Glasgow "Cliuversits Xibracg ffttesenteò •A 4 OPERE DI FRANCESCO REDI, OPERE D I FRANCESCO REDI GENTILUOMO ARETINO E ACCADEMICO DELLA CRUSCA. VOLUME NONO. MILANO Dalla Società Tipografica de' Classici Italiani Contrada del Cappuccio. ANNO 181I. 1 GLASGOW UNIVEHSITY GLI JE DITO RJ AL COLTO PUBBLICO ED AI LORO ASSOCIATI F ccovi il nono ed ultimo Volume delV Opere di Francesco Redi. Voi troverete quivi raccolto tutto ciò , per cui il nostro Autore un nome assai distinto meritossi fra i Principi della moderna Medicina^ sicché di lui an* I Cora ; siccome già disse un Insigne Francese parlando di Omero , potrebbe affermarsi che cangiò in oro ogni cosa su cui rivolto abbia il suo ingegno e la sua penna. Dalla prefazione , che fu premessa alla Mia edizione di Firmze (Manni, l'js.G-.xgFoL in 4: ) e^che noi ancora abbiamo inserita , poi com- prendere potrete sì Verdine che seguito abbiamo in queste varie operette me- diche del Redi, che il pregio loro e la stima singolare , in cui furono mai sempre avute dagli Oltramontani an- cora. E perchè nulla si avesse in que- sta nostra edizione a desiderare y noi pure corredata l'abbiamo di varii in- dici, e delle brevi , ma dotte anno- tazioni di Anton Maria S alvini , e di Crescenzio Fascili. Quanto poi al testo, l'abbiamo diligentemente collazionato colla suddetta edizione del Manni, che fu sempre riputata la migliore. Laon- de ci ^iova sperare che la nostra edi- zione non sarà discara al colto Pub- blico, ne indegna del Toscano Galeno. Non altro ci rimane ora a raccoman- darvi , se non ciò che fu pure a' Lettori raccomandato dal Fiorentino Editore; che leggiate cioè questi Consulti, buoni per chiunque ama le grazie più vez- zose e più vaghe che abbia la nostra sceltissima favella; e buoni altrettanto per quei Professori novelli , che ad- destrar si vogliono a descrivere istori© mediche, ed a porre giù con facilità di espressione e con chiarezza, ^^^i loro sentimenti. Da locwn Medico : etenim illtim Dominus crea* vii, et non discedat a te y quia opera ejus sunt necessaria, Eccles. XXXVIII. ii. PREFAZIONE. Deir Edizione di Firenze^ PiL Manni 1726. G" rande è certamente la varietà degli Vernini , siccome nelle altre cose tutte , così in quella parte^ che a giudizio tt ad elezione appartiene 5 poiché egli si vede manifestamente , che quello, che uno loda ed esalta ai e stelle , altri il ripro- va e condanna ; e quel che più è , ognu' no ha per sua dijesu in contanti le su& ragionù Ma che dubbio^ se un uomo solo assai sovente disvuol ciò che volle ^ E per nuovi pensier cangia proposta ? Ciò ho io , fra V altre , esperimentato sul fatto de" due Tomi, ch'io preparai delle Lettere delV immortale Francesco Redi i colla cai voce sempremai , come fu detto^ Parlan le Grazie insieme^ e le Dolcezze-, conciossiacosaché prima cK io ponessi sot-^ to al Torchio il primo Tomo di e s secche in ordine alT edizione di Venezia viene ad essere il quarto, mirai quasi divisi in due fazioni gli aw'mi degli stessi uomini di giudizio^ e di senno; alcuni de" quali tenevano, che il pubblicar quelle, comeC' che non iscritte nè poco né punto ad oggetto di stamparle , fosse un far cantra il volere dell" Autore , che , vivo essendo , V avrebbe impedito. Altri poi interessati non punto meno de^ primi nella gloria di Lui, credevano non disconvenirsi il ritor- lò con provida mano ali" oblio , ed arriù* chirne la Repubblica delle Lettere, purché il Mondo sapesse, non esser elleno^ Parti al loro Autore cari e diletti , a" quali avesse fidato r immortalità del suo nome ^ ma produzioni ordinarie della sua petma , facce a solo moCii'o di trattare con gli t XI senti famìgliarmente. Ma "venute quelle prime, dopo la pubblicazione^ sotto l'occhio degli uni e degli altri, conciossiachè molto più scuopra anco ai ben pratici la stampa^ che la scrittura , convennero per lo più , che ben consiglia ta. stata fosse la mia re- soluziòne^ di darle alla luce. Per la c/ual cosa io non solamente nori tralasciai di spendere r industria mia in raccogliere , ovunque fossero ^ tutti gli Scritti ^ che si trovavano di questa forbitissima penna ; ma ne feci sempre più diligenti ricerche. Questo bensì, che nel tempo, che per co- loro si titubava , se laudabile si fosse , o no y lo stampar le Lettere , presi ad al' lestire i Consulti ; donde appunto é nato ciò , che sembrar potrebbe scojicerto , che io pubblichi ora di quest? Opere il Tomo VI. avanti al V. per altre nuove Lettere^ se ciò piaceva , riservato. Sembrovami in quel mentre, per vero dire , di potermi attenere per cosa sicura agli Opuscoli Medici, che di questo AutO" te si trovavano inediti-, imperocché tra i molti generi di Libri , di cui le buoìie Lettere vanno fastosamente adorne, e che riescono di profitto al Mondo Letterario^ secondo che io ho più fiate udito dire^^ non occupano , se non uno de" primi po- sti quegli , che alla ragguardevoìissima Facoltà Medica appartengono, non tanto perchè ella nobilissimo ha il suo principio^ da Dio trovata , come Plinio dice , € d^ Dio insegnata ai nostro primiero Fadre ( la guai Professione sopra tutte V altr& nobilissima, al dire iT Jppocrate , è Sorel- la , e ComiUrice della Sapienza , secondo Democrito : ; ma per la nobiltà delP og- getto , eh' ella si propone , e per l eccel- lenza del fine suo. Quindi è che i Valen- tuomini in cfuese Arte , -vennero non al- trimenti risguardati , che se stati Jossero JSumi: quindi gU scritti loro , per inviola- burnente conservarli, furono incisi ne mar- mi, e collocati ne" Templi; altri de quali con infinite versioni dalC Arabo talora al Greco Idioma , e da questo al Latino si videro in breve tempo portati. Contenevano i primi alcuni precetti elementari dell Ar- te, non senza mistione di superstiziosi. Errori , sogni , ed immagini smorte ; indi s* incominciò a notare alcuna fiata la Istorie delle malattie, che via via si cura- vano , e de' medicamenti usati , e dell e- sperienze fatte in esse-, costume, die ve- nendo or qua , or là seguitato per lungo decorso di secoli , avvenne , che ne due ultimamente passati si mirarono uscire al" la luce molte Collettane»' di queste Ossero V azioni Mediche, e di Pareri , da Torchf della Germania, delt Olanda-iK^e^ della Fiandra^ coli' ajuto principalmente delle assidue conferenze, che nelle Accademie Mediclw di taluna di quelh CiUà si face- XTII vano. La qual cosa quanto fosse profiUe- vole, coloro il dicano^ che dall' altrui nau". fragio rendati accorti , schivarono gli sco- gli, in cui erano per urtare eglino stessi; e coloro eziandio , che dietro agli scopri^ menti altrui si videro aperto il varco a navigar nella Medicina a nuovi Mondi, Ma se fruttuoso , e necessario è in se stesso tutto ciò , che risguarda questa principal Professione y e le partii che la compongono ; quale utilità , o per rneglio dire , qual necessità non ve ne avea al tempo y che fiorì il nostro Redi? mentre se attendiamo il parere de' più prudenti^ si era già da moW anni incominciato a verificare quel che de" Medici di un'antica età scrisse Sidonio : parum docti , satis se- duli, multos aegros officiosissime occiduat , ridotta omai a tale cosi bella facoltà, che oltre al non restaurare gran fatto i corpi degV Infermi, distruggeva loro a dismisu- ra le sostanze. A rimovere questo importantissimo sconvolgimento dal mondo, si pose colle sue singolari Osservazioni, e 00" suoi pià fondati studj il nobilissimo Francesco Re- di, come Paolo Ammanno il dimanda-, e non contentandosi d" esser Piloto di carta senza aver navigato ( per usar io qui la frase proprissima di Galeno ) gli riuscì « trar fuori allo splendore delia verità K ^orto parole del dottassimo Sig. Giusep^ pe del Papa, Medico deW Altezza HealQ 5 Toscana ) taote e tante belle (-oacitt- t oni , a.e per 1' iaaanzi deatro ali oscaro .rem » delh natura erano ascose. On^il ^ZT Lorenzo Bellini, col Redi suo Mae- ftro ragionando , ebbe a scrivere, ch^ E^altat" Elruria tota . pnscam ma,estatem CUOI simplicitale conianctam , ctuam Arti Medicae couciliaverat Hippoorates, et sue- feOentiam temporum eond.t.ooes labefa* "avTrlu. etpe-Tuus «'.erterant tanto Foiperitoram, c«m tanta ^^'^^^^J'^^ te tua òpera restitulam. E lo splendore dèlie Scienze tutte, del nostro Secolo , e della nostra Patria t ingenu,ssimo fg. rAUte Anton Maria Salnn. non dubuo^ ,1, dir 'di lui, die la naturale Scienza , la ^/omia , 1» Medicina da lui si può d,r^ ieuM invidia e migliorata , e rifatta , allo fue di Ln^e dovevano , all' esattele sue , alle ne alienai"»'- Tanto afferma U suo 7eJssin.o Fratello Sig. Salvino Sahin. cìnanico Fiorentino , "/«l nm/T™ erudito, e delle cose Ulonche della nostra t^r^ informato, altrettanto veritiero , e ^So , nella .ita del rostro trancesco Redi cosi ragionando mj^t tornare alle sue fP"""^"'*''.^ ' li^fa cnlarioni naturali, e ^f' ' . inventore d' un nuovo, e f»»'''*^ f"» .^f lodo di medicare ; nel che quant, allievi, e segnaci non fece mai? iJno dt ^uesu. peJona molto autorevole , w ^ualcne <*• Stanza di luogo da Firenze abitante , il eui nome passQ io in silenzio perche forse così vuole la fina modestia., è di sentimea- £o a me per sua gentile.zz,a comunicato , che r ingegnosissimo Redi , ( per prende- re le parole di Carlo Raygero ) e non altri ^ fu a suo lempo , che riformò tutte Je Spezierie di Fireuze , daudo perpeiuo csigJio ad infìnite inutili, soverchie,,, p dannose, o pompose composizioui* riducen- do il modo di medicare ad una vera , e soave semplicità mirabilmente amica alla natura. Talché per lo voto di tre dotti pastori Arcadi scelti alla disamina della sua vita^ fu già pronunziato, e poscia da per tutto passato quasi in giudicato , che il nostro Redi fu Autore di nuovo , e semplice sistema in quella bellissima Fa^ coltà , cui beila intenzione è , per quanto all'umana debolezza è cpnceduio , di ren- dere T uman genere immortale. Quindi il Bellini stesso ebbe a cantare rivolto al Redi : E vidi Te col senno , e con la mano , Della gran madre ogni alto magistero Rendere agli occhi altrui spedito, e piano. '^d il Co. Carlo de' Dottori : Invan per noi minaccia Influenza del Ciel , se tu provvedi A^i Vita ai nomi, e vita a i corjDi, p Jledi. Quesnstesso sentimento fu Jalu^emen. te egresso dal novello P^-^^'^Jf^J:^ Zana il Senator Vincemio da Fdicaja , che al medesimo : Voi lolto al Mondo . e che fia il Mon- V io ohe farò 1 confuse Qaanto a caW occhi p.angeran le Muse. n„,le voce la Fama, onde avrà lali? _ Chi a- g^n nomi non n.en che a corpi Fia chfallonghi la vita, colle chiuse Vini dell'erbe da natura infuse, O coValte de Carmi opre .mmortah J '^«incU ciuak stupore apportar dee mai eh! egli 9 Pien di Filosofia la lingua e '1 petto, . n.i.tn.^B a grand: onore la denomina- si acquistasse a gra , .ione di Toscano f -^^^maZ e che del anlonomasticamente chiamato. Zi CZtus^ seri, te CoZultorie Mediche fino presso U Tana. U Nilo. Atlante, Olimpo, e Calpe ; xYir pregatone specialmente con obbligantissi- me Lettere , che tuttora esistono » da Principi^ e da Monarchi; onde gli avven- ne felicemente di restituire la sospirata salute bene spesso a taluno ^ per queiu nobis omnibus, come egli stesso dice, vera tranquillitas, ac firma securitas parta servataque est; poiché infermandosi quel tal Monarca , infermavasi in conseguenza poteatissimum brachium, terror excidium- que Barbarorum, Christiaiiaeque Fi dei tutela ac defeasio ; al che alluse il Belli- ni ponendo in bocca d'' Apollo quei versi: E graa Regi , e gran Saggi , e graa Guerrieri Ei richiamò coll'Artì mie varco , Ch'apre la morte ai mille suoi sentieri. Da tutto ciò appare chiarissimamente che gli scritti di questo ristoratore sovra- no della Medicina , quali sono quelli, che io intrapresi a raccogliere ed unire insie- me in questo volume, conferivano mirabile merite al pubblico bene , conciossiachè da essi per li madami Filosofi , e Medici ap- parar si possa di leggieri a distinguere il vero dal falso, Futile dalV inutile, d super- fluo dal necessario , donde un molto mi- nore a^rgravio nell'altrui avere, ed in con- seguenza a sollievo , e lo alleggiamento universale ne nasce; e quello, che è pià considerabile , la salute degli Uomini per Jiedi, Opere, rol. IX, b \ xviii ... 7J/e pili corte, e spedite , e sicure si giun- ge a conseguire; cosa, che io non so, se tra le temporali, ed umane vi abbia giam- mai la maggiore. ^ ' A questa considerazione un altra ne 'andava io dentro me stesso aggiugnendo ; cioè a dire, che questi medesimi Consulti^ suoi , ed Opuscoli , a solo fine condotti di soddisfare alle richieste, che egli frequen- temente ne aveva ; buoni erano altresì per chiunque ama le grazie più vezzose, e più nmghe , che abbia la nostra sceltissima Favella; e buoni altrettanto per quei pro- fessori novelli, che addestrar si vogliono a descrivere Istorie Mediche {per calermi de" termini della loro Arte ) ed a porre giù con Jelicità d' espressione , e con chia- rezza i suoi pareri; imperciocché V Eloquen- za del Redi , Che spande dì parlar sì largo fiume , non é un' Eloquenza affettatamente accon- cia , e di vani , a di superflui lisci imbel- lettata, quali sarieno quelli, che nel Me- dico detestava Menandro, comechè pertur- hano , anziché consolino r Infermo , che di tutt' altro va in traccia, che dij?arole; Medicus loquax secunJus aegro morbus est. secondo la versione dello Stefano. XIX Or facciamisi ragione ; non aveva io forse tanto in mano da potermi franca- mente arrischiare a porre queste Mediche Scritture sotto i miei Torchj , prometten- domene un non ordinario credito , senza timore d'ingannarmi! Qitondo però io coij. tutte queste premesse reflessioni avessi po' Luto prendere sbaglio, noi prendevano certa- mente quei molti Letterati di straordina- rj.a esperienza in queste materie , i quali >^-&V^ acqua Vomune di fontana,' 'p^^ò *fu' qualche *aòqua stillata, e appropriata, non isco lodan- dosi in oltre iti questo teoipO dell' acciajo in boccoucÌDÌ , la frequenza de' serviziali al mèuò menò un giorno si , ed un giorno no; è non iscordandosi parimente ogni cin- que, ovvero ogni M,- ovvero ogni sette giorni in circa, il prendere per bocca una piacevole gentilissima bevanda solutiva, fat- ta di zuccherino solutivo ovverò di giu- o^^? ^^^^^ì stemperato con decotto di Sena S^^R^r^ti'àle . e con altra simile infusione di nme 'ordinazioni,^ che sìsmiftca : secondo l Arie. -'.Vt ;y . . . ■ Sénà j.e ài cremore di tartaro (i)-.^. Ite bevande solutive possono somministrai^^ Vi così puramente semplici, come ho detto; óvvero possono somministrarsi chiarificate 8. 1. a. a gusto ed inclinazione di chi dee prenderle , o di chi dee ordinarle. " Questo è quanto sinceramente posso db re secondo i tniei sentimenti, rimettendomi in tutto e per tutto alle prudenti risolu4 zioni di chi assiste, e parlicolarmeate nelle cose giornaHere dèlia dieta, tanto nel desi»* nare , quanto nella cena. fi'idaqìfiq boi loh jb V i> hkitiij oiiio i-u .ojfujiq onnii fli ' Per alcuni Tubercoli ' hsm . nelle palpebre degli Occhi, a^op oidoot tOigfi 9raCiii|-,^ noa lAi 3^ JJebbo scrivere il mio parere intornò a* mali di una Nobilissima Giovinetta mas ritata, che si ritrova nel diciottesimo annn della sua età. Questa è di faccia rubiGOiis- da, e di un temperamento, per quanto in tina relazione mi vien riferito, totalmente, e pienamente sanguigno, dotata di un abitò dì corpo carnoso , e che da' Medici con vocabolo greco vien chiamato pletorico. Sono già scorsi sett' anni , che sorpresa da quel male, che a Firenze si chiama Vajuoloj (i) Cremore di tartaro vale a dire •^ruma di vino bruciala con arte dallo spC' ziale, 'Uo^\\^ jioòoi^^ iìO}'? ed a Koma dicesi Morviglioni (i), J quali Momlglioni ^ ancorché fossero copiosi, ^ folti , non cagionarono offesa veruna, pei? minima che sia agli occhi, e la Signora ne guarì bene. Uno, o due anni dopo ( salvo il vero ) neir estremo lembo della palpebra deiroc- chio sinistro apparvero tre minutissimi tu- bercoletti, non maggiori di un mezzo gra- no di miglio ritondi , e rossi. Rossa altresì apparve la superficie interna della medesir: ma palpebra, e di più afflitta da un con^ tinuo prurito. In oltre dalla caruncula del medesimo occhio gemevano di quando in quando alcune gocciolette di un liquore agro, e pugnente; ma il bulbo dell'occhio non ne pati mai offesa veruna , siccome ài presente ne rimane illeso. Si mise in mano de' Medici. Ne ricavò questo giova- mento ; che temperato il sangue, e addol^ cito , quel tre tuber coletti , la superfìcie interna della palpebra , e la faccia stessa^ mostravano apparentemente minor rossore* Egli è ben vero , che son già venti mesi;^ che sebbene quei tre tubercoletti non ban- no più eminenza veruna, nuUadimeno sor Ito cresciuti in larghezza, ed il loro rossore» e quello della superficie interna della pal- (i) Morviglioni, LaC. barh, J^Iorbilli» cioè piccole pesti, r.' y>ébW^' cfè^^^ìlUd ; 'éd intorni/ de* sud^ detti tubercoli soo cascati i peli, e di più da' mede<5Ìmi tubercoli geme un certo llui*, do, di colore tra '1 bianco, ed il giallo* iila> oltre nella palpebra superiore dell'occbiq dèstro è comparso un tubercolelto, simile agli antedetti, e nella palpebra inferiore ; d^el medesimo occhio destro ne son. com4 parsi tre altri pur simili, ne' quali tutti cinque presentemente non si scorge altro che una semplice escoriazione, con «)tu* ìissimi forami, da' quali, come da tanti ca-; naletti, trapela ùa umore acre mordace, e giallo, il qual umore si coagula poi , e si condensa nella superficie delle palpebre. E quindi poscia è ^wenulo, che tutte lé estremità delle palpebre, per rafflussa di queir umore i hanno confratto prurito, tUr midezza, asprezza, ma però senza callosità^ o durezza. A lutti questi malori particolari dco'li occhi si aggiiigne una . scarsezza nota^ bile di quelle evacuazioni , che ogni mese «cglion fiorire alle Donne, e di <|ui:i:t Vrtglia =il ^ero , che se .fosse ritogipj^ Ipocrate nel Mondo , non poteva servirsi di. altri medicamenti , che di quegli , che sono stali -adoperati da' .Medici, che , con tanta accuratezza assistono alla cura di c[ue- sta nobiUssìrna ,giovaaetta. E se ella non è giaaritai, ^proviene dalja ostinaz,ione del ma- le dalla natura aggravata , che non si può da se medesima ajutare. Non . si per- da però di animo.. Bisogna, rimedicarsi. di nuovo; e nel rimedicarsi si dee avere quel] e stesse intenzioni, alle quali i Meflici fino a qui hanno avuto riguardo nel meidi" caria. Ma egli è cosa Becess(iria necessaris- sima, che la Signora ajuti i Medici con una,, totale obbedienza, senza la quale obbedien- za non otterrà mai la salute: e però oont si maravigli, se tra, i medicamenti miei vi sarà dolcemente mescolata, e la severità, e, Idi'piacevolezza^i^ r?n; iVf'f^t'^'jit tJioijCi rlasciò scritto Ipocrale, che ?e a co-* ter b:, i quali hanno male agli occhi , sor prarvenga: un flusso di corpo, è cosa molto a loro giovevole : e Galeno comentando questo detto di quel buon vecchio, ci diede peri ayvertìmento^ che se il flusso di corpo non' Tosse sopraggiiinlo per moto della na- tura , dovea procurarsi da' Medici eoa 4^11 aplì dellVàrteS I'^ pensieri d' Ipocrate, e di Galeno Tengono giorualmetì^ fit^fran^ .^cati dalla esperienza. ìlf.m l'^a fr) 01 Su questo fondamento sarei di parere, séìletipifi^to prima la Signora cominciasse a £1i]|h33 carisi, ed il principio del suo medica- "^mcnto fosse un siroppetto chiarificato solu- tivo, (i) il qual siroppetto per molte, e molte Tolte fosse pigliato una mattina sì, -TBBlniBàJ mattina no, senza intermissione tc- iì&runa. Con questa condizione però, che tre ore dopo aver bevuto il siroppetto chiarlfi- " caio e solutivo, ella bevesse dieci, o dodi- ci once di acqua della fontana di Trevi, e la bevesse o calda , o fredda come più le asgradisse , e questa acqua fosse pura Ificbietta senza raddolcirla con cosa veruna. In oltre sei ore dopo il desinare vorrei, che là Signora bevesse sette o otto once di acqua cedrata, o di sorbetto, o di liraon- cello, o altra acqua acconcia, e la beve^ alle Tolte fredda con la neve. -^fsb Il giorno poi nel quale la Signora noa dee preudere il siroppetto solutivo, vorrei che la mattina a buon' ora bevesse sei once di siero di latte, raddolcito con qualche gemile giulebbe appropriato. Di più, oltre i siroppetti solutivi, è necessario di quando :*v^i^ (i) SoluUvo frequentato pehmakiià^€ksf ehi, ..vos-^roo^ e*" ' h quando U farsi qualche lavativo ib uno di quei giorni , ne' quali si prende il sie- ro (i). Se per mala fortuna ìq Roma non avesse credito l'acqua di Trevi, e fosse creduta • cosa troppo vulgata , si potreHbe =^bqtfipaos!fece prendere altrettanta acqua di ono , o qualcheduua di quelle acque stillate dalle erbe, le quali fossero stimate più convenienti, o appropinate, tralasciando però iaite le acque minerali, e particolar- mente quelle che son cariche dì miniera di "Cetriolo, di allume, ec. -ibob Dopo aver pigliato alcuni de' suddetti «isiroppi solutivi, con Talteraativa del siero, J^limerei buono cavar il sangue, e poscia £]|icavarne per la seconda volta passati altret- tanti giorni; tralasciando nelle giornate del sangue il siroppo solutivo. Con questo medicamento continuato lunghissimamente stimerei che si potesse ri- • trar molto frutto. Ma maggiore si ricaverà dalla buona regola del bere, e del mangia- re congiunta con una stentatissima, e lun- ga astinenza regolata dalla prudenza del Medico che assiste, e dall' ardente desiderio che la Signora ha di guarire. Questa non è cosa da dimenticarsela , e da farne poco (i) Graziosa riconvenzione per quei che stiman poco V acqua comune y e- altre cose semplici, .i^o Tè conto* imperoccbèlpocrafe nel bel prìiKV' pio del llhro delle Ulcere comanda che siriiiU iufét^rai Rlieno sempre con 'somtna e sCret- Ire-Jlma-' astioenza : Al pensiero d' Ipocrale si softoswive Galeno nei terzo, e intAì;>i^ar« toi^^ ttìefjdo , ma di più di ogni àltro .vl fférirllissimo Cornelio Celso (i> ne. park a ieWére di scalola, qttando parta delle m-. Càtnìiia^^ibnii degli ocnhi specitìcataiiiente>. e Tiiòì^ ift*Ì«ò , 'Ghe^^eij primi giorut n«« si dia pn'rtt<> puofc^i'^ii* mà>. Nuìium cibum assumere opoHét^ slf&dipótesff^e nquamr mthfem^^yri' rniniks certe rjuam mmimmn K i/ì/j-'fo^-tìt>ii dico, che questa Signora sl ten«a senza mangiare, dico bene che seaza. una^'cran parsimònia -nel mangiare^ ella a:)Qi farà frutto, lo non dico che ella noa^» beffa- i>è poco, ne punto. Dico benev>cbef èéedo che sia necessario oecessarissvmo , che per molti e molti mesi ella tralasci totalmeule il vino, ed in sua vece beva dell' acqLia,se lVcq«a quanto più pura, e semplice sara.i tanto fia migliore, e ne beva pure, perche nella quantità non voglio , ohe osserw <ì» consiglio di Gelso, per non rendere il san- eu'ei é gli altri fluidi più acri, più morda- ci,^ é più salsugginosi. 1 cibi sietìo carni lesse^ e le minestre j^atte de loro brodi, con erbe. SI mangi deirerbe e de' frutti e ,se_§^i ha mai da eccedere, l'eccesso sia nell'erbe, e -II — — :«»T5cr5^ (i) Lib. 6. Cap. 6, \ n&' frutti, e non Tielle <;arai, e ne' cibi di gran nutriméntOiioo 3idoiU f*jÌ3i> ma ostinazione di questo , male, che , non. ha , volnfo cedere a, tanti medicamenti con taoH^j ta prudenza , è dottrina ordinati , faccialo, riflessione, dico, se possa iCSser cagionata da quel malore , detto Sifilide,, di cui fece quel gentilissimo Poema il Fracastoro, ^o^\T^^m:^S£>l quello, che io mi dicja. Parlo per toccare tutti i, punti v come è il dovere di un bnon servitore. Del resto, nella relazi^*,i ne mandatami io non ne veggio eontfasse- gno -vernao. , ; .. u u Ma se questo sovraddetto sospetta» ribù abbia luogo^ fa di mestiere considerare, se quei tubercoletti venuti prima delle esco- riazioni ne' lembi del le palpebre, sieno- stati, di quella sorte di tiimoretti, che grandine delie palpebre son chiamali da' Chirurghi, ovvero sieno di quell'altra sorte di tumpT-, retti, che pur nelle palpebre sogliono anA coci,iiascere , i quali con nome generale,, da' Chirurghi si appellano escrescenze .llerai^^ -^^d'ib noo ,ihoid rm )?,9nira9l's f X ^""-! y ^'W>3')M «b hai {^i) Mal venereo, eletto ^volgarmente xTancese. — . maticKe, o più particolarmente , pei" gli umori contenuti, si dicono Meliceridi, Ate- romi, o Stealomi, ed in terzo luogo fa di mestiere considerare se per aver questo ma- le duralo così lungo tempo, si sia potuto dare il caso che dal continuo afflusso , e gemitio di umori acri, salsi , e mordaci sia stata infettata, e corrosa qualche partii cella di quella tenue sottilissima cartilagine,f la quale si ritrova nelle estremità delle pal- pebre ; del che qualche leggier indizio ne porta la caduta de' peli in quelle parti oSr> iesCr Se una di queste tre cagioni vi sia,- io non posso da lontano conoscerlo , e n^ propongo la considerazione per passaggio alla vigilante prudenza di chi assiste alla, cura. Certa cosa è , che se presentemente i mali di questa Signora non sieno altrui, che escoriazioni, o esulcerazioni semplici delle palpebre debbono medicarsi con pia- cevolezza di medicamenti, e perciò col pre»ì cetto di Cornelio Celso rinfrancato dall' ^ spevienza , userei da principio fomenti dir pura acqua comune calduccia , a Gnetrdj^ trar fuora dalle cavità, e dai forametti di quelle esecrazioni, dalle parti adiacenti quelle materie salmastre e nitrose, che ivi si trovano» e a fine altresì d'indurre una modestissima refrigerazione , la quale ad^. dolcisce ancora le particelle degli umorpt caldi, ec. Dopo qualche continuata giorna- ta dell'uso frequente di questa acqua co- mune, si potrebbe far passaggio alli ba- gtìiiOli dell'acqua del Tettuccio, frequeo- teraenle da me esperimenlala giovevole pé^- fomentare simile razza di escoriazioni , e quindi si potrebbe venire alla polvere di tazia , mescolata coli' acqua rosa , ec. e ad altri piacevolissimi rimedj, tralasciando sem- pre da parte quegli che troppo poteuti senza speranza di utile, posSono cagionai* molto male. ìWiiàj ^fenp iB Bllaa '"^^ Se poi la difficullà del guani*e prc^ fétii§se da' follicoli de' tumoretti rimasi; queste escoriazioni , o esulcerazioai indubi- tatamentè sanar non si possono , ìse questi follicoli non si sradichino] dalla mano di nn diligente, esperimentato , ed amorevole Chirurgo , il quale dee avere in far l'ope- razione tutti i riguardi che sono uecessarj de^ ciuali non favello , essendo notissimi a cibi è del mestiere. Se la difficullà della^ sanazione avesse fomento dalla contaminazione delle carti- lagnii, bisogna rimuoverla: ed il rimuo- verla è molto difficultoso , sì per la parte tanto delicata , come per la vicinanza àeU 1 occhio, siccome ancora per esser la c - tilagine di mole sì piccola, che pare, che rton ammetta operazione veruna. Nulladì- meno 50^. è impossibile, e si usano luttO^ giorno ;a ,\juest' effetto da' Maestri di Chi^ rtirgia 1 sottilissimi fili di acciajo, o di oro mtocali , ec. Io voglio però 'credere che "^^3 Sf^"" ^"^'^^ bisogno- e che col solo ajutò de'me(ll(iameatr(T) utó^ér- sali ialerni , con là sola strettà pàrstmònia di vivet-'è, e eoa piacevoli colliri éslerni si ;^l)bia cor betiefizio del tempo ad otteaerc 1^ dèsidèrala salute/ del che ne prego la divina Bontà , dalla quale scaturisce ogni BOStro bene/ ^^^^^^'^^<^' ^ '']\' , - li iiiOUii li) Per un Poda&roso in età aiiàh'iàti^^'^^ ^'^ ^ Jrdo letlà la letlèrkr thìé' tonlièiie la tìèrfazióne delle malattie del Sig/ Abate Siri, (2) il quale trovandosi iti età avafizàl^, M essendo afililto da frequènti tormètolo- fìssimi assalti di gotta , desiderando di fendergli meno frequenti , e più miti, ha costumato la sera , in vece di céna, beve- re una tazza di latte vaccind", - tàl^lta puro, e talvolta temperato fcoii* àcqtia fre- sca , ma non ne ha ricevuto utile vei*u- noyanzi, come egli afferma / dauno gran- fjp r«inT6ÌIgoq8jh «— — — -r: in'! ri'MDsiVj Tù .Gao8'i9> ' Ci) %.o?^7<^vpiov medicarncnta ideale per pU Occhi, è proprissimòper la lippitadine, ónde Oraz. neìia Sàii' f>. déUib. i. Bac oculis ego lìjgra'^meis Cbllymlippas 11- ''^"^'^) Él- VH^éHo^ m^'^ di farni^ià d,^ binaria di Firenze , Cohsi^iere , 'Eleinti.<^ nario, ed Iscoriografo del Re di Franca. gissimo; im perocché,, o $ia stato il latte, X) Ajualslsia altra cagione , si è , aiurjentata nolabilmeute la bile nel suo corpo , onde prova presentenjenfe. grandissimi , travaglj nello stoqaaco ; di più si è riser^lita )a gotta aéjji, due ginocchi,. e nel piede siai- stio, e già già appariscono i coutra^segai di nuova llussione , e alla man desLi a , e alle^ spalle, la . ojitre,» S.i^^,,.risvfeglial,o> un acutissimo dolore nella regione de' reni senza che per anco nè il Medico ^ nè i am- malato sappia discernere , se lai doriore pro- venga, p da calcolo, o da llubsioné di bile sierosa,' e juordicautissrma ; o^nje il Me- dico assistente rjoji trova il modo di api jpllcarvi rimedio veruno, anzi non ha uè ;pieuo voluta permettere ^ unzione de'reui, .di un poco d-' uuguenio lefrigerautes àmpm_'> cc'me il Sig. Abate desidererebbe. JVIi vjeu co of) andato di far rilles^ione -\4"anto .di §opra si . e suritu) ; e4 io per pbbediF^^I, vi farei le segueDti cousioera- zioni , nelle quali procurerò al mio solrto di spogliarmi , quanto sia possibile , della persona di Medico. Più appropriale, e più calzanti sarebbooo per avventura tali con- smerazioni, se più distinta notizia, mi ipsse pervenuta della coustituzione indivi- duale del Sig. Abate: ma, tali quali elle SI fiieno, si potrà far di esse, come di Uuell accjua piovana, che cade sopra' i delie case, la quale è raccolta, e •fiP-H^^^ata da, colQro,_,,,p|i^^ credono averne bisogno^ ed è lasciata correre per le strade, e perdersi al fiume dà coloro, che non ne sono bisognosi. Adunque per prima considerazione Torrei, che quel dottissimo Medico, che assiste al Sig, Abate , allora quando lo medica, non avesse mai per primo e prin- cipale suo scopo il voler guarirlo da quei mali, che lo molestano, ma bensì il con- servarlo lungamente in vita , per poter porgere a que'mali nello scopo secondano tutti quei rimedj lenitivi , che rendono il viv-re men travaglioso. In secondo luogo desidererei , che il Sig. Abate si spogliasse in qualche parte di quella voglia ansiosa, eh' e comune a tutti gli uomini, di volere totalmente guarire da tutti mali ; perche «uesfa voglia molte volte è una spezie di Malattia , (i) simile a quella-, nella quale co. loro , che ne sono tormentati , appetisco- no di mangiar certe cose laide, e abomi- névoli, che mangiate, non solamente noa saziano mai l'appetito, ma conducono ap- poco appoco in evidente pencolo di morie. (i) Tal malèt accade ad alcune donne ni primi mesi della gravidanza , e ad al- cune /a nciuile oppilale. I Greci le dicono ^LZTa, nwero fia^»*» > i Latini Vica t o Malacia. o w^^ » ^7 T^on si curi il Sìg. Abate di usare quei rlraedj misteriosi , che si cavano da' bossoli dello Speziale, e particolarmeate quelli^ che dal volgo son chiamati rimedj grandi^ e generósi , ne' quali si trova sempre T in- cèriezza del giovamento , congiuafa per lo più con la certe/za del danno; perchè sem- pre SGoQcerlano, e infraliscono ie viscere, dagli anni, e dalla infermità affaticate, e bisognose di quel solo ristoro , che suol: essere apportato da una continuata regola«', di vitto conveniente , e appropriato a' mali ^ all'età e alla complessione. Ma perchè è inapossibile il non ricorrere qualche volta per necessità a aualche medicamento , per- ciò^ si procuri , che sia sempre piacevole^' ,e delicato , ed il maggiore suo pregio coa-^ sista oeir essere usato di rado. E se pure vi è qualcosa degna di esser usata frequeu-^ temente, questa sia il solo serviziale, ma si£^^ servÌ7.ìale semplice, e senza la vana pompa di quei tanti e tanti ingredienti miste-, rio&i 5 che o per rompere i flati , o pei?f, far maggiore evacuazione vi * si soglionc^y comunemente aggiugnere. Si usi ancora, la polpa della cassia, in poca quantità, "pura , semplice , e senza correttivi. E se durano ancora i travagli dello stomaco , loderei il pigliare per una mattina o per due qualche piacjvole infusione di cassia , di sena , o di cremor di tartaro , raddoi;^^ cita con manna : con questa necessari*, condizione però, che tre ore dopo a^ere' Redi. Opere. Voi, IX, 2 „ , , i8 pigliala la su.enli del corpo. Quindi è, che io sommamente lodo , e commendo la occulta prudenza decottissimi Medici che assistono , e consigliano S. E. mentre vedo, che camminano con tanta piacevolezza , e con tanta destrezza, e con tanta dottrina nella prescrizione de' medicamenti ; e soa di parere , che camminandosi con ia sud- detta piacevolezza , e destrezza , abbia S. Eminenza a godere una verde , florida , e felice vecchia ja. Tutto il punto dunque consiste nel mantener dulcificato il sugo uerveo , nel mantenere il sangue dolce, ed un poco più tenace, e men facile a quagliarsi, accioc- ché le di lui particelle sierose, salsuggino- se , e sulfuree , stieno con esso sangue me- glio unite , e col dovuto e naturale or- dine collegate; e quando si adoprano diu- retici , si piglino sempre di quelli , che non soaliono fondere il «angue , ma lo mantengono nel suo tuono , e nella sua naturai simetria , ed ordine di parti ; e perciò si sfuggano sempre , come la peste, {ulte le cose acide . e tutti i vmi , che hanno dell'agresto. Bi Si contenti Sua Eminenza di far due piociole , brevi , piacevolissime purghelte ogni aQao,uaa all' autunno, l'altra alla primavera, lu queste purghette » si con- lenti , che i medicamenti moventi il cor- po , sieno piacevoli , e si rallegri Cfuaudo la loro agitazione è scarsa. Utilissimo me- dicamento lubricativo crederei per espe- rienza il seguente, o altro simile , del qua- le mentre ne scrivo la dose , arrossisco , e ne chieggo perdono a quei dottissimi Signori , che assistono a Sua Eminenza. Pren. Acqua comune fredda ouc. viii, polpa di cassia onc. mez. si stempri in va<- so di velro, poscia si aggiunga: sena in loglia dr. iij. cristallo minerale dr. mez macis scr. j. e si tenga infuso a freddo' per 24. ore. Si coli senza spremere, si scal- di la colatura, e ^i si dissolva ono. i. e m. ovvero ij. di maona scelta. Si ricoH di nuovo, e se ne pigli vj. onc. o vi. e m. quando sarà il bisogno , bevendo tre ore e mezzo dopo vj. o viij once di bro- do , nel quale sieno bolliti fiori di borrag- gine , o di viole mammole. Per mantenersi il corpo disposto usi la cassia, non ne pigliando se non ij. sole face l ' ^ ««^ si ren icTr^''-^ ''P^''^'' ^'^'^ ^ « 81 replichi la mattina sussegaeate, fino che Il corpo s. renda obbedienti Si erva an- cora de fruiti del Sebesten cotti in brodo e raddolciti con giulebbo violato solutivo! Soprattutto i clisteri, ma piacevolissimi; e se si ha mai a far disordine di soverchi medicamenti , si faccia il disordine ne cli- steri, i quali non saranno mai troppi, e «on potranno mai far un minimo nocu- mento , anzi sempre saranno di profatto. Usi frequentemente Sua Eminenza le perle macinate, pigliandone xx. o xxv. grani un quarto d' ora avanti pasto , essendo queste valevoli a temperare,, e raddolcire gli acidi vitriolati de' liquidi , e sono ua liuretico giornaliero , innocentissimo , e cordiale. E quando Sua Eminepza piglia de brodi , sempre vi metta q^^^^^^ P°^: zioncella di «iulebba periato. Ho dello di sopra perle macioate , e non magistero perchè così posseggono tutta, ed intera la loro virtù . e non isnervata , da quei me- strui ! co' quali si manipola il magistero Ai nerle, o di altre conchiglie. ^ L'uso delle seguenti pillole lo stime- rei molto profittevole, mentre venissero anorovate da chi assiste. Pren. Perle macinate dr. ij. madreper- le preparate , cortecce di locuste marine polverizzate , e preparate ana ^l^' 1;^ ^ \n.c\s polverizzato dr. J. ^^^..f ^^^^^^^^^^^ Veneziana cotta. Fa pillole della grossezza de piselli, da pigliarne ^^^'^ ^^^^^ lina e sera avanti pasto, secondo, e quan \S an'co sommamente il pigliar di quando in quando qualche porzioncel. 33 la di cristallò minerale dissoluto ia bro- do : imperocché il nitro , ancorché non abbia in se particelle frigoritiche , nulla- dimeno egli tempera gentilmente il sover- chio calore del sangue, (i) per quelle ragio- ni , che ora sarebbero lunghe a riferire ; e di più mantiene esso sangue nel suo so- lilo naturale ordine di parti ; e se avvien pure, che nelle particelle del sangue egli trovi disordine , e sconvolgimento , le ri- duce allo stato conveniente y nel che con-; siste molto la sanità. " o;^ v,;: E perchè talvolta accade , che u«tl san- gue s' introduca qualche discrasia (2) so- verchiamente acetosa , e coagulativa , co- me il prudente , ed assennalo giudizio del buon" Medico può osservare ; in questo caso io loderei , che Sua Eminenza piglias- se qualche modesta quantità di quei sali cristallini , e ben purificati , che si cavano dalle ceneri di qualsisia vegetabile, come sarebbe a dire , di assenzio , di capelve- nere , di cetracca , di cicoria , di zucca, ^^l^ detto di qualsi&ia vegetabile, per- fi* 1 • (0 ^^^i ia dottissima Dissertazione del caldo, e del freddo , scritta ed indi- rizzaui dal Sig. Dott. Giuseppe del Papa ul nostro Redi. In Firenze 1690 in 4, (z) Discrasia vale stemperatura dal Qreco SviTHpaffia, Lat. intemperies. Redi, Opere, Fql iX, 3 che i salì di lutti i vegetabili hanno tutti egualmente la stessa virtù , senza differen- za veruna tra di loro , come a me pare di aver osservato per le infinite esperien- ze (i) fatte a questo sol fine, e come più diffusamente mi sono spiegato in alcuni de' miei libri. Quando sono presenti i dolori poda- grici , o chiragrici , si soffra , si sospiri con pazienza , si lasci fare il suo corso al male, si facciano de' clisteri, e secondo il prudente giudizio del medico assistente, si adoprino le perle suddette, e gli altri medicamenti suddetti con moderazione. Quando son presenti i dolori nefriti- ci, come quelli, che attaccano la rocca non nelle difese esterne, ma nelle parti dentro, bi- sogna soccorrere con presidj un poco più viva- ci; con questa avvertenza però, di non usar mai medicamenti violenti , perchè la sola violenza de' medicamenti può essere peri- colosissima. Molti clisteri , ma piacevoli. Qualche piacevolissimo medicamento mo- vente il corpo. L'uso dell'olio di man- dorle dolci per bocca , il quale attutisce , e mollifica il furore degli spiriti abitatori delle fibre ncrvee. L' uso giudizioso , e a tempo opportuno de'diuretici suddetti. Qual- (i) Vedi V Esper» intorno alle Vip» Voi, IV. c. 207* 208, della presente edi- zione* 35 che unzioncella esterna di olio di man- dorle dolci, o di scorpioni. L'appliqazione della rete di Castrato soffritta in olio di mandorle dolci , e in acqua di tìor d' a- ranci. Poche fornente anodine , o per dir meglio , nessuna. Niuno di quei panni ro- venti, che il volgo suole applicare a' dolo- ri. Nessuna di quelle violente , rozze , e villane fregagioni , che lo stesso volgo fa sopra la parte dolente. Non biasimo il ba- gno d' acqua dolce , ma pura , e senza quella nauseosa bollitura di tante e di tante erbe; ma il bagno non sia di tutta la persona , ma sia in foggia di semicupio. Nel tempo de' dolori suddetti si allar- ghi con coraggio giudizioso , e con fran- chezza la mano al bere; non si faccia pa- tir la sete, perchè è cosa pericolosa. Si osservi nel Mondo grande , che la rena , fid i sassi di que'fiumi, che hanno le loro sorgeckti nelle montagne , non possono scen- dere alle pianure, se non per via delle gran piene, o delle inondazioni, Si beva .C'„\ larga mano l' acqua di scorzonera , V acqua d' orzo fatta con la liquirizia , l'acqua d'orzo fatta con semi di cedro, i brodi lunghi cedrati ; e sopra tutto il tè, il quale non solo è un gentilissimo diure-; lieo, ma corrobora altresì Io stomaco nau- seato, confortando le glandule della cro- sta di velluto , e le fibre nervose , e car- nose delle due prime tuniche di esso sto- mac o, I 36 E neir allargar la mano al bere, non si tema di cagionare quella Colica , che sovente suole accoppiarsi alla Wefritide , perchè questa tal CoU«a è una passione de* nervi , e delle fibre nervose , e quegli umori biliosi , e pituitosi , i quali per se- cesso, e per vomito si sogliono ributtare , non sono cagione della Colica, ma sono -un effetto della passione de' nervi , e del- le loio fibre. Mi persuadono questa verità quelle Coliche , le quali talvolta terminano in Paralisie. Me lo persuade ancora lo a- vere io pratica osservato , che se le Coli- che fossero prodotte dagli umori contenu- ti negl'intestini, l'evacuazione de' detti u- mori dovrebbe sempre far cessare la Co- lica ; e pare il più delle volte i medica- menti purganti, e violenti sogliono innasprire questo male. Il che essendo stato conside- ralo da' medici antichi , si gettarono al ri- piego del dire, che queste tali Coliche provenivano da' flati racchiusi tra tunica e tunica degl'intestini medesimi. Lodo sommamente l'uso del latte di somara , stato proposto , e messo in uso; foise bisognerà replicarlo altre volte m altre Primavere. Che è quanto posso dire. R. metto tatt'i miei pensieri alla pru- denza di chi assiste , e gli rimetto con sincerila di cuore rispettosissima , e tutta piena ili venerazione verso la dottrina im- pareggiabile di que' dottissimi , e vaUntis- ~ 37 slmi uomiui, che hanno Tonore di assistere air £minentis$iino Sig. Cardinale. Per Vigilie, Magrezza, e ttiLichezza di ventre, "Viene accennato , che nella passala Primavera V Eminentissimo N. N. fece una purga di benigni lenitivi , nella quale rei- teratamente si cavò sangue ; poscia fece passaggio all'uso del siero , con qualche bocconcino di pura cassia , e dopo del siero, air uso del latte di asina , conti uua-^ to lo spazio di quaranta giorni ; e da que- sta appropriatissima piacevolezza di medi- camenti grande utilità ne ricavò l'Eminen- za Sua ; imperocché le viscere naturali notabilmente si ammollirono , si ricuperò l'obbedienza del ventre , le di cui fecce, che prima erano dure, ed anche filigginose^ « nere, divennero mollificate, e di color naturale de' sani; ed in oltre s'ingrassò nell'abito del corpo , rifacendo buone car- ni , e buon colore nel volto , con tranquil- lità di sonno nella notte , ed in questo buono stato continuò fino quasi al No- vembre: nel qual tempo volendosi corro- borare il calor naturale , come viene ac- cennato, per ischifare le consuete recidive, comincio Sua Eminenza ad usare i biodi e le carni di polli viperati; ma innollratì- dosi il Novembre , s' incominciaroao a per-'*' dere di nuovo i sonni , ài nuovo si affac- ciò la magrezza del corpo, le fecce del Tentre ritornarono anche dure, e difficili ad evacuarsi. Stante questo , viene diman- dalo il ijuid agenclum per l'avvenire; e perchè molti e diversi medicamenti ven- gono proposti , vien dimandato parimente, quali debbano mettersi in opera , cioè , o sali 'chimici aperienti , come sarebbe quel- lo d' assenzio, ec. o il decotto di cica, o i brodi dì carne di vipera, o la povere composta delle medesime vipere, o il bro- do di gallo , altra volta preso in Fiandra, O le acque minerali , ec. Laonde io par^ lerò con quella riverente umilissima sin- cerità , che è permessa a' servi più bassi, e corrisponderò secondo i dettami della mia coscienza , e delia mia debole intelligenza, e secondo quell' obbligo di servitù antica , che mi corre verso la gran casa di S. Emin. In primo luogo , del sale di as- senzio , e di altri simili sali , non consi- glierei mai mai 1' Eminenza Sua a servir- sene ; e la ragione si è , perche io tengo , che i fluidi , che vanno per li canali del suo corpo, conforme Tanno passalo m una mia Scrittura leggermente accennai , sieno pieni di infinite menoraissìme parti- celle , non solamente salsugginose, ma aci- de ancora , acri , e pungenti, le quah col- r uso di que' sali fait'zj , si verranno a moltiplicare , e moltiplicando , maggior- mente imperverseranno. Oltreché, se s» ^9 considera , che cosa sieno questi sali , e si voglia investigare con vera esperienza la loro natura , si toccherà facilmente con mano , che i fattizj non conservano nè po- co nè punto (i) la natura di quelle erbe, e di quei legni da' quali ridotti in cenere si estraggono. Ed è cosa certissima , che il saie di zucca , il sale di comero , il sale di lattuga , il sale dì cicoria ha la stessa stessissima natura del sale di salvia, di bet- lonica , di rosmarino , di pepe , di canr nella , di quercia , di zucchero , di rabar- baro , di sena , dì scialappa , o di qualsi- sia altro legno , o erba , conforme sono già venti anni , che lo accennai nelle mie esperienze intorno alle vipere , (2) e con- (1) Tanto appunto ha accennato di sopra a carte 34' (2) n esperienze intorno alle vipere, dirette al Sig. Co. Magalot. impresse furO" no in Fir. nel 1G64. e nel 1686. e ulti- mamente Pan. l'Ili, in Venezia nel II, Tomo delle sue Opere , essendo state pre- cedentemente voltate in lat. ed inserite neir Anno I. della I. Deca delle Miscel- lan. deir Accademia de^ Curiosi di Germ. ^.Per altro l' esperienze che si leggono nel ^iGiorn. da' lett. di Roma , san quelle in- torno a Sali Fattizj ^ pubblicate la prima ^Dolta nel Gior. dell' A n. 1674. 3o. Mag. he dipoi . nel, JJ» Tom. dell' edizion di Te- nezial ' ^^^""^' forme altresì lo scrìssi nel Giornale de'let- terati , stampato in Roma, dove diffusa- - mente apersi la naturalezza di questi cosi fatti sali. Circa il decotto di Cina ; se si ha da fare un gentilissimo decotto di sola Cina , e che sia un decotto lungo , fatto con pochissima quantità di Cina, e poco bol- lita , credo certamente , che un tal decot- to non possa essere dannoso a Sua Emi- nenza , anzi affermo , che può essere di . qualche giovamento, con l' innacquare, rad- dolcire , ed attenuare V acrimonia delle particelle salsugginose, e pungenti de' flui- di abili a mettersi in impelo di mozione. Ma se si ha da fare un decotto corto , e stretto, con molta quantità di Cina bolli- ta, e ribollita, io per me crederei, cbe fusse per esser dannoso, potendo empire di ostruzioni le Tene, e le arterie, e gli altri canali bianchi del mesenterio , e ren- dere altresì il sangue men fluido del bi- sogno , e troppo viscoso , e troppo tena- ce. Non è immaginabile quanta colla si cavi anco da una minima porzioncella di Cina. V esperienza , a chi ha il modo di maneggiarla , 1q insegna con molta facilità. Forse qualcheduno , che non sia Medico di professione , potrebbe dirmi , che la Cina (i) è ottimo rimedio per confortare. (i) La Cina non è tjuel medicam» 41 e corroborare la testa. Io non nego , che ciò non sia stato detto , e scritto ; ma re- plico j che allora la testa starà bene, quan- do i fluidi del corpo saranno nel loro sta- to naturale, e conveniente ; ma se un de- cotto di Cina viscosissimo , renderà col lun- go suo uso soverchiamente viscosi i fluidi , non solamente la testa non istarà bene , ma ne nasceranno ancora molti e molli altri malori. Pure io parlo sempre coi dovuti riservi al parere, ed al consiglio di quei valentuomini , che molto più di me sono intelligenti, esperimentati, e valorosi. Quanto s'appartiene ad un brodo fatto con_la carne della vipera , anco questo noa credo che possa fare nè gran bene , ne gran male ; e particolarmente se sia un brodo lungo , manipolato in semplice pura acqua di fontana. Quanto alle polveri di vipera composte con varj ingredienti me- dicinali , salsugginosi e calorosi , non mi sentirei inclinalo a persuadere l'usarle, per gì' islessi motivi addotti di sopra , quando bo parlato de' sali. Il brodo di gallo (i) , se cefalico , che vien creduta , ed il Redi è stato il primo a torte questo credito in- giustamente ac€juuLato nelC opinione dei Medici, e degli Speziali. (i) Massima gcnii/issima per hiasi* ha da essere un brodo semplice , puro ^ schietto, senza quella tanta farragine d'ingre- dienti , che sogliono abbellire Je ricette di noi altri Medici , dico , che sarà certamen- te utile, quanto più S. E. e ne prenderà e la mattina di buon ora nel letto , e a desinare e a cena, ed introdurrà nel cor- ,po suo, col lungo ^uso, di quella umetta- zione, della quale ha tanto e tanto e tan- to bisogno l'Eminenza Sua. . Circa le acque minerali cariche di miniera di qualsisia natura, non saprei consigliare a valersene , perchè queste tah acque lasciano sempre o poco o assai della loro miniera ne nostri corpi , la quale a suo tempo fa le sue operazioni, di met- tere le particelle de fluidi in impeto di mozione. Le acque non minerali , usate a luogo e tempo con la dovuta amorevole . e giudiziosa discretezza , io le crederei più opportune per mantenere sempre viva la necessaria umettazione , e per modificare ed addolcire le particelle salsugginose , al- caline e acide de fluidi. In somma il nàie povero consiglio sarebbe , acciocché Sua Eminenza potesse vivere (come spero e credo ) una lunga lunghissima vita , oltre mare la ricanta del brodo di sballo medi- cinale , e di persuadere insieme il bisogno preciso del malato , sopra cui si fcrive. «ifti conveniente modo di vivere , coTatinua- re l'uso, ma talvolta a tempo interrotto ida' brodi e da' sieri, continuare l'uso, dico , della cassia pura e semplice ^ e dei clisteri puri e semplici , astenendosi da 'quei clisteri , che noi altri Medici chiamiamo composti , i quali a njio credere non, sono giovevoli air Eminenza Sua ; e quando Sua Eminenza prenda qualcheduno di questi suddetti semplici clisteri , e che si dia ia caso , che non Io renda , ma le restì il corpo per lungo tempo j non se ne sgo- menti , non se ne inquieti , ma l'abbia ca- ro carissimo, perchè allora il clistere fa il suo dovere, ed opera il bisogno di Sua Eminenza con la piacevole interna umetta- ■zione delle fecce , senza violenta veruna. È da osservarsi, che molte volte si è dato il caso nel tempo de' travagli maggiori ^ che S. E. ha pigliato un clistere composto con siroppo violato solutivo, zucchero., elatluario lenitivo ec, e che non ha fallo operazione veruna e la ragione si è , che in quel tempo de' travagli di S. Em. i sali lissiyiali e acidi del suo corpo sono in mozione ed in bollimento , e con la loro mozione e bollimento rerdono gl'intesti- ni come ccnvulsi ; e perciò il loro mo- to pensialiico (i) in un certo modo si fer- IW-. . .... ■ (i) Jrerutaltico, cioè circostrettivm\3^ ma ; al che si aggiunga > conforme pru-* dentissìmamente è stato considerato dal dottissimo ed esperientissimo Sig. Giovanni CroUio , che Tinlerna tunica degl' intestini è altamente impiastrata e spalmata di ma- teria glutinosa e riscosa. La qual materia » secondo i dettami del mio debole intendi- mento , non è di sua naturalezza tale, ma è divenuta viscosa e glutinosa , per la di- mora in luogo caldo, ma più di ogni al- tra cosa per cagione degli acidi coagula- tivi , de' quali abbonda il corpo di S. E. e questo sia detto per risposta al secondo problema scritto dall' Eccellentissimo Grol- lìo , e da esso dottissimamente snodato e sciolto. Circa poi alla cagione, per la quale S. Em. nel tempo de' travagli maggiori, ancorché n senta il capo assai pieno , con tutto ciò non islarnuti mai ; e quando i suoi travagli vanno moderati , e per con- seguenza comincia a star meglio , allora compariscano frequenti gli starnuti , risve- gliati da una cena acqua mordacelta e pungente, che le cala dal naso: dico, che ciò avviene , come naturalmente dee av- venire. Imperocché la pienezza , che ap- parisce di sentirsi nella testa, non è altro, che un accrescimento de' fluidi , che tra di loro si agitano e ribollono, ed in que- sto bollore ed agitazione ocrupaao mag- giore spazio di luogo , di quello che na- turalmente occuperebbero , se non fossero 45 in mozione di effervescenza ; e di qui av- viene , che in quel tempo rassembra il ca- po pieno ; ma perchè in queste mozioni di effervescenza, per necessità si fa sem- pre qualche separazione ; quindi avviene , che quando il ribollimento comincia a ces- sare , la natura vuole scaricarsi , e scac- ciar via le cose separate , che le danno noja, e la pungono e la vellicano , e per- ciò scaturisce dal naso quell'acqua mor- dacella e pungente , e toccando là , dove si dà lo scatto agli starnuti , ne segue 1 effetto di essi starnuti. E ciò quanto al primo problema. Perchè poi nel tempo de* travagli mag. glori Sua Eminenza senta o poco o nulla le flussioni podagriche , ma quando co- ttiQcia a star meglio, allora ritorni a sen- tire isolai motivi dogliosi delle flussioni articolari , e particolarmente ne* piedi ; a CIÒ ha risposto con la sua solita prudenza e dottrina il dottissimo Crollio , nè altra ragione si può addurre, che quella da esso addotta del ribollimento delle materie nei canali delle viscere principali e nobili, con «gQobdi. Che è ec. 4G Per uri Idropisia de Polmoni. iVii pare di poter ragionevolmente con- ehietlurare, che il male, il quale trava- glia cotesto Cavaliere, sia di quegli , che chiamiamo Idropisia de' Polmoni. Egli e però vero , che con questo nome sogliamo sisnificare , non una sola, ma molte atte- zioni, le quali, ancorché arrechino gli stessi, ovvero simili sintomi, nondimeno hanno la loro origine da cagioni diverse : imperocché altre volte si genera ne pol- moni qualche ascesso di materie eteroge- nee. Assai frequentemente ivi si fanno ve- sciche ripiene di materia sierosa ,^ ed m questo caso si producono anche nel! estre- me fibre de' polmoni alcuni vermini lun-, ahi > bianchi e sottili in forma di rete. Alcune fiate alcuna porzione del parenchi- ma degli stessi polmoni si guasta , veden- dosi talora o più fioccida o più dura , o molto diversa dalla sua naturale costitu- zione. Molte volte patiscono i polmoni , o perchè il diaframma sia male affetto , o perchè nella milza . nel fegato e nel me- senterio sia qualche notabile vizio. Dalle suddette , ed ancora da più altre cagioni si sono osservati generarsi quei si?'^"*^' che si sperimentano nel male dell idropi- sia de polmoni. Laonde non sarà malage-. 1 4? vole eoa le delle ipotesi spiegare, perchè la respirazloae si renda difficile, e speziai- meute quando la persoaa sia giacendo ; perchè talora i polsi si dimostrino ineguali con infinita varietà ; e perchè poi nel pro- gresso del male soglian gonfiarsi molte parti del corpo , e per lo più i piedi ; percioc- ché assai facilmente avviene, che in simili casi patiscano i vasi linfatici , e altri dì quelli si chiudano , altri si dilatino , anzi si lacerino , ed in conseguenza alcuna por- zione di linfa sia costretta di ristagnare in luoghi alieni. Tanto da me sia detto fper soddisfare a qualcuno che si compiacesse neir incertezza delle conghietture medici^ nals (i). E se intanto io fossi interrogato , perchè una materia preternaturale fissa e permanente nelle viscere , non produca sèmpre gli stessi effetti , di difficoltà di respirare, di variazione ne* polsi , ec. po- trei rispondere, che l'afflusso di nuovi umori aggiunti alle materie fisse , necessa- riamente debba accrescere le molestie dei sintomi. Ora io discorrendo ingenuamente se- condo 1 miei sentimenti , fondati vie più (0 Solita ingenuità dell'Autore scntn Vje dotto e profondo , ma sempre dubbioso neir osservazìohl esperienze , che nelle r^glooi tìsiche , dico , che cotesto male sia altrettanto pericoloso , quanto travaglioso; e che in persone di grande età non solqg sia diftìcile ad esser curato , ma che tabra-d cedendo in virtù di rioiedj, e di regolatoi^ vivere, facilmente poscia ritorni più cru-fg dde che prima , se intanto il paziente nofta sarà osservante nella ragione del vitto , cio&cr delle cose tutte , che da' Medici si dicono appartenere alla convenevole dieta. ^ , 9bb9iì ■ Volendo poi trattare della cura di que- sto male , racconterò quel che in simili casi ho praticato più volte con felici even- ti. Primieramente ordinata la dieta eoa -vitto esiccante , ed in ambiente temperato, o piuttosto caldo che freddo , ho fatto con- tinuamente adoperare l'Elisir proprietatis preparato con l'acqua di cannella , secon- do la descrizione d'Helmonzio , ed ancora fatto con la semplice infusione dell' acqua ardente, facendolo pigliare almeno due -volte il giorno , cioè la mattina quattr' ore avanti il pranzo , e la sera due o tre ore avanti cena. Nel principio dei pranzo ho fatto prendere una gocciolina d'olio distil- . lato d'assenzio entro uti poco di zucchero, e qualche volta, in luogo del detto olio, ho fatto pigliare immediatamente avanti pranzo dodici gràni di s«le d'assenzio ,^rae- scolato con due grani di vetriolo di Maiw) te. Ho fatto bere la prima volta , nel pa- . sto, quattro o cinque oQce .ait vmo.das- senzio. La sera dopo cena ho data una pilloletta di triaca, al peso di dodici o quindici grani ; ed alcuna volta , per ca- gione delle vigilie grandi , in luogo della triaca , si è data una piccola pilloletta di Cinoglossa, al peso di quattro o cinque grani al più, una o due volte la settima- na. Dall' uso de' suddetti rimedj , accom- pagnati da molta continenza nel bere , ed astinenza di cibi umettanti , e bevande fredde , si sono molte persone liberate dal suddetto male. Q. Per un Edema, _uel tumore che Edema (i) comu- nemente si chiama da' Medici , fu daeli Antichi creduto per lo più , ed in ispecie da Galeno e da tutt' i suoi seguaci , esser cagionato dalla pituita tenue, come essi di- cono, che mescolata col sangue, ogni qual volta cresce la di lei quantità irritando la po enza espultrice . cagiona, che dalla me- desima ella e tramandata da' vasi maggiori tumor floscio ec. come in questo consulto descnvesi alla pag. 62. Redi. Opere, Voi IX. l . a' minori, e più deboli, fio tento che ar- rivata ne' debolissimi, ivi stagnando cagio- na il tumore edematoso. Nondimeno se io dovessi dire intorno a questo proposito ciò ébe -la mia debolezza, è poca esperienza mi può somministrare, a molto diversa mate- ria di quella assegnerei io la vera cagione di questo male, giacché oggimai chi noa. è più che cieco chiaramente conosce, non esser così conforme alla verità V antico si- stema degli umori del'corpo umano, quan^f to atto, e proporzionalo per ingegnosamen- tfe spiegare tult' i mali, e le loro cause, a chi poco amatore della verità risparmia, Ja fatica del taglio anatomico. ' ' H r Direi dunque che questo enfiamento non ha T origine da altro umore, che da quello, il quale dagli Anatomici de) nostro secolo col nome di Linfa si chiama» il qua- le circolando, e per li proprj vasi, e col sangue, nel quale dopo di èssersi da esso separato, ritorna, se riceve qualche altera- zione bastante ad impedirgli il suo moto naturale, può con gran facilità, anzi dee necessariamente produrre un tal tumore. 1*1 quanto poi al modo, col quale il moto ino naturale può essere impedito , si pos- sono osservare più cose , avvegnaché ciò possa seguire, o per esser alterale le vie per le quali egli dee passare, ovvero per esser mutata la sua temperie, o costituzione naturale, che vale a dire per esser reso p»ù crasso, più sottile, più acre, più. insipido 5t del suo dovere^ ed in somma diverso quello, che è d' uopo 'che egli sia, per po-? fere seguire gli uffizj , ,per li quali la nat tara l'ha destinato oeVcorpi degli uoiniai> Quello può solamente procedere da esterno accidente come caduta, percossa o altro: Questo o da vizio di quelle glaudule, per mezzo delle quali si separa questo uraore^ tfi per, vkio di tutta la massa sanguigna ^ dftlla quale si fa la separazione , cioè con K introdursi a poco a poco nel sangue \aU cani corpicelli, che essendo atti a separar* si nelle predette glandule, sono altresì pò- tenti ad alterare la naturale composizione di tutta la Linfa. Stanti tutte queste cose mi caso che si propone d'uno edematico (Ielle gambe, io sono di parere, che questo &^\e si sia cagionato nell' infrascritto mon do, cioè , che mutata la costituzione dì Itola la massa sanguigna o per causa dei 6«bi o d altro (che di presente (,) sarebbe ditncilcanzi impossibile ad investigarsi, do- Vendesi ciò dedurre da diligente esamina dei paziente ) si sia altresì turbata la sepa- razione dell' umore sopra mmentovato , con essersi egli reso più crasso, e consistente, cftejnon fa di mestieri eh' ei sia; quindi ^^TrTT" ■ ■ ^ ^^•V■^\,àS^ flsr^f^q- ^ (0 ^« O^f'^ia parentesi si accenna nw', destamence-, che la relazione del mah mn era esatta, , gn,^ j.,.^. ^ 52 portato col moto suo naturale fino alle gambe, non sia poscia stato potente a se- guitare il suo moto, per la sua troppa, ed eccessiva crassizie e per conseguenza sta- gnando abbia enfiate le gambe, e generatovi un tumore floscio, molle, e facilmente ce- dente ad ogni benché piccola compressione, che è quello che edema ho fin ora chia- mato (i). Per quanto s'appartiene alla cura di detto male, stimerei io prima d'ogni al- tj-a «cosa necessario il fare in modo cbe ces^ sasse la causa di detto male , acciocché mentre il tumore di già fatto si cura, non cessando la causa, egli in vece di scemare, non andasse continuamente créscendo; il che fatto sarebbe necessario il tentare d'e- vacuare, e smaltire tutta quella materia superflua per render il paziente sano del, tutto : tutte le quali cose possono dal prn- derite Medico cercarsi di conseguire coa^ quéi medicamenti, che più Sl'^^Jj^^J'W^^ j^i fjìq hi GÌ ro8 }■ ;igB tOiiq^ t fJora ,9T o^iOr o; cose iJtìJa oh f ■ jfij Termina prudentemente h Sofh'àf^ io con parole e consigli assai generali^ nork potendosi per difetto di informazione veni- ' ? oah eiRiuisa om oSom fon otigVioI Per dolori perlodioi in tutto il ventri 'è f "?jt7alle due dottìssimced esatflssiVn^^gf* lazibni raccolgo, chè l'Illustrissima Sig. N? Pf. di età in circa di trentanni, spiritosa, ■vivace, d'abito gracile, di temperamento cal- ^^Jnclinante al secco, nelle cui viscere giudizio del tatto non si riconoscono perti-"^ nacì ostruzioni , dal bel principio, che ella cominciò ad avere i naturali fiori menstruali, n|L^tempo di essi fiori era travagliata da ^Ip,EÌ periodici in tutto il ventre inferiore, k ^^particolarmente intorno alla regione del- r utero. Questi dolori non solamente noa vollero mai cedere a forza di medicamento veruno, ma nè meno vollero cedere dopo cbe ella fu maritata a marito gioviue e sano e gagliardo , anzi col crescere deir età si ' amico suo Ipocrate, e l'ampliò ancora a gtutte quante le malattie , onde nel Ub. de ^loc. in hom. ci lasciò scritto: al v fftépài jxavtQv Tov vocv^^drovavriaù elaLv. Io per fine aderendo al sentimento di questi du€ r^randissirai uomini, tengo che in questa [Jllustriss. Signora l'utero sia il primario j^fonte, e la primaria sorgente di quasi tutti (.quanti i suoi travagli; e considero , che ^{avendo avuto pel passato, ed avendo anco presentemente scarse le sue evacuazioni men- _^truali, ne avviene per conseguenza, che -yerie;^; (B: neir arterie dell' utero abbia <-,stagnato, ò- stagni parte del sangue, e quivi j^^bljia preso, e pigli per vizio del luogo, g5ju tale quale si sia lievito , o fermento .oacido, di natura vitriolala, e di acqua for- : te, onde ritornando indietro quegli icori fermentati, e impuri , che si sarebbon do- p.Tzmì evacuare col sangue; ritornando, dico ^indietrQ, e spinti nell'ultime estremità ;di jp,quei nervi che son rami, é propaggini del ^.Pajo vacante, e quivi turbando, e sconvòl- ..jgendo il mite, e piacevole moto del sugo ^.jOerveo , cagionano in gran parte i tt-avagli -\M questa lUustriss, Signora; al che anco I molto coòp«f«i'Ìa«*ru»la mescolanza delle particelle acide con le particelle salsuggiDuse, 1 € lissìviàli, e biliose, dalla qual mescolanza [ nasce bollore ne' vasi sanguigni, turgenza, e i rigon6amentO,'^iB' distensione. Quindi Jion è maraviglia se convulse le glandule, e le visce- re dell'abdomine, si sconcerli la cribrazione dei fermenti, e si turbi la bile,: ed ii sugo ■pancreatico. Quindi per la contrazione del- la propaggine nervosa, cbe si accozza col ! fascicolo jfaloppìano, nascono i dolori ne- gr ipocondri; qui oidi nel torace perla con- trazione de' nervi, e de' muscoli, impediti i polmoni, si fa l'ansietà del respiro ; quin- di convulse l'estremità delle vene, e forse anco dell'auricole stesse, e non sommini- strandosi al cuore il sangue con la dovuta misura e col do'vuto tuono, nascono le palpitazioni; quindi, come si è detto di sopra, essendo viziato il moto, e le parti- celle componenti la massa del sugo nerveo iiàscono universalmente le disordinale con- idussioni di tutte le membra. E perchè i fermenti dell' utero acquistano una natura ^itriolata, o analoga all'acqua forte corro- dente, questi possono essere stati la cagione del flusso uterino, e piaccia al Signore Id- fébé non abbiano introdotta in esso utero qualche piccola erosione, come mi fa sospettare jl color negro fetente di esso fluore, ed i dolori che la Signora sente quando abita col mirilo* Può essere che io m'inganni, ma la conjèltUra del sospet 40 vi è. '-iiié SiiyDijiij(| m noo absos sllaoìiiieg Egli è dunque di méstiere render la :miassa del sangue più pura, che sia pos- sibile, e raddolcirla, e temperarla dalla so- verchia acquistata corrosiva acidità: e fiaal- -mente fa di mestiere corroborare le viscere, acciocché possano fare il loro uffizio e di separare, e di scacciare, e di rattenere que- gli umori che hanno bisogno dir^ssei-e se- parati, evacuati, e rattenuti. , ^ ►i' ^ Consiglierei dunque , che si nettassero le prime strade con medicamenti piaCevo- >Jissimi, astenendosi sempre dagli evacuanti 'gagliardi, e di soverchio irritanti; che si preparassero, e si addolcissero gli umori con sughi cavati a giorno per giorno dalla cicoria, dalla melissa, e dall'agrimonia. Nel tempo che si pigliano questi sughi, mi pia- cerebbe che si attaccassero molle mianatte alle cosceijrepa- rato , sì accorse il Sig. Conte, che nel' palato, e nella lingua erano a lui nate al- cune ulcerette , le quali a poco a poco cominciarono" a; dargli gran travaglio nel mangiare , e nello inghiottire. Continuò il decotto fino in cinquanta giorni, ma 'tìèi^' le. ulcere saldarono mai, nè la gonoire^^ sif soffermò nè poco, nè punto, anzi par-' ve f che fosse divenuta di quando in quan- do più acutaijf«i più dolorosa, e di colore ^^ più giallo, e talvolta nericcio: onde per consiglio di più Medici al principio dello Autunno ripigliò di nuovo per quaranta giorni un fortissimo decolto di sola polpa di legno santo , e lo pigliò alle stufe sec- cbgi, nelle quali sudava due voltè il gior- noóiqun'ora la mattina, e uu'ora la sera, e ógni dieci giorni pigliava due scrupoli di pillole aggregative con venti grani di mercurio precipit. dolce; ma contultociò non guari nò della gonorrea, nè dell'ulcere, anzi si trovò nolabilmenle smagrito , ed afllitto da gran malinconia , e da grande perpetuo timore di vicina morte, o di non dover mai guarire.* il perchè tutto mesto e ^pensieroso * e sempre nuovi' mali , e òr nuove sciagure indovinandosi, si ritirò aU ]a solitudine della Villa . nella quale per tuito Inverno s'astenne da ogni sorte di medicamento , eccettuato però il pidiare di quando in quando qualche presa di mercurio dolce , facendo sempre una die- ta essiccante. Finalmente a poco a poco ]^,,^onorrea nel line del verno è cessata ; ma 1 ulcere della lingua e del palato so. no nello stesso grado, anzi peggiore, e se qiialcheduna rie guarisce, ne nasce un'altra la un altr© luogo , e di più il Signor Conte ^per tutto quanto il corpo suoli è pieno d una rogna secca minuta e folta e nelle congiunture delle braccia e delle gambe molto crostosa , la quale con im- portuno pizzicore giorno e notte lo consu- ma e lo tormenta , siccome lo tormenta, no ancora due piaghe sordide ostinate aperte dalle grattature sopra Io stinco dei: L l'I ^ S'i accrescono la melancoha, ed il timore di dover presto morire, mentre vede, che di Jorno tu giorno va semprepiù smagrendole di p ù, , bMato m una stitichezzt di ventre , c^^ 12 1 r^^%^'"'^°»li^e » nè muovere , se di^lS T «^^dicamenti gagiiar^ T^ò so ^.^^.^^^Medico giornalmente ittho no ^T' operazione, verunav Signor Confa T"'' ^^^'^ risolvere ii ^'gnor Unt^^^^^,ch,^3S, di nuovo una ^3 ConsilUa; di sei Medici più accredilati ,^ quali tutti d'accordo coaclusero , i mali sopraddetti noa provenire da altro , se noa dalla ostinazione del morbo venereo > che . avendo poste profondissime radici nel wrpo dei. Sig. Conte , non si era per an- cora potuto vincere, nè domare, ancorché da due. fortissimi decotti fosse stato assali- to: quindi soggiunsero, che era necessario- ricorrer di nuovo ad iia terzo decotto cbii legno santo, di salsapariglia, di chinaV-€Pf di saponaria , rinforzato con estratto dek medesimo legno santo , e con sale cavatoi dalle ceneri della salsapariglia; e che finalf mente per debellar la rogna era d' uopOf venire ad un lungo e continuato uso delO la polvere viperina; anzi che ottimo pen- samento sarebbe stato,, il far cuocer© ai Tolta per volta una vipera intera nel so^ prammentovato decotto di legno santo, china, di salsapariglia, e di saponaria:^ siccome ancora il non bere per lunga lem^ po altro vino, che un vino bianco getwìrci so e potente, nel quale a bella posta fos- sero state fatte affogare alcune vipere vive. Ansioso il Sig. Conte di recuperare l'antica^ sua buona sauilà, mi fa comandare di^ voler dire il mio sentimento, non solo in^ torno alla natura e alle cagioni del stt

