1 . . \ y^^ì v^^ ^\ ^ìT 4," ■r^?- 7^ ì <- > i se fJi' * NT St'^^f^l^^^ HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. H:^ ^5 JtA^^Lrrv\\|r<>i_ v x X*^*^^. ATTI DEL REALE ISTITUTO VEI^ETO 0 I SCIENZE, LETTERE ED ARTI UAL NOVEMBRE i 885 ALl'oTTORRE 4 88C TOMO QUARTO, SERIE SESTA Dispensa Decima (con Appendice) VENEZIA PRESSO LA SEGRETERIA DELL* ISTITUTO NEL PALAZZO DUCALE TIP. m 0. ANTONELLI, 188S-86 INDICE Allo verbale della adunanza 14 agosto 1886 p. 1390-1393 Lavori Ietti per la pubblicazione negli Atti. M. Bellati m. e. e R. Romanese. — SVilIa dilatazione e sui calori specifici e di trasformazione del- l'azotato ammonico. Ricerche speri- mentali (con 2 tavole) .... » 1395 G. OMBONr, «1. e. . . — Di alcuni insetti fossili nel Ve- neto. Nota (con 3 tavole). . . » 1421 S. De' Stefani. . . — Intorno un dodecaedro quasi re- golare di pietra a facce pentagonali scolpile con cifre, scoperto nelle an- tichissime capanne di pietra del monte Loffa. Notizie (con 1 tavola) . . » 1437 Prof. G. BoRDiGA . — Di alcune superficie del 5.°e del 0.° ordine, che si deducono dallo spazio a sei dimensioni. Memoria . . » 14G1 Dott. G. PiSANELLO. — Sull'azione dell'idrogeno nascente sul propionitrile » 1503 A. P. Ninni, m. e. . — Sui tempi, nei quali gli anfibi anuri del Veneto entrano in amore. Osser- vazioni e note » 1509 A. Da Schio, s. c. . — La meteorologia vicentina nel lu- glio 1886. Comunicazione (con 1 carta idrografica) » 1535 Doti. V. Cavagnis . — Contro il virus tubercolare e con- tro la tubercolosi. Tentativi sperimen- tali (Gontin. con appendice) . » 1547-1555 Segue Anno 1SS5-SG DISPENSA X mmU ORDINARIA DEL U AGOSTO 1886 PRESIDENZA DEL COMMENDATORE ANGELO MINIGH PRESIDENTE. Sono presentì i membri effettivi: Vlacovich, Lampertico, Veludo, De Leva, Famiìri, Lorenzoni, Mons. J. Ber- nardi, Beltrame, Vigna e Trois vicesegretario ; nonché i soci corrispondenti: Berchet, Spiga, Da Schio, Deo- DATi e Galanti. Vengono giustiflcati gli assenti membri effettivi : Bi- zio segretario, Turazza, Bacchia, Luzzatti, De Betta, E. Bernardi, Favaro e M. Bollati. Dopo la lettura dell'Atto verbale dell'adunanza 19 lu- glio decorso, dal m. e. Senatore F. Lampertico si legge il Decreto Reale in data del 13 giugno a. e, con cui il m. e. commendatore À. Minlc/i è promosso all'ufflcio di Presidente ed il m. e. commendatore G.P. Vlacovich è no- minato Vicepresidente di questo Corpo scientifico pel bien- nio in corso. Prima di lasciare il seggio al suo successore, il m. e. F. Lampertico rivolge all' Istituto le seguenti parole : « Come altra volta ebbi a sentirmi confuso, che uf- » ficio sì cospicuo scendesse sino a me; così oggi mi gode » l'animo che sia salito sino all'uomo illustre, eh' è chiamato Tomo IV, Serie VI 177 — 1390 — I) a succedervi, Nell'assumere, or sono due anni, la Pre- » sidenza, ricordo aver detto che, per la Presidenza del- » l'Istituto, si preparava un periodo di modeste ma assidue » cure. Accennerò con ciò alle nostre preoccupazioni quan- » to ai doveri e diritti dell' Istituto verso la Fondazione » Querini-Stampalia, e alla sede deirislituto. Verso la Fon- » dazione Querini-Stampalia siamo usciti da quelle asprez- )» ze, che poteva ritardare quell' auguralo momento, in cui « r Istituto verso la Fondazione eserciti efficacemente e « nella loro pienezza le attribuzioni, che ci sono affidate dal » Fondatore. Per la sede dell'Istituto, questo la Presidenza » ebbe sempre di mira, che ci venisse assegnata una sede » che l'Istituto riconoscesse degna. Il che felicemente abbia- » mo ottenuto: rimane l'attuazione- Se però io dissi d'aver » ricevuto 1' ufficio di Presidente da chi ebbe a tenere alle » le tradizioni dell' Istituto, son lieto oggi di un' altra volta » dichiarare, che bene lo cedo a chi ci è mallevadore del- » l'avvenire. Non mi rimane che di promettere alla Presi- » denza, ove d'uopo, la mia cooperazione: tanto più lieto, » dacché, sopratulto da qualche tempo, mi trovo assai » meglio nei posti, ove mi vuole la disciplina, che non nei » posti d'onore. Invito il nuovo Presidente Minich e il » Vice-presidente Vlacovich a prendere il loro seggio. Terminalo questo discorso, ed occupalo dai signori commendatori Minich e Vlacovich il posto, che ad essi compete, il nuovo Presidente pronuncia il discorso che segue: — 1391 — « Illustri Col leghi. ») Neil' assumere l'onorifica carica di Presidente, cui » mi chiamò la vostra benevolenza, sento anzitutto il do- li vere di esprimervi, onorevoli collegbi, la mia più sentita » gratitudine. Conscio della scarsezza dei miei meriti, devo « attribuire tanto onore al mio nome, cui voleste dare una » nuova prova di deferenza, e quindi si accresce per parte » mia il dovere di ringraziarvi per il modo cortese, col n quale voleste onorare chi tanto si adoperava pel nostro )) sodalizio, cui pensava assiduamente con affetto e solerzia )) Ano negli ultimi istanti della sua vita operosissima. Ma se n io ora rivolgo il pensiero al grave incarico che mi venne u addossato, tanto impari alle forze del mio limitato in- (I gegno, dovrei sentirmi sbigottito, se non pensassi alla » vostra abituale indulgenza, ed alle ripetute prove da voi t) avute della vostra benevolenza. Ricordando la lunga serie » di uomini illustri, che coprirono questo seggio, io mi sento » confuso e trepidante pel timore di non poter corrispon- » dere all' importanza dell' incarico conferitomi. Ed ancor » più rimango confuso se penso al mio illustre antecessore, )> che colla parola ben sentita ed efficace, colla sua alta i> posizione si acquistò una meritata autorità, che spesso I) seppe esercitare a vantaggio del nostro Istituto. Alla mia « insufficienza potevano in parte supplire 1' attività e l'abi- n tudine al lavoro. Recentemente il corpo, affievolito dal- » r età e dalle eccessive occupazioni, non rispondeva più I) coir usata energia all' impulso del volere ed aveva per- » duta r usata vigoria. Tortunatamente ora la mia salute — 1392 — » si rimette, ed almeno non mi mancherà il buon volere » e l'attività nel disimpegno dei miei doveri verso di voi, » colla speranza che mi verrà in ajulo la vostra benevola » cooperazione e la vostra indulgenza. I) Sono eerto e sicuro, e ciò mi rinfranca, di trovare » un valido appoggio nella saggezza e sapienza dello scien- B ziato, che nominaste a Vice-presidente, e nell' esperienza » e solerzia dell' illustre Segretario, come nell'efficace coo- » perazione di chi lo ajuta ». Dopo ciò il socio corrispondente G. Berchet presenta, perla biblioteca dell'Istituto, una importante Relazione, pub- blicata dal Ministero Giapponese intorno al cholera; ed il Vicesegretario, neir annunziare l'elenco dei libri recente- mente donati, fa speciale menzione dei seguenti : a) di alcune Memorie di argomento geologico del s. e. F. Bassani ; b) della pubblicazione col titolo: « Mia Memoria dell' av- vocalo Leone Foiiis », di cui fece omaggio all'Isti- tuto la vedova di lui, signora Eugenia Pavia-Genti- lomo-Fortis ; e) della Memoria « sul Boomerang » del sig. prof. Angelo nob. Emo ». Indi, in assenza del m. e. P. A. Saccardo, il sig. D. Levi è ammesso a presentare, con cenni informativi, la seconda parte della « Flora algologica », da lui redatta in collaborazione col sig. dott. G. B. De Toni. Poscia il socio corrispondente A. Da Schio legge la sua Memoria, illustrata da una carta, « Sulla meteorologia vi- centina del luglio 1886 »; ed il Vicesegretario presenta, in nome dell'altro socio A. Roiti, uno scritto del sig, doli. Franco Magrini, che ha per argomento la ricerca : « Se — 1393 — per il condensarsi del vapor d' acqua si abbia sviluppo di elelt ricità » . Due lavori vengono appresso comunicali dal socio sig. P. Spica. Il primo di essi è del sig. doli. G. Pisanello, che tratta » sulV azione deW idrogene nascente sul propioni- trile » ; ed il secondo è de! sig. M. Spica, che versa «Sui due acidi naftossiacetici ». Da ultimo, conformemente all' articolo 8." del Regola- mento interno, il sig. doti. V. Cavagnis è ammesso a con- tinuare la lettura del suo lavoro, avente per titolo : « Con- tro il virus tubercolare e contro la tubercolosi, tentativi sperimentali ». Compiute le comunicazioni e le letture, l'Istituto tratta, in adunanza segreta, de'proprii affari interni, fra i quali completa la Giunta per la scella dei soci, giusta i propri Statuti interni. ìAYORI letti per l\ PUBBLICAZIONE NEGLI ATTI SULLA DILATAZIONE E SUI CiLOm SPECIFICI E DI IRASFORliZIOM DELL^ AZOTATO AMMOMCO. Ricerche sperimentali DEL M. E. M. BELLATI e R. ROMANESE (con 2 Tavole) Fra i corpi solidi, che a temperature abbastanza ben definite subiscono qualche modificazione di struttura, l'azo- tato ammonico è certo uno dei più interessanti e singolari. Sotto r aspetto cristallografico queste modificazioni furono studiate dapprima dal Frankenheim e poi, più completa- mente, dal Lehmann. Il primo aveva osservato che a tem- peratura alquanto elevata il nitrato ammonico cristaHizza in romboedri, e che a temperatura più bassa i cristalli ap- pariscono invece isomorfi con quelli dell' azotato potassico. Il Lehmann poi scopri altre due modificazioni di struttura cristallina del nitrato ammonico. Subito al di sotto della temperatura di fusione, che ha luogo a 168° circa, esso cristallizza nel sistema monometrico, e considerando la di- rezione degli assi di massimo accrescimento dei cristalli, il Lehmann è condotto a credere, che la forma cristaUina del nitrato ammonico a temperatura cosi elevata sia 1' esaci- sottaedro o il triacisottaedro, o il rombododecaedro o l'ico- sitetraedro. Per certe analogie poi col cloruro d'ammonio, il Lehmann considera come più probabile l'ultima delle forme — 1396 — or nominate. Col raffreddamento, a circa 127°, comparisce improvvisamente la doppia rifrazione, e se si tratta di una soluzione, si producono cristalli di un altro sistema, clie si ingrossano, percliè la nuova forma è meno solubile della precedente. Dalle proprietà ottiche e dalle forme d' accre- scimento dei cristalli, il Lehmann è trotto a concludere, che i cristalli formali a questa temperatura sieno i romboedri indicati dal Frankenheim. Raffreddandosi ulteriormente la soluzione, a circa 87°, si formano dei cristalli trimetrici aghiformi, che mostrano la combinazione di un prisma con un altro prisma e qualche volta anche con una piramide. Uno dei prismi è pressoché ad angolo retto ; 1' asse del se- condo e gli spigoli d' intersezione fra la piramide ed il pri- mo prisma, sono, per quanto si può giudicare, esattamente perpendicolari agli spigoli di questo, l cristalli di questa forma si possono ottenere in aghi lunghi un pollice da una soluzione calda di azotato ammonico ; ma è necessario di- minuire la solubilità del sale nell'acqua aggiungendo alcool, affinchè i cristalli non si formino troppo intralciati fra loro. Con tutto ciò il Lehmann non è riuscito a fare delle misure su questi cristalli, i quali inoltre si trasformano molto facilmente in altri cristalli, pure trimetrici, cguaU a quelli che si ottengono ad ordinaria temperatura dalla solu- zione acquosa e che furono misurati dal von Lang, dai Marignac e dal Lehmann stesso. Se si riscalda quest'ultima modiQcazione, si ripassa in senso inverso per tutte le forme precedentemente indicate. A circa 36° si ha 1' altra forma trimetrica, a circa 87° la romboedrica, a i20° la monometrica (*). (1) 0. Lehraann. Ueher fhysikalische Isomerie. — Zeitschr. fi'ir Krystallogiaphie uiid Mineralogie, I, 97 (1877). Abbiamo potuto consultare questo lavoro del Lehmann solo quando lo nostre ricerche termiche erano pressoché compiute. Per — 13U7 - Qu(>sle modificazioni di sliultura cristallina sono ac- compagnate da variazioni di volume e da assorbimento o sviluppo di calore: nel presente scritto riferiremo i risul- tati de' nostri studi su tali fenomeni termici. Esperienze sulla velocità di riscaldamento e di raffreddamento dell' azotato ammonico. Un metodo assai comodo e sicuro per indagare, se, ed a quali temperature, un corpo presenti qualche modifica- zione di struttura è quello di studiare la sua velocità di ri- scaldamento 0 di raffreddamento. Se il corpo ad una certa temperatura subisce una trasformazione ed assorbe od emette calore, riesce naturalmente alterato l'andamento re- golare della temperatura durante il riscaldamento o il raf- freddamento del corpo stesso. Individuata poi grossolana- mente una temperatura alla quale ha luogo qualche trasfor- mazione, si può studiare il fenomeno con più cura, po- nendo il corpo in un ambiente a temperatura costante non molto diversa da quella a cui corrisponde la trasforma- zione, cosi che esso si riscaldi o si raffreddi lentamente. Per l'azotato ammonico noi abbiamo sempre usato dei tubi da saggio piccolissimi, a pareti sottili, lungo 1' asse dei quali stava un termometro di bulbo sottile e ciUndrico. 1 tubi contenevano una piccola quantità del sale calcato in- torno al serbatoio del termometro. Essi erano chiusi in alto per impedire che il nitrato, originariamente ben secco, assorbisse il vapor d' acqua. In questa maniera abbiamo fatte molte serie di osservazioni, ma ne riferiremo soltanto alcune a titolo di saggio. quel che riguarda le temperature di trasformazione, i risultati del Lehraann sono in sufficiente accordo coi nostri. Tomo IV, Serie VI. 178 — 1398 — a) Trasformazione fra 30° e 40°. — Le due tabelle se- guenti riproducono 1' andamento della temperatura in una esperienza di riscaldamento e in una di raffreddamento. La colonna segnata A dà il numero di secondi impie- gati dal termometro a salire o scendere di V^^ di grado. Per maggior evidenza nella tavola I, fig. ^ e 2, è rappre- sentato graficamente il fenomeno. 1399 RISCALDAMENTO Te rnpera- Tempi A ture 0 s 27,0 0 s 19 28,0 19 2,1 29,0 40 2,1 30, CI •"j-^ y 2,3 31,0 84 2,4 32,0 108 2 8 33,0 136 3,2 34,0 168 3,6 34,5 186 4,6 35,0 209 5,5 35,4 231 7,0 35,5 238 9,0 35,6 247 35,67 (massimo) 35,6 290 35,5 30i 14,0 35,4 316 12,0 35,3 329 13,0 35,2 343 14,0 35,1 359 16,0 35,0 380 21,0 34,96 (minimo) 35,0 454 21,0 35,1 ■475 12,0 35,2 487 RAFFREDDAMENTO Tempera- ture Tempi A 0 s 39,0 1 s 1,4 38,0 15 1,4 37,0 30 1,7 30,0 47 1,8 35,0 65 2,1 34,0 86 2,4 33,5 98 2,4 33,0 110 2,6 32,5 123 2,8 32,0 137 3,0 31,5 152 3,4 31,0 169 4,0 30,5 189 4,5 30,3 198 6,0 30,2 204 9,0 30,1 213 30,07 (minimo) 30,1 229 30,2 236 7,0 30,3 241 5,0 30,4 246 5,0 30,5 251 5,0 30,6 256 5,0 30,7 262 6,0 no,s 208 60 — 1400 - RISCALDAMENTO RAFFREDDAMENTO Tempera- ture Tempi A Tempera- ture Tempi A 0 35,3 500 13'o 0 3. ',9 s 277 9'o 35,4 511 11,0 31,0 291 14,0 35,6 529 9,0 31,05 (massimo) 35,8 546 8,5 31,0 359 36,0 561 7,5 30,9 383 24,0 36,4 588 6,8 30,8 400 17,0 36,8 612 6,0 30,7 414 14,0 37,2 635 5,7 30,6 424 10,0 37,6 659 6,0 30,5 433 9,0 38,0 688 7,2 30,4 442 9,0 38,4 727 9,8 30,3 447 7,0 30,2 455 6,0 30,1 461 6,0 29,9 472 5,5 29,7 481 4,5 29,5 490 4,5 29,3 499 4,5 29/1 508 4,5 29,0 513 5,0 28,8 523 5,0 28,6 533 5,0 28,4 544 5,5 28,2 555 5,5 28,0 567 6,0 27,5 599 6,5 Tempera tura eile nid 390,2 Tempera tura esle ma 240,2 — 1401 — Come si vedo, nell' esperienza di riscaldamento la tem- peratura del nitrato' ammonico va dapprima crescendo re- golarmente col tempo fino verso 35°, 5; ma a 35°, G7 finisce di crescere e comincia a discendere dapprima rapidamente, poi lentamente. Raggiunge un minimo a 34°, OG e torna u salire con velocità dapprima crescente, ma che poi di ne- cessità si va facendo mano a mano più piccola. La tabella e la curva di raffreddamento mostrano presso a poco gli stessi fenomeni, ma in ordine inverso e a tempe- rature differenti. II raffreddamento è regolare fino a circa 30°, 3 ; poi la temperatura raggiunge un minimo a 30',07; cresce quindi lino a 31°, 05, dove resta qualche tempo co- stante, e infine torna a diuìinuire. Il fatto che la temperatura, alla quale avviene la modi- ficazione di struttura è più alta, quando la temperatura va crescendo di quando invece va diminuendo, si verifica anche in tutti gli altri casi di trasformazione che abbiamo studiati precedentemente (*). Al contrario, il fenomeno del cangiamento di segno nella velocità di riscaldamento o di raffreddamento durante la trasformazione ci si è presentato solo nell' azotato ammo- nico. Questo fenomeno trova in parte riscontro in altri fenomeni ben noti che riguardano la solidificazione, e sta- bilisce un' analogia ancora più stretta fra le modificazioni di struttura e il cangiamento di stato fisico di un corpo. Ci parve interessante lo studio un po' accurato di que- sti fenomeni, e perciò abbiamo moltiplicato le esperienze di riscaldamento e di raffreddamento del nitrato ammonico. Dalle esperienze fatte ci pare di poter foimulare le conclu- (1) Proprietà termiche notevoli di alcuni jodiiri doppi. — Atti Istit. Ven. (5), VI, 4880. — Nuovo Cimento (3), Vili p. 215. Sid calore di trasformazione da uno ad altro sistema cri- stallino dell' azotato potassico. — Alli Istil. Ven. (6), III, 1885. - 1402 — sioni seguenti, che tuttavia diamo con qualche riserva. Du- rante il riscaldamento la temperatura, alla quale comincia la trasformazione, è in generale tanto più bassa, quanto più bassa è la temperatura esterna, cioè quanto più lentamente il corpo si va scaldando. Così, chiamando T la tempera- tura esterna e t la temperatura alla quale il termometro circondato dal sale cessa di salire per rimanere stazionario, od anche per poi discendere, si ha che per T =: 390,2 è t = 35°,67 .) 55,0 » 35,92 .) 68 ,8 » 37 ,94. Tuttavia questa temperatura t varia in generale poco, finché la differenza T — t non supera 20°. Dopo che il ter- mometro si è fermato alla temperatura t in generale di- scende fino ad una temperatura t^ per poi di nuovo salire. La differenza t — f, è in generale tanto più grande quanto più basso è T, anzi se T è molto alto, non si osserva che abbia luogo questo minimo t^ . Sebbene lo straterello di nitrato aramonico che circon- dava il termometro fosse sempre molto sottile, tuttavia la temperatura in un dato istante non poteva essere la mede- sima in tutta la massa del sale. È evidente che le particelle di nitrato più vicine alla parete del tubetto dovevano es- sere più calde di quelle vicine al bulbo del termometro, e che questa differenza di temperatura doveva essere tanto maggiore quanto più rapido era il riscaldamento, cioè quan- to più elevata era la temperatura esterna. Di questo fatto ci siamo assicurati anche con esperienze dirette, estraendo il tubetto dall' ambiente caldo prima che si fosse raggiunta la temperatura di trasformazione ed osservando quanto an- cora crescesse il termometro. La differenza fra la tempe- ratura che si aveva al momento dell' estrazione e quella massima raggiunta di poi, risultò tanto maggiore quanto — 1403 - più rapido era il riscaldamento. Ad esempio, questa diffe- renza di temperatura, debitamente corretta per le perdite di calore avvenute nel frattempo, fu di soli 0",2 quando nell'apparecchio riscaldante il termometro saliva di i° in ^50 secondi; ma si trovò eguale a 2", 2",7, 4°,4 quando il termometro cresceva di 1° in 8^7* e 4^3. Dal fatto pre- cedentemente indicato, che la trasformazione avviene a tem- peratura tanto più elevata, quanto più alta è la tempera- tura esterna, pare dunque di poter concludere che sì esige un certo tempo, perchè anche raggiunta la temperatura di trasformazione, il nitrato ammonico si modifichi nella sua struttura, e che durante questo tempo la temperatura con- tinua a sahre: poi, venendo assorbito il calore di trasforma- zione, il termometro ridiscende e si riduce ad una tempe- ratura prossima a quella di trasformazione. Siccome tut- tavia dall' esterno arriva sempre calore, 1' azotato ammo- nico cessa di raffreddarsi prima d' aver raggiunto la vera temperatura di trasformazione, e cessa tanto più presto quanto maggiore è la quantità di calore che riceve ad ogni unità di tempo, cioè quanto più alta è la temperatura esterna. Nelle esperienze di raffreddamento, quando la tempe- ratura esterna varia da I3°,4 a 27°,4, la temperatura /^ , alla quale per la prima volta si ferma il termometro circon- dato dal sale, varia apparentemente senza una legge ben dcQnita. Queste variazioni non sono tuttavia molto forti. Nelle nostre esperienze restarono sempre comprese entro 1", e il valor medio di t^ desunto da otto determinazioni risultò 30°,66. Gli estremi, fra i quah variò f^, sono 30,°07 (temperatura esterna 24^2) e SO^OS (temperatura esterna iS",/*). Dopo raggiunta la temperatura ic^ il termometro cresce fino a una temperatura massima /s, che nelle no- stre esperienze stava fra 30°, 94 (temperatura esterna i 9°,0) e 31°, 34 (temperatura esterna 27°, 4). Il Viilor medio di l^ — 1404 — è 3l,"i3. La differenza (3 — t^ variò fra gli estremi 0",29 (temperatura esterna 1 9°, 4) e 0'',98 (temperatura esterna 24°,2) ed in media risultò 0,47. Abbiamo fatto alcune esperienze di riscaldamento e di raffreddamento anche per investigare come variano le con- dizioni di temperatura in una massa piuttosto considere- vole di azotato ammonico. In un tubo da saggi di circa 2 cent, di diametro abbiara fissato due termometri a bulbo sottile e vi abbiamo compresso intorno dell' azotato ammo- nico. Uno dei due termometri era posto lungo 1' asse del tubo, r altro più verso la parete in modo che i due ser- batoi si trovassero alla stessa altezza e ad una distanza mi- nima di circa 2,5 mm. Nelle esperienze di riscaldamento i due termometri crescono dapprima quasi egualmente, rima- nendo il centrale sempre più basso ; ma poi questo, in vici- nanza alla temperatura di trasformazione, cresce più rapi- damente dell' altro, cosicché la differenza di temperatura dei due termometri va mano a mano diminuendo. Il ter- mometro laterale mostra che negli strati esterni la trasfor- mazione si compie in modo relativamente sollecito ; invece nel centro la trasformazione è più lenta ed avviene ad una temperatura alquanto inferiore. Dopo compiuta la trasforma- zione, gli andamenti dei due termometri tornano ad essere presso a poco paralleli. Le particolarità poi del fenomeno va- riano a seconda che è più o meno grande la velocità di riscal- damento.— Nelle esperienze di raffreddamento, i due termo- metri cominciano a discendere con differenza pressoché costante, restando il centrale sempre più alto. La trasfor- mazione comincia quasi contemporaneamente, ma si com- pie in tempo assai più breve negli strati esterni che negh interni. Finalmente i termometri discendono di conserva con piccola differenza fra loro, ma sempre restando il cen- trale più alto. Anche qui la temperatura esterna influisce sui particolari del fenomeno, 0 per esempio quando è piut- — 1405 — tosto alta può avvenire che il termometro esterno sorpassi di qualclie decimo di grado il centrale, allorché quello, dopo aver raggiunto il minimo, sale verso il massimo per poi ridiscendere. In generale, queste esperienze dimostrano, che, nel pe- riodo della trasformazione, la differenza di temperatura de- gli strati è piccolissima sul principio e si fa massima verso la fine. In grado minore si devono presentare gli stessi feno- meni anche nel tubetto col solo termometro centrale, che abbiamo adoperato in precedenza. I fenomeni fin qui analizzati ci avevano fatto sospet- tare che non bastasse il contatto imperfetto, quale si ha fra i granelli del nitrato ammonico polverizzato per determi- nare la trasformazione in un senso o nell' altro, posto che alcuni granelli avessero una forma cristallina diversa da- gli altri. In generale, se nella soluzione di un sale coesi- stono cristalli di forma differente e vengono fra loro a contatto, quelli che, alla temperatura a cui si trovano, hanno la forma più instabile si cangiano tosto nell' altra. Questo fatto è ammesso dal Lehmann anche per le soluzioni di azotato ammonico ; ma le esperienze precedenti, e quelle che ora descriveremo, e' inducono a credere che questo fe- nomeno non si avveri per 1' azotato in polvere. Noi abbia- mo proceduto così : posto il piccolo tubo da saggi con azo- tato ammonico e col termometro in un apparecchio riscal- dante, ve lo abbiamo lasciato finché la trasformazione era bene avviata ; ma prima che terminasse, abbiamo traspor- tato il tubetto in altro ambiente a temperatura inferiore. Al momento del trasporto è assai probabile che una por- zione dell' azotato si trovi trasformata e 1' altra no : dimi- nuendo ora la temperatura, le particelle non ancora modi- ficate nella struttura dovrebbero trascinare alla loro forma anche le altre contigue, e perciò la velocità di raffredda- mento dovrebbe sul principio essere molto diminuita. Tomo lY, Serie VI. 179 — 1406 — Invece abbiamo trovato che la temperatura discende regolarmente fin verso 31°, e che solo a questa tempera- tura si compie la trasformazione regressiva. Si produce un fenomeno analogo, ma in senso inverso, se s' inverte T or- dine della trasformazione. Così, lasciato raffreddare del- l' azotato ammonico finché la trasformazione era parzial- mente avvenuta, e trasportatolo poi in un ambiente a circa 41°, la trasformazione inversa cominciò solo verso 34°. ù) Trasformazioni fra 80" e 90". — Le tabelle che se- guono, e le figure 3 e 4, tav. XIII, mostrano come varii la temperatura durante il riscaldamento o il raffreddamento dell' azotato ammonico nell' intervallo da 80° a 90°. Riscaldamento. Tempera- ture Tempi A Tempera- ture Tempi A 0 s 0 s 77/1. 8 s 1,0 84,4 97 2,4 78,4 18 1,1 84,0 109 79,4 29 1,1 85,2 (fermo) 80,4 40 1,2 1,4 85,4 162 81,4 52 85,9 182 4,0 2,2 81,9 59 1,2 8G,4 193 1,8 1,9 21 82,4 65 1,4 87,4 211 82,9 72 1,4 88,4 230 83,4 79 1,6 89,4 251 23 83,9 87 2,0 90,4 274 — ,tj Te mperalura esterna ' 100". — 1407 — Raffreddamento. Tempera- Tempera- ture Tempi A ture Tempi A 0 s 0 s 89,4 0 s 0,9 81,9 121 s 1,6 88,4 9 0,9 81,4 129 1,4 87,4 18 4,0 80,4 143 1,4 86,4 29 1,0 79,4 157 1,4 85,4 39 1,3 78,4 171 1,6 8'i,4 52 1,5 77,4 187 1,6 83,4 G7 3,2 7G,4 203 1,7 8-2,9 83 5,2 75,4 220 82,4 109 2,4 Te mperatura esterna 63». A temperature ascendenti la trasformazione ha luogo a poco più di 85^ ; a temperature discendenti avviene invece a 83" circa. Altre esperienze ci han dato 85°,3 e 86", 5 circa per le temperature ascendenti; 82°, 6 e 82°, 2 por le discendenti. In queste trasformazioni non siamo riusciti a constatare con sicurezza un cangiamento di segno nella ve- locità di riscaldamento o di raffreddamento. e) Trasformazione fra 120° e 130°. — Le seguenti ta- belle e le fig. 5 e 6 della tav. XIII danno un'idea di ciò che avviene a questa temperatura. — 1408 — Riscaldamento. Tempera- lempei a- Tempi A Tempi A ture ture 0 s 0 s 118,0 0 s 1254 390 s 119,6 120,6 25 42 1,6 1,7 125,6 126,6 416 445 2.9 3,2 3,7 4,2 121,6 61 1,9 127,6 477 122,6 80 1,9 2,3 3.7 128,6 514 123,6 124,6 103 140 129,6 130,6 556 604 4,8 124,8 (fermo) Tei mperatura esterna ' 140<^ circa. Raffreddamento. Tempera- ture Tempi A Tempera- ture Tempi A 130,4 s 0 s 0,7 123 io 129 s 4/1. 129,4 128,4 127,4 7 14 22 0,7 0,8 1,0 123,4 122,9 122,4 151 163 169 2,4 1,2 1,2 126,0 27 1,0 121,9 175 1,2 126,4 32 1,0 121,4 181 1,1 125,9 37 1,0 120,4 192 1,0 125,4 42 1,2 119,4 202 1,1 124,9 124,4 48 55 1,4 3,6 118,4 117,4 213 225 1,2 1,3 123,9 73 116,4 238 124,05 (mass.) Ter nperatiira esterna 1 LOO^'. - 1409 — A temperature ascendenti il termometro si ferma lun- gamente a J24°,8, ma non si è osservato che la velocità di riscaldamento cangiasse di segno. A temperature discen- denti invece il termometro si abbassò regolarmente fino a i23°,0, poi salì a 4 24°,05, dove rimase per qualche tempo stazionario, e infine riprese 1' andamento discendente. Altre esperienze di raffreddamento ci han mostrato un aumento di temperatura ancor più notevole intorno a 124": in una esperienza invece questo aumento non riusci avvertibile. Volendo fissare dei numeri si può dire che le tempera- ture approssimative di trasformazione sono durante il riscaldamento : 35°, 86°, 125° .. il raffreddamento : 31°, 82°,5, 124° (0. Variazione di volume. Per studiare come varii il volume del nitrato ammo- nico al crescere della temperatura, ci siamo serviti di un dilatometro a cannello mobile con serbato] o lungo e sottile. Il cannello terminava in alto con un imbutino chiuso da un tappo a smeriglio: anche la bocca del serbatojo e l'estre- mità inferiore del cannello erano accuratamente smerigliali, sicché la tenuta era perfetta. Per fissare poi stabilmente il (1) Anche il Lehmann (1. e.) ha fatto delle esperienze di raf- freddamento sull'azotato ammonico, ed ha avvertito lo sviluppo di calore che avviene alla temperatura delle singole trasformazioni. Ma avendo egli lasciato raffreddare il corpo in un ambiente a tem- peratura ordinaria, non ha potuto osservare le particolarità del fe- nomeno. Il Lehmann avverte poi, che il numero di gradi, di cui si può riscaldare o raffreddare il corpo al di sopra o al di sotto della temperatura di trasformazione senza che avvenga la modifi- cazione cristallina, è tanto maggiore quanto più bassa è questa temperatura e quanto più grande è la velocità di riscaldamento o di raffreddamento. Ciò è perfettamente d' accordo con quanto ab- biamo trovato anche noi. — 1410 — cannello al serbatojo si usò un po' ili vclro solubile ed uno stucco di gesso finissimo, il cannello, coslruilo dal Fastré, era perfettamente calibro ed ogni particella avea la capa- cità di 0,0003863 cm.^ a 0°. La dilatazione del vetro fu determinata col mercurio e calcolata prendendo a base la formola del Regnault corretta dal Levy per la dilatazione assoluta di quel liquido ('). Il coefficiente di dilatazione del nostro vetro fra 0° e t si trovò espresso da k = 0,000022 53-1-0,000 000 014 2/. 11 liquido che ponevamo nel dilatometro insieme all'azo- tato ammonico era 1' essenza di trementina, la quale, pri- vata d'acqua con la distillazione sulla calce, non scioglie af- fatto quel sale. Il coeftìeiente medio di dilatazione della tre- mentina da 0° a t, quale risulta dalle nostre determinazioni, ha i valori seguenti : per f = 2r,00, a = 0,000 940 8 » 0 45 ,22 » 0,000 969 5 » « 1\ ,77 » 0,001 003 5 .. » 99 ,77 » 0,001 045 4. Con questi valori abbiamo costruito una curva, dalla quale poi ci era facile dedurre il valore di ci per qual- siasi temperatura. Il serbatojo del dilatometro si riempi dapprima di ni- trato ammonico puro, in polvere, perfettamente essiccato col tenerlo parecchie ore in una stufa a circa 60° insieme a cloruro di calcio. Sopra al niti'alo si posero due dischetti di tela tìnissima per impedire che qualche granello di pol- vere fosse trascinato nel cannello ; poi si chiuse il dilato- metro, si pesò, si applicò lo stucco, che si lasciò perfetla- mente essiccare, si pesò di nuovo, e finalmente s'introdus- se anche 1' essenza di trementina. Del peso e del volume occupato dai dischetti di tela si tenne conto nei calcoli. (1) Landolt e Bòrnstein, Physikalisch-chemische Tahellen,Y>. 37. Berlin, 1883. — Uìì — Per liberare la polvere di nitrato ammonico da ogni bolla d'aria, riscaldammo lo strumento in un bagno di mer- curio, mantenendovi noli' interno una grande rarefazione. Gli artifìci che abbiamo usati per ottenere in breve tempo lo scopo e per assicurarci die fosse espulsa tutta 1' aria sono quelli stessi che abbiam descritti in un precedente la- voro e che per brevità non ripetiamo ('). N< Ile esperienze di dilatazione lo stromento ed un buon termometro destinato alla misura delle temperature erano sempre immersi in un bagno di mercurio costantemente agitato. Si cercò di diminuire il più possibile o di evitare affatto le correzioni dovute alla sporgenza, sopra il livello del bagno, della colonna di trementina o di quella termo- metrica. Con una prima determinazione a 0° e relativa pesata si ottennero il volume e il peso specifico dell'azotato ammo- nico. A base dei nostri calcoli servi il peso specifico 4 3,5953 del mercurio dato dal Volkmann C^) e ci risultò per il peso specifico dell'azotato ammonico il numero 1,674. Joule e Playfair han trovato il valore 1,035 come medio di tre de- terminazioni, e Schròder il valore 4,737, media di due de- terminazioni (^). Il medio complessivo di questi due ultimi valori sarebbe 1 ,675 , pressoché eguale a quello da noi trovato. I volumi assunti dall' azotato ammonico alle varie tem- perature sono raccolti nel quadro seguente. In esso i nu- meri della quarta colonna sono calcolati con le formole che indicheremo più sotto. L'andamento generale del fenomeno è poi rappresentato nella tav. XIV. (1) Proprietà termiche notevoli di alcuni joduri doppi. (2) Wied. Ann., 1881, XIII, p. 209. (3) Clarice, The constants of nature. Part. I, Sinitli. Miscoll. Gollect. XII, n. 255, p. 80. — 1412 — Volumi dell azotato ammonico. V 0 L U M E Num. Tempera- ture osservato calcolalo Differenze 1 0" 1,0000 1,0000 . '2 15,29 1,0054 1,0053 + 0,0001 3 19,08 1,0066 1,0066 0,0000 4 24.,84 1,0086 1,0086 0,0000 5 29,68 1,0104 1,0104 0,0000 6 7 33,29 41,29 1,0117 1,0458 1,0117 0,0000 0,0000 1,0458 8 49,48 1,0472 1,0472 0,0000 9 50,72 1,0474 1,0474 0,0000 10 55,34 1,0483 1,0483 0,0000 li 59,12 1,0490 1,0491 — 0,0001 12 67,20 1,0509 1,0509 0,0000 13 75,67 1,0530 1,0529 + 0,0001 14 80,84 1,0541 1,0541 0,0000 15 16 84,52 86,60 1,0548 1,0410 1,0548 0,0000 17 86,79 1,0410 1,0410 0,0000 18 89,39 1,0415 1,0415 0,0000 19 93,18 1,0423 1,0423 0,0000 20 95,02 1,0426 1,0426 0,0000 Al di sotto della prima trasformazione il volume del corpo è bene rappresentato dalla formola Vl = v^, (l +0,000339 fH- 0,000 000 340 /-). — 1413 - il cocflìcienle di dilalazione è dunque eiiormemenle grande e va alquanto crescendo con la temperatura. Fra la prima e la seconda trasformazione, cioè fra cir- ca 40" e 85', il volume è espresso dall'equazione: v^ — Vq (1,04957 — 0,000 387 56 f + 0,000 008 976 <^ — — 0,000 000 043 2 l^). In questo tratto il coefficiente di dilatazione, pur man- tenendosi grande, è sempre assai minore di quello fra 0° e 35" ; ma dapprima va crescendo abbastanza rapidamente con la temperatura, invece dopo, avvicinandosi alla trasfor- mazione a 86", che porta una diminuzione di volume, il coef- ficiente di dilatazione va diminuendo. Cosi la tangente del- l'angolo, che la curva fa con 1' asse delle temperature, è 0,000 i 6 a 45", 0,000 24 a 65", e solo 0,000.20 a 85". Que- sto andamento della curva è interessante, perchè offre un esempio di ciò che avviene in un caso abbastanza raro, quale è questo, di un corpo, che aumentando la tempera- tura, subisce una trasformazione con diminuzione di vo- lume. Altri esempì di questo genere si hanno nell'joduro d'argento e in altri corpi contenenti joduro d' argento {*). Le osservazioni al di sopra della seconda trasformazione si possono rappresentare con la formola v^ = v^ (i ,02374 + 0,000 4 99 0- L' azotato ammonico offre un minimo ed un massimo di densità relativi intorno a 86", prima e dopo d' aver su- (1) G. F. RodAvell, On the effects of heat on certain haloid compounds of Silver, mercury, lead and copper. — Pliil. Trans, of the R. Society. London, Part. Ili, 1882. Bellati e Romanese, Proprietà termiche notevoli dell' joduro d'argento e dei corpi Phlg. Agi; Cuslg. Agi ; Cu^Ia- 2AgI; Cuals- 3AgI; Cuslo. 4AgI; Cii^h ; 12AgI. — Atti Ist. Yen. (6), 1, 1883. Nuovo Cimento (3), XIV, p. 187. Turno JV, Serie ¥1. 180 — 1414 — bita ki trasfoniiazione. Prima del minimo e dopo del mas- simo il coefficiente di dilatazione del sale è sensibilmente lo stesso. Supposto che la prima trasformazione avvenga com- pletamente a 35°, r aumento corrispondente di volume è 0,0330. La trasformazione a circa 8C' è invece accompa- gnala da una contrazione di volume eguale a 0,0143. Non abbiamo studiata la dilatazione del corpo al di so- pra di 05"; ma una determinazione grossolana ci ha mo- strato che la terza trasformazione intorno a ^25'' è, come la prima, accompagnata da un forte aumento di volume. Si può infine notare che riscaldando 1' azotato ammo- nico solido esso ripassa tre volte per il medesimo volume. Calori specifici e di trasformazione. Le nostre esperienze calorimetriche furono sempre fatte col metodo delle mescolanze. Il nitrato ammonico ben secco veniva introdotto in sottili cilindri di carta finissima da si- garette, ed era sempre tenuto in una stufa a 60° o 70°, dove l'aria era essiccata con cloruro di calcio. Quando si voleva fare un' esperienza si toglievano dalla stufa alcuni cartocci, che si pesavano dentro a una bottiglia con tappo smerigliato: poi questi cartocci s' introducevano nell'ap- parecchio riscaldante, dove pure 1' aria era artificialmente mantenuta ben secca. Per impedire che nel trasporto dal- l' apparecchio al calorimetro i cartocci di nitrato ammo- nico perdessero calore , abbiamo usato l' apparecchio e r artificio gif» descritto in un nostro precedente lavoro (*), In modo simile procedemmo per il raffreddamento del nitrato a 0° : allora 1' apparecchio riscaldante era sostituito da un lungo cilindro di vetro circondato da ghiaccio e con- (4) Proprietà termiche notevoli dell' jo duro d' argento, ecc. — 1415 — Iciionlo sul fondo del cloruro di oaleio. Un lorniomctro ser- viva a determinare ia teinpcralui'a i-aggiunla dal sale, elio in ogni casoju minoro di 0°,2. Anche il calorimetro era simile a quello descritto nel citato lavoro; ma era più grande o formato di sottile la- mina di rame argentato. Una reticella di platino attaccata a un Ilio dello stesso metallo serviva da agitatore. Il termo- metro era sempre quello che ci ha servito nelle nostre ri- cerche precedenti. Nel calcolo dell'esperienze calorimetriche abbiamo sem- pre usato la forinola del Regnault completata dal Wiill- ner ('), ed abbiam cercato di lidurre le correzioni più pic- cole che fosse possibile, raffreddando originariamente o ri- scaldando il liquido calorimetrico a seconda del caso. Tut- tavia non abbiamo sempre potuto evitare una tal quale in- certezza nelle correzioni. Questo caso si presentò special- mente nelle sperienze a 40° e 80°, perchè 1' azotato au mo- nico impiegava parecchi minuti a subire la trasformazione, rarteudo invece da temperature più alte, anche 1' ultima trasformazione avveniva abbastanza prontamente, come se il corpo, spinto violentemente sulla via delle trasformazioni, facesse anche 1' ultimo salto con maggiore agevolezza. Naturalmente si tenne conto del peso della carta, il quale era sempre una piccola frazione di quello del sale: nel cal- colo poi abbiamo attribuito alla carta il calore specifico 0,31 ricavato da un' apposita determinazione calorimetrica su carta della stessa specie. Il liquido calorimetrico fu 1' essenza di trementina di- stillata sulla calce. Per determinarne il calore specifico ab- biamo proceduto cosi. Abbiamo dapprima determinato il calore specifico di alcuni pezzi di vetro procedendo nel so- lito modo, con acqua nel calorimetro. Ci risultò in tal modo, (1) Wied. Ann. (1880), X, p. 284. — U16 — come medio di due determinazioni fra loro concordanti, il valore 0,201 16 da 2»",5 a OO^ST ('). Collo stesso vetro ab- biamo poi fatto tre determinazioni nella trementina, e sic- come le temperature iniziale e finale del vetro non coinci- devano esaltamente con quelle dell', esperienze fatte con l'acqua, abbiamo in ogni caso portato una piccola correzione al calore specifico del vetro attribuendo ad esso la legge di variazione da noi trovata in un precedente lavoro ('). Que- sta correzione era, del resto, piccolissima e quasi trascu- rabile. In tal modo il calore specifico vero della trementina ci risultò 0,4335 a 26°,99 0,4328 » 23 ,72 0,4359 » 26,94, in media 0,434 1 a 26°,55. La formola data dal Regnault per il calore specifico vero di questo liquido è C r=z 0,4 1 058 H- 0,000 1 23 87 f — 0,000 003 9822 i\ e darebbe a 26°, 55 un valore che supera dell' 1,5 p. ^^ il nostro. Ma avuto riguardo alla densità dei preparati, que- sta differenza non deve recar meraviglia. Non abbiamo fatto speciali esperienze per determinare come varii il calore spe- cifico dell' essenza di trementina al crescere della tempera- tura ; ma, considerando che nel caso nostro le variazioni di temperatura orano sempre piuttosto piccole, abbiamo nei calcoli preso a base il calore specifico da noi trovato e l'ab- biamo poi corretto usando i coefficienti esposti di sopra nella formola del Regnault. (1) Questo valore, e quindi anche quelli che daremo in seguito, differiscono alcun poco dal vero, perchè si riferiscono al calore specifico dell' acqua a 23°,5 preso come unità. Avuto riguardo al- l' incertezza che regna tuttora sulla legge di variazione del calore specifico dell' acqua, abbiamo omesso la correzione relativa, che però è certo assai piccola. (2) Proprietà termiche notevoli di alcuni joduri doppi. - 1417 — I risultati delle nostre determinazioni sono riassunti nel quadro seguente. In esso T e l indicano la temperatura iniziale e finale dell' azotato ammonico, e Q è la quantità di calore svolta dall'unità di peso del sale nel passare dalla temperatura più alta alla più bassa. N.° T t 0 9 T t Q 4 0,05 24^*, 79 10,00 99,9 26^57 37,92 2 0,17 25,79 10,28 9 99,8 28,06 37,14 3 048 26,13 10,76 10 119,4 26,67 46,18 4 39,99 27,10 9,95 11 119,7 26,56 46,24 5 39,84 25,7-4 10,13 12 131,7 28,06 63 80 6 78,3 27 55 23,04 13 132,5 27,65 64,08 7 80,9 27,00 24,58 Nella tav. XIV è rappresentato graficamente l'andamen- to della quantità di calore ceduta o assorbita dal sale in fun- zione della temperatura. Una figura simile, ma in scala molto maggiore, ci ha servito a ricavare i calori speci- fici e di trasformazione dell' azotato ammonico. Ammet- tendo che a temperature discendenti le modificazioni di struttura avvengano completamente a 3 T, 82°, 5 e 12'*°, si trova calore specifico medio da o" a 31" =0,407, » » .> .. 3i » 82°,3 := 0,355 , » » ' » .) 82", 5 » 124 rzr 0,426; » di trasformazione a 31" -- 5,02 , » » I) n 82 ,5 ^=^ 5,33 , » » » » 124" =ll,8(i. L' ultimo valore è alquanto incerto, perchè nel deter- — 1418 - minarlo, si è supposto che anche sopra 124" il calore spe- cifico del nitrato aiiimonico sia 0,426; tuttavia l'errore che proviene dall' inesattezza di questa supposizione è cer- tamente piccolo. Sul calore specifico dell'azotato ammonico a bassa tem- peratura si hanno precedenti determinazioni del Kopp e del Tollinger ('). il primo ha usato il suo metodo ben noto, e in due serie di quattro esperienze ciascuna ha trovato i valori medii 0,463 e 0,447: i singoli valori han variato fra 0,424 e 0,482, e la temperatura iniziale dell' azotato am- monico fra 29°, 2 e 33°, 5. Queste temperature sono molto vicine a quella di trasformazione e non escludono il peri- colo che sia stato couìpreso nel calore specifico anche por- zione del calore di Irasfoimazione. Avuto riguardo a ciò e alla poca precisione che il metodo usato dal Kopp consente in questo caso, e alla mancanza di ogni correzione nel cal- colo del calore specifico, il valore medio 0,453 dato dal Kopp non merita molta fiducia. Assai pii^i accurate sono le determinazioni del Tollin- ger. Anch' egli usò come liquido calorimetrico 1' essenza di trementina e seguì il iietodo ordinario delle mescolanze ed un metodo indiretto attribuito al Pape. Sperimentando come questo fisico, il Tollinger poneva il sale nel calorimetro insieme alla trementina ed osservava 1' aumento di tempe- peratura determinato dall' immersione di un ccito peso di rame scaldato a 98". Naturalmente in questo modo non si può conseguire molta precisione, e i numeri ottenuti dal Tollinger sono infatti fra loro discordanti. Come risultato (1) H. Kopp, Invesligations of the speci fic heat of solid ho- dies. — Phil. Trans, of the R. Society. London (i865), GLV, p. lì. G. Tollinger, Ueber die Atomiviìrme des Stickslofj'cs iìi seinen festen Verbindungen. — Silzbr. d. Math. nat. Classe d. K. Akad. Wien (1870), LXl, IT Abili., p. 319. — 4419 — medio di tre determinazioni egli trovò il valore 0,488 per una lempeiatura intorno a 25°. Ma dal confronto del ca- lore ottenuto nello stesso modo per lo spato d Islanda, con quello determinalo per lo stesso corpo seguendo il me- todo delle mescolanze, il Tollinger è condotto a diminui- re del 13,5p. % il numero trovato per l'azotato ammo- nico, e si riduce così al valore 0,422. Le esperienze col- r ordinario metodo delle mescolanze furono fatte dal Tol- linger portando il corpo a circa 0" e immergendolo nel ca- lorimetro che si trovava a 32° o 33" e si abbassava fino a 26° o 29". In tal modo ottenne i valori 0,423, 0,415, 0,403, 0,429, 0,4 i3; in media 0,417. Ma il Tollinger corregge anche questo numero aumentandolo del 4,5 p. '% in base a varie esperienze di confronto fatte allo stesso modo con lo spato d'Islanda. Secondo il Tollinger, l'errore ch'egli ha inteso di correggere, deriva probabilmente da ciò, che la colonnina di mercurio del termometro nel discendere si ferma, per attrito, a una divisione U[i po' più alta di quella a cui dovrebbe discendere. Che questa causa d' errore esi- sta veramente, è ben noto, ed è noto altresì come si possa togliere scuotendo il termometro. Ma non ci sembra che possa portare un errore cosi grande, e siamo piuttosto d' opinione che la differenza trovata nel calore specifico dello spato islandico fra la temperatura ordinaria e 100° e la temperatura ordinaria e 0^', si deva attribuire, alme- no in gran parte, alla naturale variazione del calore spe- cifico del corpo stesso al crescere della temperatura. Per questa ragione il numero 0,436, a cui il Tollinger riduce il valore 0,4 1 7 desunto direttamente dall'esperienza, ci sem- bra esageratamente alto, e del pari ci sembra troppo alto il numero 0,43 che il Tollinger ricava quale medio dei due valori 0,436 e 0,422. Il Kopp ha avvertito, che il nitrato ammonico un pò so- pra 40° soffre un cangiamento molecolare, del quale di- — 1420 — chiara di non conoscere la natura. Egli ha anche fatto tre serie di determinazioni calorimelriche partendo da tempe- rature di 44°-48''; ma dai numeri ch'egli dà non è pos- sibile trarre alcuna conclusione esatta sul calore di trasfor- n)azione. Anche il Tollinger ha fatto tre determinazioni portando 1' azotato ammonico a circa 98°. Tenendo conto del calore speciflco medio cb' egli dà fra 27", 86 e 98°, 14, la quantità Q risulterebbe per questo intervallo =35,63: le nostre esperienze danno un numero un po' maggiore, cioè 36,57. Ritornando alle nostre determinazioni, noteremo sol- tanto che neir intervallo fra la prima e la seconda trasfor- mazione, dove la dilatazione termica del sale è minore di quello che sia innanzi alla prima trasformazione, anche il calore specifico è sensibilmente più piccolo. Quanto al ca- lore di trasformazione, esso è pressoché eguale per le due prime trasformazioni, ma più che doppio per 1' ultima. Ci è grato infine di attestare la nostra viva riconoscenza al ch.'"° prof. A. Righi, il quale ci ha dato ogni agevolezza per compiere questo lavoro neh' Istituto di Fisica da lui di- retto. Padova, 6 giugno 4880. DI ALCUNI INSETTI FOSSILI DEL VENETO. NOTA DEL M. E. GIOVANNI OMBONI (con » Tavole) .o(;<=. Tra i fossili, che ho acquislalo in questi ultimi anni per il Gabinetto di geologia affidato alla mia direzione, vi è un insetto, del quale trovo conveniente pubblicare la descrizione e un disegno, che ne dia una idea meno incom- pleta.— Il barone De Zigno, poi, al quale parlai di questo in- setto, me ne comunicò, colla sua solita gentilezza, tre altri, appartenenti alla sua bella e ricca Collezione geologica parti- colare, perchè anche di essi pubblicassi i caratteri e le Cgure. — E, messomi allo studio di questi quattro insetti, mi parve interessante completare il mio lavoro con un breve cenno su- gli altri insetti fossili del Veneto, di cui sapevo che erano stati pubblicati dei disegni e delle descrizioni, vale a dire su quelli accennati e descritti dallo Scheuchzer e dal Massa- longo. — Questo mio scritto, dunque, colle unite tavole, comprenderò, oltre che le descrizioni e figure di quattro in- setti fossili nuovi^ anche alcuni cenni e alcune figure degli insetti fossili già noti per opera dello Scheuchzer e dei Massalongo ; e varrà a dare un'idea di tutto quel poco, che Tomo yV, òerue Vi 181 1422 — ho potuto finora raccogliere intorno agli inselti fossili del Vendo. Lo Scheuchzer, nel 4 709, nel suo interessantissimo Ilerbarium diltivianum {che ebbi in prestito dalla squisita gentilezza del barone De Zigno), pubblicò un disegno, che rappresenta una UbcUvda a lui donata dal Vallisnieri, co- me proveniente dal monte Dolca. — L' autore si è limitato a darne il disegno, ed a dire che essa ò" una delle maggiori, ha le ali aperte, si presenta coi contorni meno distinti che nel disegno, ma pur visibili, ed è accompagnala, sulla pie- tra, da un vermiciattolo, che fu denominato Aqvajuolo dal Vallisnieri. — Egli, infatti, dopo aver detto che una larva di libellula, trovata ad Oeningen, dimostra che il diluvio ebbe luogo sul principiare dell'estate, soggiunge queste pre- cise parole : a Gonfirmat ratiocinium bocce aliud Libellce genus in Lapide fìssili candido, quod ex Agri Veronensis valle montana lìoUja dieta obtinuit, meoque Museo donavit, vir Ilistoriae Naturalis, speciatim Insectorum, peritissimus, /). D. Antonius ValUsnerius de Nobilibus VaUisneriis, Me- dicinse Profess. in Illustri Lyceo Patavino Clarissimus. Comparet in eodem Lapide Libella alis expansis, quarum tractus non obscure quidem, sed nec ita clare, ut sculptor expressìt, visuntur, et ad basin vermiculus a VaUisnerio Acqiuijolo nuncupatus. Libellaest ex Maximarum Familia ». — La forma generale dell'insetto, come è rappresentato dalla figura data dallo Scheuchzer (riprodotta nella figura I unita al presente scritto), è, davvero, quella d' una grande libel- lula, della quale non si siano conservate che due ali ; e il prof. Abramo Massalongo (Siudj paleontologici. Verona, Antonelli, 185G, pag. 12 e 17) classificò tale insetto come una Cord ulta. Lo stesso Massalongo, nel IS55, nella sua Monografìa delle Nereili fossili del Monte iiotca (Verona, tip. Anto- — 1423 — udii), dopo doscrilli i fossili, ;ì cui si riferiva spcciulraenle (luoslo suo lavoro ('), aggiunse una Nota, nella quale disse elie altri eniomozoi, olire alle deserille Nereili, erano siali scoperti al M. Dolca, particolarmente crostacei ed esapodi; e ne diede il catalogo, riserbandosi di parlai'ne con più diffusione in un lavoro intitolato : Compendium Faunae et Florae fossilis Bolcensis. -- Siffatto catalogo, insieme con una Serpula , con una Liimbricaria , con due specie di Uijrudetla ('^), e con alcuni Crostacei (^), indica le cinque specie seguenti, appartenenti al gruppo degli insetti : (1) Ncreites Gazolae, Mass., della Collezione del conte Gio. Gazola (Verona) ; Nereites intermedia, Mass., della stessa Collezione Gazola ; Nereites Hesionoides, Mass. della stessa Collezione Gazola; Nereites thoroeformis, Mass.; Nereites dasioeformis, Mass., della Collezione Parolini ; Nereites Jani, Mass., della Collezione Castellini, ora all' Orto botanico di Padova ; Nereites afjìnis, Mass., già colla precedente. Nereites Heerii, Mass. (2) Una di queste due specie di Hyrudella (H. Vallisnerii, Mass.) è il Vermetto acquajolo, di cui il Vallisnieri ha scritto allo Scheuchzer, e che ha lasciato le sue tracce sullo stesso [>ez- zetto di pietra, su cui è la libellula citata dallo Scheuchzer. (3) Platycarcinus Beaumonti, M. Edw. Cancer moenas ("?), Holl. » Sismondoe, M. Edw. » quadrilobatus, M. Edw. » Seguieri, M. Edw. » macrodactylus, M. Edw. » pachychelus, M. Edw. » Zignii, Massai. » Veronensis, Massai. » indot., Massai. Palinurtcs Desmarestii, Zigno. Udora FaujassH, Mass. Squilla antiqua, Mùnst. — uu — Dipteriles Angelinii Mass., Forficula Bolcensis Mass., Cordidia Sclieuchzeri Mass., Ancylocliira deleta Heer, Perolis loevigata Heer. Queste cinque specie furono poi, dal Mussalongo, de- scritte e rappresentate con più che altrettante ligure, insie- me con due altre, nel Prodromo di una entomologia fossile del Monte Dolca, clic fa parte dei suoi Siudj paleonlologici, pubblicati nel i85G a Verona, nel Programma dell'I. R. Gin- nasio liceale di quella città (tipografia Antonelli). — Di tali descrizioni darò qui un breve sunto, e le principali figure sono riprodotte nella tavola qui unita. Ancyloclieira deleta, Heer (fig. 2 e 3). — Era un in- setto coleottero, lungo 17 millimetri (I I dei quali apparte- nevano all'addome), largo poco più di 7 millimetri. Dei seg- menti addominali, il primo era il più lungo, il secondo, il terzo e il quarto erano quasi eguali fra loro, e il quinto (ultimo) era corto e piccolo. Delle gambe si vedono appena le tracce. Il Massalongo lo trovò eguale alla Ancyloclieira deleta dello Heei", proveniente da Oeningen, e somigliantis- sima alla Anc. jlavo-maculuta P'., che vive in buona parte d'Europa, compreso il Veronese. — Il Massalongo non dice in quale collezione si trovasse questo fossile; ed io non pos- so che ap[)!ovare la sua deteru)inazione, per la somiglian- za del disegno datone dal Massalongo con la figura G della Squilla Vestenoe, Mass. » deperdita, Mass. Varuna Edivardsii, Mass. Gonoplax, indet. Ranina Aldrovandi, Ranz. Glyphoea incerta, Mass. — 1425 — Imcklenjaiina dello licer, che rappresenta I' Ancijloclieira dclcla di Oeningeo. Perotis loevigata, Heer (fig. A). — Questo c' il nome dato dal Massalongo nei suoi due opuscoli; ma nella Insck- tcnfauna dello licer non ò descritta questa specie, e la sola specie di Perotis, che vi è descritta, è la P. Lavateri, Heer. Inoltre, il Massalongo non cita il luogo, ove si trovi la descrizione della P. loevigata. — L' insetto descritto con questo nome dal Massalongo ò un coleottero lungo 27 mil- limetri, largo circa 10, coli' addome ovale, allungato, lungo 18 millimetri. Il corsaletto sembra essere stato di forma trapezoidale, col lato inferiore diritto, e con quello supe- riore arcuato. Il capo è tondeggiante. — Il Massalongo ag- giunge che l'esemplare, non conservato se non nella con- troparte (cosi che mostra solamente la parte inferiore, colle tracce di tre cosce), si trova nella Collezione Paroiini^ ed è similissimo alla vivente Perotis kujnbrts. Forficula Bolcensis, Mass. (fig. 5). — Similissima alla Forficitla auricularia vivente, lunga 22 millimetri, coli' ad- dome di 8 articoli, colle tracce delle due piccole elitre, colle mandibole arcuate e prominenti, con tutte sei le gambe, colle anche tondeggianti, ecc. — Di questo insetto il Massalongo non dice in quale Collezione lo abbia veduto, ma dev'essere uno di quelli, che l'Attilio Cerato di Bolca mi disse d' aver venduto, treni' anni addietro, allo stesso Massalongo; e de- ve trovarsi ora, co'suoi compagni, nel Museo dell' Accade- mia di Verona. Cordulia (?) Schevclizeri, Massai, (lig. 6). — 'il Massa- longo descrisse e fece disegnare, come proveniente dal m. Bolca, una libellula, da lui ritenuta non diversa da quella figurala dallo Scheuchzer, e conservala nel Musco della R. inivcisHà di Padova. Or bene, il pezzo di roccia colla libel- — 1426 — lilla descritta e fatta disegnare dal Massalongo, esiste anco- ra nel Museo di mineralogia e di geologia della detta Uni- versità; ma, quando feci l' operazione del riordinamento di tutto questo Museo, non trovando con il pezzo alcun car- tellino 0 scritto, che indicasse la sua provenienza, lo giudi- cai, per il suo aspetto, di Solenhofcn, e con questa indica- zione lo catalogai col numero 6417. Visto, poi, quello che ne scrisse il Massalongo, ripresi in esame il pezzo, lo mo- strai anche al barone De Zigno, lo paragonammo, con tutta la cura, tanto con dei pezzi del calcare fossilifero del Dol- ca, quanto con dei pezzi del calcare fossilifero di Solenho- fcn, e lo trovammo molto più somigliante a questi ultimi che a quelli del Rolca, nello stesso tempo che veriGcammo la sufficiente esattezza della figura data dal Massalongo, ed accertammo essere veramente il fossile una libellula colle sue quattro ali distese orizzontalmente. — Più lardi, però, fattolo vedere all'Attilio Cerato, di Dolca, che è un bravo raccoglitore di fossili di questo luogo, egli mi accertò di avere sicuramente cavato dagli strati eocenici di colà il pre- sente pezzo, come alcuni altri, che furono venduti da lui al Massalongo, e passarono, poi, al Museo dell'Accademia di Verona. Termes l'eccanoe, Mass. (fig. 7). — Insetto con quattro ali, ma così guasto, da non potersi determinare in modo esatto. Il Massalongo, tuttavia, lo classificò nel genere Ter- mes, facendone una specie nuova, dedicata ad un medico veronese del secolo XVIl ; e non disse in quale Collezione esistesse il pezzo originale. — Deve essere uno di quelli, che hanno appartenuto al Massalongo, e passarono poi al Museo dell'Accademia di Verona. Dipteriles Angelina, Mass. (fig. 8 e 9). — Piccolissimo insetto, lungo 4 millimetri, con alcune parti del corpo ben visibili, colle ali rappresentate soltanto da due linee, e con — 4427 — tale aspetto generale, da somigliare moltissimo, secondo il Massalongo, ai Limnobj, se non avesse assai corte le gam- be. — Il Massalongo ne ha dedicato la specie ad un Natu- ralista veronese, e la disse esistente nel Museo dell' Acca- demia veronese. Bibio Severi, Mass. (lìg. \Q e W). — Altro piccolissimo insetto dittero, lungo 4 millimetri e mezzo, colle ali ben conservate e distinte (in modo di presentare bene le nerva- ture caratteristiche), con la testa schiacciata e ripiegata, con due segni, che sembrano indicare delle mandibole da termiti, e con molta somiglianza con le specie Bibio moe- stus e B. firmus di Heer. — La specie fu dedicata ad un medico veronese dello scorso secolo; non è detto dal Mas- salongo in quale Collezione egli abbia trovato questo in- setto ; e dev'essere uno di quelli venduti dal Cerato al Mas- salongo, e conservati ora nel Museo dell' Accademia di Ve- rona. Alla descrizione di questi sette insetti il Massalongo fece seguire, nei suoi Sludj paleontologici, quella di una mignatta fossile dei terreni terziarii del Vicentino; ne diede due ligu- re ; ma non indicò in quale località sia stata trovata, ne in quale Collezione fosse conservata. — Questo fossile, de- scritto e denominato dal Massalongo come una mignatta di specie nuova (Hirndo Japelica, Mass.), presenta, secondo le descrizioni e le figure date dal Massalongo stesso, il cor- po allungato e depresso, fornito di molti (30 a 40) anelli, privo di appendici locomotrici, e terminato, almeno ad una estremitù, da una ventosa ben distinta ; e doveva somiglia- re molto, vivo, alle nostre Hirudo medicinalis, H. verru- cosa, ecc. Ma di esso, perchè non appartiene al gran grup- po degC insetti, non devo occuparmi qui più a lungo. or insetti da aggiungere ai gijìi noti sono quattro ; e, i omo ho già deUo, Ire di essi appartengono alla Collezione — 1428 — De Zigno^ mentre il quarto appartiene, da poco tempo, al Gabinetto di geologia delta R. Università di Padova. Dei tre, che appartengono al barone De Zigno, due (fig. 12 e 13) furono estratti dalle marne a pesci e piante fossili miocene del Chiavon, e sono piccolissimi ed assai imperfetti, cosi che è assai difficile, per non dire impossi- bile, determinare con qualche esattezza a quali generi pos- sano avere appartenuto. Uno di essi (fig. ^2) somiglia ad una piccola zanzara o ad una piccola tipula, per la sua for- ma generale e per le sue gambe lunghe ; ma le diverse sue parti non hanno lasciato tracce sufficienti, perchè si possa decidere se T animale sia stato una tipula od una zanzara. Delle sei gambe, soltanto tre o quattro si trovano indicate da linee nere, ed anche queste sono cosi incerte e imperfette, che non possono dare un'idea delle dimensioni e forme ori- ginarie. Delle ali nessuna traccia ; ed altrettanto delle an- tenne. E del corpo è molto se si può distinguere, fra T ad- dome e la testa, il torace, per la larghezza sua, maggiore di quella delle altre due parti. Il corpo è lungo 7 millime- tri. — Paragonando questo insetto a quelli dei generi Chi- ronomus, Tipula e Limnoòia^ che, per le loro forme gene- rali, somigliano a questo insetto del Chiavon, e che diedero tante specie agli strati dèi Miocene svizzero (Heer, Die In- sektenfanna, Leipzig, -1847. — Hcer, Le monde prìmitif de la Siiisse, Genève et Bàie, 1872), trovai che questo insetto del Chiavon ha il torace meno grosso che le Limnobie e i Chironomi, e somiglia, più che alle altre specie descritte e rappresentate dallo Heer, a quelle del genere Tipula. Mi azzardo, dunque, a denominarla Tipida Zignoi, dal nome dell' illustre naturalista, che ne è proprietario. L' altro insetto del Chiavon (Dg. 13) è manifestamente un piccolissimo moscherino^ per la sua forma generale, e per r esistenza delle due ali, che hanno lasciato, sulla pie- Ira, delle li-acce sufficienti per distinguerla, ma insufficienti — 1429 — per determinare bene la loro forma e le loro nervature. Il corpo, lungo 4 niillimelri, non ha lascialo che una traccia informe, ovale, allungata, una vera macchia a contorni sfu- mati, cosi che non si può sapere quale forma abbia avuto. E delle gambe, come delle antenne, manca ogni traccia. Si sa, dunque, soltanto, che questo ins( tto era un ditte- ro, era assai piccolo, somigliava probabilmente ai moscbe- rini attuali; ma non si può, nemmeno approssimalivauienle, trovare in qual genere si possa collocare. Per dargli un nome, mi faecio lecito d' imitare lo Heer e il Massalongo, e di chiamarlo Diplerites Calulloi, dedicando la specie ai geologo, che si può considerare come il fondatore del Ga- binetto di geologia della R. Università di Padova (^). (1) Per rammentare ai visitatori di questo Gabinetto che i nu- merosi e scelti campioni di rocce e di fossili, coi quali si formò il suo primo nucleo, e fra i quali stanno moltissimi e interessan- tissimi pesci fossili del Bolca, furono in parte raccolti e donati dal Catullo, e in parte acquistati dal Governo per mezzo dello stesso naturalista, ho comperilo e collocato, parecchi anni adiiietro, in una delle sale del Gabinetto, il modello in gt>S5,o del bellissimo busto del Catullo, di marmo, che è conservato in una delle sale del Municipio di Belluno. Alcuni cenni intorno alle Collezioni, che compongono il Gabi- netto in discor-o, ed intorno alla loro storia, si troveranno nel mio opuscolo intitolalo : Il Gabinetto di mineralogia e geologia della R. Università di Padova (Padova, Sacchetto, 4880). — Dopo pub- blicato questo opuscolo, fu divisa, in setjuito a mia don anda, la mia cattedra d'allora in due, e fu data quella di mineralogia all'e- gregio prof. Ruggero Pttnebiancn. Venne, quindi, modificata la di- sposizione degli oggetti nel gabinetto di mineralogia e geologia. Nel corritoio d' entrata ci sono ancora i più grandi pesci fossili del Bolca, ed una palma fossile, entro sctfTali a muro, con vetri. La prima sala è ora totalmente occupata dalle Collezioni mine- ralogiche (delle quali una gran parte era dapprima chiusa nei cassetti delle v^-trine). La seconda sala contiene tre collezioni di geologia generale (rocce, fossili e terreni), il resto della splendida Turno I K, Sene VI. 182 — 1430 — Il barone De Zigno mi comunicò, insieme coi due fos- sili precedenti, due lastrine di lignite scistosa del Bolca., sulle quali si vedono difficilmente, ma si possono tuttavia distinguere, alcune linee (in rilievo su una lastrina, in inca- vo neir altra), le quali, col loro insieme, formano un dise- gno ovale, allungato, con un angolo arrotondato a ciascu- na estremità, e con alcuni segui nell'interno dell'ovale. L'o- vale (fìg. i4) ha tale forma, da potersi prendere per il pro- filo d'un Dyliscus o d'un Hy drop hi Iris, che fosse lungo circa due centimetri e largo circa 4 3 millimetri; ma le linee, che lo formano e si vedono in esso, non hanno tale disposizione, in generale, da far comprendere come siano stale le zampe, le antenne, ecc. ; e quindi non si può determinare a qual genere abbia appartenuto il coleottero. Anzi, le linee nell'in- terno dell'ovale sono cosi irregolari e prive del significato, che le ho fatte tralasciare nel disegno. La Collezione De Zigno contiene dunque : 4." un dittero, che io ho denominato Tiptila Zignoi ; 2." un altro dittero, che dev'essere stato un mosc Iterino, ed al quale ho dato il nome di Dipterites Catulloi ; 3." un coleottero, che dev' essere stato un Dyliscus oppure un llydrophilus. L'insetto, che ho acquistato per il Gabinetto di geologia della Università di Padova, ha lasciato le sue tracce sopra un pezzo di calcare cenerognolo di Novale (fig. 4 5). Questo calcare, secondo quanto fu pubblicato da Suess e Bayan, ed anche secondo quello, che mi fu gentilmente comunicato dal mio assistente dott. Arturo Negri (che sta attualmente collezione di pesci fossili del Bolca, ed altri fossili del Veneto (tartarughe, coccodrilli, ecc.). E nella terza sala si trova raccolto tutto ciò, che si riferisce alla geologia del Veneto (rocce e fossili), meno i già citati fossili veneti nella seconda sala e nel corritoio. — 1431 — lavorando per la Carta geologica de! Vicentino) sta in mez- zo a tufi vulcanici del Gruppo di Bolca e Ronca (di Suess) 0 del Piano lì di Bayan, cioè del piano con Conoclypeus co- noideus e di quello collo Stromùns Forlisi ; ed è superiore al piano del calcare nummulitico con Alveoline, dello sles- so gruppo Bolca e Roncò. — L' insetto in discorso ha la- sciato tali tracce, di color nero , da riconoscersi subito, appena gli si dà un'occhiata, che dev'essere stato un Co- leoUero, del gruppo dei Caraf/ici, somigliante agli attuali Carabi ; ma, quando si cerca di studiarne le singole parti, per ottenerne i caratteri per una determinazione esatta, si incontrano gravi difficoltà. Del capo e del torace si vedono delle tracce, ma sono informi e assai imperfette, cosi che non si possono scoprire le fornie, che le dette parti dove- vano avere durante la vita. Delle grandi mandibole e delle antenne, nessuna traccia. Dell'addome, grande ed ovale, non si vede 1' estremità posteriore, perchè essa è nascosta nella roccia ; e non si scopre alcun indizio di solchi longi- tudinali o di altri ornamenti della superfìcie superiore delle elitre. Delle sei zampe, soltanto quattro hanno lasciato delle tracce, e queste sono molto imperfette, cosi che si vedono male le cosce, si riconosce che le gambe erano lunghe e più sottili presso la base che nel resto della loro lunghezza, e non si può sapere nulla dei cosi delti tarsi, né delle di- verse parti dei piedi. — Non si può, dunque, decidere se abbia davvero appartenuto al genere Carabvs, od a qual- cuno degli altri generi (Tefflus, Proceras, Procrustes, Calo- soma, ecc.), che contengono specie grandi di coleotteri ca- rabici. Tuttavia, vista la somiglianza, per la forma generale, ai comuni Carabi, mi azzardo a dargli il nome di Carabus Novalensis. Sono, dunque, undici le specie d'insetti fossili a me note come trovate nel Veneto. Di esse, sette sono del Cal- care ittiolico del monte Bolca^ vale a dire : — 1432 — Ancylocheira delela, Heer, Perotis loevigala, Heer, Forficìila Bolcensis, Mass., Cordulia Scheuclizeri, Mass , Termes Peccanae, Mass., Dipleriti's Angf^linii, Mass., Bibio Severi, Mass. Dna, quella di Dyllscus o di HydropliUus, è della lignite scistosa di'l monte Bolca. Due sont) della marna del Chiavari : Tipnla Zignni, n. sp., Dipteviles Catulloi, n. sp. Ed una è del calcare marnoso di Novale: Carabus Ne- vai ensis^ n. sp. Se si vogliono dividere zoologicamente, secondo gli or- dini degli insetti, troviamo, anzitutto, che quattro sono co- le otleri : Carabus Novalensis, Ancfiloclieira deleta, Perotis loevigata, Dytiscus Hydrophilus. Una è dell'ordine degli Ortotteri : Forficula Bolcensis. Due sono di quello dei Neurotteri : Cordulia Scheuchzeri, Termes Peccanae. Quattro sono di quello dei Ditteri: Bihio Severi, Tipula Zignoi, Dipterites Ange Unii, » Cattilloi. Quiindo di un terieno o di una località si hanno molti insetti fossili, come è, per esempio, il caso degli strati ter- ziari svizzeri in {generale, e di quelli di Oeningeu in parti- colare, si può tentare di cavare dal loro studio alcuni dati — 1433 — interessanti intorno al clima di quel tempo e di quel paese, in cui si sono formati i sedimenti cbe li hanno contenuti, ed anche inloino alle condizioni oro^i'aflche e idrogratiche, ed alle stagioni, in cui si sono deposti gli stessi sedimenti. Il signor H<'er, infatti, n(>lla sua opera intorno alla storia geologica dnlla Svizzera (intitolata, nella sua edizione fran- cese del 1872: Lf monde primitif de la Suisse), potendo parlare di quasi 900 specie d'insetti trovate negli strati di Oeningen e negli altri strati del terreno svizzero della \Iol- lassa. indicò i caratteri ed i costumi dei principali generi, ai quali appartengono quelle specie; e poi, dallessersi trovati alcuni insetti accoppiati, dall'essere grande il numero delle specie affini a quelle ora viventi nei boschi, dalla distribuzione geografica attuale dei generi, a cui appartengono le specie fossili, e da altii fatti consimili, bene accertati col mezzo dei molli esemplari ra(C(.lti, dedusse che, di quegli insetti, molti devono essere morti per asfissia, uccisi da emanazioni di gas o vapori velenosi, e che la Svizzt^ra dtve aver a\uto. Dell'epoca m(>llassica, una grande ricchezza di foreste ed un clima in generale un po'più caldo (specialmente con in- verni men(» freddi) che il suo clinia attuale. Quest' ultima e interessante conclusione, dedotta dal signor Heer, oltre che dall' esistenza di molti insetti fos- sili, che allo stato di crisalide non vissero immobili, an- che dall'essersi trovati nel terreno miocenico svizzero molti insetti di generi proprii attualmente delle regioni tropicali e subtropicali, per esempio di quello delle termiti, può es- sere applicata anche al clima, che dovette avere il Ve- neto neir epoca terziaria, appunto perchè fra i suoi in- setti terziari si trova, come già dissi, una termite. — Gli altri insetti descritti nel presente lavoro non conducono a conclusioni altrettanto importanti. Somigliando essi a spe- cie attualmente viventi in Europa e nel Veneto, indicano soltanto un clima poco differente dall' attuale ; la Ancylo- — 1434 — clieira delela visse, probabilmente, come le ancilocbeiro al- luali, sulle Conifere, ed indica, dunque, l'esistenza di piante di questo gruppo nel Veneto durante una parte dell' epoca terziaria; il dilisco od idrofilo dimostra l'esistenza di acque stagnanti, e la conferniano le libellule^ le cui larve vissero certamente nell' acqua come le larve delle libellule attuali ; ed analoghe indicazioni sono fornite dagli altri insetti de- scritti. Ma, ripeto, gl'insetti fossili del Veneto finora noti sono così poco numerosi, da non poter fornire dati suf- ficienti per fare un confronto qualunque fra la fauna ento- mologica veneta attuale e quella terziaria, e dedurne molte conclusioni soddisfacenti intorno alla geografia fisica del Veneto nelle diverse parti dell' epoca terziaria. Può darsi, anzi è probabile, che in varie collezioni pubbliche e private esistano altri insetti fossili del Veneto, da me tuttora igno- rati ; e che altri se ne estraggano dai nostri strati terziarj; e sarò ben grato a tutti coloro, che mi metteranno in caso di conoscere e studiare questi altri insetti, da ag- giungersi ai pochi fin qui noti, ed atti a fornire altri dati, più o meno interessanti , intorno alla storia del nostro paese e dei suoi abitanti. Padova, 14 luglio 1886. SPIEGAZIOiNE DELLE FIGCJRE Fig. 1. Liì>ellula figurata dallo Scheuchzer, del monte Bolca (gr. nat.). » '2 e 3. AncylochPim deleta, Heec, !e due impronte, in grandezza naturale, dei monte Bolca. » 4. PenHis loevigata, Heer, del monte Bolca (gr. nat.). )•) 5. Forfìcula Bolcensis, Mass., del Bolca (gr. nat.). » 6. Cordulia (?) Scheuchzeri, Mass., del Bolca (gr. nat.). Nel Gabinetto di geologia della R. Università di Padova. » 7. Termes Peccanae, Mass., del Bolca (gr. nat,). i> 8. Dipterites Angelina, Mass., del Bolca (gr. nat.). » 9. Lo stesso, ingrandito. » 10. Bibio Severi, Mass., del Bolca (gr. nat.). » 11. Lo stesso, ingrandito. D 12. Tipula Zignoi, n. sp., del Chiavon (gr. nat.). Nella Collezione paleontologica De Zigno. » 13. Dipterites Catulloi, n. sp., del Chiavon (gr. nat.). Nella Collezione De Zigno. f) 14. Dytiscus o Hydrophilus, della lignite scistosa del Bol- ca (gr. nat.). Collezione De Zigno. » 15. Carabus Novalensis, n. sp., del calcare marnoso di Novale. Nel Gabinetto della R. Università di Padova. I N T 0 R iN 0 M DODECAEDRO Ql'ASI REiiOLiRE DI PIETRA A FACCE PENTAGONALI SCOLPITE CON CIFRE scoperto NELLE ANTICHISSIME CAPANNE DI PIETRA DEL MONTE LOFFA. DI STEFANO DE' STEFANI (con I Tavola). Nella seduta del 16 giugno i88l leggevasi a questo il- lustre Consesso una mia Nota, intitolata: « Sopra l'antico ») sepolcreto di Bovolone e le recenti scoperte in quei diu- I) torni »; Nola la quale venne inserita negli Atti di questo R. Istituto nel voi. VII, serie V, a pag. 753. — La Memo- ria era accompagnata da una tavola, nella quale erano in grandezza naturale figurati due oggetti diversi : « un disco » cioè, di terra nera, pesante, cotta a fuoco libero, del dia- » metro di cm. 8 '/j, dello spessore di mill. 6, ornato da un I» solo lato di grafOti strani, inintelligibili, più o meno pro- » fondi, fatti con una punta smussata a pasta molle, i quali » in un lato del disco assumono la forma come di un rozzo » profilo di testa umana. Questo disco, assieme con tre » rumi di corna di cèrvide segati, con un palco intero di » corno di capriolo, con un metacarpo di piccolo ruminante, » con una ciotola di argilla nerastra alta cm. 6, del dia- » metro di cm. 15 con piccola ansa a tubercolo, e final- » mente con tre rozze fusajole della stessa argilla, era stato Tomo iV, Serie VI. 183 — 1438 — » trovalo nel Comune di Bovolone, nel fonrlo denominato: (I Paia vecchio (vecchia Palude), scavando il canale detto » la Fossa niiova^ alla profondità di circa metri 2.50 dal n piano della palude ». L' altro oggetto era un fondo di ciotola di terra nera torbosa, rinvenuto nella stazione di Demorta nel Manto- vano dal defunto amico don Francesco Masè arciprete di Caslel-d'Ario, e dei graffiti enigmatici di questo aveva fatto cenno nel Bullettino di Paletnologia italiana^ anno IH (i 877) N. 3, pag. 97, il mio venerato maestro ed amico il profes- sore Gaetano Chierici, del quale i paletnologi italiani e stra- nieri, unanimi nella slima e nell' affetto per l' illustre scien- ziato e pel galantuomo, rimpiangono ancora la irreparabile perdita. Sul fatto di queste strane cifre permettete, o Signori, eh' io ripeta le parole del Chieiici, già citate nella prece- dente mia Nota: « Singolare a Demorta, comune di Castel d'Ario, e senza riscontro nelle terremare, è il disegno del N. 12, graffilo colla punta di uno stecco troncato sul- l'argilla molle, nel fondo esterno di una ciotoletta emi- sferica (salvo la schiacciatura del fondo stesso), di terra nera mal manipolata e di assai rozza fattuia. Ho pro- curato di riprodurla con esattezza. Non è un ornato, e per certo si volle significare con esso alcuna cosa; ma sia un'imitazione, sia un simbolo, il fatto è importante, poi- ché in Italia, finora, prima della età del ferro, d'arte sim- bolica non si ha indizio, se pure non si accettino le teorie del De Mortillet intorno al segno della croce innanzi ai cristianesimo, e d'arte imitativa solo qualche traccia por- gono le stoviglie dei fondi di capanna dell' età della pie- tra (^) ed un coccio pubblicato dal Boni (^) come pro- (1) BuUeltino A. L, pag. 107. (2) Id. Stille terramare modenesi, ce, 1870, pag. '23, tav. 1. — i439 — •) veniente da una terramara del Modenese, in cui sembra 1) figurata uiT ascia •), Ricbiamato cosi alla memoria del lettore anclie questo passo del Chierici esprimente la sua opinione, non Vi sia grave udire anche i giudizi, dati più tardi da altri archeo- logi, sopra questa specie di cifre criptografiche del disco e della ciotola di cui ci occupiamo. Un paletnologo Goriziano trovava un riscontro nelle ci- fre dei due oggetti, ed a suo avviso credeva ravvisai'vi let- tere dell'antico alfabeto Ocjliom dell' Irlanda, della Scozia e delle isole Shetland; mentre altri archeologi consultati, di Ogham non vedevano traccia alcuna. Un distinto professore viennese, il dott. Much, così mi rispondeva in argomento, e riporto esattamente tradotto dal tedesco il brano della sua lettera: « Per quello che concerne la sua domanda intorno ai I) segni che stanno sui due dischi di argilla, non mi sentirei » inclinato a dichiararli di scrittura Ogham^ ch'era in uso I) solo nella Bretagna ed in Irlanda. » lo li direi piuttosto caratteri etruschi antichi ; essi 0 si scostano completamente dall'alfabeto Ogham^ mentre » hanno una grande rassomiglianza coi caratteri dei vasi » di Hallstatt, e con quelli di altre epigrafi antiche delle » nostre regioni, caratteri che vengono considerati come » etruschi dai periti in materia. » Sopra questo argomento richiamo la sua attenzione » suir opera del bar. di Sacken intorno al Sepolcreto di » Hallstatt, nonché sulla dissertazione di Pichler, « intorno » alle Epigrafi etrusche», negli Atti della Commissione cen- trale pei monumenti artistici storici (voi. VI, nuova serie). 0 Del resto credo non si giungerà mai a trarre un » senso qualsiasi da questi segni; poiché quand'anche essi » potessero dirsi una scrittura vera, resta sempre, che, so- » pra oggetti simili, probabilmente essi non sono che alle- — ii40 — » gorici, su per giù usati in quei senso stesso nel quale » noi usiamo ancora oggidì le lettere C-f-M+B — oppu- » re la sigla I Pi S , od ultresimili. » Ed in vero, la scrittura, specialmente in origine, altro » non era che cifra dei sacerdoti, usata preferibilmente a » scopo religioso allegorico. » In conseguenza, a parer mio, i segni dei due dischi 0 esprimono un voto di esorcizzazione o di benedizione o » di scongiuro: quasi con sicurezza m' induce in questa » opinione la croce d'uno dei dischi sunnominati (la ciotola » di Demorta), croce che in veruna guisa io ascrivo all'era » cristiana ». Udiamo ora in argomento un dotto archeologo unghe- rese, del quale trascrivo parte della sua lettera scritta in la- tino, e che particolarmonle si riferisce alla interpretazione del graffito della ciotola di Demorta « Id unicum, » si Te effugisset animadverto, quod «sopra T aulico se- » polcrelo di Bovolone » in Tabula fig. II mihi ^ » videatur nihii aliud esse quam inversum seu "j •) A G L A r^ Alba Gibbor I.eolam Adonaj =. jj n Domine Tu fortis es in Aeternum! (^ » Vide, si ad manus habes. Otte: Handbuch der Kir- » chUchen — Archàologie ; Leipzig, Weigel, 1854, pag. 237, .) et. 243 ». Questa interpretazione, come non venne anuuessa da coltissimo rabbino da me consultato, cosi non incontrò fa- vore neppure dall' amico professore Chierici, il quale cosi mi scriveva in proposito: " Paleogratìcamente non posso dire nulla di tale ') interpretazione ; ma purmi pel metodo e pel concetto una » fantasia. Non posso ammettere un alfabeto nell'età della » pietra e neppure nella italica del bronzo. — Non mi sem- » brano le supposte lettere in quei segni complicati abba- 1 r r — 1441 - » stanzn rlefinito. Date infine le quattro lettere, con qual » ragione tengonsi per iniziali? e per iniziali di quelle pa- » role? Insomma quella giaculatoria nel fondo di quel vaso » non mi entra ». Nulla avendo da aggiungere ai giudizi fin qui pronun- ciati sopra i graffiti indecifraMIi del disco di Bovolone e della ciotola di Demorta, passiamo alle notizie che riguar- dano il dodecaedro enigmatico soggetto della presente Nota. Ve ne presento un modello in gesso per le vostre rac- colte, el o potrete anche studiare neh' annessa tavola, dove in grandezza naturale venne fedelmente disegnato in modo che nelle fig. ^ e 2 vi si osservano completamente svilup- pate le dodici facce pentagonali colle singole cifre o noie numerali profondamente incise, mentre nelle fig. 3 e 4 ap- parisce veduto di fronte da due punti diversi. Il peso di questo solido, intero com'è, e benissimo con- servato, con esatte bilance d' assaggio, fu determinalo in gr. 209,845, mentre il suo peso specifico alla temperatura di 23" cent, risultò — 2.062. Ho argomenti per credere, che il minerale, da cui fu tratto questa specie di dado, appartenga ad una delle tante varietà di steatite, e specificamente a quella del talco opaco di color bruno di grana molto fina e compatta. 1 caratteri fisici dell' oggetto, prima che venisse immerso nella gela- tina per cavarne la forma in gesso, avvaloravano questa mia opinione, condivisa anche da persone competenti al- l' uopo consultate. Oggi il colore superficiale del minerale è divenuto più cupo, ed al tatto non è più così dolce e quasi grasso come prima della sua ripelula immersione nella gelatina ed in altre poltiglie. - L'analisi chimica po- teva risolvere il dubbio col determinarne la composizione in qualità e quantità ; ma io non ebbi il coraggio di raschiare anche in piccola parte questo unico più che raro oggetto per non guastarlo. ~ 1442 — Dopo tutto non fa mestieri esaminare molto da vicino r originale, anche dopo l' imbratto subito, per convincersi, trattarsi di una pietra tenera, che venne cosi foggiata me- diante una fina sega, e probabilmente con una di quelle se- ghe finissime di bronzo, più o meno rare nelle stazioni delle età del bronzo e del ferro e nelle palafitte della Svizzera, e delle quali io stesso ne ho pescata una quasi intera nella grande palafitta centrale del golfo di Peschiera sul Garda. Quanto ad oggetti di età remote, appartenenti alla indu- stria umana, composti di rocce serpentinose, e sopratutto di quelle non poche varietà che si conoscono col nome di pietra oliare, non è raro trovarne nella nostia provincia anche nelle antiche stazioni preromane dell' età del bronzo e del ferro. Io stesso raccolsi pezzi di pareti e fondi di cio- tole e vasi di questa pietra nell'antico sepolcreto di Bovo- Ione, anzi nella parte inferiore di esso ad umazione, come ho notato nella sopracitata Memoria, con tutti i partico- lari di quell'interessante rinvenimento. — Frammenti ed un gran pezzo di piatto o patera della stessa pietra, a grandi elementi di J\lica con Asbesto e dorile, raccolsi re- centemente fra gli oggetti di accertata origine euganea , scavati sul colle di S. Briccio di Lavagno. Ne fanno fede la qualità delle st«)viglie, gli oggetti di bronzo, specie le fibule, il lungo coltello di bronzo a bossolo, a lama ser- peggiante, le paste vetrose, i bucheri cinerei e le due iscri- zioni graffite con lettere di alfabeto euganeo, rinvenute, una dal mio eh. collega prof, conte C.° Cipolla sopra un ramo palmato e segato di corno di cervo, e T altra da me sopra una impugnatura di daga pure di corno di cervo {*); oggetti, che trovano riscontro con quelli delle necropoli atestine e che ora sono al Museo civico di Verona. (1) Vedi C. Cipolla, Notizie degli Scavi. Roma, 1883, pag. 363. Idem, idem 1884, pag. 4, 97, 170, 232, 267, 414. — 1443 — Il luogo poi del rinvenimento del nostro dado appar- tiene a Sant' Anna del Faedo o d'Alfaedo, frazione del Co- mune di Breonio, esUcma parte dei monti Lessini occiden- tali, chiamata dagli antichi storici « regione dei Reti e de- gli Euganei, i quali sarebbero stali poscia rotti e dispersi dai Galli, — Questo popolo feroce di selvaggio aspetto, de- dito alle rapine ed alle stragi, avrebbe lasciate nelle stesse capanne del Monte Loffa le prove manifeste della sua pre- senza e della sua barbarie. — La sua presenza sarebbe di- mostrata da arnesi, armi ed ornamenti di tipo generalmente chianìato gallico, fra i quali alcune fibule a doppia spirale di bronzo e di ferro conosciute anche col nonie di tipo la Tene, e da tre dramme d'jargenlo Massaliote, che io stesso raccolsi fra i carboni o le macerie accumulate sotto le grandi lastre di pietra del luogo, che forniavano il letto delle capanne. — È manifesto poi il saccheggio, l'incendio e l'abbaltimento rovinoso, al quale furono sottoposte quelle primitive abitazioni dei nostri industri antenati per opera dei barbari e crudeli invasori. Mi permetto richiamare la Vostra attenzione alla Me- moria stan)pata negli AIU di questo R. Istituto, voi. VII, ser. V, 1881, col titolo « sopra molti e diversi oggetti di 1) alta antichità scopeiti a Bre( nio nel veronese, con due D tavole ». In essa mi studiai di descrivere tutti gli oggetti accumulati in breve spazio nel campo del Paraiso, ma senza poter concludere se si trattasse di una stazione all'aperto, o di una piccola officina metallurgica ambulante, o non piuttosto di un ripostiglio. — Ora il fatto di aver trovato nelle distrutte capanne tanta quantità di fìttili infranti, po- che armi ed arnesi di selce scheggiata o di pietra levigata, e rarissimi oggetti di bronzo rotti e dello stesso identico tipo di quelli del campo del Paraiso, lontano circa mezzo miglio dal Monte Loffa, ci conduce a credere, che tutto il materiale di bronzo rotto od intero, trovalo in quel campo — 1444 — nelle condizioDi da me accennate, sia stato trafugato dalla vicina stazione del Monte Loffa, e qui nascosto come me- tallo di un certo valore e facilmente utilizzabile colla sem- plice fusione. Troppo a lungo dovrei intrattenervi se dovessi minuta- mente descrivervi questo villaggio od accampamento dei tempi protostorici, nel quale gli oggetti dell umana industria vi sono rappresentati da armi ed arnesi di selce del pe- riodo neolitico, da bronzi di tipo etrusco od euganeo (Esle e Certosa) e Analmente da oggetti diversi e monete galliche, simili ^li uni e le altre a quelle delle Toml)e del Soldo presso Alzate (Brianza), illustrate dal mio solerle collega ed amico prof. P. Castelfranco sotto il titolo di Tombe gaUo-ilali- che (*). Mi limiterò a brevi cenni, rimandando coloro che desiderassero entrare più addentro nello studio di questa importante stazione, alla Memoria da me pubblicata nello scorso anno ed inserita negli Alti dell' Accademia d' agri- coltura, arti e commercio di Verona, voi. LXII, serie III. Verona, tip. G.Franchini, ^885; Memoria corredala da tre tavole, e della quale parecchi esemplari furono da me in- viati agli studiosi di paletnologia ed a Corpi scientifici na- zionali e stranieri. Si traila di una piattaforma denominata Loffa (in latino Leuplia ) , a pochi passi dalla piazza di Saul' Anna nella direzione Nord Est la quale, essendo di forma ellittica, escluso il declive più o meno rapido, misura in lunghezza m.' 170 da Sud a Nord, ed è larga in media m.' 44 da Est ad Ovest. — I profili delle lastre di pietra capitozzate, che affioravano in senso vellicale dal terreno, ed in qual- che punto avanzi di antichi muricci a secco, accennavano ad un recinto di difesa, nel!" interno del quale altri profili verticali, in forme rettangolari, corrispondevano all' area (1) Vedi Bullett. Pallet. Anno 5 (1879), pag. 6. — 1445 — (Ielle capanne, composte di due amiiienti o celle comuni- canti luna coll'altra. — Avevano una sola apertura rivolta air esterno del recinto, la quale doveva servire di porta, e dar aria e luce ed all' uscita dal fumo. Delle ventisette ca- panne Gno ad ora da me esplorate, una sola, quella dise- gnata nella Tav. Ili della citata Memoria, e che porta il numero 4, aveva una scala di sette rozzi gradini di lastre a secco che conduceva al fondo della capanna più basso dal suolo esterno m/ 1 .50. Prescindendo dalle irregolaritù ori- ginali e dallo sconvolgimento operato nell' abbattimento, si sarebbe calcolato che 1' altezza delle celle fosse poco più di m.^ 2, e r ampiezza di esse su per giù di ra.' q. 7.80. — Il tetto delle capanne, un po' inclinato verso l'estremo, doveva emergere almeno dal suolo cent. 60, ed era, del pari che le pareti, formato di lastroni calcari del luogo, so- stenuti da tronchi di alberi, i quali, distrutti dall'incendio, vi si trovano in parte ancora sottoposti allo stato carbo- nioso. L' interrimento più o meno completo della parte bassa delle capanne, oltreché in parte all'opera dell'uomo, devesi ai successivi franamenti ed al trasporto delle acque. — Ed ò là, sotto quei tetti caduti, in quel terreno misto di argilla e di detriti di roccia, di ceneri e di carboni, con avanzi di pasti ecc., che si rinvennero, senza ordine di strati, gli oggetti di natura diversa, dei quali vi feci parola. Un importante trovamento avveniva in quel luogo du- rante gli scavi autunnali da me intrapresi nello trascorso anno (1885 agosto e settembre); sopra il quale, per ragioni e circostanze diverse, non ho ancora pubblicato alcuna re- lazione. A visitare le stazioni principah preistoriche e protosto- riche del Comune di Breonio; a convincersi ognora più della verità dei fatti accertati da tanti testimoni; a dissipare ogni dubbio o sospetto che alcuni oggetti di selce di strane forme potessero essere di recente lavoro, era con me for- 'ivmo 1\\ Serie M. 184 — 4446 — liinatamonte vomito sul luogo (26 agosto 1885) il eh. pro- fessor \j. Pigorini, (iii'cllore del R. Museo preistorico ed etnogratico di Roma, nel quale, per suo merito, -vi si pos- sono studiare in beli' ordine i materiali più interessanti e rari di quelle stazioni da me raccolti. Ottenuto pienamente il suo scopo, egli partiva da Sant' Anna più che contento, portando con sé gli oggetti diversi, scavati in terreno non rimaneggiato sotto i suoi occhi, e fra questi anche alcune selci di quelle particolari forme a croce ed a stella, che fino ad ora non si rinvennero altrove, se si eccettui per al- cune altre la Russia e 1' America (^) ; riservandosi di far noti colla stampa i risultati delle sue esplorazioni ed i suoi giudizi. Ora, nella capanna del Loffa, da me contrassegnata col n.