J t". > i»*'"'"^: '■•n-i '^•if *-\^»' è. r ^ 4 ;*ti ^2 *^ l^T 3^^?- pbraru ot tlje Stuseum OK COMPARATIVE ZOOLOGY, AT HARVARD COllEGE, CAMBRIDGE, MASS. The gift of C77.0 1 %yruUò cL ^StL - No. "y^Yh. JhA: i:A4/, a,s^jii3^ ATTI DEL REALE ISTITUTO VEINETO D I SCIENZE, LETTERE ED ARTI DAL NOVEMBRE I 880 ALl'oTTOBRE \ 884 TOMO SETTIMO, SERIE QUINTA Dispensa Decima ^*^ V E N E Z lA PRESSO LA SEGRETERIA DELL' ISTITUTO NEL PALAZ'i'i UUCALE TIP. DI G. ANTONELLI, 1880-81 INDICE Atto verbale dell' adunanza 31 luglio 1881 . . . pag. 1121 Id, id. id. 14! agosto )>.... » 1122 Lavori letti per la pubblicazione negli Atti. A. Gloria, s. c. ... — L'Agro patavino dai tempi roma- ni alla pace di Costanza ec. (25 giu- gno 1183). Continuazione e fine. » 1125 Co. A. DI Prampero . — Saggio di un glossario geografi- co friulano dal VI al XIII secolo (Continuazione) » 1171 Dott.A. De Giovanni. — Del valore clinico del cardiografo. Lettura » 1239 Prof. G. A. BoRDiGA. — Alcuni teoremi sulle quadriche analoghi a quello di Pascal nelle co- niche » 1253 G. Cittadella, m. e. — Pietro Selvatico nell'architettura. Memoria » 1261 E. MoRPURGO, m. e. — Antonio Rosmini-Serbati, il con- cetto e i limiti della statistica. Me- moria (Sunto) )) 1303 Dott. G. De Lucchi . — Determinazione del rapporto fra le capacità calorifiche dei vapori soprarriscaldati dell'acqua e del fo- sforo. Ricerca sperimentale. . i> 1305 Stefano De Stefani. — Sopra molti e diversi oggetti di alta antichità, scoperti a Breonio nel Veronese. Cenni illustrati da 2 ta- vole » 1327 [Segue) A^NU M80-81 UiSFENSA X. mmU DEL GIORNO 31 LUGLIO \m PRESIDENZA DEL COMMENDATORE GUSTAVO BUCCIIIA PRESIDENTE. Sono presenti i membri effettivi: De Leva, Trois, S. R. MiNicH, Freschi, Meneghini. Cittadella, De Zigno, Pa- zienti, Velcdo, Morpurgo, Rossetti, Fulin, Lorenzoni, CoMBi, Rernardi Enrico, Mons.'" J. Bernardi, ab. Bel- trame, Tolomei e Bizio segretario; nonché i soci cor- rispondenti Dall'Acqua Giusti, Gloria, Berchet, Vigna e Stefani. Letto ed approvato l'Atto verbale della precedente tor- nata, il Presidente giustifica 1' assenza del m. e. Angelo Minich ; ed il Vicesegretario presenta l'elenco dei libri per- venuti in dono dopo l'ultima adunanza. Indi il membro effettivo G. Cittadella legge la prima parte della sua « Commemorazione di Pietro Selvatico »; ed il m. e. G. Freschi presenta il Sunto d'una Memoria, che destina pel volume delle Memorie in 4.°, « intorno alla nu- trizione delle piante coltivale, all'opportunità d' impartirne la scienza al coltivatore^ e dei mezzi più facili di appli- carla ». Poscia il m. e. F. Rossetti presenta un lavoro del prof. Guglielmo De Lucchi « sulla determinazione del rapporto Tomo VII, Serie V. 1 44 — 1^22 — fra te capacità catorifiche dei vapori soprariscatdati delCa- cqua e dct fosforo » . Infine, giusta l'articolo 8.° del Regolamento interno, vengono ammessi a leggere il sig. cav. Stefano De Stefani un suo lavoro illustrato da disegni « sopra motti e diversi oggetti di alta antichità scoperti a Breonio ; ed il sig. inge- gnere march. G. Malaspina una sua Memoria col titolo : ((Degli ultimi studj sul sistema dei moli a traforo usalo da- gli antichi architetti greci e romani, allo scopo di tenere i bacini dei porli spazzati da interrimenti ». Esaurite le letture, l'Istituto si restringe in adunanza segreta per trattare dei propri affari interni. mmz\ DEL GIOKl\0 U AGOSTO J881 PRESIDENZA DEL COMMENDATORE GUSTAVO BUCGHIA PRESIDENTE. Sono presenti i membri effettivi : De Leva, Trois, S. R. Mi- Nicn, Freschi, Canal, Pazienti, Pirona, A. Minich, Ve- LUDO, FdlIN, SacCARDO e RiZIO segretario. Vi assistono inoltre i soci corrispondenti : Naccari, M. Bellati, Berchet, Vigna e Stefani. Dopo la lettura ed approvazione dell'Atto verbale della precedente adunanza, il Presidente giustifica 1' assenza dei membri effettivi Cortese, Lorenzoni e Favaro. ludi il Vicesegretario comunica 1' elenco dei libri pre- — H23 — sentati in dono dopo 1' ultima tornata ; e poscia il socio corrispondente Manfredo Bellati legge un lavoro, da lui intrapreso insieme al dolt. Romanese « stilla rapidità con cui la luce modifica la resistenza elettrica del selenio. » Il socio corrispondente A. Naccari legge appresso una sua Memoria « sul riscaldamento degli elettrodi prodotto dalla scintilla del rocchetto d' induzione » ; e presenta in- oltre, in conformità all' articolo 8.° del Regolamento inter- no, un lavoro del dott. Stefano Pagliani « sopra i calori specifici di alcuni miscugli alcoolici e sulla densità dei me- desimi ». Il Vicesegretario, parimenti in conformità al precitato articolo del Regolamento interno, depone sul banco della Presidenza, per la inserzione negli Atti, uno scritto del si- gnor Antonio Berlese, intitolato: » indagini sulle metamor- fosi di alcuni acari insetticoli » . Finalmente il membro effettivo ab. R. Fulin annunzia la recentissima pubblicazione di una Memoria del Conte di Mas Latrie, intitolata: « Projels d' empoisonnement de Mafio- met II et du Paclia de Bosnie accueillis par la Itépublique de Venise (1477-1526) ». — Il Conte di Mas Latrie aggiunge ai documenti alcune considerazioni, da cui apparirebbe che i fatti, dell' indole di quelli ricordati nella Memoria, siano o ignorali o negati dagli studiosi veneziani; e [lerciò li in- vita ad esaminare accuratamente gli Atti dei Dieci, i quali, secondo lui, non sarebbero stati studiati ancora abbastanza. Il prof. Fulin osserva, che, in generale, i fatti dell'indo- le di quelli ricordati dal Conte di Mas Latrie sono tutt' al- tro che ignoti, e che, per esempio, egli tino dal 1868 nei suoi « Studii nell'Archivio degli Inquisitori di Slato » (Ve- nezia, Visentini), raccontando le vicende di Angelo Badoer, non solamente ne parl(\ ma vi aggiunse documenti e spie- gazioni. D' altra parte non gli pare esatto il dire che gli - 1124 — Atti dei Dieci non siano conosciuti abbastanza dagli stu- diosi veneziani. Se il prof. Fulin non avesse ricevuto per mezzo della posta in questo stesso momento la Memoria del Conte di Mas Latrie dalla cortese amicizia dell' illustre autore, avrebbe potuto oggi stesso dimostrare il contra- rio ; ma poiché i lavori del R. Istituto per quest'anno son chiusi, si riserba di tornare sull'argomento nella prima tor- nata del nuovo anno accademico. Compiutesi con tale comunicazione le letture, l' Istituto si riunì in adunanza segreta per la trattazione dei propri affari interni. UVOIll LETTI PER U PUBBLICJZIOi\E NEGLI 4TTI L'AGRO PATAVINO DAI TEMPI nOUANI ALLA PAGE DI GOSTANZA (25 giugno 1183) DEL g. c. ANDREA GLORIA. (Continuai, della pag. lOH tiel presente voi.) ELEIXCO VI. Luoghi deir agro patavino, coi brani dei documenti pili antichi che li ricordano. BRANI 1- gS ~ NOMI DEI LUOGHI c^ S £-§5£ dei documenti più antichi o •a Nu dei nel diplc Abano De plebis - Abano, Turri- cla 1077 Cudic^ dipi. I, 239 — (VicilanegaoVin- In villa Abbani et in loco 1137, 11,319, cilanega di) qui dicitur Vincilanega 1166 894 Agna In via que vadit ad Agnam 954 I, 42 — (Cortriauni di) In loco qui dicitur Cor- triauni 1178 11,1290 — (Vico Zerboni di) In Agna in loco el fundo Vico Zerboni 954 I, 42 Albarea Villaque vocatur Albareda 1113 11,58 Albarello (Campagna di) In Campanea Albarelli 1172, II, 1084, verso Scandalo di 1173 1093 Legnare Albareto. V. Piove Albignasego Villa que nominatur Albi- gnasega 918 I, 31 Altaura di Scodosia In Altadura 955 I, 44 Altichiero Villa qui dicitur Autike- 918 I, 31 — (Bosco di) ria Nemus de Vico Altikeri 1171 11,1031 Angelo (S.) di Sacco Villa de Sancto Angelo 1079 I, 261 — verso Fontaniva A Sancto Angelo 1127 11,176 Anguillara Anguillaria et Capite Ar- gelle 944 1, 38 Arcione vicino a Padova In Arcione 1058 I, 177 e a S. Fermo Are Da contra Ari, in Ara 954, 983 I, 42,67 Arino Villa que dicitur Adrine, in loco qui dicitur Vico 1073 I, 216 Arlesega In Arlisiga 1033 I, 126 Aroncadizzn di Sai-co Infra fine Sacisica in loco Aruncadiza 1058 I, 175 Arquà De Castro Arquada 985 I, 70 — 1127 NOMI DEI LUOGHI BRANI dei documenti più antichi I =5 s Arquà (Bugnaglo di) — (MancanassooMa- canasso di) — (Al piede del Ca- stello di) — (Ventolone di) — (Gostaldolo di) — (Calzaboe di) — (Valle dijS.Maria) — (Gastegnedo) Arsego Arzere de' Cavalli — di Sacco — (Bolparo di) — (Calle Mugarana di) — (Centelina di) — (Cesso di) — (Fossa di Lago) — (Longagne di) — (Ramadicia di) — (Da Riva di) — (Ronco Spovilolo di) — (Roncora di) — (Arzere Buti di) — (Roncono di) — (Videte di) Arzerello Aselega. V. Corte Aurilia nei dintorni di S. Bario Bagnoli del Conselvano -— (Calle di Marau- dolo di) In loco effundo Arquada hubi est vocabulum Bu- gnaglo Terra aratoria da Manca- nasso Que jacet a pede Castelli Jacet in Ventolone In Arquada-prope Custan- dulum In Calzaboe In Valle de S. Maria Loco ubi dicitur Caste- gnedo In confinio vile Arsici Et Arzerem de Cavallis In finibus Argere In Bulpario In Calle Mugarana Locus ubi dicitur Cente- lina In Cesso In Fossa de Laco In Longagne In Ramadicia In loco qui dicitur da Riva In Runco Spovilolo In Runcora In Agere Buti In loco et fundo Roncono In Videte In loco et fundo Arzerello Ad locum ubi dicitur Au- rilia In loco et fundo Bagnolo In calle de Maraudolo 985 1171 1171 1181 1170 e. 1170 e. 1170 e. 1171 1130 1165 1019 1130 1019 1112 1130 1114 1130 1130 1130 1114 1130 1132 1134 1130 1081 819 954 1118 Codice ilipl I, 70 II, 1021 II, 1021 11,1415 11,978 11,978 Ivi II, 1022 11,213 II, 882 I, 104 II, 202 I, 104 11,56 II, 202 11,67 11,202 Ivi 11,215 11,67 II, 202 II, 229 II, 264 II, 202 II, 263 I, 5 I, 42 11,97 ii28 — NOMI DEI LUOGHI BRANI dei documenti più antichi e '^ 3 'S i ■'5 % '^ '3 "» .S* Bagnoli (Cannpolongo di) — (Gortesella di) — (Desone tagliato di) — (Dirigaci di) — (Dai Dossi di) — (DallaFornacedi) — (Frasenelli di) — (Goda di Maraudo di) — (Peraro di) — (La Presa di) — (DalSoUodi) — di sopra e di sotto — (Savelone di) — (Cavrile di) — (Prese di) — (Petresina, Peri- sina o Pedricina di) — (Proa di Caudo di) — (Argine di Rova- ra di) — (Spessa di) — 0 Bagnolo di Brenta Balluello Ballò Baone Bebbe — (Torre delle) Bergolire di Sacco Bertipaglia In Campolongo In Gortesella In Desone talado A Dirigacis A Dossis A Fornace In bora que dicitur Frase- nelli In Gauda de Maraudo In Savelone et Perario In la Presa Dal SoUo Bagnoli desupra- Bagnolo de subtus In Savelone In bora que dicitur Ga- vrile In bora Prese A Perisina In bora que dicitur Proa de Gaudo In bora iusta agerem Ro- varie In Spexa In loco et fundo Bagnolo Usque in Mestrem et Ba- ledello In Ballado Ugo (uomo) de Baone In Babia Nostrani Babianam Tur- rim In Bergolire Decimas de Braida de pa- lea 1118 1165 1118 1165 1165 1165 1165 1118 1165 1118 1118 1165 1118 1165 1165 1165 1165 1165 1165 1077 1167 1073 1077 912 1137 4176 1034 Codir.- .lipl 11,97 II, 878 11,97 11,878 II, 878 II, 878 II, 879 11,97 11,878 11,97 11,97 11,879 11,97 II, 879 II, 879 II, 878 II, 879 11,879 11,878 I, 245 11,918 I, 216 I, 240 I, 28 li, 322 11,1207 l, 129 — 1129 BRANI r5 i— GJ NOMI DEI LUOGHI ciS S ÌS-5S dei documenti piVi antichi o — - o J^ •- "3 .o- Bibano De Bibano 1130 Coiìire NOMI DEI LUOGHI «■Si 5 -e ^ o dei documenti più antichi o -3 13 S 13 Coaice dipi Cinglare. V. Cengiaro Cinto Corte una que nominatur Quinto 969 I, 53 Givè De contra Galcinariam me- dium Givitate 1153 II, 587 Glusella di Sacco In fine Sacisica in loco Glusella 1026 I, 112 Coa dei Pradi di Sacco Dala Coa dei pradi 1154 11,614 Godevigo In loco Caput de Vicco 988 I, 72 — (Ambrolo di) In Ambrolio 1035 I, 131 — (Cagalliani di) In Cagalliani 1130 lì, 200 — (Braido di) In fundo Capitis vici in loco Braydo 1169 II, 947 — (Dai Brombari di) Dai Brumbari 1168 II, 923 — (Bunucla di) In Bunucla 1060 I, 182 — (Ga Bertaldo di) In loco Gasa Bertaldo, Ga 1033, I, 127, Bertaldi 1078 252 — (Campo de Arella In Campo de Arella 1130 II, 200 di) — ( Campo Spizato di) — (Gardedo o Car- In Campo Spizato 1183 11,1472 Loco e fundo Caput de Vico 1132, II, 232, dilo di) in Garditho 1136 296 — (Arzerlongo di In Cardeto ubi dicitur ad 1138 II, 343 Cardeto di) Arzerlongum — (Fossa di Anto in In loco e fundo Garditho a 1141 II, 389 Gardito di) Fossa de Anto — (Valle di Mondolo In Valle de Mundolo 1141 II, 389 in Gardito di) — (Gardito Alacu- In loco Gardito Alacuxolo 1147 II, 495 solo di) — (Casale di) In Casale 1168 II, 923 — (Gasaleglio di) In loco Gasaleglo 1035 I, 131 — (Campo di Pozzo In loco Gasaleglo in Cam- 1084 I, 277 in Gasaleglio di) po de Puzo — (DallaCassaradi) Dala Cassarla a Capite 1173 11,1122 — (DalCornolarodi) vici Dal Gurnularo 1168 II, 923 — (Dalla Credara di) In Caput de Vico dala Cre- 1129 II, 191 dara 1136 EBANI .-È 8.8 NOMI DEI LUOGHI s:ss CJ O X * dei documenti più antichi o •a 3 ^ o Codice dipi. Codevigo (In Grezi di) In Grezi 1132 II, 232 — (Dall' Isola di) Dal Isula 1108 II, 923 — (Nogara, Cavrola In loco ubi dicitur Noga- 1138, II, 343, 0 Caprola di) ria, Caprola, in Nogara Caurola 1168 923 — (Olmeda di) In loco Ulmeda 1127 11,178 — (Dal Peraro di) Dal Peraro 1168 II, 923 — (Puzole di) In loco Puzole 1137 n, 315 — (Puzura di) In Puzura 1035 II, 131 — (Rio del Molino di) — (Ronco di Gazolo di) — (RoncoMerlai di) In Rio de molandino 1130 II, 200 Runco de Gazolo 1060 I, 182 Da Runco Merlay 1168 II, 923 — (Ronco Zubano di) In Ronco Zubano 1138 II, 343 — (Rovere Ganco di) Ad Roerem Cauci 1144 II, 427 — (Rovere Pansa- In loco Ruvere (\m dicitur 1035 I, 131 duro di) Pansaduro — (Schenal di) Ad dorsum qui dicitur Skeenal 1144 II, 427 — (Dalla Tomba di) Dala Tumba 1.168 II, 923 — (Tre itolo di) In loco Treittulo 1132 II, 242 — (Vigna Rrentano di) — (Dalla Volta di) In loco Vigna Brentano 1078 I, 252 Dala Volta 1168 II, 923 Codiverno Plebe qui dicitur Ivernus 1026 I, 111 — (S. Andrea di) In loco et fundo sancti An- dree 1149 II, 516 Cona In Cona 906, I, 26, 983 67 Concadalbero Conca de albaro 954, I, 42, 1069 205 Conche Usque ad Concas 919 I, 32 Conselve Caput Silve, Canselvo 954, I, 42, 983 67 — (Isola di) In insula Gapitissilve 1182 II, 1463 Cornegliana Decimas de Corniclana 1034 I, 129 Cornio. Valle da pesca Unam piscariam que vo- catur Cornium 1098 I, 327 . Corre zela In villa de Corrizola 1129 11,187 — 4137 — BRANI '? ._ i> eri um. idice atico NOMI DEI LUOGHI - — (Chiusura Zeno In loco Montesilice in loco 1085 I, 279 di) Clusura Zeno — (Compasso di) Sita da Compasso 1163 II, 825 — (Corlanzui di) In Corlanzuy 1183 II, 1477 — (Corolo di) In Corolo 1078 I, 249 — (Correza di) In Correza 1162 11,771 1147 ~ B R A NM "e !ri uni. lice NOMI DEI LUOGHI c^ S S 5 o I dei documenti più antichi o •3 p 2, "^ 'S "3 .£" Codice dipi. Monselice ( Correza di In loco qui dicitur Corre- 1179 II, 1333 sotto di) za de Subtus — (Corte Gesui o Ze- In Corte Zezui 1158, li, 694, zui di) 1159 712 — (Corte di Lanzono In Curtc Lanzoni 1182 11,1430 di) — (Costa di) Et terratorio de Costa 1157 II, 682 — (Dalla Costa vici- Dalla Costa in Salvonara 170c., 11,977, no a Pontisella di) 1177 1243 — (Costa di Savona- Posila est de Costa 1162 II, 788 l'a di) — (Fossa Bonaldolo di) — (Fossa larga di) In Fosa Bonaldolo 1162 II, 797 In loco qui dicitur da Fos- 1170 II, 986 sa Larga — (Fossa longa di) A Fossalonga 1151 II, 554 — (Fossa Tiesui di) In Fossa Tiesui 1158 II, 694 — (Fossa Trasni di) Ubi dicitur Fossa Trasni 1169, II, 975, 1173 1114 — (Fossa Trisvi di) Da Fossa Trisvi 11 70 e. 11,977 — (Dalla Frata di) Da la Frata 1163 II, 809 — (Dalla Gambarara di) — (S. Giorgio di) Est posila de Gambarara 1158 II, 690 Juxta S. Geoi'gio 11 70 e. 11,977 — (Gorgo Sauniaro di) — (Lago delle For- Guigu Saumaio 11 70 e. 11,977 Da Lacu de Foicis 1176 11, 1211 che di) — (S. Lazaiio di) Non longe a S. Lazario 1160 II, 753 — (Dal Molino di) Da Molino 1170 e. 11,977 • — (Monte Castellano Ad nionteui ([ui dicitur 1016 I, 101 di) Castellano — (Monte Saraceno di) — (S. Nazario di) In monte Saraceno 1170c. 11,977 Non longe a S. Nazario 1170c. 11,977 -- (Nogara Scatulai di) — (Novelledo di) In Nugara Scatulay 1170c. 11,977 Posila da Noveledo 1159 11,719 — (Orto ZuRtolo di) In Ortu Zustoio 1078 I. 249 — (Orto Vistolo di) In Orto Vistolo 1162 II, 772 1148 .- P « 2 EBANI G ■j: 5 -^ '-5 NOMI DEI LUOGHI s-ss — » 28 La nota al n. (2) si riferisce al periodo precedente che finisce con le parole ruderi antichi, « 596, » 28 — n. 2809, 2810 zz n. 2818. » 572, » ult. — Dunque non posso ammettere ecc. rr Dunque non posso ammettere col Selvatico che l'absida della chie- sa odierna di S. Sofia si debba riferire a un tempo anteriore al secolo X, com'egli ha scritto alla p. 21 1 della Guida di Padova edita nel 1869, e molto meno — 4168 — che queir abslda appartenga alle epoche longobarde, com'egli asserì alla pag. 256 dell'altra Guida di Pa- dova stampata nel 1842. p. 573, Un. 14 — per templi venusti n per templi venusti e altri edifizj, » 581, ù 9 — Pone tra le lapidi vicentine rr Pone tra le iscri- zioni vicentine. » — » 31 — quella di Montegalda :zi\3i ìscvh\oì\e dì ÌAontegdlda. » 583, » 19 — Carbonara z= Carbonara, Zovone. » 585, » 10 — Tito Vezzio. Alcuni grammatici vogliono che la sillaba tti latina preposta a vocale si debba pronunciare con tti anche nella lingua italiana. Io mi attengo a quelli che per eufonia pronunciano zzi. » 586, » 14 — e probabilmente anche il porto del Lido zz e forse anche il porto del Lido. E dico forse, poiché il ramo sinistro del Medoacus Major, che Univa a quel porto, era ramo di fiume patavino. » 592, » 16 — tra gli agri atestino e vicentino zz Ira gli agri ate- stino e vicentino ; e tanto più che il luogo di Bagno- lo, oggi posto allo stesso confine, indica anch'esso col proprio nome essere stato parimente ne' tempi romani al confine della colonia atestina che vedremo. » — » 22 — quello atestino zz quello vicentino. » — » 30 — vicina a Badia e in Abano si rinvenne l'altra la- pide di Marco Cocceio Januario offertaci dallo stesso Momnisen al n. 2930; e poiché viceversa zz vicina a Badia, e poiché viceversa. » 594, » ult, — a Teolo nel 1055, a Rovolone zz a Teolo nel 1055, a Torreglia nel 1147 [Cod. Dipi. II, n. 492), a Rovolone. Bisogna dunque comprendere Torreglia entro il con- tado vicentino anche nella carta topografica unita a questo lavoro. » 595, » 4.'' ult. — Teolo; Fontanafredda r= Teolo, Torreglia, Fon- tanafredda. » 598, » G — di quel luogo zz di quel luogo Sabbione. t — » 7 — che per errore è stato traccialo il corso dell'Adige ecc. zz che per errore è stato tracciato il corso d'un grosso fiume anche da Lobia per Brancaglia a Monta- - 1169 — gnana nella carta topografica inserita in questo mìo scritto. Ma potrebbe essere che in tempi remoti cor- resse lungo quel confine del territorio veronese col vicentino fino a Brancaglia e poi fino a Montagnana un ramo dell'Adige o altro fiumicello. Lo additereb- be anche la tortuosità del confine stesso che ho notata sopra, p. 598, lin.21 — quella ciUà ir: quella odierna città. » 599, » 1,2 — verso Monselice. Nella carta topografica qui aggiunta il litografo de- lineò troppo grosso un corso d' acqua da Este per Monselice a Gagnola, che parrebbe 1' Adige o un no- tabile ramo di esso. Forse un raraicello soltanto di quel fiume aveva tal corso ne' tempi romani. Certo, dopo che l'Adige abbandonò Este, le acque scendenti dai colli estensi e monseliciani devono essere state raccolte da Este per Monselice a Gagnola nell' alveo che oggi si appella Canale di Bagnarola nel suo ramo inferiore, » 603, » 15 — primi secoli di Cristo zz primi secoli di Cristo , forse dopo la distruzione di Este fatta da Attila, non essendo stato più regolato e tenuto fermo nel suo cor- so dagli Atestini. » 627, » 20 — doveano essere zr doveano essere stati. » 834, » 21 — la quale da Montagnone per Montirone d' Abano, ch'è vicino agli odierni bagni Orologio finiva zz la qua- le da MontagnanCper Abano finiva. » 835, » 8 — in Montirone zz in Montirone ch'è vicino agli odier- ni bagni Orologio. Le vie Marsìa e Ampia non furono delineate bene nella mia carta topografica. Il loro incrociamento av- veniva in Abano, non in Montirone d'Abano, ciò che risulta dalia carta stessa. » — j 45 _ Certo poi da Montirone zz Certo poi da Montirone 0 meglio da Abano, t 850, » ult. — e V altro verso S. Ilario. 11 r. Ispettore degli scavi cav. Tomaso Luciani di Venezia scriveva nel 1875: S' aggiunga che a piccola distanza di Sant' Ilario sussistono tuttora tracce di via. Tomo VII, Serie V. 150 — 4470 — STRATA romana nella direzione appunto di Padova ( V. Raccolta di scritti ed atti ufficiali relativi agli scavi fatti e da farsi nel sito della celebre abazia di Sant'Ilario. Mestre^ Longo, 1880). p. 858, lin. 3 — nel 4877 r= nel 1873. » — » 7 — fossero i porti zz fossero porti. »2864, » 15 — Soccejo attico zz Socceio Attico. » 871, » 12 — a Arquà zz e Arquà. » 881, » 11 — del verbo — dal verbo. SAGGIO 111 l'il (ILOSSIKKI (llìOflRAFKJlI FlIllLl^d DAL VI AL XIII SECOLO DEL CONTE ANTONINO DI PRAMPERO (Continuazione della pag. 1062 del presente voi.) Cisterna - fr. Cistierne - Cisterna di Coseano. 1158 - Henricus de Cisterna (B. lY); 1230- in villa Cister- ne (Th. 174); 1290 -in villa de Cisterna (Robolo Colloredo). Cistis - in territorio di Gemona? 1290 - in villa de Giasas et in Cistis (J.). Civettis, Civietus - monte su quel di Cividale. 1256, 18 gennaio - montis Civieti . . . usque ad rivum qui di- citur Curniz (AB.); 1264 - super montem D. Abatis Rosacencis qui dicitur Civettis (M. S. M. V. II, 217). Civitas Austrie, Civitas Forijulii, Forum Julium, Civitas Australis, Civiade, Civitas in Foro Julii, Civitas de Friulo - fr. Cividal, Cividàd - slavo Staromesto, Ciu- dad - tedesco del medio evo Zibidars, Sibidat - Ci- vidale. 760-795 - Civitas vel Castrum Foroiulanum (Paolo Diacono) ; 776- capta Civitate Forijulii [Annali francesi, Lirutti, I, 62); 781-783 - in territorio Civitatis nostre Forojuliane (J. copia); 807 - infra Civitatem prope Ecclesiam S. Johannis Evangeliste (J. copia); 811 - Forum Julii ad scholam conveniant (Testa- mento Carlo Magno, R. 407); 824 - relique Civitates Forum- — 1172 — julii ad Scholani convcniant (R. -407); 830 - intVa imiros Civi- tatis Forojuliensis in loco qui dicitur Vallis (Capp. Vili, 128); 843 - Forojuliensis urbis Patriarcba (J. copia) ; 904 - in Gi-vitate Forojulium non longe a xenodochio S. Johannis Evangeliste (J.); 934 -in Civitate Austrie (R. 466); 4015 - in Civitate Forijulii habitantibus (R. 560); 4015 - in Civitate Foroijulii . . . decimam de Porta Pontis et de Porta S. Petri nec non de omnibus l'e- bus que pertinent ad meani curteni sitam in Civitate Forijulii (Cappell. Vili, 148 - R. 494) ; 4049 - in Civitate Forijulii posita (R. 560); 1057 - Preposito Civitatensi (R. 560); 1097 - Mona- sterium S. Marie de Valle Civitatis Austrie (R. 560); 1102 - Actum in Civitate Austrie sub solario (Cod. Istriano) ; 1126 - Actum in Civitate Austria (B. IV); 1136-1138 - Ecclesia de S. Maria in Valle que est in Civitate Forijulii (B. IV) ; 1139- Actum in Civitate Australi Forijulii in capella S. Paulini Pa- triarcbe (B. IV - R. 569); 1143 - in Comitatu Forojulii in loco Fontana et in Civitate. . . Actum in Civitate Austria (J.); 1161- Actum in Civitatensi Curia (Capp, Vili, 239) ; 1166 - Actum in Curia Civitalis Austria sub Tilia (R. 592); 1175- De Civitate Austria (M. S. M. Valle); 1176- Forum quod in Civitate Au- strie statuerat publice habendum (Cappell. Vili, 247); 1176 - Actum in Civitate Austria (Capp. Vili, 248); 1178 - Actum in Civiade in camera D. Wodalrici Patriarche (J.) ; 1178 - Actum in Civiade in camera D. Patriarche (M.) ; 1184 - Datum apud Civitatem in Foro Julii (Stumpf, Ada Imperli, 547); 1195 -In Civitate Forijulii que dicitur Austria . . . ante Ecclesiam S. Do- nati sub porticu (Capp. Vili, 267 - R. 640); 1206 - qui mora- tur Civitate de Foro Julii (J.) ; 1211 - in parvo solio Palatii (Patriarche) in Civitate Austria juxta Ecclesiam maiorem (J.) ; 1224 - Actum apud Austriam Civitatem in Ecclesia S. Paulini super palacium Patriarchale (M. - Monastero Aquileja); 1232 - Actum in Civitate de Friulo in Camera Palatii D. Patriarche (R^ 702); 1233 - Actum in Civitate Austria in majori Palacio (AB.) ; 1234 - Actum Civitate Austria in Caminata (Zahn. Bipl. Stir. 420); 1235 - Actum Civitati Austrie in Caminata D. Aba- tisse (J. - AB.); 4252 - la Civitate Austria in contrata S. Marie de Crnie in loco qui dicitur Hortal (S. M. V. 448) ; 4253 - apud Civitatem in palatio Patriarchatus (Capp. Vili, 307); 1255 - de di- slrictu Civitatis Forojulii (J.) ; 4257 - In Austria Civitate (S. M. V. 152)^ 1264 - in Civitate in contrata S. Johannis de Sinidow — iil3 — (S. M. V. 159); 4269 - in Civitate que Atislrla dicituv (R. 757); i274 - in Civitate Austria in sala Patriarclialis Palatii (Cod. Istr.); 1279-Datum Civitati (Cod. Istr.) ; 1282 - Austria Civitas in loco qui dicitur Souravit (M. Cella Cividale); 1284 - in con- trata S. Silvestri (M. S. M. V. 170); 1287 - ante fores S. Donati majoris Ecclesie Civitatis (Cod. Istriano) ; 1292 - Monasteriuni S. Clare de Civitate Forojulii (Cod. Istr.); 1292, 26 febbraio - Actum in Civitate Austrie in capella D. Patriarche (Cod. Istr.); 1293, 28 maggio - Actum in Civitate Austria super lobiam D. Patriarche (AB.). Clama - fr. Glame - Clama, borgo di Artegna. 1289 - Manussius de Clama (M. Civitatensia); 1291 - operi S. Leonardi de Clama (B. v. 528). Claste, Glaste - fr. Clastre - Claslra di S. Leonardo di Ci- vidale. 1295, 8 dicembre - in Castaldia de Antro in villa que diciliir Claste (Gior. di Lupico Not.); 1297 - de dieta villa Glaste (id.). Claudum. V. Clautum. Claugiianum. V. Cleidanum. Clausa^ Clavia. V. Clusa. 1072 - hospitale quod est ad Clausam (Madrisio, 263) ; 1089 - hospitale quod est ad Clausam (Cod. Istriano); 1228 - liospi- tale quod est ad Claviam (B. v. 169). Clausacli • Clauzetto ? o Cliiusa ? 1072 - plebem de Clausach (Madrisio, 263). Clautum^ Claudum - Claut. 924 - villa que vocatur Clauto in Comilalu Ceuedense (J.) ; 1182- Claudum cum omnibus villis suis (M. Sesto); 1236, 30 aprile -Claudum (AB.); 1254 -in loco de Claudo (J.) ; 1264 - comunis Claudis (M. Sesto). Clavenzanvm. V. Calvenzamim. Clavianum. V. Cleulamim. Claviam. V. Clausa e Clenlanum. Clemona. V. Glemona. — 1174 — CieuUiìium, Clauglianuai, Cluviuauiu, Glauliauuin, Claviam - fr. Claujan - Claujano e Claviano di Trivignauo. 1031 - usque Cleulanum (B. v. 94). Clavianum (Cappell. Vili, 169); 1176 -ad villani que dicitur Claviam (Capp. Vili, 249); 1184- Cleulan (B. v. 138); 1275- in Clangano advocatiam et hospitium (Th. 188); 1275, 13 luglio - Claugliano (AB.); 1278, 6 maggio - in villa Clauliani (AB.); 1290 - in villa de Claviano (Rotolo Colloredo) ; 1292 - in Claulano (Th. 94). Cleunich - monte su quel di Cividale. 1296 - supra niontem de Cleunich (M. S. M. Valle, II, 170). Ckva^ Clivia - Cleva, poggetto ora disabitato sul monte di S. Pietro in Carnia. 1275- totani villam de Clivia (Th. 216); 1290, 15 ottobre - Jacobus de Cleva (Raccolta Siccorti) ; 1373 - pratis in Clevà pe- nes Ecclesiam S. Petri (Th. 1313). Ckisa^ Sclusa. V. Claiisa - fr. Seluse - Chiusaforte. 1136 - hospitale quod est ad Clusani (J.); 1146 - Dieterus de elusa (Zahn, 263); 1202- de Clusa tres marchas (B. v. 306); 1228 - Muta Cinse (B. v. 194) ; 1234 - mutam de Clusa effu- gere vellent per monteni Crucis transeundo (Zahn, 419 ; 1255, marzo - veterem et novani mutam Cinse (AB.); 1274, 19 settem- bre - Actum in Clusa juxta portam dicti Castri (AB.); 1277, 25 febbraio - mercandarias per Clusam condacere (AB.) ; 1293, 7 agosto - restituant D. Patriarche castra Cluse et Arthenee (AB.). Chiseg - vicinanze d' Artegna o di Gemona. 1298, settembre - pratum in Cluseg (Bartol. Not.). Codogentum. 1192 - in silva de Cintho in loco qui dicitur Codogentum (Dg. 60). ColaUum - fr. Cuelalt - CoUalto della Soima. 1275, 13 luglio - Collalto (AB.); 1301 - vinea in Colalto (M. Cella Cividale, 110)- — 1175 — Colarimim . V. Calarrsinm. i203 - castrum de Colarisio (AB.) CoUes - Coglio ? 1072 - apud CoUes XVI mausos (Madrisio, 263); 11 30 - apud Colles XX mausos (Gapp. Vili, 199); 1184 - apud CoUes IX mausos (id. 206); 1217 - Peregrimis f. D. Hemnci de Colle (AB.); 1222 - Henricus de Gollibus (B. IV). Colisellum - località fra Salt e Sarnico d' Artegaa. 1298, settembre - et silva de Colisello (Bartol. Not.). CoUegrìUon - vicinanze di Alnicco? 1280 - unum mansile positum in Colle Grillon (M.) ; 1321 - controversie prò pascuis Inter homines de Alnicho et de Colle Grillon (M.). Colle Tarond - fr. Cuell tarond - Colle rotondo fra Buja o Treppo. 1255 - vinea que jacet in colle Taront (M. Civitatensia). CoUoretum - fr. Colored - Colloredo di Montalbano. 1252, api'ile - D. Johanne de Golloreto de Montalbano (AB.) ; 1258 - de Coloreto (Th. 442); 1290 - in villa de Gollereto (Ro- tolo Colloredo). Colm - monte in quel di Cividale? 1291, 28 giugno - in monte qui dicitur Colm prope aquam Valeiam (AB.). Coloniola. V. Codignola - Codugnella di Colloredo o Colu- gna di reietto ? 762 - in Coloniola (R. 338). Cols. 1256 - Advocatiam et copulaticum in villa de Cols (Th. 441). Colunia, Chulugna - fr. Culugne - Colugna di Feletto. 1258-silvis in Colunia (Th. 391); 1294- in Chulugna pro- pe Utinum (Th. 738). — 1176 — Colvera - fr. Colvare - torrente Colvera presso Maniago. 1103 - molendinum in flumine quod dicitur Colvera (J. copia dall'Archivio Frari) ; 1303 - unum molandinum in aqua Golvere juxta Maniacum (M. Civitatensia). Colvera - villa distrutta presso Maniago. 1103 - Alie massaricie sunt in Colvera (J. Fontanini, 75, 593); 1182 - Barcec, Colveram (M. Sesto); 1303 - in villa Col vere (M. Civitatensia); 1317 - in villa Colvera in centrata que dicitur Yincigliana (M. Sesto). Comusi - bosco nel canale di Tramonti o della Cellina. 1351 - Comusi (Dg. Pergamena). Concordia - fr. Concuardie - Concordia di Portogruaro. 534 - vinum et triticum quod nos ex Concordiense . . . civi- tate coUigere feceramus (Cassiodoro, lib. XII, ep. XXVI) ; 600 - illud iter quo se Concordia cingit (Venanzio Fortunato); 1140 - Gerwicus concordiensis episcopus (Zahn. 189); 1179 - Plebem de Concordia (Dg. 122); 1191 - Ecclesiam S. Petri de Concor- dia (Dg. 124). Coneglanum - fr. Conoglan - Conoglano di Cassacco. 1240 - in Coneglano (B. v. 195); 1260 - in Coneglano qui est de Plebe Trecessimi (M. Aquileja). Conjin - Gaserà Confine a mezzodì del Colle Planet fra il M. Lavri ed il M. Plauris. 1289 - ad locum qui dicitur Confin (Confini Moggio - R. Bar- naba, Vili, 26). Copris, Coprewa - Copriva, Kopriva di Gorizia. 1202 - Maynardus de Copris (B. IV); 1224, maggio - Mey- nardus de Coprewa (M. Aquileja). Corbola, Corbolum, Foibola. V. Carbolnm - Corbolone di S. Stino di Livenza. 888 - usque ad fossam Savonara atque Corbolam (alias Foi- bolam) (J.); 1182 - Bivirons, Corbolonum (J.) ; 1236,3 aprile - loca que dicuntur Biverons, Corbolum (AB.); 1267-68- a villa - 1177 — Corbolonis usque ad mare (R. 754) ; 4279, 1 settembre - pre- sam nemoris in fmibus Gorboloni in loco qui dicitur la Tal- liata (AB.). Cordenons, CUrtis Naonis, Curia Naonis (^) - Curtenau - ted. Cordenons. 1029 - predium Ocini Comitis quod vocatur Curtisnaonis (Dp.); 1254, gennajo - in curia de Cordenons (AB.) ; 1268, settembre - in curia Naonis (AB.). Cordevadum, Cordivatum, Corduarium - fr. Cordovàd - Cordovado. 1186 -villani de Cordovado (Dg. 97); 1195- D. Martinus de Corduario (Capp. "Vili, 27); 1252, giugno - apud l'ontanam de Cordivado (AB.); 1298 - fratres de Cordevato (J.). Corgnid- monte in faccia Osoppo presso la forca d'Amula. 1267, 15 gennaio - Jof de Corgnul (AB.). Cormons, Cormonum, Cormones (^) - fr. Cormons - tede- sco Kormann, Kremauu - slavo Kormio, Karmin - Cormons. 628 - superiores Patriarche sedem in Cormones habebant (Pao- lo Diacono, lib. VI, 51); 630 - apud castrum Cormones (Dando- lo, Cronaca]-, 791 - Carmonis ruralia (Cod. Istriano); 963 - lo- cum subtus Cromonis castrum Intercisa nuncupatum (J.); 1000 (circa) - Carmonum (Rer. It. Script. XVI, 28) ; 1084 - Eccle- siam S. Joannis de Cormons (B. varia, 543) ; 1202 - in Ecclesia S. Quirini juxta Cormons (AB.); 1244 - in Cormonz in loco qui Corona nuncupatur (M. S. M. V.); 1246, febbrajo - de monte de Cormon (AB.) ; 1247 - Cormonum Plebs in Archidiaconatu infe- riori (B. V. 409); 1275 - turrim illam que est super portam Castri (Cod. Istr.) ; 1294 - in villa Cormons in loco qui dicitur Ponga .... in loco qui dicitur Campel (M. S. M. V.); 1300 - Castellanus Castri Cormons (Th. 77). (ì) Coors Naonis ove Berengario datò un diploma (Sporeno, De ForojulioJ. (2) Corniontium, Cornionse, Cormonium, Gremons ; in diplomi tedeschi Cremaun (Cumano, Ricordi Cormonesi). Turno VII, Serie F. 151 - 1478 — Cornap - fr. Cuarnapp - torrente Cornappo che mette in Torre. Cornariola - Cornazzai di Vanno. 762 - Silvas in Verrete et Cornariola (R. 338). 1270, luglio - usque ad Cornap (AB.). Cornium - fr. Cuarn - fiume Corno che mette in Ausa. 1062 - rectum in Cornion (J.) ; 1139 - a casa Svoaldana sicut tenet Ruvedula et Amphora rectum in Cornio (B. IV); 1177 - a flumine quod dicitur Cornium usque ad aquam que dicitur Arvuncus (J.) ; 1247 - sicut fluit et continuatur Cornu (B. v. 406). Corniz - rivo in Schiavonia. 1256, 18 gennaio - rivus qui dicitur Corniz usque ad aquam que dicitur Nebule (AB.). Corniza, Cornizanum, Curuiz. 1190 - in Gornizano (B. IV); 1247 - transeunt Cornum versus Corniza (B. v. 406); 1256, gennajo - ad rivum qui dicitur Cur- niz ... via qua itur Flojanam usque in Corniz (AB.). Cornolelum - vicinanze di Tricesimo? 1295, 26 settembre - in villa Cornoleti (AB.). Cornus, Quarnius - fr. Cuarn di Rosazzis - Corno di Ro- sazzo. 1211 - in loco qui dicitur Cornium (J.); 1247 - illi de Coi'nu et illi de Gramoglano (B. v. 406); 1257 - in villa de Quarnio (M. Civitatensia) ; 1299 - in Cornu (Th. 38). Cornus - fr. Cuarn - torrente Corno che da S. Daniele va a Passeriano (^). 1275, 31 dicembre - in castro de Piris ... et quidquid est ul- tra Cornu (AB.). Corona - Corona di Meriano di Gradisca. 1000 (circa) - Cormonum, Corona (R. It. Script. XVI, 28); {!) Forse il Tiliaventum niinus di Plinio. — 1179 — 1157 - in villa quo dicitur Corona (R. 587); 1244 - (ìccimas in Cormonz in loco qui Corona nuncupatur (M. S. M. V.). Corona - Corona di Meduna d' Oderzo. 1320 - in villa que dicitur Corona (Th. 1174). Cortal - fr. Gortal - Cortale di Reana. 1200 (circa) - in Cortal juxta S. Georgium (M. S. M. V. II, 13); 1278, 7 marzo - unum molendinum in loco dicto Gortal in Roya Turris (AB.). Cortus - rivo Storto presso Maniago ? V. Stortus. 981 - infra decursum aque que vocatur Zelina et rivi qui vo- catur Stortus (alias Cortus) (J.). Corva. V. Covra - Corva di Azzano-decimo. 1248 - villam Corvè sitam in Forojulii (Dp.). Corva - fr. Corvè - Corva sul Meduna fra Prata e Cirapello. 1228, maggio - a ponte Meduna usque ad foveam Corvè (Ver- ci, Eccellini, 113). Cosa, Chosa - fr. Cose - Cosa di S. Giorgio. 1164 - Ulricus, Ulfcherus et Olvradus de Cosa (J.) ; 1172 - Wohvradus de Cosa (J.) ; 1204 - in plebe Cose, scilicet in villa Gradisca ... et in villa Cose (J.) ; 1268 - avogaria in plebe de Cosa (B. V. 465); 1281, 1 maggio - Plebs S. Georgii de die- sa (AB.). Cosanum. V. Coselanum-iv. Coseàn, Coseano di S.Daniele. 1041 - villam de Cosano (M. copia sconetta) ; 1174 - villam de Cosano (B. IV). Cosbana, Cosbanum - slavo Kozbana - Cosbana di Dolegna di Cormons. 1200 - advocatia de in Cosbana (M. S. M. V. II, 229); 1295 - advocatia de Cosbano (M. Aquileja). Coselanum, Coseglanura. V. Cosanum - Coseano di S. Da- niele. 1200-1300 - in Coselano (J. Savorgnano) ; 1275- in villa de — il80 — Coseglano (Tli. 173); 1275 - in villa de Cosellaiio (Tli. 212); 1290 r in villa de Coselano (Rotolo de Colloredo). Cossana - Cosana di Gorizia. 1300 - in villa de Cossana (Th. 255). Costa super Tovoryan - presso Torreano di Cividale? 1275 -in Costa desuper Tovoryan (Th. 22). Costa de Pnlcinico - Costa d' Aviano ? 1281 - Odoricus Capitaneus Valvasoui f. q. D. Marsili de Co- sta de Pulcinico (J.). Covalia - monte in Carnia. 1300 - tres partes montis de Covatia (Th. 226). Covra - Fossalato presso il Lemene. 1140 - ad locura qui dicitur ad pontem de Covra (Codice di- pi, di Portogruaro) ; 1449 -dal detto Fossalato, ovvero ponte de Covra (Bertolini, Archivio Veneto, Vili, 1). Craulg - fr. Craùi - Crauglio di S. Vito di Cervignano. 1300 - in villa que dicitur Craulg (Th. 150). Craitvar, Cravae, Crovarnum - fr. Crùuver, Crùver - Gra- verò di S. Leonardo di Gividale. 1200 - de bonis de Crauvar (M. S. M. V. 136) ; 1200 (circa) - in villa de Cravar et Mers (M. S. M. V. II, 13); 1275 - in Cro- varno (Th. 122). Cravoreium, Crevoretum - fr. Gravorèd, Craorèd - Grao- retto di Prepotto. 1300 - in Cravoreto (Th. 202) ; 1301 - de Crevoreto (M. S. M. V. II, 172). Crega - Greda di Gaporetto ? 1160 (circa) - Arthemotus de Crega (J.). Cremaun. V. Cormons. Crevoretum. V. Cravoretum. — 1181 — Crimastes^ Cermasles. V. Carmacù. 781-83 - et silvani in loco ubi nominaliir Crisinasles (J. copia). Crocys. 1366 -in villa de Crocys (Th. 1227). Cros. V. Picot de Cros. Crovarum. V. Crauvar. Crucis mons, Crux ferrea. - fr. Mont Cros - Monte Croce al N.O. di Timau. 923 - Monte uhi nominatur Ciuce ferrea (Piloni, Historie di Belluno) ; 1234, 27 novembre - super strata que ducit per mon- tem Crucis (Zahn. II, 419); 1269, 11 novembre - strata ipsias montis Crucis debeat esse clausa (AB.); 1290- de monte Cru- cis (Rotolo Golloredo); 1296 - a loco Pontebis et a monte Cru- cis strate sint libere aperte ad quemcumque portum maris (J.). Crusiditz. V. Sega. Crnssa - monte e villa in quel di Cividale? 1257 - in villa de Crussa - decimam montis Grusse (M. Ci- vitatensia). Crux ferrea. V. Crucis mons. Cticana - fr. Cucàne - Cuccana di Biccinicco. 1295 - ville Greys et Cucane subjecte quartcsio Plebani La- variani (J.). Cucanea, Cocanea, Ctiucania - fr. Ciieàgne - Cuccagna, ca- stello distrutto sopra Faedis. 1195 - Werenlierus de Cucania (Regesti Carintiani sotto l'an- no 1200); 1294 - Colle qui dicitur Rodingerius sito subter ca- strum Cucanee (AB.) ; Guarnerum de Cocania in Tergestinum Episcopum postulavit (Cod. Istr.) ; 1265 - Actum Cucanea ante Castrum (J.); 1269 - Vernereus de Cucania (M. S. M. V. 165), 1270 - Actum in Castro Cucane sub pergu!a(J.) , 1300 - D. Var- nerius de Chucanea (Th. 655). Cucula. V. Zucula. — 1182 — Cudegnota, Cudigela, Cudiniela - fi'. Ciidugnele - Codugnel- la di Colloredo. 1134 - Regenardus de Cudegnola (J.); 1275 - de Cudiniella (Th. 188) ; 1290 - Antonius de Cudigela (J.). Culina, Cullina - fr. Coline - Colina di Forni Avoltri. 1274 - decimam de Gallina parva (Th. 246) ; 1300 - decima in villa Gulina (Th. 230). Curia Naonis. V. Cordenons. Curninum castnim - fr. Curnin - Cornino di Forgaria {*). 1267 - inter comunitates villarum Asovij, Cumini, Peglionis (AB.); 1294 - supra ripam aque Edre juxta Zimon (Ziman) in pertinentiis Castri Cumini (J.). Curniz. V. Cornìz. Curtellim - fr. Curtièll - Cortello di Pavia. 1275 - in villa de Cartello (Th. 216) Cum. V. Cusanum. 1150 - Wolfradas, Mazzilinus, Engelbertus de Cusa (B. IV). Cusanum - fr. Cusàn - Cusano di Zoppola. 1158 - Adelramus et frater ejus Henricus de Cusan (B. IV); 1164 - Alramus de Cusano (J.); 1184 - curtem de Cusano (Dg. 98) ; 1204-18 - Adelramus de Cusano (B. varia, 258) ; 1232 - Rodulfus f. q. D. Macelli de Cusano (J.) ; 1284, 23 febbraio - investitio feudi de Cusano (R. Prampero). Cussignacum, Cussiniacum - fr. Cussignà - Cussignacco di Udine. 1166 - Artnicus de Cussiniaco (R. 592) ; 1171 - villarum de Cussiniaco et de Predamano (B. IV) ; 1286, 19 maggio - Advo- catia Cussignaci (AB.); 1297 - Cusignacum (Th. 86) ; 1300 (cir- ca) - in Cussignacho (Th. 599); 1301 - Laurentius de Ciissigna- co (B. varia, 567). (1) Le pertinenze di Cornino posto sulla riva destra del Taglia- mento dovevano estendersi anche sulla riva sinistra. — H83 — Cuz - monte in Schiavonia ? 4251 - de quodani monte qui dicitur Cuz (M, S. M. V.)- Daniel (S.) de Carnia. V. Moscardum. 1275, 2 novembre - faciet custodir! Turrem S. Danielis de Carnea (AB.). Daniel (S.) - fr. San Denòl - San Daniele del Friuli. 1015 - quatuor campos in Sancto Daniele (Capp. Vili, 148); 1139 - ceto massaricias in S. Damele (B. IV); 1178 - Actum apud S. Danieleni (Zahn, Regesti, 562) ; 1203 - gironum et for- tilitium S. Danielis cum palatio, curte stabulis (AB.); 1247 - Plebs de S. Daniele in Archidiaconatu superiori (B. v. 409); 1294, 2 marzo - habitantes S. Danielis non teneantur ad plovia Castri quia conduxerunt lapides ad faciendum opus palatii D. Patriarche in ipso Castro (AB.). Darcanum^ Dricanuiu. V. Tricanum. 10G4 - Hermannus de Darcano (J.). Durdagus. V. Durdago - Dardago di Budoja. 1000 (circa) - Dardagus, Vicus novus [R. IL Scr'qyt. XV, 28). Parnazacum. V. Dernazacum. Dauninum - Domanins ? V. Domanisium. 762 - casas in Ramaceto (Rauscedo?) et terras et vineas vel prata quod habemus in Daunino (R. 338). Dayn - Bagna e Costa di Paiau fra il M. Mariana ed il M. Palla. 1084 - et costa Dayn Inter Worianum et Matelionem mon- tes (J.). Decanus - fr. Déan torrente Degano dal M. Paralba in Ta- gliameiito. 1328, 6 giugno - de summis rnontibus usque ad aquam De- cani (AB.); 1373, 19 dicerabie - una seca super aqua Decani per- tinentiis Invilini (Th. 1287). __ 1184 — Demonins. V. Domanisìum. Denalipotoch -Kì\o nel versante nord del Grande M. Mag- giore. 1289-usque ad Devascum, Denalipotoch et ad Denali potoch usque ad locum dictum Meje (Confini Moggio, R. Barnaba, Vili, 26). Dernazacum, Derzanum - fr. Darnazzà - Darnazacco di Cividale. 1195 - D. Berthodus de Derzano (Capp. Vili, 267); 1263 - de Darnezaco (M. S. M. V. II, 199); 1280 - in Dornezacho (Th. 471); 1286 - in Dernazas juxta cortinani S. Joliannis (M. S. Chia- ra Cividale); 1298 - silvam sitam supra montem Castellons pro- pe Dernazacum (M. S. M. V. II, 19). Devascum - località presso il M. Stariuaz al nord del Gran M. Maggiore. 1289 - per medium flumen (Ucea) usqne ad Devascum Dena- lipotoch (Confini Moggio, R. Barnaba, Vili, 26). Dignanum. V. Ingan^ Ignanum. 1268 - dominationem quam habebat in Dignano (B. v. 465). Dimoii - monte in canale di S. Pietro. 1288, 19 settembre - montem in Canali S. Petri qui vocatur Mons de Dimon et firmat in monte de Ludrin et in monte ilio- rum de Zenodis et de Sygajo (R. Prampero). Dithenia Casiriim - Artegna ? 1146 - castrum de Dithenia (Zahn, 261). Diuvinum^ Duwin, Duynum. V. Ortuwin - fr. Diiin - ted. Tybein - slavo, Divin - Duino di Monfalcone. 1139 -D. Dietalmum de Duino (Cod. Istr.) ; 1158 - Odoscal- cus de Duwin (B. IV.); 1166- Stefanus de Duino (Cod. Istr.); 1188 - Adelmota de Diuvino (B. v. 183) ; 1224 - Hugone di Dwi- no (M. Aquileja) ; 1257, 8 marzo - in castris ante Duinum (AB.). Dobroy - in quel di Cividale. 1294 - vineam sitam in Dobroy (M. J.). — 1185 — Dolegnana - monte. 4200-1250 - pecias vineatas in monte D. Patriarche que dici- tur Dolegnana (M. S. M. V. II, 229). Dolegnamim, Dolognanuni - fr. Dolegnàn - Dolegnano di S. Giovanni di Manzano. V. Dolornanus. 1300 - in Dolognano (Th. 235); 1301 - Matheus de Dolegnano (M. S. M. V. II, 172). Dolornanus. V. Dolegnanum. 1256, 18 gennajo - Rivus (Sdregnepotok) usque ad viani pei' quam itur ad villani Dolornani (AB.). Domanisimn. V. Dauninum - fr. Damanins - Damanins di S. Giorgio della Richinvelda. 1204 - in villa Domanisii (J.) ; 1268 - illud quod habebat in Domanisio (B. v. 465) ; 1300 - in Demonins (Th. 245). Dominarum Castrum - fr. Dumblans - Pradumbli di Prato Gamico, castello distrutto. (Grassi, Notizie sulla CarniaJ. Donalus (S.) - S. Donato - chiesetta fra Udine e Cividale, riva sinistra del Torre. 1280, 29 maggio -quod a cruce que est in via que ducit de Givitate ad Utinum versus S. Donatum (AB.). Dornazacum. V. Dernazacum. Dourava. V. Aiirava. Dramsa, Dransan - forse scorrezione di Branzan. V. Braz- zanum. 1176 - Petolan et Dransan et Sebredan (B. v. 136); 1201 - villa que dicitur Dramsa (Rubeis, 642). Bravano. V. Aurava. 1268 - quod habebat in Cosa, Dravana, et in S. Georgio (B. V. 465). Tomo VU, Serie V. 152 — 1180 — Dresnizza, Dresinza - slavo Drezenca - Presenza di Capo- retto. 1300 - in Dresnizza (Th. 120); 1377 - in centrata Dresinze (Th. 1328). Duinum. V. Diuvinum. Duo Basilice. V. Basilice. Durdago. V. Dardagus. 1184 - in villa de Durdago (Dg. 98). Ecclesia nova - Chiesa, sulla riva sinistra del Tagliaraento, ora scomparsa. 1182 - Ecclesiam novam cum curte (M. Sesto). Edago, Adago - fr. Règhene - Reghena;, fiume che mette in Lemene. V. Reghena. 888 - aqua que dicitur Edago (alias Adago) decurrit ex una parte, Leminar ex alia (J.). Edra - fr. Ledre - Ledra, fiume del campo di Gemona - V. Idria^ Ledra. 1294 - supra ripam aque Edre juxta Ziman (J.). Egidius (S.) - S. Egidio a nord di Aquileja. 1211, 9 maggio - Hospitale vetus S. Egidii in Levata ; 1247 - Hospitale S. Egidii (B. v. 410) ; 1249 - Hospitale novum funda- vit prope stratam Aquilegie civitatis (R. 667) ; 1298 - quare non starent pauperes in hospitali S. Egidii (AB. - B. v. 541). Elecium - fr. Die^, Diezz, Liezz - Illeggio di Tolmezzo. V. lUeggium. 1000 (circa) - Glemona, Elecium Juliuni f R. Iteti. Script. XVII, 28). Eliseus (S.). V. S. Heliseus. Empons. V. Impones. Enemontium, Eneraum - fr. Enemonz - Enemonzo. 1000 (circa) - Gortuin, Enemum (R. It. Script. XVI, 28). — 1187 — Knlcssanum - fr. Entesàn - Entesano di Colloredo. 1290 - mansum unum de Entessano (Rotolo Colloredo). Erba secca, Erbaseka, Herbasicca - villa scomparsa nel di- stretto di S. Vito o di Oderzo. 1182 - Herbasicca, Mures, Belveder (M. Sesto); 1219 - in vil- la de Erba secca (J.) ; 1220 - de facto ville Erbaseke (J.); 1291, 6 marzo - in Meduna in loco qui dicitur Herbaseca (Fr. Na- sutti Not.). Faedis, Fageda, Fagedis, Pagete. Phagedis - fr. Faelis, Fae- dis - Faedis. 1000 (circa) - Pagete (R. It Script. XVI, 28); 1025- unam turrim seu fortilium prò benefìcio ville de Faedis . . . inter lo- cum Soffumbergi et Marchionatum Attimis (M. Cod. Dipi.); 1100- 1200- Cunigunda de Fageda (B. v. 79); 1166 - Warnerus de Faedis (R. 592); 1169 - Herbordus de Fagedis (M.) ; 1186 - Wernerus de Fagedis (R. 632); 1192 - Ecclesiam de Faedis (B. IV) ; 1229, 23 febbraio - Cremelino de Phagedis (AB); 1261 - Actum apud Fagedis sub Tilea ante S. Petrum (J. Pergam) ; 1270 - silva de Colle lalto de Fagedis (J.); 1294- intraverunt villam Fagedis (Cronaca Giuliano - Cod. Istriano). Faganea, Fagangia - fr. Feàgne - Fagagna. 983 - quinque castella que propria ipsius Ecclesie sunt ^Bu- gia, Fagagna, Groang, Udene, Bratta (Capp. Vili, 144); 1000 (circa) - hec oppida . . . Pannonium, Faganea, Varianuni (R. It. Script. XVI, 28) ; 1202 - advocatiam in Fagangia (J.) ; 1230 - in villa Faganee (Th. 174); 1230 - Castrum antiquum situm in Faganea (Th. 62); 1247 - Plebs de Faganea in Archidiaconatu superiori (B. v. 407); 1255 - in territorio Faganee (Th. 308); 1296, 9 giugno - apud Faganeam ante turrim in castro (AB.) ; 1299 - prò eo quod obsederaut Dolgionum castri de Faganea (Camerarii Udine - AB.). Fagedis. V. Faedis. Faglines, Faglinis. 1182 - Faglines (M. Sesto) , 1242 - Actum in Fagline in domo — 1188 — Pugeti Furati D. Abbatis de Sexto (J.); 1298, 12 agosto - Fa- glinis (AB.). Fagnicula, Fangigula, Faingula - fr. Fagnigule - Fagnigola di Azzano decimo. 1182 - Fagniculam (M. Sesto); 1252 - de Fangigula (J. Rotolo Sesto); 1298, 12 agosto - Faingula (AB.). Fagognago. V. Faugnatium. Faidas^ Faydas - località presso Aquileja? 1031 - cum illa terra qua vocatur Piuli et Faidas (Cod. Istr.); 1041 - Faydas (Gapp. Vili, 75) ; 1174 - locum ubi Monasterium vestrum (<) situm est cum . . . terra que vocatur Piuli et Fai- das (B. IV). Famulorum Flumen. V. Flumen. Fanilgan. 1300 - in Fanilgan juxta locum post Montemfalconem (Th. 111). Fauna, Fanas, Phana - fr. Fané - Fanna di Maniago. 924 - signum Antoni de Fanas (J.); 1140 - Wernberus de Fa- na (Zahn, 190); 1153 - in Episcopatu Concordie Ecclesiam S. Martini in Phana (Dg. 105); 1184 - castellare unum in plebe de Fana (Dg. 97); 1219 - in territorio et districtu Fané (Dg. 363); 1250 (circa) - mansus in Fauna (B. v. 78). Farla, Furlana - fr. Farle - Farla di Majano. 1147 - Gonradus de Farla (Gapp. Vili, 204) ; 1199 - Gotopol- dus de Farla (B. IV); 1275 - m Farlana (Th. 188); 1290 - de Farla (Rotolo GoUoredo). Farra, Fara - fr. Fare - Farra di Gradisca. 763 - casas in Farra juxta Turionern (R. 338); 963-67 - ca- strum quod vocatur Farra (J. - Gapp. VIII, 143); 1184 - villani de Farra cum' adiacentibns villis (B. v. 138); 1190 - in capi- tulo de Plebe de Farra (B. IV) ; 1202 - de advocatia de Fara semper fuit contentio (B. v. 307); 1270 - in villa Farre (Th. 131). (1) Delle monache d' Aquileja a Monastero. — 1189 — Faugnatium, Faunianum, Fagognago, Favignaccum, Fgu- gnacum - fr. Faugnà - Faugnacco di Martignacco. 1229 - Leonardus de- Fauniaco (M. Aquil. Mon.); 4266 - Leo- nardiis de Feugnaco (Capp. VIIF 310 bis) ; 1276 - Leonardus de Faiignatio (Dg. 133); 1285 - de Fagognago (Cod. Istr.); 1286 - de Favigna^co (Cod. Istr.). Favoxellum - Favisella presso Cividale. 1245 - umim molendinum situm in Favoxello extra villani por- te ambrosiane (M. S. M. V. 263). FavuUes - fr, Faùis, Favuis - Fauglis di Gonars. 1200-40 - De FavuUes (Rotolo Frangipane). Fela - fr. Fele - Torrente Fella. 1286 - ab aqua Fele usque ad Hospital e (R. 771). Felas. V. Fellas. Felet - fr. Felett - Felelto-Umberto. 1293, 13 luglio - in loco qui dicitar Felet infra terram douii- narum S. Quirini (Fr. Nasutti Noi.) ; 1300 - in villa de Feleto (Th. 92). Fcletas, Felettis, Felletas - fr. Felèlis, Felettis di Bieinicco. 1031 - usque Feletas et usque Bicinis (B. v. 94); 1184- Fel- letas (B. V. 138) ; 1275, 13 luglio - Felettis (AB.) ; 1290 - De Feletis (B.otolo Colloredo). Felix (S.). 1190 - paludem que est post S. Felicem (B. v. 261). Fellas, Felas, Fellis - fr, Fielis - Fielis di Zuglio. 1176 - villani de Fellas in monte S. Petri (B. v. 136) - Fe- las (Capp. Vili, 250); 1209 - Felas (AB.); 1290, 14 ottobre - Fellis (AB.) Felironum - fr. Fellròn - Feltrone di Socchieve. 1300 - Hermannus Notartus de Feltrono de Carnea (,!.); 1366 ^ de Foltrono de Carnea (Th. 1299). — 'Ji90 — Ficaria. 1015 - herbaticum . . . per Ficariam et Petram-lìctam, nec non per Clusas de Venzon (Gapp. Vili, 151). Firmanum - fr. Firmari - Firmano di Premariacco. 1260 - Zuttone de Firmano (M. S. M. V. II, 47); 1280 - in prato ville de Firmano (M. Cella Cividale). Fiumesellum. V. Fkimesellum. Flagonia, Flagunea - fr. Flauigne - Flagogna di Forgaria. 1200 (circa) - D. Helica de Flagonia (M.) ; 1210 - D. Henricus de Flagunea (B. IV); 1255 - Goram D. Asqnino de Flagonea (M. S. M. V.); 1290, 21 febbraio - sub monte castrorum Flago- nee (AB.). Flaibanum, Flaybanum, Fiavianum (') - fr. Flaiban - Flai- bano di S. Odorico. 1068-1077 -apud Flaibanum (B. v. 75); 1257, 6 novembre - Federigo de Flaibano (AB.) ; 1268 - decimam ville Flaybani (B. V. 465); 1281, 8 maggio- in Flaibano (AB.). Flambrum^ Flambrium, Flamber, Castellutum (^) - fr. Flùm- bri, Ciastellutt - Flambro di Talmassons. 1126 - Plebs de Flambrio (B. IV); 1170 - Henricum de Fam- ber (B. IV) ; 119C - Flambrum (B. v. 260) ; 1200-1300 - Gastel- lutum alias dictum Flambrum inferius (Th. 14); 1247- Flam- brum - Plebs in Archidiaconatu inferiori (B. v. 409); 1258, 5 luglio - Gastrum et villani inferiorem de Flambrio (AB.) ; 1286, 20 marzo - Gastaldi© in Flambro (AB.); 1297, 6 aprile - in villa Flambri de subtus (AB.). Fiavianum. V. Flaibanum. Flojamim, Flojana - Fleana di Cormons? o Fogliano di Mon- falcone ? V. Foglanum. 1188 - Bertoldus de Flojano (R. 634) ; 1256, 18 gennaio - via (1) Nel 1505 nelle vicinanze di questo paese fu trovata una tegola romana portante l'iscrizione: Q. Cecilìi Flaviani (Bianchi, Aquileja). (2) Il Pirona aggiunge Nibligo. — 1191 — publica qua itur versus Flojanam usque Corniz (AB.); i275 - fratres de Flojana (God. Istr.). Floreanus (S.), S. Fìorus, Forforgianuai, Forforianum - fr. Fraforeàn, Farforèan - Fraforeano di Ronchis di Latisana. 888 - Curtis de Vico Leonum (oggi Leonisce) cum cella S. Flo- reani (J.); 1426 - duas plebes illam de Tisana et alteram de S. Floro (B. IV); 1130 - Actum in atrio Ecclesie S. Floriani (R. 614); 1180 - Plebes de la Tisana et de S. Floro (Ughelli, V, 1129); 1275 - in villa de Forlbriano (Th. 170;; 1290 - de Forforgiano (^) (Rotolo Colloredo). Flumen, Flumen Famulorum - fr. Vile di Flum - Fiume di Pordenone. 1182 -Flumen (M. Sesto); 1190 - de vassalatico Valfredi de Flumo (B. IV); 1236, aprile - Famulorum Flumen (AB.); 1248, 7 ottobre - de villa Fluminis que dicitur villa Famulorum (AB. - Dp.); 1272 - Henric de Funi (Cronaca Canal, 305) ; 1285 - ho- mines et Comune de Flumo (Note alla Cron. Canal). Flumignanum - fr. Flumignàn - Flumignano di Talmassons. 1256, 23 agosto - de Flumignano (AB.) ; 1290 - de Flumigna- no (Rotolo Colloredo). Fltimisellum, Fiiimesellum - fr. Flumisèll - Fiumicello di . Cervignano. 1174-Mathias de Flumisel (M. Cod. Istriano); 1184 - Hen- ricus de Fiumisello ( Capp. Vili, 262 - R. 631); 1211 - apud Flumicellum (J.) ; 1247 - Flumisellum Plebs (B. v. 409); 1254- in Flumisiel (M.); 1300 - in villa Flumiselli (Th. 26); 1328, 2 luglio - in flumine Lisontii veteris penes Flumesellum in loco ubi dicitur Sancta Crux (AB.). Fochatus (S.J. V. S. Advocalus - fr. S. Foche, S. Avoca - S. Foca di S. Quirino. 762 - curte in Sancto Focato (R. 338) ; 888 - Curtis de S, Fo- (1) Potrebbe essere anche S. Floreano presso Buja. — 1192 — . cato (J.); 1189 - S. Fochatus (Dp.) ; 4295 - Johannes Presbiler de S. Focato (J.). Foglanum - Fogliano di Monfalcone. •4371, settembre - de transita seu Zopo qnod est super aqua Isontii super locuixi qui dicitur de Foglano (Th. 1267). Folianum. 963 - in Foliano (jur. Sesto) (J.). Fontana - in quel di Cividale ? Fontana di Fiumicello o Fontana di Sappada ? 1143 - in Comitatu Forojulii in loco Fontana et in Civitate (J.) ; 1163 - Gerardus de Fontana (J.). Fonlanabona, Fcus bonus, Bonus fons-fr. Fontanebuine - Fontanabuona di Pagnacco. 1136 - Johannes de Fontanabona (Regesti Carintiani); 1166- Conradus de Fontebono (Reg. Carint.) ; 1170 - Conradus de Fon- tanabona (B. IV); 1176 - Bertucius de Bonofonte (B. IV - B. v. 153); 1176 - Chuonradus de Fontebono (Gapp. Vili, 248); 1192 - Dietricus de Fontebono (Dg. 60) - de Bonofonte (Dg. 142); 1214 - Luvisinus Henrici de Fontebono (Zahn); 1215- D.Udi- na de Funtebono (M. S. M. V. Il, 14); 1256 - Wilgdmus de Fonte bono (M.) ; 1259 - in loco qui dicitur Visinal prope Fon- lem bonum (Th. 397). Fontana Priula o Briula. V. Prktla Fontana. Fontana viva. 1190 - Ferrarius de Fontana viva (B. IV). Foramen - fr. Foràn - Forame di Attimis. 1296 - in villa de Foramine (IV) ; 1300 - castrum de Fora- raine (Th. 286). Forforgianum. V. S. Florus. Forgaria, Forgiaria , Furgaria, Castruni Raymundi - fr. Folgiarie - Folgaria di Spilimbergo. 1000 (circa) - Regunia, Furgaria ( R. It. Script. XVI, 28); 1247 - Plebs de Forgaiia in Archidiaconatu superiori (B. v. 409;; — 4193 — 1264 -in Forgarya (Th. 346); 1277 - Jugalpertus de Forgiarla (B. V. 489); 1288, 19 aprile- obsederunt et combusserunt Ga- struin Forgarie (AB.); 4291 - Blarisius de Forgaria sive de Ca- stro Raymundo (J.). Formianum, Formiiim ? (') 1292 - Stephanns de Formiano (Dp.). Fornalls, Fornatium - fr. Fornalis, casali in Darnazacco di Cividale. 1215 - castenetum unum in Fornalis (J.) ; 1257 - mansus de Fornalis (M. Givitatensia) ; 1270 - in Fornatio (Th. 131). Forno - fr. Fors - Forni Avoltri o Forni di Ampezzo ? V. Furnum. 778 - villam unam que sita est in Montanis que dicitur For- no (R. Dissertationes, 292). Fortis, Fmiis - fr. Jof Fuart - Monte Vischberg della ca- tena fra Dogna e Raccolana. 1072 - in loco qui Fortis (alias Furtis) appellatur (Madrisio, 262); 1084- in loco qui Fortis dicitur (J.) ; 1091 - qui Fortis appellatur (Capp. Vili, 195); 1136 - in loco qui Fortis dicitur (Gapp. YIII, 199); 1228 - in loco qui dicitur Fortis (B. v. 168); 1289 - a rivo Giguli usque ad montem qui dicitur Fortis et ab ipso ad montem Moltasii eundo ad montem qui dicitur Mosaniz- ze . . . deinde Moltasium eundo per montem qui dicitur Fortis (Gonfmi Moggio - R. Barnaba, YIII, 26). Fori Julii Civitas. V. Civitas Austria. ^ Forojuiiaiium castrum. V. Civitas Austria. Forum Juiium Carnorum. V. Juliense Castrum. Forumjuliiim.^ Patria Forijulii - fr. Friul - ted. Friaul- frane. Frioul - slavo liasko - Friuli, Patria del Friuli. 610 (circa) Gisulfus Forojulanus dux (Paolo Diacono) ; 723 - contra Forojuliensem Antistitera (Troya, 460) ; 762 - in fmibus Forojulianensibus (R. 336); 787 - Dux Henricus dominabatur {\) Secondo il Ciconi, pag. 9i, Fonnium sarebbe Risano, 'lom» VII, Serie V. 153 — 1194 — partibus Forojulii circa Liquentie flunìen (l\radrisio, 198); 788 - Marchiani Forojuliensem (R. 361); 792 - si veniet . . . partibus Forojuliensibus (R. 361); 792 - si veniet . . . partibus Foroju- liensibus (R. 361); 799 - in territorio Forojuliense (Archiv. Fra- ri, Consultori in jure, fase. 345) — Dux Forojulianorum . . . ju- xta Tharsicam Liburnie civitatem insidiis civiuni oppressus est (Reginone in Perz, I, pag. 562); 807 - in Comitatu Foro Julii) (Bibl. S. Daniele, Fontanini, voi. 75, pag. 579); 809 - quidquid Haio Comes in territorio Forojuliense habere videtur dedit filio suo nomine Alboino (J. copia); 819 - Cudolach Dux Forojulien- sis febre correptus in ipsa Marcha decessit (R. 398) ; 824 - In fìnibus Furiolensis (J. copia) ; 828 - Baldricus Dux Forojulen- sis . . . honoribus . . . privatus est ; et Marcha cj^uam solus tene- bat inter quatuor Comites divisa est (R. 399) ; 831 - in terri- torio Forojulensis (J. copia) ; 840 - in fìnes Forojulianos (Cod. Istr.); 855 - Aquilegensis sive Forojulensis Antistes (Cod. Istr.); 904 - in comitatu Forojulensi (id. id.); 921 - in Comitatu Foro- iuliano (id. id.) ; 923 - Clusas de Abinciones que pertinent de Mascha Foro Julii (Piloni, Historia di Belluno); 929 - in Co- mitatu Forojuliense (Cod. Istr.) ; 960 - in territorio Forojulien- se (J.) ; 963 - in Comitatu Foro Julii (id.) ; 1001 - Werichen comes Comitatus Forojulii (id.) ; 1005 - in Comitatu Forojulii in loco qui dicitur Sextus (id,) ; 1015 - in comitatu Forojuliensi (Gapp. Vili, 151); 1129 - quamdam sylvam in pago Forijulii in comitatu Varienti comitis (Capp. Vili, 165-66) (Dp.) ; 1053 - Fo- rojuliensis Antistes tantummodo fmibas Longobardorum esset contentiis (R. 529) ; 1056 - Prediura nomine Naunzel in pago Forojulii et in Comitata Ludovici comitis situm (Dp.) ; 1057- quidquid visus suiB^liabere in Comitatu Friulalensi (R. 560) ; 1062 - in comitatu TTOrojuliensis (Stumpf, Ada Impern) ; 1077 - Comitatum Forojulii (Gapp. Vili, 191); 1084 - in Provincia Forojuliana (J.) ; 1094 - in Comitatu Foro Julii (id.) ; 1094 - po- puli . . . Forojulienses (Stumpf, Acta Imperli) ; 1102 - in Comi- tatu Forojuliensi (Cod. Istr.) ; 1103 - infra Comitatum Foro Ju- lii (J.); 1106 - infra Comitatum Forojulii (R. 609); 1126 - in Comitatu Forojulii (B. IV); 1130 - in Comitatu Forojulii (R. 612); 1133 - Comitatus, Marchiani et Ducatum (B. IV) ; 1143- in Comitatu Foro Julii in loco Fontana,, et in civitate et in Pa- sago et in S. Vito (J.); 1154 - populi . . . Forojulienses (Stumpf, Acta Imperili; 1161 - in Comitatu Forojuliensi (B. IV); 1161 — 1105 — - in tote Ducala Sedis Pati'iarchalis (J.) ; 1180 - Ducatus et Gomitatus Forijulii (R. 619); 1190 (circa) - Albertus Comes Fo- rojuliensis (R. 552); 1193 - ducatiuji Fori-Julii (Stumpf, Ada Imperiij ; 1197 - populi . . . Forojulienses (id. id.1; 1204 - in Provincia Forumjulii (Muratori, Antichità estensi, voi. I, 379); 1208 - Ducatum Forijulij (B. IV); 1209 - Ducatum Forijulii (AB.) ; 1214 - Ducatum aut Comitatura Forijulii (AB. - Codice Istr.); 1220 - Ducatum et Comitatum Forijulii (J.); 1222 - in loto Ducatu Aquilegensis Patriarcliatus (Cod. Istr.); 1254 - in- fra Ducatum Patriarchatus Aquilegensis (Cod. Istr.); 1270 - Ter- le Forijulii Capitaneus generali^ (J.) ; 1270,1 maggio - Capita- neus qui electus est per lioraines Patrie Forijulii (AB.); 1273 - Terre Forijulii vicarium generalem (Dp.); 1277 - per terram et districtum Fori Julii (Cod. Istr.); 1285 - infra Ducatum Patriar- chatus Aquilegensis et Forijulii (Cod. Istr.) ; 1297 - secundun? consuetudinem Patrie Forijulii (R. Barnaba, VIII, 149); 1307, 14 febbraio - ire debeat extra terram Foiijulii, scilicet ultra aquaui Liventie, Lusincii, Poltaybe, et Montem Crucis (J.). Fossa gallo - corso d' acqua nel Distretto di S. Vito ? 986 - cum omnibus rivulis vel fluminibus in ipsa sylva fluen- tibus . . . Tango, Fossa gallo, Regena cum lacu (Dg. 87). Fossalta - Fossalta di Portogruaro. 1166 - Uhicus de Fossalta (M. Cod. Istr.) ; 1184 - Curtem et plebem de Fossalta (Dg. 97, 98); 1191 - Hengelmarus de Fos- salta (B. V. 268); 1209 - Placitum de Fossalta (Dg. 127); 1292, 6 marzo - in busco ultra Fossaltam (fr. Nasutti Not.). Fossamulamim, Fossa Mularum - nel territorio di Mediina. 1295 - in territorio Fossamulani de districtu Medune (Th. 136), 1321 -in villa Fossa Mularum (;Th. 1191). Fossa Pluba, Bluba (^) - Fossabiubba di Mansoè d'Oderzo. 1219 -■ usque ad Cicanam ef Fossam Plubam (AB.); 1346 - in Fossa Bubla (Th. 1204). Fossa Savnnorn, presso Savorgnano di S. Vito? 888 - usque ad Fossam Savonaram atque Corbolam (J.). (1; In villa de Foi5abluba Cavolani (^Th. 7). — d196 — Francinìcum - Francenigo di Gajarine. 1221 - castrum Brugnarie cum suis pertinentiis exceiitis vil- lis de Francinico, de' Campo Giron, et de Pois (AB.). Frascarius, Fracaxius Pratus - a mezzodì di Ajello ? 1139 - a Prato Frascario usque ad Calvenzan (M.) ; 1174 - a Prato Frascario (Fracaxio) usque ad Claventiam (B. IV). Fraseneda - fra il Lemene ed il Livenza. 1279, 1 settembre - duas presas nemoris in confinibus Anconi in ora que dicitur la Fraseneda (AB.). Frasenedum. 1184 - villani de Frasenedo et exinde usque ad mare (Dg. 98). Frala - ir. Frate di Puart - Fratta di Portogruaro. 1050 - Castrum de Frata (Dg. 238); 1170 - Henricus de Frata (R. 605) ; 1192 - excepta Concordia et inferiori Frata (Dg. 141); 1243 - totani terram quam habemus Frate que est a fovea ve- teri usque ad terram S. Leonardi de Prato (Dg. 229). Fratta (*), fiume che da Monfalcone mette al Porto di Pan- zano. 1293, 16 gennaio - unum molendinum situm in Uurnine Fratta in palude Marcilgana (Fr. Nasutti Not.). Frattina, Frattinis - fr. Fratine - Frattina di Pravisdomini. 1214 - Morandus de la Frattina (AB.) ; 1272 - Tartars de la Fratina (Gron. Canal, 305) ; 1277 - D. Tatterus de Frattinis (No- te alla detta Cron.) ; 1296 - juxta la Frattinam in villa que di- citur la Villarza (Th. 151). Frizanum. 1166 - Sigard de Frizano (M. o.). Furgaria. V. Forgaria e Sumariva. Fiirnel^ Furnellum - Fornelli presso Torre di Zuino. 1106 - de Furnello (R. 610); 1175 - in Furnel duos uiansot. (\) Da Fracta, rolla di fiume. — ]iQl — (B. IV); 1193 - in Furnol (brano di docimiento in cojna Aixlci- vio Portis, ora M.). Fumila, Furnum, Fihdìz - fr. Fors - Forni Avoltri o For- ni d' Ampezzo ? V. Forno. 1000 (circa) - Furnus (R. It. Script. XVI, 28); 1136 -deci- ma de Furniz (J.); 1228 - decimas quoque de Furniz (B. v. 169); 1247 - Furnum - Plebs in Archidiaconatu Carnee (B. v. 409); 1254 - in territorio Fumi (Tli^, 300) ; 1255 - montem ubi con- structum est castrum de Fumo (Th. 386). Fnrtis. V. Fortis. Fusea, Fiiseia - fr. Fusèe - Fusea di Tolmezzo. 1015 - decaniam in Fuseia (Capp. Vili, 148); 1241, 21 ago- sto - decaniam in Fuseja (AB.); 1300 - in villa Fusee (Th. 176). Fuslrech^ Fustrich. 1089 - montem Lanachs et apiid Frustrecli quidquid possedit (Cod. Istriano); 1228, luglio - apud montem Lans et apud Fu- stric (AB.). Gahria in Castaldia Tulmini. 1294, 10 dicembre - in villa de Gabria (Th. 84). Gabrielis (S. G. mons) - monte presso Rosazzo. 1211 -super proprietate montis S. Gabrielis iuxta Rosati um (J.); 1267, 8 novembre - supra montem S. Gabrielis (Perg. Puppi). Gaf\ Gapb, Gyaf - località presso Cividale. 1267 - extra Portam Broxianam prope locum qui appellatur Gaf (M. S. M. V. 273); 1273- in loco qui dicitur Gaph super ripam Natisse ac prope viam publicam (M. S. M. V. 277); 1309 - Matia de Gyaf in loco qui dicitur Cavo (id. 289). Gaiiim, Gayum. V. Sajmn - fr. Giaj - Gajo di Spilimbergo. 1174 - decimas de Gayo (J.); 1182 - Gaium (M. Sesto) ; 1184 - Plebem de Gajo (Dg. 98) ; 1204- in villa Baseglie et Gaii (.!.;; 1275 - in Gayo (Th. 208). - 4498 — Galarias, Gallarianum, Galeryanum - fr. Gialarian - Galle- l'iano di Lestizza. 1256 - in Galeryano (Tli. 441); 1274 - Arinauia in Galavias (Th. 148); 1275 -in Gallariano (Th. 210); 1300- in Galleria- nò (Th. 235). Galigo^ Galginolum - località presso Aqiiileja. 974 - in Galigo . . . partiri^in territorio Aquileje pt in Mari- no Termino (God. dipi. Istr.); 1298, gennaio - Il Patriarca affitta diritto di pesca presso Aquileja entro i confini : ponta Galginoli, rivus Bellus, contrata que dicitur Medrole (Gio. de Lupico Not.). Galomtm, Gallianuai, Gelgian, Gaglianum - fr. Geàn - Ga- gliano di Cividale. 1103 - Gelgian (T.) ; 1192 - Ecclesiam de Galliano (B. IV); 1200 - in villa Gallani (M. S. M. V. II, 13) : 1215 - in villa Ga- lano (id. 14); 1252 - in tabella de Galano in loco qui dicitur Pratum barono (id. 15); 1253 - apud S. Stephanum in Gallano (Gapp. Vili, 309); 1299, febbraio - in Gagliano (Th. 639). GaUis - Giais, Gajo ? 1184 - plebem de Gallis (Dg. 98). Gallus (S.). V. Mosacense Monasterium. Galsiim. Y. Quals. Garst. V. Glarat. 1176 - a monte qui dicitur Garst iisquc ad si rafani Ungarie (B. V. 136); 1184 -a monte qui dicitur Garst (id. 138). Gava. V. Gaf. 1200 (circa) - una vinca in Gava (M. S. M. V. Il, 13). Gavonz - fr. Giavons - Giuvons di Rive d' Arcano. 1229 - in villa de Gavonz dimidium mansum (M. o.). Gay - Giai di Annone Veneto. 1295 - in bora que dicitur Melon vel Gay de Anon (Th. 136). - 1199 — Gayda dolila - in Udine, vicinanze B. Aquileja. 1278, 21 aprile - brayda sita in loco qui dicitnr Gayda dotha in strata Aquilegie (AB.). Gefira - monte presso Monfalcone. 1300 - decima unius mentis qui appellatur Gefira juxta Mon- temfalconem (Th. 111). Gelanum. V. Galaniim. 1251 - D. Radi de Gelano (M. S. M. V.). Gelalo, Gelatus riviis - fr. Riu Gelat - Rio Gelato che mette in Ledra. 1273 -a prima parte Rivi Gelati (R. Barnaba, Vili, 126 t.); 1278 - firmante a prima parte Rivo Gelato (id. 119 t.). Gelnars - monte. 1289 - a monte Lanze usque ad rivum R. Episcopi Bamber- gensis, deinde ad montem Gelnars et usque ad Ludinum (Conf. Moggio - R. Barnaba, Vili, 26). Gemurdum. 1174 -in Gemurdo duos mansos (B. IV). Georgica, fontana, secondo il Cornano, nel distretto di Mon- falcone. 1040 - fontanam Georgicam (Cod. Istr.). Georyius (S.) - S. Vartius - fr. S. Guàrz, Grusberg - S. Guarzo di Cividale. V. Vruspergum. 1200-50 - in villa de S. Georio (M. S. M. V. II, 229); 1251 - 1251 - destrui faciat Castruni montis S. Georgii (J.) ; 1259 - in villa S. Georii apud quemdam rivum qui dicitur Putheus (M. S. M. V. II, 236); 1289 - de S. Georio (M. Civitatensia) ; 1337 - recordatur a pluribus quinquaginta annis D. Joannes de Villalta custodiebat iestum S. Georgii in villa S. Georgii sub Uruspergo (M. S. M. V. II, 230); 1372 - Villa S. Vartii prope Taizanum (Guglielmo de Venustis Not.). — 1200 — Georgius (S.) - fr. San Zorz di Spiliniberg - S. Giorgio della Richinvelda. 4179 - Plebem S. George! (Dg. 122); 1268 - in S. Geòrgie (B. V. 465) ; 1281, maggio - dominium et garictum Plebis S. Georgii de Chosa (AB.) ; 1339 - in villa S. Georgei de Cosa (Dg. 349). Georgius (S.) - fr. San Zorz di Nojar - S. Giorgio di Ne- ga ro. 1031 - villa de Garlinis et S. Georgii (B. v. 94); 1176- villam S. Georgii (id. 135); 1184- villam S. Georgi (id. 138). Gervasius (S.) apud Maraniim. 1296, 23 novembre - Investitio territorii de supra S. Gerva- sium apud Maranuin (Th. 805). Giasas - presso Gemona ? 1299 - in villa de Giasas (J.). Giay - fr. Giùjs di Avian - Giais d' Aviano. 1300 - in villa de Giay (Tb. 134). Gigulus, Rigukis - rivo in Carnia ? 1289 - a monte de Lanze usque ad rivnm Giguli . . . usque ad rivum Rigalo versus summitatem Strachizon (Confini Moggio - R. Barnaba, Vili, 26). Giranum - Ghirano di Prato di Pordenone. 1228, 20 maggio - usque ad nemus alti Girani (') et usque ad viam que vadit de Girano ad Portum Bufaledi (AB.). Glarat - monte Guarda ? che in dialetto resiano vien detto Ostrovachs. 1070-1080 - Moltascium, Sardi, Glarat rnontes (B. v. 167). Glaste. V. Claste. Glazat - monte. 1289 - a monte Turesce usque Glazat et a dicto monte de Glazat usque ad monte Lanze (confini Moggio - R. Barn. Vili, 26). 1^1) Bosco ai noni di CliiiMno. — 1204 — Glemina - Monte Glemina sopra Gemona. 1259 - super monten Glemine di Glemona (B. lY) ; 1268, 18 febbraio - de super montem Glemine de Glemona (AB.). Glemona, Clemun, Glemona (*) - fr. demone - ted. Cle- maun - Gemona. 700 (circa) - in Glemona castro (Paolo Diacono); 1015 - massa- riciam in Glemona (Gappell. Vili, 148); 1149 - Data demone (B. IV) ; 1190 - Heinrich de Clemun (Zahn, 695); 1213 - in Glemo- na (B. IV); 1 agosto - in Glemona in contrata que dicitur Volarla (B. LXIII); 1224 - petiam teri'e sitam Glemona sub castro (M. S. Chiara Gemona); 1234, 8 ottobre - Hospitale S. Marie de Strata apud Clemonam (B. LXIII, 2) ; 1247 - Plebs de Glemona (B. v. 409); 1250, 16 settembre - Actum in Castro demone in pallacio in camera que olim fuit D. Vulrici (J. Breviarium, 36 t.); 1254, 12 gennaio - Glemone in Huvalia (B. LXIII); 1265, maggio - in Glemona in loco qui dicitur Pedreus (AB.); 1270, 27 dicembre - casale situm Glemone sub macellis - Actum Glemone in castro D, Mathie (R. Prampero) ; 1275, 12 marzo - in loco dicto Sivi- na (Savina) in castro Glemone (R. Prampero); 1292, 11 giugno - super lapidem sextarii in foro Glemone (AB.) ; 1296 - Actum Glemone in castro prnpe puteum (Codice Istr.) ; 1296, 9 giugno - apud Glemonam in castro in sala Palatii D. Patriarche (AB.); 1298 Glemone prope Ecclesiam S. Ratine (M. S. Chiara Gemona). Gleres, Gleris - fr. Gleriis - Gleris di S. Vito. 1182 - Gleres cum curte (M. Sesto); 1183 - curtem de Gleris (Dg. 491) ; 1225 - in Glerez (M. Sesto); 1252 (circa) - Molendinus de villa Gleres (J. Rotolo Sesto) ; 1298, 12 ag.° - in Gleriis (AB.). Gloriosa aqua - nelle vicinanze di Teor e Campomolle o di Chions ? 1270 - una mola cum. tota molinarezza in aqua Gloriosa (AB.). Glujudracum. V. Lividracum. Godia, Godig, Gudig (^) - fr. Godie - Godia di Udine. 1170 - Wargiendus de Godig (B. IV) - Wariendus de Gudig (R. 605;; 1171 - Varius de Godia (B. IV). (1) Secondo alcuni il Claudia Emona àQ\ Romani. 1^1) Secondo Piiona Colia. Turno VII, Sene V. 154 — 1202 — Gonarium^ Gonar, Gonars - fr. Gonàrs - Gonars di Palma. 4031 - ad villani que dicitur Gonarium (B. v. 94); 1176- Gonarium (id. 135); 1184 - Gonarium (id. 138); 1202 - advoca- liam in Gonar (id. 306); 1275, 2 gennaio - Odorlico de Gonars (AB.). Gorg - fr. Gorgz - Gorghi io Udine. 1258 - in territorio Utini, in loco qui dicitur Gorg (Th. 391). Goricia, Goritia, Goritscha, Goriza, Guriza, Gorza, Guorze- fr. Gurizze - ted. Gòrz - slavo Gorica, Horiza - Go- rizia. 1001 - medietatem predii Solikano et Gorza nuncupatum (J.); 1015- medietatem unius ville que sclavica lingua vocatur Goriza (Gapp. Vili, 150); 1064 - Meginardus de Guriza (J.); 1232-50 - Diethalmus de Gorce (J.); 1139- Gomes de Gorza (M. copia del 1277); 1146 - Heinricus de Guorze (Zahn, 263); 1150 -Go- ritiam (B. IV); 1166 - Engelbertus de Goricia (M. o.); 1174 - Egelbertus et Hertinc de Gorz (J.); 1221 - Meyuardo de Gorze (AB.); 1224-Gomitum de Gorizia (M. Monast. Aquileiii); 1228 - Meinardi de Goriza (M. id.); 1247 - Plebs de Goricia (B. v. 409); 1260 -in Goritscha (R. 729); 1266-77 - Dietlialmus de Gorce (M. Mon. Aquil.); 1299, 6 novembre - Henricum Comitcm Gorilie (Th. 1089). Goricitim - fr. Gurizz - Gorizzo di Camino di Codroipo. 1377, 22 settembre - in villa Goricii (Th. 1355). Gortum, Cortum (^). V. Gwarrf- Pieve di S. Maria di Corto. 1000 (circa) - Gortum {R. IL Script. XVI, 28); 1091 - ple- bem de Corto absque jure placiti (Gapp. VIII, 196); 1149 - ple- bem in Gorto (id. 202); 1292, 10 giugno - de omnibus avenis argenti, plumbi et cujuslibet alterius metalli et Lazuri que re- periuntur in Gorto (AB.). Gotum, Gout - fr. Godo - Godo di Gemona. 1248 - de Got (M. S. Chiara Gemona); 1267, 28 ottobre - Jo- hanes de Gout (R. Prampero). (1) Socoiulo il Piioria anche Aemonia. — 1203 — Gracioluium - Gracco di Rigolato ? 762 - casas in Graciolaco (R. 338 - Arch. Frari, Sesto, copia dell' XI secolo). Gradella - Gradina presso Visgnovico territorio di Gorizia. 1297 - mansum in Gradena (M. Givitatensia). Gradisca - fr. Gradische imperiai - slavo Gradiska - Gradi- sca dell' Isonzo. 1160-1182 - in loco qui dicitur Gradisca (R. 554); 1176 - Gradisca (B. v. 136); 1184 - Gradisca (id. 138); 1275 - in Gra- disca superiori (') (Th. 22). ♦ Gradisca - fr. Gradische dal Tiliment - Gradisca di Spilini- bergo. 1190 -in Pozzo, in Gradisca (B. IV); 1204 - in Plebe Cose scilicet in villa Gradisca (J.); 1268 - in Gradische (B. v. 465); 1290 - Sandolum apud Gradiscam sit sempre paratum ad por- tandum transeuntes Tulmentum . . . qnod donjus sua lapidea de Gradisca sit semper parata ad usura transeuncium. . . . habeant ignem, paleas et aquam calidam et frigidam (J. Testamento Spi- limbergo). Gradisca supra Belgraduni - Ir. Gradisciute - Gradiscutta di Vanno. 1289 - de decima Belgradi et de decima Gradische super Bel- gradum (M. Givitatensia). Gradizzara - poco lungi da Concordia sul Lemene. 825 (circa) - Gradisiani (?) (Ughelli, V, 1102); 1140 - usque ad Pontem de Gradizzara et exinde usque ad "Villamnovani (Cod. dipi. Portogruaro). Gradus, Grados, Aquae gradatae, Gradense Castrum - Ir. Grào - ted. Grad. - Grado di Cervignano. 200-300 - Ad aquas Gradatas super rhaeda (Bollandisti, SS. Ganziani); 550 (circa) - Cives Aquilegie sevissimam Longobar- (1) Potrebbe qiiPsU essere anche una delle altre due Gradisch? che SI trovano nella Frovuicia di Goriz-a. - 1201- - Jorum rubiem in Gradense castrum l'ugientes (Cron. Altinate , lib. IV); 557-569 - Paulus Patriarcha ad Graduai insulam coii- fugit . . . Gradensen civitatetn condidit, ipsamque novam Aqui- legiam nominavit (id. lib. II); 569-571 - in hoc Gradense Castro nostram confirmare rnetropolim (Sagurnino); 57'l-586 - in Gra- densi Castro Ecclesiam S. Enphemie fabricari precepit (Ughelli, "V, 1082) : 579 - hanc Civitatem Gradensem nostram confirmare perpetuo Metropolim (Cod. Istriano) ; 589 - veniens de Ravenna Gradum de Basilica traxit (Gron. Dandolo); 603 - Scverus Gra- denses Episcopus (Gregorio, I Epistole, 1. XIII, 33); 605-607 - a Gradensi Castro Ravennam ducebantur (R. 290-291); 663-666- Hic Lupus in Grados ii^sulam qne non longen ab Aquileja est cum equestri exercitu per stratam que antiquitus per mare facta fuerat introivit (Ughelli, V, 1086); 723 - contra Forojulien- sem antistitem qixod cupiat invadere ditionem Gradensis Patriar- che (Troya, 460) ; 825 (circa) - Ecclesiam S. Peregrini Gradi- siani everterunt (Ugh. V, 1102); 827 -in Gradus que est per- parva insula (R. 416); 850 (circa) - Saraceni Gradensem virbem capere conati sunt (Sagomino) ; 884 - in Gradum in Ecclesie S. Enphemie atrio sepultus est (Ughelli, V, 1107); 944 - intra Civitalem Gradensem cum armis perrexere cnpientes damna infeire (God. Istr.); 967 -De Gradensibus vero secundum antiquani consuetudinem debeant dare, et capulare similiter faciant ... in fine Forjuliana (Stumpf, Ada Imperii); 1015 - Insula quo Gradus vocatur (Capp. Vili, 150); 1029 - Gradensem civitatem adit (id. 158); 1034 - de Gradu plebe sua (Stumpf, Act. Imp.)] 1117 - ex Ducatu Venetie . . . Gradenses - similiter Gradenses secundum antiquam consuetudinem in silvis Forojulianis capu- lum faciant (Cod. Dipi. Istriano); 1136- Gradenses in silvis Forojulii capulunì faciant (Stumpf, Act. Imip.)\ 1154 - ex ducatu Venetie sunt . . . Gradenses (id. id.); 1162 - Gradum bello aggre- diens (R. 591) ; venit super Gradum volens capere castrum (Gron. Alt. lib. V); 1197 - Gradenses (Stumpf, A. I.); 1215 - apud Gradum (AB.); 1266, giugno - Comes Gradensis (Minotto); 1279, marzo - dentur libr. CC prò facienda capella Patriarche Gradensis (id.) ; 1281, 2 ottobre - Comes Gradi debeat facere justitiam (id.); 1292, 26 agosto - Muri de Grado minentur (id.); 1296-Actum apud Gradum (Ughelli, V, 1145). — 1205 — Graììiolan, Gramoglianum - fr. Gramojan - Gramogliano Ji Corno di Rosazzo. •1247 - sententia inter illos de Gramogliano et Ecclesiam Rosa- censem (B. v. 405); 1263 - Hingalprettus de Gramolali (id. 184) ; 4289-Mathia de Gremolano (M. S. Chiara di Gividale); 1300 - Mattina de Gramoglano (Th. 722). GramoìKjla - bosco presso Belgrado. 1279 - medietas unius silve seu nemoris quod appellatur Gi'a- mongla supra Belgradimi (J.). Gravò. V. Grivò Gredofola - fr. Gredeule - torrente Gredevola presso Gc- mona. 1226-casas sitas Glemone in loco qui dicitur Gredofola (B. IV). Greys^ Griez, Grez - fr. Gris, Greis - Gris fra Biccinicco e Morsa no. V. Guisinam. 1229, frebbraio - juxta Griezs (AB.); 1246, febbraio- super capella de Grez (AB.); 1290 (circa) - de Greis (Rotolo CoUoredo); 1295 - ville Greys et Gucane subjecte quartesio Plebani Lavariani (J.); 1296, 15 maggio - de villa Greys (M. Giov. de Lupico N.) Grezanum - fr. Borg di Grazzan - Borgo Grazzanoin Udine. 1291, 29 gemiaio - in Utino de Grezano (Fr. Nasutti Not.); 1292, 3 maggio - Gampum silura in Grezano in loco qui dicitur Cesaruttas (V.) (Fr. Nasutti Not.); 1292, 5 maggio - in Grezano in loco qui dicitur Motta (id.). Griglons, Grillons - Grions di Torre o Grions di Scdc- gliano ? 1226 - Villa de Grillons (R. 717); 1268, 26 giugno - in Gri- glons (AB.); 1275, 31 dicembre - Griglons (AB.). GriUoii. V. CoUe(frillon. Grillons, Grilions, Grilons - fr. Grions di Torr - Grions di Torre di Povoleto. 1268 - pecia terre silvate in Giilons - Andreas de Grillons (M. S. M. V. II, 17 204); 1278 - silvam in Grillon (M. Cella Givi- ~ 1206 — dale); 1296, 1 agosto - in Roya quo vadit de sub Savorgnano per contratam villarum Grilions, Remanzaclii etc. (AB.); 1300- in Grillous juxta Povoletum (Tli. 109). Gringxda - fr. Gringule - campagna presso le Pezzolate di Artegna. 1298, 20 settembre. - in Gringula (AB.). Grivò, Gravò - fr. Grivò - torrente Grivò dal monte Juanes in Ellero. 1275- in canali de Grivò (R. Bar. Vili, 308) — de Gravò (Th. 37); 1366 -in canale de Gravò (Th. 1295). Grizzum (') - fr. Grizz - Grizzo di Montereale Cellina. 1296 - in tribiis villis Montisregalis scilicet in Calaresio, Griz- zo et Malnisio (Dg. 102). Groang, Grobagnis, Grobanges, Grovanis. V. Grtion - fr. Gruagn, Gruagnis - S. Margherita di Moruzzo. 762 - et vinea in Grobagnis (alias Grobanges) (Capp. Vili, 82); 983 - quinque castella que propria ipsius Ecclesie sunt : Bugia, Fagagna, Groang, Udene, Bratte (id. id. 144); 1238 - de Gro- vanis (M. Givitatensia) ; 1274 - in Grovans in loco qui dicitur Ter- se! (Th. 129). Groharum. V. Gruarium. 