ei tempo elle si piglia questo siero , e necessario un giorno sì, e un giorno no inghiottire la mattina , avanti il siero, due Redi, Opere, Voi, /X 5 66 dramme di polpa di cassia così pura , e semplice , e senza corretrivi. Si continuerà l'uso del siero per lo spazio dì xij , o %\. gìorui , e poscia si pi- glietà di nuovo la bevanda sol. chiarifica- la , e tre ore dopo di essa si beverà quat- tro o" cinque, libbre di siero depuralo, e poscia il giorno seguente si comincerà a pigliare il latte d'asina, e si continuerà per cinquanta» o sessanta giorni almeno, in quella quantità , che sembrerà più op- portuna a'^ignori Medici assistenti, i quali non si scorderanno d' ordinare di quando in quando qualche serviziale di puro bro- do,: zucchero, e butiro, e di ordinare al» tresì _alle volle , in vece del serviziale , quella quantità dì cassia , che si pigliava, nel tempo del siero ; avvertendo , eh' è necessario necessarissimo, che quando, il Signor Conte averà la mattina pigliato il. latte , vi dorma sopra almeno uu' ora,, e non potendo dormirvi , stia a letto in ri- poso, e in tranquillità d' animo , e faccia vista di dormire , nè si guardi ad Aezi.o Tetrab. i. serm. 2. cap. c)3. il quale vuole, che com mentano gran peccato in sanità coloro, i qunli si addormenlano subito do- po aver pigliato il lalle ; imperciocché la esperienza manifestamente mnslra in con- trario , nò questa è luogo da favellare so- pra di ciò , nè da addurne distesamente Je cagioni , le quali molto bene saranno ^7 note a* dotlissimi , e prudeatisslmi Medici assistenti. E perchè in questo tempo del latte sarà venuta la stagione caldissima , perciò loderei sommaniente, come cosa necessaria, il bagno d' acqua dolce usato ogni giorno, A questi rioiedj fa di mestiere accop- piare uà modo di vivere conveniente. Il vitto penda ali* umettante ^ e refrigerante. Si màngi mattina e sera minestre assai brodose con erbe. Le carni sempre sieno allesse, e non mai arrostite. Si tralasci ta tutto e per tutto per insalarle il sale di legno santo, e di salsapariglia, imperocché possono esser nocivi ali* universale della complessione del Signor Conte, e non pos- sono giovare come Alessìfarmaci alla vini. lenza venerea , imperciocché questa si cre- de di già vinta e debellata ; e quando anco non fosse vinta e debellata, questi COSI fatti salt cavali dalle ceneri non con- servano veruna delle virtù di quei légni . f>gifiìno alla sola autorità di Scrit- tori famosi. 6q Mentovati Autori, io le ho per altrettante tavolette ; ma quaado pure non . fussero favole, ma anzi istorie verificaie dallespe- rienza ia que tempi aaticbi , elle non si v.enacano più , onde alciiui Autori s' inge- gnano di riotracciarne le cagioni , e par- ticolarmente ilZacuto Ebreo nel 6. lib. i delle Storie mediche ; ma di qual valore I siano 1 suoi detti, ognuno potrà quivi ve- I aerlo. ■ ^ i., ; Questo è quanto brevemente ho pota- li to dire m esecuzione de' comandamenti i lattimi ; ,e prego il Signore Iddio datore I di tutti i beni, che sia di quel giovamen- ^ to al Sig. Conte, che io gli. desidero,. e : §n auguro. « P^r una Idropica ^scitica , e timpanitica, T k rnr. 1 ' ^""^S'-'^^'"^ Sig. N. N. per quanto raccolgo dall' esattissima , e di li genti ss ima \ ^5^az.one , e idropica ascitica , e timpani- = tea. Io credo, che di ciò sia cagione il siero del sangue, il quale non solamente sia soverchio, ma che ancora sia mal collega- io, e male unito con esso sangue , onde Il sangue con soverchia incontinenza ner le bocche di quelle arterie, che me(t(>n capo nelle viscere , e nelle cavità deirab- domine si scarichi di esso siero , e cosi "e produca l'Ascite , e perchè questo Z 7o ro stagnante fuor dé'proprj vasi si fermea- fó^,^ e dal calore delle parli si riscalda , ■téd'^àcquista aumento di racle, perciò da esso sì sollevano molli eftltivj, i quali noa potendo aver l' esito libero , si cangiano in flati , ed in questa maniera all' ascite si accompagna la timpanite. Per guarir que- sta Signora bisognerebbe procurare di ridurre la massa del suo sangue un poco :Ì)ìù tenace, e men facile a quagliarsi, ac- f'xìocchè le di lui particelle sierose stieno ^^on esso meglio unite, e collegale; biso- gnerebbe altresì procurare , che quel sie- TO, che stagna nella cavila dell' ahdomine, fòsse' riassorbito , e ribevulo dalle vene , "Acciocché poi per la strada delle arterie emul- genti fosse spinto, e scolasse alla volta dei reni , e da' reni per urina uscisse del Queste cose son tulle facili da dirsi » tha difficilissime a conseguirsi , e nel no^ :^ÌBtró caso forse , e senza forse impossibili ad ottenersi , pel possesso grande , che si è pigliato il male. Onde non parrà, che ài possa sperare altro , che di procurare òhe questa Signora si conservi in vita più lungamenle che sia possibile , e cou mi- nor travaglio , e con minor pena. ■ Fatto questo pronostico , loJerei che frequeate- meoie si usassero quei diuretici , i quali non soglion fondere il sangue, ma lo man- tengono nel suo tuono , e nella sua natu- rai simetria , e ordine di parti , e quegli 7'" pariménte che corroborai! o, j e* ^ fortificano il fertneato sulfureo, e raanoso de' reai . Loderei dun:[ae , die la Si^aora si servis- se delle seguenti ricette vicendevoloieate, or dell'una, ora dell'altra. , ! . Prendi conchiglie dette coraunemenle madreperle , polverizzate , e macin^ite im- mlpabili onc. i. sale di qualsisia vegetabile .P^^ficato, e cristalliuo dr. ij. m. e • dividi in 3o. parti uguali, per pigliarne quattro prese il giorno di sei ore in sei -mve in due cucchiajate di acqua stillata di «dàppa bardana. ,t'£i.ujoPrendi scorze di locuste marine sec- ^sche* in forno , e polverizzate, e ben maci- ^foale*^ e ridotte impalpabili per pigliarne hicrop. j. per volta molte voile il tjiorao , ed anco mescolate con le minestre. Prendi gusci di uova di struzzolo ben ,. macinati dram. iij. noce raoscada polveriz- zata dr. m. con trementina Veneziana cot- ita , de'quali si facclan pillole grosse come i?pi8elli da pigliarne una ad ogni ora del "f^oroo. ìM ^'ìno bianco gentile non agro ^• vi si tenga infuso in vaso di veiro '*>€n turalo onc. m. di fior di zolfo per -gjorm dodici, dipoi si coli, e si serbi per pigliarne spesso una cucohiajata , ed anco ..^er beverne il primo bicchiere a desinale -tì a cena. Prendi acqua di radiche di radicchio pillata onc, xij. tintura rubiconda di tar- 7^\, . " tà^ri^' Ài Adriano a Mynsicht onc. j. ns. per pigliarne onc. ♦ji'^^^èr volta più volle il giorno ■^-'^^ Prendi. Sì 'infuochino in una padella dF^YerrO de' frammenti di coralli , e così B^n' caldi si spèngano in suff. q. di vino bianco , si làsSci raffreddare , e si coli il vino j e si serbi per bere a pasto. Di questi , e di altri simili , per cosi dire, diuretici mi servirei, rimettendomi sempre al prudentissimo giudizio di chi assiste. '^^^^ Quanto a' medicamenti che muovono il corpo , stimo necessario necessarissimo Servirsi de' più piacevoli , e de' più miti , giacché si è osservato^ che i gagliardi idra- gogi poco utile ci hanno apportato. Quando dunque ci sia di bisogno di evacuare per secesso , loderei 1' infrascritta piacevolissi- ma bevanda, da pigliarsi ogni tanti giorni secondo il prudentissimo giudizio di chi iassisie. Si dissolva in onc. x. di acqua di fon- te di Pisa onc. m. di polpa di cassia, po- scia vi s' infonda dentro dr. iij. di sena in foglia scrop. ij. di cristallo minerale, e gr. X. di noce moscada. Si tenga il tutto in vaso di vetro per ore 24. a freddo. Di- poi si coli senza spremere , e nella colatu- ra calda si dissolva onc. ij di manna , si coli di nuovo, e se ne pigli onc. vj ov- vero onc. vj. e m. 73 Si astenga sempre la Signora da tu ite le maniere di cose acide, come quelle,, che fondono il sangue , e lo necessitano a disciorsi da' propi j siepi , - ec.p ^ Questo è quanto brevemente bo pota- to dire : piaccia al Signor Iddio , cbe;^^ tutto possa servire di consolazione a que- sta lUustrìsswna HSig»iQr^. PC Per facili accensioni, di sangue , . , , ma lungo, e non insalato: e dopo questo brodo , una buona mine- stra assai brodosa , di pane colto in bro- do; sia poi minestra stufata, pangrattato, pancotto, ec. questo non importa. Dopo man- giata la minestra, beva dell'acqua pura se- condo la sete. Ije sere di Vigilijt, questa mi- nestra sia fatta in acqua, o con erbe, ed in vece delle otto once di brodo , si beva al- l'entrar della tavola, prima della minestra , otto once di acqua d' orzo. E mangiata la 85 I minestra, beva dell' acqua pura a sua vo- «glia, secondo la. sete. Oh , oh Io stomaco ^coa quest'acque? Lo stomaco non rimane iraai afflitto , e tormentalo dalle cose fre- ische ; ma bensì dalle cose soverchiamente calorose , acri ^ mordaci , pungenti , irri- tauli. Per un Asma. JEsseudomi ignote molte e molte par- (licolaiilà necessarie a sapersi intoroo agli Eaccideoti , che accompagnano 1' Asma del «Padre N. N. il quale si trova nel sessage- «iraonono anno della sua età , mi è impos- lisibile ÌV prescrivergli quei rimedj indivi- iduali , che da lui sono desiderati; cerche- Itò nuUadimeno di soddisfarlo, altenendo- imi alle cose generali , toccando poi alla rprude.nza di lui, ed alla destrezza del Me- dico assistente , a considerare se sìeno ap- plicabili al nostro caso. Queste cose gene- toli appartengono, come ho detto, al Me- dico , e air ammalato. Costumano molti aver una certa opi- paiOQe, che tutte l'asme sieno cagionate in prima , e poscia giornalmente fomentate dalle flassìoui catarrali della testa fredde , e umide ; e perciò lodano medicamenti , che vagliano a riscaldare , ed a seccare l umidità ; ma questi tali medicamenti Bon veleno , e peste , e non servono ad 86 altro, che a far maggiori le collicfuazloni , ed a proibire, o per lo meno a reuJer più difficile lo sputo ; e pmre per la sola via dello spato i polmoni si sgravano di quelle materie grosse, che gli opprimono, , e per la via dell'orina si purliìcaao , e si i scaricano di quei illùdi stranieri, che in- i zuppano la loro sostanza, e riempiono le ( ceilflle, e quegli infiniti canaletti , che per j essa sostanza trascorrono. | Nell'asme adunque sarà utile lo usa- j re gli espettoranti , e que'che saranno più i semplici , e più naturali , saranno sempre f utili ; utili altresì saranno tutte quelle l cose, le quali da' Medici son chiamale ì 8ola manna , ed il solo giulebbo aureo, o . giulebbo d' infusione di viole raaiamole di 88 nove volte si adoprino' stemperati in brodo colla giimla di qualche porzioncella di cremor di tartaro. Soprattutto è necessario osse^-vare buo- na regola di vitto, h una infelice saui(à quella , nella quale per legge d' un indi- screto Medico r uomo si dee asleaere da lutti que"'cibi, che si desiderano ; pel con- trario " ■ Ed è vera virtude Il sapersi astener da quel che piace ^ ! Se quel che piace , offende. || Quel che comunemente, e per Io più, suole offendere ^ si è la quantità, non la qualità ; mentre però questa qualità non sia direttamente contraria al bisogno del- l' ammalato. Si mangi moderatamente , e cibi facili da digerisl. La cena sia più leg- giera del desinare. La bevanda sia un vino piccolo , e bene innacquato , ma soprat- tutto in quantità discretamente moderata. Il divino Platone volle scrivere nel Timeo , che i polmoni sono il ricettacolo di quel- lo , che dagli animali si beve. I vini generosi saranno sempre no- civi, perchè mescolati tra' fluidi , (i) che (r) Difficoltà di respiro per la tar- ^enza de' fluidi. corrono, e ricorrono per Ji canali del no- stro corpo, gli mettono in moto di tnr- genza , onde rigonfiano in se stessi , e ri- hollono, e per conseguenza occupano mag- gior luogo, ed occupando ne* polmoni mag- gior luogo , per necessità rendono la re- spirazione più difficile, e più anelosa. Per un affetto istericoipocondriaco in ima Dama grassa , ed umida , con affanni , e palpitazione di cuore. E così esatta, sugosa, e dotta la relazio- ne pervenutaci intorno a' mali , che pre- sentemente infestano Y Eccellentissima Si- gnora Principessa N. N. che noi siamo in obbligo di concorrere in tutto e per tut- to nelle operazioni di quel dottissimo , e giudiciosissimo Medico , che V ha scritta ; e veggiamo manifestamente , che la vera cagione di essi mali non è altro , che una soverchia abbondanza di umori di di- versa natura, stagnanti in quasi tutti i vasi sanguigni , e particolarmente in que- gli del mesenterio , dell' utero , e del fe- gato , e di tutte le altre viscere naturali. Abbiamo detto umori di diversa natura , perchè ve ne scorgiamo de' pituilosi insi- pidi in gran copia , e di quegli parimeu- te , che essendo acidi , con nome di me- lancoha furono chiamati , e ve ne scor- giamo de' biliosi, amari, e lissiviosi. Dalla 9° sproporzionata copia'» e mistione di que- sti umori, differenti di sapore, viene im- brattalo il sangue , onde talvolta le parli volatili di esso, sciolte violentemente dalle fisse , rarefanno di tempo in tempo tut'a ]a mussa del sangue , la fanno rigonfiare , e bollire , e occnpare maggiore spazio di luogo, di quello cbe sarebbe necessario; e di qui vengono le snffocazioni , le diffi- coltà di respiro , gli affanni angosciosi , e le palpitazioni di citore , insieme con gli altri accidènti , nella dottissima relazione. Che perciò stimeremmo opportuno , giac- ché Sua Eccellenza ha fatte le preparazio- ni , e le purghe universali , e la stagione è raddolcita , che quanto prima Sua Ec- cellenza se ne passasse per molti giorni continui all' uso di un vino medicato , e solutivo, dal quale spereremmo, che non ordinario profitto potesse ricavarne ; e se fosse approvato , ci serviremmo volentieri dell' infrascritto. \ Prendi sena in foglia ben netta onc. vj, Cremor di tartaro once ij. acciajo lim. onc. va. legno aloè , macis, noce moscada, sas- safras , ana dram, iij, macis dr. j. Infondi il tutto in lib. vij. di vino bianco gentile non molto dolce , in vaso di vetro benis- simo serrato col suo anteni torio. Si tenga per due giorni naturali a b. ra. tepido , agitando il vaso di quando in quando ; in fine si coli , si sprema , c si serbi in pic- coli fiaschelti di collo lungo per pigliarne once iv. e rn. per inaMma , più o meno secondo l'op-arazioae che farà , o che sarà giudicalo opporluno da chi assiste. E per- chè può darsi il caso , che talvolta una luaUina si abbia a tralasciare il vino , in questo caso invece del vino si potrebbe pigliare un brodo di cappone , nel qual brodo siano state infuse , e sbattute delle scorze di cedrato fresche , ovveroiii limon- cello di Napoli. Dopo aA^er continuato per molli e molli giorni 1' uso di questo vi'.ao , stime- remmo opportuuissimo , che Sua Eccellen- 2a cominciasse a pigliare ogni mattina , e ©gni sera , mezz'ora avanti il cibo , otto , o dieci grani di magistero di madreperle \ ■inedicamento profittevole per attutire il vaporoso ribollimento degli umori , e per tenere egualmente unite le loro parti vola- •Mìi con le fisse. Ed essendo medicamento facile e gentile, si dee continuare per lungo tempo, e sì può pigliare o con ua .^©Qo di acqua di tutto cedro, o di me- lissa , o di scorzonera , 0 di fiori di me- langoli,:... . . - . Si può ancora pigliarne una presa ogni qual volta ritorna l'insulto delle suf- locazioni uterine , e delle affannose palpi- tazioni d. cuore. JNel qual tempo , oltre eh odori dell' olio di carabe , oltre i suf- lumigi di mal odore, come di castoreo . tli ^QJlo , di penne abbruciate , e di calli 92 di cavallo^ di bitume giudaico, (i) si posso- no fare alla regione del cuore diversi li- nimeoti eoa olio contro veleni , con man- teca di rose , di fiori di arancio , di lini- mento cordiale del Baldino , e del Guar- nero , e diversi bagnuoli. Utilissimo in si- jnili casi è stato provato il soppestare i fiori d'arancio freschi, irrorargli con un poco d' elisire , e di acqua pura di fiori di arancio , e mettergli in un sacchetto di velo ;, il quale si applica alla regione del cuore , avendolo prima riscaldalo fra due piatti d' argento. In mancanza de' fiori d' arancio freschi , si possono sostituire i secchi, stali infusi prima nella loro acqua, ed in evento che si temesse dell'odore, si potrà prima inzuppare il sacchetto di velo in olio contravveleni. Si è detto , che que- sto rimedio si deve adoprar caldo, perchè possono essere nocive tutte quelle cose , che attualmente fredde si applicheranno alla re- gione del cuore. Quest' è quanto nella presente stagio- ne abbiamo potuto dire , e conosciamo mollo bene esser soverchio , mentre alla cura di Sua Eccellenza assiste un profes- sore così prudente , e così dotto. (i) Rimedj per la soffocazione u^^- rìna. 9^ Per alcune punture ora in una gamba , ora in altre parti del corpo. jNon si metta l'Illustrissimo Sig. ]N. N. in apprensione per quelle sensazioni fasii- diosette, che egli talvolta prova, ora ia una, or in un'altra parte del suo corpo; perchè se egli vorrà vivere con quella mo- derata regola di vita, che comunemente soglion fare gli uomini prudenti , e vorrà altresì non gettarsi in braccio alla vita se- dentaria, certamente io crederei, che non solamente quelle sensazioni non dovessero trasmutarsi in altri mali da esso Signore ' temuti , ma che elleno dovessero ancora appoco appoco svanire , e particolarmente con 1 uso delle piacevoli evacuazioni da tarsi al tempo delia rinfrescata dell' au- ninno. Imperocché, a mio credere, quel- le sensazioni provengono da qualche pie- nezza de vasi sanguigni, e da abbondanza del sugo nerveo : ed il sangue medesimo , ed 11 medesimo sugo nerveo, sono un poco pm del dovere affollati di quantità di mi- ««me particelle acidosalioe, le quali hanno bisogno di essere addolcite; messe in quie- le , e sminuite ; siccome ancora ha biso- gno di essere sminuita la massa del san- gue e col conveniente esercizio , e rnn aggiustata regola di mangiare e di beie e con qualche piacevole èvacuazioue. Io loderei adunque che venuto il mese di Settembre, e rinfrescata la stagione dalle piogge, die in quel tempo sogiion venire, il Sig. N. pigliasse una mattina una piace- vole evacuazioiie in bevanda, e che tre ore dopo aver pigliata detta evacuazione , be- vesse quattro libbre di siero depurato , é chiarito senz'agro, e poscia per otto giorni pigliasse ogni mattina un siroppelto fatto con sei once di acqua di Nocera, raddolci- ta con un poco di giulebbo di tintura di rose rosse ^ ovvero di giulebbo di tintura di viole mammole. Loderei altresì che in questi otto giorni si facesse cavar sangue dal braccio. Passati questi giorni, potrà ri- pigliar di nuovo la suddetta piacevole eva- cuazione in bevanda,, o altra simile beven- dovi dietro, dopo le tre ore, le medesime libbre di sier>o depurato. Dopo di questa pui'ga stimerei profit- tevole far passaggio all' uso del siero pur depuralo come sopra pigliandone ogni mat- tina , senza raddolcirlo con cosa veruna , sei once, cinque ore almeno avanti pranzo; con questo però , che ogni terzo giorno in vece di esso siero prenda; la mattina a buo- n'ora cinque once del seguente si roppo so- lutivo, e tre ore dopo averlo pigliato beva una libbra di siero. Prendi frutti di sebestcu oum xij. cas- sia cavata semplicemente dalle caune^ cre- mor di tartaro ana dr. iij. sena in foglia ouc. m. infondi per ore sei in sufficiente qiianlila di acqua di Nocera, la fine mtHU a fuoco, e fa levar un sol bollore; cola, e spremi, e serba. Prendi di delta colattlnj ODC. iij. iiucchero, sol. onc. ij. misce per usare come è dello di sopra. Di queste bevande evacuative ne pren- derà .almeno quattro o cinque, e con esse sarà terminato il medicamento. Dopo del quale per dieci o per dodici , o per più giorni piglierà ogni sera nello andare a. letto una cucchiajata .della seguente con- serva. Recipe conserva di viole mammole onc. Jj. magisterio di conchiglie marine dr. ij' e mez. occhi di granchi polverizzati dr i' e mez. misce, e con un poco di giulebbo di tintura di viole mammole, fa a foggia di lattuario. _° Se poi alla venula dell' autunuò il Si? JN. conosce che sieno svanite quelle so- ^rammentovate fastidiose sensazioni, delle quali SI quercia; in .al caso, se non vuole imbrogliarsi con medicamenti, gli lasci sta- re e SI faccia di quando in quando qual- seaentana , osservando una discreta reeoU eli vivere nel bere e nei mangiare. A qudle conviene talvolta far vita sedentaria, i rb- un'S.'^^-^T''^'''''"-^ "j^^^^' acciocché «uni,nissima sia la lor vita. Per un infermo , à f:ui era d' uopo aste- nersi da* medicamenti , con cavarsi san- gue dalle moroìdi, prendere il lacce d' a- sina t ec. Il Doltor Francesco Redi, ancorché pre- sentemente non «i trovi con buona sanità dr^ cor|»ov coQtuttociò non ha. mancato di legitere , e di rilesnere premetrosameote, e con ogni attenzione la dottissima e puutua-. lissima Scrittura iulorno aHe malattie del- riJIustrisss. Sig. N. N. ed intorno a' medi- camenti fino ad ora fatti da lui, che si trova dell'età sua nel quarantesimoprimo anno, il Dottor Redi, dico, sarebbe di opinio- ne , che da qui avanti riilustrlss. Sig. si astenesse onninamente da' medicamenti, e fosse contento di passarsela con la buo- na, ed accurata regola di vita, conforma aggiustatamente ora egli se la passa in quel- le sei cose che da' medici son chiamate non natuFalL, non tralasciando però di quando in quando, ed in giornate convenienti l'uso de' brodi di carne ben digrassati , e senza sale , e pigliati la mattina prima del sorr. ger dal letto, e col dormirvi sopra , o per» lo meno col procurare di dormirvi sopra,, e con lo stare nel letto un'ora, o due iti riposo, dopo d'aver pigliato il brodo; d qual brodo sia più o meno , secando che 97 H più o meno sembrerà opportuno a quei priidentissimi gigg. Dottori, i quali con tan- to amorevole^ ed esperimentata diligenza hanno assistito, ed assistono alla di lui sa- i nità. E se poi alla venula della prossima j primavera si dovesse ricorrere pur a qual- . che medicamento, in tal caso il Redi con- ^ correrebbe volentieri volentieris&imo alla lpr(>posta cavata di sangue, e in particolare a quella delle vene emorroidali, stimata necessaria più che necessaria, e si soscri- • verebbe pienameale al parere de' suddetti prudeotissimi Signori suoi Medici, i quali dopo uoa piacevole piacevolissima prepa- razione, proporrebbono l'uso del latte d'a- ■sma, non potendo questo latte apportar 'detrimento veruno; anzi lungamente con- tinuato, potrebbe apportare non ordinaria utilità , e consolazione, e particolarmente se nel tempo del latte, invece di prender per bocca medicamenti evacuativi (i), non si trascurassero , ma con frequenza si fa- cessero, cristieri, purché fossero cristieri (i) / medicamenti evacuativi sono so- liti portar fuori del corpo non solo gli escrementi, ma anche le parti nutriti-^e del cibo, che si contengono negl" intestini, e però bisogna praticarli con gran cau- tela. Redi. Opere. VoU IX. 7 -iseniplici, e seaza ingreflicnli nóedicatnen- ;tosi, ma bensì preparali semplicemente di solo brodo di carne con la consueta giunta i ideilo^ zuccbero^ e della dovuia quantità di butìro, ovvero in vece di butiro della do- jvula (quantità di olio setnpiice, o violstOj o idi olio malvato. Del resto il Redi approva, ic= 'la iìiudica necessarissima , la conlinua-' szSone' della totale astinenza dal vino. INèi ìèvendo da soggingnere , pregavi'il Signorei Dio; che> ^voslia concedere a Sua Sic. lllu-i: "jStviss. ognr bramata consolazione, come spe4 iàtaie '-desi d era. Per un Ipocondriaco. tu o Ietta la puntualissima, e diligentis- I .«ima relazione de' mali dell' Illustrissimo r)1V. N. il quale nell'es^à sua di Irentacinque .<:anni ha un temperamento caldo , e secco, fin uJn abito dì corpo melancolico ereditato cdal Padre. Leggo in queifta reluzione che |f iil suddetto Signore Illustrissimo è queru- "lo molto (i) nel faveliflnie e con ecidio, che sof)0 medici, e con quegli ancora, t he 'fiori sono medici come quello, che non so- lamente teme de' muli, che pwsen temente 99 -gli par d'avere, ma teme ancora d'altre malattie, le quali dubita che gli possano òsopra V venire. Si ;lamcnt-i insomma di debo- iilezza di stomaco, di dussioni catarrali, di -testuf>zioni, ed evaporazioni dell' ipocondrio • oal cuore, de' rogiti, e del borbottamento ,rfiaiuoso nel ventre inferiore. Si lamenta ^.ancora )chte di quando in quando la sua éitìatura si scarica e©n aurine copiose. Ha ^«vute febbri , dolori di stomaco , dolor di -iHQ dente carioso, giallezza di sputo, e diffì- «ulta di pigliare il souno notturno; e per 1 liberarsi da tutti questi mali, e da tutti « quegli altri, che per brevità lascio di nu- merare, ha messo in opera senza giova- ■ mento veruno; tante e tante sorte di medica- . menti (i) che sarebbouo stati abili o di j guarire, o d'ammazzare tutti quanti quei .poveri languenti, che giaciono e nello spe- ndale di ; Santo Spirito, e in quello di S. Grio.; Lalerano altresì. Or perchè dunque non è guarito 1' lllustriss. Sig. N. N.? non è guarito perchè uè egli, nè la sua natura , uè '1 suo male non hanno bisogno di medicamento. Or dunque perchè tanti medicamenti (2) non l'hanno fatto morire? Orf-nO(j :ui'> .rJ! : ;. ■■:!yi',-, ■ r.cl" ^rs(,l); Vir^à de medicamenti che am- mazza o guarisce. (2) Molti dapprima non sentono il pregiudizio, che reca loro f uso non pro- prio de medicamenti, perc/ià sono di buo^ lOO Se non l'hanno fatto fin a qui. Io faranno per r avvenire, se egli continuerà a voler ingozzare tutto giorno tanti guazzabugli, e tanti intingoli, che noi altri medici soglia- mo cosi volentieri ordinare. La sua sanazione ha da nascere e dal tempo , e dalla quiete dell' animo , e da una regolata maniera di vivere corrispon- dente al suo bisogno : e se talvolta sia di mestiere usare qualche medicamento, que- sto dee essere piacevole, gentile, e delica- to , e prescritto dalla mano di nn medico savio, dotto, amorevole , e discreto. Impe- rocché i mali di questo lUustriss. Signore non hanno la loro sede nè nello stomaco, iiè nel fegato, nè nella milza , ma bensì nel di lui sangue, il quale è tutto pieno di soverchie particelle acide, e salsugginose, le quali non ripurgandosi ne' luoghi destinati alla loro repurgazione, stanno sempre fra di loi'o in perpetuo contrasto, ed il sangue medesimo ne rimane sempre imbrattato , acre, mordente, e pugnente, e di qui: na- scono tutti gli sconcerti della sanità di que- sto Illustriss. Sig. Laonde, a volere, che egli goda buona salute, fa di mestieri ad- dolcire il suo sangue, mollificarlo, e bi- na complessione f ma questa pure in prO' cesso di tempo si guasta^ e ne succede In morte. ì nécqtiarlo, e temperare insomma le di lui 1 particelle acide, salsugginose, e corrosive. Il che sarà facile facilissimo ad ottenersi f con la buona regola del vivere , col pro- : cesso del tempo , e con la volontà di Sua ^ Sig. Illustriss. la quale dee considerare , che tulli gli uomini , mentre che stanno ; in vita , debbono sentire qualche cosa nel ! loro corpo , e che se le cose che vi si sen- ! tono non sono abili ad attaccare la vita •istessa, non se ne dee avere pauroso timo- te, e perpetua inquietudine (i). E per esem- plificare, sente l' Illustriss. Sig. N. N. dei : borbotti, e de* rugiti nel ventre inferiore, « sappia che alcuni di questi gli sentirà tal- « volta ancora nell' ottantesimo anno dell'età f sua, e forse nel novantesimo. Se nel V ventre inferiore rugisce, e borbotta, lo la- sci borbottare, e rugire, e non gli dia ored- chie, e non ne tenga conto, perchè è una bagattella , la quale avviene alla maggior parte degli uomini, ma non tutti gli uo- mini se ne querelano, e se ne lamentano, e quegli, che se ne lamentano, lo fanno più *'o meno, secondo che più o meno sono tl- \ morosi , e queruli (2). (1) Temer si dee solo di quelle cosCt cK hanno potenza di fare altrui male, del- V altre no ^ che non son paurose. Dante. (2) Per fuggire V Ipocondrìa ^ non bi- ' sogna ascoltare se medesimo. I I 102 ^ ^' ' Clie'cDsa dunque ha da fare per vl- ■ver sa^io rilkiilriss. Sig. N.? In primo luo- go dee passar la sua vita in tranquilUlà I e allegria d'animo, lenendo sempre a-vauli i gÌi"6c'(^hi ' dd!a ' raénté qucll' oltanlesimo , e> nòvantesinio anno ; '<^lie ho mentovato di' sopra?' e non 'si spaventando mai della 'VÌ-> cinàhzà di quei mali , che égli pensa di avere ad incoutrave, perchè uou gì* incon- t trerà al cerio , e non ve ne sono presen- lèmente uè anco minimi indizj, o contras-^ segui. 'Ih secondo Itiogo nou ragioni mai di "voler medicarsi, e particolarmente con quei mtidicamenli fatti di granchi di rane, e rin^: francali con quel benedetto tartaro vilrio'^ Iato. Lasci Un poco stare gli acciaj, e tut^ te le cose àccia ja;te. E creda a me j che gli dico , che la ' sua Vita saM lunga inai ghissima, si assicuri che non lo inganno^ ma gli parlo in tèrmini di uemo di onore^ e di quesfa verità m'obbligo a rènderne cónto avanti al Tribunale di Dio benedellOi (i) Oh non si ha da far medicamento vei runo? Signor sì, Signor^'à^if ise ne hanno da farle , atoii vorrei, che' subito ricevuta, e letta questa mia diceria, subito rilluslriss. Sìa. si cominciasse a medicare. (i) Tanta appunto viene èé •persuatfs^ ré ài Doti. Dotnén. David in tiiia\ hetfr.ra il lùi scritta che à nèi Tomo F'. n oi 3o8, io3 Il suo medicamento sia il pigliare ogni mattina sei o sette once di brodo di pol- lastra, o di cappone ben digrassato, e sen- za sale, e senza farvi bollire erba di sorte alcuna, e senza raddolcirlo nè con zucclie- ro, uè con giulebbi, nò con siroppi, uè con, • conserve , ma. lo pigU cosi puro puro , e sia il brodo piuttosto, un poco luogbetto che grosso ; perchè il troppo grosso potreb- be non essere tanto profittevole, Questi bro- . dì continui a pigliatagli Hno alla Pasqua di ! Resurrezione , tralasciandosi Solamente due > volte la settimana , cioè il, VeaerJl , ed il : Sabato. Gli pigli la mattina a, buon' ora, e ^ subito presi procuri di dormi r^?i sopra al^ ì meno un' ora ; e non potendo pigliare i^ ■ sonno se ne stia contuttociò nel letto a ; finestre chiuse. Io so , che sarà cosa faci- nissima , che questo lUuslriss. Sig. sia per ; dire,, «he questi sì fatti brodi puri c sem- plici gli sdilinquiranno , e dilaverà nuo Io ' stomaco ; parnii di sentire le voci e le que- rele ÌQ.{ìn di qua. Ma s'accerti Sua Sig. lllnstriss. che il suo stomaco è di tal na! Li- ra, che non da' brodi , e dall'acque può t .ricevere detrimento, ma bensì dall' acqtip di cannella stillale , da ir acquavite, da'~ vi- ni genorosi e possenti , e da ogni sorta di ' cose aromatiche, e s'accerti ancora, che ' quando egli ha patito qualche dolorello di • e^so stomaco, quel dolore non è provenu- ito da materie pituitose e fredde,, ina bensì sughi biliosi, ed ancora acidi, p.i.ignitj|ì. e inòrdenll regurgifati verso il piloro allo stomacò, V Verso la cavità dello stomaco medesimo^ . ■ :ì : ì t< ' , ISel tempo^ (ìhe sì pigliano questi brodi, àé^è iógni cinque o sei giorni pigliar la ilèra avanti cena iin Elisile fatto di puroi brodo, ziicchéro bianco , e butiro ; e Sì desse ; il caso, che alle volte vi fussc qualcb'e impedimento , cbe impedisse il poter pigliar que' brodi suddetti la matti- na a buón' ora, e dormirvi sopra, si pren- dano almeno due o tre ore avanti il praii20 « ''- Proceduto nella suddetta maniera fini alla Pasqua di Resurrezione, allora mi pia cerebbe, che per selle o otto volte pigi ias se, un giorno sì e un giorno no l'in frascritto siroppo , il quale piacevolmentt gli moverà il corpo. Prendi polpa di cassia tratta onc. ij. sì stemperi in lib. ij. e mez. di acqua co- mune di fontana in vaso di vetro, e stem- perata che è , s' infonda nel medesimo va- so frutti di Sebesten num. xij. sena in fo- glia onc. j. e m. Si tenga alle ceneri cal- de per ventiquattr' ore ; in fine s' accre- sca un poco il fuoco in modo cbe l'acquai diventi ben calda ; si coli , si sprema for-| te , e alla colatura si aggiunga manna scel-f ta della più bianca onc. iv. sugo di limo-j ne spremuto onc. j. con chiare d' uovo q.ì h. a chiarirlo s. l'A. e cola per carta su-j gante , e serba la «datura per piglia ruef onc. iv, e m, per Tolta , un giorno sì , e lì OH- giorno Hio, la mattina di buon'ora , pigliando tre ore dopo , sei once di brodo raddolcito con un' oncia e mez. di giuieb- l ho di fior d'aranci ; e tal brodo si pìgli, : come ho detto , dopo le tre ore, ancorché il siroppo non abbia cominciato a fare Ja, • sua piacevolissima operazione. Il giorno , - ,nel quale si piglierà questo siroppo , sette i Jore dopo il pranzo , beva Sua Signoria sei ponce di acqua cedrata senz' agro, o di. li- ^ ^moDe, o di acqua raddolcita o con giulebj r Lo dì scorza di cedrali , o di fior di aran- ! ei , o di gelsomini , e se la beva fresca , ancor, quando la volesse^ gbiacciata. La mattina , nella quale non dee pi^ gliare il suddetto siroppo , pigli S. Sig. il- Instriss. dieci once di brodo senza sale > raddolcito con un' oncia , o con un'oncia, e mez. di giulebbo di fior d' aranci o di scorze di cedralo, e non si scordi di farsi almeno due lavativi nel tempo de' suddetti siroppi , ma nel giorno, nel quale non •tocca a pigliarli. Nel tempo di questo medicamento,, siccome in ogni altro tempo, il vitto de^^ pendere all' umettante , mattina e sera , €d il \ino sia sempre perfettamente inna- cqualo, e la cena sia sempre più leggiera del pranzo , mentre non vi sia consueluj- àine in contrario. Su p ro6 ' ' ■ ' ' ■ i Per? un tremar nelle braccia ^^con della \ difficoltà nel parlare e debolezza di \ memoria. \ T ' jl\ Sig. N.f del tempera meato , e dell' abito di corpo bea nolo alle SS. VV. \ Eccellentiss. che ha sofferti nel fiore della i sua gioventù molli e molli disagi i fti pa- ^ tilmeuli e nelle guerre, di Germania , ed ) in quelle d' Italia , è gran tempo , che si i è osservalo avere un cerio tremore nelle \, braccia, ma però tale, che non gli ha ì mai dato fastidio alcuno , uè, portata sug- \ gezione. Suo3e anco patire di {luss'ioni po*- \. dagriche , e chiragrielie , ,e 1' anno passato \ verso Ja fine del Carnovale fu sorpreso nelle spalle e nel collo dalle suddette flussioni , che lo lormeutarotio fierameute, non però mai gli sopraggiuose febbre* Questa State , o per dir meglio , questo • Aututmo, alcuni giorni dopo che fu toi'- j naio dal Finale, fu osservalo, che uon articolava così bene la vece , e anzi che più tosto qualche volta balbutiva. ìNon , molti giorni avanti la sua partenza di Sie- ) na gli parve una notte , che notabilmente la favella se gì' impedisse , ma che questo imptìiliincato presto se gli passasse. Mi domandò sopra di ciò il mio consiglio; ed lÒ^i io dissi apertamente a Sua Sig. che que- sto non era male da trascurarsi , e da itìetlersi dietro le spalle : oontottociòs pef^i uh certo suo nativo abborrimento a' rae- dicamenti , non volie udirnii , e laalo più, che si avvicinava la sua partenza per Sie- na : mi disse però , che a Siena avrebbe pensato a' casi suoi , e che io ne poteva scrivere il mio sentimento al Sig. Dottor Grifoni di quella Città. Io obbedii a' ceitrb ni suoi , e scrivendo al Sig. (rrifoni dissi'^' che era necessario , che il Sig. IN. N. : st purgasse , e si ripurgasse , e- che quindi! passasse ad nn giulebbo di Cina con un ferodo pur di Cina medicato. Quanto, al purgarsi, non ne voile far altro, ma vece di quello sostituì 1' uso delle pillole? del Gelli. Il giulebbo , ed il brodo cinalo lo ha preso, in oggi tornato a Firenze egli dice di star meglio, che sia mai stato neli l'universale di tutto il corpo: ed in vero, credo che sia cos\. Ma nel particolare io osservo, che egli ha tarda ed indebolita la memoria ; che profferisce una parola per un'altra, e che talvolta difficilmente pronunzia; del resto dorme bene ^ ha bnèn colore , va di corpo , urina copiosa- inente^v'er quando ha l'evacuazioni del Téihl?re copiose, sia meglio della favella: sputa assai , e dopo avere i sputato copiosa- ■roente , sJa^ meglio. Qvuile sia 1' idea e l'essenza di questo male, e quali le di lui cagioui, in due parole si può dire, lo I 1 io8 ■per me credo , che a poco a poco si sia introdotta un'inlemperie fredda ed umida i nel tervello , e particolarmente in quella I parte , nella quale si fa la funzione della I memoria , che è la parte posteriore di es- j so cervello; ' e j:di più credo , che sieno un poco offesi , ed inzuppati i nervi del settimo pari , i quali partendosi dal lor principio vanno a congiungersi con quei muscoli, che servono al moto della lingua: r intemperie però fredda ed umida del cervello non è nuda intemperie , ma ben- sì congiunta con umori pituitcsi , freddi y umidi , e serosi , generati e nello stomaco, e nello slesso cervello per gli errori com- messi nelle sei cose nonnaturali , e ratte- nuti nella stessa testa, non solo per la debo- lezza di essa, ma ancora perchè da un anno in qua la testa noa si è sgravata. Che però chi volesse ridurre questo Signore allo sta- to della pristina sanità, sarebbe necessario preparare , ed evacuare questi umori , de- rivargli , e revellergli alle parli , alle qua- li la natura è solita di mandargli, correg- gere r intempèrie delle parti generanti, el rendere alla testa l'antica, e nativa suài temperata siccità , scopi tutti facili da dii>Ì! si j ma però non così facili a ottenersi, i jNon son già impossibili , anzi io gli credo i possibilissimi, mentre esso voglia sogget-i tarsi alle leggi de' medicamenti , a' quali p se nou volesse soggettarsi , io per me cre- derei che dovesse audar sempre di male in peggio , e cTie siccome ora è solamente offesa la memoria , così per l' avvenire si potesse dubitare , che rimanessero offese le altre due priacipalissime funzioni della ; anima , che riseggono e nel mezzo, e nel- la parte del cervello anteriore. Temerei ancora , che non si verificasse il pronosti? €Qi di Rasi , e di Aezio , i quali vollero »^* che r offesa della memoria fosse un pre- ludio ; dell! Epilessia , e dell' Apoplessia , er ciò ancora fu mente d'Ipocrate nelle Coa- che prenozioni. Quello che più importa, r esperienza quotidiana ce lo f^, spesso vet, -morJ medicamenti per ordinario si soglioq pigliare e dalla Chirurgia, e dalla Parma? eia e dalla Dieta. Quanto si appartiene alla^ Chirurgia , egli è necessario , che in tutti i modi, e quanto prima S. Sig. si faccia un cauterio. Disputano gli Autori se debba farsi o nella nuca, o nel braccio: io per me nel caso nostro Io farei nel braccio , perchè in questa parte egli vi aderirà, che nella nuca, quando anco convenisse , non vi aderirebbe. Lo far rei nel braccio destro ; perchè il sinistro pare a S. Sig. che sia il suo più debole. ''5on lodati ivessicanli alle spalle, ma di questi per ora non ne parlo ; le coppette , le liegagioni alle medesime parti , per ora snran medicamento più grato, (i) A (f) Di questo ConsuUo manca là mi- §Uor pane. J IO Per una Lue venerea, con Reuma- (H ooof. tismo. ^ ffT letto il flolfisslmo, e prudentissi- irno Gousuito intorno a' mali, che hanno af- flato» e che presenlemenle fiflliggono il Sig. N. JX. Intorno a questi mali il mio sen- timento è^ii seguente j cioè , che saranno dilliingai), anzi lunghissima durata ; eiper' «101 /fa di mestiei e , che il Sig.' Ni; s' armi con una lunghissima pazienza e sofferen- za , avvalorandosi, e confortandosi con la certezza di dovere a suo tempo guarire. Io parlo di questo male per 1' esperienza^ che n' ho in tauti soggetti che ho medi- cati, e per 1' esperienia altresì, che amie mal grado ne ho avuto in me medesimo, che tre anni sono fui da questo male as- salito, appunto in questa corrente stagio- óae , e non potei liberarmene, se non do- p03 (jnasi tre mesi di Ietto. Pure , come piacque al buon Iddio, me ne Uberai, ed i rimedj per liberarmene furono pazienza, sofferenza, ilarità d'animo, buona con- versazione , astinenza totale dal vino , ser- Vìziali semplicissimi alternativamente fatti un giorno sì, e un giorno no, buona, « parca regola di vivere umettante > e refri- gerante , e ne' primi insulti del male rei»* leL'ftte e reiterate emissioni di sangue , ancorch' io fossi più magro e più secco JII I' della stessa magrezza , e fossi ridotto con Ja sola e uuda pelle su l' ossa , e fossi ancora in età più avanzata di quella del Sig. IS. In questa maniera appoco appoco io mi ridussi in intiera e perfetta sanità, an- zi migliore di quella , che prima io mi godeva, nè mai mai più ho sentito nè pure un minimo ribrezzo di quel così fie- 1 ìJO male. Ma che sorte di malattia e eila questa, che travaglia ora il Sagv N, N. ? ' Conformandomi ali' opinione di quell- Ec^ celleiitissimo Signor Dottore che assiste alla cura , io tengo per fermo , che que- sto male non sia altro , che un Reumati- : smo cagiojiato non solamente dallo scon- certo 3 e mala composizione di quei sieri salsi, è mordaci, che in compaj^nia del sangue scorrono per li vasi sanguigni ; ma ancora dallo sconcerto , e dalla turbolenza, e mala composizione ne' minimi compo- nenti di quegli altri fluidi, che servono f>€r li canali biancli' , e non sanguigni. 11 dubbio si è , se oltre questa turbolenza di fluidi , sia ancor nascosa nel corpo del ' Sig. M. N. qualche virulenza Galiica. La ' verità è , per qua ito si scrive nel dottis- sitno Consulto , eh' egli ha avuù coutras- ■ s^gQi più che chiari di questo malore; > tna egli è anco vero, che per debellarlo, e vincf rio ha messo in opera molte volte r molti reiterati riroedj proporzionati, e di sgomma Virtù; onde si potrebbe facil men- te credere, che la virulenza Gallica fosse 112 veramente estinta , ma che forge ( ma sia detto per modo di dubbio) colali medi-, cameati abili a vincere la Lae Gallica ,^ abbiano, come talvolta sogliono fare , eoa, le loro colliquazioni, abbiano dico , in- trodotto a far nascere appoco apppcp. le nce di siero di latte , raddolcito eoa mez-i^'^ | *oncia di giulebbo di tintura [di viole nammole. E questo siertr-i^oa vorrei che osse de purato , ma fosse siiero puro , (a) ale quale suole scolare da per se stesso lai latte quagliato , che comunemente chia^ n^si latte rappreso . ' (0 Gom' perde agevolmente iù un màt-*- cane. Petrarca. (z) // Redi poche -volte si valeva iel siero depurato , ma lo dava puro, Hedi, Opere, FoL IX, siero di latte , farà di tnesi'Crer alteriyati- vamente, un dì si','"e 'liti di tiò , fàrsi ua '^erViziàle. (i) ]V1a Osè'i'Viziale s,ia iaftò dM^rb- do puro di càrne , di 7tiC( bei o , "ài ' bùi'Vo, e di sale, senza far Bollire nel brodo ^'tìèl- ' là ìaìilia e tanta mescolabza di erLe , di anaci, e di altro , che \c]i;aircenle suol farsi bollire , con intenzione di rotcpere i "t^ti, 'e di sfuggire quéi dolòrielti di budel- ^'1i»^?;t|)iè; siiól ^àfé il $éfviz;ià|e^^ £b jsJc Ma perchè è necessario'*-' st^S^^^qé^l- ^ clic cosa dalle parti superiori V'^^'^fiitare ^'ii moto peristHltico dello stomaco , e '»l'i?ftjf.bo'i.T; — .u.aauma- "ayi (i) > , (i) Siamo molto tenuti al lìèàf^ il '^^quÙ^e ci ha liberali da tonti stràm guaz- ^'\:ìiil)u'g/i' ritrovati da' Medici con molto vHn- faggio degli Speziali , e gran danno d^e^li ammalati. .iun^; il ^^^^ ,jj|p^^ parlicene coraponeoli , ed anco ca- gionare qualche dannosa colliquazione. ^ .Passati che saranno i venti giorni del- .^),^iS9, di questo siero suddetto, e riposa- (^psii^l, Sig. N. qualche giornata, si conside- .jijerà se egli stia meglio de' suoi travagii ^ llp pare da essi venga tormentato ai solito l f Se egli starà meglio , dovrà fiasciJire -(^tto il negozio alja natura, (i) che aju- tata da un' ottim^ e continovata regola .j4i yi^ere , diventerà la padrona del corpo^ 9-^ facilmente debellerà i residui del male, alla! Questo male, ch'offende il Si^. IN, è ^ ^,|a] vQatura , (is) che non si può vincere ,Ìpoa assalti furiosi e violenti, anziché con 3,f{uesti maggiormente imperversa ; ma hi- £j|Qgaa vincerlo con ,uri lungo , e lento as- „(f(4^d|p «i^btgiù tosto con bloccarlo sordamen- ohooo3§e poi il Sig. N. ne venti giorni del- Tuso del siero , e nelle giornate del ripo- »fi§p non avrà fatto . acquisto veruno, in ófiquesto caso crescerà uptabilmente il so- .ii^ctto della Lue GalHca^^ (^,^, bisognerà. ,ri- — (i) Naturae morborum medicatrioes. -sùv\''^ J^ì (luesta natura sono molti ^na- -nfi'rtSA^ ^i^o.U si vincono colla piacevoìez- V\^^ , f&V . medicamenti so- lenni. 1x6 correre a un efficapeì .8lesslfarmàco di que- sto male, , (i) Ma Y .alessifarmaco sia di lai natura, che non abbia punta :'ptfnt^ dell' essircanle, anzi .abbia dell' umettante j tempre sia la regola del inaìigirtre , e <ìtl bere. In somma il medicamento operi con ^ la sola virtù alessifaimaca. Perchè; se vo- lessimo nel Sig./jS^, ragionare dinr uiedica- menti, o di vittp essiccante, pot^-emmo fa- <;:jlmente ca^ion^re nioUv danni, ^pi^ir^^ "^^^^^ ^ p(f iiqb 9'r«ilgìq» aoav eire Quest aìessifanmaco dunque -sia ^dsft?. la salsapariglia, (2)bollita ordinariamj^^xÌBf acqua pura,

