^Mve"*; VK ^/^ BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE DI LETTERATURA, SGIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo C. ANNO VENTESIMOQUINTO. OttobrCj Nos'embre e Diccmbre. i84o. MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. TIPOGRAFIA BERNARDOMI. II preseiite Giornale , con tutti i volumi precedenti, e posto sotto la salvaguanlia della Legge , essendosi adcmpiiito a quanto essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Storia (U Manfredi re dl Sicilia e dl Puglia, scritta dal cavaliere Giuseppe di Cesare. Volume pri- mo, di pag. 2 35. Volume secondo , di pag. i5o. — Napolij 1837 da Raffaele De Stefano e socj. Strada Carrozzieri a Montoliveto. 1 1 oi non vogliamo che piu oltre passl inosservato un libro, il quale per Timportauza dell' argomento , la no- vita di alcune ricercbe storiche, il nerbo e la vivacita dello stile cd il generoso spirito cbe vi domina, me- rita di essei'c coUocato fra i piu nobili frutti dell'iu- gegiio italiano. La caduta e lo sterminio della potente e gloiiosa Casa di Svevia e uno dei drammi piu so- lenni e compassionevoli cbe ci ofFra la storia del me- dio cvo. Corrisponde veramente a quella lotta cbe so- stenne coUa podesta ecclesiastica, la quale fa la piu grave di tutte le grandi quistioni politicbe agitate dalle fcrvide meuti, dalle acccse fantasie e dalle gagliarde e sfrenate passioni di quell' eta procellosa. la questo con- flitto che puo dii'si abbracciasse tutti gli iuteressi ea- ropei, ma ia cui principalmente interveunero la Ger- mania c 1' Italia, non si trattava solo di territovio e di parziale giurisdizione, ma della stessa radice e fonte della sovranlta. Era una questioue di diritto pubblico universale, cbe riusciva gravissima appunto percbe la sua risoluzione doveva scrvive di base airedifizio socia- Ic cbe si ricomponcva fra i popoli, i quali si sottraevauo 4 STORU DI MANFREDI, EC. al principio dclla conquista che avea fondato i nuovi poteri sulle ruinc dcUa antecedente costituzione ro- inana. Tutte le altre minorl controversie , siccome quella dclle investiture, o da questa rampollavano, o sorte da impreveduti accidcnti mettevano capo alia niedesiina. Egli e solo consideraudo tanta sua gra- vezza, clie si puo render ragione della caparbieta del partiti, della costanza di alcune alleanze, sebbeue vi si annidassero tanti particolai-i motivi d' odio e di guer- ra, siccome ti-a i papi e i re di Francia, e della op- posta inclinazione che mostrano tutti gli scrittori di quei secoli, storici, giureconsxdti , cauonisti, teologi, poeti. La fazione ghibellina nelle sue dottrine si ari'esta alia legalita del potere, e si sforza di rannodare la tradizione della pienezza ed universalita del diritto im- periale dei tempi romani , con le proprie pretension! 'al governo mediato od immediate di tutto il mondo cristiano. La fazione guelfa invece, nascondendo sotto speciose forme uno spirito di democrazia, che ben s'appalesa per la somma alacrita con cui i Comuni e le Repubbliche vi aderiscono , cerca di penetrare oltre il semplice ordine legale. Pone quindi il fondamento di ogni autorita in quella legge eterna ed inappel- labile , che emana dallo stesso gx'embo di Die , che dinanzi a lui ragguaglia tutto il genere umano, che abbassa tutte le grandezze della terra e che dev' es- sere custodita, interpretata , vendicata da chi ha ri- cevuto il ministero della parola per annunziare ogni verita ed ogni salute agli uomini. II pontefice per- tanto, come rappresentante la pienezza del potere di- ■vino 5 fuor del quale non vi ha potere di sorta , era , giusta le opinioni della fazione guelfa, la sorgente di tutte le autoi'ita stabilite suUa terra, e percio il loro supremo giudice inappellabile. Per questo titolo esse deve teaersi come il tutore de'popoli oppressi, non meno che il difensore dc' troni , quando 1" usurpazione, la rivolta, la villa li minacciasse di grave danno o di roviua. E questa gi-aude controversia non ha mai ces- sato di tener vive le dispute a misura dc'bisogui c dei caratteri di ciascun'epoca fino a'giorni nostri, in cui Dl GIUSEPPE DI CESARE. 5 i mantenitori del sognato contralto sociale ed i teo- cratici , sebbene in apparenza fieramente contrarj, pure nella sostanza delle loro dottrlne consentono, richia- mando sotto disuguali forme le opinioni guelfe del me- dio evo. Sembra anzi cbe nella restaurazione degli stu- dii storici opei'atasi felicemente a'giornl nostri si ap- palesi ancor piu viva e profonda questa dlfferenza di opinioni politiche rispetto al medio evo. Non content! alcuni scrittori di avere ribattute con la scoi'ta de'do- cumenti le esagerate accuse fatte alia autorita ecclesia- stica da coloro che, o per innalzare di soverchio il principato nelP epoca che fervevano le question! di giurisdizione, o per poco amore alia fede cattolica, si costituirono acerbi censori e giudici inesorabili della condotta politica del clero ed in particolare de'papi, trascorsero poi ad un' alti'a estremita, Ogni atto loda- rono, e fecero apparire quali uomini di vasta mente e di pure intenzioni tutti quei capi dell' ordine spiri- tuale contro i quali piii feroce s'era mosso I'assalto de' precedenti storici. N6 mancarono i testi e i docu- menti a corroborare il loro assunto^ imperocche niente v'ha di piu facile che trovare testimonianze favorevoli al proprio tema nelle scritture di que' secoli in cui gli uomini militavano sotto due bandiere. Ma il grande uf- ficio della critica non consiste, come pur troppo si pratica da molti storici del secolo nostro, nel valersi di una sola classe di document!^ ma nel dedurre un giudizio medio, il quale sia il risultamento di tutte le testimonianze, prima in sh medesime discusse ed esti- mate, poi raffrontate. Se vi ha periodo in cui questo spirlto di parte possa offuscare la verita, h certamente quello descritto dal nostro autore, in cui I'uno de'contendenti rimase, dope gagliardi ma vani sforzi, atterrato e distrutto. Quasi tutti gli storici italiani, ma precipuamente que'di To- scana^ perche dediti alia causa de'papi, congiurarono a rendere infame ed esecrabile la memoria di Manfre- di. Essi ne proclamarono contaminata la stessa nasci- ta , gli apposero molti e feroci delitti, e cosi giustifi- carouo I'inimicizia implacabile onde lo perseguitarono, 6 STORIA DI MANFREDI, EC. ed air ultimo I'oppressero i capi del pai'tito guelfo. II favore chc in scguito accordo I'Angioino Roberto alle lelterc cd ai loro cultori, rese i medesiml meno pro- clivi a ricordare ed a detestare ne'proprj scritti la ini- qua conquista di Carlo I e la sua tirannide, mentre con tetri colori dipingevano pur sempre lo sciagurato Manfrcdi. Solo una lieve e sterile pieta mostrarono per Corradino, la cui tragica morte sola bastevebbe a per- pcluare 1' infamia del francese usurpatore. Gli stessi storici della Gerniania, ed anco i piu dcvoti alia Casa di Svevia, non poterono perdonare a Manfredi Tessersi nel regno di Napoli fatto proclamare signore, concul- cando i dirltti del nipote di Federico II, che una voce forse perfidamente sparsasi diceva morto al di la del- I'Alpi. E tanto pesava la pubblica opinione suUa me- moria di Manfredi, che lo stesso Dante, sebbene sca- gli parole sdegnosissime ed amari sarcasmi contro tutta la schiatta de're di Francia, appena si studia di ri- svegliare compassione ed amoi'e per quel principe, a cui fa di sua bocca confessare: Orribil furon li peccati miei. Nondimeno 1' avere appartenuto alia stessa fazione, e le nobili doti personali del re di Napoli son causa per cui il gran poeta, dopo avercelo presentato alle falde del monte del Purgatorio, ove sta espiaudo il suo tardo pentimento, in sembianza atta a suscitar subito per lui interesse, Biondo era e bcUo e di gentile aspetlOj con accrbi detti si fa a rampognare il vescovo di Co- scnza Bartolomeo Pignatelli, che ne avea diseppellito il cadaverc. Ma non percio egli s'attenta di liberare si gi'an personaggio dalle gravi accuse che gli davano i contemporanei, solo affidandolo alia immensa bonta divina. Che dovremo adunque pensare del nostro au- tore, il quale ci presenta Manfredi siccome esempio di senno, di virtu e di coraggio, e vittoriosamente il difend^e dai molti delitti che Todio di parte aggravo sopra il capo di lui ? ii qucsto, a nostro avviso, il frutto dc'profondi studii ch'.egli pose in tutti gli storici sincroni DI GIUSEPPE PI CKSARK. e posteriori , nazionali e stranieri. Una critica sag- gia lo ha guidato a discernere il vero in mezzo alle declamazioni ed alle invettive de'partlti, per entro alia rozzezza cd all'igtioranza de'cronisti. Egli ha saputo con molta accortezza valutare le autorita, paragonarle, e cavarne un i-isultameuto conforme alia pura verita. Per tal guisa ha potato valersi di tutte le testimonianze storlche, spesso fra di loro ripugnanti, per farne uscire una blograOa piena di interesse, e che bellamente ne costringe a rifiutare il giudizio portato dalla maggior parte degli storici intorno a questo principe. Se non che r uomo difficilmente puo stare in guardia delle proprie opinloni a segno, che quando pure sono vere non le esageri. Gosi, mentre I'autore espone la storia di Manfredi con quel sentimento amorevole che po- trebbe provare un uomo, il quale o nell'armi o nei consigli gli fosse stato fedele compagno, e per tal modo avviva le sue pagine , che non piu ci sembra quel per- sonaggio lontauo di ben cinque secoli, ma contempo- raneo^ in alcune parti poi lo giudica con eccessiva in- dulgenza, rassomigliando piuttosto ad un amico bene- volo, o ad un suddito devoto, che non ad un giudice inesorabile , quale si conviene essere lo stoi'ico. La somraa difflcolta di questo lavoro adunque consisteva nel saper trarre profitto da cronisti che servivano a nemiche fazioni. La prima parte della vita di Manfredi k quasi per intiero attinta da Nicolo di Giamsilla, fautore caldo ma pure illuminato della Casa di Svevia ed ammira- tore soramo di Federico 11^ Taltra parte fu d'uopo trarre principalmente da Saba Malaspina, tutto dedito all' interesse de'papi, gonfio e scorretto scrittore. Que- sti pero non lascia di narrare anche gli avvenimenti che disouorano la sua fazione. Talvolta s' attenta di scusarli, e tal'altra, accecato dalle opinioni, non si accorgc nemmeno del vitupero che getta con que' rac- conti sopra i suoi. Questo avevano di proprio gli sto- rici del medio evo, che sebbene scguissero Tinsegna d'una parte, non osavano sfacciatameiite mentire, op- pure non avevano quella sottile ipocrlsia de' tempi 8 STORIA DI MANFREDI , EC. civlli, e piu de'nostri, per cui, sotto apparenza di scliietto favellare, si mcttono gli eventi in quell' ordine ed aspet- toche consuoni alia propria persuasione, o serva a quel- le opinione politica che signoreggia nel cuore dello scrittore. Laonde chiuuque, lasciate da banda le im- moderate lodi e le irose parole del cronista, dettate dair odio 0 dall'amor di fazione, si restringa a consi- derare il sue racconto, puo trarre anche da fonte so- spetla notizie preziose e genuine. Parmi che quest' arte abbia assai bene usata I'autore, il quale, quanto piu allargo la cognizione de'fouti della sua storia, tanto pill facilmente pote fame scomparire gli errori e rin- venire 1' autentica espressione de' fatti. Oltre que' due principali cronisti di sopra citati, egli ha saputo trarre gran vantagglo dall'idiota ma ingenuo Matteo Spinelli, da RIcobaldo di Ferrara, da fra Pipino di Bologna, da Ricordano Malaspini e dal Villani, non che dagli stranieri, siccome Matteo Paris e lo Zurita, che gli fu ottima scorta ad illustrare in alcuni punti i sangui- nosi casi che in Sicilia fecero all' odiata signoria fran- cese sottentrare quella dei re d' Aragona, sostenuta dalle ragioni di parentela coUa stessa Casa di Svevia. Noi poi ci dogliamo insieme con I'autore, del non aver po- tuto , a malgrado di accurate indagini in tutti gli ar- chivii del regno, trovare documenti inediti relativi alio sventurato Manfredi. Certo di piu viva luce poteva, loro merce, risplendere un si importaute periodo e non poche notizie ci avrebbero rivelate, atte a farci appa- rire piii abbominevole 1' usurpazione dell' Angioino. Si fu probabilmente per sceniare appo i poster] la pro- pria infamia, che que'monarchi distrussero le carte, nelle quali era la medesima loro preparata. Ma invano se ne schermirono , poiche se altri avesse omesso di bandirla, uno storico del secolo XIX I'ha improntata sui loro nomi a caratteri indelebili. La vita di Manfredi ^ divisa in sette libri, scritti con parole piene di vita e con una succosa brevita. Que- sta parte narrativa, che 6 il vero testo storico, »^ poi corredata di molte e pregcvoli note, nelle quali piii ampiamente (i dichiarata e discussa la materia. Noi DI GIUSEPPE DI CESARE. lQ avremmo anzi desiderato che una piu vasta tela si fosse ordita nel testo , facendovi luogo alle cose contenute in parecclile annotazioni. Quel frammenti , che ora sono mere prove giustificative , sarebbero avvivatc di quello spirito che nutre e muove la sua bella scrittura ed avrebbcro offerto cosi una piu larga e drammatica azio- ne. Era d'uopo cousegaare alle note soltanto le mol- tepllci testimonianze intorno a qualche punto contro- verso cd oscuro, su cui I'autore, dopo maturo esame, ha fermata la propria opinione. Per non turbare poi I'ordine del racconto, le discussioni cronologiche, geo- grafiche e gcnealogiche , che pur vi sono molte ed im- portanti, il testo autentico del documenti piu insigni, erano pure materia di nota. Ma tutto cio che non fosse digressione Iroppo remota, sarebbe stato con maggiore splendore del suo lavoro opportunamente iutrodotto nel disegno generale dell' opera. II primo libro incomincia dalla morte di Fcderlco II, avvenuta quand'egll preparavasl a far vendetta del- I'anatema contro di lui lanciato nel concillo di Lione da Innocenzo IV. II giovinetto Manfredi, che, sebbene nato da illegittimo araore, avea pero acquistato ogni diritto per le nozze che I'imperatore strinse con la sua madre innanzi alia di lei morte, era stato per testa- meuto destinato a Balio del regno, nell' assenza del fratello Corrado IV (i). Nel corso di due anni che duro la sua amministrazione innanzi alia venuta del re, fe' mirabili prove di prudenza e di valore. Gli bisognava contenere molte popolazioni del reame, ritrose alPobbe- dire, o per avversione antica al dominio svevo, o per instigazioni ed eccitamenti d' Innocenzo IV, che, reca- tosi in Italia , vi faceva sorgere poderoso il partilo (i) Per I'autorita di Antonio Astesano, posteriore di due secoli a Manfredi , avvalorala da quella dell' anonimo italico , e per allri sotlili argomenti di crilica^prova l' autore die Manfredi nacque non da Bianca Lancia, ma da Bianca Gultuaria, figlia di Bonifazio, ca- stellano di Aleja presso Asti ; inoltre, per le teslimonianze concordi di molti scrittori, egli prova che Federico , morta la sua terza mo- glie, sposo la moribonda Bianca, lasciando cosi legiltimato Man- fredi. 10 STORIA VI MANFRED r , EC. dclla Chiesa. Gli conveniva tenci* praticho collo stcsso papa, per spiarne c frenarne gli ostili disegni, confer- mare i baroni sospctti, usare in somma tutte T art! d^un governo nuovo e poco gradito. Pol, sceso Gorrado dalle Alpi, e trovata tutta Italia inclinata a parte guel- fa, contro cui invano lottavano i capl del partito im- periale, Ezzelino da Romano, c Buoso da Duara, pote in Napoli a grande stento esserc riconosciuto signore,e cio per 1' aiuto di Manfredi. Que' cittadini clie piu di tutti gli altri abitatori del regno si mostravano devoti al papa , avevano opposta una gagliarda difesa all' armi sue, n6 s'eran lasciati domare fuorche dalla fame. La vendetta ed il ten-ore erano i mezzi che Y aspro Gor- rado voleva usare per ridurre nel dovere i sollevati popoli e baroni. Manfredi poco a dir vcro ottenne dal- V irritato re , ma pur fu suo merito se i supplizj , le confische, i vituperj ebbero qualcbe freno. I sudditi, conosciuta la mitezza dc'suoi consigli, pii^i s' accendc- vano nelFamore di lui. Ma superbia e crudelta hanno per compagne gelosia, invidia e sconoscenza. Gorrado temette la popolare benevolenza di cui godeva Man- fredi^ il voile depresso, e lo spoglio di molti feudi che teneva eziandio per testaniento paterno. Manfredi no mossc querela, ne fece segno di volersi vendicare:, forsc nobile vendetta sperava dal tempo, per cui sarebbesi fatta aperta la sua lealta e perizia nel reggere lo Sta- to. Le morti di Enrico, che dalla Sicilia di cui era go- vernatore si recava a rendere omaggio al fratello, e del- lo stesso Gorrado che stava per tornarsene in Gcrmania, doveano far ricadere in lui il baliato del regno. Gono- scendo pero la perfida cd ambiziosa indole del mar- chese Bertoldo di Hocnburgh, per farselo benevolo e te- nerc per mezzo suo nel regno le soldatesche alemanne, il prego consigliasse al morente re di nominarlo a go- vernatore. Gio infatti avvenne , benche quell' astuto , in- fingendosi, protestasse spettare un tal carico a Manfre- di. L'odio di parte non lascio quest' occasionc per im- putare un veneficio al principc, che gia avcva perfi- damente chlamato reo della morte di Federico II, e molti storici I'lianno senza scrupolosa disamina asscrito. DI GIUSEPPE DI CESARE. I I La (loppia caliinnia c disvclata e vittorlosamente com- batluta in una nota. Cresce rimportanza dclla narrazione nel secondo libro. I papi avevano sempre agognato alia signoria del regno. Ne contesero la conquistaaglistessi re normanni^ma poi, usando costoro moderazione verso la sede apostolica, ed anzi lasciando che la medesima esercitasse auto- rita ragguardevole sui popoli, sorta era una mutua amo- revolezza, e se ne stavano in buona concordia. E in- dubitato die Fautorita della Chiesa doveva aver git- tate salde radici in quel paese, quando tarda e lan- guida vi giungeva la podesta de' greci imperatori , e molto piu quando era desolato dalle invasioni dei Sa- raceni. II sostegno dei papi pareva allora indispensa- bile^ il pericolo comune alimentava la comune bene- volenza, I'orrore che inspiravano gli infedeli facea parer piu cari i conforti e 1 consigli del padre di tutti i cri- stiani. Lo stabilimento della dominazione sveva, origi- nato da sole ragioni di parentela, mosse ad ira quei popoli die si videro caduti ad un tratto in balia di re ignoti^ avversi a tutte le loro costumanze, circondati da scliiere che considcravano il Regno come una pin- gue preda. Le inimani crudelta commesse da Enrico VI, le quali, riferite da Ugo Falcando, destano tuttavia raccapriccio e spavento, erano sproni a stare in stretta relazione con la Chiesa da cui i Pugliesi e i SIciliani si aspettavano qiialche gagliardo ajuto a scuotere Y in- comportabile giogo. I papi d'altra parte vedevansi fal- lire la speranza di anipliare da quella banda il loro dominio e crescere invece a dismisura la potenza e r ardire di una casa intenta sempre a battcre la pro- pria autorija. Quindi le antiche ire si invelenirono, si voile ad ogni costo cacciare gli Svevi dal regno , c si coltivarono pcrcio con gran cura le amicizie dei ba- roni e delle citta. Ebbe cosi sempre la chiesa de'ne- mici intern i da fare airuopo insorgere contro i mo- narchi di stirpc sveva. Per quanto poi s'adoperasse Federico U onde rimcdiare ai mali fatti da Enrico con una buona amministrazione , col promovere gli studj , col tenere spleiidida c benigna corte^ c specialmcntc 12 STORIA. DI MANFREDI , EC. col rcprimere gli abusi baronali, erano quelll stati tanto sanguinosi, die fu impossibile riguadagnarsi I'intera affezione dc'popoli, mcntre piu si nimlcava il clero ed i gi-andi vassalli. Cosi i papi, non avendo potuto come tutori del puplUo Federico acqiiistare tutta I'influenza che desideravano nel governo del regno, perche si ri- scosse picno di gelosia a di maltalento quel re, trova- vano sempre nelle genti napoletane materia e stru- menti opportuui a' proprj disegni. Alia morte di Fe- derico, lunocenzo IV avea subito tenute pratiche con Luigi IX per dare il regno al fratello di lui, Carlo d'Angio^ ma queste, perche parvero contrarie al glu- sto, furono da quel virtuoso re respinte. Ne trattava in seguito con Eurico III d' Ingbilterra pel fratello Ric- cardo, o pel figlio Edmondo. La venuta di Gorrado IV sospese le pratiche, ma la sopraggiunta morte di lui fe'nascere nel pontefice desiderio di acquistare il re- gno per la Chiesa. E sebbene non osasse alia scoperta proclamarlo, ne apparvero pero subiti e gravi indizj. Giovandosi della raccomandazione che Goi'rado nel te- stamento gli fece del figlio ancor fanciullo, dopiando d' essere posto in possesso dello Slato, dichiarando che farebbe poi grazia a Corradino uscito di minore eta. Molte terre, ed in particolare quelle verso i confini della Ghiesa, levaronsi in suo favore, ed anche le Ga- labrie, per incitamento di Pietro Rufo, che di quelle e della Sicilia aveva il governo. II marchese di Hoen- burgh, inabile a reggere lo Stato, e senza credito, in tanto pericolo cede il baliato a Maufredi^ ad accet- tarlo il confortano molti baroni^ egli mette insieme le milizie tedesche e saracine, e vendute le sue piu prc- ziose cose, per tenerle in dovere da loro prontamente gli stipendj. Pero non volendo violentemente contra- stare ad Innocenzo, s' accorda con lui, salvi i diritti di Corradino ed i suoi, e procaccia di rendersclo con atti ossequiosi benevolo. Non pcrcio si smove il papa dal suo peusiero^ accetta 1' omaggio di parecchi vas- salli senza quclla clausola , ed assumendo con Man- fredi un contegno superbo, deputa a trattar con lui il cardinale-Gugliclmo dei Fieschi suo nipote, atto piu ad Dl GIUSEPPE DI CESA'RE. l3 aspregglare che a blandire il principe. Sorgono tosto mall umorl^ il marcliese di Hoenburgh vacilla nella fede e gia s'accosta al partito pontificio, perche il co- nosce preponderante. Basta un piccolo accidente a far che scoppj I'inimicizia, ed e questo I'uccisione di Bo- rello d'Anglona, che aveva tesi agguati al principe e che fu popolarmente morto da' cittadini di Teano usciti in soccorso dello stesso Manfredi. Si spacclo ad arte che egli fosse autoi'e di quell' assassinio ^ crebbero tra lui e Innocenzo i rancori^ trattossi di avere una conferenza^ ma la perfidia del marchese la rese piu difficile. Esortato in fine dal fedele congiunto Gualvano Lancia che stavasi appo il pontefice a trattare la sua causa, e che vedeva da qual procella era minacciato, s'afFretta a recarsi nella Puglia. Questa fuga di Man- fredi 6 tutta poesia, tanto ha saputo Fautore, senza discos tarsi dal vero, far brillare il coraggio indomabile del principe, dipingere 1' asprezza de'luoghi per cui gli fu d'uopo passare, la fede di alcune terre che gli schiuser le porte, la ribellione aperta di altre, la timi- dita di uon poche, le quali, benchi giusta conoscessero la loro causa, non osarono ajutarla, sopraffatte dal ter- rore del partito pontificio. Soprattutto ci commuove I'ardente e leale favore della ben munita e popolosa Lucera. 11 presidio de'Saracini e de'Tedeschi ali'appa- rir dl Manfredi ne abbatte le porte, trionfalmente lo introduce , il grida signore , e gli glura di spargere il sangue in sua difesa. Questi generosi impeti piii fanno apparire infame e nequitosa la condotta del loro capo Giovanni Moro, il quale, gia schiavo negro di Federico II, da lui era stato privilegiato d'onori, di ricchezze e d' intima confidenza. Abbandonata egli la causa di Manfx'edi e dato ordine che Lucera gli si tcnesse chiusa, recavasi presso Innocenzo a pronietter 1' opera sua, per affi'ettare la rovina del proprio principe. L'enti'ata di Manfredi in Lucera fu il risorglmento di sua fortuna. Molte terre ancor dubbie spiegarono il vessillo svevo^ gli vennero da molte bande schicre soccorritrici, sic- ch^ pote egli sfidare I'esercito nemico, accampato a Foggia. Ne ruppe una parte , 1' altra si discidse per J 4 STORIi^DI JIAXFREDI , EC. iniprovviso tcrrore e la disfecero nella fuga gli abitantl. Foggia e Troja caddero in suo potere. L'orgoglioso cardiuale Fieschi dovette annunziare la sconfitta ad In- nocenzo che non gli sopravvisse. Napoli, stata fedclis- sima a quel ponteficcj di cui raccolse pure le spoglic mortali, gia temeva la vendetta ed inchinava ad ob- bedienza. Abbiarao voluto piu distesamente riferire la materia di questo libro, perche da altri storicl e stata neglctta con detrimento dcUa verita. II Giannone non vi spende che queste poche parole: « Passati molti pe- « ricoli e disagi, finalmeute Manfredi giunse in Lucera, j> ove, coU'ajuto de'suoi Saracini che erano dcntro, in- » frante le porte entro ivi pieno di gloria e da tutta " la citta fu acclamato e gridato per loro priucipe e >» signore ». Quell' arringa poi che 1' autore fa tenere a ManlVedi in Lucera ai cittadini ed ai soldati e tutta di sua invenzione. Noi Uavremmo volontieri risparmiata, poichii il Giamsilla racconta solo che egli favello per provai'e i suoi diritti, qucUi di suo nipote, e I'usur- pazione del papa. L'istoria, per cssere utile ed amena, non ha bisogno di queste giunte', essa deve bastare a se niedesima. Fa principio al llbro tcrzo V elezlone di Alessandro IV , Pontefice di indole piii mite che il Fieschi , ma dagli stessi disegni spinto agli stessi partiti. Cessato il terrore da cui erano stati sorprcsi i cardinali per la disfalta deli' esercito , continuarono a rimanere in Na- poli. Manfredi usa celeremente la vittoria, entra in quelle stesse tcrre che lo avevano escluso fuggiasco , e vi si comporta con clemenza. Invitato a trattare con Alessandro, si rifiuta se da lui non sono prima rico- nosciuti i diritti di Corradino ed i proprj ^ poscia, piu per uon apparire caparbio , che per spcranza di sin- cera concordia, manda suoi nunzj. Pero solo ncU'armi pone il fondainento di sua causa, ed impadronitosi di Guardia Lombarda rcnde mal sicuro il soggiorno de'ne- mici in Napoli. Se ne sdegua il pontefice e gl'intima di sgombrare quella terra. Non per forza di tale inti- mazione, ma perche gli si erau ribellate alcune citta in Puglia , levasi di la Manfredi e volge le sue armi a DI GIUSEPPE D) CESARE. l5 domare i rivoltosi. Qucsto fu tempo prezioso pel pon- tificj, che un grosso eserclto allestirono, e ne fccero capitano il cardiuale Ottaviano degll Ubaldini. Ri- cliiamato il prIncipe da si grave pericolo, I'accoglie quantcpuo schiere dl saracini, tedeschi e regnicoli, e da Lucera, centre di tutte le sue fazloni, si avvia verso Frigento presso il legato, e quivi fa ogni prova per trarlo a battaglia. Ma quegli, benchO; avesse esercito ben piu poderoso , sta fermo nello schivare la giorna- ta. Confidava assai uella ribellione de'popoli, che avreb- bero divise e disfatte le forze di Manfredi, e paven- tava pure a ragione il valore e la disciplina di que- ste. Ne si risparmio la frode a perdere il principe, ma torno la medesima in capo di chi v'ebbe ricorso. Era venuto dalla Germania il maresciallo del duca di Ba- viera per trattarvi la causa di Corradiuo. Mandava i suoi legati anche Manfredi, e consentiva alia proposta del cardinale, di sospender la guerra e non ripigliarla se non cinque di dopo sciolte le conferenze. Sicuro nella tre- gua, recasi in Terra di Bari , per confermarvi nella fede gli abitauti, ed ivi gli e portata novella che il legato si era impadronito di Foggia e minacciava Lucera. Prima dubito del fatto, cosi gli parve enorme , poi celeremente da Barletta s'avvio a Luceja. Forte entro le mura di quella si presenta a Foggia, sfida a battaglia i pontificj, ne uscendo essi dalle porte, li assedia. Il marchese Bei*- toldo frattanto, sempre vario e bugiardo, si proferisce per aniico a Manfredi, ma in cuore spera ancora il trionfo de'nemici di lui, e si prepara a condurre in Foggia soldati e viveri. II principe lo assale inopina- tamente, e gl' impedisce con molta uccisioue I'impresa. Foggia e orribilmeute dalla fame crucciata , ne osa il presidio tentai'e la sorte dell' armi. 11 legato adunque conchiude accordo per rui la Chiesa dovea lasciarc il regno a Corrado II sotto il baliato di Manfredi trannc la Terra di Lavoro, riserbata pero facolta al principe di occuparla, se il papa non confermava 1' accordo. Vo- lontieri poi Manfredi acconsenti il perdono a tutti i baroni o fuorusciti, o seguaci della parte avversa, com- presavi la famiglia di Hoenburgh. Di talc accordo fu 1 6 STORIA DI MANFREDI , EC. tlato gran biasimo al cardinale, e negata la ratlfica^ laondc, tcnendosi Manfrcdi sciollo, e scoperte nnove insidie contro la sua persona, fece in un parlamento sentenzlare a morte il marchese co'suoi fratelli, accon- tcntaudosi pjro di tenerli prlgioni. Gli bisognava ancora pacificare le Calabrie, suscitate a sommossa da Pietro Rufo. Gostui,levato a gran fortuna dall'Imperatore Fede- rico, avea governata la Sicilia senza farsl mai carico dei comandi di Manfredi. I Siciliani e gli stessi Messinesi, che prima I'aveano favoreggiato , sdegnati di sua su- perbia, il costringevano a lasciar I'isola. Non cessava pertanto cestui di tenere depresso il partito di Man- fredi nelle Calabrie, e mentre seco lui perfidamente traltava come amico, offeriva di consegnare alia Ghiesa alcune terre, cd in ispecie Cosenza. Scampato a gran pena dalle armi di Manfredi si ridusse in Napoli, ed ivi, abbi-acciata senza vergogna la parte pontificia, sbarco nelle Calabrie considerevoli forze ed occupo Cosenza. Ma Pattivita de'capitani svevi, gli stratagemmi da loro usati per ispirare paura nel Rufo e la propria codar- dia gli fecero abbandonare da fuggiasco V impresa. L'autorlla di Manfredi era pur risorta in tutta Sici- lia, per opera di Federico Lancia suo zio. Palermo ne diede pi-ima I'esempio^ Messina, gia fautrice de'ponti- ficj, per la prontezza che uso in assoggettarsi alio Sve- vo, fu generosamente trattata. Rapida cresce la for- tuna di Manfredi ^ la corte papale lascia la mal sicura Napoli, e ritrae tutte le sue milizie dal regno. Medita pcro nuovi provvedimenti per battere la Casa di Sve- via. In Napoli ^ ricevuto trionfalmente il principe, nh si mostran da meno le altre citta della Campania. Dappertutto si abbassa il vessillo della Chiesa. La citta di Bi'indisi c alia fine forzata ad arrendersi, e cosi tutta la Puglia 6 ricomposta in pace. Qui la storia si abbatte in una di quelle azioni ch'essa indarno vor* rebbe scusare con ragioni di pubblica utilita. La legge supreraa del giusto 6 la inesorabile per condannarle. Ci duole clic il nostro autore, il quale in ogni altro luogo appalcsa animo rettissimo, siasi lasciato abba- gliare dalle splendide doti del suo Manfredi, odattcrrire DI GIUSEPPE DI CESARE. I7 dalla conseguita tirannlcle di Carlo a tal segno cla voler cancellare la macchia d' una usurpazione dalla memoria di quel principe. Piu i diritti sono grandi e sacri, piu alto 6 I'ordine ch'essi proteggono , e piu iniqua se ne debbe estitnare la violazione ed apporta- trice di gravi calamita. Ne sappiamo clie danno avrebbe potuto derivarne al regno, se Manfredi puro ed incor- rotto I'avesse difeso e consegnato pel al nipote che neir aurora della sua giovinezza si mostro degno d'o- gni piu gran fortuna, perch^ seppe rassegnarsi con forte petto e con serena fronte alia morte. Egli non avrebbe al certo porto ai papi nuove armi contro di lui^ piu difficile sarebbe stato indurre Luigi IX a pre- stare consenso ed appoggio al fratello, quando non si fosse trattato di spegnere un usurpatore. I sudditi sa- rebbero stati piii fedeli ad una causa giusta e santa, e forse lo stesso Manfredi, non agitato dai riraorsi del suo delitto, avrebbe avuto nei gravi pericoli quel corag- gio che e proprio solo di clii si sente puro, ovvero di chi ha ricolmata la misura delle scelleratezze. Manfredi, do- tato dl animo nobile e virtuoso, non poteva a meno che detestare nel secreto del cuore Y usurpazione commessa, ed essere diviso tra il dovere e I'ambizione. Ed (^ questa una discordia che turba tutto I'uomo, che gli tronca perfino i piii arditi voli del genio, e gli inaridisce la forza del braccio. Quelle grandi crisi sociali, in cui i diritti antichi vengono schiantati da un turbine tale, che impossibile I'iesce il ripristinarli , sono le sole che possano fame germogliare di nuovi, perch6 altrimenti si dovrebbe disperare di ricondurre I'ordine e la pace nel grembo delle nazioni. Deplorando ma inevitabili calamita che visitano i popoli nella carriera de' secoli, e da cui nondimeno la Provvidenza sa cavare qualche gran bene ! Ma nulla affatto di simile si puo riscon- trare all' eta di Manfredi nelle vicende del regno di Napoli. Che significa poi I'avere un parlamento pro- mossa e proclamata la sua elezione? Non altro che I'essersi aggiunta ingiustizia ad ingiustizia, ed ormai niuno puo dubltare di qual liberta godono coteste adu- nanze. Cosi il giorno 11 agosto del i258, che parve O Bibl. Ital. T. C. 2 l8 STORIA DI MANFREDI , EC. mettcre il colmo alia fortuna dl Manfredl , fu per no- slro awiso 1' aurora che presagiva il giorno della sven- tui'a. Nel libro quarto, iu cui la potenza di Manfredi si vede nou solo senza contrasti nel regno ^ ma distesa e gagliarda auche in altre parti d'ltalia^ vcggonsi pure funesti indizj del tui-bine che la dovea rovesciare. Nella bugiarda esultaiiza delle gioje popolari, la voce d'A- lessandro IV tuona contro Tusurpatore e grava della scomunica il suo capo insieme con que'vescovi e pre- lati clic avevano avuto parte alia sua coronazione. Ma il pontefice, sempre fermo nell' antico disegno, proclania Manfi'edi ribelle alia Chiesa e rapitore di sue terre e regioni , non traditore del legittimo re Corradino. Mostrava il re imperterrita fronte , non si curando deirinterdetto^ assaliva quelle poche terre che rima- nevano ancoi'a al papa nella Campania^ favoriva il se- natore Branca Leone d' Andalo, accetto alia plebe ro- mana, e percio odioso al pontefice ed ai baroni^ cer- cava un valido sostegno, sposando Elena Comneno, figlla di MIchele, despota di Tessaglia, di Etolia e di Epiro, e sperava rammansare il pontefice col trarlo a parte delFimpresa, meditata dal suo nuovo suocero, di rimettere cioe in Gostantinopoli Balduino , caccia- tone dall'eretico Paleologo. Vana spcranza! cliVglinon si lascio stnovere d'un punto dal divisamento di get- tarlo dal trono, c di consumare la ruina dei re svevi. Manfredi non isbigottisce, ma facendo fiorire leggi, co- stumi e lettere nel popolo, accrcsccndo i suoi fedeli sa- racini e tedeschi, ccrca nuovo appoggio in un' altra illustre parentela. Costanza sua Cglia vicn fidanzata a Pietro, primogenito di Jacopo re d'Aragona. Inoltre in Toscana ajuta a risorgerc la parte ghibellina, com- battendo come suo vicai'io Giordan d'Anglano, che trovossi alia grande battaglia di Monteaperto ^ nella Marca travaglia le furze papali per mezzo di Percivalle d'Oria^ e nella stessa Lombardia^ dove era stata con atroci supplizj spcnta la famiglia di Ezzelino, Oberto Palavicino, raccozzate le reliquie del partito ghibelli- no, c confortato pur da Manfredi, cfficacemcntc lo DI GIUSEPPE DI CESARE. • 19 soslenla. In Sicilia, dove un uomo di vile orlgiiic spac- ciavasi per Federico II, presto e spento rimposlore, e son repress! i baroni che sol per odio al dominio di Manfredi I'avean proletto. Furono questi gli ultinii fa- vori della fortuua. Ad Alessandro, che per essere di mite natura non aveva incalzati gli eventi a danno del re, succedeva I'ardeute e pertinace Urbano IV , gia patriarca di Gerusalemme. Non frappose indugio a su- scitargli nuovi e fieri nemici. Non avendo potato stur- bar le nozze dell'Aragonese , n6 opprimer le forze di Manfredi in Romagna ed in Toscana, n^ vederlo pro- strate a scolparsi dei tanti reati ond'era accusato, de- libero usai'e quell' estremo spediente che gli altri papi avevano accennato ma non ardito di recare ad effetto, dare cio6 il regno come feudo della Chiesa a Carlo d' Angio. Trasfuse lo stcsso pensiero e la stessa ala- crita ne' cardinal!. II vescovo di Cosenza, come il piu atroce nemico di Manfredi, fu scelto a trattarc con Carlo ^ si dissiparono gli scrupoli di Luigi IX, e tanto ardore si pose in questa faccenda, che Urbano IV stette pago della sola citta di Benevento e di iin censo di dieci mila once d' oro. Manfredi prcpai'asi intanto a sostenere laguerra, esplora e tenta I'animo dei baroni congregati a parlamento , suscita a danni del ponteficc alcuni feudatarj della Chiesa nella Marca e nel ducato di Spoleto", ma siffatti tentatlvi tornano infruttuosi. Sara egli piu avventurato per la mortc di Urbano av- venuta in Perugia I'anno 1264? Anzi s'aggrava la sua condizione, perocch^ Glemente IV, nativo di Provenza, piu caldo si mostra per la causa del principc francesc. Ottiene pero, con V appoggio della moglie di lui Bea- trice, ansiosa del regio grado , condizioni piii vantag- giose per la Chiesa, gia rifiutate ad Urbano. Con questi nuovi negoziati ha principio il libro quinto, destinato a narrare tutta Tinfausta serie degli eventi che abbassarono la potenza di Manfredi e pre- pararono la fatale battaglia di Benevento. Nemici, al- leati e sudditi, uoniini ed dementi congiurarono alia sua rovina. Uu esercito di trenta niila guerrieri do- veva scendere dalla Savoja in Lombardia, condotto da 20 STORIA Dl MANFREDI , EC. Roberto di Fiandra, gcnero dell'Aiigioino. Carlo, per assicm-arsl di Roma, in cui, creato gia senatore, poteva esercitare autorita;, per spiare tutte le occasioni^ per meglio rannoddre i guelfi al suo vessillo, con trenta ga- lee e niille scelti soldati vclcggia alle foci del Tevere. Non manca Manfredi ai debiti provvedimenti. Manda in Lombardia Giordan d'Anglano per sostenervi il Pa- lavicino c contrastar cosi meglio i nemici^ in sulle acque ottanta galee, tra le proprie e quelle di Pisa e dl Genova, custodiscono lo sbocco del Tevere ed in- tendono ad assalire i legni di Francia. Ma una furiosa tempesta dissipo le due armate , e concesse a Carlo di sfuggire a'nemici approdando con tre sole navi a Roma, La plebe, che fa la festa ai piii fortunati, le fece grandi al contc di Provenza. II papa conferi seco lui , ma per qualche gelosia tenne sua sede in Perugia. Quel su- bito arrivo del suo nemico turbo Manfredi ^ gia se lo vedea troppo vicino. Convoco ancora a Benevento i ba- roni ed arringoUi', ma in mezzo agli applausi vide se- gni che le promesse di molti erano o deboli o bu- giarde. Mentre riceveva Carlo Finvestitura del regno, glurando che non mai a quella corona congiungerebbe I'imperiale od alcun altro dominio d' Italia, ed aboli- rebbe le leggi di Federico perniciose agli interessi della Chiesa, risorgeva in Lombardia il partito guelfo, dando animo e comodo all' eserclto Angioino di innoltrarsi. Giordan d' Anglano, disperato di fermarne il passaggio, ed avendo pur sospetta la fede di alcuni capi ghibel- lini, si ritrae nel regno per la difesa di Manfredi, che gia v' avea ridotte tutte sue genti di Toscana e di Romagna. Anche allora avvennero mutamenti di parti come avven- gono ogni qual volta vedesi soverchiare la fortuna d' uno dei contendenti^ parecchi baroui e citta di Romagna abbandonarono Manfredi per correr dietro ai destini del conquistatore. La penuria che pativano i soldaLi di Carlo lo spronava all'impresa. Coi'onato il di del- PEpifania colla moglie nella Basilica Lateranense dai cinque cardinali a cio destinatl dal pontefice, moveasi tosto verso i confini della Campania. Clemente, per meglio assecondarlo, mando Rodolfo vescovo d'Albano DI GIUSEPPE DI CESARE. ^I ill SIcilla a predicarvi la crociata contro Manfredi. Vi- desi cestui assalito con tanto impeto e concordia dai nemici, mentre mirava diradarsi da'suoi fianchi i dl- fensori; il terrore e la perfidia guadagnare ad un tratto gli animi de' suoi. Come fosse straniero nel sue i-egno, dovette confidare solo ne'saracini e ne'Tedeschi, tento con lettere I'anirao di Glemente e di Carlo, alter- nando dimostrazioni gagliarde e modeste^ ma n'cbbc, come bisognava aspettarsi, rifiuti e schernl. Spero po- ter frenare il nemico al passaggio del flume Liri: ma, parte per negligenza, parte per tradimento de'capitani, non vi riusci. Prima la rocca d'Arce, poi San Gcrmano, in cui ei-a un valido presidio die fece imprudente ma onorata prova di valore, fu occupato da'Franccsi. Man- fredi non dispera ancora di sua fortuna. Consigliato pure da'piu saggi e prodi capitani s'accampa a Bene- vento, donde puo impedire il muovere di Carlo verso Napoli o verso la Puglia. Ma il Francese, conosciuta ap- punto la necessita di snidarlo da quel campo , s' af- fretta, per cammino disagiato ma breve, a raggiungerlo, ed anela di venir seco a battaglia, solo mezzo chc ba- sti a fai'gli sicuro il couquisto. II libro sesto 6 tutto impiegato a narrare la pugna di Benevento. Manfredi, il quale se stato fosse certo della fede de' sudditi avrebbe dovuto fuggir la giornata, contrastare il paese agli invasori e mettere validi pre- sidj nelle terre forti, dovette cercare salvezza nella fortuna dell' armi. Una vittoria gli avrebbe confermata la corona, se ne sarebbero sbigottiti i ribelli, e cou- fortati i pusillanimii, lo stesso era il pensiero de'suoi pin fidi campioni, Gualvano e Fedcrico Lancia, Bai'- tolomeo il Semplice, Teobaldo degli Anibaldi, ognun de'quali volca dividere con lui i pericoli del combat- tere e la morte. Esce adunque con le sue tripartite schiere nel piano di Santa Maria della Grandella : la sua ordinal! za fu esempio a quella de'Francesi die avcvano un gran vantaggio nel uumcro. Ed anclie in qucsto estremo esperimento di fcdelta si scoperse la perfidia e codardia di molti die lasciarono per vani prctcsli il cainpo. La pugna appiccatasi tra i saraccni IV. STORU DI MANFREDI , EC. di Maiifredi ctl i rJbaldi di Carlo sorse a generale combaltimcnlo, ncl quale incalzando scmpre nuove schicre franccsi, Veserclto svcvo fu disfatto. Tenia Manfred! rannodare I plu valenti per dare un dispe- vato assalto^ ma tutti o vili o traditori lo abbando- nano, cd egli, seguito dal solo Anibaldl, si gitta nel pill folto dc'ncmici. « Ma cbe vale il coraggio (usiamo r> lo parole deiraiilore) e la magnanimita contro un » ferreo dcslino? Involti nel vortice della rotta spari- " scono essi insieme ccgli altri innanzi al furore ne- 55 mice. Re, eserrito, virtii, fedella, coraggio, tutelarl 55 leggi, pubbliclie francliigie, in poche ore tutto ^ di- ss slrulto. Carlo trionfa e piii secoli di misero servag- 55 gio si precipitano sul regno ss. La strage h orribile, niolU e de'piu illustri son fatti prigioni, a pocbi 6 dato trovare scampo nella fuga. Entro il vincitore in Bcnevento, e fece a questa citta provare i primi amari frutti della conquista. Laguavasi di quella atrocita Clemente, nia non osava insistere|, la coscienza di aver egli preparata quella sventura e i doni del vincitore il resero piu indulgente. Quanto sono poi commoventi le circostanze del ritrovamento dell'estinto Manfredi! Un soldato di Piccardia veduto sul destriero del re ne diede indizio a' baroni prigionieri. II doraandano essi del modo per cui cadde e. se ancoi'a ei potrebbe I'estinto rico- nosccre. « Aveva colui, risponde il Piccardo, biondi i 55 capelli, rosee le guaiice, cerulei gli occhi, candido 55 il corpo e mediocre la statura ss. Levasi allora un grido nel campo : Morto e Manfredi. Carlo, lieto di tal novella, vuole clie que' miseri prigioni con la scorta di quel guerricro ne piglino certa notizia. Veduto il re- gio cadavere, sorge tra loro un compianto e mandano dolorosi acccnti^ mentre il conte di Caserta che tra- dito avea il principe, presente pure a quella scena, dove provare lo strazio del rimorso. Fu questo si com- paseionevole caso, cbe glistcssi baroni francesi, non ac- riecati da una fiera ambizione come il loro re , ne fu- rono punti da vivo dolorc. A questo luogo lo storico, di cui noi non abbiam potuto che pallldamente imi- tare i colori, prorompc in parole di ammirazione per Dl GIUSEPPE DI CESARE. 23 Manfredl e di giusta bile contro quel Bartolomeo Pigna- telli chc tolse il regio corpo disolto al cumulo di sassi che il vincltore gli aveva consentito per tomba, facendo cosi, dopo lunga eta, eco ai subliml versi dell' Alighieri. L' ultimo libi'o, sebbene esca dai confini proprj del tenia propostosi dalPautore, era pero necessario a di- pingere i deplorabili efFetti della conquista. Non avendo potuto 1' autore allargarsi di troppo nel testo, ba dispie- gata una dovizia di note cbe sarebbe appareccbio suf- ficiente ad un particolar lavoro. Napoli accolse ecu cieco trasporto di gioia il nuovo padrone protetto dal papa a cui era tanto devota. In tutte parti del regno fu abbattuto il vessillo svevo. La sola Lucera, in cui r infelice vedova con tre figli dimorava, volca durar iiella fede^ ma Elena, veduta vana quella resistenza, cercava di ricovrarsi a scampo nell'Epiro. Fu pero data co' fi- gli in niano del suo nemico cbe lasciolli languire in povera e stretta prigiouia. Le morti e le coufische fu- von tosto con abbominevole frequenza usate*, levossi ancora la voce di Clemente contro di lui, ma senza pro. Stanco il novello re anche d'ammonizioni gli fa- ceva acerbe e villane risposte, come appare da docu- menti cbe 1' autore riferisce. Risorgeva ben tosto nei regnicoli il desiderio della caduta signoria, volgevansi gli sguardi a Gorradino, giovaue di quindici anni e d'indole generosissima. Gli anticbi confidenti e pai'ti- giani di Manfredi, o sfuggiti al ferro francese o per in- tercessione del pontefice privileglati di perdono, lo in- vitano, e gli guadagnano con secrete pralicbe i cuori de'popoli. In Sicilia Corrado Capece , piu alia scoperta, maccbina alia rovina de'Francesi. Veunc infatli Gorra- dino, dopo avere esposte sue querele e ragioni a tutti i monarcbi, ed alia sua venuta Italia si mosti-ava coni- mossa per favorirlo*, in Roma s'era pure concitato il popolo contro la fazione guelfa, siccbe il pontefice sc ne stava dubbio e quasi pauroso. I Pisaul il fornirono di trenla galee e di cinque mila uomiui die disfeccro le forze navali di Gai-lo. Gia la gloria e la potenza sveva sembrava ripullulare in questo giovanctto prin- cipe cbe da Roma s' era avviato a riciipcrai'e il suo a4 STORIA. Dl MANFREDI , EC. retaggio. II campo Palentlno fra Tagliacozzo ed Alba, nel giorno 2 3 agosto del 1268, fu campo di trionfo e di lutto per Corradino. Vincitore in sulle prime de'Fi'an- cesi, non seppe contenei-e i suoi , che baldanzosi inten- devano al bottino. Carlo per consiglio d'alcun esperto guerriero rannodo le sue genti, le ricondusse sopra i dissipali nemici, e n'ebbe una segnalata vittoi'ia. II regal giovinetto con alcuni piu fidi, presa la via di Astura, sperava salir in nave e ritrarsi a Pisa^ ma scoperto e venuto in poter di Giovanni Frangipane, fu dato a Carlo avido del suo sangue. Nel narrare le atroci morti di Gualvano Lancia e di suo figlio, di tutti i ghi- bellini di Roma, e specialmente lo scellei'ato processo, la condanna e la morte dell'infelice Corradino, si sol- leva lo stile deir autore ad una patetica sublimita, Tutti i parlicolari di questo fatto doloroso ed esecrando son nelle note con profonda critica discussi. A ragione egli si compiace di avere svelato colui die oso farsi accusa- tore di un re innocente per servii'e all' ambizione di un tiranno. Roberto di Lavena fu cosi ricolmato della me- ritata infamia, come per incorrotta giustizia risplende quel Guidone da Susaria che non pavento pi'otestare contro I'iniquissima sentenza. II terrore entro negli animi di tutti e li rese ubbidienti al truce impero d.el- I'Angioino^ solo in Sicilia ancora qualche resistenza opponevano forti terre, e Corrado Capece, immobile nel partito svevo, si difendeva in Ceutorbi. Ma il fran- ccse I'Etendard vi abbatte i nemici, ed avuto in suo potere Corrado, lo spegne. Cosi tutta Tisola jiavento ed vibbidi. Gia cominciavano le private sciagure a per- cuolere Carlo ^ la morte gli rapiva amici e congiunti, poi sopra il suo capo levavasi dopo 10 anni d'una si- gnoria, che pareva radicata, un'orrenda procella. Im- perocclie il sangue non e mai buon cemento a fondare c a fabbricare potenza. Gregorio X, pontefice di rara pieta e mansuetudine, levava querele e scagliava bia- simo contro PefTerata condotta di Carlo, e nel con- cilio di Lionc rnolti dotti e virtuosi prelati facevano pur di cio aspro riniprovero al re, che non per que- sto usava modcrazionc. Le violcnze, i soprusi , Ic DI GIUSEPPE DI CESARE. u5 incomportabili gravezze, le nefandita d'ognl sortasi com- mettevano in Sicilia, e cola appunto surse il nembo che schianlo la dominazione francese. Giovanni di Procida, con un' infaticabile attivita alimentata dall'odio di parte, teneva praticbe con Pietro d'Aragona, affincbe facesse valere i diritti di Gostauza, eccitava il Paleologo mi- nacciato di vedere rimesso in trono il figlio di Bal- duino, ne avea trovato contrario lo stesso Nicolo HI. Ma questa fu una breve eccezione a tutto il tenore della politica papale circa le cose del regno. Tosto Martino IV piu saldamente si ristringe con Garlo, onde fassi piu pericolosa I'impresa di Giovanni, che, dopo lunghi viaggi eseguiti per trovare alleanze e soc- corsi al sue audacissimo diseguo, torno nelFisola. Ivi rinvenuti alcuni fermi nello stesso pensiero , macchino quella tremenda congiui'a, alia quale il popolo oppresso e disperato anelava con quella rozza fierezza cli' era al- lora propria di quegli isolani. Fu Palermo la prima citta che vide scorrere il sangue francese il 3o marzo 1282, lunedi di Pasqua, sotto il ferro de'suoi abllanti furenti di vendetta. Ne segui Y esempio Messina, e F al- tre non furon tarde a spegnere con ogni sorta dl cru- delta gli abbominati guerrieri : pochissimi poteron fug- gire a scampo al di qua del Faro. Avveniniento di si grave importanza meritava di essere illustrato ia molte sue particolarita, come fcce I'autore in parecchie note. Udita questa sanguinosa rivoluzione dell'isola, sperava Carlo potere almeno occupare per forza d'armi Messina. Se non che i Siciliani, i quali avevauo chiamato a loro re Pietro d'Aragona, potcrono rompere le forze navali di Carlo ed il costrinsero a lasciare pieno di rabbia quelle spiagge. Invano Martino fulminava scomuniche contro i popoli e il nuovo re: invano TAngiuino preparava piu gagliai'de forze ucl legno ed in Provenza. 11 suo nume- roso navilio fu rotto dal gi'and'uomo di mare Ruggeri di Lauria, che con mirabile celerita assali 20 galec presso Malta e le altre nelle acque di Napoli. facen- dovi prigione lo stesso principe di Salerno. I disastri irritavano ed inferocivano il re^ poco stette che non stermiuasse Napoli^ per qualche tumulto si appagu di ab sTORiA. ni manfredi , ec. 1 5o vittimc. Una nuova spedizione preparava egli con- tro Messina^ ma non volendo il nemico accettare la pugna navalc, gli fii duopo tornare a Brindisi. E quando per la propizia stagione ritentare voleva I'inipresa, cesso di vivere logorato dalla collera e dal dolore. II figlio, tuttavia prigioniero, fu gridato re. I suol nemici, che avrebbero potuto vendicar nel suo sangue la morte di Corradino, usarono clemenza, e Costanza s'appago d'inviarlo In Ispagna, dove stette 4 anni. Per 1' accordo conchiuso poi tra Filippo dl Francia ed Alfonso di Aragona ricupero liberta e trono , e fu creduto ot- timo principe a petto del padre. Quivi si chiude la luttuosa scena, in fondo alia quale appajono pure al- cuni personaggi, che si gloriosa parte v' ebbero , o at- tenuarsi come il Procida o disonorarsi come Ruggeri di Lauria che vcndette il suo braccio agli Augioini, ed i re aragonesi che non si curarono de'figli di Manfre- di, forse paurosi d'averli a rivali nel signoregglar la Sicilia. Chi ha questo periodo con tanta forza di cri- tica, di pensiero e di stile descritto , ben puo e deve aspirare all'onore di far dono all' Italia d'allre insigni opere storiche (i). T. (i) Dobbianio pcro avvertire che talvolta I'autore pecca per qual- che conceUo esagerato come allorche chiama nuova egira la fiiga di Manfredi in Puglia, e la dove narrando che Manfredi permise si accendessero fuochi in una casa vicina a Foggia in cui ricovrossi in una piovosa e cupa nolle con pericolo di essere scoperlo, proffe- lisce quesia sentenza: se i grandi spiriti non errassero tah'olta, niuno li terrebbc partecipi dclV iimana natura. E par sconveniente al decoro del suo slile questa frase da relore: era questo un giuoco dell' instabile diva. 27 Piomho antico e Gemma antica inedita nuovamente illustrati. Piombo antico. Vj "altezza reverendissima di monsignor Lodovico del principi Altieri, arcivescovo d'Efeso e Nunzio aposto- lico presso la I. R. corte di Vienna, ad onesto soUlevo di cure maggiori, ama e coltiva I'erudizione antiquaria, ne raccoglie con solerte studio ed impegno le sparse rcliquic e segnatamente compiacesi d'una scelta e ricca collezione di piombi auticlii, celebre in Roma, in Italia, in Europa. Fra questi uno primeggiane assai notabile di sonimissima rarita. Appartiene ad uu'ottima Augusta degna di memoria perpetua per le sue esimie virtu, per le strane viccnde della travagliata sua vita. Esso 6 I'unico testimonio clie conferma le poclie notizie che si hanno di lei, e che riempie un angoletto del gran vuoto che ancor sussiste nella serie numismalica Bizan- tina. Due valenti scrittori, uostri amorevoli, soggetto il fecero di erudite ricerche(i), sulle cui ti-acce muoven- doci ne gode I'animo di parteciparlo ai nostri lettori. Colesto piombo (vedi I'unita tav. fig. i) mostra nel di- rilto una figura femminea, stante, adorna di corona e manto imperialc. Tieue la destra piegata al petto, nella sinistra uno scettro , e nel campo si legge : OAGO KAl PAev NA C€Be nAAAl TATH OAO NT'S riN TA A Cioe THEODORA . PIISSIMA . AUGUSTA . DUCAENA . PALAEOLOGINA (i) Disserlazionc Epi.stolare sopra un antico piombo di Tendora jtiigmta del P. Gmmpietko Secchi della corapagiiia di Gesu. Vienna 0£ Sou c(Jw y.xi pa eu VOL nt^t zylcct GXaTYl do auyou ytv ara. a a» PIOMliO ANTICO E GEMMA ANTICA Nel rovescio v; ha la Beatissiraa Vergine sedentc in trono con in grambo il divin pargoletto, e intorno al capo, cinlo di nimbo , due monogrammi : MP . 0Y^ MriTrip 0£cu, Mater Dei. Non puo dubitarsi che la Teodora Ducaina Paleolo- ghina non sia la figlia di Giovanni Ducas, moglie di Michele VIII Paleologo. II primo nome *b il proprio di lei, ricevuto, come ov diremo, nel santo battesimo. II secondo le viene da Giovanni Ducas sue padre, fi- glio di Jsaacio Ducas subastocratore. II terzo le deriva dal marito Michele Paleologo , detto anche Comneno. Quegli che (ra' Paleologi prime ascese sul trono impe- riale e Michele VIII. La prima ed unica Teodora Augusta che apparisca nella lor dinastia e I'efBgiata sul nostro piom- bo: e che sia dessa precisamente la consorte del detto Mi- diele ne fa sicurezza lo storico Acropolita , il quale , narrando la morte di Giovanni Ducas padre di lei, dice, ch' egli usci di questa vita lasciando vedova Eudocia che era Jigliuola di Angela Giovanni, ed orfana la sua piccola Teodora che poi si marito Jhrtunatanietite a Mi- chele Comneno, che per Tappunto e il prefato Paleo- logo (i). Quand' ei la sposo era solamente gran duca^ ma fu dipoi nomato despota (a)^ ed avcndo ottenuto la tutela di Giovanni IV Lascaris , niinorenne, ardi usur- pargliene il trono, e farsi incoronare insieme con Teo- dora iraperatore d^ Oriente il i*^ gennaio del 1260 a Nicea (3). L' anno appresso tolse a Balduino II , e in lui ai Latini, Costantinopoli , e vi entro coUa moglie come in trionfo(4)- Pero, passati alquanti anni, temendo 1840. — Teodora Ducai?ia Palcologhina , piombo unico inedito, illuslrazione di FRANctsco Carrap.a, membro dell' I. R. Istiluto di sublime educazione ecclcsiaslica presso s. Agoslino in Vienna. Yieii- iia iS/jo. (') yjhp'^v fxkv TflV auTou yxu.STh'J Ev5oxja'> aysi: zhv Tou \yyi- lov Iwxwo'j 3\/yy.-Z£pot. dp'fOLvhv Ss rrjv auzoH Sviyarspx ©EOAii PAN, vjTt; eutuxm; tw KoulvyivCi zozz (tuvs^euxto MIXAHA. Georc. AcpopoL. § 5i. (■J.) Pachym. Michael. VII, c. 22 e 23. (5; Pachym. lib. II, c. 8. (4) AcRoroL, c. 88; Pachym, 1. II, c. 26. NUOVAMENTE IL:USTRATI. 2Q forte la crociata promossa dal g'an ponteficeGregorio X, cerco la riunione della Cliies? greca colla latina , e la ottenne I'anno 12^4 ^^^ secindo Goncilio Lionese, a gran consolazlone di oguuno(i). Nelle pratiche tenu- tesi per si fausto avveniment<, procacciato da Michele piu per politica e per interese che per intimo con- vincimento e sincere afFetto aa Chiesa universale, I'im- peratrice Teodora fu come I'ngelo suo tutelare: gli sto- rici contemporanei fanno tutta gara nel descriverla pia, religiosa, liberale, amorevole virtuosissima{2). Rimasta vedova nel 1282, fu esposta ; dui-issime prove dal figlio Andronico II, succeduto a so padre nel trono. GostuI voile separarsi di nuovo dall Chiesa cattolica, e poich^ la buona sua madi-e non vi ideriva, la astrinse violen- teraente a segnare quell' att iniquo che le rese tanto amai'i e penosi gli anni stcessivi della infelice sua vita (3). Quand' ella mori nl i3o4 il figlio Andronico la onoro di suntuosissimi fterali preparati e compiuti con tutta la splendidezza c corte allora possibile (4). In quell'occasione b. avvisolel padre Secchi che sia stata coniata questa medaia per distribuirne il ri- ti'atto. Medaglie simili fune'i , e per cosi dire di con- secrazione , ve n' ha moltijme di tutti i metalll , ed una di piombo e riportat; dal Ficoroni colla chiara leggenda CONSEGRATIO AVGVSTAE (5). Ne vi sia, egli aggiugne, chi sbiechi ivolto a questo rito pagano ncUa corte bizantina, scisntica si, ma cristiana : im- perocche 1' antico rito dei consecrazione in morte , purgato da ogni sozzura fitilcsca e ridotto ad una specie di piii splendido furale, continue lungo tempo per tutti gl' imperatori crilaui , e sembro quasi tal- volta una canonizzazione. (si si adopero col gran Go- stantino, con Gioviano, C( Valentiniano e Graziano, ed altri (6). (i) RaynaldIj j4/in. Eccl. , Mur. Ann. d'ltal. ad an. I2j4- (•j) Pachvm. Andronic. 1. IV, i4» i5, 16, ec. (5) Pacuym. Andron. 1. II, c, VI, c. 4- (4) Pachvm. Andron. 1. II, c. (5) PLombi Ant. Par. II, tav., n. 2. (6) EcKUEL, Doct. Num. t. V- n. 469, 475. 3o PIOMBO ANTIO E GEMMA ANTICA DIcCinmo csserc queso monumento di soTnmissima rarita, e dir anclie potrenmo ch' esso 6 unico, stante- chi /5.Per6 tutt'altra | splegazione ne diedero 11 baotie Marchant (2), A — 11 — K il Soret (3), e il Saulcy Qe nella Reyista | numisrnatica di Parigi co: si esprime: A Cette premiere lettre (una dlle tre pubblicate da Fedo- rlco Soret) ext terininee pr une juste rectification de I'errcur commise par Sestiij au siijet de la piece ano- nyme de cuivre des has terns de Vempire presentant au revers une croix, aux extraites et au centre de laqucllc se lisent les lettres MAAnK&5fmi donne cette piece a Theodora, femme de Miclid Ducas, et M. Soret croit devoir traduire ces initiates f,r My.vojel Acvy.y.;{ov Aettc- T/;s) Ko^iuivoi o Ucf^ipvpoyewv;. ^^ "*« felicitc d'etre ar- rive (I la ineine classificatiori hien que faie cru lire di- stinctenient sur les huit ou Ifc exeniplaires qui me sent passes sous les jeux les iniilcs MAAFlK qui donnent en suivant Vordre dans leqi les Grccs font le signe de la croix MAvcueX Astttct Kdjum'-^vo; llcp(f)vpoyei'vyiroi;. Se dunque in maniera si fipca e positiva 1' interpre- tazione del Sestlni 6 giudiita erronea , riman ferma I'opinione del Carrara che i esaminato questo punto con grande accuratezza e dd'ina, ed ha stabillto esser unico il piombo di Teodora ugusta Paleologhina^ e che percio vuol cssere risguardii, da chi dilettasi di que- sti studii, siccome un insig numisrnatica preziosita. (i) Lettere c diss. Num. t. II. vorno, 1789- (■2) Letlera a//'illuslre noslro llega Gaetano Catlaneo direl- tore deU'I. R. Gabiuetlo Numismsp e membio efiettivo dell' I. R. Istituto. (3) Trois lettres sur des mow^s Bysantines. Geneve, 1857. NU0VA>1ENTE ILLUSTRATI. 3 1 Gemma antica. Questo nobile intaglio (vedi I'unita tavola fig. 2), pos- seduto in Vienna dal signorFrauchi, b. inciso in corniola, uscito, come si crede, dai ruderi d'Aquileja, e raffigura la bellissima Dea degli amori in atto di tranquillo riposo. Ignude ha le membra divine, tranne le coscie che vi sono da sottile manto velate. Folta ha la chioma, parte incappiata sul vertice della testa, parte annodata sul- I'occipite, sul fare delle Veneri Capitolina, Vaticana e Medicea. Colla destra sporgente sostiene una celata, colla sinistra regge un' asta, e appoggiasi col manco go- mito a una colonna a'pi«l; della quale sta un clipeo. Son queste 1' armi onde ella ha spogliato il Dio bellicoso neir amoroso certame, partitamente descritto da Ome- ro (i) e da Ovidio (2), che il predicato le valsero di T^incitrice. Con questa lasciva invenzione miro 1' antica sapienza a far cauti i mortali non esserci scudo di prode guerriero che salvi I'umana fralezza dagli acutl strali d'amore^ e lo scopo medesimo ebbe ancora quando finse doraati dal figlio di Venere gli Dei, gli Eroi , e le fiere piix crudeli e feroci. Venere coi prefati attri- buti e con egual titolo ebbe in Roma un' edicola eret- tale da Pompeo nel magnifico suo tcatro, cinquanta- cinque anni prima dell' era vo]gare(3)^ una statua di Venere genitrice, che il Vaillant ha provato csser tut- t'uno che la KittricCy lavoro celebre di Arcesilao (4), fu dedicata da Gesare nel ricco e grandioso tempio in- nalzatole nel foro Giulio : e sebbene credasi cotesto si- niulacro non avesse di nudo che un omcro e il pelto, abbiam pero che reggea la Vittoria colla destra, I'asta colla sinistra, ed avea a'piedi lo scudo, il che basta per chiarire, se non delPimmagine, almen del soggetto (i) Odiss. VIII. 266. (■2) Metam. IV . fab. 5. conf. Rcposian. Concub. Mart, ct Fen. in Poet. lat. niin. T. IV. ed. Werendorf. (5) Ovid. Trisl. III. i. 69; Plin. H. N. VIII. y, Plutarc. in Pomp., p. 655. (4) Plin. H. N. XXXV. 12. §. 4.?. 32 PIOMBO ANTICO E GEMMA ANTICA I'iJcntlta. Ciprigna seminuda, stante, col manco go- rnito sorretto da una colonna , la galea nella destra , I'asta nella sinistra, lo scudo a'piedi e coU'epigrafe VENVS VICTRIX, non 6 infrequente ne'nummi d'oro e d'argento imperiali (i). Lo stesso tipo mirasi ancora in varie gemme presso il Townley, il Gori e loStoscli^ e poich6 Giulio Cesare faceasi credere disceso da Enea figlio di Venere, a qua se cdam formae quandam ve- jiustatem habere persuadere omnibus nitebatur (2), non e maraviglia che oltre la statua ed il tempio dedicate alia Dea, da cul traeva il suo stipite, abbiane portato anche in dito incisa in gemma I'immagine, e che dasse ai soldati il nonie auspicato di lei per tessera salutare avanti la pugna di Farsaglia e di Munda, siccome quello ond'egli m swnmis plerwnque periculis utebatur (3). Sull'esempio di Cesare voile pure Caio Giulio Crescen- te , il cul nome leggesi iuciso sulla corniola (4), avere in dito 1' efEgie di P^enere vincitrice. Chi sia costui saper non si puo dopo il corso di tanti secoli, massimamente perche pochi non sono coloro che a'tempi romani usa- rono gli stessi prenome, nome e cognome. Caio Giu- lio Crescente decano de' liberti di Livia 6 noto ne' Co- lombarj della famiglla Cesarea (5)^ Cajo Ciulio d'e- scente ^ un maestro del Vico Armilustrio delPeta di Trajano presso lo Smezio(6)^ Cajo Giulio Crescente militava nella quinta coorte pretoria sotto Adriano , come si ha da un latercolo presso il Gori (7) ^ Giulio Crescente soldato della legione settima Claudia, poi centurione nella quinta legione Scitica, 6 in un marrao del Museo Vaticano (8)^ a Buda vi ha Giulio Cre- scente , Optio , come io leggo , signiferorwn legionis (i) Morell. Imp. II. 3i3; Mus. Theiip. n. 2i8j Band. T, I. n. 240- (2) Dion Cass. XLIII. 43. (3) Dion Cass. 1. c. (4) Caj. IVLI. CRESCENTIS. (5) Bianchini Camere ed iscr. sepolcr. n. 55. (6) Inscr. p. 54- (7) Inscr. Etr. T. I. p. i33. (8) Kellermann, Vi^il- Roman, p. 71, n. 271. IBihl. Ltnl Tomo C,n. 3^ J". i 4 JUN 30 NUOVAMENTE ILLUSTRATK' 33 dcciniac septiinae (i), e a Ravenna Cajo GiuUo Crescents onora d'un epitafio sua figlia defunta(2), a Roma Cajo Giulio Crescente ne alloga un allro suUa tomba d'una fantesca (3), e un Cajo Giulio Crescente y per tacer d' altri , vedesi ascritto al CoUeglo dei Dendro- fori di Pozzuolo, come si appara da una lapida presso il Relnesio (4) DEDIGATA. VII. ID. OCT. III. ET SEMEL. COS. ossia il g di ottobre dell' anno 25 1 ^ cio che parri forse un enigma a chi non sa I'uso intro- dotto nel turzo secolo dell' era cristiana di segnare tal- volta i consolati Augustei, non gia coi nomi de'Prin- cipi, ma coUe cifre numeriche denotanti i lore conso- lati (5). Trajano Decio in quell' anno teneva i fasci la terza volta ed Erennio Etrusco suo figlio la prima. Se non che, tornando alia gemma, fra' tanti omonimi sumentovati, a quale direm noi che abbia appartenuto questa corniola? A talun di lore probabilmente, e Tor- s'anche a nessuno, ma pero sempre ad un romano di non volgar qualita. Borioso costui per lo cospicuo nome gentilizio che portava, c vantandosi d'una rimota at- tenenza coUa nobilissima famiglia Giulia, placquegli re- carsi in dito I'immagine della Dea tutrice di quella, e voile per maggior distinzione anche inciso suUa gem- ma il proprio nome, che non vuol credei'si quello del li- toglifoj ma del possessore della gemma medeslma. G. Lotus. (i) Kalhanschic. , Istr. Accolar. Geogr. T. I. p. 4^5. (2) Mural, p. ii]75. n. 12. (3) Grut. p. 943, n. 2. (4) Inscr. Gl. V. n. a3, p. 5yi. (5) V. Eckhcl, Doct. Num. T. VU, p. 323, 36;, eonf. Bollelt. di Corrisp. Arch. Aprile, 1834. p. 71. Bill. Ital. T. C. 34 PARTE IL SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Nuovi elementi di geogra/ia^ o esposizione degli studj geografici secondo I' ordine dell' insegnamento , di F. De Luc a. — Napoll 1 833- 1 838, nella tipogra- Jia della Societa Jiloinatica^ in 8.