° 9, che il Pigorini non aveva ancora completamente fatto scavare, qualche giorno dopo la sua partenza (3 set- tembre 4 885) alla profondità di cent. 46, e sotto le lastre di pietra annerite, del coperto crollato, venivano in luce dieci pesi di pietra arenaria, cosi detta pietra morta, fog- giati a cono piatto e tronco, aventi ciascuno presso il ver- tice un foro, e che portavano incise o sulla faccia o sui lati alcune diverse sigle o note numerali per me indecifra- bili, e che potete vedere riprodotte in mezza grandezza nelle figure 5, 6, 7, 8, 0, IO, 1 1, 4 2 dell'annessa tavola C). Ma ciò eh' era curioso è il fatto, che questi pesi erano disposti a modo di raggi di ruota sopra una lastra di pietra, (1) Vedi Nadaillac, Le prhniers Hommes, t. II, pag. 16, Amé- riqtie préhistoriqtie. » Pigorini, Accademia Lincei, voi. I, serie 4.», seduta 18 gennaio 1885. » OuAvarolf [Archeologia Russa, età della pietra) 1881. (2) Il peso portante la silvia V , fig. 10, appartiene ad un'al- J tra capanna scavata l'ainio prccedontc. — Vedi Meìuoria Alti « Sopra gii scavi ecc. » pag. 26. — 1447 — (li maniera elio la punta tronca dei coni convergesse al centro della ruota stessa, il cui mozzo, nello spazio cen- trale, era rappresentalo da una tazza o bicchiere di tona oidiuaria foggiato a campana, il quale era ripieno di semi di frumento carbonizzato. Senonchò quel piano era alquanto inclinato e caver- noso, e l'acqua di pioggia, che vi penetrava da secoli, aveva rosi molli come pasta alcuni grossi rami di corna di cervi che ivi giacevano ; ed alcuni di questi pesi erano di una compagine così incoerente e sfolgiosa e così inzuppati di acqua, che alcuno andò perduto : altri, ad onta di tutte le cure, in qualche parte si sfasciarono più o meno, in modo da non poterne calcolare il vero peso originale che per ap- prossimazione, come si dirà in seguito. Un altro fatto, pure interessante, fu quello di aver tro- vato nello stesso giorno nella capanna, da me distinta col numero tO, posto sotto un riparo naturale di lastre spor- genti dall'estremo lembo della piattaforma in declive nella direzione Ovest, ed alla profondità di m.' 1.24, un cumulo di frumento carbonizzato, calcolato circa di due ettolitri. Nella stessa cella, più ampia delle altre, fra i diversi og- getti di selce, di bronzo e di ferro comuni alle altre ca- panne, eravi pure una tazza o bicchiere di terra colta più ampio; ma per forma simile all' altro, che stava nel centro della ruota formata dai pesi. Qualche giorno appresso nella capanna n. 15 trovai un mucchio di lenti, circa mezzo ettolitro, ed a poca distanza qualche manata di piccole fave, da noi conosciute sotto il nome di Favin, varietà forse della Vieta Narbonensis. Tanto le fave come le lenti erano del pari carbonizzale; e siccome fra queste vi erano semi minuti, così dopo averli passati poi setaccio li inviai al eh. prof. F.Sordelli a Milano, il quale si offerse gonlilmenle di delerminarli. Tornando ora al dodecaedro, osso venne trovato sullo __ 1448 — scorcio del gennaio p. p. scavando negli ambienti della ca- panna num. 23 e alla profondità di m.' i circa. Lo strato archeologico era formato di terra carboniosa, mista a detriti di roccia, con prevalenza di cocci per la maggior paite di grossolano impasto e senza ornamenta- zione; ma non bisogna diinenticare anche alcune pietre granitiche a conca da macina, i fondi di focolare, i ciot- toli spianati ad uso martelli, alcune arenarie di fina pasta da affliare, e parecchie fusajuole di pietra e di terra cotta di grandezza e di forma diverse, taluna con qualche rozzo graffito di ornamentazione primitiva. Gli oggetti eh' erano più vicini al dado erano due cocci di grosso vaso della peg- gior pasta, sopra uno dei quali posava 1' oggetto stesso, mentre, a pochi centimetri ed allo stesso livello era una selce discoidale del diametro di cent. 7, lavorata intenzio- nalmente tutta air ingiro , ma più particolarniente sopra una faccia. Fra i materiali raccolti anche nelle stazioni pu- ramente litiche di Breonio, per la maggior parte lavorate da ambe le facce, queste selci, dette discoidali, non sono molto rare, e si asson)igliano a quelle diseguale noli' opera dei P.P. G. e A. de' Mortilleti, Musée preistorique, pi. X, iìg. 60 e pi. XXXll, fig. 243. In mia assenza sorvegliava allora gli scavi del Loffa il proprietario del fondo, T egregio sig. Michele Morandini, solerte sindaco del Comune di Breonio con residenza in Sani' Anna , al quale godo potermi professare pubblica- mente riconoscente per le sue intelligenti e disinteressate prestazioni dirette a favorire nel miglior modo le mie ri- cerche in lutti questi anni, e per avere inoltre rinunciato a qualunque compenso relativo agli scavi fatti nei terreni di sua proprielù. Tosto che io ebbi in mano l'enigmatico dodecaedro, in- cominciai a pensare, se esso potesse essere un oggetto da giuoco, Cloe una specie di dado, la invenzione del quale da _ 1449 — taluni si fa risalire a Palamede e ); ovvero qualche misterioso slromento sacerdotale destinato a trarne presagi di buono o di tristo augurio. — ■ Inoltre quei grafGti, incisi sulle do- dici facce, erano essi lettere o cifre? Avevano essi un nesso o rapporto qualsiasi colle sigle o note numerali dei pesi delle capanne, o coi graffiti del disco di Bovolone o della ciotola di Demorta? Ecco i quesiti sui quali, non potendo io rispondere, mi determinai richiamare 1' attenzione di al- cuni illustri scienziati che mi onorano della loro benevo- lenza, ed ai quali mi professo grato e riconoscente. Sono autorizzato a riportarne i giudizi, pervenutimi o direttamente o col mezzo di persone amiche. Il prof. G. Capellini così rispondeva al prof. Virginio Zam- boni, riportando anche il parere del conte G. di Gozzadini: « Ho fatto vedere al conte Gozzadini il modello del do- » decaedro pentagonale trovato dal de' Stefani fra i resti » dell'industria umana dei tempi preistorici, e l'ho pregalo » del suo parere in proposito. » Coni' ella sa, io mi era limitato a constatare che la »» forma di questo oggetto corrispondeva al piriloedm, os- '» sia a quella forma che è la più comune per i cristalli di » pirite di ferro: quanto all'uso lo ritenni e lo ritengo » un' oggetto destinato al giuoco, come gli ordinari esaedri n 0 dadi ». » Il conte Gozzadini mi scrive : «Gli incavi circolari che » sono nell'oggetto del de'Stefani, mi fanno pensare a quelli n di certe pietre della età del bronzo e della prima del ferro » segnalate nel Nord e nella Francia col nome di pierres a » écuélles. Le sigle sono simili, e ve ne ha di eguali a quelle « graffite o incise in figuline e in bronzi delle età sopra- »> dette. — È un oggetto curioso e non mi pare infondala (1) Erodoto ne attribuisce l'invenzione ai Lidii. H. Schliemann. Uios, pag. 772. — 1450 — » la sua supposizione che possa essere un oggetto da » giuoco » . Ecco il parere del prof. A. Fabretti, comunicatomi con lettera del 18 maggio 188G dal eh. collega prof, conte Carlo Cipolla. — « Parlai col prof. Fabretti, circa il suo oggetto. « Egli le scriverà, mi dice: frattanto egli mi incarica di n dirle che, a suo avviso, trattasi di un oggetto lusorio, una » specie di dado. Quei segni sarebbero segni convenzionali, » una specie di segni numerali forse. Il Fabretti mi mo- » strò un icosaedro che egli tiene nel suo Museo, e che » ha delle attinenze col suo dodecaedro. Questo icosae- I) dro è, pare, di una pasta terrosa, smallata. Dello smalto « restano molte parti ; esso è di un bellissimo colore ci- » lestro. Sopra ciascuna faccia si legge impressa una chia- » ra lettera greca. — Secondo il Fabretti questo icosae- ») dro avrebbe appunto servito per giuoco, e tale giudican- ') dolo, egli lo mostrò al prof. Bruzza, che si occupò di » quegli argomenti, e che anzi sopra gli antichi oggetti lu- •) sorii pubblicò una monografia nel Bull, della Socielà I) comunale Romana, 1877, com' Ella può vedere. » Chiesi al prof. Fabretti s'egli avesse notizie sulla pro- » venienza del suo icosaedro. Egli mi rispose che appar- ii teneva in addietro al Municipio di Torino, e che pro- » venne al Museo di antichità, in occasione di un cambio I) fatto. — Non dubita che al Municipio sia stato dato dal » celebre prof. B. Gastaldi; quindi è più che probabile '» che detto oggetto sia stato rinvenuto nel Piemonte. — » Non si può tuttavia asserir altro di preciso. » Ti' icosaedro, diceami il prof. Fabretti, è tuttora ine- » dito. — Prendendo in mano quell'oggetto, notai ch'esso I) è, relativamente, assai leggero. La grandezza, per quanto n risulta dal disegno di Lei, trasmesso al prof. Fabretti » dev'essere simigliante a quella del suo dodecaedro ». Io mi era rivolto anche all' amico prof. L. A. Milani, — 1451 — ilìreltorc del Museo archeologico di Firenze, ma egli era in moto per ima escursione in Etruria, e mi scriveva: «Ho » ricevuto colla lettera anche il disegno dell' enigmatico » dodecaedro di Breonio. — Una qualche relazione col di- » SCO di Bovolone semhra vi sia, ma credo che mi sarà » vano ogni sforzo d' interpretazione. — Crederei più a » una combinazione di numeri che a una combinazione di » lettere alfabetiche ». Quanto al eh. prof. dott. Carlo Pauli di Lipsia, egli non si limitò ad esprimere il suo competente parere in argo- mento, ma volle anche fosse corredato da uno studio com- parativo, accurato e paziente, che io mi faccio un dovere di riportare per intero, aggiungendo, che il dotto etrusco- logo, nel suo recente viaggio in Italia, si era occupato di studiare non solo tutti gli oggetti che uscirono dagli scavi di Breonio esistenti nel Museo preistorico di Roma, ma quelli inoltre che esistono ancora presso di me e nel Museo ci- vico veronese. Questo atto cortese di essersi occupato con tanta cura alla illustrazione di questi oggetti, mi obbliga ad attestargli tutta la mia riconoscenza, anche pel fatto, che il dott. Pauli dettò questo scritto nei giorni della sua conva- lescenza, appena uscito da un grave malore che lo colpiva dopo il suo ritorno in patria. tt Le de dodécaèdre trouvé dans Ics fouilles du mont Loffa me parait étre un de à jouer. Nous avons eu grand nombre des dés à Jouer de 1' antiquité et ce soni précisé- ment les fouilles de Bologne qui nous en ont fourni ce qui établit leur éxistence à une epoque tròs reculée. Ils est vrai que la forme en est un peu differente et nous offre quelque chose de siiigulier; les anciens dés italiques nous présentent déjà des formes variées, car il y a des cubes et des parallélogrammes, et sur ces derniers il y a ordinaire- ment une autre disposition de nombres que sur lespremiers. » Mais quand on est en présence d' un de il faut tout — 1452 — d' aborti s' attendre ò ce que les dessins qu'il porte repré- sentent des chiffres, et leur concorda lice, avec les dessins des poids troiivés aussi au raont Loffa, nous permei de supposer que ce sont bien des chiffres. En effet si les nièuies dessins se trouvent sur un de et sur des poids, ils ne peuvent guère représenter autre chose que des chiffres. Il faut ajou- ter encore que les éléments dont se composent ces dessins soni idenliquemenl les mémes que ceux que nous rencon- trons dans les chiffres ctrusco-romains. » Ces éléments sont les suivants: • sur le de (surface 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10) ; i sur le de (surface 3, 4, 7, IO, il (?) et sur les poids (figure 5, 6 et 7) ; V (ou /\ ) sur le de (surface 3, 9) et sur les poids (figu- re 5, 6, 7, 9, 11); -|- et X sur le de (surface I) et sur les poids (figure 8, \0 et 12); X (ou J.) sur le de (surface 2 et 1 I). Outre ces dessins, il y en a encore d'autres sur les sur- face 8 et 4 2 du de; mais, pour le moment, je les neglige aussi que les petits traits latéraux de plusieurs dessins du de et des poids. » Ces simples éléments sont donc évidemraent les mè- mes que ceux qui forment le syslòme numérique étrusco- romain ; | = 4 ; l\ =5; v = 10; 4^ =50 (système étrusque); | — 1; V =5; X=10; >^ , ± , L — 50 (système romain). On sait que les points ou globuli s' y trouvent aussi pour marquer les douze parties de 1' as. Mais, autant que je sache, de celle conformile des dessins, on ne saurait en conclure d' une manière absolue qu' ils répondent aussi en valeur et en significalion aux dessins étrusco-romains. Pour pouvoir le faire, il faut encore se livrer auparavant à un examen particulier. Quant à la de- — 1453 — terinin;ition do la valeur de nos dessins, nous ne soranics pas tout ù fait sans points d'appui. "Remarquons toutd'abord que plusieurs de ces dessins sont répétés les uns ù coté des autres, et que d' autres ne le sont pas. Les points ou globuli se trouvent redoublés; en particulier, il y en a deux sur la surface 7, trois sur la surface 6, et quatre sur la surface 4; le trait | setrouve re- doublé sur deux poids (fig. 6 et fìg. 7); le signe /\ se trou- pe également sur deux poids (fig. 5 et fig. Il), sur le pre- mier en doublé et sur le dernier en triple. Quant aux si" gnes + ( X ) 6t ~p (J_) ils ne sont pas redoublés. De ces faits, il me semble qu' on en pourra conclure d' abord que le point ou globulus designo 1, et que pour le chiffre 5 ap- paraissait un nouveau sìgne, absolument comme dans le sy- stème étrusco-roraain. On peut aussi conclure quel est ce signe. Il suffira pour cela d' admettre que celui de lous les signes que nous venons d' indiquer qui est le plus souvent près des points ou globuli désignant l'unite est celui qui représente le chiffre 5. Or ce signe est le trait | (sur- face 4, 7 et IO). Il apparaìt encore sur la surface 3 réuni au signe f\ , qui représent alors probablement le nom- bre 40, d' autaut plus qu' il est aussi réuni une fois au chiffre 1 sur la surface 9. Ces deux exemples s'opposent ù ce que ce signe représente un nombre plus élevé. Pour les chiffres supérieurs il y aurait alors les signes + et J.. Quant ù la détermination de leur valeur, les signes mar- qués sur les poids ont de l' importance. ))Ils sont considérés comme des poids de métier à tisser; mais comme les dessins tracés dessus sont, à première vue, de la méme espèce que ceux des dés, et selon tonte ap- parence de vrais chiffres, on pourrait alors se demander si ces poids n'étaient pas réellement destinés à servir ò peser. Cette dernière supposition serait juste s'il arrivait que les chiffres désignaient les poids de chaque pièce, pré- Tv/iio J V, Serie 17. 485 — 1454 — caution qui serait inutile pour des poids de niétier ù tisser. Pour exaiisiner ce poiot, j'avais prie M.' de'Stefaoi, de in'in- diquer la pesanleur de chaques poids en particulier, et voici le tableau des chiffres que j'ai regus en réponse : Peso attuale Peso calcolato Peso totale mancante circa gr. 550 gr. USO g»'- ^60 gr- 80 gr. ^50 gr. 340 gì"- 400 gr. 4 500 gì'- 2500 gr- 2000 gr. 2000 gr. 2000 gr. 1900 gr. 3000 X gr. 2030 gr. 100 gr. 2130 «Gomme le poids supplémentaire des piècesparticulières n' est que suppose, il nous sera bien permis d' y faire quel- ques legères raodifications, pour peu que d' autres raisons nous y décident. Supposons que les poids general des pièces soit le suivant : I = 1 375 gr. ; 2 = 2500 gr. ; 3 — 2000 gr. ; 4 =: 2000 gr.; 5 — 2000 gr. ; 0 = 1 875 gr. ; 7 =1 3000 gr. ; 8 — 2 1 25 gr. »Les poids se comportent ainsi à 1' égard les uns des autres : \ì: 20: 46: 46: 46: 45: 24: 47. «Mais il u'est pas vraiserablable que ces nombres pro- portionnels soient expriraés par les dessins des poids, car alors le signe + i^- 4) devrait signifier 16, et le signe f\ (n. 7) (car A A A ==24), devrait signifier 8, et pour ces deux nombref? on ne verrà jamais apparaitre de simplex signes. Gomme le nombrc I est cxprimé par le poinl ^ — 1455 — et le nombrc 5 par |, oii ne se Irompera pas si Tou sup- pose que le signe /\ que uous avoiis déjà examiné plus haut pour d' autres raisons, représente 10 et que le si- gne -j- l'épresente 20. » Si notre supposition est juste, nous pourrons aussitót en lirer quolques conclusions. Tout d'ubord nous voyons par ce deruier nombre que le s\stème nutnérique élait ving- lésiuial, e' est à dire que chaque ibis qu' on comptait 20 il y avait un ehiffre parliculier. Ensuite nous obtenons des deux nombres 1' unite numerale de poids qui n' est autre que 100 grammes. » Mais Gomme les chiffres des poids indiqués plus haut n'élani estimés que relativement au poids qui raanque, il ne nous apprend que des valeurs approximatives. I^a véri- table unite numerale peut donc avoir été un peu plus pe- tite ou un peu plus grande que 100 gr. De cette unite de poids il résulte que les rapports indiqués plus haut entre H : 20: 'le : 46: 16: 45: 24: H doivent étre exprimés à présent, conformemenl aux rapporis de 8: IO par les unités suivantes: 43V.i, 25, 20, 20, \sy>^, 30, 21%. » Or ces unités de poids s'expriment par les signes sui- vantes : i3y4= AIA 25 z= vii 20 ~ Ali 20 = 4- » De l'examen de ees chiffres, il en résulte de nouvelles conséquences. D' abord nous trouvons pour designer 20, non seulement le signe -f (^0- ^) ^"'^ ^'osi qu'on va le voir, est identique ù /N (fig. 6) et à ^X^^ (Og. 8), mais eucore ò A (fig- 5) vi à Ali (Og. 3). 20 = A 48% = 3^ 30 == A A A 21 % =x — 1456 — »Le premier de ces signesest parfaitenient elair: c'est le signe /\ = 10, qui traverse par un trait exprime le dou- blé. Quant au second signe, il nepeut étre Iraité que plus loin. Le signe Ai A (^o- S) signifierait 25, mais le poids de la pièce n' est que de 13 y^. •)I1 s'en suit quepour ce poids le nomhre de l'unite nest que la moitié de celui des fìgures 4, 5, 6, 7 et 8 , soit donc à peu près 50 grammes. Mais cette dernière pièce nous semble offrir aussi la possibilité de déterrainer plus exactement l'unite numerale. Nous avons indiqué plus haut que son poids était de 1375 grammes, lequel divise par 25 donne 55 gr. coìnme unite. Mais d' après Bòckh {Metro- logisclie Untersuchungen, p. 165) la livre romaine est de 327,434 gr., tandis que suivant Mommsen {Geschiclite des romischen Mùnzwesens^ p. 225) la livre élrusque était les deux liers de la livre romaine. Un quart de livre étrusque serait donc à peu près de 54, 572, avec quoi concorde d'une manière singulière 1' unite de poids représentée par 55 grammes. »L' unite de poids des pièces 4 à 8, ainsi qu' on l'ù vu plus haut, est le doublé, serait alors d' à peu près I IO et répondrait ò un semis étrusque. Mais je déclare expressé- ment que je ne tire de ce fail aucune conséquence; je me contente toni simplement de le conslater. i)Sur plusieurs des signes numériques se trouvent de petits traits latéraux. lls apparaissent dans les cas sui- vants: sur lo de /• (surf. IO), /• (surf. 7), A# (surf. 9) sur le poids MA (fig. 6), ^l| (tig. 7); il ressorl donc avec tcrtitude de ces signes que 1=5 et A = 10. Peut-élre faut il-aussi comprendre de cette ma- nière? le signe i. dii de (surf. Il) de soile que nous trouverions encore ces traits sur le signe _L -' 50. »Je n'ai pas encore réiissi jusqu'A présent à trouver la — 1457 — sigoiDcation de ces petits (ruits Intéraux qui doivent ler- tainemcnt avoir un sens ; sculemeot il parati qu'il y a quel- que raison de supposer que ces petits traits désignent peut étre une de deux opérations numériques négalives de la soustiaction ou de la division. On remarque en effet que IlA exprime 25, et Ali seulement 20 unités de poids, de sort que trois traits latéraux servent à fornier un cliif- fre inférieur à celui qui est exprimé par deux traits. Mais celle supposition est trop peu étayée pour que je puisse en lirer d'autres conclusions. »0n pourrait se croire autorisé à m'objecter que la va- leur des signes numériques que j'ai trouvée, soit ^ zzz 1 , |=r,5 V (ou A) = 10,+ (ou X) =20, ± (ou T) = 50, concordent évidemment avec les signes numéri- ques étrusques 1=1, A =5) X=::10, 4^ (ou \^)i=:50, et auraient par conséquent la méme valeur que ces der- niers. L' identité des signes est sans doute evidente et je ne le nie pas; mais il n'en résulte pas non plus qu' ils doi- vent avoir la méme valeur et que les deux systèmes numé- raux doivent étre identiques. •)II est (rès possible que dans le cours du temps un sy- stème originairement vingtésimal ainsi queje l'adopte pour nos objets du mont Loffa, se soit transformé en un sy- stèrae purement decimai, et qu'alors il s' operài une mo- dification dans la valeur des signes: on mit chacun des si- gnes lAx dans un ordre inférieur, on retrancba de la colonne des unilés le signe % un peu incommode, et on ne le conserva plus que comme nombre fractionnaire pour les douze parties de l'as, ainsi que nous le Irouvons sur les pièces de monnaie. Mais il ne peut absolument pas avoir eu celle signiQcation lù sur notre de. En effet, d' un coté il n'y aurait aucune raison pour expliquer pourquoi on ne voil jamais apparàitre plus de qualre points ou globuli, et d'un autre coté, des nombres conime 1 Y,^ (surf, 4) ou V^, — -1458 — (surf. 6) sont absolument invraisemblables sur des dcs. Je crois donc qu'ou doit s'en lenir à l' interprétation suivant laquelle: # == 1, 1=5, A =10,+ =20 et JL~50. » Dans celle supposilion el sans lenir compie des pelits Iraits laléraux, il en résulterail pour les surfaces parlicu- lières de nolre de les nombres suivanls: Surf. \ = 20 Surf. 7 = (7) Surf. 2 = 50 Surf. 8 == ? Surf. 3 = 15 Surf. 9 = (11) Surf. 4 = 9 Surf. IO = (6) Surf. 3r-? Surf. M =? Surf. G = 3 Surf. 12 = ? » Les nombres enlre parenlhòses soni ceux où nous avons des trails laléraux. I.es poinls d'inlerrugalion 7^ è a sette dimensioni e della sesta classe. Cioè : per una retta qualsivoglia dello spazio fondamentale passano sei spazi M5 ; per un piano non ne passa, in generale, alcuno. Come due punti qualunque di F<,6 determinano due spazi ordinari, situati in uno stesso spazio a 5 dimen- sioni, i quali tagliano la superficie secondo due cubiche gobbe; così: vi sono due sistemi di oc* coni inviluppi di B." classe della superficie $,'' ; questi coni hanno per ver- tici dei piani; due coni di un medesimo sistema hanno uno spazio M5 comune; due coni di sistema diverso hanno due spazi M5 comuni; i loro piani-vertici s incontrano in un punto, eh' è il vertice del cono completo, il qualesi ri- solve nei due coni inviluppi. Cosi pure si troverà che: gli spazi M5 formano una duplice infinità di coni di sesta classe, i quali si risolvono in terne di coni di seconda classe; i coni di ogni terna han- no per vertici uno spazio ordinario ; i tre spazi vertici di ogni terna concorrono in un punto eh' è il vertice del cono completo. — 1464 — 4. La genesi delle superficie F^^, come fu data nella citata nota (I), dimostra che gli spazi Q^ delle cubiche gobbe di un sistema, secondo i quali si tagliano gli spazi omologhi a cinque dimensioni delle forme Sj^^^ S^^^^ S,^'^ , genera- no una superficie "^5^ del 3." ordine a S dimensioni. In- fatti queste tre forme tagliano un piano qualsivoglia Oj se- condo Ire sistemi rigati ; i punti d'intersezione delle terne di rette corrispondenti costituiscono una cubica. Per ogni punto di questa cubica piana non passa che uno spazio O3 e quindi una sola corda di F2^, eh' è la corda che passa per quel punto e si appoggia alla cubica gobba situata in Q^ . Uno spazio S5 che passi per il piano O^ taglia F^'' se- condo una curva del 6." ordine e di genere ì ; vi sono dun- 5 4 que, al più, --r i =9 corde di questa curva che incon- trano il piano O^ . Vale a dire : Uno spazio arbitrario 2j, che passi per il piano Og, contiene^ in generale, 9 corde della superficie F^''. Quindi anche : Tutte le corde di F^'', che si appoggiano ad un piano O2, sono proiettale da questo piano su di qualsivoglia spa- zio ordinario S3, secondo i punti di una curva gobba del 9.° ordine. Questa curva è proiettiva alla cubica piana; essa è dunque del genere I . Abbiamo dimostrato, che uno spazio qualsivoglia a 5 dimensioni, che tagli la superficie seiondo una cubica gobba di un sistema, la deve tagliale altresì secondo una cubica gobba dell' altro sistema. Si può dunque far corrispondere ad ogni corda, e quindi anche ad ogni cubica gobba che si appoggi al piano 0^ , la seconda eubica gobba determinata dallo spazio che continua la prima cubica gobba ed il piano O5. Lo spazio, che ct)ntiene la seconda cubica, taglia il piano 0^ in un punto, per il quale passa un'altra corda della su- perficie Fo*' . In tal modo sulla cubica piana di O2 è sta- — 1465 — bilita una corrispondenza (I. I). E così, sulla curva del 9." ordinej dello spazio S. , gli spazi, che proiettano due corde corrispondenti, determineranno una corrispondenza (I. i). Vi sono quattro punti uniti in questa corrispon- denza ; vi sono dunque quattro spazi proiettanti i quali contengono due corde di F^*' . Si consideri, ora uno di tali spazi ; e siano A e B i punti della cubica piana a cui si appoggiano le due corde (a, a) , (6, ù') ì punti della superficie sulle due corde. Se questi punti fossero tutti distinti, evidentemente lo spazio delle due corde e del piano Oj conterebbe anche le corde (ab), («'6'), {at>'), (ab): e, cioè, lo spazio conterrebbe 6 corde; cosi lo spazio a quattro dimensioni, determinato da due di tali spazi singolari, conterrebbe 8 punti della super- fìcie, il che è assurdo. Adunque le due corde, che escono da A e da B , debbono incontrarsi in un punto della su- perficie. Vale a dire: Tra tutti gli spazi ordinari, che si appoggiano ad un piano Oq, ve ne sono quattro che tagliano la superfìcie in tre punti. E quindi : La curva del 9.° ordine ottenuta proiettando in uno spazio ordinario le corde della superficie, che si appoggiano al piano 0^ , ha quattro punii tripli. 5. Il ragionamento precedente vale anche a dimostrare, che due corde qualunque della superficie non possono tro- varsi in un piano senza incontrarsi sulla superficie mede- sima. Questa proprietà può tuttavia dimostrarsi in altro modo. Infatti : se 4 punti di F2^ potessero trovarsi in un piano, questo dovrebbe determinare una triplice infinità di spazi a 5 dimensioni, e quindi una triplice infinità di se- zioni ordinarie che passano per i 4 punti dati. Ora dalla — 1466 — rappresentazione piana si vede che le immagini dei 4 punti, insieme eoi punti fondamentali, determinano invece una se- rie duplicemente infinita di cubiclie. Dunque i 4 punti deb- bono determinare uno spazio a 3 dimensioni. Dimostriamo infine, che (a F^^ non ha rette trisecanti. Infatti (dalla generazione di F^^) imo spazio a 4 dimensioni^ che contenga una cubica gobba della superfìcie^ incontra questa in un punto solo fuori della cubica. Se dunque vi fosse una retta trisecante, lo spazio di una delle due cubi- che gobbe, che passano per due punti della trisecante, for- merebbe con un punto arbitrario della superfìcie uno spa- zio a 4 dimensioni, il quale incontrerebbe la superflcie, oltre che in questo punto, anche nel terzo punto della corda ; ciò che è assurdo. 6. Uno spazio a 4 dimensioni^ che contenga una retta della superficie^ taglia questa in altri 3 punti. Infatti, nel piano D^ , due curve del 3.° ordine con punto doppio in uno stesso punto fondamentale, hanno — fuori dei punti fondamentali — altri tre punti in comune; i tre punti corrispondenti su F.^^ formano colla retta cor- rispondente al puntodoppio uno spazio a quattro dimensio- ni, eh' è l'intersezione dei due spazi corrispondenti alle due cubiche. Se la retta è una di quelle che hanno per immagini 1 iati del triangolo fondamentale, la proprietà enunciata sarà dimostrata in modo analogo, osservando che le due sezioni saranno rappresentate da due coniche che passano per il punto fondamentale opposto al lato considerato; le due co- niche hanno perciò in comune tre punti al più. Si vede al- tresì: che dei tre punti iti cui uno spazio S4, che passa per una retta di Fg^, incontra la superfìcie, due possono essere immaginari. — 4467 - 7. Per un piano qualunque di Rg si possono condurre SO spazi trilangenti, dei quali: 6 contengono una coppia di rette ed una quartica normale; C contengono una terna di coniche; 18 contengono una retta^ una conica^ ed una cubica gobba. Sia 0^ un piano arbitrario; esso forma con i sei piani del sestilatero sei spazi a cinque diiDensioni, che tagliano la superficie secondo una quartica normale; i tre punti doppi sono nelle intersezioni delle tre linee due a due. Si consideri ora il piano di una conica qualunque della superficie ; esso determinerà con 0^ uno spazio Sg che taglia F^ secondo una quartica ; nel piano Xl^ '^ conica sarà rappresentata da una retta del fascio P^- e la quartica da una conica che passa per P^ e P^. Facendo variare la conica nello stesso sistema, varierà anche la quartica ; nel piano il^ avremo una corrispondenza proiettiva fra un fascio di raggi ed uno di coniche. Vi saranno perciò due posizioni speciali, per le quali la conica si risolve in due rette dei fasci P^ e P_y . Analogamente dicasi considerando il fascio P^ od il fascio P^ . Vi sono dunque in totale sei spazi che passano per il piano O^ e che contengono una terna di coniche; le coniche s' incontrano due a due in un sol punto. Infine si osserverà, che il piano 0^ con una retta di Fj^ determina uno spazio S4, il quale incontra la super- fìcie in 3 punti ; se P^- è l'immagine della retta ed m m'm" sono le immagini dei 3 punti, si vedrà che sono spazi tri- tangenti quelli determinati dal piano O2 e dalla conica cor- rispondente a P^m ; la sezione avrà per immagine la retta P,m e la conica P^P^P^y m'm" . La retta, la conica e la cubica s'incontrano vicendevolmente in un punto. Adun- que ad ogni retta, che ha per immagine un punto fonda- mentale, corrispondono 3 di tali spazi tritangeuti. Se la retta di F,/ ha per immagine la retta P^Pyt, i tre — 1468 — spazi tritangenti corrispondenti taglieranno la superficie secondo tre linee rappresentale dalle rette P/P^ , P^»* > m'm" '^ Vj?/^, P/«') mm" \ P^P^^. , P^»i", mm' . 8. La superficie F^^ è della 12." classe. In generale dicesi classe di una superficie F^'" nello spazio R,^ il numero de^li spazi tangenti che le si possono condurre per uno spazio arbitrario R,j_o ; cioè il numero delle sezioni con punto doppio situate in quegli spazi che passano per uno spazio R/^_o determinato da due sezioni arbitrarie della superficie. Ogni sezione con punto doppio ha per immagine pia- na una curva con punto doppio fuori dei punti fondamen- tali ; si tratterà dunque, nel nostro caso particolare, di conoscere — date due cubiche qualunque del sistema — quante ve ne sono con punto doppio tra quelle del fascio ch'esse determinano. Questo numero è dato dalla forraola 3(n- — {y dove n è 1' ordine del fascio (^). Dunque, per n=3 , si ha che la superficie F^^ è della i2.' classe. 9. Diremo cono circoscritto ad una superficie F2'" dello spazio R,^ '^ serie semplicemente infinita di spazi S„_, tangenti, che si possono condurre alla superficie per uno spazio arbitrario R,^_3 . Uno spazio R„_3 è determinato da tre spazi ad n-\ dimensioni; se la superficie F/" è rappresentata punto per punto su di un piano, la curva di contatto del cono in- torno ad R„_3 sarà rappresentata dal luogo dei punti dop- pi delle curve di una rete, cioè della Hessiana, determinata dalle immagini di tre sezioni ordinarie della superficie con- dotte per R,^_3 . (i) Cremona. Curve piane, pag. 67. — 4469 — Nel caso di F^*^ le curve di conlatto dei coni circoscritti alla superficie sono rappresentate da curve del 6.° ordine con punti doppi nei punti fondamentali. Queste curve del 6." ordine incontrano qualsivoglia cu- bica, che passi pei punti fondamentali, in altri \2 punti. Quindi: i coni circoscritti alla superficie F^^ sono del -12." ordine e della 12/ classe. § 2." Proiezione generale della superficie Fg^ su DI UNO SPAZIO Sj . 4 0. Se da un piano Og si proietta punto per punto la superflcie F^^ su di uno spazio ordinario Sj, si otterrà una superficie ^(p^ del 6.° ordine e della i2." classe. W.L'ù curva del 9." ordine contenuta in S3 (4), luogo delle proiezioni delle corde di F^^ che si appoggiano al piano O2 , è la curva nodale di q'P^ . La superficie ^^(p^ possiede una curva nodale del nono ordine e di genere \^ con 4 punti tripli. \2. 1 coni circoscritti ad F^^, e che hanno per vertici gli spazi ordinari che contengono 0^, tagliano S3, secondo coni circoscritti a ^ip^ ; 1' ordine di questi è eguale all'or- dine di quelli : cioè i coni circoscritti alla superficie ^(p^ sono del 12.° ordine. 4 3. Le rette e le coniche di l\^ si proiettano ordina- tamente in rette e coniche di ^(p^ . Sicché : La superfìcie ^(f)'^ possiede sei rette, che formano un esagono sghembo e tre sistemi di 00' coniche, ognuna delle quali s'appoggia ad una coppia di lati opposti dell'esagono. Le quartiche normah di F*^ si proiettano in curve del quarto ordine e di genere 0 ; le cubiche gobbe in cubiche Tomo JV, Serie VI. 187 — 1470 — gobbe, oppure in cubiche piane con un punto doppio, le se- zioni ordinarie in curve piane del 6." ordine con 9 punti doppi. Quindi: Le superfìcie ^(p^ possiede due sistemi di oo^ cubiche gobbe ; per due punti della superficie passano due cubiche di diverso sistema. La superficie Q(p^ possiede 3 sistemi di 00^ curve del A° ordine e di genere 0, ognuna delle quali incontra una sol volta due coppie di loti opposti dell' esa- gono. Due (juartiche dello stesso sistema hanno o due punti 0 nessun punto reale comune ; due di sistema diverso hanno almeno uno ed al più tre punti in comune, ec. ec. i4. Vogliamo ora determinare il numero dei punti cu- spidali che si trovano sulla curva doppia. Essi sono le pro- iezioni dei punti di contatto delle tangenti alla superlìcie Fj^ che si appoggiano al piano 0^,. S'immaginino condotte queste tangenti e si considerino due spazi arbitrari ^3 Ss' che contengono il piano 0^ . Le curve di contatto dei coni tangenti ad F»/, che hanno per vertici S^ Sj', s' incontreranno evidentemente nei punti di contatto delle tangenti sopradette e nei punti di contatto degli spazi tangenti alla superQcie che possono condursi per lo spazio 24^(2323'). Abbiamo visto che la classe di F^^ è 42, che le curve di contatto dei coni circoscritti sono rappresentate da curve del 6.*' ordine con punti doppi nei punti fondamenlali ; quindi due di tali curve hanno fuori dei punti fondamentali altri 24 punti comuni; detraendo il numero che rappresenta la classe, si ha che: la curva nodale di ^cp'' possiede dodici punti cuspidali. 45. La sezione piana della superfìcie Q(p^ è una curva del 6." ordine con 9 punti doppi e del genere ì. «=:6 ^=::9 p=zi. Le forraole di Pliicker danno luogo alle altre carat- — 1471 — teristiche: classe, mrr-42; tangenti doppie : t=36 ; tan- genti di flesso t=\S. La classe della sezione piana è eguale all' ordine del cono circoscritto ; di questo si conoscono perciò due carat- teristiche: r ordine e la classe. Per averne una terza cer- cbiiimone il genere, eh' 0" il genere di una sua curva di contatto; questa è proiettiva ad una curva del 6.'' ordine con 3 punti doppi nei punti fondamentali; quindi il genere del cono circoscrilto è 7. Di qui si ricava, colle formole di Plucker, che: il cono circoscritto alla superficie „(p^ ha 24 generatrici doppie, 24 generatrici cuspidali, 24 piani Htangenti e 24 piani stazionari. \6. Ogni spazio ^4 che contenga una retta di F'^ ed il piano O2, taglia la superficie in 3 punii (6); questi sono proiettati sulla curva nodale di ^j(p^, perciò la curva no- dale ha per corde trisecanti le rette di Q(p^. Ne segue che la immagine piana della curva nodale è una curva del nono ordine y^ con punti tripli nei punii fondamentali e con quattro terne di punti doppi ; ogni terna è la immagine di 3 punti di F^ che si proiettano in un punto triplo di Q la quale è stata studiata diffusamente dal Clebsch (Mathem. Ann., Bd. Ili), dal Cremona (Math. Ann., Bd. IV) e dal Caporali (An- nali di mai., serie 2, tomo 7). Tomo lY, Serie VI. 189 — 1486 - nel caso presente le immagini delle curve di contallo dei coni bauno in comune il punto doppio m, si trova che la curva doppia possiede olio punii cuspidali^ ed ha per im- magine una curva del 6." ordine con punti doppi in P ed in m. La curva doppia ha un punto triplo, eli è triplo anche per la superfìcie. 40. Infine, si troverù che lordine della^curva parabo- lica di ^^(p■' è minore di 4 unitù da quella di (^^ il piano su cui si proietta. Ogni retta del piano rappresenterà una curva del 6." or- dine con un punto doppio. Le due cubiche gobbe, che passano per i punti Cq, Dq si proiettano in un punto; quindi: nel piano ^ vi sono due punti tripli fondamentali Xq^^^Xq^"^ . Ognuna delle tre coniche, che passano per Dq, è situata in uno spazio a quattro dimensioni col piano Ej e col punto Cq ; quindi: nel piano ^ vi sono tre punti doppi fonda- mentali Y,/*'Yo^')Yo^^^ Le sezioni ordinarie della superfìcie sono proiettate nel — 1499 — piano ^s secondo curve del 6." ordine e del genere \ coi punti tripli in X^ e doppi in Yq. Le sei rette della superficie hanno per imnaagine le rette che congiungono un punto triplo ad un punto doppio. / due sistemi di cubiche sono rappresentati dalle cu- biche che hanno punto doppio in uno dei punti tripli e che passano per gli altri punti fondamentali. Sono casi parti- colari I.Me inomagini piane che si risolvono nella retta Xo^*^X(/^^ e in una conica che passa per i tre punti dop- pi e per uno dei punti tripli; 2.° le immagini che si risol- vono in una retta di un fascio (X^,) e nella conica dei cin- que punti fondamentali. / tre sistemi di coniche sono rappresentati dai fasci di coniche che passano per i due punti tripli e per due punti doppi. Il punto Co ha per immagine la retta fondamentale Xq^'IXo^^); ed il punto Dq ha per immagine la conica fon- damentale. 60. Il piano h\ ed il piano £ì^ sono tra di loro in una corrispondenza cubica univoca. Infatti ad ogni retta di D.^ corrisponde una cubica del piano 2 e Ha può essere stabilita dalle successive trasfor- mazioni quadratiche tra i piani ((|>2 0^) , (0« O.^) , {O.^ ITj). Analogamente la corrispondenza tra Da e 0^ , può es- sere sostituita dalle successive {Tì.iO.^) {d^Q^), Di qui il teorema generale : La superfìcie F^^ dello spazio fondamentale Rg (e che ha la proprietà di avere in ogni suo punto uno spazio tan- gente che la taglia secondo tre coniche) dà luogo a diverse proiezioni piane, secondo che lo spazio ordinario dal quale essa viene proiettata, è determinato danna sua cubica gob- ba, 0 da una conica ed un punto, o da una retta e due punti, 0 da un suo piano tangente ed un punto. Le varie proiezioni sono tra loro in una corrispondenza razionale ; e due qualunque di esse possono essere, per mezzo di una 0 più altre, legate tra loro da successive trasformazioni quadratiche (noto teorema di Cremona sulle trasforma- zioni razionali). G2. Codeste trasformazioni piane, ottenute per via dì pro- iezione da una medesima superficie, possono dare luogo ad —4501 — uno studio generale dei sistemi lineari di curve algebriche piane. S' intende bene che questo studio non può essere fatto se prima non si trovano le proprietà generali della superficie nello spazio generale fondamentale e la proiezio- ne di questa in un piano. Per esempio, la classe della superficie F^^ è data dal numero delle curve di un fascio nel piano che hanno punto doppio fuori dei punti fondamentali. Siccome questa classe sì mantiene immutata col variare dello spazio proiet- tante, così nei vari sistemi piani di curve ogni fascio di que- ste deve avere Io stesso numero di curve con punto dop- pio. Detto «3 il numero di punti tripli fondamentali, a^ quello dei punti doppi, / il numero delle curve fondamen- tali del sistema, si avrà: Le curve di un fascio delCordine n , che hanno un plinto doppio fuori dei punti base^ sono ; ^n—. \ )2 _ 7a2— 20a3 — f . In generale: se a,, indica il numero de'punli-base r'^ ' del fascio di curve d'ordine n, il numero delle curve del fascio che hanno un punto doppio altrove, è dato dalla forinola B{n — |)2_2:a^(r — 4)(3r-{-4) — /. Questo numero viene diminuito di una unità se le curve possedono in comune un punto {n — i)''''^ Mira, 17 luglio 18G8. forno 1% Serie VI. 191 ^ SULL'AZIONE DELL' IDROGENO NÀSCENTE SUL PROPIONITRILE DEL DOTT. GIUSEPPE PISANELLO In due Memorie pubblicale dal chiarissimo mio profes- sore Pietro Spica « sulle ammine corrispondenti all'alcole (X-toluico (*) e sull'azione dell'idrogeno nascente sui ni- Irili (^)», dimostrava come dalla riduzione dei nitrili non si forma solo l' ammina primaria corrispondente, ma anco la secondaria e la terziaria; nell'ultima delle citate note si riservava poi di estendere le sue esperienze sopra il nitrile propionico e la propiotiammide ; ora egli assai cortesemente volle lasciare libero a me il campo su tale argomento, ac- ciò potessi vedere se risultati uguali si^ avevano nella ri- duzione dei nitrili della serie grassa. Versali perciò in un ampio pallone munito di refrige- rante ascendente gr. 40 di propionilrile purissimo con del- l'acqua e dell'alcole tanto da tenerlo in soluzione, feci agire per quindici giorni l'idrogeno nascente sviluppalo con zin- co ed acido cloridrico alla temperatura di 40-50°. Dopo- (1) Gazz. Chim. ital., t. IX, p. 555, (2) Atti del R. Istit. ven. di scienze, lett. ed arti, voi. VII, ser. V. — 150i — che vidi che non £i svolgeva più idrogeno e che v'era in eccesso dello zinco, Gì trai e tialtai con eccesso dì soluzione concentrala di soda caustica, e da questo liquido, mediante ripetuti trattamenti con etere, estrassi le ammine che riot- teneva poi saliOcate dall'etere mediante successivi tratta- menti, con acido cloridrico diluito. Ben inteso che prima di fare quest' ultima operazione l'etere venne lavato due o tre volte con acqua distillata. Riuniti i liquidi cloridrici ed evaporali lentamente a b. m. ebbi un residuo a di cloridrati assai deliquescenti. Dal liquido sodico ebbi un'altra porzione di cloridrati /? sali- ficando con acido cloridrico il prodotto della distillazione di esso con vapor d'acqua. Tanto il residuo et come il residuo /2 furono trattati con alcole assoluto e, separati i liquidi alcoolici per filtra- zione da una parte indisciolta volutile senza fondersi co- stituita da cloruro ammonico, vennero evaporali separata- mente a b. m. Degli estralli alcoolici determinai il punto di fusione, che riscontrai essere incostante, incominciando essa a 134" per non essere completa che a 148", il che mi fece già sospettare trattarsi dì un miscuglio dì cloridrati di più propilammine. Riscontrato identico il comportamento delle due por- zioni di cloridrati a e ,/5, le riunii e non polendo fare la separazione di quelli per crislallizzazione frazionala, essen- do essi deliquescentìssimi, pensai di separare i loro clo- roplatìnati. Dìsciolsi perciò gr. 4,905 di cloridrato in IO gr. di al- cool, aggiunsi dell'etere, quindi un eccesso di soluzione con- centrata di cloruro di platino. Ebbi così un precipitato di cloroplatinato (a), che raccolto in filtro e lavato bene con alcool eterizzato, posi ad asciugare in stufa a 85"-90". Questo cloroplatinato era solubile roiiipletamenle nell' a- cqua fredda, più nella calda, pochissimo nell'alcool, insolu- — d505 - bile ncUcterc. Il liquida tli lìllrazioue addizionato di un po' d'acqua, e fatto evaporare finchò non si avesse a sentire rainimamenfe l'odore dell'alcole ed etere, lasciò per raf- freddamento depositare uneloroplatinato (/^) in lamelle cri- stalline, che, lavalo tre o quattro volte con piccole quantità d'acqua fredda, fu posto ad essiccare. Dall'acqua madre ottenni per evaporazione di parte del liquido nuova quan- tità di cloroplatinato che unii a {/2). Il cloroplatinato {et) venne disciolto in acqua calda, e que- sta per raffreddamento lasciò cristallizzare un cloroplati- nato {a) in cristalli^ben distinti del sistema monoclino. Dal- l'acqua madre per evaporazione di acqua ebbi nuovo clo- roplatinato {a.J in cristalli aghiformi, apparentemente dif- ferenti dai primi, ma che risultarono appartenenti pure al sistema monoclino. Un terzo cloroplatinato (ct^^) in cristalli non tanto ben distinti lo ebbi per evaporazione ulteriore dell'acqua madre del secondo. Tutti questi cloroplatinati essiccati a 100" e bene asciutti furono analizzati dando i seguenti risultati: Cloroplalinato a^ . Gr. 0,3675 di cloroplatinato diedero gr. 0,135 di pla- tino, ossia un per cento uguale a 36,73. Cloroplaiinato ct^^. Gr. 0,233 di cloroplatinato lasciarono gr. 0,0865 di platino, cioè un per cento pari a 37.^2. Cloroplatinalo a^^^ . Gr. 0,1635 di cloroplatinato lasciarono gr. 0,055 di platino, ossia un per cento uguale a 33,63. Cloroplatinato j3. Gr. 0,1 125 di cloroplatinato diedero gr. 0,39 di plati- no, ossia un per cento uguale a 3i,6. Dai dati analitici riscontrati si può dire, come i due pri- mi cloroplatinati a, ed a^ sieno di pura monopropilaniina, — 1506 — richiedendo la teoria per questo il 36,81 per cento di pla- tino; mentre il 3.** ed il 4.° dovranno essere un miscuglio dei cloroplatinati di più propilaraine avendo io riscontrato una quantità di platino maggiore di quella che richiedereb- bero i cloroplatinati della dipropihimmina (Pt richiesto y^ = 31,75) e della tripropilammina (Pt richiesto % =27.91) e minore invece di quello delia monopropilammina. Non potendo quindi stabilire nettamente quale delle propilammine siasi formata nella riduzione del nitrite pro- pionico oltre la primaria, volli fare la separazione delle ammine valendomi della proprietà che ha l'acido nitroso di agire differentemente sulle diverse ammine. Disciolsi perciò gr. 5 di cloridrati in 12 gr. di acqua e posi in un palloncino con gr. 4 0 di nitrito potassico sciolti in 80 gr. d'acqua. Riscaldando osservai tosto uno svilup- po abbondante d'azoto nel palloncino, mentre nel prodotto distillato vidi galleggiare un olio giallastro che non poteva essere che della nitrosodipropilammina, la quale venne con- statata dalla colorazione caratteristica che fornì con la rea- zione di Liebermann. Continuata la distillazione a lungo ed accertatomi che nel palloncino e' era ancora del nitrito potassico inaltera- to, vi versai una soluzione di soda caustica e ridistillai. Nel distillato era manifesta la reazione alcalina e marcato pure l'odore di aramine. Neutralizzato il liquido distillato con acido cloridrico e tirato a secco a b. m., venne ripreso con alcool assoluto. Il liquido alcoolico evaporato completa- mente ed il residuo ripreso con acqua e soluzione concen- trata di cloruro di platino diede un cloroplatinato che per la piccolissima quantità non potè essere analizzato, e ciò forse perchè, come potei pure osservare quando ottenni i cloridrati (/S), nella distillazione con soda di liquidi conte- nenti sali di propilammine una parte di queste si trasforma in ammoniaca. — 1507 — Mi pare quindi poter concludere, come pure nella ri- duzione delpropionitrile si formino, oltre che l'ammina pri- maria anche in piccola quantità, la di e tripropilammina, venendo così a constatare per la serie grassa ciò che il prof. Spica ebbe per primo a riscontrare nella riduzione dei nitrili della serie aromatica. Dall'Istituto di Chimica farmaceutica della R. Università di Padova 1.° agosto 1886. SUI TEMPI NEI QUALI GLI ANFIBI ANURrDEL VENETO ENTRANO IN AMORE. OSSERVAZIONI E NOTE DEL M. E. ALESSANDRO P. NLNNl L'epoca, nella quale gli anQbi anuri entrano in amore, è strettamente legata eolle vicende atmosferiche; quindi essa viene anticipata se i primi mesi dell' anno sono miti, posticipata se si prolunga il verno più del consueto. Alcune specie però resistono molto a! freddo; ed è cosa sorprendente come la rana mula, abitatrice dei gioghi al- pini, sorga precocemente dai suoi nascondigli e rimanga spesso sul ghiaccio, in attesa che lo squagliamento delle nevi permetta ad essa di compiere 1' atto generativo. La proprietà di resistere a basse temperature l'ho os- servata ben anco (sebbene in minor grado) nel Bufo vulgaris e specialmente nella Rana agilis e nei giovani della R. escu- lenta, i quali ultimi, ai primi di febbraio, se l'aria è al- quanto tiepida, sortono all'aperto lungo le rive dei fossati, pronti a rintanarsi se il freddo si faccia di nuovo pun- gente ('). Le bellissime monografie dei prof. Lessona e Carne- (1) Simili osservazioni furono fatte anche da altri. Vedi i la- vori dei prof. Lessona e Camerano. Tomo lY, Serie \1. 192 — 1510 — rano (*), fecero conoscere quanto spetta alla riproduzione di questi animali, ma è impossibile completare la loro isto- ria se non s' istituiscano in ogni parte d' Italia esatte os- servazioni- Di tutti gli anuri, due sole sono le specie commestibili • la rana esculenta delle pianure e la rana mula che sostitui- sce la prima nelle località montuose, h' agilis e la lalaslii non sono ricercate per cibo, in causa di un radicato pre- giudizio del volgo, e per non raggiunger esse mai le di- mensioni delle due prime. Tutti gli anfibi di quesf ordine sono comuni, tranne forse il Pelobales fuscus, del quale poco ancor si conosce. I nostri campagnuoli, che hanno T antica consuetudine di ritrarre dai fatti più ovvi che si succedono quotidiana- mente, ammaestramenti e norme per T avvenire, non tra- scurarono neppure quelli che presentano le rane ed i rospi. È notissimo come, dalle speciali e costanti abitudini de- gli anuri, si abbia indizio certo su parecchi fenomeni che hanno origine nell' atmosfera. Altri presagi pure i contadini pretendono di ricavare dal modo con cui sono deposte le uova delle rane. Se gli ammassi si trovano in mezzo ai fossi, dicono che T annata sarà secca ; se le uova sono aggruppale lungo le sponde, credono questo segno certo di tempo umido e piovoso. Le specie appartenenti a quest'ordine sono già note da lungo tempo, tranne che il Pelobales fuscvs, che fu aggiunto di recente alla nostra fauna dal De Bella {^). (1) Studi sugli Anfibi anuri del Piemonte, Memoria del prof. Michele Lessona in : « Atti della R. Accad. dei Lincei », serie III, voi. I, 1877, pag. 1019-1098, con tavole. Monografia degli Anfibi anuri italiani, pel dott. Lorenzo Ca- merano. Torino, 1883, con tav., in: « Memorie della R. Accad. delle scienze di Torino », serie II, tomo XXXV. (2) Sul (i Pelobales fuscus » trovato in Provincia di Verona, — 1511 — Le specie di anurì, Gno ad ora trovati nel Veneto, sono nove. Sul valore specifico dello tre rane fosche nostrali ,' fu tanto scritto in quest'ultimo tempo, che è invero superfluo tenerne qui parola (^). Mi basta notare come il prof. Massa- longo abbia il merito di avere distinto la Rana muta dalla Rana agilis, come può leggersi nel suo Saggio di vna Er- petologia Veronese. Egli dice, che la Rana alpina, Risso, non trovasi «che sugli alti monti », ed aggiunge: « È certo Nota di Edoardo De Betta. Venezia, 1884, in «Atti Istituto ven. », serie VI, t. II. Altre notizie sul « Pelobales fuscus » trovalo nel territorio veronese, di Edoardo De Betta, in : « Atti Istituto ven. », serie VI, tomo III. (d) A. P. Ninni, Sopra la Ranae fuscae del Veneto. Verb. del- l'adun. 20 marzo 1885 del R. Ist. Veneto. De Betta, Sulle diverse forme della Rana temporaria in Eu- ropa e più particolarmente neW Italia. « Atti Istituto veneto », serie VI, tomo IV, 1885. A. P. Ninni, Cenno critico sopra il recentissimo scritto del comm. Edoardo De Betta. «Atti Soc. ital. scienze nat», v. XXVIII, 4886. Michele Lessona, Noia intorno al valore specifico della Rana agilis, Thom. «Atti R. Acc. delle scienze di Torino», v. XXI, 1886. Camerano, Nota intorno ai sacchi vocali dei maschi delle Ranae fuscae d'Italia. « Zool. Anz. » n.° 219, 1886. Boulenger, A Reply io M. De Betta's Remarks on Rana temporaria. « Annals Mag. Nat. History Mag. », 1886. Camerano, Osservazioni intorno alle Rane rosse italiane. « Atti Istituto ven. », serie VI, voi. IV, 1885-86. De Betta, Conveniente risposta ad un cenno critico del doti. Alessandro P. Ninni. Verona, 1886. Camerano, La questione delle Rane rosse d' Italia e la cri- tica scientifica. « Boll, dei Musei di zool. e Anat. comp. della R. Univ. di Torino». Aprile 1886. Peracca, Sulla presenza della Rana latastii Boulenger in — 1512 - distinta dalia Rana esculenta, e se si potesse dubitare delia sua autonouiia, potrebl)e essere piuttosto sospetta varietà della Rana temporaria (agilis). Questa opinione del pro- fessor Massalongodevesi porre in rilievo, poiché il De Betta, un anno prima della pubblicazione del Saggio suddetto, avea posta la Rana alpina, Risso e Bp., come sinonima della Rana esculenta, parere del resto che il De Betta confermò anche in altri suoi scritti posteriori. Sulle rane alpina e marittima è noto 1' autorevole pa- rere esposto dal prof. Leydig a pag. 4t5 della sua opera: Die anuren ùalracliien der Deiitscfien fauna; Bonn, 4 877. In questa mia Nota riassumo quanto potei notare intor- no al tempo nel quale gli anfibi anuri si riproducono. Ad iniziare più estese ricerche, credei bene di far precedere le mie osservazioni da quelle che diedero DuraériI et Bibron in generale (*), e il De Betta in particolare per le nostre Provincie. Dal complesso di tutte queste notizie risulta la necessità di completare una parte tanto interessante della storia de- gU anuri, che fu assai trascurata nel Veneto. Piemonte. « Boll, dei Mus. di zool. e Anat. comp. della R. Univ. di Torino ». Aprile, 1886. Prof. U. U., Una battaglia incruenta. Padova, 1886. (1) Duméril et Bibron, Erpetologie generale ou Histoire na- turelle complète des Rcptiles, nel tomo "Vili. Paris, i841. De Betta, Erpetologia delle Provincie venete e del Tiralo meridionale. Verona, 1857, in : « Atti Acc. di agr., comm. ed arti di Verona; voi. XXXV. Fauna d' Italia edita da F. Vallardi, Rettili ed anfibi per E. De Betta. Milano (1874). - 1513 — ELENCO degli AnìSIbi aniiri veneti Q). Amphibia anura. Sottofara. PflANEEOGLOSSA. l.a. Ser. ARCIFERA. Faniil. \ .^ Discoglossidae. 1. Bombinator igneus (Laur.). Nomi volgari: Bùdolo^ Mùcolo^ Muco, Cuco, Mucc, * Cróte^* PkOspélo, Roscheto^ Roseo, * Rospo da lapanzazala. Fani. 2^ Pelobatidae. 2. Pelobates fuscus (Laur.). Nomi volgari ? Fara. 3.^ Hylidae. 3. Hyla arborea (Linné). var. afjinis. Manca la linea oscura Ira le narici e gli occhi, del resto uguale al tipo. » intermedia. Nomi volgari: Ràcola, Racoléta, Rdcvla, Baràcula, Bà- rascula, * Cràgula, "Rana, Ranéla o ràcola de la madóna, de S. Zudne o del Signor, Ranéla, *Ranéla verde o dei àlbori. (1) Per la descrizione della varietà, vedi i lavori dei prof. Les- sona e Camerario. Tutti i nomi volgari segnati con asterisco (*) non si trovano notati nei due lavori citali del De Betta. — 1514 — Fara. 4.* Bufonidae. 4. Bufo viridis, Laur. var. maculuta. h lineata. » concolor. Nomi volgari: Rospo,* Rospo verde, Rosp, Cròia, Cro- tonzclo, Fasolàra,* Crolt malós, * Malós, 'Save, 'Sav, * Cam- p aneli ('). 5. Bufo vulgaris, Laur. NoDii volgari : Rospo, Rosp, *Rospazzo, Rospa, Rospàz, *Rospa [asolerà, Croia, Croton, Zavalòn, * Crott malòs, *Malòs, 'Save, 'Sav,* Scalzaròn. Sei'. 2.a Firtuinslcriria. Fam. 5. Ranidae. 6. Rana esculenta, Linné s. sp. Lessonae, Cam. var. immaculata. » maculata, n punctata. n nigrovittata. Nomi volgari: Rana, * Crott. 7. Rana muta, Laur., acutirostris et obtusirostris. var. subconcolor. n nigrom oculata. » atra. Nomi volgari : Rana, Crott. 8. Rana latastii, Boul. («). (1) Questo nome, che fu fatto conoscere dal prof. Pirona, ebbe origine certo dal trillo che emette il Rospo smeraldino maschio all'epoca degli amori, trillo che somiglia al suono prodotto da un campanello quando venga agitato in fretta. (2) De Betta, nei Reti, ed Anfibi italiani dà parecchi di questi — 1515 — Nomi volgari: * Rana rossa, Rana^ Rana fissola, *Rana scompissona, * Scompissona, * Scompissòn., Sallafossi, Pis- sacàn, Sdltaro, Pissar>jòtt, "Rana mala, * Croll di rosade o di S. Pieri, Sallarèla, Croll. 9. Rana agilis, Thomas. Nomi volgari: Gli stessi della precedente (I girini di tutte le specie si chiamano volgarmente: Ra- nal/òloli, Ranaliiiloli, Eàdoli, Bùdol ; Ciidnl). Il doti. R. Blanchard presentò il seguente quadro siste- matico degli Anfibi anuri nel Bull. Soc. Zool. de France^ t. X, 1883. nomi volgari alla R. temporaria (muta) ed il solo saltafòssi alla ayilis. Ciò non ostante i nomi vernacoli del De Betta in gran parte si riferiscono alla latastii ed alla agilis. - 1516 n e le e ti « e >% o e ài Ci >i X o « (JJ C5 s Oh CQ "2 cu S ^ 5 cu O ^^c& o ja ANFIBI ANURI VENETI (^Osservaxioni /affé ncffh' anni /fSSe /ffff.J NOME DELLA SPECIE I-? i. I I t 1,1 I '^ ^ Qi Rana agilis Bufo valéaris ^. Rana latastii T — r- Rana muta j — ^ fT?:^^' .^ — Rana esculenta Hyla viridi s Bufo viridis BomÌD. igneus j 1 A^ — 1519 — Ulteriori osservazioni modificheranno senza dubbio la tabella che ora presento. Io stesso trovai uova di varie spe- cie, fuori dei tempi suindicati, ma è certo che qualche volta la deposizione del parto succede ad intervalli. È curioso che mentre è facilissimo vedere accoppiati maschi e femmine di tutte le specie, ciò non succeda per le rane agilis e lalastii. Suppongo, da questo fatto, che l'amplesso nelle rane fosche duri breve tempo. Se la cosa viene confermata, essa avrebbe la sua spiegazione dalla precocitù degli amori delle specie di questa sezione. Difatti nel febbraio e nel marzo e' è sempre il pericolo che il tempo riassuma i caratteri inver- nali, e quindi, per approfittare dei momenti propizii, con- viene affrettare Taccoppiamento, acciocché non siano com- promesse la vita degli individui e la prosperiti delia specie. In Piemonte, secondo le osservazioni del prof. Lessona (1877), le ova dei varj anfibi anuri si trovano nei tempi se- guenti: Rana esctilenta.Lmaé. Dal principio di aprile alla metà di giugno. Rana temporaria, Linné. Dal principio di febbraio a lutto marzo. Ilyla arborea, Laur. Dalla seconda metà di aprile a tutta la prima metà di giugno. Pelobales fitscus, Wag. Dal principio di aprile a tutto marzo. Bufo vulgaris, Laur. Dagli ultimi giorni di febbraio ai primi di aprile. Bufo viridis, Laur. Dal principio di aprile agli ultimi giorni di maggio. Rana agilis « posso diresolo che quest'anno 4 877 ho trovato in una pozza presso Rivoli, ova e individui accop- piati airi I marzo. Il Fatio dice, che per la Svizzera questo accoppiamento ha luogo dalla prima metà di marzo fino al termine di aprile ». Tomo IVj Serie VI. 193 — 1520 — Hote alle singole specie A. Specie che depositano le uova in forma di cordone a) in un solo cordone grosso pieno di uova. I PeIoI>ateiS fuNcus (Laur.). « C est aux raois de mars et d' avril qu'll faut recher- cher le Pelobales brtm : à cette epoque ou trouve le male et la femelle accouplés à la surface de l'eau » (Diim., et Bib., Vili, p. 481). Nulla si sa ancora sull'epoca della riproduzione di que- sta specie, indicala recentemente del Veneto dal De Betta. b) in due cordoni ('). Bufi!) viràtllìs, Laur. « C est au mois de mai que le male recherche la fe- melle, ils se rendent dans les eaux après le coucher du soleil ». « Les oeufs sorlent du corps de la femelle en formant deux longs chapelets ». (1) Le ova disposte due a due alternatamente in guisa da formare una porzione di rombo . . . . B. vulgaris. Le ova disposte in fila l'una dopo 1' allra in gui- sa da non formare una porzione di rombo . , . . B. viridis. (Vedi Lessona, Anf. An. Piemont.J. — 1521 — « A la fin de Septembre la métainorphose est complète ». (Dum. et Cib., Vili, p. 68<]). « Ne! mese di aprile o di maggio si accoppia, recandosi perciò nell'acqua dopo il tramonto del sole ». Aisiero, Giard. Pacher . Arsiero," Cart. Rossi . . Asiago Asiago Barbano Barbarano Bassano, giard. Agostinelli Bassano Breganze Chiampo Conco Costozza, giard. Schio. . Costozza, villa Schio Costozza, campagna . . Crosàra Enego, orto Canonica. . Fimon, orlo Canonica Forni d' Astico .... Garziere Isola di Malo, corte Zane- chi n. Isola di Malo .... Laste Basse, or'o Munaii temporali teimoud. temp. idrometrica meteorica tempor. tempor. tempor. termom. fenol. tempor. tempor, udom, tempor. udom. termoudom. fenologica temporali termoudom. udom. termoudom. tempor. tempor. termoud. tempor. udom. Cav. Aless. Sette Dott. Pietro Pacher, medico Ing. Fr. De-Pretto Ant. Carli, dirett. scuo- le comun. M." Cristiano Rigoni Andrea Beggiato M." Gio. Costenaro D.° Basso, giardin. Andrea Balestra, mi- neralogista.' M.° Ermen. Dalle Ne- gare M.° Carlo Fracca M.°Dom. Zanella Pietro Colzani AmadioColzani,castal. Teresa Basso M.° Dom. Girardi D. Giacinto Strazzabo- sco, parroco D. Luigi Rossi, parr." D. Dom. Calvi, parr.° Co. Annibale di Thiene D. Benedetto Gonzo Ermete Visonà, farm.' Pietro Munari, secr. -- 1545 - [Segue Tav. II.) NOME Specie OSSERVATORI Lonigo termoudom. Angelo Sartori, pres. Cora. agr. Longa, giard, Cabianca . termom. fenol. Luigi Marcolungo , giard. Lugo, orlo Riello al Soglio udom. Gaetano Riello Marostica, orto Benozzo . termoudom. Vittorio Benozzo Moiitecchio Magg., cort. Municipio udom. Luigi Meggiolaro Montecchio Precalcino, orto Canonica termoud. temp. D. Angelo Lucchetta, cappellano Montegalda, orto Gardellin termoud. temp. D Gio. prof. Conti term. temp, fenol. D. Apollonio Maggio, cappellano Oliero, cart. Agostinelli . idrometrica Moisè Zugliani, dirett. cartiera Piazzola sul Brenta . . tempor. M." Giacomuzzo Piovene, Filatura Rossi , idrom. Ing. Lenzi Quintarello, giard. Tacchi termoudom. Gius. Zago, giard. Recoaro presso Munic . . meteorica M." Massimil. Agosti Rubbio, Canonica . . . termoud. temp. D. I)om. dalle Mese, parroco Sant'Orso, pod. Rossi termoud. Ettore Calvi, agron. Sant'Orso, giard. Rossi . fenologica Fr. Colin, giard. Rossi Sant'Ulderico, Canonica udom Rocco dall'Alba, col- tellinajo San Vilo in Legiizzano . termoudom. Cav. Vincenzo Fabris San Vilù e Roveri . . . udom. tempor. D. Ani. Pizzato, parr. Schio, corte casa Schio , meteor. Matteo Manca, cait. Schio temporali Luigi Gianesini, Assic. generali Thiene. coi te Rossi . . termoudom. D. Francesco Rossi Thiene giard. Colleoni . fenologica Ant. Pilastro, g'ard. Tonozza term. temp. fenol. M." Bernardino Grassi Torrtbelvicino .... idrometrica Ing, Carlo Letler — 454C) — (Segue Tav. II.) NOME Specie OSSERVATORI Valdagno, corte Carlotto termoudon. M." Girolamo Carlotto Valdagno tempor. M." Matteo Tonin Valdagno Lan. Marzotto. idrometrica Vittorio Marzotto Valli di Schio, C.'' Ràderà termoud. tempor. G.B. Filippi Farmar Valstagna, farm. Zannini . termoud. Ant. Zannini, farmac. Vicenza, Torre Acc. 01. Osserv." centrale Stefano e Angelina Ar- tuso Vicenza, Seminario . . udometrica Pr. D. Gius. Rossi Vicenza, Riello .... termoin, fenol. Gio. Miazzon, cast. Vicenza, Monte Borico . temporali D. Agost.° Barberini, Serv. Villaraspa piiteometrica Pietro Busnardo Nota. Le stazioni di Arsiero, di Costozza, di Piovane e di Vil- laraspa sono specialmente affidate anche al cav. Francesco Rossi, al cav. Gaetano Rossi, al dott. G. B. Carlotto, al cav. Gaetano Rossi, al parroco di Masou D. Antonio Gogò, rispettivamente. CONTRO Il ì\m TUBEPiCCliRE E CORTEO LI TUBERCOLOSI Tentativi sperimentali DEL DOTT. VITTORIO CAVAGNIS (Continuazione con Appendice) Ho anche oggi l'onore di esporre innanzi a questo ec- celso Istituto alcuni altri risultati da me ottenuti nelle espe- rienze che tuttodì continuo sui mezzi e sulle sostanze che vado cimentando contro la virulenza specifica delle sostan- ze tubercolari (*). Acido borico sciolto neir acqua distillata al ^Vioo- Soggetto dell' esperienza furono 2 cavie, innestate colle norme solite al tessuto connettivo sottocutaneo del ventre. Uccise dopo 32 giorni, avevano tubercolosi spiccata della milza, del fegato, caseosi ed ingrossamento delle glandole lombari, celiache superiori e mediastiniche anteriori, varie (i) In queste esperienze, tranne dove è indicato altrimenti, la materia tubercolare, di cui mi servii per l' innesto e su cui feci agire, come al solito, le varie sostanze impiegate, fu la milza di una cavia, che aveva volume decuplo del normale e che non era che un contesto di tubercoli. Naturalmente vi riscontrai prima i bacilli della tubercolosi. — 1548 - masse caseose intorno alla località innestata : il grande epiploon convertito in un seguito di masse caseose. Solfato di ferro sciolto nell'acqua distillata al Viooo ^ a' l/oo- Lo stesso reperto. Acido lattico sciolto nell'acqua distillata al Yjqoo <-' al V^Q^y Lo stesso reperto. Etere di nafta di petrolio una parte sospesa in 10 parli di acqua distillata. Lo stesso reperto; dì piìi ci erano masse caseose e pic- coli tubercoli sul peritoneo nella località corrispondente al luogo d'innesto e vi era essudato siero-purulento nel cavo addominale. Acqua ossigenata (*). Uccise le 3 cavie 51 giorni dopo inoculate, non offri- vano lesioni, tranne la a, che avea la cornea dell'occhio in- nestato opaca e la 0, che al luogo d'innesto aveva una pic- cola massa, d'aspetto caseoso, composta di globuli di pus, senza bacilli della tubercolosi. Acqua ossigenata sciolta in altrettanta quantità d' acqua distillata. Uccisi dopo GÌ giorni i due conigli e e e', uno non pre- sentava alterazioni di sorta, tranne una piccola massa d'a- spetto caseoso al luogo d' innesto, composta da globuli pu- rulenti e goccioline di grasso, senza bacilli della luberco- (4) Era della fabbrica E. Schering di Berlino: avea la forza del 3 "|,j. — 4549 — losi; l'altro avea una massa caseosa al luogo d'innesto con- teuenlc bacilli della tubercolosi, le glandole ascellari peri- broncliiali e normali, alcuni tubercoli ai polmoni. Acqua ossigenata sciolta in IO parli di acqua distillala. Uccisa la cavia dopo 59 giorni, avea una piaga al luo- go d' innesto e intorno parecchie masse caseose, ed inoltre tubercolosi avanzata della milza, incipiente al fegnto, e le glandole lombari , celiache superiori e peribronchiali in- grossate e caseose. Soluzione alcoolica di olio etereo di Eucalipto (Alcool 4, olio et. di eucalipto \). Due cavie uccise dopo un mese erano in tutto sane. I parte della stessa soluzione sciolta in 9 parti d'a- cqua distillata. Due cavie uccise dopo un mese presentavano tuberco- losi spiccata della milza e del fegato e varie masse caseose al luogo d'innesto e in sua vicinanza. Vapore di olio etereo di senape. Preso dello sputo contenente numerosi bacilli della tu- bercolosi, l'ho sciolto in tre volle il suo volume di acqua di- stillata e prima bollita e l'ho versato sulle pareli interne di una campana emisferica di vetro del diametro di 24 cen- timetri, sotto cui misi un pialtello con 3 gr. di olio etereo di senape, ed ho assicurato con vaselina gli orli della cam- pana sulla lastra di vetro che la sosteneva. Dopo 40 ore parte dell' olio era ancora sul piattello : levata la campana, il vapore dell' olio di senape era intolle- rabile per gli occhi. Raschiata la soluzione di spulo dalla superfìcie interna -^ 1550 — della campana di vetro, Tho disciolta in un gr. di acqua di- stillata e bollita ed ho iniettato il tubo sotto la cute del ven- tre di una cavia, ed uccisa questa dopo 29 giorni, avea una piccola massa caseosa al luogo d'innesto, lievemente in- grossate le glandole lombari, e tre masse caseose, conte- nenti bacilli della tubercolosi, al grande epiploon. Acido fenico 2 parti, acqua distillata 98. Uccise le due cavie innestate, dopo 32 giorni erano sanissime. APPENDICE SULLA EZIOLOGIA DELLA TUBERCOLOSI. Contributo DEL DOTI. VITTORIO CAVAGNIS f Continuazione). I signori Duguct e J. Hèricourt, nella seduta del 19 aprile di quest'anno, hanno comunicato all'Accademia delle scienze di Parigi (V. Comptes-Rendus^ p. 943 e seg.) una Nota, Sur la nature Mycosique de la luberculose et sur Cé- volulion bacillaire du Microsporon furfur, son champignon pathogène, nella quale riferiscono, che esaminati con ogni attenzione gli organi di tre individui , eh' erano morti in seguito a tubercolosi a decorso rapido, non poterono tro- varvi né bacilli della tubercolosi, né zooglee, raa bensì, in vicinanza dei tubercoli, «delle granulazioni fine, delle gros- » se spore e delle ramificazioni di micelio più o meno fram- » mentale, simili alle differenti forme del parassita micotico, » il microsporon furfur, di cui erano ricoperti due dei detti » ammalati ». Estese in seguito le loro ricerche in propo- sito, essi dichiarano di poter dire che «la presenza di questi » elementi micotici è ben più costante di quella dei bacilli » della tubercolosi, giacché essi non mancano mai in nessu- » na granulazione tubercolare e ci sono anche nelle masse » caseose dei polmoni, che spesso, per una causa che s'igno- » ra, si mostrano senza bacilli ecc. Essi abbondano nell'e- » spettorato dei tisici, nei quali sono egualmente numerosi i » bacilli della tubercolosi ; anzi negli escreati d' individui 'forno IV, Serie VI. 197 — 1552 -- » clinicamente tubercolosi, nei quali ancora non si riscon- » trano i bacilli, giù si trovano spore e micelii ». La provenienza del bacillo della tubercolosi da un pa- rassita si diffuso e finora ritenuto affatto innocuo, quale è il microsporon furfur, sarebbe un fatto di grandissima importanza, del quale bisognerebbe tener ben conto, spe- cialmente nei riguardi della profilassi. Io ho veduto moltissime volte delle spore, sia isolate che raccolte in zooglee, negli escreati dei tubercolosi, e moltis- sime persone affette da tubercolosi polmonare hanno sul petto la pitiryasis versicolor; ma da questo a quanto dicono Duguet ed Hèricourt, qual salto ! Avrei potuto esaminare i '1000 ammalati, che sì trovano in media nell' ospitale civile di Venezia, e vedere quanti di essi erano affetti da pitiriasi e quanti da tubercolosi e constatare in qual nesso stessero fra loro queste due malattie; ma il punto capitale era quello di verificare se, come dicono i due autori francesi, l' inie- zione del microsporon furfur rendesse tubercolosi gli ani- mali assoggettati a tale iniezione, giacché i due francesi di- cono nientemeno che questo : <• colture di microsporon fur- » fia\ iniettate a delle cavie e a dei conigli, hanno reso que- » sti animali tubercolosi senza eccezione ». Io non ho creduto necessario di fare l' iniezione delle colture, non intendendo perchè dovesse riuscire infettante la coltura del microsporon furfur e non ì\ microsporon furfur raccolto colle cellule pavimentose epiteliali della cute, nelle quali esso trova un terreno tanto propizio pel suo sviluppo. Raschiate perciò da un ammalato (fabbro-ferraio, di \9 anni, peisona pulita) delle squamme epidermiche dalla cute del pelto, dove presentava delle macchie piccole, chia- re e recenti (*) di pitiryasis versicolor e constatavi col mi- (1) Nelle macchie di pitiriasi vecchie mi è talora accaduto di non trovare il parassita. — 1553 — croscopio la presenza di moltissime zooglee e di raicelii di microsporon furfur, le feci ben pestare (saranno state circa 15 centig. a peso) in 2 gr. di acqua distillata ed iniettai il liquido torbido con ciò ottenuto, sotto la pelle di un grosso coniglio e di una piccola cavia. Uccisi questi due animali dopo 50 giorni, erano sanissimi e non offrivano neanche traccia della subita iniezione. Senza dunque discutere le singole asserzioni d'interes- se secondario dei signori Duguet ed Hèricourt, e senza con- traddire quella del mancare i bacilli della tubercolosi negli escreati d'individui affetti da tubercolosi incipiente, mi basta poter dichiarare che non vi è ragione alcuna di cre- dere quello eh' essi sostengono, che cioè « il bacillo della » tubercolosi come venne descritto da Koch, non sarebbe » che una forma microorganica corrispondente ad una delle » fasi dell'evoluzione del microsporon ftirfur » ; e devo ri- petere che l'iniezione sottocutanea di squamme epidermiche, contenenti grande quantità di microsporon furfur, che si trovava in atto di accrescimento, riuscì affatto innocente per i due animali da me sottoposti a tale iniezione. CONTRO IL VIRUS TOBERCOLiRE E CONTRO h\ TUBERCOLOSI. Tentativi sperimentali DEL DOTI. VITTORIO CAVAGNIS (Continuazione) Di alcune malattie infettive si può ottenere l' immunilà artificiale mediante l' innesto di un virus diverso da quello che è causa della malattia, di cui si ricerca l' immunità (per es. il virus della vaccina pel vajuolo), o di questo stes- so dopo di averlo modificato nella sua potenza, dopo di averlo cioè attenuato (per es. il carbonchio). L' attenua- zione di un virus si può ottenere con varii mezzi, cioè colla sua trapiantazione in altro terreno (vivente o semplicemen- te nutritivo) e cogli agenti fisici o chimici. Questa immunità artificiale si può essa ottenere soltanto per quelle malattie, che, superate una volta da un indivi- duo, pili non lo colgono? oppure si può avere anche per quelle che più volte attaccano lo stesso soggetto? È ovvio il pensare che la prima supposizione sia pro- babilmente la vera: sarebbe però imprudente escludere la seconda possibilità fino a che essa non sia stata messa alla prova, giacché l' oscurità in questo campo è troppo grande per pretendere di poterlo percorrere senza la fiaccola dei fatti. Tralascio perciò di ricercare se la tubercolosi sia una malattia che colpisca una sola volta, ed approfittando della ospitalità cortesemente favoritami da questo illustre Isti- — 155G — luto, mi permeilo oggi diesporvi uno dei varii lentalivi che ho fatto per ottenere la Immunità artificiale delia tubercolosi. a) A mezzo di agenti cliiraici. Conoscendo per le fatte esperienze (V. Atti di questo Istituto, 1885-86) elle l'acido fenico in soluzione acquosa non inferiore al 2 p. */(,, toglie la virulenza al materiale tu- bercolare, e che in soluzione più diluita lì ,25 p. '/„) la mi- tiga, volli verificare se imitando il metodo di Pasteur delle inoculazioni, prima al tutto inattive, poi deboli, e quindi gradatamente sempre più virulente, potessi rendere refrat- tarii gli animali all'azione del virus tubercolare. Sottoposi perciò due cavie robuste, portatemi di fresco dalla campagna, alla injezione sottocutanea (all' addome e colle solite regole da me già più volte indicate) di sputo tu- bercolare trattato con una soluzione fenica sempre più de- bole, per finire colla iniezione di sputo tubercolare non minimamente medicato, come si vede qui indicato. Iniezione di sputo tubercolare trattato colla soluzione fenica alla cavia a alla cavia b M 5 p. /o il giorno 3 maggi( D 4y, » 4 » » 4V5 » 5 j » 4% » 5 » » 4 » 7 » » 3% » 8 » V 3% » 12 giugno » 3% » 13 » » 3 > 14 » il giorno 3 maggio » 9 » » 10 » » 11 > » 12 » » 13 » » 12 giugno » 13 j) » 14 » J) '2V, )) '2 74 » 2 y> •1% y> i% » •1 V^ » 1 » OV4 » 0% > 0% alla cavia ^ il gior, , 15 gi 16 lugno y> 17 » » 18 » » 19 y> » tìO )) » 2i » » 22 » » 23 » » 24 » » 25 » — d557 — alla cavia a del 2 y4p "/, il gior. 15 giugno » 16 » » 1 7 » » 18 » » 19 » » iiO » » 21 )) D 22 » » ^ 23 » » 24 » » 25 » sputo tubercolare sciolto nell'acqua distillata 29 J> » 29 » Uccise colla cloroforralzzazione queste due cavie il 31 luglio, trovai quanto segue: la cavia a, maschio grosso e robusto, presenta quattro tu- bercoli sulla milza, una massa caseosa ad uno degli ul- timi luoghi d' innesto e le glandole preepatiche ingros- sale e con qualche piccolo nucleo caseoso ; la cavia /», gravida di cinque feti, quasi a termine, è per- fettamente sana e non offre neanche traccia delle subite iniezioni. Come si vede, l'innesto di materiale tubercolare, prima spogliato della sua virulenza (*) e poi dotalo di lieve viru- (1) Pasteur crede che i midolli spinali, ch'egli adopera per i primi innesti prolilattici della rabbia, contengano meno virus rabi- co, non già virus rabico più mite, la di cui virulenza cioè sia mi- nore, e crede che l'inoculazione del virus rabico, avente costante- mente la stessa virulenza, possa produrre lo stato di refrattarietà all'idrofobia quando lo s'innesti in quantità assai piccole ma quo- — 1558 — lenza speciflca e poscia pienamente attivo, riusci affatto innocuo ad una cavia, ed in un'altra si dimostrò meno in- fettante di quello che riesce il materiale tubercolare iniet- tato senza previa modificazione. Mi crederei non solo imprudente, ma temerario, se con questi due soli fatti alla mano volessi andare più in là nel concbiuderc: sento però il debito di dichiarare che ogni giorno, prima di adoperare lo sputo, che mi venne molte volte dallo stesso ammalato, e sempre da persone affette da tubercolosi polmonare di grado avvanzato, io vi ricercava e constatava la presenza di numerosi bacilli della tuberco- losi, e che delle parecchie dozzine di cavie da me inoculate con sputo tubercolare non medicato, la cavia a di questa esperienza fu X unica che sia andata immune dalia tuber- colosi. Venezia, agosto 1886. lidianamente crescenti e non è alieno neanche del ritenere che a lato della sostanza vivente, che costituisce il vero virus rabico, se ne trovi un' altra non vivente e capace in date proporzioni di ar- restare lo sviluppo della prima. La discussioue e dimostrazione po- sitiva 0 negativa di queste varie spiegazioni pi omessa da Pasteur riescirà certamente di grandissima impoi'lanza. S T U D ì I SULLA TEORIA DELLA INVOLUZIOM NEL PIANO. MEMORIA DI GUIDO CASTELNUOVO li^TRODUZIOìNE Dopo di aver esposto coi soli principii della geometria proiettiva la teoria delle involuzioni nelle forme di prima specie (*), era naturale di estendere il metodo stesso a uno studio delie involuzioni nel piano e nelle forme razionali di seconda specie. Però essendo ancora incomplete le ricerche sulle superfici razionali normali a due dimensioni, ci siamo limitati a trattare, coi metodo del prof. Cremona, una parte dell'ampio soggetto, la teoria delle involuzioni a centro^ che comprende come caso particolare l' involuzione derivante da una speciale posizione di due sistemi piani proiettivi. E questo studio ci sembrò interessante anche perchè poteva darci una idea delle ricerche relative alla teoria completa dell' involuzione. La memoria è divisa in tre paragrafl. Nel primo studia- mo la involuzione, i cui gruppi sono determinati da uno dei (1) V. il nostro Studio dell' involuzione generale sulle curve razionali, pubblicato negli « Atii dell' Istituto veneto », tomo IV, serie VI. To7/w IV, Serie '■'i. 198 — 1560 — loro elementi, e vediamo come questa teoria sia legata con quella dei sistemi di curve, rispetto alle quali un punto Iia la stessa prima polare. Completiamo pure una dimostra- zione geometrica data dal prof. Cremona nella sua Intro- duzione a una teoria delle curve pinne, mostrando come la prima polare di un punto rispetto a una curva d'ordine 71 ha n — \ punti sopra una retta qualunque del piano ; complemento che dal lato del rigore non ci sembrava inu- tile trattandosi di una curva così importante. Il secondo paragrafo si occupa delle involuzioni, i cui gruppi sono determinati da due dei loro elementi e delle curve, rispetto alle quali un punto ha la stessa seconda po- lare. Abbiamo fatto qualche applicazione a casi particolari per le curve di terzo e quarto ordine ; ma lo studio era stato fatto in parte dal Kohn {*) e dallo Sturra (^). Nel terzo paragrafo trattiamo di quelle curve, rispetto alle quali la seconda polare mista di due punti è una curva fissa. Siccome però non abbiamo esaurito T argomento, ci siamo limitati ad enunciare i teoremi da noi trovati. La maggior parte di questi si occupa di certe curve, che ab- biamo dette curve neutre, le cui importanti proprietà non sappiamo se siano state studiate da alcuno. La loro defini- zione può estendersi al caso di tre e più poli, e deve con- durre a considerazioni importanti in relazione colla teoria dei gruppi di punti coniugati rispetto a una curva. Però non siamo l'iusciti a trovare un rapporto fra i sistemi di curve trattati in questo paragrafo e la teoria delle involu- zioni. Confidiamo che per altra via si potrò studiar più a fondo l'argomento ancora poco nolo delle polari miste. (1) Sitzh. (ler K. Akad. Wien, jaiiuar 1884. (2) Journal f. Malli., Jid. 88. — 4561 — § 1 . — Curve, rispetto alle quali un punto ha la stessa prima polare. I. Sia dato nel piano un punto 0 ed una curva C'^ d'ordine n ; su ogni trasversale passante per 0 resta determinata una involuzione d' ordine n e di prima spe- cie, nella quale un gruppo si compone di n punti coinci- denti in 0 , un altro delle n intersezioni della trasver- sale con C" . Indicheremo con (0 , C")^ questa involuzione, per la quale ad ogni punto del piano sono coniugali altri n — I punti sulla retta, che congiunge il punto dato con 0 : chiameremo 0 il po/o dell' involuzione. Si vede subito che esistono inGnite curve d' ordine n , le quali, come G" , godono della proprietà d' incontrare ogni trasversale passante per 0 in un gruppo della invo- luzione (0 , C")t . Infatti ogni curva del fascio definito da C" e da n rette passanti per 0 incontra una tra- sversale qualunque condotta per il polo in un gruppo della involuzione, che ha un punto n.uplo in 0 ed un giuppo su C" . Tali curve saranno dette curve fondameniali del- l'involuzione (0 , C")^ . Una di esse insieme col polo 0 definisce l'involuzione. Due curve fondameniali della involuzione s' incontra- no in n'^ punti distribuili (in gruppi di n) su n rette passanti per il polo. Infatti, se A^ è un punto comune a due curve fonda- mentali, gli altri 11- — I punti di OAi coniugati ad Aj neir involuzione (0 , C"), appartengono pure alle due curve. Per fì-\-\ punii dati ad arbitrio nel piano (purché due qunlunrjue non siano in retta con 0) passa una curva fondamentale della data involuzione^ ed una sola. — 45G2 — Supponiamo che per r punti {0<"-'^(»-l)>-2) + ,.-l3i. Lo studio della curva satellite da notevoli proprietà del- l'involuzione (0 , C"), . Notiamo anzitutto, che i punti di contatto delle tangenti condotte da 0 a A"~^ sono punti tripli dell'involuzione, e le coppie d'intersezioni di A e S situate in rette pas- santi per 0 sono coppie di punti doppi appartenenti a uijo slesso gruppo dell' involuzione ; dunque Neil' involuzione (0 , C"), vi sono (n l)(n — 2) (n— l)(n-2)(n-3) gruppi con un punto triplo e -^ O'^^PP^ con due punti doppi. ìO. Una curva fondamentale C" e la curva satellite S si tagliano in n(n — t)(n — 2) punti distribuiti su n{n — i) rette, che sono le tangenti a C/^ passanti per 0. fufalti la curva fondamentale costituita da S e dalla cur- va direttrice ù^ l'ipclula due volte lasilia C" in ìr{n — i) punti distribuiti su n{n—ì) rette, ciascuna delle quali ba con C" due punti infinitamente vicini su A . Se C" tocca semplicemente S in un punto A , la retta OA tieu luogo di due tangenti a C" , cioè C" ba — 1575 — un punto doppio sulla retta OA . Se C" ha un contatto doppio con S in A , sulla iella OA si trova una cu- spide di C", e così via ; dunque : Se a tutte le curve fondamentali d'ordine n dell' invo- luzione (0 , C")i si tirano le tangenti da 0 , e si de- terminano le ulteriori intersezioni delle tangenti colla cur- va, a cui esse appartengono, si trovano punti, i quali giac- ciono tutti sopra una curva d'ordine (n — l)(n — 2). che è la curva satellite di 0 . Se una delle curve fondamentali ha un punto doppio (o una cuspide), la retta che congiunge questo punto ad 0 incontra la curva stessa in altri n — 2 punti, nei quali la curva ha un contatto doppio (o triplo) colla curva satellile. Così se una curva fondamentale C""^ La un punto doppio sulla curva direllrice, la retta congiungente questo punto ad 0 incontra C"'" in altri n—2 punti (coniu- gati al punto doppio), nei quali C'"" tocca semplicemente la curva satellite. Dunque : La curva coniugala ad una curva qualunque d' ordine m tocca la curva satellite in m(n — l)(n — 2) punti di- stribuiti sulle m(n — I) rette, che congiungono 0 coi punti d incontro della curva d' ordine m e della curva di- rettrice. In particolare, ad ogni retta a del piano è coniugata una curva C"""^ , la quale tocca la curva satellite negli (n — l)(u — 2) punti, in cui le rette, che proiettano da 0 le intersezioni di a e C"""' , incontrano ulteriormen- te c^-' . Attribuendo alla retta a particolari posizioni rispetto alla curva satellite si possono ottenere diverse singolarità per C"-' . Se a tocca semplicemente la curva satellite in un pun- to A , la curva coniugata C"~^ ha un punto doppio sulla Tomo JY, Serie VI. 200 — 1576 — rella OA . Se a è tangente d'inflessione in A, la cur- va coniugata ha una cuspide in un punto di OA , e cosi via. Quindi Il sistema (due volle infmilo) delle curve C""*, che possono ritenersi coniugate a una retta è tale, che per ogni punto del piano passano (n — i)^(n — 2)^ curve dotate di un punto doppio. Nel sistema stesso vi sono 4(n — l){n — 2)(n — 3) curve dotate di cuspidi e l!^ldX!!z:?li!!Z±i|(n_.i)^(n — 2) + n— I4| curve con due punti doppi (corrispondenti alle tangenti doppie olla curva satellite che non passano per 0 ) . Le tangenti d' inflessione e le tangenti doppie passanti per 0 alle curve G"~* del sistema devono coincidere ri- spettivamente colle tangenti sempiici e doppie, che si pos- sono condurre per 0 alla cìirva satellite. \\. Ora applicheremo le teorie studiate ad alcuni casi particolari, ed otterremo nel modo più semplice eleganti teoremi, che non crediamo siano lutti conosciuti. Supponiamo n = 3 ; allora i risultati generali ci danno: Le rette che congiungono un punto 0 del piano coi punti, in cui una curva C^ è tagliata da una retta a , in- contrano ulteriormente C^ in sei punti appartenenti ad una conica C^ (la coniugata «(/ a ) ; Le tangenti a C^ condotte per 0 incontrano ulterior- mente la C in sei punti di una conica S" (la curva sa- tellite di 0 rispetto a C') ; La conica polare zl^ di 0 rispetto a C^ e la conica satellite S' si toccano nei punti di contatto delle tangenti condotte a A^ (/a 0 ; Se una conica C^ è coniugata ad una retta a (rispetto a 0 , C^), i punti A, , Aj , in cui C^ incontra a e i punti di contatto delle tangenti condotte da 0 a G- ap- - 1577 — parlengono alla conica polare A'^ di 0 , mentre i punii, in, cui le tangenti slesse incontrano a appartengono alla conica satellite, la quale tocca C^ nelle iilteriori interse- zioni di C^ colle rette OA^ , OA^ . In particolare, se a è tangente d' inflessione in A a C^ , la conica coniugata ha due contatti doppi con C^ sulla retta OA ; com'è noto, vi sono nove coniche, che hanno due contatti doppi con C* su rette passanti per 0 ; dunque Le nove coniche relative al punto 0 , che hanno due contatti doppi con C^ , toccano ciascuna in due punti una stessa conica S-; i punti di contatto di una di queste co- niche sono sulle rette, che congiungono 0 colle interse- zioni della relativa tangente d' inflessione e della conica polare di 0 . Le tangenti, che da 0 possono condursi a queste coniche, incontrano le corrispondenti tangenti di inflessione in coppie di punti appartenenti a S"- , mentre i p%nti di contatto delle tangenti stesse giacciono sulla co- nica polare di 0 . Descritta la conica S^ satellite di 0 rispetto a C\ si conduca una retta a tangente a S^ nel punto A ; al- lora la conica coniugata ad a , dovendo avere un punto doppio sulla retta OA , si decompone in due rette 0 , e , le quali s'incontrano in uno dei punti, in cui OA incon- tra la conica polare A^ di 0 rispetto a C^ . Si vede poi che anche b e e devono toccare 8'=' in punti B e C tali, che le rette OB , OC incontrino a in punti di A% per i quali passino rispettivamente e e ò . Dunque Nell'involuzione (0,Ci'')i vi sono infinite curve fonda- mentali, le quali si decompongono in triangoli iscrilli nella curva direttrice A^ e circoscritti alla conica satellite S^ . Se due coniche A^ , S^ si toccano in due punti (ima- ginari o reali), e si può costruire un triangolo circoscritto a S^ ed iscritto in A^ , allora esigono infiniti altri trian- goli circoscritti a S^ ed iscritti in A". Due qualunque — 1578 - fra essi si inconlrano in 9 punti dlslribuili su ire relte passanti per un punto fisso 0 , che è il punto d' incontro delle tangenti comuni a S^ e A% ssa retta coniugati ai due punii. — loSO — Diremo curua fondamentah deli involuzione (0 , G"),^ una curva d'ordine n , la quale sia incontrata da ogni Ira- sversale passante per il polo 0 in un gruppo dell' involu- zione. Si dimostrano facilmente i teoremi : Due curve fondamenlali dell'involuzione (0 , C")^ de- ierminano un fascio di curve fondamenlali ; nel fascio vi è ima curva con un punto multiplo secondo n — i in 0 . Tulle le curve fondamenlali dell' involuzione (0 , C")^ si ottengono costruendo i fasci determinati da una di esse colle curve d'ordine n aventi in 0 un punto multiplo di ordine n — I . Se delle intersezioni di due curve fondamentali di (0 , C'')^ due sono in linea retta con 0 , altre n — 2 in- tersezioni appartengono alla stessa retta. Le prime polari di 0 rispetto alle curve fondamentali di (0 , C")^ sono curve fondamentali di una involuzione (0 , C"-'), . Percliè se C/' , C/' sono due curve fondamentali del- l' involuzione (0 , G")^ , le prime polari di 0 rispetto a C/' e Gj" s'incontrano in (u — i)^ punti distribuiti su n — I rette, che sono le tangenti in 0 alla curva del fa- scio (G/\ G/') avente in 0 un punto (n — \).uplo . Da ciò segue : Ilpunto 0 ha la stessa seconda polare rispetto a tulle le curve fondamentali dell' involuzione (0 , G")^ ; e reci- procamente tutte le curve rf' ordine n , rispetto alle quali un punto 0 ha la stessa seconda polare^ sono fondamen- lali in una involuzione (0 , C")^ . 13. Una curva fondamentale di (0 , G")u è determinata da 2n-\- l dei suoi punti. Infatti le prime polai'i di 0 , rispetto alle curve fonda- mentali di (0 , G"),, , costituiscono un sistema lineare di specie n. Le curve d'ordine n passanti per n+l fra i - 1581 — 2/j + l punti (lati, rispetto alle quali il punto 0 ha per prime polari quelle curve d'ordine n — I , costituiscono esse pure un sistema lineare di specie n; vi sarù adun- que nel sistema una curva ed una sola, che passerà anche per i rimanenti n punti dati. Le curve fondamentali di (0 , C")^ passanti per 2n punti dati costituiscono un fascio ; quindi i 2n punti de- terminano altri ji(n— 2) punti, che insieme ai precedenti giacciono in una curva d'ordine n avente in 0 un punto d' ordine n — ] . Se dei 2n-\-ì punti dati w+l si trovano sopra una retta o, i rimanenti giacciono in una curva d'ordine n — I, che è una prima coniugata ad a nell'involuzione (0, C")2 : le curve prime coniugate ad a formano un sistema linea- re di specie n. Se C^"~\C"~^ sono due di esse, nel fascio (flCj"~' , «C/^~') vi deve essere una curva con un punto multiplo d'ordine n — 2 in 0 ; ma poiché la retta a appartiene ad ogni curva del fascio, vi sarà nel fascio (C,"~', Cg""') una curva decomponentesi in n — \ rette passanti per 0 ; quindi Le curve prime coniugate ad una retta nell' involu- zione (0 , C")^ sono curve fondamentali di una involu- zione (0 , C"''')i . Se in questa ultima involuzione prendiamo la curva coniugata ad una retta b , questa curva d'ordine n — 2 in- contra ogni trasversale passante per 0 in n — 2 punti coniugati a quelli, in cui la trasversale incontra !e rette a 0 0 ; quindi la curva d'ordine n — 2 è indipendente dal- l'ordine in cui si adoperano le rette a e 0 ; da ciò Data una curva ' C" ed un punto 0 , se di una retta a si prende la curva C"~^ coniugata nelC involuzione (0 , C")i , e della retta b la curva C"~' coniugata nel- t' involuzione (0 , C"~')i , si ottiene la slessa curva che — 1582 — prendendo prima la coniugala di h , poi rispelio a quesla la coniugata di a . La curva G""" dicesi seconda coniugata ad a e h nelC involuzione (0 , C")^ . La seconda coniugala ad n e h nelC involuzione (0 , C")^ incontra una delle rette, ad es. a , in punti, che appartengono alla prima polare di 0 rispetto alle cur- ve coniugale a h . l punti di conlalto delle tangenti, che da 0 possono condursi alia seconda coniugata ad a e 6 , appartengo- no alle prime polari di 0 rispetto alle curve prime coniu- gate ad a e alle curve prime coniugate a /» ; i punti, in cui le tangenti stesse incontrano a , si trovano sulla cur- va satellite di 0 rispetto alle curve coniugate ù b ; quindi La prima polare di 0, rispetto alle curve prime con- iugate ad n e la prima polare di 0 rispetto alle curve prime coniugate a b s'incontrano in (n — 2)^ punti, dei quali (n — 2)(n — 3) sono i punti di contatto delle tangenti, che da 0 possono condursi alla seconda coniugata ad a e b , e i rimanenti n — 2 sono sulla retta, che congiun- ge 0 all' intersezione di a e h . I punti, in cui le curve satelliti di 0 rispetto alle curve prime coniugale ad a e b incontrano rispettiva- mente le rette b ed a , sono accoppiali in (n — 2)(n — 3) rette passanti per 0 . 