsta : poiche si rivolgeranno alle nostre fabbriclie sino a die ne hanno ulilitii, o altrimenli alle fabbriche straniere, senza che dal dazio ne sia elevalo il prezzo. Pei lilati pol di cotonc e di lana, il dazio di 18 lire per 50 oliilogianiini e ccrtamente gravissinio, e tutlo a scapito dclla tessitura: c tanto piii nocivo che doH' Austria sono difierenti i dazii sui filati da quelli dclio Zollverein, tanto piii inutile clie la lilalura e fatta in tali condizioni da non temere concorrenza, sia per la bonli del lavoro, sia per la mitezza dei salarii. CAPO VENTESIMOTERZO l.,!, ,, , /r*.- Leggi marittime. — Impossibilita di fare un codice marit- timo comune alia Germanla ed all' Italia. — Riforme ne- cessarie nelle leggi mercanlili. La slessa confusione lamentasi nelle leggi marittime; delle quali non abbiamo un codice, non una legge unica, chiara, conforrae ad un andamento sollecito e libero di quanto vi si alticne. L' editlo politico di navigazione, il codice di commeroio, il codice civile, le loggi penali s' in- contrano insieme a regolare la stessa cosa solto punti di veduta differenti, con disposizioni falte in varii tempi, da varii legislatori; sicch6 spesso devesi domandare quale sia da applicarsi in quesla o quella conlroversia. Ed ora vuolsi fare una legge marittiriia, comune ai porti dell' Adriatico e del mar Germanico : ma 6 forse desiderabile e possibile ? Chi non conoscc come sieno affalto differenti negli uni e negli altri le discipline per la navigazione, per la nazionalil4 — (';■//» /ij. T n ill — 914 — ropei la risarcirebbero col pedaggio, e forse se ne affraii- clierebbcro in seguito con una sonima fissata in proporzione del lonncllaggio die ne passasse pel canale. Un consiglio di comnieivio, di cui facessero parte i consoli lulli dclle na- zioni eiiropec, dovrebbe costitiiirsi con norme pure trac- ciale dal dirillo internazionale a conciliarc le quistioni die nascessero nei porli del mare Rosso o lungo il canale, e definire come arbitro quelle cbe gli si rimetlessero. Cosi loglierebbcsi da un canlo la lunghozza della procedura cui r appello dai giudizii consolai'i puo dai" luogo, e dall' altro si evilerebbero (lueslioni sulla corapetenza dei giudizii, rccandosi tulto a un liibunalc eui'opeo e giudicandosi colla conosceuza delle consueludini del luogo. Parimenti un consiglio sanilario europeo, risedcndo in uno de' porti pill frequenlati, dovrebbe non pur invigilare, d' accordo col governo egizio, su lutti i provvedinienti acconci a mantenere I'igiene; nia, come un tempo usavasi dai con- fidenti degli ambasciatori veneti, informare di continuo gli Stati europei sullo slato igienico, sui principii, sullo estendersi, sui rimedii dei mali cbe possono temersi dai paesi d' Egitlo. II Regolamcnlo sanitaria internazionale, cbe fu aggiunto alia Cnnvenzione sanitaria di Parigi del l9decendH'e iSol, provvide cbe un medico centrale fosse in Coslanlinopoli, Smirne, liairut e Alessandria, c cbe il nuraero dei medici sanitarii europei dovesse accrescersi in Oriente: questo utile provvedimento dovrebbe estendersi e porsi in atlo lungo il mare Rosso. In conformita agli (^sposli principii, dovrebbesi, Ira gli Stati marittimi d' Europa e la Porta sovrana dell' E- gitto, convenire un trattato di cui qui disegner6 a grandi tratti le disposizioni invocate a tutela del Iraffico inter- nazionale. — 915 — II canale di Suez e il mare Rosso saranno apei-ti a tutte le nazioni. Qualsiasi rivoluzione, qualsiasi guerra, qualsiasi mutainento di governo nei paesi lungo il canale e il marc Rosso non possoDo pregiudicare la liberla del transito alle navi di tiitti gli Stati. I regolamenti della uavigazione del canale e del mare Rosso devono essere uniCormi per tutle le bandiere e favo- revoli alia liberty del transito e del commercio. Qualunque privilegio conceduto per la navigazione a societa o a privati e nullo. Non si pu6 costringere alcuna nave a fare scalo in im luogo piuttostoche in un allro. ' E libero a chiunque il costriiire fondachi, bazar ecc. siille rive sopra un tratto da determinarsi da una commis- sione europea. -. La Porta riservasi il diritto del pedaggio, ma non mai sopra le dieci lire per tonnellata e senza dar kiogo a visite e vessazioni per la sua esazione. i; La Porta riservasi di prendere i provvedimenti per la sicurezza de' suoi Stati, e si obbliga di prenderli tali che non irapedisoano la navigazione. Ogni Stato marittimo pu6 tenere nel mare Rosso tre vaporiere di 800 tonnellate al maximum, e due legni a vela di 200 tonnellate per praticare la polizia raarittima della navigazione. — La polizia marittima viene praticala solidariamente. La polizia e la giurisdizione sulle stesse navi, quanto ai delitti de marinai, ecc, spetta alle autorita dei legni stessi, e in conformitc\ alle leggi del loro Stato. La giurisdizione sulle fattorie lungo il mare Rosso spetta alia loro bandiera. La pirateria si giudira sempre secondo il diritto delle — 9i() — ijeuti, noil secoiido norme parlkolaii delT iiiio o dell' al- Iro Stalo. II dii'ilto di naiifi'ugio e abolilo. Gli oggelli salvati dal naufragio si custddiscono per esserc ricoiisegnati al propiieUirio ad ogni sua inchiesta. Le spesc delta euslodia di tali oggetii e le spcse per salvare un naulVago vengono rioompensate dielro una lariffa determinata da una com- missione di eousoli europci. Sono ammessi nel mare Rosso i piloli di tutle le na- zioni; il pilolaggio non e obbligatorio ; le tariffe de' piloli sono determinate dalla detta commissione. Questa commissione giudiea delinitivamente tutte le questioni ehe le siano solloposte, o sieno relative alia navigozione del canale o del mare Rosso, o agli affari conchiusi nei porti e sulle rive pel tratto dichiarato neu- tro. La legge, seoondo eui la commissione deve giudicare, e quella invocata dai litigant!. Si istiluisce un consiglio sanitario europeo. Si di ogni facility alia eolonizzazione dei paesi lungo il mare Rosso, soprattulto esenzione da retribuzioni e servigi. La Porta si obbliga di costruire lungo il mare Rosso segnali e fari per la sicurezza della navigazione: gli Stati maritlimi si obbligano ad un correspeltivo in proporzione del tonnellaggio die ne passa pel canole. L' affranco del pcdaggio sara solidario Ira tutti gli Stall cbe ne eonvenissero colla Porta; per T affraoco del correspeltivo pagato pei fari, ecc, ciascuno Stalo ehe ne convenisse dovrebbe risponderne per se solo. Vengono stabiliti dei porti franchi. L' esenzione dai dazii prolungasi per un tratto da determinarsi dalla Porla. — 917 — Prospetlo (telle imporlazioni da Venezia ntl territorio doyanale e delle esporlazioni dal territorio dogunale per f enezia. Q U ALIT A delle merci Importazione da Venezia nel ter- ritorio doganale Esportaz. per Venezia dal ter- ritorio doganale neir anno 1857 1 Coloniali e frutti me- ridionali .... Tabacco greggio e la- vorato Prodotti d'ortaglia e di campagna . . . Aniniali Prodotti aniniali . . Grassi ed olii grassi . Bevande comniestibili. Materiali da costiuzio- ne, da fiioco e dala- voro Materie raedicinali , profumerie, coloran- ti e chimiche . . . Metalli, niinerali greg- gi e mezzo manufatti Materie per tessuti e lavori a maglia . . Filati Tessuti e lavori a ma- glia Merci di setole, scorza d'albero, paglia, car- ta e merci di carta . du riportarsi Franchi 63.775,910:17 29.187,645:66 34.760,6481:16 35.370,020:52 18.340,203:78 38.628,245:34 42.440,022:12 49.185,287:85 49.132,041 : 57 108.231,602:67 106.083,019:35 47.519,677:53 41.138,559:00 6.853,044:36 Franchi 172,004:22 872,786:61 62.549,934:12 47.232,308:37 15.242,446:98 6.522,444:58 13.768,120:62 . .1 !i. ;■ 34.075,854:63 10.296,823:23 37.314,026:82 147.652,632:90 5.321,883:96 91.317,213:18 11.128,570:20 600.646,898:08 452.467,047:42 918 QU ALIT A delle merci Importazione da Esportaz. per V enezia nel ter- Yenezia dal ter- ritorio doaranale ritorio docranale neir anno -1867 Riporto Cuojo e merci di cuojo pelliccierie e simili Merci di osso, legno vetro, argilla . . Merci di metallo . Merci da trasporto per terra e per acqua Strunienti inoccanici e chincaglierie Prodotti ctiimici, mer ci coloranti, merci di grasso e fiammi- feri Oggetti letterarii d' arte .... Cascami .... TOTALE Franchi 600.645,898:08 18.636,835:60 47.62d,365:74 44.548,226:43 48.398,986:20 24.529,2d8:48 5.648,886:88 49.855,079:40 490,d34:54 750374,630:62 Franchi 452.467,047:42 20.394,914:34 62.866,780:29 48.654,378:42 7.685,510:40 52.210,354:26 40.005,223:59 7.977,882:60 330,420:78 632,586,509:10 ■,:',}■ iloi S T A T I Auslria COLONJALI e '■'•"tti meiidionali Bandiera Anstriaca \ Estera TABAC^ e ledicA' prof Tabacchi la'"'""" 'ncia; idian -liiiiic Bandier Austr. "ndiei '■^^M 40i,609 eM60| ''-^1 - I 650, 7o6 79 ' )5 9 ',5931 _ '■'-1 :'}J •-■]!■ ;>-, •■■' c:^J5i '' '' "■■' ;'■■'•■'■' 'f^?-;?^ 2 oi:p>; "1 '■'■ JTo'sJ ; I V:.. ;jp"li:;l '=r;s^ PUOSPETTO della quanlitii , qualila e valore delle merci entrate per via r/i »ia/r ih f f/lf ;in /lira nte r niiiio l)K>7. S 1 A J J i.»,.,' ,..,«, • it Crn^iBO. ..,„.., ":::'„;," Oil it.».i C..lllbl1i .u'tIu a M«lion.. ,.,:r.',...i ^-™:, '-- "'L"',T'hi'"l^' KuLl. -ir- ■!■ .H. n,,..ii<.,i. ll...»i(.r. Oipill c....„ TOTALB '"* "'"■""■ D.ndlm ■•ndlm >.«l... Ihadim ■..die,. >.0..li„. ■..11.'. BMtln. S..li„. B-oaiEr* lUDdKr. II..1I,.. !..«.,. >..«„. Oiniller. !..«.» Mi.,. ■..11... I1..II... "■"" 1 '•■" E.U,. »"""•" 1 «•"" '"•'"•"I !■-'•■• ...,l... 1 ^,n ...«.c. 1 f,,,. A. 1 B..... ....i.» 1 c...,. • 1 E.I." »..„,. 1 E.„„ ...„.„ IL.,.,. .....IK. Cm ,„,.i... 1 t...,. i..U It ...,KK.| E„.„ ...rt.»| lU,... A„,..». 1 E,.^ „|„„. »..»,.. 1 ..1.,. »™»l., i B.,„. 7;;:;;;;;:|i;r i *:,";:;:,„ „,.,. 174,107 r i: ..,„. ,;„„ (»,(W1I l.l«D,IB> ,,». 'Z i7.,..i '::;: 01,*M ':: .::: 3J,I» 37,S7t I69,7M lams 11,™ 7,111! 1,™ -- i!,-» ,,« _-» : S7,710 ilill M., r »M., ;» :: 1,010 s,ino ffl,fl!0 - •^ 'z: 13 .17. :,: ,,» z <,0I3 MI,OM mm IUIS.8S) IB»,IOO i8.imi- UTM.Ofc IOT«,9n 7M.1* M.0« i»M.ni 38,501 33S,U( " ~ ...,,», .,■«...„ ..,,.„ 3...,0» wm I3»,S1. W.,,1. t.(ics,tn 3WH1 • ■ ■wi. ...7W ■0.1l»,l« >ii,«. .,-«7.(l.i 3,iisci.m 4.57J.nS3 m,ir!. S,S3«,730 O.M7,(N)S I3.IWI IW7.». ..1,877 «.. iimin .!!,« ISO,.,. • Il,«30 7.,™ 7»,0«. «i,m i7»(UK13 ™" ,0,0.3 .,(W) am,7,. IlDO,Bin ,3M,3n .13,1. ,>.,«I0 l,.7. 3>,,,7, ,»,„M. ,«,-,. .«..,,, „r,,„,, ,»1,»,:.. '""■"""t .,,»«» "•'■'"■» •«"»" •»■"•" "°*'» ""•'"" «,,».„ »,i«« ->,.,„.o, = r>,,« 3»M»-.. .I.,«,:M .«.,«,,. >.»«»., "•"■••"'»•'»'' .,.,.,,» IIWM <»■»»'» „«:|- .•..,,«» .,«., .»>«,.i -"•" '«««"' 7,.™ ...7,„,:„ 1 »,,.,, ,s „l,,l„,. «,„..„ „.,..,»1 ..m. ,«,7.,3. r.,m7. ,MW, "^'""" 1 «„..,. '»■■"■'■" •'■"•"»' -" -•• "■••' »"■'■" "••""" ""■'■" ""■•"" .:rs„„..,,.,.| E i. IB. —'- STATI COLONIALI e frufti nieridionali TABACCd I led e p, lor Tabacclii lavonc' idi ilii). Bandiera Bandiera — . Austriaca Estera . — ind Austriaca E — . / Austr. lllirico . 180,195 243,554 517,325 —. CO o«o i9 f';<-0''- •J5J. -(Ill PROSPETTO delta 'jimntiU J qiialitii c valore rfe/Zc mercj esportate per via (1 /»«/ r r/« f'enc:ta dm ante i imno 18i>7. S T A 1 I • T.l,.»l,l l...r.U e dl C»i..p.i!n. -.,„.., "7Z7 Oliirmi ConifKMliklli .,Z;„ divew K^untrit .:£::... ,.„r:,. ..,..., ■'-- ""n.'"p.ui'"'e"r" IIC1II.C..JU M .„ill. SkuUo iz. Chiunalleild "■"ST (l||g,.U C,.C.», .1 TomE T0T1L8 — • Dtn "• ...«„, B(ndl>r* B...I,,. BtfldlBri Bindiera >..«„. ...di,„ XUI... Blflrilcri ...dl.,. B..di„. Paoditn B....„. .««,„ B.,.l,™ B...»,. B..dl.„ DindlMi B..dl.,. U«iitn B..ll.,.ri.» F^l.,. AM^\ E,,,,, »..lm» H.W. >.,l,i...| E.t.r. »™i«... I,»r. >..UiK. E.1... A..iriK* E.l.» >..!.«<. £.!«. l..Ui». E...™ A„,.ri.« 1 B.K.. .,.,„i.,. E.I,.. ...I.,.u| B,»n. «..M.» t.m >..!.[.<. E,l.„ l.,lri.» K.I.™ A..l.i™ 1S.I.,. u,i.c r.,u,. Amiiiiu E,C„. >..l.. ,.«„ „.,,.,,„ »,«.« 3«,,n.., »,..:, ,:.,«« ,™.7.„73 |s,oss.i»sm „.,3.,» ,.777:. m»,3.,:.. „.,«« ,».«,. ».'"' »,„•,,... "■"» ""•"'■" ""•"»<" ""■"='• ,.,,37M 33,»„n 3,,3,„ ""■"-"! '•'■"" ""'«'" „«., ■•""' »,7.., ="'■*" ■'"■'""' m™,SB,. ...».7 700 » XI. Del commercio inglese coi paesi di la dal Capo » 743 » XII. Conseguenze dellu nuova strada dell' Indie sul consumo e suUa produzione di altri Stati. — Deir Ohmda — della Francia, e specialmente di Marsiglia, — del Belgio e specialmente di Verviers e di Anversa — di Brema — d' Amburgo — della Rus- sia e specialmente di Riga e di Odessa — della Grecia e specialmente di Sira — della — 921 — Turchia — dei principati damibiani — del- ritalia — della Spagna e specialinente di Cadice — della Svizzera — della Ger- mania. ■ — Concorrenza di Trieste con Amburgo pag. 733 PARTE SECOADV. Cagioni dell' antica prosperita del commer- cio veneto e del siio decadinieiito . . » 813 Stato della navigazione: tonnellaggio, inari- nai, valore del carico ecc. — Considera- zioni. — Stato della costruzione delle navi. — Consegiienza della distanza itinerarla dei mercati asiatici per la nostra naviga- zione. — Conseguenze della stessa sulla nostra industria in generale n 816 » III. Diflicolta die si frappongono ad esporre lo stato delle nostre Industrie . . . . » 822 » IV. Conseguenze probabili del canale di Suez sul nostro lauilicio » 825 » y. Del cotonifjcio « 833 » \T. Del setificio » 838 » \TI. Deir industria dei cuoi » 841 » \'III. Dei lini e canapi » 842 » IX. Del legname » 845 » X. Del ferro » 848 » XI. Fonderie » 853 » XII. Del rame » 854 » XIII. Delia carta » 855 « \l\. Le conterie e i vetri » 859 » XV. Dei tabacchi » 862 » XYI. Delliniportazione dei zuccheri, e delle raf- finerie » 864 » XVII. Del caffe e di altri consuini » 807 Scrn' [If. T. jy. 118 — 922 — Capo XVIII. Di allre induslrie pnij. 809 » XIX. Provvedimeiiti da ])0!'si in otto a Vcnezia: — 1." Quanto alia navinazione. — 2.' (Jniinl<^^> ai niagazzini. — 3" Quanto alia costru- zione ed allarredo delle navi. — 'k° Quan- to alia istruziont! de' coslrultoii e d'e' ma- rina! » 87S » XX. Ostac(di legislativi die .si tVappongono al coinmerciomarittinio. — La leva, le patent! » 881 » XXI. Delia franchigia di Yenezia. — Di tutto il suo movimento mercantile. — Parte presa in Pregadi nel 24 settembie KMiO. — For- malita e vessazion! doganali da aboliisi. » 882 » XXII. Dei warrants. — Leg-gi doganali. — Loro moltiplicita. — Dazii sulie macchine. — Dichiarazioni di tran.sito. — Dazii sui fila- ti, ecc » 887 » XXIII. Leggi niarittime. — Impossibilita di fare iin codice niarittimo conume alia Germania ed air Italia. — Riforme necessarie nelle leg- gi mercantili » 892 » XXIY. Delia navigazione del Po. — Delia strada ferrata da Venezia a Milano, e da Padova al Po. — Delle strado ferrate del Tirolo. » 897 PARTE TERZA. Diritto internazionale. — Principii e provvedimenti. » 909 ERRATA C 0 R 15 I G E Pag. 7j.S Qnadr(j 2. O.tserunziojii d' etifrrpof. Operazioni d' enlrrfinl. » 770 1. 28 le esporlazioiii . . . . le de?tiiiazioni » S'lS » 2.') es lie se ne mmu DEL mim u; iiGiiio \m, ^\ legge unu iiota del in. e. Saiidii suUo stato saniturio degli animali domestivi nelle provincw vene- le, 0 una comunicazione intorno alle suppurazioui bleu del menibi-o e scgretario dolt. iNamias^ che sa- ranno piibblicatc nelle successive dispense. ADl!MmDEUIOMOI9f.lliG118i^D. k^i Icggc una iiola del ni. e, prof. Bcllavitis lisguardante 1 ajijilicazione della cinematica alia ciirvatum di tidte le trajettorie descritte dai punti di un sisteina piano mvari(i.hile. poscia iin appeUo acjli idlinii studii raziouali e sperimeiiUdi intorno alia purpora de(jli anlichi, del m. e. prof, iiizio. 11 m. e. cav. Emmanuele Antonio Cicogna legge un rapporto intonw alia visita artistico-aiHii]Haria fatta da un' apposita Conimissione, di cui egli era niembro, agli stabiliinenti dipendenli dall' I. R. Di- rezionc del Genio; il quale rapporto verra inserito negli Atti. 11 prof. Bellavilis presenia anche una relazione sni Sifstcin elliptischer inufen liercrhnct von J, G. Schmidt. Berlin 1844. 1858-59 DISPENSA NONA STUDII DEL DOTT. ANTONIO BERTI TRATTI »ALLK OSSHRV.„o.. ...ETEOROLOG.CHB D«. VE^TE^MO ,836-55 ED ACCOJIPAGKATl DA TAVOLE SLMEBICHE E GRAFICHE (Continiiazioue della na» Ifia j i aena pag. b88 del presence Tolume.) — °= — TiKiI/E ilTEOROLOtlUHE PM ffilzn dall'anno 4836 al i866 IGROMETRO Sene 1 11^ T. IV. Tavola I. — 928 Medie umiditd m MESI 1836 1837 4838 4839 4840 4844 4842 484 Gennaio 80" 83° 83" 75° 88° 88" 86" 88° Febbi'oio 82 77 86 82 80 87 88 94 Marzo 85 78 86 85 78 88 87 91 Aprile 77 • 79 70 81 79 79 82 95 Maggio 73 81 75 83 87 86 86 94 Giiiguo 76 85 77 85 85 87 85 91 Luglio 7o 75 72 78 88 80 85 89 Agosto 7f) 7-2 73 82 86 84 84 93 Settembre 80 75 77 85 88 85 90 90 Ottobre 81 85 !7. 85 88 86 89 93 Novenibre 78 69 79 89 90 88 89 90 Diccmbre 84 89 78",6 73 77",3 89 82",9 1 83 90 95 ■ 86°.8 95 91 78'',7 84", 8 85°,7 Media aunn » » Differe a massi mi n ill nza na del a » I decennio nel »5 » 1845 . 858 . . Media mensile massima del I decennio nel genn. e novenibre del 1845 » n minima » » nel novenibre .... 1857 Diiferenza Media totale del I decennio Media totale del NB. Negli ultimi Ire anni il giado dell' umidita atmosferica tn ventennio iSSG-dSBb. 929 16 4847 4848 4849 4850 4864 4852 4853 4854 4853 88° 84" 88" 87" 89^ 9o" 79'' 74" 84° 87 90 94 90 87 80 78 72 89 83 91 86 87 99 70 78 72 85 83 89 87 87 91 85 77 72 70 86 86 85 87 89 88 73 82 74 84 87 87 85 76 80 7S 80 70 84 83 84 87 88 96 75 70 66 85 85 86 87 87 75 74 75 72 86 83 89 83 91 7S 74 74 75 89 91 91 92 91 76 78 83 85 87 90 87 92 96 77 75 80 77 90 87 89 88 87 82 74 79 78 .5 86'V2 87%1 87%8 88%7 sg^o 81",6 75°, 7 76°, 1 77°. 1 inua massima del 11 decennio nel 4846 - . . 91",5 o minima » » » 1853 e nel 1854 75 ,7 irenza 15 .6 ensilfi massima del II decennio nel marzo del 1831. minima » n » lugllo » 1855. 99 66 tale del 11 decennio 83 . 84%675 dalle indicazioni del psiciometro. 930 o c . ■* •* 05 so CD ro O ro sn — t- "i--r OC CO t- 00 00 05 OS o 0> 00 00 1 No- vemb. oooiosojoooosot— 00 '(d^ t- » t- 00 Oi 00 OC 05 O! 05 00 1 O 03 O ^ — . to -- io 00 ?o 05 to a; yi ccT 00 00 C- 00 no 00 00 05 0> 03 00 Set- tembre O to t-- to 00 5ft O O IN •.© JrT OO t- tr- 00 00 00 OS 05 05 OS 00 1 o o ''cio s-1 sn ®q o •=*• "--t so s-1 SI °to' r- r- 1- 00 00 00 00 OS OS OS oo 1 o ■§3 °:0!OG<1000005003-*-* t>C->t^t^000CQ000OSO5 to" 00 Giu- gno ■«D to r- to to t- to — ' -r to "so t^ 00 r- 00 00 00 00 OS OS OS 00 1 Mag- gio 'to -^ "5 to t^ « » •* lyi so 'ifT r- 00 r- 00 00 00 00 OS OS OS oo 1 a. < 't-oso — ososaqtooto c-t^t-oot-t^ooosesos 00 tooocosooooot^ — toto to 00 r- 00 00 r- 00 00 OS OS OS oo 1 Feb- biaiu 0 -*]^ s^ 00 CO oooooor-ooooooooosos go z z 50t^XiO!0-^MtO-*sO lo to to iO «?• «*•<)■-* -^r ■* oooooooooooooooooooo o5 CO i-3 CB SS SS — 931 1 — ' - -''^ •J: ^ ! 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Vmidita medie dei quinquennii divisi per tnesi e per istagioni. Mesi 1836-40 484d-45 1846-50 4861-65 Gennaio .... 82° 6 90,° 4 88° 2 84° 2 Febbraio. 81, 4 91, 0 91, 4 81, 2 Marzo. . 82, 0 90, 4 87, 8 80, 8 Aprile. . 77,4 88, 0 89, 0 79. 0 Maggio . 79, 8 90, 6 87, 4 81, 2 Giugno . 80, 4 89, 6 86, 6 76, 2 Luglio. . 77, 6 88, 2 85, 8 78, 6 Agosto . 78, 0 89, 4 86, 2 76, 2 Settembre 80, 2 90, 6 85, 6 78, 4 Ottobre . 81, 6 91, 0 90, 8 82, 6 Novembre 81, 0 92, 4 88, 8 81, 0 Dicembre 84, 0 91, 2 88, 6 88°02 80, 0 79,'95 80°S0 90,''23 Media massima niensile uel uovembre del 1841-45 92,°4 »J minima » » giugno ed agosto del 1851-55 . . . 76,2 Differenza 16 ,2 Media massima dei quinquennii nel 1841-45 90'',23 » minima » » » 1851-55 79 ,95 Differenza 10 ,28 S«ri» HI, T. IV. 120 936 (Continuaz. della Tav. V.) ■»;\\ ii >«!i 5 . . . 77 ,0 Diffeienza 14,2 •i ■■>; ••< .h.: 'i .').'; t( \q '> .■^'-! ;■' .'«? ■i .H^i !c . i ' ' 0 .(■'. '*V I .kU »n« 937 Massime e minime ibnidiid mensili ? el ventennio 1836-56. Mesi i836 4837 Diffe- Diffe- Massima Minima Massima Minima renza renza Gennaio . . 90 " 50" 40" 9l" 68" 23" Febbraio . . 90 48 42 91 50 41 Marzo . . . 89 70 19 90 54 36 Aprile • . . 89 58 31 90 62 28 Maggio. . . 90 56 34 88 51 57 Giugno . . . 88 58 30 88 55 35 Liiglio . . . 88 60 28 88 55 55 Agosto . . . 86 60 26 88 59 29 Settembre . 90 60 30 86 57 29 Oltobre. . . 90 61 29 88 54 54 Novembre . 92 60 32 88 51 57 Dicembre . 92 71 21 96 60 56 Media c scillazioiif > mensile S0"',20 33" .00 Mesi 4838 1839 Diffe- Diffe- Massima Minima renza Massima Minima renza Gennaio . . 95" 71" 24 89" 54" 55" Febbraio. . 96 71 25 94 62 32 Maizo . . . 94 71 23 91 70 21 Aprile. . . . 85 53 32 91 68 23 Maggio. . . 84 57 27 98 76 22 Giugiio . . . 84 59 25 90 , 71 19 Liiglio . . . 82 58 24 91 67 24 Agosti) . . . 84 55 29 91 67 24 Settembre . 88 65 23 95 70 23 Ottobre. . . 85 58 27 92 70 22 Novembre . 86 64 22 93 75 18 Dicembre . 85 61 i'4 92 76 16 Media ( )scillazioiu mensile 25",42 25'',25 — 938 — (Continuaz. della Tav. VI.) 1840 4844 Mesi Diffe- Diffe- Mass i ma MiniiDa renza Massima Minima renza Gennaio . - 93° 61° 52° 97" 60° 57° P^ebbraio. . 91 63 28 98 72 26 Marzo . . . 90 60 30 98 76 22 Aprile . . . 95 60 35 97 65 32 Maggio. . . 96 77 19 96 72 24 Giugno. . . 98 69 29 97 76 21 Luglio . . . 99 67 32 96 68 28 Agosto . . . 98 71 27 ' 97 70 27 Settembre . 98 71 27 97 76 21 Ottobre. . . 97 70 27 97 68 29 Novembre. 97 75 22 98 70 28 Dicembre . 98 70 28 98 75 23 Media oscillazione mensile 27°,83 26",50 Mesi d842 4843 Diffe- Diffe- Massima Minima renza Massima Minima renza Gennaio . . 97" 75° 22° 97° 60° 57° Febbrnio. . 96 68 28 98 75 23 Marzo . . . 96 51 45 100 74 26 Aprile . . . Maggio. . . Giugno. . . 96 61 55 J 00 75 25 96 68 28 100 80 20 99 70 29 100 80 20 Luglio . . . 97 71 26 100 77 23 Agosto . . . 99 70 29 100 80 20 Settembre . 98 75 23 100 73 25 Ottobre. . . 98 73 23 100 77 23 Novembre . 98 70 28 100 74 26 Dicembre . 98 77 21 100 80 20 Media oscillazioa 3 mensile 28",08 1 . 24",00 — 939 (Continuaz. delia Tav. VI.) Mesi 4844 4845 Diffe- Diffe- Massima Minima renza Massima Minima renza Gennaio . . 100° 73 27" 100° 90° 10° Fcbbraio. . 100 74 26 100 74 26 Marzo . . . 100 75 25 100 60 40 Aprile . . . 100 78 22 100 88 12 Maggio. . . 100 78 22 100 80 20 Giugno. . . 100 80 20 100 78 22 Luglio . . . 100 81 19 100 82 18 Agosto . . . 100 80 20 100 71 29 Settembre . 100 72 28 100 78 22 Ottobre . . 100 89 11 100 86 14 Novembre . 100 87 13 100 78 22 Dicembre . 100 80 20 100 64 36 Media c scillazione mensiie 2r,08 22", 58 )"" Mesi 4846 4847 Diffe- Diffe- Massima Minima renza Massima Minima renza Gennaio . . lOO" 70 " 30" 96° 80° 16' Febbraio. . 100 75 25 95 72 23 Marzo . . . 100 81 19 94 68 26 Aprile . . . 100 82 18 95 64 31 Maggio. . . 100 77 23 95 76 19 Giuguo. . . 100 85 15 94 65 29 Luglio . . . 100 79 21 97 74 23 Agosto . . . 96 74 22 98 72 26 Settembre . 97 73 24 99 72 27 Ottobre. . . 95 85 10 95 78 17 Novembre . 96 72 24 96 67 29 Dicembre . 96 70 26 97 73 24 Media c )Scillazione > mensiie 21 ".42' 24",17 94(1 (Continuaz. della Tav. YI.) i Me si lVlas?inui 4848 Minima Dilfe- Massinia 4849 Mininia Gennaio 96' Febbiaio 97 Marzo . 95 Aprile . 95 i\laggio. 96 Giuqiio. 91 Liiglio . 96 AgdStO . 95 Settembre 97 Ottobre. . 98 Ni)vembre 96 Diceinbre 97 70 77 78 74 74 70 68 73 72 79 70 62 Media oscillazione iiiensile 2G" 98 20 95 17 95 21 96 22 96 21 95 28 91 22 93 25 96 19 98 26 96 5S 96 2G",50 ■ . '■'♦:• 70 71 70 73 72 75 70 72 76 71 72 73 Mesi 1850 Massima Minin Diffe- reiiza 1851 Mass ill) a Mininia Gennaio Febbiaio Marzo . Aprile . Maggio. Giugno. Luglio . Agosto . Settembre Ottobre . Novonibre Dicembre 96 97 97 96 95 97 96 95 95 97 96 96 72 76 76 72 77 78 71 72 79 71 78 34 25 21 20 25 20 18 24 23 18 25 18 Media oscillazione niensile 22",49 96" 74" 96 69 95 62 96 72 96 76 94 69 94 75 95 79 96 72 97 77 1 96 79 94 76 944 — (Continuaz. della Tav. VI.) Mesi 1852 4853 Diffe- Diffe- Massima Minima Massima Minima renza renza Gennaio . . 96° 74" ^2° 84" 70° 14" Febbraio. . 95 63 52 84 69 15 Marzo . . . 95 71 24 85 70 15 Aprile . . . 93 72 21 84 65 19 Maggio. . . 94 70 24 83 70 13 Giugno. . . 90 60 30 81 68 13 Luglio . . . 82 64 18 81 61 20 Agusto . . . 82 60 22 83 64 19 Settembre . 84 71 13 82 61 21 Ottobre. . . 83 68 15 87 68 19 Novembre . 83 70 13 83 68 15 Dicembre . .83 62 21 81 65 16 Media jscillazione mensile 2r,25 16",58 Mcsi 1854 4856 Diffe- Diffe- Massima Minima renza Massima Minima renza Gennaio . . 81 " 60 " 21" 98" 57° 4l" Pebbraio. . 79 56 25 100 65 35 Marzo . . . 79 65 26 96 59 37 Aprile . . . 80 60 20 95 55 60 Maggio. . . 96 61 35 94 47 47 Giugno. . . 95 61 34 91 40 51 Luglio . . . 87 49 38 87 41 46 Agosto . . . 90 57 33 1 90 37 53 Settembre 1 95 59 56 97 45 52 Ottobre. . , 1 98 43 5b 97 65 32 Novembre . 97 50 47 97 54 45 Dicembre . 93 57 56 99 42 57 Media mensile us :illazione 55", 66 46", 17 942 (Continuar. della Tav. VI.) Massima oscillaz. niensile deLventennio in sprile del 1855 . di 60° Minima » » » » » gennoio » 1845 . ed oUobie 1846. » 10 Differenza » 50 Massima media oscillazione mensile nel 1855 . . . . » 46"',17 Minima » » » » 1853 .... » 16 ,58 Differenza . » 29 ,59 Media oscillazione mensile del ventennio » 25 ,83 943 — 8-1= S ;| 11 .^ 'i 13 > S OS us i ^ - 3-1 >- 2 « - .- fi — 30 ^O =n — ._ • ..fH OJ U - 1) ^ ^ la ^ ■ft^l '.i-.i-o' 'i- s .9- ^ =-^ i a 1 •_ 2-::3^-i:-c ><><■= £-■ >5 2 -5 i^ = '^ " g ■".= .= 30 s s s ?= s ^ ^ S s ss O ^ SI -* -X> 1 0 --* OS 30 00 O 00 o O ■-': » 00 m 5C to -.O ars 5C u 5 U 1 «- -^ -<> -ij- LO CO -!r ■«■ 3-1 ■=? to to to 31 to CO CO 3-1 5f: » c - "^ 00 O LO -^ o o — o ?1 o O -■*■ 31 O 31 3-1 O — lO sn '^ •ST i-T ^s :o o =5 so » r- o t~- ;o « i^ -^ 05 to so xr CO ij -M 1 W » ! d.d.£.d.d.i.£.cLd.d. 6. d. d. d. d.d.~.~.6.£. •- — <3^ 3-1 »-! 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SX I- r~ ~ p '8 S S S 8 S § 5 S 8 S 5 i m; 31 •?! to • °oo5f:snt-t~.ooot-o— --ri-iooo^oso — 3-. t- 'J- lo sc rt ;c --D -o 1-- t- 00 1-- r- -c to c- t-' 5C CO «5 ■* to '^ 1 > a ^ o scSift^cSoccJot^r^^ t-->ot-t^r~«f^«oSto £- Pn s c a; >- = ■4 %,3-,O:.3-.00O-.r^O 0=0.^0:0^, .,^00 '^ ii ^ LO to to to io to ff^ 3-1 to 3^ SI to to e-i to 5^ :n so js; 1 os^oaitooooooooo o-or-oct— xi^^t — 0 2 CnosCSOOOsOJSsOSOO OGlOJOaOiOJOOOCO , s -«! 00 00 00 00 00 00 GO 00 00 00 00 00 00 00 00 00 00 00 00 00 I — 948 (Continuaz. della Tav. X ) MassiniH o.scillazioiie inveruale del I (ieceiinio nel 1836 .... X2" Minima » » « » » J8io ... . ^6 Differeiiza 2H Massima ('.s.^llazione priniaverile del I deieimiM nel 18452. . . . 4f) Minimi) » » » » » 1844. . . . lib Differeiiza 20 Massima OS illazione estiva del I dofennid nel 18o7 33 Minims. » » » „ » {844 20 Differenza 1,1 ^ Massima oscillazioiie aiiliiniiale del i deceiiDJo i;el 1817 .... 37 9 Minima » » » » » iSiS .... 22 ■J Differenza 15 Ma.vsima oscillazi.iiie iiivernalu del II dei-enniu nel 18.10 . ... 88 i Minims » » » » » 1833 . . . . S?2 Differenza 36 i'^ Massima oseillazioiie priniaverile del li deopiinio nel I8H.H ... 61 - Minims » » .. » » 1848 . . . i2i' Differenza 39 { Massima (isciil.iziuiie estiva del II dec.ennio nel I8'>5 J>4 - Minima » » » » n 18!)3 "J'! Differenza 52 1 •. Massima uscill.-iziune autunnale dei II decennii. i.tl 18.yi . . . . liS Minima » n » » » 1851 .... 16 Differenza 39 'm- V - u — 949 — — "^ S* "fe 2 *o a OJ 3 ^ CO 00 m lO 55 M JO o O ^ ■* .~ ■(5^ lO t- tc ■=r lO to • d 5j 2 a. — o = ;; ' ^ i 5 1 " a s _ Cj c ■^ > C/ J 2 rc a; s ;:: s O) cl X "3 o = 1 ©■I » IC O > 0) N JO • Q "3 "i o X .^ 'oo «^M lO «^ c C ■ST 5-"; u s o ■< u H T3 a __ a :^ 1) s ? 5 'to s g g 8 X o - & Uj -' re CD s _c 1 '5j _s "S » C8 'i R 3 o > o s s 5 3 5 CO 4; 3 ^ fj 3 ~ ^ U -< o >a -2 s — 950—- •- to ;js CO ^ c :;:j a" e ">» — zr -t;- fij m zc — ?i — « c^ (M OOOOCOOOQOOO !C 30 o e-i r- to •* lo -!- to «o oc to «* ^?t" «?*« .?-• .I** .«« ^r» ■«?• ■«" -ST •^^ 2; ^ 'S — 951 — J, « : s2 N . <; '^ Qi 00 -^oo s« 5 Q u so^asan ? to JO * , T* '5 CO "lyi w t-to >o 00 -^ lO lO •!? ^ Q S '5 , , = s S Offl in 00 O &: o> O) = "^ 00 o w s iOiO'O 00 t -n = , * i • — 5 f 2 OOOO Oc^OO c ~ ~"^'^~ o o ;;: a 'o t- •* t-i £^' ra •* -* -* 5 a ?i © — •<*■ s o O ?o - _ CO 00 — 1.-3 ~ •- 00 t 'S ^ •T so W ;0 ^ -ri = M 03 i W « s U3 ^ 00 so 05 00 "S 2 £ 05 05 (35 05 "IS o • • • . CO ... ^ ,p ^ CO 3 3 • . . . "C cc O 3 loverno. . Primaver Estate . . Autunno . M CO •-< = a? lO O :« M o ^ r^®5 sno !?> ao OS® 00 we* c in to ^ so toe* a - i — C CO 1> o CL c o"a - o o orj = g, c: 3 a:> r "5 cr 4^ >■ S > — mm "^ fi O- (51 — — — ° — - a OJ _2 = OJ i: a> o c O! CO CO rr. cr«> .2 CD 51 3 3 — CZ t: " ;Z — — ^"> (D .o a. cr a a- — - ,_ o CO = .|2~ = 2„ Sco 3 £SZ£'i_£2?iS§2 ?, "^ = "^ ■« .= t2 '»> = .?> X 13 CO V. y r sa K •" tia = ecc8?a.>cocc.:;i-ce--- •=.-£■=-£'=£'-'£ a iS eo— c CO— J- _ CO .— CO ._ S £ jm ///, r. /K. : J a a a f2? — 952 TAVOI.A XIII A. Confronto tra le mcdie (Idle massvue e delle mininte temperature e la media lolale nel I dccennio 483G-45. Me si Media dtille raassime Media deiie minime Media totaie DIFFERENZA piu Gonnaio . Ffbbraio . Mai zo . . Aprile . . Maggio . Giiigno . Liiglio . . Agosto. . Settenibre OUobre . Novembre Dicembre . 9o",0 69" ,2 86" ,5 8" ,5 9b A 65 ,7 86 ,2 9 ,2 94 ,8 66 ,7 86 ,2 8 .6 94 ,3 66 ,8 82 ,6 11 ,7 94 ,8 69 ,5 83 ,2 9 ,6 94 ,4 69 ,6 83 ,0 9,4 94 ,1 68 ,6 83 ,0 11 ,1 94 ,5 68 ,3 85 ,7 10 ,6 9b ,0 69 ,3 83 A 9,6 94 .7 70 ,8 86 ,3 8,4 9o ,2 70 ,4 86 ,7 8 ,5 9a .9 71 ,4 87,6 8 ,3 94"84 68"86 85!,'36 9,48 17 .3 20 ,3 19 ,3 13 ,8 13 ,7 13 ,4 14 ,4 15 ,4 16 ,1 13 ,3 16 ,3 16 .2 16"50 — 953 TatolaXHIB. Confronto tra h medie delle massime e delle minime temperature e la media ioUde ntl II dtcenniu -1846-43. Me si IVlediy delle massime Gennaio . Febbraio . Warzo . Aprile . . Maggio Giuguo . Luglio . . Agosto . . Sellembre Ottobre . Novembre Dicembre . 