ii;:^08 | ■^^iriA P^ <7w/ ;fi i^4^: {juanùg^ri iUh falsa ^ 1^ opinione di colorg^ i^.:/jiitìli,ìEm^im,i che al Mal ,Frqnz^>5e.c^^(fnvén^'aì;fimoWtt;o \^ùh'À^} ^^^^^P^riglia è citm.l0mlirtm^ aio pel Mal Franzese^ ma nessuno è ar- rivato a sapere coni ella operi. Varie so- no le opinioni de'' Medici', alcuni Coglionò, che rasciughi y altri , che sciolga ^ ed al- ^KÌ } che raddolcisca. In soninia ognuno^ ^\^Mi^orre a modp suo, m^i l^t-j'Qvit^àoiiP»'^ 1? si scopre. ;>noHaooo a-^^V J r^rcena. Si mangi minestra di brodo àì ^ìrné' mattina e sera; e se mentre là car^' tfé -bólle , si farà bollire con essa quàlqHtì' porzione di salsa tagliata, sou di parere J èbe il medicamento sia per esser più effi-: •é^,^''^§"i^ù fruttuoso. Il companatico de| desin^e^*>"dèlla'' 'ééfàà^^ia carne lessai^ gualche poca di Mttiira di granelli , o dt ftsgalt'^di pollo. La sera però a cena sarà be- tfès totalmente astenersi dalla carne , ed ia sua vece pigliare due ova, affogale o nèì Brodo , 'o nell>cqua j;W^)Ì4ùaÌche altra sa-, -§e Là/^bèvàndà del desinare e déllS"Fé- «*losia^i^tì{ia - gentile bollitura di salsapàffl nótt'già di quella , cbe ba servito^ j^èpi fare la bollitura de' siroppi , ma sia' •sftl^ nuova, e non mai adoperata. E pér-^ Qhè per fare queste tali bolliture di salsa' ^°8ÌÌ£°?ìJ^^°^""1^5Qte i Medici preparare essa eoa lavarla più volte in vino genero- si; »o nel nòstro caso m' asterrei volentie- rissimamente da così fatta preparazione, (i) ofiVNon si dubiti del diseccare, e di que-' sta suddetta salsa , perchè non solaraenie" con diseccherà , ma restaurerà Tumido, 'Oi anu A .V' nVv;» -■•.>.>: a yT>llUft^.^ii .V,-,.. , . , ..A'-aVA ' iu 'j,.u-..in^;i'.y!> ii\ ''^'^ '(:i^) ,ìmédì ^\juèsì^ cé^s^^'m^ promm il lavare la Salsap. con vino fre- nemso; iì che fotse anche è superfluà^ìlìt occasioni. ^ooi \'l che soverchiamenle lungo sarebbe il voler- gli noYerarfi a quei jjrofessori, che sono raapstri neirarleir/é ^sebbene ^'H^^^ Livorno , che la salsapariglia dà; 'f)tm^^ ^ pio mescolata colla cina , polèsse' esfeét^' dÀ .qualche pregiuaizìo al Sig. IS. e perciò stimaroDO bene i Medici lorla via dal si- roppp .non essendosene "veduto frutio vertì- no , dico che il fruttò per ' anccAa è tiei piiDcip] della sua in^furita^ ; ^.^^^ ^ ifid TériDÌnata che sarà la;' s^^^^ ^^^^ wa^rezz^ 'éS^Tifffì^Pr mancanza di nuCriiiient;o- T pó(pr^ 3'^ ^^^^"^ grasso gonfiò. 'O^efo: rpop-xv'^a) onda t ronfili , i^/oé gotffiaV* rtft«, che quel tumore invecchiato di dó't^ diri anni , il quale, a mio iCredere, è Ja pietra dello scandalo , e T origine , e la fiorgente de' mali di questa Signora, abbia, a 'tbìer cedere neli' età di sessant' anni , 8% non faà ceduto in quella di quarantotto» o di cinquanta? Si può egli credere j, che quello stomaco affaticato da tanti medicaf^" èienti, stemperato, e aperto da tanti su» gbv acidi simili all' acqua forte , che gior- B^>lmente lo irritano , e lo molestano, ab- bià^^ da racquistare il naturale suo slato? 10 per me lo vorrei credere, ma uvn pos- so indurmi uè meno ad immaginarmelo. Che si ha «gli da fare? Parlerò con lamia solita, e sincera libertà; e tanto più, che debbo parlare col Sig. Mario Fiorentini, (x) 11 quale ha verifirato il pronastico da me già fatto della sua persona, nell' esser di- "veuuto uno de' più dotti, de'più oculati, de 'più discreti Medici della ccslra Italia,t:i ' ; Tra i rimedj pÌ7ìcevoli , gentili, e de- licati , ardirei dj proporre il seguente, mentre però ne avessi l'approvazione, ed il giudizM'SO consenso del Sig, Fionentini , € spererei, che la Signora ne fosse per ri- ccvere un giovamento grandissimo. Mi pia- cerebbe, che 3Ì tornasse sai!' usoi^de^. Inatte Medico ZfUcches<^\i ftti\o^ ftssAho^ »^ a'^o < tì#^Bsitìa r^eìifer> moltr 'mesi , ma pecò^ p^it i ^bso del latte di - asina si tralasciasse ogtìi f a^rap sorta di cibo, (i) In somma vorrei, . d*é 'k Sìg. vivesse di sólo solo latte , pi- s ^aqdone una porzione la mattiit^ araJ^Oii» n'ora, un'altra nell' ora del desinare, un'altra nell'ora della merenda , ed un'al- tra nell' ora della cena. ]Non mi ristriiv : a scrivere quant' once per porzione séioi^eaalée '^^t-etidere > pterchè ciò appar-. I t^frà -alla manierosa , discretezza del Sig. I Kb^èntini, che sarà presente^ e vedià gior- Dirimènte il bisogno del crescere e dello sminuire, e che considererà che lo stoma» co della nostra Illustrissima Sig. non hai) bisogno di essere soverchiamente caricato, INel tempo del latte mi piacerebbe di aslen nermi da qualsivoglia altra bevanda ♦ paré-i ticolarmeute da quella del vino. Che se pure t^ilvoUa il giorno , fra giorno ^ o la notte insorgesse la molestia della sete, lo-*?, derei l'uso del brodo, o di qualche acqua acconcia , come cedrata sorbetto ec. imàlT soprattutto la bollitura dell'erba Te > ch^i nel nostro caso sarà molto profittevole 3JJb(i) Dieta lattea , eie lln guaìe si^fMmì^ a lun^o nel Tomo V. di questa opera in ma hi^raji^j^j.^^ ^ cui altresì più fusamente si ragiona in una Scrittura che ne f/a&ail Redi prof èssa , da stamparsi ora per la prima volta dopo i ConsuUi^^M 122 non si scordando di iar di quando ia quando qualche piacevole serviziale. Che e quanto ho potuto brevemente dire , e sia per non detto , mentre non venga dal Sig. Fiorentini approvato. Io però ne spe- rerei'tutte quelle utilità, le quali nel no- stro caso si possono sperare. Piaccia al Signor Iddio di consolare questa Illustris? sima S^g^ come io desidero, e le auguro, of ri pyr febbri < ftùssióni podagriche , '^màore di stomaco , e sbitìchezzoj^i y^ptre. [?L|*t) leMo la relazione , da dottissimo ed lespenmenlatissim(» Medico fatta , intorno ai mali di Sua Eccellenza il Sig. Presidente ec. onde, così pregato» non manco di aggiun- gere le seguenti coìisideiazioni;,,,qui^|i. s^i^l^- iopongo al giudizio, ec. it^rjof.j E r Eccellentissimo Sicnor Presidenti a anni no e di un temperamento sangui? gno subbilioso, di fegato caldissimo, di cervello caldo, e umido; ha patito a' tem- pi addietro flussioni salsugginose alle spal- le, agli occhi , alle fauci, (i) Pocqfa.h^ pa- tiJls ilo ÌJ) '-: (0 adatta il Redi alla se.ritefvia degli AnUchi , i quali vollero , vhe la na- tura de* nostri temperamenti consist.esse nelle quattro prime elementari qualità , cioè caldo , freddo , umido , e secco : ma con tutto ciò si sa , die egli come gran Filosofo era d' altro parere. t tìto ^1 febbri , e Si flussióftrpodagrìcW'Vf eoa qualche sollievo alloraquando dal sujq. .corpo sono usciti escrementi ^biliosi ,< e n^e-;, i JaacoTilci i %'*iche-^tó"^iialiira'f ha ttramanis :dat^ fiiora gran copia d' orine grossé ^gi^ s4^dimentose. Patisce ancora talvolta dK.UHL ^àMdre dì stomaco molestissimo, il quale i icóme vìea riferito, non vuol cedere sé Ttfon alla bevanda del vino più generoso» iln oltre si querela il Slg^ Presidente, che ì il suo corpo non fa giornalmente 1' ufizio isuò nel mandar fuora^iiiSi' fecce , e che jperò è necessitato ricorrere alla frequenza r de' clisteri , onde desidera qualche ajuCo ! non volgare o triviale , per mantenersi, il t Còrpo lùbrico. - v-i - 2, f Per queste suddette relazioni , crede- rVéi che tutt' i mali di S. Eccell.. fossero ca- [gionati da una grandissima quantità di mi- mime particelle sulfuree, focose, salraa- stì*è , mobilissime , e facilissime a mettersi in impeto di turgenza , le quali particelle sulfuree , focose , salmastre , mobilissime cotti pongono" in gran patte, non solameni- te il sangue di Sua Eccellenza, ma ancora tutti gli altri Iluidi , che corrono e ri- corrotio con perpetuo circolo per li canali del suo corpo. (1) Non mi estendo di yantag- iw\ ' "(^ly X(fea del male benissimo coneer 124 «io sopra di ciò. , perchè so che a* dottis- simi Medici è ben ooto ; e pèi^i questo ri- guardo apporterò qui appresso alcune cose generali , toccando poi a Sua EccelJenzq,, e alla destrezza de' suddetti Medici jl con- siderare se sijjuo applicfibili al nostro caso. Vorrei che il Medico , alloraquando medica 1' Eccellentissimo Sigupr Pf;es,i,den- *^ » ,".9M avesse mai per primo ^e^^riàci- pale suo scopo il guarirlo da' mali* che lo molestano, ma bensì il conservarlo in :TÌta, per poter porgere a que' mali ueìlo scopo secondario lutti quei lenitivi, che rendo pjJ il vivere men travaglioso. Fra questi rimej^ dj loderei mollo, i| solo ..clistere., ma si^ clistere m.ollilÌTO semplice , e senza la pompa di que' tanti e tanti ingredienlm misteriosi , che o per rompere i flati , oy per far maggiore evacuazione vi si soglio^ no comunemente aggiugnere. Sia in som- ma il clistere composto (ji^ .pjiro brodo., con la giunta solamente dello zucchero , 6 del butiro. INè s' inquieti mai il Sig. Pre- sidente quando il clistere farà poca ope- razione , anzi allora si rallegri , perchè al- lora i suoi intestini rimarranno più molli- ficati, meno smunti ,'~e"risècchT7°°e~pér conseguenza appoco appoco .ygijj^j^ufranno in grado di pol«r sei: za ajutQv^.§g^ayHrsi dalle fecce spontaneamente. A questo fine ho esperimentato maravigliosamer te iitilis- simp ip pralic^.. il, ffiK^i ;^j^t^ |»«jUof »?4\^. continuamente ogni sera un .pjcc^iis$i^iO clislére , composto di sole once vj. d,i bi'o^ io-, al quale siaao agijiun^e ij. o iìj. oacé '. ìi b'itiro , e noa altro. (() Questo pic'-^ :x)ló suddetto clistere si suoi riteuere laa-3 jjameote negriatestini , onde ha te npo di k-ifòllifiieài'è le parieti , e di toguere alle il-^ j^'rè'^còmponeuti la rigidezza, e sicciik ; , ha empo aacorà d'inzuppare, e di aminidiire^ e fecce , e cosi esse fecce si readoao più ' hjbbédieati, e più cedeati al moto peristai-' •iìcb de' medesimi intestiai. ■ j / ' *^^®1Sa'- 'stitichezza del veotre (2) è ùà'l oSffleV^he noa yèi^%ss^i vinto cori 'àMB^H ì fitriosì'"É^ violenti , ma bensi eoo un mutano , piacevole j e continuato assedio : ' juiadi è che soglio sempre lodare per la ; debellazione di questa malattia quei rime- = ^emphci , che nel vitto quotidiano si'* irt^liano , e che ci son somministrati dal- ' orto , e dal campo. E soglio astenermi , ^er quanto è possibile , da que' gagliardi , vioienti, che dalla Farmacia ci souo ommidistrati^ i quali veramente operano, 3 producano i loro effetti, ma lasciano -Ir 9tlp'i3q , si;a-M^ . 3rfo/Ai- - •lUom ùiq ooafc i j,>M, > } Bipl •laq 3 , jd:»;mn e --^^ 0"'^'r/)^fei^^/ò-é^^^ce d'ini^enzione del mdl'^edi ancora nel Tomo V. e c. A+i./ 91111(23., 5^^^^^ ^^^^^ stitichezza del ve^ c/-e^cere- coir uso de' solutivi, ''f "f^J^ portano fuori del corpo anco le par^ i^^piu' liquidè. iiiyi 4U<^c jUtìuixu;io. \ 12S - \ poi gr ialcstiai riseccati, onde sempre più ^resce , e si augumeiita la stiticliezza • ia pitre -se, operaao ,una volta, o due,, o M^^i<>Y c,4j8!J^ pplf p» di cassia, (jl) ma sia pura, s^mplic)^, senza il mescolamento di quegli iogre ^^c^'^ {z) ^Son diverse le opinioni de" Filo- sofi intorno all' origine del vento , e qui SI, adatta bene quel verso del Berni\ ^\UK^\ '^^cca.ia un modo , e chi nel- >»iork 1 altro,'" < h>. 128 perchè noi Medici (i) lo affermiamo, e lo credono parimente gli ammalati, e cre- dendolo , quando hanno pigliato la cassia , ii>- liKrt ■ »«H«-iiiii^i f< I lh«i..-.:aifc»4i|<,-óa. ' (i) / medicamenti locali son dannosi alle Gotte, i3a ìnedesìrnsf ^ ma ancoi-a mescolata iu esSd stomaco con alcuai saghi acidi dalle pie* cole glaaiulette spremuti , ne nasce per necessità uu bollore caloroso, che cagiona questa molestia d' ardore provata da Sua Eccellenza, lo non biasimo, a luogo e tempo , r uso di un sorso di vino genero- so , ma metto in considerazione , se fosse opportuno alle volte lo innacquare e la hWe , e il sugo acido dello stomaco con qualche liquore men caloroso del vino , e tneno purgante. Ma sia come esser si vo- glia , io non loderò mai , che Sua Ecceil. usi continuamente vini generosi , alti , e potenti , e senza mescolanza di una buona quantità d* acqua. Lo slesso affermo del- l' acquavite , e dei rosolj , e loderò , e commenderò sempre i vini piccoli , genti- li , e facili a passare , e bene inacquati. Quando gli uomini bevevano acqua, di- cono le sacre carte , che vivevano lo spa- si© di 900 anni . e più ; ma dopo che da T^oè fu introdotto V uso del vino , consi- dero che molto fu accorciato il nostro vi- vere, (i) (i) Uso del vino introdotto da Noè, il vino nuoce molto a fanciulli ^ secon- do il parere di Galeno , affermando , che Us , qui crescunt, viuum adversatur quam aiaiiaie, yigli adulti si proibisce per altre mire. i33 Mi accorgo, che mi son allargato piti dei dovere, laonde concludo^ che crede-, rei per la conservazione della sanità di Sna Eccellenza , che fosse per esser, molto 1 Utile , se ogni anno nella Primavera , e; 1 ileir Autunno pigliasse per x. -o xlj. mat" line la seguente bevanda un dì sì , e uu i di no alternaiivameote. Prendi sena dr xij. cremor di tartara : onc. j. sehesteni nura. xvj. infondi in sttff. ■ quantità d'acqua comune per xij. ore alle : ceneri calde, in fine fa levar un boljqre , : cola , spremi , e aggiugni alla colatura si^ - roppo violato solutivo once x. sugo di li-^ mone once ij. acqua di fior d' aranci on- ce j. con chiare d'uovo, quella chiarisci s. 1* a. cola per carta sugante , e serba per ì pigliarne once iv. o v. per mattina, ua ■ dì sì , e un 4ì no , cresceadtx , e ca» landò. Il fi;iorno, nel quale sì piglierà la be-» Vanda sola , si pigli ancora la sera avanti cena l' infrascritta. Prendi acqua di viola once vj. giulebbo di tintura di viole onc. j, e ra. misce per usar come è detto. In quei giorni di mezzo, ne'quali non pigliasse 1^ bevanda solutiva , è necessario pigliar once vj. di buon brodo di carne , racldoicito con giulebbo di tintura di viole, o di mele appiè. j II Medico assistente consideri , stia "bene cavar un poco di sangue .'0,4al braccio, o dalle veqe ewQrroid^li CQn l« sacguisughe. Io sarei inclinato a eavarìo alla*. Primavera, e tralasciarlo all'Autunno. Terminato il suddetto medicamento , si continuerà per molli giorni a usar bro- do di cappone puro, e semplice. Se Sua Eccellenza sarà amico de' brodi, ne ritrar- rà gran giovamento. Questo è ciò, che per ubbidire a chi devo, sottopongo al giudizio di ogni più savio e dotto assistente , pregando il Me* dico de' Mèdici per una salute tanto pre- ziosa , ec. Per dolori articolari y & nefritici , Jlussioni salse, debolezza di capo^ e di stomaco con diminuzione di udito ec. Questo Ulustriss. Signore, cbe pre- sentemente si trova nel cinquantesimo anno della sua età, per quanto posso raccoglie- re dalla dottissima , e puntualissima scrit- tura trasmessami dal dottissimo Sig. Mano Fiorentini . è stato insino a qui sottoposto per intervalli a molte e diverse tnalattle, come sarebbe a dire , dolori artritici , do- lori nefritici per cagione di calcoli , sujj- pressioni di urine, reumatismi, raucedini, tossi moleste, febbri con flussioni salse, e con sudori , priocipj di vertigine , .debo- lezza, e gravezza di capo, con fastidj di stomaco, zufolamenti, e mormorj nell'o- recchio sinistro, con diminuzione notabile i35 e dovute regole, potendo quest'acqua del Tettuccio giovare notabij, mente alla diarrea, ed alla generazione dei flati ; e potrebbe infallibilmente corrobora- re, e fortificare lo stomaco, e ripulire gli intestini , non trascurando di fare del con- tinuo de' clisteri manipolati sempre con la medesima acqua del Tettuccio. r ^ Terminalo il medicamento dell acqua del Tettuccio , mi sentirei inclinato a pror porre per molte mattine il prendere ogni mattina prima di levarsi di letto , un' ora almeno avanti , il caffè fatto in acqua di ÌSocera, o in brodo di piccion torrajuolo ; brodo , dico , cioè senza sale , digrassato , senza essere raddolcito (i) nè con auc- chero, nè con altri siroppi medicinali, ne cbn altri giulebbi, che per delicatezza co- munemente vengono a essere adoperati nei -taial Ìi%i> , ' ' ' . ■ — ^ " " \:r ♦ '(t) Acqua del Tettucnio giova alla diarrea^ ìjroJi. Che è quanto posso con ògoi dia* cerila dire , e prego uiniltnefJte il Sijjnore Iddio, che sia per essere di qualche gio- vamento a Sua Emiaenza. ■Per una Caligine dì à)ista , e principio di sufjusione , dopo un infiamma ùo ne d' occhi. S apposto vero , quanto nell' accura- ta e diligente relazione sta scritto , non è maraviglia alcuna che il Signor N« dopo essere stato lungamente assalito da lina, dolorosa, e pertinace inflammazione di quella tunica, che nell' occhio si chia- ir.a adoata , o congiuntiva , si lamenti ora di qualche caligine della vista, e di qual- che principio di suffusione, mentre che per lo più si fa da quell' umore, che aquea da' Medici è nominato. Non è maraviglia parimente, che questa caligine, e suffusio- ne per ancora non cedano a' medicamenti* imperocché l' infiammazione della tunica adnata non è vinta, e non è doma, anzi continuamente si fa vedere , aucorchè ac- (i) Vien proibito qui V uso delle cose dolci ^ perchè soglion muovere il corpo» 145 compagnata da accidenti più miti, e più piacevoli. Egli è dunque necessario , prima di ogni cosa , tor via le reliquie (i) ^\ que- sta infiammazione , perchè altrimenti quel- le medicine, che si applicheranno all'occhio per portar giovamento alla caligine , e al- la suffusione, e per ridun-e l'umore aqaeo nel pristino stato , tutte saranno di nota- bile pregiudizio all' infiammazione , e per conseguenza sempre nuova flussione si fa- rà all' occhio ; e se si farà nuova flussione l'umore aqueo resterà sempre più turbato e la vista sempre più caliginosa, e l'occhio tutto continuamente infiacchito , diventerà* sempre più languido , e più soggetto ad essere offeso dagli oggetti gagliardi, e ben luminosi : (a) e non sarebbe anco gran cosa , che la continua , e reiterata flussio- ne air occhio , oltre all' intorbidamento dell' umore aqueo , lo facesse ingrossare, e crescere , onde cresciuto più del dovere , potrebbe poi sforzare , stendere , e dila- tare quel forame , (3) che nella tunica (i) Quae relinquuntur in morbis, re- cidivas facere consueverunt. Ipocrate, (a) IL troppo lume è nocivo alla de- holezza della vlsùa. (3) Questo forame si dilata , e si re- stringe naturalmente a proporzione del maggiore e minor lume , che IroPa* Redi, Opere, Voi. IX. io I ùvea si chiama pupilla, la quale, dilatata » aramettendo più lume di quello che fa di bisógno, ne seguirebbe forse , che la vista farebbe molto meglio Tufizio suo nel lem-. fb 'del ealar del giorno * che nelle ore ^ nelle quali il Sole con più gagliardìa somn ministra la luce all' aria. » Per vincere dunque V infiam max ione? dell' occhio , opportunissime sono state Ift iterate e reiterale flebotomi^acfiesse coat tihuasse la di lei ostinazione , mi sentii^l TÒleutieri inclinato a proporre nuovo ite ife* glie delle vene emorroidali con le migriatte- Il divino Ipocrate ci lasciò scritto ne- gir Aforismi , che se a' Lippi sopraggiunga a flusso di corpo, suol esser loro di gran» dissima utilità; perlochè Galeno ebbej^ dire, che se questo flusso non veniva spontà^ neameate per moto delia natura , dovea il Medico procurarlo con l'arte; quindi av- viene , che sarei di parere , che nello st^n to presente questo Sig. cominciasse di nuo-, v*o, é quanto prima , ad evacuare il suo corpo , non solo con serviziali, ma ancori^ Con altri medicamenti diversi, e in varie forme presi per bocca epioratica mente , cioè a dire una mattina s) e T altra no, e cootiouasse per molti giorni , mescolan- do sempre con gli evacuanti quelle cose, che da' Medici sono credute appropriata per gli occhi , ed in particolare la calen- dula , V eufragia , il finocchio , nobilita-, to di lai facoltà , per quello che di lui dicono gli Scrilto«;i r'i^^Was; palurale stoj ria, (i^'i'^ oibup ih BUfni ìnq oimpmwir^M .Evacuato beoé, é ri evacuato il cprpo tutto",! dovrebbe . necessariamente cedere e IMnfiammazione ^ .e la cagione ; ina se noa cedessero aUora j consiglierei tutte le maniere di venire all', uso de' vescicatori alle spalle, e se dopo questi pur anco la cali- ^oe^ije l'offuscazioDe coiiliivuasse» crederc^i che > fosse necessario venire all' uso di . dècdtto di Cina, e di vipere , cou la ^gi^.U'S ta di qualche poca di salsapariglia , e jdi. sassafras , preparata secondo Tarte con allti-(| «pbe viradicbe , e semi appropriati, eoa tìn' esattissima d ieta , consistente non solo wella parcità del mangiare e . del bere , ma neir astineuza dal vino , ne' tempi conve- rtenti, e nel noa commettere errori nel- le altre cose da' Medici chiamate non turali , facendo graq capitale de' consigli a questo proposito , dati da Seneca ep. gS, Non est quod protinus imbecillam aciem etc^ In questa maniera , e per questa strada mi sono trovato infinite volte ^, guarire. infiniti di sigaili mali; ma se qu©; -fifilocwsra , iflIOig iiion;;. :r<^; ..Vijyj.t.jjijtii'J ■ s {v) Accorgimento del Redi per non impegnarsi nelle operazioni dubbiose deU V erbe , elle quali spesse volte gli Scritj tori troppo CT eduli sogliono afùtribuire mó^ te virtù f cjie realmente non hanno. ^ 148 sto più ostinato degli altri non volesse ce- dere ( il che non credo, ) àìlora bisogne-^ rebbe far dèlia necessità virtù , ed acco-^ modarsi al cauterio nella nuca, anzi piut-^ tosto ad un laccio, o selooe che si chia- mi, come quello , che più prontamente;^ e con maggior vigore potrà fare là sua^ operazione , e sarà necessario parimente" fabbricare un vmo medicato con eufragia, finocchio , ec. Io non ho fin ad ora pàrlaio de'ooe-J dicamenti locali , perchè , se la necessità^ non urgesse, me ne asterrei |)iù che fos^* se possibile; e se pur bisognasse servirsene, indugerei sempre a quel tempo, nel qua- le mi paresse a bastanza ben purgato , e ripurgato il corpo , e libero da ogni timo- re di nuova inUamtnazione , ed anche al- lora mi servirei\sempre de' più piacevoli ; onde per tor vfa le ultime reliquie della; caligine, e suffusione (i), si potrebbe ado-' perare^il zucchero candì (2) impalpabilmen« le polverizzato , e soffiato a digiuno nel-i' l'occhio; siccome ancora T osso di seppia \ le fomente fatte con radice di ceutaura maggiore, di foglie di Chelidonia, di lino, di peucedano , di ruta , e di simili , soa giovevoli. Giovevoli sono altresi tut le le (1) Gr. h%9%vffi(; lat. Suffusio. (2) Candì lo stesso , che candito. Uja.niere di fieli, o soli ,^^^o, mescolati ia forma ^i collirj uml4,ù. Io .isQglio servirnii 4eUa seguente polvere. . j^. ,^ .gj ! Prendi zucchero candi' Ónc. ]'. tfòthi- sci - viperim scr. j. fiele di gallo secco gr. ^,,si polverizzi il lutto impalpabilmente, é Si.i^Qffi nell'occhio. Ne' libri degli Arabi , molti sieffi si trovano opportunissimi , siccome in quei de' Greci molti coUirj , e umidi, e secchi, i^, quali vosliono sempre ^essere adòprat^ fXOll j^nag-Jivis/^ •■■ •••:■■< -V ^> Per una Gentildonna steriLeé » •orni] itìao jbÌ> oi^awì A cclocchè si possano rinvenir bene (qpielle cagioni ì le quali sono state valevo- li,, fino al presente giorno di rendere Sterile rUlustrìssima Signora N. N. nell'età sua di 23. anni , e sposata ad un marito giovane e sano , fa di mestiere supporre , o stabilire in prima , in che maniera si conduca , e si faccia la generazione uma- na negli uteri delle donne, (i) oi sJiid ji'.ò'i/ìlà orma; ìl^,vftvoi.v> ■Jimfn.rm^ (i) Vedi la notomia di Filippo Ver' heyen nel l. z. ove egli traila i^'if^usa' vienlG di tal materia, % t^y, U figg^ questo fine alloatariànaomi 10 to- Italttieote dalle opinioin degli antichi , ed aUontaaaadomi in parte dallé opinioni di alcuni scrittori moderni, son di pai'ei^e » che siccome tutte le piante,, tdtii gli ani- mali iiragionevoli, terrestri, aerei, e aquali- •fcj son prodotti dall'uovo, così aiieora dal- ci' uovo sieno prodotti gli uomini ; e tengo „ per fermo, che la femmina in quest'uovo J som ministri tutta quanta la materia neces- sària alla generazione, e clie il maschio non ci cootrihuisca altro cpl s^^^^ alcune aure , o spiriti purissimi , i quali svhanno possanza di fecondare, o per cosi : dire, di gallare T uova delle donne, m quella maniera appunto , che i galli nel .coito, rendono feconde, e ga.lj^^te le uova delle galline. .t : ,1 Quelle uova delle donne non si for- mano neir utero , ma si formano , e si conservano nelle proprie , e determinale ovaje , le quali ovaje non sono altro , che quelle stesse p?irti , le quali dagli antichi jXolomisti fu credulo , che fossero i testi- coli femminili. (2) (i) Opinione più verisimile iìlustrata po- co fa dal Sig. Antonio Vallisnieri nella sua maravigliosa Istoria intorno alla ge- nerazione dell' Uomo , con un trattato nel fine della Sterilità , e de suoi rimedj. (2) // Giornale de Letterati d" Italia ne fa menzione nel T, 36. all' ArticoL 4. jCongiugiietidosi dunque insieme il jcaasckio, e la femmina nel coi^o, passa il seme del maschio ad imbrattarne le paré- ti uterine della femmina, e da questo im- brattamento si solleva un' aura seminale * ó uno spirito fecoudatore^Ci) il quale penew trando per li canali delle tube falloppiane trapassa all' ovaja , e quivi feconda, e gal- la un uovo , e talvolta più d' uno. L uovo fecondato , e gallato si stacca dall ovaj^, ed entrando poscia per qUeì forame . che è neir estremità più larga delle tiibe Ioppiane,(2) spinto dal moto peristaltico di esse tube, se ne cala giù pel loro canale, .^d entra nella cavità dell' utero , e quivi "non subito si attacca , ma sciolto , e libe- ro da ogni attaccamento per alcuni pocbi giorni , alla foggia de' semi commessi alla terra , s' imbeve , e s' inzuppa di .quel li- quore, che la natura a tal effetto in quel tempo tramanda al fondo deli Utero. Da tale Inzuppamento crescendo 1' uovo s) co- ,'mincia neir interna sua cavità a formare il fanciullo, quindi a poco a poco sul (1) Spìrito fecondatore delC Uomo come venelri a fare la concezione, (2) Che tuovo fecondato scenda nel- le tube falloppiane non -v' è alcun duh* hio , perchè in esse talora /' hanno trova^ to i JS otomisti moderni. i52 guscia!, 0 sul panno esterno di esso uovo nasce , e cresce una certa sustanza solida, che dagli Anatomici è chiamata la Placen- ta (i), dalla qual placenta diramandosi in- finite ramificazioni di vasi , queste rami- ficazioni s' inseriscono nella sustanza delle pareti dell' utero , come fauno appunto les radici dell' erbe, e degli alberi nella terra, e jCosì r uovo rimane attaccato all' utero , e quivi si trova, fino a tanto , che venga il tempo della sua maturità , cioè a ad^"^^ à&W essere partorito. Supposto tutto ciò per vero , convie- ne adesso considerare , quali possano esse- re gì' impedimenti di questo maraviglioso lavoro della natura , destinato alla conser- vazione del genere umano. In primo luo- go si può dare il caso , che per mala sa.- nità del maschio , il di lui seme sia privo di quegli spiriti vivi , brillanti , e fecondi necessarj a gallare le uova. (2) Può ancora es- sere, che il di lui seme sia dotato de'sud- delti spiriti , ma che essi restino ammorti- ti, inutili, ed invalidi per la corruttela dei fermenti rattenuti nell' utero, e nelle tube falloppiane nel passaggio , che per quelle tube fanno per arrivare alle ovaje , o te- sticoli femmiuili. Può anch'essere, come (i) Che cosa sia la Placenta Uterina. \z) Varie cagioni della Sterilità , e tutte benissimo immamnate. alcune volte, ancorché rade , si e osserva- to dagli Anatomici, che le tube falloppia- ne noa abbiano aperliira > o forame in quella parte , «^o*^-^* ^^l^^^^^^ avvicÌHanf> a' testinoli V e per conseguenza l'uova stac- cate dall' ovaja noQ possano entrarvi , nè calare all' utero , ed in questo caso avvie- ne una perpetua , ed irrimediabile sterili- tà. Ma se pur anco sia aperto il sud- detto forame, può nulladimeno avvenirle la sterilità per cagione di esso forame te- nuto stretto, raggrinzito ,r premuto e ser-* rato dalla soverchia pienezza de' rami del- le arterie , e delle vene preparanti e delle ipogastricbe i quali semi scorrono sopra le tube falloppiane, ed intorno alle loro fimbrie, ed alle loro aperture, o forami; le quali aperture , o forami possono aUre4 sì forzatamente esser tenute strette, serra- te, e compresse dalla pinguedine delle vi- scere , o delle parli adiacenti. Può parimente avvenire , che V uovo fecondalo., e gallato entri per 1' apertura delle tube nel loro canale , per passarsene air utero , ma quivi trovi tante mucosità racchiuse , viscose , e corrotte , che non solo ne resti impedito il di lui passaggio , ma che ancora Io slesso uovo , quasi per un contagio , ne rimanga guasto , e cor- rotto. In oltre può avvenire, che l'uovo entri senza impedimento nelle tube , e facilmente cali nell' utero , ma quivi per la soverchia umidità, e lubricità deirutero i54 ixoìi possa rattenersi, anzi, se ne esóa qua- si subito fuori di esso, o se pure qualche poco di tempo ri si rattenga, con possa pigliarvi aumento , uè possa appiccarvisi , aiizi vi si corrompa, e vi si guasti , per cagione de' cattivi fermenti stagnanti uei- r utero, ed in alcuni de' suoi vasi , sangui- gni , e linfatici ; i quali cattivi fermenti non essendo stati sufficienteraeate espurga- ti per le vie de' mestrui , quanto più sta- f^nano , e dimorano racchiusi, tanto più si rendono inabili a somministrare all'uovo una dolce, e lodevole materia^ necessaria al di lui accrescimento , anzi si rendono abilissimi alla di lui corruttela. Molte altre cagioni della sterilità si polrebbono noverare, ma le tralascio ,uori credendole opportune ora al mio. proposi- to , ed al caso presente, per poter consi- derare quali delle sopramraeutovate sieuo quelle, che abbiano mantenuta ^sterile questa Illustrissima Signora. Io per me vado credendo , o conjet- turando , che il suo consorte non abbia colpa alcuna ,in questa sterilità, ma che il lutto avvenga per colpa dell' utero del- la Signora, il quale imbrattato di fermen- ti callivi ; . e viziosi , possono questi non solamente ammortire V aure seminali e fe- conde del seme virile, ma possono jocora somministrare all' uovo calato ucil' utero «n cattivo liquore inabile al di lui cresci- mento, ed al di lui attaccamento , oude rimanga guasto e corrotto , e per la lu- I i55 bricità aèllo stesso utero, ne' pritiii giorni ' spintò fuori di esso , senza che la Sigaora se ne ^ossa accorgere per la eli lui picco- lézza ; e può anco essere , che la pienezza de' vasi sanguigoi uterini , e la pinguedi- ne delle parti adiacenti cooperi aocdra; qualche cosa per impedire , che F uòvo tìou entri nelle tube falloppiatoe. - « ' ' '•vi'^J; inolivi delle mie conjeltùre" fòtìò "fcìèavàii dalla puntualissima, ed esattissima 'relazione del dottissimo Signor Fiorentini , nella quale io leggo, che le mestruali pur- gazioni di cpesla Illustrissima Signora spes- se volte non vengono ordinate , e ne'gior- ni, convenienti, e quando comparisconó , appariscono di color rosso dilavato, e di sustanza viscida , e talvolta sono state ac- compagnate da dolori nel ventre inferiore e particolarmente verso la regione dell' ute- ro , e di più una volta, per quattro me- si interi non comparvero, ed ora sono già più di cinque mesi , che sono affatto sta- gnate. La cagione di questo stagnamento , io la attribuisco in" parte non solamente a difetto di quella fermentazione universale, 'die si fa ogni mese in tutta la massa san-* guigna de' corpi delle donne giovani , me- diante la quale fermentazione alterati i mi- nimi componenti del sangue stimolano e necessitano la natura ad evacuare una parte di esso satìgue per quei canali, che met- loa capo neir ulero e nella vagina dell' u- l56 ^ ; tèrb VrtiàM'atlfibulsco ancora, alle ostruzioni de' vasi dell' utero , le quali ostruzioni so^ ii'o "cagionate da, quella gruma fi), che il sàngaé -b^l suo flu&so reflusso circo^ late Ila potuto appocò appoco lasciar at- ta'ccatà alle parieti interne de' vasi dell' u- tei'O , in alcuni de' quali vasi per questa cagione si possono essere formati alcuni pbìipi , che niaggiorment'e séi-ranò ed oslrui- sfefinb V onde non è 'làiàtavi§ììa ^,'t'.S^®'* P^t ihlrodolta non nativa angustia de' vasi , stata alle volte questa Signora nel tem- po delle mestruali evacuazioni assalita da dolori nel ventre inferiore , e nella regione dèli' utero 1" è!M'ón è maraviglia parimente, sé il sangue , non avendo l'esito libero per le strade convenienti dell' utero , faccia for- za ne' vasi della testa, e gli distenda e gli^ punga , e cagioni il dolore di essa testa., E se questi tutti suddetti accidenti del^ llusso delle purghe e della loro retenzioDè^ e della loro varietà /non sono ordinata-^ mente continui , ma regolati dall' incostan- za , ciò avviene , perchè l' universale fer- mentazione mestruale delia massa sangui- fina non ha ceni mesa per diverse cagioni „ ;i ) . .y^^ ^ finche] m sari glie scorrendo pel suÓi éanali può lasciarvi della ^ruma^ se^^ l^' stessa acqua chiara fa in progresso, Je^ sue deposizioni,: amyaTido^Jal(^^ %^k^h de fé i luogJii per dove plassa^ il medesimo ed uguale moaientò d'impeto.- e d'agitazione , «3 le aogustieì, _ ed ((isiruzioat, de' vasi uoq isopo ^TO o^pfi qiese egual- mente le medesime^ (p.yTie'jjm IU07 ghi , a cagione del flusso e reflusso circo- lare » cbe talvolta può togliere o sminuire, e talvolta può augumentare e rendere ostinata la sussìdeaza e l^ostruzioae. * Se tutte queste cose son y^i*e, , a volei-e, che questa Illustrissima Signora Gominci, ad essere feconda, fa di mestiere procurare noQ -solamente di render più forte il momento e l'energia delia fermentazione mestruale , ma altresì di lor via le ostruzioni di quei vasi sanguigni , che metton capo nell' utero, e nella vagina dell'utero; perchè, se si otterrà questo v^l; espurgheranno ogni mese gli umori fermentati viziosi , l'utero rimarrà sano e senza lubricità, e cosi l'uovo ca- lato dall' ovaja nell'utero, potrà nella ca- vità uterina ricevere un aliiuento lodevole e bupap , potrà attaccarsi alle pareti di essa cavità uterina , e, così attaccato potrà felìceraeate esser covato , cresciuto e;, sta- gionato fino al debito tempo de' nove iiaesi. L'ottenere tutti questi scopi non l'bo per impossibile, anzi l'ho per possibilissi- mo , giacché questa Illustrissima Signora è giovane , per altro sana e ben conformata. Per venir dunque all' uso de' medica- menti, stimerei necessario, che nel primo principio del mese di Settembre, se )a stagione non troppo calda io comportasse, / i58 la Signora cominciasse a medicarsi. E pcr^ che è conveniente trattarla con ogni deli- catezza possibile , mi piacerebbe molto , cbe tralasciate le solite purghe e ripurghe di siroppi , si cominciasse coli' uso del seguen- te vino medicalo , pigliandone intorno alle quallr' onGe, o qualtr' once e mezzo per mattina , ogni mattina nell' ora dello sve- gliarsi , crescendo e minuendo la dose , secondo che parrà opportuno al Sig*^ Fio- rentini, che assiste. (;> Prendi sena di Levante ben netta dai fusti onc. ij. , Sèmi di cartamo acciaccato, cremor di tartaro cristali. ana onc. j. ra^ diche di cicoria « di appio secche ana dr. iij. > mirra polverizzala dr. ij. , macia dr. j. , foglie di artemisia secche pugib i» Infondi in onc. xxxvj. di vino bianco gen- tile , e tieni in digestione in luogo Oaldot per tre giorni e tre notti in vaso benissi-^ mo turato, agitando di quando in quando^' in fine apri il vaso , e aggiogai giulebbff aureo onc. vHj. Riserra il vaso ,- e lascia etare in digestione per venliquaUro ore : cola per istamigna , e la colatura subito si ricoli di nuovo per carta sugante , e si serbi per l'uso detto di sopra: facendo la composizione , quante volte farà di bisogno. Questo vino mi piacerebbe , che la Signora lo continuasse per^ dodici giorni almeno, i^^^*?^^^'»?» ^^'^ ■'Bla Quando ne avrà pigliato sei o sette giorni , vorrei che si cavasse il sangue dalie / vene Je' piedi in quantità qoaveaìente , ed ia questo giorno si astenesse dal vino. , E non ostante che qiitstp Tino muova il corpo., Dulladimeno ;è necessario farsi ogm quattro giorni un seryiziale , per ca»'ar fuora degl' intestini quellt* materie più gros^ «e, che saranno state slaccate daV medicar, mento. Nel tempo pure, che piglia questo, vino, vorrei che ogni giorno , due ore avanti cena , la Signora bevesse tre once d'infusione di Te, accomodata nella se- guente maniera. , ; ' ibiSSlH , Si ùxccia bollire dell' acqua eomu?0iet> e quando bolle forte , se nfe . mjetta otta once itt^'vaso ;o d'argento o di, ■teri'a hém-- invetriato , e subì to,: VÌTtSÌ;r infondano due dramma dj erba -Te j. , ni serri ottimaraeate ili vaso , e si rinvolti io un panno lano , per lo spazio di un'ora, dì poi &i coli l'infusione , e si raddolcisca con un poco di zucchero a segno di grata dolcezza , sei si serbi per rus9. rii jB/08,ì:Termiuati i giorni del vino medicalo^ stimerei opportuno di nuovo ricorrere al- inacqua del Tettucio almeno per quattro o per cinque passate , con questa condi- zione , che nel tempo dell' acqua la Signofj ra piglisisse ogni giorno , sei ore dopo Jl^ desinare, sei once d'infusione del Te pre- parala nella suddetta maniera.: qì ^oa^h^- Ri purgati bene gii escrementi del coVr po,^' preaccennali medicamenii , mi pia- cerebbe molto, pijfi 1a Sigapfa. " Issasse p,€i\ i6o lunghezza di tempo U seguente magistero di Marte. i-i Prendi sugo di pere chiarificato lib. xij. sugo di artemisia chiarificato lib. iij. vi si faccia bollire dentro once xviij. di frutti di sebesteu fino alla loro cottura (i)- Allora si coli , si sprema forte, e la espressione si metta in orinale di vetro , aggiuntovi ]lb. ij. di limatura di acciajo. Si serri 1 o- rinale^col suo cappello cieco, e si tenga per sei 'f;lorni alle ceneri calde , agitando di qiìRLiao in quando cou mestola di le- gno , )n fine si coli per manica dlppo- crate, e la: colatura si metta io vaso di terra alle ceneri calde a sfumare , fino a tanto che venga a foggia di una sap. E si serbi per pigliarne ogni mattma due dramme dissolute in once tre di brodo di pollastro o di piccioue non molto cotto,© in acqua di arteinisia. Pigliato che la Signora avrà la matti- na il suddetto brodo, vorrei che procu- rasse di dormire sopra un'ora, o almeno stesse nel letto; poscia si levasse ed andas- se a fare esercizio al meao meno per un o- (i) Questo consulto pare fatto dal Redi in, tempo di sua gioventù per la quan- tità de rimedi che ordina , ì quali quanto più invecchiava , tanto più cautissimo era neir ordinargli. i6i ra , e che questo esercizio Io reiterasse il giorao passeggiando per casa , o trattenen- dosi a giocare ai trucco , o al volante , o andando fuori di casa a pigliar aria, la somma procuri la Signora non solamente, nel tempo di questo medicamento, ma an- cora in ogni altro tempo , di fuggire co- me peste la vita sedeataria e oziosa. Nel tempo di questo medicamento be- va sempre a tutto pasto il vino acciajato , ma però innacquato , secondo il solito co- stume della Signora, e tal vino acciajato lo continui un anno intero. E se tal vino fosse un claretto di Francia , non fumoso, non dolce, lo stimerei sommamente giove- vole.. Nel suddetto tempo, ogni otto o dieci giorni , pigli un piacevole medicamento leniente , o per lo meno di quando in quando si faccia qualche serviziale. Della regola della vita non ne parlo, rimettendomene in tutto e per tutto al Sig. Fiorentini , al di cui prudentissimo' giudizio e vivacissimo ingegno sottopongo quanto da me è stato detto. Piaccia, al Si^ gnore« Iddio , che il tutto sia a sua gloria, ed a consolazione dell' Illustrissima Casa Gigli. ■ • 1 Redi. Opere, Voi, IX. il Fer Uff Ipocondriaco con istuichezza e scaneo-^Mc urina -pungente •,i!^.j"g/,'9f^j^/'-, 1 istoria de mali tasticiiosissinai, e,^Bfjpc»f^ sissimi dell'Eminenliss. Signor CarcIÌD^(^?J| IN. insieme epa. le cagioni, yjere, , e re^|ji|j^||^ èssi malori , è stata, dotlissiraamente e giudi- 7Ìosissimamenle descritta dalla sorama danza del Signor Tibarzio Longo , Medij^^ della Camera di Suajp^miu^nza. Alle opi- nióni di esso Sig. Xibufziq ja tutto e peiv tulio mi sottoscrivo . e cod le di lai dirg^ ziODi dico , che da quei savj uoinuii , i quali assistono alla cura , non si dee j^.r^j-^ curare altro , che raanten.ere piacey^olissi-r ma mente labrìcó il ventre inferiore , e con, ógni geatilezja lempevire,; modificare , ad- dolcire, innacquare le particelle salii»e, nitrose , vitriolate , sulfuree, acri» mordaci^ che si trovano in tutte quante le sorte dt, fluidi , che corrono e ricorrono per li ca^ nali e grandi e minutissimi del corpo .j^l queir Eminentissimo Signore, imperocQftJ 9on riunacquameuto e addolcimento di. questi tali fluidi, si faranno le urine piijp^ piacevoli , meno salate, e per eousegueu^ meno fastidiose, meno pungenti, meno ir- ritanti, ec. Lodo adunque, che venula la piacevolezza della Primavera , si cominci il medicamento, e nel raedicameulo , lu.- (|^uau(o appartieiie alla chirurgia , secoudo le ÌQtenzloai del Sig. Longo, si aprano Ji« vene emorroidali con le sanguisughe , è sì cavi una conveniente quantità di sangue , e subito subito che sarà cavata , immedia- tamente si dia a bere a Sua Eminenza òtto o dieci ,òribé di acqua di, viòìi^ stillata £^ bagno , pura pura e semplice senza rad- dolcirla con cosa veruna , acciocché questa subentri a tempo opportuno ne' canali dei fluidi , e innacqui e temperi , e addolcisci essi flùidi. \ry tl[c}^ ''*1*^ Quanto alla Farmacia , concorjfOj'pre- namenté. ò^l Sig. Longo,' che in tutto, ei per tutto si tralascino e si sfue^ano tutti tutti tutti quanti i diuretici, perche que- sti sono una peste ed un veleno per Sua Eminenza, e con tanta volontà lodo e cqm- i^^cK» I ^éUt^ 'si^ ' ugganó' i di uretici^ -ché ìnffno ardii-éi' di tiòjQ commendare l'u§4 dellà terebentinà mescolala con le speziq àl^''diagrante freddo, e con trocisci dei Érfer^ònio,e non voirrei fidarmene nè poca' uè punto ; ed in somma celiebro questo pensiero dell'astenersi da ogiai raziza ài diuretici , i quali sono la pietra dello scan- dalo in cosi fatte malattie. Pc'r mantenefè il ventre lubrico, migliore di ogni altra cosa lodo il siroppo violato solutivo pró"^ posto prudéntissimameote dal Sig. Tibur- ^.^^VuftY gli altri medicamenti gli ho per ^ós|?é(tP&3spettÌ8simi , e pérchè noli se m- prai, ni^^^ibrnalmente; si può pigtiàré il Birójìp^^"' cibiate solutivo ,"ed egli ancora §^4 ■ quaoclo invecchia diventa pigro e qnasi inabile all'operare (r), perciò oltre 51 siropb po violato solutivo suddetto i' ìo mi servirei de' semplici semplicissirtii clisteri frequea- tissimaraenle adoperati , non composti di altro, che di acqua pura semplice e eoa mune , raddolcita eoa zucchero biaaco^^. con la giunta di un poco di olio comuaié iò di mandorle dolci o di butiro^ E se nà« altri Medici volessimo fare un poco di ciuiff. meria , in vece di acqua comune , potreo^ mo usare acqua di viole, o acqua di orzo;' b brodo di carne senza sale. Mi piacereh|* be però aver sempre questa avverteuzai^ che quando Sua Emiaeoza avrà avuto KÌ)id ^ògno di servirsi del siroppo violalo solip tivo V che due ore o tre dopo averlo pie. gliato, beva una buona giara , ovvero due dì acqua pura, o di acqua di orzo o di acqua di viole, o di brodo lungo o puroì o raddolcito con un' oncia di giulébbo di .avesse proposto almeno per quattro mesi i;ontinui. Anzi loderei , che dopo aver px- elialo quaranta giorni di latte ogni matti- na, loderei, dico, che la sera Sua Emi^ penza lasciasse la cena, ed in vece della ^ena pigliasse una buona bevuta di latte 4ì asina^.e questa fosse la sua cena,,]^ dietro al latte bevesse una giaretta di tre once di qualche acqua pura o acconcia , come cedrata ec. , e subilo si mettesse a dormire ; e se la notte si svegliasse, e aves- se sete , bevesse un' altra giaretta di acqua, e non patist^e mai mai mai sete , e non avesse paura nè poco ne punto dell' umido che prenderà,;, > , ,uv^<: ^ - . . 11 latte nè quello della mattina, nè quello della sera, non vorrei che si me- scolasse con cosa veruna. La natura gode ,4ella «implicita delle cose. Al più al più >-vj si può mescolare un poco poco di zuc- chero , o un poco di giulebbo di tintura di viole. Non vi aggiugnerei sale di perle, ma delle perle macinate , o delle polveri ili altri testacei , alle volle, ma di rado. jèfe^yè ^efvffef^catì^ metterne la tnattitìa # dèi^iriaire un mé^zb screpolo ne' prim» boér- coni di minestra , secot^do il sentimento prudentissimo del Si». Tibui zio. La regola del vivere si continui esattissima in quella cótiformità che continuarsi mi viene ac- cennato. Intorno a che non ho da rant* mentar ìdtro , se rion che venendo il teltìb& po delle erbe fresche e de' frutti freschi > ió ìie lodo sommamente il frequente uso^ ed ho fede molta in loro, e l'erbe ed i fr(i'ttì% con mano prudente usati , non so- no mai datìnevoH , anzi questi fHrono^4 primi nutrimenti, che furono dall'Autorè della Natura destinati agli uomini , ec< (i) Mi rimetto ad ogni miglior giudizio >, ^afriJcólàrmenf.e a quello dell' Eccellentis* sirtio 'Sig. Tiburzio Longo , il di cui- sr» pere ^ da me sommamente riverito e stimattì?^* -aav^il vino è nemico , 'ec. (2). "->'->Pér* Una Dama àfflittà 'EpileUià'fS' uterina, mancanza di fio ri i^' f^-'^ èri ^BUìiMu g sterilità. -Sni Ì8 9£Ì UOa ^ <■ <)jlàifjp ""r''ci 'ò/pinione costantissima di tu tt' rollìi dotti ^ e di .tutt' i più accreditati Surittofi Biiftaif II) fx: ih oao'i o , o roda ':"'{' ih' a\ì:\^:^u' r."' ..v-v^' :.\h;v} ife (t) tanto hà detto di sóprà^''d^à. jB, ^ . .. .^2)- Manca il /ìnét-* « ^^^^^^ nllfi dellif"'fc^^^''c^ie l'utero tielle donne fòsse là prima e principale cagione di tutte quante le loro 'malatlie (i): INon sarà duuw: ?rue maraviglia, se =>i«0'^ presentemente mi creda, cfie'i travagli dell' Illustrissima Si- snora N N. provengano lutti , e sieno prò- dotti dall' utero. Imperocché, se dall' utero di questa Illustrissima Signora sgorgassero éeni mese con sufficiente abbondanza quei- sàn*»ui che dovrebbono scaturirne, ella sa- »be sarìa: ma perchè nelle Tene e nelle arterie deir utero stanno ringorgati e rat- tenuti quei suddetti sangui , quindi e che per propria naturalezza della parte acquu slauo corruttela e maligna qualità, e per conseguenza offendono l'utero, il quale utero pel gran consenso che ha con tutte le altre parti del corpo delle donne, of- fende ancora le altre viscere , e paruco- larmente offende la testa, e di qui nasce quel principio di epilessia uterina > accom- paenata da atrocissimi dolori del ventre iiiftriore. dou =.a^ , 3i^r^ o.t* p^r. voler dunque procurare y che que^ étà llltistrissima Signora recuperi la sanità, e si liberi da' suddetti fier issimi travagli , è possa poi consolare la sua Illustrissima Casa col divenire feconda di numerosa anobnufogfiUi fOau li tsta uììj ,i;j.ì -Job i9Hj> sn^Ix'v-' .V r-vc-otagf' ^f«^'^ifv^àsì'^i>^' d'cendo di sopra a c. 35. con riferire P autorità d'Jpocrate ec- prole , fa di mestiere attemperare raGii- monia , il calore , ed il fervore de' suoi^ sangui; fa di mestiere altresì scemarne lai quantità , e sbarazzare e render . liber^.J^ strade sanguigne dell' utero , acciocché essi sangui i al' dovuto tempo possano natural- mente scaturirne. -)Oj ,(j ai* .oj^Jì?- ì? Queste cose anoorohè sìeno ?^tate facil|i,, da dirsi , non saranno facili ad ottenersi; ma però, egli è vero , che non saranno im- possibili , se riUustrissimo Sig. ^^.^si vorrà soggettare per lungo tempo alle buone, j^^- go3e de' medicamenti , e di un regolalissi- mo modo di vitto kingamenle continuato: e questo regolatissimo modo di vitto è ne- cessario necessarissimo, e se noa si osser- Terà , 'lo temo che non solamente la Si-^ gnora non farà figliuoli , ma che di pii^ in progresso di tempo sarà pericoloso, che venga molestata da altre malattie molt,^ peggiori di quelle, dalle quali presenle^^ mente viene travagliata ; il che voglio sp^. rare, che non abbia a permettere il ,Sjj| gnore Iddio datore di tutt'i beni , je pro- duttore di tutte quante le , unian« conso- lazioni.ri :si hiMnn 'ùh^" li^diì i?< » .u..Jo qui appresfifo scriverò quei medi,-? camenti e chirurgici e farmaceutici e dief telici, che metterei in uso , rilasciandone l'approvazione e la correzir'ne a quei dot- tissimi e prudentissimi Medici che assiste- ranno colla loro presenza alla cura. Ogni qual volta dunque , ch^ la Si- gnòra tò, elle pur dovrebbe cominciarlo quanto j6rima, ù farà la sera avanti tìu' serviziale fatto di acqua d'orzo , zucchero rosM^i^o'J lio comune e sale. Mi sono specificalo in-" rónli v a- questa bagattella , perchè io tengo fermissima opinione, che quei serviziair óompoiìti con quegli olj caldi , e con que- gli altri tanti medicamenti creduli utili al no- stro caso , e scritti dagli Autori della me- dicina » sieno si nostro caso di grandissimo^ danno, e mettano Tutero ed i fluidi dì tutto quanto il corpo in impeto doloroso di turgenza. \ o-i ' La mattina seguente piglierà laiSl» gnora l'infrascritta medicina, ^^njatóMit "01 Prendi Polipodio quercino tfiigfnatcJ^inl* nulamente, e sena di Levante ana dra- ni. vj. cremore di tartaro cuc. m. cas- sia tratta di fresco onc. j. Infondi il tutto in s. q. di acqua di Pisa per ore dodici ailè ceneri calde, in fine si faccià levare tìn bollore, si coli , ed allà> colatura si ageiunea . ^ -1^ ^'^"^ '.^ : Zincherò solutivo ^^''^^é ^ • Siroppo Viol. solutivo ) '<^^ Sugo di limone spremuto onC..2don èlm^ re d'uovo q. b. chiarisci secondo l'arte , cola' per carta sugante / e n^éllEi , nella (fuale st r.'^ceve-la- còlalura V si^'tenga un pugillo di assenzio politico frésòo: 'Pt^et**- di di detta colatura once vij. pet pigl«are all'alba. ■ ■ h o :«irr ^ Tre ore dopo , ehe la Signora ayr^^ "pigliata la medicina, si conlenterà di hej^ \ere due libbre di acqua di Pisa , e se la, beverà così fresca , tale quale appunto Ja fa la stagione. j; 11 giorno, sei ore dopo desinare, be^ vera otto once della suddetta acqua di Pisa, e la beverà così pura, ovyer.Q. jy,q,:»„ lendola far cedrare, potrà farsi. Continuei^à poi per otto mattine a pi-, gliare T infrascritto siroppo , cinqae ore avanti desinare, e lo reitererà sei ore dopo desinare. Prendi prezzemolo fresco m. ij. foglie di radiccliio m. ij, mlsce, e si pestioo per- fettamente in mortajo di marmo con pe-- sfello di legno, e nel fine si aggiunga zuc- <5ÌJ!éro fino onccjl ; > Si stemperi il lutto con once xviij. di acqua di Pisa , e poscia si coli per panno», lano bianco , ovvero per manica d' Ippc^^ orate, e si rlcoU di nuovo più volte, fior cbè venga chiaro e si serbi per due sir roppi di once vj. V uno , da pigliarsi uixQ lo mattina a buon' ora ,(,,evJ' altro il gior- no sci ore dopo desinare , conforme si è dello di sopra. ,^uu ,} w u'>.uii. ìt> o^Ui^ Orando sarà al téi«zb, o al quarto dì questi siroppi , si farà cavare x. once (U sangue dalla vena più apparente, o d^- braccio de&lro.j,i)jOofdel sinistro; e subitp ^he la Signora si sa-rà cavato il sàngue e si' sarà rifasciato il braccio , si conleoT.. terà ili bevere otto once di brodo lungo di pollastra ben digrassato , e senza sale , e senza raddolcirlo con cosa veruna , e dopo bevuto questo brodo , in capo ad iio'ora desinerà, .^jù^ìw m ^r v» u.- Mentre piglia questi siroppi , si con- tenlerà la Signora di farsi infallibilmente una sera sì , e una sera no , uno di quei semplici serviziali, cbe bo accennati di sopra. SDÌ. Finiti di pigliare i suddetti siroppi , si contenterà di evacuare gli umori prepa- rati, ed ammollili, colla seguente bevanda. Si cavi il sugo dal radicchio , ed lU sufficienle quantità di esso sugo si infonda uir Sena di Levante, e )^aff dr. Ti.''* * bb Cassia tratta iUtìta)*! s , lùniuioa Rabarbaro polverizzato ) ana'tò Ciemor di tartaro ) * ^ i I^;^ . Stia infuso per ore xij. alle ceneri calde , ed in fine si faccia levare un pia- cevole , e piccolo bollore, si colUjjft^rs^ colatura si aggiunga siroppo viob solutivo, giulebbo aureo ana onc. ij. sugo di k- mone spremuto onc. j. acqua di hor d a- Tanci onc. mez. mis. e con chiare d uovo q.h. chiarifica secoodo r arte , e col^ pfir carta sugante, «ihso «npoB BJiloa b1 B-i9V9d tFrendi di detta colatura onc. ;jV5ygg4tfr pjMiare air alba. o^r^.i ) 'org^ i^l olTre ore dòpo che la Signora avrà- pi- gliata la sopraddetta bevanda, sx contea- terà di bere a bicchier .per..:biCQb4ei;e due libbre di siero di latte depurato ^.e gipr- . . ^ . . fi'^i7"^ei ol*è''dopo desiiaare , bevetà sei o sette OQce di acqua cedrata fresca ovvero di qualsisia altra acqua acconcia , secondo che sia per essere più a grado alla Signora. La mattina Seguente comincerà a pi;* gliare in cambio di siroppo sei once di siero scolato dal latte senza depurarlo , o raddolcirlo con cosa veruna; che se pure la Signora lo desiderasse pur raddolcito ^ si potrà contentare di raddolcirlo con una mezz' oncia di giulebbo di tintura di vio- 4é; 'ovvero di mele appied o con altro giiirr lebbo simile , e particolarmente con quel- lo di fior d'aranci fatto col fiore intero, Questo siero lo prenderà per otto giorni continui, e la mattina del terzo, 0 del quarto-, fattosi fare la sera avanti un ser»- "viziale , si farà cavare dieci once , ed anco piij di sangue, o dalle vene de' piedi eoa la lanGetta , o dalle vene emorroidali colle •Mignatte. ^^>;:o,m.vv . ■ ■ , ,;m;.ì- .^i.^, Terminato di ^pigHat*e gli otto; giofrni "il siero, evacuerà gli umori colla soprad)- ' detta seconda medicina , e dopo le tre ore Wi beverà al solito le due libbre di siero ''di latte depurato , ed il giorno al solito beverà la solita acqua cedrata. Quindi farà ' passaggio , dopo che si sarà riposala due giorni , ad usare l' infrascritto siroppo so- " lutivo acciajato , e rinfrescativo , e lo pi- -Iglierà un giorno si; ed un giorno noti U.ii bh > Prendi sebesteni num. xxxxv pa^sule *'^4v^ Goranto onc. m. fa bollire in sufficien- I ^14 . . t« quantità dì àteqtta -dì Pisa, 'e fa decottó^'ì^ cola , e serba. Ed in sufiìciente qaantità di esso decotto infondi croco di Marte ap^- rièute onc. j. sena ; di'' Levante onc. ip mez. cremor di tàrtara dram. vj. stia infuso per ventiqualtr' ore alle ceneri càlde , e in fine si faccia levare un bollo- re , si coli , e si sprema , ed alla colatura si aggiunga siroppo violato solutivo libl-'j^ sugo di limone ouce ii^^.'àcciajo polabil^ della Fonderia di Sua A. S. ooc. j. ndH sce , e con chiara d' uovo q. b. chiarifii:^ sebbndo 1^ arte , e cola per carta sugànle^ e serba in caraffini coli' olio sopra , pe^'^ girarne once iv. e mezzo p'ei> VxiltàLJ^h^ mattina si , ed una mattina %t?VÌ'c»m.e si^ è detto di sopra. . ^'^^'i'"" o i . ^ Tre ore dopo, cb'^ là Sifrhotó"iiVp* pigliato il sopraddetto siroppo, beverà quàP^ Ir' once di brodo di follastra digrààsàè^? e senza sale, e sei ore dopo desinàrè^ije-? verà quattro o cinque once di acqtA^ fc^^ drata: ed in questo giorno la Signora nòìF dee uscir fuora a fare esercizio , coaformé- suo] essere ordinato a <;oloro / che tóliài no i acciajo. ^ ! Il giorno , nel quale là' Signora nod- pìglievà il sopraddetto siroppo solùtil^^q vorrei, che ella pigliasse la mattina a bùo^ n'ora quattroi o 'cinque once di bt^odo di'^ pollastra lungo bea digrassato, «-.^^^'f^ snle, al qual brodo nel tempo del' béjèilj lo- si aggiu^nesse una dramtna -di 'àfetìaj»*> 175' potabile de^la Jl^q^ei^i?^^ 4ei Serenissima; granduca. .... .rrs,- ■ . Quando la mattina; la Signora avrà pi^. gUàto ^quesltì:^ brodo suddetto , procurerà? di dormirvi sopra un'ora ,o due., o per4^ meno , per un' ora . jQ. due stia nel lei^iOiV fac,^jidg, vista di dormire, in riposo. Quin- di si levi dal letto , e per uq' ora pas- seggi piacevolmente o per camera , se Bfl\](o,èw7buo,a tempo, o per qualrhe giar^ qiflo all'ombra, se l'aria è lranquilla;,!V.4|,v serena;^jj^ .d .p o/oi» ^ g ,^j,.iJl(li. era scordato di dire , che anco, ^pOoàver pieso il siroppo soiuiivo Ja Sin^, g^ra putrà dormirvi sopra un'ora, o duei.*^, Ti .j^pi .questi sirnppi solutivi se ne devo-rr no pigliare almeno dodici ,; dopo la presa: 4ft'v;-sÌ!r p%Jb, tra veuiie all'uso del bagno di acqua dol-';^ ce. Ed itìfaiito si potrà osservare, che uti- le si sia cavato da questi medicamenti , per poter considerare, se verso la line del mese, d' Agosio . sia bene , che la Signora se ne^ v^dì^l,^!: bagno , della ¥illa nelle montagne^ di Lucca , ,per bevere quell'acque , e barq gqarsi inflesso, baguo della Villa, e dop^l ^^f nmff , l:^l>agoar*i ancora ..ifti^quello .dèi 176 S. Giovanni , cbe poco loatano da quello della Villa si ritrova, (i) Tutti questi medicameali sopraddetti, ardirei di promettere , che saranno di graodissimo profitto, se saranno accompa- gnati da una grande ed esatta avvertenza nel mangiare e nel bere, ed in tutte queir altre sei cose, che da' Medici sono appellate non naturali. Ma saranno vani , inutili , e di niun profitto , se non saran- no accompagnati dalla suddetta esaltissima regola del vìvere. Io parlo con libertà, perchè non voglio mai, che per mancanza di un libero parlare , la Signora si possa dolere di me , e della scarsezza de' miei avvertimenti , tali quali si sieno : ed io pure ancora mi sottopongo alla censura di ogni migliore, e più prudente avvedi- mento. In primo luogo è necessario necessa- rissimo di assolata necessità, che la Signo- ra subito che comincerà a medicarsi, tra- lasci in tutto e per tutto 1' uso del vino , ed in sua vece, beva o acqua di Pisa pu- ri) Delle virtù, e proprietà dell' a- equa del ba-no della Villa discosto da Lucca 16 miglia, e dell' altro ivi presso di S. Giovanni veggansi il Trattato che ne fece Giormo Franciotti Medico Lucchese ^ ed il Lib y. d' Andr, Baco, de Thermis. ra , e semplice,, o altr acqua di buoaa fontana , o di pozzo di buona sorgente:, ovvero ella beva o acqua cedrata , o acqua limonata, o sorbetto, o acqua di frago- le, o acqua di lamponi, o acqua con giu- lebbe di fior d'aranci ; ed in som ma beva qualsisia bevanda, che non sia vino, e nou sia birra. Quanto al cibo , parlando general- mente , la cena nel tempo di tutto il me^ «lieamento sia sempre più. scarsa , e più parca del desinare ; e veramente sarebbe di grand' utile , se nel suddetto tempo del medicamento la cena fosse una sola mine- stra assai brodosa, ed un par d'uova cotte da bere, ed un peco d'insalata colta, ovvero in: sua vece alcune poche fragole , ovvero ciliege , e queste ciliege si possono pigliare e cotte , e crude. Per desinare si pigli una buona mi- nestra assai brodosa , e può essere o una pappa brodettata o bollita , o . stufata , ovvero. un pangrattato , o un pancotto,. jo una minestra di tagliolini di quegli, cbe 8on fatti di sola mollica di pane, e di uo- ' va. Nella minestra ancora si può far cuo- cere degli sparagi , delle radiche di prez- zemolo , della lattuga, della indivia, della borrana , o altre erbe simili. Oltre la mi- Destra si mangi sempre delia carne alles» «a, e la carne sia o castralo, o caprello, o vitella , o cappone , o pollastra , o pic- cione , ed in somxQa ogni sorta di calne » Redi, Opere, Kol, IX, iz che più vada a gusto alla Signora. Oltre la Cdrae lessa si può mangiare ancora qualche frittura o di granelli, o di cer- velli , o di aoimelle * o di fegati di ca- pretto , o di cappone , o di pollastra. Se le suddette cose non piacessero fritte , si possono accomodare o in pasticcio , o in fricassea, o in guazzetto, o in' torta , sic- come aiìcora della carne lessa se ne pux?,. accomodare o in piccatigli , o ammorsella- tit,a.o polpette , o altre diverse sorte di torte, secondo il gusto. Le carni arrosto- si mangi uo più di rado che si può; ooa sarà però peccato m ortale, se qualche voi-, ta se ne userà. Delle frutte se ne mangi ogni mattina con una discreta moderazio^ ne. Le frutte , che si potranno ad >prare, sono le fragole, le ciliege , e cotte e cru- de, gli sparagi, i fichi, i poponi^ i coco» meri , e quando cominceranno a venire le zucche, sarà ottima cosa fame frequentei mente la minestra , ed accomodarne in di- verse maniere di. torte, ed il simile si po- trà fare decitrioli. Delle insalate colte , se ne potrà mangiare mattina e sera , e qualche volta ancora un poco d' insalata cruda, e particolarmente queHa de' maz- {Bocc^lai, e di lattuga. ^ . Che è quanto colla brevità possibile mi è parso bene di dire per servizio di questa Illustrissima Signora , alla quale con ogni più devota cordialità auguro le bramate coasolaziuui. Per una Egilope , con ostruzioni , pallore nel visOy e urnidiùà so ver- > iUa«^ chia di capo, T^ra qualche tempo , che V Illustris- simo Sig. Co. N. N. Paggio di Valigia ec* av^eva perduto del Solito suo naturai lore di volto , cangiato in pallido; onde a' mesi passati erasi , per consiglio del Me*- dióo , fatto un poco di medicamento , dat quale ancorché ricevesse qualche utile conf a tiociò non gli pareva di esser toruató'' nel primiero suo grado di sanità. Due set^ì- limane sono io circa volle farsi riconosce^ re dal Dottor Redi, il quale a primi giutP-ì ta osservò, tra l'altre cose che il Sigi' Conte avea un tumoretto rilevato tra T oé^f so del naso , e 1' angolo maggiore dell' oca^ chio destro, del che il Sig. Conte non faceva stima. U Redi però facendo a Sud Sig. Illustrissima varie interrogazioni sopra di ciò, riconobbe , che erano quattro^ cinque mesi passati^ che da quell' ahgolio;) dell'occhio uscivano lagrime involontarie *|£ e che dal forame del naso , con isponden-? te al detto angolo, colava talvolta qualche materia marciosa vergata di saogae, e di^ non buono odore , della qual còsa il Sigjv Conte non solo non ue aveva parlato con arib cuuo , ma nò meuo erasene accorto , da , che si tralascino alcuni medicamenti familiar, che possono geMilmenle ap- portar profitto, senza sconcerto delle viscere, e de' fluidi. ' Quindi è, che fé9 ^quanto s' appartiene alla Chirurgia, avéà- ào questa Dama per lo spazio di sei anoi portato aperto un cauterio nel braccio ^ •ed essendosi quisfo riserràlo , non ostante - ' — '.ti Ili e^i^ (t) EcclesiasC. (mp. xx^. lyeri. T.^. . (2) In cara l i^uixaTi^à it ' "Redi incora raggiando colla spera nz^^ f^i Inn'^n vita ■un Ipocondriaco nel Tomo^ V delle sue Òpere a c. Su. Si 2, e Un altro in questo a 189 ogni artifizio usato per tenerlo aperto , perciò loderei , che , ella se ne facesse due nelle cosce, e gli teaesse aperti , almeno due anni : è incredibile qual grande uti- lità può ricavarne. Per quanto si appartiene alla farma- cia, loderei , che p^r alcuni mesi questa Illustrissima Signora pigliasse ogni matti-, jìa , cinque ore in circa avanti pranzo ^ cinque o sei once di bevanda di Te , ma- nipolata secondo V arie , e, raddolcita con pochissimo zucchero, e procurasse , su- bito dopo averla bevuta , di dormirvi so- pra un buon sonno; e se talvolta non po- tesse pigliare il sonno, se ne stia nondi- meno nel letto per un'ora, o per due , facendo vista di dormire, in riposo ed iù tranquillità di animo. Levatasi poscia dal letto , ottima cosa ed utilissima sarebbe , se per un'ora continua pissegjjiasse per camera , o per qualche gaiiei ia ariosa , ovvero uscisse a far esercizio all'aria aper- ta iu giornate serene, non ventose, ne piovose. .Sei una volta la settimana volesse tra- lasciar per una mattina la b« vauda del Te,' potrebbe farlo a suo piacimento col con- dursi digiuna fino all' ora del pranzo. E se anco talvolta per sette o otto giorni volesse tralasciare il medesimo Te, potreb- be farlo , valendosi in sua vece di cnique O sei once di brodo di carne non salalo, e solamente raddolcito con mezz' oncia di * iqo giulebbò di lìntura di viole mammole. E Svi aaco non volesse valersi del brodo di carne , potrebbe in suo cambio usare T a- cqua di viole mammole stillata ia vetro. la questo tempo , e parlicolarmeute ne' primi due mesi , è necessario , che la Signora un giorno sì j ed un giorno no j> si faccia Uti cristere, E nel giorno , nel quale ella suol essere attaccata da' suoi dolori di testa , si potrà quella stesso gior- no far due cristeri , pigliando il secondo • immediatamente dopo che avrà reso il pri- mo : e certamente, che in questa maniera si mitigherà subito , o totalmente svaiiicà il dolore , potendosi anco arrivare al terzo iCristere nello stesso giorno. E lo stesso af- fermo ancora in quei giorni , ue' quali si risvegliano i dolori nel venire a cagione del molo de' fiori mestruali. Nè si creda, che* questi tanti cristeri sieno una violen- za di medicamento ; imperocché i cristeri evacuano gli umori del corpo con som- ina placidità , e senza debilitar le viscere, e senza^ come diceva un Autore antico ,• farle invecchiare^ conforme fanno i medica- menti pigliati per bocca. q ojjtr i 'Questi cristeri debbono essere semplicis* simi , e senza quei tanti e diversi ingre- dienti , che dà noi Medici sogliono esservi messi. Debbono esser cristeri fatti di sem- plice brodo di carne , ovvero di semplice acqua d' otao^i'^fd*'" di semplice acqua di I i6i lontana, con la sola |»iunta del sale, del zuccliero , e del butiro. Governandosi in questa maniera o in simil. • guisa , crederei eeriamente , ch« ap- poco appoco , e col beuefizio del tempo, la Signora potesse recuperare la sanila , godere lunghezza di vita. Ma non bisogna - che per ogni minima cosa che ella si seala, ella si sgomeoti , e tema; ma si fac-, eia cuore con le buone speranze che io»,, le do , e procuri la quiete dell' animo. ,^ '^^myun infermo , cui era cC uopo il ,g . 0519* \p proDOcarsi il vomito. b li \ ì . ^^^^ , I JS^uando nella mia Scrittura propo<, si- consiglio di u-sare una volta il mese ,3 e poco meno^ 1' infusloue dell* erba del ^, Paraguay, lo proposi con quel supposto , da me raccolto dalla Relazione raanlatami,^. che ìN. IS. per lunghissimo tempo fosse sta- to assuefatto al vomito spontaneo ^ e al, Tornito procurato con arte. Supposto que-,, sto, mi si fa adesso intorno a ciò qualche, necessario quesito , cioè : Jaile Primo. Che quantità di erba del Pa-jj raguay si dee mettere in infusione nell^ due libbre d' acqua comuue. ,| Secondo. Quanto tempo d#vrà l'erba, Stare in infusione uell' acqua. TeWó^éè l'acqua da principio della iufusioae dovrà esser calda , tiepida , o fredda. ' ?id-: v:,Q^^aj=to^ Se bevuta la detta acqua, dee Biihito subito provocarsi il vomito , o pur d'ar tempo , che essa medesima acqua .&» dia cenno cou la nausea. - - ^ Rispondo al primo , che una mezza oncia di Paraguay è sufficiente per far r infusione per due libbre d' acqua \co- mune. ^ Al secondo, e al terzo quesito, dico, che si mette in un ciccolatlìere d'argento, o in altro vaso appropriato , succiente quantità d' acqua , e si pone al fuoco a ijollire ; e quando bolle forte ^ si pone Bell'acqua il Paraguay, e subilo si leva il vaso dal fuoco. Si cuopre col suo co- |)erchio , ed il vaso s'involta in una sal- vietta bianca, e si lascia star così lo spa- zio di un quarto, o di un terzo d'ora. Poscia si cola . e si beve l' infusione a tal gradò di calore 5 che non sia ne troppo calda , nè troppo tiepida , cioè non sia a quel segno, nói quale si suol bere il cioc- colatte , o il caffè , ma a quello, nél qua- le si beverebbe da un onesto uomo la mattina a buon'ora un brodo, col poievlo bere lutto a un fiato. Nota, che quando .^'infonde il Paraguay nell'acqua bolleote, yion imporla gran cosa, se per foijtuua queir acqua fosse quattro , o cinque once più delle due libbre. .Sarebbe yww di spru-. polo il badare a questa minuzia. Ecco circa al secondo , e al terz» quesito. Al quarto quesito. Dopo lo spazio (fì due , o (li Ire credi, dei cbe si è bevutu r iafusioae , si dee provocare il vomito «on la mano messa giù per la gola, quaa- do da se stessa la natura non lo muova. Per un Personaggio afflilo da gran difficoltà di respiro. 