1182 - Grobarum cura oratorio (M. Sesto). Gronumùerg - castello sul M. di Purgessimo (V. Dizionario del Pirona). Grossembech. V. GroziimOerck - ira Gemona ed Ospedalet- to, castello distrutto. 1297 - in quodam campo, qui parum distat a Monte in quo solet esse quoddam Castrum quod vocatur Grossembech juxta viam publicam per quam itur ad Hospitale de Collibus de Gle- mona (R. 779). Grovans. V. Groang. (l)tSecondo il Pirona Grypsium. - 1207 — Groverum. 1184 - Plebem de Grovero (Dg. 98, 104). Growarium. V. Gruarium, Groharum. 1221 - in villa de Growario (AB.). Grozumberch. V. Grossembecli. 1252 - quod coUes de Glemona et de Grozumberch a rivo Al- bo iisque Glemonam. . . . recordatur quod ante constructioiiem ca- stri de Grozumberch silva erat magna .... quod Comes Tyro- lensis edificavit castrum et quod Comune de Glemona destruxit castrum (AB. V. Doc. 25 giugno 1222). Gnian., Gruans, Gruagnum. V. Groang. 1176 - apud Gruan (B, v. 136) — apud Gruans (Capp. Vili, 250) ; 1184 - apud Gruan (B. v. 139); 1247 - Plebs de Gruagno in Archidiaconatu superiori (B. v. 409); 1290, 1 maggio - Ple- bem S. Margarite de Gruagno (AB.). Gruarium, Gruvvarium. V. Growarium, Groharum -fr. Gruar - Gruaro di Portogruaro. 1134 - Warnerius de Groaro (J.); 1184 -Plebem de Gruario cum capellis suis (Dg. 98); 1191 - Actum apud GruAvarium (J.); 1268 - in Gruario (B. v. 465); 1294 - Andrea de Gruario (Dg. 61). GrucUgnanum. V. Grtipignanum. 1294 - Ego Petrus de Civitate q. Artuici de Grudignano No- tarius (M. S. M. V. II, 238). Grìimeiium, Grumeliis - Grumello di S. Stiuo di Porto- gruaro. 600 (circa)- in litus Linguencie et Grumeliis (Gron. Alt. Ili); 1184 - villam et plebem de Grumelio (Dg. 98); 1334 - in villa de Grumeliis jnxta aquam Liventie circa castrum S. Steni (Dg. 103). Grupignanum. V. Grudignanum - fr. Grupignan - Grupi- gnano di Cividale. 1259 - Zut de Grupignano (M. S. M. V. II, 236); 1287 - in Gru- pignano in loco qui dicitur Cassinis (M. S. M. Y. II, 8). — 1208 — Gualdum. V. Valdum - antica selva al sud di S. Vito al Ta- gliamento. 1279, 1 settembre - nemora D. Palriarche sita in Castaldia de Gualdo (AB.); 1297, 10 marzo - Imbaralis de la Turre nunc Ga- staldio Gualdi (Giov. di Lupico Net.). Gttardy Guarda. V. Gorlttm. 1299 - in canali de Guard (Th. 161); 1366 - in canal de Guar- da (id. 1214). Guarda. V. Varda. Guisinam - Biccinico o Gris ? - V. Bicinis e Greijs. 1166 - quinque villas videi icet Tissam, Presareian, S. Steplia- num, Magrat et Guisinam (R. 591). Gurgo - Gorgo di Fossalta di Portogruaro. 1184 - villani de Gurgo (Dg. 97). Guriz - fr. Gurizz - Gorizzo di Camino di Codroipo. 1297, 8 ottobre - inter villani S. Vidotti et villam Guriz (AB.). Uabilis - monte. 1089 - et Sartum montera ad montem Habilem (Cod. Dipi. Istr.); 1091 -Ad montera Habilem duos mansos cum omnibus ad ista pertinentibus Capp. Vili, 195); 1136 - ad montem Ha- bilem (id. id. 199) ; 1228 - apud montem Habilem (B. v. 168). Harperch^ Asperch, Carsperch - castello distrutto presso Manzano. 1251 - quod Castrum de Harperch apud Manzanum noviter edificatum per D. Gomitem, penitus destruatur et statini (J. dal- l'Ardi. Frari); 1274 - ut ponatur in potestate sua Castrum Cars- perch cum pertinentiis suis (Cod. Istr.) ; 1277, maggio - in Ca- stro Haresperch nihil renianserat (AB.); 1277, agosto- In ca- stro Harperch nil remanserat nisi stipula una, in qua quedam antique mulieres reconderant sua (Cumano, Ricordi Corìnonesi - AB. 1276); 1277, 27 agosto - super facto Castri Asperch (Cumano, id. AB). — 1209 — Ueliseus (S.) - S. Elisous - k. S. Eliseo sul Corno fra Farla e Colioredo. 1000 (circa) - hec oppida . . . Varianura, due Basilice, Heliseus, Regunia (R. It. Script. XVI, 28); 1222 - in villa de S. Heliseo in loco qui dicitur Casari (M. S. M. V. Il, 347); 1275, 31 de- cembre - ultra Gornu et in Sancto Eliseo quod est feudum ad castrum (Pers) pertinens (AB.) : 1280, 21 giugno - in villa S. Elisei (AB.). Ilellarius (S). presso Maniago ? 1303 - in tavella Brunas juxta S. Hellarium (M. Civitaten- sia, 1257). Ilencliaroy, Caroy - fr. Iiiciaròj - Canale d'Incai'ojo, Valle del Chiarsò. 1290 - de decima de Hencharoy (Rotolo Colloredo); 1300 - in Carnea in loco qui dicitur Caroy (Th. 1063). llerbasicca. V. Erbasecca. Hercigli villa - vicinanze di Maniago ? 1297 - unum campum jacentem super Villa Hercigli (R. Bai'- naba, Vili, 149). Uospitale Aquilegie. 1089 - Hospitale quod est Aquilegie (Cod. Istr). Uospitale ad Clusam. 1072 - Hospitale quod est ad Clausam (Madr. 263); 1089 - Ho- spitale quod est ad Clausam (Cod. Istr.); 1130 - Hospitale ad Clusam (J.); 1149 - Hospitale ad Clusam (Capp. VIII, 202); 1228 - Hospitale ad Claviam (?) (B. v. 169). Hospilale S. Egidii (') - S. Egidio di Aquileja. 1211 - novo hospitali de Levata et velari quod vocatur S. Egi- dius (B. IV); 1298 - Ecclesiam S. Egidii et hospitale quod Vol- ricus Archidiaconus edificavit .... ad tenendos pauperes et le- prosos (AB.). (1) Soggetto all'abbazia di Rosazzo. Tomo VII, Serie V. 155 — 1210 — Hospitale S. Johannis - Chiesa di S. Giovanni di Cividale. 792-801 - similiter et Xenodochium quod Dux Roduald edifi- cavit in (Givitate) Forojulii, vocabolo S. Johannis (R. 381). Hospitale S. Johannis. V. Levata. 1249 - A Riuda iisqne ad Hospitale S. Joannis (R. 667). Hospitale S. Leonardi de Campomollo. 1274, 20 settembre - Prior Ilospitalis S. Leonardi de Campo- mollo de prope Sacillo ... in villa Hospitalis predicti .... fìat quoddam Forum nominatum Forum Rovoli (AB.) ; 1274, 5 otto- bre - villa Hospitalis S. Leonardi de prope Sacilum (AB.). Hospitale Leprosornm - in Udine fuori porta S. Lazzaro. | 1285, 18 novembre - construendi capellani unam in pertinen- tiis ville Utinensis juxta domum Leprosorum .... sub vocabulo S. Lazzari (AB.); 1299 - Leprosis Utini marcam denariorum (Camerarii, Udine, 30). Hospitale de Levata - Hospitale novum - Hospitale S. Nico- lai in Levata - S. Nicolò di Levada nel Comune di Buda distretto di Cervignano. 1211, 9 maggio - Hospitale S. Nicolai in Levata prò plebe Ca- marcio (J.); 1211 -novo hospitali de Levata et veteri quod vo- catur S. Egidius (B. IV); 1247 - Hospitale de Levata cum plebe Gamarcii (B. v. 410); 1249 - Wolclierus Patriarcha ... in ho- nore Salvatoris Domini . . . Hospitale novum fundavit prope stra- tam Aquilegie Givitatis (R. 667) ; 1276 - in Gampomartio prope Levatam Aquilegensem (Th. 378). Hospitale Sancii Spiriliis in Collibus Glemone - fr. Ospedal, Ospedalett - ted. Spilal - Ospedaletto di Geraona. 1213 - Actum hoc Hospitale Beate Sancte Marie Vie Striate de Ganale de Garentiana (B. IV); 1234- super altare Hospita- lis S. Marie de Strata apud Glemonam (B. IV); 1236 - Hospitali S. Marie de Glemona (id.) ; 1247 - Hospitale Glemonense, XX lib. redditus (AB.) ; 1270, 3 maggio - Actum in Hospitale in collibus Glemone (AB.); 1275, 7 marzo - D. Marzuttus Episcopus qui edifi- cavil Hospitale (de collibus Glemone) (AB.); 1286 - ab aqua Fele usque ad Hospitale (R. 771); 1291, 8 febbrajo - sita in collibus - d211 — Gleinone infra terram Tuliuelii et Hosf)itale S. Spiritiis (Fr. Na- sutti Not.) ; 1292, 28 maggio - Capellamun Hospitalis S. Spiri- lus de collibus Glomuiie (AB.); 1297 - jiixta viain publicam per quam itur ad Hospitale de Collibus de Glemona (R. 779). Hospitale de Sacilo. V. Hospitale S. Leonardi - San Gio- vanni del Tempio di Saeile? 1199 - in presentia Henrici Magiatri Hospitalis de Sacilo (Bi- ni, IV - R. Barnaba, YIII, 59) ; 1297, 20 aprile - unum canipuni in districtu Hospitalis prope Sacilnni (Gior. Lupico Not.) ; 1300 (circa) - nemus Hospitalis S. Jobannis de Sacilo (Th. 54). Hospitale de Susans - Susans di Majano. V. Thoma (S.). 1211 - Hospitale de Susans (J.). Hospitale mini. 1298, settembre - Criminatorium iactuni l'uit apud Hospitale Utini (AB. V. Documento 18 giugno 1298). Hospitale de Vendoy - presso Madrisio di Varmo. 762 - silvas in Carnariola (Cornazzai di Varnio). Porci de Si- nodochio qui prope est positus (R. 338) ; 1229 - in Vendoio prope Madrisium ... in Hospitali de Vendoy ante Ecclesiam (.1.) ; 1265 - Hospitale de Vendoy positum infra Varmum et Madrisium (J.). Hospitale de Volta - Volta di Latisana. 1211 - Hospitale de Volta (J.); 1229 - Matheus Magister Ho- spitalis de la Volta (J.). Humellus. V. Zumellns. Hungaricus mons. V. Garst (?). 1209 - ad montem Hungaricum et usque ad viUam que dicitur Hago (<) (AB.). Hungarorum via, sirata, vastala - secondo il Filiasi (III, cap. XIV) la via Emilia verso Palazzolo ; secondo al- cuni la via che da Concordia per Cintello, Cordo- (1) Hago od Hage, secondo lo Zahn, sarebbe Ober-Hag presso Arnfels. — d212 — vado, Varino, Codroipo, Meretto di Tomba si diri- geva al nord ; secondo altri quella che andava per Aquileja, Belforte in Gerraanio. 888 - sicut via Hungarorum cernitur (J.) ; 960 - sicut via Huu- garorum (J.) ; 963-67 - Inter flumen Liquentiam usque ad duas Sorores et viann publicam quam stratam Hungarorum vocant (Capp. Vili, 143); 1028 - subtus stratara que vulgo dicitur Un- garorum (R. 503); 1029 - subtus stratara que vulgo dicitur va- stata Hungarorum (Dp.); 1176 - a monte qui dicitur Garst usque ad stratam Ungarie (B. v. 136); 1177 - ad stratam Hungarorum et usque ad villani que dicitur Hago (J.); 1184- usque ad stratam Hungarorum (B. v. 138); 1286, 20 maggio - de facto aptationis stratarum Theutonicorum et Hungarorum (Minotto). Jamnich, Jamnolesso, Joniycli - Jainich di S. Leonardo di S. Pietro al Natisone. 903-906 - niansum quod dicitur Jamnolesso adiacenlcm juxta rivum Similianum (J.); 1220 - Vernerius de Jamnich (M. Civi- tatensia) ; 1275, 13 luglio - Jamnich (AB.) ; 1294 - Ecclesia S. Ni- colai de Joynich (J.). Jamnich, Jamnicura, Janich - fr. Jalmicc - Jalmicco di Pai- ni a nova. 1120 (circa) - in loro Aquileje in villa de Jamnich (B. v. 75); 1211 - in Janich (J.) ; 1238 - Razonis militis de Jamnico (J.). Jamsich, Jasich, Jascich - fr. Jassìcc, Giassicc - Giassico, Jassico di Brazzano. 1255 - in hora de Brazano in loco qui dicitur Jamsich supra flumea Judri (M. S. M. V. II, 46); 1261 - in loco qui dicitur Jasich - Jascich (id. II, 45, 47). Jasuviti. 1297 - medietatem ville Jasuvin prope Gero (J.). Ibligine, Iblinum, Bipplium. V. Inbelinum, Invelinum. 760 (circa) - in ILligine castro cnjus positio omnino inexpu- gnabilis extitit (Paolo Diacono); 700-800 - Carnium, Scoklium-. — 1213 — Biiiplium (Ravennate, IV); 1000 (circa) - Tonistiuni, Ibìiiiuin Gur- tum {R. IL Scrijot. XVI, 28). Idria. V. Edra, Ledra. 1274 - pratum in campo Idriae (R. Barnaba, Vili, 125) ; 1288 - molendino in campo Idriae (id. 37.) Jelenza, Gelenza - moute in Sehiavonia. 1269 - massarii de Verniscin posuerant in monte qni dicitur J elenza (M. S. M. V. Il, 359); - monlis qui dicitur Gelenza (id. id. 360). Jesemic/i, Isernich - fr. Flambruzz - Flambruzzo di Rivi- gnano. 1257 - Jesernich (Nicoletti - P. Gregorio); 1258, 5 luglio - Castrura et villam inferiorem de Flambrio ... in villa Isernich (AB.); 1297, 6 aprile - in villa Flambri de subtus, in villa Je- sernich (AB.). I(/ìianum. V. Ingan. lle(jium, lllt'ggium, Legium, Lez. V. Elecium - fr. Diòcc, Dièzz, Liezz - Uleggio di Tolmezzo. 1247 - Lez - Plebs in Archidiaconatu Carnee (B. v. 409) ; 1274, 13 settembre - omne jus quod liabebat in plebe de Legio (AB.) ; 1288, 31 agosto - mansum situm in Leggio (Domenico Not. di Cividale) ; 1300 - Leonardus et Hermannus tìlii q. D. Geroldi qui fuerat Castellanus in Castro de Regio, licet modo castrum sit ruinatum .... mansum situm in Legio .... in hista villa de II- leggio (R. Barnaba, Vili, 135). Impelium - (secondo il Pirona), Ampezzo. V. Ampecium. Impons, Impones, Imponiz, Enipons - fr. Imponz - hnpon- zo di Tolmezzo. 1072 - in villa que Impons (alias Impones) vocatur (Madrisio, 263); 1091 -in villa quae Imponiz vocatur (Capp. Vili, 196); 1149 - in villa Empons (id. id. 202); 1184 - Inpons (id. id. 206); 1288 - in villa que In pones vocatur (B. v. 169). Ingan, Ingian, tgnannm, Inga, Ungiammi - fr. Dignàn - Dignano. 1072 - plebem de Ingan cum jure Plebis et placiti Christia- — 1214 — nitatis (Madr. 262, 263); 1084 - Ingau (J.); 1089 - lucLiai qui dicitur Ingan (God. ktr.); 1091 - Ingau (Gapp. VII], 195); 1136- Plebs de Cavas et de Ingan (J.) ; - in villa que Ingan dicitur (Capp. Vili, 199); 1149 - in Inga (id. 202); 1176 - apud Ingiam (id. 250); 1202 - advocatiam in Blaiuz, Ungiano (B. v. 307); 1204 - Decanum Ignani (J.); 1211 - Ignanura (AB.); 1213 - Villa de Ignano (AB.); 1225 - Louibardus de Ignano (M. Sesto); 1290 - in Ignano domus competens ad recipiendum transeuntes (J., testamento Spilimbergo). Ingonacia - monte in Cernia. 1300 - partum mentis de Ingonacia (Th. 175). Insoniium, Isuncium, Issonzium , Ysuncium, Unsonciuni, Lisontium, Sontium - fr. Lusinz - slavo Isnitz - Gu- me Isonzo. 500 (circa) - Lucristanis super Sontium constitutis - ad Son- tium pugnam parans (Gassiodoro); - 1015 - inter Lisontium, Vi- pacum et Ortona (Capp. VIII, 150); 1184 - in villa qui dicitur Kavoretum juxta Isuncium (J.) ; 1247 - S. Petrus ultra Inson- tium (B. V. 409); 1261, 13 ottobre - In Lisongum una barcba cuin hominibus IV (Minotto) ; 1282 - in Busellio ultra Usoucium (M. Gividale) ; 1284 - a ponte lapideo qui est inter Montemfal- conera et S. Johannem apud Isontiuni (J.); 1295 - ultra Isson- zium (M.) ; 1296 - Ecclesia S. Canciani ultra Isoncium (Garli, Ap- pendice, 273); 1310 -infra Usontiuni et Tulmentium (M. S. M. V. 186); 1328, 2 luglio - in flumine Lisontii veteris penes Flu- mesellum in loco ubi dicitur Sancta Grux (AB.); 1334 - usque ad Ysuncium (B. IV). Jniercisas (secondo il Pirona) , Antrum intercisum (') - fr. S. Zuan di Landri - S. Giovanni dell'Antro (0, {\) Ai.trmn Ititeicisuin olim Castium, nuno solum Ecclesia S. .Ioannis de Landri (Rubeis), — Io però la riterrei locilitàpiù vicina a Connons, e forse S. Giovanni di Cormons. (2) Sotto la Parrocchia di S. Pietro degli Slavi vi ha una cap- pella detta di S. Silvestro d'Antro. — 1245 — presso Biacis di Tarcetta. V. Anlrum et 5. Johannes de Tymavo. 963 - quenidam locum subtus Cromonis casinim Intercisas nuncupatum (J,). Interne]} - fr. Inlernèpp, Ternepp - Interneppo di Bordano. 1290 (circa) - villa de Internep (Rotolo Colloredo). InveUnum, Invillinum, Ivelinum, Ivilinum (secondo il Pi- rona), Imbellinuni - fr. Invilin - Invillino di Villa San- tina - V. Ibligine, Il/limim. 1219, 15 settenib. - Gastrum Invillinum (Manfr. Not.- AB.); 1229, 7 njaggio - Plebanus de Invilino (R. Siccorti) ; 1247 - Invelinum, Plebs in Archidiaconatii Carnee (B. v. 409); 1258, 7 giugno - excepto colle de monte Castri de Invilino (AB. - Th. 392) ; 1274, 15 settembre - in plebe Ivelini (Walterus Not.); 1278, 27 otto- bre - Gastrum et locum Ivilini (AB.); 1281 - montem Ivilini a summo ipsius montis usque ad radicem (Th. 459); 1291 - Pleba- nus de Ivilino (Ardi. Prampero) ; 1299, 5 ottobre - Arluicus de Castello asserens se Gastrum Invillini tempore infirmitatis D. Patriarche (AB.). Johannes (S.). V. Ilospitale. 1249 - in longitudine a Riuda usque ad Hospitale S. Johan- nis (R. 667). Johannes (S.) de Casarsis - fr. S. Zuan di Ciasarse - S. Gio- vanni di Casarsa. 1184 - curtem de S. Joanne cura omnibus ad se pertinentibus scilicet villa de Versia, usque ad Caxarsam (Dg. 97); 1260- Actu in platea S. Joliannis ante cortinam (M.Almerico Net); 1270, 29 marzo - Actum in villa S. Johannis in clausura Gastaldionis D. Episcopi (AB.); 1296 - D. Nicolaus de Orzono plebanus S. Johannis de Casarsis (J.); 1300 - denarios Ecclesie S. .Toannis de Casarsis (R. Barnaba, YIII, 151 t.). Johannes (S.) - S. Giovanni di Cividale. V. Hospitale. 792 ~ St-'nodochium quod dux Roduald edilìcavit in Forojuli, vocabulo S. Johannis (J. copia); 801 - S. Johannis (Cod. Islr.) ; — 1216 — 904 - in Civitate Forojulionsi non longe a xenodocliio S. Jolian- nis Evangeliste (J. copia). Johannes (S.) apud Isontiura - fr. San Zuan di Manzan - S. Giovanni di Manzano. 1199 - Plebs S. Joannis (subjecta Abalie Mosacensi) - (B. v. 187); 1284- supra bonis Monasterii Mosacensis . . . a ponte la- pideo qui est inter Montemfalconem et S. Johanneai apud Ison- tium (J.); 1294, 26 settembre - Investitio de uno sedimine Ca- nipe in centa S. Johannis de Manzano (Th. 819). Johannes (S.) de Monte apud Ragoniam. 1298 - Ecclesia S. Johannis de Monte (apud Ragoniam) (J.). Johannes (S.) de Tuba, de Tyraavo, Carsi, Chersii, in mari, de Tavella ultra Isontiura - fr. San Zuan di Duin - ted. Sanct Joliann von Tybein - S. Giovanni a Tuba di Duino (^). 825 (circa) - ad fontes S. Joannis in circuita quadratulum unum (Ughelli, V, 1102); 1139-quedam pars Ecclesie S. Johannis de Tuba jacet super terram S. Justi (God. Istr.) ; 1160-1182 - Ec- clesia S. Johannis de Tymavo que sub regimine Abbatis Beli- niensis est Quem locum antecessores mei ex antiquitate de- structum renovaverunt. . . . Ecclesiam S. Johannis de Timavo, nominatissimum quondam Monasterium, prorsus destructam sui- que jacentem in ruderibus (R. 551, 553, 554 - Lirutti, V, 274- God. Istr., a. 1120); 1275 - in villa S. Johannis de Tabella (Th. 119); 1284 - ad edilìcanduin unum Gastrum apud Duinum juxta Marzilanam et S. Joannem in mari (V. Belfort) longe a terra plus jactu Machine vel BalUste (Cronaca Giuliano) ; 1290, 12 aprile - Ecclesia S. Johannis de Tuba (AB.) ; 1292 - in villa de S. Johanne de Tavella ultra Isontium (Th. 242) ; 1404 - Sancti Joannis Gai'si seu Tube (Asquini Monfalcone, 160). J'uaniz, Juanitz, Joanniz - fr. Joaniz - Joaniz di Cervignano. 1202 - habebat advocatiam in Juaniz (B. v. 206); 1219 - Mey- (i) Arx Divi Joannis Chersii delecta, nunc fanum, quod olim Diomedis t3mplum memoiabilc fuisse tam ex ruderibus quam ex an- tistituin annalibus constat (Candido, Coni. Aqui, libro I). — i217 — nardus juratus de Joanniz (R. 689); 1238 - Heiirici militis de Juaniz (J.); 1254 -in villa Juanitz (Tli. 474); 1299 - Juliamiiz (Th. 100). Joynicli. V. Jamnich. Iplis, Yplis - fr. Iplis - Ipplis di Cividale. 1192 - Ecclesiarn de Iplis (B. IV) ; 1251 - D. Henricus de Iplis (M. S. M. V. 266); 1257 -in villa de Yplis (M. Civitatensia); 1262-Jansilo filio D. Henrici de Yplis (AB.); 1270 - in villa de Iplis duos niansos: et unum pratuia in strata Piosacense ju- xta fontcm (Tli. 131); 1299 - silvani et deciinam anone totius ville de Iplis (Th. 110). Isernich. V. lesernich. Isone - rivo nei Distretto di S. Vito. 996 - cuin rivulis vel fluminibus in ipsa sylva fluentibus Le- mone, Isone (Dg. 87). Isonia, Asium - fr. Vit - Vito d' Asio. 1184 - Plebem de Isonia (Dg. 98); 1289 - 2 decembre - Asium (Dg. 328). Islracum, Istragum, Striaguni, Ystracuni - fr. Istrà - Istra- go di Spilimbergo. 1174 - decimas de Gayo et de Slriago (J.) ; 1196 - de Striago (B. v. 261); 1204 -in villa Istraci (J.); 1268 - illud quod ha- bebat in Istrago (B. v. 465); 1290 - Ecclesia S. Blasi de Ystraco (J.). Isuncium. V. fnsonlium. Judriìim - fr. Judri, Udri, Ludri - torrente Judrio. 1225 - de Rugia fluente sub vado Judrii apud Brazzanum (AB.); 1247 - Actura ante Ecclesiam S. Quirini super ripam Judri prope Cormons (B. v. 408) ; 1255 - in loco qui dicitur Jamsich super tlumen Judri (M. S. M. V. II, 46) ; 1256-18 gennaio, a flumine quod dicitur Judri (AB.); 1289 - molam molendini sitara in aqua Judri sub villa Brazani (M. S. M. V. II, 49). JuHamis (S.) - fr. San Zuliàn - Isola S. Giuliano presso la foce del canale d' Anfora. 571-586 - Ecclesiam ad honorem S. Juliani Martyris (Cronaca Tomo VIL Serie V. 156 — 1218 — Altinate, lib.'lll) ; 825 (circa) - Monasterium S. Juliani in insu- la, quod in l'uinis positum eral, edificavimus (Ughelli, v. 1102). J^Hium Carnicnm, Juliiim Carnorum, Juliense Castrum - fr. Zuj - Zuglio C). ^ 579 - Maxenlius Episcopus S. Ecclesie Juliensis (R. 240) ; 591 - Episcopus S. Ecclesie Juliensis (R. 277); 650 (circa) - Carnium (An. Ravennate, IV,' 20); 690 (circa) - Adveniens anteriore tem- pore Fidentius Episcopus de Castro Juliensi (Zuglio) intra Foro- juliani castri (Cividale) muros habitavit (P. Diacono, VI, 51) ; 914 - Berengarius rex concedit Petro presbytero de Castro Jul(io) sex massaricias (God. Fontanini, S. Daniele, voi. XII); 1000 (circa) - Ruga, Arthenea, Glemona, Elecium, Julium, Tomstium (R. IL Script. XVI, 28). Jussagum - fr. Giussà, Jussago - Giussago di Poiiogruaro. 1042 - S. Stephanus de Jussago (Dg. 249) ; 1186 - Plebem d© Jussago (Dg. 98); 1266, 12 aprile - in Jussago (Dg. 249). IviUinum. V. InviUinum. Laberianum^ Labrian. V. Lavarianum Lanis. Lacunis. 1217 - in loco qui dicitur Lacunis (M. Civitatensia). Lactis - Paludi nel territorio di Cervignano. 1139 - a Lacu qui est in summa sylva usque in Terra de Ca- stello (alios de Castellone) (B. IV -M.); 1174 - a Lacu qui est in summa sylva (B. IV). Ladra, Ladroch (-) - Ladra di Tolmino. 1252 - in villa de Ladroch (M. Civitatensia); 1261 - inter ho- mines ... de Ladroch et homines de Dresnig (Dresenza) in monte (1) La Julia Gamica dell' Itinerario d'Antonino, la Colonia Julia Karnorum di Appiano (Bello Civ. lib. V) e di Svetonio (in Aug, cap. XIII), il Julium Carnicum di Tolomeo (II, 14) ad essa appartene- vano i Julienses Carnorum di Plinio (XXIII, 19). (2) Secondo Reichard Ladra sarebbe il Larice dell' Itinerario di Antonino; secondo il Mannari e Lapic, Larice sarebbe invece Pletz, — 1219 — qui dicitui' Stefan (AB. - M. Civitatensia); 1275 -in Ladiocli (Th. 122); 1300 -iu Ladra (id. 423). Lafrian. V. Lavariannm. Lamugla - Muggia fra Annone e Motta. 4298, 12 agosto - Lamugla (AB.). Lanachs. V. Lanz. Lane. V. Lmic. Landon. 1304 - Mutara de Landon (M. Civitatensia). Lanz, Lans, Lanachs, Lancs, Lanze - monte Lance al nord di Paularo. 1070-80 - Lancs uiontem qui determinai versus Caruntiani (B. V. 167); 1089 - montcm Lanaclis (Cod. Istr.); 1091 - montem unum Lanhs (Capp. YIII, 195); 1136 - et montem unum qui appellatur Lanz (Capp. Vili, 199); 1149 - montem Lans (id. 202); 1228 - apud montem Lans (B. v. 330); 1289 - a dicto monte de Glazat usque ad monte Lanze e a dicto monte de Lanze usque ad rivum GiguH. - Confines Mentis Lanze, a dicto monte usque ad rivum Episcopi Bambergensis, deinde ad montem Gelnars, et usque ad Ludinum ad monte del Alpe versus Gillam ( Galla ) ab alio latere versus Zuream et Carneara, ab alio versus Pon- tebbiam, a dicto montem usque ad rivum Rigulo versus sum- mitatem Strachizon (Conf. Moggio - R. Barnaba, Vili, 26). Lasliza, Lastica - fr. Listizze - Leslizza. 1174-juxta villani que dicitur Lastiza (J.); 1196 - villa quo dicitur Lastica (B. v. 260 - B. IV). Latina, Latona - fr. Lucinins? - Lucinico di Coi'mons ? 1170 - et de villa que vocatur Latina (alias Latona) et de villa que vocatur Predegoy (K. 604 - B. IVj. Lalisana, Tisana (') - fr. Latisane - Latisana. 1102 - loco in Latisana et in Castellone (Cod.Istr.); 1130 -duas (1) Poco lungi dalla Apicilia romana» — 1220 — plebes, illam de Tisana et alterarli de S. Floro (B. IV); 1180- plebs de la Tisana (Ugiielli, V, 1129 - Cod. Istr.); 118(3 - in villa de Latisana (Dg. 97, 252); 1226 - Portum de Latisana (R. 717); 1247 - qiiod Universitas Portiis Latisane (Barozzi, Latisana). 1260 - villisTurris et Latisane (Th. 369); 1268 - proventus qua- rantesimi Portus Gruarii et Portus Latisane (Cod. Portegni aro) ; 1281, 21 ottobre - Qiiod sai non possit dari alieni portili de Fo- rojulio nisi tribiis : Aquilegie, Portuigruario, Portui Latisane (Minotto); 1303, 15 marzo - Actiim in Porta Latisano (MSS. Portis Monastero Aquileja). Lane, Laudi - fr. Lauc - Laiico di Tolmezzo. 914 - in loco qui dicitur Lauc (Cod. Fontanini in S. Daniele, voi. XII - Wolf); 1015 - decaniam in loco qui dicitur Lauc (Capp. Viri, 148); 1241, 21 agosto - Lauc (AB.); 1275, 13 luglio - Lauch (AB.). Laurenliacnm, Laurcnciaca, Laurenzaga - Lorenzaga friu- lana. 762 - curie in Laurcnciaca (R. 338); 888 - Curtis in Lauren- ziaga (J.); 1184 - in villa de Laurentiaco (Dg. 98); 1199 - Mar- quardus filius Laudonis de Laurenzalia (B. IV); 1214 - Acturn in plathoa piciula de Laurenzaga (R. Barnaba, Vili, 73); 1226- Laurenzaga cum Ecclesia S. Salvatoris et cum castello (M. Sesto;) 1244 - in territorio Laurenzaghe ubi dicitur Selvarola (R. Bain. Vili, 73 t.); 1246 - licenliam edifìcandi castrum in villa Lauren- zaghe prope curtinam (id. id. 85). Laurentina - presso Toppo di Meduno. 1220 — dominium de Laurentina castrum et domum de Pino et Laurentina (AB.). Laurentii (S.) Castrum -castello distrutto presso Tolmezzo. 1281, 29 marzo - de castello S. Laurentii et de Invitino (AB.). Laiirentius (S.) - fr. San Laurinz di Valvason - S. Lorenzo di Arzene. 4184 - villani de S. Laurenlio (Dg. 98); 1204 - in villa S. Lau- rentii (J.^; 1 252 (ciixa) - de Saiiclo Laureiicio (J. Rotolo Sesto). — 1221 — Laureniius (S.) - Villa di S. Lorenzo disli'uUa (') - fr. San Laurinz di Sotselve. 1031 - usque ad Sylvain S. Laareiitii (Capp. Vili, 169); 1226- Villa de S. Laurentio (R. 717); 1385 - de affidatione Ville S. Laurentii de Subsilva (Annali Udine, VII], 95). Laureniius (S.) de Cavoriaco. 1221, 20 maggio - Actum apud Cavoriacum juxta Ecclesiaiii S. Laurentii (Perg. Frangipane). Laurentnis (S.) - S. Lorenzo di Soleschiano. 1258 - de S. Laurentii (Tli. 443); 1275 - in villa S. Laurentii (Th. 221). Lavrentins (S.) de Tarcento. 1281 - Actum supra hostium S. Laurentii de Tarcento (J.). Lanriaimm. V. Lavarianum. Lauzacum, Lauzach - fr. Lauzà - Lauzzacco di Pavia. 1275 - in Lauzzacho (Th. 182); 1278 - 6 maggio - in villa Lau- zachi (AB.); 1290 -in villa de Lauzago (Rotolo Co^Gredo); 1346- in villa de Lauzach (Th. 1295). Lauzana - fr. Lauzane - Lauzzana di Colloredo. 1192 - Regenaldns de Lauzana (Dg. 142); 1254 - in territorio villarum de Faganea et de Lauzana (B. v. 431). Lavano, Laltana - Altana di S. Leonardo di Cividale od altra località in vicinanza di Sacile? 1300 - in villa que dicitur Lavana alias Laltana (Th. 160.) Lavarianum, Lavrianura, Lafrian , Labrian, Labcrianum, fiavargianum, Laurianum - fr. Lavarian - Lavariano di Montegliano. 776 - facultates que faerant Vualdandii filii quondam Mimoni de Laberiano. . . . villa in Laberiano (Madrisio - Codice Istriano - Siikel, Digesta - Lirutti, I, 132) ; 1140 - Lovdowicus de Lavarian (lì Nel 1593 qunmio fu fabbricata la fortezza di Palina. La par- rocchia fu tra-;portata a Seveglianu. Si trovava fra Palma e Solloselva. — 1222 — (Zalin, 190); 1186 - Bernardns de Lauriano (R. 632); 1188 - Lo- dovicus Minor de Lauriano (R. 634); 1189 - Ilenrici de L;t- vriano (M. o.); 1200 - Nobilis homo Lunduicus de Labrian - Hey- ricus de Lafrian (J.); 1234 - Diia Matil de Lauriano (M. S. M. V. 262); 1247 - Lavarianum Plebs in Archidiaconatu inferioii (B. V. 409); 1290 - De Lavargiano (Rotolo Colloredo); 1296, 26 lu- glio - Plebanaluni plebis de Lavariano (AB.); 1298, 3 maggio - in villa de Lavaryano (Th. 625). Lavordet^ Lapordeltiun - fr. Lavardèt, monte ad 0. di Pesariis. 1300 - medium monlem Lavordet (Th. 176); 1300 - medium montem de Lapordetto in Carnea (Th. 177). Laypa, Laypachum - fr. Laipà - Laipacco d' Udine. 1280, 29 giugno - pratum ipsius D. Patriarclie ('), qiiod ap- pellatur Laypa (AB.); 1297, 24 settembre - unum sectorem ad pratum Domini in Laypacbo (Tb. 747); 1300 - sex l'assos lignorum in Laypacbo (id 80). ÌAizachum - fr. Lazza - Lazzano di Pagnacco. 1300 - m villa de Lazacho (Th. 102). Lazis - fr. Lasicc - Lasiz di Tarcetta. 1234 - Cividale - de uno manso qui jacet in villa de Lazis (J.). Lazzarus (S.J. V. llospilale Leprosorum. Ledis - monte fra Gemono e Venzone, 1297 - equos ablatos supra monte de Ledis (J.). Ledra. V. Edra^ Idria. 1298, 10 luglio - cuni jurc aqiic Ledre (AB.). Leggium. V. Ilegium. Lemen, Leminar - fr. Lèmene - fiume Leniene da S. Vito a Falconerà. 888 - decurrit ex una parte Leminar (alias Lemen) (J.); 990- (1) Detto prato, oggi posseduto da chi scrive, porla tuttora il nome di Prato del Patriarca. — 1223 — sylvam que cita est siciit oritur aqua que vocatur Lemen (U- ghelli - Dg. 87); 1140 - fluvius qui dicitur Lemen (Cod. Dipi. Portogruaro); 1295, 4 maggio - molendinum in aqna Leminis propè Ecclesiam S. Andrea de Portogruario (AB.); 1300 (circa)- et vinum incanipatuni in Portogruario conducere vellet per flu- men Leminis (J.); 1306 - solvere custodibus poste Lemenis solclos XLV (Cod. Dipi. Portogruaro). Lencone. V. Longonnm. 996 - cuin omnibus rivulis vel fluminibus in ipsa sylva tluen- tibus Lencone, Icone etc. (Dg. 87). Leonardus (S.) de Campomolio. V. Hospitale S. Leonardi. Leonardus (S.) - fr. S Lenard di Cividàt - S. Leonardo di Cividale. 1257 - in villa S. Leonardi (M. Civitatensia). Leonardus (S.) - fr. S. Léonard di Campagne S. Léonard di Campagna o di Montereale. 1299- villa S. Leonardi (Dg. 375) - villa S. Leonardi sub Mon- teregali (Th. 103); 1300 - de Ecclesia S. Leonardi in monte Luvel (Th. 12). Leonardus (S.) de Villaita. 1285, 12 aprile - terram Ecclesie S. Leonardi de "Villaita (Perg. Puppi - J. 1284) Leonum Vicus - fr. Leonis9he - Leonicis di Ronchis di La- tisana presso Campomolle. 888 - Gurtis de Vico Leonum cum Cella Sancti Floreani (Fra- foreano) (J.). Leprosorum domus. V. Hospitale Leprosorum. Lesa. V. Liezze. Lestans, Lestanum, Listans -fr. Lestans-Lestans di Sequals. 1184-Plebem de Lestans (Dg. 98); 1204 - in villa Lestani (J.); 1219, 2 dicembre - Garisius de Lestans (AB.); 1295 - in villa de Viagnis supra Lestans (Aitino Not. - J.); 1300 - Henricus de Leslano - Listans (Th. 164, 582). — 1224 — Lesti'zza. V. Laslica. Levacius. 1000 (circa) - Gymulai, Levacius, Cadubriiim {R. It. Script. XVI, 28). Levata. V. Hospitale de Levata. 1299 - unus in Levata et alter in Campomartio (Th. 115); 1300 - in Levata (Th. 47). Levata - fr. Levade di Puart ? - Levada di Portogruaro o Levada di Sacile ? 1278, novembre - Jacopo dicto Budello de Levata (AB.). Levata - Levaduzza sulla strada fra Muzzana e S. Giorgio di Nogaro. 1239 - a Schisa veteris Ziline usque ad Levatam per quam itur Marianuni (Marano) (J). Lez. V. Ileghim. Lgiuvidracum. V. Lividracum. Liargis, Lìaries - Liariis di Ovaro. 1265 - cum villa de Liargis (J.) ; 1275 - in villa de Liaries (Th. 216); 1295, 8 agosto - de villa Liargis (AB.); 1366 - in villa de Liargis canalis de Gorto (Th. 1299). Liezze, Lesa - fr. Liesse - Liessa di Grimacco. 1238 - D. Leonardus et Artuicus fratres de Liezze (M. Civi- tatensia); 1253 - in villa de Lesa (Capp. Vili, 309). Ligugnana, Lugugnana - fr. Ligugnane - Lugugnana di Portogruaro. 1164 - villa de Lugugnana (Dg. 250); 1184 - Pie bem de Li- gugniana (Dg. 98); 1200-40 - in Ligugnana duos mansos (Rotolo Frangipane). Liniunt, Liuntum - Luiiit di Ovaro. 1275 - de villa de Liniunt (Th. 216); 1300 - in villa de Liun- to (Th. 205). — 1225 — Liquentia, Liquencia, Linguentìa, Liguenza, Liventia - fr. Livenze - fiume Liveoza. 600 (circa) - cum equites venire et venationem bestiarum ibi fa- cere tam in litus Linguentie et Grumeliis quam litus Romadine sive litus Pinedi (Cron. Altin. lib. Ili) ; 762 - inter fluvio Talia- mento et fluvio Liquentia (R. 338) ; 802 - et sicut oritur fluvius Liquentie (Dg. 72); 888 - inter Taliamentum et Liquentiam (J.) ; 963 - inter flumen Liquentiam usque ad duas sorores (J.); 996 - aqua Meduna in Liquenciam (Dg. 87) ; 1028 - usque ad flumen Liquentie et usque ad Liquentie introitum in mare (R. 503) ; i029 - flumen Liquentie (Dp.) ; 1034 - inter fluvios Plavius et Liquentiam (Stumpf, Ada Imperli); 1242, febbraio - pontes su- per Li ventiam penitus destruantur (Verci, 86); 1278, 23 marzo - novum dalium in flamine Liquentia (AB.); 1291 -Palata in bucca Liguencie cum uno bilfredo ubi stent homines circa Vili (Minotto, 175); 1297 - pontem tenet quem tenere non debet, cum dictum flumen Liquentie a loco in quo oritur usque in ma- re est Ecclesie Aquilegensis (B. v. 538). LisoiiQum, Lisontiuin, Lisonzum. V. Isontìum. 1265 - in Lisonzum (Cod. Dipi. Portogruaro). Liumanum. 1166 - Ulricus de Liuniano (M. o.). Liìincis. V. Luincis. Livengis. V. Luincis. Liwincis. V. Luincis. Lividracum, Lgiuvidracum, Liuviclracum - villa scomparsa presso Flambruzzo. 1278 - Henrico de Lgiuvidraco (M.) ; 1300 - D. Leonardus de Lividraco (Th. 99); 1350 (circa) - Liuvidracum, Liuvidrago (J.). Longeriacum. Y. Lusiriaciim. 1291 - Ecclesia S. Danielis de Lougeriaco (') (B. v. 528); 1300 (1) La chiesa di Monastelto vicino a Luberiacco ha anche oggidì per titolare S. Daniele. ^ Tomo VII. Òerie V. ibi — 1226 — (circa) - in Longeriaco - in palude et lacu circa ipsam silvam de Longeriacho (Th. 9). Longirwar. 1200-50 - mansum unum qui jacet in villa que dicitur Lon- girwar (M. S. M. V. II, 229). Longis - Lungis di Socchieve. 4376, 49 febbraio - decima in villa de Longis Carnee de Ca- nale Soclevii (Th. 4324). Longonum - Loncon, nome di varie località fra Portogruaro e S. Stino. 4285, 6 diceiTtibre - cujusdam nemoris de Longono (AB.). Lons - Lonch, Long, Logi di Caporetto - ted. von Lozeb. V. Litonz. 4224 - Comes Wilelminus de Lons . . . supra plebe seu Eccle- sia de Lons (Copia Archivio Portis - M.). Lonta - Nonta di Socchieve d' Ampezzo. 4263 - conipromiserunt in . . . D. Hermannum de Lonta (R, Barnaba, Vili, 87). Los - Losi o Logi, Comune di Cau, distretto di Canale nel Goriziano ? 4247- Los XX marchas (B. v. 440); 4275 - in Los villam subtus Nosper (Th. 273) ; 4300 (circa) - Turrim et Castrum de Los amissum per farailiam D. Thomasii de Cucanea (Th. 4044). Losanus - monte in SehiaTonia ? 4256, 48 gennaio - Montium Losani et Vinchon hii sunt con- fmes: versus orientem et meridiem est rivus qui dicitur Corniae usque ad aquam Nebule, - Versus occidentem est que dicitur Judri. - Versus Septentrionem est via publica qua itur versus Flojanam usque in Gorniz (AB). Lovacum , Lovas - Solevas , località disabitata presso In- vitino ? 914 - in vico nuncupato Lo vaco (MSS. Fontanini S. Daniele, — 1^27 — voi. XII); lOOO (circa)- Nicolaus q. Petri de Lovas prope Tn- vilinura (Necrologio di S. Pietro in Carnia). Lovargis - fr. Lovarie - Lovaria di Pradamano. 1270 - mansos de Lovargis (J. Perg. Cuccagna); 1278, 6 mag- gio - in villa Lovargis (AB.); 1295, 26 settembre - in villa Lo- vargis (AB.). Lovaria - presso Cividale. 1268 - terra sita in loco qui dicitur Lovaria apud Burgum Pontis Civitatis Austrie (M. S. M. V. II, 204). Lucenicum, Lucinicura - fr. Lucinins - slavo Lucnik, Loc- nik - Lucinico di Corraons. 1214 - villani de Lucinico (AB.); 1247 - Lucenicura - Plebs in Archidiaconatu inferiori (B. v. 409); 1254 - quod Castrum Lucinici dirui debeat ex toto (Th. 312); 1286 - D. Henrico Ple- bano de Lucinicho (M. Aquileja) ; 1296, 30 ottobre- Philippus Plebanus de Lucinico (AB.). Ludiniim - fr. Gran Ludin - monte Ludino al NNO. di Pau- laro in confine colla Garinzia. 1289 - ad montem Geluars et usque ad Ludinum ad montem dell' Alpe versus Gillam (Confini Moggio - R. Barnaba, Vili, 26). Lugnanum Ulus, Lugnam - fr. Puart Lignan - Porto Lignano. 700 (circa) - Quintum litus quod appellatur Lugnanum propter boc quod luporurn multitudo hic videntes et audientes erant, sic Lugnanum litus dicendum est. Tenet miliaria sex - Hic con- finit Portuni (Cron. Altinate, lib. Ili); 1300 (circa) - Lugnam (Portolano della Società Ligure di St. Patria, voi. V, 80). Lugnese - fr. Lugnesie - località che appartiene ai conter- mini di Tareento, Nimis e Ciseriis (mappa censuaria di Sedilis). 1270, 10 luglio - homines de Nimis a loco fontis in capite Lu- gnese usque ad castanetum quod est super monte sub Yarda Muor (AB.). Lìigiignana. V. Ligugnana, — 1228 — Luinces. V. Lninis. Lidncis, Liuncis, Liwincis, Livengis, Luencis - Luincis di Ovaro. 1279-81131(10 de Liwincis (M.) ; 1300 - pratura de Buyalet- tis (') in pertinentiis ville Liuncis (Th. 175) - Luencis de Carnea (Th. 959) -de Liventiis (Th. 1001); 1303 - Henrico de Liwen- gis (M. S. Chiara, Gemona). Luinls, Luines, Luinces - nel territorio di Cividale ? 1252 - in loco qui dicitur Luinis (M. S. M. V. II, 60); 1258 - Luines (id. id. 61) ; 1293 - suum stauli de Luinces de monte de Castellana (M. S. M. V.). Lumbricula - monte in Carnia. 1300 (circa) - montis Lumbricule in Carnia (Th. 19). Limignachum - fr. Lumignà - Lumignacco di Pavia. 1297 - mansos cum silvis in Lumignacho (Th. 86). Lunas. 981 - cortem unam que vocalur Lunas cum centum mansis (J.). Luonz. V. Lonz. 1290- Wellus de Luonz familiaris D. Nicolai de Orzono (M. Civitatensia) ; 1301 - Aynricus Spadarius filius q. Ostermani de Luonz (M. S. M. V. II, 172). Luoije. 1170 -que habet in Vergin et Luoije cum villa (B. IV). Lu piz de mezdi - Monte Plauris al NE. di Venzone, che per quei di Moggio si trova a mezzodì. 1289 - ad locum qui dicitur Confm et de dicto loco ad sum- mitatem Montis qui dicitur Lu piz de mezdi, qui est per me- dium Monasterium Mosacense (Confini Moggio - R. Barnaba, Vili, 26). (1) Anche oggidì un piato in Comune di Ovaro, posseduto dalia famiglia Micoli Toscano, porta il nome di Bujaleccis. — 1229 — Lupus - fr. Lov - Monte Lupo al nord di Barcis. 1257, 22 gennaio - in Barcis et in illis confinibus . . . super ripam Lupi (AB.). Lusevera, Lusevola - fr. Lusèvere - Lusevera di Tarcento. 1150 - Marcum de Lusevera (B. IV) ; 1256, 3 agosto - in villa de Lusevola et de Pradielis (AB.). Lusiriacum^ Lusìriagum, Lusirgiacura, Luseriacum - fr. Lusarià - Luseriacco di Tricesimo. V. Longeriacum. 1170 - Valterius de Lusiriago (R. 606); 1171 - Wualterus de Luseriaco (B. IV); 1172 - Walterus de Lusiriaco (J.); 1234- Waltherus et D. Hezelo nobiles viri de Lusiriaco (B. v. 348) ; 1275, 13 luglio - Lusiriaco (AB.) ; 1290 - omnia bona de Lusi- riacho et Agra (J.) ; 1290 - in villa de Lusirgiaco (Rotolo Col- loredo). Luvel. V. Lìipns. 1300 (circa) - de Ecclesia S. Leonardi in monte Luvel (Th. 12). Maciles - Mazillis - Macillis di Joaniz di Gervignano. 1200-40 - De Maciles duos mansos et medium et unum mo- lendinum (Rotolo Frangipane); 1395, 28 maggio - unum bonum situm in Mazillis (Annali Udine, II, 139). Madrisium - fr. Madris di Varra - Madrisio di Varmo. 1184 - in villa de Madrisio decem mansos (Dg. 98); 1136- in Madrisio (Th. 1299). Madrisium - fr. Madris di Feàgne - Madrisio di Fagagna. 1300 - in villa Madrisii (Th. 135); 1371 - domus prope Ma- drisium (Th. 1264). Maglanum - Manazzons di Pinzano ? 1184 - Castrum de Maglano (Dg. 97). Magnanum - fr. Magnan - Magnano in Riviera. 1204, 7 febbraio - in Magnano (Dg. 101). — i230 - Magmim flurnen (*) - fr. Natisse - Fiume Altis. V. Nalissa, 1034 - usque ad flumen Magnimi (Cod. Istr.) ; 1174 - quidquid est a Maligno fluniine usque ad flumen Magnum sicut currit flumen Rubedule (B. IV); il75 - a Marignolo flumine usque ad flumen Magnum; 1229 - ad tlumen Magnum (M.). Magrat - Merlano di Trivignano ? 1168 - quinque villas videlicet Tissam, Presareian, S. Stepha- nuni, Magrat, et Guisinam (R. 591). Magredis^ Magretas - Magredis di Povoletto. 762 - casas in Magretas (R. 338) ; 1275 - in villa de Magre- dis (Th. 37); 1290 - in villa de Magredis (Rotolo CoUoredo) ; 1292, 26 luglio - Saltum et Magredis sub Curia de Povoleto (AB.). Magredum - territorio di S. Vito al Tagliameoto. 1276 - decima in Magredo (J. Perg.). Maian. V. Malianiim. Malathupica, Malatzupica, Malazipicha, ]VIalazumpichia,MaI- zupiche, Malcipica, Mala Scinpicca. V. Zumpita (^). Malbiargia. 1292 - Cividale juxta viam per quam vadunt ad Malbiargiam per Canale (M. Civitatensia). M ale liinas ella - Manchigna non lungi dal Tiraavo. 1160-82 - et molendinum et villaru que vocatur Malchinasella (R. 552). Maleniin, Maletin. 1149 -Walter US de Maleutin (B. IV); 1158 - Waltherus de Maletin (B. IV). Malesan. V. Malisana. (1) Il Natissa di Strabene (lib. V), e Natiso di Pomponio Mela (lib. II) e di Ammiano Marcellino (lib. XXI). (2) Una Malazumpica esisteva anche in Istria (V. Cod. Istriano a. 1£08). - 1231 — Malfai, Malvai - Malafesta di Villanova di Lalisana o Maf- vento di Sacile ? V. Malvegnulum. ■1164 - Alderan de Cusano, dona al monastero d' Aquileja in loco qui dicitur Malfai (J.) ; 1174 - quinque mansos in Mal- fai (B. IV); 1175 - in Malvai (B. IV). Malianum^ Mayanum - fr. Majan - Majano di S. Daniele. 1230 - in villa Mayani (Th. 174) ; 12&5, luglio - bonis silis in Maliano, Ragonea el Faganea (AB.) ; 1275 - in Mayano (Th. 188) f 1291 - in villa Mayani (Th. 454). Maligniim, Malignolum - fr. Malisane - fiume Malisana che mette in Ausa. 1031 - et quicquid est a Maligno flamine usque ad flumen Magnum (God. Istr.) ; 1174 - a Maligno flumine (B. IV); 1175- a Malignolo flumine (B. IV) ; 1229 - a Malignolo flumine (M. o.). Malisana, Malesan - fr. Malisane - Malisana di S. Giorgio di Nogaro. 1161 - Megenhardus de Malesan (J.); 1162-82 - Warnerius de Malisana (J.) ; 1184 - Henricus de Malisana (Gapp. Vili, 261); 1293 - Vitalucius de Malisana (Th. 241). Malnisiiim - fr. Malnins - Malnisio di Montereale Cellina. 1241 - in villa Malnisii (J. - AB.) ; 1275 - quartam parlem Avo- garie de Malnisio (Dg. 374- Th. 104); 1296 - in tribus villis. Montisregalis scilicet in Galaresio, Grizzo et Malnisio (Dg. 102). Malvai. V. Malfai. Malvegnulum - fr. Malvint - Malvento di Sacile. 1275 - in Malvegnuto juxla Sacilum (Th. 163). Manaria - valle in vicinanze di Avasinis. 1267, 15 gennaio- per Jof de Gorgnul et transeundo per vai de Manaria ad de Perniai (AB.). Manganis, Magnate - Magnanins di Rigolato. 1274 "• decimam de Manganis el de Valpezeit (Valperl) (Th. 246) ; 1300 - decimam in Valpacet et Magnate (^Th. 226). — i232 — Maniacus, Maniacum - fr. Mania - Maniago. 981 - cortem que vocatur Maniacus cum triginta mansis, pa- riterque montem Maniacum (J. - Dg. 335); 1184 - Plebem de Maniaco (Dg. 98); 1191 - de Maniaco (B. v. 266 - B. IV) ; 1195 - D. Dictricus de Maniaco (Gapp. Vili, 267); 1214- Vezelo Hen- rici de Maniaco (Zahn - Urkundenbuch) ; 1279 - domum supra ca- strum Maniaci apud domum majorem ... et Brolium retro Ca- strum (Th. 193); 1294 - in Golvera prope Maniachum (Th. 113); 1297 - in tabella Maniaci ad collum Gonradi et unum campum super villa Hercigli . . . Actum Maniaci in semiterio de Ponte (R. Barnaba, Vili, 149, 151 - 1300 - domum in castro Maniaci juxta portam (Th. 194), 1377 - Gastrum Maniaci cum turribus, sediminibus et Zirono ; item de palatio Patriarchali minato sive de territorio ubi erat (Th. 1358). Maniacus Livri (*) - fr. Mania livri - Maniago-Libero. 1264 - Samuellus de Maniaco Livri (J.); 1295 - Jacobus f. q. Samuelli de Maniaco Livri (J.); 1300 - manso sito in Maniacho qui negatur per fìlios q. Sambuellis de ipso loco (Th. 53). Mansure - fr. Marsure d' Avian - Marsiire d' Aviano. 1198 - Almerio de Mansure (J.). Manzaiium - Colli di Manzano. 1288, 8 ottobre - decima montis Manzani qui est inter Man- zanum et Budrium (AB.). Manzanum, Men^anum , Menzanum - fr. Mauzan - Man- zano. 1106 - Signum Hermanni de Manzano (R. 610); 1140 - Al- bertus de Manzano (Zahn, 189); 1145 - Hermannus de Manzan (id. 237); 1202 - apud Manzanum (AB.); 1214 - Actum apud Menganum in caminata Patriarchali (Zahn); 1230 -in roya de Manzano (Th. 62); 1234 - apud Menzanum (B. v. 361); 1249 - in campanea Menzani ultra aquam (J.); 1251 - quod Gastrum de Harperch apud Manzanum (J. - Archivio Frari); 1267 - Domina Irmingard de Manzano (M. Civitatensia) ; 1274 - Datum in Gastris (1) Livri in dialetto di Maniago significa ultimo; Messe livre, Messa ultima; Maniago livri, Maniago ultimo. - 1233 ~ apud Manzanuui (R. 768; 1292, 12 novembre - de uno molen- dino sito in roya de Manzano (Fr. NasuUi Not. M.). Maranum^ Marianuin, Maran, Meranum - fr. Maran e Ma- rian - Marano Lacunare e Mariano di Gradisca. 586-607 - Synodus decera Episcoporuni in Marano (Ughelii, V, 1083); 762 - et casa nostra in Mariano (R. 339); 1031 - vil- lani de Mariano et villani de Carlinis (Capp. Vili, 169); 1130- et in Mariano (B. IV); 1136 - et quicquid Mariani in perpetuum possedit (Capp. Vili, 199); 1170 - Coraduin de Merano (B. IV); 1184 - et villain etiani de Mariano et villani de Ghiarlins (B, v. 138); 1190 -de plebe de Mariano (B. IV); 1202 - de Merlano et Fara semper fuit contentio (circa advocatiani) (B. v. 307); 1208 - villani etiam de Mariano (B. v. 299); 1211 - S. Vitus de Mariano (B. IV); 1215 - Advocatia de Mariano (Maran) (J.); 1247- Plebs de Merlano in Arcliidiaconatu inferiori (B. v. 409); 1256, 7 febb. - Venerus de Cagna de Mariano procurator Goniunis Mariani prò petendo de gratia non de jure regimen Consuluni in terra Mariani (AB. - B. v. 433); 1282 - quod dieta Villa Marani pieno jure spectat ad dictum Capitulum (B. v. 507) ; 1288, 9 febbraio - in terra Marani ante Ecclesiani S. Martini . . . antequani capta a Venetis fnisset (J. - AB.); 1288, 22 maggio - D. Articus de Ca- stello dicebat se liberasse (a Venetis) terram Marani (AB.); 1290, 1 maggio -Plebs et Terra Marani (AB.); 1293 - doinus sita in Marano, cujus conflnis ab uno latere est Ecclesia S. Mar- tini de Marano (Tb. 241); 1294 - Investitio sex laboratorum de salinis Marani (Th. 675); de quadam Lama de Marano (id. 813); 1296, 23 novembre - tcrritorium de supra S. Gervasium apud Maranum (Th. 805). Maranzaria - fr. Maranzanis - casali di Povolaro di Co- meglians. 1300 - decimam mansi in Maranzaria (Th. 176). Marcadello. 981 - Ecclesiam S. Marie que vocatur Marcadello (J.). Marciliana, Marcillana, Marcilgana, Martilgiana, Marzilana - Marciliana, Marzeliana di Monfalcone. 1160-82 - plebem Marcilianain prò dimidio mancipo (R. 554); Tomo VI/, S(ric V. 158 — 1234 — 1211 - Gastaldio de Marciliana (J.); 1247 - Plebs de Marcillana ili ArchidiacoiiaUi interiori (B. v. -iO'J); 1275 > in villa Maici- liane (Th. 22); 1284 - ad editicauduin unum Gastrum apud Dui- nain juxla Marzilanam et S. Joannem in mari (Gron. Giuliano); 1292, 12 maizo - unum mansum silum in Marcilgana nova (M. - Fr. Nasutti); 1293, 16 gennaio - unum molendinum situm in palude Marcilgana et Ires campos terre sitos in villa Marcilgana (M. - Fr. Nasutti); 1300 - mansum unum situm in Martilgiana veteri (Th. 158) -in villa Marciliana (Th. 227). Maregnana, Maremana, Marnigrana - fr. Marignane - Ma- rignana di Sesto al Règhena. 1182 - Maregnanam (M. Sesto); 1218 - Feni de Marignana (M. Sesto - AB.); 1236 - Maremanam . . . et possessiones barcarole in villa de Maremana (M. Sesto); 1260 - in territorio de Mare- gnana (id.); 1298, 12 agosto - Marnigrana (AB.). Margareta (S.) de Gruagiio - fr. Sante Margarite di Grua- gnis - S. Margherita di Moruzzo. V. Gruagnnm. 1247 - Redditus Plebis de S. Margareta XXV marchas (B. v. 410); 1290, 1 maggio - Plebem S. Margarite de Gruagno (AB.); 1292 -in Martignacho, Cerseto ri Torreano villis Plebis S. Mar- garite (Th. 94); 1303 - Dna Maytil filia q. D. Otossii de S. Mal- gareta (M. Civitatensia). Margarita (S.) apud Lisontium. 1275 - villam S. Margarite apud Lisontium (Tii. 273). Maria (S.) Sclavonicfi - fr. Sante Marie di Sclaunicc - S. Maria Sclaunicco di Lestizza. 1278, 11 gennaio - de villis . . . Sancte Marie Sclavonicli (AB.). Maria (S.) Longa - fr. Sante Marie la lunge - Santa Maria la Longa. 1240 (circa) - in Sancta Maria (Rotolo Frangipane); 1277 - in villa S. Marie Longe (M. Gividale); 1278, 16 novembre - in Ronchis, Melereto et Plebe S. Marie (AB.). Maria (S.) de Monte - fr. Madòne de Mont - Castello del Monte Udinese. — 4235 — 1175 -bona qiie apud Alzidam et S. Mariam de Monte (M.); 1247 - S. Maria de Monte XIV marchas (B. v. 409); 1270 - juxta Ecclesiam S. Marie de Monte duos mansos (Th. 131). Marianum. V. Maranwn. Marìanum raons. V. Merianum, Marizza (S.) -fr. Sante Marizze- Santa Marizza di Varmo. 1278, il gennaio - de villis Rivignani S. Marizze, Villerolte (AB.). Marsianum. V. Musiones Marsamim. Martiniacum, Martignacum, Martinatium, Martynacum - fr. Martignà - Martignacco. 1166 - Enricus de Martiniaco (R. 592); 1186 - Albericus de Martignago (Collezione Frangipane); 1250 - Conradus de Marti- gaco (M. S. M. V. II, 287); 1270 - in villa Martiniaci in coUibus (Th. 131); 1274 - in Martynaco (M. Cella Cividale); 1280 - quin- que deciraales sitos in Martignacho (Th. 100); 1282 - Curia de Martigiaco super coUes (J. Savorgnano); 1292 - in Martignacho plebis S. Margarite (Th. 94); 1300 - in villa de Martignacho (Th. 92, 101). Martinus (S.) - S. Martino di Terzo. 1139 -Villa de S. Martino (B. IV). Martinus (S.) - territorio di Cividale ? 807 - et castaneduni unuui in loco qui dicitur Cella S. Mar- tini (J. copia). Martinus (S.) - fr. San Marlin di Codroip - San Martino di Rivolto. 1254 - in villa de S. Martino fcudum q. 1). Henzii de Bel- grado (Th. 299, 430). Martinus (S.) juxta Valvasonuin - fr. S. Martin di Valvason - S. Martino al Tagliamento. 1204 -in villa S. Martini (J.) ; 1268 - Coradus de Valvasono h.-ibebat unum mansum in villa S. ISIaitini (B. v. 465); 1299 - iu villa S. Martini juxta Wdhasonum (Th. 103;; 1300 - in S. Martino juxta V/alvasonum (Ih. 90). — 1236 — Masarbellh , Masarvelis, Marzamuellis - fr. Masaruelis - Masarolis di Torreano di Cividale. 1294 -in villa de Masarbellis (Th. US); 1300 - in villa de Masarvelis (Th. 24); 1373, 3 giugno - in -villa de Mar/.amuellis (Th. 1285). Masarediim. 1190 - et de Plebe de Masaredo (B. IV). Masculum. V. Muscolum. Matelius, Matelio - fr. Palis - Monte Palla al S. del Sernio all' 0. di Moggio. 1084 - et de colle Matelio quicquid cadit versus Worianiim et Mullesiam et costa Dayn inter Worianum et Matelionem montes... apud coUem Matellionem duos mansos (J.). Mattiurlum, Matiuculum. 762 - casas in Mattiurlo (R. 338) - in Matiuculo (Copia del secolo XI, Archivio Frari, Sesto). Maurus (S.) - San Mauro di S. Michele al Tagliaiuento. 981 - plebem que vocatur Sanctus Maurus cum sex casalibus (J.); 1000 (circa) - S. Maurus {R. IL Script. XVl, 28); 1252 (circa) - de S. Mauro (J. Rotolo di Sesto). Maurus (S.). V. Pagnachum. Mazanis - Mazzanins di Moruzzo. 1238 - Antonius de Mazanis (M. Civitatensia). Mazolada - fr. Mazzolade - Mazzolada fra Concordia e S. Stino. 1279, 1 settembre - unam presam nemoris jacentis in conlì- nibus de la Mazolada (AB.). Medana, Medanum, Modan - fr. Medan, Medane - Medana in Coglio. 1200-1250 - viueam unam in monte de Medana que vertitur ad orientem, que i-cgitur per lluscit de Nevula (M. S. M. V. If, ~ 1237 — 229); 1270 - omnia buua de Billgiauis cum vinea de Medano (Perg. J.); 1296 - vinea siipra montem de Modan (M. S. M. V. 11, 170). Medates, Medadis - S. Paolo di Morsane ? Fossalta di Por- togruaro ? Fossalta di Oderzo ? 1190 - et curiam S. Pauli de Medates (B. IV); 1259 - Actum in villa Fossalte et castri dicti de Medadis (AB.); 1300 (circa) - de certis redditibus in Medadis (Th. 19). Medea - fr. mont di Migèe, Medèe - monte di Medea nel circolo di Corraons (*). 1268 - apud montem Medeam (R. 754). (Continua.) (lì La leggenda pone in un antro del monte che s'erge a NE. del villaggio il sepolcro di Medea (Pirona, Dizionario). D !•: I. YALORE CLINICO DEL CARDIOGRAFO. LETTURA DEL DOTT. ACHILLE DE GIOVANNI Onorandi accademici. Grato a questo illustre Consesso per In cortese ospita- lità, e lieto (li trovarmi in quest' aula a ragionare di argo- menti scientilici, offro anzi tutto il tributo d'omaggio alla chiarezza del nome dei considenti. Io non vorrei, o Signori, che all' aspettazione Vostra non corrispondesse il tenue lavoro, che da qualche tempo vado coltivando. Il perchè sento il bisogno di raccoman- darmi alla Vostra benevolenza ed alla cortesia Vostra. Se rifletterete che l'argomento, intorno al quale mi ono- ro intrattenervi, non è famigliare ancora tra i medici, e ciie scrivendone prima d' ora ho potuto asserire con qualche compiacenza non essere stato preceduto da alcuno. Vi parrù in ogni modo non indegna affatto di Voi la mia pa- rola {'). (1) Dopo le ricerche di Marey (Du mouvement dans les fon," rtións de la vie 1868) trattaronoilcardiografo : Garrod (Journ. of Anatom. and Physiol. ISTI); Galabin [Guy' s Hóspit. Report XX, 1875, e Virchow' s Jahresber. 1876); Tridon [Essais sur les sU — 1240 — . Il cardiografo di Marey ò un istrumento, che alla sua semplicitcì pare unisca altrettanta perfezione, se ci limitiamo a considerarlo teoricamente. E in realtà deve essere for- nito di pregi e di valore fisiologico, se la maggior parte ne fanno uso e gli si accorda la preferenza. Ciò nulla meno messi all' opera si incontrano delle dif- fìcoltù pratiche e sulle prime di tali, che scoraggerebbero il più diligente ed abituato osservatore. Queste difficoltà sono diverse: alcune sono inerenti al- l' individuo sul quale si opera, altre sono nell' osservatore, altre infine vengono dall' istrumento medesimo. Per quello che risguarda l'individuo paziente, dirò che ristrumento di Marey non può essere applicato su tutti in- gnes du dìagnostique de l'insuffisance mitrale. Paris, 1875); Roseìistein (in Handb. d. speciel. Pathol. u. Therap. v. Ziemssen, VI B., p. 16, 1876); Landois [Die graphische Untersiichg. ilb. d. Herzschlag, 1876) ; Traube (fra il 1872 e 1876. V. Gesamelte Bei- tràge filr Pathologie u. Physiol. Berlin, 1878); Otto and Haas (Die Herzstof scurve d. Menschen im normalen u. krankhaft. Zurtan- de-Vierteljahrscìir. f. d. prak. Heilk. B. 3, 1877); Roseìistein (Zur Theorie d. Herzstols und zur Deutung d. Cardiogrammen' s Deut. Archiv. f. Klin. med. 23 B. I Heft, 1878); Maurer (iib. Herzstos- scurven und Pulscurven Deut. Archiv. f. Clin. med. 24 B., IV Heft, 1879); A. T. Keyt (A contribution to the Cardio-sphegmo- graphyc hislory of aortic obstructive Lesiona. — The medicai Re- cord, n." 23, 1881). Tutti questi autori o intesero a scoprire il si- gnificato delle curve cardiografiche, o si studiarono farne l' applica- zione alle diagnosi delle malattie del cuore. Io invece mi proposi di studiare sulle linee cardiografiche, le modificazioni che possono darsi nel centro della circolazione non solo per le malattie del cuore, ma principalmente considerato il cuore nello stato normale influito dagli altri visceri (V. De Giovanni A.: Prime linee d'uno studio car- diografico volto a scopi clinici. — Rendiconti del r. Istituto lom- bardo di scienze e lettere 6 giugno 1878 e Annali universali di medicina, voi. 245, 1878). Gli' io conosca le ricerche cardiografìche allo scopo che mi proposi non vennero falte da altri prima di me. I — 1241 — distintamente, e non può nemmeno essere applicato sem- pre in qualunque posizione giaccia il paziente medesimo. Non su tutti indistintamente, perchè il bottone del car- diografo, dovendo essere opposto immediatamente sopra il punto del torace che è propulsato dall' apice del cuore. Assai sovente avviene che l'apice batta contro una costa, invece che contro uno spazio intercostale ; oppure che il cuore sia coperto da troppo alto e denso strato di parti molli che lo mascherano interamente, o quasi ; oppure per- chè, per ragioni anatomo-topografiche, il cuore non è pros- simo al parete toracico ; od inflne, perchè anche vicinissi- mo, è estremamente prostrata, o sottilissimamente trasmes- sa la sua azione meccanica sul bottone dell' istrumeuto. Queste difticoltà , come ognuno vede , sono tali che restringono oltremodo il campo d' azione del cardiografo. Non posso ammettere che questo s'abbia da applicare co- munque e che basti trovare un punto sul torace, dietro cui sentasi netta e distinta la pulsazione cardiaca ; perchè la linea, che rappresenta fedelmente ogni momento della rivo- luzione cardiaca in quei rapporti di tempo e di spazio che sono i più esatti, secondo la mia esperienza, non si ottiene che colla posizione dell' istrumento sull' apice del cuore ; perchè, in vero, è dall'apice del cuore che ci vengono fatti conoscere i movimenti del viscere^ e perchè sullo stesso apice del cuore si trasmettono gli effetti meccanici dell'azio- ne delle parti tutte costituenti il centro cardiaco. Tutti gli osservatori fin qui hanno tenuto questa nor- ma : qualcuno ha pure utilizzato la curva ottenuta colla posizione del cardiografo in altre regioni, dove si sa teori- camente, o si vede esercitarsi l'azione meccanica di un'al- tra parte del viscere; ma il cardiogramma non è facilmen- te decifrabile e sopra tutto mi pare non abbia quella, di- rei quasi, armonia nelle sue parti, che rappresenta con fedeltà il fenomeno fisiologico della rivoluzione cardiaca. ionia VIIj Serie V. 159 — ^242 — Per questo si deve ritenere, elie il cardiografo di Marey sfortunatamente non può applicarsi che su persone, nelle quali l'apice del cuore balte in uno spazio intercostale con forza sufficiente per agitare l' aria racchiusa nell' istru- mento. Data questa condizione indispensabile^ incontriamo un'altra difflcoltà quando il cardiogramma non riesce per- fetto, se il paziente — come spesso avviene nella clinica e come può richiedersi dalla natura dell'osservazione — de- ve rimanere in letto e sopra tutto coricato. Mi avvenne che individui, sui quali il cardiografo può somministrarci la linea grafica completa ed esatta se in po- sizione eretta, non sono più adatti egualmente per conti- nuare l'osservazione, se si ricliiede che rimangano seduti o supini. Si vede che l'atteggiamento solo del tronco, non che quello di tutto il corpo , sono sufficienti per alterare i rapporti di contiguità e di contatto del cuore colla parete toracica. Anche rimanendo la persona in posizione eretta, solo che per stanchezza, o per inavvertenza non tenga le musculature del tronco e degli arti in un perfetto equili- brio, necessita un cambiamento nell'andamento della linea. Riflettendo a tutte queste circostanze si vede facilmente che sono inevitabili. — Ogni volta che la persona passa da una posizione all'altra si modificano, come dissi, i rapporti topografici, e questo avviene in una misura maggiore o mi- nore a seconda dei casi. — Ma anche ogni volta che il pa- l|H ziente, rimanendo in posizione eretta, non fa che togliersi da quello stato di equilibrio muscolare, in cui a bella pri- ma s' era messo, cangia il metodo dell' equilibrio perso- nale ; alcuni muscoli del torace o del tronco, facendosi più contratti o rilassandosi, modificano la pressione dell'aria contenuta nel cardiografo, modificano le distanze degli spa- zi intercostali, quindi per due evidentissime ragioni il car- — 1243 — diogramma si altera ; e non solo si altera, ma si porta so- pra un piano o più alto o più basso di quello in cui prima andava ripetendosi ad ogni sistole del cuore. Nei singoli individui questi fatti si pronunciano con maggiore o minore risalto ; il perchè giova avvertire, che il paziente che si ritiene adatto per le applicazioni cardio- grafiche deve essere possibilmente mantenuto nella mede- sima posizione in modo inalterabile per tutto il tempo del- l' osservazione ; — che quando debbe servire per rifare la stessa osservazione fa mestieri riprenda la identica posi- zione di prima. Venendo a far cenno d' altre difficoltà dipendenti dal- l'individuo sottoposto all'esame, vorrei dire che sono di tal genere da ricordarmi quelle che s'incontrano quando si vuole fare uso di apparecchi magnetici. Tutto vale a disorientare 1' ago instabile ; — e nell' uomo tutto impres- siona il cuore. Come è naturale, ciò tanto più facilmente avviene, quanto maggiore sensibilità ed erettismo abbia la persona sottoposta all'esperimento. Quando io non era edotto di queste eventuali pertur- bazioni del cardiogramma, diffidava di riuscire ad un qual- che risultato pratico. In seguito accortomi delle cause che producevanle, ad ogni osservazione che intraprendeva mi agguerriva dalle preaccenuate pertui-bazioni, oppure a vo- lontà le procurava a seconda dello scopo propostomi. |Nel lavoro mio già ricordato si trovano alcuni fatti interes- santi, dei quali slimo sia per esservi gradita la presenta- zione di questi, che stanno sulla tavola che offro e che non ho potuto, cosi come stanno, stampare insieme col mio lavoro. Come si vede dai recati esempi, occorre che la persona che si sottomette all'esame cardiografico non sia colpita da veruna impressione incòpcttata dal mondo esterno e riman- _ 1244 — ga eziandio in (jiieUo stato che comunemente ci accordia- mo denominare inerzia cerebrale. Ed ora passiamo a conoscere le principali difficollù, che dipendono dall' istrumento. Porre il bottone, o la palottola del cardiografo a ri- dosso dell' apice del cuore si fa presto ; non cosi è quando si voglia, com' è necessario, tenervelo per bene applica- to. — A ciò il cardiografo è munito d'una cinghia elastica, colla quale viene assicurato in posto. Ma questo mezzo non giova sempre. Bisogna sapere che in molti casi non basta incontrare l'apice col bottone deiristrumento ; bisogna che l' incontro si faccia in una direzione che sia la più opportuna perchè ogni movimento dell' apice venga interamente trasmesso all'aria dell' istrumento. Siccome alcuni movimenti, che si vogliono dall'apice car- diaco tradurre nel corpo di aria racchiusa nel cardiografo, vengono seguendo la direzione dell'asse longitudinale del cuore, ed altri in direzione perpendicolare, o quasi, al pia- no su cui riposa il cardiografo; cosi le difficoltà che s'in- contrano spesse volle consistono nel non esercitare l' istru- mento quel dato grado di pressione sul torace ed in quella data direzione, che favorisce più che è possibile il concen- tramento con quella dei movimenti del viscere sul bottone dell' istrumento. Per ovviare a queste difficoltà, alla cinghia, che porta Tistrumento^ io ne ho aggiunto altre destinate non solo a tenere in posto l'istrumento, ma a farlo inclinare verso quei lato, o in su, od in giù, come meglio torna allo scopo. Qualche volta fui costretto tenere applicato il cardio- grafo colle mani collocandomi presso il paziente nella posi- zione più opportuna, per impedire la stanchezza o qualiin- tiuc altro movimento sia della mano che della mia perso- — 1245 — iiii, — Ma cosi non può farsi clic per osservazioni di breve durata. Le difficoltà, che nascono da parte dell'operatore, sono le meno gravi, perchè diminuiscono e mano mano scompa- jono coir abitudine e coli' esperienza sempre maggiori in questo genere di osservazioni. Le impressioni, che si provano nel considerare le linee cardiografiche d'una prima osservazione, generano alquanta diffidenza ; ma poi ripetendo le prove e facendo l' abitudine neir afferrare tutte le più minute circostanze, che accom- gnano l'esperienza, si comprende il significato dell'insieme e delle parti che costituiscono il cardiogramma. Tra le circostanze, che lo influenzano costantemente, va ricordata la respirazione; ma se si ha l'avvertenza di ope- rare in modo che l'apparecchio non scriva soltanto la linea della rivoluzione cardiaca, ma quella pure della respira- zione, ci avvertiremo a distinguere in una serie di cardio- grammi quelli che coincidono con un momento e quelli che con un altro momento della respirazione. Dalle cose esposte risulta, che il cardiografo non può considerarsi come un islrumento clinico propriamente detto, da somigliarsi a qualche altro applicabile sopra ogni indi- viduo ed in ogni momento ; può invece tenersi in conto di un sussidio fisiologico in determinate circostanze opportu- nissimo per informarci di alcune condizioni inerenti al centro della circolazione. Esposte così le difficoltà, che si oppongono alluso esleso e costante del cardiografo, nasce quasi spontanea la do- manda : e dunque a che cosa servirà questo strumento ? Nel precedente mio lavoro sull' argomento pronunciai un parere che riassumerò brevemente cosi: — Il cardio- grafo non può contribuire con indizi positivi e sicuri alla diagnosi d' ogni vizio cardiaco, mentre informa esatta- — i246 — VK'nle in ofjni momcnlo della rivoluzione cardiaca e sulle variazioni delle pressioni interne ai grandi vasi. — Per questo è un prezioso istrumeiito, perchè nel cardiogramma che somministra leggiamo le variazioni dei stiddetli movi- menti fisiologici non subordinati a vizio od a malattia di cuore, sibbene ad influenze che sulla funzione del centro circolatorio si esercitano da altri organi ed apparati se- condo la legge delle circolazioni funzionali. Da queste idee non mi rimossero ancora né fatti nuovi, né teorie ; però con crescente fiducia io ricerco il sussidio del cardiogramma in alcune circostanze, e mi dolgo che per le surricordate difficoltà non ne sia possibile 1' applicazione ogni volta lo richiederebbe l' interesse clinico. Se mediante il cardiografo noi potessimo avere una traccia della rivoluzione cardiaca modificata ne' suoi mo- vimenti, come teoricamente parrebbe esigere il vizio car- diaco, nella traccia medesima avremmo un indizio dia- gnostico sicuro. Pare che questa idea abbia indotto altri ad applicare il cardiografo alle malattie del cuore più specialmente ; ma presto s'accorsero che, qualunque sia il vizio strumentale, l'islrumeuto porgeva delle traceie che, più che alla condi- zione autorao-patologica del viscere, si riferisce alla fun- fl zionalità del centro circolatorio. Così dato un vizio di cuore, Voi potete avere un car- diogramma col quale potrete fare delle congetture sul tem- po d' azione dell'auricole, sulla sistole ventricolare, sulle pressioni inlra-arteriose, sulla regolarità od irregolarità del ritmo, sulla prevalenza di uno o di un altro fatto (isio- logico ; ma se Vi arrischiate a concludere, dunque deve trattarsi piuttosto di questa che di quella forma morbosa, siete poi smentiti dall' esame plessico e stetoscopico. Conoscendo la varietà del tipo de! cardiogramma, che — 1247 — si ottiene sulla persona sana e riflettendo alle ragioni spe- ciali che in ogni individuo intervengono per imprimere allo stesso quasi una fisonomia individuale, si converrà che per quel tanto che ogni vizio cardiaco concorre nel modificare la traccia cardiografica è alla sua volta modificato dal ca- rattere o meglio dall' atteggiamento primitivo individuale. Lo stesso individuo vi può offrire curve cardiografiche differentissime a seconda dei momenti in cui viene esami- nato : le impressioni morali, la corsa, il lavoro cerebrale, lo slato di vacuità o di replezione dello stomaco ecc., sono tante circostanze fisiologiche sufficienti ad imprimere alla curva medesima delle movenze che si direbbero patolo- giche. Valutare tutti questi cambiamenti del cardiogramma durante l'azione, p. es., d' un medicamento o di qualche altro fatto fisiologico, è scopo delle ricerche cardiografiche. In questo il metodo della indagine è come qualche altro prezioso. Esso porta a delle convinzioni ed anche a sco- perte di fatti che altrimenti non si saprebbero apprezzare. Secondo questi dati, voi vedete che mediante il cardio- grafo possiamo informarci intorno ad alcuni fatti, che al- trimenti non potremmo conoscere con altrettanta sicurez- za : e questi fatti sono inerenti alla pressione ne' vasi mag- giori ; la quale pressione nello stesso individuo può essere ora maggiore, ora minore e prevalentemente positiva, o pre- valentemente negativa. Possiamo inoltre conoscere che cosa succede della circolazione intracardiaca nel momento in cui tace ogni altro fenomeno fisico, per cui clinicamente si misura l' istante sistolito e l' istante diastolico. Non è dunque allo scopo di diagnosi delle malattie car- diache che noi dobbiamo ricorrere alla applicazione del cardiografo, bensì allo intento di studiare speciali momenti fisio-patologici della rivoluzione cardiaca, tanto nelle ma- lattie del cuore, quanto in altre differentissime malattie. — 4248 — Alle prime corrispondono speciali tipi di cardiogram- mi, tult' al più si può dire che fra tutti si distinguono quelli che vengono dati da individui con ipertroOa e sovra- eccitamento di cuore. Ma chi vorrà sentire il bisogno di ricorrere a ricerche strumentali per constatare questo fatto clinico di tanto facile conoscenza ? Posso assicurare che le malattie cardiache dello stesso nome sono rappresentate da cardiogrammi differentissimi. La qual cosa non deve maravigliare, perchè oltre le ragioni che ho sopraccennato, altre potentissime occorrono, quali : la grande differenza che passa tra le circostanze anatomiche, che sogliono produrre le stenosi e le insuflì- cienze semplici o combinate, la persistenza della endocar- dite neir atto dell' esame, la quantità e modalità dei com- pensi , lo stato della innervazione, le complicazioni dei vizi valvolari colle alterazioni delle arterie, la incipiente o mancante trasformazione grassosa del miocardio, la faci- lità con cui si manifestano i fenomeni riflessi sul centro della circolazione. Tutto calcolato, nessuno per altro vorrà togliere al car- diogramma il suo valore. — Allorché sullo stesso paziente si osserva il contegno dei sintomi generali e locali e con- temporaneamente si ripetono le osservazioni cardiografi- che, si rimane sorpresi al vedere che sempre si ritrae quel tipo che appartiene all' individuo e che colle lievi o più sensibili moditìcazioni seconda 1' andamento dei sintomi e 1' azione dei medicamenti. Vi presento il cardiogramma di un caso interessan- tissimo, in cui feci la diagnosi di stenosi ed insufficienza mitrale e sospettai una lesione congenita, senza sapere de- terminare in che consistesse. La necroscopia confermò la diagnosi e trovammo, oltre 1' accennata viziatura orica e valvolare, anche una deformità della valvola tricuspidale, che die ragione di alcune singolarità sintomatiche. Ma non — 1249 — è su ciò che debbo intrattenerVi, bensì sopra le varianti della curva cardiografica coincidenti con diverse condizio- ni gastriche. È questo un fatto delia maggiore importanza, che ebbi luogo di constatare assai prima d' ora quando stava facen- do i miei primi studi cardiografici, e fu dietro queste trac- cie, che prima ancora che Potain scrivesse delle alterazio- ni funzionali del cuore durante affezioni addominali, io aveva prove evidenti per sostenere, che non solo quando sono in corso malattie stomacali od epatiche, ma sempre anche nelT uomo sano il cuore modifica 1' azione sua dopo i pasti, e si modificano di conseguenza i fatti relativi alla distribuzione sanguigna. Egli è pur troppo a dolersi che non sempre si faccia ragione delle cose nostre. Io non intendo addentrarmi nella analisi delle curve ; ini basta che apprezziate di queste le modificazioni, perchè se da un lato ho dovuto spogliare il cardiografo del merito di concorrere alla diagnosi, dall' altra intendo onorarlo quale mezzo che coadjuva potentemente a mettere in ri- lievo certi intimi fenomeni della circolazione ; che in pato- logia clinica non sempre si possono apprezzare, ma devono quind' innanzi ammettersi e con essi piìi razionalmente condurre le nostre conclusioni sulle vicende dei morbi. Pur troppo è vero, il nostro strumento non può sem- pre essere utilizzato ; ma facciamo delle osservazioni sui casi opportuni ; sieno sempre dirette queste osservazioni agli stessi scopi ; si facciano delle induzioni pratiche ; av- verrà allora che, anche quando il cardiografo non può ap- plicarsi, noi sapremo egualmente argomentare sulle condi- zioni idrauliche, perchè avremo stabilito come in quei dati casi morbosi, esistendo quelle parvenze sintomatiche, suo- le comportarsi i! cuore e modificarsi la idraulica ge- nerale. Io ho potuto così formarmi alcune convinzioni, dalle Toiho VII, Sene V. liJO — 1250 — quali traggo confoi li non lievi, sia nella diagnosi, sia nella cura delle malattie in generale. Tra i casi, che ho potuto studiare quest'anno, novero pure la nefrite interstiziale e la endoarlerite con altera- zioni diffuse anche al cuore. Quanto alla prima. Voi ben sapete come sia facile rin- venire la ipertrofla del cuore, massime ad uno stadio in- noltrato della malattia ; e ricorderete che, a spiegare que- sta concomitanza morbosa, vennero emesse diverse ipotesi da Bright, da Traube, da Gull e Sutton, e più recentemente da Debove et Lelulle de Guyot. Ebbene, il cardiografo in questo presta ulteriori argomenti alla opinione di quelli, i quali pensano che tanto la nefrite quanto la complicanza cardiaca dipendano entrambe da una dialesi fibrosa, che sopra tutto si manifesta nelle alterazioni delle piccole arte- rie. Però nel cuore non avverrebbe già solo in causa di lavoro per 1' aumentata pressione intra-arteriosa cresciuta sotto r influenza della malattia renale, ma sarebbe l'effetto di una alterazione delle artericole proprie del miocardio, per cui avrebbe luogo una sclerosi cardiaca come una sclerosi renale. II cardiografo, dissi, viene in appoggio a queste vedu- te, ci disvela una straordinaria irregolarità nella rivolu- zione cardiaca, tanto da capacitarsi che non solo il cuore sia sottoposto ad insolito sovraecitamento ; ma che nelle singole sue parti siasi sostituito il disordine, sia tolta la proporzione e 1' armonica successione dei momenti che compongono l' intera rivoluzione cardiaca. Che se a tutto questo aggiungiamo, che tale risultato coincideva con particolari sensazioni moleste alla regione del cuore accusate dal paziente, olire il cardiopalmo, tro- verete di dovere meco convincervi, che qui non trattavasi di una semplice ipertrofia ma di uno stato direi quasi flogi- stico del miocardio, che armonizzerebbe col concetto pre- — 1251 _ dominante intorno alla patogenesi della ipertrofia cardiaca, e elle tutto questo mi venne rivelato dal cardiografo con un indizio abbastanza rassicurante. Tale reperto mi condusse conseguentemente ad isti- tuire de'confronti fra i differenti casi di nefrite interstiziale, e tenendo a calcolo specialmente quello che si riferisce alla funzione del cuore, io voglio distinguere quelli in cui que- st' organo è in preda al processo ipertrofico semplice, da quelli in cui questo processo è più chiaramente infiamma- torio. L'utilità di una tale distinzione, secondo me, riguarda la cura e il pronostico. Venendo ora al caso di ateroma, non Vi farò lunga nar- razione di sintomi, vi dirò soltanto che in questo amma- lato, il quale per i sintomi che presentava pareva forse vicino air estremo pericolo, el)l)i in tre ti mpi differenti tre cardiogrammi preziosissimi : a) perchè ci dimostrò quan- f è direi quasi sincopata la rivoluzione cardiaca nell'epoca dello maggior gravezza, quando campeggiavano i sintomi dell' asistolia ; 0) perchè ci fa conoscere quella speciale al- terazione del ritmo cardiaco che corrisponde a quel segno acustico che si esprime col lic-lic-tic-lic, vale a dire, a quat- tro toni rapidamente succedentisi, a cui non corrisponde che una sola pulsazione alla radiale ; e) perchè bene con- siderando queste curve, oltre il fatto della aritmia, si scor- ge una certa regolarità nel fatto anomalo stesso, il quale ha molte ragioni per sostenere che dipende dalla assincro- na attività dei due ventricoli del cuore. Vive tuttoia, sebbene assopita, una questione intorno ai movimenti del cuore. Taluno sostenne la tesi sull' atti- vità della diastole ; ed io che, un giorno dopo alcune os- servazioni fatte sui cani, ho avuto delle impressioni che mi resero meno reciso nel negarla, devo confessare che, ripetendo T esame (l(>lle curvo cardiogratiche, mi si i-ipre- sentò la tesi cosi spontaneciiiieiile ed insistentemente che — 1252 — ho dovuto propormi di dedicarvi quidclic altra osserva- zione e, se potrò, qualche esperienza cardiografica. Potrei sin d' ora anticipare l'argomento, che vennero offerendomi le curve le tante volte esaminate, per vieppiù convincervi del valore clinico dell'apparecchio ; ma non debbo abusare della Vostra cortesia della quale Vi rendo sentite grazie (*). (1) NB. La lettura venne illustrata colla presentazione di 7 ta- vole portanti ciascuna parecchie curve cardiografiche. I ALCUNI TEOREMI SULLE QUADRIGHE ANALOGHI A QUELLO DI PASCAL NELLE CONICHE, DEL PROFESSORE G. A. BORDIGA ^ . Per ottenere in geometria dello spazio un teorema analogo a quello di Pascal in geometria piana, si cerchi nella geometria piana un teorema del quale quello di Pascal sia un caso particolare; e poi si cerchi di questo teorema generale nel piano 1' analogo nello spazio e da questo si discenda al caso particolare. « Se un poligono di 2n lati è inscritto in una conica, » gli n{n — 2) punti in cui ciascun lato impari taglia i » lati pari non consecutivi, staranno sopra una curva di » grado n — 2 . » Per il caso di n=z^ questo teorema conduce a quello di Pascal. Siano infatti «^=0, «2=0, a^z=0, «4=0, a^=0, ag=0 le equazioni dei lati di un esagono. Sarà a, . a. . a- — A . a^ . «4 • «^ = 0 , l'equazione di un sistema di curve di 3.° grado che passa- no per (rt, , a^) {a. , a,) («3 , a^) {a^ , UrJ («5 , flg) («e > «i) e per («^ , «,,) («^ , «•,) {f'3 , «>;)• Se i primi sei punti sono su una conica G , la curva del sistema deteiminato colla — I2r4 — condizione dio passi per un settimo punto della conica sarìi a^ . a. . a- - X' a^ . a^ . a^=: C . l essendo / una retta. E ciò perchè una curva di 3.° ordine non può avere che 6 punti comuni con una di 2." ; e quindi in questo ca- so essa non è una curva propria di 3." grado, ma il siste- ma di una conica e di una retta / , la quale dovrà conte- nere i tre punti {a^ , a^) {a„^ , o-) («,; , «,) . Dunque : « Quando 6 dei 9 punti di intersezione di due curve di » 3.° ordine sono su una conica, gli altri tre sono in linea » retta. » 2. Nello spazio questo teorema ha per analogo il se- guente : « Se nella intersezione di due superficie di 3.° ordine, » si ha una curva di 6.° ordine posta su una superficie di » 2." grado, la curva che completa T intersezione è piana. » Infatti sieno A ed A' le due superfìcie del 3.° ordine; si taglino con un piano qualsiasi P . Su questo si avranno due curve p e p' di 3.° ordine; dei 9 punti, intersezioni di queste, 6 saranno sopra una conica, intersezione col piano della quadrica che contiene la curva di 6." ordine; gli altri 3 saranno adunque, per il teorema antecedente, su una retta. Se per questa retta si conduce un piano che passi per un punto qualsiasi della cuhica che completa colla cuiva del C.° ordine l'intersezione di A con A' , questo piano in- contrerà in 4 punti la curva del 3.° ordine, vale a dire la dovrà contenere tutta. Questa curva è dunque piana. 3. Da questo teorema si ottengono come casi particola-^ ri i seguenti : V Se si considera un esaedro coi) sei spigoli conseculi- — 1255 — I) vi su una superficie di 2." ordine, le tre rei te d' interse- » zione dei piani opposti sono in uno stesso piano. » Infatti, se diconsi 1 , 2, 3, 4, 5, 6 i sei vertici consecu- tivi, le sei rette che congiungono consecutivamente questi vertici, formano un sistema di G.° ordine descritto su una superficie di 2." grado ; e che può considerarsi come una parte dell' intersezione di due superficie di 3.° ordine, cioè dei due triedri forniti, l'uno dai tre piani 1.2.3, 3.4.5, 5.6.1, e l'altro dagli altri 3 piani 2.3.4 , 4.5.6 , 6.1.2 . Dunque le tre altre rette, che formano la curva del 3.° or- dine che completa l' intersezione di queste due superfìcie di 3.