° Ll ell'Immensa serie di libi-i elementari compost! per 1' insegnamento delle varle scienze, quelll die trattano della geografia sono per avventura i piu imperfetti^ fenomeno letterario da attribuirsi in gran parte alia poco giusta e general credenza, esser age vol cosa lo scrivere una geografia eleaientare. E uon e I'aro il case clie uno, per quanto poco vei-sato nella storia e nella geografia, non si creda tosto in grado di dettare in questa sclenza, cosicche si puo dire senza tema di esagerazlone die quasi tutti colore die fra noi trat- tarono delle cose geografidie , erano o puramente let- terati, o tutt' altro die geografi. Compilando senza cri- tica e senza dottrina altri libri elementari piu volumi- nosi, composti in epoche diverse, e di vario merito pella scelta dei fatti o pel metodo seguito, non pote- vasi certamente ottcnere da tale informe raccozzaglia un buon libro elementare, atto ad ofii-ire alia nostra gioventu le primarie nozioni geografidie nell' epoca della sua pubblicazione. Che diremo poi di alcuni allri , veri uccelli di ra- pina , i quali della scienza conoscendo appena quanto basta a potcre stimar la bonta de' lavori altrui , di fede eguale alia dottrina, s' ingegnano di carpire il frutto delle lunglie veglie dei veri geografi, senza al- trimenti nienzionare Topera da loro manomessa, unendo cosi alia rubcria lettcraria il difctto di una pessima compilazilouc ? Certo i libri geografici di questi tali, NUOVI ELEMENTI DI GEOGRAFIA, EC. 35 buoni essenzlalmente, perchi compilati sopra lavori coscienziosi di geografi di professione , sono poi pieni degll errorl i piu madornall, inti'odottl dal vauo or- goglio di far meglio di chi ha dedicate tutta la sua vita alle scienze geografiche , e dal desiderio di na- scondere, in parte almeno, il poco leale procedere. Giustizia vuole pero che in mezzo a cotanta defi- clenza di buone geografie eleraentari fra noi , sieno quelle poche distinte che pel merito della composi- zione onorano ad un tempo i loro autori e 1' Italia. — Tra qiiesti ne piace di annoverare i Nuovi elementi di gcogra/ici pubblicati in Napoli dal slgnor Ferdinando De Luca , chiarissimo professore di scienze fisiche e matematiche. Questo libro, ricco di cose peregrine, benche di picciola mole, vuole essere considerato sotto due aspetti principali, quello del metodo, cioe, e quello dell'ese- cuzione. Pel metodo merita le maggiox'i lodi il dolto autore, glacch6 il suo ci sembra il piu accoucio di quanti fino ad ora furono ideati per 1' insegnamento elementai'e della geografla. Avvezzo alle dimostrazioni matemati- che, in cui una verita dimostrata serve di fondameuto a dimostrare la seguente, il Dc Luca ha divisa tutta la geografia in otto parti distinte , che intitola periodic passando dalPuna all' altra gi-adatamente , senza che nella prima si debba nulla supporre di cio che alia se- conda appartlene, e cosi via. Ogni periodo , in talc sistema, b un corso compluto di geografia, trattato sotto un punto di vista specla- le. — Cosi , per esempio , ncl primo periodo , dopo alcune nozioui elemcntarissime della sfera dedotte dal- I'osservazionc, e percio facili ad essere perccpite dai fanciulli , egli presenta la parte piu eleraeutare del lin- guaggio geografico , come sono le definizioni dcUe voci continente , occano , mare , ec. : traccia i confini natu- ral! delle grandi divlsioni del globo, dando di ognuna la superficie in miglia fjuadrate e la popolazione , accennando le regioni e gli Stati principali in esse cora- presi, cc. 36 NUOVI ELEMENTI DI GEOGRAFIA , Nel secondo perlodo rltornando suUe stesse regioni da quelle dell' Europa sino a quelle della Polinesia, ch' 6 r ultima parte della terra secondo il sistema dall' au- tore napoletano adottato , esamina in ciascuna di esse le catena montuose , mostra le divisionl amministra- tive de' varj Statl , e ne indica la rispettiva capitale. Nel terzo periodo prende ad esaminare i primarj flumi di ogni regione, seguendoli in tutto il lore cor- so, i canali navigabili, i laghi ^ le citta degne di nota, massime le fortificatc e le trafficanti. Questi tre periodi costituiscono quella parte della scienza clie il De Luca domanda geografia naturale , ben diversa dalla geografia fisica che forma il soggetto del suo settimo periodo. Questa distinzione, che il nostro autore ci sembra essere state il primo ad in- trodurre, 6 giustissima-, infatti, com' egli nota, alia prima appartengono i fatti naturali immutabili, i tratti principali del globe, clie possono parzialmente soggia- cere a qualche cangiamento , ma che nell'insieme re- stano durevoli quanto la natura che li ha prodotti. La seconda abbraccia le temperature medie , i climi fisici, le zone isoterraiche e magnetiche, la distribuzione de- gli esseri viventi suUa superficie della terra. La prima 6 in certo modo la causa della seconda, e deve quindi precederla. Da compimento alia geografia naturale il saggio sullo studio de' confini geogi*afici e delle regioni naturali, che forma il quarto periodo. E questa e un' altra in- novazione interamente dovuta alia sagacita del nostro geografo italiano , che invano cei-cherebbesi in altre opere anche di gran mole , nelle quali tutto cio che ai confini appartiene si riduce alia semplice indica- zione del nome de' paesi , de' mari e de' fiumi, gia- centi a settentrione , a mezzogiomo , a levante od a ponente delle regioni e degli Stati che lo scrittore de- scrive. Lo studio de' confini geografici del De Luca e un vero perlezionamento in questa parte dell' istru- zione elementare ^ esse consiste in un certo viaggio ideale che dovra fare Tallievo, passando coU' iramagi- uazione da una ad altra regione, dall' una all' altra ' DI F. DE LUCA. 87 provlncia di uno stesso Stato, e iiotando tra una rc- gione e V altra contigua , tra 1' una e T altra provln- cia , secondo le quattro direzioni principali e le quat- tro iutermedie , tutto cio cV e plii degno di osserva- zioue , come per esempio, le piazze forti dette di fron- liera , i fiumi , le montagnc , i laghi , i canali ed altre cose simili. Forma il soggetto del quinto periodo la geograGa fisica. Le nozioni elementari della geografia astronomica contengonsi nel periodo sesto. E qui in poche pagine il dotto autore ha saputo offrire un traltatello com- piuto di quelle nozioni elementari di cosmograjia, geo- desia e cartogj-afia^ che sono indispcnsabili ad ogui uomo che voglia apprendcre la geografia, e le quali nel loi'o insieme sono ben diverse da quelle nozioni incompiute di astronomia esposte senza calcolo , che nei libri geografici anche piu voluminosi figurano coi titoli di cosmografui , di nozioni astronomiche e di trattati della sfera. II settimo periodo consacrato alle nozioni principa- lissime e generali di geografia fisica puo essere defi- nito da quanto abbiamo detto pel sesto. Nell'ottavo periodo offre il De Luca un saggio molto elementare di geografia morale , esponeudo le idee le piu generali intorno alia popolazione assoluta e rela- tiva , alia civilta ed alia floridezza delle varie nazioni, alle diverse forme di govcrno e di culto , alle divi- sioni ctnografiche del genere umano , alle finanze dei varj Stali , al loro commercio ed alle loi'o forzc di terva e di mare. Ottimo divisamento fu altresi quelle dell' autore di unire un atlantino geografico ai suoi elementi. Senza riproduri'e le carte piu o meno inesatte, o di nessuna utilita , perche o troppo ristrette o mal compilate , le quali ac^ompagnano le geografie elementari , il De Luca si e limitato ad un picciol numero di carte, ma ben disegnate , e di scala abbastauza grande per po- tervi segnare tutti i luoghi e tutti gli accidcnti della geografia natui'ale menzionati nei suoi elementi. Avendo 38 NllOVf ELEWEXTI DI GEOGUAFIA , ammesso in questo piccolo atlfliite, di cul quattro carte appartengono alia gcografia antica , i soli luoglii i piu importanti , il giovane alunno ritienc piii facilincnte le lore posizioni, percli(i non distratta 1' attenzione da quelle di altri luoghi di minore importanza. Le carte di questo atlantino non sono ne del tutto scritte n6 del tutto mute , come da alcuni anni sogliono inci- dersi quelle che in Francia ed in Germania e nei paesi del settentrione sono destinate all' istruzione ele- mentare della geografia. II De Luca ha idea to per questo oggetto una scrittura atta a fissare 1" attenzione dello scolare senza troppo stancarlo^ essa consiste in facili abbreviazioni dei nomi del luoghi segnati nelle carte. Passando ora al modo con cui il valente autore ha eseguito il suo disegno, crediamo di poter asserire che poche geografie elementari sono tanto esatte quanto la sua 5 solo spiace che non pochi errori tipografici sce- mino il pregio del suo ottimo libro. Ne taceremo, a vo- ler essere imparziali , che la denominazione di Mela- nesia , data all' Oceania occidentale , poco ci garba , come quella che introduce nella geografia un nuovo nome senza necessita, in luogo di quello assai piu conveniente di Malesia da noi introdotto e proposto dal nostro amico il chiaro naturalista Lesson, e poscia universalmente adottato. Avremo un saggio del modo con cui il De Luca ha lavorato, togliendo dal suo libro alcuni brani della geografia morale e fisica del regno di Napoli , da lui particolarmente descritto come ragion voleva , per quanto il conceda 1' angusto disegno degli elemenli , premettendo a tali squarci cio ch' egli scrive delle fi- nanze In generale , che ne mostrera la chiarezza e la precisione dclle sue definizioni. « Le finanze sono le rendite di uno Stato , e oggi 55 si ricavano dalle contribuzioni che pagano i popoli 55 per la comune tranquillita e prosperita. Lc conti'i- 55 buzicni sono o dirctte, se si csigono sullc persone o 55 sopra le loro possession! , come la fondiaria ^ o indi- '5 rette , quando si esigono suUe cose delle quali si fa DI F. DE LUCA. 3q » uso. Le prime sono pagate egualmente rla tutti i » cittadini; le seconde da quell! die usano delle cose »' per le quali si paga. Cosi chi noii prende tabacco 5> non contribuisce per niente alia rendita di questa sj regalia. » Quando le finanze ordlnarie non bastano alle » spese straordinarie, dalle quali per una qualche cir- « costanza e oppresso uno Stato , allora qucsti forma w un debito detto dehito puhblico. Qucsto dcbito o « deriva da danaro somraiuistrato dagli altri, o dalla 55 coniazione di carte monetate. II primo sistema h piu y> in uso attualmente, e contribuisce a fondere la for- w tuna e gl' interessi privati nella fortuna pubblica , » quando vi presiede la saggezza. Le obbligazioni che y> lo Stato da per le somme dategli ad imprestito, di- » consi cedole o fondi o effetti pubhlici. Essi hanno un » valore variabile che alza od abbassa secondo il cre- » dito dello Stato. E questo credito die si misura dalla « stima che si ha per la fede di un governo, dicesi 55 credito pubblico. Cosi se una cedola rapprcsentata 55 da 100 si riccrca per io5 in Napoli, e per io3 in 55 altro luogo, il credito pubblico di Napoli sara mag- 55 giore di quello di questo secondo luogo. Una som- 55 ma che si consacra nell' estinzionc del debito pub- 55 blico dicesi ammortizzaniento : e le cedole acquistate 55 con questa sonima diconsi ammordzzate , ed escono 55 dal giro commerciale ^ che anzi si bruciano55. Per alcuni particolari sulla gcograCa flsica e morale del regno di Napoli, incomincercmo dalla descrizione della magnifica salina di salgemma di Luugro in Ca- labria, che e certamente una delle piu ricche e piii singolari d' Europa , pari per lo meno a quella tanto decantata di Widizcka in Polonia , c ben superiore a quella di Cardona in Catalogna^ dclla qual miniera sin- golare fa veramente maraviglia come non solo le geo- grafie oltramontane anche le piu voluminose, ma ezian- dio le opere dei nostri Italiani non facciano punto menzione. « Dal principio Cno al tcrinine ove sinora 55 si e giunti, dice il De Luca, ci si disccnde per laoo 55 scalini , Iraversando continuamontc un cnorme e 4o NUOVl ELEMENTI 1)1 GEOGRAFIA , » continuo ammassamento di salgemmaj 11 quale non e V interi'otto da verun' altra sostanza , non da gesso , j> non da argilla , come osservasi uelle altre saline. E « nell'interno di questa enorme massa salina sono n state aperte traversalmente e senza alcuna direzione 55 ordinata delle gallerie , alcune delle quali sono di " una vastita die sorprende. Ne il termine inferiore 5j della miniera k stato ancora raggiunto^ che non si 5' sa quanto altro aucora si caccera sotlerra ». « Se il clima fisico di Napoli , dice ancora il De 5' Luca , si paragona a quello de' paesi settentrionali 55 d' Europa , ne risultera per Napoli un ritardo per la " stagione fredda , e un avanzamento per la bella sta- 5» gione. II chiarissimo cavaliere Tenore , avendo fatto 5' il parallelo per le diverse epoche della vegetazlone " in Napoli, in Parigi e nella citta di Upsal in Isve- » zia , osservo die generalmente il germogliamento de' » semi, la frondescenza , la fioritura e la fruttifica- j' zione succedevano in Napoli un mese prima di Pa- ss rigi e due prima di Upsal ^ e che lo sfi'ondamento " aveva una ragione inversa*, cioe die in Napoli suc- 5» cede un mese dopo Parigi e due dopo Upsal. 35 L' altezza media della pioggia in Napoli oscilla j» tra i 3o ed i 35 poUici di altezza ^ cioe , la pioggia 35 che cade annualmente sopra ogni palmo quadrato 35 del territorio , sul quale Napoli e edificata , e rap- 33 presentata da un parallelepipedo di acqua, la cui 35 base e un palmo quadrato e 1' altezza non meno di 33 So pollici, ne piu di 35. Nella provincia di Napoli 35 e di Terra di Lavoro i giorni piovosi superano i 33 giorni sereni , e sono amendue superati da' giorni 35 variabili. — Nell' anno i835 vi sono stati in Napoli 33 6o giorni interamente sereni , piovosi i o i , intera- 35 mente nuvolosi loC), misti e variabili 199, nevosi 35 e grandinosi 6 33. Rispetto alia geografia morale il De Luca no dice le cose scgucnti : « Nel 1775 la popolazione del regno di Napoli era 33 di 4;3oo,ooo abitanti ^ nel 1785 giunse a 4,500,000^ 33 w'.l 1795 a 4vOo.ooo^ nel i8o5 a 4-;985,ooo ^ nel D! F. DE LUCA. ^I n 1 8 1 5 a 5,060,000 ad onta delle guerre micicIiaU del j5 decennio ^ nel iSaS si contavano 5,475,ooo^ nel V i835, 6,100,000^ ed al i.° gennaio i838, malgrado n le vite mietute dal cholera, la popolazione fu di J' 6,1 85,000 abitantl. » Attualmente ogui provincia ha un collegio od ua » liceo. ! y) I licei sono in Napoli , Salerno , Aquila , Bari ed 5> in Catanzaro. » I collegi reali sono in Maddaloui, Avellino, Cam- -•' pobasso , Chieti, Teramo , Lucera, Lecce, Potenza , » Cosenza. Monteleone ed in Reggio. In Foggia vi e il " collegio dei padri Scolopj. " Oltreccio esistono in Napoli : 1' Unlversita degli » studj con 5:^ pi'ofessori^ quattro collegi, uuo diretto y> dai padri Gesuiti, uno dai padri delle Scuole Pie, uuo J' dai padri Barnabiti, ed uu altro dai padri Cinesi. — " Vi sono ancora per 1' istruzione della gioventii un " real collegio militare , ove si formano gli uffiziali dei » corpi facoltativi ;, un* accademia di marina ed una » scuola di pilotini^ una scuola militare piii numerosa " per r istruzione dei bassi ufliziali \ un collegio me- 55 dlco-chirurglco^ un collegio veterinario ^ un collegio >■> di musica ^ una scuola dei ponti e strade^ due sta- >■> bilimenti reali per 1' educazione delle donzelle , ol- 5' tre molte altre scuole particolari dell' uno e dell'al- 55 tro sesso. 5» Vi sono ventinove scuole primarie per fanciulli , » oltre le scuole gratuite dei padi'i Gesuiti e de" padri 5) Barnabiti : e ventitre per le fanciulle oltre quella di 55 Regina coeli. " II primo corpo scientifico dello Stato e la reale 5» Societa Borbonlca divisa in tre accademie: lAcca- 55 demia Ercolauese con 20 socj ordinarj ed un nu- 5? mero iudefinito di onorarj e corrispondenti nazio- 3? nali e stranieri ^ TAccademia delle scienze con 3o 55 socj ordinarj , ed un numero di socj onorarj e cor- 55 rispondenti senza limite : e divisa in tre classi, di " scienze matematiche , scienze fisiche e naturali e « scienze morali; finalmente TAccademia delle belle 42 NUOVI ELEME]NTI PI C.EOGHAFIA , 35 artl con i o socj ordinarj ed un numero indefinito di 55 onbrarj e corrispondenti. 55 Vi sono aiiche il Real Istituto d' incoraggiaraento 55 per le arti^ rAccademla Pontaniana, con loo socj '5 residenti oltre un numero indeterminato di onorarj 55 e non residenti nazionali ed csteri ^ e divisa in cin- 55 que classi, cioe: i.° di matematiche pure ed appli- 55 cate, 2." di scicnze naturali , 3.° di scienze morali 55 ed econoniiclae, 4-° di storia e letteratura antica , 5! 5.° di storia e letteratura italiana e di belle artl ^ 5) r Accademia medico-cerusica. 55 Le biblioteche pubbliclie sono tre , quella del real •5 Museo Borbonico, 1' altra di S. Angelo a INilo , e 55 quella dell' Universita. 55 Vi sono tre osservatorj aslronomici, quello di Mi- 55 radois, di recente creazione^ quello di S. Gaudioso 5! per la marina^ e 1' altro di Pizzofalcone per uso del 55 reale uffizio topografico. 55 Per lo insegnainento dell' Universita vi sono un 55 museo di mineralogia, un giardino botanico, de' ga- 55 binetti di fisica , di chimica, di zoologia. 55 La pubblica istruzione forma uno del rami del nii- 55 nistero degli affari interni , e la sua direzione 6 affi- 55 data ad un prelato col titolo di presidente dell' Uni- 55 versita , il quale ne regola I'andamcnto assistito da 55 una giunta della pubblica istruzione formata da varj 55 professori dell' Universita. 55 II sistema amministrativo del regno di Napoll e 55 cosi regolato: 55 L' amministrazione d' ogni comune 6 affidata al 55 sindaco ed al decurionato. 55 Piu comuni formano un distretto , e I' amministra- 55 zione dell' intero distretto ^ aflldata ad un sottoin- 55 tendente , da cui dipcndono i sindaci ed i decurlo- 55 nati dei comuni. 55 Piu distretti formano una provincia , e 1' animini- 5) strazione di una provincia e affidata ad un inten- 55 dente assistito da un consiglio d'intendenza. 55 L' intendcntc e riguardato come il tutorc de' co- " muni della sua provincia, e tutti gl' intcndenli DI F. DE LUCA. 4^ n clipenclono pel ramo amministrativo dal minlstro de- 5^ gli affari iiiterni. 5» E stabilita poi iu Napoli la Gran corte de' conti^ 5' ch'e il supremo tribunale amministrativo. Essa di- ;i scute i conti annual! del reglo erarlo ed esamlna 5! quelli delle provlncle e del comunl. r> L' ordinainento del ramo gludiziale ^ II seguente : « In ogni comune I'Isiede un conclliatore per le que- T> stioni che non oltrepassano ducati 6. " Uno 0 plu comunl formano un circondarlo , e nel n capo luogo di ogni circondario rislede un gludlce J5 regio. j> In ogni pi'ovlncia pol sono stabiliti un tribunale :j civile ed tlna gran corte criminale. » I tribunall civlli e le gran cortl crlmlnali hanno ;; stanza nelle capltall delle provlncle , tranne le sole » provincie di Ten-a di Lavoro, Capltauata e di Terra n di Barl, Nella prima di queste i tribunall sono in « Santamaria presso Capua ^ nella seconda in Lucera^ 35 nella terza In Trani. » Esistouo poi In tutta la SlcIHa CIterlore quattro ?' gran cortl civill ; una che rislede In Napoli e ch' e- 5' serclta la sua giurlsdizlone sopra le provincie di Na- " poll , Terra di Lavoro , del due principati , Caplta- 5' nata . Molise e di Baslllcata. La seconda che rislede " in Aqulla e che eserclta la sua giurlsdizlone sopra i 5) tre Abruzzi. La terza che ha sua stanza In Trani , » e che ha giurlsdizlone sopra le due provincie del •* Barese e del Leccese. FInalmente la quarta in Ca- J5 tanzaro per le tre Galabrle. '5 Da ultimo una suprema corte di giustlzia ( trl- » bunale di cassazione ) chiamata a vegliare all' esatta » osservanza delle leggi ne' giudicati , I'islede In Na- 55 poll. Napoli e Foggia hanno poi un tribunale di 55 commercio. 55 I tribunall civili e le gran cord criminali nella Si- 55 cilia vdteriore risledono nella capltale di ogni pro- 55 vincla. 55 Le gran corti civili hanno stanza a Palermo , a 55 Catania cd a Messina. A Palermo poi rislede una 44^ NUOVI ELEITENTI DI GEOGRAfIA , EC. » sitprema corte di giustizia , che , a simiglianza di 5» quella di Napoli , bada nella Sicilia ulteriore all'os- » servanza deilc leggi ne' giudicati « . Fin. qui il De Luca non ha pubblicato che gli otto periodi da noi anahzzati. 11 modo con cul li ha espo- sti , come puossenc giudicavc dai brani precedent! , fa gi-andemente desiderarc ch'egli continui e termini la sua bell' opera ^ e tanto piu che il nono e decimo pe- riodo, da pubblicaisi ancora, daranno, non v'ha dub- bio , al chiaro autore un nuovo titolo al plauso dei dotti ed alia riconoscenza degli Italiani. Adriano Balhi. I. La Bancocrazia o il gran libro sociale, ec, autore il baroTie Giuseppe Corfaj^^ espositore Micliele Parma. Milano, 1840. II. Du credit et de la circulation, par Aug. Ciesz- KOWSKi. Paris, iSSg. III. Des crises Jinancieres et de la reforme du sy- steme nionetaire, par Chitti. Bruxelles, 1839. IV. Sur la mobilisation du credit fonder, par L. JVo- LOWSKi. Bevue de legislation el de jurisprudence T. X.^, 4-^ et 5.^ livraison. V. Des sjsiemeshfpothecaires, par Pierre Odier, etc. Geneve, 1840. VI. Studii teorico-storici sulle principali pubbliche hanche, ec, di Francesco Vigano. Milano, i84o. Continuazione e fine, p^edi il tomo 99.", pag. 49. XIII. Gli scritti di Cicszkowski , di Wolowski e di Chitti hanno fra loro molti punti di contatto. Tutti riguardano I'uso d'una carta, di una fede di credito. Ma Cieszkowski e Wolowski suppongono che questa fede abbia uno special fondamento, che questa carta rappresenti un capitale eficttivamente legato colla carta medesima. Per contrario Chitti suppone che la carta possa equivalere a danai'o per solo effctto dclla pub- bhca volonta. II vero uffizio del croveinio ncU'emcttere LA BANCOCRAZIA. ^5 queste fedi dl crcdito deve dunqiie venir indagato se si voglia determinare fin dove Ic proposizioni di questi autori possano amniettersi. Poich^, se si spinga il pria- cipio di Law die il credito vien. dal governo, e se a questo principio abbastanza pericoloso si ponga uu solo confine, quello cloe die il governo debba emettere la carta-moiieta die ^ necessaria ad agevolare le per- mutazioni e non piii, potrebbe accadere che il confine posto al principio non bastasse a contenerne I'appllca- zione^ potrebbe anzi accadere die questo limite non potesse pi'atlcamente venir conosciuto. E d' altra pai'te se si adotti un principio assai piu limitato per la pro- pria sua indole, se si ammetta che il governo non crea il credito, cosi come non crea i valori rappresentati dal credito , ma solamente assicura che ad un segno determinate corrisponde un valore efFettivo, puo in. tale ipotesi verificarsi che tutti i vantaggi d'una carta- moneta sien conseguiti senza incontrai'ne i pericoli. Questo e il principale punto nel quale dissentono gli accennati scrittori^ essi poi sono principalmente concordi nell' escludei'e dalla emissione della carla-mo- neta le banche private. A tale concordia essi giungono per sentiero diverso, poiche i primi debbono coiicen- trare la emissione al governo, se il governo deve assi- curare la esistenza d'un pegno speciale addetto al segno circolante, e 1' ultimo deve concentrarla al go- verno, se vuole che la carta-moneta senza veruna fun- zion di rimborso rimpiazzi assolutamente il numerario metallico, venendo commisurata nella sua quantita ai bisogni universali del cambio. Pero le idee del si- gnor Gieszkowski meritano di essere piii lungamente riferite. XIV. Due radical! vizj questo autore riscontra nel- I'attuale organizzazione del credito: i.° la mancanza di real garanzia dei valori di circolazione da una parte ^ a.° il difetto di mobilita dei valori reali dall' altra. Scopo d'una nuova sistemazione del credito dovrebbe essere di dare consistenza o realita ai valori di circo- lazione che nc mancano, e di dare movimeuto ai va- lori reali die si trovano impediti. In questa guisa si 46 LA BANCOCRAZIA. preverrebbc ogul disordine clie dal crcdito usato ia via di anticipazione puo derivare^ si allontanerebbero le crisi a cui le seniplici espettatlve traniutatc in va- loi'i apparent! potrebbero condurre:,si toglierebbe I'agio- taggio. In questa guisa si moltiplicherebbe I'impiego dci valorl piu veri, e ccUa moltipllcazioiie dell' impiego se ne otterrebbe moltiplicata la rendita, unica funzione del credito. La difficolta di render moblli i valori fondiai-j non ii insuperabile. La Polonia e la Prussia ce ne diedero esenipj. Ma per ottenere lo scopo propostosi Tautore stabi- lisce alquanti principj cbe trovansi qua e la sparsi nel- r opera, e che noi raccoglieremo. E primieramente I'autore non vuole che la emis- sione della carta-moneta sia permessa a verun privato, ma sibbene cbe debba mautenersi al governo. In secondo luogo, il governo non deve emetterc que- sta carta se non sopra valori reali , e innanzi tutto sopra i fondi dcmaniali e sopra il capitale corrispon- dente alia contribuzione fondiaria. Riguardo a que- st'ultimo elemento, I'autore considera che i fondi pri- vati appartcngano alio Stato per tanta parte per quanta le reudite servono a paregglare la iraposta. In terzo luogo, non tutto il valore dei beni dcma- niali deve coprirsi colla emlssione, ma sibbene la sola meta.", e quanto al fondo proprlo della imposta, si deve caricarlo di carta-moneta solamente fino ad un capi- tale di cento per quattro della imposta medesima. In quarto luogo, I'autore contempla che solo supple- toriamente e secondo lo sviluppo economico sieno cmcssi biglietti anche sul valor fondiario privato dopo riconosciutane la disponibilita in chi lo esibisce per garanzia. In quinto luogo, questi biglietti o carta-moneta non devono pretendcre a rimborso se non da principio c in via provvisoria. Secondo I'autore, nessun rimborso i necessario ove sta una ipoteca prccedente^ secondo il suo modo di vedcre, il rimborso deve assistcre sola- mente il credito mobiliare che non ha una garanzia delerminata. LA BANCOCKAZIA. 4? In scsto luogo, questa carta-moncta devc avere un m- teresse, e qucsto interesse deve essere inalterabile, salva la facolta al governo di rlduilo se la generale anda- tura del credito lo consigll. Rltiene I'autore die nello stato attuale questo interesse si possa fissare al 3. 65 per 100. In settimo luogo, come la emissione deve essere rl- servata al solo governo, cosi lo sconto dev' essere con- cesso a tutte le compagnie private die lo vogliono, e verso la sola condizione di garantire la banca gover- nativa tanto del capitale quanto dell' annuo interesse. In questa guisa il governo, o sua banca, sarebbe eso- nerato da ogni indagine suUa solidita delle obbliga- zioni private da scontarsi. Queste banche intermedia dovrcbbero poi venir ripartite tanto in ragione di lo- calita quanto in ragione di specialita onde soccorrere a tutti i punti del territorio e a tutle le industrie che possono esigere una diversa misui-a di ajuto. E naturale die 1' interesse dei biglietti o carta-mo- neta emessa dallo Stato sarebbe in ultimo conto pagato dalla rendita del fondo ipotecato ai biglietti mcdesimi. Ed h pur naturale che questi biglietti avrebbero un valore composto del lor capitale e del quoto d'inte- ressi maturatosi fino al giorno della trasmissione. Questi biglietti infine dovrebbero venir ricevuti nel- le casse pubblidie per qualsiasi pagamento anche d' imposte. La qual condizione, congiunta coll' altra cli'essi rappresentano un'effettiva ipoteca, ne rende- rebbc piena la fede. Conseguenze ulterlori di questo sistema sarebbero die il danaro contante troverebbesi a niano a mano sostituito dai biglietti a rendita con maggiore facilita dclle transazioni socially die i metalli non piu neces- sarj alia moneta diverrebbero un vero valore^ die il nuovo segno rappresentativo non sarebbe sterile come il danaro, ma frutterebbe continuamente^ che esso pre- verrebbe i giuochi di borsa e manterrcbbe a un certo limite anche tutti gli altri effetti, potendo, a tenor dei bisogni, ora esercitai-c le funzioni di segno circolante, ora servire di collocamento fruttifero ai capitali^ che 48 LA MNCOCRAZIA. per lo stesso mollvo esso impcdirebbe qualslasi stagna- zione c sostituirebbe, senza gPimbarazzI per la coUo- cazion del danaro, Ic casse di risparmio. Speclalmentc pol questo sistema sarebbe il giusto mezzo fra i due che attualmente dividono i pubblicisti e mettono iu agitazione la nazione piu compvomessa ia affari di banca, gli Stati-Uniti di America. Poiche se alcuni vogliono una sola banca ccntrale, onde sia posto un limite alia emissione della carta-moneta , e se altri pi'cscelgono la pluralita delle banche onde sien conser- vati i vantaggi della concorreuza, col sistema di Ciesz- kowski si separano le funzioni di emissione della carta- moneta da quelle di sconto^ le prime si riservano alia banca governativa, le seconde si abbandonano alle ban- che intermedie. Una illimitata emissione di carta-mo- neta puo cagionar molti dauni alia generalita^ una banca governativa non puo incaricarsi dello sconto nelle particolari transazioni del credito. Emettendo carta-moneta, le bancbe intermedie non fanno sola- mente una operazione di sconto, ma creano ua capi- tale, e lo creano usurpando una funzione govei'nativa^ d'altro canto da questa necessita della ingerenza go- vernativa nella emissione della carta-moneta non nc cousegue la necessita d'una banca monopolistica anclie per le operazioni di sconto. In sostanza, il credito e la circolazione sarebbero strettamente combinati col si- stema finanziai'io del paese^ si eviterebbero le coUi- sioni e le compiacenze egualmente nocevoli tra il go- verno e una banca di azionistij si risparmierebbero quelle simulazioni di credito per le quali le banche prestano ajuto al govcrno spogliandosi dei loro fondi, e insieme coi fondi spogliandosi di quel fondamento di ci-edito senza il quale esse non ne hanno, e non ne possono avei-e alcun altro. XV. L autore discende in scguito ad applicare le proprie idee alio sviluppo positivo del credito pubblico e al riscatto o alia riduzionc dei debiti nazionali. Certamcnte, il debito pubblico puo considerarsi uti- le allorquando i valorl col medcsimo procuratisi ebbe- ro un impiego positivo , dannoso allorquando ebbero LA BANCOCRAZIA. 49 un assorbiinento ncgativo. Egli e con questa clistinzionc che si (Icvono accoglierc Ic teorie che lodano il debito pubblico quasi che aumentasse le riccbezze sociali di tutto il suo importo. Ed e falso che il progresso in- dustrlale della Gran Brettagna sia dovuto al suo de- bito pubblico. La forza produttiva e rigeneratrice delle scopertc industrlali sovvenne provvidenzialmente e bi- lancio i danni che da quel debito sarebbero derivati. Nello stato attuale un debito pubblico perpctuo e di- venuto una necessita, ma conviene limitarlo nel suo oggetto, e nella sua base che sia ipotecaria. Ridotto a questa base esse non sara dannoso finche siavi bilancio tra il cai-ico e la rendita annua, e purche quest' annua rendita dipenda da fonti perenni. 11 vero suo impiego sarebbe poi tutto diverse dal- r attuale. Ora si pareggia la spesa corrente creando un debito, e s'impiegano le rendite in imprese capi- tali. Dovrebbesi invece usare dei capitali ottenuti col debito pubblico per imprese di utilita generale. Gli Stati-Uniti intesero questa vocazion del governo, che puo guadagnarvi nuove rendite, e con queste emettere iiuovi biglietti, e fare nuove imprese, e cosi via. Vencndo a parlare del rlscatto dei debiti nazionali I'autore omettc di discuterc la redimibilita delle ob- bligazionl pubbliche al pari, cio che vorrebbe esami- nate le clausole e lo spirito delle stipulazioni primi- tive, non che la storia susseguente di cadauna specie di pubblico debito^ egli invece imprende a cercare se in ogni ipotesi se ne potesse alleggerire il peso. A questo fine il signer Gieszkowski propone una operazione che non sarebbe ne una riduzione, ne un rimborso, ne uaa conversione, ma un riscatto pure e semplice dei debiti pubblici mediante il numerario le- gale dello Stato, cio6 i biglietti a rendita^ un riscatto che equivalcrebbe a un' operazione ordinaria di am- mortizzazione resa piu generale. Vediamo di esponcrla in poche parole. Lo Stato permuterebbc a prezzo di borsa i biglietti a rendita colle obbligazioni pubbliche. Questi biglietti non verrebbero rifiutati perche consistouo in un vero Bibl. Ital. T. C. 4 5o T-A BANCOCRAZIA. numerai'Io anchc produttivo*, la loro base ipolccaria, la limitata loro emissione, c Tiuteresse loro li farebbe preferire alia carta di banca, che pure viene ricevuta iu iscamblo Jelle obbligazloni pubbliche. Questo riscatto sarebbe lento, poicbe esso metlesimo reagirebbe sugli effetti tli borsa facendoli migliorare, nia viceversa la disuguaglianza di condizlone tra questi effetti c i biglictti si farebbe nuovamenle sentire, e cosi giungcrebbesi con una serie di rimutate oscillazioni a una coinpleta ricupera. La operazione potrebbe affrettarsi acquislando in niassa un prestito speciale a prezzo di borsa, o anche a prezzo maggiore^ il quale rimborso non potrebbe venir contrastato se in cambio delle pubblicbe obbli- gazloni verrebbe data una specie avente realita intrin- seca e corso legale^ e preferibile al danaro. I capitali dei fondi pubblici liquidati in bigliettl a rendita refluirebbero poi o verso speculazioni o verso altri fondi pubblici^ e riguardo a questi dovrebbesi anzi lasciar facolta di convertirli direttamente in una iscrizione ridotta, con guarentigia di non rimborsarla se non dopo un cerlo numero di anni. Cosi, per esem- pio , il 5 per loo di Francia capitalizzato al 120 per 5 , e cangiato in biglictti a rendita portanti un inte- resse di 3. 65 per 100, darebbe 4- 38 in luogo del 5, risparmiando un decimo c piu di un decimo in con- fronto deir interesse attualc. In questa forma si adem- pirebbcro le due coudizioni volute nella conversione del debito pubblico franccse, I'una di capitalizzare il 5 per 100 a qualche cosa sopra il corso attualc, cio^ al 120, e I'alti'a di risparmiare un decimo dell' inte- resse che si paga. Questa maniera di riscatto, mcntre evitcrebbe il gc- nerale scompiglio dei capitali, produrrebbe poi col- I'aumento dei capitali di ciicolazione I'invilimento normale dell' interesse ed insieme la refluenza dei ca- pitali verso le intraprese utili. Negli altri piani di con- versione i capitali o restano, veneudo ridotti nell" in- teresse, e quindi senza immcdiata utilita delle imprese industriali, 0 si cangiano, c allora la operazione fallisce. LA. BANCOCRAZIA. Si E cio die piu importa , questa manicra di riscatto la- scia procedere di conserva il riscatto medesimo e r inlrapresa di grandi lavori, evitando i prcstiti che al- trimenti sarebbero necessarj per ambedue. Da ultimo essa ajuta la progressiva estinzione del debito col ri- spartnio, cioe coirintroito maggior dell'uscita, unico mezzo realmente efiicace, perche anche scevro da spese di ammortizzazione e da premj all'agiotaggio. XVI. Tali sono le idee che il signor Cieszkowski con molto dettaglio espone nella sua opera. Benchi questo scrittore troppo si goda di aatitesi nei vocaboli, dovremo in generale lodare la precisione del suo lin- guaggio. Anche il principio di rendere da un canto garantito, dall'altro fruttifero un segno delle social! transazioni, dobbiamo dirlo conforme ai sani principj di economia. Ma ci parve che gli effetti di questo si- stema sieno stati esagerati, e simili esagerazioni mci'i- tano di essere notate. Le buone idee spesse fiate fal- liscono perche se ne vuole spiugere 1' applicazione ^ ri- tenerle entro giusti liniiti, i bene per la scienza, ^ bene per quei medesimi che ebbero il difficile merito di rivelarle , e che possono continuarle a ordinato sviluppo. Troppo largo ^ Passunto di surrogare totalmente i biglietti a rendita al numerario, eccettuandoue solo i piccoli cambj. II commercio estei-o non potrebbe, o po- trebbe solo con molta difficolta, venir servito esclusiva- mente da questi segni che hanno bensi una reale ipo- teca, ma che non vi sono attaccati se non col mini- stero governativo. II danaro contante ha in sO: mede- simo questo Icgame. Cliittl ha veduto I'obbietto, Ciesz- kowski nol vide. Ed e naturale, polche il priuio con- sidero dipendentc il. valoi'c della carta-moncta dalla sola volonta govcrnativa^ mentre il secondo la considero dipendente dalla effettiva garanzia sulla quale il go- verno la emette. Ma I'obbietto regge per ambedue. Chitti vorrebbc toglierlo, sostenendo che il commercio tra le nazioni si riducc ad un camblo di merci, loccho se pur vero al fmire del conti, non lo puo essere fra tutts le nazioni prcse singolannente I'una rispetto 52 LA BANCOCRAZIA. alPaltra n^ imniccliatamcnte senza quegl'lntervalli di tempo che vogliono intanto venir pareggiati con una merce capacp di rappi'esentai'e tutte le altre e dapper- tutto. Ghitti dimentica di applicare alle nazioni una gran verita appllcata da gran tempo agrindividui di una stessa nazione. Questi hanno bisogno del danaro come di un segno universale, perche i cambj non pos- sono ne direttamentCj ni subito venir pareggiati^ per- che senza questo segno universale il eambio sarebbe e difficoltato e ritardato^ perche questa difficolta e rl- tardo ti'amuterebbe bene spesso in impossibile cio che all'istante poteva divenir reale. II biglietto a rendita potra sostituire il danaro fin dove e fino a tanto che durera la fede politica che forma il cemento ti'a il bi- glietto e la sua garanzia^ ma non lo potra sostituire assolutamente. Ci sembra adunque troppo spinta I'idea di surrogare in tutto al danaro i biglietti a rendita. II signer Cieszkowski non vuole che il credito sia un'anticipazione suU'avvenire. Ma se i biglietti a ren- dita devono corrispondere alia imposta capitalizzata, e devono portare interesse, questo interesse deve dun- que venir servito dalla imposta futura. In tale ipotesi lo Stato emettendo i biglietti anticipa sulP avvenire. No, sembra rispondere il signor Cieszkowski, perche lo Stato consegnera il biglietto a chl dara un pegno e promettera di pagare un annuo interesse, il quale pa- rcggera 1' interesse dovuto dallo Stato al portator del biglietto. Questa risposta fa nascere spontanea la ri- cerca sull'impiego che lo Stato vorra fare dei biglietti. Poiche se vorra impiegarli ad estinguere un debito pubblico, nessun pegno gli verra dato da chi li rice- vera, nessun interesse gli sara promesso nblichc casse, poichc questa 54 LA BANCOCRAZIA. (lovia senipi'c trovarsi llmitala all'importo della i-endita, cioe, nella ipotesi del siguov Cieszkowski, al solo 3. 65 pel' "lo'i di difjcimila biglietti, soil trecento sessantacin- quc troveranno questo argomento dl sicurezza. Per la massima parte rimarra dunque a quest! biglietti la sola forza 0 fede politica. Come si vorra in tal caso ope- rare spontaneo il riscatto astraendo da questa forza politica? E tencndone conto, come si vorra ammettere che sia dotato di maggiore intrinseca realita il blglietto a rendita di quello che siano gli attuali effetti pubblici? Lasciando da parte i beni demaniali, che sono o pochi od eventuali , e limitandosi al fondo delle imposte, cio^ al solo fondo che possa generalmente aver luogo e ser- vir d''ipoteca alia carta monetata, chi non vede che il suo legame col debito pubblico e sempre dipendente dalla fede politica? Fosse pure col signor Cieszkowski che un debito pubblico assicurato non avesse bisogno di rimborso, nia I'assicurazione proveniente dal fondo dclle imposte non e forse eguale per tutti gli Stati, in tutti i tempi? E come si potra supporre che vi sieno solidamente appoggiati i nuovi biglietti a rendita piii che nol sieno i debiti pubblici d'oggidi? Come si po- tra supporre che il rimborso occorra in questl e non dcbba occorrcre in quelli? E pcro noi portiamo opinione che i biglietti a ren- dita ideati dal signor Cieszkowski sieno mezzi ottimi di circolazione. Forse crederemmo ancor piii assicurato il loro potcre econouiico se in luogo di rappresentare un fondo demaniale o un capitale d'imposta, rappre- sentassero la massa del fondi privati. Allora meno sog- getti alia influenza politica, essi tanto meglio servireb- bero alia circolazione quanto piuveramente rappresente- rebbero valorl eflettivi e realizzabili. Poiche 11 prlnciplo che non occorra 11 rimborso ove trovasi la sicurezza, non e neppur questo provato dall'autore. Non sappiamo anzi vedere come la garanzia si possa considerare Iso- lala dal rimborso. Questi biglietti considerati qual mezzl di circolazione ci appariscono polcr conseguire 11 masslrao effetto di- veuendo fruttifei'i. In cio essi attribuiscono 1 vahtaggl T A BANCOCRAZIA. 55 degli effetti pubblici alia carta-raoneta. In cio essi ren- dono perfetto il segno dei valori, giacchi alia sicurezza che gli procura la ipoteca speciale aggiungono quella produttivita, la cui mancanza 6 un vero difetto del se- gno metallico. II signor Gieszkowski divide col barone Corvaja il merito di questa idea. II signor Gieszkowski lia spinto alia sua ultima conseguenza la giusta opi- nionc di Smith che la circolazione da se niedesinia non produce^ raglone questa per cui si deve risparmiare d''impiegarvi quel metallo che non ne riceverebbe al- cuna produttivita e si deve dare al segno surrogatovi quel frutto che dalla circolazione non potrebbe venirgli^ ragione questa per cui e il capitale e la rendita rap- presentata dal segno deve csistere al di fuori della circolazione medesima. XVII. Ma sotto Paspettoora accennato sommamente opportuna riesce la proposta del signor Wolowski. Ben e vero ch'egli considera il niiglioramento del credito fondiario per se medesimo^ ben e vero ch'egli contempla non gia di pareggiare il credito immobiliare a quello mobiliare, ma solamente di facilltai'e I'uso del credito immobiliare*, ben e vero che per lui non si ti'atta se non di riformare il sistema ipotecario, di emettere delle obbhgazioni fondiarie fruttanti il 4 p<^i" ^lo^ che sarebbe pagato dallo Stato a chi le esibisse , e die dallo Stato sarebbe percepito coi metodi fiscali quasi giunta alle pubbliche imposte, finalmente di rimborsare il capitale con un mezzo per cento annuo pagato oltre il 4 per % dopo i primi quattro anni, e pel corso di cinquautasei anni^ ma i anche vero che la traduzione del credito fondiario in un mezzo di cii'colazione diviene dopo cio niolto piu vicina alia pratica e molto piii sicura. Arapliando le idee del signor Wolowski noi non ve- diamo perche lo Stato non dovesse migliorare il sistema ipotecario anche nel senso di operare una transizione legittima dal sistema odicrno al sistema ideato. Ese- guita questa riforma, lo Stato potrebbe emettere taute obbligazioni fondiarie quante corrispondessero al va- lore dei fondi tutti censiti per le pubbliche imposte, cal- colato a una oerta misura su questeisupponeudo, a guisa 56 LA liANCOCRAZIA. di esempio, che le imposte fossero I'ottavo della rendita, lo Stato potrebbe cmctterc biglictti per un capitale cor- rispondente al cento per qualtro sul triplo deirimposta. E lo Slato consegnerebbe a cbi dal registri fondiarj apparisse Icgittimo e libero proprietario fedi di credito corrispoiidenti, e ne farcbbe annotazione uei detti re- gistri, e passerebbe in iscossa agli esattori dcUe impo- ste pubbliche il relative serviglo della rendita e del rimborso graduate, ed in fine di cadaun anno farebbe estrazione di quelle fedi, le quail corrispondessero al versamento fatto per tale titolo durante I'anno mede- sinio. XVIII. Che se le idee dei signoi'i Cieskowski e Wo- lowski ci si prcsentano degne di studio e di applica- zione, non cosi affermiamo di quelle del slgnor Chitti. L'assunto di surrogare totalmente II numerario metal- lice coUa semplice carta non assistita da veruna spe- cial garanzia , ma semplicemente assicurata dalla re- sponsabilita polltica , ci e sembrata un' esagerazione male intesa di cio che si puo e si deve ripromettersi dair ingerenza governativa. Una garanzia di fatto, uno special capitale rapprescntato dal segno e avente dal segno la sola mobilita, ci parve sempre necessario. L'in- gerenza governativa avra ottenuto molto se potra creare un legame tra questo capitale e il segno che lo rap- presenta. Voler ch'essa crei un legame indefinito tra il segno e tutti i valori che possono esserne volontaria- mente rajiprescntati, ma nessuno del quail deve neces- sariameute subire gli effcttl di questa rappresentanza, e volere ch'essa operi con arbitrio. E crediamo che in questa distinzione stia tutta la teoria della monetazlone e della carta-moncta. Cicszkowski ha supposto la ne- cessita di questa garSuzia , e non Tha dimostrata^ Chitti ha supposto la posslbllita di farne senza, e non hapo- tuto mostrarla. Ben vcggiamo che la fede polltica e necessaria in ogni ipotesi , ch'essa lo c anche uella carta- moneta dei signorl CleszkowskI e Wolowskl ove 11 se- gno pubblico rende certa la Ipoteca assegnata al bl- glietto, ch'essa lo e perCno nel danaro contante ove 11 conlu pubblico rende certa la quanlita e la qualita del LA BANCOCRAZIA. Sj metal) 0, ma questa e una fede politica ben diversa da quella che il signer Chitti domanda. XIX. Le due altre opere che abbiamo annunziato in capo di qucsto articolo non mirano a innovazioni cosi fondameiitali, come sono quelle delle quali abbiamo tenuto parola. II professore Odier esamiua con molta ei'udizioue e mollo senno i principali sislemi ipotecarj che attualmente sono in vigore negli Stati di Europa , li divide in Ire: il sistema romano che non si cui'a ni di specialila, ne di pubblicita^ il sistema germanico che vuole ambedue queste condizioni con tutte le loro con- seguenze^ e il sistema misto che ammette eccezioni alia pubblicita e alia specialita. I principj che servono di guida a questo scrittore sono sanissimi. Egli non solo vuole la pubblicita e la specialita nel piii lato signifi- cato di questi vocaboli riguardo ai diritti d'ipoteca, ma le vuole eziandio per tutti i diritti di proprieta, per tutti i diritti che limitano quclli di proprieta, per tutte le qualita e relazioni personali che influiscono a so- spendere I'esercizio attivo dei diritti precedenti. La sua opera 6 un prodromo di quella tuttora iuedita del pro- fessore Bcllot, sui diritti reali immobiliarj e sulle ipo- teche, e noi torneremo ad occuparcene allorquando sia seguita la publicazione di questa. II signor Vigano ha unito insieme alquanti dati sulle principali pubbliche banche. La Icttera, diretta al Vi- gano da un Italiano dimorante in Francia, contiene al- cune idee giuste sugli ufHzj di circolazione e di sconlo che dalle banche si prestauo^ ma le osservazioni che il signor Vigano vi soggiunge, e speciahnente quelle sulla pretesa impossibilila delle banche nazionali, non potranno cosi facilmcnte vcnir approvate in ispecialita da chi non confonda remissione collo sconto. XX. Dalle cose dette fin qui ognun puo conoscere quanto sia stretto il vincolo che in questa materia uni- sce la speculazione alia pratica. In uessun altro argo- mento la indeclinabile sanzione dei fatti ha punito piu da vicino e in piu palese maniera i traviamenti dei governi e dei popoli. Colla face della scienza si spie- gano assai chiarameutc e la prosperila della banca di 58 LA TSANCnCBAZlA. Francia che serbo certi limiti nel manegglare lo stru- mcnto del credito, e la caduta della belgica che troppo facilmente gli ha pcrduti di vista, e le crisi finanzia- rie degli Stati Uniti che nascoiio tanto dalla continua anarchia delle banche provincial! rispetto alia banca centrale, quanto dalla ricorrente gelosia del potere cen- trale con quest' ultima, prova solenne che la emissione della carta-moneta dev'essere una funzione e centrale e governativa ad un tempo. Colla face della scienza si comprende assai chiaramente come la tutela governa- tiva deggia impedire che vestano le sembianze di un valore reale quei mczzi di circolazioue che ne sono mancanti, e quelle imprcse anonime che sono semplici espettative. La difficolta e nel segnare a questa tutela il debito confine. Le question! sollevate in Francia per la rinnovazione del privilegio della banca, e pel can- giamento delle leggi sulle societa per azioni ne sono un csempio. Ma appunto per questo la materia dev'essere studiata specialmente la dove se non si ebbero finora tuttl i vantaggi dello sviluppo del credito, non se n'ebbero nemmeno gli abusi, dove questo potentissimo mezzo di bene e di male economico puo ancora venire altivato secondo i suggerimenti di una sana teoria. V. Pasini. Annali della R. Society Agraria di Torino. J^olii- me I. — Torino, i840j tipografia Chirio c Mina. In 8.*^, di pag. XX e 284 j con una tavola. La R. Societa agraria di Torino, amaudo dare alia pubblicazione de' suoi lavori una forma piii acconcia che non era la fin qui adoperata sotto il titulo di Ca- lendario geor'gico , incomincio gli Annali che ora an- nunziamo: ed ai quali sta in fronte la dedica alia Maesta del Re Carlo Alberto. 11 sig. profcssore Ragazzoni, se- grelario pei-petuO^ espone le uotizie storiche delle fa- tirhe della R, Societa attencntcmente all' anno i839-4o^ ANNALI DELTA R. SOCIETA' AGRARIA T>I TORINO. 5g ed indi rdenco dei mombii si ordinarii che corrlspon- denti di essa R. Societa, non che degll oggetti a questa presenlali in done. Nelle succitate notizic stonche si accenna che il signer Giuseppe Bianchi da Gorgonzola, fin dal principio del i838 , ricorreva a quel Governo per ottenere un privi- legio di fabbricare una specie di cotone, ch'egH chiamava scrm'sericoy pcrche ti'atto dalla corteccia dei rami teneri del gelso. Nella distribuzione dei prerai d'industria, eseguita in Milano nel 1889, fu al Bianchi accordata una mcdaglia d' argento. Ora il signer Giuseppe Giu- litli di Montechiaro (provincia di Brescia) scrisse a quella regia Societa che prima di tale epoca aveva raggiunto lo stesso scope con uu processo suo proprio... Sicco- me poi crede che il miglior partite sia quello d' im- picgarle nelle manifattiu-e delle cerde, ^ ben lungi dal- Fessere questa pratica una nevita. Si cita il professore Balbis che a nome nel signer Madiot spedi da Lione, quando ivi era direttere dell' orto botanico , parecclu fiocchetti di fibre del gelso bianco ridotte in filamenti sottili come lino o seta e tinti di diversl colori. II pro- fessore Giobert aveva pin-e fabbricate corde coUe cor- lecce delle robinic (Calendario geergico pel 1822 e i83i). A Giuseppe Bianchi di fatto fu accordata la meda- glia d'argento per Jlocco fdahile estratto dal libro del gelso ^ come risulta dagli Atti della solenne distribuzione de' premj fatta il di 29 maggio 1 889 •, dove si legge alia pag. 54 = « Dalla corteccia levata ai rami provenienti dalla « potatura dei gelsi estrarre, per mezzo di operazlone » assai senq^lice e di pochissima spesa, buona copia di « materia fioccosa cln; al cotone assomigli ed al pari di » esso alia filatura sia acconcia e a fabbricarne tessuti 3> a miglior prezzo . c industria di Giuseppe Bianchi , n posta in effetto in uno stabilimento appositamente ^ da lui eretto in Melzo. I vantaggi che da essa deri- » var pessono a queste conlrade, e Tesclusione che ver- " rebbesi cosi a dare a buona porziene del cotone stra- « niero. indussero TI. R. Istituto a decretarc al Bianchi Qo A\NALI ?j per ora la medaglia d'argento, per statiiire poi ri- 55 guardo all'aurea ridotto ad estesa pratica che egll 5! abbia d nuovo ramo d'industria jj. Ma gia fiuo d'allora si dubitava dell' esito dl quel tentativi , e tanto piu che lo stesso stabilimento era gia da lungo tempo sospeso', ne si poteva dire per man- canza di mezzi pecuniar] , pcrche le spese maggiori dell'impianto erano gia fatte, e d''altronde Voperazione^ stando a quanto si dice nel Rapporto , e/'a assai sem- plice e di pocMssima spcsn. Si e veduto negli anni aulecedenti premiata di medaglia d'argento e d'oro la fabbrica della carta di paglia che poi audo anch'essa a cessare:^ perche non e il solo prezzo basso della ma- teria prima che dia lucro ad uno stabilimento, mentre il resto che a prima glunta sembra semplice e poco dispendioso non si trova poi tale in realta. II supporre poi che uno stabilimento di corleccia di gelso , per quanto lo supponiamo estcso, potesse portar I'esctiisione a buona porzione del cotone straniero , era un voto troppo prematuro. Ma dato pure che dal calcolo risultasse la quantita grande della materia prima che si poteva ri- cavare dai rami troncati del gelso in vina vasta esten- sion di paese, e concesso che segultasse in Lombardia r uso pernicioso di scalvar cosi di frequentc e in quel modo e in quella stagione queiralbero, nasceva poi la difficolta che i contadini si determinassero ad occuparsi della pelatura de'rami, sla uomini che donue, essendo occupatissimi nel governo de'bachi da seta^ perche dai ragazzi non se ne puo mai trarre costrutto. Saggiun- gano le perdite di tempo in chi dovrebbe trasportar da lontano que' fasci di matei'ia, quando non girassero persone addette alio stabilimento stesso ^ le contesta- zioni nel peso , per essere piu o men vei'de , ossia umida o secca la detta materia prima, e il prezzo della mano d' opera, ec. Gia fino dal iHSy, nella seduta men- sile 3 1 marzo dello stesso anno, la Societa del setificio in Francia aveva preso in considerazione una comuni- cazione (che dicevasi importante) fatta da Bourcier sulla possibilita di trarre dalla scorza del gelso in generale, ma pvincipahneute dal gelso delle Filippine [Moms DELIA R. SOCIETA' AGRARIA DI TORINO. 6 1 midticaulis) una materia setacea e filacnentosa colla quale si potevan fare le piu belle stofFe. Madiot, aatico dl- I'ettore della pepiniera reale del dipartimento del Ro- dano (come abbiamo vcduto), si era gia occupato di questa proprieta della scorza del gelso^ e molto tempo prima di lui Olivier di Serres, il padre dell' agricoltura francese, colla scorza del moro bianco aveva fatto della tela che presento al Re, e della quale descrisse il pro- cesso nelle sue opere. Bourcier aveva rinnovate tutte le sperienze, le aveva ripetute con tutta la diligenza , ed era rimasto convinto che si poteva tirare un grande par- tite da quella nuova industria... Ma poi si fece niente. Gli Annali della regia Societa agraria sopracitati con- tengono particolarmente molle relazioni di scritti pre- seutati ai premj da essa proposti intorno ai mctodi per perfezionare la collivazione de'bachi, sulle quali fa- remo alcune riflessioni. Alia pag. 4 ^i si fa sapere essersi dal signor dottore Bianchetti posta la semente de' bachi fra due materassi aW oggetto di farla nasce- re. Questa usanza , quanto antica altrettanto riprova- ta , dovrebbe percio esser del tutto sbandita, perche quel calore che si produce nella semente nasce da un principio di fermentazione di quegli essori animati , quando si trovano accuniulati, e loro vien impedlta la libera comunicazione coll'aria^ fermentazione sempre a loro nociva, come principio di decomposlzione: i ma- terassi, come cattivi conduttori del calore, non fanno che concentrarlo ^ e non e gia, come volgarmente si crede, che per se stessi producan calore. Se si met- tesse il ghiaccio fra due materassi, meglio si conserve- rebbe che all' aria libera per la stessa ragione. // ca- lore eccessivo sv'duppatosi sid Jinire dell'educazione, ob- bligb ad inaffiare piu volte il paviinenio della bigatdcra, ed a rinnovare Varia con cjfimere fiammate, Non e il calore per se stesso che faccia danno ai bachi , perche poi in una bigattiera qualunque non potrebbe mai ec- cedere i 20 o 22 gi'adi R. ^ ma e il fermento de' letti umidi che col calore viene promosso^ e colFinuafEare il pavimento , oltrecchtl; non si verrebbe che a dimi- nuirne la teniperatura di un grado o due al piu , si 02 AKNALI porterebbe liella blgattlera un' umidita eccessiva , e pevcio uii daiino maggiore. Lc fiammate effimei'c o non effiniere tlevono accrcscere quella stessa temperalura , e in proporzione tlclla loro combustionc aumenlare neirambiente 11 gas acido carbonico ed il vapore acqueo che si produce. Per rinnovar I'aria, bisogna cbe il com- buslibile sia acceso sotto la cappa di un cammino, o in una stufa^ in niodo insomtna die quell' aria vada via per riclilamarue della nuova. Si osserva cbe quelle fiam- mate fatte attorno ai gralicci fanno destar i baclii da una specie di letai-go^ ma quel loro mover di lesta pro- viene piuttosto dalPingrata sensazione di uu calore im- provviso cbe gll scotta. Pag. 9. // signor awocato Duhoin toccb di yolo la questione se ii sieno nialatde contagiose pel bachi^ del die duhitava^ non escluso lo stesso calcino , appoggiato alle proprie cspericnze. Di lulte le altre malattie non vi sono , 6 vero , espericnze cbe dimostrino esscr conta- giose^ ma riguai'do al calcino, fino dal 1 82 1 il signor Fo- scarini, come si rileva dalla stessa Bibl. Jtal. ( t. aa.** pag. 59) aveva con prove decisive mcssa lacosaall'cviden- za. Eccone X estratto cbe la Bibliotcca agraria del profes- sore Moretti, T. XII, p. 347, '^^95 "'^ fece: « II Fosca- » rini per mezzo di ripetuti e svariati sperimenti giunse » a conoscere cbe i bacbi calcinati sono contagiosl , e » cbe posti insieme ad altri vivi e sanissimi banno la " proprieta di promuovere in essi la malattia medesima j» di cui sono morti, e la successiva loro calcinazione. » Ad un tempo pero sostiene, cbe la malattia di cui y> moiono i bacbi cbe poscia si calclnano , non e punto y> contagiosa: glaccbe nelle sue sperienze non riusci » mai a comunicarla ai bacbi sani fraramisti con qucUl >' da lui supposti infetti, come cbe tolti da famiglie ove » dominava il calcinaccio. — I supposti infetti mori- j» vano di fatto e si calcinavano^ i sani prosperavano » egualmente, non se ne ammalava nemmeno uno, pur- » cbe avesse avuto la cautela di toglicre subito gl' in- » fetti appena morti. Se invecc trascurava questa pre- » cauzione e lasclava il cadavere del baco calcinate a » suo luogo, gli altri cbe gli erano vicini, quantunque DELLA R. SOCIETa' AGRAKIA PI TORINO 63 55 sani, si acquistavano presto la stessa malaltia, mori- » vano e si calcinavano essi pure. Quindi egli infcri, y) come si e gia detto, die non contagioso sia il male j» di cui muore il baco , ma che contagioso liesca 11 » calcinaccio di cui s' incrosta dopo morte » . Non divei*- samente,nepiu ne meno, la pensava il dott. Bassi niolti anni dopo, avendo egli le cento volte ripetuto che la malattia diventava contagiosa soltanto dopo che sul cor- po morto del baco si sviluppava il calcino. Qualunque poi siasi la natura di questo polviscolo , i una questionc secondaria che punto non interessa all' educazione dei bachi. II Griselini, che scrlveva nel secolo passato (T. 2.° V^S- ^7 )■! parlando del calcino aveva detto : « Passano i bachi a questo stato coll' indurirsi nell'atto stesso di coagularsi e seccarsi i loro umori , coprendosi insensi- bilmente e successivamente come di una muffa arida, polverosa e bianca quanto la neve... ( pag. Gi). V ha chi scrive , che tale malattia diviene contagiosa fin se a fare la semente si scelgano bozzoli di una famiglla ove trovati se ne siano di calcinati. I villici pretcndono esser ella epidemica m (che in questo caso vale per con- tagiosa, essendo volatile quel polviscolo ) « da un anno aH'altro, e che appestate ne rimangono fin le caniere ed i cannici , ccc. 55 Che si potcva dir di piii ! Pag. 3o. Sopra Vuso delle farine nel governo dei ha- clii da seta del signor avvocato Pietro Comarolo. Aveva egli gia, in due lettere scritte a chi e il redat- tore del presente articolo ( Giornalc d'Jgricoltura, Mi- lano, 1 838. Sett. Ott., pag. 129^6 iHSp. Genu. Feb., pag. 28), indicate alcuni vantaggi che credeva aver ot- tenuto coll'uso di diverse farine: era le sue sperienze furono dirctte i.° A conoscere T influenza dell'uso delle farine sulla salute dei bachi ^ 2. A determinare il rapporto economico per rispar- mio di foglia, durata del governo, occupazione di mano d' opera ^ 3." A stabilire il confronto del prodotto in bozzoli e seta per quantita e quallta. 64 ANNALI Ma, come confessa sul bel prinoipio il signer avvo- cato, i bachi de' quali si servi per queste sue prove erano provenienti da cattiva semcnte, e che si era ri- scaldata nel trasporto dalla Brianza a Padova , e pei* ciii ii'cragia deperlto un gran nurnero prima che giun- gessero alia quarta eta : jier brevita mi ristringo a que- sti soli due fatti principal!. Dopo la quarta muta scelse 5o da que' bachi infetti, a aS de' quali innesto il cal- cine (probabilmente mediante la puntura dell' ago) di un baco delV anno innanzi^ e gli altri aS confrico con altro baco calcinate anch'esso dell' anno innanzi, e ne lascio in seguito e questo e il baco precedente in con- tatto co' medesimi iS. Somministro la foglia a tutti i 5o egualmente, coprendola di mane in mano di farina di frumente con lo staccio, e della quale rimanevan coperti anche gli stessi bachi. I primi aS, dopo tre giorni , cominciarono ad impicciolire e morirone tutti. Annerlli, divennero flosci, ma non si copersero di pa- tina biancastra, o ellloresccnza polverosa. Fi'a gli altri aS bachi alcuni morirono di cancrena nei primi giorni, senza pero segnale alcuno di calcino, cosicche ne rima- sero I a che giunsero a maturita. Da questi due fatti il signer Gomarelo tira queste due conseguenze : u i.^ Che appare non essere 1' use delle farine un r> mezzo efBcace, come metodo curatlvo, a guarire i « bachi attaccati dalla malattia del calcine , perche y> quelli innestati di calcino tutti perirone » . A questa prima conseguenza si potrebbe obbiettare che essendo morti prima tutti que' bachi senza indizio di calcino, era segno manifesto ch' erano morti di altre malattie, come era perita naturalmente la maggior parte de'loro compagni^ e quand' anche la puntura mal ese- guita non avesse contribuito ad ammazzarll ^ e fors'an- che r innesto non s'attacca a corpi gia da altre malattie mortali affetti. « 1° Che puossi considerare 1' use della farina un 55 mezzo efficace, come metodo profilattico, a difendere » i bachi dal venire attacccati dalla detta malattia , » perche nessiino ne fu attaccato a fronte della confri- » cazione col baco calcinate operata ». DELLA R. SOCIETA' AGRARIA DI TORINO, 65 Ma anche questa seconda conseguenza non mi sem- brarigorosa, perch^ : i.°non puo dirsi che nessun baco rimanesse atlaccato dal calcino, essendone morti i3 dei 2 5, quantunque d'altre malattie, che potevano aver pre- valso su quella del calcine^ 2.° quantunque ogni volta die venivan nutriti, rimanessero que' 25 bachi vlvi, e i due mortI 1' anno prima di calcino, e la foglia, tutto insomraa ricoperto di farina, che sopra vi si slacciava, questa pure col muoversi de'bachi da un pasto all'altro doveva pur ricadere sul sottoposto letto, e lasciare scoper- te alcune parti a sufficienza da mettere al contatto del baco il polviscolo calcinario di quei due bachi morti di calcino in efflorescenza^ '5° ancorch^ non venisse mai al contatto di que' aS bachi quel polviscolo, erano gla stati i medesimi confricati prima con quello stcsso pol- viscolo, mezzo sufficiente a far loro contrarre la ma- lattia^ 4-° ^^ ogni caso poi, e questo valga anche con- tro la prima conseguenza , la malattia del calcino per arrecare la morte, e svilupparsi esternamente, richiede molti giorni, e tutti que' 36 bachi morirono troppo pre- sto dopo comunicato il calcino*, ed i dodici rimasti, seb- ben ghuiti a maturita^ potevano essere stati colpiti dal calcino, doj^o filato il bozzolo, nello stato di crisalide^ oppure anche poteva la malattia e la morte protrarsi anche alio stato di farfalla. Del resto poi, concesso anche che la farina difen- desse i bachi dal venir attaccati dal calcino, non so se I'economia fosse per consigliare, anche sul solo dub- bio, un consumo cosi grande di farina. Ma dato anche il caso che questa farina^servlsse al tempo stesso di nutrimento, sebbene la maggior parte debba cadere c audar dispersa fra il Ictto, vediamo cosa ne risulti dalle spcrienze intraprese dal medesimo si- gner Gomarolo sopra un numei'o maggiore di bachi uell'uso delle farine relativamente al risparmio di fo- glia. Gli risulto di libbre 359 '* foglia consumata per la partita aliraentata a sola foglia, ed in libbre 187 di foglia e libbre i4, 2 di farina il consumo per I'altra partita^ per cui concluse, visti i prezzi rispettivi della foglia e della farina, ec. che il mantenimcnto de' bachi Bibl. hal. T. C. 5 G6 ANNALl afoglia e farina e di minor cos to del mantenimento a sola foglia. Prescindendo dai prezzi die potrebbero su- bire variazioul , e dalla poca difFerenza ne' risultati , faccio soltanto riflettere, die siccome que' suoi bachi sceltl gia incominciata la quarta eta dovevan esser suf- ficienti, secondo lui, a produrre circa libbre 3o dl boz- zoli per cadauna partita , ma che morirono di mano in mano, di modo che non ricavo che sole libbre 2, 8 V4 di bozzoli da quelli colla sola foglia, e libbre 2, 10 '/^ da quelli alimentati anclie con farina^ cosi ne risulta che la foglia impiegata pei primi bachi fu maggiore del bisogno se tantl ne morivano, e sara stata sufBciente pei se- condi Taltra quantita di foglia sebbene piii scarsa, in- dipendentemente dalla farina a questi aggiunta nella supposizione che questa poco 0 nulla giovasse al loro mantenimento. S'aggiunga poi per ultimo, che la quan- tita di farina che si sara somministrata a questi bachi sara stata minore in proporzione di quell' altra data nelle prime sperienze a flue d'impedire il calcino, per cui minore sarebbe stata la probabilita di difenderli da quella malattia, anche nella supposizione del signor Comarolo come metodo profilatico. Ora sia anche a me lecito di dire quanto ne penso intorno a queste farine come alimento, che vedo nuo- vamente proposte poco innanzi in questi stessi Annali. Prima che il signor Julien facesse conoscere colla sua traduzione dal chinese, e quindi il signor Bonafous colla traduzione italiana, que' metodi usati nella China sul- I'educazione de' bachi, gia in qualche luogo della Lom- bardia, per quanto mi fu detto, erano state provate le farine di frumento e di grano turco^ sia che gia qual- che scrittore parlando di qudf Impero lo avesse indi- cator sia che potendo servire que' due cereali per cibo tanto dell'uomo come d'ogni animale domestico, non era strano che venisse in mente ad alcuuo di provarlo anche pei bachi ^ bisogua che il poco 0 nessuu effetto, e I'economia stessa non consigliassero ad usai'lo, per cui rimase fiiio ad ora obliterato. Ma se i Chinesi col- tivarono ben prima di noi quegli insetti, non ne vien di consegucnza die abbiano anche a coltivarli adesso DELLA R. SOCIETA' AGRARIA DI TORINO. Qn mcglio di noi. Anche la bussola, la stampa, la carta, Ja polvere e le armi da fuoco, ec, furono prima in- ventate, per quanto e fama, presso quel popolo;; ma non per questo la navigazioiie, le edizioni, la fabbrica dclle aimi e I'artc della guerra sono plu inoltrate die non in Europa ^ e so nella pittura hanno de' bci colori e delle bcllissime vernici, ed eccellente h la loro por- cellana, lo devono ai loro vegetabili ed alle loro lerre^ ma tutto e stazionario da secoli in quelFImpero: le scienze, le lettere e le arti, e la seta stessa, e le stoffe fatte colla medesima sono laen lontane dairequivalere alle nostre; e presto toglieremo <»1 loro suolo anche la coltivazione del the, reso indispensabile non tanto come utile all'umana salute, quanto come bevanda di con- venzione, riservata ai popoli settentrionali deU'Europa, nella guisa che I'uso dell'oppio si k. reso uecessario ai Chincsi , sebbene tanto pregiudicevole alia loro salute. Con cio vorrei conchiudere che nulla, assolutamente nulla ci resta da imparare suUa coltivazione de' bachi^ e soltanto abbiamo potuto viemeglio assicurarci che moke varieta di bachi e di gelsi , o di altre piante equi- valenti si trovano in quell' immenso Impero, cheTinda- gine dcgli Europei sapra valutare. Pag. 4o. Si e sempre discusso sul grado di tempera- tura piu opportuno per far nascere ed educare i ba- chi da seta, stando all' indicazione di un termometro appcso ad un qualche luogo della camera, senza ben l-iflettere che in un ambiente riscaldato da stufa o da cammino diversi sono i gradi in ragioiie della distanza dal centre del calore, dell' altezza rispettiva, e de' ri- pari contro le emanazioui calorifiche^ di modo che an- che ad una notabilc distanza da quel centro, vale a dire dove si ha costume di collocare i bachi, e dove si crederebbe uniforme la temperatura, la differcnza puo essere di ciuquc c piu gradi daU'alto al basso, c da un' estremita all' altra del graticcio. Ora, quaudo ve- ramente si volesse fissare per esempio una data tempe- ratura per la nascita della semente, sarebbe indispen- sabile che il bulbo del termometro si trovasse immedia- tamcnte in contatto colla semente. Gosi anche il sole 68 ANNALI riscalda la terra diversamente secondo la posizione de' corpi a lui esposti^ c la semente de' bachl suUe plante subirebbe anch'essa diverse temperature^ e talvolta di died e piii gradi di quelle che noi vorremmo asse- gnare alia sua nascita. Lo stesso si dica de' bachi gia nati^ colla differenza che questi nello stato di natu- I'a possono trovare un riparo contro il troppo ardore nascondendosi sotto le foglie , e dove qucste non so- no percosse dal sole. Ma non cessero raai dalFincul- care, clie la temperatura piix alta, ancorche giungesse per la nascita ai 3o°, e perfino ai 35" i?., sempre inteso per poco tempo, non nuocerebbe purche fosse accom- pagnata da un'umidita proporzionata^ umidita che, ac- compagnata dal caldo, quanto giova nella nascita, ed anche nelle prime eta , ^ altrettanto perniciosa nelle altre eta per la fermentazione che promove ne' letti , e per 1' impedimento alia traspirazione del baco stesso. Per le stesse ragioni neppur un freddo passeggiero puo nuocere, perche , oltre al sapersi gia che il baco puo vivere alP aperto cielo sotto tutte le inclemenze del- I'aria, si hanno di tempo in tempo de' casi che confei'- mano , meno nuocere all' insetto tutte le vicende atmo- sferiche, che non un'aria stagnante; e appunto nell'ul- limo volume delle Esercitaziojii dell' Accachmia yigraria di Pcsaro.) anno viii, semestre i.