Sfif XXXV V. soci CORRISPONDENTI ESTERI Alfredo d' Orsay Conte in Parigi Bergonsi di Reggio di Lombardia Cautù di Torino Cardone D. Carlo P. di fisica nel Liceo di Benevento Cardozo de Menezes D. Giosè di Coimbra Chevallj de Rivaz di Parigi Dietrichstein Conte. Forster - Quin D. Federico P. di medicina in Edim- burgo GaruUi D. Alessandro di Macerata Gozzi D. Fulvio P. di medicina in Bologna Graeff D. Carlo Ferdinando di Berlino Harrison in Londra. James Dottor Giovanni in Londra Kirckhof di Anversa Lupacchini Matthaeis D. Giuseppe Direttore di Clinica medica in Roma Matlhey D. Giuseppe di Viterbo Medici D. Micbele P. di fisiologia in Bologna Melloni D. Macedonio Olfers Cav. D. Ignazio , Berlino Orioli D. Francesco in Bologna Ottaviani D. Vincenzo in Arceria Pappadopulo D. Andrea in Corfù Pelli - Fabbroni , Firenze XXXVI Schemiot D. Stanislao P. di chimica in Pietroburgo Schomberg Cav. P. di medicina in Copenaghen Serristori Cav. D. Luigi di Firenze Soldani Spallanzani Gio : Battista di Reggio di Lombardia Stanhope di Londra Trompeo Cav. D. Benedetto di Torino Villeneuve di Parigi Wolkof , Pietroburgo Zamboni Abate D. Giuseppe P. di Fisica in Verona. ( I ) Memoria del socio ordinario baropte Giuseppe nicola durini SUL calcolo economico ; LETTA NELLA TORNATA DE 6 FEB- BRAJO 1834. Dccipimur specie recti. HoRAT. Oe trista esperienza non ci mostrasse ogni giorno li miseri avanzi delle più belle imprese industriali, e la ruina di alcimi, e Io scoraggiamento di taluni altri: se non credessi di qualche pregio , e di grande importanza ricercare , onde ciò avvenga , non occuperei sicuramente il vostro tempo , e mi rimarrei in un quieto silenzio. Ma poiché que' fatti accadono ogni giorno , e spesso ci av- viene di vedere che le piìi belle speculazioni commerciali, ed industriose , condotte ancora, ed ordinate con tutta la sagacità , economia , e destrezza finiscono con distruggere, ed annientare que' capitali , e quelle fortune che pur vo- levausi migliorare , ed ingrandire ; non fia maraviglia se il nome d'imprudente, azzardoso, e progettista diasi vol- garmente ad ognuno , che voglia fare qualche intrapresa, e che , per iscansare questa taccia , altri stiansi inoperosi^ ( 2 ) consumando lietamente il loro ereditato patrimonio , ed altri celi e nasconda quell'oro, che circolando avrebbe dato moto e possanza al viA^ere civile , ed al bene della Nazione. Che un faccendiere, un guasta- mestieri per smania d'arricchire vada ad incontrare le miserie e la povertà, vadasi pure , che gli sta bene ; ma che altri pieno d'in- gegno e di attività , dopo tutte le considerazioni ed i calcoli urti nello scoglio della miseria , e faccia naufragio de' suoi capitali^ e delle sue speranze, merita lo sguardo di ognuno , ed interessa l' attenzione di chi ama il bene generale. Un uomo che abbia tutte quelle belle qualità non può dirsi ignorante sconsigliato imprudente ; ad altro dun- que dovrassi darsene la colpa. Or a ciò ponendo mente, e nella disamina delle possibili cagioni mi sorse il pensiere , che in cosa che tutta quanta aggirasi su' calcoli , e bi- lanci potesse esservi un qualche errore di cui quelle fos- sero le triste conseguenze. Se vi incontrate con un di co- storo , vi mostrerà i suoi calcoli , esattissime basi delle sue speculazioni, converrete seco lui della verità di quelli; ma vedendone li risultamenti in contradizione, vi avverrà di dubitare della scienza o almeno rimarrete incerto nel prendere un consiglio, e darne un giudizio. Ma pure le scienze non possono ingannare , e molto meno quella del calcolo. Le umane conoscenze, allorché sono innalzate ai semplici principii delle nostre idee , non soggiacciono né al dubbio, né all'errore, perchè esse dipendono dal fatto, principio d'ogni certezza. Non é dun- (3) que la scienza che c'inganna, ma è l'abusare di essa, ed il portarne le regole oltre a'suoi limiti ; ed è un volere con rigorosa esalta norma eguagliare tutte le cose sva- riale, e differenti che esse si siano. Sarà mio scopo dunque dimostrare quanto sia di- verso il calcolo matematico dall'aritmetica commerciale sia ne' numeri, sia nelle quantità astratte, e vedrassi di quanti errori sia quello fecondo allorché vogliasi maestro, e duce ncir industria , nel commercio , nello acquisto delle ricchezze. Non è già che io neghi la scienza o li suoi prin- cipii ; ma veggo l' inopportuna e sconvenevole applicazione di quella, ed il sopruso che di essa fassi. La scienza c'il- lumina nel hujo dell'ignoranza, ci guida nell'incertezza, e ci spinge colla dolce voce della persuasione a' nostri doveri sociali. Lungi dunque dal battagliare contro l'umano sapere, l'amunro, lo rispetto, e vorrei averne tanto che bastasse a togliermi dall'errore, e menarmi per lo dritto. Voglio soltanto dichiarare quanto vadasi errato allorché voglionsi oggetti della scienza quelli che noi sono , né possono esserlo per propria loro indole. E ragionando al nostro proposito converrassi facil- mente da ogn'uomo che ogni scienza di calcolo si versi sempre mai sopra quantità uniformi, e simili; e se av- viene che siano differenti, allora non entrano che per le loro ragioni , e proporzioni , né avverrà mai che nel cal- colo de' ducati, vengano direttamente e palmi, e tomoli, e staj. Quando hanno a calcolarsi cose diverse si mei- ( 4) Iona a calcolo le loro ragix)ni, e rapporti , e non già tali come si stanno , che non essendo uniformi non pos- sono calcolarsi sotto la stessa denominazione. L'unifor- mità è il perno su cui aggirasi ogni esattezza di calcolo. Or come potremo noi applicare le teoriche affatto astratte di numeri, e delle quantità determinate, e certe alle cose morali, e fisiche che fra di loro han tanta poca somi- glianza, e uniformità che un filosofo grandissimo dello scorso secolo diceva impossibili due simili? In tanta va- rietà, e dissomiglianza voler misurare tutto con una spanna sempre eguale, e neppur flessibile come quella de'Lidii, è un gittarsi volontariamente nell'errore, e nell' inganno , Non è certo la scienza che ci svia, ma si è l'usare di essa là dove non ha luogo né opportunità. Che direbbesi di colui che sapendo accostarsi , e meglio vedersi gli og- getti per gl'istromenti ottici volesse adoperarli come mac- chine acustiche per meglio ascoltare i suoni lontani? An~ derebbe costui sicuramente ingannato perchè quello che agisce su' raggi visuali non ha alcuna efficacia sopra i raggi fonici. Avviene Io stesso allorché delle teoriche aritmetiche, ed algebriche vorremo usare negli affari d'industria, di manifatture , e di commercio. Delle quali cose essendo gli elementi , li rapporti , li tempi diversi , e varii non troveremo al certo in essi quella uniformità su cui pog- gia tutta la scienza delle quantità. Ma lasciando queste generalità trattiamo esempii , e falli che per più corta , ed aperta strada ci condurranna ( 5 ) alla verità. E cominciando dall'addizione, cui ao'oiuiio'eT potremo la moltiplicazione , non essendo essa che o il )iimire , od il raddoppiare le quantità simili diremo essere volgar dettato, che in commercio spesso due, e due non lacciano quattro come in aritmetica insegnasi. Ma non è già , che r unione di due , e due non facciano quattro , ma perchè nel risultamento non vediamo da quella som- ma accrescersi il sociale, od individuale vantaggio, che è pur lo scopo, e l'oggetto d'ogni nostro agire, e d'ogni industria nostra. Mida al cui toccare avevano li Dei con- ceduto che tutto si facesse oro , fu costretto pregarli di Imprendersi il loro dono per non perire dalla fame in un pelago di vane ricchezze. Ecco un'esempio di falso cal- colo. Quest'uomo che la favola fece orecchiuto credeva che l'oro facea ogni ricchezza , e che questo cresciuto lo facesse ricchissimo; ma disingaimato preferi un tozzo di pane che lo nudrisse allo splendore di quelle ricchezze che lo menavano a morte misera e stentata. Quando li mezzi sono oltre il hisogno opprimono ed aggravano , ed inutili per la loro copia fannosi ostacoli al hene , ed ai vantaggio. Accrescere li suoi capitali è sicuramente un arricchire, ma se divengono tanti , e si copiosi che non potendo con lucro , e sicurezza impiegarli , rimangonsi oziosi , e ci tormentano colle cure di custodirli e con- servarli : e se pur s'impieghino in qualche speculazione vedrassi che se un capitale di mille da un 20 per 100, uno di dieci mila darà a slenti mi io per loo, perchè le limitale e scarse nostre facoltà non possono applicarsi ( 6 ) con eguale efficacia nel grande come nel picciolo , ed anco perchè pochi mezzi bastano a far andare picciolo commercio, mentre nel grande vi bisognino altri sussidii ed altre braccia richiedonsi. Nella Svizzera una vacca alimenta una famiglia, il butiro, che Vendesi, fornisce la moneta giornaliera , il piccolo latte ne condisce le vi- vande , ed il formaggio n' è companatico della frugale mensa , e la stalla ne feconda le coltivazioni. Presso noi una Troja , che in due parti alleva ogni anno dieci por- celli fa la ricchezza della nostra villana. Or con calcolo aritmetico quali ricchezze non dovremmo attendere da una mandria di 200 vacche , e da un porcile di 100 troje? E pure assicura vami un possessore di i5o vacclie che all' infuori della abbondanza di latticinii per uso dome- stico picciolo, e meschino lucro traeva da quel suo ca- pitale. Conosco un'illustre famiglia del nostro Regno che aveva un porcile di 200 troje dalle quali aveva al più 600 porci a vendere ogni anno ; ma tante erano le spese di allevare , de' pastori , delle ghiande , e granone che con saggio consiglio ha dismessa quell'industria che dopo tante spese e cure davagli nessuno o meschino lucro. Cosi ingannasi colui che avendo bisogno di 5o brac- ciali per zappare la sua vigna in due giorni , voglia uscirne d' impaccio in un solo prendendone 1 00 , es- sendo i buoni travagliatori sempre pochi • e perciò più difficile trovarne 100 anzi che 5o. Si aggiunge che fat- tasi folla sorge la distrazione il cicaleccio , e qualche rissa ancora, che distruggono T applicazione j quando pure il (7) padrone con attentissimi occhi sorvegli , ed assista. E da queste volgari cose passando alle più alte e grandi tro- veremo doversi giustamente condannare quella turba d'im- piegati in ogni ramo amministrativo che a tante triste conseguenze ne conduce. Li buoni essendo sempre in mi- nor numero , nella folla avremo immancabilmente de' tri- sti , e scioperali , li quali oltre al male che per se l'anno presentansi come ostacoli all'andare de' buoni. Ne avviene ancora che li giovani allettati dalla facilità d'avere un impiego odieranno di seriamente applicarsi ad altro me- stiere di effettiva produzione , e come piante parassite ame- ranno vivere sul tronco della società succhiandone quei succhi che dovevano nudrirla con felice vegetazione. Bla torniamo agli esempli industriali. Un consimile falso calcolo sulla grandezza de' capi- tali portò la caduta del famoso sistema di Law , e la ruina di mezza Francia. Sino a che li capitali furono discreti, e pari all'industria delle colonie della Luisiana la cosa andò felicemente , e grandi ricchezze se ne ritrassero ; ma tostochè questo allettamento attrasse a ribocco il denaro de' capitalisti restossi esso inoperoso, e senza impiego, o pure impiegossi in rischiose , e mal calcolate intrapreseci ed in fine dissipossi , ed andò perduto in vane spese, ed in lussi smodati che menarono a quel deplorabile fal- limento che fu ; l'infamia de' progettisti. Sono . sì persuaso di questa verità che non mi tacerò, né lascerò di dire qualche cosa de' giorni nostri. Nell'av- viUmento di nostra industria, e del nostro commercio^ (8 ) che da tutt' altro prende origine, è sorta opinione che mancanza di ricchi capitali ne sia cagione, e quindi un brulicare di società anonime , in comraandite , e che so io, con quali altri nomi, ci assorda ad oggetto di riu- nire in azioni copiosi capitali di milioni per consegrarlì all'industria nazionale, e darle cosi vita, e moto. Ma temo che , si belle speranze vadino ad essere deluse. Non dirò che il concorso di tante diverse società animate dal proprio interesse non può che far nascere una gelosa con- correnza dell'una coli' altra, il che distruggerà ogui pos- sibile lucro : non dirò che una di esse già di 3 o 4- anni stabilita, e le cui azioni dal !5o sono oggi al yS, e per- ciò effettivaniente lucrosa per gli azionarli, nulla abbia intrapreso per la nazionale industria, ma contentasi solo raggirare li suoi capitali ne' fondi pubblici, in isconti, in perniciose anticipazioni di soldi ed altrfi sì fatte cose di giro, e non di prodiKÌoni, e di miglioramenti. Non dirò che le cose tutte debbano cominciare da piccioli principii onde andare innanzi felicemente, prestandosi fa- cili a quelle correzioni ed emende che saranno da ac- corta prudenza , o dalla pratica consigliate. Non dirò che una massa di capitali non impiegati utilmente siano un ingombro ed ostacolo al progresso , ed un' allettamento agli azzardi, ed alle frodi; non dirò infine tante altre cose da farne grosso volume ; ma vorrei solo domandare ai promotori di si belle cose in che essi impiegheranno quegli accumulati tesori? Forse nelle coltivazioni, nelle pastorizie, ne' dissodamenti di terre incul te, ©pantanose, (9) nelle irrigazioni, nelle costruzioni di ponti, o porti, nello spaccio delle nostre derrate, nello acquisto dell'estere? A qualsiasi di questi oggetti che voglia attendersi mi farò a domandare come abbiano tante braccia fedeli , ed im- pegnate al comune vantaggio per confidare ciecamente alle loro operazioni , e a' loro conti senza alcun esame , o pure se questo non sia, come andrassi innanzi passando tutto per la stretta trafila di minuzioso conteggio, e di quella diffidenza che può solo far contente le menti di tanti interessali ? L'andamento delle umane cose vuole che ciascuno pensi innanzi al proprio interesse , e quindi al- l'altrui, ancorché abbiasi imo stipendio, o im compenso-, quindi un'incaricato di affari ne'negozii delle dette so- cietà sceglierà per se slesso li più lucrosi , e certi ; e quelli che non crede convenirgli rimarranno per la so- cietà. Ma andiamo oltre. Ognun conosce quanto sia dif- fidi cosa fccn amministrare quando deve starsi al consi- glio , ed al giudizio di uu wi^fj u di una assemblea ; nelle compre, e vendite la società manifestando la sua intenzione farà inalzare , o abbassare li prezzi ; e quindi con molto minor vantaggio farà li suoi affari al para- gone di quel particolare che solo, e segretamente fa li suoi negozii. Dove trovare quella rapidità e segretezza di operazioni . quando le cose giransi per tante mani, e consultansi da tante menti, e tanti voleri? Ben altro po- trebbe ancora aggiungersi ma al tempo riserbiamo mo- strarne tutti gì" inconvenienti. Intanto in tutte queste so- cietà si parte da un certo e sicuro lucro , si assegna 2 ( IO ) il 6 per 100 agli azionisti, si assicurano soldi mensili a' numerosi impiegati , e si lusinga con un semestrale di- videndo;, come se fosse strano ed impossibile non arric- chire in ogni qualunque negoziato , e come se non av- venisse spesso di tenere inoperosi li capitali. Nò vale l'esempio delle compagnie presso altre Nazioni, poiché esse tutte si fondono, e sostengonsi sulle privative loro concedute; ma presso noi la saggezza del Governo ha negato ad esse ogni privativa, il che per verità non sa- rebbe slato che un monopolio distruggitore. Lasciamo queste cose a coloro che ne hanno intra- preso Tesarne e torniamo al nostro paragone del calcolo aritmetico, ed economico. Se il produrre è un arricchire, quanto piìi grossa sarà la produzione tanto maggiori avre- mo le ricchezze. Che se le produzioni si giacciono am- monticchiate ne' magazzeni senza ricerca , e senza vendita esse non saranno che mere superfluità, e ci aggrave- ranno delle spese di uouservaz.lone. Che se pur verrà un giorno in cui vendansi, non potremo negare che nel frat- tempo il capitale sia stato inoperoso, ed infruttifero. Or questo ristagno nuoce alla vera ricchezza che nasce dalla circolazione di capitali , e dallo variar delle industrie. Di ciò che va oltre al consiuno se ne avvilisce il prezzo, e tanto può abbassarsi che si rifonda del capitale. Gli Olandesi bruciavano la cannella , ed il garofano per sostenerne il prezzo. Il Borace che solo veniva dall' In- die , e dall' Egitto ebbe un prezzo , ma allorché nel ,1770 Mascagni ne scopri ne' lagoni del Senese e volle ( I^ ) colà ergersene grandiosa manifaKura, se n'ebbe in lanta copia che senza prezzo si rimase , e quella manifattura decadde. Vedesi dunque che l'aggiungere , e moltiplicare li capitah, e le produzioni, il che in aritmetica vale aver somma più grossa, o sia arricchire non vada lo stes- so ordinariamente in economia anzi per spesso il con- trario. Dopo questi csempii , e questi fatti non potrebbe aversi dubbio alcuno che il calcolo industriale, ed eco- nomico d'assai differisca da quello de' matematici , dac- ché questo raggirasi sopra quantità somiglianti fra loro e quello sopra differenti e svariate, questo sull'ideale ed ipotetico, e quello sull'effettivo formato di varie com- bmazioni di cose sempre incerte, ed incostanti. Passia- mo ora alla divisione sotto cui comprendiamo ben anche la sottrazione. Queste due operazioni applicate al calcolo industriale valgono a facilitare la produzione , e renderla più eco- nomica. Se ogni ricchezza viene dalla produzione quanto pm facile la renderemo , e quanti minori capitali ci bi- sogneranno tanto maggior ricchezza saremo per trarne • giacché la facilità di produrre, ed il farlo con minor dispendio è certo un andar direttamente alle ricchezze. Per calcolo aritmetico dunque sottrarre, e levar via quanti più mezzi potremo è un facilitare colla riduzione del la- Toro la produzione. Ma queste sì belle cose non valgo- no sempre ne' calcoli economici, anzi nella mag-ior parte ( 12 ) di essi nuoce nel fatto , ed una perdeuza inevitabile ne succede. Che la divisione del lavoro sia maniera di accele- rarlo , e renderlo spedito e franco dopo la giornaliera esperienza, e quel molto ne ha insegnato Smith non può certamente mettersi in dubbio , e deve tenersi quale as- sioma nelle scieuze economiche , ma pure se alcuno si lasci menar tant' oltre e voglia spingere questo principio sino air eccesso , ne avverrà che danno e perdita ne sa- raimo le conseguenze. Se è vero che dividendo il lavoro, o sia moltiplicando le braccia operatrici si fa più solle- cita e beli' opera , è vero ancora che se portisi tanto in- nanzi sino ad oltrepassare li confini degli umani poteri ne consegue o che troppo siano le spese , o tanta la cura> e vigilanza che vi bisogna che diviene impossibile tulfo guardare, tutto invigilare, tutto sostenere, e tale impos- sibiUtà toglie ogni luogo a quella necessaria attenzione; e quindi la negligenza consumerà li capitali dopo avere annientati li lucri ; e tale sarà il fine misero di quel calcolo che lusingava di ricchezze e di dovizie. Veniamo agli esempii. Un negoziante di brillanti dopo aver fatto bottega dove da varie braccia si assortiscano le pietre rozze, da altre se ne separano le schegge, e queste in quelle di vario fondo onde farne faccette , diamanti _, o brillanti, da altre si passano per la ruota onde splendide e belle rifrangano , e trasmettano l' iride della luce ; da altre si dividano per peso, limpidezza, e colore ^ e così ne fac- ( i3 ) ciano de' piccioli invogli da trafficarsi ; se un tale , diceva , volesse aggiungere per suo conto e rischio le '^^^' ^Ure braccia di miseri , e schiavi che scorrono 1 letto de' fiunù del Brasile , e dell' Indostan va- gì ae le ghiaie , e spezzandone li ciottoli per rin- tra e la desiderata gemma ; e se pur vinta questa im- pn .olesse de' diamanti già lavorati farne giojelli , tabacchiere ed anelli , potrassi senza alcun dubbio scom- mettere che colui in tante opere vedrà dileguarsi il ca- pitale , e ridursi povero in mezzo alle calcolate ricchezze. Uomo solo non potendo bastare a tanta sorveglianza , ed a tanti oggetti non mancherà di trascurare le necessarie avvertenze , e quindi tutto andrà al peggio , ed alla dis- sipazione. E pure quest'uomo non altro ha fatto che ap- plicare la teorica della divisione del travaglio. Accadreb- be la b lessa mispria al fornajo che volesse seminare il grano , al tessitore che coltivaese il lino p. tosasse le sue pecore e somiglianti altre cose. Le limitate facoltà del- l'uomo sono un argine insormontabile alla cupidigia del- l'industria, ed all'avarizia dell'economo. Altro tristo effetto della divisione aritmetica appli- cata a cose economiche si fu quello di che sieuno stati testimoni negli anni dello scorso secolo. In mezzo alle disordinale rivoluzioni di Francia a far fronte ad urgen- tissimi bisogni , povero , e dilapidato il pubblico era- rio fu forza far delle carte monete sotto il nome di as- segnati dando a ciascun d'essi un determinato valore ipotecalo , e pagabile sul prezzo delle conquistale prò- ( a) prielà demaniali. Ma poiché allora non mancavano som- mi ingegni e quelle triste cagioni altri più grandi ne avevano fatto nascere , cosi con alto avveduto consiglio quelli assegnati ebbero sul principio un valore rappre- sentativo non minore dì molte migUaja di franchi , e cosi se ne limitò il corso alle sole grosse contrattazioni; e poiché li grossi affari sono sempre pochi , e fra li ricchi, cosi il danno di queste monete di confidenza fu di poco rilievo ; ma picciolo si fu ancora il vantaggio del Tesoro. Il crescere de' bisogni costrinse a nuove e- missioni di assegnati , e a questi diessi picciolo valore, e si giimse a farne sin da 5o franchi collo specioso pre- testo del maggior commodo. Non si volle nuove confi- denze ma ritiraronsi que' grossi assegnali , e si spezzaro- no permutandoli con questi piccioli. Tale operazione non fu sicuramente contrarre mi nuovo debito ; ma soltanto variarne il titolo. Non si %'ollc dunque maggior confiden- za ma solo maggior numero di creditori. In calcolo arit- metico rimasta la stessa somma del debito, doveva rima- nere la medesima confidenza. Ma non fu cosi. Viddesi nascere l'agio, accrescersi il cambio, ed osservossi una differenza grandissima nella vendita a contante da quella in assegnati. In fine vennesi a maggior divisione , e delle più grosse cedole si fecero altre sino a 5 franchi, ed allora accadde che la moneta metalfica intieramente disparve. Li generi di prima necessità ammontarono a prezzi da far ribrezzo e stupore , li ricchi si viddero po- veri j e li poveri a stento menarono tristi gioroi se pure ( 15 ) non vollero salvarsi fra le rapine , li saccheggi le con- cussioni. Tanto male non venne che del solo dividere li grossi assegnati in altrettanti di minor valore. Il debito fu sempre quello di mille e dugento mila milioni ; ma li grossi assegnati non cagionarono quelle miserie che vennero dall' averli divisi in altri minori. Dallo stesso delnto per sola divisione aritmetica ne vennero tanti di- sastri , e tanta mina. Diciamo ora qualche parola della sottrazione. Egli è fuori dubbio che quanto più pochi saranno li mezzi , e capitali impiegati ad ottenere una produzione tanto più ricca essa addivenga. Vuoisi dunque a giusto calcolo im- piegare li meno spesosi mezzi , e li più piccioli capitali. Quindi viene che sempre fu a cielo lodato e commendato l'usare le macchine a supplire la forza delle braccia, e ad ottenere facile, sollecito, ed esatto lavoro. Ma infine se lutto vorremo faic colle macchine perderemo sicura- mente quella utilità grandissima che viene dalla divisio- ne del lavoro ; e quella perfezione che acquistasi nel fare sempre la stessa cosa. Giacche le macchine col più sot- tile , ed ingegnoso meccanismo fanno sempre Io stesso , ma non vamio alla perfezione. Nò questo solo; vedremo arricchir pochi nella miseria di molti che non trovando lavoro alle loro braccia non potranno neppur vivere delle loro fatiche. Quindi spesso in Inghilterra avviene che gli arteggiani levatisi a furia spezzono o danno alle fiamme le più ingegnose macchine , cagione del loro ozio e della loro miseria. Nella China , ove la grossa popolazione ( i6 ) obbliga il governo a studiare ogni mezzo di impiegarne le braccia, non veggonsi le più necessarie macchine , e tutto fassi a mano , ed a forza delle spalle , o schiene di que' miseri, e viaggiasi anche in lettiga per risparmiare Tuso delle vetture e de' cavalli. Si lodino dunque le no- stre macchine^ ma un riguardo alla popolazione ne con- siglia la moderazione per non togliere il sostentamento al miserabile, se non vorremmo vederlo spinto dalla fame far arme d'ogni cosa e mettere tutto a ruba e saccheg- gio. Bisogna che tutti vivano ed è questa la maggior legge della società. Che se alcuno persuaso di quell'aritmetico calcolo di arricchire con risparmiare li mezzi; e voglia perciò con stretta parsimonia economizzare li capitali , e le spese di produzione, ne avverrà che non si abbiano le deside- rate produzioni; e che imperfette e monche riescano; e perciò mancanza di spaccio , di lucro , e perdila di ca- pitali male impiegati. E da ciò quel volgare detto che più spende chi meno spende. Recentissimo esempio ne vorremmo rapportare. E qualche tempo che si è introdotta nuova maniera di raffinare il zucchero; e veggiamo di quanto siasi abbassato il prezzo di quello bianco, e fi- nissimo ; pure ognun sente che è necessità adoperarne un terzo almeno più di prima per ottenere la medesima dolcezza e lo stesso sapore di una volta ; e questo terzo di maggior consumo non solo assorbisce quel risparmio di prezzo ; ma a buon conto spendesi anche dippiù di ciò che prima spendevasi. ( '7 ) Più , e più altri argomeuli di mal calcolata econo- mia sarebbe facile qui aggiungere, se amassi mal usare del tempo ; ma lasciatili pur da banda , potrassì a ragione concbiudere cbe le principali operazioni aritmetiche non sempre si convengono all' andamento economico per l' in- dole diversa delle cose e delle loro combinazioni unifor- mi nella aritmetica , svariate nell'economia. L' aver dunque dimostrate queste ragioni, ci faranno astenere di più lungo ragionamento e potremo tralasciare quello che potrebbe dirsi delle regole di proporzione, di so- cietà , di allegazione , di serie e altre somiglianti, delle quali usa quella scienza. Dacché avendo fermato che base di ogni calcolo scientifico sia quella uniformità che non trovasi nelle umane cose che sono l'oggetto della econo- mia , e dell' industria ; sarebbe certo un mal usare del tempo se ci trattenessimo nell' esame delle altre opera- zioni aritmetiche. Anziché dunque continuare simile di- scorso sembraci più acconcio dire di quelli errori che si fanno nel calcolare le cosi dette probabilità , o siano casi eventuali, non certo per errore di calcolo numerico, ma si bene perché errasi nella natura delle cose , e quin- di falsi giudizii si portano , e triste conseguenze ne suc- cedono. Per quanto bella , e splendida luce intorno a se dif- fonda il vero, per quanti siano li sforzi e gli sludii che uomo adoperi per rintracciarlo , e farsene padrone , pure al miglior uopo esso ci manca e sia nostra ignoranza , sieno le passioni che ci allucinano , sia il corto nostro ( i8) discernimento non sappiamo rinvenirlo, anzi ci si oscu- ra, ed occulta. Ma pure dovendo esso in ogni cosa es- sere nostra guida , pure ci sforziamo pel nostro me- glio di seguirne almeno la direzione , ed accostarci ad esso il più che ci sia possibile. Ne avviene che là dove il vero non possiamo conseguire apertamente , prendiamo a maestro ciò che più ad esso si avvicina. Or questo accostarsi potendo essere a varie distanze , ne siegue che varii sieno gli avvicinamenti alla verità e da calcolarsi per il più 0 per Io meno. Questi varii gradi sono ciò che diciamo possibile, probabile, verosimile, plausibile. Sono dessi di supplemento al vero , e ciascuno secondo la propria natura più, o meno a quello ci accostano; e perciò secondo questa ragione devono guidarci , e con- durci. Fra le tante definizioni date da' logici di questi gradi di veracità parci che più precise , e chiare possano cre- dersi le seguenti. Possibile diremo tutto quello che seco non porta contradizione. Probabile ciò che l'esperienza, e r analogia e' inducono a credere. Verisimile ciò che tutte le circostanze persuadono che sia cosi. Plausibile finalmente quando la cosa non solo sia possibile , vero- simile , probabile ma dippiù vi stanno ragioni tali , e tante, ed intrinseche alla cosa stessa che apertamente ci spingono a prestarvi tutta la nostra credenza. Nel pro- babile , e nel verosimile le ragioni di credere vengono da relazioni esterne , nel plausibile poi nascono esse , e e sono dirette conseguenze della natura della cosa istessa. ( 19 ) Or giusta conseguenza dell' anzidetto si è il dedur- ne essere il plausibile quello che più al vero si accosta, e poi in seguito il verosimile , più lungi stassi il pro- bile, e da ultimo il possibile che appena dà ombra dal vero tanto è lontano e distante. Se accade che nel portare qualche nostro giudizio nasca contrasto fra que- sti caratteristici segni, dovremo far nostra norma quello che men dal vero si discosta , e perciò preferire il plau- sibile al verosimile , questo al probabile , ed esso al pos- sibile che poco discostasi dalla ignoranza , e dall'incer- tezza. Facili , e chiare sono queste regole ; ma non è si facile felicemente applicarle all'uso con discernimento e giudizio. L'ignoranza, le passioni, li pregiudizii gittano tal densa ombra sulle cose che ne occultano le vere sem- bianze , e le fanno apparire lutt' altre , e specialmente quando la differenza sta in pochi, e leggieri tratti ; ma che pur sono quelli del carattere, e della natura delle còse. A far più chiaro, ed aperto il nostro dire addur- remo qualche esempio. Un negoziante di granaglie nel veder fatta felicemente la semina , regolare la stagio- ne , belli li campi , a mezzo verno vede già il futuro buon raccolto ; ma questo allora è solamente possibile. Se poi la bella stagione continua ed un vigoroso vege- tare rallegra li campi , allora il futuro raccolto che era possibile diviene verosimile. La primavera s'inoltra, le belle apparenze crescono , felice fioritura regna nelle cam- ( 20) pagne , li prezzi de' mercati si abbassano , nessuna ricer- ca da fuori ; a questi fatti chi non vede probabile uu futuro buon raccolto , ed un avvilimento ne' prezzi? Ma già li campi biondeggiano , l' agricoltore contento , e pien di speranza, l'avaro che apre li suoi magazzini chiusi sino allora , lo speculatore che offre vendite future , il buon mercato da per tutto , nessuna ricerca mostrano apertamente che quello che cominciò col possibile, di- venne verosimile , crebbe probabile^ e fecesi in fine plau- sibile ed accostandosi sempre più al vero ne assicura buon raccolto , ed avvilimento ne' prezzi. Potranno se vogliasi, austri fmiosi, guerre^ pesti, impedimento di commercio far variare le cose ; ma essendo questi di- sordini , non devono dar norma e legge all' ordinario andamento. Dopo questo esempio vorrebbesi ancora osservare la diversità grandissima che sta fra il probabile , ed il plau- sibile. Quello accostasi al vero per strado esteriori , e questo vi va direttamente per ragioni essenziali alla na- tura delle cose e quindi con più sicura certezza. Di fatti le stagioni , li prezzi , li rari compratori sono estrinse- che circostanze , e perciò diremo probabile l' argomento che se ne trae. Ma le grosse e piene spighe , la folla de' venditori sono cose che nascono dal fatto slesso che perciò rendesi plausibile , e quasi certa la nostra fi- danza. Abbenchè per quanto chiaramente si è potuto siansi dichiarate queste varie gradazioni del vero e della nostra ( 2. ) credenza, pure conviensi non essere facile farne , senza tema di errare, l'applicazione alli varii affari della vita; or che avverrà quando senza discernimento ed alla sba- data si confondano , e si scambiano il possibile , il . ve- rosimile, il probabile, il plausibile? Errore sì fatto non manca di portar suo danno e mine. Fino discernimento dunque , ed accorto giudizio vuoisi usare perchè queste gradazioni del vero si valutino quanto ciascuna veramente vale. Ciò che è solo possibile ha appena leggiera tinta di verità che facilmente perdesi , e si scolora ; il vero- simile ispira maggior fiducia , ma non esclude che acca- da diversamente ; di maggior forza crederassi il pro- babile , e di grandissima il plausibile , quello perchè grandi ragioni ci muovono , e questo perchè la natura della cosa slessa ci dà argomenti di persuasione e fidu- cia. Un giusto calcolo di queste cose ci menerà sicura- mente a lucro , ed utilità. Può ben staro che nella in- certezza delle umane cose avvenga tutt'altro della nostra opinione, sarà essa allora una fatalità , una disgrazia ben rara; e che nella prudenza nostra troverà un riparo , ed uno scampo onde non arrivi a del tutto rovinarci , e perderci. Fra gli errori del calcolo aritmetico , e quello dello casualità havvi grandissima differenza. Errasi in quello neir applicare teorica certissima dell' uniforme e costante a cose varie , incerte, mutabili. In questo poi Terrore non è nel principio , nò nel criterio , ma nel prendere una cosa per lult' altra di quello sia essa nel fatto. Veder ** ( 22 ) plausìLlle ciò che a pena stassi fra li probabili , li vero- simili, li possibili. Ecco l'errore. Conchiuderemo : se rorremo nelle nostre intraprese essere fortunati , e ricchi poco staremo sui calcoli^ ma useremo esame, ponderazione, conoscenze di cose, e di materie , moderazione , senno , riserba nella nostra con- dotta , e saremo provvidi a segno di non mai cimentare tutto il nostro capitale, e saremo persuasi che il lucro più certo e sicuro è quello che fassi coli' economia , e col risparmio. ( 23 ) Memoria su di u.\a nuova specie di fungo , letta nella TORNATA accademica De'5 LUGLIO l834. DAL SOCIO COR- RISPONDENTE FERDINANDO GIORDANO. A malgrado dell'immenso numero d'individui, che la vasta famiglia delle fanerogame rinserra, il botanico alle cui investigazioni Flora dischiude i segreti tutti della vegetabile economia , lungi dal rimanere smarrito ed oppresso , vieppiù s' invoglia a sottoporre al suo occhio analitico degli esseri, che non occupando l'infimo posto nella scala degli organizzati, ed i quali al modo stesso degli animaU riproducendosi per mezzo delle proprie uova, che con vocabolo tecnico diconsi semi ; questi esseri forniti di una moltitudine di apparati organici alla loro esistenza necessarii. Io allettano in vece a percorrere il vasto campo riovp , bpnrhè altri abbian di già raccolta abbondevol messe, molto vi resta aucora iier riportarne ricca collezione di nuove scoperte. La costanza de' caratteri manifesti e marcati dei vegetabili vascolari, la lunga durata della maggior parte de' medesimi, le località costanti che si sono appropriate, se eccettuar vogliansene alcuni che amano vagar liberi pe' monti e pe' piani, il comodo di poter da vicino pro- seguirne l'andamento per la facilità di coltivarli; tutto in fine concorre a formare dello studio delle fanerogame la pili amabile e dilettevole occupazione. Di gran lunga diversa va la faccenda nella famiglia delle acotilcdonafe. Gli sforzi dei botanici nel voler pe- 3 ( 24) netrare gli ascosi processi della genesi di questi miste- riosi figli della natura sono ancora nella lor cuna , e le osservazioni microscopiche da sommi ingegni istituite sulle crittogame , nel mentre manifestano lo spirito indagatore clie investe lo scienziato , non cessano di appalesare , che quanto se n è creduto conoscere , non ha quel grado di certezza che presentano le fanerogame, E di fatto la fruttificazione , o meglio , il modo di procedere della na- tura nel render fecondi i germi che destina alla ripro- duzione degl'individui acotiledonati è ignoto tuttora. I funghi ; questa famiglia di vegetahili della più semplice ed omogenea organizzazione che mai idear si possa, nella stessa semplicità presentano al hotauico os- servatore difficoltà incal colabili . La durata brevissima de- gli slessi, e l'aspetto vario con cui si mostrano secondo i diversi periodi del loro sviluppo ; le località dove l'az- zardo li aìTà collocali , e nelle quali difficilmente riu- scirà di rinvenirli la seconda volta , il nascere spesse fiate in siti impenetrabili ne' boschi, dove orma umana non giunge, sono ostacoli tali, che uniti al ristretto numero di caratteri fuggevoli e poco marcati, che offrono al Mi- cologo, fan sì, che molti generi e specie ne restano ignote, E sotto un genere , o le specie già conosciute, o molli ge- neri vi si ascondano tuttavia. Tanto per lo appunto ve- rificasi nel caso che ho creduto dover esporre a questa nobile e dotta assemblea , nella certezza di riportarne generoso compatimento. Nella state del 1821 sul Monte della Stella nel Prin- ( 25 ) cipato citeriore , imperversando orribile procella , (orrenli di pioggia scesero ad inondare i campi ed i sottoposti villaggi. L'acqua introducendosi per una finestra a pian terreno riempì un Irappeto da macinare olivi , seco tra- scinando una quantità di sabbia, che costituisce uno de' componenti delle rocce o delle terre di quel monte. Disseccatasi l'acqua, e volendosi nettare il trappelo da quel deposilo dell' alluvione, la sabbia si trovò ricoperta di una quantità di piccoli funghi, di cui, l'umidità e la poca luco che in quel locale penetrava forse poterono favorirne lo sviluppo. A tal notizia là mi recai per farne] raccolta ; alcuni erano sviluppati ed in iscarso numero, gli altri tutti non offrivano che abbozzi prossimi a svilupparsi. In quel mo- mento per un superficiale esame che potei isUluirvi fu da me creduto un Acjarico assai affine alla Lingua cV On- tano ( Agaricus alneus Lin. ) , e di ritorno alla capitale per mezzo del socio cav. Gussone sotto il nome di Aga- ricus gossypinus fu comunicato ad un gentiluomo ita- liano qui venuto in cerca di crittogame, e che in ispe- zic de' tartufi si occupava, onde sentirne il di lui parere; ma non avendone ottenuto riscontro alcuno , mi rivolsi ad imprenderne da per me l' esame , e siccome il fimgo in quisfione pe' suoi caratteri al solo Scizophyllum de' moderni avesse dovuto riferirsi , e d' altronde non con- venendo afi'atlo coUo Scizophyllum commune Fries {Jga- ricus alneus Lin. ) , che è parasilico de' legni risecchi, privo di stipite , e che non si è veduto mai nascere ( 26 ) in sul terreno, mi son fatto un dovere di sottoporne la descrizione accompagnata dalla corrispondente tavola allo illuminato giudizio de' dotti clie coronano quest'adunanza, e di richiamare su questo fungo , che propongo qual nuova specie, 1' attenzione de' botanici ancora, che su ta! famiglia principalmente han rivolte le loro investigazioni. Il gran Linneo cui tanto devono le scienze naturali , ridusse tutt' i funghi che portavano la parte inferiore del cappello provvista di lamine sotto il solo genere Agavi- cus , qualunque ne fosse stata la disposizione e la forma delle stesse. Dopo Linneo , per più accurate ricerche si è conosciuta la necessità di dividere quel numeroso ge- nere a seconda de' particolari caratteri, pe' quali alcune specie dello stesso dovevansi elevare in generi anch'esse. Tra le specie distaccate dal genere Agaricus vi è \Aga- rictis alnem di cui il chiarissimo Fries botanico sve- dese formò il tipo di un nuovo genere che chiamò Scizophylhm ( dal greco r^'^w io divido e q.vXkov fo- glia ) per le lamine dell' imenio geminate col margine ripiegato in dentro , ciò che ne costituisce il carattere del genere : Hymenium e lamellis duplicatis involutis. Così il fungo di cui mi sono intrattenuto , per tal ca- rattere a niuu altro genere potendo riferirsi meno che a questo , uè soggiungo la seguente frase. ( 27) SCIZOPHYLLUM GOSSYPINUM- S. caespiiomm , gregarhim , conaceo-suberoswn slipilalum ; stipite laterali , pileoque diìduUato integro densissime albo-tomentosis ; lamellis ùifidis^plicalis^ pal- lide alutaceis , puberulis. Terrestre. Autumno. Descriptio. Fwigus caespitosus., gregarius^ slipita- lus ; stipes lateralis^ sublignosus (24 lui- alt- ) •> denso tomento candidissimo iadutus , ut et Pileus dimidiatus margine integro ( 3 Un. ad poli, et ultra lalus ) \ La- mellae duplicatae , interne brevi jmbescentia vestitae , ita ut illarum margo albus appareat., externe alutacei coloris. Fungi quandoque tam arcte adhaerent^ ut imum corpus efforment in centro , et Pilei periphaeriae tan- tum manent. Habitat in terra sabulosa. Osservazione. Questo fungo potrebbe essere una insigne varietà dello Scizojillo comune ; ma ne differisce per essere provveduto di stipilo laterale e non già ses- sile , coverto da un bianco e denso feltro bambagino, co- me lo è ancora la parte superiore del cappello , e non pubescente cinerizio come in quello ; pel cappello col margine intero ; per le lamine non fosche polveroso-pu- besccnli; in fine per averlo raccolto su di un ammasso di sabbia una sol volta , senz' averlo trovato mai più né in terra , né sopra i vegetabili. Se la specie in discorso verrà riconosciuta , la frase specifica dello Scizophyllum commum sarà la seguente. ( 28 ) SCIZOPHYLLUM COMMUNE. S. gregarium , coriaceum , sessile vel substipila- tum; pileo dimidiato^ lobato aut obsolete lobato^ sub-re- voluto, tomentoso-albido; lamellis bifidis^ plicatis^ cine- reis , pulveroso-puberuh's . Agaricus alneus Lin. Nees. 'A. bicolor Bastcli, multijìdus Bastcli. radiatus Swartz pr. sessilis squamosus lobatus et villosus lamel- lis dissectis Gled. n. XXXI et var. a. Amanita sessilis, lamÌ7iis pulvemlentis bijìdis Hall. lielv. n. 2 333. Merulius alneus Lam. Scaphophorus agaricoides Elirnbg. Pileus intcrdum i 1/2 une. et ultra latus. In pri- mo statu exacte ( demptis lamellis tenerrimis ) Pezizam lefert. In truncis semiputridis Tiliae europeae ( nec alibi ) liinc inde copiose sero autumno. Ex observatione ad Scizoplijllum commune in Syll. plant. novar. Ratisb. a. pag. zoo. Osserv. Press^o di noi si rinviene suU' Ontano , sullo Ailanto, e sopra altri legni secchi, la corteccia de' quali incomincia a marcire. ( 29 ) TABULAE EXPLICATIO. A. ScizopiiYLLUM GossYPiNUM naturalis magnitudinis. b. EJiisdem jìars inferior laminas oslendens. e. Lamina aucta seorsim exhibetur. ti. ScizopiiYLLUM coMMUNE cum corttcìs parie cui adhaeret. (3i ) Nuove osservazioni intorno alle Cocciniglie ed ai loro PRETESI MASCHI. MEMORIA DEL SoCIO ORDINARIO OrONZIO €jAbriele Costa ; letta nell' adunanza de 9 novembre 1834. A far si che un' altra volta imprenda a parlare delle Cocciniglie, che il subietto furono d'un mio accademico arringo , benevolmente accolto da questo medesimo dotto consesso , due cagioni mi spìngono , ed entrambe di com- mune interesse : ì ischiarar l' argomento con osservazioni e sperimenti novellamente raccolte, ed appositamente isti- tuiti , a fin di togliere le dubbiezze gicì sorte ; ed esten- dere le particolari conclusioni , onde statuire un princi- pio solo e generale per gl'insetti su quali si versa. Sommisi , or son quasi due lustri , a saggia ed im- parziale censura , alcune poche note intorno alla Cocci- niglia dell'ulivo ( Calypticus hesperidum m. ), e Voi medesimi , fatti giudici di quel mio ragionare , gli daste accoglienza^ destinandolo a far parte de' volumi che tutte raccolgono le dottissime vostre lucubrazioni. Inserita la mia memoria fra quelle dotte pagine traversò le Alpi^ e colà pervenne ove le Scienze voglion oggi sedere im- (32 ) perantì. Nuda, auzicliè disadorna com' era ^ incontrar non potea diversa sorte di quella che riportò di fatto ; per- ciocché sembrava avesse attentata 1' infallibilità di Rea- mnr. Laonde a ragione il signor Audinet-Serville si fece animoso a dire , che le mie osservazioni avean bisogno di essere confermate (( Ces sont enlièrement contraires )) à ce qu'ont vu sur d'autres espéces de cochenilles Rea- » mur et De Geer , dont 1' opinion est celle de touts les )) auteurs subsequens. Les faits avancés par M"" Costa T) sont très-remarquables , et ont par cela mcme besoin » de conflrmalions » Bullet. de Ferus. Settemb. fS3o, pag. 468. Ecco tutto quello che la censura pronunziò : ne si poteva in vero tener linguaggio più moderato in una quislione agitata tra un umile italiano, il cui nome nuovo giungeva nell' Ateneo di Parigi , ed un uomo celebre noto fra i dotti di ogni nazione, e che sarà mai sempre in yenerazione tenuto. Reputo perciò come dettata da cor- tesia e da prudenza l'osservazione del suUodato Signor Audinet-Serville, la quale certamente servita è a me di sprone a nuove , accurate , e più estese sperienze , a fin di assodare l'una o l'altra delle due opposte opinioni. Ed affinchè non cada in sospetto a coloro, nel cui seno il fior si fa veleno , esser questo mio scritto una polemica contro i miei preopinanti, protesto che né ad ingiuria tenni giammai le osservazioni riportate, né mi sarei siffattamente impe- ( 33 ) gnalo in penose ricerche, ove non si agitasse causa giu- stissima , il discuoprire il rero. Ond' è , che scrivendo per la verità , non so farmi scudo che di poche e sem- plici verità, scevro d'ira e di orgoglio , standomi fitta nel cuore la grave sentenza dell' Orator del Lazio « ha )) procul absit ^ cum qua nihil recte fieri ^ nihil comi- )) derate polest [t) ». I. Il principale obhietto della mia sopracitata me- moria è quello di dimostrare come il maschio del Calillico dell' ulivo ( Cocciis oleae Latr. ) non sia dalla femmina gran cosa diverso, per quanto spetta all'esterne fattezze. Reaumur al contrario , dopo aver , concordemente alle mie osservazioni , tutto al modo stesso veduto ed esposto, con quel candore che distingue l'uomo della verità, mo- strasi propenso a credere , che il sesso maschile di que- sto genere d' insetti risegga in quei minutissimi mosche- rini\ che dal corpo di taluni individui si veggono schiudere. II. Veramente non saria necessario scendere a minute discussioni , trattandosi di opinioni che han- no per sostegno un sol fatto , e che lo stesso autore tiene in gi-ado di probabilità; ammettendo egli esser pos- sibile , che quei presunti maschi siano insetti cpigeni della famiglia degl' Icneumonidi (2). Basterebbe dimo- (/) Cicer. de OJfic. lib. I. Caj). 38. (2) Io risffuardai questa mosca , sul principio ( e parla di quella che vide schiudere dal corpo d' una cocciniglia , e che indi cercava foracchiarla ) , come ( 34 ) strare l'assurdo della ipolesi , o congliiettura , come egli medesimo la definisce (i), per abbattere l'intiero edifizio: e tanto credo aver fatto nella Fauna del Regno di Na- poli, parlando della famiglia deCocciniffl/feri. Ma siccome or si tratta di por termine a siffatta controversia, con- viene andarla discutendo ne' suoi particolari, senza op- porre pensieri a pensieri , ipotesi ad opinioni , ed argo- menti di analogia a ragionamenti basati sopra fatti male interpe Irati , e sopra analogie incompatibili ; ma fatti co- stanti e di tal guisa, che mentre la ragione non ripu- gna di ammetterli, sia facile a ciascuno, quando che gli verrà in grado , ripetere. III. Era stato da gran tempo osservato sul Dactylo- jììus coccus, che vive sopra l'Opunzia, un minutissimo insetto di color rosso-scarlatto , munito di due lunghe an- una di quelle che perdano il corpo del gallinsetto , e che lo fanno perire dopo averne divorato l'interno. L'acu- leo del quale é armata favoriva questo mio opinare , e mi fece giudicare la mosca d'un genere analogo a quello degl'Icneumoni. Ream. IF. p. 3o. (/) Subito però ebbi in sospètto ( continua lo stessa Autore nel citato luogo ) , eh' essa fosse il maschio de- stinato a fecondare la femmina. Né le ali, né le al- tre parti che le danno una forma cotanto diversa da quella de" gallinsetti , né la considerevole sproporzione che regna fra la grandezza di questa mosca e quella del gallinsetto, mi fecero abbandonare tal con^hiellinal (35) tenne filiformi e pelacciule , terminalo posteriormente da due appendici Godali lunghe e setacee , e con due ali bian- chissime sorpassanti di gran lunga il corpo. Il suo do- micilio ed il suo colore lo fecero credere il maschio della Cocciniglia: e per tale l'ebbero gli entomologi tutti, sic- come tuttavia or lo riguardano. Quantunque cominto a priori tale non poter essere , a causa della disparità del- l' organizzazione , tra questa ed il Daltilopio , mi era non- dimeno necessario osservarne d'appresso e le sue parli ed i suoi costumi, onde decidere sulla realità delle cose, e non sopra le altrui descrizioni. Tanto mi cadde in ac- concio realizzare in Vienna nel i83i , ove trovai edu- carsi la Cocciniglia nelle Stufe dell'Imperiale e Reale Giar- dino di Schiienbrun (i) ed in quelle dell' Orto Bota- nico della Università. Né debbo tacere di aver richiamata la mia attenzione sopra questo subbietto il Dottissimo En- tomologo sig. Rollar, il quale avea già messo a stampa una esalta nolizia intorno alla introduzione della cocciniglia in quella metropoli , descrivendone il maschio e la fem- mina, ed i loro rispettivi costumi : sempre però tenendo per fermo essere il maschio quel microscopico dittero , se- condo l'opinione comunemente adottata; e senza alcuna osservazione positiva che le apparlenghi. Quantunque di verno , gì' inselli di cui si ragiona erano vigorosi , rari (/) Quivi il signor Scliott , Giardiniere in Capo^ si degnò lasciarmi lutto l arbitrio per fare quelle os- servazioni ed esperienze che mi erano necessarie. (36) però essendo i voluti maschi. Osservai ripetute volte gli uni e gli altri , gli sottoposi a più e svariate sperienze : e senza riandar quello che mi convenne praticare , per giungere al termine della sicurezza, i risultamenti delle mie osservazioni furono. « I . Che quegli insettolini alati schiudono dal corpo » delle cocciniglie punzecchiate nella loro tenera età dal S dittero nemico ». E questa osservazione è simile allo intutto a quello osservato da Reamur sul suo gallinsetto del pesco (i), e che io già vidi sul Calimmato de ir ulivo. (!. 2. Che il tenero animaletto, o picciola coccini- » glia, punzecchiato si aggrinza, si allunga, e perisce )) avvolto entro la materia cotoneosa che dal suo corpo » stesso trasuda )). È questa quella pretesa metamorfosi che ifeiihiscono i maschi , al che si oppone la osservazione seguente. (( 3. Sviluppatele uova depositate nel corpo di quello s dall'insetto alato, cresciute le larve, e subita avendo )) la loro necessaria metamorfosi , ne vcngon fuori i dit' -)) teri , quali sono stali già da molti descritti )) . Or sa- ria veramente nuovo in natura, che da un solo individuo (/) Si osservano talvoltade forami tondi sulla parte convessa della Cocciniglia o gallinsetto madre , ma non son essi scavati dai piccioli^ sibbene sono l'opera di mosche, che nello stato di Larva hanno penetrato e vissuto nel corpo di cpiello , siccome avviene in insetti di tutte le specie. Ream. IV p- iS. ( 37 ) larva ne vengliino fuora più nello stalo X insetto per- fetto ! Reamur trovò è rero le vie di rispondere a que- sta difficoltà , senza essergli stata presentata; dicendo o supponendo , che quei gusci fossero il sacco entro di cui il pacco de' maschi erasi trasformato. L. cit. p.3i e 32. Ma questa asserzione porta seco ima seconda ipotesi , clie quel sacco cioè sia slato costruito dai maschi riimiti mentre tutti convengono , ed io me ne sono assicurato , esser l'opera d'un solo individuo. « 4" Esaminalo diligentemente l'insettolino alato ho )) riconosciuto eh' esso appartiene evidentemente al genere )) Cecidomia , tanto per la forma ed insersione delle an- )) tenne, quanto per la nervatura delle ali ». Le quali cose tutte potendosi verificare da coloro che ne hanno 1' opportunità , non lasciano a me veruna dubbiezza , che la voluta metamorfosi del maschio si ri- solva in una mera illusione ; imperciocché quei cilindretti non sono che corpi di Dattilopì intristiti , e forse per lo più maschi, ì quali , dopo aver servito all'atto della generazione , restando lassi , e feriti essendo dal mosche- rino, vanno a perire entro l'invoglio cotoneoso, che pren- de la forma quasi cilindrica per lo aggrinzimcnto del dat- lilopio. Noi vedremo ripetuta questa metamorfosi sul Ca- limmato de giardini , de' quali debbo parlare. IV. Riunmmenterò, che ne'cadaveri del Calittico del- l' ulivo trovai due) specie d' inselli della famiglia de- ^ icneumoni ti i (r), ed una terza posteriormente ne ot- (/) Nel/'i ìnia precitata memoria riferì una delle ( 38) tenni , delle quali tutte vi terrò parola in luogo distinto. Il Reaumur vide ben anche siffatta genia d'insetti sopra il Calimmato , o gali insetto del pesco : ne studiò i loro costumi: e Lello è il leggere in quello la storia di tali epigeni , nella quale , identicamente a quanto è stato da me osservato , trovasi ogni cosa descritta. Né mancò l'a- cuto osservatore di riconoscere cotesti insettolini per gli autori di quei forellini osservabili sul corpo de Calim- mati^ da' quali sorgono dopo averne divorato l' interno, ed ivi subita la loro metamorfosi (i). V. Lo stesso chiarissimo autore osservò in pari tem- po , e sopra la medesima specie vivente sul pesco, un altro insettolino , che ha due antenne filiformi, lunghe quanto il corpo , e pelacciule : due ali membranose , con tre sole nervature longitudinali : due bilancieri : ed siidette due specie al genere Icneumon , /' alti'a al g. Cinips. Il signor Judinet-Serville crede riconoscere nella jìvima un Figites, ed un Misocampus nella seconda. Egli però non osa ciò dire positivamente , ma per rapporto e//' icneumone dice crederlo vicino al genere Figites, e per lo cinipso dice probabilissimamente essere un Miso- campa. Del resto , siccome aliar parlava il linguagio Fabriciano , dirò con quello de' più moderni quanto io ne penso , allorché mi occuperò con ispecialità di tale argomento, Vedi Btdlet. di Feriis. , Settem. iSSo., p. 4-4- ' ■ ( I ) Fedi la nota precedente del paragr. 3. ( 39 ) un lungo aculeo addominale. Microscopico com'è, passe- giar Io vide sul corpo del gallinsetto , cercando' qua e là sito opportuno per introdurre il suo aculeo nello interno di questo. Ciò avvenne in fine , facendosi strada per quella rima cedale, che lascia l'espansione del corpo de' c«///- tici, e della quale ampiamente Lo parlato nella mia pre- cedente memoria. Da ciò solo concLiusc il dotto uomo, che quello inseltolino non cercava già introdurre l'acu- leo per ferire il gallinsetto, ma sivvero per fecondarlo, perciocché cercava il luogo de' genitali. Ecco la sola os- servazione sulla quale poggia l'edifizio dell'accademico Parigino, in appoggio della quale chiamò egli l'analo- gia di questo dittero con quello del ^/«////oyj/o dell'opun- zia, che per altro non aveva mai visto. Quindi ne in- feri essere il maschio. VI. Non isfugirono intanto al medesimo osservatore tutte le difficoltà, alle fanali andava incontro colla sua ipotesi : nò mancò dichiarare , che laddove ammetter non si volessero cotesti insetti per i maschi di quella spe- scie, sarebbero al contrario i suoi più crudeli nemici; son sue parole. Non gli sfugi del pari che la scelta del sito per la introduzione dell' aculeo veniva indicata a quello insettolino dalla tenerezza della parte (i). Ed in fatti è quello il luogo , per lo quale si fanno strada i piccioli quando dal corpo della madre vengono a luce : imperocché ogni altra parte è più ferma, ed i margini (i) Fedi l. e. pufj. 3o. 3 perfetlamenfe aderiscono al sottoposto piano. Credè Re- auinur di rafforzare 1' opinion sua con questa osservazio- ne , poiché , dice egli , là medesimo ore il maschio ( secondo lui ) introduce 1' auculeo per fecondar la fem- mina , trovasi la scorta per 1' uscita de' piccioli : e sa- rebbe questa 1' ovidutto. lu tal caso dovrebbe ammettersi che i piccioli escon per 1' ovidutto : cosa assurda , e che mal si comporta colla saggezza di un tanto scenziato. E qui mi giova torre eziandio dalla bocca del medesimo naturalista un fatto importante nella quistione che ci sta per le mani. Descrivendo egli la rima cedale de' suoi gallinsetti ^ dice esservene di quelli che l'hanno più lar- ga ed altri più angusta (i) : il tpal carattere è quello per lo appunto che distingue i due sessi , siccome ho io dimostrato nel calittico dell' ulivo (2). Che se fosser femmine tutte , non saprei a qual altra cagione attribuir si dovesse cotesta differenza. Mal regge 1' idea di Reaumur, che ciò facci la femmina per dar luogo al maschio d'introdurre il suo aculeo ( cioè l'organo geni- tale maschile ) ; perciocché picciol sarebbe se tutto in- tero entrar volesse in quell' adito l'inscttolino alato : e se quello allargamento è permanente, dovrebbe ugualmente osservarsi sopra tutti gV individui , Balrocchè non si vo- (i) L. cit. pay. 36. (2) Fedi] Casta ^ Mem. sopra la Cocciniglia del- T Ulivo. Atti del R. Istituto d' Jncoraggiam. voi. 4 pog. e Fauna del Regno di Napoli .^ genere Calittico. (4r ) Jessc suppone cLc laluni avessero deciso dì professar oa- sUlà. VII. Tralascio di parlare della gocciolina di umore che scappar vide Reauraur dal medesimo sito , ove l' iusetto- hno iulrodusse il suo aculeo per punzeccliiarc il calilli- co j o per fecondarlo , secondo opina il sullodalo scrittore ; rom.cliò di cosa poco importante , e che al fatto mio piuttosto conviene (i). Gioverà solo rileggere ora le cour clusioni del medesimo autore , che ho riportate nella nota al paragr. II di questo lavoro , per convincersi in quanta slima egli tenea le sue proprie osservazioni: nel grado cioè di conghiettura. Una conghietlura dunque fu quella del Reaumur , contrastata da tanti e si valevoli assurdi , ai quali aggiungerò ora fatti positivi e novelli , che raf- forzeranno i già detti. Qui non si fa più parola di De Gccr , perciocché questi si rimette alle asserzioni di Reau-^ mur , siccome ho dimostrato neli' artic. Coccinigliferi della Fauna del Regno. Vili. Fra il cadere della slate ed il cominciar dell'au- tunno de'due ultimi anni decorsi , mi proposi fare delle ac- curate osservazioni sul Calillico ( Caìyplicus hesperidurii ) de giardini ( Coccus esperidum ^ Lin. ), onde studiarne con ogni possibile esattezza i costumi , e le loro differenze sessuali. Ebbi all'uopo un arboscello di limone atlaccalo doviziosamente da tali pidocchi , siccome il volgo nostro {\) È questa V ejfetlo della ferita che riceve il Calittico dall'aculeo del Dittero. ( 42 ) eli appella. Lo misi a ciclo aperlo in uno de' balconi della mia casa , ed esplorandolo quotidianamente mi av- vidi dapprima, che molti de'calittici , di cui rami e fronde eran coperti , andavano lentamente intristendo. Da ovali passavano ad una figura ellittica molto allungata , si ren- devano immobili sul sito, cambiavano di colore, e divenivan tumidi. In pari tempo coprironsi le pagine inferiori di molte fronde qua di nera f uligine , là di fili sericei come quelli de' ragni , ma di una finezza indicibile. Fu mio primo pensiero accertarmi se il prodotto ciò fosse de'ca- littici; 0 se lavorio di altra schiatta d'insetti. Ricercate- le quindi ad occhio armato discuoprì essere il fabro di quella orditura un aracnide microscopico del genere trom- bidio , tra la quale raccolto ed in serbo tenevasi per dar la caccia a quanti mai insetti cadessero fra le sue insi- die. Tenni dietro al viver di questo piìi giorni , tanto per ispiarne i costumi , quanto per vedere se alcun rapporto passasse tra questi ed i calittici, obbietto primiero di quelle ricerche. In tali diuturne esplorazioni l'occhio si avvide d'un minutissimo insetto invischiato nel tessuto dello aracnide anzidetto , il quale riconobbi ben tosto esser quello descritto dal sig. De Reaumur. Esaminatolo indi col microscopio di Plesl lo trovai pienamente simile ed identico a quello; colle ali però tutte ugualmente bianche , e senza costola rossa , come le vuole il sullo- dalo autore: differenza che probabilmente risulla da ot- tica illusione. Allorché , in fatti, stassene questo colle ali addossale sul corpo, siccome quasi sempre si tiene, ( 4'^ ) 1 colore del sotloposlo addomine rifrangendosi a traverso ■ di quelle fa comparire la parie che le sovrasta tinta quasi dello stesso color rosso. Quando poi le ali si spiegano V illusione finisce, e mostransi ugualmente ed in ogni parte Manchissime. » IX. Riconosciuta l'identità di questo entomato col- r insetto Rcaumuriano, creduto il maschio del calillico del pesco , mi era d' uopo assicurarmi se realmoiito , Cora' io pensava, fosse un epigono a quelli nemico. A tale oggetto scelsi alcuni de' calitlici , e propriamente di quelli che, per le precedenti osservazioni , giudicaA'o morbosi ; e chiusi fra due hen tersi cristalli , piano l' uno , con - cavo l'altro, con somma cura conservai. In ciò fare usai ogni diligenza possibile di non portare fra quei ve - t!Ì alcujia sostanza o corpo straniero a quello messo a cimento. Bello fu il vedere , la mane del di seguente , due, e poi tre di quegli insettolini andarsene lentamen- te sopra i vetri , strisciando le lunghe loro ali , che pa- reva aderissero alla superficie di quelli , e come se fos- sero molli. Passcgiavano sul corpo de' calittici, ch'erano già fatti cadaveri, cercando ovunque d'introdurre l'acu- leo od Cvidiitto entro di quelli , siccome ben diceva Rcau- mur (i). Per la qual cosa davansi sovente in dietro con (/) Esse {mosche) non cercano far uso delle ali loro , Vìa camminano volentieri e si portano sul corpo de' gallinselli ; vanno e vengono sopra quello , di' è per loro uno spaziosissimo terreno ; lieaum. l. e. pag. 34' (44 ) due 0 tre passi , spingendo 1' ano in dietro , e cercando di cacciarvi dentro i' aculeo ; v' incontravano resistcuza , e volgevan cammino. X. Variai Io sperimenlo in piìi guise : misi cioè isolatamente taluni calittici, ed altri lasciai aggruppati come erano fra cristalli , nel modo stesso detto di sopra: taluni aderenti alla foglia stessa del limone , altri distac- cati. Grande fu in vero la sorpresa in vedere schiusi non solo ditteri della medesima specie de' già indicati , ma altri ancora di specie diversa , e di un genere ancor molto da quello de' cecidomì lontano : appartenenti cioè alla famiglia de lìiuscidi , e di una picciolezza indici- bile (i). Essi sono rappresentati nella figura 2 A, A. Doppia soddisfazione provai nello esaminar questi entomati parassiti, rivedendo una -forma di ali strana e jiuova, della quale pei la prima volta ebbi nozione in Vienna. Ivi, ed in casa dell'illustre Barone Giacquin, il signor Amersmidt espose alla vista di niolU un dittero da lui trovato , ad oggetto di fare ammirare la forma bizzarra delle Sue ali : e quantunque fosse queir unico esemplare tiial adattato ne' vetri ^ cbiaró apparita che all'ala primaria altra ne slava sovrapposta, il cui piano perpendicolarmente giaceva a quello della prima. Tacque egli la pianta sulla quale trovato aveva quel dittero, on- (/) La comjjlefa descrizione di questi ditteri pi- gmei sarà data in altro lavoro -^ riunendo quella degli altri parassiti de caliKici. ( A'S ) de schivare che alili procacciar se lo possa, por meglio studiarlo. Ella è cosa imporlantissima in entomologia , ed io ve ne terrò parola in luogo distinto , onde non divergere dall'attuale argomento. XI. Assodato senza equivoco e convinto, che quei minuti dittcri schiudono dal corpo òsi e aiutici ^ e che da un solo individuo di questi più ne venivan fuori di quelli; mi convenne cercare se in una stessa specie vivessero ancora gli altri ottenuti nel secondo sperimento , o so in specie diverse di calitlici , od in distinti loro individui separatamente si trasformassero. Siccome sulla fronda di limone esistevano insieme il Caìittico dell' esperidi , e r altro in forma di mitilo, separai questi ultimi dagli al- tri , e distintamente li chiusi. Ottenni da questi i mu- scidi è vero , ma di essi ne schiusero parimenti dal ca- ìittico de' giardini ; con ciò di differenza , che quelli in cui vivcano gli uni non davano asilo agli altri : i mu- scidi e le cecidomie attaccano indistintamente tutte le specie di calittici sottoposte a questo sperimento, ma quelle che sono attaccate da' primi non vengono in pari tempo attaccati dalle seconde. Tanto almeno può dedursi dalle spcrienze finora praticate. Dalle quali cose emerge evi- dentemente , I . che questi ditteri vivono nel corpo de'ca- littici a spese de' loro visceri; 2. che più individui di quelli schiudono da un sol corpo di questi; 3. che una specie stessa di caìittico può dare asilo a specie diverse di dittcri; 4- che specie congeneri sono attaccale da ditteri di genere diverso. (46 ) XII. Dopo questi falli passerò a considerare i rap- porti che hauno fra loro 1' epigeno del Dallilopìo del- l' Opunzia e quello del Calitlico ò.é giardini. Il primo solamcnle differisce per le setole codali che mancano nel secondo ; mentre in questo v'hanno i bilancieri e l'acu- leo che non si osservano in quello. Cosiffatte differenze Bono quasi generiche, siccome genericamente si distin- guono il Dattilopio dal Calittico. La qual cosa è per- fettamente d' accordo col piano della natura , la quale ha statuita tal legge, che ogni razza di vivente debba dare asilo ad altro vivente minore , e distinto nel genere. XIII. In fine, il dotto naturalista DeRcaumur, te- nendo presenti le gravi difficoltà cui andava incontro 1' ipotesi sua , credè pure trarre ausilio dall'analogia del colore e della carne che credè esistesse tra le volute fem- mine ed i supposti maschi ce Io credo , egli dice , trovare )) ancora diversi tratti di somiglianza fra le mosche in qui- » stione ( e mosche sempre ei le chiama ! ) , ed i gallinsei^ )) ti; il colore, l'odore, la natura della carne degli uni e )) degli altri mi sembrano essere presso a poco i mede- y> simi (i) ))• Veramente, se persuaso non fossi, come lo è ognun di voi, miei dotti colleghi, del gran senno che distinse Réaumur, sarei per dire che sognasse allor- ché tali cose scriveva. Del colore quasi identico è facile giudicarne, e trovarne ragione; perciocché l'epigeno ani- maletto si carica de' medesimi umori di quel gallinsello (/) B.éaum. L. e. pag. 3o. ( 47 ) a spese del quale vive ; quiiuli tramanda Io stesso colo- re. Ma come esaminò poi la carne e l'odore di (|uel!o infinitesimo della razza degli enloniali , cento de'quaii non c([uivalgono ad ima sola pulce? Con qiial coltello spaiò il corpo di quelli per esaminarne la carne? Quale l'odore che gli stessi tramandano? È perdonabile però a quell'uomo insigne se tanto dal vero scostossi, trattan- dosi di dover sostenere una ipotesi assurda. XIV. Onde por termine alla controversia riuniamo le sparte cose già dimostrate , e vediamo da qual parie la verità risiede. Ammettendo per vera l'ipotesi di llcau- mur , che gli alati insettolini fossero i maschi de' Calit- iici e Aq Dattilopi, ammetter si dovrebbe ugualmente — I. L'esistenza di più individui entro un sol corpo, prima e dopo la metamorfosi — 2 . Specie , o per lo meno va- rietà diverse , e sessi distinti , vivere in un sol corpo , od anche in due della medesima specie — 3. Metamor- fosi diverse in un solo e medesimo genere d'insetti — 4. Metamorfosi nell'uno de' due sessi, e non già nell'altro, se tali fossero gl'insetti in parola. Se di tante stranezze la Natura è feconda , lo studio di essa è del tutto al- l'uomo precluso^ e sogni dir si potranno gli imiani ra- gionamenti intorno a coteste cose. XV. Piacciavi ora prestare pochi altri istanti la vo- stra pazienza , miei dotti colleglli > per mostrarvi il ro- vescio della medaglia. Vi esposi altrove , che il maschio del Caliltico o Coccinìglia dell' ulivo non è dalla fem- mina per altro distinto, salvo che per la figura più al- ** ?«•• (48 ) 1 ungala , pel corpo mcn grande e più magro, e per la rima cedale più angusta. Tali cose verificate avera so- pra più specie, e lo asserì senza tema veruna. Sentiamo ora come le osservazioni del Rearaur concorrono a raf- forzare le mie. Nella pagina 87 del IV volume , ei dice « Gli al- beri che nella Primavera si sono mostrati più carichi di gallinsetti^ sovente non hanno nella State che scarso nu- mero di adulti. Nella pagina 36 fa notare, che in certi individui del gallinselto del pesco la rima codale è più stretta ed in altri è più larga. Or se tutti sono del medesimo sesso , perchè si po- che ne avanzano a propagare la specie, e perchè non sono uguali e simili tutti ? Perchè le une tengono la rima codale più larga, ed alla guisa di un tubo? A tali in- chieste certamente non può darsi soddisfacente risposta dai partigiani dell'ipotesi Reaumuriana. Altronde , tali fatti si accordano tutti a contestare le mie osservazioni ; imperciocché sono i maschi quelli che, dopo aver servito al loro destino, restano morti ; e son le femmine già fe- condate le sole che restan superstiti, per la riproduzione della specie. Sono esse quelle che hanno la rima co- dale più ampia , per raccogliere le parti omologhe del maschio , e per dar passagio alle uova , le quali deb- bono uscire dall'ovidutto , e rientrare per quella mede- sima rima sotto il corpo materno, onde esser covate, 0 protette. La figura 3 rappresenta un di quei calittici sot- (49 ) loposti a sperimenlo, il quale, sgravandosi delle uova, mostra com'esso le spinga sotto il suo ventre. Le uova sono tra loro riunite per lo mezzo di un glutine, e 1' uno spingendo l'altro, alla guisa di rosajo si ripiegano con- tro loro stesse per ritornare sotto il mantello materno. E qua mi corre obbligo dire, che, contro quello osser- vato nel calittico dell'ulivo, in questa specie realmente le uova si depongono fra la membrana del ventre ma- terno , e la superficie del corpo su cui quella aderisce, giusta quanto Lalreille ha insegnato. XVI. Concorrono finalmente al medesimo opinar mio, se tale può dirsi una conclusione poggiata sopra fatti che non sono colla ragione discordi , il giudizio di La Hire^ e di Sedileau , i quali asseriscono che i due sessi si tro- vano fra gr individui simili , il che non senza fonda- mento ebbero adire. Reaumur riporta l'opinion loro (i), ma gli fé ostacolo ad ammetterla lo aver supposto, che la fecondazione si eseguisse pochi giorni dopo la schiusa, quando cioè sono ancora individualmente incompleti. Met- tendo dunque in confronto le somme assurdità delle ipo- tesi colla naturalezza de' fatti, parmi restar fermo, che i maschi in generale non siano dalle femmine diversi in organismo e costumi, siccome altra volta credo aver dimostrato pel calittico dell'ulivo in particolare. (/) N. B. // sig. Cestoni credè che le Cocciniglie siano ermafrodite , e che perciò non abbisognano di reciproco accoppiamento^ fecondandosi per se tnedesime. ( b-0 ) XVII. Mi resta a dir di proposito quanto compete alle diverse specie di cpigeni de' coccinigliferi , sopra de'quali vi sono molte importanti cose a notare. Ma siccome ab- biisar dovrei della vostra indulgenza , per entrare nelle discussioni tutte che far si deggiono intorno a quelli, formeranno l'oggetto di altro accademico lavoro. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. Tav. I. fig. I. Calymmatus hesperidum ingrandito. Fig. 3. Lo stesso, colle uova che scaccia dall'ovi- dutto e respinge sotto al mantello (i). (/) Avendo racchiuso un Caliramato ad oggetto di esaminare se dal suo corpo schiudesse qualche paras- sito, siccome si è detto nel §. io , dopo poche ore trovai che lo stesso scacciava dall' ovidutto le uova , come rappresentate si vedono. La mane seguente a quella nella quale disposi lo sperimento , avendo sot- toposto r apparecchio intiero al microscopio , vidi che dalla regione cefalica erasi sollevata una bollicina in guisa di projettile , la quale si congiungeva al punto della sua emanazione per lo mezzo di un tubolino de- dicai issimo , il quale si ramificava nell' interno della bolla. Ciò prova che in quel sito debba esservi uno spiraglio o stigma. Questo fatto richiamò ancora alla mente la genesi del Fucus Tondo , Lin. il cui gambo di 6 in 7 piedi ( b'i ) Fig. 15. Uno de' suoi uovi ingrandito. Fig. 2. Specie di Dactylopiiis vivenle sid limone, di cui sarà dello a suo luogo. Fig. 6. Specie A' imenotterol schiuso dal corpo d'un calimmalo morbosamente incroslato. Fig. b' grandezza naturale del medesimo. Fig. 7. Una delle sue gambe ingrandita. Fig. 8. Le sue ali parimenti ingrandite. Fig. 9. A. Cecidomia del Calimmato del limone ^ di color naturale. a grandezza naturale. b una delle sue gambe ingrandita. e l'antenna. d bilanciere. B. rappresenta la stessa Cecidomia colle ali spie- gate , ad oggetto di vedere la nervatura delle ali , 1' a- culeo dell' addomine , ed i bilancieri , nel proprio sito. Fig. IO. A, Dittero "ì parassito della medesima spe- è cosi tenue che adeguasi ad un pelo di porco, liscio^ diafano , tenace , attenuato come un capello verso la base , ed ingrossato neW apice , ove si termina in un corpuscolo più grosso , e simile ad un seme, di figura ovale , e di sostanza mucilaginosa. V.Lin.Amen.Ac- cad. F^ IF append. pag. zSg , tav. 3,f. 2. Questo fuco generato nel fondo del mare offre in grande l'analogo della presente produzione , stando tra loro in ragione dell' oceano a quella del Calimmato. ( b'2 ) eie scliiuso dal Calimmato in forma dt Mitilo , ed an- che da quello de' giardini ,' ingrandito. a grandezza naturale. b una delle sue gambe. e r antenna. d le ali. A' lo stesso insetto colle ali addossate, siccome na- turalmente si vede. Fig. 4- rappresenta una produzione del Calimmato in continuazione di quella che sta figurata sul n. 3 , e di cui si dice nella sottoposta nota. ■aa. S% *«/ Ni ^ ^ //'• ,^d > > \ 4! ^i^ > -3 ; ) <-) ■ C*t^^' ^it' ^^èo. .///, p. 75. (86 ) saltava da due uteri bea distinti senza potersi conoscere quale dei medesimi fosse slato più occupato dalla gra- vidanza. 7. Boehmer (i) fece la sezione di una donna , la quale durante il tempo ben lungo del suo matrimonio per l'angustia della vagina non potè aver mai coito : era questa duplicata, prestando ognuna attacco alla pro- pria matrice verso la sola tromba un pò estenuata. 8. Egli (2) altro analogo esempio ebbe di matrice e vagina duplice. 9. De la Marche (3) ha delineato due uteri uniti e con distinti musi di tinca. 10. Tilinge (4) osservò pure una coppia di congiunte matrici. 11. Eisenmann (3) in una giovine, dissecò due uteri ed altrettante vagine con esterna depressione , che ne indicava la interiore unione. 12. Fole (6) ha dato la descrizione di due uteri innestati. i3. Dupuytren (7) sezionò il cadavere di una don- (/j Observat. anutoin. rarior. an. i^ì)2 , Obs.f'\ lab o et 6. (2) Op. cit. ^ ann. iqS6. (5) Instruct. famil. mix sag.femm. I fig. 1 et 2. (4) io) Cassan Op. cit. p. 22. (6) Jet. Academ. Elector. Mogunt. lib. II 4^i . et 49^- (7) Gardien Trattato compi, de' parti. Firenze 181 g , I g6. (8? ) na che nella posterior commessura delle grandi labbra aveva una sostanza rossa allungata ed estesa lunghessa la vagina, ed il di lei muso di tinca teneva quattro tubercoli e due cavità divergenti che dai rispettivi colli terminavano nella matrice. i4" Tiedemann (i), facendo l'autossia di una bam- bina perfetta ma uscita morta dall'utero materno, avvidesi di due matrici , ognuna delle quali con stretta e bis- lunga cavilcà terminava nella rispettiva tromba falloppiana. i5. Lallemend (2) mostrò ai profT. della Facoltà di Medicina di Parigi il modello in cera (3) sì dell' u- tero, che della vagina di una bambina da longitudinale sepimento scompartite in due cavità. 16. Dubois (4) ha depositato nel Gabinetto anato- mico dell'ospodalG della Maternità di Parigi l'utero e la vagina di una bambina di fresco nata che erano per- fettamente innestati. 17. Recamier (5) ha ravvisato due matrici unite ed aperte in semplice vagina. 18. Liepmann (6) ha descritto e delineato due matrici periforrai ed altrettante vagine strettamente fra loro unite , quella però della parte sinistra videsi assai più sviluppata della compagna collocata a destra. (i) Jottrn. cit. XXI F 3-j3. (2) (3) (4.) Cassan Op. cit. p. 28. (5) Cassan Op. pag. 3^- {6) Disserlat. cit. p. zzjìg. t e 2. (88) ig-ai Diiges e Boivin (i) ebbero tre osservazioni di fanciulle, avendo ognuna due matrici innestate. 22. Cruveilhier (2) ba pubblicato la storia di una donna trapassata per tifo puerperale , la quale gli offri la matrice che aveva contenuto il feto ed in tutta la sua lunghezza innestata alla compagna ; le di cui pareti ri- marcaronsi allo stesso modo cresciute di densità e colla sola differenza di maggiore ampiezza nell'aia interna del- l'utero destro ossia del fecondato. 23. Amantea (3) trovò due musi di tinca in una donna fornita di utero doppio, la cui vagina in sopra fino alla caruncole mirliformi era divisa da fitto tramezzo. 24.. Delle Chiaje (4.) osservò una meretrice napo- litana nello spedale di S. Maria della Fede affidato alla direzione del eli. prof. Petrunti, la quale pubblicamente (1) Op. cit. I 4a- (2) Op. cit. livT. XIII t6., pi. Vfig. I et a. (3) Cotunnii Oper.posthum. Neap. i83/ , II 24- Cotugno conobbe una femmina la quale felicemente partorì un feto mahiro cui dopo cinque mesi successe altro di egual maturità: His mihi tota videtiir super - foetationis hisloria , quae his stantibus non videtur in- verisirailis. Per serbare il rigore propostomi non Iio fatto rientrare questa osservazione nella lista delle al- tre ; quantunque fossi persuaso che la esistenza delle precedenti vagine tragga sempre seco la duplicità ute- rina , e che i due feti erano di compiuto sviluppo. (4.) Tav. IV fig. s- (89) raccontava , clic dopo di essere stata deflorata nella ime-' uc della destra vagina e di avere con questa esercitata la mcrelricia carriera per circa due lustri passò allo stalo coniugale , profittando della imene e della vagina sini- stra ne' primi tempi del maritale consorzio ; poiché in seguito promiscuamente usò di amendue i canali e non fu molto prolungato il ritorno alle sue pristino dissolu- tezze , per cui non ebbe mai figli. Esplorate le due aper- ture vaginali non gli presentarono disuguaglianza alcuna nel perimetro abbastanza ampio , ed i musi di tinca che distintamente potevansi toccare erano della ordinaria gran- dezza. Meritevole di successiva osservazione sarebbe stato quanto ella asseriva che sua madre con sette gravidanze aveva partorito quattordici bambini ; ma la di lei ina- speltala uscita dal sopraddetto spedale non gliene per- mise ulteriori indagini , onde indagare se tal duplicità uterina si fosse colla generazione trasfusa dalla genitrice alla figlia. 25. Egli (i) nell'anatomico teatro del prof. Folinea dissecò il cadavere di una giovine morta con idrometra saccata nello spedale dogi' Incurabili , la quale ofl"rì le idatidi sulla tromba destra , la cui sfrangiatura non era perfeKa e la matrice offriva il margine appena bi- (/) Tue . I e II. Questo pezzo anatomico che da me confservavasi nello spirilo di vino e che era stalo modellato in cera dal doti. Sorrentino si è consegnato al j^roj. Nanula per depositarlo nel Gabinetto di ana- tomia patologica della R. Università degli studi. 10 ( 90 ) lobato. Diligeuziate le parti naturali si accorse dell'ori- fizio della vagina sinistra fornito d'imene, la quale in sopra aveva 1' apertura dell' uretra ed a fianco quella della vagina con imene destra. I due condotti vaginali scoperti dalla cellulare esterna furono trovati affatto di- stinti , il minore addossato sul maggiore , ed avevano di- suguali matrici corrispondenti, le quali da' propri musi di tinca sin presso il fondo erano innestate. 26. Lee (i) ha pure descritto un utero doppio e nella cavità di quello che non era esercitato dalla gra- vidanza vide la membrana decidua. Ordine II. — Uteri bifidi , bicorni , bilobati , bipartiti- ci. Littrè (2) fa menzione dell' utero di una neo- nata, il quale teneva i suoi corpi separati ed i colli poi n'erano uniti , essendo le due bocche uterine abbrac- ciate dalla vagina divisa soltanto in su. 28. Gravel (3) descrisse una matrice nel fondo e corpo talmente bifurcata da emulare la lettera romana V, avendo i due colli iunestati , ed a' musi di tinca aderiva la vagina sopra e sotto per due dita- traverse senza tra- mezzo , che nel resto la separava in anteriore e poste- riore cavità. (/) Doublé lUeriis. Méd. C/iir. Trans. 1 882 vol.xrii. (2) Mèm. de l'Acadèm. des selene, an. tjoff. {3) De superf. Jig, in lialler Dissertai, analom. F 363. ( 91 ) ag. Maycr (i) trovò due malrici pcriformi allac- cale pel solo collo. 30. Nella letteraria corrispondenza (2) di Norim- berga descrivesi un pajo di corpi uterini olivcrormi at- taccali verso il rispettivo muso di tinca, dove mediante semilunarc spazio comunicavano pure i duplici cavi va- ginali. 3 1 . Marquet (3) rapporta che una donna , avendo partorito quattordici figli non a termine, ed indi essen- dosi sgravala di due gemelli di quattro mesi e mezzo corredali di unica placenta, un mese dopo mise al mon- do un feto di sei settimane. La necroscopia vi dimostrò doppia matrice simile a due pere rovesciate ed unite pel solo collo ma col forame uterino interno comune. 32. Purcell (4) nel cadavere di una donna gravida osservò due uleri_, contenendosi in uno il feto sviluppa- to : entrambi avevano il volume naturale a tenore della circostanza , ed erano nella inferior parte del loro collo conglutinati. La vagina apparve puranche divisa , la de- stra più ampia abbracciava tutti e due i colli uterini e la sinistra era cbiusa , ma nella loro parete divisoria esisteva una fenditura. 33. Tiedemann C6) rapporta che May e Fischer in (/) Op. cit. pag. ò'44- (2) ylnn. fj33. (3) Trail. pvact. de la Injdrop. etc. {4) Plnlosoph. rmnsact. voi. LIF 4-i2> (Ò) /'. fiir Plììjsiol. B. V. IL I : e Jown. compi, cit. XXIV 3j3. * una partoriente toccarono due diversi orifizi uterini , uno chiuso e l'altro aperto, ciocche suscitò fra loro viva con- tesa (i) ; e , nel nono dì del puerperio, essendo quella defunta, se le trovarono e due uteri distaccati eccettua- tone il solo collo , nel sinistro del quale aveva dimo- rato e n'era poscia uscito il feto ^ e dippiù due vagine fornite di esterni forami. 34- Dubois (2) dissecò una bambina morta nel ve- nire alla luce , cui mancava Tano ed offriva la vagina chiusa. L' intestino retto terminava nel mezzo del suo tragitto a causa di un restringimento imperforato, nella cui totale e mediana lunghezza evvi completo tramezzo posto d' avanti in dietro. Nella superior parte di cadauna di siffatte vagine mercè stretto orifizio finisce il lobo della matrice separata in due porzioni. 35. Walter (3) coH'autossia di una donna trapassata nel terzo dì del puerperio si avvide di un utero bicorno^ nel di cui sinistro cavo era stato il feto , nel mentre che il destro offriva le pareti piii crasse del consueto e con membrana decidua nella interna sua faccia. (/) La osservazione di Fest^ Boivin, Dejean, Tie- demann ec. somministrano chiaro are] omento che in que- sti rincontri che la esplorazione fatta col dito introdotto nella vagina delle donne viventi per determinarsi la uterina duplicità sia più esatta della stessa necroscopia che è stata jwscia eseguita e l' ha confertnata. (2) Cassan Op. cit. p. 2g. {3) The Lancet 782.8 , n. sO-/. ( 93 ) 36. Mayer (i)lia sezionato il cadavere di una donna, la di cui vagina terminava in sacco chiuso , e facevano l'offizio di utero due corpi della forma e grandezza di un testicolo , ma costrutti di vero parenchima uterino ; i quali poi nella inferior parte mercè fibroso e teniefor- me processo ( rudimento di collo uterino ) univansi tanto insieme che al superiore margine della vagina. 37. Stein (2) dissecò una matrice bicorne , la cui destra cavità racchiudeva il feto e la sinistra aveva la tunica decidua. 38. Carus (3) riferisce che ad una femmina morta nel puerperio appartenevano due corpi (corna) uterini, le di cui cavità terminavano in un collo comune scom- partito da intermedia parete : l'uno e l'altro si aprivano col rispettivo orifizio nella vagina anche separata per la sua intera lunghezza. L'utero destro divenne gravido e'I sinistro offriva anche la membrana decidua. 39. Cassan (4) ha pubblicato la storia di una donna maritata , che presentava due distinte aperture della cop- pia di vagine , alle quali aderiva il rispettivo utero ; amendue le matrici pel lato interno del collo erano at- taccate ed indi nel corpo divaricate, tenendo nel mezzo dell'allontanamento una piega del peritoneo e l'uraco. (/) Op. ciL p. ì)44- (a) Sallzfmrg. med. chir. zeil. iS'jS. {3) Zur Lehre von Schwangersch ìi. Geo. t8i2-, a Ablh. S. 28. (4) Op. cit. p. 32 , fig. j e 2. (9^) 4.0. Berard (i) giovine in una donna trovò duo eguali matrici unite pel solo collo e cadauna di queste fornita di vagina. 4i. Husson (2) fesse l'istoria di una matrice bi- corne terminata in semplice cervice , ma con doppia Tagina , essendo ogni corpo uterino poco men grande di quello dell' utero normale. 4.2. Geiss (3) in un caso di duplicità uterina assi- curata mercè cadaverica autossia notò di esservi pre- ceduta doppia gravidanza , ma nel medesimo termine ; i due fanciulli vissero e la loro madre poco di seguilo partorì un solo bambino. §. V. Classe III. — Uteri bigemini, binati^ bijughi. Ordink I. — Vieri distinti. I. Fabri (4) nello spedale di s. Spirito di Roma, sezionando una ragazzina proietta creduta ermafrodita , rinvenne due matrici , delle quali una stava molto pro- fondata neir addomine e sfornita di esteriore apertura , che neir altra appena ammetteva la testa di spilla. (i) Criiveilhier Op. cit. Livr. IF p. 1 , pi. F .fio- '■ (2) {3} Journ. hebdomad. de médèc. Paris ìSzg.^ fev>r. n. 2/ e II 3/o. (4) Comment. sur Ihisl. natur. du Mcrique de F. Hernades j). ò47' ( gS) 2. Saviard e Diiverney (i) osservarono in una neo- nata due matrici provvedute ognuna di vagina aperta dentro 1' intestino retto : che anzi nella sinistra delle quali più corta sboccava l'unico uretere de' due rognoni. 3. Palfyn (2) rapporta che nacquero a Gand due gemeìie , una delle quali aveva la imperforazione del- l'ano dell'uretra e della vagina , aprendosi in questa ul- tima due uteri posti 1' uno a Iato dall' altro , non che r intestino retto. 4.. Sue (3) , dissecando una neonata , che era vi- vuta sei ore , oltre infinite mostruosità e trasposizioni de' visceri addominali , vide che non aveva apertura alcuna nel basso ventre , e l' intestino retto quanto il cannello della piuma da scrivere aprivasi nella vagina comune a due matrici e che sboccava dentro la vescica orinaria collocata dietro picciola appendice cutanea nel- r ordinario sito delle parti genitali. 5. Jung (4.) nel fondo della pelvi di una bambina morta nel terzo dì dopo la nascita , bene conformata dal capo all'ombilico e da questo in sotto con molte defor- mità estranee al nostro scopo , vide che esistevano due (/) Nouvell. recueil. dobservat. de chirurg. (2) Descript, analom. des pari, de la femm. qui serv. à la general. (3) Meni, de l'Academ. des scienc. jìnn. t'/46', p. 43. (4) Symbol, ad doctr. de vii. arca abdoin. con- gen. Bon. 182S. ( 96 ) corpi ed uno di essi più grande dell'altro , a' quali frap- ponevasi uua parte separata dell' intestino colon , che sezionati presentarono vestigi di collo e foro uterino , non che di vagine. Nella superior porzione dì tali cor- pi giaceva l'apertura della tromba falloppiana, essendo inferiormente chiusi. Il collo dell'utero era più lungo e crasso del suo corpo e fondo. Uno sbozzo di clitoride e di ninfe costituiva le parti genitali esteriori senza comu- nicazione colle interne. 6. Fraenkel (i) descrive un mostro conservato nel Bluseo anatomico di Berlino con spina bifida ed ernia ombilicale , 11 quale tiene tracce di parli pudende esterne fra loro assai distanti. In amendue i lati inferiori dell' addomine ha due corpi conici , ed il destro maggiore del sinistro , in mezzo ai quali sta T intestino retto. Ogni utero fornito di porzione di vagina ha particolare fora- me esterno. y. Thamm (2) pubblicò la storia di un feto singo- lare dall' ombilico in sotto e specialmente per gli organi non racchiusi nella peritoneale duplicatura. Di fatto in luogo di utero osservaronsi due elevati tumori , lunghi giù ed acuminati su , il destro più crasso del sinistro : i quali sezionati offrirono due uteri ed altrettante vagi- ne aperte nel tumore risultante dal prolasso della vescica orinarla , e gli organi genitali esterni stavano vicino ed in giù alle succennate aperture vaginali. (/) Dissert. de organ. general, deform. rari's. Berol. 1820. (2) Dissert. cil. (97) 8. Meckel (i) in una bambina ha fatto conoscere due uteri terminali in una sola vagina. 9. Coivin (2) apri l'addominc di una bambina neo^ nata senza ano e mancante d' intestino retto , e '1 colon assai dilatato terminava con appendice vermiforme. L'ute- ro posto al di sopra del pube dividevasi iu due coni laterali aperti mercè papilloso orifìzio dentro comune va- gina, e la vulva aveva una coppia di distinti forami. 10. Nanula (3) nello spedale di s. Francesco con- serva una ottimestre ed idroracbitica bambina che mo- stra due vagine corredate di separate aperture esterne , alle quali appartengono due uteri, in mezzo ad essi gia- cendo la vescica orinaria e l' intestino retto (4) , i quali uniti all' uretra aprousi sopra del pube. (/) Dcscript.monslr.nonm1llor.Leip.18264ab.FI2. (2) Cassan Op. cit. p. 3o. (3) Elenco degli ocjget. di anat. umana e camp. Nap. /S34, n. 280. (4) Se alla specie umana per le sublimi intellet- tuali facoltà fu da Dio assegnalo eminetitissimo jìosto fra gli animali della stessa di lei classe , ragion vo- leva che altre singolari organiche conformazioni ne avessero pur giustijicata la preminenza; talché la du- plicità del cavo uterino talora ne dimostra non il tur- bato sviluppo l' organico deviamento 0 la sottrazione alla legge di coniugazione oppure la jìermanenza del^ l'embrionico tipo; ma il ravvicinamento della razza no- stra a qualche mammifero di più basso ordine , da II (98) . Ohdine II. — Uteri epigeni , soprannumerari , eterodelfi. ii.Dionis (i) riferisce che una donna, provando tutt'i sLnlomi della gravidanza nel sesto mese, mestruante fino al quinto di essa, non che soffrendo atroci ma passaggeri dolori nel basso ventre, non avverti più i moli del feto, ed elassi dodici giorni quelli rinnovaronsi con vomiti, con- vulsioni , ventre gonfio , e dopo poche ore mori. Se le trovò r addominale cavità piena di sangue , il feto gia- cente su gì' intestini ed un corpo rotondo stracciato stava nella superiore sua parte ed aderente per la posteriore sinistra faccia al fondo della matrice ordinaria, che n'era distante due dita traverse ; avendo questa e quello unica tromba falloppiana ed ovaja. Dentro la cavità dell'utero regolare fu rinvenuto un falso germe quanto picciolo uovo e nella matrice soprannumeraria non fu veduta alcuna uscita neir altro utero o nella vagina (2). cui per le anzidette proprietà e per V utero unilocu- lato erasi oltremodo allontanata. Ma quali rijlessioni non emergono dalla reciproca apertura del femineo sessuale apparato dentro V intestino retto , la vescica orinarla e sull' ipogastrio'? (/) Mst. anat. d'une mat. extr.., Paris /6g3, (a) Da taluni scrittori giustamente rijlettesi die' sister doveva qualche via sconosciuta a Dionis oppure scomparsa colla gravidanza^ tra le due matrici o eoa quella aggiunta e la vagina ; altrimenti la fecondazione avrebbe dovuto accadere per V assorbimento dello sper- ma operato da' vasi linfatici o venosi ^ mediante due (99) 12. Canestrini (i) dentro 1' adtlominc di una fem- mina moria nel quarto mese di preguezza , e elio prima aveva ben due fiate felicemente partorito , osservò liite- ro con due corni ineguali ; in uno dei medesimi alber- gava il feto , e rottosi nella base questo co' propri in- viluppi nuotava nel sangue dell' addomine. Mercè breve pedicello crasso quanto il dito mignolo stava quel vi- scere attaccato un pollice sopra 1' orifizio dell'utero com- pagno , e la di lui apertura appena permetteva la intro- duzione della setola di cinghiale. Altro canale sboccava nel sito , in cui la vagina affatto semplice si attaccava alla matrice , era imbutiforme e del diametro della se- menta di canape. In fine uscirei dallo scopo propostomi se entrassi a trattare della superfetazione, che risulla dal concepimento seminali condotti che dalle ovaie si è preteso dirigersi fino al collo uterino ( Deirees Ess. on var. subject., Baii' delocque nipote Acad. R. de mòd. fèvr. 1826 , Du' ges Malad. de l'uter. / 44 ) -, oppure ad opera del commercio che Malpighi (Epist. ad Sponium ) e Gaer- tner ingiustamente ammisero fra V ovaia e la vagina. Ma se le accennate comunicazioni mancano nella no- stra specie , esistono pjoi nelle vacche e nelle troie due seni che pe lati della vagina e dell' utero finiscono nelle ovaie ( Blainville Note sur les doubles canaux de la matrice des mammiferes parongulés inserita //e/Nouv. Bullet. des selene, de la Societ. pbilom. Jul. fS'uG; Ca- riis Lezioni di zootom. Dresda f834i II T^T-, tO'^- ^^ '3. (/) Hist. de ti ter. dupl. '^ ^^l- ( 100 ) di un secondo embrione durante la impregnazione del pri- mo: la quale per consenso unanime di tutt'i fisiologi po- trebbe soltanto avvenire quando evvi la esistenza di matrice appartenente ad una delle nostre tre anzidette classi ( i ) ; (/) Non so comprendere come abbiasi potuto scri- vere che « finora P autopsia cadaverica non ha di- mostrato che realmente avevano un utero doppio le donne che han presentato l'esempio di vera superfeta^ zione )) . Poiché , oltre Areteo che dice (( videlur aii- tem nonnumquam duplicilatis uteri interius siiceingens tunica , quando a contiguo divellitur » ( De caus. et sign. morborura cur. Boerhaave Lugd. Batav. ijSS^ Lib. // 64^; Rio lana Oper. omn. Lib. // 199 ), dal- l' epoca del nostro Catti ossia dal iSSi fino al i83S^ ho raccolto 81) esempli di uterina duplicità rinvenuti in seguito di opportune dissezioni , senza compren- dervi tre osservazioni di matrici sub-biloculari ^ e ri- partiti come segue in uteri !., 1 ■ S normali uniloculari \ , , ., , . ' sub-biloculan , ., 7 • l marame intero io oiloculan ) , j i .■ - q ) bilobati 13 d'/ lf> \ margine intero 26 . . ( "^ ' bilobati 16 composti f /■,■,■ ^ \ , . • • r distinti IO 1 biqemim i , / ,jj ( "^ \ eterodelfi 02 totale 8 a Di fatto se ne contano : — a ) 8 con superje- tazionc convalidata da esplorazione e da necroscopia ( loi ) talché a ragione scrisse Haller : solae foeminae su- uterina falla da Leriche , Bagard , Geiss , Savaresi 0 meglio da Sardin-Lanz , Boivin , Dejean , Marquet e Mec/cel ; — b) tS in f emine divenute madri ora nel- la destra ( Carus , Stein ) ed ora nella sinistra I^Waller^ Tiedemann) cavità della loro doppia matrice senza aversi potuto determinai'e quale di queste fosse stata più esercitata dalla gravidanza ; essendo cosa veramente singolare , che quando uno de' sopraddetti uteri diveniva pregno nell' altro soppriinevasi la me- struazione ( Cassan ) , ingrossavansi le pareti ( Carus ) oppure no ( Cruveilhier ) , si rinveniva la tunica de- cidua ( JFaller , Cruveilhier ) e la parentela sua an- dava tanto innanzi che collo sgravo del compagno aprivasi ancora il di lui uterino orifizio ( Cruveilhier). 1 sopraddetti casi sono riferiti da Dionis , Purcell^ Ca- nestrini, Tressan^ ÌFaller^ Morando Forlan^ IPullisneri^ Walter^ Acrei, Lee ^ Stein, Tiedemann^ JFest ^ 01- livier, Carus ^ Cruveilhier 3; — e) 34 in donne adul- te le quali per deficienza di opportune notizie e per estranee circostanze non divennero gravide^ avendone tutta la possibilità ed osservale da Catti , Biolano , Linceo , LIaller , Tilinge , Eiscnmann 2 , Tiedemann , Folinea , Bleuland , Gravel , Bocsefeish^ Leveling 2 , Cassan, Recamier, De la Marche , Mayer 2, Società dì Norimberga , Pole , Spedalicri , Amantea , Boccanera , Dupnytren, Liepmunn, Ilusson, Berardo Jaume ^ May- grier^ Boehmer 3 e Delle Chiaje 3; e — d) so in giovi- ( 102 ) perfootabnnt , quibus uterus duplex sit (i). Dippiù slimo mera fisiologica specolazione l'asserzione di valenti scriltori che tal renomcno possa derivare da preesistente gravidanza cstrauterina , non che dalla di- sparala discesa di due o più nova fecondate colla me- desima copula , oppure conlemporaneameate calate den- tro l'utero ma fornite d'ineguale sviluppo ; allo slesso modo che succede negli uccelli, appo i quali un solo accoppiamento basta per fecondare considerevole numero di germi. Del resto intorno a questo argomento invito a leggere (2) le più classiche opere di Fisiologia e di Medi- nette o bambine con mostruosità di certe parti del loro corpo e dissecate da Bavhino, Silvio^ Fabri^ Riolano^ Mailer , Palfyn , Littre , Saviard , Lallemend , Jung , Fraenkel , Sue , Mayer , Nanula , Dugés e Boivin 4 , Meckel ^ Dubois 2, Tiedemann 2 e Thamm 3. Né in detta lista son coìnprese r esplorazioni fatte in occa- sione di parti su le donne viventi^ le quali han dimo- strato la uterina duplicità^ ma senza aversene potuto de- terminare l'ordine. Tali sono le osservazioni riportate da Buffon e quelle di Stein {Froriep Notizen p'I^à. S. Ssg), di Osiander (Handeb. der Entbiadg. Th. I p. 3aj), di Joly {ionrn. hebdotn. de med. Ili io8)e di Stegkmher presso Duges Op. cit. 1 2g). Ma quanti altri casi n'e- sisteranno che per la mia posizione fuori il consorzio letterario europeo mi sono ìimasti ignoti ! (/) Elem. phys. X 21 g. (2) Z' applicazione del presente nostro quale che ( io3 ) cina forense , onde io sia qui dispensato di ripetere quanto in esse di utile e necessario trovasi raccolto. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE DELINEATE DAL VERO E QUASI DI NATURALE GRANDEZZA : Tav. I. rappresenta l'apparato genitale non sezio- nato con utero didclfo-bilobalo ricoperto da porzione del peritoneo i e corredato della tromba falloppiana sinistra 6 , cui è sottoposta la rispettiva ovaia k; poiché la trom- ba destra offre due ingrossamenti in con imperfetto pa- diglione Il h indica le doppie vagine, g l'intestino retto, f la vescica orinarla , a le grandi labbra dilatate , b le ninfe , e il foro dell' uretra , d l' apertura della vagina sinistra ed e quella della destra. Tav. II. — Fig. i ) dimostra lo stesso apparecchio inciso in parte e nel resto chiuso, vai dire gli orifizi: a della uretra b recisa, e della vagina sinistra con ime- ne da cui si passa nel cavo di quella per osservarne le rughe /ci collo della matrice h , e d della vagina destra anche disseccata provveduta dì rughe g e col collo uterino i. Amcndue le vagine hanno le pareti tal- siesi lavoro alla fisiologia ed alla medicina legale per la d'slinzione di superfetazione umana vera esclusiva degli ulcri doppi e di falsa conseguenza delie mairici uniloculari , è registrata nelle nostre Riflessioni snlla vera superfetazione umana. ISfap. i836. ( 10^ ) mente distinte , ebe in e se ne vede lo spazio interme- dio pieno di tessuto cellulare. Il peritoneo k , che co- pre il suddetto viscere , è stato reciso per indicare quel- lo che ne veste la porzione sottoposta. Ne contrassegna- no poi / la tromba ed n il legamento della ovaia sini- stra, 7n7n Y ingrossamento della tromba^ o V ovario e p il plesso parnpiniforme di destra. Fig. 2 ) dinota : in e parte della vagina sinistra , da cui si va nell'utero di detta banda col superior lab- bro t del muso di tinca fornito delle rughe filiciformi inferiori y , dotato della tromba a aperta e mozzata ; in b r altra porzione della vagina destra , ed un rialto esistente nell' utero che le appartiene ; in uu la doppiez- za de' due margini liberi e quella del lato innestato x; ed in z la divaricazione destra e sinistra di siffatte matrici. Tav. IV — Fig. 1 ) fa conoscere 1' aia occupata dalla concrezione lapidea , la quale era chiusa dalla pa- rete inferiore e e dalla superiore recisa y dell' utero , il di cui corpo ne è rimasto biloculare , essendone intero il corno sinistro h e dissecato il destro per dimostrarne la doppiezza a«, la gran quantità di vescichette, le mo- le idatiche ^^ì'^j^ e la crassezza delle pareti e l del suo collo. Fig. 2 ) espone le parti pudende esterne della me- retrice con duplicità dell'utero e della vagina , le cui aperture sono ij , non che il tramezzo mediano /. I. M» y^ -2P .'»>\ "^ / 'UL ITo ~:/''/^'. ( io5 ) OSSERVAZIONI SOPaA UNA NUOVA SPECIE DI EMBOTBRIO LETTE AL REALE ISTITUTO d'iNCORAGGIAME^JTO DAL SUO SOCIO CORRISPONDENTE FERDINANDO GIORDANO NELLA TORNATA ACCADEMICA De'24 APRILE l836. Confusis generìbus , confundi omnia necesse est. Caxsaip, Il compatimento con cui, ornatissimi Accademici , Ti siete degnati accogliere qualche mio debole lavoro , che ho avuto l'onore di sottoporre al vostro illuminato discernimento , mi ha animato a presentarvi queste mie quali esse siansi osservazioni , alle quali ha dato luogo una nuova specie di pianta descritta nell' Orto di Rivoli^ affinchè il giudizio che ne riporteranno i botanici possa essermi di nuovo stimolo a sempreppiù rimeritare della vostra indulgenza. Le moltiplici specie di piante che per le svariate forme sono la delizia e 1' ammirazione di chi si fa a va- gheggiarle ne' giardini botanici, spesso nel classificarle e descriverle riescono di grave ostacolo ai cultori di Flora. La diversità del clima e del suolo affatto estra< 12 ... ( io6 ) nei alle piante che vi son costrette a regetare , oppo- nendosi al perfetto sviluppo della fruttificazione di esse^ è causa che un huon numero delle stesse rimanga sco- nosciuto ed incerto. Tale imbarazzo si accresce ancora dalla malizia de' loro mercadanli , scambiandone i no- mi , per ritrarne maggior guadagno , o per imperizia appiccandovene uno di analogia , il quale per anni ri- marrà consacrato nella scienza , se una circostanza pro- pizia non concorra ad emendarne 1' errore. In tali cir- costanze dovè trovarsi il Signor Avvocato Luigi Colla distinto botanico di Torino , il quale per le dotte pro- duzioni messe a stampa con somma critica ha saputo ben meritare delle scienze naturali. Egli nel Catalogo del suo ricchissimo Orio di Rivoli 1824. con un seguito di dotti supplementi; descrisse, tra le numerose piante esotiche che in quello fa coltivare, la sua Hakea rubricaulis ^ vago alberetto indigeno della nuova Olanda , che sotto lo stesso nome lo acquistò dal Signor Cels giardinìere-scmenzista in Parigi, e colla medesima denominazione fu comunicato a qnesto nostro Rea! Orto non meno., che ad altri giardini botanici di Europa. La pianta che si coltiva nel nostro Rcal Orto essendo fiorita nella scorsa state, ed avendo perfezionata la sua fruttificazione , mi si è ofi"erta propizia per meglio studiarne i caratteri. Io ho avuto cosi occasione di osservare che per la gianduia semilunata che si esten- de alla base interna di tre de' quattro petali , e non di- . ' mezzata posta alla base di un petalo solo ; pel concet- tacelo coriaceo con molti semi embriciati a doppia ala, terminale una, ed esterne le altre, e non legnoso uni- \. ( 107 ) loculare con due semi alati con ala semplice terminale, posti in sito eccentrico , opposti e combaciantisi dalla faccia piana interna, il vegetabile in discorso dovea rife- rirsi all' Embothrium , e non all' Ilakea ; cosicché la pianta del chiarissimo Signor Colla dorrà cancellarsi dalle specie di quest' ultimo , e passare ad accrescere quelle dell' altro genere ; ciocché rileverassi di leggieri dal confronto de' caratteri de' due generi che esporrò in prosieguo. Il dotto Botanico di Torino descrisse la pianta per Ilakea, perché con questo nome fu mandata da Parigi,, siccome egli stesso dice (c Ilakea rubricaulis {\)? (i) 0: Hoc titulo ab H. Cels anno 1822 accepta: flo- 5) rentem liuc usque haud vidi et ejusdem descriptionera 3) frustra quaesivi » . ^/oyszV Colla Cat.IIort. Ripul. p.63^ )) nella I. Appendice pag. ii4 soggiunge ce Hakea ru- I bricaiilis quam enumeravi in Horto Ripulensi (pag. 63), » ac in nota 2 descripsi absque fructificatione , floruit i julio proxime elapso , fructusque perfecit novembri ; ^ hiac novas observationes circa fructificationis organa^ nec » non iconem Botanicis oflero fi.Aloys. Colla illustrata et icon. rarior. stirp. quae in ejus Horto Ripulis Jlorebani anno 1824., addita ad Ilort. Ripul. {loc. cit.). Quindi nel descriverne la fruttificazione, dopo di aver parlato di tutti gli organi della stessa, prosieguo a dire t Capsula lignosa, a oblonga, i -locularis, 2-valvis. Semina alata ti pag. ìbid. Queste finali espressioni del dotto autore fan chiaramente scorgere , che la fruttificazione della pianta che descriveva ( io8 ) . GSHÌI S ffj K EJ. Classis et ORDO=Teirandna^=^Monoff^ma Lìn.=s Familia Proteaceae Juss. Character generis === Calyx irrcgularìs ( corolla quibusdam aucloribus ). Gianduia hypogyna dimidiata. Folliculus ( capsula ) ligneus i- locularis^ loculo eX" centrico. Seminis ala elongata. Schrad. in Spreng. Sy- st. Veg. I. pag. 372. = Proteaceae — Fructus dehi- scens — unilocularis — Ovarium dispermum. dovè rimanere imperfetta a causa di qualche accidente di clima , 0 altro qual siasi stato , altrimenti ne avrebbe rimarcato il concetfacolo coriaceo con molti semi embri- ciati , quale in effetti è quello della pianta di cui è pa- rola , e non lo avrebbe detto legnoso con due semi qua- r è proprio delle Achee , né avrebbe mancato di descri- vere la doppia ala di cui van forniti i semi della me- desima^ e non già semplicemente alati nell'apice , come nella figura li dimostra , benché la capsola vi sia espres- sa qual' è in fatti quella dell' Embothrìwn , ma molto piccola. Quindi ad avvalorare la correzione generica che ho creduto doversi portare alla specie del Colla^ non sarà fuori proposito trascrivere il rispettivo carattere de' due generi accoppiandovi una tavola rappresentante le diverse loro fruttificazioni, e la pianta in disamina , onde farne un giudizio adeguato. ( log ) Genus Eubotbrium. Classts et Ordo praecedenfìs. Ltn. fil. suppt. — Familia eadem Juss. Character generis — Calyx nuUus. Corolla ( Ca- lix aiictorum ) tetrapetala. Stamina limbo petalorum inserta. Folliculus ( Conceptaculum ) polyspermiis . Se- mina alata , im,bricata. Persoon Synops. piantar, i . pag. 117. Sprengel nel luogo citato pag. SyS riporta questo genere nella stessa sezione delle Proteacee , ma nella di- visione di quelle con ovaja a molti semi ( Ovarium pò- lyspermum ). Cade qui in acconcio l'osservare che all' infuori di Gaertner figlio Supplementum, Carpologiae , gli autori tutti nel descrivere i sémi di questo genere, non hanno menzionato la doppia ala che vi soprasta e copre , l' in- terna cioè che sormonta la semenza , bianca traspa- rente e lateralmente percorsa dal podospermo, che dalla base del seme si prolunga all' apice dell' ala terminata a sghimbescio, ed il quale lattacca alla sutura d' onde il concetlacolo si fende , e le due esterne di color lio- nato , lineari allungale , troncale nelle due estremità e che a guisa di clamide si abbassano sopra i due lati del seme , attaccandosi colla parte superiore alquanto al di sotto dell' apice dell' ala interna. Ecco le parole del citato autore « Folliculus coriaceus , ad venlrem lon- i giludinalilcr dcbisccns , polyspermus. Receplaculum j nullum. Semina ad utrumque latus folliculi sursum (no) j imbricata^ alata s loc. cit. pag. 2i4; ed indi alla pag. 2i5 nella lunga descrizione del genere Erabothiium dice « Integumentum duplex , utrumque in alam se- » minis ampliatwn : exterius tenue , membranaceum : » inlerius cumfuniculo umbilicali ( podospermium ) con- » natum^ membranaceo-chartaceum , album ». Stabilito cosi che la pianta di cui ho avuto l'onore d'intrattenervi , appartener debba al ^enQxe Embothiìium^ non resta che a soggiugnerne la diagnosi specifica della stessa , portando le necessarie correzioni a quella che ne propone il lodato sig. Colla ^ onde non appropriarmi l'onore della novità della specie che tutto allo stesso dotto botanico va dovuto, essendosi soltanto da me creduto ne- cessario l'emendarne il genere cui devesi riportare. EMBOTHRIUM iiubricjulb. Character specificus essentialis. E. Frutex sempev' virens ; ramis rubescentibiis ; Foliis breviter petiolati§ lineari-lanceolatis ( i 1/2-4 poli, long., ^-S lin. lat. ) in petiolum attenuatis integerrimis subtns pallidioribus glaberrimis trinerviis ; Floribus corymbosis axillaribus ierminalibiisqiie ; Conccplaculo stipitato oblongo coriaceo uniloculari polyspermo stylo persistenti ; semiuibus im- bricatis. Hakea rubricaulis Co//a Cat.Hort.Ripul. etHortulanorum. , '•! Character specificus naturalis. Caulis fruticosus ^-g-pedalis solidus tercs raraosus griseus. ( III ) Rami alterni diffusi laxi rubesccntes. Folta perennaatia alterna palentia lineari-lanceolala ^ ( I 1/2-4- poli, long., 4--8 lin. lat. ) apice et basi acuta, 1 breviter petiolata , coriacea integerrima , superne nitida viridia vel viridi-purpurasccntia , subtus pallida, glaber-r rima Irinervia, nervo intermedip prominulo lateralibusque ut plurimum rubescenlibus.'n: ■ic Petioli breves ( 1-2 lin. long. ) rubescentes. Corymbi axillares vel terminales in apicibus ra-, mulorum, 8-i5-flori basi squamulis deciduis instructi , post anthesim in raccmum abeuntes. Pedunculus communis linearis striatus laevis rube- scens pollicaris vel sesquipollicaris longitudinis. Pedicelli filiformes striati apice incrassati ibique glandulara semilunatam germen cingentem suslinentes , lacves virides, peduuculo subduplo breviores. Calyx nullus. ■jI.iì/. udiri i.ii.iuijn. Corolla ( Calyx taliornm ,) ;letrapetala. Pelala apice pedicelli inserta glandulamque germinis basi cingentia, albida linearla, basi dilatala, extuslaevia;, intus linea prominula a basi ad anlberas instructa , apice concava ibique antberifera , pedicelli? duplo breviora , primum creda apice conniventia et germen arcte cingentia, post anthesim spiralitcr contorta demum decidua. Antherae quatuor foveis petalorum adnatae didymae. Oyanwm slipitatura. ,Podogyaiwn filiforme teres lae- ve inflexum pelalis pauUo brevius , apice articulatum glandulis binis inslructura. , r.