14. Se a coincide con b, la seconda coniugata ad a e b neirinvoluziono (0 , C")^ diviene la seconda coniugata ad a . Gli n — 2 punti, in cui a incontra la seconda coniugata ad a , sono elementi tripli dell' involuzione (0 , C''), . ^ ^ / punti tripli dell' involuzione (0 , C"),^ costituiscono una curva d' ordine n — 2 , che dicesi la curva direttrice — 1583 — dell'involuzione^ e coincide colla seconda polare di 0 ri- spetto alle curve fondamentali di (0 , C")2 . Dunque : Per trovare i punti d'incontro di una retta a colla seconda polare di 0 rispetto a C" , si può costrui- re la seconda coniugata ad a neW involuzione (0 , C")^ , oppure la prima polare di 0 rispetto alle prime coniugate ad a; queste due curve d' ordine n — 2 incontrano a nei punti cercati. Neil' involuzione (0 , 0'% vi sono gruppi con due punii doppi ; quale è il luogo di questi punti doppi? Presa una retta a qualunque costruiamo la seconda coniugata ad a r/'"^ ; se un gruppo determinato da un punto di a preso due volte contiene un altro punto dop- pio, la retta corrispondente, clic passa per 0 , dev' es- ser tangente a C"""^ , e reciprocamente; quindi // luogo degli elementi doppi di (0 , C")^ , che ap- partengono ad uno stesso gruppo^ è una curva d' ordine (n — 2)(n — 3) la f/uale può definirsi come il luogo dei punii di contatto delle tangenti doppie passanti per 0 alle curve fondamentali di (0 , C")^ , o delle tangenti sem- plici, che da 0 possono condursi alle curve seconde con- iugate a una retta. Questa curva sar;'« detta curva doppia deW involuzione (0 , C''), . Se rammentiamo clie in una involuzione (0 , G"), le intersezioni della curva direttrice colla curva satellite sono o punti tripli, o punti doppi coniugati dell' involuzione stes- sa, vediamo che il luogo delle intersezioni della prima po- lare di 0 rispetto. a una curva fondamentale di (0 , C")j colla corrispondente curva satellite, si compone della secon- da polare di 0 e della curva doppia dell' involuzione (0 , G"), . Se una retta a è tangente semplice o d'inflessione alla curva doppia in A , la curva seconda coniugala ad a Tvtno IV, Serie VI. 201 — 1584 — ha un punto doppio o una cuspide nel punto della curva doppia, che è coniugato ad A . \^. Data una curva C"^ vi sono due specie di curve coniugate a C" nell'involuzione {0,C")2. La curva con- iugata della prima specie è il luogo dei punti appartenenti a un gruppo di (0, 0^)2, il quale abbia un punto doppio su C" . Questa curva coniugala è d' ordine m{n — 2) . Infatti i punti di essa, che si trovano sopra una retta a , appartengono a gruppi, i cui punti doppi sono su C"' e sulla prima polare di 0 rispetto alle curve C"~* prime coniugate ad a . La curva C" e la sua coniugata c'"*"~^) s'incontrano in m'^{n — 2) punti, dei quali m{n — 2) si trovano sulla seconda polare di 0 rispetto a C" , e i rimanenti 7n(w — l)()i — 2) punti appartengono a gruppi involutori A di (0 , C")^ , i quali hanno un punto dop- pio e un punto semplice su C"' . La curva coniugala della seconda specie è il luogo dei punti, che appartengono a gruppi di (0 , C")^ definiti da due punti (generalmente distinti) di C" in retta con 0 . ,. ,. , , m(m—ì)(n—'2) , , L ordme di questa curva e — ^ ^ , perchè so- pra una retta a vi sono tanti punti della curva, quante sono su C" le coppie di punti, che appartengono all'invo- luzione (0 , C"~')i delle curve prime coniugate ad a (vedi n." 8). La curva coniugata taglia C'" in , ,0/ A \ {n — 2) punti, fra i quali m{m — ì) {n — 2) sono '■) ì punti doppi dei gruppi A , a cui prima accennammo ; . . .. w(m — i)(ìn — 2) mentre 1 runanenti -^ -{n — 2) punti Bq han- no la proprietà, che la retla OB,, incontra la curva C" in due punti B^ , B^ giacenti con B,, in uno stesso grup- po (li (0 , C")o . Quindi anche B, , B^ sono intersezioni ._ j585 — di C'" e (Iella curva coniugata di seconda specie ; e si ha il teorema Sopra una curva . I punti, in cui questa seconda satellite incontra una retta a qualunque, si trovano sulle tangenti, che da 0 si possono condurre alla prima polare di 0 rispetto alle curve prime (1) Se wrzS si ha il teorema: Se per un punto 0 si con- duce una trasversale, a una curva C'" , e di 0 si prende il punto polare M rispetto a ogni terna d'intersezioni della tra- sversale con G"' , il luogo del punto M è una curva d'ordine in(ni— l)(ni-2) 6 '■ (2) In particolare, per jnn:2 gli (n — l)(n — 2) punti doppi della curva coniugala ad una conica nell'involuzione (0 , C")i giacciono sopra una curva d' ordine n — 2 , — 1586 — coniugate ad a nell'involuzione (0, C")2 . I punti di contatto di queste tangenti si trovano sulla curva diret- trice Z^"~" . La seconda satellite è il luogo dei punti, in cui le rette, che passano per 0 e sono tangenti d' inflessione ad una curva fondamentale di (0, C")^ , incontrano la curva stes- sa. Se C" ha un punto triplo, la retta, che congiunge que- sto punto con 0, incontra C" in altri n — 3 punti, in cui C" tocca la seconda satellite di 0 . Quindi : Le rette, che congiungono 0 coi punti d'incontro di una retta e detta seconda coniugata a questa retta, incon- trano la seconda coniugala in altri (n — 2)(n — 3) punti, nei quali la curva stessa tocca la seconda satellite di 0 . Se una retta tocca in A la seconda satellite di 0 , al- lora la prima polare di 0, rispetto alle curve prime con- iugate a quella retta, ha un punto doppio sulla retta OA . La prima satellite neHinvoluzione (0 , C"), ha, come ò noto, {n — l){n — 2)(n — 3) cuspidi ; si vede facilmente che le (n — \){u — 2)(n — 3) cuspidi delle prime satelliti relati- ve alle involuzioni (0 , C"),, contenute nella involuzione data (0 , C")2 , giacciono in una stessa curva d ordine (n — 2)(n — 3) , la seconda satellite di 0 (^). La curva doppia D^"~^''"~^' dell' involuzione ha per curva coniugata, oltre a sé stessa, una curva d'ordine — , la quale mcontra una retta qualunque 9 a in punti, per cui passano le rette, che contengono un gruppo con due punti doppi nell' involuzione (0 , C"~')j delle curve coniugate ad a . Si ha il teorema : (n-lXn-2)(n-3Xn-4) Gli ■ punti doppi della prima sa- (i) In particolare le sei cuspidi della prima salellite di 0 rispetto a G^ giacciono in una conica. — 1587 — Ic'llile in ogni involuzione (0,C")i conlenuta nella data (0 , G")2 giacciono in una stessa curva (f ordine (n-2Xn-3)(n-4) 2 ^ ' ' 17. Fra i gruppi singolari dell'involuzione (0 , C")2 vanno notati : -I) i gruppi con un punto quadruplo, che sono {n — 2){n — 3), e si trovano sulle tangenti alla curva direttrice A"'"' ; 2) i gruppi con un punto triplo e uno doppio, che sono (n — 2)(n - 3)(7i— 4) ; i punti tripli di questi gruppi si trovano nelle intersezioni della curva direttrice A""^ e della seconda satellite s^""^*^""^^ , escludendo gli (n —2){n — 3) punti I), in cui le due curve si toccano; 3) i gruppi con tre punti doppi, che sono (n—9.)(n-3)in-/t:)(n—rj) ., , ... -^ ~ ; il loro numero si trova in- fatti eguale all' ordine della curva coniugata alla curva ^n--%(n-3)i-n\) p^gtituHg ^g^^^ ^^^.^^ ^^^ p^^U doppi, chs si presentano in uno stesso gruppo di una involuzione (0 , G"+') ^8. Proseguendo collo stesso metodo seguito finora, si giunge a dimostrare teoremi generali ; fra questi enuncie- remo i piìi importanti. Le curve d' ordine n , rispetto alle quali il punto 0 ha la stessa r. esima polare, costituiscono un sistema linea- re d'ordine n e specie nr — ^ ; ogni curva del si- li stema passante per 0 ha in 0 un punto rf' ordine (n-r+l). (1) Per nzzzò i 12 punti doppi della prima satellite di 0 rispetto a G' si trovano in una curva del terzo ordine. - '1588 — Le curve del sistema tagliano ogni trasversale passante per 0 in gruppi di una involuzione I^" ; il complesso di queste involuzioni sarà indicato con (0 , C")^ . In generale diremo prima coniugata a una retta a ri- spetto al polo 0 e alla curva C'" quella curva e'""* d'ordine in — 1, la quale passa per gli m{m — 1) punti, in cui le rette congiungenli 0 alle intersezioni di a e C'" incontrano ulteriormente C" ; la prima coniugata ad a, rispetto alla curva C"'~\ sarò la seconda coniugata ad a , ecc. Se, dato il polo 0 e le r rette a , b, . . f , prendiamo la prima coniugala G"~* alla retta a rispetto a una cur- va C" , la prima coniugata C"~^ alla retta b rispetto a C"~^ • • . , la prima coniugata C"~^ alla retta f rispetto a c"~'^~' , la curva C"~'^ , a cui perveniamo^ è indipen- dente dall' ordine in cui si adoperano le rette a , b . . . f ; la diremo la r. esima coniugata alle rette a , b . . . f . Se, rispetto al polo 0 e alle curve fondamentali dell'in- voluzione (0 , C")^ , prendiamo le p. esime coniugate a p rette date (p"-'-'>/ -■■■\=o. Gli assintoti di una tal curva formano^a due a due un angolo multiplo di - ; gli assintoti della r. esima polare mista di r punti arbitrari rispetto alla curva slessa fonna- no a (\i\e a due un angolo multiplo di ; la conica po- n — *' lare di n — 2 poli arbitrari è una iperbole equilatera. 23. Curve, rispetto alle quali due punti hanno la stessa polare mista. Se le polari miste di 0 , P, rispello a due curve C/', Cy" coincidono, nel fascio {C^", C") vi è una curva neu- tra, e reciprocamente. - 1594 - Tvtle le curve d' ordine n , rispetto alle quali la se- conda polare mista di 0 , P coincide colla seconda polare mista di 0 , P rispetto a C" , si ottengono costruendo i fasci determinati da C" colle curve neutre. Queste curve d'ordine n costituiscono im sistema linea- re di specie 2n + I . Sia B il punto di OP , che è armonicamente sepa- rato dalla retta a mediante 0 e P , allora se si costrui- scono tutte le curve C"~ , che insieme ad una retta fissa il costituiscono le curve d'ordine n , rispetto alle quali i punti 0 ,P hanno la stessa seconda polare mista, le prime polari di B rispetto alle curve C'~^ passano per n — 2 punii fissi di a , che appartengono alla seconda polare lirista di 0 , P rispetto alle curve (a G"""') . Quindi : Dola una curva C" ed una retta a , se si costruisce la curva C"~' coniugata ad a nell'involuzione (0 , C"), e la coniugata ad a nell'involuzione (B , G"~~ )j , questa ultima curva taglia la retta a in punti^ che appartengono alla seconda polare mista di 0 , P rispetto a C" . Lo stesso dicasi se ad 0 si sostituisce il punto P . Venezia, mag;j,io 188G. S 0 P R A GLI ACIDI NAFTOSSIACETICI DI MATTEO S P [ C A Heintz {Pogg. Ann., t. 109, 489), Fritzsche {J.pr. Cli. [2] t. 19, 33; t. 20, 207), Saarbach {J. pr. Cli. t. 19, 175, l. 21, ^5I), Giacosa {Gaz. Gli., t. IX, 471), P. Spica {Gaz. Gli., t. X, 340), ecc. si sono occupali dello studio di alcuni elcri fenolici ottenuti per X azione di alogeno-derivati di acidi grassi sui fenoli. Tra i fenoli studiati però non vennero in- clusi fincira i naftoli; e fu perchè non mi parve inutile pren- dere in considerazione i coniposti, che da tali fenoli doveva- no derivare, che intrapresi le esperienze di cui mi occupo nella presente Nota. Acido cf-naftcssiacetico. In un palloncino, scaldando a b, ni., feci reagire quan- tità equimolecolari. di acido monocloracetico ed c«-naftol. Man mano che riscaldava, la massa si fuse in un hquido bruno-rossastro, ed allora poco a poco ed agitando, vi ag- giunsi per I p. di miscuglio circa 2 p. di una soluzione di idrato potassico al 35 ^/^y Dapprima la massa fusa per l'ag- giunta di potassa si emulsionava ; dopo però, quando tutta — 1596 — la soluzione alcalina fu aggiunta, sì ebbero duo strali : l'in- feriore bianco-sporco, il superiore grigio-verdastro. Conti- nuando a scaldure si ridusse lutto in un liquido quasi omo- geneo. Sospesi allora il riscaldamento, diluii con acqua, acidificai con acido cloridrico, con che si precipitò una so- stanza grigio-rossastra, idcalinizzai il tutto con carbonato aramonico e llltrai, per separare ciò che del precipitato ri- mase indisciollo e che constatai essere c4-naftol. Dal liquido alcalino iiltrato, reso esente di ct-naftol per ripetuti tratta- menti con etere, mediante acidificazione con acido cloridri- co ed agitazioni con etere, estrassi Tacido ce-naftossiacetico eh' era il prodotto di reazione. L'cj-naftol, rimasto inalte- rato in questa prima operazione e ricavato pei trattamenti menzionati, venne fatto reagire di nuovo con acido mono- cloracetico, e ciò fu ripetuto per parecchie altre volte on- de trasformarne la nsassima parte nelfacido naflossiacetico. Come restò per evaporazione della soluzione eterea l'acido ct-naftossiacetico, si presentava in aghetti di colorito rossa- stro. Fu purificalo per ripelute crislallizzazioni dall'acqua alcolica, ma non si potè avere perfeltamenle incoloro. Si presenta esso in prismetti di un leggero color roseo, solubili moltissimo nelfetere e nell" alcole, poco invece nel- l'acqua, mediocremente nell' acqua alcolica, specialmente a caldo. È un poco alterabile alla luce specialmente quand' è umido. Fonde bene a 190" C. Dopo di essere stato per pa- recchi giorni nel vuoto secco venne analizzato. I risultati avuti sono i seguenti : Gr. 0,2823 di sostanza fornirono gr. 0,742 di anidride carbonica e grammi 0,1305 d'acqua. Cioè in 100 parti: Carbonio 7i,G8 Idrogeno 5,13 . - 4597 - La teoria per un acido naftossiacetico C1QII7OCH2 I COOIl derivato dalla reazione espressa dalla equazione : Ci,H,On + CICH. =z liei + C.yH^OCHs I I COOH COOH, richiede in 100 parti Carbonio 71,28 Idrogeno 4,95 . Di questo acido furono esaminali i sali di ammonio, di potassio, di bario, di magnesio e di piombo. Il sale di ammonio fu preparato neutralizzando con ammoniaca una soluzione alcolica dell'acido, ed evaporando poi fino a cristallizzazione. Si presenta in aghi aggruppati a stella (dall'acqua) od in scagliette (dall'alcole), incoloro o leg- germente rossastro; è solubile meno nell'acqua e più nell'al- cole e fonde a I i 9"'- 1 20". All'analisi il sale, cristallizzato dal- l'alcole, fornì i risultati seguenti : Gr. 0,3424 di sostanza disseccala sull' acido solforico diedero gr. 0,8236 di anidride carbonica e gr. 0,1880 di acqua, cioè in 100 parti : Carbonio 65,60 Idrogeno 6,09. Il sale ammonico teoreticamente richiederebbe Carbonico 65,75 '/„ ed idrogeno 5,93 Vo- li sale di potassio fu ottenuto facendo una soluzione dell'acido nell'acqua alcoolica a caldo, e neutralizzandola con una soluzione diluita di bicarbonato potassico. Si ebbe così una soluzione che, evaporala a consistenza sciropposa, re- -^ 1598 ~ sto limpida nnco dopo r-affreddameiito, e solo, dopo più giorni che stette in capsula coperta con carta da lillco, si trovò rappresa in massa cristaiiina. Si preseiita questo sale potassico in cristalli molto lunglii, appiattiti ed aggruppati, di splendore sericeo, di colore bianco, che diventa appena roseo se non si protegge bene dalla luce. E molto solubile neir acqua e nell" alcole anco a freddo. All' analisi diede i seguenti risultati : Gr. 0,2162 di sostanza secca per esposizione all' aria, fornirono gr. 0,0728 di solfato potassico. Cioè in 1 00 parti : K,S04 ottenuto 33,67 . La teoria \)ev il sale anidro C,,|n,O.CIlu.COOK richie- de 1(2^04 36,25%, e per il sale contenente una molecola d'acqua richiede 33,72 % di K^SO^. Cosicché il sale esa- minato corrisponde alla formola : C^^HyO.K + Il^jO. L' a- cqua viene eliminata completamente a 120'. Il sale di bario fu preparato sciogliendo l'acido iró-naftos- siacetico nell' acqua alcolica e neuti-alizzande a b. m. con carbonato di bario. Dopo separazione dell' eccesso di car- bonato per lìitrazione, la soluzione salina venne concentrala, e col i-affreddamento cristallizzò da essa l'it-naltossiacetato di barioin aghetti bianchi o bianco-rosei, un po'alterabili alla luce. Questo sale si discioglie nell' acqua poco a freddo (in \ 00 par. d'acqua p. 0,974 di sale idrato a 30°), discretamente a caldo. Se solo lo si scalda vei'so lOO'C. subisce un prin- cipio di fusione, e se lo si lascia raffreddare lo si trova allo- ra con i suoi cristallini lutti saldati gli uni agli altri. È idra- to, e contiene 4 y, molecole d'acqua. Infatti all'analisi forni i seguenti risultati : I. Gr. 1 ,2259 di sale, ch'era rimasto pas'ecchi giorn- all'aria, perdettero per riscaldamento a 120"- 125" C. gram- mi 0,1 65 di ac(iua. - 1599 - II. Gr. 0,253 di sale di bario idrato fornirono gr. 0,095 di solfato di bario. Cioè in 100 parli : I. II. Acqua trovala 13,45 — Solfato di bario trovato — 37,54 . Un sale di bario della formula ( G,oH,O.CH2.COO)2Ba H- 4 % H^O per disidratazione completa perderebbe 13,06 % d' acqua e allo stato idrato fornirebbe 37,58 Vj, di BaS04 . Un sale, con 5 molecole di acqua, dovrebbe perdere ^4,30% d' acqua e fornirebbe 37,04 % di BaSO^ . Il sale di magnesio fu preparalo precipitando la solu- zione del corrispondente sale baritico per mezzo d'una so- luzione di solfato magnesico. Cristallizza dall' acqua in la- minette piuttosto voluminose, che sono incolore o legger- mente rosee, e di cui p. 2,455 si sciolgono in p. iOO d' a- cqua a 28°. È idrato e contiene Q-^y^ H^O ; infatti perde per disseccamento Ano a 4 60° il 21 % di acqua, mentre la teoria richiederebbe che tale perdita ascendesse per 6 mo- lecole di acqua a 20,2 % e per 6 Ya molecole a 2 i ,55 y,, . Air analisi Gr. 0,203 di sale secco fornirono gr. 0,020 di MgO , cioè in 4 00 parti : MgO trovato 9,8 % . La teoria richiede MgO = 9,38 % . Il sale di piombo fu ottenuto in un modo simile al sale di bario; ma, a causa della sua poca solubdità, si può otte- nere più facilmente precipitando con acetato di piombo la soluzione dell' a-naftossiacetato potassico. Ila aspello mollo T'>mn IV, Serie VI. "203 - 1600 - simile Q quello di lìai'io eorrispoiKÌenle, nin è mollo meno solubile nell'acqua aneo a caldo, e quando lo si è preparalo neutralizzando l'acido col carlionato piombico, riesce diflì- cile la separazione di esso dall' eccesso di PbCOj adope- rato. — Anco questo sale è idrato e all' analisi diede i se- guenti risultali : Gr. 0,240 di sale, ch'era stato lasciato per più giorni all'aria, fornirono iir. 0,104 di PbS04 , cioè in iOO parti PbSO^ trovalo 43,33. La teoria richiede per un sale della formula (C,oH,.O.CHa.CO,j2Pb -l- 4 % acqua PbS04 43,90% e per un sale con 5 acqua PbS04 -^3,33 "Z, . Cosicché si dovrebbe ammeltere, che il sale di piombo cristallizza con 5 d'acq. ; ma io credo molto probabile che il sale di piombo come quello di bario, ciistallizza con 4 % d'acq., e che per un po' d'umidità contenuta nel sale analiz- zato, o per un po' di perdita eccessiva avuta nella determi- nazione, si ha la differenza di circa 0,6 % tra il PbS04 tro- vato e quello che la teoria richiederebbe. L'etere etilico dell'ucido ct-naflossiacelico, ottenuto per l'azione del gas cloridrico sulla soluzione alcoolica dell'aci- do, si presenta in piccoli cristalli incolori solubili nell'alcole e nell'etere, fusibili a 173-174". Se sulla soluzione alcoolica di quest'etere si fa agire una soluzione acquosa concentrata di ammoniaca, si lornia Vammide corrispondente che dall'a- cqua alcoolica cristallizza in laminclle od in aghi incolori o leggermente rossastri, lacilmcnte solubili nell'alcole e difli- cilmenle neil' acqua, fusibili a 155" corrispondenti alla for- mola CioH,.OCIl,.C01NHj . - 1601 - Acido ^-naftossiaceiico. Seguendo lo slesso proces:-o descrìtlo sopra per Ta-aci- do ed operando con pesi equimolecolari di /5-naftol e di acido monocloracetico ad una temperatura di 130° circa a bagno ad olio, preparai 1' aoido /5-naftossiacetico. In gene- rale, l'andamento della reazione fu ijui come per il caso del- l'a-naftol, e dovetti anco qui ricavare diverse volte il /5-naf- tol rimasto inalterato, e farlo reagire co!» nuova quantità di acido monociuracctico onde avere un discreto rendimento. Un fatto però, ohe qui, per un momento, mi parve strano si fu, che nel fare i trattamenti con carbonato ammonico e con etere durante le diverse operazioni, si precipitava una so- stanza cristallina, che non si scioglieva nell'etere, e che ero costretto a separare mediante (ìltrazione dai'a soluzione al- calina per AmXOj . — Tale sostanza era fusibile attorno 180", e per un ulteriore esame si nsostrò identica col sale ammonico dell' acido /S'-naftossiacetico. L'acido /S-naftossiacetico avuto dalla soluzione eterea fu purificato per ripetute cristallizzazioni dalfacqua alcolica, e sempre tenendo ogni cura onde evitare l'azione della luce, che, specialmente quando l'acido è umido, lo fa colorare in verde-azzurrastro. — Allo stato puro si presenta in cri- stalli del sistema triinelrico, che sono dei prismi o delle scagliette, secondo la natura del solvente, di un beli' a- spetto bianco perlaceo. Si scioglie pochissimo nell' acqua, mediocremente nell' acqua alcolica e bene nell' alcole e nel- l'etere.—Il suo punto di fusione è costante a ibi°-152°. — Dopo essere stato più giorni all' aiia libeia, non perde di peso so \\rne riscaldato a 130° in una corrente d'aria secca. All' analisi quest' acido mi diede i seguenti risultali : — 1602 — Gr. 0,280f) di sostanza fornirono gr. 0,7347 di anidri- de carbonica e gr. 0,135 d'acqua. Cioè in 100 parti : ^ Carbonio 71,33 l Idrogeno 5,33. La teoria riciìiede il per % di i Carbonio 71,28 } Idrogeno 4,05 . II snle ammonico fu preparato neutralizzando con so- luzione acquosa diluita di ammoniaca la soluzione alcolica dell'acido. — Si presenta in scagliette bianche splendenti, untuose, che sono solubili poco nell' acqua fredda, medio- cremente nella calda e nell'alcole. Questo sale fonde a circa ISO", ma poco dopo si decompone parzialmente. Per la dif- ferenza di sohibilitih in confronto al sale potassico, questo sale si può preparare precipitando con soluzione concen- trata di carbonato ammonico la soluzione concentrata del sale potassico. All'analisi forni i risultati seguenti : Gr. 0,2256 di sale, asciugato per esposizione in ambiente secco, fornirono gr. 0,5416 di anidride carbonica e gram- mi 0,1285 d' acqua. Cioè in 100 parti: Carbonio 65,47 Idrogeno 6,32. La teoria richiederebbe pel sale anidro C,oH70CHs.C00.1NH4 : Carbonio 65,75% Idrogeno 5,93 % . Il sale potassico fu ottenuto per neutralizzazione dell'a- — 1603 — cidi) in soluzione idro-alcolica con KflCOj ed evaporazione della soluzione. Per raffreddamento della soluzione concen- trata cristallizza bene in scagliette bianco-perlacee, untuo- se, anidre, discretamente solubili nell' acqua calda e poco nella fredda (in tOO parti d'acqua 2,25 di sale idrato a 25°). Air analisi forni i risultati seguenti : Gr. 0.2338 di sale, cb' era stato più giorni a seccarsi all'aria per calcinazione con acido solforico, diedero gram- mi 0,0845 di solfato potassico. Cioè per 1 00 parti : K2SO4 ottenuto 36,U. La teoria pel sale anidro C^oH^O.CH^COJt richiede K2SO4 36,25 per % . II sale di magnesio fu preparato per doppia decompo- sizione tra il sale baritico ed il solfato di magnesio. Si pre- senta in croste cristalline di colorito leggermente roseo, mediocremente solubili nell'acqua fredda (p. 0,620 di sale anidro in p. 400 di acqua a 26°) e più nella calda. Esso è idrato e contiene 3-3 y^ molecole di acqua di cristalliz- zazione. All' analisi forni i seguenti risultati : Gr. 0,2019 di sostanza, ch'era stata disseccata a 150°, fornirono gr. 0,0^89 di ossido magnesico. Cioè in 100 parti : Ossido di magnesio trovato 9,36. La teoria per un sale anidro richiederebbe 9,38 y,, di ossido di magnesio. Il sale di bario fu ottenuto neutralizzando la soluzione acquoso-alcolica dell' acido con carbonato di bario e spos- sando per ripetuti trattamenti con acqua bollente il miscu- glio di sale e BaCOj che si forma. Dal liquido evaporato cristalUzza in belle laminette perlacee, simili per aspetto a quelle dell' acido da cui si partì per la foimazione del sale. ina più grandi. È pochissimo solubile ncll' acqua fredda (a 26° 100 p. di acqua sciolgono p. 0,050i di sale idrato), un po' più nella calda. All' analisi, ha dato i seguenti risultati : l. Gr. 0,6842 di sostanza, dopo essere rimasta parecchi giorni ad essiccarsi all'aria, per riscaldamento a 120"" in una corrente d' aria secca, perdettero gr. 0,0647 di acqua, ed ulteriormente, anco per riscaldamento fino a 150°, non diminuirono più di peso. FI. Gr. 0,2 'iO di sale di bario idrato fornirono gram- mi 0,0940 di solfato di bario. Cioè in 100 parti : !. ![. Acqua trovata 9,45 — Solfato di bario trovato -— 39,19 . Un sale di bario, con ti-e molecole di acqua, i ichiedereb- be un per cento di acqua eguale a 9,10 e fornirebbe un per cento di solfato di bario eguale a 39,29. Un sale baritico con 3'^ d'aq. [ìerderebbe per disidra- tazione 10,46 y^, d' acqua. Il sale di piomho fu ottenuto come il sale di bario, ma si ha più tornaconto di prepararlo per doppio scambio tra la soluzione del sale potassico e (juella di acetato di piombo. È una polvere cristallina, bianca, pochissimo solubile neir acqua fi'edda, un po' più nella calda, e dalla soluzione bollente satura per raffreddamento si depone in piccole sca- ghette splendenti incolore. All' analisi forni i seguenti risultati : Gr. 0,2935 di sale essiccato per esposizione all'aria for- nirono gr. 0,177 di solfato piombico. Cioè in 100 parti : PbSO^ trovato 60,30. — 1005 - La teoria per un sale neutro anidro riehiederebbe un per cento di PbS04 eguale a 49,74, e per un sale basieo della forniola (Ci^H^OJ^Pb + y^ PbO riehiederebbe PbSO^ 03,07 % . Cosicché probabilmente è un sale basi- co quello ehe si forma e che venne analizzalo. V etere etilico dell' acido /S-naftossiacelico, ottenuto in modo simile ai corrispondente a-derivato, cristallizza per evaporazione della sua soluzione alcolica in larghe scaglie trasparenti, incolore, solubili un poco nell'acqua, molto neir alcole e nell' etere, fusibili a 48-49°. L' ammide /S-naftossiacetica si forma facendo agire sul composto precedente 1' auinioniaca acquosa concentrata, e cristallizza dall' acqua alcolica in tavolette allungate, inco- lore, solubili poco in acqua, molto in a!c(de ed in etere e fusibili a 147°. AH' analisi forni i seguenti risultati : Gr. 0,2473 di sostanza diedero gr. 0,0333 di CO^ e gr. 0,132 di acqua. Cioè in 100 parti : Carbonio 72,00 Idrogeno 3,92 . La teoria per la formola C,,)H,OCHo.CO]NH5 richiede Carbonio 71,64 Idrogeno 3,47 . Gli acidi descritti in questa Nota sono isomeri agli acidi naftilglicolici, di cui l'a-composto fu ottenuto da P. Boess- neck (Beri. Ber., XVI, pag. 641). Agli acidi naftilglicolici spetta la formula ol- e /S- Ci„H7.Ce(0H).C00H ; essi so- no, cioè, degli acidi biatomici e monobasici, mentre i due acidi naftossiacetici, da me descritti, sono monoatomici e iiionobasici. Istituto chimicO'famaceulico della R. Università di Padova, agosto 188G. SE PER IL CONDENSARSI DEL VAPOR D' ACQIJA 81 ABBIA SVILUPPO DI ELETTRICITÀ'. NOTA DEL DOTI. FRANCO MAGRINI Questo problema, che ha una glande importanza ndla meteorologia elettrica, è stato studiato da molli in varie epoche, floo dagli ultimi anni del secolo scorso ; ma la so- luzione di esso resta ancora controversa. Volta (') facendo condensare il vapore, che si svolgeva da acqua scaldata a 65 o 70 gradi Reaumur, ottenne al suo elettroscopio un debolissimo accenno di elettricità. Teodoro de Saussure (^) e Reich (^) non ottennero in- vece alcuna manifestazione elettrica condensando il vapore di acqua calda. Per lacere di molti altri, il prof. Palmieri (*) nel 1862 condensando su una coppa di platino il vapor d'acqua, portata ad alta temperatura, ebbe all'elettroscopio conden- satore una debole tensione di elettricità positiva. (1) Meteorologia elettrica, lettera 6.% 4799. (2) Voyage daiis les Alpes ; % § 823, 1786. (3) Abhandl. bei Begrùnd. der Kyl. Sachs. Gcs. d. Wiss. ; i846, pag. 203. (4) Lezioni elementari di fisica speritnenlale e meteorologia; voi. 3, pag. 146. Napoli, 1862. Tomo JY, Serie V/. 204 - 1608 — Kalisclior (*) in questi ultimi anni ha condensato invece il vapor (1 acqua licll' anìbiente sopra un cor[)o più fieildo. Nelle sue ricerche adoperava dodici grandi biccbieri di vetro ricoperti all' esterno di slagnuola e situati su una lastra di ferro slagnato diligentemente isolata ct)n paraffina e posta in comunicazione con una coppia di quadranti del- releltrometro di Kirclìhoff, mentie l'altra coppia di quadranti era in comunicazione col suolo. La sensibilitù dell' elettro- metro era tale, che un volta dava una deviazione di 70 a SO divisioni della scala, distante dallo specchio l"',50; riso- lamento di lutto il sisleuìa era buonissimo, giacché una pic- cola deviazione diminuiva appena di una divisione della scala in ventiquattro ore. Confrontando le deviazioni, ch'egli osservava quando i bicchieri erano vuoti ed asciutti, oppure bagnati d' acqua air esterno, con quelle osservate quando questi bicchieri venivano isolati dopo averli riempiti di ghiaccio o di mi- scugli frigoriferi, non trovò differenze sensibili ; per cui fu portalo a conchiudere, che non si svolga eletlricitù nella condensazione del vapore che si trova nell' atniosfera. Landerer {-) crede, che si abbia svilup[)o di elettricità col condensarsi del vapor d' acqua ; e lo asserisce fondan- dosi sempiicemeiìle sul fallo che un tìlo telefonico, teso fra due case, all' altezza dei tetti, dava al telefono un rumore simile al grido dello slagno, specialmente nella notle, quan- do r aria è molto umida. Ma Kalischer ha ripetuto questa esperienza con risuilalo sempre negativo. In questi ultimi mesi il prof. Palmieri (') ha ripreso a studiare la (lueslione e, senza conoscere l'esperienza di Ka- (1) Wied. Ann. 1883, vl.1. XX, pag. 614. (2) Comptes Rendus, 1881 ; voi. 93, pag. 588. (3) Nuovo Cimento, 1886. — Rendiconto della R. Accad. di Scienze Fisic. e Matemat. di Napoli, 1885. — 1609 - lisclior ('), in modo più si^iiplicc, T ha ripetuta dandone conto nei seguenti termini: « Recentemente sono riuscito con un'esperienza sempli- cissima a dimostrare che il vapore dell' aria, allorché per abbassamento di temperatura si risolve in liquido, svolge elettricità positiva. La squisitezza deirelettroscopio conden- satore da me perfezionato ha, secondo io mi penso, con- tribuito alla felice riuscita della mia esperienza ». « Presi dunque una coppa di platino di circa dodici centimetri di dianietro, e dopo di averla con diligenza iso- lata, la feci comunicare, mereè un filo
  • ooK>o- 000 -oc-eoo- Cornu M. Sur la réproduction des algues marines (Gomptes-ren- dues. Paris, 1879). Janczewski E. Les Propagules du Sphacelaria cirrhosa. (Mem. de la Soc. des sciences nat. de Cherbourg, XVII, 1872). Kraus et Millardet. Sur la matière colorante des diatomées. (Mém. de la Soc. des sciences nat. de Strasbourg, VI, 1866-70). Mangenot C. Des Algues utiles. Paris, 1883. Massalongo A. Zoophycos novum genus plantartcm fossilium, cum tab. 2. Verona, 1855. » Schizzo geognostico sulla valle del Progno o torrente d'Illasi, con un saggio primordiale del monte Bolca. Ve- rona, 1850. » Paleophyta rariora formationis tertiariae agri Veneti, cum tab. 6 (Atti R. Ist. ven,, voi. Ili, ser. III). Vene- zia, 1858. » Sopra le piante fossili dei terreni terziari del Vicen- tino. Padova, 1851. » Conspectus florae tertiariae orbis primaevi. Patavii, 18.52. » Syllabus plantarum fossilium hucusque\in formationi tertiaria agri Veneti detectarum. 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Melanospore (Harvey). » Aplosporee (Decaisne) [in parte]. » Feozoospnree e Fucacee (Thiir.) [esci. le Dilliolaeee]. M Feoficee (Tliiir.) [in p;irte]. » Isocarpee (Ku(zing) [in parte]. Alghe pressoché esclusivamente marine, plui'icellulari, di colore quasi sempre bruno, olivaceo o nerastro ; ripro- duzione doppia, sessuale, in ispecial modo per oospore ed agaiuica (aplospore, zoospore ecc.); anterozoidii cigliali. Le Melanoficee costituiscono il secondo gruppo della serie ficologica, andando per ordine decrescente, ed il loro carattere più spiccalo è da ricercarsi nel colore bruno oli- vaceo^comprese tulle le gradazioni intermedie ; colla dis- seccazione si fa più fosco senza subire quella notevole alte- razione che succede nella sostanza colorante di molle Flo- ridee. Tre sono le principali colorazioni che nelle alghe si rin- vengono. a. Verde (in alcuni casi modificata in verde-azzurro). ò. Bruna od olivacea. e. Rossa (con molte gradazioni dal violaceo ni giallo ran- cia lo). — 1622 - La Clororilla esiste sempre o pura o frammista a prin- cipii coloranti varii; questi per il loro carattere di solubilità sono, dalla maggior parie dei fìcologi, considerati come pig- menti del tutto diversi dalla Clorofdla ; è da notarsi però che il Pringsbeim, mediante lo studio spettroscopico, otten- ne risultali tali all' incontro da far ritenere essere le mate- rie coloranti delle alghe semplici e parziali modiflcazioni del pigmento fondamentale, Clorofilla, che si trova sempre in qualsiasi alga : comunque però esse sieno, queste sostanze si poterono isolare, e cosi vennero nominate : I. Ficocianina ('), sostanza azzurra per trasparenza, rossa luce riflessa (sec. Kùtzing e Cohn.). II. Ficozantina, sostanza di color giallo-aureo (sec. Millar- det e Kraus). III. Ficofeina, sostanza bruna ritrovata da Millardet nelle MelanoQcee e dal Naegeli nelle Dialomacee, che la con- siderò come un principio colorante distinto nominan- dola Diatomina. IV. FicoerUrina, sostanza di color rosso (Kutzing). La seconda e terza di queste sostanze, più, come è na- turale, la Clorofilla, danno, trovandosi unite nella medesi- ma pianta, quella colorazione speciale bruna-olivacea pro- pria delle Melanoficee ; la Ficoeritrina invece, unita alla Clorofilla, è propria delle Floridee. (1) Millardft e Kraus hanno indicato un metodo abbastanza semphce per separare e rendere palese la Ficocianina, Ficozan- tina e Clorofilla. — Trattando con acqua tepida una Oscillaria sec- ca se ne estrae la Ficocianina ; il residuo si fa disseccare e si tratta con alcool a 36 gr., il quale assume una colorazione verde- olivacea ; si aggiunge almeno un doppio volume di Benzolo, si agita per qualche minuto; lasciato in riposo, il liquido si separa in due strati, la benzina sopra nuotante è colorata in verde sme- raldo perchè contiene sciolta la Clorofilla, mentre l' alcool sotto- stante appare colorato in giallo oro a motivo della Ficozanlina che tiene in soluzione. — I6'23 — - Da ciò pi vede come !a colorazione nelle alglie Isa un rapporto diretto e quasi costante colla loro organizzazione e funzionalità da poter venir utilizzata in molti casi, come un lìuon caratteie tassonouiico; la colorazione diversa in- fatti costringendo 1' alga a vivere a profonditù differenti e con disposizione varia (vedi oltre) deve naturalaiente rile- garsi con quelli altri caratteri, i quali dt.nno un aggruppa- mento naturale della serie lìcologica. Si è perciò che la presenza della Ficofeina fece riunire in un solo gruppo le Fucacee, Feozoosporee, Diatoniee, sot- to la denominazione comune di Feotìcee (Alghe brune). Tuttavia il carattere del pigmento essendo pure un criterio tassonomico assai buono, non è sufQciente a costituire di per sé solo un gruppo naturale. Sotto il nome collettivo di Melanoficee, già aiìoltalo dal Rabenhorst, comprendonsi nel presente lavoro le sole Fu- cacee e Feosporee, escludendo le Diatomacee e le Diltidta- cee, che alcuni vorrebbero riferire a questa serie ('). Però il carattere veramente scientilìco delle Melanolicee è da ricercarsi nel sistema riproduttivo, di cui a suo luogo verrà detto. Levarle parti costituenti la fronda e gli aspetti che può presentare sono analoghi a quelli già indicati nella parie prima di questa Flora (^). Struttura della, fronda. — L' eleniento istologico delle Melanoficee, come di tutte le altre crittogame vasco- lari, è la cellula ; questa, per la sua citogenesi, si può rite- nere del tutto analoga alla cellula delle Fanerogame ; ne (1) Le Diatomacee verranno trattate nella quinta ed ultima parte della nostra Flora algologica della Venezia ; le Dittiotacee si trovano collocato in appendice alla prima parte del lavoro stesso {a Le Floridee »). (2) G. B. De Toni e David Levi, Flora algologica della Ve- nezia, parte prima («Le Floridee»). Ti.mu iV. Sene Vi. 20ò — 1624 — differisce però dal lato flsiologico in quanto che non entra in rapporto funzionale colle cellule contigue, non presenta con queste quella unità di lavoro vitale, quello scambio di succhi nutritivi che nelle cellule delle piante superiori si rinviene. Il contenuto delle cellule è granulare, principalnienle clorotìiloso o di questa sostanza mista ad ailii pigmenti in quantilù, poi amido, jodio, bromo, una sostanza zuccherina speciale che si ottiene specialmente dalla Laminaria fleoci- caidis e L. saccharina. Secondo il vario modo d'aggregazione ed accrescimento delle cellule le frondi ricevono nomi diversi : Aparenchimatiche diconsì le frondi settate in una sola direzione; allora la melanoficca presenta molta somiglian- za con una confervacea qualunque: tali filamenti sono in varia guisa ramificati. Se la ramitìcazione procedendo dalle cellule basilari dà origine a dei rami sottili che rimangono aderenti all'asse primario, si ha la formazione di una specie di strato corticale pseudoparenchimatico, che va man ma- no ingrossandosi per la sovrapposizione di nuovi ramo- scelli (Aìilirocladia) ; altra struttura pseudoparenchimatica si presenta allorquando si ha la fusione dei rami primari dei filamenti in uno strato omogeneo che può riuscire ap- piattito o rigonfiato a mo' di pulvino (ElachisiaJ od allun- gato in cilindro in vario modo ramoso (Caslagnea^ Lieb- mannia, Mesogloea). Parenchimatiche chiaraansi le frondi in cui si ricono- scono degli strati cellulari abbastanza connessi. In questo caso la crescenza può avvenire in tre maniere: a. Uniforme per tutta la superficie: il tallo prende l'aspet- to di una foglia brevemente picciuolata (Phyllitis), d'u- na densa massa cava cilindrica (Asperococcus buUosus^ Scyiosiphon lomentarins) o reniforme (Colpomenio); b. per il margine, per settamento delle cellule marginali : — 1625 — ne offrono esempio le forme laminari libere delle Cii- ileria o le incrostanti della Zanardinia collaris ; e. per la sommità; possono darsi due casi : nel primo la fronda cilindrica è ramificata, finisce con una grande cellula madre, che si divide dapprima con delle stroz- zature trasversali e poi ciascun segmento si costringe nel mezzo, ed ogni melù si divide con setti longitudinali diversamente orientati (Sphacelaria); nel secondo caso, oltre r accrescimento sopradetto, le cellule esterne si suddividono in seguito a nuovi setti trasversali rico- prendo il tallo di uno strato di piccole cellule che non permettono più di vedere i dischi primitivi; queste pie cole cellule si sviluppano più tardi in filamenti che di- scendono lungo i l'ami, si saldano insieme e formano uno strato corticale che trovasi assai sviluppato nella Sphacelaria Scoparla e nel Cladostephus verticillatiis, ove è attraversato orizzontalmente dai rami che sem- brano endogeni ; (l. intercalare ; in questo caso si hanno le alghe gigante- sche proprie degli ampii mari (Atlantico, Pacifico) come le Macrocijslis lunghe parecchie centinaia di metri ; si ha una fronda laminare ramificata o meno, con callo radicale costituito da un assieme di uncini ramosi che si unisce alla lamina mediante un piede o stipite cilin- drico ; tanto quest' ultimo che le ramificazioni radicali sono costituite da uno strato centrale o midollare com- posto di cellule allungate e da uno esterno o corticale formato di cellule minori isodiametriche. Riproduzione agamica. — Non vi ha concorso di sessi : i germi sono prodotti per segmentazione ed altre modificazioni delle cellule costituenti la fronda. Aplosporica. — Per mezzo di propagoli •- di tutte le Feoficee il solo genere Sphacelaria presenta questo speciale modo riproduttivo : la cellula terminale di alcuni giovani — 1026 — rniìii dopo aver (iito origine ad un piccolo numero di seg- menti, pioduce lateralmente (\{\e protuberanze ottuse (S. tril'uloiiles) o tre corti raiMoscelli (S. cirrhosa); queste pro- tuberanze o cornetti danno al propagolo un aspetto carat- teristico. Zoosporica. — Tutte le Melanotìcee, eccezione fatta delle Fucoidee, hanno una ripioduzione agamica per spore; queste, essendo provvedute di due cigli e dotale di movi- mento, diconsi Zoos[)ore : hanno aspetto vario, per lo più piriforme ; i cigli sono posti lateralmente di faccia ad un punto rosso detto punto oculiforme e diretti uno allinnan- zi (remo), l'altro alfindietro (timone). Le Zoospore proven- gono dalla divisione totale del contenuto delle cellule del tallo e sono riunite in apposite cellule che costituiscono gli Zoosporangi ; questi ultimi possono essere di due specie: a. Zoosporangi uniloculari formati da una sola cellula ovoide in cui trovansi numerose Zoospore piccolissime ed allora il Zoosporangio dicesi anche Oosporangio ; b. Zoosporangi pluriloculari formati da cellule seriale, ciascuna delle quali contiene una sola Zoospora più grande delle precedenti, ed allora il Zoosporangio prende il nome di Tricosporangio. Parafisi. — Le cellule sterili, che circondano il Zoospo- langio, possono allungarsi a guisa di pelo, rimanendo sem- plice o ricevendo delle strozzature (parafisi |)luriai ticulate e ramose) sono da considerare come Zoosporangi non giunti a maturile. Il posto occupato dagli Zoosporangi varia a se- conda della forma del tallo. Quando il tallo è filamentoso si trovano : od all'estre- mitù dei rami ordinar], o raramente lungo il decorso del filamento e dei rami formandosi dalle stesse articolazioni (Pilayella). Quando il tallo è cilindrico, grosso ed a crescenza ter- minale, trovansi alla estremitìi di corti rametti fdamentosi, — 16-27 — e soni) p;M' Io più iinil()culiH-i, formali .Uille iiUiine cellule elio assumono uiiu Oguiu sforoiciale (Clddoslcji/uis, Spltace- Ir.rìa). Quando finalmente il tallo è solido a crescenza unifor- me mai'ginale od intercalare trovansi : od al margine della from'a formali da cellule prominenti, ovvero sin. ili alle ordinarie ; o spaisi più o meno legolarmente, ovvero riuniti in seri su tutta la superficie. Anche in questo caso possono venir formati da cellule simili in ordine colle altre oppure pro- minenti a ; uisa di peli di vario aspetto. Riproduzione sessuale. — P<'r la riproduzione ses- suale è necessario, come è noto, 1! concorso di due corpi protoplasmalici differenziati dal protoplasma costituente lo individuo vegetale. Nelle Floridee, oltre tale differenzia- mento assoluto del protoplasnja fondauìcnlale, ne esiste pu- re un altro relativo tra i due corpi protoplasmatici, il quale viene a costituire il sesso diverso. Per esprimere la prima differenza (ass(dula) entranibi i corpi plotoplasmatici diconsi gameti, per esprimere la se- conda (relativa fra i due) : si distingue col nome di gameto anterozoide, il maschile, quello cioè che fa tutta la strada per unirsi all' altro, col nome di Oosfera o gameto femmi- nile quello che rimane fermo e che subita l' influenza del primo si sviluppa, rendendosi atto a riprodurre la pianta madre. In questo caso la riproduzione avviene per eterogamia, ciot' per sessi disuguali, ed è il caso generale delle Floridee od alghe rosse. Quando gli elementi sessuali non presentano alcuna differenza ma hanno egual origine, grandezza, forma e per congiungersi fanno un eguale tratto di cammino, quando inlìne non hanno alcuna differenza relativa (tra loro) allo- ra essi sono gameti propriamente delti e danno luogo alla - 1628 — ripi'oiliizione per isognniia, cioè per mezzo di sessi almeno in appatenzìi eguali. Nel piccolo numero di Feozoosporee, di cui si conosce la riproduzione sessuale, questo caso è assai frequente. Premesso ciò, ecco i vnrii tipi di riproduzione sessuale che si rinvengono nelle Melanoficee. I. Isogamia a gameti mobili. — Alcune cellule della fronda si sviluppano in modo anal()go agli Zoosporangi pluriloculari, colla sola differenza (he ogni lo;igia di questi gametangi contiene varie spore cigliate simili alle Zoospore singole degli Zoosporangi solo alquanto piìi piccole ; il ga- metangio giunto a matuianza mette in liberto, sia per un orifizio tern)ina!e e col successivo dissolvimento dei setti delle loggie, sia per orilizi laterali, corrispondenti a cia- scuna loggia, i gameti che nuotano nclfacqu;! per qualche tempo ; di poi alcuni gameti, del resto morfologicamente simili agli altri, si Gssano con uno dei cigli a qualche ma- trice e ritirano l'altra nel corpo protoplasraatico ; poscia al gameto cosi fissalo \ iene a fondersi un altro maschile ; en- trambi si arrotondano, si circondano di una tenue mem- brana cellulosica dando cosi l'uovo; in alcuni casi il primo gameto non si fìssa, ma si fonde all' altro movendosi en- trambi neir acqua. II. Eterogamia con oosfera ed anterozoidio mobili. — In qualche genere (Zanardinia, Ciitlerio) si sviluppano ga- metangi pluriloculari di due sorta, gli uni formati di logge piccole, numerose, contenenti ciascuna quasi sempre otto gameti maschili, cioè anterozoidi, e questi gametangi ma- schili diconsi, come quelli delle Floridee, anteridii, gli altri gametangi sono femminili, hanno minor numero di loggie più grandi, contenenti ciascuna un solo gameto femminile od oosfera e diconsi oogonii; l'Oosfera ò bruna, provveduta di due ciglia (remo e limone), nuota per qualche tempo, poi si (issa con un ciglio e ritira l'altro, si arrotonda e pre- - 1G29 — senta un pillilo jaliiio dove trovuvasi il ciglio ultimo riti- rato, quando un anterozoidio, nuotante nel liquido, viene a passare in vicinanza di questo punto, vi si fissa, penclra a poco a poco neirinterno dellOosfera fino a sparirvi del tut- to; allora la massa protoplasmatiea si circonda di cellulosa, divenendo uovo atto a riprodurre direttamente la pianta come nella Zanardinia, od invece nelle Cutleria ed A5;lao- zonia, producendo una espansione rauìpicante sulla quale si sviluppano degli Zoosporangi, le cui zoospore danno poi luogo alle vere frondi di Cutleiia ed Aglaozonia. III. Eterogamia con Oosfera immobile ed anterozoi- dio mobile. — In questa maniera si riproducono tutte le Fucoidee ed alcuni generi di Feozoosporee non esistenti nella nostra Flora (Tilopteris, Haplospora, Se ap ho spora). La Oosfera è priva di cigli e rimane immobile, viene espulsa dalla cavità che la contiene (Oogonio) da un' aper- tura della membrana; nei generi di Feozoosporee sopra ci- tali gli oogoni sono uniloculari e producono una sola oosfe- ra immobile e la fusione dell'anterozoidio colla oosfera non fu ancora osservata. Nelle Fucoidee gli anteridii e gii oogonii rinvengonsi in cripte speciali scavale nello strato esterno, dette concetta- coli, i quali o si trovano localizzali in modo vario (Fucus) od uniformemente sparsi su tutta la fronda (Durvillea, My- riodesma), il corpo protopiasmatico rinchiuso nell' oogonio o resta indiviso producendo una sola oosfera (Cysioseira) o si scinde in due (l'elvella), quatlro (Ascophyllum), otto oosfere (Fucus), in alcuni casi in un solo concetlacolo Iro- vansi anteridii ed oogonii (Fucus Sherarili) e la pianta di- cesi ermafiodita ; in altre alcune frondi portano soli con- cettacoli anteridiferi ed altre soli concettacoli oogoniferi e la specie prende il nome di dioica (F. vesiculosus). Zona in cui vivono le Melanoficee. — Il princi- pio colorante, come è naturale, stabilisce sopra lutto la zo- — ÌG30 - na in cui vivono i varii gruppi di alghe e quindi anche !e Meianolìcee. È ovvio comprendere che le alghe colocale in verde debbano vegetare il pii!i possibile in prossimitìi della super- fìcie, altrimenti i raggi verdi verreb! ero tialtenuli dallo strato d'acqua egualmente colorata ; le Floridee, richieden- do a preferenza i rossi, devono vivere ad una profondità tale, che permetta allo strato d'acqua d' impedire 1' arrivo dei raggi verdi. Questa zona viene ad essere T ultima, cioè la terza, secondo la suddivisione adottata dall' Ardissone, per le alghe del Mediterraneo e la quinta secondo la divi- sione proposta dal Forbes. Le Melanotìcee, che non assorbono di preferenza 1 rag- gi rossi, né i verdi, trovansi in gran parte nella zona in- termedia (seconda dell'Ardissone), zona delie Lannnarie, zona media o delle coralline secondo il Forbes. Queste di- visioni però non sono da ritenersi assolute ; melanolicee e floridee si rinvengono anche nella prima zona, ma la loro stazione è tale in molti casi da far sì che i raggi solari deb- bano percorrere una lunga ed intricata via prima di per- venire alla pianta. Modificazioni recate alla stessa specie dalla ZONA E MARE DIVERSO. — Tali modi(icazioni sono abba- stanza rilevanti e degne di nota, e sono in parte analoghe a quanto avviene per le piante terrestri, come il pino della montagna assume una statura diversa se riesce in pianuia e la pianta ti'opicale prende un aspetto assai meno rigoglio- so nelle regioni temperate ; del pari nelle alghe 1' individuo che vive ad una grande profondità ha delle differenze no- tevoli da un altro individuo della identica specie che vegeta a profondità minore ; così ncWe Cys Ics e ira la C. barbala quando si estrae da una profondità di 3-4 metri è provvi- sta di vescicole aeree, quando invece vegeta ad una mino- re ne è priva, talvolta trovandosi in una zona inlermedia — 1631 — ne ò in parte munita e in parte priva (') ; la C. discors al loreliè vive a poca profondità fmttilìca in primavera, ne siti più profomli fruttifica in estate (^); il Fucus vesicvlosvs L. deHAllantico prosenta le vescicole mollo più grandi e le dicotome assai più allungate che non la medesima speoit vivente nel Mediterraneo, né si può passare sotto silenzio r immenso sviluppo che presentano alcune alghe extra-me- diterranee, ad es. la Macrocyslis pirifera, di cui T Agassiz misurò un esemplare trovato nello stretto di Magellano ed oltrepassante 300 metri di lunghezza (seuìbia che tale spe- cie possa arrivare anche a 500 m.), né la famosa prateria o mar di sargassi, sterminata agglomerazione d'individui tifila stessa specie (S. bacciferum Ag.) esistente tra il 22° ed il 3G° di latitudine nord e il 23" a 43° di longitudine occidentale, occupando uno spazio di circa 40,000 miglia quadrate (^). Cenno sulle Melanofigee fossill — L' importan- za che nelle formazioni geologiche passale ebbero la grande fauìiglia delle alghe è grandissima, né essa è cessjita al gilla prima zona, in primavera. Colla specie a Venezia sulla fondanKMita delle Zattere. II. Cystoseira Ag. (da KVornq, vescicola e uSipct, catena). Frondi caulescenti, arrotondate o piane, lililormi o den- samente ramose o dicotome o pennate ; rami spesso fogli- formi, sovente rigonfi a mo' di vescicole ellittiche concate- nate o solitarie, solo di raro mancanti ; nella fionda giova- ne i rami superiori s.-no spinulift)! mi, i mediani s<.no liii- formi, gli inferiori fogliacei. La fronda è costiluila lia tie strati : il miilolìare composto di cellule minutissime obhiii- ghe, l'interno o subcorticale di cellule maggiori rotoiidaio- angolose, il corticale di cellule oblunghe disposte in senso perpendicolare all' asse Le Cistosire sono annue, raramente bienni, per lo più perenni: le specie perenni pei dono annualuienle, dopo la fruliiticazione, tutti i vecchi rami e sopra la cicatrice origi- nala dalla loro caduta si producono nuovi elementi celiii- lari, tra i quali si formano novelli punti vegetativi che da- ranno origine a future produzioni rasnose ; in alcune spe- cie i rami si staccano al punto d'inserzione, in altre invece si disarticolano ad una certa distanza dalla base, rimanen- do cosi aderente all' asse primario una porzione di ramo variamente lunga, sulla quale si formeranno la callosità so- pradetta ed i punti vegetativi; tali monconi, che ricoprono i rami primarii presso l'inserzione nell'asse, in qualche spe- cie si rigoniiano assumen lo un aspello pii ilorme o cilin- i omo IV, Sene Vi. -i^S — 1640 — droide per una speciale ipertrofia del tessuto sottoperiferico della base del raaio, ed ebbero il nome di tofuli o mammel- loni; essi producono poi sulla loro superficie spinette e ru- gosità d' indole varia. Produzioni corticali. — ^La superficie degli assi pri- mari e dei rami in alcune specie è liscia, in altre invece vien ricoperta da rugosità, da aculei o spine di dimensioni varie : tutte queste sporgenze si accrescono per la produ- zione più attiva di cellule periferiche e solloperiferiche. Aereocisti. — Le vescicole aeree si trovano rara- mente nei rami di primo ordine, per lo più invece su quelli di secondo e terzo, sono o concatenale a due, tre e sino quadro insieme, ovvero solitarie, mai però pedicellate. So- no prodotte da uno sproporzionale sviluppo dei tessuti cor- ticale e subcorticale in confronto di quello midollare ; le cellule dei due primi nella parte inferiore assumono un' at- tività maggiore delle cellule midollari, le quali, allungale nel senso dell'asse non si accrescono in modo adeguato; per fat- to puramenle meccanico dunque, progredendo questa neo- formazione di cellule, i due primi strati producono un ri- gonfiamento che aumentando lacera lo strato midollare, dando finalmente luogo ad una cavità, le cui pareti sono costituite dai due soli tessuti, corticale e sotlocorticale ; sulla faccia interna trovansi ancora brandelli del tessuto midollare lacerato. Pori mugiflui. — Sono sparsi per tutta la fronda, per lo più trovansi disposti in serie parallele alla costa mediana allorché questa esiste. Fruttificazione. — I concettacoli trovansi riuniti alla base rigonfia dei rametti od all' apice degli stessi, talvolta trovansi sulle aereocisti ; i rametti conceltucoliferi assumo- no una forma speciale, come vien descritto nelle diagnosi delle specie ; l'oogonio contiene una sola oosfera ; gli ante- rozoidi hanno leggiere differenze da quelle dei Fucus. — 1G41 — Chiave analitica. I. Rami primari non tofuligeri. A. Costantemente la fronda è vesci- cu tiferà. * Rami nudi (non spinescenti). a. Fronda eterofilla . . . C. abrotani folla \) b. Fronda omotìila . . . C Hoppii 2) ** Rami echinati C. discors 3) B. Fronda incostantemente vescicu- li fera. a. Le vescicole si rinvengono nei soli esemplari oceanici , giammai nei mediterranei e adriatici ; rametti spinescenti ed echinati C. amentacea 4) /;. Le vescicole si trovano nei soli individui che vivono a grande profondità (5-7 metri), negli altri che vivono dai 3-4 metri mancano o solo parzial- mente si trovano; lametti nu- di (non spinescenti) . . . C. barbata 3) C. Fronda costantemente vesciculife- ra ; rami spinescenti. a. Asse primario ramificato ver- so la base; rami pennati; ra- metti Gliformi più volte dico- tomici C. crinita 6) b. Asse primario verrucoso , non ramiGcato verso la base, — d6i2 - con ilitam.izioni laterali da cui spunlano i rami; rametti com- pressi, foulifornii, aliorni, al- quanto attenuati alla base, ina non veramente pieciuolati . C. selaginoides 7) II. Rami primari tofuligeri. n. liami inferiori foiiliformi, bi- fidi, triquadriOdi e talvolta sub- palmati air apice ; rami supe- riori cilindracei, triquetri . C. Erica-marina 8) //. Rami inferiori fogliformi di- eotomo-ranìosi, quasi pennati; rami superiori dapprima arro- tondati e spinescenti, di poi ap- piattili, fogliformi, colle spinet- te marginali a forma di denti acuti, ascendenti . . . . C. Montagnei 9) l. C. abrotanifolia (Stackh.?) Ag. C. abrotanifolia (Stackh. ?) Ag. iSp. 1, pag. 63. — J. Ag. Sp. I, p. 225. — Menegh. Alg. ital. p. 92 e 95. — Kutz. Sp. p. 600 ; Tab. Phyc. X, t. 17. — Vallante, CysL, p. 14, t. IV. — Bizz. Fi. Veri. Critt. II, p. 97. — Hauck, Meeresalgen, p. 298. — Fuaus abrotanifolius Slackh. iS'er. Brit., p. 33, t. 14 (in par- te). — Fucus compvessus Wulf. Crypt, aquat., p. 50. — Fu- cus concatenalus Poli. FI. Veron., p. 229. — Fucus fimbria- tus Lamour. Diss., p. 70, t. 34 e 35. — Cyst. concatenata Nacc. Alyol. Aclriat., p. 88. — Bertol. FI. II. Crypt. II, p. 12. — C. elata, microcarpa, divaricata, fimbriata, gìomerata, patentissima, squarrosa, leptocarpa Kutz., Sp. et Tab. Phyc. — D. pumila Mont. in Kutz. Tab. Phyc. X, t. 50. Frondi alte persino un metro, larghe inferiormente 3-6 — 10i3 ~ n iì\, su|)ori()in;i i.l(> i iv.u . i-or gelili (';; un callis ludicnle appianalo, fortcmcnle udcrcnle alia nialricL' ; caule coiìi- prcsso variainenle lungo, inferiormcnle provvislo di i";imi foglifuri))], costali, suMiijicisnali con niaigine intero, piivi di picciuolo, provvisti di tiue serie di peri muciflui paralle- laniente alla costa mediana; superiormente rami (ìliformi sopradecomposti ; vescicide aeree subconeatenate, oblun- ghe, ovate, talvolta forcute ; concettacoli riuniti sul ranndti d'ultimo ordine, i quali riescono spiniformi, palmato-nuil- lifldi e coronanti le vescicole, presentano 1-2 mm. di lun- ghezza; le oospore immature sono obovate, lungamente pe- dicellale (30 ^a. di diametro), le mature globose (100 u- di diametro) ; le parafisi sono scarsamente ramose, cogli apici appuntiti e colle articolazioni lunghe Ì-A volte il dia- metro. La consistenza ò cartilaginea; il colore è olivaceo fo- sco, che colla disseccazione si fa nero. Sopra i sassi più esposti in uiare aperto sino alla pro- fonditi! di 2-3 metri; rejetta sulle s|>iaggie adriatiche e sul Lido veneto (Zanardini), Chioggia (Meneghini), Trieste (l)e- rini), Dalmazia (Vidovi( h) ei e. Var. filicina (Bory) ? C. filicina Bory, Expecl. en Morée, 111, 2, p. 118. — De Not. FI. Capr., p. 192. — Menegli. Alyh. Ital, p. 90, 91. Frondi con dimensioni minori della specie, per lo più non sorpassanti i tre dm., a caule breve o subnullo, presso- ché omoGlle, coi rami inferiori pinnylifidi, lineari, lanceolati, a pinnule alterne con margine crenulato e la base ristretta quasi a guisa di picciuolo; dal basso all'alto le frondi dimi- nuiscono di lunghezza e divengono da ullin^o dicotome, lineari; concettacoli riuniti sulle ultime dicotomie a cui danno un aspetto corimboso, lunghi al più I mm ; oospore — 16i4 - nintiire siibsftTichfì ; purafìsi irregolarmenle articolalo con articoli ohovati grossi 20 mm. La consistenza è iiieail)i'anacca, i! colore olivaceo. Dalmazia (Neuniayer). Var. Boryana Mcnegh. Var. Boryana Menegh. Alg. Med. Ital. 1, p. 13; Alg. Ital. Dabn., p. 95 — C. ahrotanifolia Bory, Expéd. en Morée, IV, p. 318 (non Ag.). Frondi alle 8 crn. al più, non eferofille; rami fogliformi, gl'inferiori tripinnatifidi con pinnule intere ed ottuse o mul- tifide all' apice, i superiori sopradecomposli, regolarmente ed in modo alterno pinnati ; aereocisli rare e solitarie, giammai terminali, né coronate dai ramctli fruttiferi ; con- celtacoli subulati, lunghi 4-5 mm., grossi \ mm. ; oospore mature y^ maggiori di quelle della specie con margine dia- fano che ne raddoppia quasi il volume; paralisi più sottili e più regolarmente articolate di quelle della specie. La consistenza è cartilaginea, il colore è bruno oliva- stro traente al nero. Mare Adriatico. Sulle coste orientali (sec Meneghini). 2. C. Hoppil Ag. C. Hoppii Ag. S/}., pag. 59. — Zanard. Syn. Alg. Adriat, p. 243. — Menpgh. Alg. Ital., p. 74. — Kutz. Sp., p. 559, Tab. Phyc. X, t. 45. — Vallante, Cyst., p. 16, t. VII; De Toni e D. Levi, Phyc. hai. n. 22. — Cystoseira barbata, var. Hoppii, Ag. J. Ag. Sp. I, p. 222. — Bizz. FI. Ven. Critt. II, p. 97.— Cy- stoseira granulata Delle Ghiaje Hydroph., t. V? — Fucus Abies-marina Gnjel., Hist. Fuc. t. II, 2? — Fucus concatena- tus Wulf. Crypt. Aquat., pag. 49? — Fucus Abies Bertol., Amoenit. t. IV, f. 2 u-b ? Frondi alte parecchi decimetri, non eterofille; pennato- — 16i5 — alterne, simili a quelle della C. barbala ('), con cui spesso la specie stessa viene confusa ; ogni i-anielto (variun:enle vesciculifero) emelle allernalivanienlc ed a disianze in-ego- lari pennelle di terzo ordine ; i ramelli di 2." e 3." ordine sorgono olire che dalla porzione cilindrica anche dalle ve- scicole aei'ee, nel qual caso danno alla fronda un aspetlo pseudodicototnico ; aereocisti regolari, nuìDcrose, separale da intervalli uguali o di poco minori del loro diametro, lun- ghe 7-8 mm., larghe 2-3 nun. ; loncellacoli riuniti sugli ullimi rametti che si gonfiano a tubercolo ; le cripte spor- gendo alquanto foruìano delie granulazioni color marrone sulla superlìcie dei ramelli e delle vescicole. Le specie stu- diate presentano il fatto caralteristico che nel primo anno ari'ivano appena ad 1-5 cm. in altezza, mentre la C. bar- bala^ sino dal pnmo stadio, ha un gi'ande sviluppo potendo nel priuìo anno alzarsi lino a i0-t2 cm. Frultilica da febbraio ad a|)rile. La consistenza ò car- tilaginea, il colore è brun(»-cupo, colla disseccazione si la nero, tranne che nella foima auraniiaca in cui il colore bruno-chiaro si conserva anche nell' alga disseccata. In questa forma da noi trovata al Lido le vescicole sono assai grandi. Comune in alto mare, anche rigettata sulle spiaggie. Mare Adriatico, al Lido di Venezia, a Chioggia ; cresce pure sulle coste istriane e dalmate (sec. gli autori). 3. C. discors (Linn.) Ag. C. discors (Linn.) Ag. Sp. I, p. (52. — Zanard. Syìi. Alg. Adriat, p. 244. — Meuegh. Alg. JluL, ji. 83 et 88 (C. discors var. paniculalaj. — J. Ag. iSp. 1, p. 224. — Kùtz. ISp., \>. 601 ; (1) Fra la C. Hoppii Ag. e la C. barbala Ag. esistono nu- nieros : loruie di passaggio da liuscire con diificoltà a decidere se certi esemplari appartengano all'una piuttosto che all' alti a. Tal). Phijc. X, t. 51, V. — Vali;uite Cyst., p. 17, t. VI. — Hauck, Meeresalgen, p. 297, f. 123. — Bizz. FI. Ven. Critt. II, p. 97. — Fiicus discors L. Syst, p. 717. — Esper. le. Fuc, p. 59, t. XX.V. — Fucua ahrotanlfolius var. discors Stackh. Nereis Brit., p. 34, t. XVll. — Fuciis coinpressus Esp. loc. cit., p. 152, t. LXXV1[? — F. forniculaceus Tui-n. Hist. Fuc, p. 134, t. 252 (tiscluisi 1 iiinonitui). — Cystoseira foeìiiculacea Grev. Alg. Brit., p. G (eselusi i sinonimi). — Kùtz. Sp., p. 599; Tab. Phyc. X, t. 51. — Cystoseira panicidata Kiitz. Sp., p. 599; Tab. Phyc. X, t. 45. Frondi alle 2-6 dm., eterofille, a caule arrotondalo- eoiiipresso, inuricalo; mini inferioii fogliformi larghi 2 6 miu , costati, dentali, (lecoinposto-[JÌiHialilidi ; aeivocisti ellitticlie, concatenate, in numero di 2 a 4, lunghe 3-5 mm., larghe 1-2 mm.; concettacoli scarsi, sugli ultinii rametti rigonfiati sorgenti dalle vescic(de aeree ; le oospore mature variano nel diametro da 100 a 500 f>. ; paralisi ramose ad articolazioni obovate ; pori muciflui numei'osi s[)arsi su tutta la fronda; sui rami fitgliformi sono disposti in sene parallele alla costa. Rigettata dal mare sulle spiaggie. Adriatico, a Venezia ed a Chioiigia (sec. Znnardini e Me- neghini) ; coste orientali (sec. Meneghini, Hiiuck ecc.). 4. C. arnentacea Bory. C. arnentacea Bory Expéd. Morée, Ili, 2 p. 319. — J. Ag. Sp. l, p. 219. — Monegli. Alg. Itai, [>. 47, t. II, 2.— Valianle Cyst., p. 20, t. IX. — Bizz. FI. Vcn. Critt. II, p. 97. — Ilauck Mee- resalgcn, p. 295. — Cystoseira ericoides var. arnentacea Ag. Sp. I, p. 63. — Cystoseira ericoides Delle Cliiajo, IJydropì.yl., t. IV? — Halfirica arnentacea, lupulina, ericoides et setagi- noides Kùtz., Sp., \^. 594, 595, Tab. Phyc. X, i. 40, 41, 38 of 42. Frondi sorgenti da un callo radicale robusto, alle I-i dm., omofille, con caule arrotondato ramoso; ran»i alqniinto — 1047 — ulluiguti, laniclli coiimboso-cauduU ; foglielle spinrsccnli subulate, ravvicinale , densamenle imbricale ; gli apici di queste venendo a cadere, reslreinitù dei rami assumono un aspetto di ricettacolo ciliudroideo; questo caso si risconlia specialmente negli esemplari veneti ; le aereocisti si trova- no solamente negli esemplari oceanici ; conceltacoli solitari ed a coppie sugli ultimi rametti in prossimità della base delie spinette (foglioline spinescenti) al di sotto di queste, le quali assumono un aspetto mainillare piriforme. Secondo il Me- neghini, il miglior carattere specifico della C. amenlacea consiste nella presenza di quattro concetlacoli per ogni tu- bercolo fiultilero, separati da tre setti cellulosici. Non tutti sono sul medesimo piano, nella sezione trasversale qualcu- no apparisce assai ampio e qualche altro più angusto ; le oospore mature sono oblunghe, obovate o piriformi, col dia- tuetro massimo di 150^. ; paratisi in scaiso modo ramose ad articolazioni obovate o davate, lunghe 5-8 volle il dia- nietro; pori muciflui abbondanti, che spesso anche s'esten- dono quasi fino all'apice libero delle foglioline. Rigettata sulle spiaggie. Mare Adriatico a Venezia (sec. Meneghini e Zanardini); sulle coste orientali (scc. Hauck). 5. C. barbata (Good. et Woodw.) Ag. C. barbala (Good. et Woodw.) Ag. Sp. I, p. 57. — J. Ag. Sp. 1, p. 223 (esci, la C. HoppiiJ. — Kutz. Sp., p. 599 ; Tab. phyc. X, t. 44, I, a-c e t. 46, t (C. barbatula !). — Vallante, Cytit, p. 15, t V. — Bizz. FI. Yen. CritL, p. 97. — Hauck, Meere- salgen, p. 296, f. 424 (esci, la C. Hoppii). — De Toni e D. Levi, Phyc. Ital. n. 21. — Fucus barbatiis Good. et Woodw. Linn. Trans. Ili, p. 128. — Turn. Hist. Fuc, voi. IV, p. 124, t. 250. Frondi alte 5- 12 dm., omofille, a caule arrotondato, gros- so %-l cm., non muricuto; rami non fogliformi, decompo- Tomu IV, òtiit VI. 209 - 1648 — sito pennati, con ponnetto alterne che danno alla iVoncla un asiH'tto dicotomo, giacché il ratnoscelio essendo flci^suoso devia dalla sua direzione ad ogni rumilicazione, tanto più che gli apici, specialmente negli esemplari sterili, appariscono forcuti. La forma v<'scicnlifera è [)iù comune, vive da 3 a 4 m. di profondità, presenta talvolta qualche rametto con poche aereocisti lanceolate, concatenate, grosse circa i mm. e lim- ghe poco jiiù del doppio, le quali si seguono senza alcun intervallo ; concettacoli riuniti sugli ultimi rametti che si presenlaiK) ahjuanto gontì e fusiformi. Le oospore imma- ture sono racemose, ovoidali, le mature sono oblunghe, col diametro maggiore di 00 u. ; paratisi scarsamente ramose. Fruttifica da novembre a febbraio ; la consistenza è car- tilaginea, assai fragile, il colore è bruno, colla dissecca- zione pressoché nero. Abbastanza frequente assieme alla C. Hoppii, in parti- colare modo alla iii.boccatura dei porti. Mare Adriatico a Venezia (sec. Meneghini), a Chioggi.i; riget.ata sui murazzi ; a Pellestrina ; cresce pure sulle co- ste orientali (sec. Meneghini ed Hauck). 0. C. criìdta (Desfont.) Duby. C. crinita (Uesfonl.) Duby, Bot. Gali, p. 936. — Mencgli. AUjh. Hai, p. 53. — J. Ag. Sp. I, p. 223. — Vallante, Ct/sL, p. 18, t. Vili. — Hauck, Meeresalgen, p. 296. — Fucus crinilus Dt-sf. FI. Atlant. II, p. 425. — Cnjplacantka crinita, flaccida, ro- busta et squarrosa Kùtz. Sp. et Tah. Phyc. Frondi alte 2-G dm. innalzantisi in numero vario da una comune caiinsilà radicale, a cauli grossi 3-6 mm., sem- plici, o di Iricotomi, alla base inferiormente nudi, supe- riormente ricoperti di aculei e rugosilj; ramipeiinati, oppo- sti, con raiiìoscelli ripetutamente dicotomi, i qu:ili danno ai rami un aspetto piramidale; rametti filiformi; aereocisti man- canti. Da qualche autore vennero presi per vescichette i ri- — 1040 — jlonGtimonti prodotti dai concettacoli; questi ultimi trovansi alla base iloi rametti terminali, sono solitari o poco ravvici- nali, molto grandi e prominenti, dando al rametto fruttifero un aspetto bitorzoluto ; alle volte la porzione terminale del rametto cadendo, fa si che essi sembrino posti non alla base di un rametto ma all'iipice di quello sottostante. I caratteri del l'oncfttaeolo, oltre a quelli della spinescenza, valgono sopralulto a distinguere questa specie dalla C. barbala^ con cui a prima vista (per la disposizione pseudodicoloraa che affettamt le pennetle della C. barbata) si potrebbe confondere; oospore matuie, oblunghe, col diainetio maggiore che rag- giunge o sorpassa di poco 100 u. ; parafisi fascicolalo-ra- iiiose, ad articolazioni rigonfie alla base, 5-6 volte più lun- ghe del diametro (raggiungente 10 ^.). La consistenza è cartilaginea, il colore è intensamente nero, colla disseccazione quasi vellutato. Mare Adriatico sulle coste orientali (sec. Meneghini ed Ilauck). 7. C. selaginoides (L. ?) JNacc. C. selaginoides (L.?) Nacc. Alg. Afìriat., \<. 86. — Zananl. Syn. Alg. Adriat., p. 243. — Valiaate Cyst., p. 19, t. X, XI. — C. ericoides var. selaginoides Ag. Sy^t., p. 281. — Fucus su- laginoìdes Linn. — C. amentacea var. selaginoides Ag. — Bizz. FI. Ven. Critt. II, p. 97. Frondi alte 2 3 dm. sorgenti da un tronco aspro di nodi e lubcrcoli, eretto con singolari ramilicazioni laterali, ovvero sdraiato e suddiviso in rami panicolati con rametti alterni aUinanto attenuati alla base, ma non varamente pic- ciuolati; l'ami assai rigonfiati alla base ma non tofuligeri con rametti che cominciano ad un leizo circa dei rand degra- danti ; le spin-tte, che rivestono i rami e 1 i rametti, sono lunghe 2-4 mm., spesso bifide o bipartite ; aereocisti nulle; concettacoli (sec Valiante) riposti verso 1' apice dei rand e — 4050 — rametti ringonfiancloli : secondo il Meneghini sono situnti alici base delle spinette elie rigonfiano in guisa da sembrare sessili sul ramo o rametlo da cui spuntano le spinette, gli apici delle quali poi si veggono sorgere da questi tubercoli concettaeoliferi a guisa di cornetti. Dalla figura illustrativa del Valianle ciò non apparisce abbastanza evidente; oospore oblunghe, piriformi. La consistenza è cartilaginea, piuttosto fragile, il colore è olivastro fosco. Non comune, rigettata sulle spiaggie. Mare Adriatico, nei lidi veneti (sec. Zanardini), sulle co- ste orientali (sec. Meneghini ed Hauck). 8. C. Erica-marina (Gmel. ?) Nacc. C. Erica-marina (Gmel.) Nacc. Alg. Adriat., pag. 85. — Valiante, Cyst., p. 21, t. XII. — Fiicus Erica-marina Gmel. Hist. Fuc, p. 128, t. Xi? — Cysloseira corniculata Zanard. Synops. Aìg. Adriat., p. 243; Icori. Phyc. Adriat, t. 1-XXXI; J. Ag. Sp. I, p. 220. — Bizz. FI. Ven. Critt. II, pag. 97. — Hauck, Mee- resaìgen, p. 295. — C. ericoides var. corniculata Menegh. Alg. Ita!., p. 43, t. II, 4. — C. granulata Falckb. Alg. Golf. Neap. (sec. Valiante). — Halerica corniculata et aculeata Kiitz. Sp., p. 594; Tah. Phyc. X, t. 39. Frondi sorgenti da un callo radicale discoideo, robusto, alte 6-13 cm., a caule corto, cilindraceo, flessuoso, nodoso e scabro, all'apice risolto in un ciuffo di rami abbreviati, provveduti di rami secondari, semplici, spiralmente alterni, eretti, accostati e degradanti in modo da far assumere a ciascun ramo primario un aspetto quasi dì pioppo; i rami e rametti sono fin dalla base densamente rivestiti da foglio- line brevi, spiniformi; le foglioline sono all'apice non di ra- do bifide, talvolta tri-quadri-fide o subpalmate, le fruttifere appaiono rigonfie alla base; i concettacoli sono più o meno spoigenti ai Iati od al lato interno. - 1051 — La sostaiìz;! della fronda ò ri.^ida, fi-iigilo ; il coloi'c è fosco ferruginoso ohe annei-a colla disseccazione. Di solito rigetta la sulle spiaggie. Mare Adiialico, nei lidi veneli (sec. Zanardini e Mene- ghini) ; sulle coste orientali (sec. vari autori). Var. sguarrosa (De Not.). Cyst. squarrosa De Not. « Alti della 2.' riunione degli scienziati ital. in Torino », p. 200. — W(iieL,li. Alg. Ital., p. 50.— C. cor- niculata Menegh. Alg. Med. 11. I, p. 11 (non Zanard.) Frondi alle al più 5 cm., a rami inferiori fogliformi, colla base orizzontalmente dilatala, a foglie 4-5 volte più grosse o larghe che nella specie ed alquanto più lunghe, di- stintamente palmato-multilide; paralisi fascicolale, poco ra- mose ad articolazioni obovate lunghe 2-4 volte il diametro (20 u.) ; oospore mature per lo più oblunghe, col diametro maggiore di 200 u. Colla specie. Adriatico, qua e là in Dalmazia (sec. Meneghini). 0. C. Monlagnei J. Ag. C. Montagnei J. Ag. Sp. I, pag. 216. — Valiante, Cyst., pag. 22, t. XIII. — Bizz. FI. Ven. Critt., p. 97. — Hauck, Meeresalgen, p. 293. — Cyst. granulata var. Turneri Mont. in Menegh. Alg. Ital., p. 85. — Phyllacantha Montagnei, gracilis, pinnata et af finis Kùtz. Sp., p. 597 ; Tab. Phyc. X, t. 31, 32, 33. — Cyst. granulata Falkenb. p. p. Frondi alle 1-3 dm., sorgenti da una callosità radicale discoide, a caule arrotondato, spinuligero ; rami adulti, in- feriormente arrotondati, di poi appiattiti, medio-costati, forniti di spinette che nella porzione fogliforme danno ai margini un aspetto di denti acuti, ascendenli, che però mancano o scarsesgiano assai in molti dei rametti sterili, — 165t> - riìonlrp che noi fruttiferi abbondnno ; i rami nella porzione inforiorejdella fronda sono dicotomi, tofuligeri, poi diooto- nio ramosi, quasi pennati ; aeieocisli mancanti ; concetta- celi sugli ultinù rametti fondanti dei tubercoli immersi ed in parte spingenti, subrotondi che si seguono a guisa di monili. La consistenza ed il colore sono an;doghi a quelli delia specie precedente. Rara; a notevole profonditi spessi» rejeltu sulle spiaggie dall' impi'to delle onde. Mire Adriatiro, a Cìiioggia (sec. Meneghini), sulle coste orientali (si-e. Hauci\). 13. Vai', monìl/formis (Kiitz.) Hauck. C. Monlagnei var. rnoniliformis Haiick, Meeresnlgcn, p. 294. — Phyllacontha moniliformis Kiitz. Sp, p. 597; Tah. Phyc. X, t. 32. Rami al basso grossi circa I nmi , «-amosi, corimboso- cespitosi; denti uìinuti, scarsi, spesso mancanti; concetlacoli situati all'apice, talvolta nella porzione mediana dei rametti. Mare Adriatico all' Isola Pelagosa (sec. HaucU). in. Sargassum Ag. (dal V()jabolo spagnuol.) Sargazo). Fronda caulescente con rami fogliformi quasi sempre costati; aereocisti so|i|H|-ie^ picciuolaie, poste alle ascelle delle foglie od inserite sul pedicello delle stesse: concelta- coli appariscenti, ermafroditi, riuniti su rametti speciali, cui danno un aspetto verrucoso-racemoso ; oospore singole in ciiisciMi oogonio ; paralisi semplici o forcute ali apice. — 105 "3 — A» Foglie loiKMoIale, . 23, l. I, 3. — Bertul. Fi It. Crypl , p. 6. — liauck, — 105 i — Meeresalgen, p. 299, f. 125. — Fucus linifolius Turn. Hist. Fmc, t. 168. — S. coarclatum Kiitz., Sp., p. 613; Tab. Phyc. XI, t. 22. — S. Boryanum Mont.-Kùtz., loc. cit. — S. ohtusa- tum Bory. — Ktìtz. loc. cit. — S. vulgare auct. prò parte. FronJi alte persino I metro, a caule londeggìanle più o meno irto di punte, variiimenle ramoso, con lamine fogli- formi lineari, costate, lunghe 1-8 cm., larghe 2-10 mm., acuminate, a margine intero od appena denticulato con pori mucitlui numerosi, brevissimamente pediceilati ; aereocisii globose col diametro di 2-8 mm., numerose, più o meno pe- dicellate, spesso riunite in guisa da assumere T aspetto di racemi ; concettacoli svolti su ramclli situati nella parte superiore del caule, filiformi, torulosi, lunghi sino a I /^ cm., spesso forcuti. Abbastanza comune, quasi sempre rejetlo sulle spiaggie. Adriatico, al Lido di Venezia (Meneghini, Zanardini). Ne raccolse in iscarso numero di esem[)lari il sig. \. Miani. Questa specie cresce pure nelle coste orientali (sec. Hauck) Secondo il eh. Meneghini, insieme a questa specie si ri- scontrerebbe talvolta una varietà (S. linifoiium var. parvi- folium Ag. Sp. I, p. 5) distinguibile in ispeci.d modo per la gracilità, per le brexità dei rami, per le foglie lunghe 1-2 cm., lai'ghe appena '/, cm. — 1655 — GJ\iIl*iN> ti. FEOZOIOSPOUEE. il Fruttificazione (nei generi spettanti alla Flora adriatica) per mezzo di zoosporangi, solitari od aggregali sia in sori, sia in ascidii; zoosporangi di due sorla, uniloculari e plu- riloculari (^); esistono gli anteridi. Chiave analitica delle famiglie. I. Esistono zoosporangi uni- e plurilocu- lari. A. Mancano le paralisi in entrambi gli zoo- sporangi. * Zoosporangi laterali od intercalari; fronda quasi sempre filamentosa. Ectocarpacee *'^' Zoosporangi non laterali, ma uni- t'ormemenle o quasi sparsi sul tal- lo, sporgenti od immersi ; fronda laminare, raramente filiforme . Punctariacee B. Esistono le parafisi in uno od in en- trambi gli zoosporangi. * Le parafisi esistono nei soli zoospo- rangi uniloculari Ralfsiacee ** Le parafisi esistono nei soli zoospo- rangi pluriloculari. a. Sori disposti senza alcun ordine; fronda crostiforme, orizzontalmen- te espansa Litodennacee (\) Velli le ijencralità. Tom-' IV, Serie VI 210 — 1056 — h. Suri svolti su ambedue le pagine del tallo; fronda fogliacea, ramosa o vanamente laciniata, eretta od espansa nella direzione orizzon- tale Cutleriacee *** Le paraQsi esistono in entrambi gli zoosporangi. a. Fronda emisferica , pulvinata o verrucosa , spesso arrotondato- compressa e ramificata . . . Mesogloeacee b. Fronda cilindrica, ramosa; zoo- sporangi riuniti in sori superficiali, emisferici Stiloforacee li. Esistono soli zoosporangi pluriloculari. a. Sori maculiformi sparsi sullo strato corticale o riuniti in una zona coprente quasi tutto il tallo; fronda laminare o strozzato-tubu- losa, cava, sempre semplice . . Scitosifonacee b. Sporangi laterali, solitari ; fronda filiforme, penicillalo-ramosa . . Artrocladiacee ni. Esistono soli zoosporangi uniloculari. a. Fruttificazione riunita in ascidii. Sporocnacee b. Sori maculiformi, sparsi o disposti in strie parallele; fronda cava, tu- bulosa Asperococcacee Famiglia prima. ECTOCARPACEE. Fronda maculiforme o filiforme, monosifonia o polisifo- nia, quasi sempre ramificata ; zoosporangi uni e plurilo- — 1657 — culari esterni laterali od intercalari sessili o pedicellati, in una sottofamiglia (Mirionemee), separati da filamenti verti- cali, articolati che siiniiluno delle parafisi. Chiave analitica delle sottofamiglie. A. Fronda maculiforme costituita da filamenti sorgenti da uno stato basale .... Mirionemee B. Fronda filiforme, quasi sempre ben distinta. * Fronda monosifonia o solo parzialmente polisifonia Ectocarpee **Fronda in tutte le sue parti polisifonia. Sfacelariee Sottofamiglia prima. MIRIONEMEE. Fronda minuta, maculiforme, epifitica, costituita da fila- nienli prostrati riuniti a guisa di membrana orizzontale e da filamenti zoosporangiferi eretti. Riguardo alla morfologia degli organi riproduttivi basti la diagnosi del genere. Myrionema Grev. (da /uuploi;, innumerevole e viiiuct, filamento). Fronda maculiforme, submucosa, fornita di uno strato basilare celluioso dal quale partono dei filamenti verticali ; strato basale pressoché piano, costituito da cellule oblunghe riunite in filamenti talvolta dicotomi, addensali e raggianti da un punto centrale; filamenti verticali semplici, articolati; zoosporangi uniloculari (wati o piriformi, inserti all'apice dei filamenti eretti, ovvero portati da un pedicello nionoar- ticolato sorgente pure dallo strato orizzontale; zoosporangi pluriloculari filiformi od ovaio-lanceolati. — 1658 - Chiave analitica. A. Macule larghe al più 2 nim. . *M. orbiculare I) B. Macule larghe fino a mezzo cm. a. Specie vivente sulle Ulva M. vulgare 2) b. Specie vivente sopra alghe calcaree (LHIiophìjUnm) . *M. Liechtersteinii S) i. 'il/ orbiculare J. Ag. M. orbiculare J. Ag. Sp. 1, p. 48. — Croiian, FI. Finist., p. 164, t. XXV, gen. 163. — Hauck, Beitr., 1879, \>. 243, t. IV, 4-6; Meeresulgen, p. 321, f. 132. Cespiluli piccolissimi, larghi all' incirca 2 mm., nello stato giovanile spiegati a ventaglio, in seguilo tondeggianti, con lo slralo husilare memhranifurujc, cosliluito di cellule riunite in iilauKMiti dicotomi e coi filamenti eretti subcon- l'ervoidei, ad articolazioni variamente lunghe; zoosporangi uniloculari quasi di forma ovata ; zoosporangi pluriloculari ciiindrico-oi)lui)ghi, aventi il diametro di 8-9/^. e contenenti parecchie zoospore disposte in una sola serie. La consistenza è nell'alga appena raccolta assai lubrica, il colore olivaceo bruno. Sulle foglie alterale della Zostera ; anche sopra alghe maggiori. Adriatico, sulle coste orientali (sec. Hauck). 2. M vulgare Thur. M. viiUjare Thtir. la Le Jol. List. Alg, Cherb., p. 82. — Faiiow, Al(j. neiv Fngl., p. 79. — Bizz. FI. Ven. Critt. 11, p. 94. — Hauck, Meeresalgen, p. 320, f. 131. — M. slrangulans Grev. Crrjpt. FI., t. 300. — Ilarv. Phyc. Brit, pi. 260. — J. Ag. SjJ. I, p. 48. — Kùtz. Sp., p. 540; Tab. Phijc. VII, t. 93. — Cronan, — 1659 - loc. cit., p. ICS, 1. XXV, geli. 1C3. — Kjollm. AUj. Avelie, p. 255. — M. ptinctiformc Ilaiv., loc. cit., pi. 41 B. — M maculifor- rne Kùtz. Sp., p. 540. — Asterolriclna ulvicola Zanard. Sag- gio, p. 53 ; Celi, mar., p. 51. — Phyllactidium mactdifornie Ktìtz. Phyc. gen., p. 295? — Linkia punctiformis Lyngb. Ily- drophyt. (Jan., p. 195, t. 66 ecc. Cespituli niinuli, niiiciilifurnii, loiKicggionli od espansi in v;)i'ie guise, spesso abbiaccianli slretlanìenle la matrice, laighi al più 5 nim. ; articolazioni dei tìlamenti basali 8-12 ' 6-8 ; articolazioni di quelli eretti larghe 6-8 ^w., eguali o sino a quatlio volte più lunghe di tale misura; zoosporangi uniloculari ovali o subpiriformi 30-^0» 19-27^., breve- mente pedicellali od affatto sessili. [| colore è olivaceo traente al bruno. Pt>co frequente ; sulle Ulvacee, specialmente nella sta- gione estiva. Adriatico, nelle lagune venete (sec. Zanardini) ; cresce pure n«dle regioni orientali (sec. Hauck). 3. *M. Liechtersteinii Hauck. M. Liecìitersteinii Haiick, Beitr., 1877, pag. 185; Meeresalgen, p. 321 Cespituli tcmdeggianti, espansi sulla matrice a mo'di macchie larghe Gno a 5 mm.; lilamenti dello strato basale irregolarmente divisi; !ili verticali 130 » 5-8 u. semplici od una a due volte forcuti, colle articolazioni 2-6 volte mag- giori del diiunetro; zoosporangi pluriloculari laterali o ter- minali, inserti sui filaiiìcnti eretti, di forma oblunga, con le zoospore uniseriatc. Il colore è come nelJ!^ specie precedenti. Sopra il Litlìophylliim expansiim. Adriatico, nelle cosìc orientali (sec. Hauck). — 16C0 — Sottofamiglia seconda. ECTOCARPEE. Fronda filiforme, ramosa, monosifoiiia , talvolta nella porzione superiore polisifonia, articolala; zoosporangi ses- sili o muniti di pedicello, svolti sui filamenti ovvero prodotti dalla trasfor(nazione delle articolazioni. Chiave analitica dei generi. I. Fronda di solito in ogni sua par- te monosifoiiia. A. Zoosporangi pluri- ed uni-loculari laterali. *Fronda microscopica, repente entro altre alghe, costituita da filamenti orizzontali serpeg- gianti e da fili eretti, corti, zoo- sporangiferi Streblonema I) ** Fronda quasi sempre ben di- stinta, costituita da filamenti eretti, solo in qualche laro ca- so per breve tratto repenti nel- r alga che serve da matrice. a. Zoosporangi uni- e pluri-lo- culari di aspetto normale . Ectocarpus 2) ù. Zoosporangi uniioc-uinri (?) divisi mediante un setto tra- sversale in (\{\Q porzioni di grandezza disuguale . . Choristocarpus 3) B. Zoosporangi pluriloculari in modo divei'so disposti. - IGslI - *Quasi ubbracc'ianti la fronda. Discosporangium 4) **Non abhraccianli la fronda : a. Situali nella porzione me- diana o terniiniìle dei rami (pseudo-arlieolazioni) , giam- mai però aggregati a pen- nacchio Pilayella 5) b. Collocati air apice di Gla- menli eretti . sempre però riuniti a mo' di fiocculo . Dichospormigiuni 6) II. Fronda inferiormente monosifo- nia, superiormente polisifonia. a. Fronda fucicola, nella por- zione superiore fornita di ra- muli corti, spinulitormi, sor- genti per ogni verso ed ac- compagnati da peli jalini . Myriotrichia 7) ò. Fronda di solilo zostericola, provveduta di veri rami . Giraudìa 8) I. Streblonema Derb. et Sol. (da crTf)s/2X6i;, curvo, tortuoso e i^ìifÀct, filamento). Fronda parassitica, minutissima, lanuginosa, filiforme, articolalo-monosifonia, costituita da filamenti irregolari re- penti neir alga che serve da matrice, e da scarsi lili eretti recanti gli zoosporangi ; zoosporangi uniloculari, sferici od ellittici; zoosporangi pluriloculari foggiati a siliqua, sem- plici o ramificali (tricosporangi). — lOCri - A» Artic'ol.ìzioni luiiglu! yl più i! doppio del diamelro. I. *S. sjìhaericum (Derb. el Sol.) Timr. S. sphaericum (D. et S.) Thur. in Le Jol. List. Alg. Cherb., p. 73. — Hauck, Meeresalgen, [>. 323. — Ectocarpus sphaericus Derb. et Sol. in Cast. Cai. pi. Mars (Suppl.), p. 100; Physiol. Alg., p 54, t. XXII, 5-7. Filamenti eri-Ili grossi 10-ì5,m., irregolarmente divisi; zoosporangi uniloculari globosi, aventi il diametro di 40- 45/^-., sessili o sosleniìti da un pedicello nìonoailicolalo. Repente nell<* sli'ato j>eril'eri('0 della Mesogloea Leveil- lei e del NemaUon luhricinu. Adriatico, nelle coste orienlali (sec. Hauck). Ha Articolazioni lunghe 2-6 volle il diametro. 2. *S. tenuissimum Hauck. S. tenuissimum Hauck, Meeresalgcn, [>. 323. — Notaiisia, i>\a.ìc(;, ramo e crrs^po::, corona). Fronda munita di caule filiforme, inarticolato, dicoto- mo, rivestito da rametti polisifonici, articolali ; caule con asse polisifonio articolato, circondato da un grosso strato celluioso; rametti fusiformi sorgenti dagli articoli dell'asse; zoosporangi quasi ovali, brevemente pedicellati , qualche volta terminali. C. verticiUatus (Lightf.) Ag. C. verficillatus (Lightf.) Ag. Syn., p. XXV. — Harv. Phyc. Brìi. pi. XXXllI. J. Ag. Sp. I, p. 43. — Piiiigsh. Sphacel., p. 143, t. 1-7. — Ilauck, Meeresaìgen, p. 350, f. 147. — Bizz. Fior. - 1085 — Veii. Oriti., p. 94. — Conferva verticillata Li^litf. FI. Scoi., p. 984. — C. miriophyllum Ag. Sp., II, p. 40. — Kiitz. Sp., pag. 4G8 ; Tab. Phyc. VI, 1. 9. — C. spongiosus Kùtz. 2ofe. Phyc. VI, t. 7 (non Kùtz. Spec. nec Ag.). Froiuli per lo più sorgenti in numero vario da una eslesa callosità radicale, tililornu, «iito 8-20 cm., nella por- zione inferiore grosse circa I nini., semplici, al di sopra regolarmente dicotome; rami alterni; ramosceili verliciliat!, lunghi 1-2 mra., larghi 30-60 fJL-, rigidi, aperti, incurvati. Mare Adriatico, nei litii veneti (sec. Zanaidini) ;.eresce pure sulle coste orientali (sec. Ilauck). PUAXTARIACEE. Fronda laminare o filiforme, semplice o ramificata, for- mala da 1-2 strati di cellule, talvolta fistolosa; zoosporangi uni- e pluriloculari formali nello strato corticale o subcor- ticale, imuiersi oil in parte sporgenti, sparsi regolarmente o riuniti in sori. Mancano le parafisi in entrambi gli zoospo- rangi. A« Fronda laminare, semplice. I. Functaria Grev. (da piinctum., punto, allusivo all' apparenza esclusa dei sori). Frimda fogliforme o nastriforme, substipitata, semplice, formata da |)iù assise di cellule cubiche sovrapposte aventi (juasi le stesse dimensioni in tutte le varie parli della fron- da ; zoosporangi uniloculari, di forma sferoidale-cubica , zoosporangi pluriloculari ovoidali, entrambi originati dalla trasforniazione delle cellule superficiali della fronda, riuniti in sori non sporgenti dallo straio corticale. — 1686 — P. latifolia Grev, P. latifolia Grev. Alg. Brit., p. 52. — J. Ag. Sp. Alg. I, p. 73. — Kùtz. Tab. Phìjc. V, t. 45. — Thur. et Borri. Étucl, p. 13, pi. 5. — Hauck, Meeresalgen, ^. 371. — P. debilis Kùtz. Tab. Phyc. VI, t. 46, 47, fig. 1. — Phycolapathum debile Kiitz. -Sp. Alg., p. 483 (in parte). Frondi alte 1-4 tini., oboviito-lanceolale, colla buse at- tenuata, cuneifornie, formante uno stipite brevissimo sot- tile ; cellule snperlìciali aventi un diametro variabile da J 00-300 ,«. La consistenza è membranacea ; il colore veide oliva- stro, colla disseccazione si fa verde giallastro. Venezia (Zanai'dini), Chioggia (Meneghini), Trieste (Me- neghini), Istria (Zanardini), Dalmazia (Vidovich). Il* Fronda cilindrico-ramosa. II. Stictyosiphon Kùtz. (da (TrizTÓg, macchiato e (TÌ(pcov, tubo). Fronda fdiforme, solila e cava, ramosissima, costiluila da due strati ; l'interno di cellule rotondate, grandi, vuole, l'esterno di cellule piccole ; apici dei rami articolali, mono- sifonii, piligeri ; zoosporangi uniloculari derivanti dalle cel- lule corticali, quasi sporgenti, subimmersi, tondeggianti, so- litari od aggruppati, sparsi irregolarmente sulla fronda. S. adriaticus Kùtz S. adriaticus Kiitz. Phyc. Genet\, p. 301 ; Sp., p. 485 ; l'ab. Phyc. VI, t. 50. — Hauck. Meeresalgen, pag. 376, i'. 161. — Striarla attenuala Grev. var. crinita auetor. prò parte. Frondi alte 1-3 dm., inferiormente grosse 300 fjt. fino — 'J687 — ad I inni., ramosissime, lungo l'asse principale alla partenza (lei rami nodosa ; rami e ranielli allungali, flessuosi, oppo- sti od alterni, discosti; zoosporangi uniloculari subimmeisi o prominuli, sparsi nella fronda. La consistenza è quasi membranacea ; il colore è oli- vaceo pallido. S<»pra alghe maggiori. Adriatico orientale"(sec. Hauck). RALFSIACEE. Fronda crostiforme, orizzontalmente espansa, costituita da Glamenti di cellule sorgenti da un tessuto parenchimati- co ; zoosporangi formanti sulla superlìcie della fronda dei sori verruciformi ; zoosporangi uniloculari sviluppati tra le paratìsi pluriarticolale, eilittico-ovati ; zoosporangi plurilo- culari originati dalla trasformazione dei filamenti delle cel- lule della fronda, non intermisti a parafisi. Ralfsia Berli. (Genere dedicato all' illustre botanico Ralfs). Presenta i caratteri della famiglia. *R. verrucosa (Arescb.) J. Ag. R. verrucosa (Aresch.) J. Ag. Sp. I, p. 62. — Kùtz. Ta h. Phyc. IX, t. 77. — Zanard. Icon. Phyc. Adr., p. 225, t. XGVIl. — Hauck, Meeresalgen, pag. 402, f. 176. — Kjellm. Alg. Arctic, pag. 249. — Cr noria verrucosa Aresch. in Linnaea, 1843, p. 264, t. IX, 5-6. — R. deusta Berk. in Engl. Bot. Suppl., t. 2866. — Harv. Phyc. Brit, t. 98 (non J. Ag.). — Kùtz. Sp., p. 544. — Zonaria deusta Lyngb. Hydr. Dan., p. 19^ t. V ? — Padina ? deusta Hook., Brit. FI., p. 281. Frondi crostacee subcircolari, talvolta confluenti, e Tnnn JV. Serie VJ. '214 — 1688 - perciò a margine irregolare e di estensione indeterminata, larghe parecchi cm., e grosse circa I inm., superiormente verrucose o rugose ; le verruche sporgono dalla superGcie della fronda, sono costituite da fili articolati, claviformi, in- sieme strettamente congiunti, tra i quali trovansi gli zoospo- rangi uniloculari obovati, distintamente muniti di mem- brana. La sostanza della fronda è rigidetta, per disseccazione fragilissima ; il colore è giallastro ferruginoso, al disopra olivaceo scuro che annerisce per secchezza. Sopra i legni e le pietre. Adriatico, sulle coste orientali (sec. Hauck); in Istria a Fiume (Mettenius sec. Zanardini). LITODEUMACEE. Fronda crostiforme, orizzontalmente attaccata alla ma- trice, formata da un tessuto parenchimatico di filamenti verticali di cellule ; zoosporangi riuniti in sori sulla pagina superiore della fronda ; zoosporangi uniloculari allungati od ovati immediatamente sviluppati dalle cellule superfi- ciali ; zoosporangi pluriloculari oblunghi, misti a parafisi articolate, davate, semplici o un po' ramificate, svolti sulla pagina superiore della fronda. Lìthoderma Aresch. (da Xi'B-oc, pietra e dép/ua, cute). Presenta i caratteri della famiglia. *L. adriaticum Hauck. L. adriaticum Hauck Beitr., 1879, p. 152; Meeresalgen, p. 403. Croste nerastre, abbastanza grosse, a filamenti verticali — 1689 — kirgbi 8-20 (a., a cellule uguali o alquanto più brevi del dia- metro ; zoosporangi uniloculari sviluppati nella pagina su- periore della fronda, ovato-oblunghi. Su pietre ed altri corpi sommersi. Adriatico, sulle coste orientali (sec. Hauck). CUTLERIACEE. Fronda eretta od espansa in direzione orizzontale, pia- na, costituita da cellule di forma rotondato-poliedrica; zoo- sporangi uniloculari non frammisti a paraflsi ; zoosporangi pluriloculari con paralisi articolale ; anteridi analogamente disposti degli zoosporangi pluriloculari. Chiave analitica. I. Fronda eretta, penicillata agli apici o ci- liala lungamente il margine . . . Culleria I) II. Fronda sempre espansa nella direzione orizzontale ed aderente colla pagina in- feriore alla matrice. a. Fronda non umbilicata ; zoo- sporangi uniloculari riuniti in se- ri maculiformi sparsi od aggre- gati Aglaozonia 2) b. Fronda- umbilicata; zoosporangi uniloculari riuniti in sori vaga- mente limitati Zanardinia S) — 1690 ~ I. Cutleria Grev. (genere dedicato alla sig. Cutler di Sidmouth, botanofila inglese). Fronda piana, membranacea, flabelliforme, a margine lo- bato od in vario modo fesso, ovvero dicotomo-ramosa, co- stituita da due strati, l' interno di cellule maggiori, quasi vuole, r esterno di cellule minute, racchiudenti granuli co- lorati, di solito appaiati, disposti in linee longitudinali pres- soché raggianti a ventaglio, sciolte all' apice della fronda in fili articolati confervoidei ; sori in forma di macchie con- fluenti a mo'di linee trasversali concentriche, ovvero pun- tiformi e sparsi su ambe le pagine della fronda ; zoospo- rangi pluriloculari ed anteridi laterali o terminali su pa- rafisi articolate semplici o ramose. A« Fronda alla 1-3 dm. ì. *C muUifìda (Engl. Boi.) Grev. C. multifida (E. B.) Grev. Alg. Brit., p. 60, t. X. — Harv. Phyc. Brit., t. 75. — J. Ag. Sp. I, p. 104. — Menegh. Alg. ItaL, p. 201. Kùtz. Sp., p. 558, Tab. Phyc. IX, t. 45, I. — ■ Zanard. Saggio, p. 39; le. Phyc. Adr., p. 182, t. LXV. — Hauck, Meeresalgen, p. 404, f. 178, 179.