9i ,1 93 ,8 93 ,1 95 ,0 9 'I ,5 92 ,8 91 ,1 91 ;9 95 .8 9'i .3 95 .6 93 .2 93?26 Media delle minime 68 ,7 68 ,9 70 .2 67 ,3 69 ,5 67 ,0 65 ,9 65 ,9 67 ,3 71 .5 67 ,3 6b ,8 67^92 Media totale DIFFERE^ZA piu 86 ,2 86 ,3 84 ,3 84 ,0 84 ,3 81 ,4 82 ,2 81 ,2 82 ,0 86 ,7 84 ,9 84 ,3 85"99 7,9 7,f) 8 .8 9 ,0 10 ,2 11 ,4 8 .9 10 ,7 11 ,8 7 ,6 8 ,7 8 :9 10?:i7 in mono 47 :5 17 A 14 ,1 16 j7 14 .8 14 A 16 ,5 io ,0 14 ,7 15 A 17 :6 18 ,5 I6!i7 954 Tavola XIV. Confronto delle medie umiditd e delle oscillazioni igro- metriche colle oscillasioni delle macchie solari. OSCILLAZIONI MEDIE MEDIE OECENNII QUINQUENNII delle macchie solari umidita osciiia- zioui 1836- 45 1 1836 — 40 ' 1841 — 45 Maximum Minimum 80%50 90 ,23 43",34 34,17 1846- -55 ^ , 1846 - SO 1851 — 55 Maximum Miaimum 88,02 79,95 31,25 80,75 39,88 84°,67 PLUVIOMETRO ■4 — 960- _ '^ Iatula 1. Quantitd delta pioggia ca HESI i836 1837 4838 i839 4840 4844 ! 4842 4843 il Gennaio 6;'5o 10",'43 20",'07 6",'32 5752 25",'98 5",'84 25",'13 i Febbraio 65,48 50,57 34 ,18 5,66 9,55 21,06 21,55 60,69 2' IVlarzo 13,16 53,57 11,22 34,43 0,50 7,75 5,66 12,68 1 Aprile 24,49 43,25 37,32 17,41 15 ,55 10,06 20,16 36,49 -! Maggio 59,50 61 ,04 43,30 26,81 55,57 15,25 58,31 27,68 9 Giugno 13,82 10,58 24,08 21,74 10,57 48,64 10,41 25,57 5 Luglio 55,14 45,17 20,24 11,73 50,51 11,58 15,15 46,49 4 Agosto 23,08 2,33 20,25 58,72 28,85 25,57 6,32 57 ,82 1 Settembre 73,60 12,32 80,49 35,64 52,25 15,65 64,64 2,66 2 Ottobre 46,14 24,49 7,66 55,66 20,90 58,10 21,16 26,49 5 Novembre 42,31 43,66 62,32 65,95 24,48 6,40 44,97 12,64 6 Dicembre 20,24 23,66 360;87 20,31 45,30 17,92 41,26 1,50 |253",'45 1,50 555";64 1 42 417";46 38r,'44 56r,'57 247",'29 28o",'50 Massima qu autitd m ensile di pioggia del I de cen. nell845 in 125"',65 pari a poll. 1 D » ai inua » » 1 1845 in 556 ,70 » » ' Minima » » » n > 1840 » 247 .29 » » : Differe aza . . ...» 509 ,41 » » : Media quan titd anni la nel 1 decennio di 361" ,979 pari a poll. 50,16 j Massima quantita annua di pia Minima » » ' Differenza. • • • 1 Me die qusi ititd ann ua di pio 1 957 venlennio i836-d85S. 45 i846 1 4847 1 4848 4849 4850 4854 4852 4853 4854 4856 ';85 3":83 23",'90 12",'50 5",'84 7",'84 b",ie 5",'53 4r.!33 28";23 14;'58 ,00 0,00 2,33 21,58 0,66 4,50 8,66 11,16 39,16 5,33 60,66 ,47 27,64 0,00 58,42 17,33 0,00 9,84 6,25 66,66 7,42 48,75 ,83 29,99 21,84 33 ,33 34,33 68,16 26,16 2,75 60,00 57,66 20,58 ,70 24,47 12,58 49,50 18,16 19,25 40,75 17,16 65,66 54,58 53,69 ,51 17,31 52,48 21,25 27,84 45,50 1,00 52,00 69,75 39,42 38,04 ,82 24,53 15,33 10,33 13,16 29,50 56,90 56,50 9,66 12,25 13,57 ,65 98,49 39,00 8,08 15,81 14,16 53,00 21,50 23,75 14,08 51,65 ,63 59,98 51,50 20,00 36,42 16,25 96,84 69,50 19,16 8,50 78,00 ,99 116,95 31 ,84 84,50 46,00 98,50 66,25 55,25 95,08 50,82 53,70 ,47 22,80 21,84 38,66 29,58 12,66 74,58 55,00 10,33 20,73 43 ,00 ,65 44,79 18,84 0,00 24,08 21 ,90 0,00 1,35 32,66 43,53 7,25 > 450",'58 29r;48 338'35 269",'21 556",'22 419",'l4 533"^73 535"20 S22','59 445";27 Wassima quantila mens, di p OL'gia nel 11 decen. nel 1846 in 116"',93 pari a poll. 9,75 n » annua Minima » » Differenza .... n » » 1853 » 535 ,20 » 44,60 » » » 1849 » 269 .21 » 22.45 265 ,99 » 22:17 VIedia qaantita annua nel 1 I decennio di 374"',157 pari a poll. 31,18 ^ lentennio il 1845 in 556"'.7 » » 1840 » 247 ,2 » 509 ,4 J pari a poll. 46,39 « 9 » » 20,60 »> 1 .. » 23,79 '- »'nn 11 ' . . » 368 ,0S )8 » » 3 0,67 • — 958 — r" GO e O •s a. a Di- ceirib. 1 ;:*«o — oe^a50ooo«j "o m an t' -^ -^ -^ •!}• -!i< S^ S^ 3^ ■* -r- ~* •^ (M ,10^ 1 i a s > _tO O^tO^Ol^KT •* 05 «D l-- -^ ~S>1 to »! W -T to «* ©■! 05 O 00 ,Oi^ ~*1 3^ Otto- bre , ■*o5«o«oootoa>--fo> -tO-*C-IOOOO — C0-*03 CO -^ -to" Set- tembre o 3-1 OS •* to 20 v- o --r y^ CD to -^r •£> 3-1 ;d o o -r- «o -to e-i o to s-« to «* Vj 00 o r--r«ooto:c-r';o s^--^to — oo«o;t-3^ _-pH.«-S-ltr-tOSO-<5"lOOO ~;0 500-^0-r.500-^0> 10-5rS^-r"lO-r--r<'-«3^S-l-^-*-^S-lS0;0 1 t- 1 3-1 613 o O ■* O — " t"- lO 'T- 00 00 o -^ _so O tO^OO lO 3-1 tO^«O^C3^l-^ _-^ "05 — to CO to so 00 t- — to ~— to =0 -^ 3^ to •r-' to 3-1 05 -jr> ^ Marzo Aprile ei so 3-1 — to 50 ® 05 s-1 to o ,-1^'3-uo^-fl; co^o^-^ Geii- naio 0 to t^ 3-1 S-1 00 ■* to 3-1 to _:o -^^O^tO^ 10^05^00 -^LO^^OO^ '0 0 0 CO SO 10 so to 00 OS -r< £M 1^1 3-1 -* "SO so f. K -«! CO t- X Oi 0 — -M to •* so 1 10 to ro lO •*■*■*«*•* a5«Cl-^ ir- 1 JO - •^ "CD to o -< 05 o 00 -r- cDoo inoo sn ®« _-^_0 O^OO^-T- O IO l---^0 ffl _JO_ ~00 O 00 JO -^ 'O -- JO -^ -^ "-« O to -r- — - 10 S-1 3-1 -r. to ^ Q Luglio to to ro «D O O O '^ JO tr- to ,tOJO^tO_^— ; JO 03 JO O 3-1 to ,to, '-* IO O to CJ O to 05 3^1 to '-^ (3.1 ^ ^ ^ 3-1 i.3 iO -n -^ 1 -^ 1 s^ . (5 si) — 00 JO •* O O O IO (3-1 -jT 0» _tO -T (M 00 so CP O t^ -^ O 'JO "r- S 3-1 05 GO 05 O t- IO -^ to -IO (3-l---sr-r--r"-^— -tOlOJO I JO 1 to Aprile O-sl'COtOtOtOiOOtOOO o ^OV^OO^tO^lO^-r- — t~ O CO JO _00 "(35 r" to -^ 00 to s-1 o t-- o ""■3; S-l (?! to to CO J-l to to (5-1 1 to 1 CO o o c Serie III, T. IV S s 125 — 960 ft. ^l -r- lO 'IT' 00 a; S-l to CO o -''^. "^ ^'^^ "^< >";, 'it- to OT 3^1 -,» LO O -^ iO . O CI t'5 00 O ^lO^ 00 CO l-^ "r- to as" — 00 l~- l?! -f "as to LO -^ 1 oo -Tl i 1 to to 00 C-i -f- -■^^ ^ 'R- '■"^ -'^i ~00 s-l — O "lO CO to to to C5 -^ s-l « 00 "to to C5 as to ,C5 O I— -r>^ J^i -M to :-0 00 "CS to to 00 l:~" sra o 00 JO O — ' — ' t- "cj r- o r- "■* 1,-5 -cr CO <35 1^- a CO 00 C6 JO C5 as CO ^Gv;_ to^ -^ s^ ,L'3, ■«M 00 e-i CO ''-O lO L- C-. to LO . CO CO i— • o ! "^ G-1 LO o 3 Inveino . Primavera Estate. . Autunno. 00^ «o^ ^ CO s4^ n 00 00 o i.^ 00 <^ o to ■» as 33 S 06 ■^ s 961 — iO c^ S ^ to 03 o X to ffl S'l CO tr^ t- _3o. to so^ ■p°.-. 00 ",« S'l so -*' "to -T< 00 09 o 3^1 o "^ ■^ "" so 05 CO o- so o -"*r. <=J, c-^ 00 'O o o o -SI -r< •«rN S'l lO so I'O ■^ "^ to S'l lO o I— ■* ,t-^ t-^ 05 CO^ ,c=>^ 00 "lO •o o t^ • ^^^ •r< to t- 05 10 • SI ■* •^ o r- t- r- "oo -r" l<0 c* co Sl 1-0 LO C5 o S'l so o r- >* oo^ c-^ o CD QO -to 05 «* SI ■"lO ^ O so "^ S^l 00 S>1 n CO CO en -srji ,05^ S^ CO -R, CO ">1 „' 05 to 'CO ■T* :0 SI to -* so "^ t'J t-l CM SI , 00 1 f- o_ ■*.< 00^ << ' •* 1 = •' 00 "v^ -* CO lO -f- -ft r- to o o "^ to oo o to to -^ -■^ c- -■^ ■«!" op "30 SI o Os -o • K d O o >■ a c so 05 c 1 3 _s n 3 1 > s in c 6^ bi s../;i; .' .:-; ■' -L A V OR I * '''"■^ per I' itlustrazione lopocjrafica, idraulica, fisica, statistica, agraria e medica delle provincie venete die si puhl'lieano secondo I' art. 127 degli statuti interni. I Continunzione J>Un pag. 6if) del prnspntP TotiimcA PROSPETTI SISTEMAIICl DEGLI ANIMALI DELLE PEOVINCIE VENETE E DEL MARE ADBUTICO E DISTINZIONE DELLE SPECIE IN GRUPPI - RELATITI ALLA LORO GEOGRAFIA FISICA ED ALl' I?(TERESSE.!^ ECONOMICO STATISTICO CHE PUESENTANO I presenti Cataloghi dogli animali dellc provincio vo- nete e del nostro golfo sono destinati soUauto a far couo- scere nominalmente, con iscopo geogratico-economico- statistico, le specie alle differenti classi spettanti^ le quali si trovano nelle nostra regioni. Ho tenuto per essi quell' ordine sisteiuatico die usui per quelli da me compilati ed illuslrati con iscopo puramea- te zoologico, che fanno parte di altro lavoro destinato esse pure pegli Atti di questo I. 11. Istituto, lavoro da me pre- sentato nella seduta 17 maggio dell' anno 1857 (I). Come pero i ragunaraentt agginnti al presenle prospelto nomi- (1) Cataloghi sisteniutici illustrati degli animali siuo ad ora osser- vati iielle provincie venete e nel mare Adriatico. precediiti da una estesa bibliografia cronologica relaliva e da, un Proaroninia per la furma/iione dolhf Fauna nostralo scienlificn o tecnoloiiicii. — 970 — nale, falli a seconda de' tiloli che maggiormenlc interes- sano la gengrafia lisica e la stalistica econoniioa, stanno in perfelta relazione coi delti catajoghi illustrati (1), oosi polrii ricorrere a qiiclli cbi a masse aver ocrte notizie le quali sono sollanlo di zoologlca speltanza; chi desideras- se oltre che farsi im'idea slatistico-zoologica dello Stato veneto, conoscere i nomi volgari (2) coi quali una dala specie dislinguesi nelle differenti provincie; chi avesse in- leresse di fare qualche confronto di sinoaimia fra la no- menclatura in essi usata e quella di qualche altro autore fra i pill nolj, che illustrarono le specie, presentandone an- che una buona imagine ; chi volesse infine meltei'si a giorno sn quanlo spetta alia storia delta Fauna nostrale ed alia Bibliografia zoologica dello Stato veneto c del mare che lo bagna. Percht" possano poj, quelli ebc nc avessero dcsiderio, meltersi a conoscenza delle specie fossili fino ad era rjnve- nute dai vari paleonlologi, nei nostri terreni,^ aU'oggetio di comparare la Fauna veneta anlica coll'attuale, porro in Dae di quel lavoro non solo I'elenco oorainale sistemalico delle specie slesse, ma anche la loro unione in que' differenti gruppi che maggiormonlc inferessano la geologia siatistica. (1) In quel cataloiihi saranno auche correfte le inende die per caso avessero a cadere in questi ; mende, nelle quali <• tanto facile incorrerc in lavori di siniil genere. (2) Per niatigiore comodo dei letturi del presenter lavoro sara agginn- to alia fine di esso, un indice alfabetio de'nomi volgari usatl nel veneto coali italiani e coi scientifici di rinconfro. < i - •'•.■'- 974 d^hlf. mum mmun secundum systema Pr. C. L. Bonaparte disposita Classis I. m A M M A L I A Divis. T. Educahilia ORDO II. Ferae FailL C A « I D A E. Subf. Canina. Canis faniiliaris, Lin. cum vest, et variet. multis. lupus, Lin. fiOBnOiW ?!nt§ci-yu Vulpes vuljjaris, Br. melanogastra, Bp. Fam. F E L ID A E. Subf. Felina. Lyncus Linx, Bp. ex Lin. Felis catus, Zjh. domestica, Br. cum vest, et variel. . Fam. MUSTELIDAE. Sub. Luliina. Lulra vulgaris, /./u7, iiiJSiVii'i — 972 — Sill)). Musteline Mustela vulgaris, Br. eroiinea, Lin. Putorius vulgaris, Cuv. ex Lin Martes Foina, Bell. ^ i)i,i3i?.v;a »«iii«i Abietum, Ray. Subf. Me Una. Meles taxus, Schreib. ex Lin. Fani. U ft s I D A E. Subf. Ursina. Ursus arclus, Lin. cum vest. var. ORDO in. Piiinipedla Fam. P H 0 c I D A E. Subf. Phocinu. PPhoca vilulina, Lin. Pelagius monacus, F. Cuv. ORDO IV. €etae Fam. Delphinid At. Subf. Delphininn. Delpbinus delphis^ Lin. Tursio Iruncatus, Or. riiocaena communis, Cuv. e\ Lin. Fam. P H y .s E T i: K I D A e. Subf. Phijselerhut. Physeter macroceplialus, Lin. — 973 — ORDO V. Bellnae Fam. S u I D A E. Subf. Siiina. Su9 scrofa, Lin. cum stirp. var. Fan}. E Q u ID 1 E, Subf. Equina. Equus caballus, Lin. cum vest, et stirp. var. Asinus onager, L. cum rar. et hybrid. ORDO VI. Peeora 7" Fam. C E a T I D A B. Subf. Ceruiua. Capreolus caprea, Bp. ex Lin. Cervus elaphus, Lin. Fam. B 0 V I D A E. Subf. Ccipriiia. Capra ibex, Lin. hyrcus, Lin. Ovis musmon. Bp. ex Plin. cum var. et stirp. domest. Rupicapra capella, Bp. ex Lin. Subf. Boiunu, Bos taiirus, Lin. cum vest, et stirp. var. , Divis. II. Ineducahtiia ORDO IX. Cheiroptera Fam. Vespertilionidae. Siibf. Vespertilionma. Plecolus auritus, Bp. ex Lin. JVIyolis murinus, Gr. ex Geoffr. Daubentoni, Bp. ex Leisl. Noclula seroliiKi, Bp. ex Gm. Vespertilio serotinus, Cm. .-•-, rtnjp' Pipislrellus Kuhli, Bp. ex Natt. Barbaslellus Daubentoni, Bell. Rhinoloplms ferruai equinum, Leach, ex Daub. ORDO X. Bestiae KiUU. T A L P I D A E, Subf. Talpina. Talpa europaea, L. cum vest. var. Fam. S 0 R I c I D A E. Subf. Soricina. Crossopus fodieos, Wagl. ex Pall. Sorex araneus, Lin. Crocidura musaranea, Bp. Fam. E R I N A c I D A E. Subf. Erinacina. Erinuccus europaeus, Lin. ? auritus, Pallas. — 1)75 — ORDO XI. OBires Fatn. S c I c E I 0 4 e. Subf. Sciu?-ina. Sciurus vulgaris, Lin. Fam. C A V I D A E. Subf. Cavina. Cavia porcellus, Bp. cum vest. var. Fam. M u R I D A E Subf. Myoxina. Mioxus glis, Schreb. ex Lin. quercinus, Bp. ex Lin. avellanarius, Desm. ex Lin. Suli. Murina. Mici'omys minutus, Selijs. ex Pall. Mus sylvaticus, Lin. cum vest, var musculus, Lin. cum vest. var. decuraanus, Pall. ratlus, Lin. cum vest. var. Subf. ArvieoUna. Ai'vicola pertiuax, Savi. Musignani, Selys. Savii, Selys ex Savi. Fam. Leporidae. Subf. Leporina. Lepus timidus, Lin. cum vest. var. cuniculus, Lin. cum vest. var. Sene. III. T. IV. t2ii _ ;)7() — GRUPPI ECONOmCO-STATISTICI DELIA CLASSE DEI MAMMIFEItl Griippi relativi alia geografia delle specie. J) Specie terreslri die Irovansi in iiilte Ic Provincie pill 0 meno frcqnenii. Canis familiaris- Viilpes vLilgai'is. \ Felis domestica. Martes foina. -\ Lutra vulgaris. * Sus scrofa. -\ Equus caballus. * Bos taurus. I Vespertilio serotinus. INoc'tiila scroti na. ripistrellus Kuhli. illiinoloplius ferruiii equinum. Talpa ("uropaea. Sorex araneiis. Crossopus fodiens. Crocidura miisarauea, I Erinaccus europaeus. Mils imisculus. rattus. decumanus. S^lvaticus. Micromys niinutus. Arvicola pertinax. Miisignani. Savii. * Lepus tiinidus. * cuniculus. — 977 — 2) Specie terreslri die irovansi nei luoghi boscliivi e di montagnn. Quelle segnate colla r) sono molto rare. I Ursus arcliis. Caiiis Lupus. Felis catus. Linx. r) Pulorius vulgaris. Muslela vulgaris, erminia. Martes Foina. abietura. * Sus scrofa. *Capreolus caprea. * Cervus elaphus. * Riipioapra capella. * Capra ibex, r) Erinaceus auritus. r) Mioxus avellanarius. Glis. quercrnus. Sciurus vulgaris. 3} Specie marine che frequentano le nostrt coste. J Delphinus delphis. 4) Specie marine die appariscono accidentalmente alle nostre cosle ed assai di rado. -j- Phocaena communis. -(- Physeter macrocephalus. Tursio truncatus. Gruppi delle specie relativi all' utilita o danno che arrecano. A) Specie domesliche niili. Canis familiaris, e sue variety. f Felis domestica, e sue variety. — 978 * Sus scrofa e sue var. * Sus Smmensis (I) f Eqiius caballiis, e sue I'iizze Eqnus asinus, e sue va- r ela cd ibrido. * Bos laurus, e sue razze. * Ovis musmon, e sue razze. * Capra hyrcus. * Lepus cuniculus. * Cavia porcellus. 2) Specie di cui si uUlizzano le pelli. Tutte mono i cetacei di cui si adopra soUatito il grasso, e meno le specie a cerli generi spetlanti, ciot; Ve- sperlilio, Rhinolophits, Sorex, Crociclura, Arvicola, Crosso- p^ls, Mas, in causa della loro piccolozza, o percUe destano uel volgo cerlo ribuUamento. 3) Specie commeslibili comunemenle o solo per eerie classi. Quelle die nei diffcrenti gruppi sono segnate con aslerisoo * vengono da lutli mangiate. — Quelle die invece di asterisco sono segnale con croce f servono di cibo a po- clii, ed in cerli paesi so'lanlo. 4) Specie dannose ai poUi, al pesce degli stagni, aUe biadCy ec. Canis vulpes. Maries Foina. \ Lutra vulgaris. Talpa europaea. Sorex araneus. Mus ; le varie specie in- dicate nelProspello si- siematico. (1) Da me introdotto nelle proviqcie nostre 1' anno 1822 e propaga- to in esse per piii anni. Non m' e nnto se si seguita la di lui utile propa- gazione. — 979 — PROSPETTO RIASSUNTIVO dimostrante it numero degli ordini, delle famiglie, delle solto famiglie, dei generi e delle specie del mainmati finora ossevvati nelle provincie vencte, in relazione al- /' Index Mammaliuin Euroijeorum piibOlicato dal prin- cipe C. L. Bonaparte^ negli Atli della sesta riunione de- gli scienziali ilaliani, pag. 327. Milano 1845. Fa mi iae Subfa m. Genera Species Ord. II. Ferae. N." 4 N." 6 N." 10 N.° 4 5 III. Pinnipedia. » \ )) ] » 2 » 2 IV. Cetae. 2 )) 2 » 4 » 4 V. Delluae. » 2 n 2 n 3 .. 3 VI. Pecora. » 2 » 3 n 6 .. 7 IX. Cheiroptera. » 1 » \ u 7 .. 8 - X. Besliae. 3 l> 3 I) 5 » 6 XI. Glires. •> 4 » 4 » 7 » 45 N.° 4 9 N.° 22 N." 44 N.° 60 Le specie viventi in Europa sono N. 218. Di queste vennero finora osservale in Italia N. 92, e nelle provlncie venete N. 60. — 980 — BIBLIOGRAFIA. fttt^V> Gli aulori che pubblicarono cataloglii dei mammiferi nostrali sono, il Martens: Reise nach Vencdig, 182 i, p. 394; Lanzani, Vant'^grafia vicenlina, 183-i, p. 63 ; Catullo, Gco- gnosia delk provincie venete, 1838, p. 132; Coatarini, Ve- nezia e le sue lagune, \HA7, p. 4 37. lllustrai'ono qualche specie separatauiente: Scortega- gna, 1802 (D. Phocaena) ; F Cuvier, 1813 (Ph.monactis); Savi e Selys, 1839 (Arvicota Savii)\ Nardo ed Heckel, 4 833 (Ph. macrocephalus). - D. Nardo m. e. (Continua). eH$« C E N N O SrLLO » STATO SANITARIO DEGLI ANIMALI DOMESTICf NELLE PROVmCIE VENETE — -^S)^ A ." xIl formare un Quadro stalistico sanitario degli ani- mali nelle provincie venete^ sarebbe d' iiopo clie ogiii capo che ammala fosse curato da persona dell'arle, la quale fa- cesse nota della qiialita della raalattia, di sua durala e del- r esito pi'ospero ovvero funesto. Allora si conoscerebbe quali malattie piii dominassero, per quanto tempo toglies- sero r animale all' ordiuario sei'vigio, _e quanta fassero in proporzione su ciascuna le morti. Ma siccome ne tutle le malattie si curano da veterinarii, ne delle curate da essi te- ner suolsi il delto registro da rassegnarsi alle autoriti com- pelenti ; mancano i dati certi, su cui fondare con qualche precisione questo importante rauio di statislica. 2.° E come 6 inutile di ricordare qualmente eziandio in queste provincie gli animali soggiacciano alle diverse ma- lattie solite a dominare per tutlo, sieno esse interne od eslerne, generalio parziali, infiammazioni, idropisie, verrni- nazioni, nevrosi, flussi intestinali ec. ec, piu o meuo fre- quenti nell" una o nell'altra spezie, in quesla o in quella stagioue, e in questo o quel luogo, secpndo le relative cau- se o circostanzc atte a produrle ; noi dobbiam lirailarci a - —982 — toccai- ci6 che ogni specie d' animale ha qui di particolare in conto di malattie coinuni, e quali n' ha di proprie a 86 medosima. 3.° II cavallo, oltre la lunga serio delle coinuni malattie (N. 2), di cui pill degli allri animali ha fiequenlee il letano e quella gonfiezza edematosa o infianimata, che si slende solto del ventre delta volgarinente iatarolalnra, e di assai perigliosa, perche volge in breve a lermin funesto. ha la peripneumonia : e in comune col buedi piu I'requente ha la paraplegia, e piii letale la nefritide : di particolari a se slesso fra i mali esterni ha la talpa o tesiudine in cima alia testa per botta o forte pressione di fornimenti ; le ulceri dette gnidalcsclii in fondo al collo dove comincia il dorso, per offesa di sella male adatlala ; la liipia al gomito per la com- pressione dell' estremiti de' ferri, quando si corica alia gui- sa delle vacche ; I' incapeslratura per la cavezza che passi dietro le gambe anteriori ; le varie fatte di soprossi, ed ar- resti o induramenli linfatici limgo le membra, dai veteri- narj distinli eziandip con proprj nomi ; i diversi mali del piede, tra cui speciulmente lo spurgo di materia corrosiva, massirae in quelli carichi di mollo polo ; e il rinfondiraento per inOammazione de' vasi sotto dell' unghia, che si spesso lascia conseguenze funesle. Di piu particolari a se stesso il cavallo ha pur non di rado quegli sforzi d' articolazione o reumi non ben termi- nati, che si appellano comunemente doglie vecchie ; e quella flussion d' occhi od oltaimia periodica nomata luna, piii fre- quente in quelli allevati in siti umidi, che si crede aache ereditaria : cosi pure quel morbo chiamato caposlorno o pazzia ; e quell' asma che, sebbene comune eziandio ad al- lri animali, nel cavallo piu propriamentesi dice bolsaggine. N^ sconosciuta in queste provincie e quell' infermiti, che — 983 — allii dice febbre perniciosa, ed allri tifo, la quale alle volte coglie moiti individni ad un tempo, e non manco di dare sospetti di contagione. Fra 1 contagi poi accertati il cavallo vi ha la sua ftiria- si, la sua scabbisk, ii farcino o sia raal del verme ; il moccio con francese vocabolo dello morva^ e con altro italiano ci- murro ; sebbene questo dinoli piii propriamente il male pur contagioso, che assai spesso affligge il (nnallo fra il quarto anno ed il quinto, adenite che volgarmente appellasi stran- guglioni. Oltre questi contngi suoi, il cavallo ne ha pure in comune con altri animali (N. 9). L' asino e il mulo hanno infermita soiniglievoli a quella del cavallo, ma in generale piu rare, essendo dotati di tem- peramento piu robuslo. II moccio che nel cavallo e cronico, in essij, ove gli assalga, si raostra acuto. 4.° La specie bovina de' mali ordinarj (N. 2) Ira gl' in- flammatorj ha di piu particolave a se stessa quella costipa- zione insistente delta in alcuni luoghi dal volgo mal dell' an- r^f/o .• e in comune col cavallo piii frequente che gli altri animali ha la nefritide o sia infiamraazione de' reni, per lo pill di esito funeslo. Ne'buoi spesseggia eziandio 1' ematu- ria, che in certi luoghi e in certe stagioni coglie anche pa- recchi individui nello stesso tempo : non rara la glossitide pei corpi aspri e taglienti che si prendono in bocca ; e ne anche la timpanilide o meteorismo per aria sviluppatasi nel canale degli alimenli (N. 3). Fra i mali esterni, piu frequenti che nelle altre specie, nella bovina sono le natte massime alia testa pei colpi di coi^na ; e per la stessa cagione anche le ernie. Ne' buoi la- voratori non sono rare V emorroidi, e non facili a cedere. Benchd" non ordinaria, mostrasi pero alle liate eziandio in quesle provincie la cosi detta mania venerea, che nel vivo Serie 111, T IV. ['I'd , ~ _ 984 — sospoltasi duir aumoululo iiieitamento alia copula^ e nel morto si conosce |)er moiti granelli o biloizoliiii auiiiiuc- chiali a guisa di grappoli siilia pleura, sui polmoni, Ira il niodiastiuo, ev. ; la quale vuoisi eredilaria e resislenle fino- ra ad ugni riiiiedio. Di atlaccalicc'ie la specie bovina, oltre la sua ftiriasi e la scabhia, ha la si lerribile uiigarica febbie, per alcuni pur delta lilo, cbe si eora scoperto niuovere in origiiie dalle steppe della Russia ; e per buona sorte mediante le sauita- lie cautele che si osservauo, capita qui assai di rado. La polinonea gii'i terrazzana anclie di quesle pro\incie, non luanca di rapire in un luogo o nell' allro, soprattullo al uionte, prcssoche ogni anno buon nuiiiero di villime. E se non lante, ne va pur mielendo eziandio quel male o car- bonehioso o simile a carbonchioso, che uccide in si breve tempo, e chian)asi milzone o mal di niilza, perche atlacca di preferenza quest' organo. Anche il bue ha conlagi in co- mune con allri animali (N. 9). 5.° La pecora lia frequente la state quell' affezione di capo detta insolazione o colpo di sole, e volgarmente sola- wa, ne'siti umidi le idropisie ; e quella massimamenle detta pur cachessia o viarciaja, che suol prcnderne molle insie- me. Ove mangi in abbondanza erbe leguminose, a paro del bue (N. 4), facilmente soggiace alia timpanitide. Gli agnelli, piu che altri animali, soffrono I' idrorachitidc o idropisia di articolazioni. Qui pero non odesi che meni guasto quel- r affezion cerebrate chiamala vertigine, che in allri luoghi regna cotanlo. II vajuolo pecorino per buona venlura vi e pur molto raro ; sviluppandosi allora sollanto che il raala- gurato accidente ne porli il germe d' altronde. La pecora sofh'e talora, segnatamenle ne' sili e tempi aridi, un accar- tocciamento dell' unghia che la fa zoppicarc, e serabra at- — 985 — taccaliccio. Essa di contagiosh, oltre qiiesti due mali, ha la sua ftiriasi e la sua scabbia, che (anlo danneggiano la laoa, ove non si usinu le debile cure: e iie ha eziandio in comu- ne con altri animali (N. 9). I^a capra soggiace a simili inalattie ; ne viene pero colta assai piii di i-ado. 6." II porco delle malatlie oi'dinarie (N. 2) suol avere, beiK'he non fiequenle, piti impetuosa I' angina. Ha di pro- pria queU'espulsione di maccliie rosse delta vajuolo, e quel- r altra detla morbillo, che talvoUa e in quaUhe iuogo si moslrano uell' eta giovanile,sonza recare pero moUodanno. Ne comuiie si vede negli animali ailevati in queste provin- cie quel morbo incurabile ehiainato lebbra o grana, che ren- de poco salubri e poco saporose le carni, e di breve dui-a- ta il lardo ; e puo essere ereditario. Aj)che il porco ha niali contagiosi comuni con altre specie di bruti {N. 9). 7." II cane soffre, non meno che altri animali, infermila di varia specie : noi pero qui ricordiamo soltanto Ja sua scabbia piultoslo insistente ; e il suo raniolo o moccio, det- to anche male de cani, che non di rado ne coglie molti nel tempo inedesinfo, e ne fa tristo governor e i' idrofobia che da esso vieoe ad ora ad ora col niorso comunic^ta aoche ad altri animali che ne peiiscono (IN. 9). 8.° Tacendo i mali ordiuarj ad altri animali, i polli, e in _geoerale tutli i vojalili di corlile, nelle venete provincie soggiacciono mollo all' incomodo de' loro insetti, che li fa talor inlristire ; a quello della muda^ che pur e una specie d' infermiti ; e, massime in tempi caldi e in luoghi scarseg- gianti d'acqua, eziandio alia pipita. Ed oltracci^ van sotto- posti a morie non ancora ben conosciute e determinate, che spesso quinci o quindi ne menano strage ; come quella delta dal volgo mal del fasol, per 1' apparenza di fagiuolo ^ - _ 986 — clic in cssa premie locchio, o uii'nllrn die offre raolto in- laccato ed ammollito il fegato. 9." Ollre i mail conlagiosi pi'oprj delle' singole genera— zioni d' aniinali, ve n'ha di comuni a parecchie ; e son di due fatte. Gli uni benche portino il noine slesso, non si co- niunicano die agli animali della niedesiina specie, !a ftiriasi e la scabbia, diversando in ognuna il parassito die n' o la causa. Gli allri poi si trasmettono anche ad animali di spe- zie diversa, come il cancro volanle, die prende bue, peco- ra c majale : le afte, cbe prendono bue, pecora e cavailo, e si ponno coniunicar anche all' uomo : i mali carbonchiosi atti ad allignare in quasi ogni specie d' aoimali o la rab- bia, la quale a pressodio tutle le specie d' animali asangue c'aldo, e all' uomo slesso si puo trasmetlere, specialmeule dal cane, che ne fa col niorso I' inoculazione (N. 7). 10.° Tali sono in succinto i mali che nelie venete pro- vincie aftliggono le varie specie dei bruli domestici. [ piii danuosi de" quaU, i piu distruggitori essendo i contagi ; o qui gia slabilili come la ftiriasi, la scabbia, il farcino, il moccio, il cimurro, I' idrofobia, la polmonea, e qualche car- bouchioso ; o che ad epoche diverse ci fanno irruzione, come la febbre ungarica dc' bnoi, il vajuolo delle pecore, iJ cancro volanle, le afte ; che direllamente non dipendono da circoslanze di suolo o di cielo ; si puo dire che questo pae- se di sua nalura per gli animali domestici c piultoslo sa- lubre. GlULIO Sandki 111. 0. I N T O R N O ALLE SIPPITRAZIONI BLEU N 0 T A . DEL H. E. E SECRETARIO DOTT. GIACINTO NAMIAS iieiradunanza 26 luglio dello scorso anno lio indica- to (I) die il sig. Scliiff nella materia raarciosa blen separata dalla piaga di iin canchero trovo il fosfato di ferro, e ag- giuQto essere probabile clie il siero marcioso linto in bleu o in verde, gemente dalle piaghe dei vescicanti di una idropica con albuminuria da me curata, dovesse a quel fosfato il suo colore. Mi si presenl6 recenlemenle il caso di cangiare in certezza codesla probabilita. Venne porlata nelle sale a me af6date una ragazza anasarcatica negli ultimi giorni della sua vita, alia quale ho fatti applicare vescicanti sui piedi alio scopo di diminuire I' esorbilante loro gonflezza. Staccatasi I'epidermide e curata la piaga coH'unguento refrigeraute, le pezze si colorarono in bleu, c conseguiroilo la medesima tinta applicandole anche senza pomata. Ho mandati questi pannilini al direttore della farmacia del nostro graode ospe- dale sig. Cappelletto, raccomandandogli di eseguire speri- menti di confronto su alcune parti non macchiale del me- . desimo tessuto. Riporto qui le comunicazioni, che gentil- ' niente egli mi ha fatte, deducendo indKbUabile la presenza (i) Vul. 3. Ser. 5 di (|uesti Al/i. pag 7ifi. — 988 — rnnlcmporanea di ferro e fosforn nrlle macchie siiddcUe. La faiicinlla in breve niori, n(' si potorono raccogliere ie urine ih'essa inavvcrlilainenle pertleva da qiiando entro in ospctlale. Nolla sezione del cadavere vidi i reni alroGci e. con appareiiza lardacea, come nelle piii avanzate dogene- razioni del morbo di Bright; rilcngo dunque che vi fosse anco in questo caso, come ncll' altro aocciinato, I' albumi- nuria. Leggo ora un articolo del Nelaton (I) sulla suppu- I'azione azzurra, il quale atlribuiscc questa e la verde alia materia coloraute della bile, tingenle pure in ver- de, a suo avviso, il meconio dei neonali, i Hussi in- testinali ecc. In una grave ilterizia ho or ora veduta io pure la marcia separata dalla piaga di un vescicante aperto all' epigastrio del colore verde porraceo proprio della bile densa, differente dalla tinta bleu o verde chiara riscontrata nelle donne idropiche, di che ho fatto parola. Nella mia ilterica la materia biliare colorava la cute e Ie membrane sierose (come nella dissezione del cadavere mi assicurai) per la sua presenza iiel sangue, e doveva quindi- manifestarsi anche nella marcia i cui principj scaturivano da quello. Ma cio che in simili congiunture accade, non meno che nel passaggio della bile a tingere il meconio o Ie feccie, non puo estendersi alle suppurazioni verdi e bleu di ammalati in cui mancano Io spargimeuto bilia- re e il morbo epatico. II fosfato di ferro capace di dare alia marcia quella tinta fu in essa discoperto colle inda- gini chimiche. (i) Annali di chimica applieata alia luedicina del Dott. Gitivanni Polli, (ebbiaid 1859. — 989 — N. I. Reazioni suite maccliie quali si irovano sopra il fes- sulo. L'acido tanoico \i produce una macchia nerastra. Lo solfo-cianuro potassico una maccliia verdastra, ma clie sopravversatovi un acido diventa rossa. II cianuro ferroso-potassico nessuna macchia, ma so- pravversatovi acido diventa azzurra. Le stesse reazioni eseguite sul medesimo tessuto, ma fuori del limitedelie macchie, riescono inerli. N. 2. Reazioni sopra I' acido cloridrico messo a contatlo delle macchie^ e poi diluito. Lo solfocianuro potassico arrossa immediatamente il liquido. II cianuro ferroso potassico lo rende subito azzurro. L' ammoniaca versata tino al punto di neutralizzazione lo intorbida ; feltrato resta limpido anche con T aggiunta di solfato magnesico, ma nuova aggiunta di ammoniaca vi de- termina un precipitato bianco cristalUno. Lo stesso procedimento eseguito sulla tela non mac- chiala riesce affalto privo di ogni reazione. N. 3. Reazioni sopra il liscivio dei sali rimasti dopo lustio- ne delta tela macchiata, uslione complelamente esegui- ta col mezzo del nitralo potassico. Lo solfocianuro potassico nesSuna reazione. Egualraente il cianuro ferroso-potassico. — 990 — N. 4. Reazioni sopra lo slcsso liscivio^ ma addizionalo di acido cloridrico per cui si disciolse in totalitd anche il deposito esislente. Precisamenle identiche, ma piu pronunciate di quelle al N. 2, come pure nessuna reazioiie si oltenne sul liscivio dei sail rimasti dopo I'ustione del lessuto non mticchiato, ben- che addizionato di acido cloridrico. Dal complesso di queste reazioni e indubitabile la pre- senza conlemporanea di ferro e fosloro nelle maccbie sud- delte. CiPrELLETTO. k ippiicizioffl DELIA muma alia curvatura di tutte le trajettorie descritte dai ptmti di un sistema piano invariabile N 0 T A DEL PROF. G. BELLAVITIS -00O08- ^.E uolissimo che ogni movinienlo nel proprio piano di una figura invariabile si pu6 considerare in ciaschedun istante come una rolazione intorno ad un punto fisso; sic- clit', conoscendo le (angenti delle trajettorie descrifte da due punti, si hanno con tiitla facility le tangenti di tutte le altre. Nulla di pill natnrale di estendere la considerazione a due, diro cosi, istan(i successivi, e trovare la relazione tra le curvature delle trajettorie descritte sinuiltaneamenle. Spero di rendere piu facile questa teoria trattala dal Bresse e da allri geometri. 