° ordine, cioè le rette determinate dai piani (1.2.3) , (4.5.6) ; (3.4.5) , (6.1 .2) ; (5.6.1) , (2.3.4) , ossia le tre rette d intersezione dei piani opposti dell'esae- dro, presi due a due, sono in uno stesso piano. È evidente che la sezione piana di questa figura dà 1' e- sagono di Pascal. 4. Colla considerazione delle rette immaginarie il teore- ma precedente si può estendere a tutte le superfìcie di 2." ordine. Anche indipendentemente da quella considera- zione si può giungere a un teorema generale. L' esagramma sghembo costruito su una quadrica può anche considerarsi generato così: siano due punti fissi Ci (it'i , Vi , ■z^ , ti) e Ca {x^ y^ z^ t^), e siano P— -0 e Q==0 due piani fissi sui quali siano ordinatamente fissati i due punti A e B . La retta AB sia determinata dai piani a,=:0 e /? = (). Un fascio di piani passanti per essa sarà dato dalla a + A/S — 0 . Un piano passante per C^ e per T intersezione di P col fascio a -t- A/S = 0 , è dato dalla P + ft (<^ H- A/?) =z 0 , — ^256 — e fjL sì determina colla condizione che il piano di questo fascio passi per C. Se Pj , c'< , /Sj sono i valori rispettivamente di P , a , /S quando nelle loro equazioni si sostituissero alle coordinate variabili, quelle del punto C^ avremo P, +//{«, +A/5J = 0, da cui U = ;- . Dunque uno dei piani generatori della quadrica è P (ct^ + A/S,) — PJa + A/S) — 0 , L' altro, che gli coi'risponde omograficamente, è • Q {a, + A/SJ — Q, («+A/5) = 0 ; nella quale ct^ 0^ Q, sono costanti analoghe alle as, /5( P, e relative al punto C, . Eliminando A si ha che è r equazione della quadrica. Essa è verificata dalle si- multanee ipotesi di P=0 e Q = 0. Dunque la quadrica contiene la retta (P,Q) e contiene le altre quattro {Va,~V,ct) (P,/5-P/5j Queste cinque rette e la retta variabile generatrice del- la quadrica determinano T esagramma sghembo di cui si è parlato più sopra. 5. Il teorema più sopra enunciato su questo esagram- ma può anche considerarsi come una proprietà generale del sistema di una conica e di un triangolo arbitrariamente — 1257 — posto nel suo piano. Per ottenerlo basta sostituire alle sei rette consecutive che si possono considerare come tre co- niche evanescenti, tre coniche qualsiansi. Esso si può enun- ciare cosi : Se si considera una superficie di 2." ordine ed un trie- dro qualunque, ciascuno degli spigoli del triedro è nel pia- no della seconda conica intersezione dei due coni che han- no per prima conica comune la sezione fatta dalla superli- cie di 2.° grado sulla faccia del triedro opposta allo spigolo considerato, e che passa ciascuno per una delle coniche di intersezione delle due altre faccie del triedro colla su- perficie medesima. Si può infatti considerare il sistema del cono che passa per due coniche, e del piano che contiene la terza, come una superficie di 3." ordine. Due di questi sistemi hanno nelle loro intersezioni una curva di 6." ordine tracciata su una superficie di 2°, ed è il sistema delle tre coniche, sulle facce del triedro. Dunque il resto della loro intersezione è una curva piana del 3.° ordine; vale a dire, la seconda co- nica d' intersezione dei due coni ò in uno stesso piano col- la intersezione delle due facce del triedro considerate. Questo teorema può essere dimostrato analiticamente come caso particolare del seguente : Se vi è una curva piana comune a tre quadriche, ogni coppia di queste deve avere un' altra curva piana comune, e i tre piani di queste ultime curve comuni passano per una stessa retta. Infatti siano U , U H- LAI , U + LN le tre quadriche, L essendo il piano della curva comune. Le due ultime han- no evidentemente per loro mutua intersezione le due sezio- ni piane fatte da L ed M-N . Nel nostro caso particolare le tre quadriche sono : la Tomo VII, Serie V. 10 1 — 1258 — superfìcie che determina le tre coniche sulle facce del trie- dro, ed i due coni che passano rispettivamente per due di queste coniche ed hanno la terza comune. Le considera- zioni analitiche precedenti debho air amico prof. Cassani. 6. Infine il teorema di Pascal può ancora essere consi- derato come una relazione tra 6 punti presi su una conica, e il nostro secondo teorema dà analogamente una relazio- ne tra dieci condizioni equivalenti a dieci punti presi a caso su una superiicic di 2." ordine, vale a dire uno di più che non occorra a determinare la superfìcie. Se si considerano infatti su una superfìcie di 2.° ordine due coniche, che valgono otto condizioni, e due punti, e si dicono a e /S i piani di queste due coniche e y un 3." piano che ruota intorno alla retta dei due punti, per cia- scuna posizione di quest' ultimo, la sua intersezione col piano egualmente ruotante y della seconda conica d" in- tersezione di due coni defìniti come precedentemente è nel piano fìsso (2 ; poiché questi tre piani y ly -,(2 si taglia- no secondo una medesima retta. Questa retta passa costan- temente per il punto fìsso intersezione del piano (2 e della retta attorno alla quale ruota y ; dunque essa descrive questo piano fìsso (3 ruotando attorno a questo punto fisso. 7. Non sarà fuori di proposito ricordare che dal teore- ma di Pascal, enunciato così : « I lati di un triangolo inter- » secano una conica in sei punti che giacciono, due a due, » su tre rette, le quali intersecano i lati opposti del triangolo » in tre punti che si trovano su una linea retta. » Chasles ha dedotto il seguente, come analogo teorema per lo spa- zio a tre dimensioni : « I lati di un tetraedro intersecano » una quadrica in dodici punti, per i quali si possono con- » durre quattro piani, ognuno dei quaU contiene tre punti » che giacciono sugli spigoli passanti attraverso lo stesso — 1259 — » angolo del tetraedro; quindi le rette, intersezioni di ognii- ì) no di tali piani colla faccia opposta del tetraedro, sono » generatrici dello stesso sistema, di un iperboloide. » Infatti, siano x , y ^ z , w le facce del tetraedro e la quadrica 2;"-+»/+;.'-+«;^-( /•+ -^,)2/;:;-(y 4- ^-^xz- (^h 4- j^ xy- i quattro piani saranno X = liy -h gz -i- Iw y zrr hx -i- fz -+- mw z = gx -h fy -{- nw tv =r= Ix H- my + nz . Le loro intersezioni coi piani x , y , z ^ tv sono ri- spettivamente un sistema di rette generatrici dello stesso iperboloide. PIETRO SELVATICO NELLA ARCHITETTURA MEMORIA DEL M. E. GIOVANNI CITTADELLA I. Sarebbe temerità non degna di perdono la mia, se pro- fano quale io so d' essere nel difficile magistero delle arti belle prendessi a parlare di Pietro Selvatico senza la giu- stificazione d' una quasi sessantenne non mai interrotta amicizia, che a lui mi legava. Guardai con gratitudine sincera al gentile invito che me ne venne da questa spet- tabile Presidenza, e lo tenni perchè sentivalo un debito. Tardi lo soddisfo, gli è vero, ma non è mia la colpa. Fu- nestissinia sventura domestica inceppavami a lungo la pa- rola e il pensiero. Frattanto valenti e concisi scrittori ne ritrassero i meriti splendidamente : il mio non è pennello per lumeggiarli con tanta vivezza, e solamente gli accen- nerà come in una sfumatura, in una penombra. Che mon- ta ? Lo scapito sarà tutto mio: il nome dell' amico basterà esso solo per dare luce alle tinte, ed io avrò fatto quanto la coscienza mi detta. Bensì stato io con lui quanto lunga gli durava la vita, ora quasi ingannando affettuosamente me stesso, mi sento — 1202 — Irallo in qiicslo ricordo do'prcgi suoi a soffermarmi seco al- cun poco. Ma perchè questo tributo della mia vecchiezza a tant'uomo non trascorra ad abuso del tempo vostro e della vostra pazienza, oggi drizzerò l'occhio ai soli sommi ver- tici dov' egli spinse T acuto e infaticabile sguardo della sua dottrina e della sua critica nelle investigazioni architetto- niche, affidando dappoi a questa ciiiarissima Presidenza anche il rimanente del mio lavoro intorno agli scritti del Selvatico. La storia e la critica delle arti belle furono il campo vastissimo, in cui l' illustre mio concittadino siffattamente con sicuro piede spaziò, come forse non avvenne (e spero di provarlo) come forse non avvenne ad alcun altro scrit- tore, che abbia fatto segno de' suoi studii il bello visibile. E questa preminenza perchè ? Perchè guidato da sapiente maestro, dal professore Menin, volse ancora giovane il forte intelletto, la imaginazione svegliata^ la sconfinata me- moria agli esercizii della istruzione letteraria, a quella pe- renne sorgente di larghissima vena, donde spiccano insieme il vero, il grande ed il bello; perchè conoscitore dei più ac- curati storici divenne, a cosi dire, contemporaneo di tutte le età, e lusingato dalle grazie dello stile, sì abituò fino da- gli anni primi a vestire i proprii concetti di perspicuità, di eleganza, di calor, di splendore. Per tal guisa l'armonia, procedente dalle pagine degli eletti prosatori e dai diffe- renti accordi de' migliori poeti, gl'insinuò nell'anima a ciò disposta anche 1' altra armonia delle arti figurative, per meglio gustare la qua'e ebbe a consiglieri e istruttori il De- min ed il Jappolli, che lo educarono al maneggio del pen- nello e della sesia. Ma non intermetteva perciò le predilette discipline let- terarie, nelle quali non altrimenti che nelle tre ispirate sorelle vedeva sempre e soltanto le manifestazioni diverse della stessa essenza del bello, vedeva una sola famiglia, che I — 1263 — r arte, cioè la unificazione di quel sublime sodalizio, che frutterebbe solamente ozioso diletto, se non s'innalzasse ad avanzare di bene in meglio la umanità, quasi propaggine del pensiero e del sentimento. E quanto più in queste con- siderazioni addentravasi, quanto più osservava gli stretti rapporti che collegano 1' arte alla vita dei popoli, tanto più lamentava il difetto di adeguata istruzione che questi rap- porti mostrasse, facendo dell' arte collettivamente consi- derata un apostolato ; cioè lamentava la mancanza di una elevata critica artistica generale, che affratellando i prin- cipii estetici e i metodi tecnici, questi procurasse diffon- dere negli artisti col mezzo di quelli, disaminando storica- mente le vicende dell'arte nella sua integrità, e reggendone al presente le multiformi rivelazioni, scuola a un tempo di vero progredimento e promessa di nuove glorie. Che ben egli sapeva come la storia di una dottrina qualunque ne rischiara, ne agevola la cognizione, meglio assai di qua- lunque precetto, di qualunque astrattezza. Non altrimenti di tutte le nature che hanno una sicura potenza, egli ben presto si trovò d' accordo con sé mede- simo, e pienamente soddisfatto nella sfera d' azione che aveva prescelta, era uno dei pochi uomini, che non vo- gliono mai fare ciò che non possono. Dalla quale profonda conoscenza di sé, e dulia concordia fra le propensioni del- l'animo suo ne avveniva che nella sua parola brillasse quella serenità della intelligenza che distingue e suggella un ente armonico. Infatti il Selvatico era veramente I' uomo da concepire il grande disegno dell'accennata critica artistica; egli che nemico dell'eclettismo non si lasciava attirare dalla seduzione delle rinomanze individuali, che voleva atterrati gl'idoli dell'errore, che sentiva 1' arte dentro da sé come la espressione degli alti concetti e della dignità dell' uomo, che nella divisata critica voleva chiamati a rassegna secoli, pensamenti, usanze, virtù, affetti, superbie e per fino an- w — 1264 — che i delitti ; rassegna questa delle sociali modificazioni che nel tempo stesso sono madri e suddite all'arte. Tanto questa in ogni epoca si fa specchio e signora dell' univer- so ; tanto quell' essere privilegiato, l' artista, subordina al suo intelletto l'increato e il finito; tanto egli, la cui vita è tuttaquanta sentimento e pensiero, nella natura da lui rinnovata, nella ravvivata umanitù diventa parola della di- vinità creatrice; parola rivolta a illuminare la intelligenza, a destare la imaginazione, a infervorare l'animo ; manife- stazioni^ delle potenze morali e delle idee delio spirito ; pa- l'ola architettata, dipinta, scolpita, portentoso e trilingue vangelo ai popoli dalla civiltade redenti. Cotale pel Selva- tico r arte. II. Seguiamolo adesso questo sottile indagatore quando chiede ragione delle sue forme diverse all'architettura, a quella primogenita fra le arti, cresciuta in mezzo ai giudizii dell'occhio e della sperienza ; complesso di solidità, di co- modità, di bellezza; a quel simbolo delle nostre consuetu- dini, geometrica ordinatrice delle eleganze, interprete lu- minosa delle sociali vicissitudini. Delle quali forme diverse il Selvatico a bella prima scorge una causa forse precipua nella differente indole dei materiali, o enormi come nei granitici massi d' Egitto, o gentili come nei marmi di Gre- cia, quando plastici, quale l'argilla romana docile alla cur- va d' immense volte, quando preziosi, e tali le conquistate brecce d' Africa e d' Asia, o quarzosi alla guisa delle set- tentrionali arenarie (mi si permetta la espressione) agili ad innalzarsi su quegli eccelsi pinnacoli, e così via via d'altre regioni toccando. Per siffatto modo egli premette gli insegnamenti costruttivi agli estelici, ai quali poscia feruia io sguardo e partitamente si addentra fra gli svariati edi- — 12(35 — fidi delle antichità più remote, obbligando l'arcbitetto mo- derno a conoscerne tutti gli stili per acconciarli a quella parte di usanze che noi redaaimo da popoli differenti; ma fulminandolo di anatema (notino bene i giovani artisti), se accatasta questi stili dissimili sur una fabbrica stessa, con insulto alla unitù di concetto ed al senso comune, che dopo la ordinazione dell' universo rifugge dal caos. Toglie pertanto a considerare quel preambolo dell'arte, il simbolo, quella necessità dei popoli primitivi, quel lin- guaggio dell'antica architettura sacra, produzione orien- tale, prima tipo di tutti" i concetti, poi segno commemo- rante una idea, giovevole anche adesso all'opera della sesta, se usala leggiadramente. Quindi soffermasi alla forma algebrica, ricordo dell' armonia del creato, nei giganteschi templi dell'India, fattura di secoli: poscia si aggira fra le monumentali rovine delle dinastie babilonesi e caldee, fra la babelica torre e i pensili giardini ricchi d' oro e di statue, confortati dagli artificiali sprazzi dall' innalzato Eufrate: si slancia fra i ruderi di Ecbatana e di Ninive, quasi ancora orgogliosi dell'antica magnificenza tiionfata poi dal grande Alessandro, ed ora archeologicamente costretta di rispon- dere all' italiano Botta ed all' inglese Layard nelle epigrafi cuneiformi, nel rabescato obelisco di nero basalte, testimo- nio al verace racconto di Senofonte. Ed ora in mezzo a simboli mostruosi lo chiama la Persia coi resti della incen- diala Persepoli, di colonne, di scalee, di terrazzi, con se- polcri o nel masso a ripiani, o eretti sulle colline ; anche Ciro il grande vi dorme, vi dormono gii antichi popoli li- cil, e sovra quei lignei tetti degli edificii il Selvatico ci ad- dita r esempio primo dell' arco acuto a ragione di orna- mento ; prova che ne sono pure oggi Telmisso, Antipatro e Xanto, vetusta cittade quest' ultima, che ancora attira lo sguardo dell' artista e dell' archeologo nelle sue mura ci- clopiche e nella vasta necropoli. Tomo VII, S-jrie V. 1G2 — 1266 — E, lui duce, salntianio la China dalla architettura lìgia alle flessuose forme delle tende primitive, dalle fantastiche decorazioni di policroma gajezza, dalle poligone torri spe- culatrici delle danze degli astri, dai vastissimi ed intrarotti spazii di meravigliosa vegetazione ; esempio questo seguito prima dalflnghilterra e poscia in tutta Europa diffuso: sa- lutiamo le reliquie delle vetustissime muraglie fenicie, am- bito che furono dell' antica Tiro; mentre del popolo ebreo ci favellano le memorie del famosissimo tempio, donde trassero sempre la disposizione le basiliche delle età mez- zane. Ma perchè, dice il critico nostro, dopo il medio evo, gli architetti nel murare cristiane chiese non si at- tennero a quel tipo ? Perchè non se ne serba gelosamente la tradizione spirituale e plastica? perchè rinzeppare di ricordi, di abbellimenti, di regole tolte ad altre religioni i nuovi sacri edifizii, significazione che sono questi d'una fede, la quale sferra 1' uomo dai ceppi della materia, e lo sublima col vigore e con la responsabilità del libero arbitrio, senza agitare il turibolo alla cecità del fato, ed al fango dei sensi ? Dappoi vi conduce egli nella regione dei geroglifici, della scrittura ieratica e della demotica, vi distingue i tre pe- riodi dell' arte, vi ammaestra fra le viscere delle montagne di Siene, fra quei petrosi acervi in paese povero di legna- me^ e dopo avervene posto innanzi le differenti moli dalle piramidi agi' ipogei, dagli obelischi alle cariatidi, ferma la vostra attenzione ai matei'iali, alle colonne, alle porte, ai tre elementi cioè della tanta gravità colossale nelle opere della sesta egiziana, ed anche vi addita nei soffilti delle abi- tazioni private glintrecciamenti e i meandri, siccome esem- pio che furono ai Greci, siccome origine della ellenica po- licromia. Ma prima di vagheggiare il bel cielo di Grecia, si trat- tiene il Selvatico fra i resti pelasgici ed etruschi, divenuti - 1267 - ora piuttosto pagine di storia artistica, anziché esempio e stimolo ad invenzioni, che si accordino coi tempi nostri. Densi in quelle ciclopiche muraglie ammira le famose prove di solidità e principalmente di statica, le ammira negli atrii e nelle volte, entro la stessa Roma nei lavori dei Ire ultimi re. Opere tutte che lo confermano nel ribattere 1' errore di chi vorrebbe vedere memorie di templi etruschi nei do- rici della magna Grecia e della Sicilia. No, non abbiamo ricordi, egli dice, di templi etruschi, tranne qualche mal fondata tradizione. Sibbene gli ordini tenuti greci hanno a genitrice 1' arte etrusca, e ci restano rimembranze di porte, di anfiteatri, di sepolcri, varii questi di concetto, di collocamento, di fregi, di suppellettili, e di tanti raffina- menti (rimembranze spesso egizie e talora greche), che il Museo Vaticano ora gelosamente conserva. I quali raffinamenti non impediscono lo scrittore dal seguire la voce di una civiltà più fiorita, che lo chiama nella Magna Grecia e nella Sicilia, dove forse indigena ger- mogliò quella pianta, che tanto ebbe poi a prosperare sotto il sole di Grecia. Si arresta ai grandiosi architettonici avanzi di Pesto, di Agrigento, di Selinunte e ad altri, i quali gli provano come l'austerità dorica vi prevalesse sulla jonica leggiadria, e gli sono occasione a sviluppare la sua molta dottrina intorno a quella maniera di architettare e di ornare, intorno alle differenti forme dei templi, alle con- servate reliquie di molteplici monumenti, alle possibili ap- plicazioni di quello stile fra noi : tipi lutti di eletta elegan- za, manifestazioni di popoli che idolatravano il bello, e che francheggiali da congenita potenza divennero maestri nel- r arte. Fortunati maeslri, aspettati da quegli alunni che furono i Greci. — i'268 — III. Ed appunto tra quegli alunni spazia ora il Selvatico. Smascherate le adulazioni onde 1' arte greca fu idolatrata, mostrato il torto dei novatori che la disprezzarono distrug- gendo le tradizioni, primo elemento del progresso morale de' popoli, vede il Selvatico nell' arte greca 1' attestazione di una civiltà diversa dalla nostra, la quale perciò non può venire raffigurata dalla imitazione dell'arte greca, ma può, anzi deve seguirne il principio, che nell'architettura si ac- conciava air uso delle costruzioni, e lo manifestava negli ornamenti, mentre nella pittura rappresentava la natura conforme a tipi che estrinsecassero una idea. Ecco l'arte, egli dice, che dobbiamo imparare dai Greci, della quale i primi albóri aveva egli già intraveduti nell' Egitto e nella Fenicia ; per questo le merlate acropoli, i palagi dei gran- di con aspetto di foililizii rallegrati da irrigui giardini con asiatica pompa ed egizia ; per questo le ben posate volte dei sotterranei tesori, e le tombe quando circolari, quando scavate nella roccia, e i religiosi recinti fabbricati in legno od in pietra ; finché la cultura dell'ingegno, gli esercizii del ginnasio e della scena destarono vita novella nella virtù della sesta, onde sorsero i corretti e sontuosi templi di Atene e del Peloponneso con tanti altri edifizii, di cui ci parlano gli avanzi ; edifizii rallegrati da quell'armonia di colori, che tem- perando la troppo fulgida luce del cielo greco, e i troppo vivi riverberi di un terreno sferzato meridionalmente dal sole, giovava allo spicco degli oggetti e di quel rilievo, da cui le costrutture traggono forma e carattere. Ed è appunto la sola forma che il Selvatico ci pone innanzi nei corrotti giorni di Pericle, poiché l'arte, interprete sempre fedele dei tempi, non poteva allora mirare nelle fabbriche se non a — 1269 — pompe esteriori od appagarsi di riprodurre con la tavo- lozza e con lo scalpello i più appariscenti modelli naturali, perchè il modello morale non lo aveva sott' occhio. Ricchi pertanto e sfolgorati allora gli edifizii, i templi segnatamente, fra cui il Partenone, che lamenta ancora nelle perdute sta- tue, metope e fregi il furto perpetrato da lord Elgin, furto divenuto ornamento al Museo britannico; templi, continua egli, ora circohìri, ora rettangoli, delie cui parti e delle cui differenti ragioni ci dipinge le decorazioni, i voli, i can- delabri, le armi, le oblazioni, le corone, le statue, e tutto che, oltre alle religiose ricordanze, favellava a quel fantastico popolo di giuochi, di costumanze, di allettamenti, di splen- didezze, di glorie passate. E pompa di forme vi danno i pro- pilei, vestibolo ai recinti sacri e fortificati, e le a(jore o piazze fiancheggiate da portici e da colonne a comodità dello smercio e delle assemblee popolari, a custodia de'tem- pli, e le palestre e i ginnasti, de' quali le pubbliche eserci- tazioni ci pennelleggia l'autore, per poi condurci nei teatri lignei alle feste dionisiache e nei succeduti marmorei desti- nati alle prove del coturno e del socco, o per guidarci agli odei rallegrati dalle dolcezze della musica, e perfino alle abitazioni dei privati, fossero doviziosi ovvero popolani ; splendide quelle dopo le guerre del Peleponneso per pina- coteche, per biblioteche, per pitture all' eacauslo, per do- rati rilievi, per marmi preziosi, ma tutte contaminate dalla separazione della famiglia: funesta separazione, concios- siachè la moglie vegetasse, quasi direi, nella solitudine di recluso spartimento, dotata invano di que' privilegi che la Provvidenza a larga mano le prodigava e che il cristiane- simo rivendicò ; di que' privilegi che la fanno adesso con- forto, consiglio, delizia del fuo compagno, che la fanno an- giolo al costume dei figli, impulso alla loro istruzione, cu- . slode della concordia domestica, sorriso dei congiunti, bel- lezza rivelatrice dell'animo, fiore di civiitù, educatrice della •^ 1270 — nazione, li più pura, la più cara, la più luminosa espres- sione del pensiero di Dio. Ma dopo la morte del gran Macedone con la civiltà si conlaminò anche 1' architettura per asiatico lusso in palagi bizzarramente obbrobriosi, perchè innalzati a vanteria della meretricia impudenza, in opere di sterminata dimensione, di pomposità artificiale, a soddisfazione di principeschi agi e privati, a sfarzo delle città, fra cui sontuosissime Alessan- dria e Antiochia, ad ornamento di altre, come Jerapoli, Cizico, Alicarnasso ed Atene per ricchezze prodigate in teatri, in palesile^ in ninfei, e talvolta in templi, e perfino nei sepolcri : testimonio la Licia, Y Asia minore, la Sicilia. Solo nella Grecia propriamente detta si serbarono più mo- desti gli avelli per le rinnovate leggi statutarie a sparmio di spese. Bensì ebbevi profusione nei monumenti onorarii, e non manca il Selvatico di biasimarne con sincera impar- zialità il futile scopo di alcuni fra quei ricordi, donde spic- ca la impronta degl' infiacchiti costumi. Ma non gli bastava di correre tutto il vasto campo di una architettura , che si numerevoli ebbe cultoi'i ed imita- tori nei vecchi tempi e nei nuovi, se non la obbligava (mi si passi la espressione) a manifestarsi in epilogo per responsi, che servissero di norma a noi nell' adottarne la ragionevole imitazione. Ed ella in fatti gli rispose lo stile dorico voler dii'e solidità, eleganza il jonico, dovizia di ornamenti il corin- tio ; rispose rivendicando alla volta il suo diritto di appar- tenere air architettura de' Greci, caratterizzata dal!' isola- mento della colonna e dal suo connubio con rarchitrave ; connubio generatore di libera luce ne'Ie costruzioni, di pe- ristili, di propilei, di portici, di piozze porticate pur esse. Pre- gi e forme le cosiffatte da non sedurre il sagace scrittore a non lamentare 1" abuso che fu fatto di queir architettura da troppo corrivi imitatori, i quali non vi riconobbero la unità dei piani siccome estetica legge imprescindibile. Di — 1271 — quanto non adatto grecnme, giusta i! Selvatico, non ve- diamo l'inzeppate le nostre case di città e di campagna, e templi e teatri! Imitiamo pure i Greci negli edifìzii, che de- vono significare idee conformi a quelle significate dai mo- numenti loro : piazze, pubbliche costruzioni, bagni, borse, barriere anche adesso guadagneranno aspetto di corretta splendidezza dalia imitazione del Partenone, dei Propilei d'Eleusi, dalle joniche leggiadrie di Minerva Poliade ; ma le nostre chiese, il teatro moderno, le abitazioni nostre tanto rifuggono dal greco stile, che chiunque vuole accon- ciarvelo, non fa che offendere il senno stesso dei Greci. Si cerchino invece nei monumenti ellenici le ragioni estetiche di quel profilar vigoroso, negli studii classici la catena delle tradizioni, sola feconda madre d'idee, e da una imparziale analisi sorga quella sintesi, che sul Tevere, sull'Arno, fra le Lagune, e perfino fra i nordici geli ci diede tanti, così diversi e famigerati miracoli della sesta. IV. Ed ora moviamo subito alle rive del Tevere, ove la volta e l'arco quasi elementi ambidue principali innalzano quella architettura sopra la etrusca e la greca, delle quali ella bene giovossi, ma cambiando in sistema di costruzio- ne esempii staccati. Quanti a prova i resti di edificii re- pubblicani , che con maschia eleganza e con correzione severa svelano la maestria romana anche prima dell' im- pero, prima cioè che 1' arte si elevasse a magnificenza di costrutlure, della quale magnificenza l'ordine corintio di- venne la espressione! Allora in Roma le più sontuosa- mente pure fra le sue moli, allora in tutte le conquistale regioni acquedotti, terme, templi, archi trionfali, le cui va- ste reliquie durano tuttavia altestatrici di una statica fino- ra non superala. Fu in quel torno che con T uso dei mar- — 1272 — mi vede il critico nostro introdursi i minuti intagli, e gli ornamenti, anche troppi ; donde T acconcio suo monito agli architetti moderni, allorché scrive la moltiplicità degli ornamenti solo allora potersi meritar lode, quando vi sia ragionevolezza e opportunità. Del resto da quegli intagli nei fregi, da quelle ornature seppero bensì trarre istru- zione ed esempio, perchè condotti da squisitezza di gusto, il Brunelleschi, Giulian da S. Gallo, il Possano, i Lombar- di ; e gli encomia il Selvatico, ma non cosi i cinquecentisti che ne abusarono, che imitarono gli ornatisti succeduti ai primi Antonini colpevoli di ribocco. Quale la erudizione e l'acume di lui quando si affaccia alla china della corruzione artistica dopo Y età di Augusto, quando cioè via via (ino al tempo di Diocleziano (ann. 284) accenna gli cdifizii che in generale primeggiarono meglio per vastità e per ricchezza, piuttosto che per eleganza di proporzi(mi e per eccellenza di lavoi'o, senza per altro che se ne possa stabilire un separato periodo dell' arte, secon- dochè altri vorrebbe ! Nel quale mezzo tempo, e proprio dopo Marco Aurelio (ann. lOl) ricorda egli come s'innal- zassero nelle città asiatiche templi troppo riccamente sfar- zosi, nelle cui sconvolte licenze inclina egli a ravvisare la culla delle ghiribizzose fantasie del barocco. Ed in fatti, ecco l'arte sempre più dibassata, anche quando pose l'arco a Settimio Severo (ann. 103); ecco sempre più alla sempli- cità del bello surrogarsi una soverchia ricchezza ; cosi nelle terme di Caracalla (21 i), come in quella di Eliogabalo (anno 218), e negli sfoggiali teatri ed anflteatri di Alessan- dro Severo (anno 222), finché per le cominciate invasioni dei barbari si pensò piuttosto a fortilìcazioni che a fabbri- che di lusso ; e allora, forse all'età di Gallieno o Quintillo, la porta dei Borsari a Verona (anno 270) ed altre porte in alcune città della Francia : imitazione, crede il Selvatico, uei loro archetti delle etrusche a Perugia. — 1273 — Ma dove la sua parola suona ancora più istruttiva gli è quando la volge alla già mentovata età di Diocleziano, quando l' introspiciente suo sguardo vide prima d' ogni al- tro un' epoca nuova nella vita dell'arte romana, vide cioè manifestarsi quasi nuovo elemento 1' arco girato immedia- tamente sulla colonna. Poco gli era trattenersi a discorrere delle terme di quel monarca, le più vaste di Roma ; poco deplorare il barocchismo che vi contaminò la gran sala centrale, convertita dappoi nella chiesa della Madonna de- gli Angeli ; poco lamentare quella generale ridondanza di terme immense, scuola d' intemperante sensismo, alletta- mento a sozze nefandità, esempio abusato dai succeduti architetti anche ai di del rinascimento nella edilizia distri- buzione per fino delle abitazioni private. Più solertemente mirò egli a quella nuova maniera dell' arco che i rigidi precettisti accusarono di barbarie. Non si avvidero questi saputi come i Romani per le costumanze loro politiche e cittadine abbisognassero nelle basiliche e nei fori di ampii portici, di larghi intercolonnii e perciò di molta distanza fra r una e l'altra colonna; distanza che da principio es- sendo breve sotto architravi monoliti, aveva poscia acqui- stato di spazio bensì sotto intercolonnii architravati di le- gno, ma a prezzo di facili guasti per fradiciume, di conse- guenti rovine e di costose riparazioni, anche nei peristili e negli atrii delle case private. A togliere il quale sconcio videro gli architetti l' utile effetto dell' arco girato sulla co- lonna con guadagno di molto spazio e di molta luce ; si- stema del quale ci porge Spalato il primo esempio di rile- vanza nel palazzo di Diocleziano, e che presto dappoi si diffuse anche in benefìzio delle basiliche cristiane, ove radi si volevano i sostegni, facili ed ampii i passaggi. Mi tratten- ni alcun poco su questa foggia d' arco improvvidamente accusata di barbarie, perchè la si può considerare come un punto fisso nella storia della architettura romana, prin- Tomo VIL S-j/ie V. 163 — 1274 — cipalmente dopo che il Selvatico dicliiaravyla con assen- nato giiulicio « la forma elementare che può dirsi vera- mente nostra ; quella forma che portata a sì pura bellezza dal Brunelleschi, dal Bramante, dal Possano, dai nostri Lombardi ha diritto d'essere chiamata una delle più ele- ganti, delle più triginali, e per questo delle più adattabili all' indole e alle direzioni del pensiero moderno ». Brilla pure la critica del nostro autore, allorché dopo averla rivolta al circo di Massenzio, erroneamente attri- buito a Caracalla, ed ai pochi edidzii eretti da Costantino a Roma, si ferma a quell' arco di trionfo dedicatogli dal senato e dal popolo, e costrutto coi marmi tolti all'arco di Trajano ; si ferma nel confronto dell'arte sotto questi due Principi al suo proii,ressivo scadimento, alla infezione che ne diffuse sulle rive del Bosforo il fondatore di Costantino- poli, alla mala scelta de' materiali, ai forzati accozzamenti di avanzi appartenenti a fabbriche antiche, alla miseria di che Roma era allora gravata , alle asiatiche architetture importate sul Tevere dagli stessi imperanti, ed agli accat- tati ribocchi di male disposti ornamenti. K meglio si manifesta l'avvedimento di lui quando con- sidera r architettura dei Romani nelle sue relazioni diverse con gli usi di quel popolo e con le sue applicazioni ai mo- derni. Studio questo che richiede indagini ancora più sot- tili e minute, perchè diretto a mostrare quanto oggidì gh architetti possano trarre dall' arte romana in prò delle co- stumanze nostre e de' nostri bisogni, senza intralciare lo svolgimento presente con troppo ligia e sistematica imita- zione. Nel quale esame l'autore si palesa ad un tempo l'uo- mo antico ed il nuovo, 1' uomo che dalla giusta ammira- zione non si lascia travolgere ad una devozione fanatica, e che nella sesta vede sempre 1' ancella della civiltà progre- diente. Nulla essa impara pertanto dalle case dei cittadini romani ; tanto ne sono diverse le usanze nostre : nulla — 1^275 — (lall'eseinpio di qiie' templi ; tanto da quella religione diffe- risce la nostra : dunque non pronao dinanzi alla chiesa cristiana, la quale invita fra le sue pareti i credenti ; ma pronao invece dinanzi ai tribunali, ai teatri e a tutti i pub- blici ediflzii, ove ad uso determinato si accalca la folla : né alle tombe nostre si adatti lo stile delle romane e la stessa maniera di ornato. Vestano, egli scrive, i nostri sepolcri il carattere detto gotico, derivazione e parola del cristiane- simo, ricchissimo per varietà e per leggiadria di linee, per quasi inflnite combinazioni delle forme geometriche ; e se qualcosa vogliamo imitare della funebre architettura roma- na, popoliamo di tombe racchiudenti le ceneri d'uomini il- lustri, popoliamo le vie più frequentate, moltiplichiamo per tal guisa insegnamento ed incentivo ai passanti. Vero apo« stolato , aggiungerò io, d'ispiratrici memorie principal- mente a' di nostri, in mezzo a tanta congerie d' introniz- zata materia, ben meritevole che sapienti e popolo la de- pongano e diseredino coi ricordi di celebri trapassati, che sono simboli della vita ; della vita cioè dello spirito, di quella vita che, massimamente alla cote dell'esempio, ap- punto perchè tutta spirito, diventa alacre ed operosa, gi slancia nell'avvenire e pregusta il suo guiderdone nella me- moria, neli' ammirazione e nella emulazione dei posteri. Che se dalle fabbriche di pubblicità religiosa faremo passo a quelle della civile, troveremo norme a seguire ne- gli antichi archi di trionfo, ma solo per commemorare av- venimenti solenni, non ad altri intendimenti, come talora forse si fece : per contrario non imiteremo, dice il Selva- tico, i fori e le basiliche di Roma pagana, mancandoci ora quello scopo, perciocché adesso diversamente ed in altri recinti sollevino la voce loro giustizia e politica ; né si rin- novino quegli antiteatri e que' teatri non rispondenti alle usanze noslre. Bonsi rinnoviamo le tei'nic, }»urchè non si compongano di più piani, t ciò priucipalmeate per 1' esi- genza dell' estetica, la quale spiccava allora dalle ampie e magnifiche volte che coprivano quelle costruzioni. Ma se giusti motivi ora ci obbligano a valerci dello spazio anche in ragione di altezza, noi Italiani in tanta foga presente di accorrenti a bagnature marine e termali, a fonti dispensa- trici di acque bibule salutari, imitiamo gli avi nostri almeno in quelle dirò quasi attinenze con che circondavano le ter- me, procurandovi comodità, decorazioni, diletti, esercizii di giuochi ginnastici, tutto in somma che attira la umanità a esilarare 1' animo di ricreamenti acconci ad aiutare l'opera della idropatica terapia. Perchè ora, se qualche raro esem- pio ne togli, lasciare la imitazione di codeste italiane anti- che e confortatrici agiatezze a que' popoli ch'erano barbari quando noi n' eravamo maestri ? Ed è bella la critica del Selvatico, allorché, non pago di avere passeggiato fra i differenti edifizii romani (si attaglino essi o non si attaglino alle nostre coslumanze), ne mostra durevole all'architetto il bisogno dello studio, non tanto per attingerne lumi ai bisogni materiali e morali del tempo nostro, quanto per insignorirsi del grande principio, che fu perenne fondamento a quell'arte; la necessità, cioè, che la forma architettonica, così nel complesso come nei par- ticolari, debba sempre mantenersi in corrispondenza allo scopo cui è destinata. Per tal modo l'autore si stacca da quell'arte antichissi- ma, la quale sempre conservandosi ingegnosa e magnifica, insegnò e sempre insegnerà a tutte le successive sorelle la unità, la solidità, la eleganza siccome triplice fonte dell'ar- chitettonico magistero : di quel suo magistero tanto pieno di vita e splendido tanto, quanto dei Romani stessi la sa- pienza legislatrice, la ispirata facondia, le armonie molte- plici della Musa, il fascino dei trionfi: prerogative tulle così grandi e potenti, come grande e potente la balia di — 1277 — quel vasto tioiiiinio, clic mi ricliuuna alla meniuiia il poeta, dei Fasti quando dettava Jupiter arce sua totum quum spectet in orhem , Nil nisi romanum , quod lueatur, habet. Uh. 4 V. Ed ora dalla doma di Giove si volge il Selvatico alla Homa cristiana, sottopone ad analisi quel mutamento, guar- da il rozzo e lento modiflcarsi dell' arte a significare la nuova fede, distingue le prime chiese orientali dalle occi- dentali, diverse per forma e per disposizione, quelle arieg- giane dalle sale termali, queste dalle basiliche ; e si piace di vedere conservata la usanza di girar 1' arco immediata- mente sulla colonna. Ma giù T impero piega a rovina, la sentono anche le arti, e intanto scendono i Goti. Lo sto- rico nostro giustamente onorando 1' amore di Teodorico e della figlia sua Amalasunta pel bello figurativo, ci conduce a Terracina, a Ravenna, e nella educazione di quel principe a Costantinopoli, nei viaggi suoi per 1' Asia e per 1' Africa ci spiega perchè nelle sue fabbriche di ossatura romana campeggino ornamenti di ricordo egizio e forse persiano ; perchè nei dì della cosi detta liberazione dell' Italia vi s'in- trometta lo stile di Bisanzio per opera degli architetti che Giustiniano vi mandò da Costantinopoli. Finché giù discen- dendo per la china degli anni, T autore negli avanzi degli edifizii longobardi scorge bensì corruzione di gusto, vivo per altro il grandioso tipo dell'arte, che l'autore dopo lunghi studii e confronti giudica sempre romana finche i Longobardi dominarono ; sibbenc modificata dalle poche successive mutazioni, che imposero i mutali usi e il p(ì-> praggiunlo lussureggiare orientale. - 1278 — Se non che le vittorie di Carlo Maj^no lo invitano alle opere edilizie più strettamente propi-ie del cristianesimo, e perciò risalendo al terzo secolo vi mira chiese piccole e dis- adorne, alle quali nel quarto ne succedono di vaste ed ac- conce all'uso dei fedeli, che vi si raccoglievano distinti per sesso, o vi si accostavano se solamente iniziati alla nuova credenza. La basilica dei Romani gli si para innanzi dive- nuta il caso dei seguaci di Cristo, e gli porge occasione di palesare la sua molta dottrina anche nell'antico simbolismo rituale, netto dalle sottigliezze metafìsiche di alcuni mo- derni nel sognare certe rispondenze tra la forma mate- riale delle chiese e le basi fondamentali del cristianesimo. In quella vece il Selvatico si ferma a descrivere i due tipi delle basiliche cristiane^ il primitivo, cioè, e l'altro allargato nel quinto secolo a proporzioni maggiori, ne disamina i suc- cessivi particolari, che manifestando i primi riti della chiesa offrono soggetto di studio agli architetti, e possono condurli a composizioni ricche di ben mosse linee e di religiosa espressione ; finché si trattiene a quei modi statici, siccome scuola a simili costrutlure. Lunge dunque per suo consi- glio dai sacri edificii cristiani le forme del tempio romano, i suoi pronai, le sale da banchetto (com'egli foi'se li'oppo se- veramente le chiama) delle ciiiese palladiane e i mille ac- cartocciamenti di posteriori architetti. S'ispirino invece gli artisti alle forme dell' antica basilica latina, cercandovi la idea e l'impulso ad assai più no])ili e più adatti concetti, che scattare non possono da murature pagane. « Se ta'i forme (sono sue parole) gli architetti meditassero assennatamente, forse allora si accorgerebbero che in quegli scherniti simbo- li marchiali adesso di barbarie, perchè barbaramente scol- piti, in quegli archi girati sulla colonna, segno all'ira di pre- cettisti, sta la scintilla di novelle creazioni religiose, non me- no venuste delle pagane rispetto alle forme, e di queste più proprie a staccare l'animo dalla terra. Ne sono prova le re- 1 — 1279 — centi chiese di Nostra Donna di Loreto e di S. Vincenzo di Paola a Parigi. » Cosi egli : ma dà giusto nel segno ? Forse no per alcuni ; a me pare che si. Anzi, sebbene io possa avere faccia di audace, a quanto dice l'amico mio aggiun- gerò una domanda rivolta ai credenti. Qual è fra voi ch'en- trando nei maggiori templi cristiani di greco-romana strut- tura, sentasi posseduto dalle eterne verità dello spirito, o non piuttosto profanato dalla smagliante grandiosità dello sfarzo pagano ? VI. Ora ci attende Bisanzio. Quantunque la Grecia rav- vivala dal cristianesimo abbia cooperato a incivilire nuo- vamente lEuropa, pure il Selvatico a Roma e in IlaUa vede le arti meno scadute che a Bisanzio, e glielo provano i mo- saici ed i marmi di scuola romana, paragonati con quelli degli artisti bisantini. Avvenne il medesimo all' architettu- ra: maggiore sul Bosforo lo sfoggio della ricchezza prodiga- tavi da Costantino nei molti monumenti che volle eretti colà; presso noi maggiore il merito artistico, anzi da noi il pri- mo impulso air oriente, che poscia decadde quando volle francarsi dalle tradizioni rouìane. Tradizioni che furono culla tanto all'architettura latina, quanto a quella di orien- te, la quale Gno a Giustiniano vi arieggia dalla romana con- temporanea, convertendo la vecchia Bisanzio nella giovane Costantinopoli. Ma che cosa è l'arte bisantina, domanda l'autore, qua- le il suo carattere? Molti scrittori chiamano bisantina l'ar- te che colà si coltivò nei dieci secoli di quel!' impero ; non cosi egli, il quale giustamente li biasima di avere in tal modo avviluppati stili, che dovevano naturalmente diffe- renziarsi fra loro, seguendo le diverse vicissitudini di quel- lo Stalo. Fu bensì Giustiniano che vi diede all'architettura — 1280 — una speciale impronta quando per maggiore pompa del cul- to religioso volle la cupola : perciò mutarsi allora la dispo- sizione basilicale, il nuovo tipo divenire norma e modello a quasi tutte le chiese dei Greci cristiani, anzi segno e dis- tinzione nei sacri edifizii tra lo stile romano ed il bisantino. Differenza necessaria, dice il critico nostro, perchè difet- tando r Oriente di alberi da costruzione, giovava colà pre- ferire per le coperture i terrazzi e le cupole. E sempre più acute sono le osservazioni di lui quanto più si addentra a considerare quell' arte e le importazioni bisantine nella architettura d'Italia durante il regno di Giu- stiniano. Anzi tutto combatte il Ramée, che negò ogni in- fluenza dello stile orientale nelle fabbriche d'occidente, e poi guida il lettore a S. Giacomo di Rialto, a S. Fosca in Torcello, e principalmente alla basilica di S. Marco, testi- monio delle due appaiate maniere, imitazione delle antiche terme, delle antiche basiliche romane, e di S. Sofìa nel prospetto, nel portico, nel più degli ornamenti, veramente superba dello sfoggio orientale. Allora sì che lo stile bi- santino sfolgoreggiava sontuoso per profusione di tragran- de ricchezza, e S. Sofia anche adesso, sebbene guastala dal Musulmano, ci addita ancora, così l'autore, il mistico pen- siero dell'arte, che coi vangeli voleva affratellare la legge giudaica, che con le cupole e gì' interni archi si fece svelta a spiccare il volo, secondochè la sublimava lo spirito della religione novella. Ma r architettura sacra dei paesi latini continuò gene- ralmente a mantenersi basilicale, giovandosi delle colonne tolte a quei soli edifizii del paganesimo, i cui usi stavano in opposizione alle severe abitudini cristiane, come gli anfitea- tri e le terme. Lo che porge motivo al Selvatico di avvertire un fatto comune a que'dì, cioè che nei primi secoli cristiani più si avversavano le fabbriche pagane destinate a feste e trastulli pubblici talora licenziosi, di quello sia ì templi che — 4281 — si conservarono, riducendoli anche talvolta a scopo cristia- no. In vece i due elementi fondamentali dell'arte bisantina erano la cupola ed i massicci piloni necessarii a reggere quella forma di costruzione. E qui lamenta il Selvatico che verso il mezzo del secolo decimoterzo siasi abbando- nato quel sistema, ed a torto abbia esso avuto il disprezzo del classico cinquecento, del seicento la derisione, anzi poscia il marchio di vergognosa barbarie, mentre al contrario tante meschine architetturete della età napoleonica s'imbelletta- rono di freddi rinnovamenti dell'arte greca. Perciò tanto maggiore lode, ei soggiunge, agli artisti del nostro tempo che studiando quel tipo, v' intravidero il germe di forme eleganti ed espressive, atte a diventare feconde di nobilis- sime doti. Lo sanno Dresda, Cassel, Berlino e Monaco ; ond' eccolo eccitare i giovani a studiare l'arte bisantina, in cui scorgeranno essere il quadrato, la sfera ed il circolo i cardini di quello stile ricchissimo, fonte di nuove bellezze per tanto tempo neglette. Ond' è che anche io mi permetto per amore alla Italia di confortarvi, o giovani artisti, a me- ditare quella scuola, che, sulle ale allora agili e forti dei commerciali veneti abeti, apri viviGcatore sorriso a que- sta Palmira del mare per allegrarne anche altre regioni italiche, quando a Venezia la vicenda assidua dei traffici annobiliva l' ingegno ed il sentimento, fortificava la opero- sità e spandea le dovizie, non esca di successivo indolente traricchire, ma significazione delle passate, e profezia di novelle grandezze. VII. Dopo il quale tributo, che anticipando i tempi, die- de il Selvatico all' architettura bisantina, egli ritorna ad età anteriori^ e nei secoli ottavo e nono osserva agli ele- menti romani e bisantiai associarsi altra architettura di Tvinu VJI^ Serie V. 104 — 1282 — un carattere speciale, tecnica calcolatrice delle forze e delle spinte murali, correggitrice delle antecedenti costruzioni imperfette, indipendente ed italica col battesimo di lom- barda per la sua origine, e poi di normanna, perchè due secoli dopo diffusa in Normandia dal nostro S. Guglielmo d' Ivrea, e da parecchi altri monaci pure nostrali. Arte ch'evidentemente si manifesta di tipo meridionale, ma stra- namente fantastica, che fin dal suo nascere diede prova di se a Verona, a Brescia, a Bergamo, a Milano, a Cividale del Friuli : arte che si allarga nelle nostre famose cattedrali ; case a un tempo di Dio e degli umani diritti, santificati al- lora dallo spirito di purissima religione: arte che il valente storico nostro si piace di additare allora imitata in Europa, principalmente per opera dei monaci ossequenti alla re- gola di S. Benedetto, e che in Germania pei progressi della Statica, e per la importazione normanna dello stile arabo ai giorni delle crociate partecipò del sistema archiacuto, gloria, dice il Selvatico, maUnconicamenl e snblime delle nordiche terre. E qui egli osserva come l'architettura lombarda, per lutto conforme a se stessa, tranne alcune eccezioni, chiara- mente palesi la consonanza del sodalizio che n' ergeva le costruzioni, cioè del sodalizio monastico, perchè mentre que' secoli barbari ribollivano di guerre e di sperperi, gli ordini religiosi nella frequenza delle loro vicendevoli comu- nicazioni per tutta Europa, fraternamente si congiungevano anche negli esercizii del fabbricare per comando stesso dei sacri canoni. Esercizii nei quali mostra il Selvatico avere i maestri Cornacini tenuto solamente le parti seconde, e solo intermittente fino al secolo decimoquinto essere stata l'opera dei liberi muratori : ond' egli rivendica a quei monaci la verdezza di un alloro che si voleva sfrondare, e che signi- ficava a quel tempo pietà, operosità, fratellanza e dottrina. Che se pure di quella età sorsero edifizii che a mano a mano sentissero, oltreché dell'arabo, anche dello stile ba- à — 1283 — silicale e del bisnntino, non era perciò che non vi campeg- giasse anche il lombardo. Così avvenne di fallo nella scuola toscana e nella romana, così nella venela e nella siciliana ed allrove. A liilti questi e ad altri monumenti dell'arte lombarda e delle italiche contemporanee ad essa congiunte ci si fa scorta 1' autore illuminato sempre da quella sconfi- nata erudizione, che intromettendosi nei differenti sistemi di quelle costruzioni, ci rileva maggiormente il carattere d'un' arte nostra qual è la lombarda, ne rileva insieme le bizzarrie de' suoi mille ornamenti per simbolo e per em- blema, annestando egli in quelle indagini italianità di senti- menlo e imparzialità di giudizio per confutare la solila alte- rigia di certi stranieri che accusano l' Italia di non poter vantare nel medio evo una architettura propria e degna di pareggiare la settentrionale, mentre per contrario anche dell' accennata arte, come di tante altre manifestazioni del bello, fece largo dono 1' Italia a tanta parte d' Eurojìa. Difesa tanto più splendida, se si pensa che quell'archi- teltura nasceva in Italia quando si rinsanguavano le vene della scaduta patria nostra, quando Eriperto e' insegnava la unificazione nel milanese carroccio, quando c'insegnava Ildebrando la resistenza contro gli stranieri; quando il van- gelo non solamente confortava i miseri, rincorava gli op- pressi, inanimiva i tementi, ma spaventava i tiranni; quan- do la religione parlava amore nazionale, e nei Comuni spuntava il lontano e combattuto crepuscolo di quel sole che sfolgorò con Vittorio Emanuele II. Splendida difesa, io diceva, e doppio onore al Selvatico nostro. Vili. Ma quand(» giunse in Europa il magnifico stile degli arabi, ecco Iramularsi il loml);udo nel gran sistema archi- acuto, ed ecco il critico padovano distinguere due maniere — d284 — dell' arabo, vaga la prima e imitazione dello forme siriache e delle persiane, diffusa poscia negli altri contquistati paesi d' Egitto, delle coste africane, di Spagna e di Sicilia, bella dei tipi tolti all' impero greco da quegli Asiatici frequente- mente corso e ricorso, donde la somiglianza con Io stile neo-greco e col romano-cristiano, senza che per altro si possa confondere l'araba con l'architettura bisantina, per- chè quella esclude ogni rappresentazione dell'uomo, e que- sta in vece ritiene, quando lo voglia, i lineamenti umani o storicamente o simbolicamente rappresentati. Cotale, dice il Selvatico, lo stile arabo primitivo aggentilito dagli ornamenti tolti alla vegetazione o alle forme geometriche, e ricco nei fregi di scrittura riboccante di leggende accattate dal Co- rano : stile dove cerchi indarno la semplicitù del cristiano antico, ma dove trovi una maniera d' arco diverso dagli altri già noti, curvo oltre il confine emisferico, forse quasi simbolo della Egira, e ricordo della fuga di Maometto dalla Mecca a Medina successa al novilunio di luglio 622, quan- do la luna raffigura un ferro da cavallo. 11 secondo siste- ma poi ha per base 1' arco acuto, agile, derivato probabil- mente dalla foggia delle arabe tende, prime arabe abita- zioni. Certo che quest'arco, scrive l'autore, lo troviamo da solo in età remotissime, perchè ce ne porge esempii la Etru- ria, l'Egitto, la Grecia, ma come base e fondamento di tutto un sistema non lo vediamo che presso i califfi arabi dell' Egitto, ove durò oltre a cinque secoli. È nella Spagna che trionfa 1' araba fantasia fra il dodi- cesimo e il quartodecimo secolo. Lo dicono Siviglia e Gra- nata ; allora la fumosa Alhambra, l'aereo soggiorno delle morbide voluttà islamitiche : edificii, che in quella regione e nel vicino Portogallo il Selvatico addita siccome segno che furono alla imitazione della sesta cristiana quando ai califfi vi successero cristiani principi ; testimonio quelle cattedrali, ove 1' araba architettura si propaggina e sparte, — 1285 — ovo i ghirigori e gì' intrecciauienti delle rubcscale pareli presentano le smaglianti ornature a cui sali nel caldo occi- dente la imaginazione orientale. Da siffatto stile il more- sco, e qui la^giusta osservazione del nostro autore, «che se r araba architettura ad altre fu madre, giovando a paesi od a costumanze differenti dalle arabe, ne viene che le ab- bondino intrinseci pregi di opportunitù, che dunque debba essere studiata dall' architetto per acconciarla alle fabbri- che dove analogia d' usi la chiama ; e la chiamano i caffè, i bagni pubblici, le sale destinate alle danze, i teatri e per- fino, scrive il Selvatico, i gabinetti de' voluttuosi sardana- pali del commercio, e quei delle donne imperatrici del fa- scino e della moda». (Storia esleiico-criiica,\o\. If, p. 209). Architettura codesta che certo gli arabi non attinsero da verun paese d' Europa, ove lino al nono secolo lo stile bisantino-romano aveva l'arco rotondo a forma elementare; sicché pensa l'autore, che forse n' abbiano essi avuta la prima idea dagl' Indiani, fra cui li condusse vittoriosi il quinto califfo Abd-Ameleck, e dove molti antichissimi edi- fizii presentano due fogge di arco adoperate poscia dagli Arabi, che quelle fogge raggentilirono, derivandone (come dicemmo) le ornature dalla configurazione e dai leggiadri guernimenti delle lor tende. Questa architettura, prosegue egli, portata dagli arabi in tutti i paesi che conquistarono, penetrò anche in Italia e nelle regioni settentrionali, lìsa con'questo divario, che presso noi per le frequenti relazioni commerciali, per la tempera del cielo e degli animi, pel con- seguente naturale impulso a imitare le arabe disposizioni dell'arte, quel sistema archiacuto serbò quasi intatto l'ori- ginario carattere, mentre nel settentrione le tradizioni ar- chitettoniche, il differente clima, il bisogno di acuminare i tetti, la molta dottrina statica , condussero l' artista a quegli angoli acuti, a quell' ardita elevatezza di propor- zioni che tutti sanno. Bene a Venezia si manifestò il sen-^ - 128G - (iiììonto arabo forse grave ed austero nel quai'todocimo secolo, ma poi di guisa s' illeggiadrì, da superare per ele- gante armonia il suo stesso modello. Oh ! fra gli altri que- sto palazzo ducale, architettonica invidia di tutte nazioni, interpretazione ingegnosa degli usi alla quale sollevava- si r arte veneziana, adattando le arabe ispirazioni ad un edificio, ove dettavano leggi, avvivavano commerci mon- diali, preparavano vittorie i reggitori della più sapiente, della più civile, della più forte tra le italiane repubbliche. Età avventurosa, in cui l'architetto maneggiava a un tem- po sesta, colori e scalpello, volendo ajuto dagli obbedienti accessorii, non preminenza, come più tardi addivenne ; volendo quella meravigliosa unità, dond'esce ancora il sor- riso delle arabe leggiadrie. Né cessa il Selvatico dalle sue acute indagini quando dalla civiltà degli Arabi nella conquistata Sicilia, e dalla roz- zezza delle orde normanne, che poi vi signoreggiarono, deduce il perchè del continuatovi stile arabo-bisantino, della conservatavi pittura murale nei mosaici alla greca, dell' innesto tra le prime forme basilicali e le saracene de- corazioni, donde a Palermo la famosa cappella palatina, la chiesa chiamata dell' Ammiraglio, monumento questo che si può dire bisantino, arabo e normanno ad un tempo, vera sintesi della storia sicula nell'evo mezzano, e la catte- drale di quella stessa città, araba meraviglia negli stessi suoi restì, ed altre costrutture clic negli avanzi, o nella inte- grità loro invitano l'architetto a meditare in quell'isola i portentosi accordi di un Bello splendido e multiforme. Stile che più tardi qualche traccia lasciò nella grave Roma, per poi vestire in Toscana le più originali grazie, le quali porgono occasione all'autore di mostrare agli artisti (ma- neggino essi l'archipenzolo, la tavolozza o lo scalpello) che occorre loro di conoscere tutti i rami delle arti, e mettersi in quelle vie, su cui stamparono grandi orme il (liotto, l'Or- — 1287 — gagna ed Arnolfo. Qiiell' Arnolfo, sangue fiorentino, che il nuovo stile seppe cangiare in maniera suii propria bella- mente sfoggiata nella sua S. Maria del Fiore ; quel Giotto che nella attigua torre sollevò la forma toscana al più ele- gante suo svolgimento ; mentre Pisa e Siena, nel campo- santo quella e nel battistero, questa nel duomo presenta- no allo sguardo del Selvatico più ligia la imitazione della maniera arabo-bisanlina, e mentre invece emulo dell' ar- nolfiano e del giottesco sorge Io stile della cattedrale di Orvieto. Le ornamentazioni in terra cotta del secolo decimo- quarto e il novero delle migliori fra quelle strappano al nostro autore una rampogna ai figli e nipoti di quegli arti- sti, che quei bene contemperati fregi né imaginare seppero^ né disporre, come pur troppo glielo attestano le non lode- voli prove della ricca Milano. Se non che, quasi a confor- tarsi di questo scadimento, ripara egli nuovamente a Fi- renze, ove lo ricrea 1' altare di Orsanmichele e la loggia dei Lanzi, meravigliose opere dclTOrgagna, il quale le agili eleganze di Arnolfo converse in un sistema liberamente leggiadro ; il quale, primo nel secolo decimoquarto, volle emisferici gli archi senza mescolarli con gli acuti, ma senza richiamarvi l'arte antica, come altri pretesero dal Selva- tico vittoriosamente combattuti sulla scorta della geome- tria bene calcolata dall' architetto fiorentino. Edificio que- sto della famosa loggia, che con altri contemporanei d'Ita- lia ne palesano 1' araba origine temperata dalla sesta ita- liana. Siccome pure altri parecchi della età stessa ne vanta la nostra penisola ; templi, porte, sepolcri da qualche sto- ria e dalle guide chiamati di stile tedesco, ma dal nostro critico dimostrate di ben differente ragione dietro l'attento esame delle diverse loro parti (voi. II, pag. 251), le quali in vece nel solo duomo di Milano lo manifestano veramente settentrionale, e sembrano dalle altezze loro lamentare i! — 1288 — baldanzoso delirio che in susseguente stagione osò falsame- la fronte. IX. Gli è così che si fa scala l'autore al sistema archi-acuto dei popoli nordici principalmente in Francia, i quali insieme con gli altri Europei al tempo delle crociate stati in Orien- te, innamorarono dell'araba architettura e la vollero imi- tata nelle proprie regioni. Ma troppo ne differivanx) i co- stumi, i riti religiosi e persino il clima: bisognava acumi- narvi i tetti, schermo dalle pioggie e dalle nevi, bisognava acconciare l'araba sesta all'uopo e al pensiero della nazione, bisognava che la chiesa vi raggentilisse le sue proporzioni col lancio della linea ascendente, ond'ecco il Selvatico ri- volgersi a quelle genti per interrogarvi l'arte di colorire i vetri e di effigiarvi le storie sacre, per intenderne il mo- tivo degli ampii fìnestroni a ornamento delle chiese, per de- durne il bisogno di spazio affinchè vi si allargasse la luce, dunque il bisogno che ai massicci piloni, alle grandi ale di muro necessarie a sostenere l'arco emisferico si sostituisse l'acuto: di qua maggiore lo sgombro delle vaste chiese, giovato dallo studio delle matematiche, che il famoso Ger- berto francese (poi papa Silvestro II) fece presso gli Arabi di Cordova e di Granata. Allora l'autore nostro vede mag- giore l'uso della volta a crociera, che collega la solidità alla leggerezza, l'altezza con la estensione; vede la pressio- ne verticale dei pinnacoli, freno alla divergenza degli archi, poi l'acuminata forma dei tetti, alle sciolte nevi pendio: vede dalla regione statica dell'edificio procedere anche la estetica, perchè fondala pur essa sulla scienza, donde quelle mirabili altezze, quelle tante svariate eleganze in qualunque parte della costruttura. Estetica forse beneficata non solo dallo crociale iiell' intreccio dclf arie ogivale coi — 1289 — differenti meandri, ma beneflcata pure dai progressi della scultura, che ne fece più ornate e più sublimi le ispira- zioni. Il quale sistema, oltreché dell'arco acuto, consta in- sieme di ben ponderate combinazioni di solidi geometrici utili alla statica degli ediflzii e fonte di robusta agilità, ma senza che in Italia siasi mai raggiunto l'ardimento e la gravità di simili costruzioni erette nel settentrione. Roma da un canto, Bisanzio dall' altro non cessarono mai di attirare quasi magnete la sesta degli architetti ; nò la mitezza del cielo abbisognava di tetti cosi acuminati, e poi tanto o quanto nelle nostre repubbliche e principali aveavi pur la sua parte l'argoglio del sapersi discesi da Romolo. Chi dunque vuole affisarsi nella vera scuola archi- acuta segua il nostro scrittore nelle nordiche terre, ed egli saprà splendidamente additargli la forma ogivale dell'epoca prima. Archi, contrafforti, pie dritti, balaustrate, colonne, cornici, pinnacoli, ornamentazioni, la flora quando orien- tale quando indigena, profili, intagli, finestre, vetri dipinti, porte, r interno delle arcate, le volte, i campanili, le torri, la pompa delle statue e dei bassorilievi immedesimata al- l' opera della sesta, i pavimenii tutti lastre scolpite, altari, sacre fonti, stalli, sepolcri raggentiliti da molteplici fregi sono, per cosi dire, i coefficienti, i fattori dal Selvatico sa- pientemente illustrati, i fattori di quel gran prodotto, che chiamasi tempio archi-acuto, vanto del secolo terzodecimo principalmente nella Francia settentrionale, non allora nel- le regioni renane, né quasi mai in Italia, ove gli architetti hanno biasimo dal nostro critico di avere frantese le ra- gioni di quello stile, frammescolandovi il bisantino e il lom- bardo. E via proseguendo egU nelle sue indagini nel secolo successivo, ci presenta il secondo periodo ogivale modifi- cato nelle ornature meglio scolpite, più agilmente intagliale, nei fregi delle porte e delle torri, nelle varietà dei trafori, Tomo VJIj Se/ie Y. 1G5 — 1290 — sempre per altro sulla via dal primo stile battuta, e solo deviandone nella Germania e sul Reno. Bensì lamenta 1' autore la terza maniera ogivale per le sproporzioni in alcune parti aggiunte, per 1' angolosità delle modanature, per 1' aggrovigliarsi dell'ornamentazione vegetale, per un ribocco di emblemi contrario alla origi- naria semplicità del sistema ; ribocco per altro compensato da certi eleganti lavoii, dalle rose sfarzosamente magnifi- che, le quali scemano la inferiorità di questo periodo ar- chi-acuto rimpetto ai due antecedenti. Periodo che in In- ghilterra mise salde radici al tempo di Enrico Vili, e fatto canone alle svelte costrutture^dei castelli magnatizii, servi, per cosi dire, di ponte al quarto periodo, che trascorse a tale soverchio ornamento da snaturare la primitiva sem- plicità di quello stile. Di questo adunque, conchiude il Sel- vatico, trionfino le due prime maniere negli edifizii sacri, le due successive nei civili non solo perchè ricchi di leg- giadria pittoresca, sibbene anche perchè meglio adatti al- l'uopo degli usi domestici, come ce lo addita, oltre l'Inghil- terra, anche la Germania in molte sue case che, giusta l'au- tore, « il genio eclettico si, ma coscienzioso e profondo di quegli architetti, giovandosi delle tradizioni medioevali, sa improntar d'un carattere si bello, si nobile, sì acconcio alle circostanze » (Storia estelico-crUica ecc., voi. II, pa- gina 4 85). Dopo di che, facendosi ad esporre i suoi am- maestramenti intorno all'arte ogivale, così conchiude : « La gentile arte acuta, avendo trovato modo di colle- gare fra loro le forme, lasciandole però cosi indipendenti da manifestare unità anche separate, riuscì a violare im- punemente simmetria, senza perdere le grazie della eurit- mia ; felicissimo mezzo a rendere gradite all' occhio le aree e le masse irregolari, mezzo di cui, finora, mostrò di non saper profittare la così detta arte classica, come la trattano i più, perchè i più hi pongono sotto lo strettojo delle re- - 1291 — gole vilruviane e vignolesche. Oh I«i povera gente che sia- mo! intanto che quasi ogni paese delT Europa civile va pe- scando nei vasti campi del suo medio evo quelle idee e quelle forme, che possono al nostro tempo applicarsi, e tenta adoperarle senza servilità d'imitazione, noi, sotto pretesto di emulare i grandi avi nostri, coi quali la paren- tela è interrotta da secoli, cerchiamo le forme architelto- niche in quella civiltà gigantesca di Atene e di Roma, che rinneghiamo poi colla parola, col pensiero, coi bisogni, cogli usi mutati. Oh la povera gente che siamo! quando non è più dato giovarci nò di anfiteatri, né di circhi, nò di terme; quando tutto il vivere civile si volge ai conforti do- mestici e alla industria manifattricc, noi applichiamo l'ar- chitettura maestosa di quo' solenni popoli, che il nostro vivere domestico sconoscevano, l'industria in moltissimi dei moderni suoi rami ignoravano^ a casucce di poca esten- sione, a teatrucci forati da bucherelli, ad ufficii pubblici composti, il più delle volte, da angustissimi locali, E come l'applichiamo poi quella magnifica e veramente monumen- tale architettura? Rappicolendo ogni cosa, ogni cosa strin- gendo ad una scala misera che lotta collo scopo grandioso dell'arte antica, la quale non si giovava della nobile mae- stà de'suoi colonnami, e delle parti costituenti i suoi ordini, se non quando ella poteva allargarsi in dimensioni colos- sali. » E poi chiude il rimprovero ai gretti imitatori dell'an- tico con queste parole : « Ma se 1' architettura (scriveva nel ]856) ò caduta vittima d'una ostinata pedanteria, ella può invece ancora, novella fenice, sludiando e le svelte ele- ganze dello stile bramantesco e lombardesco^ e le grandi reliquie dell'evo mezzano; applicando ai nostri usi, che in parte da quelle età derivano, codeste architetture, lanciate come silfidi, agili, leggere, varie come gentili farfalle, e [nw solide, fortissime, e, quel eh' è meglio, pronte colle molte- — 129^2 — plici forme ad atteggiarsi in idea or gaia, or sublime, or severa, or modesta, a norma della destinazione propria degli edificii. » Se non che verso la fine del secolo XV anche l'archi- tettura, insieme con le altre sorelle, si volgeva a diverso sentiero, dove la invitavano le stesse lettere. La forma mi- rava a trionfare sul pensiero, gli scoperti avanzi greci e romani attiravano lo sguardo e l'animo^ i critici ne strom- bazzavano la preminenza, mettevano in fondo ratte medio- evale perfino nel secolo nostro, che udiva il Goethe, questo Giove olimpico dei tempi moderni ( come lo chiama un brioso giornale) che udiva il Goethe, lamentare la surro- gazione della pallida Vergine alla Venere paffuta ; quel medesimo che con guazzabuglio assai strano avversava insieme il tabacco, le cimici, le campane, e (perdonategli la bestemmia non fosse altro che letteraria ed artistica) anche il cristianesimo; fiorito zibaldone del pensatore ale- manno. Di contro ai quali eccessi ne sorsero di contrarli diretti a soffocare il serpente del paganesimo e a procla- mare perdute le arti se non ritornano ai principii del cristianesimo. Ed è bello in questi contendimenti vedere frammettersi il Selvatico, tenendo quel giusto mezzo che manifesta la sapiente imparzialità dell'osservatore sagace, che tra la pagana formula dell'arte per C arte, e l'altra che puossi dire cristiana dell' arte per Dio, ne vede una terza, eh' è dell'arte per l'uomo, di quella cioè che insegna ad amare la famiglia^ la patria, la umanità, a rispettare la legge, ad incorare virtù ed ingegno, a guiderdonare il me- rito; raggio bensì, ma non identificazione del cristianesimo, bensì sublimissima negazione del sensualismo pagano ; arte cittadina, arte sociale, parola agh onesti entro e fuori del tempio. Dunque nostre sono egualmente le tradizioni di- scese così dalla antichità, come dal medio evo; basta coor- dinarle ai concetti della società in cui viviamo. - 1293 — Guidato pertanto da queste imparziali considerazioni il Selvatico, se anche prima della metà del secolo XV scor- ge la sesta sentire le prime influenze dalle lettere, dalle dissotterrate antiche rovine, dagU scoperti codici, dal pro- fugo e qui ospitato ellenismo, dal redivivo Vetruvio, tutta- volta osserva che i mutamenti a principio non si manife- stano che nella parte decorativa, perchè gli usi sociali non permettevano una subita alterazione negli edificii, e solo ne guadagnarono di eleganza gli ornamenti, senza che vera- mente s'incarnassero i precetti del maestro latino, e ciò anche per la povertà allora degli studii archeologici. E qui l'autore, confutando con valide argomentazioni l'inglese Hope intorno all' architettura del quattrocento, la salva dall'accusa di servilità alle forme pagane, servilità posterio- re, cioè dell'epoca medicea, mentre la precedente appli- cando le ornature romane alla gentile ordinanza delle fab- briche archi-acute, gettò il seme di un sistema tutto ita- liano; seme pur troppo sterilito ben presto dalle brume della susseguente età imitatrice. No, non fu imitatore il Brunelleschi, a dispetto di certi scrittori, che tale il vorreb- bero in onta alle contrarie prove dei fatti, prove che il Selvatico esamina con occhio spassionato ed intelligente insieme ad altri edifizii di che abbellirono tutta Italia l'Al- berti, il Michelozzi, Benedetto da Majano ed altri valenti, fra i quali primeggia la famiglia dei Lombardi; famiglia co' se- guaci suoi benemerente d'una scuola che a Venezia fondò il principale suo seggio, maestra qual fu nell'intrecciare all' arte della sesta la più corretta eleganza, la più accomo- data originalità del concetto, le più pudiche grazie del rinascimento assorellate industremente agli slanci dell'ar- chi-acuto, la più carezzevole fantasia dei prospetti, la più armonica opulenza dei magnatizii palagi, soggiorno di un patriziato popolare nella stessa sua oligarchia. E qui vuoisi osservare la imparzialità del Selvatico, il quale dopo siffatti — noi ~ giustissimi encomii incolpa luttavolta quest'arte di qualche secchezza, di qualche minutezza, ma per meglio rilevare il compenso di questi sconci nella puritò, nell'accordo tra le adornezze e le linee architettoniche, in quella varietà di concetto e di fantasia che sa suggellare d'impronta spe- ciale ogni diverso ediQzio giusta le diverse ragioni della so- cietà: arte, in una parola, che meritamente doveva sfog- giare le sue pompe in questa città, stata sempre teatro della civiltà più squisita. X. Cosi non avesse guastata l'arte quell'ingegno gigante di Michelangelo che, troppo innamorato della romana, ne viziò la semplicità con le troppo imaginose stravaganze degli or- namenti, danneggiando così la espressione dell'insieme, e disserrando largo sentiero al barocco. « A Michelangelo, scrive saggiamente il Selvatico, mancò la industria dei con- trasti, in cui furono sommi gli architetti del medio evo. Egli volle fare il grande col grande, e non si accorse che questo non può apparire tale, se non è raccostato dal piccolo. Ingi- gantendo i dettagli col pensiero di proporzionarli alla mas- sa, ammiserì questa a modo da farla sembrare di comune grandezza, perchè le tolse ogni mezzo onde dall' occhio le venissero misurate le relazioni. » La gran cupola sì che slanciasi snella ed elegante, senza per altro avere (come da molti fu ripetuto) né le proporzioni, né le forme, nò i pro- fili del Pantheon: peccato che il Moderno, viziando il pri- mo e semplice pensiero del Buonarroti nella coslruttura di S. Pietro, n' abbia pure alterala l'apparenza della cupola, prolungando il braccio anteriore della nave, e non permet- tendo la vista dell'ardita volta, se non a grande distanza. Parecchi sono gli edificii che il Buonarroti innalzò, e che ammirati allora, più tardi pacatamente considerati manife- — 1295 — stano fin dove giungono gli abusi dell' arte, per altro di un'arte palleggiata dal genio. Capitanò Michelangelo gli architetti, ohe alle antiche norme romane volevano aggiungere libertà di ornamenti e di decorazioni, preferendo la suntuosità al severo assesta- mento delle linee. Capitanò il Palladio l'altra falange, che voleva rifatta la grande antica arte di Roma, ma senza ba- dare all'avvenuta diversità nei costumi, negli usi, e perciò negli obblighi architettonici. E già prima ancora di questa epoca ci rammentò il Selvatico l'affetto destatosi all'anti- chità greco-romana, e maggiormente poscia rinvigorito dalla scoperta del Guttembergh, donde la letteratura fat- tasi imitatrice del vecchio mondo, ne volle imitatrice anche l'arte. Per questo, ripiglia il nostro critico, allora la diffu- sione dei precelti vitruviani, le rovine di Roma fatte pre- cipuo segno agli artisti, e il Bramante divenire apostata da quelle gaje e libere eleganze, di cui era maestro; per questo seguirlo il Raffaello, di guisa per altro che nelle fabbriche da lui costrutte lasciò trasparire l'armonia, la varietà, la serenità della sua anima artistica. E qui con dovizia, non so se più di dottrina storica o di critico discernimento, l'autore novera e vaglia gli archi- tetti della scuola vitruviana, deplora la prescrizione vi- gnolesca allora e lungamente in voga delle proporzioni negli ordini romani, dalla quale tuttavolta egli stesso il Vi- gnola, contraddicendo col fatto alla propria teoria, seppe in molti suoi edificii staccarsi. Ma ben più lodevole il Sani- micheli, che da quelle pastoje mirabilmente si tenne immu- ne ; ingegno alto davvero^ sclama il Selvatico, d' ispirata li- bertà nel creare ogni maniera di costrutture, e non le mi- litari soltanto, onore splendido di Verona, che si riverbera su tutto il veneziano dominio e su larga parte d'Italia. AI Sammicheli faceva nobile riscontro il Sansovino, scultore insieme e architetto, occhio intuitivo anche prima di affl^ — 1296 — dare i concetti delle sue costruzioni alla carta, spirito sen->lj ziente l'uno nel vario, ma illuso tanto o quanto pili tardi dalle scatenate fantasie del Buonarroti, e spinto talvolta ad impeciarne la semplice e gentile sua foggia di architettare, non per altro cosi che nelle opere di lui non si vegga sem- pre la sesta, a cui di contro il Palazzo ducale deve S. Mar- co la famosa sua Biblioteca. Soverchiamente il Palladio fu ligio nell' arte alle insi- nuazioni troppo classiche del suo Mecenate, del Trissino, di lui che osò chiamare liberazione d'Italia la greca pres- sura, e che a quel gagliardissimo ingegno tolse di essere originale, rappresentandogli difettosa ogni invenzione che non imitasse le terme e i templi di Roma. Di qua forse la poca varietà nei concetti delle sue fabbriche, la scarsa o nessuna significazione dello spiritualismo cristiano nelle case del Signore, il nessun legame nelle sue costrutlure con le arti sorelle, le cui opere di colore o di rilievo non si accordano mai con le linee organiche dell'edificio, ma vi stanno appiccicate siccome accessorie e spesso bizzarre. E ciò perchè né scultore, nò pittore egli era, come lo fu- rono i principali architetti suoi predecessori o contempo- ranei, i quali perciò ben sapevano adattare gli ornamenti alle masse. Del resto supreme nel suo stile la correzione e la severilù, 1' armonia dei rapporti fra i piani ed i vuoti, anche quando il secolo indiceva guerra all'ordinato collega- mento delle linee. Saggiamente avverte il Boito, l'illustre di- scepolo del Selvatico, dicendo che talora in Palladio si vede il contrasto tra il precettista e l'artista; quel da lui fulmi- nato peccato mortale « del pieno sopra il vodo del largo et grave sopra il debole et stretto » ei lo dimentica « quando (ecco le parole del Boito) viene il minuto della ispirazione, e allora addio leggi, addio classicismi e romanticismi e rea- lismi. Il capolavoro non è figliuolo dell' uomo, è figliuolo di Dio I). (Discorso letto a Vicenza 4 880). E in vero di — 1297 — uno stile tutto suo il Palladio con ingegnosa imaginazio- ne ci lasciò quella rinomata basilica vicentina e quel non meno famoso teatro olimpico ; la prima non tutta classica, e vero miracolo d'architettura, il secondo di maniera la- tina, ma con tale una grazia negli scompartimenti architet- tonici, da rivelare nel Palladio la valentia somma di una sesta veramente maestra. Imitatori contemporanei non ebbe egli in Italia, se ne togli il suo concittadino, ingegnoso si e pratico costruttore, ma invido e servile copiatore, lo Scamozzi ; mentre poscia il Da Ponte, sicuro statico, immutando il disegno del testé no- minato vicentino, legò agli avvenire il suo nome principal- mente nel celebre arco di ponte che da Rialto si appella. Del resto il Palladio ebbe all'estero imitatori in sullo scorcio del seicento, ed anche in Italia verso il 1750 : allora il Calde- rari troppo ligio alle regole, più libero e imaginoso il Que- renghi. E si studii pure anche adesso il Palladio come sto- rico documento, rispettiamo in lui col Boito una più salda fede nell'antico, un più caldo amore alla già diffusa latinità, che non negli altri suoi coevi architetti ; rispettiamo ne' suoi palazzi la soddisfazione delle nobilesche pompe allora in voga, soddisfazione netta per altro del barocchismo in que' giorni nascente ; « ma soddisfaciamo noi pure, dice il Selvatico, all'esigenze dei tempi nostri, in cui si vogliono le abitazioni anche de' ricchi acconciate alle comuni como- dità della vita, anziché alla sola magnificenza della esterio- rità ; assestiamo i progetti architettonici sulla forma geo- metrica elementare, considerata nelle sue innumerevoli combinazioni, e concepita secondo gli usi sociaU e le leggi di statica ». Pur troppo non si attennero alla predetta forma geo- metrica gli architetti posteriori alla età palladiana. Fu al- lora che r architettura insieme con la scultura si insudi- ciò delle più ardite smoderatezze , le quali altri ascris- Tumo VII, Serie K 166 — 1298 — se alla umana sazietà perfino della bellezza, altri al cor- ruttore esempio delle lettere, chi allo strafare del Buonar- roti, ma che il Selvatico, senza negare siffatte inlluenze, attribuisce in pari tempo a qualche gran fatto sopravve- nuto a rompere ogni vincolo tra i principi! medio-evali e i bisogni della età nuova, cioè il diverso modo di sentire la nazionalità e la religione. Da un canto gli scaduti spiriti politici, la servilità verso gli stranieri, il braccio pesante del feudalismo volevano in qualche guisa abbagliare e lenire la oppressa plebe con le pompe più trasmodate; dall' altro il papato, scosso dal protestantismo, rè contento della sua immutabile essenza, voleva pur con le pompe dell' esterio- rità farsi largo nella opinione per mostra di potenza anche terrena (incubo onde ancor non ò libero), e sebbene com- battesse il sensismo della nuova filosofia, non impedi che questo si insinuasse nella Chiesa materiale col meazo della arte, donde architetture e sculture accarezzanti le sensuali pendenze del secolo, sacrificando l'idea pura alla forma ri- boccante e scomposta. Così fu che il barocco invase l' Italia e l'Europa per quasi due secoli, scuola che in mezzo al suo sistema tutto cincischi, peccò al tempo stesso di timi- dità, per non sapersi mai dipartire dalle classiche ordi- nanze. Giustissima avvertenza del nostro autore, che de- plora quel conseguente miscuglio di stemperato e di se- vero, di organico e di fantastico, donde la confusione dei gusti generatrice di noia. Scuola per altro, continua egli, non priva di pregi, non difettiva di grazie per la varietà e per la ricchezza nelle composizioni, pel pittoresco, pel misti- lineo, per la consonanza ai tempi in cui nacque; tultavolta da fuggirsi siccome nemica alla altezza della idea, siccome scusa e veicolo alle aberrazioni del pensiero. Dell' Alessi strano e convulso bensì, ma originale e gran- dioso parlano principalmente Genova e Milano, che parlano pure del Pellegrini, sebbene reo dell'adulterata fronte del — 1299 — duomo famoso. Il Buonlalenti ricordano in Firenze palazzi e chiese ; versatile ingegno, ma troppo tenero di ornamenti: ricordano il Fontana Roma e Napoli, tinto esso pure della solita pece, mentre intanto la pittoresca appariscenza di fregiature architettoniclie aveva nuovamente invitato pit- tori e scultori a trattare l'archipenzolo, che per altro seppero eglino maneggiare, obbedendo alle leggi statiche ed alle altre non meno importanti, per cui la- distribuzione in- terna si adatta all'uso degli ediQcii differenti. Il Cigoli, il Dominichino, Pietro da Cortona il pennello; Alessandro Vittoria, Giacomo Dalla Porta, il Maderno, l'Algardi affra- tellarono lo scalpello alla sesta, ma non senza lasciare in- soddisfatto il desiderio di una corretta semplicità nelle fab- briche loro. Potentissimo fra questi ultimi fu il Bernini col- locatosi in mezzo, con gli antichi da un canto, col Buonar- roti dall'altro per innestar grazia ne' suoi lavori, ma che spinto da imaginazione sfrenata si dilungò dai maestri e dalla natura, destando per altro la invidia del Borromini, mente pure vastissima, il quale lasciò belle fabbriche, ma sempre di farnetico stile, finché non sembrandogli di avere mai raggiunta la fama dell'emulo suo, si tolse la vita. Poi le più strane mattezze dal Guarini al Longhena, le quali trovarono temperamento nei più corretti stili del Van- vitelli, del Fuga, del Piermarini, come tuttora lo provano sontuosi palazzi a Roma, a Napoli, a Milano, le ville di Ca- serta e di Monza. Correzione aiutata dagli esempii delle due disseppellite città di Ercolano e di Pompei, dalle incise rovi- ne di Pesto, dagli scritti del Winckelmann e di quel Milizia, che a forza di rimproverare gli abusi del tempo, e di quasi servilmente imitare le sole norme greche e romane, trar- rebbe chi lo seguisse ad una architettura magra e tiloso- Oca troppo. Lode per altro a lui, dice il Selvatico, che pose argine alle diavolerie del barocco. Allora la filosofia del sarcastico dubbio muovere guerra al vago ideahsmo, pre- — 1300 — valere le discipline scientifiche, e l'architettura, fra le arti belle la piij collegata alla scienza, da sbrigliata fantasticatri- ce divenire rigida ancella della ragione. Allora i sogni Lodo- liani, e poi riaprirsi le pagine dell'Alberti, del Palladio, del Vignola, del Temanza, allora gli esempii dei rammentati più sopra, del Calderari e del Querenghi ; onore quegli e abbel- litore di Vicenza , onore questi di Bergamo, chiamato da Caterina alla capitale rutena, ove costrusse parecchi co- spicui ediiicii, per poscia lasciare alla veneziana Accademia i suoi molti disegni, scuola che si possono dire di senno particolare principalmente nella distribuzione delle piante. Ma ecco sullo scorcio del passato secolo e negl'inizii del nostro lo stile greco vincerla sul palladiano, ma sorgerne scarsi in tutta Europa gli esempii, perchè l'arruffata ed in- sanguinata politica inghiottiva 1' oro a dismisura ; satolla- mento di usurpazioni e di superbie. Fabbriche allora di carta, cioè i concorsi accademici e meschine realtà in pietra. Furono poi le regioni settentrionali che, cessato il fremito e la depredazione delle battagUe, volsero anche alla architettura la nuova prosperità materiale e morale, e che negli stili medio-evali, non nelle palladiane magniflcenze, trovarono la rispondenza alle nuove industrie ed ai nuovi bisogni. Né tardò la sbattuta Italia a giovarsene, ma ram- menti l'architetto, dice il Selvatico, che l'opera sua non consuonerà mai a quella civiltà in mezzo alla quale viviamo, se a due principii non corrisponda, alla espressione cioè ed alla scelta dei tipi acconci a rivelarla, donde il bisogno a lui di porre in cima de' suoi concetti 1' uso cui gli ediOcii sono destinati, e di annunciare quest'uso col mezzo di forme tipiche, che manifestamente lo additino. « Rammenti come l'arte sia una catena, nella quale se un solo anello si spezzi, non si può stringere più nulla, né risalire gradatamente alla nobiltà del suo scopo. Dunque necessario tenere ragio- ne delle tradizioni per giovare ai tempi, per non rifare tutto ~ 1301 — il cammino » Così l'arte potè salire a grandezza, facendosi delle tradizioni puntello, come forse più di tutte quante mai sono, lo prova questa città incantatrice, nella quale sa- pientemente per più anni egli insegnando, raccomanda ai giovani lo studio di tutti gli stili, tranne il barocco, dei quali questa magica sirena si abbella ; raccomanda siffatto studio illuminato dalla fiaccola della storia, dalle cagioni dei mutamenti sociali, rimontando perfino alle alte mire di Grecia e di Roma, per conservare quel tanto dell' antico retaggio, che all'uopo nostro si attaglia: affida all'architet- tura ogivale la significazione dello spiritualismo, alle lom- bardesche e bramantesche maniere la purezza nelle linee, la svariata eleganza negli ornamenti dei civili edificii, infu- turando per tal guisa in Italia la verdezza di quell'alloro, che ora la politica dignità nazionale santifica e folce. ANTONIO ROSMINI-SERBATI, IL CONCETTO E I LIMITI DELLA STATISTICA. MEMORIA DEL M. E. E. MORP URG 0 {Siiìito dell'Autore). Il 111. e. Morpurgo, accingendosi ad esaminare il con- cetto e l'assunto della statistica nelle opere di A. Rosmini, volle rilevare anzitutto che il celebre solitario di Stresa non dev' essere considerato soltanto come un critico, ma bensì quale un espositore originale di questa scienza. Benché le tendenze e l'ingegno del Rosmini lascino so- spettare sulle prime ch'egli non attribuisca importanza no- tevole allo studio dei fatti, il valente filosofo imprime un'or- ma profonda sul cammino nel quale è stato preceduto dal Gioja e dal Romagnosi. Come questi, anche, a confessione del Wagner, si staccano con vigoria di pensieri dalla scuola dell' Achenwall, il Rosmini annoda le osservazioni statisti- che all'indirizzo rinnovatore di Galileo ed assegna nel pro- prio tempo a siffatte osservazioni una nuova età, nella quale lo studio delle condizioni sociali si allarga a più ampj orizzonti e porge sussidj insperati ai progressi delle scienze deontologiche. La scienza di Stato in particolare manche- rebbe di base senza il lume di cosiffatte investigazioni, i particolari e la tecnica delle quali furono presagiti dal filo- sofo roveretano. — d304 — Il m. e. Morpurgo raccosta la sua dottrina a quella dei capiscuola statistici Conring, Siissmilch, Achenwall e Que- telet, dimostra come il Rosmini intuisca i progressi che saranno raggiunti dagli statistici matematici e sopratutto mette in rilievo il grande valore della dottrina statistica rosminiana sotto l'aspetto di una dottrina del metodo, mal- grado che tale espressamente non si enunci, come si è enunciata in recenti trattati, quali son quelli del Dufau, dello Haushofer, del Block ecc. Scagiona finalmente questa dottrina dalla probabile ac- cusa di tendenza che fu fatta alla scuola di cui è odierno rappresentante l'Oettingen e dimostra che non si potrebbe senza manifesta ingiustizia assegnare un posto secondario nella storia degli studii statistici al grande filosofo, che è nel più largo senso della parola uno statista, anzi un tecnico insigne della scienza di Stato. DETERMINAZIONE DEL RAPPORTO FRA LE CAPACITÀ CALORIFICHE DEI VAPORI SOPRARRISGALDATI DELL* ACQUA E DEL FOSFORO. RICERCA SPERIMENTALE DEL DOTI. GUGLIELMO DE LUCCHl Nella teoria dinamica dei gas la pressione p eserci- tata siiir unito di superflcie da un volume V di gas, le cui molecole sieno n , e di cui si rappresentino con v e con m rispettivamente le velocità e le masse, è espressa da ossia da ''=3"-— -V 3 mv^ che riferita all' unità di peso diviene 3 „ mv"^ (l) -pY = n . Il secondo membro delia (I) rappresenta, com'è chia- ro, la forza viva derivante dal movimento progressivo di tutte le particelle del gas ; esprimendo questa forza viva con K , si avrà : (a) K = n -—• . Tomo VIJ, Serie V. 167 — 1306 — Dalle leggi di Mariotle e Gay-Lussac — = R dove T è la temperatura assoluta, R una eostante espressa da -^r-^ , dove p^^ è la pressione normale, V^. il volume specifico del gas, To=2730 C ; combinando questa col- la (I) (2) K = |rT . Il Clausius ('), proseguendo in queste ricerche, ha tro- vato inoltre esistere un rapporto costante fra K energia del gas derivante dal solo movimento progressivo delle molecole gassose, ed H energia totale del gas, ossia ener- gia derivante da tutti i movimenti, compresivi i movimenti rotatori e vibratori degli atomi, che costituiscono le mo- lecole. Questo rapporto è espresso da , , II 2 1 3 T.