^ ojìsjÌìjH l■^lw^t;^ ^ i Gianduia seniiluuata ad internam petalorum basim cingens germen , concava pellucido-flavesccns. (112) Germen oblongum arcuatum. Slylus filiformis lon- gitudine germinis persistens. Stygma deciduum orbicu- latum subturbinatum margiae subundulato. Conceptaculum coriaceum oblongum incurvura lo-»; rulosum ulrinque acuminatum, biloculare, polyspermum. Semina biserialia duplici ala iiistructa , ala termi- nalis alba , laterales membranaceo-fuscae. Podospermium e basi seminis prodiens ad apicem alae terminalis. productum adnectens semen ad valvae su- turam. Floret a junio ad julium fructusque perficit men- sibus septembri octobri. Habitat in Australia. Co/i/wr in Horto Regio neapoli' tano sub diu. TABULAE EXPLICATIO. A. Erabothrium rubricaule. b. Petaluna auclum cum antheris didymls in ipsiiis limbo cochleariformi. e. Ovarium stipitatum auctum cum Podogynio basi glandulis duabus cincto. d. Conceptaculum cura seminibus duplici serie po- sitis , imbricatis. — i--in.;,i ;, j e. Semen duplifcì àlà^ Ltfstructura. f . Semen auctum alis lateralibus , sive integumentis destitutum, et ala terminali tantum praeditum. •uu! g- Podospermium.' g. Capsula Hakeae cum loculamentis excentricis. ■ '"ji. Semen Hakeae unica ala terminali donalum. fi valli ed iu quei luoghi ci si presenta cou i caratteri > stabiliti dagli autori. S' iuooutra poi ne' luoghi palii- > dosi e sembra una pianta totalmeute da «piella delle j valli diversa , e tal diversità si rileva dalla statura t alta assai , e dalla radice grande e caruosa. Se que- 9 sta sia una varietà , o una specie diversa lo decida- t no altri , è eerto |H>rò che da quella delle paludi si I raccoglie la radice di bracala }). (i) llipeteremo adunque che la pianta delle paludi lungi dall'essere una varietà o altra specie di KUi- poli \ della quale im[)ortaudo conoscer meglio le qualità ed i caratteri , ho credulo dovere dare una più ampia Uescri/ione che ho proccurato di far corredare di una esalta ed accurata figura. (/) Ikiit.' JacolliX ticiii! pmtUc toni, t pag. :2jg. ( "7 ) Descrizione dell'angelica ncnlorosa. Radice carnosa filtonala ramosa con corteccia bianco- brunaslra appcn' aucUala acre mordace disgustosa con mi- dollo loguoselto giallastro. Foglie radicali ampie acri composto 3 volto penna- to , con fogliolinc ovate oblique deltoidcc talvolta inta- gliate presso la base con uno o due lobi , orlate di denti profondi , essi stessi nuovamente dentellati con dontuzzi cuspidati cigliosctli ; glabre meno cbe nelle nervature e di color verde bruno disopra , biancastre e villoseltc di sotto cogli apici aguzzi e protratti. Picciuoli fistolosi con una profonda scanalatura, di sopra striati da per tutto e pubescenti ; il primario munito di larga guaina che si attacca al collo della radice nelle radicali , ed abbraccia il fusto nelle cauline. Nella fioritura dal centro della pianta si eleva il fusto per 2 a 4 piedi, fistoloso anch'esso, striato e sparso come di lanugine o farina biancastra e con poche foglie che s'im- piccioliscono nella parte supcriore di esso mentre le guaine s'ingrandiscono 0 restano quasi nude o con qualche rudero di foglia presso le poche diramazioni. Lo guaine hanno lo alette di colore porporino, e della stessa tinta suole star macchiato il fusto, ed i picciuoli nelle diramazioni. Le ombrelle de fiori vengono sopra pochi rami alterni corti gracili e quasi corimbosi. Ogni ombrella ha i5-2o raggi disuguali , quelle del centro piiì corte onde le ombrelle istcsse riescono quasi piane ; ninno involucro universale, molti iuvolucrclti setacei ; corolle di 5 pelali bianchi ( ii8) smarginati quasi eguali , mericarpii ellittici muniti di larghe ale e di 3 costole longitudinali prolungale in cre- sta , di sapor disgustoso acre nauseante. Luogo natale f epoche della vegetazione , qualità ed usi. Nasce copiosamente nelle valli e nelle selve boscose; presso NapoH alla valle di S. Rocco , ai Camaldoli, donde colle piovane che trasportano anche altre pianto ne' luo- ghi bassi , come la valeriana ojficinalis e simili , i semi se ne spargono ne' luoghi paludosi, come al lago SAgna- no\ fiorisce e fruttifica in agosto e settembre, Perenne. La radice abbonda di principio acre, cosicché riesce cau- stica e viene adoperata per uso esterno nella scabbia , fa- cendosene unguento col sugo fresco ; i semi sono di sa- per acre nauseoso, e potrebbero destinarsi allo stesso uso. ^ Osservazione. Differisce Òl^ Angelica silvestre per le foglioline delle grandi foglie radicali più larghe deltoidee ovvero OA'ate non ovali-bislunghe, più profondamente due volte seghettate ; per la maggiore peluria dell'intera pianta, per la mancanza totale dell'involucro universale, per le co- rolle non carnicine , e per la qualità della radice , che nell'À. silvestre è aromatica non acre caustica, non che per la forza e la qualità de' semi che sono aromatici legger- mente acri neW Angelica silvestre^ e non acri e nauseosi. (119) Angelicae nemorosae diagnosis , et synonyma. Angelica ; Caule superne pedunculisque farinoso-pu- Lescentibus; foliis tripinnato-sectis, segmentis ovato-deltoi- (leis ovalibusque biscrratis , basi decurrentibus , involu- cro nullo , mericarpiis elliplicis alis latitudine costas dor- sales apice cristatas acquantibus. Ten. Syll. add. et emend. altera in folio in Flora napolitana lom. 4 pag. 162, in 8. pag. 56 1. A. sylvestris B. villosa^ caule cano pubescente , petiolis pedunculisque villoso-scabris. Ten. F. nap. Sjll. in Flora nap. tom. 4 pag. 4-2 in 8. pag. 14.2. Fior. nap. lom. 3 pag. Soy. A. sylvestris Ten. Flora medica universale^ e Fior, partic. di Nap. tom. I p. 223. Petagna Instit. bot. tom. 2 pag. 5ii ex loco;nec non botanicorum neapolitanorum facile omnium. /Egopodium Podagraria var. an. sp. propria? Petagna Delle facoltà delle piante tom. i pag. 279. Qualitas et usus. Radix acris caustica , quae vulgo audit Bracala , ad unguentum antipsoricum parandum adhibetur. Semi- na acria nauscabunda. Tabulae explicatio. A. Pars folli radicalis. b. Plantae floriferae pars superior. C. Flos magnitudine auclus. d. Mcricarpia diq)licia naluralis magnitudine. e. Mericarpium unicum magnitudine auctum. ■■-•V. ■ .'^ na&T/ca //^mf^rt'aa ( 121 ) Memoria intorno ad un nuovo e più semplice artifizio PER far mostrare AGLI OROLOGI IL TEMPO VERO O S0< LARE , ED IL MEDIO NEL MEDESIMO ATTO. LETTA NELLA TORNATA DEL I. DI SETTEMBRE l836 DAL SOCIO CORRI" SPONDENTE DOMENICO ANTONIO PRESUTTI. Chiarissimi /iccuUamivi. Se 1' uomo nello stato di semplicità primitiva tro- vava nella natura con che misurare il tempo che passa^ ei non è da maravigliare , che ad annunciargli 1' ora della fatica e del riposo , 1' avvicendarsi delle stagioni , ed il trascorrere delle età , dovevano piucchè bastargli il girar del sole, l' apparir della luna, e gli aspetti delle più lucenti stelle. Non così quando in società si ram- morbidiva dal viver civile ; allora quelle misure torna- rono troppo lunghe , e mal poterono ricordargli ad ogni lìiè sospinto l'adempimento degli sv£iriati e moltiplici uffici suoi , non che cogliere gì' istanti fuggenti delle rapide sensazioni e degl' istabili affetti. Ecco la necessità di cercare artifizi diversi per isminuzzare più tritamente la durata delle cose , o con maggior verità , quella del pro- prio essere. E quali che fossero detti artifizi , che delle antichissime nazioni appena qualche memoria o nulla ci è ( 122 ) pervenuto , non potevano far altro, che partire particelle più 0 meno grandi di qualche misura naturale , meglio sensiljile , più frequente , e direi quasi , più usativa. Il perchè il battello degl' indiani forato nel fondo im- mergentesi nell' acqua a mano a mano che venivasene riempiendo , le diverse specie di clessidre , o orologi ad acqua, ed i gnomoni, soli avanzi dell'antichità tra- mandatici dagli egiziani , furon tutti divisori accomodati al diurno girar del sole. Ora dal cammino di questo astro , preso come nor- ma e regola , non sapendosi da prima prender termini da cominciare e finire , se non variabili ed incostanti , come il suo levare e '1 tramonto , ineguali e variabili dovevan riuscire le artifiziali misure , secondo le sta- gioni ed i luoghi diversi della terra , senza l' imperfe- zione propria degli stessi artifizi usati. La maniera in che le nazioni antiche, da' ricordi che ne abbiamo ^ di- videvano il giorno , chiaramente cel mostra : maniera ancor viva tra le moderne , e quel eh' è più strano , ràvili, come la nostra Italia. Ma da una parte la civiltà e con essa le arti , le scienze , e l' industria venivan crescendo , e dall' altra le osservazioni de' fenomeni ce- lesti erano più frequenti ed accurate , tanto più in quanto venivano aiutale da mezzi efficaci ed esatti metodi. Per la qual cosa quel giornaliero aggirarsi del sole , che per assai secoli dovettesi veder mutabile senza ragione, chi cominciava a contare dal sorgere o tramontar suo, non parve più tale, allorché preso un punto invariabile, qual' è il più alto di suo corso , nel meridiano, si potè ( \i% ) meglio ragguagliare con se stesso. Quindi le sue rivo- luzioni dal partirsi dal meridiauo al ritorno, fu creduto si compiessero tutte in uno spazio eguale di tempo. Tuttavia non è cosi. L' astronomia bambina toglieva al principal divisore del tempo il variabile ed ineguale , e davagU un' esattezza non vera ; V astronomia adulta venne a ren- dergli quella ineguaglianza che proprio gli spettava. E per verità 1' intero rivolgimento solare intorno alla terra , preso per principio e fine un meridiano qua- lunque , non fassi , come i maestri in astronomia inse-. guano e voi sapete , ogni di con egual durata, ma ora è pili lungo , ora più corto , benché di pochissimo. E ciò esser l'effetto del procedere obbliquo che fa il sole intorno alla terra , o a dirla pivi propriamente , del corso ineguale della terra per Torbe suo, e dell'aver essa V asse obbliquo al piano di detta orbita. Del quale effetto la ragione ed i particolari lascio di ricordare, perchè cosa a voi notissima , straniera al mio oggetto , e diffusa- mente spiegata ne' trattati di astronomia. Un oriuolo quindi di moto egualissimo ed uniforme , che segnasse mezzodì insieme col sole in un giorno qualunque , in tutti gli altri se ne scompagnerebbe , ora entrandogli innanzi , ed ora restandogli addietro. Cosiffatta ineguaglianza conosciuta ed avvertita da Ip- parco (a), tuttoché di grandissima importanza in astrono- mia, rimase nulladimeno trascurata per diciotlo secoli. (a) Bailly. Histoire de l'Astronomie modèrne. Pa- ris 1285 voi. f. f. go, e V. 2. j. 42j e 263. ( 124 ) Dopo gli astrònomi mettendola ad accurato esame riu- scirono ^ aiutati dai pendolo dato loro dall' acuto inge- gno del Galilei , a sgomberare ogni oscurità e conoscerla addentro. Mercè delle osservazioni celesti più fedeli e meglio calcolate poterono determinare il cammino del- l' astro maggiore in tutti i suoi punti ; il pendolo applir cato all'oriuolo, trovato sminuzza tore squisito del tempo e di maravigliosa esattezza, servi qual pruova di fatto a chiarir la cosa , e. suggello a difTmirla. Investigalo dunque com'è il variar del moto apparente del sole, o effettivo della terra, nello spazio di uu'anoo tropico me- dio , ed immaginandolo d'altra parte , come se si facesse equabilmente uniforme, la differenza che giornalmente è dall' uno all' altro fu detta equazione del tempo ; e per distinguerli insieme , il primo fu chiamato tempo vero, apparente , o solare ; il secondo medio , o eguale (e) . Intanto gli orologi per loro naturale abitudine uon pos- sono muoversi altrimenti che con moto eguale , che pero sono bene adatti a dividere il tempo medio. Ma siccome tutte le bisogne della nostra vita sono ordinate secondo il movimento apparente del sole, i cui passi essi deb- bon seguire e mostrare; così ne viene, che non posso- no farlo senza essere quasi sempre bugiardi, ed in ta- luni giorni dalla verità assai distanti: che la differenza del mezzodì solare alle dodici ore medie , ossia l'equa- {a) Gli astronomi servonsi anche di un' altra mi-' sura di tempo presa dal giro diurno apparente delle stelle., equabile deipari., che chiamano tempo sidereo. ( i2!5 ) zionc del tempo, giugno talvolta fino a diciassette minuti circa. Al 3 di novembre , per esempio , son dodici ore all' orinolo , ed il sole è già passato oltre il meridiano di poco men che diciassette minuti ; ed al contrario agli 1 1 di febbraio il sole vuole ancora un quattordici mi- nuli per arrivare al meridiano, e l'oriuolo mostra dodici ore (a). Laonde coloro che hanno oriuoli ottimi e ben re- golati , ed ignorano la cosa , se ne dolgono come di cat- tivi, e stanno di continuo colle dita sulle lancette ad ag- giustarle. Nel secolo passalo che le scienze e le arti acqui- starono tanto di perfezione , ed in particolare quella di fare gli oriuoli, gli artefici abili , conosciuta la diver- sità de' due tempi , e pur volendo che le loro macchi- ne , lasciato a" soli astronomi il tempo medio , si uni- formassero all'andar del sole , si studiarono a tutto po- tere, affinchè ne seguissero le stesse stessissime variazionij di tal che ne notassero appuntino tulli gì' istanti , o al- meno la quantità del variare giorno per giorno. E co- siffatti oriuoli furono detti ad equazione. Egli è agevole a figurarsi che gli artifizi a ciò dovettero essere ed in- tricati e vari , si che i soli artefici valorosi poleronli eseguire, e non sempre col migliore effetto. Gli oriuoli ad equazione si cominciarono a co- struire in Inghilterra nell' uscire del secolo decimosetti- (o) Non ho detto V appunto dell equazione , per- chè nello stesso giorno varia ogni anno di alcuni se- condi. e 126 ) mo , ed il primo che la storia ci ricordi è quello ve- duto dal P. Kresa nel gabinetto di Carlo II. Re di Spa- gna (a). Appresso ne furon fatti molti in Francia e nell'Inghilterra stessa in diverse guise, ed anche da ta- sca. Ma comunque fosse la loro interna orditura , tutta la sostanza riducevasi a questo. In alcuni scomparten- dosi unicamente il tempo medio o eguale, e le lancette mostrandolo nel quadrante, un' altra, senza girare attor- no , notava ogni giorno la sola equazione o ditferenza de' due tempi. In altri, due lancette di minuti girandosi nella medesima forma , una seguiva il tempo medio , l'altra il solare. In altri, solo il solare vedovasi. In altri finalmente, T artifizio ordinato per l'equazione non ope- rava sulle lancette, come in tutti i precedenti, ma sul pendolo drittamente, accorciandolo , o allungandolo in quella proporzione determinata ad ottenere le ventiquattr' ore pili lunghe , 0 più corte , secondo il sole procede. Di queste quattro maniere di costruzione l' ultima accennata dal Sully , e descritta dal P. Alexandre (ò), forse non fu mai adottata , essendosi trovato difficilissimo , se non impossibile dare al pendolo lunghezza di continuo variante , ed averne . un' andare , se non perfettamente conforme a quello del sole, almeno poco discostantesi. Le ragioni di ciò sono esposte e dichiarate con molta (o) Sully. Regie artificielle du iemps ., ou Traile eie. Paris /jtj infine. ibi) Traile general des horloges. Paris 11 34- ( 127 ) buona critica dal Berthoud (a). Oltre che un tale orinolo non mostrerebbe che il tempo solare senza più , come fanno quelli compresi nella terza. Nella prima, veggendosi la sola differenza o equazione giornaliera , altri , ogni volta che guarda la mostra , è obbligalo di fare un computo di addizione o sottrazione ai minuti accennati dalla lancetta del tempo medio , sola a rivolgersi. Se questa costruzione è stata talvolta eseguita è per ragion di semplicittà maggiore ; e la semplicità è requisito di gran momento, soprattutto negli orinoli da tasca. Quanto alla secouda, nella quale veggonsi nell'atto stesso i due tempii ciascuno da se, chi vuol conoscer subito l'ora non pa- tisce nella mente fatica per computo , né abbisogna d'istruzione; basta il guardare. E però riesce più comoda e servibile a tutti , onde ad essa volsero l'attenzione in particolare gli artisti. Egli è da sapere intanto , che qualunque sia la specie d'ingegno , è sempremai indispensabile avere una ruota che faccia il suo intero giro in un' anno tropico , cioè in 365 giorni 5 ore 48' e 4-8 ', secondo alcuni astro- nomi , o 5o" secondo altri ; o approssimativamente il più che si può. Tal ruota mossa dalle altre porta a se unita una piastra chiamata ellissi , perchè la sua circon- ferenza rassomiglia in qualche guisa , alla curva conica così nominata; e da questo pezzo dipende tutto T effetto dell'ordigno, quale che sia il modo ond'è fatto. Ora esaminando attentameute i vari artifizi imma- {a) Essai suri' horlogerie. Paris tj63 voi. t. f. QQ. ( 128 ) ginati e praticali all'oggetto ia quistione , de' quali ci è rimasta notizia , di leggieri rilevasi esservi tanta com- plicazione di pezzi , elio , tra per gì' intoppi molti allo spedito loro movimento , e pel soverchio sfregamento che di necessità conseguita , è impossibile ad avere dal- l'orologio esattezza e costanza. Usinsi pure tutte le di- ligenze dell'arte, eseguiscasi scrupulosamente quanto la teorica e la pratica prescrivono , non mai si potrà fare , che dalla semplicità di composizione negli orinoli non derivi in proporzione l'esatta divisione del tempo. E que- sta esattezza ne' pendoli oggidì è somma , che si tollera di vederli seguire solo il tempo medio , e portar fastidio d'andare a consultare le tavole di equazione ogni volta che vuoisi sapere l'ora vera^ anziché correre il pericolo di danneggiarla e menomar di pregio la macchina coU l'intrigarne l'ufficio. Ciò posto, dovrei ora , o Accademici , affin di ve- nire al mio intendimento esaminar in tutti i particolari ciascuna delle costruzioni note , quali sono quelle di le Bon^ Enderlin , Giuliano le Roy ^ VAdmiraud ^ PaS' semant , Rivas , Berthoud, Thiout , Mudge , Janvier^ Robin^ ecc. , ed andarne rilevando i difetti per singulo; ma è tanta la mole delle descrizioni , tante le figure , senza le quali non si può fare per la intelligenza della cosa , che invece di breve memoria , sarei costretto a compilare un ben grosso volume. E poi il parlare a voi, o dotti , debb' essermi ragione a lasciare di ridir quel- lo che ampiamente sapete. Per la qual cosa rimando all' Enciclopedia , a' trattati suU' arte degli oriuoli di ( 129 ) Thiout ^ di Alexandre^ di le Paute^ di Berthoud , di Reid, ed alla storia della misura del tempo ò\Berthoud{a). La somma è : coloro che han voluto conservare la facile lettura delle ore ed una certa eleganza di aspetto nel quadrante , attenendosi a due lancette rivolgentisi una pel tempo medio , e l'altra per lo solare , non han po- tuto evitare nove ruote di più , supponendo la carica dell'orologio per otto di , senza gli altri imbarazzi ac- cessori non pochi {b). D' altra parte chi ha creduto miglior avviso non disturbare al possibile le vibrazioni del pendolo , adoperando ingegni men composti , si è contentato di far conoscere la sola equazione giornaliera (a) Enciclopédie méthodique^ Ai'ts et métiers^ art. JJor log erte. ,^,. . Thiout. Traile de l'fforlogerie mécanique et pra- tique. Paris t'j4f- Berthoud. op. cit. Le Paute. Traile d' Hor log erte Paris tjSj. Reid. Treatise on clock and walch making . Edim- burg 1S26. i^;j,^„ , , . Berthoud. Histoire de la mésure du temps. Paris iSat . (b) Io qui voglio accennare alla costruzione di Enderlin. Nel secolo passato il celebre oriuolajo in- glese Mudge in un beli' orologio a pendolo fatto pel general Clerk , escogitò un altra maniera di artifizio per avere il tempo solare ; la quale tuttoché inge- gnosa , non è più semplice , né meno intricata delfe altre. V. Reid op. cit. f. 3oi. i5 ( i3o ) con una lancetta non circolante^ o pure far volgere in- torno al quadrante de' minuti medi immobile un altro concentrico simile, ed una sola lancetta venire additando entrambi i due tempi insieme. In questo caso la strana posizione e cangiante de' numeri nel quadrante mobile partorisce stento a leggere, e toglie eleganza alla vista. Intanto considerando^ che nel viver civile la misura del tempo secondo il sole è la naturale e comune , e che util cosa sarebbe se un'orologio la potesse con chia- rezza e proprietà mostrare, senza scapitare nell'esattezza; e considerando pure, che l'artifizio a ciò, quanto è me- glio ordinato e men composto, è via tanto più agevole a conseguir l' intento , e gli orologi possono esserne for- niti da maggior numero di artefici ed a minor prezzo venduti ; dopo avervi ben meditato sopra, mi par d' es- sermi imbattuto in uno che ben risponda a tutte le con- dizioni richieste. Tutto quanto l'ordigno consiste in quattro semplici ruote colla piastra ellittica; una stanghetta, due rastrelli, ed un cannoncino col suo rocchello. Il luogo n' è tra la piastra anteriore del castello, e la mostra o quadrante. Può benissimo adattarsi , con qualche leggiera modifica- zione che il caso particolare richiede, ad ogni sorta di oriuolo , sia che le lancette abbiano tutte centro comu- ne, o pur separato (questa seconda disposizione è più acconcia e favorevole per sola ragion di semplicità ). Inoltre, siccome esso sta da se , e non si mescola negli uffizi delle altre parti dell' oriuolo ; cosi può togliersi o lasciare , secondochè piace , senza dissestare il prin- ( *3i ) cipale della macchina. Non è inutile il dire essersi prov- veduto diligentemente ad ogni occorrenza, e tutti i par- ticolari sono dichiarali nella descrizione seguente. Le figure i, 2, e 3 dimostrano le sole parti dell'e- quazione , lasciando il resto dell' orinolo come non ne- cessario alla intelligenza della cosa. La figura i le mo- stra in prospetto , la 2 in profilo , la 3 alcune parti separate. Le stesse lettere nelle diverse figure significa- no le stesse parti. A ^ B , C, D , ( fig. 1, 2, 3. ) sono quattro ruo- te , delle quali A , B sono su quella parte dell' asse de' minuti mn ( fig. 2. ) ch'esce dinanzi alla piastrina anteriore L M del castelletto (a). C, Z) ( fig. i , 2. ) sono lateralmente mantenutevi dal ponticello G , secon- do che permettono le altre parti dell' orinolo , ma unite e fisse sopra il medesimo asse, e sì fattamente, che co' loro denti incastrano A con C ^ e D con B., onde A gi- randosi meni C, e per conseguenza D meni^. La ruo- ta ^ è unita al cannoncino //' ( fig. 2, 3. ), il (quale porta al capo / ' che esce fuori del quadrante NO ( fig. 2. ) la sua lancetta p de' minuti medi. Appresso alla detta ruota e ^ul suo cannoncino è fermata stabilmente la stanghetta _^ " ( fig. 1, 2. ), sopra i cui opposti capi/, f sono impernate due altre più corte ffff\ hh' girevoli (a) Per facilità di descrizione abbiam supposto il caso, che la lancetta de' minuti abòia centro sepa- rato da quella delle ore , come praticasi per lo più negli oroloffi astronomici a pendolo. ( i32 ) sopra ^ , ed h , le quali sono come raggi de' due ra- strelli circolari uy ^ ed h'b ( fig. i. ) a loro uniti. Più innanzi sul medesimo canaouciao viene il rocchello rr ( fig. I, 2, 3. ) con altro suo cannoncino tt' ( fig. 1 , 3. ) ; e questo è libero e girevole sopra quello di sotto ed i denti incastrano con quelli de' rastrelli. Il capo t esce fuor del quadrante , raggiugne quasi il sottoposto, ed ivi , portando egualmente una sua lancetta o ^ gli ri- man dietro solo quanto basta cbe le due lancette />, ed o non s'impaccino scambievolmente nel girare. E questa se- conda servirà ad indicare i minuti veri. Ad una con vene voi distanza sopra questo cannoncino è un terzo ss' ( fig. 2,3.) colla piastra ellittica EF ( fig. i, 2 , 3. ) cbe ab- breviativamente ellissi si è convenuto di chiamare. Può girar sopra l' altro spedito e libero ; esce similmente fuor del quadrante , ed ha in s la sua lancetta q , come gli altri , il cui ufficio vedrassi tra poco. Da ultimo su que- sto dimora la ruota B ( fig. i , 2 , 3. ) con un poco di cannoncino e che lo calza stretto, o come dicono nell'ar- te, a sfregamento duro, affinchè da se, 0 coli' andar delle altre parti non possa muoversi sul sottoposto, ma solo a volontà quando bisogna. Per lo cbe nel cammino or- dinario dell' ordigno l' ellissi EF e la ruota B fanno come se fossero un pezzo solo (o). La stanghetta gg ' ( fig. 1,2.) (a) Per non sopraccaricare l'asse mn de' minuti^ ed a facilitare il movimento^ forse è meglio far girare la ruota B colla ellissi dentro un foro , fatto in un ponticello accomodato all' uopo. In questo caso., rima- baiti'Vi"im cAvigliublo a dhe sporge dinanzi fino a po- ter appoggiare suila còsta dell' ellissi EF\ è di' acciaio temperalo ben tondo e levigato, e dove si potesse avere di qualche pietra dura sarebbe meglio. Nel capo / della slanglietla (fig. i.) è impiantato il piede della molla hb che va coll'estremo a far forza Sui cavigliuolo ó del ra- strello hb urtandolo verso er '■'■'^■^ v '''ò'! "''• ♦ ■ Ciò ben compreso',' ecco come' compiesi 1' ufRcio dell' ordigno descritto. Stando la ruota yi suU' asse dei minuti fa Col medesimo 1' intero giro in. -un'ora, e eoa esso ihsieme la lancetta p (fig. 2.')/' la quale segnerà perciò i minuti medi. Ma la ruota J girandosi deve far girare la corrispondente C , la quale mediante la compagna D deve produrre lo stesso sulla B. Ora i loro denti son proporzionati in modo in tutte quattro, che fa- cendo À tanti giri qifanti sono compresi in un''anno tro- picio, B ne fa altrettanto con uno di più. E' 'perciò la Tuota B coir ellissi unitale, rivolgendosi intc/rno all'asse mn , come fa la ruota ^ , e facendo in un'anno un giro di più di questa, fa in un'anno un solo giro rispetto alla medesima , e per conseguenza rispetto alla stanghetta Jf'. Intanto per lirtù della molla hb ( fig. i . ) che spinge il rastrello hb verso e, e per la disposizione del rocchello Amido tutto nello stesso modo , il cannoncino della ruota B girerebbe nel foro, abbraccerebbe stretto quello dell' ellissi , come si è detto di sopra , e pel centro di questo passerebbero gli altri liberi senza toccarlo , invece di portarlo addosso. ( i34 ) intermedio , il rastrello compagno uy è portato verso z. Onde nasce che il suo cavigliuolo a è sempre tenuto ad- dosso alia costa dell' ellissi EF , ( al quale effetto 1' e- iaterio della molla suddetta non debb' essere né più , né meno. Meno non basterebbe all'intento, più, risarebbe sfregamento soverchio e resistenza a vincere dannosa al- l' ufficio delle parti ) alla cui curvatura girante dovendosi adattare risulta , che se essa presenta il minor diametro e fa luogo, la segue per opera della molla; e quindi il rastrello uy va verso s, e da quella banda il roc- chello rr e con esso la sua lancetta. Se presenta il mag- giore, cede, ed il rastrello torna indietro verso a?, non che il rocchello. E però nel girar dell'ellissi il roc- chello volgesi ora da una banda, ora dall'altra, talché mentre la sua lancetta , fa continuamente la rivoluzione oraria come quella de' minuti medi , ora ritardando i passi le resta dietro , ora affrettandoli 1' entra innanzi. E cosi viensi a conoscere , sempre che si guarda , il tempo medio , il vero , e la differenza tra essi , ossia l'equazione. In somma di tutto l'ordigno portato dall' asse dei minuti , la ruota posteriore e le stanghette co' rastrelli fanno immutabilmente la rivoluzione oraria media ; la ruota anteriore coir ellissi la stessa rivoluzione, con tanto di più quanto bisogna a vantaggiare la precedente d'un giro intero in un'anno ; ed il rocchello, anche lo stesso giro , ma ora più presto , ora più tardo. . Egli è da avvertire inoltre , che quantunque l'essen- zialissima condizione di non iscompagnarsi mai il rastrello f i35 ) uy col suo cavìgliuolo a dalla costa dell'ellissi, e di tenere i denti in contatto con quelli del roccliello sem- pre da un lato , tuttoché il moto sia alterno , possa ot- tenersi con ingegno più semplice , che non è un' altro rastrello opposto, nondimeno questo, nel nostro caso, oltre al detto servigio , ne rende un'altro importantissimo che in nessun' altro modo potrebbe conseguirsi. Ed è di dare a tutto il pezzo perfetto equilibrio, in qualunque posizione si trovino le stanghette mobili co' rastrelli : equilibrio in- dispensabile, come sanno i maestri dell'arte, a tutti que' pezzi che rivolgonsi con qualche velocità. Vuoisi ora dichiarare l'ufficio della lancetta q portata dal cannoncino dell'ellissi. Allorché l' orinolo stato fermo per circostanza qualunque, debbesi rimettere in cammino, non tutti saprebbero aggiustare l'equazione secondo il giorno corrente, perché non tutti hanno le tavole; e l'avessero anche, non si saprebbe adattare all' orinolo quella appunto del giorno in quistione. Imperciocché , eccettuati i due punti estremi, nel più e nel meno, la stessa equazione ritorna più volte nel corso dell' anno , con piccolissima differenza. All'uopo dunque è nel quadrante intorno alla zona oraria un'altra divisa in 365 parti eguali quanti sono i giorni dell'anno comune. E siccome abbiam ve- duto, che l'ellissi fa in un'anno l' intero giro rispetto all' asse de' minuti , cosi la lancetta q portata dal suo cannoncino farà tutto il giro della mostra in un'anno rispetto all'altra /> de'minuti medi. Sicché ogni ventiquattro ore le sarà distante di un grado di più di quelli indicati nella mostra , e quando la lancetta de' minuti medi è a ( iS6 ) 60 , r tiltra sarà sul preciso^ giorno che; corre. Per la qual cosa , dove fa bisogno , mettasi prima 1' orinolo a dodici ore medie, e mentre colla mano sinistra tiensi ferma appunto sulla linea del 60 la lancetta de' minuti medi, coir altra sforzando quella dell'ellissi si rechi alla linea del giorno corrente segnalo nel quadrante ; appresso si mettano tutte air ora attuale. Cosi operando , ogni ruota è ferma, 1' ellissi sola volgesi, e secondo essa i rastrelli, il rocchello e la lancetta de' minuti solari; ' ■■••i'nij 'v Resta io ultimo luogo a sapere il fondamento d'ogni cosa, cioè qual dcbb' essere il rispettivo numero de' denti delle ruote allo scopo desiderato. Secondo la maggiore approssimazione cui si può giugnere la ruota A de^re averne 79, B, 64., C, l'Ò'j ^ e D^ iii. Dà questa disposizione riesce che la ruota A , fa- cendo S768 giri in un'anno, B ne fa 8769. Ma I' an^ no tropico è composto di 87G5 ore 48 Q 5o'', quale tempo è minore delle 8768 di ore 2, 11', e io', onde seguita che la ruota B non farà il suo giro compiuto rispetto ad ^ in un'anno tropico appunto, ma le biso- gneranno ancora 2 ore II', e io" a correre per tro- varsi con essa esattamente al punto primiero di corri- iipondenza ove comincia la' rivoluzione annuale. Questa differenza è tale da non doversene tener conto per nulla. Perciocché da una parte ( supponendo anche un'oriuolo di perfezione matematica , senza gli ostacoli recati dalla materia e dall'arte , e che si movesse di continuo inal- terabilmente ) l'errore prodotto nell'equazione è si mi- nialo, eh' è insensibile , non montando ad altro nel se- .^5'- ^• Pn, ^t Wf.à. ■^^ -È -5/5/ L/ ( '9 ) condo anno, se iiou ad un minuto secondo circa nelia sua quantità media ; quantità che non si può scompar- tire air occhio dalle lancette de' minuti , ed anni assai di errore continuamente accumulato ci vorrehbero , ai- finchè si potesse vedere. Dall'altra, la libertà necessa- ria al muoversi delle parti dell'ordigno, gli slieiiameati scambievoli , e soprattutto la qualità della curva ellisi-i sulla cui perfezione e lavoro dimora tutta la bontà del- l' effetto ;, e nel nostro artifizio ed in lutti gli altri al medesimo fine , sono cagioni pur troppo valevoli a fai trascurare 1' errore in quistione , ed altri anche un pù maggiori. Oltreché è inevitabile , sia per tramutazionc di sito , sia per nettar T orinolo e dargli olio fresco , sia perchè arrestato da qualche accidente , è inevitabile , ip diceva , rimetterlo ia cammino e regolarlo. I ( i3() )- fai < ; I « » ' ■ — ■ — ^ ... ^^1 ~ T tw -.,, — a _ D£SCaiZIO.NE DI DUE NL'OTE E RARE SPECIE DI FUNCni DELLA FAMICLI.V DE PORODEHMEl ; LETTA AL REALE ISTITUTO d' IN- CORAGGIAMI'NTO NELLA SEDUTA DEL DI 26 APRILE lS38 DAL SOCIO ORDliNARIO FRANCESCO I1IUG.V.NT1 (*). Efjrcrji Accademici J iù mesi ornai er.in frn<;rorsi , rli' in PsKnnfln sul va- lore di laluiic micologiche scopcrlc non haslavami l' ani- mò svelade all' erudito pubblico , e moUo meno a voi che la più scella parie ne componelc, quando nelle ul- time tornale dell' andata invernale stagione opporUina- menle giunsero in dono a questo Reale Istilulo per le mani del nostro prof, di Botanica cav. Tenore due pre- giati opuscoli del dottor Montagne , ne' quali Icggonsi distinte notizie intorno a quelle piante crittogame , che o affatto nuove , o di recente scoperte , rendono tratto tratto più ricca e venusta la Flora Francese. Ed a farne desiderata applicazione a profitto delle uon poche ,- che sotto questo cielo tanto benigno e ri- dente vivono, ed anco j)ercliè prestar mi potevano ma- teria a confermare ed estendere siffatti mici prediletti stu- (*) Trovasi imerila nel FI. voi. dorjli Alti di que- sV Accademia,. iG ( i4o ) dì , cortesemente mi vennero esibiti dal benemerito no- stro Segretario cav. Stellati. Attese r animo mio a riandare particolarmente le poche specie degli hymenomici , descritte in bel mo- do in uno de' prefati opuscoli , come quelle che volen- tieri a qualche disquisizione portar mi potevano , com- parando sovente le figurate autorità originali ivi citale , e guardando con sollecita cura i caratteri distintivi de- gli oggetti che determinato m' era d' illustrare. Frutto di questo confronto fu d' allontanare la mia dubbiezza che dapprima trattenuto m'aveva, e di decidere franca-, mente sulla novità di due piccoli poli/pori , che a voi ora presento ; anzi 1' aver riconosciuta certa simiglianza tra r imenio della prima specie con quello del Maria- smius faveolaris , singolarissimo tipo di un bel genere tra gli agaricini , introdotto non è gran tempo dal ce- lebre Fries , quasi spingevami a collocarla soli' esso (i). Ma le differenze specifiche , tanto necessarie alla presta e netta intelligenza delle due pianticelle in esame , si renderanno più palpabili , e vie meglio faranno sentire la verità si ne' brevi schiarimenti , che intorno al di loro genere mi farò qui appresso ad esporre, si ancora nelle loro descrizioni tecnologiche e nelle immagini a vivi co- lori appositamente dipinte. (i) Vedi JSotice sur les plantes cryplogames rè- eemment décoiwertes en France , etc. par C. Monta- gne , niim. S4- ; negli Annal. des Scienc. nalurell. (Mai iS30). I ( ai ) Da ullimo m' è gralo annunziarvi, clie poirei di- scendere ad un maggior novero di scoperte , perocché largo campo mi si offrirebbe. — Questi ed altri vege- tabili poco curati da noi hanno porto , e stanno tuttavia porgendo a valenti studiosi di altre nazioni preziosi ele- menti di opere non prive di diletto e di istruzione. E se , ornatissirai Soci , di quando in quando mi seduce il desiderio di dirvene cosa , non son mica acciccato dal fumo di ambizione , onde mostrarmi autore , ma son preso pili volentieri dal lodevole amore per la gloria della patria nostra , con togliere in parte alla straniera cupi- digia quella palma , che sovente ha raccolta nelle scienze naturali dagli oggetti che adornano il nostro fe- racissimo suolo. Quindi ho certa lusinga , che compa- tendosi da voi questo mio lavoro , verrà portato ad un maggior grado di perfezione con discuterlo, anziché ri- gettarlo. ( l42 ) CENNO STORICO SUL GENERE POLIPORO. Prima del botanico fiorentino Micheli nessuna di- stinzione facevasi tra le specie che ora si noverano sotto questo genere ed i così detti agaricmi degli antichi. Egli , r accorto trovatore , fu che traendo partito dalla diversa loro struttura, ne distaccò buona porzione , ed im- pose loro i nomi di polyporus e suillus : il primo di origine greca , e che nei nostro tinguaggio suona 77ioi- tiludine di Jorellini (i); e 1 secondo tolto dal latino 5Ms, o perchè questo immondo animale ne va ghiotto, oppure dove portasi al pascolo , volentieri sogliono ivi funghi di tal natura nascere. Basta qui indicare colle stesse sue espressioni le sole caratteristiche , che giudiziosamente notò nel poliporo , onde discernerc tra amendue 1' affi- nità, e la differenza che nella loro organizzazione passa. Polyponis , cosi il dotto naturalista , est planlae genus , ut Sidllus , sed copitulo in binas paites , ut ille non dirimiliir , scilicet jìars inferior ìnijiisce ca- fìilidi a superiore non separabilis , et non ex jistuUs sohitis composila , sed instar cribri , aul apiian favi dumtaxat perforata , in ciijus foraminulorum ore re- permntur flores , et in eorumdem cavitate semina^ que- {v) Da jraÀùj mollo , e t:ópos meato. ( 43 ) madmodum in antecedenti genere (Sinllo) moninmus (i). Quanto importante sia siffatta classazionc , ogn' in- Iciligcnlc potrà rilevarne i pregi e dalle particolari ricer- che , e dalle autorità de' più recenti ed accreditali mi- cografi che 1' hanno garantita. Vale per tulli citare il solo Persoon ; e non mi si ascriva a troppa loquacità , se ricordo ora quel che ancor egli coi lumi Micheliani seppe egregiamente scrivere nella Mycologia europaea riguardo alla estesa famiglia à.€ porodermei. Son sue parole : Pileus forma et sitòslanlia varius. Ilymenium poroswn et tubulosum. Tubuli quidem den- se approximati , smguli vero segregali possiint pariete proprio seu tunica eos conslituente gaiidentes , nec uti iti favis apium cellulas seciim unitas ejformant. Hoc perspiciium est in Suillis Midi, (mine genere Boleto), ubi tubi laxiiis seciim cohaerent., qui in II g pò dri (Fi- stili in a Bull.) inter se distant. In speciebus vero co- riaceis et suberosis (generis P olg por i).^ substantia pi- lei plus minusve alte inter unumquemque tubum pene- trai .^ et cum vis connata est , quare stratum porosum^ non uti in Boletis.^ a pileo scjiingipotest. Ilinc tales tubi ex hgmenio ., seu parte propria formati., idiogenei , nec cum pileo homogenei sunt. In speciebus sim- plicissimis inter ea multa hac in re obvenit aberratio , quae accuratius observari merelur (2). Il Linneo d' altronde , e con esso lui il Glcdilscli, (1) Nova plant. gen. Fior ent.i'j2g.,pag.i3 f., 182. (2) Secl. II ., pug. 34.. Erlangae 182^. ( IM ) lo Batsch , il BuUiard , lo SchaefTer , lo stesso Persoon nella Si/nopsis^ il Nees e tant' altri, mal avvisandosi in- torno a questo particolare, confusero sotto il boleto i due enunciati generi Micheliaui. Ma dopo una si strana di- screpanza e modo diverso di classificare , sursero final- mente i due animosi riformatori della scienza micologica, lo svedese Fries, e 1 prelodato affricano Persoon , i quali colle loro classiclie opere novella luce sparsero su questa materia. Quivi infatti, indipendentemente dal boleto^ ve- desi ripristinato il poliporo , ed anche con savio accorgi- mento in vari sottogeueri distribuito ; prendendo questi i caratteri distmtivi dalla cUtterente figura , grandezza e giacitura de' forellini che costituiscono la membrana frut- tificante , e dal loro numero e luogo che occupano. Se per poco ci facciamo a consultare il Sistema mi- cologico (i) , o il Comentario su di esso del Fries (2), neir uno e nell' altro troveremo registrato le stessissime principali sezioni : come il favolus , per dinotare quelle specie che hanno F imenio tutto grossolanamente pertu- giato , con fori più o meno angolafi , mollo simiglianli ai favi delle pecchie. Il microporus al contrario , che obbracciandone più esteso numero , e' indica con la me- desima sua significazione un imenio coperto di minutis- simi bucherini , ritoudetti, e tra loro uguali. Ed il poli/- (i) Syst. mycol.^ sistens Jung. ord. gen. et spec. huc usque cognilas. Gryphiswaldiae 1821. (2) Elench. fung.^i sistens Comment. in Syst. my- col, Gryphiswal. 1828. ( '4.5 ) ilicta in fine che ne comprende altre prive afiallo di cap- pello ; la cui delicata membrana fruttifera , rivolta in su e sparsa , appena segnata vedesi nella superficie di punti poco immersi , ed alquanto distanti. Se poi svolgiamo la Micologia europea del Per- soon(i), osserveremo che l'autore non seppe far di me- glio ; e contentandosi soltanto d' usare maggior diligenza nella scelta de' vocaboli , cambiò il favohis in jìlalypo- rus , ed il polysticta in poria. A questi principj , se mal non mi avviso , riducesi la teoria del genere in esame, A me però basta il pre- sente saggio che ne ho dato , per non annojare altri- menti e voi e me medesimo. — Ma a quali degl' indicati sotto-generi le nostre specie appartengono? Egli è ormai tempo che lo reggiamo dalle loro diagnostiche descrizioni. (i) Luogo d'i. ( U6 ) CARATTERI NATURALI DELLE DUE NUOVE SPECIE. POLIPORO CALABRESE, Poliporus ( Fav. Fries. -Platyp. Pers. ) calaber , nob. (Fig. i-h.) Questa bellissima specie ha il suo piccolo cappello carnosetto , rotondo ; piano-convesso , di color giallo sudicio tendente al verdiccio , col margine rivolto verso l'i- menio , e talora screpolato nel cuuiru. I pori sono adesi, grandi , quadrangolari , citrini , i quali sembrano tante regolari cellette bellamente disposte a rete ; quelli presso lo stipite sono meno profondi , né sono perpendicolari. Lo stipite è sottile , centrale , rigido , alquanto appiattito, curvo alla base , ed anch'esso tinto di giallo sudicio. Sog- gettato ad una lente di mezzano ingrandimento , tutta presentasi la sua superficie incrostata di delicatissime squa- melte bionde , che Io rendono ruvido al tatto, e Io fan comparire ad occhio nudo come se fosse di denso e cor- to tomento vestito. Dimens. Capp. largo onc. i. — Pori (cellette) pro- fondi '/, lin. — Stip. onc. i lungo , e Un. % largo. AI finir di autunno l' ho , ma di rado , rinvenuta ne' dintorni di Olivadi in Calabria Ultra II.', isolata, pa- rassita in su vecchi sterpi , e nascosta al suolo sotto fo- gliame secco ; il perchè la distinsi col nome di Polyp. calaber. ( u? ) OSSERVAZIONI luvesligando allculamenle i caratteri del nostro fun- go, più tempo mi trattenni nel determinare se era meglio allogarlo nel nuovo genere Man'asmnis , clic fa parte della numerosa famiglia degli agaricini , siccome nel- la introduzione brevemente si è discorso , oppure ia ([uclla tribù Aq' porodermei^ ove già l'bo situalo. Nò ciò a troppa sofisteria attribuir dcbbcsi , dappoicbò la stu- penda e particolar fattezza di quell'imenio , che attesa la simmetrica disposizione de' suoi reticolati alveoli , ed attesa eziandio la struttura di questi , le cui esilissime pareti, per quanto potei scorgere , di duplice membra- na eran formate, in tale dubbioso stato mi pose. D' al- tronde la scarsezza degl' individui sì della nostra che di altre specie afliui, e di più esatte informazioni su di es- se , mi ban trattenuto a far comparire un progetto di riforma, ove forse con maggior fondamento sarebbero sfa- te acconciamente distribuite quelle specie Cnoggi cono- sciute. Non osando adunque pronunziare, mi son conten- tato di emettere soltanto il mio voto , e unirmi cosi al diligente Fries , il quale da assai tempo prima , ancor €gli esitando, disse rveW Elench.fung. — Fafol. Fungi tropici ., rarissifne in tempera tis , nwnqitam , quantum novimus , in J'rigidis rcgionibus oòvii , truncicoli persi- stentes. Quamquam ob characteres olim , eliam a me nulla specie viso , ad Polyporos relati sunl , genuses- ( as ) se j4garicinum^ lame II a tum^ primo intuilu fungi vivi mox apparet (i). E altrove: Favoli veri sunt absohite Agarici- ni; Pohjpori autemfavoloidei ab hoc genere (Polgp.) neiitiqiiam separavi debent. Species , praecipuae tropi- cae^ habitu gaudent proprio; tamen omnes acuti lirni- tes desunt, ut neglecto hymenio fovsan melius inter se- quentes tribus (Mesop., Pleurop.^ Merism. , etc.) ejus species disjìescantur (2). POLIPORO NANO. Polyporus {Microp. Fries, et Pers. ) nams ^ nob. (Fig. 5-7.) L' ampio cappello di questo fungo vien sorretto dar brevissimo stipite , che gli dà una figura molto tozza , donde ho tratta la indicazipne specifica di 7iano. È desso di mediocre grandezza , di un sol colore fulvo nereggiante , o rugginoso , ed è di carne arida , che invecchiandosi diventa più compatta e friabile. La su- perficie del cappello è ineguale , appena tomentosa , ed ornata di piccole zoae di color più carico , e disposte a cerchi concentrici, I suoi lembi , lunghi , pendenti , sot- tili, incisi in molte parti, nascondono il sottoposto stipite. L' imenio apparisce coperto di minutissimi ed affollati po- ri quasi rotondi , 1 quali , divenuti più sensibili , disu- (i) FoL J,pag, 44- -^ (2) luogo cit. pag. ;~7.' -r. . :33Xiìi3n'i^. SVKnc. Brir«nti iUl iriov. d» C'»«) Sculp ( i'^'3 ) Descrizione ed uso di vjì nuovo apparecchio per intro- durre NELl' intestino retto il fumo di tabacco 0 DI ALTRE SOSTANZE, PRESENTATO AL REALE ISTITUTO ì) INCO- RAGGIAMENTO nell'adunanza de' 9 GIUGNO l838 DAL VI- CE-SEGRETARIO PERPETUO CAV : BENEDETTO VULPES. Oono troppo noli i vantaggi del fumo di tabacco in- trodotlo nel!' intestino retto per la cura di non poche malattie. Tommaso Bartolino pare che fosse stalo il pri- mo ad impiegarlo pei la cura di ttlcuni morbi degria- lestini, e nel caso di morti apparenti. In queste, acca- dendo per sommersione , era stato già un tal mezzo ia- Irodolto in Europa da' signori Montes e Champlain , i quali nel i6o4. l'appresero nelle colonie di America dai popoli selvaggi dell' Acadia. In seguito questo metodo è stato adoperato da Reaumur , daHeistero, da De Haen, da Stoll , da Murray , da Le Cat , da Gardonne : ed è slato pienamente seguito dalle Società filantropiche del- l' Inghilterra , (a) della Francia , dell' Olanda e della (a) Da moia anni gV Inglesi lo hanno interamente proscritto , come soccorso da darsi agli annegati. Se credesi sospetta la forza narcotica della nicoziana . a risvegliare la latente vitalità degV intestini si potrebbe ( a mio avviso ) adoperare qualche altro fumo , come quello del rosmarino , o di altre piante aromatiche. ( IH) S\ii?zjra. Sydcnliam consigliava quel fumo nella passio- ne iliaca: Schaeffer e de Haen nell' ernia strozzata : e si è trovato benanche vantaggioso nelle ostinate costipa- zioni di ventre , e nelle paraplegie. Il signor Pia, far- macista a Parigi , lo mise in voga per 1' asfissia degli annegali ; e quantunque sulle prime si fosse opposta lau- lorilà del signor Portai, nondimeno questo dotto medico persuaso de' vantaggiosi effetti del fumo di tabacco , fini col proporlo come uno degli aiuti a praticarsi nel trat- tamento degli annegati. Finalmente il cbiarissimo Cav: Manni ha registrato il fumo di tabacco come uno dei mezzi più efficaci per richiamare gli asfissiaci da morte a vita: e fra gli apparecclil all' oggetto mventati ha fis- sato la sua speciale attenzione sul mio come quello ( so- no le sue parole) « che alla eleganza e semplicità dell' or- )) ganismo riunisce il pregio tanfo valutabile di essere )) facilmente portatile , e di corrispondere a tutte le oc- )) correnze secondo le Avarie indicazioni curative (a). )) Conosciuti i tanfi vantaggi del fumo della nicozia- na, si è quindi pensato a rendere più facili e più si- curi i mezzi per introdurlo nell' ano. I selvaggi di Acadia in America riempivano di fumo di tabacco una vescica : vi adattavano una can- jicUa : quindi comprimendo con le mani la vescica spingevano il fumo nell'ano. II signor Rìchler scrisse , che il mezzo più co- (a) Manni , Manuale pratico per la cura degli apparenlemetUe morti, pag. 280. Napoli i836. ( ib'b' ) modo , meno dispenilioso , e che ijitruduco una suffici- c'Ule quantità di fumo nel retto iatosliiio sia lo strumen- to seguente , il quale contiene tre parti : i . una vesci- ca con cannella fornita di rubinetto ; essa è destinala a riempirsi di fumo di tabacco , il quale , aperto il ru- binetto , è iniettato nell'intestino retto: 2. un cilindro diviso da un pezzo di latta pertugiata , destinato a contenere il tabacco che deve somministrare il fumo : 3. un manticetto per fare animare la combustione del- le foglie di nicoziana. Ma lo stesso autore considerando che questo meccanismo ò un poco complicato soggiun- se che in caso di nrgontissima noposoità si può servi- re di due corte pipe di terra cotta. Se ne riempie ( egli dice ) una di tabacco , si accende , e s' intro- duce l'estremità del cannello unto di oglio nell'ano; si applica quindi il camminctto dell "altra pipa sul camnii- netlo della prima; si avvolgono tutti e due i camminet- ti con carta inumidita , e si soffia per lo cannello del- la seconda pipa (a). Quest'altro mezzo, beuchè mol- to semplice , non ispinge il fumo con forza sufficien- te : né la combustione del tabacco è molto attiva per somministrare una gran quantità di fumo. Nel nostro grande Ospedale degl' lucnrabili , nel caso di strozzamento di ernie addominali, adoperasi una siringa ordinaria , il cui stantuffo è perforato in tut- (a) Elemenli di Chirurgia di Angelo Fotti Richter trad. da P'o/pi sulla 2.* edizione Tedesca , Napoli 1808. Voi. F. §. CCCAT//. 18 ( 'b'5 ) ta la sua lungliezza , ed aperto nella estremità infe- riore. Neil" altra estremiti cvvi lateralmente poggiata ad angolo retto una piccola coppa di ottone comunican- le col canale dello stantuffo. In questa coppa mcttesi a bruciare il tabacco , il cui fumo percorrendo il canale dello stantuffo ne riempie la siringa adattata all' ano , e già vuotata di aria allorché è stato ritirato lo stantuffo. Questo si abbassa ; e 1 fumo s' introdurrà nell' intestino retto. Innalzando ed abbassando successivamente lo stan- tuffo , s' introduce nel retto quella quantità di fumo che si può. Ora è da riflettersi che con questo meccanismo poco fumo si potrà introflurre • e ritiraiirtn Io stantuffo, sarà ritirato anche il fumo che era stato iniettato nel retto. Oltre a ciò la combustione sarà anche stentata , non essendovi corrente di aria. L' inconveniente di riti- rarsi il fumo iniettato potrà evitarsi togliendo la siringa dall'ano tutte le volte che s'innalzerà di nuovo lo stan- tuffo : ritirarla e rimetterla , come si fa cogli ordinarli cUstei di materie fluide. Ma questo espediente renderà lunga l'operazione, e non si otterranno le condizioni del celeriter et jucunde secondo il precetto di Asclepiade ricordato da Celso ne' suoi libri di Medicina. Avendo conosciuta la poca esaltezza de' mezzi fino- ra praticati , e desiderando introdurre in breve tempo , col minore incomodo possibile , e con molta forza una quantità di fumo irritante^ sia di tabacco sia di altre sostanze, capace di togliere sollecitamente la introsuscezione delle budella, o lo strozzamento delle ernie addominali, come pure di risvegliare la latente vitalità ne' casi di « ( '^7 ) iiìoiie apparente per sommersione : dopo varii tentativi sono riuscito a trovare un apparecchio , di cui vengo a fare la descrizione. Ilo procuralo imitare con l'arte il mezzo semplicis- simo , di cui r uomo usa per fumare il tabacco. Per lo che alla eslreniilà inferiore di una siringa ordinaria di ottone ho fatto adattare a vite un cannello dello stes- so metallo , al cui estremo inferiore si mette , anche a vite , la pipa consistente in una coppa di ottone buche- rellata nel suo fondo e con un coverchio tutto pertugiato. Dal mezzo del cannello sorge un tubo, che vi comunica intersecandosi ad angolo retto, e curvandosi lateralmente può sostoiiere un catetere flessibile per essere introdotto neir ano. Alla stessa metà del cannello trovasi una chia- ve , la quale fa le veci di valvola : poiché quando il piccolo bottone di argento attaccato ad una delle estre- mità del capo della chiave trovasi in corrispondenza del tubo ricurvo e del catetere , in questo caso la co- municazione è aperta tra la pipa e '1 corpo della trom- ba. Allorché il suddetto bottone corrisponde verso la pipa , in questo secondo caso sarà chiusa la comunica- zione con la pipa medesima , ed im' altra se ne aprirà Ira il corpo della tromba ed il tubo laterale. Volendo far uso di questo apparechio, si metta nella pipa la sostanza che deve somministrare il fimio: vi si appicca il fuoco , e si chiude col coverchio a cerniera tutto per- tugiato. Messo il piccolo bottone del rubinetto nella stes- sa linea del tubo e del catetere , si solleva lo sfanluffo, e con ciò si riempie di fumo il corpo della tromba. ( 'b'8 ) Quindi voltalo il rubinetto in modo che il piccolo bottone corrisponda alla pipa , si abbassa lo stantuflb : ed in lai modo il fumo dalla siringa è obbligato ad entrare nell'intestino retto dell'infermo. È facile comprendere che dovendosi innalzare ed abbassare lo stantuffo , la siringa non si muove di sito. Il trovarsi chiusa dal rubinetto l' apertura di comunica- zione della tromba col catetere impedisce , che il fumo già iniettato possa ritornare dentro la siringa quando s' innalza lo stantuffo per riempirne la siringa medesi- ma. Per la qual cosa in breve tempo , con sicurezza , e col minore incomodo possibile s'introdurrà nelf inte- stino retto uua gittudissiiua t|iianlilà di fumo. Se mai non si volesse far penetrare troppo caldo il fumo nell'intestino , si può adattare tra la cannella e la pipa un tubo di cuoio con la lamina a spira , lungo circa nove pollici. TmìM VI- Pa^-fJj). "léS ( '>^'9 ) SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IX. AB. Corpo della tromba. CD. Suo mauico , che può togliersi a volontà , e fer- inarlo per mezzo di una piccola vite E. FG. Cannella di ottone. II. Cliiavc di ottone, che fa le veci di valvola, aven- do un piccolo bottone I : il quale voltato nella stessa dii-ezione del tubo curvo e della cannella clastica di- nota che la comunicazione è aperta trai corpo della tromba e la pipa: trovandosi poi nella stessa direzione del corpo della tromba e della pipa indica che la co- municazione è aperta tra il corpo della tromba , il tubo curvo, e la cannella elastica che conduce nell' ano. KL. Tubo curvo di ottone , cui si adatta la cannella LM. di gomma elastica per introdurre il fumo nel- r ano. NO. Pipa di ottone pertugiata nel fondo col suo coper- chio anche pertugiato , e che si muove a cerniera. ( i6. ) MEMORIA Da servire d'istruzione a'Progettisti di nuove Macchi.ne, di MOLIM SPECIALMENTE : LETTA AL ReAL ISTITUTO NELLA TOR- NATA DEGLI 8 Novembre dal socio Ordlnario Domenico SON.NI. u, SfOTiri DJ QUESTO LAVORO. n Disegno in profilo , ed alcune spiegazioni , che Io riguardano sono state presentate dall'Autore del progetto di un sistema di Molini a quattro macine ; od il Rcal Isti- tuto d'incoraggiamento nel commetterne l'esame alla Com- messione composta da'Socii ordinarli Colonnello Cuciniello, Barone Dorini, e Sonni, da loro l' incarico di bene esami- narle. Or io ch'ebbi l'onore di funzionare da Relatore del primo esame, mi son creduto nel dovere di formare di que- sto secondo esame , un oggetto di memoria , col dise- gnO; che meritando essa la vostra approvazione, pofesse ser- vir di freno alle tante dimande che assordano S. E. il Mi- nistro dell'Interno , annojano questo Reale Islitulo , ed e- sercitano ad una pazienza di Anacoreta le vostre Coraraes- sioni , le quali sono frequentemente chiamate ad esaminare lavori abortivi , e falsi conccplmcuti. ( i62 ) DESCRIZIONE DELLA MACCHINA. Il Disegno in profilo nuovamente presentato offre la slessa combinazione del primo. E desso composto di una gran Ruota a corona , che incalza una seconda Ruota den- tala. Questa trovasi infilzata da un Asse^ intorno a cui sono disposte in convenevoli distanze quattro Ruote a corona , ciascuna delle quali ingrana un Rocchetto , che ha 1' Asse comune con la Ruota molare. La riforma poi consiste nel- la seconda Ruota dentata , la quale in questo Disegno tro- vasi ridotta a più piccola dimensione. TESI E DOTTRINE IN APPOGGIO. ì Quattro sono le proposizioni asserite dall' Autore del progetto , ed intorno a queste vertono le dilucidazioni j onde dimostrarne la veracità e la certezza : esse sono. I ." I Muli 0 Cavalli attaccati alla Ruota graiide com- piscono due giri e mezzo in ogni minuto primo di tempo. 2." Le Ruote molari fanno 75 giri per ogni minuto. 3.' Le Ruote molari essendo di 4.- palmi di diametro , ciascuna darà uno sfarinamento di 5o rotola in ogni ora. 4--' Per mettere in azione i quattro Molinelli , bi- sogna la forza di due Muli. Prima di divenire alla dimostrazione di queste quat- tro tesi , premette alcune dottrine imputate da lui ai Signori Dubois professore di Meccanica , Lenormand , Fr aicctvr, ed altri celebri Matematici, e Meccanici. I ( iC3 ) Dalle di costoro dottrine si ha: « i.° Che uu Cavallo, « o un Blulo ordinario può trascinare un poso di 5oo. « Chilogrammi , equivalenti a rotoli oio italiani , per- « correndo per ogni minuto lo spazio di i4-o piedi e- K quivalcnli a palmi lyS italiani. « 2." Che un Mulo contiene la forza di dieci uo- « mini e mezzo. « 3.° Che un uomo può mettere in azione un Mo- « lino di 4- piedi equivalenti a cinque palmi italiani , « e guernito di grano ». Le osservazioni ben dovute a siffatte dottrine sa- ranno da me esposte in un luogo più opportuno. DIMENSIONI nELLE PARTI DELLA MACCHINA ED OSSESVAZIONI SU DI ESSE. Nel darci le dimensioni delle differenti parti della Macchina l'Autore ci assicura , che il Diametro della gran Ruota a corona è di circa 20 palmi , e contiene 200 denti; la 2.' Ruota incalzata dalla prima ha il suo diametro di palmi 3 i/3 , e contiene 34 denti; la 3.' Ruota anche a corona ha circa 7 palmi di diametro , e vi si contano 86 denti ; e la Lanterna o Rocchetto che anima la Mola , ha circa palmi i i/3 di diame- tro , e contiene 17 denti. Il Diametro della Mola è di 4. palmi ; e di 12 palmi è la lunghezza dell' uno, e dell'altro braccio della Leva. Io avrei desiderato , e qualunque Professore in Mec- canica, esercitato in simili esami, avrebbe anch'esso de- J9 ( lU ) siderato , che i diametri fossero siali meglio precisati ; giacché quel circa per ben tre volte replicato ne' primi elementi del Calcolo , non può dare che incerti risul- tameuti. Ad ogni modo noi dobiamo prenderli in nu- meri precisi, poiché se essi non trovansi disposti in e- satfa proporzione con i denti , l' ingranaggio non potrà succedere ; imperciocché non polendovi essere coinciden- za negli angoli salienti e rientranti , che formano i denti delle ruote , la macchina dovrà necessariamente divenire refrattaria , e disubbidiente al molo. Mettendo dunque a calcolo il rapporto de' Diametri, e la celerità del Cavallo nel cammino ordinario, risulta vera la proposizione, che riguarda il numero di due giri e mezzo che farà il Cavallo nel tempo di un minuto primo , percorrendo lo spazio di i b'o palmi ; è vera e- ziandio la seconda proposizione , che porta a 75 il nu- mero delle rivoluzioni della Mola per ogni minuto pri- mo ; atteso che il numero delle rivoluzioni della gran Ruota stando a quello della Mola nella ragione composta dalle due ragioni inverse de' loro diametri , di 6: i ; e di 5: 1 , vale a dire di i:3o, consiegue , che quando la ruota compierà due giri e mezzo, la Mola ne compie- rà ^5. ( i6o ) , OSSERVAZIONI CIRCA LA RESISTENZA. Quando l'Autore della Macchina viene con i suoi scliiarimenti a dimostrare la 3/ tesi, prende, prima di o- gni altra cosa, a considerare la Resistenza, e dice « Se )) la Macchina non avesse il grano da macinare pochis- )) sima resistenza presenterebbe , perchè poco attrito vi )) sarebbe a. Su questo particolare non si niega, che la molitura del grano porta seco un grande attrito , ma oltre di questo attrito proprio del molino, è da tenersi conto dell'attrito, a cui è sogetta qualunque Macchina che vogliasi mettere in azione ; e questo attrito insito a tutte le Macchine, e pro- prio alla natura de' Corpi , per convenzione di tutti i Mec- canici , dietro li piìi accurati , e replicati sperimenti è valutato pe '1 terzo di tutta la Resistenza; che anzi nel Mec- canismo de quattro Molini àowk essere accresciuta in gra- zia dell' ingranaggio di denti contro a denti nelle due prime Ruote. Sotto tutti questi rapporti V attrito non sarà mai poco. La Resistenza propriamente così detta è l'inerzia, il peso eioè di tutto ciò che dovrà essere posto in movi- mento. Quindi parli integranti della Resistenza sono 1" As- se , eh' è una grossa e lunga trave ; le Ruote e princi- palmente la gran Ruota a corona di 20 palmi di diame- tro , la quale uopo è che sia molto robusta , perchè i suoi denti possano reggere allo sforzo di una Potenza as- sai poderosa. Parli iutcgranli della Resistenza sono le ( i66 ) quattro Ruote molari, ciascuna delle quali pesa circa I i6o libre, pari a quattro cantaja, e 22 Rotola. Il calcolo registrato iu nota (i) è poggiato sul diametro stabilito dall'Autore ; sull'altezza che io suppongo di mezzo pal- mo ; sulla gravità specifica della pietra molare , e sul peso specifico di un palmo cubico di acqua pura corri- spondente ad 80 libbre della nostra misura, che trae ori- gine vetusta dal Congio di Vespasiano. Or se per i pezzi in legno , cioè Ruota grande , mezzane , e picciole , e grosso e lungo Asse, non diamo che 6. cantaja di peso, di cid il solo Asse ne contiene 5. giusta il calcolo regis- trato in nota, (2) ed avremo per la sola e semplice Re- sistenza da dover mettere in movimento per mezzo della macchina, un peso equivalente a 10. cantaja e 22 ro- tola per un solo Molino, e 23. cantaja, per Io meno, (i) Diametro 2J0,lìni 4- Periferia palmi 12. y4ja circolare 12 palmi qua: Altezza ìJ2 pah Volume iz X 1/2 = 6 palmi cub\ Palmo cub: di acqua pura Lio. 80] di pietra molare 7^ X ^0 — Lib. ig3. 28. Il se- stuplo = Z. 1]^ 9. 68 = L. 1160 = R. 4-22. (2) Supposto l'Asse essere di pioppo , la di cui gravità specifica è o.383o. Dal disegno si ha la lun- ghezza — 80 palmi. La sezione trasversale perjjen- dicolare al lato — 5/4 di palmo quadrato cioè-^. Il volume sarà -^ X 5*0 = ^ = 4^ palmi cubici ., che darebbero di acqua pura libre 4-6 X 80 = 36oo; ed in legno di pioppo 36oo X 0. 383o = L. j3-j8— do/ Ho loia. { ( iG7 ) per iiilf i quallro. Questa Rcsislcuza adunque nou me- rita essere considerata per poco. L' Autore iiitanto in continuazione de' suoi chiari- menti , soggiunge (( Questa pochissima Resistenza , per » r allrino che soffre la macchina nel macinare il gra- )) no , potrà essere superata dalla forza di due Muli » . II ragionamento parte dal principio, che un' Uomo possa mettere in azione un Molino guarnito di grano , e ciò con 1' autorità di sopracitati Autori. Io rendendo un omaggio di rispetto alla cclehrità di questi illustri Scienziati, non sarò così insensato per imputare ad essi uu simile errore ; sono inclinato più tosto a credere , clie sia uno sbaglio commesso dallo stampatore delle o- perc di costoro , o una qualche svista nella lettura che se n' è fatta. S' interroghi T esperienza col mettere un uo- mo, purché non sia il favoloso Polifeino, ad attivare un Molino di simile costruzione , ed in Napoli ve ne sono , e si osservi se questo uomo gigante possa cominciare , e continuare per sei o sette ore un siffatto travaglio , e con la velocità richiesta. Ed è perciò, che in questa oc- casione io altamente proclamo le dottrine apprese da questo dotto ed illustre Consesso nella scuola Italiana sotto gli auspicj degli immortali Archimede e Galilei Pa- dri e promotori prodigiosi della Meccanica, e della Fisica. Le Dottrine clic IN'oi professiamo, dettate dalia ragio- ne, e sanzionate dalla esperienza in ordine alla meccani- ca , e che stanno in luogo di assiomi , sono : 1 .° Che la forza di nn Uomo in un travaglio con- tinualo per sei , o sette ore , e con la velocità di 44 ( i68 ) pollici, in un secondo di tempo, può stimarsi libre 33, pari ad un di presso a i3. rotola nel nostro sistema metrico. 2.° Che la forza di un Cavallo in un travaglio di egual durata, e con la stessa velocità , equivale a quella di sette uomini, cioè a libre 2Z1 o sia 90 rotola in nu- mero tondo. 3.° Che la forza bastante aff equilibrio non passa ordinariamente al moto , se non si aumenta del terzo di se stessa; cosicché se per l'equilibrio basta una forza f, vi vori-à pel moto -| f. Innanzi di farne l'applicazione alla macchina presa ia esame, è d'uopo continuare l'esposizione degli schia- rimenti proposti. (( La cosa però è diversa ( dice 1' j\ utore sul pro- posito della resistenza ) , » e perciò vi è bisogno di una y> sufficiente forza motrice , che dev' essere quella qui )) appresso espressa, ed equivalente alla forza di due » Muli. (( Si è stabilito di sopra, cosi egli continua , che )) la forza di un uomo mette in azione un Molino , e )) guernito di grano: questo sarebbe però quando la terza )) Ruota fosse eguale alla quarta Ruota 0 Lanterna ; per- )) che avendo essa poco attrito , e non facendo agire la )) detta lanterna che lentamente , ossia non comunicandole )) che la stessa sua velocità, si avrebbero allora sei giri )) di meno (non sono 6, ma 24.- giri di meno, giusta » la nota (i), e per conseguenza la sesta parte del pfodollo. (i) La seconda ruota siando alla prima come /" ( -69 ) « Ma siccome si vuole il prodotto indicato , così vi )) è d' uopo aggiungere la forza motrice, e tale da snpera- )) re la resistenza. Ora la resistenza è in ragione di uno )) a cinque , quindi ci vogliono cinque uomini in luogo )) di uno. Ma come però questo calcolo de'sopradctti au- )) tori è per le mole di cinque palmi di diametro, e nel )) progetto si adopera quello di quattro: così vi è bi- )) sogno per questi Molini di minor forza, perchè vi è )) minore attrito; e perciò in vece di cinque uomini vi )) saranno sufTicienti quattro ». Queste dottrine comunque espresse derivano dall'e- quilibrio assunto dall' Autore tra il momento della forza animata di nn' uomo , ed il momento della Resistenza. L'equilibrio resterà disturbato tostochè il momento della Resistenza diviene cinque volte maggiore mediante la combinazione della terza Ruota , e Rocchelto che si vo- gliono nel rapporto di cinque ad uno. Quindi per resti- tituirsi l'equilibrio è necessario che il momento della Potenza sia anche quintuplicato. Grandezze uguali mol- tiplicate , o divise per grandezze uguali danno prodotti o quozienti ugnali : è questo uno de' più noti assiomi a 6, essa farà 6 rivoluzioni per ogni giro della prima. Altrettanti ne farà la terza , che ha l asse comune con la seconda ; e qitindi il Rocchetto ingranato da que- sta ne dovrà fare 3o , essendo i di loro raggi nel rap- porto di S ad i\ senza di questa terza Ruota .^ i giri so- no 6 ., e con questa sono 3o ; la differenza non è dun- que di 6, ma siòóene di 24- ( lyo ) nella scienza del calcolo , che può essere applicato alla reduzioue de cinque uomini a quattro^ falla dall' Autore pel servizio del suo Molino, CALCOLO SCrENTIFICO-PRATICO DELLA MACCHINA. Trattandosi di Macelline i di loro effetti non dob- biamo dedurli che dalla loro struttura , e dalle leggi e- terne de' movimenti ; ed io nel far ciò interrogherò la scienza per misurare le cose soggette a misura , e con- sulterò la esperienza per le arti manuarie , rassegnando- mi al precello Wolflano : Isihil assumendum est tam- (juam arte parabìle , quod arte paruri posse non jam ante experentia cognoveris , aut ex iis quae esperien- iia Constant , legittima conseguentia deduxeris. Dalle dimensioni de' Diametri delle Ruote , e Roc- chetti sopra enunciate , si ha che la Potenza alla Resi- slenza trovasi nella ragion composta di 6 : i , e di 5 : 1, vale a dire, componendo delle ragioni, come 3o ad I ; e che per aversi l' equilibrio , la Potenza dovrà stare alla Resistenza come i a 3o; cioè nella ragione inversa delle velocità. L'equilibrio adunque è rappresentato dal- la equazione 3o P.=R ; dalla quale si ha P.=R: 3o Laonde per avere il valore di P. è necessario definire il valore della Resistenza, di cui ella è funzione. La Resistenza è l' aggregato del peso delle diverse parti della Blacchina, delle Ruote molari, cioè; delle al- tre Ruote , Rocchetti , ed Asse , che debbono porsi in movimento; le quali parti tutte uell' acquistare la vele- ( I70 cilù comunicata ad esse dalla combinazione delle love , vengono nello stesso tempo a concepire un momento di I)eso, momenlum penderosum, proprio a ciascuna di es- se. Dalla somma di lutti questi momenti accresciuti del terzo di se stessi in compensazione dell' attrito , si ha 1 intera Resistenza del meccanismo. Ma T attrito prove- niente dal macinamento del grano esige una particolare considerazione dipendente intieramente dalla Esperienza , che interrogandola vi farà sentire la sua risposta dall'Ar- chivio di questo Reale Istituto. Il momento ponderoso di una Ruota Molare si ha moltiplicando il suo peso che trovasi già calcolato , per la distanza del centro di oscillazione che risulta 4/3 di palmo, essendo tutti questi corpi movibili di figura cilin- drica. Si ha dunque Lih. ii6o X 4./3=L. i54.6 2/3= 563 rotola. Pel momento ponderoso di tutti gli altri pezzi mo- vibili si può supporre , e non senza molta indulgenza , che il peso sia di 5 Cantaja , riduccndo a metà il gran- de Asse, per adattarlo ad un solo molino. E per rispetto alla distanza del centro di oscillazione , io ho preso 3 palmi numero tondo per ragio medio tra io raggio del- la I." Ruota, ~ della 2.% 'i della 3.% 4-/6 della 4^,3/ 6 dell'asse. Sono io + ^; = ^'; f : 5 = 7! medio aritme- tico = 3 palmi in numero tondo. Il momento ponderoso adunque sarà 2/3 di 3 palmi multiplicalo per 5 cantaja = 10 Canlaja , ossia 1000 ro- tola, che unito all'altro momento della Mola j63 si a- vrà rotola ij63; ed il terzo per l'attrito 52 1 ; l'intc- 20 ( '72 ) ra resistenza sarà rotola 2 084-. La potenza adunque della formola P.= R: 3o risulta. = 2084.: So = 69 rotola, pa- ri alla forza di 5 Uomini. Per l'attrito che nasce dal macinamento del grano interpellata l'Esperienza, ella ci risponde, che il moli- no di Giovanni Pasquarella, pel quale il Reale Istituto provocò a di lui favore un Brevetto d'invenzione, pre- senta la combinazione di due Ruote , e due Rocchetti , col rapporto de' loro diametri di 5 : i , e di 5: i pre- cisamente conforme alla combinazione di uno de' quattro Wolini del nostro Autore , ma la costruzione assai me- glio intesa ; poicchè le Ruote sono tutte dentate, per cui li denti non dovendosi piantare sul piano delle Ruote , come nelle Ruote a Corona , essi possono presentare una forte , e valida Resistenza alla poderosa Potenza , ed il di loro attrito coi Cilindrelli de' Rocchetti , è ridotto al minimo. Ed in questo Molino la forza di un robusto Cavallo giovane , facilitato nel suo sforzo da un così detto Volante^ rende la Macchina produttrice di effetto, dando un prodotto in farina di rotola 63 in una ora , giusta la perizia, e riconoscenza fattane dalla Commes- sione composta da' 3 Socii ordinarli Colonnello Cuciniel- lo , Gabriele Longo , e Domenico Sonni relatore , come rilevar si può dal rapporto presentato a io Luglio i83!5. La conclusione che porta l' Esperienza nel suo dia- letto, che è il più convincente, è appunto questa : che la forza animata di un Cavallo robusto valutata per 90 rotola è necessaria al buon successo di un molino del- la sopradescritta costruttura, in cui il Cavallo non deve ( '73 ) Irascinare per un minuto, o per un'ora un peso, e sia anche di 5oo Cliilogrammi ; ma deve passegiare , non senza pericolo di cadere in vertigine, per una periferia circolare del raggio di io palmi, per un tempo conti- nuato di sei o sette ore, e colla velocità di ^A pollici per ogni secondo. Di questa forza 69 rotola n'esige il meccanismo, secondo il rapportato calcolo; l'attrito dun- que della molitura del grano sarà 90 — 69 = 21. rotola pari, ad im bel circa, alla forza di due uomini. Signori, l'Analisi da me portata in termini adattati alla intelligenza di chiunque , potrà servire di proficua istruzione a tutti i progettisti di nuove macchine ; poiché in essa vi scorgeranno gli elementi che debbono mettere a calcolo , onde valutare con la possibile precisione il tempo , la velocità, la potenza, e la resistenza nella co- struzione delle loro nuove macchine, specialmente di Mo- lini ; potranno essi da ora innanzi meglio provvedere alle spese ed al tempo con utilmente impiegarlo ; libereran- no il Governo non meno che il Real Istituto principalmen- te , dalle assidue e quasi sempre inutili occupazioni ; e la Classe matematica tolta ad un insoffribile peso avrà motivo ben fondalo di ripetere ; Deus noòis haec olia fecit. ( 17» ) Sulle diverse specie e varietà' di cotoni coltivate nel REGNO DI Napoli , colle istruzioni pel coltivamento DEL cotone siamese , E LE W0T1ZIE SULLE ALTRE SPECIK DI CUI PUOSSI PROVARE l' INTRODUZIGìNE, MEMORIA DEL CAV. M,ICIIELE TENORE. Letta al Real Istituto d' Incoraggiamento nella tornata de' i^ novembre i838. F JL 1 ìq dall' anno 1 8 1 Ì5 , nel pubblicare il catalogo della collezione agraria che a quel tempo coltivavasi nel Real Orto Botanico (i) dissi aver per le mani un lavoro nel quale mi proponeva specialmente illustrare e descrivere quella specie di cotone , la cui coltura crasi allora ma- ravigliosamente estesa presso noi , e che confusa sotto vari nomi , riferita ora al Gossypium hirsiitum ed ora al G. religiosum^ meritarasi di esser ritenuta come spe- cie distinta , cui conservava il nome di Gossypium sia- • ■^, ' - .- - ' ■ ■ ■ ■ .^ ,, 1-—.. — ,^ ■ ■ , ■ ■ (i) J\apoli i8ì^; in 8. presso Traili; pag. 62. ( 176 ) mense dì già in quel catalogo ed in altri miei scritti avvertita. In quel semplice annunzio non dissi neppure potersi quel cotone trovarsi confuso col Gossypium lier' bacewn , ovvero riferirsi ad alcuna delle sue varietà , come alla sfuggita detto aveva il sig. Vito Bisceglia che fu il primo a tenerne proposito (i), perchè tal confusio- ne sorger non poteva in mente di chi con posatezza ap- plicato si fosse a studiare quelle due diverse piante. Or siccome col ritorno della pace i mercati di Europa es- sendo stati inondati de' cotoni di America e delle Indie, ne cessavano in pari tempo le richieste del nostro , de- cadde immanlinenti quella coltura dal suo primo pregio, e le terrò che dalle campagne della Torre dell' Annun- ciata fino a Nocera , a Poggio Marino , a Castellamma- re , anche recidendone le viti e gli alberi di maggior pregio , quasi tutte ricoperte vedevansi di cotone , furo- no nuovamente in gran parte alberate , e le coltivazioni di questa preziosa pianta furono o dismesse affatto o ri- dotte a ben poca cosa. Cessata la voga del cotone di Castellammare come fin allora erasi chiamato quello che in tutte le cennate contrade raccoglievasi, dimisi anch'io il pensiero di piìi applicarmi a cementarne la specie, ed in tale obblio le cose che ne aveva scritte ne giacquero (i) Lettera del Cantore Vito Bisceglia a S. E. il Sig. Buca di Ganzano , Intendente della provincia di Bari.^ sulla pianta del Cotone , sue diverse specie e sua coltura ( Giornale Enciclopedico di Napoli] ter- zo anno {t8o8) tom. i. pag. a&, ) I l ( 5^77 ) sepolte , che dopo questo lungo intervallo senza la noti- ciua apposta a quella pagina del connato catalogo, nep- pure serbata ne avrei memoria. Frattanto a vieppiù di- sgradarne l'industria surse il grido generalmente sparso che quel cotone era affatto degenerato ed imbastardito, cosicché anche quel poco che se ne raccoglieva veniva rifiutato dai compratori. E tal doveva essere la natura- lissima conseguenza dell' invilimento del prezzo di questa derrata, dappoiché in vece de' ducati i8o , e 200 al cantajo se ne offrivano appena 20 a 3o ; la qual cosa ne faceva abbandonar le cure nella scelta delle semenze e nell'assortimento delle diverse qualità di cotoni che dalla stessa pianta si vanno raccogliendo ne' diversi pe- riodi della sua vegetazione : alla quale scelta ogni mag- gior premura erasi rivolta allorquando ne fioriva l' indu- stria. Coloro che ne potranno rammentare le vicende fa- ranno fede che i prezzi diversi cui anche allora paga- vasi il cotone di Castellammare variavano secondo le suc- cennate qualità, e che graduate si trovavano nella scala de' ducati 200 agli 80. Fortunatamente per questa preziosa branca della no- stra industria, mentre degli stranieri cessavano le richie- ste del nostro cotone , sorgeva tra noi una grande ma- nifattura di tessuti di tal natura, il cui primo pensiero si rivolse com'era di ragione alla ricerca del genere in- digeno. BcnverO; siccome per le ragioni additate poco co- pioso e non di perfetta qualità fu sulle prime rinvenuto, generosi incoraggiamenti furono dal Rcal Governo con- cessi all' entrata del genere grezzo occorrente a quella ( 178 ) manifallura, e quindi stazionaria e negletta ne rimase la nostra coltivazione. Ma siccome altre cospicue fabbriche se ne sono in questi ultimi anni stabilite, e che insieme con i tessuti si sono estese e moltiplicale le meccaniche per la filatura del cotone , richieste maggiori ne hanno ri- cevuto i nostri coltivatori , e sperimentando il benefl- vCio del concorso han dato opera al miglioramento del genere tornando ai mezzi dianzi cennati , e molto effi- cacemente progrediscono a richiamarne in fiore la colti- vazione. Migliorate ed assortite le qualità del genere ab- biam veduto in pari tempo distrutto il pregiudizio ele- vatosi in danno del cotone di Castellammare , di non potersi cioè filare che a numeri molto bassi ; giacche neir ultima solenne mostra delle nostre manifatture sono stati esibiti i cotoni di Castellammare filati fino al nume- ro 1)0 , eh' è quasi 1' ultimo cui ora giungono le nostre filande. Ed io non dubito che se non siasi portato a nu- meri più alti , ciò sia avvenuto perchè non convenga agli attuali interessi de' fabbricanti , ma che col tempo vi perverranno : tale essendo l'andamento naturale di tutte le industrie di cui giova meglio rispettarne il lento natu- rale progresso che accelerarlo con troppo rapidi e violenti impulsi. Né mi spaventa l' intendere che in un solo anno .siano stati da noi pagati all' estero due milioni di ducati in compra di cotone filato , poiché considero piuttosto come aumento della nostra ricchezza nazionale i sei milioni di valori che vi sono stati aggiunti dalla mano d' opera nel nostro paese. Nulla dimeno trattandosi di un oggetto di primaria importanza bisogna saper grado alla I ( 179 ) sollecitudine clie ne mostra il Rcal Governo , il quale per r organo di S. E. il Jliuistro Segretario di Slato degli all'ari ijilerui ha perciò incaricato questo Istituto di proporre i mezzi onde promuovere ed estendere la col- tivazione del cotone , nonché migliorarne la qualità , ed ha ordinato che ne fossero compilate apposite istruzio- ni. Il disimpegno di questo incarico potendosi ripartire in economico e scientifico, mentre la commissione crea- la all' uopo di cui mi onoro far parte adempirà al pri- mo , mi è sembrato esser tempio di riprenderne. 1' anti- co lavoro per soddisfare all' esigenze dell' altro. Ed insi- sterò innanzi tratto perchè siano con precisione ferma- le le individualità botaniche de' nostri cotoni. Ossia in al- tri termini che se ne definiscano le vere diverse specie e le varietà cui riferir debbansi le diverse qualità che se ne coltivano presso noi , onde non alihia a confon- tlersi ciò che deriva dalla diversa natura delle piante con ciò eh' è l'opera della coltura e dell'arte. Giammai, per dirlo più chiaramente , se vi ostinerete a confondere il cotone erbaceo col siamese o turchesco , voi riescirele a farvi intendere dai coUivatori e dai consumatori. Giam- mai potrete determinare al giusto fin dove se ne potran- no estendere le nostre industrie , e quali speranze po- tremo concepire per far fronte all' immensa quantità ed alla sopraffina qualità che il progressivo incremento delle nostre manifatture ne va ricercando. Giammai errori meno grossolani, e meno assurde ojierazioni derivar poli'amio dall' incerto e dal vago lascialo correre in un oegctto di tanta iinportanza. Ed afilnchò non abbia ad esser tacciato 21 ( i8o ) di esagerazione ;, senza parlare dell'erronea definizione data al cotone di Castellammare da un illustre viaggiatore (i) rammenterò come di tutti i nostri scrittori che si sono esercitati su questa pianta non ve ne sia stato un solo che lo abhia giustamente definito: così il chiariss. Abate Gio- yine che ne ragionò il primo lo riferiva al Gossy- ])m?n religiosum (2) , 1' erudito signor Bisceglia lo disse varietà del G. herbaceiim (3) ed il padre Ono- rati senza punto fermar visi diceva potersi ritenere pel G. religiosum , o pel G. hirsulum (4-). Né meno confu- samente ne ragionano gli autori stranieri che hanno piìi estesamente trattato del cotone e sue diverse specie , come il sig. Rohr danese (5) ed il francese Lasterye (6) ; giacché il primo non fa alcun cenno de' nostri cotoni , e r altro nel riconoscerne due diverse qualità, che chiama fruticoso r una, 0 siamese l'altra, non dice a quale delle ( I ) Vedete /' articolo sul viaggio in Napoli del cav. Bertoloni] inserito nel Progresso^ toni. ìq pag.gS. (2) Istruzione sulla coltura del cotone a color ca- moscio, mandata alla Società Patriottica di Milano — Opuscoli scelti] tom. i3 an. ijgs. (3) Lettera citata a pag. 1. (4-) Memoria sid coltivamento e suW industria del- la bambagia — Giornale Enciclopedico di Napoli anno 4. tom. 4- pog- ^6f e "òsg. (0) Nouveau diclionnaire d' histoirenaturelle.^ tom. 6 art. cotonnier. (6) Du cotonnier et de sa culture etc. Paris 1808. ( i8i ) diverse A'aiiclà o specie di quelle regislrale sotto il co- tone della sua seconda specie napoletana il cotone di Siam debba riferirsi. Eccone le precise parole. (C On ciiltivc )) eu Malte , en Sicilie et en Calabre , dans le provin- )) CCS de Bari de Lecce ci de la Basilicata le coton aa- )) nuel ( Gossypiwn herbaceiim ) qu' il vandrait raieux )) distinguer par colui de G. fruticosum )).... On c\il- )) live aussi quelque espece distinctc de la precedènte tclle glie celle de Siam (i). )) Quindi facendosi a parlare delle diverse specie del cotone di Siam, laddove ognuno si atten- derebbe a vedervi registrala quella di Napoli, egli senza far- ne il menomo cenno descrive bensì tre specie di coloni di Siam; ma di questi il primo che chiama bruno liscio è al- to 12 piedi ed ha semenze glabre brune, che perciò molto difierisce dal nostro ; 1' altro che dice Siam bianco per- chè ha semi globosi con pochi filamenti in punta e fruiti che cadono spontanei non può riferirsi alla pianta napole- tana ; il terzo che è il Siam bruno aderente con semi involti in lanugine bruna anche dal nostro affatto trovasi diverso. Tullavia non tacerò che siccome dal libro del Lasterye hanno atlinlo tulli i cennali nostri scrittori che al cotone turchesco 0 di Castellammare lasciano il nome di siamese , per non foggiarne altre nomenclature e per non dar peso alle parole di queir ignoranti che fan- no consistere la Botanica nel dar nuovi nomi alle piante, ho giudicalo doverlo ritenere aneli" io ; e ciò con maggior drillo dappoiché la qualità della bambagia che questa {\) pag. SS. ( l82 ) pianta ci somministra per la finezza ed il bianco lucido di neve di cui va fregiata, conviene con quella che il lo- dato autore ne descrive come propria del Siam bianco. Riassumendo dunque le cose discorse ne raccoglie- remo doverci applicare a studiare ed illustrare le seguenti specie e varietà di cotoni che si coltivano nel nostro regno. 1. Il cotone erbaceo , intorno alla cui classificazio- ne non cade dubbio veruno ; essendo perfettamente effi- giato nelle tavole del Blackwell ( tav. 3^7 ) e del CaAa- nilles ( diss. 6. tav. i64-. f- 2. ) Esso è stato anche suf- ficientemente ben descritto dal Linneo dal VVilldenow e dall' Enciclopedia. 2. Il cotone siamese^ in diversi luoghi del regno detto comunemente turchesco , conosciuto nel commercio sotto il nome di cotone di Castellammare. Di questo se ne distinguono due varietà ; cioè. A. Il cotone siamese bianco ; ossia la precisa pianta cui si riferisce il cotone di Castellammare ce. B. Il cotone siamese color camoscio 0 isabella : che colivasi in Puglia ed in Calabria. §. i.° DEL COTONE ERBACEO. Questa pianta si eleva ordinariamente uno o due piedi , ha radice fitlonata lunga circa mezzo piede, fusto dritto cilindrico liscio duro legnosetto rossastro villoso 0 ispido punteggiato di nero. Esso dividesi in rami alterni patenti piramidali. Le sue foglie sono tagliate in 5 cor- ( >83 ) ti lobi incavali alla base ovali roloiulati con una piccula punla^ osse sono molli e di color verde pallido ed hanno al di sotto una glandola sul solo nervo medio. I picciuoli sono lunghi 2 in 3 pollici e punteggiali di nero ; ogni picciuolo porla alla base due stipole lanciolatc opposte alquanto falcate. Dalle ascelle delle foglie nascono i fio- ri sostenuti da peduncoli più corti de' picciuoli ; essi han- no un doppio calice , V esterno più grande dell' interno composto di tre fogliuzze piane quasi cordate tagliate in molti profondi denti lineari , e perciò quasi sfrangiate, 11 calice intorno è monofiUo ciatiforme col contorno ot- tuso cinquefido. La corolla ha 5 petali riuniti alla ba- se e disposti a forma di campana di color giallo colle unghie macchiate di rosso porporino. Essa nel disseccarsL diventa rossa dappertutto. Gli stami sono in gran nume- ro riuniti in un fascio traversato dal pistillo che dividesi in cima in 3; o 4- stimmi. Il frullo è una capsola ova- ta della grossezza di una piccola noce che si apre in 4- valve con altrettante cellette. I semi sono quasi rotondi grossi quanto un picciol cece ed involti nella bambagia bianca-sudicia malfa , spogliati delia quale resta ad essi aderente una lanugine grigiastra. Questa specie di cotone credesi originaria dell'A- frica , donde colla coltura sarebbesi propagata in Gre- cia , in Malta, in Sicilia ed in molti luoghi del Le- vante. Presso noi ò questa la specie di cotone più ge- neralmente coltivata in Puglia col solo nome di colo- ne bianco per distinguerlo dal camoscio che dicono rosso j e dal siamese bianco che chiamano iuvclie- ( i84 ) SCO o bianco gentile. La bambagia die raccogliesi da questo cotone erbaceo è di qualità grossolana , piutto- sto grigia cbe bianca, matta e non lucida, e non può adoperarsi clic nelle nostre anticbc manifatture special- mente di coltri , calze e tessuti grossolari cbe si sono sempre spacciati nel nostro r^gno, e "''3 aiiclie di pre- sente vi si fabbricano e si riconoscono dal loro co- lore grigiastro o bianco sudicio. L'individualità botanica di questa specie di Gossy- piiim è la meno soggetta ad equivoci. Come il dissi disopra la pianta di Linneo è di certo quella del Blak- well e del Cavanilles ; ma non potrebbe asserirsi con egual francbezza esser dcssa sempre identica al G. her- bacewn di diversi altri autori. Noi in effetti troviamo che il Dcsfontaines dice averla osservata perennare in Algori (i) e Lasterye dice averla veduta elevarsi in alcuni luoghi della Spagna fino a io piedi ed acqui- stare la grossezza di un braccio ! Per quanto ne pare la pianta di Spagna appartiene a tiitt' altra specie che lo stosso Lasterye confusa avrebbe col Gossypium in- dicum anche descritta come specie coltivata in Ispa- gna , e di cui dà un esatta figura. Del resto dopo dì aver consultato il suo libro, si dovrà convenire aver egli trattato de' cotoni più da economista e da commerciante che da botanico. Egli per esempio sul conto de' cotoni spagnuoli dice apertamente potersene nello stesso campo raccoglierne diverse distinte specie , senza punto fer- (i) Dictionnaire Encycl. partie totani que lom. 2. pag. 36q. ( 'Sa ) marsi a descriverle pe'Ioro bolanici caraltcri (i). lucerlo più di ogni altro Ira quelli che ne hanno accolli gli au- tori diremo poi il caratlerc delle glauJole sotto le fo- glie clic, per reiteralo osservazioni, troviamo variabili nel numero e nel sito come in questa cosi nelle altre specie di lai genere. Altrettanto non diremo del taglio delle foglie , e specialmente della forma de' loro lobi che conservasi inalterata. Converremo benanco coi signori Ro- hr e Lasterye che alla benintesa classificazione delle numerose specie di questo genere uopo sia farvi con- correre i caratteri desunti dalla figura, dal colore , dalla lunugine de' semi, e dall' esservi essi aderenti o pur tro- varsi liberi e nudi. Così potremo facilmente giudicare il Gossypmm herbaceum diverso dal Gossr/pmm indi- cum testò mentovato per le semenze in questo nerissi- rae e affatto lisce e nude, e neir altro costantemente e permanentemente rivestite di lanugine grigiastra. A que- sto carattere assoderemo i lobi delle foglie ovali e non triangolari , le dimensioni generalmente minori in tutte le parti , e la diversa qualità della sua bambagia , ed avremo di che distinguere largamente il Gossypiwn her- baceum dal G. indicum^ dal G. siamense, e da ogni al- tra specie affine. Importando d' altronde , che in un la- voro espressamente consecrato alle nostre specie, ne sia intorno ad esse dileguato ogni resto d' incertezza , ho credulo necessario riprodurre la figura del Aero Gos- sypiwn herbaceum di Linneo cui si riferisce csallamon- (I) Pag. S4. ( i86 ) ie il nostro cotone di Puglia , onde messo a riscontro di quella del Gossypmm siamense se uè possa a colpo d'occhio riconoscere la diversità. §• 2. DEL COTONE SIAMESE. Allorcliè per le angustie del commercio marittimo con maggior premura si attese a promuovere ed esten- dere la coltivazione del cotone nelle provincie meridio- nali di Europa , un impulso straordinario ne ricevette presso noi , e siccome in quel tempo medesimo sorgea il nostro Giardino delle piante , cui era commessa la cura delle coso agrarie, coU'efficace cooperazione dc'col- laboratori della Flora Napolitana clie ritenevano la qualità di corrispondenti pensionati di quel Reale Stabi- limento , fu provveduto alla raccolta di quanto potesse arricchirne le collezioni (i). Quella delle diverse specie di, cotoni vi fu presa in particolar considerazione, e da lutto le Provincie si ricevettero le diverse qualità di bam- bagia che vi si producevano con i semi e gli esemplari delle piante che vi si coltivavano. Tutte furono cosi ia- trodolte e coltivate nel suddetto Real Orto, ed allora per la prima volta conobbi che oltre al cotone di Puglia, se (i) Fedele il discorso jyreliminare al Catalogo della Collezione agraria del R. Giardino delle piante. JXa- poli j8to. 1 le collivano altre specie e varietà di maggioro pregio , e siccome quasi contemporaneamente non pochi avveduti speculatori nelle campagne del distretto di Castellammare grandi coltivazioni avevano intraprese di quella specie che giudicarono la migliore, così naturalmente ne avven- ne che su di quella rivolgessi la mia particolare atten- zione. Ho detto di sopra come per seguire il Lasterye ne avessi ritenuto il nome di cotone bianco di Siam, ora aggiungerò die la stessa pianta mi fu inviata dalle Ca- labrie col nome di cotone paesano (i) o turchesco^ da Puglia col nome di cotone bianco gentile o anche tur- chesco : dippiii ne ricevei in pari tempo da ambedue i paesi la varietà a bambagia color camoscio coi no- mi di cotone maltese , cotone l'osso , cotone color di legno. Queste varietà convengono nel principal caratte- re delle semense involte in lanugine verde cui aderi- scono tenacemente , e cosi anche la varietà a color ca- moscio trovasi differire dal Cossypium religiosum cui pel color della bambagia riferito l' aveva 1' abate Gio- vine , dalla quale specie si dilunga benanco per altri positivi caratteri non essendo né arborescente nò a fo- glie palmate come il suddetto. Per queste medesime ca- ratteristiche anche il cotone siamese bianco trovasi dif- ferire dal cotone bianco comune , ossia dal Gossypiwn (i) Questo epiteto fa presumere con fondamento che il cotone siamese sia stato la prima volta intro- dotto in Calabria , donde come specie più rara e pre- gevole sia di poi jJassato in Puglia. 22 ( i88 ) herbaceum , alle quali si possono aggiungere i lobi triangolari a seni acuti , il color verde bruno delle fo- glie istesse , e la mancanza delle macchie porporine alle unghie della corolla ; da ultimo le dimensioni tre volte maggiori di tutte le parti della pianta e principalmente de' frutti. Descrizione. Il cotone siamese ha la radice fittonata lunga un piede in circa , di color brunastro. Il fusto eretto cilin- drico alto due in tre piedi, terete coperto di peli parte disposti a stella ed adesi , altri drizzati e piìi lunghi, cosicché può dirsi irsuto ed ispido al tempo stesso , es- so è tinto di rosso bruno è punteggiato dapertutto , e si divide in molti rami alterni patenti piramidali. Le foglie sono di colore verde bruno tagliate in 3, o 5 pro- fondi lobi triangolari che si stringono in pfunta ed han- no i seni acutissimi ; i due lobi esterni si prolungano a cuore presso la base delle foglie che sono dapertutto ondeggianti , quasi glabre di sopra e pelosette di sotto e punteggiate di nero specialmente sopra le nervature, delle quali la media porta una glandola ad un terzo della sua lunghezza ; i picciuoli sono rossastri ed irsuti. I fiori nascono nelle ascelle delle foglie perloppiù so- litari 0 accoppiati sopra peduncoli prima piìi corti e dipoi più lunghi dei picciuoli , rossastri ed irsuti an- ch' essi. Le corolle sono grandi bellissime del doppio e del triplo più lunghe de' calici esterni , e questi son com- ( iSg ) posti di tre larghe foglie cordate frastagliate persistenti; il calice interno è ciatiforme cinquelobato ottuso ; i pe- lali stanno perloppiù accartocciati e per poco sì di- stendono a forma di bacino , il loro colore varia nel- lo stesso flore dal giallo paglino al rosso , dal primo spuntar di esso fino all' avrizzirsi. Il fascio degli sta- mi varia in lunghezza da poche linee ad un pollice e ne sbuca il pistillo cogli stimmi perloppiù coaliti. Le capsole hanno fino a 2 pollici di lunghezza sopra un pollice di larghezza ed hanno la forma ovata con un becco sporgente ; nella maturità si dividono in quattro valve e si mostrano composte di 4- cellette che stanno strettamente piene di una bambagia finissima lucida splen- dente bianca di neve. I semi sono ovati rivestiti di la- nugine verdastra che vi rimane costantemente adesa ; ve n' ha 6 ad 8 per ogni loculamento disposti in due se- rie lungo l'asse centrale del frutto. Durata — Discordi come pel cotone erbaceo sono i pa- reri degli agronomi intorno alla diu-ata del cotono siamese. Dal vederlo crescere rigoglioso fino all' avanzato autunno, mettendo in copia nuovi germogli e nuovi fiori vi è da presumere che senza il sopravvenire de' freddi e de'ge- li invernali , questo cotone al pari dell' erbaceo pro- seguirebbe la sua vegetazione per due e forse anche per più anni, come il IMelograni asserisce aver veduto in Calabria (i). La qual cosa potrebb' essere avvalorata (r) Onorati; memoria sul cotone {Gior. Encicl. an. 4- tom. 4-, poff- f<}4)- ( igo ) dall' analogia con altre piante che trovansi nelle stesse circostanze , e segnatamente col ricino che ne' climi cal- di diventa pianta arborea e perenne , laddove ne' paesi freddi resta pianta erbacea annuale. Tuttavia non do- vrò tacere che per quante cure siensi praticate onde pre- servar le piante del cotone siamese dai rigori invernali, esse sono mai sempre tornate inutili; né ha giovato re- ciderne i fusti , e ricoprirne le radici di letame e di ricoveri momentanei , come da alcuni dicesi essersi pra- ticato con buon successo , giacché per quanti sperimenti ne abbia potuto ripetere^ questo cotone mi è riescito pianta costantemente annuale. Dirò dippiù che essendo- mi provato a ripararlo nelle stufe non vi ha sopravvis- suto altrimenti ; laddove le specie veramente legnose ed arborescenti come il Gossypium vitifolhim , il G, bar- badense , il G. religiosum , il G. molle che coltivia- mo da molti anni nel R. Orto , possono ivi vedersi divenuti alberetti col solo ricovero della stufa tempe- rata. Per queste considerazioni son portato a credere che il cotone siamese sia pianta annuale , o tutto al più biennale , ma sempre erbacea e non legnosa nel sen- so che i botanici attaccano a simile qualità. Patria — Tutte le ricerche che potranno farsi per definire la vera terra nativa del cotone siamese non ne porgono dati certi. Ove si voglia ritenere col Rohr che le specie americane sieno tutte arborescenti e legaose converrebbe ricercar nelle Indie la primitiva patria del nostro cotone. Sembra in effetti che per la qualità della bambagia che se ne raccoglie , piìi alle specie indiane ( igi ) che alle americane dovrebbe egli riferirsi. A convalidar- ne la congettura potrei soggiungere ciò che ho inteso da non jx)chi distinti viaggiatori inglesi clic han dimo- l'alo molli anni nelle Indie , i quali essendo solili di passar qualche tempo della stagione estiva in Caslcllani- marc , si compiacevano di paragonarne quelle coltiva- zioni di cotone alle indiane, cui le trovavano somigliantis- sime. In quanto alla più vicina provenienza di quello che se ne li-ova introdotto presso noi da tempo imme- morabile , non esiterei a crcdervelo recato dagli Ara- bi , i quali coltivando nelle regioni affricane un immen- so numero di piante delle Indie, insieme con diverse altre di queste , fatte anche comuni presso noi , avran po- tuto portarne il cotone di Siam. Sinonimie. — Solfo questo articolo registrar debbonsi le false deuommazioni date a questa specie. Quindi conver- rà riferirvi il Gussypium hirsiitum ed il Gossyjnum re- ligiomm de' nostri agronomi che hanno trattato del co- tone turchesco. Ripeterò che grande analogia puossi ri- conoscere tra le cennate due specie ed il cotone sia- ìnese ; e specialmente tra la Aarietà a color camoscio di quest' ultimo ed il succennato G. religiosum ; ma que- st' è pianta veramente legnosa ed arborescente con foglie palmate di cui ha dato una esatta figura il Cavanilles (dis. 6. t. i64- f- I-) cosicché non si potrebbero senza grave errore riunire. Maggiore affinità potrebbe scorgersi tra il cotone siamese e l' irsuto, e non dovrò tacere che nelle mie prime pubblicazioni de' cataloghi delf Orlo bo- tanico di Bisignano e del regale ve lo riferii io medesi- v' ( ^92 ) mo ; ma dopo di essermi provveduto de' libri indispen- sabili alla benintesa classificazione delle piantC;, e special- mente del CavanilleS; ho trovato nella sua tavola 67 effi- giato il vero G. hirsutum , il quale pel calice esterno quasi intallo e per la picciolezza de' fiori e de' frutti dif- ferisce affatto dal siamese. La stessa precisione non tro- vasi nel collocamento de'sinonimi riferiti al G. hirsutum^ giacche quello dell'Orto romano ( tom. i . tav. ^7 ) che il VVilldenow vi riunisce , è tutt' altra cosa della pian- ta effigiata nelle dissertazioni monadelfiche. Consentirei perciò a riferirla piuttosto al cotone siamese, se la qua- lità legnosa che le viene attribuita ed il dirla specie ame- ricana non ne infermasse la congettura. Gossypii herbacei et Gossypii siamensis dmynoses et dijferentiae . I. Gossypium herbaceum. Caule herbaceo piloso ( subpedali ) , Joliis pubescentibus ( pallide virentibus siibtiis uniglandulosis ) 3 vel S lobatis^ lobis ovalibus rotundatis cum acumine , sinu excavatis , calycis ex- terioris foliolis multijidis , corollis panilo brevioribus, jìetalis basi maculatis.^ capsulis subrotundis {8 — to Un. in mnjori diametro ) , lana sordide alba , seminibus subrotundis lanugine griseo—fusca arcte adherentibus. A Gossypio indico differt seminibus minime nu- dis ìiigerrimis, ac foliorum lobis ovalibus nec triangu- laribus; A Gossypio siamense differt seminibus miriiine viridibus , lana griseo — alba , petalis maculatis , fo- liorum lobis non triangularibus , necnon capsxdarum et totius planlae parvitate. ( 193 ) 2 . Gossypium siamense ; caule herbaceo hirsuto ('2*— 3. pedali) foliis pubescentibus obscure virenlibus sublus uniglandulosis , 3 vel S lobatis , lobis trianyu- taribus acwninatis , sìnu acutissimo , calycis exterw- ris foliolis muUijidis^ corollis immaculatis , duplo bre- vioribus, capsidis ovalibus cuspidatis (20 — 24- lìn. m majori diametro ) lana sericea , seminibus ovatis la- nugine virescente arde adhaerentibus. Var, A. Lana albo — nivea. Var. B. Lana ruja. A Gossypio hirsuto dijfert inprimis calyce exte- riore minime subintegro. A G. religioso , caule non arborescente , foliis non palmatis , seminibus viridi- bus lana adhaerentibus discriminatur . Istruzioni pel coltivamento del cotone siamese. Nel riassumere le giudiziose pratiche suggerite da- gli agronomi che hanno scritto su di questo soggetto mi limiterò ad applicarle alla sola specie nohile dianzi descritta , come quella di cui più importa estendere la coltivazione. Anche ciò facendo protesterò che nulla di nuovo potrei aggiungere a quanto n' è stato già propo- sto e ripetuto, trattandosi di una pianta cosi generalmente nota , dirò perciò hreremente delle sole seguenti cose. Clima., esposizione., suolo. Il cotone essendo pian- ta nativa de' climi caldi tropicali è chiaro non potersi coltivare con felice successo nelle regioni di latitudine troppo boreale; e dove regni una temperatura media in- (19^ feriore ai gradi io della scala del Reaumur. Quindi è che in questo regno non potrà coltivarsi che nelle re- gioni fisico — agrarie meridionale e media (i), cioè nelle Calabrie nelle Puglie , ne' due Principati , in Terra di Lavoro , e nell' estrema parte del Sannio bagnata dal- l' Adriatico ; e che non oltrepassa il grado 4-2° di la- titudine boreale. Anche da questi luoghi converrà esclu- dere le regioni montuose , le vallate profonde e le set- ientrionali esposizioni. Che perciò i terreni piani o in dolce pendio esposti al mezzodì o al levante, che non si elevano oltre i 5oo piedi sul livello del mare , che sie- uo i meno lontani dalle coste marittime dove non re- gnano nebbie e fredde brinate saranno sempre i più idonei alla coltivazione di questa pianta. Il suolo non debb" essere né paludoso né argilloso , né affatto creta- ce 0 sabbionoso , ma di mezzana geoponica composi- zione , cioè composto di elementi alluminosi selciosi e calcarei in quasi eguali proporzioni ; potendosi ben vero inchinare più per un terreno che pecchi del sabbioso e del troppo sciolto che per quello che abbondi nel vi- zio opposto. I terreni profondi leggieri elastici abbondanti di terriccio e di particele ferruginose sono sempre i più propizi alla riuscita di questa coltivazione. È stato osservato che il cotone erbaceo accomodasi più volentie- ri de' terreni marnosi, ossieno calcarei e cretosi, come so- no in generale quei di Puglia, laddove il siamese pre- (i) Vedete il mio saggio di geografia fisica e bo- tanica. Napoli 1821 in 8.° con s carte geografiche. l ( 19^' ) ferisce i terreri sabbionosi e vulcanici come son quelli de'dintorni del Vesuvio, e del distretto di Castellamma- re. Il cotone teme la soverchia umidità , specialmente ne' primi periodi del suo sviluppo , percliè né fa marci- re le piccole piante o le fa restare oppresse sotto le miriadi di afidi che vi si sviluppano. Egli rifugge del pari dai terreni troppo, aridi e che non possano prova- re il benefizio delle irrigazioni. In questo ultimo caso le piante ne restano misere e malsane, e nel mezzo della state 0 periscono affatto , o danno appena qualche frut- to verso l'autunno. Tuttavia non dovrò tacere che in molti luoghi delle vicinanze del Vesuvio, ed anche in mezzo alle vigne presso le falde del monte , allorquan- do di quel cotone si faceva gran caso è stala coltivata questa pianta, e quei pochi frutti che se ne potevano raccogliere e clie incontrandosi una slate piovosa cre- scevano considerevolmente, troravansi dare un prodotto sempre più ricco di ogni altra derrata cui quelle terre medesime avrebbero potuto destinarsi. Preparazione del terreno-^ Seminagione. Volendosi destinare a questa coltivazione de' terreni saldi e tenuti a pascolo come sono in gran parte quelli della Capitanata, converrà dissodarli e prepararli con re- plicate arature come suol farsi nell' addirli ad ogni al- tra coltivazione. Ma ne' campi coltivati con regolari av- vicendamenti, ottenuti col sistema delle maggesi, basterà zapparli in agosto e semineirvi rape , lupini , 0 prato , 2S ( '96 ) e quindi rizzapparli in mcorzo per farvi sovescio di quel- l'erbe e disporlo alla semina, potendone trar profitto du- 'ante l'invenio per pascolo delle bestie. Desiderandosi un prodotto maggior e trattandosi di campi già spossati da reiterate coltivazioni converrà letamarlo con stabio consumato di animali equini, ovvero facendovi nell' inver- no circolare le mandrie di minuti armenti. 