° i84o, pag. i23, avvi la relazione di un felice esito di filugelli all'aria libera. Pag. 39. Nuovi csperiinenti fatti sui hachi da seta nu- triti colla foglia di maclura^ del dot tor Bartolomeo Ro- snati. Per carita non si parli piu di maclura, come non si parla piu della scorzouera, o di qualunque altro sur- rogato al gelso^ e con parsimonia si pai'li del gelso delle Filijipine. Ho alimentato anch' io de' bachi con la foglia di maclura , e posso assicurare che la mangiavano con eguale avidila di quella del gelso, ma sempre con infelice successo. Pag. a 10. Osservazioiii sopra i bachi da seta d'Egit- iOj del profess. Lessona. Le uova sono assai piu grosse e di coloi'c piu oscuro di quelle conosciute da noi. An- che i bachi e le farfallc, e per conscguenza i bozzoli, sono piu grossi e piii pesanti, anche sottratta la crisalidc, DELLA R. SOCIETA' AGRARIA DI TORINO. 69 per ricchezza di seta. Quest! bozzoli hanno un' estre- vaiik appuntata a differenza de' nostri , e la farfalla sorte sempre dall' estremita opposta, E questo un in- dizio che potrebbe giovare quando convenisse I'intro- duzione di tali bachi, percbe sapendosi da qual parte sta per sortire la farfalla, si potrebbero, per fame la semenza, disporre que' bozzoli fissati sopra di un piano con un glutine 0 infilati, 0 assicurati fra due liste di legno , 0 ti'a fili di fcrro orizzontall o verticali, tutti in linea coll' estremita da cui deve sbucciare la farfalla da un' istessa parte ^ disposizione che viene raccomandata anche pei nostri bozzoli che non avrebbero questo van- taggio. Era pero ad alcuni gia nota questa specie di bozzoli^ perche ivi, come si dice, il signor Poidebard li conosceva per relazione di un suo amico dell' Asia Mi- nore, il signor Babluker di Brussa, che gli comunico esser quclla specie coltivata pure vantagglosamente nella Giofgia. Dodici bozzoli del Piemonte scelti di prima qualita hanno pesato quanto dieci egizj. Da i38 a i4o di questi se ne ottiene una libbra in peso, mentre se ne richiedono da i65 a lyo di quelli di prima qualita del paese per avere I'egual peso. Pare che la quantita di foglia consumata sia la stessa. La seta e meno co- lorata e di color di paglia , ma h forte e perfettamente imita: perdc meno alia tintura, ma per filar que' boz- zoli bisogna mantener 1' acqua piu calda. In conclu- sione, secondo ci assicura il professore Lessona, pero sopra un unico esperimento, avvi economia del 25 per 1 00 suUa foglia : ed il prodotto del i o per 1 00 di piii per lo meno sulla seta (i). Trovo inoltre lo stesso professore Lessona che i boz- zoli detti trevoltini davano una seta di un bel colore, perfettamente unita, forte ed elastica, e che si filano colla maggiore facilita, di modo che si possono considerare, (i) II redattore di queslo arlicolo e slalo favorito dalla gentilezza del sig. Lessona di un poco di semenza di questi haclii d'Egilto, .che niettera a schiudcre nella prossinia primavera, riservandosi a dame poi la relazione deU'esito. -O ANNAr.I (lopo quelli tl'Rgitto, come eguali alia prima qualiti dcgll altri bozzoli del pacse^ e se ne promettono ultc- riori dettagli per I'anno successivo. Dei bachi detti trevoltini. — II signer cavaliere Bo- nafous, sempre intento a promovere ognl ramo d'in- dustria agraiia , ha creduto di far conoscere all' Ita- lia settentrionale come nuova questa qualita di bachi che si coltiva a preferenza in Sicilia e ncl contorno di Pistoja^ ma in Lombardia era conosciuta, e qua e la coltivata piu per curiosita che per utile, e venivan que' bachi detti Indiani. II dottor Lomeni ne aveva parlato, c ne aveva educati^ oltre quanto venne regi- strato negli Aiinali d'' Agricoltwa ^ Milano i835, vo- lum. IV, pag. 217. Ma gia fine dall' anno 1776 il conte Carlo Bettoni, in una sua Memoria stampata in Brescia col titolo: P/ogetto per preseivare i mori dalla corrente epidemia^ e quindi nel torn. 8.**, pag. 10 del Giornale d' Italia spettante alia Scienza nntiirale^ Venezia 1778, aveva indicati que' bachi fatti da lui nascere in agosto e settembre, ch'egli chiamava trigenj, e quegli altri che da' Toscani detti sono di tre volte. Negli Opuscoli scelti sulle scienze e sidle arti, Milano, 1798, t. XX, pag. 289, il signor abbate don Mauro Bettolini, trattando Delia epidemica malattia de' gelsi volgarmente detta Secche- rella, alia pag. 323 ritorna suUa coltivazione de' bachi trigenj. « Tra i moltissimi che nella provincia bresciana » li misero alia prova, volli esser io pure, e furono i " bachi della seconda gcncrazione. La semenza si schiu- » se da se a mezzo agosto^ ma non ne nacque che un 5? quarto circa.... Quando i bigatti, mantenutl per 55 q\iindici giorni a foglia tenera rigermogliata , dovet- w tero passare alia dura ed arsiccia, fecero gli schifiltosi. 5) Si venne dunque a spruzzarla d'acqua^ ed osser- 55 vammo che si ridesto con cio solo 1' appetito negli » svogliati, e che questi, giusta il notato gia con ma- 55 raviglia dal Beltoni, bcvevan proprio le gocce d'ac- '5 qua sparse qua e la sulle foglie. II ragguaglio della " foglia consunta al peso de' bozzoli , fu scarso vera- 55 mente^ ma il maggior male si fu che riusciron que- 55 sti flosci di troppo, e, come suol dirsi, male incartati. DELLA R. SOCIETA' AGRARIA DI TORINO. ^r w Messi tosto alia filatura senza scottarli, cio che giova M assai a trarne seta piu copiosa, non ne produssero n con tutto do che una mezz' oncia per libbra. Av- » vertasi che se ne svolse il filo da una esperta mae- J5 stra ... La seta per altro fu fina, bianchissima , anzi « argentina , e perciA di valor certo maggiore che non r) la coinune, siccome dice il Bettoni esser piu volte j» accaduto. So che il chiarissimo signor abate don y> Girolamo Ottolini ha messo anch' egli alia prova i » bachi trigenj . . . . » Sull'utilita di un secondo raccolto, I'autore passa a dire : « Confessa il Bettoni che le sue ricerche furono r> vane coUe uova de' bigatti nostrali, la semenza de' w quali che naturalmente non sia disposta a nascere, 35 non val per farla sbucare caldo di sole, caldo di 5? letto, n^ caldo naturale. La semenza de' bachi tri- « genj nasce quand'6 disposta^ n(i vale fresco di can- » tlua, n6 fresco d'acqua per impedire che nasca pre- » sto o tardi non solo la seconda , ma neppur la terza 55 volta; ma nasce pero con molta incostanza nella 55 quantita... ». Per Irapedir che nasca, progettava il 55 Bettoni di mescolarla con arena secca e fina , chiu- 55 derla in vasi da seppellir nel ghiaccio .... I bachi 55 toscani di fre volte , a detta del chiarissimo signor 53 abate Marco Lastri di cio espressamente richiesto , S3 non sono veramente die di diie^ c la seta loro e iiife- 55 riore , e val meno — II Bettoni aveva per molti anni 55 fatto venir da Cremona una grande quantita di se- 53 mente trigenia^ e fattala distribuire, ma non fu pero 35 messa generalmentc in uso jj . Ecco quanto si sapeva in Italia sessantaquattro anni or sono, mentre in Francia si accolgono quosti bachi come una no vita. Ma anche in Francia le uova prove- nienti da Pistoja e distribuite dal cavallere Bonafous, sebbcn detti trevoltini^ o non nacquero punto , o pochi ne nacquero, ma non piu di due volte in un anno ^ per cui sc ne attribuiva la mancanza alia semen te che avesse patito. I ragguagli si trovano descritti negli An- nales de la Societc sericicoh. — Sopra una varicta di ba- chi dai quali possonsi ottencr piu annue raccoltc^ avvi una ja ANNALI leltera del dottor Francesco Gera nel Giornale di Fi- sica di Pavia, anno 1826, dove alia pag. 3o8 si parla dei Treotti o Terzaruoli. Pag. a 06. Intorno la coltwazione del Poligono tin- torio del signorprofessore Saint-Mai'tin, si dice alia pa- gina 208: « La vcgetazione del poligono tintorio e so- « prammodo lussureggiante : laonde abbisogna di molto 3» iimore c di succlii nuti'itivi azotati . . . Quantunque » richieda molto letame, il poligono tintorio poco ne » consuma, perch che le foglie della scconda raccolta sieno egualmente » ricche in indaco dellc prime, bisognera piantare il 35 poligono verso la meta di maggio, e fare il prime » laglio circa due mesi dopo. Aggiunge egli, che met- 33 tendo nel tino i gambi colle foglie, F indaco che se ne 3! ritrae ^ cosi hello e cosi abbondante che quando si sono 33 colte le foglie ad una ad una 33. ^. Bellani. , Ora del rimanenfe che racchiude il volume. Sidle ptincipali uarietd di pomi da terra coltivati nei regi Stati j ccnni del professore D. Milano. — Raggiia' glio di una esperienza fatta I'anno 18^9 nell'orto della BELLA R. SOCIETA' AGRARIA DI TORINO. 7 3 regia Societd relatwa ad una doppia ricolta di pomi da terra, nota del direttore conte T. Valperga. — Le prin- cipal! varieta dei pomi da terra coltivati negli Stati di Terra-Ferma di S. M. il Re di Sardegna son la pre- coce di Savoja, la rossa allungata della valle di Aosta, la gialla di Lanzo, la vai-iegata di Exilles, e quella co- nosciuta sotto il noma di Rohan. Le esperienze e le analisi instituite intorno alia riuscita di coltivazione, ed ai principj nutritivi, che queste varieta capono, per mi- nuto qui riferite, chiariscono doversi dare la preferenza alle gialle, alle tubercolose ed a quelle di Rohan. Noi riporteremo un quadro rappresentante le parti solide e la fccola, ossia la parte nutritiva di ciascuna: Parti solide. Fecola. Pomi da terra gialli . 3i 8 . . 16 00 — liibercolosi . . . 28 10 . . i4 20 — di Rohan . . . 2^ ^3 . . 10 90 In quanto alia doppia ricolta d'essi pomi di terra, il fatto e die un giardiniere alia meta delle piante dei pomi da terra seniinati il i5 aprile tolse alia fine del giugno i tuberi che avevano, indi le I'ipianto lineal- mente alia distanza di un palmo ciascuna, di spesso indi inaffiandole, ed all'autunno n'ebbe altro ricolto piu ab- bondante di quelle ritratto dall'altra meta lasciata ve- getare al solito. Sulla coltivazione dell'oxalis crenata, dello stesso si- gner direttore conte T. Valperga. II ricolto fu il 18 per i^ e quindi merita far parte delPorticultura nostrale. Sul danno che arreca la coltivazione del frumento nei vigneti^ parla il vice-segretario signer Bertola, e mostra che in ogni case quelle del grano turco torna piii utile. II prof. Florio reca osservazioni comparative fra il grano turco detto meliga agostanella j ed il greco 0 mays aesti- va, e stabilisce tornare piu cenveniente il greco. — Una macchina per dirompere e maciullarc la canapa dope che e levata dalla niacerazienc, viene esibita dal signer Ba- relli. Essa vuolsi piantare nell'aja, richiedendo ampio spazio^ il costo ne e di franchi i5. Componesi di tre 74 AN'N'ALI parti principali, clo^ di una ruota orizzontale, di altra verticale e di una panca. — Lo stesso professore Florio progetta il riducimento a coltura di alcuni deserti mon- ticelli di Curino, provincia biellese , e di tutti gli al- tri consimili, indicandoue il piu agevole metodo e il pill produttivo^ nel quale stesso divisamento rinfran- candosi della chimica pell' investigazione della natura del terreno, entra per anco il signer Domenico Blen- gini onde migliorare la condizione di vasti tratti di esso che nella regione jiiemontese si riuviene ed estendesi dalle falde dei monti dal Musine ben lungi nel Cana- vese, e in piii luoghi in notabile larghezza. Importante subbietto di economia domestica s'ac- cinse a trattare il signor Luciano, quale 6 quello di far conoscere quella specie di majali detta anglo-chine- se, e mosti'are I'utilila di propagarla in Piemonte. Gli Inglesi furono i primi che attendessero alia mischianza dei verri di Siam colle troie indigene, ed i Frances!, in. vista della buona riuscita che ne veniva, seguirono tale esempio, in quanto che i majali che cosi provengono ingrassano prestamente con miuore spesa, e fruttano assai piu sotto ogni aspetto, e la loro carne e lardo sono anche assai migliori di quelli d'Europa. E di non niinore interesse avviene che sieno i Cenni del profes- sore Lessona intorno la razza bovina a corte corna mi- gliorata e stata introdotta da non molto in Francia, e messa alia scuola veterinaria di Alfort ed alia razza Du Pin, e la quale e pregevole pel rapido accrescimento che fa, per I'abbondanza del latte che rende e pella quantita della cai'ne. Essa origina dalle rive della Tees, fiurae che separa Ic contee di York e Durham. II sovraraemorato signor Luciano fece dono d'altro suo pregevole lavoro concerneute un metodo economi- co per alimentare le bestie bovine, specialmente in tempi in cui manca l' ordinario foraggio^ ed il quale consisle in paglia tritui'ata, mescolata a radici tuberose, al fusto di varie piante erbacee, il tutto cotto con sufH- ciente acqua da formarsi una sorta di polta. 11 citato signor Lessona partecipo osservazioni in- torno la rabbia apparsa in un hue 28 giorni dope che BELLA R. SOCIETA' AGRARLA DI TORINO. y5 Tebbe ricevuta per comunicazione da un cane, in cui si era svolta spontanea , e per conscguente intorno questa tcrininata colla morte cinque giorni dope il suo manlfestaniento, e per ultimo intorno ad una speciale morbosa affezione che condusse a morte un cane con sintomi clie facevano temere non fosse per complicare colla rabbia. — II medesimo professore veterinario in ap- presso discoxTe della iraportauza di un buon metodo di ferratura dei cavalli e col paragone delle diverse sorta di queste mostra la migliore riuscita di quella detta podometrica^ a freddo ed alle rispettive case. Ilgelso, al paro di molti altri alberi fruttiferi, porta talvolla eccessiva copia di frutta che non sono ne belle, ne buone, terminando per soggiacere a fatale letargo se non ci si pone rijiaro. Questa morbosa condizione viene chiamata cai-pomania. Al modo di curarla intese con un suo scrilto il dottore Domeuico Galvani^ al quale siegue il signor Giuseppe Luciano colla narrazione sto- rica intorno agli esercizj equestri e corse di cavalli , con un cenno suUe giostre e le ginnastiche dei tempi antichi^ e piu innanzi colla esposizione dei disastri ac- cagionati dalla influenza epi-zootica (febbre aftosa) nelle bestie a corna, colla indicazione delle contemporauee vicende atraosferiche delFanno i83g. II ferro puo soggiacere ad una preparazione per cui riesca inossidabile. Tale preparazione dicesi gahaniz- zazione. Alcune ricerche a questo proposito costituiscono il subbietto di una Memoi'ia del signor Michele Saint- Martin. La stagnatura e la zincatura sono ben lungi dal diminuii-e la coesione dei fili di ferro. Con pareccbi fili uniti in un fascio, solo per mezzo di saldatura co- mune, la forza si accresce sensibllmente per 1' omoge- neita della resistcnza : quindi I'opportunita di usare nei ponti a fili di ferro i fili saldati in vece degli in- verniciati. Fantonettt. 76 Del bestiame cavallino nel territoiio delle primarie Potenze. II cavallo, il piu utilej il piu bcllo dei nostri animali, quelle cui coiisacriamo le nostre maggiorl cure, pare che sia origiuario cleirAsia centrale e forse di qualche contrada d'Europa eziandio. Non trovavasi priraitivamente n^ in Africa , 116 in America , ne nelF Australia (Nuova Olanda)^ divenuto pero il compagno dell'uomo in guerra, nei viaggi, nei lavori dell'agricoltura, nelle fatiche del commercio e delle arti, questo nobile animale venne trasportato ovunque penetrava la nostra civilta, e la specie tutta sentiva 1' influenza della domesticita. Nelle ampie e pascolose steppe della Tartaria, stanza prima della loro razza, rinvengonsi ancora dei cavalli salvatici che doniandansi trapanj questi pero non con- servano le primordiali forme, giacche sono continua- niente misti ad individui fuggiti dallo stato domestico. Anzi buon numero di zoologi li considerano come di- scendenti da cavalli domestici divenuti liberi. Il dotto Milue Edwards, traltando questo argomento, opina che la domesticita del cavallo risalga alle piii re- mote eta, e soggiugne impararsi dalle Sacre Carte come i cavalU fossero adoperati in Egitto e nelle parti piu vicine dell'Asia all'epoca in cui il patriarca Giuseppe ammiui- strava 1' Egitto, che ^ quanto dire circa 36oo anni fa. Pero, dal non mai vedere sugll antichissimi monu- menti dell'Egitto rappresentato alcun cavaliei'e egizia- no, e dal non trovare mai nominato da Omero alcun guerriero a cavallo n6 greco, ni; trojano, crede il si- gnor Edwards potersene cavare la conseguenza, che in quelle remote eta fosse presso quei popoli ignota I'arte dell'equitazione, e che i cavalli servissero come bestie da tiro soltanto (i). (i) L'iinporlanza di queslo argomenio, che tocca imnicdiataineiite ad una delle primarie questioni iippaiiciiciili ai priiuorflj dcUo stato \ BEL EESTIAME CAVALLINO. 77 L'ArabIa, fino tla antichissJmi tempi, ha il vaiito di possedere i piu belli e migliori tipi della razza caval- lina. Gia in epoca anteriore a Maometto, il Beduino , benche povero ed ignorante, metteva il suo orgoglio nella possessione di ua bello e buon cavallo. Devesi pei'6 riconoscere che le cose sono in oggi mu- tate d'assai, e che la sorgente, alia quale da gran tempo r Europa attingeva quegli stalloni die produssero fra noitantepreziosissime razze, comincia ad essere esaurita. sociale, queslioni alle quali tanti ingegni rivolgono specialmente le loro indagini, e su cui gli studj etnografici sparsero tanta luce ai noslri giorni, c' induce ad entrare in qualclie particolare. Tanto piu facciamo questo^ in quanto che cotale argomento si rannoda na- turalmente a quelli che trattammo nell' esporre la condizione so- ciale del popoli deir Africa, dell'America e deH'Oceania ncl nostro Ahrcge de Geographic, parli di quell' opera gia da non pochi au- tori manomesse nel modo piu sleale, senza mai citare I'aulore , cui quel lavoro costo lungliissime e difScili ricerche. E quindi opportuno il richiamare come il Rosellini, in risposta ad un quesito del Zardetti, per qual motivo sui monumcnti dcU'E- gitto non vedonsi mai rappresentati cavalieri egiziani, mentre nelie Sacre Carte trovansi citati piii volte i cavalieri e la cavalleria d'E- gilto, osservava che nell' Esodo, ec. , dove i traduttori lessero carri e cavalieri, oppure cavalleria, devonsi intendere carri tiratl da cavalli. Tale pure era ropinlone dello Champollion juniore. Ecco pcrlanto, sccondo quei due illustri scienziati. la ragione per cui non si trovano mai egiziani cavalieri sugli antichissinii monu- menti deU'Egltto^ i pochi che in alcuni bassirilievi si vedonOj es- sendo slranieri al paese siccome dalla foggia di vestire apparisce. Dalle quali osservazioni parerehbe che si possa dedurre la man- canza dei cavalieri sui monumeiilid'Egitto esserprova non dubbia ignorare gli Egiziani, nell' epoca di quei monuinenti, I'arte del- r equitazione, od almeno che conoscendola non I'usavano in guerra. L' illustre archeologo , dotlor Zardetti, nella Lettera sopra due monumeiiti antichi egiziani, tocco alia sfuggita questo argomento. Interrogalo pero da noi sui medesimo soggetto, ci fece osservare che, se dal non trovarsi guerrieri a cavallo sui monumenti dell'EgitIo Faraonico ne conscguisse che gli Egiziani di quell' epoca o non conoscevano o non usavan la caviillcria, in allora dovrebbesi dire cgualmente dei Grect^ e dei llomani, i monumenti dei quali in Egitto, eseguiti ncllo stile dell'aiiticu arte cgiziana^ mancano aflatto ^8 DEL BESTIAME CAVALLINO. Non rinvengonsi ora bei cavalli arabi che in un picclol iiumero di distretti abbondanti di pascoli. II posto cmiricnte che tiene fra le risorse di uno Slato il bestiame cavallino, il quale forma certamente una dellc principali ricchezze territorlali ed e uno de- gli clcmcuti primi dellc forze guerresche nell' atluale orgauizzazione degli eserciti, ci conduce ad esaminare il numero e la condizione dei cavalli esistenti sul terri- torio delle primarie Potenze. In questo esame non con- sulteremo se non documenti ufEciali, n^ consulteremo di figure di cavalieri. Eppure Greci e Romani usarono cavalleria ullorche guerreggiarono in Egitto. Dunqiie la niancanza di cavalieri egiziani sugli antichi monu- menti di quella contrada, secondo I'opinione del Zardetli , deve cssere conseguenza di raglone a noi ignota ancora; ragioue forse rituale, forse artisUca e forse anche di consiietudine. Cotale ragione di consuctudine guidava per avventura gli anlichi che eseguirono i monumcnti d' Egilto sotto il doininio greco e romano. Dalle Sacre Carte pero e dagli scriUori profani apparisce chia- rainente che fine dai tempi del patriarca Giacobbe conoscevasi in Egilto requitazione: ed anzi senibra che dagli Egiziani apprendes- sero in segiiito 1' arte stessa tutti gli altri popoli antichi, compresi i Greci. Lo slesso principio pare che abbia guidato anche I'autore ddl- riliade; trovansi senipre i guerrieri greci c trojani sui carri , e non mai a cavallo. Eppure 1' equitazione non era ignota a taluno degli eroi d'Oniero. Infatti allorquando Uiissc sentl da Dolone, csploralore trojano, che Ettore gli aveva promesso il carro coi cavalli di Achllle, gli dissc che quei cavalli non poteva domarli e cavalcarli altro uomo mortale fuorche Achille. Di piu, allorche il medesimo Ulisse e Dio- mede penetrano di notte nel cainpo trojano, e via conducono i ca- valli di Reso, Omcro dice chiaramente che Diomede month le groppe ai corridori , mentre Ulisse battevali coll' arco per farii maggionnente corrcre. Oniero altresl w^ lliade fa nienzione delle Amazzoni vinte da Bellerofonte , le quali, per quanto sappianio, coinbattevano sempre a cavallo. Era dunque coiiosciuta I'equitazlone anche in qucgli eroici tempi. E lo stcsso Omero, nella Odissea , descrivcndo il naufragio di Ulisse, dice che questi , veduta una tavola, salto su di essa come un uonio che gettasi sopra un cavallo. DEL BESTIAME CAVALUNO. 79 per ognl Stato, meno pochissime eccezioni, se non au- tori nazionali. Gominceremo dall'Impero Austriaco. §. I. Impero d' Austria. II bestlame cavallino esistente sul territorio di que- sto Stato distinguesi, come altrove, in razze noblli ed in quelle comuni, fra le quali riesce assai facile segnsire i confini. Di razza nobile sono i cavalli educati nelle Ges- tiitte ossiano razze , benche vi siano talvolta anche de- gli animali di razza comune. A questa appax'tiene la Diaggior parte di quelli che si educano dai conladini. Tra i cavalli comuni sono particolarmente degni di nota quelli della Boemia e della Moldavia , la maggior parte di alta statura e robusti da servire alia cavalle- ria grave. Essi pero, in seguito all' incrocciamento in- trodotto dairamministrazione per ottenere soggetti vi- gorosi, hanno perduto il carattere proprio che distin- guevali altre volte ^ cosicche non formano piu una razza distinta. II Salishurgliese al contrario mantiene una razza di- stinta da forme particolari^ somministra ottimi cavalli da tiro , e sono specialmente notabili per le colossali loro dimensioni. Sono pure eccellenti come buoni da tiro i cavalli che trovansi nelle valli fra i monti del- V Austria^ della Stiria e della Carinzia. 11 Friuli offre una razza di cavalli distinti special- mente per la loro docilita e per robustezza che rendeli atti a sostenere lunghissimi viaggi. Provlene questa razza da cavalli arabi e turchi quivi introdotti dal go- verno veneto. In Dalmazia trovansi cavalli singolari per la picco- lissima statura, e massime quelli dell' isola di Veglia. Una razza di cavalli comuni, di piccola statura in generale, ma veloci e robusti ed atti ad ogni uso, e quella che abbonda specialmente in Ungheria ed in Transilvania, e percio conosciuta sotto il nome di raz- za unglicrese e transilvana. Questi cavalHj massime quelli della Transilvania, sono 8o DEL BESTIAME CAVALLIN'O. cclebri per le qualita loro che rendonli ottimi per ca- valcare^ fassene grandissimo uso per la cavalleria leg- giera. Si asportano pure in gran numero, e tiensene il mercato principale a Debi-eczin. Cotalc razza numerosissinia si estende perfino in Austria e nella Stiria , ove si distingue agevolmente dalle altre. Questl cavalli si rassomigliano nelle diverse provincle in cui sono sparsi, variando solo la statura secondo la qualita dei pascoli. Passiamo ad esaminare ora qual sia il numero di questi nobili ed utili animali nellimpero d^ Austria. Qui la statistica, ad eccezione dell'Ungheria e della Tran- silvania, non ha fortunatamente piii bisogno di ricor- rere a congbietture, malgrado la diversita delle opi- nioni di non pocbi scrittori ^ cb I'argomento prediletto di alcuni, i quali, poco pratici J5 dell' organizzazione lore e non riflettendo alia nostra y> situazione amministrativa, finanziaria ed agricola , 3! pensano che niuna cosa sarebbe cosi agevole come 3> il creare in Francia stabilimenti cotanto vasti e gi- » ganteschi quanto quelli esistenti in Austria, e clie 55 servono ad un tempo alle rimonte della cavalleria, » al servizio della corte, ai bisogni della riproduzione 5> ed a quelli del miglioramento nei diversi regni e 35 provincie dell'impero. Fa d' uopo convincersi pero 35 dell'impossibilita di fondare stabilimenti simili a 35 quelli che 1' Austria possiede, e cavarne utile, se non 35 hassi un paese collocato in condizioni eguali 55. Dopo la soppressione di quella di Nemeschiitz in Boe- mia, Pimpero d'Austria possiede cinque grandi razze mi- litari. II general maggiore di cavalleria conte di Hardegg, che da alcuni anni dirige questi stabilimenti e quelli destinati ad uso della corte e delle rimonte, portolli ad un alto grado di floridezza, per cul Timperatore puo acquistare a prezzo moderato la quantita di cavalli sufficiente ai bisogni delPesercito. « Egli e certamente 35 un grande elemcnto di potenza, dice il Maresciallo 35 duca di Ragusi a questo proposito, I'avere nei pro- 35 prio Stato e sempre a propria disposizione cotale im- 35 menso mezzo di guerra, con una spesa di tanto in- 53 feriore ai prezzi imposti alle potenze dell'Occidente 33 e del Mezzogiorno delFEuropa 33. Quel dottomilitare, avendo accennati i prezzi pagati dal governo austriaco per le varie qualita de' cavalli pel servizio dell'esercito, ne abbiamo desunto lo specchio seguente, che mettiamo a confronto dci prezzi stabilili daH'uffizio della riraonta in Francia nell'anno iB3j. PBEZZO IN FBANCHI ■"rancia. Austria ^So . 564 55o . 3l2 5oo . 468 470 416 DEL BESTIAME CAVALLINO. 87 SPECCHIO COMPARATIVO cicl costo (li un cavallo in Francia e neir impero cV Austria. Qualila de' cavalli. Un ca\allo da carabiniere o corazziere Un cavallo da dragone o lanciere . . Un cavallo da sella per 1' artiglieria . Un cavallo da tiro per 1' artiglieria Mezohegyes e il piu bello stabilimento dell'irapero pel miglioramento e la propagazione delle razze desti- nate all'eserclto. Esso esiste da varj secoll ed occupa una superficie di oltre 6Q miglia quadrate, quasi nel centre della grande pianura ungherese, nel comitate di Csanad. Un fosso largo e profondo, ciuto da belle piantagioni ne fa il giro separandolo dalle terre vicine. Mille jochs ( jugeri austriaci ) coltivati a boschetto nel mezzo di quella pianura ne variano I'uniforme aspetto^ coltivasi djligentemente consacrandone i prodotti al mantenimeuto dell'istituto. « Altre volte, dice il mare- 5' sciallo Marmont, questa razza doveva provvedere alle J) rimonte, e 20 raila allievi erano in essa raccolti^ tutti 35 vivevano di pascolo , ma non ottenevansi che pro- ■>■> dotti cattivi, e spesso infierivano le malattie ". II go- verno non ha oggi altro scopo che di cducare, come a Bablona, stalloni di buona razza, che mandansi nei depositi delle provincie pel scrvizio dei privati, ed af- fme di mantener compiuto il numero dei due mila che stimasi occorrente. Lo stabilimento poi di Radautz ci sembra il piii va- sto di questo genere che per avventura esista in Eu- ropa. Situato nel circolo di Bukovina nella Galizia, gli scorre attraverso la Suczawa: di superGcie che ol- trepassa ie 5oo miglia quadrate, esso forma una vasta signoria che comprende nell'ampio suo perimetro il piano cd il monte, cosicche I'aspetto e la coltura vi sono del pari svariati. Diccisctte villaggi trovansi entro 88 DEL BESTIAME CAVALLINO. al suoi confini. Evvi pure annesso un deposito delle ri- inonte per la cavalleria leggiera, nel quale si raccol- gono gli ottimi cavalli clie vengono comprati a tenue prezzo nell'Ukrania, nella Bessarabia, nella Valachia e Moldavia. Metteudo mano ai numeri clie ne danno il mezzo di comparare questl stabilimenti coi consimili degli altri Stati , ci inncresce di non avere che i dati relativi al i83o, epoca gia lontana a comparazione di quelle clie siamo in grado di esporre suUe altre primarie potenze, e percio non vantaggiosa a questo ramo di territoriale ricchezza in Austi-ia, eve dope quell' anno ^ venuta senipre pid prosperando. SPECCHIO NUMERATIVO delle razze militari delV impero Austriaco nel i85o. Stabilimenti e Situazione. Superficie jochs Numero delle pcrsone impiegate. Numero dei cavalli. Numero delle nascite. PiPEB, iiella Sliria . . 1074 90 i5i 29 OssiACH, nella Caiinzia 3o42 ii3 2o3 ^40 RadadtZj nella Galizia Bablona, nel comilato 298814 307 1 546 307 di Koinorn in Ungb. MezohegyeSj in Ungh. Totali 6908 39691 549532 3o2 I l52 1964 808 3376 6084 i34 522 io32 Passando ora al terzo genere degli stabilimenti ip- pici dcir impero, ai depositi, cioe, fondati dal governo nelle varie provincie affine di migliorare le razze dei privati, ci limitererao a darne lo stato autentico del- I'anno i83o, aggiugncndo il frutto dei congiungiraenti dell' anno precedente. DEL BESTIAME CA.VALLINO. 89 SPECCHIO NUMERATIVO del congiungimenti del i85oj e deifrutti di qmlU dell'anno 1829. CONGIWGIMENTl NEL l83o CONGIDNGIMENTI NEL 1829 Numero Numero Numero Numero Numero dcnli delle degli delle cavalle delle Pacsi. stalloni. cavalle montate. stalloni. montate. nascite. Bassa Austria . loo 6168 97 6o34 447" Alta Austria . 49 2549 4^ igS^ 885 Stiria . . . iiS 8272 124 81 15 38o2 Carinzia cCarniola io5 5383 io4 584i "iSgS Littoralc o Gover- no di Trieste . 22 962 22 11 12 366 Tirolo ... 9 435 10 3i4 124 Boemia . . 5o9 53289 5oo 3io65 i5385 Moravia, Slesia 25o i5o99 249 i42i5 4869 Galizia . . 525 15716 53o i683i 7828 Lombardia . 68 2057 75 1987 870 Yenezia . . 53 i863 44 1641 772 Ungheria i 90 2866 60 2094 5o4 Transilvania . 4' '97^ ^9 '77^ ^^4 Totale 1746 96652 1700 92949 43450 n sottoposto specchio chiudera il presente cenno col- r ofFrire la somma delle persone e dei cavalli esistenti nell'anno i83o nei varj stabilimenti civili e mllitari, e le somme spese pel loro mantenimento. SPECCHIO NUMERATIYO dcgli stabilimenti ippici militari e ciinli dcll'impero Austriaco nell'anno i83o. Numero Numero Sf*sa Paesi. delle dei in persone impieg. cavalli. fiorini. Austria 214 244 32 102 Stiria e regno Illirico . . 3o5 265 36694 Boemia 5i2 609 60862 iMoravia e Slesia .... 524 276 29908 Galizia 702 54 1 55o55 Rpgno Lombardo-Veneto . i23 122 18575 Transilvania 55 60 7866 Totale drgli Slahilimcnti civili 2235 1917 'i'r'Cfi~\ go DEL BESTIA>IE CAVALLINO. Riporto Q235 >9'7 239334 Stabilinienti Militari . . . 1964 6084 606577 L'Ispczionc delle Rinionte (^c- montirungs-Inspcction) . 3 14072 L'lnstituto Vcterinaiio . 53 7581 Totale generate 4256 8001 867664 Scorgesi di leggeri da quest! due specclii quaiito in tutte le provincie dell'impero si vadano rapidamente inigliorando le razze , merc^ il gran numero di stalloni nobili dal governo somministrati per le cavalle dei pri- vati, e quanti mezzi abbia I'impero d'Austria per vie- maggiormente progredire in questo utile miglioramento, cui annualmente impiega cosl vistose somme. Aggiun- gasi a maggior esattezza del primo specchio, in cui non figurano i Confini Militari, come paese immedia- tamente sottoposto al ministero di guerra, che questa provincia possedeva nello stesso anno non meno di 4443 stalloni, i quali nel i83o vennero congiunti a 42774 cavalle, di cui 397^4 appartenevano a privati; e che nell'anno precedente erano stati congiunti a 4^67 i che dledero 28446 nascite. II semplice csame di quest! due speech! cogli eguali prospetti che daremo di altr! Stati, basta da se a di- mostrar I' Importanza dei fatti fin qui esposti. Adviano Balhi. 91 APPENDIGE ITALIANA. - © -=s^3^«<-t«iS3=>» - Alti deiri. B. Accademia delle belle arti in Milano. — • Elogio del professor emerito di disegno di figura Do- menico Aspari , letto dal signor Ignazio FumAgAlli professore segretario dell' I. B. Accademia nella grande aula deir I. R. palazzo delle scienze e delle arti in occasione della solenne distribuzione de' preinj , fat- tasi da S. E. il sig. conte di Hartig governatore delle provincie lotnharde, il gionio 'j settembre 1 84o. — Milano, i84o, daW I. R. Staifipcria. « i-*a natura con legge indeclinabile suol ripartire i talent! fra gli uomini pel grande scopo di renderli necessarj gl: uni agli al- tri, giacche i bisogni degli uomini costituiscono il primo legame della societa. Alcuni posseggono un genio sublime ed estcso in una sfcra, altri hanno il talento dell' applicazione nella sfera stcssa e il done deU'atlenzione si opportuno per condurre le parti. Se i primi sono necessarj ai secondi per servir loro di guida , i second! a vicenda sono necessarj ai primi per operare. La natura ha fatto una divisione ineguale de' suoi beni fra i suoi figli; ma non ha \'oluto diseredare alcuno; ed e si vero^, che Quintiliano, il piii grande maestro in falto di educazione, asseri che I'uomo sprov- veduto totalmenle d' ingegno e altrettanio raro , quanto un genio universale. Ammcsso questo priucipio , non sono forse stimabili oziandio coloro che in una scienza od arte occuparonsi, e spesso con noja e disagio , dell' istruzione elementare? Non e egli vero che senza il sussidio di qucsta anche la piii felice disposizione sa- rebbe il lucciclu'o dell'oro non per anco spogliato della scoria minerale? Si, giova ripelerlo: il genio in un arlista , la di cui mano non abbia acquistata una bastante pieghevolezza e docilita, vuol cssere conslderato come se avesse vincolate le braccia. Av- viene poi dell' occbio come della mano, fa d' uopo ch' esso pure SI accosturni di buon' ora a gludicare con un' operazione sicura e 9?- APPENDICE ITALIANA. facile al tempo stesso qual effetto deve produrre un contorno piu o mono inosso, una cerla mestica , una certa opposizione di un colore, una figura od un gruppo posto ad una cerla distanza. Quando 1' immaginativa non ha a sua disposizione una niano e un occliio capaci di secondarla, che ne consegue? Sia pure feconda d' idee le piu Icggiadre, non esce se non una produzione die lo stesso esecutore dispregia, tanto trova egli l' opera della sua mano al disollo di quella del suo spirito e della sua intenzione. « Giovani alunnij io ho divisato di consacrare le mie parole in questa solenne ricorrenza ad un professore che per lunghi anni I'occhio e la mano altrui diresse negli esercizj giovanili del disc- gno di figura. Dacche per statutaria disposizione noveilamente at- tuata spetta in quest' anno all'Accadcmia sorella veneta la distri- buzione delle maggiorl coronej reputai che I'elogio di quest' uomo meglio di qualunque altro si addicesse alia circostanza nostra di compartlre i soli premj della scuola. 11 nome poi del professore emerito Domenico Aspari parvemi non indegno di una onorata do- niestica rimembranza. Se di lui la fania non fece risonarc gli ccht di lontane rcgioni , devesi in molta parte accagionarne I'avversita della fortuna, giacche non difettava egli di altitudine per elevarsi in una sfera piu distinta e glorlosa di quella che raggiunse, cotne mi accingo a dimostrare con fatli di cui in gran parte fui io stesso teslimonio oculare. )5 Domenico Aspari sorti i natali in 3Iilano il giorno 4 agosfo deir anno i745. Le scarse fortune degll onesti di lui parenti ele- varono sgraziatamente un ostacolo alia brama che in essi sorgeva piu viva a mano a mano che andavano sviluppandosi i precoci ta- lenti del figlio, talche 1' educazione ch' ebbe nell' adolescenza fu limitata a quella cui in allora venivano iniziati i fanciulli destinati a qualchc mesticre. A questo difetto di sorte, comeche riparato in parte dalla successiva istruzione, attribuir soleva egli le conse- guenze di famigliari angustie da lui per luugo tempo sofiertc , e ne fu sempre si lamentoso che non giungeranno nuovi questi par- ticolari a chi lo conobbe di persona. 11 non aver polulo giovarsi di un corso di belle leltere divenne in lui un continuo bisogno di richiamo , la qual cosa equiyale al sentimento di quanto avrebbe potuto operare e conscguire in diversa condizione. Non pertanto cresciuto in eta, e manifestatosi in lui prcpotentemente 11 naturale istinto di collivare le arti del disegno , ne died' egli si belle prove die agli sfoizi paterni per secondarlo associaronsi altre anime APPENDICE ITALIANA. f)3 generose, di cui non fu giammai penuria nella nostra Milano. A quel- Tepoca I'istituzione di questo nostro stabilimento andava niatu- randosi fra quegli altri utili provvcdimenti ond'era feconda la mente dcir augusta Imperatrice, sigiiora di quest! Stati ; mentre rilluminato ministro dell'Infante di Parma aveva raccolto in quella citta il fior del sapere d' Italia , per cui anche in fatto di arii belle era dessa venuta in grande rinomanza. Laonde il nostro Aspari fu cola spedito e pensionato, afHnche profittasse dei comodi clie queirAccademia somministrava indistintamente a tutli gli studiosi. Non trascorsero molli anni che il giovinetto milanese per notori progressi nel disegno e per glocondita di spirilo veniva ricercalo ed accolto dai crocchi artistici e dalle persone colte ed amanti delle arti. Avendo in seguito ottenuto con pienezza di suffragi il pre- mio accademico del nudo, allogossi nello studio del professore Valdrighi onde ammaestrarsi nel colorito, e non guari ando ch'ivi procacciossi 1' eslimazione del maestro, n'ebbe delle prove molto lusinghiere e gli furono commessi alcuni dipinti per decorazione di quel ducale palazzo. »> Ultimati questi lavori e ricevuti i contrassegni di soddisfazionc dair autorevole personaggio che glieli aveva ordinati, rimpatrio. IVIa un giovane artista di venli anni, a que' tempi in cui I'indif- ferenza alle buone arti lasci.ita in questo paese dal dominio spa- gnuolo non erasi del tutto dissipata, non insplrava quella cenfi- denza onde in oggi I'avanzata clvllla gli sarubbe si cortese. Quindi, a nialgrado del bell'ingegno e dell'abilita di cui era fornito, 1' Aspari dovctte languire e piegarsi alia necessita di trattare pittorescamente r intaglio e lasciar da un canto I'arte che piu idolatrava. n Chi crederebbe che nell' intervallo di quasi dieci anni a due soli riduconsi i dipinti che gli vennero commessi? Un ritralto per la baroncssa d'Harrach ed alcune decorazioni da altare per una delle coufrateruite che radunavansi allora ne' crocicchi. Ebbene, quelle decorazioni, per esscre esposte al pubblico, avevano attirata la curiosila degli artisti, erano state considerate e specialmente ap- plaudite dal pittore Francesco Londonio, che a buon diritto do- ve va risguardarsi qual giudice niigliore, perche agli altri sovra- stava nel valore dell' arte. « Apertasi in appresso nel 1776 quesla nostra Accademia sotlo gli auspicj dell'imperatrice Maria Teresa, venue I'Aspari prescello al posto di professore degli eleinenti di figura dietro Tesarne di un saggio di sua niatita spedito a Vienna dal ministro pleiiipoten- ziario conte di Firmian. 94 APPENDICE ITALIANA. » Assunto con alacrita I'impiego che gli era stato conferllo, se per niancanza di commissioni dovette rlnunciare al maneggio del pen- nello di cui era appassionato, industriossi con calore nell' inta- gliare alia maniera pittoresca d' acquaforte , cioe niista di punta secca e bulino. In tal esercizio esegui tanto la figura, quanlo I'ar- chitettura e la prospettiva, arti che gia conosceva in modo da sa- perle trattare con guslo e disinvoltura. Una luminosa prova di questi allri talenti ei la diede nel presentare un disegiio da lui ideato per la facciata della nostra grande cattedrale , allorch^ ven- tilossi il progetto di dar ad essa compimento. Certamente questo suo diseguo era da preferirsi a tanti altri, e raccomandabile tro- vavasi sopraltutto per aver egli saputo cogliere ed introdurvi i* o- riginale caraltere del nostro gotico edificio; ma a qual tempo pre- valse ia convenienza di econoniia alia convenienza di decoro d'arte, talche il duonio di Milano coU'essersi conservata la parte costrutta sul disegno dell' architetto Pellegrini ebbe , rispelto alia facciata , comune la sorte con san Pietro di Roma. n Toccandoora dei diversi lavori d'intaglio che I'Aspari avvicendo interpolatamente con alcuni altri e coUe particolari lezioni di disegno che, quantuuque a male in cuore, fu costretto di assumere, mi limi- tero alia semplice citazione per dirnostrarc la sua operosila. Quindi accennero le lavole figurate che nella massima parte esegui per la bella traduzione della grand' opera di Winchclmann suUa Storia delle arli del disegno edita dai Monaci Cisterciensi di S. Ambro- gio in Milano; quindi le vedute di tutti i sontuosi chiostri dei mo- naci stessi incise per loro ordinazione; quindi una stampa tratta da un quadrelto del Correggio in allora posseduto dal segretario Bian- coni, da cui trasse eziandio un bel disegno ed una bella copia in dipinto. Di maggior momento pero devonsi ritenere le vedute principali della citta di Milano, che in numero di i5 furono da lui disegnate, incise e pubblicate in diversi anni. Porgono esse una piu chiara idea dello stile da lui seguito in questogenere ed il progresso da lui a grado a grado otteiiulo in un' arte di transizione. Era ben naturale che il continuo esercizio dovea rendere piu obbe- diente lo stromento alia mano ed alia intenzione, e che quindi maggior fluidita di tralti, tinte piu morbide e trasparenti doveva aver coiiseguite. Nelle prime in fatti scorgesi piu palese 1' imita- zionc e la maniera del celeUre Piranesi, autore delle famose ve- dute di Roma; nel confrontare qucste pero colle posteriori fa d'uopo convenire che le vedute milanesi sovraslano alle roinane APPENDICE ITALIAr^A. q5 per maggior varieta e rcgolarita di tratti, per arie plii coudotte e pill pittoresche , pel frondeggiar degli alberi e per figure accessorie. « Merita poi che qui si faccia una particolare menzione di un quadro che in questa stessa serie d' anni esegui per la parrocchiale del coniune di Osnago , perche puo risguardarsi come 1' unica opera piu imporlante di lui die ci rimanga, e percio come tipo onde poterlo giudicare dal lato del suo merito piltoresco. Rappre- senta esso la Vergine Madre col Divin Figlio seduta in trono, ed al basso il santo vescovo lutelare della chiesa ed un altro santo. Quantunque alquanto deteriorato per I'operazione di averlo tras- portato dalla prima tela, resa fracida per assorbila umidita in luogo, sopra una tela nuova, mostra tuttavia buon disegno, fare largo di pennello, grasso impasto di colore, e la maniera in fine della scuola caraccesca cui I'autore era stato educato. » Riordinata nel i8o3 con nuovi statuli I'Accademia delle arti, veniva migliorata la sua posizione, e gli aumenti di soldo quin- qucnnalc contemplati nel relativo piano provvedevano ad un con- gruo emolumento. Gia aveva egli potulo, offerlasi antecedente- nienle pfopizia una occasione, disfogare un'altra volta il suo ta- lento per la pittura in un quadro macchinoso eseguito sopra sog- getto di concorso e di circostanza. Da quest' opera, die fu poscia dal governo spedila a Bologna, egli pote ritrarre una onorevole ricompensa, e per essa fu in grado di bonificare le doineslidie sue finanze. » Rientrati poscia questi Stat! sotto I'attuale dominio, furono iiilerinalraente da S. M. I'imperatore Francesco I di sempre glo- riosa memoria confermali gli staluti italiani, talclie fu dato al- I'Aspari di poter condurre gli ultlmi anni del viver suo meno dis- agiatamenle. Anzi avendo toccato il cinquantesimosecondo anno di non inlerrotti servigi, la Sovrana clemenza, oltre la giubilazlone con intiera provvigione, degnossi di rimeritarlo con la grande me- daglia d'oro accordalagli con risoluzione del giorno m settembre dell' anno 1826. In seguito, dopo quattro anni di onorato riposo passo i'Aspari a godere quello del giusti il giorno 8 aprile del iS3i in eta di anni 85. » Giovani alunni, finora io vi mostrai quest' uomo dal lato de' suoi artistici talenti e della sua operositaj ma dal lato morale altro uon accennai che per incidenza alia fermezza con cui seppe rintuz- zire le avversita della sorle e rendersi ad esse superiore. Col far- velo conoscerc dd tutto voi avrete un esempio piu perfelto, ai 96 APPENDICE 1TALIA.NA. quale por niente nel sentiero della vita^ ed io avro con inaggior cvidenza giuslificato il mio asserto, che fosse clo^ doveroso I'iii- tessergli im tributo di lodi e di domestica rimembranza. » Fu egli perlanto sempre amanle del giusto e nell'oncsto, se- vero zelatore delle discipline e dell' ordine , osservatore de' suoi doveri al punto di trascurare spesse volte la malferma sua salute; fu scbietto di parlare, disinteressato , quantunque in dimesse for- tune; dell'arte favello sempre con calore giovanile anche quando il fisico era vicino a spegnersi; amo i suoi allievi, fu loro largo di consigli e di otlime massinie, procurando specialtnente d'indurre ad abbandonare la carriera dell' arte coloro che a malgrado dell'asso- luta mancanza di naturali disposizioni ostinavansi a frequentare la sua scuola. Fu ammogliato, ed ottimo padre di due figli di diverse sesso, uno dei quali a lui premori, e I'altro, che gia godeva la riputazione di buon architetto , ben pochi anni gli sopravvisse. w O voi che sarete dope brevi istantl chiamati all'onore di ri- cevere dalle mani slesse di questo supremo Magistrato il guider- done delle prove sostenute ne' rispeltivi vostri studj ! da quanto vi esposi avrete poluto convincervi che I'orizzonte apertosi ai cultori delle arti sotlo 1' attuale reggimento splende piu luminoso e ridente di quello che apparisse all'epoca in cui il professore per me lodato percorse la sua carriera. A lui mancarono le occa- sioni di hbrarsi a seconda del genio sulle robuste ali ond' era stato inuuito dalla natura, e condusse una vita oguora contrastata dalla neccssitJi di doverlo volgere ad un esercizio piu penoso c meno per lui soddisfacente. A' giorni nostri le occasioni di operare e di far chiari i proprj talenti lesomministra lo stesso augustissimo nostro So- vraiio Ferdinando I. Gia per le generose sue ordinazioui compar- tite a diversi artisti molte ebbero compimeiito, e a non pochi ser- virono di sllmolo per supcrare sh stessi ; altre stanno eseguendosi, ed altre, ce lo assicura la sua munificenzaj a queste terranno die- tro. Aggiugnete a si eminente favore le allre ripetute commissioni date dall'auguslo di lui Fralello e da varj ministri di corte e di Stalo, quelle che I'animo pntriolico c benevolo di molti agiati no- slri concittadini non cessa di mantencro, affiiichc la nostra Milano risalga all' epoca gloriosa in cui per ogni genere di cultura veniva da Ausonio salutata qual madre di eletli ingegiii; aggiungete li- nalmcnte il progresso di ainore per queste nostre arti diffuso nel popolo dall'effetto delle esposizioni, e convcrrete che mentre la vostra educazione c guarentita da niczzi si potenti ed amorosi , APPF.NDICE ITALIANA. 97 essn v'impone gravi doveri da compiere , i quali pero diverranno lievi e di vosfro profitto^ quando in vol si annidi un cuore gen- tile che risponda alia grandezza del beaefieio*. Carteggio itiedito d'artisti dei secoli XIV, XV e XVI, pubblicato ed illustrato con documenti pure inediti dal dottor Giovanni Gaye, con fac-siinile. Totno III ed ultimo, iSoi-iGja. — Firenze, \^^o,prcsso Giu- seppe Molini. In-8.°, di pag. XI e 6283 con una ta- vola litografica. — • In Milano , presso la Societa tipo- gra/ica de' Classici italiani , contrada di santa Mar- gherita (*). Questo terzo voluTnc i disgraziatamente anclie 1' ultimo. II si- gner Alfredo Reuinont, neWAi'viso nl lettore , ci annunzia che il chiarissinio aulore di quest' opera fra mezzo al suo lavoro manco ai vivi in Firenze, consunto da lenta malattia polmonare, il dl 26 d'agosto del 1840. Cosi egli non ebbe la consolazione di vedere r opera sua condotta a compimento , ed ogni amatore de' buoni stu- dii e del progrcsso delle cognizioni principnimente nel ramo della storia, delle lettere e delle belle arli vede con sommo rammarico immaturamente troncati i giorni di tale , che tanti frutti pronielteva alia repubblica letterarla ed alle arti. Ben 6 vero ch' egli lascio numero immenso di notizie, di estratti, di copie di documenti, di osservazioni : « ma ci manca (cosi riflettc il signor Reumont)] lo spirito ordinatore che metterli poteva in ordine, che trarne poteva i risultamenti e formare un insieme di quel che ora e disperso » . II sullodato signor Reumonl, quasi a con- forto di tanta perdita e in teslimonianza dell'affetto che porta va a quel benemerilo di lui amico, ci porge alcune notizie biografiche del medesimo, 0 noi profilteremo di tale suo lavoro per comuni- canie un sunto a' noslri Icggltori. (*) Questo Carleg^io f;i parte dei Documenti di storia italinna, di cui uscirono sette volumi, cioe Documenti di storia italiana copiati sugli originali autentici e per lo piu autograft esistenti in Parigi^ da Giu- seppe Molinij vol. 2. lir. i5 ital. — Istoriejiorentine scritte da Giovanni Cai'alcanli, \ol. 2. lir. i5, 68. — Carteggio inedito d' arlisti j vol. 3, lir. 33, 40. Vedi Bibl. Ital. T. 83." , p. Sag. T. 85.", p. 393. T. 93.°, p. j45. 97.° p. 93, e T. 98.°, p. 327. Bibl. Ital. T. C. 7 gB APPEXDICK ITALIANA. « Giovanni Gaye nacque in Tonninga nel ducato tli Slesvic il di 8 novembre i8o4- Dopo aver ricevuto I'islruzione elementare ncl paese nali'c, si condusse ncl 1819 alia scuola di Mcldorp, vi- sito nel 1822 il collcgio di Slesvic, donde ncl i8i4 passo all' Uni- versita di Kiel, facendosi ascrivere alia facolla filosofica. Dopo un anno di residenza a Kiel, il giovine studente si porto a Berlinc. La fama dell' Universita berlinese, la quale, benche una delle piii recenti di Germania, di comun parere vien riguardata come pri- miera fra tutte le altre, e troppo nota ed incontcstata perche sia d'uopo di parlarne qui a lungo >;. Quivi il Gaye visito Ic scuole de'piii illustri profcssori, die considerar si possono come altret- tante glone della storia e della filologia, prendendo parte ancora agli esercizii del seniinario filologico , sotto la direzione del Boeckh e di FUippo Butlinan,conoscitore profondissimo (ora defunto) della Iclteratura ellenica. Scorso questo periodo egli si ricondusse in pa- tria, e nel di i4 novembre 1829 prese la laiirea in filosofia nel- rUniversita di Kiel. La dissertazione che egli pubblico in tale cir- costanza traltava della vita pubblica e privata di Erasino di Rot- terdam , ed avea per litolo Disquisitionis de vita Desiderii Erasmi specimen ah anno nativ. usque ad annum iSiy. Tale scrilto dovea prccorrere ad un' opera piu estesa sullo stesso argomeuto, che poi non fini, essendosi trovato impegnato in studii di diversa natura. Quesle occupazioni risultavano dal suo viaggio in Italia, dove egli arrive nell'autunno del i83o. Da molto tempo gia erasi preparato a tale viaggio, essendosi applicato con grandissimo impcgno alia storia ed alia letteratura del paese che si era proposto di percor- rere. Egli fu a Firenze « nei primi giorni del i85i. Di la si rese a Roma e nell' Italia meridionale. Nell'aulunno del i832 per- corse le Isole lonie e gran parte della Grecia settentrionalc sino allc pianure Tessaliche, come la porzione 1.'. piu interessantc della Morea. Torno in Italia nell' anno susseguente , soggiornando molti niesi a Roma , e visitando di nuovo e con agio ogiii luogo della parte meridionale dello Stato pontificio e del regno di Napoli «. INel 1 855 si ricondusse a Firenze; « in quella capitale ferrao la sua dimora, e non ne usci che per intraprendere delle peregrina- zioni per tutte le provincie del Granducato e per recarsi verso la fme della stale del i85j a Venezia, visitando anche di nuovo Blantova, Verona, Bologna, la Romagna e le Marche. Dopo cssere rimaslo qualche tempo a Roma, torno una terza volta in Toscana, avendo percorse le cilta dell' Umbria da lui gia vedute ncgli anni APPENDICE ITALlANA. gC) anleccdciili. Cosl ncl corSo di novo anni egli vide e rivide ogiii parte dell' Italia centrale c meridionale , e non la vide come suol fare il gran nuinero dei viaggiatori , ma recossi in ogni luogo bcn- che solilario e di accesso difficile, visito ogni nionastero, ogni chicsa, ogni discosto abilacolo; non perdono mai a fatica, cam- niinando a piedi e non raHe volte solingo, per le aspre montagne, mostrandosi contenlo del vitto anche poco buono, del riparo an- che mescbinissiino , dopo le faliche della gioniata. In tal modo egli preparava, coU'andar lento, ma sicuro e coscienzloso, 1' opera che formava I'oggetto delle sue ricerchc, lo scopo delle sue mire, il pensiero delle sue veglie , la Storia cioe delle Arti in Italia dalla caduta dell'impero romano sino alia fine del secolo XVI. Opera la quale, dopo la gran mole di documenti conosciuti soltanto ai no- strl di , e dopo le scoperle che nierce uno spirito d' indagine e di crilica rigorosa giornalmente stamio facendosi, rimane ancora da eseguirsi, benche uomini doltissimi e chiarissimi abbiano falta e rifalta 1' una o I' altra parte di simile lavoro. xL' opera clie il Gaye pubblico in Firenze, e di cui apparve il priino volume nel novembre dell' anno iSSg, il terzo ora dopo la sua morte, dimostra quali c di quale estensione fossero gli studii suoi. Contuttocio il contenuto di quest' opera non forma ncppure la niaggior parte delle sue indagini, giacchi essa, come risulta dal titolo, altro non contiene che il carteggio con principi, moderatori di repubblicbe, mecenati e privati, corredato poi da una quantiti di altri documenti che stanno in rapporto col medesimo argomentO". Menlre il Gaye occupavasi a compiere i materiali che costituir dovevano i Documenti di Storia Jtaliana, non trascurava di pub- blicarc " continuainente nci giomali tedeschi articoli , che tutli fan prova della sana critica che usava, e della soiidila delle sue co- gnizioni. I piu dei suddetti articoli si trovauo slampali nel Gior- nale di Belle Arti pubblicafo dal consigllere de Schoni, erudite cditore ed illuslratore della traduzione in tedesco delle vile del Va- sari ; alcuui altri ncgli Annali della Letleratura che si pubblicano in Vienna. Qucsta assidua c intensa applicazione agli studii severi, ne' quali iinmergsvasi il Gaye , comincio a divcnir funcsta alle di lui forze fislchc nclla priniavera del i83g, appunto allorche avcndo quasi ultimate Ic sue ricercho ncgli archivii e nelle librerie pubblichc, gia ineditava il suo ritorno in patria. Egli non vi bado, e rimase vit- tima del suo ardorc! Anche negli idtiini giomi egli si occupo 100 APPENDICE ITALIANA. deU'opera sua e parlava di progetti letterarii. La sua morte, alia quale erano present! persone amiclie, fu doles e seuza agonia. EgH ora riposa nel classico suolo che tanto amava, all'ombra dei cipressi, ed al cospetto dei ridenti Colli Fiesolani, compianto da tuUi co- loro che da vicino conobbero I'animo suo leale ed affettuoso, e fu- rono testimonii dell'onorato suo vivere. Catena. Giornale di Statistical compilato dagV Impiegati nella Direzione centrale delta Statistica di Sicilia. — Pa- lermoy Stamperia Beale, i838 e iS3g. hi S.'^ Primo e secondo quadrimestre del i838. Abbiamo ricevuto solo da breve tempo i fascicoli 7 ed 8 di questo Giornale; e come facemmo dei precedenti (V. Bibl. Itah, tomo 89°, p. 1^3 e tomo gSo, p. 127), porgiamo contezza ai leltori della sola parte che si riferisce a cose non estranee alia Sicilia. Di tale argomento non trovammo in questi due fascicoli, e nell'atlante ad essi unito, che numerose tavole concernenti la popolazione di quel- I'isola, e di quesle pertanto renderemo un succinto ragguaglio. Nel precitato tomo 89° rlferimmo i movimenti di quella popola- zione a tutto r anno 1 85^ ; ora nell'atlante si ollrono gli stessi mo- vimenti per gli anni i833, i854, i835; e nel fascicolo 8.° quelli del 1 836. Queste tavole sono naturalmente minute e diffuse, peroc- cbe riportano per ciascun anno e per ciascun comune delle sette valli, in cui dividesi la Sicilia, il numero dei nati e dei morti, le differenze in piu ed in meno, e la popolazione rimasta, distin- guendo sempre i maschi dalle femmine. Noi dobbiamo liinitarci ad estrarre da siffatte tavole le nozioni che ponno soddisfare alle ge- nerali ricerche degli statisti; e clo tanto pm in quanlo che gli slessi estensori del Giornale non accompagnano di alcuna riilessione le tavole predetle. Ecco pertanto i prospelti che ne abbiam fonnato , c che presentiamo ai noslri lettori. APPENUICE ITALIANA. lOI Popolnzionc della Sicilia alia fine del i832. Maschi N. 900,885 Femmine N. 976,384 Totale N. 1,927,269 Movimenti di essa popolazione nel corso degli anni i833, 1854, i835, i836. 1833 1834 Xascite Morti INIaschi Femm. Totale Maschi Femfn. N. 32,057 » 40,3 1 5 3o,i8o 37.577 62,237 77,892 36,819 36,358 35,549 33,147 Totale 73,368 69,505 183S 1836 Nascite Morti Maschi Femm. Totale Maschi Femm. N. 38,2i6 » 38,4 1 5 36,3 12 25,466 74,528 53,881 39.094 26,426 37.478 25,236 Totale 76,572 51,662 Riassunto qtiadriennale delle Nascite Morti Aumentazioni Maschi Fem. Totale Masch. Fem. Totale Masc. .4672 Fern. 18093 Tot. N. 146186 139519 28570J !3i5i4 121426 252940 32765 Popolazione rimasta alia Jlne del i836. Maschi N. 965,913 Femmine N. 994,638 Totale N. 1,960,551 I02 APPENDICE ITALIANA. L' unica osservazione die possium fare sii qucste lavole si e chc la popolazione non sembra aver fatto in Sicilia nel quadriennio decorso dal i833 al i836 quell' aumcnto che osservasi in moltl degli altri Stali europei, e scgnatamente italiani, ove gli aumenti nello stesso quadriennio furono ben niaggiori. In Lomhardia, per csenipio, al prineipio del i833 la popolazione era di 2,4o3,4'29 ; od alia fine del i 856 di i,\j^,6y^: diflerenza in piu ji,245> cioe quasi il 3 per % nel quadriennio. Nella Sicilia invece , sopra di i,g'2'j,i6g, I'aumenlo non fu che di 3-2,j65, cioe poco piu dell' i * 5 per % nello stesso periodo. P. M. Memoria prima sui minerali della Svizzera italiana. — Analisi della stilbite e del gesso, o solfato di calce in Meride distretto di Mendrisio , di Luigi LafezzABi. — Mendrisio. Tipografia della Mineiva Ticinese^ t84o, in 8." di pag. iG. Scopo dell'autore e d' inlraprcndcre I'analisi dei minerali della Svizzera italiana, e di pubblicarne i risultamenti in tante separate Memorie. Nel suo lavoro, il signer Lavezzari intende pero di avere principalinentc in niira quelle soslanze che offrire possono un'uti- lita diretta alia patria sua , e che la principal ricchezza formano di varie nazioni. Del quale divisanicnto non puossi non sapergli piii che niai grade. In qucsto priino saggio egli ci fa conosccre le nor- me, cui nell'operare suo e neU'analisi si attenne, non dinienli- cando in cio i principii ricovuti dal celebre Beudant suo maestro. In appresso viene alia stilbite del San Gottardo {zeolite nacree). Questo minerale e di color bianco madrepcrla, e si trova cristal- lizzato in prismi diritti retlangolari modificati sugli angoli, dode- caedre epointe di Ilaiiy. II rapporlo dell'altezza ai lati del prisma e come 1. 3. 5, ed il clivaggio e parah'llo alia faccia A. « Questa sostanza appartiene al quarto sistenia cristallino di Rose, il quale considera in csso tre assi pcrpendicolari fra loro, ma tutti inegualij e la cui forma primiliva e rappresentata dalla tiotazione (a:b:c.) " II peso specif ico ho trovato csscrc di "2. 11. « Non sfregia il carbonato di calce. " Esposta air azione del calorico in un tnbo di velro , deposita .siillo stesso vapori acqufi . e (livlenc opaca. , — . . APPENDICE ITALIANA. Io3 » Col tul)o feruminatorio si gonfia , e si ramifica assai bene senza ridursi in una perla. " Nou 6 totalmente solubile nell' acido idroclorico dopo essere stala deaquificata. >> Alio stato naturale si scioglie compiutamentc nell'acido suddetto, e produce gelatina, quando pero sia trallata a caldo. Dopo aveme separata la silica da un precipilato fioccoso dl alumina per mezzo dcU'anmioniaca, un precipilato bianco coll' ossalato d" ammoniaca, e non precipita pimto col carbonato di potassa. » La formola atoinica degli autori pella stilbite e la seguente 5 A Sl^-f-Ca Si5-f-6 Aq. Giacitura. La stilbite in discorso si trova al S. Goltardo nella valle della Sella. Verso la sommita di quelle rocce graniticbe (gneiss) vi sono dei fori quasi orizzonlali , lunglii o larglii a sufficienza perclie un individuo possa introdurvisi. Ivi si trova la stilbite di cui ne conserve un bellissimo esemplare nella mia raccolta portante dei piccoli crislalli dell' altezza di sette milU- nietri, della lungliezza di due, e della larghezza d'uno. Le so- stanze clie miitamente alia stilbite tappczzano i suddetti fori sono lo sfeno in laniinelte, o variamente cristallizzato, il quarzo ialino in prismi esagoni terniinati da piramidi siniili , la clorite cristallizzata, o polverulenta, Y adularia in prismi obliqui roniboidali semplicio niodificati, e finalmente il calcare in romboidi troncati profonda- nientc allc basi. 5j Succede indi il gesso, o solfato di calce di Merlde nel distretlo di Mcndrisio. Questo gesso e bianco-candido, e di struttura per- fottamente sacaroide. 3j II suo peso spccifico e di 2. 52. « Esposto all' azionc del fuoco in un tubo di vetro, deposita sullo jiarcti dello stesso una notabile quantita d' acqua. AnALISI QUANTITATIVA. » Dcdotta da analisi preliminare la natura dei componcnti, passai all'analisi rigarora. Conosciula la quantita d' acqua in esso conte- inila per mezzo del fuoco, trattai la sostanza con un eccesso di car- bonato di potassa liquido che diede un carbonato di calce insolu- bile ed un solfato di potassa solubile. Separato il primo per mezzo dcila filtrazione, acidificai il liquido con precauzione con acido idro- clorico, nggiungendo in seguito, dopo averio scaldato, una dissolii- zione di tloruro di barile clie diede un prccipitato di solfato di barile. Io4 APPENDICE ITALIANA. 55 Dal peso del carbonate cli calce e da qucllo del solfato di Ba- rite con una semplice proporzione venne dedolta la quantita di cal- ce e d' acido solf'orico che formavano parte del minerale. RisuUato delV analisi. Ossigene Rapporto Acido solforico 45, 5o i-j, i6 3 Calce 32, 1 5 9^ 4o ' Acqua 2i, 8o 'Qj Sj i Materie insolubili 20 Cio corrisponde scnsibilmente a Ca Su^-J-2 Aq. >> Dove si vede cbe, salvo le piccole differenze degli error! possl- bili dcll'aualisi quanlitaliva, I'ossigene del corpo eleltronegativo e un multiplo dell' ossigene del corpo eleltropositivo. » Questo gesso non e acconipagnato da cristalli della stessa mate- ria, ne da alcune vestigia d'esseri organizzati, non appartenendo ai terreni terziari. » Usi. — Oltre agli usi ben noti neH'intemo delle abitazioni, viene impiegato con gran profitio nell' agricollura, ela varieta sacaroide che e d' una bellezza straordinaria e trovasi accanlo a quella d' una tinta grigiastra , viene ricercata nelle arti senza aver subi'ta preparazione alcuna. » Avvertenza. — Si credetle die la bonta d'alcuni gessi fosse do- vula ad una piccola quantita di carbonato di calce in essi contenuta, ma dietro le sperienze del chiinico Payen e diniostrato die la bonta del gesso dipenda intieramente dal grado di calore a cui viene sot- toposto, essendosi trovato che il grado piii confacente h quello del- r acqua bollente ». F. .Relazionc pel i83y deW osscjvatore agrario Bernardino Angelini. — Verona, iS/^o, dalla tipograjia di Paolo Libanti. In 8.