— Reinke, Ciitleriaceen- , p. 1, t. I et II 1-6. — Thiiret et Bornet Et. Phyc, p. 21, pi. IX et X. — Viva multifida Engl. Bot., t. 1913. — C. fibrosa, penicillata, di- chotoma Kùtz. Sp. et Tab. Phyc. — C. dalmatica e C. in- tricata Zanard in Kùtz. Tab. Phyc. IX, t. 44. — Zonaria multifida Ag. Sp., p. 135. — Diclyota penicillata Lamonr. Ess., p. 58. — I). multifida Bory Expéd. Morée, III, p. 321. — D. laciniata Lamonr. et Mont. Crypt. Algér., p. 17 (sec. Zanardini). — Sporochnus multifidus Spr. Syst. veg. IV, p. 329. Frondi alte i-B dm., in esemplari assai sviluppati per- — 1691 — sino il iloppio di tale misura, aderenti ai sassi mediante un callo stopposo, superiormente dilatale a mo' di ventaglio, più o meno diviso fino dalla base in modo e forma note- volmente variabili; in alcuni casi la fronda appare inferior- mente cuneata e sempre più dilatata, superando anche I cm. in larghezza e si divide più volte a guisa della palma della mano a distanze più o meno accostate, risultando gli ultimi segmenti assai attenuati ; in altri casi la fronda ap- pare ristretta e lineare in tutta la sua estensione e si divide molte volte di seguito per dicotomia con una certa regola, mostrando delle ascelle piuttosto aperte ; i sori si trovano sparsi senza ordine in ambedtie le pagine della fronda con l'aspetto di punti più scuri prominuli. La consistenza è membranoso-carnosa, sicché la fron- da aderisce discretamente sulla carta, il colore è verde oli- vaceo che si fa più cupo negli esemplari maturi o secchi. Adriatico, sulle coste istriane e dalmate (sec. Hauck e Zanardini). B, Fronda alta al più IO cm. 2. *C. adspersa (Rolh) De Not. C. adspersa (Roth) De Not. Alg. lig., p. 10. — J. Ag. Sp. I, p. 105 (es^cl. Padina Spanneri Meiiegh.). — Kùtz. Sp., p. 558 ; Tub. Phijc. IX, t. 45, II. — Zanate!, le. Plnjc. Adr., p. 403, t. LVII. — Janczewski Et. algol., p. 1, pi. 43, 14. — Hauck, Meere- selgen, pag. 405. — Ulva adspersa Roth, Cut. III, p. 324, t. II B. — Zonaria adspersa Ag. Sp. I, p. 128. — J. Ag. Alg. Med., pag. 38 — Padina adspersa Grev. Syn. Gen., p. XLIV. — C. pardalìs De Not. Alg. Lig., p. 9. — Menegh. Alg. Ital, p. 209. — J. Ag. Sp. I, p. 106. — Kùtz. Sp., p. 558. — Zonaria collaris Harv. Phyc. Brit., pi. 359 non Ag. (sec. Crouan). Frondi alte meno che nella specie precedente, senza sii- — 1692 — pile, cuneate aila base, ben presto dilalate assumendo la forma quasi circolare o flabelliforme; esse allo stato giova- nile sono adorne lungo il margine di lunghe ciglia, poiché più tardi sono divise in più lobi ottusi od ancora irregolar- mente laciniato-frastagliali ; i sori sono sviluppati in am- bedue le pagine della fronda a mo'di macchie concenti'iche abbastanza distinte verso la parte superiore della pianta. La sostanza della fronda è membranaceo-carnosa, co- sicché la pianta non aderisce bene alla carta ; il colore dap- prima è olivaceo verde,^colle zone fruttifere bene appari- scenti, in seguito nella pianta adulta o secca riesce più fo- sco, tendendo al giallastro. Attaccata alle pietre. Adriatico orientale (sec. Hauck). II. Aglaozonia Zanard. (da ay'>^aò(;, chiaro e ;^&Vw, fascia). Fronda orizzontalmente espansa, piana, intera, costi- tuita da due strati di cellule, le esterne |)iccole, colorate, le interne per lo più poliedriche e vuote ; zoosporangi unilo- culari svolti in forma di sori maculiformi alla base della pagina snpei'iore della fronda, allungati, conlenenti le zoo- spore in una sola serie (sec. Reinke); zoosporangi plurilo- culari ed anleridi ignoti. A. reptans (Crouan) Kiitz. A. reptans (Grouan) Kùtz. Sp., p. 360. — Reinke, Cutleriaceen, p. 25, t. IV, 13-27. — Bizz. FI. Yen. Critt. II, p. 96. — Hauck, Meeresalgen, p. 408. — Padina reptans Crouan, Arch. Bot. II, 4833, p. 398. — Zonaria reptans Crouan, Alg. mar. Finist. 1, n. 74. — Kùtz. Tab. Pìnjc. IX, p. 7, 76, II. — Padinella pannila Aresch. in Linn. 1843, p. 260, t. IV, 1-3. — Zonaria parvula Grev. Cnjpt. FI., n. 360. — J. .\g. Sp. I, p. 107. — - -1093 — Kùtz. 3 ab. Phyc. IX, t. 76, I. — Padina parvula Grev. Alg. Brit., p. 63. — Aglaozonia parvula Zanard. Saggio, p. 38 ; le. Phyc. Adr., p. 185, t. LXVl. — Kulz. Sp., p. 566. — Kjellni. Alg. Arctic, pag. 271. — Spatoglossum parvulum Kùtz. Phyc. Gener., p. 272. Frondi di piccole dimensioni, larghe pochi era., di forme irregolari, nude al margine, il quale riesce senza regola lo- bato e prolifero, con lobi rotondali e piolifeiazioni circo- lari o reniformi; sori maculiformi svolli alla base della fron- da, grandetti, con un limile non molto nello. La consistenza è membranoso-floscia, la fronda aderi- sce poco alla carta ; il colore è olivaceo negli esemplali giovani, più fosco negli adulti, e specialmentel^in seguito alla disseccazione. Su vari corpi marini, su floridee a fronda piana (Fati- chea repens^ P/iyUopfwra nervosa), sufcroslacei (Maja Squi- nado^ della volgarmente Granzéola). Adriatico, nei lidi veneti (sec. Zanardini) ; cresce pure sulle coste istriane e dalmate (sec. Hauck). IH. Zanardinia Nardo. (Genere dedicato all'illustre Geologo G. Zanardini). Fronda orizzontalmente espausa, piana, radicante, colla pagina inferiore umbilicata, costituita da cellule superficiali minori, intensamente colorate e da cellule interne maggiori rotondato-angolose, pressoché vuole ; sori svolti sulla pa- gina superiore della fronda e aggruppati in sori. *Z. collaris (Ag.) Crouan. Z. collaris (Ag.) Crouan, in Bull. Soc. Boi. Fr., 1857, p. 24. — Reinke, Cutleriaceen, p. 13,>II, 9-14, t. Ili, 1-22 et t. IV, 1-5. — Hauck, Meeresalgen, pag. 406. — Zonarin collaris Ag. - 4694 - Sp. I, p. 127 (non Harv.). — J. Ag. Alg. med., p. 38. — Kùtz. Sp., p. 565; non Tab. Phxjc. IX, t. 76. — Z. umbilicata Kùtz. Tab. Phyc. IX, {. 77, I. — Z. squamarla /S. umbilicalis Nacc. FI. Ven. VI, pag. 93. — Z. squamarla fi- lacerata Nacc. Alg. Adr., p. 84. — Padina ? collaris Grev. Syn. gen., p. XLIV. — P. omphalodes Mont. Crypt. Algér., p. 15. — P. umbilicalis Menegli. Sunto, p. 10. — P. Spunneri Menegli. toc. cit. — Stiftia prototypus Nardo in Isis, 1831, p. 677. — S. Nardi Zanard. Lett. II, p. 33. — Cutleria collaris Zanard. Io. Phyc. Adriat, p. 407, t. LVIII. — Zanardinia prototy- pus Nardo in Atti dei Nat. in Torino, p. 182. — Zanard. Syn. Alg. Adr., p. 134. — Spatoglossum Spamieri Menegh. in Giorn. Bot. It., 1, (1844), p. 297. — Kutz. Sp., p. 560; Tab. Phyc. IX, t. 47. — S. flabelliforme Kutz. Sp. et Tab. loc. cit. — Peyssonellia umbilicata Kùtz. Tab. Phyc, e. XIX, t. 89. Frondi aderenti con forza mediante Ghie radicali della pagina inferiore alla matrice, estese circolarmente, raggiun- gendo anche il diametro di I dm., nel centro segnate da una prominenza od oiubellico, nel margine lobate o variamente incise ; nello stalo giovanile la fronda riesce cigliolata al margine e somiglia alquanto alla CuUeria adspersa De Not. ; spesso dall' ombellico ba origine al di sopra della prima fronda una seconda, e così talora si trovano parec- chi dischi sovrapposti ; sori svolti sulla pagina superiore a guisa di uiacchie di varia estensione, confluenti od irre- golari. La consistenza della fronda è membranosa, in seguito coriacea ; il colore va dal verdastro al bruno-nerastro. Sulle pietre e sugli scogli. Adriatico orientale, in Istria (Zanardini, Hauck) e Dal- mazia (Zanardini). — 1095 - MESOGLOEACEE. FrondiJ eniisfericci, pulvinulata o tondeggiante -compres- sa, in quesl'ultiiiio caso ramosa, solida o cava ; strato in- terno cellulare, da cui partono dei ùlamenti verticali liberi o più o meno tillamente riuniti in uno strato periferico; in questi Glauìenti si sviluppano di solito gli zoosporangi ; più di raro le cellule stesse dei lilamenli si trasl'ormano in zoo- sporangi pluriloculari ; zoosporangi di solito abbastanza uniformemente sparsi sulla fronda. Chiaye analitica dei generi. A. Frondi epitìtiche, minutissime, alte al più 2 cm. a. Fronda formante dei piccoli ce- spuglietti pulvinati .... Elachista I) b. Fronda irregolarmente globosa a guisa di verruche sporgenti dal- la matrice Leaihesia 2) B. Frondi alte 1-4 dm. ^Parafisi non dicotome. Fronda formata da filamenti articolati con articolazioni cilindriche allun- gatissime; parafisi cluviformi, cur- ve, semplici od appaiate . . . Mesogloea 3) **Parafìsi dicotome. a. Parafisi colle articolazioni infe- riori cilindriche, le superiori ton- deggianti e r ultima più grande delle altre ; aspetto toruloso-cla- vato ; zoosporangi pluriloculari laterali Castagnea 4) Tomo ,V. Serie Vi. 215 — imo — b. Parafisi colle iiHime arlicolazio- ni non tondegj^mnti, quindi non moniliforrai; zoosporangi plurilo- culari lerminuli sulle paralisi . Nemacyslus 5) I. Elachista Duby. (da i'Kdx^ora., molto piccolo). Frondi minute, formanti densi cespuglietti pulvinati e vellutati ; porzione inferiore spesso parenchimatica formata da densi filamenti ramosi assieme uniti, i quali alla super- ficie divengono liberi ; parafisi formate da filamenti corim- bosi, che non raggiungono lo sviluppo degli altri ; zoospo- rangi di ambedue le sorta originati alla base delle parafisi ; zoosporangi uniloculari brevemente picciuolati, ovoidali, acuminati alla base ; pluriloculari cilindrici composti di un piccolo numero di cellule uniseriate. *E. pulvinata (Kijtz.) Harv. E. pulvinata (Kùtz.) Harv. Phyc. Brit. Syn-, p. XVII. — Born. et Thur. Étud. Phyc, p. 8, pi. VII. — Hauck, Meeresalgen, p. 351. — Myriactis pulvinata Kùtz. Phyc. gen., p. 330; Sp., p. 539; lab. Phyc. VII, t. 92. — Farlow, New. Engl. Alg., p. 81. — E. attenuata Harv. Phyc. Br., pi. XXVIII. — J. Ag. Sp. I, p. 9. — E. Rivulariae Suhr in Aresch. Pug. I, p. 235, t. VHI, 8 ? Pulvinuli larghi 1-2 mm., globosi, lubrici, colla porzione inferiore più o meno sviluppata e penetrante nel substrato; filamenti liberi, brevi, grossi 20-35 w-, ad articolazioni quasi quadrate ; zoosporangi pluriloculari cilindrici 76 ~ 57 /j.. formati da 8-10 loculi numerosi, ammucchiati alla base delle parafisi ; zoosporangi uniloculari clavati, con breve pedicello alquanto più corti delle parafisi, le quali sono quasi moniliformi e leggermente incurvate, attenuate alla baso, fusiformi. — 1697 — Trovasi sulle Cysloseira. Adriatico orientale (sec. Ilauck). H. Leathesia Gray (in onore del Rev. G. R. Leathes, naturalista inglese). Fronda gelatinosa, carnosa, formante delle masse sub- globose, nello stalo giovanile costituita esclusivamente da filamenti parallidi fra loro costati e sorgenti immediata- mente dal substrato, poi coli' aumento le cellule dei fila- menti, che da prima sono moniliformi, eretti, divengono as- sai pii^i grossi o globosi formando uno strato sulla matrice. Queste cellule sono vuole, scolorate, ognuna dà origine ad altre due quasi della stessa grossezza, per cui si osserva una dicotomia e talvolta quadricotomia costipata. Dalle cellule periferiche sorgono verticalmente le paraGsi assai numerose, formanti lo strato corticale della fronda ; zoospo- rangi svolti alla base delle paraGsi : i pluriloculari sono ci- lindrici, composti di pochi loculi riuniti in una serie unica, gli uniloculari piriformi od ovoidali. *L. umbellata (Ag.) Menegh. L. ximhellata (Ag.) Menegh. Alg. Ital., p. 309. — J. Ag. Sp. Alg. I, pag. 51. — Hauck, Meeresalgen, p. 3540. — Corynophora umbellata Ag. — Corynophlaea umbellata Kùtz. Sp. Alg., p. 543; Tab. Phijc. VII, t. 2. — J. Ag. Till Alg. Sijst. 11, p. 21 (esci, sinon.) — Corynoplaca flaccida Kùtz. Frondi alte 1-2 mm. ; gli articoli inferiori dei filamenti hanno 10^ m. diametro e sono lunghi 4-6 volle il diame- tro slesso; di poi gli articoli vanno diventando sempre più larghi e corti sino a che assumono un aspetto quasi glo- boso, con un diametro di 40 fjt. I filamenti toccandosi per r ingrossarsi degli articoli danno origine ad una specie di pseudoparencbima ; le paralisi hanno lunghezza variabile - 1698 - non solo a seconda dell'eia, ma anche a seconda delle parli della fronda: per Io più soipassano di poco 100 ^., rara- mente arrivano ai 200 u. ; le articolazioni inferiori sono cilindriche, alquanto lornlose, le superiori j^lobose, per cui le parafisi riescono moniliformi, coHuItimo articolo sempre maggiore degli altri; le cellule globose, costilueot.i il tessuto fdnmentoso della fronda, sono vuole lotalmente pure d' en- docroma ; quelle invece costituenti le parafisi sono piene di un nucItH) di sostanza granulare clorofillosa, che nelle arti- colazioni inferiori viene spesso a mancare ; zoosporangi uniloculari aventi una forma ovoidale allungata col dia- metro maggiore di 100 fjt., sessili, sorgenti assieme alle pa- rafisi dallo ultime celluie dei filamenti pseudo-parenchima- tici ; zoosporangi pluriloculari, sorgenti dalle parafisi o di- rettamente dal tessuto pseudo-parenchimatico aventi una forma cilindrica. La coDsislfMìza è gelatinosa, il colore è verdastro. Sulla Cystoseira granidata. Dalmazia (Vidovich). III. Mesogloea Ag. (da US (TOC-, il mezzo e y'hoìoz, vischioso). Fronda ramosa, filiforme, costituita da filamt^nti longi- tudinali articolati, emellenle verso 1' esterno rami obliqui anaslomosantisi fra loro ; strato periferico formalo da fa- scelti di filamiMìti (parafisi) articolali: dalla base di questi fascelti, od anche dagli ultimi articoli dei filamenti che co- stituiscono r asse della fronda, prendono origine altri fila- menti sottili articolali, dicotomi , decorrenti lungo T asse slesso; filamenti tulli costituenti la porzione assile della fronda incolori, diafani, circondati e pieni di sostanza mu- cosa (qua e lù solamente la sostanza si j.ddensa in gianula- zioni colorale che spesso nelle articolazioni più vicine alla - 4(399 — perifciia "si fjiiino' assai abbondanti dando loro un colore ()livacoo-l)riino) ; le paruHsi costiluenti i fascelli eslerni sor- gono oi'a solitarie, ora appaiate da un'articolazione basale rigonfia, spesso diafana, incolora, appartenente ai tilamenli interni; zoosporangi uniloculari ovali sorg(>nti dalla base delle paralisi ; zoosporangi pluriloculari lanceolati uni-bi- pluricorni contenenti numerosi loculi cubici, latei'ali o ter- iiìinali sulle paraQsi. A» Fronda assai flaccida ; fili periferici (parafisi) artico- l.ito-moniiiformi, semplici ; tessuto filaoientoso interno assai lasso. J. M. vermlculata {Engì. Boi.) Le Jol. M. vermiciiìata (E. B.) Le Jol. Alrj. mar. Clierb., p. 87. — Hawck, Meeresalgen, p. 363. — Rivularia vermiculata Engl. Rot. Tuh. 1818. — M. vermicularis Ag. Syn., p. XXXVII et 12G. — J. Ag. Sp. Alg. I, p. 58. — Kùtz. Sp. Ahj., p. 545; Tab. Pìnjc. Vin, t. 6. — Zanard. Leti. II, p. 19.— Meiipgh. Alg. Ital. e Dal., p. 279. — Kjellm., Alg. Arctic, p. 252. Fronda alta 1-2 dm., grossa inferiormente ancbey^jCm., irregolarmente ramoso-pennata; rami allungati alquanto, as- sottigiiantisi all'apice e alla base; tessuto interno filiforoìe lasso, talché le frondi vecchie appariscono ben spesso quasi fistolose. Le parafisi constano di articolazioni infei-io!Ì ci- lindriche alquanto torulose, che man mano si finno mag- giori, tondeggianti, moniliformi; la massima lunghezza delle parafisi è di 200 ^., diametro alla base IO u., all'apice 20 ^. ; zoosporangi uniloculari sessili o brevemente picciuohsti alla base delle parafisi, sostituendo alle volte uno dei due filamenti che per lo più sorgono appaiati dal medesimo articolo basale, sferici, in numero assai grande ; zoospo- rangi pluriloculari ignoti. — 1700 — Atlcrisce alla Ciirta ; il colore è bruno olivastro. Venezia (Zanardini), Trieste (Conlarini). ■O» Fronda coriacea; fili periferici brevi, grossi, subramos i; tessuto filamentoso interno assai costipato. 2. 'M. Leveillei (J. Ag.) Menegli. M. Leveillei (J. Ag.X_Menegh. Alg. Ital., p. 283, t. 5. — Kiitz. Tub. Phyc. Vili, t. 7, — Liebmannia Leveillei J. Ag. Alg. Med., p. 34 ; Sp. Alg., p. 6. — Derb. et Sol. Pìiys. Alg., p. 51, pi. 14, lig. 17 et pi. 15. Fronda alta alcuni dm., assai più consistente della pre- cedente; iilamenti, specialmente i centrali, assai costipati, i periferici minori dei precedenti, colle articolazioni sot- tili e cilindriche per tulio il tratto inferiore, e solo cogli ultimi due o tre articoli terminali sferici e grandissimi, lunghi 180 ^., larghi alla base \0 fx., all'apice 40 fjt.; zoo- sporangi uniloculari sferici simili ai precedenti, solo al- quanto maggiori, raggiungendo un diametro di 80 ^. di- spersi nella fronda, non tanto frequenti come nella specie precedente ; zoosporangi pluriloculari talvolta soli, per lo pili assieme agli uniloculari, lunghi al più {00 a. e larghi al più 30 u., ora nudi, ora rinchiusi in una membrana in- volgente in numero variabile da 1-4. Adriatico, sulle coste istriane e dalmate (sec. gli autori). IV. Castagnea (Derb. et Sul.) Thur. emend. (in onore di Luigi Castagne, botanico francese). Fronda filiforme, ramosa, composta di uno strato di cellule di forma irregolare, tondeggianti; le centrali, assai maggiori delle periferiche, hanno sino 100 fjt. di diametro, diminuendo gradatamente verso la periferia ; cellule mino- ri, però si riscontrano pure frammiste alle grandi centrali. — 1701 — Asse Jella frond.i nello stato giovanile vuoto, di poi per- corso da scarsi filamenti articolati , dicotomi , colorali , frammisti a mucosità ; strato periferico composto di fila- menti articolati ; parafisi colle articolazioni inferiori cilin- driche, allungate, le superiori tondeggianti sempre mag- giori con alibondanti granulazioni clorofillose; zoosporangi uniloculari ovoidali ; zoosporangi pluriloculari formati per sovraccrescimento laterale delle cellule superiori delle pa- rafisi. C. fistulosa (Zanard.) Derb. et Sol. C. fistulosa Derb. et Sol. Org. reprod. in Ann. Se. nat. 3, ser. 6, XIV, p. 269, pi. 33. — Hauck, Meeresalgen, p. 360. — Meso- gioia fistulosa Zanard. in Liti. — Menegh. Alg. Ital., p. 292. — C. poly carpa Derb. et Sol. Phys. Alg., p. 56. — Cladosiphon mediterraneus Kùlz. Tab. Phyc. Vili, tab. 132 (fide icone sec. Hauck). Frondi alte 1-2% dm. sorgenti da un callo radicale piccolo, disciforme; rami filiformi, cilindrici, grossi \ mra. e più, colle estremità assottigliate, forcute, ricurve, divi- dentisi per irregolari dicotomie; parafisi sorgenti da una cellula terminale dei filamenti pseudoparenchimatici, di for- ma conica, contenenti granulazioni clorofillose, a differen- za delle altre che ne sono prive : in tal caso sembra che essa cellula appartenga piuttosto ai filamenti esterni, che ai filamenti interni; parafisi raramente semplici, ricurve, per Io più dicotome una o due volte; le dicotomie sono assai irregolari, spesso moltiplicandosi assai alla base dando luo- go ad un fascio di parafisi assai voluminoso; zoosporangi uniloculari ovoidali, alquanto peduncolati, sorgenti alla ba- se delle parafisi ; zoosporangi pluriloculari formati da lo- culi disposti in modo piuttosto irregolare. La consistenza è gelatinoso-membranosa, il colore ver- de olivastro. — 1702 - Vìve parassita sulla Zostera marina. Venezia (Zanardiiii), Chioggia (Meneghini) ; cresce pure sulle coste oiientali deil' Adriatico (sec. Hauck). V. fjeiìiacystus Derb. et Sol. (da rMófCJ, filaiuento e r.-jcrr.^ vescica), Froiida rotonda, lubrica; strato assile formalo da nu- merosi filamenti aiticoliiti, a cui seguono grandi cellule allungate tondeggianti, degradanti verso l'esterno e limi- tanti la fronda; paralisi numerose, isolate, sorgenti non dalle cellule corticali ma da filamenti sdraiati sulla superfi- cie dello strato subperiferico, il che si rende manifesto me- diante apposite sezioni trasversali e verticali ; zoosporangi uniloculari tei'minali sulle parafisi; zoosporangi phirilocu- lari formati dall' ultisno ai-ticoio delle parafisi stesse. A© Parafisi (filamenti periperici) inferiormente idù volte dicotome; frondi grosse più di 2 mm. \ *N. Posidoniae (Menegh.) Hauck. N. Posidoniae (Menegii.) Hauck. Meeresaìgcn, p. 368. — Liebman- nia Posidoniae Meuegli. Alg. Ital., p. 300, t. V. — Cladosi- phon meditervaneits Kùtz. Spec. Alg. I, p. 55? Frondi alle 1-3 dm., liu'gliH 2-5 mm,, cilindriche, fili- formi, ramose, fistolose; parafisi (ossia filamenti perifei'iei) dividenlisi replicatamenle alla base con successive dicott)- mie, dal che assumono un aspetto fascicolalo corimboso ; la loro massinìa lunghezza è 200-300//.; le articolazioni inferiori sono cilindriche, lunghe circa ììuiì volte il diame- tro, le supei-ioii diminuiscono in lunghezza, ma non fanno assumere al filamento quelT aspetto moniliforme e proprio delle altre Mesoglocacee ; zoosporangi uniloculari non Ire- — 1703 — queliti, piriformi, C') = 30 ^t. laterali o terminali ; zoospo- rangi |3!uriloculari dovuti alla trasformazione dell' ultimo articolo delle para Osi ; talvolta dallo stesso fdamento sor- gono due zoosporangi rinchiusi nel medesimo involucro mucoso. La consistenza è coriacea, il colore olivaceo-fosco. Vive parassita sulle foglie della Posidonia oceanica. Adriatico, sulle coste orientali (sec. Hauck). B« Parafisi più volte e regolarmente dicotome (ma scarsamente ramose) ; frondi grosse al più 2 mm. 2. *N. ramulosus Derb. et Sol. JV. ramulosus Derb. et Sol. Org. reprod. des Aìgues in Ann. Se. nat. di Tor., t. XIV, p. 269, pi. 33, fig. 14-17. — Hauck, Bei- tr. XI, p. 15: Meeresaìgen, p. 366. Frondi alte 5-20 cm., grosse 0,5-2 mm., irregolarmenle ramificate o alternanti ; rami assottigliati all' apice ed alla base; filamenti parafisali lunghi 100-180 ^., larghi 8-12 ^., scarsamente ramosi, incurvati alquanto ; articoli delle parafisi lunghi quanto il diametro; zoosporangi uniloculari svolli alla base delle parafisi, ovoidali, sessili; zoosporangi pluriloculari in gran numero, uniseriati (non di raro la mag- gior parte dei filamenti parafisali trasforma la porzione ter- minale in zoosporangi pluriloculari); le parafisi sterili rie- scono alquanto più grosse delle altre. La consistenza è membranoso- cartilaginea , il colore bruno-olivastro. Trovasi sulla Zostera, Po^/t/ouia, nonché sulle Cyslosei- ra, ed altre alghe. Adriatico, sulle coste orientali (sec. Hauck). Tomo IV. Serie VI. 2itì — 1704 - STILOFOìlACEE. Fronda Oliforme, ciliudricy, solida, fistolosa, oostiluild da tre strali, uuo esterno di cellule poste in un'unica serie, appiattite, regolarmente tondeg;,iaDr!, minute, fortemente colorate; uno intermedio formato da cellule vuote, globose o poliedriche prive d'endocroma; uno interno o midollare formato da più serie di cellule cilindriche, allungate nel senso dell'asse, poste una in seguito all'altra formando così dei filamenti articolati, ramosi, anastomosi^ntisi; zoospo- rau'ji riuniti in sori e tramezzati da numerose parafisi. Stilophora J. Ag. (da o-r/A?', punta e (pop?^, porto). Fronda da prima solida, poi fistolosa, dicotoma, coi rami pennicillati (analogamente al gen. Sporochnusj all'api- ce; pennicillo costituito da filamenti arlicolati, confervoidci ; sori superficiali formati da numerose paiafisi pluriartico- late, claviformi, alla cui base prendono origine gli zoospo- rangi, quelli uniloculaii ovoidali, quelli pluriloculari cilin- drici con una singola fila di loculi. S. rhizodes (Ehrenb.) J. Ag. S. rhizodes (Ehi'eub.) J. Ag. Symh. I, p. 6 ; Sp. I, p. 85. — Harv. Phtjc. Brìi. pi. 70. — Bizz. FI. Ven. Crìtt. II, p. 95. — Hauck, Meeresalgen, p. 385. — Conferva rhizodes Ehrenb. mscr. — f^tilophora adriatica J. Ag. Alg. Med., p. 42. — Sporochniis rhizodes Ag. Sp. I, p. 156. — Spermatochus rhizodes, clavi- ceps, setaceus, adrìaticus, hirsutiis, membranaceus Kùtz. Sp. et Tab. Phyc. VIII. Fronda alta 1-3 du)., filiforme, cilindrica, con I mm. al più di diametro, sorgente da un callo radicale tuberco- — 4705 — loso, sin dal basso, ripetutamente dicotoma ; dicotomie a distanza variabile, che spesso danno alla fronda un aspello palmare; terminazione dei rami ";rcula; apici alquanto ingrossati a pennicillo, i cui fliamenti , ono articolati, confer- voidei, un po' più lunghi che larghi; sori assai numerosi, irregolarmente sparsi su tutta la fronda. Aderisce alla carta ; il colore è verde nello stato di fre- schezza, colla disseccazione si fa giallo e poi fosco. Trovasi abbastanza frequente per lo più parassita su alghe maggiori, Cysloseira ecc. \lare Adriatico, nei lidi veneti (sec. Zanardini), sulle coste orientali (sec. Hauck). F. papillosa Hauck. F. papillosa Hauck, Meeresalgen , p. 385, f. 166. — Stilophora papillosa J. Ag. Alg. Med., p. 42; Sp. I, p. 84. — Bizz. FI. Ven. Critt. II, p. 95. — Spermatocìmus papUlosus Kùlz. Sp., p. 550; Tab. Phijc. YllI, t. 22. — Stil. calcifera Zanard. Jcon. Phy. Adriat. I, p. 5, t. II. Fronda grossa ^-3 mm., superiormente attenuata, spes- so con brevi rametti avventizi laterali, sparsi, qualche volta incrostata di sostanza calcarea. Mare Adriatico, colla specie. Sciiosifonacee. Fronda globoso-saccata, cilindracea o laminare, sposso cava, non ramificata; zoosporangi pluriloculari svolti alla superficie della fronda a mo' di sori maculiformi od a gui- sa di strato, frammisti a paralisi monoarticolale, claviformi. — 170G - Chiave analitica dei generi. A. Fronda cavji, non fogliacea a. irregolarmente globosa. . . Hydroclathrus I) b. allungata con costrizioni tras- versali Scytosìphon 2) B. Fronda non cava, fogliacea . , . Phyllitis 3) I. Hydroclathrus Bory. (da v'òOEOCNACEE. Fronda cilindrica, filiforme, colle estremitù pennicillate, composta di due strati, uno interno tilamentoso, l' altro esterno celluioso; fruttificazione riunita su organi speciali che ebbero dal ciiiar." Zanardini il nome di ascidi: esistono soli zoosporangi uniloculari. Chiave analitica dei generi. A. Parafisi una o più volte dicotome; fi-on- da pennata o pennato-dicotoma . Sporochnus I) B. Parafisi semplici ; fronda ramosissima, Nereja 2) - 17lj — I Sporochnus Ag. (du a-TTOpoL , scaie e ^iouc, peluria, allusivo al fruito terminato du uu ciuffo di filamenti piliformi). Fronda cilindrica, filiforme, raramente compressa, co- stituita da due strati, uno interno di cellule cilindriche de- gradanti verso l'esterno, vuote, assieme unite a guisa di fili scorrenti longitudinalmente, 'uno esterno di cellule minute, di colore intenso ; rami pennati, o pennato-dicotomi, for- niti air apice d'un pennello di filamenti semplici, confervoi- dei ; ascidii terminali ovvero su tutti i rami, in numero assai grande, mantenendo la stessa disposizione pennata dei rami ; la forma loro varia secondo le specie: in generalo so- no ovoidali, con un pennello di peli articolati all'estremità libera ; 1" asse dell' ascidio è foimato dallo strato interno della fronda, il quale però è alquanto più addensato ; segue uno strato di cellule tondeggianti (strato esterno), da ognu- na delle quali prende origine una pai'atisi articolata, una o pili volte dicotoma, coll'ullimo articolo assai rigonfiato in guisa, che toccando l'articolo contiguo viene a costituire la superficie dell' ascidio. Lateralmente alle ai'licolazioni delle parafisi prendono origine gli zoosporangi. Negli esemplari assai nsaturi cadono i filamenti pennicillati coronanti l'asci- dio e gli ultimi articoli ingrossati delle parafisi, per cui la superficie del frullo viene in tal caso limitata dagli stessi zoosporangi. A» FronJa cilindrica, pennata, coi rami alternanti a spira ; ascidi numerosi sopra i rami. I. *S. pedunculatus (Huds ) Ag. S. pedunculatus (Huds.) Ag. Sp. I, p. 149.— J. Ag. Sp. I, 174. — Menegh. Alg. Ital, p. 128, t. HI, 1.— Kùiz. Sp., p. 568; Tub. Tomo ir. Serie VI. 217 — 1712 — Phtjc. IX, t. 82. — Harv. Phyc. BriL, pi. 56. — Zanard. le. Phyc. Adriat., p. 35, t. IX. — Hauck, Meeresalgen, p. 383, f. 165. — Fucus pedunculatus Huds. FI. Angl., p. 587. — Sporochnus dalmaticus Menegh. Atti della III Riunione de- gli scienziati ifal. in Firenze. — Kutz. Tab. Phyc. IX. — Gigartina pedunculata Lamour. Ess., p. 48. — S. peduncu- latus p. dalmaticus Kùtz. Sp., p. 568. — Sp. verrucostts Za- nard. Saggio, p. 39. Frondi alte alcuni dm., grosse nella porzione inferiore mezzo mm. circa, sorgenti da una callosità radicale stop- posa, fulva ; caule gradatamente attenualo, coi rami spi- ralmente disposti, semplicissimi, accostati, ora alterni, ora opposti od affastellati, ad ascelle ottuse, spesso allungatis- simi ; nello stato giovanile gli apici del caule primario e dei rami sono adorni di un pennellino di filamenti semplici, confervoidei, grossi circa 20 u., colle articolazioni doppie del diametro ; gli ascidi sono molto numerosi, distribuiti sui rami nella slessa guisa con cui questi sorgono dal cau- le ; dapprima cominciano sessili, poi si fanno più o meno pedicellati e la loro forma varia dalla sferica alla ellittica allungata. La consistenza della fronda è rigida, tenace ; il colore è olivaceo ed ingiallisce colla disseccazione, eccetto che nei pennicilli terminali elle si conservano di una bella tinta verde. Sugli scogli; a grande profondila. Adriatico, sulle coste orientali (sec. gli autori). Il» Fronda compressa, subdicotoma; ascidi terminali. *2. S. dichotomus Zanard. S. dichotomus Zanard. Icon. Phyc. Adriat. 1, p. 3, t. X. — Ilauck, Meeresalgen, p. 333. I — 1713 - Fiondi alle di solilo circa un dm., larghe nella porzione principale quasi '/, nini., aderenti uiedinnle un callo stopposo bruniccio, pseudo-dicoloine ; i ran)i spunlano, anziché da esalte biforcazioni, lateralmente ad angolo piuttosto ottuso e fra loro divaricali e giungendo alla medesima altezza diinno air alga un aspello corimboso ; gli apici dei rami , nella pianta giovane, sono coronati da un ciulfelto di fili più grossi che nella specie precedente, ma colle articolazioni iy2 volte più lunghe del diametro; fruttificazione collocala all'apice dei rami, talvolta laterale e suhsessile per essersi svolta all'apice di un ramo abortito; ascidii claviformi, oblunghi nella pianta giovane, adorni del solilo pcnnicillo. La consistenza è alquanto tenace, il colore è olivaceo- fosco, di solilo annerisce colla disseccazione, mantenendosi verdi i pennellini. Sugli scogli; a grande profondità. Adriatico, sulle coste orientali (sec. Zanardini ed Hauck). II. Nereìa Zauard. (dal nome di una Divinità mitologica del mare). Fronda cilindrica, filiforme, ramosissima, cogli apici dei rami pennicillati, terminali cioè da un fascetto di fili con- fervoidei, formata da uno strato esterno costituito da uiìa unica serie di cellule orizzontali obovale debolmente ag- gregate fra di loro, e di uno interno costituito di cellule ci- lindriche vuole, congiunte insieme a guisa di filamenti lon- gitudinali verso la porzione periferica obliquamente scor- renti ; irutlificazione riunita in ascidii verrucosi, laterali, sessili sui rami e ramoscelli pennicillati ; parafisi semplici, claviformi. N. fìliformis (J. Ag.) Zanard. N. fìUformis (J. Ag.) Zanard. in Diario, VII Gong. Ital., 1845, p. 121 ; le. Pìiyc. Adriat., pag. 450, t. XVll. — Hauck, Meeresalgen, — 1714 — p. 386, f. 167. — Desmarestia filiformis J. Ag. Alg. Med., p. 43. — Sjiorochnus Agardltiì Mont. FI. Alger., p. 26: — S. filiformis J. Ag. Sp. I, p. 175. — Nereia Montagnei Derb. et Sol. in Ann. Scienze Nat., 1850, XIV, p. 272, pi. XXXIV, 1-8. — Cladothele filiformis Kùtz. Sp., p. 568 ; Tab. Phyc. IX, t. 78. — Bizz. FI. Yen. Crilt. II, p. 96. — Cladothele Montagnei Kiitz. Tah. Phyc. IX, t. 79. — Physoplaea fili- formis Kùtz. Frondi raggiungenli un' altezza di due dm. sorgenti da una espansione discoidea, stopposa, fulva, negli esem- plari giovanissimi ripetutamente dicotome coi segmenti ul- timi muniti di rametti cortissimi e molto patenti, cogli apici tutti della fronda bruscamente troncati ed adorni di un pen- nicillo o ciuffo filamentoso; negli adulti la pianta assume un portamento alquanto diverso riuscendo senza regola rami- ficata, coi ramoscelli allungali, opposti od alterni od uni- laterali, arrivanti press' a poco alla medesima altezza ; gli ascidi portano all'apice un pennicillo di fili confervoidei to- rulosi, analoghi a quelli che trovansi airestremitù dei rami ; zoosporangi sessili sorgenti dalla base delle parafisi assieme a parafisi raonoarticolate, jaline e vuote. La consistenza è tenace, coriacea, solo le estremità so- no alquanto mucose; il colore è olivaceo, nei pennicilli ter- minali e laterali verde erba. Rara ; su altre alghe, sugli scogli a varia profondità, anche rigettata sulle spiaggie. Mare Adriatico, nei lidi veneti (sec. Zanardini) ; cre- sce pure sulle coste istriane e dalmate (sec. Zanardini ed Hauck). ASPEROCOCCACEE. Fronda tubulosa costituita da due strati ; fruttificazio- ne riunita in sori ; esistono soli zoosporangi uniloculari, muniti di i)arafisi. — 1715 — Chiave analitica dei generi. A. Fronda semplice Asperococcus I) B. Fronda riccèunonle ramificala . . Striaria 2) I. Asperococcus Lamour. (da asper, ruvido e kÓkko^, bacca). Fronda lubulosa, per lo più suhslipitala, cosliluila da due strali: uno interno di cellule grandi, prive d'endocro- ma, irregolarmente quadrangolari, tondeggianti, vuote, sic- cbè viste per trasparenza danno alla superficie della fronda un aspetto reticolalo, ed uno esterno superficiale composto di cellule quadrangolari quasi regolarmente disposte, colo- rate ; r interna cavità è percorsa da scarsi filamenti cilin- drici, articolato-ramosi, anastomosauli, decorrenti lungo le pareli della pianta adulta e passanti da una parete all' altra nella pianta giovanile; zoosporangi uniloculari globosi, ses- sili, con parafisi numerose, articolale, cilindriche o clava- te, riuniti in sori superficiali, ed originati come le paralisi dalla trasformazione delle cellule corticali. A.» Fronda infiala, bolloso-clavata; sori puntiformi. ^. A. bullosus Lamour. A. bullosus Lamour, Ess., p. 62, t. VI, 5. — J. Ag. Sp. I, p. 77. — Meriegh. Alg. Ital., p. 1C6. — Zanard. Icon. Phyc. Adriat. I, p. 103, t. XXV. — Borriet et Thuret, Et Phyc, p. 16, pi. VL — Bizz. FI. Ven. Critt. II, p. 95. — Hauck, Meeresalgen, p. 338, f. 186 tt. — A. tennis Zanard. Syn. Alg. Adriat, p. 128, t. V, 2. — Encoelium hullosum Ag. Sp. I, p; 146. — Kutz. Sp., p. 552; Tah. Phyc. IX, t. 7. — Asp. Turneri - 1716 — Hook. Br. Fior. II, p. 277. — Ulva Turneri, Engl. Bot. l. 2570. — Gastridium Opuntiu Lyugb. Hydroph. Dan , p. 71, t. 18. — Encoelium tenue Kùtz. Sp., p. 552. Fiondi ulte 1-5 dm., larghe 1-6 cm., brevemente sti- pitate alla base, sorgenti da un callo radicale discoideo. Aderisce disseccandosi abbastanza tenacemente alla carta ; il colore è bruniccio. Rara ; sulle spiaggie rigettata dal mare. Adriatico, a Chioggia (sec. Zanardini), sulle coste orien- tali (Meneghini, Hauck ecc.). H, Fronda compressa, lineare-laneeolala ; sori maculift)rnìi. 2. "A. compressus Griff. A. compressus Grill", in Hook. Brit. FI. V, p. 278. — Harv. Phyc. Brit., pi. 72. — J. Ag. Sp. 1, p. 75. — Menegh. Alg. Ital, p. 164, t. IV, 1. — Berlol. FI. It. Crypt, p. 32. — Hauck, Meeresalgen, p. 389. — Ualoglossum Griffithsianum Kùtz., Sp., p. 561 ; Tab. Phyc. IX, t. 52. Frondi spesso aggregate, alte 1-4 dm., grosse 5-40 mm., sorgenti da un piccolissimo disco radicale; l'apice loro è di raro rotondalo, per lo piij è ottuso ed alle volle persino acuto, mai però lauto si assottiglia come la base ; i sori dapprima si sviluppano nella porzione mediana' della fron- da, poi si estendono verso T apice e verso la base, da cui però distano sempre 2-3 cm. La consistenza è membranacea ; il colore è verde oli- vastro. Sugli scogli. Mare Adriatico, sulle coste orientali (secondo Mene- ghini ed Hauck). — 1717 — II. Striarla Grev. (fla siria riga, relativo al'a cVisposizione in linee trasversali degli zoosporangi). Fronda tubolosa, ramosa, con un callo radicale piccolo, (liscoideo, cosliluita da due strali, uno interno di cellule grandi, tondeggianti, vuole, uno esterno di cellule uiinoii C/g circa delle altre), subquadrangolari, colorale; zoospo- rangi uniloculari posti in linee trasversali che danno 1' u- spetto caralteristico al genere. Questo genere è di assai dubbia sistemazione ; da al- cuni viene collocato fra le Asperococcdcee^ da altri tra le Punciariacee ; sembra miglior partito riferirlo alle prime. iS. attenuata Grev. S. attenuata Grev. Crypt. FI. in Syn.^ pag. 44. — Harv. Phyc. Brit., pi. 25. — J. Ag. Sp. 1, p. 80. — Kutz. Sp., p. 553 ; Tab. Phyc. IX, t. à. — Menegh. Alg. Hai, p. 157. — Beiiol. Fior. It. Crypt., pag. 35. — Bizz. FI. Ven. Critt. II, p. 95. — Hauck, Meeresalgen, p. 377, f. 162. — De Toni e D. Levi, Phyc. Ital. n. 23. — Carmichaelia attenuata Grev. Scot. Crypt. Fi. V, p. 288, t. 288. — Ulva attenuata Nacc. Alg. Adriat., \>. 54. — Solenia attenuata Ag. Syst., p. 187. — Zo- naria Naccariana Ag. in Nacc- Alg. Adriat., p. 82. — Z. lineolata Ag. — Dictyota lineolata Grev. Alg. Brit. in Syn., p. XLIII. — Zanard; Lett. II, p. 34. — Fucus tnarginulis Wuir. Crypt. aquat., p. 40 ? Frondi alte 1-5 dm., larghe 1-5 mm., cilindriche, lubu- lose nella pianta fresca, col disseccamento appianate, ra- mose; rami opposti, talvolta alterni, gli inferiori assai gros- si colla base attenuata e l'apice lacerato, laonde apparisce spatolato ; i rami superiori assai gracili, e più abboudanle- menle suddivisi, presentano per lo più 1' estremità assotti- gliata, capillare. — 1718 - Gli esemplari disseccati aderiscono discretamente alia carta; il colore è giallastro nell'alga fresca e si fa giallo ver- dastro colla disseccazione. Comunissima; a poca profondità, spesso anche galleg- giante. Adriatico, a Venezia e Chioggia (sec. Zanardini, Mene- ghini, Naccari ecc.) : ne raccogliea)mo numerosi esemplari in laguna presso il Ponte della strada feriata ; cresce pure sulle coste istriane e dalmate (sec. gli autori). f. crinita Hauck. S. attenuata f. crinita Hauck, Meeresalgen, p. 377. — Striaria crinita auct. p. parte. — J. Ag. Alg. Mecl. I, p. 41. — Stilo- phora crinita Ag. Aufzahl., p. "17. — Zanard. Leti. IT, p. 32; Syn. Alg. Adriat, p. 79. — Solenia crinita Ag. Syst., p. 187. — Conferva crinita Ruching. FI. Ven., p. 269. — Striaria at- tenuata 0. crinita Kùtz. Sp., p. 553. — Bizz. FI. Ven. Critt., II, p. 95. — J, Ag. Sp. I, p. 81. Differisce dalla specie tipica per la estrema flaccidezza, per la statura che non supera i 2 dm. e per avere i rami piliferi. Comune colla specie, di cui forse è lo stadio giovanile. f. ramosissima Hauck. S. attenuata f. ramosissima Hauck, toc. cit. — Encoelium ramo- sissiìnuni Kiitz. Phyc. Gerrn., p. 336, Sp., p. 551. — Asperococ- cus ramosissimus Zanard. le. Phyc. Adriat., p. 107, t. XXVI. — Encoelium ramosissimum $■ trichophorum Kùtz. Sp., p. 551. Frondi alte 2-3 dm., riccamente e senza regola ramose, spesso provvedute di proliferazioni, cogli zoosporangi ag- gruppati senza ordine apparente. Forse è una forma mo- struosa, in modo straordinario sviluppata. Rara ; nella prima zona. Come la precedente. — 1719 — INDICE SISTEMATICO PRKFAZIONE 1615 Opere e Memorie consultale dG19 Melanofigee - Generalità 1021 FucACEE 1635 Fucus Limi 1636 1. vesiculosus L. . . . ivi 2. Sherardi Stadi. . . 1637 var. genuina . . . 1638 var. chondriformis (J. Ag-.)? .... ivi Cystoseira Ag. . . . 1639 3. C. abrotanifolia Ag. . 1642 var. filicina (Bory) . 1643 var. Boryana Menegh. 1644 4. C. Hoppii Ag. ... ivi 5. G. discors (Linn.) Ag. 1645 6. G. amentacea Bory. . 1646 7. G. barbata (Good. et Woodw.) Ag. . . . 1647 8. G. crinita (Desf.) Duby. 1648 9. G. selaginoides ( L. '? ) Naca 1649 10. G.Erica-marina(Gmel.?) Nacc. 171 . . ... 1650 var. squarrosa(De Not.) 1651 11. G. Montagnei J. Ag. . ivi var.moniliformis(Kùtz.) Hauck 1652 Saugassum Ag ivi Turno JV, Serie Vi. pag. 12. S. Hornscluicliii Ag. . 1653 13. S. linilblium (Turn.) Ag. ivi Feozoosporee .... 1655 Ghiave analitica delle fa- miglie ivi Fani. I. Ectocarpacee . . 1656 Sottofam. I. Mirionemee . 1657 Myrionema Grev. . . . ivi 14. M. orbiculare J. Ag. . 1658 15. M. vulgare Thur. . . ivi 16. M. Liechlersteinii Hauck 1659 Sottofam. II Ectocarpee . 1660 Streblonema Derb. et Sol. 1661 17. S. sphaericum (Derb. et Sol.) Thur 1662 18. S. tenuissimum Hauck. ivi EcTOGARPUs Lyngb. . . ivi 19. E. granulosus (Engl. Bot.)Ag 1665 20. E. confervoides (Roth) Le Jolis 1666 var. siliculosus Hauck ivi var subulatus Hauck. 1067 var. approxiinatus Hauck .... ivi 21. E. arctus Kùtz. . . ivi 22. E.simpliciuscnlnsKùtz. 1668 f. investiens? (Thur.). ivi 218 1720 23. E. reptans Crouan, . 24. E. irregularis Kùtz. . 25. E. caespitulus J. Ag. 26. E. Sandrianus Zanard. 27. E. pusillus Griir. . . 28. E. crinitus Carmich. . Choi;istocaupus Zanard. . 29. C. tenellus (Kùtz.) Zan. DiscosPORANGiUM Falkeiib. 30. D. mesarllirocat puin (Menegh.) Ilauck. . PlLAYELLA Borv. , . . 31. P. littoralis (L)Kjellm. f. iluviatilis Hauck . f. conipacta Kjelhn. . DiCHOSPORAìSGiUM Hauck. . 32. D. i-epens Hauck. . . Myriotriciua Harv. . . 33. M. clavaeformis Harv. 34. M. adriatica Hauck. . GiRAUDiA Derb. et Sol. 35. G.sphacelarioidesDerL. et Sol Sottofam. HI Sfacelariee . Sphacelaria Lyngb, . . 36. S. tribuloides Menegh. 37. S. cirrhosa (Roth) Ag. 38. S. plumula Zanard. . 39. S. filicina (Grat.) Ag. 40. S. scoparla (Lin.)Lyngb. Glauostephus Ag. . , 41. G. verticillatus(Lightf.) J. Ag Fam. II. Punctariacee . . PuNGTARiA Grev. . . . 42. P. latilolia Grev. . . Stictvosipiion Kùtz. . . pag. pag. 1669 43. S. adriaticus Kùtz. . 1686 ivi Fani. III. Ralfsiacee. . . 1687 1670 Ralfsia Berk wi ivi 44. R. verrucosa (Arescb.) 1671 J. Ag ivi 1672 Fam. IV. Litodermucee . . 1688 ivi LiTiiODERMA Arescb. . . ivi ivi 45. L. adrialicum Hauck. ivi 1673 Fam. V. Gutleriacee. . 1689 GuTLERiA Grev. f. . 1690 ivi 46. G. multifida (Eng. Bot.) 1674 Grev ivi ivi 47. G. adspersu (Rotli) De ivi ^'ot 1691 1675 Agi.aozonia Zanard. . . 1692 ivi 48. A. reptans(Croi]an)Kùlz . ivi 1676 Zanardinia Nardo . . . 1693 ivi 49. Z. collaris (Ag.) Crouan ivi ivi Fam. VI. Mesogleacee . . 1695 1677 Elachista Duby. . . . 1696 1678 50. E. pu! vinata (Kutz.)Harv. ivi Leathesia Duby. . . . 1697 ivi 51. L. umbellata (Ag.)Men. ivi ivi Mesogloea Ag 1698 1679 52. M. vermiculata (Engl. 1680 Bot.) Le Jol . . . . 1699 1681 53. M. Leveillei(J.Ag.) Me- 1700 ivi negh ivi 1682 Gastagnea (Derb. et Sol.) 1683 Thur. emend- . . . ivi 1684 54. G. fistulosa (Zanard.) Derb. et Sol. . . . 1701 ivi Nemacystus Derb. et Sol.'. 1702 1685 55. N. Posidoniae(Menegh.) ivi Hauch ivi 1686 56. N. ramulosus Derb. et ivi Sol 1703 — 1721 — rag. Fani. VII. Stiloforacco . . 1704 Stilophoua J. Ag . . . ivi 57. S. rhizodes J. Ag. . ivi f. papillosa Hauck . 1705 Fani. Vili. Scitosifonacee. ivi Hydroclatiius Bory . . 1706 58. H. sinuosus (Rotli) Za- nard ivi SCYTOSIPHON Ag. . . . 1707 59. S. lomentarius (Lyngb.) Ag ivi Phyllitis Kùtz 1708 60. P. fascia(Fl. Dan.) Kùlz. ivi var. debilis Hauck. • ivi var. caespitosa Hauck. 1709 Fara. IX. Artrocladiacee . ivi Arthrocladia Duby. . . ivi 1710 GÌ. A. australis Kiitz . Fam. X. Sporocnacee . . ivi SPOROCHNUS Ag 1711 62. S. pedunculatus(Huds.) Ag ivi 63. S. dichotomus Zanard. 1712 Nereia Zanard . . . . 1713 64. N.fìliformis(J.Ag.) Za- nard ivi Fam. XI. Aspnrococcacee . 1714 AsPEROGOCCUS Lamour . 1715 65. A. bullosus Lanaour. . ivi 66. A. compressus Griff. . 1716 Striaria Grev 1717 67. S. attenuata Grev. . ivi f. crinita Hauck. . . 4718 f. ramosissima Hauck. ivi FINE DELLA PARTE SECONDA. oa ,^:^^:ì»5:ì^coo^ ^LPr^ RELAZIONE SiH manoscrilti x>rescntati al concorso della Fonda- zione Balbi-Valier per il progresso delle scienze mediche e chirurgiche Nella solenne julunanz;! del 15 ngoslo 1884 T Istillilo apriva il concorso al premio d'italiane lire 3000, inslituito dal generoso testatore conte Balbi-Vaìier , da concedersi all'italiano •< che avesse fallo progredire nel biennio 1884- 85 le scienze mediche e chirurgiche^ sia coli' invenzione di qualche islrumenlo o di (/ualche [ritrovalo, che servisse a lenire le umane sofferenze, sia pubblicando qualche opera di sommo pregio. Pervenuti in tempo utile due lavori al concorso, i sot- toscritti, incaricali di prenderli in esame e di riferire intor- no ai medesimi, si fanno ora ad esaurire il compito, loro commesso dall' Istituto. Per ottenere il premio anzidetto fu presentata una Memoria coll'epigi-afe =. chi ama la correzione ama la scienza, chi odia la riprensione è inscnsalo, e che ha per soggetto = /a corona di aghi=:, nuovo strumento pro- posto per far aderire alla parete del ventre un tumore ca- vo mobile intracavitario. Lo scopo della Memoria è di dimostrare, che il metodo, - 1724 — proposto dalfA., è il migliore fra i lanli proposti per far aderire alla pagina peritoneale parietale un [muore cistico mobile intracavitario, che si dovesse aprire per una qua- lunque indicazione. In questo lavoro vi sono parecchie scorrezioni attri- buibili al copista, ma che l'A. avrebbe dovuto correggere prima di presentare il manoscrilto. * Nella storia dei varii processi operativi a due tempi nella cura dei tumori intra addominali fluttuanti, attrii)uisce ad Heinecke l'applicazione del trequarti curvo, che si fa uscire alla distanza di qualche centim. dal foro di apertura; men- tre i Tedeschi lo attribuiscono ad E. Kusler, che usò an- che la legatura elastica applicata nei due fori della parete addominale fatti dal trequarti, per dividere la pai'le inter- media con maggior sicurezza. L'A. non fa parola del metodo di Lindemann, ora tanto usato in Germania ed in Inghilterra, e che incomincia ad es- sere apprezzato ed eseguilo in Francia, e che consiste nel- l'incisione delle pareti del ventre e del peritoneo peritoneale, che si unisce con la sutura alle pareti addominali, nelT unio- ne delle pareti delle cisti alle pareti dell'addome, dopo di aver in parte vuotata la cisti con una puntura seguita di aspirazione, e di avere inciso l'echinococco, operazione che si pratica in una sola seduta. Denomina in una sua storia Echinococco multiloculare quello che si dovrebbe chiamare multiplo, trattandosi di una sola cisti madre, nella quale era contenuta una grossa cisti figlia. Coll'espressione di echinococco multiloculare od areolare viene generalmente denominata una forma parti- colare di echinococco, talora disseminato, che offre i sin- tomi e le apparenze piuttosto del cancro, è duro, e solo coir esame microscopico si riconosce per echinococco. Per eseguire il nuovo metodo, chiamato dall' A. corona di aghi, richiedesi un istrumento particolare, composto di — 1725 — due piastre di forma Glittica, di dodici aghi, di una \ite e di una tanaglia. Le due piastre sono di packfong grosse 3 milLy^ circa, il cui massimo diametro è di 7 centim. e Ys, il minore di 4 % centim. Nella piastra, che dev'essere collocala sulla pelle, ci sono alla periferia 12 fori quadrati, che nello spes- sore della stessa rappresentano una piramide rovescia, fori che servono a dare un punto d'appoggio stabile agli aghi. Detta piastra nei due punti, che corrisponderebbero presso a poco ai due fochi della elissi, porta due aste metal- liche, cilindriche, sottili, lunghe quasi un centimetro, che devono entrare per due fori, collocati relativamente negli stessi punti della piastra da soprapporsi. Finalmente ha nel centro un foro a vite, che serve di presa ad un' asta, la quale Ossa le due piastre una contro l'altra. La seconda piastra ha tre fori, che corrispondono alle due aste ed al foro centrale della prima, più dodici incavi disposti alla periferia, e che vanno a corrispondere alla testa dei dodici aghi. Gli aghi di packfong sono lunghi 5 cent, circa con una Gstremitù lanceolata triangolare, sono leggiermente conici, e dopo la lancia, ma però solo nella parte più grossa cilin- drica verso la capocchia, misurano il n.° 4 della filiera tri- millimetrica. Descrivono nella loro lunghezza la curva di un cerchio avente un diametro di centim. 20, ed all' altra estremità portano una capocchia rappresentante un tronco di piramide quadrangolare, che corrisponde in senso in- verso ai fori della prima piastra. Ogni capocchia ha una incisura, che indica il lato convesso degli aghi. La vite ha una testa larga schiacciata a due ali per po- ter facilmente serrare le due piastre una contro l'altra, e fare quindi dell'apparecchio un solo pezzo, senza dare molto ingombro. La tenaglia serve in casi eccezionali per prendere, ed — 1726 — estrarre gli aghi al momento della rimozione dell' apparec- chio, se mai per caso questi si fossero troppo fermamente incuneati nei fori della prima piastra. Modo di applicazione dell" istrumenlo. Eseguita convenientemente la pulitura della regione ove devcsi praticare la operazione, si applica sulla pelle la prima piastra, e poscia ad uno ad uno s' infiggono gli aghi in mo- do, che la loro parte convessa guardi verso il centro. Co- struiti come sono, entrano con grande facilità, e l'amma- lato quasi non se ne lagna ; ed una volta messi a posto, ci restano immobili, obbligati dalla seconda piastra, tenuta sal- damente contro la prima mediante la vite descritta. L'A. avverte di aver denominato questo strumento co- rona d'agili, poiché, una volta riuniti i singoli pezzi, rap- presenta veramente una corona a base elissoide con dodici punti divergenti. Con tal mezzo si ottengono evidentemente due scopi, cioè molli punti di aderenze, i quali vanno a costituire una linea continua ; in secondo luogo l'assoluta immobilità del tumore, che si vuol far aderire alla parete ventrale ; in terzo luogo si ottiene, come fu provato dai fatti, una sol- lecita aderenza del tumore stesso alla parete ventrale. L'A. termina la Memoria con un capitolo sugh ap- prezzamenti dei varii processi, usati nella cura dei tumori cavi addominali colla medicazione aperta, dopo di aver nar- rato quattro storie cliniche, comprovanti la superiorità del suo metodo in confronto degli altri. Con ragione trova pe- ricolosa la puntura con un grosso trequarti, di cui si la- scia in sito la cannula, finché siano avvenute le aderenze all'intorno della puntura, pel pericolo di un versamento del contenuto liquido del tumore nella cavità del peritoneo e per la brevità delle aderenze limitate ai contorni della fe- rita circolare fatta dall' islrumento. Il pericolo poi è più grande, trattandosi di cisti echinococco, per la grande di- — 1727 — sposizione di questi tumori alla suppurazione ed all'icoriz- zazione del loro contenuto quando sono aperti. Nò sareMte a questo processo preferibile quello di Boinet, che alla can- nula, dopo alcuni giorni, sostituisce un grosso tubo di dre- naggio fornito nella sua estremità, da introdursi nella ca- vità del tumore, di vari fori, perchè il tul)o dovrebbe ne- cessariamente avere un diametro minore della cannula at- traverso la quale deve passare, e quindi maggioi'e saiebbe il pericolo di versamento nella cavità del peritoneo. L'incisione delle pareti addominali e del peritoneo pa- rietale, proposta ed eseguita da Bégin nel 1830, non ver- rebbe adesso praticata senza usare un rigoroso metodo an- tisettico ; e quindi in tal caso, dice l'A., molto probabil- mente non avverrebbero le aderenze, o sarebbero deboli e circoscritte. Questa opinione, che sembra a priori molto logica, è però contraddetta dai falli. [I prof. Voikmaon usò parecchie volte l incisione delle cisti echinococco in due tem- pi : altri chirurghi, come E. Kijster, Albert, Trendelenburg, Schede ecc. seguirono il suo esempio, e sempre con buon risultato; cosicché l'esperienza dimostrò, che il metodo an- tisettico non impedisce la formazione delle aderenze efficaci. In ogni caso, questa obbiezione non può farsi al metodo di Lindemann, del quale non si occupa l'A., specialmente dopo le modificazioni introdotte nell'atto operativo da Landau e da Puky. Contro il processo Recamier vi sono due obbiezioni principali, accennate dall'A., cioè di essere doloroso e lun- go; ma doveva soggiungere, che ha il grande vantaggio della sicurezza. LA. pronuncia un giudizio sfavorevole anche riguardo all'introduzione di un trequarti curvo da luì preferito nel tempo passato, perchè, attesa l'applicazione del metodo an- tisettico mancherebbero le aderenze, o sarebbero deboli e circoscritte. Per l'istesso motivo rifiuta il processo di Si- Tomo JV, òerte \I 219 — 1728 — mon, il quale avrebbe anche il pericolo dell' uscita della cannula dalla cavila della cisti. Invece, co! metodo dell' A., in un malato, ridotto agli estremi di vita, in tre giorni si ot- tennero valide ed eslese aderenze, come le si ebbero nel caso narrato dal prof. Peruzzi di Lugo, e furono con- fermate colla necroscopia. Negli altri due operati, dopo tre giorni, si fece l'incisione, e gli ammalati guarirono. 1 dolori prodotti dal! introduzione degli aghi, sono di poca importan- za e facilmente tollerati. Dovendo ora pronunziare un giudizio su questo nuovo processo, la ujente ricorre involontariamente al metodo di Simon, usato dal suo inventore senza il metodo antisettico, che fu dapprincipio accolto con tanto entusiasmo, e del quale si leggevano nei giornali medici una serie non inter- rotta di successi. i\Ia dopo qualche tempo si pubblicarono anche gli insuccessi, dipendenti dalle mancate aderenze fra le due lamine del pei'itoneo, quantunque si aspettassero an- che alcune settimane prima di aprire col taglio la cisti. La morlalità con questo processo è considerevole, cosicclìè è generalmente abbandonato. I! metodo dell'A. è però diver- so da quello di Simon, e teoricamente presenta su esso dei vantaggi, finora confermati dalle storie contenuie nella Me- moria dell'A. Si tratta di una serie di dodici spilli, e non di due cannule di trequarti ; la forma degli spilli , essendo leggiermente conica, rende difQcile la uscita del liquido pei fori delle punlure. Cosicché questa operazione avrebbe il vantaggio di non essere peiicolosa e di essere poco dolo- rosa ed abbastanza sollecita; ma siccome il giudizio viene appoggiato a soli quattro casi, non crediamo prudente di darlo assoluto. Tributando i meritati elogi all' A. per la ben concepita operazione, che teoreticamente offre tutte le probabiiilìì di essere coronata da successo favorevole, tut- tavia non ci crediatno autorizzati di proporla pel premio Baliii-Valier, perchè finora è scrietla da un numci'o lro[t- — 1729 — pò rislrello di osservazioni. Mentre P operazione in due tempi del prof. Volkin;inii deve venir riserbata ai chirurghi, abituati da un lungo esercizio all'applicazione del metodo antisettico rigoroso, senza de! quale i malati corrono peri- colo di morire; l'operazione, proposta ed eseguita dairA.,ha il grande vantaggio di poter essere adoperata anche da chirurghi non abituati alle grandi operazioni, e senza met- tere in serio pericolo la vita dei malati. Se, come è spera- bile, verrà accolta favorevolmente la proposta di questa operazione dai chirurghi, e quindi si possa raccogliere un numero sufticiente di operazioni, comprovanti i reali su(;i vantaggi, allora soltanto avrebbe tutti i requisiti per con- seguire il premio Balbi-Valier. Aspira pure all' indicato premio Balbi-Valier 1' A. della Memoria, che porta ia seguente epigrafe: Opporlvnilà. . . modo. . . dose . . . islruzione. L' A. propone una cura specilìca del cholcra. Prima di dire di questa, fa un cenno sulla cholerizza- zione di Ferran — diftìda del principio e della sua pratica applicazione. La critica è puramente razionale — quella che già leggemmo qua e colà sui giornali medici. LA. usò dei metodo di cura, che pi-opose sin del 1854- 55 in Criuiea ; nel 1883 — al primo apparire del choleru in Egitto - lo fé' conoscere spargendo 12,000 copie d' un opuscolo, che fece il giro del mondo e venne [ireso in con- siderazioni da medici e da corpi sanitari. Come ogni metodo curativo, anche quello dell'A. ha la sua base dottrinale, che riassumiamo in brc\é così: — il cholera in principio, dice l'A., per chi lo vuole non è che una indisposizione intestinale sen;plice; — bisogna curarlo, lodando principia questa indisposizione; — bisogna cur.ulo col laudano, afOnchc il male non progredisca V( i so ^li stadi più gra\i. — 1730 — Ed eccoci al metodo curativo : — appena inizia la diar- rea, 15-20 goccie di laudano; si ripetano ogni mezz'ora, finciiè cessano e diarrea e borboiigmi. — Questo avviene quasi sempre dopo la terza dose; allora si diminuisce que- sta del terzo, della metà ; \nii tardi le dosi del rimedio si ripeteranno a maggiori intervalli. LA. in principio della Memoria dice, che il cliolera al 2." stadio (gravissimo secondo l'A.) non è vinto da alcun rimedio; ma poscia soggiunge, che questo secondo stadio è prec<^duto da un sub-periodo (cholera grave, secondo l'A.) caratterizzato dall' emeto-catarsi profusa. Ebbene, anche a questo sub stadio, il laudano, coadiuvato da qualche altro farmaco, riesce miracoloso, e suggerisce: Laudano grani. 40, essenza di menta gr. 2, etere solforico grara. 40, acqua semplice grani. 1 ,000, sciroppo d aranci gram. ^00 — una cucchiajala ogni mezz'ora, ogni quarto d'ora. L' A. asserisce, che con questo suo metodo ha sempre Irionfiito del nx)rbo nel primo stadio: non sempre nel sub- periodo^ mai nel cholera gravissimo. Nega, troppo assolutamente, il cholera fulminante ; dice rarissimo il cholera secco, di cui non vide che 3 casi ; anche in queste gravissime forme ti ionio il laudano ! Si vanta l'A. d'avere il piimo iniziata una sorveglianza sanitaria nelle caserme, che permette di sorprendere tutti i soldi.ti diarroici e curarli immediatamente. In fine, si giustifica della mancanza dei documenti cli- nici a prova delle sue affermazioni, riportando una lettera del generale Manayra, il quale gli partecipa lo smarrimento dei documenti richiesti. La Memoria è estesa con assai poca accuratezza : v'han- no ripetizioni, inutili declamazioni, alcune espressioni im- proprie. — 1731 — Rispetto poi all'intrinseco della Memoria, deve consi- derarsi : ì.° che la base dottrinale del metodo di cura dell' A. è affatto insussistente : — può darsi, che chi ha una semplice indisposizione intestinale venga colpito dal cholera ; ma non può ammettei'si, che tutte le indisposizioni intestinali, i2;ua- rite col laudano, passino per casi di cholera. — Obbietta l'A. l'esperienza di tutti i giorni: persone, che incontrano una semplice indigestione e che senza cura ne guariscono, non offrendo mai sintomi di cholera. Se l'A. avesse eseguito delle necroscopie e avesse pon- derato sulle gravi alterazioni dell'intestino anche di coloro, che perirono in brevissimo tempo, avrebbe certamente messa in quarentena la sua opinione gratuita affatto; come avrebbe cancellata la teoria, che somministra del cholera sec- co, dicendo che in tal caso il germe eholerigeno non tro- vandosi bene nell'intestino • — per la via dei vasi va a tor- mentare altri tessuti ed organi. Si vede da questi cenni, che l'A. non ha un concetto adeguato del cholera, in quanto non sia giunto a costruirsi una base dottrinale con falli di propria osservazione, e nemmeno con quelli della osservazione altrui. Ma, oltre tutto, bisogna aggiungere, che manca allo stesso A. una buona osservazione clinica del morbo, sopra cui pare che tanto facilmente trionfi. Imperocché non ci par vero, che possa confondere 1' insieme dei fenomeni, coi quali inizia quel triste dramma eh' è il cholera, con quello d'una sem- plice indisposizione. Infatti, a pag. 30 del manoscritto si legge: — Non si stia poi a lesinare (!), se la diarrea sia causala da indigeslione o da influenze revmaliche . . . si amministri il laudano. Comprendiamo, che possa darsi del laudano in ogni caso di diarrea; ma non comprendiamo, che non faccia diagnosi differenziali (lesinerie direbbe l'A.) que- — 173^2 — gli, che deve rendere conio severo dell'opera sua Però ognuno s'avvede, come possano moltiplicarsi fra mani del- l'A. i casi di guarigione del cholera, quando piglia alla rin- fusa qualunque diarrea. È erronea la dollrina, perehè è erroneo il giudizio sui fatti. Di più, per essere stato l'A. ignaro, quando scrisse la Memoria, dei recenti trovati scientitìci e delle teorie mo- derne, è incompetente a fare teorie e critiche. Se avesse saputo, p. es. che i komma cholerigeni non si trovano che nell'intestino, non avrebbe arrischiata la teoria insussi- slente del cholera secco, che sì è più sopra ricordato. D'al- tronde non si sa bene s'egli ammetta, come causa del mor- bo, un veleno oppure un germe. 2.° Che il laudano, anmiinistrato col melodo suggerito dal!" A., sia rimedio infallibile contro il cholera, bisogna cre- derlo ciecamente, perchè 1" A. non somminislra le prove, quelle che clinicamente si richiedono, allorquando si vuole dimostrare la eflìcacia di un rimedio. È vero che l'A. lamenta la mancanza dei documenti statistici; ma a che servii'ebbero le statistiche sue, quando oramai possiamo trarre d' altronde altre statistiche, altri fatti, che'vengono a contraddirlo? Tuttavia sta bene conoscere il criterio razioìiale dell'A. in fatto di statistiche. A pag. 53 e 5^ della Memoria parla di 180 diarroici, ch'egli guarì ceo di Padova, per una pompa di sua invenzione, oppor- tunissima pel trattamento delle viti a cultura bassa; pompa, che fu già premiata al concorso di Conegliano nel passato marzo. E quantunque, da quell'epoca non lontana, sia se- guito un progresso rapidissimo negli apparecchi atti a com- battere i nemici della vite, la pompa irroratrice dello Zabeo merita d'essere con onoie ricordata. Il signor Cosianle Ferrlg^uto di Padova seppe trovare un modo ingegnosissimo di adattare una doppia suola di legno alle calzature^ senza che si possa indovinarne la presenza, e senza mutar in nulla la forma delle più ele- ganti calzature, raggiungendo cosi, e con mezzi semplici, due scopi di molto valore igienico, cioè mantenere il piede asciutto e caldo. Il concorrente consegui dalla Giunta una medagha di bronzo. Proclamate le premiazioni, assegnate alle industrie, deb- bo ora richiamare i concorsi scientiflci, che rimangono tut- tavia aperti a tutto il 31 dicembre dell'anno venturo. E sono: il concorso biennale dell'Istituto per un n Ma- nuale di chimica, che abbia in mira di guidare gli studiosi nella pratica dell'analisi, con particolare riguardo alla far- — 4743 — macia ed alla medicina^. Quello della Fondazione Querini- Stampalia,ehe ha per tema : «/a Storia del diritto di famiglia nella Venezia, e con principale riguardo a Venezia dal se- colo XIII al XIX »). — E l'altro della stessa Fondazione, che versa sulla « Storia ragionata delle opere e dottrine idrauli- che nel Veneto^ con riguardo all' influenza esercitata dallo Studio di Padova ». Rimane anche il concorso della Fondazione Tomasoni di L. 5000 usuila Storia del metodo sperimentale in Italia », che rimarrà aperto fino al 31 dicembre 4 889. Pei nuovi concorsi havvì il premio di Fondazione Balbi- Valier, che, non essendo stato conferito pel biennio \ 884-85, secondo la volontà del generoso patrizio, sarà portato a Lire 6000 e dato fMoi'i iU coascorso» aintaiiano che, nel biennio 1886-87, avesse fatto progredire le scienze mediche e chirurgiche, sia €011' invenzione di qualche istru- mento o di qualche ritrovato, che servisse a lenire le lima- ne sofferenze, sia pubblicando qualche opera di sommo pregio. Il risultato si proclamerà nella solenne tornata del 4 888. II premio è cospicuo; è all'altezza del nobile scopo; degno infine del fondatore. Anche in quest'anno correva l'obbligo all'Istituto di sce- gliere un quesito, da porre a concorso col fondo lasciato dal conte Querini Stampalia. Il benemerito gentiluomo, eh' eresse un tempio alla scienza nella splendida dimora degli avi suoi, mostrando col suo culto al sapere, come ogni altra nobiltà per lui fosse an- cella, nel suo animo veramente generoso desiderò, che i temi riguardassero specialmente Venezia. L'Istituto aveva già stabilito, che il quesito, da svolgere nel nuovo concorso, riflettesse quel ramo, ch'ù soggetto agli Tomo IV, Serie VI. 221 — 1744 - studii severi di peregrine intelligenze, ed è cura suprema di ehi regge le sorti amministrative di ogni centro civile: ligie- ne. Accolta la scelta del ramo di studio per Tanno ^888, fu data la preferenza al tema così concepito: « La fognatura della città, in rapporto alle malattie endemiche ed epidemi che, con speciale riferimento al sistema di fognatura esi- stente in Venezia, ed alle modificazioni da apportarvìsi nei limiti concessi dalla condizione topografica affatto spe- ciale della città stessa; e ciò allo scopo che esso meglio risponda ai bisogni della igiene cittadina. L'ampio tema, la sua importanza, la sua opportunità, danno a sperare, chea svolgerlo non manchino gli aspiranti; che non manchi chi agogna alla gloria di far soggetto di studii coscienziosi e severi questa terra incantevole, monu- mento di glorie immortali, e la quale, anche sull'igiene, ser- ba traccie profonde dell'antica sapienza. Essa non deve ri- vivere soltanto del suo glorioso passato; ma, memore di quello, inaugurare un grande avvenire, diffondere intorno un alito poderoso di vita e inoltrarsi con passo sicuro nelle vie d'ogni civile progresso, non seconda ad alcuna delle cittù consorelle, che formano fulgida ed invidiata corona a questa Italia, a noi si caramente diletta. PETRARCA E GOETHE ALPINISTI. DISCORSO DEL SOCIO CORR. PAOLO LIOY Signore e Signori ! Lo scorso anno una voce eloquente evocava in questa aula la dolce e serena figura d'un precursore di nobili idee. Quest' anno è un' altra evocazione, in più modesto campo, e per via degli spettacoli della natura guida alle stesse al- tezze del pensiero alle quali s' ispirava il gentile Temistio. Qui in questo palazzo, davanti alla storica laguna, potrà giu- dicarsi inopportuno il tema dell'alpinismo ? No, perchè nes- suna forma d'excelsior è estranea a Venezia, il cui nome glo- rioso, nelle conquiste geografiche, nelle ardite esplorazioni come nel patriottismo, nella scienza, nell'arte, segna le cime più alte. Poi ben si può parlare d' alpinismo anche sulle rive del mare, se è da questo che gli alpinisti misurano ogni altezza di monte. - 1746 - I. Vi hanno critici sentimentali i quali non sanno darsi pace perchè nei suoi idilli campestri Virgilio oblìi le luc- ciole, vaghissimo incanto delle notti italiane, e fra tante descrizioni dell' oceano Omero non canti la fosforescenza che muta in fiamme le onde. Eppure codesli silenzi poteva- no essere divinazioni sdegnose di tutto lo sciupìo, che poi dai poeti s'è fatto di lucciole, come d' usignoli, di fiori, di chiari di luna cucinati e riscaldati in mille stucchevoli salse letterarie. Più inesplicabile è invece l'apatica indifferenza dei grandi uomini dell' antichitt'i classica per le scene alpestri. Quelli eh' ebbero occasione di attraversare i vetusti valichi alpini, non ne riportavano memorie che di aspri cimenti, di paurosi rischi. NegU audaci capitani quei sentieri impervi ispiravano ribellioni impazienti quali ostacoli frapposti alle loro marce trionfali. Giulio Cesare non vi provava che noia e stanchezza, né sapea distrarsi- guardando la novità del paesaggio; per vincere la maUnconia tuffavasi in aridi studi grammaticali. Non era il consapevole disprezzo ostentato ai nostri tempi da Chateaubriand, il quale aborriva i monti, come Cuvier e Teofìlo Gauthier detestavano la musica; e diceva che codeste moli immense gli apparivano schiaccianti sulla delicata conformazione dell' umano organismo. Avea ra- gione Lamartine di esclamare che la signora di Stael pa- reagli più uomo dell' autore dei Martiri ! — Tragiche pau- re dell' ignoto, dell'inesplorato, del sopranaturale, allonta- navano gli antichi dalle montagne, o ne faceano cupo ostello di disperazione e di lutto. Ivi andavano a piangere i grandi infelici, ivi alzavano le voci minacciose o querule i profeti, ivi si rifugiava lo sposo di Euridice e andava a gemere la figha di Jelle. - 1747 — I vulcani possono avere destata la curiosità di vecchi Glosofi, i quali salivano sui crateri fumanti per indagare il mistero dei sotterranei incendi; ma invano in epoca remota si cercherebbe memoria di esploratori attirati dalle ignote re- gioni dove cessa ogni umana abitazione, dove ha fine il re- gno delle foreste, dove muta l'aspetto dei viventi e perpetuo impero resta alle nevi e ai ghiacciai. Quivi, anche nel medio evo, non s' intravedeano che deserti e abissi, mostri e tempeste. Le moltitudini o ne aveano spavento o da lontano senza curiosità e senza in- teresse guardavano come si guardano le nuvole. E infatti viste in distanza le alte montagne hanno aspetto continua- mente mutevole ; si dissolvono, spariscono, ricomparisco- no neir istabilità delle vicende meteorologiche, cambiano nelle aurore, nei tramonti, nelle notti, nei giorni caliginosi o sereni, nei veh di nebbia, negli ammanti nevosi. Avvolgo- no e confondono le proprie forme colle forme vaganti delle nubi, nelle quali Enrico Heine scorgeva gli immani fantasmi dei vecchi numi raminghi. Ora scintillanti sotto i raggi del sole, ora celate dietro neri o grigi sipari s'affacciano e si dileguano quali vaporose apparizioni appartenenti ad altri mondi o ad altri esseri. Eppure ve ne hanno alcune isolate e sovrane che dan- no il carattere al paesaggio di zone estesissime. Maestosi monumenti dominano sulla vasta pianura. Si collegano a tutte le impressioni, sempre visibili al loro posto, sentinelle della patria, spettatrici superbe, inseparabili dai ricordi d'in- fanzia e di gioventù, testimoni d'ogni gioja, d'ogni dolore, d' ogni partenza, d' ogni ritorno. Se ai nostri tempi l'attrazione delle più vertiginose altez- ze non solo si spiega per la diffusione e i progressi delle scienze naturali, ma anche per la sete di nuove commozioni in anime travagliate da scetticismo e da pessimismo; è tut- tavia difficile intendere come nell'antichità nessuno tentasse - 1748 — salire se non i giganteschi e pericolosi colossi, almeno le vette né molto alte né molto difficili, in tante regioni cosi strettamente congiunte a ogni memoria del suolo nativo, che hanno colla vista d' ogni giorno la stessa famigliarità continua che pei fiorentini e pei milanesi la cupola o le gu- glie delle cattedrali. E volendo citare alcuni fra codesti monti più spiccati per la loro individualità, il gran Sasso d'Italia per essere visitato ha dovuto aspettare Orazio Delfico e Brocchi, la punta del Monviso, del pinifer Vesidus , su cui pure arrestavasi lo sguardo di Virgiho e di Chaucer, da poco più d'un venten- nio è scalata, ed è Sella il primo italiano che senta vaghez- za di giungervi. I cronisti di pochi secoli fa dipingono le balze del Gottardo quaU incontrastati regni delle burrasche e del vento. Il Righi, il Righi, del quale la civiltà s' è ormai fatto un trastullo, era per essi incantato soggiorno di santi e di beati che ne faceano risonare le viscere di cantici sacri. Ospiti ben diversi da quelli che v' incontra adesso qualunque Tartarin che vi arrivi in ferrovia sulla cima ! La più antica ascensione che gli Svizzeri vantino, è quella di Vadianus sul monte Pilato, nel 1518. Molto tempo pri- ma, sei preti di Lucerna erano stati imprigionati perché te- merariamente divisavano salirvi per discacciarne cogli esor- cismi il malefico spettro del governatore della Giudea. E r ascensione di Vadianus quale altro scopo ebbe se non di sorprendere nei suoi antri il dannato ? Ma giunto presso al lago ove correa voce che ei stesse sepolto, Vadianus è pre- so da sgomento, fugge col pastore che gli serve di guida, e ritornando somiglia a colui, che per vanto passò la notte in una casa deserta creduta dal volgo dimora di spiriti, e col — 1749 — sembiante stravolto, colle reticenze, coi confusi racconti, ribadisce le superstizioni e i terrori. Burckardt vorrebbe attribuire a Dante la gloria d'esse- re stato primo fra i poeti moderni a sentire la nobile attra- zione delle alte sommità. Dalla cima della Falterona al Ca- tria e a tutti i luoghi alpestri, che allusioni, tradizioni, docu- menti, leggende gli fanno percorrere, Friedlànder trova ar- gomenti per dipingerlo quale un vero climber, qualcun grim- peur. Certo nel divino poeta la natura specchiavasi intera, né alcuno più di lui ebbe profondo il senso della montagna. È noto lo studio minuto con cui un alpinista inglese, il Dou- glas Freshfleld, seguendolo a passo a passo nelle sue men- zioni di salite o di luoghi montuosi, dimostra che niuno potrebbe superarne la concisa e meravigliosa esattezza. Ma è un altro insigne poeta, un contemporaneo di Dante, è Francesco Petrarca che lasciò indiscutibili prove del sentimento affatto moderno che traevalo negli alti spazi alle voluttà dell' infinito. Codesto sentimento fioriva in lui intimo, assoluto, indipendente dai motivi che inducevano Orazio, Ovidio, Cicerone ad amare la solitudine. Più che la pace e la quiete, sulle vette dove nessuno era giunto an- dava cercando nuovi orizzonti all'anima grande per la quale il mondo esteriore era carcere ristretta. Da giovinetto nulla più desidera che di passare la vita nel delizioso asilo della Valle del Sorga ; ama i romiti luo- ghi, dove lo stormire delle fronde, il mormorio delle fonti, i canti degli usignoU ripetono alla natura consolatrice l'inno eterno che Gounod ha mirabilmente espresso nella musica del Vallon. Vecchio e stanco ode ancora la stessa voce che lo invita a ricovrarsi tra i colli ombrosi d' Arquà. Ma né gli studi indefessi, né l' istancabile lavoro, nò l'amore, né la gloria, né il lusso delle corti o i gravi negozi che a lui affi- davano principi e republiche, mai lo trattennero dal ricer- care le sublimi regioni dove la mente si eleva oltre l'univer- - 1750 ~ so. Non su dipartirsi dal monte Caranica; sale sul San Co- lombano; sull'alpe che ascende dal versante francese, è pre- so dalla patetica nostalgia che spira nel dialogo tra Gani- mede e Amicla. E raccontando la sua gita al Ventoux, mo- stra di essere stato antesignano dei moderni vincitori delle vergini cime. 3. Sostiamo un istante colla scorta di Martin dinanzi a codesto monte che, quale estremo avamposto delle alpi ma- rittime, giganteggia sulla ridente pianura irrigata dalle acque di Valchiusa, e su tutti gli altri monti che lo circon- dano. S'affaccia imponente al pellegrino che, da qualsiasi parte giunga nella valle del Rodano, saluta il nocchiero che arriva da lidi lontani. Sovra ampio piedestallo di rocce neocomiane, scogli di antichi mari, che nelle vicinanze serbano impronte petrificate di enormi rettili acquatici, la maestosa piramide erge la cima a triangolo fino a 1911 m. sul livello del mare. In quel cli- ma dolce dell' olivo, per sette mesi dell' anno le rupi eccelse biancheggiano di neve. Scendono dalla parte del Rodano i ripidi fianchi scoscesi con pendenza di IO", e quasi del dop- pio da settentrione, mentre più selvaggi e più brulli nereg- giano sovra Avignone. Qua furono paragonati a immensi ammassi di macadam, là a immani ruine di scaloni titanici i cui gradini spezzati s' accavallino negli strati infranti. Il fiero maestrale, che sulla pianura solleva sassi, schianta mu- raglie, rovescia carri, peggio imperversa sulle gole e sui poggi, vi atterra le vecchie foreste, vi contende ai giovani alberi il passo. Se non fosse stato pronto a gettarsi afferrato a una rupe boccone, Martin vi avrebbe trovata la fine del- l'abate Portalis dall'impetuosa bufera gettato morto nei pre- cipizi di Saint-Vietoire. — i751 — Tra oasi verdeggianti di finissime graminacee, che ne rendono famosi i pascoli, si spandono sulle rupi aromi di timi, di melisse, di lavandule e d altre fragranti labiate dove frotte d'api succhiano i nettari che rendono celebre il miele di Narbona. Dai circostanti villaggi ogni primavera portansi a migliaia alveari sulle pendici meglio esposte al sole e me- glio difese dai venti ; e ogni autunno, come mandrie che scendano a valle, vengono riportati abbasso, e sospesi sotto ai tetti riparati dalle piogge e dal freddo nelle bianche case intorno a cui fioriscono le ginestre e spargono ombre gli olivi e i pini d' Aleppo. Più su sparsi gruppi di querci, e macchie di psoralee, di ginepri cadi, di dentelarie, di eufor- bie, di bosso, finché sopra a 4 150 m. al rezzo dei faggi coi tronchi tatuati da bianchi licheni, s'affollano antillidi, garo- fanini di monte, cespugli di ribes, di crategi, di spin cervino. Il pino uncinato arriva a più di tSOOm. coi comuni ginepri. E più in alto ancora stendono sotto i raggi del sole fio- riti tappeti il papavero d' arancio, le violette del Cenisio, le euforbie delle rocce, le biscutelle e le poe alpine, mentre sui burroni, gelati dal soffio della tramontana, schiude nelle brevi estati i suoi piccoU tesori la flora nana delle massime altezze colle campanule d'Alcioni, colle fiteun e pigmee, colle androsace vellutate, coi bottoncini d'oro del ranvnculns Co- lumnae, cogli aUssi delle rocce, colle piccole iberidi, colle alchemille e coi timi a piccole foglie. Tale è il monte^che Petrarca sali il 26 aprile del 1335, descrivendone l' ascensione nella famosa lettera a Dionisio da San Sepolcro. Nella quale si vanta d'essere stato indotto all'impresa, per quei tempi arditissima, dal solo desiderio di visitare una cima insigne per la sua altezza, sola videndi insignem loci allitudinem cupiditate ductvs. E soggiunge. Tomo IV. Serie VI. 222 — 1752 — che «fino dalla prima fanciullezza avendolo il destino portato in quelle valli ridenti, eragli stata sempre davanti agli oc- chi la montagna che quasi da ogni lato si presenta al vian- dante, e da molti anni vagheggiava di toccarne il vertice estremo ». Ma un giorno, rileggendo la storia di Roma, s' imbatte nel passo di Tito l>ivio, ove è nienzione di Filippo re dei Ma- cedoni, che dalla cima dell'Emo contempla il Ponto Eusino e r Adriatico. Non indugia più olire. Vuole porre il piede sa quella punta dove solo le nuvole arrivano. È più previdente di Heine, al quale ogni incanto della Hartzbourg è tolto dalla compagnia del noioso chiacchierone di Goslar. Petrarca pen- sa e ripensa sulla scelta di un compagno, e quanto resta perplesso ! « Non uno, egli dice, mi pare adatto fra gli amici miei, tanto rara e malagevole è la conformità dei voleri e dei sentimenti ; questi è neghittoso troppo, quegli troppo sollecito, pigro l'uno, l'altro frettoloso, chi troppo malinco- nico, chi troppo allegro, pazzo 1' uno, l'altro più avveduto e accorto che non occorra ; degli uni mi spiace la taciturnità, la gravezza, la pinguedine, la fredda indifferenza; degli altri ho a noia la loquacità, la delicatezza, la magrezza, il ver- boso entusiasmo .... » Una vera classificazione da disgradare quella che dei viag- giatori fa Sterne nel Viaggio sentimentale; un sacro orrore per quella turba di Astier Rehu, di Schwanthaler, di Chi- pendale, che Daudet ha cosi mirabilmente schierati sul Rigi Kuhn, e lo cui volgari esclamazioni nei silenzi alpestri sono più uggiose della nebbia e della tormenta ! Petrarca si decide a non chiamare altri che un suo gio- vane fratello, e con due servi s'avvia. Giunge verso sera alle falde, a Malaucene, e l'indomani, prima che aggiorni, lascia il villereccio albergo dove ha passata la notte , s' arram- pica per balze e dirupi. Già al primo inoltrarsi tra gli sterpi e i macigni gli ~ 1753 - giunge all'orecchio una voce di malaugurio, come nel dram- ma di Schiller, quando il mandriano ammonisce il caccia- tore Werni che salendo su pei burroni scoscesi non sempre si trova la via del ritorno, o come avveniva a Matews e a Sella, quando i montanari li scongiuravano a non avven- turarsi su per le rupi del Monviso ritenute inaccessibili. È un vecchio pastore che si fa innanzi a Petrarca. Sbucando da una grotta, gli grida che sarebbe follia spingersi oltre, es- servisi provato da giovane una volta, e averne riportato il pentimento dei pericoli sfidati e le ossa e le carni lacere e contuse. E soggiunge, che altri nò prima né poi avea osato porre cosi a sbaraglio la vita. Esca al foco sono per Petrarca codeste parole; sente più gagliardo stimolo a non indietreg- giare. Il vecchio, avvistosi che spreca il tìato, fa alquanti passi fra le rupi, addita una viottola, dà consigli, molti ne ripete alto vociando, mentre già ha perduto di vista l'ardito esploratore. Il quale ben presto è preso dalla stanchezza che succede al primo impeto. Il fratello s' inerpica per le scorciatoie più ripide; Petrarca cerca i pendii meno difficili, prende giravolte, rifìi la via col dispetto dell' uom che torna alla smarrita strada che infino ad essa li par ire invano. E ciò gli accade tre volte almeno in poche ore. Descrive l'aspetto della montagna con pittoresca concisione dante- sca : « enorme masso di sassosa rupe tutta scabrosa, quasi insormontabile ; ben gli fu dato, esclama, un nome tolto dal vento che impetuoso v' infuria » ! S' asside di quando in quando sul ciglio d' una rupe, in qualche valletta ; ri- prende lena, e su ancora, di roccia in roccia. Eccolo final- mente alla meta, sull' ultima punta. Ha sembianza di an- gusto poggio, e racconta il poeta che i pastori dal basso chiamavanla Filiol. forse, ei dice, per antifrasi, poiché vera- - 1754 — mente T alto vertice sembra dì lutti i circostanti padre e signore. Codesto nome di Filiol rimane ancora alla piccola sor- gente, che presso alla vetta a i788 m. scaturisce dalle nevi e con sottile zampillo va a smarrirsi di sasso in sasso, fred- dissima, alla temperatura costante di 5 cent. Là sul deserto flagellato dal vento quel fonte sussurrante conserva un no- me, che dai tempi di Petrarca si è trasmesso Gno a noi, su- perstite a tante effimere grandezze, a tante glorie svanite, a tante ecatombe d' estinti. Petrarca ha sotto i suoi piedi le nuvole. È incantato, sono sue parole, da non sa quale leggerezza d' aria. Volge lo sguardo dove il cuore più lo attrae, verso la patria lon- tana; aguzza la vista per distinguere le alpi nevose. Sospira al cielo nativo che gli è presente meglio alla immaginazione che agli occhi; s'augura di rivedere il bel paese, dove più che in ogni altro sorridono i colori delle rose, i profumi dei fiori, le armonie dei ruscelli. — Stupefatto, attonito, non sa dipartirsi. U sole già declina al tramonto ; scintillano di porpora e d' oro le montagne di Lione, Y argentea striscia del Rodano solca le pianure, appariscono Acquamorta e il mare in distanza. Scosso come da un sogno, si decide ad abbandonare quella solitudine piena d' incanti. Taciturno e pensoso di- scende. Amico dei fiori non trova i saluti della poetica flo- ra delle alpi; è il 26 aprile; dormono ancora i fiori sotto il manto d'inverno. Discende, discende giù per rocce desolale e nude. E infine a notte tarda, mentre la luna rischiara le valli, ritorna al piccolo albergo di Malaucene. « I servi, di- ce, apparecchiano la cena, e io mi litraggo a scrivere le mie impressioni ». 1753 — E ora in cima in cima al Ventoux, tra le rocce che l'e- state ammanta di papaveri a colore d' arancio, di astragali turchini, di belle viole alpine, di euforbie sassatili, tra tanti fiorellini alpestri, rifugiatesi presso alle mura del tempietto edificato in memoria dell' ascensione di Petrarca, restano smarrite lassù umili pianticelle della pianura. Sono co- muni ortiche che dovunque sorga una capanna o un pa- lazzo, fino intorno agli alberghi e ai rifugi alpini alti più di 2500 m., dai semi portati dagli uccelli o dal vento germo- gliano e prosperano, accompagnando, simbolo triste, la di' mora dell' uomo. Su quelle rocce percosse dalle folgori re- stano codeste pianticelle solitarie, quasi romiti che serbino un culto al poeta. Humboldt e Martin (il quale ha pure consacrati al Ven- toux studi bellissimi) della salita di Petrarca fanno cenni poco cortesi e poco veridici. Ne hanno veramente letta la narrazione ? Parrebbe di no. Per Humboldt Petrarca non è che un fanatico dei classici ; la gita è un semplice ten- tativo, altro impulso non ebbe che il desiderio di saluta- re da un' altezza l'Italia. Per Martin il poeta è soltanto gui- dato dalla lettura di Tito Livio, la montagna non gli dà che argomento a mistiche querimonie. Humboldt e Martin vanno a gara nel negare a Petrarca il sentimento della natura ! Basterebbero a contraddirli le splendide pagine di Zumbini, se nella memoria di tutti non si sollevassero gli echi delle poesie dolcissime del poeta in- namorato; e se, ripensando alla descrizione della salita al Ventoux, non risuonassero in ogni anima i versi della stu- penda canzone — 1756 -- Di pensier in pensier, di monte in monte Mi guida Amor ; eh' ogni segnato calle Provo contralio alla tranquilla vita. Se 'n solitaria piaggia, rivo o fonte, Se 'n fra due poggi siede ombrosa valle Ivi s' acqueta 1' alma sbigottita, E, come Amor la invita, Or ride, or piagne, or teme, or s' assicura .... Per alti monti e per selve aspre trovo Qualche riposo ; ogni abitato loco È nemico mortai degli occhi miei .... Ove porge ombra un pino alto od un colle Talor m' arresto .... Ove d' alta montagna ombra non tocchi, Verso il maggior e 'I più spedito giogo Tirar mi suole un desiderio intenso .... Nel racconto di Petrarca non vi hanno, è vero, brani sentimentali alla Rousseau e alla Bernardin de Saint-Pier- re ; ma vi è ben altro nelle sue poesie, vi è di meglio in codesta sua narrazione. Vi è scolpita la impressione pro- fonda , vi si ascolta un' anima trascesa negli orizzonti immensi del problema eterno dell' universo. La contem- plazione s' alterna , è vero , colla meditazione sulla va- nità della vita e sui destini del mondo. Petrarca sente las- sù quanto effimero sia ogni umano affetto dinanzi all'eterna natura ; ma la vetta sublime gli sembra umile e bassa pa- ragonata alla suprema altezza dell' umana dignità. Seduto sulle rupi 0 nelle vallette, ove di quando in quando sostava, o presso alla sorgente di Filiol, o sul vertice estremo, im- merso in codesti pensieri, rassomiglia a Sant'Agostino ra- pito nella contemplazione dell'infinito, quale lo dipinge Ary Schoeffer con espressione meravigliosa, nella quale diventa armonica l' antitesi del santo antico, modernizzato nel pen- siero del pittore moderno. E sulla cima del Ventoux il poeta racconta appunto d' avere aperto il volume delle Confes- — 1757 — sioni, ed essergli sembrato prodigio che nella pagina su cui gettò gli occhi fosse scritto : vanno gli uomini a contempla- re Timmenso oceano e le eccelse montagne, e sé stessi oblia- no : et relinquunt se ipsos. Ripiomba negli sconforti del passato, rimembra gli anni perduti, piange i falli commessi: la prostrazione delT asceta succede alla malinconia del filo- sofo. Su quella cima, dove nessuno era mai salito, in quella altezza, che nessuno a quell'epoca sognava raggiungere, si combatte in lui affannosa battaglia tra l'uomo del medio evo e r uomo dei nuovi tempi. Questi, dice il Zumbini, mosso all' ardita e nuova ascensione, è prima vincitore, ma è poi subito vinto dall'antagonista; 1' excelsior dell'amore alla na- tura si sommerge ueW excelsior del sopranaturale innanzi a cui la terra e il cielo sprofondano nel nulhi. Codesta lotta di due individualitìi, anzi di due epoche storiche, che sopra alle nuvole si contendono l' impero di un' anima, danno al racconto un tragico senso. 7. Poi, quanti secoli passano prima che ancora si trovi traccia del sentimento psicologico ed estetico che attrae il nostro grande poeta sulle montagne ! Egli vi passa come sulle alto cime un raggio di sole; e subito, tino quasi ai no- stri giorni, le riavviluppa la notte profonda. È appena nel se- colo XVI che un curato di Bienna, il Muller, canta con goffi versi lascensione che ei fa allo Stockorn. Più tardi vengono un istante in moda le pastorellorie di Gessner e le enfati- che declamazioni di Haller. Quanto più degna di codeste finzioni rettoriche la austera sobrietà di linguaggio della lettera a Dionisio ! Le alte cime ritornano abbandonate nel lungo corso dei secoli. Nessun poeta, nessun pensatore, nessun filosofo, nes- sun naturalista è invogliato a investigarne i reconditi arca- — 4758 — ni! Ritornano ad essere regno solitario delle tempeste e delle tregende ! Bisogna attendere un'altra luminosa figura, che dopo molli secoli, come novo raggio di sole, ritorni a splendervi. Ed è un altro poeta, un poeta tedesco. Si potrebbe facilmente supporre che fosse Schiller da chiunque nel Guglielmo Teli abbia visto il mondo alpino af- facciarsi vero e vivo agli occhi cosi neh' aspetto dei laghi, nelle praterie e nelle case di Schwytz, nelle vette del Hacken, nel Mythen, come nel foen che solleva le onde, nei campa- nacci delle greggi che risonano nel silenzio dei verdi pa- scoU, nei camosci che fischiano sulle rupi. Nella stessa guisa che Strabone trovò in Euripide un solo errore geografico a proposito dei confini dell' Elide, Rambert non riuscì a no- tare nel dramma di Schiller che due inesattezze topografi- che di nessun conto ! Pure Schiller non visitò mai le alpi svizzere; soli monti a lui noti il Hohenstaufen, il Hohenrechberg, i dintorni di Jena, le foreste di Turingia. Tutti sanno quanti studi pa- zienti ei facesse nelle opere di Scheuchzer, di Meiners, d'Ebe! sulla storia naturale della Svizzera ; le vivaci descrizioni di Carlotta ammiratrice entusiasta dell'Oberland, del lago di Leman, dei Quattro Cantoni, devono averlo aiutalo ben più a raffigurarsi nella mente la scena dell' immortale poema di libertà. Ma splendide visioni gli procacciarono i colloqui e le lettere d'un altro sovrano della poesia. Questi era Goe- the, e come Heine diceva essere impossibile salire il Bro- lien e non sentirsi a canto lo scalpiccio de! passo ferino di Mefistofelc , quale è descritto nella seconda parte del Faust, quando nella scena li del II atto de! Guglielmo Teli, Winclvelrido e i compagni si arrestano stupefatti di- nanzi allo spettacolo d' un' iride notturna elie ha steso sul lago il suo arco sfavillante, è egualmente impossibile non pensare a Goethe, il quale in una sua lettera racconta d' a- — 1759 - vere visto una di codeste iridi lunari, partendo nottetempo d;i Rolic per T ascensione della Dole. Goethe slesso vanta- vasi di avere insegnato a Schiller tutto, ciò che nel Gugliel- mo Teli si riferisce ai paesaggi della Svizzera. E chiedendo- gli Eckermann se la descrizione del levare del sole, che è nel Faust, gli fosse stata suggerita dallo spettacolo della natura, rispoudeagli che cosi era; ma che di tutto l'oro raccolto nel paese di Teli, questa era la sola moneta coniata da lui ; il resto avea lasciato a Schiller « che n' ha fatto uso magni- fico ». 