2. Velocild e lurOazione del movimenlo. Non e gran tempo che si cominci6 a dare esatta definizione della velo- city nel moto vario, e mi ricordo I' opposizione incontrata, dicendo ch' essa non puo esser altro che la derivata dello spazio rispetto al tempo; questa idea fu poi generalmenle adottata: si divida lo spazio, ossia la lunghezza della linea Seric III.T. IV. 127 — 992 — percorsii da iiu punlo pel tempo iinpiegatovi, il limile di tal rappoi'U) corrispondenle al tempo indeliiiilameuto decre- scenle (iiio alio zero (ciot! Infiiiilesimo) sara la velocilci. (Sicoome della siicecssione di tempi ugiiali iioi noii |)ossiamo formai'ci alouua precisa idea, cosi il predetto rappoiio uoo 6 altro che quelio dello spazio ad iin allro spazio percorso conleraporaneameiUe da un puiito, il cui moto assumiamo per unifoi me). La tangente di una curva e il liniite della se- oanle conispondente airaico infinitesimo. La vera e com- piuta velocitd di un punto non e data dal predetto rapporto numerico, hensi da una retta uguale a tal rapporto e paral- lela alia tangente della curva deseritta dal mobile;, cosi la velociti'j veramente costante e quella del moto rettilineo. Le velocity di lui punto mobile, che successivamente viene in M iM' ec. sono dunque espresse dalle rette MT M'T' ec, il cangiaraento dalla prima alia sceonda di questc velo- city (tenendo conto, oltre die della grandezza, della direzio- ne) t^ espresso della retta Mu , purche la diagonale con- dotta per M del parallelogrammo descritto sopra MT ed Mu sia equipollente (parallela ed uguale) alia M'T'. Questa maniera di esprimere la differenza di due rette MT M'T' , che io immaginai Ono did 1832, e ora quasi generalraente adottata (Sainl-Venant, Cauchy, Grassmano, Mobius, ec). II limite del rap[)orto del cangiamento Mu al tempo impiegato a mutare la velocita MT nella M'T' ( limite corrispondenle a tempo infinitesimo ) io Io ho giii detto tnrbazione della velociti!i, considcrandolo come un lalto indipendentemenle dalla forza acccleralrice, ch' e capace di produrlo ; anche questa idea 6 ora adottata nel- Tinsegnamento di meccanica alia scuola politecnica sotlo il iiome di accelerazione. Si ando anche piii innauzi e come rispetto al tempo la derivata dello spazio dicesi velocity, e — 993 — la (lerivata della velocity turbazione, cosi la derivala della turbazione fii delta virlunUld. 3. Esprimendo con MT la velocitd e con MU la turbazione del nioviraento, e deconiponendo nel solito modo la relta MU in una parallela alia MT ed in una MV perpendicolare, quest' ultima misura la forza centrifuga, e da essa si deduce tosto la posizione del centro di curva- Ima R della trajetloria MM'M'' essendo (I) MR i£^ MT . TM: MV ; il segno :^ di equi- pollenza sostituito a quello di equazione esprime che la MR lia la raedesima direzione della MV normale alia c'urva. 4. Moto nel piano. Se lutti i punli di un piano Ira loro invariabilmente unili si niuovono senza uscire dal piano medesimo vi sono infiniti punti il cui moto e in sulle prime rellilineo (cioe le loro Irajettorie hanno contatlo di 2.* or- dine colle proprie langenti) ed altri il cui moto e da prin- €ipio unifoi-me: il luogo georaetrico dei primi punti 6 un circolo col diametro OB , e quello dei secondi un altro circolo col diametro OA perpendicolare ad OB ; que- sti due circoli si tagliano ortogonalmente nel punto O , ch' 6 il centro d' istantanea rotaziOne, ed in altro punto U , il cui moto e neilo stesso tempo rettilineo ed uniforme. 5. Infatti se 0 e il centro d' istantanea rotazione la posizione M' del punto M dopo il tempo t sari es- pressa da OM'^i'^"'''^ OM i- H- ; il primo terraine del secondo membro di questa equipol- lenza esprime che il raggio vettore OM gira intorno ad O dell'angolo ■ t -f- ct- , ommettendosi le potenze supe- riori di t ; 1' altro termine 6t^ indica uno spostamento, il quale 6 inflnitesimo di 2." ordine rispelto a ( , perch^ O 6 centro d' istantanea rotazione. _i)94 — Le derivate prima e seconda della precedente espres- sione sono quando t = 0 (2) MT^/OM ,(3) MUi^(2c/ — 1) OIVH-2* . II ramuno (radice di nieno uno) / della (2) indica che la velocity MT <■ perpendicolare ed uguale ad MO , il che csprime la rotazione inforno ad 0 . Se vogliamo che la turbazione MU sia parallela alia tangente MT , e perci6 il raoto sia sensibilraente reltilineo, abbiauio (2c/— 1 ) OM -\-2b^ />/ OM da cui I'isulta OB "^^ -+-(/) — 2c)>r ' che atlribuendo a /J tutt'i valori reali esprime una curva inversa di una retta, cioe il circolo di diaraetro 0Bt£^2^ . Invece i punti M , il cui moto 6 sensibilmenle uoiforme devono rendere MU perpendicolare ad MT , perci6 i . (2c/ — ^) 0M-f-0Bt^(/.0M , da cui OB (/-\- \ ~ 2c/ che, a molivo dei valori reali di q , esprime il circolo di diametro / OAt£i — OB . 2c I due circoli si tagliano nel punto U determinato da \qU.V.. ^ .|-2c/ al quale corrispondc la turbazione nulla : introducendolo nella (3) si ha (4) V MU^(2c/ - i)UM , — 995 — cio6 la lurbaziorio di un punto qiialunque M lia un oostan- te rapporto ed una coslante inclin^zione colla retta MU , clie lo iinisce col piin!o U . Siiiiil cosa lia luogo rispelto alia virlunlild (§ 2). 6, Quando si tratta di ricerche puramente cinematiehe possiamo siipporre die il raoto rotalorio sia unilorme, vale a dire coiisiderare il moto rotatoiio coinc I' espressione (§ 2) del tempo; in tal caso e c = 0 , e le precedenti formule divengono piii semplici. I punti che prendono un raovimenlo sensibilmente uniforme non sono piii situati sopra un circolo, bensi sulla relta indefinita OB ; ed i punti di movimento rettilineo appartengono al circolo, il cui diametro 0B;£^2/> noi ora segnererao con OU , giacche la (3) diventa I'equipollenza identica (5) ■' Ml] t^ — OM-t-OU ; il punto U puo dirsi molto op- portunamente centra d' istantanea ttirbazione , dunque: Miiovendosi una figura piana con nn molo rotalorio unifor- me ed un moto progressiva vario, esistono in ciascun istante due punti fissi 0 U , tali che la velocild di ogni punto M e perpendicolare e proporzionale alia sua distanza MO dal centra d' istantanea rotazione O , e la turbazione del moto di M e espressa dalla retta MU. Ne viene che lutti i punti delta retta OU hanno moto uniforme, perche la turbazione 6 perpendicolare alia velocity, e tutti i punti V del circolo di diametro OU hanno moto rettilineo, essen- do la turbazione VU parallela alia velocity. Considerando soltanto la forma delle trajettorie descritte dai punti M vediamo che la MO 6 la norraale, e che se questa MO incontra in V il predetto circolo di diametro OU , ossia se UV 6 la perpendicolare abbassata da U sopra MO , il centro di curvatura R e dato da (6) MR ^ (MO)" : MV . — 9;)() — 7. Poi' (Iclenninare i ccnlri islanlauci di roiaziove e dt tnrlnizione l)asla conoscere i ocntri di curvalui-a R, R, ilelle trajeltorie ilesrritle da due piinli Mj M,, del sistc- ina invariabile, giacelie le norniali M,R, MoRo s' incon- Ireranuo nel primo 0 di tali centri, e poscia delerminali su di esse i pimti V, V^ col mezzo della predelta rela- zione (6), il oercato U sara I'inlersezione delle perpen- dicolari alle M^V^ MoVo ionalzate nei punti Y^ Vo . — Giova osservare die la retta OU e normale alia linea, die coutiene i siiccessivi ceiitri dislantanea rolazione; infatti dopo il primo istante if mobile ha (§ 5) oltre I" uniforrae rotazione inlorno ad O , un moto di Iraslazione parallelo alia 0Ut£^2^, e perci6 11 cenh'o d'istanlanea rotazione dovra mutarsi perpendicolarmcnle a questa OU. 8. Nel caso del movimento epicicloidale, cioe se iiitorno al cii'colo di centro D ruota ii circolo, die ha il cenlro E, e che tocca il piinio nel piinto O, questo e il centro istan- taneo di rotazione ; il piinto E descrive un circolo col centro D , pereio determineremo V, col mezzo della (7) EV, ^ (EO)"- : ED o della (8) OVjt£i;OD . OE : ED che ne c immediala conseguenza, ed il punto V, sarti sen- za piu ii cenlro d'istantauca turbazionc U , essendoche il moto di E 6 unifornie, propriety che spetla (§ 6) ai soli punti della retta OU ; d'altronde al § 7 dicemnio che OU dev' essere perpendicolare alia lineo dei punti O, la quale e il circolo fisso. Trovati i centri istantanei 0 U 6 faci- lissima la delerminazione della curvatura di qualunque epi- cidoide. — Per le cicioidi il cenlro D del circolo fisso e a distanza finita, perci6 (7) il centro U di lurbazione — 997 — > ' coincide col ceuUo E del circolo mobile. — Se invece una rella ruoti su di uu circolo sai'i E a distanzainfinita, la (8) ci dara OU i£^ — ODt^DO , cioe il raggio DO del circolo lisso dee prolungarsi d'aitrettanto lino in U , in giiisa che DU •£^ 2 . DO . 9. Un circolo di centre E puo ruotare e strisciare su un circolo di centro D , in guisa che il centro d'istantanea rolazione 0 sia un punlo della retla DE differente dal punlo di contatlo dei due circoli ; collo stesso ragionamenlo del § precedente vedremo che determinato V^ col mezzo di una delle (7) (8) il centro d'islanlanea turbazione sari posto sulla VjU perpendicolare alia DOV^ ; questo noo ci da niente di piu di quanlo dicemmo al § 7, ma c' imports considerare il case particolare che E sia a distanza infi- nita, cioe che il circolo mobile divenga una relta allora si ha OVj£^DO, cioe DV|t£^2D0. Questa deterraina- zione vale qualunque sia il raggio del circolo su cui slriscia la relta, e percio anche quando esso si riduca al punlo D. 10. Se forma parte del sislema mobile una relta MjMj di costante lunghezza, i cui estremi percorrano due circoli _dali, avenli i cenlri R^ Rj , il processo del § 7 di per ogni posi/ioue della relta i centri islanlanei 0 U ; col cui mezzo si trovano poi (§ 6) i circoli osculalori della curva di Wall, e di ogni allra curva generata da un punlo M stabilmenle unilo colla retla MjMo. — Se alcuno dei moli circolari divenla reililineo il centro d' islanlanea tur- bazione U appariiene alia retla fissa ; cosi nel caso delle ellissi generate dai punti M uniti stabilmenle alia relta di costante lunghezza MiM^ che si muove tra le rette fisse MjU MjU , bastera innalzare a quesle le perpendicolari MjO IVF^^O , poiche il centro di turbazione sara costan- lemente I' intersezione delle relte tisse ; dopo di che, ta- V —91)8 — gliata la retta MO in V col circolo dl diamelro 01) il centro di t'urvaluiM R sarii dalo dalla solita (6) MRt£^(MO)- : MV . — Ad ogni punlo M dell' el- lisse coirisponde aduiique im osservabile punto 0 , il quale appartiene al circolo die lia per raggio la semi- somma o la semidiffercnza dogli assi deH'ellisse ; U e il coiitro deH'ellisse, ed ossendo MIJ la luibazioue del molo si vede che un punlo altralto da U in ragionc diretta della distanza descrive un' ellisse, e tutti i punli del sistema con- servano le stesse nuitue distanze, giacclic I' intero sistema ha un moto rotatorio costante comi)inato con un moto pro- gressive) allernativo, nel quale la velocita procede come i seni del tempo: singolare movimento, die forse lia qualclie applicazione nelle vibrazioni molecolari. 11. Consideriamo, per secondo esempio, una relta la quale passi pel punto tisso D , nel mentre che un suo pun- to Ms scorre su una retta fissa M^U , sicchc un altro punto M di tal retta, il quale conscrvi una costante distan- za da Ma descrivera la nota Concoide. Siccome il jmnto della retta, ch' e in D, si muove nclia direzione DM2, cosi il centro d' istantanea rotazione O sura 1" intcrsezione delle perpendicolari DO M^O innalzale alle DM^ MoU; poscia pel § 9 prenderemo OV,;£iiDO, cioe DVi;£^2D0, la VjU perpendicolare alia DV, laglieii'i la rella lissa nel centro istantaneo di turbazione U . Col mezzo di O e di U si determineranno nel solito modo i cenlri di curvatura di tultc le trajettorie descrilte dai punti invariabilmonte uniti con M,, e colla retta DM, . 12. Pill generalmente se la ligura mobile abbia un punlo Mo die scorra su una retta fissa M,,U (e potrebbe aiidie supporsi che fosse una curva),ed una retia LI) , die scor- ra passando sempi'e per nn puiilo lisso D , s'innalzera da — 999 — IVIj perpendicolarmente alia retta fissa la M2O , che si taglierA in 0 colla DO perpendicolare alia retta mobile DL ; la DO si raddoppieri in DV, tC^ 2D0 , e la VjU perpendicolare alia DV^ taglieri la retta fissa in U . — Sela costante distanza del punto M2 dalla retta DL sia eguale alia distanza del polo D della retta fissa, il punto di mezzo di quella prima distanza descriveri una Cissoide, della quale si troveri quindi nel solito modo (§6) i raggi di curvatura. Simile costruzione vale se due rette stabilmente congiunte scorrano passando per due punti, o strisciando su due curve, ecc. 13. Curvaiura degli inviluppi. Data una retta mobile MjM^ nasconospontancelericerche del punto di contatto P col suo inviluppo, e del raggio di curvatura di tale invi- luppo. La prima questione fu risolta in parecchi casi dal sig. E. Fergola, ed e facile riconoscere che P dev'essereil piede della perpendicolare OP abbassata sulla retta dal centro d'istanlanea rolazione. Col calcolo delle eqtiipol- lenze trovo la seguente costruzione : II centro di curvatuva S deW inviluppo della retta mobile IVIjMa, il cui moto e istantaneamente determinato dal centro di rolazione O e dal centro di turbazione U, e dato dalla OS t^I^PO-f-UQ , essendo OP UQ le perpendicolari abbassate sulla retta mobile ; avvertendo che nel soramare le rette dee tenersi conto delle loro dh'ezioni secondo i principii del metodo delle equipollenze. Nel caso particolare della retta M^M^ di costante lunghezza mobile dentro di un angolo retto MjUMj si ha M^P ii^ QM^ , e PS^3.UQ. -14. II precedente teorcma puo ricavarsi come caso par- ticolare dall'altro per s6 evidente. V inviluppo di iin circolo mobile ha lo stesso centro di curvatura S della trajelloria descritta dal suo centro E , e percid esso si determina Serie III,T. IV. 128 _iOOO — (§ 6) mediante la ES if:^ (EO)'- : EV , essendo V // piede delta perpendicolare UV abbassata snilla EO dal centra di turbazione U . Per (al uiodo si oltiene anche la curva- tura doll'inviliippo di una cnrva mobile col centro di cur- vatura E , purcho si noli che il punlo di contatto P ap- parliene alia normale OPE abbassata dal centro d'istan- tanea rotazione suila ourva inviliippata. Nel caso che E sia a dislanza inlinita, sari OS i£i; VO , che il si accorda col §4 3. Annolazione. Nel continuo progresso della Matematica mi sembra die Don si potri sperare di conoscere e coordi- nare quanto fii trovato in ciaschedun argomento, ove non si adotti I'uso di citare tutte quelle memorie che, per quan- to si erode, vi si riferiscono: cosi, dopo aver indicate quelle citate nei precedenti §§, aggiungo tutte le allre, cui almeno in parte io conosco. § 1. Bresse, Nuovo teoreina sui movimeuti piani. J. Ec. poly- ieclin. XX, 1853, xxxv, pag. 89 . . . 409. § 2. Bellavitis, Sagcjio di un nuovo metodo di Geom. analilica. Ann. del R. Lomb, Feneto 1835. V, pag. 244 . . . 259. § 2. Bellavitis, Iflelodo delle equipollenze §§ id3, 449. Jnn. del R. Lomb. Venelo 4837. VII, p. 243 .. . 319. § 2-8. Bellavitis, Sposizione met. dtlle equipollenze §§ 451, 466, 467. Mem. Soc. lUtliana, 4854. XXY, pag. 225 .. . 309. § 2. Transon. J. Liouville 4845, X, pag. 320 .. . 326. § 43. Fergola, Mem. Soc. Ilaliana, 4850, XXIX. Ann. Torlo- lini 4852. Ill, p. 495. Chasles, Bull. Fcrrusac 1830. XIY. — Apercu, etc. 4837, pa- gina 548. — J. Liouville 4845. X, pag. 456 e 204. Magnusj J. Ciellc 4831, YII, pag. 432. — Sammlung von Auf- (jaben 1833, p. 353. Olivier, /. Ec. polylecbn. 1834, XIV, xxiii, pag. 85. — lUOl — Breton. J. Liouvllle 4838, III, p. 488. Transon. J. Liouville . i A'> A/3 ) -h- 5^ ( A^ A^ — 1 A V A/3 — ^ A?>A V -H , -f-'> ^ A^ A^/3 ) l-i- >^ ( A/3 — I AV -I- I A^/3 H- -+->(iAV — ^A^^)-i->^iA'/3|. _i004 — Cosi per esempio pc ?> = 14°,4775I , /Si-H ",53690 ;illa 0,2 5201 00 tlovru iiggiiingersi ( essendo 1 69 1 77 -+- i 759 — \ 49 — 1 69540, — i 759 -+- i 49 = — 355 , 38 — | 6 — | 4 = 33 , 1 67 — ^ 4 4 — ^ I = 1 60 , I ^ 4 -+- H = 6 ) 0,47751 1 1 69540 4- 0,4775 (—355-0,48x8 4-0,54x3) 4- 0,537 (33-1-0,54x2) 14-0,53696 [ 1604-0,54x71 = 0,00809 73 c si avra 0,25010 82 , die bene si accor- da col valore dalo dallo Scliiuidt per b = 0,20 ed X = 0,25 ; sicclie non veggo alciin appoggio alia suppo- sizione di errore nel valore di eps (14°) quale serabra risul- tare dal coufronlo che I'autore tedesco fa a pag. 211. 1 N T O R lN O ALLA VISITA ARTISTICO-ANTIQUARIA FATTA DA UN'aPPOSITA COMMISSIONE AGLl STABIIIIJIENTI DIPENDENTI DALL' I. R. DIREZIONE DEL GENIO DEL MEMBRO EFF. EMMANUELE A. CICOGNA I, Ll Comando di Fortezza di Venezia faceva conoscere alia Luogotenza delle provincie venete fino dal 20 ottobre del decorso anno i838, che da questa Direzione del Genio avrebbe desideralo, cbe gli oggetti d'arle esistenti tultavia qua e \h in questi stabilimenti rnilitari fossero sottratti air ulteriore loro rovina, e venissero percio riconosciuti, esaminati e classiGcati mediante una Commissione compo- sta di persone dell' arte. Accolta dalla Luogoteneriza la proposizione, fu iiistitui- ta la Commissione formata di cinque individui, oioe del Tenente-Colonnello del Genio barone di Scholl, — di Carlo Blaas professore di piltura delT Accademia di belle arti^ — di Luigi Ferrari professore discultura nella stessa Accade- mia, — di Paolo Fabris socio d'arte e professore di ristau- ro — e di me come membro effetlivo di questo Istllulo. _ 10U() — Vengo ora a dare un breve ragguaglio della visita, die in varii giorni del uovcinbre e del decembre passati fece la Commissione a' luoghi spettanti al militare, e degli oggetti rinvenuti e delle misure proposte circa la loro conserva- zione. I. — I primi esami furono sui dipinti a fresco sacri e pro- fani nel chiostro di sanlo Stefano, gii illustre monastero degli Ercmitani, ove adesso abita la Direzione del Genio. Quests pitture, di mano del Pordenone e di altri della sua scuola, sono in alquanto cattivo stalo. Sono pero degnissi- me di essere conservate, anzi sottratle a maggiore deperi- mento ; la,qual cosa consiglierebbe a trasportarne una parte in tela per opera di qualche abile artista, affinch^ ad un pubblico stabilimento fossero consegnate. E questa parte sarebbe tutta la facciata meridionale, che raffigura putlini ed allegoric, lasciando intatta quella di Danco, che ricorda soggetti sacri, come sono Adanio ed Eva scacciali dal Pa- radiso terrestre, 11 fratricidio di Caino, Cristo che apparisce alia Maddalena, la lapidazione di santo Slefano, ed altri di mano del Pordenone, gia descritli dallo Zanelti e dal Mo- schini ; due dei quali affreschi, in copia ad olio, cio6 Ada- mo ed Eva, e Cristo, e la Maddalena pendevauo gu\ dalle pareti della sagrestia. Un grandc quadro a tempera rappresentanle la Croci- fissione di Gesii Cristo, e molte Ggure, che sembra della scuola di Giotto, sta in una sala superiore dello stesso mo- nastero, che forse era ad uso di biblioleca. Esso e per al- tro mollo deperito, e una nuova foderatura, una inlelaialu- ra e un ristauro analogo al merito del dipinto sarebbero necessarii. Nella medesima sala trovansi otto quadri ad olio di mlnore grandezza. 11 primo ha san Cristoforo col fanciullo — 4007 -^ GesCi : e di Leandro Da Ponle, e merita di essere accomo- dato. II secondo un filosofo d'ignota mano; il terzo la Beala Vergine col Bambino e due Santi, altribuito al Cignaroli ; il quarto e quadro di decorazione con un soggetto allego- rico, vedendovisi Cupido, Ercole, un Centauro ed altro, tutto a chiaro scuro, tranne il Centauro, die e in colori : autore ne e Antonio Zanchi. Gli aitri quattro sono in tale stato, che non e prezzo delT opera il descriverii, raeno il conservarli. Inotilmente si e rintracciato se alcuno di que- sti quadri si ranimenti dagli scrittori delle veneziane pit- ture. Ne 6 da sorprendersi, perche tauto lo Zanetti, quanto altri oramisei'o per lo piu di visitare le stanze superiori dei monasteri, i quali [)ur tenevano superbe e rare dipinture, cbe collo sciogliniento dolle regolari corporazioni uscirono in luce, e a carissimo prezzo talune furono vendute, senza ehe se ne conservasse almeno un elenco. Neir interno del cbiostro poi esaniinaronsi otto sepol- crali monumenti, che dti' molti, che adornavano ne' tempi andali le pareti, rimangono tuttora visibili. \° Grande tirna di stile gotico, bene ornata, contenente le ossa di Andrea Contarini doge celebre per il riacquisto di Chioggia, defunlo nel 1382, con la sottoposta epigrafe, scol- pita pero in caratteri di stile affatto diverso, cio6 delsecolo XVII,mentre quella contemporanea, la quale in onore del doge era stata preparata, non vi fu mai posta per ordine dello stesso doge. Ho gii pubblicata nel 4 852 la scoperta che io feci dell' epigrafe contemporanea, la quale oggidi ve- desi nel rauseo archeologico di San Marco. 2." Allra urna racchiudente le ceneri di Domenico Mo- lino, senatore insigue, e grande protettore de letterati, raor- to nel 1635. Avvi scolplta la sua effigie sovrapposta e r epigrafe relativa. Strif in, T IV. 129 — 1008 — 3.° Viviano Viviani, medico vcneziaiio notissimo del se- colo decimosctlimo, dclimtoncl 10 48, ha sulla parete stessa un cenotalio: iinpci'ocche lo cfiioii di liii luiono interrale ill san Lorenzo, como dalle inscrizioni di quclla cliiesa da .me raccolle ed illuslralc. Era decorato queslo ccnotaQo dal buslo di liii; ma circa il 1820 la lrasi)ortalo nellc sale deir Atenoo, ovo pur oggi si vede. E quinJi Hi sbaglio di cbi in qucsl'auno 1859 scrisse, vedersi net Senunurio Pa- triarcale. 4." Vincenzo Gnssnni, senalore^ ligliuolo di Francesco, chiaroperrcggimeati, e per ambascerie pose a se vivente nel -1642 r allra urna, cbc sla sopra il volto, che conduce alia riva. Egli poi mori nel 1G53, come dalla vicina lapide. 3." Ad allro Vincenzo Gussoni, figlio di Andrea cavalie- re, spetla il poco lonlano monumento, cui soprasta il busto. Fu senatore, ambascialore e procuralore di San Marco, e passo air allra vita nel 1054. 6.°L'urna antica di slilc golico sull' aiigolo della mura- glia stessa ba fragmentala la epigrafe e rolto mezzo ihco- percliio. Da' manoscritti pcio e dailo stemma cbe porta sulla fronlc si conosce essere stata eretta nel 1378 pel no- Lile uonio Giovanni Soranzo del conf:ne di san Geremia. Era dcUo del Banco, perche, siccome e nolo^ solevano an- cbe i patrizii lenere bancbi aperti, appellati banchi di scrit- ia, cioe dove si pogavano c scontavano cambiali, di che puossi vedere anche il Lessico del chiariss. cavaliere Fabio Mulinelli. Devo pero notare lo sbaglio di laluno, che disse essere questa I'urna di Antonio Cornaro profcssore patavino. Primamente lo stile golico di essa non corrisponde all' epoca, in cui fioriva il Cornaro, che fu al piincipio del secolo XVI ; poi lo stemma e Soranzo, non Cornaro. Da ultimo I' urna bellissima per isculture di Antonio Cornaro, che nell'ingres- — 1U09 — so u qiiesto chiostro vedevasi, fii fioo dal raarzo ^82opor-' tata in santa Maria della Salute, c coilocata sulla parete neila sacrestia niinore a sinistra del coro. 7.° In una delle celie dello st<,'Sso chiostro e I'urna di Paolo Molin del secolo XIV^ incassata nei muro. 8.