° di pag. 1 00. L' Aceademia d' agricollura, arti e commcrcio di Verona sostitui nel 1 856 al defunto Girolanio Mcschini 1' altro suo socio il signor Bernardino Angelini per redigcrc le annue osservazioni agrarie, sicconic gia fcce colla relazione per Tanno iSSG, ed ora pel iSjj: APPENDICE ITALIAXA. Io5 coir essersene pcro ritardata la pubhlicazione di quella prima due anni c di questa seconda tre anni dopo. In queste due relazioni doniina in ispecial niodo il desiderio nell' autore di persuadere che la malatlia del riso delta del carolo o del hrusone dipenda da quella causa ch'cgli gih avcva assegnata in una Memoria che aveva prima pubblicala nel giornHle Poligrafo del dicembre 1837 e che per un anacronismo difficile a spiegarsi vien ricordata nella sopraindi- cata relazione per 1' anno 1 836 alia pagina 'i6. La Biblioteca Italiana nel T. 8g." marzo i838, pag. 538j ripor- tando quella Memoria ed un'allra relativa del signor Giulio Sandrj, vi fece quelle osservazioni che credette opportune; ed in segulto riprese quell' argomento nel T. 91.°, luglio i858j pag. 78 in occa- sione di una Memoria del signor Carlo Fumagalli intorno ai prodotti (fella Lomellina. Anche il Giornale Agrario Lombardo-Veneto nel fascicolo del marzo e aprile i858, pag. 187, espose le sue osserva- zioni sulla delta Memoria del signor Angelini; e non sappiamo se altri giornali ne abbian trattatOj ma pare ch' egli non ne sia punto rimasto soddisfotlo; per cui e ritornato sullo stcsso argomento in questa seconda relazione, nella quale, senza produrre nuove osser- vazioni ed esperienze, si e sludiato particolarmenle di combattere I'opinione del suo collega signor Giulio Sandri. Pernon ripelere quanlo nella Biblioteca Italiana e nel Giornale Agrario si disse, ci limitercmo ad altri pochi riflessi suUe due dispa- rate opinioni, che pero non sono le sole che n'emersero intorno a quella malatlia, prima e dopo che furon quelle rese di pubblica ragione. Vorrebbe dunque il signor Angelini ripelere la malattia delta del ca- rolo dal repeutino ahbassdmenlo di temperatura dell'aere di otLo a died gradij sul declinare delta slater cioe piii o meiio tra V agosto ed il scttembre, o per pioggia continuata, 0 per grandine cadiita in prossimitcLj o per sqffio di I'ento aquilonare: 1* altro fa derivare la vera causa efjiciente del carolo del riso da una pianta paras- sitica, UN FUNGO. Cominciando dalla prima, giova far riflellere che a questa malattia delta carolo Tiel Veronese, e brusone nel Milanese (poiche per qunnto si 6 detto e alia fin fine la stessa identica malattia), SI assegna da noi e in generale una causa tutta opposta a quella assegnata daU'Accademico Veronese, cioe che si fa dipcndere da un inuaizamento di temperatura continuato in quelle notti di calma af- fannosa, e dalla qual causa par che ne derivi il vocabolo di biu- sone, piuttosto che dall' effetto. Scmbra che questa malattia d.i molt' anui prima del 182J poco Io6 APPENDICE ITALIANA. danno rccasse alio risajc dclla Lombardia, perche al comparire della mcdcsima. particolarmente nel 1827 in cui fieramcnte imper- vcrso, fii non niinore lo stuporc del danno, danno die dal piu al mono si difliise posria ncgli anni successivi. Nel giornale Agraiio Lonibardo-Vcnpto, vol. XI i83g, pag. i, avvi una lunga Memoria sul brusone, del signer Felice Dossena, che sareb- be I' ultima pubblicatasi su questa malatlia, neila quale, iasciando da parte la spiegazione che se ne da, e stando unicainente all' osser- vazione dell' influenza che possono avere le vicende almosferiche, s' insiste nel considcrarla appiinto dcrivante da caldiire in notli coperlc. « Difatlo e dopo qiicsti straordinarj sofibcamcnti, dopo que- sti innalzanienti di temperalura , che abbiaiiio visto in un Iratto nascere, e propagarsi la nialattia del brusone. E dopo una feconda piova, dopo un vento favorevole, che abbiamo osservato il inorbo ad arrestarsi nel suo progrcsso.. . E spcricnza abbastanza conosciuta che nelle annate, in cui la state passa serena e non turbolenta, poca 0 ncssuna e la circolazione della malattia per brusone, ed al con- trario grande e quasi universale, allorquando dcnsi nuvoloni ten- gono di spesso coverto l' azzurro del cielo n. Scguita lo stesso au- tore nel fascicolo d' agosto 1840 di detto giornale a ripctere la slessa causa, pag. 80: « Osscrvate 1' andamento delie risaje dcl- 1 annata scorsa, e sarcte vieppiu persuasi delle verita che andiamo propagando. Galore atmosferico di molto alto, una vampa assidua per tre niesi continui. . . . ma i giorni erano caldissimi senza essere soffocanti, le notti erano freschissime e di abbondantissime rugiade feconde; ma i venti rinfrescanti di quando in quando spiravano a temperare le caldure . . . ecco di qual maniera nella scorsa annata pote il riso acquajolo esimersi dalla malattia del brusone '>. E alia pag. 1 35 del successive settembre finisce col dire: « A rcndere piu gi-avosa la sventura ad alcuni coltivalori del riso sopravvenne un vento sciroccale, che verso la meta dcH'agoslo prossimo passalo in una nolle mise m-'iggior rovina nelle pannocchie del riso, sicche quelle poche che rimascro almeno in parte salve dalla lotale distru- zione, presentavano i semi, dapprima costiluiti da una specie di sostanza liquida per meta, per due terzi passati alio slato di soli- dita, ed il resto era sfumato. Noi stessi abbiamo verificalo quesh avvenimenti in sulle diverse localita nelle quali si manifestavano, gcntilmente chiamati dai nosiri amici collivatori onde potessimo fare le nostre opportune osservazioni ». Gia il 11 dollor Lonieni, nel vol. i ." pag. io5 doile sue VarieLt APPENDICE ITALIANA. IO7 aqraric ec. Milano 1 834, discorrendo dcUc osservazioni agronomi- che pel iS-iy, assegnava le diverse cause che dagli autoii si attri- buirono a qucUa malatlia, lie tra queste taceva di quella del pro- fcssore Re clie la riguardava una costipazione; dell'altra del doftore Trompeo ripctibile dallo sbiianciamento tra le funzioni di esalazione e di inalazione; rifereiidola insomma alcuni a repentini cangiamenti avvenuti alio stato dell' atmosfera, e principalmente nella di lei tcmpcratura, capaci d' indurre costipazioni; per cui quelle opinion! poco si scosterebbero da quella del signor Angclini. Sccondo poi il signor dottore Giro PoUini « le osservazioni e gli sperinienti degli agronomi e de' fisiologi lianno disvclato, che i mo- vimenli dclla liufa sono tanto niaggiori, quanto piu le variazioni deir ainiosfera sono sensibili, come appunto inlcrviene nella fre- quenza de' tempi burrascosi » ... Giudicando essi (i risajuoU), che cagione di cosi fatto languore sia il freddo, hanno in costume di scaldar r acqua d' irrigazione ( in primavera) . A tal fine di giomo empiono d' acqua gli scaldatoi; acciocchi dall'ardore del sole venga intiepidita^ indi al giunger della noltej quando maggiore c il freddoj la fanno scorrere sul riso ec. Sulla malattia cliiamata il carolo che ha infestato nel 1827. (Biblioteca Italiana T. 49-°^ pag. 176 e seg.) Ma se il carolo ossia brusone potesse talvolta dipendere da un re- pcntino abbassamento di lemperatura avvenulo nell' atmosfera di 8 a 10 gradi sul declinare della sUde per pioggia continuata, come il si- nor Angelini dice nella Relazione per I'anno i856 pag. 26, non potrebbe piu dirsi repentirio abbassamento, e quella pioggia slessa non raffreddcrcbbe soltanto I'aria^ ma anche I'acqua, dove sono immerse le radici del riso, venendo con quella a niescolarsL Ma se fosse per pioggia , per grandine , o per vento aquilonarc pro- ceduto questo rapido ralfreddamento, e questa altretlanto rapida ina- lallia, par bene che dalla generalita degli osservatori non si potesse confondere con giornate calde solfocanti. Ma voglio pur ammetterc col signor Angelini , cliessendo il riso originario dellc calde contrade d'Oriente... la pianta del riso allora in rigogliosawegetazione, tosto seguito V abbassamento (di tempeiatura) in duplice stato vive per duplice anibienlCj cioe colla nieta circa immersa trovasi ancor ri- scaldatafmo alia superficie delV acqua d' irrigazione dal calore preesistcnte di + 20 al 24 gradoj e coll' altra meta emcrgente al- V incontro e circondato dalla nuovafredda atmosfera, che appena conta -f- 10" al 12" circa^ ec. (pag. 27). Ma c ben maggiore la loS APPENmCE ITALIANA. ' "^ fliversita di tcmperatura che in tutte le giornate serene deve subire il riso, perche esposto al sole deve riscaldarsi di 3o e ^o gradi R.; tcmperatura che al tramontar del sole rapidamente si abbassa a soli 1 5 ed anche mcno a fior di terra per effetto d' irradiazione; per cui la porzionc del riso esposta all' atmosfcra verrebbe tosto a parteciparnc, ritenendo 1' alto sirato d'acqua sottoposta la inaggior parte del calore diiirno; e la riigiada stessa, coiiscguenza di quel freddo, contribulrebbe al ringorgo della linfa nella piaiita, impedita cssendone ogni evaporazione; mentre che I'aria fredda^ secondo la sujiposizione del signer Angelini, che passa sopra un terreno ri- scaldato diventa sempre piu asciutla, agevolando in lal modo I'ascesa della linfa dalla radicc : lo che sarebbe in senso contrario a quanto rgli suppone dover succedere. Tale e tanto e il freddo delle notti tranqullle e serene che il riso deve provare nolle slessc calde conlrade d' Orientc, che nelle Indie appuntOj dopo giomale caldissime;, puo gelar 1' acqua sulla Superficie del suolo; nicltcndosi appunto a profitto quel freddo per ottenensi un ghiaccio arliliciale (i). D'altronde non il solo riso si trova in quelle circostanze, cioe che dal trovarsi le radici coperte per piu di un piede dalla irrigazione, non risentono punto il su- hitaneo cambiamento di temperatura soprai'venutoj perche ogni allro vegelabilcj ed i cereali particolarnienlej avendo le radici sotto terra, quesla non potrcbbe risentire egualmcnte quel subilaneo cambiamento di temperatura, e percio sarcbbero soggetti dal piu al meno ad una consimile malatlia. Passeremo piu breveniente sulla spiegazione data dal signer Sandri. Sara verissimo che sulle piante del riso in certe sue circo- stanze di languore o di malattia si trovi una data criltogama; ma resta sempre il dubbio se quella sia la causa del male piuttosto che una conseguenza. Ne questa distinzione vale per il solo riso. (i) Ne' dcserti d' Affrica, dopo giornate caldissime, di notte gela; e sebbene asciuttissima sia stata 1' aria, quel freddo notturno per irradianiento e sufficiente a far deporre la brina. Fra i piu recenti viaggiatori lo attesta il capitano Harris ncl suo viaggio noli' Affrica mcridionale degli anni i836-37 {Bibl. Unit'. T. XXIII, pag. SSoj. Gia tanti secoli prima leggo nella Storia Ecclcsiastica di Ciaudio Floury, lib XVI, g. 27, che S. Macario di Alessandria per superare il sonno duro 20 giorni e 20 notti a cicl discoperto, esposto all'ar- dcnle sole di Egitto, e al freddo della nolte cUe e tale che la re- gola di S. Paromio ordina che si dovcssc acccndcre il fuoco (cap. 5). APPENDICE ITXLIANA. 1 09 ma ben anche per gli altri ccrcali, e per qualtinque vegctabile; essen- dosi appunto nell' anno ora scorso agitata una simile queslione nel congresso scientifico di Torino intorno alle niacchie delte il seccu- me suUe foglie del gelso. La vifalita tanto negli esseri vegetali quanto animali e una forza che puo resistere fino ad un certo punto contro gli agenli che tendono a distruggerlaj per cui minorata che sia quella forza vltale per circostanze intrinseche od eslrinseche, venendo a prevalere I' azione di quelli , i germi di altri vegetabili ed animali paras- siti si svlluppano e crescono su quel vegetabile o animale infermo o morto. Difatti , come ci potremmo liherare da quell' immense, sottilissimo polviscolo di tante crittogame, che 1' aria Irasporta dap- pertutto, pronto ad invadere ogni soslanza che trovi disposta ed appropriata al suo sviluppo? e come liberarci da tanti vermis insetti pronti a svilupparsi, di modo che si credettero, ed ancora da non pochi si ritengono d' origine spontanea, se non fosse quell' insita forza della vitalita? Ma se in quesli casi si puo talvolta ingannarsi nel prender 1' ef- fetto per causa, avvi un'altra classc di persone che non sa propor- zionare le cause agll cfFelli: vogliam dire di coloro che al fluido elettrico attribuiscono la stessa malattia del carolo ossia brusone. La presunzione di voler dar spicgazione di ogni fenomeno piuttosto che confessare la propria ignoranza, che pur e ancora grandissima su tanti rami della scicnza, fcce ricorrere all' elettricita il Beltrami, il Fumagalli, il Lomeni, ec. Quel primo co' suoi paragradini di paglia prctendeva ancora d' impedire il brusone: il secondo abbraccio la stessa erronea opinione e la sosteune anche contro il fatto. Ecco le sue stesse parole, gia state riportate nel T. 91.° pag. 78 della Bibl. Ital. Tra le diverse ma- lattie alle qiiali va soggelto il riso in LomelUna la piiiperniciosa e quella del brusone... Alcwii posteriori esperimenti fatli nell'agro Pa- i'cse sembraiio a^'cr dato maggior consistenza alia mia ipotesi, la quale ripcte V origine di queljlagcllo dalV injlusso elettrico j ma nello scorso 1 835 5/ riscontrarono insufficienti le proposte sprange a pre- venirne lejiincste conscguenze. . . Questo injlusso distrugge la grana, gli sollrae tutlo V wnore, e la Unfa ascendcnte, per non a^'crc sfogo ad esalare dalle valvolctte della spiga rese inatte da questo ab- hruciamento, imputridisce ec. Ecco come si fa presto a dar spie- gazioni a dispetto delle nozioni piu ovvie e piu sicure che si hanno intorno al fluido elettrico atmosferico, e a dispetto dcgli strumcnli I I O APPENDICE ITALIANA. che presia la fisica per misiirarlo; poiche, se si collocasse un elcttro- inelro fra quelle spighe del riso al minacciare di un qualunque teniporale il piu gravido d' elettncilJi, si vedrebbe appena dar se- gni neir allontaiiainento delle due pagliuzze sospese. II signor Peltier ha comunicato alia Societa Filomatica di Parigi i risullati delle sue sperienze ed osservazioni sugli effetti delle correnti elettrlche sui vegetabili e sugli aniniali , e conchiuse che non oltenne alcun risultalo , per cui dissuade dal continuarle. (Li' Jtistitut. ) Altri poij dietro le ultime delicate ed esatte sperienze del celebre flsico Pouillet (Vlnstitut), dalle quali risultava che 1' elettricita non mostra alcuna influenza sulla vegetazione, invoco 1' influenza del magnelismo ! II signor doltore Carlo Orinea (Saggio sid riso bertone e mezzi per prcvenire la malattia del brusone. Tormo i833 eH Appendice i834) raccomandava anch' esse di soslituire al riso comune quello detto bertone, o con altri nonii ( Oriza sath'a L. Mutica Del-Carro ) come non soggetlo al brusone, e riferi le decisive sperienze del signor Amolfi di Bologna in conferma, e questo era il niiglior rimedio. Che avranno detto i fautori dell'influsso elettrico, sapendo che le spighe di questo nuovo riso sono quasi del tutto prive di rcste o ariste, c le sue foglie non tanto lunghc ne aguzzc! Sopra una specie (V insetto DltterOy Bleinoria prima per servire alia Ditterologia Italianajdi Camillo RondAni. In 8.° Parma 1 840, con una tavola. Sopra alciini nuovi generi di insetti Ditteri, Memoria seconda per servire alia Ditterologia Jtaliana^ dello stesso. In "6.° ivi^ i84oj con una tavola. Arnbedue qucstc Mcinorie hanno per iscopo d' iilustrare una parte dell' Entomologiaj che risguardando insetti nel maggior nu- niero assai niinuti, e direnio anche non prescnlando all' occhio certe atlraltive, non t amata quanlo quella dei Coleoleri c Lepi- -♦lolteri. Nondimeno merila a buon dritto che gli Entoniologi ilaliani se ne occupino di proposito, imperciocche anche dopo Ic qpere laboriose che appunto intorno al Ditteri ci diedcro gli stranieri. APPENDICK ITALIANA. 1 I I specialincntc il JHcigcn, resta da studiarvl assai, sopra tutlo in ri- guardo alle diversita sorpreiidenti che si prescntano nei diversi scssi della medesima specie. II signor Rondani, che, siccomc appariscc dalle due Mcmorie clie qui annunziamo, studia a preferenza i Ditteri, puo giovarc moltissimo alia scieiiza per la saviezza delle sue osservazioni. Nclla prima descrlve un insetlo, ospife incornodissimo nelle nostra case, chiamato iu molli luoghi della Italia superiore Papatnsi. Di esso il primo che fece parola fu lo Scopoli nelle sue Delicios Fau- ncB et Florce insubricce , indi il Gmelin nella XIII edizione del Sy- stema nalurce del Linneo, riportandolo malamente al genere musca, genera, come ottiinamente osserva I'autore a come videro molti altri, che contiene insetti che nou vi debbono stare. II Papatasi in apprcsso riusci ignoto agli Entomologi che versarono intorno i Dit- teri, ed il niadesimo Rondani col Berle, altro entomologo di Parma, a occasione di studiare la raccolla degli insclli da essi fatta nei dinlorui di quesla cilta, osservarono le somma differenze cha si trovano tra 1' insetto in discorso e tulti gli altri Nemouri slnora conosciuti, a crodeltero giustamcnte di formarne un nuovo gcnerc in segnito alle CuUcidi apponendo^d il nome di Flebotomus. Da poi r A. scguilando lesue investigazioni sopra questo nuovo genere, stimo convenlcnte uu cambianiento notabilc nella sessione dei IS'e- niouri, onde formare una distinta Iribu ncU'ordine a cui appartlene, e ne adduce tali ragioni alia quali pare a noi che non si possa ostare; il colloca in conseguenza nella nuova tribu da lul ci'eata dei Flebotomidi, ad il nomina Flebotomus papatasii, ritencndo per la specie il nome volgare gia applicato dallo Scopoli. Quindi passa a descrivere i luoghi speciali di abitaiione dell' insetto, gli errori ne' quali incorse lo Scopoli niedesimo, ripeluti dal Gineliu o gli altri da quest' ultimo nou ripetuti, ma uemmeno corrctti, principal- niente in riguardo alle parti del succhiatojo. Ed a questo proposilo osserva a buon dritto il ch. aulorc che non dovrebbero essere mai presi per base di artiiiciali distribuzioni, caralteri anatomici di esa- nie difficilissimo, come sono appunto, nei caso prasente, le parti minutissime della troinba. Infalti, siccome giova per accrascimento della scienza che molti abbiano ad occuparseue, non si vorrebbe spavcntare i principianti con difficolta somme; cd altronde non tulti possono csscre provvcduti dei mezzi necessarii per le minute osservazioni anatomiche, per le quali e indispeiisabile cziandio molta destrezza uclia mano e pratica lunga onde non incorrerc in I J a APPEXDICE ITALIAXA. gravi error!. Nella tavola posta alia fine del libro I'aufore ha accu- ratamente rappresentate le parti dell' insetto che sono necessarie alia diinostrazione della giustczza delle sue proposizioni. Nella seconda Memoria il signer Rondani descrive alcuni nuovi gencri cli' egli crede doversi aggiungere nelle Tipidide, o perchh Jormati di tiuovo sopra iiisetti non conosciuti, o perche separnti da altri gcneri, ai qiiali non potevajio stare ragionevolmente riu- niti. Anche in questa egli ha usato della sua ordiuaria diligenza nel- r osservare. Koi, a vero dire, crediamo che la smania di crear sempre nuovi gencri, anzi che rendere piu facile lo studio della storia naturale, serva ad accrescerne la difficollaj perche aumentan- dosi i generi, le difierenze sono sempre piu minute, facilmente si fanno incerte, e riesce poi ardua la coUocazione dell' induviduo che si vuole studiare. Nondimeno, nel caso presenle, ci sembra che I'au- lore abbia ragione, quantunque osscrveremo di passaggio che i ge- neri non ci apparvero talmente tutti cosi precisi nei caratteri da am- niettere picna sicurezza. Citiamo, a modo d'esemploj i due Mimo- sciara e Catocha. Alia pag. 22 , gen. V, da tre occhietti alle mi- mosciare, ed alia pagina 25, descrivendo piii ampiamente lo stesso genere , dice ocelli 2 ( duo ) tantum. I dorsi delle femmine delle mimosciare non sono allargati, e nel genere Catocha a quello vici- no non sono allargati ne in un sesso ne nell' altro. Puo nascere facilmente confusione. Inoltre diremo che sarebbe da desiderarsi che nelle determinazioni gcueriche una volta per sempre si trala- seiasse di usare le parole scepe, ram, sub, parum ec, le quali non valgono per quella esattezza che bisogna sempre ccrcare onde non correre in errori. Perche il linguaggio nelle scienze nalurali dee sempre essere chiaro, posilivo, senz' ambigulta. Le piccole cose da noi notale non tolgono pero al merito reale delle due Memorle del signer Rondani, il quale, speriamo, vorra continuare con alacrita nel suo studio favorito onde darci una Ditlerologia complula del proprio paese, che senza dubbio servira di otlimo materiale per quella di tutla Italia. A questa seconda Memoria ha pure aggiunlo 1' autore una ta- vola nella quale sono espresse le parti degl' insetli ch' egli ha preso per base nella formazione de' suoi nuovi generi. Giambatlista Baseggio. APPENDICE ITALIANA. Il3 Igiene e moralita degli operai di seterie. — Torino , 1 84o y Tipografia Baglione e Gomp. //i, 8.° di pag. 24- {JVon fa posto in commercio.) Non i ccrtamente dalla mole che giudicar si dee del merito di uno saitlo, nia si dall' utile che arreca od al quale intende. U per- ch^ soventi volte poclie paglne valgono a gran pezza piu di ua grosso ■volume. II qual case e quello appunto del presente opuscolo del signer Lorenzo Valerio che nol di buon grado facciamo couo- scere ai no:flri leltori. L'autore I'ebbe intitolato — A coloro che hanno posto amore alle classi lavoratrici, — E da che il setifizio costituisce un importantissimo ramo di industria nazioaale tanto Ira noij quanto in Piemonte, cosi ben meritava che taluno si desse pen- siero della salute fisica e della morale delle persone che vi lavorano le varie opere, suggerendo loro quei coniigli che r,esperienza e la scienza insieme congiunte ci mostrano riescire i piii airuopo. II signer Valerio liniito per altro il suo dire alle malattie dei filatori e dei torcitori della seta. In un prime paragrafo impertanto viene esponendo lutto quanto puo nuocere al buono ordinamento delle funzioni corporali di chi h adoperato nelle filature, che giustaraente si osserva esser comunalmente donne, siccome quelle che pella inaggiore destrczza e pazienza vi sono le piii acconcie. Noi non ista- remo ad enumerare le diverse cagioni qui messe innanzi, ma diremo solo che si tenne giusto conto delle piii important!, e cho ottimi sono i suggerimenli per porvi riparo, non pur dimenticato quanto a rendere migliore la morale appartiene. « II maggior numero delle filande sono situate nei piccoli paesi e durano al piii la terza parte dell' anno, cosicch^ i rimanenti otto mesi sono impiegati dalle trat- trici ed aspiere nei lavori campestri; ollrecio , perche d'ordinarlo lavorano nei paese in cui sono nate , ogni sera queste donne sono raccolte nella loro famiglia, da cui non vengono separate che nelle ore di lavoro. Da queste due fortunate circostanze emerge che la condizione fisica e morale delle filatrici e migliore d' assai che non e quella delle doime impicgate nei filatoi e nelle manifatture in cui il lavoro k continuato e che trovansi collocate nelle citta. Difatti sul volto alle filatrici raro si scorge quella pallidezza, quello aspetto infiacchito e macilente, quel fare sguaiato e spesso impudente che produce una impressione cosi dolorosa su chi penetra nelle mani- fatture; e la scoslumatezza, 1' abuso del vino e del liquori, il giuoco Bibl. Jtal. T. G. 8 ir4 APPENDICE ITALIANA. del lotto, le bestemmie in alcune filande sono sconosciute afialto , ed in quasi tutte appena notevoli e di facile emendazione quando chi le dirige voglia occuparsene. Dobbianio pcro avvertire che nelle filature ove sono impicgate filatiici venule dai paesi lontani, quesli vizi sono molto piu radicali; tant' e vero die la vila di fami- glia e pur sempre o quasi sempre altamente moralizzatrice , e nol crediamo die avra sclolto il gran problema dell' industria quegli che avra trovato il mezzo di coinbiuarne lo sviluppo avvicendandone i lavori coUe occupazioni della vita casalinga e colla coltivazione dei cainpi. Abbianio detto che la scostumatezza, 1' abuso delle be- vande sono nel maggior numero delle filature poco notevoli e di facile emendazione ; ma dobbianio aggiungere che se chi debbe porre a que' vizi un fi-eno non lo fa, anzi eoU' esempio 1' accresce, &IIora in quelle agglomerazioni di donne , pressoche tulte giovanl ed ineducate, il male cresce a dismisura con danno gravissimo non solo dei buoni costumi e della pubblica morale, ma eziandio del filandiere medesimo che vedra sciupata in gran parte la preziosa sua merce. Ad antivenire questo male noi vorremnio che i filan- dieri andassero molto guardinghi nella scelta dei regolatori ed ac- cettassero per compiere quell' ufficio delicato ed importante sollanto persone di provata abilila, di onesti costumi e di probila ricono- sciuta. Non sono lontani i tempi in cui i filandieri sceglievano fra i giovani lavoranti e contadini il piu destro ed il piu morigcrato e r avviavano poco per volta ad esercitare quella sorveglianza; ora per lo piu tra i contadini quegli che ha minor volonta di lavorare e maggiore loquacila, quando sia stato impiegato un anno a segar legna in una filatura credesi chiamalo ad essere regolatore, e pur troppo trova chi ve 1' impiega, e da cio nascono i molti mali mate- riali e morali che in parte accennammo ed a cui sarebbe pur facile il porre riparo. Quando poi 1' esempio dei mali costumi, come pur troppo spcsso accadc , non precede dai regolatori, ma sibbene da chi ai regolatori comanda , allora il male e maggiore e quasi irre- parabile . « Perche questa classe d'artlgiani appartiene per lo piu alia parte piu povera e meno istrutta della popolazione, ed a quella che viva nei luoghicciuoli o nelle montagne, noi sappiamo che queste righe non saranno lette da coloro al cui utile sono spccialmente di- rette. 3Ia poiche il mirabile avvicendamento delle leggi della prov- videnza vuole che gl' iuteressi di tutti sieno associati , e giova quiudi ai padroni delle filature di avere delle lavoratrici sane APPENDICE ITALIANA. 1 i 5 robuslc ed oncslc, noi ci rivolgiamo acl essi, ai gio\ani di negozio , ai regolatori , e speriamo clie 1' opera nostra non sara al tutto gil- tata. L' influenza del morale sul fisico h grandc in tulti , massime poi nel sesso meno forte. Sieno dunque quelle povere donne trat- tate con dolcezza, loro venga inculcata altamente , anzi imposta la massima pulizia, mezzo di salute cosi potcnte; sieno loro tracciate le regole igieniche che piu sovra sviiuppammo, ed i padroni delle filature avranno adempito ad un tempo alle leggi della carilh e del proprlo interesse ». Quanto riguarda gli operai che attendono a combinare, accop- piare e torcere la seta trovasi riferito nel paragrafo secondo. Noi di leggier! trapasseremo le cose in attenenza al fisico per riportare i piu importanti brani di quelle giuste osservazioni che concernono la morale, tanto piii che riscontriamo savissime proposte a cessare gravi disordini, ove si riscontrano, e dei quali fortunatamente tra noi non abbiamo a movere si forte lamento. « Gli operai de' filatoi ( conosciamo delle onorevoli eccezioni e le rispcttiamo ) nel giorno della domenica consumano generalmente in gozzoviglie e stravizzi il prodotto della settimana, quindi si tro- vano sprovveduti di tutto; per aggiunta, infiaccliiti e ancora mezzo avvinazzali perdono il giorno del lunedi e diminulscono cosi a s6 medesimi di un scsto il loro prodotto settimanale, e spesso com- prano colla perdita dei loro salarii infermita che li privano dei mezzi di sussistenza c cagionano ad essi spese straordinarie . Al male gia cosi grande dell' osteria dessi aggiungere quello del lotto che tanto danno cagiona alle classi povere, a cui loglie una parte cosi importante della scarsa mercede guadagnata con tanto sudore. Da quesli due mali gia cosi grandi ebbe origine la piaga cui gia accennammo del vagabondaggio, da cui noi ripeliamo 1' evidente decadenza di quest' industria di tanta imporlanza nei R. Stati, e che la condurra ad intera rovina se non verra posfo pronto riparo. Difntti la massima parte di questi operai fu dalle succennate cagioui condotta a contrarre debiti coi loro padroni che non possouo mai pagare e che portano inscritti sui loro libretti da un filatoio in un altro, fiuch(!! finiscono poi nell' estrema miseria gli ultimi loro gior- ni. Quindi avviene che, fatti famigliari coi debiti ed avvezzi a xivere alia giornata, niun pensiero di previdenza ha luogo in essi, niuna affezione pongono all' arte, al paese, al padrone ed al seti- fizio in cui lavorano, essendo pronti sempre ad abbandonarlo per seguire chi, faceudosi carico del loro debito ed accrcscendolo anzi. Il6 APPENDICE ITALIANA. loro somminislra il mezzo d' ingolfarsi vie maggiormente nci vizi sovra notati: e perci6 viene reso quasi impossibile ogni pcrfezlona- mento in quell' arte in cui I' Italia, e specialmente il Picmontc, ebbe cosi lungo tempo il primato, ed in cui e ora in procinlo di vedersi superata dalla Francia e dall' Inghilterra. » I riinedi a quesli mali sono molti, e noi ne accenneremo alcuni, ma non taciamo che chieggono in chi vorra adoperarli molto cri- lerio, molta costanza, e sovratlutto un forte convincimento che la TTioralizzazione degli artigiani h pei padroni che la promuoi'onOj nello stesso tempo un opera di caritd e didoverCj e la ottima delle speculazioni. i." Nei setifizi ^ invalso I'uso pregiudicevole di pa- gare gli operai alia sera del sabalo : quindi accade cbe questi trovandosi ad un tratto , dopo un' intera settimana di privazioni e di lavoro, con una somma di danaro contante ed in giorno feriato, tutto sprecano all' osteria, ove trattengonsi spesso anche 1' intero giorno veniente. La paga della mercede si faccia ogni lunedi quan- do gli operai si trovano gia avviati al lavoro, ed allora il salario ricevuto lo impiegheranno a soddisfare ai tanti bisogni della fami- glia, e quando giungera il giorno festivo, il borsellino sara vuoto e I'operaio, anziche all'osteria, impieghera il giorno della domenica all' adempimento de' suoi doveri religiosi ed a passeggiate salubri. 2.° I padroni prolbiscano agli operai, sotto pena di castigo, di fre- quentare le osterie, e mostrino favore e ricompensino colore che sono alieni da esse. Nelle manifatture regna generalmente mi priucipio di- strultore di ogni moralitk, ed e che cessato il lavoro cessa il diritto di sorveglianzaj e che all' operaio di molta abilita tutto debba venire eoncesso, tutto perdonato. Noi, ammaestrati e convinti dall'esperienza, lo diciamo ad alta voce: 1' operaio dedito al vmo, I' operaio che e caltivo marito, catlivo padre, 1' operaio giuocatore non puo essere buono operaio, cioe probo, accurate, attlvo ed intelligente, o, se lo e, cessara presto di esserlo. Inculcando bene che non solo nelle ore di lavoro ma senipre il lavorante deve condursi come uomo dab- bene, si stabilira un legame di clientela paterna che ravvicinera r operaio al padrone, togliera quella diffidenza, quello stato di qua- si-guerra che regna nelle loro vicendevoli relazioni, e somigliera, per quanto ^ possibile, a regime di famiglia 1' amministrazione del- le manifatture. >• Neir interne del setifizi si stabiliscano casse di mutuo soccorso e casse di risparmio. Che non sia difficile stabilire casse di soccorso lo prova I'uso generalmente introdotto ne' fuatoi di prelevare da APPENDICE ITALIANA. I I 7 caduno dcgli operai una tenuissima porzione del loro salario setti- manale per inipiegarla ad assicurare a tutti, in caso di malattia, i soccorsi del medico e del chirurgo. Perclie non s' adotterebbe un uso simile per provvedere ad essi un soccorso di denaro in caso di nialaftia o di cessazione di lavoro , specialmente in que' filatol die la siccita costringe talvolfa a restare inoperosi ? Per queslo mezzo si educherebbe in essi il pensiero cosi eminentemente cri- stiano della solidaricta di tutti nella sventura, e per esso, oltre al- 1' essere preservali dal cadere nell' estrema misenaj sarebbero fatli certamente migliori. Una cassa di risparmio poi, bene ordinatj> , instillando nella loro mente il pensiero e, se cosi vuolsi, 1' orgoglio della proprieta , togliera quest! operai dall' incuria in cui vivon'o , li affezionera al luogo dove videro avere potato cumulare un pic- colo risparmio, li fara piu attivi e piu obbedienli, e compensera ampiamentc il padrone delle cure, nonclie dei piccoH sacrifizi che avra dovuto fare nel fondarla. » Si instituiscano nei setifizi medcsimi, o nelle vicinanze, camcredi ricovero pei fanciuUi dai 2 agli 8 anni e scuole delle domeniche pei giovani e pegli adulli. Cbi avra posto il piede in una manifal- tura, e specialmente in un setifizio, sara rimasto sorpreso dolorosa- mente scorgendo uno sclarae di fanciullini, colla besteramia ad ogni momento sulla bocca inconsapevolc, smunli, laceri e sudici avvol- gersi nel fango, baltersi l' un 1' allro, ed avviarsi coi piccoli furti, colle piccole truffe per la via del delitto; e sara rimasto raccapric- ciato pensando al Iristo avvenire che aspetta quelle blonde testoline a cui poche cure basterebbero per rendere tutti i vezzi, tutte le grazie, tutte le virtu ( che ancbe questa tenera eta ha le sue virtu ) della fanciuUezza. Questi bambini sieno raccolti in camere in cui vengano adottati i principj che dirigono quella pia istiluzione degli asili infantili da cui sola i buoni sperano vedere rigenerati alia vita morale i figli del povero; ed il padrone, quando dovra ammetterli poi al lavoro, anziche fanciuUi scapestratl trovera apprendizzi buoni, pieghevoli ed intelligenti; e vedra compensate come crisliano e ri- munerate come padrone le sue cure. Sia per le camere di ricovero che per le scuole della domenica destinate ai giovani ed agli aduiti la spesa non puo essere molta, poiche per le prime non v' ha seli- fizio in cui non trovisi un operaio, sia uomo sia donna , provetto , bastantemente istrutto nel leggere e nello scrivere e pronto a se- condare le cure del padrone ; per le scuole delle domeniche poi , ove loro si faccia un appello, noi siam certi di vedere moltl giovani 1 I 8 APPENDICE ITALIANA. saccrtloti corrcrc pronii a secondare i padroni^ i giovani di ncgozio ed i coiitro-mastri die, ove volessero, potrebbero assumere essl stessi il santo ufTicio di islitutori: e poicbi le manifatture abbondano per lo piu di vasli cameroni , la maggiore spesa, che e quella del locale, non puo essere di serio impedimento. Non ci si opponga che queste cose non sieno praticabili; 1' esperienza ci e prova del contrario, e per tacere di altri noi , vedenimo gran parte di qucsli mezzi posli in pralica in iin grandiose selifizio collocato in paese dove n)oIte sono le manifatture e dove quindi maggiori sono gli ostacoli da vinccrsij e noi lonoliamo(i) percbe i buoni lo sappiano c sieno grali a clii concedette i inezzi ed a clii promosse la pia ope- ra. Peru, percbe gli esempi fecondatori, gli esempi potenti sono quelli clic dall' alio vanno al basso e non quelli che dal basso van- no all' alto, si porra un rlmedio parziale, nia una riforma generale non avra luogo giamniai; ne 1' industria de' filatoi potra essere rido- nata al suo aniico splendore ne essere migliorata la condizione mo- rale e fisica della numerosa popolazione che vi e impiegata se i padroni non daranno essi i primi 1* esempio della piu severa mo- rallla e se i giovani di negozio, ai quali per lo piu k confidata la direzione dei setifizi, e nelle parole e piu negli atti non mostreran- no un contegno che inspiri ad un tempo 1' amore ed il rispetto. E I'amore edilrispettosorgeranno spontanei quando i padroni e coloro che li rappresentano saranno convinti di queste grandi verita, che cioe la loro supremnzia sugli artigiani e purarnente nominale. essendo le relazioni tra il padrone e Voperaio un semplice camhio di servigi; che conviene molto piii ai padroni avere artigiani stabili, fedeli e virtuosi di quello che agli artigiani gioi'i un padrone buono ed nmorci'olej e finalmente che Iddio voile tutti gli uomini fratelli e membri di una sola famiglia. Da questa ragionata e cristiana con- vinzione sorger^ nel loro cuore il bisogno di trattarli con severita bensi, ma con severita non ispoglia di amorevolezza, non accom- pagnata da dispregio: con severita che non ferisca il senfimento di dignita innato nel cuore degii uomini, sentimento che vuolsi (i) « Vogliamo dire il bcllissimo selifizio del signor Michcle Bravo a Pincrolo, in cui per le cure del padrone di psso, rlnl giovine di negozio che lo dirij^e e del contro mastro, a cni e afRdata spccial- mcnfe la cura del fdatoio, sono istituite una cassa di risparrnio, una sala di ricovero ed una scuola dclle domcnichc, di cui gia parlam- nio nolle Lctturc popolari a pag. 234; n" 3o, anno 3.° w APPENDICE ITALIANA. I I9 prpziosanienfe educare nclle class! tutte e specialmente nelle class! povere, e cho non si conculca mai scnza danno graviss!mo dell' in- tera sociela. Ma sovr' ogni cosa cessino i padroni dall' uso immorale e quasi generalmente invalso di non guardare a mezzi per giungere a togliers! 1' iin I'altro i lavoranti con danno degl! opera! e dl se mcdeslnii. No! lo ripctiamo, molt! gray! abusi saranno tolti sol- tanto allorquando gli operai si renderanno slab!!!, e dalla lunga convivenza sara stabilito un legame di amore tra il padrone e ch! gli prcsla r opera sua ». L' aulore terniina concludendo che «lasobrieta, I'eserclzio del corpo, 1' aslinenza dal cibo invece de! farmaci nei lievi incomodi, il vitto sano e nutriente, la pulizia sulle persona, nelle case e nolle camere di lavoro, una coscicnza tranquilla (iglia della pace domestica e dolle abltudini morali, sono i migliori mezzi per conser- varsi in sanita che agli operai de' filaloi consigliare si possano. Che se si sbandiranno gli eccessi e le gozzoviglie, se si aslcrranno dal giuoco, pill facilmente polrannosi essi procurare quei cibi sani ed atti a soslentare il corpo ed a rinfrancarlo »». Possa la voce del nostro filantropo essere udita ed ascoltata, ed i suggerimenti suoi mandati ad efletto. Fantonetti. Le Fahbriche piii cospiciie di Milano , pubblicate per cura di Ferdinando CjSSINA. — Milano , 1 84o , presso gli editori Ferdinando Cassina , contrada del Pontaccio, n.° 1996^ e Domenico Pedrinelli, borgo di Porta Orientale , nP 711; in foglio con tavole in 7'ame. Gli edilori si sono proposti di piibblicare tulti i piii cospicui edi- fizj si pubblici che privati della cilta di Milano in ciuquunta fasci- coli circa, ciascuno de' quali non conterra nieno di cinque tavole ne pill di otto, colle relative descrizioni. II prezzo variera a norma delle tavole, ma non oltrepassera mai austriache lire 6 per fascicolo. Gli architetti viventi, chiamati ad innalzare niolte fabbriche, co- inunicano cortesemente agli editori idisegni originali delle medcsinie. Sono pubblicati cinque fascicoH, ciascuno di sette tavole. II prime contiene Santa Maria delle Grazie; nel secondo si presenta il pa- lazzo Archinto; nel terzo il palazzo Annoni, la casa Bellolti e il palazzo Saporiti gia Belloni ed ora Rocca ; nel quarto la chiesa di S. Fedcle; e nel quinto 1' Anfitcatro di jMilano. VARIETA. Terza riunione degli scienziati italiani. Sceglievano la citta di Firenze per sede alia loro terza riunione gli scienziati italiani , perch^ questa scelta It richiamava si alia terra clie, dopo avere ridestate le arti e le leltere, fu cuna alia (ilosofia spcrinienlale, si alia reggia in cui fu accolto I'alto pensiero di que- sta nuova e grandc istituzione, e in cui il magnaniino principe in- nalza al divino Galileo un tempio, ove nei manoscritti e negli stru- menti di lui si serbera raccolta tanta parte della gloria italiana. Yeniva nella menle di ognuno che gli scienziati riuniti in Fi- renze, in mezzo a tanti e si splendidi nionumeati di arti e di scien- zCj in mezzo a cosi validi impulsi modemi, intenderebbero con piu acceso animo a correre la via apcrta gloriosamente dai nostri maggiori : e con questo proponimento renderebbero degno omaggio della riconoscenza loro a quel principe che eccitava il progresso delle scienze e provvedeva al decoro della patria comune. Quel giorno bene augurato si appressa. E ci gode I' animo nel- I'annunziare che il Granduca nostro signore, approvata con la niassima soddisfazione la scelta della sua capitale per luogo della terza riunione degli scienziati italiani, e con larghezza di regie potere e di filosofica protezione per gli studj promessa ogni ma- niera di ajuli, pernietle che dessa riunione cominci il di i5 set- tembre 1841 per durare fino al termine di quel mese. Come e gia noto per legge stabilita ncUa prima riunione in Pi- sa, hanno diritto a far parte del dotto consesso « Gli Italiani ascritti alle principali Accademie o Societa scien- n tifiehe istituile per 1' avanzamento delle scienze naturali, i pro- » fessori delle scienze fisiche e matematiche, i direttori degli alti « studj o di stabilimenti scientifici dei varj Stati d'ltalia, e gl'ira- 35 piegali superiori nei corpi del geuio e dell' artiglieria. Gli esteri 5> compresi nelle categoric precedenti saranno pure ammessi alia » riunione ». Teniamo per fermo che i nostri confratelli, aiquali spettailprc- zioso diritto d' intervenire alia riunione, concorreranno in molto VARIETA'. lai iiuincro aJ RSPrcitarlo^ onrlc coiitribuire ai grand! vantaggi che taato ai piivati qiianto all' universale dalle scienze speculative ed applicale derivano. N^ di piu efficaci parole fa d'uopo ad invilare gli scienziati este- ri, poiche la eslimazione di loro verso 1' Italia scientifica ci i ga- rante che vorranno essere ad un tempo testinioni di quanto essa fccc c fa, e validissimi cooperatori alia nobile impresa. Un altro avviso fara conoscere le ulteriori e speciali disposizioni per I'ordinamento della riunione e per le comodita degl' interve- iiienti. Intanto ci e grato di render nolo, che sono stati eletti alia carica di assessori il signor professore cavaliere Gaetano Giorgini, so- printendente agli studj del Granducato, ed il signor cavaliere Giu- seppe Gazzeri, professore dell' Universita di Pisa. Firenze, li 28 dicembre 1840. II presidente generale Marchese Cosimo Ridolfi. // segretario generale ClVALIEKE FebDIHABDO TARTINf. Elevazioni sul Iwello del mare di diversi laghi deW Italia e della Svizzera. Lago di Garda o Benaco metri 69,2 ) . d' Iseo o Sebino . . » 191,7 » M • \T \ .209,8 (1) Ma«reiore o Verbano » ) di Como e Lecco, o Lario " \ ' ''' d' Oggionno o d'Annone » 225,7 di Varese » 255,6 di Comabbio o di Ternate >» 240,0 di Pusiano od Eupili » 259,2 \ h) d'Alscrio » 259,7 di Monate « 263,5 di Piano, sopra Menagglo » 275,4 (i) Carte del Regno Lonibardu-Veneto pubblicate dall' Istituto Geografico in Milano. (2) Istoria dei Progetti e delle Opera per la navigazione del Mi- lanese di Giuseppe Brusclietti. V A n I E T A . Lago di Lugano, o Cercsic nietri di Bolscna » d'Albano » di Nemi » dpi Sagriiio ' . . « di Ginevra, o Lcmano » d'Idro » di Coslanza, o Bodensee » di Zurigo, o Tigurino » di Zoug, o Zug . » di WalknstaJt '• di Blenne " di Nfuchatel " di 3Iorat >• di Lucerna,diWaldslettenossiadci4Cantom. » di Greiffensee, nel Cantone di Zurigo . . » di Lowertz, nel Cantone di Seliwitz . . » di Hallwyl, nel Cantone d'Argovia ...» di Baldeck , o Heideckersee » di Sarncn, o di Sachseln » di Sempach, nel Cantone di Lucerna. . . » di Pfeffikon, nel Cantone di Zurigo ...» di Thonne o Thone , nclF Obcrland berncse » di Brienz, nell' Oberland bemese . . . . » di Lunghern(dopo I'operatovi abbassanicnto) » d' Egeri , nel Cantone di Zoug . . . . » di Claris , o Kloen » di Joux^ nel Vodese » di Sils^ nei Grigioni » u85,8 (■> 2724 (?) 5o5,o » 5o5,o (3) 537,0 .570.0 (■^) 374,6 (4) 579 (5) 395,8 \ 4o8,8 \ 4 1 5,0 4'i44 434,2 i 455,1 f 435,2 f 455,5 1 459,0 \ 448,5 ; (4) 45o,8 / 465,7 471^5 1 5o5,5 1 540,6 ' 556,4 565,9 657,6 726,4 j 886,0 ) 1000,0 (6) 1818,0 ' (1) Carte del Regno Lombardo-Vencto pubblicate dall' Istituto Grografico in Milano. (2) Istoria dei Progetti c delle Opere per la navigazione del Mi- lanese di Giuseppe Brusclietti. (3) Carte degli Stati Pontificj mcridionali di Antonio Litta. (4) Ergebiiisse der Trigonometriscken f^ermessungen in der Schwekz. Zurich, 1840. (5) Carta della provincia di Brescia di Manzoni e ISLinlicelli. (6) Bibliotheque univ. decemhre \%!^o. V A R 1 E T a\ ia3 Ultcriori notide circa V aciclo carhonico liquiih e solido^ e i suoi cffctti frigon/ici ( F^. Bihl. Jtal., torn. LXXX, pag. 285, tiov. 1 835). Non pill luliti eseinpi di rafireddamcnto e congelamento riferi- sce la Biblioteca Unwersale del settenibre i84o,raccogliendoli dal- Y Americ. Joiirn. ofSc, dicembre i858; e noi qui ne riprodu- ciaino 1' interessantissinio anniinzio. II dottor Mitchell avcndo costruito un apparato acconcio a sot- lomeltere a forlissima pressione il gas acido carbonico secco, fii in grado di ripetere le esperienze del signor Thilorier , e niiovi fatli aggiungerc ai falli sinora pubblicali, circa le proprieta di detto gas ridotto a liquida e a solida condizione. La descrizione dell'apparec- cliio, fatta com'c dislrsamcnte da! sigiior Mitchell, non polrebb'cs- sere intesa senza sussidio di figure, ma il principio e lo stesso romp negli apparati stati costrnlti in Europa a quel medesimo in- k'uto. II gas precede da un miscuglio d' acido solfonco e bicarbo- nato di soda, e 1' accuniularsi del gas h ad esso cagione della forte pressione che sopporla. Quando viene per tal modo ridotto alio stato liquido in una parte dell' apparecchio , una piccola porzione se nc lascia sfiiggire, aprendo una chiave, dentro di un altro cannello, e tale e allora, per la subilanea espansione, la violenza del freddo, che il rimanente del liquido se ne congela, e produce per ciascuna oncia circa un grosso di acido carbonico solido che puossi racco- glicre. L'acido carbonico solido, formate di recente, ha I'apparenza del rarbonato di magnesia; ma comprimendolo forle fra le dita senepuo del doppio cresccre la densiia. E perfettamente bianco, ed ha tal consistenza niolle e spiignosa, come di neve Icggcrmente inuniidita 0 ammucchiala. Si cvapora velocemente 'raffreddandosi ognor pin, dimodoche a gradi I'evaporazione ne diviene anch'essa piu^Ienfa, e si puo conservarlo alcun tempo alio stato solido. Una massa pe- sante 346 grani coniincio a perdere da 3 a 4 grani per'minuto, ma non disparve appicno salvo che dopo tre ore e mezzo, essendo da ^G" a y9° F. (19°, 5 a 20° 8, i?) la temperatura dell' aria esterna. Quest' acido fatto solido, meglio avvien che si serbi quand' e com- presso e ravvolto in cotone o lana. Qual sia esattamenle la sua tem- peratura, quando si forma, e difficile a conoscersi, perche viene unmcdiatamente diminuita dull' cvaporazione. II signor Mitchell, 124 V A R IE T a'. contrariamente al si^nor Thilorierj il quale opinava che il massimo freddo occorresse neU'islante del coiisolidamento del gas, trovo che 1' evaporazione produceva un costante abbassamenlo di tcmpe- ratura , il quale abbassamenlo era aumentato da! sussidio d' una cor- rente d'aria. Nel momenlo cbe 1' acido carbonico solido si forma il termoraelro discende a — 85" F. circa ( — 5i°, 5 R.); se I'acido solido e raccbiuso in cotone o lana, il raflreddaniento che produce ne vien rallentato; se all' aria si esponga e si agiti, il lermomelro discende rapldissimaniente, e sollo il recipiente d' ima macchina pneumatica 1' efletto che se ne ottiene tocca il suo massimo. II mag- gior freddo prodoUo dall' acido carbonico solido fu all' aria di — 109° F. ( — 62, 6 R.) , e solto il recipiente vuoto d'aria d' una macchina pneumatica — i56° F. ( — 74°^ 6 i?. ), trovandosi allora la temperalura almosferica a ■\- 86°/". (24° R-)- Al mescerc un po' d'etere solforico al gas solido, sicche ne as- sumesse I'aspetto come dineve bagnata, il freddo ne divenne viep- piu intense, poiche il termometro discese nel volo a — 146° F. ( — 79°' ' ^■)> grado di raflreddamenlo che I'autore non riusci a oltrepassare anche variando I'esperienza in parecchie altre guise. La delta miscela eterea oftenne inetlendo preventivamente un po' d' etere solforico nel recipiente in cui dovea condensarsi I' acido carbonico; la materia solida che ne raccoglieva, era, a ver dire, in minor copia, ma si raffrcddava di piu. Si puo sostituire 1' alcoole all' etere, nia I'efTetto refrigcrante e niinore. 11 miscuglio alcoolico, esposto air aria, diede — 106° F. ( — 61°, "5 R.) , e rimase sta- zionario. Soffiandovi sopra, il termometro discese a — iio°i^. ( — 65", I R.) , poi risali lentamenle a — 106, F; nel vuoto discese a — i34° F. (—75°, 7 if.) Non fu possibile di mescere acido carbonico solido ed acqua, e di osservare quindi gli effetti frigorifici del miscuglio. Le esperienze che si possono islituire niediante si intensi raf- freddamenti sono notevolissime. II mercurio posto in un incavo, fatlo nel gas solido , e coperto di questa stessa materia , si congela in alcuni secondi. Tal congelazione era istantanea , se il mercuno faceasi colare sopra una pasta formata mediante il miscuglio d'a- cido carbonico solido e d'etere. Questo mercurio congelalo era come piombo, tenero, facile ad esser tagliato, duttile, malleabile, non sonoro. Sul liquefarsi diventa fragile, e si spezza sotto la punta del coltello. Queste dillerenze rendono ragione delle variazioni degli autori circa il delto argomenlo. II mercurio congelalo cade rapida- mcnle a fondo del mercurio liquido. V A R I E T JC. I 25 Alia temperafura di circa — iio"^ F. ( — 65°, i R), I'acido sol- foroso liquido si congela, e il solido cade al fondo; a — i3o° F. ( — y-i" R.) I'alcoole della gr. sp. di 0,798 prcnde un aspetto olioso e viscoso, poi al crescere del freddo s'addensa viemeglio sino a — 146° F. ( — 79°, I R-)i allora somiglia a cera fusa. Alcoole a 0,820 si congelo facilinente; alia medesima temperaturaj cioe a — 1^6° F. I'etere solforico non soffre alcim cangiamento. Quando un pezzo d'acido carbonico solido si comprima contro la pelle d'un auimale vivo, ne viene arrestata la eircolazione degli umori e ppodotta una macchia di un color bianco livido ; lasciando- velo durante i5 secondi si alza una vescica; se poi I'applicazio- ne dura per due minuti si osserva im infossamento profondo e bianco con bordo halzato, e formasene una cicatrice. Cosi e riu- scito all'autore di produrre vesciche e scorificazioni con mezzi quasi rapidi al par del fuoco, ma raolto meno spaventevoli per 1' ainmalato. II peso specifico varia secondo le temperature; I'autore ne porge il quadro che segue con comparazione ai risultamenti ottenuti dal signor Thilorier. Thilobieo. Temp. Fahr. Pes. tpec. Temp. Fahr. Pes. spec. Zi° (o", R.) 0,93 Sa" (0° R.). . . 0,83 45°, 5 (5°, i) . . . . o,88a5 5i° (8^ 4) 0,853 74° (i8°,6) 0,7385 86° (24°) 86° (24» R.) . . . 0,60 Ija notevole espansione dell'acido carbonico liquido e presso a poco la stessa in ambe le serle d' osservazioni. \n quelle del dottor Mitchell il volume, per un pari aumento di teniperatura, risulta tre volte piu espanso che non sarebbe quelle del gas, e quattro volte in quelle del signor Thilorier. Quant' ^ alia pressione esercitata dal gas acido carbonico suUa porziou resa liquida, ecco quali indicazioni ne porge I'autore: Temperatura Pressiont 32° F. (0° /?.) 56 atmosfere 45" (5°, 7) 45 » 66" (i5°, 1) 60 86» (24°) 72 126 vauieta'. Quest! risultamenti sono quasi idcntici a quelli del signor Tlii- lorier, il quale trovo a o" R. la pressione eguale a 36 atniosfere , e a 24" -ff- eguale a j5. Quando e'l condensi I' acido carbonico in un robusto tubo di ve- tro da un estrcnio ben cliiuso , e dall'altro cementato in un' ag- giunta fatta di rame e munita di chiave, e il tubo stesso manten- gasi ben frcddo con neve o ghiaccio, si puo facilmente osservare quell' acido. II gas liquido ^ al tutto scolorito e trasparente, e le piccole ainpciUe di vetro cbe vi sieno state introdotte per misurarne il peso specifico, a norma del processo del signor Faraday, salgono e scendono nel liquido secondo i cangiamenti di temperalura. AU'a- prirsi del tuljo il liquido vieo compreso da estrema agitazione, il gas s'invola rapidanienle , il fluido di piu in piu si raffredda, ed alia fine cio che rimaao si consolida in una massa piu densa che la materia simile a neve di gia descritta , ma quasi bianca e poro- sissima. Esponendo invece il tubo chiuso all' azione di una pasta refrigerante d' acido carbonico solido ed'etere, il liquido si conso- lida in una massa non porosa che cala al fondo del gas tuttavia li- quido, sino a che tutto non si sia congelato uniformemente . L' analogia tra 1' acido carbonico e 1' acqua e dunque compiuta , poichi ambe queste sostanze possono aversi sotto le diverse forme di liquido, di vapore, di neve e di ghiaccio. Quando vogliasi osservare 1' azione di qualche sostanza suU'acido carbonico liquido , basfa introdurla preventivamente nel caimello in cui vuolsi Hquefare il gas. L' acqua, come piu pesante, sta al fondo del gas liquido, senza mescolarvisi, ncppure ne* punti di contatto , poiche aprendo il cannello niuna bolla si scorge sfuggire dair acqua, e questa convertesi in un denso strato di ghiaccio. Quand' avvi alcoole od etcre, il nuovo liquido vi cade in forma di sti-isce, come farebbe 1' acqua, ma tosto li rende latliginosi per il niiscuglio cbe vi si effettua. II mancar della pressione apporta una violenta efiervescenza , e immediatamcnte vedesi I'etere oT alcoole rcslar solo e scolorito nel cannello , senza che vi si for/ni alcun cor- po solido. Se 1' alcoole contlene gomma lacca disciolta, I'acido ne la precipita in fiocchi bianchi leggier! , che vengono ininiediatameute ridisciolli quando 1' acido carbonico e lasciato in libcrla. Non riman nel cannello altro che il liquido alcoolico colorato dalia lacca. L' acido carbonico liquido non parve esercitare alcuna azione sui metalli esposti alia sua influenza, ma questi espcrimcnti banno biso- gno di essere rifalti. VAUIETA. 127 Allorache per lo espandimento dl una parte del gas liquido av- \iene die il rimanente liquore si congcli nrl lubo , questo puo niio- vanicnte csser cliiiiso al cannello do' saldatori. Un tiibo sifiatto puu conservarsi, e racchiudcj a temperature un po' elevate, gas fortis- simamente compresso, ed acido carbonico liquido al diminuire della teniperatura. L'aufoi'e sex^ba uno di quesli tubi clie dimostra nel suo intemo tracce d'umidita a 56° F. (10", 6 R.)^ e porge una colonna di liquido clie sempre cresce mano inano die il freddo aumenta. A ZiT {o°R.) la colonna e langa mezzo pollice. L' autore non crede die la potenza meccanica dell' addo carbo- nico, per quanto considcrabile appaja, sia applicabile a produr jnovimeutoj nulladimeno I'lslituto di Franklin ha nominato una Commissione incaricala di fare su questo proposito tutti i convene- voll esperimenti per illuminare I'opinion pubblica, e impedire die gli speculatori perdano vananienle tempo e capilali in una tale in- trapresa. Osservazioni di M. Melloni sul nuovo metoclo termo- grafico del signor Herschel e sulla sua applicazione alio spettro solarc. L' Accademia ha ricevuto nell' ultima sua adunanza una Blemo- ria del signor Herschel estratta dalle Transazioni fdosofiche di questo anno ed intilolata.- « On the chemical action of the rays of the solar spectrum; on preparation of siU'er and other substances both metallic and non metallic, and on some photographic pro- cesses (l) !'. Lie note i.* e 3.^ poste alia fine di questa Memoria contengono la descrizione del processo seguenle per reudere vislbile lo spettro calorifico col mezzo d' una specie di disegno terinografico. II signor Herschel prende un foglio di carta sotlilissima, ed an- ncrilolo da una parte facendolo passare a piii riprese su di una fiamma fumante, dopo di averlo disteso sopra un telajo, lo bagna dalla parte non annerita coll' alcool purificato, indi lo espone da quell' istessa parte all' azione dello spettro solare: i punti dclla su- perficie bagnala colpiti dai raggi calorifici Beccano prima dcgli al- tri, ed indicano cosi fugacemenle le temperature corrispondeuti coir apparizione di macchie piu o meno chiare. (1) Philosojthical Transactions^ for. i84o, i-'-'pait. ia8 varieta'. AppHcando questo prbcesso agli spettri prodotti da una combi- nazione di prisnii e di Icnti la quale da una grande vivacita ai raggi incidenti suUa carta, egli ottenne dei fatti che mi sembrano som- ministrare una novella prova della teoria ch' io adoltai suUa Wia- tcrmansia del vetro. Prima d' entrare in alcuno schiarimento a queslo riguardo, mi permettero di fare alcune critlche osservazioni intomo al metodo di misura impiegato dal signor Herschel: spero che I'illustre astronomo vorra di buon grado perdonarmele, essendo esse deltate dal pid puro amore della scienza. I." Come puossi amraettere clie i differenti raggi dello spettro siano tulli egualmente assorbiti dalla superficie bianca della carta bagnata? Non sarebbe piobabile in vece che i raggi superiori ve- nissero assorbiti meno degl' infer i or i ? (i) Io dico inoltre ch' egli e assai probabile che le cose camminino in questo modo. Infatti, se si csamina la distribuzione del calore nello spettro solare con un termometro col bulbo imbiancato, si trova che il punto massimo della temperatura d tanto piu basso quanlo 6 piu chiara la linta del bulbo. Cosi un termometro annerito dara il massimo ad un punto piu alto. Ora il nero di fumo 6 il solo corpo che assorbe coUa stessa intensita ogni sorta di raggi calorifici: cio fu supposto finora, ma mi sforzero di provarlo con una Memoria che penso di Icggere fra poco all'Accademia: il movimento discendentc del punto massimo di temperatura, allorch^ si impiega un termometro con linta di mano in mano mono carica, indica adunque che nel caso di una superficie non coperta di nero di fumo, i raggi piu refrangibili dello spettro provano un assorbimento inferiore a quello che subi- scono i raggi meno refrangibili. Dunque i riscaldanienti dei diversi punti della carta bagnata di colore bianchiccio, ed in conseguenza le quantita rispetlive dell'acqua evaporata ed i gradi di secchezza, non rappresentano le intensilJi relative dei diversi elementi che compongono i raggi solari, e non potra essere considerato come un modo esalto per conoscere il loro valore comparative. 2.° II calore acquistato dai punti della carta i quali furono sot- toposti all' azione dell' irradiazione calorifica deve di necesslta co- municarsi per conducibilila ai punti circostantij di maniera che il (i) Io suppongo I'asse del priino orizzontale e 1' apertura dell' asse rifrattivo rivolto verso il ciclo, in modo che gli clcinenti dell'irra- diazioDC prismatica occupino sulla carta, disposta vcrticalmente, un posto tanto piu elevate, quanto essi sono piu refrangibili. V A. U I E T A . 129 disseccamento accelerate si pioduira panTnente anchc in quelle parti della superflcie le quali non sono percosse da alcuu raggio dello spettro. Da cio risulta: i." Che le impressioni termograficbe saranno senipre piu grandi di quelle de'loro raggi generatori; 2.° che un fascio di raggi contenufo entro due liuee paralelle e dotalo di una intenslta decrescente dall'una all' altra estremita, non dara sulla carta preparata del signer Herschel una fascia di figura uniforme, ma imo spazio limitalo da due linee convergenti verso 1' estremita sotloposta all' azione dei raggi meno fortij 3." che 1' impressione segnata da una fascia dei raggi della stessa intensita produrra una dilatazione piu forte al centre, e si avvicinera piu o meno alia figura circolare secondo la forza dei raggi calorifici ed il rapporto esistente fra le due principali dimension!. Ed infatti le parti della carta cor- rispondenti al centre del fascio de' raggi calorifici dovranno riscal- darsi molto piu delle parti estreme, poiche quest' ultime sono in un contatto piu esteso colle materie fredde circostanti; onde il fueco di propagazione sara piu intense nel prime caso che nel secondo; il calore di conducibilita arrivera ad una distanza piii o meno grande secondo che esse partira dal centre o dalle estremita; il dissecca- mento seguira 1' islessa via; e la fascia si confermera in uno spazio ovale o rotondoj come abbiamo piu sopra accennato. II signer Herschel trova la distribuzione della tempcratura nello spettro selare analoga a quella che venne assegnata dal raag- gior numero de' fisici, i quali si occuparono in qucsti studj: sola- mente le prime Iracce calorifiche sensibili non comincerebbero all'estremita di color violetto, ma fra I'indace e l'azzurre(i). Questo sembra indicare che il nuovo metodo termografico del signer Her- schel e iiiferiore per scnsibilita ai processi tcnnometrici ordinarj; perciecche impiegando un apparccchie composte di piu termometri a piccoli Imlbi, il signer Berard vide, io credo, pel prime che V a- zioue calorifica, insensibile al di la del limite della plii grande re- frangibilita, si moslra pero in una manicra distinta coll' apparizionc dei priini raggi violetti. In quanto al punto massimo di temperatura, il signer Herschel le pone ncllo spazio oscure, al di la de' raggi rossi, un po' piu lonlnno dall' ultimo limite visibile dello spettro di quelle che I'avea ritrovato sue padre nolle mcdesime circostanze. Sembranii assai probabile che tale difl'erenza p:ovenga dalla causa iudicata nell' ul- tima nostra osservazlone. (1) V. fHLliot. Ital. T. 97.° pag. 208. Bibl. hal. T. G. g l3o V A R I E T a'. Dalla tavola miita alia Memoria dell' autore si vede che il disegno termografico non presenta la figura di una fascia limitala da due I'mee paralelle : questo e una specie di figura lanceolata , di cui il maggior diainetro trasversale coincide colla llnea della piii alta temperalura. Si riconosce facilmente che questa discordanza tra la forma del fascio di calore rifratto e 1' impressione cli' csso produce sulla carta non e che una conseguenza immediata del principio di propagazione laterale svlluppato nella seconda osservazione. Ma il fatlo piu rimarchevole rinvenulo dal signor Herschel e r esistenza dl piii soluzioni di conlinuila nella parte meno rifratta dello spellro calorifico solare; queste soluzioni non formano delle linee trasversali sottilissime, ma esse hanno una dimensicne molto piu grande, e sono tutte situate nello spazio oscuroj il quale precede 1' eslremita rossa : 1' effetto ch' esse producono sul disegno termo- grafico e 1' isolamento di due o tre spazj blanchi pressocbe circolari^ d' intensita decrescente partendo dalla parte continua. Faremo osservare in primo luogo che la figura arrotondata delle macchie proviene in gran parte dalla poca larghezza dello spettro, il quale, nelle disposizioni adoltate dal signor Herschel, ha un va- lore quasi uguale al diainetro apparente del sole; la propagazione pill o meno eslesa del calore della parte ccutrale e delle estrenie delle fascie attive forse vi conlribuisce assai. In ogni niodo le interruzioni dell'azione calorifica non hanno, lo ripeto, alcuna analogia colle ombre linear! di Fraunhoeferj nia esse molto si rassomigliano alle soluzioni di continuita che si osservano nello speltro solare veduto a traverso di certi velri colorati. Ora il signor Herschel non ha punto impiegato nelle sue esperienze la soslanza che trasmette indlslintamente e colla slessa forza ogni sorta di calore raggiante, ma una specie particolare di y?H(< assai disper- sive, il quale benche dolato della niaggiore trasparenza, possiede nulladimeno, al pari di tutli gli altri mezzi incolori, quelia proprieta die abbiamo denoniinala dialerinansia, o colorazioue calorifica, come produceiite sulla trasinissioiie raggiante del calore lo stesso effetto che producono sulla luce i mezzi colorati. Ora cosa succedera se, in luogo di rifrangere i raggi solari con un prisma composto di una sostanza incolore, si impiegasse un prisma di vetro fortemenle colorato? Si otlerra evidenlemente uno spettro in- compiuto, sparso di striscie oscure, ed affatlo analogo a quelio che si osserva faceudo passare lo spellro normale altraverso d'una giossa la- mina dello stesso vcti o colorato. Ecco precisamente il caso dello speltro V A R I E T a'. 1 3 I calorifico del signor Herscliel e del tratti grafici da quello prodotti suUa carta: gli dementi generator! provengono da un prisma com- posto con una sostanza colorata relativamente al calore, ed offrono delle apparenze somiglianti. Le soluzioni di continuita osservate dal celebre astronomo inglese coslituiscono adunque, come accen- nammOj una novella prova dell' analogia che esiste tra i fenomcni della diatermansia e quell! delia colorazione propriamente delta. II signor Herschel pone in appresso la seguente proposizione. V ha tutla la probabilita che le macchie derivino dall' ineguale assorbimento dei mezzi attraversati dai raggi solari. Ora, lasciando da parte cio che accade fuori del nostro globo, non si possono fare che due supposizioni. L' azione proviene dall' atmosfera terreslre o dal prisma rifrattivo: per attaccare direttamente la prima parte del dilemma farebbe d' uopo ripetere le esperienze a diverse altez- ze sopra il livello del mare e sotto differenti inclinazioni solari, il che non mi sembra ancora essere stalo eseguito: quanto alia seccnida parte, bastera cambiare il prisma e le lenti e vedere se vi accadono o no variazioni importanti nell' ordine, nella disposizione o nella intensita relativa delle macchie. Infatti, V autore sostilui il crown aljlint; la macchia superiore si riuni quasi intieramente dalla parte continuaj le altre due si sono ravvicinate ed indebolite considere- volmente. Ma lo speltro prodotto dal prisma di crown era si poco esteso in confronto di quello provenieute dal Jlint, che il signor Herschel pare disposto ad attribuire questo effetto ad una specie di obliterazioue proveniente dalla debole dispersione del crown, di modo che resia sempre incerfo, secondo lui, se sia piuttosto il prisma o 1^ atmosfera che produca il fenomeno delle macchie. II signor Herschel ha ripetuto col sue nuovo metodo molte delle mie esperienze sul calore solare. Ljtei"ponendo al passaggio de'rag- gi prismatici una lamina di vetro verde, egli osservo che tutta la parte continua del disegno grafico si scancellava, ma che si trova» vano ancora le tracce delle macchie separate : al contrario, allorche intcrponeva uno strato d' acqua rinchiuso fra due vetri paralelli, le macchie disparivano e tutta la parte continua si mostrava colla me- dcsima intensita. Mi dispiace che 1' illustre astronomo non abbia giudicato conveniente di coinpire le osservazioni interponendo le due sostanze riunite; poiche aiiora egli avrebbe veduto uno de'piu curiosi fatti che racchiude presentemente la scienza del calorico raggiante ; cioe un mezzo diafano lotalmente impermeabile al ca- lore raggiante; cio che e precisamente 1' opposto dell' altro fatto. I 32 V A R I E T a'. similmente notabile, delle sostanze compiutanicnte opache e dialer- mane. L' esperienza dello strato d' acqua interposto solo al passaggio dello spetfro prodotto dal prisma du flint non decide la questione del- 1' assorbimento atmosfericOj perche le macchie non dispajono che in virtii dello smarrimento di tutta la parte inferiore de' raggi ri- frattij e che qui si puo dire, ben piij die nel case del crown, che ■yi ha raccorciamento dello spettro^ distendimcnto, obliterazione delle alternative oscure e luminosc. 