8. Il poeta di Laura era sul Ventoux accompagnato dal tor- mento dell'amore infehce per la bella Avignonese; il poeta di Werther portava sulle alpi svizzere l'animo trafitto dal costan- te pensiero di Lili Schoenemann. Sente anch'egli il fascino del- l' alto, viene ai monti, ad essi ritorna, ascende su parecchie cime, tra le altre su quelle del Dent da Vaulion e della Dole. Senza enfasi, senza prolissità minuziose, senza svenevole sentimentaUsmo narra anch'egli le sue impressioni. Solitario e taciturno, si ritrae anch' egli negli ermi burroni della val- lata della Birse. Anch'egli trova la sua Malaucene a Rolle e a La Vallèe. Anch' egli racconta come il suo sguardo spa- ziasse meravigliato dal lago di Ginevra ai colossi della Sa- voja, del Vallese, del Monte Bianco. Ritorna anch'egli a tar- da notte dalla vetta della Dole, e quando lo si vede arrivare stanco air albergo di Nyon, sembra di rivedere in lui Pe- trarca allorché nella stessa ora e collo stesso chiaro di luna ritornava dalla cima del Ventoux al rustico albergo di Ma- laucene. In Petrarca era 1' uomo antico, che i grandi fenomeni della natura poneano di fronte all' uomo moderno ; in Goe- the è l'uomo moderno, in cui il mistero risuscita l'uomo Tomo /F, Serie M. 223 — 1760 — antico. La battaglia, che si è combattuta sulla vetta del Ven- toux, si riaccende tanti secoli dopo sulle cime del Dent du Vaulion e della Dole. Sono infatti di tutti i tempi gli ango- sciosi tumulti del pensiero davanti all'infinito e airetcìno! Il senso mistico del sovranaturale apparisce quale un sen- so umano, che, anche quando è più annebbiato, giganteggia invincibile, come sulle basse valh le cime candide sfolgo- ranti di neve. Anche Goethe ha sotto i piedi le nuvole, anche Goethe guarda nelle bassure republiche e regni, e pensa che «senza distinzioni di popoli o di principi, i quali credono arrogar- sene il dominio, quelle sommitù restano libere sotto lo sguar- do del sole, che le colora con mille bagliori, soggette soltanto all'unico impero del Signore del mondo». E, contemplando le punte immacolate dei ghiacciai risplendenti, gli apparisco- no quali « un santo esercito di vergini, che lo spirito del cielo riserba a sé solo neh' eterna purezza di regioni ove nessuno peneti'a » L'alpinismo non ha storia, è un sentimento affatto con- temporaneo. Eppure, a una distanza grande di secoli, noi troviamo in due poeti i suoi precursori ! Ormai le cime ec- celse non possono più paragonarsi «al santo esercito di ver- gini, che lo spirito del cielo riserba a sé stesso uell' eterna purezza d'inaccessibili altezze». Sono tutte vinte in que- sti ultimi anni, nei quali s' è compiuta 1' epopea della con- quista d' ogni vetta più perigliosa. Passò lungo tempo dopo Balmat e dopo Saussure. È gloria dei giorni nostri. È da quando, dal 1857 al G3, sorsero i primi clubs alpini, l'in- glese, lo svizzero, il nostro. Nessuna eccelsa sommità rima- ne ormai invitta. I giganti si prostrarono sotto al passo dell' uomo. E dalle vette superbe, alla cui inviolabilità non furono schermo nevi, ghiacci, precipizi, tormente, valauche, da altezze . — 1761 -- raggiunte attraverso catastroG,clie a tante vittime, fra lenzuo- la di neve in feretri di ghiaccio, diedero splendidi sepolcri, da- vanti ai quali non v'c mausoleo, che non apparisca meschi- no,— rivolgendo al passato lo sguardo, mirandole per lunghe e lunghe epoche avvolte da superstiziosi terrori nell'abban- dono assoluto, — sempre dinanzi agli occhi di tutti e pure sempre ignote, più che non siano oggi le montagne e i cra- teri lunari; — bello è incontrare due insigni, che ci hanno preceduti nel riconoscerne il fascino, e scorgere attraverso ai secoli la mano di Petrarca congiungersi in alto con quella di Goethe. Aquile del pensiero, essi erano volati primi lassù dove ogni misera vanità e ogni volgare sentimento apparis- cono abbietti, dove, innanzi all' inQnito e all'eterno, sopra a tutto ciò che è ignobile e basso, si spalancano orizzonti no- velli, s' intravedono aurore di altri tempi più generosi, di ideali più puri, di vite meno imbelli. DEI CONCORSI SCIENTIFICI PROPOSTI DA QUESTO R ISTITUTO E DALLE FONDAZIONI QUERINISTAMPUL^, TOMASONl E BALBI VALIER Per gli anni SSS9. SS e SO (^) FREMII ORDIWRII BiElAL! DEL REALE ISTITUTO Concoriso per ■"anno ISS?. Tema prescelto nelV adunanza Si giugno i885. « Si domanda un manuale di chimica, iì quale » ahhia in mira di guidare gli studiosi nella prati- V ca del laboratorio e delV analisi, con particolare » riguardo alla farmacia ed alla medicina. » Il concotso resta aperto sino alle ore (juattro pomeridiane del giorno 31 dicembre 1887. Il premio è d' ital. lire 1500. (1) In seguito alla deliberazione, presa dal R. Istituto nella sua segreta adunanza del 19 luglio 1886, attesi i stretti rapporti dello stesso Istituto colla R. Università di Padova, fu necessario porre in accordo i termini delle sue adunanze colle esigenze dell'anno scolastico; per cui 1' /Irfunanza so^erme, che, secondo l'ultimo calen- dario, sarebbe caduta nel dì 15 agosto 1887, è prorogata al maggio 1868; e cosi periodicamente le successive. — 1764 — PREIII DELLl FONDAZIONE QIJERINI-STAIPILIA Concorso per 1' aiiuo 5SS9. Tema riproposto nelV adunanza 19 luglio 1885. « Storia ragionata delle opere e delle dottrine » idrauliche nella regione Veneta, con particolare » riguardo all' influenza esercitata dallo Studio di » Padova ». 11 concorso resta aperto sino alle ore quattro pomeridiane del giorno 31 dicembre 1887. Il premio è d' ital. lire 3000. Concorso per l'aastio 18^'?. Tema prescelto nelV adunanza 14 agosto 1885. « Si esponga la storia del diritto di famiglia » nella Venezia, e con principale riguardo a Ve- » nezia, dal secolo decimoterzo al decimonono y>. Il concorso resta aperto a tutto il 31 dicembre 1887. Il premio è d' italiane lire 3000. Coiieorfiio per l'anno ISSS» Tema riproposto nelV adunanza 14 luglio 1886. « Storia documentata del conte Francesco di » Carmagnola, dall'epoca in cui prese a militare — d765 — » sotto le bandiere di Filippo Maria Visconti, sino » a quella della sua morte; disciiteìido i racconti e » gli apprezzamenti dei cronisti editi ed inediti; de- » (jli storici e puhhlicisti italiani e stranieri, e in- » dagando, possibilmente, i giudizii, che, sui fatti » del conte, portarono i condottieri ad esso contem- » poranei. » AVVERTENZA. « Fu già osservalo che il Manzoni e il Cibrario avvertono, che » le accuse, mosse al Carmagnola di tepido guerreggiare, venivano » sopratutto da uomini non esperti di guerra; e che bisognerebbe » conoscere quali ragioni strategiche avesse in ciascun caso addotto » il Carmagnola stesso, clie di guerra s'intendeva meglio d'ogni al- » tro. Or non sarebbe possibile sapere come giudicassero i fatti del » medesimo Carmagnola i condottieri del tempo suo? La ricerca po- » Irebbe a prima giunta parer diffìcile; ma non deve riuscire impos- » sibile, quando si pensa, che molti dei condottieri, contemporanei » del Carmagnola, sono famosi, e che fra essi e' è anche Francesco » Sforza, intorno al quale tanto fu scritto e tanto rimarrebbe ancora » da scrivere. Ad ogni modo richiamare, anche su ciò, l'attenzione » dei concorrenti, non sarà male. » 11 concorso resta aperto sino alle ore quattro pomeridiane del giorno 31 dicembre 1887. Il premio è d' ilal. lire 3000. cLxxv-cxcvii Avviso del Municipio di Parma per concorso ai Premi Spe- ranza )> CXCVIII-IX Indice alfabetico per materie e nomi j cci-ccxix Prezzo della Dispensa Fogli hh ad iiaUmii Cent. \^^/^ . . . L. 6:87 5 Tavole semplici, \ doppia e 1 quadrupla litografate d 1:38 Appendice, fogli li ad Italiani Cent. 12 ^/^ » 1:38 Totale L. 9:63 ATTI DEL REALE ISTITUTO VENETO D I SCIKKZK, !j:TTKnK KD AKTI l>AL NOVEMr.RE 1885 àLLOTTOBRE I 880 TOMO QUARTO, SERIE SESTA APPENDICE aWa Dispensa Decima VENEZIA PRESSO LA SEGRETERIA DELL ISTITUTO NEI- PALAZZO DUCALE TIP. DI «. ANTONELLI, 188S-86 SULLA mmu DEL SUOI ii liouidi ITuoue rii'ercl)e epcrimcntali DEL PROF. TITO MARTINI SOCIO CORR. DEL R. ISTITUTO VENETO VI SCIENZE, LETTERE ED ARTI (Memoria premiata dalla R. Accademia dei Lincei) APPENDICE al tomo IV, serie VI degli Alti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti VENEZIA TIPOGRAFIA DI G. ANTONELLA ^886 SULLA VELOCITÀ DEL SUONO NEI LIQUIDL Nuove ricerclie sperimentali DEL s. e. T [T 0 M ART r N I (0 PARTE L Propagazione teorica del suono nei mezzi elastici. — Rapido cenno sulle esperienze fatte dai fisici per determinare la velocità del suono negli aeriformi. — Descrizione dei metodi diretti e in- diretti per misurare la velocità del suono nei liquidi. Se si considera un cilindro di lunghezza indefinita, la cui sostanza, solida liquida o gassosa, sia omogenea ed elastica, si dimostra che la velocità colla quale si trasmet- tono nella detta massa i movimenti oscillatorii è espressa dalla formola =^/r^ 0) dove S rappresenta la densità della sostanza ed E un coef- ficiente che dipenda dalle proprietà elastiche della sostanza di cui è formato il cilindro. Se il mezzo è di tal natura che vi si possano trascurare le variazioni di temperatura che accompagnano i carabia- (1) Memoria premiata dalla P,. Accademia dei Lincei. _. 4 — ' menti di volume, come appunto avviene nei corpi solidi e liquidi, allora chiamando e il coefQciente di elasticità, cioè la tensione che bisognerebbe applicare alle basi del cilindro di sezione \ per allungarlo di una quantità eguale alla sua lunghezza primitiva, risulta E =: ^, eia formola (4) di- viene !/f ; 5 • <2)- La formola (2) è quella trovata da Newton che la di- mostrò in due proposizioni dei suoi principii {^). La formola di Newton vale per la propagazione del suono in un cilindro solido o liquido di lunghezza indefi- nita, ma non vale per una massa solida indefinita in tulli i versi, e, secondo Werlheim, neppure in una massa liquida, purché indefinita per ogni verso; ma su ciò ritorneremo più lungi. Laplace pose la formola di Newton sotto una forma di- versa. Sia / la quantità di cui si raccorcia un cilindro di una data sostanza e di lunghezza i, quando è compresso alle due basi da una forza eguale al suo peso; sia d la densità. Chiamando (p la forza elastica eccitata dalla com- pressione, questa si misura facendo il prodotto della massa scossa per il cammino fatto in un secondo. La massa è qui rappresentala dall' accrescimento di densità di tutti gli sfrati percorsi della compressione; siffutlo accrescimento è uguale a — per 1' unità di carica, e per la cai'ica (p è dove P rappresenta il peso della colonna di lunghezza e di sezione eguale all' unità. Si ha dunque (1) Phylosophiae naturalis principia matJiematica, libro III, proposiz. 47 e 49. (K ondo La (3) sosliluendo a P il suo valore gd . La furmola di Laplace può scriversi ancora in altro modo sostituendo jx r / il suo valore. Sia e la compres- sibilità del cilindro sotto lo sforzo di una atmosfera, misu- rata da una colonna di mercurio di 0"',76. La colonna x della sostanza considerata, capace di produrre la stessa compressione, avrebbe una lunghezza che si ricava dalla proporzione (f: A =r 0,76 : a; , dove A è la densitù del mercurio; si ha dunque X d Perciò una colonna lunga 1'" produrrebbe la compres- c . sione - , quindi X e ed X 0,76A laonde sostituendo il valore di / nella formola (3) si ha Questa formola vale solo per i corpi solidi e liquidi dove è trascurabile la variazione di temperatura operata dalla compressione. Ma nel caso di un cilindro gassoso, il calore sviluppato dalla compressione o assorbito dalla dita- — 6 — lazione non può trastiiriirsi ; e poiché le vibrazioni sonore sono troppo rapide perchè l'equiUbrio di temperatura possa prodursi ad ogni istante fra la colonna del gas vibrante e le pareti del tubo che lo racchiude, il valore di E non può essere confuso col coefficiente di compressibilità. Ecco in qual modo può trovarsi la velocità di propagazione del suono in una colonna gassosa, supposto che il gas sia per- fetto, cioè definito dalla relazione pv — z= costante, e supposto che non v'abbia scambio di calore fra la massa gassosa e le pareti del vaso che la racchiude. Sia e r elasticità del gas, nel quale si produce uno sco- timento mercè un eccesso di pressione s che dura un tempo 9 , agendo sull' unità di massa. Se si designa con m la massa compressa, la forza d' impulso sarà msQ • Rappresentando con x la velocità di propagazione delio scotimento, la massa scossa nel tempo 9 sarà inx9ì, dove ^ è r eccesso della densità attuale dello strato stesso, sulla densità che esso possedeva prima della compressione: la quantità di movimento acquistala da questa massa sarà moo9'è X = mx^9ì • Si avrà dunque 1' equazione seguente fra la forza d'im- pulso e la quantità di moto ms9 =^'nix'^9^ , da cui Sia D la densità del gas sotto la pressione r ed alla temperatura T, e D^, la sua densità alla temperatura 0" e sotto la pressione normale e^/, si avrà la relazione dove a rappresenta il coefficiente di dilatazione degli aeri- l'ormi. Se indiciiiamo con e e c^ i calori specifici del gas a pressione costante e a volume costante, si sa che l'unitù di volume che si dilata passando da T** a (T H- I)", aumenta di , e assorbe una quantità di calore Q 1 rr:K — \. Da ciò risulta che comprimendo l'unità di volume del gas, preso a T*^, di , =•, la sua tempe- l ratura s innalzerà di (K — 1)'\ Ma - rappresenta sensi- bilmente la variazione delT unità di volume corrispondente ad un accrescimento di pressione g; designando con t r accrescinienlo di temperatura che seguirà questa com- pressione, si avrà Ma poiché e crescendo di g , T aumenta di l , e l> di S, si avrà dall' equazione {b) ^ + ff — fil (D -h §) 1 1 + «(T -h 01 , ove, mettendo per e il suo valore dato dalla (/»), si ita Dalle equazioni - {h) e {e) si deduce, D„ D(-H-«T) ' ut _è(K-l) 1+«T ~ D ' - 8 ~ valori che sostitiiili nelT equazione (e/), danno ^|d^^-^F. (H-')| (e)' l'i Trascurando l' infinitesimo del secondo ordine - in h confronto di - , ovvero sia passando al limile di s per dare la continuità al fenomeno, si ottiene eh D^ quindi i/^.K oc = l/ j diviene K n ^^ (S) La formula (5) vale per calcolare la velocità a 0^ ; per una temperatura t si avrà ovvero V:=l^^ 'f^lHi-hctl) , (ti). l fisici hanno fatto molte prove per misurare con modi si diretti che indiretti lu velocità del suono nei varii mezzi. Siffatte ricerche sono di grande importanza, perchè, rispetto ai solidi ed ai liquidi, permettono di studiare la loro elasti- cità, e rispetto agli aeriformi hanno dato il modo di tro- vare con molta esattezza il rapporto -. I primi studii sulla velocità del suono nell' aria furono iniziati dal Yiviani (*) e (1) Lettera di Vincenzo Viviani inserita nei Saggi di natii' rati esperienze, pag. 49. Firenze, tipografìa galileiana. — 9 — conlinuatì dagli Accademici del Cimento (^). Roberto Boyle Walker, Gian Domenico Cassini, Hiìyghens, Roemer, Flam- steed e Derliain aggiunsero nuove ricei'che L' Accatleuìia di Francia oi'dinò novelle prove, negli anni 4 738 e 1739, le quali furono eseguite da La Caille, Cassini di Thury, Maraldi ed altri accademici (-). Queste date segnano le prime misure di precisione in ordine a sif- fatto argomento. Gian Lodovico Bianconi lece pure a Bo- logna delle interessanti speiienze, e primo dimostrò la in- fluenza della teuìperatura sulla celerità del suono (^). I membri del Bureau des longituo'es , per invito del Laplace, iniziarono nel 1822 delle nuove ricerclie fra le colline di Monllhcry e Villejuif per verificale la formola di Biot e Poisson (forni.* 6* ), che abbiamo precedentemente dimostrata ('). Poco dopo Wood e Van Bech fecero delle nuove osservazioni nelle vicinanze di Utrecht, e trovarono dei risullameiili analoghi con quelli ottenuti dai membri del Bureau iies lonijilndes. Franklin, Parry e Forster fe- cero pure delle osservazioni nelle regioni artiche ed a tem- perature bassissime, taluna delle quali giunse fino a 38*^,3 sotto lo zero. Ma il coronamento delle sperienze dirette per determinare la velocità del suono nell' aria, fu com- piuto da Regnault (•'), il quale esegui una lunga serie di ri- cerche tanto nei tubi di condotta di vario diamdro, quanto neir aria libera. Regnault studiò con somma cura tutte le cause che possono turbare il fenomeno, e segnatamente (1) Saggi di naturali esperienze fatte dagli accademici del Cimento, p. 156 e seguenti. (2) Mémoires de V Acodémie des sciences, anno 1738, p. 12,1, e anno 1739, p. 126. (3) Della diversa velocità del suono, lettera di Gian Lodovico Bianconi al march. Maffei. Venezia, appresso Simeone Occhi, 1746, (4) Annales de Chimie et de Physique, 2."ie serie, t. 20, p. 'ilO. (5) Mémoires de V Académie des sciences, 1868, t. 37. Append. 2 -- 40 — l'influenza cbe sulla velocità del suono può avere l'inten- sità dell' onda. Rispetto ai metodi indiretti per valutare la velocità del suono negli altri gas, dopo alcuni tentativi fatti dal Chladni e Jacquin (^), da Kerby e Merrik {-), da Benzemlierg {^) e da Riccardo Van Rees {^), abbiamo il primo lavoro di pre- cisione eseguito dal Dulong che ideò un metodo mercè il quale misurava la lunghezza dell' onda ottenuta in un tubo fatto parlare con uno o con altro gas {■). Werlheim fece pure delle ricerche sullo stesso argomento volte principal- mente a correggere le perturbazioni che hanno luogo nel tubo e che modificano la lunghezza dell'onda (^). Una serie di ricerche assai più estesa di quella fatta dal Dulong venne eseguita dal Masson {'), e Regnaull sperimentò la velocità del suono in alcuni gas chiusi in lunghi tubi di condotta (*). Kundt immaginò un elegante metodo, per trovare la velo- cità del suono nei gas, misurando la lunghezza dell'onda me- diante r accumularsi di una polvere leggiera, chiusa nel tubo, nei punti corrispondenti ai nodi (^). Chi scrive ha pur fatto delle ricerche sopra siffatto argomento, e me- diante un metodo suggeritogli da una esperienza del Tyn- dall ('^') ha determinato^la velocità del suono in alcuni gas (i) Chladni, Traité d' Acoustiqiie. Paris, 1809, pp. 87 e 274. (2) Nicholson's Journal, t. 27, p. 269 e t. 33, p. 101. (3) Annalen der Physik von Gilbert; rieue Folge, t. 12, p. 12. (4) Dissertano pìiysico-ììiathemalica inaugurulis de celeri- tate soni 2^ si'' fluida elastica i)ropagati. — « Bibliothòque univer- selle », t. 15, V'. 62. (5) Annales de Chimie et de PJiysique, 2.»ie sèrie, t. 41, p. 213. (6) Idem, 3.nie sèrie, t. 23, p. 444. (7) Idem, 3.""^ sèrie, t. 127, p. 497. (8) Mémoires de l'Académie des sciences, anno 1808, I. 37. (9) Pogyendorfs Annalen, t. 127, p. 497. .■'10^ Le Son. Paris, 1809, p. 185. — 11 — più posanli (Icir arin , con risullanienli identici a quelli del Dulong e del Regnault, ed ha determinalo per la prima volta la velocità del suono nel cloro (*). Finalmente lo Stre- ckor, usando il metodo di Kundt, misurò la velocitò del suono noi cloro e nei vapori di bromo e di iodio; rispetto al cloro trovò un risultameuto identico col mio (-). Non è mio intendimento il descrivere in questa me- moria i varii metodi che sono stati usati per misurare la velocità del suono nei gas ; mi sono limitato a citare la lunga serie di memorie per mostrare quanta importanza hanno dato i fisici a siffatte ricerche. In questo scritto intendo parlare della velocità del suono nei liquidi, e de- scrivendo dapprima le varie prove eseguite per risolvere il difficile problema, esponò poscia i risultamenti da me otte- nuti in seguito ad una estesa serie di esperimenti. Misure dirette sulla velocità del suono neW acqua. Le misure effettuate dai fisici per riconoscere con me- todi diretti la velocità colla quale l'acqua trasmette i suoni, sono assai più recenti di quelle effettuate nell' aria. Gli Ac- cademici del Cimento non avendo potuto affermare se l'a- cqua fosse o no compressibile, i fisici la ritennero per molto tempo come un corpo duro, cioè privo di elasticità e quindi non alto a trasmettere i suoni. Per altro l' abate Nollet descrive, nel suo trattato di Fisica C*), una elegante espe- rienza, colla quale dimostra che l'acqua conduce il suono. (1) La velocità- del suono nel cloro. « Atti del R. Istituto ve- neto », voi. 12, serie V. (2) Annalen der Physik %md Chemie, voi. 13, p. 20. (3) Lezioni di fisica sperimentale dell'abate Nollet, tradotte sull'edizione francese del 1759. Venezia, Pasquali, 1762, t. 3, pa- gina 372. i^, Nollet dice di aver preso una sveglia, o soneria, e col- locatala sopra una piastra di piombo, la coprì con una campana di velro che saldò sulla piastra con della cera. Indi sostenendo la piastra con quattro fili, immerse il lutto in un gran recipiente pieno d'acqua purgata d'aria, e il suono della sveglia si faceva sentire tuttoché attorniala da più pollici d' acqua per ogni verso. Nollet trae argomento da questa esperienza per com- battere la falsa opinione che i liquidi non siano compres- sibili, imperocché se ciò fosse non avrebbero elasticità e quindi sarebbero incapaci di moto vibratoiio. L'esperienza del Nollet è pregevole perchè anteriore a quella del Canton (1761), che primo dimostrò la compressibilitù dell'acqua, e ne dette una approssimata misura ('). Se Nollet aveva mostrato con ingegnosa esperienza che r acqua trasmette i suoni, Franklin si era fatto sicuro che il rumore di due ciottoli urtati soli' acqua si udiva anche a mezzo miglio di distanza. Ma Franklin non pensò a misurare la velocitù con cui propagasi 1' urto sentito, e la sola esperienza cbe si conosca, prima della celebre fatta da Colladon e Sturm, è l'esperienza del Beudant eseguita nel mare presso Marsiglia. Due osservatori stavano in due battelli, posti ad una distanza nota, ed erano UiUniti di orologi che andavano d' accordo. A un dato momento colui che doveva pro- durre il suono alzava ima bandiera, e nello stesso tem- po batteva una campana immersa nell'acqua. L'osserva- tore posto nell'altra stazione era accompagnato da un uomo che notava nelle vicinanze del battello tuffandosi tratto tratto nelT acqua ; quando il notatore udiva il suono faceva un segnale, e cosi l'osservatore aveva la misura del (1) Esperiences to prove that water is not incomprcssible. « Phylosophical Transactious », t. 52. — 13 — tempo che impiegava il suono a percorrere la distanza delle due stazioni. Ma siffatta misura doveva riuscire alquanto inesatta, perchè la persona che si tuffava per cogliere il suono non poteva dare i segnali colla prontezza voluta. Beudant concluse dalle sue esperienze che la velocità del suono neir acqua del mare è di 1500"^ al m. s. (^). Colladon e Slurm, che avevano impreso la ricerca del coefficiente di compressibilità dei liquidi, vollero, mediante una esperienza diretta e più esatta di quella eseguita dal Beudant, verificare i risultamenti ottenuti col piezomelro di loro invenzione (^). A questo fine eseguirono una espe- rienza accuratissima nell'acqua del lago di Ginevra, che qui brevemente descriveremo. Furono scelte due sfazioni, di cui si conosceva esat- tamente la distanza (13487'"), che aveva già servito alla triangolazione della vallala del Lemano. Nelle due stazioni furono solidamente legati due battelli; dall'uno pendeva una campana alta 70 centimetri e larga, presso a poco, egualmente; la campana stava sott'acqua alla distanza di un metro dal livello. Alla slessa barca era pure fissata una leva angolare, che portava un grosso martello col quale si doveva battere la campana ; tutto era disposto in modo che, nell'atto che il martello colpiva la campana, una mic- cia adattata all' altra estremità della leva dava fuoco ad un mucchio di polvere. L" osservatore posto nell' altra barca era provveduto di un apparecchio atto a ricevere il suono trasmesso dall'acqua; cotesto apparecchio era un tubo di bandone sottile, pieno d'aria, che pescava nell'a- cqua, chiuso nella parie immersa ch'era svasata e volta nella direzione della campana. All' altra parte del tubo che usciva dall' acqua , l' osservatore doveva applicare (1) Annales de Chìmie et de Physique, anno 1827, p. 241, (2) Idem id. anno 1827. _ u - V orocohio per rnccogliere il suono. Quando nella prima stazione si lasciava libero il martello, desso veniva a bat- tere sulla campana e nello stesso tempo si accendeva la pol- vere. L' osservatore dell' altra stazione notava la diflerenza di tempo che correva fra la visione del lampo e l'audizione del colpo, e dopo una serie di esperimenti trovarono che il tempo impiegato dal suono a percorrere la distanza di ^3487"^, òdi 9",4- Da questo numero risultava per la velocita del suono nell'acqua 1435'" al m. s. essendo la temperatura di 8",l . Supposta la temperatura di 4*^, sostituendo nella for- mo la 1/ cXd i dati numerici, poiché A = 13,596, g = 9, 8088 , e — 0,00005, d=l , si ha V = \ 520 . La velocità dedotta dalla formula può ritenersi iden- tica con quella trovata mediante 1' esperienza, imperocché la piccolissima differenza che vi si riscontra, deve ritenersi dovuta agli errori inevitabili nelle osservazioni anche le più precise. La identità dei risultamenti mostra pure che nei liquidi, a differenza dei gas, il calore sviluppato dalla compressione è nullo, o almeno è troppo poca cosa per avere una inllucnza sensilnle sulla velocità del suono. Misure indirette i^er la velocità del suono nelV acqua e negli altri liquidi. Cagnhti'd de Latour. Neir acqua soltanto si può valutare per una via diretta la celerità di propagazione del suono. I metodi indiretti — 15 — per valufiire siffulta volocilà negli aldi liquidi non sono così fucili come dapprima sembrerebbe, e ciò per le dil'iì- coltò che trovarono i (ìsici a far vibrare i liquidi e quindi applicare le leggi usale per i gas. Cagriiard de Latoui' ottenne per il primo dei suoni pu- rissimi eoi liquidi servendosi della sirena ('). Siffatto in- gegnoso strumento è cosi noto che torna inutile descri- verlo. Diremo soltanto che il dolt. Hobisson aveva idealo un mezzo per ottenere il suono in un tubo spingendovi un getto d' aria reso intermittente mediante il gioco di una chiavetta animata di moto oscillatorio rapidissimo C^). Ma col detto mezzo il Robisson non giunse ad ottenere che due suoni stante la difficoltà di produrre il va e vieni della chiavetta olire un certo limite di velocitù. Il Robisson poi non dice di non aver fatto alcuiia espei'ienza coli' acqua, sicché il merito della invenzione della sirena spella per in- tero al Cagniard Latour. Cagniard de Latour non si fermò soltanto a far vi- brare l'acqua colla sirena, ma ideò pure altri mezzi. Me- diante un tubo, di cui un'estremilù andava restringendosi, lasciando un piccolo foro circolare, apparecchio che l'in- ventore chiamò pipetta fiscliiante, Cagniard Latour otte- neva dei suoni sia facendo salire l'acqua nel tubo per aspi- razione, sia lasciandola effluire dopo averlo riempiuto. Con questo esperimento si ottenevano dei suoni, in generale, tanto più gravi quanto più alla era la colonna liquida; ma la progressione dei suoni era interrotta da dei bruschi pas- saggi da un suono grave ad altro acuto: risultati analoghi a quelli ottenuti dal Savart e che descriveremo più lungi. Ma gli esperimenti più interessanti, perchè segnano i primi (1) Annales de Chimie et de Physique, 1. 12, p. 167, anno 1819» (2) Enciclopedia britannica, anno 18U1, pag. 049 e 650. ~ 46 — tentativi per misurare la velocilù del suono nei liquidi, sono i seguenti (*). Cagniard de Latour prendeva un tubo abbastanza lungo chiuso da una parte; lo riempiva d'acqua, indi lo strisciava longiludinahiiente con un panno bagnalo; otteneva in tal guisa un suono assai più grave di quello cLe avrebbe dato il tubo senza liquido. Per es., con un tubo lungo \ nielro e del diametro di t2""", ebbe un sucno di 790 vibrazioni semplici al uànulo secondo. Cagniard de Latour riteneva che il suono fosse princi- palmente dovuto alle vibrazioni longitudinali della colonna liquida , e perciò le chiamò vibrazioni idrauliche. Cam- biando il liquido, cambiava pure anche il suono; talvolta il suono era piìi acuto di quello ottenuto coll'acqua, talalli'a più grave. Cagniard l>atour sperimentò colf alcool , col- r ammoniaca, coli' acido solfoiico, coli' etere, col solfuro di carbonio, e con diverse soluzioni saline. Trovò pure che coli' accrescere la lunghezza dei tubi si avevano dei suoni più gravi; e misurando, rispetto al- l'acqua, la lunghezza dell'onda corrispondente al suono ot- tenuto, gli risultavano in eerti casi dei numeri poco di- versi da quelli che si avevano calcolando la lunghezza del- l' onda in base alle ricerche dirette eseguite dal Bendaut. Cagniard de Latour non dice però in quali condizioni do- veva mettersi per ottenere siffatta concoidanza. Felice Jltavart. Un altro metodo per mettere in vibrazione i liquidi è quello immaginato da Felice Savart, e che fu descritto nei Resoconti dell'Accademia di Francia (^). Savart prendeva (1) Annales de Chimie et de Physique, S.^e Sèrie, t. 56, p. 280. (2) Comptes rcndus de l'Acadéi-nie des sciences, t. 37, n. 208. — 17 - un tubo di vetro abbastanza lungo e aperto da ambo le parti. Ad un estremo del tubo (issava con del mastice una piastra metallica forata nel mezzo-, quando il foro egua- gliava, in diametro, lo spessore della piastra, si avevano i migliori suoni. Riempiuto d' acqua il tubo e poi lasciando effluire il liquido per il foro, si producevano dei suoni tal- volta assai forti e bene intonati. Savart cercò il valore mu- sicale dei detti suoni che avevano origine dalle pulsazioni della vena liquida effluente; e, sperimentando con dei tubi di varia lunghezza, trovò che i suoni scemavano in altezza col diminuire della carica, e variavano pure col cambiare r ampiezza del foro. Savart aveva giù dimostrato, nei suoi anteriori studii sulla costituzione della vena liquida, le leggi riguardanti il numero delle pulsazioni, sia per rapporto alla carica, sia per rapporto al diametro del foro; e dal- l'esame fallo sui suoni, prodotti dall'efflusso, credette di poter stabilire che fossero retti dalle stesse leggi, cioè: ^ ° che il numero delle vibrazioni, corrispondenti al sno- no prodotto dall'efflusso, è proporzionale alla radice qua- drata della carica ; 2.° che il numero delle vibrazioni è in ragione inversa del diametro del foro. Vedremo più lungi qual valore abbiano queste leggi, e qual partito se n' è potuto trarre per istudiare la elasticità dei liquidi. Enpericiavie del \l^crtlieìm. Ma veniamo ora alla descrizione degli esperimenti che hanno condotto a determinare, per via indiretta, la velo- cità del suono nell' acqua e negli altri liquidi. Wertheim è stato il primo a produrre dei suoni fa- cendo parlare i tubi a imboccatura di flauto mediante un Append, 3 — 18 - liquido nel quale erano compiutamente immersi (*). Egli si serviva di tubi formati di parecchie parti, che potevano, a volontà, essere separate o riunite, affine di calcolare l'er- rore prodotto dalla imboccatura e dall' eccesso sulla lun- ghezza del tubo. Per fare queste osservazioni, Wertheim si serviva del metodo da lui adoperato per determinare la velocità del suono neir aria. Sieno L^ ed h^ la lunghezza di due diffe- renti tubi, che supporremo aperti, perchè Wertheim non potò, per i liquidi, che sperimentare su siffatti tubi ; siano n^ ed «2 i numeri delle vibrazioni corrispondenti ai loro suoni fondamentali, e f ^ e i'^ le velocità non corrette. Si avrà e se Li < Lg sarà n^ >n^\ e poiché risulta dall'esperien- za che v{>v^ , chiamando x eà y le correzioni dell'imboc- catura e dello spostamento della superficie nodale, espresse in frazione della lunghezza del tubo, si ha V(, Va x-\- y = — • Per ottenere coi liquidi dei suoni puri, Wertheim usò molte cure per non confondere il vero suono del cilindro liquido con altri suoni che si producono di frequente; im- perocché un po' di polvere rimasta in sospensione, qualche bolla d'aria aderente alle pareti o alla bocca del tubo, basta- no per sturbare e talvolta alterare profondamente il suo- no. Wertheim formava le labbra dell' imboccatura con due lamine fissate per mezzo di guide, e ciò coll'intendimento di poterle mettere in conveniente positura prima di saldarle. L'esperienza gli dimostrò^ che la bocca del tubo dev' es- sere meno lunga e meno larga che per 1' aria ; la luce deve (1) Annales de Chimie et de Physique, 3.>"e sèrie, t. 23. — 19 — essere più grande, e la falda liquida che sfugge dalia luce deve inclinarsi un poco verso l' interno del tubo. Wertheim cominciò le sue ricerche sperimentando col- r acqua, e per mezzo di un grande apparecchio riconobbe che il suono prodotto è indipendente dalla positura del tubo nel seno del liquido e dalla massa del liquido. Wertheim immaginò poi un altro apparecchio che gli permise di ope- rare su quantità molto più piccole di liquidi diversi. L'ap- parecchio consisteva in un serbatoio di zinco alto 52 cen- timetri terminato alla parte superiore da un ampio bacino; nel fondo era invitato il tubo sonoro. Dopo aver riempiuto di liquido il serbatoio, mediante una pompa si aspirava il liquido, che poi veniva iniettato in un recipiente ad aria compressa da dove era spinto, mediante apposito condotto, nel tubo sonoro. Il valore musicale dei suoni era precisato mediante il sonometro, la cui corda, lunga \"\ era in ac- cordo col do^ di 256 vibrazioni semplici al m. s. Chiaman- do / il segmento di corda che vibrava all'unisono col suono dato dal tubo, si aveva 256x1000 l In questa valutazione v'è da segnalare un errore, cioè che il suono fondamentale non è rigorosamente costante ma varia, dentro certi limiti, colla velocità della corrente. Si può allora calcolare il suono fondamentale deducendolo dagli armonici, ma si trova che questo suono è tanto più acuto quanto ò più elevato l'armonico; la qualcosa si os- serva pure nei tubi fatti parlare coi gas. Per evitare questo inconveniente, il Wertheim aveva cura, ogniqualvolta ado- perava tubi di diversa lunghezza, di sperimentare colla me- desima imboccatura e colla stessa pressione. Quando poi le lunghezze erano molto diverse, i valori del suono fonda- mentale, dedotto dai primi armonici, differivano assai poco e — 20 ~ si rendeva inutile il tener calcolo della pressione. Wertheim tentò pure più modi, ma senza averne alcun esito soddi- sfacente, di precisare la positura dei nodi. Con siffatto procedimento eseguendo una lunga serie di ricerche, Wertheim determinò dapprima la velocità del suono nell'acqua e la trovò, in media, eguale 4 173'", 4 al m. s., essendo la temperatura di IS*". Questo numero è molto inferiore a quello trovato da Colladon e Sturm coli' espe- rienza diretta; e siffatta discrepanza non poteva spiegarsi, secondo Wertheim, seguendo l'antica teorica del movimento dei fluidi, nella quale si ammette l'eguaglianza di pressione in tutti i versi, anco quando si tratti delle rapide vibrazio- ni che generano il suono o che Io trasmettono. Wertheim aveva già dimostrato in altra Memoria, che la velocità del suono in una massa solida illimitata sta a quella che ha luogo in un cilindro della stessa sostanza come [/ o ' ' • Codesto risultamento teorico non era stato veriflcato con nessuna prova, e 1' acqua era il solo, fra i corpi solidi e liquidi, nel quale si potevano misurare le due velocità. Am- messo adunque che la legge trovata per i solidi fosse ap- plicabile ai liquidi, Wertheim moltiplicò la velocità trovata per Y - e trovò che il prodotto 4173,4x^/2 risultava eguale a 1437"\ cioè un numero identico con quello trovato da Colladon e Sturm. La coincidenza di questi numeri proverebbe, che la legge dimostrala da Wer- theim per i solidi si estende anche ai liquidi, e che perciò l'eguaglianza di pressione in tulli i versi non ha luogo du- rante le loro vibrazioni sonore. In questo aspetto, quando una colonna liquida vibia longitudinalmente, deve dare Io — 21 - stesso suono che darebbe una sostanza solida la cui com- pressibilitii cubica ò eguale a quella del liquido. Fondandosi su questa legge, Wertheini determinò, col modo anzidetto, la velocità del suono nell' acqua del mare, nell'alcool, nell'etere e in varie soluzioni, facendo altresì variare la temperatura. Ecco quali sono i risultamenti ot- tenuti, i quali lutti rappresentano la velocità trovata col- r esperienza e moltiplicata per f/ - . ri Velocità Nome dei liquidi rs C 0) H Densità del suono Compres- sibilità in una colonna in una iiiassrt illimitata Acqua della Senna 15 .0 0,9996 1173,4 1437,1 0,0000491 » » » 30 .0 0,9963 1250,9 1528,5 0,0000433 » » » 40 .0 0,9931 1324,8 1622,5 0,0000388 » » » 50 .0 0,9893 1349,0 1652,2 0,0000375 » » » 60 .0 0,9841 1408,2 1724,7 0,0000346 » delmare(artifìciale) 20 -0 1,0264 1187,0 1453,8 0,0000467 Dissoluz.'" di cloruro sodico 18 .0 1,1920 1275,0 1561,6 0,0000349 » solfato » 20 .0 1,1089 1245,2 1525,1 0,0000393 » » » 18 .8 1,1602 1292,9 1583,5 0,0000348 » carbonato » 22 .2 1,1828 1301,8 1594,4 0,0000337 » nitrato » 20.9 1,2066 1363,5 1669,9 0,0000301 9 cloruro calcico 22 .5 1,4322 1616,3 1979,6 0,0000181 Alcool a 36' 20 .0 0,8362 1049,9 1285,9 0,0000733 s assoluto 23 .0 0,7960 947,0 1159,3 0,0000947 Essenza di trementina 24 .0 0,8622 989,8 1212,3 0,0000800 Etere soiroi-ico 00.0 0,7520 946,3 1159,0 0,0001002 99 ^Zi — " Le corapressibilitù trovate dal Werlheim mediante la formula _ (7XO,76xA ""— 1^^ ' che si trovano nell'ultima colonna della tavola, concordano assai bene con quelle trovate dal Grassi mediante il piezo- metro modificato dal Regnault. Parrebbe adunque che la ipotesi del Wertheim, giustificata per l' acqua dall' espe- rienza diretta , fosse pur anche giustificata per gli altri liquidi dal fatto che risultano, per le loro compressibilità, dei numeri abbastanza concordanti con quelli ottenuti per altra via. Ma la pluralità dei fisici opina, che la concordanza non sia che fortuita, e, seguendo le idee del Helmhollz e dell'André, attribuiscono la piccolezza delle velocità trovate dal Wertheim alle vibrazioni comunicate alle pareti dei tubi; le quali, rispetto ai liquidi, si conterrebbero come i tubi d'organo a pareti sottilissime, dove i suoni risultano assai più gravi di quelli ottenuti con pareti grosse. Le posteriori esperienze fatte dal Kundt, il quale trovò che la velocità del suono in un liquido cresce coli' aumen- tare lo spessore delle pareti del tubo, starebbero pure a pro- vare che la ipotesi del Wertheim non è ammissibile. Nulla- dimeno non tutti i Osici sono contrari a siffatta ipotesi; e il Jamin, la cui autorità è di gran peso, ritiene ammissibile la legge del Wertheim, e non crede assurdo che la trasmis- sione laterale delle pressioni, nel seno di una massa liqui- da, non sia un fenomeno istantaneo, come dovrebbe avve- nire se la detta ipotesi fosse esatta {*). Prendendo ora in breve esame i valori ottenuti dal Wer- theim, noteremo che quelli della quarta colonna, che rap- C1ì Tamin et Bonty, Cours de phyiique; Oaulhier-Yillars , 1881, t. 3, p. 111. — 23 — presentano le velocità trovate coll'esperienza, risultano dalla media di numerosi esperimenti fatti con diversi tubi. Per i confronti, che dovrò fare in seguito fra i numeri ottenuti dal Wertheim ed i miei, trovo opportuno di far conoscere le differenze fra i valori massimi e minimi che r illustre fisico trovò per uno stesso liquido. Per esempio, riguardo all'acqua, osserviamo che in un tubo d'ottone, in- dicato colla lettera A, il valore minimo è di i 127"^ e il mas- simo di 1202™ colla differenza di TS"*^; e il valore massimo avuto con un altro tubo indicato dalla lettera B, è di 1 230™, cioè con una differenza di 4 03™ in confronto del primo. Per l'alcool assoluto ebbe il Wertheim, col tubo A, 906™ e 4024™; differenza 4 18™; e col tubo B ebbe il valore mini- mo di 866™, cioè con la differenza di 158™ in confronto del valore massimo ottenuto col tubo A. Per T essenza di trementina ottenne, col tubo A, 1037™ e col tubo B 903™; differenza di 134™. Goll'etere solforico il Wertheim fece un solo esperimento, che contrassegnò con un punto interroga- tivo, non essendo sicuro del risultamento ottenuto. Esperienza di André (^). Si è detto poc'anzi che l'André si oppose alla ipotesi del Wertheim, ed eccone la ragione. Dovendo l'André assistere alla deposizione di un condotto tubulare di ghisa del dia- metro di 0™,80, volle profittare di siffatta occasione per fa- re una nuova misura sulla velocità del suono neh' acqua. L' André sperimentò sopra una lunghezza di 603™, 23 e si servi di un registratore pneumatico che rendeva palesi i più piccoli movimenti provocati nella massa liquida. La tempe- ratura dell'acqua variava fra i 43 e i 20 gradi, e in siffatte condizioni l'André trovò per la velocità del suono nell'acqua (1) Comptes-rendus de VAcadémie des scìences; t. C2, p. 568, _ 24 — 807™, 8 al minuto secoudo, cioè un numero ancor minore di quello che per lo slesso liquido trovò il Werlheim in- nanzi di fare la correzione (li 73'"). André attribuì la forte differenza, fra la trasmissione in una massa limitata e quella in una massa indeQnita, alla elasticità ed all'attrito delle pa- reti, fra le quali trovavasi racchiuso un fluido cosi poco compressibile quale è l'acqua. Ma ritorneremo più tardi su questa esperienza, perchè alle ragioni addotte dall' An- dré potrebbero aggiungersene delle altre. Esperienze di Kundt e Lehmann. È noto come il prof. Kundt sia riuscito a rendere ma- nifeste le vibrazioni dei gas nei tubi chiusi, scotendoli per mezzo di una verga fatta vibrare longitudinalmente. Se nel tubo si é avuto cura di porre una polvere leggiera ed asciutta, per es. della polvere di licopodio o di silice, to- sto che l'aria vibra, la polvere si agita vivamente riunen- dosi in lamine sottili e normali alla lunghezza del tubo; ma quando cessano le vibrazioni, la polvere cade, e là, dov' era una concamerazione, si osserva la polvere solcata da strie trasversali ; la mancanza di cotali strie denota una regio- ne nodale, e la distanza fra due regioni contigue rappre- senta la lunghezza dell' onda. Kundt e Lehmann (') cercarono di produrre gli slessi fenomeni nei liquidi, imperocché se riusciva di misurare la lunghezza fra due nodi contigui, si aveva un facile mezzo per calcolare la velocità del suono. A questo fine idearono un apparecchio, che consiste in un tubo di vetro, chiuso da una parte e munito di due rnb'metti, che debbono servire per riempirlo del liquido da sperimentare. L'estremità aper- ta del tubo viene otturata con un tappo di cautchouc, a (1) Poggcndorfs Annalcn ; f. 153, p. i. — 25 — traverso del quale passa una verga di vetro destinata a provocare le vibrazioni del liquido ; questa verga è flssata al quarto della sua lunghezza e perciò è capace di sonare il suo secondo armonico. Fra le condizioni necessarie perchè la colonna liquida possa vibrare per risonanza, v'ha quella che non rimanga- no bolle d'aria nel seno del liquido, e neppure aderenti alle pareti. La miglior polvere da impiegare, perchè sieno ma- nifeste le vibrazioni, è la limatura di ferro. Facendo adun- que vibrare longitudinalmente la verga di vetro, la polvere forma nei ventri delle strie analoghe a quelle che si os- servano nei gas, e resta aderente alle pareti del tubo, senza alcun segno, nelle regioni nodali. Se l'estremità del tubo, opposta alla verga, è chiusa, ivi si forma un nodo; se poi la chiusura, invece di essere rigida, è fatta con una membrana di cautchouc, si forma un ven- tre. Ma qualunque sia il modo di contenersi dell' estremità del tubo, se si misura la distanza di due nodi, presi nella parte mediana, si ha, con sufficiente esattezza, il valore della semionda corrispondente al suono prodotto dal liquido. L' esperienza riesce più precisa quando si fa mobile la parte chiusa; e ciò si ottiene mediante uno stantuffo, scor- revole neir interno del tubo, che permette di accordare la colonna liquida col suono prodotto. Colla stessa verga si scuote poscia un cilindro d'aria, e colla polvere leggiera si determina la lunghezza dell' onda prodotta dallo stesso suono. Chiamando / ed l' le due lunghezze, v e v le velocità con cui il suono si propaga neir aria e nel liquido, si ha v = v ) X -p . E poiché i', d', velocità del suono nell'aria, è data dalla for- mula Append. 4 — 26 ~ chiamando r il rapporto fra le due lunghezze d' onda, si avrà Con questo metodo i due Gsici sperimentando sull'acqua, e con dei tubi di vario diametro aventi le pareti più o me- no grosse, trovarono i seguenti lisultamenti : Spessore Diametro interno Velocità delle pareti del tubo determinala 2""",2 SS'"-,? 1040"',0 3 ,0 34 ,0 1227 ,0 3 ,0 23 ,5 1262 ,0 3 ,5 21 ,0 1357 ,5 5 ,0 16 ,5 1360 ,2 5 ,0 14 ,0 1383 ,2 Da questo specchio apparisce, che le velocità divengono tanto maggiori quanto più grande ò lo spessore delle pa- reti, e quanto minore è il diametro interno del tubo; e sif- fatto risultamento verrebbe a confermare le obiezioni che Helmholtz e André fecero alla ipotesi del Wertheim. 27 PARTE II. Nuove esperienze per determinare la velocità del suono nei liquidi. Nella parte testò svolta ho cercato di raccogliere tutte le prove fatte dai tìsici per misurare la velocità dei suono nei liquidi. Consultando le effemeridi più riputate, che di so- lito raccolgono tutto ciò che v' ha di più importante nella scienza, non ho trovato che i lavori da me brevemente de- scritti ; debbo perciò ritenere che null'altro siasi compiuto in ordine a siffatto studio. Le nuove ricerche da me effettuate si fondano sui feno- meni studiati dal Savart riguardo ai suoni prodotti dallo efflusso dei liquidi. Imperocché ripetendo , ad uso della scuola, il fatto singolare scoperto dal celebre fisico, mi ac- corsi che i risultamentì non corrispondevano a quelli indi- cati dal Savart. I suoni, piuttosto che diminuire d'altezza col diminuire della carica, presentavano il fenomeno con- trario. E volendo indagare per quali cause non si verifica- vano le leggi del Savart, intrapresi su questi suoni una lun- ga serie di ricerche, variando pur anche il metodo di spe- rimentare, affine di mantenere il suono por un tempo abba- stanza lungo per valutarne con esallozza il valore musicale. Col metodo, che descriverò fra poco, potei non solo stu- diare i suoni prodotti dall' efflusso di un liquido, ma anche quelli che si avevano facendo affluire il liquido nell' inter- no della canna; e, variando la lungìiezza dei tubi, il loro dia- metro nonché quello dei fori di efflusso o di afflusso, resi più compiuto lo studio iniziato dal Savart. I risultamenti di siffatte esperienze furono pubblicati — ZO — negli Atti del R. Istituto veneto (^) e comparvero pure, in sunto, in alcune effemeridi straniere ("-). Riepilogando i principali risultamenti delle citate Me* morie, si trova : 4." Perchè il suono possa prodursi^ è necessario che il numero delle pulsazioni dovute alla periodicità dell' ef- flusso^ che sono la causa del suono^ sia all' unisono col suono che potrebbe dare la colonna liquida, ovvero con un suo armonico. 2." // suono ottenuto, sia per efflusso, sia per afflusso, si fa sempre più acuto quanto minore è la lunghezza del cilindro liquido vibrante. 3.° Da uno slesso cilindro liquido si possono cavare più, suoni, cioè un suono basso, che chiameremo fondamentale, e due 0 tre suoni più acuti, che rappresentano gli armonici del fondamentale. 4.° Un cilindro liquido, che si fa vibrare per afflusso, a parità di lunghezza e di diametro, dà quegli stessi suoni che si ottengono per efflusso. 5." Due cilindri liquidi simili, fatti vibrare per efflusso 0 per afflusso, danno dei suoni, i cui numeri di vibrazioni sono in ragione inversa delle dimensioni omologhe. 6." Tenendo costante la lunghezza del cilindro liquido , e fattolo vibrare per afflusso, i numeri delle vibrazioni sono direttamente proporzionali alla radice quadrala della ca- rica. L'esame dei detti risultati dimostra, che il fenomeno è assai complesso, e che il Savart aveva tenuto soltanto conto di una parte del medesimo, cioè del moto periodico della (1) Tomo VII, serie V, p. 961 e tomo II, serie VI, p. 109. (2) Journal de Physique théorique et appliquce ; 2.nic sèrie, l. 1, p. 514 ; e Beiblàtter zu clen Annalen der P/iysik und Che- mie ; t. Vili, fascicolo 11, p. 798. — 20 - vena che è la causa del suono. Il rapido effluire del liquido dalla canna non permetteva al Savart di valutare con pre- cisione i suoni ; perciò fu tratto in errore, e credette che le stesse leggi da lui scoperte per le vene liquide, militas- sero anche per i numeri delle vibrazioni dei suoni ottenuti. I risultamenti sopra citati concordano con quelli ottenuti dal Masson nelle sue importanti ricerche sui suoni prodotti dall' efflusso dei gas (^), i quali, effluendo a periodi come i liquidi, debbono produrre fenomeni analoghi. Oltre le leggi sopra citate dimostrai pure, nella I.* Me- moria (^), che variando il liquido varia, a parità di altre circostanze, anche il suono. Coli' alcool e coli' etere ottenni dei suoni più gravi di quelli dati dall'acqua, perchè più com- pressibili. Mi valsi allora di questo fatto per valutare la velo- cilù con cui quei liquidi trasmettevano il suono, ed ottenni dei numeri assai prossimi alle velocità corrette avute dal Wertheim. Ma in quel primo studio non avevo tenuto con- to di tutte le influenze che possono modiOcare il fenomeno, perciò quei risultamenti debbono ritenersi come una pro- va preliminare di poco valore. Descrizione del metodo. I suoni, come abbiam detto più innanzi, possono otte- nersi sia per efflusso, sia per afflusso. Si possono adope- rare delle canne di vetro o di ottone, che si ha cura di ben lavare con una soluzione di potassa, e poscia coll'acquy, per- chè il liquido aderisca bene alle pareti. Alle canne d'ottone è saldata a stagno una piastra, pure d'ottone, che ha un dia- metro eguale a quello del tubo. Nel centro della piastra è (1) Annales de Chinile et de Physique ; S.iie serie, t. 40, p. 333. (2) Atti del R. Istituto veneto, t. Vili, serie V, pag. 961. - 30 — praticato un foro circolaro, ii cui diametro eguaglia lo spes- sore della piastra ; in tutti gli esperimenti che descriverò vennero adoperate delle piastre il cui foro aveva un dia- metro di 2'""\5. Se poi le canne sono di vetro, si salda la piastra con del mastice. Fissato il tubo in positura verticale e chiuso il foro con uno zipolo di legno, si riempie di liquido, il quale scen- de da un ampio serbatoio di zinco, posto in alto, munito di rubinetto. Quando il tubo è pieno, si ha gran cura di cacciare tutte le bolle d'aria che sono rimaste aderenti alle pareti, le quali hanno una grandissima influenza sull'altez- za del suono, come già fu riscontrato dal Savart e dal Wer- theim. Aprendo il foro il liquido effluisce, e il suono co- mincia a farsi sentire. Allora si regola il rubinetto del ser- batoio in modo che il tubo rimanga sempre pieno, ovvero, calando convenientemente il tubo di afflusso nell' interno della canna, si regola il rubinetto in guisa, che il liquido si mantenga ad un livello costante in uno o in altro punto della canna, e in tal modo si può valutare con precisione ii suono mediante il sonometro. Sperimentando in tal guisa si ottengono, in genera- le, dei suoni che crescono in altezza col diminuire della lunghezza del cilindro liquido. Dico in generale, perchè tal- volta da un suono grave si passa ad uno più acuto, per poi tornare al grave, che si alterna con altri acuti, e talvolta non si ode alcun suono. Ciò proviene dal non esservi ac- cordo fra il numero delle pulsazioni della vena e il suono che potrebbe dare il ciliudio liquido vibrando tutto intero. Risulta adunque che, in luogo del suono grave o fonda- mentale, apparisce un suono acuto, che suole essere un armonico del fondamentale, ovvero, per assoluta mancanza d' accordo, non ha luogo alcun suono. Per togliere questo gravissimo inconveniente, immaginai un mezzo semplice che permette d' avere un suono in qua- — 31 — lunqiie punto si mantenga il livello nell'interno della canna. Feci saldare alla piastra un piccolo cannello d'ottone, che circoscriveva il foro, e vi adattai un tubo di gomma nel quale era infilato un rubinetto. Allora regolando i due ru- binetti, cioè quello del serbatoio e quello di efflusso, si po- teva, con un po'di pazienza, mantenere costante il livello in qualunque punto della canna, e cavare da un dato cilindro liquido il suono fondamentale e alcuni dei suoi armonici. Siffatto metodo ha però un difetto; imperocché varian- do il livello del liquido nel serbatoio, varia pure la quantità di liquido che affluisce nella canna, e quindi ò necessaria una quasi continua manovra nei rubinetti perchè il hvello rimanga costante. Credetti dunque opportuno di abbandonare i suoni prodotti dall'efflusso e servirmi di quelli ottenuti per af- flusso, avendo ormai riscontralo che, a parità di lunghezza del cilindro liquido, si ottengono gli stessi suoni. L'esperienza era disposta così : dal serbatoio partiva un tubo di gomma, non vulcanizzata, che andava a cingere la cannetta saldata alla piastra. Il tubo di gomma era di due pezzi riuniti per mezzo di un rubinetto che, in certe esperienze, era di ottone, in altre d' ebanite. Il rubinetto del serbatoio rimaneva sempre aperto, e il maneggio aveva luogo soltanto col secondo rubinetto. Quando il liquido giungeva nella canna ad un'altezza di 18 o 20 centimetri, cominciavano a sentirsi i suoni che dimi- nuivano via via d'altezza col crescere del livello. Riempiuta la canna, il liquido, scorrendo lungo le sue pareti esterne, si raccogheva in un bacino dal quale veniva rimesso nel ser- batoio superiore. Col secondo rubinetto, aperto più o meno, si otteneva il suono fondamentale o gli armonici, e questi suoni si valutavano mediante il sonometro, la cui corda, lunga V", era accordata col do^ di 2S6 vibrazioni sem- plici al minuto secondo, dato da un diapason di Kònig. — 32 — Da principio si usava fissare il tubo lungo una tavola di legno verticale, dalla quale era tenuto discosto per mezzo di cuscinetti di gomma. Ma per meglio evitare le possibili per- turbazioni dovute agli appoggi, si pensò d'isolare completa- mente il tubo, e quindi lo si faceva sostenere da un anello legato a tre cordicelle che potevano allungarsi ed accor- ciarsi affine di ottenere la verticalità del tubo. II serba- toio si trovava ad un' altezza di i"\30 contata dalla parte inferiore del tubo ; ma questa altezza si faceva variare a seconda delle circostanze ; e poiché il serbatoio era assai ampio, le variazioni di livello, durante un esperimento, era- no così piccole da potersi ritenere la pressione come co- stante. Del resto, con una leggera correzione del rubinetto, si poteva facilmente ricondurre il suono ad avere lo stesso vigore e la stessa altezza. Gli esperimenti coi varii liquidi e soluzioni furono ese- guiti con diversi tubi di vetro e d'ottone^ che contrassegno con delle lettere, i quali avevano le dimensioni seguenti. Tubi d' ottone. Lunghezza Diametro in- terno Spessore de pareti Tubo A 0'",60 0"\06 2mm28 .. B 0 ,50 0 ,03 ì ,32 » C 0 ,40 0 ,04 0 ,82 « D 0 ,30 0 ,03 0 ,91 » E 0 ,20 0 ,02 0 ,87 Tubi di vetro. Tubo a lunghezza 0"',746 .) b » 0 ,049 » e » 0 ,546 » (/ » 0 ,460 — 33 — Il diametro di questi tubi era pressoché lo stesso, va- riando dai 29™'" % ai 30""", e lo spessore era di circa 3 mni Nella valutazione dei suoni si teneva il seguente proce- dimento : si poneva il ponticello in modo che il segmento di corda desse un suono più grave o più acuto di quello dato dal cilindro liquido ; indi spostando il ponticello si corcava il segmento che vibrava all' unisono, il quale veniva misu- rato con un regolo diviso in mezzi millimetri. Per ciascun suono non si facevano meno di sei determinazioni, delle quali si prendeva la media. Riguardo al suono fondamentale ò da notare, che non ve n'ha uno solo ma diversi, alcuni più acuti, altri più gra- vi, ma dentro limiti abbastanza ristretti; cotal fatto fu pure osservato dal Masson (v. Memoria citata). Tutti questi suo- ni sono, peraltro, meno intensi e meno puri di quello preso come fondamentale. Si è poi osservato che i suoni limiti, fra i quali è compreso il fondamentale, danno una media eguale o ben poco diversa dal suono stesso. Sicché può dirsi che questi suoni sono sfumature del fondamentale, prodotte da un afflusso più lento o più rapido ; alla stessa guisa che sofflando con più o meno forza nel flauto, la stes- sa nota alza o cala. Velocità del suono in una colonna d acqua di lunghezza variabile. I cilindri liquidi falti vibrare nel modo anzidetto sem- brano comportarsi come i tubi chiusi, o come le verghe solide fissate ad un estremo. Ammessa, in tal caso, l'e- sattezza delle leggi del Bernoulli, quando il tubo chiuso parla col suono fondamentale, l'onda sonora corrispondente è quadrupla della lunghezza del tubo, perciò li = 4/ ; e Append. 5 — 34 — poichò v=:nh, chiamando n il numero delle vibrazioni N doppie, ovvero v = — h se N ò il numero delle vibra- zioni semplici, si avrù pure Partendo da queste considerazioni feci sonare un cilin- dro d'acqua chiuso in tubi di vetro di varia lunghezza, ma dello stesso diametro, e tutti con eguale imboccatura, per- chè la stessa piastra passava dall' uno all' altro. Valutando col sonometro i numeri delle vibrazioni, e poi colla formula le velocità corrispondenti, si olteiinero, alla temperatura di 4°,7, i seguenti risullamenti : Lunghezza Lunghezza Numero Velocità del cilindro della corda delle vibrazioni d' acqua del sonometro semplici calcolate 207""" 76"'"',0 3368 1394"' 300 107 ,0 2392 1435 324 110 ,0 2327 1507 342 114 ,5 2235 1521 546 175 ,5 1458 1592 I quali numeri dimostrano, che la velocità del suono va crescendo col crescere la lunghezza del cilindro liquido, quando il diametro si mantiene costanle. Si osserva poi che, dato un certo rapporto fra il diametro e la lunghezza, si ottiene un numero coincidente colla velocità del suono nell'acqua determinata coli' esperienza diretta da C.olladon e Sturm. Questo numero si trova corrispondente alla lun- ghezza di 300""™ ; e siccome il diametro dei tubi adoperati era di 30™", il rapporto della lunghezza al diametro è co- me I a 10. ~ 35 — Siffallo risultamento era stato da me constatato nello studio che forma la II Memoria sui suoni prodotti dall' ef- flusso dei liquidi (*); e fu appunto per ciò che i tubi d' ot- tone, sopra descritti, furono costruiti in guisa che la lun- ghezza fosse decupla del diametro. E in ciò non v'è nulla di singolare, perchè è noto per pratica che una canna d'orga- no, sede di vibrazioni longitudinali, deve avere una lun- ghezza IO a 15 volte superiore della profondità (^). Ritenuto adunque che il rapporto di I a IO fra il dia- metro e la lunghezza, rappresenti le dimensioni che deve avere un cilindro liquido per soddisfare, con discreta ap- prossimazione, alle leggi del Bernoulli, intrapresi la ricer- ca della velocità del suono per 1' acqua e per altri liquidi. Velocità del suono nelV acqua a differenti temperature. In questi esperimenti si sono prodotti i suoni coi cin- que tubi d'ottone distinti colle lettere A, B, C, D, E. Ram- mentiamo che la corda del sonometro era all' unisono col D02 di 256 V. s. al m. s. : perciò se K ò, in millimetri, il segmento di corda che vibra all'unisono col tubo, essendo 1000 l'intera corda, si ha 256: n = K: 4000 ; d' onde ^: 256000 n K ' valore sostituito nella formula v=z2m , (1) Aid del lì. Istituto veneto, tomo II, serie "VI. (2) Masson, Memoria citata, p. 457. da — 3G - _ 256000x2/ Notiamo che le temperature alle quali si son fatte que- ste esperienze non erano ottenute artificialmente, ma sib- hene erano quelle dell'ambiente, avendo avuto cura di fare gli esperimenti in varie stagioni dell' anno. Si adoperava l'acqua della cisterna del Liceo, limpidissima e pura, e che, rispetto air acqua distillala, offriva differenze trascurabili. , OJ ^ Nome del tubo Lunghezza Lunghezza della corda 256000X2/ Medie £ - del tubo ^ K H A 0'",60 227""" 1353^,2 3",9 B C 0 ,50 0 ,40 179 148 1435 ,7 1383 ,8 1398'", 6 D 0 ,30 108 1422 ,0 A 0"",60 223"' "',5 1374'", 5 B 0 ,50 7°,6 G 0 ,40 li5 ,5 1407 ,5 1409'",0 D 0 ,30 106 ,4 1442 ,0 E 0 ,20 72 ,5 1412 ,0 A 0'",60 219"'-,5 1399'",4 13°,7 B C 0 ,50 0 ,40 176 ,0 143 ,3 1454 ,5 1429 ,0 1437"',3 D 0 ,30 104 ,8 1466 ,2 A 0"',60 214""",5 1432-,0 25°,2 B C 0 ,50 0 ,40 174 ,0 142 ,0 1471 ,2 1442 ,2 1157 '",2 I) 0 ,30 103 ,6 1482 ,6 — oJ Nella discussione, che faremo in seguilo, si dirà la ra- gione delle differenze che si palesano fra lubo e tubo. In- tanto poniamo a confronto questi risultati con quelli ot- tenuti sia con r esperienza diretta, sia colla conoscenza del coefficiente di compressibilità. In questo caso la velocità del suono viene data dalla formula (/^ ,76xAX{/ cxd Si porrà nella formula A = 13,596; «7= 9,8061 (gra- vità di Milano), e per e si prenderanno i numeri ottenuti dal Grassi (*) a temperature che poco differiscono da quelle sotto le quali abbiamo sperimentato. Ecco il prospetto. Tempe- ratura Velocità dedotta dal- l' onda sonora Compressibi- lità secondo Grassi Tempe- ratura Velocità dedotta dalla form. Velocità ottenuta direttamente 3°,9 7,6 13 ,7 25,2 1398"',6 1409 ,0 1437 ,3 1457 ,2 0,0000490 0,0000477 0,0004500 8,1 13,4 25,0 1425™ 1457 1491 1435"' Il confronto fra colali risultaraenti dimostra, che i nu- meri da me ottenuti sono abbastanza conformi con quelli ricavati dalla formula, ovvero dalla misura diretta. La dif- ferenza più forte, che del resto giunge appena a 34"^ su circa 1500, si riscontra per la temperatura di 25*^. Ma si può notare che a siffatta temperatura i tubi hanno di- (1) Antiales de Chìmie et de Physique, 3."" serie, t. 31 e p. 437. — 38 - meiisioni maggiori che a temperature più basse ; perciò con- lenendo una maggior massa di liquido, deve abbassare ii suono, e quindi, per la velocità calcolata, deve trovarsi un numero minore in paragone di quello che si sarebbe avuto nella ipotesi che i tubi non si fossero dilatati. I detti espe- rimenti dimostrano un fatto, già notato dal Wertheim, cioè che la velocità del suono nell' acqua cresce colla tempe- ratura, e perciò deve scemare il coefficiente di compres- sibilità, come si ricava dalle esperienze del Grassi. Per ri- conoscere viemmeglio l'influenza della temperatura sull'al- tezza del suono, ho pur fatto delle prove con tubi di ve- tro di varia lunghezza, ma dello stesso diametro (30™"'), ai quali si adattavano delle piastre aventi lo stesso foro (2'"'^5). In questi tubi si faceva affluire dell' acqua scal- data ad una temperatura maggiore dell' ambiente, e tal- volta, per fare i confronti, si faceva entrare dell'acqua che aveva la temperatura dell' ambiente. Mostriamo i risultati ottenuti: Temperatura dell' ambiente 4". 4 tubo rt = 746""" / = 225™'",6 .) f) = 6Ad 0 = 197 ,7 » c=r546 .) = 172 ,7 Temperatura dell' ambiente 15*^.7 tubo a ==746™"' /=2I8™%7 « ^=:649 )) = I92 ,6 » <7 = 546 .) = 170 ,7 Acqua scaldata. tubo a=:746""« . . . /=:2I2>"™,6 (da 35". 6 a 340.5) .) 6^:049 . . . 1= 190 ,0 ( .) 35 .0 a 31 .0) .. e = 540 . . . /=»66 ,8 ( » 28.0) — 39 -■ Nelle esperienze coli' acqua scaldata si aveva cura di mantenere nel liquido, mentre sonava, un termometro ad immersione. II tubo e il bulbo erano così piccoli che po- tevano trascurarsi le lievi differenze prodotte dalla dimi- nuzione della massa liquida. Velocità del suono nelV alcool assoluto. Le esperienze colTalcool si sono eseguite in due modi ; 1." facendo sonare i tubi d'ottone e calcolando la velocitò del suono nel modo stesso che si tenne per calcolare la ve- locitò neir acqua ; 2.° provocando il suono in tubi di vetro pieni d'alcool o d' acqua, e deducendo la velocità mediante una proporzione nella quale entrava, come dato, la velo- cità del suono neir acqua. 40 — Tubo A te C a, Tempeia- tiira Densità Lunghezza della COI da V locità Medie 0"'60 242"- "-,5 1267" B 0 ,50 20-2 ,0 1267 C 0 ,40 3°.5 0,800 159 ,5 128i 127S"",8 D 0 ,30 118 ,5 1206 E 0 ,20 80 ,0 1280 B 0'",5n 204"'"', 5 1251" ,8 C 0 ,40 8°.4 0,804 162 ,0 1264 1263"', 5 D 0 ,30 120 ,5 1274 ,6 A 0" 00 249""", 5 1231" ;2 B C 0 '50 0 ^40 18".4 0,796 207 ,0 164 ,0 1236 1248 ,0 ,8 124r',l D 0 ,30 123 ,0 1248 ,6 Volendo determinare la velocità dei suono in un liquido, conoscendo la velocità del suono nelT acqua, si chiamino il ed n' i numeri dello vibrazioni dei due cilindri liquidi di pari lunghezza, ed /, /' i segmenti di corda che vibrano all' unisono coi cilindri, si ha n: n' = 1' : l; e poiché i numeri delle vibrazioni sono in ragione diretta della velocità, a pari lunghezza di tubo, si ha Presa dunque per v la velocità del suono neh' acqua data dall'esperienza diretta, la velocità del suono nell'altro liquido sarà V, — 41 — 1435X/. fi Per applicare colai metodo conviene innanzi tutto speri- mentare con tubi che abhinno una sufficiente lunghezza in confronto del diametro, perchè possa sussistere, almeno in via approssimata, l'eguaglianza h Bisogna inoltre avvertire che siffatte esperienze non pos- sono farsi che a temperature assai prossime a quelle sotto le quali Colladon e Sturm eseguirono la misura diretta della velocità del suono nell' acqua. Applicato il detto metodo a misurare la velocitò del suono neir alcool, si sono avuti i seguenti numeri. Tubo Acqua l Alcool 1435 X l li a rr: 746"'" h r: 649 e — 546 2i8""",6 192 ,0 169 ,5 252"'"',0 222 ,5 194 ,5 imr,s 1238 ,2 1250 ,0 media 1243"' temp. 13°.2 Calcoliamo ora la velocità del suono nell' alcool dedu- cendola dal coefficiente di compressibilità, che è stalo de- terminato dal Grassi e dal Jamin alle temperature di 0*^, 7^3, I3^^ e 4 4". Rispello alla densità doli' alcool a 0" i fisici sono di- Append. 0 - 42 — scordi; imperocché, secondo Pierre, è 0,810, secondo Kopp 0,815 e in altre tavole si trovano numeri alquanto diversi. Prendiamo il valore trovato dal Pierre e calcoliamo la densità dell' alcool alle temperature suddette. Essendo il coefficiente di dilatazione dell'alcool 0,00104863, si avrà: a 70.3 (/^0,803 » 13 .1 ))=:9,799 » 14 .0 • »— 0,798. I coefficienti di compressibilità dell' alcool sono: a 70.3 .... e =0,0000828 (Grassi) » 13 .1 . . . . »= 0,0000904 (id.) » 0 .0 .... e = 0,0000835 (Jamin) .) 14 .0 .... »=r 0,00009 II (id.) . Sostituendo adunque i dati numerici nella formula ^ cXd avremo le velocità richieste, i cui valori porremo a ri- scontro con quelli ottenuti mediante il suono. Velocità otte nuta col suono Velocità dedotta dalla compress. tà Temperalura Valore di v Temperatura Valore di v 3".5 1278"\8 0".0 1224"' Jamin 8 .4 1263 ,5 7 .3 1 234 Grassi 13 .1 1243 ,0 13 .1 1184 Grassi 18 A 1241 ,0 14.0 1180 Jamin — 43 - La differenza più forte è di 6^"' e la più piccola, die corrisponde alle temperature di 8". 4 e 7^.3, non giunge a 30"\ Notiamo intanto che non v'ò perfetta concordanza fra i numeri trovati dal Grassi e quelli trovati dal Jamin, essendo questi ultimi un po' maggiori. Ma, a parte ciò, ri- tengo che la causa principale delle differenze dipenda dal non essere perfettamente anidro l'alcool da me adoperato. L'esperienza a 8°. 4 fu fatta con dell'alcool appena giunto da una distilleria tedesca ; nelle esperienze successive, ben- ché avessi cura di rinnovare il liquido, chi me lo forniva non poteva darmene sempre del fresco^ e quindi soggiornan- do nei magazzini, se anche ben chiuso, qualche traccia d'a- cqua doveva assorbire. Che anche pochissima acqua possa alterare la compres- sibilità, e quindi la velocità del suono, me lo dimostrò il fatto seguente. Ripetendo più volte gli esperimenti collo stesso alcool e cogli stessi tubi , risultavano via via dei suoni più acuti; e ciò doveva avvenire, imperocché l'alcool trava- sandosi lungo le pareti dei tubi doveva offrire una larga evaporazione della parte più volatile, e quindi un assorbi- mento di vapore acqueo non trascurabile per gli effetti della compressibilità. Velocità del suono nelV etere solforico. A causa della grande volatilità dell' etere, dovetti con- tentarmi, per rendere meno incomodo l'esperimento, di farlo a bassa temperatura. Nulladimeno 1' evaporazione dell' etere era cosi abbondante che, raffreddandosi il tubo assai al di- sotto dell' ambiente, fui costretto a sperimentare col ter- mometro sempre immerso, e quindi, perchè la diminuzione della massa liquida fosse trascurabile, o quasi, dovetti limi- tare r esperimento al solo tubo B. u Temperai, dell'ambiente 3". 5 Densità dell' etere 0,7325 Tubo B=:0"',50 » » Temperatura del liquido Lunghezza della corda Velocità — 1°.9 — 3 .1 2|g'nm 215 11 74- ,3 1190 ,7 La differenza di velocità, fra !e due temperature, è di \4^.o per i»; sicché trattandosi qui di limiti molto ri- stretti, si potrà calcolare la velocità a 0", sottraendo 29™ dalla velocità trovata a — |f*.9 e risulterebbero M45™,3. Il coefficiente di compressibilità determinato col pie- zometro alla temperatura di 0", è : 0,000111 (Grassi), 0,000109 (Jamin). Perciò, sostituiti questi valori nella formula e presa la densità a 0", eguale a 0,737, si trova col coefficiente di Grassi vzrzW !2'" » » ») Jamin » =: 1124 . Velocità del suono neW essenza di trementina del commercio. Con questo liquido si fecero tre serie di esperimenti coi tubi di ottone, e una eoi tubi di vetro mediante il con- fronto fra i suoni prodotti dall' acqua e dall' olio di tre- mentina. — 45 Lunghezza 1 Lunghezza Velocità a. t- Densità della del Medie del tubo S 3 corda suono A — 0"'60 226""' ,5 1356'",3 Br=0 ,50 C=:0 ,40 3°.5 0,878 188 ,5 148 ,5 1358 ,0 1379 ,1 1372",1 D = 0 ,30 110 ,0 1396 ,3 B = 0"",50 192""",5 1329", 7 CzzO /lO 18°.3 lu dimenti- cato di regi- 151 ,5 1351 ,7 1346" ,9 D = 0 ,30 strarla 113 ,0 1359 ,3 A = 0'",60 234""",5 1309"',4 B^O ,50 Cz=:0 ,40 29°.0 0,867 195 ,0 155 ,0 1312 ,8 1321 ,2 1321 "",2 D = 0 ,30 114 ,5 1341 ,5 Le esperienze coi tubi di vetro si fecero alia tempera- tura di 3^.5 coi seguenti risultati : Essenza di trementina. Tubo a=:746™»^ /=220'n"',0 » rf=z460 » = I52 ,5 Acqua. Tubo rt := 746'"™ / = 222n™,0 .) rf=z:460. ))=U5 ,5. La temperatura alla quale si è fatta l'esperienza essendo vicinissima ai 4", e tutti gli sperimentatori concordando, quasi, nello stesso numero, per il coefficiente di compressi- bilità dell' acqua alla detta temperatura, si potrà prendere, _ 40 — per termine di confronto, la velocità che risulta dalla for- mula che è di 1 425"\ Dalla formula V = : si avriV per 0 = 746™" v = 4384™™,4 » d=UO )) = I359 ,5 media 4 370 ,4 . Il coefQcientc di compressibilitò dell' olio di trementina è stato determinato da Colladon e Sturm (*) e da Quincke C^). I due primi fisici effettuarono la determinazione a 0° e trovarono 69,7 milionesimi, al qual numero aggiunsero 3,3 milionesimi quale correzione dovuta al contrarsi del vetro. Ma è nolo, in seguito alle ricerche del Wertheim {^), che siffatta correzione è troppo grande, e per avere la cor- rezione vera bisogna prendere la terza parte, cioè i,4; quindi il coefficiente richiesto è eguale a 0,00000708. Quincke ha trovato il coefficiente di compressibilità a 00=0,000005817 e a 4 8'\6= 0,000007793 . Per usar della formula conviene sapere la densità dell' olio di tre- mentina a 0", sul qual dato i fisici sono molto discordi, trovandosi in alcune tavole 0,864, in altre 0,869 e 0,872. Prendendo adunque 0,868, che è il valore medio, e cal- colando con siffatti dati la velocità del suono a 0*^, si avrà : secondo Colladon e Sturm v==. 1285"^ » Quincke n = 1416 . (1) Vedi Memoria citata. (2) Annalen cler Physik und Chemie. Anno 1883, voi. 19, p. 401. (3) Annales de Chimie et de Physique, 3.™" serie, t. 23. — 47 — II numero da me trovato a 0".5 si approssima mollo a quello di Quincke; anzi, poiché Quincke dice che il coef- ficiente di compressibilitù a f -' può aversi mediante la re- lazione c^ = Cq(1 ■+- mi) , dove m è una costante propria a ciascun liquido, essendo per l'olio di trementina m = 0,0 183, si avrebbe a 3^.5 . C3,5 = 58,i7(l +0,0183X3,5) = 6I,89 . E corretta la densità, che a 3°.5 risulterebbe eguale a 0,86r3, si ha, perla velocilù del suono colla formula, 1375™. La velocità trovata col suono può dirsi, in questo caso, identica con quella che risulta dalla compressibilità misurata da Quincke. Ma sotto le temperature di 18". 3 e 18o.6i due valori non sono altrettanto concordanti, imperocché la ve- locità dedotta dalla formula è di 1235'", con una differenza dilli™ rispetto alla velocità calcolata col suono. Avver- tiamo, per altro, che siffatta differenza proviene, in parte, dal non essere T olio di trementina, adoperato alla detta temperatura, cosi puro come quello che servi alla tempe- ratura di 3°. 5 che era d' altra provenienza. E ciò emerge anche dall' esame delle densità, le quali calcolate a 18". 3 e 29" dovrebbero risultare eguali a 0,853 e 0,846. Velocità del suono nel 'petrolio del Caucaso. Dall' Ufficio municipale per la pubblica illuminazione ebbi un campione di petrolio del Caucaso , genuino, col quale feci vari esperimenti e fra gli altri quello dei suoni. Ebbi coi tubi C, D, E i seguenti risultali; gli altri tubi non vollero sonare. - 48 - Temperatura TA Densità 0,828 Tubo C — 0'",40 /^I^S""™ i;=rl383m » D=;0 ,30 .)~I09 » = I409 o E=rO ,20 ^ì =z 7 3,5 » 1=4 393 media i395. Quincke ha trovato che la compressibililù de! petrolio a 0*^, è 64,99 mihonesimi ; calcolando la compressibilità a 7°. 4 si ha : ^7,4=: 64,99 (I +0,007607X7,4) = 68,64. Con questo dato, introdotto nella formula, risulta i; = i349™. Suoni colle soluzioni di gaz ammoniaco nelV acqua. Colladon e Slurm riscontrarono che i gas disciolti nel- l'acqua ne diminuiscono la compressibilità in luogo di ac- crescerla, come parrebbe, a prima vista, dovesse avvenire. Ho voluto riconoscere se, mediante i suoni, si verificava siffatta legge ; a questo fine disciolsi nell'acqua dell'anidri- de carbonica e confrontai i suoni ottenuti della detta so- luzione, con quelli che dava l'acqua ordinaria. Il gas di- sciolto essendo in troppo piccola quantità, non mi fu pos- sibile di constatare differenze sensibili, perciò divisai di ado- perare un gas molto piij solubile quu! è il gas ammoniaco. In siffatte esperienze non era possibile fare uso dei tubi d' ottone a motivo della energica azione chimica che 1' am- moniaca ha sul rame. Perciò limitai gli esperimenti ai tubi di vetro, che furono muniti di piastre di zinco in luogo che di ottone, ma però con fori di egual diametro {2"^"\r)). I tubi adoperati furon quelli distinti colle lettere /» e = 649 186 ,5 0 = 546 167 ,0 0=746""" 216"" > Solfato di sodio 1,063 ll^.S 0 = 649 e =546 185 167 0=746"" 221"" ',5 Nitrato di potassio 1,062 13".4 6 = 649 189 .0 e = 546 168 ,0 a =746"" 218"" 1 Solfato di zinco 1,069 12".2 0 = 649 e = 546 190 167 Dalie diverse lunghezze della eorda apparisce, che la soluzione meno compressibile è quella del solfato di so- dio e le più compressibili sono quelle del nitrato di potas- sio e del solfato di zinco. Ma tali osservazioni preliminari hanno poco valore, imperocché il grado di concentrazione non è lo stesso per tutte, e poi, avendolo determinato col densimetro, non potevano risultare numeri troppo esatti. — 56 — Risolsi adunque di prendere come tipo una data soluzione, deteniiinarne la dcnsitò colla bilancia, indi ridurre le altre soluzioni allo stesso grado di concentrazione, procurando di ottenere un' eguale spinta sopra una sfera di vetro in esse immersa. La soluzione presa come tipo fu quella del cloruro di calcio, la cui densitù, a i7/'3, corrispondeva a ^,1059. Tavola II. Nome della soluzione Tempe- ratura Lunghezza del tubo Lunghezza della corda Cloruro di calcio .... 17°.3 a =746"'"' ?> = 649 e = 546 207'""' ,6 183 ,3 161 ,6 Solfalo di sodio 17°.5 a = 746-" 6 = 649 e =546 203""",5 179 ,4 159 ,3 Cloruro di sodio 17°.4 « = 746"'"' b = 649 e = 546 205"'"',5 180 ,5 159 ,0 Solfato di zinco ir A a =746""" h = 649 e =546 211 '"'",8 186 ,5 104 ,5 Nitrato di potassio .... 20°. 6 a = 746'""' b = 649 e = 546 209""",2 184 ,6 163 ,0 — 57 — Tali rlsultamenti raostrano, che le varie soluzioni sali- ne, portate allo stesso grado di concentrazione, danno suo- ni diversi ; i più acuti corrispondono al solfato di sodio e i pili gravi al solfato di zinco. Perciò la soluzione di solfato sodico è più compressibile di quella del solfato di zinco. La qual cosa avviene perchè i sali adoperati, essendo diversa- mente densi, si sciolgono in quantità diverse per avere lo stesso grado di concentrazione; per il solfato di zinco, assai più pesante del solfato sodico, occorre minor quan- tità di sale per raggiungere la stessa densità. Proseguendo i confronti, passai a sperimentare con delle soluzioni che contenevano Io stesso peso di sale disciolto in una quantità determinata d'acqua. Incominciai dapprima con soluzioni leggiere ottenute disciogliendo 250 parti di sale in 1000 parti d' acqua. Append. — 58 — Tavola III. Qualità della soluzione Tempe- ratura Densità Lunghezza del tubo Lunghezza della corda a =746'"'" 214'" ",3 Solfalo di ferro 20°.7 1,1154 6 = 649 189 ,4 e = 546 170 ,6 a = 746'""" 218'"'",3 Solfalo (li zinco 20°.2 1,1251 h = 649 e = 546 190 ,5 169 ,0 198'""',5 a =746'"'" Cloruro di sodio 20°. 8 1,1382 0 = 649 e = 546 174 ,0 156 ,5 a =746'"'" 206'""',2 Cloruro di calcio 20°.4 1,1267 0 = 649 e = 546 183 ,2 160 ,7 a =746'"'" 209""" ,4 Nitrato di potassio 19°.8 1,1359 0 = 649 e = 546 184 ,7 164 ,2 0 = 746'"" 205""",5 Cloruro di ammonio 20°.0 1,0586 h = 649 182 ,5 (•) e zr: 5i6 161 ,8 (1) Esperienze fatte colle piastre di zinco. Si spinsero poscia alcune delle delle soluzioni ad un maggior grado di concenlrazione, e in allre, che silrovava- no prossime al punto di saturazione, non si polo conser- — 59 — vare una perfetta eguaglianza nella quantilù di sale che si discioglieva in una medesima quantità d'acqua. Nulladime- no anche questi risultamenti meritano di essere registrati. Tavola IV. Qualità. della soluzione Tempe- ratura Densità Lunghezza del tubo Lunr^hczza della corda Solfato di zinco 40 parli di sale e 100 d' acqua 22".0 1,1898 a =746"™ b = 546 e n: 460 205"'" 162 136 ,5 ,5 Glorur(i di calcio 39,7 parti di sale e 100 d' acqua 23°.6 1,2489 a =746"'"' b—òAQ e =. 460 199'"" 156 131 ,6 ,5 Cloruro di sodio 37,8 parli di sale e 100 d' acqua 26''.4 26''.6 1,2043 a — 746"'" b — 546 cr=460 190'"" 150 125 9 ,9 Nitrato di potassio 38,6 parti di sale e 100 d' acqua 1,2000 a =746""" b = 546 e = 460 203'"" 159 134 \5 ,7 Poniamo per un momento in disparte, nelle tavole III e IV, il solfato di ferro e il solfalo di zinco, che hanno, ciascuno, sette molecole d'acqua di conìbinazione, e fac- ciamo i confronti fra gli altri sali anidri. Dal confronto ap- parisce, chei detti sali non si contengono nello slesso modo; imperocché, disciulli in parti eguali, o quasi, in una stessa quantità di acqua, ne modificano diversamente la compres- sibilità. La soluzione meno compressibile è quella del do- — 60 — ruro sodico, e la più compressibile è quella del nitrato po- tassico ; perchè alla prima corrispondono suoni più acuii che alla seconda. Se poi consideriamo tutte insieme le so- luzioni, vediamo che la più compressibile è quella del sol- fato di zinco. Ma poiché questo sale ha per formula ZnSO^ + 7H^0 , potrebbe attribuirsi la sua maggiore compressibilità all' es- sere meno ricco di sale anidro degU altri considerati. Nul- ladimeno osservando che, colla sostituzione dei pesi atomici nella formula, risulta che sopra 287,2 parti di sale idrato ve ne sono 126 d'acqua, si ha, con una semplice proporzione, che in 'lOO parti di sale idrato ve n'hanno 56, 1 3 di anidro, quindi nella soluzione della tavola IV si trovano 22,452 parti di sale anidro per iOO parli d'acqua, vale a dire il 22 % p. % circa. Confrontando il suono dato da questa soluzione con quelli dati dal cloruro sodico e dal nitrato potassico, sciolti nella proporzione del 25 p. y,,, troviamo che il suono del solfato di zinco è più grave di quello del cloruro di sodio, e più acuto di quello del nitrato di potassio: altra prova che fa vedere come i sali non si contengono nello stesso modo rispetto alla comprcssibilitù delle loro soluzioni. Colle soluzioni indicate nella tavola IV produssi i suoni nei tubi d' ottone, affine di determinarne la velocità di pro- pagazione come si fece per altri liquidi. Alle dette soluzioni se ne aggiunsero altre due, una di solfalo sodico e altra di nitrato sodico, e fu rinforzala la soluzione di solfato di zinco fino a contenere 50 parti di sale per 100 parti di acqua. 61 - ITavoSa V Qualità della soluzione Ci a cu S-H S5 'ifi Lungh. del tubo Lungh. della corda Velo- cità del suono Medie B = 0n\50 164"™,5 1556"\2 Cloruro di sodio 25°.S 1.2043 C— 0 ,40 133 ,0 15539 ,8 1573'",8 DrzO ,30 B=0'",50 94 ,': i62o ,4 167'"'»,5 1528'",3 N il rato dì sodio 26".3 l,3So8 C=0 ,40 134 ,5 1522 ,4 1552n',9 l) = 0 ,30 95 ,5 1608 ,0 B - 0"\?0 169""»,0 I514'",7 Solfato di sodio 26".6 1,1381 C=0 ,40 D=0 ,30 13S ,0 97 ,0 1516 ,9 1583 ,4 1538"\3 BnO"',fiO 170""", 25 1503"\6 Solfato di zinco 26".2 C=0 ,40 1:6 ,5 1500 ,3 i526"',4 D-0 ,30 97 ,5 1575 .3 B=0'".50 171.11.110 1497'",0 Nitrato di potassio 23°.7 1,1930 C = 0 ,40 139 ,0 1473 ,3 1504'",6 D zzO ,30 99 ,3 1543 ,6 Lasciate in disparte le dette soluzioni, divisai di ripren- dere gli esperimenti, quando la temperatura fosse divenuta più bassa, affine di averle compiutamente sature. Infatti ri- presi le esperienze nella stagione invernale, e trovai precipi- tata, tanto per evaporazione, quanto per l'abbassamento di temperatura, una certa quantità di sale ; perciò flltrata l'a- cqua madre di ciascuna soluzione sull'eccesso del sale pre- cipitato, produssi nuovamente i suoni per avere le velo- citù corrispondenti al punto di saturazione. — 62 — Tavola VI. Qualità u -rt Lunyh. Lungli. Velo- O^ ^ in C della cità del Medie della soluzione S "^ H del tubo corda suono B:=0™,50 165°™,0 1551™,5 Cloruro di si dio 3".7 1,2114 C=0 ,40 D=0 ,30 133 .0 95 ,0 1539 ,8 1616 ,8 1564'" ,9 Ez=0 ,20 66 ,0 168""",5 1551 ,5 Br=0"\50 1519"',1 Nitrato di sudio 3".8 1,3550 C = 0 ,40 D = 0 ,30 135 ,6 96 ,0 1504 ,4 16C0 ,0 1541'»,2 E=0 ,20 suono Con- fuso B=0"\50 I74mm^5 1467'n,0 iNitryto di potossio 4".0 1,0930 0=0 ,40 D = 0 ,30 E=0 ,20 144 ,0 105 ,0 71 ,5 1422 ,0 1462 ,8 1432 ,2 I446'",0 B =0™,50 172'""\5 1484'n,0 Solfato di sodio 4M 1,0490 0=0 ,40 DrrO ,30 E=0 ,20 143 ,0 104 ,r. 71 ,5 1432 ,0 1469 ,9 1432 ,2 1454°\5 Si ò pure provala una soluzione satura di solfato di zinco, la cui densità a 4". 5 era eguale a ^,3878, ma non si ò potuto avere alcun suono nò coi tubi d' ottone nò con quelli di vetro. Con una soluzione molto concentrata di cloruro di calcio (densità 1,3086, temp.^ -i^'.C), si sono ot- tenuti dei suoni debolissimi, e confusi, coi tubi C, D, E, e nessuno coi tubi di vetro. Avvertiamo clie queste due so- luzioni, specialmente quella di solfato di zinco, avevano una consistenza oltremodo oleosa. — 63 — La velocità del suono, nelle dette soluzioni, si è pu- raneo determinala mediante il rapporto colla velocità del suono neir acqua, come si è fatto per 1' acool e per 1' es- senza di trementina. Se tal modo di determinazione non fu adoperalo per le soluzioni indicate nella tavola V, ciò dipese dalla ele- vala temperatura, la quale, essendo compresa fra i 25 e 26 gradi, non permetteva di avere un dato sicuro per fare il confronto, essendo cognita, per la misura diretta della ve- locità del suono nell' acqua, la sola esperienza fatta a S^.j. Colle soluzioni indicate nella tavola VI avendo sperimentato a temperature poco discoste dai 4", per fare il confronto si potrebbe prendere, senza forte errore, il numero 4 435 tro- vato colla esperienza diretta. Ma poiché i vari sperimenta- tori, che hanno determinato la compressibilità dell'acqua a temperature prossime al suo massimo di densità, si ac- cordano tutti in un valore pressoché eguale a 5 milione- simi, così sostituendo questo dato nella formula \/ <7X0,7(ixA cXd poiché (/=r:l, risulta i;r=i425™, come abbiara dello al- tra volta. Si può prendere adunque siffatto numero per misurare la velocità, mediante la proporzione fra il numero delle vi- brazioni corrispondente al suono dell' acqua, e quello cor- rispondente alla soluzione a parità di lunghezza del cilindro liquido vibrante. Ecco i risultati ottenuti coi tubi « e e/ essendosi rotti gli altri due tubi. 04 — 'S'avoSiì Vfil. Qualità. della soluzione , •rt :y n! .» D- - ^ 4-> (U Q Lungh. del tubo Lunghezza della corda 1425-X' r Medie \cc|ua ('lornro di sodio Nitrato di sodio Solfato di sodio Nitnilo di potassiu 4'.4 3".2 4".l 4".3 !,2il4 1,3550 1,0 '(9 1,093 &=:74l.""" mm n.i ,0 f/— 460 145 ,5 «=7'iG""" d~'im a-746'""' cl-mO a=746'""' r/i=460 a=746'"'» rf=460 i93'»'"," !28 ,0 iy;.'""',5 ll>9 ,5 i ! 6'"'",0 141 ,5 2l7"'-",5 142 .0 lG'i2'-",2 !6;9 ,7 4625'",4 1601 ,0 147l'",0 1465 ,2 146l'",0 i460 ,0 16;ì0"\9 1613"\2 1468"M 1460"\5 Poiché il Werlheim ed il Grassi avevano sperimentato con soluzioni concentrate, ma sotto temperature piìi aite delle nostre, divisai di fare un' ultima serie di esperi- menti, aspettando che la temperatura dell'ambiente si fosse elevata, e nel frattempo procurai di mantenere sature le so- luzioni coll'aggiunta di sale. Non volli però raggiungere una temperatura tanto alta, per non discostarmi di troppo da quella di S'^. I , sotto la quale fu fatta l'esperienza di Colladon e Sturm: e ciò coli' intendimento di prendere anche il nu- mero 1435 per termine di confronto nella determinazione della velocitù del suono nelle dette soluzioni. — 05 — Tavola VISI. Qualità a. n p. ■- • ci Lungh. Lungh. della Velo- cità del Medie della soluzione del tubo corda suono B=0"\50 1G3"'"\5 1554'",5 Cloruro di sodio 14°.7 1,2080 Czi:0 ,40 1) = 0 ,30 E=0 ,20 131 ,5 94 ,8 suono con- fuso 1556 ,8 1620 ,0 15r;4'",3 l[-.80ui,5 B=^0"'.50 164"'™,7 Nitrato di sodio 15 ".3 1,3(29 CziO ,40 D=:0 ,30 E=:0 ,20 B=z0n\50 133 ,5 95 ,5 65 .0 169'""\0 I53't ,0 1608 .0 1575 ,2 1514n>,8 1570n»,3 Solfato di sodio 14".7 1,0727 C=0 ,40 DzzO ,30 EizO ,20 138 ,5 100 ,0 68 ,^ 1478 ,6 1P36 ,0 1494 ,8 1506ra,0 BzzO'",KO 171""",0 1497'",0 Nitrato di potassio i4".4 1JI61 CzrO ,40 DzzO ,30 EzzO ,20 140 ,5 101 ,5 69 ,5 1457 ,6 1513 ,2 1473. ,3 1485m,3 Colle stesse soluzioni si produssero i suoni nei tubi di vetro coi seguenti risultali. Ajjpcnii — 66 'Favola IX, Qualità. della soluzione s Lungh. del tubo Lunghezza della corda 1435niX« Medie l t V Acqua Cloruru di sodio Nitrato di sodio Solato di sodio Nitrato di potass. I3".8 14°.7 ir.3 14".7 i4°.4 „— 746"!"" (/=r4G0 «=746»"" (/=:460 «=746""" f/=:460 «=746nini f/=460 «— 746m'ii ./=4eo 2I8""";0 143 ,n lyi'"'",^ !26 ;0 i92'""'.5 127 ,0 'i08'"'",0 137 ,0 209""". 5 138 ,K 1638'",6 1634 ,3 i62rj"\0 1621 ,4 ij;oo"S4 1503 ,0 1493»!, 2 1486 ,8 1636"\4 I623"\2 1501"'.7 1490"\0 Le differenze di velocità nel cloniro di sodio, dentro i limiti di temperatura, sotto i quali abbiamo sperimentato, appariscono piccole perchè la solubilità di questo sale cre- sce ben poco colla temperatura. Le differenze sono più no- tabili specialmente negli ultimi due sali, che si sciolgono in iììaggior copia col crescere della temperatura. È però da osservare, che le velocità determinale colla formola — -— debbono essere inferiori al vero, perchè, crescendo la tem- peratura, cresce pur anco la velocità del suono nell'acqua, come apparisce anche dai suoni. Per effettuare la misuia con maggiore esattezza si potrà prendere, per 1' acqua, la velocità risultante dalla compressibilità fra i 13° e i U", la - - 67 - quale è di I458"\ come apparisce dalle esperienze del Grassi e del Quincke (^). Con siffatto dato si avranno i seguenti numeri per le soluzioni sperimentate. Cloruro di sodio. Col tubo a i;z=:^G60"\8 » d u = 1 660 ,5 media t660n\6 Nilralo di sodio. Col tubo a i;= 1652"',! » » d » = 1647 ,4 media I649™,7 Solfato di sodio. Col tubo a v=:\ 529">,0 .) » d » = I527 ,t media I528™,0 Nilralo di potassio. Col tubo a i;=l518"\l » » (/ » = 1510 ,6 media i514"',3 Da tutlo r insieme dei risultamenti si rende manifesto (1) Il valore del coefficiente di compressibilità dell'acqua a ■13°. 4 è, secondo Grassi, 47,7 ; colla tenjperalura di 14". il Quincke trova 47,3. — 68 — che, nelle soluzioni saline, la maggiore influenza sulla ve- locità del suono nell' aequa viene esercitata dal cloruro di sodio, e ciò apparisce pure dalle esperienze del Grassi, irchiarissimo fisico, calcolando la velocità mediante la com- pressibilità, ch'egli avea trovata col piezometro, ebbe i se- guenti numeri: Cloruro di sodio a I8".5 (densità 1,1226) . . 1;= I676"\6 id. id. a I8".l ( r, ^,2024). . »=:I8I2 ,4 Nitrato di Sodio ù IS'M ( » 1,2026). . .) = i690 ,0 E il Wertheim, per la velocità delie dette soluzioni, mol- liplicata per IX -^ , trovò i seguenti risultati: Cloruro di sodio a ì 8» (densità 1 , 1 920) . . t; = I r36 1'",6 Nitrato di sodio a 20*^.9 ( » 4,2066) . . ))=:I669 ,9 - 09 PARTE IH. Esame delle cause che possono influenzare i fenomeni testé descritti. — Confronti e conclusioni. I. Innanzi di riassumere i vari risultamenli ottenuti colle esperienze sopra descritte, sembrami opportuno lo esporre alcuni esperimenti fatti allo scopo di rispondere ad un dub- bio, sortomi in mente durante lo studio dei suoni prodotti dall' efflusso dei liquidi. Il dubbio di cui parlo era grave, imperocché si trattava di provare, se il liquido partecipava alle vibrazioni , ov- vero se il suono udito fosse unicamente dovuto alle vibra- zioni longitudinali delle pareti, e il liquido operasse soltanto a guisa di freno, rendendo il suono più grave o più acuto, a seconda del maggiore o minor grado di densità. In parte le esperienze già descritte rispondono in fa- vore delle vibrazioni del liquido, perchè abbiam visto che l'alcool, l'etere, l'essenza di trementina, danno suoni più gravi di quelli dati dall' acqua, laddove le soluzioni saline danno suoni più acuti. Se i detti liquidi dovessero fare quella istessa funzione, a cui serve la fasciatura metallica della grossa corda del violino, dovrebbe accadere il con- trario di quanto realmente avviene. Nulladimeno ho voluto fare varie prove, che mi hanno confermalo essere il liquido in istato vibratorio. Si è presa una campana di vetro e dopo averla fissata alla stessa guisa del timbro di Savart, si è strisciata col- r arco per cavarne il suono fondamentale. Poscia vi si è versato, successivamente, uno stesso volume di liquidi di- — 70 — versi, e volta per volta si sono cavali i suoni valutandoli col sonometro. Suono della campano: senza liquido /z=233™'",0 con y^ litro d' alcool »=234 ,5 » % litro di soluzione di NaAzO^ » =238 ,5 Iq queste esperienze apparisce, cosa già nota, che il liquido versato nella campana rallenta le vibrazioni, e quanto più è denso, più grave è il suono ottenuto. Si è pur fatta la seguente esperienza : si è sospeso un tubo lungo 0™,50, del diametro di 0™,05, ma le cui pareti erano più sottili di quelle del tubo B; indi si è percosso sull'orlo, prima pieno d'aria e poi pieno di acqua o di altro liquido; si sono ottenuti i seguenti suoni: senza liquido / =r nO™'",0 pieno d' alcool nz=:2\^ ,0 1) d'acqua i)=222 ,5 » di soluzione di ^aAzOJ . . »z=23C ,5. Questa esperienza è analoga all' altra della campana ; anche in questo caso il liquido fa da freno e i suoni più gravi corrispondono ai liquidi più densi. All' incontro nei suoni per afflusso o per efflusso, il più grave è quello del- l' alcool, e il più acuto quello della soluzione di nitrato so- dico, perchè i detti liquidi, vibrando, danno dei suoni che dipendono dal loro grado di compressibilità. II. Siffatte prove parranno forse oziose, ma le credetti ne- cessarie, perchè alcune esperienze sembravano dimostrare che le sole pareti fossero in istato vibratorio. Infatti, fa- cendo parlare per afflusso il tubo da 0™.50, a pareti sol- — 71 — lili, stringendo fortemente le pareti, anche colla mano, il tubo cessava di sonare. Con questo e con altri tubi, ces- sava talvolta il suono, oppure era reso più debole e più grave, appoggiando sull' orlo superiore un oggetto pesante, come p. es. un martello. Separando la piastra dal tubo e poi fissandola di nuovo alle pareli con un largo tubo di gomma, lungo da 8 a IO centimetri, non si aveva alcun suono né per efflusso, nò per afflusso. Questa esperienza fu già da me descritta in altra Memoria (*). In qual modo questi esperimenti possono conciliarsi col moto \ibralorio del liquido? Farmi che possa valere la seguente spiegazione. Il moto periodico della vena liquida fa vibrare la piastra; questa comunica le vibrazioni alle pareti del tubo, che a lor volta le comunicano al liquido. Siffatto raodo di eccitare le vibrazioni è dunque analogo a quello tenuto dal Cagniard de Latuor, che strisciava le pa- reti dei tubi per far vibrare i liquidi. La differenza sta in ciò, che col metodo di Cagniard de Latour, non si poteva avere che un solo suono ; qui invece, regolando l'apertura del rubinetto, si possono cavare più suoni; cioè il suono fondamentale ovvero alcuni armonici; T uno e gli altri di- pendenti dal numero delle pulsazioni della vena, che a no- stra volontà facciamo variare, aprendo più o meno il ru- binetto. E che il liquido vibra lo dimostra pure un altro espe- rimento che fu descritto nella sopra citata Memoria. I! quale consiste nel prendere una piccola callotta, o coppella di vetro o di metallo, fissarla ad un'asta, dalla parte con- vessa, e immergerla nel tubo nel mentre suona. Allora si osserva, che quanto più s'immerge la coppella, il suono si fa più acuto, perchè la massa d' aria racchiusavi limita la (1) Atti del R, Istituto veneto, voi. Vili, serie V. — 72 — colonna liquida vibrante, impedendo, col suo comprimersi, die le vibrazioni si trasmettano agli strati superiori del liquido. L' esperimento riesce assai meglio facendo sonare il liquido per efflusso piultostochè per afflusso, perchè in quest' ultimo caso il getto liquido può cacciar T aria dalla coppella e alterare il fenomeno. III. Nelle esperienze fatte dal Wertheim,il tubo sonoro tro- vavasi tutto immerso nel liquido. Ho voluto provare a far suonare un tubo per afflusso procurando che stesse immer- so nel liquido e si dispose 1' esperienza nel modo seguente. Si prese un tubo di vetro del diametro interno di 0'",07 «Ito 0"\58 e si scelse un tappo di sughero capace di chiu- derlo. Il tappo era forato, e nel foro s'introdusse la cannetta del tubo D (0",30); poscia si applicò il tajìpo al tubo di vetro in modo che il tubo d'ottone rimanesse nell'interno. Sospeso tutto l'apparecchio nel solito modo, si fece affluire r acqua nel tubo d'ottone, la quale, dopo averlo riempiuto, si rovesciava nel tubo di vetro. Finché 1' acqua stette al di sotto della bocca del tubo, il suono mantenne la stessa al- tezza ; ma quando sorpassò la bocca, il suono cominciò a calare perchè andava via via crescendo la lunghezza della colonna liquida vibrante. Lo stosso esperimento fu ripetuto con un tubo d'ottone a imboccatura di flauto, lungo 0'",4i(ì e del diametro in- terno di 0"\0I7, il quale, fatto parlare coll'aria, sonava il sol;. 