=- K 3/c— 1 ' dove k rappresenta il rapporto fra le capacità calorifiche a pressione costante e quelle a volume costante. Però la (3) non vale che per i gas perfetti, e nel caso che il calore specifico sia indipendente dalla temperatura; qualora non si verifichino queste due condizioni, la (3) si muta nella dll dT 2 1 dK — 3 A;— 1 dT dove T rappresenta la temperatura assoluta. Se la molecola del gas, che si considera, è un punto materiale, allora H =K , e quindi li-=\ .606 .... Se invece la molecola consta di n punti materiali (atomi)^ i (1) Abhandlungen ùber die niech. Wànmelheorie, li Bd. — 1307 — quali sì trovino raggruppati in causa delle forze attrattive, allora, secondo il Boltzmann ('), la media forxa viva do- vuta al moto progressivo delle molecole, H'^ rappresenta la totale energia cinetica del gas, ossia H':=: «K . Dicendo quindi (p il potenziale medio di una molecola moltiplicato pel numero delle molecole che si trovano nel volume di gas, che si considera, si ottiene: (^) :\.A0^ = \37 , K = H conforme pienamente alla teoria. I gas semplici biatomici 0 , H , ecc., come i gas com- posti CO , NO , CIH , danno in media per A: valori com- presi fra 1.35 et. 40; coinciderebbero quindi coi valori assegnati dal Boltzmann, mentre, secondo il Maxwell, do- vrebbero essere eguali a 4.33 o minori di questo valore. Il rapporto fra l'energia cinetica del moto progressivo delle molecole e 1' energia totale sarebbe 0.60 circa, coincidente pure coi ^5 assegnati dal Boltzmann. (1) Pogg. Ann. Bd. CLVII, pag. 353. — Berichte cler dciitsch. Ghem. Gesel. zu Berlin; 1875, T. Vili, pag. 045. — 1341 - Anche fra i gas diatomici però, come risulta da un la- voro recentissimo dello Strecker (^), ve ne sono alcuni, come il CI. Br e J, che si allontanano dagli altri; in guisa da poter asseverare, che gli atomi costituenti le molecole di questi tre gas si comportano fisicamente in modo diffe- rente che neir 0, H ecc. Per cui lo stesso Strecker conclu- de, che né l'ipotesi di Maxwell, né quella di Boltzmann han- no un valore generale. I valori di k pel CI 1.323, pel Br 1.290 e pel J 1.30 , stanno anche al disotto del limite minimo assegnato dal Pilling, concordano invece coi valori del Alaxvvell. I triatomici CO^ , N2O , SOj stanno nei limiti assegnati dal Pilling: non corrispondono in nessuna guisa ai valori dedotti dal Maxwell e dal Boltzmann. Aumentan- do il numero degli atomi le divergenze si fanno sempre maggiori, in modo che si ha per CII4 /i;=: 1.315, e per C,Hj k= i.2-i in media (-). Se nei gas semplici, come 1' H , 0 ecc. , il valore di k é minore di I.G7, ossia è 1.4 circa, ciò significa che in questi gas, che sono diatomici (^), una certa quantità di calore é assorbita quando essi si riscaldano sotto volume costante, non per produrre un lavoro esterno, non dila- tandosi il gas, ma per produrre un certo lavoro nell' in- terno della molecola, che è formata di due atomi. Nei va- pori di mercurio questo lavoro interno non si produce, essendo ogni molecola costituita da un solo atomo ; ecco quindi la cagione della perfetta coincidenza fra i valori di k dedotti dalla teoria e dall'esperienza. Ciò premesso, par- vemi potesse presentare un certo interesse la determina- zione sperimentale di k pei vapori di fosforo, sia per la (1) Ueher die specifische Wàrme des CI. Br. J.- Wied. Ann. Bd. 13, 1881. (2) Meyer, Kim. Theorie der Gasen. Op. citata, pag. 91. (3) Ad. Wùitz, Teoria atomica , pag. 209. — 1312 — natura del corpo indecomposto, sia per la costituzione del- la sua molecola, che, com' è noto, è tetratomica. Oltre a questo però ripetei le determinazioni sull' anidride carbo- nica (CO^) , e feci quelle sui vapori soprariscaldati d'acqua (H^O), dei quali, per quanto mi consta, non fu ancora de- terminato direttamente il valore di k . Suir anidride carbonica furono già fatte da parecchi sperimentatori e con metodi differenti varie determinazio- ni ; ho creduto nullaostante di dar principio alle mie ri- cerche con questo corpo, sia per la sua costituzione mo- lecolare triatomica, sia ancora perchè dal valore dedotto poteva avere una prova della maggiore o minore esattezza, che offrivami il metodo sperimentale seguito. ■ — Il valore di k per il CO^ da me ottenuto, come media di 17 deter- minazioni fatte in epoche diverse e a temperature differen- ti, è 1.292 molto prossimo^ come si vede, a quello dato dal Cazin (1.291) e a quello dato dal Rontgen (1.3032) ('). Per i vapori soprariscaldati d' acqua alle temperature di 103°, 104° C. , ottenni come media di dodici determi- nazioni differenti il valore 1 .277 , di poco differente da quello ottenuto per 1' anidride carbonica. Finalmente per i vapori soprariscaldati di fosforo alla temperatura di 300" C. circa, ottenni, come media di otto determinazioni diffe- renti, il valore di 4.18. 2.° Descrizione del metodo sperimentale. Il processo sperimentale, che avrei dovuto e voluto se- guire per la sua precisione ed esattezza, sarebbe stato il metodo acustico ideato dal Kundt. Questo metodo, finché (1) WuUner, Exp. Phys. Dubl. Bd. 1875, pag. 462. — 1313 — si fosse trattato dell'anidride carbonica, e anche dei vapori d' acqua, in' avrebbe condotto senza certe difficoltà a buo- ni risultati ; avrebbe richiesto però mezzi di molto supe- riori agli scarsissimi, di cui dispongo^ quando avessi intra- preso le stesse ricerche sui vapori di fosforo, il cui punto d'ebollizione, com'è noto, è a 290° C. Quantunque a mal- incuore, dopo alcuni tentativi infruttuosi ho dovuto rinun- ziare a questo processo, e mi sono appigliato al metodo seguito dai sigg. Clement e Desorraes, modificandolo natu- ralmente giusta le condizioni delle nuove esperienze. È noto dalla teoria, che ove dicasi k il rapporto fra le due capacità calorifiche di uno stesso gas a pressione co- stante e a volume costante, questo viene espresso dalla relazione ©' dove 0' è r aumento di temperatura, quando il gas sia impedito di dilatarsi ; e 0 è 1' aumento pure di tempera- tura per io stesso peso di gas e per la stessa quantità di calore, quando il gas si possa liberamente dilatare. Risul- ta quindi, che ove vogliasi dedurre il valore di k, occor- rerà determinare i valori di 0' e 0 , quantità piccolis- sime, e per le quali gli ordinari mezzi termometrici non sarebbero bastantemente sensibili. I signori Clement e De- sorraes (') hanno ingegnosamente sostituito alla misura di 0 e 0' la misura di due pressioni /S e /S' , tali che k z= - — — . L' apparecchio di questi fisici consiste in un p — p grande pallone di vetro, il quale, mediante un tubo, muni- to air estremità di chiavetta, può esser messo in comuni- cazione con una macchina d'aspirazione ; e mediante un'al- (1) Clement et Desormes, Journal de Phys. T. LXXXIX, pa- gina 333. Tomo V/L Serie V 168 — 1314 — tra chiave, situata sul collo del vase, può esser messo in comunicazione coir aria esterna. Dal tubo, che comunica colla macchina di aspirazione, si distacca verticalmente un altro tubo a sezione più ristretta, che va a fluire in una vaschetta che si riempie di mercurio o d' altro liquido : il differente elevamento del liquido in questo tubo manome- trico dà la misura delle variazioni di pressione nel grande vase. Il processo sperimentale per la determinazione di k con questo metodo consta di tre parti ; nella prima si pro- duce nel vase grande una certa rarefazione che viene mi- surata dal tubo manometrico, e che diremo /2 : girando rapidamente, in secondo luogo, la chiave che comunica all'esterno, si ritornerà per un istante alla pressione ester- na, e finalmente il gas compresso, si dilaterà, e nel tubo manometrico si avrà una dilatazione /S^. Sviluppate ana- liticamente le condizioni di queste esperienze, viene a ri- su Itare k =: - — -, . L' apparecchio da me usato nelle presenti determina- zioni è analogo ; consta di un matraccio a largo collo e della capacità di circa 4 litri ; il collo di questo matraccio è chiuso da un turacciolo di sovero perfettamente stuccato con minio e biacca stemperati nell' olio di lino e quindi essiccati, oppure con gesso da presa o cemento a seconda della determinazione: in ogni caso si potè avere la certez- za di una chiusura ermetica. Attraverso questo turacciolo erano praticate due aperture ; una di esse veniva attra- versata da un tubo di vetro munito di chiavetta, che chiame- remo fl, situata immediatamente al di sopra del turacciolo, e che immetteva in un vase di vetro a doppia tubulatura. La seconda apertura veniva pure attraversata da un se- condo tubo, il quale esternamente si allargava a guisa di capsula, sugh orli smerigliati della quale si tendeva una membrana elastica preparata in modo differente a secon- — 4345 — (la del corpo che si trovava nel vase principale. Questa membrana, la cui scelta venne decisa dopo molte e molte prove, serviva alle determinazioni manometriche. Al di sopra di essa veniva saldamente fissato un telajo degli or- dinari igrometri ad assorbimento ; l'estremità del filo che si avvolge in un senso attorno ad una delle gole della car- rucola, sul cui asse è fissato l'indice, portava un pesetto scelto opportunamente a norma della sensibilità della mem- brana ; l'altro filo, che si avvolge in senso opposto e quin- di contrasta col primo, veniva ad unirsi all'estremità di un filetto metallico ad uncino, che, a sua volta, mediante un piccolo dischetto metallico all'altra estremità, veniva a fis- sarsi stabilmente sulla membrana elastica. Oltre il vase a doppia tubulatura già accennato, ve ne erano pure, a se- conda dei casi, altri due. Il grande matraccio veniva col- locato in un opportuno vase calorimetrico a doppia parete; a seconda delle determinazioni questo vase era riempiuto di acqua, oppure di una soluzione concentrata di solfato di soda e di magnesia, oppure di olio di lino. Un brucia- tore Bunsen a tre becchi al di sotto^ e poi a % circa dal fondo una corona di 14 fiamme, servivano a produrre il riscaldamento voluto. I risultati ottenuti nelle varie deter- minazioni provano ad evidenza la proporzionalità degli spo- stamenti dell' indice alle differenze di pressione. 8.° Determinazione di k per l' anidride carbonica. Il primo vase si riempiva per Vs circa di carbonato di calce ed acqua ; per un tubo opportuno si versava dell'acido cloridrico in guisa da produrre, colla nota rea- zione, r anidride carbonica. Questa, attraverso un tubet- to, passava in un secondo vase, in cui contenevasi dell' a- — 1316 — cido solforico monoidrato ; subito il lavamcnto, per al- tro tubo passava in un terzo vase, e da questo nel grande matraccio. Questo terzo vase portava, oltre i due fori pei quali era in comunicazione col pallone grande e col secon- do vase, un terzo foro, nel quale era introdotto un tubo munito di una chiavetta, che diremo b. La membrana ela- stica da principio era forata nel suo punto centrale, in guisa che r acido carbonico, il quale entrava nel matraccio sotto una certa pressione, poteva scacciare tutta 1' aria e sosti- tuirla. Allo stesso scopo si aveva cura che lo svolgimento del CO* fosse abbondante, e durasse per un tempo abba- stanza lungo. Quando si era sicuri che il grande matrac- cio era riempiuto di anidride carbonica, mediante il di- schetto metallico spalmato di caucciù fuso, si chiudeva il foro della membrana, si metteva a posto l'indicatore mano- metrico, aprendo in pari tempo la chiavetta ^, perchè il gas nel pallone fosse sempre alla stessa pressione dell'aria ester- na. Il vase calorimetrico era riempiuto di acqua : due buoni termometri ne indicavano la temperatura, mentre con un agitatore si aveva cura ch'essa fosse dovunque uniforme. Quando lo svolgimento dell'anidride carbonica era comple- tamente cessato, si congiungeva il tubo del terzo vase, che comunica col pallone, con una tromba di aspirazione, man- tenendo sempre aperta la chiavetta /»; si aspirava di una certa quantità e si chiudeva contemporaneamente a . Lo spostamento dell' indice dalla primitiva posizione dava il valore di /S. Indi, distaccato l'apparecchio aspirante, si girava rapidamente a : X indice per un momento ritorna- va alla primitiva posizione e poi se ne discostava ; il nu- mero di divisioni, di cui si potevano valutare con sicurezza i decimi, evitando l'errore di parallasse, dalla posizione di equilibrio a questa nuova posizione, dava /S ., quindi k A ^ — 1317 — In queste esperienze la membrana elastica era costi- tuita da una semplice faldella di gomma elastica, che veni- va strettamente legata al di sotto degli orli mediante filo, e poi la parto aderente al vetro, e quindi anche il filo ve- nivano rivestiti di gesso bagnato, che, indurando, produ- ceva una chiusura perfetta. La parte esterna del manome- tro, come il tratto di tubo, che porta la chiavetta a, si te- nevano quanto piìi possibile vicini al liquido, in modo che la differenza di temperatura fosse trascurabile. Credo subito di dire, che in queste, come nelle altre esperienze, una delle condizioni meglio riuscite fu questa della determinazione delle variazioni di pressione, poiché sia queste membrane semplici, sia quelle preparate, come dirò, in altra guisa, si comportarono sempre in modo mol- to sensibile. Le esperienze riguardanti 1' anidride carbonica furono fatte alla temperatura di 20°, 2j°.5, 22°, 23° e 24°.6 C. ; si possono dividere in tre serie: una prima serie di 5 espe- rienze, una seconda di 8 e una terza di 4. Prima nerie. Nuin. prog. Posizione iniziale deirindi- ce Priina lettura a Seconda lettura (^ -^. 1 39.0 71.5 32.5 46.5 7.5 1.30 2 39.0 71.5 32.5 46.5 7.5 1.30 o 26.2 43.0 10.8 30.0 3.8 1.29 4 27.2 43.8 16.6 31.4 4.2 1.33 5 20.4 42.0 15.6 29.7 3.3 1.26 Media 1.296 — 4318 ^ecuiiUa i^ci'ie. Num. prog. Posizione iniziale dell' indi- ce Prima lettura Seconda lettura /2-P' 14.0 13.5 1 '(.0 13.8 13.5 13.0 13.1 13.0 32.5 18.5 32.0 18.5 30.5 16.5 30.5 16.7 34.4 20.9 38.3 25.3 31.9 18.8 30.1 17.1 18.0 17.0 17.7 17.5 10.0 19.6 18.0 10.6 Terza scric. 4 3.5 3.7 3.7 5.5 5.7 4.9 3.6 1.28 1.25 1.28 1.28 1.35 1.28 1.35 1.26 Media 1.2912 Num. prog. Posizione iniziale dell' indi- ce Prima lettura /S Seconda lettura /3' -À 1 2 3 4 57.4 57.0 56.5 56.0 62.5 64.3 67.0 61.2 5.1 7.3 10.5 5.2 58.5 58.65 58.9 57.2 1.1 1.65 2.4 1.2 1.27 1.29 1.30 1.30 Media 1.290 Sicché il valore medio finale è rappresentato da li = \ .292 . 1319 — Determinazione di k per i vapori soprariscaldati di acqua. In queste determinazioni si fece a meno dei tre vasi ; si adoperò soltanto il grande matraccio coll'^pparecchio ma- nometrico e il tu!}0 a chiavetta a. Il matraccio, nel quale si versava sin da principio una certa quantità di acqua di- stillata, si collocava nel vase calorimetrico in modo che fosse completamente immerso in una soluzione concen- trata di solfato di soda e magnesia. La membrana anche in questo caso era costituita da una faldella di gomma ela- stica, soltanto era stata prima ricoperta al di sopra e al di sotto da uno straterello di biacca e minio stemperati nel- l'olio, in guisa però da non scemare la sua elasticità; essa veniva legata e fissata in modo analogo al precedente. Un termometro indicava esattamente la temperatura del ba- gno ; in questo caso però tutta la parte superiore del vase calorimetrico era ricoperta da lastre di vetro, in modo da non lasciar passaggio che al termometro e alla capsula. Con ciò si otteneva un doppio vantaggio : primo, con- densandovi i vapori sulle lamine di vetro era impedita la differente concentrazione del liquido, e quindi le differen- ze che ne avrebbero potuto derivare nella temperatura di ebollizione ; in secondo luogo, i vapori sfuggendo late- ralmente alla capsuletta, facevano che questa assumesse la temperatura del vase. E di questo si potè avere prova neir insensibile condensazione di vapori sulle pareti della scattola sopra della quale era tesa la membrana elastica. Si cominciava dall' accendere le fiamme inferiori e poi le la- terali; i vapori d'acqua, di mano in mano che si produce» vano, sfuggivano attraverso il forellino praticato nella parte — 1320 — centrale della membrana. Raggiunta T ebollizione, si rego- lavano le fiamme in guisa che essa dovesse mantenersi uni- forme, e si protraeva almeno per tre ore, per essere sicu- ri che i vapori d'acqua avessero espulso tutta l'aria del matraccio. Si giudicava opportuno dar principio alle de- terminazioni, allorquando, chiusa la chiavetta a, l'indice non accennava a nessuno o a piccolissimi spostamenti. Ciò raggiunto, pel tubo a si produceva una certa aspirazione, e poi si chiudeva tosto: indi abbandonando il tubo di aspi- razione, si girava rapidamente la chiavetta, e così si pro- ducevano le altre due fasi dell' esperienza. Le temperature si mantennero sempre costanti e regolari : in alcune espe- rienze furono di 103" e in altre di 104" C. — I risultati si comprendono in due serie di 6 esperienze cadauna. Prima serie. Nutn, prog. Posizione iniziale dell'indi- ce Prima lettura /3 Seconda lettura 0' -^^ 1 34.0 70.0 36.0 42.0 8 1.28 2 28.0 70.0 42.0 39.0 11 1.35 3 28.0 GO.O 32.0 34.5 6.5 1.25 4 27.5 G0.5 33.0 35.0 7.5 1.25 5 30.0 60.0 30.0 36.0 6.0 1.25 6 29.8 52.5 22.7 35.0 5.2 1.29 Media 1.2783 — 1321 S»econcla serie. Num. prog. Posizione inizialo dell'indi- ce Prima lettura /3 Seconda lettura a k — (2— fi' 1 28.0 72.0 44.0 37.0 9.0 2 '28.0 72.0 440 37.0 9.0 3 39.0 71.5 32.5 46.5 7.5 4 40.0 720 320 48.0 8.0 5 39.0 64.0 25.0 44.0 5.0 0 40.0 76.5 36.5 48.0 8.0 1.25 1.25 1.30 1.33 1.25 1.28 Media 1.2766 Prendendo la media dei due valori ^.2783 e 1.2766, si ha infine A= 1.277 . Questo valore coincide perfettamente con quello dato dal Masson dalla velocità di propagazione del suono nel va- por d' acqua, e coincide pure col valore calcolato dietro la costituzione chimica. Invece, calcolato coi dati di Ré- gnault, sarebbe eguale a 1.309. Determinazione di k per i vapori soprariscaldati di fosforo. In queste determinazioni ho incontrato, coni' è facile prevedere, le maggiori e più gravi difficoltà, sia per la na- tura pericolosa del fosforo, sia per 1' alta temperatura alla quale si doveva arrivare. Tuttavia dopo molte e molte pro- iunto YIIj Serie V. 1G9 — 1322 — ve, mi pare di essere arrivato ad un risultalo abbastanza soddisfacente, specialmente ove si consideri il metodo se- guito, col quale certo non si può aspirare all'esattezza del metodo acustico. — Il grande matraccio, nei quale si po- neva 6n da principio un pezzetto di fosforo solido, si col- locava come al solito nel grande vase calorimetrico, che in questo caso era riempiuto di olio di lino. La membra- na era costituita da due faldelle di gomma elastica rico- perte internamente ed esternamente da un sottile strato di minio e biacca stemperati : veniva poi applicata e tratte- nuta nel modo solito. Il turacciolo, che chiudeva il ma- traccio, veniva spinto da circa 3^'"- al di sotto degli orli supremi del collo, e l'intervallo fra questi e la superflcie superiore del turacciolo stesso veniva riempiuto di gesso e sabbia a guisa di cemento, in modo che ne veniva av- volta la stessa capsula manometrica, ad eccezione della membrana suprema. Solo in questo modo il turacciolo potò offrire una perfetta tenuta, (ale che allorquando ad alta temperatura si aspirava pel tubo a e poi si chiudeva la chiavetta, l'indice non indicava la più piccola perdita, ab- bcnchè in questo caso si avesse aumentato il pesetlo per ottenere un maggior contrasto ai movimenti della membra- na. Il fosforo, come si disse, si poneva già nel grande ma- traccio prima di chiuderlo ; indi, ad impedire che riscal- dandosi a contatto dell' aria si accendesse, si produceva nel primo vase dell' acido carbonico, che a traverso i vasi secondo e terzo e relativi tubi di congiungimento, immet- teva nel matraccio, V aria del quale veniva discacciata a poco a poco attraverso il forellino della membrana^ che si era giù praticato come nelle precedenti determinazioni. Dopo uno sviluppo abbastanza lungo e abbondante di ani- dride carbonica, si accendevano le fiamme tanto al di sotto quanto lateralmente, e si spingeva la temperatura fino alla ebollizione dell'olio di lino, che avveniva a 300" C. — 1323 — circa. È inutile dire che la chiavetta h era sempre chiu- sa. Il fosforo a circa 290° entrava in ebollizione, e i va- pori tanto prima quanto in maggior quantità a questo punto sfuggivano fiammeggiando a traverso il forellino della membrana. Dopo un certo tempo, vale a dire quan- to si poteva ritenere che i vapori del fosforo avessero di- scacciato tutto l'acido carbonico, col solito dischetto me- tallico si chiudeva il foro della membrana, e si adattava r apparecchio manometrico, mentre nello stesso tempo si apriva la chiavetta h. Anche in queste esperienze il vase calorimetrico era tutto ricoperto superiormente da lastre di vetro, le quali lasciavano passare solo il termometro e la capsula manometrica, in guisa che questa veniva comple- tamente avvolta dai prodotti dell' olio bollente. In causa di ciò i vapori di fosforo contenuti nella capsula dovevano avere la stessa temperatura di quelli nel vase : certo si è che la condensazione di essi era affatto insensibile, come era affatto insensibile nel breve tratto dal turacciolo alla chiavetta a : invece al di là di a la distillazione era più abbondante. Anche qui si giudicava del momento opportuno per fare la determinazione, quando, chiusa o, la posizione dell' in- dice rimaneva invariata o quasi. — Ciò raggiunto, pel tubo che congiungeva il matraccio al terzo vase, aperta b come per lo innanzi, col mezzo di una tromba si produceva una aspirazione dal terzo vase ; l'indice si spostava, e contem- poraneamente si chiudeva il rubinetto a. Poi disgiungen- do r apparecchio aspirante, in modo che nel terzo vase si avesse la pressione esterna, si girava rapidamente a, e con ciò si ottenevano le due ultime fasi dell' esperienza. Inte- ressava naturalmente che all' apertura di a entrasse nel matraccio grande un gas alla pressione esterna bensi, ma tale da non determinare alcuna azione chimica sui vapori di fosforo. Perciò il tubo che portava 1' acido carbonico ~ 1324 — dal vase terzo al matraccio, si distaccava quasi dal fondo dello stesso vase, il quale, anche abbastanza profondo, non poteva esser riempiuto che di questo gas. Le fiamme erano regolate in guisa d'avere una tempe- ratura costante ; e ciò infatti succedeva anche per la cir- costanza che gli aumenti di temperatura in prossimità a 300° C. avvenivano con tale lentezza d' esser certi che nella breve durata di una esperienza non dovessero avve- nire variazioni apprezzabili. -- A dir vero, le determina- zioni fatte furono parecchie con grave fatica e molta per- dita di tempo ; tuttavia soltanto le ultime, principalmente in causa della perfetta tenuta delle chiusure, diedero risul- tati rassicuranti, in modo da dedurre un valore medio, in relazione al metodo, sufficientemente esatto. Nella tabella che segue sono riportati i dati e i risultati relativi alle ul- time determinazioni nell'ordine col quale furono eseguite. Ph. 300° C. Num. prog. Posizione iniziale dell'indi- ce Prima lettura (2 Seconda lettura /3' -.-^ 1 56.0 82.5 17.5 67.5 2.5 1.17 2 66.5 85.5 19.0 68.9 2.4 1.15 3 64.0 84.0 20.0 66.8 2.8 1.16 4 67.0 86.0 19.0 69.9 2.9 1.18 5 65.4 76.4 11.0 67.4 2.0 1.22 6 65.0 79.0 14.0 66.8 1.8 1.15 7 63.8 81.0 17.2 66.4 2.6 1.18 8 64.0 79.5 15.5 60.5 2.5 1.19 Media 1.175 — 4325 — Conclusioni* I.* Il valore di k per 1' anidride carbonica 4.292 sta en- tro i limili assegnati dal Pilling; non corrisponde però al valore dedotto dalle forinole di Maxwell e del Boltz- mann. Lo stesso dicasi del vapore soprariscaldato di acqua, 1.28. In ambedue questi corpi il valore óì k è minore di quello che in generale spetta ai gas diato- mici. Il rapporto — =; 0.42 circa. 2.^ Il valore di h pel fosforo si sottrae alla formola del Maxwell, ed è contenuto nei limiti assegnati dal Pilling: ... K > in questo corpo il valore — e eguale a 0.27. 3.'' Da questi dati, e dagli altri già raccolti, sembrerebbe che la diminuzione del valore di k coli' aumentare del numero degli atomi costituenti la molecola si verificas- se costantemente soltanto per i corpi indecomposti. Se ho potuto compiere questo studio sperimentale, per quanto modesto, lo debbo unicamente agU incoraggiamenti avuti dall' Autorità provinciale che, dietro mia domanda^ si compiacque concedermi 1' uso del gas, e al R. Ministero per un sussidio straordinario destinato all'acquisto di nuo- vi strumenti : mi è grato porgere ad entrambi i più sin- ceri ringraziamenti. Dal Reg. Liceo Marco Polo, Venezia, 20 luglio 1881. SOPRA MOLTI E DIVERSI (HifiETTI DI ALTA MTir.HITÌ SCOPERTI A BREONIO NEL VERONESE. CENNI DI STEFANO DE' STEFANI (con 9 Tavole)* Nel precedente mio scritto, che voi aveste la pazienza di ascoltare e la bontà di accogliere negli Atti dell' Istitu- to (^), io accennai alle importantissime scoperte fatte a quei giorni in Breonio, di bronzi ed altri oggetti, dei quali mi riservava parlare in altra occasione. Se a voi, cortesi, non dispiace ascoltarmi, vedrò che anche questa relazione, importante pei dotti cultoi i della paleoetnologia, abbia almeno il merito di essere esatta e breve nel tempo stesso. Breonio è paese posto nella provincia di Verona, nel distretto di San Pietro in Cariano, alla sinistra dell'Adige, suir altipiano che giace al piede dei monti Lessini, a metri 905 sopra il livello del mare, a valle del superbo Corno di Acquilio. Esso forma un solo comune amministrativo con San- t' Anna del Faedo, o d' Alfaedo come altri scrivono, cele- (i) « Sopra r antico sepolcreto di Bovolone, e le recenti scO' perte in quei dintorni. — Notizie di Stefano de' Stefani. » — 1328 — bre per la ricca messe di oggetti preistorici deirepoca della pietra scheggiata, che si ammirano nel museo civico di Ve- rona, provenienti dalla stazione litica di Valcesara presso Molina alle Scalucce. Avvertito dal eh. amico prof. A. Goiran fino dal 25 maggio p. p. della scoperta che a Breonio si era fatta spe- cialmente in bronzi antichi, col consenso del mio egregio collega avv. cav. E. S. Righi r. Ispettore in quel distretto, impedito da gravi cure, mi recai lo stesso giorno a San- t'Anna per verificare il fatto, e prendere quelle disposizioni che all' uopo sarebbero richieste. Ed ecco com' era avvenuta la cosa : Non molto distante dal centro del paese di Breonio, nella contrada e nel podere denominati Paraìso, ossia Pa- radiso, il proprietario, certo Fiorini Giacomo, lavorando in quei giorni in un campo dietro e vicino alla sua abitazione, allo scopo di livellare il terreno, il quale è disposto a sca- glioni ed a conca a guisa di un piccolo anfiteatro, trovò per caso a pochi centimetri di profondità uno strato archeolo- gico, nel quale, misti a carboni, ceneri e frammenti di rozze stovigfie, eranvi molti bronzi ed altri oggetti di ferro, rotti in parte ed in parte interi. Fatalmente il tempo non mi fu propizio, per guisa che in quattro interi giorni non ho po- tuto visitare il luogo che solo una volta, per pochi istanti, e sotto una pioggia dirotta, la quale aveva anche in parte riempiuta d'acqua la fossa dello scavo, le cui rive franavano. In questa contrastata esplorazione mi era compagno esperto e cortese don Luigi Buffo, maestro in Sant' Anna, il quale aveva già prestato l' intelligente sua opera nel diri- gere e sorvegliare gli scavi fatti nelF interesse del museo veronese nella citata stazione litica presso Molina. La fossa, o buca, che il contadino avea fatta, era di forma ellittica, profonda metri 2.50 e larga circa altrettan- to. Sulla parete della sezione più larga appariva lo strato — 4329 — archeologico in forma di un filone tortuoso, dello spessore di soli cent. IO nella parte più alta, il quale abbassandosi lino alla maggiore profondità in allora raggiunta di me- livi 4.50, descriveva come una curva, corrispondente ad un arco schiacciato, e raggiungeva il massimo spessore, in me- dia di cent. 22. Lo strato archeologico si compone, come dissi, di ar- gilla e ceneri miste a carboni, frustoli di ossa, e di cocci, formanti assieme una poltiglia nera, perchè inzuppata d'ac- qua, nella quale si scorgono in quantità non ordinaria sparsi oggetti di bronzo e ferro, rotti per la maggior parte, ma nei quali non mi fu dato di verificare le traccie di subita combustione. Ed ammessa questa, non si saprebbe spie- gare, prima di tutto, 1' esistenza di un grosso grano perfo- rato di ambra rossa, il quale non presenta che una leggera e comune alterazione alla superficie, dovuta all' azione del tempo e degli agenti esterni, specie l' umidità. I frammenti delle ossa indeterminabih ivi esistenti, ma non in gran copia, sono per contrario più o meno carbo- nizzati o calcinati, compreso qualche pezzo di punta di cor- no di un cervide ; non cosi il dente di un piccolo rumi- nante da me raccolto sul luogo, il quale non presenta trac- eie di subita combustione. Impedito dalla pioggia continua di poter fare qualche esplorazione accurata, la quale potes- se fornirmi una più chiara idea sulla natura di quel ricco deposito, mi adoperai con molta pazienza, e non senza dif- ficoltà, affinchè il proprietario si persuadesse finalmente di darmi tutti gU oggetti fino allora rinvenuti per poterli stu- diare e descrivere e cederli poscia al museo veronese, verso un equo compenso da convenirsi col mezzo di persone in- telligenti. Ottenuto il mio intento, mediante una caparra, potei inoltre stabihre col proprieterio, che gh scavi si sa- rebbero proseguiti sotto la mia direzione nel prossimo au- tunno, tostochè il campo, eh" era coltivato a grano turco, Tomo VII 3 Serie V. 170 — 1330 - sarebbe stato interamente sgombro, mentre per gli oggetti che si potessero raccogliere, si sarebbe seguito Io stesso sistema, accordando sempre nella vendita la preferenza al museo veronese. Infrattanto portai con me l' interessante bottino, che io passo a descrivere, e del quale inviai la pre- scritta relazione alla r. Direzione generale delle antichità e belle arti in Roma in data del 30 maggio p.p. Selce piromaco. Una sola scheggia tagliata a mano, a superfìcie trasformata in cacolongo, la cui presenza in quel- lo strato archeologico mi obbliga a notarla quantunque non riveh da sola i sicuri indizii di un lavoro litico di rifiuto, cosi copiosi in quelle stazioni. Ambra. Un grano perforato di ambra, di un rosso mol- to intenso, di forma ovale schiacciata, della grandezza di una ciriegia (Tav. XII, fig. 13). Bronzo. Molti frammenti di situle, consistenti in mani- chi pure di bronzo, nella maggior parte ad arco, lavorati o fusi a spirale (Tav. XI, fìg. I), altri a hnee fìtte longitudinali (Tav. XI, fìg. 2) poco profonde. Dall'arco di questi manichi puossi determinare, che Y orlo delle situle non avesse un diametro maggiore di cent. 20. Alcuni pezzi di orlo con labbra a cordone, fatto della stessa lamina sottile, con orecchie fermate all' esterno me- diante chiodi o bullette di rame, alcuni altri di bronzo, ri- battuti, orecchie che hanno code più o meno lunghe a se- conda che sono fermate sotto il labbro con uno ovvero due di tah chiodi (Tav. XI, fìg. 3 e 4). È a notare che alcuni di questi labbri a cordone, sono riempiuti di materie ossidate. Da tali frammenti si può stabilire che le situle erano di va- ria forma e ventre più o meno rigonfio, ed alcuni pezzi di dischi o tondini dimostrano che erano a fondo piatto. Due sole striscie, una di bronzo, l'altra di rame, di un certo spessore, aventi ciascuna quattro bullette hanno or- namenti: quella di bronzo a cerchieUi concentrici fra ri- ~ 1331 — quadratura (Tav. XI, fig. 5), l'altra di rame a linee semplici con orli punteggiati senza disegno. Anelli da dito ve ne sono dieci, dei quali uno solo a lamina, gli altri a cordone senza ornamenti ; solo qualche traccia di segni ed un cordone- un po' rilevato nel centro e negli orli (Tav. XI, Gg. 6, 7, 8, 0). Due ve ne sono di grosso cordone, i quali hanno un diametro di cent. 4 (Tav. XI, fig. 10), e sei piccoU del diametro di cent. 1, che certo ser- vivano per ornamento, avendone trovati due infilzati nel- r arco delle fìbule. Vi sono quattordici fibule intere e ben conservate. Fra queste prevalgono quelle ad ardiglione semplice (Tav. XII, fig. 3, 4, 5, 7, 8, 9) di varia grandezza; taluna con qual- che lavoro di linee, dei soliti cerchielli e di punti (Tavo- la XII, fig. 3, 7, 9). La maggior parte ricordano le forme delle libule di Montebello vicentino illustrate dal eh. comm. Lioy nella sua dotta opera: Le ahilazioni lacustri di Fimon^ Tav. XX, flg. 175-177, mentre altre senza ardiglione con dischi mobili o fissi (Tav. XII, fig, I, 2, 6) rappresentano le forme delle fig. 180, 183, 185 dell'opera testé citata. Una sola ve n'ha di semicircolare, ad arco semplice, a grandi co- ste (Tav. XH, fig. 10), che ha la forma precisa della fig. 12, Tav. II, Bull, di Palei. IL, anno II, appartenente alla necro- poli di Golasecca illustrata dal mio eh. ed infaticabile col- lega prof. P. Castelfranco : locchè costituisce un fatto no- tevole. Poi ve ne sono trenta, più o meno guaste, che ricor- dano le forme delle accennate di Montebello e delle necro- poli Euganee di Este, e, se ben ricordo, se ne vedono anche nel museo d" Innspruk. Una sola ve n' ha a navicella con- cava, liscia, senza ornamenti, e molti sono gli aghi di fibule staccati con ardiglione, uno dei quali doveva appartenere ad una fibula moUo grande , essendo della lunghezza di centim. 12, e molto forte. ~ 1332 — Fra i bronzi v ha una molla o pinzetta con passante, lunga cent. 6, munita dei soliti cerchielli concentrici con punto centrale (Tav. XII, fig. 12). Le aletto di un'orecchia di situla ed una piccola striscia di bronzo con due chiodetti ribattuti hanno pure lo stesso disegno ornamentale tanto comune, e che si riproduce anche oggigiorno, specialmente negli amuleti ed immagini sacre di osso che i pellegrini re- cano con so dai santuari dei nostri monti. Vi sono due orecchini molto primitivi, che consistono in un solo e sottile filo di bronzo ad anello con uncinetto, e vi sono infilzati tre pezzettini di minuto spirale, pure di bronzo, spirali, o, come altri dicono saltaleoni che io pure trovai in tanta copia come oggetti d" ornamento fra i bron- zi scavati nelle palafitte del lago di Garda, ed ora apparte- nenti al r. Museo preistorico di Roma. Ilannovi ancora aghi da cucire, con cruna, lunghi cent. 9 : pezzetti di cate- nelle simili a quelle della necropoh di Rebbio illustrata dal ricordato prof. Castelfranco (Bull, di Paletn. Hai., a. IV, p. 30, tav. III, lig. i). Ho creduto, da ultimo, interessante di riprodurre in grandezza naturale anche la parte interna di una, non so bene se parte di fibula od ornamento (Tav. XII, fig. Il), per- chè essa trova riscontro con quella disegnata nella Tav. XVI, fig. 23, del compianto Keller {Pfahlb., V. Ber.) come pro- veniente dal lago di Biella, ma colla differenza, che quella sarebbe di ferro, mentre questa di Breonio è realmente di bronzo. Aggiungo che il bronzo di cui sono formati tutti questi oggetti, dal colore dell' ossido e da qualche assaggio, si ma- nifesta, in generale, di buona lega, e che la piastra adope- rata per le situle è molto sottile anche nei fondi. Ferro. Vi sono tre pezzi di coltelli a lungo e robusto codolo, con bullette ribattute anche alla base della lama, la quale sembra dovesse essere leggermente arcuata a guisa - ^333 — di falce, mentre un altro pezzo di punta di lama senza la parte corrispondente del codolo è invece arcuata inversa- mente a guisa di scimitarra. Di ferro vi sono ancora dodici spuntoni, che potrebbero aver servito per punta di lancia o di giavellotto, i quali so- no appuntiti a tutte e due le estremità. — La loro lunghez- za varia dai 1 2 ai I G cent. Terra cotta. Vi sono due fusajuole di terra nera ordi- naria senza ornamento. Sono del diametro di cent. 4 alla base, a cono tronco, ma la rotta ha questo di speciale, che nella parte superiore termina in una specie di capezzolo nel cui centro è il foro. Una terza è di argilla bianca, e ser- ba qualche oscura traccia di graffiti, che potrebbero anche essere accidentali. I cocci rappresentano orh, fondi e pareli di fittili molto rozzi, di argilla un po' ferruginosa, mista a grossa sabbia e qualche granello di quarzo. Sono cotti a fuoco libero, come lo dimostra il colore roseo sbiadito della sola super- ficie. In alcuni pezzi di orlo si vedono sotto il labbro cor- doni poco rilevati ali" ingiro. Vi sono tre tubercoli conves- so-concavi appartenenti a fondi di vasi, e due pezzi di ausa comune piatta. Il pezzo più singolare ed interessante (Con- siste in un frammento di grande vaso, dolio o phitos, della stessa pasta grossolana, il quale dalla misura dell' arco del labbro esistente, doveva avere il diametro di cent. 36 allo interno della bocca, e cent. 42 all' esterno. Il labbro è ro- tondo, riverso all' infuori, grosso cent. 4, ed ha suH" orlo rozzi cordoni un po' rilevati all' ingiro. Lo spessore delle pareti varia da cent. 1 .50 a cent. 2.50. Sotto il labbro hav- vi una fascia di cent. 2.50 che è il collo: poi la parete si rigonfia e si allarga portandosi alla larghezza di un diame- tro interno non minore di cent. 85, per modo che calco- lando che l'anfora o dolio avesse avuta la profondità di soli cent. 70, si avrebbe almeno una capacità di litri 230, e — 1334 - maggiore se il vaso fosse stato a fondo ovale od appuntito, ciò che avrebbe apportato di conseguenza una maggiore profondità. Dal pezzo che ho sott' occhio non credo si pos- sa stabilire assolutamente se il vaso avesse o non avesse anse. Del resto questa seconda ipotesi è la più verosimile ('). Ora dai fatti accennati nìi sem])ra lecito argomentare, che questo importante deposito altro non sia che un avan- zo di antiche abitazioni, alle quali, come non è raro, po- trebbe esservi stata annessa una ofiicina metallurgica. Del resto, nessun vestigio ancora di pezzi di metalli diversi allo stato puro, come rame, stagno e piombo, di fritte, di cro- giuoli e di forme, come ho trovate nella grande palafitta di Peschiera ed in altre stazioni lacustri del Garda. È singolare qui l'esistenza di tanti bronzi rotti in fram- menti, misti con molti interi, e la enorme prevalenza delle fibule; ma è del pari esclusa, mi sembra, l'idea di un ripo- stiglio, per la forma e natura dello strato archeologico, e per la varietà degli oggetti di materie diverse che vi si tro- vano mescolati e dispersi, i quali, a mio avviso, dovrebbero appartenere ai primi periodi dell' età del ferro. Certamente queir ameno altipiano bagnato in parte da salutari sorgenti, fra le quali la Fontana-fredda'che scorre in rigagnoli prossima al bacino del Paraìso o Paradiso, dal lato archeologico, storico ed esostorico merita di essere ac- curatamente esplorato; e lo sarà, spero, fra non molto. Io lo visitai altre volte, e per la prima con alcuni egregi ami- ci, fra i quali il prof. cav. Gaetano Pellegrini valente pa- leoetnologo, ed oltre avere espresso il convincimento, che nuove scoperte di stazioni litiche si potrebbero fare in quei luoghi, fermai la mia attenzione sopra un fatto che accen- nava alle traccie di antiche tombe. Erano alcune lastre di pietre appartenenti alla creta superiore o scaglia rossa, al- (1) Di mattoni, euibiici e laterizi por ora nessuna traccia. — 1335 — tre al giura superiore ivi abbondanti, che si usano per fian- cheggiare le strade, e per determinare i confini delle varie proprietà, alcune delle quali molto corrose e coperte di li- cheni, avevano tutto air ingiro un incastro fatto dalla mano dell' uomo. Dalle ricerche fatte ho potuto verificare, eh' es- se appartenevano ad arche sepolcrali, nelle quali mi fu as- sicurato, s' erano trovati scheletri umani, armi ed orna- menti diversi. Ma della suppellettile funeraria che andò di- spersa, chi sa come e dove, non ho potuto vedere che un grande braccialetto di grosso filo di rame liscio, di un solo cerchio, il quale aveva alle due estremità rozzamente inta- gliata la testa di un serpe. — Di queste arche aperte ne ho vedute anche in questi giorni fra Sant" Anna e Breonio ; al- cune atte solo per capacità a contenere uno o due ossuari, come quelle di Este, altre che potevano servire per 1' inu- mazione di uno o più cadaveri interi. In alcuni prati osservai qua e là cumuli o monticelli che potrebbero celare alcune di queste arche inviolate, le quali, per gli avanzi che dovrebbero contenere, farebbero manifesta 1' origine di esse romana o barbarica. Affretto col desiderio il momento di poter riprendere in quel Paradiso terrestre le mie fruttuose ricerche, alme- no per ciò che riguarda la parte esostorica. E tanto più, che non so, né voglio nascondervi ora la scoperta fatta te- sté in quei dintorni di quattro nuove stazioni litiche, che mi fornirono armi ed arnesi di selce, con avanzi animali, e fìttili, che sto esaminando, coli' intendimento di farne fra non molto una coscienziosa, se non dotta, relazione per servire alla storia della paleoetnologia veronese con tanto amore e studio iniziata da quell' egregio che fu il mio pre- decessore cav. P. P. Martinati, (Tutti gii oggetti sono disegnati in grandezza naturale.) //// del Blstiùito Veneto. Bq. 1. TomoW. Sen Vlav.XT. Stef. de Stefani: Sopra molti e dùcersi rn^ffetti di atta antieJiitd scoperU a Brennio treponese. ^f,/,frì n.Ist'tuto Veneto. ToinoW.Ser.Vrai'.XK. Fùf.S. x'^'trf. de 'Stefani: Sopra molti e diversi ogijetli di alta antic/iità scopepfi a Breomh reronese. COMUNICAZIONE DEGLI ULTIMI STUDI SULLA APPLICABILITÀ' DEI TRAFORI NELLE DIGHE DEI PORTI dell'ingegnere GIOVANNI MARCH. MALASPINA Uno dei temi, trattato nella sezione d'Idraulica marit- tima del II Congresso degl' ingegneri ed architetti italiani tenuto in Firenze nel 1875, fu il seguente da me proposto: « Quale fosse lo scopo, che si preflssero gli antichi ar- » chitetti costruendo a traforo le dighe di alcuni porti, e » se i moderni idraulici abbiano suggerito provvedimenti » equivalenti, e con quale effetto. » Per illustrare questa tesi, lessi al Congresso una Me- moria col titolo : « Sulle dighe a traforo dei porti antichi » , che per voto unanime dell'assemblea venne pubblicata negli Atti di detto Congresso, dati alla luce in Firenze nel suc- cessivo anno i87G (*). Dopo una discussione animata suH' argomento , alla quale presero parte ingegneri fra i più competenti nella materia, quali il Betocchi, il Francolini^ il Tatti ed altri, venne sanzionato il principio sostenuto con incrollabile fer- mezza dal De Fazio, già Ispettore generale d'acque e strade del reame di Napoli, e dimostrato con prove le più con- vincenti nelle egregie opere da lui pubblicate C^), che cioè molti dei moli dei porti lasciatici dagli antichi architetti Tomo VII, Sene V. * 171 ~ 1338 — greci e romani erano a traforo, che è quanto dire, formati con piloni ed arcate interposte, le quali lasciando con le loro aperture libero il passaggio alle correnti marine, tenevano i bacini interni dei porti stessi spazzati da in- gombri di sabbie. Però il Congresso degP ingegneri non avendo potuto stabilire, che le troppo limitate applicazioni di questo sistema, fatte fin qui nei porti moderni, offrano bastante garanzia di buon successo nella generalità dei casi, si limitò con un ordine del giorno ('), approvato ad unanimità di suffragi, a raccomandare al Governo di fare esperimenti più decisivi sui vantaggi dell' applicazione dei trafori nei moli nella ricorrenza di nuove regolazioni dei porti italiani. Successivamente avendo io avuto occasione di soggior- nare a Napoli per incarichi di professione, ebbi opportunità di fare ulteriori studi sul porto di Nisida, sul quale il De Fa- zio prima, e dopo di lui l'ispettore dei Lavori pubblici com- mendatore Majuri (*) ebbero campo di estendere i pii^i ac- curati loro esami e le loro investigazioni, e che, restaurato in questo ultimo decorso di tempo con varia vicenda, offriva air idraulico argomenti non dubbi sulla utilità del sistema antico dei moli a traforo. Nisida è un' isoletta di formazione vulcanica, che sorge nel Mediterraneo alla distanza di appena 800 metri dal promontorio di Coroglio, che divide i due golfi di Napoli e di Pozzuoli. Pare anzi, che nelle epoche passate fosse con- giunta al continente, e ne sia stata staccata per effetto di taluna delle tante convulsioni vulcaniche^ alle quali andò soggetta quella contrada. Papinio Stazio lo confermerebbe laddove dice : « Pars haec Pausilyppi quondam maris insula nunc est. » Di forma conica, si eleva per notevole altezza sul li- vello del mare. I.a costa rivolta al largo scende con de- - 1339 — clivio erto e selvaggio, e pressoché nel centro si ritira per lasciar posto ad un porto detto Paone^ di nessun uso, che sembra il cratere di un vulcano estinto. L' altra costa in- vece, che guarda il lido napolitano, è più dolce e benigna e vi hanno sede all'ingiro i vari stabilimenti contumaciali del Lazzaretto ivi stabilito. La insenatura di questa costa of- ferse sempre un buon ricovero ai navigli, perchè difesa dai venti del mezzogiorno, dal riparo naturale dell'isola e da quelli di tramontana, dalle alture che girano i goIG di Na- poli e di Pozzuoli. Però, allorché spiravano i venti da le- vante o da ponente, la costa veniva molestata dal mare burrascoso, per cui gli antichi architetti la presidiarono con due moli a traforo spiccati dalle due punte di nord- est e di nord-ovest. Al principio del presente secolo il porto di Nisida gia- ceva in uno stato di completo abbandono. I due moli, for- mati all' uso romano con piloni ed arcate, erano pressoché distrutti sia per la violenza di replicate burrasche, sia per l'incuria degli uomini, e probabilmente per ambedue queste cause associate. Non esistevano che dei ruderi seppelliti nelle acque. Del loro ristauro venne incaricato il De Fazio. Fu in quella circostanza che potè studiarne la struttura e con- vincersi dei vantaggi dei moli a traforo degli antichi, in con- fronto delle dighe continuate o ripiene dei porti moderni, allo scopo di tenere i bacini spurgati da interrimenti. Im- portantissima a questo proposito é la confessione dello stesso De Fazio alla pag. 58 della pregevole sua Opera uSìU miglior sistema di costruzione dei porti ». Né mi cadde in pensiero, egli dice, " che col sostituire i moli ripieni a quelli » a traforo, mi affaticava al pari dei ristauratori dei porti » di Anzio, di Civitavecchia e di Ancona a guastare una » delle più sagge opere degli antichi. Io spesso, prosegue il » De Fazio, guardava i piloni di Nisida, di Pozzuoh e di — 1340 — » Miseno; ma una lunga abitudine di trascuraggine, fomen- I) tata dai pregiudizi comuni in somiglianti opere, mi avea » reso insensibile all' aspetto di sì venerande reliquie. Esse 1. furono mute per me fino a tanto ohe, per un concorso » di circostanze, non fui scosso e convinto del loro vero » fine. Fui quindi sollecito di confessare il mio errore e » di studiarmi a spiegare e sostenere il sistema degli an- » tichi. » Secondo riconobbe il De Fazio, il molo di levante della lunghezza di circa metri 275 si componeva in antico di sei campate, avendo egli con molta diligenza rinvenuti gli avanzi di sette piloni, che giacevano seppelliti nelle acque in una profondità di dodici palmi napolitani, corrispon- denti a met. 3 abbondanti (•). Non potè poi stabilire di quante campate fosse in origine il molo di ponente lungo circa met. 180, mentre la sua parte più vicina a terra era stata, ai tempi del viceré spagnuolo Alvarez di Toledo, ri- coperta con scogliera. Nella parte residua sporgente a mare trovò immerse nelle acque le basi di quattro piloni, per cui in questo tratto di molo lungo met. 81 circa esistevano tre campate. Siccome le dette basi erano grosse e robuste a sufficienza, il De Fazio lasciando una risega all' ingiro delle loro facce corrose, vi piantò sopra dei nuovi piloni, elevandoli a conveniente altezza sopra il livello del mare, e congiungendoli con tre ampie arcate. I piloni del molo di levante erano invece in istato di completo sfacelo. Il De Fazio li abbandonò, tanto più che per meglio coordinare il servizio del Lazzaretto, gli conve- niva piantare il nuovo molo in una direzione meglio acco- modata al collegamento dell' isola di Nisida con altra iso- letta detta del Lazzaretto vecchio. Secondo il suo progetto, il nuovo molo doveva comporsi di un filare di dodici pi- loni con undici arcate intermedie, aumentando in tal modo il numero dei trafori in confronto del suo stato antico. — 1341 — Erano già eretti sette piloni di questo molo, allorché sorsero in taluni dei dubbi, che i troppo numerosi trafori potessero cagionare una soverchia agitazione alle acque nel- l'interno del porto. Il De Fazio, con la speranza di far tacere gli oppositori, ricorse ad un ripiego che gli venne suggerito dal porto di Miseno, il cui molo orientale era stato in an- tico formato con due Alari di piloni disposti a scacchiera, per modo che quelli all'esterno cuoprissero i vani del filare interno. Dietro questo principio piantò egli un pilone da- vanti la prima arcata del molo di ponente e tre di fronte alle prime aperture di quello di levante ; colla differenza però che nel molo di ponente collocò il pilone isolato al di fuori verso il largo coi lati obliqui a forma di sperone, mentre in quello di levante dispose i tre piloni al di dentro del bacino in linea parallela al filare di sette piloni giù pri- ma eretti. Confessa però lo stesso De Fazio che non era tranquillo sul buon effetto di questo espediente, e che si limitò a quei soli quattro piloni per pigliar consiglio dal- l' esperienza. Erano i lavori a questo punto, quando nel i834 il De Fazio morì. Fu allora introdotta una variante nell'incom- pleto molo orientale. Il Giare dei sette piloni già prima co- struiti venne lasciato allo esterno, e presi per base i tre piloni da lui collocati in via di esperimento all'interno, ven- ne sulla linea di questi ultimi completato il molo, costruen- done altri nove Ano a congiungersi colla punta dell'isoletta del Lazzaretto vecchio. Dopo di che, senza curarsi nem- meno di legare e robustare i dodici piloni del filare interno con arcate intermedie, questo molo cosi incompleto venne lasciato per vari anni in assoluto abbandono. Nel \ 832 il Governo di quelle provincie volendo prov- vedere ad un riordino generale del Lazzaretto di Nisida, ne diede analogo incarico all' ingegnere del Corpo reale d'acque e strade Antonio Majuri^ discepolo e seguace delle — 1342 — teorie del De Fazio. Come si rileva da una sua Relazione pubblicata in Napoli nel 1856 C^), il Majuri trovò tutti i piloni del molo di levante, e specialmente i dodici del filare interno, corrosi nelle loro facce e pressoché rovinati dal- l'impeto delle burrasche. — E non è a maravigliare di ciò. — Le ondate del mare tempestoso, costrette a passare fra i vani dei piloni esterni, ricadevano poi con urli violenti con- tro gli spigoli dei piloni interni, logorandoli e scalzandone le fondamenta. Due anzi di questi, cioè il quinto ed il se- sto squarciati, erano caduti in rovina. Il Majuri vista la mala prova dell'esperimento' del De Fazio, e considerato che se un limitato numero di trafori nei moli può giovare, mercè un moderato movimento delle correnti marine, a tenere sgomberati i porti da imbonimen- ti, un numero soverchio può invece nuocere e contrastare al buon effetto di questo sistema ; stabili di sopprimere sette degli undici trafori, lasciandone aperti soltanto quat- tro nei punti meglio adattati. Anche nel molo di ponente, quantunque molto megho conservato dell' altro, il Majuri riconobbe eccedenti al bi- sogno le tre campate lasciate dal De Fazio, riflettendo come in un tratto di molo della lunghezza di poco più di met. 80 sia sufficiente all'uopo un solo traforo. Lasciò quindi aper- ta la sola prima campata verso terra, di fronte alla quale esisteva allo esterno quel pilone isolato a faccie oblique, di cui sì è fatto cenno più sopra, e chiuse le altre due. I due moli vennero poi ingrossati e robustati con una fodera a getto di smalto e con esterna scogliera a massi perduti, chiudendo i fori soppressi e formando dei due moli una massa continua interpolata soltanto dai trafori ad ar- cate che furono conservati. I concetti, che hanno guidato il valente idraulico Majuri a modificare in siffatta guisa la costruzione di questi due moli, pur conservando il sistema degli antichi architetti, — 1343 — ed adattandolo alle peculiari circostanze di questo porto, sono da lui indicati con tutta precisione nella succitata sua Relazione ; e siccome contengono delle norme utilissime sulla più vantaggiosa loro applicazione nei moli dei porti moderni, crederei di defraudare i cultori di questo ramo di scienza se non avessi a riportarli testualmente : « Mi cade in acconcio, dice il Majuri, di fare delle os- » servazioni intorno alla chiusura della maggior parte dei » trafori nei due moli, per effetto della quale a mio corto » giudizio, non viene ad essere vulnerato il metodo antico » dei moli traforati. Trovandosi i piloni del molo di le- » vante corrosi e scalzati al piede, ed essendone caduti » due, era necessario unirli in massi di maggior mole e » rivestirli con una fodera di smalto, dando a questi massi » una fronte più spaziosa per poterli garantire con una » gettata di scogli contro la violenza dei flutti. ~ D' altra » parte i tre fori del molo di ponente essendo di sovcr- » chia ampiezza, entravano per essi coi venti di quel rom- » bo correnti troppo forti di mare tempestoso, le quali sti- » ravano le gomene dei bastimenti e tormentavano uno » spazio prezioso nel porto, come quello che era il più » profondo ; ed ecco perchè conveniva chiudere i due tra- » fori estremi e lasciare aperto il primo che è coperto da » un grosso pilone piantato dinanzi. » « Potrebbe parere a taluni, che se per la pecuhar sua I) condizione questo porto, attaccato ad un'isola cinta in- » torno da alte sponde a picco, non va soggetta a forti in- I) terrimenti, a differenza dei porti attaccati ai continenti, » per Nisida sarebbe stata buona ogni maniera di moli ri- » pieni o traforati ; e però si avrebbero potuto chiudere » tutti i trafori dei suoi due moli. Ma a ciò si risponde- » rebbe, che se in questo porto non sono a temersi colma- » menti di molto rilievo, non è dimostrato quale grado di » interrimento ci potrebbero produrre due moli ripieni i ~ 1344 — » quali farel>l)ero 1' ufficio di due pennelli, e manterebbero » una calma perfetta e ad ogni tempo capace di lasciar )) spogliare le acque d' ogni molecola delle più esili torbide n di che non mancano di andar gravi. » « È inoltre a considerare che la vera regola di pro- » porzionare la mole dei piloni all'ampiezza dei trafori di- » pende dalla postura del porto, dai venti che vi regnano, » dalla profondità del mare e da altri elementi svariatis- 1) simi. Onde per le riferite condizioni del porto di Nisida, » e per gli ammaestramenti dell' esperienza, sola e sicura n guida in questa parte soprammodo difficile della scienza » dell'ingegnere, sembrarono bastevoli quattro trafori nel » molo di levante ed uno solo in quello di ponente. — Ed ») invero il primo traforo nel molo di levante vicino alla » punta di Nisida viene in certo modo a corrispondere al- » l'unico traforo in quello di ponente: le correnti entrano » per l'uno, radono la banchina del bacino del porto, » spazzano il fondo in prossimità alla medesima e sortono » pel traforo opposto di ponente. Pel secondo traforo a » levante lasciato a parecchia distanza del primo entrano i » flutti nel bacino, lo attraversano e corrono per di fuori » alla punta del molo di ponente. Finalmente il terzo ed il » quarto, vicini entrambi, stanno dove termina il molo di » levante e comincia l'antemurale formato dall' isoletta del n Lazzaretto vecchio. — • Ora questi trafori di moderata » luce lasciando il passaggio ad altrettante correnti, sono » talmente disposti che, mentre tengono le acque nel porto » in un certo movimento da impedirvi il deposito delle » arene, non nuociono a quel tanto di calma e tranquillità » che alla sicurezza di ogni maniera di bastimenti si con- » viene. » È un fatto che dopo la regolazione di due moli, ope- rata dal Majuri colla guida dei suesposti criteri, il porto di Nisida si è felicemente conservato immune da imbo- f. — 1345 — nimenti ; ed è questa senza dubbio una prova incontra- stabile della bontà del sistema antico dei moli a traforo, purché applicato con moderazione e con avvertenza alle speciali condizioni dei porto. Questo successo venne da me segnalato in una pub- blica conferenza , eh' ebbi 1' onore di tenere il 24 aprile 4 878 nella sede del Collegio degli ingegneri ed architetti di Roma, leggendovi una Memoria « Sull'uso dei moli a tra- foro del porto di Nisida », che venne poi pubblicata nel- r accreditato periodico : «Za Rivista marittima)) ('). Alla lettura della Memoria tenne dietro una interes- sante discussione sull' uso dei trafori nei moli, alla quale prese parte in principalitù l' illustre comm. A. Cialdi, ben noto per le molte ed importanti opere da lui date alla luce in questi ultimi anni sull' ardua materia dell' idraulica ma- rittima (*) : i risultamenti della quale furono pur essi pub- blicati in fQrma d' appendice alla mia Memoria nello stesso fascicolo della « Rivista marittima », e successivamente riprodotti in una Nota negli «Annales indiistrielles. Livrai- son du i.*^»" juin 1879 (^).» In questa Nota il Cialdi fa innanzi tutto rilevare la dif- ferenza che passa tra i porti a bacino e quelli a canale ri- guardo all' appUcabilità dei trafori. Nei primi ritiene adot- tabile con buon successo il sistema antico, però lo consi- gUa soltanto nei moli sotto vento, mentre in quelli soprav- vento esterna il timore che i trafori possano esser causa di due gravi inconvenienti : l'uno, cioè, che impediscano ai bastimenti di restare ormeggiati presso le banchine in causa dell'agitazione delle acque, e l'altro che le materie ostrut- tive, entrate pei trafori del detto molo, non abbiano forza sufficiente di attraversare lo specchio acqueo del bacino ed uscire poi per gli altri trafori del molo opposto sotto vento. 11 comm. Cialdi a rinforzo della sua opinione cita Tomo Vllj Serie V. 17;2 — 1346 — ì' esempio del porto stesso di Nisida nel quale, egli dice, dopo alcuni anni di esperienza l'ispettore comra. Majuri, benché seguace della teoria del De Fazio, si vide costretto di chiudere la maggior parte dei trafori nel molo soprav- vento. Ma questa supposizione non è esatta, ed il comm. Majuri Io dimostra in una recente Relazione, inserita negli Atti del Collegio degl' ingegneri ed architetti di Napoli {^^), nella quale dichiara che i dodici piloni già eretti in quel molo, e lasciati poi in abbandono senza nemmeno voltarvi gli archi, furono corrosi ed in parte rovinati dall' urto di ben dieci tempeste ; che dopo parecchio tempo fu necessa- rio rinforzarlo con la chiusura di sette trafori, lasciandone aperti soltanto quattro da luogo a luogo ; che anche nel molo sottovento, per lo stesso motivo, se ne chiusero due, lasciandone aperto uno solo ; e che per tali necessità si modificò bensì il tipo, ma non lo scopo del metodo degli antichi, in quanto che per ripetuti scandagli e dopo pa- recchi anni non si verificarono interrimenti nel porto di Nisida. E valga il vero, ove si ammettesse la esclusione dei trafori nel molo sopravvento consigliata dal Gialdi, il siste- ma degli antichi perderebbe gran parte della sua effica- cia. — Quale vantaggio potrebbe infatti sperarsi dall' ap- plicare i trafori nel solo molo sottovento, mentre sappia- mo che da questo lato spirano venti di minor forza e du- rata, meno atti quindi a generare quelle vivaci correnti che occorrono per spazzare gì' imbonimenti dal bacino del porto ? — Non andrebbesi incontro con maggiore facilità all' inconveniente temuto dal comm. Cialdi, che le materie ostruttive, introdotte dai trafori del solo molo sottovento, finiscano col decombere nel bacino, anziché sortire pei fori del molo opposto, seco trascinando le sabbie rapite col moto di traslazione dal fondo del bacino medesimo ? Un altro esempio riporta il Cialdi in appoggio delia sua — 1347 — tesi, cioè il porto di Trajano di Civitavecchia, che tuttora esiste e che ha il molo sopravvento tutto chiuso, e quello sottovento a trafori. Vediamo cosa dice in proposito il De Fazio nell' accu- rata descrizione di questo porto che ci ha lasciata nel suo Discorso II (^*). « L' antico porto Trajano aveva la flgura di un gran- » de anfiteatro, ed era circoscritto da due braccia di moH, » i quali partendo da terra progredivano semicircolarmente » in mare quasi per andare a congiungersi tra loro, ma » finivano prima di pervenire al vertice, lasciando un'aper- » tura di comunicazione fra il mare ed il porto: apertura » coperta da un' isola che chiamasi 1' antemurale. » L' originaria costruzione di questo porto ci fu conser- vata da una medaglia, che nel diritto porta Teffigie del- l'imperatore Trajano e nel rovescio la prospettiva del por- to che ci mostra il suo perimetro formato da piloni con in- terposte arcate, e sovra altrettanti edifici che, oltre dare al porto un aspetto monumentale, com' era lo stile di quel- l'epoca di smisurata grandezza, lo difendevano dall'impeto dei venti. Ma nella prima metà del IX secolo l'antico porto fu di- strutto da papa Gregorio IV per timore di una invasione dei Saraceni, e rimase poi in completo abbandono e ro- vina per quasi 800 anni, fino a che fu riparato e riaperto nel volgere della prima metà del secolo XVII; ma, come soggiunse il De Fazio, « secondo le cognizioni di questi » tempi, nei quali in fatto di simili costruzioni s' incomin- » clava ad uscire dalla barbarie «. Si fu quindi nella mo- derna riparazione di quel porto che il molo sopravvento venne formato ripieno e 1' altro sotto vento a trafori^ per cui r esempio invocato dal comm. Cialdi non riguarda il suo stato antico, ma una moderna alterazione del me- desimo. ~ 1348 — Dice (li più il Cialdi, che la storia non ci assicura che i Romani architetti abbiano sempre usato i trafori nel molo sopravvento, e che l' impiego dei trafori in ambedue i moli si riconosce soltanto nel caso in cui il sito del porto non sia molto esposto agli insulti del mare, come sarebbe appunto quello di Nisida. — Ma la prima circostanza è contraddetta dalle concordi opinioni del De Fazio e del Majuri, i quali avendo avuto campo di fare accuratissimi studi ed investigazioni nei porti antichi seminati in quelle spiaggie del mezzogiorno d'Italia, mostrano la ferma loro convinzione che il perno del sistema romano è l' uso dei fori in ambedue i moli. — Ed il valore della seconda ò contrastato dalla franca dichiarazione del Majuri nella suc- citata sua Relazione : « che a Nisida i flutti da scirocco eb- » bero tanta forza da abbattere due piloni del molo di le- » vante, e, spinti dal libeccio, sconquassarono un cassone » che stavasi riempiendo di calcestruzzo innanzi ad uno « dei trafori del molo di ponente ». E soggiunge « che di » tale veemenza di flutti in quel punto ha potuto giudicare » egli stesso per parecchi anni ». Pei porti a canale, come ben disse il Cialdi, la tesi of- fre una soluzione diversa. Come è noto, i porti -canali, perchè aperti in spiaggie sottili, vanno più o meno soggetti alla riproduzione dello scanno presso la loro bocca, che forma un ostacolo invincibile alla libera entrata ed uscita dei bastimenti. — Niun rimedio ha fin qui raggiunto com- pletamente lo scopo. Non le chiuse di scarico, non la pro- trazione dei moli , non le palafitte a giorno che hanno fatto cattiva prova nei porti-canali di Ravenna e di Por- tolevante. Il comm. Cialdi ricorda nella sua nota il mezzo inge- gnosissimo da lui proposto ('^) allo scopo di distruggere io scanno nei porti a canale, obbligando le stesse forze vive del mare a fare questo lavoro di spurgo. Il suo trovato — 1349 — consiste nello spezzare in due parti il molo sopravvento, la- sciando un' apertura di conveniente larghezza nel punto ove si forma la barra, ed innestando alla punta del tronco superiore del molo medesimo un braccio a squadra, con direzione pressoché parallela alla spiaggia. I flutto -cor- renti del vento regnante sono costretti in tal modo a pas- sare per r imbuto formato dalla apertura del molo, ed han- no la forza di spazzare dal campo del porto-canale le sab- bie dello scanno, cacciandole al largo sotto vento in sito innocuo alla navigazione. Il braccio di scogliera a ritroso non permette ai materiali, che scorrono lungo la spiaggia sopravvento, di assalire la bocca del porto e di contribuire alla formazione della barra, obbligandoli ad accumularsi nel vasto serbato] o compreso fra la riva e la scogliera ad essa parallela. Inoltre coli' apertura del molo si crea una seconda bocca laterale al porto, opportunissima in date circostanze all' ingresso e sortita dei bastimenti, ed una rada coperta mercè il tronco isolato di molo sporgente a mare. Questo sistema fece buona prova in una esperienza fattane dall' ingegnere Moro per distruggere un banco di sabbia presso lo sbocco dello stagno d' Ostia ; ed ottenne un lusinghiero suffragio di approvazione dall' Accademia dei Lincei, il cui relatore, il celebre P. Secchi, lo defini molto propizio^ e dall'Accademia delle scienze di Parigi, il cui relatore, l'illustre de^^Tessan, lo qualificò Ircs-ra- tionnel. Il comm. Cialdi sostiene che il suo sistema pei porti- canali è affatto nuovo, non trovandosene traccia presso gli antichi ; ed aggiunge che non si deve scambiare quello romano dei moli a traforo col suo, perchè sostanzialmente i due sistemi differiscono fra loro, lo, che mi onoro schie- rarmi fra gli ammiratori del Cialdi pel grande impulso da lui dato coi pregevoli suoi lavori al progresso dell' idrau- ~ 1350 - lica marittima, nel mentre rendo omaggio al valore del suo trovato pei porti-canali, non posso a meno di non ricono- scere che i due sistemi partono da un identico principio; quello cioè di costringere le forze stesse del mare a mante- nere sgombri da interrimenti tanto i porti a bacino, quan- to quelli a canale. A questo punto giungono gli studi sulT importante ar- gomento che ho preso a trattare. Come ben si vede, Y ul- tima parola non è ancora pronunciata. Abbiamo però dei fatti che provano incontrastabilmente 1' utilità dei trafori nei moli, e la preferenza del sistema antico a quello mo- derno dei moli ripieni. Mi associo quindi al voto del comm. Majuri che se ne estenda in più larga scala 1' applicazione nei nostri porti italiani, molti dei quali vanno pur troppo soggetti a note- voli imbonimenti, ed abbisognano di continui escavi colle draghe, con grave carico del bilancio dello Stato. E se col proseguire analoghe esperienze nei vari casi si potrà rag- giungere un plausibile equilibrio tra le forze del mare, che generano gì' imbonimenti, e quelle che si possono utilizzare per distruggerli ed eliminarli, senza alterrare con correnti troppo agitate quella tranquillità di acque che deve regnare nei bacini portuali, potremo vantarci di aver domata la stessa natura, eh' è la massima conquista cui la scienza dell' ingegnere possa aspirare. E se al mio voto potessi ag- giungere un desiderio, quello sarebbe che del sistema del Cialdi si facesse applicazione nella cosi detta scogliera al nord del porto di Lido, già decretata dal Governo, e che vuoisi sperare di vicina esecuzione. Il porto di Lido, per la sfavorevole insenata sua posizione, va più che ogni altro soggetto ad essere assalito dagli scanni che ne sbarrano la foce, per cui giova tentare ogni mezzo per impedire la loro riproduzione. D' altronde col sistema del Cialdi nulla si perde, e non puossi che guadagnare. — Poiché, alla peg- — 1351 — gio, ove r esperienza dimostrasse che 1' apertura da la- sciarsi nella parte più avanzata della diga non riuscisse ef- ficace allo scopo, si può sempre chiuderla o moderarla di ampiezza. — Tutto quindi consiglierebbe a questa prova, che ove venisse coronala da felice successo, com' è da ri- tenersi, confermerebbe sempre più la bontà del sistema dei trafori nelle dighe dei porti, che col presente scritto mi sono studiato di porre in rilievo. Venezia, luglio 1881. — 1352 ANNOTAZIONI (1) Alti del secondo Congresso degli ingegneri ed architetti italiani. Firenze, 1876. (2) Intorno al miglior sistema di costruzione dei porti. DI scorsi I, II e III di Giuliano de Fazio. Napoli, 1828-32. (3) L' ordine del giorno fu del seguente tenore : « La IV Sezione d' Idraulica marittima del secondo Congresso » pegli ingegneri ed architetti italiani, ritenendo che lo scopo pro- » postosi dagli antichi architetti greci e romani nel costruire a » traforo le dighe dei loro porti fosse quello di mantenere in essi » la necessaria profondità e sicurezza, e non essendo risultato dalla B discussione argomenti sufficienti, perchè questo sistema tanto nei » porti a bacino che in quelli a canale possa venire adottato senza » esperimenti in scala maggiore di quelli dai moderni idraulici fino » ad ora tentati , è di voto che si raccomandi al Governo di fare » nella ricorrenza di nuovi lavori nei nostri porti esperimenti più » decisivi di questo sistema. » (4) Il chiariss. sig. corani. Antonio Majuri, uno dei più distinti nostri Ispettori del Genio civile, da qualche anno passato allo stato di riposo. (5) Il palmo napolitano corrisponde a metri 0.2634. (6) Delle opere intese a riparare e compiere il porto di Ni- 8ida. Napoli, 1856. (7) La Rivista marittima, fascicolo di luglio ed agosto 4878. (8) Per toccare di molti altri, tutti di grande valore ed impor- 1 — 1353 — fanza sul progresso dell'idraulica marittima, ricordo i due lavori magistrali pubblicati dal comm. A. Cialdi: Sul moto ondoso del mare e su le correnti di esso, specialmente in qtielle litorali. Roma, 1866 — e Dei movimenti del mare sotto l'aspetto idrau- lico nei porti e nelle rive. Studii di A. Gialdi. - Roma, 4876. (9) Porta per titolo : Note sur les móles a piles et arceaux dans les ports à bassin, sur l'usage qtcen ont fait les Romains et sur les différences de ce système avec celui de móles gar- diens avec ouverture du coté du veni propose de nos jours pour les ports canaiix, par A. Cialdi, capitain de vaisseau et membra correspondant de l' Institut de France. (10) Atti del Collegio degl'ingegneri ed architetti di Napoli. Anno V, fase. 4 e 5. (11) Discorso II : Intorno al miglior sistema di costruzione dei porti. Napoli, 1828-32. (12) Veggasi la sua opera: Dei movimenti del mare sotto Ta- spetto idraulico nei porti e nelle rive. Roma, 1876. Tomo VII, Serie \. 