11 letame del- la razza bovina non conviene alla coltivazione del cotone. La semenza si sparge come il granone , cioè fa- cendone cadere fra l'indice ed il pollice il seme nelle porche , ciò che dicesi pollicare ; ovvero a pizzico mettendone 5 , o 6 semi in ogni fossetta fatta col pian- iatojo a distanza di mi palmo e mezzo l' mia dall'altra. Quest' ultimo metodo è preferibile ne' terreni che peccano del marnoso o dell' argilloso. La semina si fa in aprile in giornate serene e non piovose. Il campo si dispone in solchi a due palmi di distanza da settentrione a mezzo giorno nelle perfette pianure , e secondo l' inclinazione del campo per dare il necessario scolo alle piovane. Git- tata la semenza si ricopre di terra , facendo seguire co- lui che la sparge da un ragazzo con un corbello di ter- reno leggero per riempirne le fossette , ovvero , colla zappa facendovi cadere della terra dal ciglio de' solchi. La scelta del cotone è della maggiore importanza per la buona riuscita di questa industria. Fa d'uopo per- ciò adoperar quella che siasi prelevala dal cotone di prima qualità , il quale come diremo appresso è quello che si raccoglie dalle capsole che si maturano perfettamente e si aprono sulla pianta , non fatte aprire al sole o ( 197 ) col calore delle stufe. Bisogna dippiù badare che la se- menza sia fresca , cioè dell' anno istesso in cui si è rac- colta , potendola riconoscere dal rompersi netta scric- chiando fra i denti. Quando si trascurano queste avver- tenze , e quando non si ha cura di rinnovare la se- menza istessa , non adoperando quella che siasi raccolta da campo spossato da reiterate coltivazioni , le piante ne riesciranno malsane ed il cotone di cattiva qualità. Insisteremo perciò nel raccomandare la maggior vigi- lanza sopra questa scelta, e non dissentiremo che gio- var possa al rinnovamento della semenza il provvederla da Puglia , da Calabria , da Sicilia o da Malta ; badan- do però che sia sempre quella del cotone gentile, tur- chesco 0 mal Lese , ossia del vero cotone siamese , e non già l'altra del cotone comune o erbaceo che an- che negli stessi luoglù coltivasi. È stato da alcuni agronomi proposto di lasciarne in infusione le semenze per 24. ore in un Icscivio al- calino prima di seminarle, ma da altri più generalmente praticasi di bagnarle soltanto coli' acqua semplice anche lasciandovele per delle ore e poi soffregarle con terre- no asciutto prima di spargerle sul campo. Collìvazione — Quando il germogliamento delle se- menze alla terra affidate non vien contrariato da straor- dinarie intemperie, tra io a i5 giorni ne spuntano le piccole piante, e Ira altri i5 trovansi cresciute a circa mezzo palmo , e con 4- a 6 foglie. Allora bisogna di- radarle lasciandone le piìi robuste alla distanza di un palmo e mezzo se si è seminato pollicando, e svellendo * ( igs ) le meno valide da quelle seminate a fossetta. In pari tempo si strapperanno le erbacce e si ricalzeranno col zappetto tutte le piante. Due altre sarchiature converrà fare nel maggio e nel giugno , e quando le piante se ne troveranno belle e ramificate per circa due palmi se ne mozzeranno le cime per accrescerne la forza e mol- tiplicarne i rami , che non mancheranno di caricarsi di fiori , e preparar copioso ricolto di frutti. Sul cader del giugno o dentro il luglio converrà fare una irrigazione copiosa e generale secondo l' esigenza della stagione. Quindi se ne regolerà l'andamento della coltivazione a seconda delle condizioni della stagione medesima , che quando fosse piovosa basterà rimanersene a quella sola, avvertendo che la soverchia umidità nuoce alla bontà della bambagia , come 1' eccessivo seccore ne man- da a male le piante. La raccolta de' frutti debbe farsi quando le capsole per esser divenute affatto aride e le- gnose si fendono spontaneamente in 4- parti , mostran- do libera la bambagia allogata nelle sue cellette. Nel darvi opera si avverta che il sole ne abbia dissipata la brina e che le piante ne sieno rimase affatto asciutte. A misura che se ne vanno raccogliendo le capsole pri- ma di gettarle nel grembiale di cui van provviste le donne che vi si applicano, bisogna spogliarle delle fo- gliuzze risecche de' calici; che rimase una volta invischia- te nella bambagia non se ne potrebbero distrigare mai più. Il cotone che si ritiene da simili capsole perfetta- mente risecche è il migliore e ne costituisci la prima q^ualità , e da esso è d' uopo prelevar la semenza che ( 199 ) vuol destinarsi alla semina. Anche di buona qualità ri- tener debbesi il cotone che si raccoglie dalle capsole già fatte legnose e fendute nelle quattro suture, tullocchè non ancora perfettamente aperte, giacché lasciandole qualche giorno al sole si assimilano in tutto a quelle aperte sulla pianta. E dispiacevole frattanto il dover soggiungere che il cotone di tal perfetta qualità non forma che la metà, o tutto al più i due terzi dell' intero ricolto , in ragio- ne della stagione calda ed asciutta che possa prolungarsi dall' agosto all' ottobre ed al novembre ; giacché a mi- sura che il calore decresce , e che sopraggiungono le frequenti piogge e le grosse guazze autunnali; mentre da una parte le capsole maturano difficilmente, dall'altra la soverchia umidità che s' infiltra nelle fenditure di esse ne altera la qualità della bambagia. Nel quale caso vai meglio raccoglierne presto le capsole e quasi non aperte che lascifu-le più a lungo sulle piante : poiché tenendole distese nelle sporte , e cacciandole al sole , se ne ot- terrà sempre un cotone migliore di quello che ne a- vrebbero dato lasciandole più lungamente sulle piante. Il cotone così raccolto ne costituisce la seconda qualità; mentre la terza si compone di quello raccolto dalle ca- psole immature o deteriorate dalle intemperie e fatte ma- tmare ed aprire al sole o col calore delle stufe. Allor- quando si poneva la maggior cura nell' assortire le qua- lità anzidette, se il cotone di prima sorte pagavasi fino a 200 ducati il cantajo, quello di seconda vendevasi circa 120, e quello di terza sorte appena soli 8o. Ribassati i prezzi di questo prodotto , la frode e la uegligenza ne ( 200 ) fecero confondere le qualità , tanto tra loro diverse , quindi la maggior decadenza ed il sempre crescente in- vilimento del prezzo del cotone che doveva per necessa- ria conseguenza farne abbandonare la colti vazit)ne. Evvi perciò tutta la ragione da sperare che ritornando alle medesime pratiche , alle stesse cure , ed alle suindicate avvertenze noi potremo veder rifiorire questa ubertosa hranca d'industria agricola. Sgranamento ; ossia separazione della semenza dalla lana. = Questa semplicissima operazione si fa dai nostri villici con una macchinetta, ossia molinello as- sai noto e volgare che tornerebbe alfallo superfluo de- scrivere minutamente. Altre diverse ne sono state idea- te , ma r esito non ha corrisposto ai vantaggi che se u' erano promessi ; e ciò perchè essendo tutte più o me- no complicate , ogni piccol guasto menava a perdila di tempo , a spese ed inquietudini che si evitavano mai sem- pre con quel semplice molinello , che ogni donna può fare e disfare a modo suo , e col quale si possano sgra- nare 5 e 6 rotoli di cotone al giorno. Questa opera- zione debbe praticarsi sul cotone perfettamente asciutto e può differirsi fino ad un mese dopo la raccolta. Ri- tenendolo per un tempo piìi lungo si rischia deteriorare la qualità della bambagia per gii aliti oleosi che ne tra- mandano le semenze; è superfluo avvertire che le diverse qualità di cotone debbano essere separatamente sgranate e conservate in distinte botti , onde non s' immischi il buo- no con qualunque minima porzione del cattivo. Malattie. Siccome lo ha saggiamente avvertilo il i ( 201 ) Sig. Bisccglia , il cotone siamese ha sull' erbaceo il van- taggio di esser pianta più robusta , e meno soggella a malattie , specialmente a quella detta del cascolo^ pro- dotta da un insetto eh' egli non definisce , ma che sem- bra dover essere il grillotalpa , che ne attacca le radici per deporvi le uova. Quelle comuni ad ambedue le spe- cie possono dividersi in generali o epidemiche , e par- ticolari o endemiche , secondo che provvengono da ca- gioni atmosferiche , o da vizi locali. Gli eccessi dell' u- mido e del secco , del caldo e del freddo nuocciono e- gualraente al cotone. La soverchia lunidità vi richiama 10 sviluppo degli afidi delti comunemente pidocchi; che ne fanno intristire le piante. Contro di essi è stato pro- posto asperger queste con acqua in cui siasi bollilo il la- bacco. Il soverchio secco facendo mancare il necessario alimento alle piante ne fa cadere i fiori , ritarda la ma- turazione de' frutti, e può farne affatto mancare il ricolto. 11 rimedio contro questo difetto sta nelle irrigazioni. I venti freddi , le brine gelale possono recar grave danno alla coltivazione del cotone : se in primavera, soffocan- done le tenere piante , se in autunjio distruggendo i fiori ed i frutti immaturi. Ad ovviare il primo male gioverà seminare il cotone il piìi tardi possibile , e quando non siavi più da temere delle brine gelate e de' micidialissi- mi venti di maestro e di borea. Le quali cose dovran- no essere regolale , dietro V esalta conoscenza delle con- dizioni mclereologiche de' luoghi che si destinano a simili coltivazioni. Ai precoci freddi autunnali non potrà ov- viarsi che raccogliendo alla meglio i frulli vicini alla ( 202 ) maturità, e facendone compire il disseccamento al sole o col calore delle stufe. Anche le nebbie sogliono nel maggio danneggiare il cotone, e dove micidiali si pro- vano per le altre coltivazioni, danno maggiore ne arre- cano a questa pianta ; ma questo è un danno procurato dalla cattiva scelta del terreno , che come il dicemmo non dovrà essere né in vallata né in luoghi bassi ed umi- di dove per esperienza conoscasi che regnar sogliono si- mili perniciose meteore. Le malattie locali sono prodotte dagli animali , e più generalmente dagl' insetti ; cioè dalle larve di varie farfalle che ne attaccano l'erbe i fiori ed i frutti ; quin- di dai lombrici, dalle lumache che ne divorano le foglie. Contro tali guasti adoprar conviene gli stessi mez- zi che praticansi per liberare le altre piante da simili perniciosi ospiti e che potranno leggersi nel Dizionario degli animali nocivi air agricoltura ed all'economia do- mestica del sig. Adone palmieri. Avvicendamenti. — Non diversamente di quanto osservasi avvenire per ogni altro genere di coltura, cosi per quella del cotone , vane riescirebbero tutte le sug- gerite cure , ove si volesse seminare sempre , ed anche replicate volte di seguito sullo stesso terreno. É questa una delle principali cagioni della progressiva minorazio- ne nella bontà del cotone che se ne raccoglie , e che può dar mano alla totale degenerazione della specie. I campi che destinar si vogliano al coltivamento di questa pianta dovranno perciò assoggettarsi alle ruote campestri consigliale da ogni buona agricoltura. Il Padre Onorati ( 203 ) ne suggerisce la seguente. Nel primo anno orzo o gra- no^ nel secondo rape e lupini , il frumentone nel terzo, il cotone nel quarto , che si può riseminare anche nel quinto anno. Noi aggiungeremo che essendosi in questi ultimi anni molto estesa la coltivazione della robbia nelle stesse campagne che destinar soglionsi a cotone, potreb- besi far entrar dessa benanco nella cennata ruota , so- stituendola alla prima coltivazione de'cereali, la cui ab- bondanza fa desiderare altri succedanei, Natìzia sulle altre specie di cotoni di cui potrebbe provarsi il coltivamento presso noi. Le più pregevoli qualità di cotone tra le quali j1 Pernambuco du luuiju nata, , rdccuglieudosi dalle specie arboree di questo genere, le mire degli agrono- mi e de' promotori delle industrie si sono già da gran tempo rivolte verso quelle preziose piante , di cui haa cercato introdurre la coltivazione ne' paesi caldi di Eu- ropa. Presso noi non si è mancato di farne analoghi ten- tativi , i quali si son però mai sempre limitati ad una sola specie ritenuta generalmente per la migliore , ed appellata col solo equivoco nome di cotone arboreo. Di- co nome equivoco questo perchè le specie di cotoni arborei sono moltissime, e quella cui Linneo ha conservato il preciso nome di Gosst/pium arboreimi è pianta indigena delle Indie orientali e poco sparsa nelle altre regioni. Quella al contrario che comunque nativa delle Indie è jtata da secoli trapiantala nell' America Meridionale e 24. ( 204 ) specialmente nel Brasile, cui più generalmente si tri- buisce il nome di cotone arboreo , e che somministra- la preziosa bambagia di Fernambuco, è specie affatto di versa dal Gossypium arboreum^ ed appartiene al Gossy- pium vitijolmm del Lamarck e del Cavanilles. A questa pianta si riferiscono benanco il Gossypium arboreum di Merian (plant. Surinam. t. io) ed il Gossypium latifo- lium di Rumilo ( Herb. amboinense t. 4-, p. 87, t. i3). Bellissime sono le figure che ne danno i cennati autori, e più di tutte magnifica è quella del Cavanilles (diss. t. 106) cui fa riscontro 1' altra del vero cotone arboreo di Lin- neo ( tav. 193): alle quali figure basta dare una sem- plice occhiata per riconoscerne la grande diversità. So- pra questo Gossypium vitijolium , come il dissi dianzi sono stati praticali gli cpciiuieuti di coltivazione, de' quali citerò quelli fatti da me medesimo nel Real Orto bota- nico negli anni 18 io e 181 1. Ottenute dai semi rice- vutine dai nostri corrispondenti bellissime piante di que- sto cotone, le coltivai dentro vasi nel primo anno e le riparai nelle stufe in quell'invernata. Quindi in ap- posito meriggio luogo dell' Orto suddetto in avanzata primavera ne furono trapiantate a cielo aperto ed in piena terra quelle piante. Crebbero desse durante la state e s' ingrandirono in modo maraviglioso. Al- l' ottobre erano alberelli di io a 12 palmi , ricchi di rami , di fiori e di frutti innumerevoli , de' quali però nessuno toccava ancora la maturità. Al sopravvenir del- l' inverno tutte le maggiori cure furono adoperate per difender quelle piante della immediata azione del freddo, ( 20b' ) e delle meteore invernali ; che perciò lasciatone sgom- bro il lato meridionale, tutto all' intorno negli altri lati con palizzate e grosse tele , e con tettoja al di sopra si cercò chiuderle dentro ben riparato ricinto. E bene, tutta quell' opera fu gittata al vento, tutte quelle cure furono perdute. Dentro l'inverno tutte le piante ne furono gelale e distrutte fin dentro le radici, e nella seguente prima- vera di tutta quella bellissima coltivazione non restava che l'immagine della desolazione e della morte. Frattanto le poche piante ritenute nella stufa vi vegetarono perfet- tamente e vi si trovano ancora, da esse durante la state raccogliamo qualche capsola matura che ne dà il sag- gio di quella preziosissima bambagia. Quanti altri spe- rimenti che ne siano pervenuti a mia notizia tentati so- pra questa . '/ / W f^f iV ( 2og ) nelle testuggini ; da Valsalva ( i ) nel cane , nel porco e nel bue ; da Morgagni (2) nel sorcio indico , nella pecora e lepre , nell' alocco , nella rondine , nel ca- primiilgo^ wdV anitra e ne' ^erp/; finalmente da Fan- toni (3) nello scoiattolo e nel ghiro. Farmi essere queste sufficientissime pruove, onde di- mostrare le ricerche de' dotti italiani per siffatti corpi , le quali mi dispensano di esporre quelle degli anato- mici stranieri, che in seguito sulle orme loro n' estesero la lista in altri Vertebrezoi. Laonde il principe (4-) de' fi- siologhi dol passato secolo^ che fu adorno di vasto sapere e di profonda conoscenza storica de' trovati dei suoi predecessori , afTermò : capsulae renale^ reperiuntur in omnibus quadrupedibus , carnivoris^ herbivoris et fri- gidis , inque avibiis ; in piscium genere deficiunt. Né dal 1766 epoca della divulgazione del più clas- sico codice di anatomico-fisiologiche dottrine scritto dal prelodato Haller sino al tramontare dell'anno iSSy , tempo della pubblicazione del Compendio di anatomia comparala di Hollard, (5) so ne è avuta veruna contezza. (i) Dissertai. Ili ad ren. succentur. escret. duct. "Venet. 1704-, fig- (2) Epist. anatom. Ven, 1740. (3) De renib. et prirnum de succent. (4) Haller Elem. phys. corp. hum. Neap. 1766, YIII 60. (5) Précis d anatom, comp. Bruxel. i836, p. i33. ( 210 ) Imperocché il cel. Cuvier (i) , il dolio Home (2) j l'instancabile Meckel (3), l'Haller del secolo XIX Tie- deman (4.), il benemerito Cloquet (5) , il profondo Ar- chiatro sassone Carus (6) serbano perfetto silenzio circa dette glandule. Oppure con loro meraviglia ne' succen- nati esseri ne annunziano negativa asserzione ; vai dire: ?7 ìiesiste encore aucune trace chez les poissons de capsules siirrenales (7). Ed è rilevante di vederle ora de- scritte nelle stesse specie di Pesci, eli' eglino nello stato di freschezza dissecarono sia a lido de' mari stranieri e sia nel nostro littorale , quando molti di costoro qui con- ferironsi. La mancanza inoltre di tali glandule fu anche so- stenuta ne' Batraci. Talché si scrisse dal Cuvier che i corpi glandulosi soprarenali esistano in modo incontrasla- (i) Lecons d' anatom. comp. Paris i8o5, V 2A2; Hist. nat. des pois. Paris 1829, I. (2) Lect. on campar . anatomy . Lond. 1810-28, 4"'' (3) Anat. comj>- Paris 189.8, l aSg. (4.) Trait. de phi/s. Varìs i83o , 114-71. (5) Encycl. méth. Paris i83o, IV 263. Anzi nei suo Trait. d' anat. de&er. Brux. i^^h. augm. par Wqìs- ser p. 4-88 n. 4- si riferisce che Jacobson nel i83i abbia trovato le glandule renali in scarso numero di specie de' soli Rettili ofìdi, e che on ria pas trouvé une partie ana- logue chez les poissons. (6) Trait. d'Anatom. comp. Paris i835; II 279. (7) Carus Op. cit. II 281. ( 211 ) bile negli Uccelli e ne' Mammiferi, dubilando che quei descritti dagli autori per tali appo i Rettili realmente lo sieno (i). Anzi tra lo spazio de' susseguenti sei lustri ne' soli ordini de' Chcloni^ Sauri ed Ofidi furono ricono- sciute dal Cloquet (2), essendosi dimenticato l' immortai suo Precettore Cuvier , che un secolo innanzi erano state già rinvenute da' testi citati anatomici italiani. Ninno de' quali peraltro le vide ne' Batracì, non esclusi Ruscone (3) e Configliacchi (4-). Più soggiunge Carus (5) che V existence de véritables capsules mrrenales , ne peut point ètre demontrée p)<^^tout dans la classe des Reptites. Les organes qiie quelques anatomistes ont décrits camme tels , dans les Grenouilles et les Sala- mandres. paraissent appartenir davantage à /' appareil gèni tal. E lo stesso principe dell'anatomia comparata (6) tosto ne dimise la idea , aggiugnendo : Beaucoiip de sauriens ojjfrent aiissi deux prò long ements duperitoine chargés d'une graisse ab ondante .^ qui s' avancent du bord anterieur du bassin sous les viscéres de V abdo- tnen ; et peut ètre les lobes graisseux atlachés aiix te- sticules et aux ovaires des grenouilles sont-ils aussi des espèces d' epiploons. E shnile pensamento quadra tanto (i) Op. e tom. cit. 24-2' (2) Op. e voi. cit. 1^6. (3) Amours des salam. aquat.WXa.'n 1822, 4-°fig. (4-) Monogr. del proteo anguino. Pa^ia 1 8 1 9 , 4-° fìg- (5) Op. cit. II 286. (6) Leg. cit. IV 92. ( 212 ) co' fatti che le pretese capsule soprarenalì , descritte da Roesel e Swammerdamm nelle salamandre e ne' ra- nocchi, osservansi in tutte 1' epoche dell' anno ed in ogni loro vitale periodo. Vi scambiarono costoro i corpi adiposi depositari del grascio necessario al sostentamento dell' individuo durante il suo invernale letargo , correla- zione serbando piuttosto col genitale che coii T urico ap- parato. Ma sono di finale decisione intorno a quanto si è da me asserito le seguenti parole dell' Archiatro sas- sone : il ri y a point de capmles surrénales chez les Poissons et les Reptiles branchiales{i). §. II. Disamine notomiche. Xi' ammocete branchiale e la lampreda fiumale^ che rannodano gli animali svertebrati a' vertebrati, ten- gono le glandule renali nell' esterno margine delle re- ni , assai prossimo agli ureteri ed alle masse adi- pose. Detti corpi di melanica tinta tappezzano la esterna superficie renale della lampreda marina: particolari- tà che più chiara rimarcasi nell' acipensero storione , essendo misti al di lui urico parenchima sotto forma di globosi corpicciuoli gialli. Identica osservazione mi è oc- corsa nei reni della murena elena. A foggia di se- milunare granosa massa giallastra , grande quanto la sementa di fagiuolo, situata presso la base della sola sinistra parte renale, scorgesi siffatto apparato nelle (i) Op. e voi. cit. 289. ( 2l3 ) torpedini elettrica e Galvani , non elio uegli squadri contrina ed acanzia. Attesa la ineguale urica sostanza delle ì'aie rovo e batide le capsule iu esame eniolano la lettera ma- iuscola Y, giacendo lungliessa la renale liuea mediana, di maggiore grossezza in giù che nelle ineguali due aste della sua biforcatura , le quali innestansi nell' in- l' intcriore lembo de' reni. Acquistano poi massimo svi- luppamento presso lo squadro acanzia e mustella^ ove allogansi nella inferiore faccia del corpo delle vej tebre lombali e tra la fdicra de' renali lobetti. Esse somigliano ad una clava inversa con bifido apice , ossia che ingrossate abbastanza verso dietro via facendo anteriormente si estenuano , lambendo ad opra di separali pezzetti l' interno lato degli urici lobi. Nep- pure è cosa rara a vedersi, siccome succede nelle raie, che qualche porzione della renale sostanza, naturalmente remota dal resto di questa, possegga il corrispondente frammento di glandule renali. La salamandra codapinfla lungo il destro margine di ogni rene offre una serie di orbicolari giallicci sepa- rati corpicciuoli , risultante ognuno da glandulosi aci- netti. La rana mangereccia in mezzo della inferiore su- perficie renale mostra le succennate glandule gialliccie eraolanti un ramificato tronchicello. Diramazione d'iden- tica sostanza e colore ravvisasi ne' rospi verde e volga- re. Le glandule^ di cui è parola, ricevono dall'aorta cin- que arterie emulgenti, dalla cava posteriore quattro gros- se vene oltre la sua estremità bifurcata, il sangue delia ( 214- ) quale è in gran parte reduce da detti corpi e da' reni ; dove nella faccia superiore rimarcasi la ramifiazione della vena spettante al sistema di Jacobson , in cui affluisce il sangue degli arti posteriori. Simili corpi compongonsi da immenso numero di acinetti giallastri rinchiusi da speciale inviluppo , sen- za la menoma apparenza dì escretorio dutto parziale o comune. Né detta organizzazione offre alcima differenza appo gli Uccelli ed i Mammiferi, siccome è noto; tran- ne alcuni di questi ultimi che la presentano di un du- plice colorito e talora con qualche vóto centrale. Nel fe- lo umano risultano da coni glaudulosi, che dalla loro su- perficie dirigonsi verso il centro , ove sono più (oscuri. Le glandule in parola specialmente quelle dell' uomo ricevettero moltiplici denominazioni degli anatomici anti- chi , vai dire furono chiamate : glandulae renibus in- cwnbentes da Eustachio, renes mccenturiati da Casserio, glandulae atrabilares da Bartolino, ganglia nervorum renalium da Duverney, capsulae siiprarenales da Win-, slow e capmilae renales da Haller. Ma è da riflettersi che le medesime possonsi distin- guere in esterne ( bue , galloindico , testuggini^ vipe- re , rane ) ed interstiziali ( storione , murene ) ; in pros- sime ( Mammiferi) e remote ( Sauri ^ Ofidi ). Inoltre a- Tuto riguardo alla posizione loro nella specie umana, che offre il corpo a verticale direzione rimpetto alla o- rizzontale delle quattro classi di animali vertebrati, e con- sideratane la origine sopra (uo7no, ) o sotto (ì'ane, te- tiuggini)^ avanti (Uccelli) o diettoi lojo pescaiorio), I ( 21^ oppure ne' due margini ( lampreda jìumale , razza ba- tide ) de' reni ; la voce soprarcnale rimarrebbe esclusiva per la specie nostra , giacché nel resto degli esseri ver- tebrati debbonsi chiamare sotto-renali, avanti-renali, die- tro-renali, intorno-renali: corrispondendo alle frasi de' la- tini epyrenales^ hyporenales^ anterenales ^postrenales^ pararenales. §. III. Disamine fisiologiche. È cosi ardua cosa di pronunziare giudizio toccante la funzione in generale de' corpi soprarenali, che Eusta- chio scrisse : iis relinquimus^ qui anatomen acciiratius exercent ^ inquirendum (i) ; cavandosi dall' abbisso delle ipotesi a tempi suoi meno numerose degli attuali, in cui il patrimonio de' fatti costituisce il retaggio di pochi. Quattro opinioni sono le più plausibili , di che i flsiolo- ghi si resero partigiani. Colla prima si fecero esse co- spirare al perfezionamento della ematosi , mercè la se- conda si misero in relazione strettissima con gli organi genitali , dalla terza se ne desunse il meccanico e dina- mico commercio co' reni , in grazia della quarta reputa- ronsi scaturigini adipose. Intorno a quest' ultimo pensamento non indugio , attesa la universale sua riprovazione. Indifferente mi di- chiaro per la relazione loro colle reni, dappoiché se ad- ducesi cTie nell' uomo talvolta lo spostamento di uno (i) Op. cU. cap. 3g. ( 2i6 ) de' due rognoni dal sito naturale seco non trascini quello della corrispondente capsula, siccome fu avvertito dall'Eu- stachio, da Marlin Saint-Ange, e dimostrasi da altro ana- logo pezzo che feci modellare in cera pel Gabinetto noto- niico della R. Università degli Studi ; cotale anomalia nella zoica serie può trovare esempli prò e coutra. E vaglia la verità nella classe de'Rettili giacciono esse impiantate sotto la inferiore faccia renale de' Balraci e de' Chcloni, nell' atto clie ne' Sauri e negli Gfidi ne sono molto lontane. Ma r argumentum crucis circa la indipendenza delle mentovate cassule da' reni è somministrato dalla deficienza loro né mostri peracefalo di Monro e molacefalo del dottor Gar- gano. Quindi il renale commercio non è ad esse affatto necessario. Lo immediato rapporto delle gianduia renali mercè speciale canaletto con gli organi genitali fu attribuito a Rodio e Valsalva; ma prima di costoro erasi annunziato da un immortale nostro concittadino , nelle di cui ana- tomico-chirurgiche opere, che studio sempre con immen- sa ammirazione , multa reperiuntur nova et inexpecta- ta, (i) scrisse Haller, che soggiunse ww/tó semina inven- torum reperiuntur , quae alibi laudari (2). La succen- nata relazione o meglio il preteso valsalviano dutto nel trascorso secolo fu contrastato da Ranbj e dal cel. Mor- gagni. Inoltre in questi ultimi tempi le idee del Severino, del Rodio e del Valsalva ebbero per difensori due rino- — (1) Biblioth. anatom. Tiguri 1774-, I 667. (2) Meth. stud. med. Veaet. 1753, I3io. ', ( 217 ) malissimi fìsiologisli Trevirano (i) e Mcckel (2). Ed ia vero soii dal primo reputale rudimento iacompleto degli organi generatori ; talché se di veridicità fosse capace r ardilo suo opinare col semplice aumento della vitalità in detti organi a guisa di feconda cepola produrrebbesi un essere novello. Il secondo poi appoggiasi alla coincidenza di qualche anomalia di siffatte glandule con quella del generativo apparalo. Come la ossificazione di queste in un giovine gallo castrato, la triplicala mole di una delle medesime per cretacea massa in un individuo affetto da invecchiala sifilide , r aumentatasene dimensione ne' soggetti troppo dediti a' sessuali godimenti, la raddoppiata loro grandez- za in un uomo fornito di massimo sviluppo nelle parti genitali. Ed alle ragioni del fisiologo di Halla aggiungo che le cassule in esame negli Uccelli e ne' Sauri sieno attaccate a' testicoli, oppure all' epididimo; e che il con- senso di questi sili con gli organi generatori non fu cer- tamente sconosciuto ne'sacri Codici, ove sta scritto : ^//«s tuus , qui egredielur de rcnilms tuis. Or tra le addotte opinioni preferisco quella della loro cospirazione all' ematosico processo durante la vita fetale; tantoppiù che trova la sanzione di consimili esem- pli nella vita eslraulcrina e nel normale stato di vari es- (i) Unlersuc. uber. wicht. Gegen. der Aat. und. med. Gott. i8o3 , p. i84. (2) Manuale di anatom. trad. da Giusto. Nap. 1827, (2l8) seri occupanti infimo posto nella scala degli animali ver- iebrati. Rifletteva il celebre chirurgo Molinetti (i), suc- cessore di Weslingio nel padovano Ginnasio, clie nel feto «mano sia gran copia di sangue sviata da' reni per af- fluire verso le cassule soprarenali , le quali impiccioli- sconsi assoluta la sua intrauterina dimora , sebbene Por- tai le avesse ravvisate di grosso volume negli uomini a- dulti e ne' vecchi. Frattanto il Molinetti , 1' Anatomico parigino (2) e qualche altro suo partigiano ne trassero erronea conseguenza, figlia delle scarse nozioni, ch'eglino avevano delle zootomiche discipline ; vai dire che dette glandule fossero temporaneamente addette alla urica se- grezione (3). Chiarite così le cose, ecco in qual modo ragiono la (i) Dissert. anatom-pathol. Yen. iGyS , p. 3o3. (2) Anatom. mèdie. Paris i8o3, VSgS. (3) Feruntamen ^ scrive Molinetti, si inter tot vi- rorum praeclarissimorum sententias nostrani fas sit inter- ponere , ausim dicere , succenturiatos hosce naturarti ad hoc condidisse , ut sanguinis sarcinam , per emul- tjentes arterias dejluentis a legitimis renibus ante or- tum animalis magna parte subtraheret ; scilicet quia lune minus expediret^ renes tanta sanguinis copia gravarti siculi post ortum expedit^ immo necesse est. . . Tot igitur incommodis sapiens Natura occurrit , isthaec ad motum sanguinis intercipiendum et declinandum a re- nibus , corpuscula opportuna constituens . . . Dissert. cit. p. 3o3. ( 219 J mia ipotesi e la metto sotto la guarentigia di fatti in- concussi. Il punto intorno al quale gli anatomici del tra- scorso secolo si diressero pel ravvicinamento di parecchi organi di oscura fabbrica e funzione fu di ridurre la orga- nizzazione animale ad un solo a medesimo tipo. L'uomo abituale soggetto delle loro ricerche, e naturale meta di ogni ravvicinamento, costituì il centro di origine e di com- parazione. Questa straifla però imperfettamente menolli al conseguimento del desiato scopo. Uno de' più distinti scienziati, di cui onorasi la moderna Atene, Geofiroy Saint- Hilaire , partendo dal dato che siavi unità di composizio- ne negli animali vertebrati mercè la costanza de' mutui rapporti , è pervenuto a fissare le basi del sentiero da percorrersi in anatomia trascendente, Eppcrciò si è deciso che nelle diverse specie della serie animale sieno simili tutte le parti con identici rapporti. Legge che pei moltiplici traviamenti avvenuti nell'embrione di nostra specie ha ricevuto pienissima approvazione. E ve- nendo al caso attuale, neBatracl le cassule in discorso, col- locate nella inferiore faccia renale, sono irrorate da gran torrente di sangue, che reduce dagli arti posteriori e riu- nito nella vene crurale e sciatica, sbocca nella vena e- mulgcnte od alferente diramata nella renale sostanza. Ne viene poi ripreso da molti ramicelli spettanti alle quattro vene emulgcnti od efferenti e versato nella cava poste- riore. Laonde in questo ordine di Rettili disimpegnasi un' ematosi secondaria oltre la primaria o pohnonica , a dati quasi eguali tanto ncU' epatico che nel renale paren- chima, anzi in questo con abbondiJ-nza raagi^iore di quello. " 26 ( 220 ) Di fatto nel molacefalo umano descritto dai Gargano , mancante di polmoni e di fegato, le sole reni ne adempi- vano r incarico. Più gli organi in discussione aderendo ne Sauri air epididimo, e quindi stando assai lungi da' rem , io ematoico secondario processo separatamente succede eoa gradi minimo nelle capsule renali , medio ne' reni , massimo nell' epate. Sia la proporzione di tutti e tre eoi polmonare è come dieci a sei. Gli Ofìdi eziandio posseggono siffatte glandule con particolare sistema ve- noso ; vai dire 1' aflGerente copioso nato dalla vena adiposa e 1' efferente sinistro che in giù riunisce il sangue delle vene renale di questo lato , della ova- ria , della renale destra , della uterina sinistra che fi- niscono nella cava posteriore ; dove poco sopra è rice- vuto il liquido sanguigno delle vene ovaria e capsulare destra. Quindi apparisce che il prodotto della loro se- grezione direttamente trasudi entro 1 contigui canali efferenti diretti alla orecchietta del cuore, Dippiù siccome la organizzazione dell' embrione dì nostra specie e de' Mammiferi segue un corso ascendente, durante il quale percorre i diversi gradi di sviluppo de' moltiplici ordini degli animali vertebrati ; cosi è consentaneo al fatto che quello abbia le capsule sopra- renali tanto meno ampliate , per quanto si allontani dalla di lui primordiale epoca vitale : ossia grandissime durante la vita fetale , più picciole nell' adulto e ri- dotte a minimi termini nell' età avanzata. All' opposto esse ne' Pesci , ne' Batraci e negli Ofldi aumentansi in. l ( 221 ) corrispondenza della macchinale loro evoluzione. Dimodo- ché le anzidette capsule crescono ne' succennati esseri in ragione diretta del corpo e nella inversa di questo presso il feto umano. Rimane per altro identica a quella dei Mammali la relazione della loro mole colla massa rena- le, vai dire che esse in picciolisconsi a tenore che cre- sce r ampiezza de' reni. Ecco dato fine alla parie slorica delle presenti mie ricerche, donde è derivata la esistenza delle glandule renali presso la classe de' Pesci e l'ordine de' Batraciin quella de' Rettili ,- all' anatomica loro adombrazione non esclu- sovi r embrionico sviluppo , ed a' pochi cenni generali toccanti r uso delle medesime , i quali per un punto si astruso non torneranno vane alle fisiologiche discipline. ( 222 ) §. IV. Spiegazione della tavola. Fig. i) Rene destro del feto della torpedine elet- trica colla gianduia reale a paragonata a quella delia- madre 2) ò. 3 ) Rene destro e sinistro della, raja batide per di- mostrarvi la massa e delle glandolo renali ed un suo di- slaccato pezzetto e con porzione di rognone. 4 ) Forma e disposizione della sostanza delle gianduia renali nello squadro mustella. 5 ) Pezzo di rene del mugile cefalo per indicarne due glandulosi gruppi di detti organi ii. 6 ) Perimetro del destro rene della rana mangereccia ingrandito, onde farvi conoscere le glandule renali j e la vena efferente b. I ) Rene sinistro colle indicate glandule / e la vena cava n. 8 ) Forma delle glandule renali sinistre del colubro natrice colle vene efferenti di esse o e. del sottoposto rene p , colle efferenti di quelle §- e di questo r, tutte sboccanti nella vena adiposa s. 9 ) Pezzo molto ingrandito delle glandule renali della ranocchia. 10 ) Rene a e sua cassula b del feto umano bimestre. I I ) Idem quadrimestre. 12 ) Uno de' coni componenti la sostanza soprarenale. Tonio il S^9 •i^iaMclaale jpemaM k^~ l'.ly. ( 225 ) Ricerche anatomiche sul canale di Petit dell'occhio umano LETTE dal Socio ordinario Stefano delle Ghiaie nella TORNATA de' 5 SETTEMBRE l838. Naturam nunquam slne fractu consiiUmus , nec post mille saecula praecludetur inquiren- iibus occasio nova detegendi, CoTc&No De aquaed. aur, kum. g. o. 'Itre le qualtro Memorie sulla struttura delle inte-* grali parti componenti l' occhio umano rischiarata da comparative dissezioni , da me lette nella nostra R. Ac- cademia delle scienze , chieggo ora brevissimo compa- timento per talune riflessioni sulla lacuna Petitiana , non trascurandone la conferma anche nefla scala ani- male. M' ingegnerò dunque a dimostrare : i ) la fabbrica del canale di Petit secondo la di costui mente, illustrata da convenienti discussioni ; 2 ) la esistenza della corona di forami, aperture o calcrattole, da cui è tale lacuna sbu- cata; 3 ) il sito e la- natura della curvilinea serie din- completi antri, ricettacoli 0 cisterne, che vi hanno stretto ( 224 ) rapporto, risultando; per quanto parmi, dal complesso di tutte e tre l'enumerate parti una terza camera acquosa; 4) ìe necessarie anatomiche preparazioni ed avvertenze re- lative air uopo; 5 ) la icnografica rassegna apparte- nente al Petitiano circolo collo specchio delle figure ri- chieste soltanto a chiarire il mio assunto ; 6 ) la ra- gionata spiegazione di queste ultime, §. I. Fabbrica e critiche disamine del canale di Petit. Il trigono ineguale anello attorniante la cristalloide è conosciuto col nome di curvilineo canale ( godronné^ gauderonné , goudronnè che significa increspato o se- condo Mantovani incatramato ) del Petit (i) ; sebbe- ne neir occhio della balena fosse stato antecedente- mente riempiuto di liquida cera dal Ravio (a) , da Haller (3) indicato circulus cavus dictus Ravio (4.) e poscia confermato da Camper (5). In duplice maniera se ne è interpetrata la genesi ; vale a dire ammesso ^ (i) lA-ém.sur plusimrs deconv.fait.dans les yeux de l'hom. et des anim. Paris 1726 , /). 80. (2) Index ^ppeUect. anatom. Leid 1721 ; Episi. ined. de acuì. fabr. (Boerhaave Inst. rei med. n. 54.5 ). (3) Praelect. academicae. Taur. i745, III lea. (4) Thes. pag. 38. (5) Dissert. de nonnull. oculi pari. Leid. 1746, p. i3, n. 8, ( 225 ) come è mio avviso , che la ialoidea membrana dividasi in due foglietti, rivolti uno innanzi e 1' altro dietro, la lente cristallina da nascerne triangolare spazio , avendo i lati anteriore e posteriore falli dalla nominata lamina e 1 interno o base dal contoma della cristalloide ; oppu- re assodato che la ialoide costi da unico pezzo compo- nente la sola posteriore faccia del Pelitiano canale ;, ne iiesta poi circoscritta l'anteriore dalla zona di Zinn e V in- terna dalla capsula della lente cristallina. Articolo di massima importanza è la determinazione della struttura, della vera figura, del diametro ed officio della prefata lacuna. Cosi la descrisse il suo scopritore (i): f ai decouverl un petit canal autow du cristallin , j& Cappelle canal circulaire godronné. On ne peut le votr quen le soujjlant et lorsqiìil est Templi d' air ^ il s" y jaxt des plis semblables aiix ornp.mpnfs qnp. Von fait sur des piècès d argenterie ; que lon nomme pow cela vaissei godronné: il est forme par là duplicature de la mem- brane hyalo'ide, qui est bridée d' espace en espace à peuprès égaux par de petits canaux qui le traversent^ qui ne souffrent pas la mème extension que la mem- brane qui est très-jlexible ^ ce qui la fait godronner. Si Von oste le cristallin de son chaton sans endomma- ger la membrane , qui fait le canal \ on aura beau le soitJJIer , il ne sy formerà plus des plis godrounés^ ou très-peu ; mais il en devient plus largg , il a pour L'ordinarie dans Vhomme i i/i ou 1/2 et deux lignei-, (0 Mém, mr ks decouv. Qc.pag. cit. ( 22^ ) il rìy a pas davaniage dans le bceuf. Je ne fai jamat'g irouvé naturellement gonjlé ni d air ni de liqueur et Vusage ne trien est point encore connu. E nella lettera rispensiva al suo oppositore Winslow soggiugne (i) : vous verrez, que mon canal esl gauderonné ; qiiil est enfermé dans la duplicature de la membrane vitree^ qui forme un vrai canal circulaire hors des limites de l scorza , ove i succhi subiscono un' alterazione o caa- » giamento morboso , per cui acquistano una specie d' a- » grezza o causticità, che li rende suscettibili di corrodere B e distruggere anche le parti solide del vegetabile » (i). Bibliot. ilal. di Milano ; anno f4-'' ( ì82q), tom. LFI^ pag. 2i2-2t3. (i) y^ torto si avvisa il nostro autore di confon- dere /' ulcera col tarlo. Dalla Patologia vegetale ab- biamo , i che l' ulcera è quella soluzione di continuo il prodotta da una corrosione , dalla quale scola una » materia acre e rodente » : per altro pare » che il » tarlo sia una consunzione putrida , la quale distrug- » gè particolarmente il libro e l'alburno. Questo male » a preferenza attacca le foresto de' pini , e comincia > da rami estremi , ed a poco a poco serpeggiando al i basso manifesta i suoi segni j . Né qui discendo a divisare altre particolarità., perchè non è questo lo scO' ( 278 ) GÌ' illustri chimici Foiircroy , Vauqiielin e Klaproth furono i primi a portare le loro ricerche su quel li- quido bruno , che geme dalle fenditure , o dalle parti lese ed esulcerate dell' olmo de' campi ( ulmus campe- stris ), donde estrassero novella sostanza sotto Io speci- fico nome d' uhnina. In progresso di tempo poi v' eb- bero di quelli , come il Braconnot , il Berzelius , lo Smitson^ e tra essi il celebre Boucher (i), i quali di pror posito occupandosi di quest' umore , meglio ne conob- bero le proprietà , gli elementi , I' origine e la natura. Nullameno comparvero diversi pareri riguardo ai morbosi trasudamenti del mentovato albero, e di altri ancora in rinomate opere di Chimica e Fitologia , su cui alcune questioni agitar potrebbonsi; » giacché (ripiglia lo stes- so sig. Mirone ) sembra che taluni attribuiscono alle » trasudazioni ed all' ulmina le medesime proprietà. Altri » parlando o di quelle o di questa, non hanno con suf- » fidente nettezza esposto le loro idee ; e non manca- li no finalmente di quelli, che erroneamente simil trasu- s dazione riguardano o come una sostanza particolare , j)0 delle mie investigazioni; rimetto adunque il curio- so lettore alle dotte opere del Plenck e del Conte Fi- lippo Re , dove di proposito troverà descritti siffatti morbi. — Fisiologia e Patologia vegetabile. Venezia i']84- — Saggio teorico-pratico sulle malattie delle piaa- te. Milano tSfj. (i) Memoria sull'ulcere dell' olmo, yra quelle del- la Società Imperiale di Agricoltura in Parigi. ( 279 ) 9 o come una varietà d' ulmina, che contenga qualche B dose di concino ». Ma siccome non è del propostomi argomento d'en- trare in disceltamenti di tal fatta, poiché temo di porre la falce nella messe altrni ; e contento soltanto di que- sto poche preliminari notizie, vengo a descrivere la pre- fata sostanza , per poscia dire qualche cosa intorno al suo uso a vantaggio della dipintura ad acquerello, aven- do cosi annunziato da principio. C A P. II. Caratteri Jisìco-chimici della menzionata sostanza. Presentasi essa per Io piìi sotto l'aspetto di escre- zione morbosa , anzi cLu d' un vero prodotto normale ; secca , frial)ile , opaca , di color bruno-nerastro. iVU' e- slenio è ineguale, molto rugosa e scabra, come se fosse composta di tanti grumi uniti insieme : la superficie in- terna è splendente a frattura libera. Affatto inodorosa , non ha un sapore sensibile ; ma tenuta in bocca pron- tamente sciogliesi, e tinge la scialiva di color lionato Bcuro : si attacca alla lingua ed a' denti, e con la pres- sione sviluppa Io stcss' odore cmpireumatico dell' acido piro-legnoso. Alla fiammella d' una lampada si comporta come le altre sostanze gommose in genere ; alquanto si rigonfia, quindi brucia con debol luce, tramandando un più sensibile odore, dinanzi indicato. Posta nell'acqua perfettamente si scioglie , e tutta di suo principio la ( 28o ) colora. E insolubile poi negli olii crassi ed eterei , non che nella nafta, nell' alcool a 36, e nell' etere a 66. L'al- cool però , quantunque non porta veruna particolare a- zione sulla medesima, pure ne offusca l' esterna lucidità. Conviene intanto notare qui, a maggior chiarezza delle riferite proprietà fisiche, alcune differenze osservate dal soprallodato chimico Catanese. Egli ci fa credere , che la prefata trasudazione simiglia alla gomma Kino del commercio, perchè » in frammenti ineguali , fragili , » bruno-nerastri ( avendola cosi ricevuta in dono ). Essa )) cambiasi in giallo con la triturazione , ed ha un sa- » pore leggiermente alcalinulo, amaro ed astringente ». Soggiunge altresì » che allorquando di recente stilla )) dal tronco , è molle , s' attacca alte dita , ed ha un )) sapore più forte ». Caratteri clie non essendosi ap- pien preseutati alle mie investigazioni, sebbene continuate e diligenti , m' inducono ad opinare eh' essi diversificano secondo che questa trasudazione sia più o meno antica, oppure venga raccolta da individui giovani o vecchi , ove suol prendere differente consistenza e colore : qual cosa non di rado accade in molle specie di gomme, ed in altri materiali immediati de' vegetabili , ne' quali , al riferire del benemerito sig. Paoli , » le proporzioni de- 5» gli elementi sono non solo variabilissime , ma capaci )) di produrre delle modificazioni assai profonde nella ■» qualità e nella natura delle sostanze medesime » (i). l^i) Saggio di una Monografia delle sostanze gom- mose. Firenze 1828 ^pag. 6j. ( 28l ) Ora però è raeslicri riguardarla sotto l'aspelto chi- mico , acciò un più retto giudizio se ne possa dare. E come non è mio uso , nò mi sento tanl' abilità di vesti- re con nuove fogge le altrui scoperte, quando queste e- sallamenlo rispondessero alle mie ; anzi ingenuamente ac- cusandoac il merito, mi compiaccio riportarle tal quali uscirono dalla penna de' loro autori. Slimo perciò un do- vere di trascrivere qui appresso per intera V analisi del sig. Mirone, imperocché 1' ho trovata in certo modo preci- sa , e per tale mi è stala eziandio assicurata da taluni va- lenti nostri chimici, i quali con obbligante cortesia al mio invilo sonosi esibiti a moltiplicarne gli sperimenti (i). » La soluzione acquosa ( sono le precise sue pa- role ) è di color bruno carico , spumeggia coli' agita- » zione , inverdisce la tinta blu de' petali di malva; per ¥ l'azione della soda, della potassa e dell' aniinoniaca (i) Spinto dall' ut ililà del trovato^ l' ecce II. no^ Siro Presidente Principe di Scilla si diede tutta la premura d' aver copia della pretesa gomma per di- volgarne V uso ; e di fatto belli e grossi saggi subito gli pervennero da' querceti di Castiglione in Principato citeriore. Egli il gentile signore., per sua natura., gene- rosamente ne fé dono e a me ed al degno collega sig. Semmola , il quale tra le moltiplici sue occupazioni come non manca di prender diletto delle chimiche dot- trine., cosi ci fa sperare una nuova e più compiuta e» nalisì della già divisata sostanza. ( 282 ) j non dà rerun precipitato, anzi scmBra cTie se ne au- j menti la solubilità. » La soluzione del iodo nell' alcool non vi pro- ]i duce niun cambiamento. Il proto-solfato, deuto-solfa- i to, per-solfato di ferro , il solfato di zinco, il per-ni- i Irato di rame e quello di merciu*io , il cloruro di J stagno , r acetato di piombo ed il sopra-solfato di j allumina agendo sopra la soluzione acquosa della tra- > sudazione, somministrano un precipitato brunastro più > 0 meno carico , ed il liquore soprannotante di questi > due ultimi è di color paglino , mentre quello otte- » nulo per 1' azione degli altri sali è d* un bruno j> cliiaro. j) Adoperando nello stesso modo la colla animale, » si ottiene un precipitato in flocclii brunastri ; ed im- » piegando il cloro, gli acidi nitrico, solforico, ossalico, yt citrico , tartarico ed idro-clorieo , si eccita ima leg- » giera effervescenza , acquista la soluzione un odor di D concia , e s' ottiene un precipitato di color marrone » più o meno scuro. Quello ottenuto coli' idro-clorico, » lavato con acqua fredda , ed esiccato corrisponde a 5) ìtt della sostanza impiegata. )) Sottomessa alla distillazione la mentovata trasu- i) dazione somministra un liquido giallastro non acido, » con alcune gocce di un olio bruno galleggiante alla j) superllcie , ossidolo nero di carbonio , gas acido car- j) bonico , idrogeno carburato , ed un residuo non mollo j) voluminoso; die con la calcinazione dà una cenere j corrispondente a z-o della materia impiegata , la ( 2.83 ) ì qual cenere è di sapore mollo causltco , la maggior )) parlo solubile ncll' acqua; e questa soluzione cangia for- » lemenlc in rerde le tinte blu a reattivo , fa efferve- » sccnza cogli acidi, e somministra un precipitalo giallo )) coir idro-clorato di platino )). llivolgendo poscia 1' autore di sifFatt' analisi le sue mire sul precipitalo, ottenuto coli' acido idro-clorico ag- giunto nella soluzione acquosa della trasudazione , vi rinviene tutte le proprietà cbe caratterizzano la Tcra ul- mina (i). Dotte considerazioni fa intorno alla natura di questa sostanza, le quali risguardano la precisa sua de- terminazione, ed i rapporti cbe serba con altri generi ad essa prossimi : concbiudendo » die la trasudazione in c- » same ■esser dell' ulmina imita a qualcbe altra sostan- )) za , come gomma , concino , ed un poco di principio » colorante, resa solubile dal soltocarbonato di potassa ». (i) ^ questo proposito ei rende ragione )) come )) /' ulmina pura ottenuta coi melodi proposti da abili )) chimici^ e descritta nelle opere del Thomson e Gme- )) lin^ non debbasi confondere con la materia che vie- )) ne trasudata dd tarli de vecchi alberi^ giacché que- )) sf xdtima riguardar si deve coinè un composto di più )) sostanze , le quali vengono somìninistrate dall' altera- )) zione più 0 meno profonda delle parti solide della » pianta^ e de varii fluidi de' vegetabili , che cambiano j a seconda la natura di ciaschedun individuo^ per le )) circostanze che infuir possano nella vegetazione ». RìSGontr. la cil. mem. a ])ag. }3j. 34. ( 28i ) A mio credere però , se accuratamente si ponderi la cosa , fa d' uopo dire, che in essa predomini una spe- cie di mucilagine solubilissima nell' acqua , in cui ovvi molta e non già scarsa materia colorante , buona per queir uso clie andrò ad esporre. Oud' egli sembra che in relazione ad altri corpi della serie suddetta non discon- verrebbe nomarla gomma della quercia, seguendo il pre- lodalo sig. Paoli , il quale non esitò di chiamare goìn- ma deir olmo quel succo rosso-bruno, che geme dal trou- co di quest'albero , per le già riferite analogie (i). GAP. III. Uso ed utilità della descritta sostanza per la dipintura ad acquerello. Gli antichi nel meccanismo della pittura adopravauo un solo colore , e le figure eran segnate con semplici li- nee , dette perciò monocromatiche ; ma n' ebbero bensì un' altro risultante da' lumi e dalle ombre , pittura che chiamar potrebbesi a chiaro-scuro. Questo genere però, siccome avverte il celebre Winkelmann nella sua Storia delle arti del disegno (2) , esclusivamente lo rileviamo da Filostrato (3) , il quale to avau xC'^i^^'^^ lo nomina , pittura senza colore ; » poiché gli oggetti in essa non (i) Op. cit.pag. igy-tgS. (2) Milano fjjg- Lib. VII ., cap. IF. (3) Yit. A poli. Thyan. Lib. II, cap. X. ( 28!5 ) xi distinguovansi eoa diverse linfe e colori , ma soltaiilo » con liiieamcuti nel fondo impressi ». E se qui misi conceda fare qualche paragone , convicn dire che il me- todo di adombrare le figure con acquerello monocroraato può in parte ril'erirsi al testé citato , tranne la semplice difToreiiza dell' esecuzione ( i ) . Metodo il più usitato, e 'l (i) » Nella maggior parte delle antiche pitliir e sul muro ^ rammenta V eruditissimo Winkelmann (l.cit.), e giova ora ripeterlo , per intendere alla meglio la di- stinzione che passa tra l'antico meccanismo e 7 moder- no , » i lumi e le ombre san dati per mezzo di tratteg- )) giamenti^ in linee ora parallele , ora incrocicchiate , )) dette da Plinio incism-e ( lib, xxxiii , cap. lvii. ) : » questa maniera si usa anche oggidì nelle pitture afre- y> SCO , e chiamasi tratteggiare. In altre pitture però la )) ììiasse intere delle tinte vengono or sollevale , or ab- )i bassate dalla diversità de colori or più chiari^ or più )> cupi » . ^ proposito poi delle poco avanti citate incisure , bisogna supporre che le medesime eran linee scolpi' fé suir intonaco delle pareti , ed indi colorate , e non già crederle col ÌVinJielmann semplici tralteggiamenli di pennello. — Ne' primi tempi s incideva collo sti letto sopra tavolette bianche, convenientemente preparate per dipingervi a tempera: né un tal metodo venne affatto ab- blialo da' più famosi maestri .1 dappoiché pat ;*tchie o- pere eseguite forse così per tradizione d insegnamento^ sebbene non di tanta rimota data., quanta si richiedereh' * ( 286 ) più facile tra tanti che a giorni nostri si conoscono , dappoiché non richiede molti amniiuicoìi e svariate tinte per esercitarvisi ; basta un color solo , il cpiale sciolto coli' acqua si mantenga sospeso al più possibile in essa, non lasciandovi alcun grossolano sedimento , o granelli poco stemperati. A dir vero , presso le più colte nazioni in sommo pregio vien tenuto il genuino inchiostro della China, co- me il solo finora conosciuto da soddisfare pienamente le Iffame dell'artista, onde condmre le sue opere, o gran- di o piccole che siano , ad un grado di mirabil gusto e di ricercatezza sorprendente. Ma altresì non bisogna lacere , che delle volle a rendere i contorni più dilicati e sfuggevoli , le ombre men cariche, e '1 di loro impa- sto più ameno, conciliando e leggiadria e grande effetto alle immagini, impiegasi parimente per l'acquerello certo color lionato pieno , ovvero tanè chiaro , divisato con be a giustificarne V autenticità , pure riescono bastevcli a darcene un' esatta idea. — iVe' nostri rinomali mona- steri , e particolarmente dentro e' corridoi del chiostro mezzo diruto , che fiancheggia la chiesa degli expadri Domenicani della Sanità , veggonsi ancora molti brani di rozze figure del celebre Gio. Battista di Tiro., incise da prÌ7na con ferro aguzzo ^ e poi ombreggiate di nero; degne al certo di maraviglia., perchè nionocromati coìne sono , non mancano di distinzione e rilievo. — Risc, il Celano., Notizie della città di Napoli. G/omc^a '^.''.,pag. iSo ., 4-'' ediz. JSap. 1 r ( 287 ) tecnica voce di òidro (i) , il quale mollo si rassomiglia a (jucllo della sostanza gommosa in parola, ed anco alla terra di Siena abbruciala. * Vien desso composto di forte decozione della filiggi- nc de' vecchi fmnajuoli , di un infuso più e men carico de' grani di cocciniglia neir aceto , e di nero di seppia. Il liquido ottenuto si depura ben bene per mezzo delle continuale decantazioni 0 distillazioni, poscia si tira a sec- chezza , esponendolo all' azione di leggiero fuoco o del sole , e conservasi per V uso in conchiglie ed in piccole patere di porcellana (2). (1) Questo vocabolo non è della nostra lingua , ma pare ch'abbia il suo derivato da hìsixe de France- si ^ i quali né loro libri d' arte parlano continuamente di stampe^ dì dcseyai e di altri oggetti di buon gusto eseguili au bistro. Molti preziosi originali delle antiche scuole veggonsi lavorati con questo stesso colore^ che di preferenza a qualunque altro fu in voga appo quei valentissimi architetti e pittori. Gì' Inglesi avendo tro- vato il modo d' imitarlo perfettamente col mezzo de- gl' inchiostri ad olio , ben voletieri se ne son serviti ]}er rilevare le di loro bellissime incisioni a granitura. J\è in tempi andati mancarono tra noi de' calcografi , cui piacque d' impiegare il bistro particolarmente ne' ra- mi d' Istoria naturale. — f'^cgg- le opere del Cirillo^ del Petagna , del Cavolini e di altri. (a) jSel Dizionario delle origini., invenzioni e sco- perte (1." ediz. Nap. i83i .)., sotto l'articolo bistro leg- ( 288 ) Tali sono gì' Ingredienti , e tal è il processo die dagli esperti coloristi praticasi , per ottenere un medio- cre bistro ; ma (juanta diligenza metter si possa nel pro- pararlo , ritien sempre certa crassizie , ed una quantità eli particelle malamente frammiste e stemperate insieme, le quali sotto al pennello volentieri guastano le tinte, e non pochi nei fan comparire sulle figure. Non cosi ri- spetto alla nostra gomma quercina ; subito eh' essa viene sciolta o con acqua o colla scialiva, siccome accennai, scorre delicatamente , e si presta non solo alle ombre più forti e piene , ma alle piìi chiare e leggiere ; poco meno di quanto osserviamo nella gonuna-gotta, nel ver- de di vescica , neir aloe succotrino , neir estrallo di re- golizia , d' acacia , d' ipocistide , ed in tant' altri sughi vegetali egualmente abbondanti di principio coloran- te. Che anzi , se per avvalerci di questi nella pittura v' abbisogna del molto apparecchio , onde purgarli da ciò eh' evvi d' imporo e di grossolano ; la descritta so- gesi : )) Col tabacco ancora si fa un colore comimile^ )) che si pretende avere qualche vantaggio sopra quello )ì che fabbricasi con la fuliggine. » — Io per ora non oso né lodare , né abbiettare le qualità di questo bistro ^ 2)oiché non mi diedi mai cura di prepararlo. Confesso però la ripugnanza che sentirei se dovessi valermene per l'acquerello , atteso le venefiche facoltà della Ni- coziana., e l^ indispensabile bisogno .^ che in questa gui- sa di pittura sovente r artista ha di lambire il pennello^ onde' togliervi il soverchio della tinta. ( 289 ) sianza poi , convicn confessarlo , cora' essa si ha in na- tura , e come per la prima volta la sperimentai , riesce (li tanta eccellenza , ed è si opportuna all' indicato uso, che non rimane a desiderar nulla riguardo alle sue qua- lità (i). Ad assicurarlo , dottissimi Accademici , basta con- cedermi qualche minuto di tempo , affinchè possa io presentarne pruova al sano vostro giudizio, che eseguirò sotto gli stessi vostri occhi ; tenendo per certo che cosi avvalorato questo piccolo lavoro , e posto alla comune conoscenza , tornerà d' utile incitamento ai collori delle arti del disegno giovarsi della già esaminata gomma ne' loro lavori d'imitazione. i ( I ) ydvvene però delle masse così imbrattate dijì- bre corticali ^ di fiiscelletti e di altri corpi estranei^ che volendo metterle a profitto , il bisogno richiede or- dinaria e semplicissima operazione per depurarle. — Delle medesime si formi U solutura con acqua di fon- te : questo si passi per filtro , ed indi svaporandolo a b. ìu. si tiri a giusta consistenza. Anatomiche disaminb sulle torpedini lette dal socio ORDINARIO Stefano delle Ghiaie nella tornata de' i o APRILE 1839. Patriaa ifuammitt opes, Coiiono- Ri .ivolgendo lo sguardo a' rapidi avanzamenti che la nolomia comparala ha fallo in questi ultimi tempi per gì' immarcescibili lavori de' dotti di tutte le nazioni; age- volmente rilevasi che la biologia siesi arricchita di molte u- lili ed interessanti novità. Ma gran torto avrebbe colui, che opinasse che tutto fosse esaurito e che nulla piìi rimanesse a farsi. Le lacune da essere ripianate sono assai più am- pie di quello che supponesi e sensibilissime divengono nella spiegazione di non pochi vitali fenomeni , attesa la inesatta conoscenza di taluni organici sistemi. Or tra gli articoli da spigolare è da registrarsi un' anatomica rassegna sulle torpedini , per la quale imploro pochi istanti di cortese compatimento. §. I. Intima struttura dell apparato elettrico. Fin da remoti secoli era nota la sorprendente facol- tà elettrica delle torpedini. Platone contemporaneo d'Ip- pocratc fa dire a Socrate « tu mi hai stordito colle tue 35 ( '92 ) obbiezioni, come la iorjìedine pesce piatto di mare stor- disce coloro che la toccauo ». Quel fuoco elettrico che r antica poesia ingegnosa e feconda in verità ha posto tra gli artigli dell' aquila e che accumolato nelle alte regioni dell' atmosfera scintilla tra le nubi ; è da parti- colari organi segregalo in essa , egualmente che nel gimnoto , nel siluro , nel trichiuro^ e nel tetrodo ap- partenenti ad esolici mari. Nò il regno animale è privo di nlteriori consimili esempli; siccome fu la elettrica scos- sa avvertila dal celebre nostro Presidente Cotugno, pre- cursore del Galvani, nel dissecare un sorcio , da Ravies toccando il reduvio serrato , da Molina lenendo in ma- no un ragno americano , contestata da Bellingeri nel sangue nella orina nella bile dell'uomo e degli animali Mammiferi. La zoo-elettricità dunque, partecipante dell' elettrico e del galvanico fluido, da Davy elevata al rango di una terza specie; fu scoperta dair antica scuola italiana, ossia da Cicerone P>.edi Lorenzini Borelli Galvani Aldini Spallanzani ed illustrata dalla moderna, quali sono Volta Configliacchi Gerardi Nobili Matteucci Sanlilinari . E questi ultimi ne hanno ottenuto la scintilla ; vi han contestalo la scomposizione dell' acqua fattane da Davy ; han deter- minalo la elettricità negativa nella ventrale e la positiva nella dorsale superficie della torpedine , dove Galvani vide convulsionarsi i femorali muscoli delle rane ec. Scossa che a guisa d' intormentimento ho sentito dif- fondersi dalla mia mano al gomito, da Williamson pa- ragonala all' incantevole potere de" Serpi nel far preda ( ^93 ) du piccioli animali , e cosi esprcsm da uao dei no.lii più folici poeti Gianncttasio : Prima vcnenatis torpedo armata sagittis i\g£;rcdilur pisces audax , quoscuraque per aequor Aspicit ire vagos , radiisque emittit ah ipsis Turpe veneficium, turbalasquc inficit undas : Inficit et pisces torpore , fugamque retardat. Prolinus amiltunt solilum stupefacfa vigorem Membra, rigentque otunes concreto sanguine nervi : Ignari verum ut subeunt vicinia pisces , Infandum toto diflundit pectore virus Torpcntcsqne necat morsu , ventrcmque saginat. Practerea , mirum , per retia rara , levesque Insinuai cito per nassas , ferrumque venenum : Inque manus piscantis agit , vincitque rigore. Intanto la omcina di si ammircTOli fenomeni è du- plice e formata da un aggregato di esagone pile, poste Terticalmente tra la polle supcriore ed inferiore dello spazio semilunare, la testa, le branchie e le spalle. L' apparato elettrico è coperto da una membrana fibrosa e cadauna pila è isolata dalle compagne ad opra di ten- dineo reticolato. Tutto le pile rappresentano una massa pm elevata nel centro che ne' margini. La struttura di ciascuna di esse da' moderni zootomisti credesi risul- tare da molti spazi interrotti da successivi ed orizzonta- li diaframmi, contenendosi in ogni vóto gelatinoso umore. Un esame con diligenza intrapreso mi ha dimostrato, ch€ ciascuna delle menzionate pile, sia costituita da parec- chie globose vesciche a valide pareti, le une incastrate sulle ( 294 ) altre e da su in giù reciprocamente compresse, non che provvedute di arteriose e nervee ramificazioni. Cosicché il rigonfiamento degli organi elettrici, a dimensione eguale anziché disparata come disse Risso, osservato da taluni fisici neir atto che la torpedine elettrica e Galvani dardino la scossa, deriva dallo espansivo potere di cia- scuna vescichetta^ facile ad essere isolata dalle compa- gne e mercè sottile tubo di vetro riempiuta di aria o me- glio di mercurio. Inoltre debbesi considerare la loro riunio- ne piuttosto come una batteria di bottiglie di Leyden ; che quale Voltaica pila, giusta la opinione de'fisiologhi odierni. Hunter vide che i nervi diretti agli organi elettrici derivavano dall'ottavo paio e Carus vi ha accompagnato benanche que'del terzo paio. Qualche rettifica ho io appor- tato nella distribuzione di amendue, sparpagliandosene i filetti sulle anzidette vesciche; come pure la origine de'due accennati nervi mercè grossissimi cordoni risultanti da moltiplici plessi non proviene dalla terza massa cerebrale o lobo del quarto ventricolo, che peraltro vi ha immedia- to rapporto , ma dalla sottopostavi porzione della midolla allungata. Anzi Matteucci, irritando tale lobo, che chiamo elettrico, nelle torpedini non dantino più scosse, riusciva a repristinarvele. Ed ho con sorpresa rilevato nelle piccio- lissinie e nelle grandi torpedini che la citata massa sia perfettamente paglierina : particolarità sfuggita a Steno- iie Redi Lorenzini Hunter Gerardi Scarpa Humboldt Coufigliacchi Jacopi Rolando Desmoulins Carus Cuvier ^ che ebbero la opportunità di sezionare le torpedini fre- sche e forse sorgente di utili applicazioni alla teorica ( 29'^' ) (leir clcllricismo animale. Sooniracrring , domo onore della Università di Monaco egualmente che i celebri suoi discepoli Wenzel Spix Tiedemann , distinsero nel cer- vello dell' uomo e de' Mammiferi quattro sostanze , la bianca cioè , la bigia , la nera e la gialla. Ma questa ultima inlorniante il Socmmcrringiano retinico forame , che per dritto denominar dovrebbesi Buzziano e le mi- dollari ramificazioni del cervelletto umano, ammettesi nel- la sola linea dentata de' peduncoli del cervelletto : sog- giugnendo Rolando di essersi in vari Quadrupedi inu- tilmente cercata la sostanza nera e la giallognola , a- vendo egli tutto il motivo di credere , che niente di simile esista nel cervello degli animali. Carus ed altri notomici opinano che dette pile se- guano lo sviluppo delle rimanenti parti del corpo delle torpedini. Giacché Hunter ne contò 470 in una torpedi- netta e 1182 in un'altra grande. Risulta dalle mie os- servazioni eh' esse crescano per entrosuscezione, svilup- pandosene quello sfesso numero che in miniatura esiste neir embrione , tranne il solo consecutivo aumento di mole e forma. Né parrai ammisibile 1' analogia promul- gata dall' Archiatro sassone tra detti organi e la carne muscolare : idea tuttoché ingegnosa, emessa peraltro da Redi e dal suo discepolo Lorenzini , denominando tali parti muscoli falcali. Afferma di fatto il fisiologo sas- sone qualmente molti tendinei strati.separino tanto i mu- scolosi lacerti, quanto i vóti delle elettriche colonne con- tenenti gelati jiOjO umore e daMatteucci creduto affine alla encefalica sostanza. Ivi sta la forza nervosa concentrata co- ( 296 ) me ne' condensatori, onde spicciarne solto la influenza della volontà ed al modo islesso che possa questo accuraolarla ne' muscoli, affin di produrvi la contrazione delle fibre. E fu pure elevato dubbio dal corifeo della chirur- gia danica Jacobson, se mai detti organi avessero affinità con altri, se non iscoperti da esso (gloria dovuta al suo compatriota Stcnone chiamalo in Firenze pel favore della Corte de'Medici, non che al Redi ed al Lorenziui) ; almeno da lui meglio descritti negli squadri , nelle rate , nelle torpedini e da me eziandio rinvenuti nelle chimere : reputandoli apparato di squisitissimo tatto e capace di dare a detti Pesci esalta avvertenza de' corpi che Irovansi nella superiore ed inferiore superficie cutanea; dal Blain- ville paragonati a' mustacci de' gatti e da Davy reputati glandule e tubi mocciosi. Quale apparecchio collocato nell' anterior silo del capo componesi da cilindrici tubi con fibrose pareli oppure da orbicolari follicoli grappolosi forniti di datti aperti nella dermica superficie , sotto la cui compres- sione filtra la gelatinosa cerulea sostanza contenutavi e dal Volta sperimentala eccellente conduttrice della e- leltricità; nel mentre che Davy sostenga opposto avviso pel liquido deir elettriche colonne. HicWa. zigena ho visto siffatto sistema ricco di grossi nervi e corredato di cste- Tiori aperture. Il colorilo , la legnenza , la disposizione è stata sempre analoga a quella dell' elettrico appara- to. Anzi coir umore di amendue, almeno durante il sol- lione , avendomene per azzardo toccalo il viso , avver- tii orticaria molestia. Ed ho già disposto nelle diverse ( 297 ) stagioni di farne isliluire chimica e comparativa anali- si, di cui la scienza manca e che le sarà di sommo ri- schiarimenlo. §. II. Tappeto ed oilalmolili. Il visivo organo de' Pesci non è molto perfetto, sia per r inferiore loro posto nella scala de' Vertcbrezoi e sia pel domicilio acquoso. Ammirevole peraltro ne è la fo- vea allogala nell' anterior faccia del corpo vitreo , atta a contenere V umore aqueo albuminoso che vi geme dal prefato corpo : particolarità che dà F ultinio crollo alla pretesa tunica preacquosa o Descemetiana ammessa nella interna faccia della cornea umana e creduta esclusiva- mente addetta alla segrezionc di tale umore. Parecchi Mammali hanno porzione della tunica ruy schiana sprov- vista di pigmento nero , ordinariamente situato in fon- do dell' occhio e conosciuto col nome di tappeto. Esso a guisa di argenteo strato impatina quasi la maggior parte dell' interno della coroidea delle torpedini , delle vaie , degli squadri , delle chimere : ha poco richia- mata l'attenzione degli zootomisli, che a torlo Io hanno dichiarato dipendenza del coroideo pimmcnto. In realtà è desso costituito da speciale membrana at- taccata alla ruyschiana, proA^edula da immenso numero di trigoni puntuti corpicciuoli simmetricamente dispostivi, i quali con una goccia di acqua facilmente se ne distaccano e nuotauvi sfolgorando ceruleo argentino colore. Niuno au- tore ne ha Cuora fatto menzione e son da me denominati ( 298 ) oltalmoliti , pel sito e forma diversi da' cristalli acico- lari scoperti da Erlienberg nella esteriore lamina dell'i- ride. Il tappeto quindi rappresenta uno specchio con- cavo leggermente appannato dalla retina , capace di ri- flettere la luce , ove l' torpedine ne riceva troppa ; ri- sultandone uno splendore tanto più vivo , per quanto nel resto trovisi cinto da perfetta oscurità. §. III. Gianduia tiroidea. Tra le glandule sprovvedute di escretorio dutto ri- pongonsi la tiroide , il timo e le casside soprarenali , delle quali mi sono occupato in altra Memoria ; essen- dosi reputate organi di linfosi da Chaussier e da Brus- sais credute diverticoli la prima della laringe, il secon- do de' polmoni e le ultime delle reni. Non erasi anco- ra rintracciata ne' Pesci la gianduia tiroide. // a été dono impossible iusqii a ce jour., scrive Carus, de de- couvrir aucune trace de thyroide dans Ics poissons. Essa in decisivo modo manifestasi nelle torpedini ed in molte specie di squadri. Alla anteriore media parte de- gli organi respiratori , in sopra del cuore tra' muscoli depressori della mascella inferiore analoghi a' milo e genio-ioidei , apparisce di forma ovale composta da in- finiti follicoli. I quali ricevono parecchi ramicelli vasco- losi derivanti dall' arteria branchiale , nel sangue del- la quale versano forsi il segretorio loro prodotto : ma è prudenza di contentarsi del fatto , riserbando ad inge- ( 299 ) giù più felici di melterae in chiara luce la iulriiisc- ca slrullura , onde desumerne il vcraca uffizio. §. IV. Glandule salivari. Se ne è finora giustificata V assenza attesa la bre- vità ed ampiezza dell' esofago de' Pesci diuuita alla sol- lecita discesa de' cibi non masticati deatro Io sluraaco. Però due grandi ovali glandule salivari ho trovato pres- so l'arcata dentaria superiore dello squadro Zigena. E- sistono esse nello spazio tra il muscolo perforato del Fal- loppio e r esofago delle torpedini o delle vaie. Se ne tro- va una a dritta e l'altra a sinistra, essendo ovali ^ depres' se, biancastre, fatte da distinti lobi e lobeiti. §. V. Matrice ed embrioni. La generazione è un atto esclusivo degli esseri vi- venti , i quali col dare esistenza ad individui simili ad essi assicurano la perpetuazione delle specie. Il Supremo Fattore , avendoli condannati a morire, ha concesso loro questa preziosa facoltà , senza la quale le cose dell' uni- verso non avrebbero che corta durata; epperciò giustamente scrisse lo Stagirita: prò victii et coitu ammalia pugnant. Sarei tratto fuori i limiti del mio proponimento, ove e- numerare volessi i principali tipi degli organi riprodut- tori , e tal funzione appo le torpedini rimane ulteriori ricerche a fare. Conoscesi appieno che queste^ le raie e gli squadri tengano due ovaie collocate presso il fegato; le 36 ( 3oo ) di cui uova sviluppansi l'uno dopo l'altro, anziché si- mili laaearaente, come succede ne' Pesci spinosi. Due ovi- dotti da" lati dell'ano fiancheggiano la colonna vertebra- le , onde rimontare presso le ovaie , ove ne sta la rispettiva apertura. In amendue le matrici delle torpedini formate dall' inferiore dilatazione delle trombe Falloppiane, e niente diverse dalle tubarle concezioni umane , racchiudonsi dodici embrioni. La tunica mocciosa delle quali è ricca di lunghi depressi spatolati mammelloni sanguigni, che insie- me a' feti trasporiscono nuotanti entro l'acqua deìi'amiiiOr La sottoposta tiyiica cellulosa e l'esterna derivante dal pe- ritoneo offrono molti fili, mercè de' quali sono fra loro ed alla mocciosa lascamente unite , affin di potersi dila- tare secondo il- bisogno. Anzi non solo fra queste mem- brane , ma tra ogni uovo rimasto sterile , i vasi san- guigni distendonsi in vari novelli rami e con tale am- pliazione da eraolare i seni uterini de' Mammiferi, rien- trando dopo il parto nel normale loro stato. Literessan- te mi sembra a sapersi che ,' durante la pregnezza per lo sviamento del sangue da' reni e per la pressione dalle matrici prodottavi , restino essi flosci e quasi tempora- neamente atrofiati. L' esteriore orifizio di ogni tromba Falloppiana o matrice, collocato a fianco di elevato rafe, da orbicolare diventa bislungo ed innestato mediante rial- ti e scambievoli incavi , scollasi all' approssimarsi del- la uscita de' feti, a' quali precede quella dell'acqua am- niotica. Quanto si è da me finora esposto tende ad illu- ( 3oi ) sliarc mia osservazione di Olio riportala da Carus , il <|ua!c ba consideralo per inviluppo felalc la matrice del- lo squadro ce.ntrijia pregna di un solo figliuolino: ret- 'ific.! valevole a dimostrare che ninno siesi trovato in grado di conoscerne il vero. Aperlum , scrive 1' Ar- chiatro Sassone , aliquanto aucta inagniludine depictwn ovwn sqnali cenlrinac, quod amico coniunctissimo Olio consiliario medico , debeo. Chorion diaphanum esl , eius superjlcies interna maxime memorabili modo jlos- ciilis^ i/ù's-, quae in ovulo Immano aetate duorum men- sium externam superjìciem obducunt^ aeqiialibns admo- dum dense obsila est : cui rei simile quoddam non inve- nio. Parrai che sia loro sfuggito quello che all' uopo puh- blicarono Fabricio d'Acquapendente, Lorenzinie Cavolini. Le torpedinette prossime ad uscire dall' utero materno avevano le branchie temporanee, travedute da Rudolphi negli squadri e poste in dubbio dal Meckel; la poltacca sostanza del sacco vitellario di cadauna di esse penetrava neir addomine per aprirsi nel budello crasso poco più sotto del pancrea, e rifluiva eziandio entro lo stomaco ed i vasi vitellari anastomizzavansi colla vena mesenterica. §. VI. Biblio-iconografia zootomica. Platone Dialog. Man. , Aristotile Ilistor. animai.^ Plu- tarco De industr. anim. , Plinio Ilist. naturale, Elian© De anim . natur . ^ Oppiano Haliexd. **' M. — A.SovcriniZwo/oOT.A'/Tzoc/vV.Norlb. 1 64-5, 4"''fig-(i)- (ij Rimonta alla sua epoca la seguente conoscenza ( 302 ) Redi Esper. intorno a div. cose natiir. Opere-, ediz. de class. Hai. Mil. iSaS. Giaauettasii Halieutica. ^^ea.^^. 1689, 8. "^ p. 78. Rèaumur Mém. del'Academ. des sciences. Paris 171ÌJ, p. 3M. Huntcr Anatom. observ. on the torped. ( Pliil. trans. LXIII 4-8 1 ). Blonro The struct. and phyùol. of Fishef. Walsh Philos. transact. lyy^, LXIII 4-6 1. Priugle A disc, on the torpedo. Lond. 1783, Ingenhous Philos. transact. , an. ^'li^, LXV i. Spallanzani 6>/JM*c. *ce///. Rlilano l'jS^ ; Mem. della Soc. ital. t. II ^0%; Journ.de phys. t. XXIII 2 18, XXVIII 26. Girardi Osserv. anat. intorno agli organi elett. delle torpedini (Mem. della Soc. ital. II 533 ). Galvani e Aldini Essai theor. et expèrim. sur le Galvan. Paris i8o4 II 61. Humboldt e Gay-Lussac Annui, de chim. LXV i5. Cuvier Le pons d' anatom. camp. Paris i8o5V 26&;I/isf. natur. des pois. Paris 1829., voi. I, fig. Geoffroy s, — Hilaire Annal. du Mus. d'hist. natur. de Paris II 392. Volta e Configliacclii Annali di chim. di BrugnatelU XXII 223; La ident. del fluido elettn. col galv. Pa- via 18 14- ^ 4. delle glandule scialivari delle torpedini , affatto ignorate da moderni zootomisti : stib musculo ad stomachi os vero snbstrata lata gianduia ipsimuscidopar., coloris cinerei. ( 3o3 ) Jacopi Elem. di notom. e fisioi. compav. Nap. iSio II 217 (i). (i) Fu e^li in unione del prof. Conjigluicchi spedilo al lido del mare mediterraneo., e piacerai rpii testual- mente riferire le essenziali cose all'uopo notate da que- sti distinti scienziati italiani : )) 1) Dietro il cervelletto là dove in tutti gli altri Pesci si continua il midollo al- lungato , nella Torpedine in vece vi ha un ingrossa- mento di sostanza cinerea , il volume del quale supe- ra pressoché quello del cervelletto e degli altri emisfe- ri insieme riuniti. Egli è da questo sì considerabile in- grossamento che traggono origine in ciascuno lato tre gros- sissimi tronchi nervosi destinati a distribuirsi in massi- ma parte agli organi elGttrici. •/) iSpogliato r organo elettrico del comune integu- mento e della tela aponeurotica scorgesi fatto da una serie di colonne per lo pili esagone verticalmente diret- te, rinchiuse ciascuna in una rispettiva cavità formata da celluioso compatto tessuto che divide una colonna dal- l' altra. La sostanza che compone le dette colonne ras- sembra ad un muco omogeneo piuttosto denso bianco semitrasparente , nia se una colonna veggasi al micro- scopio non si larda a determinare essere un aggregato di sottilissime e trasparenti membranelle, le une alle al- tre sovrapposte ed aventi negli angusti interstizi che le separono un umore bianco apparentemente mucoso, e se sia slato prima per qualche tempo immerso nello spiri- to di vino 0 neir acido nitrico mollo allungalo. ( 204 ) Todd P/iihs. Transact. an. 1816, I 20. Blainville/^rmc/jO. d' ydnatom . campar .^axìs 1822, p, 229. Serres Analotn. campar, du cerv. Paris 1824.. Magendie e Desmoulins Anatam. du sy^f- nerv. des ant'm. à veri. Paris 1825, voi. i e 2, A il. ini.pl. V 2. H. Davy Philos. Transact. .^ an. 1829, p. io. I. Davy Exp. et abserv. sur la Tarp. (Ann. des se. nat. Paris i833, XXX 192. J Cìoquet Encycl. mé/hod. ■) ou Sì/st.anat.Va.ns i83o,IV 266. Tiedemanu Trait. dephysiol. Paris i83i, II 366. Cariis T'ab. anatam. campar, illustr. Pars I 1 1 , Lips. 1828, tab. Il 8 g; Anatam. camp. trad. par Jourdan. Paris i835, IH 391. 3) Ciò che merita grandemente 1' attenzione dell'a- natomico e del fisico si è la sorprendente copia di ner- vi che direttamente vanno dal cervello a distribuirsi a' descritti organi elettrici , e ad eccezione di pochi rami veggonsi con capellari filamenti passare tra le numero- sissime membranelle, dalla unione delle quali risultano quelle tante pile. Essa certamente debbe influire sul fe- nomeno prodigioso che detti organi sanno efiettuare , quello cioè di scaricare 1' elettricità, non essendo in ve- run modo supponibile che tanti nervi non siano negli organi elettrici ad altro uso destinati fuorché a conci- liare loro la vita , siccome nelle altro parli del corpo. Un muscolo è pure una parte vivissima e non v' è ai- certo luogo a confronto fra' pochi filamenti nervosi che s' insinuano nel di lui tessuto ed i tronchi che divisi e suddivisi air infinito penetrano negli organi elettrici ». ^^^^^^^^^t^' y "'■"i^R:!»;*»-*!,.., ■vmì DÒCXX a ToiTTO ® distinte secondo robbietto di esse, o sia secondo la na- tura de' fenomeni sopra de' quali sono dirette. Ora nella Tita di ogni vivente sono a distinguere: I. / lanari chi- mici e dinamici, essenzialmente coslilutivi della vita: II. / moti meccaììici che a' processi diimici talvolta si ag- giungono , quali preparatori , o come a dire , ausiliarii delle funzioni vitali. De' quali i primi essenda effetti di azioni molecolari ed invisibili , trascendono ogni ricer- ca sperimentale : epporò vuoisene abbandonar lo stu^ dio , al pari che si è praticato per gli slessi moti mo^ lecolari de' corpi bruti • e solamente fo uopo attendere a ben discernerli per i fenomeni che manifestana , per le svariate condizioni sotto le quali si producono , e per le trasformazioni che nella materia organica ingenerano: Gli altri, i quali certamente non sono di essenz^al requi- sito della vita , né mai abili essi soli a eostituirla , son da riguardarsi come cagioni suscettibili di valutazione in modo consimile ad ogni moto meccanico. Laonde in- tralasciando quegl' instabili ed oscuri movimenti del pro- cesso vitale , r indagatore di tali fenomeni più nelle sue esercitazioni si avvantaggerà se le ricerche vorrà ri- volgere in ispezialtà a' risultamenti de' chimici magisteri, o- sia a' prodotti di questi. La quale disamina allorché an- drà compiuta sopra tutte le materie che entrano nel con- flitto vitale , quello sarà il tempo in che potremo sperare che i fenomeni della vita sieno di assai meglio diiarili : siccome il sono già quelli delle chimiche azioni tra le sostanze inorganiche. Ravvisato il magistero chimico della vita ne' suoi (Sii) malerlalì mauifestaraenli , egli sarà necessario conoscer tutte le svariate nictamorfosi che iii ossa palesa il poter vi- tale. Il perchè fa mestieri esaminare primamente la natura tlelle sostanze assoggettate all'azione degli organi, le quali tornano a grado a grado assimilate : secoadamente stu- diarne le successive trasfonnazioni in liquidi ed umori or- ganici ; e dopo ciò indagarle già mutate iu organismo. Nò qui si convicn ristare ; perocché da ultimo debbonsi pro- seguire le indagini intorno alla natura delle materie che vàunosi separando da' diversi organi , voglio dire delle secrezioni. Per tal guisa essendo certa in poter nostro la storia anatomica e chimica delle trasformazioni della ma- teria mente, non tornerà difficile e fastidioso l'attendere al principio ed alla fine de' vitali lavori : sicché potre- mo veramente cogliere in che consista il magistero della vita in atto , o' almeno la specie de' fenomeni che quello costituiscono ; e ciò che si opera nella vita interiore degli organi. Che aspoitr da tal metodo , e per siffatte severe investigazioni il suo ristoramento progressivo la bio- logia , apertfunentc se ne può trovar ragione, appena si volga uno sguardo alle più notabili funzioni vitali. A ca- gion di esempio , nota rcuduta la natura del sangue ve- noso che giunge a' capillari de'polraoni; nota quella del sangue arterioso che ne di-parte ; e note le varie qualità dell'aria che quelli penetra e n'esce;, allora il fenomeno della respiraziojie depone le misteriose sembianze, e suf- ficiente ti ti rende l' idea di ciò in che consiste quel- li atto vitale , o sia quel chiinico lavoro che si eseguir ( Sl2 ) sce dentro del petto. In simil modo è intervenuto che il fenomeno della digestione per opera dello Gmelin e del Tiedemann, quello della termogenesi per i lavori del De- spretz, dell'assorbimento e della esalazione per gli spe- rimenti del Magendie del Fodera del Dutrochet , delle coudizioni chimiche ed elettriche degli umori e degli organi per le ricerche del Bellingeri del Becquerel del Donne del Puccinotti , e della stessa contrattilità mu- scolare per le scoperte del Galvani e del Volta, e per le sottili investigazioni del Prevost e del Dumas , e per gli ultimi chiarimenti del Blatteucci ; processi vitali tutti misteriosi un tempo ed onninamente oscuri , sono oggidì nella via che li porta gloriosamente nelle teori- che della fìsica e della chimica. Ma se la storia della vita vegetativa in sane con- dizioni procede al suo perfezionamento la msrcè di tali virtuosissimi studi, in pari modo è a dire della storia della vita nelle condizioni di morbo. Allorché meglio e chi- micamente esaminata sarà la natura delle diverse mate- rie lavorate dagli organi e che separansi dal corpo in- fermo ; come altresì la qualità degli organismi alterati dal lavor morboso ; in una parola alloraquando i pro- dotti generati dal conflitto vitale torneranno conosciuti ordinatamente , la natura davvero che solleverà fl velo de' suoi misteri , con più ragione i morbi saranno e sa- puti e distinti e curati, ed il sistema certo scientifico e non più mutabile di essi allora solamente starà. Però io rivolgeva l'animo a queste investigazioni, e dava cominciamento all'opera sopra una maniera di . ( 3i3 ) prodotti morbosi , qual è quella de' calcoli orinarii , la cui conoscenza per quanto par comune , d' altrettanto richiede assai maggiore accuratezza di quella clic finora ad essi si è conceduta. Ancora io considerava che il porsi a chiarire primamente questa specie di materie era f<»uire un opportuno servigio alla patria patologia , la quale rimaneva tuttavia nel desiderio di un apposito la- voro intorno alla qualità delle concrezioni orinarle in questa meriggia parte d'Italia , e mancava di proprio notizie di fatto ^ acconcc a mettere comparazioni con quelle che in altre contrade si generano. Con ciò mentre io mi determinava a tali lavori , non me ne occultava le gravi difficoltà; soprattutto per tener dietro alle moltiplici scoi>erte e lavori che colidia- namente nella chimica organica si vanno annunziando : il perchè quasi avrei lasciato mi' opera che stimava su- periore alle mie forze ; e che una volta intrapresa , po- sto ini avrebbe in obbligo di continuarla per lungo tem- po e menarla a fine. Sicché faccvami d'uopo di una occa- sione che minorasse nell'animo mio tali ostacoli; e que- sta mi si porse opportuna per accrescer lena al mio pro- ponimento , allorché il Museo di anatomia patologica di Giuseppe Sorrentino venne con ottimo consiglio a formare un nuovo ed utilissimo ornamento dello speda- le di s. Maria di Loreto. Conci ossiachè appena alloga- ta in quelle sale la crescente raccolta de' prodotti mor- bosi , Colui che soprintende al governo della pia Casa a fine di render più utile quel Museo e che allo stalo odierno delle scienze rispondesse , onorava me dell' of- ( sa ) ficio di cliiarirc con chimiche analisi la natura di quel- le soslanzc. Primo ed imitabile esempio dato presso di noi, onde l'investigazione molecolare consociata alle a- natoraiche indagini, fornisse una compiuta istoria scien- tifica de' prodotti morbosi, (a) (a) Egli è necessario che mentre il coltello del no tomista taglia e divide il tessuto degli organi chia- ra facendone la meccanica analisi , t/ reagente del chimico ne sveli i recondili principii , e scopra /' d- nalisi elementare di essi. Di tal guisa un museo di notomia patologica riceve forma veramente scientifica. Medesimamente egli è di obbligo che mercè i lumi della patologia e della chimica vadano deter- minale In scolta^ r ordlnam/>iiio, la preparazione ^ la somministrazione de' farmachi ; in somma che si pon- ga insieme una farmacopea flosofca , la qual rechi l uso delle medicine a quella utilità ocra e sicura che se ne òr ama. I quali argomenti coglionsi tenere certamente co- me precipui e permanenti sostegni per assicurare in uno spedale cure prosperose agi' infermi ed incremento alla scienza ; e senza di essi P opera della carità diven- ta in gran parte illusoria. Il soprintendente Felice Sant angelo provvide ad entrambi nel l' ospedale di s. st. di Loreto, si piacque commettermi il nuovo e duplice in- carico d" illustrare per clumica analisi il museo di ana- tomia patologica colà stabilito, e di comporre una far- macopea con ie òasi indicate. In un mio lunffo rap- I (3i5) Di tal guisa cLbi a mellcrmi nella via delle racnlo- valc ricerche; e da più tempo proseguendole, fui già nella vciilura dopo un anno di rassegnare corapiulc a cjue'Di- rellori inollissiujc analisi sopra diverse materie morbose come si Teggono nel nominalo Museo , alle quali ag- giunte le altre fatte Dell'anno or decorso , mi reco a grandissimo pregio di sottoporre al vostro giudizio, Soci ornatissimi , una parte di esse , c dal regno minerale. Questa scoverta è una delle più ;: importanti che siansi fatte in metallurgia , ed essa ap- :), punto deve cangiare e rettificare i nostri processi metal- )) iurgici ed estendersi alla chimica intera » . Ma chi vorrà seguire il nostro Socio in tutta la sua scientifica carriera ? I ristretti limiti di un semplice arti- colo biografico non permettono di far menzione di tutte ie sue scoverte , de' concorsi fatti in Parigi , pei quali , quantunque straniero , otteneva il posto di aggiunto al Sig. Dolomieu nel Museo di Storia naturale , cui dava i pezzi duplici della sua collezione di minerali e di rocce ; ed infi- ne de disagi ed amarezze sofferte essendo stato portato pri- gioniero in Cagliari (i). (i) P^olendosi conoscere tutte le notizie relative alla vita letteraria del Tondi , debbesi leggere quanto si è scritto dal Sig. Cernili sul proposito. ( 327 ) Vuoisi solamente aggiungere che nel 1812 abbando- nò Parigi , perchè chiamalo in Napoli ad occupare la Cattedra di Geognosla nella Regia Università degli Studi, e la Direzione del Real 3Iuseo Mineralogico. Fu contempo- raneamente nominato Ispettore generale delle acque fore- ste e cacce. Tutte le Accademie Nazionali e moltissime estere Io arruolavano tra loro componenti. E questo Reale Istituto vol- le esser il primo ad onorare un tanto uomo. Venne final- mente decorato della Croce di Cavaliere del Real Ordine del Merito Civile di Francesco I. Ma una vita cotanto laboriosa non poteva esser lon- geva. Impiegando gli anni dell' età giovanile in viaggi trapazzosi lunghi e pieni di disagi , respirando spesso l' aere infesto delle miniere, e dal quarantunesimo auiio ( epoca del suo ritorno in Napoli ) impiegando tutto il tempo allo insegnamento , ai progressi della scienza , al miglioramen- to del Musco mineralogico , ed al disimpegno della sua ca- rica d'Ispettore di acque e foreste , dovevasi per necessità alterare la di lui salute. E finalmente a' iGNovembre i835 fu il giorno di generale tristezza, perchè deponeva il no- stro Socio la spoglia mortale tra le lagrime del suo affezio- nato nipote e degli amici. Il Cav. Blatteo Tondi aveva un aspetto gajo; rispettava r amicizia di tutti e n' era assai tenace ; imparziale e giu- sto ne' suoi pareri ; amava moltissimo i giovani per la i- slruzione de'quali varie ore del giorno impiegava; era ame- no nel conversare , ed indefesso nella fatica ; soccorreva a larga mano le persone indigenti. ( 328 ) OPERE PUBBLICATE Relazione dì due casi dì lepra scahìosa 'guarite collo specifico delle lucertole. Napoli j'j88. Istituzioni di Chimica. Napoli j 18 f. Elementi di Orittognosìa voi. 3. Napoli 1811 ,2. éiiz. 3826. — — di Oreognosìa in nn volume Napoli.... La scienza selvana ad uso de' forestali Nap. 1821 . La caccia considerata come prodotto selvano. Na- poli ì8f6. Memorie varie di argomenti mineralogici inserite negli Atti della Reale Accademia delle scienze. ( 329 ) VINCENZIO BRIGANTI (*) La storia ha consacrato molte pagine alla memoria di Filippo Briganti di Gallipoli , che acquistò assai rinoman- za pel suo Esame analitico del sistema legale. Anche un nostro Foglio periodico ne faceva non ha guari l'elogio, e considerava tale opera come la base di quanto nella scien- za della legislazione si è detto posteriormente. Da si illu- stre antecessore traeva sua origine la famiglia del nostro Vincenzio , che per le non rare vicende de' tempi si stabili in Salvitene, piccolo villaggio della provincia di Principato Citeriore, ove a' 7 di giugno 1766 da Gennaro Briganti di professione notajo, e da Laura Grassi nacque il nostro So- cio, di cui amaramente deploriamo la perdita. E siche dob- biamo deplorarla j poiché la sua vita è stata mai sempre lo specchio delle virtù. Infatti dopo aver apparato nel proprio paese i primi elementi del sapere per mezzo del sa- cerdote D. Celestino Mucci , passava nel comune limitrofo (*) Professore di medicina e di Botanica , P. P. di Materia Medica dimostrativa nella R." Università degli Studj , Membro della Giunta di pubblica istruzione , Ispettore dello scibile nel R.' Collegio Medico-chirurgi- co., Socio ordinario della R." accademia dello Scienze, del R.' Istituto d Incoraggiamento , dell Accademia Medico-chirurgica , Corrispondente di quasi tutte le Ac- cademie estere. ( 33o ) di Caggiauo ad istruirsi negl' idiomi latino e greco presso D. Valentino Grippo , siccliè al decimo terzo anno di sua età se n' era reso da tanto padrone , che ben si avvisavano ì genitori di farlo passare nella capitale della provincia , in Salerno, onde avesse colà il giovanetto maggiore oppor- tunità ad apprendere le scienze filosofiche e le matemati- che , nelle quali non poco distinguevasi al paragone degli altri condiscepoli. Ecco quella solida base di cognizioni che mena a grandi risultamenti. Ed in vero cosi preparato lo spirito, si portava in Na- poli il nostro Vincenzio avendo di poco oltrapassato il- terzo lustro. Fu allora che manifestava il suo trasporto per le scienze mediche e per la Storia naturale. Avendo a mae- stri i primi geni di quei tempi , come Cotugno , Cirillo , Sementini Antonio, Petagna, Andria ed altri illustri, si vi- de di buon' ora insegnare agli altri ciocché pochi anni pri- ma gli era stato insegnato. Il suo studio privato era fiori- tissimo, e fecondo di letterati non pochi , che oggi forma- no il beli' ornamento del Partenopeo suolo .\ e nel mentre che già aveva presa la Laurea dottorale medica nel 1789 e la onorifica divisa di maestro , si cimentava al concorso pel Rettorato della Regia Università degli Studj , che con- ferivasi allora al più valente candidato di una delle sue Facoltà. Questo passo lo rese sempre più caro ai sommi di quei tempi , e lo incuorò a fare de' viaggi nelle provincie del Regno, ond' estendere il patrimonio della Botanica e della Entomologia. Fece infatti tesoro di non poche piante ed insetti rari e nuovi , che poscia descriveva ed illustrava (33i ) con eleganli disegni eseguiti di propria mano , facendone spesso dono alle Accademie , come si rileverà dall'Elenco delle sue opere. Nel 1809 riformarasi la Regia Uni versi là degli Sludi, ed il Briganti vi fu nominato Professore aggiunto per la cattedra di Botanica cogli onori di Professore proprietario. Gli surse allora il lodevole pensiero di formare un Gabi- netto di moltissimi e svariati oggetti medicinali , ed essen- dovi sollecitamente e ben riuscito, fu dicliiarato Professore di Materia medica dimostrativa. Di quale utilità sia rie- scilo tale Gabinetto ai giovani medici e farmacisti , è fa- cile imaginarlo. Le sue lezioni erano seguite da una folla di studiosi , nella cui mente rimanevano esse ben impres- se , percbè convalidale dalle osservazioni. E quQnt' altro egli non faceva essendo membro ord i- nario della Giunta di pubblica istruzione ? A lui si com- rnellevano gli affari più difficili , cbe disbrigava con solle- citudine, dilicalezza e probità. A lui si affidava l'assisten- za ai concorsi per la provvista delle cattedre della slessa Regia Università , de' Licei e de' Collegi lutti del Regno. A lui si dava l'incarico di compilare de' regolamenti, sem- pre che crede vasi di doversi distruggere gli abusi ed im- megliare la istruzione de' giovani. In grazia infatti di tali regolamenti vedovasi più cospicuo il Gabinetto chirurgico e la Sala clinica chirurgica. E quante macchine fisiche e chimiche non acquistavano continuamente per mezzo suo i Licei del Regno ? Quali altri vantaggi non recava il no- stro Socio al Collegio medico-chirurgico allorché vi veni- va chiamalo come Ispettore dello scibile ? Assisteva conli- ( 332 ) nuamcnle alle lezioni di quegli alunni , presedeva alle di loro accademie , immancabilmente sorvegliava i di loro esami , e gì' incoraggiava spesso allo studio con eloquenti discorsi. In mezzo a tante faticlie ed a non interrotte gravi oc- cupazioni la macchina del nostro Socio conservavasi sana, sicché gli faceva da tutti augurare gli anni di Nestore. Ma era giunta l'ora fatale : quando meno il credevasi una fero- ce pleuritide restia a tutti imezzi dell "arte a'5 Aprile i836 il distrusse. Vincenzio Briganti aveva scolpito nel volto il carat- tere della probità. Era ingenuo ed assai religioso, incapace di fare oppure a permettere l' altrui male, trasportato pel bene de' giovani , e sollecito per la sua famiglia ; e tra- sfondendo le sue virtù ne' figli dava alla nostra Metropoli altrettanti modelli di saggezza. Il primo tra essi che oc- cupa degnamente il posto paterno in questo Reale Istituto m'impone silenzio. OPERE PUBBLICATE. 1 . Clavis systemaiis sexualis Linnaei^ sistensplan- iarum classes , ordines, eommque anomalias a Fincen- tio Briganti Med: Doct : in tres tabulas synopticas di- stributa , atque iconibus aere incìsis illustrata, in -Jol. ISeap. i8o4- a. Caroli a Linnè Termini botanici adnotationi- bus adaucti , etc. Curante Fincentio Briganti, in - 8, Neap. i8o^. ( 333 ) 3. CAROLI LiNNdEi Nonnullae dissertationes pro- prius ad Medicinam et Bolanicam accedentes ex ejus- dem operibus depromptae^ imaginibus in aes incisis^ ìio- tisque illustralae^ studio Fincentii Briganti.- Dissertatio /.* Fires plantarum. in-8. Neap. i8i4- 4.. De nova Pimpinellae specie , cui nomen Anisoi- des , Dissertatio. infoi. Neap. i8o3.,fig. (*) 5. Tavole elementari di Botanica , in cui si espon- gono i fondamenti della scienza^ e si rappresentano in figure tutte le parti delle piante con le loro differenze-. ì'n-fol. picc. I\ap. f8o8. {**) 6. Stirpes rariores , sive novae aitt minus cogni- tae species., quae in Regno Neapolitano aiit sponte veni- unt , aut hospilanliir , descriptionibus et iconibus illu- stratae. Pemptas I." in-foL max. Neap. i8i6. 7. Descrizione delle Ligule che abitano nelladdo- mine de Ciprini del lago di Palo in Principato cite- riore. {Inserita negli J iti della R.' Accad. delle scien- ze di Napoli, voi. 1° pag. 20 g , fig. ) 8. De novo vermium intestinalium genere , cui no- men Balanophorus , Descriptio. (Ibid. voi. 11.° pag. 7^, fi9') _ '» g. Descrizione di due nuove specie e corrispondente di molte straniere.. ( 343 ) Ma quello clie accrebbe il merito del Ruggiero, e ne diffuse la fama, si fu di aver abbatlulo quel mu- ro clic divideva allora la Medicina dalla Chirurgia. Dimostrò di esser desse sorelle , di esserne comuni i principi , e che V una deve servire di lume all' altra. Quindi pubblicò le istituzioni di Chirurgia medica^ che furono molto applaudite, perchè sommamente utili eoa ispecialità ai giovani col tori di ambedue le branche del- l' aite salutare. Tale opera fu riprodotta dall'autore nel i8o3 corredata di molte osservazioni pratiche e di bea intese spiegazioni di fenomeni morbosi. Volendo rendere compiuta la istituzione medica, e ravvisando una lacuna nelle opere che s'insegnavano in ordine alle malattie delle donne gravide, delle puerpe- re e de' neonati , le prese a descrivere in altro suo la- voro intitolato trattato di Ostetricia medica , e vi con- segnava ottimi precetti per curare siffatte malattie , ed anche osservazioni di molto rilievo. E facile imaginare qual fussc stato il merito dt siffatto lavoro. Furono altresi degne di molta lode alcune lettere che il nostro Socio rendeva di pubblica ragione , nelle quali prese a far intendere molti fenomeni della vista mercè le dottrine della Fisica e dell' anotomia fisiologi- ca. In un tempo in cui l'ottica non era giunta ove la reggiamo a di nostri, potrassi comprendere quante lodf abbia ricevuto una produzione che conciliava nel tempo stesso dottrina e diletto pel modo com' erari trattata la njateria , e pei sali attici ed arguti motti che conteneva. Né vuoisi qui Irasandare che avendo scorto il Rug- ( UX ) giero vari inconvenienti nel modo ordinario di appro- slarsi le frizioni mercuriali : iucovcnienli che menavano molto alla lunga sifialte cure, o distruggevano affatto gli utili risultamenti del rimedio; e volendo altresì preser- vare coloro che per mestiere si addicono a fare le fri- zioni mercuriali , i quali dopo non molli anni divengo- no emottoici o paralitici ; escogitò un meccanismo pel di cui mezzo meglio sarebbe stato fregato l'unguento mercuriale sotto le piante de' piedi , ed il malato da se stesso ( eccetto pochi casi ) avrebbe potuto maneggiarlo. Diede egli a tale meccanismo il nome di Torno frottore^ che fu approvato anche da questo Istituto , dopo diversi sperimenti, determinando che ne fusse inserito il disegno coir analoga memoria nel volume primo de' nòstri atti. Si aggiunse die inforniatu il Real Governo della utilità di delta macchina , ordinava non solo che lutti gli 0- spedali ne facessero uso , e che se ne spedisse il di- segno agli Intendenti delle Provincie ed alle Accade- mie straniere , ma pure che al sig. Ruggiero fusse data una medaglia di oro. Essendo stato obbligalo poscia a riprodurre la memoria , che si è cennata , vi aggiunse un manuale pratico per eseguire con profitto le cure mer- curiali, ...Tali fatiche proccurarono al Socio vasta riputazio- ne , sicché occupava distinto posto tra' medici rinomati. Gli fu concessa quindi la Cattedra di Patologia gene- rale nella Regia Università degli Studi , e nominato Di- rettore della sala delle malattie sifilitiche nell' Ospedale degV Incurabili. ( 34S ) A malgrado tante occupazioni non mancava egli di pubblicare a quando a quando le sue cliniche os- servazioni in memorie distinte , nelle quali descrive- va malattie rare , di somma importanza e di difficile diagnostica, additando il metodo curativo che gli era riuscito più conducente alla guarigione , o almeno a frenare l' impeto e V audacia di esse , come si vedrà nel- l'elenco delle opere pubblicale. Arricchì parimenti di note la Fisiologia del Ricberand allorché nell' anno 1 808 ven- ne riprodotta in Napoli e tra esse si distingue quella sulla funzione dell' udito , che fu da tutti lodata. E fi- nalmente essendo trapassato il Cavaliere Cofugno , suo amalissimo Maestro , concepì la lodevole idea di non defraudare il pubblico di tante belle osservazioni anato- miche fisiologiche o patolugii;hc che un tanto uomo avea ammassate nella sua lunghissima clinica , onde formar- ne diverse opere. Il Ruggiero quindi prese a dispor- re il materiale , ne formò quattro volumi che pubblica- va col titolo di Opere postume del Cav. Domenico Co- tugno , aggiungendovi pure sensatissime note nelle oc- correnze di dilucidare sempre piìi 1' argomento. Tra tanti titoli pe' quali è meritevole il nostro Socio della pubblica e generale gratitudine è da annoverarsi la fondazione del Collegio Medico-Chirurgico. Egli ne concepì la idea , ne scrisse il progetto , che fu dal Governo ap- provato nel 181 1 , venendone nominato Direttore in u- nione de' Professori Boccanera ed AngiuUi. Quanto sia utile tale stabilimento in cui con metodo si apparano tutto le svariate branche del sapere medico, e nel quale ( 316 ) si attende principalmente alla morale degli alunni , po- Irassi rilevare sì dal numero di essi clic racchiude , i quali non sono mai meno di centocinquanta; che dall' os- servarsi quasiché tutte le cattedre de' Licei, de' Collegi, e non poche della stessa Regia Università esser occupate mercè concorso da soggetti un tempo alunni del Collegio Medico. E quemti medici ben istituiti non ha il Regno in ogni anno ì Se il Ruggiero non avesse fatto altro che procurare la creazione di uno Stabilimento di tan- ia importanza , sarebbe meritevole d' infinite lodi e di eterna memoria. Giungeva intanto in Napoli il morbo asiatico , e si avvicinava parimenti il termine della vita del nostro Socio. Egli malgrado la età avanzata non mancava di preslcirsl alle licliieslt; dcgl' informi , e ne fu libero nella prima invasione ; ma nella seconda ne rimase affetto , ed agli 1 1 di giugno di quel memorando anno iSSy ne fu la vìttima con esemplare rassegnazione ai Divini voleri. Pietro Ruggiero fu uomo assai probo e di dilicata morale , fermo sempre ai doveri delle sue cariche ; in- genuo amico e protettore de' giovani , caritativo assai. E benché padre di numerosa famiglia, non trascurò d' i- stradarla nella gloriosa via della sapienza, couducendola in modo avanti da dare ottimi soggetti allo stato , ed il primo fra suoi figli che tanto sì è distìnto nella carriera legale , trovasi già da diversi anni Socio corrispondejite di questo Reale Istituto. ( 347 ) OPB&E PUBBLICATE. Caratteri intrinseci degl' infiammamenti animali e loro risultati. Nap. 4796. Istituzioni di Chiì'urgia medica. 3. edizione Nap. 4803. Trattato di Ostetricia Medica Nap. 4802. Lettere ottiche. Nap. 4807. Memoria sul forno frollore. Nap. 48J0. Memorie diverse. ^." contro gli effetti della digitale nella cura de' dolori arteriosi. 5." Casi singolari di polipi dell'u- tero. J." Violenta epilessia curata colle frizioni mercunali. 4." Tumori fugaci dell utero. Nap. -J 838. Opere postume del Cav. JJomenico Cotugno con note. Nap. mO. FiTfE VEL VI. VoiuaiE. 1^2)31^1^ (ai3]^I£lliILl Pagina Dedica '. in Introduzione v Elenco de' Socj del Reale Istituto xxi UEMoniE Sul calcolo economico del Socio ordinario Bar. Giuseppe Nicola Durini I Su di una nuova specie di fungo del Socio corrispondente Ferdinando Giordano 23 Nuove ossurvazioni intorno alle cocciniglie ed ai loro pretesi maschi del Socio ordinario Oronzo Gabriele Costa 31 l>C!JTizione di una nuova specie di Schiionia del Socio ordinario Francesco Briganti 53 ( 348 ) Monografia sulla duplicità dell' utero umano del Socio ordinario Ste- fano delle Chiajc 65 Osservaiioai sopra una nuora specie di Embothrio del Socio corrispon- dente Ferdinando Giordano 105 Sa di una nuova specie di Angelica del Socio ordinario Cav. Michele Tenore , 118 Su di un nuovo e più semplice artlGzio per far mostrare agli Orologi il tempo vero o solare ed il medio nel medesimo atto del Socio corrispondente Domenico Antonio Presatti 121 Descrizione di due nuove e rare specie di funghi del Socio ordina- rio Francesco Briganti . 1 39 Descrizione ed uso di un nuovo apparecchio per introdurre noli' inte- stino retto il fumo di tabacco o di altre sostanze del Vice-Segreta- rio perpetuo Cav. Benedetto Vulpes. . . . . . _ . . . .153 Jicmoria da servire a' Progettisti di nuove macchine e di molini spe- cialmente del Socio ordinario Domenico Sonni 161 Sulle diverse specie e varietà di cotoni coltivate nel Regno di Napoli colle istruzioni pel coUh amento del cotone Siamese, e le notizie sulle altre specie di cui puossi provare la introduzione del Socio or- dinario Cav. Michele Tenore 175 Sulla esistenza delle glandule renali ne'Batraci e ne' Pesci del Socio ordinario Stefano delle Chiaje 207 Eicerche anatomiche sul canale di Petit dell' occhio umano del Socio ordinario Stefano delle Chiaje 223 KiQessioni sui brevetti d'invenzione del Segretario della corrispon- denza Cav. Francesco Cantarelli. 247 Istoria di un singolare mostro umano acefalo del Socio onorario Luigi Gargano 255 Sulla sostanza gommosa che geme dai vecchi tronchi delle querce del Socio ordinario Francesco Briganti 275 Anatomiche disamine sulle Torpedini del Socio ordinario Stefano Delle Chiaje. . .^ • - . • •• ; • .-291 Analisi di cento concrezioni orinarie del Socio ordinario Giovanni Semmola "09 Necrologia dei Soci ordinari. Matteo Tondi 303 Vincenzio Briganti. . , 3-9 Gabriele Longo •'36 Pietro Ruggiero ^^^ FIISB dell' JXDJCE. A T T I Del Reale Istituto d' Incoraiififiamento Do alle scienze naturali DI NAPOLI. ^.IIIi9, ATTI DEL REALE ISTITUTO D' INCORAGGIAMENTO ALLE SCIENZE NATURALI DI NAPOLI. TOMO VII. ^Hlh.^ NAPOLI. UAI.L.V TIPUGUAFIA UEL WlMSTEllO DI STATO DEGLI AFFARI INTERM .>KL nEALE ALREnCO DE' POVritl. 1847. L^ UL A 3 ii. O A AVI I - K E. Ìlj Istituto Reale d' Incoraggiamento di qua del Faro in mezzo a tanti e sì svariati lavori, che delle arti e manifatture , dell' agricoltura , della pastorizia e del commercio trattano , spinto da quella interna tendenza che mena gli animi dei suoi Socii verso le occupazioni loro predilette e di prima scelta , non mai ha dimenticato lo stu- dio delle naturali cose , il quale invero non po- ca luce spande sulle arti stesse e sulle industrie, come pure spiana la via per conseguirne vantag- gio maggiore. Una pruova dell' operosità e dell' amore in- torno a ciò la M. V. potrà degnarsi di veder- la in cpiesto settimo volume degli Atti accade- mici, prossimo a darsi alla pubblica luce; dove un novero bastevole di nuovi trovati ^ di speri- menti e di accurate ricerche non solo nelle na- turali , ma pure nelle scienze affini vi si leggono. L' Istituto medesimo osa deporlo a piò del- l' Augusto Real Trono , e Le chiede grazia di fregiarne il titolo del Sacro Nome di V. M., ond' egli abbia nuovo e più possente motivo a faticare con alacrità. E se tale grazia F Istituto ha ricevuta in altre simili occasioni , giustamen- te spera che la M. V. non voglia negargliela presentemente. La bontà mostrata da V. M. nel- 1' accogliere sempre con soavi maniere i di lui lavori , fa augurare a tutti i suoi componenti che Ella non sarà aliena dal soddisfare le loro brame. Nella certezza di siffatta grazia , crede l' Isti- tuto Reale suo primario dovere dirigere fervidi voti al Cielo per la felicità di V. M. e dell' Au- gusta Sua Real Famiglia. Di V. S. R. M. Pel Reale Istituto d' Incoraggiamento Il Vice-PresidEiNte Il Segretario generale degli Atti VII DE' SOCII DEL REALE ISTITUTO. I.