° Nella vicina cella sta affissa nella pai-ete un'altra urna con epi§rafe a Jacopo Miani defunto uel 1560. Que- st! fu g\k senatore, del consiglio de' X, elettore di dogi, e da ultimo procuratore di San Marco. Questi otto nionumenti saranno conservati ne' loro po- sti, previo il ristauro di alcuni, e spezialmente di quelle .al N. 6. Nello uscire poi dal chiostro e salire il ponte si e os- servato il basso rilievo in pietra d' fstria, che sta inmezza- luna sopra il portone d'ingresso, e che rappresenta la ma- gistrale tlgura di sonto Agostino seduta, aventeil libro della sua Regola e due monaci agostiniani per parte in ginoc- chioni. E necessaria la conservazione sul silo di un tale bas- sorilievo, anche perche corrisponde al rimanente ornamen- to della porta. Anzi, essendone oggi impedita la libera vista da una tavola dipinia, su cui si legge /. R. Direzione del Genio, fu promesso che sari tantoslo levata, e posta o al dissopra della scultura o a' fianchi di essa. II. — Vicino alia caserma di santa Maria Maggiore 6 un luogo isolate, altra volta ad use di eonfraternita, poscia di oratorio in onore di Maria Assunta, cd oggi ad uso di slal- ia militare. In questo 6 un quadro nel soflitto, del quale, per essere di niun valore, non si fece descrizione. lo ho ricor- dato questo oratorio ncl Vol. Ill, pag. 405 delle Inscrizio- ni, narrando delle preziose memorie, e de'dipinli, e delle sculture, che in quella chiesa di santa Maria Maggiore esi- stevano. — 10^0 — III. Grande lavamani in pietra di Verona, con in- oassaluro di manno bardiglio, avenle nel oentro una status di tondo in pietra arenaria rappresenlante la Purili, vedesi nella caserma a san Nicolo da Tolenlino. Ella i^ di buona forma, nia ne 6 diminuito ii valore da una spezzatura, che ha nel mezzo la vasca. Sonvi anche due affresclii nel cor- tile, ma di niuna considerazionf. IV. —La sala n." IG della casevma a san Salvatore ha ornati, e bassirilievi di stucco, e pitture a frescp sullo stiie del secolo XVI. Quanto alia parte arcliitetlonica e orna- mentale e in istato sufliciente; ma quanto alle pitture sono esse in molte parti mancanti e deperite. Ad ogni modo, nierita tutta la sala nn riguardo, e che si procuri, che non ne avvengano maggiori danni. La porta, che serve d'ingresso alia sala stessa, ricca di ornamenti e fogliami, eseguita in pietra d'Istria, e dello stesso stile del secolo XVI. E probabilmenle arehitettata da Jacopo Sansovino, ordinatore anche del chiostro inter- no, siccorae gia notava il Moschini a pag. 55^ della Guida -1814, vol. I. Deve quindi essere conseVvata, come pure le valve di noce di essa. le quali pero reclamano in alcune parti una riparazione. Di nessun pregio artistico 6 I' affresco del secolo XVI ritoccato nel secolo XVIII esistente sopra una delle pareti del chiostro. Ma poiche vi 6 efflgiata la instituzione del- r ordine de' Canonici regolari di san Salvatore fatta dal veneziano pontefice Angelo Corraro, ossia Gregorio XII, 6 da conservarsi. V. — Anche nella caserma a' Gesuiti vedesi nel soppal- co della scala principale un affresco, che 6 in buonissimo slato. Rappresenta la Fede, e bench6 sia dell' epoca della decadenza dell' arte, pure conservasi ove sta. — iOH — VI. — Hanoovi nella caserma di S. Cosmo alia Giudecca due quadi'i ad olio nelle due stanze numerate 71, 72 che servono pegli ufficiaii, ma sono que'quadri di nessun me- rito. Avvi pure un soffilto con lavori di stucco a fogliami, e puttini intrecciali. E queslo e deguo di conseivazione. Nella c'hiesa, che oggidi serve alia caserma, le pitture a fresco, che circondano tutta la cupola, e le pareli del- I'abside, sono in gran parte deperite. Nondimeno non es- sendo prezzo dell' opera lo Irasportaile in tela, si lascino come stanno. Pitlori ne furono Paolo Farinato e Girola- nio Pellegrini, evennero gia descrilte dal Moschini a pag. 67 dell'edizione 1797, vol. II. VII. — Cinque quadri ad olio sono nel soppaico della sala della caserma di san Giorgio Maggiore numerala 120, la quale sala serviva gia per la insigne biblioteca di quel monaci. Furono quelle pitture eseguile nel 1 604 dai due artisli lucchesi Giovanni Coli e Filippo Gherardi; e sono descrilte in un apposito opuscolo a slampa nel 1668. Due mezze lune si veggono della slessa mano nelle pareti mi- nor!, etanlo quelli che queste sono in buona condizione. Di questi dipinti, i quali rappresentano allegoric raorali, ho data notizia nel Volume IV delle Inscrizioni veneziane, ova amplamente ho trattato del lempio e del monaster© di san Giorgio Maggiore, spezialmente alia pag. 387, 389, 398, 615 ed ho osservalo coll'esperto e veramente galan- tuomo pittore, che fu Pietro Edwards, che quelle opere so- no di qualcke spirilOj ma scorretle at maggior segno, di sli- le manierato, e in generate di merito assai mediocre. Ci6 malgrado, la Commissione convenne die si conservino, po- tendovisi fare un qualche ristauro. Abbiarao osservato inoltre: aj nel soppaico della nobilissima scales, opera di Bal- — iUl2 — dassare Longhena, un qiiadro ad olio di Valentino Le-Fe- vre, clie roppresenla la scala di Giacobbe. b) Nell'alrio dell'anlico refeltorio, un grande quadro pur ad olio col mailirio di sau Lorenzo, opera di Gregorio Lazzarini, eseguila nel 1G88, da doversi conservare, previa foderalura cd acooniodamento. L' Edwards la Irovava di merito, bencbe gravemenle annerita {Insc. Ven., I. c. pag. 330 e 389). c) Nellatrio stesso duo grandiosi lavamani di rosso di Verona benissimo tonuti. d) Nel releltorio, sala num. 33, un pulpito di niarmo di Verona, ancbe questo bene condizionalo. e) In altro luogo slanno quelle due statue di rauie do- rato sprimenti Tuna Mercurio, Taltra la Nautica gii collo- cate sul cimierodelle diie torricelle, allorquando nel 4 842 e 4 813 fu costrulto il molo semicircolare di muro^ che venne sosliluito alio steccato di legno nel porlofranco. /) Nel primo cortile 6 ammirabile ii triplice ingresso di stile lonibardesco, con colonne di marmo greco, e pilastri impellicciati di breccia oolorata. Di questo cbiostro, eretto nel 1516, continuatane in seguito la fabbrica, ho riportato i documenli a p. 323 nota 191 del citato volurae. <7y Nell'atrio numerato 31 grande quadro colla strage degl'lnnocenti, lavoro di Federico Cervelli, Milanese. Que- sla opera vastissima era situata a tale altezza, e quasi lutta ricoperta di niuffa, die ne Edwards ne altri avrebbe potuto osservarla, se non si staccava dal sito (I. c. pag. 330, 389). Staccata trovasi in pessimo slato, e tale che la Comraissio- ne giudicolla di nieschinissimo prezzo. h) In questo stesso luogo 6 il medaglione, o quadro ro- tondo con san Pietro in Vincoli liberato dall'angelo, ope- ra di Giuseppe Patioo da Sieaa, E in iale condizione, per — 1013 — cui renderebbesi inutile ogni foderatura e ristaui'o. Fu gii notata da rae alia pag. 330 del citato volume. j,,, Fu osservalo di passaggio, clie alcune statue di decora- zione alia scalea summentovala furono levate per ordine del fu maresciallo comandante Gorgotzki, e collocate nel giar- dino del suo palazzo a san Barnnba. Di queste statue in generate io avea parlato alia pag. 379, note 3H, 313 del volume predetto, accenuandone gli aulori. VIII. — Due grandi quadri affresco si sono veduti nella sala superiore del magazzino dei lelti a Santa Maria della Miscricordia, la quale in alti'i tempi era una delle sei gran- di confraternite, archilettata da Jacopo Sansovino: quei quadri sono dalla Commissioue giudicati di mano di Do- menico Tintoretfo. Uno csibisce la sacra famiglia con due santi; altro la Trinila. II primo e in sufliciente stato; ii se- condo molto guasto nella gloria. Si e conchiuso doversi ri- portare e I'uno e I' altro in tela per una migliore conser- vazione. E uiagnifico poi il portone di marmo di Verona, otto piedi. largo, e sedici alto, sormontato dal busto in marmo di Carrara del benefattore di questa confraternita Lodovico Bruzzoni con la sottoposta epigrafe recanle 1' anno 1679 scolpita in mezzo a ricchi ornamenli dello stesso marmo. Questo portone serviva d'ingresso ad una minore stanza vicina, gia detla I'Albergo. La porta poi della scala e osser- vabile, percLe flancbeggiata da quatlro colonne di greco con piedistaili relativi. E assai deceute eziandio la lapide al guardian ^varnle Domenico conte F*o/a poslagli nell' anno -1788 da' confratelli per le sue benemerenze verso il soda- lizio. La sala in fine da ogni parte e dipinta con archilet- ture a chiaroscuro dello stile del secolo XVI, in cui tutta la fabbrica fu eretta. Tali architetture sono collocate fra gli — 4014 — intervalli delle finestre, ed hanno pure a fresco sparsi qua e li effigiati i dodici profeti maggiori con un motlo sotto- posto ad ogniino, Iratto dalle sacre scrilturc. Cinquanta colonne coi lore picdistalli di pietra d'Istria si veggono nella sala inferiors, gran parte delle quali sor- reggono rimpalcaluia della superiore. TiiUo e di oUirao stile, e tutto degno di ogni cui'a per la sua conservazione. Anzi la Comniissionc mostro desiderio, die un locale cosl niagnilifo abbia una piu nobile destinazione. Si sa gii, che gran parte de' murrai del superbo pavimento, onde era co- perta la sala superiore fu trasportata a decorare la sala dell'antica biblioleca di San Marco, ora addetta al reals palazzo. IX. — Sta sopra la porta esteriore della chiesa, che fu di santa Maria, oru inagazzino militare, un basso rilievo rap- presentante santa Maria circondata da monache. E di pie- tra d'Istria, ad eccezione della testa della santa: scultura del secolo XIV-XV. Traltossi di levarla dal sito, e deposi- tarla nella chiesa di san Nicold poco discosta, perch6 la solennita della santa si celebra oggidi in quella chiesa. X. — Sparse sono per I'antica chiesa di sant^Eleaa, della quale ho parlato nel volume III delle Inscrizioni, ora ma- gazzino militare, alcune pitture a fresco di angioletti e di stemmi probabilmenle di faniiglie beneraerite di quella chiesa e del raonaslero, ma non hanno alcun pregio arli- stico. Bensi e di bello stile golico a pian terreno (giaccht oggidi il locale 6 diviso da una impalcatura) una porta di raarmo d'Istria, rettangola, collo slemma della Rehgione Olivelana, larga all'incirca 4 e alta circa 7 piedi. Potreb- be altrove trasportarsi. Essa serviva d'ingresso ad una del- le cappelle iaterali. XI. " Nel magazzino delle polveri, ossia nella chiesa, — 4015 — clie fu dedicata al Santo Spirito, e propriamente nell'atrio di essa fiancheggiano la porta, clie metteva neH'interno di quella, due monumenti sepolcrali di ottimo stile del se- colo XVI con t'olonne, fregi, stemmi, urna sovrapposta ed epigrafe nel centro. Sono quindi degnissimi di conserva- zioue, e, se fosse agevole, dovrebbero trasferirsi in altra chiesa aperta al cuito. Uno e a Filippo Tron giik amba- sciatore di obbedienza a Giulio III nel ^550, poscia procu- ratore di San Marco nel 4 551 e ballottato doge nel 4 556 : moriva nello stesso anno 4 556. L'altro 6 ad Antonio Va-. Her, il quale dopo avere sostenuti piii ofQcii nella repub- blica, e specialmente quelli che riguardavano la conserva- zione della laguna, pose a se vivente nel 4559 quel nionu- mento. Passo poi all'altra vita nel 1569. Una grande raezza- luna lavorata a nuisaico, rappresentante 1' Eterno Padre, con I'epoca in un angolo di essa in numeri arabici 4 547, abbiamo veduto sovrapposta all-architrave della porta sud- detla. Pu6 facilraente venire trasportata altrove, essendo mobile, non aderente alia muraglia. E poi in ottimo stato, e non richiede alcuna riparazione. XII. — Sponda di pozzo di bella forma del secolo XV, ornatisslma d'intrecciati rami di querela, racchiudenti teste umane in alto rilievo, tutta di pietra d' Istria trovammo in un luogo terreno del Forte di san Pietro. Esaminata da me scopersi nella parte inferiore uno stemma diviso da una banda da sinistra a destra, caricata di tre uccelli, avente due stelle, I una nella parte superiore e 1' altra nella infe- riore dello scudo, che e sorniontato da un leone tenente fra le zampe il sole. Non esitai punlo a conoscere essere questo lo stemma della famiglia Dardani, della quale ho gift scrilto in piii sill dell' opera mia. Abitava tale famiglia nel confine di san .Marziale sulla fondamenta del rivo del- Serie ni.T. IV. 150 — loio— - . la Sciisa, e vidi in quclla casa lino dal 1 8 '(3 simigliantissi- nia sponda di rosso di Verona, e un lavamani bellissimo neir appartamento superioro con intagli lavorati verso la line del XV. Usoi gia da qiiesla schialta Lodovico nardani, eho neN509, nell^occasione della Icga di Cambray eletlo provveditore in Mirano, Stiano ed Oriago, entroio Padova con niiglioja di cavalli c guastatori, indi passo a Campo- sanipiero, ove fu in una mischia gravemenle ferilo, non avendo mai abbandonato il fianco del prestantissimo ge- neiale Andrea Gritti. Per quesli cd altri suoi meriti nel tempo di quella guerra, fu nel 1510 eletto a cancellier graude della repubblica; niorto essendo neila carica 1' an- no appresso 151 I . Come la spada, seppe egli maneggiare Ja penna, ed abbiamo di suo a stampa il libro intilolato: La bella e dotta difesa delle domic in verso e in prosa di ■missier Lnigi Dardano gran cancelUero deW illuslrissimo senalo viniliano coniro gli accusatori del sesso loro con un breve hyiUalo di ammaestrare li figliuoli. Venezia 1554, 8." Opera curiosa e che per le storielle che vi narra delle donne dell' anticbita e posla dai bibliograQ anche nella elasse de' novellatori italiani. Fornita la visila, e I'accurato esame di tutti gl' indica- ti oggetti, alia maggior parte de'quali si 6 posto un valore approssimativo, avuto riguardo alio stato loro attuale, alia spesa pel loro accomodamento, e pel loro eventuale tras- porlo, il signor Tenente Colonnello barone Scboll, uomo gentilissimo e inlelligente ancbe di belle arti, e affezioualo alia nostra citta,osservava cbe paieccbi de'monumenti sono per tal modo fissi a luogo da non poterne essere rimossi ed altrovc trasferiti, se non con grande stento e maggiore dispendio ; e tali altri poi non sarebbei'o araovibili senza il totale loro deperiraento. Quindi doversi lasciare, e coll' at- — 1017 — tenia custodia e col diligente ristauro procurare la piu liinga loro durata. Quanto poi a quelli che levarsi ponoo senza grande difficollS, il signor barone e la Commissione coQ esso, per favoreggiare Tarte e il patriottico zelo della citta, statuivano di proporre, che vengano collocati in luo- §0 acconcio si per guarentirii da ulleriori lesioni, e si per- clio, conccduto dair Autorila militare I'adito al pubblico, possalesame e lo studio loro tornar utile agli artisti ed agli amatofi della veaela storia. E questo luogo esser po- Irebbe I'isola di san Giorgio Maggiore. Imperciocchc^ per le pitture adattata sarebbe la grande sala dell'antica biblio- leca, ove gi& stanno i sopraddescritti selte quadri; e quan- to agli oggetti di scultura, attesa la loro gravita, opportuno riuscirebbe I'atrio N. VIII. E qui un suo desiderio mani- festava il signor barooe, clie in quest' isola veaissero ripo- ste anche quelle arnii storicamente memorabili, che trovaa- si presentemente nell'Arsenale di terra, e che restano sco- nosciute per la situazione troppo appartata di quel raemo- rando slabiliraenlo. Un niuseo militare, che si andasse per tal guisa atlivando, offrirebbe senza dubbio un nuovo rao- livo di coraune interesse, « maggior lustro alia citta di Venezia, mum DEL fiiom 20 mm \m. vicesi'gretario continua la lettura della me- nioria del ni. e. prof. Bartolomineo Bizio intitolata: Appello agli iiltimi studii razionali e sperimentali intorno alia porpora degli antichi. — Questa lettura. che costituisce ia seconda parte dellannunziata me- moria, verra colla I.' parte pubblicata negli Atti. 11 vicesegrelario legge parimenti : Alcune osser- vazioni intorno ai bachi da seta e agli altri lepidotteri^ del sig. Gio. Batt. Baseggio di Bassano. Tali osservazioni hanno per iscopo di mostrare che I'attuale malattia dei bachi non si puo, ne si deve credere proveniente da epidemia, non da raancanza di sufficienti diligenze, non da speciali nietodi ^el- r allevamento^ perehe nessun metodo valse, come non valsero i misti, come non valsero nel'isolamente, ne le sementi venule dai piii lontani paesi. Percio il sig. Baseggio opina doversi credere la malattia effetto di parlicolare influenza cosmico- tellurica. A provar tale assunto il sig. Baseggio estese le sue osservazioni nel 4857-58 in campo piu vasto, cioe alle varie specie dei lepidotteri che popolano i monti del Bassanese. Per quelle osservazioni gli _ 11)20 _ misci provala la mancanza, in (piel paeso, dollo spe- cie coiiuini per lo passalo dollc nirlalle diuine, crepu- scolari e nolluriie; die viene euumeraiido ; da ciu conchiudc . iion il solo baco da seta essere stato colto dalla malattia, ma si bone tuUo 1' ordine del lepidottei'i, e poiche trattasi d' una malatLia generalc a qnest'ordine, generata da influenze cosniico-tellu- riche, opina non sara bastevole a vincerla ne il cam- bianienlo delle somenti, ne la possibile diligenza del metodo dell' ailevamento, ma si dovra unicamente sperar dalla natura e dal tempo^ c non dagli uomini la cessazione di si gran flagello. II m. e. dott. Zanardini avverte. che la searsezza od abbondanza o in oerte annate perfino la scom- parsa d' alcune specie di lepidotleri venne in ogni tempo osservata, sieche il fatto accennato dal sig. Baseggio non sarebbe nuovo ne straordinario. — In ogni modo non polrebbe avere relazione assoluta coir attuale malattia del baco da seta, perche avve- nutO tanto prima come dope. Per cio che riguarda le alterazioni patologiche descritte dall' autore in due b«chi da lui anatomizzatij crede il dott. Zanardini costituire tali osservazioni fatti troppo scarsi e par- ziali per trarne da essi il coroUario francamente espresso dal sig. Baseggio, esser cioe attualmente non solo il baco da seta, ma tutli i lepidotteri in generale inquinali da malattia. II segretario propone, e 1' Istituto assente, che la memoria del sig. Baseggio sia data ad csaminare alia CiOmniissione pei bachi da seta. mmU DEL GIORl 24 LIIGLIO 1859. J^i legge liner relazione del prof. Domenico Tii- razza : Delia formula projiosta da Raukine per rap- presentare nmnerkameute la relazione fra la tensione, il volume e la temperatura nel gas acido carhonico, che sara pubblicata neile scguenli dispense. Poi si legge una menioria del m. e. cav. Zante- deschi intitolata : Pensieri di fdosofm razionale. Il s. e. dott. Pietro ZilioUo legge il seguente rapporto suU' opera : Das Gesetz des menschlirhen Wachsthumes und der, unter der JSorm zuriickfje- bliebene Brustkorh, als die ersle und wichtigste Ursa- che der Rhachitis,Scrophulose und Tubercolose, von Franz hiharzik. Wien d858. — Sulla legge dell'ac- crescimento del corpo uniano e suU' angustia del to- race considerate quale causa prima e piii importante della rachitide, della scrofola e della tubercolosi. V'haiiiio, anc'lie in niediciiia, dei libri niiuvi di cni bashi il titolo ad invitaio o a distogliei-e daila lelluia. Cosi il solo titolo dell" opera teste pubblicata dal dolt. Liharzik di Vienna lu' avrebbe iuvogliato a leggei'la, (|iiand' anche — 1U^2:2 — ristitulo noil me iie avesso dato I'iiicarico. Godrei mollo, fin d' ora, di poter dire, cliio soiio rimasto tniilo contento del testo, quanto la inia ciiriosita sarebbe slala giiislifuala dal frontispizio. II dolt. Liharzik iiitcso dunque a dimostrare con qiieslo libio, cbe I'anguslia del lorace c la prima e piu importante cagione della racbitide, dolla scrofola e della tubercolosi. L' opera sua, lasciata da parte la prefazionc, comincia con UQ diffuse discorso sull' accrescimento del corpo umano dentro e fuoii doirutero: poi Iratla distesamente la noso- grafia della racbitide, della scrofola e della tubercolosi ; passa quindi all'anatomia patologica, e da questa ali'eziologia: e terraina con una serie di tabellc, nelle quali sono indicati i risultamenti delle misure prese daH'autoi'e stesso o da altri di teste e di toraci, in diverse eta della vita, in uomini e in donne, non cbe in soggetti sani e aniinalali o di racbitide, o di tubercolosi, o di scrofola. Dalle osservazloni e dai confront! fatti dal dott. Libar- zik suir accrescimento del corpo umano risulterebbe, cbe tutti gli uomini, senza divario di sesso, crescono, in ragio- ne di spazio e di tempo, ad un modo, e cbe non si dislin- guono gli uni dagli altri se non per differenze originarie e connate, onde il processo dell' accrescimento starebbe po- tenzialmente nel germe, conceduto pure, die la madre, il suolo, il nulrimenlo, I'educazione, ec. conlribuissero, come cbe fosse, a informai'lo. Nella nosografia sono additali i segni proprii della ra- cbitide, della scrofola e della tubercolosi cosi nell'infanzia come nell'eti successive. Fra i quali segni il nostro autore distingue I'anguslia del petto, percbc eminente, costante'e coniune, nelle stesse loro fasi diverse, alle accennate tre infermilii. * — i()23 — Egli allega i falti di anatoinia patologica piti confacenli alia tesi, che la ristrettezza del petto abbia la prima parte nella geiiesl dclle ti'e malattie. E poiche il dott. Liharzik parteggia per la teoria delle crasi sanguigne, cosi egli accenna, che principalmeate la ra- chitide, la scrofola e la lubercolosi derivino da una condi- zione speciale e propria del sangue, a coslituire la quale concorrebbero la trasmissione ereditaria e le potenze noce- voli alia respiraziono ed alia nutrizione. Dopo di che egli conchiudc : la cagione precipua della rachitide potrebbe ben essere la piccolezza relativa del polmone, onde una debole nutrizione, ed una superfluila d'acidoe d'acqua; la scrofola e la tubercolosi del pari potrebbero bene prendere origine da pohnoni relativamente piccoli, onde una esube- ranza di malerie plastiche, le quali si arreslano ad un grade inferiore di metamorfosi, e sono rese piu coagulabili dal- I'acido prevalente; raa finchu tali singole cause non siano onninamente aramesse od escluse doversi tenere per cagion prima e piu importante della rachitide, della scrofola e della lubercolosi I'angustia del petto, la quale e indivisibile da tali stati morbosi ed e provata da molte e moUe misMrazioni. Le quali misurazioni, come piu sopra io diceva, sono registrale in tabelle dove apparisce, che in quasi tutli gl'in- dividui nei quali il doit. Liharzik ed altri trovarono I) peri- feria del torace relativamente minore a quella del capo, ave- van(> una costituzione rachitica, o scrofolosa, o tubercolosa, od erano colpiti da quelle malattie che specialmente nell'in- fanzia sogliono svolgersi in quelle costituzioni, quali I'idro- cefalo, la meningite tubercolosa, lipertrofia del cervello, I'asma periodico e I'atrofia. Se da una parte deve applaudirsi alia paziente diligenza p alia studiosa industria, con che il dott. Liharzik radun5 Serie III, T. IV. 131 — 1024 - lanti materiali e li pose in opera, non pu6 tacersi dallaltra, che I'editicio da lui costrutto ha bisogno, pvv istar saldo, di nuove forze. E infatli, quantunque nella rachitidc occorra noa la sola angiislia, ma lalvolta aiiche una considerevolo deformiti del lorace, pure essa, oel maggior numero doi casi, s'appiglia alle ossa cilindriche e vi si arresta. — La ristreltezza del petto si scorge pifi frequente, 6 veru, nei tubercoiosi, e c e anzi la deforniita propria dell' abito cosi detto tisico ; ma e tale deformita cbe non imporla I'angustia assoluta della cavita toracica, essendoclie il difetto di rotonditi e di largbezza 6 compensato da un' eccedenza nella lunghezza ; poi Tesperienza non ha per anco posta la legge, che tutli i tubercoiosi abbiano, comunque, il petto deforme. L'eccezio- ne alia regola stabilita dal dolt. Liharzik diverrebbe, sarei quasi per dire, uu' altra regola, se si volesse estenderia agl' individui presi da scrofola. La dottrina del dott. Liharzik, in ultima analisi, consi- sle in ci6, che I' angustia del petto trae seco la piccolezza del polmone, onde i'insuffieienza della funzione di questo viscere, e coaseguentemente una depravazione della crasi sanguigna. Ma come si polrebbe conciliare ad un unico ele- mento eziologico tre effetli, apparentemente almeno, diversi, vale a dire, la rachitide, la tubercoiosi e la scrofola? Sia pure che la scrofola si consider! da alcuni medici e dallo stesso dolt. Liharzik identica nella sua essenza alia tuber- coiosi ; sia pure che altri patologi confondano insieme la scrofola e la i-achitide, resteri sempre, colla dottrina del dott. Liharzik da spiegare, come in un caso si produca la rachitide, in altro la tubercoiosi ed in un terzo la scrofola; perche la prima abbia sede primitiva nelle ossa, e le altre due nei tessuti moUi; perche la rachitide sia quasi propria — 1025 — deU'et^ infantile, e la tubercolosi non soglia manifestarsi prima della puberti; perclie la rachitide e la lubercolosi assai di rado si associno. D'altra parte quand' anche potesse ammettersi, ohe la piccolezza dei polraoni induca la scrofula e la rachitide, do- vrebbe assolutamente eseludersi tale momento causale dalla genesi della lubercolosi; imperciocche, in generale^ i polmoni d' un volume rainore dell' ordinario preservano da questo morbo. Cosi I'aumento di densita di questi organi per I'im- picciolimenlo della caviti toracica, come si osserva uella rachitide, esclude la tubercolosi; cosi la stessa densita au- mentalasi per gravidanza non solo suole arrestare i pro- gressi della tubercolosi, ma opporsi ben anco alia produzio- ne d'ogni e qualunque tubercolo, raotivo per cui il feto non ammala quasi mai di tubercolosi; cosi intine ogni dilatazio- ne della cavita addominale, pel ristringiinento della toracica che ne deriva, favoreggia I' immunita delle tubercolosi. Pol se r accrescimento del corpo umano, siccome dice Tautore, e gia determinato nel gerrae, e riceve da questo r impulse e la direzione, e se i successivi momenti atti a modiQcare tale proccsso di accrescimento sono sempre sub- ordiuati a quella prima potenza, perch6 asserire che I'an- gustia del petto 6 la precipua cagione della rachitide, della scrofola e della tubercolosi, e non dire piuttosto che nei soggetti, i quali sgraziatamente hanno sortito un abilo rachi- tico, o scrofoloso, o tubercoloso il petto eresce meno, rag- guagliata ogni cosa, che negl'individui i quali fortunata- mente son nati sani? E ridolta la questione a minimi ter- mini : il tale uomo, per esempio, ha la rachitide per effetto del torace angusto, od ha egli il torace aogusto per effetto della rachitide? lo vorrei dire con cio, che 1' opera del dott. Liharzik, — i02() — sebbene sotto diversi aspetli pregevole, non d6 punto la di- moslrazione d'un leorema ; nia contiene sollanlo dei buoni dali per la soluzione, so inai possibile, d'un problema. Secondo 1' articolo 8.° del regolamento interno il professore suppleute di fisiologia ed anatomia su- blime nell' Universita di Padova, Massiiniliano cav. di Yintschaau, e ammesso a comunicare le seguenti sue osservazioni : Intorno al tempo in cui avviene il camjianiento dellu fecola in destrina e zucchero per I' azione della saliva. Leuchs, come c ben conosciuto, diraoslro pel primo la saliva agire sulla fecola cangiandola in destrina c ziiccbe- ro ; era sebbene tutti i fisiologisti sieno al giorno d' oggi di cio pienaraenie convinti, pure non si trovano essi d'a"- coi'do quando sapere si desideri se questa azione deb- l)a attribuirsi alia saliva pura od a quella che, rimasta per alcun tempo esposta all' aria almosferica, sofferse delle mo- diflcazioni; ed anche qiielli che asseriscono essere la sa- liva pura e recente fornita di questa proprieta, non s' ac- cordano tra loro riguardo al tempo necessarlo a talc can- giamenio, ed ecco che Giovanni Miiller, Schwaan, Purkine ed altri, ammeltendo la saliva tolta dal corpo animale a- gire sulla fecola, negano quest' azione alia saliva introdotta nello stomaco, affermando gli aliraenli rimanersi troppo breve tempo in bocca, e giunla la saliva nello stomaco trovarvi il succo gaslrico che le toglie ogni azione. A combattere I' ultima parte di questa osservazione si leva- rono di gia il Frerichs, il Lehmann, il Jambowitsch, lo Schroeder ed altri, diraostrando: che quand' anche la sa- liva era resa acida a mezzo d' un acido diluito anorgani- — i027 — CO od organico, oppure era commista al sueco gastrico, sia naturale sia arlificiale, conservava ii potere di cangiare la fecola in destrina e zucchero, per cui rimaneva ancora a dimoslrarsi la saliva possedere un' azione pronta siilia me- desima. Jarabowitscli e Schmidt affermano essere dopo 10 minuti la fecola per I' azione della saliva trasmutata in zucchero, e Frerichs asserisce chela formazione di zucche- ro e instantanea unendo fecola', saliva cd alcune goccie di potassa causlica, e porlando il miscuglio all' ebollizione, menlre, agendo sulla fecola nella slessa maniera senza far use di saliva, non si olliene effellodi sorta; e Funke, nella sua Fisiologia avverle, che introdotta della colla d' amido nella bocca appena trascorso uu minuto e qualche volta anche prima si trovano delle traccie di zucchero. Ma ben si scorge che quantunque gli esperimenti di Jambowitsch e Schmidt indichino precisamente il tempo necessario alia formazione dello zucchero, pure essi non s'accordano al certo gran fatto colle osservuzioni di Funke, e gli esperi- menti di Frerichs non rappresentano le condizioni normali dell'animale economia. Bernard, a cui niuno pu6 negare e talento e destrezza particolare nello sperimentare, si sforza di provare la sali- va solo allora avere un' azione sulla fecola ch'essa subi un qualche cangiamenlo rimanendo esposta per varie ore al- I'aria, e crede consistere I'importanza della saliva nella so- la sua azione meccanica, tanio piii che molti altri fluidi del corpo animale, ollre la saliva, caugiano I' amido in de- strina e zucchero. Vedute queste diversity nelle opinioni e ben naturale d esaminare a quale d'esse convenga tenersi, di piu, aven- do istituito, tanto nelfanno decorso quanto al principiare di questo, alcuni esperimenti nelle mie lezioni pubbliche di — 1028 — fisiologia sulle proprieU'i fisiologiclie della saliva, fui condot- ti» a fare una sorie d'esperinienti deslinati a vcdcro se sia fondala o nieno I'asserzione di Bernard, ed a delerminare •il tempo nocessaiMO affincho per I'azione della saliva rocen- te siilla fecola si palesino le prime Iraccie di zuocliero. Di quesli esperimcnti alciini veiinero istiluili nel marzo deir anno decorso, nia altri sludii m'impodirono di con- dnrli ailoi-a a (crn)ine alcuni or sono due niesi. In questi esperimenli traltavasi principalmente d^assi- curarsi che tutte le cagioni d'errore, per quanto 6 possi- biie, fossero rimosse, e die venisse sempVe esperimentato in circostanze pressoch6 eguali. Lassaigne e Wright dimoslraronoche una lemperatura bassa rilarda, mentre una teniperatura mediocre favorisce Tazione della saliva ; ne venne quindi T avverlenza di far use d'una teniperatura che s'avvicinasse a quella del cor- po animale. A questo scopo collocai in un bagno d'acqua, la cui teniperatura oscillava Ira i 34 e 40 C. i tubi d' as- saggio conlonenti la saliva e la colla d'amido, ve li lasciai dai cinque ai dieci minuli, tempo certo sufficiente perch6 il tluido dei tubetti raggiungesse la medesima o pressoche la medesima teniperatura dell'ambiente. Una seconda condizione, a cui dovetti soddisfare, si fii che la saliva fosse recente, ne fosse inquinata di qualche sostanza eterogenea, quindi negli esperimenti fatli I' anno decorso la sera prima di coricarmi dopo scialacquata ben bene la bocca, colla Fempliceimmaginazione di qualche cosa aggradevole al palato, otteneva una secrezione abbondante di saliva che, raccolta sopra un filtro, veniva liberata dalle bolle d'aria e da quelle sostanze che vi potevano essere sospese. Non essendo la stagione molto avanzata, e la stanza in cui veniva lenuto il filtro non raggiungendo mai — 10iJ9 — una tempeiatura maggiore dei 10° C, lenni per fermo la saliva, durante le dodici ore che rimaneva sul feltro, noa potersi deconiporre; pero in quest' anno la raccoisi nella stessa maniera la mattina appena ulzato, per cui la saliva non rimaneva sul tiltru giammai un tempo maggiore di quattro ore, spesso un tempo rainore. Siccome io feci gli esperimenti colla saliva dell' uomo, il quale assume solo feoola cotta o modificata, cosi fu mia c'ura di preparare ogni volta della colla d' amido e d' e- sperimenlare se essa -da sola produceva la riduzione del reagente cupro-polassico, o meno, e solo non ottenendo la riduzione ne faceva uso. Quesla stessa avvertenza I'ebbi per la saliva estraendone una piccola parte coll' alcool, evaporaudo I" estralto aUoolico a bagno maria, ed