1! tubo cominciò a dare un suono abbastanza puro quauilo si li'ovò del tulio immerso, e V altezza a cui giun- geva r ac(iMa nel tubo esterno di vetro non influiva, sensi- bilmente, suir altezza del suono. Anche qui si aveva l'estin- zione del suono, appoggiando sull'orlo superiore del tubo d'ottone una bacchetta di ferro, ovvero qualche altro og- — T3 — gello pesante. Il snono aveva lo slesso carallerc di quelli oUenuli per afflusso, ma assai meno intenso. Anche in questo esperimento furono prese lut!e le precauzioni per- chè non rimanessero holle d'aria. Valutato il suono col sonometro, si trovò che corrispondeva alle vibrazioni di un sejjmento di corda lunga i I2'""\5, essendo la temperatura di 12". Il numero delle vibrazioni semplici del detto suono è ^. = 2275 ; 0 poiché la lunghezza del tubo, essendo aperto, eguaglia - , si avrà per la velocità del suono nel- r acqua 2275X0,4I6=:964»\4. Il numero trovalo sta nei limiti di quelli oltenuli dal Werlheim, senza però alcuna correzione. Troviamo infatti, nella serie dei suoni registrati dal Werlheim per 1' acqua, i num. 978,4-935,3-997,1 -947,0-941,9 ec. . . . Ciò mo- stra che, qualora si volesse adoperare il metodo del Wer- lheim, purché si seguissero le correzioni e le norme indi- cale dal detto fisico, potrebbesi sperimentare nel modo te- sté descritto, senza bisogno di un apparecchio alquanto complicato qual è quello di cui fece uso il Werlheim. No- tiamo poscia che il nostro tubo E, lungo 0"\20, sonando coll'acqua dava, a 8", una nota all'unisono con un segmento di corda lungo 72'"'", 5. Il tubo, aperto a imboccatura di flauto, si comporta come due tubi chiusi di 20"''^\5, circa vibranti all'unisono. Si vede adunque che il suono di questi tubi è assai pili grave di quello ottenuto per afflusso con un tubo di pressoché la stessa lunghezza. Altro fatto degno di nota è il seguente : quando s' in- troduceva la bacchetta di ferro coli' inlento di smorzare il suono, si é osservata una differenza fra il contegno del tubo a imboccatura di flauto e 1' altro a piastra forala. Appeiid. 10 - 74 - Col secondo tubo si otteneva 1' estinzione tostochè si ap- poggiava la bacchetta sull'orlo; coli' altro si manifestava nella bacchetta, prima di ottenere la compiuta estinzione del suono, un certo fremito come se le pareti del tubo fos- sero animate da scosse Irasxersali. Ciò starebbe a provare, che la flessibilitò delle pareli, urtate dalla massa liquida che si frange contro il labbro superiore della bocca del tubo, dù luogo a delle reazioni, che sono la causa principale dei suoni più gravi, che si ottengono col metodo di Wertheim. Nei suoni ottenuti per afflusso, benché più intensi di quelli che si producono coi tubi a imboccatura di flauto, il fenomeno è più calmo, e vibrando le pareti in senso lon- gitudinale non si avvertono quei fremiti di cui abbiamo di- scorso. Però non è da credere che non abbia alcuna in- fluenza la flessibilità delle pareti, la quale, anche nello scuo- timento ottenuto per afflusso, è causa di abbassamento nel suono, specialmente quando le pareti sono di breve spes- sore. Ed invero, adoperando un tubo delle dimensioni del tubo B, cioè lungo 0"\50 e del diametro di 0"\03 e le cui pareti avevano lo spessore di circa /^ di millimetro, fatto sonare colf acqua si è cavala una nota all' unisono col segmento di corda lungo 19P""\5 sotlo la temperatura di 3°.G. Alla stessa temperatura il tubo D, le cui pareli avevano uno spessore quadiuplo, dava un suono rappre- sentato da un segmento di corda lungo 179"^'". Siffatto tubo a pareti sottili ci dette modo di fare alcuni esperimenti che non sono privi d' interesse. Oltre il suono rappresentalo dal segmento di corda di 101"™, 5, suono de- bolissimo e difficile ad ottenersi, se ne aveva un altro ro- busto e spontaneo rappresentato da un segmento di corda lunga 231""". Ma ci accorgemmo che questo suono era unicamente dovuto alle vibrazioni trasversali delle pareli ; perchè bastava appoggiare la punta di una lesina o di un compasso, per ottenere T estinzione del suono. La qual- — 75 — cosa non avveniva perii suono debole di 191""", 3; anzi, appoggiando la punta, affine di estinguere le vibrazioni tra- sv(M'saIi, il suono si udiva più forte, e talvolta bastava l'ap- poggio della punta per provocare la sua apparizione. IV. La detta esperienza ci permise di spiegare un fatto che presentava il tubo B quando sonava coll'acqua e, talvolta, con qualche soluzione salina. Questo tubo dava due suoni spiccatissimi e quasi egual- mente intensi ; uno dei detti suoni variava colla tempera- tura ; r altro, più grave, rimaneva quasi costante, oscil- lando fra i 186 e i 188 millimetri. 11 prin^o suono era do- vuto alle vibrazioni del liquido, il secondo a quelle tra- sversali delle pareti ; perchè appoggiando la punta, il se- condo suono si estingueva e il primo non subiva alcuna va- riazione; anzi spesse volte 1' appoggio della punta bastava a far tacere il primo suono ed a fare appaiire il secondo. Immergendo nel tubo la piccola callotta, poc'anzi descritta, quando il tubo dava il suono più grave, non si aveva mo- dificazione nell'altezza; invece la si aveva immergendo la callotta quando il tubo dava il suono più acuto. Il tubo A da 0"\C0 presentava gli stessi fenomeni, ma in minor grado; gli altri tubi non li presentavano affalto; e ciò molto probabilmente avveniva, perchè essendo i detti tubi di minor diametro, contenevano minor massa di liqui- do e nel tempo stesso presentavano una maggiore rigidità. Premendo fortemente lungo le pareti dei detti tubi, e in qualunque regione, con pezzi di sughero o di legno incava- ti, non si ottenne alcuna modificazione nel suono, il che mostra la mancanza, o quasi, di vibrazioni trasversali. Ho creduto opportuno descrivere questi esperimenti; im- perocché, se, per avventura, si volessero produrre dei suo- — To- ni coli' efflusso dei liquidi, si potrebbe esser traili in erro- re da qualche suono dovuto unicamente alle pareti, e anche perchè fenomeni eguali potrebbero, almeno in parte, mani- festarsi con qualche altro mezzo atto a provocare le vibra- zioni dei liquidi. Esaminando T andamento delle velocità calcolale me- diante i suoni dati dai diversi tubi, si osserva che, in ge- nerale, la velocità maggiore corrisponde ai tubi di minor lunghezza e di minor diametro. Ciò proviene, in parte, dall'essere i detti tubi più ri- gidi, come abbiamo detto più innanzi. Ma in parte pro- viene pure dal non essere i volumi dei delti tubi perfetta- mente simili. Infatti, avendo calcolato il volume interno dei tubi mediante il peso di acqua distillata che conlene- vano, alla temperatura di circa 4", e poscia calcolando il volume geometricamente, si ottennero i seguenti risultati : Volume teorico Volume reale Tubo A = I696''"'*,0 .... I729'=»»\0 ., D= 981 ,0 .... 976 ,5 » C= 502 ,0 . . . . 498 ,0 » 0=: 21 I ,9 . . . . 200 ,0 » E = 02 ,8 ... . 01 ,0 Nel solo tubo A il volume reale supera quello teorico, negli altri è un po'minore: ma è evidente che la differenza di circa 0 ceni, cubi, che si osserva nei tubi Bel) fra il volume teorico e il volume reale, esercita una maggiore influenza nel 2." tubo e quindi i suoni debbono risultare più acuti di quelli che si avrebbero se il volume del tubo D corrispondesse esattamente al volume teorico. Osscrvian)o pure, che tutte le volte che si sono ottenuti, con uno stesso __. 77 — liquido, i suoni dei tubi C ad E, quelli del secondo tubo sono molto prossimi all' ottava acuta di quelli del primo, e ciò non avviene per i tubi A e D, a motivo delle diffe- renze fra i volumi teorici e i volumi reali, le quali ten- dono ad abbassare i suoni del tubo A e inacutire quelli del tubo D. Fortunatamente le differenze si compensano in gran parte nelle medie, sicché il valore finale ben poco differisce da quello, che si sarebbe ottenuto, se i tubi fos- sero stali costruiti perfettamente conformi ai volumi teorici. VI. Un'altra causa, che può sturbare il fenomeno, e della quale abbiamo discorso piìi volte, è la presenza di bolle di aria aderenti alle pareli , ovvero trascinate dall' afflusso del liquido, le quali bolle possono abbassare notabilmente il suono ed anche estinguerlo. È d'uopo usare grandi cure per espellerle, specialmente quando si esperimenta colle so- luzioni saline e coi miscugli alcoolici, che sogliono svilup- pare gran numero di minutissime bolle. A proposito della influenza delle bolle d'aria, cade qui r opportunità di ritornare sulla esperienza dell' Andre, il quale trovò, per la velocitò del suono nell'acqua, un nu- mero assai più piccolo di quello stesso trovato dal Wer- thcim senza la correzione risultante dal moltiplicare il ri- sultato dell' esperienza per ]/ - . L'André attribuì la no- tabile differenza unicamente alla flessibilità delle pareli; ma sembrami che in siffatto esperimento possa influire un'ultra causa. !n un lungo tubo che conduce dell'acqua, se anche totalmente pieno, è ben difficile che non rimangano bolle d' aria annidate fra i pezzi di congiunzione, ovvero trascinale dal liquido; il comprimersi di queste bolle deve esercitare una reazione assai più forte di quella che nasce - 78 - dalla flessibililò delle pareti, e da ciò deve risultare una considerevole diminuzione nella velocità del suono. VII. Esaminale le varie cause, cbe possono influenzare il fe- nomeno, poniamo ora a confronto i risultati da me otte- nuti per i diversi liquidi, con quelli avuti dagli altri speri- mentatori in condizioni, presso a poco, eguali tanto di den- sità, quanto di temperatura. Per ciò cbe riguarda le soluzioni saline, porremo i nu- vx. l meri ottenuti colla formola — — ; e dei valori del Wer- Iboim, cbe già furono registrati nella I.* parte, sceglieremo quelli cbe corrispondono alle velocità del suono calcolata in un cilindro liquido, vale a dire non moltiplicata per [/ -. — 79 — Velocità dedotta dal suono L i rj u i d i , ^ 'r a s- H o. Martini Wertheim Velocità dedotta dalla compressibilità Aoqna Mcool Elere Essenza di tre- mentina ì'oli'uliodel Cau- caso Miscu'/lio alcoo- lico col 10,9% di alcool Soluzione satu- ra di cloruro so- dico Soluzione satu- ra di nitrato so- dico 13.7 0" TA 4".4 14".: 18".:^ I398'",(i 1437 ,3 1457 ,2 1263"\5 145'",3 i37P".2 139i 1496" IGG0"\6 1649 ".7 117 5'". 4 a i!)" 1250 ,0»30' 933'", 9 a 4" 946'".3 a 0" 984'M a 0" I27o"\0 a 18" 1363'",5 a 20^9 1425'" a 4".! (G.r.ssi) 1457 a 13 .4 » 1491 a 25 0 « 1234'" a 7".3 (Grassi) 1IÌ2'" a 0' (Crassi) 1124 a 0" (.lamin , Amaury e Descanips) 1285'" a 0" (Collad(jn e Stui-m) 1375'" a 3".5 (Quincke) 1349'» a 7".4 (vjuincke) NB. Non è indicata la provenienza 1545'" a 0" (Pagliani e Palazzo). MiscuL^lio contenente l' 11,:-» % di alcool 1812'",4al8'\l (Grassi) 1690'" a 18M (Grassi) Soluzione satu- ra di soliate so- dico Soluzione satu- ra di nitrato po- tassico 14°.7 14°.4 1528"\0 i245'",2 a 20" 1SI5'",3 — 80 — Se ui numeri ollcnuli dui Wertlieim aggiungiamo la ve- locità del suono neir acqua trovata dal Kundt, e fra i di- versi valori scegliamo il più prossimo a quello dato dal- l'esperienza diretta, che è di I382"\ scorgiamo che alcuno dei delti numeri si approssima a quelli dedotti dalla com- pressibililù quanto i nostri. E fermandoci in particolare sui risultamenti del Wertheim, notiamo che oltre le differenze assai forti fra le velocità ottenute con tubi di varia lun- ghezza, e che già furono da me indicate nella l/* parte del presente scritto, si riscontrano delle altre irregolarità che mostrano non essere il metodo, tenuto dal detto fisico, troppo opportuno non solo per determinare con precisione la velocità del suono, ma neppure per istudiarne T anda- mento col variare le condizioni dell' esperienza. E infatti nella tavola XI della Memoria citata (') tro- viamo, ad esempio, che la velocità del suono nelWilcool a 4", dopo fatte le coi-rezioni, è di 933"\9, la velocità dello stesso liquido a 23" è di 9 57'". Per /' essenza di Iremenlina si trova a 0",984"\l e a 24», 989"\8. Parrebbe adunque che, per questi liquidi, la velocità del suono dovesse crescere colla temperatura; la qiial cosa è contraria a tutte le espe- rienze piezomctriche fatte da vari speì'imentatori, ed è con- traria pure ai miei risultamenti. Il Wertheim spiega il fatto dicendo, che le differenze di temperatura, sotto cui aveva sperimentato, erano troppo piccole per dar luogo a delle variazioni sensibili nella ve- locità del suono. Eppure per 1' acqua aveva trovato delle difi'e:ei»/e non lievi, anche per temperature in meno, in confronto dell' alcool a 3"5, vale a dire una differenza pressoché eguale a quella che si riscontra nelle velocilù dedotte dulia compressibilità, le quali, secondo i dati^ di Jamin, Amaury e Descamps, danno, fra 0^ e 14*^ la differenza dì 44™. Per l'essenza di trementina si ha, colle nostre esperienze, una differenza di 51"^ fra le tempera- ture di 3'\5 e 29". Aj^giungiaino poscia che, nei numeri da noi ottenuti, eccetto T acqua, col crescere della tempera- tura diminuisce l'altezza del suono, e ciò con tutti i tubi ; invece nei numeri trovati dal Wertheira, coi quali formava le medie, per qualche tubo la velocitti era maggiore a tem- peratura più alta, in qualche altro minore. Siffatte sconcordanze confermano sempre più la grande influenza delle pareti, la quale non solo determina un ab- bassamento del suono, ma benanco lo fa meno puro ; e lo stesso Werlheim confessa (') di non esser certo del valore attribuito alla velocità del suono nell' etere, perchè appena appena poteva distinguerlo. Invece i suoni, ottenuti coll'ef- flusso, essendo tutti assai robusti e puri, rendevano assai più facile la determinazione del loro valore musicale, e il me- todo di scotimento essendo diverso, si facevano assai meno sentire le reazioni dei moti vibratori comunicati alle pareti; e perciò doveva risultare una concordanza assai maggiore colle velocità calcolate mediante la compressibilità. Da tutto il complesso degli esperimenti dobbiamo con- cludere, che la ipotesi del Wertheira, cioè che i cilindri hquidi vibrino alla stessa guisa dei cilindri solidi, è inam- missibile, e diremo col Daguin (^), che deve attribuirsi ad (1) Memoria citata, p. 472 (2) Traité de Physique, 4"' édit. Parts, Délagrane, 1878, t. 1, p. 703. Apptnd. 11 — 82 — un caso forluilo se le velocità di alcuni liquidi, moltipli- cate per Y -^ corrispondono con quelle dedotte dalla compressibilità. vm. Al metodo da noi tenuto si potrebbe fare la seguente obiezione : per i liquidi più compressibili dell'acqua si tro- vano delle velocità un po' maggiori di quelle che risultano dalla formula ; all' incontro le velocità sono più piccole per i liquidi meno compressibili. Parrebbe adunque che si do- vessero adattare le dimensioni dei tubi alla quantità del liquido, nello stesso modo che una cassa di risonanza piena d' aria, che rinforza il suono di un diapason, lo rinforza assai meno se la si riempie di anidride carbonica o di idro- geno; e converrebbe cambiare le dimensioni della cassa per ottenere un rinforzo completo. Siffatta obiezione sarebbe vcra'qualora il rubinetto, che regola l' afflusso, si trovasse aperto nello stesso modo du- rante l'affluire dell'uno o dell'altro liquido; ma siccome per provocare il suono più intenso e più puro conviene, per ciascun liquido, variare l'apertura del rubinetto, ri- sulta, che la periodicità dell'efflusso cambia da un liquido all'altro, dovendo essa esser tale da indurre il moto vi- bratorio in tutto il sistema sonoro. Se dunque troviamo in qualche caso una velocità maggiore di quella data dalla formula, ciò deve attribuirsi alla impurità del liquido; e sono certo che, se avessi avuto a mia disposizione un distillatore capace di darmi l'alcool veramente assoluto, avrei trovato anche per questo liquido una velocità un po' minore, come è avvenuto per 1' acqua, per l' essenza di trementina e per le soluzioni saline. - 8;{ — IX. Venendo ora a dedurre il coefficiente di compressibi- litù col sostituire nella formula __ 0.7HxAxr/ i valori di v da noi trovati per i diversi liquidi, abbiamo i seguenti risultamenti : — 8i — L 1 Q U I I> I Teinpe- ratiu'a Cueificieiite (li compressi' biiità dedotto lalla veloci- tà del suono Coefficiente di com- pressibilità misixrato coi piezoinetro Acqua 3°.9 13 .7 25 .2 uiilionesiiui 50,7 49,0 47,8 49,9 a 4M Giassi 47,7 a 13 .4 » 45,0 a 25 .0 » Alcool 8^4 79,0 82,8 a 7°.3 Grassi Etere 0" 105,0 111 a 0" Grassi 109 y> Jamin,Amau- ry e Descamps 115 a 0° Quincke Essenza di tremen- tina 3".5 61,3 58,2 a 0" Quincke Petrolio del Caucaso 7°.4 (32,8 64,9 a 0° Quincke Non è indicata la pro- venienza Soluzione satura di cloruro sodico 4°.4 14.7 31,4 30,4 28,7 27,3 25,7 a 18M Grassi Soluzione satura di nitrato sodico 3°. 2 15.3 29,5 a 18M Grasssi Soluzione satura di solfato sodico idra- to 4M 14.7 44,8 40,4 Soluzione satura di nitrato potassico 4" .3 14 .4 43,5 3!ì,0 Dal preceJGiile prospello uppariscc, che le compressi- — 85 — bililò, calcolate mediante la velocità del suono, risultano assai prossime a quelle dedotte col piezometro. Egli è certo che, se si volesse determinare unicamente la compressibilità di un liquido, l'uso del piezometro con- durrebbe a dei risultamenti più precisi, perchè, potendo operare su piccole porzioni di liquido, si sarebbe nel caso di poterlo avere purissimo. Nulladimeno anche i numeri, ot- tenuti col piezometro da sperimentatori diversi, offrono delle differenze di 2, 3, 4, e anche più milionesimi, come appare dai numeri, che abbiamo scelti per confrontare coi nostri, e dai molti altri che si possono leggere nelle Memorie citate. Siffatta concordanza, ottenuta con due metodi cosi di- versi di esperimento, T uno dei quali indipendente da una ipotesi combattuta dalla plurilà dei fisici, qua!' è quella del Werlheim, mostra che può applicarsi con profitto il sistema da noi tenuto per misurare la velocità del suono nei liquidi, la quale, conosciuta, dà il mezzo di calcolare la compres- sibilità. Fra i due modi da noi adoperati per misurare la velocità del suono, cioè di dedurla dalla lunghezza dell'onda sonora, ovvero mediante il rapporto fra la velocità nota dell' acqua e quella incognita di un altro liquido, crediamo il secondo più esatto per le seguenti ragioni : \.° Perchè i tubi di vetro sono meno flessibili di quelli metallici; 2." per- chè col rapporto viene ad essere diminuita quella influenza pressoché eguale, dovuta alle pareti, che ha per effetto di abbassare il suono ; 3." perchè i tubi di vetro possono essere puliti assai meglio di quelli metallici, e la loro tra- sparenza permette di scorgere la più piccola bolla d' aria. Ma, affine di poter sperimentare con profitto mercè il detto sistema, conviene usarlo sotto temperature poco di- scoste dogli 8 gradi, perchè appunto a siffatta teaiperatura venne eseguita, per l'acqua, la misura diretta che noi pren- diamo come termine di confronto. E siccome le condizioni - 80 — dell'esperienza potrebbero essere diverse, cosi sarebbe op- portuno di misurare direttamente la velocità del suono nel Tacqua sotto temperature superiori e inferiori agli 8 gradi, affine di avere un maggior numero di termini di confronto per le misure indirette che, per avventura, si volessero fa- re sopra gii altri liquidi. I limitati mezzi , di cui potei disporre, non mi per- misero di estendere le ricerche a molti altri liquidi. Mio intendimento sarebbe stato di sperimentare sugli acidi e sulle soluzioni acide più o meno concentrate; ma per simi- glianti esperienze avrebbe occorso, che tutte le parti dello apparecchio fossero state in platino, non solo in vista della corrosione del rame o dell'ottone, ma benanco perchè l'a- zione chimica avrebbe alterato il liquido, e dato luogo a svi- luppo di bolle gassose, che avrebbero profondamente alte- rato i suoni, come abbiam detto più volte. Nulladimeno, la serie non piccola di liquidi sui quali abbiamo sperimentato, e i risultati soddisfacenti ottenuti, mostrano che i fatti fisici non sono mai isolati, e che talu- no, che appare a prima vista oggetto di sola curiosità, può, una volta o T altra, essere utile di applicazioni, come ap- punto è avvenuto delle esperienze di Felice Savart sui suoni prodotti dall' efflusso dei liquidi. X. I principali risultamenti da noi ottenuti possono riassu- mersi nelle seguenti conclusioni : i.° I liquidi che danno suoni, sia per afflusso che per ef- flusso, si comportano allo stesso modo dei gas, perchè i risultati concordano con quelli del Masson, come già fu dimostrato nelle mie precedenti Memorie. 2° I vari esperimenti fatti sulle pareti dei tubi, e il cam- biamento della velocità del suono, che ha luogo quando - 87 — le pareti sono mollo sottili, dimostra che la flessibilità delle pareti è la causa dei suoni più gravi ottenuti dal Vertheiin, e che perciò è inammissibile la ipotesi che un cilindro liquido vibri alla stessa guisa di un cilindro solido. 3.° La velocità del suono nell'acqua cresce colla temperatu- ra, almeno dentro i limiti delle temperature ordinarie. 4." La velocità del suono ne^li altri liquidi scema col cre- scere della temperatura. 5." Se nell'acqua si disciolgono delle sostanze gassose, liqui- de (dentro certi limiti) e solide, avviene un accresci- mento nella velocità del suono. 6.° Ciò che accade nell' acqua avviene pure negli altri liqui- di ; così vediamo crescere la velocità del suono nell' al- cool che si unisce all' acqua assorbita dall' atmosfera quando si prolunga l'esperimento ; e vediamo pur cre- scere la velocità del suono nella essenza di trementina, se tiene in soluzione maggior copia di sostanze resinose. 7." Nelle soluzioni saline, la velocità del suono cresce col- r aumentare la quantità di sale disciolto. 8." Varie soluzioni saline, portate allo stesso grado di den- sità, danno numeri diversi per la velocità del suono. 9." Sciogliendo uno stesso peso di sale in una stessa quan- tità di acqua, si ottengono delle velocità sensibilmente diverse, da sale a sale, se i sali sono anidri ; molto più forti, se i sali contengono acqua di combinazione. 40.° Sciogliendo nell' acqua uno stesso peso di un sale anidro e di un sale idrato, troviamo che la velocità de! suono, nella soluzione col sale anidro, è maggiore della velocità del suono nella soluzione fatta col sale idrato. Venezia, 31 marzo 1885. BOLLETTIIVO METEOROLOGICO DELL' OSSERVATORIO DI COMPILATO DAL PROF. AB. MASSIMILIANO TONO 1»S5 Termometro centigrado 6 ani. 12 in. 3 pm. 9 pin. Med. Max. Min. •J'cmperaliir.1 deli' acqua ii.arir ad un metru soUo l.i suasui)e Gradi cent. Period della marea Acqua 13.30 18.30 18.80 17.70 11.40 13.90 14.80 13.20 10.90 15.40 16.70 14.80 12.30 17.30 17.90 15.80 14.50 18.70 18.80 17.40 15.60 19.40 20.00 18.10 15.50 18.40 18.80 17.90 15.40 16.80 14.20 13.00 14.40 14.70 15.50 13.30 13.20 14.80 14.90 12 40 11.90 15.10 15.60 13.20 iO.W 12.40 12.40 11.10 11.00 13.30 11.20 10.50 9.70 12.90 12.90 12.90 15.30 16.30 17.30 17.80 10.10 18.9U 19.40 17.50 16.20 17.00 1840 10.10 1 4.40 16.30 16.90 14.80 12.90 16.30 16.50 15.40 12.60 14.50 16.00 13.90 12.50 13.10 12.90 10.10 8.80 11.40 1150 10.30 9.30 13.30 13.50 12.70 11.50 13.90 lì. 90 13.90 13.30 14.30 15.40 15.80 12.60 15.80 15.70 13.50 11.40 12.30 12.40 11.60 9.50 9.70 11.80 .9.60 7.90 9.00 7.90 8.90 6.90 10.10 11.00 8.90 5.60 9.30 9.50 8.80 16.80 13.30 14.10 15.50 17.00 18.00 17.50 14.70 13.90 13.80 14.44 12.23 11.85 12.08 16.59 18.74 16.15 15.82 15.31 15.20 14.42 11.13 12.08 1 4.90 14.88 17.49 17.13 10.31 10.02 11.14 10.20 19.30 15.50 i7.eo 18.80 19.90 21.00 19.50 19.50 15.90 15.50 16.30 13.10 13.90 14.30 18.10 21.00 20.50 21.50 23.80 17.40 16.80 13.60 15.10 15.50 16.30 21.80 21.40 13.10 15.10 12.00 11.50 12.00 10 10 9.50 10.90 13.00 14.30 14.00 14.60 11.90 12.30 11.10 10.00 9.50 8.90 12.40 14.70 14.40 14.00 12.30 13.10 13.40 8.80 9.00 9.40 11.50 12.80 10.60 9.30 3.20 6.00 1.30 17.50 17.30 15.00 15.00 14.80 14.80 15.00 18.00 19.00 19.50 18.00 17.00 16.50 16.50 16.50 16.50 17.30 17.30 17.30 17.30 16.80 15.50 15.00 15.50 15.80 15.30 16.30 15.30 14.80 13.80 13.00 riilus. 1.30 flusso' 1.70 riilus. 1.40 ilusso 0.70 riilus. 0.60 » 1.20 » 0.70 » 0.80 » 2.20 flusso 0.70 » 0.90 » 0.90 » 1.00 » 0.90 riflus. 0.70 flusso 1.00 )) 1.00 » 0.50 riflus. 0.50 » 1.00 » 1.00 » 2.70 flusso 0.60 » 0.50 » 1.00 » 0.50 )) 2.00 > 0.00 » O.Oii » 2.20 riflus. 0.00 6.80 3.00 6.60 4.90 0.20 12.50 6.90 17.60 10.00 9.30 12.10 12.20 14.34 14.03 13.65 14.95 17.34 11.08 16.23 1.08 87.00 Media Ter. niens.*4,95 Mass. ass, 23.KJ il dì 19 h. 3 pom. Min, ass. 1.30 ai 31 h. 5 ant. Media dei max. 17.34 Media dei min. 11.08 Media temp. acqua mar. 16.23 Acqua evap. 1.08 Aequa cad. Tot. 87.00 Il ©Ifolurc BS@5 o Barometro a 0.° 6 a. 12 111. 3pm. l9 pm. Med, Direzione del vento 6 ani. 12 in. 3 pm. 9 pm. 5 6 7 8 0 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 2U 21 22 23 24 25 26 27 28 29 ÌO 31 3.65 60.81 66.10 84.50 61.68 61.61 59.34 55.46 54.24 46.24 39.54 43.73 51.91 61.05 61.18 66.97 66.07 63.56 61.62 49.12 51.75 50.94 51.66 59.08 53.38 52.15 53.56 50.70 49.26 56.48 60.43 63.40 63.20 65.52 64.25 63.34 61.66 58.78 57.04 52.51 i5.62 40.61 4 'i.76 53.84 62.90 62.62 67.70 66.07 63.97 60.52 48.04 53.78 52.02 57.51 58.93 52.10 52.83 53.23 50.80 49.96 57.84 58.53 61.69 63.02 64.53 63.51 61.20 60.03 56.8 ^ 58.66 50.58 44.90 40.27 45.10 55.48 62.53 63.88 66.82 64.95 61.76 58.5. 47.92 53.11 54.97 57.11 57.79 48.48 52.86 .51.98 50.94 50.90 57.41 57.61 60.41 65,30 64.90 62.80 62.46 61.43 .55.78 58.14 47.68 42.80 41.67 46.40 57.48 61.13 63.83 66.10 65.07 61.68 5r).86 48.44 50.23 5U.04 59.11 56.38 48.77 53.41 50.99 50.30 53.34 59.68 56.66 62.21 63.06 65.29 63.72 62.27 61.24 57.67 57.16 50.96 44.52 40.60 45.06 54.69 61.97 62.53 66.90 65.68 63.27 59.17 48.52 51.46 52.50 55.38 57.93 50.83 52.78 52.27 50.62 51.30 58.38 ' 58.54 N SE S N NE NNE NNE SE SSE SO SSE SSE — SE SE N S SE — SSO SSE SO NNE NE NNO NO NNE 0 NE E N SO SSE NNO NNO N N N NE N NNE NNE N N N NNE N SSO SO SO SO ONO SO SE N NE SE NNO SSO SO NNE NNE NE N NE ^NE NO S SSE N ENE NE N SE SE SO NO OSO SO 0 NNE SSO NNE SSO ONO N NNE ONO S S NNO . N NNO NNE N SSE SSE N ESE NNE N NE N NE , N N SSO NNO SSO SSO N SO NNE N ONO NNO ONO SO NNO ENE NO SO NNO .56.85 57.25 56.35156.18 56.48 N-NIVO SSE SE-SSE NNE Media Bar. inens. 56.48 Blas-s. G7.70 il di 10 h 12 p. iMin. 39.54 il di li h. 6 p. Venti predonir.i'nti rv Altezza della neve non fusa — Stato del mare media 0.08 — Ili li SS5 e o O Tensione del vapore Umidità relativa G ani. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media giorti. 6 a. 12 m. 3 pin. 9 pm. Media giorn. 1 8.59 9.43 9.82 11.48 9.71 75 60 61 76 08 2 7.89 8.22 7.56 8.21 7.96 76 71 60 73 70 3 8.44 9.01 993 8.89 9.14 86 67 70 77 75 4 9.70 10.72 10.17 10.87 10.43 90 74 66 82 :9 5 7.74 11.74 11.31 11.95 10.87 63 73 70 81 75 6 11.77 12.80 12.80 13.29 12.82 89 76 74 86 83 7 12.17 12.58 12.42 13.14 12.56 93 80 77 85 85 8 11.27 10.96 9.06 8.58 9.99 86 77 75 77 79 9 8.20 8.88 10.31 10.00 9.46 77 72 79 75 78 10 10.78 8.31 9.76 9.83 9.83 95 67 76 92 84 H 10.14 10.45 10.25 9.34 10.03 96 80 78 84 84 12 8.74 8.08 8.32 8.68 8.47 91 75 78 89 84 13 9.30 9.09 , 8.99 8.15 8.87' 95 80 90 86 88 14 8.27 9.47 10.17 8.39 9.14 92 85 92 76 88 15 12.78 13.85 14.21 14.63 13.74 100 98 92 U6 98 16 13.41 14.97 13.32 12.56 15 30 98 92 80 84 88 17 11.49 13.32 10.57 11.85 11.80 83 92 67 85 83 18 11.30 11.45 t2.10 11.00 11.50 89 91 82 84 88 19 9.72 10.53 11 28 10.45 10.37 87 75 81 80 81 20 10.03 11.53 11.18 10.70 10.67 92 94 82 89 88 21 8.94 8.27 7.90 7.45 8.27 84 74 70 80 78 22 6.35 6-06 6.18 6.86 6.56 74 57 58 78 69 23 7.72 10.26 9.19 9.27 8.81 86 90 82 85 b5 24 9.24 10.62 11.42 11.30 10.58 90 90 91 94 91 25 11.04 11.43 12.27 12.31 11.82 98 95 92 95 94 26 9.65 8.49 11.09 9.43 9.78 88 63 83 81 82 27 8.93 ^.57 8.63 9.18 8.80 88 80 80 90 84 28 8.87 8.27 9.20 '7.11 814 91 88 87 79 84 29 5.91 6.51 6.35 5.75 6.15 73 82 79 67 76 30 6.18 6.09 6.0i 7.13 6.42 81 71 51 82 71 31 5.70 7.23 6.04 6.^0 6.40 83 81 68 90 79 Il 9 33 8.96 11.01 9.91 9.86 87.77 79.61 76.70 83.00 81.86 Media mensile 9.86 Media mensile 81. — IV ottobre 1»S5 e o O Stato del cielo Elettricità dinamica atmosferica 6 ant. 12 in. 3 pm. 9 p in . Media cliur. 6 ant. 12 in. 3 pm. 9 pm. Media diur. 1 2 2 10 10 6 -0.40 + 0.10 -1.20 -0.20 -0.6 2 10 10 1 1 5 0 0 0 -0.2 -0.03 3 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0.00 /i 1 0 0 0 0 0.1 0 0 +0.1 + 0.03 5 1 2 2 10 5 0 0 0 0 0.00 6 4 1 0 2 1 0 0 0 0 0.00 7 10 lo 6 0 3 0 0 0 0 0.00 8 3 10 9 4 6 0 0 0 0 0.00 9 10 10 10 10 10 0 0 0 0 0.00 IO 10 9 7 10 9 0 0 0 0 0.00 11 10 6 8 10 7 0 0 0 0 0.00 12 10 10 9 8 9 0 0 0 0 0.00 13 2 10 10 10 8 0 0 0 0 0.00 14 9 10 10 10 9 0 0 0 0 0.00 15 10 10 10 10 10 0 0 0 0 0.00 16 10 4 2 1 4 0 0 0 0 0.00 17 1 3 2 3 4 0 0 0 0 0.00 18 10 5 3 2 5 0 0 0 + 0.2 + 0.03 19 4 3 2 10 4 0 0 0 0 0.00 •20 10 3 5 3 5 0 0 0 0 0.00 21 10 10 4 3 7 0 0 0 0 0.00 22 3 9 10 10 8 0 0 + 0.4 +0.5 + 0.30 23 2 2 4 8 3 0 0 +-0.4 +0.3 +0.11 24 8 10 10 10 10 0 0 4-0.3 +0.3 +0.01 25 10 10 10 9 10 0 0 +-0.3 0 +0.05 26 4 1 2 4 2 0 0 + 0.7 0 0.11 27 8 10 10 5 9 0 0 + 0.7 0 o.u 28 10 10 2 2 6 0 0 + 0.7 + 0.3 0.16 29 10 10 10 10 10 +0.2 0 0 +0.1 0.05 30 0 0 0 0 0 -0.4 + 0.4 0 0 0.00 31 2 4 10 10 8 0 0 0 0 0.00 || 5.80 6.28 6.51 5.75 6.04 0.00 0.01 0.03 0.02 0.02 Giorni sereni 3 - nuvol.11 - misti 17 Numero dei giorni: con pioggia H - grandine 0 - neve 0 » brina U - temporali 2 • nebbia 4 Media mensile della elellricità 0.02 Media dello stato del cielo 6 6i ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al K. Istituto dai 15 aprile al AG agosto ISS5 L'asterisco ■* indica 1 libri e i periodici, che si ricevono in dono o in cambio. (Contin.e della pag. ccxii del tomo precedente) OPERE PERIODICHE *Abhandlungen der K. Akademie der Wissensc/iaften zu Ber- lin - aus dem Jahre 1884. - Berlin, i885. Roth. Beitràge zur Petrographie der plutonischen Gesteine. — Vir- chow. Ueber alte Schàdel von Assos und Gypern. — Wiedemann. Ueber die Bestimmung des Ohm. — Tobler. Das Buch des Ugu- gon da Laodho. — Dillmann. Ueber die Regierung insbesonde- re die Kirchenordnung des Kònigs Zar'a Jacob. — Imhoof-Blu- mer. Die Mùnzen der Dynastie von Pergaraon. *Abhandlungen der K. K. Geologischen Reichsanstall von Wien. - XI B., I Abth. - i885. Beitràge zur Kenntniss der Flora der Worwelt. B. IL ■ — Die Carbon- Flora der Schatzlarer Schiehten, von doct. Stur. *Àbhandlungen herausgegeben von Nalurwissensc/iaftlichen Vereine zu Bremen. -Band IX, 2 heft. - 1885. *Acta Mathematica. Zeitschrift herausgegeben von G. Mit- tag-Leffler. - 6, \-4. - Stockoira, 1885. J. Molk. Sur une notion qui comprend celle de la divisibilité et sur la thèorie 'generale de l'élimination. — P. Du Bois Reymond. Ueber den Begriff der Lànge eiaer Curve. — K. Weierstrass. Sur la théorie des fonctions elliptiques. — C. Runge. Zur Iheo- rie der eindentigen analytischen Functionen und der Entwick- lung der Wurzeln einer algebraischen Gleichung in Summen von rationalen Functionen der Coefficienten. — Kowalev$ki Sophie, — VI — Ueber die Brechung des Lichtes in cristallinischen Mitteln. — T. J. Stieltjes. Un théorème d'algebre. — Sur certains polynòmes qui verifient une èquation differentielle linéaire du 2. ordre et sur la thèorie des fonctions de Lamé. — M. A. Stern. Eine Be- merkung ùber Divisorensummen. — H. Weber. Zur Theorie der elliptischen Functionen. — Appendix. Bibliotheea Mathematica, 1885 n. 2. *Acta Hoìii Petropolitani. - T. Vili, fase. 3.-T. IX, fase. ^. - Pétersboiirg, 1884. *Acta Universilatis Lundensìs. - Theologi T. XIX, 1882-83. Philosophi, Sprakvetenskap ochHistoria. » » Mathematik och Nalurvetenskap . . » » Ràtts och Statsvetenskap .... » » Agricoltura {V) italiana., specialmente della regione centra- le., periodico mensile diretto dal prof. G. Caruso. - An- no I (II serie) fase. 2-5. - Pisa, febbraio-maggio 4 885. * American Chemical Journal., edited by Ira Remsen.-Vol.VII, n. 1-2. -Baltimore, 4 885. F. R. Japp and S. C. Hooker. On the Action of Aldehydes and Am- monia on Benzil — M. E. Owens and F. R. Japp. On Conden- sation Compounds of Benzil with Ethyl Alcohol. — G. S. Eijster. On a Scheme for the Qualitative Determination of the Bases wi- thout Hydrogen Sulphide. — ■ A. A. Blair. Valuation of Acetate of Lime. — L. Bell. Notes on the Absorption spectrura of Nitrogen Peroxide. — Spetroscopic Determination of Lithium. — The Opti- cal Properties of Malie and Tartaric Acids. — jR. H. Chittenden and G. W. Cummins. Influence of Bile, Bile Salts and Bile Acids on Amylolytic and Proteolytic Action. — H. N. Morse. A Method of Determining the Value of Zinc Dust. — Two Forms of Appa- ratus which Facilitate the Correct Reading of Gas-Volumes over Water. — An Apparatus for the Purificalion of Mercury by Distillation in a Vacuum. — /. R. Duggan. Some Expeiiments on the Relation of Antiseptic Power to Chemical Constitution. — il. Palmer and A. Michael. On Some Properties of Phenylsul- phonacetic Ethers. — A. Michael and J. F. Wing. Noie on Ihe — VII — Constitution of tho Addition-ProJuct of ClorhyJric Acid to Elhyl- cyanide. — F. S. Sulton. The Post-Mortem Irabibition of Avse- nic. — F. A. Gooch. A Method of Filtration by Meàns of Easily soluble and Easily Volatile HosUiiison. — C. S. Carter. On the Detection of Adulterations in Oils. — L. Meyer and K. Seubert. The Aloinic Weiglit of Silver and Pront's Hypothesis. — On the Unit Used in Calculating the Atomic Weight. — R. B. Warder. Eystcr's Scheme for Qualitative Analysis. — G. W. Lehmann and W. Mager. Estimation of Arsenio in Ores Matte and tallic Cop- per. — L. M. Norloìi. Minor Investigalions. * American Journal of Malliemnlics.- Voi. VII, n. 4.- Balti- more, July 1885. A. Buchheim. A Memoir of Biquaternions. — /. Hammond. On the Syzygies of ihe Binai y Sextic and their Rolations. — W. Wool- sey Johnson. Reductions of Alternating Functions to Alternants. — On a Formula of Reduction for Alternants of the Third Or- der. — On the Calculations of the Co-factors of Alternants of the Fourth Order. — H. B. Nixon and /. C. Fields. Bibliography of Linear Differential Equations. — W. E Story. The Addition-Theo- rem for Elliptic Functions. — F. Franklin. On the Theorem eix zz: cos x + i sin x . * American (The) Journal of P/tilology etc- Voi. VI, n. i-2. - Wiiole, n. 21-22. - Baltimore, Aprii 1885. A. C. Merrinm. The Ephebic Inscription of C. I. G. 282, Lebas, At- tique 560 and C. J. A. iii, 1079. — G. H. Balrj. The J -sound in English. — /. Rendei Harris. ConOate Readings of the New Testament. — M. Bloonifield. Four Etymological Notes. — B. L. Gildersleeve. The Final Sentence in Greek. — W. A. Lamberton. Note, On Spanish Metaphor. On Spanish Grammar. — .4. M. El~ liolt. Contributions to a History of the French Language of Ca- nada. — G. Lyman Kitlredge. Arm-pitting among the Greeks. — B. Perrin. Pharsalì.!, Pharsalus Palaepharsalus. — F. D. Alien. Greek and Latin Inscriptions froni Palestinae. Annalen der Plujsik und Chemie, von Poggendorff. - Neue Folge, B. 25, h. 1-2, n. 5-8. - Leipzig, 1885. hinales des ponls ci cliaa.^sées, - Paris, mars-juin 1885. Tomo IV. Serie VI. a — vili — * Annali del credito e della previdenza - Roma, 4 884-85. Atti deila Commissione consultiva sulle istituzioni di previdenza e del lavoro. I e II Sess. 1884. — Relazione dell' Ispettorato ge- nerale degli Istituii di emissione alle LL. EE. i Ministri del te- soro e dell' agricoltura ecc. — Le Società per azioni in Italia nel 1882-84. — Atti della Commissione consultiva sugli Istituti di pre- videnza e sul lavoro. — Relazione dell' Ispettorato generale de- gli Istituti di emissione intorno al movimento delle paitite più importanti dei medesimi Istituti dal 1850 al 1883. — C. F. Fer- raris. La statistica di movimento dei metalli preziosi fra l'Italia e r estero. Relazioni. — A. Codacci-Pisanelli. U ordinamento delle Casse di risparmio in Germania e specialmenie in Prussia. Relazione. — Credilo fondiario. Leggi, decreti e Regolamento coi lavori preparatorii di questo. — Cassa nazionale d'assicurazione per gl'infortuni degli operai sul lavoro. Leggi, regolamenti e circolari. * Annali di statistica del R. Ministero d'agricoltura., indu- stria e commercio. - Serie IH, voi. 13-14. - Serie IV, par. 1-3 - e Saggio di bibliografia statistica. - Roma, \ 884. Antologia (Nuova). Rivista di scienze, lettere ed arti. - Ro- ma, dal l.° maggio a tutto 16 agosto 1885. *Archeografo Triestino, edito per cura della Società del Ga- binetto di Minerva. - Nuova serie, voi. XI, fase. 3-4. - Trieste, giugno 1885. L. Morteani. Notizie storiche della città di Pirano. — C. Grcgorutli. Iscrizioni inedite aquilejesi, istriane e triestine. — G. Vassilich. Due tributi delle isole del Quarnero. — P. Pervanoglii. Corcira nelle attinenze colla colonizzazione delle coste del mare Adria- tico. — A. Marsich. Regesto delle pergamene conservate nell'ar- chivio del R.mo Cipitolo della cattedrale di Trieste (1595-1875). — G. Benco. Zaule. — V. Joppi. Documenti goriziani dei secoli XII e XIII. ^Archiv ftir die Naturkunde Liv.- Ehsf-itnd Knrlands. Heraus- gegeben von dcr Dorpaler Naliirforscher-Gesellschaft - — IX — II Serie Biologische Naturkunde. - Band X, lief. 4 . - Dorpat, ^884. Archives des sciences physiqnes et nalnrcHes. - III Pério- de. - T. XIII, n. 5. - Genève, 1 5 mai \ 885. F. A, Forel. Les trembleraents de terre, étudiés par la Commission sismologique Suisse, pendant les années 1882-83. — Raoul-Pic- tet. Nouveaux dispcsitif's pour machines frigoriques. — S. Gallo- ni. — Fleurs unisexuées et mouvement spentane des étamines dans V anemone hepatica, Linné. — T. W. Engelniann. Sur les rnouvements des cones et des cellules pigmentaires de la rèti- ne, sous r intluence de la lumière et du système nerveux. Idem id. - N. 6-7. - Genève, ^5 juin et 15 juillet ^883. F. A. Forel. Le cercle de Bishop, couronne solaire de 1883. — E. Edlund. Sur l'origine de l'électricilé almosphérique et de l'au- rore boreale. —E. Gautier. La couronne solaire d'après W. Hug- gins. — A. Kammermann. Sur le minimum de nuit. — A. Achard. Des nouveaux galvanomètres à mercnre de M. Lippinann. ^Archivio storico italiano di Firenze, fondato da G. P. Vieus- seux etc. - Serie IV, n. 45-40 (della Collezione 147 e 148). - Tomo XV, disp. 3-4. - Firenze, 1883. G. Gorrinì. Lettere inedite degli ambasciatori fiorentini alla Corte dei Papi in Avignone. — L. A. Ferrai. Il processo di Pier Paolo Vergerlo. — A. Neri. Il forte di Sarzanello. — G. Maticini Di un Codice artisti»;© e scientifico del 400 con alcuni ricordi autografi di L. da Vinci. — C. Guasti. Scrittura in materia di navigazione^ fatta dal cav. G. F. Buonamici e da esso mandata nel 1629 a Galileo Gililei. — A. Reumont. Carlo Wilte, ricordi. — Le Carte Strozziane del R. Archivio di Stato in Firenze, inventario pub- blicato dalla R. Sopraintendenza degli Archivi toscani. *Archivio veneto, pubblicazione periodica. - Nuova serie, anno XV, fase. 57. - Venezia, 1885. B. Cecchetti. La vita dei veneziani nel 1300. La città, la laguna. — Il testamento, i funerali, la sepoltura e l'arma del doge France- co Morosini. — La stampa tabellare in Venezia nel 1447 e 1' e- senzione del dazio di libri nel 1433. — La condizione di Paris Bordon. — La dote della moglie di Marino Falier, — C. Cipolla. Una congiura e un giuratriento in Verona al tempo di Alberto I della Scala (1299). — N. Barozzi. La galera del doge Francesco Morosini. — F. Stefani. Memorie per servire all' istoria dell' in- clita città di Venezia di G. Zanetti. ~ Andrea di Biagio ÌMante- gna di Venezia, — Il vero autore del coro di S. Stefano in Ve- nezia.— G. Biadego. Nuovi documenti sull'arco dei Gavi. — G. Giuriato. Memorie venete nei monumenti di Roma. — C. Guasti. Una figlia di Pietro Aretino. — G. Boni. Una firma del 300 e 2 iscrizioni tinche nel Palazzo Ducale. * Ateneo (V) Veneto. Rivista mensile di scienze, lettere ed arti. - Serie IX, voi. II, n. 3-6. Venezia, marzo-agosto ^884. B. Morsolin. Rinaldo Fulin. — M. Leicht II Catapan di ser Antonio da Brazzà. — G. Boni. Vecchie mura. - A. Pascolalo. Leone For- tis. — A. Buccellati. Questioni relative all'attuale progetto di Codice penale. Separazione del delitto dalle contravvenzioni di polizia. — G. Luzzatti. Socialismo e Malthusianismo a proposito di due pubblicazioni recenti, — G.B, Marta. Il Galallocele. — G. Nardi. E. Vak-nziani. — /. Bernardi. Giuseppe Maria Malvezzi. — E. Bonvecchiato. Giacomo Leopardi e la filosofia dell' amore. — P.'Cassani. Geometria pura euclidea degli spazi superiori. — G. Fantoni. Angelo Laldan, veneto musicista del passato secolo. F. Cordenons. Sul meccanismo delle eruzioni vulcaniche e gei- seriane. — T. Luciani. Carlo Combi. Commemorazione. — V. Marchesi. Venezia nell'età del rinascimento. — F. Bouatelli. E- chi dell'infinito. — G. Glasi Per il Centenario di A. Manzoni. — F. Pasqualicjo. Posina e il suo territorio nei rapporti fisico- rnedico-storico-statistici. ^Atli del Collegio degli architetti ed ingegneri. - Anno X, fase. I.- Firenze, gennaio-giugno 1885. e. Gahussi. Roma porto di mare. — M. Treves. Sulle ricerche intor- no a Leonardo da Vinci del prof. G. Uzielli. Relazione. — G. Alessandri. Le locomotive stiadali. Relazione bibliografica di due lavori pubblicali dal Cap. P. Mirandoli. *Atli del Collegio degl'ingegneri ed architetti in Roma.- An- no Vili, fase, unico. - Anno IX, fase. I. - Dal gennaio t884 a tutto marzo !885. — \r — *■.-]/// deUAccade'.nia fisio-medico-stalislica di Milano. - An- no accademico 1884 (XL dalla fondazione). - Ser. IV, voi. II. - Milano, 1884. '^'Alti dell' Accademia Pontificia de' nuovi Lincei di Roma. - Anno XXXVII, dalla Sessione II (gennaio 1884) alla V incl. (aprile 1884). - Roma, 1884. A. Statuti. Di alcune recenti esperienze sull'acqua antilitiaca di An- ticoli.— /'. F. S. Provenzali. Sulle sostanze uiinerall nelle acque di pioggia. — Sulla straordinaria luce crepuscolare del 1883-84. — De Jonquìères. Sur le dernicr théorèrne de Fermai. — P. G. S. Ferrari. Relazioni fra i massimi e minimi delle macchie so- lari e le straordinarie perturbazioni magnetiche. — A. De An- dreis. Nuove esperienze di.>elettrostatica induzione. — Ah F. Ca- slracane. Sulle polveri raccolte nella pioggia dell'S gennaio 1884. — M. S. De Rossi. Curiosità bibliografica. — G. Tuccimei. Studi geologici dell' Esquilino, dell'Oppio e del Celio. *Atti della Commissione tecnica, istituita dal Ministero dei lavori pubblici (Direzione generale delle Opere idrauli- che) per i provvedimenti idraulici nelle provincie ve- nete. - Roma, 4 885. *Atti della Reale Accademia dei Lincei. - Anno CCLXXXII, 1884-85, serie IV. - Rendiconti. - Voi. I, fase. 12-19. di scienze Osiche, matematiche e naturali. - Voi. XIV- — Roma, 4 885. ^Atti della R. Accademia delle scienze di Torino. - Voi. XX, disp. 5 - marzo 1885. Pagìiani e Battelli. Sull'attrito interno nei liquidi. — Torre. Con- tribuzione allo studio dello sviluppo del tessuto nervoso perife- rico. Comunicazione preventiva. — Sacco. Sull'origine delle val- late e dei laghi alpini, in rapporto coi sollevamenti delle Alpi e coi terreni pliocenici e quaternari della valle padan.i. — Sopra alcuni fenomeni stratigrafici, osservati nei terreni pliocenici del- l' alta valle padana. — Pollenera. Elenco dei mollubchi terrestri viventi in Piemonte. — Guidi. Sui [onti sospesi rigidi, — Prot -- XII mis. Nuuve iscrizioni louiane di Torino. — Schiarar ellì. Una prima Ipttura sulla grande confederazione dei Cheta o Ittiti. *i/I885. (Continua.) Tomo IV, Serie VI. e PROGRAMMI R. ACCADEMIA ECONOMICO-AGRARIA dei Georgofili di Firenze Programmi di concorso AI PREMJ DI FONDAZIONE CUPPARI (Deliberati nell'adunanza privala del 26 luglio 1885). I. Le opere di Pietro Guppari dettero certamente energico impul- so non solo, ma eziandio ben determinato indirizzo agli studj agro- nomici e di lurale economia in Italia. Non meno certamente però l'immatura morte di lui tolse" che quell'impulso e quell'indirizzo producessero tutto l'edetto che se ne poteva aspettare, cosi nell'in- segnamento agrario di ogni grado, come nel pratico esercizio del- l' industria rurale tra noi. Mossa da questo pensiero e dal desiderio di rendere onore al- l'illustre Collega, perduto omai da tre lustri, l'Accademia ha deli- berato : che il primo premio di L. 1080 da conferire sulla Dote da Esso fondata, entro l'anno prossimo 1886, a tenore della delibera- zione presa nell'Adunanza privata del di 3 maggio p. p., venga as- segnato all' Autore del più ampio e migliore scritto ; nel quale si prendano in esame le opere maggiori e minori del Cuppari, si mettano in luce i principj che le informarono, e se ne svolgano quelle ulteriori deduzioni che maggiormente possano avvantaggia- re gli studj agronomici e in special modo l'insegnamento, cosi teo- rico, come pratico dell' agricoltura. I concorrenti dovranno far giungere i loro manoscritti alla Segreteria dell' Accademia entro il 31 agosto del prossimo anno 1886, accompagnati da un piego sigillato, che contenga il nome e — XXV — domicilio loro e sia contraddistinto coll'epigrafe stessa, ch'essi pon- gano in fronte al loro lavoro. L'Accademia cominetteià l'esame degli scritti, pervenutile in tempo debito, ad una speciale deputazione; il giudizio della qua- le, esposto colle ragioni sue in apposita relazione, sarà promulgato neir Adunanza solenne del dicembre 1886. II. Ritenuto che precipua cui a dell'Agricoltore esser debba quella di rendersi ragione di tutto ciò che va operandosi e svolgendosi nell'azienda rurale, che Egli deve necessariamente già conoscere appieno fisicamente ed agrologicamente, in relazione alle condi- zioni economico-sociali del luogo. Ritenuto, che a ben poco approdi il sindacato limitato ad una sola cultura, ma occorra invece che l'analisi sia estesa al funzio- namento delle varie culture succedentesi nel periodo comprensivo l'avvicendamento, o rotazione, localmente in esercizio. Ritenuto, esser condizione fondamentale di una proficua agri- coltura, che tutte quante le membra dell'Azienda rurale debbansi trovare e stare in armonia, cioè in convenevole rispondenza fra loro e col fine cui essa Azienda è indirizzata. Ritenuto, che l'obiettivo, al quale mira l'enunciato studio che fu cliiamato ((la scienza pura e schietta dell'economia rustica- na ))(!), è quello di accertare sulla scorta di dati e criterj pratici che nell'Azienda, tanto le cose che stanno, come quelle che si muo- vono, armonizzano ed a vicenda si coadiuvano al fine cui è desti- nato il fondo. Ritenuto, che anche il più provetto agricoltore, non sarà mai da tanto, di estendere oltre i confini della propria azienda, le in- dagini continue ed assidue per « pesare tutti i fatti che son pon- » derabili, misurare i misurabili, e via via fermar coi numeri le J fuggevoli osservazioni^ perchè ci trovi enti o a suo tempo, i ter- » mini della sintesi, cioè le condizioni delle proporzioni e dell'ar- » monia (2). » Ritenuto che un coltivatore intelligente ed abituato all'esercizio (I) Cdppari, Saggio di ordinamento dell' Azienda rurale. '2) n Opera citata. — XXVI — razionale dell'arte sua, possa trarre dall'esperienza propria e dagli studj analitici, dei quali i fatti rurali sono stati largamente subietto per parte degli scienziati, elementi sufficienti a mettere sintetica- mente in piena luce l' economia tutta della propria azienda e la rispondenza reciproca delle sue parti diverse. Per tali motivi l'Accademia assegna un premio di L. 800 ed altro di L. 400, sulle rendite cumulate della Fondazione Cuppari, per esser conferiti agli autori dei due mii^liori scritti illustrativi di una determinala Azienda rurale a loro scelta : e nei quali dai resultati di più gestioni consecutive si desuma : i° A cosa ascendono, indicandole minutamente, le Spese, come le Produzioni e quindi le Entrate di ciascuna cultura facendo parte dell' avvicendamento in esercizio, che dovrà esattamente esser de- scritto e definito; e ciò per ogni ettaro da esse culture occupalo isolatamente o promiscuamente, sia in pianura ed altipiano, sia per la collina ed il poggio, dando per quei terreni le più esatte indi- cazioni, non solo della rispettiva loro estensione, ma ancora della natura loro, del clima e delle locali condizioni economico-sociali. 2," Ciascuna cultura dovrà esser gravata delle spese non sol- tanto dirette, come lavori, letami ecc., ma ancora delle indirette, come son quelle per il mantenimento delle coltivazioni, fossi e stra- de, restauri ai fabbricati, tasse di ogni ordine gravanti i fondi sin- goli, ed inclusive la quota delle spese d'amministrazione a seconda del servizio occorrente per ciascuna cultura. 3." Coi resultati, come è detto sopra, rilevati per ciascun etta- ro, sarà redatto un prospetto dimostrativo^ tanto per le terre in pianura, quanto per quelle in collina che compongano l'Azienda; dal quale dovranno resultare le spese e le entrate, si in generi che in numerario, di ciascuna cultura per tutta quanta l'Azienda ; per cui il resultato ultimo porga la dimostrazione del ricavato netto da ciascuna di esse culture, che, cumulato o addizionato, darà la entrata netta dell' intero possesso. 4." Dovrà dimostrarsi numericamente qual relazione passi a) Fra il peso delle bestie allevate nel fondo ed il terreno la- vorativo. b) Fra la quantità dei foraggi prodotti e quelli occorrenti per il conveniente mantenimento di dotti bestiami, ed in caso di defi- cienza, a quanto sia ascesa la provvista fatta al di fuori dell'azienda. e) Fra i principj fertilizzanti contenuti nei letami prodotti sul fondo od acquistati al di fuori, e quelli asportati dal terreno da ■ — X.WII — tutte quante le produzioni; ricavando questi dati dalle .numerose pubblicazioni degli agronomi che ne porgono gli elementi. 5." Le Memorie dovranno esser consegnate alla Segreteria del- l'Accademia, non più tardi del di 31 agosto 1886; e dovranno rife- rirsi, per il premio delle L. 800, ad un fondo rurale condotto a mezzeria, della estensione non minore di ett. 100 fra pianura, alti- piano e coUma ; e per l'altro di L. 400 ad un fondo comunque co- stituito e condotto della estensione di ett. 50 almeno. 6.° I concorrenti indicheranno un domicilio ove i documenti e la scrittura relativa alla gestione dell' Azienda esser possano esa- minati dalla Commissione, che a tale effetto sarà eletta dall'Acca- demia; la quale darà conto del suo giudizio nell'adunanza solenne del dicembre 1886. iVB. A ciascuno dei prenij assegnati coi precedenti programmi sarà unita una medaglia accompagnata da Diploma, che ricordi il titolo per cui saranno stati quei preiiij conferiti. XXVIII MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO. DIREZIONE GENERALE DELL' AGRICOLTURA. IL MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO, All'intento di promuovere e facilitare l'applicazione dei rimedi in soluzione, in polvere o in mescolanze, contro le crittogame e gli insetti parassiti delle piante coltivate, e specialmente l'uso del latte di calce contro la peronospora delle viti ; Sulla proposta del Direttore generale dell' agricoltura, Dispone : 1.° È bandito un concorso internazionale a premi per trombe e strumenti d' inaffiamento, di irrorazione e di polverizzazione. 2.° I premi sono : una medaglia d'oro con lire 500; tre medaglie d' argento con lire 150 ciascuna ; cinque medaglie di bronzo. Inoltre il Ministero d'agricoltura farà acquisti, per lire 1000, degli strumenti premiati , da distribuire ai depositi governativi di macchine agrarie, alle scuole pratiche e speciali d' agricoltura. 3.° Le domande d'ammissione, con una breve descrizione degli oggetti, dovranno essere indirizzate alla Direzione della Regia Scuola di viticoltura ed enologia di Gonegliano, non più tardi del 22 feb- braio 1886. Esse conterranno altresì il prezzo di ciascun oggetto che vien messo a concorso. 4." I costruttori nazionali ed esteri, o i loro rappresentanti, do- vranno presentare le macchine poste in concorso al podere di eser- citazioni della regia Scuola suddetta pel giorno 1." marzo 1886. 5." Nel giorno 2 marzo e seguenti avranno luogo le prove e gli esperimenti di contronti, a cui potranno assistere proprietari e vi- ticultorj. XXIX — • 6.° La Commissione giudicatrice dei premi compilerà, nel ter- mine di 20 giorni dalla chiusura del concorso, una Relazione sugli strumenti esposti, che sarà inserita nel Bollettino di notizie agra- rie del Ministero d' agricoltura. Dato a Roma, il 9 novembre 4885. IL MINISTRO B. GRIMALDI. — XXX PRIX fonde par Aiigustin-PyrainiiM de CAUDOLiIìE pour la meiBleure luono^^raplAìe d*un genre ou d'u- ne ramine de plaiste». Un concours est ouvert par la Société de physique et d'histoi- re naturelle de Genève pour la meilleure monographie inèdite d'un genre ou d' une famille de plantes. Les manuscrits peuvent étre rédigés en latin, frangais, alle- mand (écrit en lettres latines), anglais ou italien. Ils doivent étre adressés, franco, avant le i.^"" octobre 1889 à M. le Président de la Société de physique et d'histoire naturelle de Genève, à TAthénée, Genève (Suisse). Les membres de la Société ne sont pas admis à concourir. Le prix est de 500 francs. 11 peut étre réduit ou n'étre pas adjugé dans le cas de travaux insuffìsants ou qui ne répondraient pas aux conditions du prèsent avis. La Société espère pouvoir accorder une place au travail cou- ronné dans la coUection de ses Mémoires in-4.° , si ce mode de publication est agrèable à l'auteur. Genève, juillet 1885. Le président de la Société, A. ACHARl». BOLLETTIi>0 MEI EOSIOLOGICO DELL' OSSERVATORIO DI VENEZIA COMPILATO DAL PROF. AB. MASSIMILIANO TONO IWovembre ISS5 o O Termometro centigrado T._.n,,....„„.., dell' acqua ni.irina ad u.i m.-l,-„ sollu la sua sujji-r. Acqua 6 ant 12 m. 3 [)itì. 9 pin. Media giorn. Max. Mm. ti radi cent. Il.l2in Period della marea 5 « ra re > u o n 3 -a re Zi 1 8.30 8.90 9.40 8.80 8.80 10.30 2.40 12.30 rillus. 1 0.30 2.74 2 9.00 12.00 14.20 12.60 11.70 15.00 8.70 13.00 » 0.00 0.50 3 12.00 12.60 13.40 12.40 12.70 15.20 8.50' 13.70 » 3.00 0.60 4 11.40 12.20 13.10 11.10 11.90 14.40 9.60' 13.00 » 1.00 19 80 5 11.60 11.40 11.60 11.30 11.30 12.70 9.70 13.80 » 1.00 2.50 6 11.00 13.20 13.90 13.30 12.50 14.40 9.40 15.00 » 0.80 4.50 7 13.50 14.40 15.50 14.00 14.00 16.00 7.50 14.30 Hubso 2.00 8 11.60 12.90 13.20 12.40 12.90 14.20 6.80 14.50 » 2.40 9 11.50 13.50 13.70 12.40 12.60 14.60 9.10 13.30 10 1.50 10 11.40 13.70 13.40 11.90 12.90 15.00 10.00 12.30 » 2.00 11 10.00 12.40 12.40 8.90 10.80 14.50 8.50 13.50 » 3.00 12 6.70 9.60 10.60 8.40 8.60 14.10 4.50 11. io '> 2 50 13 4.50 8 40 9.40 8.30 7.40 13.00 3.60 11.50 » 0.00 14 7.00 9.50 10.60 8.70 8.70 10.00 5.70 12.50 » 1.70 15 7.00 9.90 10.30 9.50 9.30 12.60 7.00| 11.50 . 0.00 0.20 16 9.20 9.00 9.60 — 9.10 10.40 8.20i 11.80 rillub. 1.40 0.20 17 4.50 6 50 6.20 4.20 5.20 8.30 4.00 11.00 » 3.20 18 2.60 4.20 4.00 4.70 3.80 5 30 1.50 9.50 » 2.20 19 4.40 4.90 4.70 5.50 4.90 5.60 3.90 9.00 » 1.00 1.60 20 5.80 8.60 8.20 8.00 7.40 10.00 3.50 13.00 » 0.40 2.10 21 8.00 10.00 10.10 10.20 9.80 12.00 5.00 — , 1.00 _ 22 8.00 9.20 9.60 980 9.20 11.00 6.20 — — 2.00 6.30 23 10.00 10.60 11.40 10.50 10.50 12.10 8.00 11.80 rillus. 0.50 14.20 24 9.40 12.10 12.40 10.10 10.90 13.4U 8.50 12.50 » 0.30 11.00 25 5.70 8.50 8.40 8 00 7.50 9.20 5.00 12.00 flusso 020 26 8.40 9.80 11.60 10.20 9.90 13.20 7.00 12.50 » 0.00 27 6.80 8.20 8.90 - 8.40 8.10 9.60 5.20 12.00 » 0.00 1.00 28 7.40 8.30 8.30 8.30 8.00 9.60 5.10 11.70 » 0.00 29 7.80 8 40 8.50 8.20 8.20 9.00 7.00' 10.80 » 0.00 30 8.40 9.80 10.50 9.60 9.40 11.20 7.00: 11.30 rillus. 1 0.00 8.48 10.11 10.57 9.57 9.60 11.90 6.54 12.30: — 4.11 67.24 Sj 1 i ■lledia terni, mensile 9.60 .Tlass. ass. 19.00 il di 7 h. 3 p. Min. ass. l.BO ai 18 li. 6 a. Media dei max. H.90 Media dei min. 6.54 Media temp. acqua mar. 12.30 Acqua evup. 1,11 Acqua cad. Tot. 67.2Ì Tomo 1 K, Serie VI d XXXII I^ovembre ISS5 o Barometro a 0.° Direzione del vento Stato del mare 1 , O 6 a. 12m. 3pm. 9pm. Med, gior. 6 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media 1 53.68 55.34 55.70 55.74 54.69 N NO ONO ONO 1.00 2 59.12 59.44 58.76 59.75 59.25 0 ONO NO NNE 0.00 3 61.29 61.50 60.90 61.69 61.30 NNE NNE NNE NNE 1.00 4 60.46 59.69 59.59 59.40 59.77 N NNE NNE NNO 0.30 5 58.01 56.98 56.00 54.96 1 56 48 N N N N 0.00 e 51.97 50.41 51.49 54.18 52.30 N NNE NNE NNE 0.20 7 60.00 60.34 59.78 61.09 60.43 NNE N NNE NNE 0.20 8 6278 62.43 62.52 63.17 62.80 NNE N NNE N 0.20 9 63.70 63.33 63.08 64.42 63.75 NNE NE NE NNE 0.10 10 65 60 65.58 65.42 67.07 66.25 NNE NNE NE NNE 0.70 11 67.92 68.02 67.02 68.19 67.60 NNE NE N N 0.30 12 68.15 68.51 66.91 66.77 67.64 NNO NE NNO NNO 0.00 13 66.57 65.31 63.85 63.12 64.84 E N NNO NO 0.00 14 61.52 61.04 59.44 59.83 60.50 ONO NO SO ONO 0.00 15 58.06 57.23 55.84 56.27 56.95 0 N E ONO 0.00 16 59.29 60.91 61.82 64.25 61.82 NNE E NE NE 1.10 17 67.79168.44 67.64 68.49 68.06 NNE NE NE NNE 0.20 18 G7.53 66.73 66.73 63.97 65.75 N NNO NO NNO 0.00 19 62.32 61.62 61.42 60.29 61.30 OSO 0 NO NO 0.00 20 61.2^ 61.50 60.72 59.98 60.93 ONO ONO N NO 0.00 21 58.06 56.06 55.34 54.64 56.35 N N N NNE 1.00 22 51.35 50.63 49.32 48.29 49.82 NNE NNE NNE NNE 0.00 23 46.35 45,70 47.10 47.96 46.83 SO SSE SO NO 0.00 24 47.«5 46.36 48.01 49.43 47.89 NNO NNO — OSO 0.00 25 52.09 52.43 52.74 53.17 52.^,6 OSO SSE S 0 0.00 26 53.33 54.67 55.82 58.20 55.76 NNO SO so OSO 0.00 27 60.65 61.03 61,11 62.65 64.64 NE ONO — 0 0.00 28 64.79 64.79 63.80 62.37 63.62 0 — — 0.00 29 61.75 62.00 62.12 01.65 61.88 0 0 NO 0 0.00 30 62.55 62.35 62.14 67.74 02.44 0 NO SE NNE 0.00 1 \ 59.86 59.68 59.40 59.79 60.03 0 NE NO NNE 0.24 -f Media Bar. mensile 60.03 Mass. 68.64 il dì 17 h. .S poni. Min. 46.70 il di 23 b. 12 ni Veuli predominanti 0-NE Altezza della neve non fusa — Slato del mare media 0.24 — XXXIII - — IVovembre ISSI a Tens one de 1 vapore Umidità relativa c5 ^ 6 ant 12 in 3 pm 9 pm. Media gioni. 6a. 12 tn 3 pm 9 pm Media giorn. 1 7.66 8.34 8.75 7.94 8.20 93 97 99 93 96 2 8.40 9.32 9.33 802 9.13 97 89 77 73 84 3 7.84 8.89 8.78 8.63 8.42 72 81 76 80 76 4 9.12 9.32 9.28 9.48 9.24 91 88 83 96 89 5 9.06 9.24 9.18 9.48 9.23 89 91 90 95 91 6 9.05 9.90 8.15 8.40 8.94 92 88 74 74 83 7 9.16 9.79 9.71 9.25 9.41 80 80 75 78 78 8 9.43 8.96 8.71 8.81 9.10 93 80 77 82 85 9 8.28 9.55 8.66 8.08 8.97 82 83 74 75 79 10 8.02 8.60 9.20 7.77 8.38 79 73 86 75 78 11 7.56 7 24 7.41 6.24 7.02 81 66 69 73 72 12 5.84 5.93 6.34 6.65 6.34 79 66 66 81 73 13 5.34 6.47 6.72 6.49 6.32 84 77 76 79 79 14 6.30 6.43 6.91 7.14 6.85 84 71 72 85 81 15 6.83 6.99 7.39 7.34 7.25 84 76 78 83 82 16 7.29 6.40 6.83 — 7.03 84 74 73 — 79 17 4.11 4.81 4.78 3.99 4.38 65 65 67 65 65 18 3.99 3.99 3.99 4.47 4.09 72 66 66 70 70 19 5.86 5.77 5.80 6.02 5.88 93 89 90 89 91 20 6.26 6.86 6 71 7.12 6.88 91 82 82 89 99 21 6.79 7..51 7.68 7.74 7.53 86 82 83 83 84 22 7.78 8.51 8.57 9.11 8.46 96 97 94 99 96 23 9.05 8.57 8.32 9.36 8.92 99 90 83 96 93 24 7.17 9.70 10.08 8.75 8 68 81 92 95 94 88 25 6.65 8.07 7.78 6.89 7.28 97 97 94 86 94 26 7.66 8.04 9.00 8.21 8.14 93 89 89 88 89 27 7.22 7.78 8.52 .8.13 7.96 97 96 100 99 98 28 7.60 8.17 8.24 8.13 7.90 100 96 99 99 99 29 7.69 7.78 7.60 8.18 7.76 97 94 92 99 95 30 7.21 8.93 8.39 7.92 7.90 87 99 88 88 89 "S l 7.31 7.79 7.86 7.63 7.68 87.30 83.80 82.20 84.80 83.20 Media mensile . 7.68 Med ia mens ile , . . . 8 3.^0 XXXIV — IVoweinlire 1885 fi o c3 Stato dei cielo Elettricità dinamica atmosferica Gaiit. 12m. 3 pm. 9 pm. Media diur. 6ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Jledia diur. 1 10 10 10 10 10.00 + 0.40 + 1.20 + 1.30 + 0.20 +0.72 2 10 1 4 5 «.66 0.2 0 0 0 0.12 3 10 10 10 10 10.00 0.2 1.0 0 0 0.22 4 10 10 10 10 10.00 0 0 0 0.3 0.03 5 10 10 10 5 9.16 0.1 0 0 0.1 0.09 6 10 10 10 10 10.10 0 0 0 0 0.00 7 9 4 2 4 5.20 0 0 0 0 0.00 8 10 10 10 7 9.33 0 0 0 0 0.07 9 10 4 4 0 4 33 0 0 0 0 0.00 10 2 9 2 0 2.16 0 0 0 -0.1 -00.2 11 2 0 0 0 1.20 0 0 0 0 0.00 12 1 1 2 2 8.30 0 0 0 0 0.03 13 3 10 10 10 9.30 0 0 0 0 0.00 14 4 10 10 10 9.00 0 0 0 0.1 -0.02 15 10 10 5 10 9.10 0 0.1 0 0.1 0.50 16 10 10 10 10 10.00 0 0 0 -0.1 -0.02 17 7 7 2 1 4.10 0 0 0 0 0.00 18 10 10 2 1 5.80 0 0 0 0 0.00 19 10 10 10 10 10.00 0 0 0 0 0.00 20 10 10 10 10 10.00 0 -0.3 0 0 -0.05 21 10 10 10 10 10.00 0 0 0 0 0.00 22 10 10 10 10 10.00 0 0 0.4 0.5 0.15 23 10 10 1 9 6.80 0 0 0 0.3 0.12 24 9 7 0 1 4.20 0 0 0.3 0.3 0.15 25 10 8 4 5 7.00 0 0 0 0 0.00 20 10 0 1 0 1.90 0 0 0.3 0 0.05 27 10 10 10 10 10.00 0 0.5 0.7 0 0.31 28 10 10 10 10 10.00 0 0 0.7 0.3 0.17 29 10 10 10 10 10.00 0 0 0 0.1 0.02 30 10 7 10 10 9.00 0 0.4 0.1 0.1 0.10 i\ ^-60 7.90 6.60 6.70 6.91 0.09 0.23 0.13 0.05 0.211 (.torni sereni 0 - nuvol. 48 - misti 12 Numero dei giorni : con lùoggia 13 - grandine 0- neve 0 B brina 0 - tentporali 0 - nebbia 3 Media mensile della elettricità 0.511 Media dello stato del cielo 6.91 ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al R. Istituto dal 15 aprile al IG agosto 189 5 L'asterisco * indica i libri e i periodici, che si ricevono in dono o in cambio. (Contin.*: della pag. xxiii del presente tomo) OPERE PERIODICHE Malhematische Annalen. In Verbindung mit C. Neumann, be- griindet durch R. F. A. Clebsch etc. - B. XXV, h. 3-4 . - Leipzig, 4 885. M. Krause. Zur Transformation der Thetafunctionen einer und zweiter Verànderlichen. — 0. Staude. Ueber die algebraischen Charakte- ristiken der hyperelliptischen Thetafunctionen. — A. Pringsheini. Ueber das Verhalten gewisser Potenzreihen auf dein Convergenz- kreise. — A. Markoff. Sur la inélhode de Gauss pour le calcul approché des intégrales. — G, Pick. Ueber die coinplexe Mul- tiplication der elliptischen Functionen. — K. Bobek. Ueber pro- jectivische Erzeugung von Curven. — P. Gordan. Ueber Glei- chungen siebenten Gradet mit einer Gruppe von 468 Substitutio- nen. II. — L. Scheeffer. Die Maxima und Minima der einfachen In- tegrale zwische festen Grenzen. — Bemerkungen zu dem vorste- henden Aufsatze. — F. Schur. Ueber den Pohlke'schen Satz. — K. Rohn, Eine einfache lineare Construction der ebenen ratio- nalen Curven 5 Ordnung. *Memoirs of the Geological Survey of India. - Voi. XXI, p. 1-2 - Calcutta, 1884. Rose. Geology of the Lower Narbadà Valley, between Nimàwar and Kàwant. — F. Fedden. The Geology of the Kàthiàwar Peninsula in Guzerat. *Idem. - Paleontologia Indica. - Calcutta, 1884-85. — XXXVI — Serie IV. Indian Prctertiary Vertebrata. Voi. 1, p. 4. The Laby- rinthodont from the Bijori Group, by R. Lidekker. Serie X. Indian Tertiary and Post-Tertiary Vertebrata. — Voi. Ili, p. 5. Mastodon teeth frota Perim Island, by R. Lydekker. Serie XIII. Salt-Rang:e fossils — by W. Waagen. I. Pi oductus. — Limestone Fossils. IV (fase. 4) Brachiopoda. Serie XIV. Tertiary and Upper Cretaceous Fossils of Western Sind. — Voi. 1. 3. The fossil Echinoidea, Fase. 4. The fossil Echinoidea from the Nari Series, the Oligocene Formation of Western Sind, by P. Martin Duncan and W. Percy SlaJen. ^Memorie del Reale Islilulo lombardo di scienze e lettere. - Classe di lettere e scienze morali e politiche. - Voi. XV - VI della serie III, fase. 2. - Milano, 1 885. e. Ferrini. Studi sul legatuni optionis. — A. Buccellati. Esposizio- ne critica del progetto di Codice penale italiano. ^Memorie di matematica e di fisica della Società italiana delle scienze. - Serie III, Tomo V. - Napoli, 1885. Appendice, che contiene il catalogo della Biblioteca sociale al 31 di- cembre 1884. *Mittheilungen der K. K. Geograpliischen Gesellschaft in Wien. - XXVII B. (XVII N. F.). - 1884. ^Mittkeilungen des Nalurwissenschaftiiche Vereines fur Sleiermark. - Jahrgang 1884 (Der Ganzen Reihe 21 Heft). - Graz, ^885. ^Monumenta spectantia liistoriam Slavorum meridionalium. Voi. XV. - Zagabriae, ^1884. Acta historiam confinii militaris Croalici illustrantia. T. I (1479-1610). '^Navigazione e commercio di Venezia nell'anno ^884. - Venezia, ^885. (Dono della locale Camera di commer- cio ed industria). *Oversigt over dei K. Danske Videnskaòernes Selskabs Fot- linhandger etc. - Kjobenhavn, 1884, n. 3 - I8S5, n. I. ^Picenlino (11)^ giornale della R. Società economica ed or- — XXXVII — gano del Comizio agrario di Salerno. - Maggio-luglio ^885. ^l'olitecnico (II), giornale dell' ingegnere-architetto civile ed industriale. -Milano, marzo-agosto ^885. * l'olii (>i (il ion ; revue bibliographique universeUe. - Partie technique. - Paris, juin-aoùt 1885. Partie littéraire » •> » ^ Preisschriften gekrónl und herausgegeben voti der Fursllicli Jabionowski schen Gesellschafl zu Leipzig.- N. XVII der historisch-nationalòkonomische Section. - Leip- zig, 4 885. E. Masse. Geschichte der Leipziger Messeti. *Proceedinys of l/ie Academy of Naturai Sciences of Phila- delphia. - January-Mqrch 4 885. *Proceedings of the London Maihematical Society. - Voi. XV!, n. 237-24 i. - London, 1884-85. *Processen-Verbaal van de Gewone Vergadevingen der K. Akademie van Welenschappen. - Afd. Naturkunde. - Amsterdam, J 883-84. Publicalion induslrielle des macliines, ouiils et appareils les plus perfr'clionnés et les plus récenls, etc, fondée en 1840 par M. Armengaud pere etc. - XXX voi. - Il sè- rie, T. X, liv. 6. - Paris, 4 885 (av. Atlas). *IUid Jugoslavenske Akademije Znanosti i Umjetnosti. - K. 72-73. - U Zagrebu, 1884-85. *Records of the Gehlogical Survey of India.- Voi. XVIII, p. 2-3. - Calcutta, 1885. ^Regesta diplomatica historiae danicae, cura Societalis Re- giae scientiarum danicae. - Ser. II, T. I-IV (ab anno 1448 ad annum 1491). - Kjobenhavn, 1885. — XXXVIII — * Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, - Serie II, voi. XVIII, fase. 8-9. - Milano, 4 885. Celoria. Sulla Cometa del 1472. — Formenti. Sul movimento geo- metrico dei sistemi invariabili. — Maggi. Intorno ai pro/isti c/io- lerigeni osservati dal Pacini. — Sulla distinzione morfologica de- gli organi negli animali. — G. Ascoli. Ancora una volta intorno alle rappresentazioni conformi. — Intorno alle funzioni, che sod- disfano alla equazione differenziale A^uzzO. — Del Giudice. Le tracce di diritto romano nell' Editto longobardo. — Buccellati. Esposizione critica del Progetto di Codice Penale ( Sunto ). — Bardelli. Alcune formule sui momenti d'inerzia dei poligoni pia- ni. — Loria. Su una generalizzazione delle proprietà involutorie del quadrangolo e del quadrilatero completi. — Aschieri. Sopra un metodo di rappresentazione piana per la geometria descrit- tiva dello spazio ordinario. — Paci. Sopra le discontinuità delle derivate seconde della funzione potenziale di una superficie. *Suddelli. - Ser. Il, voi. XVIII, fase. 4 0-45. - 4 885. Bassani. Risultati ottenuti dallo studio delle principali ittiofaune cre- tacee. — Bertoni. Contributo allo studio dell' eterificazione per doppia decomposizione. — Fatti sull'eterificazione per doppia de- composizione. — G. Ascoli. Di nuovo sulle funzioni che soddi- sfano alla equazione differenziale A^wzrO. — Ulteriori ricerche sullo stesso argomento. — Integrazione dell' equazione differen- ziale A-uzzO in un'area Riemmaniana qualsivoglia, si pone in chiaro il par. 3 della Memoria di Rieman: La teorica delle fun- zioni Abeliane. — Buccellati. Sulle modificazioni introdotto dal- l'attuale ministro Pessina nel progetto di Codice penale Savelli. — il recenti avversari della scienza di diritto penale. — I recenti avversari della scienza di diritto penale ed il Progetto di Codi- ce penale italiano. — Latles. Urna e specchi letterati etruschi del Museo Fol a Ginevra. — Aschieri. Il sistema delle coordi- nate omogenee proiettive pegli elementi dello spazio ordinario (X, ^). — Morosini. Teoria meccanica delle scrematrici. — Sca- renzio. Riapparizione della sifilide in tutti i suoi stadj, — Ver- ga. Sui teschi messicani del Museo civico di Milano. — Morera. Intorno alla risoluzione di certe equazioni modulari. — Raggi. Inversione del movimento pupillare in un individuo affetto da paralisi progressiva degli alienati. — Maggi. Di alcune funzioni — XXXIX — degli esseri inferiori, a contribuzione della morfologia dei meta- zoi.— C. Ferrini. Di alcuni studi recenti sull'origine delle Isti- tuzioni imperiali. — Geììtile. Il conflitto tra Giulio Cesare e il Senato. — Nulli. La giustizia preventiva e le contravvenzioni di polizia. — Bellrami. Sulle condizioni di resistenza dei corpi ela- stici. — Pirotta. Sul dimorfismo fiorale del Jasininum revolu- tum. — Pollacci. Ossidazione diretta degli ioduri, nonché del- l' azoto ammoniacale ed ori;anico, per mezzo specialmente dei biossidi di piombo e di manganese. — Gaetano Cantoni. Effetti di sostanze diverse sulla produzione del frumento. — Rampoldi. Sulla genesi del Cheratocono. — Sormanni e Brugnatelli. Sui neutralizzanti del bacillo tubercolare. — Raimondi. Affinità e dif- ferenze tossicologico-chimiche della gelseminina in confronto della stricnina. — Sertoli. Della cariocenesi nella spermatoge- ns. Ueber den Porphyr mit rogenannter Fluidal- structur von Thal in Thùrin;j;er Wald. — Bornemann. Cyclopel- ta Winteri, eine Bryozoe aus dem Eifeler Mittel devon. — G. Brrendt. Kreide und Tertiàr von Finkenwalde bei Steftin. — Branco. Ueber die Anf.uigskanimer \on Bactriles. — A. Becker. Schinelzversuche init Pyroxenen und Amphibolen unJ Bemer- kungen ùber Olivinknollen. — F. Frech. Die Versuche einer Gliederung des unteren Neogen im Gebiete des Mittelmeers. — Verworn. Ueber Patellites antiquus Schloth. — G. de Geer. Ue- ber die zweite Ausbreitiing des skandinavischen Landeises. — E. Kayser. Lodaìieìla mira, eine unterdevonische Spongie. *Zeitsclirift fur Matlifmaiìk und Pliysik, herausg. unter der veranlwortlichen. Redaetion von 0. Sehlòmicli, E. Kahl und M. Cantor. - 29 Jahrg., 2-3 h. - Leipzig, 1884. F. Kessler. Beitràge zur graphischen Dioptrik. — C. Bohn. Ueber Lange und Vergròsserung, Helligkeit, und Gesichtsfeld des ì^e- pler-, Ramsden-uiid Campani — Fernrohrs. — D. Stoll. Ueber sphàrische Vielecke, die einem Kreise eingeschrieben und einem andern Kreise umgeschrieben sind. — Oe. Bòklen. Ueber die Krùmmung der Flachen. — W. Heymann. Ueber Differential- gleicbungen, welche durch hypergeometrische Functionen inte- grirt werden Kònnen. — H. Scliroetter. Einige Sàtze ùber Ke- gelschnitte. * Suddetto. - 29 Jahrg. 4-6 heft. - Leipzig, 4 884. W. Kùttncr. Beobachtungen in die Wahrscheinlichkeitsrechnung. — — XLVIl — • M. Griìbler. Ueber die Krùmivuings mittelpuiikte lier Polbahnen. — Zur Construclion d. Wendepunklc. — Ueber die Zusaraaicnge- setzte Centripetalbeschl eunìgung. — M. Greiner. Iiihallsbestiin- mung der eiiiem Dreieck einbeschriebenen, umschriebciieii und conjiigirlen EUipsen. — C. Schirek. Zum Normalenproblem der Ellipse. — C. Hossfeld. Zur Theorie der Raumcurven. Ueber die mit der Lòsung einer Steiner'schen Aufgabe Zusaminenbàiigen- de Configuration. — Ueber die einer algebraischen Flàche ein- geschriebenen reguiàren Tetraeder, iiiit Berùcksichtigung der Flàchen zweiter Ordnung. — G. Loria. Geometrischer Beweis der bekanntesten Eigenschafteii einer biuàren cubischen Form. — C. Beyel. Bemerkungen ubar perspectivische Dreiecke auf ei- nein Kegelschnitte und ùber eine specielle Reciprocitàt. — C. Rodenherg. Einfache Conslruction der Ellipse aus zwei corijugir- ten Durchmessern. — W. Heymann. Zur Integration der Dif- ferentialgleichungen. — H. J. Rink. Ueber einige Abel' scbe In- tegrale erster Gattung. — /. Thomae. Das ebene Kreissystem u. seine Abbildung auf d. Raum. — P. Schóneniaìin. Ueber die Ve- rallgemeinerung des Pytbagoràischcn Lehrsatzes und des satzcs ùber die Lanuiae Hippocraiis. — G. Helm. Die Berecbnung der Rententafein aus Slerblichkeits-uiid Invaliditàts-beobachtungen. — A. Schniidt. Das gleiehseitige Tetraeder. — L. Matlhiessen. Allgemeine Fornieln zur Bestitnmung der Cardinalpunkle eines brechenden Systems contrirter sphàriscber Flacben, mittels Ket- tenbruchdelerminanten dargestellt. — F. Graberg. Ueber die projectivischen Sàtze vou Schlòinilch. — A. Thaer. Untersciiei- dungszeichen der Flàchen zweiter Ordnung. — 0. Bòklen. Ueber die cubische Parabel mit Diretrix. — Schlòmilch.'HoUzùhev die Lambert' sche Reihe. *Zeifschrift des Oesterreichischen Ingenieur-und Archile- kten-Vereins. - XXXVII Jahrg., 2 h. - Wien, 1883. *Zoologisc/ier Anzeiger, herausgegeben von prof. J. V. Ca- rus. - Vili Jahrg., n. I9G-200. - Leipzig, 1885. BOLLETTINO METEOROLOGICO DELL' OSSERVATORIO DI VENEZIA COMPILATO DAL PROF. AB, MASSIMILIANO TONO I]»iceiiiS»i'C ISSG Termometro centigrado Teniji'-lHlura i.Il-11' acqua marina ad un meti-o Acqua 3 1 .sollu la suasujjer. 6 ant. 12 m. 3 pm. 9prn. ^.''- Max. gior. Min. Gradi cent. i'eriod, della marea Ì5 n re a a 1 9.20 9.70 9.90 9.20 9.30 11.10 8.90 11.00 riflus. 0.00 __ 0 10.40 11.40 11.20 8.90 10.40 12.00 8.20 12.00 y> 1.50 — 3 5.40 8.70 9.60 7.20 7.50 10.80 4.50 12.00 » 1.10 — 4 3.60 7.00 7.30 2.50 4.60 8.20 2.50 10.50 B 0.00 — 5 2.50 5.10 5.20 5.20 4.30 5.70 1.20 11.50 » 0,00 0.40 6 5.00 5.80 6.00 7.00 5.90 6.30 4.50 11.00 s 0.00 — 7 6.40 7.50 7.70 7.80 7.30 8.20 5.00 11.00 » 0.70 — 8 7.60 8.20 8.00 8.40 8.00 8.80 6.1U 10.50 » 1.10 2.70 9 7.20 8.00 8.30 3.10 6.80 9.20 6.20 11.50 llusso' 0.10 — IO 0.20 — 0.20 -0.20 — 0.90 -0.20 11.00 riilus. 0.00 (nuvc (0.80 li -0.30 1.70 1.00 -1.60 0.50 2.20 -2.20 7.00 llusso 0.00 — n -1.10 1.00 1.40 -1.10 -0.20 2,10 -3.50 3.30 riflus. 0,00 — 13 -3.10 -0.30 0.20 -1.60 -1.30 1.40 -4.30 4.50 flusso 0.00 — 14 -2.80 -0.10 -0.10 -0.40 -0.90 0.30 -4.10 4.00 » 0.00 — 15 -2.20 — — -0.20 -0.80 0.50 -5.10 2.50 riflus. 0.00 — 16 -0.10 — 2.70 0.20 1.10 3.70 -3.00 3.00 » 0.00 — !7 0.20 3.20 2 40 1.60 1.60 4,30 -2.00 4.00 » 0.00 — 18 !.60 6.10 5.90 6.00 4.70 8.50 0.20 4.00 » 0.00 — 19 3.80 5.50 6.10 4.90 4.90 7.10 2.00 5.00 » 0.00 — 20 1.40 4.30 5.30 3.60 3.40 7.10 — 5.00 » 0.40 — •21 0.40 2.90 4.10 3.60 2.70 5.00 -0.60 6.00 » 0.30 22 -1.70 -0.80 1.30 -2.40 -0.90 3.10 -2.00 5.30 flusso 0.20 2;'i -2.80 1.00 1.60 1.60 0.10 2.20 -4.00 4.50 » 0.00 — 2-1 4.50 4.90 5.70 5.10 5.00 6.00 0.30 5.00 » 0.00 4.30 25 2.60 6.30 7.30 4.10 4.70 7.90 0.20 6.50 » 2,30 — 26 -1.30 1.50 1.30 -1.00 0.10 2.00 -2.50 5.80 » 0.20 — 27 3.20 5.50 6.80 . 4.00 4.90 7.70 -2.80 3.50 riflus. 2.70 — 28 -3.30 -1.80 -1.50 '-3.60 -2.60 -0.60 -4.00 3,00 )) 0.40 — 29 -4.50 -2.60 -0.80 -0.80 -2.30 -0.50 -5.70 3.00 » o.on — 30 2.00 0.50 0.40 3.30 1.70 3.50 1.00 4.80 » 0.00 (lieve |5.9U 31 2.50 3.00 3.00 1.40 2.40 3.20 1.20 4.00 » 0.00 -5 1 1 'JO 3,61 1 4.17 1 2.98 3.02 5.07 0.26 1 c.«i 11.00 14.10 Media Ter. mens. 3.02 Mass, ass. 12.0) il dì 2 Min. ass. 5.70 ai 29 "liedla dei max. 1.07 Media dei mia. 0.2C -tledia ter.ip. acqua mar. 6.63 Acqua e vup. 11.00 Acqua cad. Tot. li. 10 Tomo IVi Serie VI. f I>icein3«re 3 Barometro a 0.° Direzione del vento Stato del mare o 6 a. 12 in. 3pin. 9 pio. gior. 6 ant. 12 Ili. 3 pm. 9 pin. Media 1 59.93 59.67 58.90 69.63 1 59.51 0 _ SSO N 0.00 2 64.25 66.05 66.22 68.53 66.39 NNE NNE ENE NNO 0.00 3 69,34 69.61 69.02 69.59 69.38 NNO SO — — 0.00 4 68.67 67.97 66.95 65.85 66.34 NO — — — 0.00 5 62.09 60.86 59.41 58.37 60.28 0 — 0 — 0.00 6 53.23 52.81 52.88 53.29 53.04 SO SO SO — 0.00 7 54.53 54.96 54.39 55.74 55.05 ONO NNO 0 — 0.00 8 57.16 57.18 56.39 55.39 56.44 0 ONO ONO — 0.00 9 54.99 56.21 55.54 56.12 55.60 SO ONO o\o NNE 2.10 10 52.12 53.03 54.87 56.79 54.40 N E N NO 3.00 11 58.89 58.51 59.54 63.34 60.92 0 N 0 NO 0.00 12 64.01 63.86 64.12 65.05 64.45 0 0 0 0 0.00 13 66.78 67.15 66.74 66.96 66.88 NNO NO 0 0 0.00 14 67.92 68.83 68.52 70.10 69.01 NO N N NE 0.00 15 71.60 70.12 69.85 70.68 70.62 N 0 0 ONO 0 ) 16 70.88 71.14 70.09 70.19 70.62 NO 0 so 0 0. * 17 68.65 67.07 67.19 65.45 67.08 0 0X0 0 — 0.^ j 18 66.84 67.55 67.92 70.29 68.57 NO NNO NNO NE 0.00, 0.00 19 71.91 71.76 71.06 70.83 71.37 N N NO NO 20 71.26 72.04 71.28 71.23 71.63 NO ONO 0 NO 0.00 21 72.52 72.77 72.31 71.86 72.33 NO OSO — 0.00 22 70.82 70.56 70.09 70.10 70.33 ONO 0 ONO 0 0.00 23 68.34 67.49 66.78 65.99 67.25 N N 0 0 0.00 24 66.81 67.66 67.99 68.74 67.77 N NNO N NO 0.00 25 67.69 66.84 65.98 63.73 65.76 NO 0 — 0 0.40 26 61.29 61.47 61.26 62.19 01.72 0 N 0 — 0.00 27 68.66 70.60 72.29 72.17 70.50 N — ESE SE 0.00 28 73.68 72.42 71.00 69.27 71.47 0 0 — ONO 0.00 29 63.92 61.29 59.94 58.16 61.09 ONO NNE NNE — 0.00 30 50.21 51.10 51 15 55.19 52.70 NNE NNE NNE NE 0.00 31 61.88 62.19 62.70 63.33 62.00 NNE 0 0 NNO O.Ou 64.50 64.23 61.95 1 64.50 0 ONO 0 NNO O.iO ^i 1 1 Media Bar. mens. 64.50 Mass. 73.68 il di 28 h. 6 a. Min. 50.21 il di 30 h. 6 a. Venti predominanti O-IVIVO Altezza della neve non fusa — Ftato del nisre inedia 0,10 — LI — DieciEìIti'c HSS5 o Tensione del vapor B Uni idìtà relativa 6 ani. 12 m. 3 pin. 9 pin. .Media giorn. 6 a. 12 m. 3 pin. 9 pm. Media giorn. 1 8.39 8.15 8.51 8.22 8.36 96 89 94 95 94 •■) 7.50 6.61 6.55 5.97 6.70 80 66 66 70 71 ó 5.88 6.69 683 6.50 6.33 88 SO 76 85 82 4 4.74 6 50 6.87 5.41 5.68 80 85 90 93 87 5 5.20 6.30 6.10 6.12 5.87 95 95 92 91 94 6 5.50 6.05 4.47 6.49 5.79 84 88 92 90 88 7 6.55 7.08 7.63 7.85 7.22 91 91 97 99 93 8 7.63 8.01 7.68 8.30 7.72 97 97 96 100 94 9 7.37 7.90 7.90 5.04 0.90 97 99 96 88 93 10 4.36 4.48 4.67 4.47 4.51 92 96 100 98 96 il 4.12 3.75 4.62 4.75 4.58 85 71 94 73 12 3.69 3.26 4.09 — — 92 64 80 — — 13 — — — — — — — 14 — 4.39 4.55 4.23 — — 92 96 83 — •^'i 3.36 3.73 4.28 4.48 — 62 79 8/ 96 — V^ ■. 4.38 3.61 3.62 4.62 — 89 66 6i 96 ■ 4.49 3.73 3.99 4.62 — 94 64 72 89 4.03 4.74 4.70 5.67 — 79 67 67 89 19 4.62 4.68 4 74 4.85 — 76 68 67 74 20 3.93 4.59 4.81 4.35 — 76 72 77 73 ~ 21 4.45 4.86 5.03 5.04 4.63 94 83 82 85 82 22 5.36 3.96 4.08 3.81 4.20 67 78 81 08 83 23 3.54 3.96 4.48 4.29 4.05 84 78 87 83 83 2i. 5.60 5.77 5.80 5.34 5.55 89 89 85 81 88 25 4.18 5.24 4.95 4.64 4.67 75 73 65 75 73 26 3.90 4.18 4.66 4.22 4.17 80 81 92 91 85 27 4.21 4.57 4.63 4.60 4.50 73 67 63 75 69 28 3.28 4.12 4.05 ■4.35 3 67 74 98 94 89 88 29 4.29 3.81 4.38 4.29 1 3.87 93 98 98 96 93 30 5.21 4.69 4.65 4 53 1 4.75 98 94 94 78 91 31 4.43 3.94 4.23 4.15 i 4.25 81 C9 7 i 81 78 8.96 11.01 i 1 9.91 1 i 9.86 87.77 79.6! ! i 7(\70 83.00 1 81.86 Media measile 0.00 Media mensile O.OU Li! — lì sàcCEììIsr c l?5Si5 ■ — ■ stato del cielo Elettricità dinamica ;.. ahnosfei ica 6 6 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media diur. 6 ant. 12 in. 1 3 pm. 9 pm. Media diur. 1 10 10 10 10 lO.O 0 + 0.1 +0.1 0 +0.05 2 4 0 0 0 1.2 0 + 0.1 +0.1 0 0.05 3 0 1 0 0 0.2 0 0 0 0 0.00 li 4 3 2 10 5.2 0 0 0 +0.8 0.20 5 10 10 10 10 10.0 0 + 0.3 + 0.1 + 0.8 0.40 G 10 10 10 10 10.0 0 0 -01 +0.1 0.00 7 10 10 10 10 10.0 0 0 +0.1 +0.2 0.10 8 10 10 10 10 10.0 0 + 0.6 0 + 0.5 0.3 9 10 10 10 10 10.0 0 +0.3 iO.2 0 0.2 10 10 10 10 3 7.8 -1.0 -1.0 0 +0.1 0.50 11 0 9 3 0 2.3 0 +0.1 0 0 0.03 12 0 0 0 0 0.0 0 0 0 0 0.00 13 1 9 0 0 2.3 0 0 0 0 0.00 14 10 10 10 10 10.0 0 0 0 0 0.00 15 10 10 10 10 10.0 0 0 0 0 0.00 16 1 0 0 0 0.2 0 0 0 0 0.00 17 1 2 10 0 4.0 0 0 0 0 0.00 18 1 1 1 2 1.0 0 0 +0.1 0 0.03 19 1 1 0 0 0.5 0 0 0 0 0.00 20 1 1 0 0 0.5 0 0 0 0 0.00 21 1 1 2 10 4,2 0 0 0 0 0.00 22 10 10 10 10 10.0 0 0 +0.1 +0.2 0.09 23 10 9 3 10 7.5 0 +1.0 4-0.5 +0.5 0.50 24 10 10 10 1 8.2 0 +0.5 -i-0.3 0 0.20 25 1 0 0 0 0.3 0 0 0 0 0.00 26 1 1 10 10 4.8 0 0 0 0 0.00 27 0 0 0 0 0.0 0 0 0 0 0.00 28 10 10 10 10 10.0 0 0 0 0 0.00 29 10 10 10 10 10 0 0 + 0.1 +0.1 0 0.05 30 10 10 10 iO 10.0 0 0 0 0 0.00 31 1 0 0 1 0.5 0 0 0 0 00.0 - i. lì 2.23 4.20 5.60 5.33 5.39 1 -0.03 li +0.07 1 1 +0.05 1 +0.01 1 0.08 >*»■«" Giorni s creili 5 - nuvol. l 0- misti 16 IVIp>1 in n-ipncil i> rifili» c\f Ifriritfi 0 08 Numero dei giorni: con pioggia 3 - grandine 0 - neve 2 » brina 9 - temporali 0 - nebbia 5 Media dello stato del cielo 5.39 mMQ DEI Um \ì DELLE OPERE mmVM pervenuti ni IS. istituto dal 16 agosto 1S$5 al ^6 gennaio tSSG L'asterisco * indica i libri e i periodici, clie si ricevono in dono o in cambio. LIBRI *S. L. Anfjelini . Della temperatura dell'acqua della laguna, confrontala con quella dell'aria a nord, secondo le osservazioni fatte nel qua- driennio 1880-83 in Venezia. - Memoria con tav. -Venezia, 1885. *E. Arrigoiii-De- Catalogo della Raccolta ornitologica Ar- (/li Oddi. rigoni-Degli Oddi in Ca Oddo (presso Monselice). - Uccelli italiani. - Padova, 1885. *G. Bacillo . . . Nuove ricerche intorno 1' apparalo gan- glionare intrinseco dei cuori linfatici. - Napoli, i885 (con tav.). *G. Barini ... Ili Congresso penitenziario internaziona- le. - Roma, 18ò5. *G. Baltaglini . Sulle forme binarie bilineari. - Napoli, i 885. *Intorno ad un' applicazione della teoria delle foruìe binarie quadratiche all' in- tegrazione deli' equazione differenziale elittica. -Napoli, 1885. *i. Ballelli e L. Sulle variazioni di volume di alcuni corpi Palazzo. per effetto della fusione. Studio spei-i- menlale. Roma, 1885. ^Ah.G. Beltrame. *£. Bernardi . *D. Berlolini . *F. V. Bezold . */). lìierens de Ilaan. *D. Bierens de Haan, IL A. Lo- rentz. *G. Bizio . . . . *E. Bonveccliia- lo. *G. A. Bordi(ja — IJV — Compendio della storia d'Ikilia del medio evo. - Verona, 1885. *Idem della storia moderna d' Italia. Ve- rona, 1885. *Idem della storia antica d' Italia e di Roma ecc. - Verona, 1885. Considerazioni sulle valvole di sicurezza* Nota (con i tav.). - Venezia, 1885. Sur une inscription de Magistrat Romain de la Caule Belgique, qui fournirait le date de la séparation de cette province des deux Germanies. -Bruxelles, 1885. Rudolf Agricola ein deulscher Vertreter der italienischen Renaissance. - Mùn- chen, 188/<. Bibliographie néerlandaise historique- scientifique des ouvrages importants , dont les auteurs sont nés aux 16.*^, 17.*^ et 18.^ siècies sur les sciences raathématiques et physiques avcc leurs applications. - Rome, 1883 (avec Ad- ditions). Dei'de Rapport van de Huygens-Commis- sie. (Uitgehracht in de Vergadering van 27 juni 1885. -Amsterdam, 1885. Relazione sui premi scientifici ed indu- striali, letta nella pubblica solenne adu- nanza del 15 agosto 1885. - Venezia, 1885. L'epilessìa Jaclvsoniana ed il nuovo pro- cesso sperimentale del prof. Adamkie- wicz. - Nota critica. - Venezia, 1885. CoiTìspondenza di polarili'i negli spazi su- periori. - Nola. - Venezia, 1885. *Brinz \on A. . A. Drunialli. . . *G. Buccliia . . *C. Bullo . . . . *F. Calvi . . . . *C. Camp ori . . '*G.B. Canlarelli. ^'G. Canloni . C. Caniù . . . *P. Cassoni . . . *tf. Celoria . . . *G. Cliercliia . *G. Chierici . . ^Claudio Tolo- meo da Euge- nio. — LV — Ziim Rcgriff unii Wesen dor ròtiiisohen Provinz. - Miiiielien, 1885. Annuario biografico universale. -Dispen- sa 14-17.- Torino, 1885. Ricerea sulla reale utililù dei bacini di ragunata delle acque, che portano i condotti di scolo, prima di dar ad esse esito in mare. - Venezia, 1885, fig. Alcune notizie sulla famiglia Veronese. - Venezia, 1885 (con tav.). Giulio Porro Lambertenglii. - Commemo- razione. - Milano, i885. Notizie storiche del Frignano. -Opera po- stuma. -Modena, 1886. Monografia slorica della città di Lecce. - Lecce, 1885. La question des tabacs en Italie. - Paris, I8S5. Storia universale. - X edizione, dispense 56-64.- Torino, 1885. La proiezione stereoscopica. - Nola (con i tav.). -Venezia, t885. Sulla cometa del 1472. - Nota. - Milano, 1885- Collezioni per sludi di scienze naturali, fatte nel viaggio intorno al mondo dalla R. Corvetta Vetlor Pisani (comandante G. Palumbo). Anni 1882-85. - Roma , , 1885 (con tav. e carte). L'ascia lunata di pieti-a in Italia.- Parma, i885 (con tav.). L'ottica, ridotta in latino sovra la tradu- • zione araba di un testo greco imperfetto, Ola per la l.** volta conforme a un co- — LVI — dice della Biblioteca Ambrosiana, per deliberazione della R. Accademia delle scienze di Torino, pubblicata da G. Go- vi.- Torino, 1885. G. Colin .... Traile de physiologie coniparóe des ani- maux considéfée dans ses rappotis avec Ics scienccs natiircllcs, la médecine, la zootechnie et V economie rurale. - T. I, fig. - Paris, i886. * Congregazione Antichi Testamenti.- Serie IV. - Venezia, di Carità. 4 885. ^Statuto organico della Casa di Ricovero ed ospizj sparsi.- Venezia, 1885. *G. Cora .... Cenni sui lavori del Comitato polare in- ternazionale (Sessioni d'Amburgo 4 779 e di Berna 1880) e sulla progettala stazione scientifica italiana nell'emisfero meridionale. - Roma, 1880. •'Note cartogralicbe sulla Reggenza di Tunisi. -Toiino, 1881. *Carta speciale della Reggenza di Tunisi, ecc., da lui costrutta e disegnata. - To- rino, 1881. *II Sahara, appunti e consiiicrazioni di geografia fisica (con una carta). - Ro- ma, 1882. *Carta speciale della baja d' Assab ed adiacenze, da lui costruita e disegnata specialmente secondo rilievi originali italiani. - Torino, 1884. *Carta originale del paese degli Afar o Danalvil e regioni limitrofe tra Massaua, Aden, Zeila e lo Scioa Nord, da lui co- strutta e disegnata secondo lo stato delle — LVIl — attuali condizioni geografiche. -Torino, 1 885. *G. Cora .... Della superficie terrestre come oggetto precipuo delia geografia.- Torino, -1885. *G. Dalla Vedo- Pellegrino Matteucci ed il suo diario ine- va. dito (con carta). -Roma, 1885. *Carlo Belviglieri. - Commemorazione. - . . . . , 1885. *A. D' Achiardi . Diabase e diorite dei monti del Terriccio e di Riparbella (Prov. di Pisa).- Pisa, 1 885. *E. De Beltà . . Sulle diverse forme della Rana tempora- ria in Europa, e più particolarmente neir Italia. - Ricerche. - Venezia, 4 885. *f. De Mueller . Index perfcctus ad Caroli Linnaei species plantarum., ncmpe earum primam edi- lioncm (anno 1753).- Melbourne, 1880. GB. De Toni e D. Fiora algologica delia Venezia. - Parte I : Levi. Le Floridee. - Venezia, 1885. *Dewal(}u€ . . . Catalogue des ouvrages de geologie, de mineralogie et de paleontologie etc, qui se trouvent dans les principales biblio- thèques de Belgique. - Liège, 1884. ■'•M. V. Druffel. . Monumenta Tridentina. Beitriige zur Ge- schichte des Concils von Tiient. - Ileft II. -Mùnchen, 1885. ■'■'P. Fambri ... La Venezia Giulia, studii politico-militari, con prefazione di R. Bonghi, aggiuntevi note e carta geografica. - Venezia, \ 885. *F. Fanzayo . . Ospedali-Ospizi di mendicità. - Ammini- strazione e Direzione. - Milano, 1885. Fremì) Encyclopédique chimique. T. III. Mélaux. — 8 et 14 cali. Molibdene vana^ diuai et titaiie pai M. P-ai meiitun. — Ciiivie e inereuie par Rousseau et Joamii^. ì'uiHO ìF, Serie VI. y — LVlil — T. V. Applications de chimie inorganique. La porcelaine. T. VI. Chimie organiquo, 2 fase. Alcools et pliè- nols, par M. Prunier. T. X. Applications de cliiiuie organique. Analy- se chimique des végétaux par G. Dragen- dorff et F. Schlagdenhauffen. Paris, i885. *G. Freschi . . . Ultime parole sulla crisi agraria indiriz- zate a tutti i Sodalizii agrarii del Regno. -Venezia, 1885. *G. Garbarino . Perequazione e catasto ; lettera chiusa a S. E. il cav. M. Minghetti.- Casale-Mon- ferrato, \ 885. *A. Garbini. . . Guida alla bacteriologia. - Verona, 1886, fig. *Ph. Gilbert. . . Reclierches sur les propriétés géonoètri- ques des mouvements plans. -Bruxelles, ^857 (av. pi.). *Remarques sur la théorie des équations différentielleslinéaires. -Bruxelles,'! 864. *Reclierches analytiques sur la diffra- ction de la lumière-Bruxelles, 1862, fig. *Sur une propriété des surfaces homo- focales du second ordre et sur quelques conséquences qui en découlent. -Paris, 4 867. *Mémoires sur la théorie generale des 11- gnes tracées sur une surface quelcon- que. - Bruxelles, 1868, fig. 'Sur une propriété des determinants fon- ctionnels et son application au dévelop- pement des fonctions implicites. - Bru- xelles, 4 860. *Sur quelques propriétés dos surfaces *i — LIX — apsidules ou coujuguées. - Bruxelles, 1869, fig. *Vh. Gilbert . . . Sur l'emplois des imaginaires dans la reclierebe des différentielles d' ordre quclcouque. -Bruxelles, 1872. *Recherchtìs sur le développement de la fonction r et sur certaines inlégrales définies qui en dépendent. - Bruxelles^ 1873. *Sur certaines conséquences de la for- mule électro-dynamique d'Ampère. - Bruxelles, 1875, fig. *Sur un problème de niécanique ralio- nelle. - Paris, 1877. *Note sur l' inlerprétation géomòtrìque du mouvement apparenl d' un point pe- saut a la surface de la terre.- Bruxelles, -1877, fig. *Étude hislorique et crilique sur le pro- blème de la rotation d' un corps solide autour d'un point lixe . - Bruxelles, 4 878, fig. *Sur la réduction des forces centrifuges composées dans le mouvement relatif d'un corps solide.- Bruxelles, t878, fig. *Sur r extension aux mouvements plans relatifs de la mélbode des normales et des cenlres de courbure. - Bruxelles, 1-878, flg. *Sur r enveloppe de la droite qui joint les extrémités des aiguilles d' une raon- tre. - Bruxelles, 4 880, fig. *Sur les intégrales des équations lineai- — LX — res aux dérivces parlicllos du piemier ordre. - Bruxelles, 1880. *Ph. Gilbert. . . Note sur quelques iotégrales défìnies. - Bruxelles, 1880. *Note sur la formule d'addilion dans les fonetioQs elliptiques. - Bruxelles, ì 880. *Sur une proprlété de la fonction de poisson et sur la méthode de Jacobi pour r intégraliou des équations aux dérivées partielles du premier ordre. - Bruxelles, 1881. *Michel Chasles. - Bruxelles, 1881. *Cours de méeanique analytique.