° ORDINARI. Presidente. Saiilangcio Cav. D. Felice , Vico-Presidente. Stellali Cav. D. Vincenzio, Segretario generale jìerpettio. Cantarelli Cav. D. Francesco , Segretario della Corrispoiidenza. Vulpes Cav. D. Benedetto , Vice-Segretario. Agostino ( d' ) Cav. D. Francesco. Ciiganti D. Francesco. Cagnazzi Cav. D. Luca. Carfora Cav. D. Aniello. Costa D. Oronzio Gabriele. Cliiajc ( delle ) D. Stefano. Capocci D. Ernesto. Cua D. Giuseppe. Ccva Grimaldi Pisanelli I). Giuseppe S. E. Signor Marchese di l'io- Iracatclla , Consigliere Ministro di Stalo Presidente interino del Consiglio de' Blinistri. Flauti Cav. D. Vincenzio. Filioli Cav. D. Giacomo. Giannattasio D. Felice. Grillo 1). Antonio. Guarini D. Giovanni. Gussonc Cav. 1). Giovanni. Giardino D. 3Iario. vili Ignone D. Giuseppe. Luca ( de ) Cav. D. Ferdinando. Mac ri D. Saverio. Manuncclli D. Giustino. Melorio Cav. D. Nicola. Minichini D. Domenico. Nanzio (de) D. Ferdinando. Paci D. Giacomo. ■ Puoti Marchese D. Giammaria. Presutti D. Domenico. Ruggiero ( de ) Cav. D. Luigi. Ronchi Cav. D. Francesco. Ruffo di Calabria D. Fulco', S. E. Signor Principe di Scilla Duca di' S.a Cristina , Ministro Segretario di Stato degli Affari esteri. Sangiovanni D. Giosuè. Santangelo S. E. Cav. Gran Croce D. Niccolò, Ministro Segretario di Stato degli Affari interni. Semmola D. Giovanni. Tenore Cav. D. Michele. II. ° ONORARI E CORRISPONDENTI ESTERI E RAZIONALI , ELETTI DOPO LA PIBBLICAZIOKE DEL VI. V0Lr:\IE. Abate D. Felice. Attadini D. Luigi di Arezzo. A puzzo ( d' ) D. Nicola. Brugnatelli D. Gaspare. Bruno D. Francesco. Bourbon D. Ugolino. Bonanni Barone D. Cesidio. Bollo Cav. D. Giuseppe. Bozzoli D. Giuseppe di Ferrara, Brizi D. Oreste di Arezzo. IX Ciccarelli Barone D. Francesco. Chiaromonte Conte ( di ) D. Luigi Sanseverino. Comilino S. E. Principe Consigliere di Stato. Cesare ( de ) Cav. D. Giuseppe. Cappa D. Raffaele. Cestone D. Giuseppe. Girelli D. Filippo. Costa D. Achille. Carruba D. Michele di Bari. Corho D. Giulio di Avigliano. Devincenzi D. Giuseppe di Teramo. Escolar D. Serapio di Madrid. Frairc Allcmao D. Francesco del Brasile. Grimaldi D. Luigi. Giampietro D. Emidio. Gasparrini D. Guglielmo. Grosso ( del ) D. Luigi. Ghiotti D. Nicola. Giudice ( del ) D. Francesco. Gherardi D. Silvestro di Bologna. Hardy di Londra. Laghczza D. Leonardo. Lanza 1). Giuseppe S. E. Principe di Trahia . .Ministro Segretario di Stalo dogli Affari ecclesiastici. Maccdo ( de ) Mazzarosa Marchese. Jlaresca Cav. D. Andrea, Manfrè D. Pasquale. Mclaxà D. Telemaco. .Mancini D. Pasquale Stanislao. Moreno D. Vincenzio. -Mamone D. Domenico. Marini D. Gennaro. X Kiccolini Cav. D. Antonio. Kugncs D. Massimo. Nardo D. Gio: Domenico di Venezia. Navi D. Giuseppe. Paolillo D. Bartolommoo. Palmici'i D. Luigi. Quaranta Cav. D. Bernardo. Ragona Scinà. Ribas ( de ) Marchese D. Carlo. Ricci D. Giuseppe Antonio. Ranuzzi Conte D. Annibale di Bologna. Scbipani D. Alessandro. Sarlo Cav. D. Scipione. Seebode Cav. D. Goffredo. Seebode Cav. D. Carlo. Savercda S. E. D. Angelo Duca di Ribas, Incaricato e Plenipotenziario di S. M. Cattolica. Sanfelice D. Nazario Duca di Bagnoli. Spinelli Commendatore D. Antonio. Sanlorelli D. Nicola. Stella Commendatore D. Francesco. Sanguinetti Paris Bonajuto di Livorno. Stankoviz Canonico D. Pietro. Sabini D. Vincenzo di Altamura. Silvestri D. Giacomo. Santi P. Linari di Firenze. Turchi D. Marino. Tornabene D. Francesco. Valcntini D. Giuseppe. Via ( da ) D. Luigi. Winspcare D. Gio: Battista. Zuccagni Orlandini D. Attilio di Firenze, MEMORIE DE' SOCI DEL REALE ISTITUTO D' INCORAGGIAMENTO. I ( I ) Sull' arancio mandarino ; memoria letta al reale istituto d' L\C0RAGGIAMENT0 , NELLA TORNATA DE' 2 APRILE 1 84.0 , DAL SO- CIO ORDINARIO CAV, MICHELE TENORE. % ra le famiglie di piante d'onde le cure dell'uomo la natu- rale fecondità secondando , prodotti piìi svariati e moltiplici ab- biano saputo procacciarsi , alcuna di certo non avvene che con- tender possa il primato a quella degli agrumi. Conseguenza el- la è questa innegabile del più lungo periodo- di sua coltivazio- ne , non clic del trovarsene disseminate le specie diverse in tante vastissime terre per tutta la zona tropicale e per gran par- te della zona temperata. La certezza della prima condizione non potrebbe rivocarsi in dubbio senza ignorare come risalir con- venga fino ai tempi della favola per rinvenirne la prima origi- ne ne' famosi pomi degli orti Esperidi , saliti digià in tal fama da farne a fiero indomabile drago confidar la custodia, ed al- l' immenso Alcide il conquisto. A far fede dell" altra ne abbon- dano le relazioni ed i contesti di quanti sono viaggiatori ed i- sforici di tult' i tempi e di tutte le nazioni. Quindi è che pres- so i Greci ed i Latini , da Omero a Virgilio , da Teofrasto a Plinio , cosi generalmente troviamo celebrati 1' arancio , il ce- dro, il limone , non che gli altri più speciosi frutti a tale u- hertosa famiglia spettanti , che non poche pagine riempir do- vremmo se tutte accumular qui ne volessimo le citazioni. Di queste e di altre simili isloriche notizie ci asterremo volentieri ( 2 ) di far parola trattandosi di cose all' universale notissime , e di- remo soltanto come in tempo meno rimoto la Provenza e l'Ita- lia ne dessero precipuamente opera alla coltivazione degli agru- mi; e come tra gì' Italiani sia surto il primo ingegno che di proposito descritte ne abbia le più ricche e speciose serie, non che i metodi di coltivazione, che tutti veneriamo nel celebre Ferrari. Gli Esperidi di questo eruditissimo scrittore , che han servito di testo a quante sono le opere pubblicate sullo stesso soggetto , non potea lasciarsi sotto silenzio , siccome egual tri- buto di gratitudine e di stima riferir dovremo al Gallesio ed al Hisso , esimia coppia d' Italiani naturalisti a' quali dobbiamo i due più insigni trattati sulla storia naturale del genere Citrus che ne abbiano dato fuori i moderni. Noi che in questa meriggia parte d' Italia le più favorevoli condizioni riuniamo per la prospera coltivazione de' pomi espe- ridi , maravigliar non dovremo se anche da tempi assai rimo- li tali culture abbiamo tenute in onore grandissimo ; che perciò ne' sullodati libri troviamo farsi tesoro delle più pregevoli e sin- golari specie di agrumi somministrate da Amalfi , Reggio , Gae- ia, e Napoli. Sono tuttora queste famiglie di utilissime piante oggetto presso noi di svariate e lucrose industrie orticole , non meno di favorito studio di numerose classi di persone che dal- la cura degli orti intendono raccogliere più innocenti ed inef- fabili godimenti. Che se , per effetto delle cangiate condizioni de' tempi , e della stessa umana volubilità ;, di non poche fami- glie di piante abbiam veduto abbandonarsi affatto o intiepidirsi appo noi la coltura , dei soli esperidi doni non potremo dire altrettanto. La qual cosa potrei di leggieri confermarsi dando u- na rapida scorsa alle ville ed ai giardini che fin dentro la stes- sa città nostra se ne veggon piantali , ne' quali ampia messe potrà farsi delle più vistose e svariate specie di agrumi. E vai- (3) ga per tulli r esemplo nobilissimo clie ne piace recare del no- stro emerito presidente Signor Fulco Ruffo di Calabria che nel giardino della stessa sua cittadina dimora tale una ricca colle- zione di agrumi ha riunito , da potersi ritenere qual leggiadra e preziosa miniatura degli orti Esperidi. Ed egli stesso , 1' Ec- cellentissimo principe, con tanto zelo ed amore si adopera a procacciarsene acquisti novelli ; con tanta generosità e grandez- za di animo si compiace donarne agli orticoltori i virgulti ; con tanto gusto ed intelligenza studiasi richiamarvi la di loro atten- zione , che grave di certo riescir non debba se per queste di- sadorne parole rispettoso tributo di riconoscenza gliene venga per noi riferito. Il nostro Orto Botanico , perchè piantato in luo- go poco favorevole alla coltura degli agrumi , molto a rilento progrediva nel riunirne una discreta collezione. Non ristava e- gli frattanto dall' adoperarsi con tulli i possibili mezzi onde ac- crescerla ed ampliarla , cosi nelle specie o nelle varietà che ne' moltiplici ; di tal che poteva ultimamente pubblicarne un' appen- dice al catalogo delle altre industrie orticole , cui si dà opera in quel Reale Stabilimento. Nasceva da ciò il bisogno di annun- ziar quelle piante con i nomi cosi botanici che volgari , laonde conveniva studiarle più attesamente. Egli avveniva appunto nel- r istituirne tale scientifico esame , che una delle 'specie già ri- tenuta per determinata e ben definita , si trovava non potersi ri- ferire alla classificazione che V era generalmente attribuita. L' arancio mandarinu , in somma , che tulli riducono al cilrus nobilis del Loureiro , e che noi medesimi così definito ritene- vamo nel Real Orto, doveva dar luogo a più accurate indagini. Io dunque dopo di essermi applicato a meglio chiarirne le ca- ralterisliche e metterlo in confronto con quelle del cilrus iiobi- lis, ho creduto poterlo illustrare, giudicandolo specie diversa, e così distinguerlo con allra propria appellazione che facondo derivare dalla squisitezza del frutto ho detto Cilrus deliciosa. Di questo pregevole alberetto adunque brevemente discorreremo la storia, le caratteristiche, le qualità, la coltura. Notizie storiche. Quante volte il mandarino riferir si potesse alla specie di agrume , cui ne' cataloghi degli orticoltori , e ne' libri botanici troviamo apposto il nome di cilriis nobilis , sarebbe facile risa- lire alla origine della sua scoverta , e quindi conoscerne i vari periodi della sua propagazione. E risaputo che questa pianta fu la prima volta raccolta dal Loureiro nella Gochinchina, e quin- di descritta nella sua Flora di quella regione. Dipoi colla scor- ta dell' Orto Britannico dello Sweet si conoscerebbe esserne sta- ti portati i primi individui in Inghilterra da Canton nel i8o5. Gioverà frattanto avvertire che lo stesso Loureiro scriveva non aver veduto a Canton il suo Citrus nobilis^ che cresceva copio- samente nella Cochinchina. La qual cosa dà luogo al fondato sospetto di creder diversa la pianta recata in Inghilterra la pri- ma volta da Canton. Comunque volessero ritenersi confuse en- trambe le piante , ovvero applicato il nome dell' una a quella che in realtà ne fu recata dalla China , sembra innegabile che le vicende della guerra che a quell' ora ne agitava 1' Europa ne avessero trattenuta la propagazione. Pare ben vero che in quel- lo intervallo gì' Inglesi avessero avuto cura di trapiantare il Mandarino in Blatta, donde di certo venne recato in Sicilia. Di questo nostro Mandarino come della pianta del Loureiro non eb- bero certezza gli scrittori de' trattati del genere Citrus , peroc- ché così il Gallesio ed il Risso che il nuovo Duhàmel ne tra- scrivono seccamente le parole del Lourerio , soggiungendo non conoscerue la pianta , che fino a quel tempo , cioè verso 1' an- (5 ) no 1818, non erca nota altrimenti nò in Francia, nò nell'Ita- lia supcriore. Non taceremo frattanto come lo stesso Risso ab- bia apposto una nota sotto quel Cilrus nobilis concepita ne' se- guenti termini: « Da alcuni anni parlasi molto a Parigi . di un » arancio mandarino, il cui frutto è estremamente scbiaccialo. » Le piante giovani clic me ne sono state mostrate presso di- » versi fioristi non offrono ancora alcun particolare carattere per » poterle riconoscere. Questo Mandarino sarebbe egli diverso )) dall' arancio di cui abbiamo data la descrizione , dappresso )) Loureiro ? » Ecco tutto ciò che puossi raccogliere inforno alla storia del Mandarino. Per non tacerne le particolarità che più precisamen- te riguardano la pianta che noi ne coltiviamo , converrà ram- mentare r esserne stati recati i primi individui da Palermo in- torno all'armo 181 6. Moltiplicandosi facilmente per margotte e per nesli e riproducendosi inalterato per 1' ordinaria via delle semenze , non è da maravigliare se il Mandarino, pianta ovvia in Malta ed in Sicilia , vada anche divenendolo presso noi. Sic- come questi frutti , per la loro bontà^ e perchè possono racco- gliersi maturi nello stesso inverno assai prima degli altri aran- ci , vcngon con gran premura ricercati massimamente dalle per- sone facoltose , cosi non dubitiamo che coli' estendersene sem- preppiìi le coltivazioni , eSsi figureranno quanto prima se non nella stessa abbondanza degli aranci ordinari , almeno in tal co- pia da non farne riserbarc il godimento a poche classi privile- giate. Descrizione: Per meglio valutarne i caratteri gioverà premettere la se- guente descrizione che dell' arancio mandarino ò stala fatta sul* (6) le piante venute dai semi, ed allevate nel Rcal Orto fin dal primo loro germogliamento. Coltivate in vasi progressivamente più capaci , e fatte adulte venivano desse trapiantate a dimora su di un balzo rivolto a Levante e messo tutto ad agrumi. In questo luogo le nostre piante hanno prosperato talmente che fra dicci anni son cresciute del triplo di ciò che erano ne' vasi do- ve erano rimaste pel primo decennio. La piìi bella di queste piante che ne ha servito di tipo ne presenta le seguenti carata teristiche. Albero fuori terra alto dodici piedi parigini, col tronco di quattro pollici di diametro ad un piede dal suolo. Rami nume- rosissimi sottili , e lunghi da quattro a sei piedi , divergenti 0 divaricati , divisi e suddivisi in ramoscelli angolosi nella parte inferiore e media ed affatto tereti in tutto il resto. Que- sti rami dechinano dall' angolo retto all' ottuso verso la parte inferiore del fusto, e progressivamente si fanno acuti nella parte su- periore; cosicché 1' albero acquista la forma globosa come quel- la degli altri aranci. Tutti sono armati di spine robuste lunghe da sei linee a due pollici. Foglie lanciolate ristrette ne' due estremi , lunghe pollici due e mezzo a tre e mezzo, e larghe da dodici a diciotto lince, di sostanza coriacea di un bel ver- de lucido di sopra e matto di sotto , poco sensibilmente intac- cate nel contorno , e gremite nel parenchima di otricciuoli olio- si aromatici , cosicché stropicciate danno odor proprio gratissi- mo. Picciuoli lineari, non alati, lunghi quattro a sei linee. 1 fiori nascono in grappoli ascellari e terminali , tra le foghe e fuori di esse come nell'arancio ordinario, sono affatto bian- chi e di dimensione quattro e più volte minori di quelli del- l' arancio , hanno cinque petali sparsi di punti pellucidi , molti stami ipogini riuniU presso la base in più fascetti , un sol pi- stillo collo stilo cilindrico crasso e lo stigma capitato. Frutti (7) sferoidali estremamente schiacciali di due a tre pollici nel mag- gior diametro , e di un pollice e mezzo nel minore ; con cor- teccia color giallo d'oro, giammai rosso sanguigno, liscia sot- tile csucca sparsa di glandolo oleifere che contengono un olio essenziale di gratissimo odore. Polpa interna con otto a dodici spicchi ossiano loculamenti gremiti di vescichette piene di su- go dolce profumato dello stesso aroma della corteccia; cosi la pelle de' detti spicchi che la loro polpa è sempre di color gial- lo arancio pallido. I semi abbondano nelle piante provenienti da semenze e ve n ha due a tre per ogni spicco ; ma i frutti del- ie piante innestale ne portano in minor numero. Osservaziom crilicke. Per meglio istituire il confronto Ira la nostra pianta e quel- la del Loureiro giudichiamo necessario trascrivere la descrizione compendiala del Citrus nobilis , che se ne può leggere nelle o- pere sopra citate. Essa è la seguente. )) Albero di mezzana grandezza, rami ascendenti senza spi- )) ne, foglie lanciolate intatte lucide di color verde bruno di )) forte odore , sostenute da picciuoli lineari. Fiori bianchi in 3) grappoli terminali con cinque petali e di piacevole odore. » Frutti rossi , grossi rotondi alquanto depressi coperti di tuber- )) coli ineguali. La loro scorza è molto crassa sugosa dolce e i) mangiabile ; V interno è diviso in nove loculamenti pieni di j) vescichette che contengono un sugo rosso gratissimo. Ravvicinando questa descrizione alla precedente troveremo che il Citnts nobilis è pianta inerme , e la nostra è spinosissi- ma ; che quella ha foglie intatte di color verde bruno , e que- sta le ha alquanto dentate e di color verde bello , che i fruiti nella prima sono rotondi ed appena depressi con la scorza rossa .», (8) tubercolata e polpa sanguigna dentro e fuori , laddove nell'al- tra i frutti sono estremamente schiacciali colla corteccia sottile di color giallo-rancio , e cosi tutta la polpa fuori e dentro. Queste diversità , potendo facilmente avvertirsi anche dai meno versati nelle cose botaniche , nel renderne evidenti le dif- ferenze scientifiche potrebbero invece a giusta maraviglia dar luogo perchè le due piante ne sieno rimaste si lungamente con- fuse ; tuttavia ad attenuarne il rimprovero gioverà riflettere che il nostro Mandarino ne' paesi dove è stato introdotto e coltivato la prima volta ben difficilmente porla frutti perfetti. D'altronde cosa risaputa ella è che le erronee classificazioni una volta a- dottale e rivestite di notevoli autorità sogliono talmente radicar- si tra gli orticoltori che appena dopo lunghi anni e reiterate in- sistenze può venirsi a capo di vederle corrette. Ne valga per tutti il recentissimo esempio della oxalis crassicaulis dello Zuc- carini , la quale ricevuta in Inghilterra col falso nome di oxa- lis crenata , quantunque pianta diversissima , e che per farne avvertire 1' erronea classificazione Inglese se ne fossero per noi scritti diversi articoli pubblicati ne' giornali , vedcsi tuttora fi- gurare generalmente coli' erroneo nome di oxalis crenata! Ri- tornando al nostro Mandarino non vorremo tacere come le dif- ficoltà maggiori in questa meriggia Italia di provvedersi delle grandi opere botaniche del Gallesio , del Risso , del Duhamel abbiano potuto contribuire a ritardarne gli analoghi schiarimenti. In quanto agli autori che sembrano aver dato maggior luo- go air equivoco, ci limiteremo a designare 1' Orto Brittanico del- lo Sweet , che sotto il suo Citrns nobilis riferisce il volgare no- me di Mandarino ; aggiungendo esserne stata portata la pianta dalla China , che perciò ne sembra non potersi riferire a quel- la del Loureiro il quale dichiarava non aver veduto il suo Cilrus nobilis a Canton, che come ognun sa è i! solo emporio delle i (0 ) comunicazioni coli' Impero Celeste. Noi siamo da ciò portati a credere che la pianta dello Swcet debba piuttosto riferirsi al no- stro Ci Ir US del/ e iosa. Non taceremo da ultimo che presso il suo CUius nobilis lo Swect ne abbia registrato una varietà coli' indicazione di mi- nor , che dicesi portata in Inghilterra insieme col suo Mandari- no nello stesso anno e dallo stesso luogo. La qual cosa potreb- be far credere che in realtà entrambe le piante quali credute varietà della specie stessa ne sieno state insieme portate dalla China ; il vero Citrus nobilis del Lourelro cioè, ed il nostro Ci- trus deliciosa ; ma prima di poterlo affermare converrà istitui- re altro più accurato esame sulle precise due piante dell' Hortus Britannicus che non tralasceremo perciò di raccomandare ai bo- tanici ed agli orticoltori Inglesi ; non che a coloro che potran- no negli stessi giardini della Gran Brettagna osservare e verifi- care a quali precise specie di agrumi debbano difìiiiitivamente riferirsi le due piante che lo Sweet classifica per Citrus nobilis , major, e mmor. Collii' azione .^ qualità^ ed usi. lì mandarino è pianta rustica assai più di ogni altra spe- cie di agrume generalmente noto. Allevato in pien' aria , come il dicemmo di sopra in compagnia di altri agrumi gentili , ne' più rigidi inverni, mentre (juesti ne hanno avuto gelati i gio- vani rami e sono rimasti spogliati delle foglie e de' frutti , il nostro arancio ha resistito perfettamente , non ha perduta alcuna cima comunque tenera , ed ha conservato illese le foglie ed i frutti. Questa qualità riunita all' altra di potersi riprodurre inal- terato per semenze lo rende caro agli orticoltori, che, colle stes- se cure che adoperar sogliono nelle coltivazioni degli agnmii or- ( IO ) dinari , potranno allevare e propagare questo prezioso arbusto. Il terreno sostanzioso e leggiero convenientemente conci- mato con fresco stabio equino cbe vi si rinnova in ogni autun- no , la regolare potatura nel Giugno , gì' innalfiamenti estivi e le altre solite pratiche che tutti conoscono sono quelle che con- vengono benanco al Mandarino. Per moltiplicarlo piìi prontamente e propagarne gV individui che avran dato frutti migliori potranno farvisi le margotte come I negli altri agrumi, e queste si applicano dopo la potatura e si recidono nel Marzo dell' anno seguente. Avvertenze piìi speciali convien ritenere , moltiplicar volendolo per la via degl' innesti. Per reiterale esperienze ne rimane confermato che simili inne- sti non hanno felice riuscita allorché il Mandarino s' innesta su quelle specie di agrumi che ne divengono grandi alberi , come r arancio forte , 1' arancio dolce , il limone. Riescono al contra- rio felicemente quando si praticano sopra agrumi di mezzana grandezza come la limetta ed il cedro. La stessa esperienza ha dimostrato doversi dare la preferenza a quest' ultimo ; dapoichè i frutti che si ottengono da' Mandarini innestati sulla limetta so- gliono partecipare del sapore dei frutti di quel soggetto. In quando ai tempi piìi opportuni alla pratica degli innesti me- desimi soggiungeremo averne veduto adottato 1' innesto a co- rona , dai nostri ortolani detto volgarmente innesto a penna , quante volte potrà praticarsi ne' mesi di Aprile e Maggio. L' in- nesto ad occhio dovrà poi preferirsi ne' seguenti mesi di Giugno e Luglio. Poco ci rimane a dire intorno agli usi del Blandari- no ; avvegnacchè ricercato ormai ne sia con gran premura il suo ottimo frutto. Aggiungeremo soltanto come per non essersi an- cora moltiplicato abbastanza, non se ne abbia potuto estrarne in copia il pregevole olio essenziale che ne contiene la sua cor- teccia , ma noi non dubitiamo vederlo concorrere quandocchò sia 7'oir?(? ^'// /^ay.//. C Cr l'Anito d'i Cìlvus delieìosa ( M ) ad accrescere la serie delle sostanze aromatizzanti che con tan- to profitto si estraggono da altre specie di agrumi, e non tra- lasceremo di riferire come col piìi felice successo sia stato di già adoperalo per prepararne rosoli di gusto tutto particolare deliziosissimo. Cilrì deliciosae diagnosis. Cilrus deliciosa. Ramis spinosis, foliis lanceolatis , utrinque altenuatis laete viridibus, vage obiterque dentatis, petiolis linea- ribus ; floribus racemosis pentapetalis ; fructibus sphaeroidalibus valde corapressis 8 — io locularibus , cortice tenui, pulpaque ex.tus intusque flavo-aurantiaca , per utriculos succulentos , sapi- dissima. Ten. Floret Majo , fructus perficit Decembri. Arbor mediocris. Habitat in China? Il \ Tabulae explicatio. A. Ramulus Citri deliciosae foliis fructuque Onustus. B. Fructus medio dissectus, C. Ramulus floriferus. ( i3 ) Saggio della plora lucana, e descrizione di una nuova ombrelli- fera. Memoria letta al reale istituto d' incoraogtamento nel- la TORNATA De'i5 NOVEMBRE iS^O, DAL SOCIO CORRISPONDENTE D. Francesco Barbazita. ix vendo per vari anni dimorato nel Comune di Balvano in Pro- vincia di Basilicata , dopo il Clinico esercizio , la mia principa- le occupazione era diretta alla ricerca delle piante di quelle vi- cinanze. Scorso qualche tempo^ cercai di estenderle maggiormente con perlustrare alcuni paesi limitrofi appartenenti alla Provincia di Salerno, come sono quelli di Ricigliano, e S. Gregorio, non che alcuni altri dell' istessa Provincia di Basilicata. L'oggetto principale per cui comparisce alla luce , questa , che potrà chia- marsi piccola Flora provinciale Lucana^ non^ solo è di far note le piante rare , che si rinvengono in quelle regioni , di molte del- le quali trovansi gicà fatto cenno nella Syll. FI. Neap. del Sig. Cav). Tenore ; ma henanche per estendere la cognizione delle lo- calità di molte altre, che non sono riportate nella prelodata ó'y//. ; con aggiungervi ancora la descrizione dì una nuova specie di Seseli , che ho designato col nome di Lucanicum , da me rin- venuta sulle inaccessibili rupi dette Ze Jrmì , che appartengo- (a) no al Comune di Balvano su mentovato. Questa operetta seryirà, come un Fade mecum per chi, essendo vago delle cose botani- che, volesse visitare gli stessi luoghi da me percorsi. Su di tali vedute ho creduto necessario , suH' indicazione di ciascuna pian- ta segnarvi non solo il luogo ove suol ritrovarsi, ma benanche il tempo della sua fioritura. Credo di aver fatto cosa grata ai cultori di Flora, se, essendomi di bel nuovo ritirato in Napoli mia patria , ho divisato presentargli il risultato delle mie osser- vazioni , e sarò pago se avrò contribuito , per quanto si esten- dono le mie deboli forze , al loro utile. CI. Monandri j-MoNOGTNiA. lentranthus ruber. DC. Valeriana rubra Lin. var. 'A. Tenore SylL FI, Neap. Comune su' tetti, e sulle mura. Fiorisce in Aprile. DiGTNIA. Callitriche verna var. A. Syll. Pantano di S. Gregorio in Pro- vincia di Salerno, Distretto di Campagna. CI. DlANDRIA-MoNOGYNU. Ligustrum vulgare. Comune nelle siepi. Fiorisce in Maggio. Philljrea media var. C. liguatrifolia SylL Ne' luoghi sassosi montuosi. Rupi di S. Angiolo. Fio. in Aprile. ^— laevis. Ibidem. Fio. in Aprile. Fraxinus excelsior. Difesa di Balvano. ■ ornus yar. E. Angustifolia Syll. Comune nelle siepi mon- tuose. Fio. in Maggio. Veronica serpyllifolia var. A. Syll. Ne' luoghi umidi del Bosco di Picerno, detto comunemente il Marmo. Fio. in Giugno. — — Beccabunga. Comune ne' laoglii acquosi. Fio. in Maggio. ^— chamaedrys. Comune nelle selve montuose. Fio. in Aprile. — - prostrata b. genuina. Reich. Jl. germ. excurs. Praterie sul Monte di Viggiano. Fio. in Luglio. — — arvensis var. J. et B. Syll. Comunissima ne' luoghi col- tivati. Fio. in Aprile. — — didyma Ten. Syll. Comune sulle mura di campagna, e ne' luoghi coltivati. Fio. in Marzo. — — hederacfolia. Ibidem. Fio. In Marzo. — — cymbalaria. Ibidem. Fio. in Marzo. Buxbaumii Ten. Syll. Ibidem. Ma di raro s' incon- tra. Fio. in Aprile. ofTicinalis. Ne' pascoli montuosi, La Rotonda. Fio. in Giu- gno. Lycopus europaeus. Comune ne' rivoli della Fiumara dalla parie che gu?rda la Fratta di Ricigliano. Fio. in Agosto. Salvia Sclarea var. B. Syll. S. pyramidaUs Pefag. Frequentissima ne' luoghi incolli , ed aridi. Al Morice^ al Gui- do. Fio. in Giugno. — — verbenaca. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. Detta volgarmente Centra di Gallo i ^— clandestina. Frequentissima ne' pascoli montuosi. Al Calva' rio^ al Terrone curdo. Fio. in Aprile. ( i6 ) Lemna gibba. Comune nelle acque stagnanti. ■ minor. Ibidem. ^Wk ' DiGYNJA. Anthoxanthum odoratum. Comune ne' pascoli summontuosi. CI. Triandria-Monogtnja. Valeriana ofilcinalis. Comune nelle selve montuose. Gli Arpi. Fio. in Maggio. — — tuberosa. Ne' luoghi montuosi frequente. La Rotonda. Fio. in Maggio. Valerianella eriocarpa. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. olitoria. Ibidem. Fio. iu Blaggio. dentata. Ibidem. Fio. in Maggio. — — coronata. Ibidem. Fio. in Maggio. — — pumila. Ne' pascoli aridi summontuosi comune. Al Morice, Fio. in Maggio. Romulea Bulbocodium Sebast. et Maur. Ixia Bulbocodium [var. A. Syll. Comune ne' pascoli montuosi. Fio. in Marzo. — — Columnae. Sebast. et Maur. Ixia minima Ten. Syll. Ne' pascoli aridi, e summontuosi comune. Torrone di S. Giovanni., Torrone curdo di Salvano. Fior, in Febbraio. Gladiolus segetum A. Syll. Comunissimo ne' luoghi coltivati. Fio. in Maggio. Iris tuberosa. Ne' luoghi incolti summontuosi frequentissima. Fio. m Marzo. ( '7) Iris fiorentina. Nelle fissure delle rupi comune. Ripa del Ca- stello Ducale^ Rupi di S. Angiolo. Fio. in Aprile. — — grarainca. Ne' luoghi incolti frequente. Fio. in Giugno. Crocus pusillus Ten. var. B. Syll. Comune nelle selve montuose, come ancora ne' luoghi bassi. Fio. in Febbraio. Scirpus palustris. Ne' luoghi fangosi comune. — — holoscocnus var. A. Syll. Ibidem. marilimus var. B. Syll. Comune nel Pantano di S. Gre- gorio. Cyperus longus. Comune ne' rivoli. DiGYNIJ. i Alopccurus agrcstis. Comune ne' luoghi coltivati. ■ utriculatus. Ibidem. Phleum pratense var. B. nodosiim Syll. Comune nelle praterie basse , e montuose. ambiguum Ten. Comune nelle siepi montuose. Bellardi. Pbalaris saliva Pers. Comunissimo ne' luoghi ste- rili. Phalaris minor. P. aquatica JFilld. Frequentissima ne' luoghi u- inidi di Balvano. Piano della Pezza., Fisciano. — — nitida Presi. Coraunissiraa ne' luoghi coltivati. coerulesccns. Comune ne' luoghi argillosi. Fisciano.^ Pia- no della Pezza. ■ paradoxa. Comune ne' seminati. Chrypsis sohoenoidcs. Comunissima nel Pantano di S. Gregorio. Sosleria nitida. Ten. Ne' luoghi erbosi montuosi. Costa delia Madonna del Carmine., Coste della Rossa. 3 ( i8) Gaslridium australe P. B. Milium lentigerum Lin. Ne' luoghi sterili frequente, Cynosurus echinatus var. A. SylL Comnue ne' luoglii incolti. ■ giganteus. A. SylL Comune ne' monti di Balvano. Fio. in Maggio. — — cristatus var. A. SylL Comune ne' luoghi incolti. Melica ciliata var. A. montana SylL Comune ne' luoghi sterili bassi , e montuosi. — — Uniflora. Comune nelle selve. Dactylis hispanica. Comunissima nelle siepi, e ne' luoghi sterili, ■ ■ glomerata. Ne' luoghi sterili montuosi rara. Briza maxima. Comunissima ne' luoghi incolti. — — minor. Ibidem, — — elatior Sihth. Ne' luoghi incolti , ed umidi frequente. Pia- no della Pezza ^ Orsale^ ec. E-oeleria crislata Pers. Aira cristata. Lin. var. B. gracilis SylL Comune ne' pascoli montuosi. Rotonda , Monte del Platano , ec. —— phleoides var. A. Major. SylL Comune ne' luoghi sterili. Milium multiflorura Cav. Agrostis miliacea JFilld. Comune ne' luoghi incolti , e per le siepi, Panicum crus-galli , var. A. et B. SylL Comune ne' luoghi acquosi , e ne' rivoli. Setaria viridis. R. S. Pauicum viride Lin. Comune ne' luoghi coltivati. Digitarla ciliaris TVilld. Ibidem. Cynodon Dactylon. Comune per le campagne, Aira aquatica var. A. pumila SylL Ne' luoghi fangosi. Ai Monaci. ■" ■ caryophyllea var. A. SylL Ne' luoghi erbosi montuosi. Monte del Platano , Rotonda^ ec. ( '9) Aira var. B. SylL A. intermedia Guss. Ne'luoghi erbosi mon- tuosi. Monte del Pialano , Rotonda^ ec. capillaris Host. Ibidem , ed altrove. Agrostis vulgaris var. J. SylL Comune nelle siepi , e ne' luo- ghi coltivati. Var. B. violacea Syll. Ne' pasco- li montuosi rara. — — vcrtillata. J. stolonifera var. B. verticillata SylL Comune ne' luoghi umidi, e ne' rivoli. - interrupta. Ne' luoghi incolti montuosi. Ripa del Monte del Piotano^ Fetrice^ Falde del Monte di Figgiano. Poa trivialis. Comune ne' luoghi coltivati , e silvestri. Pratcntis. Ne' pascoli montuosi o bassi come nel Piano di Salerno , o ne' luoghi selvosi come a Delceta. —— bulbosa var. A. SylL Comune ne' luoghi incolti , e nel margine de' campi. — — var. B. Fivipara SylL Comunissiraa sulle vecchie mura, e sui tetti. — — compressa. Frequentissima nelle selve montuose. — — Eragroslis Lin. Comune ne' luogbi sterili di Balvano , al Calvario^ ed altrove. — — mcgastacliya Koel. Briza cragrostis Lin. Comune ne' luo- ghi umidi. rigida. Nel margine de' campi , e sulle mura comune. Festuca ovina var. A. SylL Comune ne' luoghi incolli, e bassi. Drymcja Merlens et Koch. Comune nelle selve montuose. heterophylla. Marmo di Picerno. — — latifolia Reich. Comune nelle selve montuose. — — fluitans. Comune ne' rivoli. ■ elatior. Comune ne' luoghi coltivati , e nelle praterie. myurus var. J. SylL Comune ne' luoghi coltivali. ( 20 ) Fesluca brombides. Comune ne' luoghi incolti montuosi. — — ciliata. Ne' campi coltivati frequentissima. — — ligustica Bert. var. B. Syll. NeMuoghi incolti frequente. — — serotina. Ne' luoghi aridi di Bai vano fra la fenditura de' macigni al Galdo. Fio. in Settembre. Bromus secalinus. Comune nelle praterie. — — — arvensis. Ne' luoghi incolti frequente. — — madritensis var, A. et B. pubescens Syll. Comune ne' se- minati , nelle siepi , e ne' luoghi incolti. — — sterilis. Comune su i tetti , sulle mura , e ne' luoghi in- colti. ■ squarrosus var. B. nanus Syll. Ne' luoghi aridi montuosi, al Fetrice. ' ■ maximus Desf. Comune ne' luoghi incolti, e su i tetti. « intermedius Gitss. Comune nelle siepi, e ne' luoghi coltivati. 'I lanceolatus Roth. et Guss. var. B. Syll. Ne' luoghi col- tivati comune. ' mollis var. A. Syll. Comune nelle praterie. "- — erectus var. B. glaber Syll. Nelle selve montuose comune. Avena teauis. Falde del monte di Viggiano. " hirsuta Roth. Comune ne' seminati, ne' luoghi incolti, ec, ed è detta volgarmente Alatro. ' fragilis. Ne' seminati frequente. Arundo phragmites. Ne' luoghi acquosi comune. "— ampelodesmos Cyr. Nella selva del Convento de' Cappuc- cini di Vietri di Potenza. Stipa pennata. Ne' luoghi sassosi montuosi frequente. La Ro- tonda^ Yallo della scollata. ■■"■ tortilis. Ne' luoghi aridi montuosi comune. Strada che dal Galda porta al Castel di S. Angiolo» (21 ) Stipa aristella. Ne' luoghi aridi comune. Falde delle rupi , che costeggiano la fiumara, strada della Fratta di Ricigliano. Hordeum bulbosum Lin. Comune ne' luoghi argillosi. Piano del- la Pezza^ Fisciano^ ec. > murinum. Comunissimo per ogni dove. Secale villosum. Ne' luoghi sterili comune. Triticum repens var. j4. Si/IL Nel margine de' campi coltivati comune. — — var. B. muticum et glaiicescens Syll. Ibidem. — — caninum. Nelle siepi frequente. —— Ciliatum DC. Bromus distachyos Willd, \ var. A. Monostachyum (Ne' luoghi aprici var. B. Distachymn i comune. var. C. Polystachyum. Syll. > — — pinnalum var. A. Syll. Comune nelle siepi. Barrelieri Ten. var. J. Syll. Comune ne' luoghi incolli , e nelle siepi. P Lolium perenne var. À. Syll. Ovvio sulle mura, su' tetti, ne' luo- ghi aridi , e ne' seminati. arvense. Comune ne' seminati. — — temulentum var. J. Syll. et B. muticum. Ibidem. Andropogon hirtus var. J. Syll. Comune ne' luogi aridi. Holcus avenaceus. Ne' luoghi montuosi frequente, ed alla Laura di Marsicovetere, Falde della Rotonda., ec. ■ '■ ■ lanatus. Comune ne' luoghi selvosi. Aegjlops ovata. Comune ne' luoghi sterili. ' Trigynia, Polycarpon Ictrapbyllum. Comune per le campagne. Fio. in A. prile. ( 22 ) CI. Tetrandria-Monogtnia. Dipsacus sylvestfis. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giu- gno. Scabiosa arvensis var. À. Syll. Ne' luoghi erbosi montuosi. Gli Arpi , la Rotonda^ Faggi di S. Polito. Fio. in Luglio. ■■ var. B. Syll. Nelle siepi, ne' luoghi incolti, ec. Fio. in Giugno. — i integrifolia var. A. et var. B. Syll, Nelle siepi, ne' luo- ghi incolti. Fio. in Giugno. . . columbaria var. C. Immilis. S. longepedunculata Bonn. Syll. Comune nelle siepi. Fio. in Giugno. . ambigua Ten. var. J. *9^//. Comune ne' luoghi sterili. Fio. in Giugno. — — holosericea Bert. S. pyrenaica. JVilld. Ne' luoghi montuosi rara. Felrice, e praterie nel monte di Viggia- no. Fio. in Giugno , ed in Agosto. ■ transylvanica. Comune nelle siepi , ne' luoghi incolti, ec. Fio. in Luglio. Sherardia arvensis. Comune per le campagne. Fio. in Aprile. Asperula laevigala. Nelle siepi montuose comune. Fio. in Maggio. ■ taurina. Ibidem. Fio. in Maggio. longiflora Kit. var. B. Syll. Comune ne' luoghi aridi mon- tuosi. Fio. in Luglio. arvensis. Comune ne' campi coltivati, ne' seminati, ec. Fio. in Maggio. . odorata. Nelle selve montuose frequente. Gli Jrpi^ Bosco di Picerno detto il Marmo. Fio. in Maggio. Galiura mollugo var. J. Comune nelle siepi. Fio. in alaggio. ( 23 ) Galium lucldum var. A. SylL Comune ne' luoghi silvestri , e nelle siepi montuose. Fio. in Maggio. ■ var. C. SylL Comune ne' luoghi aridi montuosi. Rotonda^ Fallo della Scollata^ ec. Fio. in Giugno. ■ verum var. À. SylL Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. — — purpureum. Ne' luoghi aridi montuosi comune. Fio. in Luglio. ■ elongatum Presi. Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Giugno. M . ■ anglicum. Ne'luoghi aridi comune, Al Galdo. Fio. in Giugno. ■Il aparlne. Ovvio per le campagne. Fio. in Maggio. ...1 . murale Jllioni. Sherardia muralis Lin, Ne' luoghi aridi montuosi frequente. Jl Calvario. Fio. in Giugno. — — tricorne. Ne' luoghi coltivali comune. Fio. in Maggio. ■ -■ cruciatum Smith. Valantia cruciata Lin. Ovvio ne' luoghi incolti. Fio. in Aprile. Ruhia peregrina. Ne' luoghi coltivati frequente. Pio. in Luglio. Crucianella angustifolia var. B. SylL Ne' luoghi aridi montuosi frequente. Ripa del Monte del Fiatano , Armi rosse. Fio. in Luglio. Plantago major var. A. SylL Goouine ne' luoghi coltivati. Fio, in Maggio. — — lanceolata var. yl. SylL Ihidem. Fio. in Maggio. ■ I var. B. SylL Comune ne' luoghi argillosi. Fio. in Maggio. «— — erioslachya Ten. var. A. SylL Comune ne' luoghi aridi. Fio. in Maggio. — — — var. C. crinita SylL Ihidem. Fio. in Maggio. — — suhulata. Ne' luoghi aridi montuosi comune. La Rotonda. Fio. In Giugno. —— serrarla var. A. SylL Comune ne'luoghi argillosi. Piano della Pezza., Bradia, Fio. in Giugno. ( 24 J Planlago Bellardi vai*. B. hirta Syll. Ne' luoghi afidi montuosi comune. Al Morie e. Fio. in Maggio. — — Psyllium. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. Cornus sanguinea. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. . mascula. Ibidem. Fio. in Marzo. Alchemilla aphancs Tar. A. Syll. Comime ne' luoghi incolti , e sulle mura di campagna, Tetragynu. Ilex aquifolium var. 'A. Syll. Nelle siepi frequente. Pofamogeton natans. Pantano] di S. Gregorio comune : è detto volgarmente Calandrìello. densus. Comune ne' fossi acquosi. Grippiolo., i Monaci. Fio. in Aprile. Sagina procumbens. Ne' pascoli aridi montuosi di Bai vano. Tor- rone di S. Giovanni^ Calvario. Fio. in A- prile. Ci. PENT/trWRIJ-MONOGYNIA. Heliotropium europaeum. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in A- gosto. Myosotis sylvatica var. A. Syll. Nelle selve montuose frequen- te. Gli Arpi., La Rotonda. Fio. in Maggio. — — arvensis var. A.^ et B. ramosissima Syll. Comune ne' luo- ghi umidi. Fio. in Aprile. — — intermedia LinA. in Reich. fl. germ. exciirs. Comune ne' rivoli e nelle siepi umide di Balvano. Fio. in Blaggio. ( 25) Myosolis collina Reich. l. e. M. liispida Schulz. NeMuoglii nionkiosi di Balvano. Fio. in Maggio. Litliospcrmum arvense var. J. Syll. Comune ne' luoghi incolti, e ne' seminali. Fio. in Aprile. purpurco-coerulenm. Comune nelle siepi. Fio. in Aprile. Ancliusa italica var. À. Syll. Comune ne' luoghi incolti, e nel margine de' campi. Fio. in Maggio. Cynoglossiira officinale var. C. minor Syll. Ne' luoghi montuosi frequente. La Rotonda, Via francessa .^ ed altrove. Fio, in Giugno. pictum. Ovvio per le strade di campagna. Fio, in Maggio. appcnninum. Frequente ne' luoghi montuosi, Z'^e/r/c?" di Po- tenza, Pio. in Maggio. cheirifolium. Comune ne' luoghi aridi montuosi, Morice,^ S. Angiolo. Fio, in Aprile, Pulmonaria ofTicinalis. Nelle selve montuose frequente. Coste del- la Pallina.^ Costa della Madonna del Car- mine. Fio. in Marzo. angustifolia. Ihidera. Fio. in Marzo. Syinphylum ofilcinalc var. B- Jl- rubris Syll. Ne' rivoli di Ca- signano , e dell' Orsale. Fio. in Giugno. . hulbosum. Comune nelle siepi umide. Fio. in Marzo. luberosum. Nelle selyc, e siepi montuose comune. Fio. in Marzo. Cerinthe aspcra var. J. , et B. nnicolor Syll. Comune ne' luo- ghi coltivati. Fio, in Marzo, ■ ' maculata Ten. Nelle valli elevate. La Laura del comune di Marsicoveterc, Vallone di Sessa, Fio. in Luglio. Onosma montanura. Ne'hioghi aridi montuosi /requenlc, Morice^ Vallo della scollala. Fio, in Giugno, ( 26 ) Lycopsìs variegata. Liìi. L. buUala Cyr. Comune ne' luoghi in- colti, e per le strade di campagna. Fio. in Aprile. Echium Tulgare var. A. SylL Comune ne' luoghi aridi. Fio. in Maggio. . iM Tiolaceum. var. B. SylL Ne' luoghi umidi frequente. Bra- dia , ec. Fio. in Giugno. — — plantagineum var. A. SylL Ne' luoghi incolti, e nel mar- gine de' campi comune. Platano^ Malassano. Fio. in Maggio. » pyramidale Zcjo. Comune ne' luoghi incolti. Calvario^ Bra- dia^ ed altrove. Fio. in Giugno. Primula acaulis. Comune ne' luoghi silvestri imiidi, ed ombrosi. Fio. in Marzo. Cjclamen neapolitanum. Ten. var. A, SylL Nelle siepi umide comune. Fio. in Agosto. Lysunachia linum stellatum. Comune ne' luoghi aridi montuosi. Morice^ Costa della Madonna del Carmine^ ec. Fio. in Aprile. — — vulgaris. Pantano di S. Gregorio comune. Fio. in Agosto. Anagallis coerulea. Comune ne' luoghi aridi. Fio. in Aprile. — — phoenicea. Comune per le strade di campagna. Fio. in Aprile. Plumbago europaea. Comune nelle siepi. Fio. in Agosto. Convulvulus sepium. Comune nelle siepi umide , che soprasta- no la fiumara, e ne' siti acquosi di Marsico nuovo. Fio. in Agosto. ' lucanus Ten. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. ' "■*■ arveusis var. A. B. et C. SylL Comune per le campagne. Fio. ia Maggio. È detto volgarmente Tennola. (27) Convulvulus Cantabrica var. B. lerreslns Syll. Comune ne' luo- ghi aridi summontuosi. Fio. in Maggio. Campanula fragilis Cijr. var. J. glabra SylL Nelle fessure delle rupi frequentissima. Ripa del Castello Ba- ronale , e nelle rupi che costeggiano la fiu- mara. Fio. in Giugno. var. cymbalariaejolia Syll. Ibidem. Fio. in Giugno. persicifolia var. A. Syll, Nelle selve montuose frequente. Faggi di S. Potilo,, Rotonda^ Velrice. Fio. in Giugno. — — var. B. pumila Syll. Ibidem. rapunculus var. B. Urta Syll. Comune nelle siepi mon- tuose. Fio. in Maggio. Tracheliura var. J. Syll. Comune nelle siepi montuose. Fio. in Giugno. graminifolia var, B. elata Syll. Ne' luoghi aridi montuosi frequente. La Rotonda, Fetrice. Fio. in Giugno. glomerata var. C. JJermanni Syll. Ne' pascoli montuosi frequente, ed alla Laura di Marsicovetere , non che alla Rotonda. Fio. in Giugno. Erinus. Comune sulle vecchie mura , e ne' luoghi sterili. Fio. in Maggio. Prisraalocarpus hirtus Ten. Comune ne' seminati , e ne' luoghi incolli. Fio. in Maggio. hybridus. Ne' luoghi aridi montuosi di Balvano frequente- Morice , ed altrove. J'io. in Maggio. falcatus Ten. Nel margine de'campi frequente. Fio. in Maggio. Thcsiura raonlanum var. J. Syll. Ne' luoghi erbosi montuosi fre- quente. Coste della Pedicara , e della Ma- donna del Carmine, Fio. in Maggio. ( 28) Lonlcera etnisca. Comune nelle siepi montuose. Fio. in Maggio- Hedera helis var. A. Syll. Comune nelle siepi. Fio. in Luglio. .VerLascum tliapsus var. A. SylL Comune per le siepi. Fio. in Giugno. «— — var. D. Syll. Ne' luoghi montuosi frequente. Coste della Vallina^ della Pedicara.^ della Rotonda. Fio. in Giugao. — — macrurum Ten. Ne' luoghi aridi montuosi. Falde del Fe- trice , e della Rotonda , Calvario , Castel S- Angiolo. Fio. in Giugno. ' ' comrautalum Ten. var. A. Syll. Ne' luoghi aridi montuosi frequente. Calvario., Castel S. Angiolo.^ Fa- sciano. Fio, in Giugno. ■ var. B. foliis radicalibus sinuato-pinnatifidis, repandis. An species propria ? Calvario. Fio. in Giugno. ' sinuatura var. A. Syll. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. — — undulatum Lam.l. Ne' luoghi aridi montuosi raro. Fio. in Giugno. — — Lychnitis. Ne' luoghi montuosi raro. Falde del Feirice dalla parte di Fasciano. Fio. in Giugno. — — austriacum. Comune ne' luoghi erbosi montuosi. Coste di Fallar 0., F lisciano. Fio, in Giugno, »i floccosum var. A. Syll. Comune ne' luoghi incolti, e per le strade di campagna. Fio. in Giugno. repandum. fFilld. Ibidem. Fio. in Giugno. Mattarla Un. (verum). Ripa del Castello Baronale. Fio. in Giugno. Datura Stramonium. Ne' campi pingui comune. Fio. in Luglio. Hyosciamus niger. Comune ne' luoghi montuosi. Fio. in Maggio. — < albus. Comune sulle mura di campagna. Fio. in Maggio- ( 29 ) Solanum Dulcamara. Comune no' luoglii umidi intorno la fiu- mara. Fio. in Giugno. >— — Tillosum. Comune ne luoglii coltivati , e per le strade di campagna. Fio. in Giugno. — — nigrum. Ibidem. Fio. in Giugno. Lycium europacum. Comune nelle siepi. Strada del Galdo ^ del Calvario^ ec. Fio. in Giugno. Rhamnus alaternus var. J. et B. Syll. Comune ne' luoglii in- colti bassi e summontuosi. Fio. in Aprilej è detto volgarmente Latierno. '■ calharticus. Nelle Siepi di Balvauo. S. Giovanni. Fio. in Giugno, perfeziona i fruiti in Settembre. Evonymus curopaeus. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. Vilis vinifera var. j4. SylL Ne'boscbi, e per le selve frequen- te. Fio. in Maggio ; volgarmente detta Vergiuso. Viola odorata. Comune nelle selve , e nelle siepi ombrose. Fio. in Febbraio. ■ hìrla. Ibidem. Fio. in Marzo. — sylvcstris, Ibidem. Fio. in Marzo. — — tricolor var. lì. bicolor Syll. Comune ne' luoglii erbosi montuosi. Costa della Madonna del Carmine., del- la lìo/onda., ec. Fio. in Maggio. grandinerà var. J. et B. Syll. Ne' luoghi aridi montuosi. Bìipi del Felrice , delle Falli. Fio. in Maggio. ^inca major. Comune nelle selve, e nelle siepi. Fio. in Marzo. Erythraea centaurium var. yJ. Syll. Comune ne' prati, e ne" luo- ghi incolti. Fio. in Giugno. — — var. B. Jl. albo Syll. Frequente nelle selve. Fio. in Giugno. (3o ) DlGYNIA. Cjnanchum Vince loxicum. Nelle selve montuose frequente. Coste che fiancheggiano la fiumara. Fio. in Maggio. Chenopodium melanospermum. Comune ne' luoghi coltivati, e nel- le siepi. Fio. in Luglio. — — viride. Comune ne' luoghi coltivati. Fio. in Giugno. — — album. Ibidem. Fio. in Giugno. opulifolium var. A. Syll. Ibidem. Fio. in Giugno. murale. Comune per le strade di campagna, e ne' ruderi. Fio. in Giugno. — — arabrosioides. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. — — bybridum. Ne' luoghi montuosi ruderati frequente. Fio. in Maggio. foetidura. Comune per le strade. Fio. in Maggio. -^— polyspermum. Ne' luoghi coltivati, e per le strade di cam- pagna comune. Fio. in Luglio. Bela vulgaris. Comune ne' luoghi coltivati. Fio. in Maggio. Atriplex patulum var. B. SylL Ne' luoghi umidi ed ombrosi frequente. Fio. in Luglio. ■ erecta Smith. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Luglio. Amaranthus adscendens Lois. , et Reich. Ne' luoghi coltivali, e nel margine de' campi frequente. Fio. in Luglio. — — sylvostris. Comune ne' luoghi coltivati. Fio. in Agosto. retroflexus JVilld. Ne' luoghi coltivali frequente. Fio. in Luglio. Cuscuta epithyrnum. Comune nelle siepi e nelle selve montuose di Balvano, e di GroUavoJo. Fio. in Giugno. (3i ) Cuscuta europaea. Comune nelle siepi dìBalvano. Airosa. Fio. in Giugno. Ulmus campcstris. Comune nelle selve. , suberosa. Comune nelle siepi. Celtis australis. Comune ne' luoghi montuosi , e Lassi. Fio. in Marzo. Eryngiiun campestre. Comune ne' luoghi argillosi , e ne' luoghi aridi. Fio. in Luglio. . dilatatura. Comune ne' luoghi incolti, ed aridi sommontuo- si. Pio. in Luglio. Sanicula europaea. Comune nelle selve. Fio. in Maggio. Bupleurum protractum. Comune ne' seminati. Fio. in Maggio. . aristatum var. A, rigidum Syll. Ne' luoghi sterili montuo- si comune. Coste della Pedicara^ Monte del Pia- tana^ Grottavojo, Fio. in Giugno. ■ trifidum Ten. Comune nelle siepi montuose. Fio. in Luglio. ■ ■■- tenuissimum var. ò. Columnae Giiss. Comune ne' luoghi argillosi. Piano della Pezza.^ Bradia. Fio. in Agosto. ICaucalis grandiflora. Ne' luoghi incolti, e nel margine de' campi frequente. Fio. in Giugno. — lalifolia. Ne' seminati frequente. Fio. in Giugno. — daucoides. Nelle siepi montuose , e ne' seminati frequente. Fio. in Maggio. — platycarpos. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. — anthriscus. Comune nelle siepi, e ne' luoghi incolti. Fio. la Giugno. — helvetica. Ibidem. Fio. in Giugno. ■— nodosa JVilld, var. A, Syll. Comune per le campagne. Fio. in Maggio. ( 32 ) Caucalis nodosa var. B. pediincularis Syll. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. purpurea. Ten. var. yl. et B. Syll. Comune nelle siepi , e ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. Daucus polygamus. Comune ne' luoghi incolti , e nel margine de' campi. Fio. in Giugno. setulosus Giiss. var. A. Syll. Comune ne' luoghi aridi. Fio^ in Giugno. Ammi majus. Comune ne' luoghi coltivati. Fio. in Giugno. glaucifolium. Ihidem. Fio. in Giugno. Selinum Oreoselium. Comune ne' luoghi aridi montuosi. Coste della Madonna del Carmine , della Pe- dìcara.^ ec. Fio. in Agosto. Alhamanlha sicula. Comune nelle Rupi. Rupi dì S. Angiolo.^ Ru- pi che costeggiano la fiumara , sulle mu- ra umide di Ricigliano. Fio. in Maggio. libanotis. var. A. Ten. Syll. Ne' luoghi incolti della Laura di Marsicovetere Fio. in Luglio, Foeniculum officinale. Comune ne' luoghi coltivati, e nelle vigne. Fio. in Giugno. Cachrys triquetra Spr. Nelle selve montuose frequente. Costone di Fusciano. Fio. in Giugno. alata M. B. var. fructibus elongatis. Ten. Syll. Ne' luoghi incolti della Laura di Marsicovetere. Pio. in Giugno. Ferula glauca var. B. minor Syll. Ne' luoghi rupestri frequen- tissima. Ripa del Castello Baronale., Rupi di S. Angiolo , della Pielraricca, ce. Fio. in Luglio. «- nodiflora var. B. conferta Syll. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Luglio. — — Barrelieri var. A. Syll. Nelle selve montuose frequente. (33 ) Costone di Fusciano. Fio. in Luglio. Ferula Opopanax Spr. Pastinacca Opopanax Lin. var. B. Syll. La- serpitiuin chirouiuni Lin. et JVilld. Ne' luoghi incolti montuosi frccfuenlc. Rotonda., Falde del Costone di Fusciano., Monte del Fiatano., Lau- ra (li Marsicovetere. Fio. in Luglio. Laserpitium lalifoliuni. Comune ne' luoghi montuosi. Rotonda., Vetrice. Fio. in Giugno. siculum Spr. Ne' luoghi montuosi frequente. La Rotonda. Fio. in Giugno. Tordyliura apulum. Comunissimo ne' luoghi incolti, e per le stra- do di campagna. Fio. in Aprile. • officinale var. B. canescens Syll. Ne' luoghi aridi montuo- si frequente. Monte del Piatane , Croce di Vie- tri di Potenza. Comunissimo anche in Ricigliano ed in MarsicoTCtere insieme col T. apulum ne' luoglii incolli. Fio. in Giugno. maximum. Comune nelle siepi. Fio. in Giugno. lleraclcum SphonJylium. Praterie della Laura di Marsicovetere. Fiorisce in Giugno. E conosciuto col nome di Cocozza selvaggia. Angelica nemorosa Ten. Ne' luoghi acquosi frequente, e ne' ca- nali de' mulini alla fiumara. Fio. in Agosto. Ligusticum apioides. Ne' luoghi erhosi montuosi frequente. Gli Arpi., Costone di Fusciano. Fio. in Luglio. Siura nodillorum var. A. Comune ne' rivoli. Fio. in Luglio. ■ var. B. ochreatum Dee. Prod. 4- p- fo4- Ihidem. Fio. in Luglio. • ■- BulhocasfaHum. Spr. Bunium Bulhocastanura Lin. var. A. Syll. Ne' luoghi aridi montuosi frequente, e nel monte di Viggiano. Rotonda^ Mon- te del Platano. Fio. in Giugno. Sison amoraum. Comune nelle siepi. Fio. in Agosto. Oenanthe chaerophylloides. Comune nelle siepi basse e montuose, e ne' luoghi umidi. Fio. in Maggio. Biforis flosculosa i)/. J'. Coriandrum testiculalum Lin. Comune ne' luoghi aridi, e ne' seminati. Fio. in Maggio. Scandix Pecten. Comune ne' seminati , e ne' luogi incolti. Fio. in Giugno, Myrrhis temula Spr. Chaerophyllnm temulum Lin. Comune per le siepi. Fio. in Giugno. Chaerophyllnm sativom. Comunissimo sulle mura umide, e per le siepi di Ricigliano. Fio. in Luglio. — — siculum Guss. var. B. scabriim Syll. Comune nelle selve, e siepi montuose. Vetrice.^ Costa della Rossa. Fio . in Maggio. ' magellense Ten. Monti di Viggiano , ricino alla Cappella. Fio. in Luglio. — — — nodosum Lam. Comune ne' luoghi sassosi. Galdo., Falde del Castello di S. Angiolo. Fio. in Maggio. — — anthriscus Lam. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giu- gno. Seseli montanum. Comune ne' luoghi aridi montuosi. Fio. in Agosto, ■ verticillatum Desf. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. — — lucanum. Nobis. S. ramosissimum, caule erecto striato, foliis radicalibus petio- lalis 3-4.- ternatis , foliolis anguste linearibus elongatis canali- culalis mucrouulatis , caulinis subsessilihus 1-2- ternatis, uni ( 3U ) hcllis umbcllulisquc Iiaemisphacricis multi-radiatis, involucro ulro- quc polyphyllo persislente foliolis fìliformibus dislinctis , fructi- biis cylindraceiS stcllalo-hirsulis. Habitat in nipibus elatioribus Balvani loco cWcio Lo Jrmi\ et vcrnaculo nomine appellatur Finocchiastro. Floret Julio, Pe- renne. Radix simplex , caulescens. Caiilis bipcdalis et ultra, teres , scaber, superne ramosus; ramis oppositis aut vcrticillatis, raro alternis, erecto-patcntibus , cauli similibiis , lateralibus altioribus, foliis paucis instructis. Folla radicalla perennantia , glaberriraa , lacte virenlia , niiraorosa , circuinscriptione ampia , longe petiolata ; petiolis striatis , canaliculatie, basi vaginantibus : caldina panca ad ra- morum insertionem : follala in radicalibus subfìliformia , ri- gidiuscuk , carnosiuscula, subcurvala, fere sesquipoUicaria , ia caulinis duplo breviora , et minus canaliculata. Umbellae in apice caulis , et ramorum pedunculatae, sub 4^0-radiatac ; radiis polliccm ad sesquipollicem longis , tereli- bus, striatis, hirsutiusculis : iimbellulae densae , radiolis fructi- bus involuccllisquc aequalibus , 1-2- lin longis. Involucri foliola birsutiuscula , S-y lin-longa, basi ad mar- gines scariosa , ibiquc parum dilatala , apice attenuata , paten- tia : involucclla involucro conformia , basi non coalita. Calyx 5-denlatus , dcntibus brcvibus. Flores omncs fcrtiles, albi; petalls aequalibus, ovalis, acu- minalis, inflcxo-cordatis, birsiitis, parvis, ad carinara virentibus. Fntctiis striatus, i-i 1/2 lin-longus, diametro fere lineari, ulrinque 5-costatus , coslis fìliformibus , valleculis auguslis uni- villatis ; stylis pcrsislcntibus brevissimis reflexis coronatus. Obs. Radices , et semina grate , et acute aromatica sunl. ( 36 ) Ab affinibus S. globi/ero , et iS". tomentoso yisiani differt inprimis involucris polyphyllis. Tbapsia Asclepium. Comune ne' luoghi aridi montuosi Fio. in Giugno. Pastinaca saliva var. B. syhestris Syll. Ne' luoghi incolti fre- quente. Fio. in Agosto. Smyrnium olusatrum. Ne luoghi silvestri frequente. Fio. in A- prile. — — Dioscoridis Spr. Nelle selve montuose comune. Gli Arpi, Coste della Vallina, al Bosco di Picerno detto il marmo. Fio. in Maggio. Physospermum acteaefolium Presi, var. J. Syll. Comune nelle selve montuose degli Arpi.^ Coste della Fallina.^ ec. Fio. in Giugno. Pimpinella glauca Lin. var. A. Elata Syll. Ne' luoghi montuosi frequente. Rotonda. Fio. in Giugno. ' anisoides Briganti. Comune nelle selve montuose. Coste della Vallina.^ Costone di Fusciano. Fio in Lu- glio; ed ò detta volgarmente Ciminiello. Tragium Columnae var. A. Syll. Comune ne' luoghi montuosi. La Rotonda. Fio. in Giugno. ■ ' ■ peregrinum. Ne' luoghi incolti montuosi comunissimo. Fio. in Giugno. Tri GY NI A. Viburmim tinus. var. A. Syll. Ne' luoghi silvestri frequente. Fio. in Aprile. Staphylea pinnata. Ibidem. Fio. in Aprile. Sambucus nigra. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. ( 37 ) Sarabucus Ebulus. Comuue uelnoghi umidi. Fio. in Maggio. Tamarix gallica. Difesa di Salvano nel luogo detto le Vernele. Fio. in Maggio. Crassula rubens. Nelle siepi umide frequente. Fio. in Luglio. Linum auguslifolium var. A. Syll. Comune ne" luoghi incolli summonfosi. Fio in Maggio. — — tenuifolium. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in •'D" Maggio. — — auslriacum DC Ne' luoghi montuosi frequente. La Roton- da^ Faggi di S. Potito, Fia Francessa. Fio. in Maggio. • .. gallicum. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. ■■ striclum var. B. et C. Syll. Ibidem. Fio. in Maggio. ' catharticum. Ne' luoghi erbosi montuosi. Cosla della Ma- donna del Carmine, Fio. in Giugno. Armeria gracilis var. J. Syll. Comune ne'pascoli montuosi. Mon- te di Platano , la Rotonda , Vetrice. Fio. in Giugno. — — alpina. Praterie del monte di Viggiano. Fio. in Giugno. CI. Hexjndria-Monogynja. Galanthus plicatus. Nelle selve montuose frequente. Coste della Pedicara., Gli Arpi, cr. Fio. in Marzo. Narcissus italicus var. A. Syll. Comune ne'luoghi incolti montuosi. Frontone Galdo, ed altrove. Fio. in Aprile. — — poeticus. Faggi di S. Potito. Fio. in Maggio. ■ ■ major. Selva del Monastero de' Cappuccini di Viefri di Potenza. Fio. in Marzo. Sterubergia lutea. Amaryllis lutea Lin. Comune nc'luoglii incoi- ( 38 ) ti montuosi. Caprarez^a , S. Angiolo , FaZ' zalino^ ec. Pio. in Settembre, Alliura ampeloprasum. Nelle fessure delle rupi frequente. Ripa del Castello Baronale ^ Galdo. Fio. in Maggio; è detto volgarmente Aglio di Spagna. ciliatum Cyr. var. A. Syll. Ne' luoghi rupestri. Rupi , che costeggiano la fiumara, La Matrice^ ec. Fio. in Maggio, chamaemoly. Ne' pascoli summontuosi comune. Torrone di S. Giovanni, Torrone curdo a Bai vano. Fio. » in Febbraio con la Romulea Cohimnae. • roseum var. A. Syll. et B. bulbifenim Syll. Ne' luoghi coltivati , come ancora ne' silvestri frequente. Fio. in Maggio. pendulinuni Ten. Comunissimo nelle siepi , e nelle selve. Fio. in Aprile. ' descendens. Comune ne' luoghi aridi. Fio. in Giugno. flavum var. A. Syll. Ne' luoghi montuosi frequente. La Rotonda. Fio. in Luglio. tenuiflorum Ten. var. B. major. Syll. Comune ne' luO' ghi aridi. Fio. in Giugno. Lilium bulbifcrum. Comune nelle selve. Fio. in Giugno. Ornithogalum narbonense. Nel margine de' campi frequente. Fi- sciano , ed altrove. Fio. in Giugno. ■ ■' ' pyrenaicum. Comune per le siepi , e nelle selve. Lucilo .^ Fallina., ec. Fio. in Giugno. exscapum Ten. var. A. Syll. Comunissimo ne' luoghi in- colti. Fio. in Marzo. — — arvense Pers. var. B. Syll. Comune ne' campi argillosi. Grippijuolo. Fio. in Aprile. ( 39 ) Ornitliogalum cLrysantlium Ten. Syll. Ne' pascoli montuosi raro. La Rotonda. Fio. in Marzo. Scilla bifolia. Ne' luoghi silvestri montuosi comune. Gli Arpx^ ed altrove. Fio. in Marzo. aulumnalis. Ne' pascoli montuosi comune. Fio. in Settembre. Hyacinlhus romanus. Comune ne' luoghi umidi. Fio. in Marzo. Museali comosum. Hyacinthus. Lin. Comune ne luoghi coltivati. Fio. in Aprile. — ' — botryoides. Hyacinlluis Lia. Nelle selve montuose comune. Fio. in Aprile. ■ negleclum Guss. Comunissimo in tutti i luoghi aridi sura- montuosi, ed anche nelle vigne. Fio. in Aprile. Asphodelus luleus. Ne' luoghi incolti montuosi comune. Gli Ar- /)?', Monteruso di Fietri di Potenza. Fio. in Maggio. — — crelicus Lam, Ibidem. Pietra degli Jrpi. Nelle siepi, che per la strada s' incontrano tra Balvano , e Vielri, Selva de" Cappuccini di Vietri, ed altrove. Fio. in Luglio. ■ ■ ' ramosus. Comunissimo ne' pascoli montuosi. Fio. in Apri- le, ec; è detto volgarmente Laguzzo. Anthericum Liliago. Ne' luoghi montuosi silvestri frequente. Co- ste di Fallerò., Iìotonda.,ec. Fio. in Giugno. Asparagus acutifolius var. B. Syll. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Luglio. Convallaria mullifiora var. J. SylL Nelle selve montuose fre- •(]ucnlc. Coste della Fai lina , ed altrove. Fio. in Maggio. Juncus glaucus. Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Giugno. — — acutiflorus. Ibidem., Fio., in Giugno. (4o ) Juncus compressus Jacq. Ibitlera. Fio. in Giugno. ' ' bufonius var. J. Syll. Ibidem. Fio. in Luglio. Luzula Forsleri. Comune nelle selve summontuose. Fio. in Aprile. Loranthus europaeus. Parasite delle Querce. Bosco di Picerno detto il Marmo. Fio. in Luglio. Tbigynia. Rumex hydrolapatlium. Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in alag- gio. glomeratus Sclireb. Comune per le siepi umide , ed om- brose. Fio. in Maggio. crispus. Nelle strade di campagna. Fio. in Giugno. pulcher. Comune ne' luoghi coltivati , e per le strade di campagna. Fio. in Maggio. divaricatus Lin. var. J. Syll. Comune ne' luoghi incolti di Balvano. Fio. in Maggio. acetosella. Praterie del monte di Viggiano. Fio. in Luglio. acetosa. Comune ne' pascoli montuosi. Fio. in Giugno. amplexicaulis Dee. Comune nelle selve montuose. Fio. in Giugno. — — multifidus. Ne' luoghi umidi bassi , e montuosi frequente. Fio. in Giugno. Colchicum neapolitanum Ten. Comune ne' luoghi silvestri mon- tuosi. Fio. in Settembre, PoLIGTNIA, Alisma planlago var. B. angusfifolia Syll. Comune nel Panta- no di S. Gregorio. Fio. in Agosto. I (4i ) CI. OCTJNDRIA-MONOGTNU. Epilobiura liirsutum var. B. Si/ll. Comunissimo nelle siepi umi- de. Fio. in Luglio. — — molle Laìn. E. pubescens IFilld. var, A Syll. Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Luglio, — — montanum. Nelle selve frequente. Coste della \Vallina.^ Gli Arpi^ Felrice^ Rotonda. Fio. in Giugao. telragonum. Comunissimo ne' luoghi acquosi. Fio. in Giugno. Chlora intermedia Ten. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. Erica arborea. Selve di Vietri di Potenza. Fio. in Aprile. Daphne laureola. Comune per le selve . e siepi montuose. Fio. in Febbraio. Passerina annua Spr. Stellerà passerina Lin. var. A. Syll. Co- mune ne' luoghi argillosi. Piano della Pezza ^ ed altrove. Fio, in Luglio. Acer monspessulanum. Comune per le siepi basse, e montuose^ Fio. in Maggio. neapolitanum Ten. var. A. B. et D. Syll. Comune per le selve, e per i boschi. Lobelii Ten. Nelle selve montuose frequente. Gli Arpi , S. Polito. campestre. Conume per le siepi basse , e montuose. Fio, in Maggio. —— aastriacum var. B. Syll. Nelle siepi frequente. DiGYPJIJ. Spallanzauia agrimonoides Spr. Agrimonia agrimonoides Lin. Comune nelle selve , e ne' luoghi er- bosi montuosi. Fio. in Aprile. 6 ( 4-2 ) Trigtnij. Polygonum aviculare var. 'J. Syll. Ovvio ne' luoghi incolti , e per le strade di campagna. Fio. in Giugno. — — monspeliense Pers. Ne' luoghi incolti , ed umidi frequen- te. Fio. in Giugno. ■ persicaria Tar. y4. Syll. Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Giugno. — — serotinum yar. B. Syll. Ne' luoghi umidi frequente. Fio. in Luglio. — — amphibium. Comune nel Pantano di S. Gregorio. Fio. in Agosto. ' ■'■■■ convolvulus. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. CI. Enneandru-Hexagynij, Butomus umbellatus. Comune nel Pantano di S. Gregorio. Fio, in Agosto. CI. Decandria-Monogtnia. Arbutus unedo. Nelle rupi frequente. Le Armi., La Rotonda. Tribulus terrestris. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Agosto. DlGTNlA, Saxifraga rotundifolia. Nelle selve montuose frequente. V'etrice^ le Falli, ec. Fio. in Giugno. ■ bulbifera. Comune nelle selve montuose. Fio. in Maggio. — — stabiana Ten. Ne' luoghi rupestri , e ne' luoghi ombrosi del monte di Viggiaao ^ ^«^^nee. Fio, iu Giugno, (43) Saxifraga tridactylites. Comune sulle mura umide , © ne' luoghi ombrosi. Fio. in Marzo, Sclcranthus verlicillatus Tausch. Nelle praterie montuose comune. Falle della Scollala, Falle dell' Ai- vano. Fio. in Maggio, Gjpsophyla saxifraga Z/n.? Gypsophyla permixta Guss. Comune- ne' luoghi aridi. Fio. in Maggio. Saponaria officinalis var. B. grandìjlora Syll. Comune per le siepi. Fio. in Giugno. Dianthus armeria. Ne' luoghi erbosi montuosi frequente. Gli At' pi.f Coste della Vallina. Fio, in Giugno. barbatus. Ne' luoghi montuosi frequente, Felrice^ Roton da., ed altrove. Fio. in Giugno, ■ ■■■■ carthusianorura Lin. Ibidem, e nel Monte del Platano^ Rotonda., ec. Fio. in Giugno. ■■ ■'■ ■ prolifer var. J. et B. minor Syll. Comune ne luoghi in- colli bassi , e montuosi. Fio, in Maggio. .« sylvestris var. J. et B. Syll. Comune ne' luoghi aridi montuosi. Costa della Madonna del Carmine., Le Armi. Fio. in Luglio, Tmctnia, Silene infiala Smith, et DC. var. A. vulgaris Ten. Syll. Cucu- balus Behcn Lin. Comune ne' luoghi incolti nel margine de' campi. Fio in Maggio, otites. Ne' luoghi aridi montuosi comune. Morice ^ ed al- trove. Fio. in Giugno, conica. Ibidem, Fio. in Maggio. lusitanJca. Comune ne' pascoli montuosi. Fio. in Maggio, ( M ) Silene nocturna var. "A. Syll. Comune ne' luoghi aridi summon- tuosi, Morice, S. Nicola^ ec. Fio. in Maggio. ,- hispida Desf. et DC. Comune nelle praterie argillose. Bra- dia. Fio. in Giugno. ■ echinata DC. Comune ne' luoghi erbosi montuosi. Gli Ar- pi^ ed altrove. Fio. in Giugno. pendula. Comune per le siepi ^ per i seminati ^ e ne' luo- ghi incolti. Fio. in Maggio. — — eretica. Comune ne' campi coltivati a lino, ove trovasi in- sieme con esso. Fio. in Maggio. — — tenuiflora Guss. Ne' luoghi montuosi frequentissima. Fa- rangiola, Cerila^ Monti di Ricigliano. Fio. in Maggio. . . ■ ■ viridiflora. Nelle selve montuose frequente. Fallina., Sel- ve di Vietri di Potenza. Fio. in Giugno. catholica. Comune per le siepi. Fio. in Agosto. italica. Comune ne' luoghi ombrosi. Fio. in Maggio. saxifraga. Ne' luoghi sassosi del monte di Viggiano. Fio. in Luglio. Cucuhalus bacciferus. Comune per le siepi. Fio. in Maggio. Stellarla media Smith. Alsine media Lin. var. J. et B. Syll. Comune per le campagne. Fio. in Marzo. Vulgo Mij ordina. holostea. Ne' luoghi erbosi montuosi frequente. Gli Arpi. Fio. in Giugno. Arenaria verna var. B. caespitosa Syll. Comune ne'luoghi montuo- si. Rotonda., Fetrice., ed altrove. Fio. in Giugno. tenuifolia var. B. Barrelieri DC. et Syll. Nelle selve mon- tuose frequente. Coste della Fai lina., Gli Arpi., ec. Fio. in Maggio. (4-5 ) Arenaria tenuifolia var. C. viscidula Syll. Comune sulle vec- chie mura. Fio. in Maggio. serpyllifolia var. J. Syll. Ibidem. Fio. in Maggio. -^— trinervia. Nelle siepi umide , ed ombrose montuose fre- quente. Salila degli Arpi. Fio. in Maggio. Ceraslium vulgatum Lin. Comunissimo ne luoghi umidi, ne' col- tivali, ce. Fio. in Aprile. semidecandrura Lin. var. A. Syll. Comune ne' luoghi a- ridi. Fio. in Marzo. triviale Reich. Comune nelle siepi umide. Pio. in Maggio. viscidum Link. Ne' pascoli montuosi comune. Monti di Ri- cigliano. Fio. in Giugno. pumilum Ciirlis. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Aprile. brachypetalum Pers. Comune ne' luoghi umidi, ed ombro- si montuosi. Fio. in Aprile. — — — tomcnlosum B. Ten. Syll. Praterie del monte di Vig- giano, la Rotonda di Balvano, Felrice di Vie- tri di Potenza. Fio. in Giugno. Lychnis dioica. Comune per le siepi, e per le strade di campa- gna. Fio. in Maggio, flos-cuculi. Comune ne' luoghi umidi, ed ombrosi. Fio. in Giugno, coronaria ( Agroslemma Lin. ) Nelle selve montuose ra- ra. Fio. in Luglio, gitagho ( Agroslemma Lin. ) Ovvia ne' seminati. Fio. in Maggio. ]olyledon umbilicus. Comune sulle vecchie mura. Fio. in Mag- gio, horizoutalis Guss. Ibidem. Fio. in Maggio. (46 ) Sedum stellafum rar. B. Syll. S. deltoideum Ten. Comune ne' luoghi umidi, ed ombrosi. Fio. in Maggio. cepaea var. B. galioides Sylì. Comune nelle siepi om- brose. Fio. in Giugno. . magellense Ten. Nelle fessure erbose del monte di Yig- giano. ■ eriocarpum Siht. Comune sulle veccbie mura , e ne' luo- ghi aridi bassi , e montuosi. Fio. in Maggio. dasypbyllum. Comunissimo sulle reccbie mura. Fio. in Giugno. album var. J. Syll. Ibidem. Fio. in Luglio. neglectum Ten. Ne' luoghi aridi montuosi frequente. Mo- rice, Rotonda.^ ed altrove. Fio. in Giugno. — — rostratUTn Ten. Comune ne' luoghi incolti montuosi , e nel monte di Viggiano, Costa della Madonna di Costantinopoli, Frontone, gli Arpi.^ ec. Fio. in Giugno. reflexum. Ovvio su' tetti , sulle mura di campagna , e ne' luoghi montuosi. Fio. In Giugno. CI . DoDECANDniA-MoNOG YNIÀ . Ljthrum salicaria. Comune ne' luoghi accpiosi di Vietri di Po- tenza. Fio. in Agosto. hyssopifolia. Ne' luoghi umidi di Balvano frequente. Fio. in Giugno. tribracteatum var. B. Syll, Comune nel Pantano diS, Gre- gorio. Fio. in Agosto. — — Graefferi Ten. Ne' luoghi acquosi di Salvano , e nelle sie, pi di Vietri di Potenza comune. Fio. in Giugno. (^7) Ljllirum Presili Guss. Ibidem Fio. in Giugno. DlGVNIJ. Agrimonia cupatoria. Comune ne' luoghi incolti. Pio. in Maggio. Trictnij. Reseda luleola. Comune per le strade di campagna. Pio. in Maggio. '■■ lutea var. J, et B. longìfolia Syll. Comune ne" luoghi aridi montuosi. Pio. in Giugno. — — fruticulosa Lin. var. À^ Guss. fi. Sic. Prod. Comune ne* luoghi incolti sabbiosi. Pio. in Maggio. Euphorbia spinosa. Ne' luoghi sassosi montuosi frequente. Gui- do,. Pio. in Giugno. ■ chamacslce var. A. Si/IL Comune ne' luoghi arenosi , ne' luoghi aridi , ce. Fio. in Luglio, pcplus. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Aprile, falcata var. B. minor SylL Ne' seminati, e ne' luoghi in- colli comune. Fio. in Giugno. c\igua var. B. retiisa Syll. Ne' luoghi incolti , e ne' pra- ti comune. Fio. in Giugno, coralloides var. J. Syll. Nelle siepi , ne' luoghi incolti , e nel margine de' campi frequentissima. Fio. in Giugno» hclioscopia. Comune ne' luoghi coltivati. Pio. in Aprile, platyphylla. Comunissima ne' luoghi coltivati. Pio. in Giugno, amygdaloidcs Lin. Comunissima ne' luoghi incolti , e nel- le selve, Fio. in Aprile.. (48) Eupliorbia characias var. A. et B. Syll. Comunlssima ne' luo- glii incolti. Fio. in Marzo. Myrsinites. Ne' luoghi sassosi montuosi frequente, l'etn- ee, Rotoda^ Marsicovetere. Fio. in Giugno. gerardiana. Comunissima ne' luoghi aridi montuosi. Mori- ce, Frontone. Fio. in Luglio. CI. ICOSANDRIA Dl-PENTAGTNIA. Mespilus pyracantha. Comunissimo nella difesa di Balvano nel luogo detto le Fernete , ed in tutta la strada , che da sotto Buragiano conduce ad A vigliano^ ed a Ruoti. Fio. in Maggio. monogyna. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. Pjrus florentina Targ. Pjrus torminalis. yar. B. minor Syll. Comune per i boschi. Faggi di S. Potilo , ed altrove. communis. Ibidem. Fio. in Aprile. Vulgo Per alno . raalus. ibidem. Fio.' itt Aprile. Vulgo Melaino. cuneifolia Giiss. Ne'.luoghi montuosi frequente. Croce di Pietri di Potenza. Fio. in Maggio. Prunus spinosa. Comune nelle siepi. Fio. in Marzo. Detto vol- garmente Trigno. Spiraea filipendula. Ne' pascoli montuosi comune. Monte del Pia^ tano^ ed altrove. Fio. in Giugno. Deca-poltgtnia. Rosa arvensis var. A. vulgaris Syll. Comune nelle siepi , e nelle selve montuose. Fio. in Maggio. ( 49 ) Rosa scmpervirens var. C. hispida Syll. Comune tiellc siepi. Fio. in Giugno. gallica var. A. ojjìcinalis Syll. Comune nella difesa di Balvano nel luogo detto le Vernele. Fio. in Mag- gio. canina var. A. vnlgaris Syll. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. rubiginosa var. eretica DC. ? Nelle selve , e siepi mon- tuose comune. Fio. in Maggio. var. C. sepiiim DC. Syll. Ibidem. Fio. in Blaggio. Serapliini Fiv. Ne' luoghi incolti della Laura di Marsl- covctcre. Fio. in Giugno. tomentosa var. foetida Dee. Ibidem. Fio. in Giugno. Rulìus tomentosus var. lale-serralus Syll. Comune ne' luoglii incolti bassi , e montuosi. Fio. in Maggio vulgo Terragnicola. fruticosus var. B. dalmalicus DC, et Syll. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. liirlus. Nelle selve montuose frequente. Fio. in Giugno. Coste della Fai lina. Fragaria vcsca. Comune nelle selve. Fio. in Maggio. Potentina fragariastrum. DC. Fragaria sterilis Lin. Ne' pascoli montuosi comune; Rotonda., Costa del- la JÌIadonna del Carmine, ec. Fio. in Aprile. rcplans. Comune ne' luoghi incolti , e nel margine de' campi. Fio. in Maggio. Detommasii. Ne' luoghi montuosi frequente; Rotonda., Mon- te del Fiatano., Marsicovetere , ed altrove. Fio. in Giugno. ( 00 ) Polentina Calabra Ten. Comune ne' monti di Ricigliano , e S. Gregorio; e nelle praterie del Monte di rig- giano. Fio. in Giugno. — — obscura. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Giu- gno. Geum urbanum. Comune nelle selve. Fio. in Maggio. CI . POLTJNDRIJ-MONOG YNIJ . Chelidonium majus. Comune nelle siepi , e nelle selve. Fio. in Aprile. Papaver rhoeas var. J. et B. minor Syll. Comune ne" semina- ti, e ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. — — dubium. Per le siepi , e ne' luoghi incolti, ed aridi mon- tuosi frequente. Fio. in Maggio. ■ ■ ■ hybridum. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Maggio. Tilia rubra BC. Nelle selve montuose frequente. Lucilo. Gstus salvifolius. Comune nelle selve di Vietri di Potenza. Fio. in Giugno. villosus. Nelle selve montuose frequente. Le Falli , e presso Marsicovetere. Fio. in Giugno. ■ creticus. Nelle selve montuose di Ricigliano frequente. Fio. in Maggio. Helianlhemum guttatum var. J. et B. Syll. Ne' monti di Ri- cigliano frequente , ed in quello del Fiatano. Fio. in Maggio. — — salicifolium var. C intermeditim Syll. Comune ne' luoghi aridi montuosi. Fio. in Maggio. — — • it^licum Yar. B. gandidissimum. Comune ne' luoghi aridi (Si ) montuosi; Rotonda^ Valle della Scollata^ ed al- trove. Fio. in Giugno. HolianUieimun vulgare var. A. Syll. Nello selve montuose co- munissimo. Fio. in Maggio. apenniaum. Comune ne' luoghi aridi montuosi, e nel monte di Figgiano. Fio. in Giugno. DiGYlSIA. Potcrium sanguisoiba. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Mag- gio. Tetrjgynij. Delphinium haltcralum Sibth. Comune ne' luoghi aridi. Fio. in Luglio. • • Ajacis. Ne' seminati , e ne' luoghi incolti comune. Fio. in Giugno. velulinum Beri. Ne' luoghi incolti della Laura di Mar- sicovetere. Fio. in Luglio. Aquilegia viscosa. Nelle selve montuose frequente; Faggi di S. Potilo. Fio. in Maggio. I Nigella damascena. Comune nel margine de' campi , ne' luoghi ^. incolti, nelle siepi, ce. Fio. in Giugno. Anemone apennina. Comune nelle selve. Fio. in Marzo. - hortensis. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Marzo. [Clematis flammula var. B. Syll. C. fragrans Ten. Comune nel- le siepi. Fio. in Luglio. - vitalba var. J. et B. Syll. Ibidem. Fio. in Luglio. ( 52 ) Thaliclrum elatuni. Nelle selve montuose frequente; Fio. in Giugno. I. aquilegifolium. Nelle siepi montuose frequente. Falde del- la Rotonda^ Ariola, ec. Fio. in Giugno. Adonis aestivalis. Nel margine de' campi coltivati frequente. Fio. in Maggio. Ranunculus omiophyllus Ten. Comune ne' fossi; Bradia , Grip- 2nuolo^ i Monaci. Fio. in Marzo. I illyricus var. B. Syll. Ne' luoghi montuosi frequente; La Rotonda.^ Pietra dello Zincavo. Fio. in Maggio. — ^ garganicus var. A. et B. Syll. Ten. Comune ne' luoghi incolti montuosi; Coste della Madonna del Carmine., della Vallina., ec. Fio. in Maggio. — — lanuginosus var. A. Syll. Comune nelle siepi, e ne' luo- ghi incolti. Fio. in Aprile. ■ Telutinus Ten. Comune nelle siepi, e ne' luoghi acquosi. Fio. in Maggio. «-^— bulbosus. Comune ne luoghi incolti , ne' prati , ec. Fio. in Aprile. I - phjlonotis var. A. Syll. Comune ne' luoghi acquosi , e nelle praterie. Fio. in Aprile. — — var. C. parvulus Syll. Ne' luoghi incolti frequente. Fio. in Aprile. >■ arrensis. Ne' seminati, e ne' luoghi argillosi comune. Fio. in Giugno. — — muricatns. Comune ne' luoghi umidi. Fio. in Marzo. ■ ficaria. Nel margine de' campi, e per le strade di campa- gne comunissimo. Fio. in Marzo. Helleborus foetidus. Comune per le siepi, e ne' luoghi incolli. Fio. in Febbraio. ( S3 ) Helleborus hyemalis. Ne" luoglii erbosi montuosi frcquenle; Gli Arpi. Fio. in Febbraio, — — Bocconi Ten. Comune nelle selve montuose; Rotonda , Frontone^ Coste e Faggi di S. Patito. Fio. in Marzo. CI . DlDTNJMIJ- GlMNOSPERM lA . . Ajuga reptans. Comune nelle selve , e ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. — — — cbia Lin. Comune ne' luoghi aridi summontuosi. Fio. in Maggio. Teucrium scorodonia. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Giugno. scordium. Pantano di S. Gregorio. Fio. in Agosto. ■■ scordioides var. A. Syll. No' luoghi umidi di Fietri di Potenza. Fio. in Agosto. — — chamaedrys. Comunissimo ne' luoghi incolti. Fio. in Giu- gno. ^— flavum. Ne' luoghi montuosi frequente. Fio. in Luglio. — — montanum var. B. supinum Syll. Comune ne' luoghi ari- di montuosi; Rotonda per la parte di Candaro- ne, ed altrove. Fio. in Giugno. — — pseudo-hyssopus. Comune ne' luoghi incolti, ed aridi. Fio. in Giugno. Satureja montana yar. A. Syll. Comune ne' luoghi sassosi mon- tuosi; Morice, Rupi che costeggiano la Jiii- mara. Fio. in Agosto. Satureja tenuifolia Ten. Comune sulle mura, e su i macigni. Fio. in Giugno. ( U) Satr.reja graeca var. !^. Si/U, Comune sulle mura. Fio. in Giu- gno. rSopota cataria var. ^. Syll. Nelle siepi montuose frequente. Fio. in Agosto. Sideritis romana. Comune ne' luoghi aridi. Fio. in Maggio. ■ brutia Ten. Ne' luoghi montuosi elevali comune; Monte di Poggiano. Fio. in Agosto. Menlha sylvestris var. J. Dodonaei Syll. Comune ne' luoghi in- colti, ed umidi. Fio. in Agosto. macrosfacliya Ten. var. A. major, et var. B. minor SylL Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Agosto. rotundifolia var. A. et B. Syll. Ibidem. Fio. in Agosto. scrolina Ten. var. A. et B. Syll. Comune ne' luoghi in- colti; ed umidi. Fio. in Agosto. mollissima. Ibidem. Fio. in Agosto. candicans. Coraime ne' luoglii incolti , ed umidi , e per le strade di campagna. Fio. in Agosto. ■ urticaefolia Ten. var. A. Syll. Comune ne' luoghi acquo- si del comune di ''Bella ; ed è detto volgar-' mente Sisimolo Fio. in Agosto. var. B. Syll. Fiumara di Bahano rara. Fio. in A- gosto. aquatica var. A. et B. Syll. Comune ne' rivoli. Fio. in Agosto. pyramidalis Ten. var. A. et D. purpurea Syll. Ibidem, alla Fiumara. Pio. in Agosto. stiavis Guss. Nel margine del fiume , battendo la strada che conduce al mulino nuovo. Fio. in Agosto. T— — Pulogium var. A. Syll. Comune ne' luoghi umidi, e per le strade di campagna. Fio. in Agosto. ( 55 ) Mentila viridis var, A. Comune ne' rivoli del vallone, che scor- re sotto al paese. Fio. in Scltembie. var. B. anguslijolia. Bentham Lab. p. /■j4' Ibidem. Fio. in Settembre. Lamiiim i^raudiflorum. Ne' luoghi silvestri montuosi frequente; ed in Marsicovetere , Grottavoio^ ed al- trove. Fio. in Maggio. purpureum. Comune ne' luoghi coltivati. Fio. in Marzo. ■ bifidum Cyr. Ibidem. Fio. in Marzo. — — flexuosum Ten. Comune nelle siepi , e nelle selve. Fio. in Marzo. — *■ — amplexicaule var. J. SylL Comune ne' luoghi coltivati. Fio. in Marzo. Galcopsis ladanum. Ne' luoghi incolti montuosi frequente; ed al- la Laura di Blarsicovelere^ Falde della Ro- tonda.^ Orto di Pizillico. Fio. in Luglio. Betonica officinalis. Comune nelle siepi , e ne' luoghi silvestri montuosi. Fio. in Agosto. Stachys hirta var. cai. hirtis. Ne' luoghi aridi montuosi frequen- te; Rupi di S. Angiolo. Fio. in Giugno. — — — sylvatica. Comune ne' luoghi incolti , e nelle selve. Fio. in Maggio. salviacfolia Ten. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. polystachja Ten. Praterie del Monte di Plggiano^ Piani di Laguro fra Pietrafesa e Fietri di Polen- ZGf Bosco di S. Polito e di Bai vano. Fio. in Luglio. — — beraclea var. B. Syll. Ne' prati argillosi frequente; Pia- no della Pezza , Bradia , Prati di Fasciano. Fio. in Giugno. (56) Slacliys recta var, C. angiistifolia Syll. Comune ne' luoghi in- colti montuosi; Strada del Morice , ed altrove. Fio. in Giugno. jMarrubium vulgare. Comune ne' luoghi ruderati , e per le stra- de di campagna. Fio. in Maggio. Ballota vulgaris Sjir. var. À. SylL Comune ne" luoghi ruderali. Fio. in Maggio. Leonurus marrubiastrum. Pantano di S. Gregorio. Fio. in A- gosto. Phlomis herba-venti. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Giugno. Clinopodium vulgare. Comune nelle siepi, e ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. Origanum virens. Comime ne' luoghi incolti summontuosi. Fio. in Luglio. Thymus striatus Falli. Ne' luoghi aridi montuosi comune, ed in quello di Figgiano^ Morice^ Rotonda. Fio. in Giugno. collinus Ehrh. Ne' pascoli montuosi comune. Fio. in Giu- gno. — — spinulosus Ten. Ne' pascoli aridi montuosi frequente. Fio. in Giugno. ■■ Acinos var. A. Syll. Ne' luoghi incolti montuosi comune. Fio. in Maggio. ■— — calamintha. Comune nelle,siepi^ e ne'luoghi silvestri. Fio. in Giugno. ncpeta var. ^., et B. micrantlms Syll. Comune ne' luo- ghi incolti, e nelle siepi. Fio. in Giugno, grandiflorus. Nelle selve montuose frequente; Gli Arpi , ed altrove. Fio. in Luglio. Tljymus offìcinalis. Comune nelle siepi umide, ed ombrose. Fio. in Giugno. Volgarmente Cetrangolina . ——■ altissimus Sibili. Comune ne' luoghi silvestri, e per le aie- pi. Fio. in Giugno. Mclitlis grandiflora var. B. Mcliltis albida Giiss. Comune nelle selve montuose. Fio. in Maggio. Scutellaria Columnac. Comune ne' luoghi silvestri montuosi. Fio. in Giugno. Prunella vulgaris var. ^. Nelle siepi, e ne' luoghi incolti comu- ne. Fio. in Giugno. var. B. laciniata Reich. Prunella piunatifida Pers. Ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Giugno. alba var. A. , et B. SylL Comune ne' pascoli montuosi. Fio. in Giugno. Angiospermij. Verbena supina. Comune nel Pantano di S. Gregorio. Fio. in Agosto. ofTicinalis, Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. Euphrasia serotina Lam. Comune nelle siepi , e ne' luoghi ari- di. Fio. in Agosto. lutea. Comune ne' luoghi aridi montuosi. Fio. in Settem- bre. pectinata Ten. Ne' pascoli montuosi comune; Rotonda , Falle della Scollata, Monte del Piotano. Fio. in Giugno. Barlsia trixago var. J. SylL Comune ne' luoghi aridi montuo- si; Morice , Rotonda , ed altrove. Fio. in Giu- gno. ( S8 ) Barlsia trixago var. B. Syll. Ne' prati argillosi frequente; Prali di Fusciano^ ec. Fio. in Giugno. viscosa. Ne' luoghi incolti, ed umidi. Fio. in Giugno. —— latifolia. Comune ne' luoghi aridi , e nelle praterie. Fio. in Maggio. Rhinanthus Elefas Lin. Ne' luoghi umidi, ed omhrosi raro; Fiu- mara dalla parie di sopra de canali , che vanno al Mulino baronale. Fio. in Maggio. Alectorophus crista-galli var. A. Syll. Comune ne' luoghi aridi montuosi; Frontone^ Barangiello. Fio. in Giugno. var. B. villosus Syll. Comune ne' pascoli montuosi; Fe- trice ., Rotonda. Fio. in Giugno. Pedicularis foliosa. Ne' luoghi sassosi montuosi frequente; Ro- tonda.^ Fallo della Scollata. Fio. in Mag- gio. Linaria acutangula Ten. Comune nelle fessure de' macigni. Fio. in Maggio. pilosa DC. Comune nelle fessure delle rupi; Rupi che co- steggiano la Fiumara] La Matrice. Fio. in Maggio. ■ elatine var. A. , et B. Syll. Comune ne' luoghi incolti , e per le strade di campagna. Fio. in Giugno. — — spuria. Ibidem. Fio. in Giugno. ' minor. Comune ne' luoghi umidi. Fio, in Luglio. > purpurea var. A. Syll. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giugno. ' ' pelisseriana. Ne' luoghi aridi montuosi frequente; Monte del Fiatano. Fio. in Giugno. fi ■ speciosa Ten. var, B. Syll. Comune ne' luoghi incolli. rio. in Settembre. Aiitinbinura oronllum. Comune uè' luo2:bi coltivati. Fio. ia Giu- 'o"- gno. Scropluilaria peregrina. Comune nel margine de' campi. Fio. in Maggio. — — nodosa. Comune nelle selve. Fio. in Giugno. grandidenlala Tiii. var. À. Syll. Frequente nelle siepi di Ruoli ^ dì Ricigliano ^ e di f^iggiano. Fio. in Giugno. — — vcrnalis. Comune nelle siepi montuose. Fio. in Aprile. aquatica. Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Luglio. bicolor. Sibili. Comune ne' luoglii incolti , ed aridi. Fio. in Giugno. Digitalis ferruginea. Ne" luoghi erbosi montuosi frequente. Fio. in Luglio. micrantha Rolli. ^ var. B. Syll. D. australis Ten. Comune \ ne' luoghi incolti. Fio. in Luglio. Lathraca squamarla. Ne' luoghi umidi , ed ombrosi frequente. Fio. in Marzo. Orobanche Spartii. Comune nelle selve. Fio. in Giugno. Galli. Comune ne' luoghi aridi. Fio. in Maggio. lavandulacca. Ne' luoghi incolti frequente. Fio. in Maggio. iiudillora. Comune nelle selve. Fio. in Giugno. canescus Presi. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giu- gno. alba. Ne' pascoli montuosi di Balvano. Fio. in Giugno. minor. Ne' luoghi selvosi di Balvano. Fio. in Giugno. pruinosa. Comune ne' luoghi colliTati a fave. Fio. in Giu- gno. caryophyllacca Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Giu- gno. ( 6o ) Orobanche ramosa. Nelle siepi umide , ed ombrose , e ne' prati sterili frequente. Fio. in Maggio. ■ gracilis Smith? Nelle siepi ombrose rara. Fio. in Luglio. CI. Tetrjdtnjmia-Synclistae. SIyagrum perfoliatum. Ne' luoghi coltivati frequente. Fio. in Maggio. Neslia paniculata ( Myagrwn Lia. ) Comune ne' seminati. Fio. in Maggio. Rapistrum rugosum DC. ( Myagrum Lin. ) Ibidem. Fio. in Maggio. ■ orientale ( Myagrum Lin. ) Comune ne' luoghi incolti , e per le strade di campagna. Fio. in Maggio , ed è detto volgarmente Lassano. Calepinia Corvini DC. Bunias coeblearioides JFilld. var, B. Syll. Iberioides. Comune ne' luoghi incolti , ed umidi. Fio. in Aprile. Senebiera coronopus. Ne' prati argillosi comune. Fio. in Mag- gio. Raphanus raphanistrum var. !^. Syll. Comune ne' luoghi colti- vati. Fio. in Aprile. Clypeola Jonthlaspi. Ne' luoghi aridi montuosi frequente; Costa della Madonna del Carmine , ed altrove. Fio. in Aprile. Biscutella levigata var. J. Syll. Ne' pascoli montuosi frequente. Rotonda. Fio. in Maggio. — < Columnae Ten. var. J. Syll. Ne' luoghi aridi montuosi frequente. Fio. in Maggio. Isalis tincloria. Comune ne' luoghi incolti montuosi; Coste che ( 6i ) jìancheg giano la strada^ che va al mulino nuo- vo. Fio. in Maggio. SlLICULOSJE. Iberis amara. Comune ne' luoglii aridi montuosi di Vielri di Potenza. Fio. in Giugno. Hutchinsia pclraea DC. Lepidium petraeura Lin. Ne' luoghi u- midi, ed ombrosi montuosi comune; Costa del- la Madonna del Carmine , ed altrove. Fio. in Aprile. Lepidium Draba DC. Cochlearia Draba Lin. Ne seminati fre- quente. Fio. in Maggio. — — graminifolium. Comune ne' luoghi incolti, e per le strade di campagna. Fio. in Luglio. Acthionema saxatile R. Br. Thlaspi saxatile Lin. Comune ne' luoghi sassosi montuosi. Fio. in Aprile. Thlaspi monlanum var. B. Torreanum Ten. Syll. Comune ne' luoghi erbosi montuosi; Rotonda.^ Coste del- la Pedicara. Fio. in Maggio. pcrfoliatum. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Aprile. — — bursa-pastoris. Comune per le campagne. Fio. in Feb- braio. — — alliaceum. Comune ne' luoghi coltivati, e ne' luoghi acquo- si. Fio. in Marzo. Draba praecox. Comune ne' luoghi sterili^ sulle mura di campa- gna. Fio. in Febbraio. verna var. J. Syll. Comune ne' luoghi silvestri. Fio. in Marzo. — — muralis. Comune ne' siti umidi, ed ombrosi. Fio. in Marzo. ( 62 ) Alyssum orientale. Ne' liioglii aridi , e su i tetti comune. Fio. in Aprile. (lifTusum Ten. Praterie del monte di Figgiano. Fio. in Luglio. campestre. Comune ne' luoglii aridi. Fio. in Aprile. calycinum. Ne' luoghi montuosi frequente. Fio. in Aprile. Aubriefia dcltoidea Dee. var. À. Ten. SylL Sulle mura del ca- samento adiacente alla cappella del monte di Figgiano., e nelle fessure delle rupi del detto monte. Fio. in Giugno. Bcrlcroa obliqua. Ne luoghi incolti , ed aridi comune. Fio. in Giugno. Sjliquosae. Dentaria bulbifera var. 'J. SylL Nelle selve montuose; Faggi di S. Potito. Fio. in Maggio. Cardamine hirsuta. Comune nelle siepi lunide. Fio. in Febbraio. Syhatica. Ne' luoghi acquosi frequente. Fio. in Aprile. irapaticns. Comune nel Bosco di Picerno detto il Mar- ino. Fio. in Maggio. — graeca var. ^., et S. Eriocarpa SylL Comune ne' luoghi incolti umidi, ed ombrosi. Fio. in Aprile. chelidonia. Comune nel Blarmo di Picerno. Fio. in Mag- gio. Sisymbrium officinale Scop. Erysimum officinale Lin. Comune ne' luoghi incolti^ e per le strade di cam- pagna. Fio. in Aprile. Erysimum alliaria. Comune nelle siepi ombrose. Fio. in Aprile. palleus. Praterie del 7nonie di Figgiano. Fio. in Luglip. (63 ) Barbarea vulgaris. DC. Erysimum barbarea Lin. var. J. Syll. Ne' luoghi acquosi frequente. Fio. ia Maggio. > ■ bracteosa Giiss. Ne' rivoli, che s' incontrano nói Piano di S. Rosa tra Pìcerno , e Potenza. Naslurlium officinale DC. Sisymbrium nasturtium Lin. Comune ne' fossi, e ne' rivoli. Fio. in Marzo. Vul- go Arvalo. palustre DC. var. A. Syll. Comune al Pantano di S. Gregorio. Fio. in Agosto. Hesperis villosa DC. Ne luoghi selvosi frequentissima; Grotlavo- jo., Vallina., Coste die fiancheggiano il muli- no nuovo. Fio. in Aprile. » Arabis collina. Ten. var. A. Syll. Comune ne' luoghi incolti bassi, e montuosi. Fio. in Aprile. — — var. B. virescens Syll. Comune ne' luoghi umidi, ed ora- ' brosi. Fio. in Aprile. i.^— alpina var. A. Syll. Sulle mura umide del seminario di r Muro., Vetrice di Vietri di Potenza. Fio. in A- t prile. I sagittata DC. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in ' Aprile. Ihaliaaa. Comune per le strade di campagna. Fio. in Marzo. — — verna DC. Hesperis verna Lin. Comune ne' sili umidi, ed. ombrosi. Fio. in Aprile. -^— turrita Lin. var. A. Syll. Comune nelle siepi, e ne' luo- ghi incolti summontuosi. Fio. in Marzo. Turrilis glabra. Ne' luoghi montuosi ne' margini de' seminali. Fio. in Aprile. Diplotaxis tenuifolia DC Sisjmbrium lenuifolium Lin, Comune (U) ne' luoghi arenosi summonliiosi , e per le strade di campagna. Fio. in Maggio. Diplc'laxis viminea BC. Sisymbrium Lui. Ne" luoghi incolti sum- montuosi frequente. Fio. in Agosto. Brassica campestris. Ne' seminati, e ne' luoghi incolti frequente. Fio. in Aprile. incana Ten. Nelle rupi comune. Le Armi, Fetrice. Fio, in Maggio. Sinapis nigra. Nel margine de' campi comune. Fio. in Aprile. pubescens. Comune ne' luoghi incolti. Pio. in Aprile. — — arvensis. Ne'luoghi argillosi frequente; Piano della Pez- za, Vallina. Fio. in Maggio. alba. Comune ne' luoghi aridi; Ripa del Castello baro- nale. Fio. in Aprile. dissecta DC. Ne' luoghi coltivati rara. Fio. in Maggio. GÌ. Monadelpuia-Triandrij. Ruscus aculeatus. Comune nelle selve. Fio. in Marzo. Pentandria Erodiuni cicularium var. B. praecox Syll. Comune nelle pra- terie. Fio. in Marzo. var. C. pilosum Syll. Ne' campi argillosi frequente. Fio. in Maggio. malacoides. Comune ne' luoghi incolti , e sulle mura di campagna. Fio. in Marzo. Geranium sanguineum var. À. Syll. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Maggio. (6o) Gcraniiim sfrialura var. A. Comimc nelle selve monluose, e nelle siepi ombrose. Fio. in Maggio. — — pyrcnaicum. Praterie del monte di Viggìano. Fio. in Luglio.. ■ b. iirabrosuni. Ne' siti ombrosi del Monte di Figgiamo , ed in quelli del vallone del Sasso. Fio. ia Luglio. nemorosum Ten. Comune nelle siepi umide. Fio. in Maggio. molle var. J. Ne' luogbi incolti, e per le strade di cam- gna comune. Fio. in Aprile. var. B. parvulum SylL Ibidem; ma è meno frequen- te. Fio. in Aprile. ■ viscidulum Fries. Comune ne' luoghi incolti, [Fio. in Aprile. columbinum. Nelle siepi ombrose frequente. Fio, inMaggio^ disseclum. Comune ne" luoghi coltivati. Fio. in Maggio. ' — — lucidum. Comune sulle mura umide, ed ombrose. Fio. in Aprile. — — robertianum var. j4. Syll. Ne' luoghi incolti frequente v Fio. in Aprile, var. B. alpiniim Syll. Comune ne' siti umidi , ed ombrosi, e sulle vecchia mura. Fio. in Aprile. PoLTJiyDRlJ. Malopc malacoidcs var. y/. Syll. Comune ne" prati, e nelle siepi montuose; difesa di Balvano. Fio. in Giugno. Malva Alcca var. B. alceoides Syll. M. alceoides Ten. Comu- ne nelle selve monluose. Fio. in Giugno. altheoides var. B. hirsuta Syll. M. hirsula Ten. M. eretica Ten. et Guss. Ne' luoghi incolti frequente. Fio. in Giugno. (66) Malva vulgaris Ten. Comune ne' luoghi coltivati , e per le stra- de di campagna. Fio. in Aprile. — — nicaensis. Ne' luoghi coltivati comune. Fio. in Maggio. — — sylvestris. Comune nelle siepi summontuose. Fio. in Maggio. ' moschata var. B. Ten. Syll. Nelle sponde de' campi colti- vati di Marsicovetere, Fio. in Luglio. Althaea officinalis. Comune nel Pantano di S. Gregorio e nel- le T^ìamxxQ ài Marsicovetere. Fio. in Luglio. — — cannabina. Nelle siepi , e ne' luoghi incolti comune. Fio. in Giugno. " hirsula. Nelle selve montuose frequente; Gdllani.^ Costone di Fiisciano. Fio. in Giugno. — — sylvestris Brig. Comune nelle selve , e siepi montuose. Fio. in Giugno. Lavatera ambigua DC. Comune nelle siepi , e ne' luoghi incol- ti. Fio. in Giugno. ' thuringiaca. Ibidem. Fio. in Giugno. • ■ punctata. Ibidem. Fio. in Giugno. Djadelpbij-Hexandr ia . Corydalis bulbosa Pers. Comune nelle selve montuose. Fio! in Aprile. Fumaria officinalis. Comune ne' luoghi coltivati , e nelle siepi. Fio. in Marzo. »— — capreolata. Ibidem. Fio. in Marzo. Tetkanoria. Polygala calcarea Biss. Ne' luoghi montuosi comune ; Coste di Fallarielh, Serra di Risconti. Fio. in Giugno- (67) Polygala monspeliaca. Ne' pascoli aridi monliiosi; Monte del Pla- tano, Piano della Pezza. Fio. in Giugno. Decandria. Sparli lira junccum. Comune ne' luoghi incolli. Fio. in Maggio. Cylisus laburnum. Comune nelle siepi monluosc. Fio. in Maggio. scssilifolius. Comune ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Maggio. ramosissimus Tcn. Comune ne' luoghi aridi montuosi; Stra- da che conduce alla via Francesca. Fio. in Maggio. Lamarkii Ten. Nelle selve montuose frequente. Rotonda , Coste di Fasciano. Fio. in Maggio. Genista ovata. Comune nelle selve montuose. Fio. in Maggio. sagittalis var. yJ. Syll. Ne" luoghi montuosi frequente; Rotonda. Fio. in Maggio. . procumhcns JP^aldst. Ne' luoghi aridi montuosi frequente; Rotonda , Casa della Corte. Fio. in Maggio. Ononis viscosa var. B. Syll. Ne' luoghi argillosi frequente. Fio. in Giugno. Cherlcri Lin. Comune ne" luoghi sassosi montuosi; Rupi del Calvario.^ Morice. Fio. in Giugno. Columnae var. B. Syll. Ibidem. Fio. in Giugno. oligophylla Ten. Ne' luoghi argillosi comune. Fio. in Giu- gno. spinosa var. J. Syll. Ibidem. Fio. in Luglio. Volgarmen- te Cessabovi. ■Vnlhjilis vulneraria var. À. et B, Syll. Ibidem ma meno fre- quente. Fio. in Alaggio. (68) Anthyllis vulneraria var. C. Rubrijlora Syll. Comune ne' luo- ghi aridi montuosi. Fio. in Maggio. Lupinus varius. Ne' pascoli montuosi frequente; Ripa del Monte del Fiatano. Fio. in Giugno. Orobus variegatus Ten. Comunissimo nelle selve. Fio. in Aprile. ■ tuberosus var. J. Syll. Nelle selve montuose frequentissi- mo; Difesa di Salvano., Selve di Vietri di Poten- za., Marmo di Picerno. Fio. in Maggio. —— sessilifolius Sibt. Marmo di Picerno raro. Fio. in Maggio. Latbyrus sylveslris var. B. Syll. Comune nelle siepi. Fio. in Giugno. ' pratensis. Comune nelle selve montuose; Coste della Val- lina , Monte del Piotano. Fio. in Giugno. ■ " Aphaca. Comunissimo ne' seminati , e ne luoghi incolti. Fio. in Maggio. ■ Nissolia. Ne' luoghi incolti montuosi frequente; Rotonda. Fio. in Giugno. ■ sphaericus var. B. neapolitanus Syll. Comune ne' luoghi incolti, ed aridi summontuosi; Coste della Val- lina., ed altrove. Fio. in Maggio. ' ■ ■ Cicera. Comunissimo ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. ' selifolius. Comune ne' luoghi sassosi summontuosi. Fio. in Maggio. ' grandiflorus DC. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. Vulgo Avezzone. — — bithynicus DC. Vicia bithynica Lin. var. A. et B. Syll. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. —— — alalus Ten. Comunissimo ne' seminati. Fio. in Maggio. — — Ochrus DC. Pisum Ochrus Lin. Ne' luoghi incolti frequen- te., FìQì in' Maggio. (69 ) Pisum arveiise. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. Vicia cassubica. Nelle selve montuose comune; Frontone , Ro- tonda^ e nelle selve di Ruoli. Fio. in Giugno. dasy carpa Ten. Comune ne' luoghi incolti , e per le sie- pi. Fio. in Maggio. «— — sativa var. À. et B. Syll. Comune uè' seminati , e ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. — — lathjfroidcs. Ne' luoghi incolti sumraonluosi comune. Fio. in Maggio. ■ hirta Pers. Ne' luoghi argillosi frequente. Fio. in Maggio. hybrida. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. .. tricolor Sedasi, et Maitr. Comune nelle siepi , e ne' luo- ghi incolli. Fio. in Maggio. ■ grandiflora Scop. Ibidem. Fio. in Aprile. — — sepium. Nelle selve montuose frequente; gli Arpì^ Roton- da, ed altrove. Fio. in Maggio. ' Fontanesii Ten. ibidem; Rotonda, Frontone.^ ec. Fio. in Giugno. scrratifolia Jacq. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Mag- gio. . Barhazitac Ten. et Suss. Nelle selve montuose frequente ; ai Gallani. Fio. in Maggio. Frvum nigricans Bieb. Ervum lentoides Ten. Ne' luoghi incolli montuosi frequente; Monte del Fiatano., ed al- trove. Fio. in Maggio. uniflorum Ten. Ibidem. Fio. in Maggio. -^— hirsutum var. À. Comune nelle selve. Fio. in Maggio. var. B. lejocarpmn Moris. FI. sard. voi. I. pag. òj^. Ibidem. Fio. in alaggio. — — Bicbcrstcuii Guss. Comime nelle siepi. Fio. in Maggio. ( 70 ) Ervum lenuissimum MB. longifolium Ten. Ne' luoghi incolti mon- tuosi di Salvano. Fio. in Maggio. Coliitea arborescens. Comune ne' luoghi selvosi. Fio. in Maggio. Coronilla Valentina. Comune nelle rupi ; rupi di S. Angiolo delle Àì'7m\ ec. Fio. in Marzo. Emerus. Comune nelle selve. Fio. in Aprile. varia. Castagneti di RTarsiconnovo vicino al paese ; la Laura di Marsicovetere . Fio. in Luglio. Ornithopus scorpioides. Ne' seminati , e ne' luoghi incolti comu- ne. Fio. in Maggio. compressus. Comune ne' prati. Fio. in Maggio. Hippocrepis glauca Ten. Ne' luoghi aridi montuosi comune; Mo- rice^ Rotonda., ec. Fio. in Maggio. unisiliquosa. Comune ne' luoghi sterili montuosi. Fio. iu Maggio. Scorpiurus suhvillosa. Comune ne' luoghi incolti, e nelle prate- rie. Fio. in Maggio. Onobrychis alba var. J. Syll. Ne' pascoli aridi montuosi fre- quente; yli'ìni rosse. Fio. in Giugno. foveolata DC. Ne luoghi argillosi frequente; Fratta di Ricigliano. Fio. in Giugno. Astragalus sesameus. Cemune ne' luoghi aridi montuosi; 3Iori- ce, Gallani. Fio. iji Maggio. sesameus. Ne' luoghi argillosi comune; Calvario^ Fasciano. Fio. in Maggio. depressus. Ne' siti sassosi del Monte di Viggiano vicino alla Cappella. Fio. in Luglio. glycyphyllus. Comune ne' luoghi silvestri. Fio. in Giugno, monspcssulanus. Ne' prati sterili di Ruoti frequente. Fio. in Giugno. ( 70 • Melilolus altissima DC. var. albijlora Stjll. Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Luglio. leucanlha. Ibidem. Fio. in Luglio. parviflora. Ne' luoghi aridi , e sulle mura di campagna frequente. Fio. in Giugno. palustris. Comune ne' luoglii acquosi. Fiumara. Fio. in Luglio. neapolitana Ten. Comune ne'luoghi selvosi montuosi. Fio. in Giugno. ■ roiundifolia. Ten. Ne luoghi rupestri raro ; a S. Maria del Fiatano. Fio. in Maggio. mauritanica var. concinna. Ten. Nel margine de' campi coltivali , e nelle praterie frequente. Fio. in Maggio. Psoralca bituminosa var. yl. Syll. Comune ne'luoghi incolti. Fio. in Giugno. Trifolium angustifolium. Comune ne' prati sterili. Fio. in Maggio. ' incarnatum var. B. Syll. Comune ne' luoghi silvestri. Fio. in Maggio. arvensc. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. striatum. Ne'luoghi umidi frequente. Fio. in Maggio. ■ scabrum. Comune ne' luoghi aridi. Fio. in Maggio. dalmalicum. Frequente sopra i muri di campagna di Ri- cigliano. Fio. in Maggio. squarrosum. Comune nelle selve, e ne' luoghi incolti mon- tuosi; Frontone , Costa della Madonna del Carmine. Fio. in Luglio. — — medium var. y/. Syll. Nelle selve montuose frequente. Rotonda , e pianura di Marsiconuovo. Fio. in Luglio. • ( 72 ) Trifotium pratense var. A. Syll. Comune ne' pascoli. Fio. in Maggio. var. B. alpinum Ten. Syll. Praterie del Monte di Viggiano. Fio. in Luglio. ' pallidura. Ne' prati argillosi, e ne' luoghi incolti suramon- tuosi comune. Fio. in Giugno. lappaceum. Comunissimo ne' prati. Fio. in Giugno. oehroleucum. Nelle selve montuose comune; Frontone, Co- sta della Madonna del Carmine , Picerno di Marsicovetere. Fio. in Luglio. slrialum. Ne' luoghi aridi , e sulle mura di campagna. comune. Fio. in Maggio. . ■ leucanthura B. Bieb. et DC. T, ohscurum Savi. Frequente nelle praterie. Fio. in Maggio. '■ glomeralum. Ne' luoghi incolti, ed aridi comune. Fio. in Maggio. laevigatum Desf. et Guss. Ne' pascoli montuosi comune ; Ripa del Monte del Piotano. Fio. in Giugno. repens var. A. Syll. Comune ne' prati umidi. Fio. in A- prile. ■ nigrescens. Fiviani. Comune nelle praterie. Fio. in Aprile: subterraneum. Comune ne' pascoli aridi montuosi di Bat- vano , Gallimi.^ Torrone di S. Giovanni, Aria dì S. Juorio di Pietri di Potenza. Fio. in Marzo ed Aprile. suffocatum. Frequente ne' pascoli aridi montuosi; Calvario, Torrone di S. Giovanni. Fio. in Maggio. • vesiculosum Savi. Comune no' luoghi erbosi montuosi: gli Arpi, le Armi. Fio. in Giugno. ' resupinatum. Comune ne' prati. Fio. in Maggio. (73) Trifoliura suavcolcns JVilld. Comune ne' pascoli , e ne' semina- ti. Fio. in Maggio. fragifcrum. Comune ne' prali argillosi. Fio. in Giugno. lomenlosum. Comune ne' luoghi aridi. Fio in Maggio. campestre Schreb. Comune ne' luoghi incolli, e nelle pra- terie. Fio. in Maggio. filiforme. Nelle praterie argillose montuose comune; Piu' no della Pezza. Fio. in Giugno. Dorychnium Lerbaceum. Comune ne' luoghi incolti summontuosi. Fio. in Giugno. hirsutum DC. Lotus hirsutus Lin. Comune nelle selve di Fielri di Potenza^ e per la strada venendo da Salvano vicino al Ponticello. Fio. in Maggio. Lotus ornithopodioides. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Mag- gio. anguslissimus Comune nelle praterie sterili montuose; Mon- ' te del Fiatano^ ec. Fio. in Giugno. corniculalus var. A. arvensis Syll. Comune nelle praterie P umide. Fio. in Maggio. var. C. villosus Syll. Ne' luoghi acquosi frequente. Fio. in Luglio. totragonolobus. Frequente ne' luoghi silvestri. Fio. in Mag- gio. Trigonella prostrata DC. Comune ne' luoghi aridi montuosi; Mo- rice^ S. Antuono. Fio. in Maggio. monspeliaca. Ibidem. Calvario. Fio. in Maggio. Medicago lupulina var. J. Syll. Comune ne' prati , e per le strade di campagna. Fio. in Maggio. falcata. Nel margine de' campi coltivati , e ne' luoghi sil- vestri; Fiisciano^ Liicito. Fio. in Giugno. (7i) Medicago tuberculata JVilld, var. piibescens. Ne'siti umidi fre- quente. Fio. in Maggio. ■ denticulata. Ne' campi coltivati , e nelle praterie comune. Fio. in Maggio. flexuosa Ten. Comune ne' prati. Fio. in Maggio, lappacea Ten. Ne' luoghi coltivati di Balvano. Fio. id. graeca. Comune ne' luoghi aridi montuosi; iMorice. Fio. in Maggio, muricoleptis Tin. et IfC. Comune ne' prati argillosi. Fio. in Maggio, maculata. Comune nelle praterie. Fio. in Maggio. Gerardi. Comune ne' luoghi incolti, ed aridi. Fio. in Mag- gio, litoralis ./f. breviseta. Ne' luoghi arenosi frequente ; Mo- rice .^ Fratta di Rlcigliano. Fio, in Maggio, longiseta. Ne' pascoli umidi frequente; Bradia. Fio. in Maggio . orbicularis. Comune ne' seminati, e nelle praterie. Fio, in Maggio. CI. POLTJDELPBJJ. POLYJNDRIJ. Hypericum hircinum. Comune ne'siti umidi, ed ombrosi. Fio. in Maggio. ■ quadrangulare var. B. Neapolitanum SylL Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Maggio. — — perforatum var. A. SylL Comunissimo ne' luoghi incolti < Fio., in Maggio, HyperJciim ciliatum Lam. var. y/. Syll. Ne' luoghi incolti mon- tuosi frequentissimo ; Coste della Madoii na del Carmine^ della Pallina , della Ro' tonda, ed altrove. Fio. in Giugno. lursutum. Ibidem; gli Jrpi , Vallina^ ce. Fio. in Giu- gno. CI. SìNGENESJA. Syngenesia aequalis inild. ClCnORACEjE. Tragopogon porrifolius var. À. Syll. Comune ne' luoghi incolti montuosi; ai Galloni^ Galdo^ S. yintiiO' no, Mùrice. Fio. in Maggio. eriospermum Ten. Ne' prati, e nelle siepi umide montuo- se frequente; Piano di Salerno , Fasciano. Fio. in Giugno. Lrospcrmum Dalechampii. Comune ne' luoghi sterili montuosi. Fio. in Giugno. picrioides y/. asperum Syll. Comune ne" luoghi incolti. Fio. in Maggio. Scorzonera graminifolia var. ^. Syll. Ne' prati argillosi montuosi frequente ; Sera di Visconti. Fio. in Giugno. — — laciniata var. A. humilis Syll. Ibidem; Fasciano., ed al- trove. Fio. in Giugno. — - var. B. elata Syll. Ne' luoghi incolli montuosi frc- (juente. Fio. in Maggio. (76) Scorzonera hirsuta. Ne' pascoli aridi montuosi comune; Morice ^ Casa della Corte, ec. Fio. in Maggio. Sonchus oleraceus. Comune ne' luoghi coltivati , e per le strade di campagna. Fio. in Apri4e. — — asper Spr. Ibidem. Pio. in Aprile. Detto volgarmente Sevone. arvensis. Comunisssimo ne' campi argillosi. Fio. in Aprile. ' picrioides Z«m. Scorzonera picrioides Lin. Comune ne' luoghi aridi , e sulle mura di campagna. Fio. in Aprile, Vulgo Caccialepri. Lactuca saligna var. B. Syll. Comune ne' campi coltivati. Fio. in Agosto. — — scariota. Comune nelle siepi, e ne' luoghi coltivati. Fio. in Agosto. Chondrilla juncea. Comune ne' luoghi sterili. Fio. in Agosto. Vulgo Colera. Praenanthes muralis. Comune ne' siti ombrosi delle selve. Fio. in Giugno. viminea var. '^A. et B. Syll. Comune ne' luoghi incolti , ed aridi summontuosi; Calvario., Castel S. Angio- lo., S. Animilo. Fio. in Agosto. Leoutodon taraxacum var. A. Syll. Comune ne' prati , e per le strade di campagna. Fio. in Marzo. «— — obovatum. Nelle selve montuose di Balvano agli Arpi. — ~ var. B. corniculatum Syll. Ne' pascoli montuosi co- mune. Fio. in Aprile. — ' apenninum Ten. Comune ne' prati montuosi; Calvario., Co- sta della Madonna di Costantinopoli., Torrone della Madonna del Carmine , Rotonda , ed al- trove., Fio. in Settembre.. _ ( 77 ) Lcontodon bulbosiim Lin. Hieraciiun l)ulbosiiin JFilld. Comune ne' luoghi incolli , ed aridi monliiosi : iMorice , Anni rosse. Fio. in Ma"'2;io. Apargia saxatilis Ten. var. y/. et B. Syll. Comune nelle fissa- re delle rupi. Fio. in Maggio. cichoracea Ten. Comune ne' luoghi incolli montuosi. Fio. in Maggio. Rosani Ten. Comune ne' prati argillosi; Piano della Pez- za., ed altrove. Fio. in Luglio. Thrincia tuberosa Dee and. Apargia tuberosa JFilld. Ne' pascoli montuosi frequente. Fio. in Ottobre. Hyoseris scabra. Comune ne' prati summontuosi; Calvario, Tor- rone Curdo , Guido , ed altrove. Fio. in A- prile. Hcdjpnois rhagadioloides. Comune ne' luoghi incolti ed aridi summontuosi, e su 1 muri ,di campa- gna; Morice. Fio. in Blaggio. var. A. Per le strade del comune del Sasso a Mar- sicomiovo. Picris bicracioides. Comune ne' luoghi incolli. Fio. in Agosto. — — scaberrima Guss. Comune ne' luoghi incolti, ed aridi mon- tuosi. S. Angiolo , Torrone della Madonna del Carmine. Fio. in Agosto. Helmiuthia cchioides. Nel margine de' campi. Fio. in Giugno. — — spinulosa Trev. Comune ne' campi argillosi. Fio. in Giu- gno. Hieraciimi pilosella var. B. obovatitm Syll. Ne' prati montuosi frequente; Rotonda^ Frontone. Fio. in Lu- glio. — — pseudo-pHosclIa. Praterie del Monte di Fig giano. ( 78 ) Hicracium murorum yar. B. Barrelieri Syll. Ne' luoghi silvestri montuosi frequente; Faggi di S. Potilo^ Ros~ sale, Manie di Fig giano. Fio. in Giugno. cyraosura Lin. var. A. Syll. Comune nelle selve montuo- se; Grotlavojo., Rotonda., ed altrove, ed alla Lau- ra di Marsicovetere. Fio. in Giugno. crinilum. Comune ne' siti ombrosi delle selve. Fio. in Set- tembre. Crepis pulcbra Lin. Prenantlies hieracifolia TVilld. Comune ne luoghi incolti , e nelle siepi. Fio. in Giugno. cernua Ten. var. B. hirta Comune nelle sponde de' cam- pi , e ne' luoghi incolti. Fio. in Maggio. lacera Ten. Nelle selve montuose frequentissima , ed a Marsicovetere alla Laura.^ Rotonda. Fio. in Giugno. Vulgo Monaca. Borkausia vesicaria Spr. Comune ne' prati. Fio. in Maggio. corymbosa. Crepis coryrabosa Ten. var. J. Syll. Ne' luo- ghi incolti , ed umidi frequente. Fio. in Giu- gno. taraxacifoUa Spr. var. B. tenerrima Syll. Comune nelle siepi ombrose. Fio. in Maggio, rubra var. A. caulescens Syll. Comune ne' luoghi incol- ti , nelle praterie, e sulle vecchie mura. Fio. in Maggio. foetida var. C. Syll. Ne' luoghi aridi frequente. Fio. in Luglio. liispida var. A- et B. Syll. Comune ne' luoghi incolti, ed umidi. Fio. in Giugno. Seriola aetnensis. Comune ne' luoghi aridi, su i tetti, e sulle mura. Fio. in Aprile. ( 79 ) Seriola cretensis var. B. glabrala Syll. Ne' prati aridi raontiio- si frequento; Calvario , Falde della Rotonda , ne' luoirlii incolti di Marsicovelere. Fio. in Giugno, llypochacris neapolitana DC. Prod. J pag. ^/. Ibidem comune. FiOi in Giugno. Tolpis grandiflora Ten. Comune ne' pascoli montuosi ; Torrone di S. Giovanni^ Frontone , Falde della Ro- tonda. Fio. in Giugno. ' altissima Pers. Ne' luoghi incolti, e nel margine de' cam- pi frequente. Fio. in Giugno. ■ ■■■'■ barbata. Nelle selve di Fietri di Potenza frequente. Fio. in Maggio. Lapsana comunis \ar. À, Syll. et B. Iurta. Nelle siepi, e ne' luoghi incolti comune: la var. B. ai Faggi di S. Potilo. Fio. in Maggio. Rhagadiolus edulis Gaerl. R. intermediiis Ten. Ne' luoghi col- tivati, e nelle siepi comune. Fio. in Aprile. stellatus JVilld. Ibidem. Fio. in Aprile. Cichorimn divaricatum Schoiis. Ne' luoghi incolti; e per le stra- de di campagna. Fio. in Giugno. Scolymus hispanicus. Comune ne' prati argillosi di Fietri di Po- tenza'^ Fio. in Giugno. — — maculatus. Id., ed in quelli di Salvano. Fio. in Giugno. ClNdROCEPBALAE, Carlina lanata. Ibidem. Bradia, Piano della Pezza. Fio. in A- gosto. — — YuIgariiS. CQmujie ne' luoghi isilveslri. Fio. in Luglio. (So ) Carlina corymbosa. Comune ne'lnoghi incolti, ed aridi summon- tuosi. Fio. in Agosto. Onopordon illyricum. Ibidem, e per le strade di campagna. Fio. in Giugno. arabicum. Ne' luogbi sassosi montuosi frequente; Rotonda'., la Petrosa. Fio. in Ottobre. Afractylis gummifera. Ne' prati argillosi freqnente; Fiatano. Fio. in Settembre. Cynara spinosissima Presi. Comune ne luogbi argillosi ; Piano della Pezza., ed altrove. Fio. in Luglio. Onobroma corymbosum Spr. Cartbamus corymbosus Lin. Ne' luoghi argillosi frequente ; Ponticello dì Pietri di Potenza. Fio. in Luglio. Lappa tomentosa DC. Arctium Bardana JFilld. var. B. minor Syll. Comune per le strade di campagna. Fio. in Agosto. Carduus leucograpbus var. A. et B. Syll. Comune ne' luogbi incolti , ed aridi sommontuosi. Fio. in Giugno. unciuatus M. B. Ibidem , e per le strade di campagna comune. Fio. in Giugno. corymbosus Ten. Ne' pascoli montuosi comune. Fio, in Giugno. ' nutans. Ne' luogbi incolti montuosi frequente. Falde del' la Rotonda dalla parte della neviera. Fio. in Giugno. ■ peregrinus. Ovvio per le strade di campagna, e nelle sie- pi. Fio. in Giugno. Sylibuni marianum Gaertn. Carduus marianus Lin. Comune ne' luogbi incolti montuosi. Fio. in Giugno. (Si ) Cirsium Innccolatum Spr. Carduus Lin. Cnicus TVilld. var. A. Syll. Comune per le strade di campagna , e tra i ruderi. Fio. in Giugno. strictum Ten. Comune ne'luoglii incolti summontuosi. Fio. in Agosto. ciclioracDum Spr. Comune nelle selve montuose ; Costone di Fasciano. Fio. in Luglio. italicum DC. Comune ne' prati argillosi ; Bradia , Piano della Pezza^ ec. Fio. in Luglio. ■ pungcns Spr. var. J. Syll. Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Luglio. Acarna DC. Ne' prati argillosi frequente. Fio. in Agosto. criopliorum Spr. Comune ne' prati argillosi ; Piano della pezza., ed altrove. Fio. in Luglio. arvensc Lam. Scrratula Lin. Comune ne' luoghi coltivati. Fio. in Luglio. Volgarmente Stiglione. Serratula simplex DC. Carduus nioUis Lin. var. B. moschata Syll. Comune ne' pascoli montuosi; Rotonda. Fio. in Giugno. Bidons tripartita. Comune nel Pantano di S. Gregorio. Fio. in Agosto. Eupatorium cannahinum. Comune ne" luoghi acquosi. Fio. in A- goslo. Clirysocoma Linosyris. Ncluoglii incolti rara. Fio. in Settembre. Artemisia vulgaris var. B. Syll. Comune per le siepi , e ne' luoghi aridi. Fio. in Agosto. camphorata. ì'illars var. à. Syll. Comune ne' luoghi aridi montuosi; Morice. Fio in Settembre. Xeranllicmum cylindraccum Sniilli. Comune ne' luoghi incolti. Fio. in Luglio. ( 82 ) Gnaplialium Stoeclias. Ne' luoghi arenosi sterili frequente , o presso Marsicovetere , Fiumara. Fio. in Agosto. — — uliginosura. Comune nel Pantano di S. Gregorio. Fio. } in Agosto. l — — sylvaticum. Nelle siepi ombrose del comune del Fosso, e nel monte di Viggiano. Fio, in Luglio. ■ pyramidatum JFilld. Filago Lin. var. A. Syll. Comune * ne' luoghi incolti, ed aridi. Fio. in Giugno. ^ — — germanicum Smith. Filago Lin. var. J. Syll. Ibidem. \ Fio. in Giugno. v Conyza squarrosa. Comune nelle siepi, ne' luoghi sterili', ec. * Fio. in Agosto. V — — ambigua DC. Erigeron linifolium TFilld. Comune ne'luo- | giù umidi. Fio. in Agosto. Erigeron canadense. Ibidem. Fio. in Agosto. ' graveolens. Comune per le strade di campagna , ne' luo- ghi umidi, ec. Fio. in Settembre. Senecio erraticus Bert. var. A. Syll. Nelle sponde de' fiumi frequente. Fio. in Agosto. ' lenuifolius var. B. Syll. Comune ne' luoghi umidi , e nel margine de' campi. Fio. in Agosto. ■ vul^aris. Ovvio ne' luoghi incolti, ec. Pio. in Febbraio. — — rupestris. Monte di Figgiano. Fio. in Luglio. Solidago Yirgaurea var. B. Syll. Comune nelle selve montuose, e ne' luoghi bassi umidi, ed ombrosi. Fio. in Settembre. Inula odora var. A. et B. Syll. Comune nelle selve di Fietri di Potenza. Fio. in Giugno. ' * ' saliciaa. Comune nelfe selve montuose. Fio, in Luglio. (83 ) Inula dcMiliila Siblh. Comnne nel Pantano di S. Gregorio. Fio. in Luglio. dyscnterica. Comune ne' luoghi umidi , e nel margine de' rivoli. Fio. in Giugno. ilolcnium. Nelle siepi basse, e montuose frequente; F'al- /ina; e ne' luoghi acquosi di Marsicovetere^ S. Giovanni^ ed altrove. Fio. in Luglio. viscosa AH. Erigeron viscosum Zm, Comune ne' luoghi ste- rili. Fio. in Luglio. Doronicum Columnae 7^en. Comune nelle selve montuose ; gii Arpi^ Coste di Fusciano, della Rotonda , ec. Fio. in Maggio. caucasicum Marsch. Ibidem; Vetrice ., le Falli , Coste di Fusciano. Fio. in Maggio. Tussilago Retasi tcs. Comune nelle sponde de' rivoli; Piano della pezza., Fiumara., ec. Fio. in Marzo. sebetia Ten. Ibidem. Fio. in Marzo. Farfara. Ne' luoghi umidi argillosi ovvia. Fio. in Feb- braio. Bellis perennis. Comune ne' prati. Fio. in Marzo. sylvcslris Cgr. Ne' luoghi incolli summontuosi comune; Co- ste della Madonna di Costantinopoli., la Foresta^ Costa della Madonna del Carmine, ed altrove. Fio. in Maggio. Clirysanlhemum leucanlhcmura. Ne luoghi incolti montuosi fre- quente, 0 nel margine de' cara- pi incolti; gli Arpi., Falde del- la Rotonda^ Marsiconuovo. Fio. in Luglio. segetum. Comune ne" seminati. Fio, in Maggio, (Si) Pjrellirum tenuifolium Ten. Ne' luoghi erbosi montuosi comune; gli Arpi^ la Rotonda^ ed altrove. Fio. in Luglio. Matricaria Cliamomilla. Comune per le campagne. Fio. in Maggio. Antliemis altissima Lin. Comune ne' seminati. Fio. in Giugno. — — Cota Liti. Ibidem. Fio. in Giugno. I Triumfetti var. A. Syll. Comune nelle selve montuose; la Russale., ec. Fio. in Luglio. i Cotula. Comune per le strade di campagna , e ne' prati. Fio. in Maggio - . incrass^ta Loisel. Comune ne' luoghi aridi incolti, e sum- montuosi. Fio. in Maggio. — — psorosperma Ten. Comune nelle praterie. Fio. in Maggio. — — tinctoria var. A. Syll. Ne' luoghi incolti , ed aridi fre- quente. Fio. in Luglio. Achillea Millefolium var. A. Syll. Comune nelle siepi , e ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Giugno. — — sylvatica Ten. Comune nelle selve , e ne' luoghi incolti montuosi. Fio. in Giugno. ■ ' " moschata Lin. Comune sulle rupi del Vetrice. Fio. in Giugno. Buphthalmum spinosum var. B. Syll. Comune ne' luoghi incoi- ti, ed aridi. Fio. in Giugno. Stngenesij-frustranea. Cynarocephalae. Cenlaurea Crupina. Comune ne' luoghi aridi montuosi ; Morice^ Fio. in Maggio. ( 8ò' ) Cen laurea deus la Ten. var. J. Syll. Ibidem comune. Fio. in Giugno. — — decipiens Thuil. Comune per le siepi , e ne' prati. Fio. in Agosto. — Cyanus. Ne' seminati frequente. Fio. in Maggio. ■ axillaris JFilld. var. B. et C. Syll. Ne' luoglii iucolli montuosi frequente ; Coste della Pedicara , ed altrove. Fio. in Giugno. » ■■ solstkialis. Comune ne' luoghi sterili , e per le strade di campagna. Fio. in Luglio. — — Calcitrapa. Ibidem. Fio. in Giugno. —— lanata DC. et Spr. Cartbamus lanatus Lin. Comune ne' luoghi sterili. Fio. in Luglio. Galaclites tomentosa Bloench. Centaurea galactites Lin. Comune ne' luoghi acquosi. Fio. in Maggio. SrNGENES'ÌA NEGESSJRIJ. Corymbijerae. Calendula arvcnsis. Comune ne' luoghi incolli , ed aridi. Fio. in Maggio. Stngenesia segregata. Cynarocephalae . ilcklnops sphaeroccphalus var, glabratus DC. Ne' luoghi silvestri montuosi frequente; la Rossa , ed al- trove , Monte di Ricif/liano. Fio. in Agosto., (86) CI. Gì'NJNDRIA-MoNJNDRU. Oichis bi folta Lin. Comune nelle selve. Fio. in Maggio, . pyramidalis var. A. Syll. Comune ne' luoghi incolli mon« tuosi; gli Arpì^ ed altrove. Fio. in Giugno. var. B. Jlore albo Si/Il. Comune ne' luoghi selvosi ; Difesa di Salvano , Malazzano , ec, Fio. in Giugno. coriophora. Comune ne' pascoli aridi monluosl ; Ripa del 7nonte del Fiatano. Fio. in Maggio, — — sccundiflora. Ne' luoghi incolti, ed aridi montuosi frequen- te ; gli Arpi^ al Barangiello., Pietra dello Zingaro. Fio. in Maggio. — — quadripunctata Cyr. Ne' luoghi selvosi montuosi frequen- te; ai Gallani., Fallina^ gli Arpi. Fio. in Maggio. mascula. Ibidem comune ; gli Arpi , ed altrove. Fio. in Maggio. — — Nicodemi Cyr. Ibidem comune ; ai Galloni.^ Pietra dello Zingaro. Fio. in Maggio, —e lephrosanlhos JFilld. Comune ne' luogli montuosi ; gli Arpi.^ al Barangiello , piallo della Scolla- ta ^ ed altrove. Fio. in Maggio. undulatifolia Biv. Ne' luoghi selvosi montuosi frequente; Za Rotonda., Fallino, ed altrove. Fio. in Maggio. variegata Jacq. Ibidem comune ; gli Arpi , ed altrove. Fio. in Maggio. fusca Jacq. var. B. moravica Syll. Ne' luoghi incolti montuosi frequente; ai G ali ani , ed altrove. Fio. in Maggio. l ( 87 ) Orchis papHionacca. Ibidem; ai Gallani^ Vallo dell' Ahano^ ed altrove. Fio. in Maggio. . provJncialis Baiò. 0. Cyrilli Ten. Ibidem ; (jli Arpi , Pietra dello Zingaro , ed altrove. Fio. in Maggio. ■ pauciflora Ten. Ne' luoghi aridi montuosi comune ; Fallo della Scollata , Rotonda , ed altrove. Fio. in Maggio. longibracteata Biv. Nelle rupi di Fielri di Potenza. Fio. in Aprile. I liircina IVilld. Satyrium Lin. Ne' luoghi incolti montuosi frequente; Falde della Rotonda , Costone di Fa- sciano., ed altrove. Fio. in Giugno. — — ustulata. Ne' pascoli aridi montuosi frequente ; Ripa del Monte del Platano. Fio. in Giugno. — — autropophora. Ophrys. Lin. Ne' luoghi aridi montuosi fre- quente; Fallo della Scollata^ Rotonda^ ec. Pio. in Maggio. ' maculata. Comune nelle selve. Fio. in Maggio. — — sarabucina. Ten. var. A. Syll. Ne' luoghi aridi montuosi rara; gli Arpi., al Barangiello. Fio. in Maggio. ■ conopsea Nelle selve montuose frequente ; Le Falli , Monte del Platano. Fio. in Giugno. viridis ÌFilld. Satyrium viride Lin. var. A. Syll. Ibidem; Rotonda., Fallo dell' Alvano. Fio. in Giugno. var. B. Faillanlii Syll. Monte del Platano. Fio. in Giugno. Ophrys rostrata Ten. Comune nelle selve, e ne' boschi ; Falli- na , Marmo di Picerno , ed altrove. Fio. in Maggio. (88) Oplirys aranifera. Nelle patene aride montuose frequento; ai Gal- lani, alla Morie. Fio. in Maggio. arachniles. Ne' luoghi incolti montuosi comune; Grattava' jo^ ed altrove. Fio. in Maggio. lenthrcdinifera JFilld. Ne' prati argillosi montuosi comu- ne ; Monte del Platano , ed altrove. Fio. in Giugno. lutea Cavan. Comunissima ne' luoghi incolti umidi , ed orahrosi. Fio. in Aprile. apifera Iliids. Nelle selve montuose rara ; Rotonda. Fio. in Giugno. Epipactis latifolia Per. Serapias Lin. var. B. sylvatica Syll. Nelle selve , e ne' luoghi incolti frequente ; Fallina^ Galdo , Rotonda^ ed altrove. Fio. in Giugno. rubra JVilld. Serapias Lin. Comune nelle selve ; Valli- na.1 Rotonda., ed altrove. Fio. in Giugno. ensifolia Willd. Ibidem; Costa della Madonna del Car- mine., Vallina , Pietra dello Zingaro , ed altro- ve. Fio. in Maggio. pallens JFilld. Serapias grandiflora Lin. Frequente ne' luo- ghi silvestri; gli Arpi., ed altrove. Fio. in Maggio. Neollia nidus-avis Ridi. Ophrys Lin. Comune nelle selve mon- tuose; Faggi di S. Potilo, ec. Fio. in Maggio- lalifolia Rich. Ophrys ovata Lin. Ibidem rara ; Rotonda. Fio. in Giugno. aulumnalis JFilld. var. A. Syll. Comune ne' prati argil- losi; J^architelli ., ed altrove. Fio. in Ottobre. I^imodorum abortivura JP'illd. Orchis abortiva Lin. Nelle selve montuose frequente; Fallina. ed altrove. Fio. in Giugno. (89) Hexandru. Aristolochia pallida IVilld. Comune nelle selve montuose; Val- lina^ ed altrove. Fio. in Maggio. ■ rotuuda. Comunissima ne' luoghi incolti, nelle siepi, nelle selve , e per le strade di campagna. Fio. in Maggio, CI . MoNOECIA-MoNANDRIA . Zannichellia palustris. Comune net Pantano di S. Gregorio. Fio. in Agosto. Tri A NORIA, Typha angustifolia. Ne' fossi acquosi frequente. Fio. in Giugno, Sparganium ramosum Sw. S. erectum Lin. Comune nel Panta- no di S. Gregorio. Fio. in Luglio. Carex Schrcberi. Comune ne' prati argillosi. Fio. in Maggio. ' vulpina. Comune ne' luoghi acquosi. Pio. in Maggio. divulsa. Comune ne' luoghi umidi , ed ombrosi. Fio. in Maggio. -^^ remota. Ne' luoghi acquosi frequente. Fio. in Giugno. extensa. Comune ne' prati argillosi; Fusciano^ Marmo di Picerno. Fio. in Giugno. -< gynobasis. Nelle fissurc dello rupi frequente; Gallina., le Armi. Fio. in Maggio. maxima Scop. Comune ne' fossi acquosi. Fio. in Maggio. •^— — Dryraeja Lin. jil. C selvatica Ihids. Comune nel Marmo di Picerno. Fio. in Giugno. ( 90 ) Carex serrulata Biv. Comune ne' pascoli montuosi ; Rotonda , Frontone^ ed altrove. Fio. in Aprile. ■ hirta. Nelle siepi umide , ed ombrose frequente. Fio. in Maggio. Tetrandria. Alnus glutinosa TFilld. Ibibem; Fiumara. Urtica urens. Comune ne' luoghi coltivati , e per le campagne. Fio. in Alaggio. ■ '■ dioica. Comune nel margine de' campi , e nelle macerie. Fio. in Maggio. — — pilulifera. Ibidem. Fio. in Giugno. membranacea Poir. Ibidem. Fio. in Maggio. Pentjndrij. Xanlhiura strumarium. Comune ne' luoghi umidi. Fio. in Luglio. — — spinosum. Comune per le strade di campagna. Fio. in Luglio. POLTANDRIA. Theligonum cynocrambe. Comune sulle mura umide, ed ombro- se. Fio. in Maggio. Quercus faginea Lain. Q. pubescens TFilld. var. 'J> et B. mi- nor Syll. Comune nel Marmo di Picerno , e ìlei tenimento di Balvano. — — Cerris. Comune nella Difesa di Balvano , ed altrove. ' Ilex. Ne' luoghi umidi, ed ombrosi frequentej Fallane di GroUavajo^ della Foresta^ del Galdo, ( 9' ) Corylus Avellana. Comune nelle selve montuose ; gli Arpi , Rotonda^ Vetricc. Fai^us syl valica. Comune nel Bosco di S. Potilo dello i Faggio Rotonda^ Felrice. Oslrya vulgaris. Nelle selve montuose frequente ; Rotonda^ Ve- trice. Fio. in Maggio. Arum italicum Lam. Comune ne' luoghi Incolti, e nelle siepi. Fio. in Aprile. tcnuifolium. Ne' luoghi incolti montuosi sassosi frequente ; S. Angiolo^ Costa della Madonna di Costan- tinopoli. Fio. in Settembre. Arisarum proboscideum. Nelle siepi umide, ed ombrose frequen- te; Costa della Madonna del Carmine .^ Marmo di Picerno. Fio. in Maggio. Croton tinctorium Lin. Comune ne' luoghi argillosi; Fiumara ec. Fio. in Luglio. Bryonia dioica var. y/. Sgll. Comune nelle siepi. Fio. in Mag- gio. Momordica elaterium. Ne' luoghi umidi frequente; Fiumara. Fio. in Luglio. CI. DlOECI.t-DlANDRU. Sali\ fragilis. Nelle sponde de' fiumi frequente ; le Fernete. monandra Ard. S. purpurea Smith, et JFilld. Comunissi- mo nelle fiumare. acuminata. Ne' luoghi montuosi; Piano della Pezza. viminalis. Comunissimo nelle sponde de' fiumi. alba, ibidem. (92 ) Triandrij. Osyris alba. Comune ne' luoghi incolti , ed aridi summontuosi ; Mori'ce, ed altrove. Fio. in Giugno. Tetrja/drij. Viscum album. Nasce sul Blelo, sul Pero ec. Fio. in Marzo. Pentjìndiiij. Pistacia Terebintlius. Comune nelle selve , e ne' luoghi incolti montuosi, e nelle fissare delle rupi. Fio. in Maggio. Vulgo Dramso. Humulus lupulus. Comune nelle siepi umide, ed ombrose. Fio. in Maggio. Nexandria. Tamus communis. Comune nelle selve. Fio. in alaggio. Smilax aspera. Comune nelle siepi umide, ed ombrose-, Fiuma^ ra. Fio. in Settembre. OCTANBRIA. Populus nigra. Nelle sponde de' fiumi, e ne' luoghi acquosi fre- quente. >■ ■■ auslralis Ten. Ne' luoghi silvestri frequente. Fio. in Aprile. ' alba. Nel margine delle vigne di Marsicovelere comu- nissimo. (93) Enneandiuj. Mcrcurialis annua. Comune ne' luoghi coUivali , e per le slrade di campagna. Fio. in Gennaio. -— — percnnis. Comune nelle selve. Fio. in Marzo, CI. CnYPTOGAMlA. Chara vulgaris. Comune nelle acque stagnanti. Equisctum fluviatile Lin. Ne' luoghi umidi , e nelle sponde de' fiumi comunissimo. Fio. in Marzo. ' ' ■ " hyemale. Comune ne' luoghi umidi. Ceterach ofllcinarum ÌV. Asplcnium ceterach Lin. Comune nelle fissure delle rupi. Polypodium vulgare. Ovvio sulle vecchie mura, su i tctli, e su i tronchi degli alberi. Aspidium rigidum JFilld. var. A. Syll. Comune ne' luoghi u- midi, ed ombrosi. ' hastulalum Ten. Nelle siepi ombrose frequente, e comune nel Marmo di Picerno. '• •• fragile. Nelle fissure delle rupi del JÌfonle di Vìggiano. Grammitis leptopbylla. Nelle fissure delle rupi di Balvano ^ Ca-. prarezze. Asplcnium Adiantum nigrum. Comune ne' luoghi umidi , ed ombrosi. Trichomancs. Comune tra le fenditure de' sassi , e delle muraglie, e ne' luoghi umidi, ed ombrosi. Scolopcndrium ofilcinalc Smith. Asplcnium scolopcndrium Lin. Comune ne' luoghi umidi, ed ombrosi. Ptcris aquilina. Comune ne' luoghi selvosi sterili. (9^) Adiantlium Capillus veneris. Nelle gole de' pozzi , e ne' luoghi ombrosi ove gocciola l'acqua comu- nissimo. Lycopodium denticulatum. Comuae ne' luoghi ombrosi. Aggiunte , e correzioni. Cyperus fuscus. Ne' luoghi acquosi. Fio. in Agosto. Agrostis alba. Comune ne' rivoli , ne luoghi acquosi , nelle sie- pi umide, nel margine de' campi. Crypsis schoenoides. dele et lege C. alopecuroides. Ne' luoghi acquosi di Salvano. Cyno_surus elegans Desf. Ne' luoghi aridi montuosi di Salvano frequentissimo. Festuca ligustica. ^. et B. major Syll. Nelle praterie umide, e ne' luoghi incolti frequentissima. Bromus squarrosus var. A. Syll. Ne' luoghi incolti argillosi fre- quente ; Piano della Pezza. Plantago eriostachya. B. Syll. Ne' pascoli montuosi di Salvano copiosissima; Caprarezze . Fio. in Maggio. Samolus Valerandi. Ne' fossi acquosi. Fio. in Giugno. Rhamnus alpinus. Nella Laura di Marsicovetere. Bupleurum junceum var. A. humile Syll. Ne' colli selvosi di Salvano fre([uente ; nella Costa della Ma- donna del Carmine. Scandix australis. Ne' seminati di Salvano. Fio. in Agosto. Rosa dumetorum. Comune nelle siepi. Fio. in Maggio. Fumaria media. Nelle siepi di Salvano frequente. Fio. in Mag- gio. Hypericum ciliatura var. A. lege var. S, Bocconi Syll. (95) SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. -'^. Pianta. ^- Foglia radicale. C. Fiore. ^- Fru((o. (97) Descrizione di un nuovo fu.\go dei. cenere delle dedalee , e DEL suo uso MEUICO-ECO.NOMICO ; LETTA NELLA TORNATA DEL DI l8 AGOSTO 184.2 DAL SOCIO ORDINARIO FRANCESCO BRIGANTI. Ornalissimì Sodi IMi trovava nelle vacanze autunnali del passato anno a far ri- cerca tli funghi ne' dintorni di questa capitale , essendo mio scopo d' arricchire non solo con accurati e nuovi modelli in ce- ra il proprio gabinetto, ma di proseguire ancora, giusta mia pos- sa , "la storia di tali pianto , che su la nostra fecondissima ter- ra per ogni dove vcggonsi sorgere (i); quando colpito da una bella specie non mai da me raccolta, che vegetava poco disco- sto dalla deliziosa villa del Conte di Camaldoli , ove il suolo era ingombro di alberi diversi , ed umido per la deus' ombra delle sempreverdi loro foglie , mi compiacqui prenderne più individui fra i quali questo maggiore in grossezza e perfetto (i) Dopo compianta amaramente la perdita del genitore , di cui sem- prcppiù viva, e piena di stima e rispetto in me la memoria si fa maggio- re e si sente, mi accinsi rendergli un tributo di filiale affetto, con aggiun- gere la mia opera alla sua intorno all' Ilisloria fungoruin fariorum Be- ffni N capali lani ; e già due memorie di continuazione , scritte nello stesso idioma , sono state benignamente accolte e coronate dalla nostra Reale Ac- cademia delle Scienze , per quindi darsi al pubblico nel VI." volume de' suoi Alti. La prima del 5 settembre iSSy contiene le diagnosi e le immagini ese- guite a colori naturali di selle nuovi funghi, tulli della famiglia àcphyllo- dermei, sotto i seguenti nomi : Agarxcus corylinus, luberculattis, crocco- li (98) nello sviluppo , che Lo 1' onore di presentare a voi , vencrafi e virtuosissimi Accademici , quasi nello stato di freschezza , poi- ché mica corrotto od avvizzito , anzi di sostanza tale che 1' am- mirahile struttura de' singoli suoi organi si può comodairente ora , e senza cadere in isbaglio esaminare , come andrò mano mano dimostrandovi con quella brevità ed accorgimento che suo- le desiderarsi in simili lavori , dove mal si tollerano rumores vacuos , verbaqiie inania. Osservato con lente di mediocre ingrandimento 1' imenio , ossia il luogo fruttificante del fungo in parola , a confessarla sinceramente , perchè vedevasi tutto bucato , cioè pieno di mi- nutissimi irregolari forellini , lo reputai a prima fronte della stessa indole de' polypori ; ma praticando quindi tutta quel- la diligenza che si ricerca nelle naturali investigazioni , dovei convenire di un fatto , come a dire , eh' esso manifestava piuttosto cellule bislunghe e flessuose a foggia di laberinto^ for- mate di sottili lamine contorte ed ovunque anastomizzate , per cui con più retto giudizio lo riportai sotto le daedaleae , aga- rici-labyrinthi del Paulct. auraiits , melanoderma , anguinus -, pitijrodes , adìanlhipes. La seconda poi del 3 settembre iSSg , oltre la illustrazione di quattro specie del me- desimo genere , come il dulcamarus , il bolaris , il fumosus ed il cor- charias attribuite al Persoon, ne offre altre due, il gemmalus ed il pseu- do-amanita non conosciute finora. Porto ferma fiducia ( f avente Numine ) di menare innanzi sì difficile ed interessante impresa, e ciò direttamente per discoprire tanti tesori di Flora, avvicinanflo cosi la nascente conoscenza delle nostre crittogamiche piante alla già provetta delle fanerogame , poiché son persuaso che in tale scienza , come nelle sue compagne , al dire di un moderno naturalista , j nullo è il lucro, certo lo spendio, solo premio l'onore j. ( 99 ) Né , 0 signori , mollo lungi m' era discoslato dal vero nel- le mie iiicipicuti indagini , avvegnaché il sagacissimo Fries con altri illustri micografi fa riflettore ciie in questo genere dijjìci- liiis limites a Polijporis slricli dclerminanliir , poscia soggiu- gnc che lo slesso hassi a tenere procul dubio Polyporis proxi- mum , ad Jgaricos abiens ; Cantharello in hac serie analo- (jum. Quando hic ab Jgaricos dislinguwilitr , eliam Daedalea a Polyporis (i). Difatto l'esperienza c'istruisce, che o la ve- getazione con assai rigoglio , o 1' età avanzata , oppure alcune aberrazioni, cui spesso van soggette simili crittogame, rendono dubbioso il più esperto botanico non solo a conoscerne le spe- cie , ma talvolta d' assegnar loro il proprio luogo nelle diffe- renti famiglie. Sentiamo appunto sotto questo aspello quel che il non mai abbastanza lodato signor Fries osserva in altra ela- bora tissima sua opera ; egli cosi scrive : Certissime genus Polgporenm. Suiti enim species , qiiae mine oplime Pohjpori , mine verae Duedaleae^ v. e. Daedalea sepiaria etc. Extat quo- que affmilas maxima inler Polyporum perennem et Daedaleam biennem , Polyporum odoratum et Daedaleam sepiariam , Poly- porum vcrsicolorem et Daedaleam variegatam etc. (2). D' altronde potrebbesi anco sospettare che ad altri generi affini , come a\ìa ftsttilma , al boletus , al sistotrema la pian- ta in esame abbia a riferirsi, ma per quanto studio mi diedi a ricercare in questi delle specie che l' avvicinassero , tanto con evidente chiarezza le notabili particolarità de' suoi caratteri sem- pre me r attestavano come singolare e nuova. Egli è adunque convenevol cosa che andiamo ora rilevando tutto ciò che v' è (i) Sijst. mi/col. Grypliiswaldiae 1821. Voi. I, pag. 33i, gen. V. Dae- D.VLEA. (?) Commcnl. in Sgsi. mycol. Gryphis. i83o. Voi. 1, pag. 64, id. gen. ( 100 ) d" interessante nella seguente descrizione. Pertanto come prima di passarvi giova altresì sapere la sezione ove più acconciamen- te può collocarsi , cosi tra Io scarso numero di specie che rac- chiude r indicato genere in confronto degli altri pileomyci, po- nendo soltanto mente al suo gamho situato quasi nel centro del cappello , non che agli sporangi color di ruggine , assai facile ed indispensabile è il decidere eh' essa vada nelle dedalee stipi- late , cioè nella prima tribù , designata dal Frics con greca vo- ce di mesopus (i) ; mentre le rimanenti finoggi conosciute e descritte sotto la seconda e terza tribù ; apiis et resiipinatus, si discostano da quelle, ed in conseguenza dalla nostra specie, pel cappello dimezzato o voltato sossopra , diffuso, sessile e costrut- to a zone concentriche ; le quali zone e' indicano il progressivo incremento e le varie epoche della loro vegetazione. CARATTERI NATURALI DELLA Dedalea, a gambo fruttifero. — Daedalea hymenopus ^ nob- La figura di questo fungo è grossolana anziché svelta. — La sua carne bianchiccia, sovente velata di finissimo color rossigno, è tenace, cedevole, asciutta ed omogenea in tutte le parti, come generalmente si avvera nelle altre specie. Fresca, rende un odore di terriccio bagnato o di roba muffata, dovechè inaridita è attac- caticcia sulla lingua, e sente di acre con un poco d' astringenza, forse per 1' acido fungico che in buona dose vi si contiene. Porta il cappello ovato, ineguale, scabro, ricoperto di sot- til membrana alquanto bruna , che col tempo si screpola e ne cade , lasciando al di sotto morbidissimo ed impercettibile to- (i) Risc, il Comment. in Syst. imjcol. Voi. J, pag. 65, 71. ( 101 ) mento color fulvo sbiadalo. Il suo lembo è ben doppio, ondato ed appena reflesso. — L' imenio tulio bianco di latte, ebe s'e^ stende a strali infino alla base dello stipite ; ad occbio nudo sembra inciso di pori sinuosi , profondi e svariali di forma , ed è a luogo a luogo interrotto da lacerazioni , o direm meglio da lacune più o meno largbe , in ragione clic V individuo si fa a- dulto e prende la consistenza carnoso-suglicrosa. — Le piccolis- sime sinuosità ( cellulae ) son ristrette, serpeggianti, disuguali, e costruite di lamellette intrigate , bastevolmentc lungbe e di rado coi margini dentellati, le quali lasciano sfuggire nella per- fetta maturità una polvere bionda , trasparente , clie veduta al microscopio discopronsi degli sporidi cilindriforrai, im pò curvi, iondeggianti in ambidue gli estremi e di superficie aspra. — Il gambo è ugualmente bianco, grosso, eccentrico , dilatalo ver- go il suo apice in modo che rende gibbosa la inferior parte del cappello ; e siccome abbiamo dinanzi avvertilo , vcdesi per ogni dove adorno di pori , di seni e di lamine obliquamente decorrenti a foggia di csilissimi canaletti. Dìmens. Capp. ( misurato nel suo raggio maggiore ) onc. 3-1) '^ — Cellule profonde 2-6 lin. — Slip. onc. 2-3 lungo, e vicino all' imenio onc. i-i % largo. Cresce al cader d' ottobre nelle folte selve sulla nuda ter- ra , 0 su' legnami andati male. USI DIFFERENTI. Ho più volte sperimentalo che questa specie potrebbe rie- scire di qualche profitto non solo alle arti , ma anche alla te- rapeutica , molto avvicinandosi pei suoi caratteri al jìoìi/porus igniarius , foinenlariiis , ungulatus e ad altri. Cosicbè se ap- ( 102 ) pena la morbida sostanza vicn colpita da una favilla provocata coli' acciarino sopra la pietra focaja , subito si accende, e conti- nua a bruciare finattautocliè si distrugge tutta , o s' impedisca il contatto dell' aria : ed in vero ciò si operava senza eli' io mi fossi data pena di prepararla colla soluzione di nitrato di potassa, oppure colla polvere da schioppo, come ordinariamente praticasi per avere l'esca del commercio. Ben andarono altresì i risultamen- ti del mio pensiero, d' averla cioè impiegata ad arrossire e cau- sticare la cute in alcuni mali , che tal topico rimedio per la guarigione richiedono , e vidi eh' essa non cedeva in bontà al- la vera moxa de' Giapponesi , la quale si compone di candida e gentil lanugine dell' artemisia viilgaris. Ora m' è grato aggiungere , che con buon successo ne feci ancor uso nelle leggiere emorragie, e segnatamente ove da' chi- rurghi si applicano le filaccia asciutte o 1' esca addimandata dal volgo senza concia , onde proccurare il coagulo ed arrestare il sangue ; giovandomi a questo proposito di quel tanto che ne' tempi andati erasi scritto intorno alle virtù della dedalea quer- cina , qual mezzo A^alevole in simili circostanze. Ad sangui- nem stillanlem co'ércendum nsiis fiiit ; etiam prò fomite (i). Egli è per questi effetti e per la relazione che le sue qualità hanno coi menzionati funghi , eh' io prendendo in prestito da' medesimi il vocabolo fomentarius , quasi inclinava d' asse- gnarlo alla nostra dedalea , se quel carattere assai marcato e costante che si ravvisa nel proprio gambo, non mi avesse av- vertito d' una distinzione speciale , per cui mi determinai indi- carla con voce ellenica d' hymenopus , che in volgare suona piede ad iraenio. (i) Cosi il Frics nelle citale due opere. ( '03 ) Da ultimo bisogna qui considerare , che se ad onta della più accurata industria e diligenza tutta da me usata nel deter- minare questa specie di fungo , per quindi esporla a voi, egre- gi Socii, come affatto nuova nel presente progresso della scien- za , fossi caduto in qualche errore , rispettosamente chiedendovi prima cortese amichevole compatimento , in' iscuserò colla se- guente sentenza del sommo Arpinatc: est in ipsis rebus oòsctt- ritas , et in judiciis nostris infirmitas. DAEDALEA. GENERIS CHARACTERES ESSENTIALES. Hymenium sinuosum. Simili cum pilei suberosa substantia homogenei et concreti ^ firmi ^ subprof undi ^ varii] mine lamel- las anastomosantes l. contorlas , nunc poros elongatos fisxuo- sos referentes. Asci tenues. — Pileus suberosus l. coriaceus , tenax , margine patente , raro stipitatus l. ejfusus. Subslantia fioccosa. Felum nullum. Fries. Syst. mycol. gen. V. Trib. L Mesopuì ( Stipilalae ). CnAR. Sinuli labyrìnthìfurmes , nunc integri , saepius lacerati. Pileus subinle- ger suberosus, atti suberoso-coriaceus, substantia et sporidiis Jerru^ineis. Stipcs subcentralis. FaiES , Cornment. in Sjst. mjcol. voi. I, pag. 65. Daedal. hymenopus, mcdiocris ; pileo suòovato convcxiusculo inequali pallide fusccsecnle, margine crasso; lujmenio et stipile albo-lacteo, sinulis parvis conferlis poriforrnibics vestilo ; stipile excentrico ad apicem obeso , basi vero paullnluni attenuato. Solitaria habitat in sylcalicis ad lerram, ramosque emorluos aulumnali tempore . ( io4 ) SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Fig. /. Dedalea a gambo fruttifero, disegnata nel pieno svilup- po , e di naturai grandezza. — 2. La stessa divisa per lo lungo, acciocché si vegga meglio l'interna sostanza, e particolarmente la struttura dell' imenio. — 3. Un pezzettino' di quest' imenio alquanto ingrandito , per dimostrare la profondità delle cellule , e le laminelte che ne compongono le pareti. — 4- Fori esterni delle suddette cellule anche osservati colla lente , affinchè piij chiari comparissero i loro tortuosi an- fratti ed i seni. ■ — o. Buon numero di sporidi in diverso modo situati , e di- pinti al microscopio , ne' quali si ravvisano tutti quei carat- teri già avvertiti nella descrizione datane a pag. loi. / »^^Ìn^V;0. ■.•.-... . .. k\[ 'j^'i'-ife M %^ W^"^ ^j^:^^ ^~:^':j.-..v.y**'^^:^^^^^'- ' :y> - ■vc.■^v-^v^/.A^■:T^•;V;•^>:.-r;■^\.^-:;^v.■■:::-^?^; V VK'"-;''^'*'-" "v ;:'•>''' ^ a '*-''v^ - »'*- ■***' ''ìB ti s \ 'C*^^*^ '-'»'-": j^P "V t"*,^*" '; ■*!.'■■- -jft^ ^ \yi:0^ =<. \ '-'■'-;": ^^S ^ ^"^^S^ N. 5: ^^ lo a-, o «li s; ti Q ~5 S ^ ^ OSSERVAZIONI CLINICHE Memoria uel socio onorauio sic. giovanm dk vitis, letta al reale ISTITUTO d' I.NCOnAGGIAMENTO nella tornata De' 9 DICEMBRE l84-2. AVVERTIMENTO U 'na raccolla di pratiche osservazioni, che ho avuto occasiO' ne (li fare nel mio esercizio clinico in differenti epoche nell' 0- spedale Militare del Sacramento allorquando colà io era incari- cato del servizio medico , è quella che vengo ad esporre in questo breve lavoro , il quale non a dinotare rare malattie è destinato, bensì i metodi curativi che han fruttato felici risul- lamenti , 1' uso specialmente del tartaro stibiato ad alte dosi con- tro le infiammazioni del cervello e dell' organo del respiro ; e r uso de' bagni freddi per immersione contro le febbri infiam- matorie con complicazione del processo flogistico inerente agli organi contenuti nelle tre cavità della macchina umana , non che contro il vajuolo confluente. I casi che riportati sono in questa memoria fan parte di moltissimi altri , che per essere analoghi fra loro sono stati o- messi. I medesimi sono da me stati estratti da' quaderni di vi- sita , che mensilmente si spediscono al Consiglio Centrale Sa- nitario Militare presso la Direzione Generale degli Spedali Mi- litari deir Armala di Terra , documenti autentici , ne' quali tro- vansi scrupolosamente notale tulle le prescrizioni alimentarie e 4 ( ro6 ) medicamentose , che agli infermi di qualunque natura -vengono ordinati per ciascun giorno di loro permanenza all' Ospedale. Pubblicando queste osservazioni , è stalo mio intendimento soccorrere all' umanità , sovvenire alla pratica, in tali casi d' or- dinario timida ne' precetti , difettosa nelle pratiche , e nello amministrarle incerta. Sicché per tali riguardi spero , che al- cun frutto possano produrre , onde far avvertiti i medici , di quanto attivo procedere e spesso ardimento è mestieri nel cu- rare mali acutissimi, che volgono repentinamente ad esito ra- pido e funesto. ( 107 ) Giampietro Germanier , soldato del 3.° Reggimento Svizzero, giovane di temperamento sanguigno-eccitabile , di costituzione robusta, entrò nello Spedale militare del Sacramento il di 17 A- prile i833 offrendo i seguenti sintomi. Tosse inane spasmodi- ca , dolore ottuso nell' imo petto , arrossimento roseo delle go- le , prosciugamento della lingua , flogosi della -retrobocca diffu- sa lungo il tubo gastro-enterico con sintomi di gastro-duodenite accompagnata da esiti diarroici frequenti , smanie, giacitura im- pedita sui lati , polsi duri , tesi e frequenti , cute assiderata , respiro intercettalo , intolleranza a qualunque slimolo fisiologico. L' infermo erasi predisposto alla contrazione di tal malattia col- r abuso di cibi e liquori spiritosi , che avevano stabilito nel tubo intestinale una sorda irritazione facile a mettere in campo nna flogosi coli' apposizione di qualche cagione nociva. Una tal disposizione favorita dall' influenza di una calda stagione, da re- plicali errori dietetici , e da rapidi passaggi di temperatura, de- terminò la formazione di una intensa flogosi nel polmone diffu- sa alle vie gastriche , e corteggiata da' succennali fenomeni. Era il giorno di aggressione del morbo quando 1' infermo fu per la prima volta visitato. A prima vista si sarebbe credu- to non trattarsi che di un semplice imbarazzo gastrico provve- nienle da errori di villi lazione e da Irasparibile soppresso , ed a tale imbarazzo si sarebbe attribuito per uua consensuali dif- ( loS ) fusione r impegno , in apparenza lieve dell' organo del respiro. La febbre si sarebbe su tal fondamento credula puramente sin- tomatica , e dipendente in totalità dall' irritazione della mucosa gastro-enterica. La malattia infatti non presentava solo l' impo- nente apparato sintomatico della polmonia , onde avesse potuto facilmente stabilirsi la sua diagnosi , ma era contemporaneamen- te accompagnata da sintomi di dolore e tensione alla regione e- pigastrica , da frequenti secessi e da altri fenomeni morbosi in- dicanti un potente stato di flogosi ne' visceri addominali. Però lenendo conto della forma assunta allora dalle malattie febbrili, che in seguito alle alternative frequenti di una incostante sta- gione associavano ordinariamente ad uno stato irritativo topico la complicazione gastrica delle vie digestive , si ebbe un altro elemento diagnostico in appoggio della diagnosi stabilita , onde ammettere contemporaneo stato di flogosi della mucosa gastro- enterica e nel polmone. Il genio diffusivo delle infiammazioni , specialmente di quelle che impegnano i visceri addominali , il facile passaggio delle medesime al torace , tutto indicava , che la malattia ordita originariamente sulla membrana mocciosa ga- stro-intestinale ^ erasi quindi propagata al polmone, producendo- tì una violenta infiammazione parenchimatosa per una predispo- sizione morbosa maggiore rinv^enuta in tal viscere. Ma questi non erano i soli sintomi che accompagaavano la malattia del Germanier, e come è facile prevederlo, le relazio- ni che mettono il capo e l' addome in dipendenza 1' uno dell'al- tro , essendosi in pari tempo suscitate dall' impegno infiammato- rio delle prime vie , un' acuta cefalea si annunziò fin dal prin- cipio della malattia , e i sintomi d' irritazione alle meningi ac- coppiati alla violenta infiammazione del polmone avevano fatto prendere all' infermo V aspetto di un cadavere. Infatti al quar- to giorno di trattamento, ai sintomi di tosse inane e soffocati- ( '"9 ) va , slerlorc , giacitura supina , si accoppiarono i sudori freddi , gli occhi chiusi infossati nelle oihilc , il naso profilato , il co- ma vigile. Il crescente meteorismo indicava in pari tempo la in- tensità dell' affezione addominale , e tutti tali sintomi insieme ri- uniti minacciavano un funesto esito del morbo. Riflettendo alla gravezza della malattia , si stimò doversi a- dempiere all' indicazione di adoprar senz' altra dilazione un me- todo antiflogistico energico, onde vincere la violenta infiamma- zione che minacciava i giorni dell' infermo. Si praticarono per- ciò profuse deplezioni sanguigne generali e locali dal petto e dall' addome , si prescrissero cinque grani di tartaro stibiato in soluzione da prendersi epicraticamente nella giornata , e si mi- se r infermo ad una perfetta dieta. Sotto le deplezioni sangui- gne videsi im aumento de' sintomi infiammatori , ma lungi dal creder perciò che fosse tutt' altra 1' indole della malattia da quel- la che si era diagnosticata, si attribuì un tal risultato all' azio- ne conlros limolante del salasso , che aveva resa più libera la circolazione ed avea dato luogo all' appalesamento de' fenomeni flogistici. Laonde lungi dall' interpetrare un tale evento per si- nistro , si ebbe come un favorevole risultato della benefica a- zione del salasso , e si credè doversi coraggiosamente continua- re r intrapreso trattamento. La soluzione di tartaro stibiato , dopo aver provocato nel primo giorno abbondevoli scarichi ventrali di materie gialle e liquide , recò nel secondo giorno e nei successivi una certa cal- ma all' infermo , apparve finalmente il sudore generale alla cu- te , il quale decise favorevolmente 1' esito della malattia. Ad onta però di si felici risultamenli, la flogosi intestinale persisteva tuttavia, e ad oggetto di ovviare alle abbondevoli eva- cuazioni ventrali , si credè opportuno aggiungere alla soluzione di tartaro stibiato 1' emulsione di gomma arabica e le baguatu- ( no ) re di posca sul basso-ventre. Con tal trattamento si superò in breve tempo 1' affezione addominale , e la malattia fu completa' mente fugata. La convalescenza fu assai lunga : in fine l' infermo il di g Giugno i833 usci dallo spedale perfettamente guarito. Dall' esposizione di tale malattia si rileva , che 1' infiamma- zione originariamente fissata sul tubo gastro-enterico , diffusa in seguito al polmone , die luogo alla manifestazione de' violenti sintomi di sopra esposti. Pare dunque che 1' impegno flogistico stabilito sulla membrana mucosa abbia progressivamente attacca- to anche quella de' visceri del petto , sviluppandovi un' intenso processo patologico, forsi per una disposizione morbosa ivi e- sis lente. Storia di una rara malattia del capo caratterizzata per meningite. Giuseppe Schmit cacciatore del 3.° Reggimento Svizzero fu accolto nel mese di Luglio i833 nell'Ospedale militare del Sa- cramento con una grave affezione cerebrale che dimostrava es- sersi stabilita una forte condizione infiammatoria nell' interno del capo. La malattia da molto tempo crasi annunziata con la ma- nifestazione di cefalalgia violenta accompagnata da coma. Eravi nelr infermo una predisposizione inveterata per abuso di liquori spiritosi, ed erasi egli inoltre esposto ad insolazioni nelle ore meridiane de' piii caldi giorni estivi. La malattia , che in principio erasi annunziata con sintomi lievi e vaganti , acquistò una intensità imponente pe' terribili sintomi che 1' accompagnavano , giacché oltre a' sintomi indica-r ti , si manifestò lo strabismo dell' occhio sinistro che manfene- VAsi in abduzione permanente ; i moti della lingua vergevano ( ni ) forzatamente a dritta; il volto era pallido e caduto, i polsi e- rano profondi , capitali e intcrmillcnli , il ventre mantenevasi in ostinalo silenzio con coliche ricorrenti , 1' infermo balbettava e mostrava un' alterazione nelle facoltà mentali. Questo apparalo di sintomi durava per lo spazio di circa sei ore , dava quindi luogo ad mia tregua mentita^ e ricompariva nell' islessa forma dopo tre a quattro giorni d' intervallo , sebbene , durante V api- ressia si osservavano taluni de' sintomi , ma con minore ener- gia. L' infermo era continuamente smanioso , e in perfetta ve- glia: pareva a lui che un gran peso gli gravasse ad ogni istan- te sul capo , impedendolo a potersi muovere a volontà , ed ese- guire alcuna funzione. In tale stato, si caratterizzò la malattia per meningite, seb^ bene la diagnosi fosse molto oscura. Essendo però urgente l'in- dicazione di vincere il processo di flogosi nel capo esistente, si credè opportuno prescrivere larghe deplezioni sanguigne gene- rali e locali , e ripetuti purgativi di cremore di tartaro colla magnesia , d' olio di ricini , amministrando abbondevoli dosi di tartaro stibiato in soluzione per epicrasi , non che la digitale purpurea col nitro per frenare i risalti arteriosi. Contemporanea- mente fu ordinata 1' applicazione di neve sul capo a permanen- za , e per ottenere una potente rivulsione vennero applicati de' vescicanti alle braccia ed alla nuca , e siccome il notevole van- taggio da' medesimi prodotto esigeva la permanente applicazione di un csutorio nelle vicinanze del capo , si applicò un selone al- la nuca , promovendo un' abbondante suppurazione coli' asperger- lo spesso spesso di polvere irritante. S' insistè nel trattamento antiflogistico per dicci giorni senza ottenere alcun vantaggio» Applicaronsi perciò le sanguisughe sul basso ventre . luogo ove r infermo accusava dolori , e se ne ripetè contemporaneamente 1' applicazione al capo. Si prescrissero quindi i bagni prima sut- ( '12 ) lepidi, ed indi freddi per immersione, mantenendo sempre la vescica di neve sul capo dell' infermo , al quale per lutto ali- mento era accordata la sola idrogala. Ad onta di un tal metodo di cura , i sintomi andavano pe- rò acquistando una intensità spaventevole in modo da rendersi inutili tutti i soccorsi dell' arte , ed essendosi appalesala una continua smania accompagnata da pervigilio , l' infermo mori fra continue convulsioni. Pel raro procedimento tenuto dalla malattia , si credè utile r autopsia cadaverica. L' attenzione si portò maggiormente nella cavità encefalica, che aveva costituito il centro patologico de' più gravi sintomi. Smantellata la volta del cranio , si osservarono turgidi di sangue nero i vasi percorrenti le meningi , come pu- re tutto il seno medio. La sostanza corticale del cerebro era in- durata , la midollare, e il corpo calloso erano infiammati: i ventricoli laterali contenevano una immodica quantità di siero. I vasi superficiali del cervelletto erano ugualmente ripieni di san- gue nerognolo , indizio sicuro di antecedente flogosi : penetrando poi attraverso questo viscere in corrispondenza del ponte di Var rolio si rinvenne con sorpresa un corpo duro , della grandezza di una grossa noce , di figura sferica un poco bislunga , forma- to di una sostanza bianca molto più compatta della sostanza mi- dollare , e rivestito di una cisti pellucida tutta propria. Questa morbosa produzione, allungandosi in dietro , premeva la parte posteriore del cervelletto , la quale era dura , alterata ed aderi- va fortemente alle meningi , come quest' ultime molto infiam- mate erano aderenti alle vicinanze del foro occipitale. Le mem- brane della midolla spinale erano ugualmente iniettate dei sangue. Nella cavità toracia osservossi il cuore traslato dalla ordi- naria posizione e spinto a dritta dello sterno con raccolta acquo- sa nel sacco del pericardio. Il polmone destro divenuto picco^ I ( n3) lissimo l'i volume, erq, epatizzalo ia modo che la sua sostanza resisteva al taglio del coltello , cil era estesamente aderente al- le coste. Nella cavità addominale nulla si rimarcò di particola- re, ad eccezione del fegato divenuto molto voluminoso per o- struzione. Il processo patologico osservato nel cervello col mezzo del- la dissezione del cadavere è tale di sua natura , che rende facil- mente ragione del progressivo sviluppo de' sintomi morbosi, del carattere dubbio della malattia. La irritazione cerebrale era so- stenuta non già da morbosa influenza delle proprietà vitali , ma dalla presenza di un corpo estraneo, il (piale agiva incessante- mente a mantenere la imponenza della malattia. Circa la origi- ne di cpiesto corpo duro soprapposto al ponte di Varolio , è a presumersi, cbe una lenta infiammazione stabilita da gran tem- po in quel sito , avesse dato luogo ad una produzione morbosa siffallrt. Questa idea è avvalorata dalla natura del malore serba- tosi lento per mollo tempo , e quindi apparso , quando crasi di già architettata nel cerebro la morbosa vegetazione. Infatti l' in- fermo avea lungamente accusato malore nel capo, poiché avca sempre avvertito , secondo la sua asserzione , nn peso gravativo che incessantemente lo aflligeva , specialmente ne' giorni piovosi fid umidi. Su questi dati non è difficile lo stabilire che una di quelle lente per quanto micidiali fiogosi croniche, che manife- stano spesse volte la di loro presenza sol quando hanno profon- damente impegnato la struttura di un organo , abbia nel caso succennato dato luogo alla formazione di quel corpo duro che doveva naturalmeulo in ragione delle parti , colle quali Iro- '.avasi a contatto, produrre una meningite incurabile dagli ordi- jjarl mezzi dell' arte. »5 ( lU ) Storia di Tifo grave guarito co bagni freddi per immersione . Luigi Burmann, soldato del 3.° Reggimento Svizzero, gio- vane di robusta costituzione , di temperamento sanguigno , entrò in Luglio i833 nell' Ospedale militare del Sacramento, offrendo i seguenti sintomi : Cefalalgia , rutti nidorosi , lingua con patina bianco-giallognola, cute secca, occhi infossati nelle orbite con fotofobia , volto caduto , polsi celeri e ristretti. La malattia fu caratterizzata per sinoco-gastrico-bilioso, e conseguentemente s' in- traprese rapidamente il trattamento curativo che conviene in siffatti casi. Previa una dcplezione sanguigna , ed un purgante salino , si prescrisse la soluzione di tartaro stibiato da prendersi per epicrasi. Si osservava intanto che la febbre esacerbandosi manifestamente nelle ore serotine , dava in pari tempo luogo ad un sensibile incremento de' sintomi cefalici, in modo da minac- ciare la formazione della flogosi nelle meningi. Si osservava be- nanche un visibile stato d' irritazione ne' visceri addominali , in preferenza nello stomaco , nel corainciamento degl' intestini te- nui e neir epate. La cute si mantenne secca e la sua tempera- lura era scottante. L' addome era in perfetto silenzio , giacché ne il primo purgante , né due altri consecutivamente propinati d' olio di ricini aveano in alcun modo prodotto alcuna evacua- zione. Le urine erano scottanti , né vi era alcun indizio che a- yesse potuto aprirsi la strada critica de' sudori. In tale stato si pensò di tuffare 1' infermo nel bagno ge- nerale, e facendo attenzione al manifesto stato irritativo del tu- bo intestinale e della cute , si praticò il bagno freddo per im- mersione nel massimo aumento di calore febbrile. L' infermo dallo stato di prostrazione, e stordimento in, cui si trovava pri- ( HJJ) ma doir immersione , passò ad uno stato di tranquillità e quic- lo in modo che rapidamente si minorarono gì' intensi sintomi il irritazione cerebrale, si rialzarono i polsi, e l' infermo aprì gli occhi. Dopo il bagno successe una sensibile reazione alla cute, 0 nella notte apparvero i sudori. Ad onta di ciò , nel giorno appresso 1' infermo ricadde nello stato comatoso , che dichiara- va apertamente trattarsi di un tifo grave: si insistè pertanto nel- 1 uso del tartaro slibiato in soluzione, e si accordarono per die- ta limonale fredde. Fu creduta opportuna una deplezione di san- gue dal capo col mezzo delle mignatte , e si applicarono con- temporaneamente vescicanti alle braccia e i senapismi ai piedi. Essendosi osservato il vantaggio conseguito dalla pratica del pri- mo bagno freddo, e correndo di già il terzo giorno di malattia con segni poco favorevoli, si ordinò di ripeter la pratica del bagno freddo tre o quattro volte nel corso del giorno, facendo- vi rimanere ciascuna volta l' infermo per cinque , sei o sette miiuiti, e propriamente sino a quando la febbre era estinta. I bagni agirono in modo si favorevole , che quasi immediatamen- te si dissiparono i sintomi funesti , che minacciavano la vita del- l' infermo. Si dileguò il delirio comatoso, e la febbre divenne anche più mite. Poco dopo si apri favorevolmente il ventre , rendendo l' infermo materie liquide puzzolenti , e si manifesta- rono abbondcvoli sudori. Fu in tal modo, che migliorando sen- sibilmente per gradi , al nono giorno di malattia 1' infermo lu ♦èichiaraìo fuori di pericolo. L' immersione sul bagno freddo non poteva agire nel de- scritto caso con maggior celerità , per troncare i passi al gigan- tesco morbo , che minacciava da vicino i giorni dell' infermo. Ilo replicate volte osservato in pratica , che i più attivi rimedi in tali malattie febbrili non agiscono con tanta prontezza ed e".- ficacia , quanto il bagno freddo. Findal i8i3 incominciai a mot- (ii6) terlo in pratica con molto successo nell' Ospedale militare di Pe- scara , all' occasione di una febbre nervosa colà esistente fomen- tata da imbarazzo gastrico , che fin dal suo incominciameulo at- laccava sensibilmente il capo, promovendo il delirio, e dando luogo allo sviluppo di un estuante calorico morboso alla cute. Ninno degV inferrai trattati col bagno freddo ebbe a soccomliere, laddove i rimedi interni non fui'ono di alcun giovamento presso glinfermi non curati all'istesso modo, che in pochi giorni morivano. Da queir epoca frequentemente ho messo in pratica i bagni freddi per immersione in molte gravi malattie acute , e ne ho sempre avuto effetti cosi vantaggiosi da non abbandonare mai una tal pratica. Potrei offrire in esempio moltissime guarigioni di malattie febbrili e infiammatorie gravi operate negli spedali militari , durante il mio esercizio pratico di anni 35. Non tra- lascio di far conoscere , che nel 1 8 1 8 la febbre petecchiale epi- demica grassante in Puglia, avendo sparso l' allarme generalmen- ie per la violenza del suo cammino , restandone vittima quasi lutti gì' infermi per la sua malignità e per lo improprio tratta- mento terapeutico che era dai medici adoperato , avendo fissato la mia attenzione , osservai che il sintomo più manifesto era il calore urente all' addome ed al capo per la maggiore irritazio- ne che invadeva tali parti. Perciò incominciai a praticare i ba- gni freddi per immersione ai soldati affetti da tal malattia che esistevano nell' ospedale militare di Foggia. Ordinariamante fa- ceva tuffarli nel bagno tre o quattro volte a brevi intervalli per pochi minuti in ogni volta, quando il parosisrao febbrile era nel più grande aumento, ed erano manifesti i sintomi di delirio, co- ma eie. La febbre spariva rapidamente quasi per incantesimo col mezzo di tal trattamento , la temperatura si riequilibrava , r infermo acquistava la serenità delle facoltà mentali, e la malat- tia terminava in pochi giorni^ ( >'7 ) Caso di grave vaiolo conjlaenle guarito col bagno freddo per immersione . Bcrardino Melone , soklalo del 3.^ Reggimento Caccialori della Guardia Reale, giovane di temperamento sanguigno , robu- sto nella costituzione, andò soggetto in Novembre i834. al con^ fluente vaiolo che invase allora tutti coloro che non erano stali vaccinati. Dopo aver preceduto gli ordinari sintomi di ccfalgia, e irritazione alle fauci ne' primi tre giorni d' invasione, incomin- ciarono a comparire le pustole vaiolose con forte afflusso di san- gue al capo , polsi turgidi , meteorismo e costipazione ventrale. All' ottavo giorno le pustole vaiolose si resero confluenti , ed ab- bencliè si fosse replicalamente purgato 1' infermo , e gli si fos- se prescritta 1' applicazione di numerose sanguisughe alle tempia, i sintomi di affezione cerebrale andarono nondimeno crescendo , e si credè opportuno favorire 1' eruzione delle pustole , propi- nando bevande emulsive col nitro. Le pustole intanto si resero confluenti , il volto divenne mostruoso. L' infermo era smanioso per r irresistibile calorico morboso che avvertiva alla cute , re- spirava a stento e con rantolo, la giacitura era penosa in qua- lunque posizione. L' infermo in questo stato perde le facoltà in- tellettuali e si manifestarono sintomi di attacco al petto cosi im- ponenti , da far temere la prossima morte dell' individuo per sof- focazione. A tale deplorabile stato aggiungevasi la impossibile deglutizione in modo che appena poteva farglisi prendere qual- che cucchiaiata di idrogala fredda. Siccome erasi acquistata qua- si la certezza della vicina morte e si disperava di poter salvare r individuo cogli ordinari mezzi , mi determinai alla pratica del bagno freddo , suU' appoggio di altri casi consimili , in cui a- Ycva praticato coi massimo successo un tal mezzo. L' infermo ( ii8 ) [loioiò fu tufTalo nell' acqua fredda come un cadavere , giaccliò nulla avvertiva, e T esteriore del suo corpo era difformato in modo spaventevole. Durante la di lui stazione nel bagno , alla superficie dell' acqua avvertivasi una manifesta evaporazione, e la temperatura del bagno si elevò fino a far divenire 1' acqua qua- si tepida. Dopo mezz' ora fu la seconda volta praticato il bagno, e nel giorno settimo della malattia fu replicato a brevi interval- li di dilazione, facendovi ogni volta rimanere V infermo cinque 0 sei minuti. L' effetto del bagno freddo fu talmente rapido che Y infer- mo rimase tranquillo a letto quella notte senza avvertire le sma- nie che aveva sofferto ne' giorni antecedenti. La mattina appres» so fu trovato cogli occhi alquanto aperti , almeno per quanto per- metteva r enorme gonfiezza del viso , V affanno del respiro era notabilmente minorato , lo stato di coma carotico era quasi scom- j)ars0; e l'infermo avvertiva qualche domanda che gli si faceva. In tale stato si propinò una bevanda emulsiva con nitro e si prescrisse la ripetizione del bagno freddo , che venne replicato per tre volte nel corso del giorno successivo con sensibile mi- glioramento dell' infermo. Lo slesso metodo fu praticato conse- cutivamente , e se ne ottenne un miglioramento cosi vantaggio- so , che arrestossi il corso della malattia ; disparvero i sintomi cerebrali , e la orribile eruzione percorse il lungo stadio proprio di tale malattia , facendo soggiacere 1' infermo ai molestissimi incomodi di molte suppurazioni cutanee. Fu rimarcato nel corso della prescritta malattia che i sin- tomi di violento attacco al cervello, al polmone^ erano consen- suali e dipendenti dalla violenta infiammazione cutanea, giacché ogni qual volta 1' infermo veniva tuffato nell' acqua fredda , la japida sottrazione del calorico morboso produceva un' istantanee alleviamento nel capo e nel petto , e 1' infermo sembrava per I ( "9 ) un islanle risorto, ricadendo nello slesso stato di prima, un die- ci minuti dopo uscito fuori del bagno. Si osservò parimenti che i tanti purganti amministrali tornarono infruttuosi , poiché il tu- lio digestivo irritato e affetto da spasimi non permetteva la usci- ta delle materie fecali , le quali colla loro presenza accresceva- no r irritazione , e mantenevano il meteorismo. Sotto 1' azione del bagno all' opposto si vinceva lo stato convulsivo del tubo in- testinale, e le fecce uscivano dall'ano involontariamente con gran sollievo dell' infermo. All' islesso modo si superava la specie di stranguria che impediva il libero scolo dell'urina, la quale era assai calda ed irritante. Forse questo rimedio, che non si propina con frequenza nel- la pratica medica in preferenza nelle malattie cutanee acute, come il vaiolo , è il mezzo più atto a superare facilmente e in breve tempo un violento processo d' infiammazione che abbando- nata a se stessa , o curata co' rimedi ordinari apporta la sicura morte dell'infermo. Il vaiuolo è stato il flagello del genere u- niano , e si è riputato sempre funesto per le conseguenze. Infat- ti il rapido suo cammino e 1' indole minaccevole che assume, in èoloro specialmente che non sono stati sottoposti all' inoculazione fimno temere della vita fin dal primo suo corainciamento. I tan- ti medicamenti che si progettano contro tal malore , ordinaria- mente non producono vantaggiosi risultati , ed io ho avuto occa- sione di osservare in pratica che trattando il vaiolo connuente con gli ordinari minorativi, rare volte gl'infermi si sono salva- li. Il contrario è avvenuto quando ho praticato il bagno freddo, e posso assicurare che tutti i vaiolosi curati in tal modo sonosi guariti , a riserva di qualche caso , in cui per malattie preesi- stenti ed incurabili , la malattia è divenuta mortale. E dietro 1 Huraerosi falli da me raccolti in favore del bagno freddo per immersione nella cura del vaiolo confluente , io mi credo auto- ( 120 ) rizzalo a dichiararlo sovrano ed unico rimedio contro lale malata tia od olire alle osservazioni da me falle , Irovo che il bagno freddo debba riuscire giovevolissimo a ragione della rapida , ed energica sua azione anliflogislica , e perchè agisce direttamenlc sulla cale clie è la parlo , in cui la malallia slabilisce la sede. Inoltre , siccome il vaiolo costituisce una violenta ed acuta in- fiammazione nel tessuto dcrmoidco, i mezzi interni debbono spìe- gare un' azione lenta e lontana dalla cute da non arrestare il cammino della malattia. Il timore della retropulsione dell' esantema esagerato dalla imperizia e dalla negligenza non ha alcun fondamento. Il bagno freddo oltre all' esercitare la più benefica influenza sull' infiam- mazione cutanea ; minora benanche la irritazione intestinale , e n' è prova la uscita delle fecce e dell' urina dopo la sua azione, Dippiù , dopo il bagno freddo ho costantemente osservato ele- varsi maggiormente le pustiile con gran sollievo degl' infermi , ciocché indica che il morbo si allontanava quasi dall' interno , per concentrarsi alla cute , e gì' infermi in tal caso , nel men-^ tre provavano un miglioramento notabile nelle funzioni del ca- po , del petto, e dell' addome , avvertivano un rimarchevole ac- crescimento di calorico morboso nelle pertinenze della cute , e domandavano di essere nuovamente tuffati nel bagno. Bisogna però riflettere che i bagni freddi sono stati da me praticati nello stadio infiammatorio del vaiolo , e propriamente quando si osservava manifesto il processo d' infiammazione, spie- gando talta la sua vigoria , e distendendosi a' visceri delle ca- vità , specialmente a quelli del capo con coma o delirio. Giam- mai li ho messo in pratica nello stadio suppurativo di molto in- noltrato , per timore di suscitare una metastasi pericolosa , e ne ho sospeso r uso allonjuando ho osservato che la febbre socia del morbo in parola era dell' intuito estinta. Inoltre uiua perico- ( 121 ) lo ho osservalo accompagnare lo stadio della suppurazione, quan- do la malattia sia sfata cIBcaccmcnte combattuta col bagno fred- do , dm-ante il periodo della infiammazione. Un' altro vantaggio che si ottiene da' bagni freddi nella cura del vaiolo, è di evi- tare in tal modo la formazione di difformi cicatrici, come avvie- ne per r ordinario dopo la caduta delle croste in si terribile ma- lattia. Le numerose osservazioni da me fatte a tal proposito , so- no di tal natura che posso caldamente raccomandare all' atten- zione de' pratici un tal rimedio nella cura del vaiolo. Giova in questo luogo far riflettere , che gì' infermi afflit- ti da semplice febbre acuta o in complicazione di processo di flo- gosi inerente tanto al sistema dermoideo , quanto a qualunque altr' organo delle interne cavità della macchina, li fo immerge- re nel bagno freddo , e con acqua della stessa temperatura, co- me viene attinta dal pozzo o dalla sorgente , bagnando spesso il capo , li fo permanere piìi o meno nel fluido a misura dell' in- tensità della malattia e de' morbosi fenomeni che 1' accompagna- no. Fo uscire dal bagno il paziente, allorquando la febbre si os- serva quasi estìnta , locchè verifico col polso dell' infermo alla mano. Nella praUca del bagno in parola fo asciugare tutta la macchina , tranne il capo del paziente a fin di evitare il solle- cito ritorno della cefalgia , socia quasi sempre della febbre in- fianmiatoria. Ordinariamente dopo tre ore circa che 1' infermo trovasi a- ver praticato il bagno freddo , la febbre incomincia ad appari- re novellamente , ma nella sua ricsacerbazione non perviene mai a quel grado d' intensità che offriva prima di praticarsi il ba- gno medesimo. Il bagno freddo , oltre del benefico effetto che produce e- stingucndo la febbre momentaneamente , ha la proprietà benan- che di allontanare i morbosi fenomeniche l'accompagnano, co- iG ( 122 ) ine , calore iircnle , ccfalgia , coma , delirio , costipazione ven- trale , privazione de' sensi ec. Mi sono assicurato che nelle succennate febbri , se pronta- mente si usa la pratica de' bagni freddi , mirabilmente si osser- va che le medesime si arrestano in breve tempo , in luogo dì percorrere l' ordinario periodo di i4- , 21 , 0 più giorni , ed ho osservato benanche arrestarsi il processo flogistico che in com- plicazione della febbre medesima interessava gli organi interni. D' altronde è cosa veramente sorprendente l'osservare il fe- nomeno che si verifica nell' infermo vaioloso , dappoiché poste- riormente alla pratica de' bagni freddi , la febbre e gli altri mor- bosi fenomeni spariscono nel mentre che tutta la periferia della sua macchina resta coverta dalle confluenti pustole, le quali bel- le ed elevate , continuano a percorrere il loro regolare andamen- to , dapprima della suppurazione, di poi della esiccazione , che gradatamente perviene all' estinzione. Alla descritta osservazione potrei aggiungerne molte altre , ma sarebbe un lavoro superfluo assomigliandosi tutte per la di loro natura , e pel trattamento curativo impiegato. Accenno so- lo le seguenti che sono state forse le piìi straordinarie di tal malattia accadute nella mia pratica. Elisario Persanese , soldato de' Cacciatori di linea entrò nel- lo Spedale militare del Sacramento nel mese di Novembre del- l' anno i834. coi sintomi preliminari del vaiolo, che si affacciò confluentissimo dopo due giorni. L' infermo divenne mostruoso, ed oltre alla perdita completa de' sensi , soffriva un violento af- fanno nella respirazione. Trattato in principio con lievi minora- tivi e quindi assoggettato alla pratica del bagno freddo per im- mersione , usci perfettamente guarito dall' ospedale dopo 89 gior- ni di cura. Francesco Merenda, soldato del 12.° Reggimento di Linea, ( 123 ) essendo andato soggetlo al vaiolo confluenie con evidente attac- co al petto e al capo, è stato da me trattato nell'Ospedale mi- litare del Sacramento colla pratica de bagni freddi al numero di 1 2 , e dopo lunga convalescenza usci risanato dallo Stabilimen- to nel mese di Dicembre i834-. Federico Farace , soldato del 12." Reggimento di Linea è stato accollo nello Spedale militare del Sacramento il dì 22. No- vembre 1834. con eruzione vaiolosa divenuta confluentissima ra- pidamente con manifesto impegno del ccrebro , e de" visceri to- racici e addominali. Ad un lieve trattamento diaforetico diretto a facilitare 1' eruzione dell' esantema , essendosi accoppiata la pratica de' bagni freddi per immersione ripetuta sedici volte , l'infermo è uscito perfettamente risanato dopo 22. giorni di sta- zione nello spedale. Nicola Montefusco , Gendarme Reale, di robusta costituzio- ne , temperamento sanguigno , fu ricevuto allo Spedale milita- re del Sacramento li i3. Novembre i838 con febbre infiamma- toria , nel giorno appresso gli si manifestò 1' eruzione vaiolosa, che ne" giorni susseguenti si rendè confluente. Si praticarono i bagni freddi per immersione mattina e sera al numero di i4-/ il di 20 restò guarito dalla febbre e si sospese 1' uso de' bagni. Il giorno 3o spogliato dalle disseccate pustule passò in conva- lescenza , la quale fu protratta sino al di i." Gennaio iSSg, ed il dì 2 del medesimo mese uscì dallo Stabilimento perfettamen- te guarito. Luigi Rauffmann soldato al 1 .° Reggimepto Svizzero , di gracile costituzione , giovine di temperamento sanguigno, fu am- messo allo Spedale militare del Sacramento li 8 Dicembre i838 all'etto da reumatalgia; convalescente di questa malattia, e per conseguenza prossimo ad uscire dallo Stabilimento , il di 2D del- lo slesso mese fu aggredito da febbre acuta. Al terzo giorno ( IM ) della medesima si manifestò iu lui 1' eruzione vaiolosa , elic ne' giorni appresso si rendette confluente. Praticò numero 16 bagni freddi , e fu salvo dalla malattia in parola. Il dì 18 Gennaio 1889 , passò in altra sala per curarsi di varie suppurazioni su- perficiali apparse in diversi punti della macchina. Giovanni Giuseppe Elirlcr soldato al 3." Reggimento Sviz- zero , di anni 2 3 , valida costituzione , temperamento sangui- gno , fu ricevuto all' Ospedale militare del Sacramento il giorno 6 Gennaio 1889 con eruzione vaiolosa confluente ; praticò nu- mero i4 bagni freddi , passò nella sala de' convalescenti li 2 Febbraio , ed uscì perfettamente guarito dallo Spedale il di 1 3 Febbraio dell' anno suddetto. Baldassarre Spany soldato al 3.° Reggimento Svizzero , di anni 22 , robusta costituzione , temperamento sanguigno , entrò nello Spedale militare del Sacramento il di 6 Dicembre i838 , eoa eruzione vaiolosa , che si pronunziò confluente ne' giorni suc- cessivi. Praticò numero dieci bagni freddi , il di 14- fu guarito dal vaiolo , ed il dì 26 Gennaio iSSg passò nella sala de' con- valescenti. Federico Brun soldato al 2.° Reggimento Svizzero di anni 27 , costituzione robusta , temperamento sanguigno , fu ammes- so all'Ospedale militare del Sacramento il dì 21 Gennaio 1889 con vaiolo confluente. Praticaronsi n." i3 bagni freddi , ed il di 12 Febbraio 1889 passò nella sala de' convalescenti perchè guarito dal vaiolo medesimo. Agostino Heymen soldato al 3." Reggimento Svizzero, di an- ni 1 8 , costituzione valida , temperamento sanguigno , fu ammes- so nello Spedale militare del Sacramento il di 8 Gennaio 1839 con vaiolo confluente. Praticò n." io bagni freddi, ed il gior- no 16 Gennaio medesimo passò nella sala de' convalescenti. Antonio Zurflue , soldato al i,° Reggimento Svizzero , di I (125) anni i8 , valida coslituzionc , temperamento sanguigno , fu ri- cevuto allo Spedale militare del Sacramento il di 17 Gennaio iSSg con eruzione vaiolosa , che quindi si manifestò conlluenle. Fece uso di n." 18 bagni freddi praticati la mattina , al mez- zodì , e la sera. Il di 10 Febbraio dell' anno suddetto passò al- la sala de' convalescenti perchè guarito dal vaiolo. Biirtolomeo Schelt soldato al 3." Reggimento Svizzero , di anni 24. , valida costituzione , temperamento sanguigno , entrò allo Spedale militare del Sacramento il di 7 Febbraio iSSg con vaiolo confluente. Praticò numero 9 bagni freddi , ed il di 20 del medesimo mese fu dichiarato convalescente. Pietro Rucch , soldato al 4--° Reggimento Svizzero , di ro- busta costituzione , sanguigno temperamento , fu ricevuto allo Spedale militare del Sacramento il di 3o Gennaio iSSg con va- iolo , che ne' giorni susseguenti si rendette confluente. Praticò num. 17 bagni freddi , e il di 20 Febbraio dello stesso anno passò nella sala de' convalescenti. Francesco Giammarino , soldato al i ." Reggimento Caccia- tori della Guardia , di anni 2 1 , nervosa costituzione , tempera- mento sanguigno , entrò allo Spedale militare del Sacramento il di l'ó Dicembre i838 , con panno all'occhio sinistro , se gli sviluppò il vaiolo il di i." Febbraio 1839. Fece uso di nume- ro 18 bagni freddi , e il di 12 dello stesso mese passò in con- valescenza. De' suddetti individui il solo Farace era stato inoculato col vaiolo vaccino , ma non si osservava sulle braccia alcuna im- pronta 0 cicatrice. Perciò avvi luogo a credere che la inocula- zione fosse riuscita spuria. (126) Caso di vaiolo conjluenle : morte dell' infermo : autopsia. Carlo Luigi Manncr , soldato del i ." Reggimento Svizzero, giovane di robusta costituzione , di forme atletiche , di terope^ ramcnto sanguigno , entrò nello Spedale militare del Sacramen- to il di 12 Dicembre i834., con vaiolo confluente al terzo gior- no di eruzione , accompagnato da delirio , calore urente alla cu- te , fenomeni gastrici , occhi scintillanti , catarro , dolor di go- la , polsi profondi e celeri , respirazione afiannosa. Nel corso dello stesso giorno maggiormente si accrebbero i punti pustulo- si in diversi siti della cute , in preferenza al petto ed all' addo- me , r eruzione divenne confluentissima , ed il volto dell' infer- mo era totalmente sfigurato , e mostruoso. Le pustole però non progredirono come all' ordinario , non si allungarono nella pun- ta , ma appena si elevarono di qualche linea sulla cute , la vio- lenza maggiore della malattia manifostavasi al capo e nel cavo addominale , giacché oltre a' fenomeni di coma e delirio , al se- condo giorno di decubito nell' ospedale apparve in iscena la tim- panite , il singhiozzo e la disenteria con penoso tenesmo. Ap- pena potè r infermo prender qualche cucchiaiata di mistura c- mulsiva , o altro medicamento sotto qualunque forma , non per- mettendolo il deplorabile stato della bocca , e delle fauci ; non si omise pertanto d" intraprendere coraggiosamente la pratica de' l>agni freddi , i quali apportarono qualche lieve miglioramento di breve durata , aggravandosi poco dopo tutti i fenomeni mor- bosi. La disenteria scomparve quasi del tutto al quarto giorno di decubilo dopo l'azione de' bagni freddi, e pareva che la ma- lattia volesse volgere a miglioramento , ma verso sera tutt' i sin- tomi si aggravarono ; ricomparve il tenesmo , la timpanite , il singhiozzo, e l'esantema divenne tuttodì un aspetto pallido-gial-^ logtiolo. ( 127 ) Al quinto giorno si pralicarono i bagni freddi con poco sol- lievo susseguito da ulteriore aggravamento de' sintomi. Nelle o- re pomeridiane manifestossi il rantolo ; le pustule si abbassaro- no in ragione dell' aumento d' intensità dell' irritazione addoniJ- nalc che diveniva semprepiù sensibile. Al sesto giorno , il meteorismo era enorme , il singbiozzo, il freddo a' piedi , il colorito plumbeo delle labbra , 1' affanno sibiioso della respirazione annunziavano la prossima morte. Al settimo giorno, mantenendosi stazionario il descritto ap- parato sinlomatologico , manifestossi qualche movimento convul- sivo che pose termine a' giorni dell' infermo verso due ore po- meridiane. Per r imponenza de' sintomi morbosi sviluppatisi durante la malattia , fu creduta indispensabile l'autopsia cadaverica. Essen- dosi perciò proceduto alla dissezione delle cavità , si riconobbe nel cervello un' abbondante afflusso di sangue con manifesta in- fiammazione delle meningi , i di cui vasi erano manifestamente iniettati. Nel torace si osservò atrofiato ed arrossito il lobo de- stro del polmone: la membrana mucosa che veste il canale tra- cheale era infiammato ed in molti punti apparivano macchie ne- ragnole di cangrena , il cuore e il pericardio erano in istato nor- male. Il peritoneo fu trovato di color neragnolo , 1' epiploon era tinto di bile , il mesentere avea sviluppatissirai i vasi delle sue duplicature , ed iniettati di sangue nero. L' epate era infiamma- to ed ingrossato il doppio del suo ordinario volume. La mucosa gastro-intestinale trovaAasi spalmata di umore giallastro. I vasi superficiali degl' intestini tenui , e crassi , erano parimente in- fiammati. La vescica orinarla conteneva dell' urina puzzolente e densa, e la membrana che interamente la riveste era evidente- mente infiammata ed in qualche punto cangrenata. ( 128 ) Un acuta infiammazione crasi dunque stabilita nel peritoneo, nel mesenterio , e neir epate , e dallo stato in cui erano i visce- ri delle cavità è facile il conchiudere che si fosse di già mol. lo innoltrata quando 1' infermo era stato sottoposto ad opportuno trattamento. L'apparizione de' violenti sintomi morbosi all'encefalo, ed all'- addome si spiega benissimo per 1' attacco flogistico , che era degenerato per la violenza anche in cangrena. Pare da ciò che la morte dell'individuo sia attribuibile alle gravi complicazioni che avevano accompagnato la malattia , e specialmente all' infiamma- zione acuta dell' epate, del peritoneo , e del mcsentero. Qualche cenno sull'uso del tartaro stibiato nella cura della tisi polmonare. Moltissime osservazioni mi è accaduto di fare nel mio pra- tico esercizio intorno la tisi polmonare. Durante il mio soggior- no in Capua , ho avuto specialmente occasione di trattare gran numero d' infermi afflitti da tal malattia. Siccome per la varietà de' casi mi che si sono offerti , e per la diversa imponenza de' sintomi morbosi , ho dovuto mettere in opera differenti metodi curativi , ho avuto per tal motivo occasione di osservare i risul- tamenti ottenuti dalle diverse cure , e mi sono assicurato , che il tartaro stibiato praticato assoluto , senza il soccorso di altro farmaco , è un rimedio che in simili casi riesce utilissimo. Dalle statistiche descrittive e nuraerative che trovansi depo- sitate presso la Direzione Generale degli Ospedali militari rile- vasi, che dal i." Maggip 1828 , fino al 18 Gennaio i832 so- no stati curali nell' Ospedale Militare di Capua n. ^o infermi af- fetti da catarro cronico , l\i da tisi polmonare al primo grado , 102 da tisi al secondo grado, e 27 da tisi di terzo grado. I ( 129 ) falli sono patenti , e in tutti i casi di lai malattia, ho osser- vato che mercè 1' adoperamento del tartaro stibiato la flogosi di- struttrice clie invade il polmone, si arresta e in breve spazio di tempo si scioglie. Vero è però che ne' casi, in cui gV infer- mi sono stati affidati alle mie cure con sintomi di diarrea col- liquativa , macie estrema , sudori viscliiosi, ortopnea , sputi mar- ciosi, abbondanti e puzzolenti, essendo inoltre inveterata la ma- lattia , l'ordinario trattamento è stato di niim successo, e gl'in- fermi hanno dovuto soccombere ad un destino inevitabile. Bla tulle le volte che ho intrapreso la medela a malattia in- cipiente od anche innollrata a quel grado in cui è manifesta la secrezione del materiale purulento , cioccliè costituisce il terzo stadio della tisi , 1' amministrazione del tartaro stibiato è stata coronata da felicissimo successo , e gli ammalati si sono com- pletamente guariti. ]\è è in alcun modo a dubitarsi della realtà delle statistiche da me presentate , giacché gì' infermi di cui nelle medesime è parola , sono quelli dichiarati già tisici da' pro- fessori di diversi stabilimenti militari , ed inviati all' ospedale militare di Capua, per le superiori disposizioni, essendosi pre- scelto tale stabilimento per la cura de' tisici , a causa della po- sizione topografica del paese. Il metodo da me seguito per la ministrazione , è il seguen- te — In once cinque di acqua distillata fo disciogliere tre gra- ni di tartaro stibiato coli' aggiunta di un' oncia di sciroppo sem- plice. AI cominciamcnto della medela, dopo qualche lieve pur- gante, prescrivo la bibita di uno o due cucchiaia la mattina ed im' altro la sera della soluzione emetica , limitando la dietetica a poche once di riso cotto a consistenza di crema. Le prime prese del rimedio provocano ordinariamente un lieve aumento di tosse susseguito da facile espettorazione di den- si materiali purulenti ; quando poi l' abitudine alla dose del ri- '7 ( i3o ) motlio , dopo ii5, 0 20 giorni di traltamento ricliiegga una mo- dificazione se ne aumenta la dose a seconda dell' esigenza della malallia. Per l'ordinario non bisogna oltrepassare i tre cucchiai al giorno , e bastano quattro , a cinque mesi di trattamento per vedere il favorevole termine del malore. ^ L' eiTicacia del tartaro stibiato nella tisi polmonare, oltre all' esser convalidata dalla felice esperienza di molti distinti pra- tici , die hanno in simili casi messo vantaggiosamente a pro- fitto tale preparazione antimoniale , trova una spiegazione razio- nale nella condizione morbosa della tisi consistente in un pro- cesso d'infiammazione cronica, e nell'azione atiflogislica, e ri- solvente del tartrito antimoniato di potassa, che costituisce il più potente rimedio , fra tutti i preparati dell' antimonio. De" ragguagli più estesi intorno a tale argomento possono riscontrarsi nella mia memoria sulla tisi polmonare , ove sono esposte diverse discussioni intorno la origine e natura di tal ma- lattia , e vi è in fine inserito un quadro statistico , in cui sono registrati per numero i catarri cronici , e tisi polmonari da me curati felicemente colla soluzione del tartaro stibiato. Né solo i catarri cronici e la tisi sono slate da me tratta- te colla soluzione di tartaro stibiato , ma moltissimi casi ezian- dio di polmoniti gravissime , come può rilevarsi da fatti di tal naalatlia da me riportati. A questi potrei aggiungere la descri- zione di altri casi di tal malattia rimarchevoli per la 'violenza del processo morboso che le accompagnava , e per molte varie- tà di diagnosi, cui han dato luogo , ma oltre che tali impor- tanti osservazioni trovansi registrate sulle statistiche descrittive mensili , il risultamento della cura è stato ugualmente felice che negli altri casi per mezzo di forti dosi di tartaro stibiato in so- luzione. Mi è occorso di osservare a proposito di tale malattia, che i soldati svizzeri ne sono più frequentemente e gagliarde- ( i3i ) mcalc attaccati , messi in paragone coi soldati del Regno , e la ragione di tal varietà si ravvisa nell' influenza del clima , nella variabilità dello slato dell' atmosfera , e nell' abuso de' liquori spiritosi in un paese , ove la stagione invernale riesce pe' Sviz- zeri una gradita primavera. I soldati del 3.° Reggimento Gaspa- ro Rotck , Giovanni Giorgio , Giuseppe Sclip , Samuele Quat , e Carlo Morct soldato del 2.° Reggimento ed altri sono stati tutti da me curati per gravi inflannnazioni acuto del polmone^ ed è riuscito utilissimo il trattamento terapeutico colle profuse dcplezioni sanguigne e colle abbondevoli ministrazioni di lartfu ro stibiato in soluzione, Storia dì un caso di mania fnrenle causata e sostenuta da Jlogo^i addominale. Giovanni-Battista Bocchat di Miccurt , Cantone di Berna , di anni Sy , temperamento sanguigno-bilioso, granatiere del I^.° Reg-; gimcnto Svizzero , nacque da genitori sani senza alcun vizio e- reditario , a meno che non si volesse tener conto di varie ma- lattie nervose , come convulsioni e sincopi dalle quali era ves- sata frequentemente la madre. Egli godè sempre florida e gaia salute finché visse sobrio e parco nel vino e nella venere , percui contò giorni felici fi- no agli anni venti di sua età. Fattosi soldato nel 1817, diven- ne intemperante nel bere liquori e nell' uso della venere , e in seguito d'impuro commercio, contrasse nel 1820 un bubone che suppurò; ed altro nel i834. il quale pervenne anche a suppura- zione. In tale slato essendosi occultato nella sua macchina il ve-i leno sifilitico , ed abusando più che mai del vino e de' liquor ri spiritosi , cominciò a soffrire caduche vertigini , che lo assa- ( i32 ) livauo ad intervalli, e cadendo a terra rimaneva immobile e privo di sensi : riavutosi dopo un quarto d'ora circa, ripiglia- va le sue funzioni ordinarie. Continuò cosi per due anni , pra- ticando di tempo in tempo delle detrazioni sanguigne le quali gli portarono tale giovamento da farlo rimanere per più mesi libero dalle ordinarie convulsioni : ma non curando di allontana- re le cause occasionali di viver parco e moderato , né di com- battere la diatesi venerea , ritornò con pervicacia alle antiche abitudini. Nel giorno 12 Gennaio i838 per disposizione de' suoi superiori avendo sofferto una punizione , fu assalito dal solito peso alla lesta , da offuscamento e delirio furioso , in modo che presentando tutti i segni di una vera mania, fu inviato con op- portune precauzioni nell' Ospedale militare del Sacramento. Qui- vi assicurato nel letto di forza, gli fu praticato abbondevole deplezione sanguigna. Nel giorno appresso i3 Gennaio fu da me visitato , e vistolo furibondo , ed esattamente esaminate tul- le le circostanze che avevano preceduto ed originato lo svilup- po della malattia , stabilii la indicazione di abbattere per quan- to fosse stato possibile la irritazione cerebrale, indicata dagli occhi rosso-foschi , dalle pupille dilatate , e dal volto rubicon- do, e per ciò fare, oltre lo allontanamento di tulle le cause favorenti lo stalo morboso , e di togliere le complicazioni de' visceri addominali ; prescrissi perciò applicazione di sanguisu- ghe alle tempie , ed ai processi mastoidei , 1' olio di ricini , e regime dietetico di sole limonee fredde. Al tempo stesso feci propinargli per epicrasi sei grani di tartaro stibiato disciolto in una libbra d' infuso di fiori di sambuco. Nel giorno i^ non osser- vandosi alcuna varietà sul corso della malattia , fu ripetuta l' ap- plicazione delle sanguisughe e il tartaro stibiato alla stessa do- se del giorno precedente. Nel giorno iIj , permanendo i sin- tomi morbosi , si ministrargao all'infermo otto grani del prepa- ( i33 ) rato anlimoniale. Ne' due giorni i6 e 17 . fu preseli Ila novel- la applicazione di sanguisughe , ed alla stessa dose fu conlinua- (0 il tartaro slibialo. Nel di 18 l' infermo prese dodici grani di tartaro slibiato , la qual dose fu replicata ne' cinque giorni suc- cessivi. A quest'epoca, si vide sensibile miglioramento nel cor- so della malattia; le deiezioni ventrali si fecero abbondevoli , sen- za che alcun segno di vomito si fosse mai pronunziato , e ai 23 la dose del rimedio si diminuì di quattro grani. Progredendo il miglioramento , nel giorno appresso l' infermo pallido ed esina- nito presentava le apparenze di un demente senz' alcun segno di furore, chiedeva da mangiare, e rispondeva con imbarazzo alle domande che gli si facevano : gli vennero prescritti sei grani di emetico , la zuppa ed un pezzo di pollo. Nel giorno 2 5 osser- vandosi permanente lo stato normale delle funzioni intellettuali , r infermo venne liberalo dal letto di forza , e gli si diedero quat- tro grani di emetico. Per altri quattro giorni , semprepiù pro- gredendo la miglioria , si continuò lo stesso trattamento. Nel dì 3o prese tre grani del rimedio, nel 3i due grani, e cosi con- tinuò fino al 3 Febbrajo , nella qual' epoca osservandosi in ista- to di progressiva convalescenza , gli fu accordato nutrimento senz' altro trattamento medicamentoso , e così in islato di rimes- sa salute uscì dallo Spedale il dì 7 Febbrajo perfettamente gua- rito. Questo caso è meritevole di attenzione per la grande effi- cacia spiegata dal tartaro stibiato a vincere la profonda irrita- zione del capo. Io mi astengo dall'entrare in molti dettagli in- torno al potere di tale medicina in simili malattie. Mi occorre solo di dire , che la pratica mi ha fatto vedere frequentemente che questo rimedio nelle acute infiammazioni , tanto del capo , quanto del petto , somministrato ad alte dosi , riesce mirabile per vincere lo stalo morboso , ed ho osservato che quanto più (^34.) intensa è l' infiammazione , tanto maggiore è la tolleranza del' l' infermo all' azione del rimedio. Giammai si è manifestato alcu' no accidente sinistro ad onta che talune volte fossi pervenuto a prescriverlo in taluni casi di frenitidg o di apoplessia alla dose di una dramma al giorno. Ho visto d' altronde che in tali casi i più vantati rimedi giammai hanno agito con tanto vantaggio come il tartaro stibiato. Sia che la sua azione sia tutta dinami-. ca , sia che richiami afflusso nel tubo digestivo , allontanando il processo infiammatorio dall' organo impegnato , certo è che in breve tempo ho veduto che ne' casi indicati agisce promovendo lo scioglimento della malattia. ( i35 ) Sul nuovo metodo d' illuminare per mezzo di un liquido spirito- so : — Memoria del Socio Ordinario Cav. Francesco Lancei,- LOTTI , letta al ReALE ISTITUTO D INCORAGGIAMENTO NELLA TOR- NATA DE i6 Marzo i84.3. ira già conosciuto in Chimica , che non tutt' i combustihili bru- ciano con la stessa luce , e quindi che la cera, la stearina , il pctrolco , la canfora , la trementina e gli olii volatili , con la loro combustione sviluppano una luce maggiore di quella , che si olliene dagli olii fissi ^ dal grasso, dall' alcoole e dall' etere, quando r avventurata scoperta del gas illuminante , primamen- te ottenuto dall' architetto Lebon , e la bella memoria sulla fiam- ma del celebre Davy di novelle conoscenze arricchirono la scien- za , ed altri mezzi d' illuminazione presentarono. Da cotal memoria particolarmente rilevasi, che la fiamma è un gas riscaldato sino al punto di diventar luminoso, e che tanto pii!i rilucente diventa, quanto più densi sono i corpi che nel suo seno rinchiude. Se 1' etere , lo spirito di vino , come si è det- to , bruciano con fiamma meno risplendente degli olii volatili , della canfora e della trementina , avviene dunque perchè questi ultimi , conlenendo più carbonio , nel bruciare producono più carbone, e questo essendo più denso si eleva con l' idrogeno e vi brucia. È anche questa la ragione per cui, mentre la combu- stione del gas idrogeno semplice somministra pochissima luce , il gas idrogeno pcrcarbonato ed il fosforalo tanto splendore pro- ducono ncir infiammarsi. ( i36 ) È ugualmente noto d' altronde che tra' svariati corpi 1' idro- geno ed il carbone sviluppano una gran quantità di calorico col bruciare , e siccome i corpi capaci di reggere all'azione del ca- lorico quanto più si riscaldano , tanto più diventano luminosi , ed abbiam già detto esser la fiamma un gas riscaldato sino al punto di diventar luminoso , ne viene in conseguenza , che i combustibili più atti ad illuminare sono quelli che somministra- no più materie gassose e più calorico sviluppano , perchè que- ste siano interamente combuste ; i corpi quindi che più idroge- no e carbonio contengono, più vantaggiosi riescono per tale uso. Sopra tal principio è stato formato il gas detto Selly ; ed è per- ciò , che un gas illuminante più risplendente si ottiene con la scomposizione del petroleo. L' alcoole brucia con fiamma scolorila ed azzurra , ma se porta in soluzione sostanze resinose , o olii volatili la sua fiam- ma cambia colore e diventa più luminosa. Tra tutte le sostanze capaci però di volatilizzarsi insieme con esso e bruciare , l'olio etereo di trementina è quello che maggior luce le comunica : fatto già noto a' Chimici di Germania , e da molti anni da Ber- zelius annunziato. Conosciuto intanto il gas illuminante, la splendida luce che si ottiene dalla sua combustione e la difficoltà di poterlo in o- gni parte trasportare , si cominciò a pensare ad un' altro meto- do d' illuminazione da sostituire al gas illuminante , alla com- bustione delle materie grasse ed oleose e capaci di potersi da per lutto trasportare. Ne' Stati Uniti di America primamente si cercò surrogar© a' combustibili illuminanti , già conosciuti , un liquido spiritoso; s' introdusse dopo in Europa , facendo prove di tal genere in Inghilterra , in Francia ed in Germania. Nel 1834. era già di pubblica ragione a Stoccarda un uuo- ('37) vo metoilo d' illuminazione, col quale in opportune lucerne, da uno stoppino di cotone , chiuso in un cannello metallico veniva assorbito ed abbrucialo, per mezzo del calorico, un liquido spi- ritoso , sviluppando fiammelle lunghe ed azzurrognole di luce vi- vissima , che guizzavano verticalmente fuori per mezzo di buchi capillari. Due liquidi spiritosi alimentavano tal genere d'illumi- nazione , uno de' quali veniva fornito da sette parti di spirito di vino ed una di essenza di trementina purificala, e l'altro da otto parti di spirilo di vino, una parte e mezza di essenza di trementina e mezza parte di etere solforico. In Berlino parimenti colai genere d' illuminazione conosce- vasi , ed Enghclmann nel i833 presentò alla Società di Muh- Ihauscn la lucerna de' fratelli Muller costruita col medesimo mec- canismo, ed alimentala ugualmente da un liquido spiritoso. Nel i838 il Dottor Guyot disse di aver perfezionato il si- stema d" illuminazione già detto , e presentò in im liquido spi- ritoso una potenza rischiarante di primo ordine , che brucia sen- za cattivo odore , senza fumo e senza lasciar residuo in lucerne adattate a far lume nelle svariate circostanze in cui si adope- rano e formale con lo slesso indicato meccanismo. Si voleva far segreto del liquido e trar partito 'dalle lucer- ne suddette ; ma non appena volle qui introdursi , e se ne fe- ce dimanda a questo dotto consesso sotto 1' empirico nome di antigas , d' idrogeno liquido e di lampada senza stoppino^ che facendo parte della commessione in Febbraio e Maggio passalo anno 184.2 , senza aver visto ancora nò lucerna , nò liquido, dissi , che la coslruzione della lucerna doveva esser fondala nulla capillarilà , e che il liquido doveva esser formalo dall' alcoole e dall' olio etereo di trementina 0 acqua di raggia. Intanto mentre nel giornale di Savoia il Signor Calloud , farmacista di Annccy , pubblicava , ed il gran Sasso d' Italia i8 ( i38 ) ripeteva nel Novembre 1842. la preparazione dell' idrogeno car- bonato liquido , dicendo , che otto litri di spirito di vino , portato a 4-1 gr: dell' areom; di B. , per mezzo della potas- sa , e due litri di essenza di trementina formavano il liqui- do di Guyot; il Professore Maioccbi negli annali di Fisica , Chimica e Matematiche di Milano in Giugno i84-2 si affatica- va a dimostrare che tal sistema d' illuminazione non poteva reg- gere al confronto delle cosi chiamate Carcel^ si pel potere il- luminante , che per la economia. Non mi occuperò per ora a questo paragone , poiché il potere illuminante delle svariate composizioni spiritose vi ha moltissima parte , e d' altronde la complicazione , che si trova nel meccanismo delle Carsel de- v' essere anche calcolato. Avendo osservato però che tal sistema d' illuminazione co- mincia presso noi ad essere da molti adottato , mi sono accor- to che il problema da sciogliere pel pubblico vantaggio non è la conoscenza della natura del liquido , ma la perfezio- ne dello stesso , e la economia del prezzo , onde farlo reg- gere al paragone della combustione dell' olio. Alla risoluzione di cotal problema sono slato anche spinto dal vedere in Napoli e fuori liquidi spiritosi, che essendo di diverso potere illumi- nante forniti , e composti in isvarialo modo , inducono facil- mente in errore sulla convenienza del novello sistema d' illu- minare. Dopo aver formate tutte le composizioni rapportate da' citati giornali , con poco vantaggio , ho eseguito una serie di sperimenti , formando e modificando il liquido suddetto in tan- te maniere. La soluzione della trementina, non che dell'olio da questa ottenuto per distillazione ; della canfora ; dell' olio •di spicouardo ; della colofonia ; della raggia di pino ; della stearina nello spirito di vino si a freddo, che distillando] in- sieme il tutto , è stato da me fatto ed unito a tanti altri ( 13^ ) spcrimcnli , che por brevità tralascio , ma con pocliissiina riu- scita. Tutte le volte che ini sono allontanato quindi dall'acqua di raggia e dall' alcoolc , il potere illuminante del liquido è diventalo meno energico , fatto che maggiormente conferma i dati primamente stabiliti, poiché Ira gli olii volatili quello di Iromenlina contiene più carbonio, secondo Sausurre e Labbillar- diere. Bisogna dunque sciogliere tant' acqua di raggia nello spi- rito di vino , quanto basti ad unire a quest'ultimo la quanti- ià di carbonio , ^necessario a produrre la più risplendente com- bustione. Una minore quantità di acqua di raggia, darebbe ef- fetti poco soddisfacenti , ed una soverchia proporzione sviluppe- rebbe un' intenso fumo con dispiacevole odore , e con somma di- minuzione di luce. Berzelius dice che loo parti di spirito di vi- no a 0,84. ed alla temperatura di 22.°-|- 0 disciolgono i3,Ijo di olio di trementina. Or secondo la sua medesima tavola di ridu- zione , questa densità assegnala da Nicholson allo spirito di vi- no , corrisponderebbe a quella di 315 gr. dell' areometro di Bau- mé , e quindi lo spirito di vino a ^o gr. dello stesso areome- tro ne dovrebbe sciogliere il5 , ed a 4-6: 17, 74- Ho sciolta la corrispondente quantità di aequa di raggia nello spirito di vino a 35 gr. dell' areometro di B. , ma la lu- ce che da tal soluzione spiritosa , bruciata nelle rispettive lu- cerne , manifestavasi era troppo debole. Ilo proseguito ad ag- giungere gradatamente più acqua di raggia all' alcoole di 0,817, corrispondente a 4^0 di B. , ed ho visto che quantunque la me- desima rimanesse mescolata senza sciogliersi nello spirito sud- detto , pure la combustione di tal liquore è diventata immensa- mente luminosa. Cosi facendo sono giunto sino a mescolare no- vo parti di acqua di raggia con dodici di spirito di vino , ed a I questa proporzione si è resa luminosissima la combustione del •liquido spiritoso, ma poco dopo cominciato a bruciare una neh- ( iko ) Lia di fumo si è sollevata , e piuttosto che illuminare , mi ha fatto conoscere un mezzo facile di ottenere ottimo nero-fumo. Ho separato il deposito oleoso, precipitato in fondo della solu- zione alcoolica , ed allora è finito il fumo, ma ha diminuito di molto la luce. Ho rivolto le mie ricerche sulla densità dell' alcoole , e mi sono accorto che siccome questa diminuiva ;, si accresceva il po- tere dissolvente dello spirito , in modo che rettificato il mede- simo sino al grado 4-6 dell' areometro di B., a -|- 12 ha disciol- to la metà del suo peso di acqua di raggia, della densità di] gr: 35 di B. alla stessa temperatura; quantità che l' alcoole di- scioglie non da altri indicata , e che non corrisponde per nulla] con quella di Berzelius. Cotal soluzione però anche moltissimo fumo ha prodotto ; per cui novelle prove ho fatto su tal pro- posito , e quindi portato lo spirilo a quesf ultima densità , la 1 proporzione , che meglio mi è riuscita , è stata quella di uni- re tre parti del medesimo ed una di acqua di raggia, H liquido cosi ottenuto è trasparente , brucia con fiamma luminosissima , senza fumo e senza cattivo odore , e dieci once del medesimo alimentano per circa off ore la combustione in li- na lucerna a sei buchi. Su tal proposito devo far conoscere, che siccome la confor- mazione de' forni molto influisce sulla quantità di calorico , che la combustione in essi sviluppa e la diversità delle lucerne 0 apparecchi , ne' quali bruciano le materie grasse ed oleose ha molto rapporto con la quantità di luce che si ottiene, cosi pari- menti la costruzione della lucerna nel novello sistema d' illnmi- nazione contribuisce moltissimo non solo al consumo del combu- stibile , ma anche all' aumento o diminuzione di luce ed alla produzione del fumo , e quindi del cattivo odore. La spessezza maggiore 0 minore dello stoppino non che la (40 sua carbonizzazione ; la lontananza del medesimo da' buchi ; la f^randezza e la situazione di questi ultimi ; 1' altezza e la con- formazione del cannello di vetro da soprapporre alla fiamma , e la larghezza delle aperture sottoposte , per le quali la corrente di aria deve entrare , sono tutte cagioni o circostanze capaci di far variare gli effetti luminosi della combustione. A norma ed in proporzione della grandezza della lucerna e della luce che si vuol produrre , bisogna che il cannello me- tallico , che contiene lo stoppino , sia più o meno grande ed il cotone ne riempia giustamente lo spazio interno , senza andare né troppo stretto , nò troppo largo. Or siccome 1' estremità su- periore del cannello , nel suo interno finisce concava , ed i bu- colini trovansi in giro sul principio della curvatura , cosi i fili del lucignolo , tutti uguali , devono esser situati circa quattro li- nee al disotto de' soprascritti buchi dalla parte superiore , e dal- la parte inferiore devono combaciare col fondo del vaso , dove trovasi riposto il liquido. E necessario che i buchi siano capil- lari, ma pili stretti nella parte interna, che nell' esterna, e fatti quasi orizzontalmente ; poiché se sono verticali e più larghi , il consumo del liquido è molto maggiore , e la fiamma s' innalza tanto , che non potendo interamente brugiarsi il carbone che si volatilizza , diventa più oscura e produce fumo. Se il lucignolo fosse situato troppo al disotto la fiamma s' innalzerebbe mono e la luce sarebbe più debole , e per contrario se lo stoppino fos- se carbonizzato nella parte più vicina alla combustione produr- rebbe fumo. Il cannello di vetro che si soprapponc alla fiam- ma è di bene che sia lungo e più largo nel basso e più stretto nella parte superiore : lungo , perchè il carbone che si vola- tilizza con la fiamma venga tutto bruciato nel cannello medesi- mo , e più stretto nella parte superiore , perché restringendosi la fiamma nel salire , venga esposta alla maggiore temperatura ( 1^2 ) possibile. Se le aperture inferiori destinate a somministrare la corrente d' aria , sono troppo larghe , la fiamma si estende po- co, perchè siccome si sviluppa il carbone viene subito bruciato, se sono più strette , la fiamma si prolunga e somministra più luce; ma se poi si chiudessero o fossero strettissime, la fiam-* ma si prolungherebbe di troppo , farebbe molto fumo e di^ venterebbe rosso-scura e poco luminosa. Conchiuderò finalmente il mio lavoro col trar partito dal ca- lorico che si sviluppa dalla combustione del liquido spiritoso, il quale è molto maggiore di quello che si manifesta nel bruciare gli altri combustibili. Quindi le lucerne in tempo d' inverno pos- sono servire benanche da stufe nelle stanze ove bruciano, par- ticolarmente se vi si appone il globo ; e col competente appa- recchio possono anche cuocere alimenti , o riscaldare qualunque cosa neir atto stesso che fanno lume. Con la mia lucerna a sei buchi, in dieci minuti ho fatto tre tazze di caffè, impiegando acqua a -|- io.", ed accostando il termometro alla parte più bassa del cannello di vetro , nel momento in cui ho acceso il lume in dieci minuti è salito il detr lo termometro alla temperatura dell' acqua bollente. Ciò posto il novello liquido combustibile non è solo utile per la energica luce che presenta , ma vantaggioso oltremodo diventa per la gran quantità di calorico , che conteraporanearaen->. te può esser messo a profitto con la sua combustione. € IIE I € W li REGNI NEAPOLITANI CEKTMIA AUCTORE ACHILLE COSTA. Exhibita et approbata lanuario MLCCCXXXVIII. Jjit mihi Imjus Specimlnis subieclum prò nibilo haberi, ut ani- malia ipsamet de quibus tractaturus sum in vulgus tenenlur , su- spicandum erit? Si hoc in communi bominum coetu pertimcscen- dum, in hoc certe sapientiorum virorum consessu, quorum uli- que judicium est superbissimum, baud cventurum puto : eo mi- nus, quo magis vestri Inslituti scienliarum naturalium progressus finis est , quae bujus mei opusculi subiectum constiluunt. Hoc mihi suasit banc primam Ccnturiam ofierre, quae indi- genas Hemiplcrorum Heferopterorum species ampleclilur. Hic insectorum ordo, cura a paucis usque adhuc perscrutatus fuerit, vel ignota, vel incerta, rei obscurc transmissa quampluri- ma supcrcsse me in suspicionem adduccbat ; inter nostratia prae- sertim de quibus pcrpauci disserucrc. Et rcvcra, Vincenlius Pc- lagna in suis Insfilutionibus Euloraologicis ccntumduo rcfert species , quarum tres fìguris etiam ilUisfravit ; quae vero nostra- tes sint quaeque exoticae non explicavit, ncque aliquid novi ad- jecil. Ex Calabriis ipso Pclagna octodecim jam cognitas species ( IM ) cnumcravit (i), et tredecim Costa in Fauna Aspromontis (2). Do- minicus Cyrillus Neapolilanani Entomologiam illustrare aggres- sus (3), undecim descripsit species, iconibus ornatas, quarum tres vel ad summum qualuor novae ( quamvis ita non esset ) appa- rcnt. Denique ipse Costa ceto ex Neapolis perimetro species nota- vi! (4,), quaruin tres quasi novas signavit, de quibus in suo lo- co dictum erit. Quare , scientia et nostri regni Fauna, insccta ista sicut et alia reliquorum ordinum illustrari jure requirunt, Id enim videtur turpe quod, dum in oninì regione ad patriae en tornata illustranda unus vel plures incubuerunt vel incumbuat , Entomologia Nea- politana adbuc quasi omnino ignota extct ; ita ut nuUus auctor de ea mentionem faciat , atquo in solis geografiae tabulis liaec extrema et uberior Ilaliae pars vix in forma concludalur. Cum ideo ad species Hem. Heleropterorum regni neapolita- ni indigcnas coUigendas , eisquc omni cura studere incubuis- sem, primam liane Ccnturiam liujus doctorum consessus sapien- ti integroque judicio submitto , non lionoris et gloriae causa , scd ut emendationibus auditis melius meos gradus dirigere va- leam , atque temporis progressu utilem fieri patriae et socie- lati. Quoad systema, Burraeisterii (5) et Spinolae (6) rccentiori- bus utar ; jiec ullum audeo in eorum doctrinam judicium affer- re , nec hic locus ef tempus est. Tantum , si qua in alicujus (i) Specimen Inseclorum Ulterioris Calahriae. (2) Fauna if Aspromonte: in Regiac Ncapolitanae Sciei)fiaruni Aoaflc* miao actìs , voi. IV. (3) Specimen Enlomologiae Neapolilanac. (^) Annuario Zoologico per V anno i834- ( ) llandbuch der Entomologie. Voi. II. i83o. (6) Essai sur Ics Jlcmiplèrcs Ilclcroplères , Genes 1837 • ( a^ ) generis vel farailiac cliaracteribiis, ex obscrvatione, adjicicnda exi- s limavi adjeci , si niulanda mutavi. Ncque de studio quod luijus ordinis insccta Entomologis non niinus, quam iis qui in agrorum reiquc domcsticae curam incum- hunt excitarc debent, mihi est in animo disputare: cum cnim ad tanlos viros sermoncm dirigam , quidquid , ut cadem ulterius patefiant , dicere possera supcrvacaneum fore arbitror. Gratum mibi est sperare unanimi indulgentia hoc opus ac- cepturos, quod milii salis erit ut melius id ipsum perficerc va- leam. 3 tao'L ii-.2f3 i -i INSECTA ORDO V.°' HEMIPTERA , LIN. SECTIO I.' HETEROPTERA, DVF. Familia 1/ NOTONECTINI. Corpus convexum. Ocelli inconspiciii. Antennae breves^ sub oculos absconditae. Pedes antici simplices , breves : medii cn- iicis longiores : postici compressi , fimbriati. Genus corixa, Geof. Corpus elongalura, parum convexum. Antennae 4.-articu- lalae: arliculo i.° secundi longitudine^ 3.° longiori, 4-° te- nui acuto. Rostrum (i) breve, latum. Pedes antici brevissimi, tarso i-articulato longe fimbriato: medii posticis subaequales , tarso 2-articulato unguiculis duobus tenuissirais armato : posti- ci tarso 2-articulato haud unguiculato. Scutellum haud conspi- cuum. Observatio. Mirum quod dominus Laporte (2) tarsos omncs i-articiila- tos et unguiculis deslitutos dlcat; medii et postici enim, sicut et descripsi- mus , biarticulati sunt atque medii unguiculis non careni: quem in erro- rem et Geoffroyus incurrit dicens, iarsorum ariiculus tinicus (3). I. (i) Corixa striata. ( Geof. Jlist. Tab. IX fig. FU. ) C. teslaceo-flavescens ; prolhoraee lineis transversis fiigris , diiisit vet subanastomisantibus ; elylrìs lineolis numerosis nijris iranseersia , (i) Brevitatis causa rostri nouine , ejus vaginam significamus. (2) Essai d'una classification sysiematique de 1' Ordre des Hémiptèrcs. (3) Hisloire abrégée des Insectes, i. pag. 4-77' ( a? ) intcrriiplis, JlcTUOsi's ; sterno nifjro ; abdomine supra nigro tnarginibut late icxlaceo-riijcscenlibus. — Long. lin. 3; lat. lin. i. Ilaijilat in a(juis slagnantibus vel pigre ilucntibus ; prope Neapolim. Obscrvalio. A Corixa hierogli/j)hica slalurà niajori, corpore subtus in utroque soxu pallide Uavo iininaculato cljlroruintjue colore ac lineolaruin «Jisposii.ionc salis differì. 3. (3) Corixa hieroglyphica. ( Diifour, Recher. sur les Jlém. Tab. VH.Jkj. So.) C. Icstaceo-JIacescens ; prolhorace lineis sex tei septcm nigris tran- sversis , intcgvis ; cfijtris cincrco-pallidis , lineolis punclisrjiie transver- s\8 , irregularibus , interruptis^ subconcatenalis nigris; sterno griseo ; abdomine supra nigro marginibus lestaceo-rufescentibus , subtus pallide flavo j,", nigro-cinerco %; tarsis posticis apice obscuris. — Long. lin. ■;: lai. %. lin. Corixa hieroglyphica , Duf. Burm. Spin. Corixa fossarum. Fall. Corixa strigata, Lat. ( Ilis. gen. des. Ins. XII, p. 289, n. 4- ) Frcqucns in aqiiis slagnantibus. O'scn-atio. Clai-. Spinola liane spcciem maxiuiam inler Corixas euro- Jptieas osse asserii (1). larictas minor , coloribus pallidioribus elytrorumque lineolis [Sul)liliurii)iis. Habiiat cuin jìraccodenle. (i) tksai sur Ica genres d' llémipt. Héléropt. p. 36. ( as ) Genus notonecta , Lin. Corpus elongatum , valde convexum. Antennae 4'-articula- lae: articulo i.° brevi, 2.° longiori subinflato , 3.° cylindrico , 4..° brevissimo. Rostrwn conico-elongatum. Tarsi 2-articulati : antici et medii unguiculis duobus armati , postici baud ungui- culati. Scutellum conspicuum. 1. (4.) Notonecta glauca. ( Schell. Cim. Ilelv. Tab. X ). N. nigra; capite, prothorace , pedibus abdominisqtie margimlms luteo-virescenfiòus ; scutello atro, opaco ; elytris testaceo-fcmtgineis , maculis irregularibus punctisve nigris. d"? • — Long. lin. 7: lat. lin. 2 %. Notonecta glauca, Lin. Fab. Burm. Spin. La grande piinaise à avirons, Geoff. Frcquens in aquis stagnantibus et parum fluonlibiis, 2. (5) Notonecta furcata. (figura deest? ) N. nigra; capite, prothorace, pedibus abdominisqtie marginibus lu- teo-vireseentibus ; scutello atro, opaco; eli/tris obscuris, basi vittis dua- bus obliquis abbreviatis fiavo-luteis , punctisque ferrugineia in margine extemo. ^: lai. lin. i '/^. Ilarpaclor annidaliis , Biirm. Spin. Beduviiis amiìdalus , Fai). Lalr. WolfT. Ci/ne.r anniilattis , Lin. La pitnaise-mouc/ie à paltes roitcjcs , Gcoff. Passim prope Neapolim occurrit, mcnsibus Maji ci Junii, nec non in aliis regni rcgionii)iis. ( iS6 ) Variai: ano vufo vel nigro. 4,. (20) Harpactor peJestris. ( Wolff, Icon. Tab. XX^fig. igg-, incompletus). H. gi'iseo-cmereus; rostro, pectore , ubdominis maeulis marginali- bus femorumque annulis fiiscis ; tibiis annido basali pallido; femori- bus anticis paululum incrassalis. — Long. lin. 5: lat. % liu. Jìediwtus pedestris. Wolff. Oncocephalus pedestris , Spin. Coranus subapterus , Curt. Propc Neapolim , alatus clytrisque completis nequc abbrcviatis oc- currit. In Samniticis autem monlibus alis fere destitutus est , elylrisque abbreviafis , sicut et Wolffius ( fig. cit. a 6. ) cffinxit atque deseripsit. Observatio. Claris. Spinola speciem liane ad genus Oncocephalus Klu- gii pertiricndam pulavit. INos autem nullo pacto a genere Harpactor scpa- randam existimamus , cum iisdem omnino illius cbaracteribus gaudcat. Quod si etiam Spinolae systemati insistamus, atque R. pedestrem cum One. notato., RI. aut griseo, Sp. comparemus, nulHmode ad genus hoc illam referendam esse patet. Et revera, femora antica in R. pedestri vix caeteris crassiora , dum in 0. griseo sat incrassata sunt: capitis pars antica posticae in ilio subaequalis est, dum in O. griseo antica posticam valde superat. Ncque in Burmeisterii methodo ad genus Oncocephalus referri potest, cum in R. joe- t/es/re' larsorum unguiculi dente basi instructi sint, sicut et in gcn. Har- pactor , dum in generis Oncocephalus siieciebus nullum dentium rudiraen- tum observatur. Habitu deniquo ac antennarum structura et proportione maxime ad Har- pactores ncque ad Oncocephalos accedit. Genus reduvius, Fab. Corpus oblongum. Antetinae 4-articulatae; haud fractae: ar- liculo i.° crassiori, longitudine mediocri, 2.° caeteris longiori gracili, 3." et 4-° setiformibus. Rostrum pedum anteriorum 0- riginem haud attingens, Pedes mediocres: tibiis 4- anticis api- ce intus oblonge spongioso-foveolatis : tarsorum unguiculis haud deatatis, ( 1^7 ) I. (2i) Reduvius personalus. f'WoIff, Icon. Tab. FUI ^ f. 76-; ^. fusco-nigrìcans , villosus, scutelli apice acute produeto; elytris iotim cortaceo-memòranaceis . — Long. lin. 8: laf. lin. 2 %. Jìcduvius personalus, Fub. Scliell. ( Tao. VII,y. i ). Latr. Burm. Spin. Cimcx jiersoiiatus , Lin. La jnmaise monche, GeolT. Propc Neapoliin semel in colle CamaldulcnsI mense Julii domi legimus: frequentior in Abruliis. Genus peirates, Servii. Corpus oblongum , prollioracc post medium transversim sul- calo. jintennae 4--arliculatae , haud fractac : articulo i ." crassic- ri subbrevì, 2." subvalido, 3." et 4-*' setiformibus. Rostrum pe- diun anteriorum originem vix aitingens. Pedes mediocres : fé- moribus anticis valde incrassalis: tibiis 4 anlicis apice intus ob- loDge spongioso-foveolatis : tarsorum unguiculis haud dentatis. I. (22) Peirates stridulus , Fig. 2. P. aler nitidus, submllosus ; prothoraeis lobo antico lineolà dorsali impressa; ehjlrorwn corio rubro, margine interno maculis duabus atris, membrana nigro-fumosà, macula magna atcrrimà; abdomine rubro , ano nigro. — Long. lin. 6: lai. lin. i %. Peirates stridulus. Servii, (i) Lap. Burnì. Spin. Bcduiius stridulus, Fab. Bos. Wolff. {le. T. XII. /. 119. inala). Jìeduvius studulus, Schei. ( Cim. Helv. Tab. VII, f. 2 ). Prope Ncapolim aliisqiie In regni regionibus. Nota. Fcmina elytris rufo-ferrugincis vel flavo-fcrrugineis, maculis con- suelis nigris. Genus Prostemma , Lap. Corpus oblongum , protborace post medium transversim sulcato. Jntennae 5-articulalae : articulo i.*" subcrassiori , 2." (1) Ami. des Scica. Nalur. juin i83i. ( 1^8) brevissimo Iciilc conspicuo , 3." longiori apice subiadato , J\..° et 5." setifomiibus. Roslrum pedum anteriorum origincm vix al- tingens. Pedes brevcs: antici femoribus sat incrassatis, liblisquc apice dilatatis : tibiis 4 anticis oblonge spongioso-foveolatis : tarsorum ungiiiculis band dentatis. I . (23) Prostemma lucidulnm ( figura deesl ? ) P. ìii^er ; rostro , prolhoracis lobo poslico , sterno , elijlrorum co- rio abbreviato , scutello femoribusque anticis riifis ■• ehjtrorum ?ncni- brand parva nigrà , ?}iaculd basali alteràque majori apicali albis ; pe- dibus 4 poslicis nigris femorum tibiarwmjue basi, ciim tibiis anticis subtestaceis ; antcnnis testaceo-riifis , articulo 3." apice nigro, — Long. Jin. 3 %: lat. lin. i. Prostemma lucidulwn , Illig. ( ex Spinola ). Proptì INeapolim occurrit sub lapidibus , in campis , etc. parum frc- quens. Observalio. A Prostemma guttula slaUirà minori et coloram disposi lio- ne satis distinguitur. Specimina nostra antennis non totim nigris a descri^ ptione a ci. Spinola exhibità tantum differunt. Gemis NabiS; Latr. Corpus oblongura vel elongatiim , protborace post medium Irausversim impresso. Antennae ^-articulatae, graciles, clonga- tae, post primura articulum fractae. Rostrum tenue, pedum me- diorum originem cxcedens. Pedes mediocres , graciles : tibiis 4- anticis apice oblonge spongioso-foveolatis: tarsorum unguiculis haud dentatis. 1 . (24.) Nabis subaptera. ( Habn , Die IFanzen. Ins. i , Tal). VI, fig. ih ). N. alis minimis clylrisr/ue abhreviatis : gnsco-f erniy incus ; protho- racis margmibus , scutelli linea dorsali pectorer/ue nigris; abdomine ìvgri) , macuìis marginai ibus riijis ; pcdibus griscis, J'useo-maciilatis. Long. lin. 3 '/„.■ lat. lin. i %. lYafiis subaptera , Latr. Biirm. ( ^59) Aptus siihaplerus , Ilahn. Reduvius apierus, Fab. Woltf ( Tab. XX /. 200 ). Naòis myrmicoides , Cosla (1) ( pupa ). Frequcns in tolo regno. Variai: e, abdominc grisco-fcrruginco, maculis margfnalibus nigris. b, prolhorace medio macula nebulosa nigrà. e, scutcllo immaculato. Observatìo. Prope Ncapolini specimina invenimus alis clylrisque com- plelis , abdomcn longitudine superantibus ; quibus male epithetuoi subapte- ra aptatum. Nabis myrmicoides Costae ad hujus speciei pupam a WolfBo in fig. 200 e rf cfBctam refercnda. Familia VII/ PHYMATINI. Corpus omhre , depressimi. Ocelli conspìcui. Antennae breves ^ clavatae. Rostrum 3-articulatum ^ sidco pectoralì vi' cumbens. Pedes breves: antici cheliformes ^ femoribus incras- satis : tarsia 3-articulalis : unguiculis membrana nulla basi in- structis. Genus Phymata Latr. Antennae ante oculos inserlae , in quiete prolhoracis sulco laterali reflexae, 4-articulalac : articulo i.