173 SULLA RAPIDITÀ CON CUI LA LUCE MODIFICA LA RESISTENZA ELETTRICA DEL SELE^O. Ricerche sperimentali DEL s. e. MANFREDO BELLATI E DEL DOTI. R. ROMANESE. Dopo la scoperta dell'azione, che la luce ha sulla resi- stenza elettrica del selenio, vari Fisici si sono occupali di questa e di altre singolari proprietà elettriche del selenio e ne hanno anche fatto meravigliose applicazioni. Tuttavia si hanno ancora poche nozioni circa al grado di rapidità con cui si produce la variazione elettrica del corpo, quando questo passa dalla oscurità alla luce, o viceversa. Il Sale (^), che fu uno dei primi ad occuparsi delle proprietà elettri- che del selenio, fu condotto dalle sue ricerche a conclu- dere^ che r effetto della luce ò quasi istantaneo, e che solo quando vien tolta la luce, il ritorno alla resistenza normale non è tanto rapido: soggiunge poi infine che i raggi calori- fici molto intensi ed i luminosi hanno la proprietà di modi- ficare la struttura del selenio istantaneamente e senza va- riazione di temperatura. W. Siemens ripete presso a poco la stessa cosa. Ecco in qual modo egli si esprime (^). « L' aumento della conducibilità prodotto dalla luce nel se- lenio granuloso avviene con istraordinaria rapidità. Simil- (1) Proc. R. Society, XXI, p. 283; Pogg. Ann. CL, p. 333. (2) Phil. Mag. (4), L., p. 416. - 1356 — mente, la diminuzione della conducibilità, quando si tolga la luce, sembra cominciare istantaneamente: tuttavia scor- reva un tempo più lungo prima che fosse ristabilito lo stato corrispondente alla oscurità ». Altri sperimentato- ri, come Adams (^) e Forssmann (-), ammettono che qua- lunque variazione nella intensità della luce eserciti una doppia azione sulla resistenza elettrica del selenio , cioè un'azione istantanea ed una progressiva, che dura qualche minuto. — Più tardi fu inventato il fotofono^ e a taluno potrebbe forse parere che questo stromento basti a risol- vere tutte le questioni relative alla rapidità con cui la luce, modiflca la resistenza elettrica del selenio. Ma veramente non è cosi. Prima di tutto si può porre la questione, se nel- r istante in cui comincia una variazione di luce, cominci pure la variazione di resistenza elettrica; oppure se fra il principio della variazione luminosa ed il principio della va- riazione della resistenza passi un certo tempo. Pare più probabile la prima supposizione; ad ogni modo, anche se fosse vera la seconda, l'intervallo di tempo fra il comincia- mento dei due fenomeni deve certo essere breve e sempre costante, sia che si tratti di aumento grande o piccolo di luce, oppure di diminuzione. Che se questo intervallo non fosse costante, sarebbe impossibile di riprodurre la parola col fotofono. — La questione, che abbiamo testé accennata, non è quella che ci siam proposto di risolvere, e l'abbiamo ricordata soltanto por prevenire gli appunti che alcuno po- trebbe fare sul linguaggio che useremo in seguito, il quale è conforme all' ipotesi della contemporaneità di comiucia- mento delle due variazioni di luce e di resistenza. Abbiamo usato un tale linguaggio solamente per maggiore semplicità, (1) Proc. R. Society, 17 june 1875; Phil. Mag., (5), I, 1876, p. 155. (2) Wiedem. Ann., IÌ, 1877, p. 513. - 3357 - in quanto che nello studio da noi fatto è del tutto indiffe- rente, che la variazione di resistenza del selenio sia, o no, contemporanea alla variazione di luce. Ma un' altra questione si presenta circa alla rapidità con cui la luce modifica la resistenza elettrica del selenio. Può darsi che il selenio di un ricevitore di fotofono in ogni fase di luce più o meno viva prodotta dalie vibrazioni dello specchio del trasmettitore, raggiunga quella resisten- za, a cui arriverebbe se il grado di illuminazione corri- spondente a quella fase fosse durevole, anziché fugace. Ma può anche darsi che in ogni fase la resistenza cominci bensì a variare, ma non raggiunga iHalore corrispondente al grado di illuminazione di quella fase. È chiaro infatti che anche in questo secondo caso si avrebbe delle alternative di maggiore e minor resistenza, capaci di produrre tutti i fenomeni che si ottengono col fotofono. Nel presente scritto diamo conto di alcune esperienze istituite appunto per chiarire come si comporti il selenio soggetto a rapide variazioni di luce. Le esperienze eseguite furono molte; ma descriveremo soltanto le ultime, perchè le altre vennero fatte in condizioni men buone. La resistenza di selenio, da noi usata, costituiva il ri- cevitore piano di un fotofono, costruito nei primi mesi di quest' anno dal Bréguet di Parigi. La superfìcie coperta da selenio cristallino era di circa 4 x 5^*^. Questo ricevitore era chiuso'in una custodia di legno, interrotta soltanto in cori'ispondenza alla superfìcie coperta di selenio. Per sot- trarre anche questa parte alle influenze esterne, abbiamo applicato sul dinanzi del ricevitore una lastra di vetro che lungo gli orli era sovrapposta ad ovatta, e che, distando di alcuni millimetri dalla superfìcie del selenio, veniva a for- mare il coperchio di una cameretta dove l'aria era sta- gnante. Nelle ultime esperienze abbiamo applicato sovra la — 1358 — prima una seconda lastra Ji vetro, la quale veniva ad iso- lare un secondo strato di aria stagnante grosso un milli- metro o due. La resistenza elettrica di questo ricevitore variava assai da un giorno all'altro, né sempre si potevano spiegare que- ste variazioni tenendo conto delle differenze di tempera- tura : un aumento di temperatura produceva diminuzione di resistenza. Apposite esperienze, eseguite col reotropo di Masson, ci hanno mostrato che il passaggio di una corrente elettrica attraverso il ricevitore non produceva alcuna po- larizzazione, e ciò tanto se il ricevitore era esposto alla luce, come se si trov^jva all'oscuro. Questo risultato è con- forme a quanto fu verificato dal Siemens per alcuni dei campioni di selenio, su cui ha sperimentato (*). Il metodo da noi seguito è molto semplice. Abbiamo misurato col mezzo di un galvanometro differenziale la resistenza elettrica del selenio, il quale veniva assoggettato ad alternative di luce ed ombra col solito mezzo di un disco bucherato fatto girare con maggiore o minore rapidità. È chiaro che in tal modo la quantità di luce ricevuta dal se- lenio in un dato tempo non dipende punto dalla velocità con cui si fa girare il disco; ma soltanto dal rapporto delle aree dei fori e dei pieni del disco. Se questo gira con ve- locità maggiore, i lampi e le ecclissi si succedono con rapi- dità maggiore, facendosi più brevi; ma, dopo un numero intero di periodi, la frazione di tempo, durante la quale il selenio fu esposto alla luce, rimane sempre la stessa. Se dunque la variazione di resistenza nel passaggio dalla luce all' ombra , o viceversa, avviene in modo assolutamente istantaneo, la resistenza media del selenio non deve punto (1) W. Siemens, Ueber die Abhàngigkeit der elektr. Leitungs- fdhigkeit des Selens von Wàrme und Licht. (Pogg. Ann. CLIX, p. 117, a pag. 133). — 1359 — variare, sia che il disco giri lento o veloce. Se invece il feno- meno non è istantaneo, la resistenza media non resterà, in generale, costante. In tal caso, adoperando dischi in cui sia differente il rapporto tra i fori e i pieni e variando la velo- cità di rotazione di essi, si potrebbe studiare il fenomeno in tutte le sue fasi. Circa alla pratica disposizione dell'apparecchio, ripetute esperienze ci hanno mostrato che è necessario sottrarre il selenio, che si studia, ad ogni urto o tremolio: abbiamo quindi cercato che le parti mobili dell' apparecchio fossero indipendenti dalle fisse e che tutte poi offrissero la massima stabilità. La sorgente di luce, che trovammo più costante, fu una lampada a petrolio a lucignolo rotondo. Questa era chiusa entro una lanterna di legno protetta da ogni lato con schermi, perchè la fiamma non fosse turbata dalle cor- renti d'aria, che potevano essere più o meno intense a se- conda della velocità di rotazione del disco. La lanterna era sostenuta da una mensola infissa nel muro. I raggi che partivano dalla fiamma venivano resi pressoché paralleli da una grande lente applicata su una delle faccie verticali della lanterna. Perchè poi venissero assorbiti i raggi calorifici oscuri, il fascio di luce si faceva passare per una vaschetta di vetro a pareti parallele piuttosto grosse, distanti l' una dall'altra circa 4 cent, e riempiuta di una soluzione d'al- lume. Subito al di là di questa vaschetta v' era uno scher- mo con un foro eguale alla superficie attiva del selenio del ricevitore, e poi veniva il disco girevole. Questo era di car- tone annerito sul lato rivolto al selenio, avea il diametro di 0"\305 e presentava verso l'orlo una serie di fori, disposti regolarmente, che avevano la forma di porzione di settore circolare ed erano tutti eguali fra loro. L'altezza dei fori era circa 3 cent, e la larghezza variava secondo i casi. Il disco era forato anche nel centro e dava passaggio ad un asse d'acciajo a cui era fissato mediante dei pezzi a vite. — 1360 — L' asse girava su due cuscinetti portali da robuste branche di ferro infisse nel muro. Il disco occupava adunque un piano verticale frammezzo a queste due branche : esso ve- niva poi messo in giro facendo rotare, con opportuna tras- missione, una rotella a gola, montata sull'asse stesso del disco. La ruota, che dava moto alla funicella di trasmissio- ne, si faceva girare a mano, regolando il movimento sulle battute di un metronomo. Il ricevitore a selenio era appe- so ad un'asta infissa nel muro, avea la sua faccia ante- riore parallela al piano del disco e assai prossima ad esso, ed era tenuto in tale posizione che il suo centro fosse sulla retta dei centri della fiamma, della lente e dei fori dello schermo e del disco girevole. Tutta questa parte dell'appa- recchio era situata in uno stanzino di pochissima luce, e di più era circondata da grandi schermi, sicché il selenio poteva ricevere solamente la luce della fiamma che attra- versava i fori del disco. Come abbiamo detto precedentemente, si misurava la resistenza elettrica del selenio col mezzo di un galvano- metro differenziale. La corrente era fornita da tO coppie Bunsen ad acidi piuttosto deboli, la resistenza inserita in uno dei rami derivati era data da un reostato di Siemens ed Halske. Il galvanometro era a specchio e scala, e per mezzo di un commutatore era possibile di introdurlo o di escluderlo dal circuito, facendo pur sempre passare la cor- rente in tutta l'altra porzione del circuito. Ciò si faceva per poter leggere di tratto in tratto la posizione di equili- brio dell'ago quando non passava corrente nel galvano- metro. Abbiamo sperimentato con cinque dischi diversi nel se- guente modo. Letta la scala quando la corrente non circo- lava per il galvanometro, si faceva girare il disco con una velocità di circa 12 giri al secondo, e modificando la resi- stenza del reostato, si riconduceva l'ago alla posizione ini- — 1361 ~ ziale; poi si aiunentava la velocitù di rotazione del disco sino a fare circa 50 giri al secondo, si osservava se avveni- vano spostamenti nell'ago, e Onalmente, per controllo, si ripeteva la lettura riconducendo il disco alla velocità pri- mitiva. Queste osservazioni si ripetevano molte volte per ogni disco. Nella seguente tabella riassumiamo gli elementi dell' ultima serie di esperienze. a 3 a o o Num. dei fori Rappor- to fra le aree dei fori e dei pieni Durala massima Durata minima Resi- stenza U. S. della lu- ce dell'om- bra della lu- ce deU'om- bra 1 <2 3 4 5 12 12 10 24 12 1 . 7 1 :3 1 : 2 1 :1 3:1 0\0008 0,0016 0 ,0016 0 ,0016 0 ,0048 O',0056 0 ,0048 0 ,0032 0 ,0016 0 ,0016 0^0002 0 ,0004 0 ,0004 0 ,0004 0,0013 0\0016 0,0013 0 ,0009 0 ,0004 0 ,0004 4660 4606 4440 4510 4260 In questa serie di esperienze non fummo capaci di no- tare alcuna sensibile variazione della resistenza del selenio al variare della velocità del disco. Si avevano bensì piccoli spostamenti nell'ago della bussola, ma erano affatto irre- golari ed avvenivano anche quando non si modificava la velocità del disco. Potrebbe darsi che questi spostamenti accidentali mascherassero gli effetti dovuti alla variazione di resistenza del selenio ; ma in ogni caso questi ultimi ef- fetti sarebbero stati assai piccoli, perchè una differenza di una 0 due unità Siemens si sarebbe certo rivelata. Queste esperienze furono fatte a una temperatura me- dia di 28°. La resistenza del selenio all'oscuro era 5810 U. S. Le altre resistenze poi, determinate mentre giravano Tomo VIIj Sorte V. Ali — 4362 — i sìngoli disebi e registrate nell'ultima colonna della tabel- la, non sono fra loro paragonabili, perchè durante le espe- rienze la fiamma fu piìi volte spenta e riaccesa. Altre serie di esperienze ci diedero parimenti dei risul- tati nulli o contradditori. Notiamo solo che, sperimentando col disco n.° 2, quando la resistenzei del selenio era circa doppia di quella che possedeva da ultimo, ci parve di osser- vare un piccolo aumento di resistenza al crescere della ve- locità del disco: in quell'epoca i dischi n." 4 e 3 non erano ancor costruiti. — Ma se lasciamo da parte questo caso, che non è ben accertato, i risultati a cui siam giunti non son certo quelli che ci attendevamo. Probabilmente se aves- simo potuto aumentare ancor più la velocità del disco e ot- tenere una perfetta stabilità dell'ago, saremmo giunti a conclusioni alquanto diverse. Ad ogni modo le esperienze fatte mostrano che il selenio da noi usato, entro i limili in cui ci siamo tenuti, si comporta sensibilmente come se la variazione di resistenza per il passaggio dalla luce all' om- bra, 0 viceversa, fosse istantanea. Rendiamo vivissime grazie al prof. Fr. Rossetti, che ci diede agio di eseguire questo lavoro sperimentale nell' Isti- tuto di fisica da lui diretto. Padova, Università, agosto 1884. INTORNO AL RISCALDAMENTO DEGLI ELETTRODI PRODOTTO DALLA SCliMlLLA DEL ROCCHETTO D'INDUZIONE. Sliidio sperimentale DEL s. c. ANDREA NACCARI I. II riscaldamento di due elettrodi, quando scocca fra essi la scintilla, fu già studiato, ma non ancora compiuta- mente. Le osservazioni principali fatte finora su questo ar- gomento possono riassumersi così. I.° In generale i due elettrodi non si riscaldano egual- mente. Se le scariche sono dovute ad una macchina di Hollz è per lo pii^i il polo positivo che si riscalda di più, e ciò pure si osserva con l'arco voltaico. Col rocchetto d'induzione e anche con la macchina di Holtz, quando questa sia prov- veduta di grandi conduttori o di condensatori, avviene il fatto contrario. 2° Il riscaldamento d'un termometro posto tra i due elettrodi dipende dalla forma e dalla natura di essi. Secondo il Poggendorff si ha il massimo riscaldamento con la mac- china usando sfere per elettrodi anziché punte, e si ha l'ef- fetto opposto col rocchetto. Se la elettricità sia fornita da un rocchetto d'induzione, con elettrodi di bismuto, di zinco, di antimonio, di stagno o di piombo, si ha un effetto quasi doppio di quello che si ottiene con elettrodi di argento, di rame, di ferro, di platino o di grafite. Le differenze riscon- — 1364 — Irate dal Poggendorff slesso, quando fece uso della niac- cbiiia di Hollz, furono invece assai piccole. 3." La differenza di riscaldamento degli elettrodi, oltre che nell'aria, sussiste nell'ossigeno, nell'idrogeno, nell' os- sido di carbonio e nell'anidride carbonica, anche quando questi gas sono rarefatti. 4.° La distanza degli elettrodi non ha, secondo il Rei- tlinger, influenza sul fenomeno termico. 5." Secondo il Reillinger stesso, è probabile, ma non accertato, che il riscaldamento dell'elettrodo negativo sia proporzionale alla quantità di elettricità che passa fra gli elettrodi ('). Nessuno sperimentatore diede su questo argomento in- dicazioni precise, e in vero pare che il modo di operare non lo permettesse. Il Poggendorff adoperò dei termometri il cui bulbo poneva a contatto o a piccole distanze dagli elettrodi, ed osserva egli stesso che la presenza dei termo- metri sulla via della scintilla doveva, nel caso almeno della macchina, alterare i fenomeni. Il Reitlinger pose i termo- metri entro cilindri conduttori adossati agli elettrodi; ma pubblicò solo le conclusioni del suo studio, non i valori sperimentali ottenuti. Riferisco in questo scritto alcune esperienze che ho fatto per studiare il riscaldamento degli elettrodi del roc- chetto d'induzione. 2. Apparecchio. Il rocchetto da me adoperato fu co- struito dal Carpenlier di Parigi. La massima lunghezza della scintilla, ch'esso può dare con otto grandi coppie, è 48 cent. L'interruttore del Foucault fu mantenuto, per (1) Poggendorff, Pogg. Ann., XCIV, 632 (1855); CXXXII, 107 (1867). — Moìiatsber. der Beri. AkacL, 1861, 349. — Reillingei', Zeitschrift fùr Math. u. Phys.. 1863. Yedi il compendio di qucsli lavori nel Wiedemann, Galvanismus, li ed., § 1036 e seguenti. - 1365 - quanto fu possibile, in condizioni coslanti con h\ pallina fermata al punto più basso dell'asta oscillante. Come elet- trodi adoperai delle sfere metalliche cave del diametro di 5 centimetri, aperte al disopra e provvedute d'un cilin- dretto verticale di 1,5 ceni, di diametro. Ciascuna sfera ora sostenuta da una colonnina di vetro rivestita con ce- ralacca e portava inferiormente un piccolo anello, a cui si poteva appendere il capo d'un reoforo. La colonnina di vetro era infissa mediante vite e madrevite di ottone in uno zoccolo di legno, il quale poteva venir fatto scorrere e (issato lungo un regolo orizzontale di legno. Cosi due sfere potevano venir fissate a qual distanza meglio piaceva Tuna dall'altra. Uno dei reofori, che partivano dai poli del roc- chetto, andava ad una delle sfere, l'altro andava a una bussola con specchio e cannocchiale, il cui filo era rivestilo di guttaperca. Un reoforo congiungeva la bussola alla se- conda sfera. In ciascuna sfera io versai prima di ciascuna serie di esperienze 50 cm.^ di petrolio, e immersi nel pe- trolio il bulbo di un termometro diviso in quinti di grado. I due termometri erano tenuti a conveniente altezza me- diante un tappo di sovero, eh' essi attraversavano e che era inserito nella bocca della sfera. 11 tappo aveva un in- taglio laterale, attraverso il quale passava un filo metallico che, ripiegato e appiattito all' estremità inferiore, serviva per agitare il liquido. 11 filo era saldato con mastice ad un cannello di vetro per isolarlo. La bussola venne graduata accuratamente mediante una serie di esperienze eseguite con una coppia Danieli di nota resistenza interna e reostati esatti. Fu pure determinata la resistenza interna della bus- sola. Sono indicate con i nelle tabelle seguenti le intensità della corrente che attraversava la bussola, espresse col prendere per unità la intensità della corrente che produ- ceva la deviazione cori-ispondente ad una particella della scala. 1 numeri che son indicali con n e p rappresentano — 1306 — rispettivamente i riscaldamenti dell'elettrodo negativo e del positivo, che avvennero in un minuto. Moltiplicando n o p per l'equivalente in acqua della sfera si ha il calore svilup- pato neir uno o nell'altro elettrodo in un minuto. In ciascuna esperienza osservai di trenta in trenta se- condi, prima di mettere in attività il rocchetto, 1' uno e r altro termometro, alternandone le letture, e proseguii in questo modo le osservazioni dopo cessato il passaggio della elettricità per otto o dieci minuti. Nel valutare le corre- zioni seguii il solito metodo delle determinazioni calorime^ triche. L'intervallo di tempo, durante il quale lasciai passare la elettricità indotta, fu diverso nei varii casi. Cercai in ge- nerale che il riscaldamento totale fosse di tal grandezza da venir valutato con sufQciente precisione. Queir intervallo non fu mai minore di un minuto, né mai maggiore di dieci. Nelle tabelle ho indicato con n, e p^ ì rapporti n:i e p : i. Ho mantenuto sempre invariato in tutte le esperienze il senso della polarità del rocchetto, e feci si che l'ago della bussola fosse sempre deviato nello slesso senso. Come è naturale, T ago non assumeva durante il passaggio della elettricità una posizione flssa, ma oscillava ora più, ora meno. Feci da tre a quattro letture per minuto prendendo in ciascuna la media delle oscillazioni dell' ago, indi presi la media di tutte le letture, e fatte le correzioni dovute alla graduazione della bussola e all' azione elettromagnetica e magnetica, che il rocchetto, per sé medesimo, esercitava, benché lontano, sull'ago, dedussi il numero t. Non feci quasi mai un' esperienza senza farla seguire da un' altra scambiando la polarità degli elettrodi. Dei due risultati, i quali possono differire per più ragioni, ho preso quasi sempre la media aritmetica, quando me ne valsi per calcolare n^ e Pi- — 4367 — È noto che v'è ragione di dubitare della comparabilità delle indicazioni date da un reometro sulla intensità delle correnti indotte (^). A questi dubbi sono naturalmente sog- gette anche le mie esperienze, specialmente quelle fatte con diverse distanze degli elettrodi. Io cercai di ottenere le in- dicazioni più precise, che l' indole dell' esperienze mi con- sentiva. 3. Influenza della quantità di elettricità che passa nella unità di tempo. Nella prima delle tabelle che seguono sono contenuti i risultati ottenuti facendo variare la quan- tità di elettricità e mantenendo costante ed eguale a milli- metri 2,8 la distanza fra due sfere cave di zinco, che face- vano l'ufficio di elettrodi. I gruppi di due esperienze furono ordinati nella tabella secondo i valori crescenti della corrente i; ma le espe- rienze vennero eseguite in fatto nell' ordine indicato dai numeri progressivi che sono contenuti nella prima colonna e furono desunti dal registro dell' esperienze. (1) Wiedemann, Galvanismits, II Aufl., § 1011. 1368 Tabella I. J = '2,8 min. N i il P >'i Pi "i -ih 89 90 22,8 21,8 0,28 0,24 0,07 0,06 0,0117 0,0030 3,8 87 88 42,0 42,8 0,51 0,50 0,13 0,1 i 0,0118 0,0032 3,7 71 72 47,3 48,8 0,51 0,49 0,16 0,13 0,0104 0,0030 3,4 73 74 48,2 49,5 0,49 0,47 0;13 0,13 0,0098 0,0027 3,7 85 86 56,2 54,5 0,63 0,62 0,16 0,18 0,0112 0,0030 3,7 82 83 57,6 57,1 0,60 0,02 0,17 0,19 0,0106 0,0032 3,3 80 81 72,3 72,6 0,73 0,76 0,22 0,26 0,0103 0,0032 3,2 62 63 72,9 75,4 0,82 0,73 0,19 0,22 0,0103 0,0028 '\ 7 68 69 90,6 85,4 0,98 0,92 0,26 0,20 0,0105 0,0027 3,9 77 79 98,1 98,0 0,93 0,94 0,31 0,25 0,0095 0,0028 3,3 75 76 102,2 102,4 0,98 0,95 0,30 0,32 0,0095 0,0030 3,1 1369 — Continua la Tabella I. N i n P «1 Pi ni-.pt 58 1U8,5 1,09 0,30 0,0097 0,0026 3,7 59 114,8 1,06 0,28 60 110,5 1,11 0,28 0,0098 0,0026 3,7 61 110,9 1,08 0,31 Per questa e per le aflre tabelle conviene osservare che i numeri delle tre ultime colonne vennero dedotti da quelli esprimenti il riscaldamento totale osservato, non dai va- lori di n e di /> che sono ridotti al minuto, tenendo conto di due cifre decimali. Calcolando col mezzo di questi ultimi, si può giungere a valori alcun poco diversi da quelli inseriti nella tabella. Le esperienze, alle quali si riferisce la tabella seguente, furono eseguite con la distanza d = \0 mm. fra un elet- trodo e l'altro. Tomo VII, Serie V. 175 — '137*0 Tabella 1t. drrlò mm. i ■ N i 1 i n P ^h Pi n,:pi 102 ' 103 23,1 21 ,6 0,44 0,44 0,15 0,17 0,0198 0,0071 2,8 \ 100 101 21,8 25,6 0,47 0,43 0,15 0,16 0,0191 0,0065 2,9 91 , 92 35,4 : 39,7 0,65 0,66 0,22 0,23 0,0174 0,0059 2,9 97 ■ 98 36,0 40,0 0,74 0,62 0,22 0,23 0,0179 0,0059 3,0 95 96 52,4 55,7 0,90 0,93 0,28 0,34 0,0170 0,0057 3,0 93 94 55,2 56,4 1,05 0,95 0,28 0,33 0,0179 0,0054 3,3 111 112 60,3 61,7 1,02 1,02 0,41 0,38 0,0168 0,0065 2,6 113 114 85,8 77,9 1,41 1,30 0,51 0,50 0,0166 0,0061 2,7 Anche per d = 20 eseguii alcune esperienze, che qui riferisco. 1371 — Tabella HI. dz:z'2,ù mm. N i '}i P "i Pi n^:pi 221 220 13,0 164 0,27 0,28 0,11 0,12 0,0190 0,0077 2,4 219 218 25,9 24,1 0,41 0,44 0,20 0,18 0,0170 0,0077 2,2 217 216 28,5 28,5 0,48 0,41 0,21 0,23 0,0157 0,0078 2,0 215 214 31,7 31,4 0,55 0,50 0,24 0,27 0,0165 0,0081 2,1 213 212 36,5 37,9 0,66 0,51 0,29 0,32 0,0157 0,0081 1,9 Non ho oltrepassato nell' esperienze di questo genere i 30 mm. perchè allora mi sarebbe stato difficile il far va- riare entro limiti abbastanza lontani il valore di i. Dalle tre tabelle precedenti si può desumere ohe, entro i limiti delle esperienze fatte, le quantità «i e p^ sono pres- soché costanti, qijiando la distanza fra gli elettrodi sia pur costante. Specialmente per n^ appare però un aumento del suo valore quando la intensità della corrente si fa piccola. Fra i valori di Pi v' ha, specialmente nella prima tabella, qualche discordanza molto notevole, ma convien ricordare che la quantità da misurarsi era minore in .tal caso, e quindi 1' error relativo delle determinazioni era maggiore. - 1372 — In via di approssimazione e dentro i limiti dell' espe- rienza possiamo ammettere che le quantità di calore svi- luppate nei due elettrodi sono direttamente proporzionali alla quantità di elettricità che passa. Sarebbe quindi n^ :=z ki , Ne viene che il rapporto delle quantità di calore svi- luppate agli elettrodi si mantiene costante nelle condizioni suesposte e finche la distanza degli elettrodi non muta. Queste conclusioni valgono fino a tanto che il limite del valore di i, oltrepassato il quale non avviene più scintilla, è ancora lontano. Ho fatto alcune esperienze con d=SO cercando di avvicinarmi a quel limite. Ecco i valori ottenuti. T abe 1 1 a IV. d^rSO mm. N i n P >h Pi ^i-Pi 210 211 6,2 10,9 0,115 0,207 0,087 0,150 0,0187 0,0140 1,3 205 206 14,9 17,1 0,237 0,220 0,187 0,160 0,0143 0,0110 1,3 207 208 18,5 25,4 0,270 0/385 0,170 0,215 0,0149 0,0088 i.7 203 204 27,9 .31,5 0,362 0,452 0,1 72 0,202 0,0137 0,0063 2,2 — 1373 — Si vede che Wj e p^ vanno notevolmente aumentando al diminuire di /, il che era già stato accennato dai valori delle tabelle precedenti, e che il rapporto n^ :/^, , al dimi- nuire di / , cioè nell'accostarsi del limite suindicato, si accosta all' unitù. 4. Influenza della natura degli elettrodi. Per studiare questa influenza ho confrontato il riscaldamento di elet- trodi di zinco con quello che avviene in condizioni simili facendo uso di elettrodi di rame. Ho scelto questi due me- talli, perchè il Poggendorff, come già ho ricordato di sopra, ottenne con quei due metalli effetti grandemente diversi, quando si servi del rocchetto d' induzione per ottener le scintille. Nella tabella che segue sono registrati i risultati delle esperienze fatte prima con due sfere di zinco, poi con due' sfere di rame, novamente infine con le due sfere di zinco. La distanza fra le sfere fu in tutte queste esperienze eguale a mm. 3,5. — 1374 ~ Tabella % d:n3,5 mm. N i n 1 P n^ Vi Tin-2,n 175 176 74,8 75,7 0,94 0,94 0,32 0,30 0,0127 0,0041 Gm-Cw 177 178 73,2 72,1 0,93 0,91 0,29 0,30 0,0126 0,0040 179 180 70,2 67,3 0,88 0,80 0,24 0,22 0,0122 0,0033 Zn-Zn 181 182 73,3 71,5 0,88 0,92 0,26 0,28 0,0125 0,0037 185 186 69,8 70,8 0,85 . 0,89 0,26 0,23 0,0124 0,0035 Queste esperienze mostrano che la quantità di calore sviluppata dal passaggio dell'unità di elettricità all'eleUrodo negativo è la stessa per i due metalli, quando la distanza fra gli elettrodi è la stessa. Il medio valore di n^ è per Io zinco 0,0125 e per il rame 0,0124. Benché i valori di Pi sieno assai discordanti, pure si può ragionevolmente am- mettere anche per l'elettrodo positivo la stessa conclusione. Il medio valore di quel rapporto è 0,00377 per lo zinco e 0,00367 per il rame. à 1375 # Ho fatto altre esperienze a differenti distanze. Con la distanza d=^ ebbi i seguenti risultati. Tabella %'I. N i n P ! Hi Ih Z/i-Zh 127 128 70,3 70,1 0,97 0,98 0,27 0,30 0,0134 0,00389 Gu-Gu 129 1.30 60,2 66,0 0,95 0,97 0,21 0,28 0,01.50 0,00380 131 132 66,1 65,9 0,93 0,94 0,24 0,24 0,0141 0,00367 Zn-Zn 133 134 71,9 67,8 0,92 0,96 0,27 0,27 0,0134 0,00386 Da queste esperienze risulta w, per lo zinco un po' minore che per il rame, il contrario per p^ ; ma le diffe- renze son piccole. La seguente tabella spetta ad esperienze fatte con dz=ì2 rara. • 4276 Tabella TU. N i n P «1 Pi Zn-Zn 135 136 43,1 41,7 1,00 0,90 0/28 0,29 0,0231 0,0008 Gu-Ci/ 137 138 40,0 41,9 0,90 0,82 0,2<^. 0,31 0,0209 0,0072 139 38,9 39,8 0,85 0,80 0,20 0,28 0,0209 0,0068 Zn— Zu 141 35,2 0,70 0,25 0,0216 0,0069 14^2 40,3 0,88 0,27 In queste esperienze, contrariamente a quanto si de- duce dalle precedenti, ?i, è più grande per lo zinco che non per il rame: quanto a p^ si ha 1' effetto opposto, ma le differenze sono sempre abbastanza piccole. Il modo in cui furono eseguite le esperienze riferite nelle tre ultime tabelle, presenta in pratica qualche diffi- coltù, perchè non è facile il far sì che la distanza tra i due^ elettrodi di rame sia esattamente eguale a quella degli elet- trodi di zinco. Ciò può servire a spiegare le discordanze osservate. Ho eseguito pertanto, e anzi prima dell'espe- rienze descritte, parecchie serie di esperienze adoperando una sfera di rame e una di zinco per elettrodi. Con 1' al- ternare la polarità degli elettrodi io credeva di poter scor- i& — 1377 — gere l'influenza della natura del metallo. Cito i valori otte- nuti in una sola di queste serie, parendomi soverchio il ri- ferire quelli perfettamente consimili avuti dalle altre. Tabella Vili. N i vij.Zn Pi.Cu ìi^.Cu Pi.Zn 54 47,9 0,0207 0,0062 55 48,5 0,0206 0,0049 56 46,1 0,0202 0,0055 57 48,9 0,0195 0,0054 60 48,3 0,0206 0,0059 61 48,2 0,0199 0,0064 62 48,2 0,0201 0,0049 63 50,0 0,0191 0,0056 Le ultime quattro colonne di questa tabella contengono i valori di Wj e p^ , e v' è indicato il metallo di cui era co- stituito nei singoli casi 1' elettrodo. Il medio valore di n^ è per lo zinco 0,0204, per il rame 0,0198, e la differenza è certamente inferiore al grado di precisione, con cui quei valori vennero determinati. Il medio valore di />j è per lo zinco e per il rame 0,0056. Altre serie di esperienze eseguii con elettrodi di zinco e pakfong. Riporto qui sotto i valori ottenuti con una di queste. Ho indicato con n^.V e p^.V i riscaldamenti avve- nuti air elettrodo di pakfong, quand' esso era negativo o positivo. Turno VJIj Serie V. 176 1378 Tabella IX, N / Hi-ln Pi-P «,.P Pi Zn 41 43,4 42,0 0,0156 0,0038 0,0163 0,0036 42 43 43,0 41,6 0,0153 0,0035 0,0154 0,0041 44 45 41,9 41,4 0,0152 0,0031 0,0158 0,0036 m Per lo zinco la quantità n^ è in media 0,0i34, per il pakfong, 0,0158: la quantità p^ è 0,0035 per lo zinco, 0,0038 per il pakfong. Le differenze non son tali da po- terle attribuire alla diversa natura degli elettrodi. Altre esperienze con zinco e ottone diedero risultati consimili. Congiungendo queste ultime esperienze con quelle de- scritte prima, mi par di potere asserire che la influenza della natura della sostanza sul riscaldamento dell'elettrodo è nel caso delle mie esperienze piccolissima o nulla. No- tisi che, attendendomi io, in causa dell' esperienze del Pog- gendorff, tutt' altro risultato, ho eseguito un numero di esperienze assai maggiore di quello dell' esperienze che ho qui riferite. È superfluo avvertire che la conclusione a cui sono giunto^ come quella opposta del Poggendorff, non va presa in generale. Forse la forma degli elettrodi ha molta influenza sul fenomeno. Ho voluto sperimentare con elettrodi, le cui particelle potessero facilmente prendere parte alla scarica. Ho fatto - 1370 ~ perciò costruire due cilindri cavi di carbone delle storie e, accomodatili in modo simile a quello seguito per le sfere, ho posto entro ciascuno un termometro, ed ho aggiunto del mercurio per riempire la cavitù. In tal modo trovai che l'elettrodo negativo veniva riscaldato assai più che l'altro, conforme a quanto riscontrai con metalli, ma non potei far misure che fossero comparabili con le altre. Ponendo in comunicazione col suolo or 1' uno or T al- tro elettrodo, non osservai effetti sensibilmente diversi da quelli osservati quando quelle comunicazioni non esi- stevano. 5. Influenza della distanza degli elettrodi. Il calore sviluppato in un elettrodo da una data quantità di elettri- cità neir attraversare 1' intervallo fra gli elettrodi non di- pende, secondo il Reillinger, dalla lunghezza di quell'inler- vallo. Già le prime tre tabelle mostrano che ciò non si ve- rifica nelle condizioni- delle mie esperienze. Per studiare la influenza della lunghezza dell' intervallo ho fatto anzitutto alcune esperienze con elettrodi di zinco a distanze d mag- giori'di quelle prima adottate, vale a dire, con (/r=:35 e con d=:AO. Non ho potuto oltrepassare i 40 millimetri per la difficoltà d' impedire che le scariche elettriche avve- nissero per altra via anziché lungo la retta di minima di- stanza dei due elettrodi sferici. Inoltre, con distanze mag- giori avveniva che parte della elettricità, pur attraversando quell'intervallo, non passava per il reometro. Combinando le ultime esperienze con le precedenti, avrei potuto dedurne qualche conseguenza, ma temei che le esperienze così poste a confronto, essendo state eseguite con qualche giorno di intervallo, non fossero, specialmente per quanto spettava all'interruttore, nelle condizioni medesime. Per ciò ho fatto altre due serie di esperienze, facendo in esse variare suc- cessivamente la distanza d, e mantenendo le altre condi- zioni, per quanto mi fu possibile, inalterate. In questo modo — 1380 ~ ho desunto il quadro seguente, nel quale a ciascun valore di d espresso in millimetri corrispondono il numero m dell' esperienze fatte con quella distanza, i medi valori di n^e|)^ e quello del rapporto Wi:/>(. Notisi che in tutte queste esperienze il valore della corrente induttrice fu re- golato per modo da avere per la corrente indotta i dei valori non minori di 25 né maggiori di 40. 'd'ai» eli a A. d )ìi \OKn, iO'-Ih l'i' Pi <2 G 99 23 4,2 5 4 153 41 3,S 10 10 184 62 3,0 15 4 17:2 82 2,1 t20 11. 11)0 7'3 2,0 t25 4 157 6G 2,4 30 12 139 67 2,1 35 3 131 72 1,8 40 5 109 57 1,9 Benché l'andamento del fenomeno sia irregolare, pure, se si ammette che la corrente indotta venga misurata a do- vere col reometro, devesi pure ammettere che al crescere della distanza d crescono tanto n^ quanto p, Qno ad un massimo, poi 1' uno e l'altro diminuiscono. Con più sicurezza si può argomentare sulle variazioni del rapporto n^:p^ al variare di d. Esso diminuisce al — 1381 — crescere di d, fatta eccezione per qualche irregolarità do- vuta probabilmente a cause perturbatrici. Per ogni valore della distanza d v' ha un limite inferiore del valore di i, oltrepassato il quale non scocca più la scintilla. Nell'espe- rienze ora citate, essendo presso a poco sempre lo stesso il valore della corrente, quel limite era tanto più vicino quanto più grande era la distanza d. Forse da ciò dipende, come già fu notato per l'esperienza della tabella IV, il suc- cessivo accostarsi del rapporto n^:p^ all'unità quando cresce la distanza d. 6. Quantità assoluta di calore sviluppata sugli elet- trodi. Ho determinato 1' equivalente in acqua d'una delle sfere di zinco che per lo più mi servirono come elettrodi, tenendola nelle condizioni stesse in cui s' era trovata nelle esperienze. Perciò ho fatto passare una stessa corrente contemporaneamente attraverso un filo di pakfong Immer- so nel petrolio della sfera e attraverso un altro Alo di pak- fong immerso nell'acqua di un piccolo calorimetro. Scam- biando i (ìli e tenendo conto in ciascun caso del riscalda- mento avvenuto trovai quell' equivalente eguale a 22,3 gr. Con apposite esperienze trovai che 1' unità di corrente as- sunta nelle precedenti esperienze, espressa in unità Danieli- Siemens, è 0,00027. Prendo a considerare i due casi delle tabelle I e IL I valori medi di Wj e p, sono contenuti nelle colonne seconda e terza della seguente tabella. Con ì^ e p<^ vi ho indicato le quantità corrispondenti di calore espresse in piccole calorie, le quali sarebbero sviluppate in un minuto dal passaggio dell' unità di corrente Danieli-Siemens. ~ 1382 d Hi Pi "2 P« 2,8 0,0208 0,0058 \ 859 241 10 0,0359 0,0123 14.82 508 Le quantità di calore «^ Pi appajono molto conside- revoli se si pensa che alla stessa quantità dell' elettricità e ad una differenza di potenziale eguale alla forza elet- tromotrice della coppia Danieli corrispondono circa 170 calorie. 7. Conclusioni. I risultati dell' esperienze descritte si possono riassumere così : I ." In ogni caso l'elettrodo negativo si riscaldò piiJ for- temente del positivo. 2." Quando la distanza fra gli elettrodi venne mante- nuta costante, ed era lontano il limite, oltre il quale non scocca pili la scintilla, il riscaldamento di ciascun elettrodo per ogni unità di tempo fu proporzionale alla quantità di elettricità che passava dall'uno all'altro elettrodo nel tempo stesso. 3.° La natura dei metalli di cui erano composti gli elet- trodi non influì in modo sensibile sul fenomeno termico. 4.° Al crescere della distanza e a parità di corrente i riscaldamenti dell'uno e dell'altro elettrodo sembrano crescere fino ad un massimo e poi diminuire; il rapporto fra essi diminuisce invece continuamente, accostandosi all' unità. — 1383 — 5." Le quantità di calore sviluppate dal passaggio della elettricità sugli elettrodi sono relativamente molto consi- derevoli. Vi sono parecchie questioni che hanno affinità con quelle testé indicate, e che meriterebbero uno studio, ma non ne faccio alcun cenno perchè non posso disporre d'un numero sufficiente di esperienze. Dal Laboratorio di fisica della R. Univers. di Torino 26 lui?lio 1881. DELLA NUTRIZIONE DELLE PUNTE COLTIVATE, DELL\;0PP0RTUN1TA' D' IMPARTIRNE LA SCIENZA AL COLTIVATORE E DEI MEZZI PIÙ' FACILI DI APPLICARLA. Memoria DEL M. E. GHERARDO FRESCHI {Sunto dell' Autore). Riassumendo i fenomeni e le cause della produzione agricola, si dimostra che 1' arte del coltivatore sta essen- zialmente neir industre preparazione e nel ragionato im- piego delle sostanze cosi dette organiche ed inorganiche^ che alimentano le piante coltivate, vale a dire nella razio- nale applicazione del concime ; e che la scienza, che illu- mina l'arte, sta nel conoscere la natura di coteste sostan- ze; il grado della loro importanza nel suolo, la quantità che ne richiede ciascun ricolto, e la misura del concime che la rappresenta. E però 1' analisi chimica del terreno, della pianta e del concime costituisce lo strumento regolatore della buona pratica, in cui la scienza e l'arte si unificano. Rilevati i sommi vantaggi, che deriverebbero all'agri- coltura dall' uso popolare del prefato strumento, di questa chiave che schiude e rivela all' agricoltore secreti del più grande interesse, ai quali la sola ignoranza l'ha tenuto finora indifferente ; si propone un mezzo agevole di ren- Tomo VI/, Sene V. 177 — 1386 — derlo famigliare al contadino lino dalla scuola elementare, mediante la mostra d'una effettiva collezione degli elementi che compongono le ceneri delle piante coltivato, ed i con- cimi sotto la forma di sali carbonati, fosfati, fosfati-ammo- niacali o azotati quali si trovano nel commercio ; collezio- ne, che dovrebb'essere illustrata dallo stesso libercolo, che servisse all' esercizio del leggere e contenesse le nozioni elementari relative alla scienza, come la si è definita, es- sendo inoltre corredato da una tabella indicante la compo- sizione delle piante coltivate, e accompagnato da qualche problema per servire ad esercizii d' aritmetica applicata all' agricoltura. In relazione a questo piano si espongono i risultamenti di parecchie analisi di piante cereali nostrane e di terreni, eseguite per cura ed a spese del Freschi dalla R, Staziono agricola udinese di prova al già accennato scopo di dotare r agricoltura pratica di tabelle analitiche atte a supplire le analisi dirette, vuoi per calcolare la quantità di concime che esige la coltivazione di un dato ricollo, vuoi per cal- colare il valore agrologico del letame del podere e, col con- fronto della composizione delle piante e del terreno, sta- bilire la rotazione agraria più compatibile colla compo- sizione del letame. Se ne insegna poi l'uso pratico a mez- zo di appropriati esempi, e si dimostra come, date certe avvertenze e precauzioni, i calcoli^ basati sui dati anali- tici di piante coltivate nella stessa regione e in condizioni climateriche non dissimili, riescano quanto basta prossime al vero, da non lasciar lamentare la mancanza della ana- lisi diretta e reiterata giusta la occorrenza. Alla Gne si conchiude, che questo lume di scienza im- partito al contadino non solo affretterà il progresso del- — 1387 — r agricoltura, prima base su cui si regge il benessere e lo sviluppo nazionale, ma sarà eziandio il più importante e desiderabile dei progressi ; perocché, oltre al migliorare le non liete condizioni economiche di colui, che senza ade- guato compenso s' affatica a migliorare le nostre, riescirù a rendere più degna e rispettabile la condizione sociale di lui medesimo, ed a fargliela amare sopra ogni altra che gli sembra flnora più invidiabile. SOPRA I (liLORI SPECIFICI D[ ilCUM llISdlGlil iLfiOOLICI E SULLA densità' DI ESSI. €tnV\o Sperimentale DEL DOTT. STEFANO PAGLIANI Le prime determinazioni di calori specifici di soluzioni alcooliche fatte da A. Sclmidarilscli (Wien. Akad. Silzber., XXXVIII, 1859) condussero questo sperimentatore a con- cludere che i calori specifici dei miscugli di alcool etilico ed acqua sono sempre inferiori a quello dell'acqua. Secondo Dupré e Page invece (P/iilos. Trans. ^ 1869), i miscugli di alcool etilico ed acqua contenenti 35 p. % o meno di 35 p. % in peso di alcool hanno un calore specifico superiore all'unità. Era il primo esempio che si incontrava, di liquidi aventi un calore specifico maggiore di quello del- l'acqua. Schiiller (Pogg. Ann. Erg., V, 1870) confermò questi risultati. Cosi pure fecero Jamin e Amaury {Compi. Rend., LXX, 1870), quantunque i valori da essi ottenuti discor- dino assai da quelli di Dupré e Page e di Schiiller. Lo stesso fatto non fu però osservato da Dupré {Proc. Roy. Soc, 1872) per i miscugli di alcool metiUco ed acqua. Secondo lui un miscuglio contenente IO "/, di alcool in peso avrebbe un calore specifico uguale a 0,986, valore _^ Ì390 — che andrebbe sempre diminuendo per i miscugli piìi ricchi in alcool. A.1 contrario Lecher {Wien. Aliaci. SUzùer., ^877), aven- do ripetute le determinazioni di calore specifico per i mi- scugli di alcool metilico ed acqua, osservò un andamento analogo a quello presentato dai miscugli di alcool etilico ed acqua. Egli attribuì i valori affatto differenti ottenuti da Dupré alla qualità dell'alcool metilico adoperato. Scopo del mio studio è di verificare se fatti analoghi si osservano anche per le soluzioni acquose di alcool propi- lico e di alcool isobutilico, il primo solubilissimo in acqua quanto il metiUco e f etilico, il secondo assai poco solu- bile. Vi aggiunsi la determinazione della densità per de- durne la contrazione di volume. I metodi adoperati da Schnidaritsch, da Dupré e Page, e da Schiiller si riducono al metodo delle mescolanze, sia che un dato peso di liquido venisse riscaldato ad una data temperatura e poi immerso nell'acqua di un calorimetro, sia che si introducesse in una data quantità di liquido una massa metallica scaldata ad una temperatura nota. II metodo di Jamin e Amaury era quello ideato ed ap- plicato già da Joule (Mem. Ut. Pliil. Soc. Mandi., 1846) e in seguito usato da Pfaundler, fondalo sull'effetto termico prodotto dal passaggio della corrente elettrica in un con- duttore. Nell'apparecchio di Jamin il liquido veniva scal- dato in vaso cilindrico di rame, intorno al quale era av- volto un filo di pakfong, per il quale si faceva passare una corrente elettrica, di cui si misurava 1 intensità. Dall'effetto termico prodotto si deduceva il calore specifico del liquido, riferito a quello dell'acqua. 11 metodo di Lecher era quello stesso di Pfaundler, modificato in ciò, che invece di adoperare due calorimetri e due spirali, il Lecher si serviva di una sola spirale, che immergeva ora nell'acqua, ora nel miscuglio alcoolico, fa-. — 1394 — cendo passare per essa in ciascun liquido eguali quantità di eiellricità, die misurava per mezzo di un voltametro. Anche il metodo da me usalo è quello di Pfaundler, ap- plicato nel modo che ho descritto estesamente in una nota presentata alla R. Accademia delle Scienze di Torino {Àlll dell' Acc, voi. XVI, 1881). Il '.r.io apparecchio è costituito da due piccoli calorimetri di vetro, messi in ambiente a tem- peratura costante, nell'uno dei quali si mette una quantità pesata di acqua, nell'altro una quantità pesata del liquido il cui calore specitico si deve determinare. Ciascun calori- metro è chiuso da un tappo di sughero a quattro fori, in due dei quali passano due grossi fili di rame che portano il filo di platino lungo da 4 a 3 era. e del diametro di mm. 0.5; nel centrale sta un termometro e nel quarto passa li- beramente un piccolo agitatore di vetro. L'uno e l'altro agitatore si possono far muovere contemporaneamente; due dei quattro fili di rame sono uniti fra loro con un altro filo di rame, gli altri due stanno uniti, l'uno con un reo- foro che viene dalla pila, l'altro con un reoforo mobile che serve a stabilire o togliere il circuito. In questo è inserito un reostalo che serve a farne variare convenientemente la resistenza e quindi la intensità della corrente. La corrente elettrica è prodotta da una sola coppia Bunsen di grandezza media. I due termometri sono assai piccoli e a scala arbitraria ; ad un grado corrispondono circa 8 divisioni e si possono con un cannocchiale apprez- zare i decimi ed i mezzi decimi di divisione. Per fare una determinazione si comincia a leggere i due termometri, l'uno alf intiero, l'altro al mezzo minuto, finche si abbia temperatura costante, poi si chiude il cir- cuito, e, ottenuto il riscaldamento voluto, lo si riapre, e si continua ad osservare i termometri per circa venti minuti. Per calcolare la correzione dovuta alle perdite di ca- lore verso l'esterno, mi sono servilo di un metodo analogo m — 4392 — a quello adoperato (Ini professori Naccari e Ballati nel loro studio sperimentale sulla intensità del fenomeno Peltier a varie temperature {Atti detf Istit. ven., 1877). Esso consi- ste nel costruire graficamente l'andamento della tempera- tura per ciascun calorimetro, prendendo per ascisse i tempi e per ordinate le differenze fra la temperatura al momento della chiusura del circuito e quella che il termometro ha segnato in ciascun minuto precedente o successivo. Am- mettendo che ciascun calorimetro nel periodo del riscalda- mento per un dato eccesso della sua temperatura sopra quella dell'ambiente si trovi nelle stesse condizioni di per- dite di calore come nel periodo del raffreddamento in quel- r intervallo di tempo in cui si ha un uguale eccesso della temperatura del calorimetro su quella dell' ambiente, si potrà applicare alle variazioni di temperatura in ciascun minuto del periodo ascendente la correzione che si ottiene prendendo la corrispondente variazione di temperatuia nel periodo discendente e dividendo questa per il tempo, du- rante il quale si compie. È questo lo scopo del traccia- mento della curva. La formola che serve a calcolare il calore specifico dai dati sperimentali è la seguente: In essa e è il calore specifico da determinarsi, P, il peso dell'acqua messa in uno dei calorimetri, a, , l'equivalente in acqua delle porzioni di calorimetro, di termometro e di accessori che sono bagnate dal- l'acqua, 6,, r aumento di temperatura prodotto dal passaggio della corrente; p2, «2» ^2 sono le quantità che corrispondono a P, , a^ , 01 , e spettano al liquido da studiarsi; i) è il rapporto fra le resistenze dei due fili di platino. — 1393 — il valore dì p si può determinare o col ponte di Wheatsthone, o col metodo calorimetrico stesso. Difatti supponiamo che in ambedue i calorimetri si abbia acqua ; allora avremo la relazione ^2 (P2+«2)^!2 Detto rapporto fu determinato sia col ponte di Wheat- sthone, sia col metodo calorimetrico e si ebbero valori af- fatto coincidenti. Esperienze con alcool etilico. — Per dimostrare come con questo metodo si possano ottenere valori concordanti fra loro e con quelli ottenuti da altri sperimentatori, citerò qui i risultati di quattro determinazioni, i cui dati spe- rimentali furono già riportati nella memoria più sopra citata. L'alcool adoperato aveva una densità i=: 0,794 a 14° riferita all' acqua a 4°. I valori dei calori specifici otte- nuti sono 0,616; 0,617; 0,615; 0,62 i. Il medio di essi <' 0,617 nei limiti di temperatura 14°- 18°. L'errore i / ^^ del medio calcolato colla formola ÙM = \/ — è uguale a 0,001. Il valore 0,617 concorda col medio dei va- lori ottenuti da altri sperimentatori (Regnault ha 0,615 fra 15° e 2i', Jamin e Amaury 0,630 a 15°, 55, prendendo per calore specifico dell'acqua 1,020). Alcool propilico primario. L'alcool propilico è quello che ha servito per le esperienze fatte dal prof. Naccari e da me sulla tensione massima dei vapori e sulla dilata- zione termica di alcuni liquidi {Aiii della R. Acc. delle Scien- ze di Torino^ XVI, 1881). La sua densità a -^ è 0,8203. 4 Il suo punto di ebollizione fu trovato 93°, 91 alla pressio- • Tomo VII, Soie V. 478 — 4394 — ne di 742"^"\5; secondo la formola calcolata per le ten- sioni, il suo punto di ebollizione a 760™"^ sarebbe 96*,4I. Nella tabella seguente sono registrati i dati sperimen- tali delle determinazioni di calore specifico. In essa, come nelle seguenti, Pi è il peso dell'acqua in grammi, P2 , il peso del liquido, t^ e t\ , le temperature iniziale e Gnale del calorimetro che contiene l'acqua, t^ e t\, le temperature corrispondenti nell'altro, 9i e 0.J , gli aumenti di temperatura rispettivi, e, il calore specifico trovato, N.° il numero d'ordine delle esperienze. Alcool propilico. ai =1.25, a^=:i.3ì, p= 1.034. 1" Pi Ps ti t'i t l'i ^i s. e 1 15 12.272 21^72 22°59 2l!72 23''17 0.87 1.45 0.665 2 12 13.118 21 72 22.8,") 21.73 23.19 1.13 1.46 0.658 3 12 13.118 21.77 22.90 21.70 23. IG 1.13 1.46 0.654 Medio fra 21° e 23° 0.659 Soluzioni acquose di alcool propilico. — Esse furono ottenute preparandone una più concentrata e diluendola in seguito con convenienti quantità di acqua. Riguardo alle proporzioni di alcool ed acqua ho creduto opportuno di adoperare quelle date dal peso di una molecola dell'al- cool e da quello di una mezza o più molecole d'acqua. Nelle tabelle seguenti il numero che sta scritto dopo la formola chimica è la quantità in peso di alcool contenuta in 100 parti del miscuglio. ^ 1395 — 1 . C^H«0 -f iPPO = 86.92 % . Pi=zl2 , a,z=1.25, «2=1.31 , p=1.034 V P^ il t\ t. l\ S< 5^ e 4 5 12.0^22 12 022 24.19 25^58 25.06 24!l4 24.02 26"00 25.87 l!47 1.47 l!86 1.85 0?731 0.735 Medio fra 240 e 26° 0.733 «. CnPO -h IPO = 76.92 % . 6 13.210 24 57 25.84 24.41 25.81 1.27 1.40 0.782 7 13.210 24.66 25.85 24.50 25.80 1.19 1.30 0.789 Medio fra 24o e 26» 0.785 :i. C3H«0 + 2 H^O = 62.50 % 8 13..527 24.92 26.1 1 25.90 26.18 1.19 1.18 0.859 0 13.527 25.06 26.27 25.00 26.21 1.21 1.21 0.849 10 14.262 23.68 24.82 23.78 24.87 1.14 1.09 0.845 Medio fra 23" e 27o 0.854 4. C^H^O + 3 H-^O = 32.63 % . 11 14.340 23.19 24.27 23.17 24.13 1 .08 0.96 0906 12 14.340 23.49 24.75 23 36 24.50 1.26 1.14 0.901 Medio fra 23» e 25» 0.903 1396 5. Cm«0 H- SH'^O == 40.00 % . P,=:12, ai=rl.^5, «2=zl.31, p = 1.034 n; P. ti t'i h i'c 5, ^2 e 13 13.922 23?70 25'.'l0 2sm 25?02 1°40 1°20 0.982 14 13.022 24.15 25.51 24.06 25.24 1.36 1.18 0.968 15 13.922 24.22 25.76 24.18 25.51 1.54 1.33 0.966 Medio fra 240 e 26^ 0 972 6. C^H^O -h 6H^0 = 35.74 % • 16 13017 24.74 25.93 24.76 25.82 1.19 1 .06 1.003 17 13.017 25 06 26.48 25 01 26.28 1.42 1.27 1.002 18 13.017 25.12 26.34 25.07 26.16 122 1.09 1.004 Medio fra 240 e 27o 1.003 y . C^H«0 + 1 0 H^O = 25.00 % . Plinio, «1=1.25, «21=1.31, p=:1.034. 19 14.640 26.38 27.53 26.18 27,27 115 20 14.640 26.99 28 32 26 93 28.18 1.33 21 14 640 26.92 28.24 26.88 28.13 1.32 1 .09 1.25 1.25 1.046 1.056 1 .948 Medio fra 260 e 29» 1.050 — 1397 H, C- H«0 H- 1 5 H^O z= 1 8. 1 8 % . Pi=:15, «1=1.25, «2=1.31 , p = 1.034 V Pa ^ l-'i h 26.80 26.95 t'2 Si ^2 e 2 '2 23 14.105 14.105 27.14 27.09 28.47 28.35 28.05 28.13 1.33 1.26 1.25 1.18 1.091 1.007 Medio fra 260 e 28» 1.094 9. C^H^O + 30H*O = 10.00 % . 24 15.040 24.51 25.75 24.64 25.75 1.24 1.11 1.081 25 15.040 24.88 26 35 24 90 26.21 1.47 1.31 1.076 26 15.040 24.96 26.25 24.96 26.10 1.29 1.14 1.079 Medio fra 24» e 270 1.079 Questi risultati dimostrano che anche le soluzioni acquose di alcool propilico primario, quando contengono meno del 35 % di alcool, hanno un calore specifico supe- riore a quello dell'acqua. Il maggior calore specifico tro- vato appartiene ad una soluzione contenente circa 20 */„ di alcool. Lo stesso veniva osservato da Lecher per l'alcool metilico, da Dupré e Page, da Schiiller e da Jamin e Amaury per l'etilico. La soluzione avente un calore speci- fico uguale a quello dell'acqua conterrebbe per l'alcool propilico circa 36 % di alcool, lo stesso trovarono Dupré e Page per l'etilico. Per il metilico invece cadrebbe fra il 20 e il 30 % di alcool (Lecher). — 1398 — Per mezzo di quei valori noi possiamo, moltiplicando ciascun d' essi per il peso corrispondente alla formola chi- mica delle rispettive soluzioni, ottenere ciò che si può chia- mare l'equivalente in acqua delle soluzioni stesse. Se si fanno questi prodotti e si confrontano coi valori che si ot- tengono aggiungendo al calore molecolare dell'alcool pro- pilico i pesi di acqua corrispondenti alle singole soluzioni, si trova che questi ultimi valori sono sempre inferiori a quei prodotti e che la differenza cresce colla diluizione della soluzione. In altre parole, la somma dei calori mole- colari dell'alcool e dell'acqua aggiunta sarebbe sempre minore del calore molecolare reale della soluzione, ciò che ò il contrario di quanto si osserva per le soluzioni dei sali minerali, quando si parte dal calore molecolare del sale anidro. Dalla seguente tabella si vedrù anche che l'equiva- lente in acqua di una soluzione è sempre maggiore del peso dell'acqua aggiunta alla molecola dell'alcool. Questo si riscontra anche nelle soluzioni saline, per i sali organici sempre, per i sali minerali, quando si parta da un idrato del sale contenuto nella soluzione, perchè se si parte invece dal sale anidro si ha una relazione inversa, come ebbi già occasione di far osservare nella nota più sopra citata. In quel caso, come in questi, la differenza cresce col peso mo- lecolare. Nella tabella seguente la prima colonna contiene il numero n delle molecole d'acqua che sono unite con una molecola di alcool, la seconda il peso molecolare P della soluzione, la terza il calore specifico trovato, la quarta il calore molecolare C^ dedotto dall' esperienza, la quinta il calore molecolare C^. calcolato tenendo conto dell'alcool e dell'acqua, come se fossero separati. 1399 V P e Ct Ce Din; 0 GO 0.659 39.54 60+9 0.733 50.58 48.54 — 2.04 4 60+18 0.785 61.23 57.54 — 3.69 2 60+36 0.854 81.98 75.54 — 6.44 3 60+54 0.903 102.9 93.54 — 9.4 5 60+90 0.972 146.8 129.5 —17.3 6 60+108 1.003 168 5 147.5 —21.0 10 60+180 1.050 252.0 219.5 —32.5 15 60+270 1.094 361.0 309.5 —51.5 30 60+540 1.079 647.4 579.5 —67.9 Se si costruiscono graficamente i valori della quarta colonna, prendendo essi per ordinate e per ascisse i pesi di acqua aggiunti ad una molecola di alcool, risulta per le soluzioni, nelle quali n è compreso fra n = o e ?t= 15, molto prossimamente una linea retta, dimodoché gli equi- valenti in acqua di quelle soluzioni si possono calcolare per mezzo di una espressione della forma y z=. a -\- b Xy in cui a r=: 39.54, ^=1.19. Chiamando C^^ l'equivalente di una soluzione ad un numero n di molecole d'acqua e A il peso di acqua aggiunta ad una molecola di alcool si avrà: C„ — 39.54 + l,19A=:39..54+1.19xl8n = 39.54 + 2l.40;L Trovato l'equivalente di una soluzione, è facile de- durne il calore specifico riferito all' unità di peso C„ 39.54 + 21.49 n — 1400 — Calcolando con queste espressioni gli equivalenti e i calori specifici per le soluzioni studiate, si ottengono i va- lori della tavola seguente. Nell'ultima colonna sono le dif- ferenze fra il calore specifico osservato ed il calcolato. n Cn Ce Di ir. 1 50.28 0.729 +0.004 1 G i 0 :ì 0.782 -f-o.oon 2 82.52 0.859 —0.005 3 104.01 0.912 —0.009 5 146.99 0.979 —0.007 6 108.48 1.002 +0.001 10 254.44 1.060 —0.010 15 361.89 1.096 —0.002 Le differenze stanno per la massima parte nei limiti degli errori di osservazione. Per mezzo della formola data si può anche calcolare il calore specifico per una soluzione di una data ricchezza alcoolica, purché dalle proporzioni procentiche si passi alle proporzioni molecolari, cosa assai facile. Alcool isobulilico. L'alcool isobutilico aveva anch'esso servito alle esperienze sulla tensione dei vapori e sulla di- latazione tei mica. La sua densità 0" è 0.8 102. Il suo punto di ebollizione fu trovato 106", 4 alla pressione di 74 I"'"'. 8 e con la formola empirica si trovò essere I06'\l)0 a 700""". — 1401 — Alcool isobutilìco. P^==12, air=1.25 , «2 = 1.31, p = 1.034. n; Ps U t'i h <'« 3i h e 27 12.471 25°90 27!09 26!o.j; 27!58 l°i9 l!55 0.683 28 12.471 26.34 27.56 26.33 27.91 1.22 1.58 0.688 29 12.616 27.42 28.69 27.62 29.26 1.27 1.64 0.687 Metlio fra 26° e 30° 0.686 Soluzioni acquose di alcool isobutilico. Siccome l'alcool isobutilico è pochissimo solubile in acqua, cosi non ho po- tuto ottenere che soluzioni molto diluite. Essendo la tem- peratura dell'ambiente circa 30", la soluzione più concen- trata che potei ottenere, fu di una molecola di alcool iso- butilico per 50 mol. di acqua, contenente cioè 7.60 % in peso di alcool. I. C^H'^0 + 50H^O = 7.60% . P^z3l5, «1=1.25, «2=1.31, p = 1.034. l- P^ U ''i h t'i h k e 30 31 14.812 14.812 26^94 27.17 28/27 28.49 26^94 27.08 28°14 28.28 1°33 1.32 1°20 1.20 1.089 1.083 Medi 0 fra 26° e 29° 1.086 Tomo Vlly Serie V. 179 — 1402 — 3. C^H'^0 4- 70 H^O :=: 5.54 % N.° Po. fi t'i k i's h h e 32 14.786 25.22 26.69 25.41 26.82 1.47 1.35 1.070 33 14.786 25.86 27.21 25.86 27.10 1.35 1.24 1068 34 14.786 26.20 27.49 26.07 27.26 1 .29 1 1.19 1.06 4 Medio fra 25° e 28° 1.067 Anche per l'alcool isobutilico osserviamo che le solu- zioni molto diluite hanno un calore speciQco maggiore di quello dell' acqua. Densità dei miscugli di alcool propilico primario e acqua e loro massimo di contrazione. Le determinazioni di densità di questi miscugli furono fatte col metodo della boccetta, a 0^\ e i valori ottenuti ri- feriti alla densità dell'acqua distillata a 4" presa per unità. Siccome non poteva disporre di molto materiale, cosi ho operato sopra piccole quantità di liquido (12 a 13 ce). I risultati ottenuti sono inseriti nella tabella seguente. Nella 4.^ colonna si ha per ogni soluzione il valore della contra- zione calcolata per 100 volumi del miscuglio risultante. — 1403 — n Ale. % in peso Densità ^ /7 Contraz. a 0° 0 0.9999 30 10.00 0.9878 0.975 15 18.18 0.9805 2.000 10 25.00 0.9707 2.443 6 35.71 0.9511 2.616 5 40.00 0.9425 2.571 3 52.63 0.9174 2.411 2 62.50 0 8974 2.123 1 70 92 0.8691 1.684 i 80,92 0.8502 1.340 0 100 0.8190 I numeri della 4.'' colonna furono ottenuti deducendo la contrazione dal peso specifico dei componenti e del mi- scuglio e dalla quantitò per cento in peso dei componenti che entrano a formare il miscuglio. Siano of, e rf^ i pesi specifici di due liquidi a una temperatura data, D quello del miscuglio, nel quale entrano />, parti in peso del primo liquido e p^ del secondo. Il volume occupato dai due li- quidi prima della mescolanza sarà -r ~^ T ■> dopo la me- scolanza sarà ^ ^ . La contrazione del miscuglio sarà quindi data da Ù. -|_ Ei d, da Pi-i-Pì D Q ~ 1404 — Questa esprcssiojie ci dà il valore della contrazione in generale quando si mescolano due liquidi in date propor- zioni e di nota densità, e si conosca pure la densità del miscuglio. Ora la contrazione si può in particolare riferire o a 100 volumi del liquido risultante, o a 100 volumi dei li- quidi che concorrono a formarlo, prima della mescolanza. Chiamiamo con Q^ la prima contrazione. Avremo donde >^*— '"" d.Mp,-^p,) Ordinariamente si esprimono le quantità dei compo- nenti in proporzioni centesimali; sia p. e. Pi - 100 — p^. Avremo «<=-■> (i-.V)-'^f- 00 Nel nostro caso poi uno dei liquidi essendo I' acqua, e sia quello di densità d^ e peso p^ , avremo approssima- tivamente — =:l e D-7-=IOOD, quindi d^ di Q,^P,d(Ì- - l)+ lOOD-lOO. Per la determinazione del massimo di contrazione è indifferente il prendere in considerazione 1' una o l'altra contrazione, poiché nei due casi al massimo di contrazione corrisponde lo stesso valore della variabile p^ . Perciò non ho calcolato che la contrazione per 100 volumi del liquido risultante dalla mescolanza; quindi chiamo contrazione il — 1405 — numero di volumi, di cui !a somma dei volumi dei compo- nenti supera 100 volumi del miscuglio risultante. Il maggior valore trovato corrisponde a /?2=:35.7^. Ho cercato di calcolare a quale ricchezza alcoolica corri- spondesse il massimo di contrazione. Perciò ho costruito graficamente i valori ottenuti portando sulle ascisse i va- lori di />2 e sulle ordinate i valori di Qi . Prendendo poi per origine delle coordinate il punto {p^z=2^.00 , Q,rzz:2.44), e supponendo che la curva potesse rappresentarsi per breve tratto presso al massimo con una equazione della forma y =ax-i-bx'^, ho dalle coordinate dei due punti susseguenti calcolate le costanti a q b\ indi mediante la equazione -^ =:= 0 ho trovato che la massima contrazio- dx ne corrisponde al valore di f^ =:r 34.41, abbastanza pros- simo a 35.7 1, ricchezza alcoolica della soluzione della com- posizione C^H^'O + 6H^0. Una soluzione a TH-O con- terrebbe 32.25 % di alcool. Essa mi ha dato per den- sità 0,9570 e per valore della contrazione 2.56. Il massimo di contrazione risulta invece 2.77 a 0". Dai risultati ottenuti si può quindi dedu: re che il mas- simo di contrazione per i miscugli di alcool propilico pri- mario ed acqua corrisponde ad una soluzione della com- posizione C4F0 + GH^O, e che il suo valore è 2.77. Esso corrisponde ad una ricchezza alcoolica inferiore a quella, cui corrisponde quello dei miscugli di alcool meti- lico ed etilico. Secondo i diiti di Mevì(\Q\e\ei{ {Poggendorff, Ann., 138, (^869)), il massimo di contrazione per le soluzioni di al- cool etilico corrisponde a quella contenente 46 % di al- cool e la cui composizione si può esprimere colla formola C^H 0 + 3H'-0. A 0» il suo valore è 4.146, a ^5'^ è 3.784. Dniic detcnuiìKiZioni di Ure sui miscugli di alcool metilico (P/iilol. Mayuz. X\X, pag. 5i I) risulterebbe che — 1406 ~- il massimo di contrazione corrisponde approssimativa- mente ad una soluzione contenente 52 % di alcool meti- lico, che si avvicina alla composizione espressa dalla for- mola CH^O-t-l%H^O. Difatti dai dati di Ure per la tem- peratura di 15°. 5 ho calcolato le seguenti contrazioni. Quantunque per il suo valore assoluto il massimo di contrazione dei vari mi- scugli alcoolici non sia confrontabile che preso alla stessa temperatura, esso lo è tuttavia per la ricchezza alcoolica a cui corrisponde, poiché, secondo le determinazioni di Mendelejeff, il massi- mo di contrazione per i miscugli di un dato alcool corrisponde alla stessa quantità procentica di esso a tutte le temperature. Siccome poi il valore va diminuendo coli' aumentare della tempera- tura, possiamo dal confronto dei valori delle contrazioni per le soluzioni acquose degli alcoli metilico, etilico e pro- pilico primario conchiudere che essi vanno diminuendo col crescere del peso molecolare dell'alcool. Mi bastei'ò citare pochi valori. Ale. 7 /o Contr. 57.73 4.915 56.18 4.925 53.70 4.93G 51.54 4.943 50.90 4.924 46.00 4.835 CH^O 7o Conlr. a 15'.5 cni*^o 7o Conti'. a 15" C^H^O C(.nlr. a 0" 40 4.404 40 3707 40 2.571 46 4.835 46 3.784 50 4.924 50 3.758 52.63 2.411 La ricchezza alcoolica del miscuglio a cui corrisponde il massimo di contrazione e il valore di questo diminuì- — 1407 — scono col crescere del peso molecolare dell' alcool. Per r alcool metilico detto valore è 4.94 e corrisponde ad un miscuglio contenente 32 y^) di alcool circa ; per 1' etilico è 4.14 e corrisponde a 46 *X, di alcool; per il propilico è 2.77 e corrisponde a 35 % circa di alcool. In altre parole si ha il massimo di contrazione per l'alcool metilico quando esso si mescola con una quantità quasi uguale, ma minore di acqua (52 di alcool e 48 di acqua); per l'etilico quando esso si mescola con un peso di acqua un po' maggiore del suo (46 di alcool e 54 di acqua) ; per il propilico quando si combina con una quantità all' incirca doppia di acqua (35 di alcool e 66 di acqua). Questi risultati mi sembrano stare in relazione con quelli trovati da Berthelot {Essai de Mec. chim., \, p- 515) nello studio delle reazioni dei composti organici sopra 100 a 220 volte il loro peso di acqua. La quantità di calore sviluppata per 1' alcool propilico è mag- giore di quella per l'alcool etilico, e questa superiore a quella del metilico. Così pure Alexejeff (j^é-r. d. deut. Cliem. Ges., XII, 1 879) osservò che se si aggiunge a poco a poco dell' acqua ad alcool propilico, prima si ha assorbimento di calore e in seguito sviluppo ; se invece si aggiunge alcool propilico ad acqua si ha sempre innalzamento di tempe- ratura. Non sembra poi esservi alcuna relazione fra la con- trazione di volume che avviene nella mescolanza di alcool propilico con acqua ed il rapporto fra il calore specifico trovato ed il medio calcolato dai componenti. Nella tavola seguente si trovano inscritti accanto alla ricchezza alcoo- Ijca delle soluzioni il calore specifico dedotto dalla for- inola (1), il medio, il rapporto fra questi due e la contra- zione di volume corrispondente alla soluzione. Il calore spe- cifico medio fu calcolato nel modo solito colla formolo (100_p) + 0.659p . . . ^, ^.^^ ,. , , c„^ = j— , m cui /> e la quantità di alcool — 1408 — per cento, e 0.659 è W calore specifico osservato dell'alcool propilico assoluto. p e Cm e Cm Qi 86.92 0.729 0.7.04 1.035 1.340 ' 76.92 0.782 0.738 1.060 1 .684 02.50 0 859 0.787 1.091 2.123 52.03 0,912 0.820 1.112 2.411 40.0U 0.979 0.863 1.134 2.571 35.71 1.002 0.878 1.142 2.616 25.00 ■\ 0()0 0.915 1.158 2 443 18.18 1.096 0.938 1.168 2.000 10.00 1.079 0.966 1117 0.975 Si vede che il calore specifico reale è sempre maggiore per queste soluzioni del medio e che il rapporto va cre- scendo col crescere del calore specifico, mentre la contra- zione raggiunge un massimo e poi diminuisce. È vero che qui i calori specifici e le contrazioni di volume non furono confrontati alla stessa temperatura, ma dalle determina- zioni di Mendelejeff (loe. cit.) risulta che l'andamento delle contrazioni è lo stesso alle diverse temperature. 1409 Alcool isobutilico. C4Hioo-|-^H*0. Alcool Densità Conlraz. n 7 lo o« aO° 0 100 0.8162 50 7.60 ■ 0.9886 0.552 70 5.54 0.9926 0.508 Osservazione. Questo laYoro sperimentale era già terminato quando nel fascicolo di luglio del journal de pkysique appariva un sunto di ricerche sul calore specitìco dei miscugli di acqua e dei tre alcooli primari metilico, etilico e propilico, fatte da F. Zettermann {Akademik Afhandiing - Helsingfors, ISSO). 11 metodo da lui adoperato è quello di Joule secondo la dis- posizione di Jamin. Le sue determinazioni si limitarono a soluzioni di. IO a 50 "/^ di alcool. I valori da lui ottenuti per l'alcool propilico sono per lo più concordanti coi miei, quantunque quello del calore specifico dell'alcool assoluto sia diverso. La densità del suo alcool propilico è 0.S05 a 17"5, il calore specifico trovato 0.572 a 20". Nella tabella seguente metto di confronto i calori specifici trovati da Zettermann con quelli dedotti dalla mia formola (l): Toìi,u VII. Serie V. Ibv 1410 — Alcool °/ / 0 Zellermann Calcolati 10 1.055 1.079 20 1.082 1.083 30 1.032 1.030 40 0.972 0.977 50 0.908 0.924 Anche le determinazioni di Zettermann confermano il fatto che le soluzioni acquose molto diluite degli alcooli me- tilico, etilico e propilico hanno un calore specifico maggiore di quello dell' acqua. Un lavoro mollo esteso sui calori specifici dei composti organici a diversa funzione è uscito pure recentemente del signor A. von Rcis {Wied. Ann., XIII, ^881). Dal Laboratoi io di fisica ilelT Univer^sità di Toi ino arrosto 1881. RELAZIONE SULLA MEMORIA «Hypotheses non fingo» PRESENTATA AL CONCORSO PEL PREMIO QUERINI-STAMPALIA Il tema del concorso al premio della Fondazione Qiie- rini-Stampalia, prescelto nell'adunanza del 29 luglio ^879, è il seguente : « Discutere le ipotesi, che vennero più di recente agi- .) tate nella fisica circa alle cause dei fenomeni luminosi, » termici, elettrici e magnetici ; e indicare quali modifica- n zioni dovrebbe subire il linguaggio scientifico, per essere )) in perfetto accordo colle dottrine meglio accertate, dan- » done qualche saggio colla esposizione di alcuni fenomeni » principali. » Per concorrere a questo premio fu presentato un solo lavoro, di pag. 4 32, che ha per titolo: Teorema di cosmica fonda melila le foronomia, e porta il motto « Hypotheses non fingo ». L'autore di questo lavoro credette di rispondere al tema proposto, offrendo «una esercitazione metafisica, in- diritta a dimostrare con luce matematica l'origine del moto perenne in natura, e conseguentemente delle forze fisiche — 1412 — e di tutti i fenomeni luminosi, termici e magnetici: dimo- strazione fondata, non sopra supposizioni, ma esclusiva- mente sulla realtà doli' esistenza in genere, escludente ogni ipotesi, ninna eccettuata » (pag. I). — Perciò dopo aver premesso alcune idee generali, divide il suo lavoro in due parti, la prima dimostrativa e la seconda appUcaiiva. Nella prima parte tratta, in singoli capitoli, del vacuo, della ma- teria, delle cause e dei principi ^ del suo teorema fonda- mentale. La seconda parte, eh' è la più breve (da pag. 4 03 a 132), consta di due soli capitoli; il primo porta il titolo: Comunicazione del moto, spostamento e projezioni, suono, calore, luce, fiamma ; il secondo: Moto rotatorio e gravità. Tutti questi argomenti sono trattati dal punto di vista me- tafisico, avuto specialmente riguardo alle idee delle antiche scuole filosofiche. Anzi una gran parte del lavoro si ridu- ce a una sterile discussione delle opinioni dei fìlosolì, spe- cialmente antichi, sul vacuo, sulla materia, sulle forze e sul moto. Ma ciò che ha tutta l' impronta dell' originalità è il Teorema fondamentale, e non ci facciamo scrupolo di riprodurlo, atteso che nessuno probabilmente lo potrà in- tendere. Il teorema è il seguente : « La spostazione d' ogni punto del continuo trasforma la sua continuità statica in polarità dinamica, il suo stato in forza motrice e moto bì- gene accelerato, ed il suo ambito in dinamide, ossia cella dinamica » (pag. 8G). Ma quale sia la dimostrazione di que- sto teorema e quali le conseguenze che ne derivano, la Vostra Commissione ingenuamente confessa di non essere arrivata a comprendere. E pare che neppur V autore sia convinto dell'assoluta verità del suo teorema, perchè chiu- de il suo lavoro in un modo alquanto modesto. «Confido», egli dice, « che quantunque il teorema stesso non possa es- sere mai conforme del tutto a quel vero, che a guisa del- l'orizzonte fugge dinanzi a noi a misura che gli si appres- siamo, non potrà essere neppure lunge dalla realtà, né — 1413 — mancare alla riprova della possibilità di applicare il meto- do matematico alla metafisica senza offendere la ragione e la moralità n. Che l'autore nel suo lavoro abbia offesa la morale, noi certo non vogliamo asserire; ma altrettanto non possiamo dire pur troppo circa alle offese della ragio- ne. Quindi, anche senza tener conto delle gravissime lacu- ne nello svolgimento del tema formulato di sopra. Vi pro- poniamo di non concedere il premio al lavoro che ha per motto: « Hijpolfieses non fingo ».. 17 luglio 1881. La Commissione E. Bernardi M. Bellati Fr. Rossetti, relatore. RELAZIONE della GIUNTA CHE PRESE IN ESAME LE MEMORIE PRESENTATE AL CONCORSO SCIENTIFICO SUL TEMA d' ACUSTICA DELLA QUIRINIANA, scaduto nel 1881. -OOO-OO- -CO-CKO- - Il primo invito fatto agli studiosi dal nostro Istituto (1875), per risolvere il difficile problema della razionale costruzione dei teatri e delle sale destinate a concerti, let- ture ecc., perchè dal lato acustico rispondano nel miglior modo allo scopo a cui si vogliono ordinare, ebbe esito in- felice ; un solo concorrente e meschino assai il lavoro da lui presentato. Il secondo invito (1877) ebbe maggior fortuna ; cinque concorrenti scesero in campo, e due di essi con Memo- rie meritevoli della più seria considerazione. Queste Me- morie, sulle quali l' Istituto nostro dovette allora porta- re la sua speciale attenzione, erano distinte colle seguenti epigrafi : Virtute duce, comite fortuna. Osservando, provando e congetturando. La prima era un lungo e pregievole lavoro ; dimostra- va nel suo autore molta erudizione, molto studio e 1' osti- nato proposito di ricercare quanto poteva essergli d'ajuto nella trattazione del tema. — La seconda era uno scritto serio, ove 1' autore appariva studioso, ordinato e di buona educazione scieniifica. Nella prima però sì ebbero a notare alcune inesattezze scientifiche ed improprietà di linguaggio, ed in taluni punti — 1416 — poca chiarezza di esposizione. — Nella seconda invece poco o nulla di tutto questo, ma per contro il lavoro era breve assai, e le questioni vi erano piuttosto toccate cbe largamente trattate. Per queste ragioni i' Istituto ha creduto di non aggiu- dicare il premio a nessuno dei concorrenti, e di ripropor- re (1879) per la seconda volta il tema. Il concorso si chiu- deva il 31 marzo p.p., ed oggi, compiendo Tufficio che voi, egregi colleghi, avete voluto affidarle, la vostra Giunta vie- ne a darvi notizia delle Memorie colle quali gli studiosi ri- sposero al vostro terzo invito. Queste Me|norie sono tre, e sono distinte colle seguenti epigrafi : \ .* Patieniia cum labore ; 2." Pugna consianter ; 3.* Virlute duce, comite fortuna. La prima, che si compone di 134 pagine con cinque grandi tavole è divisa in due parti ; V una di queste costi- tuisce una introduzione teorica, ove 1' autore parla breve- mente delle leggi che reggono la propagazione del suono ; r altra, divisa in quindici articoli, tratta delle applicazioni delle leggi predette alla architettura. In questa seconda parte il concorrente cerca di stabilire le forme più conve- nienti da darsi ai teatri perchè rispondano nel miglior mo- do allo scopo cui sono ordinati. Tale indagine la fonda quasi esclusivamente sulle leggi della riflessione del suono, ricorrendo a molteplici costruzioni grafiche, nelle quali traccia 1' andamento dei raggi sonori diretti e riflessi, il loro incontro ed il loro inviluppo nei vari casi. Parla poi delle influenze che le decorazioni, i materiali impiegati, la forma del soffitto e la ventilazione possona esercitare per migliorare o peggiorare le qualità acustiche di una sala, e cerca stabilire delle norme, non tutte accettabili, perchè — 1417 — quelle influenze riescano favorevoli alla uniforme diffusio- ne dei suoni. — In questo lavoro 1' esposizione è poco chia- ra, trascurata la forma, poco scientiiìco il linguaggio, e quantunque 1' autore vada lodato per aver saputo procu- rarsi buona copia di notizie su quello che altri autori ave- vano fatto e scritto in argomento e per 1' amore eh' egli dimostra nello studio del problema, pure il suo scritto non potò essere seriamente considerato dalla vostra Commis- sione riguardo alla convenienza di premiarlo. La seconda Memoria è di gran lunga migliore ; si com- pone di 1 25 pagine ; è divisa in due parti, a cui precede una introduzione e sussegue un'appendice. Nella introduzione il concorrente dimostra l' importanza della questione che si accinge a trattare, cita autori che se ne occuparono, fa plauso al nostro Istituto per averla proposta agh studiosi. Nella prima parte parla del suono come fatto fisico ; analizza ed espone il modo col quale si propaga ; discorre a lungo della interferenza delle onde sonore, e degli effetti che essa può produrre negli ambienti limitati ; viene poi a dire della risonanza^ della rifrazione e, con maggior det- taglio, della riflessione del suono. — Questa parte è abba- stanza ben fatta ; 1' esposta teoria del suono è illustrata con opportune considerazioni aventi stretta relazione col tema. L' ordine però della esposizione lascia qualche cosa a desiderare ; esiste qualche leggera inesattezza scientifica, e, se questo può dirsi un difetto, la prima parte dello scrit- to è soverchia ; l' autore, avuto riguardo allo scopo preci- puo della Memoria, diede, cioè, eccessivo sviluppo ad al- cuni punti della teoria del suono. La parte seconda è dedicata alle applicazioni delle cose esposte nella prima, e all' esame dei teatri antichi e mo- derni. Con una chiara ed ordinata discussione I' autore arriva a stabilire delle norme a cui, secondo il suo parere, dovrebbero attenersi gli architetti nella costruzione delle Tomo VII, Serie Y. 181 — 1418 — sale destinate a numerosi uditori. — Questa seconda par- te è più importante della prima, più breve, ma per contro meglio condotta, e le conclusioni ne sono accettabili. La Memoria tratta principalmente dei teatri ; la discussione però è fatta con una certa generalità, e il concorrente cre- de perciò che le regole trovate possano servire di ajuto anche a risolvere le questioni riferentisi alla costruzione di edifìci d' altra specie e destinati a numerose adunanze. L'ordito del lavoro ha grande analogia con quello della Me- moria presentata due anni fa sotto il motto : Osservando^ provando e congetturando ; è molto probabile perciò che i due lavori sieno dello stesso autore. La terza Memoria è formata di 204 pagine grandi e 9 tavole ; è completa dal lato delle indagini fatte per racco- gliere dati e notizie sull' argomento, è bene ordinata e frutto di uno studio certamente lungo e indefesso. Neil' in- sieme, e in gran parte anche nei particolari, è la stessa di quella che due anni fa, sotto la medesima epigrafe, venne assoggettata al vostro giudizio. Perciò sarebbe qui super- fluo ripetere quanto venne largamente esposto sull' anda- mento del lavoro nella relazione della Commissione esami- natrice d' allora. Basterà ricordare che quella Commissio- ne giudicò molto favorevolmente la Memoria, e che non ha creduto di proporne la premiazione, perchè vi riscontrò alcune inesattezze scientifiche, qualche improprietà di lin- guaggio, alcuni brani oscuri, e la mancanza di esperienze speciali che valessero a chiarire qualche punto controver- so della questione. — L' autore ripresenta ora la sua Me- moria quasi interamente ripulita da questi difetti, i quah, a giudizio della Giunta esaminatrice di due anni fa, pote- vano attribuirsi alla fretta colla quale 1' autore stesso 'di- chiarava di aver scritto il suo lavoro. Non descrive però nuove esperienze, e in una lettera che dirige alla Commis- sione, giustifica questa mancanza dicendo che per fare taU — 1419 — esperienze occorrerebbero mezzi superiori a quelli che può procurarsi un privato. A giudizio della vostra Commissione le Memorie 2.