3Ia osisteva un mezzo decisivo per sapere se ie macchie provenivano realmente dall' assorbimento atmosferif o, o dalla diatermansia de corpi impiegati come nfrattori, e diiolmi che il signor Herschel non abbia pensato a melterlo in pratica. Trattavasi unicamente di ripetere la sua esperienza con un prisma di sal gemma, sostanza che trasraette ogni sorta di calore raggiante colla mcdesiraa iatensita. Se le macchie disparivano, come ho ferma credenza, se ne sarebbe dedotto che il fenomeno osser- vato dal signor Herschel e dovuto all' ineguale assorbimento del flint. In caso contrario, si sarebbe dovuto altribuire le macchie al- r azione dell' atmosfera terrestre, oppure all' atmosfera del sole, o finalmenfe alia mancanza originaria di certi raggi nel flusso calori- fico solare. (Comptes rendu, n. 4 , ^-^ Seniest. 1840.) Gambiere etrusche nuovamente scoperte. H chiarissimo professoreVermiglioli, con un foglietto volante, ne fa consapevoli essersi non ha guari arricchito il Museo di Perugia di due gambiere (ocrc«e) etrusche rinvenute nel ripararsi una via pubblica fuori della porta dctta diS. Pietro di quella citta. Son esse malconce alqnanto dal tempo, pero notabiii per la siugolarila di una brevissima leggenda ravvisatasi nella sommila della tibia presso al ginocchio, mentre si ripulivano. Consisle nella parola 2,f{^V/> ^"" tas, ch'egli repula un' acclamazione dell'antico idioma luscani- co, passata poi nel sermone latino, ove si ha il verbo iuto tutas , usato egualmentc che tutor tutaris anche attivamente da Plauto , Nevio, Pacuvio e da qualche iscrizioue (Lauremb. j4nti(]. p. l^']'5). Sicche il milite che quelle gambiere portava, verrebbe a dire a cia- scuna di esse: proteggimij dijendimi , guardami. Infatti I'ofEcio di queste armature di cuslodia e difesa da Omero assegnate agli V A R I E T a'. I 33 eroi , c descrilte con tanta precisione (Iliad. Ill, 53o , XIX, 365), la invcnzlone delle quali e allriliulta ai Carli da Pliiiio (H. N. Vir, 56), fu chiaramcnte esposto dal poeta Alceo, presso Atcnco , giusia la vorsione del Dalecainpio che dice : umUcfue affixae sunt ocreae splendidae , munimenta contra sagittas tihia- riirn (Lib. XIV^ c. i5). Per coteste ragioni il nuovo vocabolo rcccnteinenle nci tiiscanici monumenli scopeito polrassi aggiugnere con sicurczza all' etrusco glossario , e aumentarsi con nuovo esem- pio la serie dell' ocreae che si conoscono o ncUe statue come in quella della Villa Borghese, dcscrilta dal Lecns (Costumes, fi- gura 3i) o inbassorilievo, come ne' Monumeuti del Winckelmann (3Ton. Ant. hied. n. 22 e i3a) e nel Sarcofago Ammcdola illu- strato dal Blakie (Ann. dell'Istit. di Corr. Arch. T. Ill, p. 3o2), o ne'trofei, come in uno inedito che vedesi nel Bresciano Museo, e in altro pariincule inedito nella raccolta di anlichita dell' I. R. Palazzo di Brera. G. Labus. Annunzj. I prezzi sono in lire italiane. Famiglie celebri italiane , del conte Pompeo Litla. — Milano , 1839,40,41, dalla tipografia del dottor Giulio Ferrario, in foglio ; si vende dall'autore al dazio di porta Oricntale, n.° 711. Dispen- se 73, 75, 81 e 82: Duchi di Savoja, parti 2, 3, 4 e 5, hr.55, 68. — Dispcnsa 74- Massimo di Roma, parte 2 ed ultima, lir. i3, 92. — Dispense 76 e 79: Gozzadini di Bologna, parti i , 2 cd ultima, lir. 20, 88. — Dispensa 77: Pallavicino, parte 4} lir. G, 96. — DI- spensa 78: Giustiniani di Venezia, lir. i5, 92. — Dispcnsa 80: Bo- nelli di Roma e Gambacorta di Pisa, lir. 5, 22. Collana degli antichi storici greci volgarizzati. Volume 83 : La Grecia dcscritla da Pausania: volgarizzamento con note al lesto , ed illustrazioni filologiche, antiquarie e criliche di Sebastiano Ciam- pi. Tomo 5, lir. 6, 10. — Vol. 84.- Opere di Procopio da Ce- sarea, tomo 3, istoria delle guerre gottiche, nuova traduzione con note di Giuseppe Rossi, hr. 7.50. — Milano, i858 (pubblicati nel 1840), coi tipi di Paolo Andrea Molina ^ contrada deU'Agnello, n." 963. In 8.° I 34 VA R I E T a'. Voci e maniere di dire italiane additate a' futuri vocabolarisli da Giovanni Gherardini. Vol. II. — Milano, i84o-4i, per Gio. Bat- tista Bianchi di Giacomo. In ^.°, a due colonne. Fascicoli I e IT, Hr. 1, 61 al fascicolo. Prezzo del vol. I, lir. 17. i3. Supplemenlo al Dizionario tecnico-etimologico-filologico , com- pilato dall' abate Marco Aiirelio March! , professore di lingua e fi- lologia grcca, di letteratura classica latina, ec. — Milano, 1841, dalla tipografia di Luigi di Giacomo Pirola. In 4-" a due colonne, di pag. 002, lir. 10. II Dizionario e ii Suppleniento, in tre volumi, lir. 5o. II Giovanetto toscano avvialo nellarte di sciiver la propria lin- gua da Stanislao Gatleschi D. S. P. — Firenze, 1840, dalla tipo- grafia Calasanziana. In 12.° grande di pag. XI, i3i e 84. Poesle di Giuseppe Parini. — Milano, 18415 dalla Societa tipo- grafica de'Classici ilaliani. In 12." piccolo, di pag. i5e227,lir. 1.80. Dante e la fiiosofia caltolica nel tredicesimo secolo, di A. F. Ozanam. Versione italiana con note di Pietro Molinelli. — Milano, 1841, dalla Socicla tipografica de' Classici italiani. In 12." grande, di pag. VII e 584, lir- 4- Storia della chiesa metropolitana di Torino , descrltta dai tempi apostolici fino all' anno 1840. Offerta a sua eccellenza reverendis- sima monsignor Luigi de'marchesi Fransoni arcivescovo di Tori- no, ec. per Gio. Batt. Semeria, prcte della congregazione dell'O- ratorio. — Torino, 1840, stabiliinento tipografico Fontana. In 8." di pag. 12 e 527 , lir. 7. Principj della giurisprudenza conimerciale esaminati dairavvocato Emidio Cesarini. Seconda edizione con niolte variazioni ed aggiunte dell'autore. — Macerata, 1840, tipografia di Benedetto di Antonio Cortesi. In 4-** a due colonne, di pag. 8 e 4^8, col ritratto, lir. 21. II diavolo zoppo di Le Sage, illustrato con duecento disegni ori- ginali da Tony Johannot, e preceduto da cenni biografici su Le Sage di Giulio Janin. — Torino, 1840, stabilimento tipografico di A. Fontana. In 4-° di pag. 24 e 52 4 j lir. i5. Manuale dei casi urgenti in medicina, compilato dal dottor Luigi Malavasi. Con tavole sinottiche. — Modena, 1840, tipografia Vin- cenzi e Rossi. In 8.° di pag. 6 e 427- ^ F. Carlini, p. Configliachi^ G. Fereario^ B. Catena^ G. B. FantonettIj, Membri dell'I. R. Istiluto, Direttori. Piibhlicato il 26 marzo 1841. 1 35 itratlo (telle osservazioni meteoralogiche fatte alia riuova torre astronomica rleU VI. R. Osservatorio dl Brera all'altezza di tese I'Sfii {metri-iQ,5li) suWorto bo- tanico, e di tese 75,48 {nietri i47>ii) sul livello del mare. 0 T T 0 B R E 1840. 1 ri ni 3otto al B A RO la lemj I ih 111 M E T R jeratur 2I' s 0 1+ 10° 5h S R. Direzione del vento c 0 5 5t 81' s I ih S Im. 5h m I l'' HI 51. s lit s poll. lin. l.n. lin. lin. liu. lin. ii 27 8,2 8,8 9,5 9,4 9,^ 9,7 10,1 E E <2) E S E N E 2 27 lOjl 10,5 10,5 10,1 10,0 9=7 q,5 E S E S E N 6 27 8,4 8,2 8,1 l:^ 7=0 6.Q 6.6 N E E N N E N N E 4 27 6,1 5,8 5,q 5,5 5,6 5,4 N E E E N E 6 27 5,5 5,7 5,9 5,8 6,5 7,2 7=8 N N E E N E N 27 8,9 94 9,8 9=5 9,6 10,0 10,4 N E E E N N E 7 27 10,1 10,9 1 1,1 10,6 10,0 10,4 10,4 N E E S N 0 8 27 9'7 10,0 '0,4 9,9 9,6 9,8 10,0 N E S S 0 S S E N N £ 9 27 9^9 10,1 10,3 10,1 9=8 10,0 10,4 N S 0 S 0 E 10 II 27 10,7 1 1,2 11,4 1 1,2 12,1 1 1,0 TiX I 1,2 11,4 S E S E S E E 27 12,0 12,5 12,6 11,9 12,0 E S 0 0 S 0 E S E 12 27 11,8 ''^7 11,4 10,5 10,0 10,6 1 1,2 E 0 E SSE (I) 15 27 12,1 12,5 12,4 11,7 11,8 12,1 12,6 N S E E E N E 14 27 0,0 i5,4 1 3,2 12,6 12,0 11,8 11,5 N E E K 0 N E if) 16 27 10,5 10,1 9-4 8,4 8,2 7=9 7=6 N 0 s s 0 0 s 0 27 7P 7=6 6,9 6.2 5.q 5.8 5.7 N E 0 N 0 N 0 0 S 0 7 27 5,0 4,8 4,9 4,6 4,8 4,9 5,8 0 0 S E E N E 18 27 6,4 6,8 74 7=4 7,4 7=9 8,0 N N 0 E E N E N E '9 27 7'^ 7'i 6,4 i),2 3,4 0.0 2,2 N E S 0 0 s 0 0 20 21 27 2,4 2.-7 5,6 5,6 3,9 4,4 4,7 Niso(3) NNO(3) 0 N 0 N 0 (2) 27 4.7 4-9 4,8 4,5 4,8 5,3 5,7 N E (0 N 0 (3) N N 0 N N 0 22 27 6.-2 6,4 b,7 6,3 6,2 6,6 6,6 s S S 0 s 0 N N E 25 27 s 8h s I 1^ s o a mezzanotte. I + 1 r,8 + 11,4 + 12,5 + 12,4 + «2,7 + 12,1 + 11,5 Nuvolo piog. Nuvolo ser. 2 10,0 12,6 14,7 1 4^9 1 5,0 11,8 9'9 Sereno nuv. Nuvolo. 0 9'0 10,0 12,8 1 5,3 14,4 12,1 11,3 Sereno nuv. Nuvolo. 4 11,0 I 1,0 i3,i 1 3,3 12,3 n,8 11,3 Nuvolo piog. Nuvolo piog. b 9,6 10,1 14,7 14,2 9.1 8,9 7.8 Piog. nuv. ser. Nuv. tern piog.ser. 6 5,7 7)0 11,4 12,0 I 1,2 10,3 8,8 Sereno. Sereno nuv. 7 7.0 8,1 12,2 12,8 11,7 10,8 8,5 Sereno nuv. Sereno nuv. 8 6,8 7.-7 11,8 12,6 12,2 lOjO Sereno. Sereno. 9 t^-7 7--9 12,7 1 3,6 11,8 10,2 9.0 Sereno. Sereno. 10 H.-4 9,0 8.7 12,4 1 3,8 12,8 IO,D 7--8 Sereno. Sereno. 1 1 7-0 12,3 14,0 12,1 10,5 8,7 Sereno. Sereno nuv. 12 «.? 10,0 12,5 10,9 i3,o 10,6 9,0 Nuvolo ser. Sereno neb. i3 7'« 9'i 11,8 12,0 I. ,4 9,5 7P Nebbia ser. Sereno. '4 5,7 7'^ 10,2 1 1,0 9^9 7'9 5,4 Nuvolo. Nuvolo ser. lb 5,3 4,0 9,8 12,0 11,8 9.4 8,1 Sereno. Sereno. i6 4-8 5,5 10,8 12,5 10,0 94 8,1 Sereno nuv. Sereno nuv. I? 6,6 7.8 12,0 1 4,0 n,8 10,9 9.^ Sereno nuv. Sereno nuv. i8 7,2 7 '7 11,8 i3,i 10,0 9,8 8,5 Sereno. Sereno nuv. •9 8.2 9." 11,6 12,4 IO,0 9.' 7.9 Nuvolo ser. Nuvolo ser. 20 2 1 9,8 9.1 12,0 lO,2 11,8 10,8 10,1 Sereno. Sereno. 9,0 12,5 1 5,3 10,8 9.' 8,1 Sereno. Sereno. 22 5,5 10,0 1 1,6 10,6 7.4 6,6 Ser. nuv. neb. Sereno. 2^) 4.4 6,2 8,1 10,1 9-0 7.6 4.1 Ser. nuv. neb. Nuvolo piog. 24 2.0 4,0 5,7 6,2 6,2 5,3 3,4 Sereno nuv. Sereno nuv. 25 2(i 2,6 2,1 J, I 7,3 2,0 10,5 9,0 7-5 7.4 Sereno nuv. Ser. nuv. piog. 2,9 11,6 9--3 8.0 6,5! Sereno. Sereno. 27 »-9 2.6 8,5 9,4 7^7 6,4 5,8 Sereno. Ser. nuv.piog.; 28 5,5 5,7 6,4 6,5 <3,9 ti.9 6,2 Fioggia nuv. Pioggia. j ■29 5,4 5,8 b,7 7.0 7,5 7.2 7.i^ Pio"!7ia. Pioggia. 1 JO 10,5 10,8 12,2 12,5 ".7 n,6 11,7 Pioggia nuv. Nuvolo lampi.' 01 10,7 10,8 1 1,1 royj 10,1 9.8 9.4 Nuv.luni.piog.tem. Pioggia nuv. . Allozza mas ima dc 1 tcrint iiiL'lro R + i5,25 1 « mini ina. . . + 1.90 ' ..... -+- Q.loS 8 Quantita de la piog gia line 'c 52,7 I. - »- ----- Tcrmonielri Rulhe "ford \ Tempe ralura iiiassima ■(- iC ,00 ,5o ( » initiinia -♦- i Vf.nto doiiiir innle, 1 lord-esi Kunitro del g.omi screm n tutto il incse 16. 1 ; - . .- ..-^.^-...i ."i 1 .1 AVVISO Col prirao numero del corrente anno 1841 la Biblioteca Italiana assumera il nuovo aspetto gia annunziato nel- V Awiso unito al Fascicolo di ottobre 1838. Essasiinlitolera Glornale delf I. R. Istituto Lombardo di scienze, lettere ed artij e Biblioteca Italiana, e sara coraposta di due parti. La prima, la sola ufficiale, comprendera quanto risguarda gli Atti deiri. R. Istituto, vale a dire gli Annali di esso, alcune Memorie state lette nelle adiinanze, od i loro estratti , rela- zioni, giudizii, programrai de'premj, corrispondenze scien- tifiche e letterarie. La seconda conterra produzioni original!, sunti di operc pubblicate intorno le scienze, le lettere e le arti , nozioni piu recenti e piii importanti dei divers! rami dello scibile. Tutti gli articoli di questa seconda parte saranno sottoscritti dai rispettivi autori , siccome quelli che ne sono i soli garanti. La parte officiate portera la sotto- scrizione dei Segretarj , la Biblioteca Italiana quella dei Direttori , lutti membri effettivi dell' L R. Istituto. II for- mate ed il prezzo di associazione rimangono gli stessi. Bibl. ltd. T. C. lo BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Relazioni degli anibasciaton veneti al senato j raccol- te, annotate ed edite da Eugenio Alberi^ a spese di una societd.. Firenze ^ tipograjia alVinsegna di Clio. Serie I, vol. i.°, di pag. 492. Serie 11, vol. 1.**^ dipag. 472^ 1889. Sene 111, vol. i.°y di pag. 496. In S.°. Franchi 8, 60 al volume. V ha due guise di politica, delle quali una 6 grama, fredda , assai volte crudele, s'appaga del presente, senza che la posterity entri per nulla no' suoi duri computi, e delle lezioni del passato non sa clie farne ^ molto con- cede, se non pure ogni cosa, alia fortuna, e par dica seco stessa : Accadra questo o questo, ad ogni modo io mi trarro d' imbarazzo. L' altra si fa specchio della storia a regolare le sue operazioni, e pensando che I'uomo k qualche cosa da piu del vegetabile e del bru- te, non si contenta di cio che risponde al profitto at- tuale^ h umana, magnanima, quasi diremmo afFettuosa^ e stima ben fatto spendere alcuna parte della presente felicita ad acquisto dell'avvenire. Al modo stesso che vi hanno queste due specie di politica, v'hanno pure due guise diverse di studiarla e di farsene maestri^ se non che potrebbe dirsi che coloro, pe' quali 1" attualitci h ogni cosa, non hanno bisogno di studio alcuno, e come non si curano ne del passato n^ dell'avvenire, cosi non contano per nulla gli studj che del passato si gio- vanoj e ripongono neiravvenire ogni loro piii generosa l4o RELAZIONI DEGLI AMBASCIATORI VENETI , speranza. Qucsta dlvcrsila stessa si vede ezlandio negli effetti, passaggleri gli uni , ed atti piuttosto ad eccitare la maraviglia che il contentamento^ durevoll gli altri, e se meno splendid! nell'apparenza, segui'ti dall' uni- versale riconoscenza. SIffatta diversita di procedimentl nella politica, che ci fu dato di scorgere ad ogni ora leggendo le storie d'ogni eta e d'ogui popolo, ne fu piii che mai richia- mata alia mente dall' opera che annunciamo", opera di somma importanza, come di leggieri puo da ognuno compreudersi , anche per tempi che fossero meno del nostro occupati con ogni guisa di amore nella ricerca del vero c de' monumenti che lo dichiarano. Ne sono per essa posti innanzi alcuni de' principali fatti dell'Eu- ropa moderna. non quali si hanno dagli storici, che per acuti e spassionati che si vogliano, non possono a meno di mescere alia verita quel tanto di estraneo, se non anche contra ddiltorio, che proviene dalla imperfezione deirintelletto a raccogliere moltiplici notizie, sceverarle convenientemente e fame la debita stima, e piu di tutto dalla forza irresistibile con cui gli effetti trascinano a giudicare delle cagioni. Quanto invece troviamo in que- st'opera, oltre all' essere dettato sopra luogo, 6 det- tato, ne si permetta la frase, sopra lavoro^ ossia le sono relazioni che camminano di pari passo cogli av- venimenti, e tolgono al narratore I'arbitrio di accon- ciare o abbellire le cose a modo suo, essendogli forza di contentarsi di quello che gli cade propriamente sot- t' occhi. Non che anche in questo ufficio non possano aver luogo le passioni , ma non hanno campo si va- sto ed aperto come in altre scritture*, senza voler par- lai'e della importanza e scrupolosita del ministero e dei sussidii che lo accompagnano, impossibili, stiamo per di- re, ad ottenersi da qualsivoglia storico. La veneziana repubblica rese per questo conto alia storia e alia po- litica un servigio de' piu segnalati. Fino dal i agG,, cosi il valente editore nella sua pre- fazione, la repuhblica di T^enezia, che ncl merito della sapienza civile precor^se ed avanzb di gran lunga tutte le altre nazionij vinse nel maggior consiglio una legge , per EDITE DA E. ALBERr. I /J I Cui s'' ordinb die tutti gli amhasciatori ^ compiata la le- gazione, riferissero al consiglio^ da cui erano eletti^ i suc- cessi delta medesima. Qiiesta legge utilissima alia repuh- blica [come bene osservail Cibrario (*)) perchetenea sve^ gliata la vigUanza del ministri die si inandavano alle potenze straiiiere, e perdie Jbrniva i regolatori dello stato di un mezzo siciiro per conoscere hen addentro le fovze e le inclinazioni delle medesime j questa legge, diciamo , tenuta in osseivanza daW epoca della remota sua origine fiiio agli estremi giorni della repubblica, procacciando pel corso di tanti sccoli una seguita e universale raccolta di tutto die d"" importante si riferiva alia interna ed esterna economia dei i>arj governi^ ha, poco a poco , apprestato agli studj della storia moderna una dei piii ricdii tesori di autentici document.i, die oggi offerir possa VEuropa. Ma in onta all'antichita della legge clie comandava agli am- basciatori della repubblica di stendere le relazioni , e clie abbiamo veduto essere stata promulgata sul finire del decimoterzo secolo , le relazioni di cui si abbia no- tizia, e potessero fornire materia alia raccolta dell'Al- beri, non cominciano cbe dagli esordi del secolo deci- mosesto. Le cause, cosi egli stcsso, di questo effetto ci sono tuttavia sconosciute / Jion perb disperiamo di pene- trarle, e d^ogni soddisfacente risultamento saranno fatti partecipii noslri lettori. Certamente tra queste cause puo avercene alcuna di non lieve iinportanza storica, e quin- di tanto maggiormente desideriamo che la buona spe- ranza deireditore abbia in breve il suo effetto. Frat- tanto noteremo , oltre le cause generali che possono desuinersi dagli incendi frequenti agli arcbivi , alcuno de' quali segnalato nelle storie, e alia minor cura nel- r ordinare e nel custodire i documenti di cui parliamo, che la legge del 4 luglio 1296 venne rinnovata il 9 giugno i4oi, come abbiam dal Teutoi'i, nel suo Sag- gio sulla storia civile, politica ed ecclesiastica di f^enezia: (*) Relazioni dello stato di Savoia negli anni i5y^, 1670, i'J^'5, scritte dagli ambasciatori veneti Molini, Bellegno e Foscarini, con note ed illustrazioni del n. u. Luigi Cibrario sost. 'prociirat. gen di S. HI. — Torino, dalla tipografia Allianaj i85o (Prcfazione). l42 RELAZIONI DEGLI AMBASCIATORI VENETI, Dissertazione ventesima. — Ora non e irragionevole il supporre che la legge fosse stata, fino a questa seconda flata, 0 trascurata del tutto, o tnalamente osservata, se fu duopo dl richiamarla in vigore. E notisi che dopo questo tempo appunto, scritte sono le prime relazioni di cui faccia ricordo TAlberi ^ riferendosi, secondo egli stesso ne fa sapei'C {Prefazione^ face, xiii), le piu an- tiche, sebbene in non molto numero, alia fine del se- colo decimoquinto. Ma piu abbondevoli schiarimenti su questo proposito ne apparecchla, come s' e visto, la diligenza dell'editore. A cominciare pero dal decimo- sesto secolo le relazioni vanno seguitamente fino al ter- mine della repubblica, e questa sequela e il ricco te- soro die non ha forse altro che lo pareggi in sifFatto genere in tntti gli archivi d'Europa. L'importanza di una tal fatta di scritture non fu sconosciuta ne' tempi andati^ e alcune delle relazioni venute in luce presentemente a Firenze, crano state di gia pubblicate per lo innanzi ^ come della serie prima quella di Marco Foscarini, che si legge nel vol. XXIIl delle Delizie degli erudid to scant raccolte dal P. Idelfonso di S. Luigi; e della serie terza quella di Marcantonio Barbaro , stampata gia nel Tesoro politico. Queste pub- blicazioni appartate, se da un lato dovevano lasciarc piu stimolata che contenta la curiosita degli studiosi , era conveniente che suscitassero dalP altro il desidcrio dell' intera raccolta. Ma^ come osserva giustamente I'e- ditore, sul finire del secolo decimottavo le preoccupazioni politiche e i nuovi ordini sociali che siiccederonsi , se- gnando un grave e generale decadimento della erudizione, portarono che^ insieme ad altri nwlti., i dociunenti del quali c^intratteniamOj cadessero per assai lunglii anni di- menticati. E circa al tempo anteriore era naturale che ponessero ostacolo alia loro difFusione per via delle stampe la sussistenza de' governi cui le relazioni rai- ravano , e i troppo vicini effetti degli avvenimenti in esse descritti. Cessata^ e qui pure trascriveremo le pa- role dell'editore, la prepotenza dci facili sistemi ^ net quali urt'eta insofferente d^indugi s'a^'visava di potcr strin- geie tutto lo scibile uniano , ritornati in onoie i severi EDITE DA E. ALBfeRI. l43 studjf sentito nuovamente il hisogno della perfetta cogni- zion delpassato a migUor documeiito deltavvenire, anche le relazioni dei veneti amhasciatori tornarono ad occu- pare quel grado die all' importanza loro si conveniva. Ad esse ebbc ricorso uno storico di cliiara fama, il pro- fessore Leopoldo Ranke, per trariie la plu parte de' matcriali su cui fondo la sua storia del papato ne' se- coli decimosesto e decimosettimo^ tre d'esse in quel torno di tempo (i83o-35) si misero in luce, ragguar- danti lo stato di Savoia, dal cavaliere Luigi Gibrario, poc'anzl da noi citato', e di alcuue clie hanuo rispetto alle cose di Francia, n' era commessa la pubblicazione in Parigi a Nicolo Tommaseo, e da questo eseguita , fanno esse parte notabile della coUczione dei docu- nicnti inediti di storia patria di quella nazione (*). Tutto questo per altro nou era, ben si vede, clie incitamento, o se meglio piace, iatroduzione alia bella e compiuta opera deirAlbcri. Ne a questa avrebbe egli potuto ac- cingersi e condurla si avanti^ quale essa e glunta, da s6 solo e senza il soccoi'so di validi cooperatori. Anche le pubblicazioni parziali fino a qui ricordate , ebbero bisogno che lor fosse dato mano da principi o da ma- glstrati di molto conto ^ quanto piu I'intera raccolta? Questa utile e generosa assistenza prestatagli da chiari nomini di Toscana non si voile taciuta dall'editore^ e i nomi de' benemeriti, a capo de' quali il marchese Gino Gapponi, si leggono descritti nelle antiporte de' volumi. Nomi veramente degni che ogni buon Italiano ed ogni amatore degli studj storici li ricordi con riverenza, pro- porzionata alP importanza del beneficio che da questa raccolta abbiamo sin qui mostrato e verremo piu sem- pre mostrando poterne venire alle lettere ed alia poli- tica. Ghe se, qualunque si fosse la nazione onde partis- sero siffatte relazioni, se ne dovrebbe credere dagl'in- telligenti importantissima la raccolta^ questa importanza (*) Relation/; des ambax^ndeiirs ve'nitiens sur les affaires de France ail XVI Steele, recueillies et tradiiites par 31. N. Tommaseo. Vol^-a in-!\. Paris, imprimeric rafale, i838. I 44 RELAZIONI DEGLI AMBASCIATORI VENETI , cresce a dismlsura quando si pensi alia qualita della veneziana repubbllca , che puo , senza tlmore dl dar punto nell'esagerato, chiamarsi anello che lega, nel fatto specialmcnte della politica, i tempi antichi a' moderni, e niostra sensibilmente il passaggio dalle instituzioni degli uiii a quelle degli altri. Con quanto ainore e fe- licita si coltivassei'O in Venezia gli studj storici e i po- litici , quando anche non apparisse nclla singolare du- rata del dominio di quella repubblica, si puo vedere nel numero grande di scrittori ch'essa diede nell'una e nel- Taltra maniera. da gareggiare con quanto la letteratura italiana ha in tal geuere di pid memorando. CJii piu si diletta^ cosi fino dal secolo declmosesto Dionigi Atanagi in un suo discorso meritevole di essere tolto alia di- menticanza, chi piu si diletta della istorica facolta, cJii pill la stadia^ chi piii la possiede^ chi piii con Poperazioiii r appruova^ che i suoi prudentissirni e virtiiosissinii sena- tori? Chi piii ha onorato e inantenuto, chi piii onora e mantiene gli scrittori delle istorie, che qiiesta sapientissima e percib anco felicissima repubblica? (*) E Carlo Botta, principal lume delle storie italiane nel nostro tempo , non tenie di mettere a paragone co' fiorcntini storici i veneziani, in quel suo breve discorso premesso alia con- tinuazione del Guicciardini, che puo dirsi uno stillato di quanto puo scriversi di piii giusto e proficuo a' fu- turi scrittori di storia. Non dissimile dalla instituzione avvalorata ripetutamente con legge rispetto agli aniba- sciatori , e 1' altra, venuta in luce presso a poco essa pure del secolo decimoquinto , per cui stipendiavasi dalla repubblica taluno de' piu ragguardevoli fra' suoi patrizii che narrassero gli avvenimenti patrii della sta- gione. E della politica parlando, non minore, se non forse raaggiore, si e il numei'o degli scrittori, e la fama lore pill illustre. Perch^ non e chi non trovi nel Paruta assai dell' acume del Segretario florentino^ a tacere di (*) Ragionamento delV Istoria fatlo da M. Dionigi Atanagi, Van- no 1 559 in Fenezia. — E stampato dopo la prima parte delle Istorie del Giovio Iradotte dal Domeuichi e pubblicate dal Riiscelli, Ve- nezia, Bouelli, i56o. EDITE DA E. ALBERI. I 45 quella lunga schiera che potrebbesi dopo lui nominare. Onde dobbiamo trovare conformi al vero le parole del Cibrarlo , colle quail pone fine ad una erudita disser- tazione intenta a rivendicare ad Andrea Boldu la Rela- zione intorno la corte di Savoia scritta nel i56i, che da taluno al Valiero , da tal altro era attribuita al Cor- rai'o, e che dairAlberi opportunamente ne si diede stam- pata a face, /^oi e seg. del volume I della serie secon- da. Le parole del Cibrarlo conchiudono ad affermare che se per questo antichissinio e nobilissinio instituto delle relazioTii venete si accresce merito alia citta di V^enezia Jbndatrice di si beW ordine^ tnediante il quale si ha uno dei pill sodi fondameiid e sussidj die possano desidej-are gli scrittori di storie^ i quali iioii saprcbhero altronde Jar inchiesta di piii eletta materia^ questo merito e questi sus- sidj si fanno^ piii assai considerabili inassimameiite che tutti concedono ai P^eneziani la prerogati\'a di una ahi- lita particolare, e quasi lor propria^ nello stendere siffatte relazioni. Chi poi potesse pensare che I'unita del si- stema governativo cui obbedivano gli ambasciatori fosse per nuocere, non foss' altro, alia varieta delle relazioni, legga quest' altro branetto della prefazione dell'Alberi, che, dietro le traccie del Tommaseo, cosi si esprime : iVe r unita del sistenia go\>ernatwo^ al quale obbedivano^ nuocei'a alia varieta dei riferti e dei giudizj: iinperocclie li vediamo gli uni agli altri succedersi ad intervalli bj'cvis- simi neWesame delle cose, dei liioghi e degli uomini stessi gia tante volte dai loro predecessori considerati e descritti, e non pertanto trovar modo di riguardarli sot.to altro punto di vista f e importantissimo sempre. Gran potenza deWingcgno italiano, in nessuna condizione di tempi e di Jhrtuna degenere da quella origine privilegiata , che, a compenso d' altri destini, pare alia patria nostra aver con- cesso la giustizia distrihutrice di Dio ! Giovera che si sappia, dopo queste cose notate sul generale, quali fossero le condlzioni di essi ambascia- tori, e quale la particolare imporlanza del carico loro commcsso rispetto all' una 0 all'altra corte. Clie non fossero le ambascerie una cotal specie di profeuda da goilersi oziosaniente e fastosamente, ma bensi una tanto ll\6 RELAZIONI PKGLI AMBASClATORI VENETI , grave quanto nobile fatica da portare in pro della pa- tria, puo chiarameute desumersi dalle varie leggl ema- nate a regolare I'elezlone e la partenza degll ambascia- dori, il niodo con cui era debito che si diportassero nell'esercizio del loro ministero, e per ultimo quanto loro conveniva di fare terminata la loro missione. Tutte queste leggi si hanno cronologicamente disposte dal Tentori nel luogo poc'anzi citato, e assai acconciamente ebbe a riferirle I'Alberi nel volume I della prima serie (face. XVI e seg.), a foggia di prolegomeni. Di qua si vede il poco che concedevasi dalla repubblica agli agi de' suoi rappresentanti, e il nessun vantaggio ch' essa permetteva loro di ritrarre dalle corti e da' governi stra- nieri, proibendo loro di ricever doni, dignita o bene- ficii, o loro comandando i doni ricevuli deporre al ri- torno nelle mani de' procuratori di San Marco , die , vendutili (per legge del iSai), ne passassero il ricavato nella camera de' camarlinglii del comune. Non e quindi a maravigliare, clie non pochi tra gli eletti studiassero di sottrarsi all'incarico e clie piud'una legge si richie- desse, come furono quelle del iSgS e del iSaS, che inibisse tali rifiuti, o per lo meno ne li dlfficultasse. Ma egli e vero per altra parte, che coloro i quali mo- vevano alia delicatissima missione, avevano ad essere compresi della sua gravita , e sdebitarsene con onore di se e con proGtto della repubblica, come appunto si puo ricavare dalle relazioni messe ora in luce. E poi- che siamo a questo punto della moderazioue degli sti- pendi e per conseguenza del lusso degli ambasclatori, non sara disaggradevole il leggere il modo con cui con- chiudeva la propria relazioue, nel i546, alia corte di Francia, Marino Cavalli, che TAlberi ei voile conser- vare, a preferenza delle altre consimili conclusioni, le quali, come cstranee alia storia e alia politica , e sola- mente toccanti le individuali condizioni dell' ambascia- tore, stimo opportuno di sopprimere (Serie I, vol. I, face. 288). Scrive adunque il Cavalli: « Signori, se non 55 lo avete inteso prima, sappiatelo da me: che li no- 5' slri oratori sono a tutti gli altri de' maggiori e mi- 55 nori principi , di peggicr condizione in lulte Ic cose. EDITE DA E. ALDfUI. \ ^y V) Quelli del Papa hanno per il piu dieci scudi il d'l; e n quelli che non li hanno, essendo legati , conferendo » beneficj e dispense , e facendo simili officj , guada- » gnano altro che ciance, loro e tutta la sua famiglia. yi Poi han prima avuto episcopati^ e nel ritorno loro V) sono riconosciuti di altro che di titoli, ma d'entrate » di due e tre mila scudi all' anno, e tutto quello che y> hanno lo tengono dal Papa. Quelli di Gesare, Fran- » cia, Inghilterra, Portogallo hanno similmente otto o 35 dieci scudi al di^ guadagnano di cose particolari due j> e tre per cento. E di tal ragione 1' oratore dell' im- » peratore in Francia ha guadagnato piu di tre mila » scudi. E dalli priucipi suoi hanno vescovati, abbazie, » officj in vita di quattro fin dieci mila scudi di valuta, w E noi altri ce ne stiamo con cinque ducati al dl che y> solevano esser ducati, ora sono scudi, perch^ non ho » mai avuto scudi in Francia , che non mi siano co- y> stati lire sette e soldi dodici I'uno: delli quali biso- n gna farsi le spese, tener tavola, remunerar servitori , y> oltra salarj e far ogni altra spesa estraordinaria. Di « modo , signori , che vi assicuro che e impossibile du- » rarvi. Bastaria che le fatiche fosser senza guadagno, » e che si tenessero tre mila scudi morti in argenti, w vesti, cavalli e simili, ma che non s'intaccasse altri- » menti il capitale. E pero non e meraviglia se molti » vogliono piu presto viver privati a Venezia, che an- » dare ambasciatori fuora " . Non tutti gli ambasciatori, inviati dalla repubblica veneziana all'esterne corti^ come non avevano lo stcsso nome, avevano lo stesso grado e la stessa importauza^ il che giova che si ricordi, perche di qui ne verra me- glio intesa ed apprezzata la divislone posta dall'Alberi in queste relazioni. Vi aveano dunque inviati ordinarii dcirordine patrizio, e con titolo di ambasciatori alle rorti di Vienna, di Francia, di Spagna e di Roma. Oi'- dinario era pure Parabasciatore che s'inviava alia Porta ottomana, e con nome speciale chiamavasi bailo. Alle corti poi di Napoli , Torino, Londra eMilano, spediva bcnsi la repubblica similmente ordinarii rappresentanti, ma questi non altro nome avevano che di residcnti ; e 1 48 RELAZIONI DEGLI AMBASCIVTORI VENETI, si traevano dell' ordine de' secretarii, anzich^ del patri- zlato. Ove poi fosse richiesto dal bisogno, si eleggevaao con titolo dl straordinarii altri inviati da aggiugnere agli ordlnarii. Fu diinque con sagglo divisamento , e quasi diremo conlemperandosi alle intenzioni della ve- neziana politica, che TAlberi assegno ad alcune dl que- ste relazioni luogo diverse da quelle di alcune altre; e scompartendole in tre serie, compose la prima delle relazioni ragguardanti gli stati tutti d'Europa, eccetto ritalia^ la seconda di quelle ragguardanti 1' Italia^ la terza delle relazioni stese da baili, o che aveano ri- spetto all' impero ottomano. Per valutare conveniente- mente la giustezza di questo scompartimento bisogna rifarsi cojla memoria sulle condizioni della repubblica veneziana, per la quale le piccole corti italiane ed i procedimenti della loro diplomazia erano di un rilievo grandissimo, si per la vicinita de' luoghi e si per la su- bitezza degli efTetti die da un bene o mal regolato af- fare potevano provenire. E o sla che si voglia credere la repubblica desiderosa di ampliare i confini del pro- prio dominio, com'era veramente fine al cadere del se- colo decimosesto^ o sia che la si I'eputi paga di man- tenere illese le sue possessioni attuali, da nessuna parte le conveniva guardarsi con piii diligenza come da que- sta. Non avevano, gli e vero, per avventura, gli altri stati d' Italia una siffatta preponderanza di forze da tenerla in troppo grande sospetto, anzi la piu parte me- glio potevano da essa soggiogarsi che soggiogarla^ ma da questi stati movevano gli stimoli, e molte volte i pre- testi, alle ihvasioni di que' d'oltramonte, e quindi il sapere come caraminassero le cose in quelle picciole corti, era un antivedere il male nella sua piii iatima e lontana sorgente. E tra le corti d' Italia principalissi- ma doveva considerarsi, anche per questo rispetto, la romana *, onde non a torto 1' avveduto editore asse- gna alle relazioni che ad essa si riferlscono un appo- site e separate luogo fra le italiaae. Similmente negli archivj secreti della repubblica separate si custodivano le note e le deliberazioni apparteuenti a quella corona, e questa separazione dura tultavia dopo il trasferimento EDITE DA. E. ALB^RI. 1 49 dl que' prezlosi documentl in Sauta Maria Gloriosa de' Frai-i, ossia ncl piu stupendo deposito di pubbliche carte che sia in tutto il mondo. O chc le relazioni col- I'Oriente, che furono ne' primi tempi della repubblicaj avessero in essa infuso non so quale ritrosia ad accet- tare clecamente tuttoche le veniva di Roma, come vo- gliono alcuni, non pero con assai grande fondamento^ ossia, come si fa piii probabile a chi studia attenta- mente la storia, che una maggiore circospezione fosse suggerita dalla maggiore finezza di quella corte nel ma- iieggio della political certo e che fra le relazioni de' veneti ambasciatori quelle attinenti alia corte papale sono delle piii considerabili, e non sappiamo credere esa- gerato quanto scrive I'Alberi in questo proposito in un' avvertenza premessa al volume I della serie II, che cioe, disposte cronologicamente, com'egli intende di darcele, a cominciare da quella di Polo Capello tor- nato dalla sua legazione ad Alessandro VI nel i5oo, costituiscono una storia del Papato, il cui valore non pub essere ahbastanza apprczzato che dietro I'esame stesso di questi preziosissiini documenti. D'un eguale avvedimento h necessario a giudicare rettamente del peso che ave- vano per la repubblica, e diremo anche per TEuropa d'un tempo, le relazioni de' baili, o toccanti Pimpero ottomauo. La dove alle altre ambascerie si usava d'in- viare patrizii non gi'an fatto inoltrati negli anni e nel- I'esperienza , ogni piu gran cura ponevasi nella scelta di quelli destinati per Costantinopoli, e non prima s'inviavano che maturi fossero d'eta e consumati nella politica. Egli e vero che I'ambasceria alia Porta (quando tutte r altre, come s'epotuto vedere nella citazione poc' anzi trascritta dalla relazione del Gavalli , erano dannose, o per lo meno di assai scarso profitto) si re- putava come una segnalata fortuna, atteso Tarricchire che facevano i baili, anche senza lesione del proprio dovere-, ma vedrebbe ben corto, o mostrerebbe di pi- gliare gll esemjij particolari di alcun uomo e di alcun tempo per norma generale, chi a questa sola cagione attribuisse il cauto procedcre della repubblica su que- sto couto. Poteva, non si nega, esser tale ambasceria l5o RELAZIOMI DEGLI AiWBASCIATORI VE.\ETl , in ccrll tempi c per certi uomiiii mcglio uii premio clie un grave incarico*, ma grave incarico, nou meuo che premio, essa fu per la piu parte. Fino a che la pace di Passarovitz, aigomento di gravi e dolorosa coa- siderazioni, anticipo alia repubblica la ferita mortale die doveva atterrarla nel novantasette, fu la Porta ot- tomana, direm quasi, la Gartagine della Roma dell'A- driatico. E soggetto di forti e continuate inquietudini cssa Porta fu pure per la restante Europa , fino a che non tanto amplio questa la propria civilta e perfeziono i modi del preservarsi dalle incursioni barbariche , quanto veune a mancare ne' discendenti di Maometto e di Solimano il fervore primitive delle conquiste e la religione della spada. Parlato delP opera in gencrale e de'suoi principali scompartimeuti, descriveremo con brevita i tre vo- lumi finora usciti. Ciascuno di essi 6 il primo d'una delle tre serie , volendo 1' editore die si possa fare in tal modo, come a dire, il saggio preventivo di tutto intero quel corpo di notizie ch'egli ne sta apparec- chiando. II primo volume della prima serie, che, come s'd: detto, contiene le relazioni d'ambasciatori in- viati alle corti d' Europa, tranne I'ltalia, comprende: 1.^ quella di Vincenzo Quirini nel i5o6, riguardante la corte di Borgogna, e per corrispondenza voluta dai movlmenti politici d'allora, le corti pure d'Inghilterra e di Gastiglia^ 2.* di Nicolo Tiepolo, nel iSSa, tor- nato ambasciatore da Carlo V, a'giorni che le nuove dottrine religiose pullulanti in Germania consigliavano air imperatore di domandare un concilio, e Glemen- te VII non sembrava punto inchinarvi^ 3.* quella di Ma- rino Giustiniano, nel i535, alia corte di Francia, nella quale non poco si parla della succcssione al ducato di Milano, e deirintendersela fra loro Carlo e Cle- mente, con quegli effetti che poi si videro. E questa la prima delle tre che, pubblicate gia dal Tommaseo in Parigi , rividero la luce in questo volume : le altre due, di Francesco Giustiniano, nel i538, e di Marino Cavalli, nel i546, continuano a gettar lume sul re- gno burrascoso di Francesco I, e sugli csordj de'suoi EDITE DA E. ALBERI. l5l successor! :; 6.^ e la relazione di Bernardo Navagero, nel i546, ambasciatore a Carlo V, e creato poi car- dinale da Pio IV, uomo che, e neirinfaticabile amor dcUa patria, e nella felice dimostrazione del proprio ingegno , uon ismenti certo la gloria dell'illustre ca- sata cui apparteneva^ 7.^ ed ultima nell'ordine, ma prima forse nel merito, e quella di Lorenzo Contarini ambasciatore a Ferdinando I, rede'romani, nel i54B. Si ravvolge il discorso dell' ambasciatore per gli acci- denti che accompagnarono i torbidi di Germania da mezzo I'anno i546 a mezzo il i548, e giudica degli uomini e delle cose cou senno e imparziallta rari, da poter tenersi a supplemento de'racconti storici che si hanno d'altre penne piii ornate, ma non per avveu- tura pill instrutte e disappassionate. Cresce, stiamo per dire, I'iraportanza della raccolta passando dalla prima serie alia seconda^ ossia venendo alle relazioni che hanno rispetto agli stati d' Italia. Quat- tro sole sono le relazioni comprese in questo volume, ma di gran conto. La i.^ di Marco Foscarini, ambasciatore alia repubblica florentina nel iSay. Rilevante ch'ell'e per se stessa, descrivendo le condizioni di quel popolo, che indi a non molto aveva a fare tanto solenne mo- stra del proprio coragglo, rilevantissima diventa come preparazione alia successiva^ 2.^ 6 quella di Carlo Capello, nell'anno del famoso assedio di Firenze, ne sappiamo qual altro storico documento possa leggersi con pill avidita e con piu profltto di queste lettere del Capello. Sono in numero di novanta, e possono aversi come un bel riscontx'o alle stimabllissime del Busini, a vicenda giovandosl di rettificazloni e di sup- plement!. Escono queste lettere, e per la loro stessa natura , e per la forma, dall' indole delle relazioni sin qui ricordate, ma ne avverte I'editore sin da princi- plo , che non avendo indizio alcuno di relazione letta dal Capello J dopo questa sua legazione di Firenze ^ ed essendo d^ ultra parte tanto importante V epoca della medesima^ ha stimato non dovere tornare sgradita la pub- blicazione, per via di eccezione, di questa preziosa cor- rispondenza. sulla quale specialinente avrebbc, quando iSa RELAZIONI DEGLI AMBASCIATORI VENETI 5 mai, il Capello distesa la sua relazione. E si appose^ non potendo darsi, come dicemmo, lettura piu com- movente e piu utile a chi vuole metter V occhio nelle storiche cose. A non piii compilare la solita relazione, e contentarsi delle lettere inviate al suo principe, forse fu cagione al Capello, piu ancora della successiva par- tenza per 1' Inghilterra, ove nello stesso anno i53o, poco dopo il suo ritorno da Firenze, dovette con- dursi , la caduta della Corentina repubblica , per cui, succeduto il dominio ducale, di poco o assai lieve lume tornavano le osservazioni intorno a' modi del go- verno anteriore di tutt'altra natura. Checche ne sia, quanto dal Busini e dagli altri storici e cronisti ne fu tramandato de'giorni di quel memorabile assedio , ha conferma efEcacissima nelle lettere del Capello. E bisogna notare un altro fatto che infonde in queste lettere un calore del tutto particolare. Non voile la repubblica veneziana, con quanta ragione lasciamo giu- dicarne a' politici , aderire alle pregbiere dei Fiorentini e dar loro mano nella difesa della propria liberta, ba- standole di tener vivo con parole il loro coraggio, sic- che indugiassero e distraessero a proprie spese I'armi straniere stanziate in Italia. Di questi, che potrebbonsi col poeta chiamare i moH conforti^ era ministro il Ca- pello^ ma Tanima sua non poteva a meno di commo- versi alia vista continua di quanto operavasi e senti- vasi nella tribolata citta. E com'egli, senza tradire la propria missione, manifesti il proprio animo, e non dimenticbi I'uomo, nel menti'e gli e forza tenere le parti severe del magistrato, si vede ad ogni passo di queste lettere, per modo che la verita ai bene intendenti non ne rimaue falsata minimamente. E sono pur sincere le lagrime con cui accompagna 1' estreme prove del po- polo generoso il buon gentiluomo, e il raccomandarne ch'ei fa i pericolanti dcstiui, quanto gli era conceduto, al proprio governo. Sara suggello a questi nobili senti- meuti la lettera tratta dal codice 595 della collezione Strozziana nella Biblioteca Magliabccchi , che I'Alberi promette di pubblicare, intorno il tui'pe mercato fatto dal Malatesta della citta che gli avea messa in mano la EDITE DA E. ALBERI. l53 propria dlfesa^ s'egli 6 vero che cosi il segnalare colla debita infamia i malvagi, come coUe debite lodl i vir- tuosi, sia dlmostrazione d'animo onesto. Mutati gli ordini pubblici di Firenze, e dopo I'uccisione di Ales- sandro, venuta la citta nelFassoluto potere di Cosimo, vi ando per la repubblica di Venezia Vincenzo Fe- deli, nel i56i, ossia nel tempo che la rlunione dello stato di Siena a quello di Firenze poneva 11 ducato di Toscana fra' principali potentati italianl. Del Fe- deli ^ la 3.* relazione. La 4-'^
  • periodi avviluppati, senza clausole e senza riposi, M mi sono, come egli, ingegnato temperar punteg- » giando, e includendo ti'a parentesi le idee seconda- « rie. Del I'esto ho serbato alio stile la forma sua ori- 55 ginale quanto maggiormente ho potuto, senza pero 55 considerarmi obbligato a mantenere gl'idiotismi e la '5 bizzaiTa ortografia di codici non sempre corretti. E 55 cio tauto piu in quanto che stimo la presente opera 55 indirizzai'si non meno agli stranieri che agli Ita- 55 liani. II Tommaseo ha usato diversamcnte, non per- y> mettendosi la piu leggiera alterazione dei codici^ e 55 forse ben fece nell' intendimento che lo moveva di 35 far servii-e questi documenti all'istoria della lingua^ 55 al qual fine giova certamente il tener conto eziandio 3> di alcuni errori degli amanuensi, siccome quelli che 55 accennano talvolla alcuni modi delle diverse pronun- >5 cie. Ma diflcrcndo da quello il nostro fine, ci 6 pai'so 55 che similmente duvesse differirne il proccsso ". Alle quali assennate pai-ole nulla troviamo che soggiugnere EDITE DA E. ALBfeRI. i Sy nel gcnerale. Vogllamo solamente avvertirc in pro- posito di quclla frase che gli ambasciatori della re- j)ubblica, se ne togli pochissimi, non abbiano fatto professionc di lettere , doversi intendei'e con cio che non fosse lore cura speciale il bello e purgato scri- vere^ stante che, quanto alio studio delle lettere nel loro piu ampio significato, buona parte di quelli che porsei'o materia ai tre volumi Cnora usciti cl dareb- bero cagione di affermare il contrario. E quanto an- coi'a al dettato, il difetto dell' arte loro si vede spe- cialmcnte nella scelta delle parole e delle frasi, meglio ancora che nella loro coUocazione^ se gia Teditore, contro alia propria protesta, non avesse posto molto del suo. Nitido , efficace e logicamente condotto e il discorso^ e se alcuna volta il trovi peccare d'ambi- guitaj vuolsi avvertire alia misera condizione in cui si trovano taluni nel manegglo di certi negozj, che di- remo iutralciati per non usare piu acerbo vocabolo, c pe'quali e quasi legge di necessita 1' iudeterminatezza e la vacuita delle sentenze. II piu celebre de'moderni diplomatici, non ha guari mancato, ebbe a definire r arte della parola, contro quello che usarono da"'piij. rimoti tempi i filosofi tutti : I' arte di velare il pensiero ; e in siffatta definizione non 6 dubbio ch'ei non avesse presenti alia mente il piii delle strette a cui dovette trovarsi in sua vita. Ed anche nel fatto delle semplici voci non vuolsi credere spoglia quest' opera d'ogui vantaggio , potendosi scorgere proprie di tutta Italia, 0 di piu d'una parte di essa, quelle voci che senza tali esempj , per avventura, sembrerebbero indigene della sola Toscana. Cosi, a citarne una sola, stracco per istracchezza, che puo sembrare ghiottornia di lin- gua, ed aver bisogno dell'autorita del Berni a farsi credere bene adoperata nello stile corrente, e in bocca d' un veneto ambasciatore, che non si picca punto di bello stile (V. scric I, vol. I , face. 238). E delle torminazioui parlando, chl non sarebbe tentato di supporre, miraudo all' analogia, di credere dal dialetto vcacziano passate nel toscano alcune o modificazioni o corrompimenti , che si dicano, di parole, di cui non I 58 REI.AZIONI DEGLI AMBASCIATORI VENETI , e penuria ne"'nostri piii anlichi e venerandi scrittori? Buso, per bucatOj e bugio, leggiamo a face. 22j del volume sopra notato^ e questa voce leggiamo e ncl Pulci Ira'poeli, c tra'prosatori nel volgarizzatore dtl Tesoro di ser Brunctto, e in altri ancora degli apprc- vati. Lo stcsso dirci delle fiasi ^ ne farebbc , a cagion d'esempio, mala vista, anche in forbita scrittura, quella tutto clie nuova, avvertlla con nota a face. 261. Ma non e qui luogo di tanto indugiare il discorso in ma- teria di filologia. Per conchiudere, non puo a cbicchessia rimanere dubbiosa r importanza di quest' opera, come supple- mento alia storia e scuola effettiva di scienza politica. Molte sono quelle cose particolari che noi leggiamo nei libri, le quali non avendole davand agli occhi espresse, non niaioi'vero tnalagevolmente sarebbe alcuno capace d' intent dere. Cosi scriveva Sebastiano Erizzo a provare la neces- sita di congiungere lo studio degli anticlii monumenti, e singolarmente delle medaglic , a quelle dei libri sto- rici. E le parole di quel primo, possiamo dire, intro- duttore della scienza numismalica fra gl'Italiani, ben possono per molti rispetti riferirsi alle relazioni degli ambasciatori da noi annunciate. Assai cose di fatti , die successivamente si vengono narrando dagli storici, ne si mostrano o improbablli o rcpugnanli , non per altro che pel mancarci la notizia delle circostanze at- tuali. SilTatte circostanze appunto ci si fanno espresse dnvanti agli occhi, meglio che da ogni altra cosa, dalle relazioni degli ambasciatori. Quanti giudizj non ne accade di rettificare con esso? O per lo meno, a quanti di essi giudizj, che dagli storici ne si danno come in- contrastabili, troviamo motivo di accostarci con circo- spezionc? Veggasi come si parli del duca d' Alba nella relazione di Beiuiardo Navagero lornato dalla corte di Carlo V. E quanto allettamento non dee avere per chi ama attingere il vero nelle sue piii limpide fonti, I'udire come di questo imperatore si accennino le prime inclinazioni da Vincenzo Quirini? Della stati- stica , che ai nostri giorni occupa siffattamente le menti degli uomini , potremo dire che s' ignorassero e i EDITE DA E. ALBERI. I Sg fondamenti e gli uffici veri, sino dal secolo XVI, dopo che letto si abbia in qual modo ne usassero i veneti ambasciatori? Non limitavansi le loro osservazioni alle forme del goverao , agll umori delle corli , e alle forze di terra e di mare delle nazioni presso cui risiedevano ^ ma speculavano in cio tutto, la cui conoscenza potesse tornar utile alia loro patria. E della torba, per citarne una, che da non poco che fare agli speculatori del no- stro tempo , abbiamo fatta ricordaz-ione nella relazione del Quirini anzidetta, come di certa sorta di terra piena di radicette, die essendo in pezzi si ahbrucia come fa il carbone. Solo ch'eglila chiama tiirba; e ne parla come uno de'meglio prodotti dell'Olanda. In una parola , quando sifTatte opere non vengano lelte, c non sia dato incoraggiamento a chi vi spende intorno e de- naro e fatica, non sappiamo con qual ragione potremo lagnarci della sciagurata abbondanza di libri inutili o perniziosi che ci vengono dal di fuori , e che per gi'amo vezzo d'iniitazione pullulano ancora ti'atto tratto in Italia {*). 1 (*) La politezza de' tlpi e la correzione non sono punto inferiori al pregio dell' opera. Appena un qualche erroruzzo ne venne fatto di riscontrare; e piu per mostrarci diligenti letlori, che per farci indiscrcti nel censiirare, noteremo a face. 466 del vol. I un Mu- rano , die va letto Maraiio , e potrebbe indurre in errore. Ma, il ripoliamo, queslo, e alcun altro, sono lievi erroruzzi, e da deside- rare che non ne abbiano di maggiori il piii delle edizioni. i6o II Catone Maggiore, ovvero Delia P^ecchiezza^ a Tito Pomponio Attico^ cU M. T. Cicerone. Nuovo volga- rizzamento del professore Giuseppe Del Cuiappa. Pavia^ 1 84oj da Fusi e Comp. In 8.° di pag. xx e 53. Un autore scettrato (Federico II re di Prussia j, De la Litterature allemande ^ OEuvres, torn. II, pag. 345 ) raccomandava di fare e di diffondere ottime traduzioni per dar fondamenti stabili alia nativa favella, e per mi- gliorare il gusto in ogni classe di persone. « Bisogne- 55 rebbe applicarsi, diceva egli, con premura e con ar- 55 dore a traslatare nella nostra lingua tutti gli autorl 55 classici dell'antica e della moderna eta^ il che ci pro- 55 curerebbe il doppio vantaggio e di formare il nostro 55 idioma, e di rendere piu universali le cognizioni. » Dando la cittadinanza a tutti i buoni scrittori, li ve- y> dremmo portarci novelle idee, ed arricchirci coUe 5» loro maniere di dire e coUe loro grazie e piacevo- yi lezze. Quante cognizioni poi non vi guadagnerebbe il 55 pubblico ? Di ventisei milioni di abitanti, che dar si 55 sogliono alia Germania, non credo che cento mila 55 sappiano bene il latino . . . Ecco dunque venticinque 55 milioni e novecento mila anime escluse da tutte quelle » cognizioni che non si potrebbcro conseguire colla 55 volgare favella. Pei-tanto qual mutazione si potrebbe 55 fare, che riuscisse a noi piu vantaggiosa di quella, 55 che giovasse a rendere questi lunii piu comuni dif- 55 fondendoli in ogni parte ? 55 Gio che il monaixa ale- manno raccomandava a' suoi , era gia stato in parte eseguito , ed in parte desiderato da un principe italia- no, da Gosimo I de' Medici _, il quale era persuaso che la lingua volgare si atteggerebbe ad esprimere qualun- que concetto e grave e tcnero e gi-azioso , quando si addestrasse colle traduzioni a vestire i lanti e s\ sva- riati sentimenti dei classici gi'eci e latini. Chiamo per- tanto il Varchi, il Segni, il Domenichi ed altri valenti letterati a secondarlo nel suo uobile disegno, e stimo tauto il Nardi volgarizzatore di Livio, che quantunque DI M. T. CICEROXE. l6l fosse seguace delle parti repubblicane tanto da esso lui abborrite , pure bramava di rivederlo in Firenze. In tal guisa si venue a svegliarc maggior curiosita e desiderio per la lettura degli originali, e si promosse non poco lo studio de' classici. Che se in generale sono da encoiniaisi i traduttori che cercano di far conocere i classici, meriteranno una singolar inenzione quelli fra di essi che van faticando intorno alle opere di Cicerone, e principalmentc alle filosofiche, nelie quali e sposto tutto lo scibile antlco. Per la qual cosa dopo aver dedicato un lungo ragiona- mento alle versioni ciceroniane della Malvezzi e del Galloni, ragion vuole che cosi adoperiamo anche col professore Del Chiappa, che da gran tempo si va de- liziando nelle carte del romano oratore e filosofo , e tenta di riti'arne nel materno suo parlare la dolcissima soavita del dire e la mirabile sublimita delle dottriue^ tanto pill che egli ci viene innanzi con quel vivissimo dialogo della Kecchiczza, che tanto riesce grato a co- loro la cui eta giunta in sul pendio si precipita verso r occaso. Quest' operetta, che doveva alleggerire il peso della vecchiaia a due grandi amici, a Cicerone cioe che aveva sessantatre anni, e ad Attico che lo sorpassava di un triennio, h scritta con tal grazia e perspicuita che non pare avesse I'autore gli occhi inclinati al sonno della niorte, ma alle veglie degli studii*, sicche potremmo dire di lui quel che Varrone diceva di se medesimo , che gli studii nelle estreme giornate della vita gli riu- scivan tanto piu dolci, quanto egli era piii vicino a mo- rire, perche non conosceva altro vivere piii proprio deir uomo che 1' iutendere. Giorgio Manzi aveva gla pubblicato un volgarizza- mento della F'ecchiaia, tratto da un codice della Biblio- teca Barberini e dcttato da un Trecentista^ ma tutti sanno che i traduttori di quel secolo non erano grau fatto valcnti neU'intepretare gli autori latini, e facevan uso di cattivi testi , i quali poi ne' secoli posteriori fii- rono purgati dalla buona critica. Noi certamente uou approvcremo mai che si stampino qnesti volgarizzamcnti 1 6a IL CATONE MAGGIORE, EC. senza correggerne gli sbardellatl svarioni che in essi si trovano. N(i certo potremmo leggere il passo di Ci- cerone sulla morte dl Ennio traslatato in questo mo- do: « La seconda volta, quando io essendo di settanta- » cinque anni, abiendo con gran boce e con buoni aiu- ?» tatori confortata e fatta fare la legge Voconia, quello y> Ennio essendo di settant'anni, che tanti anni visse , » cosi sofferia due cose , le quali sono tenute grandis- y> simi incarichi, cioe la poverta e la vecchiezza , die » parea poco meno che di quella si dilettasse ». Quum ego quideniy V et LX annos natas, legem I'oconiam voce magna et bonis lateribus suasissem, Annos LXX natus (tot enim vixit EnniusJ ita ferebat duo , quae maxima putantur onera, paupertatem et senectutcm, ut eis poene delectari videretur (cap. V). II maxima onera non cor- risponde ai grandissinii incarichi, il suasissem non e renduto bene daW abiendo confortata^ c Jatta fare } ed il bonis lateribus e tutt' altro che i buoni aiutatori , ma significa appunto i buoni fianchi, la gran lena con cui si declama, i polmoni che forte si sventolano. E poco sopra si e tradotto anno undeviceshno per ventun anni , mentre h noto a tutti che significa i diciannove anni da' quali si passa al ventesimo, unde vicesimus. Queste sono di quelle traduzioni che hanno quasi bi- sogno di esser esse medesime tradotto, come afferma il marchese Maffei. Nel capitolo X, Cicerone vuol rispondere a colore che accusano la vecchiezza di essere inferiore nelle forze alle altre eta. Moderatio modo virium adsit ^ et tantwn, quantum potest^ quisque nitatur: nae ille non magna de- siderio tenebitur uirium. Oljmpiae per stadium ingressus esse Milo dicitur ^ quum hunieris sustineret bovem vivum. Ultrum igitur has corporis , an Pythagorae tibi malis vi- res ingcnii dari? Denique isto bono utare dum adsit j quum ahsitne requiras : nisi forte adolescentes puei^itiam., pauUum aetate progressi adolescentiam debeant requirere. Cursus est certus aetatis, et una via naturae eaque sim^ plex: suaque cuique parti aetatis tempestivitas est data: ut et infnnitas puerorum et fcrocitas juvenwn^ et gra- vitas jam constantis a;talis , et senectuLis maturitas ni M. T. CICERONE, 16^ naturale quiddam habeat, quod suo tempore percipi debcat. Ecco come il Treceiitista abbia voltato questc parole : t Sia adunque la temperanza dcUe forze, e tanto quanto » DUO ciascuno si sforzi. Ne gia qucll'uso di forze molto 5» sara desiderato. Dicesi clie Milone nel giuoco olim- t pico cntio Tottava parte dl un miglio portando sugli » omeri suoi un bue vivo. Adunque quale vorresti tu " piultosto , o questa forza di corpo , o le forze dello » ingegno di Pittagora ti fossono date ? Alia perfiuf, di " questo bene, quando tu I'hai, ti rallegra^ quando yi viene meno, non lo richiedere, se non forse come li » giovani debbono richiedere la puerizia , qucUi che y» souo alquanto proceduti in tempo la giovinezza deb- s' bono richiedere. Certo corso di eta h una via di na- « tura. e quella semplice, ed a ciascuna parte d'etade » suo tempo e dato, acciocche la infcrmita de' fanciulli, " la ferocita de' giovani , la gravita della costante eta, 5» e la maturita della vecchiezza alcuna cosa naturale 5' abbia in se, la quale a suo tempo ricevere si dee ??. Quest'ultimo periodo e un vero guazzabuglio: quel tem- pestivitas non e gia il suo tempo ^ ma, giusta la inter- pretazione del Grevio, e la proprieta naturale di cia- scuna eta, come nell'ordine deiranno la dote caratte- ristica della primavera h costituita dai fiori, quella del- r estate dalle messi, quella dell'autunno dalle frutta. Cosi la intese e la traslato con maestria il professore Del Cliiappa: « Purche siavi la temperanza delle forze, s» e ciascuno si adoperi quanto puo, non fia certo che y> ei senta troppo gran desiderio di forze. Narrasi che » Milone abbia corso tutto lo stadio olimpico recando T un bue vivo in sugli omeri. Or quai forze ameresti yi che piutlosto ti fosser date , o queste di corpo . o ?' quelle dell' ingegno di Pitagora? In fine, di questo be- r) ne, ove tu abbialo, usane: e quando vien meno, non 5; lo richiedere^ se non foi'se come i giovani non deb- >i bono richiedere la puerizia, n6 la giovinezza queili n che alquanto piii in la son proceduti. Havvi un de- n terminato corso di eta ed una sola via della natura, " e questa semplice^ e sua natural qualita e stata as- " segnata a ciascuna parte dell" eta , tanloche e la I 64 IL CATONE MAGGIORE, EC. » debolezra dei fanciuUi, e la ferocita dei giovani, e la " gravita dclla gia ferma etade , e la maturita della n vecchiczza ha qualche cosa di uaturale, la (juale deb- " basi a suo tempo provare «. Talvolta il volgarizzatore del trecento fa uso di bei modi nati e non fatti, e di certe grazie schiette, le quali erano proprie di quel secolo, ma cade bentosto nel fango o male interpretando , od avendo ricorso a maniei-e troppo volgari. Ecco un escmpio e di quella virtu e di questo difetto (cap. XI). Resistendwn, Laeli et Scipio , senecluti est, ejusque vitia diligentia compen- sanda sunt. Pugnanduni tamquam contra niorbuniy sic contra senectutem. Habenda ratio valetudinis ^ utenduni exejcitationibus modicis / tantwn cibi et potionis adhi- bendani y ut reficiantiir vires , non oppriinantur. Nee vera corpori soli subveniendwn est , sed nienti atque aninio nndto magis: nam haec quoque^ nisi tamquam lumini o- leum instilles y exstinguuntur senectute. Et corpora qui- dem defatigatione et exercitntione ingravescunt : aninii autem exercit.ando levantur. Nam quos ait Caecilius co- micos stultos senes, hos significat credulos, obliviosos ,dis' solutos : quae vitia sunt non senectutis , sed inertis, igna- vae y somniculosae senectutis ". Da resistere ^ alia vec- » chiezza, Scipio e Lelio, e li sucj vizi con diligenza » sono da compensare. Da combattere e siccome con- " tro alia infermita, in tal guisa contro alia vecchiezza. » Si dice fare ragione della debolezza, usare piccoli 55 esercizi, usare tanto di cibo e di bevcraggio che le 55 forze sieno rifatte, non abbattute. PSe solaniente al 5! corpo si dee sovvenire, ma ancora alia meute ed al- 55 I'animo molto maggiormente, perciocche queste cose, 55 se tu siccome I'olio al lume non ne stilli, per la vec- 55 chiezza si spengono. E li corpi verameute per fatica 55 di esercizi aggravano, ma gli animi affaticandosi al- 55 lievano. Perciocche coloro, li quali Cecilio comico 55 disse che erano stolti vecchij quelli cotali siguifica 55 creduli, dimenliohi, dissokiti. Li quali vizi non sono 55 della veccliiezza, ma della pigrizia e della sciocchez- " za, della sonnacchiosa vecchiezza". Clii, non potendo attingere alia fontc, ovvero capire il teste. cciTasse in Di :m. t. cicerone. i65 questo volgarlzzatore il ragionamento di Cicerone, nou ne intenderebbe che qualche frase , ma non V intero concetto; onde s'ascolti il Del Ghiappa che lo spone con maggior franchezza e perspicuita. « Deesi, o Sci- 5> pione e Lelio, resistere alia vecchiezza, e i difetti suoi 7> sono da compensare con una diligente cura del corpo. >s Come contro una infermita, cosi da combattere e » contro la vecchiezza^ e si vuol tener conto della sa- ys lute^ far uso di moderato esercizio^ e tanto di cibo y> e di bevanda usare che le forze si riconfortino , non » si opprimano. Ne si dee sovvenir solamente al corpo, j5 ma alia mente ed all'animo ahcor maggiormente: per- » ciocche, come il lume ove tu non vi istilli dell' olio , 5» cosi queste cose per la vecchiezza si spengono. E j> dove i corpi colla fatica e coll'esercizio si aggravano, 5> gli animi all' incontro collo esercitarli si alleviano. M Perciocche quei che Cecilio dice stolti yecchi da com- ?> media vuole significarne i creduli, gli smemorati, i n dissoluti^ i quali vizi non sono della vecchiezza, ma « della pigra, sonnacchiosa e sciocca vecchiezza 5^. Uno dei capl plu belli e nello stesso tempo piu dif- ficile a tradursi e quello in cui I'autore parla del pia- cere che si prova nel coltivare i campi. Egli era cosi compreso non solo delPutilita deiragricoltura, ma an- che del decoro della medesima, che aflfermava nulla esservi che sia piii degno di un uom libero {De Uffic. I, 4^)- Qiii egli entra a parlare dei vari piaceri che essa procura, e del modo mirabile con cui la terra produce. Me quidem nonfructus modo ^ sed etiam ipsius teri'ae vis ac natura delectat: quae cum, gremio mollito j ac subacto semen sparsum excepit, primum id ohcaeca- tum cohibet y ex quo occatio (quae hoc efficitj nominata est: deinde tepcfactum vapore et compressu suo diffiui- dit^ et elicit herbcscentem. ex eo viriditatem ^ quae nixa Jlbris stirpium^ sensim adolescit^ culmoque erecta genicu- lato^ vaginis jam quasi pubescens includituVy e quibus quum emerserit , Jiindit fiiigein spici, ordine structani et contra minorum avium morsus munitur vallo aiistarum. II Trecentista non e ne chiaro , ne accurato nel voltar queste scnlenze come il Del Chiappa, di cui notiamo 1 66 IL CATONE MAGGIORE, EC. qui le parole: «< Me non diletti soltanto il frutlo, ma n eziandio la forza vitale e la natura della ten-a stessa, >i la quale vlceve il seme nel suo grembo, allorch^ h V ammollito e culto^ primamente coirerpice lo copre » e quasi accieca, onde erpicare e detto cio che fa que- r> sl'effetto: dipoi intiepidito dal vapore e rigonfio ger- j» moglia e fuor verdeggia in erba : la quale infissa nelle J! fibre delle radici a poco a poco cresce, e cresciuta j> poi diritta sullo stelo nodoso s'involge rigogliosa nelle » sue foglie, come dentro guaine^ dalle quali allorch^ » sboccia, mette le granella ripartite in bella ordinanza « fra se dentro la spiga, la quale e d^ogni intorno cinta j» e munita di reste a difenderle dal beccare dei mi- »> nuti augelli n. SI da molte volte una serie di parole che esprimono diversi usi, e per conoscere il senso delle quali bisogna rlcorrere alia storia od aneddota o privata di un po- polo. Cicerone, a modo di esempio, parlando degli onori che si concedevano ai vecchi, cos'i si esprime: Hacc ipsa sunt honorabilia , quae videntur levia atque conimunia: salutarij appeti, decedi , assurgi^ deduct^ reduci^ consuli. V'ha qui poca diversita fra la versione del Trecentista e quella del professore: "Quelle cose stesse sono ono- yi revoli che pur si pajono lievl e comuni, essere cioe 55 salutato, desiderate, dato luogo, levarsi per lui, e in » andando e tornando essere accompagnato, essere da >j altrui richiesto di consiglio " . Cosi il moderao vol- garizzatore ha adoperato con senno facendo suo pro di alcuni bei modi del Trecentista, come quando traslata: Ut noil omtie vinwn, sic non omnis aetas vctustate coa- cescit. "Come non ogni vino, cosi non ogni eta per n vecchiezza iuacetisce «. II Salvinl approvava coloro che si giovano di queste traduzioni del trecento, e cosi scriveva nel suo Discorso accademico CLXXVII: «Gli >» stessi rozzi cominciamenti di nostra favella negli an- 5> tichissimi riinatori, e ne' primi volgarizzatori, che i » libri latini non dall'originale loro idioma, nel quale » fui'ono composti , ma dall'antica traduzione francese » in toscano trasportavano, dilettano a maraviglia chl » vi s'ausa: e sovente ne fa suo prode, ritrovandosi DI M. T. CICERONE. 