° brevissimo, 2." et 3.° subaequalibus, 3." graciliori, 4-." caeleris una longiori , va- lido, cjlindrico vcl subovato. Rostrum validum brevissimum, ar- cuatimi. Scutellum parvum , clytra haud tegens. I. (25) Pbymala crassipes. ( Wolff, Tab. IX, /y. 82 ). l'h. fusco-riij'csccns, suòtus cum antennis pedibitsqiie pa/lidioribvs; f api te supra obscuro , plano , scabriusculo , apice bifido ; prolhoracis dorso bicarinalo , illius abdomiiiisque laleribus diialalis, rejlexis, dert' (1) Annuario Zoologico per l'anno i834 p. 71. ( i6o ) talis ; ahdominc uirinque ad basim albido ; Hbiìs ielragonìs aspcrulis. Long. lin. 3 %-^: Jat. max. lin. i %-z. Phymaia crassipes, Latr. Encycl. Lap. Spin. Sijrtis crassipes , Fab. ( Si/sl. Ryng. ), Burm. Acanlhia crassipes, Fab. ( Eìit. Sijst. ), Panz. Wolff. La jntnaise à pattes de crabre , Geoff. Propc Ncapolim semel in Collis Camaldulensis cacumlne , mense Apri- lis ccpimus : frequcnlior in Abrutiis. Variat: a, capilis et prothoracis dorso obscurc fusco. b, abdominc utrinque medio fusco. Fara. IX / (i) TINGINI. Corpus depressum. Ocelli inconspiciii. Antennae breves , ariiciilo ultimo crassiori ; rariiis cylindraceae, Rostruni 4--o.r- ticidatum, rectum ^ sulco mcumbens. Pedes breves ^ simplices: tarsi 3-articidati , iinguicidis in illorum apicis medio inserits^ òasi membrana nidlà instructis. Genus Dyctinota, Curlis. Antennae brcves, cylindraceae, validae , setis hirtae : arti- culo i." rotundato, 2.° cordiformi brevissimo, 3.*' longo cylin- drico, 4-° brevi subovato. Rostrum pedum posticorum basim at- tingens. CaJialis rostralis marginibus in capite magis elevatis. Prothorax anlice ampullà parva , lateribus dilatalis. Scutellum sub prothorace absconditum. Elytra beterogena. QbservatÌQ Antennarum forma fid Arados magis quam ad Tinges ye- ras accedunt. (i) De Cimìcinis et Aradinis quae scptimam et octavam familiam con- sliluunl , in altera Centuria, ( i6. ) I. (26) Dyclionotia (i) marginala. (VVolfT. Icon. Tab. XIII, fig- 126 )• _ D. eapilc spina ulrinquc un le oculos , alidque oblusà media an- tea producili; prollioracc carinis Iriòits lamcUosis longiludinalibus: ni' gra ; prolhorucis mavfjinilius ci carinis cììjlrisqite albo-cinereis niffro reliculalis ; rostro pedibiisque fusco-Jcrru(jineis. — Long. lin. i %-i 'A: lai. lin. %— %. Acunihia 7narjina(a , WolfT. Piesma marginalum, Biirm. Tinyis crassicornis , Fall. Di/eliotìota crassicornis , Ciir. Lap. Spin. Propc Neapolim et in aliis regni rcgionibus invenitur: pariim frequcns. Genus TixgiS; Fab.. Àiilennae gracilcs, clavalac: articulo i." brevi subiuflalo , 2." brevissimo subvalido , 3." gracili longissimo , 4'.° ad api- cem infialo clavam minulam fingente. Rostrum pedura postico- rum basim altingeus. Canalis l'ostralis medio angustior, margi- nibus parum elevatis. Prolhorax antice ampuUà magna , laleri- bus valde dilalatis. Sculellum sub protborace absconditura. Ely^ Ira lielerogcna. I. (27) Tingis pyri. (De Vii. Ent. Lin. Tab. HI,/. 19). T. albida , fitsco-rciiculala ; chjlris basi interna gibbis , 7naculis dnalms ncbulosis paUide-fuscis; abdominc peetoreque nigris. — Long, lin. I 2/5: lat. lin. r. Tingis pyri, Fab. ( Syst. lìyng. ) , Latr. Lap. Burnì. Spin, Acanihia pyri , Fab, ( Ent. Syst. ). I Cimex pyri, Lin. ' La punaisc à fraise antiquo , Gcof. Frequcns in regno, in pyro communi, cui dctrimcnlum sacpc afTert , ' aliisque planlis. (1) Errore in pagina pracccdentc Dyciinota prò Dyctionota iniprcs- sum osi. 21 ( i62 ) Genus Monanthia , Lep, et Serv. Antennae minus graciles, clavatae: articulo i.° brevi infla- fo, 2.° brevissimo subvalido, 3.° longissimo graciliori , 4-° ad apicem infialo clavam minutam fingente. Rostrum pedum po- sticorum basim attingens. Canalis rostralis medio angustior , marginibus elevatis. Prothorax ampullà nulla , lateribus nihil vel parum dilatatis. Scutellum sub protborace absconditum. Elytra beterogena. 1. (28) Monantbia bumuli. ( Wolff. Icon. Tab. XIII, /y. 124 ). JVI. prothorace lineìs iribus elevatis, marginibus haud dilatatis sub- ampullaceo-relieulatis : nigra; prothoracis margine antico et lateribus apiceque grìseis; elyfris griseis disco Jusco-nebulosis , marginibus ni- gro-punctatis; antennarum articulo tertio, ferrwrwn apice., tibiis tarsisque Juseo-ferrugineis. — Long. lia. i %: lat. %. liii. Tingis humuli, Fab. Acanihia ecìdi, Wolff. Rara in regno occurrit. Variai: Prothoracis apice nìgro ( ex Wolff ). 2. (29) Monanthia quadrimaculata, Fig. 3. (Wolff. Icon. Tab. Xm.Jìg. 127 ). M. prothorace lineìs iribus elevatis, marginibus svL-ampullaceo-re- iiculatis : fusco-cinnamomea ; antennarum articulo ultimo, basi exceptà, nìgro ; elytris maculis duabus marginalibus pallìdis fusco-pvnclatis. — Long. lin. I 2/5: lat. % lin. Acanthìa quadrimaculata, Wolff. Frequens prope Neapolinì aliisque in regni regionibus.- saepius in Me- spilo moìiogyna. Variat: prothoracis marginibus pallidioribus , et lincis elevatis fusco et pallido aWernatira pictis. Observatio. Descriptio WolDBi sat brevis , atque icon corporis forma aliisque characteribus inexacta ; quare et aliam accuraliorem exhibere cu- ravi mus. (i63) Gcnus Catoplatus, Spin. Ànlennae niinus gracilcs, clavalac: artlculis i." ef 2." bre- vibiis validis, 3." longo tcnuiori^ ^-^ subovato clavam fìngen- te. Rostrum pciliim meJionim basini attingcns. Canalis rostra- lis rostri longitudine , medio angustior , marginibus elevatis. Melasternmn arca qiiadrangulari , intcr quatuor pedum postico- rum basini, lateribus elevatis, medio prò rostri receptione haud sulcatà. Pì'olhorax scutellum et elytra ut in Monantbiis. I. (3o) Catoplatus cardui. ( Wolff. Icon. Tab. "W^fg. hi ). e prolhoracc lincis Iribus elevatis, marginibus parum dilalalis: oh- .scure fuscU't; anlennarum artieulo ultimo nigro, tribus primis pedibusque .subtestaccis; capile antico cinereo; prothorace ehjtrisque pallide cinereis nigro-punctalis . cli/trontm ìnarginibus maculis duabus majorìbus, aiterà media aiterà sub-apicali, nigris. — Long. lin. i %-i %: lat. %-% lia. Tingis cardui , Fai). ( Stjst. Jiijng. )» Latr. Acanthia cardui , l-'al). ( En(. Sysl. ) , WollT. Monaiìlhia cardui , Spin. Cimex cardui , \À\\. t'r()|)o Ncapolim ot in allis rogai regiouibijs ; noQ solum in cardili ca- piluiis sod ot in aiiis eliani piantis. Variai; a, protiiorapis clytrorumquo colore minus cinereo , subflave- scenle. //, foniorihus medio Cuscis. Obseriatio Analogia forsan ductus claris. Spinolas pecicm hanc ad gcnus .Monandiia retulit ; nielasterni lamcn structura prorsus eadeni ac in gciiLTo Caloplalus ab ipso condito est , et Wolffius charactorcm Lune jam ii» verl)is nolavi'rat: annulus in pectore elovatus , pallescens , antice li- neas duas cmiltens rostrum cingentes (i). Si igilur gcnus Catoplatus re- liDoniluin, in co Tingis earr/uj cnumcranda. (i) Wollf. t. e p. 45'. ( i64 ) Genus Sere.\thia^ Spin. Antennae minus gracilcs: articolo i." valido crasso, 2.° Lreviori crasso, 3." longo fenuiori apicem versus attenuato, 4..° ovato-elongalo clavam minutaui fingente. Roslrum pedum anteriorum basini attingens vel paruin siiperans. Canalis roslra- lis caput ultra liaud productus. Mesosternum et rnelastermim marginibus elevatis, canalem rostraleni simulantibus. Prothorax ampuUà nulla, marginibus band dilatalis. Sculellnm sub pro- thorace absconditum. Elytra bomogena. 1. (3i) Serentbia atricapilla. {figura deest. ). S. nigra; antennis pedibusque iestaceis; canalis roslralis ìnarginihus elevatis albidis; elytris pallidis; prothorace pallido antice macula lUrin- que transversà ìiiyrà. — Long. lin. i i/3: lai 2/i) lin. Serenthia atricapilla, S])in. Prope lacuna Patria : rarissima. Observatio. Spccimina sardoa, ex domini Spinola descripllone , lincam longitudine aequant , ac inde terlio nostris minora sunt. 2. (32) Serentbia laeta. S. nigra; antennaTum ariicidi tertii apice et r/uarti bas-i pedibusque fusco-ferrugineis; proihoracis margine antico et apice, ehjtris et canalis rostralis marginibus elevatis albido-Jlavescentibus. — Long. lin. i: lai. 1/3 lin. Serenthia laeta , Spin. Halir. Tingis laeta. Fall. Piesma laetum , Burm. Ptesma tricolor , Lap. In insula Aenaria , in juncis prope lacum vulgo dictum del Bagno: parum frcquens. Variai: anfennarum articulis fribus primis obscure fusco-ferrugineis. Observatio. Clar. Laporte apicem prothoracis flavum prò scutello sum- psit, atque ex hoc speciem liane enumeravit in genere Piesma. ( 1615 ) Genus Piesm.v , Lep. et Sew. Anlennae brevissiraac, clavalac: arliculls i." et 2." brevibus validis , 3." longo tcnuiori filiformi , !\.'^ Icrlio panim breviori OA'alo clavam fingente. Caput lobis lateralibus antico in denleni valde productis. lìoslrum cum canali caput ultra parum produ- ctuin. Prolhorax ampullà nulla, antico marginibus parum dila- latis. Sculellum minutum, externe conspicuum. Ehjlra betcro- gena. I. (33) Piesma capilatum. ( Wolff, Icon. Tab. XIII, ^^. 125 ). P. spina utrìnqtie acida anle oculos ; prothorace coslulis duabus anlicis: griseo-cinercum; prothorace poslice ci capile fuscis; scidcllo mi- nulo nifjro; elijlris basi albidis; anlennis, rostro jìcdibusque teslaceis. — Long. lin. I %: lat. % lin. Tingis capitata , Lalr. Fai). Panz. Acanthia capitata , WollT. Aspidotoma capitata, Cur. Zosìnerus capitatus , Burm. Prope laciini Patria: rara. p'arial: prollioracc vel tolim fusco vcl toliin griseo-cincrco, Familia X.» COREINI. Corpus oblongum ^ rarius lineare. Antcnnac in capitis rnarginibits lalero-superioribus insertae , 4'Cirtici^^<^l'0^ : arti- culo ullimo ovali , injlalo. Rostrum 4-ariicidatum. Ocelli con- spicui. Elytrorum membrana nervis pluribus saepius bijurca- tis notata. Tarsi 3-articulali , vngiiicidis membrana laterali basi instructis. Sculellum parviim. Genus Berytus, Fab. Corpus lineare. Anlennae graciles, fere longissimac, post ( i66 ) primum arliculum fractac : articiilo i." valde elongato caeleris longiori apice clavato, ultimo brevi ovato. Rostrum breve. Pe- des gracillimi , elongati , femoribus apice clavatis. Obsenaiio. Proporliones secundi et torlii antcnnarum articulorum sc- cundum spccies variant, quaro de illis nullam in generis characteribus men- lionem fecimus. Mirum tamen vidclur quomodo dom. Burmeistcr articuluni secundum ierlio duplo longiorem asserat cum nulla in specie hoc observetur. Quod si cliani prò articulo secundo primum verum , sicut et alii scriptores, cepisset, basilare quasi primum considerando ( quod sane absurdum, cum in familiae characteribus antennas 4--3rticulatas diiit , atque hoc in casu 5-arliculafae essent ) , ne omnibus qiiidem in speciebus sequenli ille duplo longior est. Ex capite , scutello et metathorace cliaractcrcs desumi possunt , quilnis hujus generis species facile in duas divisiones distribuanlur. Divisìo Prima. Frons antico in laminam verticalem producla, Scutelhim mulicum. Meialìioracis latera inermia. 1. (34.) Berytus tipiilarius, (Wolff, Icon. Tab. XK^^ff. igH). B. linearis; antennis pedibusr/ue longissùnis ; lamina frontali supra pomplanaià ; aniennarum articulis secundo el ierlio Jìliformibus , secun- do aerjuenti dimidio breviari ; elylrorum cario exierne apiccm attingente- grisea j aniennarum articulo ultimo tarsisque fuscis. — Long. lin. 4- %'■ lat. %. liu. Berytus tipularius , Fab. ( Sgst. Ryng. ), Wolff. Burnì. Neides (ipularta , Lalr. Lap. Spio. Cerris tipularim , Fab. ( £Jnt. Sys(. ), Fall. Cimex tipularius , Lin. Prope Neapolim: rara. 2, (35) Berytus clavipes, ( Scell. Cim, Helv. Tab. IV, /y- I- ) B. elongato-lanceolatus ; anlennis pedibusque minus longis ; anien- narum articulo secundo minuto sequenli crassiore et quarto breviorc .■ ( i67 ) elytrorum cario apicem haud allìn(jenle ■ prisca ; antennarum articulo fjuarto et primi et lerlii apice, feinorunujue poslicorum clava fuscis; ely- trorum corii apice piincto nigro ; ìnembranà fuseo-maculalà . — Long. lin. 3: lat. '/. lin. Berylus clavipes , Fab. Neidcs clavipes, Lalr. Spin. In loto regno : haud rara. Variai: a, fcmoruiu omnium clava fuscà. b, femorum omnium et antennarum articuli primi clavis corpo- ri concoloribus. Observatio. Antennarum articuli ultimi figura a Schellcmbcrgio ( 1. e. b. ) exhibila , pessima ac nullimode naturalis. Divigio Secunda. Frons in laminam liaud producta. Sculellum apice spina terminalura. Metathoracis latera processa erecto spiniformi armata. Observatio . De hoc metathoracis processu, qui supraet ante pedum po- sticorum originem oriens perpendiculariter elevatur, raentionem nuUam ab aucloribus factam invcnimus: afquc ut melius innotescat illum delincare cu- raviraus. ( Vide llg. 4'» B ). Characteros omnes qui ad hanc generis di- visionem dislinguendam concurrunt , quibus et diversus habitus associatur , ad novum genus ( Mctacanthus ) condendum suDflcerc poterint. Versatiores tamcn Entomologos judicium in hoc aflbrre relinquimus. 3. (36) Berytus mcridionalis , nob. Fig. A- B. linearis ; antennis pcdibusque lonjissimis, gracillimis ; antenna- rum articulis seeundo et tertio subacqualibus; elytrorum cario apicem haud attingente: jlavescens; prothorace aureo-mie ante; antennarum articulo ulti- mo nigro , apice albo ; capitis lineis duaòu-s utroque latere et tarsorum apice nigris; antennis pedibusque fusco annulatis. — Long. lin. 3: lai. 2/5 lin. Àntennae corporis longitudine vel parum longiores , gra- cillimae ; articulo primo longo apice tenuiter clavato , seeundo et tertio filiformibus , subacqualibus , una primo parum longio- ( ,68 ) ribus, quarto crasso fusiformi: flavescentcS; articulo primo fuseo annulato, clava minus pallida, arìiculo ultimo nigro, apice albo. Caput breve , sublcve : flavescens , lineis duabus longitu- dinalibus utrinque , aiterà laterali aiterà inferiori, nigris. Qciilì nigri. Ocelli rubentes. Roslriim gracile , pedum posticorum originem 'attingens : flavescens , linea longitudinali inferiori nigrà. Prothorax supra crebre punctatus , subgranulatus •, antico depressus, tubcrculis duobus miuutis leviusculis ; postico eleva- tiis , latior , subconvexus , linea dorsali tenui elevata ; lateri- bus supra marginatis, lineam elevatam utrinque fingentibus ; ad angulos posticos subtuberculato-elevatus: flavescens, supra aureo- micans , linea dorsali marginibusque latcralibus . pallidioribus ; antico utroque latore linea capitis nigrà continuala. Slernum concolor. Scutellum parvum , triangularc , postico spina brevi acuta parum elevata terminatum. Ehjlra corio interne brevi , externe angustissime producto, apicem tamen liaud attingente, pallide flavo: membrana magna, liyalinà, nebulis marginalibus intcr nervos fuscescentibus. Alae byalinae , iridizantes. Meiatìioracis proccssus perpendiculariter elevatus, scutelli li- bellam altitudine paulo superans , apice angulatim retro incur- vatus. Abdomen supra pianura, marginibus elevatis; subtus conve- xum: flavescens, dorso pallide rufescente. Pedes longissimi praesertim postici , gracillirai , femoribus apice clavatis : antennis concolores , fusco annullati , femorura clava itidem minus pallida; tibiarum posticarum tarsorunique apicibus nigris. Semel \\\ regno unicum specimen ( feminam ) invcnimus. l (•69) Obscrvalio. Ncidi ScheUcmberr/ii ^ De Crist. a Spinola descriptae ( op. cit. ) allinis, a fjua statura multo minori (i) et antennarum articuli primi fcmorum(|uo clavis non nigris differt: ex eo saliera quod ex citata de- scriptione desumi poiest, cum species in natura nobis non innotescat. GcDus CoRizus , Fall. Aalcnnae longitudine racdiocrcs : articulo i." capite multo breviori infialo, 2.° et 3." filiformibus tenuibus subaequalibus , 4..° praecedenlis longitudine vel vix longiore , parum inflato. Roslriim gracile , pedes posticos altingens. Pedes raediocres , simplices , fcmoribus posticis muticis. 1. (37) Corizus errans. C . fusco-ferriigineìis , profhoraeis ahdominisque margintbus , seulel- li linea dorsali ^ corporc stibtus pedibusqiie Jlavis; aniennis nigris, articu- lis secimdo et ter Ho J'erriirjineis; abdominis dorso nigro, apice lineis dna- bus Jlavis; eorpore sublus pxtnctis nigris. — Long. lin. 4 'Z*'^'- lat, lin, 2, Corizus errans , Fall. Spin. likopalus errans, Ilalin. Coreus errans , Fab . Latr . Prope Neapoliin et in aliis regni regionibus : parum frequens. Variai: a, aniennis ferrugineis , articulo ultimo medio nigro. b, — nigris , arliculis primo et seeundo et quarti apice fer- rugineis. e, — articulo terlio tantum ferrugineo, d, fomoribus posticis apice intus nigris. 2. (38) Corizus hyosciarai. ( Habn , JVanz. Ins. \, Tab. \\\,fig. IO ). C. rubcr ; aniennis, capile posticc , prothorace anlice macuhsquc duabus poslicis , sculelli basi, elylrorum punclis suturalibus maculàquc mediò magna , ano saprà, tnaculis venlralibus pedibusquc nigris; ehjtro- rimi membrana fuscà immaculalà. — Long, lin, 4-'4 X- ^'i'- l''^' ^ '/*'^ %• (i) Neides Schellcmbcrgii , ex Spinolae descriptione , lineas quinque l('ngiludine aequal. ( lyo ) Corìzus hyosciamì , Hahn. Burm. Rhopaliis hy 0 sciami , Spin. Lijgaeus hijosciami , Fab. Latr. Cimex hij 0 sciami , Lin. La punaise roiige à croix de chevalier , Geoff. Frequens in foto regno. 3. (89) Corizus crassicornis. ( Wolff, Icon. Tao. XIV, ^_^. Uo ). C. griseo-jlavus ; capite proihorac e et seidello Jlavo-rufescentibus^ foriiter nigro-impresso-punctalis , liiieis dorsalibus impunctalis pallidis ; abdominis dorso nigro, punctis Iribiis qiiadralis in iriangulum disposiiis anoque Jlavis , marginibus pedibusque Jìavis fusco maculalis ; seulello ante apicem coarctaio , apice obttiso subcocldeato. — Long. lin. 3 %: lai. lin. I %. Coryzus crassicornis , Burm . Bhopalus crassicornis , Spin. Lijgaeus crassicornis , Wolff. Coreus crassicornis , Fab. Latr. Cimex crassicornis, Lin. Frequens in toto regno. Variai: a, capite prothoracc et scutello pallidioribus. b, elytrorum corìi nervis apice luscis. e, femoribus posticis iipice intus nigris. d, colore toto rufo-ferruginco iaimaculato , abdominis dorso tantum nigro. Observaiio. Coreus Panzeri, Duf. (i) ad hanc forte speciem spectat. 4.. (^o) Corizus capitatus. (Wolff, Icon. Tab. Vili, fig. 72). C. rnfo-ferrugineus ; elijtroriim cor io albo apice ferrtigineo, ìiervis nigro punctatis ; abdominis dorso nigro, ano macidis tribiis quadralis in iriangiduin dispositis maculisque marginalibns Jlavis; pedibns fusco maculatisi scutello apice acuto pallido. — Long. lin. 3 ]{: lat. lin, Coryzus capitatus , Burm. Mhopalus capitatus, Spin. (i) Recher. sur les Hèmipt. p. 38. ( '70 Li/rfacìis capìlalus , Wolff. Corctis capilalits , Fab. Latr. Cimex siiòriiftis , Lin. Cimcx ncrvosus , Scop. ( Eni. Cam. ) Frccjiicns cum ])iaccodeiile in (olo rcyno. Variai: a, colore corporis pallidiore , quandoque flavicanlc. ò, elytroruin corio albo hyalino , nervis inimaculalis. e, prolhoracc lincis duabus anlicis Iransversis punctisque ma- giiis dorsalibus nigrJs ( rarior ). ci, abdoniiiiis marginibus siipra immacuLilis. Obscnalio. Hujiis spccici varictalos et pracccdenlis facile quoad colorcs confundunlur, nullus enim inler eas coafmis est: scutello tamen in Illa ante npicoin panini coarclalo apice obtuso rotundalo , in liac acuto , facile haec duo species distingui possunt. Genus Pseudopulaeus , Burm. ^nlennae brevcs : articulo i ." valdc infialo basi abrupte allenuato, capilo breviori , 2.° brevissimo minuto, 3." longo fenili apice crassiore , 4." inflato crasso. Rostrum pedes mcdios allingcns. Pedes racdiocrcs simplices , femoribus poslicis apice minule denliculatis. I. (4.1) Psnudophiacus Fallcnii. ( Habn, TFanz, Ins. Tao. |tXIV,/y. 192 ). P. fitseobruTiìieus ; abdominis 7narginibits Jlavo-maculatis ; tdnis ]annulìs daobus fcmorumrji;e basi Jlavis ; venire pallido-variegato; anten- \nartnn articulo icrtio apice nigro, ultimo glandij'ormi cinereo basi nigro: teapite comu utrinque ante oculos ; prothorace supra tubercttlalo , mar- ginibus lalcralibus antice dentatis postica elecatis subdilatalis ; femoribus Itiberculis J?iinutis asperis, posticis dente majori apice armatis. — Lon. lin. 3-3 %: lai. lin. i %-i /,. P.ioudophlacus Fallcnii, Burm. Arenocoris F allenii , Hahn. Atractus Fallcnii , Spin. Corpus Fallcnii ■ Scliil. ( 172 ) Prope Neapolim ( Granatello ) : parum frequens. Nota. Antennarura articuli forma et longiludine in utroque sexu prorsus similes , vel arliculi secundus et tertius vis in mare breviores. Ad hoc quoque genus Atractus ( seu Arenocon's ) Genei, Spin. (i) spectat, in Sardinia primum a Prof. Gene , dein a nobis prope Nea- polim lectus. In aiterà tamen Centuria enumerabiiur. Genus Merocoris, Hahn. '^Antennae crassae , validae : articulo i .^ capitis longitudine subcompresso, 2.° et 3.° subaequalibus subcompressis, 4'.° ovato apice subacuto. Rostrum pedes medios attingens. Pedes medio- cres , simplices , femoribus posticis apice spinis denticulisque armatis. I. (4.2) Merocoris denticulatus. ( Wolff, Icori. Tab. VII, h- 68 ). M. supra fuseo-rufescens , subtus Jlavescens , villosus hispidusque; aniennarum articulo ultimo nigro: prothorace postica parum elevato , scabro, marginibus laieralibus et posticis usque ad scutellum crebre den- iiculaiis, spina minuta supra illius angulos ; elyiris scabris, marginibus òasi denticulato-serratis . — Long. lin. 3 %-4: lat- l'n. i %. Merocoris denticulatus , Hahn. Spin. Cimex denticulatus, Scop. Coreus denticulatus, Wolff. Coreus hirticornis. Vaia. Latr. Lap. {excl. syn. ), Duf. ( excl. syn. ) Coreus pilicornis , Burnì, In tote regno : haud rarus. Variat: colore griseo-cinereo . Observatio. Coreum hirticornem Fabricii inter synonima band recense- re putavimus cum dar. Burmeister aliam esse speciem ab hac divcrsam pu- tet; sicut et Hahn suspicaverat , ex eo quod figura Coquebertii a Fabricio citata cum hac minime convenit. Quaestio adhuc sub judice pendet , nec (i) Essai j p. 212. (173) nos aliquid prò vel contra adjiccre audcmus. Nulla tamcn ratio qua nomen (/en/2Cw/a/M5 a Scopolio specici imposituin et ab auctoribus rcceplum, in aliud novum , sicut a Burmeislerio , pennutari d(!beat. 2. (4-3) Merocoris Spinolae, nob. Fig. 5, M. supra fusco-rufeseens , subtus Jlavescens, villosus hispidusque: corpore magis angustalo ; orù orijicii lateri/ms in processum spinifor- mem recium anlice ultra capilis morginem anlicum productis; prolhorace poslice parum elevato, scabro, marginibus laleralibus el posticìs usque ad scutellum crebre denticulatis , spina minuta supra illius angulos ; elylris scabris. Genus Syromastes , Lap, Anlennae elongatae : articulo i .° capite longiori , valido , subtriquedro , saepius subarcuato , 2.° et 3." tenuioribus fili- formibus subaequalibus , ultimo brevi ovato. Caput ante ocu- los mutico. Rostrum pedes medios attingens. Pedes subvalidi , simplices, femoribus muticis. I. (4.4-) Syromastes marginatus. ( WolfT, Icon. Tab. Ili, fig. 20 ). S. rufo-fuscus ; anlennarum arlìculis sccundo et ierlìo rufo-Jerrw gineis ; abdominis dorso medio nijo basi nigro -. punctato'scabriuscu- lus; capite inter aniennas bicuspidato ; prolhoracis lateribus dilatalo' ^ubrejlexis , angulis posiicis obtuse spinosis ; femoribus denticulato- scabrosis. — Long. lin. 6: lat. lin. 3 '/». ( 174 ) Syì'omasles marginalus -, Lap. Spin. Coreus marginatus, Fab. Wolff. Fall. Burnì. Cùnex mar(jinaius , Lin. La punaise à bec , Geof. Frcquens in loto regno ^ sacpius in Rul)o fruticoso. Genus Coreus , Faò. Àntennae clongatae: arliculo i.° capite longiori , valido , triquetro, subarciiato, 2.° et 3.° tenuioribus fìliformibus subacqua- libus , 4'-° ovato brevi. Caput ante oculos spiuà utrinque arma- tum. Rostrwn pedes medios attingens. Pedes mediocrcs, simpli- ces , femoribus muticis. I. (4-5) Coreus spìuigcr. ( Cj'ril. Ent. Neap. Sp. Toh. ■\m,fg. 5 ). C. griseo-Jlavescens , supi'ci fusco-variegalus; antennaritm arliculis secundo et tertio rufo-ferruginets , quarto fiisco : capite supra scabro , utrimjue bispinoso ; prothorace scabro, anttce valde declivi, margi- mbus denticulaio-serratis , angulis postieis profunde emarginatis , jìo- stìce in denlem magnum oòtusum utriìujtie producto. — Long, lin, 4-54" 5 'A: lai. lin. 2-2 1/3. Coreus spiniger , Fai). La Ir. Spin- Syromastes spiniger , Lap. Ciniex spiniger, Cyril. In loto regno; hauti rarus. Prope Neapolim staturam minorem , in^. Calahriis , Abrutiis aliisque regni regionibus majoreni acquirit. Genus Verlusia , Spin, * Corpus depressum. Antennae clongatae: articulo i.° capite longiori triquetro subarcuato , 2." et 3," tenuioribus lllifor- mibus subaequalibus ; quarto brevi ovato. Caput raulicum , lo- bo-medio in larainam verticalera antice infra antennas produ- ( ^f^ ) cto. Roslrum pedes medios vel cliam poslicos altingens. Pe- des mediocrcs , subgraciles , sinipliccs , mutici. 1. (4.6) Vcriusia quadrata. ( Wolff, /co«. Tab.VW^ftg. 67). V. supra griseo-testacea, subtiis cum pedibus pallide Jlevescens ; anicìinarum articidis secundo et icrtìo rujo-jerrurjineis , quarto fusco; prolhoraeis margine tenui pallide Jlavo , siibserrulato , angulis postieis subaeiitis; abdomine rhomboidco, ano obtuso à', sexdentato ^. — Long, lin. 5: lat. lin. 2 %-3. Verlusia quadrata , Spin. Syromastes quadralus , Lap. Burm. Corcus quadralus , Fab. (cf), Wolfl", Fall. Duf. Coreus rhombeus , Fab. ($). Cimex quadralus , Lin. Frequciis in loto regno. 2. (4.7) Verlusia sulcicornis. Fig. 6. V. supra riifeseens , subtus cum pedibus Jlavescens ; abdominis dorso rufo, basi nigro ; anlennarum articulo secundo subeompresso , longitudinali ter sulcalo; prothoracis angulis postieis subacutis ; abdo- mine ovato. — Long. lin. 4 %-5 %: lat. lin. 2-2 %. Coreus sulcicornis , Fab. Coqueb. Verlusia rotundiventris , Spin. Prope Neapolim , aliisquc in regni regionibus : haud rara. Variai: abdominis dorso maculis Davis duplici serie ( duo in quovis segmento ). Genus Ch.^erosom.v , Curt. Corpus sublineare. Anlennae mediocres vel longae: articu- lo i." crassiori capitis longitudine voi longiori , 2.° et 3." fili- forraibus vel subconicis, 4-° subovato. Caput muticum. Roslrum pedes medios attingeus. Elylra abdomine breviora. Pedes me- diocres vel elongali , simplices, mutici. I. (4.8) Cbaerosoma arundinis. (Curi. Brìi. Eni. VII./. 297). C. pallide-JIava ; antennis subrufescenliòus; abdomine supra vittis duabus nigris. — Long. lin. 6 'A--j: lat. liu. %-i. ( 176 ) Chaerosoiììa arundints , Curt. Spin. Rara in aliquibus regni regionibus, in Arundine phragmitis. 2. (4.9) Cliaerosoma miriformis. ( Hahn, PFanz. Ins. Tab. XIII, /. 46 et hi ). C. subvillosus, Jlavo-virescens ; antennis subtestaceis , artìculo ul- timo fttsco; capite pi'othoraee scutello elytrisque roseo lineai atis ; ab' dominis dorso medio obscuro; elyiris saepius abbreviatis et membrana careniibus. — Long. lin. 3 %: lat. % lin. Chaerosoma miriformis , Spin. Myrmus mirijormis , Hahn. Rhopalus miriformis. Sellili. Miris abbrevialus, Wolff. {Tab. Xl,Jìj. no, mala et f or san pupa). Barissimus in regno. Familia XI." ANISOSCELINI. Corpus oblongiim vei etiam lineare. Antennae in capilis marginibus latero-superioribus insertae , Jj-'O'i'tìculatae., articulo ultimo e long alo filiformi tertio longiori. Ocelli conspicui. Ro- slnini Jl-d'i'liculatum. Scutellum parviim. Elylrorum membra- na nervìs pluribiis saepe bifurcatis notata. Tarsi 3-articulati ; mgìiiciilìs ìueìnbranà laterali basi instructis, Genus Alydus, Fab. Corpus elongatum , abdomine elylrorum latitudine. Capvt Iriangulare , postice oculis prominulis prothorace latius. Anten- nae sat longae articulo ultimo longiori plus minusve arcuato. Pedes subvalidi ; femoribus posticis elongajis incrassatis intus dentatis vai spinosis, I. (b'o) Alydus lateralis, ( Duf, Hemipt. Tab. II, /. 16). A. subvillosus, supra fuseo-aeneua; proihoraeis elytrorumque mar- gine tenni , pimelo minulo calloso in prolhgracis margine postica , ( 177 ) sculeUi apice cxlimo , abdominisque maculis taleralibus albidis ; an- tennarum arltcìdìs intermediis nigris medio rufis ; abdominis dorso sanguineo ; libiis posticis arcuatis. — Long. lin. 5-6: lat. lin. i %. Alydus laleralis , Gemi. Spin. yllijdus geranii , Duf. Burnì. In loto regno: Iiaud rarus. Furiai: anlcnnaiuin arliculis inlermediis ruGs apice tantum nlgris. 2. (5i) Alydus calcaralus. A. villosus , niijro-aeneus; prolhorace postice elytrisque ftiscis; an - tennarum articidis tribus primis tibiisque pallide-rufis apicibus nigris ; abdominis dorso medio rufo ; libiis posticis rectis. — Long. lin. 5: lat. lin. I. Alìjdus calcaralus, Fab. Hahn, Burm. De Vii. {Ent. Lin. Tab. IH, Jìg. 25 ). Uarus in Aprutiis. Genus Micrelytra, Lap. Corpus lineare , abdomine elytris latiore. Jntennae sat iongae. Caput ovulare, prolhoracis latitudine, oculis pamm pro- iniuuiis. Elìjlra abbreviata , membrana deslituta. Alae nullae. Pedes gracilcs , longiusculi , inermes. I. (52) Micrelytra fossularum. (Duf. Ilem. Tab.ll^f. i8). M. glabra, nigro-aenea; prolhoracis elytorum abdominisqiie la- teribus albidis ; libiis anlennantmquc annulis duobus pallidis ; anten- narum articulo tdlimo fitsco. — Long. lin. 4-5 /»: lat. %-% lin. Hydromelra fossularum , Fab. Ros. Aclorus fossularum , Burm. Alydus uplerus , Duf. Micrelytra opterà, Lap. Spin. Prope Neapoliin et in aliis regni rcgionibus: sacpius in planiticbus in Iiumenlibus , rarius in collibus. s3 ( 178 ) Genus Stenocephalis , Latr. Corpus oblongum, abdomine cljtris latiore. Antennae me- Jiocres: articulo i.*' crasso inflato. Caput ovatum^ acuminatum, oculis haud prominulis. Elytra et alae completa. Pedes longiu- sculi , simplices , inermes. I. (53) Stenoceplialus nugax. ( VVolff, Icon. Tab. Ili, jig. 3o ). S. obseure-aeneus ; scutelli apice extimo , ahdominis maculis late- raltbus , antennarum pedumque annulis Jlavis. — Long. lin. 5-6 /a: lat I %.2. Sienocephalus nugax , Lalr. Lap. Burm. Spin. Coreus nugax-, Fab. ( Syst. Rijng . ), Duf. Lygaeus nugax, Fab. ( Ent. Syst. ), Wolff. Cimex nugax ^ Lin. Cimex agilis , Sehrank , Scop. Cimex Geoffroy , Pet. ( Sp. Ins. Cai. n. 223 ). Cimex S-punctatus , Goelze. La punaise brune à antennes et paties panachés , Gcof. Haud rarus in regno. Familia XII." LYGAEINI. Corpus oblongum. Antennae in capitis marginibus Intero- inferioribus insertae , 4rarticulatae , jilijormes vel articulo xil- iimo crassiori. Rostrum 4-articiilatum. ScniQWnva. parvum. Ely- Irorura membrana nervis paucis., saepius quinque., notata. Tarsi 3-articulati ; imguìculis basi membrana instructis. Observatio. Ex ocelJorum praesentiil vel absentid in duas sectiones iiujus familiae Heteroptera dividunlur , quarum prima cuni Coreinis et A- nisoscelinis qui ocellos habent , altera cuni Capsinis qui illis careni se li- gaf. Claris. Spinola hanc secundain seclionem quae ocellis carentes spe- cies complectitur, Laportii esemplo, in Capsinoruni familia collocavit: habi- ( 179 ) (i:s lanieri ac nnlcnnanini forma cum Lygaciiiis naluralius , sicut et Bur- iiu'isleriiis fecit , eos conjuiigero cousilianl. Hoc igitur sistema sequamur. A. Ocelli conspicui. Gcniis Opiitiialmicus , Ilahn. Corpus breve , latum , rcclangularc. Caput Iransversum , poslicc oculis prominulis prollioracc latius. Anlennae breves , basi valdc approximatac , flliformes : articulo i." brevi, 2.° e- longalo, 3." et 4-° subacqualibus, ^-^ fusiformi. Rostrum pedes posticos attingcns. FJytrorum membrana nervis quinque longitu- diiialibiis nolala , nonnumquam abbreviala vcl nulla. Pedes mc- diucres , siinpliccs. a ) alac ci clylroruin membrana nullae vcl brevissimac. I . (j4.) Oplithalmiciis grylloidcs. (Wolff, Icon. Tab. V,/. ^i)- (•. citjiris post ice rolundaiis membrana nulla ; prothoraee seutello i-li/liis(/ue pìinclis mnfjnis sparsi's : nif/er; prolhorace , angulis anlicix crccplìs, elylrisf/ue ìindic/iic albiilo marginalis ; ore, rostro, sculelli a- pìce extimo, alxlominis margine tenuissimo pedifmsf/ue pallido -testaeeis; atitennis oeiilisfue fiiscis. — Long. lin. i %: lat. lin. r. Avanthio f/rijlloidcs , Fab. ( Fnt. Sijst. ) , WolfT. Salda gìijlloidcs , Fab. ( Sijsl. Jìi/ng. }. Ceucoris gì ijlloidcs , Fall. Cimcx grylloides , Lin. Ili A[)niliis , in monlium cacuminc: sat rariis. OOnunuliu. Figura ab llabnio Ophtìi. grylloidcs nomine cxiiibila ( Wanz. Ins. I, Tab. i\, fig. 48 ) si cxacta est atqiic nalurac rcspondet, ail aii.un .s|)('ci('m vcl ad biijus variefalcm dislinclani perlinct : quare inler «ynonima band ccnscrc pulavimus. Sjipcimina nostra cum AVolffii figura et dcscriptioae optimc conveniunl; nisi quod fcniura medio non nigra, et abdominis margo lenuissimus albidus. ( i8o ) b ) alae et elylrorum membrana coinplelae. 2, (55) Oplitbalmicus erythroceplialus. 0. prothorace, scuìello elyirisque puncfis crebris minutis impressis'- nìffer nìtidus ; capite , rostro pedibusque rufesceniibus ; antcnnis lesta- cets , articuh's secando et tertio basi et quarti apice fiiseis ; elytrorum membrana albo-hyalinà. — Long. lin. i %: lat. lin. i. Ophlhalmicus erythroeephaius , Halm. Salda erythrocephala , Lep. et Scrv. ( Encycl. ) , Lap. Rarissimus in Aprutiis. Genus Heterogaster , SchiL- Corpus oblongum, subrectangulare. Caput saepius transver- sum oculis prominuìis. Antennae breves , filiformes: articulo 1.° breviori , reliquis subaequalibus. Rostrum pedes medios vel posticos attingens. Elytrorum membrana nervis longitudinalibus a transversis conjunctis notata. Pedes mediocres , simplices : medii basi posticis valde approximati. I. (56) Heterogaster urticae. ( Hahn, fFanz. Ins. I, Tab. ii,/y. 43 ). A. aeneus, subvillosus; antennarum artieulis fribus ultimis pallide- Juscis ; prothorace postice brunneo-Jlavo-maculato ; elytrorum corio griseo , maculis pwnctisque acneis ; membrana albo-hyalinà puncto et nebulis duabus infuscatis ; pedibus pallide-Jlatis aeneo maculatis annu- latisque. — Long. lin. 2 %-3: lat. 2/3-3/4 lin- Heterogaster urticae, Hahn, Burm. Lyyaeus urticae, Fab. Fall. Schil. Frequens prope Neapolim , non solum in Urtica dioica quam tamen praediligit , sed et in aliis etiam plantis. Nota. Femina statura majori et macula magna oblongà ventrali flavo- pallidà a mare differt. Genus Lygaeus , Fab. Corpus oblongum , subovalum. Caput Iriangulare , oculis baud prominuìis. y^/jtow«e fiUformes: articulo i." brevi crassio- ( i8r ) ri, 2.° et 3.° Icnuioribus suhaequalibuS; 4-" subovato. Rostrum pedcs poslicos sacpius nllingeiis. Ehjlrornm membrana nervis , saepius qninquc, longitiulinalil)us quorum duobus vel Iribus extcrms a transvcrsis non conjuncis notata. Pedes longiusculi, simplices. 1. (57) Lygacus militaris. ( Wolff, Icon. Tab. Ili, jig. 2 3, mala ). ' L. rujus ; anlennis , rostro , capile subtus ci supra pone oculos , proihoracis viUts daabus mlits dcnialìs , scutello, elylrorum puncto ad scutelli apicem et macula Iransversd medici, corporis seymentoìmm mar- gìnibus pedibusque nigris; ehjtrorum membrana exalbidà, fascia òo- seos nigrà , punctoque posteriori et limbo laeleis ; proihoracis dorso m-aculà gemina jKisticà lideo-Jlavd. Long. lin. 6-7 'A'- lat. lin. 2 'a- Lygaeus militaris , Fab. Ros. Lap. Spin. Cimex militaris , Lin. Lygaeus pandurus , Do Vili. Scop. Lygaeus civilis, WolfT. Lygaeus lagenifcr , Duf. ( Jìech. p. 4-5 ). Frcqucns in tolo regno. Variai: elylrorum membrana fuscd macuHs et fascia descriplis. 2. (58) Lygaeus equestris. (WolfT, Icon. Tab. Ill^Jiff. 24-). L. rufus ; antcnnis^ rostro, capite subtus et supra pone oculos, pro- ihorace antice et liinulis duabus transvcrsis posticis j clytrorum puncto ad sculclli apicem maculàque transversà media , pectore , maculis ven- •Iralibus pedibusque m'gris; elytrorum membrana nigrà, macula basilari, puncto medio limboquc albis. — Long. lin. 4-6 lat. lin. i %-2 %. Lygaeus equestris, Fab. Wolff, Fall, llalin, Lap. Spin. Cimex equestris , Lin. Cimex speeiosus, Scop. La punaise rougc à bandes noires et taches hlanclics , Gcof. Frcqucns in Apruliis et alibi in Asclcpiadc vincetoxico ; prope Neapo- fim sai rarus. 3. (Sg) Lygaeus saxatilis. (WolfT, /co«. Tab. III,/_^, 26). L. niger; capitis linea dorsali , proihoracis marginibus laleralibus et linea media dorsali clylrorumque 7naculis tribus rujis; pectore ubdo- minequc riifis, segmcntorum marginibus ?ìigris, '—Long. lin. 5: lai. lin. 2, ( i82 ) Lyrjaciis saxalìlis , Fab. Wolff, Burm. Spili. Cimcx saxadtis , Lin. La pimaise rouge à damier , Gcof. Haud rarus in regni montibus , noe non in Apuliae planitiebus. Variai: elylroruni maculis flavo-croceis fusco punctatis et maculatis. 4-. (60) Lygaeus familiaris. ( Jìgura deest? J. L. nìger; prothoracis marginibus antico ci laieratibus lineàr/ue dor- sali media rufis ; elytrorum cario riijo sidurà scutellari et macula ma- gna media nigris , ?nemòrand nigrà pimelo baseos liniboque tenui albo ,- abdoniine rufo dorsi medio rnaeuiisgue vcntralibus nigris. — Long. lin. 4 %-5: lat. I %-2. Lygaeus familiaris , Fab. Latr. Lap, In Apruliis , rarus ; rarissimus el apud Neapolim in colle Camaldii- Imsi , ubi et staluram majorem acquirit. '6. (61) Lygaeus punctato-gatlalus. (Jìgura deest? ). L. niger; prolhorace rufo jnaculis duabus poslicis r/uadratis nigris: elytrorum cario mfo punclo medio nigro , manbrand nigrà punclo u- picc'/ue albis ; abdomine nigro, fascia pone anum rufà ; pedibus nigris, tibiis taraisrjue fuscis. — Long. lin. 2 %: laf. % lin. Lygaeus punclatoguttatus , Fab. Burm. Cimex puuctato-gutlalus , Kos. Rarus prope NcapoHm , in Salente et alibi. J ariat: a, obdomino rufo, ano nigro. b, libiis tarsisque nigris. Genus Aphanus , Lap. Corpus ovato-oblongum. Caput triangiilare vel siibovatum, oculis minime vel parum prominulis, Anleimae mediocres vel longae, filiformes : arliculo i,° brevi, 2.° elongato , 3.° et 4..° subacqiialibus. Roslrum pedes poslicos attingens vel etiam cxcc- dens. Elytrorum membrana nervis , saepius quinque , longilii- dinalibus et nullo Iransversali notata. Pedes mediocres , fcmo- ribus anticis saepius crassioribus nonnuraquam intus dentai is, ( i83 ) a ) caput subtus canali rostrali nullo. 1. (62) Aphanus echii. ( VVolff, Icon. Tab. XIX, / 192). A. ni(jer , opacus , immaculalus ; fcmoribus unlicis incrassaiis intus dcnticulalo-serralis , dente an/e apicem tnajori ; iibiis qualuor posticis spinosis. — Loni^. Un. 4= 'a'- 1'"- i %• Lijgacus ecidi, Fab. Panz. Paehymerus echii , Hahn. Microloma echii , Lap. ( Essai p. 33 ). PolijacaìiUtus echii , cjus. ( /. e. p. 84 ). Lijgaeus alcrrimus , Fab. Wolff. ^ Ciinex carbonarius , Ros. Prope Neapolim ^ parum frcqueos: saepius in areno'sis ( Granatello ). 2. (63) Aphanus Rolandri. ( Wolff, Icon. Tab. XIX, fg. 193 ). A. ni(/er , subnitidus , ehjtrorum membrana macula rhombeà òaseos crocea ; fcmoribus anticis parwn incrassaiis, dente minalo ante apicem; iibiis quaiuos posticis spinidosis. — Long. lin. 3-3 %: lat. lin. i-i %. Aphanus Rolandi , Lap. ( esci, synon. ). Lygaeus Rolandii , Fab. Lygaeus Rolandri , Wolff. Cimex Rolandri , Lin. La punaise couleur de saie à ailes jaunes , Geof. Haud rarus prope Neapolim at alibi : frequentior hyeme sub arborum corlicibus. 3. (H) Aphanus pini. (Wolff, Icon. Tab. WU.Jiff. 71). P. niger; prottwracc postico griseo, nigro-impresso-jninclalo; elytro- rum cario griseo punctis et macula rhombeà ad suturae apicem iiigris, membrana fuscà immuculatà ; fcmoribus anticis parum incrassaiis, den- ticulo ante apicem; Iibiis qualuor poslìcis spinutosis. — Long. lin. 3 %: Int. lin. I )i. Lygaeus pini , Fab. Wolff. Paehymerus pini , Hahn. Cimex pini, Lin. La pimaise grise porte croix , Gcoff. Frcquens in regno: non raius lijcmc sub arborum corlicibus.. ( i84 ) Variai, a. prothoracis parie postica elytrorumque corio obscurioribus, vel pallidioribus. b, C'ly(rorum membrana apice macula minuta alba. e, antcnnaruni arliculi secundl vel eliam tertii basi , et tibiis duobus vel quatuor anticis lestaceis aut rufescentibus. d, abdomine aeneo. Quae variationes modo simul omnes in iisdem individuis , modo una vel altera tantum observantur. Varietatem a WolfBo descriptam femoribus posticis denticulo praeditis observare nobis nonnuraquam datura fuit. 4.. (65) Apliani!s luscus. ( Wolff, Icori. Tab. XIV, fig. 139 ). A. niger ; anlennarum ariiculis seeundo tertio et quarti basi testa- ceo-ritfescentibus ; proihorace poslice grìseo punctis angulisque nigris \ scutello punctis tribus albidis ; ehjlrorum corio griseo punctis in seriem imprcssis nigris , postice nigro macula magna alba; membrana fuscd maculis duabus albis ; abdomine aeneo ; pedibus testaeeis , femoribus a- piee nigris, anticis dente minuto ante apicem.— 'Long. lin. 3: laf. lin. r. Lygaeus luscus, Fab. Wolff. Pachymerus luscus, Ilalm. Lygaeus quadratus , Panz. Cimex umbratilis? Goelz. Cimex lacteolusl Lin. Frequens in regno. Variai: antennarum ariiculis tribus primis totim testaeeis vel rufescen- tibus. 5. (66) Aphanus margine-punctatus. ( Habn, Wanz. Ins. II, Tab. S,Jìg. 32 ). A. ovatus, pallide griseo-Jlavescens , minute fusco punctatus; pi-o- ihoracis elytrorumque marginibus lateralibus pallidioribus , punctis ma- joribus nigris; pectore aeneo ; abdomine ferrugineo , nigro maculato ; femoribus anticis tncrassatis inermibus. — Long. lin. 3: lat. i i/3. Lygaeus marginepunctatus, Wolff. ( le. Tab. XV, fig. iH, medio- cris. ) Pachymerus marginepunclalus , Scbil Hahn. ( i85' ) Propc Neapolim pi in aliis regni rcgionibus. ì'arial: a sciitello fusco-macitlalo. Innumcrac udliuc liujits dwisioms species extanl, de quibut in al- tera Centuria dictum crii. b ) Caput subliis canali rostrali marginibus j)lus niinusve clevatis. + Rosirum pedes poslicos eicedens. 6. (67) Aplianus lardus. A. nif/er; capile et prothoraee fortiler punclato-granulalis ; elytro- rum eorio san D. 19. ( 190 ) 2. (72) Phylocorisflavomaculatus. (Wolff, T'a^. XI,/. 108). PI), niner > nitidus ; elytrorwn macula magna oblongà exlernà ha- seos , et squama, apice excepto, Jlavis; antennarum articulo jjvimo pe- dibusque nifesccntibus. — Long. Un. 2 %: lat. % Un. Phylocoris Jlavomaculatus , Burm. Spin. Lygacus jlavomaculatus, Fab. ( Eni. Si/si. ). Capsus favomaculatus, Fab. ( Syst. Ryng. ). Cimex irìcolor , Lin. Cimex quadrijlavomaculalus , Deg. Haud infrequcns in regno: prope Neapolim rarior. Variai: a, elyfronim maculis pallidis. b, femoribus apice fuscis. 3. (73) Phylocoris agilis. (VVolff, /con. Taò.XY,/. 14,7). Ph. niger , ìiilidus; anlcnnarum articulo primo rufescente ; macula occipitali pallida ; prothoracis margiue antico tenui , et postico latiori medio antice acute produclo scutelloque Jlavis ; elytris cario laete fer- vuqineo macula cxternà baseos pallida , squama crocea apice extinto niqro , membrana nigricante macula ad squamae apicem albidà ; rostro pedibiisque pallide favis. — Long. lin. 3: lat. % lin. Capsus agilis, Fab. ( Sysl. Ryng. ). Lygaeus agilis , Fab. ( Eni. Syst. ) , WolfT. Cimex agilis , Lin. cur. Gmcl. Pliyfororis histrionicus , Burm. ( excl. syn. ). La punaise porte-coeur à taches jaunes au bout des etuis , Geof. Prope Neapolim in apricis , mense maji : parum frequens. Nota. Fcmina ventre flavo et ano croceo a mare differt. Variai: macula occipitali nulla. Obscrvatio. Cimex histrionicus Linnei ( niger , scutello Jlavo , ely- iris pedibusque tcslaceis ) , cujus Burmeister Cim. agilem Fabricii syno- nimon consideravit , alia et prorsus distiacta species. 4. ii^) Phytocoris pallipes. ( Hahn, Wanz. In&. I, Tab. IV. fig. x6. P. niger, nitidissimus , supra subacneus , minidissime pubescens; mdennis , rostro pedibusque pallide Jlavis ; elytrorum membrana macu- la ad squamae apicem albidà. — Long. lin. 2 'A: lat. % lin, ( >9' ) Phylus pallipes , Ilahn. Prope Ncapolim, ncc non in aliis regni rcgionibus : parura freqaens. 5. (75) Pliylocoris G-punclaliis. {Encycl. melh. Tab. X). Pli. ìiìger; prolhorace riihvo, maculìs diiahis oblongis nigris ; scit- ieìlo rubro basi nigro; clylris riibris maculìs duabus oblongis membra- nàquc nigris ; abdominis marginibus rujìs. — Long. lin. 4---Ì 1/2 : lai. ìin. I i/|. Lygaeus 6-punc(atus, Fab. Latr. Miris Carcelìii, Encycl. Dui'. Frcqucns in regno , praesertim primo vere , in floribus. Varictatcs plurimac in bac specie observanlur. Dislinctiores quas in regno inveninuis sunt: a, ruber vcl rubro-lestaceus : capite, anlennarumarliculis (ertio quarto et secundi apice, elytrorum membrana , coxis pectoreque medio nigris. b, niger; prolhorace, scutelli apice et elytrorura corio coccineis; abdo- minis latcribus anoque ruGs. Lygaeus nemoralis , Fab. Miris eoccinea, Duf. e, niger ; protliorace , scutelli apice et elytrorum corio testaceo-nanki- neis ; femorum basi abdominisque lateribus rufis vel rubris. Miris nankinca , Duf. d, niger , immaculalus ; tibiis sacpius pallidis. Cimex piceus, Cyr. ( Eni. Neap. Tab. XII, ^. 7 ). 6. (76) Pbytocoris nigroviltalus, nob. Fig. 9. PI), niger ; prothoracia marginibus laieralibus lineàque dorsali me- dia , scutelli apice , elytroTum corii margine extcrno et viltà interna obliqua , squama , abdominis segmenlorum marginibus iibiisque livi- ' ) Ifclerotoma spissicornis , Latr. Lap. Caj)sus spissivoniis , Vah. ( Sysf. R]ing. ). Lygueus spissicornis , Fab. ( Eni. Sysl. ). Ciinex lììcrioplrrus , Scop. J/jV-w **** Sccll. ( /. e. Tab. IH/y. 4 ). Hauti infrcquens in regno , in herbaceis et frlilicibus. Habitat et in Olea europaca , cui tamcn nulli est detrimento. Variai: abdomine pallide castaneo. Oòscrvatio. Cimcx planicornis Pallas] ( Spie. Zool. Tao I , Jiy. 3 ) alis iactcscentibus tantum ab Jleteroloma spissicorni diflcrt. Forte mera varie tas. B. Elylra corio raro apice transversim impresso-arliculato ; membrana nulla. yid /tane divisioncm gcnus Euricephala, Lap. Spia, seii Halticus, Ilahn, Burnì, perlinel, de quo in aiterà Centuria loquamur. Farailia XIV. '^ SCUTELLERINI. Corpus ovoideum , saepius compressum , capile margina- to. Autennae fdiformes vel apice crassiores., 4-vel ^-articula- tae. Rostrum 4'-orliculatum. Scutellum inagnum .^ abdominis di- midiian longitudine super ans. A. Sculelliun eljtra haud legcns , ncque abdominis apicem unquam alliugens. ( Pentatomidae ) Gonus Raphigaster , Lap. Anlennae 5-arliculalac. Roslrum arliculo i,° in sulco gul- lurali receplum. Slernum muticum. Abdominis segmeulura pri. ( '95 ) tfttim antice in spinam porroctiira. Pedes mediocres, simplices : tarsi unguiculis membrana basi instniclis, I. (80) Raphigasler griseus. (Wolff, Icon. Tab . Nl,f. 56). R. supra obsctire griseus; prothoracis angulis aìilicìs derdioulo mi- nuto praeditis ; abdominis dorso nigro , marginibus albido-maculalis ; sublus palli dior , punctis nigris adspersum ; antennis nigris Jlavo-annu laiis ; spina ventrali acuta , ad pedes anticos produclà. — Long. !ia. 7-8: lat. lin. 4. Raphigaster griseus, Lap. Spin. Pentatoma grisea , Latr. Duf. Cimex griseus, Lin. Fai). Panz. Wolff. Cimex punctipennis , Burm. Frequcns In regno. Hybemat sub arboruin corlicibus. Genus Pentatoma , La Ir. Corpus subelongalum vel subovatum. Antennae !)-articulalae. Caput rotundalum , marginibus band reflexis. Rosirum arliculo i.° in sulco gutturali receptum. Slernum et abdomen mutica. Pedes mediocres , tibiis muticis , tarsorum unguiculis membra- na basi instructis. I. (81) Pentatoma smaragdula. ( VVolff, Icon, Tab. VI, P. laete viridis ; antennarum articulis quarto quinto et tertii apice rufo-jerrugineis; scutello basi punctis tribus Jlavis , alioque immerso atro uirinque ; abdominc viridi , marginibus dente nigro minuto in quovit segmento;- elytrorum membrana albo-hyalitid; ventre earinato; tibiis an- ticis medio spina minutissima aeutch — Long, lin. 5-7 '/»: lat. lin. 1 . Pentatoma smaragdula , Lalr. Duf. Cimex smaragdulus , Fab. Lin. Wolff. Frequens in regno, praescrtira autumno, quo tempore eì sofcìalitn uoà cum sequente varietale vivere invenimus. Variai, a, colore obscurius viridi et in aulurnno sacpius griseo-rufe- scenle. ( '97 ) b, scutelli punclis (ribus flnvis obsoletis. e, libiaruin et larsoriiin articulorum apicibus ferrugineis. — — Varielas : prolhuracis capilisque Icrliil parie antica albo-flare- Bcentc. Penfaloma torquata , Lalr. Spia. Cimcx torqualus , Fab. Praeccdcnic rarior , ac iisdem coloris varictalibus subjccla. In speoi- minibus grisco-nifosccntibus et color flavus capilis et prolhoracis rufescit. Nonnumquatn elytra basi et abdomen albido-flavo marginata. Observalio. Constans videlur quod baec spccics in aulumno colorem grisoo-rurcsccnlem acquiraf, cum et dar. Diifour id bene notavil (i) et no« ipsi plun'cs boc ncque alio tempore observavimus. — Varictas altera , minor. Specimen prope Neapolim legìmus trcs et dimidiain lineas longum, duo et dimidiam latum, pallide viride, protho- rac's elylrorumque basoos marginibus et ventre medio rufo-ferrugineis , aa- fennis viridibus articulo quarto tantum vix rufesccnte , scutelli puncto iin- mcrso utrinque concolore. 2. (82) Pcnlaloma dissimilis. (Wolff, Icon. Tab. VI,/ 5o) P. siipra viridis ; suòltis , antennis , prolhoracis margine laterali Uneisque duabus transversis anlieis pedibusque riifoferrugineis ; abdo mine supra atro-violaceo , marginibus viridibus ferrugineo maeidati» elylrorum membrana fusco-aeneà ; tibiis anlieis medio spina minutitsi ma aculà. — Long. lin. 5-6: Jat. lin. 4- Pantaloma dissi?nilis j, Latr. Duf. Lap. Cimex dissimilis , Fab. Lin. Panz. WollT, Burm. Var. Cimex prasiniis , Fab. Wolff, { L e. f. 49 )• Pentaioma prnsina , Latr. Spin. Haud infrequcns in regno. y^ariat: a, colore obscurius viridi. b, antennarum articulis primo et sccundo viridibus. e, protboracis lineis duabus anlieis obsoletis , concoloribiis. d, abdomine supra marginibus nifo-fcrrugineis , immaculalis. «fj ventre viridi , pcdibus viridibus vel flavcsccniibus , libia- rnm apicibus tarsisquc ferrugineis. Ji) Recher. tur les //empii, p. 29 et 3o. ( '98 ) Obsertalìo. A praecedente , practer colorcs , corpore minus elongato , et prothorace antice depresso , postice minus elevato , profundius impresso - punclato, marginibus ialcralibus parum supra reflexis angulisque posticis ma- gis extus produclis sai differì. Genus Eurydema, Lap. Corpus subrotundum. Antennae 5-articulatae. Caput rotun- datum, marginibus supra reflexis. Rostrum articulo i.° in sulco gutturali receptum. Sternum et abdomen mutica. Pedes medio- cres , tibiis rauticis^ tarsoriun unguiculis membrana basi inslru- ctis. Observaiìo. A praecedente capitis marginibus supra reflexis tantum cs' senlialiter hoc genus differì : habitus tamen diversus et corpus minus elea- gatum . I . (83) Eurydema ornatum. ( Wolfl", Icon. Cim. Tab. II, Jìc/. i5 ). E, nigrum ; prothorace scutello clylrìsque rubì'is ; prolhoracis ma' culì's duabus aìiticis transversis el quaiuor posticis oblongìs , seutelli basi late punctisque duohus ante apicem, eltjtrorumque margine scuiel' lari et maculis tribiis nigro-aeneis; elytroriim membrana obscure viridi, limbo albo ; abdominis marginibus rubris nigro-maculatis. — > Long, lin, i %: lat lin. 2 %. Eurydema ornatum , Lap. Spin. Pentatoma ornata , Latr. Duf. Cimex OTJiatus , Lin. Fab. Wolff. La punaise rouge de choux , Geoff. Yar. Cimex ornatus . Lin. Fab. Wolff ( T. IV, /. 58 ), Cimex dominulus , Scop, ' i Frequens in regno : praeserlim primo vere. Variai: a, prothoracis seutelli elytrorumque maculis nigris vel nigro» cyaneis. ó, prothoracis macula quàque antica cum duabus posticis con- junctà , maculam magnam postice divisam constitucndo. Cj colore croceo vel pallide flavo , capite ante medium con- ( '99 ) colore , ventre itidcm concolore linea media macularum nigraruin , pcdibus concoloribus, femorum apice libiis tar- si sque nigris. d, ventre immaculato , pcdibus croceis vel rubris geniculis tantum nigris. e, magnitudine. Spcciniina tres lineas longa in nostra colle- ctione servantur. 2. (84.) Eurydema oleraceum. (Wolff, Icori. Tab. W^jìg. 16). E. coeruleo-aeneum ; jìrothoracis marginibus lateralibus lineàque dorsali media , scutellì apice et punetis duobus ante illum , elytrorum- gue margine externo et macula postica rubris croceis vel albis. — Long. lin. 3 %: lat. lin. 2. Eurydema oleraceum , Lap. Spin. Pentatoma oleracea , Latr. Cimex oleraeeus, Lin. Fab. Wolff. Za punaise verte à rajes et taches rouges ou bianche» ^ Geof. Frequens in regno : maculis tamen rubris nondum invenimus , saepius albis rarius croceis. Variai: a, prothoracis linea dorsali media nulla. b, scutello punetis ante apicem nuUis, apice tantum colorato. d, corpore sublus flavcscente , lineis tribus punctorum nigro- rum. e, tibiis annulo medio pallido. y, pedibus flavcscentibus geniculis tantum nigris. Genus Sciocoris , Fall. Corpus subrotundum, valde depressura. Caput latum, mar- ginibus dilalatis , clypeura rolundatum inlegrura formantibus. yffUennae sub clypco inserlae , 5-arliculalae. Roslrum arliculo 1.° in sulco gutturali receptura. Slernum et abdomen rautica. Pedes mediocres subgraciles , tibiis muticis , unguiculis mem- brana basi instructis. ( 200 ) T. (85) Sciocoris marginafus. (Wolff, Icon. Tab. X,/. 96). S. nriseo-Jerrugineus; prothoraeis laterihus dilatalo-roliindaiis subre- Jlexis , maculò antica albidà ; sciitelli apice, abdominis maculis latera- li bus , aniennariunque annidis albidis ; pectore et ventre aeneo macula- tisi pcdiòtts nigro-piinctaiis. — Long, lin^ 3 %: laf. lin. 2 %. Sciocoris marginatus , Burm. Pentaloma marginata , Latr. Edessa marginata , Fab. ( Syst. Ryng ). Cimex umbraculatus , Lin. Acanthia umbraculala , Fab. ( Ent. Syst. ) , Panz. Sciocoris umbractdaius , Spin. Pentaloma aparines , Duf. { p. 3i ). Frequens in regno. 2. (86) Sciocoris umbrinus. ( Habn, Wanz. I, Tab. 3i, jig. 100 ). S. gviseo-Jlavesccns , supra minutissime fusco impresso-punctatus ; aniennis apice nigris ; abdomine lateribus Jusco-maeulatis ; ventre li- n-eis duabus longitudinalibus maculàque ante anum fnseoaeneis ; tibii» denticulis minulis&imis raris armalis (i). — Long. lin. 1 %-3: lat, lia. 1 '/-a. Sciocoris umbrinus. Hahn, Burm. Spia. Cijdnus umbrinus. Fall. Pentaloma umbrina , Latr. Cimex umbrinus, Panz. Wolff ( Tab. WS.Jìg. i36 \. Haud in frequens in regno. f^ariat : a, colore grisco-fusco. b, sculelli maculis duabus baseos pallide flavis- e, — punclo in quovis angulo baseos immerso nigro. d, ventre immaculato. Observatio. Allerum habcmus specimen , prope Nespoli m lectum , car pife antice niagis producto , sculello medio costulis duabus longitudinalibus sat distinclis, elytrorumqup ra^mbranae nenris valde elevatis. Forte accidea- talis varietas! (i) Hoc characfere descripta species a gen, Scioecria ftd gen, Cydnwt ipii sequitur gradum facit, ( 201 ) Gcnus CvDNUs , Fab. Corpus siibrolundum. y4ntennae l)-arliculatac. Caput rotuu- tlatiini. lìoslnim breve, pcdes anticos vcl rariiis mcdios aul po- slicos attingcDS , articulo i." in sulco gulturali receptura. Ster- 1IU1ÌÌ et abdomen nuilica. Pedes mediocrcs , tibiis undique spi- iiosissimis. 1. (87) Cydnus bicolor. (Wolff, Fcon. Tab. VII, /^. 60). IV (ilrr , mlidissimus ; prolhoracis inacidà antica marginali utrin- f/iic , clìjlrovum 7ìiaculis duabus marginalibus denlalis , abdominis ma- oidis lalcralibus tibiarumque annido lato albis. — Long. lin. 3-4: lat. lill. I %-2 %. (!i/r/nìis bicolor , Full. Burnì. Spin. Pcnlaloma bicolor , Lalr. Cimar bicolor , Lin. Fab. WolfF. La pimaise noire à qualre iachcs blanchcs , Geo!'. Fie(niens in rogno , cliani hycmc. l'aria/: a, coloro atro-cacruleo vel vioiasccntc. ò, niaciilis flavescenlibus. e, prolhoracis macula laterali angusliori ci longiori , olylro- riimquc inaculis niinus donlatis. 2. (88) Cydnus albomarginellus. ( WolfT, Icon. Tab. SII, >> 6. ). C. alrocaerideiis ni/idissinui^ ; protlioracis elijtrorum^ue margine tenui abdominiaque maculis lateralibus albis. — Long. lin. 3 /,: lat, lin. 9.. Ciinex albomarginellus , Fab . Pcnlaloma albomarginclla , Lalr. Cimex dubius, Scop. AVolf. Cimex albomarginalus , Schr. Lcclus in extremis Apruliorum rcgiobus, et prope Ascoli in Sfatu Pon- tificio. Invcnitur et in Apulia , rarius. Obscrvatio. Clar. Latrcille (i) sculelli apiccni album describil: id tdmen nunquam observavimus , ncque ullus auctor hoc modo specicm indicavit. (i) Ilisl. Natur. des Crust. et Ins. XII, p. 196, n. 4i. a6 ( 202 ) 3. (Sg) Cydnus albomarginatus. ( Wolff, Icon. Tab. VII, fig- 62 ). e. afer , nitidus; elytrontm margine exterìorì albo , membrana Jla- vescente; antennis pedìbusrjue piceis. — Long. lin. i V3-2 %: lai. lin. i-i i/3. Cydnus albomarginatus , Hahn. Penta/orna albomarginata , Latr. Cimex albomarginatus, Fab. Wolff. Cimex leucomelas , Lia. La punaise moire à bordure bianche, Geof. Prope Neapolim nec non in aliis regni regionibus : parum frequens. k. (90) Cydnus trislis. (Cyr. Eni. Neap. Tab. I, /. U). C. aterrimus , subniiidus; prothorace medio transversim impresso et antice orbiculariter excavato; elytrorum membrana alba. — Long, lin 4-6: lat. lin. 2 %-2 %. Cydnus tristis , Fab. ( Sysl. Ryng. ), Lap. Spin. Pentatoma tristis , Latr. Cimex tristis, Fab. ( Mit. Syst. ). Cimex spinipes, Schr. La punaise noire , Geof. Frequens in regno , omni tempore. Observatio. Descriptio Geoffroyi ( sp. cif, ) buie speciei et €. morio aeque applicari potest. Genus Asopus , Burm. Corpus subovatum. j4ntennae o-articulatae . Caput subqua- dralum. Rostrum validum , articulo 1.° libero; gula haud sili- cata prò illius receptione. Sternum et abdomen mutica, Pedes subralìdi , rarius graciles , libiis muticis , tarsonim unguiculis membrana basi iastructis. Observatio. Hujus generis species rostro valido^ cujus vaginae articulus primus in sulco gutturali non recipitur, a caeteris Pentatomidis sat distingui- tur. Reliquis famen habitus characleribus valde iat^r se discrepant ; atque io Spioùlae systemate in plurìa genera distrìbutae ioTeniuntur. ( 2o3 ) r. (91) Asopus (Iiimosus. (Halin, WaiìZ. \, Tab. x^^jìg. 64 et 65 ). A . obscurc aeneus; eapilis prothoraeis seutellique linea media dor- mali, prolhoracis rnarrpnibus laleralibus , sculelli pnnctis duobus òaseoi rna(/HÌ8 limboque apicali, abdominis maculis lateraiibus tibiarumque an- nulo lato croccis vel rubris; femoribus aniici-i dente valido^ tibiis anticis ipinà brevi acuta armatis. — Long. lin. 6: lai, lin. 3 V,. Asopus ditmositft , Biirm. Jalla dumosa , Halin. Spin. Pcnialoma dumosa , Lalr. Cimex dumosus , Lin. Fab. hi Sainnilicis montibus , sub lapidibus : rarus. Observalio . In hiijiis speciei nostri regni spcciminibus idem ac in Eur. oleraeco advenit : maculis scilicct , punctis, lincis tibiarumque annulo cro- «cis. m-c unquam rufìs, invenimns. Jf. Sculelluui elylra maxima parte tegens, abdominis apicem atlingens et nonnunquam excedens. ( SCUTELLERIDAE p. d. ) Genus Tetyra , Fab. Corpus latum, subtus parum convexum. Prothorax subtus margine antico dilatato , antea producto. ylnlennae sub protho- raeis margine producto insertae , 5-articulatae : articulo 2.° ter- tio duplo longiori. Scutellum abdominis margines laferales band tegens. Elylra membrana nervis numerosis ( 10-16 ) notata. Pedes mediocres , simplices , mutici. :. (92) Tetyra pedemontana. ( Habn, ìFanz. II; Tab. 4.3, Jig. i34 ). T. Irrunnea^ supra convexa j minute nigro-impresso-punctata , pun- ctis tiumerosis inaequalibus et seutelli punctis duobus baseos subcallo- sia albojlavescentibus ; scutcUo basi triangulariter elevato, — Long. lin. 4 7,: lat. lin. 3. ( 204 ) Tetyra pedemontana, Fab. ( Syst. Ryng. ), Ros. Burm. Spai. Ventoeoris pedemontana , Hahn. Scutellera pedemontana , Latr. Ct'mex pedemontanus , Fab. ( Ent. Syst. ), Cyr. ( Ent. Neap. Tab. \\\,Jig. 9); In provincia Salentina : réirissima. Variai : colore obscuro nigricante , supra punctis raris sparsis albidls vel rufescentibus. Genus Trigonosoma, Lap. Corpus subtrigonum , subtus valde gibbum, abdoraine sub- triangulari. Prothorax subtus margine antico dilatato , oblique producto. Antennae 5-articulatae : articulo 2.° tertio longiori. Scutellum abdominis margines laterales haud tegens. Elytra membrana nervis 5 notata, i^et/e? mediocres , simplices, mutici, larsis subvalidis. I. (gS) Trigonosoma nigellae. ( AVolff, Icmi. Tab. IX, fig. 86 ). T. fusco-c astane a; antennis , capite , prothorace antice ., abdominis marginibus, ventre pedibusque fiavis ; elylris cario sanguineo, inargine externo nigricante. — Long. lin. 4 'A'- lat. lin. 3-3 i/3. Trigonosoma nigellae, Lap. Spin. Tetyra nigellae, Fab. { Syst. Ryng. ). ■ Cimex nigellae, Fab. ( Ent. Syst. ), Lin. VVoliìr. Scutellera nigellae , Latr. Cimex aeruginosus , Cyr. ( Ent. Neap. T. VI, f. 3 ). In regno : panim frequens. Variai: a, colore nigricante. b, prothorace fusco-castaneo , fascia lata ante niarginoni anti- cum flava. Genus Graphosoma , Lap. Corpus saepius depressum , latuin. Caput antice medio ( 205 ) scissura , lobis lateralibus clongalis acutis lobo medio longio- ribus. Prothorax siiblus mari^iae antico baud dilatato. Antennae 5-articulatae : articulo 2." tertio longiori. Scutellum abdominis margines laterales Land tegens. Elytra membrana nervis 5 no- tala. Pedes mediocres , simplices , mutici , tarsis validis. I. (94.) Grapbosoma nigrolineata. ( Wolff, Icori. Tab. I, 39- O- G. rubra ; ari tennis, capilis li'ncis duabus apice conjluenfibus , prò- thwacis vittis sex seutelli qìialuor nigris; abdominis dorso nigro, macu- lis quinque subquadraiìs marginalibus rubris; ventre pectoreque rubris, punclis per lineas disposilis pedibusque nigris. — Long. Un. 4 /»"5 ''»: lat. lin. 3-3 '/.. Graphosoma nigrolineata , Lap. Spin. Tetyra nigrolineata , Fab. ( Sgst. Ryng. ). Cimex nigrolinealus, Lin. Fab. ( Eni. Syst. ), Wolfi". Sculcllera nigrolineata , Lafr, Cimex lineatus , Scop. Scbr. La punaise siamoise , Gcof. Frcquens in regno , a mense Maji ad Scptembrem : r,appius in «m- bellifciis. Variai: a, colore flavesccnlo. b, libiis posticis annulo lato rubro. e, — omnibus annulo lato rubro. d, pcdibus rubris , fcmorum annulo post medium , geniculis, libiarum apice tarsisque nigris. e, lincis nigris in prolhoracc 5-8, in scutello 3-4. ( ex aucto- ribus ). Obscrvafio. Nostri regni spccimina , quotquot observavimus , constan- ler lincis sex in prothorace et quatuor in scutello notala sunt, quod et Vinc. Petagna jam animadverterat (1). 2. (gS) Grapbosoma semipunclata. (VVolfF, Icon. Tao. l,f. 2). G. rubra; antenuis, capilis lineis duabus, prolhoracis punctis deceni ( 4-4-2 ) lunulisque duabus lateralibus, seutelli vittis quatuor, elytrorum (i) Inst. Entoni. II, p. 629, n. i — Spec, Ins. UH. Cai. p. 4i> "• -'S- ( 20G ) rv argine cxlerno, punclìs venir alibits et peetoralibus per liiìeas disposi' ù's larsisqne nigris. — Long. lin. 6: lat. lin. 3 %. Craphosoma semipunciaia , Lap. Spin. Trigouosoma semipunctala , Burnì . Tetyra semipunctala , Fab. ( Syst. Ryng. ). L Cimex semipittìctatus , Lin. Fab. ( £nt. Sysl. ), Wolff. Scutellera semipunctala, Latr. In regni parlibus nieridionalibus : parum frequens, traviai: colore flavescente. 3. (96) Graphosoma albolineala. ( WolfT, Icon. Tab. IX, h- 89 )• G. subtriyona; proihorace antice valde declivi , poslice elevato, u. irinque porrecto obtuse spinoso: grisea , siipra lineis guintjiie longiludt- nalibus subelcvatis a Ibis ; abdamine sublus viltà ulrinque fiiscà; femo- ribus subscrratis ; libiis anticis medio spina mintila, — Long. lin. a^ •4-3 %: lat. lin. 2 %-2 %. Graphosoma albo-lineata , Spin. Trigonosoma albolineala , Bnrm. Tetyra albolineala j Fab. ( Sysl. Ryng. ). Cimex albolinealus , Fab. ( Uni. Syst, ), Wolff. Scutellera albolineata , Lalr. CÌ7nex leucogr animus , Lin. Cimex nervosiis, Cyr. ( Ent. Neap, T. VI, Jl io ). in regno : parum frequens. Variai : colore flavescenle , abdomine subtus immaculalo. 4. (97) Graphosoma flavolineata. ( Coqueb. ///. dee. \ , Tab. <ì,Jig.^)- G, siibovala; prothoracis laleribua obtusis subrotundalis, scutello an- gustalo: grisea, supra lineis quinque longitudinalibuS subelevalis palli" dioTÌbus; ventre et pectore punctis per qualuor lineas dispositis nigris; Jemoribus ante apicem punctis confertis nigfis; tibiis anticis medio spi- nò minutissima lente conspieuà, — Long, lin. 3: lai. lin. i %. Graphosoma flavolineata , Spin . Tetyra Jlavolineata , Fab. ( Syst. Ryng. ). Sciitellera Jlavolineafa 1 Lalr. ( 207 ) Freqiiens in Calabriis. yariat: a, colore flavescente. b, femoribus iramaculalis. Genus Podops , Lap. Corpus subovalum, depressum. Caput lobis laleralibus me- dio subaeqiialibus vcl longioribus. Oculi prominuli, subpeduncu- lali. Prothorax sublus margine antico Iiaud dilatato. Antennae 5-articulafae. Scutellum angustum , abdominis eljtrorumque margines laterales haud tegens. Elylra membrana nervis tribus vel quatuor notata. Pedes mediocres , siraplices , mutici , tarsis validis. Observalto. Claris. Spinola capìlls lobos laterales medio haud longiores hoc in genere esse statuii. Atlamen si prò P. inuncto hoc cerio modo ve- runi est, non in caeleris generis speciebus observatur. In altera quam de- scribemus specie lobi laterales ultra medium producti sunt , primùm sejun- cti , dein inlus incurvali se tangunl , vacuum inter medii apicem et eorum unionem relinquendo. Quod vacuum cum angustum sit atque a materiis lieterogeneìs saepius occupetur, observarì non potesl , nisi ab iis materiis caput liberare cura maxima habeatur. 1. (98) Podops inunctus. ( Wolff, Icon. Tab. l^fig. 5 ). P. supra fusco-griseus fusco-impresso-jmncfafus , sublus fuscus ; pe- dibua pallide Jlavis , punciis et tarsorum ariiculo iertio fuseis ; protho- race antice utrinque dente subquadrato apice truncato anjulis acutiuacU' h't; capilis lobis laleralibus ultra medium haud conjunetis. — ■ Long, lin. 2 '/.: lai. lin. i %. Podops inunctus , Lap. Telyra inuncta , Fab. ( Syst. Ryng. ). Cimex inunctus i Fab. ( EnL Syst. ), Lin. Wolff. Sculellera inuncta, Lalr. Prope Neapolim saepius ad Sebeti rivulos , uec non in aliis regni re- ^ooibua : parum fre^ueos. ( io8 ) 2. (99) Podops ciinidens, nob. Fig. 12. 1'. si/pra grisciis fuseo piiiwlalus, capite et prollioracìs parie antica ol/scurioribiis , subins obsciire Jitseus ; antennis fuscis ariiculorum inler- vodiis pallide testaceis ; peclibus pallide iestaceis punclis tarsorumrjue (lìiiculo tertio fuscis; prothoraee antiee utrinque dente valido depresso apice obluso: capitis lobis latcralibiis ultra medium eonjimctis. 0" ^ ■ — l.ojii?. liu 3; lai. lin. i %. Slalitra praecedentis , at paulo major, j4ntennae breves ; articulo primo crassiori , secuudo terlio ti quarto subaequaii'ius fìliformibus, quinto longiori subovaio : obscure fuscae , ariiculorum internodiis pallide testaceis , articu- lo ultimo pubescente. Caput supra rude impresso-punctatum , subscabrum ; lobus medius elevato-carinalus ; lobi laterales medio longiores , antiee subdilalati , compressi , marginibus subreflexis , externe rotun- dali , interne subarcuali cónvergentes et ultra medii apicem se fangentes punctura vacuum infra illius apicem et eorum margi- uem inlernura relinquentcs ( confer ^^9'. \2 B. ); dens subacutus ante oculos ad anlennarum basim: fusco-griseum. Rostrum pedura mediorum tantum originera attingens ; ar- liciilo primo in sulco gutturali profundo recepto: pallide testa- ceum , apice obscuro. Prothorax antiee subscaber , utrinque dente valido depres- so, antea oblique producto, externe rotundato , apice obluso in- tus incurvato , postico vix elevatus , sublevis punctis crebris impressis ; lateribus profunde emarginatis , postico dente Irunca- to terminatis : fusco-griseus , antica parte punctisque impressis obscurioribus. Sciitelhtm lateribus subparallelis, postica rotundatus, abdo- miuis longitudine in maribus, ilio paulo brevius in feminis, sub- leve , punctis crebris impressis : fusco-griseum , punctis impres»' sis obscurioribus. ( 209 ) Elylrorvm coriiirn sculello concolor , aUjue itidem fusco- rmpresso-punclalum ; membrana albo-hyalina. Abdomen segmentorum angulis posticis oblusis; subtiis cre- bre imprcsso-piinctaUim, tuberculo minuto ulrinque in quovis seg- mento : obsciirc fuscum. Pedes inediocrcs, libiis tarsisque pilosis : pallide testacei punctis maculisquc minulis in femoribus, tibiis, tarsonim articii- lo tertio et uiiguiculorum apice fuscis. Prope Neapoliin in humonlibus ad laciun Maremorto , sub lapidibus: pànim frc(|ucns. Variai: a, scutollo bascos punctis tribus flavis. 0'>servafio A Pod. inuncto capitis lobis laloralibus ultra medii api- ccm conjunctis et prolboracis dentis forma sai distincfus. An P tangirus ( Tehjra tangira, Fab. )? Diagnosis Fabricii sat bre- tìs et aequivoca, pracsertim in bujus generis speciebus, dubia solvere non potest. Genns Coptosoma , Lap. Corpus Valdo convcxura , subglobosura , poslice truncatum. Caput breve , latum, antice rotundatum , lobis lateralibus medio paulo longioribus. Ocidi sessiles. Antennae breves: articulo 2.° tertio multo breviori, vix conspicuo. jProMoraj: margine antico liaud dilatato. Scutellum maguura , abdomen fere totim legens. Elytra membrana nervis saepius decem notata. Pedes simplices, mutici , femoribus longiusculis. Observatìo. Tarsi aarticulati sunt , teste eliam Dno. Barmeisfor , non 3-arliculati sicut Laporte descripsit. Microscopio lamen visi in peilibns anti- tis et posticis tcrtii arliculi rudimentum inler primi et secundi articulatio- ncm observavimus. t. (100^ Coptosoma globus. (WolfT, Icon. Tab. \^fig. 3). C. atcr nitidus ; anlennis brunneis , articulis iri'òus primis Jlave- tcentibi/s : abdominit dorso punciisque tnarginaUbus erocets vel nife- (210 ) ictnitbus ; genìculis , iibiarum apice (arsisque rufopieeit. —Long. lin. I 7.-2: lat. lin, i i/3-i '/,. Coplosoma globus, Lap. Spin. Thyreocoris globus , Burnì. Globocoris globus , Hahn. Telyra globus , Fab. ( Sysf. Ryng. ). Cimex globus , Fab. ( Fnt. Syst. ). Ct'mex scarabaeoides , Panz. ( Faun. Germ. 36, 23 ). In regno : haud rara. Variai- colore aeneo ?, obscure virescenle d". Frequens prope Neapolim in Collis Camaldulensis cacuruine , mensibus lulii lunii el Augusti j in Psbralea bituminosa. Noia. Mas scutello postica profundius emarginate. Altera Centuria ilterius. ( 2.. ) INDKX SPECIERUM. I . Corixa striata. 24 ,. Nabis subaplera. 2. basalis * 25 . Phymata crassipes. 3. hieroglyphica. 26 Dyctionola marginata ^. Rotolicela glauca. 27 Tingis pyri. 3. fiircata. 28. Monanthia humuli. 6. nivea. 29 quadrimaculate 7- Ploa mi ri ut issi ma. 3o. Catoplalus cardui. 8. Rauatra liiiearis. 3i. Serenthia atricapilla. 9 fVcpa cinerea. 32. laeta. IO IVaircoris cimicoitles. 33. Piesma capitatura. 1 1 Ilydrometra stagnorum. 34. Berylus tipularius. l 'i. Gcrris aptera. 3!). clavipes. i3. Velia currcn.s. 36. meridionalis. * i4. riviilonim. 37- Corizus errans. i5. Hcbrus pusillus. 38. hyosciarai. i6. Plojaria vagabunda. 39. crassicornis. '7- Harpactor cruentus. ^0. capitalus. i8. . . haemorrhoidalis. 4i. Pseudophlaeus Fallenii '9 auaulatus. 42. Merocoris denticulatus. ao. pedestris. KZ. Spinolae. * ai . Reduvius personatus. 44. Syromasles marginatus 22. Peirates stridiilus. 4.5. Coreus spiniger. 23. Prostemma lucidulum. 46. Verlusia quadrata. Speciai * sigaatae uti aorae ia bac Centuria descriptae suDt. ( 212 ) 4.7- sulcicornis. 4.8. Chaerosoma arundinis. 4.9. •^— miriforrais. 5o. Alydus lateralis. 5i. calcaratus. 52. Micreijtra fossularum. 53. Stenocephalus nugax. 54- Ophthalmicus grylloides. 55. erythroceplialus. 56. Heterogasler urticae. 57. Lygaeus militaris. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. equeslris. saxalilis. familiaris. punclatoguUalus. Aphanus echii. ^ Rolandri. pini. luscus. marginepunclatus. tardus. — insignis. * 69. As lemma apterum. 70. — — aegyptium. 71. Phytocoris gothicus. 72. flavomaculalus. 73. I !■■' : agiljs. 74. 75. 76. 77- 78. 79- 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91- 92. 93. 94" 95. 96. 97- 98. 99- JOO. palli pes. 6-punctatus. nigroviltatus. * seticornis. Globiceps variegatus. * Heterotoraa spissicornis. Raphigasler griseus, Pentatoma smaragdula. — — dissimilis. Eurydema ornatiim. oleraceum. Sciocoris marginatus. umbrinus. Cydnus bicolor. albomarginelliis. albomargìnatiis. tristis. Asopiis diimosiis. Tctyra pedemontana. Trigonosoma nigellac. Graphosoma nigrolineala. semipunclata. albolineata. - flavolineata. Podops inimctus. curvidens. * Coptosoraa globus. .\^f::-i:-L.ii--£.i--iLi':i (-213) ENUMERATIO AUCTORUM EORUMQUE OPERUM De quibus in hac Memoria menlio fit. BuRMEiSTER — Handbuch der Entomologie, Voi. II, i83o^ in 8." CoQUEBERT ( Ant. Ioan. ) — Illustralio Iconographicalnse- cloriira quac etc. Decades ires: Parisiis an. VII, X^ XII. in 4° Costa ( 0. G. ) — Aimuario Zoologico per l'anno i834.: Aapoli 1834-., in fo." Fauna di Aspromonte. ( Jtli della Reale /Iccudemia delle Scienze di Napoli , /'b/. IV ). CuRTis ( Ioan. ) — British Entomology : London i834- vi i83o, in 8." Cyrillus ( Dom. ) — Specimen I."" Entomologiae Neapoli-* tanac; Neapoli i^S^ .^ in folio. De Villers ( Car. ) — Nomenclator iconum Entomologiae Linncanae. DuFOUR ( Leo ) — Rechcrches anatomiques et Physi olo- giqucs sur les Ilcmiptères : Paris i833 .^ in 4-° Fabricius ( Ioan. Cbr. ) — Entomologia Systematica emen- data et aucta : IJaJ'niae /jg2-g6 , S voi. in 8.° cnm indice alphabetico. Systema Ryngotorum: Brunsvigae i8o3, / voi. in 8.° Faxlen — Monograpbia Ciraicum Sueciae : Hafniae i8oi^ / voi. in 8.° Geoffroy — Histoirc abrégée des Insectes; Paris An. VII, ^ voi. in -/.° ( 2U. ) IL\nN ( Car. Gul. ) — Die Wanzenartlgea Insccte.n : 3'«- remberg ìS3i-t83'j^ in 8° Laporte ( F. L. ) — Essai d' une classification syslémati- que de r ordre des Hémiptères. ( Magasin de Zoologie publiè par GueriTv-Meneville , Paris i833 ). Latreille — Histoire Naturelle generale et parliculiere des Crustacés et des Insectes: Paris An. X-XIII, /^ voi. in 8." Regne Animai du Baron Curier, iwl IV.""" et V.' lun Lepellettier et Serville — Encyclopedie méthodique , Hé- miptères. Li.NSEUS ( Car. ) — Systema naturae , edii. XIII, curante Gmelin, Leipsig 1^88^ 7 voi. in 8.° Entomologia Faunae Suecicae , descriptionibiis anela DD. Scopoli , Geoffroy, De Geer, Fabricii, Schrank eie.: Lvg- ditni i^Sg., 4- viol. in 8." Panzer — Fauna Insectorum germaniae: Nuremberg i-jg6 et seqq.. in /2.° Petagna ( Vino. ) — Instilutiones Entomologicae: Neapoli 1 79:?, 2 voi. in 8." -^ — ^ Specimen Insectorum Ulterioris Calabriae : Neapoli ij86, in ^.» Rossi — Fauna Etrusca: Libami /7^o, 2 voi. in 4° ScHELLEMBERG — Cimicum in Helvetiae aquis et terris degen- tmm Genus in familias redaclum: Turici 1800., in 8.° Schrank. ( Fr. Paul, ) — Enumeratio Insectorum Austriae iadigenorum : Augustae Vindelicorum }'j8f, 1 voi. in 4*." ScHUMMEL — Monographie des Plotères, Breslaw. Scopoli ( Jean. Ant. ) --^ Entomologia Carniolica : Findobo^ nae 17 63., 1 voi. in 4-° <• ■■ .j ■■ Deliciae Florae et Faujjae Insubricae; Ticini /j 86- fj 88, 4 voi. infoilo. (2l5) Serville ( Audinel ) — Description du gerire Peirates. {Àti' nales des Sciences Naturelles de Paris , juin i83t ). SpilVola ( Maxim. ) — Essai sur Ics genres d' Insectcs ap- parlenents à 1' ordrc des Hémiplères et à la sectioa de Hétéro- plères : Genes /(S?/, / voi. in 8° Weslwood — Mémoire sur les genres Xylocoris, Hylophila, Microphysa , Leptopus , Velia et Hebrus. ( j4nnales da la So- ciété Entomologique de France , Fol. Ili, t834 )• WoLFF ( Ioan. Frid. ) — Icones Cimicum descriplionibus illustratae, /c^cìcm/i quinque : Erlangae 1800-1811.^ in 4° CORRIGENDA. ^*S- '47 l'n- 7- acquit 1 49 — lo. Nolonecta minutissima, Lin. Fab. 1 50 — 21. maculis i5j — 39. et alibi nonnumquan iS; — 9. et alibi Abrutiii 160 — i5. inserì ts — — 17. Dy dinota — — 16. {ilota) septimam et oclayam. 168 — 23. atliludine i"3 — 7. morginem 181 — 31. Salerno — — 23. obdomine i83 — 17. qualuos — — 23. at 184 — IO. nonnumijuam 186 — 17. Prolorox i83 — 31. prothoracit disco .89 l()3 .93 •94 196 '99 36. prothoracii 10. nigris g. breviari 8. ed 16. tal. Un. 1 IO. cotrulro legendum. aquis Nolonecta minutissima, Fab. (ooo Lin. ) maculis nonnunquam jipruliis insertis Dyctionola ectavam altitudine morginem Salentino abdominc quaiuor et nunquam Prothorax prothoracis disco marginibm om- nibus exceptis prolhorace nigri angusliori et lai. lin. 4 <-aeruUo RrlK^ua bfoevolus lector corrigai. ( 2l6 ) TABULAE EXPLICATIO Figura I .* Corixa basalis , nob. a lungiludo naturalis: A inseclum auctum. 2.» Peirates slridulus , magnitudine naturali. : 3." Monanthia qnadrimaculaia. a longitudo naturalis: A insectutn auctum. 4--'' Neides meridionalis , nob, a longitudo naturalis: A insectum auctum: B Tliorax a late- re visus, in quo a inserlio pedum mcdiorum, b inscrtio pe- dum posticorum , p proccssus melathoracis. 15.* Caput auctum Merocoris ^pinolae , nob. a a processus denlifornies. 6.* Ferlusia sulcicornis ^ magnitudine naturali. 7.* Aphanus insignis^ nob. a longitudo naturalis : A insectum auctum. 8." Aslemma aegyptiiim ^ magnitudine naturali. 9.* Phytocoris nigroviltatus ^ nob. magnitudine naturali. 10.^ Globiceps variegatus ^ nob. a longitudo naturalis : A insectum auctum. 1 1 .• Heterotoma spissicornis. a longitudo naturalis : A insectum auctum. 12.' Podops curvidens , nob. a longitudo naturalis: A insectum auctum: B capilis lobi ma» gis aucti , a lobus medius , b b lobi laterales. rjomo Vf{. fj^. a a ^# r^S/iT. ■' • C-euifil iltit. MEMORIA DEL CAV. FRANCESCO CANTARELLI SEGRETARIO DI CORRISPONDENZA DEL RE.\L£ ISTITUTO D'LNCORAGGIAMENTO, LETTA NELLA TORNATA DEGLI ii APRILE 1S44. La mia scritlura è piana, E lo scopo a cui mira non falla , Se lien si guania con la mente sana. Dante Purg. FI. Signori 0 scopo della moderna scienza della economia politica è quel- lo di formare il ben essere delle popolazioni , e con ciò di pre- venire le inavvertenze de' governi, e gli errori de' particolari in materia d' industria , di commercio, e di finanza. Con la guida di questa scienza si e oggidì sommamente giovato alla prospe- rità delle nazioni. Tra gli anticW scrittori il solo Platone svi- luppava con somma cliiarezza e precisione i principi della so- cietà umana , riconoscendo egli che gli uomini avevano degl'in- teressi comuni tra loro , e che 1' accomunamento del lavoro era il più sicuro mezzo di pubblica fortuna ; e dimostrando la di- vcrsitcà eh' cravi tra le grandi speculazioni di commercio, e l'e- sercizio del fondachiere , rilevar faceva 1' abuso , vecchio quan- to il mondo, che una parte della società viveva nell' ozio a spe- se della massa de' lavoratori. N^el medio evo, in cui l'ozio era l'attributo di nobiltà, la economia politica recedeva anzi clic migliorava. Le imposi- zioni andavan messe a modo di rapina , ed il monopolio che ( 2lS ) Teniva esercitalo in ogni, genere d' industria, attirava dagl'infe- lici artigiani lutto il lucro del loro lavoro. Non prima del decinioquinto secolo apparivano e nell' Ita- lia, ed in altre città di Europa i primi elementi di certezza di piìi quistioni economiche di alta importanza ; e fu in Italia che pub- hlicavansi i primi saggi di pubblica economia relativi alle qui- stioni daziarie , ed a' mezzi come provvedere di risorse le cas- se de' governi ; ed ecco 1' economia politica occupata della di- scussione di materie di finanza , che per molto tempo 1' han dato un carattere fiscale. Era riserbato a Sully;, ed a Colbert di dare un avviamento decisivo a questa scienza e formarne un si- stema, di cui il ramo amministrativo giovossi sommamente, sta- bilendo esso quelle leggi protettrici contro le quali sommi scrit- tori reclamano, perchè offrono al presente, a loro modo di vede- re le pili gravi difficoltà , e sono i più seri ostacoli , che op- pongonsi al suo maggiore sviluppamento. E lo slesso signor de Sismondi, la cui opera di economia politica in gran conto ten- ghiamo, chiamava quelle leggi, lo spogliamento de' consumatori, soggiugnendo eh' esse altri difensori non hanno che quel picco- lo numero di persone che ne profittano.) Ma per noi che non siamo in questo numero , e che esponghiamo il nostro divisa- mento nel solo interesse di veder prosperare maggiormente il proprio paese , ci auguriamo che ci saran cortesi coloro , che con teorica piili profonda diversamente veggono le poche rifles- sioni, che ci facciamo a, presentare in sostegno del cosi detto si- stema protettore. La libertà commerciale illimitata de' prodotti grezzi , e maniralturati dell' a^rricoltura e delle arti , che reclamano co- loro i quali non temono punto il disordinamento , non polreb- besi realizzare che quando vi concorressero simultaneamen- te , e senza riserva alcuna tuli' i popoli che hanno tra loro ( 219 ) relazioni commerciali, ilappoichò mancando cotesto nnaniinc ac- cordo sarci)be un inganno funesto per quel popolo che prende- rebbe la iniziativa di sopprimere le dogane, e i diritti protetto- ri. Or tutti i popoli avendo messo delle condizioni più o meno rigorose nella immissione de' prodotti esotici , e nella estrazio- ne de' prodotti indigeni, ne è seguito che sotto la guarentigia di questo stato di cose un gran numero di fabbriche e di stabi- limenti industriali sonosi eretti , e da' quali sorami vantaggi oltengonsi. D' altronde V è un fatto innegabile , che sono e- sistite ed esisteranno sempre tra le diverse nazioni del mondo delle ineguaglianze inevitabili nelle loro produzioni di ogni spe- cie ; e cotesto ineguaglianze non possono che produrre indubi- tatamente la miseria alle nazioni piìi piccole a fronte delle più grandi , di tal che non mai si ottiene un compiuto livella- mento 0 una compensazione sufficiente senza l' appoggio delle tariffe doganali , che supplir dcggiono alla inferiorità del clima, delle cognizioni , dell' attività , e dello incivilimento di quelle per non farle interamente soccombere. D' altra parte, ancorché vogliasi supporre che il cambio delle migliori produzioni tra i diversi stati debba proccurare quell' equilibrio di prosperità, che alcuni economisti sostengono doversi ottenere dalla libertà com- merciale ; pure le loro speranze non potrebbero realizzarsi che quando questa fosse universale , e potesse a perpetuità esservi una pace tra tutti i popoli del mondo. La esperienza di molti anni ha dimostralo che colesti prin^ cipì liberali han prodotto conseguenze triste, anziché corrispour- derc con falli reali alla pretosa utilità. È innegabile che l' Inghilterra, la quale oggi si è si alta- mente avvanzata nel perfezionamento de' suoi prodotti e nel bas- .50 prezzo delle sue manifatture, abbiasi accpiistata cotcsla pvoe- minenza industrialo col sistema proibitivo il più energico cha^i ( 220 ) fosse adoperato in Europa, e che in certo modo, e per alcuni articoli mantiene ancora , non ostante che non siavi chi possa contendergliene la concorrenza. Cotesti fatti noti a chiunque ahhia cognizione per le co- se di puhhlica economia , e vero interesse per questo paese, esigono , a nostro modo di vedere , che dchhasi preferire alle discussioni ed alla incertezza una protezione sufficiente e be- ne assicurata, sino a che le risorse principali del travaglio e del- la pubblica fortuna, che si ottengono per 1' agricoltura da' gra- ni , da' vini , dal bestiame, e dagli olii, e per l'industria ma- nofattrice da' cotoni , dalle lane , e dal ferro, non ci dimo- streranno pienamente la superiorità nostra sullo straniero. E cotesto materie dirette con accorgimento otterrassi il comodo delle famiglie , la tranquillità del paese , l' incoraggiamento per la emulazione, il perfezionamento delle produzioni, e la con- servazione del sentimento di confidenza, e di speranza in tutte le classi degli operai. Noi non intendiamo ragionare della libera , ed universale concorrenza dell' esercizio di tutt' i poteri produttivi , come il dotto economista G. Gioia sostiene; ma ci facciamo a dire, che libertà illimitata commerciale de' prodotti grezzi e manifattura- ti dell' agricoltura , e delle arti non possa esservene tra le di- verse nazioni del mondo. La concorrenza straniera, che presentasi ne' porti di com- mercio co' grandi suoi capitali, e con le imponenti ed insupe- rabili sue forze deve scoraggiare gli sforzi , e paralizzare lo zelo degl' industriosi ; e noi seguendo le norme di coloro che pel sistema protettore sonosi pronunziali , diremo di esser piìi utile per un popolo, eh' è nella nostra posizione, di conservare le mercedi ed i risparmi di un lavoro nostrale , che offrono i •"te'Zzi da proccurarsi, anche a prezzo caro, tutti gli oggetti ne- / ( 221 ) cessarl al suo consumo, clic di privarsi della facoltà di pagare a tcnuissimo prezzo le raanifalture slraniere. Anzi dovrebbesi abbracciare un caro prezzo temporaneo, per ottenersi un durevo- le buon mercato. Ma non mancano uomini d'ingegno e sapien- ti per combattere colesti principi della scienza con vagbe disser- iazioni e con sofismi , sostenendo cbe la li])crtà commerciale produrrà il buon mercato cosi detto a' consumatori sulla ge- neralità de' prodotti, sia dell' agricoltura , sia dell' industria di qualunque origine. Essi poggiandosi su i loro raziocini , ri- cusano di ammettere cbe buon mercato assoluto non può esservene affallo , quando rifletterassi cbe i bassi prezzi posso- no divenire onerosi per la classe maggiore de' consumatori , ed equivalgono quasi alla cosi appellata carestia , quando man- cano i mezzi da poter acquistare gli oggetti di cui bassi bi- sogno : mezzi cbe con la soppressione delle risorse del lavoro cbe produrrebbe il cambiamento illimitato della produzione, sa- rebbero affatto distrutti. Ammettiamo per un memento la ipotesi che vogliasi pro- clamare il commercio illimitato , e libero delle produzioni eso- ticbe ed indigene , ed esaminiamo quali ne sarebbero le con- seguenze. I porti , le frontiere ed i mercati di quel popolo cbe da- rebbe siffatta iniziativa sarebbero subitamente inondati di derra- te, e di oggetti manifatturali di ogui specie , ed a prezzi infe- riori della spesa fatta per coltivare e raccogliere quelle derrate, 0 per fabbricare quelle manifatture clic vi sarebbero importale da tutte quelle nazioni del mondo , presso le quali il prezzo sa- rà minore di molto, o per ragione della loro situazione locale , o pel suolo ubertoso , o pel maggiore incivilimento , o pel mite costo della mano d' opera ce. ce, di lalcbè gli ricsci- rù impossibile a poterne sostenere la concorrenza. E le conse- ( 222 ) gaenze di cotesto stato quali sarebbero? Lo scoraggiamento e- norme tanto de' proprietari , i quali non troverebbero a smalti- re le loro derrate , quanto degV industriosi , i cui prodotti delle fabbriclie , rimanendo invenduti , i lavori sarebbero o diminuiti o sospesi al postutto , e più migliaia di braccia rese inattive , disoccupate , e senza mezzi di sussistenza non potrebbero clie pro« durre un malcontento generale , e col tempo 1' ordine pubblico ne rimarrebbe indubitatamente alterato. r Quando tutti i popoli del mondo formeranno una sola fami-^ glia , allora si cbe vi potrà essere una libertà illimitata nel cam- bio delle produzioni agricole e manifatturiere tra uno stato e l' altro , senza cbe gT interessi dell' uno pregiudicar possano quel' li dell' altro ; ma sempre cbe le diverse nazioni del mondo for- meranno tante separate famiglie , come sono state e saranno , ragion vuole cbo ogn' una di esse faccia di tutto per la propria prosperità , e pel bene maggiore degl' individui che la compone gono, adottando un sistema di transazioni che più corrisponde a tale scopo. E cotesto transazioni menano alla necessità di doversi combinare le dimando, e le offerte in modo da non sagrificare i vantaggi acquistati, anzi di acquistarne de' novelli per quanto sia possibile. A conchiudere tutto, riducesi a determinare le facilitazior ni, ed i privilegi particolari che meglio convengan ad uno sta- to di reclamare , o di accordare ; ed a stabilire le condizioni del cambio nella tale o tale altra produzione ; di quella o quel- r altra origine , dovendo ricevere tale o tale altra destinazione. Quando poi si trattasse di negoziazioni commerciali tra due Sfati , le cui produzioni poco somigliano tra loro , egli è certo che trarrcbbonsi in errore se proccurassero di avere diversità nella riscossione de' dritti , perchè sarebbero di ostacolo , e re-, stringerebbero le loro operazioni. Poiché essi sonosi proposto delr le reciproche concessioni , debbono ammettere tutt' i regolamene ( 223 ) li che hanno per iscopo di facilitare il loro traffico, e perciò debbono ribassare i dritti doganali , anzi sopprimerli sino a quel punto che potranno permettere le circostanze del rispettivo stato di loro finanze. Ma quando i prodotti della industria e del suolo de' due popoli siano simili per lo affatto , egli è impossibile cosa di ri- cercare, a malgrado ogni attenzione che vogliasi praticare , se i cambiamenti effettuati sieno diretti al reciproco vantaggio , o se uno de' contrallanti fosse il solo a profittarne. Se poi per qua- lunque siasi circostanza vi saranno interessi realmcnlc separali, e delle diversità non di poco momento nelle spese di produzio- ne;, in questo caso niJla ometter si deve per prevenire una con- correnza, che recherebbe sicuramente disastri di non lieve conse- guenza; ed è un dovere inevitabile allora per parte del Governo di proteggere gli stabilimenti industriali , gravando i simili pro- dotti stranieri di dazio in modo da farne diminuire l'importazione. Jlolti si fanno a credere che i trattati di commercio ben diretti, mentre giovar possono all'industria di quegli Stati che giungono a stabilirli , sommo vantaggio arrecano alla marina mer- cantile per r attività grande che viene a riceverne. Ma conoscia- mo che più progetti di trattati commerciali sonosi spesso ripro- dotti Ira diversi Stati inciviliti della colta Europa, e mai ninno ne rimaneva effettuato per la potente ragione, che i grandi Sta- li schiacciano sempre quei più piccoli di loro. I trattati di com- mercio potrebbero solo aver luogo Ira due Stali simili perfetta- mente in capitali, ed in ogni altra Circostanza che contribuir pos- sa a provvedere le stesse produzioni in quella medesima quau- lilà, ed agli stessi prezzi; eppure sembraci, che concorrendovi ancora tulle le su indicate circostanze non converrebbe aversi tra quei due Slati un trattato di commercio, per la ragione che il lo- ro commercio consistendo presso a poco nelle medesime prodii- ( 224- ) zioni industriali o manifatturiere , le due nazioni farebbonsi un torto scambievole , se fosse loro permesso portare 1' una nell' al- tra prodotti delle rispettive fabbriche con gli stessi vantaggi de' naturali del paese. Le utili relazioni commerciali, secondo noi divisiamo, posso- no stabilirsi solamente con popoli, i quali possedendo le mate- rie prime han fatto poco progresso nelle arti e nell' industria, perchè essi, provvedendo di quelle alle nazioni che ne mancano, 0 che ne producono in quantità tale da non poter supplire appro- pri bisogni, cercano di ricambiarli con prodotti ben manifattura- ti ; e livellando giustamente i rispettivi diritti doganali di entra- ta e di sortita, si gioveranno reciprocamente, perchè il proprie- tario smaltirà convenevolmente il prodotto del proprio suolo o della propria industria , e raddoppierà di mezzi per accrescerlo^ ed i consumatori otterranno la buona qualità del lavoro , e '1 buon mercato di esso , perchè non gravato di forte dazio d' im- portazione. Le nazioni eminentemente industriose sono quelle alle qua- li rende conto di provocare i trattati commerciali , perchè le lo- ro industrie trovandosi, pei vistosi loro mezzi, grandemente svi- luppate , i loro prodotti manifatturati sono piìi economici di quello che meno industriose sono ; e con ciò difendendosi dal- la concorrenza straniera , conservano una costante estrazione de' prodotti delle proprie fabbriche che moltiplicano all' infi- nito. E pel conseguimento di un tanto scopo esse non rispar- miano né spese , né cure , spingendo incessantemente le altre nazioni ad operare con poco accorgimento quei principi econo- mici, eh' esse non mai adotterebbero, quando non giugnessero a mettersi di accordo co' loro interessi , e con le loro vedute po- litiche. I trattati di commercio portano seco loro una riforma delle ( 22^ ) tariffe doganali , e conscguentemente la necessità di doversi a- gire con estrema pnulen/a , a fuic di gradatamente giugncre ad una più cliiara conoscenza di causa, onde non compromettersi le fortune legittimamente acquistate, e le industrie floride, e pro- sperose , le quali alimentando la classe numerosa degli operai contribuiscono alla tranquillità e alla opulenza degli Stati. Ma r attuale condizione della industria manifatturiera chia- maci a cosa mollo più interessante , eh' è la soluzione del dop- pio problema di pubblica economia , cioè del limite che convicn dare alla produzione , e delle misure a prendersi per non vede- re inoperosi coloro che non possono in altro modo trovare, che nella continuazione del loro lavoro , i mezzi della sussistenza. La tema di non giuguersi a sciogliere favorevolmente il proble- ma suddetto , spinge gli uomini fdantropici a desiderare arden- temente de' cambiamenti ne' metodi di fabbricazione pel grande numero de' raendici che si ravvisano ne' paesi manifatturieri. Es- si alìliggonsi dello stato degradante della classe degli operai, pro- dotto dalla regolare azione delle macchine atte ad ogni genere di lavoro , ed alla quale , rimanendo il solo passivo lavoro del- le operazioni di poco momento , che niun impulso produce , esponcsi a perir di fame , per le sospensioni continue del la- voro, cagionate dalla prontezza che la produzione offre all' opera propria. Agli occhi di quegli uomini cotesto stalo di cose ha pure lo inconveniente di riunire molte ricchezze in mano di pochi. Con esso gli operai ninna speranza hanno di essere rimpiazzati in al- tro lavoro , perchè abbandonata quella occupazione alla quale dal- la infanzia sonosi addestrati, bel tempo loro abbisognerebbe per apprenderne altra. Essi conchiudono da ciò, che una macchina che abbrevia il lavoro, e che condanna alla inazione molte brac- cia, formando nel tempo slesso molte mauifallure, sia dannosa ^9 ( 226 ) in un paese molto popolato , e che adottando sempre macchine nuove non farebbesi che aggiugnere nuove sventure su i pove- ri artigiani , e sotto il pretesto specioso di produrre il desidera- to buon mercato a' consumatori , paralizzano le risorse del lavo- ro di un grande numero di famiglie ; che T operaio il quale ha poco guadagnato, non è al caso di giovarsi di quel buon mer- cato, e che la produzione stimolata senza ottenere un sensibile effetto sulla consumazione , rimanendo paralizzata produce la cri- si commerciale; che durante la crisi commerciale gli operai chia- mati in qualche stabilimento piìi prosperoso soffrono sommamen- te, perchè riuniti in grande numero si fanno essi medesimi la concorrenza la più terribile e distruttiva. Né coteste obiezioni rimangono prive di risposte, pei'chè i partigiani delle macchine poggiati sulla esperienza contestano con molti esempì la loro u- tilità. Dicono costoro che milioni di uomini tanto sulla superfi- cie , che nelle viscere della terra eseguono immensi lavori , ai quali dovrebbesi rinunziare se si dovesse abbandonare 1' opera di alcune macchine che vi necessitano. Col soccorso delle mac- chine giugncsi ad ottenere dalle materie prime un prodotto con- temporaneamente e più abbondante e più perfetto. Per esempio essi dicono, quale abilissima fabbrica potrebbe ottenere da un mez- zo rotolo di cotone greggio un filo di circa centosessanta miglia di lunghezza, come fassi con la macchina appellata Mull-Jennyi Col risparmio della mano d' opera può farsi molto lavoro a prez- zo mercato , e questo producendo un numero grandissimo di ri- chieste, ne segue che il valore venale della totalità delle mer- canzie fabbricate sorpassa in ogni anno quello eh' eseguivasi pri- ma che alcun perfezionamento vi si fosse arrecato. Ne segue an- cora che il numero degli operai, che occupa ciascuna industria, aumentasi in proporzione che vi s' introducono trovati di fabbri- cazione più celeri e speditivi. ( 227 ) Si sa , soggiungono , clic soddisfallo un bisogno ne cliiama sul momenlo un' altro, e conscguculemntile il lavorio delle mac- chine non può mai essere cagiono della diminuzione del nume- ro degli operai occupati in ciascuna industria , quando per soddisfare prontamente alle richieste de' consumatori esse tanto utilmente preslansi. Infine, conchiudono che con la introduzione delle macchine il numero degli operai aumentasi ogni giorno , e che un fatto innegabile in favore della utilità arrecata a quel- le nazioni o\e sonosi le macchine introdotte, sia quello dell' ac- crescimento delle popolazioni, indizio certo della loro prosperità. Non v' ha dubbio che sonovi delle cose da ammettersi ne- gli argomenti riportati tanto a favore, quanto contro del sistema automatico ; ma la quistione sembraci di essersi trattata sotto un punto di veduta troppo generale, e troppo assoluto cosi da co- loro che biasimano quel sistema, come da quelli che lo approvano, e sembraci che siansi e gli uni e gli altri allontanati dal vero. L' adozione de' motori meccanici è , non può negarsi , la cosa più utile e più vantaggiosa , che poteva 1' ingegno uma- no inventare ; e '1 dire che lo impiego loro possa facilmente estendersi sino all' abuso , e che cotesto abuso possa arrecare gravi conseguenze , 1' è un assurdo per noi , che opinando di- versamente crediamo dovercene avvantaggiare per tutto quello che possa interessare la comune prosperità. Se lo stato della nostra industria manifatturiera fosse simile a quello dell' Inghil- terra , allora si che dovremmo pensare a non distruggere né a costernare la classe più estesa della nazione, eh' è composta da- gli agricoltori e dagli operai , la quale mancando di lavoro fa- cilmente liberasi allo spirito della sedizione. Allora dovremmo esaminare il modo come poter giungncre ad evitare i processi meccanici al di là de' nostri bisogni, in ragione delle nostre re- lazioni con lo straniero , ed in maniera da garantirle per Io al- ( 228 ) fatto da' disguidi di una grande massa di braccia, che potrebbe rimanere inoperosa. D' altronde le risorse, di cui dispongono le grandi nazioni, sono molto superiori alle nostre , e la ripartizione n" è ben di- versa. Tra noi pochi sono i possessori di ricchi capitali, e tro- vano essi facilmente ad impiegarli , comperandone immobili o rendite inscritte sul Gran-Libro , e poco curansi di consa- crarli per grandi intraprese industriali, di tal che per fondar- ne alcuna si è nella necessità di suddividere le azioni in som- me di poco momento , mentre gì' inglesi , i francesi , ed altre cospicue nazioni possono formare le più importanti associazioni col soccorso di pochi interessati , e questo 1' è un vantaggio sommo che cava all' aggiotaggio un potente alimento. L' aumento della popolazione che dicesi una pruova del mi- glioramento generale, e della prosperità degli abitanti delle cit- tà manifatturiere non è in fatti pei coltivatori , che un cambia- mento di arte provvocato dalla momentanea attività delle fabbri- che. Sarebbe perciò errore, a nostro modo di vedere, conchiude- re, dal semplice cambiamento di un posto nelF altro, della popo- lazione che la pili parte di coloro che sonovi concorsi abbiano migliorato di fortuna. Ciò non ostante se questo avvenisse pres- so qualunque nazione, dovrebbesi cercare di evitar tutto quello che potrebbe produrre simili risultaracnti ; dappoiché qualunque siano le cose che abbiamo esposte , non è mica a desiderarsi che migliaia e migliaia di uomini addetti' all'industria agricola ricusino le loro occupazioni rurali , sulle quali riposa 1' unione , e la moralità delle famiglie, per abbracciare una sussistenza pre- caria , e soggetta a momentanei cangiamenti negli stabilimenti manifatturieri. Ciò che sarebbe a desiderarsi si è, che i coloni siano messi alla portata di poter unire alla cura della coltura delle terre i lavori elementari della industria. ( 229 ) Molti credono che a conseguire cotesto scopo dovrcbbcsi evitare di dare lo stesso sviluppamento e lo stesso impulso alla costruzione ed all' impiego delle macchine. Essi soggiungono che quando la potenza delle macchine vada applicala alla navigazione marittima e de' fiumi , a' trasporti per terra , alle industrie per le quali la natura stessa le ha indicato , come a dire di quelle il cui scopo è lo scavo de' minerali e del carbon fossile, la fu- sione de' metalli , lo scavo delle saline, sia il meglio che possa farsi , combinandosi però la loro opera in ragione dell' attività dell' industria e del commercio. Ma sia pur cotesto lo impiego delle macchine, può mai negarsi che la loro moltiplicazione di- venga una grandissima risorsa per l' esteso numero degli operai di cui abbisognano? certamente che noj ed ecco perchè ci faccia- mo a conchiudere: I. Che libertà industriale e commerciale illimitata per questo Regno non debba esservene , dovendosi sostenere gli stabilimenti di arti e di manifatture che tanto progrediscono tra noi con la guida delle tariffe doganali regolate, con le ve- dute di una protezione limitata , per modo che i consumatori possan trovare il loro conto , servendosi tanto de' prodotti del- l' industria indigena, quanto di quella straniera ; tariffe che do- vrebbero rettificarsi da uomini probi, e perfettamente istruiti in queste cose, volta per volta che la bisogna facciasi a richiederlo. II. Che trattati di commercio con nazioni eminentemen- te industriose non dobbiamo fare , per la ragione che il basso prezzo degli oggetti industriali di quelle ne farebbe empi- rò i nostri mercati , e distruggendo le fabbriche nostrali ci ar- recherebbero sicura miseria. E qualora per politiche circostanze alcun trattalo commerciale far si dovesse, allora ben ponderan- do i risullamenti della nostra bilancia di commercio, dovrassi proccurare di favorire con tenue dazio d' importazione quello di ( 23o ) cui abbiam bisogno positivo , allontanando da noi quelle produ- zioni straniere che possediamo con proporzionati dazi, e cercando di facilitare 1' estrazione delle materie prime che abbiamo al di là del bisogno delle nostre fabbriche. IH. Che r uso delle macchine debbasi proteggere per ogni genere di arte e d' industria , compresa 1' agricoltura ; si- curi che con esso lungi dal rodersi gli operai e gli agricoltori dolenti per mancanza di lavoro , moltissimo e ben compensato ne otterranno. Presso di noi che gli stabilimenti industriali non sono moltissimi , 1' uso delle macchine è oltremodo necessario per ottenersi celeramente, raddoppiato e perfetto lavoro, da poter supplire a' propri bisogni , ed evitare il notabile danno di ricorrere allo straniero per quegli oggetti che ben possiamo da per noi stessi provvederci, Sulla domanda di privativa per la introduzione del metodo e- LETTUO-CIIIMICO PER DORARE I METALLI , E l' ALTRA PER DARE UN leggiero strato di piombo AL FERRO ED Al PROJETTILI DELl' ARTI- GLIERIA PER PRESERVARLI DALL' OSSIDAZIONE. NOTA LETTA AL REALE ISTITUTO d'incoraggiamento NELLA TORNATA De' 2 3 GENNAIO l84.5 DAL SOCIO CORRISPONDENTE SIGNOR CAV. D. FRANCESCO d'AgOSTINO. Signor Presidente — Signori. ■AM ON meltiamo alcun dubbio , che quanti sono gli Accademi- ci, che onorano questo Recinto , non sappiano tutti quali siano slati sin" ora i metodi praticati per dorare i metalli , e che pii!i particolarmente quei sapienti che sono versati nelle chimi- clie discipline ricordino bene quanti sforzi siansi fatti nella colla Europa per preservare il ferro dall' azione distruggitrice dell' ossigeno. Quantunque la doratura de metalli per via del mercurio avesse avuto lunga e dura esistenza, sempre però reputato fu un metodo im- perfetto, perchè dava risultati poco durevoli: fu rimpiazzato tosto che si potò da altro processo puramente chimico, che chiamossi doratu- ra per via umida. Ebbe questo le sue distinzioni per le diverse dis- soluzioni dell'ossido d'oro, e che fu altrimenti usato in Inghil- terra ed in Germania , e però non andò scevro di difficoltà e di vizi, tra i quali notavasi 1' alla temperatura bisognevole al li- quido in cui immcrgevansi i pezzi i quali allorché erano di gran- di dimensioni non venivano perfoltamcnte dorati — Venne poscia il procedimento Elettro-Chimico nel quale s' impiega 1" azione ( 232 ) della Pila; e questo processo cambia solo in diversi paesi per la variettì delle dissoluzioni d' oro che si usano ; e tra le quali al- cuni preferiscono le meno costose e le pii!i durevoli. A noi sem- bra ozioso dirvi dippiìi sulla successione di questi metodi , e parci anche inutile scendere al dettaglio di tutti questi procedi- menti detti Elettro-Chimico, Galvanoplastico; o Voltaico. Ci ba- sta di richiamare alla vostra mente i nomi di Elkington, di De la Rive , di Wright, di Boettger e finalmente del Ruolz; e sia detto ad onore dell' Italico suolo , dobbiamo mettere alla testa di questi un nostro Italiano, il Professore Pavese l'Illustre Bru- gnatelli , il quale si valse da tempo remoto della Pila per in- dorare i metalli. Vi abbiamo, o Signori, premesso questi fatti per venire ad una pronta decisione nel caso che ci occupa: qual' è il metodo che si vorrebbe introdurre tra noi per indorare i metalli? è questo il galvanoplastico , ma forse si vorrà impiegare altra nuova sostanza per la soluzione dell' oro ? si ha forse in vista qualche nuovo Cianuro, Cloruro, o Solfuro? Vi si risponde ne- gativamente: il metodo è precisamente quello del Ruolz. E que- sti, il sapete, impiega il Cianuro di potassio disciolto nell' acqua distillata , ove introduce del Cianuro d' oro. — E noi, o Signori, siamo già in possesso di tal metodo ; questo è già conosciuto nel nostro paese , ed è già in pratica sono ormai molti anni nello Stabilimento del Signor Cirelli, e vi ricordiamo che nel i84i vi negaste di concedere a questo stesso la privativa che vi domandava per lo stesso procedimento: per tai ragioni adun- que portiamo avviso che non puossi aderire alla dimanda per questa prima parte. Se vi piacerà poi di prestare la vostra benevola attenzione al nostro dire, noi vi parleremo della seconda domanda. Sarà slato sicuramente altra fiata portato alla vostra orni- ( 233 ) nentc discussione un soggcllo di somma importanza , un afiare di altissimo interesse per le arti e per 1' industria , e pure per la vita sociale , qual' è quello di distruggere quella tendenza che ha la natura del ferro di combinarsi con 1' ossigeno dell' atmosfera che lo rende poco atto a quegli usi. Yi è pur noto quanto si fece in tutti i paesi ed in tulli i tempi per opporsi a quest' alterazione del ferro , prodotta co- me dicemmo dall' atmosfera , o dall' acido idroclorico provve- nienlc dalle marine esalazioni. Or per giungere a tale intento talvolta si fece uso del gra- scio animale , e talvolta dell' olio. Chi impastò del grafite con r olio di lino cotto , o con dell' acqua gommata. Chi lo covrì di un intonaco di pece nera sia a caldo sia a freddo. Chi ar- roventando il ferro ne fregava le superficie col corno bagnato nell'olio, o con delle penne o altre sostanze simili animali. Chi infine volendo far conservare al ferro il suo brillante metallico impiegò le vernici all' alcool avendo per base delle resine. Fin qui le chimiche discipline non avendo dato che deboli preservativi per conservare al ferro i suoi vantaggi , non tardò la scienza di somministrare altri lumi benefattori. Infatti Sir Davy penetralo dell' utilità di tanta scoverta , illuminato dal suo genio , trovò che si possano garentire in date circostanze i metalli dall' ossidazione alla quale sono esposti, dando ad essi un eccesso di elettricità negativa permanente , e piìi potente di quella , che prenderebbero dal loro contatto con 1' acqua o col corpo qualunque che determinano la loro ossidazione; vide pure egli, come conoscete, che si giunge allo scopo mettendo in con- tatto una porzione di altro metallo , che sia positivo a suo riguardo , e che sviluppa in esso un eccesso sufficiente e permanente d' elettricità negativa. — Talment e fu penetrato da tal verità , che fece tutte quelle belle esperienze che sapete 3o ( 234. ) ne' Porli di Kingstaun, e di Portsmoulli. Egli trovò che su di una lama di ferro , a cui saldalo aveva un pezzo di zinco , il solo zinco restava ossidato , ed il ferro interamente preservato dalla corrosione ; quindi conchiuse , che lo zinco conserva il ferro dall'ossidazione quando questi metalli sono in contatto immediato. Or questa scoverta del Davy fu comunicata all'accademia del- le scienze in Parigi in una delle sedute del mese di Aprile i836. Il Signor Dumas lesse in questa occasione un dolio rapporto, e propose di sostituire a tante sostanze usate un intonaco di Caout- chouc mischiato con olio ordinario ; ma questo mezzo ad altr- non parve durevole , perchè ragionevolmente l' intonaco di tal ma- teria va via subito in iscaglie, e dislruggesi prontamente con lo stropicciamento.