il re- siduo disciolto nell' acqua veniva Iraltuto col reagente cu- pro-potassico, altra volta invece tratlava dircttamente la saliva colio stesso reagente. La prova pii!i sicura della presenza dello zuccbero si 6 d'ottenerlo in sostanza per riconoscerlo dalla forma dei cristalli a mezzo del microscopio e senza timore d'errore a mezzo dei varii reagenti; ma pur troppo la quanliti di zuc- cbero, cbe in questi esperimenti si ottiene, e si piccola, che conviene accontentarsi di dimostrarne I'esistenza con una reazione che non lasci punto a dubitare della sua esal- tezza, quindi il miscuglio di saliva, colla d' amido, destrina e zuccbero veniva ogni volta trattato con una grande quan- tity d' alcool, I'estratto alcoolico liltrato, evaporato a bagno maria, il residuo nuovamente disciolto nell'acqua, liltrato, e solo il fluido cosi ottenuto veniva esperimentato col rea- gente cupro-potassico, non trascurando tulte quelle precau- zioni a tutti abbastanza conosciute per essere ora laciute. Frerichs dimostro che la saliva esercita la sua azione — 1030 — sulla fecola quand'anciie il miscuglio fosse trattato coll'al- cool; dovea esser (|uintli iniu oiira di ripetere qnosto esperi- menlo per voderiie piu dcllnglialainente le coiulizioni. Ag- giunsi alia saliva della colla d'amido coiravverlenza di non riscaldaria dapprima, ma di tonoria in quella temporalura in cui dovea piu tardi riiiianero I'oslralto alcoolico ; una parte d'esso venne di subilo filtrala, eyaporata ed il residuo disciolto neirat-qua, fillralo ed espei-iuientato col leagente cupro-potassico, non produsse riduzionc di sorta ; I' altra parte la lasciai stare per ben ventiquattro ore in una lem- peralura mediocre, e sottoponendola in seguito ai medesimi esperimenti riconobbi a tutla evidenza la presenza dello zuc- chero. L'esperiraenlo indicava a suificienza di non dover la- sciare il miscuglio unitamente aU'alcool per vurie ore in una temperatura mediocre, e il tempo necessario a tulte quelle operazioni esser troppo breve, perche la saliva cangiasse I'amido in zucchero. Poteva pero sorgere un dubbio, cioe che quand'anche il tempo necessario alia filtrazione ed al- I'evaporazione fosse troppo breve perclie incominciasse il processo del cangiainento deiramido in destrina e zucchero, quando questo vcnisse incominciato per lazione d'una temperatura piu elevata e senza la presenza dell'alcool, esso continuasse in allora pure che la temperatura s' era abbassata e che al miscuglio veniva aggiunto deH'alcool. Per rimuovere questa obbiezione feci alcuni esperimenti, di cui gli uni erano diretti a mantenere il miscuglio mentrefiltra- va ed il tluido lillrato in una temperatura vicina alio zero, gli altri ad abbreviare il tempo della filtrazione ed evapora- zione, ma pur troppo essi non furono sufflcienti a togliere ogni dubbio; pero gli esperimenti fatti per determinare il tempo in cui avviene questo cangiamento dimostrano vana tale obbiezione. Tutte queste precauzioni varranno a tran- — 1031 — qiiillare anche lo spirito piiLi severo e saranno guarentigia del valoie dei risultati ollenuti. I primi esperimenti fiuono di versare della coUa d' ami- do colorata in bleu dall'iodio nella saliva ; essi vennero gii istituiti da altri fisiologisti come, a raodo d'esempio, dal Bernard, ma niuno esperiment6 nelle circostanze da me avvertite, per cui non si trova fatto cenno che il colore bleu della colla d'amido sparisca nel momenlo stesso che si versa nella saliva. Questo esperimento esige la precauzione di ver- sare la colla d'amido goccia a goccia, perch6 essendo so- verchia la quantila deve trascorrere qualche minuto secon- do prima che sparisca del tuUo il colore e se oltrepassa un certo grade la saliva non puo agire su tutta la colla d'amido aggiunta. • Questi esperimenti vennero ripetuti parecchie volte, e sempre col medesimo successo; restava ancora a vedersise il fatto valeva per 1' amido non cotto, e 1' esperimento ripe- tiito nelle condizioni sopraddette dimostr6: non succedere una decolorazione perfetta istantanea, ma una diminuzione notabile nel colore, e solo dopo qualche tempo il fluido di- venire perfeltamente incoloro, per cui viene di bel nuovo provato la saliva degli onnivori agire piu facilmente sulla fecola cotta che sulla cruda. Questi esperimenti permettono un'obbiezione sola, cio6 la decolorazione avvenire forse per I'alcalinita della saliva, ma qu'ando riflettere si voglia, come 1' esperimento il dimo- stra, che operando alia temperatura ordinaria la decolora- zione succede lentamente, e che acidificando la saliva con un poco d' acido acetico, quantunque la decolorazione non sia istantanea, pure essa succede molto piu rapidamente che agendo a freddo, e questa piu lenla azione viene spiegata dalla diluzione sofferta dalla saliva. Seric in, T. JV ' 132 — i032 — Affinch6 si possano scorgere le prime Iraccie di zuccliero per Pazione della saliva sulla colla d'amido fa d'uopo che trascorrano almeno dodici secondi, dopo il qual tempo si puo essere cerli che, operando con lutle le prccauzioni indi- cate, s'avri una manifesta riduzionc dell'ossido di rame, menlre se il tempo e piu breve non avviene riduzione di sorta; questo fatto distrugge inleramentc I'obbiezione so- praccitata, dimostrando a lutta evidenza che durante la fil- trazione e i'evaporazioncdeirestratto alcoolico non continua il processo del cangiamento dell' amido in destrina e zuc- chero qiiando si operi abbastanza rapidamente ed in una temperatura mediocre. Gli esperimenti fatti coll' amido non cotto e colorato in bleu dall'iodio indicavano gia bastanteraente che la forma- zione dello zucchero non sarebbe molto soUecita, e gli esp*' rimenti diretti provarono solo dopo trascorsi tre minuti trovarsi le prime traccie di zucchero. lo credo d'avere a sufflcienza dimostrato la saliva re- cente agire sulla fecola si cotta che cruda, ed il tempo in cui gli aliraenti amilacei rimangono nella bocca essere sufti- ciente per iucorainciare almeno il cangiamento della fecola in destrina e zucchero. La massima parte dei nostri alimenti amilacei subirono gia almeno un processo di disaggregazione, sia a mezzo d'una temperatura elcvata, sia a mezzo d'un qualche altro agente, arrogi che moiti d' essi veogono introdotti nella bocca avendo una temperatura spesso superiore ai 40"C., e la sa- liva stessa che nei condotti cscretori possiede, secondo le osservazioni di Ludvvig e Kupfer, una temperatura di circa un grado di Celso maggiore di queila del sangue arterioso, dovra necessariamente nella cavita della bocca possedere una temperatura per lo mono non inferiore a queila della — 1033 — slossa, condizioni tulle (.-lie favoriscono di giii in bocca il eaiiguiiueuto della I'ocola in deslrina e zucohero. II in. e. e segretario dott. Naniias soggiunge : Parecchie esperienzc ho (alio ricercando le prepara- zioni di jodio nella saliva degl' infermi curati con tali farmachi, e di alcune ho breveinente parlato nel Vo- lume IV delle Memorie di questo Istituto. Mescolava la scialiva colla decozione di amido, e vi otteneva 11 coloraniento bleu, o mediante il cioro svolto dal cloruro di calce coU'aggiunta dell' acido nitrico^ o, in qualche raro caso^ mediante quest' ultimo soltanto. Accadeva che il fluido in breve si scolorasse, lo che io attribuiva alio svolgimento di cioro, che in parte si combinava al potassio o al sodio del joduro pre- §ente nella scialiva^ lasciando jodio libero a colorare in bleul'amido, e in parte poi univasi alljodio^lesso, facendo allora dileguare la tinta anzidetta per la IM'oduzione del cloruro d' iodio. Ora gli esperimenti del dott. Wintschgau dimostrebbero che in pochi secondi la saliva toglie all' amido la facolta di tin- gersi solto 1' azione del jodio, mutandolo in desterina e glucosio, e sorge naturalmente la domanda se alio scoloramento, oltre la causa da me accennata, influisca il cangiamento dell' amido in desterina e glucosio per r azione della saliva. A determinare cio occorrono nuove indagini, delle quail si potra poi dare notizia air Istituto. Se il coloramento prodotto dal solo acido nitrico non si dileguasse, risulterebbe che lo scoloramento successive alia tinta bleu per lo svolgi- - i034 — inento di molto cloro procederohbe dalla sola produ- zione del cloruro di jodio. II dott. Fario domanda se, avuto riguardo alia efficace azione degli acidi a trasmutare la fecoia in ziicchero o glucosio, 1' Autore siasi accertato, che la saliva ne' suoi esperimcnti iioii contenesse acido alcuno. II prof. Wintschgau risponde, che quaiitunque si sappia la saliva non dare che reazioni alcaline o neutre, pure sarebbe stato bene d' essersi assicurato con reagenti dell' assoliita mancanza degli acidi nella saliva delle sue sperienze. II dott. Nardo narra d' aver esaminato, pochi giorni sono, la saliva d' un suo coUega che dava rea- zioni acide, al che il dott. Namias soggiunse dover esser accaduto quel fatto per ispeciali condizioni patologiche, come si sa che suol avvenire, e com' era anche opinione dello stesso dott. Nardo. 11 dott. Berli osservava che, a suo parere, malgrado eziandio i nuovi sperimenti, restava insoluta la parte piu importante del quesito^ vale a dire se la indicata azione delta saliva, di tramutare la fecoia in destrina ed in zucchero, appartenga alia saliva immutata, e com' esce dalle glandule che la separano, od alia saliva piu o meno alterata dal contatto dell'aria atmo- sferica. II prof. Wintschgau risponde che nel tempo della filtrazione non aWi a supporre accadano nella saliva notevoli mutazioni. ANNO 1858-59 DISPENSA DECIMA L A V ORI per I' illustrazione lopografica^ idraulica, fisica, statistica, agraria c medica dclle provincie venetc die si pubblicano secondo I' art. ^27 degli slaluti interni. (CoDtinuazione della pag. qSo del presente volume.) PROSPETTI SISTEMATICI DEGLI ANIMALI DELLE PROVINCIE VENETE E DEL MARE ADRIATICO E DISTINZIONE DELLE SPECIE IN GRtPPI BELATIVI ALLA LORO GEOGRAFIA FISICA ED ALl' INTERESSE ECONOMICO STATISTICO CHE PRESENTANO 0<3.^0 Classis II. AVES (1) SuBCL. I. ALTRICES ORD. II. Aeeiiiitrc!i« (Rapaces) Fan). VULTURID AE. Siilif. Vul/urinae. Gyps fulvus, Bp. ex Gm. (I) La distribuzione delhi presenle classe d'aiiimali e fatta in rela- zionealle piii recent! opere del Pr. C. L. Bonaparte die soiio: il Conspectus generum avium ; il Conspectus systeiitafis omitlivlogiac ; il Tableaux parallelique des ordres Linnccns Anseres, Grallae. Gallinae, ec. ec. inserite nel Comples rcndus de V Academic des sciences. 18oo-o7; il Tableau des oiseau.v du proie, ed altii lavori aiialoghi. inseiiti u^iMaga- zin zoologique e u^W Ateneo Ilaliano, ec. Fi'a le opere anteriori vedusi il Catalogo mclodico degli uccelli europei, publilicato a Bologna nel 1842. Chi vole.sse adoltare 1' tillima distribuzione naturale offerta dal Bona- parte nel 18o7, ne veda il quadro posto in calce del presente catalogo. Scrie III, T. IV. 135 — i036 — Fam. Falcoimdae. Subf. Aijuilinae. Aquila chrysaotos, Bp. ex Lin. heliaca, Savy. - -^ naevia, Br. c\ Gm. ' Bonellii, Temm. Haliaetus albicilla, Bp. ex Lin. Paiulion baltactus, Bp. ex Lin. Circaelus gallicus, Bp. ex Gm. Subf. Bnteoninae. Archibuleo lagopus, Brehm. ex Bnmn. Buteo ciuereus, Cuv. ex Gm. ■ Subf. Milvinuc. '' Milvus rcgalis, Br. nigcr, Br. Pernis apivora, Cuv. ex Lin. Subf. Fakoninac. Faico coininunis, i//'. ex (/m. Hypud-iorcliis eleoiiorae, Boie ex tfene. siil)buleo, Boie ex £?n. Aesoloii litliopbalco, Gr. ex Lm. Tinnunculus alaiularius, Vieill. ex Z/r. Erythropus vespertinus, Brehm. ex Lm. cencbris, Bp. ex Naum. Subf. Accipitrhiae. Astup palumbarius, Bechst. ex im. Accipiter nisu.s, Pallas. Subf. Circinae. Circus acriigiuosus, 5/>. ex Ltn. — 1037 — Strigiceps cianeus, Bp. ex Lin. cineraociis, Bp. ex Montag. Swaiusonii, Smith. Fam. Strigidae. Sul)f. Striginae. Strix flamraea, Lin. Nyetale funerea, Bp. ex Lin. Syrnium aluco, Sang, ex Lin. Subf. Ululinae. Otus vulgaris, Fle7n. Brachyotus palustris, Bp. Bubo maximus, Sibb. (B. athenieiisis? Bp. ex Aldrov.) Subf. Surninae. Scops zorca, Bp. ex Gw. Athene noctua, Boie ex jRef;;. ORD. III. I*a$s^erefi» Trib. I. (Decinee Stlrps I, CULTRIROSTRES. Fam. CoRviDAE. Subf. Corvinae. Corvus cor nix. Lin. corone, Lath. corax, Lin. MonecUila turriura, Brehm. Tripanocorax frugilegus, Kaup. ex Lin. Subf. Nucifruginne. Nuciphraga caryocataetes, Br. ex Lin. — 'loss — Siibf. FregiUmte. Pyrrhocorax nipinus, Vicll. Fregilus giuculus, Cuv. ex Lin. Fam. Garuulidae. Siibf. Garndinae. Pica caiulata, Ray. Garrulus glandarius, Lin. Fam. Stirnidae. Subf. Slurninae. Slurnus vulgaris, Lin. Pastor roseus, Temm. ex Lin. '. Stirps II. CONIROSTRES. Fam. Fringill iDAE. Subf. Passerinae. Passer ilaliae, Bp. ex Vicll. domestica, Bp. ex Lin. Pyrgita montana, Cuv. ex Lin, Clorospiza cliloris, Bp. ex Lin. incerta, Bp. ex Boux. Subf. Frmgillinae. Coccotlipaustes vulgaris, Br. Fringilla monlifringilla, //m. * " caelebs, Lin. canaria, Lin. Petronia stulta, Slrichel ex Gm. Chrysomitris spinus, Boii ex Lin. Carduelis elcgans, Stepli. Citrinella alpina, Bp. ex Scop. • — 1039 — Serinus mcridionalis, Bp. Pyirhula vulgaris, Ray. ex Br. eryUirina, Temm. ex Pallas. Siibf. Loxinae. Loxia oui'viroslra, Lin. pytiopsittaciis, Bechsl. Erythrospiza gilhaginea, Bp. Montifi'ingilla nivalis, Brehm. ex Lin. Linota montiiim, Bp. ex Gm. cannabina, Bp. ex Li/ii. Acanlhis rufesceus, Viell. linaria, Bp. ex Lin. . ; .. Subf. Einberizinae. Cynchramus miliaria, Bp. ex Lin. Plectrophaues nivalis, Meyer e\ Lin. Centrophanes lapponicus, Kaup. ex Lin. Emberiza citrinella, Lin. ciiius, Lin. pithyornus, Pallas. Durazzi, Bp. ., , . ... cia, Lin. Buscarla lesbia, Bp. ex Gm. Sehaenicola sehaeniclus, Bp. ex Lin. ' pyrrhuloides, Bp. ex Pallas Hortulanus hortulanus, Bp. ex Lin. Subf. Spizinae. Euspiza raelanocephala, Bp. ex Scopoli. — d()40 — Stirps III. SlBULIROSTRES. Fani. T r RD lit A F. . Subf. Turdinxic. Turdus pilaiis, Lin. viscivorus, Lin. niusicus, Lin. illiacus, Lin. ,■..,> Merula vulgaris, 7?a//. • . torquala, Br. ex Lin. ' Subf. SnxicoUnae. Monticola saxalilis, Bp. ox Lin. Petrocossyplius cyaneus, Bp. ex Lin. Saxicola oenanlhe, Bechst. ex Lin. saltator, stapazina, Koch, ex Vicll. leiiciirus, A", et Bl. ex Gm. Pralincola riibicola, Kanp. ex Lin. rubecola, Kanp. ex Lin. Ruticilla phoenioura, Bp. ex Lin. Cyanccula svecica, Breli. ex Lin. cianecula? Meyer. Rubecola familiaris, jB/i7/f. ' / Philomela major, Sw. luscinia, Sw. Subf. Syluinac. Adophoneus nisorius, Kuup ex Bech.^l. Curruca orphea, Boyc. atricapilla, Br. hortensis, Pcnn. ■■■•■■ ' Sylvia cinerea, Bp. ex Br. curruca^ Boie ex Temm. ji — 1041 — Sterparola siibalpioa, Up. ex Jhnel. Pyropblhalma melanocephala, Bp. ex Grev. Melizophilus proviucialis, Leach ex Gm. Phyllopneuste sibilatrix, Bp. ex Bech. . trochilus, Meyer ex Lin. rufa, Bp. ex Lath. reguloides, ISardo ex Lanfossi. Bonellii, Bp. ex Viell. Subf. Calainohcrpinae. Calamoherpe turdoides, Bp. ex Boie. arundiiiacca, Bp. ex Gm. palustris, Boie ex Bechsl. Calamodyta melanopogon, Bp. ex Temin. aquatica, Bp. ex Xa. ex Natter. Hypolais salicaria, Bp. ex Lin. Picterina Bp. ex Wiel. ?italica Bon. Locuslella lanceolata, Bp. ex Tcmm. naevia, Bp. ex Bodd. Cislicola schaenicola, Bp. * : Subf. Accnlorinuc, '■ Acentor alpinus, Bechst ex Cm. Prunella modularis, Vicll. ex Ani. Fam. Trogloditidae. Subf. Trugloditinae- Troglodytes curopaeus, Cuv. ,:'?•'!': — 1042 — Fam. Certhiidae. Subf. Ccrthinde. Ceiibia familiaris, Lin. Tichodroraa niuraria, lUig. ex Lin. Siilif. Sillinae. Silla (Hiropaea, Lin. Fain. P A R 1 1) A E. Siibf. Pari7iae. Loplioplianes cristalus, Kau]). ex Lin. Parus major, Lin. Aler, Lin. Cyanistes caeruleus, kaii}). ex Lin. ' . Paecila palustris, Bp. ex LJn. sibiiiciis, Kaitp. ex Lin. .Mccislura caudala, Grev. ex Lin. Panurus bianiiicus, Koch, ex Lin. iEgithalus pcnduliniis, Vi;/. ex Lin. SuIjI'. Jtcf/hlhi'ie. Reguliis cristalus, Ray. igoicapillus, Behin. Fam. C I N c L I D A E. Subf. Cinclinae. Cyiulus aquaticus, Lin. Fam. M OT ACILLID AE. Sul>l. Motacillirific. Motacilla alba, Lin. melanocephala, Licht. Yarelb, Bp. ex Gould. Pallenura bulphurea, Bp. ex Bcchsl. — d043 — Budytes flava, Cnv. var. cinereocapilla, Savi. Siibf. Anihinae. Coiydalla Richardii, Siv. ex Viell. Agrodroiua campestris, Sw. ex Br. Anthus spinoleltn, Bp. ex Lin. pratensis, Bechst. et Lin. cerviiia, Pallas. - - ruiigularis, Br. arboreus, Bechsl. Fam. A I. A u D I D A E. Subf. Aluudinae. Calandrella arenaria, Bp. bi'achidactylla, Temm. Otocoryx alpestris, Bp. ex Lin. Melanocorypha calandra, Boie ex Lin. Alauda arvensis, Lin. cantarella^ Bp. Galerida arborea, Boic ex Lin. cristata, Boic ex Lin. : " ' Stirps V. Dentirostres. Fail). L A N I I D A E. Subf. Laninae. Laniiis excubitor, Lin. ,> rneridionalis, Temm. minor, Gm. Enneoctonus collurio, Bp. ex Lin. ruins, Br. nee Gm. Seri« III, T. IV. 134 — 4044 — Fam. O R I 0 L I D A E. Subf. Oriolinae. Oriolus galbiila, Lin. Fam. A M P E L I D A E. Subf. Anipdinae. Ampelis garrulus, Lin. Fam. MuscicApiDAE. Subf. Muscicapinuc. Muscicapa alricapilla, Lin. collaris, Beckst. Biitalis grisola, Boic. Erylhrostorna parva, Bp. ex Bechst. Stirps \'I. FiSSIROSTRES. Fam. II I R r N D I N I D A E. Subf. Hirundininae. Hiriiiulo nislica, lAn. Plyonoprogne riipeslris, Cab. ex Scop. Colylo riparia, Boic ex Lin. Cholidon iirbica, Boic ex Lin. TuiB. II. llciluci'ce Coohors I. £ y £ o «!l u «• j i I I Stirps VII. Amphiboli. Fam. € H c u L I D 4 K. Subf. Cuculinae. Cuculus canorus, Lin. . ;., i — 4045 — Stirps VIII. ScANsoREs. Fam. P I c I D A E. Subf. Picinae. Dryocopus martins, Boie ex Lin. Picus major, Lin. medius, Lin. minorj Lin. > ' : ''-'-.•■ Gecinus viridis, i?OiV ex i/M. canus, Bp. ex Lin. Subf. }'unginae. Yuiix torquilla, Lin. Stirps XIV. Callocoraces. Fam. CouAciDAE. ' ' Subf. Coracinue. Coracias garula, Lin. Stirps XV. Gressores. Fam. Meropidae. Subf. Meropinae. Merops apiaster, Lin. Fam. Alcedinidae. Subf. Alcedininae. Alcedo liyspida, Lin. Stirps XVI. Tenuirostres (Epopides). Fam. U p u p I D A E. Subf. Upupinae Upiipa epops, Lin. ;■ •• ^^ ; : — d04G — Stirps XVIII. HvANTES (Cypseli). Fain. C Y p s.E I- 1 D A E. Subf. Cypselinue. Cypselus apus, UIkj. e\ Lin. nielba, lUig. ex Lin. Stirps XIX. IivsiDENTEs (Nocturni). Fani. C A P B I M I L G I D A E. Subf. CaprintulgiiKie. Caprimulgus europacus, Lin. ORDO V. ColiBiiibae ■ Fam. C 0 L u M B I u A E. Subf. Coluinbinue. <.. Columba paluiubus, Lin. aenas, Lin. livia, Briss. cum varietatibus. Subf. Tiir/iir/nae. Tui'lur aurilus, Ray. risorius, SelOy. ORDO VI. Heroilioiies. , Trie. 1. 6ruc& Fam. PnoENicoPTEaiDAE. Subf. Phoenicopterinae. Phoenicopterus roseus, Pfl//. — ^047 — Fam. G R u I D A E. Siibf. Gruinae- Grus cinorea, Bechst. Tum. 2. Cicaniac Fain. C I c 0 N I D A E. •' Su!)f. Ciconinae. Ciconia nigra, Belon. alba, Belon. i. Fam. A R D E I D A E. Siibf. Anleinae. Ardea cinerea, Lin. purpurea, Lin. Egretta alba, Bp. ex Lin. garzetta, Bp. ex Lin. ^ Bupbus coinalus, Bp. ex Pall. Ardeola minuta, Bp. ex Lin. Botaurus stellaris, Boie ex Lin. Nycticorax griseus, Strickel ox Lin. Fam. Plataleidae. Subf. Plaialeinae. Platalea leucorodla, Lin. Fain. T A :\ T A L I D A E. Subf. TaniuHnae. Falcinellus igneus, Bechsl. ex Imj. — 1048 — ORDO VII. C;;i%ia«^ Tfiiit. 1. Jotipalmi Fam. P E L E C A N I B A E. Sulif. Pelccayiinue. Pelecanus crispus, J?r«cA. onocrotalus, aucl. , Subf. Phalucrocoracinae. Phalacrocoi'ax carbo, Dumonl. e\ Lin. Ilalieus pygraeiis? Bp. ex Tcmm. TuiB. :2. Con^ipcnncd Fam. Procellaridae. Siibl. ProccUarinae. Pufrmiis angloium, Ray. Pi'ocellaria pelagica, Vig. ex Lin. Fam. L A R I D A E. Subt. Leslriginae. Caprolheres pomariua, Reich, ex Lin. Lestris ceplius, Blasius ex Brnnn. Subf. Larinne. Dominicanus marinus, Bruch. ex I/h. Leucus glaucus, Bp. ex Brnnn. Laroides argentatus, Brehm ex Brunn. Clupeilai'iis fuscus, Bp. ox Im. Gavina Audouini, Bp. ex Payrand. Larus canus, Lin. Uissa Iridaclylla, Leach ex Brnnn. — 1049 — Atricilla Catesbaei, Dp. Gavia raelunocophala,, Natter. afline, Nardo ex Conlarini. ridibiinda, Br. ex Lin. cupistrata, Temm. Hydroooleus minutus, Kaup. ex Pallas. Subf. S/erninae. Thalasseiis cantiacus, Boie ex Lin. .: ,; Gelochelidon aoglica, Montegxi. arauea, Contarini ex Wils. Sterna hirundo, Lin. (arctica, Temm. macroura, Neum.) Hydrochelidon nrj;ra, Boie ex Lin. hybrida, Pallas. Tkib. 5. Uriitrttovfe Fani. COLYMBIDAE. Sul)f. CoJijtnbinae. Colymbus glacialis, Lin. arcticus, Lin. septentrionalis, Lin. • i;! .-, Fain. PoDicipiDAE. Subf. Podicinae. Podiceps cristatus, Lath, ox Lin. subcristatus, Jacquin. auritus. Lath, ex Lin. Tachybapliis minor, Reich, ex Lin. _ i050 — SuBCLAssis II. PRAECOCES (Grallatores). ORDO IX. C«alliiiac Trir. 1, |)rtei$cvaccftc Fam. N u M I D I 1) A e. Siihf. Numidi'Hfii'. Numida nieleagds, Lin. • . Trir. 2. ©alUuaccac Fam. M E L E A G R I D I I) A E. Siihl'. Dlrlcdf/riiKie. Meleagris Gallo pavo, Liu. Fam. P A V 0 N 1 1) A E. Siil>f. Pauoninne. Pavo cristalus, Lin. Fam. P H A S I A N I D A E. l-'inbf. riu(.'>iiininae. Pliasianus colcbicus, Lin. Gallus fcrrugineus, Cm. cum plui'ibns variot. var. princip. palavina. Fam. T E T R A 0 N I It A E. Sulif. Telntovinac. . ■ Tetiao ui'ogaliis, Lin. •• Lyriirus ti'trix, Sw. c\ Lin. ' " ,' ■ ' Bonasia beliiliiia, Scopoli. Lai^opus albiis, Bp. ex Lin. _ 1051 — Fam. Ferdicidae. Subf. Perdicinae. Caccabis rubia, Bp. ex Br. Perdix graeca, Br. saxatilis? Meyer. Starna perdix, Bp. ex Lin. Subf. Colurnicinae. CoUiinix communis, Bonn. ORDO IX. Orallae TrIB. I. Clir!50l'f!5 Fam. 0 T I D A E. Subf. Otidinac. Otis tarda, Lin. . Tetrax campestris, Leach. Fam. CUAllADRIIDAE. Subf. Mdicneminae. Oedicuemiis crepitans, Temni. Subf. Charudrinae. Pluvialis apricarius, Bp. ex Lin. Charadrius hiaticula, Lin. curonicus, Bescke. cantianus, Lalh. Morinellus sybirious, Bp. ex Gm. Vanelliis cristatus, i/eyer. ..■ melanogaster ? 5^cA*f. Serie III, T. IV. lo5 — IU52 — Siibf. Cnmorinne. Ciifsoiius gMllicus, Bj). ex Gm. isabellinus, Mcy. An speciei praeceil. status. Fam. G I, A 11 E 0 L I J) a e. Subt. Glarcoliniie. Glareula pratincola, />/>. ex Lin. Fain. II A E JI A T 0 P 0 1) 1 D A E. ;. I I.; Siibf. Hue/natopodinae. Strepsilas interpres, Iltig. ex Im. Haeniatopns ostralegiis, Lin. Fail!. R E 0 u a V I R 0 s X R I D A E. Siibf. Iliman/opodinae. Iliniantopns candidus, Bonn. Subf. Recurviroslrinar. Ret'urvii'Ostra avocetta, Lin. Fam. ScoLOPAciDAE. Sul)!'. ScuUipacinue. Scolopax rusticola, Lin. ^ Gallinago major, Leach, ex Gm. Brehmi, /)/;. ex A'rt«/>. scolopacinus, Bp. Lymnocryptes gallinula, Kaup. ex Lin. Subt. Tringinue. iNIacbctes pngnax, Cnv. ex Lin. , , Calidris arenaria, //%. ex Lin. — 405:^,— Tringa canuUis, Lin. raaritima, Brun. Ancylocheilus subarquatus, Giildenst. Limicola pygmea, k'ocfi. ex Lalli. Pclidna cinclus, Cuv. ex Lin. Actodromus miuutiis, Kaup. ex Leisl. ncc Lin. Teramincki, Leisl. Glottis canescens, Nilss. ex Gm. Tolanus stagnatilis, -B^c/j*^ . .'' ,. Erylhroscelus fuscus, Kaup. ex Lin. Gambetta calidris, Kaup. ex Lin. Helodromos ochropus, Koch, ex Lin. Rbynrhophilus glareola, Kaup. ex Lin. Actitis macularia, Illiff. ex Lin. hypoleucos, Lllig. ex Lin. .;.= ;., Limosa aegocephala, Br. ex Lin. ,. .-.■> lapponica, Br. ex Lin. ,,• i. {7'ufa, Br., Meyeri Leisl.), Numenius arqiiata, Lath, ex Lin. pbaeopus, Latli. ex Lin. lenuiroslris, Vicll. Iiastatus, Contarini (var. hybr. iV. lenuir cum N. arquata, sec. Bp.). Trib. II. 7llci-toribc0 Farn. 11 a l l i d a k. Snl)!'. Rnllinop. Rallus aquaticus, Lin. Porzaiia marnelta, Viell. ex Br. Zapornia pygmaea, Leach ex Nauvt. minuta, Leach ex Pall. — 1054 — Crex pralensis, Uechst. Gallinula cbloropus, Br. c\ Lin. Fulica atra, Lin. ORDO XI. Auseres Fam. C Y G N I D A K. Subf. Ci/yninac. Cygnus olor, Lin. . Olor cygnus, Wagl. ex Lin. . ■ Fam. A .^ s E R I D A K. , Siibf. Anserinae. Anser segetum, (;??«. cinereus, Meyer, cum vai*. Biuchi, Brehm. (hybrid, vel stat. juv. Ans.aihif. vol .\. arvcnsis, jud. de Selys). albifroDs, Gjn. Bornicla brenla, Steph. ex Pallas, Br. Fam. Plectropteridae. Siibf. Pleclropterhuw. Cairina moschala, Flemm. ex Lin. Subf. Ta(lo)-ninne. Tadorna Belloni, Lcack ex Raif. Fam. A N A T I D A E. Subt. AtKt/inae. * Anas boseas, Lin. cum var. Chaulelasmus strepera, Gr. ex Lin. — i055 — Rliynchaspis elypeata, Leach ex Lin. Pterocyanea querquedula, Up. ex Lin. Qiierquedula cret'ca, Sleph. ex Lin. Dafila acuta, Leach ex Lin. Mareca penelope, Steph. ex Lin. Subf. Fnligvlinne. Melanetta fusca, Boie e\ Lin. Oidemia nigra, Flem. ex Lin. i .: Fuligola cristata, Steph. ex Ray. Nyi'oca leucophtalma, Flem. ex Bechst. Aythya ferina, Gould, ex Lin. Marila frenata, Sparrm. Callichen rufina, Boie ex Pallas. Harelda glaeialis. Leach ex Lin. Clangula glaucioo, Flem. ex Lin. nee Pall. Fam. EUISMATURIDAE. Subf. Erismalurinae. Erismalura leucocephala, Bp. ex Scop. Fam. M E R G I D A E. Suhf. Mergi7Me. . ■/. Merganser castor, Bp. ex Lin. Mergus serrator, Lin. Mergellus albellus, Bp. ex Lin. — iU5() SPECIE DA AGGIUNGERSl. ORDO III. Fam. fringilmdae. Loxia i-ubrifasciata. Rrehm. ORDO VII. Fam. larideae. Sternula criiuUa. Roie ex Lin. Fam. roDicipiDAE. Podicops cornulus. Lalh. Gavia afflnis. Nardo ; Lams aflinis. Conlarini. Di una lale specie prossima alia Gavia Melanocepliala Nalterer, faccio conoscere i carattori distintivi offerti dal Contarini perche gli ornitologi possano rilevare la loro ini- porlanza e porlarc su di esse stud] niaggiori. — Lams lergo scapiilaribus tetricibusque superioriOiis cinereo-argenleis ; remigibus duabus primariis nigris, intcrno marginc solu- modo breviler albo ; rostra flavo nigra maculalo, opicc ru- bra; letricibns inter ius alarum albis ; pedibus nigris, digilo posHcn angiilalo ; affinis Lara melanocepliala scd minor. — 1057 - NuoiHi distriOuzionc melodica nulurale dell)\. 2. ORNrTHlCHMTES. ORDO 5. coLUMB/E {Girulores). URDO 6. HEROniONKS. TrIBI S I. CllCONl-E. 2. liYGROISAT*. Tniri.s I. I'uF.RioM.s ■J. Strithio>i:s. ORIX) 10. GAMJN/E {RciSOiCS). 1111111 s 1. GA[.Ll^A(;^;E. Cohors 1. Craoes. 2. Gain. 3. Pei'dices. Tribis 2. Passrrack*. ORDO 11. GRALL*. TrIBUS 1. CUBSORES. 2. AlECTORID/E. Cohors I. Grues. 2. Macrodactyli. ORDO 7. G.wi* {Pclagii). Tribis 1. I otipai.mi. 2. LoNGlPKNXES. O. I BINATORrS. ORDO 8. PTILOPTERI (A(////>P/t/;e«) ORDO 12. ANSERES (/'«//«/>e(/e*). — 1059 — GRUPPI GEOGRAFICO-ECONOmC 0-STATISTICI BELATIVI ALLA tLASSE MCU I'tCELll (i) Gruppi relativi alia geografia delle specie. \ . Specie slazionarie o semistazionarie che nklificano tiel maggior numero delle provincie venete. Quelle segnale d. p. fanno anche doppio passaggio. Accipitres. Biiteo cinereus. Tinnunculus aJaudarius. Accipiter iiisus. Circus aeriiginosus. . , - Strix flaminoa. i . Nyctale fimerea. Syrniuiu alaco. ; Scops zoi'ca. Athaeiie noctua. '■ Passer es. Pica caudata. Gamilus glandariiis. Passer Italiae. Pyrgila monlana. Clorospiza chloris. Coccotliraustes vulgaris. Friiigilla caelebs. Cardiielis elegans. Merula vulgaris. (1) S' interessano i nostii oinilologi, a voleriiotare conesaitezza an- che per renders maggiormente correttn il presente lavoro, tutto qnanto riguarda I'arrivo, ia permauenza, la nidificaziine e I'emigrazione periodica degli uceelli, nelle singuld provincie, giacche soltanto dopo lunga serie di osservazioni compnrate piiu deterniinarsi con sicurezza tutto quello che interessa questo importnnle ramo di scienza {isica, che ha rapporto e.sen- ziale colle coiidizioni topografichee colla climatologia dei varii sit! del suolo veneto. Serie III, T. IV. 136 — !0G0 — Cyanoculaciaiio('ul;)f'l>;Y)j(fly Gaviae. Cei'lliia fumiliaris. . Gavia ridibunda, d. p. Silla ciiropea. '* "^ ■' oapistrala, d. p. Anllius spinolclla. Laroides argentaliis. Alanda arvensis. '' '■^'■'' Gallinae. Cantarella. Slarna pcrdix, d. p. Gak'rida cristata. Coliiniix communis, d. p. Picus major. Gratlae. Gecinus viridis. '•'f ( Tf'. i./' Gidlinagoscolopacinus, d. [). Alcedo liyspida. Erythroscelus fuscus. Uerodioncs. Gambella calidris. Ardea cinei'ea, Anseres. Bollaurus stcllaris. ' '■'■ " Anas boscas. 2. Specie (he arriruno fra noi la primavera e nidificann emigrando in inverno. Quelle marcate con * asterisco o non nidificann o lo fonno solo raramenic in qualclic parte dclle provincie (I). Accipitres. Hypolais salicarla. "Erythi'opiis vespei'tinus. Cisticola schaenicola. Otus vulgaris. * Parus ater. -'" ' *Bi-aciiyolus paluslris. Paocila palustris. Passeres. /Egilliains pendiiliniis. Sclieanicola shaeniclus. Motacilla Yarelii. r) pyrrludoides. Agrodroma campestris. r) Hortulaniis hortulanus. Lanius escubilor. Saxicola saltalor. r) meridionalis. slapazina. r) - minor. * Phyllopneiisle Bonellii. Enncocloniis riifus. * Cettia allisonans. Muscicapa atricapilla. sericea. r) colaris. (1) Lc specie sctjiuito lollj i) soiin |icr U jiiii nidllo rare. liulalis grisola. Ei-ythroslerna parva. Ilirundo ruslica. Cotyle riparia. Chelidon urbioa. ■'■',• Upupa epops. 'In'-a Cypselus apus. Capriniulgus etiropaeus. Columbue. I ; Tuitur auritiis, Herodiones. Ardea purpurea. Egretta alba. . -, . garzetta. . '. Nycticorax griseus. Gaviae. r.i.-... Leucus glaucus. ; 1': Steruula niinuta. 4061 — * Hydrocbelidon nigra. Podiceps subcristalus. Grallae. iEdicnemus crepitans. Charadrius hialicula. * Vanellus melanogaster. Ilaematopus oslralegus. Iliniantopus cantlidus. Recurvirostra avocetla, Gallinago major. Machetes pugnax. v; Calidris areuaria. r) *Tringa canutus. Actitis hypoleucos. * Liuiosa aegagocepbala. lapponica. • ' - Anseres. Pterocianea circia. 