1 primo , e priocipaì male , da che ■viene afriilto 1' Hlustriss. , ed Eccelleatissi- rmo Sig. Conte di Novellara , si è quello, 7che de' Greci fu chiamato òp^ó^via, , che ttanto è a dire in nostra favella , quanto una difficoltà di respirare, a tal segno , che £li ossessi non possono respirare se non col capo elevato: ed il parosismo di questa difiicil respirazione più spesso as- sale questo Signore , non già quando si espone al Sole caldo, o al vento freddo, ed all'aria nuvolosa, piovosa, fredda, ma bensì assolutamente lo assalisce allora quan- do si espone in qualche stanza ben calda, e piena di numerosità di gente. Oltre di jCiò, questo Illustrissimo Signore patisce di presente di una gonorrea , che non gli dà fastidio alcuno ; solo che alle volte ha Redi, Opero, f^ol, IX. i3 / osservato , che nel mezzo ci eli' urinare se gli è fermatai V urina , ed a volere , cK^ uscisse , è stato necessario spremere , é quasi mungere il membro. Quanto .alla difficultà interpolata di respirare , questo e un sintoma in genere delle azioni lese, e/;^questa azione lesa, è„; „respir^zioue, 11 morbo , da che è originato questo sin- toma , a mio giudizio , non è altro , che nn morbo in 'via , cioè a dire , un' angu- stia de' bronchi de' polmoni ,, la (juale au- gustìa nel nostro caso non crfdo cbe sia fatta da; umori viscosi , freddi , g»'ossi|^.^g tenaci / ma bensì da umori sierosi , e sot- tili, ed in particolare da qualche poi-zioné di vapori. Da qual parte ora vadano que- sti umori sierosi alla volta de' polmoni; per me sarei di opinione , che ??f>9^4i|§5^ sero tramandati dalla, testa, ma'pnsi jdaB- r ;^nibito di lutto il corpo ^ e per là ven^ arteriosa dagli Ipocondri ; siccome ancora dagli Ipocondri , e particolarmente Jal fegato , credo che si elevino vaporP^^ quali travagliando il diafragma , ed i pol- moni medesimi , cagionano la dilficultà di respirare : e che questi umori non venga- no dalla testa , me lo persuade il non aver mai questo Illustrissimo Signore to^- se di sorte alcuna, non esser jnaì infesta- lo dal parosismo, quando sì è esposto al- l'aria fredda ^. è. ne ha riportato ,not;^bi|(^ infreddatura , ;;^i|"qv^ando ^^i è es^J^^toi,^ inento sempre quando per \ia di vòmittJ ha scaricato lo siomaco, e gli Ipocoadri. ^J'^è *^ preservato dal parosismo quando'^ avvedeodoseoie innanzi , cou una medicina di manna ha scaricato il medesimo stoma- co , ed i medesimi Ipocondri. E perchè la manna c&Va fuori gli uoiori sierosi , Je;, perchè brevi sono i parosismi , perciò mi sono ividotto a credere , che questi umori non siemò grossi^ tenaci , é viscosi" V ìpa bensì sierosi , generati da prima origini nello stomaco , labefattaia la facultà cori-i coltrice del medesimo stomaco, per gU errori estèrni òommessi nelle sei cose noa^ naturali ; e perchè ancora essendo questo Signore di fegato caldissimo , consuma questo allò siomaco Tumido radicale, che e il pabulo 5 ed il fondamento del calor joaturalé del medesimo stomaco ; e che questo fegato sia caldissimo , chiaramente! r esperienza ce lo dimostra , avendo sem.^|^ pre questo Illustrissimo , ed Eccelleutissi- mo Signore ricevuto nocumento da' medica'- ^ ■ . ■ : m flou r li 9^fKi7.;vT p:fr --yS ' y^Urb ott {}) Woh e dijjicilé a intendere quc'^ sto sollevamento di \>apori dalle 'viscere , jjoic/ie motte cose traspirano , come rf.J^J^, ^nano i Filosofi), e ciò segue tanto acon^ pi fluidi , quanto a' solidi. Mah. Bqil^ Nob. Inglese ne parla diffusamente nel- C Opere sue. menti caldi, (i) Quanto a quel fermaraento di urina , questo credo , che possa essere venuto da qualche porzione spermatica , e mucosa , che abbia intas ito il canale della ▼erga, « forse anco da qualche caruaculet- ta inzuppata. Se vi possa essere rimasto lue, io per me crederei' di no, perchè questo Illustris- simo , ed Eccellentiss. Signore ha tiate e tante volte, e cosi spesso preso Talt^a^y^J;- tìiaco , che dovrebbe essersi domuJa. ; ; ^ Ghe però per voler curare questo ,JSt gnore sarebbe necessario evacuyre gli iin^i fluenti alla volta del polmone, proibircela Joro generazione , col correggere le viscer re generanti , roborare i! medesimo poV moiie , acciò così facilmente non riceva questi umori, e vapori, e ricevendone qualche porzione , possa facilmente scac- ciairli o per isputo , ovvero per urina. ... fa , iteiiq looi'iaq ''dog ^. ..j , , -. -t^.*? o booosa Tj^j, ih isti» aimsYvfi £ (i) Sì trovano usati dal Medi gU'à^ir^ tichi lenr.ini dì umido radicale ec. perchè voleva. ptT avventura adattai si ai C in ce U^^ ^euza de' M.edici suoi corrispondenti y - ai quali Jo'se non erano ben. note le d^tr trine modernfi. jligpQ ^ oJjObJ- loo d -, iei^Si ^97 aiuD slxne^ Gonorrea. ^'^^'^"'^^ Io tengo per cosa certa , che nel .8oT*j)o di questa Signora K N. vi sieno àiicora occulti residui dell' antica sua lue celtica, somministratale dal suo consorte , c? ché a questi occulti residui di lue cel- t^^,*'yt^ia àncora presèntemente accorn- paghatà lina importunìssima , e fastidiosa affezione degP Ipocondri. Ma non si met- ta la Signora in vani timori, perchè se élla vorrà beh regolarsi nel modo di vive- re , e con allegria di cuore, e vorrà go- vernarsi con piacevolezza di medicamenti non violenti, ma bensì gentili ^ ed appro- priati , ella certamente sfuggirà tutti quei pericoli , che la tengono in apprensione, e potrà godere lunghezza di vita. Con que- sto però , che ella tenga per fermo , che secondo lo stato delle cose passale, e pre- senti, egli è impossibile, che anco per r avvenire ella di quando in quando noa abbia a sentire quiilche còmportabile tra- magli accio di diverse sorte ; all' insorger ile' quali > se ella sempre volesse ricorrere a nuovi medicamenti , sarebbe di mestiere x;lre ella non facesse mai altro , che medi- carsi , e col tanto e coptiauo medicarsi , / 1 ìÈSre^'i^i^^^^^ «ha compi es* Srmenle se ella preten.lesse a ^rza SlLmeoti di voler guanre dell antica ^". Tovóppo^ò. , (0 dalla quale e jmposs.- Wé -cb^ella 1-esli tolalaiente bbera , o io meno io, coofessando la mia igoo- f L, non saprei trovar modi da sanarla. Oltre <'te non so , se in fosse bene •^ei la lunghezza d^ì suo vivere , che ella Te restasse totalmente guarita , e chela ^ datura non avesse più quello sfogo al "auide per tanti e tanti ana. si e assnefat- 't. E-li è ben vero, che ò necessario modi- ficare" se fia possibile , essa Tovóiipoca; «Addolcite quel(e sanguigne, ^ro.e^s^^ ^^^^ mordaci escrezioni, che da se te mesi io qua hanno cominciato ^sbillar . dall A' aiVèitS fine ■òon,%r,ereU che la Si- feora cominciasse a purgarsi eoa p.acevo- f. e tre o quattro volte reiterate e.acua- itóni in bevanda . fatte co.. ^'7''='J'°'; ;>i.t„. di jamarindi . 4|-<='I-tb tilLf. Blbb oqmsr jtDq oJ^aup Ron oHh i^- f\ 4'§i^pqftg^^ _ ,. :,----^T-''- ^ — ib iii^inBui" Ifib ìz'^^^ Si senje forse della vóce Greóa per "^aéìofe onèsta. Cosi di sopra a car, n. "''t^?;^o cTun auro f ~f mima Dama, lo chiamò Sifthdei - 1 c!{ creraor di tarfaro » e raddolcite secon- do T arie con gialejijjo ameq, o eoa si- mil i^iulebbo; e la mattina delle suidetl^e evactiazioni , in. vece di quel solilo biodo, che suol prendersi , mi piacerebbe , che la Sis^oora bevesse quattro o cinque libb. di acqua di Nocera , o' di acqua d'orzo , o di altra simile bevanda. I gioriii di mez- za tra un' evacuazione e T altra , lòdet\eì^, e' crederei opportuaissimo , IVusò .,der sicfo scolalo dal la Ile non depurato :^ ;n|)ii.^ r^S- dolciio con cosa veruna, ma che fossè laìè, qnal escola naturalmente dal latte, e sem- plicemente f e bevendo in sua vece la seconda bollitura della salsapariglia, la quale mol- to più profittevole sarebbe ^ aie rinvigorita 2e« fosse con qualche piccola porzione di r^uo- va salsapariglia, nou più adopraia , ec.jaorg ,o , oni'Jóirf^-rv:" •■ ■ ■ ' ' - (Off ^ Per Signora f 'dtui era d' uopo il prendere V accia jOf (i) f, ,ih ,XJLo considerato il caso descnttórai da'^. S. Eccellentissiroa , ed ho vedute, le ricette di quel Signore arcieccellealissimo, ed ho fatto riilessiooe al parere di V. Si- gnoria. Dirò liberamente , e con ischietp tezzasiB'xnJria . ^} *' a-Jiiib -oqxrM mèdi care questa Sigsorina mi ser- virei , conforme V. Signeria accenna , mi servirei , dico , di tutti tutti medicamenti ]()iacevolì, tanto evacuativi, quanto prepar rativi , e quanto ancora a quegli , che debbono ridurref,:..:^^ mantenere ì) sangue ed il sugo nerveo nel loro naturale ordi- ne di parti , e nella naturale simetria. Quanto al sangue , j)er ora non ne ca- v^erei in veruna maniera nè poco aè punto. iJiiiq?» i '''~^Y^eslo' consulto fu scritto per let- tera al Dottor Marc Antonio Macani Mi- lanose , Medico in Prato , stipendiatovi dal ■pubblico dalf anno 1664 al jl6S3 in cui rnot^ ^^fòVj'sV ftss'.mR.v.V 'i*^ * « ^^^^^^^^ 2Qt. o^ffiBv^cuerei duHqtie coti semplici mfu* sionì di cassia , e di sena falle a freddo in acqua, raddolcita l'infusione con qual-, che poca di manna , o di zuccherino , o di altra cosa simile. E sempre tre ore dopo aver presa la evacuazione, darei una buo- na bevuta almeno di una libbra di siero depurato. Preparerei con brodi, bollitovi radiche di radicclrio , di prezzemolo , di gramigna di borrana , di scorzonera, ed a feSUi questi brodi aggiugnerei sempre otto o dieci grani di cristallo minerale ^ com^ quello , che più d'ogni altra cosa può ri- durre il sangue al suo tuono naturale, ed al naturale ordine de' suoi minimi compo- neuti, e di più consumando le fummosità e le fuliggini della massa sanguigna , rende più cbiara e più lucida la. fiamma vitale di esso sangue, (i) > ^ Nel tempo di quésta jpurga darei- bd> slaolissimameate un serviziale un di sì, e un dl-tfo; ed il serviziale vorrei che fos- se semplice semplicissimo, comune senzà. cose irritative , e mettenti in sedizione gli spiriti abitatori de' liquidi, e abitatori delie fibre nervose. "A^'^^i-y Queste sono maniere ài parlare ernàto , e non veri sentimenti deW Autore il quale sapeva henissimo , che le fuliggini dèi sanale , e la fiamma ^vitale son foléi purghe in tùttì quanti i giorni del mese ^ chi pritìoa i é chi poi , secondo i loro tem- pera ménti. E' se la Luna fosse la cagione di quel llusso , ne' seguirebbe un incon- veniente, che tutte le donne in un >stesso giorno avrehbono cosianlemente le loro pur-f ghe. Le giovani a nuova Luna , e le vec- chie a vecchia Luna, per obbedire a quel verso. Luna vetiis veteres ec. Ma suonaa Tore, bisogna uscir fuora. Addio, -"-jb ijt -iiir (Legga V. Signoria Eccellentissima^ fa tj- è esfià Canzone, e se potesse così sotto mano favorir 1' Autore , che pretende la prim^?; Scuola di cotesla Città, mi sarebbe cosa^ gratissiraa. Addio. aoo o'il -^iiiaou Si.} : ii.fi .iJàii9(4 -Qanad lil ■■■ sH" ìnriRb- •Per" lih'-Infer'mó ài tf& Accèssi suppurati-^ ■^^ con febbre lenta , e con magrezza. <^ 'SyTjiBOT £it snuvfib oJfiib ■*oai-|ìs^3 'Oa fissaliadèb a-j^BS ^Jaoijtì^gi*; -liptì. iutìliliòsetìtiè^ Jtì^gongo tutto quello , che vien riferitd ffaìla diligentissima, e dottissima relaziqnè trasmessami. Suppongo altresì quantó^fe» raccolto in voce dal Signor Gonfaloujere'l ciòè che ìi nobilissimo infermo, di teiiW peramento natio caldo, e secco , che pi>È|? senlethente corre il quarantesimo antf7:.«a idei .siroppo 8Ì;j, .oeulo'v>f'u>'.i' 2oS potrà crescere e smiriuire secòàdo che 1' uso iasegaerà. Mi soscrivo ia tutto e per lutto all'o- pinione de' Signori Medici che assistono, mentre hanno lasciati tutti quanti i me* dicamentj, che si pigUttno per bocca a fine di muovere il ventre, e che in vece di essi si vagliano di semplici semplicissimi clisteri fatti di soìo e semplice brodo di carne colla giunta del zucchero , e del butiro senz' altro ingrediente. Credo , che ornai V infermo sarà alla fine del decottx» ordinatogli di salsapari- glia, di china, di sandali, e di visco quer- cino. Laonde ardisco ec. (i) Per uno spuco di Sangue. A cciò che V. S. Illustrissima possa restar servita , e consolata dal male , che la travaglia , e possa liberarsene , come essa desidera per coostilazioae ancora del suo Signor Padre, io la consiglio a fare il se- guente medicamento, molto utile per tutti coloro, i quaH sputano sangue. Ma perchè si tratta di sputo di sangue , in |«rimo luo- (i) // rimanente manca. «0^ go "io la- consiglio ad astenerci sempre ^ ei a sfu£;iiire sempre ooq 0''qì accortezza tutu quei m€(licaiiieati , 'i quali operauo eoa violenza , e mettono .ia isconcerto , eia tumulto quei, tluidi , che corroqo e ri,- corrono per li canali del nostro corpq.jj^j|,^ iì! Mi piacerebbe, che V. Signoria. , c^j^ minciasse il suo jmedicao^ento gon se- gaente piacevolissima bevanda. > Frendi cassia tratta di fresco onc. j.. Si stemperi in sufficiente quantità d'agqi^^ d'orzo, e s'aggiunga sena dj Levante onc. mezt CEemoil di tartaro dramt j« , »tj ^nfi Si tenga alle ceneri calde per ore xjl j^, in fine si faccia levare uà: bollore si cpljj^ e si sprema , e alla colatura s' aggiunga Siroppo violato solutivo onc. iv. acqua di fiori di' morteUa onc. mez. con chiare d'uovo quanto basti , chiarisci secondo l'ar- te , e cola per carta sugante. Prendi di detta colatura, o,jic. jij.,e m. per pigliare all' alba, ì ? v . , iì- Quando questa medicina averà corainj?f ciato a muovere il corpo una o due ìXqI-^ te ^ si contenterà !.^w> Sig. di ' bevere una? libkKra e , m* d' acqua d' orzo. ■-'i- II: giorno,, nel quale averà pigliato'^ qftesta medicina, si compiacerà , tret or^ avanti cena, di bere l'infrascritta bevanda. ^ . Prendi acqua di Nocera onc. iv. giu- lebbe de porais onc. j. Il giorno sussecutivo alla medicina si contenterà di cominciare a pigliare i se- Jìecli. Opere, Fol, IX. 14 212 dal vino per molti e molti mesi, e ia vece di vino , beva acqua di Nocera pura , o acqua d' orzo , o acqua cedrata , o sor- betto. S'astenga da tutte le sorte d' esercizj violenti , non faccia mai condire le sue vivande con aromati , o soverchio sale. Mangi minestra mattina e sera , nella quale vi sia sempre bollito dell' erbe, come lattuga , indivia , borrana , e per quando sarà il suo tempo , della zucca. . Per lo più mangi carni allesso., e di rado le, carni arrosto. Cb'è quanto in ese- cuzione de' suoi comandi posso dirle i ri* mettendomi in tutto e per. tutto al pru- dentissimo giudizio, e sommo sapere di quei Signori Medici , che 1' assisteranno ; e le fo devotissima reverenza. Per alcune flussioni di testa , con dolore , vigilie notturne ^ -e /ina ppe Lenza in una : Dama. Ha descritte puntualissimamente il Signore N. M. con le loro cause , le indi- sposizioni, che molti anni quasi del conti- nuo ha patite 1' lllusti'issima Sig. N. N. e con esse mi ha notificato ancora quei me-- dicamenti, che ultimamente per iuo rime- dio ella ha posti in uso, cioè a dire, che per soddisfare all' ottime., e necessarie in- dicazioni , di soccorrere alle flussioni della tesfa , di addolcire l' amarezza de* fini dt del suo corpo, e di , attemperare i' acidità; de' mef^lesimi fluidi , oltre le espurgazioni epicratiche , e missioni di sangue, fu mes- so in uso un brodo con cina, e salsapari- gliacon da vitto del tutto umettante, dopo del quale fu fatto ricorso all' uso deli' acqua di Nocera a passare:, e dopo di questa acqua di Nocera a passare , si venne all' uso del latte vaccino, ancorché questo si usasse per assai breve tempo , per cagione del timore che si ebbe, che questo latte vaccino potesse ■ pregiudicare a quelle flussioni di testa , ed a quelle vigi- lie notturhe , dalle quali allora la Illu- strissima Signóra veniva travagliata ^ onde ella poscia ingravidò , e nel mese di Di- cembre prossimo passato partorì felicemen- te un figlio maschio , senza però, che aves- sero i suoi puerperi corrisposto al deside- rato bisogno, essendo stato necessario, per ripararvi, valersi della missione del sau£;ue; ma con tutto questo , presentemente l' Il- lustrissima Signora si querela della, sopram- meotovata flussione della testa, talvolta del dolore della medesima , delle vigilie not- turne , della inappetenza , di una somma fiacchezza universale di tutto il corpo, e di un atrocissimo dolore de' denti , dei quali , conforme è stato osservato , ve ne sono molti de'cariùsi, e questo dolore dei denti ri' lè sospetto che possa durare, ed 12 1 '4 -flìlungarsi ', perchè , conforme io ho osser- ^ vaio , questo tal dolore de' denti cariosi sempre suo) durare, finché non si è con- sumato queir animetta, o midollo, la qua- le dentro all'interno del dente carioso, suol ' ricevere i fastidj portatigli dall' aria , che 3elÌà cavità del dente suole continuamente entrare. Che si ha dunque presentemente ad operare per servizio di questa buona Si- ' onora ? U mio consìglio sarebbe , che pre- sentemente , tralasciato ogni altro medica- •inento , si venisse all'usò del medicamento ^^^eir erba Te , e si continuasse fino alla ve- \tiiuta del mese di Aprile, per potere allora ^ 'ritornare di nuovo all' uso del latte , ma 'che questo latte non fosse latte vaccino, 'ma bensì latte di capra, e pigliato nella maniera seguente. Imperocché certamente V uso dell' erba Te porterà gran giova- inénto alla testa , ma più di ogni altra cosa allo stomaco , ed all' utero , ed a pu- risicare il sangue. i " ' Senza dunque altri prevj medicamen- ti, farei cominciar ogni volta la Signora a prendere quello dell'erba Te, e gnene darei ogui mattina a buon'ora quattro once di bollitura raddolcita con una sola sola dramma di zucchero, e procurerei poi , che la Signora vi dormisse sopra un' ora , o un' ora e mezzo , e non po- tendo dormirvi sopra, per lo meno se ne stesse nel letto, per quel tempo facendo 9 :?isla di dormire, non tralasciando nel tempo del medicamento dell' erba Te , di farsi il serviziale ua giorno sì, ed un gior- no no , o almeno un giorno si , e due giorni no. Farei siisseguenteraente, che la Signo- ra cominciasse a prendere il latte di ca- pra , e lo prendesse infallibilmente ogni mattitte , fuorché un giorno per settimana di vacanza, senza prenderlo; e le matti - ,=p,a , che lo pr enderà , il latte non, sia più. ^,jg^4„,fci?e,-> PUC^ .per mcitiina , e al più, al ^più, tré once e mezzo , raddolcito con uUa sola dramma di zucchero fino, e non più. X^uesto latte lo piglierà la mattina a buo- ora in letto, e subito pigliato, si faccia serrar la camera, vi dorma sopra un' oi^a, O^rua' opa, e mezzo , e non potendo pren- r^jder sonno , per lo meno la Signora stia .rin teito^^in riposo , a camera serrata per , '^quel ,tempo , e faccia vista di dormire y e r-non abbia timore veruno veruno di dor- mir sopra il latte , e non tema , che il -j3,atte in luca le vigilie , come pare che ab- bia ternato per lo passato. 2lS "'^Pèr un certo dolore isòhiadico spurio. Copia di Consulto venuto di Ferrara dal Signor Dott. Giuseppe Lanzoni sottoscrìtto di propria mano dal Sig, Redi. R.- Jjl Signore N. N. in età d' anni 26. ia circa j di teraperattiento sanguigno, di abito carnoso i e' laudabilmente organizzato, che fin ora ha sempre goduto ottima salute, da sedici , 0 diciassette giorni in qua fu sor- preso da dolore pungilÌTO alla sommità della coscia sinistra verso il capo del femore, esteso sino al ginocchio della parte mede- sima 5 che lo necessitò a camminare zo|>- picando. Ha negletto pei- molti giorni il male , e la sera s' osserva tumefatto il gi- nòcchio sinistro, ma senza l'ossore, e calo- re , siccome ancora appariva qualche pic- cola tumefazione nella parte suprema della coscia^ con rossore^ e calore, sintomi, che riposando in letto , e tralasciando il moto progressivo , svanivano. Non cessa però mai il dolore, e particolarmente nella mentova- la parte della coscia , che al tatto se gli rende acerbissimo, asserendo il Signor pa- ziente, che gli riesce più sensibile, quando nel letto tiene calda la parte dolente. FatJa una esatta operazione sopra la nominata parte, collocando supino il Signor paziente, e toettendo in ottimo silo e V una e 1* altra delle gambe e delle cosce , si nota nella sinistra^ che è l'offesa, qualche notabile ac- corciamento, e tratteggiata e Tuna e l'altra coscia sopra l'articolazioni de' femori, sem- bra che resti qualche maggior grossezza nella sinistra. Il Signor pazieote esaminato con ogni esattezza, afferma di non aver mai più patito simili dolori , nè mai sperimen- tata nella parte affetta fiacchezza ,, lentezza al moto, nè stupore, e -che non sa d'ave? data alcuna occasione esterna al male, che lo travaglia, o per caduta, o per molo vio- lento-^ o per qualunque altra manifesta ca>" gione. Tutto ciò costituisce il Signor pazienr- te , e molto più i di lui Signori parenti in un gran timore j che possa accadere la lussazione del femore promossa da causa intrinseca, e più accalora il loro timore, un caso in tutto simile , accaduto ad una sorella del medesimo , che è poi restata affatto storpiata, e zoppicante. La parte offesa denomina a bastanza questo per un dolore ischiadico spurio, la di cui cagione potrà essere il liquido mu* cilagginoso crivellato per la gianduia desti- nala a tal uso neir acetabulo di quell' ar^ ticolo, ed ingombrata da qualche acido fo- restiero , che lo rende viziosamente pungi- tivo , e più del dovere attaccaticcio : pun- gendo però questo le fibre, che tessono le corde legamentose del femore, e forse anco- ra quelle de' circonvicini tendini de' mu^ 2^8 scoli, -TiegH interstizj delle quali -per lo suo lentot e resta intralciato , eccita le lo- ro couia^iooi spasmodiche , cagioni imme- diate del dolore non solo , ma anci ra del- l' accorcia meiUo della gamba , e coscia , mentre quel liquido sequestralo fra le «menzionate fibre ligameotose, e lendinose, quelle rimove dal proprio silo, (i) e fa can- giare fii^ura a' legamenti del femore , che tessono , per lo che non puote qu n li la gamba , e coscia ridursi al naturale sten- dimento. Per un tal disordine restando però in angustia ancora i canali, che con- ducono per quelle parti li fluidi , ne se- gue il gonfiamento nelle medesime, sensi- bile dopo il moto progressivo, per lo qua- le detti vasi restano in maggiore strettezza. Tutti questi riflessi giustificano assai il timore de' Signori Parenti del nostro Si- gnor paziente mentre quando seguono lussazioni per cagioni interne, accadono appunto per le medesime. Ed è beu facile, «he il liquido mucilaginoso , reso sempre ipiu vizioso per 1' ingombramento del no- minato acido forestiero, e che viziata fi- nalmente la struttura organica della gian- duia mucilagioosa, più copioso si crivelli, € venga quindi ad iucagliarsi nelT aceta- «Lulo del femore, dal quale questo final- (i) Quando dal proprio sito si ri move. 21 9 mente per un tale ingrossamento rimosso^ ne segue una inemendabile lussazione. Per tutto ciò nella cura stimo che' faccia d' uopo d' aver una esatta attenzio- ne sì alla motivata causa , come alla parte offesa. Per la prima sembrano indicati ri- medj alcalici , atti ad iuyestire le punte degli acidi forestieri, al quale scopo fa di mestiere soddisfare coi presidj intrinsechi. Per la seconda poi bisogna corroborare la parte offesa, sciogliere l'ingombro della mucilagine incagliala in quelle parti liga- mentose , e lendinose , e restituire final- mente al proprio tuono quelle fibre , che tessono i legamenti articolari , e tendini muscolari. A questo secondo scopo si po- trà poi soddisfare con rimedj locali prima resolveuti , e corroboranti , e quindi cor- roboranti , ed asti4ngenti. Per ciò, che spetta alla cura interna, dopo l'universali provvisioni, stimerei op- portuno un decotlivo ad quartas , fatto coi legni sassafras , lentisco di Scio , visco quercino, e sandalo citrino, con l'erbe d'Iva artetica , di bettonica, e capelvene- re. J^ella dieta obbligando il Sig. paziente ed al riposo , e ad una buona norma di vivere ; pel bevei-e ordinario gli prescriverei r acqua alterata col visco quercino , col- r aggiunta di poco vino. Questo è ciò che ho scritto per la notizia piultostò isterica che patologica degli incomodi del Signor paziente, attendendo con ossequio i coar 2'JO sigili , e sentimenti più maturi dì saggia sua Minerva per la prospera salme di que- to Signore. Per uri' intermittenza ài polso. L' Illustrissimo Signor Generale.Mar- co Alessandro dal Borro, di eia consisten- te * di temperamento » come Tiene scritto, caldo e umido,, di. mente vivacissima , e prontissimo ad ogni azione , benignissimo di genio, ma facile ad entrare in collera, a segno tale, che alle volte ne porta un evidente vestigio nel volto , quasi che sia un principio di uno spargimento di 6ele, verso la metà del mese di Maggio prossi- mo passato , nel toccarsi il polso, si av- vide, che dopo alcune battute ben regor late , esso polso si fermava per una sola battuta , senza però osservare ordine rego- lato alla sua fermata , imperocché talvolta si- ferma dopo la quarta battuta , talvolta dopo la quinta , o la settima , o la deci- ma , o la ventesima , ec. Ed a queste fer- mate non vi è accompagnamento veruno di palpitazione di cuore , nè di offesa di respiro, nè di difficultà di giacere in tut- te le positure j nè di tumore edematoso nelle gambe, e nel ventre inferiore. De- sidera Sua Sig. Illustrissima di liberarsi da 1 221 questa così fatta intermittenza, (i) e per-, ciò comanda , che ne sieno riotracciate le cagioni, acciocché più facilmente si possa venire in chiaro , di quali mezzi si debba servire per liberarsene. Ma perchè dall'ec- cellentissimo Sig. Domenico Baldi è stato sopra di ciò scritto un diffuso, e dottissi- mo Consulto , nel quale ha noverate pru- dentemente tutte quelle cose , che posso- no cagionare 1' iolermittenza del polso , perciò io mi conterrò dentrò i cancelli di quella brevità maggiore , che mi sarà pos- sibilè , e farò solamente menzione di quel- la cagione , che nel nostro caso, io credoy che si risvegli a far intermettere il polso , rimettendo però , e sottoponendo il mio sentimento ad ogni miglior giudizio. Suppongo in primo luogo, che nel fegato dell' lUustriss. Signor Generale, come, gian- duia separatoria della bile non si separi bene essa bile dal sangue, e per conseguenza il san» gue rimanga imbrattato, e pieno di bile, più.', del dovere. La facilità air entrare in collera, i principi, o cenni frequenti di un facile spargimento di fiele , fanno chiara tèsti-; monianza della verità di questo supposto.^ Qual sia poi la cagione , che nel fegato non si faccia perfettamente la separazione (i) Quando àlC intermiùl:enza del pol- so si uniscono questi accidenU , allora bi- sogna temerne. I della bile dal sangue , tra molte altre cose io ne -darei la colpa ad uaa certa gruma viscosa , la quale appoco appoco iaseasi- bilmeote si appicca all' iaterae pareti di quegl'iufiaiti intralciatissimi canaletti san- gaigai , che scorrono, anzi per dir meglio, compongano il fegato: e 'tal gruma si ap- picca alle pareti, in quella guisa , che i condotti delle fontane s'incrosiaoo inter- namente , e s' intasano col tempo o di fango , o di melraetta , o di fluore pietro- so , secondo la diversità delle acque, che per quei condotti fanno passaggio. Passa però questa differenza tra i canali del no- stro corpo, (i) ed i condotti delle fontane , perchè questi stanno immobili , e fermi , e privi affatto d'interno moto, e quegli . bauao movimento perpetuo, onde più dif- ficilmente avviene in essi lo intasamento. Suppongo in secondo luogo , che nella massa del sangue degli animali vi sieno tra le altre componenti , molte particelle di sapore acido , ed analogo alla natura del vitriuolo , e del zolfo. E suppongo aK- tresi, che il soverchio di colali particelle abbia le sue particolari glandule separato- ne. Ih terzo luogo suppongo, che siccome tutte quante le maniere di acque, e di - (i) Differenza, che passa tra i cana- li del nostro corpo , e quegli deW acque. 2ZB liquori , che scorrono , e gemono nel moa- do grande, hanno una certa propria viscidilà, cosi ancora la abbiano tutti i fluidi, che noa continuo corso e ricorso girano e rig-rano per li canali del corpo degli animali , e tale vi- scidità dee contenersi dentro a' canceili di un grado conveniente , perchè se cresce di grado^ può produrre diversi cattivissimi efretti, , . 1 ! , ^ In quarto luogo suppongo per veto , e dalia sperienza provato e riprovalo , ehesiJe particelle di un fluido salmastre, e lissi viali, e analoghe a quelle della bile, mescolate con altre particelle acide, fan- no bollore , e mozione nel sangue, e ue^- gli altri fluidi del nostro corpo. In quinto luogo suppongo, che quan- do ijel sangue vi è naturai proporzione tra le particelle acide, e le particelle sal- mastre, e lissiviali , o biliose , allura si fanno i naturali bollimenti , e le naturali mozirni , utili a conservare la sanità , e prolungare la vita ; ma se tra le parti- celle acide, e le particelle lissiviali vi sia sproporzione conaiderabile . allora si fanno i bollimenti , e le mozioni morb fere , e tra le altre cose nocive , ne segue la prò-- duzione del flato , il qual flato sta rinchiu- so , ed in piccole , e minutissime bolle di spuma , ed anco tali'olta in più grossi so- nagli di flato, secondo che comporta la S24 viscosità del sangue, e la forza del bollore, e, della mozione, (i) . , Suppongo in sesto luogo, cbe queste raiuatissime bolle di spuma , e questi so- nagli |3Ìù grossi di flato, sieno portati cir- cplarmente per le veae , e per l'arterie, ed in questo circolo alcuue di quelle bol- le, o sanagli si rourpano per via ^ e sva- niscano , ed altri arrivino iuteri a passare pel cuore, e quivi se sieuo minuti passino con facilità, ma se sieao grossi, e talvolta molti uuiti insieme , portino al cuore lo iqapedimento della fermata di una battuta, come .talvolta suol avvenire per cagione dell'aria, che eatra, e che esce, ne' vasi di collo stretto , allora quando si vuol da essi votare quel liquore , del quale erano pieni. (i) JS' verisimile j che la viscosità del sangue possa produrre queste bolle spu- mose i perchè in tal caso le particelle del- l' aria , che seco vanno a circolare con maggiore difficoltà fi dividono quando per avventura insieme si uniscono. D €• sempio ne serva quel giuoco , che i fanciul- li fanno , mentre col mettere neW acqua pura una piccola quantità di sapone , la rendono sì viscosa , che per via di un sot- til cannellino soffiando in essa , fanno dalle vesciche molto grandi^ die scendono poi neir aria senza rompersi. 225 Con questi supposti sopraddetti credo, che la intermittenza dell' Illustrìssimo Sig. Generale non sia cagionata da altro , che da un flato grosso, che portato dal corso del sangue , di quando in quando passa , e ripassa pel cuore. E questo flato nasce perché il fegato non separa bene la bile dal sangue , ed il sangue è un poco piùt tìscoso di quello , che dovrebbe essere , e non ha proporzione , o simetria Ira le par- ticelle componenti acide , e salse. Il che se è vero, a voler rendere al*- nUustrissimo Signor Generale la perfetta sanità , fa di mestiere procurar che il fegato , come gianduia separatoria , separi perfettamente la bile dal sangue, e la tra- mandi in quantità sufficiente alla volta de- gl' intestini ; e perciò è necessario ancora stasare bene , e spurare ì canali , che scor- rono per esso fegato , e liberarli dalia gru- ma interna , che gli rende ostruiti , ed in somma fa di bisogno rendere il sangue più dolce , e meno viscoso. Quanto s'appartiene al pronostico, (i) queste così fatte intermittenze di polso ,~ nell'età , nella quale si trova Sua Signo- (i) Cattilo pronostico jar sogliono gli scrittori di Medicina sopra V intermit- tenza del polso ; e tra gli altri Galeno dice di non aver mai veduto alcun Gio- vane , che ne sia guarito. Redi, Opere. Voi, IX, i5 226 x'ia Illustrissima , con la buona cura , con la piacevolezza de' medicamenti , e col tem- po , e con la pazienza sogliono svanire, e passar via senza lasciar vestigio veruno di malattiii: e mi sovviene di aver avuto qui di sim-li iulermiltenze in alcuni personag- gi ben cogniti, i quali ne sono guariti. Ci vuol però la buona cura , ed il buon riguardo, e particolarmente nella regola del vivere , perchè questo finalmente è un male , che va direttamente ad attaccare il cuore , fonte della vita , e nelle soffermate del cuore si può col tempo appoco ap- poco ed iusens ibilmente radunare , e de- porre ne' suoi ventri ooli , o nelle au- ricule, o ne' vasi sanguigni qualche cosa esterna, la quale vaglia poi a fare 1 e inter- mittenze più ordinate , più spesse , ed ac- coppiate con altri molestissimi, o pericolosi accidenti, (i) 1 Medici da tre fonti cavano i loro rimerjj , cioè dalla Chirurgia, dalla Spe* zieria , e dall t Regola del vitto. (i) ha esperienza però molte volte dimostra il contrario ; {imperocché si tro- vano degli uomini che hanno iì polso in- tei mittente per natura^ e non succede lo- ro alcun male. Questo succede frequente- mente a fanciulli^ cC vecchi, ed alleperso' ne di studio. 22^ Quanto si appartiene alla Cbirurgia , quando fosse approvato dall' eccellentissimo Signor. Domenico Baldi medico di Sua Si- gnoria Illustrissima, io crederei necessario, per facilitare la correzione, e purificazio- ne , e raddolcimento del sangue , il cavar- ne prima qualche quantità dalla vena del traccio con la lancetta , e poscia dalle ve- ne emorroidali con le mignatte ; nè si te- ma del sangue , perchè questo sì rigenere- rà prestamente , e si rigenererà più dolce, e men viscoso ; oltre che V essere spesso Sua Signoria Illustrissima soggetto a patire infiammazione alle fauci ^ è motivo suffi- ciente senza gli altri a cavare una buona ^ quantità di sangue. Per quanto si appartiene a' medica- menti , ;che si prendono dallo Speziale , metto in considerazione , se ora che sua Signoria Illustrissima si è ben purgato , fosse necessario, che pigliasse due o tre ,e forse anco quattro passate di acqua del Tet- tuccio , col suo siero solutivo. Quanto que- fit' acqua sia profittevole nello stasare i vasi sanguigni del fegato , le radici capil- lari della borsetta del fiele, il canale cisti- co, ed il poro biliari©, lo mostra, chiaramen- te la quotidiana esperienza a tutti quei mo- derni, che con grandissima utilità sene ser- vono. Se ne servirono ancora gli antichi Me- dici,oalmeno si servirono di cosa simile, men- tre si legge appresso Cornelio Gelso, che A- 328 sclepiades aquam salsam, et quidem per hi' duumpurgationis causa biberecogebat Regio morbo affectos. Dopo T uso di quest' a- cqua, mi piacerebbe il far passaggio per molte mattine all' uso del siero del latte depurato , rendulo di quando ia quando solutivo eoa la infusione delia sena , e col raddolcimento del giulebbo aareo, ovvero col pigliare avanti alla bevuta del siero qualche bocconcello di cassia impastala con finissima polvere di rabarbaro , senza la giunta di que' soliti correttivi , co' quali la cassia, ed il rabarbaro si sogliono dotare. 3Non sieno grandi le bevute del siero , ma piccole , e più tosto continuate per più lungo tempo. Molto più conferisce al be- ne della terra una pioggetta lenta lenta , e- guale , e lunga , che un impetuoso rove- scio di acqua , che precipiti dalle nuvole con veemenza , e con tempesta. INon propongo una lunga serie di quei particolari rimedj , che cordiali da' Medici sono chiamati , perchè il loro uso nel no- stro caso r ho molto per sospetto. Quanto alla regola del vitto , io non ne favello , perchè sua Sig. Illustrissima è curata da un Medico non men dotto che prudente, il quale a quest' ora 1' avrà pre- scritta con ogni puntualità. Due sole cose rammenterò , e T una si è il bevere vini piccoli e bene innacquati, e fuggire i gran- di j generosi , e senz' acqua. 229 La secoD^a si è il maiatenere il corpo lubrico. Io tempo di sanila il farsi alle Tolte un clistere ci libera da una sopra-r stante malattìa. Questo è quanto la mia debolezsca ha saputo dire. Piaccia al Signor Iddìo dato- re di tujtti i beni , che sia con giovamen- to dell' Illustrissimo Sig. Generale , a cui auguro ogni felicità. Per un tal Cavaliere indisposto per essersi soverchiamente impaurito. Consulto burlesco. Opinione fu non solo de' filosofi del- la vecchia Accademia , ma ancora di qi^el- lì della mezzana , e della nuova , la sani- tà dell' uomo non ricevere scosse maggiori, e più nocevoli, che da un improvviso , e nou aspettato moto di animo cagionato dalla soverchia paura. Quindi è che non mi porta maraviglia il sentire, che l' Illa- strissimo Sig. Marchese N. N. poco sano oggi si trovi , avendo per un orribile terremoto patita uua non meno orrìbile paura. Ed invero che poteva molto bene il terremoto dar delle scosse alla sanità di Sua Sig. Illustrissima, mentre ha potuto ìnsin colà hcII' America diroccare Castella, e Cittadi , e subbissare montagne altissime. a3o Pure il caso si è qui , e bisogna portar rimedio a questo Cavaliere , e quello che far si dee , presto si faccia , perchè que- sto non è un male , cbe cammini con le regole degli altri, perchè conforme al pa- rere di Esiodo, i mali quando da Giove furono creati , furono creati muti , e sen- za voce, ma il mal del terremoto nabis- sando, e profondando T universo, si fa sentire fino in Orinci , o come dir solca quel buon vecchio del Marrotti , fino in Chiarenna. Vengasi dunque quanto prima air uso de* medicamenti , i quali non so già se ci porteranno quegli utili , che so- no desiderati , perchè al mal della paura, come si dice per proverbio, non vi è gia- co che vaglia. Contuttociò , perchè il no- stro paziente è giovane , et bene se habet ùd ea , quae offeruntur Medico , si può sperare, che abbia da recuperare la pri- stina sanità, (i) . . • ^ ^ e E perchè i nostri antichi divisero la medicina in tre parti , cioè a dire Parma- èia , Chirurgia e Dieta: quanto alla Farma- cia ; se il pauroso Tiberio, allora quando Sentiva tonare , inghirlandato di alloro , per la paura si ficcava in una cantina, e con le materasse faceva serrar le buche {i) Scherzo cavato daìV dforismo di Ipócrale , Bene se habere ad ea , quae offeruntur, bonum> 23r delle volte, ancor io nel caso nostro non molto diverso da quello di Tiberio, con- siglierei, che S. Signoria Illuslrisfiima quan- to prima in una cantina scendesse , e qui- vi spillata una bolle del più generoso, e più brillante falerno , ne tracannasse die- ci, o dodici gran tazze, non minori di quelle , con le quali il Greco Nest' rre im- balsamava ogni giorno gli anni della sua vita, e con questo generoso rimedio ri- scaldato il cuore, e il paraeaore, spero che abbia da cedere questa così perversa malattia , essendo vero verissimo quello che ci lasciò scritto il nostro Galeno nel primo de praesagitione ex pulsihus, che una solenne paura raffredda i nostri corpi. Se questo rimedio non facesse (come pur far lo dee ) il solito effetto , non trascuri di mettere in opra un potentissimo ajuto in- segnatoci dai medesimo nostro Galeno , neir undecimo libro delle potenze de' me- dicamenti semplici , e si è che il paziente vada a caccia alle lepri , e tornato a casa mangisi il cervello di quelle , non iscor- dandosi però di donare al Medico tutto quanto il restante del corpo di quelle ti- mide bestiole. Ma perchè non basta libe- rare gli uomini da' mali , ma necessario anco si è preservarli , io consiglierei , che un' altra volta , all' usanza de' compagni di Ulisse lutti tremanti , all' arrivo del terremoto si facesse ben bene impegolare gli orecchi , e se pegola per mala disgrazia 232 B'on si trovasse , procuri da se medesimo di applicare agli orecchi suoi quel gene- roso rimedio , che applicar vi sogliono gli aspidi , allora quando non vogliono udire le mormorazioni , e tremende bestemmie del Marso incantatore , e di Jacopo Sozzi viperajo di Sua Altezza Serenissima , e se pure per qualche difetto naturale, il ri- medio non gli arrivasse agli orecchi , non. mancheranno luoghi più proporzionati , ne' quali questo Illustrissimo Signore potrà farsi applicare da altre persone questa ai giorni d'oggi pratica tissima medicina. Ma aivvertisca , e ponga ben mente , che non tutti i medici sono il caso a potersela ap- plicare , nè si fidi in Pisa deli' Eccellentis- simo Checcacci (i)decano degnissimo de'Me- dici , nè in Firenze del Ticciati; non ahhia fede nè anco in me medesimo , Che magro , secco , inaridito , e strutto^ ■ Potrei servir per lanternon da gondola, E ci vogliono di quei Medici , che petto- ruti, rigogliosi, e riscaldati da forbitissima sapienza possono ogni giorno correre dieci, \ o dodici carriere per lo stadio delle natu- rali , e non naturali speculazioni. (i) Lettore di chirurgia vecchissimo» 233 Ma per far passaggio dalla Farmacia alla Chirurgia , io ho sempre a' miei gior- ni sentito dire ^ che un Diavolo caccia l'al- tro , e tutti due lavano il viso: (i) voglio inferire ♦ che una serqua di vescicatorj sen- za altro medicinale provvedimento , saran-» no il INepente d' Elena di Rosaccio, e la mano di Dìo per cavar di capo la paura a questo nostro infermo: e mi ricordo una volta, che Lucio Quinzio Curione , che se ne stava in letto ammalato, e faceva una certa vocina languida , e tremolante, che pareva che venisse dal profondissimo cen- tro , dove Dante ripose i Bruti, ed i Cassj; tosto che mi senti dire questa possente parola vescicatorj , sculettò fuora del let- to , con capriole così snelle, e spiccate, che tali al certo non V averehbe sapule fare Tito , nè quanti Ballerioi sono al Mondo ; cominciò a cicalare , che pareva una putta , con un certo profondissimo Tocione, che in commedia con grandissimo applauso avrebbe potuto far la parte, di Plutone. (i) Proverbio storpiato graziosamente* 234 Per un Cancro non ulcerato ^ di cui si dubi' Lava se dovesse curarsi , tagliarsi , o " v^dar gli fuoco. IS^Ianca il principio , ma si vede che il Redi disapprovava il taglio , mentre il frammento , che ne abbiamo , comincia : Esternamente curato , o tagliato , non si arriva mai alla cicatrizzazione , sicché noa abbiamo fatto altro , che di un - Cancro non ulcerato , farlo ulcerato. Che se pure dopo il taglio, dopo il fuoco, si riduce il tumore alla cicatrizzazione , ed alla per- fetta guarigione , con tutto ciò presto ri- torna, e questo non può piiji cicatrizzarsi: Amputa tus Canee r , disse Celso, redit vel in eodem loco , vel ih Viene ^ hepate , ute- ro etc. et mortem af'fert , sicché. Signori CcceHentissimi , io dirò con Ovidio dé Ponto : T^ulneris id genus est , quod cum sana-' bile non sit , Non attrectari tutius esse puto, E mi rido dentro di me medesimo, quan- do in casi somiglianti sento cosi facil- mente promettere la salute; e mi rido an- cora , (quando in qualche Autore leggo i 235 vanti Al aver guariti infiniti di questi mali, e soglio dire, che tali felici avvenimenti (i) Furono al tempo , che -passaro i Mori jy Africa il mare , e in Francia nocquer tanto. Gli scopi di curar questi mali sono tutti facili da dirsi , ma non cosi facili da ottenersi , e sebhene Ippocr. nel 2 de morK Trmlier. e nel 7 epid, 64 dice aver curato de' Cancri ; ciò si deve intendere degli incipienti , e non di quelli , che dopo lo spazio di due anni, possono cominciarsi a dire invecchiati (2). Questi umori grossi, vi- scosi , atrabiliarj non così facilmente ce- dono a' voleri del Medico. I medicamenti piacevoli non arrivano , i gagliardi rendo- no questi umori piìi efferati : se vogliamo repellere , corriamo pericolo d' indurire ; se vogliamo ammollire, corriamo pericolo di putrefare; se vogliamo digerire, e atte- nuare , corriamo pericolo , che esalate le parli pili sottili, il male non si renda mag- giore ; se ora all'una, ora all'altra inten- (t) hod. Ariosto. (2) Priacipiis obsta, sero medicina pa- rai ur : cum mala per longe^s invaluere moras. Ovidio, 236 zione scambiévolmente volgiamo Y occhio , non si ottiene nè questa , «è quella inten- zione ; se , secondo l' insegnamento d* Tpo- crate , in quei mali , a cui non possono i medicamenti far cosa alcuna, abbiamo pea- siero di ricorrere al ferro ed al fuoco, a (guanti pericoli forse inevitabili andiamo incontro , lo esagerò il dottissimo Celso. Di più se del tumore qualche particella , benché minima , rimanga .... Per una Dama , che veniva curata con essiccanti in una distillazione , e dimi» nuzione di mesi. Frammento Sospettissimi sono gli ess'ccanti , e Jodo più tosto il latte, e questo latte mi piacerebbe che si continuasse per qualche settimana, e ne spererei utile grandissimo; non trascurando nel tempo del latte l'uso de' clisteri , ma semplici, e non misterio- samente composti , perciocché fauno allora più mal , che bene. Se talvolta facesse di mestiere dare air (llustrissima Si^. Marchesa qualche pia- cevole bevanda solutiva, o come la chia- mano, qualche piacevole medicina leniente: in questo caso mi piacerebbe, che la Signo- ra , tre ore dopo la medicina , bevesse tre o 237 quattro lib. dì acqua di borrana stillata a bagao in vasi di vetro. Non si tema deifu- mido nella Sig. Marchesa, perchè a dire il vero , egli è necessario temere del sec- co , non dell' umido. Anzi il suo modo di mangiare , e del bere dee esser tutto più diretto all' umettante, che all' essiccante , anzi r essiccante si dee fuggire come pe* ste , e come peste si debbono fuggire i vinif generosi , e senz' acqua. Questo è quanto currenti calamo pos- so dire a V. Sig. Eccellentissima ed il tut- to rimetto alle sue prudentissime determi- nazioni. Io poi mi confesso obbligatissimo alle gentilissime sue maniere , le quali mi giungono anco in tempo , nel quale io non sapeva nè meno di esserle cognito : e que- ste mie obbligazioni si accresceranno sem- pre , quando V. Signoria Eccellentissima si compiacerà onorarmi di qualche suo co- mando. Soggiungo , che il dare alla Signo- ra Marchesa , nel tempo che ella piglierà il latte, la mattina, e la sera un bicchie- re di vino acciajato , credo che sia per es- sere di profitto, purché questo lai vino si innacqui. Di nuovo rassegno a Y. Signoria Eccellentissima le mie vere obbligazioni, e le fo umilissima riverenza. 238 Per un infermo , a cui si temeva , che la cassia fosse di danno. Frammento, A questa interrogazione rispondo , che la cassia non può mai portar incomo- do veruno allo stomaco , e tanto più pi- gliata in così poca dose , e pigliata pura , e semplice senza mescolanza veruna, e col pranzo , e con la cena addosso. E se noi altri Medici diciamo tutto giorno , che la cassia è flatuosa , che la cassia sdilin- quisce lo stomaco (i) ; e se questo stesso scrivono altresì ne* loro libri i nostri più reverendi Maestri , e che perciò fa di me- stiere correggere la cassia con cose calde , e dissipatrici della flatuosità, juxta illuda che ogni medicamento dee esser composto di base , di adjuvante , e di corrigenle , clias ec. questo avviene perchè noi altri Medici per lo più alla cieca , alla buona , e senza pensare ad altro , seguitiamo la traccia di chi ci va innanzi, o di chi cre- (i) Perchè la cassia non sia flatuosa lo prova di sopra a c. i83. diamo , che sia nostra scorta , in quella guisa appunto (i) Come le pecorelle escori dal chiuso Ad una , a due , a tre , e V altre stanno Timidette atterrando e gli occhi , e il muso , E ciò , che fa la prima , e V altre fanno Addossandosi a lei , s'ella j' arresta , Semplici, e guete, e lo^mperchè non ianno. Oltre di che noi altri Medici abbiamo una certa maladizione addosso, che quando nel- le nostre ricette non iscriviamo quelle belle parole misce , et fìat potus , ci pare di met- terci di reputazione , e che il volgo possa credere, che la nostra gentilissima ciurme- ria (2) non arrivi a saperne tanta, di pre- scrivere un medicamento composto di varj , e pellegrini ingredienti , abili fra tutti a soddisfare pienamente a tutte quelle diver- se infermità , che in diverse parti del no- stro corpo son credute tenere la loro resi- (1) Dan^ Pur. Cant, 3. (2) Cosi deride il Redi la ciurmeria di coloro , che per acquistar fama nella medicina fanno lunghe ricette , piene di mille imbrogli, che te più volte sono del tutto vani , o dannosi. 240 deaza. Utt sol difetto lia la cassia, ma è comune ancora a tutti gU altri medi- camenti, ed è che quando il Signor N. N. avrà lungamente usata la cassia » la buo- na cassia comincerà a non fare T ufizio suo , manifestamente , perchè le viscere si assuefanno a' suoi gentilissimi , e piace- volissimi stimoli. Ma a questo si rime- dia col tralasciar V uso di quella per qualche spazio di tempo , e poscia ripi- gliarla, come prima: ed iu ciò può essere buon giudice , e buon governatore il Si- s^nor N. N. medesimo, e quel dottissimo, e oculatissimo Medico , il quale assiste , e Per siccità. , e calore interno )f .j^ ,, . ed esterno. T» Frammento, Fatto reflessìone a quello , che vie- ne scritto di Roma , che 1' Emiuentissimo Sig. Cardinale presentemente si trovi con lingua asciutta, con sete, e con calore interno , ed esterno per tutta la vita , il che si riconosce ancora col procurar che egli fa di scoprirsi da' panni , che tiene addosso nel letto ; si mette in considera- zione se in un soggetto melaucolico , ma- gro , e adusto , come è V Emiaentissimo 4 24f Sig. Cardinale, fosse bene da qui innanzi diradare quei medicamenti evacuanti , che con molta prudenza , e con tanto buon, successo sono stati messi in opera fino al presente giorno. Si mette parimente in considerazione se fosse opportuno allargar un poco la mano nel bere acqua , o per dir meglio, nell' introdurre maggior quan- tità di umido nel suo corpo. Viene scritto di Roma , che un Medico di quegli , che a Sua Eminenza assistono , le diede a bere con molta prudenza una buona bevuta di acqua di orzo ; si crede qui , che egli des- se nel segno, e che egli facesse tal risolu- zione con molta ragione : la siccità nei corpi melanconici , e adusti è lima del calore , ed il calore è padre delle colli- quazioni , e di qui avviene , che sovente , avendosi intenzione di asciugare, per gua- rir qualche male , non si ottiene mai r intento desiderato : per tal ragione dun- que si potrebbe considerare , se fosse per essere di utilità all'Eminenza Sua il darle ogni mattina un buon bicchiere di siero di latte depuralo. Redi Opere, Voh IX. i6 - *i Per aridità di lingua, con dolori di testa ^ e di stomaco , flati , e tosse. Frammento, JLiodo y che prenda a vicenda la cioccolata, e un brodo, ma che questo Brodo, non sìa raddolcito con zucchero,. ne con giulebbi di sorta veruna, ma sia bro- do puro , e semplice , perchè così fatto , ■verrà facilmente, e col lungo uso ad in- trodurre nel corpo , che è gracile , e nei fluidi scorrenti , e circolanti pr>r esso cor- po, una benigna, e nulritiva umettazione, ed un necessario raddolcimento di quelle particelle biliose, amare, e calde , che me- scolale con essi fluidi son poi cagione, che il P. IN. si senta pur ancora spesse vol- te ancora amara la bocca , e singolarmen- te la mattina dopo il sonno, colla lingua arida , ,e secca , con parergli di avere alle yolte come una fiammella accesa nel mez- zo di essa. Queste stesse particelle biliose son quelle stesse , che fanuo , che talvolta si senta doler le parli , come egli dice , in- torno allo stomaco, ,e inquietate da fasti- diosaggine di flati. E queste stesse parti- celle pur biliose mescolale con essi fluidi scorrenti nel corpo , e rigonfianli , e cre- scenti negli intrigati canali , che si aggira- no per la testa , e producendo in essi ca- naii tensione, e punture, son quelle, che ora in un luogo , ora in un altro con grande incostanza , e variazione producono i dolori della testa, e colle medesime pun- ture ne' canali della respirazione , produ- cono quella tosse , che talora è affatto secca , e talora col gettito di un poco di flemma calorosa , che la mattina per lo più Ì5Ì fa sentire ; tra '1 giorno no , e di notte quasi mai , ancorché alle volte iu qualche congiuatura di soverchia applica- zione si faccia sentire anco tra giorno ; ma questa tosse ( come viene scritto ) nel progresso di molti e molti anni non ha mai apportato male veruno. Io lodo in somma V uso dei brodi a vicenda colla cioccolata , e spererei gran giovamento , e gran quiete di umori con T assuefarsi a questo cosi fatto uso de' brodi. Continuato questo uso per tutto quan- to r Inverno -, potrebbe esser per fortuna fcagione , che si potesse a Primavera tra- lasciar l'uso del siero scolato dal latte; ma di ciò se ne potrà favellare allora in maggior probabilità, e con le dovute con- siderazioni. Oltre r uso de' brodi , loderei un al- tro medicameuto , e lo stimerei molto pro- fittevole , ed è , se il P. N. N. si facesse aprire un cauterio nella parte interna di una coscia. M' immagino , che a prima vista questo rimedio metterà in àlborot- 244 lo j (0 eoa se io non Io credessi op- portutiissimo , non lo averci proposto ; e prima di proporlo, io l'ho molto bene es;iraiuato nel mio pensiero , e tengo per fermo, che se si metterà in opera, ne ri- trarrà col tempi» molto pr(»fitto , e profit- to di considerazione non ordinaria. Il secondo rimedio, che il P. N. N. scrisse di aver messo in opera , si è il ta- bacco in polvere . al quatle fu consigliato molti anni addietro, a tìne di divertire la flussione catarrale da' denti, e dal petto, ma the egli fra giorno si serve di questo tabacco in polvere forse più di quel che convenga. ]Non parmi di poter raccogliere dalia Scrittura istorica de' mali , che que- sta polvere del tabacco abbia apportato giovamento considerabile; di più non com- prendo , in qual maniera lo possa appor- tar*^ , e per qu«li strade , o canali , anzi che piuttosto, se si volesse ben esaminare Ti affare , potrebbe dubitarsi , che T uso dei tabacco (2) polt^sse portar qualche pregiu- dizio f,.,!B perciò io consiglierei almeno a moderarsi nell uso col non ne prendere di. soverchio ^ e più di quel che convenga. ( ) Albori he malat- tie. D più repugttà ancora all' anotomia medesima , essendo che aperti gli uteri di quelle donne , che soq morte ne' giorni , che doveaoo aver le purghe , oca vi è Scrittore anatomico , che abbia mai potu- to osservare questa turgenza de' vasi nel- V utero. ; Io per me dunque mi sentirei^ incli- nato a credere , che la cagione movente le purghe delle donne (i) non sia altro , che uvia fermentazione , e questa fermen- tazione son di parere , che si faccia non solamente nelle vene dell' utero , ma an- cora in tutta la massa sanguigna ; perchè osservo , che le donne nel tempo delle pur- ghe non solamente hanno travagli nell' u- tero , ma ancora nel capo, nello stomaco, nel cuore , ne' polmoni , nelle gambe , ed in tutte r altre parti del corpo. E di più osservo, che il sangue in quel tempo suol talvolta uscire dal naso, da' polmoni, dagli orecchi , dagli occhi , e da altre parti ; il che non avverrebbe , se la fermentazione mestruale non si facesse in tutta la mas- sa sanguigna .... (r) Cagione che muove le purghe delle donne» ■> ^ s^\\°.'ì 4iì oi BO'ii" Per una Febbre. KjQr. - • 'Frammento. -9£a seconda cosa da considerarsi è, ihe \ prudcntissimi Sigg. Medici curanti non ii^ sentono inclinati a valersi in questa leb- predella bevanda dell'acqua, sospettan- do , che r acqua non possa travagliare lo stomaco , e che dall' acqua sia slata cagio- nata non solamente la febbre , ma ancora èérti' dolori di corpo , che soffre ^\ òi- gnor Cavaliere, e tanto più che in Urbino Tacque sono più crude, e cattive , che negli altri luoghi. ' . In questo secondo punto non si può dire altro , se non che prescrivendosi ai febbricitanti il ber l'acqua, s' intende sem- pre acqua lodevole, e buona, e non aven- dosi buona ne' pozzi , e nelle fontane , si usi l'acqua piovana di cisterna, che e per- fettissima. E non potendosi aver questa , si usi r acqua cotta , (i) perchè ogni acqua cól cuoctrsi migliora molto le sue condi- zióni'^ c^^bri volendosi acqua cotta, si usi aòqua di erbe stillale, se non sìa ricusata dall'infermo : o si usi acqua di orzo, ov- (i) V acqua nel cuocersi si perft vero la tisana de' Franzesi, che poco im- porta l'una o l'altra cosa, (i) Circa lo al- largar la mano alla bevanda della medesi- ma acqua , questo si intende sempre con amorevole e pruden te discretezza , col cre- scere, e con lo scemare, secondo i fervori della febbre , e secondo i tempi della me- desima fibbre, e secondo l' intera sicciià del corpo , e secoudo le osservazioni delle urine, e dello slato della lingua, e della sete . ec. il che da chi è presente si può -risolvere secondo il più , e secondo il meno. Ipocrate non ordinava il vino nelle febbri, e quando ne ordinò, lo prescrisse in tal maniera , che fosse una sola parie di vino con venticinque parti di acqua , e ciò a fine che quel tantiu tanliu di vino ajutas- se quell'acqua a penetrar più facilmente ne' solili luoghi , e bisognosi di essa. Del resto l' acqua come acqua è difficilissimo, che-possa cagionare dolori di corpo, e di stomaco. Più facile , anzi facilissimo si che sieno cagionati dal ribollimento , e dalle punture di quella bile, che ne' cor- pi de' febbricitanti suole imperversaret, rì^ bollire ec. e però ia questo affare sempre mi rimetto alla ])iudenza oculata di chi assiste , che può operare molto meglio di un Medico lontano. (i) Lat. ptisana ^i;i,adiV^ orzata,. 25o Quanto al terzo punto del non potersi più pigliare cristieri, senza grandissimo tra- vaglio , non so che dirmi : e bisogna acco* iny na, e che giudicato viene degnissima del- » la pubblica luce; è paruto beue di porre » in questo luogo , dopo i Consulti troti* » chi , ed imperfetti , un Istoria Medica , » con due altri Frammenti concernenti » simil materia , prima di passare ad al- » cuni Opuscoli interi dello stesso Autore. Istoria della sterilità di una Dama ,^^ e de* rimedj senza fruèto usati per guarirla. L'Illustrissima Signorà N. di età di 26. in 27. anni, di abito di corpo mo- deratamente gracile , di temperamento me- lanconico , di spirito elevato , vivace , e brillante , ancorché sieno già più di cin- que anni, che si é maritata, e ad un ma- rito giovane , e sano , non è mai ingravi- data , benché abbia fatti molti e molti medicamenti a questo effetto: onde ora desidera di sentire ^41 - parere "di liomini Eccellentissimi nell'arte medicinale, ac^ cioGché la consiglino , se debba ricorrere a nuovi medicamenti , ed a quali , o pu- re ^ge d^bba astenersene totalmente. E per- 255 chh possano con più fondamento consigliar- la , ha slimato necessario, che pervengano a loro le iufrascrille notizie. In primo luogo si dee sapere, che quetta Illustrissima Signora nell'efà sua di anni quattordici e mezzo , cominciò ad avere, quelle espurga/ioni sanguigne , che rt'golarmente ogni mese sogiuwio aver le donne. Cominciarono queste purghe con. buon colore , ma non in molta quantità. Per Io più posticipavamo tre o quattro giorni , an -orche talvolta, sebben di rado, anticipassero qualche poco: ma anticipas- sero , o posponessero , la Signora sempre in quel tempo avea qualche piccolo dolo- retto nella regi > ne del ventre inferiore ; e cosi continuò lo spazio di quattro anni. Verso il diciottesimo anno dell' età sua co- minciarono le purghe a scarseggiar più del solito ; onde cominciò la Signora a per- dere del naturai suo solito buon colore ^ impallidii smagrì, si fece più melancolica , qhe per avanti non era stata,.e qa^l^ che poco ancora più di prima fu infesta-^ ta da' dolori nel ventre inferiore nel tempo delle mestruali evacuazioni: ma non senti mai debolezza o fiacchezza, nè mai si la- mentò di dolore di testa. Neil' anno ven- tunesimo, nel quale poi si maritò , comiu-^ ciò ad avere maggiore scarsezza di mestruiì con una piò. lunga posposizione , ed os^mr vò, che diveniva più magra del solito, provando inappetenza grandissima ad ogni 2ot>. sorta di cibo. In somma da che ella è ma- ritata in qua non ha avuto mai delle suq purghe più che tre o quattro panni di color ragionevole nello spazio di sette ^ o di otto giorni, mentre avanti il maritaggio soleva avere per lo più sette o otto pauni. Ed ora , nel tempo eh' io scrivo , la sud- detta scarsezza delle purghe non sulamea- le è augumentata , ma il loro colore , che T^rima era ragionevolmente buouo ,?