^- Noi vi facciamo altresì rilevare che quei dot- ti nelle loro ricerche per dare al ferro una certa indistruttibili- tà , non perderono di visla , che il preservatore dovesse soddi- sfare alle condizioni delle forme de' pezzi , e rispettare le dii mensioni ; e rimarcherete in questa occasione , che la quistione della conservazione di questo metallo fu assai studiata per lutto ciò che ha rapporto ai bisogni dell' uomo , ma pure interessò' per quei mezzi di sua distruzione , come interessò diciamo alle arti utili alla vita non solo , ma si bene pe' suoi rapporti al servizio militare. — Gl'immensi proiettili dell'artiglieria, le boc- che da fuoco in ferro , gli affusti in ferro, e quella quantità di macchine inservienti alle sue costruzioni costano immensamente ad uno Stato , e per cui un tal oggetto ha richiamalo sempre 1' attenzione di luti' i governi. Il Francese sopra tutti da più an- ni si occupa seriamente di tal miglioramento. Egli mostra la più grande cura per la conservazione dei suoi proiettili^ e del- le sue artiglierie in ferro. Il Signor Arago prendendo parte a questo interessamento sotto il rapporto economico, in una sua arringa alla Camera de ( 2315 ) deputati fece conoscere tutto quello , che si era fatto per im- pedire r ossidazione del rame che fodera i bastimenti , come per i proiettili dell'artiglieria, e conchiuse il suo dire che l'ef- ficacità del procedimento Voltaico per la conservazione de' me- talli non poteva essere messo in contestazione. Ma siccome una esperienza fatta, che consisteva a cingere i proiettili con alcune laminetle di zinco, non aveva dato il desiderato risultato ; Egli credeva, che il metodo probabilmente sarebbe riuscito se i proiet- tili si fussero tuffati in una vasca di acqua un poco alcalina , e credeva pure che l' impiego dell' acqua così saturata senza coppia Voltiana potea essere sufTicienlc a produrre 1' effetto. Il Signor Sorci presentò anch' egli un metodo alla Socie- tà d' Incoraggiamento Francese , la quale dopo molte esperienze ne prova la riuscita, e stabilisce che quel processo protegge ef- ficacemente il ferro contro 1' ossidazione. Tal metodo, voi il sapete, consiste in covrire di un intonaco di zinco , 0 pure dipingere con dipintura galvanica , o frettare con pasta galvanica , i pezzi di ferro , o le lamine , che si vo- gliono preservare. Il Signor Dulong, parlando all'Accademia del- le Scienze del metodo slesso , lo lodò moltissimo , e volle ma- nifestare la sua opinione circa il principio della conservazione del ferro con tal processo ; e disse che dessa non era dovuta unicamente al fluido galvanico di cui gli effetti cessano subito dopo r ossidazioue dei metalli elettrizzali positivamente , che ri- covrono il ferro , ma che V ossido sviluppato dal contatto gal- vanico attaccandosi con forza sul ferro lo preserva dalla ruggine, come lo farebbe una vernice indistruttibile. Questa opinione ma- nifestata da un dotto ha aperto il campo agli scienziati di studia- re pili profondamente la quistione, e forse un giorno si otterrà pili profitto dalla teorica del potere Elettro-Chimico. In Inghilterra, ove le arti utili si coltivano e si applicano ( 236 ) con successo, compongono delle dipinture mediante le quali le bocche da fuoco di ferro ed i proiettili sono verniciati per ga- rentirli dalle degradazioni prodotte dalle influenze atmosferiche. Or vi diciamo in che consista una tal dipintura , che chiamano Anticorrosium paint. È composta da una sostanza artificiale, c\l h T anticorrosium propriamente detto, e da altre materie. L' anticorrosium proprio, anch' egli è un composto che secondo 1' analisi contiene : Scorie calcaree di forgia \ r,^^^ ^ ) In differenti proporzioni. Cerussa ( '^ ^ Nero fumo 3 Quando si deve applicare vi si aggiunge Della piombaggine ì Del minio f t in- i- • ■ Deir olio di lino cotto ( ^^ ^^^^^"^^^^ proporziom. E dell' essenza di trementina ; Appo noi si fa uso con vantaggio , per verniciare i can- noni , i proiettili ed i ferri dell' artiglieria , del catrame mine- rale , che si ottiene dalla distillazione del carbon fossile ; al quale si aggiunge tant' acqua di ragia quanta ve ne ha bisogno, per renderlo abbastanza liquido : e pare che questo sia il mi- gliore preservativo di quanti siansi usati sin ora contro V ossi- dazione, almeno su i grossi pezzi. Premesso quanto si è fatto su tale importante soggetto, pas- siamo ora a decidere se debbasi accordare privativa pel metodo proposto dell' intonaco di piombo. Con esso trattasi , o Signori , di un procedimento Elettro- Chimico , che agisce sulla dissoluzione dell'ossido di piombo nel- la potassa. E qual' è dunque la novità? quale n' è il vantaggio? è desso economico ? ed è durevole ? è eseguibile per tutti gli immensi proiettili dell'artiglieria? Noi crediamo, come altri pri- ( 237 ) ma di noi l' lian detto, che il piombo non merita niuna prefe- renza sugli altri metalli , impiegato come intonaco galvanico , perchè non può essere fissato bene sul ferro come ogni altro metallo, trovandosi in ultimo luogo nella scala delle affinità chi- miche; che anzi per i proiettili dell' artiglieria esso si rende inu- tile , poiché il continuo stropicciamento distrugge facilmente quella crosta , e ne mette a nudo le superficie ; che una volta applicata quella covertura di piombo non potrebbesi più rifon- dere detto ferro con vantaggio , poiché il piombo in sua com- binazione ha la proprietà di farlo divenire acre cavernoso e mol- to fragile a freddo ; e locchè farebbe perdere anche i due ter- zi del valore che si assegna al ferro ossidato volendosi rifon- dere ; ed una tale ragione ha fatto anche allontanare il sistema di zincare i proiettili dell' artiglieria. Noi quindi portiamo avviso di non doversi accordare , an- che per questa parte, la chiesta privativa. cinicim REGNI NEAPOLITANI DECAS PRIMA, SECONDA, TERTLV , QUARTA ET QUI>'TA. A U e T 0 R E ACHILLE COSTA. Instituti Membris. RiMUS mcac lucubrationis fructus , Ciinicum scilicet Regni Neapolilani Centuria^ ab hoc Sapienlum Conscssu benigne ex- cepUis ac iudiilgentia dignatus est, cum in vestris Actis eam in Tulgus proferrc jussistis ; nunc autem forliore animo hoc opus pcrscqiii conalus surn , ac secundum specimen hodierna die vo- stro non communi judicio libentcr submilto. Regni Neapolilani Fauna tercenlum et ultra Hemipterorum Heteropterorum specics jara enumerat. Et cum eas omnes illu- strare vcl dcscribcre in animo habeam , Ccnturiae secundae ti- tulo usus sum , cui et terlia succcdct. Ex quinquaginta spcciebus quae lioc in specimine recensen- tur , novas undecim vel quas ab aucloribus non descriptas judi- cavi, et ex iis novum gcuus " Metacanthus " instituere necesse visum est. Icones earnm specierura exhibere palavi quae vel uti do- vae hic describuntur , vel quarum nondura in operibus aliae ( 24.0 ) existebant, vel si existebant malae quidem et equivocae , sicut in Corixis accidit. Systema id ipsum, quod et in prima Centuria, sequutus sum. Familiarum generumque , de quibus jam antea tractatum est , characteres iterum referre frustraneum existimavi ; sed eorum tantum quae hic primum tractantur. Quapropter , quemadmodum spero , hoc opus , qualecunque factum est , aequo animo excipite , Viri clarissimi ; ut proce- dente tempore audeam majori virtute aliud hujus generis perse- qui. In hoc elaborandum puto , haec scientiarum studeo. • ( 24l ) Hemiptera-IIeteroptera. Familia I." NOTONECTINI. Genus corixa , Geojf. 4-. (lOi) Corixa undulala. Tab. I. Fig. 3. C. Jlavo-teslacea, prothorace lineis S-G transversis distinciis nigris; cìylris irianfjulo magno suturali lineis transversis inlegris reelis , reliquo lineis transversis jlexuosis saepius inicgris nigris, margine externo usque ad tcriium posticum fusco-atro ; ahdomine sublus Jlavo-cinereo , pectore nigro. ^ — Long. lin. 2 %: lat. 3/4 lin. Corixa undulala , Fall. Propc Neapolim , in aquis stagnanlibus , parum freqacns. A Cor. "hieroglgp/itca" et "óasalis" facile dignosccnda lineis eljtrorum rcclis et integris in Iriangulo suturali baseos , parum flexuosis saepiusque inicgris in rcliqua parte. Frons ulrinque punctis seriatis impressis. Oùservationes. Magna adhuc inter Inijus generis species confusio extare videtur. Descriptiones cnim quas veteres scriptores dederunt, sat bre- ves et ambiguae , pluribus postea dcteclis specicbus aeque convcniunt. Ico- nes quas ipsi nobis rclinqucrunt itidem malac. Quare , ut mclius quas in regno invcninms species innotescant , ac coruni dilTcrentiae facile possint aniniadvcrti , omnium simul icones exhibere putavimus, et co quod in pri- ma Centuria diximus, alia adjicere de characteribus quibus singula species a proximis disccrnitur. I. (jorixa slriata , Lin. — Tab. I, Fig. i. Distinguitur magnitudine majori ( lineas qualuor longa ) ac prolbo- racis lineis magis numerosis (i2-i5). Elytrorura lineae nigrae flexuosae , intcrruptae , saepe confusae , quandoque puncliformes . Corpus subtus le- slaccum; prosterno tantum nigro d'i prosterno et abdominis basi nigris ^ . Long. lin. 4- jVota. Ex synonymis buio specici in Centuria prima appositis illa "Corixa striata" Geof. et "La Corise" ojusd. aufcr, quac juxla dar. Anijot 3i ( 2^2 ) ci Audinct Servillc ad aliam majorcm specicm ( Corixa Ceojfroyij, Lcacli ) iiobis invisam spcclant (i). 2. Corixa basalis , A. Cos. — Ceni, prima. Fig. i. Dislinguitur elytris fusco-nigris, lincolis interruplis transversis punclisque, lineiscjue baseos quinque majoribus latis rcctis integtjs flavis. Prolhorax eljlris concoloo lincis transversis inlegris sex flavis. Corpus subtus in utroquc sexu llavum vcl flavo-toslaccum , rarius abdomea in mare basi griseuni. Long. lin. 3. 3. Corixa hieroglypbica , Duf. — Tab. I. Fig. 2. Praccedente minor: differì, clytris totim flavis, lineolis irrcgularibus, an- giilosis , anaslomisanlibus, cbaracteres bierogljpbieos describentibus nigris. Prolborax flovo-griseus rei subglaucus , lineis transversis nigris 7-9. Abdo- men subtus flavum cj*, nigro-cinereum ^. Long. lin. 2 % (2). 4.. Corixa nndulata , Fall. — Tab. L Fig. 3. Magnitudo praecedenlis: characteribus euuneiatis ab omnibus distincta. Familiis seciindae et tertiae nihil addendum. Farailia IV.» LEPTOPODINI. Corpus ovidare , depressimi. Ocelli consjncui. Antennae jmtidae , mediocres , cylindraceac vel setaceae. Rostrum 3- articidatiim , liberimi. Pedes brevìusculi : tai'si ungidcidis duo- bus , apice insertis , orinati. ^ (i) Synonymon Burmeisterii "Corixa punciald' ab bisce auctoribus Corixae Geoffroyi adjectum band retinenduni videlur. Burmeisler cnim eam pronoio elytrisc/ue irroralis dieit , cum illi prolboracem brunneum lineis transversis angustis flavis describunt ( Prolhorax òrunàtre, avce des lignes transverses fines jaunàlres: p. l\\i ). (2) Corixa hierofflyphica Spinolae, pag. ò'6 , quem niaximam Inter eu- ropaeas dicit ad C. Geoffroyi quoque pertinenda; C. hieroyhjphica Dufou- rii enini lineas duas et dimidiam non cxcedil. ( 2il3 ) Gcnus Salda , Fab. Corpus suboTularc. Caput breve , oculis maximis. Anien- nae filiformes , 4--arliculalae , arliculo i." brevi, 2." caeleris longiore, 3." et 4-° subaequalibus. Roslrum mediocre , articulo 2.° longiore. Pedes breves. I. (102) Salda riparia. Tab. I, Fig. 4 • S. ovato-ellyjìlica; nigro-aenea, siipra aureo parco villosa; ehjlris co- rto ìnaciilis tribits qualuorvc aliaque majore gemina ante apiccm flavis, membrana flavcscenic sulifidirjinosa , nervis nigris i pedibus Juscis , fé- viorum iitura tibiisquc Jlavo-testaceis ; antennarum, articulo primo su- pra pallido. — Long, lin 2 %: lat. lin i 1/8. Salda riparia , Fall. H.-Scbaff. Acanlhia riparia , Spin. Inter noslrates major ; magis elongata , ovato-elly plica. Corpus nigro-acneum, siipra villo aureo nitente conspersum. Antennae lungiusculae , articulo secundo tertio fere duplo longiore : fuscac , villosac , articulo primo subtus fusco , su- pra pallido linea media longitudinali fusca. Caput fronte Inter oculos gibbere medio excavalo 5 sulco frontali medio laeviter emarginato: nigro-aencum , aureo parce villosum, labro ^ margine excepto, clypeique maculis anticis sor- dide flavis. Prothorax convexiusculus , medio transversim impressus, antice gibberis duobus oblongis transversis intus contiguis, mar- gine postico late emarginatus ; lamina prosternali (i) concolori. Elytra simul convexiuscula, prolboracis margine postico in medio Aalde latiora; cerio nigro-aenco, villo aureo consperso, ma- (i) Hoc nomino signannis laminam, fjuae in plurimis stslit Ilomipteris in proslerno , ante coxarura hasim dcsccnilcns. ( 2M ) culis quatuor rei quinque discoidalibus , aliis rolundatis puncti- formibus aliis linearibus , aliaque majori gemina ante apicem pallide flavis. Pedes villosi , tibiis spinulosis: fusci , femoribus intus , ti- biis quatuor anlicis et tarsorum basi pallide testaceis: tibiis an- nulo medio fusco. In Apruliis , sat rara. 2. (io3) Salda littoralis. (Wolff, Icori. Tab. Vili,/. 84-). S. ovato-rotundala, supra planiuscula-- nigra , villo aureo nitens; e- lyiris cario maculis Jlavescentibus notalo , niembrana albo-Jlavescenti, nenia punctisque interjeclis fuscis ; antennarum arliculo primo pedi- liusque pallide-teslaceis , femoribus annulo fusco. — Long. lin. i i/3-i 2/3: lat. 3/4.- 1 lin. Salda liltoralis , Fab., Burm., Am. et Serv. Cimex liltoralis , Lin. Cimex saltalorius , ejus. Lygaeus saltalorius , Ynh., WollT. Salda saltaloria , Fall., Blanch. Acanthia saltaloria , Bruii., Sjiin. Acantkia maculala , Lalr. Corpus quam in reliquis generis speciebus depressius , su- pra fere planum ; protborax antice magis angustatus , margini- bus lateralibus subrectis; elytra medio extus magis anipliato-ro- tundata. Frons parum convexa, punctata; sulco frontali late rotunda- to ; limbo frontali , cypeoque flavo-ferrugineis , labro pallido. Antennae articulo secundo lertio sesqui longiore , obscurae articulo primo supra apiceque sordide flavo. Lamina prosternalis albida. Frequens ad aquas , saliens. In Monte Nicate ( Majella ) ad flumen vallis d Orfente inter saxa salionlera haud rarara legimus. Observalio. Spcciraina nostra coni Wolffii figura citata optime conve- niunt. Variant maculis elytrorum magis minusve numerosis, discretis voi hinc inde confluenlibus et antennarum arliculo secundo apice pallide testaceo. ( 245 ) 3. (io4-) Salda ocellata , nob. Tab. I. Fig. ì). S. subocala , supra planiuscula; iiigro-acnca , aureo puree villosa, prolhoracc holosericeo mie cu de ; elijlrin corio maculis duobus major iòns in marcine erlerno jmnclisquc oblongis inlerjeelis fuscis; pediùus palli- dis, femoribus medio fuscis. — Long. lin. i 1/2: lat. 8/10 lui. Corporis forma 'S. lilloralis allìaior , at multo minor ; e- Ijtra minus ampliata; prothorax supra holosericeo micans; ely- tra corio nigro maculis sparsis , aliisquc duabus majoribus in margine cxtcrno, altera pone medium altera ad apicem, niveis; membrana nivea, nervis punctisque oblongis inlerjcctis nec non macula in medio marginis externi fuscis ; lamina prosternalis nigra. Prope Neapoliiu, ad lacum Astroni , rafissiiua. 4" (io5) Salda bicolor , nob. Tab. I. Fig. 6. S. subovata j supra planiuseula; nigro-aenea, aureo paree villosa; ehj- Iris nneis, basi suluraque sculellari nigris; membrana ncrcis vix fasce- seentibus , pedibus pallidis. — Long. lin. i 6/10: lat. g/io lin. Praecedenli maxime afQnis , et vix major ; difiert tamcn eljtrorum colore , protliorace band holosericeo micante , sed capiti scutellocjuc concolori , pedibus omniuo pallidis. Lamina prosternalis nigra^ margine albido; antennae arliculis duobus ba- salibus pallidis , primo infra secundo basi fuscis. In Acnarinc insula, rarissima. 5. (106) Salda pallipcs. Tab. I. Fig. 7. S. subovaia, convexiuscula, protliorace antice marginibus rotunda- iis ; clytris sordide flavis , corio basi suturqyue seutellari maculisquc niarginalibus nigris , membrana nervis maculisquc intcrjectis fuscis ; anlcnnarum arliculo primo pedibusquc pallido teslaccis , his fusco ma- culalis. — Long. lin. 2: lat. % lin. Salda pallipcs , Yah., Fall., H -Schaff. Praecedcnle paolo major. Corpus minus dcprcssum, convcxum miuusque ampliatum. Proùhorax convexus , marginibus lalcralibus rotundatis , ( 246 ) subreflcxis, angulis posticis gibbis, medio transvcrsim imprcssus, antico gibberis duobus , uno utrinque , transTersis intus con- tiguis. Scutellum basi conYcxum. Elytra convcxiuscula , externe minus ampliato-rotundata , simili prothoracis margine postico vix latiora. Prope Neapoliin , ad laciiin vulgo Maremorlo , rarissima. Alteram in Aenariae insula , prope lacum vulgo del Ba- gno lectam speciem habemus , quae corporis forma magis ad S. riparia' accedit. Forte nova species? Familia V.^" IIYDROMETRINI. Geniis Gep.ris , Fab. 2. (107) Gerris rufosculellata. Tab. I. Fig. 8. G. supra brimneo-olivaeea , subliis air a cìnereo-argcnieo micans; prothorace postice , ahdominìs marginibus, antennarum artìculìs primis iribus pedibusque iestaceo-ritfesceniibus; femoribus aniicis extus, iibiarum apice , iarsis antennarumqiie articulo quarto brunnco-iìigris; jìrotlìoracc antice gibberis duobus ; abdominis segmenti sexli angulis in spinain triangulareni productis. — Long. lin. 4- %-6: lat. lin. i-i %. Gerris rufoscutellaia , Latr.^ Schum., H.-Schaff. ucrri's lacustris ( majores ) , Fall. Prope Neapolim , in aquis pigre fluenllbuSj rara. Nola. Femina interdum macula oblonga vel viltà abbreviata, sublus in abdominis parte postica marginibus concolori. 3. (108) Gerris argentata. Tab. I. Fig. g. G. supra atra , prolliorace alro-uibolivaceo , margine postico et li- nea inedia longitudinali argenteis; sublus alra cinereo-argenteo micans, abdominis marginibus rufescentibus; anlennis jìedibusque brunneo-nigris, femoribus basi flavescentibus; abdominis segmenti sexti angulis intrian- gtilum brevem productis. — Long. lin. 2 %: lat. lin. %. Gerris argentata, Schum., H.-Schiiff. ( non. Spin. ). ( 247 ) In Provincia Salcntina , liaud rara. A D.» loseplio Costa acccpta. JVofa. Spccics lioc nomine a Spinola dcscripla (i), sex linoas Innga, u Roiiii)ay acccpta , ah liac oninino diversa, ac inde alio nomine distin- guenda. Familia VI." REDUVINI. Genus emesodejlv , Spin. Corpus lineare , clytris alisquc carcns. Anlennae corporc longiorcs , gracillimae , 4--articii]alae , post priraum articulum fractae : articulis i." et 2." longissimis , 3.° et I^° brevibus. Roslrum breve , parum arcuatum. Pedes antici coxis raagnis , femoribus incrassatis ; mcdii et postici lougissimi , gracillimi ; (arsi brevissimi. 1. (log) Emesodema domestica. ( Scop. Bel. FI. ci Fa. Ins. ) E. sordide Jlav a , unicolor , femoribus abdominisque dorso fusco- maeulalis. — Loni,'. lin. 3 %: lat. lin. %. Emesodema domestica, Spin., Ani. et Serv. Plojaria domestiou , Scop. Cimex va(/abimdiis, AVillcrs ( Icon. Eut. Lin. Tab. Ut, f. 26 ). IVope Ncapolim , in Colle Camaldulcnsi , domi , sat rara. Genus Oncocephalus , Khig^ Corpus oblongum , lateribus subparallelis. Anlennae 4--arti- culatao , band fractae ; arliculo i." crassiorc , 2.° reliquis lon- giorc , 3.° et 4--° brevibus, sctaceis. Roslrum parum arcuatum, pcdum antcriorum basim band attingeus. Pedes mediocres, femo- ribus anticis crassioribus , infra dentatis ; tibiis quatuor anticis apice baud spongioso-fovcolatis ; tarsorum uuguiculis incrmibus. (i) Essai , pag. G'6. ( 24.8 ) I. (no) Oncocepbalus squalidus. ( RI. Symb. Phys. T. XIX. /. I ). 0 griseo-Jlavus , adspersiis , pedibiis fusco-annulaits , abdominis marginibiis nigro-maculalis , antennarum articulo primo capilis longi- tudine ; elylroriim cario el membrana saepius macula elongala nigra noialis. — Long. lin. 6 %: lat. lin. i %, Oncocephalus scjualidus , Burm., Ara. et Serv. Jieduvius squalidus , Rossi. Oncocephalus notatus , RI., Spin. Species in Regno rarissima. Unicum quod in collectione nostra sistit specimen, D.^ loseph Costa comunicavit, qui in Provinciae Salentinae palu- dosis legit. Genus Holotrichius , Burm. Corpus oblongum. Antennae 4.-articulatae , Laud fracfae , graciles , pilosae ; articulo i .° crassiore , 2.° caeleris loDgiore , 3." et 4..° setiformibus. Rostrum pedum anteriorum basirà at- tingens. Pedes longiuscuti , praesertim postici , graciles ; femo- ri bus Land incrassatis ; tibiis quatuor anticis haud spongioso-fo- veolatis : tarsoriira unguiculis inermibus. I. (mi) Holotricbius Cyrilli. (A. Costa, Ann. de la Soc. Kilt, de Frali. X, Tab. VI, /. 2. ) IT. supra brunneo-ferrugineus , subtus niger ; abdominis margini- hus late Jlavis , maculis quinque quadralis utrinqiie nigris ; antennis pcdibusque brunneo-nigris , pilosis; jìrothorace angulis anticis in spinani brevem productis , gibberis duobus spinijeris ante medium^ inde tran- sversim impresso; scutello spina brevi vix erecia terminalo, o"- — Long, lin 7 %: lat. lin. 2 %. Holotrichius Cyrilli , A. Cos. ( /. e. p. 283 ), km. et Scrv. ? lìeduvius albojasciatus, Cyril. Sp. Eni. Neap. T. Vili,/. 6, mala. Prope Ncapolim , nec non in aliis regni regionibus passim occurnt. ( 2^9 ) 2. (ii2) Ilolotrichius dcniulatus. ( A. Cos. /. e. Tab. VI,/. I. ) H. elìjlris squami Jormibus, sculollo spina brevi Icrminalo haud lon- fjioribus, coriaeeis; alis miUis; prollioracc atuptlis anlicis in spinam va- lidam aculam produciis , ante ci pone medium iranscersini impresso ; (dtdomine maxima: nigcr, capile prolhorace, sculello, ehjlris et segmen- iomm angulis posiicis brunneo ferrwjineis. .'^. — Lonq. lin. 8: lat. max. in abd. liii. 4) i'i prolli. i %. Jlololrichius denudatus , A. Cos. ( l. e. p. 2S1 ) In Calabriis , Aprutiis, provincia Salcnlina, noe non propo Neapolini ; ubicninqno lamcn rarus. Obscr colio. Postqnam hiijus spociei dcscriptionem Entomologicae So- cietati Parisicnsi exhibuimus , altera semperque simillima piopc Neapolim speciinina Icgimus, ex quibns in nostrani opinionem, descriptnin nempc inse- ctum porfectum ncqne tamquam larvam voi nynipiuuu cousidcrandum magis nitigisque confirniati siimus. Hoc tantum modo nol)is cxtat dubium^ ne prae- cedenlis specici fcmina sii; uniusquiusque enim unum solum soxum, marem iliius, ae l'cminam biijus, Jmcusque delogimus: quo adjicitur ambo in eodem loco degere sacpe reperisse. Ulleriorcs disquisilioncs non omiltcmus, ut ccrlum fulumque judicium in lioc afferro possimus. Genus Nabis , Lair. i. (11 3) Nabis ferus. (Ilalm., IFanz. Ili, Tao. LXXXll, .fiff- 252 ). N. grisco-cinercus , capile et prolhorace villis Iribus nigris , late- ralibus postice abbrcviatis ; sculello jiigro , maeulis duabus Jlavo-rufe- seenlibus; elyiris corporis concolor ibus, punclis duobus vel tribus nigris, membrana albo-fujalina nervis fuscis; abdomine nii^ro, marginibus lit- lisquc duabus sublus Jlavis. — Long. lin. 3 %: lat. %. lin. Nabis ferus , Ilabn, Am. et Serv. Cimcx ferus , Lin. Miris ferus , Fai) . Nabis cinerea , Oliv. Miris vagans, Fab., Wolff. 32 ( 25o ) Cimcx iesfaeeus , Scop. Frequcns in loto Rogno , omni fere tempore. Variai: n, scutclli maculis postice ad illius apicem conjuclis. b, femoribus l'iisco vcl punctalis vcl transversim slriatis. Observatio. Nabi's dorsalis Dufourii ad liane speclcm refcrendus vi- detur ; pluria cuim specimina bieme inveniuniur , quae illius descriptioni oninino conveniunt^ et quae ad "JVaòis fcrus" alis eljtrorumque membra- na adbuc destitutuni pcrlinent. 3. (ii4) Nabis punctatus , noò. N. (jriseo-cinereus, capile et prolhorace vittis Iribus nigris, latera- libus postice abbrevialis; sculello nigro, maculis duabus Jlaio-riifescen- iibus; elytris corporis concoloribus , nervis et interslilìis fusco-puncialis , membrana cdbo-hyalina nercis fuscis ; abdomine nigro , marginibus et vittis duabus subtus Jlavis; Jemoribus fusco-punctatis. — Long, lin 3 %: lat. % lin. Praccedenti maxime affinis. Statura eadem. DifTcrt praeci- pue, elytrorum corio punctis numerosis distiuctis fuscis. Color magis griseus. Prope Neapolim , praecedente rarior. 4- (iia) Nabis loiigipcnnis, nob. Tab. I. Fig. io. N. aiigustatus , jìallide cinereus subjlavescens; capite et jjrothorace vtHis tribus fuscis , lateralibus abbrevialis ; sculello nigro , laleribus Jlavo-rufesceniibus ,• elytris abdomine plus lerlio longioribus ^ corio punctis duobus nigris , membrana albo-lnj alina subopalizante . — Long. eurporis lin. 3 '/i, cum elytris lin. h^: lai. % lin. Statura et elytrorum longitudine , nec non membranae ner- vorum dispositione a praecedentibus spcciebus disliucta. Corpus magis angustatum. Protìiorax postice minus latus. Elytra abdomen plus tertio longitudine excedentia. Corium pallide cinereum , uitidum , immaculatum , punctis duobus in margine postico nigris. Membrana albo-byalina subopalizans , nervis quatuor longitudiualibus subparallelis, ante marginem po- sticum seriatim ramosis , nec aliis discoidalibus inler eos in- tcrjcclis , fig. io B. In "JYaòis feriis et punctalus' nervi duo raedii postico convcrgimt , alquo inlor diios cxternos , itidem- quc Inter duos intcrnos ncrvuli duo obliqui interjecti sunt, Jig. 1 0 '''^, sicut ex iconum inspeclionc patet. Color autcm nervorura vix nicmbranac ipsius obscurior. Pedes et abdomen pallide-cincrca, subAavescentia , imma- culata. l'ropc Neapolim passim occurrit. 5. (il 6) Nabis viridulus. Tao. I. Fig. ii. N. glattcus , iminaculatus ; ehjlris cario angulo interno aurantiaco, lineala obliqua intercostali puncloque plus minusve effuso in margine cxlerno iiigris; membrana albo-lnjalina, nebula inedia j'uliginosa. — Long lin. 3 "A: lat. % lin. Nabis viridulus , Spin. Antcnnae pallide flarae , articulo primo glauco. Proihorax glaucus, supra ante sulcum transvcrsum glauco- subflavescens. Ehjlra corio glauco , ad angulum inlernum aurantiaco Tel flavescentc , linea longitudinali obliqua intercostali , maculam auranliacam extus cingente , nigra ; margine exlerno pallide- flavo , macula minuta fusca. Membrana albo-byalina, nebula ad basim fusca. Pedes glauci, pallidiores , immaculati. In Calabriis , prope lllicgium , liaud rarus. Dominus Blancliard , En- tomologus parisiensis , specimen nol)is comunicavit. Nota. Post morlom sacpc color glaucus corporis flavescit , minus ta- men in clylris. Familia Vili.» ARADINl. Corpus complanalum. Ocelli inconspicui. Antcnnae breves^ cglindraceae vel arliculis idlimis selaceis. lloslrum bi-vel tri- arlicidatum. Pedes breves , simplices : tarsi &-rarius S-arlicw ( 2D2 ) latis , ungniculis in eorum apicis medio insertis , basi mem- brana nulla instructis. Genus Acanthia , Fab. Corpus ovato-rotundatum , apterum. Àntennae 4--arliculatae, articiilo I.** brevi, 2.° valido^ 3.° et ^-^ selaceis. Rostrum bre- ve , libcrura , pedum anteriorum basim haud excedens. I. (117) Acanthia lectularia. ( Wolff, Icon. Tab. XIII, h- 121 ). A fusco-ferrugìnea ; capite , (/torace , ehjirorum vestìgiis abdomi- neque fortHer impresso-punctaiis. Acanlhia lectularia, Fab., WolfF, Burnì., Ani. et Serv. Cimex lectulariiis , Lin., Lap., Spin., Blanch. La punaise des lits , Geoff. Species unicuique nota, hominis sanguine viveus, ac ilii ubique comes. Genus aradus , Fab. Corpus ovoideum , alalum. Antennae 5-articulatae , articii- lis cylindraceis , i." globoso , 2.° caeteris longiori, ultimo mi- nutissimo , acuminato. Rostrum pedum anteriorum basim attin- gens vel excedens , sulco pectorali rostro longiori incumbens. Obser catto. Genus Aradus a dar. Laporte, Amyot et Serrille in duo 'Pieslosoma qì Aradus" divisuni, inlogruni alioruni cxeiuplo rclinendum existi- manius. Antennarum enini articuli secundi longitudo de specie in speciem Ta- riat. Itidem variam rostri longiludinem in variis speciebus esse, ex accurato nostratum specieruni examine paluit. Etcnim , quamvis capite longius iliud constanter sit, quo Aradi ab Aneuris [discrcpanl; tanien, modo pedum an- teriorum basim vix atlingit, modo ad mctasterni medium usque producitur. Quare, ne ea quidcm in gcneribus characteribus adnjitteada, optimum vero characterem spccillcuni praebet. I ( 2b'3 ) 1. (iiS) Aradus bctulae. A. lutco-fcrt'ugineus , nigro-irroralusì ; anicnnariim artìeulo fjuarto sceuudirjìic apice ?iiffì'is, terlio alfjo, basi fusco; sccundo Icrtio et «jiiur- lo siììiul loii(/iorc; rostro mesoslerni mar(jiiicin posticum atlingente. ^. ^. —.Long. liii. 3 ){-i %: lai. liii. i %-2. Aradus bclulac , Fab., Lalr., Burnì., Ani. et Serv. Cì'nicx ùctulac , Lin. Nola. Aucloies Wolffii figui-ain^S r , lab. IX." Acanlhia corticalis' \n bac specie cilant. Aulcnnae tamen f'uscae unicolores a WolIIio dcscriplae sunt. Burmeister aulcni (uni ia lioc cuiu in ''Aradus complunatus" eam refert. Anlcnnaruni ailiculi sccunJi alquc roslri longitudine , a rcliquis sali.s Jiacc spccios discrepai. 2. (119) Aradus corticalis. ( H.-Scbiiff. fFanz. Tab. M ^ fff- 6. 7. ) A. ruJtì-ferriKj incus , carpare hitco-granaso; antennis grisco-ferrufji neis unicolori/jus , arliculo sccundo Icrtio ci quarto simul brctiore : ro Siro prosterni margincm posticum haud superante; abdomine rotundalo. 0". ?. — Long. lin. 3 %-i: lai. lin. i %-2 i/3. Aradus corlicalis , Fai).^ Burnì. CimcT corlicalis , Lin. Sub velcruni arboruni corticibiis , haud inrrccjucus. 3. (120) Aradus dcprcssus. (WoIIT, Icon. 7\iò. Xlll. Jiff- 123 ). \. fusco-griseus , antcnnis unicoloribus fuscis , arliculo ultimo al- bo-sericeo micanlc; sccundo Icrtio vix lougiore; prolìioracis angulis an- licis et chjlrorum basi cxtus dilatata albidis, membrana albo-fuscoque varia; abdomine pedibusque pallide rufescentibus; rostro prosterni mar- ginem posticum vix vcl ami attingente. 0". ?- - — Long. lin. 2 1/6-2 %: lai. i-i %. Aradus depressus , Fab. {Syst. Bgng.), Fall., Lalr., Bui-m., Spin. Acanlhia depressa , Fab. ( Eni. Sgsl. } ^ Wolfl". Pieslosoma deprcssum , Lap., Am. et Serv. Tingis alala , Fab. Coreus spiniger , Schcll. {Cim. IIclc T. Y. /. 2.), ( '21)4. ) Sub arborum vclerum corticibus, aeslate noanuaquam in vlrgultos ad- scendens , haud rarus ; praesertim in Calabriis et Apruliis. 4.. (121) Aradus dissimilis, nob. Tab. II. Fig. i. k. fiisco-griseiis , prolhoracis an(julis aitlicìs elylrorumrjnc basi ex- liis dilalala albidis , membrana alba f/riseo-maculata ; anlennarurn ar- lìculis jìrimis tribus nifo-fernigineis , .supra pallido maculalis , quarto nijro , quinto cinereo , secando iertio longiore ; ahdomine ferrugineo , subtus nigro punctalo ; rostro mesosternì medium atlingens. d". ? . — Long. lin. 2-2 %: lat. lin. %-i. j4. depresso maxime affinis et primo intiiilu similis ; ac- curato tamcn examine dignoscendiis. Statura constanter minor. Antennarum articulus secundus tertio magis quam in ilio longior, magisque conicus. Articuli trcs primi fusco-rufescentes, secundus et tertius supra macula rotundata pallida , quartus ni- ger , quiutus cinereus. Mosirum prosterni marginem posticum ultra producitur, et mesosterni medium attingit. Eli/ira nervo maximo transverso marginem externum attin- gente , membranae nervis externis minus flexuosis : quae diver- sa nervorum disposilio ut melius pateat , elytrum hujus spsciei ( Fig. cit. B ) atque ^. depressi ( Fig. i. bis ) simul exhi- buimus. Abdomen fusco-ferrugineum, subcbloroticum, supra segraen- tis basi fuscis ; subtus serie triplici utrinque punclorum nigro- rum, punctis serici iuternae majoribus. Pedes rufescentes , fcmoribus medio obscurioribus ; tibiis basi apiceque annulo pallido. In colle Camaldulonsi , supra populorum cortices, vaganlia pluria spe- cimina Icgimus. Yaiiat: abdominis marginibus supra subtusque late virescentibus. Post mortem tamen saepius et color viridis evanescit, rarius dislinctus remanet. I ( 251) ) Familia IX. " TINGINI. Genus monajjtui.v, Lcjì. el Ser. 3. (122) Monanlliia convcrgcns , King. M. prolhorace lobis duobus ampullaceo-reticulaiis anh'ce approxi- maiis , medio In'carinato : corpore nnjro ; pi'olhoracis lobis elijtrisr/uc pallide cmereis fiisco conspersis; pcdibus anlcnnisque Jlavo-riifescentibns , harum articulo uUimo nigro. — Long. lin. i i/3: lat. % lin. Moiianlhia convertgitudinc\ femoribus omnibus apice dente valido armalis. — Long. liii. 3-3 %: lat. lin. i i/4-i 1/3. Atractus ( seii Arenocoris ) Cenci , Spin . Propc Neapolim , band frcqucns. Obsescatio. Ab "Atractus Dahlmanni" nobis inviso, antennis tantum rx Spinolae descriplionibus, A. Genei diflert. De genere 'Gonoccrus" aliisque livjus Jamiliae speciebus cxlanlibus , vi altera Centuria. ( 26o ) Famìlia XI.'' LYGAEINI. Genus anthocoris , Duf. Corpus oyato-elongatum , depressimi. Caput inter anteiinas productum, apice truucatum. Jntennae corporis dimidio brevio- rcs longioresvej arliculo i.° brevi crasso , 2." caeteris longiore crassiusculo, 3.° et 4-"' longitudine ac crassitie variis subaequa- libus. Rostrmn 3-articulatum , pedani aiiteriorum vel mediorum basim attingens. Elijlra corio ante apicem Iransversim impresso-arliculato squamam ut in Capsinis formante. Pedes mediocres , femoribus crassiusculls . Observatìo. Rostrum antennarumcjue longitudine, nec non harum crassi- tie atque articolorum proportione et forma, luijus generis speeios discrepant. CI. Leo Dulour alium genus "Xylocor/s" huic propinquo constituit, plures- (jue auctores rctinuere, illis speciebus quibus sunt antennae artìeulis ultimis duobus setaceis , rostrum pedum mediorum basim vllinxjens: gen. autem ^Anthocoris "antennis arliculis ultimis duobus crassiusculis ultimo fusi- jormi" dcscribendo. Si haec serbanda genera, tertium^ cui Phijllocoris nomen proponimus condendum, quod medium locum. inter genera ''Xylocoris' et "An- thocoris" leneat. Rostri enim longitudine primis , antcnnamm articulis ul- timis duobus haud setaceis secundis acccdit , ipsarum deniquc antennarum longitudine a primis et secundis discrepat. Nos uti subgcncra ca nunc reti- nemus , quae sequentibus characteribus dignosci possunt ; centra omnes in uno eodemque genere , retinendae species. Xylocoris Phyllocoris Antennae corporis dimidio liaud longiores longiorcs articulis ulimis duo- bus setaceis fillformibus Piostrum pedum mediorum basim attingens Anthocoris breviores. . fiiiformibus ve! fu- siformibus. anteriorum basim non exccdens. ( 26l ) Xylocouis , Duf. Antennae corporis dimidio band longiorcs ; arliculis forilo et quarto subacqualilnis , lc'nuioril)us , sutaccis, parce pilosis. Roslruin pcduin medio- rum basini ali ingens. I. (129) Xylocoris parisiciis'ts. X. obscìirc Julius ; rostì'o, anlennis pedibusque pallìdioribus; ely- tris corto fulvo ; nebula postica et squama fuscis ; membrana albo-hya- lina , immaculala. — Long, i %: lai. % lin. Xylocoris parisicnsis , Am. et Serr. Prope Neapoiim , liyomo pi-aescrtiui sub arborum corlicibus , minus rarus. PnrLLOcoRis , ?iob.' « Antennae cor[)ori.s dimidio longiorcs; articulo tcrlio cylindracco, quar- to ilio vix longiore , ovaio elongato. Rostrum pedurn mediorum basim al- tiugens. I. (j3o) Phyllocoris nemorum. Pii. brunneo-ììiyer , antcnnarum arliculis secundo ci tcrlio^ apici- bus exccptis , pedibusque pallide testacei s; ely tris cario pallido , pellu- cido , nebula media margineque postico fuscis; membrana albo-hyalina, macula inedia aliaquc majori apicali rolundala pallide fuscis. — Long, lin. I %: iat. '/^ lin. Anthocoris nemorum, Fall., Burnì., Spio., Ani. et Serv. Cimex nemorum , Lin . Lyrjacus austri acus j Fab. Jiliinarius austriacus , Ilahu ( JFanz, I, Tab, i",. Jìg- li»- ^- 1^'- % li"- Anlhocoris cursitaiis , Fall., Durai., Dlanrli. lihinarius cursilans , Ilabn Prope Ncapoliin , liaud infrcquens. 3. (i33) Antbocoris parvicornis, noù. Tab. II. Fig. 6. A. anlcìinis cxilibn^, capile et prothorace simili haud longioribns: fuseo-niger , antcnnis tibiisque pallide Jlavo-rufescenlibus, ely tris fuscis Xparce villosis , òasi margineque externo rujescenlibus . — Long. 8/10 |Jin.: lai. 3/io lin. Praeccdenli minor ; Jnlhocor: obscuro , Ilabn , affinis. Corpus tofum brunneo-nigrum. yiìitennae brevissimae , capite et protboracc simul baiul longiores , exiles , articulo sccundo obconico , tertio et quarto subaequalibus subcylindraceis pilosis , sccundi apice parum te- nuioribus : flavo-rufae , articulo sccundo basi pallidiorc. ( 264 ) Prothorax medio fransversim imprcssus : brunneo-nigor. Elylra corio fusco , supra villo brevi adsperso parca ob- tecto ; margine externo basi maculaque transversa ante squa- mara rufescentibus ; membrana fusca. Pecles obscure fasci , tibiis larsisque pallide flavo-rufescen- tibus. Prope Neapolim , liyemc sub arborum corticibus , rarior. ^. (i34.) Antbocoris rufescens , nob. A. Jlavo vel brunneo-riifescens , immaculaius , pedibiis pallidiori- bus , oculis nigris ; antcnnis validioribus , capite et prolhorace siìiiul paulum ìongioribus. — Long. lin. i: lat. i/3 lin. Praecedenti major , a quo colore et praesertim antennis longioribus validioribus, articulo secundo crasso subfiliformi ba- si minus attenuato distinguitur. Prope Neapolim , hyeme praesertim , sub arborum corticibus. 5. (i35) Antbocoris ater. A. angustatus ^ ater , niiidus ; ehjlrorum membrana hyalina, albo- violasceute; antennis brunneis, articulo primo et secundo tibiisque Jlavo- nifescenlibus. — Long. 2/3-3/4 lin-- lat. 1/4. liu. Anthocoris ater, Blanch. Xylocoris ater, DwL, Burm. Prope Neapolim , bjeme , sub arborum corticibus. Genus ophthalmicus , Jlahn. b). 3. (i36) Opbthalmicus albipennis. 0. prothorace et seutello fortiter et irregulariter impresso-piinctatis; niger nitidus, prothoracis angulis posticis ctytrorvmque corio albidis, mem- brana albo-hy alina; pedibas pallidis, punctis in fcmoribus et tibiis obscu- re fuscis. ^. %. — Long. lin. I %: lat. % lin. Ophthalmicus albipennis, Hahn , Burm., Blancb. , A. Cos. ( Man- degli Oplith. n. 3 ), Am. et Scrv. ( 26b' ) Salda albipennìs , Fab., Fall. Lygacus albipcnniSj La(r. Prope Ncapolira j in pratis sponlc nasccnlibus. Variai', a, capitis margine antico pallido. b, femori bus medio fuscis. 4. (137) Oplitlialmicus pallidi pcnnis. 0. 2i''^ctfioracc et scutello ininus Jorliler al crebrius et undique ae- r/italìlcr impresso-punclaiis : niger nilidus, prothoracis angulis posUcis, abdomim's punciis marginalìbus , et mctathoracis sublus angulis posti- cis albidis ; ehjtris eorio albido , macula transvrsa in margine poslico nigra ; membrana albo-hijalina; pedibus iestaeeis , femoribus medio ni- gris. /• ?. Long, lin i %: lat. % lin. OphtJialmicus pallidipennis , A. Cos. ( Jllon. n. i ) , L. Duf. ( in u4m. et Serv. ) Praecedenti maxime affinis , ac ulrique Fabricii diagnosis ".y. albipennìs''' conveniens, iisdemque coloris variationibus subje- cta. Differì tamen statura paulo minore, corpore angustiore, ac prothoracis et sculelli punctis minoribus crebrioribus et aeque in tota superficie disposiiis. Prope Neapolim , rarior. 5. (i38) Opbtbalmicus lineola, Tab. il. Fig. 7. 0. proihorace et sculello minus fortiter et crebriuscule impresso- punclaiis : niger nilidus , prothoracis linea media longitudinali impun- ctata alba; ehjlris albo-hyalinis; corii margine postico fusco-nigricante; rostro pedibusque jmllide Iestaeeis. ^. $ . Long. lin. i '/*: lai. % lin. OphtJialmicus lineola , A. Cos. ( Mon. n. 5 ). Statura praecedcntis. Prothorax niger , nitidus , linea media longitudinali vix [elevata impunctala alba: quo "0. aier' similis. Elylra albo-byalina , margine postico iusco-nigro. Prope Neapolim , haud frequens. Variai: a, capitis margine antico albo. b, rostro fcmoribusque medio fuscis. 34 ( 266 ) Genus heterogaster , Schil. 2. (139) Heterogaster salviae ( Schil. Beitr. T. 3, /. 3 ). Het. fuscits griseo-vart'cfjatits; prothoraee poslìce, elijtris pedìbusfjve fjrìseis ; ahdoininis marcjinibus Jlavo-maculalis ; fcmoribus medio liLii- sque nigro annuhdis pwictalisve. — Long. lin. 2 /i; lat. lin. i. Heterogaster salviae, Schil., Burm. ylnteiinae articulis primo et seciindo basi nigris. Scutellum griseum, linea media apicali maculisque dual)us lalcralibus flavis. Abdomen supra nigrum , maculis margiaalibus flavis ; siib- lus fusco nigrum ano flavo ^^ flavum basi lateribusque fuscis $ . Prope Neapoliai , haud rarus. Variai: a, prothoraee maculis quatuor posticis e punetis confertis nigris. b, pedibus pallidioribus , niinus nigro-pimctatis. e, scutelli macidis laleralibus cuin linea media apice conjunctis. Genus henestaris , Spin. Corpus oblongura, subrectangulum. Caput poslice utrinque in corna oculiferum transversim productum. Anteanae mediocres, articulo I ." caeteris crassiorc , secundo et tertio tenuibus cjlin- draccis, ultimo ovato-elongato. Rostrian pedes posticos attingens. Elytrorum membrana nervis longitudinalibus a transversis non conjuctis , duobus mediis a basi bifidis. A praecedenti hoc genus sat distinctuni capitis l'orma et elytrorum membrana nervis a transversis non conjuctis ac inde eellulis basi destituta. I. (i4-o) Henestaris Spinolae. ( A. Cosi, in Corr. Zool. Tab. XI ). Hen. fiisco-cinnamomea , fiisco-m'gi'oqiie-punctata ; prothoraee varie fusco vel nigro maculalo; ehjtrorum membrana laelea, punetis lineolis- fjue mediis serialis subcinnamomeis. d". $. Long. lin. 2 /4: lat. 3/4 lin. Henestaris Spinolae, A. Cos. ( in Corr. ZooL p. i\.i Tab. XL et in Ann. Soc. Ent. Paris. X, p. 3oà' ), Ani. et Serv. ( 267 ) Color a fusco-cinnamomeo ad griscura rufcsccntcra variai. Prothorax modo cinnamomcus, punclis sparsis nigris ; mo- do antico griscus , centro ohscuriorc , postico medio fusco-ciu- namomcus; modo dcuiquc postico fusco griseoquc allcriic pietas. Scnk'lhun fusco-cinuamomcum, basi punctis duobus laterali- biis pallidis. Prope Ncapolim ; rarissimus. Genus cymus , Ilahn. Corpus suboTulare voi oblongiim , punctatum. Caput mi- mitum oculis parvis, vcl grandiusculum oculis prominulis. j4n- tennae breviusculac , articulo i.° crasso , 2.° et 3.° subaequa- libus cylindraccis , 4-° crassiori subovato vel ovato-elengato. E- lytroriim membrana nervis longitudinalibus , duobus tantum a transverso conjuctis , notata. Pedes mediocrcs. Jloslrum longiUidine varium. Segmenta venlralia in fcrainis prò gcni- talihus valdc scissa. ^. Caput parvuni , oculis minutis. I. (14.1) Cjmus resedae. ( Scbil. Beilr. I. T. 89,/. 8 ). C. subovaltts , einnamomco-fuscus , antennarum arliculis jìrimo et tjuario , prothoracis macula utrinrjiic antica transversa 'nigris ; elijtris cario medio marginequc postico nigro-punctalis ; pectore cinereo mican- te. Long. lin. i 1/2: lat. 2/3 Un. Cymus resedae , Burm. Lygaeus resedae , Panz. Ileterogaslcr resedae , Schil. Antennae articulo sccundo terlio paulum longiore , quarto ovato-clongato. Rostrum pedes posticos paulum cxccdens. Abdomen ierruginco-cinnamomcum , basi tantum nigra ci- nerco-mieante in fcmina ; nigrum , apice anali ferrugineo-cin- namomeo in mare. ( 268 ) Prope Neapolim , primovere in aibustis florentibus ,] parum frequens. Fanali a, antennarum articulo priaio rufoscente. ò, elytris medio immaculatis, punclis duobus tantum in mar- gine postico nigris. e, elytris margine scutellari pallide flavo- viridulo. d, scutello basi nigro. 2. (142) Cymus ericae. (Schill. Beilr. I, T. 1, f. io. ). C. subovatus , Jlavo-griseus , ìu'gro pimcfalics j, capite et prothorace antico scutellique basi nigris ; elytris maculis in corii iiervis margine- que postico sinuato fusco-nigris; membrana albo-hyalina, jusco maculata. — Long. lin. I 1/2: lat. 2/3 lin. Cymus ericae , Burnì. Ileterogaster ericae , Scbill. Antennae articulo secando vix tertio longiore , quarto se- cundo subaequali , ovato-elongato : pallide testaceae , articulo ultimo obscuriore. Caput scabrum , subpubescens , nigrum. Rostrum pedes niedios attiugens et vix vix excedens ; pal- lide testaceum. Prothorax flavo-griseus , punctatus , fascia antica nigra. Scutellum punctatum, medio impressum; nigrum, apice fla- vo-griseo. Abdomen subtus nigro-aencum , postice ferrugineum, magis in femina quam in mare. Pedes pallide testacei. Prope Neapolim, byeme sub arborum corlicibus; primo vere in Erica., band rarus. Variai: elytrorum maculis et margine postico pallide fuscis; membra- nae maculis obsoletis. 3. (i4.3) Cymus claviculus. ( Hahn, Wanz. I. Tab. 12, fig- M ). C anguslalus , profunde punctatus , Jlavo-rvfescens ; antennarum ( 269 ) articulo ullimo nigro; ehjiris lividis voi Jlavescentihus, corii limbo po- stico nigro. Long lin. i 1/2-1 3/4: lat. 1/2-6/10 liii. Cijinus clai'iculus , llalin., Blanch., Ani. et Serv. Lygacus claciculus, Fall. ( Mon. Cini. Suee. ). JJeterogasIcr claciculus , Schil. Lygaeus caricis, Fall. ( Ileni. Suee. ). Aiitennae articulo secundo terlio vix breviori , quarto ova- to-fusiformi , claviformi. Rostnnn Inter pedes medios et posticos apice sistens. Propc Ncajjolini , primovere , pracsertiiu in caanetis. Variai: abdomine rufo-ferrugineo vel livido. B. Caput magnum , transvcrsum , oculis prominulis- 4-. (iM) Cymus lialophilus. C. luteus, profunde nigro-punctatus ; scutello nigro ; elytris corii nervis marginer/ue postico nigro-maeulatis ; membrana fusco nebulosa, nervis diaphanis. Long. lin. i 3/4: lat. 2/3 lin. Cymus halophilus , Burnì. Anlennac articulo secundo terfio longiorc , quarto elongato. nostrum j)C(les medios vii atlingens. In Apruliorum monlibus aestale , haud rarus , sub lapidibus. Alias hiijus generis exlant species^ quas nondum in aucto- ribiis descriplas invenimus. Gcnus PÀCHYMERUS (i), S. Farg. Quae sequuntur species ad primam divisioucm, in Centuria prima con- slitutam, spectant. 8. (i4-5) Pacliyraerus rhombimacula. P. niger nitidus, suòtus ?iigro-aeneus; prothoraec postico et laterihus cìytrisquc albo-griseis , his margine scutellari macidarjuc rhombea ad (i) In praeccdenle Centuria 'Aphanus" nomine usi suraus; melius la- men Pachymerus reslitnere cxisliraamus. ( 270 ) corìi aiigiduììi inicrnum m'gris ; ìnemhratia fttsea, limbo omni ctlbido ; iibiis, larsis anieimisqtie medio iesiaceis. — Long. lin. 2 %; lat. 3/4. Un. Pacfiìjmcrus rhomhimaeula, A. Cos. ( Ann Acc. Asp. Nat. 1, p. 83 ). Àntennae arliculo primo nigro apice rufo-ferrugineO; secundo et terlio rufo-i'crrugineis apice obsciirioribus, quarto fusco-nigro. Caput nigriim nitidum, immaculatum. Prolhorax nitidus, antice niger, laevis, postice albo-griseus, minutissime punctatus , lateribus complanatis albidis pellucidis. Scidellum nigrum immaculatum. Elytra cerio seriatim impresso punctato, albo griseo, mar- gine scutellari et macula rbombea ad angulum poslicum inter- num nigris ; membrana fusca , limbo omni albo. Alae albac. Pectus nigrum nitidum. Abdomen nigro-aeneum. Pedes femoribus nigris , summo apice , tibiis tarsisque te- staceis. Femora antica minutissime dcnticulata. Tibiae omnes spinosae , spinis nigris. Passim in rei^no occurrif. g. (i^G) Pacbymerus cbiragra. ( Habn, /, T. Qijìff. 34)- P. hrunneo-niger ^ parce jmhescens ; prolho7'ace pone medium con- striclo; elytris brunneo-Jlaveseeniibus punctatis, postice subriifescentibus, lineis margineque nigris; membrana pallida, fusco-macidata ; femoribus nigris , anticis valde injlatis , dente validulo ; tibiis tarsisque Jlavo-tc- slaceis apice nigro. Long. lin. 2-2 %: lat. %-i lin. Paclujmerus chiragra , Fall., Schil., Hahn, Blanch. Lygaeus chiragra , Fab. Pachymerus tibialis , Hahn, Tab. IV, flg. 14.: var. Prope Neapolim , parum frequens. IO. (14,7) Pachymerus agrestis. (Hahn, Wanz. I, Tab. IV, fig. i5. ). P. niger, prothorace postice ehjirorumque corto griseis nigro pun- ctatis , his macula ad angulum internum fusca; membrana nervis hya- ,> ( ni ) Unis ; iìòiìs antìcis ferrutjineis. — Long. lia. 2 il\: lai. Un. i. Pachymcrus agreslìs , II. dm. Lij(jfaeìis f/f/restis , Fab. Pr<)j)C Ncapolim , haud rarus. Noia. Feiniiia diffort anlcniiarum arliculo ])rimo, pcdibus aniicis toli/n fcmorumque omnivim basi testaceis. 11. (i^S) Pachymcrus brevipcnnis. (Scliil. 17, T. 6,/. io). P. planus , ìii- gegnosi Laforest , Christian , Hill e da piìi stranieri , le quali riducono a tiglio i fusti de' nomati vegetabili , senza aver uopo del bagno , della terra o di altro apparecchio (3). Ma perchè (i) Leggasi il rapporto de' nostri colleglli cav. Tenore e Cagnazzi I\X Acer opalus le pianto dell' Aiton , del Lamarck e del Lauther. Prima che potessi coltivarlo all' Orto Botanico , io non co- nobbi altrimenti quest' Acero che per gli esemplari di piante svizzere, che me ne favorivano i signori Reynier e Schleicher. Fin d' allora lo riteneva diverso t\a.\\'Acarsa di piccoli d(Miti accessori che convergono versi la base de' lobi. Grappolo denso mediocremente grande; acini rotondi j molli o sugosi ^dolci-agretti. Fiorisce al principio di giugno; matura in agosto e settem- bre: è coltivata particolai-mente uell' Armenia pel mollo e buon vino che somministra. ( 34.8 ) * * Sostanza della foglia molto profondamente intagliata. 9. Armeniaca. Rimdewcisse B ( Rotonda bianca b-). Foglia verde lucida rugosa ; ))erifcria quasi sessangolare , non più di 4- 1/2 pollici lunga e larga con 5 lobi; ogni lobo nuovamente lobato, inegualmente e grossolanamente dentata: pic- ciuolo striato-puntato verde-lucido. Legno striato-puntato verde- giallo. Grappolo lungo un piede ^ diradalo, acini rotondi molli, sugosi e di sapor piacevole dolce-agretto rinfrescante. Fiorisce alla fine di maggio;, matura in. agosto e ne prin- cipi di settembre. Coltivasi neir Ararat, ed è dagli Armeni con parlicolar cu- ra moltiplicala; perchè dà uva non solo buona per tavolo,, ma anche otXima pel molto vino che somministra. B. 0)n (icini rosso-nerastri. 10. GAMBOREtrsis Die gemeine Cachetiche Rebe ( Vile co- mune del Cachefich ). Foglie verde-lucido, al di/ sopra glabre, al di sotto papillo- se : periferia quasi bislunga molto angolosa , non più di 5 1/2 pol- lici lunghe e 4 \ii larghe ^ fagliata fino al terzo della sostanza in cinque Tobi con seni angusti ; i lobi sono qua e là nuovamente lo- bati , il lobo medio ed i due laterali allungati ed aguzzi , il margi- ne con piccoli denti , il picciuolo striato di rosso , il legno giallo striato. Il grappolo sufiicientemente grande e denso, gli acini bis- lunghi e dolci. Fiorisce al principio di giugno e fruttifica in settembre. Ècol- Hvata generalmente nella Georgm. (3% ) SECONDA CLASSE PtIWPUYLLAE ( FOGLIE LA.XL'GISOSE ) Le foglie ricoperte soltanto di pelame denso che vi si spuntfc tu lacero lessalo. PRIMO GftUPrO 5lAcnoC:4nPAe — Acini lunghi. A, Krokidophyllae. Fogliame con JìoecRi prodotti dai peli araenoidei che neC pieno sviluppo delle foglie vi restano sparsi in brani . * Sarmenti sterili non-eretti. 11. Balanocarpa. EichelrccuLe ( Acini a forma di ghiande ). Fòglie verde-lucido con nervi verdi, nella faccia inferiore spar- se di fiocchi lanuginosi; periferia quasi bislunga sessangolare, nou più di 5 1/2 pollici lunga e 3 larghe, lobata, kisoslanza della foglia e tagliata per i/3 di pollice, ottusamente quasi egualmente denta- te. Legno rosso, come il peduncolo fresco eli' è akmanto angoloso o strialo di rosso. Grappolo abbastanza grande ed alquanto rado, a- cini di color verde biancastro, o giallo-pallido di forma quasi fli budello, sugoso-camosi dolci all' estremo. Fiorisce alla fine di maggio; fruttifica in agosto. «DI Sarmenti sterili eretti. 12. WoRoiJzowis&A. fVoronzows Edeltraubc ( Vitigno no- bile di Woronow ). Foglie verde-cupo, superficie sni)eriorc scabrosa, inferiore la- nuginosa ne' nervi secondari, margini verde-bruno, periferia quasi hislunga ottangolare, non più di 5 i;2 pollici lunghe e 5 larghe, con Ire o più di raro con 5 lobi , per un quarto o anche meno profondi con un seno semicircolare alla base, il lobo medio talora aguzzo; i due lobi laterali alquanto convergenti, ineguaiinonle e doppia- mente dentati ; il picciuolo color rosso-carico, o rosso-grigiastro. Lcijno rosso grisiastro. Racemo lungo denso con acini verde-bian- castro bislunghi saporosissimi sugosi. Fiorisce al principio di giugno, matura al principio di sellem- Lre. Se ne fa un vino eccellente che ha tutte le qualità del LuncUc, ( 3^0 ) B. Arachnophyllac Le foglie coperto di tela di aragno. La faccia inferiore clcganlcmenic ed egualinenie coperta di un tessuto composto di peti aracnoidci. * Acini nero-azzurrognoli . l'ò. FkìJattosia. Schwarze Kracher ( Nera schricciola )- Foe;lic nella superficie superiore solo nella inserzione del pic- ciuolo fioccose ;, nella inferiore coperte di rada ragnatela, peri feria quasi rotondo-poligona, non grandi più di 6 pollici , lobate sino al terzo della sostanza, inegualmente ed ottusamente dentale; pic- ciuolo lanuginoso; legno verde striato. Racemo rado mezzanamen- te lungo, acini dolci con polpa che schricciola trai denti a causa della dura e rigida corteccia. Fiorisce alla metà di giugno, matura tra la fine di settembre ed il principio di ottobre. Si coltiva tra le uve da tavola. ' ylcmi ai color rosso-bruno. i-i- Frickiana, Frick's Tratdie, o pure Dick-rothler ( Uva rosso-bruna ). Foglie di color verde-cupo, sulla superficie superiore solkinto sulla costola fioccose^ e nella inferiore radamente aracnoidee ; fino al terzo largamente tagliate sempre in 5 lobi, le foglie superiori più profondamente sinuose alla base con due denti ricurvi ; nel re- sto grossolanamente sinuoso-dentate ; di periferia quasi rotondo-ot- langoiare, non più di 6 pollici lunghe e y larghe, il lobo interme- dio non prolungato, le punte de' denti gialli, i nervi verdi, il pic- ciuolo ed i tralci alquanto lanuginosi ; il legno biancastro. Il grap- polo grande largo denso con acini saporosi e sugosi. Fiorisce al principio di giugno, matura al principio di set- tembre. SECONDO GRUPPO Sphaerocahpae — Acini rotondi. A, B, Ochrocarpae. Acini giallo-verdastri. * Le foglie inferiori niente intagliate. i5, Zuakica maggiore. Grosse Zuani ( Gran Zuani ). Foglie nella superficie supcriore lanuginose rugose, nell'infe- riore mediocreni Olile nracnoidee, periferia quasi rotonda a punte corte ed ottusamente dentate, non più di 7 pollici lunghe e 6 1/2 , ( 35i ) larghe, picciuolo lanuginoso, legno rosso s(n,i(o. Grappolo denso più largo che lungo, con acini grossi vordc-giallaslri un poco car- nosi piacevoli dolci ed odorosi. Fiorisce al principio di giugno, e matura a! principio di sel- Icnihrcj è coltivata generahnenle. Dà poco vino, ma eccellente. ** Foglie profondamenla sinuoso-inlarjliale. i6. Araeissa. Dunkle Arakis ( Arakissa fosca ). Foglie di color verde assai cupo, sulla superficie superiore papillose e lanuginose, sulla inleriorc mediocremente lanugino' se, di periferia quasi ottangolare, fino alquanto sopra della me- tà largamente intagliate in 5 lobi; non più di 6 pollici lunghe e larghe, con picciuoli al(|uanto rossigni clanuginosi, inegualmen- te grossolanamente dentale; legno verde bruno, grappolo denso con acini rosso-giallastri. Fiorisce in Giugno; matura a mezzo Settembre. E coltivata estesamente perche somministra un vino assai ricco di spirito. B. Mclanocoì'pae. Aani neri o bruni. A. La sostanza della foglia pochissimo intagliala. I * Foglie lanuginose. 17. Chaneca. Die Chramlraithe. { Cosi detta perchè nasce presso il fiume Cliram, Ghane di Plinio ) vion chiamata dai co- ioni , Schwarzc-KatharinenJ'elder. ( iNcra di Katharinonfold ). Foglie verde-brune, superficie superiore radamente , infe- riore densamente fioccosa ; periferia quasi bislungo-angolarc , non più di 6 1/2 pollici lunga e 5 larga, i lobi presso la base grossolanamente dentati. Gra|)polo grande denso con acini dol- cissimi molli, nero-rossigni. Fiorisce alla fine di Maggio, matura alla fine di Agosto. • * Foglie aracnoidee. 18. Stevesissa. Slevens Ilerzlraube ( Vite a cnorc dello Steven ). Foglie nella superficie superiore qua e là fioccose , nella inferiore densamente aracnoidee ; periferia quasi bislungo-ottan- golarc , non ])iù di 6 |H)11ìcì lunghe e larghe , alla base con due lobi divergenti arcuati molto oltusamenlc una volta dentate, con i denti muniti di punte , pitxiuolo densamente laniiginoso. Legno bninaslro e striato. Grappolo a forma di cuotc , lungo denso con acini grossi rosso-bruni molli e sugosi. Fiorisce alla fiuc di Maggio , matura al principio di Settembre , è coltivala estesamente perche dà molto e buono vino. ( 559 ) B, Sosfa-nza della foglia profondamente iìriacjliaia, -]- Con lobi acuti. j9..Gyrno8taphtl4. Die Gesjìeitelie Traube ( Vite frastagliata ). Foglie glalìro aldi sopra e deasamca-te lauugtnose di sotto, j)crifcTÌa quasi ottagonale non più di 5 pollici lunghe e larghe, oltre la metà profondamente sinuoso-lohale , i singoli lobi più •voUc nuovamente intagliati ed inegualmente dentati ; picciuolo giahro, legno verde. Grappolo il più denso di tutti, con acini mediocremente grossi di color nero-bluastro. Fiorisce alla metà di Maggio, matura al principio di Agosto, Atteso la sua precoce maturità è .coltivata estesamente. '\-\- Con lobi otfusi. 20, Sapirauica praecox. Friihraife Sapirauis ( Sapirauis primaticcia ). Foglie di color verde cupo , glabre di sopra , densamente lanuginose di sotto , e di periferia quasi sessangolare , non più di 5 pollici lunghe e larghe, oltre al terzo tagliate in 5 lobi ot- tusamente e radamente dentati , sinuose alla base ; picciuolo la- nuginoso , le foglie presso i Dodi restano molto vicine fra loro, e perciò il tralcio prende un abito raccorciato. Il legno è ver- de. Il grappolo piccolo tozzo con peduncoli rossi , ed acini pic- coli neri molli dolcissimi. Fiorisce alla fine di Maggio; matura al principio di Agosto. Si coltiva principalmente per dare odore al vino. Quello che si ottiene da questa vite è forte e buono, ma facilmente dà in festa (i). ** Foglie aracnoidee. '\- Nervi delle foglie rossi. 21. Auccpahia iUAjon. Grosse Vogeltrauben (Vite daueeelli maggiore ). Le foglie sono di color verde-cupo , ineguali e quasi bol- lale di sopra , e sparsamente lanuginose , densamente aracnoi- iloe di sotto ; periferia quasi rotonda ottangolare , fino ai terzo )trofondamcnte tagliata in 5 lobi sinuosi dentati, che verso la l)ase si spingono 1' uno sull' altro , non più di y pollici lunghe e larghe / peduncolo lanuginoso , legno verde-bruno striato. Grap])olo mediocremente grande densissimo con- acini grossi ab- i)aslanza, molli e dolcissimi. (i) Aliliir.mo anche noi un'uva detla fcrc'ib odorosejla. (Nota del Ira- duflore J ( 353 ) Fiorisce ai primi di Giugno, e matura ai primi di St'llcm- Ijpc. e distrutta dagli uccelli, dagli scliakali, orsi, tassi, cani, gatti selvaggi ; perciò poco è coltivata. Darebbe ottimo vino. -}--{- Nervi dello foglie verdi. 0. Pìceiulo verde. 24.. Leucopdtlla MAjon. Grosse JVeisslauber ( Vite bianca maggiore ). Foglie sulla superficie superiore lanuginose , la inferiore cosi densamente ricoperta di tessuto aracnoideo che anche nel suo compiuto sviluppo apparisce affatto bianca. Periferia quasi scssangolare circa 5 1/2 pollici lunga e larga, oltre al terzo ta- gliala sinuosamcnte in 5 lobi spesso nuovamente tagliati , ine- gualmente sinuoso-dentati con seni arcuali alla base. Il legno è verdastro striato. Grappolo denso di mezzana grandezza con aci- ni di color ncro-blù. Fiorisce alla metà di Giugno, matura alla metà di Settembre 00. Picciuolo rosso. 23. LEUcopurLLA MINOR. Klciìie fVcisslauber ( Vite bianca minore ). Foglie densamente lanuginose di sopra e bianche aracnoi- deedi sotto come la precedente; di periferia quasi rotonda ottango- lare , non più di 4- pollici lunghe e larghe , fino al ferzo ta- gliate in 5 lobi, gl'inferiori spesso poco sviluppati ; inegual- mente sinuoso-dcntale, con denti muniti di punte. Il picciuolo, ed anche alcuni tralci nella fioritura si tengono orizzontali in rapporto al fusto , e dopo di essa si ergono in su. Il legno è rosso. Racemo denso di mezzana grandezza, con acini dolci di eolor rosso bruno e peduncoli rossi.. Fiorisce alla metà di Giugno : matura alla metà di Set- tembre. 4J (3^4) B VlTIS VINIFERA TRICHOPHTLLA ( Vitigno con peli cellulari J. PRIMA CLASSE LaSIOPBTLLAE ( PELI DI UNA SOLA SPECIE ,) Le foglie portano sulla superficie inferiore soltanto peli cel- lulari. PRIMO GRUPPO LAsioNEtjRAE — Ncrvi con peli cellulari. Le foglie hanno le sole costole provviste di peli cellulari sparsi , e sono nel resto calve. A. Clìlorocarpae. Acini verdi. . * Legno verde. 24.. ZuA?ficA-KAniiis. Knrris Zuani. ( Zuani del Karris ). Foglie coriacee, di periferia quasi bislimga ottangolare, non più di 8 pollici lunghe e larglie , nella |)arle superiore alquan- to infagliate , la ])unta della foglia molto allungata , inegual- mente sinuoso-dentale ; le costole rosse alla base , legno verde striato. Grappolo lungo 0 rado; acini rotondi di mezzana gran- dezza j dolci , un poco duri ed alquanto carnosi. Fiorisce al principio di Giugno , matura alla metà di Set- tembre. Dà moderata copia di vino , ma buono. ** Legno bianco òigiastro. 25. Rannachensis alba. JVeis.$e Kannachen liche. ( Vite Rannachen bianca ). Foglie verde-lucide, di periferfa quasi bislunga-oltangolare^ non più di 9 pollici lunghe e 4- 1/2 larghe, Gno al terzo taglia- te in 5 lobi , il medio allungato ed appuntato , inegualmente dentate : costole delle foglie alla bcise rosso-brune, picciuolo ros- so striato come i tenori steli ; legno bianco alquanto striato. Grappolo non grande , denso ; acini rotondi abnastanza grossi molli sugosi dolcissimi. Fiorisce al principio di Giugno ; matu- la alla jnetà di Settembre , è coltivata estesamente. Dà mollo ed abbastanza buon vino. ( 355 ) B. Melanocarpae. Acini neri. * Costole delle Jo(/ He gialle. Legno grigiadro. 26. Cephalalgica. Die Kopjsfhmcrz-Traube {yì\.& àixXmoX di Capo ). Foglie vcrdc-lucidc rugose, periferia quasi bislungo-niollan- golarc, non più di 6 1/2 pollici larghe e 6 lunghe, per un ter- zo intagliate in tre e più di rado in 5 lobi , inegualmente a- cutamcnto dentate , il dente intermedio sempre più lungo dei due laterali , picciuolo cretto-patente verde ; grappolo denso e lungo ; acini tondi e dolci. Fiorisce al princi|)io di Giugno ; matura al principio di Settembre. Dà vino l'oite per modo da cagionare il mal di capo a chi non vi è avvezzo. * • Costole rosse. Legno bianco 27. Kannachensis uudka. Rothe Kannacher Rebc { Vite Kannachcr rossa ). Foglie verde-lucide di periferia quasi bislungo-moltangolare, non pili di 'ó iji pollici lunghe e 5 larghe, per un terzo inta- gliate , inegualmente dentate con seno arcuato alla base ; race- mo densissimo e lungo; acini rotondi grossi , molli di sapore dolcissimo. Fiorisce al principio di Giugno , matura alla fine di Settembre. Dà molto e buon vino ed è molto stimato. •'•• SECONDO GRUPPO .\r9, \h Metalasioi'uvllìe — Con pagina pelosa. La pagina inferiore della foglia è tutta provvista di peli cellulari. A. Maerocarpae. Acini lunghi. I I ^ a. Melanocarpae. Acini neri. r * / pelali restano attaccali agli acini maturi in forma di berreilo ( calyptra ). .,-:.. -j" Legno giallo. 28. KorPEmANA Grosse Kappen-iraitbe (Grande vite dal berretto). Foglie di periferia quasi bislungo-moltangolosa , non più di 6 pollici lunghe e 5 larghe , per un terzo intagliate , al tfcsotto con peli radi ; costole verdi dislinlamentc con soli 3 lobi, inegualmente dentati , con larghi seni arcuati alla base^ picciuoli e giovani messe di color rosso strialo , legno strialo di giallo. Racemo denso grande ; gli acini offrono il notevole carattere di non portare i potali persistenti raccolti in un cap- ( 356 ) puccio ; essi sono dolci. Fiorisce al principio di Giugno; mali»- la alla mela di Settembre. Dà vino molto poderoso. -J—J- Legno verde. 29. Meteriaka. Blcyers Eappen-iraube. Kleine oder griìne Kappen-traube ( Piccola e verde vile dal berretto ). Questa varietà presenta l' importante carattere botanico di portare la corolla persistente , cioè che copro l' acino maturo a forma di berretto. Foglie verde-lucide di periferia quasi rotonda ottangolare , non più di 4- 1/2 pollici lunghe o Larghe , rugose , tagliate per un terzo in 5 lobi con denti molto lunghi , e con larglii seni arcuati alla base , picciuolo verde striato. Racemo denso lungo con acini dolci, coronati dalle corolle che vi restano attaccalo. Fiorisce alla metà di Giugno , matura al principio di Set- tembre. Dà molto e poderoso vino. ** Corolla che cade dopo la Jiofrilura. 3o. Tatarica Die iaiarisehe. Schwarze Eicheltrauhe ( Vi- le tartarica con acini neri ghiandiformi ). Foglie verde-lucide, di periferia quasi rotondo-moltangolare, non più di 6 pollici lunghe e larghe , fino al terzo intagliate in tre lobi ottusamente dentati , e con piccolo seno arcuato al- la baso. Legno verde-bruno striato. Racemo lunghissimo rado ; acini lunghi un pollice, con lunghi peduncoli, duri, carnosi di sapor dolce. Fiorisce alla metà di Giugno e matura alla metà di Set- tembre. E stimata come uva da tavola. p. Ochrocarpae. Acini verdastri. ( Tutte schricchiano tra i denti ). * Acini verdi, peli cellulari radi. 3i. Fhemens viniDis. Griine Krachcr (Duracina verde ). Foglie di periferia quasi rotondo-scssangolare , non più di fi 1/2 pollici lunghe e larghe ; tagliate fino alla metà in 5 lobi, sempre una metà della foglia più grande , costole verdi , mar- gine sinuoso e doppiamente dentato, legno verde strialo di ros- so. Grappolo lungo denso con acini carnosi duri e dolci. Fiorisce alla metà o alla fine di Giugno ; matura dalla fi- ne di Settembre sino alla fine di Ottobre. Non è buona per vi- no ; ma e ottima come uva da tavola che si maatienc tntto' 1 autunno. ( 3o7 ) * * j^cim biancastri, jìeli cellulari densi. 32. FoEMENs PALLIDA. IFcissc KrachcT (Duracina J)ianca). Foglio Tcrde-hruno (li porifona qnasi ijtslunjro-nioltangolosa, non più di 6 pollici lungliceo 1/2 larghe, taglialo per \m ter- zo in 7 lobi, <|uci presso la baso si protraggono 1' un sull'al- tro; costole verdi, le punte de denti gialle, il picciuolo corto e venie; legno verde strialo di cclestogiiolo 0 di rosso. Grappo- lo di mediocre lunghczzii , denso , acini alquanto carnosi , tluri e dolci. Fiorisce in Giugno, matura alla metà di Settembre. Dà po- co vino, e si coltiva piuttosto come uva da tavola perdio di lun- ga durata. *** Acini gialli, peli cellulari densissimi. 33. FuEMEKS LUTEA. Gclbc KrackeT ( Duracina gialla ). Le foglie hanno la periferia quasi ottangolare, non più di 6 1/2 pollici lunghe e 6 larghe , per un terzo intagliate in .5 lobi , il lobo intermedio molto prolungato , quei della base si ricoprono vicendoToliuento , tutti inegualmente ed ottusamcTilc dentati , costole gialle , le punto di lutti i denti anche gialle , picciuolo corto e rossiccio ; legno verde striato di rosso. Race- mo rado e lungo ; acini di mezzana grandezza, duri carnosi e dolci. Fiorisce alla fine di Maggio ; matura alla fine di Sdlonì- bre , dc\ poco vino e buon' uva da tavola. B. Sphaerocarpae. Acini rotondi. a. Costole verdi. Foglie molto grmidi e quasi glabre. 34. GnANDis. Jf'cisse Rollbeer ( Bianca rotonda ). Foglie verde-lucide , di periferia quasi rotondo-mollaiigola- re , non più di 9 pollici lunghe e largne ; per un (|uinto inta- gliate in tre lobi inogualmenlc ed ottusamente dentati; picciuo- lo mediocremente lungo, qua e là striato di rosso. La superficie! inferiore delle foglie qiwisi affatto nuda , ed appena qua e là sparsa di peli cellulari alkiiigali. Grappolo lungo denso gremi- to di acini grossi bianco-verdastri , molli , alquanto dolci. Fiorisce ai primi di Giugno , matura alla metà di Settem- bre , è coltivata estesamente meno per vioo che per la bellezza del fogliame e de' grappoli. . ( 3b'S ) [3. Costole rosse, fogliamo di mezzana grandezza. 'àó- Alutacea. Finsiere IVeisse ( Bianca opaca ). Foglie rugose sulla superficie inferiore con radi peli cellu- lari : di periferia quasi rolonda oltangolarc per un terzo taglia- le in 5 lobi , gli alterni più grandi e con piccoli denti, lunghe 0 larghe 7 pollici , picciuolo striato di rosso , legno giallo fo- sco e striato. Grappolo grande denso ; acini bianchi verdastri duri. Fiorisce ai primi di Giugno , matura alla fine di Settem- bre , dà vino bianco ed in abbondanza. ..:. "j". Costole gialle, fogliame mezzano. 36. Fremens rotusda. Rande Krachen ( Duracina tonda ). Foglie al disotto alquanto pelose , nelle costole peli radi sempre cellulari , di periferia quasi bislungo-oltangolare, 6 pol- lici lunghe e 5 1/2 larghe , pel ferzo intagliate in 5 lobi , ot- tusamente doppiamente dentate; le punte de' denti gialli, il pic- ciuolo corto giallo-rossiccio, legno bianco-bigiccio. Racemo den- sissimo e corto. Acini bianco-giallastri carnosi , alquanto dolci o duretti. Fiorisce alla metà di Giugno , matura alla fine di Settembre od al principio di Ottobre. Dà buon vino. .( ubnofin xaasUS.) •^s9'^^^',' (359) SECONDA GLASSE nEBEPUYLLAE-LANATE CON PELI Dt DUPLICE NATURA. Le foglie nella superfìcie inferiore hanno peli cellulari ed aracnoidei. Pi'lIMO GRUPPO TniCHO-ARACHNEIAE Predominano i peli cellulari, e sono coperti da un tessuto di peli aracnoidei. A. lllelanocarpae. Acini neri. 37. Sapirauica major. Grosse Flirbelraube ( Tintora mag- giore ) (i). Foglie verde lucide , di periferia quasi bislungo-oltangolare , non più di 8 pollici lunghe e 7 larghe, oltre al terzo intaglia- te in 3 lobi corti , spesso orlati di denti ad angolo retto, super- ficie superiore lanuginosa , inferiore densamente bianco-tomen- tose , picciuolo (loccoso , tralci giovani lanuginosi , legno legger- mente strialo rosso in quello di prima crescenza. Racemo di mez- zana grandezza, rado, acini rotondi, alquanto duri e dolcissimi che tingono di blu la bocca ed i denti. Fiorisce a' principi di giugno, matura dal i5 al 3o settembre. Sola darebbe un vino di una l'orza straordinaria; che perciò è coltivata ])cr dar colo- re ai vini deboli. Il sugo degli acini si usa come inchiostro da scrivere. B. Chlm-ocarpue. Acini verdi. a Picciuolo rosso striato, lanuginoso; sostanza della foglia intera. 38. Rectakgula. Klcinc Bacilli ( Piccola Bollii ). Foglie di periferia quasi bislungo-sessangolare, non più di tì 1/2 pollici lunghe e 5 1/2 larghe , lanuginose di sopra 0 bian- co-tomentose di sotto; niente lobate ottusamente dentate e quasi crenate, le foglie inferiori quasi reniformi e crenate ; legno ver- de striato di rosso; racemo piccolo e denso: acini piccoli roton- di sugosi, molli e, dolci. Fiorisce alla metà di giugno, matura a line settembre. È coltivata cslesamanlc perchè dà buon vino e copioso. ^. Picciuolo verde, glabro, sostanza della foglia intagliata. 39. Zuanica wikor. Kleine Zuani ( Zuani minore ). Foglie verde lucide, glabre sopra e senza peli, al disotto (i) Ilo adoUnto il sinonimo doli' analoga varietà cìic so ne coltiva da noi per lo slcsso uso. ( AqIu dui Iradultore ). ( 36o ) caiiclic di poli cellulari e tomentose; di perilei'ia quasi bislun- go-sessangolarc, non più di 6 pollici lunghe e 5 larghe, jMjr un quarto intagliate in tre lobi inegualmente ottusamente den- tale, quasi crenate , alla base con largo seno arcualo , legno verde, racemo densissimo piccolo. Acini piccoli e rotondi, car- nosi e dolci. Fiorisce ai primi di giugno, matura al fine di sei- icmbre. Dà un vino di mediocre qualità. SECONDO GRUPPO Arachno-tuichiae Predominano ì peli aracnoidei ed attraverso del loro tessuto tra- spariscono i peli cellulari solitari che mentiscono la figura di peli aracnoidei. A. Ochroearpae. Acini giallo-verdastri. a. Aoini senza semi, 4.0. Aptuena pebsica. Persische TVeisse Zìhehen ( Zibibbo bianco persiano ) (i). Foglie verde-lucide glabre spelate di sopra, poco pelose di sotto, di periferia quasi rolondo-sessangolare , non più di 6 1/2 pollici lunghe e larghe , oltre la metà sinuosamente tagliate in 5 lobi, grossolanamente ottusamente dentate, tutte le punte ros- so-giallastre, picciuolo rossiccio non peloso. Legno rosso-verda- stro striato. Racemo piccolo, rado; acini piccioli giallo-verdastri, rotondi dolcissimi. Fiorisce alla metà di giugno; matura alla mela di sellcmbre. p. Acini con semi. * Acini giallo-rossicci. 4.1. Peusevehaks. Rotile Bachmalaren ( Bachmaler rossa ). Foglie di superficie quasi bislungo-angolosa , non più di fi i;9 pollici lunghe e larghe, fino a due terzi sinuosamente ta^ glialc in '6 lobi, i singoli lobi nuovamente intagliati con denti acuti, a punte gialle; superfìcie superiore priva di peli, infe- riore mediocremente pelosa; costole verdi, picciuolo rosso stria- lo; legno verde, il piìi giovane graziosamente strialo di rosso, lìacemo rado non grande, acini rotondi molli, sugosissimi e dolci. Fiorisce alla metà ed alla fine di giugno ; matura ai principi (li ollobrc. (1) Camunqiie il nostro Zibibbo non sia idcniico a quello della Georgia, l\illavia r idcntilà del nome ne accenna a quella della contrada forse affcicana donde in erigine i vitigni diversi oe furono raccolti. (Nota del Iradu flore ). ( 36i ) ** Àcini giallo-verdastri. Legno insieme al picciuolo blu. 4^2 . BACiiMALAnicA IFcissc Bachmaliirer R^be. ( Baclima- larcr Inanca ). Foglie verdc-Jucidc, di poriCeria cjuasi rotonda con sei ad olio angoli, non più di 7 nollici hingnc e larghe ; olire alla lUclà tagliale in 3 lobi, Ioni prolungali inegualmente ed acuta- mente dentali a punte gialle, spelate di sopra^ con radi peli di sotto. Racemo non grande, rado; acini rotondi e dolci. Fiorisce alla metà di giugno, matura ai primi di ottobre. Serve piìi per uva da tavola clic j)er vino. -}--j- Legno insieme al jìicciuolo giallo. 4.3. M0SCHAWIH1. ff^eisse Kai/iarinenfelcler (Yìlc bianca Ac' campi di Caterina ). Foglie alquanto lanuginose di sopra densamente bianco-to- mentose di sotto ; di periferia quasi bislungo-sessangolare , non più di 5 pollici lunghe e ^ 1/2 larghe , più di un terzo sinuo- samenle inlagliate in 5 lobi, il lobo medio prolungato, i due lobi intcrmcdj portano entrambi i lati semi-arcuati mimiti di un grosso dente alla base ; margine grossolanamente ed acuta- mente dentato ; ogni «lente da entrambi i lati ne porta un al- tro più piccolo, la base presenta un largo seno; le costole sono verde-biancastre. Racemo grande G lungo alquanto rado ; acini abbastanza grossi, rotondi, molli, sugosi e dolci. Fiorisce alla fine di maggio ed al principio di giugno, ma- tura alla fine di agosto ed ai primi di settembre. -j— j--|- Legno insieme al picciuolo ì'osso. 4.4. Ferulis. Die Fructhbare Rcbe ( Tite l'ruttifera ). Foglie di periferia quasi bislungo-ottangolare non più di 6 pollici lunghe e larghe , glabre di sopra , bianco tomentose di sotto, oltre al terzo sinuoso-cinquelobale , ogni lobo sparsamcn- ie intaglialo, otlusamcnle ed inegualmente dentate. Racemo non grosso, denso, acini rotondi molli e saporosi (i). Fiorisce a mezzo giugno, matura a fine seltembre. Dà vi- no buono spiritosissimo. (i) Non bisogna confondere quasta varielà con quella descritta al au- mcro iC col nome di Arakissa. La Fertile porta molli grappoli e poco le- !;no , 1' Arakissa porla pochi grappoli e molto legno. La fertile dà tanto po- co legno che quasi non se ne ))iiò laglùire nel seguente anno. ( Nola del- l' oulore ). 4« ( 362 ) B. BIclanocarpae. Acini neri. a. Sphaerocarpae. Acini rotondi. * Legno non striato, mollo liscio; picciuoli gialli. 45. SpinAuicA MINOR. Kleine Fàrber ( Piccola tinfora ). Foglio Tcrde-chiaro die diventano macchiate, lanuginose di sopra, e cosi densamente bianco-tomentose di sotto die al latto frovansi come vellutate ; di periferia quasi bislungo-oitangolaro- non più di 6 pollici lunghe e 5 1/2 larghe , per un quarto in, tagliate in tre lobi, con denti grossolani ineguali ed acuti; pic- ciuolo lanuginoso , legno rosso presso 1' Alburno. Racemo pic- colissimo rado, acini piccoli e dolci. Fiorisce alla metà di giugno ; matura a fine settembre. Dà poco vino ma poderosissimo, e si adopora meglio per dare li colore al vino. ( ip* Legno scabroso striato. -|- Legno e picciuoli striati di rosso , i più giovani di color bianco-grigio. Foglie noti profondamente intagliale. 4-6. AiRUMLA. Die Airumler Rebe { Vitigno di Airuniler ). Foglie verde-brune, lanuginose di sopra, bianco-tomentose di sotto,', di periferia quasi bislungo-moltangolose, non più di 7 pollici lunghe e 5 larghe, per un quarto intagliato in tre lo- bi ; tutta la foglia è molto allungata ed ha una metà più gran- de dell'altra; inegualmente sinuoso-dentale; picciuolo lanugino- so. Racemo abbastanza grande rado , acini piccioli e dolci. Fiorisce dalla metà alla fine di giugno; matura alla fine di settembre. Dà buon vino e colla coltura di molti anni si migliora. -|- -j- Legno e picciuoli striato di rosso , legno presso agli occhi rosso. Foglie profondamente intagliate. 4.7. Adcuparia minor. Kleine Vogeltrauber. ( Uccllaia piccola ). Foglie di periferia quasi ottangolare , non più di 6 pollici lunghe e 5 larghe, sino alla metà sinuoso-intagliate, alla base con seno arcuato terminato da due denti ; margine con denti i- neguall ed acuti; superficie superiore nuda, inferiore densamen- te coverta di peli cellulari od aracnoidei. Picciuolo villoso , le- gno intorno alle gemme di forte color rosso. Racemo picciolis- simo denso, acini della grossezza del pisello , sugosi molli e dolcissimi . Fiorisce a mezzo giugno , matura a mezzo settembre. E po- co coltivata perchè poco produttiva; gli uccelli la mangiano tulla, ( 363 ) Ji . Pìeslocarpa. Acini più larghi che lunghi con un cordone rilevalo. 48. FiscnERiANA. Fischers Kreuizlrauòe ( Vitigno di Fischer con acini a croce ). E dedicala al Dircllore dell' Orlo botanico di Pietroburgo, perchè quale im|)orlanle varietà botanica abbatte la leoria clic i scpimenli degli acini col crescere di (juesli svanissero; peroc- ché in alcune vili rimangono e fanno si che gli acini comparis- sero come legati con un blo a croce, ed in luogo della cica- trice portano in punta un incavo simile al bellico. Quest' uva ha dippiìi di particolare il suo sapore che partecipa di quello del- l' boa sjyina f Jiiòes Grossularia). Foglie verde-bruno intensissimo , di periferia quasi setlan- golarc, non più di 6 1/2 pollici lunghe e 6 larghe, olire alla inelà sinuose intagliato , con denti grossi ineguali ed acuti ; la superficie superiore fioccosa, la inferiore densamente bianco-ol- inentosa quasi vellutata. Picciuoli e novelle messe lanuginose ; legno grigio. Racemo lungo denso ; acini grossi molli dolcissi- mi. Matura prestissimo e si carica di grappoli. Fiorisce a fine maggio, matura a fine agosto. REGNI NEAPOLITANI CENTURIA SECUNDA 1>ECAS SEXTA, SEPTIMA, OGTAVA, NONA ET DEGIM. A U C T 0 R E ACHILLE COSTA. EXIIIBITA IN CONSESSI DIE! 18 FEBRl'ABII , AKM 1841, H .AEC Ccnturiac Secuntlae pars altera Coreinos et Scutellerinos maxiino numero continet. Ex primis in genere Merocoris^ ex se- cuntlis in generis Penlatoma aliquibus sectionibus et in genere Cydnus majori studio opus crai. Quare ad eorum praecipue spe- cics tum dcscriptionibus cum iconibus iilustrandas magis operam dare censuimus. Duodccim species uti novae describuntur , no- vumque genus Ceraleptus, quod in Ck)reinis prò specie jam co- gnita, C. gracilicornis, aliaque diversa condere neccsse visura est. Nibil fere in aqualicorum famiiiis atque in Rcduvinis mo- do extat ; pauca ex Tinginis, Coreinis et Scutellerinis illuslran- da remanent; multa vero in Lygaeinis et quamplurima in Capsi- nis. De bisce orauibus igitur in tcrlia et fero ultima centuria tra- cia bimus. ( 366 ) IIemipter a-Heteuopter A . Familia LEPTOPODINI. Genus Leptopus , Latr. Corpus oviilare. Caput breve , oculis niagnis prominulis. y^nienuae selaceac, ^-arliculatae; articulo i.° brevi crassiusculo, 2." et 3." longitudine variis. Rostrum mediocre, articulo primo longiore. Pedes longiusculi, graciles. I. (i5i) Leptopus ecbinops. ( Figura deest? ). L. griseo-cì'nereus fuscusve, elytris pallidis albidisve, fuseo nigrovc variegaiìs , pedibus pallide iestaceis , capile oculis roslro pronoto scu- tello elytrorum cario pedibusfjue anticis acute spinosis. — Long. Ha. i i/2: lat. 4/io lin. Leptopus echinops , Duf.^ Burm. Antennae articulis duobus basalibus crassiusculis brevibus subnodosis , tertio gracillimo subarcuato reliquis simul plus du- plo longiore, quarto filiformi gracili , primis duobus simul lon- gitudine subaequale. Caput supra spinis erectis armatura, vertice in tuberculum bispinosum elevato , clypeo spinis tribus terminato: fuscum fer- rugineo variegatura , vel griseo cinereura. Oculi subglobosi , spinis radiantibus armati. Rostrum articulo primo utrinque bispinoso, secundo incras- sato , supra lateribusque spinuloso. Labrum elongatum inerme , pallide testaceum. Pronotum spinis erectis armatura, antice gibberis duobus an. gulisque bumeralibus prominulis spinis majoribus: griseo-cinereum, vel fuscum gibberis obscure ferrugineis. Scutellum spinis duplici serie longitudinali disposilis, pro- noti concolor. ( 367 ) Elijlra corii nervis nec iiou linea iuter ncrvum extcrniim ci niarginalcm scrialira minute Inbcrculalis, tuberculis spiuigcris; margine exlerno nudo , ncque spinoso nc([ue cilialo ; membrana parva nervis tribus , interno basi bifurcalo: pallide flavescentia vel sordide albida , corio nigro fuscove variegato. Abdomen leve, fuscum nitidura. Sj)ccics sai clogans , spinis loliiis corporis dorsi facile primo iiUuilii agnoscenda. Differì a "Z. hltoralis", cui propinquior , anlennarum arlicu- lorum proporlionc pracserlim secundi brevilate, spinis undique validioribus L'I ili oculis obsitis , clylrorum margine esterno minime cilialo spinosove , aliisquc characlcribus. Quoad roslrum minimam inler duas spccies difTeren- tiam observamus. Etenim , (um in "Z. echinops^ speciniinibus hispanis ac sardis in nostra colleclione generali servalis , cum in Neapolitanis rostri va- ginac arliculus priraus ulrinque bispinosus est ut in "Z. iiltoralis'; spinae tantum paullulum brcviorcs. Miruni quidcm quod claris. Burmeister incrmcni rostri articulum primum dicat. In montibus Malese aeslale i84-5 Lane speciem invcnlmus , quae bue usque Hispaniae et Sardiniae incola putabatur , illic a Dufourio bic a Prof. Gene dctccla. Legimus sub arborum corlicibus ; prò momento tamen illam stalionom quacrisse videlur. Genus Salda, Fab. 6. (iSa) Salda variabilis. ( Habn, TFanz. Tao. XV , /^. i66, optima ). S. ov(ilo-eloìi(j(it(i, ohseure aenea, par ce et òrefissime cinereo pube- ■scens; elytn's corii macula obloiiga basali alia'/uo sitùroltinda apicali prtn- clisquc discoidalibus albidis ; membrana pallida, margine macnlaque me- dia Juliginosis , nervis fuscis ; annulo anle libiarum apieem et in tar- xurum articulo primo albo. — Long. lin. 2 i/3: lai. lin. i. Salda variabilis , Iler.-Scb. ( Noni. ). Salda riparia , Ilabn ( /. e. cxlus. si/non. ). Jntennae iongiuscidac , pubcsceulcs, articulo primo iulorne pallide flavo. ( 368 ) Caput maculis duabus oblongis obliquis supra antennarum basini , clypooquc pallide flavescentibus. Labrum ciypei concolor , fusco marginatum, Pronotiim antice angustalura, gibberis duobus; medio tran- sversim arcualoimpressum. Lamina proslernaù's T^ectoiìs concolor. Femora extus pallide flavescentia. In montibus Malese , saliens inter torrentiutn nuda saxa , parum fre- quens obvcnit. Variai: a, clytrorum punctis albis discoidalibus plus minusve obsolctis. b, fcmoribus extus infuscatis, Familia HYDROaiETRINI. Gpnus Gerris, Fab. h' (i53) Gerris paludum. ( Scbum. Plot. Tab. IV, fig. 3-10 ), G. alatus, anlennarum artieulo primo reliquia tribus una subaequa- h ; hwneris in tubereulum elevatis , abdominis segmento sexio uirinque spina longa acuta terminato ; supra olivaceus , subtus pallidus vel ci- nercus. — Long. Un. 6 1/2: lat. lin. i i/5- Gerris paludum , Latr,, Schum., Lap., Her.-Sch. Hydrometra paludum , Fab., Burm. Color supra oliraceus, abdominis marginibus anguste ferru- gineis, subtus griseo-cinereus sericeo-micans, medio late carneus, pectore a dorso viso vitta utrinque laterali flavo-citrina micante; antennae obscure fuseae ; pedes fusco-oliracei subtus dilutiores , irochanteribus ancis femorumque basi carneis. Pronotum transverse rugosum, linea dorsali media elevata an- tice posticeque obsoleta; gibberis duobus anticis parum conspicuis. Haud infrequens in variis regni regionibus. Nos in montibus Malese legimus. Nola. Foemina spinas abdominis ferminalcs distinctc longiores habct paullulumquc flexuosas j pectus ventre obscurius. ( 369 ) 5. (i54) Gerris glbbifera. ( Scluim. Plot. Tao. Ili, f. 5). G. alalus , anlennantm arliculo primo duobus mcdiis una pani um hrcviorc; pronoto postica carinato; abdominis segmento sexto utrinf/ur trian(jnlariler prodiicto, seplimo in foemina carinato; mctasterno in mare tuberculo sat distincto praedito. —Long, lin. 5: laf. lin. i i/4.- Gerris (/iòbifera , Scliuin., Iler.-Scli. ( Noni ). Gerris lacnstris var. a, Lalr. Color saprà obscure oUvaceus, abdominis limbo laterali ful- vo ; subtus niger cinereo oblique micans, segmenlis duobus ven- tralibus ultimis et mctastcrni tuberculo fulvis ^j", ventre nigro la- teribus et cjuandoquc etiam vitta media fulvis ^ ; pedes obscure fulvi, tibiis tarsisque obscurioribus. Pronotum irapresso-punctatum, subgranulatum, antico utrinque gibbere mediocri, huraeribus in tuberculuni elevatis; postico con- vexum , carina dorsali tenui medio minus conspicua marginem posticum liaud attingente. Rariis in montiuni Matcse aquis pigre tliienlibus. 6. (i55) Gerris lacustris. G. alalus , antenfiarum arliculo primo duobus mediis una pauhim òreviore ; pronoto poslice carinolo , abdominis segmento sexto utri/irptr triangulariler producto , seplimo in foemina carinato , maris melaster. no ìiaud tuberculato. — Long. lin. l\.-'6: lat. lin. i-i 1/4.. Gerris lacustris, Fab., Schum.j Hcr.-Scli. {Noni.). Cimex lacustris , Lin. Hydrometra lacustris , Burm. Praccedenti maxime afiluis ; differì praesertim maris me- tasterno tuberculo carente. Vcnter niger cinereo oblique micans, marginibus anoque fulvis ^-'^ fulvus vittis tribus fuscis 1 . Cor- pus dorsi latcribus magis parallclis. Frcquens in regni aqiiis praesertim ilormienlijjus. 47 ( 370 ) Familia COREINI. Gcnus PsEUDOPHLOEUs, Burm. 3. (i56) Pseudophloeus lobatus, ( Her.-Sch. PFanz. Tab. CLXXXII, /y. 56i ). Ps. grìseus, subliis pallidior , ahdomìnis marginihus fuseo pallido- fjue variegaiis , aniennarum arliculo primo triquelro , secundo paitlum lireciore, tcrtio mullo longiore apice stimino tncì'assaio nigro , quarto brevi crasso ovali nigro, apice acuto cinereo ; capito antice spinoso ; pronoto tricarinato. — Long. lin. 2 2/3: lat. in abdomine, lin. i i/l (?). Pseudophloeus lobatus , Her.-Scli. Caput supra antice multispinosum , spinis acutis porrectis ; orificii oralis pariefes margine denticulatac. Pronotum laliludine longior, antice angiistaliim, margine po- stico utrinque supra elyfrorum basim rofundato-prodiictum; cari- nis duabus longifudinalibus tertiaque media postico abbreviata ; marginibus lateralibus parum eleyatis , minutissime et obluse denticulatis , angulis posticis obtusis. Sculellum subcordatum , carina media longitudinali margi- nibusque elevato-crenulatis, Elytra angulo basali externo rotundato, nervo majori elevato. In colle Cainaldiilensi mense lulii semel invenimus. In Sicilia prope Panonmira minus raro obvenit. Variat: colore subcinnaraomeo. Genus Merocoris, Hahn. In dissertatione de Merocorum speciebus neapolitauis (i) in Academia Pontaniana habila (2) raliones exposuimus, quibus nomen 3Ierocoris potius !£pa cornu sivc antenna, ci >.v;Tr;; gracilis. ( 376 ) Pedas lougiusculi ; femora media denticulo minuto ante gè- nu, postica crassiora subtiis minutissime denticulata, spinis dua^- bus majoribus acutis aliisque tribus minoribus decrescentibus armata. Color sopra fuscus^ orbitis, pronoti elytrorumque baseos mar- gine laterali tenui , liorum in nervo majori punctis, scutellique summo apice pallidis ; abdominis dorso eoceineo basi apiceque nigro , marginibus elevatis nigris maculis quatuor subquadratis pallide flavis voi flavo-albis : subtus flavcscens fusco-punctatus , ventre vitta utrinque e maculis obliquis fuscis : alae Lyalinae , demidia parte apicali nigricantes. Pedes sordide flavescentes fusco punctati, fcraoribus posticis externe basi excepta nigrican- iibus ; tibiae annuìis duobus pallidioribus , apice tarsorumque arliculo tertio fuscis : antennarum articoli duo raedii riifo-ferrU' ginei , quartus niger. Prope Neapolim , ncc non in aliis regni regionibus obvenit parum i're- quens. Variai: flavccline magis ferruginea, ahdominisque maculis marginalibiis auranliacis. 2. (i6i) Ceraleptus squalidus, nob. Tab. l\l^ Jìg. 7. C. pallide teslaceus , subius cum pedibus dilutior , femoribus posti- cis spinosis apice confertim fusco maculatis , abdominis dorso pallide eoceineo, laleribiis fuscis pallido macidalis, pronoti angulis anticis haud produetis. —Loag. lin. 4. i/2-5: lat. lin. i 3//j.-2. ^ ^„ Capili minus convexum quam in "Cer. gracilicornis" , tuber- culis antcnniferis truncatis, angulo externo acuto (fig' cit. B ). Pronotum antice minus declive, marginibus lateralibus non elevatis , angulis anticis haud productis. Elytra corii nervo externo vix elevato. Color ubique pallide testaceus, capitis lineis duabus dorsa- li bus scutello elytrisque obscurioribus , barum margine externo basi pallido ; subtus cuna pedibus dilutior , femoribus posticis 1 (377 ) inlcM-nc macula macina apicali e punctis maculisquc fuscls : ab- (lominis tlorsum pallide coccincum, basi tanlum nigrum; alae Iiya- liiiae unicolorcs ; anlcnnac variaut a ) pallido-tcslaccac arlicii- lo ultimo Fusco, b ) lufo-ferrugineac arliciilo primo fusco-Ilave- scente, e ) luscae arliculis duobiis mcdiis rufo-fcrrugineis. Prope Ncapolim rariis obvcnll. Frcf|ucntiorciii liane spcciem in Sicilia propo Panormnm ad arJjortini ratlices legiaius : ac spcciniina sicuia saepius coloribus obscurioribus dislin- guuntur ; cjuanJocjuc corpus oninino Icstaceo-fuscuni. Genus Gonocerus , Latr. Corpus ovalo-clongatum. Capili sublrigonum, antice oblusum. Antennae iuerracs longiusculae , arliculo primo capitis longitu- dine , secundo reliquis longiore , tcrtio et quarto decrescenti- bus , duobus mediis saepius comprcssis vel triquetris , quarto crassiusculo ovato. Rostrum gracile , pcdes posticos attingens vel etiam vix exccdcns. Pedes longiusculi graciles , femoribus muticis baud incrassatis. In (juii)usdam spcciobus anlennarum articulus primus capile distincic Iircvior , sicut in ''Conocerns junì'pcri" . I. (162) Gonocerus insidiator. ( Coqu. Illus. Tab. XIX, fig. 6 mala ). G. supra niju-cinnamomeits nifjro pitnelalus, antetmis concoloriòìis, subtus Jlavesccns vel pallide riijescens; pediòus Jlavo-rìifesccìdiòus, tibia- rum apice la>-sisr/uc pallide sanguincis , abdominis dorso basi et lateri- bus nigro maculato , humerìs elecalis paruin dilalalis acute productis , anlennarum arliculis duobus mediis trif/uetris, tcrtio ad apicem parum dilatato. — Lon;;. lin. H: lat. b'n. i 1/2 ^^ — long. 6: lat. i 3/4 ?• Gonocerus insidiator. Burnì., Am. Serv. Coreus insidiator , Fab. in collibus apricis in quibus qucrcus ilex, qucm praediligilj et vani lìiilices vcgclant : in Acnariaruni insula aulumni initio minus rarus, quam [»rope Ncapolim. ( 378 ) Variai: a, tibiarum apice larsisque concoloribus, b, humei'Is plus miiuisvc elevatis. Allcram varietalem magis dislinctam prope Neapolim I^ìmus, snpra ru- io-cinnamoraeam viresccntcm, sul)tus viridulam concolorem vel ventre roseo, pedibus et antcnnaniin arliculi tcrtii basi viridulis, humcris aculioribus. 2. (i63) Gonocerus venalor. ( WolfT, Icon. Tab. Ili, Jig. 21, mala ). G. sitpra cum cmtennis cinnamomeus nigro punctatus, sublits cum pe- dibus pallidus , itbiarum apice larsisque riifescentibus; abdominis dorso ferrugineo j basi villisque duabus abbreviatis nigris; humeris prominulis subacutis, aniennarum articulis duobus mediis Iriquelris, iertio ad api- cem parum dilatato. — Long. lin. 5-5 1/2: lat, lin. i 2/3-i 3/4. Gonocerus venator , Burm., Am. Scrv. Coreiis venator , Fab., Wolff, Sebill, Coreus chloroticiis , Duf. Species a praecedente pronoti praesertim forma luimcrisque tìx prominulis neque acute productis satis distincta. Aniennarum articulus textius rufo-cinnamomeus basi pallidior magisque rufescens , quartus fuscus basi rufescens. Prope Neapolim rarissimus. Variai: corporc subtus flavc-ferrugineo vel flavo-rufescenle; qui colores a vivo ad niortuum etiam mutant. 3, (iG^) Gonocerus juniperi, ( Her.-Sch. Wanz. Tab. CXLI, jig. 445 ). G. supra roseus nigro inmclatus , pimctis in maculas slriasve con- gestis, subtus cum pedibus pallide virescens; abdominis dorso rufeseente basì vittaque utrinque nigra: humeris vix prominulis obtusiusculis, anten- nis tricoloribus , articulo primo capitis elong ali parum breviore, secando et iertio iriquelris , iertio ad apicem laiiore. — Long. lin. 5 i/4: lat. lin. t 4/5. Gonocerus juniperi , Dahl in Her. Sch. Species ex tribus hucusque in nostro regno detecfis ele- gantior. Caput quam in praecedentibus speciebus magis elongatum. ( 379 ) jialennae validulae , arliculo primo capile parura breviorc rufcsccnte , secundo roseo apice fusco , tertio rufo-fusco basi pallido, quarto iufuscato. Prono tum vittis duabus antice conjunclis ad literae j^ instar e punctis nigris. Scutellitm viltà media longitudinali levi pallida , utrinque punctatum , punctis nigris confluenlibus. Elytra maculis duabus obliquis ilidem e punctis nigris , margine extcrno per dimidiara partera anticam irapunctato palli- do ; membrana succinca. Alae byalinae iridizantes. Dahl in Dalmalia hanc spcciein' dclexil quam ncnio postca, quem scia- mus, alibi invenit; nos in aprutioruni montibus spccimina aliquot curri ami- co Ant. Orsini aeslalé logimus. Unum inler alia specimen anlennis monstruura ; dcxtera cairn arliculis tribus , Icrtio doficicnle , constai: quae abnormilas eadem in Coreo margi- nalo , in Mieli crucifera aliisque speciebus obvenit. Variai: tibiarum apice tarsisque rulescentibus. Ad hanc familiam, quoad nostri regni speeies, expletandara de pluribus Corizorura speciebus dicendura superest , de quibus in tertia Centuria mox edituri tractabimus. Familia LYGAEINI. Genus Pachymerus, S. Farg. i4- (i65) Pachymerus albofasciatus, nob. Tab. ll\,jìg. 8. P. elong atus pnbesccns , grosse punclalus , niger chjlris fuscis fa- scia òaseos ulliida ; anlennarum arliculo secundo pedibusque leslaceis , femoriòus medio Juscis , anlicis denliculalis. — Long. iin. i 1/2: lat. 2/3 lin. Jniennae parco pubescentes, capite pronotoque simul longi- tudine subaecpialcs ; arliculo primo brevi crassiusciilo , secundo longiore , tertio ad apicem vix incrassato , quarto vix secundi longitudine ovato-clongato : nigrae . arliculo secando testaceo. ( 38o ) Caput convexum subovaturn, antice attenuatutn declivo sub- cylindraceum, lobis tribus aequalibus apice summo divisis roluii- datis , lobo medio magis elevato convexo , tuberculis antenni- foris externe obtuse productis : grosse punctatus subgranulatus , niger , parco pilosus, pilis albidis. PruìwUim vix latitudine maxima longius, immarginatum, la- teribus rotundatis, pone medium impresso-coarctatum: grosse pnn- clatum , niger , parce pilosum , pilis albidis. Scutellum parvum triangulare, itidem punctatum , nigrum, apice pallide (estaceOr Elytra corio minute impresso-punctato , summa basi nigro , inde fascia lata albida , postico Fusco fuliginoso ; membrana ma- gna basi fusca, reliquum pallida nervis liueisque catenulatis in- terjectis fuscis. Pectus uti pronotus grosso punctatum , nigrum. Abdomen subtus nigrum nitidum leve. Pedes mediocres, femoribus crassiusculis, anticis spina mi- nuta acuta aliisque minoribus decrescentibus armatis : testacei femoribus medio fuscis. In insula Caprcarum ncc non in Aprotii's raruin iGgimus. i5. (i66) Pacbyraerus nabiformis , nob. Tab. HI, Jìg. g. P. vahle elongatus angusiatusque; niger, capite pronotoque pube seri- cea adpressa tectis; aniennis pedibiis pronoii mm^gine postico scutelli a- jnce elylrisque pallide testaceis , horum corio lineala fusca ; femoribus anlicis subtus spinulosis. —hons,. Un. 3 1/4.: lat' 3/4 lin. Antennae capite pronotoque una paulum longiores, graciJes, articulo primo crassiore ac breviore , socundo caeteris longiore , quarto vix secundo breviore crassiusculo ; testaceae unicolores. Cajnd ovatum convexiusculura scabriusculura, antice acumi- natura , lobo medio lateralibus longiore, depresso, antice decli- vi , solco utrinquc distincto ; pone oculos coarctatum , tubcrcu- ( 38i ) lis anlcnniferis cxlcrnc angulalis : nigrum , pube brevissima ad- prcssa sericea icctum. Pronolum latitudine multo longius , imraarginatum , antico angustatum subcyliudricum, pone raarginem anlicum nec non po- ne medium transvcrsim impressum ; lobo medio majori utroque laterc et obsolelius medio sulco longitudinali notalo , postico la- tiorc complanato biimeris vix prominulis rotundatis ; lobis duo- bus anticis scabriusculis nigris pube sericea adpressa tectis, po- stico testaceo impresso-punctato. Elylra corio minute ac subregulariter impresso-punctato , pallide testaceo, lineola longitudinali obliqua antico abbreviata fu- sca; membrana albida immaculata. Pectits nigrum , parce pubescens. Abdomen dorso nigro limbo testaceo, ventre nigro-aeneo pu- be adpressa lecto , segmentorum margine postico anguste ferru- gineo. Pedes graciles , femoribus anticis crassis subtus denlicula- tis , dentibus S-y majoribus discretis inaequalibus aliisque mi- nutis interjectis , tribus anticis approximatis decrescentibus : te- stacei , tibiarum anticarum apice tarsorumque articulo ultimo nigris. Prope Neapolim rarissime obvcnit ; invenitur etiam in Calabriis. Variai: a, ventre rufo-forruginco , basi nigro. b, femoribus subCus fusco-nigrigantibus. Noia. Capilis pronotique pubes decidua. ( 382 ) Familia SCUTELLERINI A. Pentatomidae. Genus Rhaphigaster , Lap. 2, (167) Rhaphigaster purpuripennis. ( Hahn, ÌFanz. Tab. IL,/y. i5i ). R. supra virescens nigro punctalus , pronoti elytrorum baseos aldo- minisque marginibus laieralibus anguste Jlavt's , pruno poslìce secundia interne roseis ; subtiis cum pedibus lividus vel Jlavescens ; antennis ru- Jìs ; abdomine dorso nigro. — Long. Jin. 4- 3/4.-S 1/2: lat. lin. 2 3/4-3. Bhaphigaster purpuripennis , Hope, Ramb., Am. Serv. Pentatoma purpuripennis , Habn. Cimex lituralus, Burm. ( nee Fab. ). Prope Neapolim nec non in aliis regni regionibus , haud rara ; ex Salente Doctor loseph Costa exeraplaria misit. . Varietas alliaceus. Corpore supra concolori , nulla parte roseo. Pentatoma alliaceum, Walth in Germ. {Fn. Eur.). Pentatoma juniperina ^ Duf . ( exclusis synon . ). Cum specie genuina saepius obvenit. Nota. Antennae saepe tum in typo cum in varietate post mortem fla- vescunt. Tarsi in typo interdum praesertim apice , in varietate saepius et toti rosei. ( 383 ) Gcnus Pentatoma, Oliv. a) Corpus lafum, plus minusve dcpressum. ( Pentatoma p. d. ) (i). 3. (168) Pentatoma nigricarnis. (Halin, fFanz. Tab. XLVIII, fff- 1^7 )• P. liiteofcrrtiginea , pronotì humeris aeuli's, anienìiis , arlieulo pri- mo sanguineo exeepto, abdominisqne dorso nigris; Inijus marginiòus cor- poris concoloribus pallido maculalis ; elytrorum membrana macula api- cali obliqua externa iìifuscala. — Long. lin. 5-5 1/2: lat. lin. 3 r/4.-3 1/2. Pentatoma nigricornis , Ilalin. Ciìuex nigricornis , Fab., Fall., Burm. Mormidea nigricornis ,- Ara. Serv. Antennae corporis dimidio breviores vel vix aequales , ar- lieulo quinto quarto subaequali vel vix breviore. In omnibus regni regionibus sat froqucns hacc spccies obvcnit, quae plu- rimas quoad colores pracbet varietà tos , quarum praecipua est : varietas B. rufo-fcrruginea , capitis lineis quatuor ad pronolum anticum productis , inaculis tribus geminis in triangulum ad sculeili basini, abdominisque maculis marginalibus nigris , cljtroruni mcnibranae macula apicali obscuriore. —Statura eadcm, Observatio. Hacc nostra vulgatissima species a spcciminibus eodcra no- mine "Pentatoma nigricornis" a Germania acccplis satis difTert; in illis c- nim pronoti margincs laterales magis ampliali et reflcxi , bumeri majores niagisque prominuli. An diversae species ? quo in casa qualis vera nigri- cornis ? 4.. (169) Pentatoma cryngii. ( Ilahn, JFanz. Tab. XLYIII, fig. as ). P. dorso convexiuscula , roseo-luleove-ferruginea auranliaco varie- gata , capitis lineis quatuor ad pronolum anticum productis , hume- (i) Ad banc prijiiaiu scctioncm species in prima Centuria dcscriptac rcfercndae. ( 384- ) rts rolundalis , sculcllìqiic maculis Iribus gcminis in triangulum basali, bus nigris, ahdominis maculis marginalihus Jlavis vel auranliacis; anten- ìiis nigris, arliculo primo obscure sanguineo, clyirorum membrana macu- la obliqua exierna apieali Jasca\ sublus cum pedibus Jlavo-ferrmjinea. — Long. lin. 5 1/4-: lat, lia. 3 I/4-. Pentaioma eryngii , Halin. Cimex crìjngii, Germ.^ Ahrens. Statura praecedcntis , pictura illius varietali similis : diffei t corpore et praesertim pronoto magis convexis , humeris rotun- datis. Rarissime in regno obvenit. 5. (170) Pcntatoma laborans , nob. Tab. IN^fig. i. P. supra roseo-fcìTuginea virescenlì mixla , capitis lineis quatuor ad pronotum anticum productis, humeris late rolundalis sculellique ma. culis Iribus basalibus obsolelis fwsco-roseis piinclis inlerjeclis. nigris, sub- ius cum pedibus Jlavo-Jerruginea libiis tarsisque rufescenlibus ; anlennis sanguineis apice nigris. % — Long. lin. 6: lat. lin. 3 3/3. ^ìitennae sanguineae, articulo quarto dimidio apieali nigro, quinto nigro summo apice rufescente. Caput punctatum, lobo medio lateralibus vix breviore; roseo- ferrugineum , postiee lateribus virescens , vittis quatuor , duabus niediis latioribus fusco-roseis punclis nigris. Pronotum postiee convexura, marginibus lateralibus dislincte emarginatis , in parte postiea ncque in antica reflexis , buraeris late rotundatis , angulis anticis denticulo obliquo terminatis; po- stiee roseum macula utrinque liumerali nigra , antice virescens vittis quatuor abbreviatis roseo-ferrugineis punetis nigris. Scutellum roseum viresceuti variegatum , apice pallidurn , basi maculis tribus in triangulum dispositis roseo-ferrugineis , punetis nigris ; basi rude et grossius , apice minute impresso- punetatum. Elytra cerio roseo-ferrugineo , membrana hyalina angulo baseos interno nigro, linea externa obliqua apieali fusca obsoleta. ( 385 ) Abdomen dorso nigro maculis subquadralis marginalibus flavis , venire flaTO-ferruginco. Peclus veulris concolor. Pedes fcmoribus vcnlris concolores, liltiis tarsisque rufescen- libus seu pallide sanguincis. Obvenit propc Ncapob'm rarissima. Obscrvalio. Coloribus ininus qiiam formis hacc specics a duabus prac- ccdcutibus differì, et praeserliin forma pronoli, qua nostra sjk'cìcs magis al> ii(ris(|uc quaiii P. enjngii a nigricorne discrepai, sicut ex pronolis ad liuc deliiicatis ( fìg. 1- /?•, I. bis et 1 Icr ) facile palot. 6. (171) Pcnlatoma dislinguenda, nob. Tao. IN^Jig. 2. P. fusco-fcrriic/ìnea; anlcnnis, primo arlieulo excepto , capilis lineis rjiiaiìior ad pronohim anlicum pvodttctis > /nimeris rolundatis , scutelli maculis tribus m triaiìfjulum hasalibus abdominisque dorso nigris ; pro- noli marginibus laleralìbus abdominiscjìie maculis marginalibus Jlavo- aiiranliacis ; scitlelli apice pallido ; suhiiis Jlava pedibus fcrnigiiieis , iibiarum apice tarsisque Juscis (/■ — Long. Jin. \. 1/2: lai. lin. 3. Antennarum articulus primus fusco-sanguineus , subtus pal- lidior , siipra niger. Pronoti maculae anticae lalerales cuin buraeralibus con- junclae. Scutelli macula media postica obsoleta. Pvonotiis et scidellum grosse et irregulariter punctala, pri- mus angulis cTnlicis vix dcnticulo minuto terminalis. Praeccdculi afRnis , praeserlim humcris late rolundatis : differt statura multo minori , corpore miuus convexo , colori- busque divcrsis. An ejusdcm speciei sexus alter? Statura tamcn valde discrcpant. Prope Neapolim interdum oi)vcnil. 7. (172) Pentatoma lunula. Tab. YN^Jìg. 3. P. sanguino-ferrugiiiea , sublus cum pedibus diluiior , scutelli apice pallido i antennarum arliculis duobus idtimis, capitis lineis quaiuor ad jìronotiim anlicum produci is , l incola humerali , scutelli maculis tribus 49 ( 386 ) subgcmmis in triangulum basalibus abdomìnisquc dorso el maculis mar- (jinalibns nigris. — Long. lin. 4- 1^2: lat. lin. 2 4-/5. Pentaloma lunula , Fai). Vix quam Pentaloma dislinguenda minor, et paululiini aii- gustior: pronoto scutelloque minus grosse punctatis, liumeris ro- liindatis , minus elatis. A tribus autem quae praecedunt speciebus discrepat sum- mopere antennarum longitudine , quae dimidiura corpus supe- rant , dura in illis corporis dimidio brcviores vel ad suramum aequales sunt; nec non articulo quinto quarto distinctius brcviore. Prope Neapolim et in Caprearum insula , rara : specimen quoque ad Salentum captum Doctor Joseph Costa nobis coiumunicavit. Variai: antennis omnino sanguineis , capilisque lineis nigris obsoletis. 8. (173) Pctantoma baccanun. ( Halin, IFanz. Tab. L, fig. i52 ). P. parco ]mbescc7is , capile antico emarginalo ; supra sìibriifescens, subtus pallida nigro punctala; antennis nigris albo annulatis ; scutelli a. pice abdominisque dorsi nigri maculis marginalibus albis; pedibus pal- lide virescentibus , iibiarum apice tarsisque fuseis. — Long. lin. 4 1/2- 5 ij4.: lat. lin. 2 3j4-3 1/4. Pentaloma bacearum , Latr., Spin., Ilalin. Cimcx bacearum, Lin., Fab., Fall., Burnì. Cimex verbasci , De Geer. Frequens in toto regno. Nota. Scutellum pronotusque antice saepe virescunt. 9. (174) Pentatoraa lunata, ( Hahn, fFanz. Tab. LXIX, fig. 208 ). P. parce pubescens, griseo-Jlavesccns, nigro punctata , antennis ru- fescentibus , sculello pu?icto utrinque baseos margineque postico pallide Jlavescentibus. — Long. Un. 3 i/4: lai. lin. 2. Eysarcoris lunaius , Hahn, Cydnus Imiatus , Linz in litt. ( ex Hahn ). Jn Aprutiis haud infrequens ; prope Neapolim rarior obvcnit. C^ (387) Variai.- «, sculollo iumcto alloro hk^Iìo Ijaseos piilliilo, ò, nnlcnnis pjillitlis arliculis iIuoIjus ultimis rufescenlibus. Sppciincn a. Doct. los. Costa acccplum ex Salento, caj)ito anlice ma:;is attenualo et paululum longiorc dislinguilur. 10. (175) Pcntatoma analis, nob. Tab. IN^fig. 4- P. ferrugineo-nifesceììs , fusco pwK-laki, sculelli apice abdominisqiu'. dorso riifis , hoc maculis Jiìargiiial iòtis ?i'(/ris ; sublus flavo-grisea fusco pane tata macula subquadrala aule anum nigro-acnea nilida; anlcnnarum ftasi pedibiisrjuc pallidis. — Long. liri. 3 i/3-3 1/2: lat. lin. 21^0-2 i;4- Antennae fuscae , articulis diiobus primis et ultimi basi a- picecjue pallidis; tcrtio rufescciite. Caput lobo medio lateralibus late rotundatis vix vix longiorc. Roslrum pallidura , apice nigrum. Pronotum immarginatum, postice ad buraeros baud prominu- los abdomine minime lalius. Scutellum interdum apice concolore, limbo tantum postico rii- fcsccnte. Venler modo macula unica ante anum nigra , modo una in quovis segmento , in vittam mediani dispositis. Prope Ncapoiira cjuandoquc obvcnit; cxcinplaria quoque in Aprutiis lo- ginius. b. Corpus dorso vcntreque plus minnsve convcxum. ( Gen. Eysarcoris^ Ilalm ). 11. (176) Pcntatoma mclanoccpbala. ( Wolff, Icon. Tab. XIV, /y. i34 ). P. supra albido-grisea , fusco punctata; capile pronoti maculis dita- bus anlieis subro/uudalis seulclliquc macula mar/na basali scmicirculari aeneo-cuprcis nilidis , abdomine dorso nirjro maculis marginalibus albi- dis, ventre acneo-cupreo nitido, antennis apice nigris. — Long. Iin. 2 2/3-2 3/4-: lat. liii. 2. ( 388 ) Pcnlaloma melanocephala , Her.-Sch., Spin. Cimcx melanoecphalus , Fab. (E. S. ), Wolff. Cydnus melanocephalus , Fab. ( S. R. ). Cìmex venusiissimus , Schr. Pentaloma rcr/alis , Cos. ( 0. G in Ann. Zool. ). Scutellum basi semicirculo a macula aenea occupato tran- sversim rugoso punclis impressis interjectis, reliquo levi irapres- so-punctato. Prope Neapolim variisque in regni regionibus , haud infrequens. Nota. Specimen singulare hujus speclei posàiclcmus, inler multa caplum, pronoto scutello clytrorumque corio maxima parte oninino levissimis impunctai- fis nitidioribus , punctis tantum raris in cujusvis latcribur. 12. (177) Penlatoma pusilla. P. grìsea, minute fusco punctata, capite pronoti maculis duabus art- ticis transversis ventrisque medio aeneis ; scutelli punctis duobus baseos callosis pallidis. — Long. lin. 2 1/2: lai. lin. i 2/3. Penlatoma pusillum, Her.