1 67 » ricoperte tuttora da alcuna mondiglia, lucidisslme j5 gioie-, e siccoine nelle cave dei metalli si scorgono di J) curiosissimi scherzi della nalura, che quasi novizia e » discente, per condurre a perfezione il suo lavoro j> prima ne fa de' modelli e ne tesse alcune fila, che » mostrano secco ed ignudo I'ordlto, cosi ia questi au- n tichi testi a pcnna e volgarizzameuti si ravvisa la lin- » gua che si fa, e in una confusa massa di vocaboli e 3? stranieri e nostrali, vari buoni pezzi distinguonsi, e » di care e preziose parole a otta a otta tralucono che 55 non solo banno lustro, ma peso ancora e valore. II « gran Virgilio quanto proCtto di queste anticaglie, dal r> litame di Ennio, com'ei diceva, traendo fuora perle! » E il gran padre dell' eloquenza, Taltro lume di Roma, 3> non isdegnava gli antichi e rancidi scrittori della sua y> lingua, de' quali ne cita ben lunghi passi , da tutti J5 a guisa d'industriosa pecchia cogliendo sughi per for- >5 marne il mele della favella«. Quando si tratta di voltare certi ragionamenti stretti e calzanti, la semplicita dei trecentisti torna utilissima, ma lascia sempre desiderarc una certa macstria, che in un secolo come e il nostro, illuminato da cosi splen- dida luce scientifica, si richiede. A chiarire questa no- stra sentcnza sulla schietta semplicita degli antichi, e sulla erudita maestria dei modcrni sceglieremo quel luogo della Vecchiaia tolto da Platone, il quale dalla natura dell' anima desume le prove della sua immor- talita. Sic mihi persuasi j sic sentio , qiiwn tanta ce~ leritas animorum sit, tanta memoria praeteritorwn , Jh- turorwnqiic prndentia^ tot artes, tantae scicntiae^ tot in- venta, non posse earn natnrani, quae res cas continent ^ esse moT'talenij quunique semper agitetur animus^ necprin- cipiuni motus haheat , quia se ipse moveatj ne fineiii qui- deni habiturwn esse niotus, quia nwnquani se ipse sit re- licturus. Et quwn simplex animi natura essetj neque ha- heret in se quidquam admixtuni dispar sui atquc dissimile^ non posse eum dividi, quod si non possitj non posse in- terire ^ magnoque esse argumento, homines scire pleraque antequam nati sint , quod jam pueri^ quwn nrtes dijjiciles disccint^ ita celeriter res innumerabiles erripiant, ut eas 1 68 IL CATONE MAGGIORE, EC. non turn primwn accipere videantary seel rcminisci, et recoTclari. Ecco la versione del Treceutista: « Gosi mi pa- y> re, cosi sento, coiiciossiacosache tanta sia la prestezza ?5 degli animi, tanta la memoria delle cose passate, tanta » la prudcnza dl quelle che debbono venire, tante arti, » tante scienze, tante invenzioni, che non possa quella » natura che tante cose contiene esser mortale. E con- j> ciossiach(i 1' animo sempre si muova , e non abbia n princlpio di movimento, perciocche egli se medesimo V) muove, ne fine pure abbia ad avere di movimento, M perciocche sit medesimo giammai non abbandonera. >» E conciosslache la natura delF animo fosse semplice, J? n6 avesse in se alcuna mistura disuguale e dissi- » migliante di s^, quello animo non pud esser diviso, y> e non potendo non puo venir meno. E di cio e y> graude argomento che gli uomini sanno molte cose n quasi prima che siano nati, che gia li fanciuUi, quan- j> do le malagcvoli arti imprendono, si tosto innume- yi rabili cose apparano, che non pare che quello di 55 prima allora apprendano, ma se ne rammentino, e ii se ne arricordino ». S'ascolti ora il moderno volgarizzatore che incalza di piu r argomento: « Gosi tengo per fermo, cosi io 55 sento, che essendo tanta la velocita degli animi, tanta » la memoria delle cose passate, tanta la previdenza r> delle future, e tante le arti, le scienze e i ritrova- V) menti, non potere quella natura che tante cose com- y> prende essere mortale^ e conciossiache 1' animo sem- « pre si muova e si agiti^ ne questo movimento abbia » principio, perche se stesso muova, non potra pure « aver fine questo moto, perche esso non e per abban- « donare giammai se medesimo. Ed essendo semplice « la natura dell' animo, ne avendo in se niuna mistura 55 di materiale, ne di cosa dissomigliante da se, esso 55 animo non puo percio essere diviso, e non potendo 55 esser diviso non pud morire. Ed essere di grande 55 argomento che gli uomini sanno le piii delle cose 55 avanti che e' sicno nati, perche ancora i fanciuUi , y> quando le difficili arti imparano, innumerevoli cose 55 si velocemente colgouo come di volo, che c' non pare Dl M. T. CICERONE. i6q 5) clie quelle allora pei* la prima fiata apprendano, ma » si se ne rammentino , e se ne desti in loro la me- » moria ». La favella, di cui fa uso il professore Del Chiappa, e generalmente cernita, perch6 oltre all'essere nato in Tuscana, egli ha posto molto studio nei trecentist! e negli altri classici, e non dimentico il rimprovero coa- tro i suoi concittadini, die fu messo in bocca alia no- stra lingua dal Salvini : « Pare che la stessa toscana lin- » gua con esse noi si rammarichi e dica: Figliuoli miei, n la dolcezza c I'amor della patria , che ne' petti no- f> bili e generosi fa suo delicato nido, perche non vi » invaghisce di me, che, messa in credito dai nostri J5 buoni antichi, e da' moderni venerata, sono uno de' » maggiori ornamenti della terra vostra? » In alcuni luoghi pero il nostro traduttore accatta maniere anti- quate, o vocaboli troppo vieti. Noi non vorremmo usato Vein (pag. 11) in vece di egliy ne gli albori per alberi (pag. 34,36) con pericolo che sieno confusi cogli splen- dori antelucani", ne il dipoi per dopo lunga navigazione (p. 44)7 ^^ ^* laudazione in luogo dii funebrc elogio j ne le artificiate tavole e gli spessi beveraggi per voltare V eoctructis mensis et frequentibus poculis. Non si puo poi capire questo periodo, forse per qualche sconcio di stampa : « Non ai'recano dunque ragione alcuna quel 5) che in far le cose non si adopera la vecchiezza, e si- 35 mili sono a quelli i quali asseriscono nulla fare il tl- 5> moniere nel navigare n . NiJiil igitur afferunt qui in re gerenda versari senectutetn neganty similesque sunt iis qui gubernatorein in navigando agere nihil dicant (cap. VI). Si e ommesso il negant. Avremmo voluto che fosse trasla- tato pill chiaramente quest' altro periodo : Est decorus sermo senis, quietus et reniissus / facitque persaepe ipsa sibi audientiam diserti senis compta et mitis oratio (c. IX). M Bello e il sermonar del vecchio , dignitoso , c quieto, 3j e riposato, e assai spesso fa a se medesimo udicnza » 1' adorna e mite orazione di placido e facondo vec- » chio ». Quell' ufZj'enza cui succede adorna che sembra ad essa unita , mentre va a riferirsi alia orazione^ in- tcnebra tutto quanto il concetto. Bibl. Ital. T. C. la lyO IL CATONE MAGGIORE, EC. Sapendo che il professore Del Ghlappa si e posto a tutt'uomo dietro alle orazioni di Cicerone, lo confor- tiamo a seguire con alacrita il suo lavoro, a coprir di bella veste quella facondia veramente imperatoria, ed a fame innamorati i giovani in guisa che, vedendo si maestoso il fiume die ne deriva, sieno pi'esi dalla va- ghezza di conoscere la fonte e di attignervi. A. Levati. Traduzioni da ClassicL Latini fatte con nuovo me- todo da Giuseppe Tavern a. Vol. I. Piacenza, dai torchi di A. Del Maine, in i6.** AH' annunzio che Giuseppe Taverna, il quale ha mo- strato di conoscere le grazie piii care del nostro idio- rna, aveva pubblicate alcune traduzioni di classici latini dettate con novello metodo, fummo presi dalla piii viva brama di conoscerle. Ricevuto il prime volume, ci ralle- grammo che egli fosse entrato nell'aringo colle Epi- stele di Seneca, le quali difficilmente si possono ben traslatare pei concetti gravidi, per cosi dire, di tanto sapere filosofico, e nello stesso tempo espressi con nii- rabile rapidita e concisione. Seneca leva a farsi maggior di se stesso I'animo di chi I'ode, poiche, al dii' del Bartoli, il porta a mettere il suo nido e la sua pace sopra quanto inquieta, disordina, manomette tutta la generazione degli uomini^ e tale in do e il vigor dcl- Fesprimere i suoi magnanimi sensi, che non vi par leg- gere una morta scrittura, ma udire in essa vivo vivo il suo spirito. Erasi gia pubblicate un volgarizzamento delle epistole di Seneca prima in Firenze, poi in Brescia^ esse fu det- tate nel trecento, ed il Salviati credeva che quanto alia Javella, e quanto alia scrittura fosse da riporsi tra le migliori prose del miglior secolo. E benche sparso vi sia per entro qualche voce grammaticale , e alcuna anche ve ne abbia dclle francesche ^ sono tuttavia piccol nwncro TRADUZIONI DA CLASSICI LATINI, DI G. TAVERNA. I 7 I verso le tante pure e natle , che continuo vi si ritrovano.) c gran ricchezza del volgar nostra in quel volume e rac- chiusa. Ma avendo il buoii trecentista tradotto dal frau- cese, e noa veduto mai il testo latino di Seneca, ha spesse volte alterato le idee del filosofo, non di rado le ha stemprale da parafraste, e semprc ha fatto quegli strani mutatncnti che era naturale si facessero da chi non attinse alia prima c vera sorgente, ma ad altro rivo, che per lungo corso si ei'a gia da quella alien ta- nato. AI contrario il Taverna s'acciuse a tradur dal testo, a seguirlo fedelmente, ed a far corrispondere una schietta e viva locuzione italiana alia latina. Gli esempi che qui sotto noteremo faranno fede che egli ha il piii delle volte traslatato le succosc e vibrate sentenze di Seneca senza dilavarle e menomarne per nulla la rapi- dita e la energia. Nella prima lettera si tratta dell' uso che si dee fare del tempo, e nella seconda del viag- giare e del leggere. Vindica te tibijCi temp us, quod adliuc aut auferehatur , aut su- bripiebatur,aut excidebat, collige et serva. Persuade tihl hoc, sic esse ut scribo : quaedam tempora eripiuntur nobis,, quaedam sub- ducuntur , quaedam ejffluunt. E- pist. 1,1. Renditi a te e il tempo che insino a qui altri si rapiva o ru- bava, o che fuggiasi, raccogli e serba. Persuaditi che il iatto sta com' io scrivo : alcune ore ci son loUcj alcune sottratte, alcune ci sguizzano via. FaCj mi Lucili, quod Jacere te scribis, omnes horas complecte- re: sic fietj ut minus ex crastino pendens, si hodierno manum iii- jeceris. Dum d/ffcriur, vita trans- currit. Ibid. 2. Fa, o mio Lucilio, quello che di fare mi scrivi: rabbraccia lutte I'ore. Cosi avverra che tu men dipenda dal doinani, se gitterai la inauo nel di d'oggi. Mentre che I' uomo s'indugia, la vita tras- corre. Ex his quae mihi scribis et ex Da quello che tu mi scrivi, e his quae audio j bonam spent de da quel che odo, io piglio buona teconcipio;non discurris^neclo- speranzadi te. Tunon vagabond!, coram mutationibus inquictaris. tu non hai inquietezza di mutar lya TRADUZIONI DA CLASSICI LATINI, JEgri animi ista jactatio est. luoghi. D'infermo animo e co- Primum argumentum compositae testo trageltarsi. Primo argo- mentis cxistimo, posse consistere, mento d' animo ordinato io re- et secum morari. Epis. II, i. puto, potere affiggersi e abitar seco. Nusquam est qui iibique est. In niun luogo 6 chl e per ogni Vitam in peregrinatione exigen- dove. A chi usa la vita peregri- tibus hoc evenit, ut multa hospi- nando, interviene questo, cbe ei tia habeant nullas amicitias. I- trovi molll alberghi, niuna ami- bid. 2. sta. Distringit librontm multitude. Itaque, quum legere non possis quantum habueris satis est ha- bere quantum legas. ^^Sed mode, inquisj hunc librum evolverc vo- lo, modo ilium ». Fastidientis sta- machi est nulla degustare j quae ubi varia sunt et diversUj inqui- nant, non alunt. Probatos itaque semper lege, et si quando ad a- lios diverti libuerit^ ad priores redi. Ibid. 3. Impaccia la mollitudine dei li- bri. Non potendo dunque tu leg- gere quanli ne avresli, bastil'a- verne quanti tu legga. «Ma vo- glio, tu did, ora questo, ora quello rivolgere ». Di stomaco svogliato e I' assaggiare molle vi- vande; che quando varie sono e diverse , imbrattano, non alimen- tano. Sempre adunque leggi gli appro vati; e se talora stato siati a grado diverlere ad altri, si ri- vieni a' primieri. 11 traduttore ha scelte pressochc tutte le prime let- tere di Seneca, come quelle che s'aggirano su bellis- simi e facili argomenti, quali sono dello eleggere I'a- niico j della paura delta niorte / delVostentare fdosofia e dellajilo Sofia verace ^ della vera amicizia j che si dee fug' gire la folia ^ in che debha occuparsi it sapicnte. II campo, per cui fin qui si va discorrendo, non it ancora ingom- bro da tante spine, e le sentenze sono chiare, evidenti e sceverale dalle sottigliezze della dialettica, ed anche in parte dalla stoica orgogliosa durezza. Omnia cum amico delihera sed Tu d'ogni cosa dellbera col- de ipso prius. Post amicitiam I'amico, ma in prima di iui me- credendum est, ante amicitiam desimo. Dopo I'amicizia e da DI GIUSEPPE TAVERNA. 1^3 judicandum. IstU'ero praepostero credere, prima dell' amicizia da qfficia pcrmiscent: qui contra giudicare. Macotestororimescola- /»^rtece;7/a Theophrasti, qiium a- no gli offici arovescio, iqualicon- maveruntjudicantj et non amant tro gli insegnamenli^di Teofrasto, quum jndiccweriint. Din cogita , giudicano dopo che amarono, e an tihi in amicitiam aliquis re- non amano dopo che giudicarono. cipiendus sit: quum placuerit fie- Molto ripensa, se taluno debba ri, toto ilium pectore admitte: da te riceversi in amista: ovecio tarn audacter cum illo loquere siali piaciuto, accoglilo con tutto quam tecum. Epist. Ill, i. il petto: parla con^esso cosi ar- ditamente come con teco. Quidam quae tantum amicis Taluni le cose, da non fidar committenda sunt obi'iis narranf^ che agli arnici, narrano a cui s'av- et in quasUbet aures, quidquid vengono; e checche li cuoce, sca- illos uriinl exonerant: quidam ricano in ogni orecchio. Altri, per rursus etiam carissimorum con- lo contrario, riteraono, non an- scientiam reformidant, et si pos- che i piu cari ne abblano senlo- sent, ne sihi quidem credituri, in- re; e se polcssero, non si fidando terius premunt omne secretum. pur di se stessi, priemono dentro Neutrum faciendum est: utrum- ogni secrcto. Ne I'uno ne I'altro que enim vitium est, et omnibus e da fare: \izio essendo amcn- crederect nulli; sed altcrum ho- duni, e a tutti credere e a nes- nestius dixerim vitium, alterum suno; ma I'uno direi vizio piu lutius. Ibid. 4- onesto, I'altro piu sicuro. Magnae divitiae sunt, lege na- Grandi ricchezze sono in po- turae composita paupertas. Lex verta ordinata secondo legge di autem ilia naturae scis quos no- natura. Ma sai tu quali termini ci bis terminos statuat? Non esu- prefigga cotal legge di natura? rire, non sitire, non algere. TJt Non aver fame, non sete, non famem sitimque depellas ^ non freddo. A cacciar fame e sete non est necesse superbis assidcre li- 6 bisogno frequentare i superbi minibus, nee supercilium grave limitari, ne soffrire grave soprac- et contumeliosam etiam humani- ciglio, ed oltraggiosa perfino la tatem patij non est necesse ma- corlesia ; non e bisogno cimentar ria tentare nee sequi castra. Pa- mari ne andare a campo. Presto rabde est quod natura desiderat k ed ammanito quel che natura et appositum: ad supervacua su- desidera : sudasi al soperchievole. datur. Epist. IV, g. TRADUZIONI DA CLASSICI LATINI 174 Quod pcrtlnaciler studeSj et omnibus omissis hoc ununi agis, lit tc mcUorcm quotidiejiicias, et proho et gaudeo : nee tantum hor- tor ut perseveres J sed etiam ro- go. Illud autem te admoneo ne eorum more, qui nan proficere sed consequi cupiunt j facias ali- qua, quae in habitu tuo ant ge- ncrc vilac notabilia sunt. Aspc- rum cullum et intonsum caputj et negligentiorcm barbam^ et indi- cia argento odium ^ et cubilehumi posilum, et quidquid aliud ani- hitionem pen'ersa via sequilur, Ci'ita. Episl. V, I. Quemadmodum desiderare de- licatas res, luxuriae est: ita usi- tatas et non magna parabiles Jugere, dementiae. Frugalitatem exigit philosophia, non poenanv palest autem esse no/i incompta friigalitas. Ibid. 4- Quid tibi vitandum praccipiie exis times quaeris. Turbam Nunquam mores, quos exluli ^ refero ; aliquid ex eoquodcom- posui turbaturj aliquid ex his, quae Jugavi , redit. . . Inimica est multorumconversatio. Nemo non aliquod nobis vilium aut com- mendat , aut imprimit , aut ne- scientibns allinil. Epist. Vll, 1 . Nidlus mihi per olium dies exit; partem noclium stud lis Che pfirlinacemente In sludii , c, posposta ogni altra cosa^ opcri a quest' uno, di renderti ogni di niigliore , approve e godo. Ne sollanlo io conforto, anzi prego pure chc tu perseveri. Ti assenno pero, non tu, seguendo il costume di tali clie bramano non di van- taggiare ma d'essere sguardati, faccia cosa che nel tuo abito e in tua maniera di vita sla nolabile. Schifa ruvido abbigliamento , c lunglii capcgli, e barba straccu- rata, e bandito odio a denaro, e letto posto in terra , e checche allro per traversa via va dietro ad ambizione. A quel modo che e raorbidezza desiderar cose delicate; cosl stol- tezza c fuggire le usitate, e di non grande spcndio. Filosofia ri- chiede frugalita, non pena: an- che la frugah'la puo essere non arrufFata. Chiedi qual cosa tu debba cre- dere chc sia principalmente da schifare. La folia . . . Giammai ri- porto meco i coslumi ch'io arre- cai fuori ; alcun che di cio ch'io asscflai, si scompiglia, riede al- cuna dclle cose ch'io cacciai . .. Kiniichevole ci e la conversazio- ne di moili. Ognuno o ci loda al- cun vizio, o in noi lostampa, o non ce ne accorgondo lo ci ap- picca. Niun giorno mi fuggc nel- lo srioperio: parlc dcile nofti DI GIUSEPPE TAVERNA. 1^5 vinclico; non vaco somno,sedsuc- asscgno agli sludil; non mi aliban- ciimbo J et oculos, vigiliajatiga- dono al sonno, ma gli soltogiac- tos,cadentesqueiinoperedetineo. cio, e gli occhi faticati dal ve- Secessinon tantum ab hominibuSj gliare e cadenlij distengo in ope- sed ctiam a rebus, et primiim a ra. Mi ritirai non pur dagli uo- meis. Posterorum negotium ago : mini , ma dalle cose ancora , e illis aUqua,quae possintprodesse prima dalle mie. Pigliomi pcn- conscribo. Epist. VIII, i, 2. siero degli avvenire: detlo alcu- ne cose die giovare lor possano. Queir in opere detineo tvadotto per distengo in opera nou mi gaibeggia gran fatto, e questa ci sembra la men- da pi'incipale del nostro volgarizzatore, il quale vuol pressoche sempre far corrispoudere una parola o loou- zionc italiaua ad una latina, eon cui abbia o somi- glianza odanalogia, mentre nel passai'e dalFuno all'al- tro idioma cssa non ha ritenuto lo stesso senso 0 splen- dove. E per addurne uu esempio, citeremo quel luogo delFepistola IX, in cui Seneca non sa come esprimerc Y a.-y.^zi.y.v dei Grcci, e leme di cadere in ambiguila voltandola di colpo con sola una voce, cioe coll' j'm- padentiam. Noi non siamo d'avviso col Taverna che si possa tradurre impazienza , a cui siarao soliti di ap- piccare un altro senso ;; ci pare anzi clic si debba dire indiffrrenza^ od insojferenza, od impassihilita, come con- fessa egli medesinio in una nota. « Questo nome si suol r> tradurre per impassibilita , la quale ne divaria assai, 55 pcrocche da se riguardata vale piuttosto una durezza 55 invincibile ad ogni sforzo", ma il nome apatia signi- 55 (lea quello stato dell'animo in cui non proviamo com- 55 movimento alcuno, e restiamo insensibili nella pre- 55 scnza di alcuno obbietto. II che, come ognun vede, 55 i un fatto dello spii-ito uraano, una maniei'a di es- 55 sere che discerniamo da ogni altra. LP impassibilita e 55 una concezione astratta dal supporre persona o cosa 55 che non pui-e e , ma non puo venire smossa^ ne al- 55 terata dentro ne di fuori. II nome che ha parentela " piu vicina coW^ apatia sarebbe forse stupidezza o stu- 55 pidita; ma troppo apertamente mostrerebbe lo stoico 55 di voler dclirare dal vcro. se ponesse la forma della 176 TRADUZIONI DA CLASSICI LATIN!, n sapienza e virtu in uno stato simile a qiicUo iu che » i sensi rimangonsi dal fare le loro operazioni j5. II Salvini \\e\ Manuale d'Epitteto tradusse lettcralmen- te apat/nrij cluamandola spassionatezza , ed apata spas- sionato ( « Se ti senti barattare con queste 1' apada o J5 spassiovatezzan cap. ay: «Tanto si vende la qualita « di spassionato « cap. 10 ). Questa e la vera apatia de- gli stoici die credevano di essere inaccessibili ad ogni passione, e tetragoni ai colpi della sventura^ per cui sembravano non pazienti ma insensibili , non quieti ma stupidi. « Questi seguaci dell' apatia, diceva Erode 35 Attico, che parcr vogliono tranqnilli, e intrepidi, e 35 immobili, mentreche nulla bramano, di nulla si dol- 3> gono, di nulla si adirano, di nulla si rallegrano, tron- n cando le funzioni piu intense e gagliarde dell'animo, 33 invecchiano nel corpo di una vita pigra e svaloritas). I-latinismi, di cui fa uso il Taverna con molta mae- stria, sono talvolta un po' Iroppo arditi, perch^ imitano metafore die non si confanno all' indole della nostra lingua. Noi non vorremmo, per mo' d'esempio, die si traducesse Vequo aniino dei latini per piano animo, come adopera il nostro volgarizzatore. Hoc quotidie meditare, lit possis aequo animo vitam relinquere {\). « Questo tu 33 medita, accio tu possa in piano animo lasciare la 35 vita 35. Ne meglio ci sembra usato il quiescere iu luogo di riposare. Utj'osque reprehendes , et eos qui semper in- quieti sunt^ et eos qui semper quiescunt (2). « Gosi en- 33 trambi riprenderai, e quclli che sono sempre inquieti, e quelii che quiescono sempre «. II luogo sublime della epistola IX, in cui Seneca di- mostra che chi cerca le amicizie per proprio vantag- gio fiulsce a non cavarne alcun profitto, anzi ad essere abbandonato dai sedicenti amici nel maggior uopo , e traslatato dal Taverna con molta energia, ma insieme con troppa ricercatezza di parole. II lettore ne giudichi. Qui se spectatj, et propter hoc ad amici tiam venit, male cogitat: qiiemadmodiini coepit sic dcsinet. Paravit amicum (i) Epist. IV, 4. (i) Epist. Ill, 4. ■ i . ■ -f .' ' ; :: . DI GIUSEPPE TAVERNA. I 77 ach'crsus vincala laturum opem: qiium prinium crepuC' tit catena . disccdet. Hae sunt amicitiae , quas tempo- rarias popuhis appellat. Qui causa utilitatis assumptus est, tamdiu placebit, quamdiu utilis fucrit. Hac re flor an- tes aniicorum turha circwnsedit\ circa cversos solitudo est: et inde amicifugiunt, uhi probantur. « Chi agguarda sc, }■> e perciu %nene ad amicizia, la pensa male : sicconic co- 5> mincio, cosi terminera. Appareccliiossi uii aniico per y> venire aiutato da priglonia: I'amico se ne andra al 55 pi-iaio croscio della catena. Tali sono le amista die w il popolo appclla temporanee. Chi fu preso ad amico » per fine d'utilita, piacera tanto tempo, quanto fia » utile. Ond'e che turba d' amici circuncigne ifioriscen- n ti^ solitudine intornia gli abbattuti: e d' indi fuggon » gli amici, dove si provauo". Certe parole si possono usar qualche volta, ma nou profondere : tale e prode per utile , o giovamento. Es- sendo facile il confondere questo sense con quel di valoroso, ne puo nascere oscurita, come quando si dice: Non fa prode il cibo ne si incorpora^ se preso via via si rigetti. — Non prodest cibus ^ nee corpori accedit, qui statim sumptus emittitur. (Epist. II, 2). Ed altrove: 'Per 3' questo mi occultai, e chiusi I'uscio, afFin che io possa 35 far prode a moltissimi 55. In hoc me rccondidi et fores clausi, ut prodesse pluribus possini ( Epist. VIU , i ). Ne crediamo lecito la frequente introduzione di vocaboli antiquati che il traduttore adotta, come a caglon d'e- sempio il sanicare per guarire, che ha in fronte perfino nella Crusca Veronese il marchio di voce antica. « Niente " impedimenta cotanto il sanicare, come il sovente mn- 3! tar farniachi » . Nihil aequae sanitatern impeditj quani remediorwn crebra mutatio (Epist. II, 2). Quell' imyjeJt- mentare poi e pressoche proscritto dalP uso, supremo signore della favella, il quale non permette remmeno di adoperar soventi volte tempestare in senso di essere in tempesta, poiche adesso e in voga il sostantivo, ma non il verbo, che piu comunemente si usa per batterc furiosamente , per istigare, per non lasciar viver uno finche a sue marcio dispelto non faccia una qiialclie cosa. Plcri(pie inter mortis mctuiu . ct i'itae torinenla 1^8 TRADUZIONI DA CLASSICI LATINI , niiseri /luctuantur ^ et vh'cre iiolunt,et tnori iiesciunt{E,- pist. IV, 4)- " Assaissimi tra paura di niorte e tormenti 5> di vita, miseri tempestano, e vivere non vogliono, e j5 morire nou sanno ». JVoli liuic trniKjuillitati cojifidere. 3Ioniej7to marc ci'ertitw: codein die ubi luserunt nain'gia^ sorhentur (lb. 6). « Non t'affidare in cotesta tranquil- « lita. Di colpo il mare lempcsla. Le navi lo stesso di, 5) cola dove trcscarono, vengono ingoiatc". So che il verbo tempcstarc c stato adoperato negli Animaestra- menti degli aiidcln per tradurre appunto questa sen- tenza di Seneca: Non credere a qaesto riposo: in iino Tiiornento tempesta il mare: ma nou si dee sempre imi- tare tutto qnello che cadde dalla veneranda barba dei trecentisli. Per la stessa ragione non ci lasceremmo cadcr dalla penna stoltia, invece di stoltizia, che il no- stro volgarizzatore ha raccolto dal Buti e da Fra Gior- dano. Queste mende, ben lungi dallo stremare i meriti del Taverna, lo chiariscono anzi studioso ed assai versato nel nostro idioma. Che se si confronta la sua versione della epistola XXXI di Seneca con quella di Annibal Caro, che giacque per lungo tempo inedita, e fu poi pubblicata dal dottor Liberali e dal Dalmistro, si ve- dra che egli non e talvolta inferiore a questo gran- d'uomo nella schiettezza dei modi, e che lo avanza nella buona scelta delle lezioui.Non si potrebbe al contrario pronunciar lo stesso giudizio intorno al volgavizzamento di quei brani di Sallustio, che il Taverna stampo dopo le epistole di Seneca, quando si mettessero a confronto colla versione dell'Alfieri. L' autore della Guerra Catilinaria e Giugurtina^ che divenne cosi illustre per le gravi e profonde sue mas- sime cosi di politica come di morale, ebbe I'onore di veder traslatate le sue opere da Fra Bartolomeo da i San Goncordio, da Agostino Ortica, dal Garani, dal i Loredano, dal Gorsini, dal Bianchi, dal Dandolo, dal Nardini, e finalmente dall'Alfieri, a cui tutti dovettero cedcre la palma, poichc raggiunse la brcvita ed il ner- bo del latino scrillore, e si distinse con una cvidenza I cd energia , che, come egli stesso alTerma, non pare T)I GIUSEPPE TAVERNA. I 79 accatlala, ma originale. Il Taverna conosce forse piu pi-ofoiulamcntc la lingua del Lazio di quel che la co- noscessc I'Alfieri, che confessa dl averla trascurata nc- gli anni suoi giovanili, e percio non sarebbe incappato a tratlurre pcriculum per pericolo, come fecc il tragico d'Asli in un luogo in cui esso dee neccssariamente si- gnificare esperienza: Turn demuin periculo atque negotiis compcrtum est in hello plurimum ingeniuni posse: ma ha anch'cgli voltato con poca esattezza questa sentenza: fortuna in omni re dominatur; ea j'es cunctas ex libidine magis nuam ex vero celehrat obscuratque. u Fortuna pa- 5? droneggia il tutto*, ella ogni cosa piu dal diletto che » dal vero celebra ed oscura». Quell' eo: libidine non significa no dal diletto, ma secondo il suo talento o ca- priccio. Ne certamente v'ha maggior precisione nel vol- garizzare il subversos montes, di cui parla Sallustio per indicare lo spropositato lusso dei Romani che spiana- vano i monli per coslruire le loro ville. « E a che men- 5' zionare io qui cose a niuno credibili, se non a que' 35 che videro, avere molti privati arrouesciato monta- » gne e mui-ato in sui mari ? >' Se il vocabolario dice il vero quando definisce aiTovesciare voJger la cosa al contrario del suo diritto , non si potranno mai vedcre monti arrovesciati. Non si dee pero negare che qualche sentcnza di questi due proemi, che stanno in fronte alle Guerre Catilinaria e Giugiirtina, non sia espressa in modo piu calzante e vivo die non dagli allri tra- duttori di Sallustio. Confortiamo pertanto il Taverna a non lasciare Tutilissima e lodevole sua impresa^ c ad acquistar nuovi titoli alia riconocenza de' suoi ccncit- tadini per le assidue cure che cgli consacra a tutto cio che puo promovere ed agevolare la istru/.ione della gio- ventii. A. Lcvati. PAPxTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Intorno il sistema idraiilico del Po, ai principali can- giamenti die ha snbito ed alle pin importanti operc . esegidte o proposte pel sno regolamento. Cenni del- I'ingegnere Elia Lombardini. — MdanOj i84o, presso Luigi di Giacomo Pirola. In 4-°j di pag. 77, con due tavolc incise in rame. V^uest'interessantc opuscolobendiniostracon quanto impegno ed alacrita il dotto ingegnerc Lombavdinl ab- bia atteso alio studio importantissinio deiridraulico si- stema del Po e de' suoi tributarj, e come abbia saputo avvalorarlo opportunamente sia con diligcnti osservar zioni locali, sia coll'esame di quanto scrissero i piu accreditati idraulici. Molta c 1' erudizione e niolte le sensate ed ingeguose teorie sparse nel suo bel lavoro. Premesse alcune nozioni geologiche sulla formazione della gran valle di Po, esamina le cause die ne de- terminarono 1' attuale posizione , e fa notare che i fiumi delle Alpi essendo di portata assai maggiore di quelli delFAppenniuo, e quindi avendo facolla di tras- portare a piu considerevoli distanze le materie da loro strascinate , ne risulto clie la posizione del Po dovette essere comparativamente piii lontana dalle Alpi che dall'Appennino. Alcuni de' confluenti del Po attraversano un lago, coTue il Ticino, I'Adda, TOglio, il Miacio, e sono in- cassati a notevoli profondita sotto il livello delle circo- stanti pianure, mentre gli altri lianno il letto quasi a livello della piauura stessa^ la spiegazione clie 1' autoi'e da di questo fcnomeno ^ non mono ingegnosa che plau- sibile. Clii esamina, dic'egli, i depositi alluviali, costiluenti r alto piano Subalpino della Lombardia , v' incontra INTORNO IL SISTEMA IDRAULICO DEL PO, EC. l8l immensa copia di rocce granitiche e porfiriche, le quali non potevano provenire se non dal mezzo dellc Alpi , e nella sola supposizione die il fondo dei fiumi, clie le trasportarono e le deposero, non fosse interrotto dalle cavlta de' laghi, nei quali attualmente quelle materle si arrestano. Per tale motive appare che la formazione di que' laghi 6 poslerioi'e. Essi servivano, come servono tuttora, a rendere linipide le acque di que' fiumi, e percio i fondi de' loro alvei dovettero scavarsi e dis- porsi con pendenza minore, ed incassarsi nelle pree- sistenti alluvioni. L'abbassamento fu massimo ne' tron- chi piu alti ^ ando mano mano scemando negli inferioi'i e si propago ben anco al Po, le cui acque divennero meno torbide. Quindi e die la differeuza d'altezza tra il letto del fiume e le adjacenti pianure e pel Ticino di 3o a 4o nietri nelle vicinanze del Lago Maggiore, e va riducendosi a circa la meta presso Pavia. Per I'Adda tale differenza e di 3o metri a Trezzo, 9 a lo presso Grotta d'Adda, e 5 a 6 verso Spinadesco, ove un tem- po scorreva. Le coste dell' Oglio sono ancora alte i5 metri a Sonciuo, e riduconsi a 5 o 6 sopra il livello dellc sue piene presso Calvatone Bozzolo. I fiumi affluenti al Po che proveiigono dall'Appeuniuo e quelli delle Alpi superiori alio sbocco del Ticino, scendono in direzione pressoche normale al Po, Ma i fiumi alpini inferiori al Ticino, dope aver teuuto quella direzione sino ad un certo punto della pianura, la cam- biano repentinamente per assecondare quella del Po. II Ticino ha un gomito , d' inflessione tenue , a Tur- bigo^ quello deH'Adda e piii pronunziato , ed esiste a Villa Pompejana^ I'Oglio s'inflette a Ginivolta ancora piu sensibilmeute^ il Mincio fa un angolo quasi retto prima di giungere a Mantova. II Tartaro poi e I'Adige deviano affatto dal Po, scorrono vicini, in direzione parallela, e gettansi in mare con foce solitaria. Le dis- posizioni delle pendenze trasversali e longitudinali della vallc di Po spiegano opportunamente tali andamenti. In quanto al Po, scorre in Piemonte sopra un letto ui ghiaja che va gradatamente scemando di grossezza siuo alio sbocco della Trebbia: ivi s'incoutra la sabbia, I 82 IINTORNO IL SISTEMA IDRAULICO DEL PO , che andando in giu, diventa sempre piu fina, cd in ultimo si cambia in belletta. Le sue sponde naturali, formate dalle stesse alluvioni dell'attuale sistema , si elevano in gcnerale sino al livello della plena ordlnaria. Dal confluente del Ticino a quelle dellOglio esse sono coslituite da strati alterni d'argilla e di sabbia, i quali, prevalendo questa, presentano poca resistenza alia cor- rosione^ In quel tronco II fiume ha un andamento va- riabillssimo, una considerevole larghezza, e forma facll- nieute Isole nel suo seno. Al disotto dell' Ogllo inco- mincia a prevalere nelle sponde la terra argillosa, e al contrario sono piu sottili c trasportabili le raaterie del fondo. Percio non ostante I'aumento della massa delle acque, il fiume scorre piii raccolto e profoudo e con men variabile andamento. L'autore passa poi a conslderare le varlazioni che per diverse cause accadono nelP andamento del Po. Splega acconclamente come vanuo formandosi le tor- tuoslta, e come acquistino Incremcnto sino ad un certo limite, passato il quale hanno luogo del raddrlzzamenti spontanei che chiamansi salti. A tal proposito cita il salto di Goltai'o sopra Casalmaggiore che avvenne nel 1777, ed abbrevio il corso del fiume di circa 5ooo me- tii sopra una linea di 7000 metri che prima percor- reva. Gosi I due salti di Mezzanone e di Castelnuovo Bocca d'Adda negli anni i8oy e 1810 che produssero un accorclamento di 12000 nietrl sopra i 16000 del primitlvo andamento. DalTesame del sistema delle arglnature diPo, della sua origine e della mutazlone a cui ando soggetto, Fautore e indotto ad occuparsi della legge che seguono le altezze delle piene nel diversi tronchi del Po. Da Cremona a Ostiglia, ove ha luogo il ventre o colmo delle piene del Po, va gradatamcnte crescendo P al- tezza delle piene sul livello della massima inagra sino a toccare I'eccesso di metri 3,^3^ dopo quel punto le altezze medesime vanno sempre scemando, avvicinan- dosi al mare , ove si riducono a zero. L' andamento del Po ando soggetto ne' tempi decors! a varie mutazioni piii o meno importanti, ma dai tempi Dl ELIA LO.MBARDINI. I 83 della Romana dominazione sino ad ora non devio da Piaceuza, da Cremona, da Brescello e da Ostilia, che cousiderare si possono come tanti punli fissi. L'autore, colla scoi-ta di documenti storici, accenna alcuni par- ziall cambiamenti avvenuti ti'a Brescello e la Stellata. Assai piu notevoli sono quelli cli' ebbcro luogo dalla Stellata al mare. Ai tempi di Polibio il fiume si divi- deva nelle vicinanze di Ferrara in due rami, che coin- cidevano all'incirca col Po di Volano, e col Po di Pri- maro, dal quale fu poi derivata la Fossa Augusta , menzionata da Plinio, die comunicava con Ravenna. Nell' anno i i52 segui una memorabile rotta a Ficarolo, per la quale il fiume si rivolse a sinistra, e formo I'at- tuale Po grande o di Venezia, cosi che il Po di Ferrara s'irapoveri progressivamente d'acqua, e di tal maniera che Tanno i538 fu trovato quasi asciutto. Incomincio in allora il celebre conflilto tra i Bolognesi ed i Ferra- resi per 1" immissione del Reno in Po. Sotto il regno Italico quest' immissione fu decisa, e si spesero per essa circa sei milioni^ ma essendosi manifestate delle dif- ficolta nella costruzionc di due grandi hotti sotterranee, Tuna sotto il Panaro, I'altra sotto il nuovo cauale del Reno, si ritardo il compimento delP opera, che fu poi dimessa. Prima di occuparsi delle mutazioni che al Po di Ve- nezia aveunero dope la rotta di Ficarolo , l'autore premette alcuni cenni sulle f?u«e^ed a questo propo- sito fa osservare come iungo le rive occidentali dell'A- driatico, superiormente alia Romagna , mettano foce molti fiumi di portata considerevole, e come in pari tempo il litorale trovisi esposto alio scirocco e piii an- cora al vento di levante, il primo de' quali e dominante in quel golfo, ma il secondo e assai violento e burra- scoso. Mentre le acque di quei fiumi continuano a por- tare al largo mare le torbide, che depongono in vici- nanza della foce , questo agitato dai venti esercita un'azione conlraria in tutta la lunghezza della spiag- gia, tendendo a respingere le materie medesime verso di essa. Combinati questi moti con quelle continuo del marc da sinistra a destra, che chiamasi nioto radentc , I 84 I^■T0RNO IL SISTEM.V IDRAULICO DEL PO, distendono tali niaterie lungo il litorale, e formano que' miicchi dctti dune o montoni^ dai quail ora risiilta il marj^ine dcUe lagune Venete c delle valli di Goniac- chio. Vedonsi anche oggidi le tracce di antiche dune anteriori alia formazione del delta attuale di Po. Par- tono le medesime da Bi-ondolo, ove hanno termine le dune Venete, passano in contatto della cavanella d'A- dige, quindi a levante di Loreo, da cui distano intorno a tre miglia^ proseguono poi per una linea di sette mi- glia, dopo di che si dividono in tre rami, dei quali il jjiii orientale passa per la Mesola, larabe presso po- nente i vicini bosclii, e raette a Volano ove incomin- ciano le dune delle valli di Comaccbio. II rartio principale del Po grande dopo la rotta di Ficarolo attraversava le dune di fronte a Loreo nel luogo delle Fornaci ed ivi sboccava in mare. Ando poi mano mano allungando il suo corso fra le proprie al- luvioni, e si divise in tre rami, il maggiore de' quali dirigendosi verso lo sbocco dell'Adige , al porto di Fos- sone, fece temere ai Veneziani cbe potesse danneg- giare i porti diBrondolo e di Cbioggia^ motivo per cui fu nel 1699 decisa la formazione d'un taglio a Porto- Viro, della lungbezza di niiglia quattro. Interessanti souo i particolari sull'eseguimento di questo taglio che da r autoi'e, appoggiandosi specialmente a quanto fu scrltto dall'illustre Zendrini. Non meno sensati ebe dotti sono i ragiohamenti ed i calcoli con cui egli tenta di deter- minare la misura delle alluvioni di Po in mare, il cui annuo incremento medio sarebbe di pertiche milanesi 2066 dopo il taglio di Porto-Viro. Molta erudi/ione scorgesi nella discussione che intavola sulla quistione, se il fondo e le piene del Po abbiano provato alzamento notabile^ la cui conclusione e che: « Nessuna osserva- » zione diretla proverebbe in modo convincente, che il n letto del Po siasi flnora sensibilmente rialzato. Al- » trettanto non potrebbe dirsi delle sue piene, le quali 5j sarebberopiii elevate che non fossero un tempo, pri- » ma cioe che lesueacque si contenessero da argini. Ma y> cio in pai'te fu immediata ed inevitabilc conseguen- » za di sifTatto arginamento^ ed in parte dipendei-ebbe DI ELIA LOMBARDIM. I 85 >■) (lal pill rapido afflusso delle piene , prodotto dal » dissodamento del bosclii montani. Ad impcdire tali }■> efletti r arte non saprebbc in alcun modo prove- 55 dere. 55 La focc del Po sarebbesi notevolmente prolungata 55 in questi due secoli^ lo che deve pure avere infhiito 55 ad elevar maggionnente le piene, solo pero nei tron- 55 chi plu prossitni alia foce stessa. 55 Un accorciainento di linea anche considei-evole 55 verso la foce, porterebbe poco sollievo al tronco su- 55 periore del Po, fra la Stellata e lo sbocco deir O- 55 glio, ove furono per I'addietro piii frequenti ed ove 55 sono ancora piu temibili le rotte55. Dal sin qui detto, risulta quanto I'opuscolo del si- gner Lombardini sia interessanle e ricco di belle noti- zie. NelFatto di tributargliene lode e congratulazionl , non possiamo dispensarci dall'esporre brevemente al- cuni nostri dispareri sulle conclusioni ch'egli ne ricava. L'alzamento del fondo del Po e dimostrato dalle opcrazloni fatte dagli ingegneri geografi nel 1 8 1 2 e i8i3, riferite nella Memoria del signor maggiore Ma- rieni (tonio 96.°, fascicolo di ottobre 1 889, pag. i 'i di questo Giornale), dalla quale si deduce: i.° Che a Pon- te di Lagoscuro il fondo del fiunie si e alzato, dal 1693 al 1 81 3, di metri 3,y8. 2.*' Che il rigurgito del mare, che un secolo fa si faceva sentire sino a Ponte di Lagoscuro nelle grandi burrasche e nel tempo della maggior al- tezza delle maree , non arriva che verso a Cologno. Questo alzamento deducesi pure da varj de' fatti spe- clficati neiropuscolo stesso, qualora siano debitamente interpretati. Gonveniamo che la nuova linea d'inalveazione pro- posta dal signor Gagliardi per riunire le varie ramifi- cazioni del Po in un solo alveo, sia difettosa per la sua peculiare dlrezione^ ma siamo daltronde persuasi che riualveazione guidata per altra piii convenevole linea sarebbe di grandissima utilita. La testimonianza di Bertazuoli fa conoscere che dopo il tagllo di Porto-Viro , le piene del Po nel Mantovano giungevano a minore altezza che ne' tempi anteriori. Se Bibl. Ital. T. G. 1 3 l86 INTORNO IL SISTEMA IDRAULICO DEL PO , EC. questo buon cffetto non fii durevole, nv. di maggior cf- ficacia, cagionc nc furono: i .° L'imperfetto cseguimento di quel lavoro , staute la troppo ristretta escavazione e la durata eccessiva del tempo impicgato, per cui gli in- terramenti copiosl distrussero soUecitamente i vantaggi die da quel taglio emergevano. 2.° Oltre la prolunga- zione dell' alveo avvenne ben presto una suddivisione di rami. 3." I Veueziani s'ostinarono a chiudere que' rami clie meglio combinavano colla naturale indole del flume, ed i quali sboccavano in mare secondo la legge idraulica riconosciutaed indicata dall'insigneMontanari. • Lo state attuale della pratica meccanica non ci sem- bra talmente arrelrato da dovere, come pensa I'autore, rimandare ai nostri tardi nipoti I'eseguimento di opere che saremmo benissimo in grado di eseguire. Non man- cherebbei'o alPuopo, ne gli uomini, ne i mezzi tecnici, ne i capitali qualora fossero questi coadjuvati da forte e perseverante volonta. Vi iin niioi'o apparecchio per le sperienze sulVorigine deir Elettricitd Voltiana. Meinoria letta per estratto dal professore Giuseppe Belli nella seconda Ra- dunanza degli Scienziati Italianij, il di 1^ settem- bre i84o. E noto come i lisicisieno attualmeute divisi d'opinione intorno alia causa die pone in moto Telettrico nella pila Voltiana. E noto come niolli fra essi, aderendo al celebre inventore di questo mirabile strumento , ara- mettono die una tale causa motrice stia principalmente nei conduttori solidi eterogenei toccantisi, sopra tutto metallici, compreslvi eziandio i metalli fusi^ i quali con- duttori, allorquando sieno in contatto, abbiano facolta, in virtu di una non ancora ben nota forza, di trasmet- tersi dalPuno alTaltro una certa dose d' elettrico ^ sti- mando die i conduttori liquidi non metallici, quantun- que esercitino audi' essi qualclie piccola azione dello DI UN NUOVO APPARECCHIO, EC. I 87 stesso gciicre fra s) h'i p. Ill, spcricnza scconda. 204 DI UN NUOVO APPARECCHIO, EC. facendo comunicare fra loro con un arco umido isolate I'appendice s del disco di rame{ fig. 9)56 I'appendice r' del disco di zinco : con che si hanno segni ben piu forli di quelli dati dalle altre due appendici •, affatto confovmeraente a quanto si dedurrebbe dai sopracci- tati due fatti fondamentali , dai quali si trarrebbe che la differenza di stato elettrico fra B e Z dovrebbe es- sere la somma di altre tre, cioe di quella fra R e Zj con quella fra r' e Z, e con quella leggiera altresi pro- dotta fra z ed r' dalla interposizione del liquido, il quale tende anch' esso a rendere negativo lo zinco e positivo il rarae ^ laddove chl negasse que' due fatti fondamentali , e ritenesse die tutto lo squilibrio elet- trico dovesse attribuirsi all'azione del liquido frapposto ai due metalli, dovrebbe in questa sperienza aspettarsi de' segni, bensi di natura contraria , ma della stessa forza di quelli presentati da una comunicazione liquida fra le altre due appendici. Un'altra di siffatte sperienze sarebbe quella di met- tere in comunicazione due appendici omogenee {Jig- 10) di due dischi eterogenei, cioe o le due di rame, 0 le due di zinco (i). Chi negasse i due fatti da me consi- derati non dovrebbe aspettar segni elettrici ^ mentre la r csperienza ne da, e nel sense de'sopraddetti due fatti. E a persuadere viemaggiormente della cosa aggiun- gerei un'altra mia sperienza, la quale io non so se an- cora sia stata fatta, facilissima a spiegarsi da chi am- mette que'due fatti, e sommamente imbarazzante,cred'io, a chi li rifiuti. Sperienza terza. Involgo I'appendice di zinco del piattello di zinco con una foglietta^ di stagno {fig- 11)5^ postii due piat- telli a piccolissima distanza frammezzali da aria, metto in comunicazione questa foglietta di stagno col piattello di rame mediante un corpo umido a. Qual segno do- vro io avere alzando il disco superiore? Facciamo pri- ma un po' di ragionamento , cercando di prevedere (i) Memoria VI. cil. , pag. 109, sperienza seltima. sull'origine dell'elettricita' VOLTIANA. 2o5 V esito a norma tlelle diverse dottrine. Chi ammette i due fatti tante volte citati, dira senza titubanza che lo zinco presentera segni positivi procedenti da elettrico che lo zinco ricevera dallo stagno contiguo, intanto che qiiesto ne chiamera dal rame attraverso al liquido. Chi in vece non ammette quei due fattI (non dice gia, chi segue le dottrine chimico-elettriche, poiche si puo bene seguir queste ed ammettere i detti fatti), e ritiene che I'elettricita venga smossa unicaraente dall' azione del liquido, dee aspettare un risultamento contrario , dee cioe ritenere che il liquido pigli elettrico dallo stagno e lo dia al rame, talche si abbia elcttrizzato in piii il rame, e in meno lo zinco, siccome quello che k in co- municazione metallica coUo stagno. Che dice ora il fatto? Separando i due dischi, si trova elcttrizzato in pill lo zinco e in meno il rame, conformemente ai due fatti posti da Volta. Invece dello stagno si potrebbe usare piombo, il quale nella scala degli eletti'omotori , si trova anch'esso intermedio fra il rame e lo zinco ^ c ancora , stabilendo la comunicazione mediante un corpo umido , si avrebbero nelP elettroscopio de' segni conformi ai due fatti di Volta, e contrarii ai pensamenti di coloro che fanno tutto dipenderc dai liquidi. Conclusione. Concludero proponendo ai due partiti i patti di una tregua, quando non sia ancora possibile un compiuto ac- cordo. lo proporrci che gli uni e gli altri amraettessero come cause immediate o prossime delle correnti voltiane i due fatti slabiliti da Volta, cioe che in alcuni condut- tori , quali souo principalmente i metallici , quando sieno uniti o per immedi^to contatto o per mezzo di conduttori della stessa loi'O classe, nasca e si manten- ga uno squilibrio elettrico ^ e che togliendo questa co- municazione e frapponendo ad essi corpi un conduttore liquido non metallico, torni sensibilmente a ricomporsi Tequilibrio. E in quauto alle cause di cotali due fatti, o alia cagione rcmota di quelle correnti, lascerei che i seguaci di entrambe le dottrine ritcnessero per ora i loro principii, riserbandosi I'csame di questi ad allro tempo 206 DI UN NUOVO APPARECCHIO, EC. uel quale siasi studiato piu addcntro in qucste parti astriise della scieiiza^ a un tempo nel quale i Voltiani abbiano potuto in qualche parte conoscei'e la natura di quella forza a7'caiia{i) da cui viene posto in moto I'elettrico, e i seguaci delle dottrine chimico-elettriche siano riesciti a meglio stabilire il I'apporto, ancora male determinato {i) ^ fra le azioni chiiniche e le elettriche. lo ho fiducia die niolto piu vicine si troveranno allora le diverse dottrine, essendo forse ora discrepanti perche incomplete, perche I'una 886 cavalli, ne possedeva tuttavia 4' 5, 807 nel 1834, mal- grado le gi'avi perdite sofferte durante la guerra d'in- surrezione. Sappiamo eziandio che non pochi khan , ossiauo principi, Kirghis e Baschiri , posseggono tal- volta perfino a 10,000 di qucsti animali ^ che in Rus- sia , a detta del valente sig. Schnitzler , il piu povero paesano ne possiede sempre per lo meno uno , e tal- volta un maggior numero. Aggiungasi finalmente che le vaste pianure della Russia meridionale offrono i ter- reni i piu favorevoli non solo al mantenimento, ma alia moltiplicazione eziandio -del bestiame cavallino , il co- sto di cui e quivi aucor minore di quello che sia nel- rUngheria. Prese in considerazione tutte queste circo- stanze , e guardando specialmente al gi-an numero di vilHci russi, crediamo che si possano accordare in oggi a questa parte dell' impero Russo , che abbraccia quasi la meta dell' Europa, i due terzi soltanto del numero assegnatole dai Malchus pel i825, cioe 8 milioni. Le risultanze delle iudagini che sappiamo farsi dai governo russo su questo proposito mostreranno sino a qual segno questa nostra valutazione si avvicini al vero. Intanto osserveremo che, come abbiamo rigettato i do- dici milioni del Malchus che provvisoriamente avevamo creduto, anni souo, poter adottarc, del pari siamo ben lungi dairammettere i i 3,5oo,ooo cavalli che I'illustre Berghaus accorda a questa parte dell' impero pel i838. 2a6 DEL BESTIAIME CAVALLINO. Nell' impero Russo , come nell'Austriaco , voglionsi distinguere tre sorta di stabillmenti ippici : quelli ap- partenenti alia corte e destlnati a provvedere soltanto ai bisogni della fauiiglia imperiale ^ quelli pel servizio dell' esej'cito, e quelli mantenuti pel niiglioramento delle razze de'privati. Mancano i dati positivi intorno al nu- niero di questi ultimi stabilimenti , come pure intorno al numero dcgli stalloni in essi ccnteuuti. Dopo il i83o i quattro stabilimenti privati della fa- miglia imperiale vennero concentrati in uno solo , in quello cioe di Bronnitzi nel governo di Mosca , clie in quell' anno appunto annoverava 287 cavalli. Sei sono gli stabilimenti milltari ^ cioe quelli di PoTcniNSKOWsKi , nel governo di Niji-Novogorod *, di Skopinski, nel governo di Resan^ ed i quattro di Der- KIJLSK , StRELETZKI , LlMAREWSKI 6 NoVO-AlEXANDROVSKI , nel governo di Kharkov. Questi sei istituti nel i83o possedevano 7,025 ca- valli , senza contare quelli destinati al lavoro della carapagua ed i cavalli detti Tahiin. II sig. Sablovski pel i832 faceva ascendere a 7,643 il numero dei cavalli in questi stabilimenti medesimi. Per quanto spetta alle razze di proprieta privata diremo brevemente die la Russia ne ha un gran nu- mero , fra cul sonvene alcune distinte per la bellezza degli animali in esse mantenuti e massime pel loro gran numero. Quella della contessa Orlov-Tchermenslxi, po- sta nelle vicinanze di Khejenov nel governo di Voro- neje, ci sembra anzl che sia il piii grande stabilimento di questo genere di proprieta privata. Si accerta che pochi anui sono esso non contava meno di i,320 ca- valli , dei quali parecchi erano arabi, persiani, iuglesi e delle migliori razze conosciute. E qui voglionsi no- minare almeno le razze dei conti Repin e Zavadofshi, come pure quella del principe Sangusko. Termineremo finalmente col rainmentare che il valente geografo e statistico Sablovski fa ascendere alle i,4oo il numero delle razze di proprieta privata , stimando ai 388, 000 il numero dei cavalli ad esse spettanti ^ intorno alle quali valutazioni seguiremo I'opinione del dotto Bul- garin che le trova csagerale. DEL BESTIAIWE CAVALLINO. 2^7 §. VI. CONFEDERAZIONE GeRMANICA. Questa parte dell' Europa 6 la contrada che , dopo r Inghilterra, ci sembra che tenga il primo posto nella statistica del bestiame cavalliiio, quand' ancbe voglian- sene disgiuugcre i paesi apparteueuti alia monarchla Prussiana ed all' impero d'Austi'ia. Cotal posto devesi alia Germania non solo pel uu- mero del cavalli viventi entro i confini dei paesi col- legati , ma ancor piu per la qualita loro. Nell' Ost-Fri- sia , nel granducato di Oldcnburgo , prospera appunto quella razza tanto rinomata per la bellezza delle for- me, la forza e le grandi dimeusioni^ neirHolstein vive 1' altra da essa poco diversa e distinta per qualita che sotto alti'i aspetti la raccomandano ancor piii. Gelebri da lungo tempo sono i cavalli forniti dalle razze del Mecklemburgo , e sono pure assai apprezzati quelli del Lunemburgo nel regno di Annover. Questi paesi danno anuualmeute circa 18 in 20.000 cavalli da lusso e da guerra ^ asportazlone che forma uno de'principali rami del commercio di questi paesi , ed assegna loro il po- sto eminente, che non esitiamo a dar loro nel fatto del besliame cavallino. Devesi pero confessare che, malgrado la sua impor- tanza assoluta e relativa , questo ramo della nazionale ricchezza e ben lungi ancora dal poter essere stimato numericamente con esaltezza. Gli autori nazionali ed esteri differiscono grandemente nelle loro stime. Ser- bando ad altra occasione I'esame di cotali raaravigliose discrepanze, ci limiteremo per ora alle poche seguenti, che abbiamo raccolte nel sottoposto specchio onde se ne agevolasse il confronto. 228 DEL BESTIAME CAVALLINO. SPECCHIO COMPARATIVO (Jel nuniero dei cavalli nella Confederazione Germanica secondo varj autori. Aulori. Num. de* cavalli. Hassel, iiella grande Geograjia di Weimar pubblicata nel 1819, calcolando sui dati del 1809,1812 e i8i6, comprendendovi anche i paesi dipendenli dalla nio- narchia Prussiana e dall'imperoAustriaco, e riferen- dosi al 1818 1900000 MoREAu DE JoNNES, nel giomale della Societe Francaise de Statistique Universelle , in un articolo pubblicato nel iSSa e riferendosi al 1820 1900000 BerchauSj nel terzo volume delV jillgemeine Lander, pubblicato nel i858 • 2470670 MalchuSj nella sua Statistica delV Europa , pubblicata nel 1826, ed escludendo dal calcolo tutt' i paesi ap- partenenti alio monarcbie Prussiana, Olandese, Da- nese ed all'impero d' Austria, e riferendosi al 1826 iiSggio RuDTORFFER, nella sua Geogra/ia pubblicata nel i83g, prendendo i niedesimi confini, nia riferendosi, a quantopare, al i858 ii5oooo Le gravi difFerenze oflferte da questo specchio sceme- ranno pero d'assai, qualora si considerino le diverse epoche cui spettano le stime ed i litnili difFerenti as- segnati alia Confederazione. lufatti, tralasciando la va- lutazione del Moreau de Jounes , perche semplice ripe- tizione di quella dell'Hassel, la stima di quest'ultimo s' accorda con I'altra del dotto Berghaus, se vogliamo tcner conto del grande accresciinento avvenuto nei ven- t'anni trascorsi tra Puna e I'altra stima. L' opinioue di Malchus , tanto a pi-Ima vista diversa da quella del- l'Hassel, combina perfettamente quando abbiasi riguar- do alia difFerenza dei confini ed all' avvenuto accresci- mento nei sei anni trascoi'si fra le due stime. Passando ora a quanto ne dicono gli statistici iu- torno al numero del bestianie cavallino nei regni di DEL BESTIAME CAVALLINO, 229 Baviera, di Wiirtemberg e di Annover, ne offrlremo gli specchi seguenti : SPECCHIO COMPARATIVO del numei'O dei cavalli nel regno di Baviera, secondo vari autori. Autori. Num. de' c»valli. MoREAn DE JoNNES , ncl cItato giomale della Societa di Statistica, e riferendosi al 1822 207000 Berghaus, nelterzo volume della sua Allgemeine Law der, ec. pubblicato nel i838 i55qoo Berghaus, nel quarto volume della stessa opera pubbli- cato nel 1 838, citando 11 censiinento del iSSj • . 33o620 Malchus, nella sua Statistica dell' Europa, adottando il censimento fallo nel 1821 325ooo Questo numero fu pure da esse riprodotto, colla conveniente avverlenza, nella sua Geograjla mi- litare, dandone le cifre esatte •32499' L'anonimo autore AeW Almanacco militare della Con- federazione Germanica, pubblicato nel i838, ma ri- ferendosi al 1 833 334720 NsiCHWiTZ, nella sua Geografia pubblicata nel i838. 4ooooo Ungewitter, nella sua Geogra/ja pidiblicata nel i84o 455ooo SPECCHIO COMPARATIVO del numero dei cavalli nel regno di p^iirtembergj secondo vari autori. Autori. Num. dc' cavalli. Berghaus , neWjdllg. Ldnder , etc. e pubblicato nel i858 62000 HasseLj nella grande Geografia di Weimar^ riferendosi al 1816 80870 Malchus, nella sua Geografia militare dell' Europa, ri- ferendosi al i83o 94292 NiscHwiTz, nella sua Geograjia, pubblicata nel i858. 1 00000 ;i3o DEL BESTIAME CAVALLINO. SPECCHIO COMPARATIVO del numcro dci cavnlli nel rei^iio di Annover^ secotido vari aittnri. Autori. Num. de' cavalli. MoREAU Dii JoNNES, uel citato Giornale di Stalls tica , pubblicato nel i832 e riferendosi al 1820 . . . aaSooo Berghaus, nel quarto volume della sua jdllg. Lander ^ e pubblicato nel i858 U26000 RuDTORFFER, nel 1809 , . . . . 22^600 Charles Dupin, nel 1826, in un articolo del Bulletin du baron de Ferriisac 2 5094 5 Malchus, nella sua Statistica dell'Europa, basando le sue stime sui censimenti dal 1812 al 18 15 e riferen- dosi al 1826 aS^Soo Ci asterremo da qualsivoglia osservazlone intorno alle somme offerte dal sopi'addetti tre specchi, die forse verrebbe attribuita la nostra ci'itica a viste da cui siam lontani Ic mille miglia. La data della pubblicazione dell' opera di ogni autore e 1' anno cui spetta la sua stlma rendono d' altronde inutile ogni comento. Que.- sti prospetti poi li abbiamo compilati perche non si credesse che le nostre valutazioni sieno fatte alia cle- ca, o, come spesso suol farsi, togliendo la prima somma trovata in uno scritto periodico , od in un' opera gene- rale di geografia 0 di statistica. Per quanto illustre uelle scienzc cbe trattiamo, mai non adottammo opinione di alcuno scrittorc senza esa- me, specialmente in soggetti genei'ali ^ troppo sapendo per esperienza come sia malagevole evitare gli errori in simili lavori. Da questa abitudine deviamo soltanto allorche quei sommi ingegni intraprendono un qual- che lavoro speciale ^ nel quale la meritata loro fama e per noi sufficiente sicurta per risparmiarci la briga di ulterior! indagini. Nel riassunto generate vedremo quale sia il numc- ro de' cavalli che ci'ediamo poter assegnarc ai paesi DEL BESTIAME CAVALLINO. 23 I fornumti la Confcderazlone Germanica, escludcncio dal calcolo queill gla compresi nella monarchia Prussiana c neir impero d'Austi-ia. Pare vcramente incrediblle che nella moltitudine dei dati statlstici pubblicati sui paesi formanti questa gran- de Confederazioiie, I'uomo che desidera ragionare del bestiarae cavallino non trovi quasi nulla intorno al nu- mero de' cavalli esistenti jiei numerosi istituti ippici ci- vil! e militai'i. Eppure poche regioni del globo ofFrono pill numerosi o migliori stabilimenti dei germanici pae- si. — II picciolo regno di Wiirtemberg non ne conta meno di 7 , fra cui havvene taluno che per la scelta de' cavalli non teme il confronto di qualsivoglia altro si~ mile istituto^ vantaggi dovuti al regnanle sovrano, che spese ragguardevolissime sonime per migliorav le razze dello Stato. — II regno di Annover possiede a Celle ^ una delle piu grandi I'azze d''Europa^ non meno di 200 stalloui, ripartiti in 70 stazioni, erano anni sono man- tenuti dal governo per essere congiunti alle cavalle de' privati e migliorare cosi le razze del paese. II regno di Baviera, nell'anno 1826, annoverava nel suo grande stabilimento ippico militare 53 stalloni, 35 cavalle e 1662 poledri. Tutti gli amatori di cavalli conoscono il grande istituto di Redefin nel granducato di Mecklem- burgo Schwerin, ove trovasi pure la famosa razza d'/- venach appartenente al conte di Plessen. II regno di Sassonia possiede il bello stabilimento di Moritzburgo che ha /^o stalloni. Due celebri assai esi- stono in Monch-Nevcrsdojf nel granducato di Olden- burgo ed a Lopshorn nel principato di Lippe-Detmold. Non avendo il mezzo di esprimere con numeri 1' im- portanza assoluta e relativa dei principal! stabilimenti di questo gencre, posseduti dagli stati secondari della Confederazione Germanica, abbiamo cercato di riunire almcno nel seguentc prospelto le principali razze di alcuni di cssi. aSa DEL BESTIAME CAVALLINO. SPECCHIO NOMINATIVO ilei principall stabiUmenti ippici clcUa Coiifederazione Germanicn in alcuni degli stati che esclusivamente le appartengono. Stati. Stabilimeuti. Regno di Wuetemberg . • . Stuttgart, Klosterweil, Scharn- hausen, Klein- Hohenheim, Ein- siedel, Marhach^ Ofleinhausen, Urach. GnANDnciTo DI Baden .... Carlsruhe, Bruchsal e Waghdii- sel. Grandugato di Mecklemburgo- Redefin, Zinow, Basedow^ IvC' ScKWERiN nack, Lagitj Probberede. Granducato di Mecklemburgo- Neu-Strelitz , Ihleiifcld e Gross- Strelitz milzow. Granducato diAssi a Darmstadt Starkenburg, Neu-Ulrichstein. DocATO DI Anhalt Kothen . . Roslau. DucATO di Anhalt Dessau . . Dessau. DucATO DI Nassau Montabaur. Granducato di Sassonia Weimar AUstedt, Marksuhl. Principato di Lh'pe-Detmold . Lopshorn. Ganducato di Oldenburgo . . M'dnch-Neversdorf. Ducato di Brunswick .... Harzburg. Qualora si paragon! alia superficie de' suddetti Stati il numero degli ippici stabiUmenti, e vogliasi istituire un eguale confronto per altri Stati non compresi nella Federazione Alemanna, vedrassi di leggieri quanto giu- stamente nella statistica del bestiame cavallino con- venga un posto eminente a questa piccola ma impox'- tantissima parte del territoi'io europeo. § VII. ° RiASSUNTO GENERALE. II fin qui esposto ci fa conoscere, dietro le migliori autorita, il numero de' cavalli esistenti nel territorio delle primarie potenze^ si c pur veduto a quanto possa DEL BESTIAME CAVALLINO. ^33 approssimativamente stimarsi quello dl quest! ulili aui- raali destinato alia rimonta della cavalleria e del Ireno, ovvero dcgli equipaggi dei rispettivl eserciti, come del pari quello dei cavalli adoperati soltanto nel migliorare le razze. — Ma questi dali iion appartenendo tutti al- I'anno medesitno, couviene che sieno portati ogauao ad una stessa epoca e poscia messi a confronto gli uni cogli altri , perchi dalla comparazione di essi possiamo assegnare a questa od a quella delle accennate potenze quel posto clie nel fatto del bestiame cavallino le ap- partlene. Le cose gia dette per ogni singolo Stato ci dispensano da ulteriori osservazioni. Aggiugneremo soltanto che le diminuzioni pai'ziali avvenute in qualche parte del- Timpero d'Austria, a cagione della straordinaria sic- cita che in questi ultimi anni fu tanto dannosa a que- sta parte del bestiame, ed il timore di cadere in qual- che esagerazione nelle stime relative ai paesi Ungheresi, c'indussero a portare a soli a^Soooo il numero de' cavalli e de' muli esistenti in quest'impero circa la fine del i84o. La grande asportazione del bestiame cavallino che ha luogo nella Confederazione Germanica ci ha pure indotto a non portare oltre ad 1200000 il numero di questi animali esistenti nel suo territorio. E qui, a scan- so di equivocOj giova osservare che per Confederazione Germanica intendiamo que' soli Stati, la totalita del cui territorio e compresa ne' suoi confini. Percio nella somma surriferita non vennero messi i cavalli dei paesi che, formando parte di essa, spettano al regno dei Paesi Bassi, alle monarchic Danese e Prussiana ed al- r impero d'Austria. Lo specchio sottoposto offre lo stato del bestiame ca- vallino, compi-esi i muli, quale esistcva sul finire del i84o nei territorj delle primarie potenze. Bibl. ItaL T. C. i6 234 DEL BESTIAME CAVALLINO. I." SPECCHIO COMPARATIVO del icsliame cavallino nel territorio delle prirnarie potenzc. Stati. Impero d' Austria MONARCHIA PrUSSIANA MoNARCHiA Francese MoNARCBIA InGLESE . Impero Rosso CONFEDERAZIONE GeRMANICA Totale Num. dei caralli c dei niuli. 2,y50,00O i,5oo,ooo •j,yoo,ooo . 2,a5ojOoo 8,000,000 1,200,000 18,400,000 II prospelto seguente, da noi compilato, mostra la giustezza delle osservazioni del maresciallo Marmont e delPautore del citato articolo del Journal des Haras sull'importanza degli stabilimenti ippici militarl del- r impero Austriaco. Se avessimo potuto avere dati piu recenti, non v'ha dubbio che sarebbero stati aiicor piu favorevoli alia monarcliia Prussiana ed agli imperi Russo ed Austriaco, giacche questo iraportante elemento delle forze guerresche fu I'oggetto di grandissime cure di quei rispettivi governi. II numero de' cavalli negli sta- bilimenti della Francia, del nostro specchio, si riferi- sce, come gia si ^ veduto, all'anno i835, mentre quello dell' impero Russo risale al i832, quello dell' impero Austriaco al i83o, c I'altro della Prussia sino al 1829. iVumeio Nunierii degli de' .t^Liliniciiti, , cavall.. 5 6084 — 808 — I 546 — 5576 4 ■25-1 6 — 548 — 1 334 3 468 — i54 — 182 DEL BESTIAME CAVALLlNO. aSS ■2." SPECCHIO COMPARATIVO rlelle razze militari delle priinarie potenze. Slati e principali staliiliinenti Impeko d'Austria . Bablona . Radautz . Mezohegyes . MONAHCHIA PbCSSIANA Graditz Trakehnen MONABCHIA FrANCESE Pompadour . Le Pin. Impero Rnsso .... 6 7643 I dati di questo specchio mosh-auo a prima vista qual posto eminente tenga questa parte del materiale dell'armata austriaca Ira i poderosi eserciti mantenuti dalle primarie potenze. Dal confronto poi dei rispet- tivi numeri scorgesi che lo stabilimento di Bablona, bench^ il terzo dell' impero, possiede quasi il doppio de' cavalli mantenuti in tutti gli stabilimenti militari della Francia^ meutre quello di Radautz, che tiene il secondo posto, ne possiede un nuuiero triplo, il che in altri termini viene a dire che la razza di Radautz e Ire volte piii grande dei tre primarj stabilimenti ippici della Francia uniti insieme. Un tal paragonc fatto colla razza fW. Mezohegyes , la prima dell' impero, riuscirebbe ancor piu maraviglioso. Infatti questo istituto aunove- raudo 33^6 cavalli, csso h oltrc a sclte volte maggiore di (juei tre stabilimenti uniti, quasi triplo della razza prussiana di Trakehnen, che pure tiene un p.jsto emi- uenle fra eotali stabilimenti^ solo esso oltrepassa di un terzo tulti gli istiluti ippici militari della monarchia 236 DEL BESTIAME CAVALLINO. Prusslana, cd cguaglia quasi la meta di quelli til tutto I'impero Russo! Ci duole di iion essere in gi*ado di paragonai'e fra loro Ic priinarie potenze relativainente ai mezzi adopo- rati a perfezionare le razze. Solo farcmo la compara- zionc nel prospetto scguente di quegli elementi che nella brevita del tempo ci fu dato d'avei-e per alcune di esse. « 3.