-Partie élémentaire, lì édilion. -Louvain-Paris, 1882, fig. *némonstratìon simpliflée des formules de Fourier. - Bruxelles, 1883. *" Victor Puiseux ; esquisse biographique. -Bruxelles, 1884. *Sur quelques couséquences de la for- mule de Green et sur la thcorie du po- lentiel. - Paris, I88i. *Sur Tintégration des équations linéaires aux dérivées partielles du premier or- dre. - Bruxelles, 1885 *Sur un tbéorèiiie de M. Villarceau ; re- marques et conséquences. - Paris, . . . *A. Gloria. . . . L' orologio di Jacopo Dondi nella piazza dei signori in Padova, modello agli oro- logi pili rinomati in Europa. - Padova, 1885. *M. Giordano . . Congresso meteorologico italiano , che avrebbe motivo di essere utile non solo *A. Giordano . . *P. Giordani . . *G. Gozzadini . *Ch. Hermite . . */ir. Hofmann . . *l. V. Hurmu- zaki. *Institut de droit inlernationale. *Institut Égy- ptien. Jaccoud . . . . *F. Lampertico — LXI — airUiiIia, ma a tulli i popoli del mondo. -Torino, 1885. Conferenza su Giambattista Vico. - . . . . 1 885. Due lettere inedite (con note), stampate per le nozze Graovaz-Fasiol dalla fami- glia Bertolini. - Portogruaro, 1885. Di due stelle etrusclie. - Memoria (con tav.) -Roma, 1885. Sur quelques applications des fonctions elliptiques. - 1 fase. - Paris, 1885. Job. Andr. Schnieller. - Miineben, ^885. Fragmente zur Gesehiibte der Rumanen. -Bucuresei, ^1885. Conflit et unification des iois sur les let • tres de cbange et les billets a ordre. - Résolution volée en séance du iO se- ptembre 1885 eie. - Bruxelles, 4 885. (Dono dell' avv. C. Norsa). Slatuts. -Le Gaire, 1885. *P. Landi Nouveau dictionnaire de médecìne et de chirurgie pratiques. - T. 39 (Ven-Zo).- Paris, 1886. Relazione della Commissione d' inchiesta per la revisione delle tariffe doganali. - Roma, 1885. *L'Istituto di S. Maria, detto delle Dame inglesi in Vicenza. - Vicenza, 1885. *Le leggi naturali economiche. - Lettera. Bologna, 1885. Di alcune malattie dell'apparecchio orina- rio maschile e femminile. - Ricordi eli- L. Landucci *J. Lehmann *C. A. Levi *G. Luvini *L. Luzzatli. . . *G. Mariachcr . *G. C. Milanese. *Moro Don Gio- vanni. — LXII — ■ nici e statistici. - Pisa, 1885 (con fig. e tav.). Un celebre scrittore aretino dei secolo XV. -Arezzo, i885. *Rivista delle monografle contemporanee tedesche intorno a! diritto romano. -Bo- logna, 1885. Untersuchungen iìber die Enstehung der altkryslallinischen Schiefergesteine ver- bunden, mit einer monographischen Be- schreibung des Sachsiscben Granulitge- birges. - Bonn, 4 885. Vetri e mosaici. - Versi. - Venezia, 1885. *Versi sacri. - Venezia, 4 885. Delle esplosioni fulminanti delle macchine a vapore, e di un modo di prevenirle e di facilitare T ebollizione dei liquidi con risparmio di combustibile. - Torino, 1885, lig. *Sulla rifrazione atmosferica laterale. - Torino, 1 885. Un precursore della libertù di coscienza dimenticato. Discorso. -Venezia, 1885. Note suir alimentazione degli uccellini. - Milano, 1885. *Note fenologiche ad un quadriennio di osservazione (1880-85).- Torino, 1885. Storia della pedagogia. - Voi. II. - Trevi- so, 188G. Nel solenne scoprimento del ricordo mar- moreo consecrato alla memoria di Ri- naldo ab. cav. Fulin nella Chiesa di S. Cassiano v. m. alla' commemorazione anniversaria 24 novembre 1885; parole — LXIII — ed album dei soscriltori col resoconto (e ì tav.) - Venezia, 1 885. */?. ab. MorsoUii Nel trigesimo dalia morte di D. Marco Dal Ponte; parole dette nella Cbiesa di Lerino. - Vicenza, I 885. *A Giovanni Antonio Farina nel XXV anniversario del suo ingresso alla sede vescovile di Vicenza. Ode. - Vicenza , ì 885. *Brendola. Leggi statutarie. Appendice ai ricordi storici. - Vicenza, I88G. *G. Naccari . . Francesco Rossetti. Commemorazione, - Torino, i885. *G. ab. Nicolelti. Illustrazione della Chiesa e Scuola di S. Rocco in Venezia, - Venezia, 1885, *E. Nicolis e G. Note stratigrafiche e paleontologiche sul F, Parona. giura superiore della provincia di Vero- na.-Roma, 1885 (con tav.). *A. P. Ninni . . Rapporto a S. E. il Ministro di agricoltu- ra, industiia e commercio sui progetti della ditta Grego, per estendere la pe- scicoltura ed introdurre la cocleocoltu- ra nel fondo, situato nei Comuni cen- suarì di Lugugnana e Caorle in distretto di'^Portogruaro, provincia di Venezia. - Roma, 1885. *C. Norsa. ... Le conflit des lois et 1' unification inter- nationale en matière de letlres de chan- ge et autres papìers transmissibles per endossement. I. Rapport présente a l'Institut de droit inter- national avec principes et règles proposés. IL Projet d'une loi uniforme, avec disposilion sur le couilit des lois et observalioiis juslifj- catives. ' — LXIV — *K. Oertel . . . Astronomische Beslimmung der Polhòhen auf den Punklen Irschenberg., Hòlieu- steig und Kampenwaod.-Munchen, \ 885. *F. Ohlenschla-Ì ^ , _, , ,«■■ . .^r,« > Suge iind Forschung. - Munchen, ^885. ger. ? *G. Paoletti. . . La patogenesi del colera. Memoria. - Roma, 1885, fig. *A. Pazienti. . . Commemorazione del m. e. Francesco prof. Rossetti. - Venezia, I 885. *G. Pennesi. . . Viaggio dei magnifico messer Piero Qui- rino gentiluomo vinitiano.-Roma, 1885 (con una carta). *F. Perrier et L. Détermination des différences de longitu- Bassot. de entre Paris, Milan et Nice. - Paris, 1885. *A. Perrin. . . . Calalogue du médailler de Savoje. -Do- curaents. Voi. V. - Chambery, 1883. *//. Phillips . . . Register of Paper, published in the Tran- sactions and Proceedings of the Ameri- can Philosophical Society . - Pbiladel- phia, 1881. *G. Pietrogran- Escursione nel Museo Lapidario di Este. de. - Onomasticon. - Venezia, 1885. *E. Pini .... Osservazioni meteorologiche, eseguite nel- r anno 1884 al R. Osservatorio astro- nomico di Brera, col riassunto compo- sto sulle medesime. - . . . *0. Pirmez . . . Jours desolilude, édilion posthume, pu- bliée d' après le voeu de l'Auteur. - Paris, 1883. *F. Polacco . . . Luigi Bellavite. - Bologna, 1885. G. Poncini . . . Elementi sul calcolo delle probabililù. - Milano, 1885. */). Ragona. . . Pioggia in Guastalla ed in Finale Emilia o — LXV — informazioni sulle stazioni termo-udo- metriche della provincia di Modena. - Roma, 1885. *Anclamento annuale delia evaporazione. Roma, 1885. *Andamento annuale della temperatura minima nello strato superficiale del suo- lo.-Roma, I88j (con tav.) *Sul calore delle irradiazioni solari.- To- rino, 4 885 (fig.). *II freddo in Modena. - Modena, I88C. *II. R. Remfry .Patenls. India, Ceylon , Straits-Settle- ments, and Hong-Kong. - Informalions and Forms. - Calcutta, 1885. * Rivista di disci- Contributo ai lavori del III Congresso piine carcera- penitenziario internazionale. - Roma, rie. novembre 1885. (Est, dalla suddetta Rivista. — Dono dei signori M. Beltrani-Scalia e G. Barini). A. Roiti L'elettro-calorimetro confrontato col ter- mometro di Riess. - Venezia, -1885. *D. Saint-Layer. Rechercbes bistoriques sur les mots plan- tes males et plautes femelles. - Paris, 4 884. (av. pi.). Sannto Marino . I diarii. - Fase. 72-74. - Venezia, 4 885. *G. Schenzl. . . Utmutatùs Fòldmàgnessègi Helymegbatà- rozàsora, - Rudapest, 4 884. Società gener. side-\ rurgicaitai.perial-^QlQ riassuntive del progetto del Capitano coltivazione delle} miniere di ferrai F. Begolmi. - Genova, 1885. dell'isola d' Elba.] Società geogra- L' astronomia, la fìsica terrestre e la me- fica italiana. teorologia alia Esposizione generale ita- liana in Torino - 1884. -Torino, 1885. *F. Sloccada . . Vajuolo confluente gravissimo, seguito da Tomo JV. Serie VI h A. Stopparli . ^A. Tafani . *A. Tamassia *T. Tararne Ili. G. Tassini . . A. T od aro ^G. P. Tolomei *Trois E. F. . — LXVI — piemie» con poliartrite suppurativa ; cu- ra chirurgica antisettica; guarigione. - Venezia, 1885. . GÌ' intransigenti alla stregua dei fatti vec- chi, nuovi e nuovissimi. Note postume ad un'appendice sull'indirizzo del clero italiano al Tapa nel 4 862. - Milano, 4 886. . Della presenza d'un terzo condilo occipi- tale nell'uomo - Studio (flg.). - Firenze, 4 885. *La circolazione nella placenta di alcuni mammiferi. - Studio. - Firenze, 1 885. *II tessuto delle ossa, le fibre perforanti o dello Sharpey. Osservazioni. - Firen- ze, 4885. . La denunzia delle lesioni violente secon- do la legge francese ed italiana. - Reg- gio-Emilia, 4 885. . Note geologiche sul bacino idrografico del fiume Ticino. - Roma, Ì885 (con carte). . Edifici di Venezia distrutti o volti ad usi diversi da quello a cui furono in origi- ne destinati. - Venezia, 4 885. . Hortus botanicus panormitanus sive plan- tae novae vel criticae, quae in horto botanico panormitano coluntur, descri- ptae et iconibus illustratae. - T. H, fase. 4. - Panormi .... Commemorazione del prof. ab. GB. Fer- tile. - Padova, 4 884. Annotazione sopra un fcnicnltero roseo preso nel Veneto.- Venezia, 1 885. I — LXVII — D. S. Vecchi . . La Icoria geomcUica altuale delle restitu- zioni prospettive riveduta e corretta. Memoria. - Parma, 1885 (con tav.). */l. Villa Pernice. Relazione sul concorso al premio Raviz- za per l'anno 1 884. - Milano, 1885. C. Vogt et E. Traile d' anatomie comparée pratique. - Yung. Liv. 7. - Paris, 4 885. *G. A. Zanon . . La moderna teorica dei gas e le classiche nozioni che la precedettero. - Roma , 4 885. * Album dei benemeriti per libri donati alla Biblioteca Valentiniana-Comunale, an- nessa alla Università degli studi in Ca- merino nell'anno 4 884. - Camerino, 4 885. * Aiti della Commissione nominata con R. Decreto 2 aprile 4 882, con incarico di studiare le disposizioni e modificazioni concernenti il nuovo codice di commer- cio del Regno d'Italia. - Roma, 4 885. (Dono del R. Ministero di grazia , giustizia e dei culti). Catalogue de la Bibliothèque de la Socié- té nationale dcs sciences naturelles de Cherbourg, redige par Aug. de Jolis. - li partie, 3 liv. - Cherbourg, 4 883. Enciclopedia italiana, ovvero Dizionario generale di scienze, lettere, industrie, ecc., pel prof. G. Boccardo. - Torino, 4 885. Testo disp. 304-307. * FestchriftderNaturwissenschaftlichenge- sellschaft^Isis in Dresden zur Feier ihres SOjàhrigen Bestehensam 4 4 mai 1885. -Dresden, 4 885. — LXVIII -~ ■ Indici e cataloghi. I. Pubblicazioni periodiche, 1884. II. Manoscritti Foscoliani, già proprietà Martelli, della R. Biblioteca nazionale di Firenze. III. Disegni di architettura esistenti nella R, Galleria degli Uffizi in Firenze. (Dono del R. Ministero della pubblica istruzione). Roma, 4 885. 1^ Le passe et le présent de la Société R. Hongroise des sciences naturelles, redi- ge par le secrétaire d'après la dccisiou, du Cernite, ù l'occasion de l'Exposition nationale de 1885 a Budapest. - Buda- pest, 1885. ^ XIV decembre MDCCCLXXXIV. Decimo anniversario della Società toscana d i scienze naturali e cinquantesimo d' in- segnamento del prof. Giuseppe Mene- ghini. - Pisa, 1885. * Sguardo retrospettivo alla Rivista d'arti- glieria e genio. - (Anni 4 884 e 1885). - Roma, 4 88G. Supplemento annuale alla Enciclopedia di chimica scientifica e industriale ecc. diretto dal dott. I. Guaresclii. - Anno I, disp. 10-13. -Torino, 4 885. Opere avute in cambio, di alcune iruhblicazioni delV Istiluto, dalla R. Biblioteca di Cremona. *G. B. Cerescto . Della epopea in Italia, considerata in rela- zione colla storia della civiltà. -Torino, 1 853. *DestuU dì Tra- Elementi d'ideologia. - Tomi u." Il.-Mi- cy. lano, 4 817-19, — LXIX — E. Gibhon. . . . Storia della decadenza dell'Impelo Ro- mano. - Tomo I-XIII.-Milano, \ 820-24. C. Giordano. . . Delle origini e dei progressi delie scienze Gsiche. Studii. - Casale, 1876. *C. Giussani . . Principii della grammatica sanscrita. -To- rino e Firenze, ^868. *mnutero dei Raccolta di leggi, decreti e circolari sulle lavori jmObltcì- „ ., ... ,• . a »a n • p Opere idrauliclie di . e 2. categoria Direzione gen.^ ' ^^b^nu delle opere idranl. ^ ^ul servizio idrograGco.-Roma, 1885. *B. Poli Saggio di un Corso di fllosoQa. - N." 4 tomi.- Milano, 4 827-32. *Sismondi G. C. Storia delle Repubblictie italiane dei secoli L. Sismondi. di mezzo.- Tomi I-X. - Capolago, 4 844- 46, in 8.° *V esalii Andreae De tiumani corporis fabrica, libri septem. Bruxellensis. - Un voi. in fo. leg. - Basileae, ex Offlci- na J. Oporini, 4 555. (Continua.) PROGRAMMI =^ PROGRAMMA DEI CONCORSI AI P REMJ proposti DAL R. ISTITUTO LOMBARDO DI SCIENZE E LETTERE IN MILANO PER GLI ANNI 1886—1890 PREMI DELL' ISTITUTO. Classe di lettere e scienze morali e politiche. TEMA PER L' ANNO i886, pubblicato rs gennajo 1885. « Dell' origine, della diffusione, dei vantaggi e dei limiti di appli- cabilità delle Società cooperative di produzione, specialmente in relazione all'Italia, m Tempo utile a presentare le Memorie, fino alle 4 pomeridiane del 31 maggio 1886. Premio L. 1200. Classe di scienze matematiche e naturali. TEMA PER L'ANNO 1887, pubblicato il 7 gennajo 1886. «Determinare sperimentalmente l'influenza della densità delle so- luzioni organiche, in diversi ambienti, sullo sviluppo specifico dei microrganismi, in seguito ad un cenno storico-critico dell'argomento ». Tempo utile a presentare le Memorie, fino alle 4 pomeridiane del 1." giugno 1887. Premio L. 1200. L' autore conserva la proprietà della Memoria premiata; ma l'Isti- tuto si riserva il diritto di pubblicarla nelle sue collezioni accademiche. — LXXI — MEDAGLIE TRIENNALI per l'anno 1888. Il R. Istituto lombardo, secondo 1' art. 25 del suo Regolamento organico, «aggiudica ogni triennio due medaglie d'oro, di L. 1000 ciascuna, per promuovere le industrie agricola e manifatturiera; una delle quali destinata a quei cittadini italiani, che abbiano concorso a far progredire l'agricoltura lombarda col mezzo di scoperte o di me- todi non ancora praticati; l'altra a quelli, che abbiano fatto miglio- rare notevolmente, o introdotta, con buona riuscita, una data indu- stria manifaltrice in Lombardia. » Chi credesse di poter concorrere a queste medaglie, è invitato a presentare la sua istanza, accompagnata dagli opportuni documenti, alla Segreteria dell'Istituto, nel palazzo di Brera, in Milano, non più tardi delle 4 pomeridiane del 31 maggio 1888. IL PREMJ DI FONDAZIONI SPECIALI. Classe di lettere e seienze morali e storiche. I. — FONDAZIONE SECCO-COUNENO. TEMA PER L'ANIMO 1887, pubblicato il 28 dicembre 1882. «Trovato il modo di sensibilizzare una lastra metallica per produr- vi e fissarvi una negativa fotografica, cosi che se ne possa poi fare direttamente riproduzioni con inchiostro a olio, senza ritocchi, come da una pietra litografica, esporre il processo in un'apposita Memoria » Tempo utile a presentare le Memorie, fino a'io 4 pomeridiane del 31 maggio 1887. Premio L. 864. TEMA PER L' AIXJVO 1890, pubblicato il 7 gennajo 1885. «Fatto un quadro delle condizioni economiche dei coltivaloji, do- gli affittaioli e dei proprietari di terreni nell'alta, media e bassa Lombardia, suggerire i provvedimenti più razionali e opportuni per migliorarle ». — LXXII — Tempo utile a presentare le Memoria, fmo alle 4 pomeridiane del 31 maggio 1890. Premio L. 864. La Memoria premiata rimane proprietà dell'autore, ma egli dovrà pubblicarla entro un anno dall' aggiudicazione, consegnanaone otto copie airAiuministrazione dell'Ospitale Maggiore di Milano e una al-- l'Istituto, per il riscontro col manoscritto; dopo di clie soltanto potrà conseguire il premio. 2. — FONDAZIONE PIZZAMIGUO. TEMA PER L'ANNO 18&8, pubblicato il 7 gennajo 1886. « Del miglior ordinamento dell' istruzione superiore in generale, e in particolar modo della migliore costituzione delle scuole, rivolte alla formazione degli insegnanti secondarj. » Tempo utile per concorrere, fino alle 4 pomeridiane del 1." giugno- 1887. Premio L. 1000. TEMA PER L'ANNO 1888, pubblicato 1' 8 gennajo 188ò. «Presentare un progetto intorno all'amministrazione della giusti- zia in Italia, e negli alfari civili, che raccolga i requisiti dell' econo- mia, della celerità e della guarentigia dei diritti de' cittadini. — A raggiungere tale scopo, si presterebbe il giudizio collegiale, senza ap- pello e senza revisione? In caso positivo, se ne dimostri l'organismo pratico: in caso contrario, si addurranno le ragioni di sitTalta rispo- sta negativa, e si passerà al progetto summentovato, senza riguardo alla fatta domanda ». Ai concorrenti è lasciata piena iibertà di trattazione, con queste avvertenze: 1." che il progetto in discorso abbia ad avere esclusivamente riguardo agli affari civili. 2." ch'esso debba comprendere: a) la procedura civile ; h) V ordinamento giudiziario ; e) un piano di circoscrizione territoriale dell' autoi ita gindizia- rin, prescindendo da circostanze affatto locali. 3." che l'attenzione e il lavoro dei concorrenti si rivolgano e di preferenza alla prima parte (a), senza trascurare però le altre due (b e e). — Lxxm — La Commissione esaminatrice, nell' aggiudicare il premio, avrà speciale riguardo a quel lavoro, che dia prova della maggiore pro- fondila di dottrina e di cognizione perfetta dell' argomento trattato. Tempo utile per concorre, fino alle 4 porn'^ridianc del 31 marzo 1888. Premio L. 3000. Può concorrere ogni italiano con Memorie manoscritte e inedite. Queste dovranno essere trasmesse, franche di porto, alla Segreteria del R. Istituto lombardo di scienze e lettere nel palazzo di Brera, in Milano, nel tempo prefisso; e, giusta le norme ;icc;idi;miche, saranno anonime e contraddistinte da un'epigrafia, ripetuta! sopra una scheda suggellata, che contenga il nome, cognome e doniicilio dell'autore. Il giudizio sarà proclamato nell'adunanza solenne dell'anno suc- cessivo a quello, m cui scade il concorso. La Memoria premiata rimarrà proprietà doiranlore, ma egli dovrà pubblicarla entro un anno, insieme col rapporto della Commissione esaminatrice, e presentarne una copia al R, Istituto; dopo di che sol- tanto potrà conseguire la somma assegnata per premio. Tulli i mMiiusciitti si conserveranno nell'archivio dell' Istilulo per uso d'ufficio e por corredo de' proferiti giudizii, con facoltà agli autori di farne tirar copia a proprie spese. FONDAZIONE CIANI. tale che pc ...., - .. j, ^^^ — , . — _ triennale, di lire 1500, a un^Libro di Lettura stampato e •pubblicalo, nei periodi sottoindicali, che possa formar parte di una seiie di libri di lettura popolare, amena e istruttiva. CONCORSO PliR L'AN-fVO 1888. Per il primo di questi pieinj letteraij, cioè per lo straordinari o assegno del titolo di rendita di lire 500 annue all'autore di un LIBRO DI LETTURA PER IL POPOLO ITALIANO, si riapre il concorso alle seguenti condizioni : L' Opera dovià : Essere originale, non ancora pubblicata per le stampe, e scritta in buona l'orma letteiaria, t'icile e altiaenle, in modo che possa diven- tare il libro famigliare dei popolo ; To7no JV. Serie VI. i — LXXIV — Essere eminentemente educativa e letteraria, e avere per base le eterne leggi della morale e le liberali istituzioni, seiiz' a(jpoggiarsi a dogmi o a forme speciali di governo: restando escluse dal concorso le raccolte di frammenti scelti, le antologie, ecc., che tolgono al la- voio il carattere di un libro originale; Essere preceduta, per la necessaria unità del concetto, da uno scritto dichiarativo, in forma di proemio, che riassuma il pensiero dell'autore, i criterj che gli furono guida, e l'intento educativo che egli ebbe nello scriverla ; Essere di giusta mole ; esclusi quindi dal concorso i semplici opu- scoli e le opere di parecchi volumi. Possono concorrere italiani e stranieri di qualunque nazione, purché il lavoro sia in buona lingua italiana e adatta all' intelli- genza del popolo. I membri effettivi e onorai] del R. Istituto lom- bardo non sono ammessi al concorso. I manoscritti saranno trasmessi, franchi di poi lo, all'indirizzo della Segreteria del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, nel palazzo di Brera, in Milano, e contraddistinti da un molto, ripetuto su d'una scheda suggellata, che contenga il nome, cognome e domicilio dello autore e che non sarà aperta, se non quando sia all'autore stesso aggiudicalo il premio. I manoscritti dovranno essere di facile lettura, e i concorrenti avranno cura di ritirarne la ricevuta dall' Uftìcio di Segreteria o di- rettamente 0 per mezzo di persona da essi incaricata. II tempo utile alia prosenlazione de' manoscritti sarà fino alle 4 pomeridiane del 31 dicembre del 1887; e l'aggiudicazione del pre- mio si farà neir adunanza solenne del gennajo 1889. Un mese dopo pubblicati i giudizj sul concorso, il manoscritto sarà restituito alla persona che ne porgeià la ricevuta, rilasciata dalla Segreteria all'atto della presentazione. Il Certificato di rendita perpetua di lire cinquecento, sarà asse- gnato al vincitore del concorso, quando la pubblicazione dell' Opera sia accertata. CONCORSO TRIEIVIVALE PER GLI AlVIVr 1884, 18S7 e 1890. (1 R. Istituto lombardo ha aperto una serie di concorsi triennali a premio per l'autore del Miglior libro di lettura per il popolo italiano, stampato e pubblicato, e che risponda alle condizioni di questo pro- gramma. Di questi concorsi ne furono annunziati tre, da aggiudicarsi negli anni 1884, 1887 e 1890, e a ciascuno è assegnato un premio di L. 1500. Il primo di tali premi era pel miglior libro appartenente alla classe — LXXV — delle opere sloriche; e vi potevano concorrere tutte le opere pubbli- cate nei nove anni decorsi dal 1." gennajo 1875 al 31 dicembre 1883, Il secondo sarà pel miglior libro di genere narrativo o dramma- tico ; e vi potranno concorrere tutte le opere pubblicate dal 1." gea- uajo 1878 al 31 dicembre 1886. Il terzo sarà pel miglior libro di genere scientifico (preferendosi le scienze morali ed educative), e vi potranno concorrere tutte le opere pubblicate dal 1." gennajo 1881 al 31 dicembre 1889, L'Opera dovià essere di giusta mole, e avere per base le eterne leggi della morale e le liberali istituzioni, senza appoggiarsi a dogmi 0 a forme speciali di governo. L'autore avrà di mira non solo che il concetto dell' Opera sia di pre- ferenza educativo, ma che 1' espressione altresì ne sia sempre facile ed attraente; cosicché essa possa formar parte d'una serie di buoni libri di lettura famigliari al popolo. Possono concorrere autori italiani e stranieri, di qualunque nazione, purché il lavoro, pubblicato con le stampe, sia in buona lingua ita- liana ed in forma chiara ed efficace. I Membri effettivi ed onorari del R. Istituto lombardo non sono ammessi a concorrere. L'opera dev'essere originale, non premiata in altri concorsi, né es- sere stata pubblicata innanzi al novennio, assegnato come termine a ciascuno dei tre concorsi. Gli autori dovranno, all'atto della pubblicazione dell'opera, pre- sentarne due esemplari alla Segreteria del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, nel palazzo di Biera, m Milano; unendovi uua di- chiarazione, filmata dall'editore, del tempo in cui l'Opera venne pub- blicata. Sarà loro rilasciata una ricevuta d'ufficio del deposito fatto, all'intento di stabilire il tempo utile della pubblicazione, giusta il programmu. Le Opere anonime o pseudonime dovranno essere conlraiidistinte da un motto ripetuto su una scheda suggellata, la quale contenga il nome, cognome e domicilio dell'autore: questa scheda non sarà aperti, se non quando sia all' autore aggiudicato il premio. Le Opere presentate si conserveranno nella libreria dell' Ib,lituto, e per corredo dei proferiti giudizi. «L'Istituto, nel caso che non venga presentata alcuna Ofiera che » sia riconosciuta degna del piemio, si riserva la facoltà di premiai e » anche Opeie pubblicate nei periodi sopra indicati, e che risponda- » no alle altre condizioni del programma, sebbene non presentate al u concorso. » L'aggiudicazione del preimo sarà fatta nell'adunanza solenne del- l' Istituto successiva alla chiusura di ciascuno dei detti concoisi. — LXXVI — 4. - FONDAZIONE TOMASONI. TEMA PER L' ANNO 1886, pubblicato il 29 dicembre 1881. Un pi'emio d' italiane lire 5000 (cinquennila) a chi dotterà la nuiglior Storia della vita e delle opere di Leonardo da Vinci, mettendo parti- colarmente in luce i SUOI precetti sul metodo sperimentale, ed unen- dovi il progetto d' una pubblicazione nazionale delle sue opere edite ed inedite. Tempo utile a presentare le Memorie, fino alle 4 pomeridiane del 31 marzo 1886. Nazionali e stranieri, eccettuati i Membri effettivi del R. Istituto lombardo, sono ammessi al concorso. Le Memorie potranno essere scritte in I ngua latina, ilaliana, fran- cese, inglese e tedesca. Tutte poi dovranno essere presentate franche di porto alla Segreteria dell'Istituto medesimo. Ogni manoscritto sarà accompagnato da una lettera suggellata, por- tante al di fuori un'epigrafe uguale a quella del manoscritto, e al di dentro il nome dell'autore e l'indicazione precisa del suo domicilio. Le Memorie potranno anche esser presentate non anonime, purché non pubblicate prima della data di questo programma. La proprietà della Memoria premiata resta all'autore, eh' è obbli- gato a pubblicarla entro uu anno, previo accordo colla Segreteria del- l'Istituto pel formato e pei caratteri della stampa, come pure a con- segnarne cflnto copie alla medesima. Il giudizio verrà proclamato nell'adunanza solenne dell'Istituto, successiva alla chiusura del con- corso, ed il denaro del premio saia consegnato dopo 1' adompiiaenlo delle suesposte prescrizioni. I manoscritti non premiati rimarranno nell'archivio dell'Istituto a documento del proferito giudizio. Classe di scienze matematiche e naturali. {. — FONDAZIONE CAfiNOLA. TEMA PER L' ANNO 1886, pubblicato I' 8 genn.ijo 1885. « L' eziologia dei più comuni esantemi studiata, secondo gli odierni metodi d' investigazione. » Tempo utile a presentare le Memorie, Uno alle 4 pomeridiane del 1.° giugno I88G. Pieniio L. 1500 e una medaglia d'oro del valore di L. 500. — LXXVII — TKMA PER L'ANWO 1887, riproposto e pubblicato il 7 gennnjo -1886. « Notati i difetti dell'Amministrazione Sanitaria in Italia, esporre un ben ordinato progetto di riforme, tenendo conto di ciò che si fece pi esso le altre nazioni, specie in Iiit;hilterra e in Germania.» Tempo utile a presentale le Memorie, fino alle 4 pomeridiane del 30 maggio 1887. Premio L. 1500 e una medaglia d' oro del valore di L. 500. Le Memorie, premiate nei concorsi ordinar] di fondazione Gagnola, restano proprietà degli autori; ma essi dovranno pubblicarle entro un anno, prendendo i concerti colla Segreteria dell' Istituto, per il sesto e i caiatteii, e consegnandone alla medesima cinquanta esem- plari; dopo di che soltanto potranno ricevere il numerario. Tanto l'Istituto, quanto la rappresentanza della Fondazione Gagnola SI riservano il diritto di farne tirare a loro spesa quel maggior nu- mero di co[iie, di cui avessero bisogno a vantaggio della scienza. 6 — FO?iDAZIO^E BRAMBILLA. CONCORSO PER L'ANNO 1886. ^4 chi avrà inventalo o mtrodotto in Loìnbardia qualche nuova macchina o qtiahiani processo industriale od altro miglioramento, da cìii la popolazione ottenga un vantaggio reale e provato. Il premio sarà proporzionato all'importanza dei lavori che si presenteranno al concorso; e potià raggiungere, in caso di mciilo eccezionale, Id somma di L. 4000. Tempo utile pel concorso, fino alle 4 pomeridiane del 30 maggio 188G. I concorrenti dovranno presentare, nel termine prefisso, le loro istanze, accompagnate dagli op[)ortniii documenti, alla Segreteria del Reale Istituto lombaido di scienze e lettere, nel palazzo di Brera in Milano. 7. — FONDAZIONE FOSSATI. TEMA PER L' ANNO 1886, pubblicato il 29 dicembre 1883. « Illustrare un punto di anatomia niacro o microscopica dell' en- cefalo umano.» — LXXVIII — Tempo utile per coacoiioio, lino alle 4 poiucridiune del 31 mag- gio 1886. Premio L. 2000. TEMA PER L' ANNO 1887, pubblicato 1' 8 geuaajo 1S85 «Illustrare con ricerche oiiginali l'embriogenià del sistema ner- voso o di qualche sua parte nei mammiferi. » Tempo utile per concorrere, fino alle 4 pomer. del 1." giugno 1887. Premio L. 2000. TEMA PER L'ANNO 1888, riproposto e pubblicato il 29 dicembre 1883, «Storia critica dei più impui tanti lavori pubblicali sul cranio umano da Gali in poi. » Tempo utile per il concorso, fino alle 4 pomeridiane del 30 mag- gio 1885. Premio L. 2000. Il concorso ai premi della Fondazione Fossati è aperto a tutti gli italiani. I manoscritti dovranno essere presentali, nel termine prefisso, alla Segreteria del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, nel palazzo di Brera, in Milano. Ogni manoscritto sarà accompagnato da una lettera suggellata, portante al di fuori un'epigrafe, uguale all' epigrafe del manoscritto, e al di dentro il nome dell'autore, coli' indicazione precisa del suo domicilio. II giudizio sarà pronunciato dalla Commissione, da nominarsi dal R. Istituto lombardo di scienze e lettere ; e il premio sarà conferito nella seduta solenne successiva alla chiusura del concorso. I manoscritti premiali saranno restituiti all'autore, perchè ne cu- ri a sue spese la pubblicazione; e dell'Opera pubblicata dovrà conse- gnare, insieme al manoscritto, tre copie al R. Istituto lombardo ; una delle quali destinala alla biblioteca dell' Ospitale Maggiore , una a quella del Museo Civico di storia natuiale: dopo di che soltanto po- trà il premiato ritirare la somma assegnata pel premio. — LXXIX — 8 — FONAZIONE EDOARDO KRAMER TEMA PER L'ANNO 1888, pubblicato il 7 gennajo 1S85. 0 Riassumere e discutere i lavori di Hirn e della sua scuola e quelli di Zeuner sulle macchine a vapore, e dedurre dal fatto esame un sibteiua di principj e di forinole, le quali, applicate alle calcola- zioni pratiche relative a questa macchina, cifrano la maggior possi- bile approssimazioae coi risultati dell'esperienza ». Tempo utile per concorrere, fino alle 4 pomeridiane del 31 dicem- bre 1887. La nobile signora Teresa Kramei-Berra, con suo testamento 26 marzo 1879, legava L. 4000 da conferirsi ad ogni biennio in premio a queir ingegnere italiano, cVie avrà dato la miglior soluzione di un te- ma di scienze fisico-matematiche. A questo concorso non sono quindi ammessi che gli Italiani, pa- tentati ingegneri in Italia o fuoii, esclusi i Membri effettivi ed ono- rari dell'Istituto lombardo. Il teina del concorso sarà pubblicato nella solenne adunanza an- nuale dell'Istituto ad ogni biennio, nella quale verrà anche prefisso il termine per la presentazione delle Memorie. Le Memorie dovranno essere manoscritte ed inedite e scritte in italiano; e si spediranno, franche di porto e raccomandate, nel ter- mine prefisso dall'avviso di concorso, alta Segreteria dell' Istituto lom- bardo, nel palazzo di Brera, in Milano. — Saranno anonime e contrad- distinte da un motto, ripetuto su una scheda suggellata, che conten- ga nome, cognome e domicilio dell' autore, e la copia autentica del documento, dal quale emerga la sua qualità d' ingegnere. Non verrà aperta che la scheda della Memoria premiata. Gli au- tori delle Memorie non premiale potranno ritirare la loro scheda en- tro un anno dalla data della proclamazione dei giudizi. Tutti i manoscritti, premiati o non premiati, si conserveranno nel- r archivio dell'Istituto a guarentigia dei proferiti giudizj, lasciandosi facoltà agli autori di tirarne copia a loro spese. I giudizi saranno proclamati, e il premio aggiudicato (se sarà il caso) in una delle adunanze dell' Ktituto dell'anno successivo alla data della chiusura del concorso. Il conferimento del premio poi sa- rà dato nella prossima adunanza solenne dell' anno stesso. — LXXX — III. PREMJ STRAORDINARI. Classe di lettere e scienze morali e storiche. PREMIO COSSA. TE3IA PER L'ANNO 1887, riproposto e pubblicato 1 '8 geniiujo 1885. « Fare una esposizione storico-critica delle teorie economiche, ■finanziarie e amministrative ìiella Toscana, durante i secoli XV, XVI, XVII e XVIII; additarne 1' inllueaza sulla legislazione ; e isti- tuire opportuni ralfionli collo svolgimento contemporaneo di tali dot- trine in altre parti d' Italia. » Tempo utile per il concorso, fino alle 4 pomeridiane del 30 giu- gno 1887. Premio L. 1000, TEM4 PER L' ANNO 1888, pubblicato il 7 gennajo 1886. «Fare un'esposizione storico-critica delie teorie economiche, fi- nanziarie e amministrative in Italia durante la seconda metà dei se- colo XVI e la prima del XVII ». Tempo utile per il concorso, fino alle 4 pomeridiane del 1 giu- gno 1888. Premio L. 1000. Le Memorie devono essere presentate anonime, contraddistinte da un motto o epigrafe, alla Segreteria del R. Istituto lombardo, in Mila- no, palazzo di Brera. Le Memorie premiate rimangono pioprietà dell'autore, ma egli deve pubblicarle entro un anno, insieme col rapporto della Commis- sione esaminatrice, e presentarne una copia all'Istituto lombardo; dopo di che soltanto polià conseguire la somma. — LXXXI — NORME GENERALI PER I CONCORSI, eccettuati quelli delle Fondazioni Pizzamiglio, Ciani, Kramer, Tomasoni, Brambilla e Fossati, come pure gli straordi- nari della Fondazione Gagnola, pei quali valgono le pre- scrizioni particolari già accennate. Può concorrere ogni nazionale o straniero, eccetto i Membri effet- tivi del R. Istituto, con Memorie in lingua italiana, o francese, o lati- na. Queste Memorie dovranno essere trasmesse franche di porto, nel termine prefisso, alla Segreteria dell' Istituto, nel palazzo di Brera, in Milano; e, giusta le norme accademiche, saranno anonime e contrad- distinte da un motto ripetuto su d'una scheda suggellata, che conten- ga il nome, cognome e domicilio dell' autore. Si raccomanda 1' os- servanza di queste discipline, affinchè le Memorie possano essere pre- se in considerazione. Ad evitare equivoci, i signori concorrenti sono ancora pregati di indicare con chiarezza a quale dei premi proposti dall' Istituto inten- dano concorrere. Tutti i manoscritti si conservano nell' archivio dell' Istituto, per uso d' ufficio e per corredo dei proferiti giudizi, con facoltà agli au- tori di farne tirar copia a proprie spese. È libero agli autori delle Memorie non premiate di ritirarne la scheda entro un anno dall' aggiudicizione dei premi, i quali verran- no conferiti nella solenne adunanza successiva alla chiusura dei con- corsi. Milano, 7 gennajo 1886. Il Presidente, L. G 0 S S A / Segretari, R Ferrini e G. Strameio. ELE^^CO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al R. Istituto dal 1G agosto 1S$5 al 9G gennaio ISSG * L'asterisco * indica i libri e i periodici, die si ricevono in dono o in cambio. (Contili.^ della pag. LXix del presente tomo) OPERE PERIODICHE Abkandlnngeìi der Gross/ierzoglicli Ilesslschen Geologiscfien Landesanstalt zìi Darmstadt. - B. I, h. 2 (nebst Alias). - Darmstadt, 4 884. \bhandlungen der Historisclien Classe der K. B. Akademie der Wissenschaften. - Band XVII, 2 Abth. - Miinchen, 4 883. F. V. Bezold. Kaiser Rudolf II umi die heilige Liga. 1 Abth. — F. Stieve. Wittelsbacher Briefe aus den Jahren 1590 bis 1610. 1 Abth. Abliandlxmgen der Ma(/iemalisc/i~Pliìjsikalisclie]fi Classe der K. Bayerischen Akademie der Wissenschaften. - B. XV, 2 Abth. - Miinchen, 1885. E. Lommel. Die Beugungsercheinungen einer kreisrunden beffnung und eines Kreisrunden Schirmchens theoretisch und experimen- tell. — /. Lùroth. Ueber die Kanonischen Perioden der Abel'schen Integrale. — K. Strecker. Ueber eine Reproduction der Sie- inens'schen Quecksilbereinheit. — T. Baveri. Beitràge zur Kennt- niss der Nervenfasern. — L. v. Ammon. Ueber Homoeosaurus Maxiiniliani. *Abhaiidlungen derPhilosophischen-Pliilologischen Classe der K. Bayerischen Akademie der Wissenschaften. - XVII Band, II Abth. - Munchen, 1883. TV. Meyer. Anfang und Ursprung der latelnischen und griechischeu rythmischen Deutnng. — W. Christ. Platonische Studien. Tomo IV, Serie VI. k * — LXXXIV — *AOItandlunyen iter p/iilologisch-hisiorùchen Classe der K. Sàchsisclien Gesellschalt der Wissensc/iaften.-B. X, n. 2.- Leipzig, 1885. A. Leskìen. Untersuchungen ùber Quantitat uud Betonung in den Slavischen Sprachen. I Die quantitat iin Serbischen, *Acta Horli PelropolitnnL - T. Vili, fase. 3.- T. IX, fase. i. -St. Pétersbourg, 1884. *Acia Mathematica. Zeitschrift herausgegeben von G. Mit- tag-Leffler. - 7:1. - Stoekolm, 1885. Poincaré H. Sur un théorème de M. Fuchs, — Phragmén E. Sur un theoréme concernant les foncùous elliptiques. — Uebei' d^ Be- grenzungon von Continui. — Krey H. Ueber Systerne von Plan- curven. — R. Lipschitz. Deduction arithmélique d' une relation due à Jacobi. — E. Netto. Zur Theorie der Eliinination. *Idem. - 7:2. - Stoekolm, 1885. G. Cantar. Ueber verscbieJene Théorème aus der Theorie der Punct- mengen in einem n — fach ausgedehnten stetigen Raume Gn- — Gylden H. Die internriediaire Bahn des Mondes. — Runge C. Ueber die auflosbaren Gleichungen von der Fo' m x^~\-ux {-vzzo . — Schlàfli L. Ueber / ; — - — ; und verwandte Integrale. ' J sili bx 1 -fa;- " — Falk M. Beweis eines Salzes aus der Theorie der elliptischeu Integralen. *Idem. - 7:3. - Stoekolm, 4 885. H. Minkowski. Untersuchungen ùber quadratisclie Formen. — H. Poincaré. Sur l'equilibro d'une masse fluide animée d'un mou- vement de rotation (à suivre). Agricoltura (L') italiana, specialmente della regione centra- le, periodico mensile diretto dal prof. G. Caruso. - An- no I (li serie) fase. 6-9. - Pisa, giugno-settembre 1885. ^American Chemical Journal, ediled by Ira Remsen.-Vol.VII, n. 3-4. -Baltimore, 1885. W. A. Noyes. On the Oxidation of Benzene Derivalives witli Potas- — LXXW — s'mm Fcrricyanide. — W. A. Noyes aiid E. Moses. OxiJatioii of Mela-Nitro-Tohicne. — A. Michael. On the Decomposition of Cin- choiiine by Sodium Ethylate. — A. Michael aiid G. M. Palmer. On Simultaneous Oxidation and Rednction by Meaiis of Hydro- cyanic Acid . — A. Michael and /. F. Wing. On the Action of Alkyl Jodides on Amido Acids. — Oa Inactive Aspai tic Acid. — Wol- cott Gibbs. Researches on the Couiplex Inorganic Acids. — G. C. Caldwel and S. W. Porr. Marchand De Fecainp's Method for the Determination of Fat in Milk. — S. W. Parr. A Test of Cer- tain Methods for the Estimation of the several Alburainoids in Cow's Milli and of the Influence of the Food on the Relative Propoi'tions ot these Albuminoids. — . W. H. Perkìn. On Benzoy- lacetic Acid and Some of its Deiivatives. — A. Michael and G. M. Palmer. Ou Resacetophenone. * American (The) Journal of Philology etc- Voi. VI, n. 3. - Whole, n. 23. - Baltimore, Octobre 1885. W. D. Whitney. The Sis and Sa Aorists (6th and 7th Aorits-Forms) in Sanskrit. — R. Ellis. Reinarks on Voi. II of Kock' s Comico- ruia Atticoi uni Fiaginenta. — A. S. Cook. Vowel-Length in Old English. — E. H. Spieker. On the so-called Genitive Absolute and its Use especially in the AUic Orators. — P. B. Marcou. Two Points in French Style. Annalen der Physik und Chemie^ von Poggendorff. - Neue Folge, B. 26, h. \. - Leipzig, 1885 - n. 9-12. *Annales de la Sociélé Belge de Microscopie. - T. VI1[-X, Année 4 881-84. - Bruxelles, 1883. e. H. Delogtie. Flore cryptogamique de Belgique. — G. Pearcy. Me- thod of the hardening and seclionning fiiable and decomposed iocks, sands, clays oozes, and olher granular substances. — E. V. Ermcncjem. Recherchcs sur le microbe ducholéia asiatique. '^Annaies de la Sociélé géologique de Belgique. ~ T. IX-XI, 1881-84 - et Tables génér. des Tom. I-X. Berlin-Liège- Paris, 1882-84. G. Cotteau. Description des échinides fossiles de 1' ile de Cuba. — jL. G. De Koninck. Sur quelques céphalopodes nouveaux du cal- caire carbonifere de l'Irlande. — Sur la famille des Belleio- — LXXXVI — phoiilidae. — P. Cogcls et 0. van Ertborn. Sur la constitution géologique de la Vallèe de lu Senne. — K. A. Lossen. Sur les relations entro les plisseraents, les faillcs et les roches éruptives au Hartz. — F. Toula. Sur l'état acluel de la qnestion des trem- blements de terre.' — E. Delvaux. Sur le forage d'un puits ar- tésien, exécuté à la fabrique de M.rs Dupont frères a Renaix. — Des puits artésiens de la Fiandre. — De Textension des dépots glaciaires de la Scandinave et de la présence des blocs errati- ques du Nord dans les plaines de la Beigique. — Découverte de gisements do phosphate de chaux appartenant à 1' étage ypresien, dans le sous-sol de la ville de Renaix et dans celni de la region de Flobecq. — C. Malaise. Sur la composition du massif ardoisier du Brabant. — C. Ubaghs. La inachoire de la Chelonia Hoffraanni, Gray. — G. Cesavo et G. Despret. La Ri- cliellite, nouvelle espéce minerale des environs de Visé. — /, Fraipont. Sur les crinoides du Famennien (Dévonien supérieur) de Beigique. — W. Spring. Sur la veritable origine de la diffe- rence des dentitcs d' une coucbe de calcaire dans les parties concaves et dans les parties convexes d'un méme pli. — E. Prosi. Sur la salinite de Dumont, Ms,, chloritoide mangané- sifère. — /. Fraipont. Sur une caverne a ossements d' ursus spelaeus. — Sur les crinoides du famennien (Dévonien supérieur) de Beigique. — W. Spring et E. Prosi. Études sur les eaux de la Meuse. — Ad. Firket. Composition chiniique de quelques calcai- res et de quelques dolomies des terrains anciens de la Beigique. — G. Cesàro. De la Koninckite nouveau pbospliate ferrique hy- drate ; de la formule de la Richellite ; de 1' oxyfluorure de fer. — M. Lohcst. Recherches sur les poissons des terrains paleo- zoiques. *Annales de la Sociélé Royale malacologique de Beigique. - T. XV (li sèr. T. V), année 1880.- T. XVlll-XlX (HI ser. T. Ili et IV). - Bruxelles, aiiDée ^ 883-84. Ànnales des ponts et c/ianssées. - Paris, juillet-septembre >I885. * Annali della R. Scuola normale siiperiore di Pisa. - Della serie voi. 7 - FlosoQa e Filologia voi. 4. V, l'unioni. Le Rappresentanze figurate, relative al Mito di Ippolito. — LXXXVII — — Directoriuin hunianae vitae alias Parabolae antiquorum sa- pientum. *Annali di chimica medico-farmaceutica e di farmacologia ecc.- iMilano, settembre-dicembre i 885 e gennaio ^ 886. * Animai Reperì (II) of the Bureau of Etnologi/ lo the Se- cretarij of the Smilhsonian Inslitution I880-8Ì by J. W. Powell Director. - Washington, 1883. *Annual Report of the Curator of the Miiseum of Compara- tive Zoòlogi) al Harvard College etc, for 4 884-85. - Cambridge, 1885. *Annual Report of the Vnited Slatcs Geological Survey to the Secretar]) of the Interior^ by J. W. Powell. - Was- hington, 4 883. *An tìuario del Oùservatorioaslronómico nacional de Tacu- baya para el ano de I 884, formado bajo la direccion del Ingeniero Angel Anguiano. - Ano IV. - Mexico, 1885. *Annuaire de fAcadémie Rogale des sciences^ dcs lettres et des beaux-arls de Belgique.- Bruxelles, 4 884 et 1885. Anuuaire de /' economie politique el de la statistique^ par M. Block. -Paris, 4 885. Anmiaire géologique universel et Guide du géologue autour de la terre dans les musées, les principales collections et les gisements de fossiles et de mineraux^ par le doct. Dagincoiirt. - I. — Paris, 1885. Antologia (ISuova). Rivista di scienze, lettere ed arti, - Ro- ma, settembre-decembre 1885 e 4 886, 1-15 gennaio. *Archeografo Triestino, edito per cura della Società del Ga- binetto di Minerva, e Nuova serie, voi. XII, fase. 4-2. - Trieste, novembre 4 885. V. Joppi. Documenti Goriziani del secolo X]I e XII[. — /.. Mortcani, — LXXXVIII — Notizie storiche della città di Pirano. — E. Frauer. Esame eti- mologico di nomi geografici istriani. — C. Gregorulti. Iscrizioni inedite aqiiileiesi, istriane e triestine. — P. Pervanoglù. Dei no- mi antichi attribuiti alla città di Capodistria. — A. Puschi. Bi- bliografia. Archives des sciences physiqxies et nalurelles. - IH Pério- de. - T.XIV, n. 8-9. - Genève, 4 5 aout et 4 3 septembre 4 883. H. Schneebeli. La valeur absolue du coefficient de frottement de r aire. — F. A. Forel. La formule des seiches. — H. Vernet. Sur r organisme humaine soumis à un travail musculaire. — /. B. Schnetzler, Sur le mouvement des oscillaria. — Alph. de Candolle. L' évolution des plantes phanérogames d' apres MM. de Saport et Marion. Idem. - T. XIV, n. 4 0. - Genève, 43 octobre 4 883. E. Gautier et A. Kammermann. Résumé météorologique de l'année 1884 pour Genève et le Grand Saint-Bernard. — /. L. Soret. Sur le róle du sens du toucher dans la perception du beau, parti- culièrement chez les aveugles. — A. De Candolìe. E. Boissier, notice biographique. Idem. - T. XIV, n. 11-12. - Genève, 13 novembre et 13 dè- cembre 1883. J. Dufour. De l' inlluence de la gravitation sur les mouvements de quelques organes tloraux. — La distribution des eaux de Zurich et ses rapport avec V epidemie de thyphus en 1884. — A. Kam- mermann. Le therrnomètre à beute mouillée et son empiei pour la prévision du temps. — H. Schneebeli. Sur le choc des corps élastiques. — Ph. Plantamour. Des mouvements périodiques du sol, accusés par des niveaux à bulle d'air. — E. Yung. De l' in- lluence des variations du milie\i physico-chimique sur le liéve- loppemcnt des animaux. — W. Marcel. Sur la temperature du corps pendant 1' acte de 1' ascension. — H. Fol. Sur un microbe dont la présence parait liée à la virulence rabique. '^Archives du Musée Teyler. - Serie II, voi. II, 2 parlie. - Haaiieui, 4 883. — LXXXIX — /. Ritznma Bos. La monche du Narcise (Meroilon eqtiostris F."), ses métamoi phoses, ses moeurs, les dégàts oausés par ses larves ; et les inoyens proposés pour la délruire. — E. Van der Ven. Sur la manière dont la force éleetroinoliice de la pile à oxyde de cuivre varie avec le regime. Archives générales de inédecine. - Paris, januier 4 886. Gosselin et M. H'eret. Études espérimentales sur les pausements au sous-nitrate de bismuth. — M. E. Leudet. De 1' hypertrophie de la mamelle chez les hommes atteints de tuberculose pulmonai- re. — M. Chaput. Des fractures anciennes de la rotule; anafo- mie et physiologie pathologiques ; pronostic et traitement. — L. Galliard. Sypliilis gastrique et ulcere simple de 1' estomac, * Archives Néerlandaises des sciences exacles et naturelles^ publiées par la Société Hollandaise des sciences à Har- lera. -T. XX, liv. 3. - 1883. R. Sissingh. Mesures de polarisation elliptique de la lumière. — J. H. van'' t Hoff. L'équilibre chimique dans le systéines gazeux ou dissous à 1' état dilué. * Archivio storico italiano di Firenze, fondato da G. P. Vieus- seux etc. - Serie IV, n. 47-48 (della Collezione 149 e 150). - Tomo XVI, disp. 5-6. - Firenze, 1885. L. A. Ferrai. Documenti relativi al processo di P. P. Vergerlo, — Le carte Strozziane del R. Archivio di Stato in Firenze ecc. — ■ A, Gherardi. L'antica camera del Comune di Firenze e un qua- derno d'uscita de' suoi camarlinghi dell'anno 1303. — A. Reu- mont. L'Ungheria e la Santa Sede. * Suddetto. - Serie IV, n. 49 (della Collezione 151). T.XVII, disp. i. - Firenze, 1886. /. Del Lungo. Protestatio Dini Compagni. — F. Tocco. Alcuni capi- toli della Cronaca delle Tribolazioni. — V. La Mantia. F. P. Di Blasi, giureconsulto del secolo XVIIL ^Archivio veneto, pubblicazione periodica. - Nuova serie, anno XV, fase. 58. - Venezia, 1885. Cecchetti. La vita dei veneziani nel 1300. Parte IL II vitto. -^ — xc — Proposta e sagi.;io di un dizionario del linguaggio archivistico. — P. Pinton. La storia di Venezia di A. F. Gfròier. — V. Mala- mani. Ricerche sulle tradizioni intorno alle antiche immigra- zioni nella laguna, — G. Boni. Il muro di fondazione del cam- panile di S. Mai co. — G. Berchet. Un ambasciatore della Cina a Venezia nel 1567. — D. Bertolini. Le scoperte archeologiche nelle provinole venete nel 1884. — Epigrafi recentemente sco- perte nel sepolcreto Concordiese. — G. Giorno. Regesto di al- cune deliberazioni del Senato Misti, già esistenti nei primi 4 vo- lumi distrutti (1290-1332) e contenute nella parte superstite del voi. I (1330-1303), — Aneddoti storici e letterari. — Rassegna bibliografica. * Archivio veneto ec. - Fase. 59. - Venezia, ^1885. A. Valentini. Di Pandolfo Nassino, della sua Cronaca e di alcune lettere storiche in essa contenute. — B. Cecchetti. La vita dei Veneziani nel 1300. Parte IL II vitto. — Documenti risguardanti Fra' Pietruccio d'Assisi e lo Spedale della Pietà. — Le «Scaule» veneziane e Dante.- Dei v Libri delle Banche» dell'ex Scuola gran- de di S. Rocco.— G. Da Re, P. Sgulmero. Sul fiume Adige, di- scorso di P. Frassinelli romano. — G. Giamo. Regesto di alcu- ne deliberazioni del Senato Misti, già esistenti nei primi 14 vo- lumi distrutti (1290-1332) e contenute nella parte superstite del voi. 1.°, pel periodo da 1300 dicembre a 1303 32 febbraio m. v. — Aneddoti storici e letterari. — Rassegna bibliografica. — E. Narducci. Saggio di un catalogo dei codici manoscritti della Bi- blioteca Angelica di Roma. — C. Cipolla. Antonio Pompei. Com- memorazione. — Atti della R. Deputazione veneta di storia pa- tria. — 0. Brentari. Dell' antico splendore delle industrie bas- sanesi. ^Ateneo (V) Veneto. Rivista mensile di scienze, lettere ed arti.- Serie IX, voi. II, n. 3-6. - Venezia, setteiubre-de- cembre 1885. G. De Lucchi. F. Rossetti. — C. Anfosso. Gli animali nel mondo este- tico. — G. Pasqualigo. Posina e il suo territorio nei rapporti fisico medico-storico-statistici. — P. Cassnni. Geometria pura Eu- clidea degli spazi superiori. — E. Piccolomini. Sull'ordinamento delle facoltà di filosofia e lettere nelle Università del Regno. — — XCI — L. Sernagiotto. Natale Schiavoni e le sue opere. — C. Castori. Il giudice popolare ed il senso morale. — A. Bertolini. Il ban- chetto del Cobden Club per il Ì880. — .4. Pawaw. T. Mamiani. — • C. TriatìtafilUs. L' assedio di Missolungi. *Atfi del Collegio degl'ingegneri ed archiieUi in Roma. - An- no Vili, fase, unico.- Anno IX, fase. I. - Aprile e mag- gio 'ISSS. E. Zanotti. Sullo squadro ciclografo degl'ingegneri Fesso e Perilli per il tracciamento delle curve sul terreno. — F. Bucci. Car- ceri e architettura carceraria. Memoria. — A. Betocchi. Dei la- vori in corso di esecuzione per la sistemazione dell' alveo urba- no del Tevere. *Àtii de W Accademia Olimpica di Vicenza. - Voi. XVIII, I." e 2." semestre 4 883. G. Dal Monte. Il torrente Astico e le piene nell' autunno 1882. — A. Negriìi. A Roma nel Gennaio 1883: inaugurazione della Espo- sizione di belle arti, Congresso artistico, 4." Congresso degli in- gegneri ed architetti italiani. — C. Tunisi. Un milione di meta- morfosi (fìlosolia dell'igiene). — A. Ciscato. Antonio Pigafetta, viag- giatore vicentino del secolo XVI. — C. R. Corniani. Sull'opero- sità della donna. — A. Dal Lago. Vittorie del genio. — D. Mar- chetti. Contributi di statistica sanitaria del Comune di Vicenza pel 1882. *Atti dell'Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania - Serie III, T. 4 8. - 4 885. R. De Luca. Ovariotomia per cisti biloculare e senza aderenze. Gua- rigione rapidissima. — V. Mollame. Nuova serie di funzioni so- stituibili a quelle di Sturm, con vantaggio di calcoli occorrenti per determinare il numero delle radici reali di un' equazione algebrica. — Sul sistema di equazioni, costituito da una forma quadratica con n v.ariabili uguagliata a zero e da i od n — 2 equazioni lineari ed omogenee fra quelle variabili. — A. Cap- parelli. Azione dell'acido iodico in soluzione concentrata sui glo- buli rossi sanguigni. — Sulla eccitazione unipolare simultanea dei nervi e muscoli. — L. Ricciardi. I tifi vulcanici del napo- letano, ricerche ed osservazioni. — Sulla pretesa ricombinazio- Tomo IV, Serie VI. l — XCII — ne della miscela tonante all' oscuro. — Sulla composizione chi- mica della cenere, lanciata dall'Etna il 16 novembre 1884. — Sulla composizione chimica di alcune rocce eruttive, comprese tra il Lago Maggiore e quello d' Orla. — D. Amato. Esperienze di corso del prof. V. Meyer di Zurigo ed esperienze di corso ed originali del prof. D. Amato. — A. Aloi. Dell' inilucnza dell'elet- tricità atmosferica sulla vegetazione delle piante. — Sullo spo- stamento degli strati acquei d'imbibizione nei diversi terreni. — G. Gaglio ed E. Matlei. Sulla trasformazione della fucsina nel- 1' organismo animale. — D. Macaluso. Sul Tornado di Catania del 7 ottobre 1884. — 0. Silvestri. Osservazioni relative. — G. B. Grassi. Studi sugli artropodi. Intorno allo sviluppo delle api. — Intorno ad alcuni protozoi parassiti delle termiti. — Contri- buzione allo studio della nostra fauna. — G. B. Grassi e S. Ca- landruccio. Intorno ad una malattia parassitaria (cachessia itte- ro-verminosa o cachessia acquosa o marciaja). — G. B. Gri- maldi. Sulla dilatazione termica dei liquidi a diverse pressioni.— P. Ferrari. Sulla etiologia della pityriasis. — I bacilli dell'ulce- ra molle. *Atti della Reale Accademia dei Lincei. - Anno CCLXXXI, 4 883-84, serie in. - Memorie della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. - Roma, 1884. e. De Stefani. Escursione scientifica nella Calabria (1877-78). — G. Capellini. Il Chelonio veronese {Protosphargis veronensis, Gap.) scoperto nel 1852 nel Cretaceo superiore presso sant'Anna di Al- fredo in Valpolicella. — Giuseppina Cattaui. Ricerche intorno alla normale tessitura ed alle alterazioni sperimentali dei cor- puscoli pacinici degli uccelli. — G. L. Ciamiciaìi e P. Silber. Sui composti della serie del pirrolo; parte 1.': i derivati dell'a- cido a carbopirrolico. — Sopra alcuni derivali dell'imide succi- nica. — M. Giunti. Sull'influenza, che l'elettricità e la luce eser- citano sulla fermentazione alcoolica. — G. La Valle. Studio di due corpi della serie Maleinimide. — E. Marchiafava e A. Celli. Sulle alterazioni dei globuli rossi nella infezione da ma- laria e sulla genesi della melanemia. — G. Govi. Intorno a una deformazione prospettica delle imagini vedute nei cannocchiali. — G. Bizzozero e A. A. Torre. Sulla produzione dei globuli rossi nelle varie classi dei vertebrati. — G. Bizzozero. Sulla ■ — xeni — produzione dei globuli rossi. Appendice al [iiecedente lavoro. — R. Schiff. Sulle costanti capillari dei liquidi al loro punto di ebollizione. — Sui caaibiamenli di volume durante la fusione. G. Fratthìi. Intorno ad alcune proposizioni della teoria delle sostituzioni. — V. Oliveri e A. Denaro. Estrazione della quassi- na e studi sulla sua costituzione. — G. Ascoli. Le curve limite di una varietà data di curve. — R. Nasini e 0. Bernheimer. Sulle relazioni esistenti tra il potere rifrangente e la costituzio- ne chimica dei composti organici. *Alti sìiildettL- Anno CCLXXXII, 1884-85- Ser. IV, Rendi- conti. - Voi. I, fas. 22-28.- Voi. II, fas. I . - Roma, 1 885. *Alli della R. Accademia della Crusca. - Adunanza pubblica del 7 dicembre i 884. - Firenze, \ 885. e. Guasti. Rapporto dell' anno accademico 1883-84 e Commemora- zioni di A. Mauri e GB. Giuliani. — M. Ricci. Gio. Prati. Com- memorazione. *Alli della R. Accademia delle scienze di Torino. - Voi. XX, disp. 7-8- 1885. Ferraris. Sul metodo seguito dal doti. Ilopkinson per la determi- nazione del coefficiente di rendimento del generatore seconda- rio Gaulard e Cibbs. — A. Naccuri. Intorno ad una reconte determinaziouG della dilatazione dell'acqua da 4 a 0". — Com- memorazione di F. Rossetti. — Doma. Lavori dell'Osservatorio astronomico. — A. Arzruni. Sopra uno scisto paragonitifero degli Urali. — A. Mazzara. Nuovi azoderivati del carvacrol. — G. Daccomo. Sul tribromometanitro e sul tribromometamido- fenolo. — A. Battelli e A. Naccari. Sul fenomeno Peltier nei liquidi. — A. Battelli e M. Martinetti. Intorno alla fusione dei miscugli binari di sostanze non metalliche. — Giuseppina Cal- tani. Sulla distensione incruenta dei nervi. — V. Aducco. Con- tributo alla fisiologia del tetano nei muscoli striati. — A. Por- tis. Appunti paleontologici. L Resti di chelonii terziarii italiani, IL Resti di batraci fossili italiani. — V. Promis. Medaglia commemorativa della spedizione sarda contro Tripoli nel 1825. — E. Ferrerò. Sui nuovi studi di P. Willems intorno al Senato della Republica romana. — E. Cavalli. Le ovali di Cartesio, — XCIV — considerate dal punto di vista cineiuatico. — 0. Maliirolo. Di uti nuovo processo di subcrilìcazione nei tegumenti seminali. *Alli della R. Accademia di scienze morali e poiiiiche. - Voi. i9. - Napoli, 1885. A. Ciccone. La questione sociale economica. Opera premiala nel concorso al premio Ravizza del 1882. — Del valore d'uso e del valore di scambio. — D. laja. L'unità sintetica Kantitma e l'e- sigenza positivista. — F. Pepere. I parlamenti feudali ed il s ste- ma rappresentativo. — F. S. Arabia. Del diritto di punire se- condo la scuola positiva. *Atti della R. Accademia cconomico-agraria dei Georgofili di Firenze. - IV serie, voi. 8, disp. 2-3. (Voi. 63 della Raceolla generale). - Firenze, 1885. F. Lawlei. L'avvenire della nostra viticultura di fronte ad una in- vasione generale della fillossera. — F. Nobili. Questione agra- ria. — G. Roster. Lo studio dell' aria applicato alla igiene ed all' agricoltura. — T. De Cambry Digny. I fabbricati rurali e l'imposta fondiaria. — G. Dalgas. Della legge sulle miniere in coerenza alle disposizioni del Codice civile. — G. Paggi. Osser- vazioni intorno al progetto di un nuovo Codice penale. — A. Mi- chelacci. Intorno alle cause della pellagra. — /. Pestellini. De- gli elementi, che concorrono alla formazione del tipo nei vini, della sua costanza ed uniformità e della unificazione del mede- simo come mezzo più adatto a dare alla produzione dei vini il vero carattere dell'industria nazionale — V. Alpe. L'aratura a vapore coli' apparecchio Ceresa-Costa nella maremma toscana. — G. Vimercati. Dell'insegnamento professionale in Italia e della necessità e mezzi di favorirne l'incremento. — T. Carnei. Sullo stato presente delle nostre cognizioni sulla llora d' Italia. *Alti della Società crittogamotologica italiana, residente in \lilano. - Anno XXVIII, serie II, voi. IH, disp. 4.- Va- rese, 1 883. P. A. Saccardo ed A. N. Berlese. Catalogo dei funghi italiani. *Atti della Socielà dei Natnralisli di Modena. - Serie HI, voi. IV. - Modena, 1885. — xcv — e. Bergoìizhii. Sulla struttura dello btoiiidco deìV Alcedo hispida, e sullo strato cuticolare (corneo) nel ventriglio degli uccelli. — G. Camus e 0. Penzig. Illustrazione dell'erbario estense. — C. Lepori. Il Venturone in Sardegna. — G. ab. Mazzetti e D. Pan- tanelli. Intorno alla fauna fossile di Monlese. — L. Picaglia. Pediculini dell'Istituto anatomico zoologico dell'Università di Modena. '^Alti anzidetti. - Rendiconti delie adunanze. - Serie II, voi. II. - Modena, J884. *Àlti della Società d'ingegneri ed- architetti di Trieste. - Anno VII, fase. 2-3 - 4 885. ^Atti della Società italiana di scienze naturali. - Voi. 28, fase. I. - Milano, 1885. e. Parona. Materiali per la fauna della Sardegna. — F. Molinari. Nuove osservazioni sui minerali del granito di Baveno. — F. Bassani. Sulla probabile esistenza del gen. Carcharodon nel ma- re Titonico. — L. Picaglia. Pediculini nuovi del Museo di zoo- logia ed anatomia comparata nella R. Università di Modena. *Idem. - Voi. 28, fase 2. - Milano, 1885. G. B. Villa. Rivista geologica dei terreni della Brianza. — G. Mer- calli. Il terremoto sentito in Lombardia nel 12 settembre 1884. — L. Ricciardi. Ricerche chimiche sulle rocce vulcaniche dei din- torni di Viterbo. — A. Stopparti. Antonio Villa. — F. Bassani. Avanzi di pesci colitici nel Veronese. ^Àtti della Società toscana di scienze naturali, residente in Pisa. - Memorie, voi. VI, fase. 2 - 1885. A. Viti. Il nervo depressore nell' uomo e negli altri mammiferi. — E, Ficalbi. Sulla struttura istologica delle sacche aerifere degli uccelli. — P. Guccì. Scomposizione del gabro rosso. — L. Fac- ciola. I Blennii del mar di Messina. — C. I. Forsyth Major. I cinghiali dell'Italia. — G. Meneghini. Nuove ammoniti dell'Ap- pennino centrale. *Atti e Memorie della R. Accademia Virgiliana di Mantova. Biennio 4 884-85. - Mantova, 1885. — XCVI — G. B. Intra. Ippolito Pindemonte e l'Accademia Virgiliana. — Com- memorazione di A. Mainardi. — Agostino Paradisi e l'Ac- cademia di Mantova. — G. Da/r Oca. Commemorazione del can. prof. D. W. Braghirolli. — L. Carnevali. Sua Altezza serenissi- ma il Duca di Mantova e la sua Casa. — L'Accademia, Virgilio e i Francesi. — S. Davari. Notizie biografiche del distinto mae- stro di musica C. Monteverdi. *Atli e Memorie della Società istriana di archeologia e sto- ria patria. - Anno I, fase. i-2. - Parenzo, 4 885. G. Vassilich. Il mito degli Argonauti e le Assirtidi. — Statuto della città di Veglia. — T. Can. Caenazzo. I Morlacchi nel territorio di Rovigno. ■ — A. Gravisi. Andrea Antico. Memoria inedita del march. Gio. Gravisi. — D. F. Olmo. Descrittione dell' Histria. (Continua.) — XCVII — REALE ISTITUTO LOMBARDO DI SCIEM E LETTERE È aperto il Concorso a un terzo premio straordinario, istituito dal nob. prof. Luigi Cossa, rn. e. e Presidente dell' Istituto, sul seguente TEMA proposto e pubblicato il 4 febbraio 1886: « Fare una esposizione storica delle teorie economiche nelle Provincie napoletane dal 1735 al 1830 ». Tempo utile per il concorso, fino alle 4 pomeridiane del SO giugno 1887. Premio L. 1200. Le Memorie devono essere presentate anonime, contraddistinte da un motto o epigrafe, alla Segreteria del R. Istinto Lombardo, in Milano, palazzo di Brera. La Memoria premiata rimane proprietà dell' autore, ma, per conseguire la somma, egli deve pubblicarla entro un anno, insieme col rapporto della Commissione esaminatrice, e presentarne una copia air Istituto Lombardo. Il Segretario R. F E R R I N L — XCVIII — REALE ISTITUTO LOMBARDO DI SCIENZE E LETTERE Gli Amministratori prò tempore della Fondazione scientifica Gagnola, credono bene di avvertire che, oltre al concorso al pre- mio sul tema proclamato nell'ultima adunanza solenne del R. Istituto Lombardo di scienze e lelteie, è sempre aperto il concorso sugli argomenti specialmente designati dal benemerito Fondatore, cioè per una scoperta ben provata; sulla cura della pellagra, o sulla natura dei miasmi contagi, o sulla direzione dei palloni volanti 0 sui modi di impedire la contraffazione di uno scritto. Le Memorie relative a questo secondo concorso, dovranno es- sere presentate alla Segreteria del R. Istituto Lombardo, nel Pa- lazzo di Brera, non più tardi delle ore 3 pomeridiane del 31 di- cembre del corrente anno. Il premio è fissato per quest'anno in L. 2500, oltre la medaglia d'oro del valore di 500 lire. Il Segretario delV Istituto FERRINI. BOLLETTINO METEOROLOGICO DELL' OSSERVATORIO DI VENEZIA RIASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI FATTE NELL' ANNO METEOROLOGICO 1884-86 9 9 U iì a e b « a . .2 s s co 'a s 03 § a Oh 05 a o a. co a CCCDC50iO-r"OOT-i40CN"r< r-i C5(Ml>inoOCOCOCOOOOCOCO CrjO00cqc005'>l-r-^>i4'00CD CÓÒO5l>^CÓlÒ0ÓCÌCDo6>^CC iOcOiOiOiomioiomiOiOio «sJ-sSiOStMOr^THCOCNCTiCOGO COCOC-;C~;00pC0'rHC^O5pr-; r-;-r-C>ÌC5COo6o-riiOioa>'^c-ic^ioo^'*ir-;cq C^COCOCOCOCOCOCOCOCOCOCO t^OOO'^'^-^COr^COCOOOC^ inO5-r^iO'^CNC0C<]C0l>.vJ

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I.IC 31 6.2C 8.0C 8.9C ) 7.40 7.40 10.90 5.5C 9.50 » o.oc — !> ] 2.51 4.2- t| 4.7( 1 5 B.53 3.6 9 5.4^ ) 1.02 5.9C li ) !6 5( ) 87.7( ) .^edia Ter. mens. 3.69 Mass. ass. 11.0 il di 30 Min. ass. 4.7 ai 5 iiledia dei max. 5.45 Media dei min. 1.02 Media teinp. acqua mar. 5.99 Ac<|ua evap. 16.50 Acquii cad. Tot. 87.70 Tomo IV, Serie VI. n GX — Cennnfo ISSO o Barometro a 0.° Direzione del vento Stato del mare 1 c5 6 a. 12 m. 3pm. 9pm. Med. gior. 6 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media 1 6Ì-.2/. 64.20 63.81 64.25 |64.17 NO 0 0 NNO 0.00 2 62.34 61.91 60.93 60.56 61.49 ONO ONO OSO SSO 0.00 3 60.61 62.09 62.15 64.56 62.49 ONO ONO NE N 0.00 4 85.71 66.09 65.28 64.98 05.53 0 ONO SO — 0.00 5 61.34 60.36 60.16 58.01 59.87 NNO NNO 0 NNO 0.00 6 59.08 58.79 58.68 58.89 58.83 0 NNO NO 0 0.00 7 57.06 57.03 56.9 'i 57.08 57.04 NNE ENE ENE 0 0.00 8 54.47 53.51 52.07 49.96 52.21 NNO SO SO — 0.00 9 44.20 42.80 43.48 44.96 43.59 0 SSE SE NNE 0.00 10 49.32 49.13 48.62 47.59 48.51 N E-NNE NNO NO 0.00 11 51.22 50.60 50.11 51.57 50.84 N N NNO NO 0.00 12 49.09 48.26 50.07 51.45 49.86 NO N E E 0.00 13 52.93 52.42 51.07 50.37 51.65 NNO N N ■ NO 0.00 14 49.54 52.52 53.64 55.85 52.69 NO ONO NNO 0 0.00 15 60.93 61.75 61.07 60.94 61.34 0 ONO 0 NO 0.00 16 58.82 59.U5 58.17 57.81 58.42 NO NNE NO NE 0.00 17 53.42 52.19 51.10 50.40 51.84 NO NNO NNE NE 0.00 18 48.92 48.54 47.11 46.57 47.88 0 NO SSO — 0.00 19 45.66 44.22 42.43 40.96 40.27 N N NO NNO 0.00 20 42.11 44.20 45.27 46.26 44.12 ONO sso SO — 0.00 21 47.57 49.33 49.94 50.20 48.87 0 so SO 0 0.00 22 48.95 49.00 49.00 50.53 49.74 NO sso NNO SO 0.00 23 48.48 49.54 50.03 54.13 51.30 NO NNO N NO 0.00 24 57.97 59.47 59.54 60.28 59,12 — — — N 0.00 25 60.76 60.25 59.82 59.75 60.35 N NNE — — 0.00 26 58.47 57.72 57.41 57.44 57.91 NNE N NO NNE 0.00 27 57.00 57.43 1 57.32 57.34 57.21 NO NNO NE NNE 0.00 28 57.25 58.26 58.18 57.58 57.76 NO NNE NE NE 0.00 29 55.28 55.33 54.96 55.62 55.80 NNE NNE N N 0.00 30 53.85 54.42 54 28 55.52 51.69 N NNE NNE NE 0.00 31 55.95 56.57 57.00 56.19 56.99 NNO — — — 0.00 1, {54.59 55.33 54.33 54.73 54.69 NO N N NO 0.00 Media iJar. imns. 54.63 Venti predoni illass. 64.64 il di 1 h. 9 a Min. 4n.S9 ii di 19 h. 6 poni, nauti IV-IVO Altezza della neve non fusa — Slato del mare media 0.00 CXI — Cetiitnì O 3S§« e o Tensione de vapore Umidità relativa 6 ant. 12 in 1 3 pm. 9pm. Media giorn. 6 a. 12 in 8 pm. 9 pm Media giorn. 1 4.30 4.68 3.84 3.72 4.34 90 83 61 71 75 2 4.23 3.59 4.60 4.62 4.50 83 59 75 89 80 3 4.65 4.70 4.60 4.68 4.60 94 77 75 78 85 4 4.33 4.56 5.12 4.45 4.86 81 75 77 87 81 5 5.04 5.67 5.83 5.57 5.42 91 98 98 97 95 G 4.91 5.86 5.59 5.43 5.30 86 93 92 91 93 7 4.11 5.51 5.44 5.64 5.15 75 95 98 89 85 8 6.21 6.40 6.31 5.69 6.20 98 100 100 100 99 9 5.71 5.79 5.85 — 5.86 98 91 85 — 93 10 4.62 4.45 4.09 4.35 4.30 96 85 80 85 88 H 4.08 453 5.10 3.78 4.18 81 86 89 72 83 12 3.80 4.79 4.36 4.63 4.20 74 86 81 92 84 13 3.74 3.90 5.40 4.63 4.36 72 76 98 92 86 14 4.42 5.04 2.07 3.57 4.01 87 93 46 66 78 15 3.96 4.47 5.07 4.62 4.40 78 81 79 81 82 16 4.57 4.90 5.39 5.00 4.77 98 91 81 91 89 17 3.57 4.67 5.42 4.59 4.06 66 70 77 70 72 18 4.69 5.36 5.92 5.17 5.26 81 82 88 90 86 19 4.60 5.27 — — 4.98 91 100 100 — 95 20 4.42 5.59 5.83 5.39 5.20 85 98 98 95 91 21 4.84 5.38 5.70 5.16 5.20 93 96 95 88 92 22 5.06 5.51 5.57 5.11 5.43 98 95 97 96 98 23 5.59 6.62 7.24 6.05 6.03 95 100 100 100 97 24 5.05 5.44 5.83 5.45 5.42 100 98 100 97 98 25 6.31 6.78 7.52 6.6i 6.90 100 80 96 97 98 26 7.05 7.75 8.02 7.44 7.84 100 99 100 100 99 27 7.39 8.34 7.40 6.89 7.43 100 97 ' 92 91 96 28 7.33 8.57 7.42 7.59 7.77 90 95 86 99 94 29 8.46 7.79 8.06 7.57 7.99 100 87 96 9i. 97; 30 7.56 7.60 7.70 7.00 7.14 88 89 88 87 88 31 5.8-2 1 6.45 6 53 6.16 6.04 82 80 72 80 81 ii 5.14 5.39 5.99 5.75 5.99 86.0 90.0 83.66 90.33 88.50 Media mensile . 5.99 Mec ia meiu ile . . . . S 8.50 — r.xiv — *Idem. - Idem Classe. - ^885, IH. Whitley Stokes. A CoUation of prof. Acoli's Edition of the Old-Irish glosses at St. Gali. — Krehl. Beitrage zur muhammedanischen Dogmalik. — Wessely. Die griechischen Papyri Sachseiis. — Le- skien. Za den Werken des attkroatischen Dichters M. M.irulic. V. d. Gabelentz. Einiges ùber die Sprachen der Nicobaren-In- sulaner. — Creizenach. Ein ungedruckter Brief Gottsched' s an Grimm ùber seine Unterredungen init Friedrich dein Grossen. *Idem. - Malhematisch-Pbysische Classe 1884, h. ^-2 - 4 885, h. 1-2. K. Rohn. Ueber die Eiisthehung eines beliebigen x-fachen Piink- tes einer Fiàche aus dem gewohnlichen x-fachen Punct. — Ei- nige specielle Falle der kuinmer'schen Flàchen. — Ueber Flà- chen 4 Orduung mit acht sechz en knotenpunclen. — W. Knop. Ueber Erzeugung und Aiisscheidung von zweifach hainsau- rein Ammoniak durch die Larve der Kleidormotte. — Ueber die Aufnahme verschiedener substanzen durch die Pflanze , welche nichT zu den Nàhistoffen gehoien. — 0. Fischer. Ue- ber conforine Abbildung gewisser sphàrischer den Nàhrstoffen gehóren. Dreieche durch algebraische Functionen. — F. En- gel. Ueber die Abel'schen Relationea fùr die Theilwerlhe der elliptischen| Functionen. — F. Klein. i Zur Theorie der ellipti- schen Functionen «tt^r Stufe. — Ueber elliptische Modulfun- ctionen der niedersten Stufcn. — A. Mayer. Zur Aufstellung der Kriterien des Maxinius und Minimus der eiufachen Integrale bei variabeln Grenzweithen. — Bogrùdung der Lagrange'schen Mul- tiplicatioren-iaethode in der Variations rechtiung. — F. Hchur. Zur Theorie der Flàchen drifter Ordnung. — C. Segrc. Sur un cas particulier de la surface de Kumuier. — D. Amhronn. Zur Mechanick des Windens. — W. Scheibner. Ueber eine Tiansfor- mationsformel fùr Doppel-integrale. — A. Hurwitz. Ueber Rela- lationen Zwischen Klassenzahlen binàrer quadratischer Forinen von negative Determinante. — Ueber die Klassenzahlrelationen und Modul.ir-oorrespondeii7.en priinzahliger Stufe. — E. Pick. Znr Theorie der complexen Multiplication der eiliplischen Functio- nen. — T. Molien. Ueber gewisse, in der Theorie der eilipli- schen Functionen auftietende Einheitswurzeln. — H. Bruns. Ueber die Hot ition eines starren Kòrpors. — E. Papp':rilz. Zur ■lìj.o- — cxv — br lischcn Transforinatlon dor hypergeometrischen Functionen. — L. Scheejfer. Ueber die Bedeutung der Begriffe Maximum und Mi- nimum in der Variationsvechung Vorgelegt von A. Mayer. — C. Reinhardt. Zu Mòbius' Polyedertheorie. — W. His. Vorlegung der Tafeln IX-XIV seines embiyologischen Atlas — A. Schenk. Ueber Sii;illariostrobus. — M. v. Frcy und E. Wiedemann. Ueber die Vervvendung der Holtz'schen Maschine zu physiologischen Reiz- versuchen. — H. Credner. Die obere Zechsteinformation im Kòni- greicb Sàchsen. — P. Bledennann. Ueber Multiplicatorglelchun- gen hòherer Stufe Vorgelegt von F. Klein. — W. von Bechterew. Ueber die Schleifenschict Mitgetheilt von P.Flechsig. — A.Fi- scher. Studiea ùber die Siebròhren der Dicotylenblàtter. *Bolletlino del Consorzio agrario provinciale di Venezia ecc.- ^ e 15 settembre - 4 e 15 decembre 4 885. *Bolletlino consolare, pubblicato per cura del R. Ministero per gli affari esteri.- Voi. XXI, fas. 7-8. - Roma, luglio- agosto 1885. G. Karoio. Sur le commerce et la navigation entro le R. d' Italie et le poit du Stettin — C. Nagar. Commercio, industria e na- vigazione italiana nell'Uruguay. — H. Uuitfeldt. Sur le commerce de la Norvège pendant l'année 1884, — Ed. Traumann. Sull' in- dustria e sul commercio di Mannheim nel 1884. — R. Provenzal. Raccolta e commercio dei vini a Bordeaux nel 1884. — Notizie sulla situazione del commercio e della navigazione in quel porto nel 1884. — - L. Gioja. Movimento commerciale e marittimo del porto di Callao (Perù) nel 1884. — ■ V. Fiìizi. Movimento com- merciale della China nel 1884. — M. De Naro, Specchi statistici del movimento e delle riscossioni del Canale di Suez nel 1.° tri- mestre 1885, e movimento e i iscossioni del mese di giugno dello stesso anno. — F. Maissa. Siati d' importazione e d'esportazione della dogana di Massaua. — D. Palunibo. Stati della navigazione italiana nei porti- di Rosario, Santa-Fè e Corrientes nel 1884. *Idcm. - Voi. XXI, fase. 9, settembre 1885. G. Gallian. Sul traffico generale tra l'India e l' Italia nel quinquen- nio 1879-1884. — R. Frohelich. Il Canale marittimo di Manchester. — G. L. Avezzana. Sulla situazione agricola d'Irlanda nel 1884. — A. Geiì'ini. Rapporto ciinmerciale per l'anno 1884 sulla Laguna — cxvi — di Tri-miiK)s (Messico). — F. Lamberte)i sdraio BSf^e o O Termometro centigrado 'r-mj.craliirM lelP.icqiia m.-.nn» ad un ttiBlro ■ictlo la .su,! si.p-^r. Acqua 6 ant. 12 m. 3pm. 9 pm. Media giorn. Max. Min. li rudi cent. lAIrn Period della marea > b "3 ce 1 5.00 6.70 -.70l 5.60 i 6.30 9.10 1 4.00 9..50 n 1 nilus. 1 0.00 2 5.20 5.80 3.20 j 3.60 4.45 7.00 4.50 8 75 » i 0.90 7.40 3 -i.OO 1.30 2.80, 4.20 1.86 4.00 -1.50 8.00 » i 0.00 _ 4 4.70 5.60 6.30 5.70 5.51 6.70 2.50 8.25 » ! 1.50 5 2.'i0 4.20 5.20 4.20 3.90 6.1 0 1.30! 8.00^ llusso 1 1.20 6 O.'iO 3.60 4.10 3.00 2.55 5.20 -0.20 7.5o' » 1.40 _ 7 2.40 4.40 5.30 — 3.92 6.20 1.00 6.50 » 1.00 , 8 2.50 4.90 7.20 3.70 4.55 7.70 1.00 5.50 riflus. 1.30 _ y 2.00 4.80 5.00 2.90 i 3.50 6.70 0.60 6.00 thisso ! 1.80 1.30 10 2.80 3.10 3.40 3.70 3.Ì0 4.30 0.40 6.25 >> 1 1.80 goccia 11 2.90 4.60 5.80 4.20 4.10 5.70 2.00 5.00 » 0.40 1.60 12 2.G0 4.70 7.20 4.00 4.45 7.50 0.90' 5.00 rillus. 1 00 — 13 2.20 5.60 7.60 4.70 4.78 8.20 1 40 ! 6.00 » 0.80 — 14 2.80 5.70 0.80 6.20 5.22 9.50 2.00 ! 6.00 » 0.70 — 15 5.00 7.20 8.20 6.20 6.50 9.20 4.50J 6.50 .) 0 80 — IG 5.60 7.50 8.90 4.30 6.3» 9.50 4.50' 7.00 » 0.00 — 17 2.90 5 40 7.10 6.00 5.02 8.40 1.30 7.05 » 1.30 — IS 3.00 6.90 8.70 6.20 5.87 9 80 2.10 7.52 flusso 1.20 — 19 3.00 6.20 7.50 6.60 5.37 10.00 1.20 8.00 rillus. 0.40 — 20 2.60 5.50 6.80 6.10 5.90 7.90 0.90 8.25 tlusso 0.70 — 21 3.50 3.50 3.90 4.00 3.65 5.60 2.70 7.75 » 1.00 2.20 22 4.S0 5.60 5.80 57S 9.00 4.00 7.00 » 0.40 — 23 4.50 6.90 6.90 4.30 5.60 8.00 3.00 8.00 » 1.30 — 24 2.50 5.60 7.20 5.60 5 05 10.5.* 2.00 » 1.60 — 25 2.90 5.80 7.20 7.80 4.90 7.30 2.00 7.00 » 2 30 — 26 0.80 6.70 6.40 5.20 4.57 8.50 -0.10 7.00 riflus. 2,25 — 27 1.10 6.80 7.70 6.00 5.08 8.70 1.00 7.25 » 0.40 — 28 5.70 6.00 6.70 5.00 5.58 7.00 3.00 7.75 » 1.45 CJ ^ 3.07 5.38 6.34 4.89 4.77 7.55 1 1.88 i 6.91 — 25.90 12.50 media terni, mensile i.77 iWass. ass. [C.5 !1 di 24 h. 3 p. Min. ass. 1.5 ai 3 h. 6 a. Media dei max. 7.55 Media dei min. 1.&8 Media tenip. acipi.i mar. 6.91 4c(Hia evap. 55.90 4cqua cad. Tot. 12.50 CXXXIV FcIiSirstìo 1$«%6 Barometro a 0." Direzione del vento 6 a. Ì12m. 3pin 9 [) m . ci or. 6 ant. 12 m. 3 pili. 9 pm. 53.99 44.64 54.11 54.-15 58.07 58.79 58.12 73 40 74.5S 69 49 53.96 46.44 54.34 53.56 57.77 57.19 61.42 74.82 73.42 68.87 {52.71 1 49.78 53.19 53.5.5 58.28 57.19 02.57 74.17 7256 66.96 62. 60. 60. 60. 61. 10Ì60. 59 1 6- 52 [ 60. 47 I 61. 47|61. 72 : 62. 82|60. 42 , GO. 07|61. 77:61. 28 ! 62. 1.97 60.77 46 59.67 22 1 59 95 47 61.16 12,60.97 75 1 60.00 30 60.41 10160.63 72 60.92 8:^ 62.37 61 .33 1 62.1 8 62.73 j 63.07 63.11 63.72 63.84 64.27 64.36 64.72 63.70 1 62.66 62.04 62.32 59 83 59.56 61.25 63.07 63.81 64.18 61.73 6U.96 50.76 51.53 51.99 54.31 59.85 56.97 75.71 72.31 65,98 60. 65 60.91 60.83 62.09 61.71 60.49 <Ì0.85 60.90 61.82 62.22 61.73 63.24 63.74 64.16 63 84 62.58 61.49 58.30 58.71 52.42 NO N NE NNE 48.08 S ENE N NNO 53.16 NNO N NNE 53.93 NNE NNE NNE NNE 58 96 NNO N N NE 57.84 NO NNE NE N 61.43 NO N ESE — 74.55 N ENE N NNE 73.44 NNE ENE ENE NNE 67.73 N NNE NNO NNE 61.62 N N NNE NNE 60.46 N N N NNE 60.67 NNO NNE NNE NNE 61.30 ONO ENE NNE NNO 61.68 0 N SSE SO 60.71 ONO S NE 0 60.45 ONO — SO O.SO 60.99 NNO 0X0 — SO 61.26 NKO E SE NNO 62.42 N N SE N 61.66 N N NNO NNE 62 91 N NNE — NE 63.89 NNO ESE SE E 63.96 NNO ESE SSO SE 64.28 NNO ESE SE SO 62.97 NNO ESE SE NNO 61.91 NNO ENE SE NNO 59.22 NE SE SE NNE 1161 60 61.49 61.41 61.92 61.31 NNO SE NNE Media tti.r. mensile fil.31 Mass. 75.71 il dì 8 li. 9 i)Oiii. HIin. iiSìi il di 2 li. 6 uut belili iiredoii.iiKiiili IVO Allezz;i liellu neve non fusa — Slato ilei mare media 0.0'J CXXKV — Febitraio Tensione del vapore 6 ani 12 I». 1 5.50 -2 G.41 3 3.96 4 6.19 5 4.11 6 4.27 7 4.97 8 4.18 9 3.69 lU 3.87 11 4.12 \2 4.04 13 4.42 14 5.41 15 fi.Oi 16 5.96 17 5 55 18 5.:;9 19 4 68 20 4.06 t>l 5.10 ±2 5.62 23 5.31 24 4.99 25 4.06 26 4.12 27 4.9 i 28 3.42 3 pm. 9 i»in. .Media siorii. Umidità relativa 6 a. 112 11 3 pili. 9 pm. 6.69 I 6.37 I 5.10 i 5.56 j 4.38 j 3.77 I 4.85 j 5.16 1 4 83 I 5.55 ; i 4 87 I 4.87 I 6.72 j 5.08 j 5.11 I 6.65 i 6.50 1 5.51 1 5 28 I 5.00 5.S9 ! 6.38 5 08 4.86 3.82 4.90 5 8'i 4.87 7.18 6.81 6.5i 84 91 91 100 5.57 5.33 5.78 97 92 97 90 5 51 5'J8 5.06 78 98 98 97 5.55 5.78 5.77 97 81 78 83 4.17 3.99 4.16 73 70 63 65 3.86 4.33 4.06 88 64 80 78 5.32 ■-- 5.04 91 77 76 — 5.75 4.9i 5.01 75 78 79 83 5.20 4.49 4.65 69 76 95 80 5.55 5.77 5.26 69 95 77 97 5.24 5.17 4.83 79 76 6(5 81. 501 4.89 4.88 89 76 72 80 6 48 5.34 5.62 82 68 77 8i. 5 67 5.93 5.48 97 74 ',8 83 6.33 6.24 5.58 92 67 51 88 4.41 5.52 5.81 88 88 84 89 6.3 i 6.14. 6.13 98 97 87 8S 7.37 5.(il 5.90 95 . 74 71 79 5 57 5.58 5.40 83 7:'. 71 77 5.46 4.94 4.93 84 74 95 70 5.76 6.00 5.56 SO 100 98 — 5.85 5.95 87 9i 78 85 5.92 4.91 5.91 85 68 67 79 5.11 5.24 4.88 80 70 67 77 5.68 5.05 4.57 79 55 66 77 4.48 5.79 /,.91 85 70 80 87 6.2(> 6.14 5 48 94 79 73 87 4.79 4.13 4.36 50 68 65 61 f K^e 4.80 5.6G ').40 5.31 8:' .92 77.90' 76.33 84.86 80.86 ii;i iiieiisiif 5..;i Media iiionsilc J0.&6 CXXXVI — FeliIsraS© 1 H^G Stato del cielo Elettricità dinamica atmosferica (') 6 ant. 12 in. 3 poi. 9pni. niLMlia (iiur. () ant. 12 in. 3 pm. n Uledia 2 10 10 10 1 1 3 1 1 10 5 9 2 IO IO 3 0 10 10 10 10 1 10 .0 ! 10 !0 1 10 9 ! 10 5 1 0 i 1 0 1 2 ~) — 2 0 1 0 10 10 10 10 9 10 2 10 10 10 10 1 0 10 7 10 1 0 2 0 10 5 10 0 2 0 10 10 0 lo 0 0 10 10 7.C6 O.Oii 9(iG 0 00 0.:() 1 .(>() 4.60 4.00 0.1 -.G 10.00 8.33 8.33 3.33 10 00 10.00 3.H3 0.n() 0.83 7.33 8.83 10.00 10.00 2.83 4.17 3.00 O.OG 7.('>G 7.83 ì.ì G.28 Gli 5.33 4.88 G.OG (1) Le osservnzioni furono impedite ppv gnaslo all'elettrometro. Giorni sereni \ » nuvolosi 8 » misti 16 IVumero dei giorni: ''on piog»ia 5 - grandine 0 - neve 0 » l>rin;i 0 - temporali i1 - neUJjia 4 mim \m libri k delle opere periodiche pervenuti al Bfi. Iì«liìufo dal IO agosto flSS5 al !d6 gcnnuio ESSO L'asterisco * indica i libri e i periodici, che si ricevono in dono o in cambio. (Contili.*-' della pag. cxxvii del presente tomo) OFEllE PERIODICHE London (The) Edinlntrgli and Dnhlin Pfiilosoplìical Maf/d" zine, and Journal of Science. -Yo\. 20, n. 124-125. - London, Seplembei-october 1885. J. A. Fleming. Probleins on the Dislributiofi of Electric Currents in Netwoiks of Conductors treated by the Method of Maxwell. — T. Carnelleij. The Peiiodic Law, as liiuilrated by certain Physi- cal Properties of Organic Compounds. — J B. Dana. Origin of Goral Reefs and Islands. — /. Hopkinson. On an unnoticed Dan- ger in ceitain Apparatus for Distnbution of Electiicity. — On the Seal of the Electroinolive Foices in a Voltale Celi. — W. W. J, Nicol. On supersaluralion of Sait-Solulions. — F. Stenger. On the Electiio Coudiictivity of Gasi>s. — R. H. M. Bosanquet. Ele- ctromagnets. — ./. J. Hood. On the Iiilluence of Heat on the Rate of Chemical Change. - S. Bidweìl. On the Generation of Electric Curreiils by Sulphui Cells — R. T. Glazcbrook. A Comparison of the Standard Resislancc — coils of the British Association with Mercury Standanls cunstrncted by M. I. R. Benoit of P.uis and Heri^rStrecker of Wurzburg — on the Accuracy of Focus necessary for sensibly perfect' Definition. — L. Rayìeigh. On an Iniproved Apparatila [for Christiansen's Experimenl. — Oplical Compaiison of Method for observing Sinall Rotations. — On the Thermody- nainic Efliciency of the Termopile. — /. Kerr. Electro-optic Action of a Charged Franklin's Piate. — 0. Lodge. Sequcl to Pa[icr on the Seat of the Electroiuolive Forces in a Voltate Celi, — CXXXVIil — london (The) Edinburgh and Dublin eie. - Voi. 2<'», n. !26. ~ London, November 1885. CE. De Volson Wood. The Luininiferous Ather. — F. Hinistedt. A. De- tenrtinatioii of the Ohm. — J. Larmor. Oii the Molecular Theory of Galvanic Polariz-ition. — J. W. Clark. On the Influenee ot' Fles- sure on cerlain cases of Electrical Contluction and Decoinposi- tion. — H. Heniiessij. On the Winteis of Great Britaiii aud Ire- land, inlluenced by tlie Gutf-Slream.— On the Com|iaralive Tem- perature of the Northern and Southern Hemispheres of the Earth. — • J. J. Hood. On Retardation of Chemical Chance. — C. M. Smilli. Atmospheric Kleclricily. Suddetto. Voi. 20, n. 127. - London, fìecember 4 885. Osboine Reynolds. On the Dilalancy of Media composed of Rigid Partides in Contact. — G. Gladstoiie. On the Refraction of Fhio- rine, — T. Gray. On Measurements of the In^ensity of the Ho- rizontal Component of the E^rth's Magnetic Field made in ilie Phjsical Laboratory of the University of Glasgow. — T. Canicl- ley. The Periodic Law, as Illustrated by certain Physical Pro- peities of Organic Co.upounds. II. The Melting-and Boiling-points of the Halogen and Alkyl Componnds of the Hydrocarbon Radi- cals. — W. Raiìisay and Sydney Young. Some Therinodynamical Relations. — H. Wilde. On the Velocity with which Air rushes into a Vacuuui, and on some Phenomena attending the Di'^charge of Atmospheres of Higher into Atmospheres of Lower Densily. Suddetto. Voi. 21, 128. - London, Junuary 1886. S. P. Thompson. On the Law of the Electromagnet and the Law of the Dynamo. — L. Rayleigh. On pi of. Himstedl's Delernjination of Ihe Oiim. — E. F. Herroun. A Note on the Elccti omolive Force of ceitain Tin Cells. — W. M. Mordey. The Dynamo as a Geniralor and as a Motor. Some Analogies and Contrasts. — G. TF. Whipple. On the Verification of Thermometers at the of Fieuzing-point of Mercury. — T. Malher. On the Calibratiou of Galvanometcrs by a Constant Current. — W. iJaj?isai/. Some Thermodynamical Relations. — Some Notes by Prof.»" Ayi ton and J. Perry, on D.r Lodge's Paper on the Seat of the Electromotive Forces in a Voltaic Celi. — R Moon. On the Integration of Par- — GXXXIX — tial Differential Equations of tlie Tliird and lligher Orders. — ■ W. W. J. Nicol. — Saturation of Sall-solutions. Mathematische Ànnalen, eie. von R. F. A, Clebsch. - XXVI B., h. 4-3. - Leipzig, 4 883-86. *Mémoire.s couronnés et autres Mémoires, publiés par 1' A- cadémie Royaie des sciences, des lettres et des beaux- arts de Belgique. - T. 36. - Bruxelles, 4 884. L. Crismer. La réaction de Perkin et les lois qui la regissent. — P. de Heen. Essai de physique comparée. — F. Sautreaux. Essai d' application de la geometrie a coordonnées polygonales et po- lyèdriques, à la resolution des equations du 3. e et 4.e degré, et à la demonstration d' un certain noinbre de théorèmes d' al- gebre supérieure. — A. Willems. Notes et correclions sur l'Hip- polyte d'Euripide. — G. Tiberghien. Le temps, dissertation phi- losophique. — M. Brenet. Grctry, sa vie et ses oeuvres, ^Mémoires couronnés eie. - T. 46. - Bruxelles, 4 884. L. Richald. Histoire des finances publiques de la Belgique depuis 1830. *Mémoires de CAeadémie des seiences, belles lettres et arts de Savoje. - III Sèrie, T. X. - Chambery, 4 885. F. C. De Mareschal de Luciane. A. Champion chancellier et sa fa- mille. — L. Pillet. Urgonien Supérieur d' Ais - Les Bains. — Petit chronique (anonyme) d'un habitant d' Annecy de 1598 a 1628. — M. Girod. Les aliénés en Savoie. — D' Oncieu de la Baile. Note sur les derniers moments du poete M. C, De Buttet. — P. Mayeul Lamey. Mémoire sur le regime de circulation de la masse fluide du soleil. — F. Dcscostes. La Savoie et ses ri- chesses. ^Mémoires de V Acndémie des sciences, belles-leitres el arts de Lyon. - Classe des lettres, T. 21-22. - CI. des scien- ces, T. 26-27. - 4 883-85. fMémoires de /' Académie des sciences et lettres de Montpel- lier. - Section des sciences. - T. 4 0, 3 fase. 4 883-84. Tomo IV, Serie VI. ) 2.00 — 18 3.90 8.90 10.30 7.50 7.60 10 50 3.00 8.50 » 4.00 19 5.50 7.80 8.40 7.20 7.10 9.50 4.30 8.80 » 1.00 20 3.70 9.50 9.90 7.60 7.55 10.50 3.00 9.30 » 1.00 — 21 5.90 11.20 11.30 8.90 9.20 12.50 5.50 10.00 flusso 1.00 . 22 6.50 11.90 13-00 9.80 9.67 14.30 5.50 11.00 » 0.80 23 5.40 11.10 13.50 11.00 10.97 14.40 5.00 11.80 » 0.00 24 9.60 11.50 11.70 9.70 10.53 14.70 9.50 13.50 » 0.50 25 7.00 10.50 11.90 9.00 9.53 13.00 6.00 13.00 » 1.50 — 26 6.50 12.20 12.90 10.00 10.50 13.90 5.50 12.50 » 1.20 — 27 8.90 12.40 13.00. 10.80 11.20 14.80 8.50 13.00 » 0.85 28 8.90 13.60 14.50 12.00 12.22 15.00 7.50 7.80' 13.50 riflus. 0.50 29 10.40 14.00 15.00 13.20 12.88 16.00 13.30 i> 0.50 30 10.80 13.80 10.70 9.80 11.37 17.00 10.00 13.50 » 0.35 3.60 31 6.90 11.90 13.20 10.70 10.72 14.80 5.80 13.00 i i 5.30 — i 4.15 7.67 8.40 6.60 6.69 9.75 3.01 8.00 — 41.90 57.55 Media term. mensile 6.69 Mass. ass. 17.0 il di 30 h. 3 p. Min. ass. 2.7 ai i3 b. 6 a. Media dei max. 9.75 Media dei min. 3.01 Media temp. acqua mar. 8.00 Acqua evap. 41.90 Acqua cad. Tot. 57.56 Tomo IV. Serie VI r CXLVIII Harzo 1 9»» ti o Barometro a 0." 1! Direzione del vento li Stato del mare 1 O 6 a. 12 m. 3pm. 9pm. Med. gior. 6 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media 1 60.48 61.12 60.59 60.95 60.82 NE SE SE SE 0.00 2 58.92 60.69 58.77 57.87 59.35 NNE N NE NNE 0.00 3 51.21 46.51 43.08 39.43 45.17 NO ENE ONO ONO 0.00 4 40.92 49.55 — — 46.19 SE N SE — 0.00 5 54.83 53.90 51.79 48.69 5284 E i SE ESE SE 0.00 6 44.02 43.48 42.14 — 43.17 ONO ENE SE — 00.0 ; 7 51.22 53.56 54.80 57.01 33.93 N SE SE NNE 0.00 8 53.48 58.29 57.77 — 56.49 ENE NNO SE — 0.00 9 61.59 62.02 61.24 — 61.75 NO NE SE — 0.00 10 11.93 62.27 61.27 62.08 61.92 NE NE SE N 0.00 11 62.41 63.03 62.58 63.51 62.83 N SE SE NNE 0.00 l'2 63.44 64.49 63.89 65.55 64.83 N ESE NO SE 0.00 13 67.46 68.31 67.56 67.94 67.80 NO N NE N 0.00 14 66.59 64.61 62.69 59.16 63.35 N N SE NNE 0.00 15 52.51 50.57 50.21 51.61 51.24 NE NE 0 SE 0.00 16 50.80 51.79 53.05 53.28 52.09 NE SE SE N 0.00 17 53.58 55.13 54.81 56.90 54.76 NO N SE SE 0.00 18 58.56 60.80 60.93 62.88 60.94 0 SE SE SE 0.00 19 63.90 64.80 64.60 64.91 64.60 NO SE SE N 0.00 20 64.69 65.48 64.85 65.57 65.15 NE ENE SE SO 0.00 21 66.03 65.20 64.05 64.55 65.16 NNO ESE SE SE 0.00 22 63.32 62.76 61.81 63.13 62.87 0 SE SE SE 0.00 23 64.19 65.56 64.49 66.20 65.27 ONO SE SE ESE 0.00 24 67.93 68.08 67.44 68.14 67.84 NNO SE SE NE 0.00 25 68.38 68.18 68.23 68.19 68.18 0 SE SE SO 0.00 26 67.13 08.87 68.52 67.19 68.31 N SE SE SE 0.00 27 70.87 70.49 69.69 69.44 70.11 ONO SE SE SE 0.00 28 88 74 67.27 66.96 71.37 67.45 ENE SE SE SE 0.00 29 65.57 65.66 64.74 64.44 65.09 ENE SE N SE 0.00 30 63.74 164.41 65.68 70.11 66.01 NE SO SE E 0.00 31 74.85 172.95 69.97 68.63 70.34 NE SE SE SE a ?60.4S 61.07 60.51 60.88 60.61 NNE SE SE SE 0.00 ^} Uedia Bar. mensile 60.61 Mass. 72.95 il di 31 h. 12 poni. Min. 39.43 il di 3 h. 9 poro. Venti predominanti SE Altezza della neve non fusa 1.00 Stato del mare media O.OQ — CXLIX Marzo I HHO e 3 5 Tensione del vapore Um dita relativa 6 ant. 12 m. 3 pm. 9 pia. Media giorn. 6 a. 12 m. 3 pm. 9 pin. Media giorn. 1 3.84 4.55 5.14 5.05 4.57 74 70 78 83 74.83 2 3.35 3.67 4.50 4.33 3.96 69 66 74 71 70.33 3 5.03 5.69 6.24 5.75 5.62 96 97 97 98 97.33 4 5.56 5.02 — — 5.26 86 62 — 80.83 5 4.91 4.70 6.57 6.45 5.44 89 83 77 85 78.17 6 5.77 5.88 6.07 — 5.75 89 64 80 — 8660 7 4.89 5.03 5.07 3.55 4.56 75 75 67 52 63.00 8 2.63 5.38 4.12 3.24 4.06 50 48 60 59 65.33 9 3.26 2.79 3.03 — 3.01 04 39 50 — 54.50 10 — 2.44 2.66 3.43 3.04 — 63 43 62 51.33 11 3.56 3.98 4.54 3.44 62 68 58 59.75 12 3.14 3.43 3.92 3.32 3.60 •77 45 64 66 64.00 13 — 2.68 3.61 3.57 3.53 — , 86 55 62 54.75 14 4.68 4.65 5.67 3.83 5.15 98 98 95 100 90.00 15 6.53 6.52 6.61 6.31 6.36 100 79 98 92 95.83 16 6.63 5.05 7.12 6.28 6,46 103 69 90 92 89.67 17 6.01 5.77 7.00 5.78 6.19 95 68 79 78 80.83 18 5.49 5.71 6.07 6.55 5.80 90 57 69 85 73.67 19 5.32 4.62 6.37 5.86 5.54 80 71 59 77 71.33 20 4.68 6.43 6.65 6.84 6.12 78 79 73 86 76.67 21 6.66 7.90 8.38 7.88 7.73 92 83 84 92 74.65 22 5.97 8.69 7.11 8.09 7.67 83 81 64 89 82.17 23 6.11 8.57 7.80 7.91 7.91 89 72 64 86 82.33 24 7.92 7.31 6.83 7.01 7.08 88 65 66 76 74.16 25 5.34 6.33 7.77 5.83 5.83 71 70 65 66 69.83 26 6.17 7.42 7.59 7.04 7.04 85 63 70 84 75.33 27 7.77 7.76 7.36 7.65 7.65 92 73 54 83 75.33 28 8.17 8.47 8.55 8.52 8.52 96 82 71 88 80.99 29 9.35 9.91 10.27 9.72 9.72 97 67 81 84 87.50 30 9.41 8.94 8.94 8.64 8.64 99 70 67 88 80.83 31 5.04 7.48 7.17 6.61 6.61 08 71 63 75 68.50 0) < Si 5.57 5.43 5.81 5.42 5.42 74.44 69.94 70.21 72.38 75.41 Media measile .... 5.43 Media men.si]e 75.41 CL — la reo fl»S6 'e 3 o Stato del cielo Elettricità dinamica atmosferica (*) 6 ant. 12 m. 3 pm. 9pm. Media diur. 6 ant. 1 12 m. 3 pra. ^ pi"- diur. 1 3 2 0 0 1.33 2 10 10 10 10 10.00 3 ''i 10 5 10 2 10 10 10.00 0.00 5 2 2 7 10 5.33 6 10 10 10 — 10.00 7 10 10 10 0 7.17 8 1 0 0 0 0.30 9 10 10 10 5 8.33 10 2 1 1 2 1.17 11 1 1 1 1 1.00 12 2 1 2 1 1.33 13 1 4 3 10 4.00 14 10 10 10 10 10 00 15 10 10 10 10 10.00 IG 10 10 10 2 8.33. 17 7 3 3 0 2.83 18 3 3 2 4 3.00 19 2 7 5 5 4.17 •20 1 1 3 1 150 21 3 2 2 3 3.00 22 10 10 10 2 8.50 23 40 3 7 3 5.83 24 7 10 2 0 5.67 25 1 1 1 0 0.83 2G 1 1 2 2 1.67 27 4 1 1 0 1.G7 28 3 1 2 1 1.83 29 1 2 3 10 5.67 30 10 7 7 1 5.33 31 1 0 0 0 0.00 Ì\ 5.18 4.72 4.90 3.64 _ (1) Le osservazioni furono impedite •^" per guasto all'elettrometro. Giorni sereni 12 » nuvolosi 4 » misti io Numero dei giorni: con pioggia 7 - grandine 0 - neve 0 > brina 0 • temporali 0 - nebbia 0 ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al R. Islitiilo da! IO agosto fl$S5 al 90 gennaio 1$SG L'asterisco * indica i libri e i periodici, che si ricevono in dono o in cambio. (Contin.*: della pag. cxlv del presente tomo) OPERE PERIODICHE *Revue de /' histoire des religions^ publiée sous la direction de J. Reville. - V année, nouvelle serie- Tom. IX, n. \. - X, n. 2-3. - XI, n. 4-2. - Paris, 1884-85. ^Rivista di artiglieria e genio. - Roma, settembre 4 885. Circa gli effetti del bombardamento per le piazze e per le popola- zioni. — E. Orilia. Le ferrovie di costruzione speditiva per usi militari. — C.^ Sachero. Intorno al perforamento delle piastre- corazze. — E. Rocchi. Ordinamento e servizio del genio presso gli eserciti europei. — Una protesta del sig. Bashfort. * Idem. - Roma, ottobre-decembre 4 883. S. Braccialini. II.° Metodo per la soluzione pratica dei problemi del tiro curvo. — E. Bella. Cucine a vapore nei fabbricati militari. — Gr. Castellani. Rotazione dei proietti. — C.'Sachero. Intorno al perforamento delle piastre-corazze. — F. Setacci. Sulle tavole di tiro delle batterie di costa. — C Caveglia. Tiri al bersaglio. — A. R. Un aggiunta agli studi sul tiro a shrapnel. — G. B. An- dreoli. Sull' organizzazione dei pontieri e sul loro materiale. — F. Marini. Lettere militari del principe Kraft Hohenlohe Ingel- fingen sull'artiglieria. — A. Clavarino. Progetto di affusto da montagna a striscio. — A. Chiarie. Il calcolo grafico nei movi- menti di terra. — Alcune considerazioni sull'ordinamento dei- Tomo /F, Serte VI. s — CLII — ^^ l'artiglieria da montagna. — E. Rocchi. Ordinamento e servizio dell'arma del genio presso gli eserciti europei. ^Rivista di viticoltura ed enologia italiana, ec. - Anno IX, serie II, n. 4 6-24. - Conegliano, a. 4 885. - Anno X, n. 1-2- 1886. ^Rivista storica italiana, pubblicazione trimestrale, diretta dal prof. C. Rinaudo. - Anno II, fase. 2. - Roma, Tori- no, Firenze - aprile-giugno 1885. G. Tamassia. Osculum interveniens (Contributo alla storia dei riti nu- ziali). — G. Calisse. Il governo dei Bisantini in Italia. — G. Ron- doni. Delia vera origine di Gregorio VII e della sua leggenda. *Idem. - Anno II, fase. 3. - Luglio-settembre 4 885. I. Gentile. Il conflitto di Giulio Cesare col senato. — C. Canetla. La pace di Lodi (9 aprile 1454). Rivista Veneta di scienze mediche. - Anno II, tomo III, fase. 3. - Venezia, settembre 4 885. P. Conti. L' actinomicosi bronco-polmonare primitiva dell'uomo. — B. Luzzatto. Dell'Adonide primaverile. — E. Sordina. Due casi di resezione osteoplastica del piede. — A. Dandolo. Orchiotomia proditoria, suo valore giuridico e medico-legale. — C. Caliari. Casistica delle idatidi polmonali. — L. M. Petrone. Sulla porpo- ra emorragica idiopatica infettiva. — L. Alpago-Novello. Osser- vazioni cliniche sulla pneumonite cruposa acuta apiretica. Idem. - Anno II, tomo III, fase. 4-5 - ottobre-novembre 4 885. E. Locatelli. Ricerche chimico-legali intorno all'avvelenamento acu- to per alcool. — G. Cavazzani. Laringostenosi cicatriziale. — G. Dalle Ore. Del trattamento chirurgico di alcune cistalgie ri- belli. — F. Celotti. Contributo alla diagnosi delle malattie ence- faliche a focolaio. — V. Cavagnis. Il bacterio del colera di Na- poli. — D. A. Raro caso di avvelenamento per caffeina. — Bor- gherini. Intorno al metodo ed alla pratica importanza della nu- merazione dei corpuscoli del sangue. — L. Gòtt. La febbre pner- perale « le nostie levatrici. — F. Sloccada. — Vajuolo con- — CI.III — fluente gravissimo seguito da piemia con poliartrite suppurativa ecc. — G.B. F. Brunetti. Otite media purulenta, che datava da 35 anni, guarita iu un mese. — V. Ciccone. Contributo alla pa- togenesi della istero-epilessia organica. Rivista veneta ec. - Anno II, tomo III, fase. 6. - Dicembre ^885. P. Pfi.nnato. L'interpretazione ed il valore clinico dell» cardio-sfig- mografia. — G. Bolzoni. Note di studio sul meccanismo del parto nei vizii del bacino. — V. Ancona. Quattro allattamenti re- golari, l'uno all'altro immediati, sostenuti da una sola nutrice. F. Celotti. Contributo alla diagnosi delle malattie encefaliche a focolaio. — M. Luzzatto. Miopatie progressive primitive. — P. Ba Venezia. Della dispepsia nervosa. — L. Pasteur. La profilassi della rabbia. Idem. - Anno III, fase. \. - Gennaio 1886. A. De Giovanni. La scuola clinica e la medicina pratica. — R. Mo- scatelli. Sopra l'esistenza dell'acetone Dell'orina fisiologica del- l'uomo.