-Sch. ( Nom ). Cimex pitsillus , Pzr. Eìjsarcoris binotatus, Hahn. Pentatomae melanocephalae affinis ; statura minori , corpo- re angustiore , pronoto scutello elyfrisque subtilius et conl'ertius aeque punctatis , neque scutello basi transversira rugoso , pictii- ra denique diversa satis distincta. Prope Neapolim in pratis ìnterdum obvenit. Nota. Caput saepius linea dorsali media pallida , pronotusque antice pallidior. i3. (178) Pcntatoma bipunctata. ( Habn, JFanz. Tab. LI, fig- i56 ). P. siqìra eupreo-rnfescens , punctata , scutello jmnctis duobus ma- gnis callosis baseos apiceque pallidis ; subtus cum pcdibus grisco-Jlaic- scens nigro punctata , abdominìs dorsi nigri maculis marginalibus al- bidis, antennis apice nigris, foemina abdomine postice acuminato-proda- (Yo. — Long. lin. 3-3 1/2: lat. lin. i 2/3-2. Pcntatoma bipwictatum , Her.-Sclu ( 389 ) Cimcx òipuntatus, Falj. Eijsarcoi'ts òijmciatìts , Ilalin. Prope Neapoliin rara: cxcmplana etfam in Aprutiis lecta amicus Anf. Orsini communiciivit. Variai: a , anlcnnai uin arlitulo secundo ac primi ci Icrlii basi palliills. ò , colore supra ol)scure roseo , pronolo aulico palliJiori, scii- (ello pHnclo allcro in medio bascos impunclato pallido. No/a. Abdomcn poslicc in maro truncaìum, segmento idlimo verticali supra marginato ; in foemina alloniialiun apice acuminatum subreflexum. i4- (179) Pentaloma consimilis , noù. Tab. YW^Jìg. 5. P. pallide grisea pttnclala, pronoto anticc albidó, venire pedibusque pallide (jriseo-Jìavcsccntibus fiisco punelatis ; scnlelli punclis duobus ma- yìiis subquadraiis callosis albidis, apice fttseo albido liinbalo; abdominis dorsi nigrì marginibus pallidis punclis nigris ; antcnnis apice fuscis , foemina abdomine obiitso. — Long, lin. 2 1/2: lat. lin. i 3/4. Caput utroque latore profande emarginatuiu, anlice (lilalatum arcuatum , lobo medio laterales vix superante. Pronotum minute impresso-punctatum. Scutelhim puncto tcrtio calloso pallido in medio baseos. Praecedenti valdc baec spccics affinis, ac primo intuiti! cjus varietas pallidior vidctur ; diffcrt taracn satis : i." capitis forma. In Pent. bipunclata caput (Tab. IV, ^y. ^ B. ) minus profunde cmarginatum , antice latcribus subparal- lelis , lobo medio latcralibus acquali. 2." abdomine foeminac poslice obfuso, band producto et sub- caudato uti in P. bipunctala ( Tab. IV, fig. 5 et G C ). 3.° ejusdem focminae vcntris segmento quinto transverso : in P. bipunctala subtriangulari. Qui cliaracleres cuna organici sint dcscriptam Pcutatoraam nti simplicem pracccdcntis varietatem considerare non perraittunt. In montibus Malese raram legimus. Invenimus ctiam in Sicilia propo Panormum. ( 390) i5. (180) Pcntatoma periata. ( Hahn, TFanz. Tab. LI, jUj. i55 ). P. pallide rjrisea , fusco pimctata ; capile pronolì maculis duabux anlicis vitlisque iribus venlralibus acneo-cupreis , scutello basi pimelo ulnnqiie magno oblongo calloso lìronolique margine laterali albidis; an- tennis apice tiigris. —Long, lin, 2 i;5: lat. lin. i 3/4. Penlatoma jicrlatuni, Her.-Sch. Cimex perlatus, Fab. (E. S. ), Wolff., Fall. Cydms ijerlatus, Fab. ( S. R. ). Eysarcoris perlatus, Hahn. Cimex aenetis , Scop. Species praecedenti affinis, cujiis varietas a quibusdam aii- ctoribus male consideratur. Differì praecipue pronoto anlice minus convexo, marginibus lateralibus paululum per longum emarginatis, liumeris acutis. Quoad colores autera , scutello macula basali deficiente , punctisque duobus baseos callosis convexiusculis uno utrinque notato facile dignoscenda. Prope Neapolim parum frequens ; obvcnit et in aliis regni regionibus, iibique tamen rara. Genus Aelia , Fab. Corpus subovatum, convexum. Caput inflexuni , saepius an- lice altenuatum , lobis lateralibus ultra medium breviorem con- juuctis. Prosteiiium utrinque sub capite rotundato-productum. An- teniiae articulis cylindraceis. Rostrum pedes posticos attingens. Observatio. Forma corporis ac facie peculiari , et prosterno sub capile utrinque producto a Pcntatomis Aeliae praecipue distinguuntur ; atque hoc ipso uUimo chamctere ad Odontotarsos et Teiijras in Scutelleridis magis nccodunf. I. (i8t) Aelia acuminata. (Hahn, Wanz. Tab. XIX, /. 63^'). Ael. capite valde atlenuato-producto , apice vix emarginalo , 7nar- ginibus lateralibus ante apicem late emarginatis ; canalis rostralis pa. rietibus angulalo-denlatis ; Jlaveseens , supra fusco striala , antennis a- pice nifcscenlibus. — Long. lin. 4, i/2-5: lat. lin. 2-2 i ]i. 1 (39' ) AcUa acuniitiala, Fab. [S. li.). Fall , Latr., Lap., Spln., Aiii. Ser. Cimex acuminalus, \Àn., Fab. [E. S.), Burnì. La punaise à lòie allonricc , Geoff. La ptmaise à museau de rat , Stoll. Statura majori , caput magis quam in reliqiiis generis spc- ciebus atteuuato-producto ( Tab. IV, fig. 7 ) ci rostri parietum (leule facile hacc spccies distinguitur. Frcqucns in regno , pracserlini acslalc in slipulis. Variai: capito pronolo sculclloque villa lata ulrinquc flavo-aurantiaca, lincaquc media pallida vitlis duahus fuscis inlccposila. 2. (182) AcliaRlugii. (llabn, JFanz. Tab. XIX, /(/. 64). Acl. capile 7nmus allcnuato-prodiicto , apice vix emarginalo , mar- (]inibus lalcralibus distincte òiflcTuosis , canalis rostralis parieliòus late rolundalis ; JJavescens , siipra fusco striala , anlennis apice rtij'escenli- òus. — Long. lin. 4*4 ^)i' l'^t- l'"- 2 i;5. Aclia Klitf/ii , Ilalin, Ilope. Cimex King a , Burm. Pracccdenti maxime affinis ac primo inluitu similis et sta- tura tantum minori diversa; difforcntia tamen , praelcr staturam minorem, cjuaercuda: I ." in capite minus atlcnuato-producto , marginibus latera- libus biemarginatis scu biflcxuosis ( Tab. IV, jig- 8 ). 2.° in canalis rostralis parictibus subUis late rolundatis , ncque in angulum dculiformcra medio produclis. Obvcnit propc Ncapolim , praeccdcnle rarior. 3. (i83) Aclia bifida, nob. Tab. IN.fij. 9. Ael. capite triangiilari apice bifido , margi/tiòus laleralifnts calde fìexuosis ; Jlavesrpns , minitlc puiiclala , pronoli margiìiihii.^ lalcralibus ncutellique maculis duabiis basalibus impiiiiclalis pallidi^. — Long. lin. 2 1/2-2 3/|- lai. lin. I 1/2-1 2,'3. Acliac infloxac quac sequitur maxime affinis ; dilTu'rt lamon capile laliori, marginibus lalcralibus dislinctius ficxuosis^ apiccquc bifido CJìff. til. B J. ( 392 ) Cajìilis limbus ventrisque series utrinque punctorura nigra. Puncta impressa modo omnia fundo nigra , modo in capitis li- neis duabus longlliidinalibiis, pronoti parte antica , pectoris late- ribus et ventre tantum. In Aprutiis Ijaiid rarissime obvenit ; specimiiia quoque legimus propc Parisios acslate i8|i. h. (184.) Aelia inflexa. (Hahn, Wanz. Tab. LXIX,/y. 210 ). Ael. capile brevi laliuscido , apice integro, marginibtis laleralibiis rotundalis, parum Jlexuosis; jlavescens nigro minute punctata, pronoti ci elytrorum baseos marginibus lateralibus maculist/ue duabus scutelli basa- libus callosis pallidis\, antennis apice nigris , ventre medio nigro ìiili- (lo. — Long. Un. 2 1/2: lat. lin. r 1/2. Aelia injlexa , Ramb., Am. Serv. Cydnus injlexus, Wolff. Eysareoris inflexus, Hahn. Cimex pcrlaliis , Pzr. [ìiec Fab. ) Facie a veris Aeliis liaec species diversa, et magis Penta- tomis ( Eysareoris ) propinqua ; prosterno vero antice utrinque sub capite rotundato-producto nec non caeteris generis nolis sane in genere Aelia collocanda, et corpore, capite praesertim ( Tab. IV, fig. IO ), minus elongato , praeter colores distinguenda. Prope Neapolim , in colle Gamaldulensi primo vere in pratis, raro ob- venif. Genus CydiNUS , Fab. a ) Corpus pilis setisve destitutum ; pedes non fossores spinis minoribus; tibiae anticae minime dilatatae (i). Mirum quidem videtur dom. Amiot et Audinet Serville unius generis Cijdnus duas quidem pbalanges in pluria genera divisas conslituisse: Cyd- 7ìides et Schirides , pcdibus in primis fossoribus forte spinosis tibiis aa- (i) Ad hanc primam generis seclionera species iicolor albo-marginellus et albomar- f/inatiis primae Ceuturiae speciant. ( 393 ) licis ad apiccm dilainlis ; haud fossoiihus in sccundis liljilsquc spinis iiii- norihus aniiatis ncque dilalalis. Salis lainen si Ime sola noia duo coiisliluan- (ur genera , corporc cliam in illis nudo, in liis piloso vel cilialo distincta. 5. (i85) Cydnus nanus. C. amjustalus deprcssus , coììfcrtim punctatus ; pronoto transvcrsim impresso ; 7u';/cr suòopacus , ehjlris ttrunnco-piceis , membraìia pallida ; anlcmu's pediòusquc fusco-piceis- — Lony. lin. i i/3-i 1/2: lai. 2/3-3/4 lin. Cydnus nanus, Iler.-Sch. ( Nom. ). Corpus lateribus subparallclis, supra ubiquc conferlim pim- ela luni. Caput longitudine angustius , antice rotundatum , margine integro reflexo , lobis laleralibus medio longioribus ultra eum conjuctis. Pronotum medio transversim irapressum, impressione raargi- nes lateralcs non attingente, utrinque magis profimda et ad mar- ginem posticum ducta. Scutellum elongatum acurainatum, apice obtuso subfoveolato. Prope Neapolim ohvenit parum fiequcns. b ) Corpus pilosum vel cilialum; pedes fossores; tibiae anticac ad apicera plus minusve dilalalae (i). 6. (186) Cydnus brunneus. C. ovalis depressiusculus , marfjine parce cilialits ; pronoio levi , scutcllo anjuste acuminalo et ante apicem foceolalo chjirisque punclalis; oljscure pieeits, anlcnnis fuscis, iarsis fulco-ferriicjineis; clytrorum mem- brana pallida. — Long. lin. 3 1/2: lai. Ila. 2 1/6. Cydnus ùrunneus , Fab., ller.-Sch. /intennarum articulus tertius scquentibus singulis sat brcvior. Caput leve , lineis duabus longitudinalibus postice abbre- viatis impressis. Pronotum planiusculum, utrinque subirapressum, leve , me- dio punclis aliquot leutis ope conspicuis impressis. (0 Uuc Cijdnus trisds perlinet. ( 3^)4. ) Scutellum punctulatum , auguste acurainatum , aule apiccm dcflexum parum profunde foveolatuiu. Elytra corio punctulato, margiue postico parum simiosn. Tibiae anticae vix ad apicem dilatatae. Pfope Neapolim, in Gaprearum insula , rarissinias ; frequenfior in Ca- labriis. 7. (187) Cydnus flavicornis. ( Ilahn, Wanz. Tab. XXVI, h- 89 )• C. breviler oviitus , convexiusculus , margine cilialus , capite bili- neato et uiringue òifoveolato; pronoto medio laleribusque punctis raris im- pressis, seutello grosse punctaio apice late rolundato ; nigro-piceus , an- tennis capitis pronotique margine , elijtrorum corio pedUnisque piceo- ferrugineis , tarsia diluiiorihus , elytroi'um membrana pallida. —'Lons. lin. 2 i/5-2 1/2: lat. lin. i 1/2-1 3/5. Cydnus Jlavicornis , Fab. ( .S*. R.), Hahn, Her.-Sch. « Cimex Jlavicornis , Fab. ( I^. S. ), Wolff. Antennae articulis tribus ultimis subaequalibus , inflatis , raoniliformibus. Caput longitudine multo latius , antice late arcuatum , me- dio vix emarginatum , margine ciliatum et spiiiulosum , spinis interdum inconspicuis _, dorso lineis duabus poslice abbreviatis irapressis , foveolisque duabus in quovis lobo laterali , altera in- terna prope lineam irapressara, altera externa prope oculum. Pronotum leve, ufroque latere et in parte media postica pun- ctulatum , punctis discretis. Scutellum apice latum , subacuminafum, grosse punctaturo, punctis ad basira rarioribus. Tibiae anticae distincte dilatatae , praesertira apice. Prope Neapolim et in aliis regni regioni'bus haud rarus obvenif, praescr- lim hyemc. 8. (188) Cydnus punctulatus , nob. Tab. lN,Jìg. 11. C. anguste ovatiis depressiusculiis , capite bilineato et ulrinque bifo- ccolato; pronoto levi nitido lateribus et medio poslice punctulato ^ scuiella ( Sgb' ) ritìijusle prodncto clijlrixqiie jmnclulatis : nii/cr , chjtris brunneo-piccis , iinlctmis pcdibusque piceis. — Long lin. 2; lat. lin. i i/3. yìntcnnae arliculis tribus ullimis svibacqualilnis , torlio vix brcviore, crassiusculis , quarlo basi valde attenuato, ultimo cloii- gato subfusiformi. Capili latitudine breviiis , antico lato arcuatum , integami, lobo medio laleralibus acquali , margine ciliis raris longiusculis ornatura ; dorso leve, lincis duabus postice abbrcviatis imprcs- sis, foveolisque duabus auticis in quovis lobo laterali, altera in- fenia prope lineara , altera extcrna prope oculura , foveola in- terna in lineara angustissimam lente conspicuara oblique ad im- pressionem mediam postico continuata. Pronotinn plano-convcxiusculura, leve, nitidum , in utroque latore et in parte media postica minute punctulatum, punctisque duobus majoribus utrinque altero in margine antico, altero prope medium marginis latcralis parco ciliali. Sctdellum anguste productum , apice rotundatum subfovoo- latum ; levo, minute punctulatum. Èli/tra corio uti scutcUum punctulato. Tihiae anticao parum dilatatae. ProjDO Ncapolim Iiyenic liaiul iiirrc(]UL'ns. g. (189) Cydnus levicollis , nob. Tab. IN.fig. 12. C. anguste ovalus, dapressiiiscìtlus , capile Li linealo et uli-iw/iie l>i- foveolato; pronoto levi nilido impunctato ; sculello angusle produclo cl>j- Irisqne punelulatis ; nigcr nilidus , eli/Iris ònmneo-piceis , anlcnnis pe- di busque jnceis. — Long, lia 2: lat. lin. i i/3. Praeccdenti maxime affinis ; statura et magnitudo cadem ; differì pronoto haud punctulato. l'ropc Ncapolim liaud rarus obvcnit. Nola. vS|)cciincn habcimis pronolo medio foveola utrinque profunda piiucti Jaloralis loco abnorme notato. ( 396 ) Genus Asopus , Burm. a ) Lumeris obtusis. a* ) tibiis anticis exlus dilalalls. 2. (190) Asopus Genei. ( A. Cost. Ann. Soc. Eni. Gali. X, Tab. VI, Jig.T). A. supra fusco-cupretis nitidus , scutelli angulis baseos trunealis a- jncequc maculisqiie abdoìninis marginalibus pallidis ; pronoii margini- bus laieralibus minute lobalis Jlavis ; humeris obtitse angulatis nìgris ,• siiblus Jlaviis ventre seriatim nigro maculato; antennis nigris articulo ultimo òasi Jlavo ; pedibus anticis dente validulo femorali spinulaque minuta tibiali armatis. — Long. lin. 6 1/2: ]at. lin. 3 1/2. Asopus Genei, A. Cost. ( /. e). Species venustissima , Inter raajores totius familiae species nostrates. Legimus una fanlura vice propc iacurn Astroni. «**) tibiris anticis haud dilatatis (i). 3. (191) Asopus caeruleus. ( Wolff, Icori, Tab. II, /. 16 ). A. caeruleus aeneusve , elytrorum membrana fusca ; tibiis anticis spìnula acuta armatis, — Long. lin. 3 1/2: lat. lin. 2 1/6. Asopus caeruleus , Burm. Cimex caeruleus , Lin., Fab., Wolff, Fall. Pentaloma caerulea , Lati-., Spin., Ilalin. Zicrona eaerulea , Ani. Serv. La punaise verte bleuàtre , Geof. Prope Neapolim primo ineunte vere ob-venit in pratis ac nemoribus , parimi Irequens ; in aliis regni regionibus haud infrequcns. (i) Ad hanc seclioncra species in prima Centuria rclala, //, dumosus, perlinel. (397 ) b ) liumcris acule produclis seu spinosis ( Arma Ilahn ). 4.. (192) Asopus bidens. ( Hahn, Wanz. Tab. XY^Jìg. Ì5i ). A. fuscus ferrugìneo irrorahis; capite aiilicn laleribus aeneo mlido, sculelli apice pallido , rostro antennisque pallide lestaceis ; sitbtus j'er- ruf/inco-fuscum , pcdiòus fiisco-aeneo adspcrsis , tibiis pallidis ; pronoti inarginibus lateralUnis obtuse denlicnilalis ; humcris acute spinosis nign- cantibus , femoribus tibiisque anticis dente minuto armatis. —Long. lin. 5 3/4.: lat lin. 3 1/2. Asopus bidens , Burin. Cimex bidens , Lin., Fab., WolfT, Fall. Arma bidens, Ilahn. Picroments bidens. Ani. Scr. Pvonotum tubcrculis qualuor minutis ia linea Iransversa an- fica dispositis auranliaco-fcrrugincis. Pectiis stigmatibus maculisque rufo-ferrugincis. Venter macula media postica aule anum iiigra. In inontibus Malese rarissiinam Icgimus. 5. (igS) Asopus nigridens. ( Figura deestf ). A. fuseo-testaceus nigro jmnctatus , sublus pallidior ; pronoti mar- ginibus lateralibits Jlavis antice irregulariter et obtuse dcnticulatis; hu- meris subacute spinosis ; antennis testaceis nigro-annulatis; elytrorum ììienibrana mactda oblonga apicali fusca; femoribus tibiisque anlicis dcn- ticuio armatis. — Long. lin. 5 3/4: laf. lin. 3 i/j. Cimex nigridens, Fab. Arma nigridens, Spin. (coli.). A pracccdentc^ praetcr colores praeserlim antennarura, hu- mcris spina crassiori minusquc acuta tcrminalis, pronoto niargi- nibus lateralibus (lavis ac irregulariter obluse dcnticulatis distiucta. Corpus subtus pallide flavcscens confcrtim nigro punctalum-, ventre macula media postica subipiadrata nigra. Piopc Neapoliin et in .Vpiuliis rarissiniaui Icgimus. ( 398) 6. (ig^) Asopus eustos, ( Hahn, JFanz. Tab. XV, fig. Sa ). A. j'usco-teslaceus nigro puncialus, humeris acute anoulalis nirjrican- iibits , antennis icslaccis anmtlt's duohus in medio nigris: suòius albido- (jriscus, pedibus anticis femoribiis mulicis, tibiis denticulo minuto. — Long. Un. 5-5 1/2: laf. lin. 3 i\hf. Asopus citstos, Burm. Cimex eustos. Fai). Arma eustos , Ilahn^ Am. Ser. Corpus quam in praecedentibus magis depressuin ; caj)i/i antice profimdius emarginatum , lobis lateralibus magis rotunda- lis ; pectus cura ventre serie utrinque punctorum nigrorum. Prope Neapolim raro obvenit. Nota. Post mortem corpus subtus rufescit. B. SCUTELLERIDAE. Genus Odontotarsus , Lap. Corpus supra subtusque valde convexum. Caput subconico- cylindraceum , iuflexuai. Antennae corporis dimidio paulum bre- viores , articulis duobus iiltimis longioribus. Rostruin A'alidum , pedes posticos attingens. Prosiernum utrinque in laminam sub capite antennarum insertionem tegentem produclura. Tarsi 3-ar- ticulati , subtus denticulati, Tibiae villosae. I. (igS) Odontotarsus grammicus. ( WolfT, Icon. Tab. XVII, fig. 166 ). 0 . luleus vel lutco-Jlavescens , punctatus , supra strigis fuscis inter- (lum obsoletis , antennis pedibusque sordide Jlavescentibus; scutello abdo- iniìie haud longiore. — Long. lin. 4 i/2-4 3/|: lat. lin. 2 i/a. Odontotarsus grammicus , Lap., Spio., Ramb., Am. Ser. Cimex grammicus , Lin. Telyra grammica , Fab., Wo]ff. ■'^'" *''^' Prope Neapolim quandoque obvenit ; in aliis regni regionibiis paruin <|uofpie frequens. ( 399 ) — — varietas purpureolineatus. DifTcrt corpore flavo-ruloscenti , strigls suI)purpureÌ3. Cimex purpureolineatus ■, Kos. DcllocorL pnr^Mreoltneatus , Hahn. Odotìtotarsus ptf.purcolineatus , Spin. Typo rarior. Genus Tetyra, Fab. a) corpus depressum, scutcllum abdomine marginibus dilatato anguslius. 2. (196) Tetjra hottentota. ( Ilabu, JFanz. Tab. WA^Jig. iSg ). T. lutea fusea nigrace , capile plano lobo medio lateralibus brevio' re, apice vix emarginato, scutello disline te carinato, carina postice ab- breviala — Long. lin. 6: lai. lin . 3 3/|. Telyra hollenlola , Fab., Burm., Rainb.^ Gcrm. Sculellcra holleniola , Lalr. Eunjgaster hotlcnlolus, Lap., Spin., Am. Scrv. Cimex 7naurus , var. b, Wolfi". Bcllocoris mawvs , Ilahn. La punaise porle chappe brune, et porle cìiappe noirc , Gcol". Prope Kcapolim in colle Carnai Julensc , et in aliis regni regionibus , paruin frcquens. Mullis bacc spocies varietatibus colore subjecta est; praccipuac quas in regno invenimus sunt. a ) luleo-Jlaca, sculelli carina pallida; punclis sparsis anlermarum- que apice nigris. b ) fusca miieolor , antcnnis basi pallidis. Varietatcm nigrain anlennis libiisque fusi:is ( T. nigra., Fab. ) nondum invenimus. 3. (197) Tetyra maura. ( Wolfi", Icon. Tab, XIII, jig. 129 a. ) T. lutea vcl fusca . pundala, capile coniexo lobo medio lateralibus aeqtiali; scutello obsolete carinato , sacpius punclis duobus busalibus pai- ( 4.00 ) lìdis; abdomìm's ìnaculis marginalilnts fuscis nigrisve. —Long. lin. 5-5 x/2: lat. lin. 3-3 i/4. Telyra inaura, Fab. {nee GeoF. ), Fall., Burm., Ramb., Gemi. Cimcx maurus, Lin., Wolff ( var. a ). Scuiellera maura , Latr . Odonlotarsus maurus , Spin. Eurygaster maurus, km. Serv. La punaise grise à bouclier , Stoll . Prope Neapolim et alibi in regno , praecedenle minus rara. Variai quoque summopere quoad coiores : praecipua varlelas , ipsamel variabilis est: •^— varietas pietà. (Halin^ Vanz. Tab. ^hY^Jig. i4-o ). Fusca, pronoti sctttellù/ue sirigis et liluris pallidis, seu pallida stiigis lì- risque fuscis. Telyra pietà, Fab. Odonlotarsus piclus , Spin. Bellocorìs piclus , Hahn. Tetyra inaura , h, Fall. Cimex maurus , à, Wolff. Prope rseapolim et alibi , typo rarior. b ) corpus convexum vel gibbum, sculellum abdomen maigiuibus band dilatatum fere orauino tcgens (i). 4. (198) Tetyra granulata, nob. Tab. ll^Jìg. i3. T. supra valde convcxa, scutello basi Iriangulariter elevato , pos li- ce piane declivi; iinpresso-punetata , gramdis levibus in scutello spar- sis ; ^flavescens , liluris inierruptis e punctis nigris. — Long. lin. 3 2/3: lat. lin. 2 1/2. Tetyrae tuberculatae affinis ; satis taraen differì : I .° statura multo majori; 2.° corpore supra punctato , granulis tantum levibus nitidis in scutello sparsis ; (i) Huc spccies in prima Centuria relata , T. pedemontana- collocanda. ( 4.01 ) 3.° sculcllo Iiaud carinato, basi Iriangiilariter elevato, inde piane declivi. 4." capite paulum latiorc. 5." dcniquc colore omnino diverso. In regni rcgioniI)iis meriilionalibus rarissima. Obveiiit cliam in Sicilia; pater Ignaliiis Libassi Jcsuita specimen prope Noalura eaptum communicavit. Genus Coreomelas, JFhit. Corpus ovulare glabrum. Jntennae arliculo sccundo lerlio multo breviore. Sculellum abdorainc brcvius et angustius. Tibiae spinosae. Tarsi 3-articulali^ articulo tertio rcliquis diiobus una band longiore. I. (199) Coreomelas scarabacoidos. ( WolfT, Icon. Tal). I, fig. 4. ). C. corporis lafcribtis subparallelis , acnco-niliilus ìinirohr , clulro- rum membrana albida. — Long. Un. i i/3-2: lat. lin. ò'/fi-i i/3. Coreomelas scarabacoides , Am. Serv. Cimex searubaenides, Spin., AA «Iff. Tefijra scarabaeoidcs, Fab. (oxcl. syn. Goof. ) TItìjrcoeoris scarubueoidcs , Ilabn , Spin. Odontoscelis scarabaeoidcs , Hurm., Gonn. Prepe Noapoiim olncnit panim Frciiiirns. Gcniis Odontoscelis , Lup. Corpus ovulare, sacpius villosum. y////(?/;«flf' articulo sccun- do tertio longiore vel acquali. Sculelhim magnum abdonicn fere omnino tcgcns. Tibìae spinosae. Tarai 3-arliculali. I. (200) Odontoscelis fuligiuosa. ( )\'ulff, Icon. Tab. Y, h- 4-7 )• Q. fiisco-ni(jra, sculcllo liluris trihus Jlaiis, alvo martjinalis. — I.,ong. lin. 3 1/2-4.: lat. 2 1/.Ì-2 1/2. Odontoscelis fuliijiuoaa , Lap., Burnì.. Spin^ Am. Serv. !5i ( 402 ) Cimex fidiginosus , Lin. , WolfF. Telìjra fuliginosa, Fab.^ Fall. Scittcllcra Jiili^inosa, Latr. Ursocoìis j'uliijùiosus , Halin. Arciocoris JuUginoms , Gerni. Propc Ncapolitn ia vulcanicis et arcnosis quandoque obvenit. Nola. Specimen in colle Camalilulense mense luaii leclum , venlrem plagis duabus magnis subrolundatis una utrinque flavo-sulphureis ex sub- stanlia inbacrente nofatum praebet : l'aclum co analogum quod et in Pa' chycori liirla Siciliac jam notavimus (i). Multae quoad colores nec non statura varletates in hac specie observan- tur : quae sequunlur in regno legimus. a ) nigra , seutello lituris duahus atris, una utrìngue, medìaque postica flava. Ranor. b ) Jusco-nigra , scidello vittis iribus abbreviatis Jlavìs tei lideo-Jla- vescentiùus , media antice aiiffusiissima , lateralibus interne media utrìn^ fjue atro marginaiis; inlerdum punclis duobus praeler liluras in scutelli basi sordide Jlatis. Minus rara. Ursocoris lilwus , Ilalm, fig. i43. e ) praecedenti simifis , linea Jlaca media seuielli in pronotum con- iinuata. Cimex iilura , Fab. E. S. — Teli/ra litura, ejusd. S. R. Frequentior. d ) Juseo-nigra, Jlavo-fuliginoso mannorata, viltis ut in varietale praer cedenti. Cacteris varietatibus minus rara. e ) fosca , scutelli lituris tribus , inedia in pronotum continuata , la- liorihus omnino laete Jlavis. irsocoris dorsalis , Habn {Jg. lii). IVope Neapolim rarissima. Specimen legimus ralde exiguum , lineas iluas tantum longum , unam et lertiiim latum. (i) l" ide: Ragguaglio delle specie più iniercssanli di Einitleri-Elerolteri della Sicilia, ec. ( 4o3 ) INDEX SPECIERUM. i5i Leptopus ccliinops. 1^2 Salda variabilis. i53 Gerris paludum. 1S4. ' gibbifera. iS5 — — lacustris. :i56 Pseudophloeus lobatus. 1^7 Merocoris serratus. * j58 ■ ■' — alternans. i5g > annulipes. 160 Ceraleptus * gracilicornis. 161 — — — squalidus, * 162 Gonoccrus insidiator. ]53 — — Tcnalor. iBi — ^ juniperi. i65 Pacbymerus albofasciatus,* 166 ■■ — nabiformis. * 167 Rbapbigaslcr purpuripcnnis, 168 Pentatoma nigricornis. 169 - 170 — 171 - 172 — ,73- 174. — 17S- cryngu. laborans. * distinguenda. * lunula, baccarum. lunata, analis. * 176 Pentatoma mclanoccpiiala. 177 pusilla. 178 bipunctala. 179 — — — consimilis. * 180 ■ periata. 181 Aelia acuminata. 182 KUigii. i83 bifida.* 184. — — inflexa. i8i5 Cydnus nanus. 186 brunncus. 187 — — flavicornis. 188 punctulatus. * 189 Icvicollis. * 190 Asopus Gcnei. 1 9 1 ■ caeruleus. 192 — — bidcns. igS — — nigridcns. 194. ' custos. 195 Odontolarsus grammicus. 195 Tctyra bottcntota. 197 ■ maura. 198 — — granulata. * 199 Corcomelas scarabacoides. 200 Odonloscelis fuliginosa. (4o4) TABULARUM EXPLICATIO. Tabula III.'» Vìg- I . Merocoi'is denticulalus. a longiludo naturalisj A inseclum auctum ; B diaiidium pronoli magis auclum. 2. Caput malto auctum a latore yìsxxm Merocoris Spinolae. 3. Merocoris serratus. * a JongituJo naluralis; A inseclum auctum; 5 dimidium proiìoti iiiagis auctum ; C elylri membrana itidem multo aucta. 4- Merocoris alternans. a longiludo naluralis ; A insectum auctum ; B dimidium pronoti magis auclum. 5. Merocoris annidipes. a longiludo naluralis ; A inseclum auctum ; B dimidium prenoti magis auctum. 6. Ceraleptus gracilicornis. " - a longiludo naluralis ; A inseclum auctum ; B dimidium capitis et pronoti magis auctum. 7. Ceraleptus squalidus. * a longiludo naluralis ; A insectum auctum ; B dimidium capitis et pronoti magis auclum. 8. Pachymerus albofasciatus . * a longiludo naluralis ; A insectum auctum. 9. Pachymerus nabiformis. * a longiludo naluralis j A insectum auctum. Tom. VII. jx 1>M bOÙ Tau IH Fw, 3- Cam Gremito dis ì I I 'D'. ^w^ !///■ Tav.lV. '^f^rt-zt ^-'- Fu/i- Fia-rj. Fig-nJi- *._> ) %.// C Icilio dis. (4o5 ) Tabula IV.» Fig. I. Pentatoma laborans. * a longiludo naturalis ; A inscclum auclum ; B dimidium pronoli mngis auclum. I . bis Dimidium pronoti Penialoìnae nigricornis noslralis. 1 . ter Pentatomae eryngii. 2. Pentatoma distinguenda. * a longiludo naluralis ; A insectum auclum. 3. Pentatoma lunula. a longiludo naluralis ; A inscclum auclum. 4.. Pentatoma analis. * a longiludo naluralis ; B inscclum auclum. !5. Pentatoma consimilis. * a longiludo naluralis; A inscclum auclum; B caput; C focminao cxlrcmilas venlralis. 6. B caput ; C foeminae extrcmitas vcntralis Pentatomae ó/puuctatae. 7. Caput Aeliae acuminatae , maxime auctura. 8. Caput Aeliae Klugii, maxime auctum. 9. Aelia bifida. * , a longiludo naluralis; y/ inscclum auclQni; 5 caput magis auctum. 10. Caput Aeliae tnjlexae , maxime auctum. 1 1 . Cydnus punctulatus. * a longiludo naluralis; A insectum auclum; B pronolum magis a- uclum . 12. Pronotum Cydni Icvicollis * auclus ut in specie prac- cedcntc. 13. Tetyra granulata. * a longiludo naluralis ; A insectum auclum. NECROLOGIA DE SOCI OnWITSMMJ m& msiHiiLi m.Mm (*). Aeiernum servai amicus amorem. D ovuTO uffizio di vicendevol gratitudine è il ravvivare noi tra la memoria di coloro, che fecero parte di questa rispettabile Ac- cademia. La natura ha innestato negli animi umani siffatto amo- re , affinchè nella rimembranza de' posteri sopravvivessero i pre- decessori, e negli scritti loro di questi le gesta si perpetuassero. Di sì lodevole costumanza è stato il nostro Reale Istituto sempre geloso , eternando colle stampe i nomi de' suoi cari so- ci , che di tempo in tempo gli vennero rapiti dalla inesorabil morte. Intanto , o Signori , mi duole gravemente il cuore di scorgere tra 1' eletta classe di quegli estinti trascurato finoggi il nostro collega Michele Klain ; e sebbene se uè senti in queste mura il tristo annunzio , pure della di lui vita la dovuta lode si tacque. Spinto adunque dal più caldo de' sentimenti per quei dolci vincoli di amicizia , che insino agli ultimi momenti di suXii(ij cueno'jìi PP. Pracdiealorum S. Mmicic ScnnUUis, ea pracscrUin de caun' sa, (juod ìnijus ojjicitiac pharmacopola Miclia'vl Klain viihi amicilia con- ^unplìifì , rerum Chcmiae et lìolunices sludiosissimus . in experimcntis VìiitilKpndi.'; circa cliemiram ncmiiìiim , alrjìie radicis liiijus pìanlae ana- li/.'iiìi, fì/ìììbolam suain conferve liòvnli animo spoponderat . ( 4i8 ) Ma vieppiù contento di far tesoro d' importanti osservazioni e rare notizie , ne' propri scritti le conservava per ricordanza e studio della gioventù che segui vaio nella istruzione farmaceutica; anzi invaghito , come dissi , delle scienze naturali ne riandava spesso i generali principi , e con iscrupolosità ne segnava i fé-, noraeni , le eccezioni e le conseguenze più rilevanti. Già mi sembra che Klain istesso m' accenni di metter fre- no al discorso , per timore di non far noja ad altri I Forse , o cortesi ascoltanti , una tal modesta significazione m' impedirà di procedere innanzi? Deh permettete eh' io ritornando alla sua con- dotta sociale, accenni lievemente cjuest' ultima parte col raccon- to di più nobili sentimenti che fregiavano quell' anima grande ed affettuosa. Nò sarà arduo divisarli sotto si fatto punto di ve- duta , perciocché non visse egli tra minuto gentarae d' ignobile contado , o nel segreto di una carica non ricercala e vile , ma in mezzo al chiarore de' dotti di così popolata città , e nell' e- sercizio di un uffizio pubblico e geloso. In cui Io conoscemmo delle leggi esalto osservatore , cittadino obbediente e fedele , schietto , moderalo , non rozzo , né austero , anzi cortese ed a- niabile, modestamente faceto, e degli onesti scherzi e delle con- versevoli maniere intendentissimo. Oltracciò fu religioso e pio , costante nell' amicizia, grato e di ogu' interesse alieno, ai pove- ri liberale , agli afflitti teneramente sollecito , agli artigiani lar- go e pronto , e per tempra d' animo e cristiana filosofia nelle più gravi disgrazie pazientissimo. — Ammirava i vasti ingegni : le altrui virtù lo spronarono alla imitazione , all' invidia non mai , talmente eh' era diffidi cosa il discernere se ci portasse a costoro più rispetto che amore. In questa guisa passò i giorni convenientemente fino alla state del i83i , eh' era quasi nel mezzo del settautottesirao an- no di sua età ; quando sorpreso da lunga e penosa malattia eb- ( 4.19 ) be manifesto mancamento di forze , da cui riavutosi alqLKiiilo , non durò poscia molto tempo d' infermarsi più gravemente. — Una gastro-enterite , ad ogni soccorso dell' arte medica restia e pertinace , fu dessa clic 1 travagliò in modo clic pareva » un )) levarsi pian piano 1' animo dal vincolo e commercio del cor- )) pò )). Quindi senza trepidazione si affrettò a sgomberare la mente da qualsiasi pensiero e desiderio terreno con ripetuti al- ti di cristiana virtù. E come la santa Religione de' padri nostri meschiossi ai suoi primi sentimenti , così negli ultimi respiri lo rendè forte e lieto di bella speme. — Orsù profferiva il Klain a voce tre- mante e fioca , orsù andiamo dove Dio ci chiama ; ed infatti nel 5 luglio del testò indicato anno verso le ore 24. 1' Onnipo- tente a sé ritirò il sacro soffio di quella vita. Fu la sua fredda spoglia sepolta il di seguente nella chiesa contigua alla di lui officina ; nò il funerale eccedè la condizione privata, se non nel pianto pubblico. — Uomo veramente singo- lare! Chiaro se non per sublime ingegno, certo pel cuore , se non per famose vicende, certo per benefiche azioni ; il cui nome più che in altro monumento resterà immortale in questo Reale Istituto , e nel cuore di tulli coloro che ben Io conobbero e te- neramente r amarono. SALVATORE MARIA RONCHI. N ella industriosa Terra di Solofra , che ergesi tra i monti Irpini , nel di ii Novembre dell'anno 1764', Salvatore Maria Ronchi ebbe da civili parenti i natali , e la patria comune con tanti altri uomini illustri. Tra i paterni lari fu dal genitore far- macista indiritto per la carriera delle lettere, ed all' età di un* deci anni fu inviato in Napoli a studiar le lingue dotte, le a- mene lettere e la filosofìa , nelle scuole erette tra i chiostri del- l' Angelico Dottore. Compiuti tali studi , il giovinetto Ronchi co- noscendo aver bisogno di apprendere una professione , prescelse la medicina che studiò sotto la scorta del Vairo , del Cotugno e dell' Andria. Nel privalo uditorio di quesl' ultimo apprese il corso elementare degli studi medici, nò trascurò quello di per- fezionamento nelle Cattedre della Regia Università. Dal quale privato e pubblico ammaestramento trasse tanto profitto che do- po due anni di studio fu in grado di concorrere al Rettorato , ufilcio che (secondo il costume di que' tempi) davasi agli alun- ni di esso Reale Archiginnasio. Contraddistinto tra gli allievi , incominciò subito a divenirne il maestro nelle sue mura priva- te , avendo da poco compito il quarto lustro della sua età. Pro- seguendo il sistema allor consueto de' concorsi si presentò ar- ditamente a quello che tcnncsi per la cattedra di chimica desti- nata alla istruzione degli alunni interni del grande Ospedale dcgl' Incurabili. Riportatane la palma desiderata , a tuli' uomo ( 422 ) si addisse a coltivar la scienza che insegna a conoscere i prin- cipi componenti de' corpi, la loro azione intima e reciproca, le loro proprietà e gli usi cui si possono destinare. Valentissimo dunque nell'analisi chimica egli fu prescelto dall'immortale Sa- verio Poli per quella de' testacei del Regno delle due Sicilie , de' quali la più minuta descrizione quel sommo naturalista pe' tipi Bodoniani puhhlicava nell'anno 1790 (i). E per tal sua grand' espertezza nella chimica , fu di questa scienza nominato Professore nella scuola di artiglieria. Successivamente conseguì quasi tutte le prime cariche ed onori della nostra medica ge- rarchia , giungendo fino al posto di Archiatro di tre successivi Sovrani della Dinastia Borbonica ed a quello di Protomedico ge- nerale del Regno. Occupato in tanti incarichi mancava ad esso il tempo per mettere in iscritto le sue osservazioni , ed i rilievi che avrebbe potuto dedurne pel progresso dell' arte salutare. Non pertanto pose a stampa una Lettera contro il metodo omiopatico , e po- che parole su dì una epidemia vaiolosa redatte dal dotto Ca- valiere D. Salvatore de Renzi ed inserite nel Filiatre Sebezio^ Giornale che il Commendatore Ronchi dirigeva e sosteneva col- la sua valevolissima protezione. Nel mettersi a stampa qui in Napoli la Farmacopea castren- se dell' Archiatro russo Signor Vigile , 1' Archiatro Partenopeo vi appose alcune note dirette a far conoscere molte cose della nostra Terapeutica, e vi aggiunse qualche sua avvertenza par- ticolare degna di contemplazione. Tra queste merita di essere (i) In chemica analysi instiluenda plurimantm partìiim ad texius earmnque mollusca spectaniium , usus sum opera diligentìssiini D. Sai- vatoris Ronclii , in hoc Regio Gijmnasio medicinae Professoris. Poli Testacea utriusrjue Siciliae. Neapoli 1780 in adnotatione ad Praejatio- nem pag. og. (4.23) ricordalo Y usò da lui proposto dell' antimonio crudo per la gua- rigione del cancro. Neil' articolo delle acque minerali fa una e- satta descrizione di tutte quelle di cui abbonda la Sicilia al di qua del Faro. Notando clic le dosi de' rimedi le quali sono mas- sime in Prussia debbono farsi minime presso di noi , egli si mostra sommamente circospello , e maggior circospezione rac- comanda neir uso de' veleni , poiché secondo la gran massima lasciataci da Ippocralc nel libro i.° degli Epidemi : duo vi mar-' bis praestanda sunt , adjuvare , aut ( sallem ) non nocere. Ciò per la parte medica ; per la chirurgica poi profittando delle cor- rezioni fatte nella nostra scuola a molte formule inutili e qual-- che volta anche nocevoli vi dà 1' ultima mano di perfezionamen- to , in ispecialità po' cataplasmi. Ascoltiamo le sue parole : )> Tutti i medici e cerusici de' nostri giorni guidati dalla ragio- )) ne e dalla esperienza convengono che tante diverse specie di )) cataplasmi se non sono dannosi riescono per lo più inutili.' )) Presso di noi si sono semplicizzati in modo che si possono )) ridurre a quattro specie , emollienti , risol centi , corroboran- y> li e sedativi. )) Queste sono le scritture messe a stampa dall' Archiatro Si- gnor Ronchi : ma tutto ciò che può essere scritto da un gran medico , spesso non è che la minima parte de' servizi da lui renduli agli uomini. Se io qui potessi interrogare tutti coloro che il nostro clinico ha salvati dal dolore e dalla morte , colo- ro a' quali egli ha conservato gli esseri i più cari , oh quanto se ne avvantaggerebbe la sua biografia ? Essi sperimentarono i di lui benefizi senza saperne giudicare il merito : essi furono sollevati come da una divinità ignota, tale essendo il medico, il quale assistito da ispirazioni tanto necessarie , quanto ammi- revoli , deve combattere ([uasi ad occhi chiusi i nemici che c- gli indovina piuttosto che non vede , e wnlro i quali il meno- ( 424. ) mo errore può renderlo irrevocabilmente impotente. A ciò ridu- cesi r arte del medico clinico , arte che tanto sì avvicina alla divinazione. E questa appunto il Commendator Ronchi possede- va al sommo grado. Il nostro erudito Professore era valentissimo nelle arringhe estemporanee. Dotato di mente creatrice egli non ne superbia- va , e spessissimo leggendo dalla cattedra , e ne' consulti si con- tentava di attribuire con rara modestia ad autori antichi , che egli avea tanto in pregio i felici concepimenti del suo felicissi- mo ingegno. Fu decorato del Real Ordine Costantiniano , del Real Ordine di Francesco I.° e fu nominato Commendatore del- l' ordine della Regina Isabella di Spagna. Fu socio corrisponden- te di varie accademie straniere, ed ordinario della nostra Rea- le Accademia delle Scienze. Fu Presidente di questo Reale Isti- tuto, di quello di Vaccinazione, e della nostra Accademia Me- dico-chirurgica ; e fu altresì membro della Giunta di pubblica istruzione. Non ostante tante svariate occupazioni egli fu sempre assi- duo alla nostra Regia Università degli studi, sulle prime come sostituto in diverse cattedre di Medicina, quindi in qualità di Professore proprietario della cattedra di Chimica , di quella di Materia Medica, di Medicina legale, e finalmente nella prima cattedra di Medicina pratica. A quest' ultima rimase addetto fi- no a che nell'anno iSSy per la morte avvenuta un anno pri- ma del Professore Giuseppe Antonucci fu promosso alla direzio- ne della Clinica Medica, Le sue lezioni erano piene di scelta e- rudizione, e di profonda dottrina; ma egli non potè pubblicare i felici risultamenti delle cure de' morbi eseguite in quell" Isti- tuto , sì per la grave età sua , e sì per la breve durata del fa- Mcoso incarico , essendo stato colpito da melena per la quale ( 42Ì5 ) fini di vivere al finir dell'anno 184.0 quando aveva incomincia- to appena il scllantcsimosctlimo della sua vita. Ornatissimi accademici , il Commcndator Ronchi ci ha la- sciato nna immagine di se nel di lui figlio Francesco , nostro degno collega , il quale onoralamente segue le vestigia del pa- dre. Io ho avuto cura che una immagine dipinta a tela venis- se posta a lato di quelle degli altri sommi clinici napoletani nelle mura dell'Istituto Clinico entro lo Spedale degV Incurahi- li. Ma le tele dipinte non possono impedire che il tempo di- struggitore col suo vorace dente roda e consumi quanto non può rapirgli la fama. A giusto titolo adunque il nome del Ronchi con altro mezzo più durevole è stato trasmesso alla posterità dal nostro distinto Collega Professor delle Chiaie. Questo instanca- bile e degno successore del Poli sin dall'anno 1828 nelle sue Memorie sulla storia e notoraia degli animali senza vertebre de- scrivendo le Cellepore , tra le nuove specie da lui scoverte ne' nostri lidi , una ne distinse con la denominazione di Cellepora Ronchi. Ed ecco il nome dell' Archiatro Partenopeo fatto im- mortale nelle opere di Zoologia. Che già il chiarissimo Lamarck descrivendo le Cellepore da lui denominate Escarine dalla Sen- na al Sebelo fa echeggiare il nome di Escarina Ronchi. 54 imi««iJHuiO .') on pnii . if)i[ -01 rnofl fi '.'/J ai '.>i MARCHESE GIUSEPPE DE TURRIS. ^rf 9 (lon ) IS J ACQUE egli in Castellammare, di Sfabia nell'anno 17S9; e cessava di vivere il dì 20 dicembre i84.3. I suoi genitori Ca- tello de Turris, ed Agnese Solimene lo iniziarono per le scien- ze legali , ma siccome il di lui zio signor Francesco de Turris aveva un nome nella mercatura , cosi negli affari di commercio per molti anni dedicossi. Occupatasi momentaneamente la città di Napoli nell' anno 1799 dall'Armata francese repubblicana^ il Marchese de Turris fece da padre alla popolazione di Castellammare, avendo assun- to su di lui quasi le spese tutte pel mantenimento delle truppe straniere ivi destinate , e soccorrendo medesimamente a larga mano quei suoi concittadini che , per mancanza di lavoro , di mezzi di sussistenza abbisognavano. E si fu davvero fina nobi- lissima azione quella che fece il de Turris a favore de' Pimon- lesi , i quali essendosi un giorno rivoltati contro i francesi ed ammazzato alcuno di essi, fu dal Generale in capo disposto dar- si sacco e fuoco a quo! comune ; ma il Marchese de Turris fe- ce presentare al Generale i capi della rivolta e con una retri- buzione di circa Ornila ducali , parte suoi e parte raccolti da' proprietari di Pìmonte ottenne l'abrogazione di qucll" ordine, e la destinazione di (juegli sciagurati nello esilio. Nell'anno 1800 S. M. il Re Ferdinando IV, di gloriola vicordiora, creava una Giunta di arti e manifatture nella quale ( 4.28 ) fu il de Turris prescelto a membro, e nel corso di pochi anni fuvvi promosso a Presidente. Quando sia egli stalo operoso in questa carica, chiara pruova ne danno i cataloghi delle raostra- zioni delle manifatture fatte sotto i suoi ordini sino all' anno 1818; ma nell'anno 182 1 fusa la Giunta delle manifattui'e nel seno di questo Reale Istituto, egli sedè fra noi, e potè ciascun di Toi conoscere come sosteneva le discussioni , e con quan- ta premura e sagacità degli affari dell' Istituto occupavasi. Nel- r anno 1802 nominato senatore del Municipio di Napoli dedi- cossi con esito felice per l' annona , provvedendo di grani , e di olii il Regno che ne pativa in quel tempo penuria. Ebbe r amministrazione delle soldatesche di terra e di mare ; e nel- r anno i8o4. fu chiamato alla Soprintendenza per l' approvigio- namento dell' Armata francese stanzionata in alcune provincie di questo Regno sotto gli ordini del Generale Gonvion Saint-Cyr. Neil' anno 1808 formata 1' Amministrazione generale de' dritti riuniti , il de Turris fu destinato a dirigerla. Il sale , il tabac- co , la polvere da sparo , le carte da gioco, il nitro, e la cro- ciata erano i rami dipendenti da tale Amministrazione. Neil' an- no 18 14. riunironsi le due Amministrazioni generali de' dritti riuniti , e delle dogane , e fu al de Turris conferita la carica di Direttore Generale de' dazi indiretti. E per darvi un cenno di quanto egli fece in favore di questi rami , vi diremo eh' es- si allora rendevano allo stato appena cinque milioni, e neir an- no 184.0 gli diedero circa dodici milioni di ducati. La Tariffa doganale pubblicata nell'anno 1824. , che tanta utilità arrecò agli stabilimenti manifatturieri ed industriali di questo Reame , fu 1' opera di quel nostro benemerito collega e dell' immortale Cav. D. Luigi de Medici , che chiameremo il Colbert di Nopoli ; perchè le instituzioni che egli lasciò , tutte esattcmente corrisposero allo scopo cui miravano, al ben' essere ( 429 ) dcir universale. E fu allora che si slabilì fra noi quel sistema proiettore , che fin da So anni indietro crasi tanto severamente e gelosamente osservato dall' Inglilllorra e dalla Francia , i cui effetti con alacrità contribuirono alla grandezza ed alla prosperi- tà di quelle incivilite nazioni. E se alcuna di queste ora del si- stema opposto, cioè della libertà commerciale , stassi avvalen- do , lo fa a ragion veduta , perchè le sue industrie e le sue manifatture avendo profittato di una protezione assoluta di 5o anni prima di noi , e delle altre nazioni, che trovansi nella no- stra posizione , possono avere una concorrenza attiva sulle no- stre per annientarle, e distruggerle a suo piacimento. Ogni pae- se ha i suoi particolari bisogni , e conseguentemente fa mestie- ri che questi operino. La libertà di commercio per quanto sia necessaria alle nazioni eminentemente industriose , onde permu- tino con utilità i loro prodotti , altrettanto la è nociva per le piccole nazioni , che hanno le loro intraprese industriali limita- te , come limitate sono le risorse che le han dato vita con non pochi sagrifizi (i). L' abbandono del sistema protettore in In- ghilterra deve operare altamente sul movimento agricolo-com- mercialC; e l' ammissione con totale franchigia del frumento del gran turco , del riso, ed in generale di ogni specie di cereali, a nostro modo di vedere , può arrecar danno tale all' industria (i) In luglio i84-o pei tipi della U'pografia Flaulina pubblicammo il rapporto de' particolari clic otTriva la mostra delle manifatture di detto an- no , e fu allora che entrammo a ragionare della libertà commerciale , la (juaio nello scorso anno rencLna tanto celebri i nomi di Cobden e di PeeI; e consogucntcmealc preghiamo chi ama farsi addentro a tale quislionc, da- re una occhiata a quel nostro lavoro non solo , ma sibbcnc alle riflessioni economico-commerciali pubblicale por la tipografia del Cioflì in aprile del 184.-Ì, per mettersi a giorno di quanto ci facemmo a proporre su tale ob- bietto. ( 4-30 ) agricola della Graa Brettagna da accrescere le spine che 1' af- fliggono , la miseria. Il Marchese de Turrls con 1' amministrazione generale de* dazi indiretti ehbe ancora la Direzione generale delle monete , e quella della Lotteria. Egli corredò la Regia Zecca di quei re- golamenti e di quelle macchine che abbisognavano , per farla gareggiare con altri simili opifici della incivilita Europa. Vi stabili il raffiaamonto dell' oro per precipitazione, senza del qua- le la legge monetaria del 20 aprile 1818 per questo regno non avrebbe potuto eseguirsi. Questa legge è un documento prezio- so della somma sapienza del Cav. de Medici , e del Marchese de Turris. Con essa si stabili la teorica di pubblica economia , che uomini sommi hanno costantemente insegnata; e correggen- dosi r errore della proporzione costante tra 1' oro , e 1' argento , in cui quasi tutte le più eulte nazioni caddero per lo impero deir uso e de' vecchi pregiudizi, fissossi il principio, che la mo- neta essendo la misura de' prezzi , e di ogni specie di contrat- tazioni , così un sol metallo esser deve legalmente considerato materia di moneta. La moneta dunque del Reame delle due Sicilie, come mi- sura de^ prezzi e di ogni specie di valutazione, è 1' argento. La legge suddetta ne assegna il titolo , ne fissa il peso, e ne vie- ta 1" aggio ne' cambi de' moltipli , e summultipli dell' unità mo- netaria dello stesso metallo. L' oro volgarmente reputasi materia di moneta , ma col fatto non lo è ; non potendo essere misura de' prezzi , mentre è egli stesso secondo i tempi dall' argento valutato. Quindi la legge gli assegna un valore corrente , e di- chiara di non essere vietato nel cambio dell' oro in argento un aggio, di tal che le monete di oro, ricevendosi a peso, la gua- rentigia del Real Governo vien limitata al solo titolo, ed all' ob- J)ligazioae di doverle accettare in pagamento al prezzo autorizzato. (43i ) Il Marchese de Turris introdusse nella Regia Zecca per la fusione del rame i forni alla Catalana , istituì gli uffizi di ga- rantia per lo marchio delle opere di oro e di argento , e quel- lo degli argani , e mangani per la tiratura de' fili di argento e di argento do.ato pel lavorio de' galloni ; in fine progettò il Ga- binetto d' incisione nella regia Zecca per apprendersi 1' arte di scolpire in acciaio , e potersi avere nel seno della stessa Am- ministrazione abili artisti nella costruzione de' conii delle mone- te e delle medaglie. E fu in vero un grande onore per questo regno quando nell' anno 1818 S. M. \' Imperatore d' Austria Francesco I. degnossi onorare di sua visita 1' opificio delle mo- nete di Napoli , r avere quel Monarca dichiarato che la Regia Zecca di Napoli se era inferiore a quella di Milano, 1' era pe- rò molto superiore alla Zecca di Vienna. Per l'Amministrazione generale de' Reali Lotti basterà dirvi solo , che nuUa si è fino- ra innovato da" regolamenti che il de Turris lasciovvi , essendo essi dettati con tanta intelligenza e prudenza da prevedere que- gl' inconvenienti eh' esser possono di ostacolo all' esatto anda- mento di quel servizio. ^,. Fu il Marchese de Turris Direttore Generale ancora della navigazione di commercio, e con la legge de' 25 febbraio 1826, che di Navigazione appellasi , le diede una guida giudiziosa ed atta a fare prosperare la navigazione de' bastimenti destinati al commercio. Nel dar noi uno sguardo fugace alla di lui vita , tanti ci si presentano spontanei e luminosi argomenti d' animo egregio, di nobiltà di cuore , di carità pura , disinteressata , attivissima pel bene de' suoi simili , che a ragione possiamo chiamarlo r uomo benemerito. A prudente oratore mal si conviene ingran- dire il merito de' mortali ; ma impegnati noi a mostrarvi il de Turris quale già vel dicemmo , confidiamo ; dotti Accademici , ( 432 ) di salvarci dal rimprovero di eloquente preyenufo , di tal che possiamo affermarvi francamente che quanto dicemmo per lui non può da censura esser contraddetto. I pregi dell' animo, e lo splendore delle azioni danno mag- gior dritto alla vera gloria , che non quello di un sangue no- bile, e di una distinta prosapia, e '1 de Turris giovossene tanto che seppe ingentilire il suo animo con quegli studi , i quali e- levano lo spirito, illustrano l'intelletto e preparano il cuore ad accogliere gentili e nobili affetti, a nutrire sensi di onor vera- ce. Quel delicato candore che allontana dall'uomo ogni sospetto di diffidenza , e lo rende incapace a snaturare le idee , ad al- terare le sembianze degli oggetti , a coprir di un velo gì' inter- ni sensi , ed a mostrarsi agli occhi altrui in contraddizione col proprio cuore , fu certamente una delle doti esimie dell' uomo illustre che facciamo a commendarvi. Ad iscoprire il di lui cuo- re uopo non era di penetrazione ed ingegno , perchè la schiet- tezza dell' animo suo, allontanando ogni riflesso su di sé stesso, ogni inquieta attenzione su le parole e su gli atti, dava a que- sti la libertà di mostrarsi nelle loro naturali fattezze. A lui pu- re , come a ciascun de' viventi in società, presentavansi gli uo- mini in varie forme , secondo il grado la condizione , il carat- tere , e gì' interessi svariati che li distinguono ; ma il saggio uomo superiore per indole generosa agli umani riguardi , figli sovei^te di stolta ambizione , non mai seppe dissimulare, né per' artifizio , né per genio di carezze 1' altrui amor proprio , e fe- cesi predominare solo dal sentimento della verità. Al candor dell' animo aggiunse anche il de Turris il pre- gio di una rettitudine di cuore da fare invidia alla più severa virtù. S' egli è vero quello che una stolta filosofia combatteva , che r uomo cioè ottenga dalla natura alcune disposizioni, o ten- denze indipendenti per lo affatto dall' opera , e dalle industrie ( 433 ) della educazione, potremmo dirvi, illustri Accademici , che il sentimento di rcllitudinc fosse innato nel di lui cuore. Colui che spontaneo prestasi a quanto ravvisa conforme al buono, all' one- sto , all' utile ; ed a questa facil tendenza aggiugnc fermo vigo- re nel sostenerlo, e magnanimo disinteresse nel promuoverlo e conservarlo , questo può dirsi a tutta equità retto di cuore. Ne poteva egli con tanta giustatezza di animo e rettitudine di volontcì obliare ciò che doveva alla patria, e mostrarsi in- trepido sugl'interessi e sulla gloria del proprio paese. Venerava i suoi Re , e gli era caro un Trono protettore , un governo pa- cifico e prosperoso; gli erano care ancora le instituzioni confor- mi a' bisogni, al carattere , a voti de' suoi concittadini , e le più proprie a stabilire fra essi le fondamenta della pubblica fe- licità. Egli aveva per un dettato di morale e di politica filoso- fica, cbe ogni buon cittadino debba sempre esser pronto a som- ministrare da sua parte nuovi elcmnnti al comun ben' essere con la fedele osservanza de' propri doveri, ed impiegando tutt' i mez- zi capaci a promuovere, e conservare la pubblica prosperità. Con questi rari principi , con sommo zelo ed energia , e con quella rettitudine di cuore che inspira il vivissimo desiderio di fare il bene , il M.irchese de Turris sostenne tutte le cari- che, che vi abbiamo indicate. La sua vita fu una continuazione di lavoro ; egli era da pertutto, nel consiglio di Amministrazione de' dazi indiretti, nel- le commcssioni dell .Amministrazione GiMierale delle monete, in quelle dell' Amministrazione do" reali Lotti, nelle tornite di que- sto Reale Istituto ec. ec: occupazioni sì molliplicatiì lo avevano avvezzato ad andare al fallo , alla soluzione di qualunque qui- slione pel cammino più breve. Le sue discussioni erano profon- de e rapide. Egli aveva la brevità dell" u mo che sa apprezzare medesimamente la sostanza delle cose, e la economia del tempo. 55 ( XH ) Soffri non poco nell' emergenze poliliclie che nell' anno 1820 sursero in questa capitale , sino ad essere esonerato dalle diverse cariche che occupava, ma l' augusto Re Ferdinando I.° volle eli' egli giustificasse la condotta serbata in quella tumul- tuosa circostanza, e la di lui giustificazione presentò tante pruo- ve di fatto del costante e devoto suo attaccamento al Real Tro- no , che nel corso di pochi mesi venne solennemente reintegra- to in tutti i disimpegni che gli erano stati affidati. Nato de Turris in paese di monarchica instituzione, e beneficato per tan- ti titoli dal Real Trono, non poteva essere indifferente su lutto ciò che ne risguarda la maestà, i dritti , i privilegi, e ritenere come sagro il dovere di essergli sincero e fedele. Nell'anno 1790 fu nominato Cavaliere di giustizia del Real Ordine Costantiniano. Nel 1802 ebbe il titolo di Marchese. Nell'anno 1824. ricevette la Gran Croce del suddetto Real Ordine Costantiniano. Nel 1826 fu dal Sommo Pontefice Leone XII. " decorato del- la Croce dell' Ordine di Cristo. Nel i83i ebbe la fascia di Gran Croce del Real Ordine di Francesco 1.°; e nell'anno i84.3 venne ascritto tra i Maggior- domi di settimana della Real Casa di S, M. , insignito della chiave di oro. Il Marchese de Turris non solo fu benefico fin che visse ,' ma estese ancora dopo la sua morte gli effetti della sua benefi- cenza. Della pingue sua fortuna chiamò a parte i collegi , gli orfanotrofi , le pie congreghe , i convitti , e gli ospedali di Ca- stellammare, non che altre religiose famiglie. Quest' uomo che tanto si distinse per indole generosa ^ per ischiettezza ed ingenuità di cuore , e per rettitudine di voleri : quest'uomo tenace del suo proposito per virtù, e per consiglio; r I ( ^3o ) eguale sempre a se stesso nel sentire e nel vivere politico , costantemente devoto a' propri Sovrani , passionato e tenero per Ja patria, cui consagrò por Innglii anni pensieri e fatiche, non dovrà reputarsi benemerito della società in cui visse , e degno del rispetto e della riconoscenza de' suoi concittadini? A siffatte qualità aggiungncrcmo la più sublime che ornava la di lui ani- ma grande , eh' era il Cristianesimo sincero , e concbiudcre- mo eh' egli fu beato pel proprio cuore e per la pubblica stima, corona dell' uomo onesto! fu beato per le speranze che dà la Religione , le quali lo sostennero in vita , e lo consola- rono in morte! e fu beato perchè la ricompensa della virtù è immortale. i COMMENDATORE TEODORO MONTICELLI. I L commendatore Teodoro Monticelli socio ordinario di questo illustre consesso ebbe cuna in Brindisi, ove apriva gli occhi al- la luce nel lySg. Usciva egli da una disfinta ed antica famiglia, che fin dalla sua adolescenza lo avviò alla carriera religiosa nel rispettabile ordine monastico de' Celestini , il quale riful- gendo di molti nomi celebri, inspirò al giovinetto Monticelli quei semi felici di virtii e di amore per le scienze, che in seguito do- vevano tanto fruttificare. Fu in Roma nel Collegio massimo della Congregazione Benedettina, dove cominciò i suoi studi, e col favore di quei padri ebbe a maestro nelle matematiche e nelle filosofi- che discipline il celebre Gioacchino Pcssuti che , morendo nella grave età di circa 90 anni, lasciava di so V opinione di uno fra' piij insigni geometri italiani. Né meno illustri furono gli altri precettori, da' quali egli apparava la scienza sacra, la fisica e le scienze naturali. Epperò tanto profitto ritrasse il Monticelli da cotanto senno , che in quella età in cui i più corrono a disci- plina , egli sedeva a maestro de' suoi stessi compagni ; dappoi- ché giovanissimo ancora lesse filosofia e matematiche ne' Colle- gi Celestini di Lecce e di Napoli, e all'età di 34- anni fu scel- to a sostituire nella nostra R. Università degli Studi i professo- ri di Storia Sacra e de' Concili ; e due anni dopo fu eletto a professore interino di Etica nella stessa Regia Università. Sopraf- i'atlo dal turbine della procella politica che si addeusò sul!" Euro- ( i38 ) pa, e che poi scoppiò neli' ultimo decennio del secolo XVIII , egli fece senno de' travagli della fortuna, poiché compose nella pri "■ionia un trattato sul Governo delle api ; ed introdusse con quest' opera stimabile delle pratiche utili in una industria che eia prosperava nelle Puglie. Tornato a libertà e circondato dal- la pubblica opinione , ebbe lo incarico di dare ordinamento al R. Liceo del Salvatore, e fu poco dopo eletto a Segretario Per- petuo della R. Accademia delle Scienze ; quando lo Straniero , volendo emulare la creazione della R. Accademia delle Scienze e di Belle Lettere, fondata nel giugno del 1778 dal Re Ferdinan- do IV. ", e che per le vicende de' tempi si estinse pochi anni do- po, institui al 1807 un nuovo corpo scientifico, la R. Accade- mia delle Scienze , che l' Augusto Monarca fondatore di quel- r antica conservò nel 181 6 , e nel 11817 arricchì di nuovi pregi e di uno Statuto Reale, diretto a proccurarne lo ingrandi- mento e la gloria. Questa carica luminosa aprivagli la via a quelle onorevoli relazioni co' grandi uomini del secolo , le qua- li gli spianarono il cammino a' nuovi studi, e gli fruttarono tan- ta fama. Fatto forte dal consiglio di tanti uomini sommi, e da- gli aiuti di ogni maniera che ritraeva da questi grandi rappor- ti , si abbandonò il Monticelli al suo pendio per lo studio delle scienze naturali^ e scelse a gradita sua occupazione lo studio del nostro vulcano , unico in attività nel continente europeo , e di- venuto perciò lo scopo delle ricerche de' geologi più celebri del secolo trascorso. Il Prodromo della Mineralogia Vesuviana , 0- pera originale che onora il Monticelli ed il Covelli suo collabo- ratore -, la Storia de' fenomeni osservati nell' eruzione del Ve- suvio , ed i Comentari suir agro Puteolano e su' campi Flegrei in puro dettato latino , sono opere pregevolissime , che apri- rono nuove scaturigini di fatti importanti alla Geologia , e re- sero il nome del Monticelli caro al Ramondini , al Gismon- ( ^39 ) di , al Broislak , al Lcvy , al Milsclieilich , al Gallcsio , al Philips, al Linagio , al Pringle, al Biickland , al Ringseis ; in fine a' giganti del secolo XVIII, Davy od Iliimboldl , i quali tutti portarono assai alto il nome del Monticelli nella storia de' due opposti sistemi geologici , dell' acqua e del fuoco : dappoi- ché quest'ultimo, scelto a teorica gradita da' geologi del seco- lo XIX, ricevette dalle prelodate opere de' nuovi e vitali argo- menti in suo favore. Questi lavori scientifici, e la fama che se ne sparse per 1" Europa , fruttarono al Monticelli non solo una ricca raccolta di prodotti del Vesuvio , ma un' altra non meno ricca di Orittognosia , le quali chiamarono l' attenzione di più Augusti Principi esteri , che pongono la scienza fra la gloria del trono , il Gran Duca di Toscana , il Gran Duca di Saxe- Weimar , il Gran Duca di Saxe-Coburg , il Re di Grecia , il Principe Alberto sposo dell' Augusta Regina d' Inghilterra , la Gran Duchessa Elena di Russia, il Principe ereditario di Hassia- Casselj e finalmente quel Principe dotto, chiamato poi sul trono di Danimarca che attualmente onora ed illustra, il quale gli fu largo di onorevolissima amicizia, e di quella protezione che tan- to contribuì ad allargare la sua grande raccolta orittognostica. Il Monticelli scrisse anche un' opera pregevole sulT Economia delle acque, un Catechismo di agricoltura, una memoria sulla Pastorizia del regno , e gli Elogi in purissimo dettato latino di Filippo Cavolini e di Vincenzo Petagna, i cui nomi suonano si alto ne' fasti della gloria patria. Una riputazione così general- mente stabilita gli meritarono l ordine cavalleresco di France- sco I.° di Napoli, quello di Commendatore dell" Ordine Danese di Danncbrog e quello di Cavaliere dell' Imperiale Ordine di Cristo del Brasile ; e di più, i diplomi delle primarie Accade- mie di Europa e di quasi tulle le accademie italiane. Carico di onore e di anni egli dava 1' ultimo sospiro in Pozzuoli, s»ui ( Mo ) dimora ordinaria, in ottobre del i84.5 mentre correva l'anno ottantesimo settimo della sua vita. Tale , o Signori , è lo il- lustre socio di cui questo R. Istituto deplora la perdita ; ma se la sua salma mortale oppressa dagli anni è scesa nel sepol- cro , rimane a noi caro il suo nome , e resterà onorata la sua memoria , finché palpiterà nel petto de' popoli di questo regno amor di patria , rispetto alla virtìi e alla scienza. CAVALIERE ASMTONIO NANULA. I L caA'aliere Antonio Kaiiula nacque in Barletta nel dì CV di giugno del 1780; e dopo di aver corsi con grande alacrità gli studi elementari che mettono capo a lutti gli studi speciali , vago d.' imparare gli clementi dell' arte salutare , recossi in Na- poli nel grande ospedale dcgl' Incurabili , ove la fama preconiz- zava i nomi di Cotiigno , di Sementini , di Villari , e di tanfi altri celebri professori di medicina , di cbirurgia e di scienze naturali , che onorarono nella seconda metà del secolo XVIII questa nostra patria. Ma volgendo quel tristo e malaugurato an- no del 1799, mentre il Nauula studìavasi a conseguire la Laurea in medicina ed in chirurgia, fu obbligato a spatriarsi, e trasmu- tossi in Roma. Quivi il concorso ad im posto di pratico nello spedale di Santo Spirilo gli offrì opportuna occasione per dar pruova delle sue non comuni cognizioni; e nell' onorevole e dil- ficilc sperimento il Nanula superò di tanto i suoi rivali che , sebbene straniero , ottenne la carica in preferenza degli altri. In questa circostanza potette il Nanula mostrare la sua valentìa nelle svariate scienze che costituiscono la medicina e la chirur- gia, dappoiché datosi pure all'insegnamento, ricevette il plauso universale, di cui fecero eco i Giornali di quel tempo (i)- -^^ (() Vedi il Diario Romano iSor. ( 4-4-2 ) J' amore della scienza è come il fiume che trabocca dallo sue sponde , e quando un uomo è invaso dalla voglia del sapere , questa non conosce più confine. Cosi accadde al Nanuk. La fa- ma preconizzava allora in Pavia il celebre Antonio Scarpa per cognizioni di .ogni maniera e per iscoperte anatomiche. Antonio Nanula non potette resistere al desiderio di avvicinarsi allo illu- stre professore di Pavia; epperò abbandonò un posto che si a- veva conquistato , e corse a Pavia come la farfalla al lume : e fu allora che fra il voglioso discepolo e l'incomparabile maestro si stabili q'uella recipvocanza di amicizia e di ogni nobile senti- mento , che divenne sempre maggiore cogli anni. Nò alle sole lezioni dello Scarpa attendeva il Nanula, ma frequentava bcnanc)ie le scuole di que' sommi , de' quali fu cosi ricca in quoU' epoca r Università di Pavia : del Rasori , del Borda , del lacopi , del Tommasini, di quel Vincenzo Monti, cigno italiano degno di da- re il suo nome al secolo in cui visse. Ricco il Nanula di tante cognizioni apparate in Pavia, e decorato della Laurea di quella classica Università di medicina , fece ritorno in patria , ove a- pn scuola, alla quale concorsero quanti giovani vogliosi di sa- pere medico erano in Napoli. E fu il favore pubblico che lo spronò a concepire con sue private spese il disegno di un mu- seo di Anatomia umana e comparata, tanto nello stato normale che innormale e patologico, di cui mancava la nostra metropoli, ed egli ne aveva osservato de' modelli in Pavia ed in Firenze. In qual modo abbia egli mandato ad effetto questo suo proposito , voi il sapete , o Signori , e '1 sanno tutti ; e parla ad eterno mo- numento della sua ostinazione a proseguire 1' opera , e delle sue durate fatiche quel Gabinetto , che or fa parte delle ric- chezze scientifiche della nostra Regia Università degli Studi. Ed oh ! imperscrutabili decreti divini , quell' opera che doveva da- ( 443 ) re al Nanula una celebrila e quasi una vita scienlifica, doveva essere la cagione principale della sua mortale infermità che lo spense. Perchè, ricorrendo la riunione del VII." Congresso de- gli Scienziati italiani in Napoli , tanto si a/Taticò il Nanula per dare ordinamento a' pezzi da lui preparati nel nuovo gabinetto assegnalo nella Regia Università degli Studi , che ne contrasse quel male ferale, il quale lo condusse al sepolcro. Fu Antonio Nanula decorato dell' Ordine Reale di Francesco 1°, fu ascritto jiella qualità di Socio ordinario a questo R. Inslituto , alla R. Accademia delle Scienze , alla Poutaniana , all' Accademia Me- dico-Chirurgica ed a molte Accademie straniere. Onde se con acerbo nostro rammarico la morte lo ha tolto a convenire con noi nelle tornate accademiche , rimane a noi grata la rimem- branza di averlo avuto a collega carissimo e stimato. 1 BARONE GIUSEPPE NICOLA DURtNI (i). A. ,LLA metà quasi del passato secolo , secolo veramente aureo per questa classica terra , surscro alcuni de' nostri , che per a- mena letteratura e per ogni sorta di scienza elevarono grido tan- t'alto che riscossero 1' universale plauso. Nò mancarono altri', che per avidità di sapere e mente accomodatissima a giudicare non mai divennero esempio di sterile maraviglia, ma stimolo cHicace di bella imitazione ai posteri. Le gesta virtuose ed i costumi patriarcali, o Signori, di uno tra quest' ultimi mi accingo stamane con voce lamentosa ad encomiare , anzi a ridestarli nella mente vostra ; perciocché del vecchio venerando e caro alla nostra Accademia, del Barone Giuseppe Nicola Burini intender voglio, i meriti lutti più lungo tempo di me aveste occasione conoscere ed apprezzare : e se i modi mi mancano per esprimerli , sappiate che colpa non è già del cuore, ma dello ingegno che a tanto non vale. Nacque il Burini ai 2 5 marzo dell'anno lyGS da antica e nobile prosapia in Chicli (2) ; famosa città nell" Abruzzo Citerio- (i) Il socio S)g. Briganti invilato dal iioslro Vicc-Prcsidcntc cav. D. Fe- lice Sanlangclo a lessero at-ticolo necrologico del Dinini, vi adempì nell' or- dinaria tornata del 25 giugno 184.7 *^°'^ '^ lettura del presente elogio, poi- sliè più che un articolo meritava lo illustre defunto. L' Istituto poi ne sen- tì con piacere le giuste lodi, e volle clic senza cambiamento alcuno vcnis- »cro impresse in questo voi. VII." de' suoi Alti. (2) Sono decorsi duo secoli circa che la famiglia Durini , oriunda da' ^oni Durini di Milano, trovasi stabilita negli Abruzzi. — Ebbe il aosUo (M6 ) re , di cui e nome e fondazione e pristina grandezza si attribui- sce al greco capitano Achille od a sua madre Teli. I genitori furono Geronimo e Francesca Vezzoli , figlia e ricca ereditiera di Giovan Francesco anche chietino, il quale di- venne chiaro tra i giureconsulti dell' età sua. Giunto all' uso della ragione non uscì dal ricinto della pro- Giuseppe per fralclli Giambalista e Bencdetlo , ed una sorella di nome Giu- stina. Giambalisla riaprì il casato, e Benedetto unitosi a suo cugino Fran- cesco Saverio, figlio di Gennaro Burini non ultimo fra i poeti di quel tem- po , indossarono entrambi V abito monacale della venerabile Congrega de' Celestini nella Badia di SoJmona. Francesco Saverio di poi fece i suoi pro- gressi in seno dell'Ordine slesso; tanto che nominatovi Abate, al ritorno degli augusti Borboni fu prescelto a Vescovo di Marsi, e quindi trasferito alla cattedrale di Aversa , dove sedè per ben quattro lustri. Compianto da tutti vi morì ai li) genuajo i84|. 11 prof, di eloquenza sacerdote D. Mar- co Cacciapuoli pronunziò orazione in quel duomo pei solenni funerali; ma posso affermare che più precisi fatti di sì illustre Prelato si hanno da una brevissima memoria dettata dal nostro Barone , e che conservasi inedita da' nipoti. Uscirei fuori de' giusti limiti , se anche in nota volessi aggiugnere al- tro intorno allo splendore di questa famiglia. Intanto non si disprezzi il co- noscere che i Porporati Carlo Francesco ed Angelo Durini , insigni per pie- tà e per sapere, vi appartenevano. — Un opuscoletto regalato dal sig. Gen- naro Ravizza al Barone col motto: dalce videre suos, e che ancor io ho avuto il piacere di consultare, fa chiaro scorgere che quest'ultimo Cardi- nale meritò molta e vera gloria pei suoi versi latini. L' opuscoletto h inti- tolato : Angeli Cardinalis Durini ad Domimim Aljenwn Varium J. C Carmina (Ticini Reffii , tySo. — El iternm eodem anno Neapoli, ad- dita epistola Joann. Ant. Landi. — Rursumijiie Senia , if8i , in-4''' parvo), e nel quale leggonsi oltre ai pochi leggiadri carmi, due lettere criti- che e tre -avvisi degli stampatori , pur anche scritti ned' idioma latino, tra' quali quello di Napoli sente assai di purità, giuoco e vivezza: pregi sen- za dubbio di qualche erudito ed allegro nostro GenioI ^ iaim^-i •■ ( M7 ) pria casa, duve conforme il costume degli antichi signori ven- ne educato , i quali erano poco o nulla inchinevoli alle scienti- fiche disci[)line ; ed ancor perchè cagioirevole era a](|uanto del- la persona , lardi ricevette le prime regole graraaticali , partico- larmente dal prete D. Massimo Baldacchini, che ad un tempo gli prestava doppio uffizio, d' institutore e di ajo. Ma per veri- tà le apprese con quel duro metodo e piti nojoso esercizio, che i pedanti d' allora tenevano per imparare ai teucri giovanetti la lingua de' dotti ed altre elementari cognizioni , le quali aprono la via e più spedito renelono il cammino per giugncre al san- tuario di Sofia. Egli però, possiam dire, di carattere immutabilmente sen- tito vinse il grave pregiudizio, e lucrò quasi ad usura i primi anni spesi ai balocchi puerili, e consacrati alle carezze de' suoi; giacché sotto abilissimo Scolopio a tutt' uomo si diede dentro a quegli studi che attirano 1' animo , erudiscono la mente ed ap- palesano le verità più sicure e più inconcusse. Nella Letteratu- ra, nella Storia, nella Geografia, nella Filosofia e nelle Mate- matiche ebbe a spaziarsi bastevolmcnte , e con fervore incredi, bile ne percorse i molti volumi della sua privata biblioteca, che allora per la perdita del chiaro ingegno Giuseppe d' Arcangelo veniva arricchita delle di costui recenti opere. Svegliato cosi il desio del sapere , ed insieme proccurato che il suo genio ( pronto assai meglio ad altre scienze che al- la Giurisprudenza ) non signoreggiasse la volontà del padre, to- sto si volse alle teorìe legali e poscia agli esercizi di pratica presso il valoroso avvocato Nicola Coccia: quando sembratigli sufficienti gli studi, ed intemperanza più oltre pretendere dagli eruditi della patria, là nel 1786 ne chiuse il corso ; bcnanco perchè in quel mentre cessalo di vita il Cocciai, era già d' uo- (MS ) pò cominciare l'a professione in altra città più calta e popolosa. Di fatti r anno stesso recossi in questa metropoli , e '1 ge- nitore arcndolo affidato al Marchese Ettore d' Avena , uomo sa- piente e di gran riputazione, spesso 1' esortava a voler prende- re dell' amato figliuolo special cura , acciò si perfezionasse nel- Y uno e nell' altro dritto, per quindi entrare nel nobile aringo del fòro napoletano. Progressi assai rapidi delle apprese dottrine in lui s' ammi- rarono , e tali da mostrare quella potente inclinazione alle di- scipline economiche , politiche e legali , che ne' cittadini del suo paese è quasi un istinto. — Volentieri egli ne diede prove non equivoche in quei pubblici simulacri di Tribunali , dove scelta gioventù conveniva ad acquistar pratica ed a far mostra di va- lentia , e pur anche nel sostenere il grado di avvocato onorario tra quei cinque che chiamavansi degli Arrendamenti: decoroso uffizio che ottenne verso il 1790 mercè la ben degna protezio- ne del prelodato Marchese d' Avena. Lietamente adunque il Burini coltivava questi studi , spe- rando dar felice e ben augurato esito ad una diletta e lunga- mente pensata intrapresa. Ma , 0 Signori , A^oi il sapete che va- ni per lo più riescono i disegni degli uomini. Ed invero non appena scorsi i primi giorni di primavera del 1791 , che gra- ve malattia del genitore distolse 1' affezionato giovane dalle con- suete applicazioni , e lo spinse a portarsi subito dove ebbe la culla , per dolersi amaramente^ e rendere 1' ultimo tributo di a- mor liliale (i). Or quali fossero dopo ciò le sue mire, quali, dico , gli studi, le opesazioni? Può sembrarne talora che sce- fi) Egli il padre infermatosi nel mese di fcbbrajo , si mori in maggio dello stesso anno l'ygi. ( 449 ) mando 1' esempio e lo stimolo a causa del mancato consorzio de' dotti e de' compagni, scemasse lo zelo non meno? — Prose- guasi il racconto , e vedremo se valsero gli allettamenti d' ima vita più libera a snervare in lui quella retta operosità per le scienze. Indulgente il Burini al suo gonio, eoa più ardore fa teso- ro di ogni cosa onde arricchire l'animo; e perseverante rinfor- za il vigore all' aspetto dogli ostacoli. Già la Fama ne diffonde onorato il nome tra i cittadini non solo , ma pure tra lontani parenti; talché lo zio paterno Barone D. Filippo, dimorante da gran tempo nella propria villa a Moltrasio presso il deliziosissi- mo lago di Como, volle nel 1794 solennemente appalesare V in- terno compiacimento verso il nipote, cedendogli per ampia ri- nunzia e donazione il suo feudo in terra di Bolognano , che po- co dista da Chieti. Indi a non molto avvenuta la perdita del prelodato zio , e chiamalo il nostro giovane ad ereditare quanto altro quegli là vi possedeva, colse la circostanza di erudirsi an- che nella scuola de' viaggi. Sul declinare dell'anno 1798 visitò Roma, Bologna, Mo- dena, Bergamo, Milano, Como, Lugano, e più oltre per la bel- la Italia sarebbe andato, se » di repente dalle Alpi armi stra- niere non iscendevano, ed altra volta non vedeansi » Bever l' onda del Po gallici armenti. Si ricondusse perciò di fretta in grembo de' suoi , dove dedito alle faccende di famiglia ed a risvegliare 1' industria della vil- lercsca economia , quasi non curato menava i giorni. Ma che, il di lui onore , il sapere forse scemati da quel che erano? Non mai , anzi spazioso teatro gli si para d' avanti , in cui rifulgere dovranno le più distinte e belle azioni della sua vita civile. ( 4.30 ) Di fatto correva 1' anno 1807, quando fu invitalo a sedere nel Consiglio d'Intendenza a Cliieti ; e poscia (181 1) divenuto Sottintendente del distretto di Vasto, lasciò quivi monumento assai considerevole della di lui perizia nell'arte di governare. — Farmi , 0 Signori , vederlo tulio coraggio in quei tempi diflìci- 11 brandire le armi, e di persona resistere alle invasioni di ne- miche masnade, che turbavano la pace della città, ed obbliga- vano r agricoltore ad al»bandouare a mezzo il solco 1' aratro. 0 qual caro pegno di riconoscenza ne ricevette da' Vastosi! Egli- no unanimemente segnarono il diploma di cittadinanza , che dal Burini con cortesia fu accettato (i). Lo veggio pure tutto zelo attendere al compimento migliore di opere pubbliche , da altri o appena abbozzate o rimaste in proposta. Ma chi potrà espri- mere la carità, la sapienza, l'energia da lui spiegata nelle fu- nestissime scene di quei giorni , che durante il breve giro del 18 16 e 1817 segnarono l'epoca più trista del territorio Vaste- se! — Terribile scoscendimento rovina buona parte della città e delle circostanti campagne ; squallida carestia infievolisce le for- ze , e predispone le macchine ai morbi ; pestifera febbre mena di mezzo al popolo lo spavento, la desolazione. E chi, torno a ripetere , non sa che si levò a generale conforto una voce ! Vo- ce tanto pili alta e produttrice di salutari effetti , quanto usci- va dal petto di uomo educato alla dottrina che ci venne dal Cielo (2). (i) In aprile del i8i4^. (2) Leggasi la Storia di Vasto, città in Apruzzo Citeriore, scritta da Luigi Mar chesani. Nap. da' torchi dell'Osservatore medico, i838, in-8.° Quasi ad ogni pagina di questo volumetto trovansi rappresentate come in uno schizzo, ma a vivi colori, le gesta più cospicue del nostro elogiato, per quegli anni però (dal 181 1 — 1820) che tenne autorità nel prefato distretto. Pag. 32, 89, 223 ; quasi tutto il cap. XVIH, e precisamente a pag. 28S, 293, 297 e 299; le note 566 a pag. XLVIII, 11 12 e 1118 a pag. LXV. ( 45I ) Mentrechè la cilUà sembrava paga di avere nel proprio se- no il capo e '1 benefattore, il filosofo ed il cristiano, inviavasi nella state del 1820 favorevole decreto al Burini per passare a Penne, e di qui dopo pochi giorni a Teramo come Intendente (i). Ahi che al tuo andare tutti t' accompagnarono con amorosi so- spiri e riverenti saluti , perchè in tutti lasciasti veemente e lun- go desiderio di tei Non durò molto che una politica tempesta surta in questo reame gli fece spontaneamente intermettere le funzioni per ri- dursi alla sua famiglia ; e giacché la virtù s' apre da sé la via pur ne' turbini, è uopo eh' io prima di rivolgere a più impor- tanti cose il discorso, non dimentico eh' ei, sospinto men dallo interno godimento che dall' esempio , dovè cedere con altri il- lustri allo invito di alta missione. Caduti , la Dio mercè , questi gravi perturbamenti, ciò non ostante le loro conseguenze allontanarono il Burini dagV incari- chi pubblici, ed una nuova e più tranquilla vita ridonandogli ne' pacifici studi , furono di fecondo seme cagione all' acquisto delle scienze naturali. Scieuzc che forse in epoca più adatta del viver suo troppo da lungi mirate aveva , ma non mai deposto il pensiero di possederle. Ed eccolo , o Signori , alquanto inca- nutito farsi immantinente compagno ed amico de' giovani studio- si , ed insieme discepolo amorevolissimo e confidente di profes- sori illustri. Eccolo senza fasto ed orgoglio tuttodì discutere con cssoloro , ed assistere cattedre pubbliche e private di Mineralo- gia, di Botanica, di Zoologia, di Chimica. Eccolo da ultimo maestro tra i discepoli , e collega benemerito tra i suoi mae- stri.— Il Tondi, il Tenore, il Petagna , il Sementini ( giunig- (1) la luglio dell' anno islesso. ( 402 ) ri ) e più altri valentuomini , sotto i cui insegnamenti il nostro Giuseppe per parecchi anni si tenne , furono testimoni delle sue virtù , )) e presero a dire di che lume e di che bontà s' avesse )> r ingegno , quanto io lui fosse 1' amore della patria , e come » cogli studi e colle opere compiesse il debito , che ha lo scien- )) ziato col secolo in che vive (i) )). Ciò ben egli vide, e però fu sollecito di dare prova ai suoi coevi ed ai tardi nipoti di un più vasto sapere: frutto invero di quelle tanto splendide dottrine, che sentì ed accolse nella mo- derna scuola. 'Settantasette e più scritture di svariato argomen- io ebbe a pubblicare per le stampe; tal volta sotto forma di discorsi, tal' altra di memorie, e quando pure di pensieri, no- te ed articoli separati. Tutte trovansi sparse o negli Atti delle Reali nostre Accademie , o ne' più accreditati Giornali scientifi- ci che appo noi veggono la luce ; ma fa d' uopo annunziarlo , copia maggiore ne hanno gli Annali Civili^ il Progresso^ V A- bruzzese. E qui tornerebbe troppo nojoso se volessi divisare ad uno per uno i titoli di tali e tante sue lucubrazioni (2). Basti solo rammentare eh' egli percorse diverse parli interessanti del- la Storia patria, dell' Agricoltura, dell'Industria manifattrice , della pubblica Economia ; e di averne ragionato alla maniera di uomo che conosceva i veri principi , ed aveva ingegno sufficien- te a dedurne leggittime ed utili conseguenze. Basti dire ch'egli rivolse del pari i suoi cupidi sguardi alle dottrine filosofico-mo- rali , ed a qualche speciale ramo delle scienze naturali ; le qua- li cose scrisse pure in guisa che il mostrarono insigne loro araa- (i) Cosi s' espresse il Becclii nel beli' elogio ili Paolo Costa Ravennalo, posto innanzi all' opera Del modo di comporre le idee. Prima ediz. l]are- se, iSSg, in-i2.", pag. IX. (2) Vcggasi il rispondente catalogo a piedi di questo elogio. ( 4153 ) torc. Olici' è che un celebre suo conciltaduio e conlcmporaueo nel profferire giudizio intorno a si numerosi opuscoli , non po- lelle ristarsi dal confessare, che yi iu ogni produzione par cli« )) abbia scolpito il marchio della probità, del candore, e di uà )) caldo desiderio del pubblico bene )). Sentenza sempre più lu- minosa e simile al vero , se si consideri la indicibile operosità che spiegò il nostro elogialo, quando vidcsi in mezzo a questa ragguardevole assemblea , e ad altre ancora illustri per uumlni di gran vaglia. Fin dal 1808 prescelto a socio corrispondente del R. Isti- tuto d'Incoraggiamento, e dopo dieciott' anni circa (1826) in- nalzalo al posto d' ordinario nella Classe tecnologica , contrac- cambiò si egregiamente F onorevole incarico coi suoi lavori, che oltre il dono d'una bella Memoria sul calcolo economico (i), non v' era adunanza senza eh' ei non riscuotesse generale plau- so pei molti giudiciosi rapporti , che sopra differenti materie a- gricole , industriali ed economiche affrettavasi presentare alla discussione de' sapienti , i quali volendogli esternare più splcn- dito -tributo di stima, yi fu tempo che si disputarono sua nomina a loro Vice-Presidente (2). E chi sa, gentilissimi Signori, se a questo proposito rammentandone io i pregi, non vada per la vo- stra mente 1' adagio che iu allora correva tra noi , essere cioè il Barone Burini 1' archivio vivente del nostro Istituto? Non- dimeno stanco , ma non sazio ancora , passò quasi tutta sua grave età in tale esercizio. Ed ahi ! parmi ancor vederlo vacil- lante e cruciato da pertinace malattia portarsi tratto tratto a vi- sitare questo consesso , per 1' affetto del (|ualc ispiravasi nella (1) È la prima nel Ionio VI." degli Alti. (2) Nella tornata dogli 11 giugno iS-jo. ( hu ) dolce rimembranza de' suoi cari colleghi. Nò dalla mia mente fuggiranno mai quegli arguti detti, quei savi avvertimenti, quel- le sode sentenze, che in ogni solenne Mostra intorno ai prodot- ti delle nostre arti e manifatture soleva pronunziare (i). Nominato corrispondente (1818) dell'eletta schiera di colo- ro che compongono la R. Accademia delle Scienze , non vi fu poi dimenticato ; stantechè gareggiò ben due volle co' Galanti , co' Masdea , co' Ceva-Grimaldi e co' Galluppi nella scelta del nuo- vo socio ordinario, che occupar doveva 1' onoratissimo seggio di già vacante per le perdite irreparabili or del Conte Giuseppe Zurlo, ed ora del Conte Francesco Ricciardi (2), Un documen- to pure della di lui attività e perizia bassi dalla Relazione sul solfo e sul bitume di Abruzzo Citeriore (3) : documento tanto più onorevole, quanto 1' assemblea medesima lo volle dal suo Durini. E fu verso l'aprile del 1809, mentre 1' Intendente Du- ca di Montejasi, già defunto, comunicava all'Accademia l'esi- stenza di due minerali infiammabili nel tenimento di quella pro- vincia. La Pontaniana parimente vantasi d' aver posseduto a socio residente \ egregio uomo (iSSy), e d' avere accolto in buon gra- do i riconoscenti e devoti di lui sensi. — L' Esame geologico suir abbassamento ed innalzamento del mare^ la Memoria sul- la ragione umana, e le Considerazioni sul calorico de' viventi (1) Allusesi alla Commessione de' premi , formata di più distinti soci dello stesso R. Istituto, dov' egli fu sempre chiamato a concorrere col suo voto per lo esatto esame degli oggetti diversi. (2) Le nomine avvennero nelle tornate del 17 febbrajo 1829,6 del i4 di questo stesso mese i84-3 per la Sezione delle Scienze morali^ a cui tro- vavansi ascritti i due personaggi meritissimi alla patria ed ai dotti. (3) Nel voi. II." degli Atti accademici, par. t." Relaz. di var. argom. pag. 39—49. ( ^i5b' ) furono i lavori eli' ei nel corso degli anni i838 e i84.3 vi re- citava , e vi conseguiva i comuni suffragi per salire ad un gra- do più sublime , come a Presidente delia Classe cui appartene- va , ed eziandio a Presidente annuale dell' intero consesso (i). Intanto la fama degP illustri non si rimane mai ne' patri tetti , né si contenta delle scientificlie conquiste nel proprio o- rizzonte ; ma molto lungi ne fa correre il grido di gloria , di onore. E sì che Marsala lo volle nella sua Accademia Lilibcla- iia (184.1):, Arezzo nella Imperiale e Reale Società Aretina (i84.3), Fiorenza nella Colombaria (i844.), Viterbo tra gli Ardenti (i84-3), Aci-Reale tra gli Zelanti (i843), e per tacere di piij altre (2), che a mano a mano lo ascrissero nel novero de' loro benemeri- ti, conchiuderò che Parigi, quella Parigi sempre invida 0 poco indulgente alle glorie italiche ! pur essa addimandò il Burini membro dell' Istituto d' Affrica (i844)- Nè già tali e tanti titoli ed onorificenze , entro i quali se- gno anche 1' autorevole carica di Presidente del Consiglio pro- vinciale di Abruzzo Citeriore (i832), furono per lui d' inciampo (i) Negli anni i838 , iSSg, 184.1, iS43 e i844- ebbe governo della Classe delle Scienze morali ed economiche, e precisamente poi nel 184.2 oc- cupò la carica di Presidente annuale. A lui succedette , in quanto al posto di socio, l'abate D. Vito Maslrangelo, il quale ne lesse elogio storico nel- l'adunanza del 19 aprile 1846. Ancora in vita il Burini, gli fu pure con- sacrato un giusto e ben meritalo posto nella Biografia de contemporanei dall' erudito scrittore sig. Cesare de Horatiis. Vegg. U più volte citato Gior- nale abruzzese , n.° XLI, maggio i84o, pag. io3 — no. (2) La Società agraria di Chieti, poscia sotto il titolo di Società eco- nomica, fin dal 1810 (epoca della comune istituzione di colali corpi scien- tifici ) fra' suoi lo accolse, egualmente 1' Accademia Valentin! nel 1842 , la Società economica di Napoli, che è nel gre. ubo slesso del R. Istituto à' In- coraggiamento , e cosi via discorrcado. ( m ) a levarsi in orgoglio. Soleva anzi tenerli in certa maniera nasco- sti alle viste del pubblico , con non mai farne pompa sulle pri- mo pagine de' suoi libri ; dovechè il gusto siguoreggiante de' nostri tempi disapprova questo silenzio , questa soverchia mo- destia , ed in vece trae gli autori in una cieca e folle estima- zione di loro medesimi. Ma non fia qui poco argomento d'onore il riferire che Giuseppe Nicola Burini dal bel principio della lette- raria carriera ebbe quasi a costume di ommettere il proprio nome nel dare alla luce i migliori parti del suo ingegno. Laonde vol- le restare occulto e nel giudicioso Discorso sullo stalo aerare della provincia di Chieti (i) , e nell' elementari , ma succose Istruzioni agrarie convenevoli a' contadini di Abruzzo Citerio- re (2), ed eziandio nella celebre Monograjìa degl' innesti del signor Tbouin, che per le di lui cure yidesi la prima volta nel patrio idioma trasportata , ed arricchita di più aggiunte dello stesso professor francese (3). (i) S(ampato per ordine del Conte Zurlo, allora Ministro dell'Interno, negli Atti delle istallazioni delle Società dì Agricoltura. Nap. presso Ang. Trani , i8ii, in-4.°, pag. ò'6-64- (2) L' autore presentava queste Istruzioni alla sua Società economica in occasione della solenne adunanza del i8i5, tempo che furono puliblica- te a Chieti pe'jipi di Domenico Grandoni, in-8.° picc. — L'augusto Sovra- no Ferdinando I.°, sempre di felice rimembranza, con molto garbo ricevè il dono di tale libro , e ne appalesò sua regale compiacenza , ordinando che lo si diffondesse a modello per le altre Società del regno. (3) \i si leggono cinque altre memorie sopra diversi innesti , una fa- vola sinottica più compiota, ed ancora , in luogo di prefazione, it parere intorno alla Monografia medesima dato nel Journal des Savants. Nap. 1S23, dal Gabinetto bibliograf. e tipograf. in-8.°, con 18 tav. scolpile in rame. — Né debbesi per qualità di lavoro , che di' letterati appellasi fatica di schiena, trascurare l'Indice generale de' nomi botanici, olEcinali, voi- ( ^h ) ^ E chi non sente iu animo, e più a vostra che a mia vece vo' dirlo , eh. Accademifi , una dolco commozione di affetta e riverenza ver colui , che carico di anni e di fatiche attendeva al decoro del nostro nome e all' utilità della patria comune ? Il Barone Burini per altro fu di quei pochi , ai quali è riser- bata la rara fortuna di sapere addonnentare i mali di quaggiù col sovrano rimedio dell' occupazione contiiuia , perchè scriveva 1' immortale Gianvincenzo Ganganelli , » quando si travaglia )) seriamente , la noja e la tristezza non hanno ove mettere il » piede )) (i). Fin qui , o Signori , lo vedemmo abbastanza e in mezzo ai romori de' pubblici impieghi , e nella non mai oziosa tran- quillità delle scienze. Tornerebbe iu acconcio ammirarlo pure tra le domestiche e private faccende , primachè arrivasse alla gari e francesi , posto in (Ine del tomo secondo della Flora medica uni- versale, e Flora particolare della provincia di Napoli. Nap. 1822, dal- la lipogral'. del Gior. cnciclop. in-8.° (forma il voi. IV. " par. i." sez. i.* 3 2. a del Corso delle bolaniche lezioni del cav. Tenore). — s Questo lavo- )) ro, per se stesso utilissimo, è stalo eseguilo da un mio ottimo amico, e j passionatissimo cullorc delle scienze naturali , la di cui modestia non i Ila voluto pennetlermi che, col nominarlo, gli rendessi pubblica tcslimo- ìi nianza di riconoscenza i. Così s'esprime l'autore nel proemio della te- ste citata opera a pag. 7, e nella seguente poi va a concliiudoro: j Io mi aii- » guro di potere Ira non mollo por mano alla compilazione di quest' ulli- 3 mo trattalo ( Flora economica universale ), il quale potrebbe anche n pubblicarsi senza grandissimo indugio , se , come lo spero, lo slesso mio ;9 coltissimo amico non isdcgnerà di essermi cortese della sua assistenza J.. Di l'atto il prelodato signor cavaliere nella stante occasione mi Iia confer- mato, eh' egli conserva inediti parecchi articoli scrini dal Duriui sui!' ob- l)ietto; non avendo jìoIuIo, per occupazioni di maggior rilievo, atlcnderc li- soggi alla slampa del già promesso trattato. (i) Clemente XIV. °, nella iii.» Ira le sue Ledere interessanti. SS ( 4o8 ) meta de' giorni suoi. Dissi ammirarlo! ed a buona ragione, poi- ché dal rimanente di questa necrologìa rileverete eh' ei merite- rà nuova rinomanza , e 1' universale stima di chiunque fa plau- so alle virtù cristiane , alla benefica liberalità, alla leale e co- stante amicizia , alla tenerezza mista di gratitudine. — » Fu )) piuttosto osservator rispettoso che indagator miscredente delle )) massime eterne , e nella vita futura ebbe fede e speranza » . Celibe , ma preso da amore più che paterno , divenne proteg- gitore e guida sulla via del sapere de' suoi nipoti Luigi e Giu- seppe, giovani ornatissimi e di bella speranza (i). Signore del- la terra di Bolognano nell' Abruzzo Chietino fé lieti i suoi vas- salli, e loro procacciò ogni possibile vantaggio col miglioramen- to di vari rami dell' economia campestre (2). Sebbene lontano (1) Questi due figliuoli di suo fratello Giambatista van debitori della loro piena educazione e nelle lettere e nelle arti belle all' amorevolezza o zelo del Barone. Ed ora cade il destro di rendere i debiti ringraziamenti al primo di essi , cbe ha con ogni solerzia e cortesia corrisposto all' invito del nostro Segretario perpetuo cav. Stellati , in riguardo alla partecipazio- ne di tante e sì precise notizie biografiche. (2) Tutto il tempo che potè restare nella patria o nel feudo di Bolo- gnano , massime dopo il suo viaggio per l' Italia , attese alacremente ad istruire i villani nelle più utili pratiche di Agricoltura , ed in pari tempo a vantaggiare i suoi poderi. Allora forse si fu eh' egli colle poesie alla ma- no del Georgico itahano , l' impareggiabile Luigi Alamanni , meditava né' di costui leggiadri versi quei temi , che poscia distese in dodici memorie, delle qualij eccetto la prima Sullo siato agrario della provincia dì Chic- ti, poco avanti citata sotto il titolo di Discorso, non mai vennero in luce. La chiarezza dello stile , la dominante indifferenza de' coloni e gì' invec- chiati errori che si correggono , le buone regole che vi si dettano , e se- gnalatamente perchè gli argomenti sono patri , come a dire risguardan- ti alcuni rami importantissimi dell' economia campestre di Abruzzo Citerio- ( Aoc^ ) dalla terra nativa e da' cojicitladiiii, prodigò imperlanto a quel- la, di cui era ardcntissimo, i frulli dell'ingegno, ed a questi, che additava col dolce nome di propri figliuoli o fratelli , le pii!i belle doli dell' animo. Fedele alle sacre leggi dell'amicizia non si offese delle debolezze degli uomini, nò si commosso pun- to alla discrepanza delle opinioni altrui dalle proprie. Eguale mai sempre a se medesimo non insuperbì nella prospera fortuna, nò abbassò nell' avversa ; anzi ufficioso coi grandi , ma non vile ; grato , ma non menzognero. Così Giuseppe Nicola Burini con mente assai chiara e tranquil- la menò sua lunga vita, quando varcato poco olire il mezzo dell'anno ottantunesimo, implacabile morbo dell'apparalo orinario lo minac- ciava; e benché lasciasse nel periodo primo qualche speranza di sa- lute, pure, decorsi appena tre mesi, tornò ad assalirlo più cru- dele, e all'avvicinarsi la notte del 21 ottobre i84.5, dato 1' ul- timo addio ai cari nipoti , e ai dolenti amici clie gli accerchia- vano il letto , scambiò le tempeste di questa terra colla pace del cielo. Un doppio eloquente discorso pronunziarono nella stanza del lutto il Borrelli, il de' Virgilii; e giustamente furono essi i pri- mi a lodare quel!' egregio, poiché a niun meglio si conveniva ta- le uffizio che a due benemeriti della sua patria medesima (i). La spoglia mortale il dì seguente , dopo le consuete preci re , per vero che le rendono prpp;ovoli , ed ancora utili .1 di nostri riusci- rebbero , se si facessero di ])ubblico dirilfo. (i) Olire l'elogio dell' abaie Maslrangclo, la biografia scrittagli dal de Horaliis , e li due discorsi menzionati di sopra , brevissimo articolo del si- gnor Vincenzio Corsi, benanclic intorno alla vita del nostro Barone, rilevasi dal Giornale di amena IcKoratura , ia Cazza , voi. I.° fase. 2.° pag. 109 ( 2. a cdiz. ). Nap. dallo slabil tipograf. della Minerva Sebezia, i846, in-8.° ( ^6o ) e lugubri cerimonie , seguita da scelto corteo Tenne trasportata al tempio della nobile Congrega de' Bianchi dello Spiritossanto, e quindi, giusta il rito civico, al nuovo Campo de' morti, per unirsi a quelle del commendalor Monticelli e dell' avvocato de Augustinis , che non guari erano discese nel sepolcro. — Una lapide di bianco marmo con questa iscrizione decorosa e sem- plice , cbe dettò lo stesso Borrelli , serba ivi ricordanza delle non comuni virtù del Burini. A GIUSEPPE NICOLA BURINI BARONE DI BOLOGNA NO NELLA VITA PRIVATA INTEMERATO NE' PUBBLICI IMPIEGHI ILLUMINATO ESATTO DILIGENTE. CALDO AMICO CONGIUNTO AFFETTUOSO SCRITTORE INGENUO SEMPLICE UTILE NON MAI TRAVIATO DAL PIACERE NON MAI VINTO DAL DOLORE I SUOI NIPOTI ED EREDI BARONE LUIGI E GIUSEPPE DURINE DOLENTI TRIBUTARONO CON QUESTO FUNEBRE MARMO UN ATTESTATO DI AMORE E DI RICONOSCENZA. Ma 0 giovani , massime voi destinati a conservare l' antico splendore che irradia il suolo degli Abruzzi, ecco di già l' amo- revole vostro concittadino presso quell' altissimo Cedro , simbolo deir Eternità, che in suU' erta cima della roccia ombreggia e di- fende coi maestosi suoi rami due tempi : V uno sacro alla Vir- tìi , r altro all' Onore. Egli vi penetrò , e per penetrarvi diver- sa via non tenne , come sentiste , che la Sapienza , la Intrepi- dezza , la Religione. Ciò v' insegni che non si può essere ono- rato veramente senza essere virtuoso. Seguitene adunque i con- ( 46i ) sigli ed emulalenc gli esempi. E voi, o illustri Accademici^ sì a voi ne vado a mostrare la immagine , affinchè ravvivandosi in tal guisa alla memoria il valore del comune Collega , possiate volentieri fare eco alle mie voci di laude , premio di Lelle a- zioni , e rugiada che rianima ne' feraci intelletti la speranza di future glorie. ( 462 ) OPERE E MEMORIE, DISCORSI ED ARTICOLI DATI ALLA LUCE Negli Ani della R. Accademia delle Scienze. Nap. /&3., in-4-'^ voi. II. ° pari. i ."■ Relaz. di var. argom. pag. 39— dg- delazione sul solfo e sul bitume di Abruzzo Citeriore {Chicti, li 3 A- prile iSog ) . Negli Atti delle installazioni delle Società di Agricoltura in tutte le Provincie del Regno. Nap. 1811 .^ in-/i.° pog. ^6—64. Discorso sullo stato agrario della proTÌncia di Cliieti. [pronunz nel dì 1. Novembre iSto ). SEPARATAMENTE Istruzioni agrarie convenevoli ai contadini di Abruzzo Citeriore ( Ghie- li 181S, in-S.° picc. ) Monografia degl' innesti o Descrizione tecnica delle diverse specie de- gl' innesti impiegati per la moltiplicazione de' vegetabili^ di A. Thouin. Pri- ma traduz. ital. ( Nap. iSsS, in-8.° Jig. ) Negli Atti del R. Istituto d' Incoraggiamento alle Scienze naturali. Nap. 184.0.^ 111-4-° tom. VI.° pag. 1 — 22. Memoria sul calcolo economico ( Iella nella iomala de 6 Fehbrajo , 1S34. ). Negli Annali Civili del Regno delle due Sicilie. Napoli, in-d." De' vantaggi e degli ostacoli ai progressi delle arti e delle industrie ne' reali domini di qua del Faro. Voi. IF." (ann. iS34) pag. 42. — Sui ( 4.63 ) commercio do' reali domini di qua del Faro. Voi. VI." ( ann. t834. ) ])a(/ . //. — Coughietlure gcologiclic sopra alcuni luoghi dogli Abruzzi. Ivi, pag. SS'. — Delle corde di minugie. Voi. IX." (ann. i83o.) pafj. 5. — De' vini degli Abruzzi. Voi. X" {ann. iS36. ) pag. 24. — Sulla ric- chezza degli antichi popoli del Sannio. Voi. XI." ( ann. tS36. ) parj . tot. — D' Intcrpromino e di Pollizio Pagi Marruccini. Voi. XIII." ( ann. t83y. ) pag . 121 . — Ish'uzionl della Legislazione amministrativa vigente nel regno delle due Sicilie, dettate nel suo studio pri\ alo di Drillo dal prof. Pasquale Liberatore. Nap. iSSj. Ivi, parj. ib'o. — Sull'antichità del conti- nente degli Abruzzi e de' suoi primi abitatori. Voi. XV.° ( ann. iSSj. ) pag . 106 . — Delle fosse da conservar grano , usalo nel regno di Napoli. Voi. XVII. ° ( ann. iS38. ) pag. loj. — Delle manifatture e dell'agricoltura del regno di Napoli. Voi. XIX." ( ann. iS3g. ) pag. t3. — Dell' Aterno sanguinoso. Voi. XXI° ( ann. i83g. )pag. tg. — Di alcuni incoraggiamculi ali' agricoltura. Voi. XXVII." ( ann. i84i • ) pog- 32. — Della ricchezza. Ivi, pag. 101 Q, 10S. — De' monti Irumentarl nel regno di Napoli. Voi. XXX. ° ( ann. /S4^- ) pog- 7g- Nel Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti. Ope- ra periodica. A'^ap. ùi-S.° Del tributo fondiario e del catasto nel regno di Napoli. Voi. XI.° ( ann. t83!). ) pag. ij. — De' prezzi pubblici de' generi di grascia. Ivi. pag. ss. — Della possibilità di un eanale ecc. hi, pag. t28. Stamp. pure nel Giorn. Abruzz. — Saggio sulla spesa privata e pubblica. Dialoghi di eco- nomia politica di Giusejjpo della Valle. V^ol. XIII." ( ann. i836. ) pag. 6j. — Discoi-so intorno ai fonti tirreni. Voi. XIV." ( ann. i836. ) pag. 68. — Delle scuole infantili, hi, pag. 3t2. — Donde il piacere ecc. Voi. XV° {ann. iS36. ) pag. f28. Stamp. pure nel Giorn. Abruzz. — Della filosofia della mente. Discorsi di Alfonso Testa Piacentino. Ivi, pag. 161. — Del raro sapere di taluni fanciulli , e di una pruova fattane da' compilatori del Progresso. Voi. XVI." ( ann. i83j. ) pag. 28 j. — Con- ghletlura geologica suU' ufizio dell' argilla nella costruzione fisica del globo. Voi. XVII." ( ann. fS3j. ) pag. 22S. — Manuale di fisica di Carlo Bailly , con note ed aggiunte per i signori Mamiani, Bicai'd ed altri. Ict, ( 464- ) pag. 24S. — Conghieltura geologica sulla cagione de Vulcani. Fol. XF///." { ann. iSSy. ) pag . 62. — Saggio di meteorologia del prof. Giaoomo M. Paci. Ivi, pag. 2'jg. — Delle popolose città. Voi. XIX.° [ami. tS3S.) pag. 3oo. — Del vivere cento anni. Osservazioni snll' opera di Eduardo Blallet della popolazione di Ginevra. Voi. XX." ( ann. iS38. ) pag. go. — Qualche schiarimento geologico sult' alzarsi , ed abbassarsi del mare. Voi. XXI." ( ann. iS38. ) pag. gS. — Delle privative. Voi. XXJI." {ami. iS3g.) pag . 236. — Del miglioramento fisico ecc. Voi. XXX II." ( ann. 1842. ) Jìag. og. Stamp. pure nel Giorn. Abruzz. — Del miglio- ramento della condizione. loi, pag. 2o4- Stamp. pure nel Giorn. Abruzz. — Commercio suU' aggiotaggio degli ordini in derrate. Opera di Antonio Scialoja. Voi. XXXIV. " ( ann. i843. ) pag. 24^. Nel Giornale Abruzzese di scienze , lettere ed arti. Chieli.^ Della possibilità di un porto nella marina degli Abruzzi. Voi. /.<> ( ann. i836. ) pag. ig. — De' recenti progressi dell'agricoltura negli Abruzzi. Ivi, pag. 60. — De'fonti tirreni negli Abruzzi. Ivi, pag. i2g. — De' vantaggi che sono da sperare dal disseccamento del Fucino per lo ri-' stabilito Emissario. Voi. II." ( ann. iS36. ) pag. g. — Di alcuni modi toscani che risguardano gli Abruzzi. Ivi, pag. 6S. — Dell'avvicendare campestre per gli Abruzzi. Ivi, pag. i38. — Due parabole di Rrumma- cher tradotte dal tedesco. Voi. HI" ( ann. i83j. ) pag. 4<)- — Del cessato amor di patria. Ivi , jmg . SS. — Sullo zolfo e bitume di Abruz- zo Citeriore. Voi. IV.° ( ann. f83y. ) pag. i3. Relaz. rìcav. dal Voi. II" degli Ani della R. Accad. delle Scienze. — Del principio mora- le. Ivi, pag. '/8 e isg. — Sull'antichità del continente degli Abruzzi, e de suoi abitatori i più antichi d'Italia. Voi. V." ( ann. i838. ) pag. So. — Sulle osservazioni sulla prosperità del 1.° Abruzzo Ulteriore di Pan- crazio Palma. Ivi, pag. 20. — Sulle leggi protettrici dell'agricoltura di Giacinto Armellini. Ivi, pag. io3. — De' vantaggi da sperarsi dal bitume nativo in Abruzzo Citeriore. Voi. VI" ( ann. i83S. ) pag. 21. — Della possibilità di un canale che unisca 1' Adriatico col Mediterraneo, e del cor- •so da darsi alla strada provinciale dell'Abruzzo Citeriore. Ivi, jiag. SS. — ( 4615 ) De' jìiolcssorili Incile arli (lell'yVbruzzo Citcnorc, clic oggi godono una ce- lebrila. Ivipag- f4^- — Della ragione umana. Voi. VII." {ami. iS38.) pag . 16. ' Discorso ilei barone Pelitti , Segr. gener. dell' Intendenza di Chicli, al tnsiglio generalo, del i.° maggio i838. Ivi, parj. 116. — Del rendere pii'i'erlili le terre degli Abruzzi. lei, pag . 142. — Sulla conti- nuazione fi' opera, le Leggi protettrici dell'Agricoltura, di Giacinto Armel- lini. Vol.VlII." ( ann. i83S. ) pag . //. — De' pericoli della letteratu- ra fatta iiivcrsalc. lei, pag. 82. — Del commercio interno ed esterno. Fot. IX. { ann. iSSq. ) pag. 20 e jt. — Sulle nuove osservazioni sul dipinto pmiwjano por la favola di Zefiro e Glori, di Nemesio Ricci. Ivi, pag. qG — Sugli clementi di Storia naturale per uso delle scuole, espo- sti da Csimiro Perilann. Idì, jìarj. i5t. — Breve trattato pratico sui vi- vai dog' olivi, sul modo come si formino ecc. di Niccola Ghiotti Voi. X." ( ann. 83g. ) pag. 44- — Congbietturc geologiche sopra alcuni luoghi dogli jVruzzi. lei, pag. 3'/ e 122. — De' sepolcri e de' funerali dell'av- vocalo indrea Gicca. lei , pag. 16S. — Prose di Ferdinando Ranalli col- r cpisl4e da lui recale in ilabano di Francesco Petrarca. Voi. XI.° ( ann. i83q. pag . 36. — Della giurisprudenza e del foro napolitano dalla sua ori- gine sno alla pubblicazione delle nuove leggi , di Giovanni Manna. Tei , pag. "j-j. — Delle scuole infantili. lei, pag. f3f. — Memoria sull'ori- gine ic' Marruccini e di Teate loro mch-opoli, di Nemesio Ricci. lei, pag. 162. — Della umanità del nostro secolo. Voi. XII." {ann. i83g.) pag. i!i 6^3. — Corsa negli Abruzzi od in altre settentrionali provincie del re- gno li Napoli dell'Onor. Kcppel Craven. Londra i838. Voi. XIII.° [ann. fS4<- pcg- ~S. — Del giuoco nel conimercio de' grani. lei, pag. i2f). — Consderazioni economico-polilicbe relative ai nostri pesi e misure , di Co- slantno Crisci. Voi. XIV." ( ann. f84o. ) pag. fS. — Sulla strada di lerro , Lezioni di Mirand , tradolle ed annotate da S. Mililotti. lei , pag. io/. — Sulla molliludinc e coilura dogli alberi in Abruzzo Ultra L°, di Pancrazio Palma. lei, pag. fGy. — Degli ostacoli ai progressi delle indu- strio. Qualche rimedio per toglierli. P'ol. XV." ( ann. i84o. ) pag. 3. — I principi dell' economia sociale , disposti in ordine ideologico da Antonio Scialoja. Voi. XVT." {ann. f84o.) pag. 2^. — Donde il piacere por lo li'agiche rappresentanze? Voi. XVII." { ann. 1841. ) pag. iS e 88. — CunghicKura geologica sulla cagione de' Vulcani. Voi. XIX." {ann. i84i ■ ) r% (m ) pag. 3. — Piccoli mezzi, grandi effetti. Voi. XX° ( nnn. U/. ) jyag. J. — Alcune osservazioni sulla materia de' dazi. Voi. XXI.° (\^,i, fS'42.) pag. 3g. — Del migliorare la razza umana. Ivi, pag. 8-j. — QUdie consi- derazione sul calorico de' viventi. Voi. XXII ° [ann. i843.) jg. 34- — Del miglioramento intellettuale e morale della specie umana. Ic\pag. 12. — Sulla vanità, hi, pag. iSj. — Del miglioramento della ondizione. Voi. XXIII. " ( ann. 1844. ) pag. iS. — Del far moneta. Vù XXIV. " ( ann. i844- ) pag- 33. Nelle memorie risguardanli la dottrina frenologica, di dottor Luigi Ferrarese. Nap. in-8.° Dell' istinto , discorso. Memorie inedite. Sulle differenti qualità delle terre di Abruzzo Citeriore, e dcg, errori che commettonsi nella loro coltura. 1 Del clima , e delle influenze delle meteore e della Luna relativamente air agricoltura di Abruzzo Citeriore. 1 Degli strumenti rustici, degli errori nel loro uso, e de'miglioraienti. Sopra i lavori agrari. Sulla maniera di chiudere le terre. I De' concimi e degl' ingrassi. — Errori neli' adoperarli. — Migliorailenti Della ruota agraria di Abruzzo Citeriore, e suoi miglioramenti. Delle praterie. Delle sementi. — Errori. — Miglioramenti. Delle altre semenze , e civaje che si usano. Sull'olivo e sull'olio. — Difetti della coltivazione. — Blanifatfura Ipres- so noi , e suoi miglioramenti. Memoria intorno ai disastri della città di Vasto nel i8i6. Illustrazioni topografiche alla precedente Memoria de' 12 aprile 1816. Cenno biografico di Mons. Francesco Saverio Durini Vescovo di .1- versa. Fine del VII. Foli me. \ a^iDKSis (sasìisaiiii. D Pagina edica v Elenio de' Soci del Reale Istituto tu Me no RIE Suir Vi-ancio Mandarino , memoria del Socio Ordinario Cav. Mi- chele Tcntrc , • 1 Saggi) della Flora Lucana, e descrizione di una nuova ombrel- lifera , nicnoria del Socio Corrispondente Francesco Barbazita . . 13 Descrzionc di un nuovo fungo del genere delle Dedalee ce, memoria dd Socio Ordinario Francesco Briganti ST Osservizioni Cliniche del Socio Onorario Giovanni di; Vitis . . 10'» Sul nwvo metodo d' illuminare per mezzo di un li([uido spiritoso, memoria de Socio Ordinario Cav. Francesco LanccUotti .... 133 Ciniicua Regni Neapolitani Centuria prima , aueturc Achille Costa Ii3 Riflossioii Economico-commerciali del Socio Ordinario, e Segre- tario della Corrispondenza Cav. Francesco Cantarelli 211 Sulla donanda di privativa per la introduzione del metodo elet- tro-chimico pu- dorare i metalli ec. ce, nota del Socio Ordiuario Cav. Francesco d' j\gostino 231 Cimicuni legni Ncapolitani Centuria sccunda. — Deras I.'' — V.'' , aurtore \. Coia -3!> Ragguagli' dogli esperimenti intorno alla maccnizione del lino a socco ec. del locio Ordinario Francesco Briganti 2S1 Storia conplcta dell' Entomibia Apum ec. del Socio Corrispon- dente Achille Gsta -'>' ( 468 ) Ricerche intorno ad alcune specie dì Aceri . memoria del Socio Ordinario Cav. Michele Tenore 307 Proposta di una descrizione sistematica generale de' vitigni, del- le uve, e de' vini del Regno di Napoli, memoria del Socio Ordinario Cav. Michele Tenore 323 Cimicum Regni Neapolitani Centuria secunda. — Decas VI." — X." , auclore Achille Costa 365 Necrologia de' Soci Ordinari. Michele Rlain ì . idi Salvatore Maria Ronchi , . . 1 . 421 Marchese Giuseppe de Turris i . 427 Teodoro Monticelli . » . 437 Antonio Nanula , . 441 Giuseppe Nicola Burini i. . 443 Fine dell' indice.