© di-; venuto più cattivo, scolorito, e quasi af-, cquoso , e talvolta di colore tra, il nero , ed il verde. Faita la suddetta prima considerazione intorno allo slato delle evacuazioni me- sltualì , in secondo luogo si dee osserva- li', che questa Illustrissima Signora infii^ neir età più tenera cominciò a patire di un flusso bianco , che da essa per la fan- ciullezza non fu osservato , nè fattone caso fino all' età più adulta. Dopo che fu maritata , crebbe- un poco questo ta|. flusso bianco,^ il quale è continuo sì» ma in poca copia: ed avendo io voluto osr servare quanto ne poteva venire in un giorno intero, vidi, che appena avea mac^. chiato un panno per la larghezza , e per la lunghe .2a di due dita. E ben vero -che in quel tempo dell'osservazione la Signora stava meglio ; imperocché quando ella ne sta peggio, la macchia apparirà il doppio più deli' accennata , uè più cresce ancor- ché fossero fatti moti, o esercii] violenti. Del resto la materia del flusso non è sem- pre ad un modo nella susiauza ; concios- siacosaché talvolta è acquosa , alle volte è come una chiara d' uova , e alle volte è più dirotta, e quasi simile al latte. Il cO' lore per lo più è bianco, ma alle volte, particolarmente quando la materia è vi- scosa , pende un poco poco al giallctto. ^on ha mai avuto grave odore , jiè mai ha cagionalo alla SIgaora uè prurito, nè. dolore , iiè escoriazione alcuna in quelle parti , dalle quali scaturisce ; nè mai ella si è laraeutata in tempo veruno di dolore nella regione de' lombi , o de' reni. In terzo luogo si dee considerare, che questa Signora nella regione delia milza si lamenta non di rado di un scuso dolo-^ rifi- o non molto grande , il eguale senso dolorifico è vaganti» . ma più si stende verso il pube. Nou lo seute però mai , se non quando colla mano tocca , e preme la regione di essa milza , e l'altre parti circonvicine. Del resto, in tutto il ventre inferiore , nel quale a gmdizio del tatto non sono nè durezze, ne tensioni, ha la Signora un continuo mormorio di flati, rugiiì , e borbottamenti , da e.ssa assomi- V gliati a un dibattimento di acqua in qual- che gran vaso. In quarto luogo si osservi , che que- sta Signora , la quale non avea mai patito 4i dolor di testa , un anno dopo che fu Hedi, Opere, Voi, JX- 17 3^8^ xjóai Itata , cominciò ad essere afflilla da una emicrauia , che per lo più V infesLava ogni olio giorni perioflicameote ora nella parte desìi a, ora nella sinistra, e talvolta nella parte posteriore. Quando ha l' emi- crania, non vomita mai, ma vi avrebbe Slimolo ; e se talvolta ha vomitato ( il che avviene di radissimo) le malarie sono stale ■viscose, di sapore acido, con qualche me- scolanza d' artiaro . e di colore vendei-'t: un poco al giallo. Egli è ben vero , che da quei tempo in qua, che la Signora ha usata l'immersione ne' bagni di Peccioli , l'emicrania ha diradato qualche poco i suoi periodi ; e nel tempo . cLe 1' emicra- nia si fa mentire, suole la Signora avere copiosa evacuazione di urine scolorile , a- cquose , e sottili. Oltre l'emicrania si è la- xueutata , e si lamenta ancora d' una pic- cola lliissìone catarrale ad un dente gua- sco, e carioso^ la qual flussione, a giudi- zip del sapore , si accosterebbe più al sa- lato, che all'insipido. Quanto al resto, la Signora noa ha mai sete, nè mai ha fame; ed ancorché stesse 24. ore intére senza mangiare (come sovente ha esperiojentato) oulladimeno uoa le ,yiea mai appuiito, ma bensì languidezza. Porrne benissimo dieci ore per nottC;, sen-- ?a svegliarsi, e dormirebbe più. Le dolgo- uu un poco le gambe nel salir le scale, e sente qualche poca di gravezza, o af- f^OUO j ina ciò poft oslaulc ^li' ^ prontis^ 259 sima al moto Sciolta, e franca. Quando sta luogo tempo in piede , ed anco senza questa occasione, le pare di sentir peso lieile gambe dal ginocchio in g'ù^ e vi' osserva soventemente qualche tumidezza, nella quale non resta V impressione dei di- to , se con esso dito venga premuto il Ino-' go della tumidezza. Le pare d'aver sempre* lo stomaco acquoso. Di quando in quando' ha certe smòsse di corpo stemperato, if color delle quali pende molto nel giallo J fuor di queste suole per ordinario quasi ogni giorno avere il benefizio del curpo' in quella conformità, che lo hanno i sani. I cibi refrigeranti è parso sempre che le portino giovamento , e diletto ; ma poi di- ce di sentirne qualche nocumento allo sto- maco. Da' cibi caldi non ne riceve delrÈ- mento , ma riconosce in fine , cbe le man- dano vapori al capo. Quanto ad altre malattie non ha avu- to in vita sua cose di considerazione. So- lamente nel diciannovesimo anno , fu sor- ]ìresa da una d)senteria, per la quale non fece altri medicamenti , che di pigliare al- cune cose astringenti. Nell'anno ventesimo, in tempo di primavera, fu assalita da al- cune febbri, che solamente durarono cin- que , o sei giorni, ma quando si partiro- no , lasciarono la Signora più smagrita del solito , e con questa occasione fu alloca , che ella cominciò ad accorgersi de' flati , 2.6q e t ngiti neir ipocondri , come 'fLi, «òpra si è detto. '"^ ' ' ^ ^ Molli sono i nriedjcaroeDti , che dalla pignora sono stati falli sotto la direxioae di diversi Mj^dicì , a fine di poter far dei figliuoli , di liberarsi dal flaor bianco, di sfuggir la magrezza ec. In primo luo£;o , qnalcl^e tempo dopo che fu maritata, fece due piacevoli purghe e bevve viuoacciaja- to a pasto, e le purghe furono dirette ad a- |)rire 1' ostruzioni , e ad ammollire , ed umettare , ed impinguare. Da questo me- «^ìcaiqcnlo ritornò un poco di miglior co^ J^re y ma non durò per lungo tempo , per- chè ritornò presto ad impallidire, aucor- chè non ismagrisse di vautai^giò. Un anno dopo questo suddette) me- flicamento ^ liel mese di Maggio , si purga 4i nuovo, come dicono i Medici^ cou pur-^ ga semplice, e composta, e poscia' presq l'acqua del 'letluccio, y»- ^ A) ,^^tt6inb,r^ fi P"^gò , e si ripur^ò » ^i nubyò , e bevve per molti giornL V a-» cq^ua delU Ficoncella. , L'anno seguente nei mese di Maggio» |>Tese per molti giorni ogni n;iattina uq bicchiere di vino solutivo, e dopo se ne passò, al lafie di capra ferralo, e raddol-, cito con siroppo rosato secco per trenta, giorni ; dopo di che per altri trenta gior-^ ìli , usò la polvere viperina, e certe pil-. Iole astùngeoti. Prese ancora certo boia bianco per' lo spazio di dieci, o di dodici, !2Bl giorni : ti tuf o senza utile , e senza dan- no apparente. Dopo molti , e moki inesi, ricorse à nn decolto di china, di sandali, e di salsapariglia Con cicoracei, fatto in brodo di pollastra; dal qual medicamento senti qualche utile alla testa , ma non già al fliior bianco. Prese pòscia di nuovo per la secoa-. 'da volta il vino solutivo per molti giorni^ é dòpo di esso usò lungo tempo la polve- re de' coralli , ed altre polveri astringenti, ■ "'^ L' anno prossiilio passato si purgò , é sì ripurgò di nuovo eoa cassia e f .Jbrodi medicati; e uso un impiastro d' artemisia, applicato al ventre inferiore. Questo Maggio prossimo passato , ha ripreso di nuovo il vino solativó per la terza volta, e dopo di esso e andata a' ba- gni di Peccioli per immergersi ( come ha fatto ) pei" 20, giorni continui * stando nel bagno quattr' ore la mattina, e qtiaUro la sera. Tal' immersione pare, che abbia por- tato un sol giova rtieia to ^ ed è, che 1' emi- crania ha diradato i periodi , e talvolta lion sono cosi fieri^ e dolorosi. Oltre il suddétto battìo di Pe(3Cioli . ha ancora usato il bagno di acqua dolcetj, ma non a lungo tempo. Per recapitolare in breve quello, che di sopra è stato scritto: questa Illustrissi- "mai ^Signóra in Oggi , ancorcliè siedo giài,' ^ua$i sei anni j che abita con marito già- 2^2 Tane 5 e sano, non è mal ingraviclata. Ha scarsezza di mestrui, è di non buon colore. Ka Un aulico continuo , benché plcciolissi- mo, fluor muliebre. È sottoposta ad ua emicrania, la quale l'infesta più di rado, che prima non faceva. Ha qualche poc?i di tumidez/a nelle gambe, gravez'/a ed affanno nel salir le scale, ma con tutto ciò è svelta nel moto, e prontissima. Ha rugiti , e borbottamenti negli ipocondri* e particolarmente nella milza. Sente, bocca ui^a piccola flussione , che incline- rebbe al salato. Non ha sete mai. Ha inap- petenza continua. Dorme benìssimo. Ha fatti tutti i sopraccennati medicamenti. De- sidera sapere se debba farne de' nuovi , e quali debba fare, o pure debba astenerse- ne alfalto. >P • ai Ili?» i Come discenda V uova ; >}ejjp neir utero, (i) od I Frammento di Discorso* loi nu tsq '"> Che ogni animale nasca da un uov» .fabbricato nell' utero, è opinione già invec- chiata. Più moderna è quella di coloro, ; (i) Sì le^ga sopra quésta, materia ti- ntoria della generazioìiG deWuomo^ e dó- \ 2^3 fctie tengono, che queìl' uovo non si faccia neir utero , rtia che bello e fallo vi caschi dentro Halle ovaje , e queste ovi.je tengono che sieno que' due Corpi, che fi )•> ad ora sono stati chiamati testicoli delle femtaine, i quali testicoli dal Fulloppio , e da altri Anatomici furono osservati essere un ag- gregamento di piccole vescichette impian- tate in una sustanza membranosa, corre- date di -vene, e d* arterie^ e ptene di un liquore limpido , il quale essendo colto indurisce come la chiara dell' uova de-;li ticcelli , ed ha lo slesso sapore ancora* Que- lite vescichette son l'uova, le quali, quan-^ do hanno acquistata la loro naturale gran- dezza, e maturità , è che poscia son fe- condale dall' aura prolìfica del seme ma- schile , cominciano subito a perdere la loro trasparenza , e ad essere cinte , e circon- date da una certa sustanza glandulosa , la quale appoco appoco crescendo comprime 1 uovo , che per essere maturo, facilmente si stacca , e lo necessita a scappar fuora per un forame, che s'apre nel mezzo di essa sustanza glandulosa , il che ne' conigli suol avvenire Ire giorni dopo il coito , ma - : ni - ' : — . «<•• ::(!<..,■!■.>,. < •..;:•■-••.»•■'■„•■•■? . gli Animale del S/g. /Antonio Vallisnien4 r Sopra questa altresì si parla dal nostro 'Autóre nel Torno delle sue Opere ^ ed in questo* -,4 ..ìu.:..v,kì v-^, vWjji ^mw.,.. ^64 taiolto più lardi nèlle vaccbe, «elle peco- re . neir asine , io altri ammali grandi. U forame di questa glandulosa siistniza , cb« da essa si innalza come una papilU Ita , noa i si vede , ne si trova mai aperto , se^ noa immediatamente avanti l'espulsione dell uo- TO , e dopo ancora 1' espulsione per molli giorni. Insino a qui ogni cosa va benissi- mo, ma ora ne viene il busillis, e lo im- . fcroslio maggiore , cioè il mostrare come t -l'uovo maturo spiccato dall' ova]a non.ca- : stbi nella cavità dello abdomine, e come, e per q«al via egli se ne vada nell ute- re rO Dall' utero di qualsisia femmuia na- scano due corpi in foggia di trombe, cbe perciò tnbe Fallopiane dal nome del primo osservatore sono state cbiamale ed ora con nome di ovidutto si dicono dai moderni. La più cottile estremità di queste tube , o ovidutti nasce dall' utero ; la pai grossa estremità, la quale ba un forame aperto nel mezzo , dopo alcuni ravvolgi- menti, va a terminare in vicinanza dello- Taia delle femmine, e si congiugne poi con essa ovaja, mediante una certa espan. sione , o dilatazione membranosa , la qua- le ne' quadrupedi, partendosi dall estremità vorr ol (a Gabbriello Fallopio Modanese, ,,\ljPubbl. Professore di medicina nello studio Padowi ove morì nel i56a, ^jv^ ■ 265 dell* ovidutto , abbraccia Fovaja in quella istessa guisa , die 1' infuudibulo negli uc- celli si attacca alla regione lombare , e al- l'ovaja di essi uccelli. Nelle doane non Ir* è qnesla espansione membranosa, ma in sua vece 1' estremità più grossa dell' ovi- dutto all'ovaja si congiugne con cert^ fim- brie intagliate a guisa di foglie , onde l'uo- -^vo maturo e fecondo, mentre è cacciato ^ fuor dell' ovaja tra le pieghe di queste fim- " i^'ferieJf^ va ad entrare nell' ovidutto per qiiel * "forame, che è aperto nel mezzo dell'estre- "^^rnità di esso ovidutto, e cosi per- esso / sdrucrciolando va a posarsi nella cavità del- l'utero. Questa è l'opinione de' moderni , Ira' quali qualche cosa ne accennò il Waa / Horn , ed ora ultimamente per extensum ne ha scritto Regnerò de Graaf in un li- ì ibro stampalo in Leiden nel 1672. tt ijifj à- lo poi non so se mi sarò lasciato Ìq- c ntendere .... soqDeir unione de "vasi del cuore nel feto, wi.. .joi. i_- . :^ • ìFrarnviento, io non so , se avrò tanto giudizio da isaperrai spiegare in modo , che V. Rever. mi possa intendere circa quello che ella desidera di sapere intorno all' unica e d5;i 265 vasi del cuore in qiiel tempo die l'anlmalcr sì trovj. neir uiero liei la maglie. Mi sfor- zerò di servirla con più chiartzza che sia possibile , e perciò mi converrà tralasciar molte minuzie, e starmeue su le cose più Supponga V. Rev. per vero , che il cuore degli animali bipedi e quadrupedi ta due cavila o ventricoli : nel destro ven- tricolo stanno impiantali due gran vasi tronchi, uno de' quali si chiama vena ca- va e l'altro vena arteriosa. ISel sinistro ventricolo pur son due gran vasi, cioè l'arteria magna , l'arteria venosa. Supposto questo , sappia V. Rev. che .1 sangue per la vena cava se ne va per entrare nel de- Siro ventricolo del cuore , ma non vi entra tutto, perchè il tronco della vena cava e unito e attaccato col tronco della arteria venosa , la qual arteria venosa , come si e I^^post'o disopra , imbocca ~ vemricolo del cuore. Ora ne più basso IU020 dove son Uniti questi due tronch della vena cava e dell' arteria venosa , vi è il forame ovale , onde il sangue venendo per la vena cava entra pel forame ovale Lir arteria venosa , e da essa arteria ve- uosa passa nel sinistro ventricolo del cuo- re e dal sinistro ventricolo del cuore en- tra'nell' arteria magna, e dall' arteria ma- gna scorre per tutto il corpo. ^ TI sangue poi che entra nel destro ventricolo del cuore , se ne va a nutnr*^ i polmoni per la rena arteriosa. Ma per- chè questo saugqe sarebbe troppo per lo- ro , che ancora hanno i vasi compressi, e riraarrebbono soffocati , perciò la natura ha- inventato un* altra strada, per la quale scorra parte dì questo sangue , che dal destro ventricolo, per la vena arteriosa, andrebbe a' polmoni' : e la strada è , che nel feto ha fatto nascere un breve cana- letto arterioso; , il quale nasce dal tronco della vena arteriosa, e va a impiantarsi nella arteria magna . Questo canaletto , pochi giorni dopo la nascita del feto , perde la sua cavità, e diventa ligamento , e final- mente svanisce e si perde. Svanisce ancora € si serra il forame ovale. Imperocché nelU parte più declive del forame ovale , la natura vi fece nascere una certa membra-^ na , la quale si stende nella cavità della arteria venosa, e vi lascia passare il saa-^ gue , che in essa entra dalla vena cava ; ma se il sangue dalla arteria venosa vo- lesse ritornare indietro nella cava , questa membrana l'impedisce a guisa d'una val- vula. Or questa membrana , quando il fi^- to è nato , e che non passa più sangue pel Corame ovale. . . . , a68 • " "in ' Per una Idropisia ascUide. l^i^ìlò. '^cou corro pienamente , e di buona Toalia con la dotta e prudente opinione delio EGcellentissimo Sig Dottor Geminia- no Antonio Doglia Marchetti , che questa nobil Signora, de'naali della quale mi è slata fatta Teder la relazione sia in oggi idropica ascitica (r) per cagione di un trasudamento o gemitio di sieri nella cavità dell'addomine;, e forse ancora per qualche piccola rottu- ra di qualcheduno di quei canali Hnfatici che scorrono per le viscere contenute nel medesimo addomlne. Oltre questa princi- palisslma e considerabilissima malattia; vi è ancora di più, come lo stesso Sig. Dot- tore afferma, che la linfa ed i sieri ed il sangue, ed il sugo óerveo ed altri fluidi sono pregni di sali acutissimi pungeatissi- iBÌ ; onde due o tre volte l'anno ella^^ sottoposta a febbri acute con delir] 'è <;oa- vulsioni ò moti • convulsivi fastidiosissimi ; cose tutte sommamente difficili ' da vincersi e superarsi, non ostante che la Signora sia per ancora giovane; ma ancorché §10-^ vane priva di quei beneGzj , che ogni mese (1) In questa spezie dìdtopti^S'-^fi!^^ ragiona il nostro Autore a c. ^5 e itia. alle doDce sogliono nccessariameule avve- nire. Che sì ha e^^li dunque , da fare per servizio di Sua iiigiiona ? e per portarle qualche biamato sollievo? e per ailunga- uieuto più che sia possibile dtlla sua vira? e per consolaxioue de' suoi Sigg. Parenti, che Xavito e tanto 4a desiderano ? JNon si possono prenaere aliie strade, che quelle stesse che sono state saggiameule accenuale dal Sig. Doglia: cioè evacuare con piace-* ■yolezza i sieri e la lm(a per secessi» , » procurare altrtsì, che Ja niiiura si avvezzi a scaricarsi per la sicura e uLiiissima, stra- da della urina (ri.)w .Ipfm ih r,t il Quei lei.gieri e piacevoli solutivi di quando in quando replicati, che altre Vol- te ha posti in opera , t»aranno uidissimi ^ ^. particolarmente se saranno in bevanda, raddolciti con la manna ovvero col gi*a.: lebbo aureo, e se dopo due ore di averi gli presi, la Signora boverà una libbra -di decozione di legno paio, che per altro noa> me e detto legno nefritico , fatta delta d& ' cozioue in acqua di parittaria stillata , o'^ di capelvenere, ovvero in <^ualsiwa altra t (i) i solutivi gagliardi potevano in tal caso far crescere il male, rompendo i ^asi Untatici, che nel basso ventre si con- ten^auo , per . via de lo ro stimoli^ < ! 270^ acqua diuretica : ed ottima sarebbe per un' acqua comune quella di Pisa (i). • I detti leggieri e piacev(di solativi pofrebboDO vigorarsi con Ìo a^g'ugaervi a ciascuno di essi veuticiaqne o trenta goc- ciole di acciajo potabile della fonderia del Serenissimo Granduca di Toscana. la vece de' sopramraentovati solutivi si potrebbe mettere in. opera un vma so- lutivo calibeato , che pur vien proposto dal medesimo Sig. Dottor Doglia, e potrebbe rendersi solutivo con la sena , col rabar- baro , col mecioacam e con la manna, e si potrebbe prendere la mattina a buon' ora un giorno si ed un giorno no, ovvero un giorno si e due giorni no. Bevendo due ore dopo , come ho detto di sopra . una infusione di legno palo, la quale e grata al gusto, di bel colore, e per conseguen- za da non dispiacere alla Signora: e^ tanta più che non solamente si può raddolcire con un poco di zucchero , ma ancora ren- dersi acida col sugo di limone o di aran- cia, e può ancora accomodarsi contorme si acqonciano le acque cedrate, ed altre simili acque o sorbetti , che sì bevono la stale per galanteria. (1) Dioscoride attribuisce al Capel- venere la virtù di promovere la orine trat- temite , e al di lui parere si accorda quello, degli altri più ecceilenùi Scrittori Botamcu «7^ Non ostante che la Signora pigli il suddetto \ino solutivo accia jii io , i suddet* detti si coppi piacevoli solutivi, vigorati eoa la tintura di acciajo ; slimo necessario-^" che un giorno di mezzo , tra un solutivo, e r altri) , ei)a precida un serviziaie pia- voJe fatto di solo br-nio , zucclit^ro , e sa- le senza la giunta di altri iugredienti me- dJciuali, Le mattine tra un solutivo ,'<'é r altro stimerei opporluuiasimo , che la Signora prendesse otto once di bollitura di quel- r eiba , la qixkìe è chisnirua erba Te, e da altri è chiamala ciù, (i) Questa è diure- tica , e amica , e coi roboraliva dello sto- maco, e potentemente disoppilativa dei canali , che scorrono per i corpi umani e particolarmente delle viscere del ventre inferiore: e di pì(i è grata al gusto, Onde la Sia nora dovrebbe prenderla volentieri j e di buon animo. '^' Avanti la bevuta suddetta , ottima co- sa ed opporlunissima sarebbe se la Signo- ra immediatamente inghiottisse due pil- loline di dodfci grani 1' una, di tremen- tina Veneziana , cotta prima nelT acqua , acciocché ella possa ridursi in pillole. L' uti- (i) / Popoli dell' Indie Orientali usano freijuentementc la bevanda del Te. Di questa ne ha parlato- il Redi nelh note al suo Dicirumbo, lilà dì questo medicamento è molto hen pota in questi casi a tutti i Prolessori di Medicina , essendo diurei ico , e perchè ancora, come ci lasciò scritto uno depri- mi Maestri ; omnia viscera elegantissime repurgat. (i) E se queste due pilloiiue di trementina si fortificasse) o con tre , o quattro gocciole di balsamo Peruauo , o Tolulano» farebbono maggiormente la loro operazione di muovere T urina , di cor- roborare lo stomaco , e di repurgare tutte le vìscere ostruite , e mal condotte del ventre inferitnS. Se in alcun male vi è necessaria la regola della vita, e lo astenersi da'disordi^ ni, iu questo di questa INobil Signora e cosa più che necessarissima a voler vivere lungamente; e certamente senza la conti- nuala esatta, e Itinga regola di vita ella andrà sempre peggiorando , e da* medica- menti non solamente non caverà trutte veruno , n;a ne caverà sempre detri- mento. (i) A prendere per bocca la tremen- tina le urine acquistano un odore di viole mammole assai grato , come ne scrisse al Redi il Sig. Dott. Giuseppe del Papa, nella maravigUosa sua lettera, delC umido e del secco , stampata in Fireme PAnna z68i, a c. Ji65. 273, ,Cli^j;\è; quanto ho potuto brevemente dire :f ,^ prego Iddio benedetto datole di \ ogni nostro bene , che voglia concedere ,V alla Signora, ed a tutt' i suoi Signori con- giuntì ogni più desiderata consolazione, Per una V^ertigine tenebrosa in un loi 6i ai gran Personaggio, fiOilU i UT. .0 letta, ed esaminata 1* esattissi- ma:, e diligentissima Relazione de* mali del Sig. N.*, ììfr;, e di , quei tanti , e tanti medi- camenti ^ che dal principio della sua vita sino in 7Q. anni per man.p. di diversi Me- , dici ha messi in opera. Mi viene comanda- to di favellare intorno ad essi, ed io ar- dirò di favellarne con quella ingenuità che suole essere propria e del buon Cri- stiano , e deli' uomo da bene , e dell'uomo d' onore , ed il mio favellare concluderà questo : che se il Sig. N. N. vorrà vivere lungamente, egli potrà farlo, e potrà go-" dere di questa felicità ; ma tra questa fe- licità del lungo vivere fa di mestiere, che. eg^i^\^7 contenti , ed accomodi l'animo^ suo a credere , che vi ha da essere trar mischiato qualche piccolo , e tollerabile, languore, il quale è compagno insepara- bile di tutti coloro , che lungamente vono. , ' Redi. Opere. Fai IX. i8 ' 16 leggo' nella Relazione, che cj[ueslo Slgóoré ( e son parole dì esSa' Relazioae,-^ io leggo, dico, che" sino dèlie fasce mo- strò poca buona sanila , e che da allora infind al presente tempfr è 'étàto frequen- tissimamente sottoposto a' dolori di-^ testa , ■vertigini ec. Leggo altresì , che dà - diversi medicaménti fatti e nella puerizia v è nel* 1' adolescenza egli iVon be iM'eévèP^^^^^^^ altro , che detrimenttì notabile, che ló' ^pd* se pòi in §'a» pericolo della vita , dal qual pericolo uscito, prese l'acciajo, usò i bagni d* acquai dólce , ed ir tutto senza Y^tW" profitto- l't'ese'^^^^^^^ poi ^ il siero, re- plicò''l'acciajó ,' éd i bagriP'di acqua dol- ce ,^ e * sempre senza ricévei^' giovamento / sVccomé dai cura veruna égli afferma di non lo aver mai ricevuto, eccetto che glv parve d'i ricevere' gran soilìe:^o wHaodete strezza dVun Medico a'AncOtì€P,o'4lJafifalè §U diede in un istessa tempo 1* ac*ffiJ«)iBOt r^barbàrò col siero , e coi bagtìtiQ !^GflÌ= parve parimen'ié"' di restar consolato^ dal* l** uso frequente de' clisteri, da'qttali rice^ ye tanto . sollevamento , che doVe s'era re- apc^uasi impòleote a qualìinc|'aè applicazione, fia^'yotuto col beneh^io iti essi clisleii Sfet&re' cariche laboriose, e di alto ma- peggio. È stato sòlito purgarsi ogni anno una o due voltfe , e benché il giorno dell la purgazione si sentisse sgrkVaftSS tmlì«> dimeno la notte seguente quasi ^^P^^R'tf sopravveniva ua gravissimo dolore di te- 275 stór^ ehe^i durava tutto il giorno ed ^1 tri appresso. Neil età di 55. aani prese la jJoU vere di Vipera uel mese d' Ottobre Étó; più tosto cqa nocumenio , che eoa giova- mento. Alla Primavera pigliò l'acqua del- la.: ftconce Ila , la quale finita di prendère , ne ricavò u a male gravissimo di vertigine con accompagiiamento di altri accidenti. Avendo usato per 1' addietro medicine evacuative gentili , delicate , e piacevoli , fece passaggio per consiglio de' Medici ad lisarne delle più gagliarde ; queste più ga- gliarde cagionarono nel suo corpo maggio- re sconcerto di quelte prime. Si medicò poscia per 5. mesi continui in Napoli, dà Xin Medico , che credeva , che il male ve- tasse da freddezza ^dj stomaco, ma con pessimo successo, e, con ridurlo in pessimo slato , dal quale appena nello spazio di à. auQÌ cominciò qualche poco a riaversi ^ ancorché da aliri Medici , che avéVaào «tHÌtraria opinione da quella di quél pri- riio, fosse staip diversamente trattato. Voi- \q À^ questo mentre il Sig. N. N. reiterare i: bagni d' acqua dolce , ma con poco suc- cesso , come altresì con poco buon succes- so usò i bagni di Napoli , e alcuni' stillici- 4-,jn refrigeranti sopra gl' ipocondri e po- scia in processo di tempo le ventose laglia- tb)ì^ ©(.scarificale, ed un vessicatorio al odllofi ma con danno più tosto, che coli giovamento. Sì ^ S^^^m^ t^^^S 276 emorroidali ; ha usate evacuazioni epicra- tiche ; si è servilo per cinque o sei giorni del tartaro vitriolato , ma per li gravissi- mi accideali sopravvenuti fu di necessità il tralasciarlo. Non vo' rammentare i cli- steri di latte, i sughi di cicorea e di bor- ragine , ma solamente voglio dire , che io non mi maraviglio, che questo Signore non sia guarito da' suoi mali con tanti e tanti medicamenti; ma bensì mi maraviglio, che egli sia vivo , e che tanti e tanti me- dicaménti non lo abbiano ammazzato , e se non lo hanno fatto , ne può rendere grazie alla bontà Divina , la quale forse lo riserba a grandsisime cose , e può sa- perne grado alla sua buona naturalezza forte, robusta e ferrigna, la quale in un istesso tem- po ha potuto, e saputo reggere e schermirsi d.-gfinsulti del male, e dalle offese delle me^ dicijie. (1) Ma se tante medicine per 70. an- ni coniioui adoperate non hanno mai ap- portato a Sua Signoria la desiderata salute, che s' ha egli da fare da qui avanti di ' (^i) Sì vede, che il Redi aveva una gfùn paura de'' medicamenti , come quelli, che possono ammazzare , se dalla pruden- za d' un ' Medico discreto non son adope- rati. ] Greci chiamano col nome di (pap^axov tanto il veleno , che il medica-. iXicìUo» tàcite mediclae intorno, e di tante medi- cine di diversa natura ? Io per me sarei di parere , che si tralasciassero tutte le sorte di medicamenti , eccetto alcuni po- chi familiari, piacevoli e gentili da introdursi nel corpo più tosto sotto forma di vitto, che sotto forma di medicamento. Le malattie di questo Signore , a mio credere , han- no natura simile alla natura della vipera; La vipera è un animale perfido , cattivo che col morso avvelena , e coli' avvelenarti' uccide , ma se la vipera è lasciata vivere in pace,, jse non è stuzzicata, se non è irritata , non si avventa mai per suo na- turale istinto nè a mordere , uè ad ucci- dere persona veruna, (f) Ma quali son ora le malattie , che presentemente sono le più risentite nell' offendere questo Si- gnore? E quali sono le cagioni ^ che pro- ducono esse malattie ? Non è difficile il ritrovarle , nè meno è difficile il dirlo , almeno per quelle conjetture , che sono mostrate a me dal mio debole modo d'in- tendere , il quale di buon cuore , e con ogni sincerità si sottomette al giudizio di ogni migliore, e di ogni più alto intendi- mento, e me ne sbrigherò con pochissime parole , perchè m' accorgo molto bene , (i) Veggasi ciò che scrisse il Redi al Sig. Co Lorenzo Magalotti nelle os- servazioni intorno alle viperei. I ohe grande , ed esperiinentaio e vaio re di quel valent' qomo. , che ha dtstósà a Rtladoue, e che .pfir ciò basti ua sol céii- lìo indicativo del paio credere. I« cre^« d;unque, che io oggi il male del J^'g- J^- ÌN.. non sia altro, che quella malatlia, che ida' Medici è cUiamata A^erligme teuebros^_, ,cofleiupta con dolore di quelle pa5U,;n^^^ le quali si ruota questa , vertiguie , qròe a dire nella testa ; il che produce ancora Cj^me suole produrre in, tutti quanti «altri uomÌDÌ qualche melancolica appren- .^oue. (i) .Questi mali hanno la lor^^sede nella testa, ma la loro cagione ha' la sttii «ede in luogQ mollo dalla testa lontaao ; simperocchè /io credo, che lai sede sia e lineilo^ stomaco , e nel piloro, , ed m tutto .quanto, il lunghissimo e ravvolto canale 'oldegli alimenti, ^^e^o iiy somm^^^^^ cagione del fermenlauo,,.^ cr^escono mc^e, ó x« non o ■ ' , -ocn, '(A yfppresso cCGreci la ^erU^HbJu .oideua dm^. Di queua. ne ragiono^ Ji^a- n^ nuando tratta de mah , che àppartevgòno olM Capo -., Lorenzo Bellini, il Silvio ed ìik^ri,^,^,jPar^foJa^i^^ xr/r. ^ i'^nuo crescere dì mole tutto ciò ctiJS toccano*, 'e PaWéj^ìi'à'-''pWtfg^o^^^--*^^^ latte, le cavita ^ellé qnali sv ritroyano , (xaàe 'le :èt)re ^' 'eJ' 'ì ; sciti ìi issimi fili nervosi delio stoniaco, de] ptloro , e de ri io testino (^U(KlenQ /reslaiÌLO afuilti » e per conseguen- za «li spiriti ancora che per essi liervìc- ciuoli corròtìd' e^/jicorròtìò , pigliano uti "^to' àV^or^ina 'è^ Abito coatratio al na- '^Sm' Pl/S^^^^*^ ndótò ^ disordinato, mediaa- V nervi .raàgglòri attaccati a' minimi , si comunick^'aV 0^^^ è còsi in esso cer- vello . viene prodotta la vertigine ; ed ia liiijta (quanta "Jà testa, ir dolore di essa. :'Ìffi^Miai^.8§^^V^ iacidi > e S(ìv&t- yC^ai^Wite ^aìisu^^^^^ tisconoscono rispet- ^ÙY^me©l| , per loro sorgente le minatisslme dandulet déll'ó stomaco , riconoscono il ■e(f ■altre «laodule disseminate. |a. mediante quei due canali biliari , che JdPf^WR^'^^^^ iVeir inleslino duodeno. Ma tLercìnl m Oggi quei (luidi si conservano '^sovévc^mmehte àcidi , e soverchiamente salsugginosi? Perchè conservano cosi ostina- tamente il loro vizio , e perchè non si è jn^i^^P9tuto addolcirlo e renderlo più man- sueto ? io non saprei addurne altra i-agio- n,e. j^ cfó Quella di qualcheduao di quegli V , esèmjìU i/. che giornalmente ci si parano " \ayaJ^iVtk . a ^gl^^^^^ per nostro esemplo seVva ima 'fcoite di legno , che per koUi 5i8o e molti anni abbia conservato l'aceto , e cbe di esso aceto totalmente si sieno in- zuppate le sue doghe, o se lo sieno ( per cosi dire ) convertito in natura; tutto quel vino più generoso , e più potente , che si metterà in cotal botte , tutto diventerà aceto, (i) Per procurare adunque , che il Sig. N. N. goda la prosperità di una lunga vi- ta , e lontana per quanto sia possibile e da' dolori di testa, e dagli accidenti verti- ginosi , fa di mestiere in una sola parola temperare con mano discreta l'acido, ed il salso de'lluidi, e l'imperfezione delle loro sorgenti. I medicamenti , che a questo fine si banno da mettere in opera , debbono es- sere tutti piacevolissimi , e piiì tosto sotto figura di alimento , che sotto figura di medicamento. (2) Lodo il frequente uso de' clisteri , con questo però , che tali cli- steri sieno semplicissimi di puro brodo , 2ucchero , e butiro , e che non vi si fac- ciano bollire quelle tante e tante cose , che ordinariamente vi si bollono , affine , (t) Quo semel est imbuta recens ser- vabit odorem Testa din. Orazio. (2) Innanzi al Redi si usavano cli- steri pieni di mille sitane cose, in danno degli ammalati^ ma con utile degli Spezia- li^ che ne volevano molto» 28l come il volgo si crede» di rompere, e di dissipare i flati. In oltre loderei , che la dose de' clisteri fosse maggiore di quella, che ordinariamente si costuma in Roma. In' ol- tre stimerei molto profittevole, che ne'tempi del maggior bisogno, e del maggior travaglio, quando il Sig. N. N. si è fatto un elisie* re, e che lo ha finito di rendere, e di evacuarlo , immediatamente se ne facesse un altro, ed a' questo aecondo io spererei come ho provato per usa lunga esperien- 5za , che fosse per nascerne un grande , e preseutaneo giovamento. E sebbene ho det-, iQ, che li clisteri si debbono fare di pu- ro brodo , soggiungo che in vece di bro- do, si può servirsi dell'acqua pura di fontana, dell' acqua di Kocera , ottima , per quel bolo che ella ha in se , e che molto va- le ad attutire l' acutezza degli acidi. Si può servirsi altresì dell'acqua d' orzo, del- la bollitura di cucuzza, e di altre cose si- mili, (i) Quegli diacattolicooi , quei diafini- coni , quelle benedette lassative , quei lat- tuarj di Hiera , che come sacri dal Volgo sogliono esser fitti ne' clisteri , sì " debbono fuggire come un veleno , e come una pe- ste, siccome ancora tutti quegli altri olj di ruta, di camomilla, e d'aneto. ]Noa mi maraviglio^ che i clisteri di latte sieno (i) Nomi da fare spiritare i Cani., riusciti dannosi: imperocché eolrato -il lat- te uegl' iotestini, qua'che parte di esso lai- le per 1' aspersione di qualche acidoi si coagula . e diventa caciosa , e rilcnula tra la rughe di essi intestini, acquista maggior aridità, e per conseguenza può cagioa.7j:e del danno, (i). fb onacisdon 1^ E perchè il Sig. N. dal principio ^ella sua vita infino all' elù presente ha avuto facilissimo il vomito , perciò loderei che Tina volta il mese , ovvero pgni veuti giorni procurasse di vomitare, ma pe4^_ò nòu: ardisse a questo eff^^tlo di adoperare inai veruno di quei violenti medicamenii, che da' Chimici , e da alfia simil razza di «ente sono prescritti, Quando vorrà vo- rn ìlare , ceni la sera al suo solito , e m,i\i- gi la . sua solita quantità , e più tosto al- larghi la mano, e nel ciho, e nella bevan- da , quindi un quarto d' ora dopo beva due libbre di infusione, dell'erba del Pa- raguay, (2) ed immediatamente bevuta procuri o con la mano, o con altro si- mile artificio di provocarsi il vomito , e dopo finito di vomitare , e riposatosi per ' un momento j beva u tv» libbra di brodo * ■ (ij Io mi son trovato più volte a 'Vedere questa coagulazione del latte ca- gionata dair acido delle hudelltt. (2) Delfuso delC erba del Paraguay vedi li, e, ji#4,v.oW.iV'' '^'^'^^^^ (0 di cappone ben digrassalo, e senza sale % é senza raddolcirlo con cosa alcuna , e poscia -se" ne vada subito a dormire. INoii ^ immaginabile il profilto, che caverà da -(jaesto così fatto vomito: imperocché e lo 'stomaco , e particolarmente la lesta si sca- richeranno con facilità dalle cose nocive, é'io stamco slesb^o dalla bevanda del Para- guay rimarrà confortato , e le di lui tuai- che, e minutissime glandule rimarranno C'ònlemperate appoco appoco dalla contrat- ta abituale dislemperanza. La mattina sus- seguente, quando si svegljerà dal sonut>-> beva un' altra libbra di brodo &imilei,a '^i?|uello , che^ si detto di sopra e se il brodo di cappone non le piacesse, o aves- W^qoalche scrupolo , cbe fosse troppo feildà, pigli brodo di qualsivoglia sorta , 'kibò più gli vada a genio; ed infiao può "ìjsare il brodo di carne di castrato , giac- ^ijlie il volgo (i) crede , che cotal brodo di *,fetrato, in quanto egli è dVun animale ''^astrato , sia più freserò d' ogni altro bro- ^ dò. Sovvenghiamoci però, che anche ài '^^éàppone è un animale castrato. Per mantenere il corpo disposto, oltre Fuso de' clisteri, si vaglia ancor il Sig. N. IS. della pura, e semplice semplicissima .0' ' noji (i) Opinione ridicolosa del volgo. 284 ^ polpa dì cassia (i), senza aggiugnervi ve ruuo di quei correttivi, che da noi altri Medici per una vana paura di flati vi so- gliono essere mescolali, i quali correttivi, in- Tece di correggere il medicamento, lo fanno diventare scorretto, insolente e scapestrato, e produttore de' flati. Di tal polpa di cassia non se ne pigli se non due sole dramme per "Volta, e si reiteri mattina e sera imme- diatamente avanti il cibo, e si continui fino a tanto , che ella abbia avviato a muove- re, e si rinfranchi la sua virtù lubricativa col mangiare nel fine del pasto qualche mela, o qualche pera cotta, o qualche altra cosa simile. - Talvolta nel principio della cena si usi il lóagislerio di coralli, di perle, di madre- perle, e di altre conchiglie marine, ovvero invece di essi magisterj si adoperi la pol- vere delle suddette cose òttimamente ma- cinate in porfido, e ridotta impalpabile, il che forse sarà meglio, e più efficace del magisterio, come cosa più semplicCj e noa isnervata. 11 vitto ordinario sia quello stesso, che insiiio a qui il Sig. !N. ^JN. ha usato. Una (i) 'Questi correttivi della cassia son dal Redi biasimati anche negli altri suoi Consulti , come perniciosi e nocivi alla salutai 285 cosa sola volentieri proporrei , che non si facesse scrupolo di servirsi di quaudo ia quando di qualche gentil mioestra, e assai brodosa di paste non lievite; come sareb- bono le lasagne, la semolella, il farro pas- sato e simili. Io so che il popolo griderà, e farà delle braccia croce nell' intendere questo mio pensiero; ma se qualcheduuo vorrà toccare il fondo di questa cosa, ve- drà che non è affatto vana e pregiudiciale, ma che piuttosto può essere di profitto con- siderabile. , , Commenderei 'grandemente Tuso della bevanda del Te la mattina a buon'ora, ed in allr'ore del giorno, èd iofino la sera dopo cena^ e non si creda conforme ia Olanda crede il volgo, che la bevanda del Te proibisca il sonno, e cagioni le vigilie, perchè non vi è cosa più erronea di que- sta credenza, e che più repugni agli espe- riménti, che da me a questo proposito mol- te volte sono stati iterati per rinvenire la verità di questo fatto. Questa bevanda dun- que del Te potrà confortare le fibre, e le glandule dello stomaco, addolcire l'acido ed il salso de' fluidi, ed ancora potrà giovare alle gambe del Signor N. N. che qualche poco sono enfiate, e tumide. E particolar- mente se la bevanda del Te non sarà fatta dell'ordinaria, e comunale erba Te, ma di quella, che è chiamata Te nero, e fa la be- vanda più gentile, più delicata, e non aspra, e più virtuosa. A quelle gambe enfiate. e' tumM^'norf'l5i''àppìlchi esternamente co- sa vfernna' -per ; Vólersetie liberale, percbè. come y ice il' triviale proverbio , si caderà dalla padella nella brace. Si rimetta dun^ qué ili questa cosa il pensiero alia natura. ?! . Se il Sig. IM. iS. non ha contrarietà; o^'à'nlipatla alla delicatezza degli odori e la!^ sua testa può reggerli , stimerei opportuno che spesso tenesse in bocca qualche poca di cacciù , o di altra cosa equivalente (i). oix Questo è quanto in esecuzione de ri- veVilissimi comandamenti che mi sono stati falli, ho saputo e potuto dire intorno alla maniera eon la quale per tutto questo m* Terno il Sig. N. IN. si dovrebbe governare* Quello, che alla primavera debba farsi bi* Joènerà considerarlo allora. E qui prego il Signor Iddio datofe di tulf i beni, die ai' Si<*. N. N. voglia concedere ogni bramàfe ta ccmsolazione^ ^^i^" ìshb . om-i^ oyd efuiùo vÀ nr^oà -^lìlS^ìtfi ringraziato il Signor Iddio, che alla cura dell'Eminentiss. Sig- Cardinale Colon- rìmi -Càccui , legga le memorie deU V Accademia Reale di Fratzcia?^^^^ -^^^ Da nbbia assistito tìn Medico, quale è il^ Sii^. Girolamo Giannijii,, dotto, savio , prq^r. dente e giudizioso e che io tao de e maoegjj, già la medicina , come 'ella dee essere ìiqik tesa e maneggiala dagli uomini di onore. Io coDCordo ili lutto e per tutto nella dì lui opinione , che il male di Sua Eminen^^, za sia stata un Artritide. Co nvit-ngo onni- namente e di buona voglia nelle cagioni da lui addotte > le quali non è duopo qi^i replicare: convengo altresì nelle indicazio- ni ^rese infino ad ora , di , non aver adiPiy pérato medicamenti di sorta veruna , ecc^l^f to che i clisteri e la re;'ola di buona dieta e lodo sommamente !o aver tralasciale a coloro ; che le vogliono, inghiottire, quel^ je belle e lunghe e copiose, ed imbrogliai^ ricette (i), che talvolta . ordinate da alcuni Medici per boria e non per utile dell' in- fermo , anzi per utile degli Speziali , sq- gliono essere misurate con la canna bea lunga e sono così nauseose , che portereb- be no fastidio ad uqo stomaco di marmo, o di ferro, e hanno a fare e adoperare tan- te cose differenti tra di loro e in così di- versi looghi del nostro corpo, che bisogne- (i) // Bedi per quanto ^■ìt 'vèi^e^jfì^ gran nemico delle ricetCe , che la , turba de* volgari Medici suol comporre bene sposr so per ciurm.eria. \:^ i^mÀ,i,<^^\^\ \ s88 rebbe, cbe elle avessero cento mani e cen- to piedi , e più giudizio e più cervello di settanlamila Cristiani. Convengo ancora col Signor Giannini nel pronostico da lui fat- to , cioè , che in questo male così fastidio so non abbia Sua Eminenza a correre peri- colo alcuno nella vita , anzi cbe da que- sto abbia a risorgere pili sano di pri- ma, perchè le viscere interne rimarranno ripulite e ripurgate, ed i fluidi e bianchi, e rossi, che corrono e ricorrono per li canali del suo corpo recupereranno per 10 scarico già fatto, recupereranno, dico, 11 pristino e naturale ordine di particelle componenti , anzi che da qui avanti piii difficilmente sarà per seguire un tale scon- certo, o disordine di esse suddette particelle componenti. Io son vissuto in mia gioven- tù con tanta sanità , quanta bastava per^ appunto per poter vivere, e non più, e mi quadravano molto bene addosso quei versi del Berni : .... Fugge da cerajoU , AccioccJiè non lo vendaH per un hoto , Tanto è giallo^ sottile, e smunto, e voto.{i) Tre anni sono fui sorpreso da una fierìs- (i) Soleva il Redi scherzare frequen- temente intorno alla sua magrezza. 289 sima artritide , o per dir meglio , da uq terribilissimo reumatismo , che mi fece addosso , come soglioa dire i Francesi , il Diavolo a quattro. Me ne liberai franca^ mente , ed ora godo un' intera e perfetta sanila e posso fare di molte di quelle co- se , che prima io non poteva fare; e se non sarei il caso a rappresentare in Com- media la persona di Bacco , o del Carno- vale, io non son però il naturale ritratto deir Inedia, e della Quaresima, come io era, prima che fossi sorpreso da quel male. Ma quali furono i medicamenti, che indussero la natura a restituirmi Ja sanità? furono quégli stessi , che il dottissimo Sig. Giau- Eini ha fatii fino a qui all'Etninentiss. Si- gnor Cardinale Colonna. Mi misi a un mo- do di vivere ben regolato, e tutto umettan- te; mi feci frequenti clisteri con sola acqua pura di fontana, e zucchero, senz'altro. Mi cavai sangue quanto e quanto oltre sti- mai il bisogno, e frequentai l'uso de' bro- di frequentissimamente, ed in tutto e per lutto lasciai il vino per molti mesi (i). Vo- (0 Gli esperti Medici hanno questo vantaggio di non ingozzare quei tanti be- 'veroni^ che usano molti per andare a Pw trasso, innartzi al tempo destinato dalla datura. Redi. Opere. Voi. IX. 19 200 levano i Medici mìei amici darmi di buo- ne medicine purgative» volevano finalmen- te darmi un buon decotto essiccante per fermare, come essi dicevano, la testa, ma io non ne volli f ir altro , e solo mi servii alle volte di qualche poca di cassia; ed es- si se ne scaudolezzarono cosi malamente, che mi tu b sogno confessarmi dello scau- dolo dato, ma il mio Co ìf essere con discre- ta amorevolefza si compiacque d'assolver- mene stnza altra penitenza. Secondi adunque l'Eminentiss. Sig. Car- dinaie i buoni consigli del Sig. Giannini: s'astenga dal Vino: il vitto sia umettante: mangi delle frutte, ma con moderazione. Se non si è cavato del sangue, mentre al Sie Giannini paja a proposilo, se ne cavi, e non ne abbia paura. Pigli la mattina nel- lo svegliarsi dal sonno un buon brodo , o puro, o raddolcito con giulebbo di tintura di viole, o di rose; che se pure vi si vo- lesse far bollire qualche cosa vi si faccia bol- lire de pezzetti di mele appiè. Si frequeu- tino i clisteri , ma sieno in maggior dose di quello (be si usa in Roma, e come più somplici saranno, più utile apporteranno. TalvoUa m vece di clisteri si adoperi la polpa di cassia al peso di sole due o tre dramme, senza la giunta di quei benedetti correttivi , che per rompere i tlati volgar- mente vi si sogliono aggiugnere, e pure non servono ad altro, che a cagionare i flati : e 8e la necessità richìeclesse evacua- %'ìone un poco più risenlita , si faccia ua siroppo di bollitura di cassia , e di poca sena raddolcito eoa siroppo violato soluti- vo, e chiarito , e si adoperi di quando ia quando : e se rjìcidità de* fluidi fosse osti- nata a fare il beli' umore, come suole av- venire, e per conseguenza fosse più lungo il male, si frequenti mattina e sera l'uso del magistero delle madreperle, o di altre conchiglie marine , o pure si frequenti la raschiatura delle suddette conchiglie, o ma- dreperle ridotta in polvere impalpabile, che sa<à più utile ancor che non abbia quel Lello, e misterioso nome di magisterio. Si fuggano da Sua Eminenza le passioni del- l'animo, le grandi applicazioni; Curas lolle graves, irasci crede profanum^{\) dicevano quei valentuomini della scuola Sa- lernitana. Io m'immagino, che da molti del po- polo non sarà approvato il tralasciare total- mente il vino, come ho consigliato di sopra, e che saranno addotte molle e molte ra- gioni in contrario, come sarebbe a dire, la debolezza dello stomaco , le ostruzioni ec. (i) Tra le cagioni de' mali vi sono anche le passioni deW animo. 293 Io son dì parere, clie 11 vino sia più 'diffi- cile a passare, e più difficile a digerirsi dell'acqua; che il vino offenda più lo sto-; Baaco, e la testa, el genere nervoso di quello che si faccia l'acqua; e che il vino in somma faccia maggiori ostruzioni, e la- sci più tartaro ne' canali del nostro corpo di quello, che si faccia l'acqua (i). Ma questo non è luogo da farne uua lezione: basterà dire , che delle quattro parti del Mondo ia una sola, che è l'Europa, si beve vino. E nelle parti dell'Europa pochi sono quei paesi , che o Settentrionali, o Occi- dentali bevon vino, come si fa in alcune parti dell'Italia, e pure in tutto il Mondo si vive lungameutp, e forse con più robu- stezza, che non si fa nell' Italia. Mi rimetto ad ogni giudizio migliore del mio , e^ ad ogni più esperimeutata persona, e partico- larmente a quella del Sig. Giannini , al quale offero cordialmente la mia servitù- (i) Che nel vino ci sia del tartaro è manìjestOy -perchè lo depone continuamente nelle botti ^ dove sta rinchiuso. Per una sordità d'orecchie. Q„, ..,„ .„. a, _ gODO, nuovi ajuti richieggono, e fa di me- stiere, che in tal caso il buon medico imiti quegli accorti , e prudenti marinari, i quali spiegano , o calano le vele secondo i ven- ti ^ che soffiano; e cangiano altresì esse vele secondo la forza , e la traversia dei venti medesimi. Nuova malattia è sovrag- giuuta improvvisamente, ed in momento di tempo a questo Illustrissimo Sig. Adun- que riuovi ajuli , e nuovi medicamenti sou necessari per vedere , per quanto compor- tano le forze umane, di portargli la con- solazione della bramata salute , o per lo meno lo alleggerimento del male. Questo ma- le presentemente no» è altro che una sordità in tutte due le orecchie , con que- sta differenza però, che dall'orecchia de- stra egli non ode ne poco ^ nè punto , e dall'orecchia sinistra appena appena sente il suonò di chi ad alla vuce gli parla, ed accosta la bocca più che sia possibile al- l'orecchia ; e di ciò questo Illustrissimo Signore fortemente se ne immalinconichi- sce ; e con molta ragione , perchè in ve- ce di guarire de' tanti suoi vecchi mali, che per lunghissimo tempo lo hanno per- seguitatO;, e de' quali altre volte ho scritto^ 2g4 considera ed esperìmenta , cbe gliene so* praggiuDgono de' nuovi ^ e molto più fa- stidiosi de' primi. Per procurar dunque di dargli qualche sollieTO, è duopo inve- stigare quali sieno state le cagioni di qufr sia sordità. Io per me riflettendo, che ella si è svegliata in momento di tempo , e che in momento di tempo ella è arrivata » quel segno maggiore , al quale una sordi- tà può arrivare, e che di più ella non è arrivata in un' orecchia sola , ma in tutt' a due ad un tratto , crederei che il tutto principalmente derivasse non per vizio de- gli antri , nè del timpano , nè delle coclee, ma bensì per vizio , ed intasamento dei due nervi auditor], che da' moderni sou chiamati del settimo pari , dalle loro di- ramazioni , e finalmente impiantati e ter- minati nell'una e nell'altra coclea , là dove risiede il sensorio proprio dell'udito. Quel vizio ed intasamento de' due nervi auditor] vien fatto dal sugo nerveo altera- to , e viziato per la mala economia non solamente del cerebro, e del cerebello, afflitti dalle lunghe malattie, ma ancora per la mala economia degl' ipocondri , e per le j^erpetue , per così chiamarle, eva- porazioni, che da' medesimi ipocondri al cerebro, ed al cerebello continuamente per 1' addietro si sono sollevate , e si sol- levano per ancora. Quindi è che par ne- cessario cercare con ogni possibile ed im- maginabil diligenza di ridurre il cerebro , 2q5 ed il cerebello, e gì* ipocondri a mlgìiore economia , e temperie , evacuare q«< gli umori j che soverchi nella testa son rac- chiusi 5 e dal calore ingrossati , e resi vi- scosi e tenaci , e parimente temperarli , o temperare altresì il sugo nerveo , e ridur- lo alla conveniente naturai dolce/za e mo- bilità ; il che piocuraodosi di fare eoa ogni sforzo possibile, si verrà ancora se- condariamente a camminare per quella stra- da , per la quale camminando potrà que- sto Illustrissimo Sig. vivere lungamente. Non è già cosi facile Pottenere tutti tutti 3uesti scopi; ed il più difficile si è quello ella sordità, ma non è impossibile i'otte- Derlo ; e vi sono ne' libri de' nostri Auto- ri alcune storie di uomini , che improvvi- samente divenuti sordi , improvvisfimente hanno ricuperalo in gran parte il senso delTudiio, ed oltre i racconti de' libri de' suddetti nostri Autori, l'esperienza, e la pratica talvolta ce lo dimostra. Consi- glierei dunque , che sino che durano que- sti caldi del Solleone , si attendesse eoa piacevolissimi brodi , e siroppi , e giulebbi umettativi a preparare il corpo all' uso de' medicamenti da mettersi in opera al Settembre , ed oltre V uso de'piacevoli sud- detti umettativi si frequentassero ancora i piacevoli clisteri lenitivi e mollitivi. Tra' bro- di umettativi loderei il prendere ogni mat- tina sei o sette, o otto once di brodo scioc- co, nel quale fossero state bollite delle 296 susine fresche ben mature c mondate; il qual brodo potrebbesi raddolcire con giu- lebbe di sugo di mele dolci , o con giu- lebbo di tintura di viole, o con giulebbe d'infusione di fiori di borrana, o di fiori di salvia , o con giulebbo di vainiglie , o con altra simile cosa proporzionata alle viscere del ventre inferiore , ed alla testa, cervello , cerebello . e genere nervoso. Preparato il corpo in questa maniera per tutto Agosto , e venuto finalmente il Settembre , loderei che si pigliasse 1* in- frascritta piacevole medicina. Pren. Frutti di Sebeslen num. xYj. Sena di Levante dr. vj. Cremor di tartaro dr. iij. Infondi in sufficiente quantità di acqua di meliloto per ore 21. alle ceneri calde , in fine fa levar un bollore. Leva da fuoco, lascia freddare , cola e spremi , e alla co- latura aggiugni Manna scelta della più bianca odo. ij» e m. Siroppo aureo onc. ij. Sugo di limone onc. mez, con chiare d' uovo quanto basta , chiarisci s. 1. a. cola per carta. Prend. di detta colatura onc. vij. Quand-o questa bevanda comincierà a muovere il corpo , è necessario , che Sua Signoria Illustrissima beva due libbre , o due libbre e meiza di acqua di luppoli ^97 stillata a stufa , e la beva senza rlscaldar- Ja , ma tal quale la farà la corrente sta- gione. Continui poscia per quattro giorni a prendere qvialche gentile , e grato sirop- petto confortativo della testa , e ammolli- tivo delle viscere , e la mattina del quarto si cavi un' aggiustata quantità di sangue dalle vene emorroidali con le mignatte, per poter quattro o sei giorni dopo attac- car di nuovo le medesime mignatte dietro agli orecchi , e intermesso il dovuto spa- zio di tempo, si piglierà di nuovo un'altra medicina chiarita , bevendo al solito le due libbre ec. di acqua di luppoli , e se tal' acqua le fosse riuscita nauseosa , po- trebbe sostituirsi quella di fiori di viole mammole , o dì melissa. Purgato in questa maniera il corpo ; se venisse approvato dalla giudiziosa ed avveduta dottrina, e prudenza del dottissimo Sig. Mario Fiorentini, mi piacerebbe per molti e per molti motivi ricorrere ad uu lungo uso di decozione di salsapariglia vi- gorata con le vainiglie, senza mescolanza di altri ingredienti : e perchè mi vien co- mandato espressamente , che io ne porli la composizione , prego che non mi sia ascritto a inciviltà , se qui appresso la de- scrivo. Pren. Salsapariglia scella della più grossa , e polputa e tagliala s. 1. a. onc. j. e mez. 29^ Croco di Marte «Iella ricetta infrascrit- ta dr. ìj. Infondi in lib. ij e mez. di a- cqua comune per ore 24. Bolli a fuoco lea- to alla consumazione della metà dell' umi- do , ed aggiugoi Vainiglie tagliate in pezzetti num. ij. Radiche di buglossa dr. iij. Bolla finché resti lib. j. di umido, cola e serba per num. ìj. siroppi da pigliarne uno la mattina nel letto, cinque ore avan- ti pranzo , e V altro il giorno sett' ore ia circa dopo pranzo. Con le fecce , e con sufficiente quan- tità di acqua comune si faccia nuova e leggiera decozione , la quale servirà per la bevanda a desinare e a cena , e pt tra rad- dolcirsi eoo che che sia , secondo il austo (li queir Illustrissimo Signore , che dee prenderla. Ricetta del croco di Marte, della qua- le si è fatto menzione di sopra. Pren. Acciajo limato , e bene bene netto dalla polvere , e da ogni altra sordi- dezza onc. ij. Si metta in un pentolino di terra in- vetriato , e si irrori gentilmente con aceto di vino fortissimo , in modo che 1' acciajo resti tutto bagnato si, ma che non sopra n- nuoti r aceto all' acciajo , e se vi sopran- notasse , si scoli ben bene esso acelo sic- ché r acciajo resti asciutto. Si lasci così sta- re in luogo ombroso per quattro giorni, o fiao a tanto che l' acciajo sia benissimo rasclutto. Si spezzi poscia il Taso di terra invelriata , e V a. ciajo si pesti nel mort:^jo di bronzo , e si passi per islaccio , e così passato per istaccio , si raacini di nuovo in mortajo di porfido senza aggiugnervi umido di sorta veruna , che si a?rà iia croco di Marte di color giallognolo ; e di molta virtù e operazione , da usarsi co- me si è detto di sopra. Nel tempo , che si piglia questo so- vraddetto medicamento della salsapariglia, fa di mestiere frequentare l*uso de'servi- ziali : fa di mestiere altresi ogni tanti gior- ni prendere qualche leggier medicamento evacuante per bocca. Medesimamente è necessario che questo Illustrissimo Signo- re stia in una stanza temperata , ben ve- stito di panni , acciocché non s' impedisca la necessaria traspirazione per li pori dì tutto quanto il corpo , onde gli aliti , e gli effluvi della massa sanguigna possano facilmente volar via insieme con le sulfu- ree fuliggini in forma di vapori. È neces- sario ancora ogni tre o quattro giorni at- taccarsi sei coppette alle spalle, e dopo che queste si saranno staccate , attaccarle im- mediatamente di nuovo alle cosce nella parte domestica. E prima che si attacchino le coppelle , è necessario far le frega«ioui alle spalle , e alle coscie con le mani unte con olio di mandorle amare. 3oo La sera quaiodo Sua Signoria \uole andare a lètto , pigli sempre una mezza piccola cuccliiajala del seguente lattuario. Pren. Conserva di fiori di salvia. Conserva di fiori di viole mammole. Conserva di rose ana onc. mez. Confezione mitridatica scrop. j. Spirito di vitriolo gocce vj. Ambra grigia gr. j. Mescola e fa lattuario , s. 1. a. Subito pigliato il sovraddetto lattua- rio , vi beva sopra due o tre once di a- cqua di viole mammole, ovvero di acqua di borragine, o di buglossa, o altra simile istillata. ^ Quello , che dopo si debba mettere in opera , credo che sia necessario il de- terminarlo in quel tempo , considerando allora lo stato , nel quale Sua Signoria Illustrissima si troverà , e T utile, cbe avrà cavato da questi medicamenti. Io però ri- metto il tutto alla prudenza , e dottrina del Sig. Mario Fiorentini, il quale potrà adattare questi medicamenti alla natura, complessione , e abito di corpo di questo Illustrissimo Sig. a cui prego da Dio be- nedetto ogni bramata consolazione. Sol Per una gravezza nello stomaco. Si compiace V. Sig. Illustrissima di domandarmi se sia bene , che ella ripigli il latte di asina , dall' uso del quale r anno passato di Maggio ricavò gran gio- vamento e profitto ; ma quest' anno d* A- prile avendo ricominciato ad usarlo , ed avendolo continuato per cinque giorni , si è sentita molto gravato , e molto pesante 10 stomaco , con amarezza di bocca , con ansietà , e calore nel petto , con testa anco più debole di quello , che è suo solito ; con avere parimente avute più frequenti quelle commozioni improvvise , che alle volte la turbano. Sig. Marchesa mia riverita Signora , rispondo a questo quesito coi dirle , che quando anche il latte di asina pigliato per soli cinque giorni fosse stato un veleno a tempo, non averebbe potuto produrre nel suo corpo i sopraddetti travagli. Oh , mi, soggiugnerà V. S. Illustrissima^ questi tra- vagli sono venuti dopo il latte. Ed io ri- spondo , che è vero , che sieno venuti dopo il latte , ma con tutto ciò non sono stati cagionati dal latte di cinque giorni , 11 quale non ha tanta autorità , nè tanta possanza. Io parlo con V. S. Illustrissima con vero affetto , e eoo riverente ossequio di suo buon servitore , e di uomo da bene. 302 Dio buOQo! quanto latte ha ella preso per mattina? Mi risponderà , che ne ha preso quattr once : mi lisponderà, che ne ha prese cinque : ed io voglio concederle an- cora , che ne abbia prese sei e forse an- che sette. E può mai essere, che sei o sette once di latte gentilissimo di asma , pigliate in uno stomaco digiuno , facciano co4 gran peso, e lo facciano maggiore di qaelle taot'once di minestra, che si man- gia a desinare, di quel pane , di quella carne, di quel vino» e di quell'acqua, che pure a desinare si avvalla nello sto- maco? Qui ci calzerebbe quel quesito, che suol farsi a' fanciulletti , a' quali si doniatida talvolta per ischerzo quello che sia di maggior peso , o una libbra di cotone, o una libbra di piombo. Quello, che "V. S. 111. chi.«ma gravezza , e peso nello sto- maco non è stato cagionato dal latte , ma bensì dal solito sconcerto de' fluidi del suo corpo allora quando si mescolano gli acidi con i salsi. 3Nè si metta V. S. Illustrissima a dubitare, se quei travagli suddetti pos- sano essere derivati dall' avere cominciato il latte senza aver prima ingozzato una Spezieria intera di medicamenti purganti , abili, come credono i Medici, a ripurgare il corpo de' poveri cristiani ; perche , Si- finora mia riveritissima, io sono di pare- re, che il suo temperamento, il suo abito di corpo , i suoi sconcerti presenti e pas- sati non abbiano di bisogno nè poco, ne 3o3 punto di medicamenti purganti , i quali snervano , e sconcertano notabilmente le viscere , e per dirlo con una parola ap- propriatissima , le fanno iavecchiare , e di più mettono in un continuo disordine le minime particelle, che compongono i fluidi bianchi , e rossi , i quali con perpetuo e circolar moto corrono e ricorrono per li canali del corpo umano, (i) Laonde dico a V. S. 111. che con molta , ed avve» durissima prudenza il dottissimo Sig. Piacen- ti le ha ordinato il latte senza tante pre- cedenti purghe e ripiirghe , e con molta prudenza altresì le ha prescritto , che di quando in quando ella pigli due dramme di semplice puj'issiraa cassia la sera avanti quella minestra , che V. Sig. Illustrissima sudi prendere per cena. Faccia dunque V. Sig. Illustrissima a modo del Sig. Pia- centi ; continui a pigliare il latte di Asi- na ; lo continui per 5o ovvero 60 giorni. Ma si ricordi , che quando la mattina ha pigliato il latte, ella vi dee dormire sopra (i) Gii escrementi che si contengono nelle budeila per lo pià non fanno nè ben nè male : oride non occorre prendersi tan- ta malinconia per trargU fuori del corpo, A questo ci pensa La Natura , che non ha bisogno delC arte , je non quando rimane impedita. 