'Nyroca leucophtahna. 3. Specie die [anno doppio passaggio, cioe in primavera ed in antunno. Quelle notate con asterisco * ode incerto die nidifichino o lo fanno di rado e solo in qualche provincia. Passeres. Mit/'/'i Corvus comix. corone. Tripiinocorax frugilegus. Sturnus vulgaris. .Ibr; V Fringilla montifringill&. >, Serintis mcridionalis. -J *Linota cannabina. Cynchramus miUaria. Eniberizza citrinella. Turdus pilaris. * viscivorus. mlisicxis. ; '.■V:'- illiaius. am * SaxitoKi oenaollie. Pratincola rubicola. rubetia, Kutieilla phoeDiciira. Cyanecula sveoica. r) * Rnbecola familiaris. Philomela luscinia. . Adoplioncus iiisorius. Curiik^a atrirapiila. hortensis. Sylvia cinerea, curruca. - Phyliopneuste sibilatrix. Irochibis. riifa. Chalamohcrpe lurdoidcs. arundinacoa. palustris. Calamodyta aquatica. pliragmitis. Prunella modullaris. Parus major. Cyanisles caeruleus. Mecicliira caiidata. *Panurus biarmicus. Motacilla alba, Pallenura sulpburea. Budytes flava. var. einereocapilla. * Anthus cervina. pratensis. rufigularis- (Ver.) Aiilhus arboreus. Calandrolla brachidaclylFa.r) * Galerida arborea. Enneoclonus coUurio, Oriokis galbtila. Cuculus canorus. Yunx torquilla. Columbae. Columba palurobus. aenas. livia. Herodiones. Grus cinerea. Ardeola minuta. Oaviae. Larus camis. * Gavin melanocephala ridibunda. capistrata. Slerna byrundo. * Podieeps cristatns. subcristalos. a writ us. "Tachybaplws minor. Gallinae. Colurnix communis. Grallae. Pluvialis apricarius. Charadrius cantianus. Vanellus crislatus. Scolopax rusticola Lymuocryples g^llioula — 4063 — Anoylocheilus suharqiial Pelidina cinclup. Glottis canescens. Totanus stagnatilis. 'Helodi-omus ocropus. • Rhynchopbilliis glareola, Actitis niacularia. Numenius phoepus. aicuata. Rallus acquaticus. Porzana iiiarnetta. us. * Zapornia pygmea, niinuta. Crex pratensis. Gallinula cbloropus. Fulica atra. Anseres. * Anser segetura. cinereus. Anas boscas. Querquedula crecea. * Clangula glaucion. ^ ' Mergus serrator. •i. Specie die compariscono di passaggio ne west di estate piu o meno raramente. Gaviae. Dorainicanus marinus. Clupeilarus fuscus. Gavina Audouini. Atricilla Catesbaei. Gavia afflnis. Thallaseus cantiacus. Grallae. Trioga maritiraa. Limicola pygmea. Actodromus minutus. Temminkii, Numenius tenuirostris. 5. Specie che compariscono in autunno e nell' inverno raramente od in piii o meno guantitd, di preferenza nelle provincie piii settentrionali e ne' siti montuosi., ove talvolta nidificano^ come sono speciatmente quelle segnate con aste- risco *. Accipitres. Acquila haeliaca. *Acquila ehrysaetos, naevia. Acquila IJonellii. HaliaeUis albicilki. Pandiou lialiaetus. Cii'caetns gallicus. H ,0 Arcliibuteo lagopus/.v;'!' ■] Milviis regalis. Fali'o comnuiQis. <:^;f/. '/Esolon lilhofalco. HypolrioiTliis subl)ulc'o. Eleoiiorao. Pas seres. . : < Corviis oarax. on/ Petionia slulta. r) " Euiberiza cia. Phyllopneuste roguloidos. (Ver.) Looustella lanceolata. 'Troglodytes eiiropaeus. Reguliis cristaUis. );^! I Regiilus ignicapilbis. .' A ' Cynclus aqualuus. 6. Specie di passaggio Caviac. Colymbus glacialis. airticus. , septentrionalis. * Ginllae. Gallinago Biehemi. Anseres. Tadorna Bollonii. Chalelasmus strepera. * Rbynoliaspis clypeata. ,;] * Dafda acuta. ..^ .rvl * Mareca penelope. Mejanclta fusca. Oideiiiia nigra. Fuligola cristala. * Alytbia ferina. *Marila fraenata. Calioben rulina. . i: rr..?! Erisinatt'.ra leueocephala, Mergus castor, albellus. incerlo cd irregolare. ',• Passeres. m v.; Loxia pytiopsitacus. Chrysomitris spinus;:--. > . Acanthis rufeseens. 'Pyrrhula vulgaris, i ,/ i liaaria. Loxia curvirostra. ^ s^j??p -^dk^^;*;? os^o?. '^ uo:.- ,oi(T<;: 7. Specie accidentali le quali arrivano piii o mcno rara- mente e senipte til piccola quanlitd in q.nasi iulte le pro- vincie. • > u r- ; _ . •' — 1U65 — Qnelle seynale c'O/t mtmsco * nidificano, secondo ale osservatori. : -;•,•■,:. uni Accipitres. Tivps fulviis. Milvus niger. .^ ,; Peniis apivonis. ! :■ Erylhropus ceachris. Aslur paliimbariiis. 'Slrigiceps cyaneus ' ■ cioerac^us. Sweinsonii. "Syrnium aluco. Bubo iiiaxiiuus. ;j;-sr?jvj Passeres. C'-hf:;''' Mouedula turriiini.: ; ^ 7 Nuciphi-aga caryocalactes. Pyrrhocorax alpinus. Fregilus gracuius. Pastor roseus. .\'_,\ .>,iO Passer domeslica. Cblorospiza incerla. Petronia stulta. /k-(-.:> Cilrinella Alpina. Pyrrbiila erylhrina. Loxia rubrifasciala. Ei-ylbrospiza githaginea. 'Monlifnngilla nivalis. Linola niontiimi. * Plecti'ophanes nivalis. Ceotrophanes lapponicus. Eniberiza cirlus. pithornu§., : . Diirazzi. • ...Jii Buscaria lesbia. Eiispiza melanocephala. Merula lorqiiata. - Monticola saxalilis. r Petrocossipbus cianeus. r Saxicola leucurus- Pbilomela major. *CoiTiica orpbea (I), Sterparola subalpina. Pyroplilbalma melanoee- pbala. Melizophilus proviocialis. : Calamodyta melanopogon. Lusciniopsis fluvialilis. Lusciniola Savii. (1) II Contanni dichiaia q.iesta specie accidentale o rarissima. nella provmce d, Venezia e di Padova; il (^atullo ed ,1 Perini dicono essPr fre- quente e n.d,f,ca.e nelle provincie di Beliuno e di Verona, cio mostra non poters, con sicurezza stabilire categorie sulla comparsa, permanenza e nidificaz.one degi. ucceili, essendovi non di rado eccezione. anche secon- do le annate, in nna o neil'altra provincia. — 10(56 Hypolais icteiiija. iUiiica. Locustella nae\ia. Acentor alpinus. Trichodroma muiaria. Lephophanes cristatus. Poeoila sibiricus. Motacilla melanocepbala. Corydalla Richardii. ■■■'• Calandrella arenaria. Otocorys alpestris. Melanocorypha calandra. Ampelis gariulus. Ptyonoprogne rupestris. ' Driocopus marlius. Picus medius. minor. • - Gecinus canus. - >, '. Coracias garrula. Merops apiaster. Cypselus raelba. Herodiones. Phaenicopterus roseus. Ciconia nigra. • ' alba. Buphus comatus. Platalea leucorodia. Falcinellus igneus Gaviae. Pelecanus crispus onoorolalus. Phalacrocorax carbo. *Halieus pygniaeus. Piiffnius Anglorum. Procellaria pelagita. Caprolheres pomarina. Lesli'is oepbus. Rissa tridactyla. Hydrocoleus minutus. Gelocbelidon anglica. aranea. Hydrocbelidoii bybrida. Podicesps cornutus. Gallinac. * Telrao urogallus. * Lyrurus letrix. * Bonasia betulina. * Lagopus albus. * Caccabis rubra. * Perdix graeca. Grallae. Otis tarda. Tetrax campestris. Charadrius curonious. Cursoriiis gallicus. isabellinus. Moriiiellus sybiricus. (Yer.) Giareola pratincola. SIrespsilus interpres. Anseres. Cygnus olor. Anser Bruchi. Bernicia Brenta. Harelda glaeialis. — 1U()7 — '* Gruppi relativi yll'iitilita od al dauno clie arreca- no le specie all'ecoiiomia domestica, agricola ed industriale. 1. Specie domesliclic die si propayano per utile o per dilello. Quelle segnale con aslerisco ' sono iforiglne non eiiropea. Passerea. 'iNuiuida meleagris. * Friugilla canaria. * Meleagris gallopavo. Columbae. *l*avo ci'iylatus Coluniba palumbiis. . ; ■ Anseres. aenas. Olor mansuelus. Livia ciiiii var. Aiiscr ieriis, var. duiu. *Tiirlm' risoiius. i .- Bernicia brenta. (Jaliinae. Anas bosca, vai'. dom. * Pbasianus colcliicus. * Cairiiui iiioscala. gallus, cuiu var. 2. Specie principuli canore cite imparuno arielle col- lorgunello, ovvero ad arlicolarc parole, come sono quelle scijnale con aslerisco * . Passeres. *Garrulus glandariiis. * Corvus comix. * Sturnus vulgaris. corone. Paslor roseus. f* (ora\. - Chlorospiza chloris. *MoaediiIa lurriuiu. Fringilla caelebs. * Pica caiidala. canaria. Serie III.T. lY. Jo7 Chrysomitris spinus. CcKia alUsoiuuis. Carduolis clogans. Pariis major. Curruca atricapilla. Melanoooiyplia calaiulra. Pyrrluila vulgaris. Alaiida oanlarella. Tiirdus musiciis. Ciicnlus canorus. Merula vulgaris. ' Cmacias garula. Monticola saxatilis. Gallinae. Philomela major. Cotiiniix communip. Iiiscinia. 3. Specie non buone a mangiarsi^ o the si mangiano, ma sono poco stimate, come quelle scgnalc con * aslerisco, in causa del caltivo sopore dclla loro cnrne (I). Accipilres. Pyrihooorax alpiiuis. Halietiis albicilla. Pica caudata. Erythropus vesperlinus. Gamilus glandarius. Tinmmculus cenchris. * Sturiuis vulgaris. Circus aeruginosus. 'Pyigila moutana. Strigiccps cineraceus. "Fringilla montilViiigiila. Scops zorca. 'Seriiuis meridionalis. Bubo maximus. Pyirluila vulgaris. SyrniuDi aluco. * Merula vulgaris;. Slrix Ilammea. lorquala. Nyctale fimcrca. Cerlliia fainiliaris. Olus vulgaris. Tichodroiiia inuraria. Passcres. Silla europaea. * Corvus corone. Pariss uiajoi'. corax. Cyaiiistes caeruleus. Tripanocorax frugilegus. "Paecila paluslris. (I) TuUe le speeiu uon indicate in ((iiesla calegui iu ^kwo d'otUnio uu- sto e piii u nieno sliinate neiiu niunse. — liMil) Mecistiira caird;iUi. Panurus biarniiciis. Galerida orislala. Cuculus caiiovus. Picus major. Geeinus viridis. Jiinx torquilla. Alcodo hyspidu. ' Cypseliis apus. Herodiones. Ciconia Digra. alba. Ardeola ininuta. Platalea leucorodia. Gaviae. Pelecanus onocrotalus. Phalacrocorax carbo. Laroides argentalus Larus canus. Gavia ridibunda. Hydrocoleus miiuitus. Hvdi'ochelidon nigra. liybrida. C(dymbiis gliicialis. arclicus. sepienti'ionalis. * Podiceps cristalus. cornutus. . Tacbybapliis minor. Crallae. ' Cbaradriiis cantianiis. Hemalopus ostralegus. Himantopus tandidus. * Glottis canescens. * Totanus stagnatills. 'Ei'ythroscelus fuscus. * Gumbetta calidris. * Rhynchophilus glareola. Anseres. * Tadorna Belonii. * Clangula glaucion. 'Mergellus albellus. * Mereus .serrator. 4. Specie princlpali cite arrecann clanno ai poilaj^ alle messi ed at pesce nelle valli. * Ai poUaj. '■- Accipitres. Buteo vulgaris. Circus aeruginosus. Accipiter nisus. '. V; ** Alle messi. Passer es. Corvus comix, corone, Tripanocorax frugilegus. — 1070 - Alautla cristata. Gaviae. Passer Italiae. Laroides argentaliis. Oynchramus miliaria. Gavia ridibunda. Al pescc detle vatli. Pclecaniis onocrolalus. — Colynibiis arcticus. Herodiones. septentrionalis. Ardea cinerea. .. 1, 5. Specie principali iitHi per la dislruzione deyl'insetli. Passeres. Pica caudala ..... Didruggenelle caselaBlat- ta orientate. Pious major Distrugge te formiche. ... , , . C Distniqqono le zanzare ed Hiruiido iiibica . . . } i, • • ,f ,■ i ^ , < altri msetti vaqanti nel- Cvpselus imirarms ■ . > /. • ■"^ (I ana. Anlhiis arboious .... lUilene'granai di, frumento, poiche dislruggono te far- fatte., ingrassando. Anseres. . L Vlili in atcxini siti perche Anser cinereus ...^ ... i i l ■ . , { distruqqono le lumacne i Anas boscas . . . . i y^, , ... ... \ vermi e le larve d insetlt. 6. Specie principali te cui plume sono ricercate per iscrivere, per ornamento o per attri u.<» I'organo respiratorio dalla parte del doi'so, si trova ini- H mediatamente accoslo al tiiore una ghiandola oblunga » aperta al di fuori e di un colore bianco di creta, la quale, I) in termine di pochi secondi, massime quando si punga, si » fa di un colore verdastro. Ove si faccia di trarnc da que- I) sta ghiandola I'umore contenutovi, esso passa presta- » niente ad un lieve color verdemaie, pigliando la consi- » stenza di una sanie. Questa ghiandola puo avere alio w incirca la grossezza di un pisello. II signor Roth, avendo I) adunalo in poco tempo un gran numero di queste ghian- 0 dole, si adoperi) a fur rivivere la tintura della porpora, » seguendo le indicazioni date da Plinio i\ vecchio. Egli » adunque mescolo la detta materia con tre tanti di acqua, » ed aggiuntivi due pizzichi di sal niaiino, la lascio in ma- I) cerazione per tre giorni (macerari (riduo). Si sviluppo » un odore agliaceo molto spiacevole: indi tuffo nel liquido » alcuni pezzi di drappo in cotone, in lana ed in seta bian- » chi e purgati al possibile, e, come furono bene imbe- » vuti, li espose a' raggi del sole. A misura che questi tes- » suli si asciugavano, I'odore si rendeva piii forte ed acuto, I) seguendo una mutazione notevole nel colore, ch6 di ver- » demare passo al verd'erba, poscia al violetto e final- » mente aH'ametista. Sopra il cotone il coloramcnto ha I) luogo pill prontamente; ma tuttavia nella lana, come 1) quella che assorbi piu di liquido, la colorazione torno t) piu intensa. La seta non rispose bene al cimento ... (I); e di queslo raodo il chiarissimo Roth in breve ora venne a (I) Vegg. Ins/ilul, Journnl Vnivcrsel des Sciences, t'tc. Luiiefli pii- nio seUeiiibre 18"-8, n." 1287. pag. ^90. — 1082 — tiipo (li (iiiollo, die per la giaiide sua diriicoIU'i ariosto le iiii(^ investigazioni, cioo venne a capo di ridoiiarci la tinlura dolla porpora aiUica; iiia io posso accerlatamcnle affcrma- re, che la sua porpora e tanto lontana dalla porpora degli antichi, qiianto iin rozzo velro dalla bclla incantevole e percgrina del piii fulgido diamante e del piu affocato rubi- no, sicconie daro a vedere piii innanzi. Ecco adunque, a conferma del lamenlo ch'io niiiovcva prima, il Redattore deWInstilut darcene qui un esempio assai sfolgorante. Egli ci allegava le investigazioni del Roth sopra la porpora antica, come, se dal tempo assai lonlano del suo smarrimenlo, niente se ne fosse delto, o fatto indi appresso. Io dl questa grave omissione non faccio colpa al signor Roth, die mcnando, a quanto sembra, vita di viag- giatore per le cose naturali, non puo tenersi bene informato de' progressi delta scienza ; ne vorrei furne rimprovera al Redattore dcW Institut, ove la pubblicazione de' miei lavori sulla porpora degli antichi si stringesse al tntto ne' Giornali e ne' libri degl'Italiani, che non mi pajono a' Frances! trop- po famigliari ; ma il fatto e che un ampio ed cstesissimo sunto del suslanziale delta mia scoperla fu dato prima nella Revue de Zoologie e poscia riprodotto nd Monileitr Univer- sel ne termini die seguono: Dopo di avere quivi discorso de' recenti peusamenti erronei del signor dott. Sacc e del signor de Souley circa la porpora degli antichi, si enlra a favdlare di questo modo, voltandone io le parole dal franeese all'italiano: « La qui- 1) stione rclativa allanimale, die forni agli antichi un co- >) lore si prezioso,einteramente risolta sino dali'anno 1833. I) Questa scoperta 6 registrata per disteso nella collezione ') degli Annali deltc scienze del Regno Lombardo-Vcnelo, e u precisameute ne' Volumi 111, VI e XI. — JOSS — '( La porpora nmelistina di Plinio ci viene dal Murex » trunculus e la liiia dal Murex brandaris. Tutte le altre » eonchiglie, alio quali fu consentita la produzione della » porpora, come la Janllnna.Varca e i buccmi, ec. luerilano I) la riprovazione onde le ebbe condannate Plioio, dicendo: » Biiccinum per se damnaiur quoniam fiicnm remittil. I) II liqiiore porporigeno 6 incoloro nellaniraale: espo- » sto air aria c alia luce passa per tutte le gradazioni del » verde per reiidersi al colore della porpora carico, ameli- )i sta, qiiando provenga dal M. trunculus, c chiaro e vivace M quando cc lo fornisca il M. brandaris. ■I Gli effetti che sorgono in questo liquore sono dovuli w ai raggi luminosi, e niassime ai calorifici; I'ossigeno del- » r aria si combina allora con esso e produce un vero os- I) sido. Quest' ossido resiste ai reagenti piii energici ; cioe » agli alcali caustici, come altrcsi agli acidi forti. Non e I) punio alleralo dalle solu/ioni concentrate e boilenti di » soda e di potassa; ne dagli acidi solforico^ cloridrico, I) acetico, ec. Non v'ha che Tacido nitrico che il distrugga, » siccomc esso distrugge in generate le sostanze orga- •> niche. -^ ■ , us >, •^r- ^ . > (j,;,: " II liquore del M. trunculus disseccato e iraltato col- » I'alcoole assoluto, si separa in due radical!: I.° una so- 1) stanza azzurra, ossido cianeico, molto analogo al lurchino » d'indaco; 2." in una sostanza di un rosso ardente, ossido » purpurico, il quale, per la sua ualura e per le sue proprie- » ta, non differisce punto dalla materia crislallina, otteuuta I) dal Berzelius, scaldando nel vuolo il rosso d'indaco. II II liqiiido del il/. brandaris nou lornisce che un solo I) principio, un solo radicale, V ossido tirico : tirico, con- B ciossiachc spelti ad esso quanlo ne dissero gli scrittori 1) anliclii, Aristotele, Vilruvio o I'linio, in lode della cele- Scne HI. T. JV. 159 — i084 — )) brata porpora tli Tii'o, avuta por la piu pieziosa a ca- I) giono del suo splendore. i> Di till si'isa, nella porpora fornila da due diverse » chioccioio s'iiicontrano due materie diverse: ^.° i\ M. )) Iriinculus di la porpora carica, ametista ; il M. brandaris » la tirica ; 2." nel il/. truncuius v'ha due radicali; nel M. » brandaris uno solo. Ecco de' risultati scieotiflci prccisi, i ») quali, come io diceva a principio, risalgouo all'anno J 833. n Essi si doggiono ad un dotlo Veueziano I) il dolt, liizio » Si domanda di qua! niodo possa avvenire, che lavori •) si precisi e si coinpleti sopra una quistione si rilevante » sieno rimasi per si lungo tempo e si corapletamente igno- » rati, comeche vedessero la luce nel primo Giornale scien- » tifico dell" Italia settentrionale. I lavori del signor Bizio I) sopra la porpora sono la cosa piii completa che aver si u possa in qunnto concerne la parte cliimica (I). E se era )» ci iingiamo die I'industria se ne fosse impadronita, quan- )> do il fatto fu chiarainente dato a conoscere, oggidi sa- » rebbe un pezzo che la porpora roniana ci sarebbe rido- » nata, e die quel drappo magnifico fornirebbe al lusso » odierno di die pomposaniente sfoggiare. I murici in fatti » si rinvengono in larga copia nell' .\driatico e nel Medi- )) terraneo, e niente impedirebbeche se ne instituissero dei » vival come si fanno por le ostriche, sicche ne avessirao » la loro riproduzione, quando ne fosse mestieri, lungo le » nostre coste. » (1) Per debito di ginstizia mi fu d'liopo ciinpgi;ere qiiesta troppo fa- vorevole sentenza deilo scritlore fraiicese. Ne' iiiiei lavori sopra la porpo- ra. in rispelto alia parte ohiniica, luaiioa 1' aiialisi elementare; la quale sarebbe desidnrabile ehe fosse fdlta aiiche per isehiarir nieglio le nostre idee s^pra qiiello Ire particolai-i soslanze date qui per ossiiii. — 4085 — Ora TAutore, in coiiipagnia del signor dott. Gnibes, passa ad istituire gli studii anatomici sopra questa chioc- ciola ; e posciache egli avesse di qui portato a Parigi una certa quantita di liquore porporigeno, apparecchialo col mele, secondo che insegna Vilruvio, cosi instilui laudevoli e peregrine osservazioni microscopiche circa la compagine di qucsto fluido onde termina aggiungendo: « Trovati bene ed ottiniamente chiarili quesli falli si » precisi, fornitici dal dolto Veneziano, concernenti i due » muric'i non fa meslieri ricorrere al » laboratorio per oltenere la vera porpora. Non resta a far » altro che determinare con precisione il modo di applicarla » alia induslria. Per queslo Piinio paria assai chiaranciente i> (ed e proprio questa chiarezza cIi'Ig non seppi rinve- » nire). Bisogna quindi conosoere con ispecificala partico- » larita i processi de' tintori del suo tempo, e quindi non » avremo, per dir cosi, che ad imitarli per conseguire gli 1) stessi risultati, cioe a dire, un colore splendido in un » panno dotato di tale morbidezza e tanta celebrity, che » fece dire a Tibullo: MoUia caris Vellera det succis bis made facta tyras (1). Queste niedesime cose sono esattamenle ripetule neila Revue de Zoologie (2), e si I'una che 1' aitra di quelle alle- gazioni si tengono a mala pena nella distanza di un anno e mezzo da quanto ne scrisse poscia \ Instilui ; sicche pare iocredibile che il Redatlore di queslo celebrato Giornale, (1) Vegg. Lc Monilcur Universel, Journal Officiel de l' Empire Franraix. Luiie'iii 4 febbi-^o IS'iG. ii." o5, pag. 138. (!d) Vegg. Beuiie de Geolngie. secondo Serie, Ton). VIII, pag. 54, anno 1856. — iom — (limor.inlo nolhi medosima insii,Mie capitalo, non no avesse la niciioma conlezza; o quindi dovessimo quivi Icggero in- sogiianioiili oirca la I'isiinozioiK.' dolla porpora anlira, senza voriin ccnno dol iiiolto cIi' era fatlo prima, mostrando e animali e proccdimciili, clie non I'urono niai conosoiuti ne adoporati dagli aniiclii. 11 diea pure chi lia lioro d'intelli- genza, se I'alteneisi a qiiesta via non sia caeciare in fondo la scienza, e porro iiisorniontabile inipedimenlo a! progres- so e alia industiia. II leggilore (\o\\lns(ilut credera la Purpu- ra Valuta del Lamark (quando sia la Palula) essere la chioc- ciola adoperala dagli anlichi a produr-re quel miracolo di drappo rif'ulgente die in il desiderio e la meraviglia dei piu segnalati e doviziosi personaggi deH'anlica Roma. Crederi clie a porre la materia eoloi-anle di quelle cliiocciole inma- cerazione con Ire lanti di acf/ua per Ire f/iorni (macerari triduo) con ccrta misurnla ijuanlila di sale, sia aver fatto qnanto oecorrc per avei'ne lane e sete splcndenli qnanto spicndono di mirabile cangiante le gemme piu vaglie; cioe per avere la pbrpora degli antichi. Mette ivi travollo e con- fuso Tinsegnamenlo di Plinio, il quale dice di questo raodo: Eximitur postca vena, (juam diximns, cut addi salem ne- cessarium sextarios ferme in libras cenlenas. Macerari Iri- duo jiislum. Quippe major vis lanto, quanlo rccentior ; e dope luUo questo rimaneva la colhira pliniana per avere il iiquore delle porpore accomodate alia tintura ; ch'e la par- te pill raalagevole ed aidua per cogliere il raagistero degli antithi ; appunto perrhe Plinio non ci da bene deflnito il processo tinlorio. Quel sale adunque non era adoperato punto ne poco per apparecchiarc il prezioso Iiquore delle porpore alia tintura ; sicdie a mescervi quel sale e un poco di acqua bastasse a lingcre senza piu; anzi sembra clie non valesse ad altro die ad inipedire die quel Iiquore, come — 4087 — maleria aniiriale, prestamente non si alterasse ; conciossia- che rinscisse lanlo piii vivace e gaja la liuta, qiianto era piii fresco il li([Uore: Quippe major vis lanlo, ([uanto receulior. E X Inslilul iiisegiia che con acqua e sale si tignc, e ci di speraoza cbe in opera di quella sua chiocciola sla per essere restiluita la porpora degli antichi, die non potra mai esser- lo anebe rinvenuto per punto il processo tintorio. I Tirii ed i Romani, e tutta quanta la sapiente antichita, hanuo sem- pre tratta la celebratissima porpora da' Murici, bis mtirice lincta^ e non da altra falta di cliioociole e di conchiglio, ed a fermarne Tidea nel niollusco deW Inslitut e uiio scon- volgere tuUo quanto ci bisogna sapere per redimere la porpora antica. Quella cbiocciola del Rotb e veraracnte cbiocciola porporifera. ma per avere la vera porpora, cioe la celebratissima di Tiro, della quale potersi dire: Lous ei summa color sanguinis concreli nif/ricans aspeclii, idem- (jue sHspeclu refuhjeiis bisogna ricorrere a' murici^ e pre- cisamenle al Murex drandaris, siccorae io non bo mica de- dotto per consegueiiza da' presupposli, ma dimostrato con iterali e provatissimi sperimcnti. Ed e altresi al lume di questa infallibile scoria, die posso accertatamente affermare il mollusco del Rolb appartenere alia porpora amethyslina di Plinio da me rinvenuta nel Murex trunculus ; onde diedi per assolutamente provalo cbe gli anticbi possedevano due porpore: talcjie, ove sorga un giorno, nel quale, per gli studii gia fatti, ci venga ridonata la perduLa ricdiezza di Tiro, la chiocciola dell' Instilut ci fornira non altro cbe una copia pill abbondevole di materiale per la porpora violacea, cioe per quell a/rHW colorem, come dice Plinio, in amethy- sto, (jui in viola, et ipsiim purpurenm, (jucmque janlhinnm appellamus .... Ha fil (imelhisli color cximius ille {\)\ (.1) Vei;;^. il lihrn IX. — 4088 — e di questo modo veggiamo come a non legaie gli sUidii anteccdenti co' succossivi no vciiga danno gravissimo alia scienza e agli alii fini a" quali inlende. § III. Quali ienebre circondassero la porpora anlica, qtiando io stendeva la mano per la sua risurrezione. Poche forse delle cose, che il transito de' popoli daU'aii- tica civilti alia barbarie precipito nella obbiiviono, corsero tanto sirane vicissiludini, qiiante n ebbe corse la celebratis- siraa porpora degli antichi. Forse cagione di tanto danno fu ia medesima sua altissima rilevanza, bellezza e prczio- sita. Queste cminenti prerogative bastarono, avvegnache spenta, a tenerla viva nclla memoria degli noraini, i quali, ignorando le quaiita sue, e raancando TeserapliU'e a far loro conoscerc queilo che rcalmenle fosse, ebbero ricorso al partilo di fingersela per argomenti, i quali, come luce che sono se dirillamente adoperali, si voigono in incertez- za, oscurita e tenebre, se piegati, siecome avvenne, a lorta interpretazione.Di qua ncseguito per primo che, tolta la por- pora alia eccelsa magnilicenza del suo vago e rilucente colo- re, abbellito dalla stupenda prerogativa del cangiante, venne condannata alia Babele degli universi colori, e per fino torno annichilata nel nero e nel candido. Io noH'anno 1832 dava opera a rilevarla da questo sperdimento di riprove- vole fallacia (I) collo studiarmi di ricondurla alia schiera de' rossi in tutte le loro gradazioni, e il silenzio del Vi- viani, le cui idee io pigliava a combattere, mi parve sin (1) Vegg. La Porpora rivocata cniro t ronfini del rosso, sopra ci- tata. — 1089 — d'allora buon presagio di avere diriltamenle colpilo nel segno. Qujvi io chiudeva dicendo: « Non si dimenlichi la » perduta bellezza della porpora, la quale non verra mai » ristorata, finch6 la gi& spenta non si rilevi dalla tomba » che la rinchiude. E rammentiamoci anche essere piu age- » vole rinvenire una gemma perduta, di quelle che frugarla » nelle viscere dei monti, dove sia incerto se esista, o se -> dair opera umana se ne possa discopiire la sede. Dunque n Io studio nostro dee precipuamente rivolgersi a indagare )) quella porpora che un tempo visse e fiori: e 1 pochi cen- » ni che ne abbiamo dato deggiono farci cuore all'impresa. » Io ho in animo di farmi esempio agli allri ; acciocche, se- I) guitalo da piu ingegnosi e valenti Io studio aggiunga » quello scopo, che nelle mani di un solo potrebbe sover- » chiamente indugiare e perdersi senza frutto (!) » e come ivi proraelteva cosi attenni. Pigliava concerto co' pescatori di Chioggia (i quali stanno continui alia pesca e battono perpetuamente il marc) che lutte quelle chiocciole econchi- glie che in qualunque manicra di pescagione loro fossero venule alle reti, non le ributtassero mai come disutili, ma serbate in viva nell'acqua, me le inviassero. Di questa ma- niera ogni pochi di io mi trovava ricco di uuovi molluschi da ricercare. Ne vennc di qua che, fra tanle conchiglie inu- tili, io avessi a confer to il Buccinum echinophorum e per ultimo anche I' Helix janthina (2); ma, quello che piu rileva, (i) Vegg. Opnsc. cil., pag. 55. (2) il niio chiarissimo cnllega dolt. Nardo, grandeniente speito delle cose zoologiche, e massime del iidstrn mare, tiovandosi presente alia letturo. mi fece avveitito che V Helix janthina iidii vive in questo Adria- tico e che peicit) non fu quivi mai linvenuta. Pur nondimeno essendo per me provatissimo il fatto, mi rendo ceito (quando essa nun ispetti al no- stro mare) essere stata quivi violentemente piutata dal contiguo Mediter- raneo o da una procella. o da una corrente soltoniarina, o da eltro chec- chessifo5se. — d090 — noil lordassc giiari, forse per I'abbondanza iii die sono ncl iioslro mare, ad essei-mi luessi innanzi i Murici. Se noa clie dove nelle due |)riinc cliioroiole mi era veiiulo facile farmi a liete speranze pel vagbissiuio liquor vermiglio in, esse oonlcnuto, ne' murici, sudava luiigainontc prima di por la mano, o, meglio, prima di mellej-e gli occlii in quel liguoris hie minimis est in Candida vena. Pur nondiujeno ci perve- niva, c credo proprio piiiamei-ito d'insistenza, clie di consiglio e valore, c cio precisameiile iicl segueule auno 1833. (lonseguilo queslo lideiitc successo, quel rosso del- la porpora, cli' io aveva fermalo per deducimento, mi ven- ne accerlatamente provalo per la eelebratissima porporu tiria dal fatio sperimentale ; se noii clie io errava in ri- spcUo alia amelliyslina di Pliiiio, non esseiido bastalo alio scarso lume I'ornitomi dalle memorie degli anlicbi, a indo- vinare T allra porpora in gentile e vaghissimo color di viola. Tultavia ancbe qui I' esperienza mi dava evidenle- menle a vedere quel rilucente e bellissinio viola essere una mistura di rosso e di azznrro, cb" io facilmenle a mano deir alcoole assolulo sparliva ; siecbe alia fin fine eziandio chiocciola, da cui gli antichi Iraevano la porpora, ah- H braceiava 1' ailra che il vero animalc poi'porifero fosse » il zoofito, che quasi sempre si trova altaccato al riicchio 1) di quel mollusco, e 1 lenloni suoi, o nieglio ovaje, quan- ') do candide e quando vermiglie, il condusse a rilenere » che quelli' fossei'o levencdiPlinio, divisatecisiccome can- (1) Vegg. 0[). cit. (2) Vei;t;. Note del Boriui dullo pag 6!) I'iim nlla 71 della sua vei\ e queste cose si scrivevano e si pubblicavano nove anni prima ch' io, in quello stesso Mui'ice dessi a vedere la reale esi- stenza della porpora degli anlichi ; sicche non erano po- che le tenebi'e die littamenle cdavano quel gran vero, il quale ci doveva aprire gli ocdii a conoscere cosa, che, viva e (iorenle, fu la maraviglia de' popoli, e spenla un de- siderio si ardenle, che non lascio mai quieli gli sforzi degli uomini per ritornaria in vila, Per dare una giusta idea di quello che fosseio le cognizioni noslre quando io mi faceva alia ricerca della porpora aniica, mi soiio (I) Vp^g. /1?