— P. Pennato. L'interpretazione ed il valore clinico della cardio-sfigmografia. — F. Lussana. Della peptonuria. — G. Usi- glio. — Sul trattamento delle fratture patellari. — • F. Anderlini. Apparato pel dosamento dell'urea. — A. Minich, I prostatici. — Dott. Morpurgo. La facoltà uditiva nell'infanzia; resultati otte- nuti all'esame dei frequentatori delle scuole, per il dott. F. Be- zold. — L'orecchio, le sue malattie e la loro cura, pel dott. V. Grazzi. — F. La cellulosa applicata alle medicazioni chirurgi- che, pel dott. G. Usiglio. — Il prof. G. Valtorta. *Schriflen der Naturforschenden Gesellschafl in Danzig. - Neue Folge, VI B., 2 li. - Danzig, 4 885. *Science. - Voi. VI-VII, n. 4 33-4 53. - Cambridge, Mass. - 4 885. Séances et Iravaux de l'Académie des sciences morales et politigues. - Paris, septembre-novembre 1885. Kervin de Lettenhove. La cour du duo d' Alengon à Anvers (ISS^). -— E. de Laveleye. La propriété primitive dans les Townships — CLIV — écossais. — M. Greard. Une visite à 1' Univeisité d'Edimbourg. — A. Geffroy. Sur M. A. R. Maufras du ChàtelHer. — Sur le C. T, Mamiani, — Discours su V. Bonnet. — /. Zeller. L'Einpereur Frédéric II at - il voulu s'emparer du pouvoir splriluel dans la chrétienté et se faire pape? — F. Passy. L' instruction des femmes. L'État et l'initiative privée. — Ad. Franck. Intro- duction à la philosophie du droit civil. — H. Baudrillart. Les populations agricoles de la Touraine. — G. Picot. Les logements d' ouvriers à Londres. — P. Leroy-Bcaulieu. Sur le concours pour le prix Rossi de 1882. ^Sitzungsbericlite der Mathematisch-PltysikaUschen Classe der K. B. Àkademie der Wissenschaflen zu Miinchen. - ^885, heft 3. E. Ehermayer. Ueber die Beschalfenheit der Waldluft. — W. v. Be- zold. Ueber Herstellung des Fai bendi eiecks durch wahre Far- beiimischung. — A. Vogel. Ueber der Sauei stoffgosgehalt der Waldluft. — 0. Fischer. Ueber Flavanilin. *Silzimgsl>eric/ite der P/iilosophiscli-Philohgischen und Ei- slorischen Classe der K.B. Àkademie der Wissenschaften zu Miinchen. - i885, h. 3. Riezler. Agnes Bernauerin und die bairischen Herzoge. — Wiir- dinger. Bestrebungen des Kurfùrsten, Max Emanuel etc. — W. Meyer. Das Lied des 15 Jahrbunderts « Verkehrt ob alien wan- del. — Olhenschlager. Erklarung des Ortsnamens Biburg. *Sitzungsberichte der K. Preussischen Àkademie der Wis- senschaften. - Berlin, 1885, Januar-Juli, n. I-XXXIX. * Sperimentale (Lo)., giornale italiano di scienze mediche. - Firenze, settembre-decembre 4 885. *Sfatistica del Regno d' Italia. Popolazione. Movimento dello Stato civile. - Anno XXIIl, 4 884. - Roma, i885. Statistica civile e commerciale per l'anno 1882. - Roma, <885. Statistica delle cause di morte nei Comuni capoluoghi di — CLV — di Provincia o di Circondario e delle morti violenti, avvenute in tutto il Regno. - Anno 4 884. - Roma, 4 885. ^Statistica delle Carceri per gli anni 1884-82. -XII. - Ro- ma, 1883. (Dal R. Ministero dell' interno. — Direzione generale delle Carceri.) * Studi e documenti di storia e di diritto. Pubblicazione pe- riodica dell' Accademia di conferenze storico -giuridi- che.-Anno VI, fase. 3-4.- Roma, luglio-decembre 4 885. F. Gamurrini. Della inedita peregrinazione ai luoghi Santi nel IV secolo. — J. Alibrandi. Dichiarazione di uno specchio etrusco dei museo Kicheriano. — [C. Re. Statuto inedito della città di Bracciano. — L. Chiappelli. Nuovo esame del ms. pistoiese Giu- stinianeo. — L. Fumi. Pio II (Enea Silvio Piccolomini) e la pace di Orvieto. — C. Catinelli. Imposta sulle successioni nel di- ritto romano. — L. Bruzza. Il Regesto della chiesa di Tivoli. Osservazioni. *Studies from the Biological Laboratory - Johns Hopkins University Baltimore. - Voi. Ili, n. 4. * Tempo (II), Giornale politico-letterario-commerciale del Veneto.- Venezia, 4 885-246-321. - 4 886, n. 1-26. *Terza {La) Italia, giornale letterario-scientifico. - Anno I, n. 4 6-17. - Venezia, 4 883. *Transactions (The) of the Linnean Society of London. Zoology, lì Serie - Voi. II, p. 1 4-14. - Voi. Ili, p. 2-3. Botany, II Serie - Voi. II, p. 8. - London, 4884-83. B. Thompson Lowne. On the Compound Vision and the Morphology. — F. W. Davis On a New Species of Coela canthus (C. Tingleyen- sis) from the Yorkshire Cannel Goal. — P. H. Carpenter, L. v. Graff. On three New Species of Metacrlnus, with a Note on a New Myzostoma — A. E. Eaton. A Revisionai Monographie of Re- cenl Ephemeridae or Mayflies, p. 2-3. — T. H, Corry. Structure — CLVI — and Developinent of the gynostegimn and on the Mode of Ferti- lization in Asclepias Cornuti, Decaisna (A. Syriaca, Lino.). *Verhandlungen der K. K. Zoologisch-botanischen Gesell- schaft in Wien. - B. XXXV - 2 Halbjahr - Jahrg. 4 885. -Wien, 1886. ^Verhandlungen des Botanischen Vereins der Provinz Bran- denburg.- Jahrg. 25-26 (1883-84). - Berlin, 1884-85. *Vierteljahrschrift der Naturforschenden Gesellschaft in Zurich. - XXVII Jahrg., I heft. - 4 882. *Voce (La) di Murano. - Anno XIX, n. 16-25 - XX, n. 1-2. - Venezia, 4 885-86. *Wochenschrift des Oeslerreichischen [ngenieur-tind-Archi' teklen-Vereines.- Xìahr^., u. 34-52.- XI Jahrg., num. 4-5. - Wien, 4 885-86. *Zeilschrift der Deutsclien Geologisclien Gesellschaft von BerUn.- XXXVII Band, 3 heft, JuH-September. - Berlin, 4 885. G-. Wùrttenherge7\ Ueber den obsren Jara der Sandgrube bei Goslar. — //. Kunisch. Dactylolepis Gogolineìisis nov. gen., nov. spec. — E. Holzapfel. Ueber die fauna des Aachener Sandes und seine Aequivalente. — C. A. Tenne. Ueber Gesteine des Cerro de las Navajas (Messerberg) in, Mexico. — G. Reuter. Die Beyrichien der obersilurischen Diluvialgeschiebe Ostpreusseus. — A. Ar- zruni. Ueber einen Paragonit - Schiefer voiu Ural. — //. Cred- ner. Die Stegocefalen aus dem [Rothiegenden des Plauen'schen Orundes bei Dresden. — C. W. Schmidt. Die Liparite Islands in geologischer und petrographischen Beziehungen. — F. J."P. van Calker. Diluviales aus der Gegend von Neu-Amsterdam. *Zeitscliriften des Ferdinandeum fiir Tirol imd Vorarlòerg.- III Folge, h. 20. - Innsbruck, 1 885. /, Blaas. Ui'ber die Glacialforination ini Innthale. — F. Lampel. Her- zoii Fiiediic IV. PoUlik i^egea Frankreich und Bòhinen in dea — CLVII — Jahren 1430-1437, — A. Lindnor. Die Aufhebung der Klóster in Deutscli-tirol 178'i-1787. *Zeitschrift des Oesterreichischeti fngenieur-uiid Archile- kten-Vereins. - XXX VII Jahrg., 3 h. - Wien, 4 885. *Zeitschrift fiir Mathemaiik und Pliysik, herausg. von doct. 0. Schlòmich, doct. E. Kahl und doct. M. Cantor. - 30 Jahrg., 5 h. - Leipzig, 4 885. R. Besser. Ueber die Vertheilung der inducirten Elektricitàt auf ei- nem unbegrenzten elliptischen Cylinder. — A. Witting. Ueber die Lage der Verschwindungspkte einer ganzen Function. — R. Heger. Bernerkungen zum Paschal' schen Satze ùber Kegel- schnitlsechsece. — 0. Baumgart. Ueber das quadratische Re- ciprocitàtsgesetz. *Idem. - 29 Jahrg., 6 heft. - Leipzig, 4 885. R. Besser. Ueber die Wertheilung der inducirten Elektricitàt auf ei- nem unbegrenzten elliptischen Cylinder. — L. Geisenheimer. Nàherungsformeln fùr Inhalt und Oberflàche niedriger Flàchenab- schnitte. — D. Bobylew. \]>ìher die relative Bewegung eines Punk- tes in einem ;in continuerlicher Deformation begrifTenen Medium. * Zoologischer Aiizeiijeì\ herausgegeben von prof. J. V. Ca- rus. - Vili Jahrg., n. 201-214. - Leipzig, 4 885. BOLLETTINO METEOROLOGICO DELL' OSSERVATORIO DI VENEZIA COMPILATO DAL PROF. AB. MASSIMILIANO TONO Aprile iHf^G 6 ant. Termometro centigrado 12 m. 3 pm. 9 pin. Med. Max, Min. l'empernlura Jeir acqua marir ad un metro sotto la sua siijje Gradi cent. Ii.i2m. Period della marea Acqua 1 9.0 13.6 14.1 11.1 12.01 15.0 7.8 15.00 riflus. 2.00 2 9.5 15.1 16.6 18.6 12.85 17.5 8.5 14.50 » 2.00 3 9.5 16.3 16.3 14.0 14.02 17.5 8.8 14.50 V 0.00 4 9.3 15.9 17.1 14.2 11.62 18.6 8.3 15.50 llusso 0.90 5 11.3 15.4 16.9 14.4 14.46 18.5 10.0 15.25 » 0.85 6 9.4 16.4 15.4 13.6 13.68 17.0 8.5 15.75 » 1.10 7 11.7 16.3 17.0 13.4 14.55 17.5 10.8 17.50 fi 1.00 8 9.5 13.2 15.8 12.9 14.75 16.8 8.5 16.00 » 2.20 9 12.4 13.5 135 13.4 13..30 15.0 11.7 15.75 » 0.80 10 13.6 12.5 13.9 11.3 12.78 14.0 12.2 15.25 » 0.35 11 9.3 12.4 11.4 10.7 10.87 13.5 9.0 15.25 » 0.70 12 9.2 12.0 14.3 13.8 12.38 15.5 7.2 14.25 » 0.30 13 11.3 10.5 11.5 9.7 10.70 15.0 9.5 12.75 rillus. 4.60 14 9.3 15.6 16.3 12.4 13.27 17.5 9.0 13.50 » 2.70 15 11.4 13.3 13.0 10.6 11.87 17.0 9.6 14.50 » ■2.80 16 10.3 10.8 12.3 10.6 11.00 14.0 9.0 13.50 » 2.0 0 17 9.5 12.4 14.2 12.0 11.93 14.8 9.0 13.50 » 2.10 18 10.6 14.5 44.6 12.3 12.78 15.6 9.5 14.75 » 0.90 19 10.2 15.5 16.0 16.4 14.80 18.6 10.8 14.75 > 1.50 20 13.4 14.6 14 2 12.5 13.57 16.0 12.8 16.00 (lusso 2.40 21 11.3 14.3 14.6 12.3 13.17 16.0 10.5 15.50 B 0.50 22 11.3 15.2 15.0 13.0 13.52 16.5 10.5 16.25 » 1.80 23 13.3 15.7 15.2 13.6 14.50 17.0 12.0 16.50 > 0.90 24 120 15.7 17.8 15.6 15.45 18.5 108 17.25 9 1.60 25 14.0 16.7 18.1 14.6 15.92 19,2 12.7 17.75 riilus. 2.90 26 15.2 19.1 19.7 16.9 17.58 198 12.0 18.00 llusso 1.40 27 15.0 19.4 21.0 17.1 18.11 20.5 12.2 19.25 llusso 2.00 28 14.7 19.8 19.0 16.4 17.47 20.2 13.0 20.75 riilus. 1.50 29 16.7 19.0 19.3 17.5 18.05 19.9 14.4 19.75 llusso. 1.90 30 15.0 18.1 19.1 15.5 17.05 19.3 13.4 19.00 riilus. 1..50 11.62 15.03 15.651 13.61 13.91 17.06 10.43 15.26 rinuss, 145.20 22.90 Media Ter. nien?. 13.91 Mass. ass. 2,05 il di 27 Win. ass. 7.2 ai 12 Media dei max. 17-06 Media dei min. 10.43 Media temp. acqua mar. 15.26 Acqua evap. 16.50 Acqua cad. Tot. 22.90 Tomo IV, Serie \L. t CLX — Aprile 1$8G o Barometro a 0.° Direzione del vento Stato del mare Media 6 a. 12 in. 3pm. o Med. 9 pm. ^ gior. 6 ani. 12 m. 3 pm. 9 pm. 1 68.54 69.81 70.31 70.97 09.88 SE SE SE SE 0.00 2 70.83 70.41 71.17 70.23 70.74 NNO SE SE SE 0.00 3 70.44 70.68 70.08 69.80 70.13 N SE SE SE 0.00 4 87.94 68.00 66.23 65.92 67.30 N SSO SE SE 0.00 5 64.22 64.60 63.40 63.63 04.04 NO SE SE SE 0.00 6 62.33 61.68 60.41 59.14 60.94 NE SE SE SO 0.09 7 57.33 58.22 58.83 62.26 59.29 SO SO SE SE 0.00 8 63.63 63.26 62.03 61.26 62.58 NNE SE SE SE 0.10 9 58.61 56.57 53.65 53.15 55.64 NE SE NNE SE 0.10 IO 47.47 47.67 47.15 48.00 47.47 SE SE SO SE 0.65 11 50.34 50.89 51.19 52.80 51.55 NE SE SE N 0.17 12 52.42 51.24 52.22 53.20 52.94 NE E N SE 2.50 13 53.50 56.58 58.22 58.52 56.01 SE SE NE N 0.83 14 57.31 55.77 54.76 55.68 56.03 ONO NO SE SE 0.00 15 54.58 53.98 52.58 54.35 53.53 NO, SE SE NE 0.17 16 52.40 52.67 53.87 54.60 53.50 SO N SE NE 0.00 17 57.05 58.99 58.73 59.73 58.62 NNE SE SE SE 0.00 18 59.49 59.69 57.47 55.97 57.97 N SE SE NE 0.00 19 52.35 53.26 51.49 50.95 51.80 NE SE NO NO 0.01 20 50.65 51.69 50.55 51.89 51.27 NO SE SE NE 0.43 21 52.31 54.54 54.84 58.02 54.89 SO SE SE NE 0.00 22 60.17 61.63 61.73 62.93 61.51 NNO SE SE SE 0.33 23 64.83 65.97 65.63 65.46 65,40 SE SE SE SE 0.33 24 65.27 65.27 05.55 64.21 64.20 S SE SE SE 0.00 25 63.57 63.63 63.27 62.73 63.22 OSO SE SE SE 0.00 26 62.27 61.78 61.11 59.89 61.69 ESE S SE SE 0.00 27 59.49 58.59 57.13 57.00 58.24 N SE SE SO 0.00 28 29 55.91 55.95 55.03 55.61 56.15 NO SE SE SSE 0.00 54.92 54.77 54.99 53.61 53.96 SE SE SE SE 0.47 30 54.78 55.35 54.94 57.29 56.04 0 SE SE SSO 0.18 -= ^58.83 59.16 58.63 58.93 58.92 NE SE SE SE 0.25 aiedia Bar, nieus. 58.92 Mass. 71.79 il di 2 h. 9 a. Min. 47.15 il di 10 h. 6 pom. Vcuti predomiuanti SE Alteza della iif've non fusa — Stalo del mare iiieiUu 0.25 — CLXI — .&piilc IS«<> 3 •3 Tensione del vapore Umidità relativa 6 ani. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media giorn. 6 a. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media giorn. 1 7.23 8.05 6.69 8.50 7.62 83 67 56 86 72.83 ■2 7.05 8.66 12.69 7.97 8.87 79 67 64 69 70.67 3 8.69 9.78 9.97 10.57 9.74 96 70 72 82 80.67 4 7.95 1(1.61 10.88 10.05 9.88 92 79 74 82 80.07 5 9.18 9.61 8.40 9.64 9.22 93 75 59 81 75.50 G 8.57 8.03 10.11 10.35 9.29 97 59 77 88 80.00 7 8.93 9.27 10.63 9.10 9.66 88 67 74 79 77.67 8 6.64 7.84 6.71 6.82 7.04 72 69 57 61 64.17 9 8.69 10 48 10.81 10.92 10.32 81 89 94 95 90.83 10 10.86 9.51 9.86 8.38 9.60 89 89 84 84 85.17 H 8.04 7.84 7.90 7.85 7.84 91 74 77 60 77.00 12 7.07 8.94 7.79 10.00 8.00 81 85 66 71 75.50 13 8.38 8.87 7 67 8.15 8.25 8 4 90 81 91 86.33 14 7.40 7.01 7.85 8.32 7.76 84 53 57 78 70.00 15 8.14 7.53 7.53 7.61 7.79 79 66 66 80 74.67 16 7.00 6.74 7.67 8.45 7.32 76 70 65 99 77.17 17 699 8.33 8.33 8.21 8.29 78 77 77 75 77.67 18 9.10 9.67 8.88 9.01 9.06 94 78 72 84 82.33 19 7.78 8.52 9 94 8.49 8.91 73 75 74 57 75.50 20 9.60 10.19 9.70 10.15 9.97 84 82 75 94 85.50 21 8.99 8.36 9.51 9.51 9.45 90 76 80 89 85.17 22 7.90 9.41 8.50 8.50 8.22 79 63 68 77 70.17 23 9.16 7.56 8.52 7.72 8.44 80 59 66 67 68.17 24 8.B3 9.52 8.85 9.06 9.00 77 72 62 69 69.50 25 10.03 8.65 10.17 10.39 9.84 84 GÌ 66 84 73.60 26 11.15 9.76 10.72 10.44 10.68 84 57 69 72 68.20 27 9.17 9 92 10.93 8.97 9.85 71 GO 64 59 64.17 28 10.07 10..55 10.96 11.18 10.47 80 62 65 75 69.00 29 11.63 10.47 11.67 12.35 1175 77 67 70 79 73.83 30 12.89 12.41 11.78 11.57 12.05 95 80 72 87 81.83 il 8.03 9.04 9.37 9.59 9.16 83.00 68.20 73.43 78.47 76.03 Meiiiii nicu.^ile 9.1G Media mensile 76 .09 CLXII 1SS4 Stato del e ielo Elettricità dinamica o c5 atmosferica (') 6ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media diur. 6 ant. 12 m. 3 pm. 9pm. ^ 1 0 0 0 0 0.00 2 1 1 1 1 1.00 3 3 7 3 1 3.00 4 4 10 10 5 0.62 5 10 3 2 0 0.43 6 8 10 10 10 0.88 7 8 6 5 0 5.00 8 3 10 5 10 6 83 9 10 10 10 10 10.00 10 10 10 10 5 8.83 H 10 5 3 4 4.17 12 7 10 9 9 9.17 13 10 10 10 10 9.83 14 9 10 10 10 7.33 15 10 10 10 10 10.00 16 9 10 7 10 8.8:5 17 9 10 5 9 7.67 18 5 5 5 7 5.33 19 10 10 10 10 9.67 20 5 10 10 10 6.17 21 10 10 3 8 7.67 22 10 8 10 9 9.00 23 10 7 5 5 6.50 24 2 5 3 3 3.00 25 1 1 1 0 3.40 26 2 2 1 1 1.60 27 4 10 2 2 4.00 28 3 o 4 2 4.00 29 3 A 3 2 3.16 30 10 10 4 3 7.00 1 ij 0.53 7.30 5.70 5.53 6.34 (1) Le osservazioni furono impedite per guasto all'elettrometro. Giorni sereni ^ » nuvolosi di » Diisti 11 IN liniero dei giorni : con pioggia 6 - grandine 1 - neve 1 » brina 1 - Icniporali 3 - nebbia 6 CLxni — naggio B»!^f; o 5 Termometro centigrado T'.'mperalurri dell'acqua marina ad un metro sullo la .sua super. Acqua 6 ant. 12 m. 3 pin. 9pm. Media giorn. Max. Min. Gradi cent. h.liim. Period della marea Ì5 > u (D n -a 1 14.8 19.7 20.0 17.7 17.60 20.3 ! 13.2 20.0 llusso 1.30 1.50 2 15.3 17.1 19.2 15.6 17.72 19.8 12.5 10.0 » 2.70 — 3 10.3 13.8 14.5 10.6 12.17 15.0 9.6 18.5 riflus. 4.70 4 9.6 14.7 15.9 15.3 13.73 16.5 8.5 16.2 )) 4.25 0.20 5 11.3 15.0 15.2 14.4 14.23 18.0 9.0 17.2 llusso 3.00 — G 11.6 14.9 14.9 11.9 13.20 15.8 10.8 16.0 » 2.00 — 7 10.0 13.1 15.5 12.9 13.10 15.8 8.8 16.5 » 1.50 — 8 10.2 15.0 15.0 12.2 13.75 15.5 8.5 16.5 » 2.00 — 9 10.6 16.4 16.1 14.4 14.50 17.0 9.8 16.7 » 1.50 10 13.0 18.2 18.2 16.4 10.73 20.5 12.0 17.5 riilus. 1.20 — 11 15.2 16.2 11.2 16.2 16.00 17.5 14.6 17.2 » 2.00 — 12 14.0 19.0 18.6 16.0 16.90 20.5 13.2 17.2 » 0.80 — 13 16.0 18.2 17.6 10.6 16.85 18.5 15 2 17.5 » 1.10 — 14 15.6 17.8 16.6 16.0 16.57 18.8 15.2 17.5 » 1.20 — 15 11.2 15.0 17.5 15.0 14.72 18.5 9.8 17.0 » 140 — 16 13.0 12.0 13.4 13.0 13.53 17.5 10.8 17.5 flusso 1.10 — 17 11.6 160 17.0 14.6 14.75 17.5 10.5 19.0 ') 2.00 — 18 14.2 18.0 18.0 16.6 16.97 20.0 12.8 18.5 s 2.00 19 16.8 20.0 19.9 18.4 18.92 21.2 12.8 19.5 » 1.00 — 20 18.6 20.0 20.6 21.0 20.23 23.5 16.8 21.0 li> 1.20 — 21 19.6 23.6 26.6 22.7 23.22 27.8 17.0 22.0 llusso 1.30 22 19.8 27.2 28.5 23.8 2498 29.5 19.0 23.7 flusso 2.00 — 23 21.6 24 2 24.6 23.2 23.40 27.5 19.0 24.7 » 4.00 — 24 20.4 21.0 26.0 23.6 23.40 27.0 19.0 25.5 riflus. 3.10 — 25 20.0 25.2 25.2 22.0 23.03 27.0 18.0 25.0 flusso 3.00 — 26 18.2 23.8 24.2 23.2 22.27 25.0 17.5 26.0 9 3.70 — 27 19.6 24.6 24.8 22.6 23.10 2G.5 16.2 25.0 » 2.60 — 28 20.4 24.6 24.B 24.2 23.48 25.9 16.0 25.5 1» 2.00 — 29 18.6 23.8 ^24.0 22.3 2l'.35 25.0 17.0 24.5 » 3.20 — 30 20.4 24.5 24.6 23.2 23.27 27.0 18.5 25.0 » 2.00 1.10 31 20.4 22.4 24.2 24.0 22.93 25.8 18.0 23.7 » 2.20 — [ 15.43 11.19 19.57 17.88 18.11 21.17 18.84 17.53 jtlusso 67.65 ! 2.80 Media terni, mensile 18.11 Mass. a.ss. 29.5 il di 22 b. 3 p. Min. ass. 8.5 ai 4 h. 5 a. Media dei max. 21.17 Media dei min. 18.84 Media Icmp. acqua mar. 17.53 ilcqua evap. 67.65 Acqua cad. Tot. 2.80 — CLXIV — Maggio BSS® u Barometro aO." 1 Direzione del vento 3 6 a. 12 in. 3 pia. 9 pili. Med. gior. 6 ant. 12 m. 3 pin. 9 pm. 57.13 55.74 G0.04 61. IG 6G.68 62.68 59.83 63.64 61.83 5963 55.48 56.72 56.17 51.51 53.42 60.37 G8.64 67.95 66.68 65.71 64.60 63.67 63.36 60.90 58.61 59.88 59.34 5914 60.06 00.72 59.33 57.72 54.79 59.72 62.63 66.12 62.22 59.93 62.72 61.66 59.00 55.69 57 .9'! 55.27 49.44 55.18 61.75 68.01 68.37 67.18 65.04 65.68 63.62 63.50 60.62 59.36 59.34 58.64 60.00 60.72 60.76 61.29 56.39 54.1 1 59.12 62.93 64.72 61.51 59.93 6 1 .93 60.61 57.77 55.65 57.97 54.61 49.41 55.51 64.06 66.70 67.77 66.75 65.17 63.99 63.51. 6 1.1 '2 59.05 59.73 58.60 58.04 59. i9 60.60 60.76 61.01 57.13 55.81 61.26 65.53 64.73 61.63 62.96 61.63 60.12 56.94 55.57 56.77 53.47 52.97 58.30 65.16 67.11 67.40 66.32 63.00 03.77 63.43 61.61 59.44 59.22 58.46 58.74 60.53 59. 8 i 61.42 61.04 57.07 5Ì.96 60.41 63.35 65 26 61.80 61.39 61.94 60.29 58.30 55.45 57.25 55.01 51.19 50.36 62.77 67.88 67.86 66.56 64.44 64.38 63.67 62.9:2 59.32 59.06 58.23 58.62 59.59 60.28 61.02 60.34 N NNE NO NNE NO ENE ONO SO NE NNE N N SE SE NE N NNE NNO ENE ENE ENE N NNO N SO SE NE SE N N NNO SE SE NE SE SE SE SE SSE SE SE S SE SE SE SE NE SE SE SE SE SE SE SE SE SE SE SE SE SE SE NE SE SE SE SE NE NO ENE SE SE SE SE SSO SE SE SE SE SE |SE SE SO SO E SE SE SE SE SO SE SE SO E NE SE SE SE SE SE SE SE SE SE SE SE SE E SE SE SO SE SE SE SE SE SSE SE NNO SE E SE SE ESE SE ^* 60.66 61.76 C0.30 159.88 60.55 SE SE SE Media Rar. mensile 60.65 Mass. 68.6) il di IS li. 9 ant. Dliii. 49. il il di li li. 4.C poin. Venti predominanti SE Altezza della neve non fu$a 0.00 Stato del mare media O.OJ CLXV — Marzo Tensione del vapore 6 aut. l'i m. 3 pm. 9 pin. Media "iorn. Umidità relativa 6 a. 1-2 in. 3 [im. 9 piti. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 2ì 26 27 28 29 30 31 12.34 12.74 9.90 9.95 4.00 4.39 3.49 5.32 5.64 5.32 5.85 7.30 5.09 7.90 6.09 6.15 8.33 7.29 9.32 7.43 9.04 7.43 10.29 9.22 ll.Oi 10.35 11.71 12.67 8.56 11.57 9.08 8.76 7.37 8.60 9.39 6.82 10.27 9.08 12.24 11.57 13.33 14.06 12.16 10.09 15.37 16.92 15.37 16.14 3.90 11.93 12.29 13.32 13.14 15.13 15.16 14.81 10.87 14.85 13.20 12.33 14.56 7.48 12.84 11.91 3.31 3.95 6.39 7.74 6.82 6.39 7.97 7.96 9.22 10.00 11.3t 11.60 9.18 8.34 6.91 8.93 10.93 11 01 13.40 13.88 14.94 16.14 12.79 14.81 14.44 12.73 14.73 12.27 1144 11.57 10 51 3.18 5.74 6.03 6.83 7.41 7.84 9.07 9.10 9.22 10..58 11.85 10.30 9.95 8.09 6.39 10.21 11.78 11.61 14.67 13.81 66.55 15.18 13.86 15,09 15.67 10.85 11.04 13.08 12 28 10.65 3.63 4.48 5.80 6.95 7.(J0 6.83 8.23 8.48 8.93 10.35 11.06 11.12 9.04 8.-;6 6.97 9.60 10.57 11.68 13.59 13.95 16.07 15.67 12.10 13.57 14.39 13 57 13.50 13.25 12.63 98 76 43 38 57 57 61 61 77 89 70 86 77 88 87 81 73 78 73 77 78 69 85 85 58 71 82 85 71 76 81 76 60 39 42 42 58 71 48 56 51 07 66 80 76 70 83 53 58 59 66 04 49 72 73 47 02 65 66 69 5i 58 67 63 75 81 61 73 49 58 64 57 53 48 67 73 55 66 62 54 67 53 50 74 76 71 81 27 33 29 39 49 49 62 66 53 67 50 74 53 74 49 66 67 73 85 75 78 73 51 72 75 62 73 62 76 70 71 71 1C> 71 81 60 10.15 10.55 10.48 10.55 10.28 73.70 62.56 58.46 68.50 ììicaia measile .... 10.28 ledia mensile .... 66.44 — CLXVI — B .^^e ■3 State ) del cielo Elettricità dinamica atmosferica G ant. 12 m. 3 1)111. 9pin. Media diur. 6 ant. 12 in. 1 3 pm. 9 pm. Media diur. 1 7 9 1 1 4.C7 1.6 0 0 0 0.25 2 1 1 2 2 1.83 0.1 0 1.0 0 0.02 3 1 1 5 3 2.67 0 0 0 0 0.00 4 10 10 7 2 7.G7 0 0 0 0 0.00 5 0 0 0 0 0.02 0 0 0 0 0.00 6 7 G 8 5 6.G7 0 0 0 0 0.00 7 7 8 8 4 G.17 0 0 0 0 0.00 8 G 10 7 0 G.50 0 0 0 0 0.00 9 8 2 2 0 2.50 0 0 0 0 0.00 IO 10 8 8 10 9.17 0 0 0 0 0.00 11 10 10 10 10 10.00 0 0 0 0 0.03 12 10 8 10 10 8.50 0 0 0 0 0.00 13 10 10 10 10 10.00 0 0 0 0 0.0(J 14 10 9 10 5 8.17 3.0 2.8 0.4 0 0.57 15 IO 8 8 8 8.17 0 1.2 0 0 0.90 IO 8 10 10 8 8.G7 0 1.8 0 0 0.30 17 8 8 4 0 4.00 0 0 0 0 0.00 18 2 2 2 0 1.67 0 0 0 0 0.00 19 <2 0 2 0 1.00 0 0 0 0 0.00 20 0 0 0 0 0 00 0 0 0 0 0.00 21 0 0 0 0 0.00 0 0 0 0 0.00 22 0 0 1 2 0.83 0 0 0 0 0.00 23 6 3 3 3 4.17 2.0 0 0 0 0.39 24 3 6 8 G 4.83 0 0 0 0 0.00 25 0 2 2 0 4.17 0 0 0 0 0.00 2G 1 0 0 1 0.67 0 0 0 0 0.00 27 0 7 7 8 5.33 0 0 0 0 0,00 28 2 2 8 10 5.67 0 0 0 0 0.00 29 1 10 10 10 6.83 0 0 0 0 0.00 30 9 8 10 10 8.50 0 0 0 0 0.00 31 10 10 8 10 9.67 0 0 0 0 00.0 1 5.17 ì 5 52 5.52 4.45 5.07 0.17 0.16 0.05 0.00 0.08 Giorni sereni 7 B nuvolosi 11 » Diisti 13 Media mensile dell' olellricilù fl.OS Numero dei giorni: con pioggia 3 - grandini; 2 neve 0- I' hriiia 0 • temporali 3 nebbia 0 Media dello slato del cielo 5.07 CLXVII GiiBsrno 1SS6 """" Temperatura Termometro centigrado dell' acqua marma ad un metro Acqua '5 o solki la sua super. 6 ani. 12 m. 3 pm. 9 pin. Med. Max. Min. Gradi cent. Period della Ì2 s gior. Il.l2m. marea ce 1 20.6 26.4 26.0 1 24.2 24.43 28.0 17.8 24.5 ritliis. 3.00 2 22.7 26.4 28.9 1 25.4 25.88 29,0 19.0 25.0 ilusoo 2.30 — 3 22.0 26.6 26.6 25.2 25.35 29.0 20.9 26.3 » 2.40 — 4 21.8 26.8 24.4 23.2 24.13 28.0 20.5 27.0 J 2.90 — 5 20.8 26.0 25.0 22.4 23.23 28.0 18.0 26.0 » 2.60 2.20 6 19.0 20.8 21.6 19.2 20.10 26.0 16.5 25.5 » 2.00 14.20 7 20.0 23.7 24.2 20.6 22.02 25.2 17.8 24.0 B 1.00 0.80 8 18.4 24.2 23.6 21.6 21.75 25.2 16.0 24.8 » 3.00 — 9 16.2 18.3 17 8 17.4 17.62 19.0 14.8 23.0 » 2.00 17.20 10 15.9 20.0 20.4 18.2 18.55 21.2 14.8 21.0 » 0.00 3.20 11 16.8 16.8 20.0 17.2 17.97 21.2 15.0 21.5 rillus. 1.00 7.20 12 17.2 22.2 20.4 18.6 19.55 23.8 15.0 22.0 » 1.00 — 13 17.6 21.2 22.8 18.6 20.47 23.5 15.8 22.5 (lusso 2.00 — 14 16.6 20.6 22.2 18.0 19.10 24.0 15.5 22.0 riflus. 1.00 31.00 15 Ì8.5 24.1 26.4 23.0 22.93 27.0 16.5 23.0 » 2.00 — 16 19.1 22.4 23.2 20.4 21.33 24.0 17.5 23.5 » 2.70 0.30 17 1G.6 20.6 214 16.4 18.20 21.8 15.5 22.5 tlusso 4.00 — 18 14.6 17.0 16.8 16.2 16.30 18.0 13.0 22.5 » 2.40 — 19 13.1 16.3 17.0 14.6 11.90 17.5 12.0 21.0 » 2.00 21.60 20 13.4 18.2 19.4 18.2 17.08 20.5 12.6 — — 1.15 20.30 21 14.4 20.0 20.3 15.8 17.40 20.5 12.6 20.3 flusso 1.20 3.60 22 15.2 18.2 20.6 16.4 17.77 21.5 14.0 21.5 » 1.50 7.60 23 15.8 19.4 18.8 19.0 17.87 21.5 14.0 21.0 » 2.00 0.40 24 18 9 23.3 — 20.2' 21.12 24.0 170 22.0 > 1.50 — 25 19.8 21.9 22.6 20.4 21.42 23.5 19.0 22.8 » 0.90 — 2G 20.1 24.9 25.2 21.6 23.00 26.0 18.0 24.0 rillus. 1.30 — 27 20.3 26.2 26.2 ' 21.6 23.00 28.0 19.5 25.0 » 1.70 goc. 28 20.0 23.5 2't.4 23.6 22.98 27.0 18.0 25.3 » 3.00 goc. 29 20.5 25.2 27.2 23.9 24.37 29.0 18.0 25.5 » 2.30 — 30 21.6 24.6 22.0 21.4 22.30 25.5 20.0 27.0 » 2.10 0.30 ai V 1 ] 18.54 21.52 25.94 20.15 20.73 j 23.33 1 16.48 23.50 i llusso 57.95 129.90 1 Media Ter. mens. 20.73 lUass. ass. 20.0 i dì 2 e 29 Miu. ass. 12.0 il di 19 Media dei max. 23.33 Media dei miu. 18.48 Media temp. acqua mar. 23.50 Acqu;» evap. 57.95 Acqua cad. Tot. 129.90 Tomo iV, Serie VI. u GLXVIII Ciiugno 1SS6 'e o Barometro a 0.° Direzione del vento Stato del mare O 6 a. 12 m. Bpm. 9pm. Med. gior. 6 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media 1 60.52 59.72 58.81 59.17 59.34 NO SE SE SE 0.00 2 59.02 60.20 58.30 57.45 58.70 NE SE SE SE 0.00 3 57.87 57.99 56.85 56.25 57.58 NNO SE SSE SE 0.00 4 55.87 56.80 56.32 55.77 56.07 N SE SO E 0.33 5 55.49 54.94 53.77 53.42 54.54 ONO SE SE SO 0.50 6 53.23 53.78 53.11 53.98 53.55 SO SO E NE 0.00 7 54.15 54.38 54.32 54.32 54.37 so SO SE SE •0.00 8 55.52 54.69 53.28 52.88 53.70 so S SE SE 0.00 9 52.52 52.90 51.45 53.82 52.64 NO SO SO N 0.00 10 54.14 55.64 55.78 56.52 54.96 N SE SE ONO 0.00 11 55.04 55.70 56.83 56.62 55.94 N NO ONO N 0.17 12 57.64 57.03 55.11 56.62 56.34 NNO SE SSE SO 0.00 13 55.30 54.76 53.00 54.50 54.19 ONO NO SE SO 0.00 14 54.62 55.53 54.42 55.12 54.98 NE N SO SO 0.00 15 57.37 57.81 55.91 56.69 56.89 SO SO SO ESE 0.00 16 54.30 54.95 55.56 55.19 54.91 NO SE SSE SE 0.07 17 55.53 55.55 54.79 55.95 55.38 NE ESE SSE NE 1.33 18 55.26 55.15 54.69 55.07 54.82 N N NO ESE 0.17 19 53.85 53.09 53.01 51.75 52.82 N N NNO N 0.50 20 46.17 48.26 47.60 49.20 46.84 NE SSO SE E 0.83 21 49.20 49.25 50.03 51.38 50.29 NE ONO E N 0.17 22 53.39 54.49 53.24 56.09 54.66 NNO SE SSE SE 1.33 23 57.39 58.35 58.03 57.75 57.85 NNO SE SE SE 0.00 24 58.29 59.12 59.38 61.07 59.68 N SSO SE SE 0.67 25 63.68 64.42 62.72 63..33 64.62 SE SE SSE SE 0.17 26 62.37 61.74 60.88 60.64 61.30 NE SE SE SE 0.00 27 59.29 59.00 58.58 58.70 58.35 ONO SE NO NO 0.00 28 58.76 59.19 57.76 58.64 5i^.48 N SE ESE 0 0.00 29 59.60 60.11 59.44 58.74 159.32 NO SE SSE NO 0.00 30 57.81 57.42 57,44 57.09 57.00 NE 1 ONO SE NNO 0.00 ^ 156.11 56.39 55.70 55.46 55.34 NE SE SSE SE 0.06 S. r Media Bar. nieiis. Ó5.34 Mass. 64.42 il di 25 h. i2 ni. min. 49.2:) il dì 21 b. 6 ant. Venti predominanti SE-NE Altez7a della neve non fusa — Stalo del mare media 0.06 — CLXIX — Giugno ISSO 3 6 Tensione del vapore Umidità relativa 6 ani. 12 VII. 3 pm. 9 1.1 in. .\Iedia giorn. 6 a. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media giorn. 1 12.84 13.76 13.22 13.82 13.30 71 54 50 59 58.00 -) 15.55 16.00 13.55 16.85 15.65 74 63 52 70 63.50 3 16.29 17.31 15 84 15.91 16.38 84 65 62 67 79.67 4 13.99 14.59 13.04 14.88 13.82 72 60 57 71 62.67 5 13.64 12.46 12.67 12.49 13.42 75 51 5i 66 62.00 6 12.84 16.00 13.89 IS.'JO 13.56 81 85 78 81 79.00 7 13.08 11.92 11.50 11.37 11.77 74 58 51 58 59.67 8 10.79 12.57 12.81 14.75 ■ 12.59 68 58 61 77 61.67 9 12.83 12 94 12.73 11.81 12.42 94 83 84 80 83.17 10 12.15 14.32 14.57 13.51 13.55 90 81 85 88 85.67 11 13.05 11.18 11.39 11.36 11.95 92 78 65 78 78.33 12 10.96 11.83 14.65 11.95 12.52 74 58 83 75 73.17 13 11.75 11.25 12.11 11.73 11.90 79 6a 59 76 66.67 14 10.85 11.39 121C 11.73 11.67 79 63 62 76 71.83 15 10.06 11.25 11. 2t 12.30 11.07 62 50 45 59 52.67 16 11.71 14.34 13.86 13.35 13.47 72 70 64 74 71.50 17 12.23 9.65 10.18 9.08 10.07 72 56 53 68 63.17 18 9.83 8.09 9.12 10.08 8.91 76 55 64 70 63.67 10 9.12 9.16 9 39 11.01 9.87 76 66 66 9i 78.00 20 10.54 10.35 12.18 13.08 11.58 91 66 73 84 78.33 21 10.45 12.80 11.48 10.54 11.00 85 88 80 70 78.67 22 11.18 11.92 11.32 11.25 11.42 87 79 63 83 75.67 23 11.37 11.58 13.02 12.47 12.11 85 70 81 75 78.17 24 13.62 15.46 15.16 12.07 14.08 8i 62 85 71 75.20 25 15.21 13.10 15.58 15.49 14.57 89 66 77 87 79.50 'U 14.96 11.14 11.71 14.75 12.71 85 48 50 77 73.33 27 14.26 14.86 11.69 13.15 13.64 81 60 51 69 67.83 28 12.20 12.85 13.32 14.19 12.77 64 60 57 65 59.83 29 11.10 13.29 13.65 10.60 1218 64 55 61 48 55.67 30 13.85 13.63 12.28 14.03 13.43 73 60 63 75 60.00 1 ] ^^-^^ 12.70 12.93 12.76 12.58 77.77 64.20 63.91 73.90 70.35 Media nien&ile 12.58 Media mensile 70.. 3.") CLXX — Ciiaesrno 1SS< o 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 2U 30 Stato del cielo 6ant. 12 m. 3 pm. i 9 pin. Media diur. Elettricità dinamica atmosferica 6 ant. ì''2 m. 3 pm. 9 pm. il^^''' ^ diur. 7.no 3 3 3 3 3 2 9 2 3 9 9 10 5 2 10 10 10 3 3 10 10 9 10 10 2 5 3 8 2 5 7 10 10 10 10 10 10 8 5 8 10 10 8 10 10 5 8 10 10 3 8 10 5 4 8 1 2 2 8 8 2 3 10 9 3 2 10 9 10 10 10 10 10 10 10 10 10 5 5 8 7 7 10 10 5 1 7 10 10 5 2 8 ò — 2 10 5 8 10 1 1 2 7 9 10 10 10 8 5 7 3 5 R 7 4 10 10 8 9 0.13 5.93 6.50 3.17 2.17 5.67 5.17 7.33 9.00 4.33 6 33 10.00 8.50 8.67 6.33 0.67 7.83 3.00 5.50 6.17 9.83 10.00 8.33 7.3:5 8.67 8.00 4.60 7.17 3.00 8.67 5.50 6.17 9.50 0.00 0 0- 0 0 0 0 1.0 0.4 0.9 L 0.9 0 0 0 0 0 0 10.0 1.6 0 0 0 0 0 0 0 0 0 6.63 0.00 0 0 0 0 0 0.6 0 0 0 0.19 0.03 0.00 0 0 0 0 0 1.0 0 0 0 0 0 0 0 0 i 0 0 0 0 0 0 0 0.3 -0.01 0.00 0 0 0 0 + 0.6 0 0 0.6 0.6 0 0 0 0 0 0.2 0 0 J.O .5 0.19 0.00 0.00 0.00 0.00 0.48 0.60 0.00 0.00 0.00 0.37 0.12 0.43? 0.00 0.00 0.28 0.00 0.03 0.00 0.00 0.43 0.57 0.33 0.37 ì.OO •)0 + 0.10 biorni sereni 4 » nuvolosi 16 D misti il) Media mensile dello stalo del cielo 6.63 Ntinicro dei giorni: con pioggia 14 - grandine 2 - neve '1 « brina (J - temporali 6 - nebbia 2 Media mensile dell" elettricità 0.10 CLXXI -— 1SS6 T.n,p.,-atm-» r Termometro centigrado dell'acqua incrina ad un inc-lro Acqua | o sotlo la .sua super. 6 ant 12 m. r, in Media 3 Din. 9uin. ^ ^ giorn. Max. Min. (ii-Hdi Period cent. della li.lSm marea « ec 3 1 19.6 21.9 23.2 20.2 21.40 24.2 ■ 17.0 25.0 rillus. 8.00 "2 18.2 23.4 23.7 21.8 21.97 24.2 17.0 25.3 » 3.00 — 3 21.0 2'k2 24.0 23.0 23.33 25.8 19.0 26.0 flusso 3.50 4 21.6 25.9 26.0 23.9 24.37 27.5 20.0 26.0 » 2.80 — 5 21.0 24.9 27.4 25.9 25.02 28.5 19.5 26.5 » 2.00 6 22.0 27.1 27.0 24.8 25.20 28.2 20.8 27.0 » 2.00 7 24.8 27.0 26.6 25.0 25.85 28.0 22.8 27.0 » 2.50 — 8 21.6 20.2 25.4 20 8 24.85 27.2 20.6 27.7 riflus. 2.60 — 9 22.6 23.8 25.9 20.8 23.48 27.9 18.8 28.0 » 1.80 1.10 10 19.0 24.6 26.2 20.3 22.45 28.5 17.8 26.7 flusso 1.60 — 11 16.2 19.4 19.8 19.2 18.77 21.8 14.8 26.5 riflus. 3.50 12.30 12 J6.6 21.6 22.4 21.2 20.62 23.8 14.8 23.8 » 140 0.80 13 20.4 24.2 24.8 21.8 22.90 25.8 17 5 23.8 » 1.50 — 14 21.3 25.4 26.0 23.8 24.37 26.5 19.3 24.8 » 2.00 — 15 20.4 24.1 21.6 18.6 22.08 25.0 195 24.8 flusso 150 13.00 10 18.6 23.0 23.0 21. i 21.73 24.0 16.4 24.8 » 2.00 — 17 20.8 24 4 25.2 25.0 23.75 20.0 19.0 25.0 » 1.40 18 20.6 24.2 26.4 23.6 23.93 2ii8 19.5 25.0 » 2.40 19 21.6 27.0 28.5 26.0 26.02 30.1 21.0 26.0 » 2.00 20 23.0 28.6 28.9 28.0 27.15 30.0 21.0 29.0 s 2.20 — 21 25.4 31.8 3->.5 31.9 30.07 33.5 22.0 26.8 t 2.20 22 25.6 28.9 29.9 28.4 28 60 30.5 24.0 29.8 » 2.50 23 27.2 29 4 30.1 27.2 28.62 31.0 24.8 29.0 » 3.00 24 25.3 29.9 30.2 27.6 28.22 32.5 23.0 30.0 » 3.00 25 23.6 27.4 29.2 27.6 27.05 30.8 21.8 29.0 » 2.20 26 25.0 28.8 28.8 26.0 27.43 30.0 23.0 29.0 > 2.00 27 24.6 28.8 29.0 26.4 27.30 30.0 22.0 29.5 rillus. 2.60 28 20.6 23.4 26.3 24.4 23.33 27.5 18.7 27.3 » 3.00 29 20.0 23.9 25.0 23.6 23.33 26.5 17.5 27.0 » 2.70 30 19.6 24.2 26.3 26.6 25.58 26.8 17.5 26.5 flusso 2.40 31 21.6 25.4 26.2 24.2 24.58 27.0 20.0 26.5 » 2.00 — 21.53 25.33 26.36 24.01 24.71 27.85 19.63 26.42 flusso 2.33 27.20 SI i 1 .Wedia terni, mensile 24.71 Mass. ass. 33.5 il di 21 h, 3 p. Min. ass. 14,8 ai H e 12 h. 4 a. iliedia dei max. 27.85 Media dei min. 19.03 Media temp. acqua mar. 26.42 Acqua evap. 2.33 Acqua cad. Tot. 27.20 CLXXII EiUglào ESS6 o Barometro a 0.° Direzione del vento Stato del mare 1 c5 6 a. 12 m. 3 pm. 9 pm. Med. gior. 6 ant. 12 ni. 3 pin. 9 pm. Media 1 58.21 59.20 59.20 61.68 59.95 NNO SE SE NE 0.00 2 63.31 64.53 63.04 64.94 63.99 N SE SE SO 0.00 3 65.65 65.69 65.08 65.75 65.11 N SE SE OSO 0.00 4 64.24 63.80 62.30 62.10 63.10 N S SSE SO 0.00 5 61.86 61.02 60.52 60.95 6116 N ESE SSE E 0.00 6 61.30 59.17 60.45 60 90 60.03 N SE SE SE 0.00 7 61.35 61.15 60.07 58.96 60.21 SS SE SE ESE 0.00 8 58.19 57.07 56.49 56.32 57.24 NO SE SE SO 0.17 9 55 67 54.62 54.01 53.71 54.39 SE N SE N\0 0.00 10 55 41 58.04 58.14 60.32 57.68 ONO SE SE NE 0.17 11 61.79 62.87 61.70 60.14 61.26 NNE ENE ENE N 1.33 12 64.02 6 5.00 63.37 63.23 63.67 ONO SE SE SE 0.00 13 63.32 62.83 59 96 61.34 61.89 NO SSE SSE SE 0.00 14 59.64 58.84 55.61 56.22 58.53 ESE SE SE SE 00.0 15 53.76 54.08 54.44 57.30 55.53 NNO ENE S NE 1.33 16 58.76 59.10 58.86 58.79 58.61 N E ESE SE 0.00 17 57.68 59.64 59,20 59.06 58.66 N SE SE SE 0.00 18 59.86 60,62 59.96 59.82 59.89 N SE SE SE 0.00 19 (.0.62 61.35 61.10 61.37 60.80 NNO SE SE SE 0.00 20 62.46 63.60 60.90 64.50 63.98 ONO SE SE SE 0.00 21 64.77 64.43 64.33 63.26 64.02 NO SO SE SE 0.00 22 G2.0G 61.55 60.40 58.33 6019 ONO SE SE SE 0.00 23 57.75 57.23 55.40 54.21 55.98 SE SSE SE SE 0.00 24 53.65 53.93 53.06 53.21 53.55 NE SE SE SE 0.00 25 55.55 55.75 55.29 56 00 55.63 N SE SE SE 0.00 26 56.30 56.35 55.10 54.65 55.39 NNE SE SE SE 0.00 27 52.15 52.07 50.65 52.55 52.96 NNO SE SE NO 0.83 28 54 60 57.49 58.08 59.29 56.94 SE NE SE E 0.00 29 62.96 63.42 62.92 62.42 62.92 NO SE SE SE 0.17 30 63.72 63.80 61.15 60.40 62.10 NE SE SE SE 0.00 31 59.82 58.05 57.02 54.39 57.11 NE SE SE SE 1 0.00 - ì 1 >59.05 60.71 59.09 59.22 59.47 N-NO SE SE SE 0.01 Media Bar. mensile r.9.47 Mass. 65.79 il di 3 h. 9 aiit. Min. 50.33 il di 27 h. 6 poin. Veuli predoiiiiuanti SE-NO Altezza della ueve non fusa 0.00 Stato del mare media O.Ol — CLXXIII 18S6 o O Tensione del vapore Umidità relativa 6 ant. 12 111. 3 pivi. 9 pm. Media giorn. 6a. 12 m. 3 pin. 9 pin. Media giorn. 1 11.71 11.01 12.49 13.38 12 06 72 59 59 76 64.33 0 11.49 12.88 10.14 11.06 11.35 73 59 46 56 54.00 3 1U.96 14.02 11.71 11.98 12.48 59 62 50 57 57.00 4 12.91 12.06 13.11 13.89 13.00 66 48 53 66 59.33 5 15.09 15.28 18.17 13.20 16 30 87 58 67 61 68.66 6 17.60 10.82 17.69 16,16 17.18 90 03 64 69 70 66 7 16.86 16.82 18,04 19.65 19.48 72 63 70 83 72.50 8 15.43 17.32 21.39 14.92 16.60 78 70 69 82 71.83 9 16.58 15.12 17.56 13.64 16.16 79 69 69 75 73.00 10 14.94 10.06 15.48 12.40 14.88 90 71 62 70 73.83 11 lO.bl 9 88 9.48 10.14 10.02 76 59 55 61 62.16 12 9.78 9.86 11.73 11.85 11.06 70 52 62 63 61.33 13 11.20 1 1 .34 13.11 14.51 12 32 61 50 57 74 59.00 14 14.87 13.86 13.7.3 16.80 15.47 78 58 52 80 66.66 15 16.15 16.11 16.33 13.68 15.83 91 76 87 85 84.83 16 12.36 13.25 12.25 12.09 12.64 76 63 63 68 65.00 17 14.65 11.79 12.32 10.33 12.86 83 51 51 43 60.00 18 13.14 13.00 12.47 16.65 13.70 76 58 49 75 62.66 19 15.95 14.81 15.85 19.04 16.75 82 56 58 76 67.00 20 17.14 18.18 17.49 17.61 17.58 81 65 63 66 66.66 21 18.29 16.86 17.53 16.2! 17.10 76 48 48 47 54.83 22 19.82 17.68 17.68 18.59 16.61 75 60 60 62 62.83 23 20.33 17.83 17.96 18.17 19.46 77 57 58 67 64.33 24 19.04 18.54 22.38 Ì8.77 19.24 76 59 70 67 67.00 25 13.53 18.17 18.97 20.90 17.22 62 67 63 74 66.50 26 19.65 19.09 19.81 2095 19.99 85 64 67 84 71.83 27 18.30 19.61 21.07 15.53 18.29 82 67 7i 61 70.00 28 12.35 11.13 19.48 ;13.28 13.71 65 52 77 60 63.16 29 11.10 8.93 11.59 Vi .93 10.53 64 41 49 55 49.00 30 12.41 12.51 14.21 14.39 12.78 72 56 50 66 58.00 31 13.82 16.50 1695 14.81 15.51 68 68 66 66 66.50 1 l 14.79 14.43 15.6G 14.44 14.90 75.57 63.30 60.80 67.70 64.97 Media meusile .... 14.90 Media mensile 64,97 CLXXIV — 1»S6 'S Stato dei cielo Elettricità dinamica atmosferica 3 6 6 ant. 12 m. 3 pm. 9 pm. Media diur. 6 ant. 12 in. 1 3 pm. 9 pm. Media diur. 1 8 3 10 3 5.33 0 0 0 0 0.00 2 3 1 5 10 4.00 0 0 0 0 0.00 3 5 1 2 3 2.67 0 0 0 0 0.00 ■'i i 1 o 7 3.50 0 0 0 0 0.00 5 9 3 1 6 4.17 0 0 0 0 0.00 6 8 2 2 0 2.67 0 0 0 0 0.00 7 2 4 2 3 2.50 0 0 0 0 0.00 8 8 3 9 10 7.17 0 0 0 0.05 0.01 9 5 5 10 3 6.87 0 0 0 0 0.00 10 8 o 4 8 4.50 0 0 0 0 o.uo 11 7 10 5 8 7.83 0 0 0 0 o.uo 12 2 2 2 1 1.67 0 0 0 0 0.00 13 2 l 1 8 2 33 0 0 0 0 0.00 14 5 3 7 2 3.83 0 0 0 0 0.00 15 9 10 10 10 9.83 0 -0.80 41.40 -fO.80 +0.23 16 7 2 2 2.50 0 0 0 0 0.00 17 7 1 1 2.00 0 0 0 0 0.00 18 1 ■1 1 1.00 0 0 0 0 0.00 19 1 1 1 1.00 0 0 0 0 0.00 ■20 1 1 1 1.00 0 0 0 0 0.00 21 1 1 1 1.00 0 0 0 0 0.00 22 1 1 2 1.50 0 0 e 0 0.00 23 2 1 5 2.67 0 0 0 0 0.00 24 5 3 5 3.67 0 0 0 0 0.00 25 1 1 o 1.33 0 0 0 0 0.00 26 2 1 1 1.17 0 0 0 0 0.00 27 1 3 10 10 6.00 0 0 0 0 0.00 28 3 1 2 1.G7 0 0 0 0 0.00 29 3 1 1 1.50 0 0 0 0 0.00 30 1 1 1 1.17 0 0 0 0 000 31 8 8 7 6.50 0 0 0 0 00.0 « ( 3.88 2,G8 4.11 3.31 3.38 0.00 -0.03 -} 0.05 +0.03 + 0.08 E. 1 Giorni sereni 1.^ » nuvolosi l^ ■ misti 6 Media mensile dello slato del cielo 3.38 Numero dei giorni: con pioggia 4 - grandine 1 neve 0 B hriii.i 0 - temporali 2 nebbia 4 Media mensile dell' elettricità 0.08 ELRKO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al fifi. asliluto Ani 90 gè tnitlo a tutto asosto iSSG L'asterisco * iiiiiica i libri e i periodici, die si ricevono in dono o in cambio. LIBRI */i. Àbetti . . . Osservazioni astronomiche delle comete Fabry e Barnard, fatte a Padova coll'equa- toriale Derabowski, nel dicemb. 1885, su- bito dopo la loroscoperta.-Venezia, I88C. *Osservazioni astronomiche della nuova co- meta Brooks 2 e delle comete Fabry e Bar- nard, fatte a Padova coll'equatoriale Dem- bowski nel gennaio I88G. -Venezia, i886. *Tavole per ridurre il nascere ed il tra- montare della luna dalle effemeridi di Ber- lino agli orizzonti di latitudini fra 36° e 48", da lui calcolate. - Venezia, 1886. ^Esperimento per le determinazioni di la- titudine,fatto collo strumento dei passaggi di Bainberg all' Osservatorio di Padova nell'ottobre 1883- Roma, 1886. *'À. Anguiano. . Anuario del Osservatorio astronomico na- cional deTacubaya para el Ano de 1886. '^ E, Arri goni de- Notizie ed osservazioni, fatte dall'agosto (jli Oddi. al dicembre 1885, specialmente in riguar- do alla emigrazione degli uccelli nella pro- vincia di Padova e nell'estuario veneto. - Padova, 1886. Tomo IV, Serie VJ. v — CLXXVI — *//. Baillon . . Dictionnnire de botanique - fase. XIX-XX (Fran-Gyto). -Paris, 1886. Histoire des plantes. - T. Vili. (Compo- sées, campaoulacées, cucurbitacées, loa- sacées passifloracées, begoniacées (av. fig.) - Paris, 1886. *^F. M. Balfour. The Works. - Voi. I. Separate Memoirs.- II-III. A Treatise on Comparative Em- bryology. Invertebrata aud Vertebrata. - IV. Plates. - London, 1885. *G .D. Barzilai. Ideografìa semitica e trasformazione della radice ebraica nelle lingue indo-europee. - Trieste, 1885. *F. Bassani . . Ueberzwei Fische ausder Kreide des Monte S. Agata im Gòrzischen. - Wien, 4 884 (mit Taf.). *Suiretù degli strati a pesci di Castellavazzo nel Bellunese. - Roma, 4 885 (con tav.) *Avanzi di pesci colitici nel Veronese. - Milano, 1885 (con tav.). *Sulla probabile esistenza del gen. Carcha- rodon nel mare titonico. -Milano, 1885 (con fig.). *Sui fossili e sull'età degli schisti bitumi- nosi triasici diBesano in Lombardia.- Mi- lano, 1886. *^V. Bassi . . . Contribuzione alla patologia del linguaggio. Afasia motrice. — Venezia, 1886. *G. Basso . . . Sulla legge di ripartizione dell' intensità lu- minosa fra i raggi birifralti da lamine cri- stalline.-Torino 4 886. *G. Basso . . . Parole di comiiìemorazione in morte di Giulio Jamin.- Torino, 1886. — CLXXVII *J/. Bellati . . . Commemorazione del prof. comm. F. Ros- setti. - Padova, 1886. *G. Beltrame. . Disposizioni, che deve avere chi viaggia, spcciahneiite fra popoh barbari o selvaggi, perchè i suoi viaggi riescano piacevoli; e mezzi che sta bene ch'egli possegga e se ne valga, perchè tornino vantaggiosi.- Ve- nezia, 1886. *Compendio della storia contemporanea d'I- talia dal 4 789 aU 885 ecc.-Verona, à 886. *G. Berchel . . La conservazione dei grani e delle farine, secondo le proposte Engrand e TorelH. Relazione.- Venezia, 1886. *Una recente pubblicazione sulla Cilicia Ar- mena.-Roma, 1886. '^ Bernardi M.^ J. Relazione sul terzo Congresso penitenziario raccoltosi in Roma- Venezia, 4 886. *Z). P. Beriini . Echi del cuore. Versi. - Padova, 1886. *La donna nell'Eneide e nella Gerusalem- me liberata. -Padova, 4 886. Cataloghi. -Firenze, 1886. '^Biblioteca {R.) Casanalense. *L. Binna . . . Contribuzione allo studio delle orchidee sarde. -Sassari, 1886. Studio del miscuglio d' ipoclorito di calcio commerciale ed acido fenico, usato in Pa- dova nell'estate 1884 come antisettico, - Venezia, 1886. Intorno all'ultima proposta del Bechi per distinguere l'olio di cotone. Rapporto alla Camera di Commercio ed arti di Venezia. - Venezia, 1886. *G. Boccardo . Manuale di storia del commercio, delle in- *G. Biscaro *G. Bizio e L. Gabba. — CLXXVIII — dusti'ie e deirecononiia politica. - Torino- Napoli, i886. *F. BonaleUL . Intorno allo svolgimento psicologico delle idee di esistenza e di possibilità. Memoria II.* -Venezia, 4 886. *G. .4. Bordiga. Rappresentazione piana della superflcie ri- gata normale.- Venezia, 1886. *CompIessi e sistemi lineari di raggi negli spazi superiori. Curve normali che essi generano. -Venezia, 1886. *Studio generale della quartica normale -Venezia, 1886. *L. C. Borghi . Altri proverbi e detti sapienziali latino-ita- lici.-Venezia, 'ISSC. *A. Bollari . . 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Cecchetti e col ritratto del defunto). - Venezia, 1886. * Atti della Commissione d' inchiesta per la « — CXCIV — revisione della tariffa doganale. -I. Parte agraria, fase. 4 .- Relazione del Sen. F. Lampertico. - Roma, 1885. * L. Bellavite. Raccolta di lettere, epigrafi, necrologie, commemorazioni e altri scritti encomiastici, fatta dal dottor Paolo suo figlio. -Verona, ^886 (col ritr.). * Bibliotheca graeca et latina prof. Petri Ca- nal Crispani. - Bassani, 1884-85. * Biblioteca musicale del prof. P. Canal in Crespano- Veneto. - Bassano, \ 885. . . . . Carmina in certamine poetico indicto ab Academia Regia disciplinarum Neerlan- dica praemio et laude donata. - Amste- lodami, i885. J. V. Leeuven. Venite ad me. Elegia. — J. Albini. Ad Ver giliuin. Carmen. — A. Gastè. Alaricus in- greditur Romam victumque orbem ulciscitur. . . . . Cataloghi dei Codici orientali di alcune Bi- blioteche d'Italia, stampati a spese del Mi- nistero della pubblica istruzione. Fasci- colo III. — Firenze, 1886. Biblioteca Marciana: Codici ebraici. — Biblioteca Nazionale di Firenze: Codici arabi.^ — Bibliote- ca Medicea Laurenziana : Codici persiani. . . . . Den Norske Nordhars-Expedition 1876- 'l 878. XIV Zoology. Crustacea I'^"^ ved G. O.Sars (Med.Pl.). -Christiania, i885. . . . . Dictionnaire des sciences anthropologiques etc, publié sous la direction desMM. Ber- tillon, Couderau, Hovelacque etc- (In- Ne), liv. \A-\T. - Paris, ^886. . . . . Die Kònigl. Bòhmische Gesellscbaft der Wissenschafteu, 4784-^884. - Verzeich- niss der Mitglieder. - Prag, 4884. — cxcv — Enciclopedia (nuova) italiana, ovvero Di- zionario generale di scienze, lettere, in- dustrie, ecc., pel prof. G. Boccardo.- Te- sto disp. 308-323; Tavole, disp. 43-45.- Torino, 1886. Fauna und Flora des Golfes von Neapel und der Angrenzenden Meeres-Abschnit- te, herausgegeben von der Zoologischer Station zu Neapel. IX. Monographie. Die Actinien , von doct. A. Andres. I. Th. - Leipzig, 1884. XI. Monographie. Die Polycladen von doct. A. Lang. - H. I-II. - Leipzig, 4 884. XIIL Monographie : Koloniebildende Radiolarien (Sphaerozoéen), von doct. K. Brandt. - Berlin, 4 885. * Forumjulii. Numero straordinario pubbli- cato per la inaugurazione della ferrovia Udine-Cividale. - Cividale, 4 886. (Dono del sig. Giovanni Fulvio). * Gols Gamie Stavkirke og Hovestuen paa Bvgdo Kongsgaard. Med illustrationer. Uddeles Som Gave fra Hans Majestaet Kongen. L - Christiania, 4 885. * Inaugurazione del ricordo monumentale a Giulio Carcano ^(colla fotografia del mo- num.). - Milano, 4 886. * Katalog der im germanischen Museumbe- findlit'hen Gemàlde. - Niirnberg, 4 885. * Lamentatio ecclesie, versibus exposita ter- tio die Pentecostes Haffnie in ede Virgini Matri sacra decantata Olavo Chrisostomo autore. - Kjobenhavn, 4 886. — CXCVI — * Legislazione scolastica comparata. -Firen- ze, 4 877. (Istruzione secondaria). F. L. Pullè. Dell'istruzione secondaria in Germania. — E. Laas. lutegna- menlo classico e tecnico. (Istruzione superiore). L. Meyer. L'avvenire delle scuole superiori in Germania. — L. Palma. Lo avvenire delle università italiane. * Liste aiphabetique de la correspondance de Christiaan Huygens, qui sera publiée par la Soeiété Hollandaise des sciences à Harleni. - . . . * Lunds Universitets-Biblioteks Accessions- Katalog jemte Bibliotekariens Arsberàt- telse 1885. - Lund, 4 886. Manuale Hoepli. Barth. Comboni. Analisi del vino nel riguardo sa- nitarioje legale. - Milano, 1886. — R. Ferrini, Ri- scaldamento e ventilazione. - Milano, 1886. * Programma della R. Scuola d'applicazione per gli ingegneri, annessa all'Universilà^di Padova, per l'anno scolastico 4 885-86.- Padova, 4 886. * Pia Fondazione Querini-Slampalia in Ve- nezia. - Atti delle Commissioni Prefetti- zie d'inchiesta. - Venezia, 4 886. * Register op den Catalogus van de Boeke- rij der K. Akademie van Wetenscbappen, gevesligd le Amsterdam. - 4 885. * Report of the iulernational Polar Expedi- tion to Point Barrow, Alaska in response to the Resolulion of the House of Repre- sentatives of december 4 1,4 884. - Was- hington, 4 884. Statuto dei Padri del Comune della Re- — CXCVII — pubblica genovese, pubblicato per cura del Municipio, illustrato dall'avv. C. Desi- moni. - Genova, 1886. Supplemento annuale alla Enciclopedia di chimica scientifica e industriale ecc., di- retto dal dott. J. Guareschi, coadiuvato da una eletta di chimici ecc. Anno II, disp. t4-21. - Torino, 1885-86. Victorian Branck of the Geographical So- ciety of Australasia. Proceedings at the an- nual Meeting and Address by Bar. Ferd. von Mueller edited by A. C. Macdonald. - Melbourne, january -1886. Vocabolario degli Accademici della cru- sca. - V impressione. - Voi. V, fase. 3.° ed ultimo. - Firenze, 4 886. {Continua.) MUNICIPIO DI PARMA '7.° e s.° «z: al Premio Speranza. Si notifica essere contemporaneamente aperti un settimo ed un ottavo Concorso al premio, istituito dal fu dottor Carlo Speranza, cavaliere di più ordini, professore emerito di terapia speciale, cli- nica medica e medicina legale presso questa R, Università, e Diret- tore emerito della facoltà medica chirurgica presso la R. Università di Pavia. Tanto il premio riferibile al settimo concorso, come quello che riguarda l'ottavo concorso, consistono in una medaglia d'oro, del valore di L. 300, da conferirsi a quel medico o medico-chirurgo ita- liano, il quale avrà risposto nel modo più soddisfacente al relativo tema proposto dalla facoltà medico-chirurgica della predetta Univer- sità di Parma. Nel caso in cui il premio non fosse conferito, sarà assegnata una medaglia d'argento a titolo d' incoraggiamento a colui, che meglio degli altri si sarà avvicinato allo scioglimento del tema stesso. I concorsi rimangono [aperti a tutto il 18 Agosto 1887, e sono regolati dalle condizioni infrascritte, determinate dallo stesso bene- merito testatore. TEMA pel 7° concorso La ginnastica nclli.'' scuole — Studiarla con indirizzo scienti- fico, ed applicarla nei suoi vari mo- di in tutte lescuole dalle elemen- tari alle superioii, e pei due sessi. — Formulare delle conclusioni pratiche,'da servire a codice sco- lastico. TEMA per 1' 8° concorso Igiene delle carceri — Dimostrare con osservazioni, de- sunte da recenti studi statistici, le malattie che dominano nelle carceri, specialmente per quanto riguarda gli stabilimenti penali d' Italia, j — Indicarne le cause. — Proporre i rimedi vantaggio- sa mente "applicai) ili per^impedire o limitare la dilfusione delle più frequenti, tenuto conto delle con- dizioni eccezionali del detenuto. — CXCIX — CONDIZIONI DEI CONCORSI. 1. I concorsi sono aperti a tutti i medici e cliirurghi italiani. 2. Ciascuna Memoria dovrà esser scritta in lingua italiana o latina, 3. I concorrenti dovranno trasmettere, franche di porto, le loro Memorie alla R. Università di Parma entro il 18 Agosto 18S7, passato il qual tempo nessuna Memoria sarà più ammessa al concorso. 4. Ciascun concorrente dovrà contrassegnare la propria Memo- ria con una epigrafe, ed accompagnarla con una scheda suggellata, al di fuori della quale sarà ripetuta la stessa epigrafe, e nel cui in- terno sarà indicato il nome, cognome e domicilio dell'Autore, colla prova della laurea medica o medico-chirurgica riportata in una delle Università italiane. 5. Le Memorie, pervenute nel termine suddetto, verranno separa- tamente esaminate dai singoli professori, componenti la Facoltà, Me- dico-Chirurgica presso la R. Università di Parma, i quali poscia giu- dicheranno in pieno consesso . 6. Il consesso aprirà la sola scheda, unita alla Memoria giudicata degna di premio; le altre Memorie, colle relative schede, saranno re- stituite, sopta domanda, ai loro autori; e, scorsi due mesi senza che siano richieste, verranno abbruciate. 7. L'autore della Memoria premiata sarà fatto conoscere al pub- blico per mezzo della Gazzetta di Parma e sarà invitato a ricevere il premio. 8. La Memoria premiata rimarrà depositata presso la R. Uni- versità di Parma, con facoltà all'autore di trarne copia, e di ren- derla pubblica, nel quale caso dovrà essere stampata come venne pre- sentata al concorso. 9. Ove nessuno dei concorrenti abbia nel modo più soddisfacente sciolto il proposto tema, verrà concessa una medaglia d'argento, a titolo d'incoraggiamento, a quello fra'essi, che si sarà maggiormente avvicinato alla chiesta soluzione. Parma, 18 Agosto 1886. IL SINDACO F. ZANZUCC HI. Tomo ir. Serie VI. « INDICE ALFABETICO PER MATERIE E PER NOMI -(r)o(r)- INDICE DELLE MATERIE Adunanze ordinarie dei giorni 22 e 23 novembre » 20 e 21 dicembre » 24 e 25 gennaio » 21 e 22 febbraio » 21 e 22 marzo B 18 e 19 aprile » 19 e 20 maggio » 20 e 21 giugno » 18 e 19 luglio ì> i4i agosto . . . . )) 15 detto (solenne) . Agricoltura. — Applicazione della meteorologia all' agri- coltura, scritto dal m. e. L. Torelli, pag. 201. Alpinismo. — Petrarca e Goe- the alpinisti, discorso tenuto dal s. e. P. Lioy nell'adunan- za solenne 15 agosto 1886, pag. 1745. Archeologia. — Intorno un do- decaedro quasi regolare di pietra a facce pentagonali scolpite con cifre, scoperto nelle antichissime capanne di pietra del Monte Lotta. Noti- zie (con 1 tav.) del cav. S, De Stefani^ pag. 1437. Astronomia. — Os^aP^zioni 1885 . . pag. 1-4 » . . » 131-134 1886 . . » 243-245 » » 403-407 » . . . » 597-601 ij 3) 809-814 » . . » 917-919 » 1123-1125 )) . . )) 1153-1155 » 1389-1393 » . . » 1735-1736 astronomiche delle comete Fabry e Barnard, fatte dal dottor A. Abetti a Padova coir equatoriale Dembowski, nel dicembre 1885, subito dopo la loro scoperta, pagi- na 191. — Osservaz. astro- nomiche della nuova cometa Brooks 2 e delle comete Fa- bry e Barnard , ivi fatte dallo stesso Abetti col det- to equatoriale nel gennaio 1886, 267.— Tavole per ri- durre il nascere ed il tra- montare della luna dalle ef- femeridi di Berlino agli oriz- zonti di latitudini fra 36* e 48°, calcolate dal suddetto — CCII — Abetti, 1821.— Di un astro- labio settentrionale degli ara- ldi, posseduto dal sig. L, To- schi da Imola, lettera illu- strativa del s. e. A. Da Schio, 1347. Bacteriologia. — Notizie biolo- giche sul Bacillus komma, per R. Canestrini e B. Mor- purgo, pag. 1261. Bibliografìa. — Cenni del m. e. G. Marinelli sulle pubbli- cazioni donate dal prof. G. Cora, pag. 132. — Id. del m. e. mons. J. Bernardi sul 2.° volume a. delia Storia della pedagogia » , donato dal prof. can. G. Milanese, 132-133. — Presentazione della dMisct'llanea Galileia- na inedita)-) del m. e. A. Fa- varo, 244, 597, 918-919. — Intorno a^l alcuni nuovi studi sulla vita e sulle opere di Ga- lileo Galilei, per lo stesso Fa- varo, 355. — Scritti inediti di Carlo Gozzi, per F. Galanti, s. e, 1201, 1319.— Memoria del s. e. G. Occioni-Bonaffons sugli studi storici, relativi al Friuli, nel triennio 1883-85, 1293. Biografìe. — Materiali per servire alla storia di G. Pa- ce, giureconsulto e filosofo, del m. e. F. Lamperlico, pa- gina 735. — Valerio Vicen- tino nelle « Vite » di Giorgio Vasari, del s. e. ab. B. Mor- solin, 1093. Botanica. — Ricerche analiti- che del dott. P. Veglino sii- gli agaricini della Venezia (con tav.), pag. 603. — Mi- scellanea phycologica. Series prima. Auctoribus G, B. De Toni e D. Levi, 995. — Flora algologica della Venezia. II. (Le Melanofìcee), dei suddetti De Toni e Levi, 1615. Chimica. — L'acqua ossigenala come mezzo per separare lo antimonio dall'arsenico nelle ricerche tossicologiche, di L. Zambelli ed E. Luzzatto, pa- gina 395. — Sulla possibilità di riconoscere,mediante i cri- stalli di emina, la presenza del sangue in tessuti di varia na- tura dopo i lavaggi soliti della pratica comune, del dottor U. Zanelli, 425. — Dello zolfo e di alcune sue combinazioni, osservazioni di G. Dian, 547. — Sopra un antimomte del Vicentino, di E. Luzzatto, 1005. — Esperienze del doti. G. Pisanello per l'analisi del precipitato, che si forriìa nella preparazione del laudano li- quido del Sydenham, secondo la farmacopea fi ancese, 657.- fetudio del dott. G. Biscaro sul miscuglio d'ipoclorito di cal- cio commerciale ed acido feni- co, usalo in Padova nell'estate 1884 come antisettico, 663. — Azione della tiobenzammi- desul cloralio anidro, delsig^ M. Spica, 689. — Contribul- del sig. G. Carrara alla tos- sicologia dell'antipirina, tallio na e cairina, 849; e Comuni- cazione orale del s. e. P. Spi- ca circa ai risultati di tali ri- cerche, confrontali con quelli del Dragendorff, 1124-1125. — Gontributu del sudd. Zam- ceni — beili alla ricerca dei nitriti, e sul possibile loro dosamento per via caiorimelrica, 1257. — Suir azione dell' idiogene nascente sul propionitrile, del doti. G. Pisanello, 1503. — Sopra gli acidi naftossiateci, di M. Spica, 1595. Chirurgia. — La medicatura chiusa, Memoria del doti. G. Fiorani, pag. 433. Commemorazioni. — Del m. e. F. Rossetti, scritta dal m. e. A. Pazienti, pag. 5. — Del m. e. L. Bellavite, dettata dal m. e. A. Fertile, 247. — Del n\. e. E. Morpurgo, letta dal presid. F. Lampertico, 555. Commissiuni. — Vedi Giunte. Congressi ed Esposizioni. — Rappresentanti di questo R. Istiluio al Congresso interna- zionale geologico a Berlino, a quello internazionale peni- tenziario in Roma ed al Con- gresso meteorologico di Fi- renze, pag. 1. — Voti di au- gurio dell' Istituto medesimo al Congresso medico di Pe- rugia, ivi. Critica. — Valerio Vicentino nelle « Vite » di Giorgio Va- sari, del s. e. ab. B. Morsolin, pag. 1093. — Scritti inediti di Carlo Gozzi, per F. Ga- lanti s. e, 1201. Discussioni nelle adunanze. — Discussione fra i soci corri- spondenti A. Taajassia e P. Spica circa ai cristalli di emi- na sulle macchie di sangue, pag. 404-406. — Idem fra i membri effettivi Lampertico, De Leva, Bizio e il socio Ste- fani sulla lettura del doti. R, Galli: a La storia di Venezia riwwvataì) ecc., 598-600. — Id. fra i membri effettivi Pi- rona, Minich, Saccardo e De Giovanni in seguito alla Me- moria del m. e. C. Vigna «.in- torno agli sludi hacleriolo- gici sulla pellagra del prof. G. Cjtbom», 810-813. Doni. — Di pubblicazioni del professore belga Ph. Gdbert, pag. 121-132. — Id. del prof. G. Cora, 132. — Del 2." voi. della (( Storia della pedago- gia » del can. prof. G. Mila- nese, 132-133. — Di alcune pubblicazioni del profess. F. L. Pullè, 404- Di alcune pub- blicazioni d' argomento zoo- logico dal s. e. G. Seguenza, 810. — D' una Memoria del s. e. F. Ruffini d' argomento fisico matematico, ivi. — Di un'opera linguistica del dott. G. Barzilai, ivi. — Dal s. e. A. E. Nordenskióld d'una co- pia del facsimile dt^l libro di Marco Polo ecc., 918. — Dal doti. P, Bellavite di una pubblicazione di scritti in lo- de del defunto suo genitore, 1253. — Dal prof. V. Casa- grandi d' un volume di studi dì storia e archeologia roma- na, 1254. — Dal S.C. G.Ber- chet di una pubblicaz.'del Mi- nistero Giapponese sul cho- lera, 1392. — Di pubblicazio- ni d'argomento geologico, dal s. e. F. Bassani, ivi. - Di una pubblicazione, in lode del def.° avv. L. Fortis, parte da della sua vedova Eug.' Pavia-Gen- — CCIV — tilomo, ivi. — D'una Memoria del prof. A. Emo a sul Boo- merang lì, ivi. Economia pubblica. — La con- servazione dei grani e delle farine, secondo le proposte Engrand e Torelli; relazione del s. e. G. Berchet, p. 155. Elenchi. — Dei membri e soci di questo R. Istituto, pag. i- XXXIII. — Dei libri e delle opere periodiche donali al detto Istituto 0 da essoacqui- StatÌ,V-XXXIIl,XXXV-XLVII,LIII- LXIX, LXXXIII, XCYI, CXIII- CXXVII , CXXXVII-CXLV, CLI- CLVII, CLXXY. Esposizione industriale perma- nente di questo R. Istituto.— Concessione Ministeriale del- l'assegno pei premi agl'in- dustriali nel 1886, pag. 244. — Premi concessi agli stessi nel detto anno, 1739-1742. Esposizioni. — (V. Congressi] Filosofia. — Una polemica di logica nell' Università di Pa- dova nelle scuole di B. Pe- trella e di G. Zabarella, Me- moria del prof. P. Ragnisco, pag. 463. — Memoria I! del s. e. F. Donatelli intorno allo svolgimento psicologico delle idee di esistenza e di possi- bilità, 869. — La polemica tra F. Piccolomini e G. Za- barella nella Università di Pa- dova, Memoria del suddetto Ragnisco, 1217. Fisica. — Lettura del m. e. P. Fambri e del s. e. P. Gassani, in continuazione degli studi intorno alle leggi dell'indu- zione scientifica (P. Ili Lo strumento matematico), pa- gina 813. — Ricerche speri- mentali (con tav,) del m. e, M. Bellati e del sig. R.Romane- se sulla dilatazione e sui ca- lori specifici e di trasforma- zione dell'azotato ammonico, 1395. — Se per il conden- sarsi del vapor d'acqua si abbia sviluppo di elettricità, Nota del dolt. F. Magrini, 1607. Geografìa e viaggi. — Memoria del rn. e. abate G. Beltrame sulle disposizioni, che deve avere chi viaggia special- mente fra popoli barbari o selvaggi ecc. ; sui Baràbra, sui Bisciarìn e sulla loro origine, nonché sugli arabi Abu-Zet ecc., pag. 815. Geologia e Paleontologia. — Sunto d' una Memoria, con tav., del m. e. G. A. Pirone uSopra due chamacee nuove del terreno cretaceo di Col dei Schiosi, nelle dipenden- ze del Monte Cavallo su quel di Polcenigo in Friu- li y>, pag. 2-3. — II Lias su- periore nel territorio di Taor- mina, ricerche del s. e. G. Se- guenza, 1361. — Nota del m. e.G. Omboni su alcuni insetti fossili del Veneto (con tav.) , 1421. Giunte. — Si completa la Giun- ta per la scelta dei soci, pag. 1393.- Relazione della Giunta esaminatrice dei manoscritti, inviali al concorso Balbi-Va- lier pel premio del biennio 1884-85, p. 1726. Giurisprudenza. — Gli aniinaU — ccv — in giudizio, Memoria del ni. e. A. Fertile, pag. 135. Idraulica. — Ricerca del in. e. G. Succhia sulla reale ulililà dei bacini di ragunata delle acque, che portano i condotti di scolo, prima di dar ad esse esito in mare (con fig.)» P- ^'^- — Osservazioni del m. e. D. Turazza intorno ad una pro- posta, relativa aL;li stramazzi o scaricatori a fior d' acqua, 1353. Igiene. — Comunicazione del m. e. G. Vigna intorno agli studi bacteriologici del prof. G. Cuboni sulla pellagra, pa- gina 905. Indice alfabetico di questo vo- lume per materie e per nomi, pag. cci-ccxix. Ingegneria. — Sul modo di con- seguire l'uniforme resistenza negli archi elastici iuipostati sopra cerniere. Memoria del s. e. P. Chicchi (con 1 tav.), pag. 409. Letteratura. — Aggiunte del sig. prof. F. L. PuUè alla sua Memoria sulla letteratura dei óàìna, pag. 275. — Scritti inediti di Carlo Gozzi, per F. Galanti s. e, 1201, 1319. Matematica. — Complessi e sistemi lineari di raggi negli spazi superiori. Curve nor- mali ch'essi generano. Memo- ria del prof. G. A. Bordiga, pag. 163. — Pùcerche geo- metriche negli spazi supe- riori^ Nota del s. e. P. Cassa- ni, 227. — Studio generale della quartica normale, Me- moria del suddetto Bordiga, 503. — Sui fasci e sulle schie- re di superficie, del prof. G. Garbieri , 943. — Rappre- sentazione piana doila su- perficie rigata normale, del- lo stesso Bordiga, 1085. — Sulle superficie polari cova- rianti e sui loro invarianti si- multanei, del predetto prof. Garbieii , 1149. — Studio dell'involuzione generale sul- le curve ra/iunali mediante la loro curva normale dello spa- zio a n dimensioni. Memoria del sig. G. Castelnuovo,1167. — Sui residui di ordine qua- lunque rispetto a moduli pri- mi, del signor P. Gazzaniga, 1271.— Memoria del sudd.° Bordiga intorno ad alcune superficie del 5." e del 6.° or- dine, che si deducono dallo spazio a sei dimensioni, 1461. — Sludii del suddetto Castel- nuovo sulla teoria della invo- luzione nel piano, 1559. Meccanica. — Considerazioni del m. e. E. Bernardi sulle valvole di sicurezza (con 1 tav.), pag. 91. Medicina. — La putrefazione del rene, ricerche di medici- na forense del s. e. A. Tainas- sia, pag. 527. — Comunica- zione del m. e. C. Vigna in- torno agli studi bacteriologi- ci del prof. G. Cuboni sulla pellagra, 905. — Sunto d' u- no scritto del m. e. A. De Giovanni sopra una rarissi- m a affezione vaso-motoria della lingua, 935. — Con- tro il virus tubercolare e contro la tubercolosi, tenta- — CCVI — tivi sperimentali del dottor V. Cavagnis (conlinuazione), 1427, 1547 e 1555 ; ed Ap- pendice suir eziologia della tubercolosi, 1145, 1551. — Meteorologia. — Bollettino me- teorologico di Venezia, comp. dall' ab. M. Tono, pag. i-iv, xxxi-xxxiv, XLix-Lii , Rias- sunto meteorologico lb84- 85, xcix-Gviii. — Anno 1886, CIX-GXIII, CXXXIII-CXXXYI , CXLVII-CL, CLIX-CLXXIV. — Applicazione della meteoro- logia all' agricoltura, scritto del m. e. L. Torelli, 201.— La meteorologia vicentina nel luglio 1880. Comunicazione (con 1 carta idrog.') del s. e. A. Da Schio, 1535. Microscopia. — Nota del prof. C. Antosso sull'esame micro- scopico della cosiddetta polve- re da pane, p. 829. — Comu- nicazione del m. e. C. Vigna intorno agli studi bacteriolo- gici del prof. G, Guboni sulla pellagra, 905. Mineralogia. — Sopra un anti- monite del Vicentino, di E. Luzzatto, pag. 1005. Nomine. — Dei membri etfet- tivi non pensionati prof. M. Bellati e A. Penile, pag. 243, — Del conte dottor Antonio Nani-Mocenigo a successore del conte Antonio Dona dalle Rose neir ufOcio di Curate- la della Fondazione Querini- Stampalia , 406. — Di soci corrispondenti di questo Isti- tuto per le Provincie venete, e per le altre del Regno nonché di esteri, 600-601. —Del ni. e. G. Bizio, riconfermato per un altro quadriennio nell' uf- ficio di Segretario, 808. — Del Presidente dott. A.Minich edel vicepresidente prof. G.P. Vlacovich, 1389. Pensioni accademiche. — Con- ferimento di una pensione va- cante al m. e. mons. J. Ber- nardi, pag. 131. Politica. — Di due scrittori po- litici del secolo Xlll. Me- moria del m. e. F. CavaUi, pag. 921. Premi conferiti dal R. Istituto veneto agli espositori indu- striali nel 1886, pag. 1739- 1742. Preìnì proposti. — Dalla R. Accademia economico-agra- ria dei Georgofili di Firenze, relativi alla Fondazione Cup- pari, pel 1886, pag. xxiv- xxvii. — Dal R. Ministero di agricoltura, industria e com- mercio per strumenti agrari nel 1886, xxviii-xxix. — Dalla Società di fisica e sto- ria naturale di Ginevra per una monografìa di argomen- to botanico, xxx. — Dal R. Istituto lombardo per gli an- ni 1886-1890, LXX-LXXXI.— Dallostessoper gli anni 1886- 87, l'uno istituito dal protess. Cessa e l'altro dalla Fondazio- ne Gagnola, xcvii-xcviii. — Dalla R. Accad, delle scienze dell' Istituto di Bologna pel concorso libero al premio Aldini sul galvanismo nel 1887, Gxxviii-cxxix. — Dalla II. Accademia scienlilico-lel- leraria di Amsterdam per un carme latino nel 1887, cxxx- Gxxxi. — Da questo R. Isti- tuto e dalle Fondazioni Balbi- Valier, Querini-Slampalia e Tomasoni per gli anni 1887- 1880, 1663-17tì8.— Dal Mu- nicipio di Parma pel legalo Speranza, cxcvin-cxctx. Psichiatria. — Memoria del m. e. G. Vigna sulla simulazione della pazzia, pag. 195. Raccolte scientifiche delV Isti- tuto. Rapporti e relazioni. — Rela- zione del m. e. nions. J. Ber- nardi sul 111 Congresso Pe- nitenziario, raccoltosi in Ro- ma nel novembre 1885, pag. 1565. — Relazione della Gmn- ta esaminatrice dei manos.', presentati al concorso della Fondazione Balbi -Valier pel premio del biennio 1884-85, 1726. — Relazione del Vice- segreiario E. F. Trois sull'e- sito dei concorsi industriali del 1886, nonché sui nuovi temi pei concorsifuturi, 1737. Stona. — Lettura d' un lavoro del dott. R. Galli, intitolato : «La storia di Venezia dal 552 al 1184 rinnovata, ed il pri- mo palazzo ducale, la prima chiesa di S. Marco scoperti, pag. 134, 244. — Note stam- pate, 769. — Memoria del s. e. G. Occioni-BonalTons sugli sludi storici, relativi al Friuli, nel triennio 1883-85, 1293. Topografia. — Memoria del m. e. G. Marinelli : « Materiali — CCVII — per r altimetria italiana. Se- rie VII. Raccolta di 74 quote d' altezza rilevate col baro- metro nei bacini del Bacchi- gliene, dui Piave, del Liven- za, del Tagliamento e dell'I- sonzo (Torre) nel 1882», pa- gina 879. Zoologia. — Ricerche del m. e. E. De Betta sulle diverse for- me della rana temporaria in Europa, e principalmente nel- r Italia, pag. 45. — Annota- zione del m. e. Vicesegret. E. F. Trois sopra un fenicottero roseo preso nel Veneto, 125. — Note preliminari del dot- tor P. Vescovi sulle funzioni cromatiche dei pesci, 535. — Note del doli. D. Rosa sui lombrici del Veneto, 673. — Prospetto dell' acaro-fauna italiana del m. e. G. Cane- strini. Famiglia degli Eupo- dini, Memoria del prof. R- Ganestrini, 693 ; e Famiglia degli Analgesmi (con tav.) , 1013. — Osservazioni del dottor L. Camerano inforno alle rana/i fuscae italiane , 833. — Presentazione d'una Nota dello stesso Viceseg. E. F. Trois sul dentex gibbosus, 1254. — Sul proteo anguino. Comunicazione del m. e. A.P, Ninni, 1315. — Osservazioni e note dello stesso Ninni sui tempi , nel quali gli anfibi anuri del Veneto entrano in amore, 1509. Tomo IV, Sgrie YL aa CCVIII INDICE DEGLI AUTORI Abetti dott. Antonio. — Os- servazioni astronomiche delle comete Fabry e Barnard, fat- te a Padova coli' equatoriale Dembowski ne) dicembre 1885, subito dopo la loro scoperta^ pag. 191. — Id. id. della nuova cometa Brooks 2 e delle comete Fabry e Barnard, ivi fatte collo stes- so equatoriale nel gennaio 1886, 267. — Tavole per ridurre il nascere ed il tra- montare della luna dalle ef- femeridi di Berlino agli oriz- zonti di latitudini fra 36° e 48" da lui calcolale, 1281. Accademia R. scientifico-lette- raria di Amsterdam. — Pro- gramma di concorso per un premio ad un carme latino nel 1887, cxxx-cxxxi. Accademia R. delle scienze dell' Istituto di Bologna. — 111. id. al premio Aldini sul galvanismo nel 1887, cxxviii- cxxix. Accademia (R.) economico- agraria dei Georgofili di Fi- reme. — Id. id. ai premi della FondazioneCuppari pel 1886, p. XXIV-XXVII. Anfosso prof. Carlo. — Sul- 1' esame microscopico della cosiddetta polvere da pane. Nota, pag. 929. Bardusgo Marco, di Udine. — Medaglia di bronzo concessa alla sua fabbrica dei metri di legno ecc, pag. 1741. Barzilai dott. G. — Dono di una suaOpera linguistica,pag. 810. Bassani prof. Francesco, s. c. — Sua elezione a socio cor- rispondente, pag. 600. — Suo ringraziamento, 809. — Do- no di sue pubblicazioni geo- logiche, 1392. Bellati prof. Manfredo, m. e. — Sua promozione a mem- bro effettivo dell'Istituto, pa- gina 243. — Suo ringrazia- mento, ivi. — Ricerche speri- mentali (con tav.) sulla dda- tazione e sui calori specifici e di trasformazione dell' azo- tato ammonico, 1395. Bellavite comm. prof. Luigi , defunto m. e. — Sua com- memorazione, scritta dal m. e. A. Portilo, pag. 247. Bellavite dott. Paolo. — Do- no di una pu1)blicazione di — CCIX scrini in lode del defunto suo genitore, pag. 1253. Beltrame ab. Giovanni, m. e. — Sulle disposizioni, che deve avere chi viaggia specialmen- te fra popoli bar!)ari e selvag- gi ecc.; sui Baràbra, sui Bi- sciarìn e sulla loro origine, nonché sugli arabi Abu-Zèt ecc., pag. 815,| Berchet Guglielmo, s. c. — La conservazione dei grani e delle farine, secondo le pro- poste Engrand e Torelli, re- lazione, p. 155. — Dono d'u- na pubblicazione del Ministe- ro Giapponese sul cholera , 1392. Bern.\rdi Enrico, m. e. — Con- siderazioni sulle valvole di sicurezza (con 1 tav.), p. 91. Bernardi mons. Jacopo, m. e. — Rappresentante questo R. Istituto al III Congresso Pe- nitenziario internazionale in Roma, p. 1; Relazione sullo slesso, 363. — Conferimento della pensione accademica , 131. — Presentazione'del 2." volume della « Storia della pedagogia » del can. prof. G. Milanese, e cenni sul mede- simo, 132-133. Biscaro dott. Giuseppe. — Stu- dio del miscuglio d'ipoclorito di calcio commerciale ed aci- do fenico usato in Padova nel- l'estate 188-4 come antisetti- co, pag. 6U3. Bizio Giovanni, m. e. e Segre- tario.— Presentazione di uno scritto del s. e. A. Tamassia B (,( sulla putrefazione del re- ne » e del prof. G. A. Bor- di ga « sui complessi e siste-- mi lineari di raggi negli spazi superiori » ec, p. 3-4. — Idem di una Memoria del m.e. L. Torelli «su In meteo- rologia e V ag r icoltur a y>,i3 A. — Dichiarazione circa alla pubblicazione di una lettura del dottor R. Galli : « La storia di Venezia rinnova- ta y> ecc., 599-600. — Co- municaz.*^ d' uno scritto del- lo stesso Bordiga (.e sulla rap- presentanza piana della su- perfìcie rigata normale » , 601. — Riconfermato per un altro quadriennio nell'ufficio di Segretario, 808. — Pre- sentazione d' una Memoria, relativa all'altimetria italiana, del m. e. G. Marinelli, 813. — Idem di lavori matema- tici del s. e. P. Cassani e del prof. G. Garbieri, 813-814. — Cordoglio, espressogli dal Presidente e dairisliluto, pel lutto domestico che lo colpì, 917. — Presentazione d' una Memoria del m. e. D. Turaz- za sugli scaricatori a fior di acqua, 1124. — Id. di uno scritto, con tav., del m. e. M. Bellati e del sig. R. Roina- nese sull' azotato ammonico, nonché d'una Memoria sulla velocità del suono nei liquidi del s. e. T. Martini, 1125. — Id. id. del cav. S. De Stefani di Verona sopra una scoperta protostorica presso al Monte Loffa, 1254. oNATELLi Francesco, s. c. — II. Memoria intorno allo svolgimento psicologico delle ccx idee di esistenza e di possi- bilità, pag. 869. BoRDiGA prof. G. A. — Com- plessi e sistemi lineari di raggi negli spazi superiori. Curve normali eh' essi ge- nerano. Memoria, p. 163. — Studio generale sulla quarli- ca normale, Memoria , 503. — Ptappresenlazione piana della superficie rigala nor- male, 1085. — Di alcune sr,- perficie del 5.° e del 6.° ordi- ne, che si deducono dallo spa- zio a sei dimensioni, Memo- ria, 1461. BuccHiA sen. Gustavo, m. e. — Ricerca sulla reale utilità dei bacini di ragunata delle acque, che portano i condotti di scolo, prima di dar ad es- se esito in mare (con fig.), pag. 17. Camerano dott. Lorenzo. — Osservazioni intorno alle ra- naefuscae italiane, pag. 833. Canestrini prof. Giovanni, m. e. — Prospetto dell' acaro- fauna italiana (con tav.), pa- gina 693, 1014.— Lettura di uno scritto dei signori R. Ca- nestrini e B. Morpurgo sul Bacillus kommo, 1124. Canestrini prof. dott. Riccar- do. — Sulla famiglia degli Eupodini. Memoria (con ta- vole) , pag. 693. — Notizie biologiche sul Bacillus kom~ ma, 1261. Carrara Giacomo. — Contri- buto alla tossicologia dell'an- tipirina, tallina e cairina, pa- gina 849. — Comunicazione orale del s. e. P. Spica circa ai risultati delle ricerche del- lo stèsso Carrara e del Dra- gendorff sull' antipirina ecc. ecc., 1124-25. Casagrandi Y. — Dono di un volume dei suoi studi di sto- ria e archeologia romana, pa- gina 1254. Cassani prof. Pietro, s. c. — Ricerche geometriche negli spazi superiori, Nola, p. 227. — Lellura, in collaborazione col m. e. P. Fambri, del se- guito degli sludi intorno alle leggi dell' induzione scienti- fica (111. Lo strumento mjile- matico), 813. Castelnuovo Guido. — Studio dell'involuzione generale sul- le curve razionali mediante la loro curva normale dello spazio a n dimensioni, pag. 1167. — Sludi sulla storia del- l'involuzione nel piano, 1559. Cavagnis dott. Vittorio. — Contro il virus tubercolare e contro la tubercolosi, ten- tativi sperimentali (continua- zione), p. 1127,1547 e 1555; ed Appendice sulla eziologia della tubercolosi, 1145,1551. Chicchi prof. Pio, s. e. — Sul modo di conseguire l'unifor- me resistenza negli archi ela- stici impostali sopra cerniere (con 1 lav.), 409. Cora prof. G. di Torino. — Dono di sue pubblicazioni, e brevi cenni del m. e. Ma- rinelli nel presentarle al R. Istituto, pag. 132. CossA nob. prof. Luigi. — Pro- gramma di concorso ad un premio, scadente nel 1887, por una Memoria di econo- niia pubblica, pag. xcvii. CuuoNi prof. Giuseppe. — In- torno ai suoi studi bacterio- logici sulla pellagra, Comu- ricazione del m. e. G. Vigna, pag. 905. Dalla Vedova prof. Giuseppe, s. e. — Sua eiezione a socio corrispondente, pag. 600. — Suo ringraziamento, 809. Da Schio conte Almerico, s. c. — Di un astrolabio setten- trionale degli arabi, possedu- to dal sig. L. Toschi da Imola, lettera illustrativa, p. 1347. — La meteoiologia vicentina nel luglio 1886 (con 1 carta idrografica). Gomunicazionc, 1535. Daubrée prof Gabriele, s. c. — Sua elezione a socio cor- rispondente estero, pag. 601. — Suo ringraziamento, 809. De Betta nob. Edoardo, rn. e, — Ricerche sulle diverse for- me della rana temporaria in Europa, e più particolarmente neir Italia, pag. 45. — Pre- siede l'adunanza 22 febbraio 1886, 406.— Dichiarazioni a proposito della Nota del dott. L. Camerano sulle rane rosse, 407. De Giovanni prof. Achille, m. e. — Osservazioni consecuti- ve alla Memoria del m. e. C. Vigna « intorno agli studi hacteriologici del prof. G. Cubani sulla pellagra, pagi- ne 812-813. — Di una raris- sima affezione vasomotoria della lingua, Sunto, 935. — Relaz." sui manoscritti, pre- CCXI — sentali al concorso della Fon- dazione Balhi-Valier pel bien- nio 1884-85, 17 v'O. De Leva prof. Giuseppe, m. e. — Osservazioni sopra una let- tura del dott. R. Galli; « La storia di Venezia rinnovala)) ecc., pag. 598-599. — Presen- tazione alla biblioteca dell' I- stituto di un libro di storia e archeologia romana, donato dall' autore V. Gasagrandi , 1254. Denza P. Francesco, s. e. — Rappresentante questo R. Istituto al Gongresso meteo- rologico di Firenze, pag. 1. Deouati sen. Edoardo, s. c. — Sua elezione a socio corri- spondente delle Provincie ve- nete, pag. 600. — Suo rin- graziamento, 809. De Stefani cav, Stefano. — Intorno un dodecaedro quasi regolare di pietra a facce pen- tagonali scolpite con cifre, scoperto nelle antichissime capanne di pietra del Monte Loffa, Notizie (con 1 tav.) , pag. 1437. De Toni dott. GB. — Miscella- nea phycologica. Series 1, pag. 995. — Flora algologica tiella Venezia. II (Le Melano- fìcee), 1815. De Vescovi dott. Pietro. — Note pieliminari sulle fun- zioni cromatiche dei pesci, pag. 535. De Zigno bar. Achille, m. e. — Rappresentante questo R. Istituto al Gongresso geolo- gico internazionale a Berli- no, pag. 1. — CCXII — DiAN Girolamo. — Dello solfo e di alcune sue combinazio- ni, pag. 547. Di S aporta marchese Gasto- ne, s. e. — Sua elezione a socio corrispondente estero, pag. 601. — Suo ringrazia- mento, 809. Fabbrica nazionale di unto da carri, in Udine. - Concessio- ne di una medaglia d'argento, pag. 1740. Emo prof. Angelo. — Dono di una sua Memoria « sul Boo- merangy), pag. 1392. Fambri ing. comm. Paulo, m. e. — Sua lettura ce intorno agli studi matematici del prof. Gilbert dell' Università di Louvaiwi); e presentazione in dono di varie pubblicazioni dello stesso professore, pag. 131-132. — Lettura, in col- laborazione col s. e. P. Gas- sani, del seguito degli studi intorno alle leggi dell' indu- zione scientifica (P. III. Lo strumento matematico), 813. Favaro prof. Antonio, m. e. — Presentazione, pel voi.' delle Memorie in 4.°, di un suo la- voro a Miscellanea Galileia- na Inedita », pag. 244, 597, 918-919. — Intorno ad al- cuni nuovi studi sulla vita e sulle opere di Galileo Gali- lei, 355. Ferriguto Costante, di Pado- va. - Concessione d'una me- daglia di bronzo per perfezio- namenti delle calzature, pag. 1742. FiORANi dolt. Giovanni. — La medicatura chiusa, pag. 433. Fondazione BaVn-V alter . — Conferma Ministeriale del Cu- ratore dottor A. Vecelli pel tri.'nnio 1885-1888, p. 2. — Relazione della Giunta dell'I- stituto sull'esito del concorso al premio del biennio 1884- 85, 1726. — Programma pel premio scientifico del biennio 1886-87,1768. Fondazione Gagnola, in Mila- no. — Programma di con- corso ad un premio, scadente alla fine del 1886, sulla cu- ra della pellagra, pag. xcviu. Fondazione Qìierini-Stampa- lia. — Nomina, approvata da questo R. Isliluto, del conte dottor A. Nani-Mocenigo a successore del conte Antonio Dona dalle Rose neh' ufficio di Curatore, p. 406. — Pro- gramma dei futuri concorsi scientifici a premio, 1763. Frollo Federico, di Venezia. — Medaglia di bronzo con- cessa alla sua fabbrica delle cinghie di canape ecc., pag. 1742. Fondazione Tomasoni. — Pro- gramma per un premio scien- iifìco nel 1889, pag. 1766. Gabardi-Brocchi (conte), Con- sigliere delegato in "Venezia. — Suo intervento alla solen- ne adunanza del 15 agosto 1886, pag. 1735. Gabelli comm. Aristide, s. e. — Sua elezione a socio cor- rispondente delle Provincie venete, pag. 600. — Suo rin- graziamento, 809. Galanti prof. Ferdinando, s. e. — Sua elezione a socio CCXIII corrispondente delle Provin- cie venete, pag. GOO. — Suo ringraziamento, 809.- Scritti inediti di Carlo Gozzi, l'iOl, 1319. Galli dott. Roberto. — Let- tura del suo lavoro, col titolo: « La storia di Venezia dal 552 al 1184 rinnovata, ed il primo palazzo ducale, la prima chiesa di S. Marco scoperti; discussione relativa coi membri e soci dell' Isti- tuto, pag. i34, 244, 597-600. — Note stampate, 769. Gabbieri prof. Giovannl — Sui fasci e sulle schiere di super- ficie, pag. 943. — Sulle su- perficie polari covarianti e sui loro invarianti simulta- nei, 1149. Gazzaniga Paolo. — Sui re- sidui di ordine qualunque ri- spetto i moduli primi, pagi- na 1271. GiGLiOLi prof, Enrico. — (Vedi Hillyer ecc.). Gilbert Ph., professore dell'U- niversità di Louvain. — Do- no di sue pubblicazioni all'I- stituto, pag. 131-132. Giordano ing. ispett. Felice, s. e. — Sua elezione a socio corrispondente, pag. 600. — Suo ringraziamento, 1123. Govi prof. Gilberto, s. c. — Sua elezione a socio corri- spondente, pag. 600. — Suo ringraziamento, 809. GiJNTHER prof. Sigismondo, s. e. — Sua elezione a socio corrispondente estero, pagi- na 601. — Suo ringrazia- mento, 809. Hillyer Giglioli prof. Enri- co, s. e. — Sua elezione a socio corrispondente, p. 601. Suo ringraziamenlo, 809. Istituto Reale Lombardo di scienze e lettere in Milano. — Programma de' suoi con- corsi scientifici a premio per gli anni 1886-1890, p. lxx- Lxxxi. — Programma di con- corso ad un premio, istituito dal prof. Cossa e da confe- rirsi nel 1887, per una Me- moria di economia pubblica, xcvn. — Id. id. della Fonda- zione Gagnola sulla cura del- la pellagra scadente alla fine del 1886, xcviiL Istituto (Reale) Veneto di scien- ze , lettere ed arti. — Suoi rappresentanti al Congresso geologico internazionale in Berlino, a quello internazio- nale penitenziario in Roma ed al Congresso meteorolo- gico di Firenze, pag. 1. — Voti di augurio inviati al Congresso medico di Peru- gia, ivi. — Accompagna coi proprii voti i nobili propositi del m. e. L. Torelli circa alla conservazione delle farine , 134.-Approva la nomina del conte dott. A. Nani-Mocenigo a successore del conte A, Do- na dalle Rose nella Curatela della Fondazione Querini- Stampalia, 406. — Nomine di soci corrispondenti per le provinole venete, e per le al- tie provinole del Regno, non- ché di esteri, 600-601. — Si associa ai sentimenti di cordo- glio, espressi dal Presidente, — CCXIV — pel lutto domestico, che colpi il Segret." Bizio, 917.— Rin- graziamento al s. e, A. E. Nordenskiòld pel dono di un esemplace del fac-sunile del libro di Marco Pc^lo, 918. — Completamento della Giunta per la scelta dei soci 1393.- Programma dei futuri concor- si scientifici a premio, 1763. Lampertigo sen. Fedele, m. e. — Commemorazione del m. e. E. Morpurgo, pag. 555. — Dichiara/jone dopo la let- tura « sulla storia di Vene- zia rinnovata » ec, del dott. R. Galli, 598. — Materiali per servire alla vita di G. Pace giureconsulto e filosofo, 735. — Cordoglio, da lui espresso, pel lutto domesti- co, onde fu colpito il Segre- tario G. Bizio, 917. — Pa- role da lui dette nel cedere il seggio presidenziale al dott. A. Mmich, 1389-1390. Lanciai Aurelio, di Verona. — Medaglia d'argento assegnata alle sue passamenterie, pag. 1740. Levi David. — Miscellanea phy- cologica. Series 1, pag. 995. — Flora algologica della Ve- nezia. II (Le Melanofìcee), 1615. LiOY comm. Paolo, s. c. — Pe- trarca e Goethe alpinisti, di- scorso tenuto nella solenne tornata del 15 agosto 1886, pag. 1745. LoRENZONi prof. Giuseppe, m. e. — Presentazione di lavori aslrnnoniici del dottor A. Abetti, pag. 132, '244, 1124. — Id. d' uno scritto del sig. P. Gazzaniga sui residui di ordine qualunque rispetto a moduli primi, 1124. Loreta prof. Pietro, s. c. — Sua elezione a socio corri- spondente, pag. 601. — Suo ringraziamento, 809. LuzzATTO E. — L'acqua ossige- nata come mezzo per sepa- rare l'antimonio dall'arsenico nelle ricerche tossicologiche, pag. 395. LuzzATTO dott. Emanuele. — S >pra un'antimonite nel Vi- centino, pag. 1005. Magrini dott. Francesco. — Se per il condensarsi del va- por d'acqua si abbia sviluppo di elettricità, Nota, pag. 1607. Malignani Arturo, di Udine. — Premialo con medaglia di argento pel suo opificio indu- striale elettro tecnico, p.l7 iO. M.argovich Giovanni Vedi : «Fabbrica nazionale di unto da Cairi ». M.A.RINELLI prof. Giovanni, m. e. — Presentazione di alcu- ne pubblicazioni del prof. G. Gora, png. 132. — Idem di un discorso del prof. L. Lan- ducci, ivi.-Id. di alcune pub- blicazioni del pr. F. L Pullè, 404. — Materiali per 1' alti- metria italiana. Regione ve- neto-orientale e veneta pro- pria. Serie VII. Raccolta di 74 quote d* altezza, rilevale me- diante il barometro, nei ba- cini del Bacchigliene , del Brenta, del Piave, del Liven- za, del Tagiiamenlo e dell' I- sonzo (Torre) nel 1882, 879. — ccxv — Milanese can. prof. Giovanni. — Dono del t2.° volume della sua « Storia della pedago- gia » ; e Cenni relativi del m. e, Mons. J. Bernardi, pag. 132-133. MiNiCH coiiim. dott. Angelo, Presidente. — Osservazioni consecutive alla Memoria del m. e. C. Vigna « intorno agli studi bacteriulogici del prof. G. Cuhoni sidla pellagra », pag. 811. — Sua nomina a Presidente dell'Istituto, 1389. — Parole da lui dette nell'as- sumere il seggio presidenzia- le, 1391-1392. —Relazione sui nianosci itti, presentati al concorso (iella Fondazione Balbi-Valier pel premio del biennio 1884-85, 1723. Ministero (R.) di agricoltura, industria e coìmnercio in Roma. — Avviso di concor- so per premi a strumenti agrarii nel 1886, p. xxviii- xxix. — Concessione dell'as- segno pei premi industriali nel 1886, 244. MoRPUUGO Benedetto. — No- tizie biologiche sul Bacillus komma, pag. 1261. MoRPURGO prof. Emilio, de- funto m. e. — Sua comme- morazione, dettata dal m. e. F. Lampertico, p. 555. MoRSOLiN ab. prof. Bernardo, s. e. — Valerio Vicentino nelle « Vite » di Giorgio Va- sari, pag. 1093. ■ Municipio di Parma. — Avviso di concorso al premio Speran- za nel 1886, p. cxcviii-cxcix. Mussi comm. G. , Prefetto di Ionio IV, Sene VI Venezia, — Suo intervento all' adunanza del 21 marzo 1886, pag. 403. N.\Ni-MocENiGO conte dott. An- tonio. — Sua nomina di suc- cessore al conte Antonio Do- na dalle Rose nella curatela della Fondazione Querini - Stampalia, approvata dall'Isti- tuto, pag. 406. Ninni Alessandro P., m. e. — Sul proieo anguino. Comu- nicazione, pag. 1315. — Os- servazioni e note sui tempi, nei quali gli anfibi anuri nel Veneto entrano in amore , 1509. NORDENSKIÒLD A. E., S. C. Sua elezione a socio corri- spondente estero, pag. 601. — Suo ringraziamento, 917. — Dono di un esemplare del facsimile del libro di Marco Polo, 918. OccioNi Bonaffons prof. Giu- seppe, s. e. — Degli studi storici, relativi al Friuli, nel triennio 1883-85. Memoria, pag. 1293. Omboni prof. Grò., m. e. — Di alcuni insetti fossili nel Vene- to, Nota con tav., pag. 1421. Pace Giulio, giureconsulto e filosofo. — Materiali per ser- vire alla sua vita, del m. e. F. Lampertico, pag. 735. Pavia-Gentilomo-Fortìs Eu- genia.— Dono di una pubbli- cazione in lode del defunto suo marito avv. L. Fortis, pag. 1392. Pazienti prof. Antonio, m. e. — Commemoi azione del m. e. Rossetti^ pag. 5. bb :?, Perule prof. Antonio, s. c. — Gli animali in giudizio , pa- gina 135. — Sua promozio- ne a membro effettivo dell'I- stituto, *243. — Suo ringra- ziamento, ivi. — Commemo- razione del m, e. L. Beliavite, 247. PiRONA prof. Giulio Andrea, m. e. — Sunto d' un suo sciilto cim tavole asopva due chamacee nuove del terreno cretaceo di Col dei Schiosi, nelle dipendenze del monte Cavallo su quel di Polcenigo in Friuli^), pag. 2-3, — Os- servazioni consecutive alla Memoria del m. e. G. "Vigna dintorno agli studi bacterio- logici sulla pellagra, fatti dal prof. G. Cuboni », 810- 811. — Lettura d' una Me- moria del m. e. F. Cavalli sopra due scrittori politici del secolo XIII, 918. PiSANELLo dolt. Giuseppe. — Esperienze per 1' analisi del precipitato, che si forma nella preparazione del laudano li- quido del Sydenham, secon- do la farmacopea francese , pag. 657. — Sull'azione dell'i- drogene nascente sul propio- nllnle, 1503. PuLLÈ prof. Francesco Loren- zo. — Aggiunte alla Memo- ria sulla letteratura dei Gai- na, pag. 275. — Dono di sue pu))blicazioni all'Istituto, 404. Ragnisco piof. Pietro. — Gia- como Zabarella il filosofo. Una polemica di logica nel- r L'niversilà di Padova nelle scuole di B. Petrella e di G. CCVI — Zabarella. Memoria, p. 4()3. — Una polemica tra France- sco Piccolomini e Giacomo Zabarella nella Università stessa, 1217. Ragona prof. Domenico, s. c. — Sua elezione a socio cor- rispondente, pag. 601. — Suo ringraziamento, 809. RòiTi prof. Antonio, s. c. — Sua elezione a socio corri- spondente, pag. 601. — Suo ringraziamento, 809. — Invio di una Nota per gli Alti del dott. F. Magrini, 1392-1393. R. RoMANESE. — Ricerche spe- rimentali (con tav.) sulla di- latazione e sui calori specifici e di trasformazione dell' azo- tato ammonico, pag. 1395. Rosa dott. Daniele. — Noia sui loinbrici del veneto, pa- gina 673. Rossetti prof. Francesco, de- funto, m. e. — Sua comme- morazione, scritta dal m. e. A. Pazienti, pag. 5. Rossi Giuseppe e figli di Ve- nezia.— Medaglia d'argento concessa ai loro mobili arti- stici, pag. 1739. Rovelli erede Wallnòfner, di Venezia. — Idem per smeri- gliature e decorazioni artisti- che su vetri e smalii, pag. 1741. RuFFiNi prof. Ferdinando, s. e. — Sua elezione a socio cor- rispondente, pag. 601. — Suo ringraziamento, 809. — Dono all' Istituto di una sua pubblicazione fisico-matema- tica, 810. Saccaruo prof. Pierandrea, — CCXVII — ni. e. — Osservazioni conse- cutive alla Memoria del m. e. C. Vigna «.intorno agli studi bacteriologici del prof. G. Cuboni sulla pellagrai), pa- gine 811-812. — Presenta- zione della J.^ parte della Mi- scellanea phycologica dei si- gnori doli. GB. De Toni e D. Levi, 919. G. Sardi e GC, di Venezia. — Conferimento della medaglia argentea alla loro fabbrica di concimi, pag. 1741. Seguenza prof. Giuseppe, s. c. — Sua elezione a socio cor- rispondente, pag. (3i)l. — Suo ringraziamento, 809. — Do- no di varie sue pubblicazioni geologicbe, 810. — Il Lias superiore nel territorio di Taoruìina, ricerche, 1061. Serego di Allighieri conte Dante, Sindaco di Venezia. — Suo intervento all' adunanza del 21 marzo 1886, pag. 403; ed a quella solenne del 15 agosto 1880, 1735. Società di fisica e di storia na- turale in Ginevra. — Avviso di concorso per un prenjio nei 1889 ad una inedita mo- nografìa di argomento bota- nico, pag. XXX. Spiga Matteo. — Azione della tiobenzammide sul cloralio anidro, pag. 689. — Sopra gli acidi naftossiacetici, 1595. Spiga prof. Pietro, s. c. — Pre- sentazione di lavori d' argo- mento chimico dei signori L. Zambelli, E. Luzzatto, U. Za- nelli, G. Pisanello, G. Biscaro, G. Carrara, M. Spica, p. 244, 404,598,919,1124. e 1393.- Risposla alle osservazioni del s. e. A. Tamassia circa ai cri- stalli di emina sulle macchie di sangue, 404-406. — Co- municazione circa alla con- cordanza dei risultati delle ri- cerche del Carrara e del Dra- gemlorff rispetlo alla cairina e circa alla discordanza dei medesimi rispetto alla tailina e antipirina, 1124-1125. Stefani Federigo, s. c. — Os- servazioni sopra una lettura del doti R. Galli : « La sto- ria di Venezia rinnovata » ecc., pag. 599. Stur Cons. dott. Dionisio, s. e— Sua elezione a socio cor- rispondente estero, pag. 601. — Suo rin;j;raziamento, 809. Tamassia prof. Arrigo , s. e. — Osservazioni alla comuni- cazione del s. e. P. Spica circa ai cristalli di emina sulle macchie di sangue, j)a- gina 404. — La putrefazione del rene, ricerche sperimen- tali di medicina forense, 527. Tono ab. Massimiliano. — Bol- lettino meteorologico di Ve- nezia del 18S5, pag. i-iv , xxxi-xxxiv, XLix-LH. — Rias- sunto meteorologico anno 1884-85, xcix-GViii. — Anno 1886,CIX-GXU,GXXXIII-GXXXV(, CXLVII-CL, GLIX-CLXXIV. Torelli sen. Luigi, m. e. — Applicazione della meteoro- logia all' agricoltura, p. 201. Toschi Luciano. — Lettura di uno scritto del s. e. A. Da Schio, illustrante un astro- labio settentrionale degli ara- — CCXVIII — bi, da esso Toschi posseduto, — Osservazioni pag. 11 '25. Trois Enrico Filippo, m. e. vicesegretario. — Annotazio- ne sopra iin fenicottero rosso preso nel veneto, pag. 125. — Presentazione di lavori dei signori G. Dian, P. De Vescovi, P. Veglino e del prof. Bordiga, 245. — Idem I - ^^>M^ 1 1 1 ^ ^d^] ^ -i 1 i ^ V "n 1 . \ 1 ■ ; ■ 1 \ L \_ ' 1- ' N L _ È^ ' r ^ r i ___ ' 1 1 ì — 'i 1 ■ 1 i ^ -^ i £ ili . - r . . j ! >' ; Y 1 r n ' ' "~^^--~^ • , -—- — ^_._._.__J _ -^ ^ 'Z:: p^ :^4--, 1 : __________L-U- — — ■ ^"'^'^^^^-T — n \ i ' % . é s ■14 ' s ! iè s 'S X, i j 1 - ' . ! iHv 1 ■ ! \^ 1 .^ ■\ "N "^ ^ \ V' ^ ^ 1 t / / .. --n- -r r--^—^- , ^ ^^ / 1 1 / tW . , 1 \ ! I/Ì ^ì ' i X 1 i— ( ::> 1 — - L> J>» j _.. ^-^ ' 1 l_a- [ r^""" ' .-__ -- r — i— H — f^ — §, ] 1 ■ M0/ rx? 1, r?p, W/2fl ynò ^iMO xnojb 1 s § % % s S g 5è ^ § % ^ ^ ^ *- '".'" "\ ■\ \ \ \ s \ \ \ \ \ .... \ < \ s, . j \ . V. \ ' — -^ \ 1 1 . __ \ ■ \ 1 i ' \\ \ ^ -- V ^ \\ Ì A "^"^ 'i.\ '* \ V i\ \ \ ■ \ \ V ■\i\ ■ ' IP — __: I_ t i N A ' : \N ; \ 1 a 2p luoixìo • \ ^ìua^i ìJoà,à22^ 2^^-?r 1 \ 1 «1 5? % - ^ i ì 1 si s S- J--SL ..L^ - ^ 1 1 1 1 Atti del IL Isfitzi/o Ven/>ta Serie il Tomo I\\ Tmi J ^^ ^'~assss-^f^— -;;.r2: Atli del li.hfituh Vcn/>f/} Sprie IT Tomo IV Tao. XI T. no. Atti del R Istituto Veneto Serie W. Tomo B^ Tao. IV21. B^fionio .F7-axz/?/ie Sa^^' Aruia , Capem^i^ de/ JLor/ùg^ Zoffù ScaoiiSS6. Atti del Ti . lyti/u^ Venelo ServP-ll.TlK Top /rV • ^^f/ '''^ tP/r/ìtm Dodeceu?clro pt'ftla^on**l*' v s ^ >: 1* ^ ^^ ^ ^S4^' ':k "«< > 4j ■ .?. ^ ^ i ^"^ ■ . • ' ■ M-, 0 ?^,i ^■■z'-^ J-'^ V ■ illiSSfils^l /:■:■ r -J" i ■!liE»Sìi!i!M':ii:i-lHÌaìH ?ri^-'te' >^ k 'J-^^