° SPEGGHIO COMPARATIVO del nurnero degli stalloni negli stabilimenti ippici civ'di. Stati. Numero degli stallimi. Impero d' Austria 174^ MoNARciiiA Pruss»ana 8oo MoNARCHlA FraNCESE 799 Chiuderemo 11 fin qui detto col notare die havvi cosi neir impero Russo come uell' Austriaco qualche stabi- limento privato che non solo gareggia coi grandi isti- tuti pubblici di questo genere, ma che anzi di gran lunga li supera. I numeri esposti nel secondo specchlo ci mettono in grado di conveuientemente apprezzare alcuni di essi. Cosi, a modo d'esempio, le razze dei conti Hunyadj^ KesstJielj e Erdoedj non hanno meno di 3oo cavalli^ e quella del principe Esterliazj, a Ozo- ra, giugne ai 7005 P altra poi della contessa Orlov- Tchermenski a Khejenov ^ contandone iSao alcuni anni sono , ci sembra che sia forse la piu grande delle razze private ed una delle maggiori d'Europa. Infatto essa eguaglia la prima della monarchia Prussiana, supera tutle quelle dell' impei'o d'Austria , ad eccezione delle due soltanto di Radautz e di Mezokegyes , ed e quasi tripla dei tre priniarj stabilimenti ippici della Francia uniti insieme ! Adriano Balbi. 23^ PARTE STRANIERA. Tableau du clirnat et de la vegetation de Vltalie resul- tat de deux vojages en ce pays dans les annees i8i j- 1819 et 1829-1830/ /?a/' /. F. ScHOUTF, prqfesscur de botanique a VUnwersite de Copenhague. Vol. I. Tableau de la teinperatwe et de pluies de Vltalie, avec un atlas de 5 cartes. — Copenhague .^ 1839. Librairie Gyldendal. Imprimerie de Blanco-Luno , pag- X et 228, in-^. Atlas pour le Tableau du cliniat de Vltalie , dresse par le capitain O. N. Olsen. — Copenhague , chez Gyl- dendal ^ 1839. wgnl qualvolta da straniera nazione ne viene una degua opera d' ingegno che risguardi le cose italianc , ne fa compiacenza che i meriti di queste sien tali da indiirrc gli stranieri a fame particolare pregio e studio , e a un tempo dispiaclrnento che da noi , in lanto miglior congiuntura di applicarci alle medesiine, non si facciano que' lavori che dai suddetti si fanno. Ma lasciando queste gelosie nazionali, ed elevando il pensiero a' progress! dcU'uinano sapere , ognora nobili e belli, da chiunque si ottengano, noi ci rallegreremo in tutto dell' opera annunziata, che per frutto di lunghissime fatiche d'un uomo esercitatissinio nelle materie di cui tratta, ne-^orge la illuslrazionc compiuta d' una delle parti piii iniportanli della natu- ralc isloria del nosiro paese. Del reslo, se italiano non e 1' autore di tale opera, bella comparsa fanno in cssa i dotti italiani, Chimi- nello e Toaldo in particolare, non che molti de' nostri attuali scien- ziati, cui saranuo grate le seguenti cortesi parole dell' autore : L'au- teur sejlatte en particulier que le savans Italiens recevront I'ou- vrage avec la mime bienveillance et la mime hospitalite dont Us ontfait jouir I'auteur luimeme. L'ouwrage pour une grande part appat-tient de droit a Vltalie^ car il n'auroit pu etre e'crit sans les nombreiises observations et recherches des sai'ans italiens et sans leur complaisance empressee envers I'auteur. 238 PARTE STRAMERA. Perche lautoie, deJicatosi a quel gran corpo di scienza die for- niano iiisieme Cliinatologia e Filogeografia, come diinostrauo le gia pubblicalc sue opcrc c in particolare la cclebratissima Geo- grajia delle Pinntc (i), prcscegliesse 1' Italia ad altri paesi per fame ranipo dclle sue esercitazioni , apparo dai scgucnti suoi detli. -•: Gia Hun)boldt avca presentato un quadro de' graiidi rappoiii fi- >■ sici nelle contrade inlertropicali del Nuovo Mondo, dc Buch e « Wahlcnberg aveano descrilto la Scandinavia^ i Carpachi e la parte » settentrionale della Svizzera; per lo die sembrava die 11 quadro » de' rapporii fisici d' un paese intermedio mancar non potesse » d' essere niolto apprezzatp , e niun paese piii che I'ltalia pareva « idoneo a questo scopo ,, oflciendo essa una ricca variola a motivo 3) deU'cssere mollo eslesa da Nord a Sud^ dolle Alpi cbe la ricin- j- gono. degli Apennini cbe I'attraversano, dci \ulcani die possiede, » dello sviluppo delle sue coste. INe d'allra parte avvi alcun paese 5> alia slessa lalitudine , del quale sieno slate cosi diligenteinente » esamiuatc le piante, e dove si sieno fatle si imnierose osserva- '.• zioni meteorologiche, lavori indispensabili aflin di detenninare con » precisione i rapporii fisici generali •>. L'autore, gia prima esercilato in altri viaggi scienlifici^ impresc negli anni nienzionati dal titolo dell' opera a percorrere per ogni veiso I'ltalia all'intento dlvisato; e i risultauienli di tali viaggi son qiielli ch' egli vien pubblicando con 1' opera medesnna circa il clinia e la vegetazione dell' Italia; ;' nia poiche, com' egli avverte, e dal '3 paragone di diversi paesi cbe giustamente ne vengono rappre- » sentali il clima e la vegetazione (e fu veraniente il metodo com- » parativo che rese oggidi le scienze fisiche di gran lunga supe- » riori a quelle dc' tempi passati, rispelto alia precisione e al- r> I'ampiezza), cosi clima e vegetazione d'ltalia non saranno Iraltati (l) Gruiiilz. cin. nll^. PJlanzengeograpliw. Jus d. Ddnischcn ilbers. f. Ferfasser. Berl. \?t■i'^. Altrp opcre delPautorc: Montente zu ein. Forlesung ul>. il. pjlaii- zengeogr. Rciche, in der LiiinaeOj i833. — De sedidus plant, ovigina- riisj in 8° llauiiiac, iSiG. — Tableau dii cliinal de Danemavk. — Beilrdge zur vergleichenden Kliinatologie. Kopenliagcn 1827, in 8". — Siir III hauteur innycnnc du baromelre an iuf/>au de la mere. Annates de Chimie et de Physique, T. 53 (i833) p. 11 3. - Europa , ein Na- turgemalde , aus deni Ddnischen. — Naturschilderungen. Eine Reihe allgemein/dsslicherf^orlesungen^ mil zwey Sleindrucklajeln^ aus dent Ddnischen. Kiel. Unit'ersildts-Buchhandlung_, i84o- PARTE STRANIERA. 1.3g » isolatamente, ma congiunlainente a quelli del rimanenle d'Europa » e deirAffrica settentrionale. — L' opera sara coniposta di due 5» parli principal! , una dcdicala al clinia e I'allra alia vcgetazione, 5> in guisa pero che ciascuna formi da se un Iratlato indipendente. » L'attual volume confiene il prospelto delle temperature e delle » pioggie^ precedutoda una disamina orografica. perche la configu- « razione del suolo lia una influenza essenziale sul clima. — II se- » condo volume conterra gli altri elementi del clima , e un para- » gone degli anni diversi , rispelto al caratlere meteorologico , il « che servira di scoria anche a trattare I'importante queslione » delle variazioni clie si altribuiscono al clima. — II lerzo volume » sara dedicato al prospetto litcgeografico >-. — Ora veniamo al- I'esame dell'annunziato primo volume. Capitolo I. Orografia dell' Italia. L'autore dichiara che questa parte del suo lavoro non o compiuta come si vorrebbe per formare una orografia propriamente delta dell'Italiaj nondimcno sonvi nu- merose indicazioni d'altezze dell'Alpi, della pianura del Po, dcgli Apennini, della Sicilia j e la carta prima dell' atlante ne fa I'espo- sizione, con una nitida rapprescntazione delle montagne che cir- condano e dividono I'ltalia. Un primo Sitjiplemeiito all'opera tratta della misura delle altezze, mediante il baiometro, cd espone le mollissime altezze con qucslo mezzo delerminate dall'autore. C.4PIT0L0 II. Temperatura delV Italia. Dopo premesse alcune ri- flessioni criticlie circa il paragone delle temperature, affine di ot- lenerne la omogeneita. passa l'autore a considcrare il sno tcma per tulti i versi possibili. Quindi esamina ed elabora la gran massa delle osservazioni termomelriche di cui fece raccolta ( e la di cui distesa sposizione porge materia a un secondo Supplemento) j e le rappre- senta con dovizia di compuli, e paragoni c prospctti. Prende a questo modo successivamente ad esame, rispetto a moltiplicl luoghi , la temperalura media dell' anno; la distribuzione del calore tra le quattro stagionij tra i mesij e persino di dieci in dieci giorni; gli estremi delle temperature riguardo ai mcsi, alle stagioni ed agli an- ni. La tavola seconda dell' atlante porge un quadro lermometro- grafico dell' Italia, esprimcndo le temperature medie dell' anno, dell'inverno e della state, di pareccbi luoghi segnati. sulla carta d' Italia, non omessa 1' indicazione e temperatura di luoghi clevati suU'Alpi, sugli Apennini e suU'Etna; ma scarse, a dir vero, sono le serie d' osservazioni termometricbe , abbastanza prolungale, clie in Italia sieno state fatte rispetto a situazioni molto elevate sopra il •i/^O PARTE STRAMF.RA. livello del mare. A compiniento del capitolo si paragona la tempe- ratura dell' Italia con quella d'altri paesi in Europa ed in Affrica tra o" e 60'' di lat. nord ; e i risultamenti principali sono rap- presentali dalla tavola terza dell'allante, che e una prcgevolissima carta termografica generale deirAfl'rica e deU'Europa tra i limiti so- vraespressij e son anche dichiarali dalle conclusioni seguenti; I. La temperatura media deU'anno, al livello del mare, varia in Affrica ed in Europa, niovendo dall'equatore sino a 60*^ lat. nord , dai + iy°,5 a o°C. Le linee isoterme, segnate nella suddetla tavo- la III, sono comprese tra quella di -|- a° e quella di 26° centigr. II. Le linee isoterme si scostano tra loro maggiormente (vale a dire la temperatura decresce piu lentamente ) tra 1' equatore e il 25° lat. nord J tra il oo" e il 45' si accostano piii che altrove; in- fine sotto una latitudine piu elevata gli intervalli tornano ad esser maggiori. m. Movendo dall' ovest all' est, nella parte del globo rappresen- tata sulla carta , le linee isoterme mostrano delle iiijlessioni equato- riali; nia queste inflessioni diventano maggiori mano a raano che ci andiamo avvicinando al circolo polare. Rispetto alle linee iso- tenne da 0° a i5"C, il puiito piu settentrionalc dclla curva (som- niila polare) rinvicnsi alio coste dell'AItanfico. Rispetto alle linee delle massime temperature il detto punto e situate piu verso Test (alle spiagge del Mediterraneo tra la Spagna e 1' Italia, e nell'in- terno dell' Affrica). rV. La differenza delle temperature delle stagioni e dei mesi au- menta noa solo dall' equatore verso il circolo polare , ma , nella parte del globo rappresentato dalla carta, aumenta altresi dall'ovest all' est , cioe dalla spiaggia deH'Atlantico verso 1' interno dei con- tinenti. V. Tra il 60° e il tropico del caucro i mesi piu caldi dell' anno arrivano piii tardi secondo che la posizione geografica ^ piu meri- dionale. VI. Sotto egual latitudine, i mesi piu caldi vengono piu tardi, secondo che piu ci troviamo prossirai al mare. Capitolo HI. letografia dell' Italia. Questo capitolo procede a tiattar delle. pioggie con lo stesso ordine c abbondanza di doltrina, con lo stesso studio e diligenza , che uel prccedente furono usati per trattare delle temperature. Quindi, dopo alcune riflessioni pre- liminari, si parla della quanlita annua delle pioggie in Italia, della distribuzione della pioggia tra le quattro stagioni e tra i mesi ; e questi PARTE STRANIF.RA. ^4 ' soggelli hanno a loro maggiore illuslrazione un proprio Supple- mento, cioe un Riassunto delle osservazioni ietometriche, e una pro. pria tavola deU'allante, cioe una carta ietometrica dell'Italia. L'autore distingue nell' Italia diverse regioni o bande per la diversita delle pioggie : la banda dell'Alpi , la traspadana , la cispadana , la banda degli Apennini. Nelle prime due bande non c' e raolivo a stabilire una division positiva dell' anno in stagion secca e stagion piovosaj nia nelle altre due bande gradalainente la pioggia si concentra so" pra una parte dell' anno, e divicne rara nel reslo ; diraodoche co- minciasi a costituire una stagione piovosa propriainente detta, clie ba luogo nel verno. La quantila della pioggia diminuisce di piu della nieta dalle Alpi agli Apennini. Le osservazioni italiane conferinano il diminuir delle pioggie alio scostarsi dalle niontagnC;, e conducono ad aramettere cbe in Italia la dill'erenza di altezza di sopra al suolo non puo avere notabile influenza suUa quantita della pioggia. Finalniente anche riguardo alle pioggie, come si fece per le tem- perature , si passa a paragonare 1' Italia ad allri paesi d' Europa e d'Afirica tra o° e 60° lal. nord, e i precipui risultamenti ne sono espressi da una bellissima carta ietografica generale, con indica- zione di varie bande , dall' equalore a 60" lat. nord , e dal mare Atlantico sino al mar Rosso,, al mar Nero e all'Uralo , dcUe quali bande, queste sono le distinzioui e le proprieta: 1. Banda di pioggia estiva. L'Affrica dall' equalore sino al \'j° lat. nord. La quantita d' acqua pluviale e grandissima , ma le piog- gie non cadono salvo cbe nei niesi della declinazione boreale del sole. 2. Banda senza pioggia. L'Affrica boreale tra i5'' e 3o" N. Banda di deserti, e al tutto privata di pioggie, o con pioggie rarissime e affatto accidentali. 5. Banda di pioggia jemale. L'Affrica boreale e 1' Europa meri- dionale tra 5o° e 45° lat. nord , ecceltuata non pertanto la pianura del Po. Le pioggie sono quasi limitate ai mesi di bassa temperatura (cioe nella parte piij meridionale della banda) o frequentissiine in quesli mesi, rare in quelli di temperatura elevala. La quantita d' acqua pluviale aumenta verso 1' Atlantico, ma piu ancora verso le montagne ; ella e specialmente copiosissima sui loro pendii me- ridionali e occidentali, scarsissima sull' alli-piano della penisola ispanica. \. Banda di pioggia continua. L' Europa tra 45° e 60° nord. Le precipitazioni acquose sono frequenti in tutte le stagioni , e la a.f^ PARTE STRANIERA. dSfferenza di quautila tra queste non e molta. Nelle isole e nelle spiagge occidenlali la pioggia e piu copiosa in autiinno die in altro tempo J ed e molta in invemo, ma addenlro, nel continente, sta- gione pii!i ch' altra abbondevole di pioggia e la state. Lc spiagge del mar Ballico presenlano a questo proposito de' rapporti inter- mcdj. La quantita annua delle poggie dipcnde principalmente dalla prossimila delle montagne. La pioggia non offre che leggieri dif- ferenzc nella gran pianura settentrionale d' Europa , tuttoche au- mentl verso I'Atlantico; ma rincremento si rende notabilissimo se ci avanziamo dalle pianure verso le masse secondarie e meno ele- vate (per esenipio le Sudetichc^). e piii ancora se verso i grandi sistemi (le Alpi, il sistema Scandinavo). Gli esempj noti delle piu grandi quantita di pioggia ci sono dati da alcuni luoghi sal pendio meridionale delle Alpi (i) e degli Apennini, e sul pendio occiden- tale del sistema Scandinavo e delle montagne delle isole Britanniche. (i) L' esenipio della massima quantita mensile di pioggia, dedoMo dalle osscrvazioni stale fatte in Italia, e dairautore raccolte, e date da Tolmezzo nel uovcrabre 1807 (quantita della pioggia poll. 45, 21); quantita superiore alia media annuale , persino di rado parcggiata dalla quantita totale d' un anno qualunque nelle pianure dell'Eu- ropa a qnalche distanza dalle montagne , e piii che doppia della media generale competente alia pianura settentrionale d'Europa. 243 APPENDIGE ITALIANA. Biograjia degl' italiani illustri nelle scienze , lettere ed arti del secolo XV^III e dei conternporanei^ compilata da letterati italiani di ogni provincia e puhblicata per cum del prqfcssore Emilio de Tipai.do. F^olume set- titno. — Vcnczia, 1 84o , dalla tipografia di Alvisopoli in 8.° di pag. 49^- *l chiarissimo professore TipalJo, in un discorso che prenielte a questo volume e die indirizza a Nicolo Tommaseo, intende a scol- parsi prima di alcune taccie die gli furono apposte , e posda di una imputazione di plagio datngli nel tonio IV delle Notizie bio- grajiche in continuazione della Biblioteca modenese del Tiraho- schi. Reggio 1 835 , p. IV delle aggiunte e correzioni. Giuste pie- namente e condudenti a noi sembra che siano le ragioni addotte dal signor Tipaldo a sua difesa; cd anzi cosi vane e lievi a noi pare che siano quelle taccie e quelle imputazioni, che prescindiamo dal fare di esse particolareggiata nienzione come di argomenti pri- vi di fondaniento e d'importanza. Confutate sifFaUe censure, il signor Tipaldo manifesta la sua gratitudine a quegli scrillori die gli fu- rono liberali del loro aiuto, « fra' quali una speciale riconoscenza 55 gli pone sotto la penna il nome di Giambattista Baseggio di 5» Bassano e di Girolaino Venanzio di Portogruaro >•■. Ma cio che piii rileva di osservare in questo discorso si e ch' egli vi dichiara « che la tipografia del Gondoliere in Venezia condiscese 55 ad accollarsi tutte le copie della biografia presso di lui rimasle 5> invendute, e cosi gli facilito i inezzi al proseguimento del suo 55 interrotto lavoro 55. Perlocche prometfe in un luogo « che la Bio- » grafia degl' Italiani illustri vedia senza dubbio il suo fine e colia 55 maggior sollecitudine 55 ; e in un altro « ch' egli continuera nel 5! suo proposito siuo a che si sia sdebilato dell' obbligo assuntosi 55 verso I' Italia ». — E noi die sappiamo quanto vantaggio e quanto decoro deriva alia patria nostra da questa benenierita im- presa, acceltiamo la proniessa lietamente, e pienamente confidiamo 9.44 APPFXniCK ITAT.IAN'A. in essa, perch^ sappiamo altresi che le promesse dei buoni sono obbligazioni. U volume che ora annunziamo prevale di lunga mano agli altri prima piibblicati , se non pel nuinero , cerlo pero per la impor- tanza e per 1' intrinseco pregio degli articoli. Questi articoli non sono che cento e cinquej ma mentre negli altri volumi fra gl'indi- vidui di cui vien fatta menzione. come gia la Biblioteca Italiana ha osservato, pochissimi sono qiielli che siansi colle opere lore e coi loro studii segnalati, in questo all'lncontro trovansi nomi illustri in btion dato , e pochissimi sono quelli do' qiiali possa dirsi che in qiicsta biografia abbinno iisurpato un luogo e vi si siano posti per forza. Infatli, parlasi in questo volume del Metaslasioj del Monti j del Muratorij dell' Argelali, dell'Arduino, del Barbacovi, del Ba« retli, del Bettinelli, del Cagnoli, del Bianchini, del Bondi, del Fi- liasi, del Fontanlnij del Garzetti, di Carlo Gozzi, del Frugoni, di Guido Grandi, del Giannone, del Manni, del Manzi, del Lami,. del Martini, del Lampredi, del Nibby, del Pagano, di Apostolo Zeno, del Turchi, dello Schedoni, di Diodata Saluzzo, di Ippolilo Pindemonte , del Passeroni , del Paletta, ec. Due articoli , quelli dell'Argelati e del GiannonCj sono scritti dallo Stesso editore signor Tipaldo , il quale diede con essi un bello ed imitabile esempio di giusta sobrieta e di temperata eleganza. Meritevoli di moUa lode furono pure giudicali gli articoli dettati dal Baseggio, dal Vannuc- ci , dal Contucci e dal chiarissimo Tommaseo. Sennonche questi dar voile lunga opera alia narrazione dei casi ed all'analisi dell'opere di uno Ira gli spregiati poeti nostri, di Pietro Chiari. « E se , >; cosi concbiude il suo arlicolo 1' insigne scrittore , d'uomo me- » diocre ho parlato si lungamente; se razzolai per lui in piii di « 240 volumi, mio fine era ritrane in iscorcio coU'uomo il tempo « suo , far della vita di lui supplemento a quelle dei due Gozzi w e del Goldoni; vendlcare quanto era da cio 1' onte indegnc del » coniico nostro unico ; dimostrare come nelle questioni lettera- » rie r invido orgoglio deturpi gl' ingegui belli e le buone ragio- « ni, e quelli e quesle faccia con danno grande vituperate e » impossente » Nei quali propositi pare a noi che il celebre au- tore non siasi apposto. Imperciocche per proporsi di ritrarre col- r uomo il suo tempo , egli e pur mestieri che l' uno e I'altro siano insieme congiuuti con intime relazioni , vale a dire che 1' uomo abbia esercitato sul tempo una efficace influenza , o che alnieno o per la sua potenza o pel suo sapere o per la sua fortuua abbia APPEiNDICE ITALIANA. 245 aviito una parte diietlanegli avvenimenti, nelle produzioni, nellc rondizioni e negli ordinanienti sociali che valsero a determinarnc- il caraltere, le tendenze, la ci villa. Ma il Chiari non era certo ta! personaggio su cui appoggiar si potesse la rappresentazione del suo tempo, come non potevano le opere di lui esprimere adequata- mente lo stato morale di qiiella societa , ne quindi meritare la cura amorosa e paziente che pose intomo ad esse il Tommaseo e la di- ligente analisi e i lunghi eslratli che ne fece. Sembra poi che non fosse necessario far colla vita del Chiari uu supplemento a quelle dei due Gozzi e del Goldoni; poiclie la vita di ogni individuo , al pari che la storia di ogui nazione , sla da se e basta al suo fine, purchd siavi chi sappia reltamente concepirla ed ordinarla : ed in quanto al vendicare le vili onte e gli iniqui vituperj che alcuni begl'iugegni allot a patirono, tal vendetia fu cosi pienamente e cosi ampianiente fatta dal tempo e dalla posterita, che quella che far si voile coll' articolo di cui parliamo, giuiige intempestiva ed inu- tile. Tuttocio diciamo , perche riucresce il vedere un si vaioroso uomo, com' e il Tommaseo, spargere tanta erudizione e tanto iu- chiostro pel povero Chiari. Riferiaino per ultimo che il benemerito professore Tipaldo cor- redo di frequenti note parecchi articoli compresi in questo volume; alcune delle quali, e quelle singolarmente che contengono notizie ed illustrazioni bibliografiche, non sono prive d' iraportanza. Esercitazioni scientijichc c letterarie deWAtenco di Ve- nezia ; tomo II c tomo III. — Kenezia , tipogrqfia di F. Andreola, i838, iSBg. In 4.° Venezia, citta nata e cresciuta per opera intiera di Italiani, fu citla sempre caldissima di patrio amore e di patria gloria. Venezia, ricordando che 1' Italia riesci modeilo alle altre nazioni nella insti- luzionc dclle scicntiiiche societa, euro di mantenere sempre viva nei suo seno la riaccola del sapcrc e deU'industria. E pero infra di tali societa, il cui fine e che gl'ingegni pongano in comunione il ii'utto delle meditazioni, delle esperienze e delle osservazioni di ciascuno, I'Ateneo di Venezia occupa in Italia certo uno dei primi posti , tanto per le qualita dei memhri che lo compongono, quanto pei lavori che (ecc di pubblica rngione. Nuova prova ne sicno i 246 APPElNDlCE IXALIANA. due volumi qui annunziati, iiei quali si rinviene uotizia di quanto I'Ateneo opero negll ultimi decorsi sci anni , preseiitando dovizia e varieta di materia. Incomincia il 'i." volume coUa Continiiazione del ricordi storici, ill su di esso Ateneo;lavorodel vicc-presidente LuigiCasarini. Suc- cede poscia \mi\ proluslone del coiile Leonardo Manin, presidente, letta neH'adunanza pubblica degli otlo dicembre i833, nella quale viene dimoslralo che ogni generc di sludio collivavasi dai Vene- ziani anche negli ultimi anni dell' anlico governo. 11 quale assunto a provare difficile cosa non era perclie in pronto slava lunga schiera di nomi segnalali nelle scieuze, nellc lettere e nelle arti. Ed a tener discorso intorno a questo subbiello non preoccup.izioiie di patria^ ma si diritto e dovere di difesa indusse il conte Manin, afline di le- vare dalla memoria di Venezia ogni taccia che 1' iiividia straniera voile ingiustamente apporre alia cnitura morale di essa citla, e vin- cere il volgare errorc die la veneta Signoria, paga deilo Studio di Padova , non favorissc in alli-a guisa le letlere c Ic buone arti, e che i Vencziani, tutti dediti al guadagnare niercanteggiando, non conoscessero il pregio delle ricchezze intelleltuali. De la\>ori falti dalla sezioiie delle scienze nell'anno accademico i83'2-33, relazione del dottor Bartolomeo Bizio, segretario delta classe stessa. — Tali lavori concernono la chimica, la fisica, la medicina teorica e pratica, la botanica, la zoologia. A quesla succedono altre due Relazioni del signor abate Giovanni BellomOj in allenenza a quanlo opero la classe delle letlere ed arti liberall pegli anni iSSa, 33, 34, 35. In esse scorgonsi punti di storia generale, di archcologia, di filologia , di estelica, di classica ed italiana letteratura, di severa giurisprudenza, di belle arti, di patrie memorie , di pubblica econoniia, biografici cenni tra gli ar- moniosi canti d' Elicona , lendere a fare accresciuto il tcsoro delle imiane cognizioni. Altra prolusione per pubblica adunanza del i835 s'incontra, nella quale toccansi gli studj fatti dagli idraulici nazionali e slranieri in varj tempi intorno alle lagune di Venezia; patrio argomeuto della niaggiore importanza, in quanlo che senza quelle mirabili argina- ture, ripari ed assestanieulo degli alvei e delle loci de' fiumi che alle lagune slesse tributano le acque loro, la gia regina deil'Adria- tico andava ed andrebbe a miseramente ruinare e sommergersi. Prime e semplice riparo furono le palizzate a nioiti ordiui, slipate con sabbia e clolloli ; le quali riimovate di leinpo in tempo rimaaero APPEA'DICE ITALIANA. 'i/^y per ben Iredici secoli, con imraenso dispendio , opera di poco slabile riiiscita. Egli e dovuto all' immorlale Zendrini il progetio dci niurazzi, da lui proposti al governo, ed effeltivaineule inco- jninciali nel lyj^- AUora ebbero principio le dispute dei dotti, e le opinioni valorosamente propugnate acrebbero fama ed utilita al- r argomento , che riesci di splendida camera scientifica ai Vene- ziani che gittaronsi in quell' arena. E poiclie discorriamo delle lagune veneziane, accennereino altra Memoria die iri questo stesso volume si contiene del sigiior Emilio Gampilanzi, e nella quale e dimostrato quale sia lo stato altualc lore, esponendo tutte quelle circostanze che danno idea precisa della fisica costltuzione di esse, del modo con cui ritraggono dalle acque il inantenimento , degli accidenti naUirali che tendono a conservarle , di quelli che a questa conservazione si oppongono; quali inline sono i nietodi che I'arte dee seguire per procurare la perpetuita dei primi e I'allontanamento dei secondi. Vengono in appresso le Esercitazioni scientifichej nelie quali si risconlra in prinio luogo il Rapporto sulle propria letture accade- miche , fatte dal socio dottore Francesco Enrico Trois; subbietlo del qual Rapporto e ritornar col pensiero sulle cosepassatc, impar- zialmente, con calma, e coi maggiori lumi acquistati richiamarle ad esame, e farle tenia di nuovi e piii maturi ritlessi. E bene adopero il signor dottore Trois , in quanto che si tratta di osservazioni cli- niche di alia iniporfanza, e le quali In questo inodo di alcuna luce vennero maggiormenle irradiate. E qui, a non dilungarci dagli argomenli delle scienze niediche, ri- corderemo una Memoria che rinviensi piu innanzi nel volume appar- tenente al doltor Gaetaiio Ruggeri; e diniostranle 1' utilita dei ri- medi morali a curare il sonnambulismo. A questo rispetto h rife- I'erito 11 caso a buon terniine condotto, di un sacerdote di anni yyj non che la nota che concerne caso parlicolare ostetrico che ri- chiese I' invenzione di un nuovo stromento chirurgico , riferilo dal ravaliere Andrea Cainpana. Tale caso risguarda un parto natural- mente iinpossibile per mostruosita e vokune del felo, c pel quale I'arte non poteva avere nk dogmi , ne precetli, sicche I'ostelri- caute dove determinarsi a creare nuovi me^zi niauovali e stromen- lali per non abbandonare madre e figlio ad una morte sicura. Lo stromento fu quello die gia il professor Ruggeri invento per I'estrazione delle tonsille; e che in appresso rendelte piu accoucio ondc vaiersene con maggiorc facilitii e sicurezza in tiitti ([uei casi , 9.48 APPENDICF. ITALIANA. nei qnali occorrcsse operare con istronienli taglienti c pungenti in su bambini ncll' iitero inaterno. Esso componsi di una specie di guaina cbe in se cape un lagliente, il quale al preinere in sul ma- nico esce quanto e mestiero. Cosl non si schiude che introdotto nella cavila ulerina ed in contatto delta parte in su cui deve ope- rare. La mostruosila nel caso in discorso avveniva da tumore ida- tido-pinguedinoso, del peso di otlo libbre niedicbe , impiantato alia base del dorse del bambino coUa circonfcrenza di un piede. Discorso sopra V iitilita dello studio degli insetti, del conte Ni- colb Contarini. — L' antore chiama questo suo discorso piccolo tributo ad una scienza . che fu e sara sempre la piii cara delle sue occupazioni, ed il piij favorilo de' suoi sludj; dei quali nobilissimi sens! , esprimenti il suo amore alia scienza naturale , leggiamo una bella conferma nella Fisica dello spettacolo della uatura (vol. IV. p. 1 4o) del signor Bizio,laddove e detto: « 11 chiarissimo " sig. conte Nicolo Contarini fece uno studio particolare intorno alle 55 Atlinie,con aveme arricchita la storia di molte scoperle. Lavoro 5) non per ancbe dato in luce, ma gia letlo pubblicamente in piu » (ornate dell'Ateneo vcneziano ». II signor Contarini dimostra Tutilita dello studio degli insetti, par- lando in primo luogo di quelli che sono vantaggiosi all' economia domeslica ed alle arti, e poscia di quelli che ci soccorrono col di- struggere altri insetti a noi nocivi; in terzo luogo considera quanto sia hello I'essere dal detto studio istrutti intorno alle arti svariate e mirabili, per cui gli insetti attendono alia propria conservazione e provvedono a quella della loro prole. A questo modo riferisce una bellissima serie di fatti enloinologici , la piu parte da se stesso verificati. Parlicolarmenle ci rende attenli agli insetti inseltivori, ovvero propivori, dimostrando come I'industria polrebbe crescerne 1' utilita; poiche siccome a' topi facciam guerra allevando i gatti, cosi agli insetti nocivi (quali son gorgoglioni, bruchi di falene dispari, processionarie ed altri molti, cimici, formiche, ec. ) ci opporremmo , e loro apporteremmo maggior dislruzione, se procurassimo la inolti- plicazione de' loro naturali nemici , e questi ponessimo nelle occa- sioni acconce a poter esercitare il proprio micidiale istinto. Sopra il teschio di un coccodrillo J'ossile rinvenuto nel Monli- cello di Lonigo , Memoria del dottor Francesco Orazio Scortc- gagna. — Di questa Memoria, stampala anche a parte , la Biblio- teca Italiana rese conto nel torn. gS.", pag. g5. Duhbi che '.a brucina della noce vomica sia alculoidej carat- A.?PENDICE ITALIANA. 249 ieri positivi delta stricnina pura. Dissertazione del signor Antonio Gahani. — L'autore dimostra in primo luogo come il'liquor drnso amarissimOj di color brunOjche, nicdiante la'calce, nella preparazion della stricnina. dopo compiuta la distillazione delle linlure'alcooli- clie , sovrasla all'inipuro alcaloidc cristallizzato gli abbia somini- nistrato non poca brucina. Non accontenlatosi di fare la purificazionc dePdetto alcalolde con alcoole a i-i" a caldo, siccome viene prescritto, lo digeri ancora nell'alcool di eguale densila, indi, dopo averlo feltrato e asciugalo, lo tratto in pari modo coU'etere^ poi lo sciolse nell' alcoole a \o", da cui alia perfine lo raccolse purissimo; ed ecco quale in una lal condizione ne scorse i caratteri , e in quanta parte divcrsi da quclli chc comuneinente gli vengono ascritti. La pura stricnina e solubile negli olj fissi e volatili, insolul)ile affalto nella potassa caustica. Si dissolve nell' etere a 45°, ed e in- solubile in quelle a 66°; 1' alcoole di qualunque densita non infc- riore al -in" facilmente la scioglie. L'acido nllrico concentrato, ap- pena appena la tinge di colore pagliarino; 1' arrossamento ch'esso produce nell'ordinaria stricnina e da ascriversi ad una materia oleosa ond' essa e accompagnata. Vien poscia 1' autore a quegli argomenti e a quelle prove analiti- che che il lasciano dubbioso suUa natura della brucina , anzi in lui alimcntano il sospetto cli'essa non sia salvoclie stricnina tenace- mcnte congiunta a principii grassi cstratlivi. Esercitazioni letterarie. — Pritno lavoro di questa parte e una Memoria del nobile signor A. Diedo, inlitolata: Comenti ed osser- i'azioni sii alcune dotlrine delV architetto Francesco Maria Preti di Castel franco J il quale fu autore non pure di mollissimc fabbri- cbe , le piu disegnatc, cd alcune eseguite, ma ben anco'di un trattato di arcbitettura, anzi di teorie afialto nuove ed originali. 11 nobile accademico incomincia dalla biografia di questo segnalato ar- lista e delle opere sue , indi trapassa ad esporre ed csaminare con giusta critica le principali dottrine di cui fu autore, appalesando il piu fino tatto in tali materie. Sul qucsito se e come il romanticismo formi un generenuovo^ nella rnodcrna letteratura , Memoria del signor Luigi Casarini. — Di questa Memoria si face un cenno nella J?/^/. Ital. torn. 91°, p. 592. II signor presidente conte Maniu torna a tenere discorso con un Saggio sopra alcune figure simboUche espresse in anlichc fabbriche di Fencziaj ed il quale polrebbe servire di chiosa ed aKgiunla al Bibi hat. T. C. ,7 aSo A.PPENDICE ITALIANA. Sas^io still' archilelliira slmbolica di Dcfendcnle e Giuseppe Sac- • .II- chi, g valo priiicipaliiienle a mostrare cssorc menl allro clie siin- boli religiosi quelle iinmaglui d' aiiimali chc si ravvisano in eerie fabbriclie di Vene/.ia , dalle rpiali alcuiio cijbe inferito la soggezionc dei Veneti agli imperatori di Orieute. Scoperta di due documeiiti rclativi all' antica Accademia veiie- ziana delta della Fama; Memoria del doltor G. Rossi, bibliotecario dcU'Aleneo. — Egli e nola 1' origine di tale Accademia eretta nel secolo XVI dal patrizio Federico Badoaro, nota la vaslila de'suoi piani e della sua lipulazioue, noUi pure la sua breve esislenza. Ma era dispulala fra gli storici della lelleralura la cagione dello scio- gliniento di quesla societa^ e pareva impeuelrabile franimezzo alia varie opinioni il secreto del fallo. II Rossi producendo i decreli della Signoria inostro avere il Badoaro abusato del noma dell' Ac- cademia per contrarre un debito privalo, a di qui essere venuta la sopprcssione della stessa Accademia, e la proibizione di usarc quind'innanzi tin nome pubblico iielle azioni private. II sigrior Luigi Casarini, in appressOj evocando gli eroi della vcneziana rcpubbliea, li rairronta ai Romani; coUe sue slesse pa- role noi daremo la somnia di questo saggio. «Ebbe Venezia nel » solo Enrico Dandolo uno Scevola, un Furio, un Pompeo; in » Toniaso Morosini un Orazio; un Curzio in Biagio Giuliani; in « Antonio Loredano ed in Francesco Malpiero i flue DecjjinVit- w lor Pisani un Camillo ; in Andrea Dandolo un Crasso; un Mum- » mio nel Pcloponesiaco Morosini; e piu Duilj nei Mocenigo, nei » da Riva , nei Molini , nei Marcelli , e nei lantl altri vincitori dei » Turcbi ; in quella di Cambrai ebbe la sua guerra punica; vide jj nella famiglia Giustiniani rimniagine di quella de' Fabj, a suUa » lomba d'Anna Eriz^o sparse randidi gigli, mentre Roma su quella « di Lucrezia libava non purissimo sangue . ... I Catoni, gli Or- » tens], i Ciceroni, i Cesarl Irovarono nei Barbaro, nei Diedo, nel » Foscarini , e piu recenlemente nei Santonini^ nei Giusliniani ed » in lant'allri, emulator! possenti . . . Venezia puo aggiudicarsi I'ap- >! parlenenza del cantor di Sionne, perclie suo allievo e suo sud- » dito, coma Roma si aggiudicava quella del n)antovano Virgilio. » E I'orgoglio di Venezia, per essere la palria del gran Goldoni , " e ben piu giusto del vanlo clie davasi Roma pel suo Teienzio ». Cliiude I'autorc il snggio propouendo il disegno d' una sloria, o a meglio dire d'una filosolia della storia veneta, in cui si risolva il Iriplice (juesilo, se limmenso s\iluppo dell'ingegno e della forza APPEiNDlCE ITALiAiVA. aSl dc' Veneziam si rlcbba ripcterc dalla posi/.ionf, diil guveriio o ilal comniercio; e da poi le tracce a risolverlo. Ne si devc trasandare il lungo ed eriidilo discoiso di'l soc!o or- dinario signor Lorenzo Santi siil carattere ed esprcf^sioite rlcgli cdi- fizj nrchitettonici. Clii prnsa alia difficoitii pecniiarc dell' arcliitellu- ra, la qiinlp c arte d' imitazione, e liUtavia non ha niodelli in nalii- ra, sicche r arlisls e abbandonato all' astralla idea dcU' ordine e dell'armonia; c chi peusa Inoltre aU'impronta secolare clu> si stampa sugli edificj, c alia diirevole lestimoiiianza ch'essi famio dci popoli che gli hanno prodotti^ non potra ritencre vano .'liidlo la ciilica delle opere archilettonicbe, ne rigcltare fra le cosi' inediacri I'o- puscolo dello scrittore veneziano. Dei navigli polirenii iisati neUa marina dagli antichi ycneziaiii, Memoria dcW ingegiicre Gioi'anni Casoni. — Cosiiliiisce questa una parte di uno scritto dcH'autore cui diede a titolo Cenni sulla ma- rina, e Memorie dei legni da commerxio e da guerra umti dagli an- tichi Veneziani. Per naviglj polirenii si intendono tnfti i naviglj che il vario scrivere degli aulori, le non scientiiicbe descrizioni per loro mezzo a noi pervenutej fanno comuncmcnle supporre fossoro provveduti di varj rangbi dl rem! e dl inolli[ilicali ordini di ren)atori. II signor Casoni li \iene con molta cognizione d' arte e doltrina descrivendo ad uno ad uno, accennando allresi anche quelli d' al- tra specie; non senza avverlire che nei due secoli che niarcarono r ultimo stadio del piii longevo dei governi finora stali^ Venezia usava naviglj a palamento. « Tale^ cosi chiude il sue dire I'acca- >> demico ingegnere^ e statu la marina nostra che ha dali sirenui » capitaiii, valorosi soldati, intrepidi e dotti \iaggi,itori. Pc< que- » sti la gloria delle veneziane armi risuono nei piu lonlani confiiii; » per questi le noslre bandiere prime svenlolarono in remote re- 's gioni, e qui ebbero europea cuUa le scienze e le arti che alia » navigazione hanno attinenza. L' uso dell' ago calamilato , il » paralellisnio dei meridian! sulle carte nauliche, il calcolo trigono- >j melrico applicato alle operazioni di mare , le cogniiioni astronoml- » che e geografiche che priine comparvero a diradare le lene- >j brc di tanii secoli, I' uso dell'astrolabio , !a scoperta del nuovo " inondo, dai nostri indicala piu che cenl'anni avanti il viaggio di » Colombo , sono merili e prerogative che ;igli anlicbi Veneziani " 1 imaniinu conscn.so dei dolti acrorda do[io lungo contlitto di " rigoro.sa critica. Mi si presenla al pensiero l' aspetto della velusla •> nostra grandezza , e si esalta 1' anima mia j sc do un'occhiata " agli nliimi anni^ il paragone mi fa mulo! ■> Faiitonetti. 252 APPENDICE ITALIANA. '^ Figiua come prolusione del 3." volume un Discorso del conic Leouardo Maiiiii prcsidentc dell'Ateneo; e una dotla illustrnzione istorica coila quale 1' autore diiiiostra che lo Statuto nautico pubbli- cato iieil'auno 1229 solto il doge Jacopo Tiepoloj circa 3o anni pri- ma del doge Rainero Zeno, e del quale 1' illuslre preside ne con- serva tra i codici manoscritli da esse posseduli una copia tra- Scritta nel secolo XVI , contiene molli capitoli die perfetlamente corrispondono a quelli del nuovo codice di marina. Viene dopo una Relazione del vice presidente Casarini sui lavori fatli dalla classe delle scienze nell'aano accademico i856-5y, dov' e parola delle belle considerazioni anatomico-patologichc sulle croniclie alte- razioui dell' utero, del doU. Coen : Delle investigazioni del dolt. As- son sul cervelloj le quali;, gia rese di pubblica ragione, meritarono air autore lode di profondo e Felice investigator i delle anatomiche cose : Di acute considerazioni inlorno all' influenza che hanno le congeslioni della midolla spinale in molte malatlie spasmodiche, del dott. F. E. Trois : Di una storia in cui il dott. Namias, 1' illuslre compilatore del Giornale per servire ai progressi della patologin e della materia medica_, racconta di due malatlie reumatiche proce- dute da disequilibrio di traspirazione , in una delle quali occorse la paralisi degli arti inferiori ingenerata da spandimento sieroso ne'sponduli delle vertebre; e nell'altra ebbe luogo idrope di to- race, da cui sposlato il cuore, senlivasi questo viscere a palpilare in regione non sua. Saviamente poi il Namias dimostra come questi spandimenti sieno stranieri alia flogosi , e come convenga abban- donare nella loro cura i rimedj repellenti : Di due Memorie del dolt. Pajello, una sugli ospedali de'maniaci a Parlgi, la seconda in- torno lo stato degli stromenti della Utotripsia. Animato, dice I'c- spositore , il dotlor Pajello da zelo doveroso di patria , ricorda gl'ingegnosi congegni inventali dal defunto dott. Marchi, il quale puo dirsi aver gettati i fondamenti della Utotripsia, e rlvendica qiiindi la proprieta della scoperta a quell' Italia che ncl Sarpi, nel Vico, nel Machiavelli^ nel P. Laoa^ nel Galileo, ed in mill' allri offri sempi-e agli stranieri i germi delle piu luminose scoperte : Di alcune riflessionl cliniche inlorno le febbri , del dolt. Calogerkj nelle quali, inessa da un lalo ogni ricerca delle cause prime, e solo studio di fenomeni, delle differenze loro, e delle secondarie cause : Di una dissertazione del chimico farmacisla sig. A. Gahani sulle invariabili proprieta della stricnina pura c suUa non esistenza della briicina nella noce vomica : Di una Memoria del dollore appe:oU cose delmondo, e quelle che non sono, per distriiggere quelle che sono. Opina inoltre che Dante volesse dimostrare che gli esseri iriitologici inlrodotli nel suo poema avevano perduto d' innanzi al liime del cristianesimo tuUo quel prestigio che aver potevano presso gli antichi, e peio doversi credere che qiiclla terra gittata in hocca a Cerbero per imporgli silenzio ed ohl)ligarlo a cedere il passo, indicasse com' era pas- sato il tempo in cui dovcss' egli tnttavia spaventare colle sue zanne ed assordare co' suoi lalrali. Chi, allegandoue la diflScoIta della prova, lion sapra islarsi pago allc ragioni addotte dal Paravia a dimostrazione della sua tcsi per ritenere ch'ei sia felicemente en- trato ne' pensamenli del Dante , non impugnera certaniente che r orazione letta dal ch. professore sia caparra del suo valore in falto d' italiaua eloquenza. II Neumayr dichiara die ufficio del paesista e il rapprcscntare al vivo per forza di artilizio gli spcttacoli della creazione; essere tanta l' efficacia di quest' arte da polerci niettere in uii' eslasi cosi cara, che, nella durata de' suoi beati inlervalli, piii non rammen- tiamo le tristi realta dclle cose, le sollecitudini, le ambasce del- I'esistenza. Riduce I'autore a trc classi i nioltiplici generl di questa parte di pittura: i." nella fedele imitazione del veio come roffre la natura in uuo spazio determiiiato; •2." nella copia fedele di un (jualche sito naturale, colla iiiodificazione o aggiunta di altre parti tratte dal vero ed abbcllite dallarte; 3.° in quelle rapprescnta- zioni totalmente immaginose, in cui le parti imitanti la piu scclta verita compongono un aggregate tutto di fantasia : quest' ultimo genere serve meglio per la prova dell' ingegno e della potenza deir immaginazione. Paria I'autore del fine del paesista, della scelta dei siti, della semplicita dei mezzi, dell'economia delle parti, del- 1' unita di propoiiimento ; parla dello scope morale , della disposi- zione dei piani, dell'importanza della prospettiva, del chiaroscuro, del colorito. Raccomanda che osservati siano i caratteri proprj delle stagioni e quelle delle differenti ore, gli cffetti dei vapori, i varj stati del cielo, e I'andamento delle acque. Stima che per le frondi e le macchiette i giovani paesisti possano soltanto trovare le norine ad uscire con lode per I'attento studio sulle opere dei famigerali, e trova le macchiette di tale allettativa, che pargli di poterle chiamare le rime del paesista. Oltre all' inspirazione , al aGo APPENDICE ITALIANA. genio, ed alia continua contemplazione dclla natura, mostra I'autorc come sia indispcnsabile lo studio de' piii rinomall maestri. Senza ostinata perse veranza, egli aggiuiige, di lunghi studj e difficili non si giiingc all' altezza in niuna parte del bello, e senza altezza di mente non si ottiene la gloria. In tiitto il sue discorso I'autore riportasi sempre a pratiche applicazioni. Questa Memoria, det- lata coUa maggiore profondila di dotlrina e con tutta la forza del sentimento del bello, avrebbe ad essere nelle mani di tutti coloro che si dedicano a questo genere di piltura. Interessante per la scoperta di che tralta e per la singolarita delie vicende che la compongono 6 la storia aneddota del busto erma del doge Renier, opera di Canova, scritia da P. M. Canali. Nel 19 ottobre i834 G. Geraldon Bosio, scalpelliiio in Venezia, faceva acquisto di alcune colonne di bianco-negro di Verona, che iin fabbro-ferrajo della stessa citta gli vendeva a patto ch' egli sgomberasse la sua carbonaja di un busto di marmo e di un la- vello che erano laddentro d' impaccio. II busto pulito non parve al Geraldon opera da poco; ed il rinomato pittore di storia G. C. Bcvilacqua, chiamato a vcderlo, lo giudico a primo aspetto lavoro di Canova; altri artisti diedero opposto giudlzio; altri convennero: finalmente il ch. Zandomeneghi, professore di scultura dell' I. R. Accadeinia;, poi I'Accademia in corpo, giudicarono il busto opera del Canova. Porlato il marmo a Possagno il i4 agosto 1808 nella Gipj'oteca Canoviana e poslo a confronlo con un' erma in gesso scuro ivi esistente, il direttore Pasin Tonini dichiaro che il busto erma in gesso perfettamente in tutto e per tiitto corrispondeva al busto in marmo di Carrara posseduto dal Geraldon. Un vec- chio ottuagenario, gia miniatore del Viero, negoziante di stampe, che miniava i disegni al N. U. A. Querini per un suo piano di regolazione del Brenta, capitando a forluna nello studio del Ge- raldon, riconobbe il busto del doge Renier da csso millc e mille volte veduto molli anni prima in casa del Querini, e racconto come questi avesse fatto scolpire dal Canova il ritratto del doge di cui era un tempo amicissimo ; ma che poi per avergli il Renier mancata la promessa di una carica, montalo sulle furie, fe'gettare il busto dielro il portone di sua casa, ed ordino a' servi che vi si recassero a pisciar sopra dopo d'averne egli stesso dato I'esempio; che, consigliato a non cercarsi brighe, il Querini fcce portare quel busto nella sua villa d'Altichiero , e voile che quivi fosse caccialo in luogo di maggiori sozzure; che di la il ritrasse il figlio del APPENDICE ITALIANA. '261 Querini dopo la moite del genitore, e lo pose in una sala del palazzo. Ma il figlio del Querini ebbe corta vila, e lascio dic- tro di se una moglic mal accorta che diede presto la fine alio sostanze Querini, sicche furono gli averi suoi posli ad incanto. Im- padronivasi intanto del busto un Cassadoro intagliatore , il quale praticando la casa Querini non ignorava di chi fosse il lavoro; ma il Cassadoro ruinava cgli pure, e dalla sua casa il ritratto del doge faceva passaggio, per ragioni ereditarie, alia carbonaja del fabbro- ferrajo, che voile libcrarsenc obbligando il Geraldon a portarselo colle colonne. Aui autcntici e dichiarazioni giurate accompagnano tutte le circostanze, riferite dal Canali in modo da non lasciar luogo alia pill piccola dubbiezza suU' essere veramente di Canova il lavoro. Forse lo scultorc di Possagno taceva nel suo catalogo il busto del Renier^ limitandosi ad accennarne il solo rilralto, perche ei ben sapeva qual trista condanna fosse indeguainente toccata in sorle alia sua fattura : ma il tempo e 1' ammirazione degli uoniiul lorna- rono al suo posto il lavoro del Canova, e Venezia va superba del possedere un monumento di piii. Queste sono le principali cose che a noi parve di dover toccare parlando del tomo lerzo delle Esercitazioni dell'Ateneo di Venezia per invogliarne gli sludiosi alia leltura, la quale a tutti non potra che riescire di aggradimento e di profillo. Cosl 1' esenipio del- l'Ateneo di Venezia sia da per tutto ove esistono Socicta imitato, e 1' Italia serbera ancora quel prima to che, in fatto di scienze, let- lere cd arti, gareggiano I'altre nazicni per contenderle. D. E. B. Frammenti per Pistoria della niedicina italiana del secolo decimonono , di A. Pignjcca. — Pavia 1 84o ^ li- breria della Minerva di Laigi Landoni^ in S.'^, di pag. 1 5 2 . Epoca nicmorabile ncUe pagine della storia della medicina ita- liana scgnano i priinordj del secolo decimonono; impcrocche le mcnti dci cultori di essa insino di quella pezza occupate in ispe- zialita nel promuovcre rincrcmcnio della fisiologia e della ana- 26i APPE.NDICE ITALIANA. lomia si pura the palologica, ed al letlo del malalo ferme nella rella osservnzioiio ippocratica persistcvano fredde in verso le aslralte teoriclie, tiitlo ad im tralto all'appatirc dei sistematici precelti di Brown se ne iiicesero, e li pigliaroiio a nonna del loro medicare. Del quale lepcullno canglamentOj che fii poscia il fondamento del successivo durarc in Iraviamenli palologici e tcrapeutici, non puu non altainenle maravigliare clii non conosce quanto abbia coTjtri- builo a renderne favorevolnienle disposli gli aninii dei sacerdoti d'Igea nella nostra penisola. II perche ii sig. dotlorc A. Pignacca neH'importanle lavoro cui si accinse, e che noi licli annunziamo, espertissimo della via che aveva a balterc onde raggiungere lo scopo che s' aveva prefisso, e che viiolsi sommanienle coinnieiulare,, venue anzi tratlo esponeudo nella introduzione [Seziorie I.) con appropriate ordine, chiarezza e precisione le cagioni lutte che adoperarono a rendere mutate le condizioni della scienza che dal secolo XVII trapassava al XVIII , ed a preparare in questo r adito al favorevole accoglimento che vi riuvennero 1 dogmi Browniani. Al quale elFetto egli diinostra da prima come la medi- cina italiana del secolo XVIII fosse una continuazione di quella del secolo piecedente, il quale ritraeva i caratteri suoi principali dalla scuola di Galileo. Conciossiache per 1' opera di questo sonimo, e dei grandi uoinini che crebbero agh insegnamenti suoij e le pedate sue seguirono, ne sia venuto il ditTondimento della filosofia sperimentale non solo in Italia, ma ben anco in Inghillerra , in Francia, in Olanda ed in Germania, appo le quali nazioni il rin- novellamento delle scienze sperimentali e dovuto principalmente alia scuola di Galileo^ e non gia alle opere di Bacone e di Carlesio. La merce quindi dei niedici che seguirono la manicra di filosofare di esso Gahleo, questa fu pure arrecata alia scienza che professavauo. » Cos! avvenne che sbauditi affatto e I'autorita ed ii vano dispu- j> tare di teoria pigliarono forma scientifica esperimentale I'istoria » naturale, la fisiologia e la medicina stessa , le quali scienze ser- » barono questo carattere per tulto il secolo XVIII, e credo che « lo serberanno aocora nei secoli futuri. » II quale salutare cangia- mento nella maniera di medicare eseguitosi in Italia per opera degli insegnamenti di Gahieo, ed i principj che a cio servirono di fondamento nei secolo XVIII, vengono in modo esteao fatti cono- scere in appresso [Sezione IL), e chiarilo per tal modo che pigliato che ebbe la medicina italiana a correr la uuova strada pote dl per s6 e senza il bisogno di straniero ajuto riformar se stessa e ridursi APPENDICE ITAL1A>;A. 'J.6S a scicuza vcrainenlu esperimenlale; avvenimento impoilaulissinio (li cui nessuno prima dello storico nostro cbbe avvertilo; sitcom, del paro nessuno ebbe sapulo sinora riliane cosi al vero, e giu- diziosamente il Redi nel sapere medico, ed apprezzare nel giusto valore la liforma che egli apporto specialinente nella terapia. E noi non sapremmo non acconsentire altresi alia deduzione che 1 principj lenuti dai medici di questi due secoii « (XVII e XVIII^ » per foiidamenlo cosi della parte istorica della medicina, come '> della terapeutica, sono i soli che meritino per ora i! titolo di >> nazionali. e che possono esser seguilati con flducia di cavanie » buou frutto J ed essi sarauno i soli veramente nazionali e frut- « tiferi, sinche la inedicina restera nel numero delle scienze naturali, « di quelle scienze, cioe, nelle quali le teorie, come dice Cuvier, " si riducono a raccogliere fatti particolari e a cavarne proposi- » zioni generali, che ne aljbraccino il maggior numero possibile v. Ad onta nondimeno del pacifico ed universale dominio dell'eni- pirismo ippocratico, le menli italiane allora ebbero abbracciata con fervore la dottrina di Brown, nemica dell'empirismo e dell'ippocra- tismo; e le cagloni che a cio le preparavano formano il subbietlo della Sezione terza. I medici uscili dalla scuola di Galileo, educali al metodo severo sperimentale, non potevano non lasciar correr la mente ad immaginar quei principj generali inlonio le funzioui ani- mali in istalo sano e morboso che I'osservazione e I' esperienza non avevano potuto insegnare loro, corscro qulndi a fabbricare la leoria lore fisiologica e patologica; e quella allora appunlo surla in Italia e detta coniunalmente meccanica o jatromalematica fa , giusta il no- stro storico, propriamcnte il punlo dal quale ebbe « la prima ori- » gine il nerwosismo della scuola di Edimburgo , e quindi la dot- 5> trina meccanica di Brown : il che Irovasi assai bene comprovato X se le doltrine antecedenti meccanica, meccanico-vitale e nervosa » erano state in Italia generalmenle adottale; so i medici piu di- >> stinli per ingegno e per dottrina, fra noi, avevano accollo con -•> favorc ora il mcccanismo di Bellini e Baglivi, ora il vitale di » Hoffmann, ora il nervosismo di Cullen , dovevauo pure acco- " gliere con piu favore una leoria che nascea da quelle. Adol- •j tando la dottrina di Brown, i medici italiani altro non facevano " che abbracciare le ultinie conseguenze di qnci principj che i » medici della scuola di Galileo avevano posto a fondamento della >• loro leoria medica ■■. Alia quale forte cagione si aggiugne poi la rivoluzlone che noir ultimo quarto del sccolo XVIll in Italia 264 APPENDICE ITALIANA. avveniic altenciitoinente alle Icttorc ed alia filosofia per opera degli slraiiieri e degli scriltori fraiiccsi, in ispecialita, i cui principj, o di siinigliaiiti, Hrown aveva applicali alia fisiologia ed alia mediclua; e da ultimo 1' essersi le opera di esse Brown falte conoscere e dispiegate in una Universita di quei di celebre e frequentata co- rn' era la ticinese. Discorse le cause che resero disposti i mcdici italiani a riceverc favorevolniente la doUrina del riforniatorc scozzese, il noslro sto- rico si conduce a chiiu-ire i motivi clie porlarono essi medici a se- guirla, e a difendcrne con tanto calore i priucipj. Tali molivi si riavengono nello studio e nella disaniina del metodo che Brown ebbe adoperato nella costruzione del proprio sistema, studio e disamina che costituiscono Wframmento pritno, e sin' ora unico che 1' autore ci ebbe regalato. Le profonde e giuste vedutCj la logica e 1' impar- zialitk che si riscontrano nel lavoro del signor dottore Pignaccaj ci conducono al desidcrio , ch' egli sia quel desso cui venga il generoso pensiero di sci'ivere la storia della medicina italiana dei due sccoli passati. II qual voto ardeutemente dispiegliiamo ad onore della medicina italiana e della coniune patria nostra. Fantonetti. Delia ineccanica olearia in Italia e del siio perfcziona- mento. Ricerche teoriche ed esperimentali del prqfes- soT'e Domenico Db-Kecchi. — Firenzc. i84o, stam- peria e fonderia Mazzoni. In 8.° di pag. VIII e io3, con tre tavole in ranie. II descrivere le attuali industrie manifatturicrc^ il porre ad esame lullo cio che le concerne servendoci dell' anne del calcolo, il rico- noscere le loro buone e cattive qualita, il meditare sul loro com- plesso ovc pill macchine si richieggono, se per avventura, all'og- getto di diminuirc il tempo che spendesi nel loro nianeggioj pos- sano ridursl ad azioni non troppo interpolate anzi continuate, sono tutti articoli che solo possono discutersi da chi si e reso familiari i principii della geometria , della meccanica , della fisica e della chimica. Tale campo 6 ancora ben poco coltivato: evvi immensainente da farCj ed iinmensi vantaggi da ritiarre. Christian il primo ha sentito APPENDICE ITALIANA. 265 la necessila di tali studii, li ha consigliati, e Dio volesse chc presso ciascun paese sorgessero uomini Capaci a Hard la descrizione, I'ana- lisi de' loro motori coi relativi risultali come altualmenfe trovansi in azione , e si avrebbe il piu utile corso di meccanica applicata, donde facile sarcbbe il progredire al loro perfczionaniento. Lode pertanto al cliiarissimo signer profcssore Domenico De Vecchi, che preso da amor patrio , da quel vero amore che tende a tutelare il bene positive del siio paese , si fa pel prime a sed- disfarvi in parte con un' eccellcnte Memoria sulla meccanica oleariaj vale a dire coU'esame dellc macchine frangenti e cemprimenti destinate all'estrazione deil'olio in Italia, ove, a sue dire, I'arte olearia, malgrado venttisei seceli d' esercizie, e malgrade venti secoli di co- nesciuti precetti diretti al siio miglioramento, s'ignorano, come in altri paesi, i principii che la coslituiscono, ed essa vaga incerta fra le violenze dell'empirico e dell'idiofa. E ben poteva assinncrsi tanio lavoro, cgli che, fernito delle ac- cennate cognizioni, nen dovcva trovarsi imbarazzato nel chiamare a severe calcolo ogni eleinento , nel concretarne le formule, nel farle parlare e nel porre a confronfo i risultali, appoggiande I'an- datnenlo ai dati ferniligli da una pratica ben esaminata. IN'ella parte prinia di (juesia operetta e descritto lo state nttuale della meccanica elcaria in Italia, e nel sue prime articole diviso in due capitoli, esainina il frantojo comune, quelle a rocchelti c quelle idraulicoj indi passa alio strettojo a veiricello, distinguendolo in quelle di legne e I' altro di ferro. Di ciascuna di queste macchine espone le formele per calcolanie gli eftVtti. NeU'articelo secendo, divise pure in due capiloli , nolansi da- prima le dissomiglianze nel maneggio delic principali macchine, dissomiglianze osservate dal visilare gli stabiiinicnti ; prende a de- scrivcre i processi dell' arte, enumerandeli disliiitamente , e sepa- rando quelli che si ripertano alia frantura dagli allri che interes- sano la stretta, e rendendeli comparabili fia lore eel porre a cal- colo i velumi d'ulive sottepeste alle azioni , ed i tempi impiegati si nella frantura, che nella cempressiene. IVell' articole terzo, diviso in tre capiteli, stabilisce i principii della frantura, della cempressiene e della lore distinta aziene; da prima ponende a scrutinio la fantura in gcnere. Assunta la ferma d'una macina verticalmente situala, mostra che il piano su cui dee lave- rare debb'essere rcsistente, le due juperflcie in contatto scabre ed irregelnri, il peso della macina nen di grande impertanza : la Bibl. Ital. T. C. 18 266 APPENDICE ITALIANA. sua forma conico-lroiicata, agculc con pressionc obliqiia. Scendendo al mofore aiiimale, fissa la lunghezza dell'asla, ossia del bracc-o a cui deve essere attaccato: osserva inopporluna la pratica di soc- correre coil' opera continua dell' uomo quella immediala dclla inac- cliip.a col ricacciare le ulive nella zona operativa; percliu princi- palniente non si raggiiingc iin sufficieiite cangiameiilo: sconsiglla la iiiacinata a grande volume; discorrc poi suU'altezza clie incglio convieue alle niacine, proponeudo di altenersl alia bassa. Le deduzioni fiii qui stabilile le liferisce a ciascuna specie delle iiiaccliine fraugeiili delle quali ha fatto parola^ ed olliene per risul- tato die il frantojo comuue ha le qualita statiche in perfella ar- inonia coUe dinamichej e quindi e d' impiego vantaggioso, ma che nel sue stato e niodo altuale d'impicgo \a soggelto a non poche irregolarita risguardanti le parti del meccanisino facili a coireggersi : che la coinbinazionc a rocclielto ^ nieno vantnggiosa, e 1' idraulica lo e ancora nieno di questa e di quella. Procede in egual inodo chianiando ail analisi la compressione cogli slretloj a verriccilo in genere, applicando le deduzioni alio stretlojo di legno j indi alio stretlojo di ferro: in quanto a queilo di legno, vi trova niolto a che dire per dispendio di forza inolrice, per azione irregoJare , per richiedere il motore piu cosloso, pel Iroppo uso delle sue parti, e per essere dai costrultori preferiti i legnami ineno tenaci al piu robusti : in punto a quelle di ferro a niadre fissa per la figura delle sue spire trova che vi si rendono meno atlive le passive resistenze, laddovc I'altro a niadre mo- bile si dimostra inferiore. .NeU'articolo quarto, dlviso in cinque capiloli, si fa a considerare la frantura e la slrella comblnatc fra loro solto due aspetti: nel primo, paragonando il lavoro del quale esse sarebbero susceltibili nell'ipotesi che la loro azione risultasse conteniporanea con queilo del quale diverrebbero capaci nell'atlual loro condizione; nell'altrOj avulo riguardo a quest\iltinio lavoro conipai-ativamente a quelle che da esse si olliene. Incoinincia col frantojo e strellojo a ver- ricelloj indi col frantojo a rocchello e strellojo a verricello: prosie- gue col frantojo idraulico e strellojo a verricello; espone inline in quale slalo si Irovano le officinc olearie private e pubbliche, iiian- canti principahnente di questa esecuzione sia per negligenza di chi vi presiede, sia pel tempo consumato nell' altuare i iiieccanismi, sia per la distrazione degli operaj, e chiude I'articolo coll' aiinoverare in soininario i vizii che si iiianifeslano nella loro coinbinazionc. APP!:\nicE iTALiA.N'A. iGy Nell'arlicolo quinto ed ultimo di questa prima parte brevemenle liassume i difetti cd i vizii di questa importante indiistria, e cava le consegucHze che Tarte olearia in Italia c ancora lontana dal suo perfezionatneuto, e che riloncndola nel sno stato attuale non e suscettibile di rlccverne alcun notabile. Data cosi piena cognizione dello stato atlualc della meccanica olearia coll' averne calcolato e paragonato gli efl'elli, rilevati i non pochi difetti ed inconvenicnti da cui e vincolata, di pi-oposito nella seconda parte imprende I' arduo problema del suo perfezionamento, ed al principio del prinio arlicolo espone a se slesso le tracce del problema in altrettante condizioni e norme da seguirsi. Nel capitolo primo poi di quest' articolo passa alia descrizione del nuovo frantojo che nou diflerisce gran cosa dal comune, nia vi emenda la piii parte dei difetti, e introduce aggiuute utili c co- mode, e con formole ne rappresenta 1' effctto soggiungendo il modo di porlo in azione mediante 1' impiego di operaj. Nel capitolo secondo propone e descrive un nuovo strettojo ad eccentrico che distinguesi dagli altri per continuita di azione , per condizioni slatiche soddlsfatte, cosicche e da preferirsi a qualunque altro fin qui usato. E qui pure nc da la descrizione, il suo appre- stanicnto, il suo uso e gli clfetti di ciascuna parte di esso, non die I'equazione dinainica definitiva. II problema propostosi che a tal puuto sembrerebbe sciolto , non lo e per lui, die vuole costituire tal' arte alia condizione di un' azione universale e contemporanca. Percio il sin qui dichiarato non abbraccia se non che i componenti d'un edificio oleario d' una nuova indole che deve frangere e pre- mere, pel modo die 1' esperimento addita il migliore, mediante il motore stesso e nello slesso tempo una stessa quantita d'ulive; edi- ficio cui egli appone il noiiie di frangi-prcssore , e cio forma I'iii- troduzione al secondo arlicolo. Nc' successivi otto capitoli di esso si la a discutcre sui principii costituenti il suo frangi-prcssore, da gli eifetti espiessi da un'equa- zione dinainica ; le dimension! delle diverse attenenze di frantura e stretta; il movimento, la forza e il motore; le applicazioni a mo- fore idraulico come mezzo frangente, e come mezzo comprimenle; e le medesime a motore animale. Chiude con marcarne I'attivila dipendento dalla convenicnza degli dementi del meccanismo, ma piu ancora dal combinarsi delle condizioni speclali delle due opere, sciogliendo le obbie/ioni die si possono fare e suUe composizioni del meccanismo e sulle modificazioni cui potiebbe in pratica andar soggetlo. 266 APPEiNDlCE iTALIANA. Ad oltencrc lali tilausibill risultati son necessarie oppoiiuiie o(- ficine; ed egll percio nel terzo articolo di questa secoiida partej di- visoin sei capitoli, enuinera ed assegna 1' indole de'locali, le qua- lita e le ingerenze degli operai clie in qiielll debbono agire, il loro esercizio , il numero e la loro distribuzione. Sicconie poi I'intraprendente dcH'officinaj manifatturate le olive, resta in possesso del loro rcsiduoj cosl propone una seconda indu- stria negli olj lavati, moslrando quanto possa riuscire vanlaggioso il prodotto di essi. Ma la diinostrazioiic maggiore de' vantaggi che si possono otte- uerecol nuovo frangi-pressoi'e e colla relaliva officina sta nell'esanie delle spese e de' prolilti. E qui opporlunaniciite da fine all' articolo con minutare le spese di anticipazione e giornalierc, ed i profilti delle molende de' residui de' prinii olj e degli olj lavati, e delle sanse, e ne fa il bilancio. E quindi nella sua causa in dlritto di proclamare di aver no- tabilmente avanzato il cainniino al peri'e/ionamenlo nell'arte olearia e per raccolto degli olj accelerata per duo volte suU'antica e per qualita di olj allrettanlo piu garanlite e per quantita territon'ale e particolare aumentata. Con tali risultanze rigorosamente dimostrate non si puo a meno di racconiandare la proposta dell'illustre signor professore De Vec- chi alia filantropia de' governi, ai veggenti capitalisti che si affret- tino a realizzare tanto vanlaggio con erigere siffatte officine a norma del di lui piano circostanziatOj ciascuna delle quali non richlede al massimo piii di lire sessanta mila, ed anche ineno, essendosi i com- puti in proposito redatti poggiati sopra larghe basi, per cui nel- I'esecuzione delle opere si potranno fare grandi risparmi. Il desiderio che naturahnente nasce leggendo questa Memoria, che essa venisse scrltta in un linguaggio piu popolare, 6 soddisfalto da un indice metodico che ne porge soininariamente i risultati, o la traccia dell'esecuzione delle opere. Le lacune poi che trovansi ne' paragrafi della Meiiioria stessa saranno state al certo prodotle da riflessionl di intralasciare cose o troppo astratte, o di nessuna necessita; lo che da prima meditalo, non avrebbe prodotto la sensazione di n)ancanze per la piena in- telligeuza di alcune citaziotii. 