(/i«// (/f/Zc sricnzc ilal Jieywi IjOnib.-Vi'tii'Jo. Un^w \\\y pai^. ooi), pcc. — 109/1 — liniiliilo ;ul ullciiaic I" Olivi c il Berini, peiolii' a mo vici- nissimi ed iillinii a sciivcre e a darci per tlisporalo il siiccesso ; ma a clii meglio piaccsse couoscero la sfonriafa confiisiono in die si erano condolU i rioorcalori della porpora anlica, legga la mia Disserlazione sopra la I'or- pora anlica., occ, scritta per rispondere alle critiche del Fusinieri ; pcrocclic se fra noi manoano gli inooraggia- menti agli studii, non mancano pero mai i travagli, Ic offese, i danni piu ostinati. Ma lo aveie gia rinvenulo la porpora, non era avere saldalo il deblto per la restituzione dclla porpora anlica. Troppo era cerlo die nel comporre la celel)rala lintiira gli antichi adoperavano non solo il liquorc delle porporo, uia altresi quello de' buccini ; peroccJK^ Plinio dice : lluc- cinnm per se damnalur, (juoniam fucum remiltit. Tuttavia: Velagio admodnm alUrjaiur, nimiacque ejus nigritiae dat saturilalem illam, nitoremtjue (jui f/uaerilur cocci ; e in al- tro liiogo, al Tyi'ius Pelagio primum saliatur immatiira, viridiquc cortina, mox permulaiur in buccino : sicche non lia dubbio cli' eglino adoperassero ancliei buccini. Laonde per dare all'eta nostra UUto quello che fosse per abbisognar- le a redimere la porpora anlica bisognava allrcsi darlc a co- noscere i buccini ; il die io I'aceva in modo cerlo e preciso col Bticcinum echinop/iorum, coW Helix janthina, coWa ma- teria vermiglia dtAWiclinia macnlata, e in modo genera- lissimo affermando che, ogni qual volla venga incontrala in una diiocciola o conchiglia una materia rossa o ver- miglia donataci in quella condi/ione daila vita dell' ani- male, (|uello e sempi'c e invariabilmenle buccino, dovendo cssere, porche sia porpora, bianca o Candida cnlro T ani- mate e rendci'si in color vormiglio a conlallo dell aria o sottoponondoia all* im|)crio dcgli agcnli inorganici. Quosli — 1095 — erano i segni di dislinzione, ch' io divisava per separaro la porpora da' bucciiii ; e posciache gli aiitklii affermas- sero, die Io porpove erano per assoluto inalterabili, e i biiccini con cstrema facility smarrivano ; cosi io dava per assolutamenle provato al lunie della sperienza, che le por- pore resistono, non che altro, agli alcali caustici, all' acido solforico e agli allri acidi forti, dove il vermiglio de' Onc- cini e sperso, non die dagli acidi piu deboli, dal locco, per dir cosi, carezzevole della luce ; sicche la quistione della porpora antica fu per ogni rispctto inleramente risoluta, E per mostrare veraraente come fosse smarrita ogni dirittura sopra quanto si alleneva al celebrato colore della porpora, udianio come il dottissimo Amati balenasse iiella incertezza sopra questo negozio de' bnccini. Minim pro- (eclo, egli diceva, el Plininm, et caeleros omnes, qnos hoc capite adduciinus scriplores , nniits praeparationis pnr- pvrarum menlionem fecisse,nullam vero praeparalionis sued bnccinonnn, e va innanzi con certi suoi indovinelli lontani al tuUo da ogni realta , die uiai fosse, ne fosse indi per essere nel fatto delle porpore. Non paria Plinio, nc gli altri della preparazione del succo de'buccini, perchc il sueco de' bucoini c falto vei'iniglio dalla ualura, e non bi- sogna d' arte che Io inflori od accenda ; e queste rilevan- ti verila non potevano essere dedolte per consegiienti, ma volcvano essere dimostrale al kime dell' esperienza, sicco- me io feci. (Continua.) mmu DEL mm 2o mm \m k^i Ici'^c la nola del ni. c. cav. Zantedeschi intilolata Cenni storici decjli strumenti nmsicali au- toniatici, die ripetono e stcunpano i pensieri del suo- natore e decjli orgiuii ad esjrressione variata- Giuseppe Marzolo nella solenne disliibuzione dci pre- inii d' indusliia falta iicl 18o7 in ^Milano riporlava la pri- ma corona per organo clie staiiipa e ripele i pensieri mii- sicali del sonatore. Neirestrattodelgiiidizio si affernia, die altri prima del _AIarzolo avevano rivollo 11 peosiero a (jue- sto mirablle congegno, precipuamenlc il piemonlese Mase- ra; ma che la pralica non Tadotto. Noi facciamo voll 1 piu vlvl e sincerl, percbe la pralica adotli quello del Marzolo ; 11 complmenlo c la perfezlone del quale si allende ancora auslosamente dal pubblico. Noi frallanto crediamo noslro dovere di eompletare la storla do' primi inventor! di que- sli apparali, affincbe sia reso loro il dovuto onore e sorga nuovo slimolo nel Marzolo a far conoscere le differenzo fra il suo congegno e quello de" forestieri, die lo prece- dettero in queslo glorioso aringo. Oa oltre un secolo vcnne altamente lodalo per soUile iugegno meccauico I' inglcse Creed, il quale penso ad un — lUi)8 ~ congcgiio aulomalico niusioale, clie avessc a ripclcM'c od a slanipai'e gl" improvvisi del siionatore. Se no possono vo- derc le Transazioni filosoficlic di Londra poll' anno MAI. Appena il pul)l)lico ebbe nolizia dell' invcnzione di Creed, raloraanno Hunger, che si era da due anni oocupato di quesli meccanisnii, prcseato una Memoria con luUi i suoi parlicolari alia R. Accadeniia dello scienze di Bcrli- no, affinche ella no volesse far coslruire il congegno e pubblicarne la descrizione con figure ne' suoi Atti accade- niic'i. N' ebbo I' inventore la piu solenne promessa ; nia allorquando si voile venire all' atto, manco il promesso effetto, perche di rado i niczzi accademici corrispondono ai bisogni sempre piu erescenti delle scienze, dclle arli e delle lellcre. K ben raro clie un' invcnzione od una scoperia sia lulto fruUo di un solo intlividuo. L' istoria ci ammaestra che i grandi trovali I'urono sempre predisposli da idee, da sparse nolizie, die dovevano appresso scuotere allri per I'ecarii a un grado crescente di perfezione e di eonipi- niento. Quasi conLemporaneo all' Hunger fu il cclebrato meccanico Holilfeld, il quale applico dapprima un singola- re congegno ai cembali, affinche gTimprovvisi de'suonatori polessero essere a piacimento riproduUi e slampali. Tolse ancora il comunc difetto agli organi della scolorala mo- notonia, imprimendo loro un carattere luUo proprio al violino, da aversi i diversi gradi di forza nel suono, colia variala esprcssione e siumature, quale abbiam noi dalla inano maeslra che tocca divinamenle le corde di un per- felto violino. Ma non c frequenle il caso, che il genio ancora vivenle colga il fruUo e la corona de'sudori. Spes- so essa e deposta sopra (juella fredda pielra che copre le sue spoglie morlali. Cosi accadde alio svcniuralo Holilleld, — 1099 — clic appoQa compiacevasi udire da suoi apparali automali- ci ({lie suoiii armoniosi , che sombravano dcttali dallo spirito animalore, dovette pagare il Iribulo all' umana iia- lura, lasciaudo a' poster! la ghistizia e la gratiliuline del merito dellc sue I'atiehe, die forsc gli ebbero innanzi tem- po a consmnare il nerbo delta vita. Questa giustizia e qiiesta ricoiioscenza fii resa alia nieinoria di Ilotilfeld dal re di Svezia allorclie visito I' Accademia delle soioiize di Berlino. Sulzer ne mostro at re il nobilc magistefo del tiova'u) di ilotilfeld eda quella mcntesovrana furono tribii- tatiencomi di amniirazione e proferite parole di lode al geaio infelice rapito innanzi tempo a quegii allori che i coiiteiii- poranei gli avevano preparati. Veniite a notizia le rogali laudi tribiitate dallo Svedose ai meceanismi dcIT Ilotilfeld, diede alia luce quanto egli aveva immaginato per un rap- porto musicale stampatore, unitamente al cai'teggio die tenne con I' Eulero che gli era stato largo di eiicomii noii comuni. La macdiiaa, quale il sig. Hunger la presento, ha molta analogia con quella che da per se stessa segna su una carta la lunghezza dello spazio che si percorre da un mobile, e la cderitii di queslo. Per formarsi I' idea pii!i semplice di queslo meccanismo si concepisca dislesa sotto i tasti del cembalo una carta, che si possa per mezzo di due cillindretti far andare innanzi ; al di sotto di ogni lasto vi ha un lapis die accoslasi alia superflcie delta car- ta. Quando si preme e si abbassa il tasto, allora il lapis tocca la carta, e siccome cjuesta si va sempre avanzando, il lapis segna delle linee, che colla loro lunghezza delermi- nano la durata del suono (non gia del tuano, come disse il sig. Hunger poco esatto ne' termini musicali ), e con la loro posizione il suono medcfiaio. Questa e la disposizio- iie gonerale di questa macchiiia semplice ed utile nel uie- Serie JIl.T. IV. 141 — iiUO — (losimo loinpo ; vi si aggiungono allre delerminazioni, die conipiscono di renilonic 1' uso e coinodo e siciiro. liC niagiii(iclie hiiuli sparse dalle Accademie c da'Gior- nali a' viveiili, possano sempro accompagnarsi a quelli ea- coniii siiiceii, olio gli avi noslri al vero mei'ito de' Irapas- sali tril)ulaioii() negli Annali dellc si-icnze o dclle arli ! K possano anooia essere di slimulo elTu-aeissimo a uuovi ti-ovati ! Poscia si comunica iin siinlo dello stesso m. e. cav. Zanledesclii risguardanlc iin' opera sul clinia di Ldiiu', il quale sunto uscira in luce nclle successive dispense. mum DEL mm n mm \m, 11 m. e. dottor IXardo legge una niemoria intito- lata: Piicerche sperimentali suUa vera CAiimi dell irra- diazione e sid vero modo di manifestarsi dim tale fenomeno ; par. I, Teoria delle varie opinioni emesse sopra qiiesto argomento dall'antichita fino ai di no- sti'i, e segulto del proi^ramma della parte II. Terminata la lettura, il prof. Minich osserva che in ottica la parola irradiazionc viene adottata conm- iieinente dai fisici per significare quci fenomeni sub- biettivi nei quali la immagine prodotta sulla retina da un oggetlo dolato di multa luce eccita od invade un lembo circonvicino alio spazio che le appartiene, e percio I'oggelto apparisce alquanto dilatato, Inve- ce parecchi fenomeni acccnnati nella Memoria sem- brerebbero derivare unicainentc dalla dilTrazione del- la luce. Cosi il citato passo di Persio : jam clanim inane fenestras intrat, ecc, nel quale si riprende un giovane alunno immerso nel sonno mentre il sole allargava co'suoi raggi le immagini delle fessure — 1102 — (h'llo iinposle non piiu rigiiardarc^ lirradiaiiiom; pro- priameiitc delta, nia si liibriscc sollaiilo ;»,lia diflra- zionc. Sarc'bbe pcrtaiilo giovovolc alia giusEa ospres- siono ed inkdligcnza dei llilU e concetti esposli nella !\Icmoria che la parola irradiazione fosse nstrcila nel senso precisoe spccialcche le vienealtrihnilo daifisici.' 11 m. ('. dolt. iAardo accoi>;liendo la j)i(Hletla os- servazione dichiara, che avrcbbe iiolalo ravvertenza di valersi del torniine irvdduizwne in un senso pin generale del consueto. II m. c. e seg. doit. IS'aniias legge nna nota inti- tolata: Avvertcnzc sopm alcuni inoiU du])plivAire le~ Ictlricitd ai mulali, che si pnbblicheranno iielle suc- cessive dispense. Si legge una .^femoria del m. e. Bellavitis intitolata: 1\elazione iV aUinemncnto nei jninti ihlk curve «/f/e- hriche e il seguente sunlo da kiistessocompilalodi una sua nota snUa risoluzione umnprica delle e<]uazioni. Giu [)c!' (I'c voile (.'hbi 1' uiiuro tV inli-iKenci'vi, o dotli colloglii, iiitoriio a (piesto argoniciilo, che e una delle vie, per le qiuili (kille aslivizioni dell' olgehra si [uissa idle ap- plicazioiii arilmeriehe, io ricoiTo aurora idia vostra indul- gcnza, aeciocehe vediale so per T impurlaiiza dell'oggetto possa nierilare di vcnir piil)l)licata nei vidiinii delle vostrc nieniDric un' appendire alle due nienioiie clio voi bcDigna- mente accogli(>ste nei vol. Ill c V (ISiO, 1857), in cui eer- cai di espoiTc (juanto occorro ad esse aggiungcre per gio- vare alia praliea ulilila, e cio piendendo in esame aleune opere pu])l)lica(e su tale argonienlo, e parlieolarnienle quel- i — 4 103 — I;i (li Scliniise (Braiin^olnveig, 1850) elm s(a nolla nostra hi- blioteca. Questo aiitorc coinhifia il siio Iraltalo colla non facile dimoslrazionc ciic ogni Gqiiazione algcbrica ha tante ra- tlici quanl' e il siio grado, ed egli a biiona ragione preferi- scequella del Caudiy poggiala sul principio c!ie i eosi detti immaginariinonsono altro clie lecspressioni dei punti diun piano; principio questo che io da molli anni lolsi daila qua- si dimenticata rappresentazione dellequantita immaginarie, e che ormai e generalmente adottato. Io credo peraltro che ad ogni considerazione d' imraaginarii giovi far precedere la teoria delle quantita (eioe reali), la quale e per le ragio- ni logiche e per le praliche aj)plicazioni e naturalaiento staccata dall'altra. Lo studio delle equazioni algebriche u cosi semplice, che puo far seguito immetliato ai fondanienli deir algebra: riinarrebbe soltanto da dimostrare che ogni polinomio intero di grado pari e dcconiponihile in fattori reali di 2° grado ; ma questo teorema, che e mio di quelii dimostratifacilraente col snssidio degrinimaginarii,non e di aicuna importanza per la delcrmiiiazione delle radici reali delle equazioni. L'operazione per risolvereogni equazione algebrica a coefficienti numeiiei gia presentita dal Vieta e una senipli- cissima conseguenza della divisione algebrica ; se un poli- nomio si divide pel binomio {x — a) il residuo dara evi- dentemente il valore del polinomio quando x riceve il va- lore a ; e se il quoziente si divide ancora per {x a), c cosi in seguito, si ottengono i coefficienti delle varie po- tenze di {x — o), doe si ha la trasformata le cui radici sono diminuite della quantita a; I' osservazione della prima delle predette divisioni fa presentire come si trovi la piii piccola radice di una data equazione ; ccco adunque che — 1 104 — quclla liMsiorniJizione ci pone siill;i via di avvicinarsi inde- fiiiilamenle a ciascuna radico. lo credo clie il priino ad insognai-e qiiesto pvoccsso per caholarc la trasforniala sia stalo il Riiflini in una sua nicmoria pubhlicala nv\ iSOi, e qnindi tre anni prima elio il Ikulan dcsse il suo uiclodo di risoluzione, nel quale egli considera soUanto il caso di aur: I , sicclu' si altriliuisce ordinarianienteairilorner {Trans, fhil. i8l9), anzithe al Budan quel processo che il lluffiiii applic6 poi (Sue. Ital. XVI, 1813) all' eslrazione delle radi- ci numeriche. Ad un melodo cosi semplice e cosi facile da dimostrare, c die prohabilmcnte sara statu conosciulo pri- ma del Ruflini, non si fece abbastanza di attenzione nem- meno dopo delle pubblicazioni di Budan e di Horner ; co- si anclie il Fourier suppone die il valor della x sia sosli- tuito woWcdcrivalc, invece di adoperare i coeffieienti delta Irasformata ; uso che si vede gencralinente consei'valo, ad onta della sua inopporlunila. II processo per caleolare le trasformate non da la com- piuta risoluzione delle equazioni, ci volevaunqualdiecriterio die facessc sicuri di non trascurare qualche radice; il teo- reraa del Cartesio serviva pienainente alio scope quando r equazione aveva tanle radici (reali) quant' e il suo grado; ma nel caso opposto era lecito sos[)ettare che tra due tras- formate aventi nei loro cocflicicnti lo stesso numero di va- riazioni cadesse nullostante quakhe radice, giacdie il nu- mero di quesle puo essere inferiore a ([uello delle varia- zioni di segno ; fu dunque di capitate iiiiportanza il leore- lua del Fourier, die diede compinicnto a qucllo del Carte- sio. Questo teorcma viene anche ailribuito al Budan; pare che Fourier io trovasse nel 1797, e pubblicamente lo inse- gnasse nel 1801 ; mentre il Budan nei §§ 39, 52 della sua opera (1807) non fece die sospettarne la verila, e ne era — 1105 — si poco convinto die adoperava il crilerio dclle Irasfor- mate collaterali per mostrare 1" assenza di radici anche in quegl' iiitervalli, iiei qiiali non vi era alcuna perdita di va- riazioni ; peraltro, foise nella seconda edizione deila sua opera (1822), e per certo in una niemoria inserita nel Buliet. Ferussac (Oct. 1829 XII, pag. 297), il Budan espo- se il leorema, nonche il metodo generale per calcolare le successive trasformate; mentre pare die la prima pubbliea- zione del Fourier sia nell'opera posluma (1831). Se si traltasso di deterniinare tutti i valori che fanno sparire qualchroposlo da me sia piutto- sto pill esteso die meiio degli altri, ed abliia i vanlaggi di — liOG — ;uK)pei'arc i cool'licieiili di una sola tlello due Irasfoiinalo, c ili ricliicderc un caliolo facile a ricordarsi, perclie quasi coiiforme al pioeosso riufliiii-llorner. Come nielodo d'approssiiiiazione io credeva die que- st" ullimo Ibsse uiigiiore di ogni allro ; esso conUeiie in se il uiclodo del .\e\>i()U scnza die occorrano Ic eouiplicale av\ei"tenze elic aleuno vi aggiuns(> onde cvilure il peiieolo di sorpassare qualchc radice o di lunx uUeiiere la desidera- ta approssimazione : esso lia peraltro un difetto ; avviene non di rado clie T equazione da risolversi sia uianeanle di molti leiiuini, applieandovi il processo llufflni - Horner r equazione perde immedialamente la sua semplieita ; da un Giornale Ilaliano io sapeva clie nell" .l//«6'/i«ei/m (Dee. 1842) il Weddle aveva pubblieato un duovq luetodo die s' assomiglia a quello delT Ilorucr, ma die lascia alle cqua- zioni sciiipre Io stesso nuniero di termini ; nell' opera ddio Sdmuse veiini finalmente a conoscere questometodo,a cui si spesso aveva pcQsato (giacdie talvoltalecose semplicissi- mc si ccreano indarno), e die costiluisce,a mio credere, ia pill importante aggiunta die debba fare al melodogia pub- liiicato. Per esprimere approssimalameiite le quantita si lianno tre maniere prineipali : I" una e indipendente dal si- slema di nuineiazione, ed e per frazioni continue ; la se- conda e per successive aggiuule di alcuni decimi, poscia di alcuiii ceutesimi, di alcuni uiillesimi, ecc. ; nella terza ma- niera si ha inveee una specie di fattori, il primo sara ua uuinero intero, il secondo I' unitii amnentata da uno o piii decimi, il tcrzo T unita aumcnlula di uno o piu ceutesimi, e cost in seguito. Quesli fattori furouo adoperati dal Leo- neili per calcolarc con facilila e mediantc una breve tavola i logaritmi dei numeri (sai'ebbc desideiabile die venissero pubblicalc le lavolc ias(.i;!lc da queslo iugcgnoso malemati- — 1107 — CO ilaliuno niorlo a Corfu). — Ora se una radicc di una equazionc si vuol csprimcre in frazione continua vale il nolo nielodo del Lagrange, clie e molto opporluno quando i coefflcienti sono interi ; se la radice vuole esprimersi nel solito modo di frazione decimale vale il nielodo Ruffini- Horner, nel quale la radice delle successive trasformata o quclla della primiliva diminuila successivamente delle varie parti della i-adice; linalaienle nel metodo del Weddle la ra- dice si esprime per fatlori, cioe in ogni trasformala la ra- dice differiscc da quella della precedenle per un falloreche vi fu lollo ; ed e nolo clie in tal modo lulle le Irasformale conlengono lo slesso numero di termini della primitiva. II processo Ruffiui-norner ha uu altro vantaggio di servire ollimamenle alia teoria delle equazioni ; nelle niie precedeiiti mcmorie mostrai quanto facilmenle se ne ricavi il teorema del Fourier, i limiti delle radici, e gli allri teo- renii ; sicche e orraai inopportune esporli quali un tempo s' insegnavano, e giova riunire invece lutta la teoria delle equazioni intorno al processo di calcolo die serve al suo scopo principale, cioe alia risoluzione delle cquazioiii. Nulla ho da aggiungere intorno alia delerminazione delle radici immaginarie delle equazioni a coefflcienti reali, poiche lo Schnuse da soltanto il metodo di Rutherford, e siccomc egli stesso dichiara che e utile soltanto tino al 4." grado, cosi non val la pena di occuparsene, giacche rispet- to alle equazioni di 4." grado si ha un metodo diretto e spedilo per la loro decomposizione in due fatlori di 2." gra- do. Credo che il metodo da me proposto (i846) sia finora il meuo laborioso, ed ignoro che prima esso fosse conosciu- to, quantunque in un' opera pubblicata a Padova (1857) lo vegga riportalo senza cilarmi, il che farebbe supporre che fosse cosa gia nola. Serie III, T. IV. 142 — IIOS — II 111. V. liucchia presonla ainslilulo un piogo sui^i^ellato del sig. Yalvasori di Padova risguardanle latrasniissiom'Ciniteuiporanca iki tckfiraintm. il cui dcposito v'kmu! acccltato. mmU M (ilOPiNO !i>5 AGOSTO 1859. -<5f5^- oi legge la segiiente Rivisld del m. c. prof. Bella- vitis (U alcuiii articoli dei Comptes rendus deUAc.va- demki delle scicnze di Franria. InlcrpoUizionc opprossimala. L Ilermile sviluppa maggioniiente iin problema d'in- Icrpolazionc (CoH////c,9, Janv. 1850, XLVIII, p. 62) die il Tchebiilief (J. Liouvillo, AouL 1858, III, p. 289. Vegg. an- clie Brioscbi, Annali, Roma 1858, I, p. 182 e IT, pag. 132. — Rouche, Comptes, Juin 1858, XL VI, p. 1221) aveva gii trattalo mcdiuiite le irazioni continue. Senza porre in dub- bio la generalila ed elevatezza delle vedule deirillusti'e geo- metra, c guardundo sollanlo alia piatica appMcazione parrai obe i principii piu eknncnlari sieno ancbe i piu oomodi e conducenti a calcolazioni piu spodit(\ Riguardo alia prima (jueslione considerata dalT Iletiiiite, di dclerminare doe una funzione razionale inlera, la quale corrispondenlemenle ad ()^ -|- 1) valori della x offra altrettanli valorj dati della y , parnii die piu spedito della fornuila del Lngrange — diiO — siu r iiso clclle liiuzioni inlerpolari, di cui leci ccnno iiclla niemoria sulla risolnzione miiiiccica dcllo cquazioni ( Isii- hilo Vcncto, 1857, VI, pag. 3G2, § 15). Secondo il Canchy {Complcs, Nov. 18 ;0, XI, p. 775 c 033. Genu. 18 58, XXVI, pag. 29 c 57) T Ampere considcro pel primo le liinzioni iu- terpolari ( 1/ui., Clergonne, 1820): giova |)eiallro nolare elie lin dal 1800 il Tadiiii si era occupalo di unaioglie fun- zioni, e no aveva spccialnicnle dedolto in iiiodo rigoroso lo sviluppo del Taylor, deteniiinando col lore mezzo i limili del residuo, e cio in una Memoria degna, a mio credere, di molta considerazione inserita nel Giornale della Socieli d' Incoraggiamento di Milano (luglio 1800, VII, pag. 03). Veggasi pero la memoria d' Ampere nel /. Ec.polijt. VI.xiii, pag. 148. II modo die mi sembra piu breve per calcolare i valori delle funzioni inlerpolari e quello esposto qui sotto, dove alia formula generate accompagno nn esempio niimerieo. Si Iratla di delerminare la funzione razionale-inlera y in gui- sa (he ai valori a;„= — I , Xi^= I , x„_^-=r2 , x.-~'^ , Xi=G corrispondano y„ = 39 , y^ = \ , y.^ = 0 , Vll 2/1231 X-i y, ?/23 4 ogni y . ■ . e il rapporto della diffcrenza fra due y oon- tenenli un indiccdimeno alia differenza dei corrispondcnli X , cioe — 1 1 39 — 10 i 1 0 1 2 — 1 0 1 — 1 0 1 0 5- 6- - 3 —2! -24 — '1 -5 — 1114 — X{ Xq Xfi X\ X'l X{y X j' 'X [ X^ — Xq Forniata questa tavola degl' y . . . (clio lion luogo clelle dif- fcrenze finite, le quali sarebbero opportune se i valori ili x forraassero una progressione aritmetica) si calcolera la fun- zione y colla seguente tabella, che io dispongo in modo di conservare Talgoritrao adoperato nella lisoluzione delle equazioni algebricbe ; si noti peraltro che qui dee calcolarsi procedendo dal sotto in su; essendo ^/dio^j = 0 si comin- eia da ?/,)i«3 e si copiano nella riga obbiiqua ascendcnte i Humeri die nella precedente tavola formano la riga supe- riore obbiiqua, cioe nel nostro caso i nunieri — ^ , G , — 19 , 39 Xq Xo -B, Ai -hBi -hyoi — 1 H- 8 - - 18-h 12 1 — 1 -f- 9 - -27 -f-39 1 _ 1 _4- 8 - -19 2/ui23H-2/oi2 2| — l-f-6 dopo di che le equazioni y^ioj = A^ = A^^ = A , ^•i-yoiiz-hBi—yoii , a;,i,-f-5o-^i , ^vJii-\-C,,=ij,,i , a^o^o -{-B = B,, , x^,B,, 4- C ~ C„ , rr^C,, -}- D = y^ , servono a determinare B^ =z8 , B^^=z^ , C„ = — 27 , i?=r8, C := — 18, D = \2 , e la funzione cercata e y = — x^^ -h Sx' — 1 8a; -}- 12. Questa funzione y = D -{- Cx -{- Bx'^ ~\- Ax^ = F{x) corrisponde pienameate coi valori dati ; se si voglia una funzione piii semplice della precedente si procedera secon- do la iiota regola del metodo dei minimi quadrati adope- rando le equazioni — fH2 — d -f- r.r,, -I- . . . — ?/o , d-h rx, -\' . . . = y^ , ecc. (iovo d , c , . . . sono le quanlita iiicognile. CLc se si co- iiosen la fuiizione l\.v) cd iiiollre requa/ione /(.r) = X-' — I 3,i-'' -h 5 I .x-2 — -'tl.v" — li'lx -j~ i^0 z= 0 , che ha per radici i valori .r,, ,x', ... .r., e si voglia do- lorminarc la funzionc piii scmplice d-{- (v-\-ei'C. , la quale meglio di ogni allra dello stesso grado si avvicina alia F(,r) per liitle le radici dclla f(x) z— 0 , si piio rispar- miarsi di risolverc questa f=() e di delerminare i valori corrispondenti della F{x) . A tul line si troveratino dap- prima le somnie dclle poteoze delle radici della f^=0 , 11 che imitando la disposizione di calcolo indicata nel T. VII deirislitiito (pag. 102, § 50) si olticno scrivendo nella pri- ma riga i coeflicieiiti (oniinesso il primo che dcv'esserc riinita) della f{x) inoltiplicali per 1,2,3,4,5; i numeri di ciascuna riga siiccessiva soiio proporzionali ai cocfiicienti I, —13, 51, —47, —52, 00, ed il primo numero di ciascuna riga e scelto in modo che la somraa di ciascuna colonna sia nulla — 13-1- i 02 — 1 5 1 — 208 -\- 300 15—1 GO + GG3 — G I I — G7G -h 780 G7— 871 4- 3417— 3149— 3 58^ -]-... 3 59 - 4537^ 17799 — IG403 . . . 1959— 25207 -f- . . . 10933 — . . . qucsli primi numeri 13, 07, 349, 1939, ocx'. sono appunlo le somme delle potenze delle I'adici della [=0 . Dopo cio se la funzione y==D -\- Cx -^ Jlx" -h . . . — 12 — 1 8j,' -f- 8a-"" — x^ voglia ridursi ad una funzione, per esempio, di I." grado, si delermineranno />' d' col mezzo delle due equazioni //2«*^" -+- C'-£oc — B^x' + A1.X-' H- . . , Ji'^x -}- C'Ex' = B^x-' ■+- A-Ex-' 4- • • . (■io6 5 Z/ -f- I 3 C = 8. G7 — 1 . 349 13 Z)'-h 67 C' = 8.549— 1.1939 , die danno D' = 8,0747 , C — 1 1 ,0482 e la funzionc Y = {D -h D') -^ {C -h C')x = 20,0747 — 5,95 1 8 . a; clara corrispondentemenle alle cinque radici della 7 = 0 i valDi'i, le cui differenze dai valori di* y hanno la somma dei (jiiadrati minima. Se la Y dovesse essere di 2." grada si formcrebbero in simil raodo le Ire eqiiazioni D'Xx'^ H- C'-Ex -f- B'Ex' = AEx' -+-..., ecc. , colle quali si delerminerebbero D' C D' da sommarsi pot eolle DCS. II Gauss osservo {Commenlal. Soc. Sc. Ooltingensis rc- ccntiores, 1815, III, pag. 39, § 1 I), che senza bisogno di risolvere la /(x) si piio trovare una funzione intcra F{x) , la quale corrispondentemcnte a ciascuna radice del- la /'(.r)=0 abbia lo stesso valore della funzione razio- nalc frazionaria X{x) : (p{x) ; sempreche il douominatore fp noil abbia alcun fattore comune con f . Prima di lutto mediante la 7= 0 si potranno abbassarc i gradi di A (p al di sotto di quello di /'. Dopo cio il Gauss svi- luppa in frazione continua il rapporto f(x) : (p{x) , cioe pone le equazioni identiche f=P(p-j-^ , (p = Q^-j~^ , P^ — ij^_l_^^ ecc. dove i polinomii /' Q R . . . sono almeno del 1 ." grado, cd i gradi di (p ^ ^ . . . sono decrescenli; ponendo /=::: 0 si vedc chc queste equazioni danno per ciascuna radice della f=0, A = — P^ , l=z { \ -^ rQ)(p , M = X ~ ^'i= (— ^' — P^ — ^'Q^')(P > • • ■ " numera- lore X{x) potra csprimersi con A — />?)-{- VA-f r|H^ . .. — 1114 — tlovc p 7 ... soiu), i;(MicM-alineii(c parljuido, qnanlita co- stanti, sicolu"' in lino sara F = /) — (jP -h '• ( 1 -4- PQ) — s (/' -h if -h PQIl) -h ec. /' , I -\- PQ , ec:'. siuio i iiiiiiioi'atori ilellc IVazifMii ooii- vcrgenli verso la IVazione continua / : (p — /' -t- |/() -h I //{ -4- ore. Per esempio so A = a' — m x -\- 2 5 , (p =z a;^ — 7a;- -}- 3c» -f- 12 la funzioiiG F(x) clio per ciascuna delle cinque radici — I , I , 2 , 5 , (5 dclla prccedeiite J':=z 0 egiiaglia il rapporlo X : (p si oller- ra calcolando la /:= {x" — Gx -|- 0)vp-[- x'^ -\-2x — 12 cioc Pzzzx'- — Ga; -}— G , ^ = x"' -h- 2x — 12 , poi X AS 276 ty =: — - ; d'alti'ondo A=*-' — \(ix-{-'2-'i=(p'f~7y — 1 , ■121 quindi F— I— 7P—(i•-hP(>)=—.^•■•-f-8A•-— 18.