* e S."* sono lavori veramente pregevoli, e la 3.* più della 2.^ specialmente per la maggior copia di dati e notizie che in essa si trovano raccolte. Devesi riconoscere che né 1' una nò r altra racchiude quella intera soluzione del problema che sarebbe domandata nell' enunciato del tema, e neppure la descrizione di nuove esperienze, pure richieste nel caso che i risultati pratici ottenuti in edifici già costruiti non ba- stassero a risolvere completamente la questione. Qui però è duopo osservare, che per tre volte l' Istituto nostro mise a concorso il grave quesito ; che in nessuna delle Memorie presentate in seguito ai tre inviti, si ebbe una piena rispo- sta al quesito medesimo, e che tutti i concorrenti si limi- tarono a riportare e discutere dati relativi ad edifici già costruiti ed opinioni di altri autori che trattarono la que- stione, senza esporre mai nuovi risultati empirici dai con- correnti stessi ottenuti. Sembrerebbe quindi che la com- pleta soluzione del problema non fosse ancora matura, e che per la poca entità del premio in confronto alle spese che richiederebbero esperimenti speciali, non si potesse esigere dai concorrenti di maturarla con osservazioni pra- tiche loro proprie. Dal lato della investigazione e discussione di quanto venne fatto e detto fino ad ora sul difficile argomento, la Memoria 3.* è la più completa di quante ne vennero pre- sentate non solo all' ultimo, ma anche agli altri due con- corsi precedenti ; e se non contiene la completa soluzione del problema, riescirà certo di grande utilità a quegli in- gegneri od architetti che volessero dedicarsi ad ulteriori ricerche per avvicinarsi ancor più, o giungere alla intera soluzione della importante questione. Per queste ragioni, ed osservando che le spese di stampa sono a carico del con- — 1420 — corrente, che la Memoria è lunga ed illustrata da tavole di qualche difficoltà di esecuzione, e che perciò non sarebbe conveniente di aggiudicare all'autore di essa una semplice rimunerazione, come si è fatto in altre simili circostanze, la Commissione unanimemente vi propone l'intero premio per la Memoria che porta l'epigrafe: VirtiUe duce, cornile forkma. La Giunta, dopo avervi esposto i propri giudizi e pro- nunciata la sua proposta relativamente ai lavori presentati al concorso, crede opportuno aggiungere qualche osser- vazione sopra una preghiera che 1' autore della Memoria, sulla quale cade la proposta di premio, fa alla fine della lettera già accennata, che dirige alla Commissione esami- natrice. Egli prega, cioè, che se il premio non gli viene aggiudicato, le eventuali critiche non si arrestino ad af- fermare vagamente inesattezze scientifiche, improprietà di linguaggio ed oscurità, ma le segnalino affinchè dalle lun- ghe fatiche e dalle gravissime spese sostenute, ritragga almeno il vantaggio di aver imparato qualche cosa. E qui sembra opportuno alla vostra Giunta 1' avvertire una volta per sempre, che le relazioni sui concorsi sono fatte per r Istituto e non per i concorrenti, e che fra le molle ra- gioni per le quali sarebbe sconveniente di segnalare in dettaglio tutti i difetti di ogni lavoro presentato, vi sarebbe quella precipua che si darebbe con ciò occasione ad even- tuali polemiche , le quali non potrebbero essere in niun modo accettate né dall'Istituto, né dalle rispettive Commis- sioni esaminatrici. G. Bdcchia D. TURAZZA A. Pazienti M. Bellati E. Bernardi, relatore. RELAZIONE della GIUNTA ESAMINATRICE DELLE MEMORIE, PRESENTATE AL CONCORSO SCIENTIFICO DEL R. ISTITUTO VENETO, SUL TEMA RELATIVO ALL'eQUIVVLE^JTE SlEGCANiCO DILLA CALOiUA. Onorevoli Colleghi, Quattro anni or sono il nostro Istituto bandiva il con- corso ad un premio di lire 1500 sul seguente tema : « Discutere minutamente le determinazioni, fatte fìno- » ra, dell'equivalente meccanico della caloria ; cercare le » cause delle notevoli differenze, che si riscontrano nei ri- » sultati ; indicare quale sia il valore più probabile cbe si » può trarre da questi; e determinare l'equivalente stesso » con nuove esperienze, adottando il metodo, cbe dal con- » corrente verrà dimostralo più esatto. » Il concorso doveva restare aperto fino al 31 marzo ^879 : ma, giunti a quel termine^ nessuna Memoria era stata inviata per aspirare a quel premio. Tuttavia il nostro Istituto, considerando la importanza del tema, e il vantaggio cbe sarebbe derivato alla scienza dalla soluzione del medesimo, e soprattutto da una accu- rata e profonda discussione intorno alle determinazioni fatte finora dell' equivalente meccanico della caloria, non esitò punto a deliberare che fosse riaperto il concorso me- — 4422 ~ desimo. Tale deliberazione fu presa nell' adunanza del \4 agosto ^879, e per termine del concorso fu stabilito il di 3 1 marzo del 1 88 1 . Questa volta si presentarono due concorrenti, uno con una breve Memoria in lingua italiana portante I' epigrafe : Provando e riprovando ; r altro con un voluminoso manoscritto in lingua inglese contrassegnato col motto : Veritas vos liberabìt. L' esame di queste due Memorie venne da Voi affidato alla Commissione che ora compie il proprio mandato. La Memoria in lingua italiana occupa ventuna pagine ed è illustrata con due disegni rappresentanti la sezione verticale e una prospettiva dell' apparato che ha servito alle esperienze dell' autore. — Essa è divisa in due parti, come lo richiede il tema proposto. Sembra che l'autore non abbia compreso che l' Istituto nostro annetteva grandissima importanza alla prima parte del tema : egli dedica sole otto pagine alla trattazione di questa, e al § 7 dichiara anzi esplicitamente che «una ana- lisi minuziosa e critica dei vari procedimenti finora seguiti per questa indagine potrà certamente riuscire utile nel sen^ so storico della scienza, ma non altrettanto proficua ». Eppure il profitto che il nostro Istituto si attendeva da una larga trattazione della prima parte del tema non era al certo né vano, nò di poca entità. Chi discutendo con minuta analisi le differenze dei risultati ottenuti in moltis- sime esperienze fatte finora con metodi diversi da abilissi- mi sperimentatori avesse potuto scoprire le cause di er- rore inerenti ad ogni singolo metodo, e dimostrare in quali casi quelle cause dovevano condurre a determinazioni più — 1423 — grandi del vero valore, e in quali altri casi il valore dell'e- quivalente doveva risultare più piccolo del vero, questi avrebbe già reso un segnalato servigio alla scienza col re- stringere entro brevi limiti il valore dell' equivalente mec- canico della caloria. Ma chi poi, spingendo l'acume della critica e la pazienza delle indagini, dai confronti fosse riu- scito a valutare con sufficiente approssimazione gli errori in più od in meno che potevano essere stati commessi nelle differenti determinazioni, e respingendo quelle che per la moltiplicità delle cause di errore dovevano essere reiette, avesse ricavato il valor medio risultante dai metodi miglio- ri, dopo avere introdotte le correzioni nei singoli risultati, e attribuito il peso relativo a seconda del numero delle esperienze fatte, e della bontà del metodo usato, costui avrebbe a dirittura precisato, con un grandissimo grado di probabilità, il valore dell' equivalente medesimo. L' ag- giunta di una nuova determinazione non avrebbe potuto recare sensibile alterazione al valore determinato nel modo anzidetto: poiché se il metodo scelto per questa nuova de- terminazione era, come doveva essere, il migliore, il ri- sultato non poteva differire gran fatto dal valor medio ot- tenuto colla mrnuziosa critica delle esperienze fatte finora ; questa nuova determinazione avrebbe aggiunto un elemento di più in conferma dell' attendibilità di quel valor medio. Che se la nuova determinazione avesse differito notevol- mente dal valore ottenuto nel modo sopracitato, sareb- be sorto naturalmente qualche dubbio sulla bontà del me- todo scelto ; ma se anche si avesse voluto dare il massimo peso a questa nuova determinazione, come se il metodo fosse stato realmente ottimo, pur tuttavia non si avreb- be potuto escludere i valori ottenuti da altri con metodi altrettanto buoni, e perciò il risultato non sarebbesi sensi- bilmente modificato. Queste considerazioni giustificano la grande importan- — 4424 — za che il nostro Istituto attribuiva specialmente alla solu- zione della prima parte del quesito da esso proposto. Invece, come si disse più sopra, 1' autore della Memo- ria Provando e riprovando disconosce affatto codesta im- portanza, e perciò si limita a fare una rapida discussione di tre metodi, cioè : Di quello del Joule, recentemente ri- petuto e perfezionato dal Rowland ; nel quale l'equivalente meccanico della caloria viene determinato misurando il lavoro speso nel muovere una ruota, le cui palmette stro- finano un liquido contenuto in un calorimetro, e la quan- tità di calore generala da quello strofinamento. Del meto- do immaginato dal Bartoli di sfruttare, mercè opportuna resistenza, 1' energia di pressione provocata in un liquido, trasformandola in calore nell' interno di un calorimetro del Bunsen. E inflne della determinazione in parte teore- tica e in parte sperimentale del lavoro di espansione di un gas che meglio soddisfaccia alle ideali condizioni di un gas perfetto. Di questi tre metodi 1' autore accenna ad alcune cause di errore, accentuando, rispetto al primo di essi, l'incertez- za intorno alla legge di caloricità del liquido strolìnato, specialmente se questo liquido è 1' acqua, li Dopo ciò, senza punto curarsi d' indicare quale sia il valore più probabile che si può trarre dai risultati ottenuti coi tre metodi sottoposti a discussione, passa alla seconda parte della sua Memoria, nella quale espone il metodo da lui adoperato, e le esperienze fatte per determinare con esso r equivalente della caloria. Il metodo scelto dall' autore è quello stesso che venne proposto dal prof. Cantoni nel 1864, e col quale questi fece già parecchie serie di esperienze. — La Vostra Commis- sione fu alquanto sorpresa di non trovar mai citato dall'au- tore della Memoria il nome del Cantoni, le cui esperienze sono state pubblicate nei Rendiconti dell' Islitulo lombardo 1 — 1425 ■— (T. I, pag. 145), ed anche nel libro intitolato Lezioni di fsica (pag. 217-218). Ecco in qual modo il prof. Cantoni descrive questo metodo : aSi abbiano due vasi di egual diametro disposti vertical- mente r uno sopra l'altro: nel fondo del primo siavi un'a- pertura, chiusa da tappo a smeriglio che possa facilmente levarsi e lasciar effluire del mercurio in esso contenuto, e la cui temperatura sia data da un termometro che col suo serbatoio comprenda tutta 1' altezza della colonna liquida. Nel vaso inferiore siavi un termometro simile ed accura- tamente paragonato coli' altro che accenni se la tempera- tura del vaso stesso di poco differisca da quella del mer- curio, come qui supponiamo, onde una^ prova risulti più presto concludente. Tosto che il mercurio si sarà in essa precipitato, si scorgerà un aumento di temperatura, il qua- le crescerà proporzionalmente all'altezza della caduta, poi- ché con questo va crescendo la forza viva acquistata dalle molecole liquide nel moto di caduta, la qual forza viva, col loro fermarsi, si manifesta in forma di calore. » — Come media di 34 esperienze il prof. Cantoni dice di avere ot- tenuto il valore 420,7 chilogrammetri. L' apparato, di cui si valse l'autore della presente Me- moria, corrisponde a quello ora descritto : però il nostro autore ha procurato di togliere o almeno di scemare le cause di errore. A tale intento egli ha cercato di determi- nare con esperienze .dirette il calore specifico del mercu- rio, ha fatto uso di buoni termometri Boudin divisi in %o di grado da lui stesso frequentemente paragonati fra loro, e si circondò di alcune cautele indispensabili in siffatte ri- cerche. Ottenne in tal modo per equivalente meccanico della caloria il valore 423,78 chilogrammetri. Ora, sebbene il metodo usato sia per sé stesso sempli- 'fo/Hfj VJI, Serie V. 182 — 1426 — Gissimo ed eccellente, e quantunque 1' autore abbia procu- rato di condurre le sue esperienze con accuratezza, la Vo- stra Commissione non può tuttavia dispensarsi dal notare alcune mende e cause di errore, tolte le quali il valore ot- tenuto avrebbe forse potuto riuscire alquanto differente. Le accenniamo brevemente. I termometri adoperati sono a mercurio, e non è fatto cenno che siano stati comparati col termometro ad aria, cosa ormai giudicata indispensabile in questo genere di ri- cerche. Inoltre non è detto se i termometri sono stati ca- librati. Le differenze di temperatura misurate sono eccessiva- mente piccole, vale a dire, tutte inferiori a 0°,2, mentre i termometri erano divisi soltanto in decimi di grado, e non pare verosimile che si possa valutare il ^^ di grado con sicDREzzA, come asserisce l'autore. Si avrebbe potuto e dovuto tener conto con piii cura delle correzioni dovute al riscaldamento del vaso che rice- ve il mercurio, al raffreddamento per irradiazione, ecc. Per determinare il calore speciflco del mercurio 1' au- tore si vale di un calorimetro ad acqua ; e non volendo usare senz' altro i valori non bene accertati della calori- cità dell' acqua, imprende delle apposite esperienze per fare delle nuove determinazioni. Di questa cosa 1' autore me- rita lode, ma egli avrebbe dovuto riferire per esteso le sue esperienze, invece di limitarsi a dare una tabella dei risul- tati ottenuti, tanto più che si trattava ili argomento ancora controverso. Quanto al calore specifico del mercurio, l'autore lo desume da tre determinazioni che gli diedero i valori 0,033065 ; 0,033328 ; 0,033732 , la cui media sarebbe 0,033375 e non 0,033378, come è indicato dalla Memo- ria. Qui è da osservare che quelle tre determinazioni sono troppo diiiereuti fra di loro , perchè si possa senz' altro S — 1427 — prendere il valor medio di quelle tre sole come un valore abbastanza approssimato del calore specifico del mercurio. Infatti se fossero state fatte le sole due prime determinazio- ni, la cui media è 0,033197, l'equivalente meccanico della calorìa sarebbe risultato eguale a 426,05 chilogrammetri in luogo di 423,78. Osserveremo ancora che non pare sia stato tenuto con- to della latitudine per confrontare ilvalore dell'equivalen- te ottenuto dall' autore con quelli di altri sperimentatori. Riassumendo le cose dette sinora circa la Memoria con- trassegnata coll'epigrafe: Provando e riprovando, la Vostra Commissione crede di poter dichiarare, che riconosce in essa un lavoro abbastanza pregevole per la semplicità del metodo usato, e per la diligenza colla quale 1' autore pro- curò di eseguire le sue esperienze : ma essendo troppo manchevole la prima parte della Memoria, che avrebbe do- vuto essere la pii^i importante, e non essendo scevra di mende anche la seconda, essa non la giudica meritevole del premio. Un lavoro di molto maggior lena ed importanza è quel- lo contenuto nil manoscritto inglese contraddistinto dall'e- pigrafe: Veritas vos liberabit. Esso si compone di 138 pagine, e vi è premesso il se- guente indice, che noi riferiamo tradotto in italiano per dare un' idea sommaria del lavoro. » Capitolo I. Classificazione dei metodi, e tabella delle esperienze dirette pag. 3 » II, Esposizione particolareggiata degli esperi- menti fatti : A. Con metodi in cui la valutazione è fatta con dati forniti da differenti osservatori, cioè: \° Dalla teoria dei gas » ^5 2.° » dei vapori » 28 - 1428 — 3.° Mediante il calore generato da una corrente elettrica in un filo, del quale è nota la resisten- za assoluta p. 29 4.° Mediante l'azione chimica delle pile voltaiche. » 40 B. Determinazioni fatte drettamente con metodi diretti, nei quali tutti i dati vengono fissati du- rante l'esperienza, cioè: i." Mediante l'espansione o la compressione di gas, di vapori o di metalli » 42 2." Col mezzo dello strofinamento, della percus- sione, ecc » 46 3." 3Iediante il riscaldamento dovuto a correnti magneto-elettriche » 129 C. Determinazioni fatte direttamente con metodi in- diretti, mediante la diminuzione del calore nel circuito di una pila allorquando la corrente fa un lavoro » iSÌ » III. Conclusioni » 433 La sola enuiìierazione degli argomenti scritti in qiiesta Memoria dimostra che I' autore ha pienamente compreso l'importanza della prima parte del tema, e la Vtislra Com- missione è lieta di poter dichiarare che esso la ha comple- tamente esaurita e in modo che n(m si saprebbe ideare mi- gliore. — Manca però la seconda parte. A giustificare que- sta mancanza gioverà il ricordare un fatto relativo all'in- vio di questa Memoria, che fu reso palese all' Istituto dal nostro Segretario* nella solenne adunanza dello scorso an- no. — Egli infatti annunciava come entro il termine sta- bilito per i concorsi di quell'anno fosse pervenuta da Bal- timora la Memoria inglese contrassegnata dal motto Veritas vos iiberahit ; ed esprimeva il desideiio che la sua voce potesse giungere fino all'ignoto autore di essa, per fargli sapere che il concorso spirava solamecfe al 3 I marzo 1 881 . Una lettera, che 1' autore mandò 1' anno scorso assie- — 4429 — me alla Memoria, prova ad evidenza eh' egli fu tratto in errore non solo circa il termine de! concorso, ma ben an- che sulla esistenza della seconda parte del tema. « Può darsi, egli dice nella sua lettera recante la data il marzo 1880, che io non abbia pienamente soddisfatte le formali condizioni del concorso ; ma per quante ricer- che io abbia fatte a Washington e a Boston, la sola infor- mazione che io potei avere è quella data dal giornale in- glese Nature nel suo n.° ^3 del 29 gennajo -ISSO. » La Vostra Commissione ha voluto vedere 1' annuncio dato dal Nature, eh' è così concepito: « L'Istituto Veneto apre il concorso a un premio di L. 1500 per una partico- lareggiata descrizione delle determinazioni fatte finora del- l'equivalente meccanico della calorìa, per la investigazione delle cause ecc. — Termine pel concorso 31 marzo 1880.» Due cause adunque hanno influito a far si che l'autore non imprendesse alcuna esperienza nuova. Principalissima quella d'ignorare che nuovi esperimenti fossero richiesti dal tema. — Causa seconda e abbastanza impellente quella della brevità del tempo ; poiché 1' autore non ebbe a sua disposizione che un solo mese. In un tempo cosi breve sa- rebbe stato impossibile a chiunque di presentare un lavoro così ampio, profondo e completo, qualora 1' autore non si fosse già da lunga pezza occupato di ricerche analoghe a quelle richieste dal tema che propose il nostro Istituto, e non avesse già avuto in pronto tutti i materiali necessari alla soluzione del medesimo. Anche di ciò la Vostra Commissione può darvi qualche spiegazione. Nel giugno del 1879 Henry A. Rowland, professore di fisica nell'Università di John Hopkins, presentò all'Acca- demia americana di arti e scienze una voluminosa ed im- portantissima Memoria snW equivalente meccanico della calorìa, con ricerche sussidiarie intorno alle differenze del — 1430 — termometro a mercurio da quello ad aria, e intorno alla ca~ loricità dell'acqua. — Questa Memoria, oltre che negli Atti di queir Accademia, fu stampata a parte in Cambridge al principio del 1880. Or bene, la Memoria presentata al nostro concorso contiene gran parte della Memoria del Rovvland. Non si creda però che vi sia plagio: il nostro autore cita con scru- polosa esattezza il Ro\vland, sia quando ne trascrive te- stualmente le parole, sia quando ne riporta in succinto qualche paragrafo. Però vi sono molte varianti. Cosi, per esempio, a pag. i*7 del manoscritto il rapporto tra il calore specifico a pressione costante e quello a volu- me costante pei gas perfetti non si trova nel Rovvland. È pur nuova la tavola del coefficiente di dilatazione del- l'idrogeno a pag. 21, ed anche parte della tavola a pag. 22. È nuova la tavola a pag. 26, e differisce dalla Memoria del Ro^vland anche perchè il nostro autore rigetta le esperienze del Wiedemann sul calore specifico dei gas, mentre il Rovv- land ne teneva conto, dando ad esse un peso minore di quello attribuito alle esperienze del Regnault. Dalla pag. 31 fino alla pag. 40 molti particolari delle esperienze fatte per determinare col metodo elettrico 1' e- quivalente meccanico della caloria non si trovano nella Me- moria del Rowland. Da pag. 43 fino alla pag. 79 si espone materia del tutto nuova, vale a dire non contenuta nel lavoro del Rowland. V è il riassunto delie esperienze del Joule (1845) sulla compressione ed espansione dell' aria , vi sono descritte le esperienze dell' Hirn sulle macchine a vapore (1857 e 1860-61) e quelle dell' Ediund sui fili metallici (1865). Da pag. 79 a pag. 128 v' è il sunto del lavoro speri- mentale del Rowland, desunto naturalmente dalla più volte citata Memoria del Rowland stesso. A pag. 129 cominciano altre relazioni di esperienze ese- — 1431 — guite da altri fisici, poi seguono le valutazioni e i confronti, e tutto questo sino alla fine della Memoria è cosa nuova. La omogeneità tra le parli tolte dal Rowland e quelle introdotte dal nostro autore è tanta, che si direbbe quasi che il Rowland stesso, volendo corrispondere al tema pro- posto dal nostro Istituto, ha rifuso il suo primitivo lavoro, dandogli un ordine diverso e consentaneo alle esigenze del tema stesso, e facendovi quelle aggiunte e quelle emende od ommissioni che gli parvero necessarie a raggiungere lo scopo. Comunque sia, il nostro anonimo autore compie il suo lavoro col trovare il medio valore risultante in ciaschedun metodo, attribuendo un peso diverso alle determinazioni di vari sperimentatori, e infine col prendere il medio dei valori risultanti dalle medie anzidette, apprezzate esse pure con peso diverso a seconda della bontà del metodo. Gli ri- sulta quale media trovata col metodo della teoria dei gas il valore 430,7 ; mediante il calore generato dalle correnti elettriche il valore 428,4 ; dalle esperienze fatte dal Joule nel 1830 il valore 427,3 ; da quelle fatte nel 1878 il valore 42G,4; e da quelle del Rowland (1879) il valore 427,7; e attribuendo un peso uguale ad i a ciascuno dei due pri- mi mictodi, uguale a 3 al terzo ed al quarto ; ed un peso uguale a iO all' ultimo metodo, arriva a questa conclu- sione, che alla latitudine di Baltimora, ed alla temperatu- ra di 13°, OC, l'equivalente meccanico della caloria è espresso da 427,62 chilogrammetri, valore pressoché iden- tico a quello trovato dal Rowland, e quindi al valor medio dedotto dalle altre determinazioni. La Vostra Commissione, considerando che l'autore della Memoria Veritas vos liberabit ha risolto in modo egregio la prima parte del tema, cioè la più importante e la più utile per la scienza, e valutando debitamente le cause per le quali non potè essere svolta la parte seconda, giudica — 1432 — che quella Memoria sia meritevole del premio, e propone perciò all' Istituto di accordare all' autore di essa la som- ma di L. 1500, importo del premio bandito pel tema di questo concorso. Venezia, 31 luglio 18]-1. Domenico Turazza Antonio Pazienti Francesco Rossetti relatore. mmi\ SOLEME DEL (GIORNO 15 AGOSTO 1881 PRESIDENZA DEL COMMENDATORE GUSTAVO BUCCHIA PRESIDENTE. Sono presenti i membri effettivi:" De Leva, Trois, Tcrazza, S. li. MiNicH, Frescui, De Zigìno, Pazienti, A. Minich, Zanella, Velldo , De Betta, Vlacovich, Morpurgo, FcLiN, Fambri, Lorenzoni, Tolomei, Saccardo e Bizio segretario. L' adunanza ebbe luogo, come al solito, nella sala del Senato di questo Palazzo ducale, con numeroso concorso di sceltissimo pubblico, reso ancora più fiorente dalla pre- senza di molte signore. Il Governo era rappresentato dal Conte Manfrin Pre- fetto della provincia, accompagnato dal suo Consigliere de- legato ; ed il Municipio dall'Assessore cav. Kosa, avendo il Sindaco giustificata la sua assenza per argomenti d'ufficio. Intervenivano altresì varie fra le Rappresentanze del prossimo Congresso Geografico che si trovavano ormai in Venezia, non che le primarie Autorità locali civili e militari. L'adunanza fu aperta dal Presidente, il quale lesse dap- prima una lettera, inviatagli da Livorno da S. E*, il Mini- stro della istruzione pubblica, colla quale esprime il pro- prio rammarico di non poter prendere parte a questa festa dell' Istituto per motivi di salute, e fa voti ardenti per la prosperità degli studi in queste nobilissime provincie. Tomo VJL Serie V. i^S — 1434 — Aggiunse poscia un' altra lettera di S. E. il Ministro di agricoltura, industria e commercio, colla quale dichiara^ die, se le occupazioni non glielo avessero impedito, sareb- be intervenuto a questa solennità per dar prova del suo affetto verso 1' Istituto che lo annovera tra' suoi soci, e del conto in cui tiene il Governo 1' opera di esso. Dopo ciò, lo stesso Presidente invitò il Segretario a leg- gere la sua Relazione intorno ai premi scientifici ed indu- striali, ed ai nuovi programmi pei futuri concorsi. Appresso il membro effettivo ab. prof. R. Fulin lesse un discorso intitolato: « DeU'allitudine di Venezia dinanzi ai grandi viaggi marittimi del secolo XV n. E chiusa con questo la solennitù, il Prefetto e le altre Rappresentanze, accompagnate dal Segretario, passarono a visitare gli oggetti esposti nella sala della Esposizione in- dustriale, che si lasciò poi aperta al pubblico. RELAZIONE DEL M. E. SEGRETARIO G, BIZIO --=3)3:==- Signore e Signori, Confortato sempre dal benevolo vostro concorso e dalla paziente attenzione cortesemente concessa alla mia parola, non vorrete tacciarmi d' indiscretezza, se mi affido alla vostra memoria, parlandovi dell' ignoto Americano, che, nell'anno passato, io vi annunziava avere precorso i termini del tempo, inviando da Baltimora nn, lavoro in lingua in- glese, sull'argomento dell'equivalente meccanico della calo- ria, designato invece a tema di premio per l'anno corrente. Io vi diceva in quel giorno, che 1' anonimo, protetto dal motto Veritas vos liherabit, dichiarava di avere dovuto affrettatamente compilare il suo scritto per la cognizione di questo concorso venutagli troppo tardi ; e vi soggiungeva che se la mia voce avesse mai potuto raggiungerlo a tempo gli avrei fatto sapere come potesse ripetere l'invio del lavoro modificato od arricchito, secondo che il trovasse utile o necessario, sino a tutto il marzo dell' anno corrente. Per sodisfare al mio impegno io non poteva chiedere soccorso alle docili vibrazioni del telefono, né a quelle più ardite del filo telegrafico; non mi restava che il fedele e sicuro mezzo della stampa, dalla quale mi riprometteva efficace soccorso inviando, come feci, una dettagliata informazione del fatto a più Accademie ed Università degli Stati Uniti, nonché - 1436 — al giornale inglese Nature, da cui 1' autore dichiarava aver ricevuto notizia del nostro programma. Nessun nuovo scritto comparve, e non rimaneva quindi che accettare il primo tra i concorsi dell' anno presente. Esso ebbe a compagno nella gara un altro lavoro in lingua italiana, coli' epigrafe Provando e riprovando, che la Commissione, chiamata a giudicarlo, dichiarò fornito di qualche pregio, ma troppo manchevole nella parte più im- portante della trattazione, né scevro di mende così, da poterglisi accordare il premio. Di ben maggiore rilievo si trovò invece il lavoro venu- toci dall'America. In 138 pagine di dettato è svolta egregia- mente la parte principale del quesito, e più utile per la scienza. Vi mancano le nuove sporienze prescritte dal pro- gramma; ma non possiamo farne carico all'autore, il quale dal citato giornale Nature ebbe una nozione incompleta del tema, come potè constatarlo la stessa nostra Commissione che si prese cura dì accertare in esso il silenzio sotto cui coprivansi i nuovi esperimenti da noi domandati. Tenuto calcolo di ciò, ma più ancora considerato il valore com- plessivo del lavoro, l'Istituto accolse le conclusioni della propria Commissione decretando il premio allo scritto in- glese portante l'epigrafe Veritas vos Uherabit. Aperta allora la scheda se ne palesò autore il chiarissimo Enrico A. Rowland professore di fìsica nell'Università Joline Hopkins di Baltimora ; e 1' Istituto non può nascondere la propria sodisfazione di avere in tal maniera procurato al- l' Italia il privilegio di un' opera importantissima, che, tra- dotta nella nostra lingua, vedrà la luce fra le pubbhcazioni dell' Istituto. 2. Altro tema, del quale attendevasi in quest' anno la soluzione, era quello delle norme cui debbono attenersi gli architetti per porre i teatri e le sale destinate a radunanze — 1437 — numerose in condizioni favorevoli alla uniforme diffusione ed alla distinta percezione dei suoni. Tre furono le Memo- rie che tentarono il cimento, e che furono esaminate e di- scusse dalla rispettiva Commissione. Chi amasse averne un specificato ragguaglio, lo troverà nella stampa di quel rapporto, limitandomi io, come al so- lito, per ragioni di brevità, a dirvi che l'una di esse segnata col motto Patientia cum labore non è priva di qualche merito, specialmente nella copia di notizie raccolte ; ma di- fetta nella chiarezza del dettato, adopera un linguaggio poco scientifico, e non sono sempre accettabili le norme proposte. La seconda, coperta dallo scudo Pugna constanter, vince di gran lunga Taftra nel complesso dello sviluppo, e merita lode speciale laddove tratta la parte delle applicazioni. La discussione pecca però di soverchia generalità, e non isfugge a qualche censura. La terza è contradistinta da quella stessa epigrafe Vìr- iule duce, cornile fortuna, che accompagnava, due anni fa, altro consimile lavoro nelToccasione ohe questo stesso tema era posto a concorso, e che, non avendo raggiunto la meta, fu rimesso all'anno corrente. Io vi parlai allora degli elogii prodigali dalla Commissione esaminatrice a quello scritto, e vi dichiarai eziandio le ragioni, per le quali il premio non eragli assegnato. L'autore si ripresenta oggi con un lavoro accuratamente ritoccato e purgato da quelle mende che gli si erano notate. Esente da qualche difetto non si potrebbe oggi stesso affermare particolarmente per la mancanza di nuove esperienze, che ad ogni modo ò giustificata dal grave dispendio da esse richiesto, e che non toglie al lavoro quel- l'importanza, per la quale non si abbia ugualmente a con- siderare meritevole di speciale ricompensa. L' utilità della sua pubblicazione fu inoltre incontesta- bilmente riconosciuta, e l'Istituto non esitò quindi di unirsi alla proposta della giunta aggiutii(;andogli il jii'emio, sic- — 1438 — come quello che ci assicura la stampa di un'opera accura- tissima e ricca di notizie e dati pregevolissimi. Aperta, dietro questo voto, la scheda^ se ne dichiarò autore l'egregio dott. Antonio Favaro, professore nell'Uni- versità di Padova. 3. Ed eccoci condotti al terzo quesito che si trovava al concorso di quest' anno, a quello cioè relativo ai grandi fenomeni cosmici : luce, calorico, elettrico e magnetismo. Sia fatta la luce tuonò sovrana una voce nel vortice tenebroso dell' abisso, e la luce fu fatta. Sia fatta la Ince^ fu il sommo decreto, ma non le si aggiunse: siati compagno il raggio del fuoco o il dardo del fulmine, perchè in quel- r istante parlava, o signori, l'unità della potenza creatrice. Fummo noi che, costretti ad arrestarci al fenomeno, lo interpretammo e scindemmo secondo le varie apparenze, creandone fluidi speciali ed eteri e onde a nostro talento, secondo che l'incalzante progresso della scienza ci spingeva a sempre nuove rivelazioni. Il discutere adunque le più recenti ipotesi intorno alle cause di questi meravigliosi fenomeni sarebbe opera utilissi- ma, e tale fu lo scopo del nostro programma, al cui sciogli- mento si presentò un solo scritto col motto Uypollicses non fingo e col titolo Teorema di cosmica fondamentale forono- mia, dove l'autore pensò di raggiungere l'intento presentan- do «una esercitazione metaflsica (sono sue parole) indiritta » a dimostrare con luce matematica l'origine del moto pe- «) renne in natura, e conseguentemente delle forze fìsiche e n di tutti i fenomeni luminosi, termici e magnetici; dimostra- )) zione fondata, non sopra supposizioni, ma esclusivamente » sulla realtà dell' esistenza in genere, escludente ogni ipo- » tesi, ninna eccettuata ». Io non vi intratterrò, o signori, sopra i diversi particolari di tal lavoro, ma non potrei pas- sare sulto silenzio il teorema fondamentale che qui Ietterai- — 1439 — niente vi ripeto: « la spostazione d'ogni punto del continuo » trasforma la sua centricitù statica in polarità dinamica, il » suo stato in forza motrice e motto bigene accelerato, ed » il suo ambito in dinamide ossia colla dinamica ». L'Istituto non arrivò a comprendere sillaba, e 1' autore stesso sembra vacillare se, giunto al termine della sua dis- sertazione timidamente la chiude « confidando (e riporto » sempre le sue parole) che quantunque il teorema stesso » non possa essere mai conforme del tutto a quel vero, » che a guisa dell' orizzonte fugge dinanzi a noi a misura » che gli ci appressiamo, non potrà essere neppure lun- » gè dalla realtà, nò mancare alla riprova della possibilità » di applicazione pel metodo matematico alla metafisica » senza offendere la ragione e la morale. » I nostri commissarii non troverebbero che l'anonimo autore abbia mai nel suo lavoro recato offeso alla morale, ma sembra che altrettanto non sarebbero disposti ad affer- mare riguardo alla offesa della ragione. L'Istituto unanime non poteva quindi che approvare il voto della Commissione in negargli il "premio, e deliberò che il tema si riproponga per l'anno ^883, stringendolo alla sola prima parte per renderne più agevole agli studiosi la soluzione, e compen- diandolo quindi nel modo che segue: « Discutere le ipotesi, che vennero più di recente agi- « tate nella fisica circa alle cause dei fenomeni luminosi, « termici, elettrici e magnetici ». II premio ò d'ital. hre 3000. E per lo stesso anno i 883 viene riprodotto il tema degli studii sulla finanza pubblica in Venezia, che, indubbiamente per mancanza del tempo necessario a trattare 1' esteso ar- gomento, mancò di concorrenti. Arrivato a questo punto, io mi trovo dinanzi alla libe- ralità del Ministero d' agricoltura, industria e commercio, — 1440 — che interviene a questa festa della scienza neIRl regione veneta concedendo incoraggiamenti alle sudate conquiste dell'arte L'industria! Io mi avvicino oggi peritante a questo nobile campo, al quale la ricca e ardimentosa Milano in- nalzò il più grandioso trofeo, il tempio più maestoso e so- lenne. Onore a Milano, che condusse l'Italia a meravigliare di sé medesima nello splendore di quel tempio, dove Io stesso straniero si vide obbligato a piegare il capo dinanzi ai prodotti del genio italiano, e se noi piegò, ci diede prova d' invidiarci : e questo a noi basta. Io mi avvicino peritante a questo nobile campo, perchè orgoglioso della grande vit- toria italiana, ben vedeva come la Venezia non potesse, né dovesse mancare alla grande palestra con ogni suo mezzo: e voi ben sapete' come mancato non abbia. È per questo eh' io ripeteva di avvicinarmi peritante in quest' anno al campo delle industrie, perchè sospettava d'incontrare deserte le sale della nostra Esposizione, e ben volentieri le avrei incontrate deserte, purché viva l' Itaha. Senonchè le nostre industrie nel sentirsi per primo italiane, non dimenticarono la culla loro, ed accorsero coli' usato amore a questa festa della regione veneta, dandomi in tal maniera argomento di vie meglio dimostrare al Ministero in quale pregio esse tengano il generoso suo incoraggiamento. Le onorificenze furono, come sempre, aggiudicate da apposita Giunta, designata dall'Istituto, e distinte secondo le norme degh anni andati. Due soli furono quindi, come in passato, i diplomi d'onore, dei quali la Giunta potesse disporre, e che furono concessi alla Ditta Bernardino Nodari e C. in Lugo, ed a quella del sig. Giuseppe Plancich e C-, in Venezia. ^. In quanto alla ditta Nodari, è nome tale che potrei dispensarmi da ogni informazione. Sono ben note le diffe- _ IMI — renti qualità di carta che escono da quella fabbrica, dove dalla più fina per lettere si discende gradatamente alla mezzana ed alla ordinaria per usi diversi ; dove quella per tipografi, per disegno, per litografia, per oleografia, e via dicendo, gareggia colle migliori delle fabbriche estere: dove merita particolare encomio f altra a colori intimamente commistivi per impasto ; e più ancora quella velata da una fuggevole, morbidissima tinta di rosa, che le guadagnò il nome di carta orientale^ riservata alla stampa delle più ricche edizioni. Non altrettanto noto è forse il saggio ordinamento di queir opificio, che rappresenta ormai una famiglia infor- mata ai migliori principii morali ed economici. Ivi abita- zioni condizionate alle differenti classi dell' operaio, ivi r igiene accuratamente guardata, ivi pronto il soccorso medico, ivi una Società di mutuo soccorso, ivi l' istruzione impartita da apposito maestro, ivi perfino introdotta la musica, ivi pieno ordine, filantropia, moralità. Una colonia insomma, nella quale il lavoro è mezzo a raggiungere il più nobile scopo, quello di condurre il rozzo operaio ad essere uomo conscio dei proprii doveri, ed educato alle migliori virtù sociali. La Ditta Bernardino Nodari e C. meritava adunque la maggiore fra le distinzioni che qui s' impartiscano. 2. Ed eguale distinzione ottenne altresì la Ditta Giuseppe Plancìch e C, per la quale va a rifiorire in Venezia un'in- dustria, splendore un tempo di questa città, e povera reli- quia affidata poi al severo culto dei musei, od allo scaffale dell' antiquario. È 1' arte ceramica, quella cui mi riferisco, e precisamente la ceramica dipinta a rifievo. Vera pittura artistica, la cui tavolozza consiste in vetri colorati, che il fuoco della fornace fonde appresso e lega alla sottostante argilla, e che non è quindi a confondersi con quella comune ìomo VII^ Serie V. iài — 1442 — manifattura, in cui 1' effetto del rilievo si ottiene sotto la pressione dello starapo. Le imitazioni presentate dal Plan- cich riproducono l'opera del secolo decimosettimo con sor- prendente varietà e finitezza di lavoro, tanto laddove si tratti di paesaggio^ o di figura, o di qualsiasi altro delicatissimo accidente di forme, quanto laddove il disegno si porti agli ornati lombardeschi, moreschi e bisantini. La stessa pasta dei colori è frutto delle ricerche e delle fatiche del Plancich, ed il pennello è affidato all' abilità di diligentissimi artisti, giornalmente occupati in quel laboratorio. Quale ne sia il risultato, e quale perciò il merito del Plancich e degli egre- gii suoi socii, che il sostengono in tale impresa, più che al- tro vel dimostrerà, o signori, una visita fatta a quegli og- getti nella nostra sala dell'Esposizione. 3. E passando ai premii d'incoraggiamento, incontriamo dapprima un povero artiere che, nella solitudine della sua officina lavora indefesso e lavorando progredisce e si perfe- ziona così da raggiungere i più ingegnosi meccanismi. Giu- seppe Cavignato, meccanico dell'Osservatorio astronomico di Padova, è l' industre uomo, che, sorretto dalla stima di chi potè apprezzarne davvicino le ottime qualità, giunse ad allargare la reputazione della sua officina, in modo da ren- derglisi necessario il giornaliero appoggio di almeno sei operai. Né il Cavignato si limitò a rifare le cose altrui, ma vi recò innovazioni, quali, per esempio, i miglioramenti nella tavoletta pretoriana, nel livello a cannocchiale, nel cronografo. Fu inoltre tra' primi in Italia a costruire le grandi macchine parallattiche; per cui l'incoraggiamento accordatogli è ben giusta ricompensa alle diuturne fatiche di un onesto ed intelhgeute artefice. 4. E qui dalla lima e dall' incudine dell' officina io mi trovo condotto a parlarvi, anche in quesf'anno, del vino — 1443 — che con quegli arnesi non ha per certo intimitt'i alcuna, ma che non possiamo però sempre affermare estraneo all' am- biente in cui vengono maneggiati. Il dott. Carpenè mi diede occasione di presentarvi, nelTanno scorso, questo prodotto nella sua più nobile e, quasi direi, pii^i aristocratica forma; ma in quest'anno la cosa è diversa, dovendo invece toccare certi artifizii che solitamente invocano la protezione del segreto, e che spesso riescono anche perniciosi alla salute. Numerosi quanto la malizia delle frodi potè idearli, io non devo ricordare qui che il solo fatto de! coloramento, me- diante il quale, anche nei casi innocenti, si comunica una tinta più forte ad un vino che originariamente ne sia povero. Ed allora, senza tesserne una completa enumerazione, v'in- contrate neir uso di sostanze disparatissime, dalla fìtolacca al malvone, al sambuco, al papavero, al campeggio, e per- sino a quella meraviglia di rubino che il chimico seppe trarre dal più sozzo catrame, ma che si accompagna facil- mente alla sostanza venefica impiegata a svisceramelo : il rosso, cioè, di anilina, o fucsina che dir lo si voglia. Il Gau- tier afferma che, in alcune provincie della Francia, si spen- dono annualmente più che cinquantamila lire in fucsina arsenicale, ed in altre materie adoperate a colorare il vino! Saggio pensiero fu quello adunque di rivolgersi perciò alla naturale sostanza colorante di esso. Racchiusa questa nella buccia dell' uva, vi abbonda cosi da restarne ricche le stesse vinaccie, dalle quali può facilmente separarsi, e con apposito processo si separa ora abbondante in Conegliano dai signori Carpenè, Comboni e C °, i quali in quest'ultimo anno, dal lavoro di seicento quintali di vinaccie, ottennero ottomila litri della loro enocianina, ricercata in Francia, in Ispagna ed in Austria-Ungheria. L'utilità di questa industria attuata in grande nelle nostre provincie meritava pertanto tutto l'appoggio di un incoraggiamento. — 1444 — 5 — 6. Ed ora, costretto come fui a parlarvi di certe occulte manipolazioni, non vorrei averne turbato 1' animo vostro in modo, da tenervi in qualche sospetto nel passare a discorrervi, come ora devo, del latte. Non è ch'esso pure possa nascondere qualche grave magagna ; ma nel caso presente tutto sarà innocenza e purezza. Trattasi di due Latterie sociali; quella di Villa di Villa nel comune di Mei e r altra della frazione di Domegge nel Cadore. Io non vi ripeterò i vantaggi di codeste istituzioni e la bontà dei loro prodotti, avendone tenuto parola nell'anno scorso, quando annunciai il premio conferito a quella di Taibon nell'Agor- dino. Veramente non sarebbe nella regola delle nostre pre- miazioni il ripeterle ad una stessa industria quando non presenti notevoli innovazioni ; ma la Giunta deputata ad aggiudicarle trovò di farne, per questa volta, una ecce- zione, in vista della stessa utilità morale, che a tali associa- zioni si accompagna. Tre soli sono tuttavia i premii d' in- coraggiamento dei quali si possa disporre, ed ai quali am- bedue le predette Latterie dichiarano esplicitamemte di aspi- rare. Senonchè la moltiplicazione dei pani non essendo fa- coltà concessa ai tempi che corrono, si decise di venire ad un confronto fra 1' una e 1' altra, in maniera da pesarne il relativo valore. Sotto alcuni rispetti dobbiamo confessare che la gara corre quasi parallela, e quindi uguale il merito; ma quando si entri nel sistema del lavoro e nei mezzi impiegati ad at- tuarlo, la palma appartiene a quella di Villa di Villa. Questa cascina infatti è provveduta di utensili, di macchine, di stru- menti forniti della maggiore precisione; e, ciò che piìi im- porta, vi si lavora il latte col migliore dei sistemi moderni^ il processo svedese. È bensì vero che tale nuovo sistema fu per prima introdotto nella Provincia di Belluno dalla ca- scina di Meano; ma questa non è regolata dalle norme più rigorose di vera Associazione cooperativa, che dirigono — 4445 — quella di Villa di Villa, la quale, solto il doppio aspetto materiale ed economico, vince in tal maniera qualsiasi altra analoga istituzione del Bellunese e forse della regione vene- ta, e supera quindi la stessa sua emula di Domegge. In forza di tali molivi il premio d' incoraggiamento fu concesso alla Latteria sociale di Villa di Villa, e la menzione onorevole all'altra di Domegge. 7. E passando cosi di uno in altro soggetto, eccomi arrivato al punto di fare plauso anche alla solerzia del- l'egregio nostro ottico cav. Carlo Ponti, il quale, incorag- giato qui più volte per i suoi trovati, si presentò in quest'an- no con uu nuovo apparecchio fotografico, destinato ad ot- tenere direttamente da una data prova negativa la positiva ingrandita. L'idea fondamentale è di usufruire i raggi diretti del sole in luogo dei riflessi, ai quali ordinariamente si ricorre, e di guadagnarne con ciò notevole risparmio di tempo La Commissione, manifestando il desiderio che l'ap- parecchio possa riuscire meno posante e più facile a ma- neggiare, ne trova tuttavia plausibile il concetto, ne scorge il vantaggio recato ai fotografi, e lo dichiara degno quindi della menzione onorevole. 8. Spiacemi finalmente, colle mie ultime parole sull'in- dustria, di dovervi richiamare una molestia, propria di questa stagione ed abbastanza nota alla nostra città, l'acer- bo pungiglione della zanzara. La Dalmazia ci porge l'arme per combattere la petulante ferocia di questo insettuncolo coi vapori di un fiore, la cui polvere si spaccia anche mani- polata così da renderne più pronta 1' accensione e quasi istantaneo l'espandersi del n.icidiale effluvio. Ai manipolatori di codesti impasti appartiene il dottor Gio. Batt. Zampironi farmacista in questa città, il quale ne compone certe sue piramidette, ch'egli chiama fidiùus, e che — 1446 — sono di meravigliosa efficacia. Egli non pretende certamente ad una sua propria magica virtù ; ma la virtù dello Zam- pironi sta neir adoperare il puro fiore della pianta, mentre accade di trovare talvolta in commercio consimili miscele apprestate coi fiori della camomilla, e perfino colla segatura del legno. L'onesto procedimento è quello pertanto che pro- curò folla di accorrenti all' officina dello Zampironi, e che spinse il consumo delle sue piramidette nella Spagna, nel- r Olanda, nel Belgio, nella Russia, nella Turchia, e perfino nell'Egitto e nell'America, in modo da renderglisi necessaria un' apposita fabbrica, fondata in Mestre, la quale rappre- senta una reale industria meritevole dell' onore della men- zione. Chiusa per tal modo la mia Relazione sui premii ac- cordati, non mi resta che comunicarvi adesso i nuovi pro- grammi per i futuri concorsi. L' Istituto deliberò che il premio Querini-StampaUa per l'anno t883 appartenga alla scienza botanica. Non crediate però di dover portare la vostra attenzione al brio di sma- glianti corolle, od alla gigantesca vetustà di annosi fusti, od al profumo di balsamiche frutta. È a modesta famiglia che rivolgemmo invece il pensiero, a quella delle crittogame, dove dall' intimo protococco che imporpora le alpine nevi e i ghiacci polari, al lichene ed all' alga di cui si nutre il mi- sero Groenlandese, e perfino al fungo che stilla dalla sua cellula il letale veleno, non minore è l' importanza in con- fronto di esseri più nobili ed elevati della vegetazione. Il tema pertanto, al quale sin d' oggi è aperto il con- corso, suona come segue: t( Enumerazione sistematica e critica delle crittogame » finora osservate nelle Provincie venete, con particolari » indicazioni delle fonti della patria flora, che a dette crit- — i447 — » tegame si riferiscono, nonché delle abitazioni, delle qua- » lità, usi e nomi vernacoli delle singole specie. » Ommetto qui per brevità alcune norme che devono servire d' indirizzo a chi si accingesse al lavoro, e che si pubblicheranno nei nostri Atti assieme al tema. Soggiungerò soltanto che l' Istituto, nello scegliere questo argomento si fece a considerare il bisogno speciale della nostra regio- ne, alla quale manca una illustrazione complessiva delle proprie crittogame, e pensò inoltre all' interesse con cui naturalisti, agronomi, medici e chimici rivolgono adesso le loro indagini alla originale biologia, ed alla possente in- fluenza di molte crittogame sui fenomeni morbosi, tossici, zimotici e via dicendo, cosi da rendere apprezzatissimo un libro il quale sviluppi ed agevoli presso noi questi studii. E per ultimo devo rendere omaggio al generoso pen- siero del compianto avv. Giovanni Tomasoni di Padova, che legò al nostro Istituto lire diecimila, divise in due pre- mii, nonché lire cinquemila all' Istituto lombardo per un terzo premio. Si, o signori, nel parteciparvi il nostro legato è un obbligo per me il ricordare anche quello del nostro confratello di Lombardia. Il Tomasoni estraneo alle acca- demiche palestre, venne con questo suo atto a sanzionare il più sacro, il più intimo, il più indissolubile vincolo di fratellanza che stringe questi due Istituti. Comune ad essi la prima vita, comuni le vicende, comuni le leggi che li go- vernarono, indiviso sempre il reciproco accordo anche in quei giorni nefasti, nei quali il patto fatale di Villafranca li obbligò per più anni ad una apparente separazione, man- tennero sempre quella unità di opera e di propositi, che ne formò quasi un unico sodalizio. In nome adunque dello stesso Istituto lombardo sia qui tributata pubblica attestazione di riconoscenza alla memo- ria del Tomasoni, che, colla nobiltà del suo atto, venne al- tresì a raffermare luminosamente codesti preziosissimi le- __ 4448 — gami. E sodisfatto, in tal maniera, questo ben doveroso tributo, ecco quali sono i due argomenti dallo stesso Toma- soni fissati a tema di premio per il nostro Istituto. Coli' uno di essi sono disposte lire cinquemila per chi detterà meglio la storia del metodo sperimentale in Italia. L' Istituto, all' aprirsi del nuovo anno accademico, si riserva poi di pubblicare alcuni avvertimenti che possano servire d' indirizzo al lavoro, rendendo noto sin d' ora che si lasciano tre anni di tempo alla trattazione del medesimo. Coll'altro vengono assegnate altre lire cinquemila a chi detterà una Vita di S. Antonio di Padova^ illustrando il tempo in cui visse. L' opera, dietro il programma stabilito dair Istituto, dovrà essere il frutto di ricerche proprie su migliori fonti, attentamente comparati fra loro, e contenere le più estese notizie intorno a S. Antonio, intracciandone la vita non tanto coi fatti generali della storia, quanto coi particolari delle istituzioni d' ogni maniera, della coltura, dei costumi ed in ispecie dei mali sociali, in mezzo ai quali egli portò il rimedio della carità che lo ha fatto grandeg- giare nelle tradizioni pietose dei popoli. Sarà inoltre op- portuno farsi addentro in alcuni punti non ancora abba- stanza chiariti o controversi, come, per esempio, le rela- zioni della Spagna col Marocco, ed altri ancora che, a guida dei concorrenti, saranno accennati nella stampa del programma. Considerata la vastità dello studio, l' Istituto estese a cinque anni il termine del concorso. Ultimato con ciò l' incarico a me, in tale solennità, affi- dato, sono lieto di poter finalmente cedere il posto alla elo- quente parola del dotto mio collega, chiamato con essa a suggellare le annuali nostre fatiche. E con essa entriamo infatti in quel tempo, ne! quale tacciono le cattedre, ripo- sano le accademie ; ma non tace però nò riposa la scienza, — 1449 — che in questi periodi di tranquillo raccoglimento si ritem- pra anzi talvolta a piìi vigorose tenzoni. Queste stesse ve- nerande pareti saranno qui ad attestarvelo, quando fra po- chi giorni questa terra di Marco Polo, dei Caboto, dei Zeno aprir.ì i suoi lidi ai figli di Franklin, di Beering, di Cook, di Livingston, di Fox, di que' valorosi insomma che il nostro globo illustrarono persino tra la infida solitudine delle più inospitali regioni. Essi non vedranno più queste acque sol- cate dalle navi vittoriose di un Dandolo ; non più gli splen- didi ricevimenti apprestati ad un Giovanni Paleologo e ad un Enrico; non più i broccati, i drappi d'oro, gli arazzi, le ingemmate porpore della Venezia che fu ; non più il glo- rioso gonfalone di S. Marco disegnarsi per essi sullo spec- chio delle nostre lagune; ma una nuova stella vedranno, in quella vece, brillare nel sereno di questo cielo, la stella d'Italia; e là sulle nostre antenne splendere il trionfo di una intera nazione, la croce di Savoia. L' ospitalità nostra sarà poi sempre ospitalità veneziana. Tomo VII. Serie V. 185 DELL'ITIITIDISE Di lESEZIi DINANZI AI GRANDI VIAGGI MARITTIMI DEL SEGOLO XV. DISCORSO DEL M. E. RINALDO FULIN Signori, mentre fra noi sta per aprirsi 1' Esposizione geografica, ove saranno rappresentate le gloriose fatiche che costò aUuomo la successiva cognizione del globo ; e mentre i geografi di tutto il mondo stanno per convenire fra noi a discutere i grandi problemi che affaticano tuttora la scien- za, non avrei creduto opportuno l'intrattenervi di un argo- jnento che fosse affatto straniero a quello che oggi è nei pensieri e nei discorsi di tutti. Vero è che per l'indole de'miei studi avrei volentieri ceduto T onore pericoloso di parlarvi in questa solenne occasione ad alcuno degli illustri colleghì, che hanno negli argomenti geografici ima competenza rico- nosciuta. Ma è giusto eh' essi riserbino l' autorità della loro voce alle discussioni del vicino congresso, nel quale debbono mostrare all'Europa, che nelle nostre lagune sono ancor vive le tradizioni scientifiche dell' antica Republica. Perlochè, non potendo né esimermi dalla fatica, ne uscire dal campo dell'erudizione locale, ho creduto di richiamare, forse non inutilmente, la vostra attenzione suU' attitudine di Venezia dinanzi ai grandi viaggi marittimi, che resero memorando 1' ultimo scorcio del secolo XV. Nella vita di — 1452 — Venezia questi "viaggi, e le scoperte che ne furono conse- guenza, segnano un momento quasi fatale che determinò le sue sorti. Poteva trarne Venezia qualche partito ? E se non ne trasse, fu difetto d' antiveggente coraggio o prepo- tenza d' ineluttabili circostanze ? Ecco le domande a cui credo che, spassionatamente interrogata, la storia possa rispondere in modo alquanto diverso da quello che ha dato origine alla malevola opinione di molti. Imperciocché noi non dobbiamo dimenticarci, che quan- tunque la più antica e la più feconda sorgente della pro- sperità veneziana fossero le relazioni commerciali coli' im- pero bizantino, colle coste del mar Nero, colle città della Siria, dell' Egitto, della Barberia, pure 1' oceano Atlantico aveva cominciato a conoscere le nostre navi e i nostri na- vigatori assai prima di divenire il teatro dei grandi viaggi marittimi. Le galere di Fiandra, che fino dai primi anni del secolo XIV (^) uscivano periodicamente dallo stretto di Gi- bilterra per condursi ai mercati mondiali dei Paesi Bassi, avevano contribuito efficacemente a distruggere i pregiudi- zi che la gelosa avidità dei Fenici aveva diffusi sulle diffi- coltà di navigare T Atlantico. In quel medesimo secolo Ni- colò e Antonio Zeno visitavano le isole Facroe, l'Islanda^ la Groenlandia ; e un secolo prima di Colombo mostravano ancora esistenti nell' America settentrionale gli avanzi di quei coloni scandinavi che Adamo di Brema aveva ricordati nel secolo undecimo e Orderico Vitale nel successivo. È vero che i viaggi dei fratelli Zeno divennero argomento di fiere lotte fra i più eruditi geografi, e che taluno giunse persino a chiamarne falsa e bugiarda la narrazione. Ma è vero altresì che la scienza dileguò finalmente questi sospet- ti ; e, giovandosi dei progressi della geografia, della critica, (1) Brown, Calendar of State Pcqjers .... of Venice, voi. 1, pag. LXi. — 4453 — della storia, della filologia comparata, un dottissimo ingle- se {^) ha messo recentemente fuor d' ogni dubbio l' auten- ticità e la veridicità della narrazione zeniana, a cui, se far si potesse, non si potrebbe fare altro rimprovero, che quello veramente onorevole di avere precorso non solo le cogni- zioni dei geografi del secolo XIV, nel quale fu scritta, ma quelle altresì dei geografi del secolo XVI, nel quale fu pu- blicata. Certo si è che nel più remoto settentrione, cui le fiere e quasi incredibili avventure di Pietro Quirini avevano reso ai nostri più noto, doveva essere rispettato e famoso il nome della Republica di Venezia, se Giovanni Caboto, qualunque sia la sua patria, che qui non debbo cercarlo, prima di accingersi alle, ardite navigazioni che lo condus- sero sul continente americano anche prima che vi appro- dasse Colombo, chiese ed ottenne d' essere dichiarato citta- dino della nostra città (-). Ho detto. Signori, che qui non debbo investigare qual sia la patria di Giovanni Caboto, in- torno a che gli eruditi non sono d'accordo ; ma se Giovan- ni Caboto avesse potuto scegliere in Italia la patria, egli mostrò col fatto che avrebbe scelto Venezia. Da Venezia in fatti, come fu notato assai giustamente, usci una schiera di viaggiatori, i quali, guidati da uno spirito avventuroso ed intraprendente, contribuirono, ancora più che alla mate- riale prosperità della loro patria, all' avanzamento della scienza geografica e della civiltà universale. Pareva che non vi fosse audace impresa marittima a cui non prendes- sero parte i nostri concittadini. Non era molto che i Por- toghesi avevano incominciato le sistematiche loro naviga- zioni lungo la costa occidentale dell' Africa , ed avevano raggiunto già Capoverde, quando nel 1454 un giovane ve- (1) Major, The voyages of . . . Nicolò et Antonio Zeno. Lon- don, 1873. (2) RoMANiN, Storia docum., IV, 453. — 1454 — neziano, Alvise da Mosto, salpava da Venezia sulle galere di Fiandra. Trattenuto da venti sfavorevoli in Portogallo, s' infiamma al vivo racconto di quelle nuove navigazioni, accetta una galea dall' infante, tocca Madera e le Canarie, si spinge lino a Capobianco ed al Senegal, e quindi s' inol- tra per inesplorato cammino. Neil' ampio deserto che gli si schiude dinanzi s' incontra col genovese Antoniotto Usodi- mare, in traccia anch' egh di nuove terre; e poiché l'amore vero alla scienza esclude ogni meschina gelosia, i figli delle due rivali Republiche procedono di concerto, arrivano alla foce del Gambia e, a malgrado dei manifesti pericoli, s' ap- prestano a rimontarlo. Se non che la ciurma non ha V in- trepidezza dei capi, ed è forza volgere le prore al ritorno. Ritentano tuttavia 1' anno dopo la stessa impresa, scoprono le isole di Capoverde ed, esplorate al possibile le rive del Gambia, s' inoltrano al Rio di Casamansa, a Capo Rosso, al Rio Grande, cioè dire ad undici gradi di latitudine set- tentrionale, accompagnando cosi alla scoperta di queste terre il nome di Venezia e di Genova, testimonio ed augu- rio di fortunata concordia. Ma di questi due viaggi, che finalmente profittarono al Portogallo, il Da Mosto volle as- sicurare il vantaggio alla scienza ; onde ne stese una de- scrizione, a cui aggiunse eziandio la narrazione del viaggio di Pietro de Cintra, che poco appresso s' avanzò da Rio Grande fino a Capo Misurado, a sei gradi di latitudine nord. La relazione del Da Mosto è. Signori, uno dei titoli prin- cipah della sua gloria. L' esattezza delle osservazioni, l' ab- bondanza delle notizie e, in generale, la precisione, l'ordine, la chiarezza che vi si ammirano, parrebbero frutto d' età più recenti e di studi più progrediti {'). E quando si pensa che quella del Da Mosto è la relazione più antica delle na- (1) ZuRLA, Di Marco Polo e degli altri viaggiatori veneziani più illustri, II, 179. — d455 — vigazioni moderne, a cui servì di modello, è giusto con- chiudere che i viaggiatori veneziani assai spesso, più che alla materiale e immediata utilità della patria, provvidero agli interessi della scienza geografica. Ove trovate in fatti, fuor di Venezia, più antichi e più numerosi argomenti dell' ardore con cui si studiava la geografia ? Oggi non è dubbio , o Signori , se questa scienza si studii , il dubbio è se s' impari : contraria- mente a quel che vediamo dei nostri antichi , dei quah può disputarsi come studiassero, ma che sapessero non si può mettere in forse . Se non che i nostri antichi non istudiavano, come noi, sopra i libri ; studiavano so- pra i luoghi , osservando , comparando , notando quanto poteva forse giovare ai loro interessi, ma certamente gio- vava a quei della scienza. Se non fosse stato cosi, co- me avrebbero potuto nel marzo 1 204 stendere, imprepa- rati, il trattato di divisione dell' impero bizantino, con una notizia così piena, cosi minuta, cosi precisa dei luoghi, che sfida e vince la pur cosi progredita erudizione moderna {^)? Cosi fossero giunte fino a noi quelle carie da navegar an- tichissime, nelle quali i nostri mercanti accuratamente se- gnavano la forma dei lidi, la postura dei luoghi, la profon- dità delle acque, la direzione delle vie, tutto ciò insomma che poteva aiutare la conoscenza dei mari che percorre- vano, lasciando ai figli e ai nipoti un patrimonio di cogni- zioni geografiche^ che i figli e i nepoti con nuovi viaggi e osservazioni nuove rendevano ogni di più perfetto e più ricco ! E dove trovate voi, o Signori, una città nella quale, in pieno medio evo, fossero usate le grandi carte murali che adornano oggidì le pareti delle scuole, delle borse, dei publici convegni ? A Rialto, ove si davan la po- sta i mercanti di tutto il mondo allor conosciuto, sulle rau- (1) Gfr. Tafel u. Thomas, Urkunden, 1, 464 e segg. -_ 1456 — raglie della piazza era per l'appunto tracciato un gran pla- nisfero. Il documento che lo ricorda è del ^459, ma in quel documento è ordinato non già di fare ma bensì di ri- fare il gran planisfero, che doveva per conseguenza ren- dere illustre Rialto da qualche secolo {'). Abbiam memoria che fino dal secolo XIV (^) le stanze di questo monumentale palazzo, e specialmente quelle ove la Signoria dava udien- za, erano abbellite di mappe ; fra le quali i documenti ri- cordano un mappamondo e una Itaha delineati con si mae- strevole perfezione che destavano la meravigUa e l' invidia di tutti i principi (•). È inutile dire che le carte geografiche possedute dalle private famiglie erano custodite gelosa- mente , e nelle tavole testamentarie registrate come una speciale ricchezza che doveva essere ricordata distinta- mente agli eredi (^). Anzi, non solo i cittadini privati, ma (i) « Refìciatur descriptio Orbis sive Mapamundus » (ultimo maggio 1459). Lorenzi, Monumenti per servire alla storia del palazzo ducale, pag. 82. (2) Fino dal 1339, secondo Paolo Morosini, Historia. . . di Ve- netia (ediz. 1637), pag. 233. (3) Antonio De Leonardi « pinxit cosmographiam .... et post cosmographiam pinxit Italiani, adeo diligenter ut in tota Italia non sint perfectiora opera .... Pinxit Italiam cum tanta doctrina et rerum scientia et diligentia ac labore .... ut alia in toto mundo judicata fuerit nec pulcrior nec speciosior ». 24 settembre 1479, 17 ago- sto 1485. Lorenzi, Monumenti, pag. 89, 586. Era quella tavola d'Italia così perfetta nelle sue misure che diversi principi ne do- mandavano V esemplare. Morelli, Operette, I, 300 e seg. E il Lorenzi ne dà i documenti. Vedi, p. e., pag. 259 e segg. (4) Sei'va d'esempio un punto del testamento di Marin Sanuto Torsello (Venezia, 9 maggio 1343), testamento che inedito si con- serva nel R. Archivio di Stato : « Item volo quod libri mei qui tra- ctant de negotio terre sancte quos compilavi et scribi feci, et libar de conquista constantinopolitano, et liber de indulgentia quam pa- pa Alexander dedit civitati Venetie ponantur in deposito apud f ra- tres predicatores Sanctorum Johannis et Pauli de Venetia, cum b — 1457 — il governo inedeshuo ne fucea tanto caso, che, avendo comperata una casa, reclamò le carte geografiche che ne adornavano le pareti, e che, a quanto sembra, T antico padrone era restio a consegnare (^). E quando la Repu- bUca allargò il suo dominio sulla terraferma vicina non tardò molto a prescrivere che si delineassero le tavole to- pografiche e corografiche dei nuovi possessi, per signa ventorum^ come dice il decreto, et orienlis el ponentis, colla pianta delle fortezze, T estensione delle pianure, il corso dei liumi, la distanza dei luoghi, la qualità dei con- fini, tutto ciò insomma che poteva rappresentare all'occhio l'aspetto vero delle provincie che si affratellavano ormai nella devozione a S. Marco ("). Ma troppo mi dilungherei, 'ìnappis mundi de terra sancta, Egipti, maris mediterranei et totius mundi, donec dabuntur cum voluntate domini ducis et com- laissariorum meorum alicui vel aliquibus nobilibus accedentibus ad curiam romanam prò facto recuperationis terre sancte, presentandi summo pontifici vel alicui magno principi. Item dimitto in manibus procuratorum ecclesie Sancti Marci unum, lignum in quo est de- picta terra sancta, rogans eos quod simile fieri laciant, si place- bit eis pulcrum, et mittant cum predictis libris ad curiam. Item aliud lignum in quo est depicta dieta terra sancta dimitto con- ventui Sancte Marie teotonicorum, et si vellent aliud simile pulcrum fieri facere et mittere magistro sui ordinis inultum haberem gra- tum. Et hec omnia prò anima mea fiant ». Archivio dei Procura- tori di S. Marco « de ultra », Testamenti, busta III, num. 101. Il figlio dell' illustre scrittore testava .alla sua volta il 26 novem- bre 1382, e nel suo testamento diceva : « Item volo et ordino quod omnes libri condam patris mei quos haberem, dentur prout et sicut ipse per cartam sui testamenti seriosius ordinavit ». Archivio No- tarile, Atti De Ravolono Leone, Protoc. pergam., e. 37. (1) « Mandetur eidem ser Joanni ut omnino presentare debeat ipsi capitibus tellariuìn continens designum omnis terre sancte et aliorum locorum, quod emerat et comprehensum fuit in pretio domus predicte ». Cons. X, Misti, Reg. 24, 22 maggio 1489. (2) « Providendum est habere in Gancellaria nostra aut camera Tomo VII, Sene V. 186 - 4458 — o Signori, se volessi accennarvi anche di volo la parte che ebbe Venezia neir incremento degli studi geografici. Al no- stro proposito basti ricordare gli studi che hanno relazione all'Atlantico e ai grandi viaggi del secolo XV. E qui^ senza indugiarmi alla carta dei fratelli Zeno, ove per la prima volta troviamo segnata la Groenlandia, e forse, nell' Estoti- land e in Drogeo, Terra Nuova e la Nuova Scozia, cioè dire l'America che, sconosciuta ancora, pur veniva incon- tro all' Europa, ricorderò la prima fra le carte cbe il vec- chio Marin Sanuto aggiunse al famoso Liher secrelorum fidelium Crucis. In questa carta sono disegnate le coste oc- cidentali deli' Africa, come e fin dove erano conosciute nei primi anni del secolo XIV, e le coste occidentaU d'Europa, dinanzi a cui sorgono le 358 isole beale et fortunate, re- miniscenza o presagio d' ignote terre che col nome di At- lantide, d' Anlilia o d' Isole fortunate esercitarono la fanta- sia dei fdosofi e dei poeti, e prelusero alle scoperte ('). Nella carta dei Pizigani, che appartiene al 1367, veggiamo indicate le Canarie, accennate forse le Azore e, maravi- Gonsilii nostri Decem in vera pictura formam et exemplum omnium civitatum terrarum castellorum provinciarum et locorum nostrorum. . . Vadit pars, quod auctoritate hujus Consilii scribatur et mandetur om- nibus Rectoribus civitatum, terrarum et castellorum nostrorum quod habito bono et vero Consilio a civibus terrae et ab aliis praticis et in- telligentibus civitatis aut loci sui, designari faciant terram, locum et districtum suum per signa ventorum et orientis et ponentis, castella, flumina, plauiciem et distantiam de loco ad locum, et loca vicina no- bis et distantiam eorum, et illarum designationem ordinate depictam faciant deligenter a doctis et praticis examinari si bene et recte de- picta est: et hoc facto illam picturam mittere dcbeant nostro Domi- nio ». 27 febbraio 1459 (m. v.). Lorenzi, Monumenti, pag. 82. (1) Questa carta si trova nel codice canoniciano, descritto dal ZuRLA, Di Marco Polo ecc., II, 307, che ora si conserva nel Mu- seo Britannico, Addii, mss., n. 27376, secondo il Simonsfeld, Stu- dien Zìi Marino Sanuto dem Aelteren, pag. 29 e seg. — 1459 — gliosamente per quell'età, disegnata la eosta occidentale dell'Africa fino a Capo Bojador, che troviamo nominato nel portolano di Giacomo dei Giroldi del 1426. Dieci anni dopo, neir atlante di Andrea Bianco la quinta carta pre- senta le Canarie e Porto Santo e Madera e le Azore, una delle quali cosi cospicua che, per alcun tempo, corse fra i dotti l'opinione che il Bianco, sotto nome d' Antilia, avesse prefigurato il continente nuovo che più di mezzo secolo dopo scoperse il gran Genovese (*). Senza dubbio in que- ste carte si notano e mancanze e inesattezze ed errori, che accusano l' imperfezione delle notizie geografiche ; ma que- sti errori e inesattezze e mancanze non debbono addebitarsi ai cartografi veneziani, ma alle condizioni della scienza, della quale i nostri cartografi registravano senza indugio anche i più leggeri progressi. Valga per tutti l'esempio di quel cosmografo incomparabile^ come fu chiamato fra Mau- ro, il quale nel suo Mappamondo ci lasciò un monumento che formerà una delle maravìghe maggiori della prossima Esposizione geografica. Nulla sappiamo dei primi anni e dei primi studi di quest'uomo meraviglioso, ma probabil- mente avea corso il regno ampio de' venti prima di chiu- dersi eternamente nella solinga isoletta di S. Michele (*). Da questi silenzi egli guardava forse con desiderio i lon- tani orizzonti che gli ricordavano le giovanili baldanze, e forse con invidia pensava ai rischi di quelle prore che au- dacemente solcavano acque non corse prima. Perlochè, (1) Era un'opinione divenuta per alcun tempo «come di moda», in seguito « alle non sempre mature asserzioni » del Formaleoni, Comp. della Stor. gen. de' viaggi. Vedi Zurla, Di Marco Polo ecc., IJ, pag. 331. (2) Fra Mauro era converso, e conversi eran quelli « che in età a lulta -abbandonavano il secolo . . . personaggi distinti, passati dal secolo ad abbracciar lo stalo di converso». Zurla, Il Mappamon- do di fra Mauro, pag. 82 e seg. - 1460 — comparando nel suo secreto i favoleggiati ardimenti del tempo antico cogli ardimenti veri dell'età sua, concepì l'idea di rappresentare la faccia di tutto il mondo allor noto, onde chiaramente apparisse che la terra erasi rivelata, più che alla fiera prepotenza dell' armi antiche, alla operosità intelligente dei nuovi tempi ; e T uomo, con uno sguardo solo abbracciando tutte le sue conquiste, prendesse lena a procedere con ostinato coraggio nella via che doveva final- mente condurlo al pieno possesso del suo pianeta. Quanti studi e diligenze e fatiche costasse al monaco camaldolese r opera sua, voi ben sapete, o Signori, e non è punto me- stieri ch'io qui ricordi. Osserverò nondimeno che dall'ab- bondanza del suo sapere egli attinse quello spirito divina- tore, il quale strappa alla scienza i secreti eh' essa si ostina ancora a tenere occulti ai mortali. Facendo in fatti tesoro delle notizie dei geografi antichi e dei navigatori moderni giunse a una conclusione, che forse ai contemporanei parve incredibile appunto perchè era meravighosa, che, cioè, vi ripelo le sue parole medesime, « senza alguna dubitation se può affermar, che questa parte austral e de garbin sia navegabile •• (*) ; vale a dire che fosse senza alcun dubbio possibile di girare la punta meridionale dell' Africa, e con felice navigazione tragittare dall'Europa alle Indie. Anzi, a rappresentare sensibilmente il proprio pensiero, dipinse al mezzogiorno dell' Africa una nave veleggiante per l' A- sia. Ah se il cosmografo avesse potuto intravvedere il fu- turo, forse gli sarebbe tremata la mano nel dipingere quella nave che, quasi mezzo secolo dopo, profittando della scien- za di lui, doveva portare attraverso i mari trionfante la fortuna del Portogallo e la mina della sua cara Venezia ! Se non che i tempi erano ancora immaturi a un'esatta rappresentazione del globo, e nessun uomo sensato avreb- (i) ZuRLA, Il Mappamondo ecc., pag. 63. — 1461 — he potuto dal veneziano cosmografo pretendere l' impossi- bile. Vorremmo noi accusarlo di non avere indovinata l'America? E tuttavia la sua Mappa, rappresentando all'e- stremo occidente il Portogallo e la Spagna e all' estremo oriente la China , lasciava supporre relativamente molto vicino all' Europa il Cataio, le cui meraviglie aveva rivelato giA Marco Polo ('). Era, non v'ha dubbio, un errore; ma fu un errore fecondo, giacché fortificò, seppure non ge- nerò neir animo di Colombo la convinzione clie, navigan- do a occidente per non immensurabile spazio, si potesse giungere ali" India. E perchè dunque Venezia, a cui non inspiravano alcun terrore le navigazioni sull' Atlantico, e le divinazioni della scienza infondevano novelle speranze, perchè dunque Venezia non accordò a Colombo 1' ajuto che le richiese? A questa domanda risponderò con altre domande. È vero che Colombo abbia richiesto ajuto a Ve- nezia ? E se è vero, com' è che della sua richiesta non tro- vasi alcuna traccia nei documenti ufficiali ? E la testimo- nianza, che unicamente si allega di Francesco Pesaro (^), non può sospettarsi d'alcun equivoco? Fu sufficientemente chiarita la storia di quel Colombo, che nel 1 476 i Dieci chiamavano nostro capitale nemico e pirata publico (^) ? E Colombo, lo scopritore d' America , combattè veramente contro Venezia sotto il comando di quell' altro Colombo, corsaro anch' esso, che i cronisti distinguono coli' appella- tivo di zovene (*)? f^o attesta, a dir vero, nelle sue istorie (1) ZuRLA, Il Mappamondo ecc., pag. 140 e seg. (2) Marin, Storia . . . del comm. de' Veneziani, VII, 236. (3) « Qimm capitalis hostis noster sit Columbus, publicus pyia- ta, omnes ex illius pravibus operibus facile inlelligunt ». Cons. X, Misti, XVIII, 22 marzo 1476. Questa Parte dei Dieci è ignota al- l'Harrisse, Les Colombo de Franca et d'Italie, e non mi pare che la spieghino i fatti eh' egli ricorda. (4) Malipiero, Annali, pag. 620 e segg. — 1462 — don Ferdinando Colombo, figlio dello scopritore medesi- mo (^) ; ma queste istorie appartengono veramente a Fer- dinando Colombo? Un valentissimo critico ne ha negato r autenticità, ma un altro critico, non meno valente, 1' ha sostenuta ; e quantunque i due campioni non siano discesi in campo una volta sola, il dubbio è ancora si forte che il prossimo Congresso Geografico fu invitato a rivolgere i propri studi sull'argomento gravissimo (^). Noi attendiamo con impazienza il giudizio della dotta assemblea, che potrà dare o almeno pronuiovorc la soluzione dell'intricato pro- blema. Al quale verrebbe forse qualche raggio di luce an- che da un documento, che potrebbe, se fosse autentico (^), (1) Ilistorie del s. d. Fernando Colombo. Yen., 1571, p. 10 e segg. (2) Gruppo V, questione 5.' (3) Autentica non pare certamente la Litera de m. Christofolo Columbo a signori uenidani nel i492, che fu publicata a questi di. La riproduciamo perchè il lettore ne giudichi. Molto magnìfidìo signor rnio Dopo che a questa nostra Republica non e riucito conuenien- te lo acogliere loffurta mia e che le maluaggie ire de nemici tutte si misero in acordo nelV abandonare le mie istanze io mi gie- tai in braccio di Dio Signore. Il cjuale per intercesione di Santi fece che il clementissimo re di Castilia con animo generoso non sdegnasse di prestare manno ali miei progeti per l'impresa del mondo nuovo. Et cosi laudando Dio Signore hebi il comando di nani et d' huomeni et al presente sonno per mettermi in viaggio per quella terra famosa che Dio mi ha dato la fortuna di poter tentare. Et io ui ringratio di tucle le nostre amorctioleze et vi suplico di intercieder per me. Di Palos al primo d' Auosto i402. Columbo Crist. Molte osservazioni potrebbero farsi così intorno alla sostanza come intorno alla forma di questa lettera. Basti che la Gastiglia a quel tempo non aveva un re ma una regina, Isabella ; e che Ferdinando re d' Aragona non prestò manno né punto né poco ali progeti di — 1463 — rispondere intanto alla doiiiauda, se veramente il gran ge- novese chiedesse ajulo a Venezia. Si è buccinato testò (') che il memoriale inviato da Colombo a Venezia non è per- duto^ quantunque si possa dire perduto tinche non può es- sere esaminato e discusso. Mi sia lecito adunque, o Signo- ri, di alzar la voce, e di chiedere in nome della veritù e della scienza, che la luce sia fatta anche sn questo argo- mento. I tesori della nostra Storia sono patrimonio comu- ne. Se i diplomatici dell' antica Republica potessero levare il capo dalle loro tombe gloriose , reclamerebbero forse come proprietà loro i documenti del nostro grande passa- to? Del resto, la scienza non usurpa ma feconda il terreno su cui diffonde la luce ; e sarebbe indegno dei nostri tempi il mantenere con deliberato proposito il dubbio intorno ad un fatto, che si collega coli' avvenimento più grande che la storia della Geografìa ci ricordi. Intanto, non bene ancora sapendo se veramente Co- lombo proponesse a Venezia T alto disegno, sarebbe ozioso discutere come lo accogliesse Venezia. Forse taluno po- trebbe argomentarlo dalle parole di Gaspare Contarini, il quale, qualche anno appresso, col senso pratico che distin- gueva i diplomatici veneziani, mostrava a Sebastiano Caboto limpossibihtà di lottare colla Spagna e col Portogallo, Pro- vincie che aveano sopra di noi l' incontrastabile vantaggio della posizione geogratìca ('-). Ma checché sia di ciò, per giungere ali Indie, ch'erano pure la meta del suo commer- cio, Venezia doveva guardare all'oriente; e, guardando all'oriente, essa aveva in fatti pensato a una via, che il Colombo. Il quale poi, navigaado verso occidente, voleva giungere e credette di essere arrivato alle Indie. II mondo nuovo e la terra famosa son frasi evidentemente posteriori al viaggio. (1) L'Ateneo Veneto, Rivista mensile, giugno 1881, pag. 79. (2) RoMANiN, Stor. docum., V, 379 e segg. — 1464 — marinaio non aveva pur sospettata. Questa circostanza mi sforza a ricordare un'accusa clic generalmente e, debbo dirlo, ostinatamente si fa a Venezia anche dai suoi amici migliori, d'avere, cioè, combattuto col proprio danaro, col- le proprie armi, coi propri uomini i progressi dei Porto- ghesi nelle Indie. Riconduciamoci col pensiero allo scorcio del secolo XV, quando il commercio delle spezie si faceva in Venezia prin- cipalmente per la via di Beyrut e di Alessandria. È inutile ricordare limportanza e la prosperità di questo commercio, ch'era per Venezia una fonte inesauribile di ricchezza. Ma gli ultimi anni del secolo XV e i primi anni del successivo furono fatali allltalia e particolarmente a V^enezia, la quale non poteva più essere estranea ai viluppi della italiana poli- tica, e doveva in pari tempo badare ai pericoli onderà mi- nacciata dai turchi. Coi turchi era cominciata omai la lotta implacabile in cui Venezia logorò le sue forze, e di cui si dimenticano con ingiustizia insigne i soliti detrattori. E così, travagliata dalle moleste guerre d'Italia e dalla lotta disu- guale col turco, Venezia attribuiva all' agitazione generale del mondo il languore che cominciava a manifestarsi nel suo mercato {'). Se non che il languore del mercato aveva altra e più profonda cagione. Erano i viaggi dei Portoghesi; e quando nel luglio del 1501 giunse a Venezia la nuova che le navi del Portogallo, reduci dalle Indie, erano rientrate a Lisbona, fu un panico universale (^). I più accorti previdero senza più la ruina che sovrastava al nostro commercio, e, con energica frase, un cronista contemporaneo diceva esser questa la peggior nuova che mai la Repubhca potesse avere, (1) «Et luto he proceduto perchè per tato il mondo ne sono assaissimi garbui^li, et per tuto se fa pochissimo ». Girolamo Friu- li, Diarii-, luglio 1500, li, 11 (mss. nel Museo Civico). (2) Ro.