3o4 un ora o due almeno , e non venendole fallo il dormirvi , nulladimeao se ne stia nel letto per due ore a fitiestre chiuse» in riposo ed ìa tranquillità, facendo -vista di dormire. E perchè Per. le scuole oggidì vanno in persona Dame di Salamanca , e di Sorbona; quindi è, che potrebbe essere, cbe mol- le dottoresse zela ori volessero insinuare a V. $ig. Illustrissima cbe per regola di Ga- leno, e d*l^)Ocrate nou si dee dormire so- pra il latte, e che Maestro Dino, il qua- le fu M'cJioo (Iella Regina Isotta, e della Begina Gioevera, non volle mai, che quelle due buone Signore donnissero sopra il latte, ISoii credi V. S. Illustrissima a queste baje,', ma continui a pigliare il suo latte , e se Tuole, che le faccia prò, e giovamento, vi dorma sopra come ho detto , perchè l'esperienza ce lo insegna, e vi sono na- turalmente tanti e tanti motivi , che se io volessi qui scrivergli tutti a V. Sig. Illu- strissima le farei una predica più lunga di quella , che io stesso ho sentita questa xnaitiaa, ch'è il Venerdì Santo da un Fra- te di Araceli Egli è ben vero, che stimo, necessario, che mentre V. S. Illustrissima- piglia il latte, si faccia un clistere ogni tre o qu»t'i"<^ giorni, la sera avanti cena, ov- vero la mattina avanti desinare , secondo che più le sia per tornar comodo. Ed u 3o5 clistere sia semplicissimo, di puro brodo, eoa la giunta di Ire once di zucchero Lianco, con qualche poco di budro, e di olio. E perchè mi sovviene di avere ossei*- yato .quando io era in Roma , che costi usano i clisteri piccolissimi , che mettono in moto , e poscia poco risolvono , perciò stimerei necessario , che V. S. Illustrissima se gli facesse un poco maggiori, e che al- meno almeno arrivassero alle due libbre , ed anche a qualche cosa di più , e non abbia mai V. S. Illustrissima paura de'cli- Steri , che sono medicamento innocentissi- mo , ma bensì abbia paura di quei neri , e torbidi beveroni , che noi altri Medici pazzi ed indiscreti facciamo ingollare alla gente. Lodo, mentre si piglia il latte , che Y. S. Illustrissima continui la sera a non pigliare altro, che la solita sua buona mi- nestra brodosa. Egli è ben vero , che se talvolta in cambio di delta minestra ella vorrà pigliare per sua cena otto o nove once di latte di asina senza bervi sopra cosa alcuna , ella potrà farlo. Non mi sento inclinato a lodare il metter la mattina nel latte qualche por- zione di manna , conforme "V. ò. Illustris- sima viene consigliata, io sono un uomo , che ho molto del semplice e del mate- riale , ed osservo , che la natura gode della semplicità delle cose , e trovo per esperienza , che questa slessa semplicilà delle cose nella medicina è molto più pro- Redi, Opere, VoU IX, zq 3o6 fitrevole di quei tanti miscugli, igueziabu- gli , intingoli , e triache , che noi' altri Medici lutto giorno ordiniamo ; ma biso- gnerebbe, che quando le abb amo ordi- nate, noi fossim»» subito condeanati ad in- collarle noi medesimi , e mi rendo certo, che ne ordineremmo molte meno t^iè*' sa- remmo neir ordinare molto più caritatevo- li , e discreti, (i) Al più al più si contenti di mettere ^T: Sig. Illustrissima nel suo latte un poco poco di zucchero, e poco bene; e se anco lo puole tralasciare^ può tralasciarlo, lo non ho mai letto , che uè Madonna Eva , BÒ Madonna Rachele , nè Madonna Lia , quando ne' tempi antichi facevano colezio- ne col k.lle, vi' -mettessero il zucchero, il quale dalla gola de' moderni non era an- cora stato inventato. Non mi sento parimente inclinato a lodare il pigliare il latte una mezz' ora avanti pranzo. Che è quanto parrai d' es- sere obbligato per rispondere a' quesiti , (i) Una tnl ^^erità fu conosciuta dal- V antico Mfidico Scribonio Largo ; poiché lasciò scritto Treì sito libro de composiuo^ ne m<'dicfsmentorum queste precise parole. Simplicia primo po-inansi haec enini efh- cacìa sxmt, qn.im pluribus medicamcolis composila medicamenta. 1 che mi sono stati fatti, soggìugnendo , che Tenendo le fragole,, ancorché V. S. Illu- strissima sia nel medicamento del latte , ne mangi ogni mattina a desinare qualche porzione, lavate con un vino bianco pic- colo , e gentile , ed inzuccherate. E se qualche persona facesse il dottore diceur do , che latte e fragole non s' accordano bene insieme : V. Sig. Illustrissima le ri- sponda; che questa è la moda di Francia , giacché in quel Paese lavano le fragole col latte , ed è moda molto migliore di quel- la , che V. 8. Illustrissima mi scrisse que- st' Inverno intorno al caffè , ec. Per dolor di stomaco j gravezza di testa ec, V^on una Dama di gran qualità , e di alto spirito come è V. S. Illustrissima, mentre io devo favellare intorno agli scou- cerli della sua complessione , e della sua sanità, io non voglio favellarle da Medico, ina bensì da buon servitore ; e se ciò tal- .volta sarà scherzando, s'assicuri V. S. Il- lustrissima che tra questi scherzi innoceu- r|Ìv\XÌi sarà tramischiato un, , vero , il quale .non avrà altro scopo , che di restituirle la tranquiliità del sup ijbcU' ajiimo , e 1* sa- nila del corpo. 3o8 la primo luogo non aspetti da me , che io ATOglia farle , come sogliono i Me- dici , un lungo discorso nel produrre in campo quelle astruse cagioni produttrici delle sue indisposizioni , perchè siccome non le intenderei forse io , che pur le scrivo , così parimente mi do a credere , che per avventura non le saprei fare in- tendere a V. S. Illustrissima e particolar- mente se io volessi ser-virmi de' termini re- conditi e misteriosi , che usa 1' arte me- dicinale^ e ancora de' suoi Greci , e Ara- bici , e Barbari ihioB id-p: ha iiScr'B 0D08 ÌzIbc .M, Nomi da fare spiritafe^ii mkni^ «bs-io og In secondo luogo scrive V. S. Illustrissima nella sua lettera , che è di stomaco natu- ralmente languido, e perciò spesso e tra- vagliata da esso stomaco non con dolore effettivo e grande , ma bensì con nna certa fastidiosa ed inquieta passione , e particolarmente allora quando ella si cari- ca un poco più del solito col cibo, e sew* te nelV oi-a della digestione molta gravez» za ed affanno , e poscia un certo vellica- mento , come se le ribollisse nello stoma- co, ovvero in quel canale, che è sotto lo stomaco, qualche cosa di cattiva, e pu- gneiUe qualità, che le cagiona un' inquie- tudine , ed >u6iiv affanno non ordinario. Dirà il volgo >\^e forse, anche il Senato delle donne , che tutti questi accidenti 3ò9 provengono dalla freddezza del suo stoma- co ; ma io credo ♦ che provengano dal so- verchio calore di esso stomaco , e dalla troppo ardita Ji^tuvigorosa fermentazione, che io esso stomaco si f a , onde siccome quando la pasta del pane si fermenta , ella cresce di mole » ed occupa maggior luogo , cosi ancora avviene nel suo stoma- co, ed avviene ancora in tutto quel cana- t le, che è sotto lo stomaco , quando vi si fa un cei*to bollore separativo cagionato dalla mescolanza scambievole di certi su- ghi acidi e salsi , i quali sughi acidi e salsi sono assai calorosi , ancorché il vol- go creda, che tutto ciò che è acido, sia di natura freddissimo, (i) A questo acci- dente è fàcile il rimediare , e colf usare cibi e bevande, che attemperino l'acidi- tà e salsedine, e col non empirsi di cibo più del solito , perchè in questo caso per necessità meccanica si fa spremere nello stomaco dalle glandule di esso stomaco maggior quantità di sughi fermentativi , e acidi , e per conseguenza il vellicamento > e il gonfiamento ne succede. ì Molti effetti son prodotti dàUoà" loro , ma specialmente quello di rarefare -^ come V esperienza ne dimostra ; non si nega però , che anche il freddo talora faccia questo , sapendo bene , che il §hiae- ciò è un'acqua rarefatta. In terzo luogo scrive V. S. IHastrìssi- ma avere farailiarissìma la gravezza di te- stk iDdifferenlemeQte in diverse ove del elorno , e che sebbene non prova vigilie conlinue nelle notti, ma solameole quan- do il giorno è travaaliala da suddetti ta- stidi di stomaco, e allora le pare di avere la testa secca, e riscaldala , e perno non dorme, e che dura per qualche metz ora con tremori interni , ne' quali insmo i denti le sbattono , e che i! tutto poi stoga in urine copiose , chiare come acque della fontana, con esalazioni calde al cuore , con rfrecruente irritamento d'andare di corpo, C di orinare; e se avviene, che talvolta e«e!le raffreddino l'estremità, riconosce mae-ior fermentazione nelle viscere, e prova altre volle vampe calorose alla ie- gta , ed al cuore. Questi accidenti ancora come i primi provengono dalle fermenta- zioni , e perturbazioni, e separazioni trop- ■no ardite di quelle particelle componenti i fluidi bianchi e rossi , circolo corrono e ricorrono per li canali , e per al' intrigati e minutissimi andirivieni delle sue viscere, e parlicolarmente dell a- tero, ed ancora di tutte le membra. Onde *uìCO per fermar questi e d uopo conte- «ersi come si è detto sopra , il che otte- nendosi come sì può ottenere, cesseranno facilmente quei timori e quelle mesime che V Sic. lUusti'isslma afferma, ctìe Je sono fatte connaturali , ed in particolare se ella Yorrà adoperare la virtù ragioijjp.- 3ii vole, che cosi chiara , e discernitlva Iddio benedello le ha data. ; ,r e- In quarto luogo si làtoeBla Y. S. 11- lustrissiraa che la mattina nel levarsi ha una bocca ferrignà '^^é'-cattiva , e che fa certi sputi densi e negri di catarro cosi attaccato , e viscoso , che stenta molto^e molto a spiccarselo dalla bocca , e dalle fauci , ed a sputarlo fuori. Anco cjue- sto accidente confronta molto colle cagioni sovraddette, e mostra che nel suo corpo vi h soprabhondanza di calore il quale fa diventar grossi e viscosi quei fluidi -, i quali di lor natura sono sottili , e scorrenti,, in quella guisa appunto , che i cuochi col far bollir lungamente un brodo di carne o di pesce, lo convertono in una viscosa gelatina, (i) . Iq quinto luogo si è lauieatata p. Illustrissima dell' evaporazioni nel suo cor- po , s;6come se ne lameola qualche poco ancora presentemente, ma non tanto. In molti e molti anni , che ho fatto il Medi- co , non ho mai potuto imparare , che (r) // calore ingrossa i fluidi del no- stTO corpo ; perchè fa svaporare da essi la parte acquosa , che gli rende più faciH al moto. Di questo sentimento fu il ohia- rissimo Signor Dottor Giuseppe del Papa nella sua lettera delV Umido e del Sqcqo. c^^jpt sieno queste evaporazioni , e come elle, vengano prodotte ,,>'^- "«^ppaic ,r.nternaiTi, mente elle sì possano produrre , ancorché da m'ilantamila ammalati , e da millanta- mila Medici io senta tutto giorno dar la colpa di molte malattie a queste benedet-- te evaporazioni. E però sopra queste non mi dà r animo a favellare , ma solamente dir^iSfl ^' Illustrissima , che se i suoi mali sono effetti di evaporazione , e non di alfra cagione, elja sarà prGntap3^ewl»e, bella, e guarita, (j) ' - , Jn sesto luogo dice V. S. Illustrissima che è cosa da stupire quanto le sienoijtwjjr. cii^i i medicamenti purganti ed alteranti , a segno clie al Maggio passato un^ sem- plice semplicissima purga la distrusse tal- mente, che avea perduto il sonno, e se le erano infierite crudelmente tutte le sue consuete indisposizioni. Qui sorridendo mi permetta V. S. Illustrissima che io le do- mandi quel che ella faccia intorno a se e de' Medici, e de' medicamenti. Questo punto ^mi conferma ,ne^^ paio .pensijerp,, che 1? pn'toJnì > (i) / Medici volgari trovano per lo pili questo ripiego deir evaporazioni , quan- do non sanno intendere le vere cagioni^ de mali ; e con altri simili nomi vani ri' coprendo la propria loro ignoranza , cucu- liano il genere umano con leggiadria. 3ìS è, che ella debba sempre, per quanto el]a sa» e può, astenersi dal medicarsi^ e cer*" care la sanità non «egli albèrelli degli Spe-- zìali , ma in una discréta , e ben regalata maniera di vivere; e veda V. S. Illustris- sima che dall' uso del latte più tosto ne trovò profitto, ancorché non intero giova- mento, (f'^^' In settimo luogo desidera T. lllu- slrisslma entrando nelT Inyerno , stagione a lei sempre contraria , di sapere qualche consiglio per reggersi o intorno alla re- gola del vivere , o intorno a' medica- menti da farsi. Ma perché V. Sig. llla- strisssima soggiugne , che il medicarsi le riesce molto sospetto , per quello che ' tari' te e tante volte le ne ha mostrata 1' espe- rienza, ancor io concorro, che per quan- to ella può , per tutto V Inverno si asten- ga da ogni sorta di medicina , e credo certo , che da questa astinenza dal medi- carsi ella troverà una grandissima quiete e d'animo, e di corpo. (<) Quanto poi alla regola della vita , questa è necessaria ad osservarsi, ma però con gentile ed amo- revole discretezza , ed io nel fine di que* sta lettera le dirò qualche cosa intorno a ciò. * ' ~ • i ' 1 m ' ' -, ■ Vi.; ■ V\i f V>v7v* (i) Qui ci st,a bene quel detto J^irsi- Viano aegrcscitque medeudo lib, xii. 3r4 Tn ottavo luogo mi domanda V. Sig- Illustrissima se il bere a pasto un poco di vino acciajato fatto sulle vinacce possa gio- varle, o nuocerle. Le rispondo, che io per me credo che non possa esserle di nocu- mento veruno , ma vorrei ohe ella ne pi- gliasse soliìmente il primo bi< chiere a de- sinaré , èd il primo bicchiere la sera a cena , e che di più lo bevesse bene inna- cquato con acqua pura e semplice di fontana , e potrà giovarle ad attutire gen- tilmente quegli acidi un poco troppo ri- sentiti , che dalle minutissime glandule del suo stomaco sogliono scaturire; potrà gio- varle ancora a snervare , e dirompere qual- che poca di gruma , che possa essere at- taccata alle parieti de' canali sanguigni , e particolarmente a quegli dell' utero, (i) In nono luogo mi vieu comandato il dirle se l'uso del caffè sia per esserle di profitto col pigliarne una buona chicchera immediatamente dopo il desinare , ovvero dopo la cena. Le rispondo , che il caffè per primo profitto le inì^ìratt^rà di nero {\) L' acciajo ha forza di pulire Ica- naìì dalla grujna che vi si ferma ; e non per altra ragione credUo che giovi pura- hiìmente alf ostruzioni delle viscere.^}, to- gliendo da quelle ciò clic v"à diJlss<;^jJi e estraneo, ellsb ? 3i5 la Locca, e i denti; il che sarà una beila vergogna. In secondo luogo io non so ve-» dere , che utile possa fare a ¥,; Sig. lllu* strìssiraa il bere ogai mattina ovvero ogni sera una buona chiccliera di (carbone pol- verizzato e stemperato nel!' acqua , che tale appunto è la bevanda del caffè , la quale è degno ristoro di quei Turchi in- cateriati nelle galere di Civita vecchia ^ e di Livorno. BeK'erei prima il veleno , ; Che un bicchier^ che fosse p^eno , Dell'amaro e reo Caffè. ^> - Colà tra gli Arabi ^ ' ' E tra Giannizzeri Liquor sì ostico , Sì neto è torbido Gli schiavi ingollino. Già nW Tartxiro , Giù neir Èrebo l:,'*')èiìi0e B elidi V inventarono , : In somma in decimosecondo luogo io dico a V. Sig. lIlusLrissiraa che ella se ne stia allegramente , perchè coli' allegria e tranquillità d'animo ella recupererà la sa- nità perfettamente. Si faccia di quando ia quando qualche clistere, ma tal clistere sia semplice , o di puro brodo, o di pura acqua di fontana con aggiuguervi tre , o quattr' once di zucchero bianco , un poco di butiro , ed un poco di sale. Nel man- giare , pigli la minestra mattina e sera , e sia assai brodosa e umida ; alle volte sia di semplice pane bollito , o stufato , ovve- ro grattato; alle volte sia minestra d'erbe. (i) Questa Dama poteva incorrere nella medesima disgrazia , che intervenne al povero Atteone , il quale fu divorato da suoi cani , quando per cas'igo di ve- dere ignuda Diana rimase trasformato in cervio. "'.^ 320 cotne d'endivia , dì Ijorraaa , di lattuga , o di cucuzza. Le carni sieoo per Jo più cotte allesso, e senza aromati, o spezierie di sorta veruna. Non si faccia scrupolo di mangiare frequentemente deil' insalate cot- te, siccome ancora di tuttequante quelle sorte di frutte che vengono somministrate dall' Inverno , e si possono usare e cotte e crude. In somma si dia ad intendere V. S. Illustrissima e lo tenga per cosa cer- tissima , che il soverchio calore del suo stomaco, e de' suoi ipocondri e del suo cuore sono le principali cagioni delle sue indisposizioni, (i) Quello, che all' Aprile, ed al Maggio si possa mettere in esecu- zione per suo servizio , vi sarà tempo al- lora a favellarne secondo lo stato , nel quale allora V. S. Illustrissima si troverà. Che è quanto in esecuzione de' reveritissi- mi comandamenti » che mi sorto stali fat- ti, posso sinceramente dule. Rimetto però tutto quello che da me è stato scritto, ad ogni altro prudeutissimo giudizio, e parti- colarmente a quello degli Eccellentissimi e Dottissimi xMedici, che giornalmente, e di (i) Tra gli agenti della Natura, uno dt' più gagliardi si è certamente il calo- re; onde quando non sia temperato può cagionare per entro di noi danni gravis- simi. presenza assistono al governo della sua sa- nità : e profondamente inchinandomi , ba-. ciò a V. S« Illiistrissima le mani. Per alcune Febbri Terzane n)aganU in Livorno. D alle lettere informative e discorsive mandate da tult' a cioque lor Signori Me- dici Fiorentini , e da un' altra lettera del Sig. Dottor Diego Zerillo raccolgo che nei mali, che preseuieoiente vagano in Livor- no , sono -tutti più che d'accordo in quan- to si appartiene all' idea , essenza , cagioni ed accidenti di essi mali ; e raccolgo al- tresì , che poca differenza vi sia^ nelle ma- niere del medicarli , e se pur qualche po- ca dì differenza vi sia , ella non è a tal segno, che non. possa conciliarsi. Imperoc-, che tutti son d'accordo , che i mali vaganti sieno terzane, delle quali altre son conti- nue , ed altre sono iutermittenti, e che le intermittenti per lo più sono le terzane semplici j ancorché queste semplici inter- mittenti , al quarto , al sesto , sogUano di semplici farsi doppie , e variare , secondo la qualità de' suggetti. Son parimente d'ac- cordo , che in queste tali febbri comune- mente nou si scorga maliguilà , e che ai loro accidenti congiunti sono per lo più, punture e agitazioni nello stomaco , incli- Redi Opere Fol, IX, ai 322 nazione al vgdjì'o, amarezza di bocca, liaa;ua arsiccia e di color nero (i). la al- cuui di temperamento più caldo degli altri sopraggiugne il delirio , qualche convul- sione , ed impossibilità di dormire ; ma in altri pel contrario suol vedersi grande e lunga sonnolenza: ed in tutti egualmente sete inestinguibile , e che circa alle petec- chie se ne sono osservate pochissime , e queste non nere , ma di color rosso e sen- za dolori di testa; e se pure qualcheduuo prova dolori di testa, essi non sou continui, ma sogliono svanire; che l'urine per lo più sono coloritissime, ma però quasi in tutti di buona sostanza , ed alcuni hanno diarree biliose , ed altri non le hanno ; e finalmente, che in alcuni si son vedute delle cancrene giudicale comunemente tali per cagioni del decubito. < Per questa diversità di mali e di ac- cidenti non è possibile lo assegnar un me- todo universale per curar lutti ad un mo^- do. Ma ci vuole il giudizio di operare se- condo la diversità de' soggetti , e secoudo la diversità degli accidenti concomitanti , e quindi io raccolgo la prudenza di tutti loro, mentre vedo che operano con tanta (i) Questo color nero di lingua suol esser le più volte indizio di morte. V jdasi ciocché ne scrisss il Casulano. 323 i-^» iiot ' Circa gli Aiessifarmacì di laltovarj Jàcitìlini , di laltovarj Alchermes , di Dia- ifjarf^lierilun freddo, e di altre slmili cose* de' cristalli macinati , de' giulebbi gemma- li , e de' giulebbi periati , io per me so- scrivo , che in questi casi presenti non óbbiano luogo veruno , e particolarmente in quei febbricitanti , ne' quali si teme che Tenga il delirio, o che di già sia comparso, per cagione dell'ambre, e de' muschi; (i) oltreché ogni glov^ìnetto sa molto bene, dhe quelle pietre preziose del lattovaro Jàcintino non son abili ad essere attuate dallo stomaco , quando nò anco la stessa acqua forte non le attua, e lo stesso fuo- co di fornace , e lo stesso zolfo ardente ne meno le attua. Ma quando anco fossero fttluate dallo stomaco, che può mai fardi bene un bocconcino miserabile di laltua- (i) NelC Ambra , e nel Muschio vi sono delle particelle attivissime ; laonde con gran giudizio vengono escluse nelle febbri che sono accompagnate dal deli- rio ; essendo necessario in tal caso 1' uso di quei rimedj , che attutiscono il mota disordinalo degli spiriti , e del sangue. 3-27: rio \n uno stomaco pieno dì un fradiciu- me di bile coiTOita, e inasprita? Che pos- son fare cfualtro {gocciole di giulebbe per-, lato , o di giulebbe gemmato ? Dico que- sto perchè non vorrei , che fondandosi e perdendosi intorno a queste bagattelle, si trascurassero le cose essenziali, dello attu- tire la bile, del metter freno alla sua sfre- natezza dell'evacuarla, o nel principio , o nei mezzo dei male , secondo che si vede il bisogno eoa semplici bevaude solutive accodate dalle larghissime bevute di acqua , come se si avesse a fare il bacalo allo sto- maco , ed alle budella. Lodo sommamente il bere acqua pura e semplice a pasto, e non vino; e l'acqua si può rendere acida o con sugo di li- mone , o con sugo spremuto dall' agresto fresco , o col far boUite de' granelli di agresto neir acqua. In somma le bevande tendano più all' acidetto , che al dolce ; perchè gli zuccheri , ed il soverchio uso de' giulebbi possono esser giustamente so- spetti in un' abbondanza cosi grande di bile , e possono ancora introdurre nello stomaco una maggiore viscidità, ed im- piastrar maggiormente le bocchette delle glandule. (i) (i) Il Bellini nella Bucd^ereide ; Ma il Zuccher, che cos'è? Dolce, ma tutto bije ; Un umor tutto rabbia, e tutto furia, Che piglia fuoco ad oga' ombra d' iagiuriac d2S Ad una cosa parlicolarmeule Terrei che sì avesse l'occhio, cioè a quelle can- crene , le quali ad alcuni infermi sono so- praggiunte e si credono couaunemente ca- gionate dal decubito ; imperocché parrai strano come pel decubito di otto o dieci giorni solamente possa farsi la cancrena. Pure anco questo può darsi. Scrivo tulio questo a V. S. Illustris- sima in conferma del lor prudente modo di operare , e Y. Sig. comunicherà questa a tutt' a quattro i Signori suoi compagni^ i quali potrà certificare dello aggradimen- to del Serenissimo Granduca IN ostro Si- gnore per la loro vigilante attenzione al buon servizio di cotesti poveri infermi. Io non iscrivo a ciascuno di essi in partico- lare , perchè non ne ho il tempo per la spedizione della staffetta. Ed a V. Big. ba- cio le mani , e prego da Dio ogni vera fe- licità. Per un senso molesto nel Pancreas con languidezza in tutto il corpo , ec* Io ho molta compassione per i mali, che dal decimosettimo anno fino al tren- tesimoquarlo , quasi continuamente ora in un modo, ora in un altro, hanno afflitto questa nobilissima Tergine , la quale dopo aver temati un Dumero infioilo inlruili'ssi- mo di tutti quanti quei rimedi « che del- l'arte medicinale da (uilc Je selle de' Me- dici sogliono essere prescritti, ora presen- temente da niun rimedio ricava sollievo alcuno, anzi, comesi racconta nella esat- tissima relazione del dottissimo , e pru- dentissimo Sig. Mario Fiorentini , questa nobilissima Vergine si lamenta continua- mente di UQ senso molesto sotto lo stoma- co, laddove suole star situata quella gian- duia , che da' Notoraisti è chiamata Pan- creas ; onde le pare quasi sempre di aver- si a svenire, e particolarmente quando ella volesse stare inginocchiato , ancorché poi de fatto questi tali svenimenti non avven- gane. In oltre si querela talvolta di una somma prostrazione dì forze, e di una in- dicibile languidezza di tutto quanto il suo corpo. Ha per lo jjìù inappetenza al cibo. Si duole di un certo che , che ella chia- ma oppressione di cuore. Si querela della gravezza , ed oltusione di testa , che noa le permette lo applicare a' soliti e consueti lavori delle donne , e uè meno alle spiri- tuali meditazioni e contemplazioni , o alla lettura de' libri. Di più è incappala in una malinconia, e fastidiosaggine d'animo tale, che facilmente prorompe in sospiri , e in pianti , ancorché per altro ella sia di ani- mo compostissimo, e d'ottima indole: ma quel che più la molesta si è una pulsa- zione , la quale, conitrme ella sempre 33o ^ . , , , dicendo , la tormenta dalle piante de' pie- di fino alla più alla cima del capo, au- corchò io verità cotal pulsazione non ap- parisca al giudizio del tatto, se non nella cassa del ventre interiore all' intorno del Pancreas, e de' canali celiaci; imperocché il di lei polso , quando ella non febbrici- ta , è piuttosto piccolo e riposato , che gra*nde e impetuoso. EU' è un pochelto smagrita , ma non molto. Il calore del volto c un poco più pallido del suo solilo. I fiori mestruai i le compariscono con iscar- sezza, e senza il consueto, e dovuto ordi- ìie. Sopra ogni altra cosa teme e trema di aver a morire della morte , della quale inori V Illustrissimo suo Padre , il di cui cadavere aperto dopo la morte , ancorché in esso si trovasse una grandissima copia di pinguedine, nulladim«no non si trovò, 'per quanto vien riferito , punto di sangue ne uellc vene , uè nelle arterie, e nè meno ne' ventricoli del cuore, e uè anco nelle viscere, ancorché con grandissima diligea- za da una mano perita ed esperimentata vi fosse cercato, (i) Ed 11 simile avvenne in un morto fratello del Padre. Né questa nobilissima Vergine si consola punto dal vedere, che alcuni proprj fratelli, e so- (i) 1 grassi per lo più sogliono avar poco sangue. 33i ielle son TÌvì ^ e godono buona sanila,^ perfetta. Pare a me, cLe sia notissimo questo male , e parrai altresì , cLe sia mollo be- ne stato conosciuto dall' esperimeutatissimo Sig. Fiorentini , e che perfettamculc ne sieuo stale da lui ravvisate le cagioni più occulte e lo raccolgo mollo Lene da'me- dicamenti messi in opera. Laonde io non mi voglio trattenere a favellare sopra di ciò , dicendo solamente: questo esser quel male , di cui ha scrino un lungo e dotto libro quel Medico famoso Romano chia- mato Paolo Zacchia. La verità si è che a guarire questo male , non solamente vi bisognano i medicamenti, ma e' vi vuole ancora V accorta industria , e disinvoltura del. Medico , per saper navigare in un O- ceano , che talvolta ha lunghe le tempeste , e talvolta le varia secondo i venti che tira- no: (i) ed il voler contro questi venti andar (i) È però bellissimo ii paragone del/a medicina coir Oceano , perchè in amen- due ritroviamo egvale il cimento , doven- do tanto il JSocchiero che il Medico irat^ tare wHarte incertissima. Chi non lo crede si degni di leggere il famoso parere del gran Lionardo di Capoa. Ma Jp ocra te cel dis' se prima d! ogni altro in cjuel celebre A- forismo: Ars lunga , vita brevis , occasi© praeceps, txperimentum periculosuna , ju- 332 di petto y e a viva forza , e a linea retta , è proprio un voler sommergersi. Bisogna alcuna fiata star su' bordi volteggiando , e talvolta fa di mestiere costeggiar con la pazienza terra terra, ed anco talvolta an- dar secondando V iisapeto del vento e della corrente , andando a seconda. Si son fatli insino a qui diversi medicamenti , secondo la diversità de' tempi , e delle congiunture molto proporzionati. Oltre molte piacevoli iterale e reiterate evacuazioni , ba pigliato questa nobilissima Yergine 1' Ossìsaccara acciajata, il siroppo di cicoria con rabarba- ro di Niccolò Niccoli, il siroppo magistra- le di Giovanni Fernelio, ba usato il ra- barbaro, il vitrìuolo di Marte, il vino con infusione di acciajo , l' estratto marzia- . \ le di Adriano da Minsicbt , la tintura di Marte estratta con sugo di mele appiè , la polvere cachetica dell' Artraanno, lo speci- fico stomacale di Pietro Poterìo , V antimo- nio diaforetico: si è servita parimente più volte , e con lungbezza , del latte , dell'ra- cqua del tettuccio, dell'acqua della Yilla. Si è servita di brodi alterati con diverse maniere d'erbe, e di altri ingredienti; si è servita ancoba di diverse sorte di emul- sioni. Cbe si ha dunque di nuovo a ten- tare? forse r uso dell' acciajo? Ma questo pigliato e ripigliato più volte con glova- dicium difticiie : nec solura seipsura prae- Stare oportet opportuna facientem^ sed et aegrum etc. 333 meulo , in oggi , come asserisce il dottissi- mo Sig. Mario , non j3orta più consolazio- ne veruna, né ver un profitto all' inferma (i). Dirò alla Luona come io mi conterrei, e credo, che il Sig. Mario con la viva per- spicacità del suo noKle e giudizioso inge- gno scorgerà molto bene a qnal fine sia diretto quello che io son per dire, senza che io mi dichiari di vantaggio. Io vorrei, che questa Signora facesse un medicamen- to nuovo 5 e da essa non più fatto. Yor-- rei che questo medicamento durasse lungo tempo , e fosse eseguito in una nuova ma- niera , e da essa non più usata ; e spere- rei in questa maniera , eh' ella fosse per recuperare quella sanità, che è conceduta al suo stato , al suo temperamento , al suo abito di corpo , alla sua età , ed a' medi- camenti fatti: e stia certa, che non sola- mente recupererà la sanità ^ ma sarà an- cora luogo il corso della sua vita. Ma bi- sogna, che ella sia obbediente in tutto e per tatto al Modico , ed a chi la governa, e sia obbediente di una obbedienza total- mente cieca , e non curiosa ; e non faccia come certe persone scrupolose , le quali pur vorrebbono , che i Confessori si adat- tassero a' loro c;enj , e la teologia morale si adeguasse a' loro pensamenti , nè si vo- glion mai quietare e dar pace, ancorché {i) Gli stessi mcUicatncnùi. jìi^Ua- ti , e ripigliati , sogliono alla fine perdere ^« virtù loro. 334 ìi Confessóre attesti loro^ che quella taro- pera , che hanno fatta, non è peccamino- sa; e pure insistono, e replicano, e non par. loro mai di rimaner soddisfatte a pie- no , e con la calma nella coscienza. In ol- tre bisogna , che questa Signora creda fer- mamente, che un male, il quale ha du- rato dal diciassettesimo anno fino al tren- tesimo quarto , non può ora rimaner de- Isellato nè in trenta , nè in quaranta , nè in cento giorni. Questo male bisogna vin- cerlo appoco appoco con la pazienza , con la flemma, non con assalti violenti, ma con un lungo lungo assedio. Di più fa di mestiere , che questa Siguora ajuti ella slessa quei Medici , che le promettono dì volerla guarire certamente; gli ajuti, di- co , con r allegria dell' animo , con lo sva- garsi , col divertirsi ; e quando le viene quei pensieri , e quelle malinconie di aver a morir presto, o di avere a morire della morte del Padre , o del Zio , dica subito al suo cuore oppresso , che i Medici gli hauno detto , che non sarà vero. Venghiarao dunque al medicamento. Ora che la stagione è buona, e che co- mincia a piovere, ed a farsi l'aria un po- co più fresca , mi piacerebbe che questa Illustrissima Signora cominciasse a prepa- rarsi al medicamento nella seguente ma- niera. Per quindici o sedici giorni conti- nui vorrei che ogni mattina cinque o sei ore in circa avanti pranzo, bevesse sette o cito once di puro trodo di pollastra, o di. qualsivoglia altra carne gentile , di- grassato , seuza sale, e seuza raddolcirlo con cosa \eruna, avvertendo che detto bro- do non sia grosso, sustauzioso, e viscoso, perchè tali brodi potrebbono portare a Sua Signoria un gran detrimento alla oppres- sione del cuore , ed agli intasamenti de\;a- nali celiaci. Pigliato la mattina questo bro- do , procurerà di dormirvi sopra uq' ora o due ,, e poscia per una raezz' ora pro- curerà di fare un piacevole esercizio di corpo. Cinque o sei ore dopo pigliato il brodo , desinerà , ed il suo desinare noa sia altro , che una buona minestra assai brodosa , e non piccola , e poscia beverà, un par d'uova, mangerà una o due me- le o pere cotte, e questo sia il suo de- sicare , nel quale beva un poco di vino, gentile ottimamente innacqualo. La sera un' ora avanti cena , beva tre once di bro- do sciocco e un' ora dopo , ceni una mir Destra simile a xjuella della mattina , e le. solite due mele , q pere cotte ; che se an-. co alle volte le volesse crude , se le po- trebbono concedere , siccome se le posson concedere^ in loro vece, o delle pesche, o, delle prugae , o altre simili frutte , secoa-. do che darà la stagione. In questo tempo , un giorno sì, cJ. un giorno no si farà un cristiere., o per Io meno meno due giorni no , ed un gior*-, jao sì: e tale cristiere sia semplicissimo di puro brodo , zucchero , butiro , e sale. Terminali i quindici , o sedici giorni di questa preparaàone , vorrei , che la Si- gnora cominciasse a pigliare ogni mattina, cinque o sei ore avanti pranzo, due dram- me di pura , o semplice polpa di cassia , senza la mescolanza di verun correttivo , e vi soprabbevesse immediatamente sette, o otto ontie di brodo , nel qual bipo lo sia bollilo un piccolo pugillo di fiori di viole gialle , le scorze di una mela appia, e di più nell'atto del beverie il detto brodo, vi sia ao^iunto ad esso brodo , una sola sola goc c?ola di elisir proprietatis di Paracelso, o ai più al più due gocciole. We s'inquieti la Si- gnora se la cassia non moverà il corpo , perchè ella non si dà a questo fine, ma se le dà a un fine più recondito. Per quin- dici giorni continui piglierà questa cassia; e per questi quindici giorni farà la mede- sima regola di vita, tanto nel mangiare quanto nel bere , conforme fece i quindici «iorni antecedenti ; solamente la mattina , e non la sera , se le può concedere tre o quattro cucchiarate di piccatiglio di carne,- oltre la minestra , 1' uova , e le frutte, la questo tempo pigli al solito le solite tre once di brodo un'ora avanti cena, e eli quando in quando si faccia , avendone bi- sogno , o non avendone bisogno , un pia- cevole serviziale. Passerà poscia all' uso di quella fa- mosa erba, che ci vien portata dalla Chi- na, dalla Coccincina, e dal Qiappone, in- tendo dell' erba Te , che per altro nome è chiamata Già. Questa le conforterà lo stomaco (i); e di più potrà con incredibile piacevolezza astergere le grume nate intor- no alle parieti de' canali dei mesenterio , e particolarmente di quegli , che sono di- ramati per la regione dell'utero. Questo medicamento dell' erba Te bi- sogna coutinnarlo per quaranta , o per cinquanta giorni pigliandone una dramma per mattina infusa per tre o per quattro ore , in cinqup o sei once di acqua di melissa bollente , e poscia subito levata dal fuoco , e ben coperto il vaso , e quando è fredda , colata , e raddolcita con due dramme di zucchero fino. Si frequentino a proporzione i cristieri secondo il pruden- tissimo giudizio di quel dottissimo Medico, che assiste. Se in capo a venti giorni si vuol cangiare l'acqua di melissa in brodo di pollastro, o di altra carne, si può fare con sicurezza. Questo è quanto posso dire nel caso acceonatomi , rimettendomi in (0 // Redi ha sempre lodato T Er" la Te, come dagli altri suoi Consulti, e dalle note al Ditirambo possiamo ve- dere. Redi, Opere, Vpk IX, 22 tutto e per tutto al dottissimo, e prudeu- tissimo , ed esperiraentatissimo giudizio del SÌ2. Mario Fiore otiul , (i) il quale con la sua solita ed avveduta destrezza sapra le- vare ed aggiugnere secondo le opportuni- tà , che alla giornata possono insorgere. Per una Dama , a cui i mestrui venivano pochi , e scoloriti. Ho letto il dottissimo e prudenlis^ Simo consiglio medicinale intorno a'^e in- di6p< si/ioni dell'Illustrissima Signora Mar- chesa di Villafranca , ed in risposta non posso dire altro, se non che io concorro in tutto e per tutto ne' sentimenti , e nel- la opinione di quell' Eccellentissimo Medi- co , che lo ha disleso e scritto , e concor- ro nell'idea del male, e nelle di lui ca- eioni , e uel pronostico. E vanità sarebbe il voler dire di più di quello , che e sta- to accennato ; imperocché questa Signora, ancorché maritata di tre anni , non e mai ÌDgi avidata , di più nel principio dell Au- tunno prossimo passato ha cominciato a difettare ne' suoi mestrui, ancor che pri- ma non ne avesse avuto mai un minimo (i) Mario Fiorentini Lucchese, difetto ; ed il difetto , che presentemenle ha. , consiste non solamente nella quantità notabilmente sminuita, ma ancora nella qualità mutata ; imperocché i mestriii per Jo più sono, pochi , scoloriti, e simili ad una lavatura di carne , con uno accompa- gnamento notabilissimo di certa materia bianca , e viscosa , della quale ne va poi sempre continuamente gettando dall' utero con travaglio , con dolori , e con gravezza de' lombi , e delle vene vicine all' utero. In oltre nel tempo attuale de' mestrui si lamenta T Illustrissima Signora di dolor di stomaco , di difficultà di respiro , di dolo- re di testa , di rigori di freddo, di me- stizia a lei insolita , e di oppressione trar vagliosissima di cuore. Le cagioni di que- sti tanti accidenti son facili a rinvenirsi,, e sono quelle stesse , che dall' Eccellentisr simo suo Signor Consultore sono state acy ceonate. Il Pronostico circa alla recupera- zioue della sanità é qnello stesso , che dal medesimo Eccellentissimo Sig. Consultore è stato descritto , cioè che vi sar^tnno delle difficultà non piccole a poter sopire , e vincere tutti gli sopi'addetli mali, ed il più difiicile j il più ostinato , ed il piji caparbio, sarà quel fluore muliebre di quella materia bianca e viscosa , che con-, tinuamente va gemendo dall' utero. Nulla- dimeno bisogna farsi animo, bisogna ricor- rere a* medicamenti , i quali spero che sìeno per debellare e vincere la maggior parte de' travagli di questa llluslnssima Signora , e siano altresì per assicurarla da altre malattìe , che le sarebbono minac- ciate , se ella non ricorresse all'uso de'me- dioamenti abili a ripurgare universalmen- te il suo corpo , ed a repurgare parlico- larmente quei canali , che serpeggiando per r utero tì portano * e vi riportano i Iluidi e bianchi e rossi , lasciando poi flnalmenle corroborati l'utero medesimo, ed i testicoli uterini , acciocché possano nel tempo del coito escludere con più fa- cilità le uova fecondate, e gallate dalla semenza virile, (i) Osstrvindo di servirsi sempre di medicamenti piacevoli , gentili, e più che sia possibile non ingrali al gu- sto , procurando ancora , che ciò segua colla maggior brevità , che dal bisogno sia conceduta, e perciò loderei, che questa Illustrissima Signora , quando vorrà comin- ciare a medicarsi, fattosi la sera avanti un serviziale comune, la mattina susseguente cominci a pigliare Y infrascritto siroppo solutivo , e ne pigli fino in sette , ovvero in otto , un giorno sì , un giorno no, * Pren. Polpa di cassia tratta di fresco onc. j. mez. si stemperi in s. q. di acqua (i) Dice Cornelio Celso che V ufficio 'del Medico è di operare , cito , tato et ìucunde. comune e si faccia legare un bollore , ed in fine si aggiunga Sena di Levante one. j- e mez. Cremor di tartaro crislall, dr. vj. Si lasci levare un bollore , si levi da fuo- co , si serri il vaso , si lasci freddare , e quando è freddo , si coli , e si sprema. Pren. di detta colatura lib. j. e mez. Siroppo violato solutivo onc. x. Sugo di limone onc. j. e mez. Mescola , e con chiare d' uovo q. b. cbia-; risei secondo 1' arte , cola per carta sugan- te a due doppi , e serba per pigliarne onc. iiij. e mez. la mattina ali* alba un giorno si , ed un giorno no, come si è detto di sopra.^ i; fi Nel giorno , nel quale non si piglierà il suddetto siroppo solulivo,si contenterà Tll- luslrissima Signora di bevere la mattina nello svegliarsi dal sonno 1' infrascritta be- vanda. Pren. Cremor di tartaro cristall. bea polverizzato onc. j. si faccia bollire in lib. ij. di acqua comune ; si coli , si lasci fare la sua sussidenza, e si serbi per l'uso. Pren. della suddetta bollitura onc. v. Giulebbo di tintura di viole mammole onc. j. e mez. Suso di limone spremuto onc. mez. Mescola , e cola per carta sugante , per pi- gliare , come si è detto di sopra, una mat-. lina si , ed una mattina no. 342 , , . Loclo, conforme e stato priidenlissi- mamenle accennato dall' Eccellentissimo Sig. Consultore , che sia necessario cavare prima il sangue da una delle vene più apparenti delle braccia, e poi a tempo conveniente cavarne parimente una buona quantità da una delle vene de' piedi , e forse anco dalle vene emorroidali colle san- ' guisughe. ^ jj • Terminati che saranno i sopraddetti siroppi solutivi, e non solutivi, e riposa- tasi la Signora due o tre giorni , loderei sommamente il far passaggio all'uso del- l'acqua del Tettuccio, pigliandone set o sette libbre per mattina, un giorno sì, ed un giorno no , col suo previo solutivo , che potrebbe essere l' infrascritto. Pren. Sena di Levante dr. vj. - Crcmor di tartaro dr. iij. Infondi in s. q. d'acqua comune per ore X. alle ceneri calde. In fine fa levare UQ bollore, cola, ed alla colatura aggiugni Siroppo violato solutivo ) ^^^^ jj^ Maona scelta della pm bianca; Sugo di limone spremuto ) ^^^^ Acqua di fior d aranci } Con chiare d'uovo q. b. chiarisci confor- me insegna l' arte , e cola per carta su- gante. Pren. di detta colatura onc. vj. e mez. Il giorno, che la Signora pigUerà l'acqua del Tettuccio , mi piacerebbe , che cJoquc o sei ore dopo desinare bevesse 1' mira- 343 scritta bevanda , e se la bevesse fresca con- forme porta seco la stagione. Pren. Giulebbe di pomi semplici , onc. e mez. Acqua di capelvenere stillata a b. va. once vj. mescola , e cola per carta sugan- te. E perchè l'acqua del Tettuccio si pi- glia un dì sì, e un dì no, per la mattina, nella quale non piglia la suddetta acqua, piglierà sette o otto once di brodo di pol- lastra ben digrassato , e senza sale , e sen- za ancora raddolcirlo con cosa veruna. Dell' acqua del Tettuccio credo , che tre o quattro passate potranno servire al bisogno di Sua Signoria Illustrissima per poter poi fare immediatamente passaggio air uso di un siroppelto accia jato da con- tinuarsi per 12. giorni ogni mattina , e quando da qaell' Eccellentissimo Sig. Dot- tore , che assisterà alla cura , fosse appro- vato , mi servirei voleotierissimo della se- guente ricetta: Pren. Acciajo preparato dr, vj. Cremore di tartaro onc. mez. Si metta in uno orinalino di vetro , e vi si aaaiunaa infusione di viole mammole di 9. volte onc. vu]. Si serri benissimo V orinale col suo cappello cieco, e si tenga per ore 24. bagno maria , agitando di quando in quan- do il vaso ; in line si coli , e si serbi per 344. 2. siroppi da pigliarne uno per maltlna cinque ore avanti desinare. ISel tempo ebe si pigliano questi si- roppi, stimo necessario necessarissimo , che r Illustrissima Signora Marchesa si faccia una sera sì , ed una sera no , avanti cena un piacevole serviziale, e potrebbe servir- si dell' infrascril'o. Pren. brodo di carne onc. xx. r ' Zucchero bianco onc. iij. Mescola per serviziale. Terminati i siroppi acciajati concorro pienamente , che se l' Illustrissima Signora Marchesa continuerà co' soliti travagli, sia bene , e forse necessario passare all' uso dell'acque minerali , cioè a dire o di quel- le della Ficoacella ne' contorni di S. Ca- sciano, o di quelle della Villa nelle mon- tagne di Lucca , colla regola solita usarsi nel pigliare queste , o altre simili acque. Del modo del vivere circa le sei cose non naturali, non ne parlo, perchè da! dottissimo Consulto trasmessomi m'accorgo molto bene, che l'Illustrissima Signora Marchesa è alle mani di un Medico non meno dotto , che prudente. Una cosa sola dirò , che tutti quanti i medicamenti sono gettati al vento , se non sieno accompagna- ti da una ottima dieta , che è quanto bre- vemente posso dire in esecuzione de' rive- ritissimi comandamenti , che mi sono stati fatti. ,345 Per alcune ulcere n e' vasi orinar j. Io tengo quasi per certe, che il Si- gnor Cancelliere Fabbroni abbia l'ulcere nelle parti , che servono all' orina , e do- vendo dichiararmi più particolarmente , crederei nella vescica infallibilmente, e per qualche lej^gier sospetto ne' reni. I se- gni, i quali m'inducono a creder, che nella vescica sia la ulcera , sono 1' ardore dell'orina, il non poterla ritenere; sono altresì quei sedimenti filosi albicci , e si- mili alla marcia , i quali sedimenti si scor- gono continuamente nelf orina. Se oltre r ulcere delia vescica , vi sia ancora la pietra , in ordine a questo io mi rimetto alla ricognizione fattane da un perito Chi- rurgo , il quale afferma non aver ricono- sciuto pietra di sorte veruna nella ve- scica dei Sig. Fabbroni. Parrà strano for- se, che io pensi a credere, che sia l'ul- cera nella vescica senza che vi sia la pie- tra , non avendo nrai originato sangue, e non avendo fatte renelle ( per quanto vìca riferuo) tuttavia i segni suddetti me lo fanno credere, ed un'orina acre, morda- ce , e piena di sali jissiviaii , ed analogi a quegli dell'acqua forie, può sema duh- 34.5 bio ulcerare, e se l'ulcera si fa nella su- stanza nervosa in lontananza del collo della vescica , non solamente non si vedrà san- gue, ma la marcia che si farà da quell'ul- cera sarà una marcia ( dirò così ) sui generis , che per non esser futta da ma- teria sanguigna, non può avere quella bian- chezza f e quella egualità, che convengono ad una tal marcia ; ma essendo fatta da un sugo nerveo , e di natura differente dal sangue , riesce una marcia filosa si- mile nel colore, e nella consistenza alla chiara dell' uovo. Questa è l' idea che io mi son figurata del male del Sig. Cancel- liere Fabbroni: e la cura , che io farei è la seguente , rimettendomi però in tutto e per tutto alla oculata prudenza j e sa- pere dell' Eccellentìssimo Sig. Cheli. In primo luogo gli darei la seguente piacevolissima medicina. Pren. polpa di cassia dr. vj. Foglie di sena , cremor di tartaro , ana dr. iij. Cannella scrop. mez. S' infonda il tutto in sufficiente quantità di acqua comune, e si tenga per ore 12. alle ceneri caide; si dia uo solo pìccolo bollore , si coli gentilmente senza spre- mere. Pren. di detta colatura onc. iv. e la detta colatura si addolcisca « on onc. ij. di manna scelta della più bianca, mescola per pigliare all'alba, Per siroppo da pigliarsi per olto , ov- vero per dieci mattine; gli darei quattro once di sugo di cicoria ben depurato e chiarito , e lo addolcirei con un' oncia di giulebbo di tintura di viole mammole. La mattina del quarto siroppo , gli farei cavare un poco di sangue dal brac- cio destro della vena più apparente , nou parendomi , che V età del Signor Fabbro- ni di anni 56. ed il temperamento sangui- gno figuratomi lo possauo proibire. Terminato di pigliare i siroppi , gli darei la seguente medicina. Pren. polpa di cassia onc. j. Si stemperi in on(;. viiij. di acqua di vio- le-mammole, poi vi si aggiunga sena di Levante d. iij. si tenga infuso il tutto co- sì a freddo per ore 24. poi si coli gentil- mente , e nella colatura si stemperi al fuo- co manna scelta onc. ij. e mezzj si coli di nuovo. Pren. di detta colatura onc. vj. e mez, per pigliare all'alba. INè si dubiti dell' in- fusione a freddo ; e del non veder corret- tivi ; perchè l'operazione riuscirà gentilis- sima , e lo stomaco non ne rimarrà abbat- tuto , perchè non è forse cosi debole , co- me pare , e spero che i medicamenti attem- peranti ridurranno in proporzione il fer- mento del medesimo j slrigneranoo in buo* na lega il chilo, il sugo pancreatico, ed il bilioso, di maoieia che il sangue rice- vendo nelle succiavie un sugo uniforme. 348 si andrà ancor esso riducendo , e rimette- rà j suoi minimi componenti in miglior tuono , e ueir ordine loro conveniente. Tre, o quattro ore dopo che il Sig. Fabbroni avrà pigliato tanto la prima , quanto la seconda medicina , si contente- rà di bere otto once di acqua di fiori di viole mammole in cambio di quel solito brodo, che si suol dare la mattina delle me- dicine. Per li siroppi della seconda purga piglierà ogni mattina quattr' once di siero di capra depurato » raddolcito con mezz'on- cia di siroppo di tintura di viole mammo- le ; e continuerà questi siroppi , al meno meno per dodici mattine , o per quindi- ci , pigliando ogni tre o quattro mattine avanti la bevuta del siero una mezz' oncia di polpa di cassia , bevendoci subito sopra il siero suddetto. Dopo i dodici o quindici giorni del siero saddetto , piglierà di nuovo una del- le due soprascritte medicine , non trala- sciando di pigliare le otto once di acqua di viole , in vece de! solito brodo: e quan- do anco le otto once di dett' acqua di vio- le arrivassero alle dodici , ovvero alle quin- dici once , più lo loderei. Dopo questo medicamento, passerei all'uso del latte di asina, cominciando dalle tre once , crescendo a mezz' oncia per mattina sino alle sei once senza cre- scer più,, Durerei quaranta giorni almeno. 349 Se questo non porterà intero giovamento , spero che almeno lo porterà molto nota- bile , e particolarmente se nel tempo del latte , la sera a cena non si beverà mai vino. Mi dispenso di favellare di quelle co- se , che appartengono alla dieta , per esse- re il Sig. Fabbroni assistito, e curato da un Medico diligente , studioso , dotto , e molto sollecito della sua salute , che potrà, e saprà opportunamente soccorrere al tut- to , di modo che ne segua quell' utile luti to , che permette la qualità del male. Per un tumore. nelC utero. Sianao al principio di Luglio in una stagione delie più calde , che da molti e molti anni in qua sieno mai state , e fra poco s' entrerà nel Solleone. Or quali me- dicamenti presentemente si possono pro- porre , per servizio di una nobilissima Dama , la quale nell'età di veniitrè anni, dal suo proprio Medicc vien coslituila 1- pocoiidriaca , e che di più viene affermato esser altlitta da un tumore duro, della grossezza di un pugno uelh regionr destra dell' utero , con passioni fastidiosissime iste- \ 35o riche , con un fluore muliebre bianco , giallo , verde , con ardori d' urina , con calore ne' reni eccessivo, con sete tale, che pare che abbia un carbone acceso nel- la gola. Io per me dopo tanti medicamenti fatti nello stato, e nella stagione cot-rente, non saprei altro che dirmi , se non consi- gliare la continuazione dell'uso del latte asinino proposto dalla somma prudenza j e dottrina dell' Eccellentissimo Sig. Dottore A.!tonio Gigard , il quale assiste alla cura di (juesta nobilissimi Dama, E se al me- desimo Sig. Antonio Gigard paresse op-j portuno , mi farei ardito a proporre V u- so di qualche acqua minerale rinfrescati- va , come sarebbe l' acqua della Villa , r acqua della Ficoncella , l' acqua di No- cera , o altra simile acqua, che più fosse comoda, e vicina al luogo, nel quale abi- ta questa nobilissima Signora. E di queste simili acque , mi piacerebbe il darne sei , o sette, o otto libbre per mattina, per dieci, o dodici giorni continui, ne' quali giorni , alcune poche volte nel primo bic- chiere dell' acqua , aggiugnerei qualche sufficiente porzione di giulebbo aureo , acciocché di quest' acqua se ne portasse allora qualche porzione a lavare gì' inte- stini, ed a portar fuor di quegli le loro superfluità ; non tralasciando però di va- lersi anco de'cristieri alternali vamea le un giorno sì ed un giorno no. Ed i cristieri sieao miti , [piacevoli , e fatti di semplice 35i broJo , o acqua col solito ziiccbero , e hiiliro , seuza verua altro ingredieute cal- do , o stimolativo. Coa molta prudenza il Sig. Gigard si vale di quando in quando in questa Si- gnora per gentile , e proporzionatissimo evacuativo della polpa di cassia, lo lo ap- provo sommamente, e consiglio a non tra- lasciarlo , perchè nel nostro caso è il mi- gliore di tutti. Ne si tema della fiacchezza dello stomaco , perchè tutti quei medica- menti confortativi , e calefacienti lo sto- maco , che si vorranno dare a questa Si- gnora ^ le saranno sempre notabilmente nocivi a molte e molte altre parti. Passati che saranno questi cosi gran caldi , bisognerà allora considerare lo sta- to del male , ed allora con più aggiusta- tezza si potrà determinare il quid agen- dum per ricavarne quel frutto possibile, e che può esser permesso da tanti e tan- ti mali, e cosi fastidiosi, e ostinati. Per un tumor duro nella guancia destra di una Dama. Ijeggo nella relazione mandatami , che una nobii fanciulla nell' età sua di anni 26 ha nella guancia destra un tumor duro, il quale preseolemenle è di circon- ferenza di una pezza da otto, ancorché un 352 auao fa , allora quando cominciò , non fosse maggiore di uu piccolo cece. Vi ha per guarire applicato sopra molti cerotti , impiastri , e unguenti , e sempre in vano , e senza profitto alcuno ; onde io dubito , e lo metto in considerazione a quei Si- gnori Professori , che assistono alla di lei cura , se questo così fatto tumore della guancia possa essere uno di quei tumori , che stanno rinchiusi dentro ad un follico- ìo. Se questo mio dubbio con le prudenti inspezioni , e considerazioni dei suddetti Signori Professori assistenti si venisse a ve- rificare , non sarebbe maraviglia , che fino ad ora non fosse guarito , perchè questi lumori col follicolo , per lo più non so- gliono ammettere la curazione d' impia- stri ^ e d' unzione ; ma richiedono la ma- nuale operazione , a fine di farne 1' estra- zione prima che giungano al suppura- mento. E tale operazione è più facile , e più sicura col ferro attuale , che co' fuo- chi morti , perchè adoperandosi i fuochi morti , si ha non ostante con raddoppia- mento di lavoro a ricorrer poi ancora al ferro, lo non so quello che io mi dica ^ perchè son lontano , e posso pigliar degli sbagli. Il mio consiglio dunque si è , che presentemente i Slgg. Professori assistenti , e Medici, e Chirurghi facciano considera- zione, se questo mio pensiero si accosti alla verità ; ed in questo mentre si po- trebboQ lasciare onninamente stare gì' im- piastri , e gli unguenti , e valersi sola- mente di quando in quando della fomen- ta di semplice acqua comune calda. La collezioLie , o intasamento di materia nella parte convessa del fegato , e per conse- guenza la durezza del medesrmo fegato , che nel principio del mese di Giugno co- minciò ad affligger con dolori atroci l'Illu- strissima Sig. N. io credo fermamente, che non cominciasse a prodursi in esso prin- cipio di Giugno , ma che molto prima avesse principialo , ed appoco appoco in- sensibilmente fosse andata facendosi , ma che nel principio di Giugno arrivata a quel grado avesse avuta forza di risveglia- re il dolore , e di produrre la febbre , e che di più il dolore si comunicasse anco allo stomaco per cagione della sovercbia bile spremuta nel duodeno , e dal duode- no regurgitata nello stomaco medesimo. - E se la febbre per ancora non si è ritirata, anzi persiste continua , benché non mollo grande ; parmi , che Galeno ce ne asse- gnasse la cagione , allora quando general- mente parlando della prorogazione delle febbri, tra le altre cagioni addusse quella del ptopter aliquam partem affectam cU' rata difficilem. Ha fino ad ora il dottissi- mo Sig. Mario Fiorentini perseguitato il male con rimedj adattati , e proporziona- tissirai , e pure il male non ha per anco- ra voluto cedere totalmente, ancorché in molte cose abbia ceduto. Che si ha egli Redi, Opere, Voi IX. 23 su dunque (la fare? Stimo necessario cammlt nare per quelle stesse strade, affiue dì ara- raollire internamente , ed esterna mente la durezza del fegato , o di quegli umori , che vi si sono intasati , procurare di sce- marne il circoscritto tumore, con piace- voli , continuate , ed ostinate evacuazion- celle epicratiche, e star con l' occhio beo aperto e vigilante di giorno in giorno^ e di ora in ora a' moti , ed allo stato del tumore , e di quella piccola febbre conli- uuii , fondata a mio credere sullo slesso tumore , il quale vi è sospetto , che possa- terminare in ascesso, (i) Nello stato presente (i) // Medico a ragione vien detto Artifex borarius , essendo necessario , che ei badi con giudizio alla varielà de tanti y e sì maravigliasi accidenti, che seguono continuamente vze' mali , e quindi si rica- va , c/i' ei non deve per interesse proprio intraprendere molte , cure alla giornata , <7cc/ò resti adempito L'obbligo indispensa- hile , che gli corre d' essere attento , sol- lecito , e diligente. TJ Arte nobilissima della Medicina , che fu da prima intro- dotta nel Mondo per salute dc^gli uommi , non merita di servire al vii guadagno , e per questo , cred' io che un tempo ne II' E- gitto solo a' Re e à pochi Sigg. d" alta grado , la permissione di curare gf Jnfer- ftìi fosse conceduta. . , . 355 IO non mi ardirei di consigliare altro, che l'uso, d^l sieio depurato i e di im qualche Si'roppttto piacevolmente solutivo, e deo- struente, da pigliarsi alternativaraenie eoa esso ssero, cioè a dire, che due giorni alla fila si pigli il siero , ed un giorno pigìi il siroppo solutivo, e .casi, si vad^ coDlinuando per molti e molti giorni, os- servando sempre , come dissi di sopra, i moù giornalmente del male, per poter go- vernar le vele ed il timone, secondo le commozioni magt;;iori o minori , che ac? caderauno in questa burrasca. Qnauto al siroppo solutivo , se fosse approvato dalla prudenza del doitissimo ed accuratissimo Sig - Ma no, mi varrei di qualche iufusioa- cella di cassia, di sena, di cremor di tar- taro, e di acciajo pre) arato , falla in in- fusione di viole mammole di nove volte, raddolcita con siroppo violato stdativo , o con giulebbo aureo , e poscia chiarita , e di questa chiaritura mi piacerebbe, che la Signora ne pigliasse quatu' once , o quat, tr'once e mtzzo, o cinque, un giorno sì, e due giorni nn, non tralasciando mai di b» vere tre ore dopo , otto o dieci once o di siero stillalo , o di brodo di pollastra Juughis^imo , o di acqua pura di Pisa , o .della Villa, o di acqua cedrata, o di qual- fiisià aJtta acqua stillata , che paresse più a proposito al SIg. Fiorentini. E sebbene questo siroppo moverà il corpo , metto in considerazione, se sia necessario in uno 356 de' due giorni, ne' quali T Illustrissima Si. gaora preaderà il siero , melto in consi- derazione dico, se sia uecessario, che ella si faccia un piacevolissimo clistere. Quan- to alle cose esterne da applicarsi alla par- te del fegato tumefatta , non parrai pre- sentemente che si possa usar altro , che l'unzione con la manteca gialla delle rose reiterata mattina e sera. Qual' altra cosa poi per r avvenire debba applicarvisi , il tempo ce lo dimostrerà. Che è quanto per ora posso dire ; e prego il Signor Iddio che il tutto succeda secondo i voti della Illustrissima Sig, inferma , e del dottissi- mo Sig. Mario , al quale faccio umilissima riverenza. Per un Affezione Ipocondriaca. H () letta la puntualissima Istoria dei mali di questo Illustrissimo e Nobilissimo Cavaliere il quale ancorché , come in essa Istoria si scrive , con J' ajuto de' medica- menti f itti stia meglio , nulladimeno egli non crede di avere a poter mai guarire , anzi teme mali molto peggiori , e perciò sempre se ne sia mesto ^ e melancolicov io sono di opinione totalmente contraria alla sua , e tengo più che fermo , che se egli vorrà esser sano, potrà facilmente es' serio , purché egli ajuti i Medici con la quiete della mente , con 1' allegria , e con r obbedienza. I molivi del mio credere sono r età ancor fresca di questo nobilis- simo Cavaliere ; la dottrina esperimentaià de' Sigg. Medici , che gli assistono, i qua- li fino a qui lo Laaiio trattato veramente con somma e diligeotissima prudenza nel- ]' amminislrazione di medicamenti appro- priatissimi ; e quel che grandemente im- porta , i suoi mali stessi , e le loro cagioni che non son tali , che non possano essere vinte, e domate da' Medici, purché, come io diceva di sopra , egli voglia cooperarvi con r allegria , e con la buona , e certa speranza di dover guarire. La melancolia dell'animo pensieroso ed afìlilto accrescerà sempre le cagioni de'suoi mali , affliggendo sempre maggiormente le fibre nervose, che nascono dalle piccole glanduleite del cor- ticc del cervello , dalle quali fibre hanno origine le conjugazioni de' nervi , che sì diramano poi a tutte le viscere , e parti- colarmente agi' ipocondri , onde ne nasce lo sconcerto delle viscere medesime , lo sconcerto delle fermentazioni , e delle se- parazioni ne' fluidi , e lo sconcerto altresì del sugo nerveo , e quindi lulti gli acci- denti registrati nella relazione. Che si deve dunque operare per ser. vizio di questo Signore ? Si deo cammi- nare per quella slessa strada dalla piace- volezza , per la quale fino a qui hanno camminato i Sigg. suoi Medici assistenti , 358 e particolarmente fine» che durano qaesU caldi cosi grandi iq questa stagione così asciutta. Venuto l' \utunno, e eoa esso le piog- ge , e la rinfrescala della stagione , mello in considera/ione a' prudentissiraì Si^^uori suoi Medici assistenti , se fobse per esser giovevole venire ad un lungo e conti- nuato uso di siero , per addolcire eoa es.