^-1-12 . (he eorrispoiulcnlcmenle ai predctti valori di x riccve i cinque valori 39 , I , 0 , — 3 , — 24 della frazione X : (p . Gencrazione spontanea. Durante fanno prcsento furono discussc ncIT .'slilulo di Francia due di quelle qucsiioni, su cui sara forsc sempre impossibile slabilire da qua! lalo sia la verita, e die pur nulladimeno, od anzi appunto per queslo, formano oggetto di I'requcnti ricerclie c di decisive opinioui. L'una di lali questioni e la nalura dei coipi creduti semplici, I'altra la generazione spontanea. Per quanto si possadire die i falti sono r unico fondamento delle scieoze^ pure e certo die sla iin[ieri()so nella nostra nientc il priiicipio deH'aiialogia, — ili5 — per osso abbiamu slabililo il legame Ira la causa e reffcUo; esso e fondamento d' ogni noslra scieoza, come di tutti i nostri cM'rori ; senza di lui I falti osservati sarebbcro sol- tanlo cognizioni sloriche sul passalo, noii mai verila scien- tifiche applicabili al fiUiiro. Se talvolta noi dubitiarao dellc couclusioni per analogia egli c soltanto porobe ricordiamo cbe 1' analogia ci lia tratU in errore, c cosi lo stesso prin- cipio ci fa diflidare della conclusione. Vieno da cio die se i naturalisli avessei'o sempre ossci'vato cbe alia produzione di 1111 animale e necessaria runione dei due sessi, e cbe le piaiitc si pi'opagassero per semi, la cui fecondazione abbi- sogna del concorso di due organi speciali ; cbiunque si fosse atlontalo di supporre cbe la generazione di uii essere orga- iiizzato polesse prodursi aiicbe senza una particolare azio- ne Ira due distinti organi sessuali, sarebbe state riguardato dai naturalisli quale stranissimo soslenitorc deH'impossi- bile, come quelle cbe vorrebbe negare una legge della na- tura, cbe in nianiera sempre coslante provvide alia conser- vazione della specie. Pur la cosa precede ben diversamente da cio cbe dovrebbe presuraere cbi amasse considerare soltanto la generazione degli animali superiori, e guardasse alia pill comune e spontanea iuoIti[)Iicazione dei vegetabili. Lasciando di accennare aleune singolarissime anemalie nella generazione sessuale, si riconobbe cbe in alcuni ani- mali e nella inaggior parte dei vegetabili la moltiplicazieue puo farsi mediante la separazione di una parte qualunque. Non e pill vere cbe nell'embrione centenuto nell'uove o nel seme vi sia abbozzato in lutti i suoi organi speciali r essere cbe poi se ue sviluppera; un pezzo di vegetabile, talvolta una sola feglia, e capace di formare un essere per- fetto, cbe si furuira di liori e di frutla quanlo il vegetabile da cui fu staccato. CAo |)rotlusse singolai-i ipetesi, per le Serie IIL T. l\. 143 (luali si ollonchi'o I "idea slossa dell'individLio, o qnella parle, cIk^ poleva divenire uii csserc perfeUo, fii considcrala quasi ouiiio nil individiio avcnle anche prima d'csserc slaccalo una \ila sua propria; cd aiicho in niolli aniniali rimaiie dnbliioso se si Iralli di nn solo individuo o di una sociela di juollissimi individui. Qncsta nianitM'a di pi'opagazionc avicbbo dovulo dimi- nuiro la liducia nrlla necessita della gencfazione per esseri preesislenti c i'ar naseere il sospello elie in questa circo- slanza, anelie piu cite in molte allre, la natura presentasse una nioUi|)lici(a di mozzi che sla in opposizione eon quclla scmplieiU'i ed uniformila che ei piaec allribuirle. Una forse dello cagioni, per le qnali i naturalisli non aecolsero I'idea della generazione incerta si pun trovare neirop[)osizione ail iin'opinione del volgo ; questo clie non conosce a gran pezza Ic rassomiglianze c le gradazioni tra gli animali, non aveva pensato che come si generano gli animali superiori cosi dovessero generarsi tulli gli altri, e, poco istrutto su quel mirabile fenomcno ch'e la metamorfosi, aveva credulo che i vermi ed altri animali o vcgelabili nascessero dalla pulrefazione. I naturalist!, cominciando dal celebre Italiano, scoprirono I'errore del volgo e mostrarono in millc casi la necessita della preesistenza dei genitori ; e cosi pel principio d'analogia negarono risolutamente ogni ailra maniera di generazione, e prelesero die fossero necessarie sperienze positive per dimostrare la falsiti della loro troppo generale asserziooGj mentre invece ogni asserzione non e provata se non in quella parte che risulta dalle sperienze gia fatte. — Infatti nulla slabiliscc a priori la necessita della generazione per essero preesislenti: se si annnettesse che tutti i germi i'ossero posti tin dalla creazione gli nni dentro degli altri, e come si ritiene impossibile la creazione di una molecola di — 4117 — maleria l)ruta;, oosi ogualmonte impossibile si reputasse la creazione d' iin niiovo essere organizzato; ([uesto principio quantunque clcstiluilo d'ogni prova, e veniito nou si sa di dove, pure uelia sua generalita sarebbe invulnerabile ad ogni attacco ; sarebbe uno di quei principii che si credono come assiomi, e cui sarebbe impossibile combattere. IMa niun naturalisla orede a questa preesistenza di gernii, che da ttitii i secob sticno aspettando opportune circostaoze per isvilupparsi; e dunque nii'slieri ritenere che, date pecu- Hari circostanze, la nalura sia capace diprodurreun essere orgauizzalo, che prima non esisteva. Quantunque per la discussione die ci occupa nulla importi che questa creazio- ne di csseri sia piii o meno anticipata, giacche la questione rimane la stcssa, sia che I'embrione venga creato dopo I'unione dei due sessi, oppure ch'esso sia creato nella fem- mina e dalla fecondazione riceva I'eccitamento alia vita, oppure sia creato nel maschio cd entri neH'uovo femmineo; nulladimeno mi pare che un argomento lolto dalla teralo- logia faccia propendere per la prima ipotesi. Se due em- brioni discendessero insieme la dove piantano loro radici per ricevere nutriinenio, potrebbe avvenirc die per acci- dentali circostanze si unissero insieme nel loro sviluppo, e cio avvcrrebbe indifferentemente in tulte le possiliili posi- zioni rispettive ; invece le leggi coslanti della leralologia mostrano che I'unione non puo avvenire se non che Ira le parti similari ; pare adunque die i due esseri vengano creati sopra biogo, spesso disuniti, talvolla unili secondo leggi speciali. I sosteoitori di una sentenza danno allOpiiosta opinionc il nome di generazione spontanea., quasiciic in uaturavi po- tcsse essere dislinzione Ira sj)ontaii('0 e siorzato: bisogna i-ettamenle fissarc il signilicalo d'enframbi le ipotesi. 0 la — 1 118 — goncrozione d'ogni essore orgonizzalo ricliicdo hi proesi- stoiiza ili almeno iino dogli csscri dclla sua stossa specie, oppure Ira le parcccliie circostanze necossario alia genera- zionc non e scmpro compi'csa la proesistenza di qualciie iii- dividiio di ([uolla specie, cd alcuni esscri seuiplicissiini pos- pono prodursi senza la presenza di alcun essere o)'ganizzato vivo. Alcuno sembro ammetlei'c die si credesse di poler gonerare degli esseri organizzati aiiclie scnza residiii di iiialcria organizzata; il Pouchet risposc die tale non era il siio assunto: si tralta di prodiirre iin cssci'c organizzato eon quak'he avanzo di orgaiiizzazione, nia senza alcun germc proveniente da esscri di eguale specie. — Alle spe- I'ienzc di Pouchet e di Mantegazza si obbietia die jnfinili gernii sono disscminali neH'aria; rispondc il Pouchet die le osservazioni niicroscopiche non palesano tali germi, e die so i germi iossero neiraria qualciie animaletto dovreb- be svihipparsi anche ncH'acqua pura, quantunque gli man- casse poi il niitrimento; mentre per lo conlrario quando vi e qualciie avanzo di materia organizzata tosto si sviluppano gl'infusorii. — Qui si cade lacilniente in un circolo vizioso; per asslcurarsi che I'aria e Tavanzo di materia organizzata non contengono germi si espongono ad una elevata tempe- ratura; e per giudicare se questa temperatura sia suflicieale a distruggere i germi si osserva se si sviluppino infusorii. Quindi uno stesso sperimento provera agli uni essersi gene- rati degli infusorii senza germi, ed agli altri die i germi persistono alia elevata temperatura cui si sottopose la so- stanza. E quando la sostanza sia carbonizzata, se non compariscano infusorii, i primi diranno che la cagione nee I'essersi distrutto ogni resto d'organizzazione, ed i secondi diranno che ai germi si e tolta la facolta ger- minativa. — Bisoiiiicrobbe trovare die in sostanze di — my — ogual origiiic organica variamcnle modilioata da rcagonli chimici purissimi si generano infusorii different!, i cui gcni- tori non possono trovarsi uogli esseri vivcnti, da cui quelle sostanze proveiigoiio; ma^ancora sarebbe leeito siinporre ehe gl' infusorii fossero suscettibili di metaniorfosi siniili a quelle che si risconlrano in alcuni vermi inlestinali, i quali successivamento ospilano in animali differenti,e che percio si celasse la provenienza di paternita. Quantunque gli scienziati dell'Istituto di Franoia sieno avversi alia generazione spontanea, pure mostrarono di credere che I'argomento potcsse ricevere sperimcntalniento qualche decisione od alraeno maggior chiarezza, giacche lo proposero ad oggetto di premio {Comptes, XLVIH, p. 33o). Potrcbbe sospettarsi che provenissero da nuove crea- zioni quelle crittogame che attaccarono cosi crudelmente, forse per la prima volta, i tuberi, le viti ed i bachi da seta. Riguardo a questa ultima malattta 6 osservabile che una commissione dell' Istituto avente Quatrefages per relatore in un lungo rapporto {Comptes, Mars 1859, pag. 5b2) sulla pcl/rine dei bachi, che si paragona at cholera, non faccia alcun cenno, nemmeno ad oggetto di coufufazione, dell'ipo- tesi e delle osservazioni, per le quali molti naturalisli ten- gono per probabilissimo che la cagione del male sia una crittogama. Corpi sempUci. La discussionc tra Dumas e Despretz (Comptes, Fevr. 1839, XLVIII, pag. 3C2, 375) ebbe per oggetto la scrapli- citti dei corpi. La sontenza dei quattro elementi regno per molti secoli; giacche la stabilita delle opinioni e in ragione inversa dclla stabilita raeccanica, quanto piu ristretta e de- — H20 — l)()lo luiiino la l)aso, tanlo piii liuii^adienio riniangono iiicon- cusso. Le scopeile nioderne portarono alia sossanlina i corpi olenicnlari, iiumcro clio male si accorda eon quolla somplicila, die ad ogni coslo si vorrebbe trovare nella natura. — Gli oquivalenti ehimici di questi eorpi scmbrano essere luUi cspriiiiibili eon nunioii intcri qiiando si'assunia il nimiero 8 per e(iuivaleale deH'ossigeno; qiiesta osserva- zione fu falla da prima dal Proui, c quanlunque eombat- kita dal Berzelius seml)i'ava conformala tialle analisi succes- sive. iNclia .Alemoi'ia inserita nel Vol. Ill dell'i. r. IsUUito (Venezia 1847) ho anch'io raccolto in iin prospetto i piii probabili equivalcnti dei corpi seniplici, facendo scorijorc il gran vantaggio die si lia abbandonando per rcqnivalentc deir ossigeno I'lisilato 100 ed adoperamlo il numero 8: ho semprc il desiderio di rifare quel prospeUo a seconda dellc nuove osservazioni. Jl Dumas ha pubblicalo parlc delle risultanze dei suoi lavori [Comples, Nov. 1 857, XLV, p. 709; Mai 1858, XLVI, p. 952); egli e sforzalo ad ammeltere nci numeri esprimeiiti gli equivalenti non solo i mezzi ma an- che i quarti ; il die, a dir vero, mollo toglie alia scmpIiciLa ed alia credibilita della legge del Prout. Sarebbe un lavoro importanUssimo slabilire \' error probabile di ciascuna dc- terminazione iiumeriea, allora si polrebbe scorgere quanto grado di fuUuia ri manga a quella legge. II Dumas reca ai numeri comprcsi iiel mio prospelto le segueali modilica- zioni: I porlato da !26 a 127, F da 1 8 - - a 19 , P da 32 a 31, Si da 22 a 2 1 , Cr da 28 a 2G, W da 95 a 92, Ti da 2'i a 25, Sb da 129 a I 19 c poi 122, 2.P.i da 212 1 3 a 207 c poi 2 1 i , Pb da 1 04 a 1 03 -^ , Zn da 33 a 32 j , 1 I 3 Ni da M) a 29 — , Mn da 27 — a 20 , Al da lia 13--, — dl21 — Zr da 34 a 33 , Mg da 12,7 a 12 e poi I2-| , Sv da -ii a 43 4- , Ba da 08 a 07 4r , SI da 0 a 7 . 4 2 * I corpi scmplici, die per le ioro I'assomiglianze sem- brano appartenere ad una stessa fainigiia, hanno lalvolta gli equivalenli in progressione arilraetica : siccomc una tal cosa ba luogo Ira moltisshni radicab provenienli dalla na- tura orgauizzala, il che trova una evidente spiegazione nella successiva soslituzione di un coniponcntc ad un altro; cosi ak'uno e Irallo a credere cbe veraincnte i corpi detti sempbci risuUino da varie propoi'zioni di altri corpi, il che spiegherebbe e la rassomiglianza delle proprielu e la pro- gressione negli equivalenli cliiniici. Mi seinbra die queslo raziocinio sia una consegucnza del preconcelto principio della semplicila della iiatura, e di un ben ardilo principio d'analogia. Aspelliamo di riconoscere sperimentalnienle cbe p. e. il cloro, il bromo e liodio sono o differcnti combina- zioui di due coraponeuli, o diflcrenli stali ailotropici di una stessa sostanza, ed allora ci polra sorgere qualcbe proba- bilita che simil cosa abbia luogo tra il solfo, il selenio ed il tciluro, o nei due gruppi del calcio strunzio bario, e del litio sodio polassio, od in altri gruppi. Inlanto non mi pare che si ablh'a alcun uioiivo per credere die i corpi ritenuti quali semplici non sieno tali: non si puo che indicare come falli osservabili le relazioni tra i pesi degli equivalenli dii- mici, notando peraltro che il ristretto loio numero o la non perfelta esatlezza lasciano mulla probabilita che sieno accidentali incontri resi facili dalla supposizionc che gli equivalent) sieno nunieri interi. II Desprelz inlrattenne llstituto con parecchie sperien- ze (Comi)tes, Dec. I8a8, XLVII, pag. 1020 ; Janv. l8ol), pag. 130, 302, cc.) sull' inalteraliilila di aUuni gas e me- — 1122 — lulli soUoposti a i'ortissimc (eiiiperaliu'e, coircnli eleltri- clio, cc. li Dumas considoru qucsti lavori come iin' opposi- zioiic alle sue vedute, c disse »lie le sporienzo iion erano coiicliidcrili, giaccht' uii corpi) piio rimancrc invarialo soUo allissime leinporaUirc e nulladinicno cssor cumposlo, dclla (jiial t'usa I'acqiia sei'vo di esempio. Mi pare clie le coiisi- dorazioni del Dumas, appunlo perclie poggiale unioamenle ad ipotesi, noii posi-ano rieevei'e altaceo da sperienze di I'jsultato solamenle negativo, le quali d'aUroiule conscrvaiiu la loro iiuporlanza in quaiiio eomprendaiio nuovi I'alli sulla iiidecomposizione del corpi liiiora riguardali come semplici. "ypirili picchialori. L' Accademia delle scienze uoii si occupo mai di quegli incaiitesimi, die sollo i iiomi di uiagnelismo auimale, di iavole pailauli, di spiiiti picchialori sorgono di Iralto in trallo a piovare die la credulila non e di esclusiva appar- lenenza del volgo. Possiamo soltanlo nolare una conversa- zione [Cumplcs, Avril 1850, pag. 757 . . . 7G i) inlorno ad alcuni roniori museolari palulogici, ed a parecchic maniere eccezionali di piodune volonlariamenie dei suoni e dei colpi coi lendini e colle ossa ; speciali propriela di alcuni individui elie spiegaiio henissirao le giunlerie esercilate ueir America dei Nord, di cni si I'eee onore al Diavolo in persona. — 1123 — Conforme V articolo 8." del regolamento intenio si fa lettura della segnente comuiiicazione del sig. Carlo Ponti. ALL' L R. ISirrUTO VENETO DI SCIENZE, LETTERE ED AKTI. I folograli e i fabbi'icalori di stereoscopi stabilirouo le propoi'zioni del loro meccanismo sul principio, cho la distanza iateroculare, essendo invariabile, non perraette di fabbricare stereoscopi di maggiori dimensioni degli iisitali, c in conseguciiza credettero cbe le vedute fotografiche non potessero sorpassare quella grandezza clie si rese costantc e comune in lutli i paesi, e che lesto Onora nei liniiti di HO centimeli'i quadrali. Le due leuti negli attuali stereoscopi sono poste ad an- golo alquanto oltuso, ed hanno una distanza locale assai corta, di circa 4 pollici, corrispondente a quella delle ordi- narie lenti da cataratta ; cio che non e senza qualche afla- licante influenza sulP occhio. Si erode pure nocessaria condizione a rappreseatare il solido o ad otlenere la sovrapposizione, che le due vedute fotografiche sieno collocate ad angolo dcterminato Puna ris- petto air altra. Questi sono i priiicipii coraunemente ammessi a regola- re la fabbricazione degli stereoscopi e delle relative gran- dezze delle vedute fotograflche ; laonde non v" ebbero mai ne stereoscopi ne vedute fotografiche di dimensioni mag- giori di quelle che tutti conoscono. Posti questi fatti, io pcnsava se quel principio, conunie- mentc avulo per immulabile, fosse vcramcnle quale lu si Seric III, T. IV. I'i4 — 1124 — credeva ; se fosse possibilc, col tiare alio Icnli magii,ior diauietro, angolo piii aculo, distanza focalo piu liinga, c alle vedute fotogiafu'lie dimonsioni mnggiori, di supplire air invariabile dislanza iiilciociilaro, c di oUencro ugual- nienlo la rappresontazione del solido al uaturale in un cam- po visuale raaggiorc del i-onsiieto e con ir.aggiore ingrandi- luento. Propostomi qiieslo scopo, io coulldo di averlo rag- giiinto. Kel lueccanisnio, the ho lonore di prescntare a queslo i. r. Istilulo, le lenti prismaliihe sono di diaraelro ollre al doppio luaggiore delle coniuiii, e cosi pure Io sono oltre al doppio le vediiie fotogialiclie, perclie dui liniite coniune fi- iiora invariato, di MO centimeiri quadrati, esse arrivano a quello di 2G0, onde f oggetto v'appare ingrandito, od cste- so ad un canipo maggiore. In tal niodo polei ottenere quanlo finora non eras! con- seguito ; cio clie come frutto modesto de' miei lavori rac- coiuando a queslo i. r. Istituto, non senza aggiungere la quasi certezza che potro fra non molto fargli omaggio di pill cospicui risultamenli. Elenco dei doni presentati all'i. r. Istituto dopo le adiinanze 10 e 11 apriie 1859 fiiio dopo le ul- time deir anno 1858-59. Memorie (/' idrauUca pralica, delT ingegnere commend. Pa- Icocapa, volume unico. — V^enezia 1830. GazzeUa di Verona. N. 79-187. Giornalc dcUe scienze mediche. N. 6 e 7. — Torino 1859. llcichs-Gesclz-l/latt, elc (Bollellino dolle Lcggi per I'lmpero Auslriaco), puntale 11-41. — H25 — V Echo medical. N. 4-6. — Neiichatel 1859. BuUctlhi de la Societc Vaudoise des sciences nalurelles. N. 43. — Losanna 1850. Catalogue de la hiblinihcqne de la meme Sociele. — Lo- sanna 1858. NolizenMalt etc. (Foglio di notizie in aggiiinta airarcbivio di nozioni per !e fonti della storia austriaca). — Vien- na 1858. Archiv etc. (Arcliivio per le nozioni delle fonti sloriclie austriache, ecc). Vol. 20, disponsa 2: — Vienna 1859. )) 2 1 , » I ." — )) I) Sitzungsberichte etc. (Atti dell'i. r. Accademia delle scienze di Vienna). Classe di Closotia o storia. Vol. XXVIII, dispensa 3.^ — 1858. » XXIX, » 'i.^e2.' » » XXX, .) I." — 1859. Silznngsbericlile etc. (Atti delP i. r. Accademia suddetta). Classe di niatematica e scienze naturali. Vol. XXXIII, disp. 24." alia 29/ — 1858. » XXXIV, .) 1." alia G.^ — 1859. 0 XXXV, " 7.' alia 9.^ — « Corrispondenza scienlifica. Anno 5, N. 4 1 -5 1 . — Roma 1 859. » 6, IN. 3 e 4. .. » II mvtuo soccorso, ecc. N. 15-22. — Milano 1859. Camples rendus hebdomadaires de i Acadeinie des scien- ces. T. 48, N. 15 al 26. — Parigi 1859. » 49, » 1 al 6. — » » Atli dcW Accademia fisico-medico-slatistica, T. 4, disp. 1." — Milano 1859, con Tindice per I'anno 1857-58. La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi nitimi 50 anni. Sliidii storioi di (lirolamo Dandolo. UKiraa dispcn- sa. — 1851). Osservalorc Jriesiino. N. 79 al 180. — 1859. Annotalore Friulano. N. 4 5 al 33. • — Udine 1859. Denkschriflcn, etc. ( Memoric dell' imp. Accadcmia delle Sfionzc di Vienna). Classe di liiosolia e storia. Vol. IX. — 1859. Classe di uialem. e scienze nuluiali, Vol. XVI. « Alti delta r. Accademia del Georgofili^ Vol. VI, disp. I." — Firenze 1859. HvUetlino dell' islmn di Suez. N. 7 e 8. — Torino 1859. Avvisatorc Mercantile. N. 15 al 33. — Venczia 1859. V Etd presente. N. 15 e IG. — Venezia 1859. Cazzetta di farmacia e di chimica. N. 15 al 28. — Venc- zia 4 859. ■ Cronaca di scienze, letlcre edarti. N, 7 al 9. — Milano 1859. L' Economia rnrale. N. 7. — Torino 1859. // Bacofilo itatiano. Anno 2. — Milano, aprile 1 859; con un bullettino. Arcliivio storico ilatiano.T. 9, dispensa 1.' — Firenze 1859. Maynciische etc. (Osservazioni magnetiche e nieleorologiche di Praga, anno XIX; dal I." gennaio lino al 31 diccm- bre 1 858. La Civiltd cattotica. N. 218 al 225. — Roma 1859. Circa le condizioni ed i salarii dei maestri comunali in Lom- bardia. Disserlazione d' Ignazio Canlii. — ^lilano 1859. AlUjemeine zeitwig (Giornale universale per la scienza). N. 1-G del foglio setlimanale, con appcndice bibliogra fl- ea. - Vienna 1859. N. \ del foglio mensile. — Vienna 1859. Opcre scientifiche ed artistiche composle, disegnale ed illii- slrate da Ignazio Villa. — Firenze 1859. — 1127 — Inlorno alle superficie delta 2.' classe inscritte in una stex- sa superficie sviluppabile dclla 4.' classe, Nola del sig. prof. 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Bulletin de la Sociele imp. des naluralislcs de Moscou. Di- spensa 4.' 4 858 e disp. 1.'^ 1859. Miltheiiungen, etc. (Comunicazioni delli.r. Societa geogra- fica di Vienna). I.'' dispensa. — 1859. ^ Jahrbuch etc. (Annuario dell'i. r. Istituto geologico di Vien- na) Disp. -5.=^ 1858 e disp. I.'' — 1859. Poliislore, etc. (Giornale di scienze fisicbe e morali in lingua arniena). N. 5 al 7. — 1859. Stdle reliquie f/' un pachyodon, dlssottcrraie a Libdno due ore nord-est di Belluno in mezzo all' arenaria grigia^ del dott. Raffaele Molin. — Vienna 1859. Beilrdge, etc. (Aggiiinte alia Paleontogralia dcH'Auslria) del sig. Franc, cav. de'Haver). — Vienna ed Olraiitz 1858. Risposta del prof. Giusto Bellavitis all' apologia del prof. Bartolommeo Bizio sulla doitrina fisioo-chimica ilaliana. — Padova 1 859. Sulle risaie del basso Friuli. Meraoiia di Giacomo Collotta. — Venezia 1859. Mem,orie delP i. r. Islitiito Lombardo. Vol. VllI, fasc. I. — Milano 1859. Atti dell'i. r. Istituto suddetto. — Vol. I, fasc. 15. — Mi- lano 4 859. Memorie dell' Accademia d'agrieoltura, commercio ed arti di Verona. Vol. 33 al 33. — 1857. » 36 0 37. !838. // Principio fiiosofico di Antonio Rosmini e sua armonia colla dottrina caltolica. Lettere di un anonimo con annota- zioni del P. Sebastiano Casara. — ■ Voiona 1859. — 1 130 — Ciornale vcnelo di scicnze mcdiclie. Aprile, maggio c giii- giio 185'.). Sludii del sig. doll. Cesare Bernasconi sopra alcmii punli slorici dclla pilhtra italiana, raccolU e ripubblioali da Carlo Ferrari pittore Veronese. — Verona, aprilc 1859. Die FeicrUche etc. (Solenne adunanza doll'i. r. Accademia delle scienzc in Vienna Icnutasi il 30 maggio 1859). 'AclUzehuter, clc. (Rapporto 18." sul museo Francesco Ca- rolino). -- Linz 1858. MonatsOcriclU, etc. (Relazioni nionsili deli i. r. Accademia delle scienze di Berlino). — 2° semestre 1858. Vebcrsichl, elc (Prospelto meleoi-ologico dell' Islituto di Ber- lino, con osservazioni alinosfcriclie.) — 1855. Vebersicht, etc. (Prospelto almosferico del Nord della Ger- raaiiia colle osservazioni meleorologiehe dell'Istitiito di Berlino). — Anni I85G, 1857 e 1858. Bericlit, etc. (Relazione del 30 gingno 4 859 dell'i. r. Istiluto geologico di Vienna). Verliandlungcn, etc. (Trattazioni dclla Societa fisico-medica di Wiirzburg). T. 9, disp. 2.'^ e 3.=* . Geschichle^ etc. (Storia dello scleranto uncinato di Vittore Janska). — Vienna 1859. llicerche e considerazioni uUeriori suU'alluale inalaltia dei bachi da sela del dolt. Marco Osimo. — Padova 1859. Alti dclla pabhlica adunanza (anniversario 19.") dell Isli- tuto medico di Valenza. — i859. Statuti dcW Istitulo suddetlo. — 1858. The Journal. Giornale della reale Societa di Dublino. — Gennaio e febbraio 1859. Prospectus lielminllnim, qui in rcplUihus et amphihiis Fau- nae itaticae continenlur. Auctore Friderico Polonio. — Palavii, julio 1859. - • ' '•-' I^DICE DELLE mmu DELL' ANNO ACCADEMICO 1838-59. -oo^n orno i-i novembre 1858 . . pag. 63 — 15 novembre » . » 125 — \2 dicembre » . » 127 — \ 3 dicembre e . » 237 — \ 6 (jennajo 1859 . . . » 241 — 17 ijennajo D . » 295 — 1 3 febbrajo n . « 3 H — 14 febbrajo rt . » 375 — 1 3 marzo I) . .. 411 — \ i marzo » . - 483 — 10 aprilc » . » 511 — 1 1 aprile » . « 603 — J 5 ma(j(jio ') . » 657 — 16 magyio 1) . , . « 923 — 19 ijiugno » . . .. 925 — 20 giugno » y> 1019 — 2-i luglio » . . . .) 1 02 1 — 25 luglio » . . . »I097 — 2 1 agoslo "... » i 1 0 1 22 agoslo » . . ■ « 1 1 09 Serie IJ/.T. IV. 148 (! '. \> -K't IlICE ifiFABETICO PER M A T E R I E E PER N 0 M I Jcqnisli. — Opere di molto valo- recomperalepeilabiblioteca dalli. r. Islitiito; e proposta di miovi acquisli, pagj. 336. Jdunanze, piig. 63, -123, 127, 237, 241, 293,311. 373, 4 H, 483,311,603,657,923,925, 1019, 1021, 4097, 4101, 1109. ^ffari inlerni. — Si distiibui- scela tabellaperle adunanze deir iinno accadetn. -1838-59, p.84. — Apresinn piego depo- sitato lie! 1847 daldecesso m. e. ingeg. G. Jappt'Ili, dove si siiggeriscoiio aicHni spedienti repuiali iilili per le ferrovie, p. 138. — Si legge una !et- tera del iminicipio di Trie- ste, tbe prega i' Istitiito di volere incaricarsi del giiidi- zio dei lavori cbe fos^ero per essere prodotti in risposta ad nil siKt programma con- cernente nn' opera di belle arli, cni andrebbeannessoun premio di fior. 630, p. 238. — Si statnisce che il qiiesito scientififo da piibbliearsi nel maggio dell'a. c. debba ver- sare soprn hi chimica e la fi- sica applicatn ai bisoqni del- I'nomo, p. 243. — Si elegge la ginnta per la scelta dei socii corrispondenti, composta dei ni. e.Buechia, Bi'lla\itis, Za- nardini, iMiiiitb, Sanlini, Sa- gredo, CO. Miniscalcbi e Bian- cbelti: nonche iin'ailra ginn- ta per la biblioleca. di cui fa- ranno paite i m. e. Sagredo, Cicogna, Minich , Zanardini e Beila\itis, p.244.— Si legge iin decreto deH'i. r. Liiogote- nenza risguardante I'elezione del prof. Riiffeiele Molin a s.c. deir i. r. Islitiito, ivi. — 11 se- cretario jinniincia esser stata distribiiita la 11 parte del Vol. \II dclle Memorie in 4." pnbblicate dall'Istilnto, ivi. — Si legge una iettera del 4434 presiilente dell' Istiluto lom- hiirdo bar. Ciunillo Viu-ani, con cul parlecipando all'Isti- tuto veiieto la sua tlozioiic, a quelia carica, fa un voto perciie si scambino con pin di IVeqiienza le reciprocbe conuinicazionl . come piu indiibitala dimostrazione
  • ti- Coiminica iin' aggiiinta ad tiito, e rapporto cbe ne fii una sua Nota piibblicnta lello, pag. 483. Del 1838 nel III Vol. di qiiesli Berti dott. Antonio, s. c. — rnedesiini Atti, pag. 344. — Siil clinia di Yenezia. Studii Fa iin"av\ei'tenza ad una let- tratti dalle osservazioni ine- tuta del prof. Bizio sull'ana- teorologiehe del venteiinio lisi della luce, pag. 392. — ■ 4836-35, ed acconipagnati Snlle tavole d' integriili defi- da tavole niimeriche e grafi- niti, conipilate da D.Biereiis che, pag. 93. — Sopra iiii de Haan. Relazione, p. 413. insetlo [lerforatore del piom- — Sui vantaggi d'una ma- bo. Commiicazinnej p. 452. niera di numerazioiie nelle — Snl tlima di Venezia, eon- citta. I\ota, pag. 420. — Di tinnaziime, pag. 469, 253. alciine memorie del Liou\ ille — Sul terreinoto di Yenezia intorno alle fiinzioni mime- del 20 gennaio 4839. !\ota, riche, e delPoinsotsnlla per- pag. 393. — Su! clima di cossa massima. Nota, p. 536. Yenezia, contiiuiaz., p. 439, — Sogginnge alcune parole 564,937. ad nna rettificazione del dull. Bia>chetti cav. Giuseppe, m. Bizio, pag. 062. — Sull ap- e. — Eletto membro della plicazione della cinematica giuntii pella scella dei soeii alia curvatura di tutte le corrispondenti, pag. 243. — ■ Irajetlorie descritte dai pun- Suo quarto cerrno intorno a li di un sistema piano iiiva- cose di lingua, pag. 544. riabile. nonclie sul Syslein .Biorinifie e JSecrolocjie, p. ■l'2o, eUiptischer boijtn berechnet, 460,311, 039. del sig. J. G. Schmidt di Bizio prof. Bartolommeo, m. e. Beiliri.., p. 923, 991, 4001. — Osservazioni alia l\ota — • Allineamentu nei punti sull' analisi della luce, p. 375. delle curve algebiiche, pag. — ■ Kettilicazione d' alcune 4402. • — ■ Sunto sulla sua osservazioni male apposte, Nola sulla risoluzione nume- pag. 060. — Appello agli irl- rica delle equazioni, p. 4 102. timi studii razionali e speii- — Rivista d' alcimi articoli r imentali intorno alia porpn- dei Conti-resi dell Accade- ra degli anlicbi, pag. 995, mia dtlle Scienzc in Fr.uuia, 1019, 1077. pag. 1109. Bolanica, p. 133,''i07..303,589, — 113G l^Rir.HE.M'i Waiirizio. — Aiitore d' una Menuirifi siilla cor- reiite litoiale (IcH' Adiialico, pa;^'. 4125. BiiccELLEM aw. Antonio. — Autore d' una traduzione in scioiti itiiliani dall" Eneide, pag. 498. Buci^lUA pi-of. Gustavo. — Sua eiezione a menibro della giun- ta per la scelta del socii coi- rispondenti, pag 243. — Sul nioto deir acqua nel turbine idrofoio dello Selilegel, e su- gli effetti di qiiesta niacchina applieata al prosciugamento dei terreni palustii dedle pro- vincie venete, pag. 321. — Presenta un piego suggel- liito del sig. Yalvasori di Pa- dova risguardante la tras- missioue conteniporanea dei telegraniuii, pag. 1108. Canal prof. Pietro, m. e. — In- torno air Eneide di Yirgilio recata in versi italiani dal- 1" avvoL-ato Antonio Buecel- leni. lielazione, pag. 498. Cappelletto ingegn. Alinpio, ni. e. — Accenna per inci- denza d'aver I'atto parte del giuri nella grande esposizio- ne di Londra, come uno dei Ire aieiiibri italiani eletli a quello scopo, e come rappre- sentanti' la citta di Yenezia, pag. 152. — Legge il Rap- porto drlla Cominijsiune, di cni fa parte, intorno ai con- corsi presentali in ri^posta al quesito scientifico risguar- dante i mezzi per iunalzar r acqua a medioeri altezze, pag. CG3. Cavalli CO. Ferdinando, m. e. — Sulla popolazione delle pro- vince venete (llappoito, fa- ciente parte dei lavori per la illnstrazione topografica, i- draulica, fisica, statistica, agraria e niedica, secondo Tart. 127 degli Statuti in- terni), pag. 489. — Sua eie- zione a Presidente, c suoDi- scorso neli' assumerne 1' in- caiico, pag. 657. CicoGNA cav. Euunanuele, m.e. — Intorno a Giovanni Musle- ro da Otlinga, professore di civili istituzioni nello studio di Fiidova nel secoio XYI. ]\Iemoria, pag. 125. — • Co- municazione d'un saggio del .sig. Angelo Dal Medico dello spoglio (li parole e frasi die dovrebbero airiccbire il Di- zionario del diiiletto venezia- no, pag. 2i3. — Sua eiezione a menibro della giunta per la biblioteca, pag. 244. — Re- lazione d'una visila artistico- antiquaria agli stabilimeiiti dipendenti dalla i. r. Dire- zione del G^nio in Yenezia, pag. 925, 1005. Clim(itolo^'