\iA.NiN, Stot: clocum., IV, 457 e segg. — 1405 — « dal perdere la libertade in fuori » ('). Le^spezie, in pochi giorni discese alla metà del loro -valore (^), cominciavano a scarseggiare nei magazzini (^) ; e i raercadanti notavano con apprensione crescente la quantità sempre minore che ne giungeva a Rialto (^), ove poc'anzi n'era stato quasi l'em- poreo. D'altra parte i Portoghesi volevano il monopolio del commercio coli' India, e i mercati egiziani non erano a con- dizione migliore ; onde in febbraio 1 504 le galere di Ales- sandria dal loro viaggio tornarono per la prima volta a Venezia vuote, dice il cronista, senza pure un collo di spezie, « nova mai più a li tempi nostri vista né aldida » (^). Cosi, non erano compiuti ancora tre anni, e i più ciechi avevano dovuto convincersi che la ruina del nostro com- mercio era piena e si poteva credere irreparabile. Ora, Signori, doveva il governo assistere con indiffe- renza a quello spettacolo ? 0 poteva in qualche modo scon- giurare il triste destino che sovrastava a Venezia ? Il primo (1) Friuli, Biarii, luglio 1501, II, 71. (2) « Per questa nova le spetie di ogni sorta a Venetia caloro- no grandemente perchè li compratori soliti, intendendo una tanta nova, furono molto restretti et renitenti al comprar, come fanno li savii ». Friuli, Diarii, luglio 1501, II, 71 t.° Foco prima aveva detto che in pochi giorni il pepe era disceso « da ducati 131 el cargo. .. a ducati 70 ». Id., ibicl., 73. Ma di questi Diarii, impor- tantissimi per la storia del commercio veneziano nella crisi di questo periodo, sto publicando, fra altri monumenti geografici, un saggio, che verrà in luce fra breve. (3) « Se atrovava pochissima quantitade di spetie in la citade . . . Mai, di ricordo di homo, se ne trovava mancho in la citade». Friu- li, Diarii, agosto 1503, II, 88 t." (4) Nel maggio 1503 tornarono le galere da Beyrut « molto po- vere di roba ». Neil' agosto successivo « gionseno lettere cum il charigo di le gallie di Alexandria . . . hera pocha suma de ogni sorte de spetie, et pagate charissime ». Friuli, Diarii, II, 123, 126. (5) Friuli, Diarii, 5 febbraio 1504, II, 146. Tomo VJIj Serie V. 187 — 4466 — pensiero fu grande, e degno di quell' ardimento romano di cui Venezia mostrò tante volte di avere ereditato il segreto. Venezia non pensò allora agli espedienti della politica e nem- meno alla possibilità di una guerra ; ma conciliando i pro- pri coi grandi interessi della civiltà, pensò per 1' appunto in quell'anno 1504, al taglio dell'istmo. Imperciocché non è vero che l' idea di aprire un varco alle navi attraverso l'istmo di Suez appartenga ad un grande pensatore tedesco. La Germania, contenta delle sue glorie, non può invidiare le altrui; e deve essere a noi non so se sprone o rimprovero, il ricordarci che il canale di Suez per la prima volta nei tempi moderni fu imaginato a Venezia. Questa vittoria delluomo sulla natura, che avvicinando le più ricche alle più civili re- gioni e agevolandone le relazioni scambievoli deve ajutare così efficacemente i progressi della civiltà ; questa vittoria, o Signori, di cui a buon dritto si vanta la nostra età, fu ima- ginata a Venezia, ove nel 4 504 si proponeva di fare una cava, ripeterò le parole proprie dei Dieci, « una cava » che << dal mar Rosso mettesse a drectura in questo mare de qua I) {*). Non saprei dire se la scienza d'allora avrebbe po- tuto vincere le difficoltà materiali che si opponevano al- l'audace proposito, il quale, rispetto all' India, doveva con- servare air Italia la posizione privilegiata di cui aveva goduto nel medio evo, e dare un indirizzo affatto diverso all' atti- vità del Portogallo, dell' Olanda e forse anco della Francia (1) « Una cosa non volemo pretermetter, recordatane da molti come provision opportunissiraa a impedir et del tutto interromper la navigation de Portoghesi, videlizet che cum molta facilità et bre- vità de tempo se potria far una cava dal mar rosso che mettesse a drectura in questo mare de qua, come altre volte etiam fo ra- sonado de far: la qual cava se potria assegurar a luna et laltra bocha cum do forteze per modo che altri non potrian intrar né ussir, salvo quelli volesseno el sig. Soldan ... ». Archivio Vene- to, II, 195. — 1467 — e dellìnghilterra, dare, cioè, un indirizzo diverso alla storia dell' Europa moderna. Ma la grandezza dell audace propo- sito mi pare tanto più degna di meraviglia quanto maggiore ne sarebbe stato il vantaggio allorché \ uomo non coman- dava al vapore ; quanto più gravi sono stati gli ostacoli che ritardarono anche ai dì nostri l' impresa ; quanto, in- tìne, più numerose sono state le forze che in tanta luce di civiltà e di progresso furono dovute raccogliere, perchè il canale dall' ordine delle idee potesse passare in quello dei fatti. Se il venerando uomo che sedette, con nuovo esempio, arbitro solenne e paciGco tra l'Inghilterra e l'America, aves- se saputo, quando in questa sala medesima accennò al taglio dell' istmo ('), che Venezia l'aveva imaginato due secoU prima di Leibnitz, e non per desiderio di conquiste guer- riere, ma di quelle paciliche conquiste che avrebbero quat- trocent' anni prima portato ali' opulento Indo iribido d'arti migliori (-), io credo che 1' eloquenza che gU sgorgava lim- pida e tranquilla dal cuore avrebbe trovato alcuno di quei movimenti sublimi, che alla mente commossa degli uditori sono rivelazioni, subite e luminose, del genio. Quanto a me. Signori, non posso che guardare con meravigha gli ardimentosi concetti dei nostri padri; con meraviglia, dico, ma anche con desiderio, giacché non ho perduto ancora la fede che spunti il giorno vaticinato dall illustre poeta, nostro collega, allorché, cantando il taglio dell'istmo, diceva : (i) « Balena nella mente di Leibnitz, sorta forse da un racconto di Erodoto, l'idea di congiungere il mare Mediterraneo coli' Eritreo. Il filosofo la raccomanda a Luigi XIV sotto l' allettatrice forma della conquista dell'intero Egitto. Il gran re la trascura». Sclopis, N'iìlu inauguraz. del monum. a Pietro Paleocapa. Gazz. di Ve- nezia, 30 aprile 1873. (2) Zanella, Il taglio dell'istmo di Suez. — 4468 - Rugge dell' Adria il scllevato flutlu Al passar della prora ardimentosa ; E r anel, che celò fido nel lutto, Rende alla Sposa. Prima di abbandonare questo argomento giovi peraltro avvertire che non diflicoltù materiah, ma ragioni pohtiche dissuasero la Republica dal manifestare ali" Egitto il conce- pito disegno. Questa avvertenza mi riconduce ad un or- dine di idee, diverso ma nulla meno importante, da cui si fa manifesto come Venezia precorresse ai suoi tempi anche sul terreno economico. Imperciocché se 1" Egitto voleva conservarsi i vantaggi che i Portoghesi gli minacciavano, perchè continuava ad aggravare il commercio di tanti bal- zelU ? perchè non desisteva dal molestare con tante an- gherie i mercadanti ? Se le spezie potessero aversi a buoni prezzi in Egitto, non sarebbe forse possibile ancora la con- correnza ? Certo r Egitto, danneggiato cosi fieramente dal nuovo viaggio, avrebbe potuto aprire gli occhi ai regoli indiani, intorno ai pericoli che sovrastavano loro dai Por- toghesi ; ma in nessun caso avrebbe dovuto pensare alle rappresagUe ideate contro i cristiani, le quali, a ogni modo, sarebbero riuscite infruttuose. Questi, non altri che que- sti, furono i consigli che Venezia diede al soldano : con- sigli d' avveduta prudenza, di cui non saprei con quale giu- stizia le si potesse fare rimprovero ('). Ma i consigli furono inutiU, giacché il soldano, credendo solamente alla forza, ri- corse allarmi e, sconfitto dai Portoghesi, domandò 1' ajuto dei Turchi. Aspiravano questi a conquistare l'Egitto, di cui poco appresso s impadronirono, e quindi avevano un grande interesse di conservargli la sua importanza commerciale ; (1) Ciò risulta dai documenti che ho publicato nell' Archivio Veneto, II, 184 e segg. Vedi anche XVII, 365 e segg., ed Heyd, Geschichte des Levantehandels im Mittelalter, 11, 529. — 1469 — perlochè non solamente accordarono ma donarono al sol- dano il legname, gli attrezzi, le armi, quanto, a dir breve, era necessario ad allestire una flotta. E già le navi salpava- no dal porto di Ajas, quando, combattute con improvviso assalto, caddero in mano dei cavalieri di Rodi. L' Egitto adunque non ebbe nulla ; ma da chi gli venissero accor- dati gli ajuti era nel 1310, in cui avvennero questi fatti, notissimo a tutti, come apparisce dai documenti contem- poranei che sarebbe inopportuno qui ricordare ('). Non ci voleva che una sfrontata impudenza per accusare i Ve- neziani d' avere conceduti all' Egitto i soccorsi che noto- riamente gli erano conceduti invece dai turchi. Eppure r ambasciatore francese non si peritò di affermarlo nella dieta di Augusta, che si tenne appunto in quell'anno; nella quale, per impedire che l'imperatore Massimiliano venisse a qualche accordo coi nostri, recitò un discorso fuor di misura violento, che divenne poi come una inesauribile sor- gente d' accuse, onde attinsero a gara i successivi detrat- tori della Republiea. Non sarebbe possi!)ile ricordare le calunnie tutte che 1' ambasciatore francese accumulò in poche pagine, né il rispetto ch'io vi debbo, o Signori, mi permetterebbe di riprodurne le frasi. Perchè ne abbiate pur qualche saggio, Venezia, diceva egli, questa fetida sen- tina di vizi, fu popolala dalla feccia delle nazioni, e racco- glie una gente perfida e ingannatrice, avara, golosa, sco- stumata , maligna , superba , che il mare popolò di cor- sari e inondò il mondo di sangue per arricchirsi. A vol- ta a volta volpe o leone, ma sempre serpe insidiosa, Ve- nezia soffoca tra le sue spire e col suo alito avvelena le genti. Crudelissima tiranna dei popoli che la sventura as- (1) Questi fatti risultano dalle lettere ufficiali e private che ci ha conservato il Friuli, Diarii, V, 310 t.", 311, 313 t.", 314, 341, 341 t.", 387 t.^ 389, 389 t.", che publicherò nel saggio che ho detto. — 4470 — soggetta al loro comando, i Veneziani hanno anch' essi e l'orecchio di Dionigi e il toro di Falaride, con cui si tol- gono dinanzi quei sudditi che la virtù o la ricchezza rende loro sospetti. Uccisero il re di Cipro e suo tìglio per impa- dronirsi dell' isola ; avvelenarono Bartolameo Colleoni per mera invidia ; decapitarono per semplice sospetto il conte di Carmagnola. Mercanti di sangue umano e traditori della fede cristiana, si sono tacitamente spartiti il mondo coi turchi, cosi che questi abhian 1' oriente ed essi posseggano r occidente : e già pensano a gettar ponti sul Danubio, sul Reno, sulla Senna, sul Rodano, sul Tago, sull' Ebro, vo- lendo ridur 1' Europa in provincia, e tenerla soggetta coi loro eserciti ('). L'assurdità di queste calunnie, di cui non potei darvi che un saggio, non ha bisogno di essere dimo- strata. Importa nondimeno al proposito 1' avvertire, che il primo ad accusare Venezia d'avere somministrato all'Egitto armi, navi e danari per combattere i Portoghesi, fu per r appunto r ambasciatore di Francia in questa vergognosa orazione (-). II suo scopo era chiaro: qualunque arma era buona per allontanare i tedeschi dall' amicizia dei nostri. Ma non paia incredibile che l'ambasciatore fosse creduto: le circostanze che avevano reso possibile il suo discorso , do- (1) Ho riassunto sommariamente alcune delle accuse di cui ri- bocca la lunga orazione di Luigi Eliano, poi publicata ripetutamente, che vide per la prima volta la luce nella Ad rerum venetarmn Petri JuSTiNiANi historiam Appendix, Argentorati, 1611, Zetznerus, in fol., pag. 9-15. (2) « Omltto longe plura de Emanuele rege Lusitanorum ac Por- tugallensium, qui quum a tergo Lybiae in mare rubrum classes mul- tas jam miserit, et ^gypti, Arabiae, Persidis, Caramaniae, Indiae, Taprobanae'fìnes populatus fuerit, a Venetis magno odio habitus est, quod eos in societatem illius commertii recipere noluit, ob eam- que causam fabros, materiam, arma soldano iEgyptiorum tyranno miserunt, ut aedificata et instructa classe Portugallenses a tantis inceptis summoveret». Ibid,, pag. 14. — 1471 — vevano acquistar fede alle accuse. Erano i giorni terribili in cui non solamente i principotti italiani, ina i più grandi Stati d'Europa, la Spagna, la Germania;, la Francia avevano pre- so le armi contro la Republica di S. Marco. I Francesi, al- leati poco prima a Venezia, n'erano divenuti i più Aeri, i più implacabili, i più veementi nemici. E poiché in riva all'Ad- da il primo urto dell' armi era stato sfavorevole ai nostri, Venezia avea dovuto raccogliersi nelle native lagune. La storia non ricorda una lotta più disuguale : una città sola contro la maggiore e più potente parte d'Europa. Noi che, scendendo ormai per il pendio della vita, ci sentiamo fre- mer nel cuore le generose memorie della resistenza a ogni costo, noi, dico, possiamo imaginare qual febbre ardesse allora le vene dei nostri padri. Nuovi terrori, nuovi pro- positi, nuovi sacrifizi ogni giorno, per salvare dall'artiglio straniero la libertà e l' indipendenza nativa, assorbivano ogni altra cura. E questa lotta per l'esistenza, nella quale Venezia profuse le sue ricchezze e logorò le sue forze, questa lotta, o Signori, ci dà la chiave dei fatti di cui ho preso a discorrere e che riassumo. A Venezia non erano ignote nò le acque dell'Atlantico né le previsioni dei geo- grafi ; e se il senso della realtà le sconsigliava forse le navigazioni a occidente, essa teneva sempre lo sguardo fisso air oriente. I viaggi dei Portoghesi erano in verità una minaccia ; ma Venezia tentò di scongiurarla nel modo più nobile che le potessero suggerire gì' interessi della ci- viltà e della scienza, imaginando prima il taglio dell'istmo, e facendo poi sentire, quantunque inutilmente, al soldano la voce d'una illuminata ragione. I rimproveri che si fanno a Venezia d' aver dato mano alla barbarie per combattere la civiltà, non hanno per fondamento che una infehce ca- lunnia suggerita dalla inimicizia politica. E probabilmen- te Venezia sarebbe infine riuscita ad intendersi col Por- togallo, se r Europa che la rimprovera non 1' avesse per — 1472 — otto anni costretta a consumare le proprie forze in una lotta da giganti, che sarò memorabile eternamente nella storia dei mondo. Quando si riebbe, era tardi : l'Egitto era caduto in mano dei turchi, il Portogallo s' era stabilito neir India, il commercio aveva preso altre vie ; e tutta la sapienza umana non avrebbe potuto dare a Venezia i van- taggi che la posizione geografica assicurava alle nazioni che siedono in riva all' Atlantico. Lungi peraltro il pensiero che, scoraggiata, Venezia abbandonasse gli studi onde aveva avuto già tanta gloria. Uscirebbe dai limiti che mi prescrivono il mio tema, le mie forze e il debito ch'io sento di non abusare soverchiamente della pazienza vostra, o Signori, 1' accennar qui, benché alla sfuggita, la parte ch'ebbe Venezia nel progresso delle di- scipline geografiche, anche nei tempi moderni. Ma una Cora- missione deputata a raccogliere gU oggetti di cui potremmo far mostra nella prossima Esposizione geografica, vi darà modo, se le proposte di essa piaceranno (^) al Comitato or- dinatore dell' imminente Congresso, vi darà modo, io dice- va, di abbracciare quasi in un solo sguardo le molteplici e preziose contribuzioni, onde la geografia va debitrice a Ve- nezia. Imperciocché non é amore di campanile, come oggi dicono per istrazio, ma convenienza di mostrare al mondo civile, che se Venezia fu scelta a sede del primo Congresso internazionale geografico, che si tenesse in Italia, Vene- zia sa che la scelta non è stata senza perchè. Qui dun- que raccolte le relazioni dei veneti viaggiatori, che, inco- minciando da Marco Polo e scendendo fino alle memorie (*) (1) E non piacquero. (2) Il fiume Bianco e i Bénka, Memorie del 'prof. cav. ab. G. Beltrame, tnembro effettivo del R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti. Queste Memorie saranno publicate per cura dello stesso R. Istituto nell' occasione del Congresso internazionale geo- grafico in Venezia. 1 — 1473 — sul Qiime bianco e sui Dénka, rappresentano sei secoli di fatiche sostenute dai nostri per allargare il dominio delle scienze geografiche. Qui ordinata la serie preziosa dei portolani che guidavano i nostri padri nelle loro naviga- zioni, ma raccolta eziandio la non meno stupenda serie delle carte incise, di cui, specialmente nel secolo XVI, Ve- nezia poteva considerarsi quasi l'emporeo ('). Qui monu- menti geografici d' ogni maniera : il mappamondo di fra Mauro accanto a quello di Aagi Ahmed (-); greci e latini codici preziosissimi accanto a stampe di estrema rarità se non uniche; e i libri con cui da Livio Sanudo ad Adriano Balbi i nostri s'affaticarono a rendere accessibili al maggior numero le successive conquiste della geografla. Ancorché dunque non fosse nostro e il Torsello che diede il primo esempio di un lavoro statistico, e il Ramusio a cui si deve la prima grande collezione di viaggi, e l'Accademia della Fama che fu la prima a dare nei suoi lavori un posto proprio e distinto alla geografìa (^), e la Società degli Argonauti che ben fu delta la prima Società geograflca che si costituisse in Italia, Venezia avrebbe pur sempre grande argomento di mostrare agli ospiti illustri ch'essa era degna d'accoglierli. (1) Questo si potrà argomentare anche dal Saggio di Carto- grafia della regione veneta, importante publicazione che vedrà la luce neir occasione del prossimo Congresso, per cura della R. De- putazione veneta sopra gli studi di Storia patria. (2) Intorno al quale vedi D'Avezac, Note sur une Mappemon- de Turke du XVI" siede. Paris, 1866. (3) La Gosmogratìa era uno dei rami di scienza a cui doveva particolarmente attendere l' Accademia, alla quale, fra gli altri, appar- tenevano (Cicogna, Iscriz. venez., Ili, 52 e seg.) Livio Sanudo, Paolo Ramusio e Jacopo Gastaldi. Intorno a quest'ultimo scrisse recente- mente e da par suo il dottissimo barone Antonio Manno (e Vincenzo Promis), Notizie di Jacopo Gastaldi cartografo piemontese del secolo XVI (Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, adu- nanza del 26 giugno 1881). Tomo VII, Serte V. 188 — 1474 — Né io vi ricordo vetusti vanti, o Signori, quasi per occul- tarvi con artifizio retorico la povertà del presente. Cadde- ro infatti le instituzioni antiche all'urlo dei secoli, ma lo spirito avventuroso del popolo è rimasto sempre lo stesso. Lo dica quel Miani che arditamente si spinse fino al secon- do grado di latitudine nord, e sul tronco di un tamarindo a Galuffl lasciò scolpito il suo nome, saluto ed incoraggia- mento ai viaggiatori futuri, lo non so se all' ardire fosse nel Miani eguale la scienza ; so nondimeno che nel suo viaggio raccolse, per arricchirne la patria, quanto di più caratteristico ed importante nei rapporti etnografici trovò fra i Galla, fra i Dénka, fra i Bari e fra altrettali trihù sel- vagge, che, non lontane dall'equatore, vivono in sulle sponde del Nilo. Questa ricchissima congerie d'oggetti, che sopra chiatte di giunco scese il gran fiume fra torme d' ippopo- tami e di coccodrilli, e attraversò gli arenosi deserti sulla groppa dei cammelli e dei dromedari, farà di sé bella e or- dinata mostra nel Museo civico : prima collezione di questo genere che possegga Venezia, e tale, a giudizio di uomini competenti, che, per quanto riguarda le latitudini interposte fra Kondókoro e Galuffì, deve considerarsi piuttosto mera- vigliosa che rara. Per esser certi che gli spiriti antichi non sono spenti, non dobbiam dunque risalire il corso degli anni ; ne abbiamo vicine le prove. Posso anzi dire che noi le abbiamo presenti, in quell'illustre collega (*), che avendo consacrato all' Africa i suoi studi e la sua gioventù, vi avrebbe consumato anche la vita, se più elevate ragioni non gli avessero impedito di ritornare ancora una volta sotto quel clima di fuoco, che divorò l'esistenza di tanti dei suoi (4) G. Beltrame, il quale, oltre il lavoro già ricordato sul fiume Bianco e sui Dénka, publicò II Sènnaar e lo Sciangallah, la gram- matica e il dizionario della lingua degli Akka, e sta publicando la grammatica e il dizionario Dénka. — 4475 — modesti compagni. Ma no' suoi libri, o Signori, cercate non tanto le generose faticiie che costa all' uomo 1' esplorazione del globo, quanto le lagrime disperate che la schiavitù spreme a tante anime umane, schiacciate senza pietà da una forza onnipotente e selvaggia. Sopraffatti al racconto di quelle miserie infinite, voi sentirete, o Signori, che è bello conoscere la natura di quelle inospite terre e illu- strare quei monumenti su cui. si assisero i secoli, ma che il trionfo vero, il trionfo degno dell' uomo è quello che ra- sciuga le lagrime, che spezza i ceppi, che rivendica la libertà dell'anima umana. Quando la luce che ha illuminato l'Eu- ropa risplenderà sopra le arene dell'Africa, e la famiglia dei Negri s'accorgerà che noi le siamo fratelli, allora la geo- grafia potrà dire di avere compiuta la sua più grande con- quista, perchè avrà conquistato la libertà di tutto il genere umano. I PROGRAMMI DEI CONCORSI SCIENTIFICI PROPOSTI DA QUESTO R. ISTITUTO E DALLE FOPAZIOM QUERISI-STAMPALIA, TOMASOW E BALBI- VALIER per gli anni 1881, 82, 83, 84, 86 PREIII ORDI^^IRR BIENNALI DEL REiLE ISTITUTO Concorso per fanno l$$3. Tema riproposto nelV adunanza i4 agosto i88i. « U organismo della finanza pubblica a Vene- » zia, le sue condizioni ne' vani periodi storici del- » la Repubblica, le attinenze dell'uno e delle altre » cogli ordiìii politici e colle ineguaglianze esisten- » ti fra i cittadini. » Il concorso resta aperto sino alle ore quattro pomeridiane del giorno 31 marzo 1883. Il premio è d' ital. lire 1500. PREIII DELLi FONDAZIONE QUERINI-STAMPALIA Concorso per l'anno 1SS!3. Tema prescelto nelV adunanza 6 giugno 1880. « Premesso un rapido epilogo delle Opere pie di » Venezia, indicare il sistema legislativo, che si re- — 1478 — » puta preferibile negV Istituti di beneficenza ; ed » esporre i criteri applicativi di esso riguardo alle » Opere pie veneziane, anche nelV intento di conci- » liare, per quanto è possibile, il rispetto della vo- » lontà dei testatori colle odierne esigenze della » pubblica economia e colle forme mutate del vivere » civile. » Il concorso resta aperto sino alle ore quattro pomeridiane del giorno 31 marzo 1882. Il premio è d' ital. lire 3000. Concoraio per l'anno 1SS3* Tema riproposto nelV adunanza il luglio 1881. « Discutere le ipotesi, che vennero più di re- » cente agitate nella fisica circa alle cause dei fe- » nomeni luminosi, termici, elettrici e magnetici. » 11 concorso resta aperto sino alle ore quattro pomeridiane del giorno 31 marzo 1883. Il premio è d'ital, lire 3000. Concorso per l'anno 1S$3. Tema prescelto nell'adunanza il luglio i881. « Enumerazione sistematica e critica delle Crit- » togame finora osservate nelle provincie venete, » con particolari indicazioni delle fonti della patria » flora, che a dette Crittogame si riferiscono, non- — 1479 — » che delle ahitazioni, delle qualitày usi e nomi ver- » nacoli delle singole specie. » AVVERTENZE. « L'autore, tenuto conio dei materiali finora raccolti sulle Crit- » togame venete, ne esporrà il censimento secondo gli ultimi dati » aggiungendo le diagnosi, e possibilmente le figure delle specie » nuove eventuali. Se l'autore potrà aggiungere alla enumerazione » delle specie le relative diagnosi concise e comparative (scritte in » lingua italiana, o latina) farà opera eccellente. Potrebbe in tal caso » uniformarsi al piano della « Kryptogamen-Flora von Schlesien » » del Cohn, Stenzel, Stein ecc., ovvero della « Kriptogamen-Flora » von Deutschìand » del Winter ecc. » » Si avverte però, che l'esposizione di dette diagnosi non è una » condizione necessaria del concorso. » PREIIII DI FONDAZIONE TOMASONl Concoriso iter E' anno 1884 Proclamato nella pubblica adunanza del 15 agosto i88i. Un premio d' ital. lire 5000 (cinquemila) « a chi » detterà meglio la storia del metodo sperimentale » in Italia ». (Testamento olografo del 4 dicembre 1879). Il concorso resta aperto sino alle ore quattro pomeridiane del giorno 31 luglio 1884. AVVERTENZA . Il R. Istituto si riserva di pubblicare nel novembre 1881 alcune norme, che possano servire d' indirizzo al lavoro da presentarsi a questo concorso. — 1480 — Concorso pei* l'anno ISSC Proclamato nella imhhlica adunanza del i5 agosto I88i. Un premio d' ital. lire 5000 (cinquemila) « a chi » detterà una vita di Sanf Antonio di Padova, il- » lustrando il tempo in cui Disse». (Testamento pre- citato). « AVVERTENZE « L' Opera dovrà essere frutto di ricerche proprie su' migliori » fonti, attentamente comparati fra loro, e contenere le più estese » notizie intorno a Sant'Antonio intracciandone la vita non tanto » coi fatti generali della storia, quanto coi particolari delle istitu- » zioni di ogni maniera, della coltura, dei costumi e in ispecie dei » mali sociali, in mezzo ai quali egli portò il rimedio della carità, » che lo ha fatto grandeggiare nelle tradizioni pietose de' popoli. » Qui vuoisi soltanto avveitire che, tenendo dietro all' ordine vo- » luto dalla materia e da un rigoroso metodo di trattazione, dovrà » tornar opportuno il farsi addentro in alcuni punti o non ancora » a bastanza chiariti o controversi. Cosi, a cagion d' esempio, nelle » relazioni della Spagna col Marocco ; nel movimento delle idee, )) che ridestarono e invigorirono il pensiero di una riforma catto- » lica ; quindi ne' postulati pratici del Catarismo e nelle teorie ado- » perate a giustificarli ; nelle forme successive della regola di S.- » Francesco; nelle cagioni e nelle immediate conseguenze de' litigi » insorti sopra il suo significato. » Verrà pure in acconcio di prendere in esame gli scritti atlri- » bulli a Sani' Antonio, trattenendosi a discorrere della letteratura » de' chierici di quella età, e d' indagare le origini dello Studio di » Padova. » 11 concorso resta aperto sino alle ore quattro pomeridiane del giorno 31 luglio 188G. — 4481 — DISCIPLINE COMUNI AI CONCORSI BIENNALI DEL R. ISTITUTO, A QUELLI ANNUI DI FONDAZIONE QUERIM-STAMPALIA, KD A QUELLI DI SONDAZIONE TOMVSONI. Nazionali e stranieri, eccettuati i membri effettivi del Reale Isti- tuto Veneto, sono ammessi al concorso. Le Memorie potranno es- sere scritte nelle lingue italiana, latina, francese, tedesca ed ingle- se; e quelle pel concorso sulla Vita di Sant'Antonio potranno esserlo anche nella lingua portoghese o spagnuola. Tutte poi dovranno essere presentate, franche di porto, alla Segreteria dell' Istituto medesimo. Secondo 1' uso, esse porteranno una epigrafe ripetuta sopra un viglietto suggellato, contenente il nome, cognome e domicilio del- l' autore. Verrà aperto il solo viglietto della Memoria premiata ; e tutti i manoscritti rimarranno nell' archivio del R. Istituto a gua- rentigia dei proferiti giudizi, con la sola facoltà agli autori di far- ne trarre copia autentica d' ufficio a proprie spese. Il risultato dei concorsi si proclama nell' annua pubblica solenne adunanza dell'Istituto. DISCIPLINE PARTICOLARI AI CONCORSI ORDINARI! BIENNALI DEL REALE ISTITUTO. La proprietà delle Memorie premiate resta all' Istituto, che, a proprie spese, le pubblica ne' suoi Atti. Il danaro si consegna dopo la stampa dei lavori. DISCIPLINE PARTICOLARI AI CONCORSI DELLE FONDAZIONI QUERINI-STAMPALIA E TOMASONI. La proprietà delle Memorie premiate resta agli autori, che sono obbligati a pubblicarle entro il termine di un anno, dietro accordo colla Segreteria dell' Istituto, per il formato ed i caratteri della stam- pa, e successiva consegna di 50 copie alla medesima. Il danaro del premio non potrà conseguirsi, che dopo aver soddisfatto a queste prescrizioni. Quanto poi a quelle pei concorsi della Fondazione Querini-Stam- palia, l'Istituto ed i Curatori di Essa, quando lo trovassero opportuno, si mantengono il diritto di farne imprimere, a loro spese, quel nu- mero qualunque di copie, che reputassero conveniente. To7no Vn, Serie V. 189 - 4482 ~ PREMIO DI FONDAZIONE BALBI-MIER per il progresso delle scienze mediche e chirurgiche. « E aperto il concorso al premio d' ital. lire 3000 » da*darsi airitaliaiio, « che avesse fatto progredire » nel biennio 1880-81 le scienze mediche e chirur- » giche, sia colla invenzione di qualche istrumento » o (// qualche ritrovato, che servisse a lenire le » umane sofferenze, sia pubblicando qualche opera » di sommo pregio. » DISCIPLINE RELATIVE A QUESTO PREMIO. Non sono ammessi i membri effettivi del R. Istituto veneto ; ed il concorso si chiude alle ore quattro pomeridiane del giorno 31 decembre 1881. Il risultato del medesimo si proclamerà nella pubblica solenne adunanza del 15 agosto 1882. Le opere presentate devono essere manosciitte, e porteranno un'epigrafe, che sarà ripetuta sopra un viglietto suggellato, conte- nente il nome, cognome e domicilio dell' autore. Verrà aperto il solo viglietto dell'opera premiata. Anche la presentazione d' istrumenti e d'altri oggetti sarà ac- compagnata dall'epigrafe e dal rispettivo viglietto suggellato. Venezia, io agosto 1881. Il Segretario II Presidente G. BIZIO G. BUCCHIA. BOLLETTINO METEOROLOGICO DELL' OSSERVATORIO DI VENEZIA COMPILATO DAL PROF. AB. MASSIMILIANO TONO ISSI 1 Temperalura Termometro centigrado dell' acqua m.irina ad un metro Acqua e sollo la sua super. h 1 o o Mpfìia Gradi period. S ni a. 6 ant. 12 m. 3pm. 9 pm. XTJ. C LI 1 (A giorn. Max. Min. cent. della l).i2m. niarea 7 1 17.60 22.60 22.60 17.70 20.30 26.50 15.50 22.75 flusso 3.60 2 17.40 23.30 24.50 20.60 21.40 26.60 15.50 24.00 » 3.70 — 3 19.60 24.80 25.30 22.20 22.99 26.60 17.30 24.00 » 2.50 — 4 20.70 25.70 25.80 22.80 24.02 26.90 17.25 25.00 » 1.75 — 5 22.20 25.50 25.30 21.70 23.75 26.50 19.65 25.15 » 2.12 — C 19.70 22.70 18.80 16.50 19.38 24.00 16.00 24.50 » 2.14 12.80 7 18.70 17.70 18.00 17.80 18.20 20.00 15.30 23.50 » 1.00 8.05 8 16.70 18.70 16.10 12.70 16.25 19.80 12.90 21.50 rillus. 1.49 0.70 9 12.00 15.20 16.40 14.20 14.67 17.00 10.30 19.75 » 1.12 10.60 10 14.40 17.70 17.90 14.50 16.05 18.05 12.50 19.15 » 2.69 — 11 13.30 10.40 17.50 16.60 16.10 18.70 10.50 19.75 » 2.49 — ■12 15.50 19.85 20.55 17.70 18.55 21.50 13.00 20.00 flusso 2.50 — 13 17.55 20.70 21.40 18.80 19.54 22.30 16.00 20.50 » 3.90 — 14 IG.OO 21.75 20.00 17.70 18.64 22.60 15.60 23 00 » 1.22 2.30 15 14.90 19.90 20.60 18.60 18.66 22.60 14.40 21.75 » 1.45 12.50 16 19.15 22.70 20.45 19.70 20.40 23.00 17.50 22.75 » 2.00 — 17 19.05 23.50 23.70 21.10 21.82 24.80 17.40 22.50 » — 0.40 18 21.40 24.30 24.20 21.00 22.08 24.90 19.30 24.75 » 1.95 0.15 19 21.00 23.90 25.00 21.10 22.47 26.50 20.10 25.Ó0 » 2.90 — 20 20.70 23.65 25.90 22.10 22.97 27.20 19.00 25.15 » 2.65 — 21 21.65 25.70 26.70 23.70 24.52 27.30 19.00 25.50 » 1.80 — 22 22.70 27.65 28.20 24.40 25.80 28.80 21.50 26.50 nflus. 1.80 — 23 25.40 28.10 29.20 25.70 27.16 30.10 22.60 27.15 » 2.30 — 24 25.60 30.95 31.80 — 29.55 33.20 24.00 28.75 » 2.70 — 25 26.20 29.80 31.15 26.30 28.14 31.75 24.00 28.15 » 2.92 — 26 24.70 29.05 31.60 21.80 27.08 32.20 22.60 27.50 » 3.89 8.00 27 18.80 21.10 19.35 19.70 19.97 21.20 18.00 24.75 » 3.73 3.00 28 19.95 23.45 25.60 25.20 23.12 26.60 18.80 24.00 flusso 3.80 — 29 20.70 21.20 30 00 18.90 20.42 23.70 19.-10 24.50 » 4.20 2.50 30 17.80 22.60 25.15 23.10 22.39 26.20 17.10 23.75 » 3.25 3.20 ^ \ 17.00 23.13 23.73 16.13 21.46 24.96 17.47 25.16 73.56 64.20 Media Ter. meiis. 21.46. Mass. ass. 33.20 il dì 24 li. 4 poni. Min. ass. 10.30 ai 9 h. 5 ant. Media dei max. 2^.96 Media dei min. 17.47 Media temp. acqua mar. 24.96 Acqua evap. 73.56 Acqua cad. Tot. 64,20 To ino VII^ Serie Y, ce — CCXXXIV — Giugno 1881 Barometro a 0.° Direzione del vento Stato 'S O ■ del mare o 6 a. 12m. 3pm. 9pm. Med. gior. 6ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media 1 61.97 61.59 60.09 60.92 61.16 NE6 SE IO S^o NI 4 00 2 60.14 60.28 59.61 60.06 60.13 N9 ESE 7 ESE5 ESE3 00 3 61.15 61.43 60.98 61.16 61.08 NNE^ SE8 SSE13 SSEis 0.06 4 61.74 62.06 60.93 60.78 61.24 ESE6 SSE9 SE'5 S27 0.20 5 60.43 60.03 58.60 57.99 5918 NE2 ESE9 SSE23 S07 0.23 6 54.89 53.61 52.75 50.50 52.90 NNEG ESE" ONO»i NE'4 0.11 7 45.43 46.01 45.96 44.84 45.55 S02 SSO^-0 S S20 0.62 8 46.86 47.05 47.26 48.14 47.35 SSOi 10 2.5 8.3 3.7 7.2 43 46 49 35 m O 11 4.0 9.0 5.0 4.0 40 38 39 55 4) 12 2.0 4.0 4.5 8.0 39 47 49 45 13 1.0 2.0 8.0 8.7 50 52 42 42 Sh 3 O 1 21.20 24.50 28.80 22.00 23.35 26.50 19.20 23.50 flusso 3.25 __ 2 20.60 25,80 26.80 24.20 24.46 28.20 18.50 25.50 flusso 2.25 — 3 20.90 27.40 20.20 24.00 24.82 28.50 20.50 26.25 » 2.90 — 4 23.60 29.00 29.20 25.00 26.88 30.90 22.10 26.75 » 2.25 — 5 26.90 30.00 30.20 26.80 2S.47 30.90 23.90 28.25 » 2.60 — 6 28.00 30.75 32.50 27.35 29.86 32.20 20.40 29.00 » 2.70 — 7 25.15 30.80 29.90 — 28.13 32.00 23.10 29.00 riflus. 3.05 — 8 23.60 27.45 28.50 25.70 26.12 30.40 21.30 28.50 » 4.75 — 9 21.25 25.45 26.40 22.10 23.36 26.80 20.00 27.50 » 4.25 — 10 21.10 26.15 27.60 23.50 24.34 28.20 18.34 26.25 » 3.10 — 11 24.80 25.70 26.20 23.60 24.54 27.80 20.50 26.25 » 3.00 — 12 21.90 26.25 26.20 23.80 24.74 27.00 17.10 26.25 flusso 3.50 — 13 22.85 27.20 27.60 24.75 25.82 28.40 21.45 26.75 » 3.00 — 14 24.60 29.85 30.60 26.55 28.08 31.50 23.40 27.75 » 3.05 — 15 26.15 29.65 29.30 27.70 28.37 30.50 24.50 28.75 » 3.89 — 16 25.80 30.75 31.10 27.80 28.97 32.30 25.00 29.75 » 3.40 — 17 27.00 31.00 29.20 28.50 29.45 32.50 25.40 30.50 » — 18 26.80 30.00 30.70 28.00 29.12 32.20 25.70 29.20 » 4.40 — 19 26.05 31.80 32.20 29.10 29.87 33.00 24.60 31.25 » 3.40 — 20 28.60 30.35 32.20 28.20 29.53 33.00 25.50 32.00 » 3.33 — 21 28.90 30.20 31.60 28.50 30.10 32.85 26.80 31.25 riflus. 4.70 — . 22 26.50 31.20 25.80 21.80 26,47 33.00 22.80 31.00 » 3.00 7.0 23 23.57 26.50 27.65 24.80 25.42 28.90 19.50 29.00 » 3.93 — 24 21.75 27.40 27.70 25.40 25.06 28.20 19.00 28.25 » — 25 25.80 28.75 28.40 25.60 27.08 30.00 23.30 28.50 » 3.52 — 26 23.60 28.70 28.30 25.80 26.55 30.00 22.50 28.25 » 3.50 — 27 24.60 28.70 28.80 18.70 24.64 29.90 21.30 28.00 stane. 3.75 — 28 17.80 22.00 23.70 21.90 21.28 24.90 15.20 24.50 flusso 5.20 — 29 19.70 22.60 24.70 21.60 21.07 25.50 17.00 23.50 » 5.10 — 30 20.10 25.35 24.90 22.60 22.79 25.10 17.90 24.75 » 2.10 — 31 21.10 26.80 27.30 24.20 24.46 27.10 19.90 25.25 » 2.61 — 1 \ 23.83 28.38 28.40 25.02 26.26 29.64 21.77 27.78 98.48 7.0 Media Ter. lueus. 26,20 Mass. ass. 33.00 il dì 20 h. 4 pm. Min. ass. 15.20 il di 28 h. 6 a. Media dei max. 29.64 Media dei min. 21.77 Media temp. acqua mar. 27.78 Acqua evap. 98.48 Acqua cad. Tot. 7,0 — CCXXXVTII — liUgliO issa s o Barometro a 0.° Direzione del vento Stato del • mare ó 7 a. 12 m. 3pm. 9pm. Med. gior. 7 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media 1 63.04 62.84 62.37 61.25 61.99 N3 NE9 SS09 S8 0.12 2 61.70 61.83 62.05 62.07 61.84 N3 ESEto SSE'3 SO^ 0.03 3 64.17 63.82 63.57 64.31 64 05 NS SSES SEU ESE6 0.17 4 65.09 65.23 64.75 65.15 65 01 N03 SSE8 SSEJ6 SSEi'^ 0.16 5 65.47 64.53 64.08 64.18 62.46 SSE2 SEi3 SSE'O SSE9 0.17 6 61.55 61.06 60.20 59.48 60.53 ESE5 SE9 ESE6 SSE12 0.16 7 58.80 58.40 57.48 — 58.34 NNES SS07 SE'9 — 0.54 8 59.68 59.07 58.37 57.82 58.56 NE 18 ENE13 ESE8 SSE15 0.55 9 57.06 57.18 56.22 58.50 57.08 NNE9 ESE7 ENE6 NE16 0.52 10 01.06 61.93 61.09 61.01 61.29 NNE9 ESE9 SE!* SSEio 0.18 11 63.72 65.53 65.40 65.59 64.88 ENE12 S16 SSE'i SSE7 0.2G 12 66.58 65.47 64.70 64.47 65.27 NNE> SE<5 SSE18 S*'' 0.47 13 64.64 64.25 63.52 63.70 63.84 N2 SEi2 SEI' SE9 0.47 14 65.20 65.33 65.05 65.10 65.08 NE» SU SE12 SSE7 0.40 15 66.60 66.64 65.83 65.23 66.07 ENE7 SSE14 SSE19 SO'^ 0.17 16 64,24 61.47 60.93 58.95 61.19 NNE2 ESE9 SEio S8 0.25 17 58.30 59.97 60.72 58.79 59.48 0N04 SE — SSE<7 ESE8 0.06 18 60.69 61.97 61.48 61.45 61.32 NNE6 ESE— SE<3 ESE6 0.00 19 62.10 61.07 60.47 58.98 60.63 NNE7 SSE6 SSE15 SE' 0.10 20 58.77 58.09 57.28 57.28 57.74 NEI ESEio SE'6 SSE24 0.08 21 56.48 56.24 55.71 54.70 55.68 SE14 ESEi'-i ESEio SSE-iS 0.48 22 54.60 53.93 53.59 56.34 54.64 N03 SO'6 NE2e NNE^ 0.24 23 58.77 59.65 59.64 60.49 59.72 NE6 ESE't ESE9 ESE'' 1.43 24 61.55 61.52 60.88 60.20 61.00 N5 SSE15 SSE19 SSEI2 0.79 25 59.25 59.05 58.10 56.63 57.38 E^ SEM ESE*2 SSE8 0.33 26 54.81 55.50 53.81 52.32 53.95 NNOi S^ SS E6 0.37 27 52.37 51.90 53.07 58.89 54.19 S03 SSE13 SO'8 NE33 0.17 28 62.89 64.90 66.84 64.89 64.8ol NNEH) NNE29 ESE 13 E19 0.10 29 69.86 68.91 68.10 66.31 68.43 NEt-? ESEI3 SE6 SEH 1.65 30 65.39 64.41 64.15 63.07 64.15 ONOi SII) SSE15 SS07 1.08 31 62.26 61.27 60.86 61.08 61.39 NO'i SSEH SE19 ESE14 0.58 "i [59.62 59.75 59.55 59.53 60.48 NE SE SE ESE 0.37 Media Bar. men. 61.38 Blass. 69.86 il di 29 li. 6 poni. Miu. 51.90 il di -21 h. 12 uier, Venti predominanti SE Altezza della neve non fusa — Stato del mare media 0.37 CCXXXIX — liUgliO ISSI e o O Tensione del vapore Umidità relativa 7ant, 12 m. 3 pm. 9 pm. Media giorn. 7 a. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media giorn. 1 8.80 11.22 11.08 12.98 10.61 46 49 46 66 49.83 2 13.83 14.17 12.55 13.26 13.54 77 57 48 59 60.00 3 13.62 14.57 14.50 16.48 15.04 73 55 52 74 64.66 4 17.96 18.07 18.26 19.72 18.29 83 60 61 83 70.02 5 20.01 17.13 17.78 18.92 18.92 76 54 56 72 05.83 6 18.18 18.65 17.81 21.39 19.19 75 56 52 80 64.33 7 20.81 20.73 21.12 — 19.07 87 63 67 — 67.80 8 16.06 13.90 14.68 18.11 15.76 69 55 59 74 63.00 9 14.67 18.66 17.86 14.12 15.88 78 77 71 71 74.33 10 11.02 12.71 11.79 12.15 11.75 59 51 43 56 52.17 14 12.67 13.18 11.79 13.36 12.38 61 54 45 62 53.50 12 13.93 13.63 12.26 13.72 13.36 71 53 49 63 60.33 13 12.76 14.28 15.21 16.05 14.21 63 53 56 69 57.83 14 14.33 16.88 17.41 20.19 17.20 62 54 53 78 61.00 15 18.34 17.13 16.25 17.12 17.09 73 55 53 62 59.67 16 18.53 17.42 18.52 29.84 18.97 75 54 55 71 64.50 17 17.19 17.54 18.00 21.10 18.61 65 53 53 73 60.33 18 17.80 18.80 20.69 20.44 19.20 68 60 63 72 64.17 19 18.72 19.30 19.27 21.62 19.29 74 54 56 72 62.17 20 24.29 21.71 21.39 20.19 21.49 84 60 61 71 68.00 21 20.87 22.18 23.87 20.39 21.66 70 66 69 70 68.00 22 18.98 16.28 17.80 15.28 17.05 84 47 63 74 68.50 23 13.88 12.90 12.06 15.67 12.43 60 50 44 50 50.66 24 14.20 15.91 15.08 13.57 14.36 70 58 55 56 58.83 25 14.11 16.08 15.50 15.67 15.48 57 55 57 64 57.33 26 16.38 16.26 15.90 18.11 17.24 76 56 55 74 66.80 27 17.94 16.93 15.17 9.32 14.38 78 58 52 58 62.33 28 8.12 8.29 8.87 11.28 9.16 53 42 43 57 47.67 29 9,63 9.22 8.67 11.46 9.77 56 45 40 60 50.83 30 12.22 11.26 13.15 13.82 13.10 70 47 58 68 61.60 31 12.28 13.17 12.67 17.60 14.20 66 51 47 76 61.50 'ì\ 15.5C 15.81 15.78 16.86 16.00 69.08 54.99 54.42 68.04 61.26 Media mensile . . . 16.00 Media meusile ... 61.26 — CCXL liU Silo l^Sl a S-t o 6 Stato del cielo Elettricità dinamica atmosferica Ozono 7 ant. 12 m. 3pm. 9pm. 7 ant. 12 in. 3 pm. 9pm. notte gior. 1 _ _ _ +24 +21 +23 +19 2 — — — 0.3 23 22 17 17 3 10 10 8.5 10 19 17 15 18 4 9.0 7.0 5.0 0.2 15 14 15 15 5 — — — — 18 12 12 18 6 0.2 0.5 0.7 0.4 11 10 10 13 7 2.0 0.5 0.8 — 12 11 10 — e o 8 6.0 2.5 3.7 6.0 9 6 8 5 re 9 5.7 8.3 4.5 — 6 6 7 4 > 10 2.0 1.0 0.5 2.0 5 5 5 4 in tn O 11 0.3 0.4 1.0 3 4 4 3 .2 12 4.0 2.0 1.0 1.0 2 3 3 5 13 — 0.3 1.0 9.3 4 6 5 5 cu 14 8.0 0.2 0.2 0.4 4 3 4 4 o 15 0.2 0.3 — — 5 5 4 3 o a 16 0.9 0.3 — — 3 3 3 3 O 17 — — — — 2 2 2 3 =2 18 — — 0.1 0.2 0 2 3 3 o 19 0.7 1.5 2.7 1.7 1 3 3 2 tn 20 9.0 4.0 3.0 2.5 2 2 2 2 21 — 1.0 0.9 1.0 2 2 1 1 22 1.0 4.0 9.8 2.0 1 1 18 5 j 5.60 — 6 23.10 29.60 30.10 25.90 27.78 31.00 21.04 28.00 riilus. 3.20 — 7 23.80 30.70 32.60 25.90 28.05 33.40 22.20 28.00 » 3.50 — 8 23.30 29.70 30.20 28.30 27.82 32.20 23.2U 28.00 » 5.00 — 9 24.70 29.20 29.70 26.40 27.18 30.40 2J.60 28 00 » 4.45 — IO 22.90 28.10 29.90 25.80 26.41 30.70 22.10 27.25 flusso 4.30 — 11 21.50 26.90 27.70 25.50 25.30 28.75 22.30 27.00 » 4.10 — 12 22.30 27.50 28.30 25.70 25.81 29.40 21.00 27.25 » 3.50 — 13 24.10 27.70 28.40 23.90 27.70 29.50 22.60 28.00 » 2.70 — 14 21.80 2Ì.50 18.70 17.70 20.60 26.20 18.10 27.25 » 3.20 30.65 15 16.40 16.75 19.60 18.0U 17.64 20.40 15.U0 23.50 » 1.40 1.90 16 17.50 20.00 21.30 21.20 20.06 22.80 16.10 24.50 » 2.80 — 17 1 9.20 21.40 21 30 19.00 20.22 22.00 17.50 24.25 » 2.20 2.80 18 18.10 22.10 22. iO 21.45 20.94 23.00 17.10 23.75 iiflus. 1.30 5.60 19 17.80 23.40 24.80 21.80 21.92 25.50 17.40 24.25 » 2.40 — 20 20.50 25.15 25.00 22.80 23.50 26.20 19.80 24.75 » 1.40 — 21 22.20 26.30 26.10 24.10 24.73 26.37 21.00 25.50 » 1.20 — 22 22.75 26.80 27.60 24.70 25.54 27,50 21.00 24.25 » 2.00 — 23 21.60 25.90 26.00 25.25 25.01 28.50 20.80 26.50 » 1.45 — 24 20.80 27.10 28.00 25.30 25.35 20.90 21. U7 27.00 » 1.50 — 25 23.20 27.75 28.00 2Ì.50 25.93 28.75 20.20 27.25 » 2.20 — 26 20.55 26.60 28.00 24.40 24.82 29.20 19.85 26.50 » 4.70 ~ 27 21.65 27.60 27.80 24.60 25.42 28.75 21.00 26.75 flusso 2.25 43.20 28 22.20 20.15 19.60 17.80 20.43 28.70 21.55 26.00 » 2.50 — 29 18.00 22.20 22.75 20.00 20.70 26.50 13.40 24.75 » 1.90 — 30 15.90 22.50 22.80 19.90 20.15 23.45 15.60 1 25.00 » 1.80 — 31 18.90 23.40 24.60 21.30 21.62 23.70 17.80 25.50 » 1.40 — ^\ 21.28 25.45 16.34 23.57 23.47 27.85 20.25 26.40 102.45 84.15 Media Ter. mens. 23.47 Mass, ass. 33.Ì0 il di 7 h. 4 pm. Mia. ass. 17.64 il di 15 h. 5 a. Media dei max. 27.05 Media dei min. 20.25 Media temp. acqua mar. 26.40 Acqua evap. 102.45 Acqua cad. Tot. 84.10 Tomo VII, Serie V. dd — CCXLII — jtgosto issa e o Barometro a 0.° Direzione del vento Stato del mare 1 6 7 a. 12 m. 3pra. 9pm. Med. gior. 7 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media 1 61.62 61.44 61.17 61.43 61.70 ìNNE- SE8 ESEil SSE^ 0.20 2 60.80 60.20 60.48 6-2.32 60.90 N3 ESE3 Ei3 ENES 0.10 3 64.96 64.14 63.89 65.05 64 41 66 99 NNE 13 Eli SE'i SE' 0.20 4 67.24 67.38 66.72 66.89 N9 E'-^ ESEs SO- 0.00 5 66.89 66.27 65.79 65.32 66.07 ,\i() E'i SE'i S-' 0.00 6 6477 63.63 62.67 62.56 63.27 NO'2 S^ SE'O Sfi 0.00 7 62.40 61.34 60.53 62.05 01.41 N07 SSE- SSE^ N19 0.20 8 60.44 60.15 57.81 57.06 58.61 NN07 ESE"> SE9 S3 0.00 9 56.70 56.04 55.30 54.76 55.70 NNO^ SSE^ SSEi°- ESE1-' 0.90 10 56.36 54.74 54.95 55.28 55.41 N7 ENE'^' SSE' ENE9 0.00 11 56.71 57.76 57.25 58.32 57.85 NNK*^' ESEi-i SE" E 0.80 12 57.98 56.22 55.16 55.37 57.48 NNE« SE' 3 ESEi" SSE 0.00 13 54.08 52.86 61.72 50.80 52.18 NE' ESE' ESE9 NO 0.00 14 50.49 50.48 52.76 51.82 51.24 NNE^ ssoy NE'9 N O.IO 15 51.82 54.01 54.76 56.49 54.16 NE^3 ONO" SE9 s 1.10 16 57.68 58.08 56.77 56.22 57.07 NNE7 ESE' SSE'it^ ENE 0.78 17 57.82 53.42 51.33 49.16 52.14 E'' N" NNOi- NO 1.88 18 50.09 51.18 51.00 54.32 51.52 NNE^ SE^ ENE9 NE 0.47 19 60.15 61.89 61.89 61.93 61.44 NNE' SE' ESE« SE 0.23 20 61.63 61.65 60.93 61.05 61.13 NNE'" ESE' ESE'^' ESE 0.20 21 61.20 60.62 60.16 59.02 60.07 ENE^ SE' ESE' E 0.13 22 59.34 59.37 58.69 58.91 58.98 NNE8 ESE'-» ESE6 ENE 0.48 23 59.30 59.92 59.23 59.01 59.35 NS E' E13 NNE 0.10 24 58.64 58.36 58.15 56.68 57.82 NNE-^ SEI! ESE8 NNO 0.20 25 57.21 57.82 57.44 58.02 57.48 NO"- ESE'i ENE8 NE 0.30 26 58.37 58.24 57.27 57.12 57.70 NNEi" ESE" SEì^ S 0.20 27 55.91 55.82 55.12 54.60 55.32 NNE' ESE" ESE^" ESE 0.28 28 51.87 52.49 52.39 56.55 53.15 N8 SO'-' NNEy NNO 0.15 29 61.93 64.24 64.19 60.00 62.98 NNEfi ESEi ESEi'^i sso 0.17 30 65.20 64.14 63.94 61.64 63.62 NI5 OSO' Sii SSE 0.47 31 59.06 57.97 57.00 i 56.28 57.51 NNE3 ESE.^ SEfi E 0.15 "g J58.88 ^5 58.75 58.26 58.27 58.53 NNE SE ESE SE ! 0.26 1 Media Bar. men. 68.53 Bla.ss. &1M il di 4 h. 1"2 mer. Win. 49.16 il di 17 h. 9 poni. Venti predominanti SE Altezza della neve non fusa — Stato del mare media 0.26 — CGXLIII ISSI p o O Tensione del vapore Umidità relativa 7 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media giorn. 7 a. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media giorn. 1 15.35 18.74 18.11 16.25 17.58 76 70 66 79 72.00 2 15.45 19.03 19.03 15.02 16.42 70 64 64 60 61.00 3 11.83 13.96 13.72 15.05 13.68 55 49 43 57 60.00 4 12.95 14.80 13.70 14.28 11.98 33 55 46 57 50.00 5 11.67 11.66 11.95 13.80 10.58 56 44 38 58 49.00 6 14.16 14.80 21.26 15.17 16.50 67 48 67 52 64.00 7 16.60 17.42 15.34 16.90 17.95 76 54 42 68 63.00 8 13.39 13.85 16.50 15.72 14.37 63 45 53 55 52.00 9 12.09 15.41 16.01 2,j.32 15.52 55 57 52 79 58.00 10 15.07 19.46 19.11 18.97 18.42 70 69 61 76 70.00 11 14.71 18.35 10.88 17 14 18.18 78 70 61 71 69.00 12 13.36 17.74 17.43 18.66 16.65 67 65 61 76 67.00 13 17.36 19.32 20.35 15.46 16.87 78 70 70 71 79.00 14 14.35 16.17 14.00 13.96 14.33 73 71 87 91 79.67 15 9.49 10.73 12.35 11.23 10.11 68 73 71 73 70.67 16 9.99 13.82 12.70 14.29 12.67 67 79 66 76 71.67 17 14.72 15.10 14.93 15.76 15.13 88 80 79 97 85.83 18 15.23 15.78 15.45 14.23 15.09 98 81 80 75 82.87 19 11.80 14.08 13.61 15.28 13.49 77 65 59 79 68.83 20 15.79 13.69 13.96 17.57 15.16 85 53 58 85 70.67 21 17.41 18.35 17.98 20.34 18.38 88 71 70 91 78.83 22 15.78 16.67 18.24 21.81 17.99 76 67 66 95 74.67 23 15.95 18.91 21.54 20.10 19.34 82 76 86 84 84.83 24 18 50 20.74 19.33 16.51 18.47 100 77 69 70 77.33 25 17.80 17.Ì3 19.27 15.78 17.58 85 62 68 70 70.83 26 13.09 15.82 16.20 17.11 15.42 70 60 57 73 65.33 27 16.02 17.30 18.12 18.60 18.07 83 63 65 81 75.83 28 16.93 12.24 12.98 12.53 13.76 82 74 77 85 77.17 29 1066 10.64 11.42 12.19 11.02 66 57 52 71 60.00 30 10.34 11.55 12.99 12.13 12.09 77 56 63 70 69.16 31 13.08 12.40 13.40 13.75 13.U4 84 58 50 73 68.67 "SJ 14.21 15.68,' 15.74 n; I 15.64 15.29 74.69 64.02 52.95 72.38 69.04 Media mensile . , . 15.29 Media mensile . . . G9.04 CCXLIV — Agosto l^Sl Stato del ciel 0 Elettricità dinamica Ozono '5 o 5 atmosferica 7 ant. 12 rn. 3 prn. 9pm. 7 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. notte gior. 1 0.6 _ +22 +12 +10 +18 2 — 0.7 1.0 — 23 13 5 18 3 8.0 0.3 1.0 — 16 14 14 13 4 7.0 — — — 12 14 8 8 5 — — — — 6 4 7 6 6 3.0 • 0.9 2.0 1.0 2 7 3 6 ._• 7 6.0 5.0 4.0 2.0 9 9 8 8 e o 8 10 — 2.0 2.0 4 4 4 3 '5 9 10 5.0 3.0 — 3 15 8 10 10 10 4.0 2.0 5.0 12 12 9 14 o 11 8.8 1.6 1.4 — 15 12 8 9 a> 12 1.0 1.0 — — 12 12 9 9 13 1.0 — — — 19 12 15 14 O. 14 10 4.0 2.0 6.0 Ì2 8 63 80 CO 15 10 4.0 10 10 10 19 16 12 o e 16 0.! 10 4.0 1.0 15 20 14 16 o 3 17 10 10 2.0 1.0 20 20 11 80 Q 18 9.9 10 8.0 10 40 46 28 26 a> 19 0.3 7.0 0.5 0.1 18 50 35 41 cn '20 5.0 0.4 0.4 — 46 32 35 45 21 1.0 1.5 0.3 1.0 49 47 38 52 ai -T3 22 0.1 4.7 0.2 0.5 38 26 20 42 ettenibre ISSI 'a u o O stato del cielo Elettricità dinamica atmosferica Ozono G ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. 6 aiit. 12 m. 3 pm. 9 pm. notte gior. i 9.0 10 10 10 + 7 + 8 +65 + 65 2 10 9.0 9.2 10 : 40 30 70 57 3 10 10 5.0 CO ; 65 76 60 60 4 3.0 6.0 4.0 9.0 48 75 72 60 5 8.5 3.0 2.5 0.0 48 60 65 64 G 7.0 6.0 5.0 10 53 25 10 66 7 9.2 10 5.0 7.0 : 70 65 68 58 o 8 3.0 8.0 7.0 1.2 53 72 75 64 '5 9 10 3.0 7.0 5.0 70 68 60 67 > 10 5.0 6.0 9.0 10 52 60 60 90 O 11 9.8 6.0 5.0 9.7 34 60 68 76 D 12 9.0 5.0 3.0 0.8 52 53 30 76 13 0.2 10 0.2 1.5 70 73 60 72 a. 14 0.0 2.0 0.7 3.0 69 79 40 78 b 15 7.5 8.3 7.0 0.0 83 76 80 83 o 2 16 10 10 9.0 0.0 80 66 50 70 o 17 5.0 2.0 0.1 0.5 74 50 48 42 ^ 18 0.0 1.3 0.7 0.0 69 64 65 73 o 19 0.0 8.0 9.2 0.3 45 70 65 45 ■s 20 9.9 6.5 5.0 2.0 70 79 68 65 ^ 21 4.0 7.0 5.0 6.5 ' 63 62 48 63 "oj 22 8.5 10 9.0 3.0 80 42 40 38 23 9.9 10 3.0 1.0 [ 45 56 22 20 -5 s-, o 24 10 8.0 5.0 6.0 i 45 38 48 41 25 0.3 0.8 0.2 1.0 i 24 34 56 35 u 1J 26 0.2 1.2 0.2 1.3 ' 34 31 32 29 Ph 27 O.G 1.0 0.1 2.0 29 27 28 27 28 3.5 7.5 8.0 9.8 28 20 25 17 29 10 10 10 10 27 68 90 60 30 10 10 10 10 1 i 40 25 42 35 Si ' ■o 1 6.09 6.18 5.00 4.02 51.70 54.06 52.00 j 56.43 Giorni sereni b - nuvol. 7 - misti 15 Numero dei giorni: con pioggia 8 - grandine — - neve — » nebbia 1 - temporali - rugiada 1 Media mensile della elettricità 53.64 ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al Reale Istituto da 1." giugno a tutto agosto ISSI. L'asterisco * indica i libri e i periodici, che si ricevono in dono o in cambio. LIBRI *J.E. Arcsclioug. Minnesteckniug òfver Cari Jacob Sunde- vall. - Stockolm, [ 879. */>. F. /Iw^r^acA. Untersiichiingen ùber die Natur des Vo- calklanges. - Berlin, 1876. *Der Durehgang des Galvanischen Stroras durch das Eisen. - Leipzig, 4 878. *Zur Grassmann'schen Voealtheorie.- Lei- pzig, 4 878. *Die Theoretische Hydrodynamik. Nach dem Gange ihrer Entwiekelung in der Neuesten Zeit. (Gekrònte Preisschrift). (Mit in den Text Eingedruckten Holz- stichen). - Braunschweig, 4 881. *A. Berlese. . . Sopra un nuovo genere di acari parassiti degli insetti. Nota (con 4 tav.). - Vene- zia, 4 881. *D. Bertolini. . Scavi di antichità nell'area dell'antica Ju- lia Concordia Colonia. - Roma, 4 884 (con tav.). *L. Bombicci. . Mineralogia descrittiva. Opera corredata di molte figure e quadri sinottici. - Bo- logna, 1884. Turno VlJt Serie V. ee *G. Succhia . . *G. Canestrini q\ R. Canestrini. ' *R. Canestrini. *A. Casati . . . *i. Cialdi . . . *R. Cobelli . De Candolle At- p/i. et Cas. *//. De Fais . *G. De Leva. *S. De Stefani — GCL — Facile regola pratica di preconoscere la reale portata dei fontanili. - Venezia, 4 88i, iìg. Nuove specie del genere Gamasus, da essi osservate. - Venezia, ^881. Contribuzione allo studio degli acari paras- siti degli insetti. - Padova, ^884 (con i tav.). *Il genere Gamasus e la fillossera, osserva- zioni. - Padova, I88^. Sugli acidi e sali biliari nelle ricerche chi- mico-tossicologiche, e sulla natura chi- mica delle ptomaine del Selmi. Memoria. - Ferrara, 1881. IdrauUca marittima. Parte della corrispon- denza scientifica, che ha avuto luogo tra la Commissione d'idraulica del Collegio degl'ingegneri in Napoli. - Milano, 1 88 1 . Intorno al colore primitivo del bozzolo nel bombice déT^'gelso. - Bologna, 4 881. Monographie phanerogamarura Prodromi nunc continuatio, nunc revisio.- Voi. III. - Parisiis, 1881 (cum 8 tab.). Di alcune epigrafi etrusche e di un calice greco. - Genova, 1881 (con tav.). Su due lettere del Cardinal di Trani al Pa- triarca d' Aquileja Giovanni Grimani. - Venezia, 1881. Sopra r antico sepolcreto di Bovolone, e le recenti scoperte in quei dintorni. No- tizie. - Venezia, 1880 (con I tav.). *Dei vini veronesi in relazione coi pro- gressi della industria enotecnica. -Mila- no, 1884. — CGLI — D. E. DiamiUa- Le leggi delle lempeste, secondo la teorìa MuUer. di Faye. - Torino, 1881, fig. *F. Fanzago . . Sulla secrezione ventrale del Geophilus Ga- brielis. - Venezia, 4 881. *i. Favaro. . . I precursori inglesi del Newton. (Traduz. dall'inglese). - Roma, t88l. ^Galileo Galilei e lo Studio di Bologna. No ta. - Venezia, i88t. *Sulla invenzione dei cannocchiali bino- culari. Torino, t88l. *G. Freschi . . Sul libro del sig. Tomaso Galanti: «Viag- gio agronomico in Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Inghilterra ». Cenno. - Venezia, 1881. *ab. R. Fulin . Marino Sanuto e la spedizione di Carlo Vili in Italia. - Venezia, 1881. *A. Goiran. . . Meteorologia endogena. Effemeridi sismi- che veronesi. (Marzo 1881). - Verona, 1881. B.E.Ilildeùrand. Minnestecl^ning òfver Jonas Hallenberg. - Stockolm, 1880. *i. Keller ... I progressi della statica agraria e l'agricol- tura in Italia. Memoria.- Padova, 1884 . A. Kóllilier . . . Erabryologie, ou Traité compiei du déve- loppement de 1' homme et des animaux supérieurs. - Liv. 8. - Paris, 1880. */. Krieclibau- mer und C. Herman. *C. A. Levi . . *R. M. Levi . . *6?. Lorenzoiii . ÌSpracbe und Wissenschaft. - Budapest, 1881. Aziele, fantasticheria.- Venezia, tip. Kirch- mayr e Scozzi. - Venezia, 1881, fìg. La terapeutica nella medicina moderna. Discorso. - Napoli, 1881. L' equatoriale Dembowski al R. Osserva- — Cr.LIT — torio di Padova. Comunicazione. - Ve- nezia, I88i. *F. Lussana . . Fisiologia umana applicata alla medicina. - Parte IV-VI - Meccanica animale ; dis- pendio organico; funzioni delia specie. - Voi. IV. - Padova, 1881. *Due autografi contemporanei alla peste del MDCXXX ed alla prima coltivazione del mais in Lombardia. Memoria. - Vene- zia, 1881, fìg. *P.U.Malmsten. Minnesord òfver Cari von Linné. - Stoc- kolm, 1878. *Minnesleckning òfver Pehr af Bjerkèn. - Stockolm, 1878. *r. Martini . . La velocità del suono nel cloro.- Venezia, 1 88 1 . *G. B. Maltioii. Ferdinando Coletti e Marco Osimo. Com- memorazioni. - Padova, I 88 1 . *A.Messedaglia. La storia e la statistica dei metalli prezio- si, quale preliminare allo studio delle presenti questioni monetarie. - Torino- Roma-Firenze, 1881. *V. Mikelli. . . Funeraria - Antonio Mikelli - xxx gennaio MDcccLxxx. - Roma, 1881 (col ritr.). /. MiUliouse . . Nuovo dizionario italiano e inglese, colla pronuncia figurata. - V edizione - Voi. l-II. - Milano, 1881. ^Ministero dei \ Catalogo dei lavori monografici, studi, di- lavori pubblici) segni ed oggetti, inviati all'Esposizione del R. d' Italia J nazionale di Milano nel 1881. - Roma, 1881. *Cenni monografici dei singoli servizj, di- pend'enti dal Ministero dei lavori pub- blici, per gli anni 1878-79-80, compilati *G. Mocenigo . *Ab. B. Morso- Un. *£. Musatti . . A. Negrin . . . *A. P. Ninni . . *f. Pacini . . . ^5. Paglioni . . *iY. Papadopoli. *4. Pazienti . . — CCLIII — in occasione della Esposizione nazionale di Milano dell'anno 1881, a complemen- to delle Monografie pubblicate per l'E- sposizione universale di Parigi nel 1 878. -Roma, 1881. La pila di Volta, resa sempre costante e depolarizzata. Memoria (con I tav.). - Nota II. - Bassano, 188i. Ricordi storici di Trissino. - Vicenza , 1881. *Viaggio inedito di V. Scamozzi da Parigi a Venezia. - Venezia, 1881. Venezia e le sue conquiste nel medio evo, pubblicato neir occasione del III Con- gresso geografico internazionale. - Ve- rona-Padova-Lipsia, 1881. Del ristauro della loggia del Capitano, ora residenza municipale nella Piazza dei Signori in Vicenza. Considerazioni. - Vicenza, 1881. Modelli degli arnesi usati dai pescatori va- ganti della laguna di Venezia, inviati al- l' Esposizione industriale di Milano. - Venezia, 1881. Sul concorso al premio di 10000 lire, isti- tuito da S. M. Re Umberto per le scien- ze biologiche presso la R. Accademia dei Lincei in Roma. - Firenze, I88I. Sui calori specifici delle soluzioni saline. - Torino, 1881 (con I tav.). Monete inedite della zecca veneziana.- Ve- nezia, 1881. Considerazioni generali intorno alla ter- modinamica. - Venezia, 1881. *Pesty F. *A. (di) Pram- pero. *P. Z. . . . *E. Regalia *Z. Reggio. *A. Ricco . *A. Ricordi . . *F. Rossetti, S. R. Minichy E. Bernardi. *C. Santesson . M. Sanuto . . . *//. Scheffier. . — CCLIV — A Szòrényi Bànstig cs Szòreny varmagye Tòrténete. - K. \-2. - Budapest, 4 878. *AzeIliint Regi Vùrmegyek.- K. I-II, -Bu- dapest, 4 880. Statuti friulani. - Il dazio dei panni e l'ar- te della lana in Udine dal i 324 al ] 368, documenti editi per cura di lui. - Udi- ne, 4 881. Il Telefono. - Venezia, 4 881. Un nuovo Vesperugo italiano.- Pisa, 4 884. Quadratura di certe aree circolari. - Ve- nezia, 4 881 (con tav.). *Sulla determinazione del polo di una ret- ta data. Considerazioni di geometria de- rivata. Nota. - Venezia, 4 884. Riassunto delle osservazioni solari esegui- te nel R. Osservatorio di Palermo nel- l'anno 4 880 (N. 2 opuscoli) - . . . . *Tavole per trovare prontamente e senza almanacco la latitudine eliografica d'un punto del bordo solare, di cui sia dato r angolo di posizione. - . . . . Modificazione alle branche del litontritore d' attacco. - Milano, 4 881. Relazione sulla domanda dell' ing. A. Cat- taneo, che r Istituto faccia alcuni espe- rimenti relativi al suo Avvisatore elettri- co-ferroviario. - Venezia, 1881. Minestecknìng òfver Christopher Carlan- der. - Stockolm, 4 877. I Diarii. Fase. 30-32. - Venezia, 4 884. Die Naturgesctze und ihr Zusamraenhang mil den Prinzipien der Abstrakten Wis- senschaften. - IV Theil. Die Theorie des *Mons. P. M. Schiaffino. *P. Scliivardi . ^Q. Sella. . . . *G. Silveslrini e A. Conti. *P. Spica . . . *T. Taramelli . *K' Torma . . *A. Verga . . . *G. Veronese . *C. Vigna . . *G. Vitantonio — CCLV — Bewusstseins oder die Philosophischen Gesetze. - Leipzig, 4 881. La nuova sede delle Accademie dell' Arca- dia, d'Archeologia e dei Nuovi Lincei. - Roma, iSS\. La vita e le opere di Giovanni Polli. - Mi- lano, 4 881. Sul concorso dello Stato nelle opere edili- zie di Roma, e sui provvedimenti a favo- re del Comune di Napoli.- Roma, \ 884 . Sulla malattia di Dressier od emoglobino- albuminuria parossitisca. Memoria IL - Firenze, 1881. Sopra un preteso reagente, atto a far di- stinguere le ptomaine dagli alcaloidi ve- getali. - Venezia, \S8\. Della salsa di Querzola, nella provincia dì Reggio. Comunicazione. - Milano, 4 88 1 . Repertorium ad Literaturam Daciae ar- chaelogicam et epìgraphicam. - Buda- pest, 1880. Se le agitazioni dei pazzi siano in correla- zione colle perturbazioni magnetiche. Nuova proposta per risolvere la questio- ne. - Milano, 1884. Sopra alcune notevoli configurazioni di punti, rette e piani, di coniche e super- fìcie di 2.° grado, e di altre curve e su- perfìcie. Memorie due. - Roma^ 4881. Sul contagio della pazzia. - Venezia, 4 884 . Ultime memorie di clinica medica, pubbli- cate su vari giornali italiani : Meningite cerebro-spinale epidemica. - Napoli, 1875. — CCLVI — 'G. Vitantonio. . Intorno ad una epidemia di febbri intermittenti - Firenze, 1872. Il salasso nella febbre. - Milano, 1872. — Sul diabete mellito, ... — Gangrena pulmonale. - Genova^ . . . Risposta ad una Nota critica del dott. Domenico Franco sulla Memoria « La febbre reumatica ed il tifismo moderno ». . . — Diarrea cronica de' fanciulli, e sua cura. ) Genova, Sulle contagiosità della tisi. ) 1877. Osservazioni cliniche : (La crosta lattea e la cu- ra locale. — Paralisi riflessa per catarro cro- nico vescicale. — Ascesso perineale. — Ulce- ra dello stomaco. — Il crup e la difterite. — Due casi d' anasarca per causa reumatica) . . . ■ — L' isterismo. - Genova, . . . L' ileo-tifo. - Napoli, 1875. Alcune osservazioni pratiche intorno alla zona, alla porpora emorragica, alla perniciosa emate- mica, alla tifoidea da infezione malarica com- plicata. - Roma, 1877. Poche osservazioni sulla pulmonite miasmatica palustre.- Firenze,' 1875. Caso di polidipsia e poliuria per anemia guarito col ferro. - Bologna, 1873. La febbre reumatica e il tifismo moderno. - Na- poli, 1877. Opuscoli medici estratti dal Giornale delle scien- ze mediche : « Il Filiatre Sehezio » (Lettera al prof. G. Polli di Milano sulla medicazione solfitica. — Breve relazione sul cholera in Ca- stellana (Terra di Bari). — Sulla febbre perio- dica semplice e perniciosa , in complicanza della febbre reumatica, e della bronco-pleuro- pulmonite. - Napoli, 1868. Nota sul tifo petecchiale. - Napoli, 1868. Intorno a taluni morbi acuti-febbrili di forma pe- riodica, e loro trattamento col chinino. - Napoli, 1875. LVrpele e lo sciroppo antierpetico, con arseniato di ferro, del chimico farmacista sig. Antonio Cirielli in Napoli. - Napoli, 1875. (Coll'elenco delle iiUime pubblicazioni scien- tificlie). *ii. Zampa *G. Zanella *G. Zilioii . *P. ZilioUo — CCLVII — La stazione di acque e bagni di Riolo. - Firenze, 1881. Della vita e degli scritti di Celio Magno. - Venezia, 1881. Del diritto dei privati al terreno ch'è sotto l'acqua dei fiumi. - Parma, 1873. *Della mediana di un tronco di fiume cor- rente fra sponde ad arco di cerchio. - Parma, 1881 (con tav.). Commemorazione del prof. cav. F. Coletti. - Venezia, 1881. Den Norske Nordhavs-Expedition ^876- 78.- Ili Zoology - Gepliyrea ved D. C. Dunielssen og J. Koren. - Christiania, 1881. (The) Johns Hopkins University Register - 1880-81. - Baltimore, 1881. Nuova Enciclopedia italiana, ovvero Dizio- nario generale di scienze, lettere, indu- strie ecc. pel prof. G. Boccardo. - Te- sto, disp. 174-183. - Torino-Roma-Na- poli, 1881. OPERE PERIODICHE *Abliandlnngen lierausgegeben vnm Naliirwissenschaftlichen Vereine zu Bremen. - Band VII, \-2 heft. - 1880-81. Fr. Buchenau. Reliquiae Rutenbergiae. — Fernere Boitràge zur Flo- ra der ostfriesi.-chen Inselli. — S. A. Poppe. Ueber eine neue Art des Culaniden-Gal'uiig Temora, Baird. — Ueber einen neuen Harpacticiden. — H. Rehberg. Weitere Beraerkungen ùber die freilebenden Sùsswasser-Copepodeii. — W. 0. Foche. Kùnstliche Pfianzen - Mischlinge. — Die Vegetation im Winter 1880-81. — G. Hartlaub. Beilrag zur Urnithologie der óstlich-àquatorialen Ge- iemo VIL Serie V. ff ~ CGLVJII — biete Africas. — Konig. Vcrzeichniss dar auf der Insel Borkuin gesammelten Lepidopteren. — W. Hess. Beitràge zu einer Fauna der Insel Spiekeroog. — /. Hunlemann. Zur Fauna und Flora der Insel Arngast im Jadebuson. — H. Fischer. Bericht ùber eine Anzahl Steinsculpluren aus Costaiica. — W. MilUer-Erzbach. Die Magnelische Inclinalioii von Bremeu iu Màrz 1880. — Vergleichen- den Beobachlungen ubar den Untcìbcliied in der Spaunkrafl des Wasserdarapfs bei verscbiedenen Kygroskopischcn Substanzeii. — i.O. Lang. Zur Abwehr. Almanacli Royal Insurance Company. - Montreal, 4 881. ^American Chemical Journal. - Voi. Ili, n. 2-3. - Baltimo- re, May-June 1881. /. W. Mallet. Revision of the Atomic Weight of Alluminium. — On the Molecular Weight of Hydrotluoric Acid. — B. Hill. On Fur- furol and cerlain of its Derivales. — C. F. Mabery and R. Lloyd. On the Diiodbromacrylio and Ghlorbiorn.icrylic Acids. — P. Duìi- nington. On Miciolitc from Amelia Co., Virginia. — /. Remsen. On the Conduct of Fniely divided Iron towards Nitrogen. — On the Deposition of Copper on Iron in a Magnetic Field. — H. N. Morse and W. C. Day. Determination of Chromium in Ghrome Iron Ore. — W. D. Schoonmaker and /. A. Van Mater. Dini- troparadibrombenzols and Their Derivates. — F. W. Clarke. Some Doublé and Triple Oxalates contaiuing Chromium. — The Titra- tion of Tartaric, Malie and Citric Acids with Potassium Perman- ganate. — R. B. Warder. Relation between Temperature and the Rate of Chemical Action. — R. D. Coale and /. Remsen. Oxida- tion of Sulphaminemtatoluic Acid in Alkaline and in Acid Solu- tion. — /. Remsen and P. H. Broun. Goncerning Mesitylenic Sulphinide. ^American Journal of Malhematics. - Voi. Ili, n. 3. - Cam- bridge, Sepfember 4 880. S. Newcomb. A Melhod of Developing the Perturbative Function of Planetary Motion. — Miss Christine Ladd. On De Morgan's Ex- tension of the Algebraic Processes. — H. A. Rowland. On the Motion of a Perfect Incorapressible Fluid when no Solid Bodies are Presenl. — T. Craig. On Certain Possible Cases of Steady Motion in a Viscous Fluid. — CCLIX — ^Amerikan (The) Journal of Philolngy - Voi. II, n. 5. - Bal- timore, Mai 1881. H. Nettleship. Veiiius Flaccus. — H. E. Shepherd. A. Stuily of Bent- ley's English. — S. Primer. On ihe Consonant Declension in Old Norse. — Mintoìt Vaì'ì^en. On the Enclitic Ne in Eaiiy Latin. Annalen der Physik und Cliemie. - Leipzig, 1881, n. 1-7. *Annales de la Snciélé d'ar/ricuUure, d'hislnire nahireUe et des arts ntiles de Lyon. - IV Sèrie, T. Il - 1877. - Lyon, 1880. T. Fontannes. Sur les Forarainifères d-^-s tei rains (ertiaires supèiieurs du bassin du Rhòne. — A. Fulsan et E. Chantre. Sur les anciens glaciers et sur les terraiiis erratiques de la* paitie nioyenne du bass\n du Rhòne. — Lafon. Orages de 1' année 1879 dans le dé- paiteuient du Rhòne. — Jàys. Dà la visibililè de» Aipes, considé- lée coiume pronoslio du tenips. — A. Locarci. Sui- les varialioiis inalaoologiques, d' aprés lei faunes vivante et fossile de la par- tie centrale du bassin du Rhòne. — C. Gourdon. Sur T analyse des savons. *Annaies de la Societé entomologìque de Belg'Kjue.-l. XXIII- XXIV. - Bruxelles, 1880. De Chaudoir. Monographie des Scaritides (Scarilini). — A. Preud- Jiomme de Borre. Éiude sui- les espèces de la tribù des Féroni- des qui so lecontient eii Beìgique. ~ W. Roelofs. AJdition à la Faune du Japon, nouvelles espèces de Cirrulionidcs et familles voisines; observations sur les espèces déjà publiées. — Déscrip- tion de quatre nouvelles espèces du groupe des Cyphides. — Note sur le geme Kerodermuì Molsch. — E. Dugès. Métamot- phoses du Biurhus Baroenae E. Dug. — L. Mélise. Les Lucanicns de Belgique. — H. Donckier de Doncel. Suppléinent au Catalogne des Coléoptéres de la Faune belge. — Révision du Catalogne des Staphylinides de la Faune jielge. — D. Heylaerts. Staphylmides trouvés à Biéda et dans les environs. — Lethierry. Liste des Staphylinides rencontrés jusqu' à ce jour dans le Department du Nord, classés d' apiès la Faune gallo- rhénane de M. Fauvel. — L. Becker. Études sur les Scorpions. — CCLX — ^Ànnales de la Société gcologique de Belgiqne. T. VI, ^ 878-79. - Berlin-Liége-Paris, 1879-81. G. Vincent et A. Rutot. Sur un puits artésieu (ore par M. le baron 0. van Ertborn à U Brassciie de Boeck à Moleiibeck - S.t-Jean, près Bruxelles. — Sur un sondage exécuté par M. le baron 0. van Ertbon a l:i Bra^serie de la Dyle, a Malines. — Coup d' a3Ìl sur 1' état actuel il' avancement des connaissances tjéologiques re- latives aux terrains tertiaires de la Belgique. — /. Faly. Sui- les couches tertiaires Iraveisées au siége N. 2 du cliarbonnage de Fontaine - 1' Evéque. — A. Jorisnen. Sur la présenC'! de l'aisenic et du vanadiuin dans la Delvauxite de la carrière llorion, a Visé; composition de ce minéial. — W. Sprinz. Éssii d' une rnétliode pour déterminer l'epoque relative du plissement des coucbes d'un terrain. — A. Renard et Ch. De la Vallèe Poussin. Sur 1' ottré- lile. — G. Dewalque. Revue des fossiles Laudeniens décnts par De Ryckholt. — 0. Bustin. Observations sur le trace de la carte minière dans le Bassin de Beyne. — R. Malherbe. Observation sur la susdicte Comunication. — /. De Macar. Elude sur les f.iil- les et les synonymes proposées par la carte generale des mines pour les bassins houillers de Lìège et de Herve, ^Annales de la Sociélc malacologique de Belgique. - T. XII- XIII (II Sèrie, T. 2-3). - Bruxelles, 1877-78. r. Cogels. Sur les systèines Boldérien et Diestien. — G. Dollfus. Valvata disjuneta, G. DoUf. Espècc nonvelle des meuliéres supé- rieure* dans environs de Paris. — Th. Lefèvre et A. Wntelet. .^ Description de deux Solens nouveaux. — /. De Cossigny. Tableau des terrains tertiaires de la France septentrionale. — Th. David- son. Liste des principaux Ouvrages, Mémoires ou Notii;es qui tiai- tent direclenient ou iiidirectement des brachiopodes vivants et fossiles. — A. Crafen. Monograpbie du gonre Sinusigera, d'Orb. — JV. Tiberi. De queUjues moUusques terrestres napolitains ou nouveau ou peu connus. — Bryce Wright. Muiex HuUoniae. — A. Briart et F. L. Cornei. Descriplion de quelques coquilles fos- siles des argilites de Morlanwelz. Annales des ponts et chansséefi. -Paris, avril-juin 1881. ^Annales des Musée Guimel. - Revue de i'Histoire des Reli- gions publiée sous la direction du M. Vernes eie. - I-II — CCLXI — Année. - T. l-III, n. 1-6. Paris, Januier 1880 - Fé- vrier 188^. ^Annali dei Regi Islitnii tecnico e nautico e della Rpgia Scuola di cofitruzioni navali di Livorno. - Voi. Vili. - Anno scolastico 1878-79. - Livorno, 1880-81. P. Donnini. Discorso pei' 1' inaugui azione del busìo del Re Vitlorio Emanuele II. — SuU' energia interna e le propiietà fondamentali dei gas. — Dei due Istituii nel biennio 1878-79, — A, Main. Ora- zione di Bart." Cavalcanti pubblicata ed illustrata. — G. Petro- semolo. Dimostrazione e discussione del metodo di Ivori per la determinazione della latitudine e longitudine. — P. Vigo. I giu- dizi J' I^'O neir antichità. — E. Cavalli. Sopra un punto di geo- metria cinematica. — A. Rtiiz. Prime nozioni al calcolo dei de- terminanti. * Annali delV industria e del commercio (del R. Ministero di agricoltura, industria e commercio). - N. 36. - Roma, 1881. * Annali di statistica del R. Ministero d' agricoltura^ indu- stria e commercio. - Serie 2.*^, Voi. 6. - Roma, -1881. *Annals of the New York Academy ofsciences (Late Lyceuin of Naturai Hislory).- Voi. I, n. 9-12 - November 1879 - March 1880. - New York, 1879-80. ^Amials of the Lyceum of Naturai Hislory. - New York, 1876. ^Annuaire de CAcadémie Rogale des sciences., des lettres et des beaux-arts de Belgique. - 45-47 année. - Bruxelles, 1 879-8 1 . *Annual Report of the Board of Regents of the Smithsonian Institulion - for the Year 1878 and 1879. - Washing- ton, 1879-80. ^Annual Report of the United States Geological and Geo- graphical Survey of the Jerriiories^ embracing Idaho — CCLXII — and Wyoming eie, for the Year 4 877, by F. V. Hayden. - Washington, 4 879. Antologia {Nuova). Mvisla di scienze^ lettere ed arti. - Ro- ma, giugno-agosto 1884. *Àpi)endix to the Annual Report of the Department of Agri- culture. - Report of Tenant Farmers' Delegates on the Dominion of Canada as a Field for Settlement. - Otta- wa, 4 880. Archives des sciences pliysiques et naturelles. - III pério- de. T. V, n. 5-6. -- Genève, mai-juillet 4 881. Marsh. Les Odontornithes, ou oiseaux fossiles à dents de 1' Amérique du Nord. — A. Danilewsky. Sur la constitution chimique des substances albuminoìdes. — A. Pictet. Compie rendu des séances de la Société de chimie de Genève. — L. Renevier. Congrès gèologique international à Bologne. Rapport du Cornile suisse sur r unification de la nomenclature. — • A. Favre et C. Soret. Sur une reproduction artificielle de gaylussite, — A. Agassiz. Sur le développement paléontologique et embryoloèique. — Adler. Sur la generation alternante des Cynipides du chéne. — F. A. Forel. Sur les varialions périodiques des glaciers. — W. Marcet Sur r iiifluence de 1' hauteur sur la respiration. *Archiv des Vereins der Freunde der Naturgeschichte in Me- cklenburg. - 34 Jahr. - Neubrandenburg, 4 880. ^Archives du Musée Teyler. - Serie II. - Haarlem, 4 884 . E. van der Ven. Descriplion et examen de 1' instrument universel de Repsold, de la collection Teyler. — T. C. Winkler. IV Suppiè- ment au Catalogue Systémalique de la CoUecllon paléontologique. Archiv filr Anatomie und Physiologie,\iersiUsge§,ehen von do- ct. W. His, und D.»' W. Braune und D.» E.Du Bois-Rey- mond. Anatomische Abtheiiung. - 2-3 heft. - Leipzig, 1884. Physiologische » 3-4 » » G. Retzhts. Einige Beitrage zur Histologie und Hislochemie der Chor- da dorsalis. — Ad Pansch. L'eber die unterei! uud oberen Pleu- I — CCLXIII — ragrenzen. — H. Slrahl. Uebcr die Entwickelung des Cniialis myelo-entericus unrt dpr Allantois der Eidechse. — H. Welcher. Die iieue anatomische Anstaltzn Halle. — F. Miescher-RiXsch. Ue- ber das Lebeii des Rheinlachses iin Susswasser. — R. Altmann. Eine Beinerkungen ùber histologische Technik. — Benno Baginsky. Ueber die Folgen von Diucksteigerang in der Paukenhòhle uiid die Funclion der Bogengànge. — L. v. Lesser. Einige Bemerkun- gen zu dem Aufsatze des Hrn. Prof. Hoppe-Seyler ùber die Veràn- derungen des Blutes bei Verbrennungen der Haut. — 0. Langen.' clorff. Studien ùber die Innervation der Athembewegungen. Ili Ueber periodische Alhinung bei Fiòschen. IV Periodische Athmung nach Muscarin und Digitalin vergiftung. — F. Klug. Beilràge zur Physiologie der Herzeas. — G. Salvioli. Die gerinnfaren Eiweisslofle im Blulseium und in der Lyinphe des Hundes. — Fano. Das Ver- haiten des Peplons und Tryptons gegen Blut und Lymphe. — /. Gaule. Die Beziehungen der Gytozoen (Wùrmchen) zu dea Zell- kernen. — B. London. Das Blasenepithel bei verscViiedenen Fùl- lungszustanden der Biase. — M. v. Frey und /. v. Kries. Ueber die Mischung von Speclralfarben. Arcldves générales de médecine. - Paris, juin-aóut 188^. Alison. Sur la vaccinalion chez les enfants. — F. Folinea. Des lé- sions traumatiques chez les syphilitiques. — A. Mathieu. Quatre cas d' épithèlioma benin de la face. — Ch. Fernet. De la pneu- monie fi anche aigué, de son évolution et de sa crise. — Bucquoy et Hanot. Quelques reuiarques cliniques sur le delire de la fiévre typho'ide, particuliéreinent le delire de la convalescence. — Joal. Des lèsions du larynx chez les luberculeux. — Rigai et Jahel- Rénoy. De la myocardite scléreuse hypertrophique. — Delens. De la résection d'un cai de la clavicule comprimant les vaisseaux et les nerfs sous - claviers. — Eamonet.De 1' influence du retrait de ìa membrane inlerosseuse sur la perte des mouvements de supinatiou, dans les fractures de l' avanl bras. *Archives Néerlandaises des sciences exacles et naturelles, publiées par la Société Hollandaise des sciences à Har- lem.-T. XVI, liv. 1-2.- 1881. H. A. Lorentz. Les équations du mouvement des gaz, et la propaga- tion du son suivant la théorie cinétique des gaz. — R. D. M. Verheek et R, Feunema. Nouveaux faits géologiques observès à — CCLXIV — ' Java. — E. H. von Baumhauer. — Sur la cristallisation du dia- raant. — C. K. Hoffniann. Conlributions à l'histoire du dévelop- pement des plagiostomes. — G. F. W. Baehr. Sur un théorème d'Abel et sur les fonnules géoméUiques qui s' en dédulsenl. — P, van Roniburgh. Sur les produits de l' action du peiilachio- rure de phosphore sur l' acroléiiie. — F. C. Donders. Sur les systèmes chromatiques. * Archivio storico italiano^ fondato da G. P. Vieussieux. - Se- rie IV, n. 21 e 22 (della Collezione 123). - T. VII, di- sp. 3-4. - Firenze, 1881. G. Claretta. Un documento inedito del secolo XIII sui Conti di Bian- drate, — ■ C. Minieri- Riccio. Il Regno di Carlo I d' Angiò dal 2 gennaio 1273 al 31 decembre 1283. — F. La Manila. Notizie e documenti su le consuetudini delle città di Sicilia. — S. Bangi. Dino Compagni per J. Del Lungo. — C. Paoli. Una carta nau- tica genovese del 1311. — C. Falletti-Fossati. Filiberto di Chalon e un ambasciatore di Siena. — P, Antonini. Cornelio Frangipane di Castello, giureconsulto, oratore e poeta del secolo XVI. — A. Reumont. Gli ultimi Stuardi^ la Contessa d' Albany e Vittorio Alfieri. "^Archivio veneto, pubblicazione periodica. - T. XXI, par. 2. - Venezia, 4 884. E. Simonsfeld. La Cronaca Altinate. Studio (trad. di C. S. Rosada). — Un documento di Calterina Cornare. — G. B. Giuliari. Isto- ria monumentale, letteraria, paleografica della capitolare biblio- teca di Verona. — L. Fé d' Ostiani. — Muzio Calini, arcivescovo di Zara, memorie del secolo XVI. — V. Padovan. Addizioni ed emendamenti alla Nummografia Veneziana. — A. Ceruti. Lettere inedite dei Manuzii da lui raccolte. — C. Cipolla. Un veronese a Corone. — L. De Mas Latrie. Genealogie des rois de Chypre de la faraiUe de Lusignan. — La spedizione di Carlo VIII in Ita- lia, raccontata da Marin Sanudo e pubblicata per cura di R. Fulin. ''^Ateneo (L'J Veneto. Rivista mensile di scienze, lettere ed arti.- Serie IV, n. 1-3. - Venezia, giugno -agosto 1881 . G. Cegani. Dei congressi internazionali geografici e del futuro Con- gresso in Venezia. — C. Musatti. L' iuiposla sul sale nei liguardi della pubblica salute. — D. Giuriati. AH' Esposizione di Milano, I — CCLXV — leltern. — A. S. De Kiriaki. Di alcune pubblicazioni sul diritto elettorale. — G. De Lucchi. Rassegna di fisica. — F. Gosetti. Id. di medicina. — G. Pierniartini, D. Riccoboni e Af. Soave. Id. let- teraria. — J. Bernardi. Lord Byrou a Venezia^ e alcune Memorie a suo riguardo, traile dai diarii 1818-1819 del Gcn. Angelo Men- galdo. — L. Gambari. Nuova teoria sulla cagione dei terremoti. — Vittorio Salmiiii, Commemorazione. — M. Leicht. Di un sepol- creto scoperto in Cividale di Friuli. — V. L. Paladini. Poesie. — A. Carrara. La missione del teatro. — P. Soave. Rassegna di chimica. *Atti dell' Accademia Pontificia de' nuovi Lincei di Roma. - Anno XXXIII, sessione VII del 20 giugno 1880. - Ro- ma, ^881. P. G. Lais. Osservazioni meteoriche antiche (seguito). — Pepiti P. Th. Sur la classification des formes quadratiques binaires. — Ferrarti P. G. St. La :luce zodiacale; studiata secondo le osser- vazioni fatte dal 1875 al 79 all' Osservatorio di Zi-ka-wei nella Gina dal P. Marco Dechevrens S. J. — De Rossi M. S. Qual me- todo tecnico adoperaioiio i fossori per dirigere 1' escavazione nel labirinto dei cimiteri suburbani di Roma. *Atti dell'Ateneo veneto. - Serie III, voi. IV, punt. 2. - Ve- nezia, 1 88 1 . e. Musatti. Parole in morte di F. Coletti. — G. E. Marta. SuU' ema- tocele peri-uterino. — G. Glasi. La schiava bianca ed il regola- mento sanitario. ' ^Alli del Collegio degC ingegneri ed archiletti in Napoli. - Anno VI, fase. 1-2. - Gennaio -aprile 1881. e. Promontorio. SuU' acquisto della medietà di un muro divisorio. — • Proprietà e libertà come stiano a patti. — G. Bruno. Dei torrenti. *Atti del Collegio degli ingegneri ed architetti in Roma. - Anno IV, fase. 3. - Roma, luglio-dicembre 4 880. *Alti della R. Accademia de' Lincei. — Anno CCLXXVIII, 4 880-SI. - Serie III, Memorie della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. - Voi. VI. - Roma, 1881. Fiorelli. Notizie degli scavi di antichità. — Comparetti. Iscrizioni Tomo VII j Sei te V. gg ~ CCLXVI — greche di Olimpia e di Hhak,). — Tartara. Tentativo di critica sui luoghi liviani, contenenti le disposizioni relative alle Provin- cie ed agli eserciti della Repubblica romana. — Bonatelli. Di un erronea interpretazione d' alcuni fatti psichici per rispetto al pen- samento delle idee. -^ Giambelli. Gli scrittori della Storia Augu- sta studiati principalmente nelle loro fonti. *Alti della anzidetta Accademia. Anno CCLXIII, ^ 873-76, Serie III, Voi. V-VII. - Ro- ma, 4 880. Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur — edidit Q. Sella. Ibidem. - Anno CCLXXVUI, 1880-81.- Ser. Ili, Tran- sunti. - Voi. V, fase. 13-14. Sedute del 5 e 19 giugno 1881. - Roma, 1881. *Alli della R. Accademia delle scienze di Torino. -Voi. XVI, disp. 3-6, aprile e maggio 4 881. Peano. Costruzione dei connessi. — Prorais. C. Perinetto, Capitano di Porta Castello in Torino nel secolo XVII.. — Schiaparelli. Sul grado di credibilità della storia di Roma nei primi tre secoli della città. — Pezzi. Nuovi studi intorno al dialetto dell'Elide. — Giacosa. Di un nuovo metodo di dosaggio dell'acido fenico. — Guareschi. Ricerche sui derivati della naftalina. — Rosa. Intor- no ad una nuova specie del genere Gordius proveniente da Tiflis. — Curioni. Risultati di sperienze sulle resistenze dei materiali. — Favaro. Sulla invenzione dei cannocchiali binoculari. — Pa- gliani. Sui colori s[>Gcifici delle soluzioni saline. — Baretti. Re- sti fossili di mastodonte nel territorio d' Asti. — Salvadori. De- scrizione di alcune specie nuove o poco conosciute di uccelli della Nuova Britannia, della Nuova Guinea e delle Isole del Duca di York. — Claretta. Gli Statuti della Società militare su- balpina Del Fiore del 1342. — Bellati e Promis. Sulla Memoria del prof. C. Nani : « I primi Statuti sopra la Camera dei conti nella Monarchia di Savoia. » ^Atti della Reale Accademia di belle arti in Venezia. - An- no 1880. - Venezia, 1881. N. Barozzi. Gentile da Fabiano. Discorso. — D. Fadiga. Lettura. — CCLXVII — Album biografico degli accademici defunti. (P. Selvatico, per G' Cittadella Vigodarzere. — T. -Meduna, per A. D. G. — G. A. Pi- gazzi, per G. A. R.). '^Atti della Società ilaliana di scienze naturali- Voi. XXIII, fase. 4. - Milano, 4 881. A. Verri. Sui teneni terziaii e quaternari del hncino del Tevere (Seguito). — A. Stopparli. — L' era neozoica in Italia. — E. Can- toni. Miriapodi di Lombardia. *Beilage (N. 8) zu den Abhundlnngen der Naturwissenschaf- liic/ien Vereins zu Bremen. - ÌSSO. *£erìchle des JSalurwissenschafilich-medizinischen Vereines in Innsbruck. - XI Jahrg. 1880-81 - Innsbruck, 4 881. Kriechbaumer und Tlschbein. 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Aka- démia Rendeletébòl. - Budapest, 1870, 7-8 S. - 1880, 1-8 S. *i Magyar Tudomdnyos Akadémia Évkònyvei. - XVI, 6. - Budapest, 1880. *Magyarorszdgi Régészeti EmbUkek.- Kiadja a Magyar Tu- domanyos Akadèmiànak Archaelogiai Bizottsóga. - IV K, 2 R. - Budapest, 1880. *Mémoires de lAcadémie Royale des sciences, des leltres et des l)ca,nx-arts de BeUjiqiie. Tom. 43, 1 partie. - Bruxelles, 4 880. 4. Briart et F. L. Carnet. Description des fossiles du calcaire gros- sier de Mons. — E. Quetelet. Sur les mouvements de 1' aiguille * — CCLXXIX — aimantée à Bruxelles. — E. Catalan. Sur la thèorie des inoin- di es canés. — E. van der Mensbrugghe. Sur les variations d'e- nergie potentielLe des surfaces liquides. — P. J. van Beneden. Sur les Orques observés dans les mers d'Europe. *Mémoires couvonnés et aulres Méinoires publiés par 1' A- cadémie Royale des sciences, des lettres et des beaux- arts de Belgique. T. 29-30. - Bruxelles, 1880. T. 32 (coll'indìce) « 1881. E. Mailly. Sur le dessein qu' on avait forme en 1760 de faire 1' a- quisition du naturaliste M. Adauson et de son cabinet pour rUniversité de Louvain.— Les origines du Conservatoire R. de rnusiqiie de Bruxelles. — Adan. Attractions locales. — Cor- rection des éléments de 1' ellipsoide osculateur. — Comparaison entre les coordonnées réelles et les coordonnées thèoriques d'un lieu de la terre. Déviation ellipso'idale. — Sur l' ellipsoide unique. — F. van Rysellberghe. Sur les oscillations du littoral belge. — A.Rivier. C. Chansonnetle, jurisconsulte messm, etses lettres iné- dites. — A. Goovaertes. Histoire et bibliographie de la typogra- pbie musicale dans les Pays-Bas. — Ab. Spée. Sur le déplace- ment des raies des spectres des éloiles. — /. Kùntziger. Essai historique sur la propagande des encyclopédisles frangais en Bel- gique. — H. Francotte. Essai historique sur la propagande des encyclopédistes frangais dans la principauté de Liége. — Kervyn de Lettenhove. Les autographes de M. Stassart. Notices et extraits. — Ch. Paillard. Voyage dans les Pays-Bas et raaladie d' Eléonore d' Autriche (ou de Portugal), femme de Francois 1.**', d'aprèsles documents inéilits, tirés des Archives du royaume de Belgique. — V. Byanls. Histoire des classes rurales aux Pays-Bas jusqu' à la fin du XYIII siécle. — F. de Potter en J. Broeckaert. Geschie- denis van den Belgischen Boerenstand. *Mémoires couronnés , et Mémoires des savants étrangers^ publiés par ia méme Aeadémie - T. 39 et 42-43.- Bru- xelles, 1879-80 (coir indice delle materie). M. F. Terby. Aréographie ou elude comparative des observations fai-» tes sur l'aspect physique de la planète Mars depuis Fontana (1636) jusqu' à uos jouis (1873). — Ch. Piot. Les pagi de Belgique et — CCLXXX — leurs subdivision pendant le moyen àge. — A. Schoy. Histoire de r influence italienne sur 1' architecture dans les Pays-Bas. — /. P. Nuel. Recherches microscopiques sur 1'. anatomie du lirnagon chez les tnammifères. — C. Lagrange. De 1' origine et de l' éta- blissemenl des rnouveinents astronomiques. — Recherches sur r influence de la forme des masses dans le cas d'une lei quel- conque d'attraction diuiinuant indèfinirnent, quand la distance aug- rnente cornine préliminaire de la théorie de la cristallisation. — C. Le Paige. Sur quelques app'ications de la théorie des lormes algébriques à la geometrie. — Cotteau. Déscription des Échini- des du caicaire grossier de Mons. — Déscription des Échinides ter- tiaires de le Belgique. — Souillart. Mouveraents relatifs de tous les astres du systèrne soiaire, chaque astre élant considéré indi- viduellement. — 0. van Ertborn. Observations de la planète Mars, faites pendant 1' opposition de 1877. — 1). Bertkau. Verzeichniss der von Prof. Ed. van Beneden auf Seiner im Auftrage dar bel- gischen Regierung uuternommenen wisseuschafllichen Reise nach Brasilien und La Piata i. J. 1872-73 gesammelten Arachniden. *Mémoires do C Académie Imp. des sciences de SA Peters- bourg. - VII Sèrie, T. XXVIII, n. 4. - I88I. F. Borodìn. Untersuchungen ùber die Pflanzenathmung. *Mémoires de l' Académie des sciences, belles lettres et arts de Lyon. Glasse des sciences, T. 24. - 1879-80. Classe des lettres, T. 19. - » Loir. Sur la doublé fonction chimique (alcool et alJéhyde) de divers acides monobasiques. — Allégret. Sui' le Calendrier. — /. Marmy. Souvenirs de la Turquie d'Asie. Elude des mceurs orieutales. — F. Gonnard. Sur les associations minérales du Capucin (Mont-Do- re). — G. A. Heinrich. Sur E. Faivre. — R. de Forcrand. Sur la conslitution des outremeis. ■ — F. Gonnard. Sur les associations minérales que renferment certains trachytes du ravin de Riveau- Grand, au Monl-Dore. ■ — Sur quelques faits minéralogiques ob- servés dans les granits des bords de la Saòne. — Dumont. Frag- ments biographìques. Perrache, Craponne et de Montricher. — A. Locarci. Sur les pluies de bone dans la ragion lyonnaise. — A. Falsari. Sur T. Ebray. — C. André. Pluies et neiges de 1' an- — CCLXXXI — née 1879. — Observation du passage de Mercure sui le Soleil faiten a Ogden (Utah), le 6 mai 1878. — L. Rerolle. Sur les mammifères fossiles des dépòts pampéens de la Piata. — Ducar- re. Le travail industriel et le travail agricole en France. — Sur les enfants trouvès. — Ferrei de la Menue. Coup d' ceil sur quelques villes du Midi de la France. — Recherches historiques el archéologiques sur le bouclier. — A. Mollière. De la rnétaphy- sique du droit. — E. Charvériat. Les origines du journalisme en Allemagne. ' — Hignard. Sur les lettres de M.">'- de Cerando. — . G. A. Heinrich. Sur 1' abbé Noirot. — Allnier. Sur un fragment de colonne itinéraire. — Bouchacourt. M. Blanc de Saint-Bonnet. L. Reuchsel. Étude sur le róle de la melodie, du rhylhme et de r harmonie dans la musique cliez tous les peuples de l' Europe, depuis le moyen àgc jusqu' à l'epoque actuelle. *Mémoires de C Académie des sciences, bedles-leltres et arts de Savoie. - III Sèrie, T. Vili. - 1880. Gr. Vallier. Quelques mots sur les découvertes archéologiques et nu- mismatiques de Francin. — A. Dufour et F. Rabat. Le P. Mo- nod et le cardinal de Richelieu. Episode de 1' histoire de la Fran- ce et de Savoie du XVII siècle. — Notes diplomatiques. — P. Mayeul Lamey 0. S. B. Sur regalile de rotation et de revolu- tion des satellites du systèrae solaire. — D' Arcollières. Six mois de r année 1593. — /. Carret. Notice historique sur les eaux de la Boisse. — jP. Decostes. Sur le concours du prix de poesie. — ■ Gr. Claretta. La mission du Seigneur de Barres, envoyé extraordi- naire de Francois I.«'' , roi de France, à la Cour de Charles III, due de Savoie, d'aprés des documenls inédits. — De Locke. No- tice sur la fabrique de faience de la Forest. — C. Du Verger de Saint-Thomas. Éloge de M. le comte Gì eyfié de Bellecombe. *Mémoires de la Société des sciences pkysiques et naturelte de Bordeaux. - Il sèrie, T. IV, 2 cali. — Paris, 4 881. r. Tannery. L' arithmétique des grecs dans Hèron d' Alexandrie. — Hautreux. Éludes météorologiques de la Gii onde à la Piata. — • A. Millardet. Pourridié et Phylloxera ; elude comparative de ces deux maladies de la vigne. — Dannecy. Modilication de 1' appa- reil de March. • — , Denigès. Préparation de 1' elher bromhydri- que par 1' action simultanee du zinc et de 1' acide sulfurique sur l'alcool éthylique et le brome. — E. Royer. Sur le passage du Tomo VII, Serie V. il — CCLXXXII — mercure à travers les liquides. — V. F. Ponsot. De la reconsti- tution et du greCfage des vignes. — E. Dehrun, Sur un nouveau baromètre amplificateur. *Mémoires de la Sociélé nationale des sciences naturelles et malhématiques de Cherbourg.- T. XII (III Sèrie, T. 2). Paris-Cherbourg, 1879. A. de Caligny et L. E. Berlin. Sur la fondation de 1' ancien Port de Clierbourg 1686-1739 à 1743-1758. — Clavenad. Restauration des fondations du Bàtiment des Subsistances de la Marine à Cher- bourg. — Sur les objets préliistoriques trouvés dans les fouilles récenament opéiées à Cherbourg, et notaininent dans les déblais du Bassin des Subsistances de la Marine. — L. E. Berlin. Don- nées théoriques et expériinentales sur les vagues et le roulis. — ■ H. Jouan. Sur quelques grands Cétacés éclioués sur les còtes d'Europe pendant les dix dernières années. — A. Godron. Qua- triènaes mélanges de teratologie vegetale. — Moltez. Détermina- tion de la iongitude par une occuUation d" étoile. — L. Tillier. Sur la variation chez les Trigles des còtes de France. — A. A. Fauvel. Promenades d'un naturaliste dans l'archipel des Chu- san et sur les còles du Chékiang (Chine). *Memoirs of the Boston Societij of J^ aturai History.- Voi. Ili, part I, n. 3. - Boston, 4 879. S. H. Scudder. Palaezoic Cockroaches etc. ^Memorie dell Accademia d' agricoltura., arti e commercio di Verona. - Voi. 37 della serie 2, fase. \-2. - 4 88J. A. Bertoldi. Elogio del dott. cav. P. P. Martintiti. — F. i^rwMt. Rap- porto sulle osservazioni medico-veterinarie dell' anno 1878. — A. Goiran. Sulla asserita presenza del Phleum Echinatuni Host, nel Monte Bolca. — ò\ De Stefani. Degli oggetti preistorici rac- colti nella stazione dell' età del bronzo, scoperta nel Mincio presso Peschiera, — G. Bertoncelli. Osservazioni meleorologiche del 1879. — Rapporto triennale 1878-80. — G. B. Perez. Osservazioni agra- rie pel 1878. ^Memorie dell' Accademia delle scienze dell' Istiluto di Bo- logna. - Serie IV, T. II, fase. 2. - Bologna, 4881. A. Vaporetti. Sull'umidità relativa dell'aria atmosferica. — P. Lo- — CCLXXXIII — reta. Di un nuovo istrumenlo per prendere, estrarre e triturare i calcoli della vescica orinarla. — Intorno allo stiramento dei nervi. — G. B. Ercolani. Dell' adattamento della specie all' am- biente ; nuove ricerche sulla storia genetica dei termatodi. — L. Calori. Sulla coesistenza di una eccessiva divisione del fegato, e di qualche dito soprannumerario nelle mani o nei piedi. — G. Brugnoli Dell'Adiaslolia in un avvelenamento da nitro-benzin:i. — G. Belluzzi. Pericoli dell' applicazione dell' uncino ostetrico all'in- guine del feto nel parto pei' le natiche — L. Bombicci. Nuovi studi sulla poligenesi nei minerali. — G. P. Piana. Di una nuova specie di Tenia del gallo domestico (Toenia Botrioplitis), e di un nuovo Cisticerco delle Lumachelle terrestri (Gysticercus Bo- trioplitis). *Meworie della Regia Accademia di scienze., lettere ed arti in Modena. - Tomo XX, p. I. - ^880. D. Ragona. Andamento diurno e annuale della direiione del vento. ' — Sulla probabilità della pioggia in Modena. — Foà e Pellaca- ni. Sulla fisiopatologia del sangue e dei vasi sanguigni. — A. Bo- riasi. Sulla legge della stampa, studio. — P. Riccardi. Nota sta- tistica di storia matematica. — Cai te e Memorie geografiche e topi grafiche del Modenese. — G. Franciosi. La parola del Co- smo. — G. Ferrari. Intorno ad un diploma dell'Imperatore Cor- rado il Salico dell'anno MXXXVIII, conservalo nell'Archivio Capi- tolare di Modena. — L. Rossi. L'epopea nazionale e il Camoens. ^Memorie della Società geografica italiana. - Voi. Ili - Ro- ma, 1881. D. Gió. BeJlrame. Grammatica e vocabolario della lingua denka. *Meleorologìska Jakllagelser i Sverige ìitgifnn af Kongliga Svenska Vel/nskaps-Akademien., Anstàllda odi Vtarbeta- de under inseende af Meteorologiska Cenlral-Anstalten. B. III-V. - Stockolm, 1875-77. *Mittlieiiungen der Kais. nnd Kòn. Geographischen Gesell- schafl in Wien. - XXIII Band - 4 880. F. Toula. Die geologisch - geographischen Vei hàitnisse des Temes- vàrer Handelskammer - Bezirkes. — /. A. Knapp. Reisen durch die Balkanhalbinsel wàhrend des Mittelalters. Nach der Kroati- — CCLXXXIV — schen Originai - Abhandlung des doct. P. Malkovich. — /. M. Zicgler. Jahres - Bericht fùr 1879-80 des Schweizerischen Corre- spondenten der K. K. Geographischen Gesellschaft. — /. Stefano- vie von Vilovo. Die Hochfluthen der Streme Oesterreich - Un- garns im Winter 1879-80. — W. Tomaschek. Die vor-slavvische Topogiaphie der Bosna, Heizegovina, Cina-gora niid der angren- zenden Gebiete. — F. R. von Le Mounier. Die russischen Auf- nahmen auf der Balkanbalbinsel aus den Jahren 1877-79. — ■ G. Stadie. Doct. Eniil Tiet/e'Arbeilen ùber Persien. — P. Muromt- zoff. Eine botanische Excuision im Sommer des Jahres 1871 auf den Kasbek. — M. Déchy. Ueber eine Reise im Sikkm - Hlmàla- ya. — E. Marno. Uebei' die Pllauzen-Bari en im oberen Weissen Nil. — 0. Gross. J. E. Wappaus. Ein biograpbiscber Nekrolng. ^Mittheilinifjen der Natìirforschenden Gesellschaft in Bern^ aus (lem Jahre 1880- N. 997-1003. - Bern, ÌHS]. ^MUtheilnngen des Uislorischen \ ereines fiir Steiermark. - XXIX heft. - Graz, 1881. Zuhn. Ueber Sleiern.àrkiscbe Taufnamen. — A. Peiììlicìt.. Das stàd- tiscbe Wirlhscbaflswesen von Graz iin Jabre 1660. — E. Kum- mel. Erzherzog Johnnn und das Joanneums - Arcbiv. — H. Lan- ge. Mittheilungen aus dem Fiirstenfelder Stadtarcbive. — H. J. Bidermann. Acbtzig Jahre (1065-1745) aus dem Gemeinde leben des Marktes Kindberg. *MillheUungen des Vereins fiir Geschichte der Sladt Niim- berg. - Heft I-II. - Niirnberg, 1879-80. *Monatsl>ericht der K. Preiissisclien Akademie der Wissen- schaften zu Berlin.- Februar-ApriI 1881. Pringsheim,. Zar Kritik der biscbengen Grundlagen der Assimilations- theorie. — Virchow. Mittheilungen aus einem Bnet'e des Hrn. J. M. Hildebrandt. — Ueber die ethnologische Bedeutung des Osma- lare bipartitum. — Duncker. Ueber die Hufen der Spartiaten. — Websky. Ueber die Ableitung des Krystallographischen Trans- formations - SymLols. — Sachau. Eine dreisprachige Inschrift aus Zébed. — Helmholtz. Ueber die auf das Innere magnotisch oder dielektnsch polansirter Kórper wirkenden Kràlte. — Cìirisliatii. Ueber Athmungscentren und cenliipetaie Athmungsnerven. — — CCLXXXV — Weierstrass. Nachtrag zu der am 12 August v. J. gelesenen Ab- handlung « Zur Funclionenlehre ». — W. Zopf. Ueber den gene- lischen Zusammenhang voti Spaltpilziorineii. — Hofmann. Ueber die Einwirkung der Wàime auf die Ammoniurnbasen. — Beitrà- ge zur Kenntniss des Piperidins. — Beitràge zur Kenntniss des Conùns. — Monimsen. Festrede. — Bùcking. Vorlàufìger Bericht ùber die geologische Untersuchung von Olympia. — Lepsius. Ueber die Wiederer òffnung zweier Aegyptischer Pyramiden nach Mittheilungen von Prof. Brugscb. — Wahlen. Beitràge zur Beri- clhigung der Elegien l'es Pioperfius. — Biirrìieister. Ueber ein Skelet von Sceìidotherium leptocephalum. — Weyl. Ueber Zusam- inensetzung und Sloff-wechsel des elektrischen Organs von Tor- pedo. — Brandt. Untersuchungen au Radiolarien. Mondes (Les) ; revue liébdomadaire des sciences et de leurs applieations aux arts et à l' industrie, par M.'" 1' abbé Moigno. - T. 55, n. 6-14. - Paris, 1881. *NaUirri (La), rivista di scienze fisiche e naturali, diretta da L. Cappanera. - Voi. IV, u. ^3-16. - Napoli, \ luglio e 4 agosto 4 881. ^Notizblall des Vereins fiir Erdkunde zu Darmstadt des Mitteirheinischen geologischen Vereins nnd des Nattir- wissenscliafiliclien Vereins zu Darmstadt. - IV Folge, \ heft, n. 1-12- 1880. ^Occasionai Papers of the Boston Society of Naturai Histo- ry. - in, W. 0. Croshy. Contributions to the Geology of Eastern Massachusetts. - Boston, I 880. ^Oefuersigt af Konyl. Vetenskaps Akademiens Fórhandiin- gar- n. 34-37. - Stockolra, 4 877-80. *Oversigl over del K. Danske Videnskaòernes Selskabs For- handlinger og dels Medlemmers Arbejder i Aaret 1884. - N. I e 3- Kjobenhavn, 1881. *Picentino (II), Giornale della R. Società economica ed or- gano del Comizio agrario di Salerno. - Aprile-luglio I88t. — CCLXXXVI — *Politecnicn fll)^ Giornale dell' ingegnere-architetto civile ed industriale. - iMilano, aprile-giugno 1881. *Polybiblion ; reviie bibtiographique universelle. Partie technique. - Paris, mai-aoùt 1881. » littéraire. » » » *Proceedings of the Acadernìj of Naturai Sciences.- ^879, pait I-IIl, January-December. - Philadelphia, 4 879-80. *Proceedings of the American Acndemy of arts and sciences. -New Series, Voi. VI-II.- Whole Series, Voi. XIV-XV, p. \-2. - Boston, 1879-80. *Proceedings of the American Philosophical Society etc. - Voi. XVIII, n. 104-106.- Philadelphia, Deceraber 1879, March 1880 (and List of the Members, March 1880). ^Proceedings of the Boston Society of Naturai History. — Voi. XX, p. I-II. - November 4 878 - January 4 880. Publication induslrielle des machines, outils et appareils les plus perfectionnés et les plus récenls, etc, fondée en 1840 par M. Armengaud pére etc. - Voi. XXVII, 2 serie. Tome VII, liv. 7-9. - Paris, juin-aoùt 1881 (av. atlas). ^Pubblicazioni del R. Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento in Firenze. Sezione di medicina e chirurgia. Archivio della Scuola d' anatomia patologica diretto dal dott. Pellizzari.- Voi. I. - Firenze, 1881. V. Brigidi e R. Aresu. Delle alterazioni anatamo-patologiche dai bro- muri negli animali inferiori. — A. Tafani. Studii di anatomia patologica sopra alcune importanti malattie della retina umana. — V. Brigidi. Studii auatomo-patologici sopra un uomo divenuto stranamente deforme per cronica infermità. — G. Banti. Le cel- lule piane di connettivo nei loro rapporti colle neoplasie infiam- matorie e cellule gigantesche. V. Brigidi ed A. Tafani. Embrio- — CCLXXXVII — logia del Ciprinus auratus. — C. Pellizzari e A. Tafani. Malat- tie delle ossa da sifilide ereditaria. ^Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere. - Serie II, Voi. XIV, fase. 8-14. - Milano, 4 881. Trevisan. Se si possa senza pericolo importare vili americane da paese fillosserato o sospetto. — Celoria. Differenze di longitudine fra gli Osservatoli di Genova, Milano, Napoli e Padova. — P. Pavesi. Ancora sulla semente di pesci nei nostri laghi. — Toradelfia di uno scorpione. — Garovaglio. Sopra pampini di viti affetti da Erinosi o Fiptosi. — Maggi. Mostruosità di un gambero d'acqua • dolce (Astacus fluviatilis). — Buccellati. Indagine sperimentale intorno all' istituto dell' aggregazione ; e come questo, mercè l'ele- mento razionale, si elevi a diritto di socialità, ragione prima del diritto penale. — Colombo. Cremazione e medicina legale. — Grassi G. B. Contribuzione allo studio delle amibe. — Fornioni. Di un evaporimetro a livello costante. — Solddini. Alcune ri- cerche sulla distilLizione degli alcaloidi cadaverici. — • F. Catta- neo. Del nome di Gajo, il giureconsulto romano del II secolo dell'era volgare, — Polì. Sull'allucinazione ottico-riflessa. (Sunto). Biffi. Sulle pie Società, che nel Ducato milanese assistevano i con- dannati a morte. — Tamburini e Sepilli. Ricerche sui fenomeni di senso, di moto, del circolo e del respiro nell'ipnotismo, e sulle loro modificazioni per gli agenti estesiogeni. — Kórner. Intorno ad alcuni prodotti di trasformazione della chinolina. — D' Ovidio. Teoremi sui complessi lineari nella metrica projettiva. — San- galli. Conseguenze della pachimeningite ed ematoma delle mem- brane cerebrali. — Vignali. I ti e fattori naturali dell' estetica. — Poli. La forza psico-fisica. — Cantù. Manzoni e la filosofia (Sun- to). — Gentile. Le beneficenze di Plinio Cecilio Secondo ai Co- mensi. — Biondelli. Dichiarazione di parecchi medaglioni e mo- nete romane inedile del R. Gabinetto numismatico di Milano. — Taramelli. Della Salsa di Querzola nella provincia di Reggio. — Poloni. Sulla resistenza al passaggio della corrente voltaica in un filo di ferro a diverse temperature. * Rendiconto della R. Accademia delle scienze fìsiche e ma" tematiche. - Sezione della Società Reale di Napoli. - An- no XX, fase. 4-5, aprile e maggio 4 884. L. Palmieri. Sul terremoto di Casamicciola. — 11 terremoto di Scio — caLxxxviii — del di 4 aprile, quello della provincia di Reggio nel dì 28 d. m., e gli apparecchi sismici dell' Osservatorio vesuviano e della Spe- cola universitaria. — G. Govi. Intorno ad un opuscolo del prof. A. Favaro intitolato : « Galileo Galilei ed il dialogo de Cecco di Ronchiti da Rruzene, in perpuosito de la Stella Nuova». — G. AU bini. Sulla conservazione de' cadaveri mediante il disseccamento artificiale. — S. Trinchese. Intorno al nucleo vitellino delle Co- matule. — A. De Gasparis. Sopra alcune ellissi istantanee nel problema dei tre corpi. — F. Briuschi. Nota sulle sue osserva- zioni meteoiiche nel 1880. — D. Malerba. Sul potere saccarifi- cante dei denti. — S. Trinchese. Breve descrizione del genere Forestia. — E. Caporali. Teoremi sulle superficie del 3." ordine. Revue brilannique. - Paris, mai-juillet 1881. *Revisla Euskara. - Ano IV, n. 38-39. - Pamplona, Junio de 1881. Revue des deux mondes. - Paris, juin-juillet 1881. ^Rivista della Beneficenza pubblica e delle Istituzioni di previdenza. - Milano, giugno e luglio 1881. *Rivista di viticoltura ed enologia italiana, ec. - Anno V, n. 1 1-1 D. - Conegliano, 1881. *Schriften der Naturforschenden Gesellschaft in Danzig. - Neue Folge, V B., 1-2 h. - 1881. Séances et travaux de l'Acadéniie des sciences morales et poiitiques. - Paris, juin-aoùt 1881. G. Picot. Maxiines d'état et fragments poiitiques. — V. Bonnet. La nou- velle conférence monétaire. — /. Zeller. La captivité de Richard Cceur de Lion AUemagne (1193-1194) d'apiès des travaux récents en Angleterre et en AUemagne. ■ — Ch. Giraud. Notice histori- que sur la vie et les travaux de M. Bersot. — De Laveleye. Le biméltalisme international. — M. Block. A propos du prochain recensement, de la centralisation des operations statistiques. — Ad. Vuitry. Les monnaies sous les trois preraiers Valois. — Nourris- son. De l'idée du plein et de l'idée du vide chez Descaites et chez Pascal. — P. Leroy-Beaulieu. Des causes qui inlluent sur — CCLXXXIX — le taux de l'intéièt et des conséquences de la baisse du taux de r intére!. — H. Baudrillart. Sur l'état moral, intellectuel et ma- tériel des populations agricoles i\e l'Artois. — Bouillier. Sur le concours de 1' Association. *Sitzungsberichte der Mathematisch-Physikalischen Classe der K. B. Akademie der Wissenschaflen zu Miinchen. - ^881, heft 3. A. Vogel. Ueber Sickerwasser. — v. Pettenkoffer und v. Voit. Zur Fraga der Ausscheidung gastòrinigen Stickstoll aus dem Thierkòr- per. — C. W. Gilmbel. Nachtràge zu den Mittheilùngen ùber die Wassersteine (Enhydros) von Uruguay und ùber einige sud -und niittelamerikanische sogen, Andesite. *Silzungsberichte der P/iilosophiscli-Pliilologischen und Hi- slorischen Classe der K.B. Akademie der Wissenschaften zu Muncheii. - ^884, h. 2. V. Giesebrecht. Nekrolog auf Friedrich Hektor Graf Hundt, doct. And. Ludw. Jac. Michelsen, M. H. Tli. Contzen, und doct. F. F. Roger Wilmans. — Kritische Bemerkungen zur Ursperger Chronik. — Bursian. Beitràge zur Kritik der Metamorphosen des Apuleius — Cron. Der Platonische Dialog Ladies. * Smillisonian Conlribuiions io Knoiuledge. - Voi. XXII, - Washington, 4 880. /. Jones. Explorations of the Aboriginal Remains of Tennessee, — S. Habel. The Sculptures of Santa Lucia Cosumalwhuapa in Gua- temala. With an account of Travels in Central Ameiica and on the Western Coast of South America. — C. Rau. The Archaeolo- gical CoUection of the United States National Museum, in char- ge of the Smithsonian Institution. — The Palenque Tablet in the United States National Museum, Washington. — H. Ball. On the Remains of Later Pie-historic Man obtained from Caves in the Catherina Archipelago, Alaska Territory, and especially frorn the Caves of the Aleutian Islands. ^Smithsonian Miscellaneous CoUection. - Voi. XVI-XVII. - Washington, \ 880. Tomo Vìi, Serie V. kk — CGXC — ^Sperimentale (Lo), giornale italiano di scienze mediche. - Firenze- Venezia -Milano, giugno-luglio J88I. * Studi e documenti di storia e dirillo. Pubblicazione perio- dica dell'Accademia di Conferenze storico-giuridiche. Anno I, fase. 1-4. - Roma, gennaio-decembre 1880. » II, )> [-2. » gennaio-giugno 188^ G. B. De Rossi. L'elogio funebre di Turia, scritto dal marito Q. Lu- crezio Vespillone, console neU' anno di Roma 735. — Gli Statuti del Comune di Anticoli in Campagna, con un atto inedito di Ste- fano Porcari. — Appendice. Della famiglia, del nome e della casa dei Porcari nel rione Pigna. — /. Alibrandi. Sopra alcuni fram- menti di antichi giureconsulti romani. — Di un frammento di legge romana sopra la giurisdizione municipale, scoperto presso la città di Està nel maggio 1880. — G. L. Visconti. Il quinipon- dio ed il tresse del medagliere vaticano. — Di un simulacro del dio Sento Sancus, acquistato da S. S. Leone XIII pel Museo va- ticano. — C. Re. Di un nuovo ms. del commentario di Bulgaro al titolo delle pandette de regulis juris. — Statuti della città di Roma. — G. Tomassetti. Una lettera di Clemente XI al duca di Par- ma e Piacenza. — L'arte della seta sotto Sisto V in Roma. — La Chiesa di S. Tomaso a' Cenci. — E. Stevenson, La basilica di S. Sinforosa nella via Tiburtina nel medio evo. — G. Gatti. Statuti dei mercanti di Roma. — P. D. L. Brtizza. Regesto della Chiesa di Tivoli. — S. Talamo. La teorica dell'evoluzione nella scienza del diritto. — 0. Ruggieri. Esposizione della regola di diritto ro- mano: nenio prò parte testatus prò parte intestatus decedere potest. — P. Balan. La ribellione di Perugia nel 1638 e la sua sottomissione nel 1370, narrata secondo i documenti degli archivi vaticani. — L. Nardoni. Di alcune sotterranee confessioni nelle antiche basiliche di Roma, sconosciute per vari secoli. Technologiste (Le). Revue raensuelle, organe special des propriétaires et des constructeurs d'appareils à vapeur. - Ili serie, n. ^ 38- 160. - Paris, 4 881. * Tempo (II)., Giornale politico-commerciale dei Veneto. - Venezia, 1881, n. 131-180. — CCXCI — *Transaciions (The) of the Academy of science of Si. Louis. Voi. IV, n. ^ . - St. Louis, Mo. 1 880. N. Holmes. The Geological and Geographical Distribution of the Hu- man Race. — Coruna y Colludo A. The Language spoken at San- ta Maria de Chimalapa, and at San Miguel and Tierra Bianca, in the State of Chiapias, Mexico. — C. M. Scott. On the Iinpro- vement of the Western Rivers. — G. Seyffarth. Egyptian Theo- logy, according to a P.jris Mumray coffin. — F. E. Nipher. Re- port on Magnelic Observations in Missouri, Summer of 1878. — ■ Report on Magnetic Deterrainations in Missouri, Summer of 1879. — Wadsivorth et Nipher. The Tornado of Aprii 14, 1879. — G. Hambach. Contribution to the Anatomy of the Genus Pentremi- tes, with Description of New Species — G. Engelmann. Revision of the Genus Pinns, and Description of Pinus Elliottii. — The Acorns and their Geruiination. ^ Transactioiis {The) of the American Medicai Association instituted 1847. - Voi. XXX. - Philadelphia, 4 870. Vngarische Revue mit Vnterstutziing der Vniiarischen Aka- demie der Wissenschaften - heraiisgegeben von Paul Hunfalvy. - Leipzig et Wien 4 881, Januar-April. *Verhandlungen der Schweizerischen Naturforschenden Ge- sellsihaft in Brieg dm 13-15 September 1880.- 63 Jah- resversammlung - Jahresbericht 1879-80. - Lausanne, 1881. *Verhandluììgen des Vereins [tir Natur-tmd Heilkunde zu Presburg. - Neue Folge, 4 heft - Jahrgang 4 875-80. - Prcsburg, 1881. Viestnik hrvalskoga Archeologickoga Drutzva. - Godina III, Br. 3. - U Zagiebu, 4 881. *^Voce (La) di Murano. ~ Venezia, 4 881, n. 10-14. *Zeitschrift der Deulschen Geologischen Gesellschaft. — XXXIII Band, 4 heft.- Berlin, Januar bis Màrz 4 881. Remelé. Zur Gattung Palaeonautilus. — A. E. von Nordenskiòld. — CCXCII — Ueber drei grosse Feuerrneteore, beobachtet in Schweden in den Jahren 1876-1877. — A. Becker. Ueber die OlivinknoUen im Ba- sali. — Boehm. Die Bivalven des Schichten des Diceras Miln- steri (Diceraskalk.) — C. Schliiter. Ueber einige Anthozoen des Devon. — P. Lehmann. Ueber Tektonik und Gletscherspurem im Fogarascher Hochgebirge. — H. Bucking Ueber die Krystal- linischen Schiefer von Attika, — A. Noellner. Ueber einige Kùn- stliche Umwandlung sproducte des Kryolithes. *Zoologischer Anzeiger. - Leipzig, 1881 - N. 83-90- AVVISO DI CONCORSO ■AL PRIMO PREMIO MUNICIPALE PER OPUSCOLO DI istoria 0 {Statistica DI TRIESTE. Giusta il disposto dall' Istituzione dei premi municipali di Trie- ste, viene col presente aperto il concorso al F premio municipale per un opuscolo di storia o di statistica di Trieste, il quale verrà aggiudicato nel dì 29 novembre 1882 e retribuito nell'importo di fior. 630 V. a. Le discipline, che regolano il concorso, sono le seguenti : 1.° L' opuscolo inedito o stampato deve avere avuto vita entro il decennio che precede l'anno di premio, né potranno porsi a con- correnza opere uscite alla luce in ciclo anteriore. 2.° L' opera non deve contenere meno di dodici fogli al calcolo di stampa in ottavo a caratteri mediani. 3." Gli opuscoli di storia o di statistica possono versare su cose moderne od antiche. 4.° I prodotti letterari presentati al concorso verranno assog- gettati al giudizio del R. Istituto di scienze, lettere ed arti in Mi- lano 0 Venezia. 5.° È lecito di tacere il nome dell'autore prima dell'aggiudi- cazione del premio. In tal caso l' opuscolo dovrà contrassegnarsi con un motto ripetuto sopra piego suggellalo ed unito all'opuscolo, entro il quale si contengano il nome, il cognome e il domicilio dell'autore. Verrà aperto soltanto il piego contenente il motto del- l' opuscolo premiato; gli opuscoli non premiati verranno unitamente ai pieghi integralmente restituiti a chi di ragione. 6.'* Il premio non toglie la proprietà letteraria dell'opuscolo; ma se questo è inedito, dovrà rimanere depositato per due anni presso il civico Magistrato. Se entro questo periodo l'autore non ne fa pubblicazione, la fondazione potrà promuoverla ai patti che troverà di convenienza; l'onorario di autore che se ne pattuisse, sarà a vantaggio dell'autore medesimo. — CCXCIV — Ciò varrà per una prima edizione soltanto, le ulteriori edizioni sono di ragione dell'autore secondo le leggi. Della prinaa edizione dovranno tuttavia essere consegnati 20 esemplari al Comune. 7.° Gli opuscoli saranno da presentarsi al protocollo magistra- tuale degli esibiti, od anche in via breve alla II Sezione del Ma- gistrato alla più lunga fino al 29 settembre 1882. 8,° L'opuscolo dovrà avere merito intrinseco, così che il con- fronto per riconoscere il migliore avrà sempre a base il merito intrinseco dell'opera. Non concorrendo bontà intrinseca in veruno degli opuscoli pro- dotti al concorso, il premio non verrà aggiudicato. 9." L'aggiudicazione, sulla base del giudizio dell'Istituto di scienze e lettere, verrà proclamata dalla Commissione municipale delegata in concorso al Curatore della fondazione, pubblicamente, solamente, se possibile nel dì 29 novembre 1882, ed il premio sarà tosto consegnato. Trieste, 18 agosto 1881. DAL MAGISTRATO CIVICO. Il Podestà dott. Riccardo Bazzoni. V assessore relatore L. Loy. INDICE ALFABETICO PER MATERIE E PER NOMI INDICE DELLE MATERIE Adunanze ordinarie dei giorni 14 novembre 1880, pag. 1 28 detto y> )) 65 42 dicembre B » 66 26 detto » » 135 16 gennaio 1881, y> 136 30 detto ì » 191 13 febbraio » D 192 27 detto y> » 327 13 marzo > » 330 27 detto » •» 505 10 aprile )) » 507 24 detto » » 551 15 maggio 3) » 552 29 detto » » 655 16 giugno » » 660 29 detto » » 921 17 luglio » » 923 31 detto )» » 1121 14 agosto ■)) » 1122 15 detto (solenne) » 1433 Agricoltura. — Sopra rigonlia- raenti non fillosserici, osser- vati sulle radici di viti euro- pee, e cagionati invece dalla Anyiiillula radicicola GreetT in Aluno di Piave (Feltrino), dei ss. ce. G. B. Betlati e P. A. Saccardo (con 1 tav.), pag. 455. — Cenno del m. e. G. Freschi sul libro del sig. T. Galanti : « Viaggio agronomi- co in Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Inghilterra » ecc., 777. — Due autogran contemporanei alla peste del MDCXXX, edalla prima col- tivazione del mais in Lombar- dia ; Memoria del s. c.F. Lus- sana, 949. — Sunto d' una Memoria del m. e. G. Freschi sulla nutrizione delle piante coltivate, sulla opportunità d'impartirne la scienza al col- tivatore, e sui mezzi più fa- cili di applicarla, 1385. Archeologia. — Il ripostiglio della Venera, e le successive scoperte. Comunicazione del cav. S. De Stefani, pag. 533. - Notizie dello stesso De Ste- fani, illustrate da una tavola, sopra r antico si^polcreto di Bovolone e le recenti scoper- te in quei dintorni, 753. — Sopra molti e diversi oggetti di alta antichità, scoperti a Breonio nel Veronese, cenni dello stesso De Stefani (con 2 tav.), 1327. Astronomia. — Galileo GaUlei — CCXCVI ed il a Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene in per- puosito de la Stella nuova » ; studi e ricerche del s. e. A. Favaro, pag. 195. — Nota del m. e. G. Lorenzoni sul- r andamento del pendolo di Frodsham n.°1004, possedu- to dal R. Osservatorio di Pa- dova, 279. — La proposta della longitudine, fatta da Ga- lileo Galilei alle confederate provinole belgiche, tratta per la prima volta integralmente dall'originale nell'Archivio di Stato all'Aja, e pubblicata dal s. e. A. Favaro, 367. — L'e- quatoriale Dembowski al R. Osservatorio di Padova ; Co- municazione del m. e. G. Lo- renzoni, 779. — Di una mo- dificazione al cronografo di Fuess, eseguila dal meccani- co G. Cavignalo; Comunica- zione dello stesso Lorenzoni (fìg.), 1087. Bibliologia. — Sulla Biblioteca matematica italiana del prof. P. Riccardi ; cenni del s. e. A. Favaro, pag. 47. — Comu- nicazione del II), e. G. Veludo sopra gli opuscoli di Télphy, 97. — Galileo Galilei ed il « Dialogo De Cecco di Ron- chitti da Bruzene ec.» ; studi e ricerche del s. e. A. Fava- ro, 195. — Di una Storia del- la spedizione di Carlo Vili ; sunto del m. e. ab. R. Fulin, 277. — La proposta della lon- gitudine, fatta da Galileo Ga- lilei alle confederate provin- cie belgiche ec, pubblicata dal s. e. A. Favaro, 367. — Relazione del s. e. G.Berchet sulle Memorie di Giuseppe Pasolini raccolte da suo figlio, 537. — Cenno del m. e. G. Freschi sul libro del sig. T. Galanti : «Viaggio agronomi- co in Svizzera , Germania , Olanda, Beli;io, Inghilterra», 777. Biografie. — Commemorazione del prof. F. Marzolo, letta dal m. e, A. Minich, pag. 69 ; e del m. e. F. Coletti letta dal m. e. P. Ziliotlo, 725. — Di Carlo Boncompagni, ec, del m. e. mons, J. Bernardi, 341. — Della vita e degli scritti di Celio Magno, poeta vene- ziano del secolo XVI, Memo- ria del m. e. ab. J. Zanella, 1063. — Pietro Selvatico nel- r architettura. Memoria del m. e. G. Cittadella, 1261. Botanica. — Sopra rigonfiamen- ti non fìllosserici, osservati sulle radici di viti europee, e cagionati invece daW Anguil- lula radicicoìa Greef in Ala- no di Piave (Feltrino), dei ss, ce G. Bollati e P. A. Saccar- do, pag. 455 (con 1 tav.). Chimica. — Note del prof. P. Spica intorno all'azione dell'i- drogeno nascente sui nitrili, e sopra alcune sostanze alca- loidee, rinvenute nell'organi- smo animale durante la vita, pag. 7 e 15. — Nuove indagi- ni del m. e. seg. G. Bizio so- pra il glicogeno negli animali inveitebrati, 399. — Sui sol- facidi del cimene; 2.' Comu- nicazion£ del prof. P. Spica, 469. — Sopra un preteso rea- I CCXCVII gente alto a far distinguere le ptoinaine dagli alcaloidi vege- tali, del suddetto Spica, 741. Commemorazioni. — Del m. e. F. Marzolo, letta dal m. e. A. Minich, pag. 69. — Del in. e. F. Coletti, ietta dal m. e. P. Ziliolto, 725. — Del m. e P. Selvatico, letta dal m. e. G. Cittadella, 1261. Commissioni. — Lettura e ap- provazione della Giunta, inca- ricata di riferire sulla doaian- da del sig. Angelo Cattaneo di Pavia, l'elaliva al suo Av- visatore elettrico-ferroviario, pag. 553. — Relazione sud- delta, 641; — Relazioni delle Giunte, che presero in esa- me i vari uianoscritti presen- tati ai concorsi scientifici di quest' anno, 1411-1432. Concorsi a premi. — (Vedi Pre- mi proposti ec). Congresso geografico interna- zionale in Venezia. — Deli- berazione dell'Istituto di pub- blicare in tale circostanza la parie inedita dei viaggi del m. e. ab. G. Beltrame nell'A- frica centrale, e di acquistare i due volumi da lui pubblicati sul Sénnaar e lo Sciangallah, pag, 506. — Ringraziamento del Conaitato ordinatore, 507. Congresso geologico interna- zionale di Parigi. — Vedi : TJelair. Critica. — Di una Storia della spedizione di Carlo Vili; sun- to del m. e. ab. R. Fulin, pag. 277. Defunti. — Membri effettivi del R. Istituto veneto, G. Bella- Turno VII, Serie V. vitis, pag. 1-4; F. Coletti, 327-328.'— Del R. Istituto lombardo co. Carlo Barbia- no di Belgiojoso, 921. Doni. — Della intiera raccolta degli Atti e delle Memorie della Geological Society uf India, pag. 136. — Del volu- me degli Atti del Congresso internazionale di geologia, te- nutosi a Parigi nel 1878,329. — Di parecchie pubblicazioni scientifiche del P. Francesco Denza, 331. — Di un nido di Vespa crabro fatto dal sig. G.B. Barbetta, e di una Colle- zione di ortotteri veneti dal s. e. A. P. Ninni, ivi. — Di un manoscrillo di chimica del fartnacista Francesco Minucci di Gavorrano (Grosseto), 553. Elenchi. — Dei membri e soci di questo Istituto, pag. i-xxiv. — Dei libri ad esso perve- nuti, V-XL, XLV-LXIV, LXXIII- XCV, GXVII-CXXVII, CXXXVII- CXLVK, GLIII-CLXX, CLXXXI- CGIV, CCXI-GCXXVIF, CCXLIX- GGXCH. Esposizione industriale perma- nente presso questo R. Isti- tuto. — Concessione Ministe- riale anche nel 1881 del so- lito assegno per prerni alle venete industrie, pag. 5. Estetica. — Pietro Selvatico nel- r architettura. Memoria del m. e. G. Cittadella, p. 1261. Filologia. — Comunicazione del m. e. G. Veludo sopra gli opu- scoli del prof. Télphy, p. 97. — Saggio del co. A. di Pram- pero di un Glossario geogra- fico friulano, 807, 1043, 1171. Il — CCXCVIIl — Filosofia. — Presentazione del- la III Parte del lavoro del in. e. P. Fambri e del prof. P, Cassani, intitolato : « Tra fìsi- ca e metafisica », pag. 923. Fisica. — Le sperienze del Rij- ke sulle extra-correnti, Stu- dio critico del m. e. E. Ber- nardi (con 1 tav.), p. 151. — Sunto del d/' G. Scarpa e del sig. L. Baldo intorno ad una modificazione al rocchetto di Ruhinkorff, 189. — Sulle va- riazioni della forza elettromo- trice, e della resistenza in- terna di una coppia idroe- lettrica attiva, Studio speri- mentale del prof. dott. Maz- zetto, 309. — La velocità del suono nel cloro, ricerche spe- rimentali del prof. T. Marti- ni, 491, 639. — Presenta- zione del Séguito delle Con- siderazioni termodinamiche, delm.e, A. Pazienti, 505-506. — Presentazione della parte III del lavoro del m. e. P. Fambri e del prof. P. Cassa- ni, intitolato : « Tra fisica e ìneta fisica », 923. — Deter- minazione del rapporto fra le capacità calorifiche dei vapo- ri soprarriscaldati dell'acqua e del fosforo ; ricerca speri- mentale del prof. G. De Lue- chi, 1305. — Sulla rapidità con cui la luce modifica la re- sistenza elettrica del selenio. Ricerche sperimentali del s. e. M. Bellatti e del sig. R. Romanese, 1355. — Intorno al riscaldamento degli elet- trodi, prodotto dalla scintilla del rocchetto d' induzione : Studio sperimentale del s. e. A. Naccari, 1363. — Studio sperimentale del prof. S. Pa- gliani sopra i calori specifi- ci di alcuni rimasugli alcoo- lici, e sulla densità di essi, 1389. Freniatria. — Memoria del s. e. G. Vigna sul contagio del- la pazzia, pag. 925. Geografia e viaggi. — Lettura dello scritto del m. e. G. Bel- trame sui Sciluk del fiume l)ianco e sulla loro lingua, p. 329. — L' Agro Patavino dai tempi romani alla pace di Go- stanza (25 giugno 1183), del s. e. A. Gloria (con 1 carta topog.), 555, 827, 997,1125. — Saggio di un glossario geo- grafico friulano dal VI al XllI sècolo del co. Antonino di Prampero, 807, 1043, 1171. — Viaggio inedito di Vincen- zo Scaaiozzi da Parigi a Ve- nezia, del s. e. ab. B. Morso- lin, 781. — Dell' attitudine di Venezia dinanzi ai grandi viaggi marittimi del sec. XV, Discorso letto dal m. e, ab. R. Fulin nella solenne adu- nanza^ 1451, Giunte. (Vedi Commissioni). Giurisprudenza. — Sul terzo Congresso giuridico interna- zionale tenutosi in Torino nel settembre del 1880, e sulle sue conchiusioni. Memoria del s. e. G. P. Tolomei, pag. 103. Idraulica. — Lettera del m. e. P. Fambri all'on. Brin intor- no al nostro massimo proble- ma lagunare, e ai doveri del governo ilaUano verso Vene- CGXCIX — zia, pag. 663. — Facile rego- la pratica di preconoscere la reale portata dei fontanili, del m. e. presid. G. Bucchia, 855. — Brevi cenni del m. e. S. R. Minich siiU' autocritica degli scritti da lui pubblicati intorno alle principali que- stioni dell' Estuario Veneto, 905. — Gomunicaz.* dell'ing. G.Malaspina degli ultimi stu- di sull'applicabilità dei trafori nelle dighe dei porti, 1337. Letteratura. — Della vita e de- gli scritti di Celio Magno, poeta veneziano del secolo XVI, Memoria del m. e. ab. G. Zanella, pag. 1063. Matematica. — Sulla Biblioteca matematica italiana del prof. P. Riccardi, Cenni del s. e. A. Favaro, pag. 47. — Noti- zie sulle indagini, intraprese e proseguite dal m. e. prof. S. R. Minich, intorno alla ri- solubilità generaledelle equa- zioni algebriche ecc., 905. — Sulla quadratura di certe aree circolari del prof. Z. Reggio (con 2 tav.), 1079. — Sulla determinazione del polo di una retta data ; Considera- zioni di geometria derivala, dello stesso, 1117. — Alcuni teoremi sulle quadriche, ana- loghi a quello di Pascal nelle coniche, del prof G. A. Bor- diga, 1253. Meccanica. — Di una modifica- zione al cronografo dlFuess, eseguita dal meccanico G.Ca- vignato, Comunicazione del m. e. G. Lorenzoni (fig.), pag. 1087. Medicina. Sul contagio della pazzia, del m. e. C. Vigna, p. 926. — Del valore clinico del cardiografo. Lettura del prof. A. De^Giovanni, 1239. Meteorologia. — Bollettino me- teorologico dell' Osservatorio di Venezia, comp. dall'ab. M. Tono; 1880, pag. i-iv, xli- XLiv, Lxix-Lxxii. — Riassun- to delle osservazioni fatte nel- r anno meteorologico 1879- 80, cvTi-cxv — 1881, cxxxiii- CXXXVI, CXLIX-CLII,CLXXVII- GLXXX , CCVH-CCX , CCXXIX- CCXXXII, CCXXXIII-CCXLVIII. Nomine. — Rielezione del Cu- ratore della Fondazione Bal- bi-Valier, co. Francesco Do- na dalle Rose, pag. 137. — Approvazione della nomina del sig. Giuseppe Mazzetti a successore del nob. Ange- lo Barbaro, pure di Mestre, nella curatela della Fonda- zione Querini-Stampalia, 192. — Dei membri efì'etli\i non pensionati ab. G. Beltrame e comm. GP. Tolornei, 330 ; dei prof. A. Favaro e P. A. Saccardo, 660. — Dei soci corrispondenti delle provin- cie venete prof. G. Marinelli, co. A. da Schio, dott. G. Vi- gna, cav. F. Stefani e prof. P. Spica, 509. Paleontologia. — Lettura d'una Memoria del m. e. A. De Zi- gno : « Annotazioni paleon- tologiche. Nuove aggiunte alla Fauna dell' epoca eoce- na, pag. 508. Panteon Veneto. — Dono della Società geografica italiana del ccc busto di Fra Mauro, p. 922. — Id. di alcuni concittadini del busto del navigatore ve- neziano Giovanni Cabolto, 924. Pedagogia. — Di Carlo Bon- compagni e del pubblico in- segnamento in Italia, del m. e. monsig. Jacopo Bernardi, pag. 341. Pensioni accademiche. — Con- ferimento d' una pensione al ra. e. G. Lorenzoni, pag. 330. Politica. — La scienza politica in Italia, continuazione del m. e. F. Cavalli (Sunto), pa- gine 4-5. Premi conferiti da questo Isti- tuto nei concorsi scientifici ed industriali del "1880, pag. 1436-45. Premi (Altri) conferiti. — Me- daglia d'argento, concessa al Museo di questo R. Istituto, dalla Esposizione internazio- nale di pesca in Berlino pei preparati zootomici del tu. e. Vie. E. F. Trois, pag. 507. Fremii proposti. — Dal R. Isti- tuto lombardo di scienze e lettere in Milano, pag. lxv- Lxviii, xcvi-cv). — Dal sud- detto per la Fondazione Cia- ni, cxxviii-cxxix. — Dal Con- siglio degli Orfanotrofi e Luo- ghi pii annessi in Milano per un libro sulla educazione, giu- sta legato della signora Ma- ria Pironi-Marasi, cxxx-xxxi. — Dalla R. Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli per una storia na- turale delle alghe d' acqua dolce di quel Comune, cxxxi- Gxxxii. — Dall' Ateneo di scienze, lettere ed arti di Bergamo per una Memoria sul card. Mai, cxLVii. — Dal- la Commissione del R. Liceo Cesare Beccaria in Milano pel premio Ravizza nellHSl, CLXXi. — Dalla R. Accade- mia di medicina del Belgio in Bruxelles, clxxii-clxxiv e CGV. — Dalla R. Accademia delle scienze di Amsterdam per un carme latino nell881, CLXXv-CLXxvi. — Dal R. Isti- tuto Veneto e dalla Fondazio- ne Querini-Stampalia per gli anni 1882-i 886, 1477-82. — Dal Magistrato Civico di Trie- ste per un Ojiuscolo di sto- ria 0 statistica di quella città, GCXCIII. Psicliiatria. — Sul contagio della pazzia, Memoria del s. e C. Vigila, pag. 925. Raccolte scientifiche dell' Isti- tuto. — Doni l'atti dal s. e. A. P. Ninni, e dal sig. G. B, Barbetta al Musto zoologico, pag. 331. — Medaglia d' ar- gento, concessa al detto Mu- seo dalla Esposiziono inter- nazionale di pesca a Berlino pei preparati ziiotomici del m. e. Vie. E. F. Trois, 507. Rapporti. — Relazione del s. e. G. Berchet sulle Memorie di Giuseppe Pasolini, raccolte da suo figlio, p. 537. — Re- lazioni degli esaminati-ri dei manoscritti presentati ai con- corsi f^cientifici deirislituto e della Quiriniana, pag. 1411- 1432. — Relazione del Seg. G. Bizio siuir esito dei con- — CGCI — corsi scientifici ed industriali dell'Istituto neH881,l435. Statistica. — Sunto della Me- moria del m. e. E. Morpurgo, intitolata : « Antonio Rosmi- ni-Serbati, il concetto e i li- miti della Statistica», p. 1303. Storia. — Di una storia della spedizione di Carlo Vili, Sun- to del m. e. ab. R. Fulin, p. 277. — Giovanni Grimani Pa- triarca d' Aquileja, Memoria del m. e. G. de Leva, 407 ; e su due lettere dei Cardinal di Trani alk) stesso Patriarca, 647. — L' Agro Patavino dai tempi romani alla pace di Go- stanza (25 giugno 1183) del s. e. A. Gloria (con 1 carta top.), 555, 827, 997, 1125. — Galileo Galilei e lo Studio di Ridogna. Nota del m, e. A. Favaro, 761. — Viaggio ine- dito di Vincenzo Scamozzi da Parigi a Venezia, del s. e. ab. R. Morsolin, 781. — Della musica in Italia, notizie tratte principalmente dall' Archivio Gonzaga ; lettura d'una Me- moria del in. e. abate P. Ca- nal , 923. — Due autografi contemporanei alla peste del MDGXXX ed alla prima col- tivazione del mais in Lom- bardia, Memoria del s. e. F. Lussana, 949. — Cenni del m. e. ab. R. Fulin sulla re- centissima Meitjoria del co. di Mas Lai rie , col titolo : (( Projets d'empoisonnement de Mahomel li et du Pacha de Bosnie accueillis par la République de Venise(1477- 1256) », 1123-1124. — Del- l' attitudine di Venezia dinan- zi ai grandi viaggi marittimi del secolo XV. Discorso letto dal m. e. ab. R. Fulin, nell'a- dunanza solenne, 1451. Zoologia. — Ricerche del m. e. Vie." F. Ti'ois sul sistema lin- fatico dei Pleuronettidi. Par- te III, N. 1. Ehomhus Maxi- mus e Rhomhus laevis (con Itav.), p.l39.— N. ±Pset- t'ini , platessini , lìleurone- ctini e soleidi (con 1 tav.), 333. — Sulla identità, rico- nosciuta dal prof. Ricchiardi, e comunicata all' Istituto dal s. e. A. P. Ninni, degli esem- plari della Clupea Spratta Witt. del Nord con quelli del- la nostra Clupea papalina Bp ,descritta e figurata prima del 1818 dal Chiereghini, 193. — Osservazioni del m. e. G. Canestrini intorno al genere Gamasus, 511. — Nota del s. e. A. P. Nmni sull'ylp/iya phalerica, Rondelelii, 527. — Nota del prof. F.Fanzago sul- la secrezione ventrale del Geophilus Gabrielis, 641. — Sopra, un nuovo genere di acari parassiti degl'insetti, Nota del sig. A. Berlese (con 1 tav.), 747. — Nuove specie del genere Gamasus, osser- vate da! m, e. G. Canestrini e dal sig, R. Canestrini (con 1 tav.), 1077. — CCCII — INDICE DEGLI AUTORI Accademia Reale delle scienze di Amsterdaìn. — Program- ma di concorso a premio per un carme latino, pag. clxxv- CLXXVI. Accademia Reale di medicina in Bruxelles. — Program- ma di vari concorsi scientifi- ci, pag. CLxxii-CLXxiv e ccv. Accademia Reale Virgiliana di scienze, lettere ed arti in Man- tova.— Solenni onoranze al- la memoria del Sen. Giovanni Arrivabene, ed intervento del vicepresidente De Leva quale rappresentante questo Istitu- to, p;ig. 193. — Ringrazia- mento di essa Accademia al- l'Istituto, 329. Accademia Reale delle scienze fisiche e matematiche di Na- poli. — Programma di con- corso ad un premio per la storia naturale delle alghe di acqua dolce di quel Comune, pag. cxxxi-cxxxii. Arrivabene Sen. Giovanni. — Solenni onoranze in Mantova alla memoria di lui, ed inter- vento del vicepr. De Leva quale lappres-'utante questo Istituto, pag. 193. Ateneo di scienze, lettere ed arti in Bergamo. — Pro- gramma di concorso a premio per una Memoria sul Card. Mai, pag. GXLViu. Baldo Leandro. — Intorno ad una modificazione al rocchet- to di RuhmkorfF (Sunto), pag. 189. Barbaro nob. Angelo, Cura- tore della Fondazione Queri- ni-Stampalia. — Nomina, ap- provata dall' Istituto, del suo successore Giuseppe Mozzetti di Mestre, pag. 192 Barbetta Gio. Batta. — Dono alle Raccolte zoologiche di un nido di Vespa crabro,Tpa.g. 331. Bellati Giambattista, s. c. — Sopra ringonfiamenti non fil- losserici, osservati sulle radici di viti europee, e cagionati invece daW Anguillula radi- cicola Greef in Alano di Piave (Feltrino) con 1 tav., p. 455. Bellati Manfredo, s. c. — Sulla rapidità, con cui la luce modifica la resistenza elet- trica del selenio. Ricerche sperimentali, p. 1355. — Re- lazione suir unica Memoria — cecili — pi'esentata al concorso Qaeri- ni-Stampalia sulle ipotesi in fisica, 1411 ; e sull'altro con- corso relativo al tema di acu- stica nelle sue applicazioni al- l' architettura, 1M5. Bellavitis Giusto, m. e. — Annunzi della sua morte, e rappresentanze ai suoi fune- rali, pag, 1-4. Beltrame ab. G. m. e. — Let- tura del suo scritto sui Sci- luk del fiume bianco, e sulla loro lingua, pag. 329. — No- minato membro effettivo non pensionarlo, 330. — Suo rin- graziamento all'Istituto, 505. — Pubblicazione, a spese di questo Istituto, nella circo- stanza del Congresso geogra- fico internazionale a Venezia, della parte inedita dei viaggi da lui fatti nell' Africa cen- trale; e cessione al detto Isti- tuto dei due volumi, pure da lui pubblicati, sul Sennaar e lo Sciangallah,506. Berchet Guglielmo, s. c. — Relazione sulle Memorie di Giuseppe Pasolini , raccolte da suo tiglio, pag. 537. Berlese Antonio — Sopra un nuovo genere di acari paras- siti degli insetti ; Nota (con 1 tav,), pag. 747. Bernardi Enrico, m. e. — Le sperienze del Rijke sjLiUe extra-correnti. Studio critico (con 1 tav.), pag. 151. — Re- lazione suir Avvisatore elet- trico-ferroviario dell' ing. A. Cattaneo di Pavia, 651. — Relazione sull'unica Memoria presentata al concorso scien- tifico Querini-Stampalia sul tema risguardante le ipotesi ia fisica, 1411. — Idem sui manoscritti inviati al concor- so come sopra, sul quesito re- lativo all' acustica nelle sue applicazioni all'archit., 1415. Bernardi mons. Jacopo, m. e. — Di Carlo Boncompagni e del pubblico insegnamento in Italia, pag. 341. Bizio Giovanni, m. e. segreta- rio. — Lettera, annunziante ai Membri effettivi la morte del m. e. anziano G. Bellavitis, pag. 2-3 ; del m. e. F. Coletti, 327-328. — Presentazione di due note di argomento chimico del prof. P. Spica, 5. — Nuove indagini sopra il glicogeno negli animali in- vertebrati, 399. — Comuni- cazione di uno scritto del prof. F. Fanzago sulla secrezione ventrale del Geopìiilus Ga- hrielis. 553. — Relazione sul- l'esito dei concorsi scientifici ed industriali nel 1881,1435. Bordiga G. A. — Alcuni teore- mi sulle quadriche analoghi a quello di Pascal nelle coni- che, pag. 1253. BuccHiA Gustavo, m. e. Presi- dente. — Parole di compianto alla memoria del defunto ra. e. anziano G. Bellavitis, pag. 1-4. — Rappresentante l'I- stituto ai funerali in Padova, ivi. — Facile regola pratica di preconoscere la reale por- tata dei fontanili, 885. — Re- lazione sugli scritti, inviati al concorso scientifico Querini- Stampalia, sul tema di acu- CCCIV stica nelle sue applicazioni all'architettura, 14j5. Gabotto Giovanni, navigatore veneziano. — Suo busto, of- ferto al Panteon Veneto da alcuni concittadini, pag. 924;. Canal ab. nob. Pietro, m. e. — Lettura della sua Memoria intitolata: «Della musica in Italia, notizie tratte principal- mente dall' Archivio Gonza- ga », pag. 923. Canestrini Giovanni , m. e. — Osservazioni intorno al genere Gamasus, pag. 511. — Nuove specie del genere stesso (con 1 tav.), 1077. Canestrini Riccardo. — Nuo- ve specie come sopra (con 1 tav.), pag. 1077. Carpenè-Comboni e G. di Co- negliano. — Premio d' inco- raggiamento per la loro eno- cianina, pag. 1443. Gasali prof. Osvaldo di Came- rino nelle Marche. — Si ap- palesa autore della Memo- ria, inviata al concorso Que- rini-Stampalia sulle applica- zioni della fisica alla medici- na, cui fu assegnato dall' Isti- tuto un compenso di lire 500, pag. 66-67. Cassani prof. Pietro. — Pre- sentazione della 3." parte del lavoro, da lui redatto in colla- borazione col m.e. P. Fambri sotto il titolo: Tra fisica e metafisica, pag. 923. Cattaneo Angelo, ingegnere di Pavia. — Sul suo Avvisa- tore elettrico- ferroviario, re- lazione di una Giunta del- l'Istituto, pag. 651, Cavalli Ferdinando, m. e. — Continuazione del suo lavoro «La scienza politica in Italia» (Sunto), pag. 4-5. Cavignato Giuseppe, meccani- co di Padova. — Premio d'in- coraggiamento pe' SUOI inge- gnosi meccanismi, p. 144/2. Cittadella Giovanni, m. e. — Pietro Selvatico noli' arte e neir architettura , Memoria, pag. 1261. Goletti Ferdinando, m. e. — Annunzio della sua morte, e rappresentanza in Padova ai suoi funerali, p. 327-328. — Sua Commemorazione, comp. dal m. e. P. Ziliotto, 725. CoMBi Carlo, m. e. — Lettu- ra delle Notizie del cav. S. de Stefani suH' antico sepolcre- to di Bovolone ec, pag. 661 . GoMBONi - Vedi Carpenè. Comitato ordinatore del HI Congresso Geografico inter- nazionale a Venezia. — Rin- graziamento air Istituto per la sua decisione di dar ma- no alla stampa della parte in- edita dei viaggi dell' ab. Bel- trame neir Africa, pag. 507. — Dono di alcuni concittadi- ni al Panteon Veneto del bu- sto di Gio. Cabotlo, 924. Consiglio degli Orfanotrofi e Luoghi pii annessi in Mila- no. — Avviso di concorso ad un premio per un libro sulla educazione, giusta legato del- la signora Maria Pironi-Ma- rasi, pag. xxx-xxxi Da Schio co. Almerico, s. c. — Nominato socio corrispon- dente delle Provincie venete, — cccv pag. 509. — Suo riniiiazui- menlo, 553. De Giovanni prof. Achille. — Del valore clinko del cardio- grato, Lettura, pag. A'iSd. Delair^ Segretario dell'UlTicio permanenle del Congresso internazionale geologico. — Dono degli Atti del Congres- sOjtenulosi a Parigi nel 1878, pag. 329. De Leva Giuseppe, m. e. Vice- presidente.— Rappresentan- te r Istituto ai funerali del m. e. anziano G. Bellavitis in Padova, pag. 4. — Id. alla tornata della R. Accademia Virgiliana di Mantova per le solenni funebri onoranze al San. Gio. Arrivabene, 193 e 329. — Giovanni Grimani Patriarca d' Aquileja. Memo- ria, 407; e su due lettele del cardinal di Trani allo stesso, 647. De Lucchi dolt. Guglielmo. — Determinazione del rapporto fra le capacità calorifiche dei vapori soprarriscaldali dell'a- cqua e del fosforo ; ricerca sperimentale, pag. 1305. Denza P. Francesco. — Dono di parecchie sue pubblica- zioni all' Istituto, pag. 331. De Stefani Stefano. 11 ripo- stiglio della Venera, e le suc- cessive scoperte. Comunica- zione, pagina 533. — Sopra r antico sepolcreto di Bovo- Ione, e le recenti scoperte in quei dintorni. Notizie (con una tav.), 753. — Cenni so- pra molti e diversi oggetti di alta antichità, scoperti a Breo- Tomo VII, Serie V. nio nel Veronese (con 2 tav.), 1327. De Zigno Achille, m. e. — Lettura d'una sua Memoria: (( Annotazioni paleontologi- che - Nuove aggiunte alla Fauna delV epoca eocena », pag. 508. Di Belgiojoso co. Carlo, già rn. e. presidente del R. Isti- tuto lombardo. — Annunzio della sua morte, pag. 921. Di Prampero conte Antonino. — Saggio di un glossario geo- grafico friulano dal VI al XIII secolo, pag. 807,1043,1171. Dona Dalle PiOSe co. Fran- cesco.— Sua rielezione a Cu- ratore della Fondazione Bal- bi-Val ier, pag. 137. Fambri Paolo, m. e. — Di- chiarazioni dopo la lettura dello scritto del m. e. S. R. Minich « sulle indagini da lui intraprese intorno alla risolubilità generale delle equazioni algebriche ec, p. 656-657. — Lettera all' on. Brin intorno al nostro massi- mo problema lagunare, e ai doveri del Governo italiano verso Venezia, 663. — Pre- sentazione della III Parte del lavoro, da lui redatto in colla- borazione col prof. P. Cassa- ni, sotto il titolo : (uTra fìsica e metafisica y>, 923. Fanzago prof, Filippo. — Sulla secrezione ventrale del uGeo- philus Gabrielisi), idiota, 641. Favaro Antonio, m. e. — Sulla Biblioteca matematica italiana del prof. F. Riccardi, cenni, pag. 47. — Galileo GaUlei mm CCCVI -— ed il a Dialogo De Cecco lii Ronchitti da Bruzene inper- puosito de la stella nuova », 195. — La proposta della lon- gitudine, fatta da Galileo Gali- lei alle confederale provinole belgiche, tratta per la 1.' vol- ta integralmente dall' origi- nale neir Archivio di Stato all'Aja, e da lui pubblicala, 367. — Sua nomina di mem- bro elettivo, e ringraziamen- to, 660. — Galileo Galilei e lo Studio di Bologna. Nota, 761. — Riconosciuto autore della premiata Memoiia nel concorso Querini - Stampalia sul tema di acustica nelle ap- plicazioni airarchitett.,1438. Fonda-ione Balbi-Valier . — Rielezione del Curatore co. Francesco Dona dalle Rose, pag. 137. Fondazione Ciani. — • Program- ma pel concorso triennale, p. CXXVIIl-CXXIX. Fondazione Querini-Stampa- lia. — Compenso di lire 500, assegnato dall'Istituto al prof. Osvaldo Casali e al doti. Gui- do Piermarini di Camerino nelle Marche, per la loro Me- moria inviata al concorso sul tema risguardante le applica- zioni della fisica alla medi- cina, pag. 66-67. — Appro- vazione della nomina del sig. Giuseppe Mozzetti di Mestre a successore del nob. Angelo Barbaro pure di Mestre nel- r ufficio di Curatore, 192. — Elargizione di lire 800 al Vi- ces. E. F. Trois, per abili- tarlo a presentare i suoi pre- parati zootomici alla Esposi- zione di Milano, 194. — Pre- mi scientifici pelili anni 1882- 86, 1477-82. Freschi Gherardo, m. e. — Cenno sul libro del sig. Ga- lanti : « Viaggio agronomico in Svizzera, Germania, Olan- da, Belgio, Inghilterra ecc. j> pag. 777. — Sunto d'una sua Mem.' sulla nutrizione delle piante coltivate, sulla oppor- tunità d'impartirne la scien- za al coltivatore, e sui mezzi più facili di applicarla, 1385. Fulin ab. Rinaldo, m. e. — Di una Storia della spedizio- ne di Carlo Vili (Sunto), p. 277. — Presentazione del Saggio di un Dizionario geo- grafico medievale friulano del co. A. di Prampero, 661. — Cenni sulla recentissima Me- moria del co. di Mas Latrie, col titolo: « Projets d'empoi- sonnement de Mahomet II et du Pacha de Bosnie accueil- lis par la République de Ve- nise (1477-1526) », 1123- 1124.— Dell'attitudine di Ve- nezia dinanzi ai grandi viaggi marittimi del secolo XV. Di- scorsolettonella solenne adu- nanza, 1451. Gloria Andrea, s.c. — L'Agro Patavino dai tempi romani alla pace di Costanza (25 giugno 1183) con 1 carta topografica, pag. 555, 827, 997, 1125. Gregorovius Ferdinando, s. e. — Parole dette nell' assi- stere all'adunanza del 13 feb- braio 1881, pag. 192. — CCGVU — Istituto R. Lombardo di scien- ze e lettere in Milano. — Programmi di Concorsi a premj scientifici varj, p. lxv- Lxvin,xcvi-cvi; del concorso al premio triennale della Fon- dazione Giani, cxxviii-cxxix. — Annunziu delia moite del suo m. e. e già presidente co. Carlo Balbiano di Bejgiojoso, 921. Istituto Reale Veneto di scien- ze, lettere ed arti. — Elenco de' suoi membri e soci, pag. i-xxiv. - Sua rappresentanza ai funerali del m. e. anziano G. Bellavitis in Tezze di Bus- sano e in Padova, 4. — Com- penso di lire 500, assegnato al prof. Osvaldo Casali e al dott. Guido Piermarini di Ca- merino per la loro Memoria inviata al concorso Querini- Stampalia sul tema risguar- dante le applicazioni della fisi- ca alla medicina, 66-67. — Sua rappresentanza alla ceri- monia in Vicenza pel seppel- limento, nella tomba gentili- zia, delle ceneri dei fratelli Lodovico e Valentino Pasini, 135. — Sua rappresentanza alle solenni onoranze, tribu- tate dalla B. Accademia Vir- giliana di Mantova alla me- moria del Sen. Gio, Arriva- bene, 193 e 329. — Nomi- na del sig. Giuseppe Moz- zetti di Mestre a Curatore della Fondaz. Querini- Stam- pala, 192. — Bingraziamen- to alla Fondazione suddetta per la elargizione di lire 800 al Vices. E. F.Trois, per abi- litarlo a concorrere co'suoi preparati alla Esposizione di Milano, 194. — Pubblicazio- ne, nella circostanza del Con- gresso geografico internazio- nale in Venezia, della parte inedita dei viaggi fatti nel- l'Africa cenlrale dal m. e. ab. G. Beltrame; ed acquisto dei due volumi da lui pubblicati sul Sènnaar e lo Sciangallah, 500-507. — Approvazione del rapporto della Giunta, incari- cata di riferire sulla doioanda dell' ing. A. Cattaneo di Pa- via, relativa al suo Aovi>iatore elettrico ferroviario, 553. — Accettazione del legato di 2 premi scientifici, disposti dal def.° avv. cav. Giò. Tomasoni di Padova, 662. ^- Incarico al m. e. F. Bossetti di con- tribuire materiali alla Biblio- teca di Opere di eletliologia, pi r la Mostra inteinazionale di elettricità a Parigi, 922.— Premi scientifici per gli anni 1882-86, 1477-82. Lampertico Fedele, m. e. — Incaricato di rappresentare r Istituto ai funerali del m. e. anziano G. Bellavitis in Tezze di Ba.ssano, pag. 4. Latteria sociale àìDomegge. — Concessione della menzione onorevole, p. 1445. Idem di Villa di Villa. — Idem del premio d' incorag- gianiento, pag. 1445. Liceo (R.) Cesare Beccaria in Milano. — Programma di concorso al premio Bavizza pf-r Tanno 1881, pag CLXxi. LuUi-iNZUlSl GlUSEI^PE, Ili. e. — — CCCVIII Nota sull'andamento del pen- dolo di Frodsham n.° 160-4, posseduto dal R. Osservato- rio astronomico di Padova, pag. 279. — Conferimento della pensione accademica, e suo ringraziamento all' Isti- tuto, 330. — L' equatoriale Dembowski al R. Osservato- rio di Padova, Comunicazio- ne, 779. — Di una modifi- cazione al cronografo diFuess eseguila dal meccanico G. Ca- vignato, Comunicazione(rig.), 1087. LussANA prof. Filippo, s. c. — Memoria sopra due autografi contemporanei alla pesle del 1630, e sulla prima coltiva- zione del mais, pag. 949. Magistrato civico di Ti'iente. — Avviso di concorso ad un premio per un libro di storia o statistica di Trieste, Gcxciii. Malaspina ing. Gió. — Comu- nicazione degli ultimi studi sulla applicabilità dei trafori nelle dighe dei porti, pag. 1337. Marinelli prof. Giovanni, s. c — Nominato socio coirispon- dente delle provincie venete, pag. 509. — Suo ringrazia- mento, 553. Martini prof. Tito. — La velo- cità del suono nel cloro, pa^. 491,639. MaRzolo prof. Francesco, de- funto m. e. — Sua Comme- morazione, letta dal m. e. An- gelo Minich, pag. 69. Mauro (Fra) Camaldolese, car- tografo veneziano. — Suo busto, ofTerlo al Panteon Ve- neto dalla Società geografica italiana, pag. 922. Mazzotto prof. D. — Sulle va- riazioni della forza elettromo- trice, e della resistenza inter- na di una coppia idroelettrica attiva, studio sperimentale , pag. 309. MiMcii Angelo, m. e. — Com- niemorazione del m. e. prof. F. Marzolo, pag. 69. MiNicH Serafino PiAfaele, m. e. — Sua dichiarazione circa alla Commemorazione del de- funto m. e. anziano G. Bella- vitis, pag. 4. — Presiede le adunanze del 30 gennaio, del 27 marzo e del24aprilel881, 191, 505, 551. — Relazio- ne suW Avvisatore elettrico- ferroviario dell' ing. A. Cat- taneo di Pavia, 651. — Noti- zie sulle indagini, da esso in- traprese e proseguite intorno alla risolubilità generale del- le equazioni algebriche; e bre- vi cenni sull'Autocritica degli scritti, da lui pubblicati intoi- no alle principali questioni dell' Estuario veneto ; e Ri- . sposta alle dichiarazioni del m. e. Fambri, 657-659, 660 e 905. Ministero (Reale) d'agricoltu- ra, industria e commerio. — • Concede nel 1881 il consue- to assegno per gì' industriali delle Provincie venete, p. 5. — • Invio della medaglia d'ar- gento e del relativo diploma, concessi dalla Esposizione in- ternazion de di pesca in Ber- lino al Museo zoologico di questo Istituto,, pei preparati I CCCIX zootomici del rn. e. vices." E. F. Trois, 507. Ministero (Reale) della istru- zione pubblica in Roma. — Invilo all' Istituto di contri- buire alla iiibiioleca di Opere di elettrologia, per la Moslra internazionale di elettricità a Parigi, pag. Q2'2. MiNucci Francesco, farmacista di Gavorrano (Grosseto). — Dono di un suo manoscritto di argomento chinìico, p. 553. MoRPURGO Emilio, m. e. — Sun- to della sua Memoi ia, intitola- ta : «: Antonio Rosmini-Ser- hali, il concetto e i limiti del- la Statistica », pag. 1303, MoRSOLiN ab. Bernardo, s. c. — Viaggio inedito di Vincen- zo Scamozzi da Parigi a Ve- nezia, p.ig. 781. Mozzetti Giuseppe di Mestre. — Nominato Curatore della Fondazione Querini-Stampa- lia, pag. 192. Municipio di Venezia. — Rie- lezione del co. Francesco Do- na dalle Rose a Curatore del- la Fondazione Balbi- Valier, pag. 137. Naccari prof, Andrea, s. c. — Intorno al riscaldamento de- gli elettrodi, prodotto dalla scintilla del rocchetto d' in- duzione; Studio sperimenta- le, pag. 1363. Ninni Alessandro Pericle, s, e. — Sugli esenìplari della Clupea Spratta , V\''itt, del nord, riconosciuti identici dal prof, Ricchiardi a quelli del- la nostro Chipea papalina, Bp., descritta e figurala pri- ma del 1818 dal Chiereghini, pag. 193. — Suo dono alle Raccolte zoologiche di una Collezione di Ortotteri vene- ti, 331. — Nota sul!' Aphija phalerica, Rondeletii, 527. NoDARi Bernardino e C. in Lugo. — Diploma di onore ad essi concesso per la loro fab- brica di carta, pag. 1441. Pagliani dott. Stefano. — So- pra i calori specifici di alcuni miscugli alcoolici,esulla den- sità di essi. Studio sperimen- tale, pag. 1389. Pasini Lodovico, m. e. e Pasi- ni Valentino, s. c, defunti — Rappresentanza dell'Isti- tuto alla cerimonia in Vicen- za, pel seppellimento, nella tomba gentilizia, delle loro ceneri, pag. 135. Pasolini Giuseppe. — Sulle sue Memorie raccolte dal fi- glio, relazione del s. e. dott. G. Beichet, pag. 537, Pazienti Antonio, m, e. — Inca- ricato di rappresentare l'Isti- tuto ai funerali del m. e. an- ziano G. Bellavitis in Tezze di Bassano, p. 4. — Rappre- sentante r Istituto alla ceri- monia in Vicenza pel seppel- limento, nella tomba gentili- zia, delle ceneri dei fratelli Pasini, 135. — Presentazione del sèguito delle sue Consi- derazioni termodinamiche , 505-606. — Relazione su- gli scritti, inviati al concorso scientifico della Fondazione Querini-Stampalia, sul tema risguardante l'acustica nelle sue applicazioni all' archilei- — CGCX — tura, 1415. — Id. al concor- so scientifico dell'Islituto sul quesito, relativo all' equiva- lente meccanico della caloria, pag. 1421. PiEBMARiNi doti. Guido di Ca- merino nelle Marche. — Si appalesa autore della Memo- ria, inviala al concorso Que- riniStampalia, sul tema ri- guardante le ap[ilicazioni del- la fìsica alla medicina, cui l'I- slitulo assegnò il compenso di lire 500, 'pag. 66-67. PiRONA Giulio Andrea, m. e. — Presentazione del voUune degli Atti del Congresso in- ternaz. di geologia, tenutosi a Parigi nel 1878, pag. 329. Plancich Giuseppe e G. di Ve- nezia. — Diploma di onore ad essi concesso per lavori di ceramica dipinta a rilievo, pag. 1440. Ponti Carlo ottico di Venezia. — Menzione onorevole per nuovo apparecchio fotografi- co, pag. 1445. Querini-Stampalia. — (Vedi Fondazione ecc.). Reggio prof. Zaccaria. — Qua- dratura di certe aree circola- ri (con 2 tavole), p. 1097.— Sulla determinazione del polo di una retta data, Considera- zioni di geometria derivata, 1117. Richiardi (prof.).— Sulla iden- tità degli esemplari della Clu- pleaSpratta,\\'\[\. del nord con (pielli della nostra Clu- pea papalina, Bp,, descritta e fii^urala prima del 181S da! Chiereghini, pag. 193. Romanese dott. R. — Sulla ra- pidità con cui la luce modifi- ca la resistenza elettrica del selenio. Ricerche sperimen- tali, pag. 1355. Rossetti Francesco, m. e. — Comunicazione d'una modifi- cazione al rocchetto di Ruhm- korff dei sigg, dolt. Scarpa e L. Baldo, p. 137; e della Nota del d.' Mazzetto sulla variazio- ni? della forza elettromotrice ecc., 193. — Relazione sul- V Avvisatore elettrico-ferro- viario dell'ing. Angelo Catta- neo di Pavia; 651. — Incari- cato di raccogliere materiali per contribuire alla bibliote- ca di Opere di elettrologia, per la Mostra internazionale di elettricità a Parigi, 922. — Comunicazione d' un lavoro del prof. G. De Lacchi « sul rapporto fra le capacità calori- liche dei vapori soprarriscal- dati dell'acqua e del fosforo», 1121. — Relazione sui lavori, inviati al concorso scientifico Querini-Stampalia, sul tema risguardante le ipotesi nella fìsica, 1411. — Idem al con- corso come sopra dell'Istituto sul quesito relativo all' equi- valente meccanico della ca- loria, 1421. RowLAND Enrico A., prof, di Baltimora.- Riconosciuto au- tore della Memoria, premiata nel concorso scientifìco del- l'Istituto, sul tema telali vo al quesito sull'equivalente mec- canico della caloria, 1436. S\CCARDO PiERANDREA, ili. e. — Sopra rigonfiaminli non fil- — CCCXI — losserici, osservati sulle radi- ci di vili europee, e cagionali invece d&W Anguillula radi- cicola, Greei, in Alano di Pia- ve (Feltrino), con 1 tav., pag. 455. — Sua nomina di ineni- hro effettivo, e ringraziamen- to, 660. Scarpa dolt. Giuseppe. — In- torno ad una modificazione al rocchetto di Ruhmkorfr(Sun- to), pag. 189. Società geografica italiana in Roma. — Dono al Panteon veneto del busto di Fra Mau- ro, pag. 922. Society geological of India. — Annunzio del dono de' suoi Atti e delle sue Memorie alla biblioteca di questo Istituto, pag. -136. Spiga prof. Pietro. — Note in- torno all'azione dell'idrogeno nascente sui nitriti, e sopra alcune sostanze alcaloidee, rinvenute nell'organismo ani- male durante la vita, pag. 7 e 15. — Sui solfacidi del cime- ne, 2." Comunicazione, 469. — Nominato socio corrispon- dente delle Provincie venete, 509. — Suo ringraziamento, 553. — Sopra un preteso rea- gente atto a far distinguere le ptomaine dagli alcaloidi vege- tali, 741. Stefani cav. Federico, s. c. — Nominato socio corrispon- dente delle provinole venete, pag. 509. — Suo ringrazia- mento, 553. Télphy G. B., professore a Bu- dapest. — Sopra i suoi opu- scoli. Comunicazione del m. e. G. Veludo, pag. 97. ToLOMEi Giampaolo, rn. e. — Sul 3.° tema, svolto dal Con- gresso giuridico internazio- nale, tenutosi in Torino ne! settembre del 1880, e sulle sue conchiusioni, p, 103. — Sua nomina a membro effet- tivo non pensionarlo, e rin- graziamento all'Istituto, 330- 331. ToMAsoNi defunto avv. cav. Gio- vanni, di Padova. — Suo le- gato a favore di questo R. Isti- tuto per 2 premi scientifici di lire 5000 ognuno, pag. 662. Tono ab. Massimiliano. — Bol- lettino meteorologico dell'Os- servatorio di Venezia, 1880, p. I-IV, XLI-XL1V,LX1X-LXXII. — Riassunto delle osserva- zioni fatte nell'anno meteorol. 1879-80, cvii-cxv — 1881, CXXXIII-CXXXVI , XLIX-CLlI , CLXXVIl-CLXXX , CCVII-CCX , CCXXIX . CCXXXII , CCXXXIII- CCXLVIII. Trois Enrico Filippo, m. e. Vicesegretario. — Ricerche sul sistema Imfaticodei Pleu- ronettidi. Parte III, Num. 1. Uhombus maximus e Rhom- hus laevis (con 1 tav.), pag. 139; Num. 2. Psettini, lìla- tessini, pleuronectini e so- leidi (con 1 tav.), 333.— E- largizione, fattagli dalla Fon- dazione Querini - Stampalia, di lire 800, per concorrere colle sue preparazioni zooto- miche alla Esposizione di Mi- lano, 194. — Medaglia d' ar- — cccxri — gento, concessa a' suoi prc- pai'ati zoolomici dalla Esposi- zione internazionale di pesca in Berlino, 507. — Presen- tazione di due scritti del sig. A. Berlese « sopra un nuovo genere di acari parassiti de- gl'insetti», 659 ; e «sulle me- tamorfosi di alcuni acari in- setticoli», 1123. TuRAZzA Domenici), m. e. — As- sume la Commemorazione del defunto m. e. anziano G. Bel- lavitis, pag. 3. — Relazione sugli scritti, inviati al con- corso scientifico della Fonda- zione Querini-Stampalia, sul tema risguardanle 1' acustica nelle sue applicazioni all'ar- chitettura, 1415; e a quello dell' Istituto suir equivalente meccanico della caloria, 14'21. Veludo Giovanni, m. e. — Co- municazione sopra gli opu- scoli di Télphy, pag. 97. \iaNA dott. Cesare. — Nomi- nato socio corrispondente del- le Provincie venete, p. 509. — Sul contagio della pazzia, 925. Zampironi dottor Giò. Batta, di Venezia. — Menzione ono- revole pei suoi fìdibus ecc., pag. 1445. Zanella ab. Jacopo, ni. e. — Incaricato di rappresentare l'Istituto ai funerali del m, e. anziano G. Bellavilis in Tezze di Bassano, p. 4. — Rappre- sentante r Istituto alla ceri- monia in Vicenza pel seppel- limento, nella tomba gentili- zia, delle ceneri dei fratelli Pasini, 135, — Della vita e degli scritti di Celio Magno, veneziano del sec. XVI. Me- moria, 1063. ZiLiOTTO dott. Pietro, m. e. — Commemorazione del m. e. prof. F. Coletti, pag. 725. Ing. Gió. Malaspina. — Comunicazione degli ultimi studi suir applicabilità dei trafori nelle dighe dei porti pag. 1337 yjt -n i — Sulla rapidità con cui la luce mo- ' , ^ ' * ' < difica la resistenza elettrica del se- e Doti. R. Romaneseì ^ ■ n- u ti- hokk l temo. Ricerche sperimentali . » looo A. Naccari, s. c. . . — Studio sperimentale intorno al ri- scaldamento degli elettrodi, prodot- to dalla scintilla del rocchetto d' in- duzione » 1363 G. Freschi, m. e. . . — Della nutrizione delle piante col- tivate, della opportunità d' impar- tirne la scienza al coltivatore e dei mezzi più facili di applicarla(Sunto) » 1 385 Dott. S.PAGLiANi,m.e. — Studio sperimentale sopra i ca- lori specifici di alcuni miscugli al- coolici e sulla densità di essi . » 1389 Rapporti. Relazione della Giunta (MM. EE. E. Bernardi, F. Ros- setti relatore e S. G. Manfredo Bellati) sull' unico scritto pervenuto al concorso pel premio Querini- Stampalia, circa al quesito riguardante le ipotesi in fisica » 1411 Idem id. (MM. EE. G. Bucchia, D. Turazza, A. Pazienti, E. Bernardi relatore e M. Bellati S. C.), sulle Memorie presentate al concorso pel premio come sopra, in- torno al tema di acustica nelle sue applicazioni al- l' architettura » 1415 Idem id. (MM. EE. D. Turazza, A. Pazienti, e F. Rossetti relatore) intorno ai manoscritti inviati al concorso pel premio del R. Istituto, sul quesito che si riferi- sce all' equivalente meccanico della caloria . . » 1421 (Continua.) Adunanza solenne del 15 agosto 1881 Atto verbale pag. 4433 G. Bizio, m. e. Segr. — Relazione suU' esito dei concorsi scientifici ed industriali dell' anno corrente, e sui nuovi quesiti propo- sti a premio » 1435 Ab. R. FuLiN, m. e. . — Dell'attitudine di Venezia dinanzi ai grandi viaggi marittimi del seco- lo XV. Discorso » 1451 Programma dei concorsi scientifici dell' Istituto, e delle Fondazioni Querini-Stampalia, Balbi-Valier e Toma- soni per gli anni 1882-1886 t> 1477 A!). M. Tono ... — Bollettino meteorologico dell'Osser- vatorio del Seminario Patriarcale di Ve- nezia (giugno a settembre 1881). » CCXXXIII-CCXLVIII Elenco dei libri e delle opere periodiche^ pervenuti dal 1.° giugno a tutto agosto 1881 ...» ccxlix-ccxcii Programma del Magistrato civico di Trieste, risguardante il concorso a premio per un libro di storia o sta- tistica di Trieste » ccxciii-ccxciv Indice del volume per materie e per nomi ...» ccxcv Prezzo della Dispensa Fogli 55 Vi «^ italiani Cent. i^Y^ . . L. 6:91 Due Tavole doppie litografate . . . . d 0:50 Totale L. 7:41 ' / m rw ... 'A :4 J^Ky- 's^ • W^, >^^ ^ '^^l'ì^^ 't -^'"