^.o qut-lle particelle acidosaliu'e , delle quali sono un poco troppo abbondanti i fluidi rossi e bianchi , che scorrono per li canali del corpo, di questo Illustrissimo Signore, lo per me crederei , che' queslo medicamento fosse per essere più che pro- porzionato , e più che utilissimo. ^ ^ Potrebbe dunque darsi da principio a Sua Signoria Illustrissima una bevanda so- lutiva al peso di sei o di sette once;, fatta con bollitura di cassia , e di sena , ■ è di ere- mor di_ tartaro, raddolcita q con gìulebbo aureo, o con zuccherino solutivo; e quan- do questa bevanda avrà cominciato a muo- vere il ventre con la ^ua operazione , si potrà dare a bere a Sua Sig. Illustrissima quattro o cinque libbre di siero depuraló , e ben chiarito , acciocché possa passare , e ben lavare il condotto tutto de^li ali- menti , e diffondersene ancora per lutti gli altri minimi canaletti , che alle parieti ;., interne di esso condotto metton foce. Potrà poi seguitare a prendere per nove o dieci giorni , ogni mattina , dieci 5 cìojici once del medesimo siero heu de- purato , e ben chiarito , e non raddolcito con cosa veruna , facendosi il cristere un "lorno sì , e due j^iorui no : ed ottimo sa- rebbe ,■ che questi cristeri fossero fatti o di semplice brodo, o di siero stillato, con ìa giunta del solo zucchero, e del butiro> ovvero olio di mandorle dolci j ed un poco di sale. In questi otto o nove giorni , metto in considerazione, se fosse per essere uti- le il cavare il sàngue dalle vene emor- roidali. Passati questi nove o dieci giórni , ri- tornerei di nuovo alla medesima bevanda evacuativa di sopra detta , o ad altra simile con la solita bevuta dietro delle solite lib- bre di siero depuralo. E così andrei con- tinuando per due mesi , pigliando questo evacuante ogni dieci giorni in circa col siero ne giorni di mezzo, tra uno eva- cuante e l'altro, e non tralasciando i cri- steri , o qualche piccola preserella di pura cassia talvolta in loro vece. Terminato il siero, farei passaggio, se fosse approvato dagli Eccellentissimi Assi- stenti , air uso della bevanda dell'erba Te ^ pigliandone ogni mattina sei o sette once, cinque ore in circa avanti pranzo. Questa conforta la testa, fortifica lo stomaco , ed c uno de' più gentili aperienti , che abbia la medicina ; ed il lungo uso di essa lo crederei utilissimo per questo Signore. 36o Noa propongo un cauterio nella co- scia , perchè forse ci avrà avversione, ma se non ci avesse avversione, lo stimerei molto e molto profiiievole. Sopra tutte le cose loderei il vino in- nacquatissimo all'ultimo seguo, siccome anco se talvolta per qualche giorno in vece di vino, bevesse acqua pura, e sem- plice ^ o semplice acqua d'orzo, ovvero altra simile acqua pura. E non tema questo Cavaliere dello stomaco , e del suo raffreddamento, poiché nel suo sto- maco non vi è freddezza veruna veruna. E quegh , che egli chiama languori di stomaco, non provengono da altro, che da svolazzi, e ribollimenti di bile amaris- sima dar duodeno allo stomaco. Continui quella maniera di villo re- frigerante, ed umettante, che da' Signori suoi Medici gli è stata prescritta : e non tema talvolta con amorevole discretezza di mangiar qualche frutto, secondo le stagio- ni, che corrono. Che è quanto brevemen- te posso dire, rammentando di nuovo quello, che da principio dissi, cioè l'alle- gria^ e la quiete dell'animo, con la cer- tezza del guarire. 36ff Per una Idropisia. D alla puntuale, e diligente relazio- ne trasmessami intorno alla malattia della Sig. Angiola Bacci, raccolgo che questa Wobil Signora è idropica , imperocché , per Talermi delle parole stesse della suddetta relazione , ella ha enfiato notabilmente il ventre inferiore, e lo ha stirato a foggia di un gran tamburo , con relassazion dell'om- belico, ed è poi smagrita in tutte l'altre parti del suo corpo. I dottissimi Sigg. Me- dici che assistono , credono , che questa idropisia sia ventosa, ed io parimente sono della loro opinione , col creder però di più , che tra il vento vi sia ancora del- r acqua , e forse non poca ; e che vi sia di quest' acqua , comincia a darne segno neir ombelico dal Chirurgo riconosciutavi conforme la relazione. Per guarir di que- sto fastidiosissimo, e penosissimo rnale ha fatti questa Signora molti medicamenti ^ ma sempre senza profitto alcuno , e que- sto avviene , non per cagione di essi me- dicamenti, che sono mollo e molto propor- zionati al male , ma bensì per ragione del male medesimo ostinato, caparbio , e che sì e ritirato in una fortezza , nella quale i me- dicamenti non hanno T ingresso libero , e franco. Qu'ili intenzioni adunque dee ave- re il buon Medico per consolazione di que- ( sta^ buona Signora ? La prim.i iotenzioiieS si è di conservarla in vita più luDgamen- te , che sia passibile, la seconda portarle lutti quegli ajuti, rhe coDcede T arte della Medicina, acciocché i suoi dolori / e tra- vagli abbiano pausa , e la offendano più di rado , e con minor eftìcacia ^ che aia possìbile. Ma in una stagione ct-sì calda come è questa , nella quale presentemente ci troviamo , poco par mi che possa ope- rarsi , e tanto pvù ancora , che fra poro si entrerà nel Solleone. Il mìo consiglio pie- senleniente sarebbe , che la Sìa. Anciola per qnesti due mesi di Luglio e di Aj>o- sto se la passasse col prendere la mattina sei o sette once di brodo lungo ^ nel qua- le abbiano bollito un poche di radiche dt radicchio, e di sparagi j .e col farsi ua.ser- viziale comune un giorno sì ed un giorno no infallibilmente , conforme ancora le fii prescritto da' Signori suoi Medici. , Quando sarà venuto poscia il Seitera- bre, metto in considerazione a' Signori Me- dici, che assistono alla di lei cura, se fos*- se per essere utile a questa Signora T uso dei seguente vino medicato , pigliandone un giorno sì, ed un giorno no una presa di quattro once e mezzo, o di cinque , più o meno secondo l'operazione maggio- re o minore , ed il giorno fra 1' una pre- sa, e l'altra del -vino' medicato, ha d^.pi- gliare un brodo semplice di oap. iv. avan- 363 ti al quale luglìiolt.isca Una dramma di terebinto fatto io bocconi. Prendi trementina Veneziana lib, mez. Acqua comune lib. v. '''^J Boll) il tutto insieme in calderotto bene stagnattì , finché resti lib. ij. 'e tàez. di acqua, si lasci freddare, e poi si coli. Alle suddette lib. ij e mez. di acqua , si aggiunga lib. vj. di vino bianco. Sciarappa polverizzata onc. j. e itìezi Sena in foglia onc. ij. e me'z.'* * C'emor di tartaro cnc. j. Sia infuso il tutto io vaso di vetro bea serrato alle ceneri calde per ore 24 agi- tando di q'ian lo in quando il vaso. Dopo ]a suddetta infusione di 24 ore si aggiun- ga nel medesimo vaso oao. x. di manna scelta della più bianca, e si tenga per tre altri giorni alle ceneri ciilde dimenando , e agitando di qua ido in quando il vaso , ponendo mente, che nelle ultime ore della infusione si agg'iinga intorno al vaso un poco di brage accesa , acciocché la infu- sione si' sóaldi bene : si coli finalmente ♦ é si sprema : è si serbi per 1*usd détto di sopra. Il giorno di mezzo fra 1' uaa presa, e l'altra di questo suddetto vino medicato solutivo, metto in considerazione, se fòsse per essere utile il prender rà""raattina a buon'ora urla drim na di terebinto di Ci- pro , ridotta in bocconi , soprabbevendovi un brodo luago di quattro once ia circa. 364 Metto anco in considerazione , se fos- se per esser più profittevole, in vece del suddetto brodo, bevere una chicchera di Te .raddolcita con un poco di zucchero , polendo il Te corroborare lo stomaco , rompere i flati , e tenere aperte le strade della urina , il che è lauto necessario ju quel male , da cui viene afflilta la Sig. An-. gioia. Questo è quanto posso brevemente dire, rimettendolo sempre al prudentissi- mo giudizio de' Sigg. Medici assistenti , e pregando il Signor Iddio datore di ogni nostro bene , che voglia consolare questa Signora. Per un gonfiamento di gambe. ]Nfon ho mai rappresentata la perso- na dì Medico , quando ho scritto qualche cosa intorno al gonfiamento delie gambe deli' Illustrissimo Sig. Abate Siri, ma ben- sì ho avuta intenzione di rappresentar la persona di un suo vero servitore , e uo- mo dabbene, e non aflaccalo a veruua set- ta , nè a veruna opinione , ma solamente al buon servizio di sua Sig. Illustrissima. 11 simile farò presentemente. Vedo che il Sig. Abate si è messo a ìeggere i libri de' Medici , per acquistarsi qualche cognizione di quelle cose , che 365 jDOssouo essergli di profitto , coli' astener- sene , o col metterle in opera. Vedo altre- sì, che questi libri di medicina egli li leg- ge con giudizio, e con prudenza, e che egli in cosi fatta maniera gli legga me ne sono infinitamente rallegrato , perchè per ordinario a quegl' infermi, che si mettono a scartabellare i libri de' Medici , suole so- ventemente avvenir quel che avvien a cer- ti arditi baldanzosi fanciulli, e più saccen- ti degli altri, i quali imparando l'ar- te del nuotare , e parendo loro di aver im- paralo più che a bastanza , si arrisicano ue'tonfani più profondi, ma quivi poi a loro malgrado si accorgono, che non han- no, ion parato altro, che arditezza per sa- pere affogare. Mi rallegro dunque di nuo- vo , che il Sig. Abate usi tanta prudenza nelle sue letture de' libri di Medicina , e questa prudenza la raccolgo da quel che egli nella relazione scrive con tanta aggiu- statezza. Scrive il Sig. Abate di aver ricavato da quei libri , che i medicamenti catartici o purganti gagliardi sono nocivi. Egli è vero son nocivi nocivissiml , perchè sebbe- ne fanno una grande evacuazione, ad un tratto de' sieri , lasciando poi le viscere cosi infralite, e per così dire , cotanto sfibrate , che la generazione de' sieri me- desimi cresce strabocchevolmente con gran- dissimo danno degl' infermi. Si astenga duo- 366 qne il Sig. Abate da tuli' i meclIcameuU purganti violenti , e eradicativi. JSon son di questa raxza i piacevoli mediramenli, che leuienti dalle scuole si cbiamauo, come sarebbe il siroppó aureo, iJ siroppo violato solutivo, il zuccherino, ed altri simili, e la manna; ancora ^ impo- rocche questi solamente sturano le prim^ strade, onde la natura da per se stessa coi suoi moti peristaltici può gentilmente , sear 2^ infralir le viscere, e .senza dissipazìoQe di. spiriti , cacciar fuora qualche pi rzion- cella di sieri: e così essa natura si sol- leva dal peso , e può appoco appoco con- cuocer meglio il restante, o per lo meno, non rigenerarlo con isfrenata velocità. Non ripugni il Signor Abate al prender di quando in quando con la dovuta modera- zi< ne qualche piacevole bevand uccia evar cuante , se dalla prudenza de' suoi Sigg, Medici assistenti gli venga proposta. Non repugni. E crederei, che a questo fine, oltre i soprammentovali siroppi, potesse far- ^i familiari quelle Pillole , che in Firenze si chiamano le Pillole del Redi. Queste son falle d' innocentissimi su- ghi, e polpe di varj fiori, e frutti ; eva.- cuano con piacevolezza , e senza fastidio veruno, e di più lasciano lo stomaco, e le viscere corroborate , e rinfrancano il sangue^ e si pigliano immediatamente avan- ti d pranzo^ o avanti ia cena ^ o a mezzo li pranzo, o a mezzo la cena. E se ne 367 pigliano tre per voUa , o due secondo chp operano. Dubita il Sig Abaie, cbe l'acqua o i ^ie^i calati alle gambe non istagnìno qui- vi, e Dòn vi sì imputridiscano, e facciano poi altri cattivi efl'eiti. Ma perchè mettere, ora in campo questo dubbio? Primieramen- te la linfa, ed i sieri , cbe calano alle gam-^ be , non istanno quivi sempre ferrai , ma soventemenle ancor essi circolano; e di ciò ne sia contrassegno manifesto, che chi La le gambe enfiate di questa razza d'eu- fifjmeuto, se sta qualcbe' giorno, o qual- che notte nel letto in riposo, le gauibe disenfiano , e se poi si ritorna al moto , lieufiino, perchè le valvole o sostegni dei Tasi linfatici sono If.debwlUe, e non reggo- no^ il peso della linfa, e la lasciano cade- re al basso , donde sempre può riconcilia- re standosi con le gambe in rijioso. Di p ù io non so perchè sia necessario , che la linfa , G il siero calato alle g nnbe vi si debba corroqapere, e putrefar visi. Io co- nosco uomini , che hanno portate più di treut'aani le gambe enfiale. Questi tali av- venimenti temuti dal Sig. Abate non pos- so» mai mai avvenire alle persone gindìr ziò^é*i e che hanno buona cura della loro salute,^ che vivono con parsimonia di rnaogcarc, e di bere con regolato modo di vi'veFe.' Di più replico di nuovo, per- chè mettere in campo questo dubbio? men- tre il Sig. Abate dice nella sua lettera. 368 che presentemente la polpa della gamba destra , che è la porte più contumace^ è scaricata quasi interamente del suo molto grande umore. Dice, che corrono già due anniV, ciie in dormendo gli esce dalla bocca qualche acqua , che tigne , e macchia la camicia , e le lenzuola , e che da alcuni mesi in qua è più copiosa. Quest' acqua cala in Locca da quei vasi salivali , che la natura con molta provvidenza ha fatto , che met- tano foce nella bocca , e particolarmente sotto la lingua , e servono ad usi necessa- l'issimi , de' quali non vt giio far qui il racconto. Dirò solamente , che a una iu- finitò grande di uomini e giovani , e vec- chi suol succedere questa faccenda, e che non è cnsa da farne gran caso. Mi rallegro sommamente, ed è un'ottima oUimissima cosa, che le urine giornalmen- te' sieno copiose , e di ottimo colore. Menr tre queste staranno in questo lor buon proponimento, difficilissimamente può gon- fiare il ventre. Circa le cose da bollirsi nel brodo per mantenere il suddetto corso dell'urine sem- pre aperto, tiene il primo luogo la con- traierva , la quale corrobora ancora lo sto- maco , e l'altre viscere, e fortifica il san- gue , e lo mantiene in quel tuono , nel quale ci è di bisogno, che si mantenga. Si possono anco bollire le cime degli spa- ragi , o fresche , o secche ; si posson boi- lire le radiche di essi sparagi , di prezze- molo, di borrana, di cicoria, foglie di prez- zemolo, di crescione, di sedani ec. Fer un mormorio et orecchie. Cosa molto difficile sarà ad ottener- si, clic l'Illustrissimo Sig. Marchese si li- beri da quella piccola sordaggine, che ricono' sce in se medesimo, da selle anni in qua^ dopo di aver fatta una cascata, nella qual cascata rimase offesa la testa, con un mor- morio nelle orecchie , a segno tale , che continuamente gli sembra essere, o in vi- cinanza di qualche fiume, o di campane sonanti , o di tamburi battuti. Cosa molto difficile sarà , dico che egli possa liberarsi da questo male, (i) imperocché nello spa- zio di setìe anni ha molto affondate le sue radici , e di più ha avuto origine da causa violenta esieroa concussiva , ed abi- le ad aver fatto un male organico , cioè lutto per lesione d' instrumenti , e non di fluidi , che corrono , e ricorrono con (0 Qii^ndo il male consìste ne' fluidi più facilmente si cura ; ma quando da es- so restano attaccate le parti solide non va cosi. Redi. Opere* Voi. IX. za 370 perpetuo moto per li canali del nostro corpo. INulladimeoo perchè le viscere in- feriori possono accrescer mólto il male con la loro pienezza , e possono accre- scere altresì la pienezza , e la sonnolenza della testa , perciò parrai necessario ve- nire all' uso di qualche medicamento, il quale potrà fare che il male dell' Illustris- simo Sig- Marchese non vada delerioraudo. Io loderei dunque , che il Sig. Mar- chese quanto prima pigliasse una piacevo- le medicina, e che dopo di essa per dieci giorni continui , ogni mattina pigiiasse un siroppo composto di siroppo de pcmis sem- plice , e acqua di melissa stillata secondo le ordinarie dosi note a' Medici. Nel tem- po , che piglierà questi siroppi , si con- tenterà Sua Sig. Illustrissima di farsi un giorno si, ed un giorno no, un semplice cristierc comune , ed in uno di questi gior- ni , nel quale non gli tocchi a t'arsi il ser- "viziale , si farà cavare una libbra di san- gue dalle vene emorroidali con le sangui- sughe. Terminati i siroppi , si contenterà il Signor Marchese di evacuar di nuovo gli umori del suo corpo , con la infrascritta medicina. Prendi sena di Levante dr. vj. Creraor di tartaro ouc. mez. Infondi per ore xii. in sufficiente quanti- tà di acqua comune alle ceneri calde. In fine fa levare un piacevole bollore. Gola , € alla colatura aggiugnj Giulebbo aureo onc. iv. e raez. Sugo di limone spremuto onc. mez. con chiare d' uovo q. b. chiarifica s. 1. a. e cola per carta. Preadi di delta colatura onc. vij. per pigliare sei ore avanti pranzo. Fatto questo si riposi il Sig. Marche- se per due giorni , e poscia cominci a pi- gliare lo infrascritto medicamento , un giorno sì , e un giorno no. Prendi sena di Levante onc. iìj. Rabarbaro polverizzato onc. ij. Cremor di tartaro polverizzato onc. j. Si metta il tutto in orinale di vetro , e si irrori con lib. j. e mez. di vino bianco generoso ; e subito si aggiunga acqua di Melissa stillata a stufa , o a vetro lib. iv. e mez. Acqua di fior d' aranci stillata a ve- tro lib. j. Si serri l'orinale col suo cappello cie- co, che non isvapori, e si tenga per ore 24 alle ceneri calde. Passale le ore 24 si apra r crinale , e s'aggiunga Manna scella della più bianca onc. vij. Si riserri l'orinale, e si rimetta alle ceneri calde per 48 ore , agitando soven- temente il vaso, e passate le 48 ore si ac- cresca intorno all' orinale un poco di fuo- co in modo che levi un bollore , si coli per panno grosso , e si sprema bene i e la 372 colatura si ricoli di nuovo per carta , e si serbi in ampolle di vetro coi collo, con un poco di olio sopra , per pigliarne onc. iv. e mez. una mattina sì, e una mattina no, crescendo o sminuendo la quantità secon- do r operazione maggiore o minore , che farà ; il che potrà giudicarsi molto bene da quel prudeutissimo Medico , che assi- sterà alla cura di Sua SÌ2. Illustrissima. La mattina, nella qiir^le non si pi- glerà il sovraddetto medicamento, il Si- gnor Marchese piglierà otto once di br< do di cappone boa digrassato , e senza sale , raddolcito cOi\ un'oncia, odi giulebbe di scorza di cedro , o di giulebbe di fiori di aranci. Continuerà questo medicamento per una ventina di giorni , tei minali che saranno , sarà ancora terminato ogni sorte di medicamento col farsi un semplice cri- stiVre. E avveitisca il Signor Marchese di ziou farsi mai nel tempo della sua ].urga di quei crislieri , che da noi altri Medici sogliouo essere ordini)ti con tanta pompa , e con tanta ciurmerla , col mettervi den- tro quelle tante , e tante cose , quei tanti o'j , e quei ~t. nti laito\ rj , e giulebbi, e mieli, (i) Si faccia serviziali con semplice (j) ^ledo , che gli Speziali oviaìino per mate questa ordinazione. acqua (K pozzo, con la giuiatura di due o di tre once di zucchero, con uq poco di olio comuoe , e un poco di sale. E se per dar soddisfazione al popolo non voles- se torre acqua di pozzo , la tolga di fon- tana , o tolga acqua di orzo , o tolga bro- do di carne, che poco im}3orta. Non solo nel tempo dol medicamento, ma altresì dopo il medicamento il Sig. Marchese usi una aggiustata maniera di vive- re tanto nel mangiare, quanto nel bere. Sopratlutte le cose procuri di bevere vini sentili, e bene iunacquali. I vini grandi generosi fumosi gli saranno sempre di grandissimo danno , e particolarmente be- vuti in quantità smoderata, e senza acqua Lo stomaco del Sig. Marchese non è fred- do , come egli forse si crede , e come si accenna nella relazione trasmessami. La cena sia sempre più parca del pranzo , mentre però non vi sia 1' assuefazione in contrario. Basta che de' due pasti, uno sia Y)iù moderato dell' altro. E se vuol viver sano e lungamente , alle volte^ogni tanto tempo lasci un pasto, (i) La sanità degli (t) Dice il proverbio che ne uccide più ìa gola che la spada. Noli avidus esse in omni epulatione , et non te effundas super otnnem escam. In raultis escis erit inlirmitas. Proptei' 374. . uomini sta più nell'aggiustato uso della cuci- ne e della tavola , che nelle scatole^ e negli aiberelii degli Speziali, ancorché in essi albe- relli sieno scritte a lettere tanto lunghe quei bei nomi misteriosi ed incogniti. Le frut- te , secondo che ci son date dalle stagioni non sono mal sane , anzi saranno di uti- lità al Sig. Marchese , purché sieno usate con mano discreta, e senza strabbocchevo- le uso. Questo è quanto posso dire in e- secuzione de' comandamenti , che mi sono stati fatti : soggiugnendo » che se il Sig. Marchese vorrà applicare i rimedj locali nella cavità degli orecchi , conforme dico- no i libri di noi altri Medici, e conforme insegnano le dottoresse donnicciuole , di certo egli sì farà male , e ne ritrarrà di quei danni , i quali poi non si potranno risarcire. Ter una ostruzione delle vene scorrenti ■per le viscere del 'ventre injeriori. Falla riflessione a quanto viene scrilv to nella Relazione trasmessami , considera- to parimente il temperamento , 1' abito di corpo , la costituzione , e 1' età dell' Illu- crapulam multi obierunt: qui autem ab- stinens est, adjiciet vitam. Ecclesiastes Cap. 38, striss. Sig. Marchese , parmi che le cagioni de' suoi travagli non vengano da altro, che da qualche piccola ostruziouceila delle ve- ne , che scorrono per le viscere del ventre inferiore , e da qualche caloruccio intro- dotto nelle viscere medesime , e ne' flaidi bianchi , e rossi , che pure per le medesi- me viscere scorrono , onde qualche evapo- razione monta alla testa. Quindi è che sti- merei opportunissimo, che il Sig. Marche- se al principio di Settembre cominciasse l'infrascritto Medicamento. In primo luogo , allora quando egli vorrà dar principio ad esso medicamento, la sera avanti si farà fare un serviziale comune semplice semplicissimo , fatto di brodo , zucchero , sale , ed un poco di olio , o di butiro , e se la passerà legger- mente con la cena , non pigliando altro , che una buona minestra, ed una coppia di uova da bere, e non berrà altro, che due once di vino innacquato con tre once di acqua, eia mattina seguente comincerà a pi- gliare !o infrascritto stroppo, e lo beverà senza riscadario, in quella freschezza, che concede r aria delle stagione corrente. Lo piglierà cinque ore almeno avanti desinare , e lo piglierà nel letto , e dopo preso , procu- rerà di dormirvi sopra un' ora , o un' ora e mezzo ,• e non potendo dormirvi, e non gli venendo fatto, stia almeno per quel tempo nel letto, e faccia vista di dormire. 396 in buon riposo di animo , e di corpo, con ogni maggior quiete Prendi acqua di viole mammole stil- lata onc. vj. Siroppo di tintura di viole mammole onc. j. e raez. Sugo di limone spremuto onc. j. Mescola , e cola per carta , e serba per lo siroppo da pigliarsi ogni mattina nell'ora, e nella conformità accennata. Quando il Sig Marchese avrà pigliati quattro di questi siroppi. si farà cavare sette, ovvero otto once di sangue da una delle vene del braccio destro o sinistro , secondo che più o neirnno, o nell'altro saranno le vene facili al Cerusico da po- tersi tagliare. Mentre piglia questi siroppi si con- tenterà di farsi fare il serviziale infallibil- mente una sera sì , e due sere no. Pigliati otto o nove de' suddetti sirop- pi , sarà necessario evacuare gli umori , che di già sono stati disposti con la seguen- te medicina, (i) ""~~~"~~~-~~~~"~-"~~~~~~"""~""~— ~" (i) lo tengo per indubitato eh" il Redi 'dettasse questo Consulto innanzi al tempo del suo disinganno , quando aneli esso si accordava co'' Medici più ignoranti a far lunghe ricette , le quali , coW invecchiare , andò sempre riformando ; ma ciò non to- glie niente al suo gran nome, anzi lo di' ^77 Prendi cassia tra'ta di fresco dr. v« Si stemperi in sufficiente quaotifà di acqua comune , e poscia vi si aggiunga : Sena di Levante ben netta da' fasti dr. vj. Cremor di tartaro cristallino dr. iij. Macis acciaccato dr. j. Stia infuso per ore xij alle ceneri calde , ed in fine si faccia levare un pic- colo bollore ; si levi dal fuoco , si lasci freddare , e quando è fre(Mato si coli e si sprema , ed alla colatura si aggiunga: Manna scelta della più bianca onc. ij. Siroppo violalo solutivo ooc. j e mez. Sugo di limone spremuto onc. j. Con chiare di uovo quanto basta , chiarisci secondo le regole dell' arte , e cola per carta sugante. Prendi di detta colatura onc. vi), per pigliare la mattina nello svegliarsi dal sonno , almeno cinque ore in circa avanti desinare. Tre ore dopo aver pigliala la sud- delta medicina , o ella abbii cominciato a muovere il corpo , o non abbia comincia- lo , è necessario , cbe il Sig. Marchese beva una libbra , e mezza di acqua di mostra un Uomo di g''an discernimento , perchè seppe ranvedersi a differenza di certi solenni DoUoroni che ogni giorno imparano a smenùicare. 378 Melissa stillata , e la beva di quella fre- schezza naturale , che concede 1' aria della stagione. Terminata in questa maniera la pur- ga , per quattro mattine conti aue piglierà ogni mattina sei once dì brodo sciocco , e ben digrassato , raddolcito con un'oncia di siroppo di fiori di borrana , e lo piglierà cinque ore avanti pranzo , procurando dopo di esso brodo di dormire un buono e riposalo sonno. Termi iati questi quattro giorni comin- cerà il giorno seguente l'infrascritto medi- camento, che sarà uu siroppetto solutivo acciajato , da pigliarsi ua giorno si , ed tin giorno no. Prendi. Radiche di polipodio quercino acciaccate dr. j. e mez. Acciajo preparato con zolfo , che per altro nome è chiamato Croco di Marte aperiente dr. ij. Cremor di tartaro cristallino dr. ij. e mez. Sena di Levante dr. iv. Infondi in orinale di vetro in sufficiente quantità di arqua di capelvenere stillata. Si serri bene l' orinale col suo cappello cieco. Si tenga alle ceneri calde per ore 24. in fine si aggiunga uu poco di fuoco intorno , che levi un piccolo bollore. Si levi d^il fuoco, e si lasci freddare, e quan- do è freddato, si apra l'orinale, si coli , ^79 e si sprema , e alla colatura si aggiuuga , Siroppo aureo otte. iij. Con chiare d'uovo quanto basta chia- risci s. 1. a. e cola per carta per pigliarne onc. V. un dì si , e un di no , e sempre che si dee prendere si rifaccia di nuovo. Tre ore dopo aver pigliato il suddet- to siroppo acciajato si contenterà il Signor Marchese di bevere otto once di brodo di carne sciocco ben digrassalo , puro e sem- plice , e senza raddolcirlo con cosa ve- runa. Il giorno , che il Sig. Marchese piglie- rà questo suddetto siroppo , sei ore dopo desinare , è necessario che pigli l'iufrascrit- la bevanda. Prendi giulebbo de pomis semplice onc. j. e mez. Acqua di borrana once iv. Mescola per prendere come si è detto. La mattina nella quale non li tocca a prendere il siroppo acciajato , stimo oppor- tuno il prendere a buon' ora la infrascritta bevanda. Prendi acqua di melissa stillata onc. v. Giulebbo di scorza di cedro once j. e mez. Mescola per pigliare conforme si è detto di sopra. Mentre fa questo medicamento sareb- be bene il farsi alle volle qualche servi- ziale , in quel giorno nel quale non tocca a bere il siroppo solutivo. Ma 'questi , se il Sig. Marchese vi avesse grande avver- 38o sione , non sono totalmente necessarj : e»U è però vero che ajulerebbono molto YeFù- cacia del medicamento , e sarebbono di grande utilità. Di quei siroppi acciajatì solutivi è ne- cessario pigliarne dieci. Sicché in Tenti giorni sarà terminato il medicamento dello acciajo , dopo del quale fa di mestiere con- tinuare per alcuni giorni , come sarebbe a dire dieci o dodici a prendere ogni mat- tina nello svegliarsi dal sonno una buona ciotola di brodo sciocco , nel quale sieno state bollite delle cime di borrana fresca. Quanto si appartiene alla regola della TÌta. I cibi sieno sempre più frequentemen- te cotti a lesso che arrosto. La minestra si mangi mattina e sera , e sia copiosa di umido di brodo. Nelle minestre si possono far bollire dell' erbe , come endivia ^ lat- tuga , acetosa , borrana , zucca ed altre simili cose. INon è errore qualche volta , ancorché di rado , far la minestra di far- ro , di orzo di Gei^mania o dì riso , ma sia minestra non grossa , ma lunga e bro- dosa. La frittura di cose gentili e facili alla digestione è ottima L'uso delle fruite, secondo che son somministrate dalla stagio- ne , è ottimo , purché sia regolato da una ragionevole e moderata parsimonia. La bevaada sia di vino, ottimamente innacquato. 1! vino sia piuttosto amabile che austero , crudo e agro. Questo è quanto posso per ora dire , 38i e spero che sia per giovare notabilìssima- iiiente, e prego il Sig. Iddio a concederlo, come desidero , ed auguro. Per una diminuzion di vista , ed altri inali nell' occhio destro di una Dama, Nella rei azione del male della Illustris- sima Signora Marchesa di Putenzana, io leggo , che Sua Signoria Illustrissima ha cominciato a patire nell' occhio destro in- fin dal passalo Settembre in qua ; il male che vi patisce si è, che in quel!' occhio la vista è sminuita notabilmenie, e che avanti al medesimo occhio vede tul volta certe cose, come nere e vaganti, e di più che l'occhio stesso pareva come un poco rien- tralo in dentro , ed a chi vi badava bene pareva ancora un poco sminuito , ancor- ché la pupilla fosse chiara, beliate senza verun difetto apparente , ma solo la Si- gnora Marchesa vi sentiva qualche peso, e sentiva altresì come una certa freddez- za , la quale occupava tutiaquanta la de- stra parte del capo , e parevale , che lo stomaco fosse come ripieno e gontìo , sen- za mai avere appetito di sorta alcuna , e pativa stitichezza di corpo con molti bollimenti nella medesima parte , i qua- li bt»llimenii pare talvolta a Sua Signo- ria lliustrissimu che vaghino ancora per la 38a regione del petto. Ed in Cfiiesli soprammen- lovats travagli nel mese passato di Febbrajo le è uscito del sangue dalla narice destra del naso, e una volta arrivò fino alle tre once. Del resto rinvengo , che questa Illu- strissima Signora si trova uell' età di qua- rantacinque anni, e va continuando per ancora a suo tempo quelle evacuazioni san- guigne, le quali ogni mese sogliono aoprag- giungere alle donne. Dal dottissimo Medi- co , che assiste alla cura di questa nobilis- sima Signora, con molta e giudiziosa pru- denza per alleggerimento di questi mali , fu lodato a Sua Signoria Illustrissima, che si facesse frequentemente de' lavativi , e pigliasse de' rinfrescativi ne' brodi alterali , e di più che prendesse ancora una presa di pillole evacuative; il che la Signora puntualmente esegui , e da tutto questo le parve di averne ricavato qualche giovamen- to , tanto per la freddezza della testa , quanto ancora per la pienezza dello sto- maco. Ma presentemente non riconosce più quel miglioramento , ma le pare di starsi alle medesime di prima ; quindi è che di- manda ajuto interno a quelle cose, le quali potrebbouo mettersi in opera per sua sa- lute. Certa cosa è, che non si può cammi- nare per altre strade, che per quelle sles- se , le quali in questa cura sono state in- traprese dal dottissimo Medico, che assiste ?illa persona della Sig. Marchesa, essendosi 383 egli incamnaluato con la guida dei precetti, e delle regole della vecchia, e della nuova medicina. Imperocché si vede chiaramente che la testa della Sig. Marchesa è ripiena di fluidi , i quali coi loro bollimenti ca- gionano quella apparente freddezza, e com- primendo il nervo ottico deJl' occhio destro, e alterando qualche poco gli umori dei me- desimo occhio cagionano quelle immagini nere , che la Signora vede avanti agli oc- chi, e rigonfiando i muscoli del medesimo occhio, ne segue che essi muscoli si scor- tano , e scorciandosi per necessità tirano qualche poco in dentro l'occhio medesimo; e perchè questa pienezza di testa , è som- ministrata ad essa testa dall' universale di tutto il corpo quindi è , che è facile da credersi , che anco tutto il corpo sia pie- no de' medesimi fluidi bollenti , e facili a mettersi T uno 1' altro in impeto di gon- fiezza. E dottrina di tutti i Medici, che non si può aver cura dell' occhio, se non si ha prima cura al capo , e non si può aver cura al capo , se non si ha prima cura all'universale del corpo tutto. Ella è dot- trina ancora d'Ipocrate, che i mali degli occhi allora trovano alleggerimento , qu;m- do sopraggiungono evacuazioni mosse dalla natuia ; onde Galeno ebbe a dire, che se la natura non promoveva colali evacuazio- ni , era debito del Medico il procurarle con l'arte. Onde io con molta ragione ho % 384 lodato di sopra le evacuazioni e di cliste- ri , e di pillole messe in opera dall' Eccel- lentissimo Medico , che assiste alla cura. Ma quali medicamenti dovrebbonsi usa- re in avvenire per debellare un male , che vuol rendersi molto contumace j osti- nato , e rebelle , e non cedente ? Mentre fosse approvato, e giudicalo opportuno da chi assiste, stimerei necessario, che allora quando la stagione sarà fermata, ed uu poco ringentilita, la Signora Marchesa per olio giorni continui pigliasse ogni mattina cinque ore avanti pranzo l' infrascritta be- vanda : Prendi giulebbo di tintura di viole mammole onc. j. e mez. Acqua di viole onc. vj- Sugo di limone spremuto onc. j. Mescola e cola per carta. La terza mattina si farà cavai'e otto o nove once di sangue dal braccio dalla banda dell' occhio offeso. Terminuti gli otto giorni comincerà a prendere l'infrascritto solutivo gentile, e lo prenderà per quindici volte una matti- na sì , ed una mattina no. Prendi sena di Levante dr. iij. e mez. Sai prunella dr. j. e mez. Semi di finocchio acciaccati scrop. ij. Infondi in sufficiente quantità di acqua di eufragia alle ceneri calde per ore dodici , fi levar un bollore al fuoco , poscia la- 385 scia freddare , cola ^ ed alla colatura ag- giugni : Manna scelta onc. j. Siroppo violato solutivo onc. j. e mez. Sugo di limone onc. mez. Chiarisci s. 1. a. cola per carta. Prendi di detta colatura onc. iv. e mez, per pigliare, come ho detto di sopra, una mattina sì, ed una mattina no, bevendo tre ore dopo , sei once di brodo di pic- cion grosso ben digrassato , e Senza sale , e senza raddolcirlo con cosa veruna. Il giorno, nel quale non le tocca a prendere il solutivo , pigli la mattina cin- que ore avanti pranzo , la seguente be- vanda : - Prendi foglie di melissa fi-esche ma- nip. iv. Si pestino in mortajo di marmo ben bene con pestello di legno , e nel pestarle si ag- giunga zucchero fine onc. j. E quando il tutto è ben pesto, si stemperi con onc. x. di acqua di eufragia stillata a bagno , o a stufa , e si unisca bene , e poscia si coli per manica di Ipocrate ; e la colatura si serbi , per pigliarla mezza la mattina , come ho detto , cinque ore avanti pranzo , e r altra metà per pigliarla la sera due ore avanti cena. Terminato questo medicamento , met- to iu considerazione a questo Eccellentis- simo e prudentissimo Sig. Dottore , che assiste alla cura di sua Sig. Illustrissima Radi. Opere» KoL IX * 2 5 m se fosse berte , come io crederei , venire air uso di un piacevolissimo decolto di china con la giunta di una minima por- zioocella di radiche di sassafras , col bere a pasto la gentile bollitura secondaria delie fecce della prima decozione. Io per me crederei che fosse cosa per portare quella utilità , la quale è permessa in un caso tanto fastidioso , e contumace , e fosse al- tresì per lo meno per confortare ^ e per corroborare la testa , e le viscere del ven- tre inferiore. Che è quanto brevemente posso dire. E prego il Signor Iddio , che il tutto porti quel giovamento , che viene desiderato. Rimetto però il tutto al pru- dentissimo discernimento di quel dottissi- mo Professore , che giornalmente con la sua persona assiste , e vigila per la salute di questa nobilissima Dama. LETTERE Per lo più Consultiate D I FRANCESCO REDI. 389 AL SIG. DOTT. MARC' ANTONIO MAC ANI. (i) H o inteso dalla cortesia di V. S. Ec- cellentissima la storia de' mali della Signo- ra Clemenza Organi Vai , consistenti ia una Sciatica dell' Ischio sinistro. Io non ha dubbio alcuno, che il tutto non pro- venga , come ella accenna nella sua dotta lettera , dalle molte superfluità escremen- tizie radunate in questo corpo nel tempo della gravidanza , al che può molto aver ancora cooperato la debolezza dell' Ischio medesimo ricevente 1' afflusso. Di che na- turalezza poi sieno quelle superfluità escre- mentizie , io per me cj'ederei , che fossero sottili, raohili , ignee, e che se pure ab- biano acquistata qualche lentezza , ciò sia avvenuto a quelle solamente , che di già (i) Chi fosse questo Dottor Macani si vede in questo Tomo a car, 200, ego son calate alla parte dell' Ischio dolente , ma che quelle, che giornalmente stanno per calare , conservino tuttavia la loro mo- bilità , ed ancora la loro sulfurea ed ignea naturalezza, e di questa naturalezza ignea è effetto altresì » che i medicamenti eva- cuanti , tanto piacevoli , quanto risentiti non muovono il corpo , e non fanno ope- razione alcuna. Pure con 1' ajuto de' medi- camenti datile da V. Sig. Ecceli. ora è mi- gliorata assai ; laonde insistendo nella me- desima intenzione, stimo necessario conti- nuare, ed ammollire,, umettare, e rinfre- scare con acque pure, brodi, e puri sieri di latte senza alterarli; e continuare l'uso de' serviziali puri , e semplici , ma fre- quenti. (J) Quanto si appartiene alle vi- nacce , ed a' medicatnenli simili da appli- carsi alla parte , io gli avrei per sospetti j e temerei , che col loro calore non riscaU dassero la parte, e per conseguenza vi po- tesse correre maggior flussione. Oltreché poco questi possono arrivare all'interna cavità, o acetabulo. Pure me ne rimetto (r) E credibile , clie ciò potesse av vènire per la forza del calore il quale di- latando vie più i vasi, avria cresciuto in essi V afflusso degli umori viziati ; quin» di è che talvolta V applicazione de' medi- carnenti calidi alle parti tumefatte non suol giomre. al prudenlissimo giudizio , ed esperimea- tatissimo di V. S. Eccellentissima che come presente può giudicarlo molto meglio di me , che son lonlaDO. L' uso del vino in questi casi è molto pernicioso, e può gran- demente offendere gli articoli , e partico- larmente se sia bevuto senz' acqua , e sia generoso. E rassegnandole il mio riveren- tissimo ossequio le faccio devotissima riv,e- renza. AL MEDESIMO. Sento lo stato del Sig. Gav. Miglio- ratr dalla puntualissima lettera di V. Sig. Eccellentissima e con essa i riraedj messi in opera ne' tempi addietro , mediante i quali ha il Sig. Cavaliere ricavato qualche considerabile giovamento. Non bisogna dun- que perdersi di animo , ma bensì incon- trare il male con nuovi rimedj adeguati e alla semiparalisi , e alla nefritica , con quelle stesse intenzioni , che da V. S. Ec- cellentissima fino ad ora sono slate consi- derale. Per ben servire questo Signore metto in considerazione a Y S Eccellen- tissima se fosse bene al principio

  • . sopra a car, 49. (:ì) Tumore chiamato scirro ^ come si produca secondo gli anùchi. 424 gavine; le varici; un tumore dello scroto chiamato raraioe ; ed un altro pur dello scroto chiamato sarcocele, cioè a dire ernia ^ carnosa. Allerandosì questo stesso umore malancolico, col riscaldarsi e col riseccarsi di soverchio ne nasce la Vitiligine nera, e l' Elefanziasi (i) comunemente detta lebbra. Che se sempre viepiù si riscalda , e si ri- secca, s'ingenera il canchero, ed allora l'u- mor melancolico è chiamato atrabile, e da questa atrabile nell'ultimo grado riscalda- ta ne nasce il carbone, o carboncello. Il quinto umore è il siero del sangue, che dicono servire ad esso sangue per faci- litargli il passaggio per Je angustissime vie delle vene mesaraiche , e per quelle del fegato; il che eseguito dicono essere attratto il siero dalle vene emulgenli a reni, e dai reni cader poscia per li canali ureteri alla vescica. Se questo siero per qualche vizio dalle vene emulgenti non viene attratto, ma si rimane nel sangue , da esso sangue sparso, per cosi dire, e tramandato a varie parti del corpo, produce varj tumori. Im- perocché raccolto il siero nella cavità del ventre inferiore, si fa l'idropisia ascile; raccolto nello scroto nasce l'ernia (2) umo- (1) Elefanziasi , owero lebbra. (2) Lac. Hydrops iitric ul«ris T^poxf^kj^ cioè ernia acquosa. T^pvfKpaPio;. UmbÙico con accjua, rdpoKe(pa?.og. 425 rale dello scrofe, chiamala da' Greci Idro- cele ; raccolto nell' umbilico , nasce 1' er- nia umbilicale acquosa , per altro nome detta Idrcmfalo; raccolto nel capo, produce r idropisia del capo , nominata Idrocefalo. In oltre se il mentovato siero si sparge per la cute , nascono quei piccolissimi lu- moretti chiamati Sudamini, e per altro no- me dal volgo chiamati pelliccili , i quali per la salsedine del siero cagionano un acu- to , e fastidiosissimo prurito. Si confonde però il siero con la pituita sottile, ed a- cquosa, mentre da quello e da questa pos- son esser prodolli i medesimi tumori acquo- si, siccome per iscottameuto di ferro in- focato , o di acqua bollente , son prodotte alcune vescichette nella cute ripiene d'acqua nominate Idalidi (i). Rimane in sesto luogo da dire del- l' umore flatuoso, il quale produce an- ch' esso i suoi tumori (2). Per umore fla- (1) T^ande^ bolle acqua] ole. (2) // tumore fìautoso fu nominato dai Greci èfifpvffi^fia e corrispqnde alla voce latina. Inflatio. Di qui figuratamente fisima; umore capriccio. Così chiamata perchè il 'ventre di coloro che hanno questi mali , allorachè è percosso, suona a similitudine de" timpani. tuoso intendono gli aotichi una materia uere.t, quale appuuto è l'aria quando tira il' vento australe; e adducono per sua ca- gione materiale la pituita grossa , e viscosa; e per cagione efficleale assegnano un ca- lore mediocre. Insinuandosi questa flatuo- sità nel concavo del ventre inferiore, pro- duce r idropisia timpanitide; se s'intro- duce nello scroto, fa nascere l'ernia ven- tosa del medesimo scroto ; se passa nel- r umbilico, e lo fa gonfiare cagiona l'ernia ventosa umbilicale chiamata Reumatomfa- los; se nel membro genitale, ne deriva la satinasi , o priapismo. Tutti i tumori menzionati fino a qui son prodotti per cagione delie parti solide, e per cagione degli umori, ma degli umo- ri non mescolati tra di loro, ma bensì di ciascheduno considerato di per se schiet- to , e puro : per la qual cosa è da livel- larsi ora di quei tumori, che dalla mi- stione de* medesimi umori possono na- scere. ' Mescolandosi dunque il sangue, e la bile nascerà il flemmone Erisipelaloso. . . Questo troMaCo^ qualunque ne sia sta- ta la cagióne , rimase imptr fetta ; contut- tociò si è stabilito di stamparlo » per le molte notizie^ clic in esso si trovano. Mag- gior -vantaggio recherebbe al pubblico se 427 fosse compito ; perchè premessa V Istoria delle 'vecchie opinioni , avrebbe in ultimo r Autore spiegato la sentenza dè* moder- ni j come dalle parole sue pare , che pos-. -siamo dedurre. U antico sistema de* Me- dici , che stabilisce V origine delle malat- tie nel vizio degli umori già descritti , fu mal /ondato , ne sì può a ragion soste- nere. Ma non è qui luo^o di confutarlo. 429 NOTIZIE INTORNO ALLA NATURA DELLE PALME SCRITTE DA FRANCESCO REDI AL SERENISSIMO SIG. PRINCIPE DI TOSCAKA COSIMO IlU Queir Africano chiamato Chogia A- bulgaith ben Farag Assaid, che Vostra Sig. ne' giorni passati mi fece conoscere , io Io trovo un uomo di buona condizione, e ben costumato , e per Maomettano che €Ì si sia , parmi più che ragionevolmente dotto , e di non ordinaria intelligenza; laon- de si può credere esser vero , che egli ab-- bia lungamente studiato , come ei dice , 43o nelle numerose e grandi scuole di Fessa , e ohe di là venisse chiamato poi con par- titi onorevoli in Barbeiia, dove per lo spazio di quindici anni fu solenne Mae- stro dell'Alcorano, e dell' Arabiche letle- re ndla Corte di Hagi Muslafà Làs Re di Tunisi. Ha non poca ragione 1' eruditissi- mo Sig. Erbelot di farne stima , e di non avere a vile di comunicar talvolta seco gli araeraissimi suoi studj , intorno all' antiche, ed alle piii moderne lingue Orientali. E vaglia il vero , che Abulgaith ne possiede niolce, e le favella, e le scrive con fran- chezza, sicché tutti quei pochi, che in Fiienze ne hanno qualche cognizione, ri- masi ne sono ammirali. Egli , mercè de'ri- veritissimi comandamenti di V. Sig. fre- quenta spesso la mia casa, e ad alcuni miei amici amorevolmente spiega i princi- pj non solo , ma le finezze ancora della lingua Arabica , ed oggi , dopo un lun- go esercizio di quella, non poteva resistere con lacrime di tenerezza, e con tutti quei modi più ossequiosi , che portano i costu- mi della sua gente , d' esagerar meco la pietosa generosità del Serenissimo Gran Duca , che gli ha restituita la libertade , e quindi non si saziava di ridirmi quegli affabili , ed umanissimi trattamenti , co'qua- li da V. Sig. viene accolto. Io per me ten- go per fermo , che questi abbiano ad es- sere a lui stimoli efficacissimi per lasciar la falsa Maomettana setta , e per ricovrar- 43r si nel grembo del Cristianesimo , e di «ià mi sembra di scorger qualcbe barlume dì questo suo pensiero, e di j^ià veggio l'in- terna guerra del suo cuore: (i) E qual è quei , che dìsvuoi ciò che volle, E per nuovi pensier cangia proposta , Si che dal cominciar tutto si Lolle, In tal guisa appunto credo ora, cbe segua neir agitata mente di costui ; ma io spero che il genio migliore sia per riportarne ìa vittoria; e tanto più lo spero, quanto eh ei già comincia sveJatamente ad accorgersi delle manifeste contraddizioni, e delie ridi- colose favole, che sono nell'Alcorano, ed anco alle volte se ne lascia scappar di boc- ca qualche non ben terminato accento , ed interrottamenle fra' denti ne favella; anzi da certi giorni in qua egli è fatto curio- sissimo d'intendere i Misterj della nostra Fede, e cerca di sapere i riti , e le ceri- monie della Chiesa , ed a qual fiae sien fatte / onde mi convenne la stttimana pas- sata dargli minuto ragguftglio della fe- sta, e della distribuzioue delle Palme, che in alcuni de' nostri Templi fu da lui con particolare attenzione osservata. Dopo che io l'ebbi nel miglior modo , che io sapeva, (i) Dant. Infer. 2. 432 soddisfatto , essendomi con tale occasione Tenuto desiderio di apprendere alcune ca- riosità intorno alla natura dell'albero del- la Palnaa, (i) intrapresi ad interrogarlo , per vedere se dalla viva sua voce mi fosse per avventura venuto fatto d'intendere ciò, che io non aveva bastantemente potuto col mezzo degli scrittori della naturale Istoria; e rimasi dalle sue risposte così appagato , che poco , o nulla restandomi di dubbio , mi son lanciato , forse con soverchio ardi- mento, persuadere di portarne a V. Sig. quelle stesse notizie, le quali, se le giun- geranno per avventura nuove, averò io soddisfatto al mio dovere , e pel contrario mi rendo certo , ohe la somma benignità di V. Sig. da me tante volte esperimenta- la, gradirà il mio ossequioso intento. La Palma è un albero frequentissimo, e di grand' uso nell'Asia, e nell'Africa; ( i) // padre Gio. Antonio Gavazzi da Montecuccolo Cappuccino, neW Istoria détte Regni Congo , Matamha , e Angola ^ par^ la copiosamente delle Palme. Anche nel Giro del Mondo di Gio. Francesco Ge~ vìelli ^ pubblicato in Venezia 1719. Tom. 5. p. 102. e seg. e nelL' Opusc. delle Pai' me 'Stampato in Firenze nel 1693. vi sono molte belle notizie attinenti a queste piante* ma nell'Europa, e particolarmenfe nella nostra Italia , raro si vede , e se pur si vede, o non vi fa i frutti , ovvero non §li conduce a maturazione; e di ciò, oltre la quotidiana esperienza, ne fa testimonio Plinio nel decimoterzp della storia natu- rale, e prima di Plinio ce lo avvertì Yar- rone nel secondo libro , degli Affari della Villa. Ama la pianura, e non isdegna af- fatto la collina, purché vi sieno sorgenti d'acqua; imperocché non vi è cosa alcu^ na, di che più tema la Palma, quanto che del seccore , che la dannifica , e la strugge; onde quantunque ella voglia es- ser ben concimata , e nudrita di letame , ,nulladimeno le è nocivo negli annuali a- sciutti, e ne' luoghi, ne' quali non vi è ar- gomento da poterla più che abbondante- mente innaffiare ; e se innaffiata sia , ed abbia 1' acqua a tempo , ed il terreno se le confaccia , ella germina , e fruttifica sì oderosamente, che talvolta una sola Palma a prodotta tanta abbondanza di frutti, da poterne caricar giustamente due Cammelli. Ma siccome , secondo che scrivono co- loro , i quali le virtù delle piante, ovvero la lor natura investigarono , l' erbe tutte , e gli alberi hanno il maschio, e la femmi- na , cosi in nessuna pianta è più manife- sto che nella palma ; imperocché vanno raccontando, che la femmina senza ma- schio non genera , e non mena i frutti , e che all'iutorao del maschio molte femmi- Redi. Opere. Voi, JX, 28 434 ^ ne distenclono i lor rami , e pare , che ìo allettino , e lo lusingbiao, ed egli ruvido , ed aspro col fiato , col vedere , con la pol- Tere le ingravida; e se il maschio o si sec- ca , o venga tagliato , le fémmine , che gli ■verdeggiano intorno, fatte» per così dir, vedove, diventano sterili. (i)Achille Tazio nel primo lihro degli amori di Leucippe , e di Clitofonte descrive teneramèate questi^mo- ri della Palma, e con non minor galante- ria ne fanno menzione Teofilalto Simoca- ta nelle pistole , Michele Glica negli an- nali , Aramiano Marcellino , e Claudiano , che nelle nozze di Onorio disse: (2) Vivunt in Venerem frondeis , omnisquc vicissim Felix arbor amat ^ nutant ad mutua Palmae Foedera. Invilupparono però tulli costoro Ja verità con mille poetiche fole , conciossiacosaché egli è menzogna 5 per quanto AlDulgaith mi dice , che sia necessario , che il ma- schio si pianti vicino alla femmina , e che dalla femmina sia veduto , e ne sia da lei sentito r odore , imperocché vi sono dei (i) Plinio era di questo parere ^ come si vede nel decimo terzo Lihro della Storia naturale già mentovato. (2) yer, 65. e 66. i giardini, e de' palmeti , ne' quali non vi ha maschi, e pure le femmine vi sono fe- conde ^ e là dove sono i maschi , se dal suolo sien recisi, non per tanto quelle de- sistono ogni anno dal fruttificare. Egli è con lutto ciò vero, che i maschi contribui- scono un non so che per fecondar le fem- mine , ed io ue scriverò qui a V. S. quan- to ne ho potuto comprendere , cioè, che la Palma dell'età sua di tre, o di quattro, o di cinque anni infino al cen- tesimo produce al primo apparir della no- vella Primavera dalie congiunture di mol- ti de' più bassi rami un certo verde invoglio chiamato da Dioscoride (poln} èlaròg (i) che cresce alla grandezza d'un mezzo braccio in circa , il quale poi nel mese d' Apri- le , quando è il tempo del fiorire, da se me- desimo screjDola , si apre , e vedesi pieno di moltissimi bianchi ramuscelli, su pe' quali in abbondanza spuntano fiori simili a quel- li del gelsomino bianchi lattati, con ua poco di giallo nel mezzo , e questo invo- glio , e questi fiori tanto son prodotti dal maschio , che dalia femmina , ma i fiori del maschio , che hanno un soave odore , e ne cade una certa polvere bianca somi- gliante alla farina di castagno dolce al gu- sto , e delicata , e se ne vanno tutti iu rigoglio , e mai iion producono i dattili , (i) Dioscorid. lib, i, cap. 127. ap^ presso del Mattioli. ancorché di diverso parere fosse Teofrasto.(i 5 Pel contrario i fiori della femmina , che non hanno così buono odore , e non ispol- verano quella farina , fanno i dattili ia gran copia ; ma bisogna usarci alcuna di- ligenza ; imperocché quando incominciano a sbocciar dall'invoglio, o dal mallo, che dir vogliamo , si taglia intorno intorno tut- to r invoglio , e nudi si lasciano i rami de' fiori , tra' quali s' intessono due o tre ramuscelli , pur di fiori colti dal maschio, quindi tutti uniti si legano insieme in un mazzo , e così legati si tengono fino a tan- to , che quegli inseriti ramuscelli del ma- schio sieno secchi , ed allora si tolgon via i legami , e così vengon fecondate le fem- mine con qnest' opera , senza la quale non condurrebbono i dattili alla perfezione, ed alla buona maturezza. Se poi questa sia una superstizione , o pure un consueto mo- do di fare forse ed inutile, io per me non saprei che credermene ; so bene , che il costume è antichissimo , e su que- sto fondamento andò favoleggiando A- chille Tazio , quando disse , che se il ma- f .11 I III ' (i) Non approva la sentenza di Teo' frusto > il quale dice , che delle Palme » sì i maschi y che le femmine producono frutti. Nello stesso errore è ancora il Mkit^ tiolo nel primo lib. de* suoi discorsi sopra Dioscoride. 437 Schio della Palma sia piantato gran trat- to lontano dalla sua femmina, tutto ap- passito infralisce , e quasi vien meno , e ben tosto diverrebbe arido tronco , se il sagace agricoltore , conosciuto il di lui ma- le non istrappasse una vermena dalla de- siderala femmina, e non l'innestasse nel cuore di esso maschio , cioè nella più in- terna midolla , da alcuni chiamata il cuo- re della Palma, (i) (o non posso però tacere , che da alcuni altri mi è stato affermato , che non è necessario per render feconda la femmina l'inserire que' due o tre ra- muscelli de' fiori del maschio , tra' fiori di essa femmina , ma che basta solamente spolverizzare sopra un poca di quella bian- ca farina, che cade da' fiori del ''maschio e se ciò fosse il vero , potremmo dar fede a Plinio , che scrivendo delle Palme ebbe a dire : Adeoque est Venerìs intelle- ctus , ut coùus etiam excogitatus siò ab homine ex mariti flore , ac lanugine , in^ terim vero tantum pulvere insperso /bemi^ (i) Si vegga il Proem. del Tour- nefort air Instituzioni della Botanica a c. 69. dov* egli confessa di non aver trovato co- sa , che basti per credere ciò che si trova scfitto intorno a tal materia. 438 nis. (i) Ma sia come esser si voglia , quando si fa questa opera di fecoadar le femmine, i dallili dentro a' (lori sono della grandez- za d' una perla , ed allora grandemente son danneggiali dalle ploggie, che in ogni altro tempo sono utilissime, e sovente bi- sognevoli , e necessarie per lo ingrossamen- to , c maturazione di essi dattili , i quali, caduto che è il fiore , appariscono di co- lor verde, ma cresciuti alla grandezza d'una uliva, cominciano ad ingiallire, ed a po- co a poco pervenuti nelT autunno ad una stagionata maturezza , diventano rossi , e quando son così rossi, e maturi sull'al- bero , ne gocciola talvolta ( e lo riferisce ancor Plinio ) un cerio dolce liquore, che si rappiglia , e divien granelloso come il mele , onde fu poi introdotta V usanza di cavar con arie il mele da questi frutti , imperocché quando son vendemmiati , se ne fa una gran massa in una stanza , che abbia il pavimento di marmo con un ca- naletto in mezzo , che conduce il mele , il quale continuamente da se medesimo scola dalla massa, e lo conduce, dico, in (i) Prosp. Alpino volle che quest^ ar- te fosse necessaria per fecondare le Pai' me , onde fu costretto a dire , che ne' de- serai deir Arab. i venti trasportano da' ra- mi de maschi alle feni, la polfv. generatrice^ il che sembra meramente iìiòredibile e fuor di ragione. 4^9 un trogoletto , o bott'mo , di dove raecol- to serve a molti di quegli usi , pe' quali è adoperato il mele delle pecchie, (i) IVIa non solo il mele si cava da' dattili, anzi in molti paesi ne viene spremuta una cer-^ ta bevanda, che può servir per vino ; e siccome del vino se ne fa del più genero- so , e del più debole , cosi di quella be- vanda se ne trova della più dolce , e del^ la più insipida, e talvolta della più brusca , secondo la diversità de' dattili, da' quali è stata spremuta. Darà è un paese lontano da Marocco sette giornate verso Mezzo- giorno, dove ne fanno alcuni , che sempre son verdi , tanto acerbi quanto maturi ^ (i) QiLel che molti favoleggiando han- no scritto delle Palme , corrisponde alle ridicolose diligenze ^ che fanno i Siciliani ne' loro Paesi per la fecondità de' pistaC' chi. Queste son riferite dal P. Don Silvio Boccone nel suo Aluseo di fisica a c. 282. Zi' esperienza fa vedere in piìt luoghi d'I- talia , che i detti Pistacchi producono il frutto^ come Maitre piante senza V imma- ginal:a virtù generativa. Al Sig. Ab. An- ton Maria Salvini dal, Sig. Bali Girolami in villa sua a Arcetri furono mostrati l Pistacchi belli ^ e freschi, ma vani, per non essere stati fecondati per morcp del Pistacchio cpmpagnQ , ^icevt^ egli. 440 Son più grossi de^li altri , e molto miglio- ri , seccati al Sole divengono assai duri , e stritolati co' | denti sembrano zucchero candito, quindi è che si chiamano Busucri, cioè padri dello zucchero. Alcuni altri si colgono a Tausar , luogo del Reame di Tunisi , e son detti Hura , di color bianco, di sottilissimo nocciolo^ di sapore squisi- tissimo , e non cedono a quegli, che Ftai- mi si appellano , i quali son molto stima- ti ^ e per la loro eccellenza si mandano a donare in Costantinopoli. Nello stesso pae- se di Tunisi se ne vede d' una spezie , che son delti Menacheirzeneib , assai buoni , ma hanno il nocciolo più grosso di quel che se Io abbiano gli Ftaimi, e gli Hura. Alle Gerbe vi son dattili , che si chiamano JLemsi , ed ancorché sieno acerbi sono as- sai dolci , e non hanno quell' afro , e ru- vido sapore, che si sente in tutti gli altri dattili non maturi. Ed invero che il sa- per degli acerbi esser dee raolt' aspro , ed astringente, o come suol dire la plebe, strozzatoio: essendo che Plinio racconta , che certi soldati de) Grand'Alessandro man- giando de*datlili acerbi, rimasero strozzati nel paese di Gedrosia. Trovansi ancora cert'al- iri dattili neri detti NacJialet al ammari', questi per essere molto primaticci, hanno grandissimo spaccio. Grandissimo Ioaveano anlicamenle quegli che nascono nel con- torno di Tebe di Egitto , i quali sebbene son acidi , magri , sottili e per lo continuo calJo riarsi , ed aventi più tosto corteccia, che buccia ^ nnlladimeno erano di gran- d'uso nella Medicina , se Togliamo dar fe- de a Dioscoride , a Galeno j a Teodoro Prisciano , a Gariaponto , e fra' Poeti a Papinio Stazio,(i) che scherzando con Pio- zio Gripo suo amico , gli novera tra quei clonativi, che scambievolmente far sì solca- no ne' giorni Saturnali, Chartae , Thebai- coeve , Caricaeve. Osservo qui per trascorsa' , cbe da Stazio si chiamano i dattili Thebaicae^{p^ tra- lasciando di servirsi del proprio lor nome, il cbe fu costume frequentissimo appresso gli Antichi Autori Latini, e Greci, tra 'qua- li il Principe de' Medici Ippocrate , doven- do far menzione del Cumino , usa la sola voce E^/o^ofco 5 conforme fu consideralo da Galeno nel Glossario delle antiche voci , cbe si trovano in Ippocrate , dicendo «2- ^LOTtixòVy vTtaxvatéov rò xi^fiLfov. E Teo- erito neli' Idillio decimoquarlo con la sola voce ^v^Xiì'Og, intende di mentovar quel vino , cbe raccoglievasi nelle collinette di Biblo , Castello nella Celesiria alle falde del monte Libano ; ed era nn vino molto odorifero , per quanto racconta Arcbestra- to appresso Ateneo nelle Cene. Questa co- si fatta manifra di dire, mi fo a credere, che gli Scrittori l' imparassero da coloro , (1) òtat. L. o. o<.Lva ult. (2) Thebaicae , ci s' intende ^AÌmuhe , cioè datteri. 442 che vendono le frutte , o altre simili cose, i quali son solili per sispacciar più facil- mente la loro mercanzia di darle credilo , e di avvalorarla col nome di quel paese, in CUI suol nascere migliore: e mi sovviene di aver letto in Cicerone, (i) che un cer- to Barullo, il quale nel porto di Brindisi avea portato a vendere fichi di CauJifc, anda- va £;ridando od alla voce: Cauneas, Cauneas. Cum Marcus Crnssus exercitiim Brundusii imponeret quidam in por tu caricas Can- no advectasyendens Cauneas cìamitahab. (2) Lo stesso raccolgo ancora da Plinio nel decìmoquinto libro della storia naturale ; Ex hoc genere sunt, ut diximus^ Coctana, et Caricati ijuaeque conscendenti naviin ad- 'versus Parthns omen fecere Marco Crasso venales praedicantis voce Cauneas. Molti al- tri esempli potrei trascrivere , se non fosse ornai tempo di troncare questa soverchia- mente ncjosa digressione , e di tornare a ri- dire delle palme, che non solo ci partoriscono i dattili per cibo, e per medicina, ma ci som- ministrano per cibo pure, e medicina quella bianca, tenera, e dolce anima, e midolla, che si trova nel tronco dal principio de' rami fino alla cima , di cui facendo menzione Ga^leno, Plutarco, Ateneo, e Filostrato, (1) Licer, de dividi' (2) Preso r augurio da quello, die vendeva i fichi secciii di Cauno , e che gridava Cauneas , quasi dicesse: Cave me eas. dissero che si chiamava lyneCpcO^og jyiq (poh vtxoQ , cioè cervello dalla Palma , il qua! cervello se le sia cavalo , inaridisce la pal- ma , e si muore , e ciò mi viene costan- temente affermato da Ahulgailh, Ma non è da tacere , che Teofrasto , e Plinio rac- contano esservi una cèrta specie di palma mollo ditferenle dall'altre, nominala ^a- (iaippi(pi^g y la quale vive ancorché se 1^ cavi il cervello , e rescisa fra le due terre, di nuovo rigermoglia (i). Questa secondo il testimonio di Teofrasto , di Plinio , del Mattiolo , di Caslor Durante, di Piemherto Dodoneo , e di Gio. Bavino , nasce fre- quentemente ia Candia , in Ispagna , nel Monte Argentare, ed in Sicilia, dove, siccome a INapoli , il di lei cervello con- servando in gran parte P antico ed origi- nale suo nome Greco , è chiamata Cefa- gUone. Ma la midolla, o cervello delP al- tre Palme dattilifere , dagli Arabi è detta Giummar; ed allora quando Chogia Aljul- gaith mi diede contezza di tal nome , io rinvenni qual rimedio fosse quello tfhe Giorgio Elmacino autore Arabo scrive , che da un tal Medico fu somministrato ad un Principe della schiatta degli Ahassidi: Haronem (dice Elmacino, secondo la in- terpretazione dell'Erpenio) Haronem Ra- (i) Cbamaei; !| hes di Plinio, vaie al- ma ^ limile^ basso , the si butta per terrai e CetagUone , ^^(po^?^iov , vale in lat. capi- tulum. 444 schidum ìahorasse àìiquanào profluvio san- guinis, mecìicum autem suasisse esum Gium- mari paìmarum ; ed appresso r Cum Gium- marum Palmae edit , conva/uìsse. Si ia- gannò grandemente 1' eruditissimo Tom- maso Reioesio , uientre spiegando questo passo dell'Elmacino , e cercando qual parte della Palma fosse il Giummar , disse esser il fióre di essa palma non per ancora usci- to dall' invoglio. (c)Ma se s'inganna il Reì- nesio , s'inganna ancora non meno di lui un antico spositore di alcune voci Arabi- che, il quale si credeo , che il Giummar fosse la nespola. Questo istesso Giummar è quello, che da Gerardo Chermonese nel- la traduzione Ialina di Avicenna lib, 2. cap. 359. fu chiamato Jumar , e da Andrea Alpago nelle note fu detto Giemar. Il Gium- mar dunque per mio sentimento, è la stessa cosa , che il cervello della palma , chiamato da' Greci, come accennai , Eyna- (pa?;ogT'y/g (pOLVLXot; ^ di cui favellando Plu- tarco nel dialogo di conservar la sanità , disse che mangiato induceva il dolor della testa: ma perchè la Palma , e la F-nice colla medesima e sola voce (poìvL^ si dicono da'Greci, perciò il dottis- simo Tommaso Reinesio nelle varie lezio- ni osserva un grosso errore commesso dal- l' interprete di quel dialogo di Plutarco ; (i) H liein.es 'o stimò hrse che ^ium,- mar fosse dal lat, Gemmula. 445 imperoccbè facendo latine quelle parole ejxècpalov t^Q (poivLHoq , in vece d'inten- derle dei cervello della palma, le intese per quello della Fenice. Da un simile equi- voco rimase deluso il gran Tertulliano nel- la sposizione del salmo 92. dixaioq óg^ol- oiL^ av'^nff'!^ , // giusto fiorirà come la pal- ma , creiiendosi che David avesse parlato non della palma , ma dell' uccello chiama' to Fenice, e quel che è peggio, volle ac- creditar la favola col testimonio della Scrit- tura ; quindi coli' accreditata favola volle persuaderci a credere il profondissimo mi- stero della resurrezione della carne, (i) La verità di nostra Santissima Fede non ha bisogno di questi frivoli e bugiardi fon- damenti , e molto mi maraviglio, che il gran Tertulliano si attenesse a sì fatte baje. Anco il Greco Giorgio Pisida esortava a credere la resurrezione de' corpi alla fine del Mondo coll'esemplo della stessa Fenice; ed il Sig. de Digbi ne cava argomento da certi granchi favolosamente rinafi dal pro- prio lor sale con manifattura Chimica pre- (i) Volevano gli antichi Satrapi , che la Fenice vivesse intorno a cinquecento anni^ come afferma Dante nel Can. 24. deWIaf. dicendo: Cosi per li gran savj si confessa, Che la Fenice muore, e poi ri- nasce , Quando al cinqueccntesimo anno appressa. 1 446 parato , e condotto. Ma di ciò sia detto a bastanza, non meritando il conto di per- der tempo nella confutazione di somiglian- ti frivolissime bagattelle. E tanto più che la palma mi richiama a scrivere d'un cer- to liquore, che geme dai suo tronco , e con proprio e particolar nome nelle par- ti di Tripoli è chiamato Aghibi , e dagli altri Arabi comuoemenie vien detto Halib anachal , cioè latte della palma, per es- sere somigliantissimo al latte e nel colo- re , e nei sapore. Per averlo si sfronda tutta una pal- ma , e con un coltello s'intacca in più luoghi il tronco , cui s' adattano intorno alcuni vasi recipienti il liquore che ne stilla ottimo per cavar la sete, e per rin- frescare , e perciò molto nella medicina adoperato , e particolarmente contro l' ar- dore dell'orina, (i) Quel latte uscito dal- l'albero a poco a poco inacetisce, e rac- conta Gio. Eusebio Nierembergio , che di esso invece d' aceto si servono i popoli del Congo , nel di cui calidissimo paese molte maniere di palme si trovano , tra ìe quali ne sono falcone , che fanno dat- tili , dal di cui nocciolo se ne cava uo. (i) DelV aceto della Palma vedi la relazione di questa pianta stampata in Firenze nel iQ^'ò, a c, 96. . 447 olio simile al burro , iililisslrao ne' cibi , e per ardere ne le lucerne. Un' altra spezie di palma noverata tra le salvaticbe, ger- moglia pur Del Gonao, con froadi abilis- sime a tessere staoje, e sporte» ed altri somiglianti lavori , e macerate come il no- stro Lino , e filate , se ne fabbricano con ingegnosa maestria varie fazioni di panni, alcuni de' quali sono sull'andare de' nostri Velluti piani e fiorili , e de' nostri Dom- mascbi: ed io mi ricordo di averne veduti di più sorte e più di colori donati al Serenissimo Gran Duca da certi padri Cappuccini, ch'e- rano ritornati dal Congo, ed affermavano che di quegli si vestono talvolta le genti di quel Regno. Di minor manifattura , ma più degni di stima, credo che fossero que- gli abiti , che di palme rozzamente si tes^ sevano gli antichi Solilar] nelle Sacre spe- lonche di Nilria , di Siria , e di Tebaide ad imitazione del primo Paolo Eremita. Queste son le notizie, che ho ritratte da Chogia Abulgalth oltre molt' altre , che non iscrivo , perchè chiarissime trovansi appresso gli Autori delia naturale istoria(i), e particolarmente appresso Gio. Bavlao , (i) Chi vuol cedere un copioso ra- gionamento sopra Le palme , legga il se- condo libro dell' Astrologia scritto dal Sig. Giulio Pontadera celebre Lettore di Botanica ne.ir università di Padova. che delle Palme profusamente ha trattato- laonde non restando a me cosa alcuna da sog-iuguere , faccio a V. S. profondissimo inchino. Di V. S. Di Casa primo Maggio 1666. Umilissimo Servidore Francesco Redi. FRANCISCI REDII CONSULT ATIONES Redi, Opere, y_ol, IX, 29 45i PRO INTERMISSIONE P U L S U S, ANHELITUS DIFFICULTATE , A TqUE IN HYPOCHONDRIIS MURMURE, I^ervenerat ad regionem ìiaac no- slram incertus quidam , sed durus admo- dum rumor, atque iafaustus de minus pro- spera valeiudiae potentissimi Piegis N. N. (i) Weque enim usquam locorum aut genlium ìgQota esse potuit maximae iiujus fama ca- lamitatisi quae universum Christiaoum Or- bem non tangiì; modo, sed iatime affi- cit, ac graviter. Porro quis uaquam som- ma cum auimi acei bitate non audiet, per- petua , nullisque iuterrupta malis felicitate (i) Fortassis Johannis 111. Polono- ìum Regis. 4^2 minime frui Heroem illum , per quem tolie.s nobis omnibus vera traiiquillilas , ac firma securitas parta , servaiaque est ? Inao quia pretiosissimarutn rerum non so- Ìqvcì ainissio , sed ipsemet amissionis timor, licei levissimas» nos mirifice commoveL, et conturbat , ideo invictissiaii hujus Ke- gis affectìo lauti jwnderis , ac mementi est apud cmnes , ut nihd gravius valeat contingere : infirmo namque ipso , infir- matur potentissimum brua S}mptomuta inviclissimum Begem vexan- lia , videlicet , mctirmissionem pulsus , non quicìem assidua ni , sed yer inaeijualui tem- jjora recurrentem , anhetitm cliJficuLtatem , et in hypochoiidriis niunnur , [Lutusque più- riJììos , (juibus demque copuLcLur exi^uus pedum Uimor ^ atque inflatio. Faleor equi- dem borum omnium atfectuum iufernas C9usas tam piene, et cumulate per eum- dem Virura saplentlsslmum deteclas esse , et expositas , ut nihil amplius deficere huic operi, aiit superesse mihi videatur. INeque enìm diibitari potest , qiiin vitia baec uui- versa ex eo praesertim. orla sìnt , et coa- servenlur , qiiod ciboriim digestio intrà ventriouìiira rninus congnie oLeatur ob culpa ni illius b'quoris , qui in glandulosa eiusdem ventriculi tunica a sanguine se^ cernitur, ot qui ipsiusmet digestiouis cibo- rura primarius est arlifex. Huic vero cau- sae et illa fonasse non vulgaris adjungi merito notest ; nempe elaborationem cbyìi intra diiodenuni , ceteraque tenuia intesti- na non secundiim naturana fieri , et placi- de , et suaviter, ut aequum est ^ sed ma- gna cum perturb^itione ac tuoaultu , ob vitium fellis, et liquidi illius, quod a pan- create in duodenum intestinuai derivatur. Nam quum duo haec liquida illa sint , quae hoc loci digeslis clbis admiscentur , et leni qnadam fermentatione cbylam ab iìsdem cìbis s#parant : bine forte est , ut ob maximam eoruradem duorum li([uido- ru'n aciditatecn, nimiamqne salsitudìnem , insignis intra intestina tunc teraporis exci« letui" fervor , summa rarefactio rerum omnium , unde chyli productio laedatur , depraveturque , et unde- pariler tanta illa llatuum copia emergat , qui bypochònflria inaplent, ac tendunt. Quininao hoc posito, posito inquam, cbylum bis de causts, non secundum natura m elaborari , facile qui- ^454 dem explicatii est , cur ex eodero cbylo non oprimns ronsur^jat sanguis , sed nlmis fluìdiis, nimif? sublllis, et fibris destitutus, sciliret cur idem san^iiis sere , ac lympha ultra naiurae Ipgem abnndet. Salium nam- que et aciditatis vis, uhi nimis in corpore exsuperat , sanguinem , et liquida omnia fnndit , teril, rumpitque fibras , atque ita maxlmara lympliae copiam produci l. Et proferto ex tan»a hac lymphae ahundantia in corpore oriri certe arbitror pedum tu- moreni ; atque utinam intra abdominis ca- vitatera nihii lympbae lateat, utinam etìam nihil lateat lymphae intra caTitatem thora- cis; ita ut ex hoc ipso procedant anbelitus difficultales , et inlermissio pulsus. (i) Hoc si verum foret , magis essent pertimescen- da duo haec symptoraata ; ncque tamen id constanter affirmo , sed suspicionem tane sapientissimis Medicorum mentibus exbibeo , ut id perpendaot sedulo, et per certiores observationes elucident. Nam si nulla adhuc seri quantitas intra abdomen , nulla intra pectus , et pulmones reperitur, melioris quidero notae , mitioremque exi- stimo ae^ritudinero hanc , totisque viribus curandum , ne , quod hactenus non conti- git , contingat in poslerum. Caeterum pos- (i) De morbi causa quam revera ere- àit , dubitare prudenter fingit. 455 se etiam flatus imo in ventre collectos ita urgere , ac premere traasversutìa septum > ut per hanc pi'e58ÌODetn respiraadi difftcul- tas suhoriatur, certissl mura est ; nec silen- tio praetereuadiim , cara ipsam puìsus ift- terraittentiam, quae in ia vietissimo Patiea» te observatur , posse pariter a flatu , et ebuUitioae suam trahere origiaem , quia videlicet subtilìssimas ejus saaguis summe salsus, summe acris , ac fervidus , ut su- perius dictum est, iatestina quadam sua- rum parlium pugua , et collactatioae ob- volvatur , ita ut rarescat assidue, et ipsa in rarefactione allquae intra arterias aere plenae bullae efformentur , quarum non- nulla interium fiat, atque consistat m ore magnae arteriae ea tempore , quo sanguis a sinistro cordis ventriculo exiens m eara- dem arteria ra debet subingredi , alque ita hoc ioni remoretur pàuUisper sanguis per bullam ipsam ejus motum impedieatem , ex quo pulsus arteriarum inhibeat ; ut opus esse facile coajicitur. (i) Atque de ho- rum symptomatum causis haec judicasse sufficiat : ad curalionem accedo. (t) Prìmus omnium lìedius hanc pul- sus inùermlttends causam speculatus est ^ quam in aliis etiam ConsuUationibus fu- sius explicab , fol. praecipue 226 226. 456 Constai piane duos esse ]^aecipuos scopos , ad qnos solum dirigi curationis consiUum debelr. Et primus quidem est , tit rnrapescatnr liquldorum nimia salsedo, aciditas , et ferver , invictlssimì Patientis praecipni liostes, quippe qui digestionem ciKorom , perfectioBemque chyli vitiant , pervertunt, et qui fundunt sanguinem , et exagiiant. Alter scopus in eo situs est , ut ancJa imniodìce, et exsnperans copia seri, aut lyraphae per congrua medìcamenta exrernatur. Ad primiiui ergo quod spe- ctat , scio roibi serraonetn esse cum sa- pienlissimìs Medicis , quorum nemo piane est, qui jgnoret, hoc in opere consequen- do primum potissinoumque sibi lorum ven- dicare oplimam cibi , ac potus adroinistra- tionem. Nulla piane aegritudo est , in cu- jus curatione plurìmum non valeat cibo- rum usus congruus ; at baec ipsa, de qua jQunc agitur affeclio , modo quodam spe- ciali id expostulat , et afflagitat , quum tota fere ejusdem affecfiouis natura in de- pravata alimentorum digestione , et in al- teralione cliyli consìstat. De hoc uno igi- tur opus est , ut sapientes Medici invictis- simum Regem moueant , de hoc uno enixe orent , ac deprecentur Majestàtem suam , ut per exacfam edendi regulam prospicere \elit propriae saluti , àc valetudini , a qua totius Cbrislianae Beipublicae salus , ac fir- milas magna ex parte pendet : sit illì sum- naae curae quid bibal ^ et comedat , qu^n- lum , eì quaOflo ; in hoc enira tota res afijiUir. Perspicnum est ea ìpsì competere alimenta , qnae ìmmodiram llquidorum acredinem moderandl , et saliura aclivita- tera infrinn[endi faculiatera obtinent , scilì- cet gtj?>e corpori largìri possunt ìnnocnam quamdam huroidltatem , frigiditati coniun- ctam : et hnjus generis sunt tenuia vina , ant satis diluta, carnium jura , elixae car- ri es , sorbilia ova , cichoraceae herbae, bor- deam , et ex eo parata esculenta , paratae emulsìones , quibus plurima alia addi pos- sunt , satis omnibus cognita. Omnium vero potissime cavendum est , ne excedens ci- borum quantitas , infirraam veutriculi fa- cultatera superet , et quasi obruat; quare parciter , ac temperanter comedendum , bis tantum in die, et sere quidem par- cius , quam mane : hac servata rcgula , raeViora in dies cuncta evasura esse con- fido. Haec autem de primo curalionis sco- po sint satis ; minora enim silentlo prae- tereo , utpote quae peudeut ab iisi , quae jam circa morbi causara coustiluta sunt , et assistentium Medicorum Consilio optime fieri possunt ; si qnis enim , exempH cau- sa , decotionera laudaret paratam ex radi- cibus cichoreaceis quotidie sumendam pri- mo mane, lauda rem et ipse, pluraque hu- jusmodi. Ad secundum vero scopum quod at- tinet , scilicct ad expnlsìonem superfluae Ijmpbae ; pularem pos§e nos id. operis re- 4^B de exsequi , aut saltera tuto ailmodam experir? per raofleratas , atque pluries re- petitas solutiones alvi ope alicujus lenien- tis pharraaci , alternis diebus exhibiti Ma- jestafi suae per mnltas , ac multas vices ; el mibi quldem arriderei solvens syrupus ìnfrascriptus. Recipe sen. dram. vj. tartar. crem. dr. ij. fi. herb. The dr. ij. infu. f. col. add. man. elect. une. iij. s. suoc. limon. une. s. m. clarìf. et col. Recipe dictae co- lat. une. V. s. vel une. vj. sume ad auro- ram alternis diebus. Diebus intermediis proficuum erit uli seffuenti potii quinque horis ante pran- dium. Recipe berb. The, seu Già dr. iij. Diebus intermediis proficuum erit su- mere quiaqiie circiter horis ante prandium Lolos ex dracbmis dhabus resinae Terebin- tbinae Cypriae , quae viscera omnia ele- ganter repurgat, superbibendo statim sex, vel ceto uncias decoctionis ex herba The, vel Già, quae decoctio et ipsa quoque ad promovendam urinam mullum valet , sto- inarhoque non inimica. Vocari etiam in usum potest infusio ex ligno ilio diureti- co , Quod lignum nephriticum , vel Palo a Medicorura filiis appellaluai. Ulilis quo- que erit aqua , in qua decocta fuerit Te- rebinthinae lacryma : sit etiam frequens clysmatum usus. Haec sunt quae sapien- tissmiis Medicis proponenda mi hi suppe- ditat summum , atque ardentissimum, quo 4^9 afficior , clesiderium , ut inTÌctìssimus Re:^ perfecte convalescat ; quaecunque tainen ea sint , quae protuli , cuncta eonindem Medicoriira Consilio , maximaeque doctri- nae subjicio. Illustrissimo Excellentissimoque Dom, D. MARCH. DE ALBIZIS. SERENISS. PRINCIPIS ETR. Supremo animi morumque Formatori, Supremoque Aulae Praefeclo Franciscus Redi S. P. D. J ubes , Tllustriss. et Excellentìss, Domine , brevi me sorìptioni tradere , qua ratione dnctus nobìlissimae Feminae uxori tuae Antimonii usura improbaverim , quem tamen perilissimus quidam Medicus miri- ficc commendai ad acres illos vehementes- que ventris dnlores sedandos, quibus eam statis temporibus divexari comperiraus. Cura itaque dìcto me audienlem esse oporteat , ne officio desìm , paura prius scitu digna praeposuisse non erit absurdum , iis ad brevitatem omìssis, quae aul leviuscula , aut omnibus aperta minusque necessaria existimavimtis. 4^o Hino ìtarjxie ut €xordiaì'» illud tabe; mnsfrissimatn fetninam qiiintura jam et tnfifpsJnmra pefstis suae annum agere cali- dissimo f empirà mento , et in melaDcholiam propenso ; faciei colcire pene qualis cho- lericis esse solet ; nÌ£;ro capillo ; procero corpore: in rfna tamen celeres atque hila- res animi motus desiderari non videantur. Ea insuper cum multos peperit filios , qiiandoque et aborium fecit. Filios duos quos riltimos dedit , eo , quem a partii praeferebant , colore subviridi, ictericos dixisses. Octavus jam agitur annus, a quo r»ec se gravidam sensit , nec bona usa est valetudine, adeo ut maciem potius, pallo- remquo coniraxerit. Adde et illud; quod trìbus ab bino annis » veheraentissimis , qui in venere inferiori excìlabanlur, doloribus subinde laboraverit. Qui quidem dolores Tel raenstruas ante purgaliones oriri soliti , vel ipso purgationum tempore, vel purga- tiones ipsas , cum suum sedaverint cursum , subsequuntur. Ea quoque purgatio stata est , et menstrua ; et si tempus illud quau- doque antevertat , tenuior utique est et parclor ; colore interdum Fusco , laugui- diori interdum, sed igneo plerumque , -et rubore suffuso. Dolores tamen, menstruas ^llas , quas diximus, purgationes non uti- qup comitantur. Sed praeteritis temporibus observarimus ad tres menses, aique inter- dum sex, dolores ipsos produci : exinde aiilem Crmam quanidam et stabilem sibi 4-61 sumsere periodum, alternis quibusquer meu- sibus depraeliantes. Quod (juideoì Illustris- sima Domina non paiicis ante diebus se piaevidere testatur caruium colore hebe- scente, et subita vum pallorera coutrahente. Inde molestissima intriusecus , et iaquies agitatio , capitis dolor , vigdia pertioax., si- tioulosae et amarissimae iauces ; loto de- nique corpore nulla quies. lugruuut tan- dem saevissimi dolores, ponderosi, tumen-- tes , uteri regionem occupautes ; qui ad medium usque veutris int'enons proten- duntur ; ialerdura quoque in ipsa supe- riori parte veluti in arce consideutes, stO'* machum veluti cingulo coaiinealer saevis^ simeque obstringuut. Pat tes quoque tbora- cis appeleates illud efiiciuat , ui liiustris- simae Domioae sit diftìoilis aabelitus , ad tussita stimulus , angor , interclusus spiri- tus', cordis tremor, frequeus, veiox, luae- qualis pulsus ; enormis adeo , uX eam fe- bre laborare dixeris , oisi repente in le- ges, et natura rn rediret suam. Quae febris suspicio ex ilio aui^eri posset , quod nec tremor deest frigoritìcus y praecipue vero extremis atque iriferioribus corporis parti- bus iafestus; quas quidem diutino fngore obsideri cogaovimus , licet partes superio- res ferox calor invaderei capiti maxime noxius. Qui quidem calor cum dolore collo communicatur , totumque nervosum genus intendit, , sitim prooieans immodi- cam , am^ritiem oris induceas amarissi- 46i ma in , et taadcm ad romllum irapellens. Sed et impulsus iste prorsiioa suo caret eFfecfu : uatn aat vi, aut s potile , nulla vomitio. Et quamvis ad voraitutn excitau- da.n , liquidis vomitoriis siomùchuni op- plere visum sit ; nulla vis violentissima , industria nulla efficei^e potuit , ut ex iis "vel exiguam stillam redieret. Alqui semel et iterutn vomilio successit; quaruox alte- ra , secunda scilicet , lene soluti^um , et seri caprini depurati libras ceto praesutn- pserat. Excretneuta vero , quae vel ipso do- lor u in tempore , vel cum dolor ipse de- creverit , aut spoute , aut per infusa cly- steria , aut leuientibus lUustriss. Domina reddit raedicamiuibus , biliosa interdum , interdum sincera , aut pituitosa materie immixta extiterunt ; quibus vel ferrugi- neus color , vel piane viridis , ut videre datum iis , quibus nuper doloribus labo- ravit. Quos inter tanta diarrhoea correpla est , porracea maxime viridi , cui acris adeo inerat corrodendi vis » ut non tan- tum in imo intestini recti cum calore sti- mulum doloreraque excitaret, sed et exco- riatiooem quoque , licet levem , et exi- guam, cujus rei bili sanguis immixtus non obscurum praebebat indicium. Quapropter mirandum non est, si Medicus ilie non iraperitus, qui Antimoaium dandum non negat , tunc dysenteriam futuram speraret. Urinae praeterea diversi coloris , ardentes yt plurimum; tales iateidum, quales bene habentkim esse solent ; interdum albidae, et quae aqueum repraeseutent : atque hae ipsae , quas albidas dico , tantum copio- sissimae , adeo ut brevissimo temporis spa- tio libras quiaque, sex iulerdum exaequent. Quod quidea yel cura, dolci es grasiaulur^ Tel CUOI dolor ipse tju-ieverit , accidisse coraperimus etc. Ea mihi fueral opinio , Illustrissime, et Excellentissime Doiiiine, ut de me piu- ribus coram accepisti , hos omues crucia- lus dolore«que ortuai ducere a perturba- tione quadam atque impeiu couvuisivo, eo- que violentissimo spirìtuum, parlicularum- que miuimarum mobilissimarumque san- guinem succumque oerveum compoaeatium. Quam quidem perturbutiooem atque impe- tum ex ipsa fermeatatione excilan puto , quae fermeniatio juaioribusia feminis mea- strua est , nou in uteri tautum sanguiaeis vasis , sed eliam ia tota massa sanguinea. Cur autem vitiosa sit, coram locutus fui. (i) Nuuc itaque perpendendum , au iis , quae proposuimus, aalimouialia vomitoria ore in stomachum immissa couveniant. Quod quidem ut planum faciam , il- lud primo praeuosse oportet, quibus mo- (i) Hoc adeo verum est, ut quando- qi^e observaUun sit a Medicis , menstruas jjurgatioues ex naiibus aliisque partibus prodire. dis ipsa Anlimonii energia ia stomacho operetur. Alque illud experi meato comproba- tiim, \;iilaioQÌuai ea inter votnitoria ad- nuoierari, ^uae maxime violenta, et quae Talidms irriteut. (i) Qaae quidem validitas, et irritatio nua tìli , ut ita dicam , per se inest : Autimooio enim puro , et crudo , suoque au turali io stata existetiti , nulla prorsas par^aodi , vomitumque provocau- di vis. Eam ergo validitatem praepa- lalioinbus chimicis iadipiscitur , quibus , sulphureae salsaeqiie particuìae , quae ia ipso Aùlimouio contineatur, ornai prorsus aclivitate careiites ; mox solutae atque ia libertatem datae , virtutem olim praepedi- tam exerceat. (2) Quapropter a vero devii suat, qui chimicis praeparatioa'ibus Aati- moaii vim hebetiorem iafirmioremque red- di existimaat. Illud tamea uoa ae^javerim, praeparatioaes esse quasdam, diversas qui- dem ; omaes tamea , quales quales eae siat , ab impetu quodam violento alieaas nuaquam dixerim. Imo communi in praxi observare est , unam eandemque Aatimo- (1) Antimonium inter vomitorla 'vio- lenta recensetur, (2) Energia Antimonii non a natu- ra , seà ab arte ; adeoque non modo in- certa y sed etiam plerumque noxia. mi praeparalionem , unum et Idem diver- s'is ili corporibus effectura non sortili • sive in causa sit temporum varietas , sive naturalis aut adventilia disposilio , quae Autimoaii usum prohaatibus novae sem- per admiratioQÌs praebuit materiem. (i) Cum quis itaque Anlimonialibus ìm- buatur medicaminibus , ea quidem stoma- chi succis immixla yìm impartiuatur suam ; cumque exinde stomachi villosam cruslatii penetraverint j tunicam quoque nerveam invadunt. Unde et eos , qui nervosa^ fibras ìnsident spiritus, ut qui Dalma elastica, motu agitali, et impela quodam turgesce- re oportet; unde et tunicae rausculaiis carnosae fibrae iiritantur, et principio le- vem aliquam patiuntur contractionem : mox paullatim vehementius irritati spiritus, at- que in furorem acti, fibras illas carnosas, illas scilicet , quarum motus suapte natura sursum tendat , valide impellunt ; impel- lunt, inquam, ut quis de slomacho per oesophagum virulentam illaoi Aulimonii poriiouem ejiciat , quae nerveas fibras ia- fecerat. Quapropter aliquantisper vomitus (i) Eadem Antìmonii praeparaùio va- Tìos prodrécit effecfus , qiiod et aliis Me- dicamentis interdum accidere comperimus, V imkionis per Antìmoniam excUaùao de- scripùo ex Anatonw, ac Meohanica elegan- tissime delineata. Redi, Opere. Voi. IX, 3o 46G cessare videtur : sed quia critsla -villosa medicamentum imbìberat, novam quatn- dam , et virulentain infectionem nervosÌ8 fibris suppeditat ; inde fit ut nova succe- dai vomitio. Quae quidetn operatio , ut plurimum , eo usque perdurai, donec qui» Tel ore , vel per alvi ejectionem totam il- lam medicamenti portionein reddiderit. Ut plurimum, dico; illud enim non raro ac- cidit , ut licet omnem Antimonii portio- nem slomachus ejecerit , omnisque perfu- sio evanuerit, nuUaque in tutìicis supersit infertio; nibiiominus concitati spiritus, et stimulis veluti quibusdam adacti , difficile ad quietem redeunt suam. INam veluti mare vi veniorum diutius exaesluans, veli- ti licet deinde resederlnt , prislinae statim malaciae non reslituilur ; ita et vomitionis impetus perseverant ; imo validiores inter- dum violentioresque reddunlur ; cum eo impetu carnosae fibrae contrahantur , et ut ita dixerim , decurtentur , invertentes intrinsecus antrum Pylori , et Pylorum ip- sum. (i) Unde et bilis sincerae magna quae- (i) Jgitatio spirituum ejecto Anti- monio saepe remanet , non solum ratione impetus concepùs sed etiam quia tenuissi- mae ipsius particulae nervos jam ingressae non possunt nisi post, longum tempus evo- nesceic. dam^vis, atqiie Papcreatlci succi notaliilis portio slomaohum ingreditur. lode rursum ad voinitum stimuli ; et Arterìae coeliacae rami, ( qui scilicet snb villosa crusta iu nerveam tunicata iminittuntur ) vi qua- dam compressi heterogeneis humoribus sto machiim perfunduQt / cumque vomitionis nova irritamenta nou desistaot^ vel ipsuta quandoque sanguiaem exprimunt. His positis ; commune illud est , et trittim priscos apud neotericosque Medi*, cos , inde evacualiones exigendas ^ ubi sese natura facilera praebeal . easque evacua- liones evitaudas, quibus ipsamet natura adversetur. Quam igitur vomitioni repU- gaet Illustrissima Domina , vel ex iis , quae superius proposuimus , facile est intellige- re , vel quod frustra semper fuerit quid- quid ad vomitnra excitaudum multolidi inullotiesque experti su mas. At esto , di- xerit aliquis , eam esse Antimonii vim , fjuae naturae duriliem , et obstiuatara ia- dcylem evincat. Quod quidem nec negavc- rira, nec toto ex animo aasim contenderei. Sed licet Antimonium vomitio sequatur , nonne impela quodam violento , et spiri- tuum agitatìone maxima, et veluti furenti quadam saevitie id accidet? Imo et illud evenire potest, ut antimoniali sumpto me^ dictìmine , natura uihilominus ad vomitum Vion inclinante , Antimonium ipsum diutius in stomacho perduret : unde et ipsius in- fectio villosa m crustam altius insideat ner- 468 , . . vosamque tunicam ; alque exinde in car- nosam excessum faciat ; lertiaca fortasse alque externam stomachi lunicam usque pertingeus. Quod si casU id accidat , ut momeuluin, et, ut loquì solent, fibrarum tunicae nervosae energia , tunicam carno- sam suo in memento, suaque in energia exsuperet ; quid inde ? Illud nlmlrum , quod in tunica nervosa fibrae, spirituum ■vi expansae , porrectae , tumentesque sto- machum ipsum prolatent , et veluti con- Tulsum reddant ; iteralis fibrarum carno- sae tunicae contractionibus non cedenies. Ex quo sequilur, ut nulla sit vomitio , cumque vomitioni non pateat aditus , ma- gis magisque antimoniali conlage stoma- chus ipse conficitur. INeque elastica spiri- tuum deest agitatio ; atque eo in praelio , seu verius immani dissidio, ad ipsum sio- xnachum nova subinde currunt excremen- ta , quibus cum acris natura sit , mordi- cans scilicet , et semina caloris excitans , addita agitatione, partiumque coneussu , ipsi stomacho excoriationem atque inflam- malionem facillime inducere poteruot Quod quidem quam vitae periculosum nemo non videt. Ea insuper excrementa, cum iis per oesopbagum denegetur exitus , ad venas , quae in slomacbum ora immittunt , retro- cedere volent , atque ita tenorem et san- guinis symmetriam interturbare poterunt. Potest vel ex eo imminere periculum , ut ad vomitum condtus inutiles, et etiam vo- 469 mitus ipse irritet spiritus, qui in thoracem et pulmones impelurn faciant prolatantes, aperientes venam aliquam , si?e arteriam infringentes. Quod ipsamet naturae pro- pensione minime difficile. Praxis enim quo- lidie uos addocet malieres illas , quibus menstruae purgationes exiguae , eas facile sauguinis sputo inquietari. Atque illud in Illustrissima Domina valde limendum est ; tura quia illi vomitioues valde difficiles ; tura quia menstruae purgationes minus uberes. Addendum et hoc ; quod stimuli illius excitantis ad tussim ratio sit baben- da ; atque eo magis quod stimulus ipse non infrequens dolorum tempore. Deni- que minime praetereundum .... Desunù nonnulla. 470 AVVERTIMENTO AL LETTORE. cciocchè nulla manchi alla presen- te edizione delle Opere di FRAISCESCO REDI, non è fuor di proposito V aggiw gnere una gentilissima Osservazione di lui come vien registrata nel libro intitolato \ Osservazione intorno alle torpedini di Ste- fano Lorenzini, stampato in Firenze nel 1678. pag. 77. Avendo Tanno 1666 aperta una Troia salvatica . pregna di quattro porcellini , si osservo , che n^W" Annion trovavasi un li- quor bianco simile alla chiara dell' uovo , nel quale galleggiavano molti e molli glo' betti gialli della stessa consistenza dello sterco, e di grandezza simili alle vecce, imperlo lo stomaco de' porcellini , che no- tavano in quel liquore àoVC Annion , (ro- VOS61 pieno pienissimo esso stomaco non solamente di quel liquor bianco , ma an- cora pieno di quegli altri gìobetti gialli , «e quali piene ancora si erano le budella; Bla questi delle budella apparivano d* un colore più acceso, e più abbrucialo degli altri; e questa stessa faccenda io l'ho no- tata più volte nelle vacche , ue* cervi , e ne* daini. Cosa degna d' osservazione si è , che questi medesimi porcellini, oltre l'es- ser rivolti e ben difesi , come moltissimi altri animali , dalle tre tuniche Curion , Annion, e Allantoide ^ ogni porcellino in particolare era ancora vestito d'una quar- ta camicia sottilissima e bianca, la quale accostandosi bene a tutte le parti del cor- po peloso , lo vestiva , e lo calzava tutto , e vestiva i diti de' piedi anteriori e poste- riori , come tanti guanti , e la coda stessa avea anch' ella la sua guaina : quella ca- micia però con altrettanti tagli o forami lasciava libero lo squarcio della biacca, gli occhi , le narici , il bellico , e quella par- te dove termina l'intestino reito, cioè il podice. Ma di ciò , se piacerà a Dio, sarà da favellarsi in luogo ed in tempo più op- portuno. E questa medesima osservazione col nome dello stesso REDI , traslatata in latino trovasi -pure stampata nelle Miscel- lanie Curiose dell' Accademia di Germania-, Deca I. Anno nono ^ a car, ^o^. \ 473 INDICE DELLE MALATTIE Dille quali parlano questi Consult poste per ordine d'Alfabeto. »5 bhondanza di cattivi umori , e Ca- cìì,QSSÌCl, P^§* ^ Accensioni di Sangue , e di Testa. jS Acciajo: per una Signora, cui età d'uopo il prenderlo. 200 Acori sorta di Tumori. 428 Affetto Isterico ipocondriaco in una Da- ma grassa , ed umida con affanni , e palpitazione di cuore, 89 474^ Affezione ipocondriaca. 356 Aridità di lingua con dolori di testa , e di stomaco , flati , e tosse. 242 Artritide o Reumatismo, 286 Ascessi suppurati con Febbre lenta, e con magrezza. 204 Asma nata da vizio di stomaco. 79 85 86 Atrofia, 1,8 iiQ Cachessia. i Caligine di Vista , e principio di suffw sione d' occhi dopo uri infiammazione. 144 Canchero. 424 Cancro non ulcerato , di cui si dubitava se dovesse curarsi, ec. 2^4 235 Cancri invecchiati. ìifl Carbone , o Carboncello. 424 Colica. 36 D Diarrea. 142 Difficoltà di Respiro in un Personag- gio. 193 Diminuzione di mesi. 2S6 Distillazione , e diminuzione di mesi. ivi Dolore Ischiadico spurio. 216 Dolori periodici nel ventre inferiore. 53 Dolori periodici in una Dama. 445 Dolori articolari , e nefriUci , flussioni salse , debolezza di capo, e di stoma- . . 47^' co, con diminuzione di udito ec. 134 Dolori di testa in una Dama , con dolori di ventre, e maninconia ec. i86 E Edema. 4g 5o 5i 52 423 Egilope , mal àf Occhi con o struzioni, pallore nel viso , e umidità so- 'verchia di capo. i^^g Elefantiasi. ^ 424 Epilessia uterina in una Dama con mancanza di Fiori, e Sterilità. 167 Ernia acquosa umhilicale. 426 Ernia ventosa dello Scroto 426 detta Umhilicale. 425 Ernia umorale dello Scroto. 424 425 Ernie degP Intestini , e dell* Omento 421 Erpete. 4^2 Febbre. 24S Febbri terzane vaganti in Livorno, 821 Fiocaggine , o Raucedine. zz Fiocaggine. 23 Flati. 27 69 Flemmone erislpelatoso. 426 Flussioni di testa con dolore , vigilie not- turne, e inappetenza in una Dama. 212 Formica , o Fuoco sacro. 422 per un Franzese , a cui erano necessarj 476 anzi i diuretici, che i sudorifici, 76 Fuoco Sacro. a 22 G Gavine. 424 Gonfiamento di gambe» 364 Gonorrea. 5g Gotta con Nefritide. 2 5 Gotta, 26 Gotta , e travagli renali, 25o I Idatide, ^25 Idromfalo , 0 sia Ernia umhilicale, 425 Idropisia. 36 1. Idropisia Ascite. 268 281 Idropisia del Capo , Idrocefalo. 426 de"" Polmoni 46. Timpanitide. 70 426 Idropisia de" Polmoni. 4G Idropisia Ascitica , o timpanitica. 6g Infermo , « era «oyoo astenersi da' Medicamenti^ con cavarsi san- gue dalle Moroidi^ prender il lat- te d^ Asina ec. 8S InfermOy a cui si temeva che la Cas- sia fosse di danno. 288 Ipocondria con istitichezza\ e con isca- rico d! orina pungente, i6a Ipocondriaco, 89 go gr 477 Lebbra. 424 Lue Venerea» ir Lue Celtica invecchiata con Gonorrea, 197 Lue Venerea con Reumatismoé no M Magrezza , e Stitichezza^ 69 Malàcia.^ o Pica» 17 Malinconia, 5g Mestrui: per una Uajna^ a cui i me- strui venivano pochi , e scoloriti, 338 Monnglioni , o Vajuolo, 4 5 N JSefritide. 25 26 Occhi : Tubercoli delle palpebre 4 5 Grandine de medesimi. 1 r . Dimì- nuzion di Dista , ed altri mali neW occhio destro di una Dama. 38r Orecchie • Sordità d* orecchie, 298. Mormorio delle stesse. 225 Ortopnea : difficoltà di respirare. 198 Ostruzione nelle vene dell' Utero. 82. Delle vene scorrenti per le visce- re del ventre inferiore, 3j4 ^yS Palpitazione di cuore, 8g Pancreas: senso molesto nel Pancreas con languidezza in tutto il corpo, 828 Paura-, per un Cavaliere indisposto per essersi soverchiamente impau- rito Cons. burlesco» 229 Pellicelli. 425 personaggio, a cui era malagevole Vu- V ^ so de' Clisteri , ec. 182 Piaghe nelle Gambe. 69 Podagra, 14 21 25 i3i. Fedi Gotta. Polso intermittente. ' 220 Priapismo. 426 Punture in una gamba , e in altre parti del Corpo* g3 R Jìamice : umore dello Scroio. 424 Jtaucedinte, 22 Reumatismo con Lue Venerea. no Reuma tomfalos : tumore. 426 Risipole. 422 Rogna, 5g Sarcocele , tumore dello Scroto. 424 Sacirìasi. 426 Sciatica. Vedi Dolore Ischiadieo, 47^ Siccità ^ e calore, 243 Scrofole , o Strame. Sifilide , mal V enere o debbo comune- mente mal Francese» it Soffocazioni di respiro, Sordità d^ orecchie, agS Sputo di Sangue. l8i 208 Sterilità d* una Gentildonna, 143 Sterilità, i52 167 Sterilità d^ una Dama , e de'' rìmedj senza frutto usati per guarirla. 254 Stitichezza di Pentre, I25 126 Stomaco: gravezza nello stomaco, 3oi dolor dello stesso, 3oy Sudamini, o Pellicelli, 428 Testa : gravezza di testa, 807 Timpanitide, 426 Trémor nelle Braccia con difficoltà nel parlare , e debolezza di me- moria, 106 Tubercoli delle palpebre, 4 Tumore. 41^. e segg. Tumore nelV utero. 849. nella guan- cia destra di una Dama. 35 1 e segg. Varici. 424 Vertigine tenebrosa in un gran Per- sonaggio, 278 ^48o Vigilie , magrezza , e stitichezza di Ventre. 3^ 5^ Vitiligine bianca, 428 Vitiligine nera, 424 Ulcere in bocca. Sg. «e' vasi orinar], 845 [Umidità soverchia di Capo, 255 Unione de^ vasi nel cuore del feto, 265 V omito , e tumor invecchiato nel ven- tre inferiore con febbre lenta. 118 Womito: era d'uopo provocarsi ad un Infermo, igi .Uovo neir utero come discenda, 26Z [Utero: suoi mali. 55. 167. tumor nel- ^ lo stesso, 349 48 1 INDICE Delle cose più Notabili j. A ./^ biùo di corpo pletorico, che cosa sia pag. ^ Accìajo preparato , e sue varie spe- zie. 2. Suo USO da non àbbrac» darsi in uno sputo di sangue, 181. preparato colle Mele appiè, il più innocente di tutti gli altri 182. Ha forza di pulire i canali dalla gruma , che vi si ferma , Si 4, Acori sorta di Tumori 423 Redi, Opere, KoU IX, 3i 48i ^cqua y nel cuocersi si perfeziona . 248 yicqua pura si digerisce meglio del vino non è verOf che faccia nel cor- po umano le oppilazioni. 292 3 16. 817. Molto giovevole in alquante infermità, 824 325. Rende pra- ticahiìi alcune bevande noci-ve , se si mescola con esse . . ivi [/Icqua di fiume , o di fontana , ripu- tata necessaria dal Redi in una Cura 74 7^ Acqua della Villa, suo uso pericolo" so per gli effetti , che produce. 74. reputata buona a bagnarsi in un^ altra Cura. ij5. minerale. 35o. sorge nelle montagne di Lucca. 844 Acqua della Ficoncella , pericolosa ad usarsi. 74. minerale 35o. è né* contorni di S. Casciano . . 844 Acqua del Bagno di S. Giovanni presso Lucca, buona a bagnarsi. i^S Acqua del Tettuccio , che cosa sia , e donde si abbia. 2. sperimentata buona per fomentare alcune esco- riazioni, II. approvata per altri mali, 67. per la diarrea, 148. per istasare i vasi sanguigni del fe- gato 227 Acqua di Nocerai sua qualità^ e suoi effetti. 74. avendo in se del bolo è molto utile ad attutire C acu- tezza degli acidi 281 'Acqua di PeccioU : provata giovevole in un Emicrania ^58 Acqua di Trevi, ordinata dal Pvedi . 8 Acqua della Cisterna della Fortezza vecchia in Livorno non ò punto inferiore aW acqua di Pisa . .325 Acqua cedrata, o acconcia , ordinata dair Autore 8 Acque minerali disapprovate in alca ne Cure 8 42 Aezio Arnideno : sua opinione intor- no air addormentarsi dopo aver preso il Latte^ riprovata. 66. altra opinione intorno al Vino viperaio 67 Alcorano : contiene delle Favole ri- dicolose , e delle manifeste cou' traddizionì , ^Sl Allegria, necessaria per la guarigione dair affe2.ioni ipocondriache . . SSy Anatomia : molto conferisce alla cO' gnizione del vero nelle occulte cagioni de' mali 5o 5l Ammetta, o midollo del dente cario- so^ è quella, che riceve i fastidj deir aria nel dolore di esso , ,214. Antinefritici disapprovati .... 253 Appetito stravagante di mangiar cose laide , in chi ordinariamente si dia. 16. a qual pencolo ne coii' duca fVi Ardore di stomaco , donde provenir possa , , . , iSo I 484 ^ Areteo di Cappaàocia : sua opinione circa il Vino viperino . . . . 68 Aria penetrante nel dente curioso , cagiona il dolore . . , . .214 Aromoti : cagione per avventura dei flati 128 Arteria magna : fue funzioni. 266 e segg, Arteria venosa : a quale iifizio desti" nata ivi Artìfizj da provocare il vomito . , 282 Artriti de , o Reumatismo fa talora risorgere V infermo più sano di prima 286 287 'Asme ; donde cagionate^ e fomentate secondo alcuni. 85 86 loro cura, ivi e segg. . . . . ... . . Astinenza ; si ricerca in chi è infer- mo di mal dt occhi 9 Atrabile : che cosa sia 424 Atrofìa , che cosa sia 119 Aureliano , Celio: suo parere intorno al Vino viperaio 68 B Bagno dell' Acqua di fiume , o di fon» tana , stimato dal Redi a propo- sito per una guarigifone, yS. del- l''Acqua della Villa, e di quella di S. Giovanni presso Lucca, po- sto in considerazione in altra oc- correnza, l'jò. deir Acqua di Pec- cicli giovevole 258 i 485 Baldi , Dottor Domenico , lodato , aay Be^'eroni , che talora si ordinano dai Medici , nocivi , . . . . 3o5 3o6 Botte servita a contenere aceto , /a divenire aceto ogni più potente vino , che vi in/onda . . 279 280 Brodo dì Castrato , opinione ridicolo- sa del volgo intorno ad esso , . 288 Cacciù 286 Cachessia , infermità. : in che consista, i Cajfè , ordinato in una Diarrea , e come. 143. biasimato giocosamen- te dal Redi 3i4 3i5 Canchero : come si ingeneri , secondo la dottrina degli antichi Medici 424 Cancri invecchiati , quanto difficili a curarsi ....... 2^4 2^5 Capelvenere , jwa t'ir^à giusta il pare- re di Dioscoride 269 Carbone , o Carboncello , donde ab- bia la sua cagione, al parere de- gli Antichi 424 Cassia : a torto biasimata di flatuo- sità. 127. i83. 238. In sentenza del Redi non va mescolata coi correttivi 284 290 291 Cauterio : disputa fra gli AiUori, del luogo , dove debba farsi. 148 del, nostro voluto nella nuca, ivi- in altro caso nelle cosce . ♦ . > 189 486 Celso t Cornelio', suo precetto per le infiammazioni d'occhi . . . io Cid , erba , appellata per altro nome Te. 271 337 Dónde ci venga ivi Sue virtù . . . 271 337 359 364 Chogia Ahulgaith ben Farag Assaid Maestro di Lèttere Arabiche del Re di Tunisi, Uomo assai dotto 429 Clisteri', semplici, loro proprietà 172 composti, biasimati dalC Autore 17 41 42 114 124 170 190 201 semplicissimi vogliono essere per consiglio del Redi 280 372 376 In qual dose 281 Piccolissimi, mettono in moto , e poco risol- vono 3o5 Coagulazione del latte, cagionata dal- V acido delle budella . . . . 282 Colica-, che cosa sia, centra V opinion ne de Medici antichi .... 36 Collirj, che cosa sieno 14 molti se ne leggono ne' Libri de' Greci 149 voglionsi adoprare con molta cau- tela ivi Composto di Niccole , donde abbia questo nome . i36 Contrajerva , sue virtù 368 Correttivi della Cassia biasimati 284 290 Corpo : Ordinazione per mantenerlo disposto 3i il troppo studio di tenerlo lubrico, nuoce talvolta a gran segno . . . . » . . 1 3o Cremor di Tartaro, che cosa sia . . 4 487 Cristallo minerale: buono ^ e giovevO' le in un certo bisogno . . . .201 Crollio , Dottor . Giovanni , Medico , lodato 44 45 Cuore : unione de suoi vasi nel tem- po , che r animale è neh* utero della madre ..... 265 266 D Dattili', loro varie spezie 488 e ^^gg» med' c'inali . . .. . . . . 441 44^ Mele , che si trae da essi 488 alcuni di loro dolci sono , ancorché acerbi - , ^ . 44© Decotto di Cina , e di Salsapariglia , quali mali può cagionare . yS 74 Definizione: del Collirio 14 delV jitro^ fia 11^ della Cachessia i della Di- scrasia dello Edema 5o 5i ' 428 della Gonorrea del Tumore 419 e segg. Democrito , lodato ........ . . 55 Descrizione drlla Malacia , o Pica 17 deir Egilope 179 del Turno- ie .419 Desiderio troppo grande di tenere il corpo lubrico , pregiudica alla sanità^ e come i3o DiacattoUcon , . disprezzato dal Redi ne\Clistierl 281 Diafinicon proibito dal Redi ne^Cli- stieri 281 488 DieLa lattea i2i maniera d'istituirla . 416 Difficoltà di respiro , in qual modo provata da un infermo . i<^^ e seg^. Discrasia', che cosa sia 33 Doglia Marchetti y Dott. Geminiano Antonio^ lodato 268 Dolore : nefritico , donde nasca 26 suoi rimedj 34 di denti cariasi , donde proceda 214 Dormire dopo aver preso il latte , non nocivo , cantra V opinione di Aezio 66 Droghe, tenute per inganno dissipatri- ci de* flati, quando forse gli pro- ducono . . .... . . 127 128 E Edema : che cosa sia 49 5o 5i 52 423 donde originato , giusta Ga- leno , ed altri antichi Medici ivi da diversa cagione secondo il Redi . . , 5o Egilope : sua descrizione . 179 e segg. Egineta Paolo : sua sentenza intorno al vino viperato 68 Elefanziasii sua origine in sentenza degli antichi ...*.,. 424 Epilessia uterina^ come si faccia 167 168 e segg 4^9 Etha del Paraguay: sua utilità rgi acconcissima a provocare il vomi- to, . 282 Erbe : uso onesto di esse in cibarsi , salutifero anzi che no» . . 76 167 Ernia acquosa umbilicale , come si fac- cia , in sentenza degli antichi Ji- losofanti 4^5 Ernia ventosa dello scroto , giusta gli antichi , da che prodotta , 4^^ ventosa umbilicale : donde nasca ivi Ernia umorale dello scroto , da che si faccia , per sentimento degli an- tichi 424 425 Ernie degl' intestini , e dell' omento , quali 420 421 Erpete : sua origine al parer degli an- tichi Medici 422 Essiccanti , biasimati* . . . 235 286 Fanciulli y imparando a nuotare , si rendon sovente troppo arditi , e vanno in cerca baldanzosamente della morte 365 Fermamento d'urina, da che, tralV al- tre^ possa dependere. . . . 196 Finocchio : buono per gli occlU , se- condo alcuni 147 Fiocaggine: donde occasionata 22 23 pprohè du/abile» 24 490 Fiorentini, Dottor Mario, Medico Lucchese., con distìnta laude en- comiato i%o lodato. 122 j34 140 i55 297 3oo 325 333 338 353 355 Flati', donde si producano nella Ne- fritide 27 donde nella Timpanite 69 e seg. cagionati da ciò che vien creduto dissiparli 127 128 cagionati ^ anzi che rotti da cor- rettivi , che d ordinario sogliono i Medici aggiungere alla cas- cia . 284 285 290 Flemmone erisipelatoso di dove na- sca , pf r detto degli antichi. . 426 lusso di corpo : giovevole , come vuo- le Ipocrite , a coloro, che hanno mal d^ occhi 'j 8 146 dee procu- rarsi, secondo Galeno. . . . 146 Formica , o Fuoco sacro , giusta il parere de* primi Scrittori, da che nasca. 422 Fragole non disapprovate dal Redi nel tempo , che si piglia il lat- te 3o6 807 Fregagioni , disapprovate ntì malori nefritici. . . 35 Frutte : dateci dalla natura per la conservazione della nostra sani- tà .... 75 167 Fuoco sacro , se si attende l' antica opinione t di dove abbia origine, 422 491 Galeno: suo avvertimento intorno al mal ocelli 7 146 suo sentimen- to circa la virtù del Vino vipe- rato 68 69 Gavine : da che ahhiano loro origirte , secondo V antica opinione. , . 424 Generazione umana , in qual manie- ra si conduca i5o i5i Giafinini , Dott. Girolamjo , Medico , lodato 288 290 Gigard, j4ntoriio L'^edico^ lodato. 35o 35r Gotta: sue cagioni 26 26 produce tufi ^ e calcinacci nelle articola- zioni. . ivi Gottosi , vivono lungamente 21 non deono giammai con impiastri^ od unzioni scacciare rumore concor- so alle parti esterne. . . . . ivi de Graaf, Banieri : suo Trattato . 265 Gruma lasciata per i condotti de^ no- stri corpi più dal vino^ che dal- r acqua 292 Sig Guarigione , non si ottiene molte vol- te , perchè troppo si procura . iSg I Idatidi , o Bolle ccquajole , come ^vengano prodotte, secondo il si- stema degli antichi* .... 426 49^ Idrocele: da che occasionata^ per detto de primi Medici. . 424 425 Idromfalo , ossia Ernia umbilicale acquosa , in sentenza antica in quaL modo si faccia 42$ Idropisia Ascitide , come si produ- ca- ....... 69 268 424 Idropisia del capo^ altramente Idro- cefalo , da che prodotta , secon- do che volevano gli arUichi. . 425 Idropisia de' polmoni , in quanti modi nasca 46 di difficile guarigione ne' vecchi. 48 Idropisia timpaniùde, da che pro- venga 69 70 426 Infermi ^ ordinariamente scartabellan- do i libri di Medicina , si fanno più mal che bene. . . . 864 36§ Injrigidante di Galeno y approvato. . 21 Intermittenza di polso , da che cagio- nata 221 224 225 Ipocondriaci : loro timori j e loro or» dinar ie querele. . . 188 189 zSr Ipocrate: amico di Democrito 55 suo sentimento intorno alla cura de- gr Infermi di jnale d' occhi. 10 145 146 non ordinava il Vino nelle febbri 249 i 493 hatte: per quante malattie usato 41 5 di capra , non nuoce per dormir- vi sópra 2i5 non induce le vigi' He , come talora vien temuto ivi modo di prenderlo 21 5 41^ sina , è gentile molto , e molto 141 non fa male a chi osserva un vitto proprio , ed aggiustato 141 142. entrato per i cristeri negV intestini , talora per /' aci- do si coagula 28a Lebbra : qual cagione abbia per sen- timento de" primi Medici . . . 4^4 Longo , Dott. Tiburzio , Medico: lo- dato 162 167 Lue venerea , con onesta frase de- scritta .... II Luna : non opera niente nel moto de mestrui , centra la dottrinai d'Aristotile, .... 246 e seg. M Macani f Dottor Marc Antonio, Mi- lanese condotto per uno de* Me- dici, che stipendia il pubblico di Prato. . " jZOO Magalotti , Conte Lorenzo , lodato. . 896 Mal Pranzese, onestamente circoscrit- to 11 qual Proteo , si maschera 494 sotto la coperta di qualsivoglia male jj2 Malacia, che cosa sia i6 17 Mali degli occhi si deano curare , con aver prima cura al capo 383 si alleviano dalle evacuazioni 384. del capOy si curano colV a- ver la prima cura all' universale di tutto il corpo. ..... 383 Maninconia: aumenta i mali. 188 189 262 Maninconici: loro caratlere. Vedi Ipo- condriaci. Medicamenti : disapprovati dal Redi 17 20 73 82 83 1Ì7 1J8 182 i83 187 invecchiati nelle Spezierie , impigriscono , e divengono inu- tili i63 164 antinefr itici y bia- simati 253 locali per- la caligine ^ e suffusione di vista^ non repu- tati gran fatto gio've'ìioli ; procra- stinati perciò , e sceltine i più piacevoli 148 composti , biasima' ti i65 242 nocivi talora , e per quali cagioni 164 1 65 Medici : loro ordinazioni fatte per boria , ed in grazia degli Spe- ziali, 287 288 Medici Inglesi,, lodati di grand'' espe- rienza. . . , 186 Memoria o/fesa , preludio di Epiles- sia, e di Apoplessia. . . . .101 Mestrui : da qual cagione 'vengano 245 e segg. rattenuti^ acquistano ^95 corruttela^ ed occasionano dii'er" si mali i08 e se^. Vedi . . . 338 Morviglioni , lo stesso che Vajiiolo : donde così detti. ..... 5 N Natura , vera medicatrice de' mali ii5 l38 ama i medicamenti sem' pUci^ anzi che le mescolanze i66 3o5 Nefritide: sue cagioni 25 26 produce Calcoli ivi. Ordinazione per cu- rarla 33 Éf ^'iegg* Nomi, Dott. Federigo , lodato . 396 404 o Opinione di Aezio intorno al sonno negl'infermi dopo aver bevuto, il latte 66 di Paolo Egineta intor- _ no al vino viperato 68 t/' Ippo- orate intorno al mal d^ occhi 10 146 di Platone^ circa i polmoni degli animali 88 degli antichi Autori intorno alla produzione de tumori 419 420. della volgar gente intorno al brodo di Castra- to 283. della Scuola. Salernitana der le malattie deW animo 276. del Redi circa i clisteri 280 281 872 e segg. intorno alla cassia 284 285 290 291 intorno a que- gli infermi f che si danno impac- do di scorrere da loro i libri Medici 364 365 Op^ÓTCfotOi f in- ferinità : in che consisCa, i(^3 e seg. Palma alhero , danneggiato viene dot seccore, 433 produce un solo tal- volta sì gran copia di frutti da caricarne due cammelli, ivi, il ma- schio produce i suoi fiori senza frutti 434 la femmina senza il muschio dicono , che non generi frutti, ivi. per altro, Teofraslo vuo- le , che i Dattili sien prodotti tanto dalV uno , che dalC altra 436 traendosi dalV arbore la sua midolla, che è medicinale , egli si inaridisce 442 e seg. Palpitazioni di cuore , donde venga- no 89 Panni roventi disapprovati per li do- lori nefritiei 35 Paraguay i erba vomitoria 191 e seg. suoi benefizj nel vomito , . . 282 Passioni delC animo impediscono as- sai il guarire delle malattie cor-- parali 291 Pellicelli f sorta di tumori , da qual cagione vengano , giusta il pare- re degli antichi. 4^5 Pillole del Redi, loro virtù. . . . 366 Pituita , corrispondente all' elemento 497 delVacqua 428 quali tumori produ- ce. ivi Placenta uterina ^ che cosa sia, , . i52 Podagra donde proceda 20 25 182. Ordinazione per essa. . . . 33 84 Podagrosi ^ ordinariamente hanno lun- ga yt^a 21 i3i Polmoni, secondo Platone^ ricetta- colo di quello , che dagli animali si beve. 8S Porfirio : sua opinione sopra il vino viperato 68 Priapismo , come si faccia , secondo il sistema degli antichi Scrittori di Medicina 426 Prudenza somma si richiede in que- gV infermi , che scartabellano i libri di Medicina 365 PurgJie alle donne , da che cacone si muovano 346 e segg. Quantità nel vitto, nociva più che la qualità 88 i Quiete del f animo , necessaria negVl- pocondriaci a guarire, . . igi 3 60 Redi, Opere, VoL IX. 32 R Romice : tumore dello Scroto donde originato^ in sentenza degli anti- chi. 424 Raucedine y donde occasionata 23 per (^uali cagioni dura molto. ... 24 Jiegola di vita , reputata migliore di qualunque rimedio in alcuni mali 187 211 senza di essa i medica- menti non giovano ivi supera i medicamenti 874 Jieinesio , Tommaso : suo inganno. . 444 Jteumaiismo , suoi effetti nella guari- gione 28g Jfieumatomfalos , sorta di tumore , in qual maniera nasca , al parere degli Scrittoli deW antica età. . 426 Ricette lunghe ordinate da' Medici per boria ^ o in grazia degli Spe- ziali^ derise ed ahborrite dal Redi 287 JRimed/ per la suffocazione uterina . c)2 Risipole donde nascano giusta gli an- tichi. , . . . 422 ^ali de' vegetabili ^ hanno tutti la stes- sa virtàt t 3ci 54 Sangue scorrendo pe suoi canali , fa aneli esso , come gli altri liquori, la sua gruma. . . . . . . i55 Sanità degli uòmini , sta più neW ag- giustato uso della cucina , che nelle scatole , e negli alberelli del- le Spezierie. 874 S arco cele , tumore dello scroto don- de occasionato , se si ha da at- tendere il detto de primieri Me- dici. . , 424 Satiriasi , o Priapismo , come si fac- cia , secondo gli antichi. . . . 426 Sbaglio di Tertulliano 44-5 Scirro : da quali uniori Sia prodotto secondo V antico sistema, . . . ^'id> Scrofale , o strame , al parere degli antichi da che vengano. . . .423 Scuola Salernitana , consigliavd ne- infermi a voler guarire , il ' fagoire le passioni deW animò. . 2gir Ser viziali composti^ riprovati 48 114 124. semplici deono essere 280 281 872 875. in qual dose si debbano prendere 281. quegli tanto piccoli muovono , e non ri- solvono. . . . • • • • » 3o5 Siccità ne'' corpi melancolici , e adu- sti, consuma il calore. . . 240 241 Sieffi : molti se ne trovano ne libri degli Arabi 149Ì Siero di lattei come si depuri. , .140' 5oo Seri, Ah. Vittorio, originario di Fi- renze 14 siw Dignità, e sue lodi i5 sua Opera, 21 Sordi divenuti tali improvvisamente , e improvvisamente hanno poi ri- cuperato il senso deir udito. . - 296 Sordità d' orecchie , in qual maniera può accadere 294 Starnuto , co/t?^ si faccia 45 Sterilità: sue varie cagioni. 162 i53 e segg. Stitichezza di ventre , malore da me- dicarsi piacevolmente, e non già con violenza. 126 126 Stomaco : non rimane mai tormenta- to dalle co^e fresche 84 Storie di persone , che ad un tratto hanno perduto V udito , e sì ad un tratto V hanno riavuto. . , 295 Sudamini, o Pellicelli , donde rico- noscano la lor cagione , per sen- timento degli antichi Scrittori del- la Medicina 425 Sudorifici, e loro effetti. . . . 77 78 Suff ovazioni di respiro , donde na- scano ' 8g T Tabacco : suo uso per divertire la flus- sione; catarrale da' denti , e dal petto : non approvato 244 Tartaro , deposto viene né' condotti 6ot Hel corpo innario più assai dal vino . che daW acqua. . . 292 3i6 , erba : sue qualità óS ordinata dal Redi ò 35 121 214. da al- tri chiamata Cià 271 337 don- de venga ivi. sue virtù 2ji 255. ' Te nero , 337 ^^9 bevan- da più gentile , e di maggior virtù 285 Tertulliano: suo grosso sbaglio. . . 445 Testicoli Jemminili , che cosa sieno 263 che cosa fossero già credu- ti. ..... . i5r Troja saliyaLica ^ osservazioni fatte *n dal Redi in una Trojd da lui aperta. . . . ... .i-Z^S-yj^^.^ Tube Faloppiane : loro figaro. - da chi ritrovale, ivi. slate osserva- te alcuna volta mancanti di aper- tura nella parte, con cui si avvi- cinano ai testicoli, . . iSz e seg. Tufi : prodotti nelle articolazioni dal- la Gotta 25 26 Tumore : sua definizione di quau' te sorte. ivi Y F'aricì: da qual cosa procedano^ per sentimento de* Medici antichi. . 424 Vena cava: sue funzioni. . . 266 e seg. Vena arteriosa : sue funzioni, . . iti Redi, Opere. Voi. IX, 3a * 5o2 V mti : loro vera cagione efficiente nascosa a Filosofi. . . . loi 104 Ventre disposto. Vedi Corpo. Vertigine ^ onde occasionata. . . . 278 Vino contribuisce assai alla brevità del vivere i3z e sfgg. bevuto par- camente dal Redi j85 ordinato da Ipocrate Lut£ acqua nelle feb- bri 249 odorifero ^ si raccoglieva già in certe collinetle della Ce- Lesiria 441 più diffìcile a passa- re ^ e a digerirsi delC acqua 292 offende lo stomaco^ la testa ^ e il genere nervoso più deir acqua 292. fa maggiori ostruzioni , e Lascia più tartaro ne' canali del corpo ^ che V acqua, ivi, 3 16. del- le quattro parti del Mondo , in una , e non intera si beve -vino. . 293 Vipera : Jion nuoce quando non sia stuzzicata f ed irritata zSo le sue carni sono alessifarniaco a mol- te malattie 261. sue qualità. . 2^1 Vita^ pia breve si vive in Italia^ die in tutto il resto del Mondo . 292 V itiligine bianca , in sentenza antica donde proceda 428 Vitiligine nera , da che sia prodotta^ al parere de' Medici delV antica età. 424 Umettanti lodati. . . . . . • . z'àj Umore melancolico coriispondente al- l' elemento della Terra, . . , 42'S eoo Umori del nostro corpo ^ da cui s-t producono i tumori , quanti. 421 423 ornito , come sia da provocarsi colla infusione delC erba dtl Pa- r^'gi'-^O' J91 e segg. 283 V omitorio non violento 283 Utero , al parere di uomini dotti ^ ca- gione nelle donne di moUissirni mali 55 168 Z Zerillo^ Dott. Diego ^ Medico, men- tovato 32f Zucchero non usato , ne conosciuto ne' primi secoli del Mondo inventato dalla golosità de* mo- derni. iy£ Fine del Nono , ed ultimo V^olume, 5 04 INDICE De' Nomi di coloro , cui sono indirizzate le lettere Consultive. i'Vinini Sig. Dott. Lodovico 897 899 401 402. torzoni Si£^. Pier Andrea. Roma. 409. Macani Dott. Marc* Antonio. Ò89 3qT 393. N. N. 394 405 4^0 4^1- Nomi Sig. Dott. Federigo 896 404. 5o5 RERUM NOTABILIUM I IN D I C U L U S QUAE IN MEDICIS REDI! CONSULTATlONlByS INVENlUiNTUR. -^TIr. ciditatis viSf ubi nimis in corpore exsu- peraC, sanguinerà^ et liquida jundit, 465 466. Anìielitus difjìciiltas unde procedere pos- si t 454 466. Anlimonium ea inter vomitarla adnume- ratur , quae maxime violenta 464 ejuS" dem lisus improbatus. 467 at vero va- mitum non per se provocat. 464. Bullae aere plenae quomodo efformentur ^ quibiisve impeàiinentis motum sanguinis remorentur. 455 456. yide superiorem In- dicem, in -verbo Intermittenza di polso. Ciborum usus congruus quanti faciendus, 456 457. Diarrhaeae interdum vis. 462. Evacuationes exigendae ubi natura sese facilem praebeb ; &ae evitandae , quibus natura ipia adversatur. 467. Expulsio supervacaneae lymphae quomodo fiat. 457 4.58. 5o6 Fervor , et acìdU.as ìlquidoriim quomodo compescatur. 467 458. Flatus ìiypochondrìa implentes ^ ac tenden- tes. 452 453. Liquida , qilae àigestis cihis admiscéntur. 45iJ. Liquor digestionis cihonim primarius arti- fex quis sit. 453. Lymphaé copia ah salium vi producitur. 454. Mulieres quibus fnenstruae purgationes exiguae , facile sanguinis sputo inquie- tantur. 469. Nervosis fibris qurìlem itìfectionem suppe- ditet ylncimonium. 465. Pedum tumor ex lymphae in corpofe ahuri' dantìa oritur. 454. Pulsiis intermissionis plurimae causae, 454, 455 456. ex iis alia ah Rèdio reperUu 457. Qwo^ quantisque modis corpus ex Antimo- nii sumptione infìciatur. 465. et seq. JXegis infirmitas quanti vinmenti. 45 1. Resinae Terebinthinae Cypriae virtus. /^hS, Salium vis , ubi nimis in porpore exsupe- raù , Sanguiriem f et liquida omnia fun- dit. 455 456. Salsedinem Uquidorum quo pacto compe- scere liceat. ^56 467. The , ad promoi'endam urinain pluriimmi valet. 458. Vomitionis stimuìus ex antlmonìalibus me' dlcaminibus , licet stomuchus Antimo^ nium ejecerit, perseverai 466 467 468. 5o7 ERRORI CORREZIONI g. 5 I. 2 Mcriviglioui Morvij-lioni 38 » li povere polvere 89 » 8 cornerò cocomero 43 » 10 in Jin. II il il Ijn. 11 in S9 Ann. 2 Proffuvium Piolluvium 1:^8 » 21 Pur Per l óò » J2 o Ire avanti o Ire ore avanti itU » 20 sulfurre sulfuree ig3 » li de' da' 199 ♦> j3 qua] escola quale scola 2i)o Ann. I inco-ncimia inco mincia 274 » à delle dalle 3do » IO calore colore 345 » I alcune a/cune 3i)7 » 3i dalla della 374 » i cu cine cu-cina 420 » 2 rincrescimento ricrescimento 4^41 » 22 ila u toso flatuoso 425 Ann. 2 flautoso fLtuoso 447 » 12 e più di colori e di più colori .45*) >* 22 aftlagitat efìlagilat 457 » 27 decotionem decoctioaem