269 Y A R J E T A. Risposta all' articolo delta Biblioteca Italiana sui Sag^i elettro-magnetico e magneto-elettrico del projessore F. Zantedeschi [aprile \^^o^ pag. 4^). Neir articolo della Biblioteca Itnliaua intorno ai miei Saggi, veii- gono apposti a me prccipuainente i seguenti difelli; dico precipua- mentCj perch' essi agguardano da vicino la scienza, non cosl altri: e percio senlo corrernii 1' ohbligo di rispondere ai primi, e non ugualmente ai secondi, per non ispendere inutilmente il tempo, e farlo sciupare agli allri con vane polemiche e diatribe : 1." L' auonimo autore dell' articolo mi oppone , che io abbia commesso degli errori iiella analisi delle spirali, e che niente in esse abbia presentato di iiuok'O. Parini piuttosto dovcsse dire, clie nel primo mio Saggio non abbia fatla un' analisi compiuta delle spirali, che appresso io diedi nella mia Memovia sulle leggi fondavientali che goi'crnano V elettro-niagnetismo, pag. 12, pubblicata fino dal novembre del 1 85g, e in uno degli antecedonli numeri a quello di aprile del 1840 annunziata dalla stessa Biblioteca Italiana. A que- sta Memoria doveva riportarsi 1' anonimo autore per tiitlo quello che in siffatlo argomento aggiunsi ovvero emendai; che pol in questa analisi niente abbia presentato di nuovo, era suo dovere provarlo, confi ontando le inie espcrlenze con quelle de' fisici che mi pre- cedettero, e colle loro dottrine , per vedere se questi esperimenli ricevano in essa splegazione. 11." Che /' esperimento della corrcntc trasversale indotta non sia statofatto con tutta accuratezza. Egli e vero che fui coudotlo in inganno dalla troppa vicinanza della spirale elettro-magnetica coir islromento reometrico ; ma io stesso mi era discreduto, ed avea provata 1' insussistenza della forza rivoluliva con una sperienza speciale riferita alia pag, 5o della ricordata Memoria. III." Che i.'olendo io essere accitvaio nvrei doi'uto aggiungere in (ftiali circostanze la corrente indotta si manifestaj perchh un let- tore snperficiale potrebbe dalle parole mie essere tr^tto in in- uanno , e credere che la corrente indotta abbia hiogo du,rante la y. - U A' A R 1 F, T A . coircvte i'ollaica o inclucente. Ma 1 anonimo auloro o non Icssc in- tin ninrnle il primo niio Saggio^ o si i' dimenticato quanto aveva scritlo a pag. 99 suile indnzioni: •<■ i fenonieni d' induzlone dina- V mica avvcngoiio all' ntlo che si pone un corpo neH'atmosfera at- 33 tuanle . c all' alio the si toglie alia sua influenza; nell' inteivallo di quesli due tempi rdeLlrico e stagnanteostatico o di tensione . . . ». Quesla dotlrina io ebbi pure a ripctcre nel secoiido mio Saggio, pag. i5o. lY." Che 7111 sin sfiiggita di memoria la Icggc amperiana , 720/2 essendoci possibile f cimmcttere uii mo to dclV ago perfeltamente contrario a qiiello data daVia legge stessa, legge diejinora cimen- tnta ill molte circostaiize diversissiine non si e giammai trovata fallace (Pouillel. Eleinens dc pliysique t. i .° par. 1.^, pag. 680, Paris 1827 ). E da qiiesta dimenticanza e veniito gran danno per liii , non ai'endo sapiito coUcgare col mezzo delle doltrine gia ammesse dni Jisici un gran nuinero difenomeni tutti compresi in essa legge J, e, col siio mezzo , facilissimi non solo a spiegarsi dopo veduii, ma anche a prevedersi anticipatamenle. Se egli vorra oc- cnparsi a ripetere di siffattc esperienzc , presentando ad un ago .sospeso de fili invasi da correnti continue, avenii tuttc le forme passibili , c tiitte le possihili posizioni, anche piegati a spirale , coir ago ora al difuori di qucsta , ed ora al di dentro ec., si trovern aggradevolinente sorpreso al vederc come tutti i risiilta— menti sieno da cssa legge felicemente spiegati , e cessern dal cer- carc altre .spiegazioiii . che poi gli siano vivamente contrastate con inutile sciiipamcnto di tempo di lui e di altri; e vedra altresi come quesla legge dia risultaineiiti piii precisi e piii determinati j che non la supposizione di un paiticolare state magnetico del JiU , sujiposizione che si potti adoilare nei priiiti tempi qiiando ijattl eran nuovi e pochi, ma che di poi si trot'b dover ceder luogo alia pill volte menzionata legge o Jorinola di Ampere. In tutio (jueslo ragionamenlo 1' anonimo autore suppone: a) che la formola enipirica d' Ampere sia 1' espressione generate di tutti i fenomeni di conflitto clcttro-magnetico,. e che sia impossibile I'am- mcttere un nioto dell' ago perfettamente contrario a quello dalo d;illa legge stessa: b) che 1' ipotesi amperiana serva alia spiegazione di (utli i lenomeni eletlro-magnelici. Presterebbe un scrvigio im- poitantissimo all': scienza 1' anonimo autore, se avesse a vcrificare qucsle due proposizioni ; e allora si che sarebbe veramenle inutile cercare altrc spicgazioni . le quali a ragione dovrebbero essere V A R 1 E T A . or,£ ronlraslate da' fisici; ma ne 1' una ne Tallra venne coniprovata da liii. Egli e per (jiiesto che e invitato a verificare: i. "cornel' espe- rienza descritta a pag. ui ilella niia ricordata Memoria possa cs- sere coinpresa iiella formola ampeiiana; esperienza che io ebbi r onore di rinnovare alia presenza dell' illustre astronomo cavaliere Carlini ncl gabinetio di fisica dell' I. R. Liceo di Venezia nel gior- no 2 1 maizo di quest' anno; 2.° come gli esperimenti fatli da' fisici fino al presonte ricevono una compiuta filosofica spiegazione ncl- r ipotesi amperiana. L' anonimo aulore,. scrivendo nel 1840^ si riporto alle cognizioni del 1827, cilando per quell' epoca 1' autorita di Pouillet: io mi sono riferito a quella del iSSg e susseguentemente a quella del 1840 ;, arrecando 1' autorita della stessa natura. (Veggasi la mia Relazione istorico-crilica sperimenlale sull' elettro-magnetismo , pa- gina 35-47. ) Del resto io nou presumo di avere prcsentato un lavoro inliera- niente compiuto e perfetto ; ma non credo che sia cosi sterile per la scienza , quale Io rappresenta al pubblico 1' anonimo scritlore. Se fosse slalo guidalo ncUa sua critica da sentimenti d' imparzialita e di giustizia , avrebbc dovuto almcno ricordare che la fisica deve al professore Zantedeschi: I." La costruzione di un nuovo moltiplicalore (pag. 24). 2." L' osservazione della eterogencita relativa , che prendono le diverse parti di una stessa lamina immersa in un bagno acidu- lalo, per cui si formano dei poli chianiati secondarii (pag. 26). 5.° La verificazionc del suono galvanico, che era inesso in dub- bio dai fisici ( pag. 58 ). 4-° La legge della magnetizzazione ottenula con spirali indossate agli aghi, le quali rispondano loro perfettamente in lunghezza (pag. 54-56). 5." L' applicazione della polarita del globo sostituila all*^ azione delle calamile permanenti nei movimenti prodotti dall' elettro-ma- gnetico (pag. 78). 6." Le anoinalie che presenlano le deviazioni degli aghi magne- lici sottoposli air influenza della elettricita dinaniica di attrito (pag. 87). 7." Le osservazioni sulla induzione dinaniica considerata nei rap- pbrli che ha la distanza dei due circuiti coUa quantita e tensione della scarica elettrica ( pag. 99). 8." L' esplorazione col reomeiro dell' elettricita atmosferica a cielo sereno ( pag. 117). •>"% \ A R 1 E T A . 9." I primi saggi di magnelo-elellricismo o ilella rorrenle ma- gneto-elettrica in genere (pag. i23). 10." Le esperienze suUa natura delle coiTenii magncto-oletlriche (pag. 128). 11.^ La delerminazione dello slato del filo condutlore spHoposlo air influenza del magnetismo-slalico (pag. i3o). 12.° Le leggi delle correnti inagneto-elettriche (pag 126-14^- 149) ec. ec. Considerazioni alia precedente risposta. Essendonii stata genlilmente mostrata in manoscrillo la precedente Risposta fatla dal cliiarissinio professore Zanledeschi al mio arti- colo inserito in questa Biblioteca ne\ fascicolo dell'aprile 1840 alia pag. 48, mi e parso di soggiungervi quanto segue. Mi congratulero prima di tutto col professore Zantcdesclii, per- che, dopo la pubblicazione de' Saggi a cui quel niio artlcolo si ri- ferisce, abbia egli stesso , e prima die il dello articolo fosse venuto in luce , corrette e rese piii compiute parecchie delle cose che io aveva notale come degne di correzione. E solo mi dorro raeco medesimo di non aver potuto allora procurarnii que' suoi posteriori lavori; il che mi lolse di fargliene in esso articolo la debita lode. A quanto ei dice al § III della sua risposta , replichero che io ho intesOj nel passo ch'ei difende^ non gia di trovare una incoerenza di lui ne'diversi luoghi d' un medesimo suo scritto, ma bensl di avverlirlo d' aver usato espressioni incomplete. Intorno a che io prego il letlore^ dopo che avra percorsa la precedente risposta, di rileggere di nuovo il dello passo che il chiarissimo professore di- fende , e le mie considerazioni in proposito. II che vorrei pure fatto anclie per ogn' altra co.saj ove dopo la lettura della delta ri- sposta paresse che io avessi errato. Al suo desiderio che io cerchi di sottoineltere alia formola d Ampere una sperienza da lui ricordata a pag. 2 1 della sua Mcmoria sulle leggi fondamentali che govenumo V eletUu-magne- tismo, rispondero, che io Io faro volentieri subito che abbia o ve- duta o ripetula io stesso quella sperienza. Manifesta egli sul fine il desideno die avrcbbe avuto di veder ncordate diverse delle cose da lui esposte in que' saggi. Riguardo a queslo diro , che io non mi era proposlo di pubblicare un giudicio di tutto int€ro il suo scritto, ma solo di esporr£ delle considerazioni V A R I E T a'. 273 inlorno ad almiiie siio piiine parti, e che io avrei esleso il mio !irtico!o a una n):iggior parte del suo lavoro solo nel caso che io non avessi trovato si presto ijue' gravi intoppi che il lettore puo vederc rilcggendo il detto mio articolo. E cosi inlenJerei pure di fare se niai mi avvenisse di csaiuinare qiialche altro di lui lavoro. Non so s' io m' inganni ; ma mi parrebbe di usare la debita impar- zialita col non scegliere no le parti migliori, ne le peggiori, bensi col seguire nieglio che potessi 1' ordine tenuto dall'autore, notando accuratamente il bene e il male , e proseguendo in sino a che il credessi bastante. Del resto io vorrei che 1' egregio professors fosse convinlo delta niia stima sincera. Riconosco di buon grado ch' egli possiede niolle belle cognizioni; e, cio che io valuto assai piu , ch' egli le va uon solo aumentando, ma aache migliorando. E in quanto ai progress! ch' egli procura alia scienza, io ne trovo un argomento sicuro nella perfezione con che egli mette in pralica alcuni dei processi galvano-plastici inventati dall' illustre Jacobi. Io vidi le prove di alcnne opere d' incisione in rame , d' una riuscita veramente egregia. Egli farebbe otliuiamente a tirarne molte a a meltere a confronto quelle ottenute dalle tavole incise originali con (jueHe derivanli dalle copie, con qualche segno che conlraddislin- gua con cerlezza le une dalle altre, aflSnche, nel passare da una mano airallra, non possa niai av venire scambio, ne dubbio veruno. Gliene verrebbe un graude e irtcontrastabile onore. Nota suW esistenza del budello nel polline gia dimostrata dal chiarissimo projessore cavaliere G. B. Amici. In una delle sedute della sezione bolanica del Congresso scien- tifico di Torino , nella circoslanza in cui il signer Calamai fece distribuire un opuscolo sulla fecondazione delle piante faneroga- me, i sottoscritti hanno creduto di poter inuovere qualche dubbio circa all' esistenza del budello nel polline , cui fino a quell' epoca uon erano mai riuscili a vedere , quaulunque ripetutamente aves- sero operato siii granelli del polline, isolandolo dalle antere o to- gliendolo dallo stigma, ed esaminandolo alquanlo dopo di averb messo nell'acqua, anche secondo il detlato del chiarissimo professore Amici a pag. i38 degli Alti dclla prima riunione dei scienzlati ita- Hani, per cui si accoslavano piu da vicino alle opinioni degli signori Treviranus, Raspail er. 51J4 V A R 1 ETA. A quell' epoca, quanlunque avessinio contro di noi I'aulorila dei chiarissimi signori profc^sori Moretti, Visiani, Biasoletto, i quali asscrivano d' aver seguite le csperienze del professore Amici ( vedi gli Atli suddeltl, pag. 1 46 ) , pure avcndo invitati i suddetti a diniostrarci , col niicroscopio alia mano , la reale esistenza del budello uei poUini deila Cucurbita pepo, di varj Pelargonj ed Epilobi, che appositamente avevamo recati in quella sedula, e nes- suno dei sovraddetli essendosi prestato a rimuoverci dalla nostra opinione, noi in allora abbiamo creduto poter mettere in dubbio r csistcnza del budello , c sostenere in vece che il getto della fo- villa uscendo come stemprato in una sostanza glutinosa, si confortiia come un budello senza propriamente essere conlenuto da una parlicolare membrana^ appunlo come succede nell' uscila della ge- iatina sporulifera dellc Cilispore, Nemasporo ec. L'argomento essendo importanlisslmo, e dubilaiido sempre plu di noi stessi, anziche dell' aulorila dell' illustre micrografo Amici, ap- poggiala gia da altri pure valenli fisioloyi , giunta appena 1' epoca opporluna, ci siamo dati a ripeterc e moltiplicare le osservazioni , prima separatamenle , e poi nelle attuali ferie assieme riunili , sul polllne delle segucnti specie : Cercis siliquastrum, Xanthoxj- lon fraxineunij, Orobus vermis, Vicia faha , Pisum sativum j Co- lydalis balbosa. Fudiisia coccinea, Erodium moschatum, Edward- sia microphjUa, ec. ; ed esaminando prima il poUine isolatOj come avevamo dapprima praticalo, poi il poliine gia a contatlo dello stigma, ed osservando pure sottilissime lamine di stilo e di stigma, abbiamo dovulo convincerci, che il budello realmente esiste, quan- liinque nou in tulte le osservazioni abbiamo potuto sorprenderlo, e che in alcune piante, come nel Xanthoxjlon e nell'Edvvardsia, non ci sia slato concesso vedcrlo. Riservandoci a pubblicare la serie delle noslre esperienze e le nostre ultcrlori osservazioni dopo che le avre- mo moltiplicate ed Illustrate con apposite figure, godiamo, come gia avevamo dichiarato, di potere noi pure conslalare la verita dellc scopcrte dell' illustre professore Amici , delle quali avevamo po- tuto dubilare, ma che eravamo ben lungi dall' impugnare. E tanlo pill ci facciamo soliecili a pubblicare quesla nota , per dimostrare quanto siamo noi aiiianti della verita, ed anche perche se ahri, n- petendo questc osservazioni, non riuscisse ad ottenere a tutia prima il budello, non s'affretti di negarne I' esislenza. 3Ii!ano, 9 aprile iS^i- II prof. Giuseppe Bnlscinu) Crivclli Il prof. Giuseppe De Notaris. V A R I,E T A' ■>■!' Sulla ^aU'anizznzionc . osservazioni cd csperienze del favmacisin Gerolamo Ferrari , eomunicate alia, reqin yfecndeniia dellc scierize di Torino. Da circa due mesi mi avveiinc di vedere e di assistere ad acco- iriodare n" 5 Irombe per acqua, una con tubi di ranie, la seconda con tubi di piombo, e la terza con tubi di piombo della fabbrica di Milauo, i quali sono d'lin pczzo solo, e potei rilevare, che le cosi dclte morsclte di ferro die uniscono i varj pezzi di tubi di rame e di piombo della troniba n." i e i , erano molto piii corrose che I'altro fcrro che non era in eontatlo coi tubi delle Irombe me- desime. I tubi dell' altra tromba n. '^ 5 della fabbrica di Milano che ora da nol sono maggiormente in uso per essere d'un solo pezzo e piu legglerij ed in conseguenza piii econoniici di quelli di Ge- iiova composli di varj pezzi, furono trovati alquanto corrosi alia parte inferiore, ed alcuni lavoranti pompieri opinavano che questi tujji venissero corrosi dai topi, per essere di piombo piii moUe di quello della fabbrica di Genova. Ricbiamandomi pero a niente quanto ho dimoslralo nel Qiornale di Farmacia di Milano sino dal- r anno 1828 (torn. VIII, p. 19), cioe che ogni molecola d'ossido di ferro in contatto col ferro melallico acquista proprieta elettro- iiegativa ed accresce I'intcnsita elettro-positiva del ferro stesso, mi fu facile di rilevare che la facililata ossidazione del ferro delle due prime trombe dipende da un effetto galvanico, vale a dire, dallo stalo cleltro-negativo che acquistarono i tubi di rame e di piombo a motivo dellc morsette di ferro , le quali aumentarono la loro pro- l)riela elettro-positiva; come ad un effetto galvanico si deve poi ascrivcrc la corrosione del tubo della tromba n." 5, cioe al non averc di irallo in tratlo (per essere d'un solo pezzo) metallo piii elet- Iro-positivo che negative lo renda. Quanio ho dedotto da' principj teorici ho voluto poscia con gli espenmcnti confennare. A tale effetto ho sovrapposto di tratto in Iratlo dei piccoli cerchietti fatli con lamina di ferro a dei tubi di I ame e di piombo collocali per certo tempo cntro una vaschetta di legno conlcnenlo dell'acqua acidula d'acido solforicoTe trovai che II rame ed il piombo non venivano intaccati, mentre si corrosero 1 ccichielli di ferro, e quesli maggiormente che altri cerchietti di firio libcri c non in contatto coi tubi suindicati. Consmiili csperienze ho pure fatto esponendo 112 ■> 20 I dorsi .. 1 tarsi •> 1 28 nota « 1 del primo » del prisma F. CARLINI, p. CONFIGLIJCHI^ G. Ferrarjo,, B. Catexa^ G. B. Fantonetti, Membri dell'L R. Istituto, Direttori. Pubblicato it 3o aprilc 1 84 1. 279 (ratio delle ossen'azioni meteorologiche fatte alia nuova lorrc astronomica del- I'l. R. Osseviiatorio cli Brera aU'altezza di te se 10,62 (we^r/ 26,54) sull'orto bo- tdnico, e di tese -5,48,(me' s 111- .s poll. lin. liii. tin. l.n. lin. lin. lin. I V 1>1 8,5 9,0 9,0 «,9 9, J g,6 E N E s s 0 N 2 27 9--7 10,0 10,1 9.0 9,0 9,1 8,6 N E E N E E E (2) 0 ■■^7 7--9 7.7 7,4 6.5 6.2 5.8 5.5 E E N E E N E ene(i) 4 27 5,2 bi6 6,1 6.1 6,2 6.7 7,0 ene(i) E S E E N E E N E 6 27 7,0 7,4 74 6,8 6,5 6,8 6,9 N N E N E N 0 N 0 s s 0 27 6,6 ^.^ 7.2 6,9 6,8 6,8 6,6 E N E E N E E 7 27 4,1 ■^9 4,7 4,5 4,H 5,5 5,9 E(2) S S 0 s 0 t N E 8 27 6,0 63 6,6 ti,4 6,4 6,9 7,0 E N E E s s 0 N 0 9 27 6,8 6.5 6.2 0.7 0,7 5,6 5,5 N E E N E X 0 S S 0 0 I 27 5,5 5,5 5,4 5,1 4,9 4,6 4,8 0 0 S 0 0 0 27 5,0 5,8 5.5 5,0 5,4 5,1 0 0 s 0 N E N E 1 27 4.-« 4,1 5,7 5,5 5,7 6,2 6,7 0 s s 0 S E N N E J 27 6,6 ^^7 6,5 6,1 5,6 5,2 4,9 N N E N E S S E 4 ■i? ^:4 3.0 5,4 3,2 3,5 0.3 3,6 ESe(2) S S E N 0 0 s 0 0 6 27 4-.5 5,4 5,6 6,1 5,9 6,0 6,0 0 S 0 s s 0 N 27 6,2 6,8 7,2 7>5 7,6 7,6 8,1 S 0 S S E s s 0 0 7 27 8,4 9,' 9,5 9,1 9,0 9,4 10.2 S 0 N 0 S S E N N £ 8 27 9.-9 9>9 9>9 9,4 9,2 9,4 9,5 s S 0 s s 0 N 9 27 9.1 «,q 9,0 8,0 7,6 6,q 6,1 S E E .-; E S E ese(i) 0 27 4-i> 4-1 5,2 4,9 4,6 4,5 5„i E N E s s 0 N (1) 27 6,4 7,1 7.8 7,^ 7,5 7,2 6,0 X E N E E e •2 27 4v 4,i> 4,4 5,9 4,0 4,4 4,<3 E E N E 0 N 0 0 s 0 •0 27 D,l 5,5 6,1 6,2 6,5 7,2 7,8 0 E K £ 0 S 0 X •4 •^7 «-' «.-7 8,7 8,5 8,0 «>7 8,7 s 0 S S N N E 1(5 27 8,1 s,4 8,9 9,' 9,8 9.2 10,6 N E N 0 N £ E N E 27 ..,; 12,1 12, J 12,1 12,0 12,4 12,8 N N E S S 0 N N E '7 27 10,0 1 0,2 10. 0 12.1 11,8 11,8 1 ',7 N N 0 S 0 s 0 X 0 '.» 27 11,5 11,8 1U,I 11,8 1 1.0 ' '-7 11,9 N E E i; s 0 '9 27 12,2 12.7 12,5 12,2 12,1 12,2 11,9 S 0 S E 0 X 0 s 0 )0 27 11,1 10,8 10.6 9,5 9,1 9,1 8-9 0 S s 0 S 0 Altcz za inassiina del haroiiiclro f oil. 28 liii. 1.20 » miumia . „ 27 „ 0,17 _ ■ " -^7 " 7,5o8o rlicano risfictlivaniente lc ore ilella m.illin.! Lc ore so no in ten ine IJKl VtTO dia . . . eivil.-; le li-tteic Ml ed s in ixl aiitiiiicnd iaue e .|i dlu Jell,, su.. u ponieuiLuic. 280 NOVEMBRE 1840. 0 c5 5'' ni Allez 81- m za del i|l> ni termometro R 2'' S 5h S Stato del cielo 8h S Ilh s da mezzanotte a mezzodi. da mezzodi a mezzanotte. 1 I 4- q,5 + q,5 -^12.3 t- 12,6 + 1 1,6 4- 10.5 + 8.8 Sereno nuv. Sereno nuv. „ •2 8,0 8,6 q,8 1 1,1 10,6 10, 0 9,8 Sereno nuv. Nuvolo piog. 1 3 9'" 9'' 10,0 10,0 10,2 10,1 10,7 Pioggia. Pioggia. 4 10,6 10,6 11,8 11,4 1 1,1 10,4 9,6 Nuvolo piog. Sereno nuv. 5 6 8,4 8,1 11,9 1 1,1 10,6 1 0,0 9,4 Sereno nuv. Ser. nuv. piog. «.7 9,3 1 0,6 10,2 10,0 10, u 9,4 Piogg. dirolta. Piogg. dirotla^ 7 97 9-9 10,2 12,0 11,8 9,' l'"" Piog. nuv. ser. Sereno. 8 6,1 6.q 10,6 12,1 1 1,2 q.« 8,2 Sereno. Sereno. q 8,5 8,5 8.3 8,8 8,5 8,5 8,2 Nuvolo piog. Pioggia nuv. 10 1 1 7>5 7,2 8,6 9,0 8,9 «,9 8,3 Nuvolo. Nuvolo. 4,5 4,6 6,8 q,4 9," 6,8 7,0 Nebbia ser. Ser. nuv. neb. 1-2 5,5 5,6 q.5 9,9 8,8 8,1 7,7 Sereno nuv. Sereno nuv. i3 8,4 8,1 8.8 8,6 8,8 8,8 «,7 Ser. nuv. neb. Nuvolo piog. 14 8,5 9,2 10.6 9,0 9,1 8,5 6,6 Pioggia nuv. Piog. nuv. ser, i5 i6 4,5 4,7 8,5 9,0 7,4 7,0 5,5 Sereno. Sereno. 3.6 3,7 7,2 q.q 8,6 7-4 5.9 Sereno. Sereno. 17 4,5 4,7 7,6 8,8 7^« .7.« 7'7 Sereno nuv. Nuvolo. 18 7,5 7,« 9,' 9,7 9,0 9,' S,6 Ser. nuv. neb. Nuvolo piog. iq 8,5 8.6 9,-> q,2 9,0 8,8 8,6 Piog. nuv. neb. Pioggia. 20 8,4 8,3 10,9 1 1,2 9-9 8,5 6.8 Piog. ser. nuv. Nuv lam piog 21 6,3 5,3 8,5 8,5 6,4 5,5 4.6 Nuvolo ser. Sereno nuv. 22 3,9 44 4.3 5,1 4,8 3,6 i.i Nuvolo piog. Nuvolo ser. 25 0,7 0,9 1,8 5,7 4,8 4,0 3,7 Sereno. Sereno. 24 2,6 1,4 5.4 6,7 5,5 0,0 2,0 Sereno. Sereno. neb. 25 0,4 0,5 4,4 4,3 6,5 5.6 3,4 1,8 Sereno neb. Serenoi 26 1,8 l,-2 5,4 4,1 2,9 0,6 Sereno neb. Sereno. 27 -0,3 0,5 4,2 5,3 3,5 2,1 0,7 Sereno. Sereno. 28 - 0,2 -0,7 - ',9 3,. 4,-^ 3,1 ',7 0,2 Sereno. Sereno. neb. i? - 0,Q - 0,2 0,8 - 0,2 -0,6 - 1,3 Sereno. Nebbia deas9 - 1^9 - 2,0 — 0,2 2,5 + 1,7 + 0,4 -*■ 0,1 Ser. nuv. neb. Nuv. neb. ser Alle aa ma; sinia d el term omelro R + 12,62 - 2,28 ia. + 6,577q Quar Tern itita de lomeiri Ila pioj Rulhe ;gia lin rford > ee 62,Ci Tetnpe 3. ralura massiiiia +- iO,o , minima — 2,5 Vent 0 doini n-inle 1 Lst. Num ero dci jj'iorni sereni m tuttc ) il mese i4- BIBLIOTEGA ITALIAN PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!. Biblioteca classica italiana di scienze^ lettere ed arti disposta ed illustrata da Luigi Carrer. — T^e- nezia, 1839-1841 ^ coi tipi del Gondoliere. //z 12°, — Tuttala raccolta sard in 100 volumi: ne sono pubblicati 2 1 . Prezzo, per gli associati a tutta la raccolta cent, i austr. ogni pagina^ agli autori separati cent, i Hal. J_j annunzio di una edizione di classici autori ^ sem- pre una felice novella pei' la nazione a cui gli autori stessi appartengono. Perocche qualunque sia la ban- diera die vogliasi segulre, qualunque sieno le opinioni per le quali si parteggi e si combatta, sempre gli scrit- tori classici sono con atiiore e con reverenza riguar- dati, come quelli cbe mostrano che. il patrio valore da piii secoli addietro comiucio a fare le sue onore- voli prove , e quindi fanno fede della piii solenne e della pill cospicua fra le nobilta, della nobilta dell'in- gegno c della sapieiiza. Ed alia comune utilita ed al iiazionale decoro giova cbe siffatte edizioni si moltipli- cbino', poicbe sendo tutte eseguite con metodi diversi e con diversi intendimenti, nasce da questa. diversita che le varie opere esser possano sotto varj aspetti corr- siderate, e percio meglio nel loro tutto c nelle loro parti conosciule, e che meglio in conseguenza ce ne possa avvisare I'ampiezza delle idee, la copia delle Bibl Ital. T. C. 19 282 BIBLIOTECA CLASSICA, EC. dottrine, la qualita dello stile e le reciproche relazioni. I quail vantaggi piu largamcnte e piu facilmente si ot- terranno , se le edizioni saranno dirette da alcuno di quegli uomini che, non vinti da fallaci preoccupazioni e rimasti interi al giudicare ed al scntire, sanno che la vera grandezza non perde mai i suoi diritti, e che carte strane innovazioni , certi esaltamenti nioderni sono vanita non sostanza, traviamcnto non progresso. Un uomo di tal fatta non csitiamo ad afFermare che sia il signor Luigi CaiTci-, la cui fama e ormai per tutta Italia diffusa ^ il quale il grave impegno si assunse di diriger la impresa di cui ora favelliamo. Pei'6 quando ci facciamo a considerare la condizione dei tempi presenti , le vicende dei tempi passati e la influenza che i tempi esercitano necessariamente sugli studii e suUe lettere, non sappiamo comprendere come dalla edizione delle opere classiche la storia della let- teratura si possa disgiungere. Imperciocche pare a noi che soltanto nel secolo decimoquarto abbiasi avuto una letteratura vcramente italiana , cio(^ improntata del pretto e genuine carattere italiano; e che nei secoli posteriori sia stato quel primitive carattere difforraato e rotto COSI5 che appena qualche reliquia in alcune opera se ne rinvenga^ del quale guastamento furono deplorabili cagioni i rivolgimenli dell' Italia, i trasmu- tamenti delle scienze e delle lettere che seguirono ai rivolgimcnti in altri paesi accaduti, le straniere inva- sioni e soprattutto il pensiero che uasce nella servitu di fare della imitazione un modo dl adulazione codarda e servile. Oi'a per discernere queste modificazioni e queste differenze egli e necessario che soccorra la isto- ria della lettei'atura, la quale, esponendo avvenimenti e cagioni, influenze ed effetti, forma un continue com- mente delle opere classiche e jjreseuta il ritratte mo- rale di ciaschedun secolo, e facendo manifeste le incli- nazioni e le tendenze di ogni eta, fa eziandio manife- ste le vere ed intime ragioni della letteratura. Poiche, come scrive Ugo Foscolo, « le ragioni efficaci in tutte » le cose emergono solamente dai fatti j5 ^ e la lettera- tura, propriamente parlando- non c che la forma della DISPOSTA ED ILLUSTRATA DA L. CARRIER. 283 moralita. Per tal modo la storia letteraria e le opere classiche si presterebbero mutui uffizj e soccorsi^ la storia illustrcrebbe le opere, le opere confermerebbero la storia: 1' una rappresenterebbe la condizione morale e politica in cui la nazione in ciascheduna epoca si ti'ova, le altre esprimcrebbero i pensieri e i sentimenti che in qiiella condizione si sviluppano e che danno forza e splendore alia parola o la fanno povera ed inef- ficacc. Una idea per qualche rispetto conforme a quella che ora esponiamo era stata, sin dall'anno 1825, con- cepita da Pietro Giordani: il quale aveva divisato di I'accogliere in trenta volumi il fiore delle opere clas- siche italiane e di far precedere a cadaun volume un discorso che ogni opportuna illustrazioue storica e cx'i- tica contenesse, cosicche « dalla sorama di que' discorsi » si formasse quasi un ritratto filosofico delle inenti » italiane per quattro secolisj. Ma od i mezzi gli man- cai'ono o il tempo o la volonta di colorire il disegno^ e certo non dobbianio in questo caso meno che negli altri lamentare che quell' alto ingegno non abbia ne' suoi nobili propositi perseverato. 11 signor Carrer, ntll'ordinare la edizione di cui par- liamo, si tennc fra lliniti piu ristretti e non pose mente che all' affar della lingua. Ed a cio un generoso pen- siero lo mosse. Poiche, com' egli stesso nel sue Pro- ^amma ne dice , da alcun tempo prevaleva negli scrittori la opinione che specialmente nelle materie scientifiche por si dovesse lungo e diligente studio nei ragionamenti , e niuno o lieve nella lingua:^ i-epu- tandosi che la lingua nosti'a ricca e sovrabbondante rispetto alle lettere , fosse poi uianchevole e insuffi- ciente rispetto alle scienze , e che in queste impedis- sero la precisione c la cvidenza e producessero oscurita ed ingouibro i varj usi dci verbi, le figure grammati- cali, le innumerabili liceuze , la liberta istessa delle ti'asposizioni, la istessa copia delle parole. Queste false opinioni furono confutate c vinte;, ed all'antica negli- genza succcssc il desidorio e la cura di scrivere cor- rettamente anche nelle matcric scientifiche. Ma menlre s'intendeva ad evilare un difetto , pel solito destine 284 BIBLIOTECA CLASSIC A , EC. delle cose umane, s' incorse in un altro, die, per sen- tenza del signer Carrcr, fii quello dell'affettazione^ il quale dalla lingua si estese alle idee ed ai sentiraenli e dalle parole alle cose tutte, o lievi od importanti che fossero. Ed al difetto dell'affettazione si aggiunse la smania delle poleniiche, che diede origine a lotte spesso dannose e talora indeccnti ed a contese senza profitto e senza scope. Ora per riparare ai nuovi mali, siccome gli storici, i poeti, gli oratori, i filosofi danno alia lin- gua e forma e carattere e qualita , cosi alle scritture loro ed ai loro esempli dovrassi aver ricorso anzich^ a sottigliezze, a question! , a conturaelie. Pertanto, scrive il signer Carrer, « poslo che sia » I'esempio di eccellenti scrittori il mezzo piii atto a » promuovere il miglioramento della lingua, ne segue » la importanza di una raccolta di chiari modelli facile " ad esser difi'usa per la intera nazione e noi ci 55 accingiamo a questa impresa con fermo pi'oponimento " che la Italia debba avere nella nostra Bihlioteca una « bella messe di esempj a cui possano ricorrere gli stu- » diosi, qualunque sia il ramo dello scibile cui inten- y> dono di consacrarsi ». Da siffatto proponimento segue in primo luogo, che nella divisata Biblioteca « anzich^ 5' prendere a guida le varie eta della lingua, si attese 55 a dar rilievo al suo vario attemperarsi a quante sono J5 le materie in cui puo esercitarsi Tumano intelletto 5> ^ Per la qual cosa in essa le materie furono compartite in modo che a ciascuna scienza fosse dato di fare una sufficiente comparsa, e nessuna, anche delle meno im- portanti, apparisse dimenticata: ed in secondo luogo « che male mostrerebbe di aver penetrato nella inten- 55 zione della presente raccolta chi si avvisasse di tro- 5) vare in essa quanto raeglio torna necessario a sapere 55 sul conto d^ina o d'altra scienza". Secondo questi intendimenti la Biblioteca sara di- visa in dodici classi, delle quali la prima riguardera alia religione , la seconda alia filosoGa spcculativa e pratica, la terza alle matematiche pure ed applicate, la quarta alia fisica ed alle scicnze naturali, la quinta alia legislazione, alia politica ed al commercio, la sesta alia DISPOSTA ED ILLUSTRATA DA L. CARRER. 285 economia tlomcstica, agi'lcoltura cd arti meccanlche, la settitna alia medicina e chii'urgia, la ottava alia storia, geografia e viaggi, la nona alia letteratura, la decima alia poesia , la undecima alia varla erudizione ed alia mateologia , la duodecima finalmente alle arti belle. Ciaschcduna classe conteiTa uno o piu tratlati com- pluti, quindi discorsetti o tvattatelli ed estratti, e da ultimo notizie storiche, elogi e biografle di quelle date arti o scienze, e degli uomini che in esse si resero in- signi. II qual ordine generale sara pero in alcuni casi modificato^ per esempio, nella classe delle lettere tro- verassi il meglio delle grammatiche e delle regole spet- tanti al magistero della lingua , ed un dizionario com- pendioso e facile a maneggiare. Gosi nella classe della istoi'ia, dopo aver dato una o due istorie nella loro in- terezza, si dara eziandio una istoria d' Italia tratta da varj autori in modo che si trovino esposti i fatti prin- cipal! coll' ordine medesimo con cui accaddero. « Dicasi n il somigliaute di un epistoiario nel quale si avranno » per brevi cenni e porti sempre dagli autori stessi le » vicende piu notevoli della nostra letteratura e de' » suoi cultori plii celebrati jj. Ne saranno escluse le ti'aduzioni purche abbiano ottenuto lode di eccellenza, giacche la proposta Biblioteca non tanto vuol rappre- sentare il sapere italiano, quanto il come italianamente ogni mauiera di sapere sia stata esposta e debba es- serlo. E per meglio raggiungere i fini proposti alle opere nella Biblioteca comprese, si faranno precedere apposite prefazioni, nelle quali si rendera conto degli stud] fatti sulle varie edizicni e delle avvertenze usate, afEnche tra le diverse lezioni, le piii ragionevoli ed ac- creditate fossero preferite, e'si dara contezza della in- dole degli autori e della qualita de' loro lavori. Dispo- sta in questa guisa la sua impresa , il signor Carrer confida che ne abbia a derivare somma utilita alia Ita- lia, e ch'egli nel darvi niano " potra raccogliere tra via » sempre nuovi documenti a quella storia della lettera- » tura italiana di cui da piix anni ha formato il dise- r> gno eche, quasi compimento della Glassica Biblioteca, » si fara ad ordinare quando questa sia terminata ». E cosi si conchiude il discorso preliminare. 286 BIBLIOTECA CLASSICA, EC. CoU'apiirci la sua intciizione tli scrlvere una nuova stoi'ia (lella italiana lettevatuva, il signor Carrcr adeni- pie in gran parte il nostro voto e ci desta nell'animo una lietissima speranza. Poiche egli ha forze alia im- presa adcguate ed in lui la volonta alle forze corri- sponde. Sennonche sembra che abbia invertito Pordine naturale dc' suoi studj e che, anche ritenuti que' suoi parlicolari intendimenti che furono da noi riferiti, do- vesse prima alia istoria della lettcratura, poscia alia edizione delle opere classiche applicarsi. Imperciocche egli e chiaro che discorrendo le origini, i mutamenti, i progressi della letteratura ed esaminando gli effetti che produssero in essa le dotti'ine religiose, le politiche vi- , cende e le militari fazioni, si viene dislintamente a co- noscere come fra quei rivolgimeuti si modiGcasse la lingua, quale particolare impronta ricevesse dai costu- mi e dagli avvenimcuti, in quali epochc migliorasse, in quali decadesse, in quali piuttosto alia severita filo- sofica incliuasse, in quali piultosto alla.letterai'ia ame- nita. Percio questi studj preliminari somministrano lu- mi e regoh; per formare un giusto ed acconcio disegno di una edizione di opere classiche, e danno a divedere quando sia mestieri illustrare i fatti e confermare le opinioni colla prova delle opere, e quando per mostrare le successive permutazioni della lingua si debbano mol- tiplicare gli esempli , e quando un minor numero sia all'uopo suflSciente. Laddove facendo alia storia prece- dere la edizione delle opere classiche, puo nou difficil- mente avvenire che, addentrandosi nelle ricerche stori- che c nell'esame dei remoti principj e delle intime ra- gioni della lingua, si facciano nuove osservazioui e si scoprano nuovi fatti ^ ondc poscia la edizione si trovi a quelle ed a questi non coirispondcnte ed in alcuna parte manchevole. Dobbiamo pur osservare che il porre in ciascheduna classe, prima un trattato genei-ale suUa materia a cui la classe riguarda, poscia alcuni tratta- telli particolari, quindi gli elogi della scienza, ovvero degli uoniini che nella scienza stessa si segnalarono, e per ultimo esempli di vario gcnere , produce una uniforniita che sa alquanto di pcdanteria e che non si DISPOSTA ED ILLUSTRATA DA L. CARRER. 287 conviene ad una Biblioteca classlca, la quale compren- der deve le migliori opere italiane, qualunque ne sia la misura e la forma, classiGcandole iu quel modo che il pill acconcio si reputa , e ciascheduna nella classe a cui apparliene collocando : oltrecche con tal metodo, os- servato senipre con quella maggior esattezza che puossi, par che s'intenda al fine di porre in grado i lettori di trarre da ogni classe il profitto che da un regolare in- segnamento puo trarsi, il qual fine ne coUa natura di questa impresa si accorda, ne con cio che prima dal- I'editore stesso fu dichiarato. Per questa istessa ragione non possiamo approvar pienamente che nella classe delle lettere si comprendano e grammatiche e regole e dizionarj ^ poiche Ic grammatiche e i dizionarj, pro- priamente parlando, non sono opere classiche, ma bensi istromenti pratici, e volentieri diremmo mezzi mecca- nici che servono a comporne^ sarebbe lo stesso come se in una galleria di quadri si esponessero all' altrui ammirazione e pennelli e tavolozze. Fiualmente ci parve strano che nella classe di storia, geografia e viaggi si voglia porre una storia d' Italia :.- composta di tratti J) presi da varj scrittori ed ordinati crouologicameutej5. Come mai, immaginaudo questo singolare assembi'a- mento, il signor Carrer non si avvide che in esso avrassi non una istoria, ma un ccntone, il quale non fara giam- mai abilita ai lettori di acquistare una chiara e com- piuta idea dello stile dei singoli scrittori e di formarsi un giusto concetto della istoria italiana, la quale dai diversi istorici naturalmente sara presentata sotto di- versi punti di vista, e scritta con pensieri ed intendi- menti diversi? Dei cento volumi che compor devono questa Biblio- teca, finora se ue pubblicarono ventuno, i quali con- tengono il Tesoro del Latin i, la Perfezione cristiana del Pallavicino, i Gonsulli niedici di varj autori , gli Am- maestramenti per la pittura tratti da varj scrittori , le Rime del Petrarca, i Trattali polltici di varj autori , la Istoria del Giambullari , la Repubblica fiorentina e la veneziana del Giannotti, gli Autori che ragionano di se, alcune Brevi storic di varii autori , Tre trattati 288 BIBLIOTECA CLASSICA, EC. riguardauti 1' agricoltura , le Notizie mercantili delle monete e del cambj , la Gerusalemme Liberata del Tasso, i Discorsi di chirurgia tratti da varj autori, I'Arte militare da varj autori, lo Specchio di crooe del Caval- ca, Tre romanzetti di varj autori, Discorsi politici di varj autori, e finalmente Relazioni di viaggiatori. Con questo articolo abbiamo voluto far conoscere ai nostri lettori il disegno della nuova Biblioteca clas- sica, quale fu conceplto dal signor Carrer e quale da lui fu esposto in un Programma che fece precedere alia edizione. Quando questa edizione sara condotta al suo compimento, renderemo conto in un secondo articolo del modo con cui sara stata eseguita, e soprattutto delle illustrazioni apposte alle singole opere dall'editore^ ne dubitiamo di dover allora aggiunger nuove lodi a quelle clie gia sin da questo momento si merita ampiamente il signor Carrer pel generoso motivo che lo indusse ad accingersi a quest' ardua impresa, e pel fine emineute- mente utile che si propose^ onde non sapi'emmo dire se da questa benemerita opera maggiore sara il pro- fitto che derivera alia patria nosti'a o I'incremento che ne avra la fama di lui. Storia della Legislazione Italiana di Federico Sclo- pis. f^ol. I. — Torino, i84o, Pomba e C. in i2.% di pag. XF^l e 266. La storia di una istituzione spettante ad un deter- minate popolo non e talvolta che un frammento di storia della medesima istituzione fattasi comune a piu popoli. Vorrebbesi adunque per fare I'opera compiuta seguire 1' istituzione e rappresentarla in tutti i popoli dove fu accolta, vorrebbesi perfino, per conoscerne P ul- tima ragione, cercare le varie modificazioni od atteg- giamenti dell'uomo civile, che pur sono il fondo delle istituzioni, in tutte le sloric dell'umanita. Cosi di fatto il signor Gans di Berlino investigo il fenomeno dello STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA, EC. 289 scioglimento della faniiglla in tutte le pavti del globo nella sua storia del diritto di eredita (i)^ cosi parimente , I'ecando ancora in dubbio cio che Vico in tempi ti'oppo poveri di crudizione aveva meditato, potrebbesi rin- tracciare oggidi in tutti i popoli se vi ha una cagione generale inerente alP uomo costituito in societa civile di quel fenomeno politico conosciuto sotto al nome di sistema feudale. Ma questa idea spinta alle sue ultima conseguenze ci conduce al risultamento, che la sola sto- ria universale possa essere storia perfetta , perche nei suoi confini soltanto si ci)'COScrivono tutti i modi di es- sere e tutte le influenze reciproche dei fatti operati dal genere umano. Tuttavolta, se la ricerca di una istitu- zione 0 di un niodo di essere dell' umanita in tutta la sua storia e ragionevole per 1' uopo di scoprire un elemento della vita umauitaria, e quindi per preparare un elemento della storia universale, sara pur ragione- vole la storia particolare di un popolo che abbia rap- prescntata una funzione distinta, un' idea propria par- ticolare nel sistema generale dei fatti umani^ perche sotto ad un altro aspetto si formera con cio un altro ele- mento della storia universale^ e se cosi e, la storia di un modo distinto di vita e di una istituzione di questo popolo avra pure un foudamento in ragione, perche sara un elemento della sua storia complessiva. Per la qual cosa la storia di una leglslazione ristretta ad un solo popolo, quantunque cotesta legislazione siasi dif- fusa in altri popoli, avra pure un ragionevole fon- damento, e con cio sara legittimata anche la storia della legislazione italiana. Ma qualunque siano i confini, entro i quali si vo- glia trattare un siffatto argomento, si converra sempre prima di dcfinire la natura e I'estensione del soggetto di questa trattazione. Questa osservazione, quantun- que comunale, non e oziosa in questo luogo, perche il nome di legislazione puo significare alcuna circoscri- zione delP idea di diritto , e quello di diritto esprime un'idea, la cui estensione e controversa. Nella varieta (1) Geschichte de.s Erbrechts in alien JVeltlheilcn. ago STOUIA della legislazione italiana di sentenze intorno a questa idea, chi lie scrive la sto- ria lion puo cssere indifferente tra parti diverse:^ egli e necessitato di assiimere V idea iu questione secondo la sua opinione, perclie egli noii puo a meno dMn- tenderc per dirilto quello die realnieute intcnde, ep- pero di formare la storia secondo i termini in cui egli ha pigliato I'idea clie ne e il soggetto. L'idca del diritto fu diversaniente assunta dai mae- stri di morale e di diritto naturale. Alcuni rhanno ri- stretta alia facolla di fare tutto cio clie non nuoce ad altri, ed al dovere di non inipedire clie altri faccia cio clie non nuoce a noi, altri I'hanno estesa anche al do- vere di fare cio che giova ad altrui. I prinii distinguono la morale in cio che ragguarda i rapporti tra uomo e uomo dalla giustizia, i secondi in questi rapporti con- fondono insieme Puna e I'altra. Gli uni e gli altri si appoggiano alia coscienza uniaua, la quale, per i primi, I'isponderebhe clie il dovere di giovare ad altrui non e di stretto obbligo come quello di non nuocere ad al- trui, che il ricco non e cosi obbligato di soccorrere al povero. come questi di pagare i suoi debiti^ per i se- condi, la coscienza umana non farebbe distinzione tra i doveri piu o meno ristretli, perfelti od imperfetti, e pronunzierebbe che, quando una cosa e dovuta, non puo cessare di esserlo che per una causa diversa dalla na- tura del dovere. In questc diversita di responsi parmi che sia da ri- petere la soluzione del quesito da piii alto principio. Per conoscere bene I'indole, per sapere che cosa si vo- glia r uomo colla giustizia e colla morale, e necessario di conoscere quale sia la suprema destinazione di que- sto essere. Conosciuto questo line, 1' uomo avra il do- vere di raggiungerlo, eppero saranno per lui di do- vere anche i mtzzi conducenti al medesimo. Quando quella filosofia, in cui non si lianuo che le sensazioni per causa delle idee, e il placere ed il dolore per spinta delle azioni, il placere o la felicita per iscopo della vita, quella filosofia , dove non si puo rendere conto delle idee generali clie non ci ponno essere date dall' esperienza, ne dei sentimenti di eriuslizia e di dovere che non ci DI FEDERICO SCLOPIS. 291 ponno cssere dali dalle sensazioni, e quindi dove il diritto uon c che una creazione dei patti umani, quando la filosoGa esperimentale, dicesi, fu trovata non soddi- sfarc a tuttc le questioni umane , fu ben uecessario di cercare altrove le spiegazioni delle idee di giustizia , di morale e di virtu, che sono pur fatti reali della mente umana^ fatti sterili, iuutili, irragionevoli, se non aves- sero una coi'rispondeute realta. AUora si trovo per vei'a quella filosofia che ammette la preesistenza di altre idee agli oggetti presentati dall' esperienza, si amniise I'in- tervento di una causa superiore nel governo dell'uomo, si trovo che il suo massimo perfezionamento , che la virtii, e lo scopo migliore, e per conseguenza il supre- mo della sua vita, con questa filosofia si accompagno anche il dogma dell' immortalita dell'anima e della prov- videnza di Dio (i). Quando per forza di ragionenoi siamo slati obbligati ad ammettere uu Dio provvido, uoi fummo pure ueces- sitati ad ammettere che la nostra ragionc viene da lui, che essa e anche un mezzo con cui Egli ci fa conoscere la sua provvidenza. Ora, riassumendo la prima argomen- tazione, se e di I'agione che lo scopo della vita del- l'uomo sia il suo maggiore perfezionamento, sia la virtii, egli e di ragione che debba essere con tutti i mezzi opportuniricercato.e questi mezzi saranno puredi rigore neir ordine di ragione. Ora fra questi mezzi vi ha per I'uonio il mutuo soccorso ncUa societa de'suoi simili. E di dovere adunque che I'uomo sia sociale, che si presti lui rcciproco soccorso. L'idea del diritto e di giustizia adunque consistera non solo nel non nuocere ad al- trui, ma ancora nel giovargli^ la morale in cio che ri- guarda i rapporti tra uomo e uomo, si confondera col diritto^ e la legge di mutuo amore sara legge di giu- stizia. Ma il perfezionamento deiruomo e ordinato dalla ragione c la ragioue fu detto che sia un' espressio- ne della divinita. II diritto adunque il quale pi'ocede (1) Qucste verita e la loro conncssione sono qui piutlosto accen- nato prr il i>csso logico dell' argomentazione, che ditnostrate, per- che sono Iroppo noti gli argonieuti delle scuolc che spicgano e provano qucsli assunli. 292 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA (lairidea del perfezionamento ^ tli istltuzione divina. Ma col dogma della provvidenza di Dio va congiunto quello dcirimniortalita dell' anima. Ne verra adunque che questa legge , che riguarda questa terrestre vita, abbla la sua sanzione al di la della tomba^ ne verra che tutti gli ordinamenti di questa vita siano in rap- porto e subordinati alia vita av venire, la quale h il compimento di cotesta terrena vita ^ e per tutte le premesse insieme ne vei-ra che non solo I'uomo esterno in rapporto cogli altri uomini, ma ancora 1' uomo in- terno abbia da essere governato coUa medesima legge. Dcfinita r idea del diritto, la quale dovrebbe essere il soggetto della storia, rimane da vedei'e per quali modi in effetto questa idea si esprime. L'idea del di- ritto si trova nella coscienza dell' uomo e delle famiglie umane. Essa manifestasi nelle religioni immaginate da- gli uomini , sta indipendente in quella rivelata da Dio. Di poi si esprime in quegli atti che determinano pra- ticamente il diritto, siccome sono le consuetudini^ indi, quando gli ordini civili si separarono dalla religione , la coscienza legale medesima assunse anche una forma propria, solenue, e comparve come legislazione. Ma non fu senipre e tutta la coscienza legale rappresen- tata dalla legislazione*, essa ne usci anche per la giu- risprudenza, la quale coll' interpretazione ed applica- zione della legge ai casi pratici esibisce la riprova del modo con cui il diritto positive e continuamente in- teso nelle singolari occorrenze dalla coscienza popolare, ed obbligando la legislazione stessa a sviluppare il suo spirito sopra diversi casl che non erano in essa pre- veduti che in principio, disvela maggiormente le idee di diritto che sono nel popolo. Colla giurisprudenza e- mersa dall' applicazione della legge e dalla critica dei giureconsulti debbe , ben s'intende, andar congiunta anche quella che e I'appresentata dalle transazioni pri- vate, massimamente da quelle che esprimono un ordine costante di rapporti, siccome, per esempio, le investi- ture tra i proprietarii dei fondi e gli agricoltorl e somiglianti, le quali tutte per se, 0 svolgono i priucipii della legislazione vigente, 0 la suppliscono e compiono, Di FEDERico scLOPis. agS e sempre sono indizio del senso legale del popolo. Un altro mezzo di espressione dell' idea del diritto e au- clie la storia stcssa, dove, siccome traspajono le al- tre transazioni legali , cosi tnassimamente manifestasi la moralita del popolo, nella quale 6 involta I'idea del diritto. lu fine questa idea e pur meditata ed in- segnata dai filosofi, i quali , cercaudo la ragione del- I'idea del diritto storico del popolo , e modificandola coUe loro speculazioui, siccome sentirono da una parte I'inftuenza popolare, cosi dall' altra influirono sul po- polo colle loro stesse speculazloni. Per tutti questi inezzi 1' idea del diritto sarebbe so- lita manifestarsi nell' umanita, ed a questi mezzi, sic- come a fonti, vorrebbesi attingere per avere adequata questa idea. Dopo 1' indicazlone delcampo, dove sarebbe da cer- carsi I'idea del diritto, si converrebbe di poi, avanti di entrare nella storia di questa idea, conoscerne in genere le principali modificazioni, e misurarne coll'oc- chio le epoche ed i period!, per avere pur definita da tutti i lati la materia che puo cadere nella storia, e rendere ragione dell'ordine che sarebbe osservato nella Irattazioue. Qui occorre la dimanda, se coteste modi- ficazioni della storia del diritto avvengano secondo una qualche legge. La risposta involge in se la quistione ge- nerale, se i fatti del genere umano siano avvenuti e- gualmente secondo una qualclie legge, e quindi se la sua storia si possa ordinare in scienza dell' umanita. Per non ripctere di troppo le cose per me altrove dette intorno a questo argomeuto, mi sia lecito di ri- assumere soltanto che ne per ai'gomento apriori. dove le facolta "della mente, sebbene legalmente si svolgano, non conducono ad un ordine legale di azioni, perche il mondo estei-no pur reagisce sulle facolta menlali delF uoiiio generatrici delle diverse azioni, e perche queste stesse facolta, quando si applicano al suddetto mondo esterno, trovano una materia per I'uomo casnalmente variabile, ne per argomento a posteriori , perche anche per una scienza esperimentale non ti conosciuta la materia suf- ficiente, sopra la quale potrebbesi questa stcssa legge 294 STORIA DELLA LEGISLAZIOINE ITALIANA fondare, si puo affermare die i fatti della storia se- guano secondo una qualche legge che V uoino possa co' suoi mezzi naturali conoscere. Non rimane adunque che dl accennare coteste rno- dificazioni della storia del diritto, secondo 1' ordine con che si sono ofFerte nella storia stessa. II sentimento suole precedere il raziocinio nelle sue manifestazioni. Vice dice nelle degnita che le verita prima sono sentite dal genere umano, poi meditate dai filosofi. L' uomo adunque per sentimento confesso la provvidenza di Dio e Pimmortalita dell' anima, ed al primo avvertire che fece all'idea del diritto, coordino tutte le sue azioni al principio che governa tutta in- tera la sua vita, questa terrestre e quella al di la della tomba, e pose questa idea di diritto nei precetti della divinita. La giustizia fu un operare secondo i cenni di quella, yj/o'ffl iiuniina diviim, e la giustizia e la mo- rale furono una cosa. 11 raziocinio confermo di poi questo sentimento, perche esso pure ci conduce ad ammettere una provvidenza ed una seconda vita. II pi'imo diritto pertanto nato nel mondo fu divlno. Ma se esso da una parte governava negli uomini grinterni movimenti della volonta del pari che le esternc azioni, dall' altra, costituite le societa civili, dovevansi distin- guere, come in effetto lo furono, quelle azioni, le quali riguardano la convivenza tollerablle e soddlsfacente in esse dalle altre che non toccano direttamente questo scopo. Eppero , se la divinita comandava che coteste azioni sociali fossei'o condlzionate in nn modo plut- tosto che in un altro , si coraincio anchc a separare un ordine di azioni, le quali non erano tenute per buone o cattive se non per i rapporti civili. Si ando plu in la, e pigliando la posslbilita o la convenienza civile per una linea di definlzione, talvolta furono po- ste fra le azioni non malvagie civilmente, perche non ledono i rapporti civili, quelle che lo sono moral- mente^ tale altra, per alcuna convenienza civile, fu per- fino accolta nella legislazlone, se non nell'lntenzlone almeno nel fatto, 11 peccato morale, siccome puo av- venire nella prescrlzlone, quando si suppone il giusto DI FEDERICO SCLOPIS. ig') titolo. A poco a poco nei rapporti civili non si riguardo adunque che il lato civile delle azioni^ si pervenne a creare uno scopo civile, e ne nacque una morale ci- vile distinta dalla morale propriamente delta. II diritto svestl il rarattere religioso, o lo coiiservo solamente Tielle forme esterne siccome stromento del potere ci- vile: alcune filosofie di poi si avvisarono dintrodurre la dislinzione tra il diritlo e la morale, cd il diritto civile fu sostituito al diritto divino. Tuttavia I'uomo in questa separazione del civile, dal morale e dal divino, nonpote cadere essenzialmente in contraddlzlone con se medesi- mo, perche essenzialmente non lo puo mai, e le societa civili, donde si voile escludere la parte interna deli'uomo per cio che riguarda 11 governo de'suoi diritti, furono anche il mezzo per cui si promove II perfezionamento deli'uomo morale. Se queste societa dovessero rimanere entro i termini di questo diritto civile, che non sa- rebbe che un sistema di difesa, non dovrebbero essere protette che da un tribunale di glustizia e da un eser- clto. Ma quante istituzioni nelle societa civili non pro- testano contro 1' esclusione di tutto cio che non 6 di questa condizione civile? Si dice e si proclama che le societa civili abbiano Fobbligo di promuovere tutti i perfezionamenti deli'uomo. Ma donde viene questo ob- bligo , se gll uomini non fossero obbligati non solo di rispettare reciprocamente i loro diritti, ma di giovarsi ezlandio per 11 perfezionamento, se la morale non fosse confusa col diritto ? Sta adunque sempre in fondo dell' uraanita quella logica di cuore e di meute che, confondendo la morale colla glustizia, ha ammesso 11 diritto divino^ e questa logica lasclo susslstere quel dli-Itto nella sua forma, dove il principio religioso rlinase sempre forte, ed e sempre prcsta a riprodurlo, quando questo principio venga vi- viGcato. Essa in effetto, assunta dal sentlmento e dalla filosofia cristlana, promosse la formazlone e lo svlluppo del diritto canonico nel I'ellgloso medio evo , e nella nostra eta adopcra di ricostruire II dogma del diritto divino nella scuola tcologica di De-Maistre, Bonald. d' Eckstein c di altri filosofi. 296 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA Uii'altra modificazione del diritto rlguai'da lo stato di barbaric dclla nazione, e nominasi diritto barharico. Questo diritto rappresenta lo stato di rozzezza, d''ine- sperienza, d' iinperfczione della pi-irna societa. La so- cieta civile e appena assicurata col diritto positivo ne' suoi vincoli principal!, ma vi banno di molte parti an- cora abbandonate al sense legale della nazione rap- presentato dalle consuetudini. Di poi, quando la legisla- zione venne impadronendosi di queste consuetudini, pri- mamente le conserve nella lore natura essenziale, pol- che la natura uraana precede per gradi^ e cosi il de- naro di cempensazione per uu danno recato che si pagava dall' offensore alF offeso od a' suoi congiunti , divento la pena pecuniaria della legge, e cosi 1' atto di vendetta di un' effesa ricevuta, die non fu sanata per composizione, pretese di assumere una forma regolare nella legge del taglione. 11 diritto delle geuti fu inu- mane. La scliiavitu parimente trovasi in vigore in que- ste barbare societa sia nell' interne di esse per cagion di pene 0 di debiti non solvibili come appresso i Ro- mani, o per eppressione di parte della popolazione, sia nei rapporti tra popolo e pepole per prigionia di guerra. La scliiavitu e respinta dalle moderne societa di Europa, e merce i progressi della scienza del diritto naturale ^ condannata ancbe in ragione. Ma la scliiavitu nata nelle societa barbare continuo ancera nei pepoll celti. Aristotele la eresse in principie argomentando dalla ineguaglianza delle facolta dell' uome , per la quale al- cuni uomini sarebbero nati per ubbidire, ed altri per comandare. Un' opinione clie appai'tiene a queste or- dine d' idee, sussiste anche oggidi. Si dice che le na- zioni die lianno esaurito il lore principio di vita, la lore idea die rappresentano nei dramma delle nazioni, debbano ritirarsi. non piu imbarazzare, lasciarsi fon- dere, per cedere il campo alle altre nazioni glovani , vigorose, die lianno un' idea da rappresentare, un uf- ficio da compire e la forza di compirlo nei dramma progressive del genere umano. Quella forza adunque che le cancellasse dalla scena di azionc del genere u- mano, non comnictterebbe una lesione di diritto, ma bensl sarebbe uno stromento delle leggi dd raondo DI FEDERICO SCLOPIS. 2gn morale etie sono auche le cosmiche, percht^ tutto ^ uiio nel- r universe. Nel montlo fisico, conforniemente a queste leggl cosmiche, i corpi invecchiati, esauriti muojono alia fine per dare i loro dementi alia composizione di altri corpi, i quali, dotati di vita, compiono la loro niis- sione alio stesso modo su questa terra, e nonsi dice die I'azione fisica che li esaurisce, die I'azione cliimica die li decompone, sia una lesioue:, eppure sarebbe tale, se tutto cio die e nella econoraia delP universe avesse sem- pre il diritto di essere. Ma la teoria di Ai-istotele fu trovata erronea, ed il principio di giustizia nel moiido morale dimando pure di far parte delle leggi cosmiche. Col diritto bai'barico si associa un' altra niodifica- zione del diritto, che e il sistema feudale. Esso fu sco- perto per avventura sussistere in diversi punti della terra, ma si trova massimamente congiunto , o se ne svolse al comparire ddla barbaric in Europa nel medio evo. II carattere di questo sistema , quale nella sua essenza 6 conosciuto, k una decomposizione e sublo- cazione anche graduata del potere politico unitamente al dominio utile della terra che cade in giurisdizione, sotto Tobbligo, in chi lo riceve, della prestazione di al- cuni servigj cospiranti ai fini del corpo sociale, di cui fa parte. Questo sistema annuncia pure un' imperfe- zione di governo, un' incapacita di amministrazione , la quale , non potendo comprendere nella sua azione tutto il corpo sociale, ne subloca in certo modo le di- verse parti, le quali per la medesima cagionc ponno pure essere decomposte od affidate in parti minori. Da un altro lato si puo anche riconoscere nei diversi corpi, che compongono un sistema feudale, tantc potenze, le quali, sebbene siensi riunite ad un capo superiorc per uno scopo comune, vogliono e ponno ancora sino ad un certo punto consistere per se. Non furono abba- stanza forti per stare indipendenti e non furono ab- bastanza deboli per perdere i loro subalterni imperii. Inoltre vuolsi anche avvertire al carattere di usufrutto inerente alia propricta nel sistema feudale, carattere , il quale, quando e cnstante, annunzia un senso de- bole di proprieta nel popolo che lo ha accolto. Bibl. Ilal. T. C. 20 298 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITAHANA La spiegazione del fenomeni che presenta iV sistema feudale, dovrebbe trovax'si uella stoi'ia dcUa sua fon- dazionc. Ma qut-sta storia noa e troppo evidente^ don- de nacquero divei'se opinioni sopra questo argomento. Si dimanda prinianiente, sc questo sistema sia stato In vigore appo tutte le socicta clvili , se sia una condi- zione di vita di queste stesse societa. Vico nella sua Scien- Sa iiuo^'a ha portato opinione che le nazioni per una legge ettrna cominciano i loro ordiuamenti civiH per ristituzione dei feudi. Egli ravvisa i grandi feudatavii dello stato uei patrizj di Roma, egli trova i rapporti di supremazia e di vassallaggio in quelli di patronato e di clientehi pure fra i Romani^ egli dovrebbe tz'O- vare i feudatari in Egilto nella casta sacerdotale ed anche nella railitare. Secondo i suoi principii, la ti'ibii di Levi potrebbe essere I'aristocrazia feudale d'lsraello^ i perieci di Sparta, per non parlare dcgli Iloti , ridotti non in vassallaggio ma in schlavitii, rapprcsenterebbero a lui i vassalli dei nobili Spartani*, e gli aristocrati di Atene, al tempo deirinsurrczione di Cilone e del teri'o- rismo di Dracone, sarebbero i gvandi feudalarii di quella repubblica. Ma la storia ideale etcrna del Vico non h che una storia romana, e pigliando per noi e per Vico la storia come la sappiamo , si trova die i plebei ed i clieuti di Roma non erano gia i sudditi 0 vassalli di un signore, siccome lo erano i vassalli del medio evo, nia bensi dello stato ^ che in Egitto le caste non sa- cerdotali e non militari potcrono essere censuali delle sacerdotali e militari, ma non si sa piu in la^ che in Israello la tribu di Levi viveva delle decime delle "al- tre tribu, ma non vi ha alcuna traceia che quelle de- cime fossero il rappresentante di un censo londiario il cui dominio diretto fosse nei Leviti. In Isparta ed in Atene I perieci ed i meteci o la plebe erano sudditi dello stato, come appresso a poco nei moderni tempi i Bergamaschi, i Bresciani, i Veronesi ec. ed anche il po- polo di Venczia erano sudditi del patriziato di Venezia. L' argomentazione a posteriori del Vico dunque non regge, donde anche il sue argomento a priori in questo case non pote reggere, perche il fatto non puo avere in se una condizione necessaria di esislenza. Dl FEDERICO SCLOPIS. ^ 299 Un'opiiiioue piu universalmeiile ricevuta, segm'ta an- che dal signor Cointe nei suoi trattati di Icgislazione, si c die i feudi siano una conscguenza della conquista che voglia conservaro i territovii conquistati. Ma i Ro- mani furono i piu grandi conquistatori c conservatoi'i delle loro couquiste, e non introdussero nelle loro pro- vincie il sislema feudalc. I seguaci di qucsta opinionc potrebbero foi'se soggiungei'e che i Romani fecero la inaggior parte delle loi'o conquiste in tempi, iu cui erano gia di molto avanzati nella ragion civile, eppero seppero svolgersi nei loro ordinamenti dci tcrritorii conquistati^ potrebbero soggiungere cho i popoli che in- trodussero nei medio evo il sistema feudale, eniigra- rono tutti interi nelle provincie conquistate, dove vol- lero avere domicilio e riccliezze. Ma si risponde che gli Arabi ai priini tempi della loro conquista furono, bar- bari al pari dei Gerinani e dei Turchi, fondatori dei feudi del medio evo, e die ed uscirono essi pure, e stabi- lirono a Damasco ed a Bagdad, al Cairo ed a Cor- i dova la sede dei loro domiuii, e non fondarono il feudalismo. Iiioltre , se il feudalismo nato nei medio evo fosse una necessaria conseguenza della conquista, perche non emerse al iiiomento, in cui il popolo conquistatore si pose sul viiito^ poiche in fine co- testa conseguenza di conquista non e die la combi- nazione di questi due dementi? Ma i Germani conser- vano per alcun tempo i loro uomini liberi e Tallodio delle terre. Qudla gradazione di persone 1' una all'al- tra subalterne, quel modo di tenere i beni fondi in graduata dipendenza di uno dalF altro possessore, quel principio di diritto feudale, die non vi ha terra senza signore. sono fatti die si offersero, sono norme che si stabilirono assai tempo dopo la conquista. Di pill, il feudalismo fondato per le conquisle dei Germani, dei Turchi non sarebbe die militare. E prin- cipio di diritto feudale germanico die il feudo clcb- ba essere servito cioe militannenle (i)^ e quando il (i) Da questo principio vcnne nelle lingua eiiropee il noinc di servizio dalo all' csercizio dcU' aniii , onde sen'ire signllica oggidi militare. I lloinaiii usavano in quesla antouoniasia il verbo inercre. 3oO STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA teneiite nan lo poteva, siccome una causa pia, una cor- porazione religiosa e somigliante. si faceva rappi-esen- tare ncl servizio mllitare da un yogt od advocatus. I Turchi Ottoman! lianno massimamente infeudato tutto il territorio delle frontiere dei loro stati sotto 1' ob- bligo della difesa di quelle , e nominarono bancliere i distretti nei quali erano divise le loi'o provlncie mag- glori, e signoi'i della bandiera^ sangiahbeg o ^e)', gli amminlstratorl diquelli. Ma i feudi si riscontrano presso popoli die non furono mai ne conquistati, ne conquistatori di altri popoli , e si riscontrano scnza il carattere essenziale del servizio militai'e. Alcune nazioni slave, che non furono ne soggiogate ne soggiogarono , conservarono unsistema feudale assai piu forte che non quelle dei Germani. Pare che al Messico, prima dell' arrivo degli Spagnuoli , vi fosse un somigliante sistema feudale^ se pure non fu fondato dalla conquista degli Aztechi sopra i Toltechi. primi abitatori delPAnahuac. Vi fu taluno che per spiegare 1' origine di questo fenomeno sociale, rimonto perfino al concetto della proprieta, il quale dovevano avere quei popoli che introdussero il feudalisnio, e stimando che questo concetto si do- vesse modificare dalle circostanze fisiche del paese che abitavano, le quali essendo poco favorevoli ai prodotti del suolo, siccome erano nella Germania ai tempi di Tacito, nelle terre piu settentrionali di Europa abitate dagli Slavi e nell'alto piano del Turkestan, non lascia- vano formarsi un' idea troppo favorevole alia proprieta fondiaria, penso che avesse potuto effettuarsi nella forma di dominio imperfetto e decomposto giusta il si- stema feudale in quistione. Ma comecche nuova e sagace sia questa veduta, e sebbene, come fu detto di sopra, il carattere usufruttuario inerente alia proprieta feudale sia indizio di un senso debole iutorno alia proprieta stessa nel popolo , senso procedente per avventura dal poco affetto ad un suolo ingrato, pure non si puo a meno di avvertire, che i Germani portarono pure con loro il concetto della proprieta allodiale. Di piu posero la terra stessa per base dei diritti politici con quel loro ni FEDERICO SCLOPIS. 3o I principiQ, che la terra, che tiitta la terra, clie la sola terra possa essere rappresentata , ed in terra romana veramente lo niisero in atto , il che fa contraddizione coll' idea del poco senso o poco pregio attribuito in climi infelici alia proprieta del suolo , idea che si vor- rebbe rappresentata nella forma deirusufrutto feudale. Dopo di che dovrebbesi considerare che nel sistema feudale, oltre al dimezzamento della proprieta fondiaria, vi ha anche una sublocazione di potere politico, la quale richiede un' altra spiegazione che non puo es- sere quella della infelicita del clima. La facile e floscia ai'gomentazione di scegliere Topi- nione media tra diverse contraddicenti, e di ammettere per cause concoi'renti o contingent! a generare il fe- nomeno in questione tutte quelle che rispettivamente furono enunciate siccome esclusive, e sempre accolta con poco favore da chi suole non soddisfarsi che delle rigorose dimostrazioni. Tuttavolta nella presente que- stione parrai che sia pur forza di adottare un tem- peramento di queste divei'se sentenze, perche se nes- suna di esse puo bastai-e per se a spiegare esclusiva- mente e necessarlamente il fenomeno del sistema feu- dale, di nessuna si puo affermare a priori^ che la causa da essa prodotta non possa contribuire alia generazione di questo fenomeno. La barbaric puo essere stata causa di un governo imperfetto che non puo estendersi a tutli i punti del corpo sociale, o che non puo fonderc tutti gli elementi di potere in una sola e centrale au- torita, siccome fu il difetto del feudale sistema:^ Tidea della proprieta, assoluta in se, puo e debbe modificarsi in mezzo alle circostanze, in cui passa all'atto, tra le quali sono la condizione morale e politica del po- polo, r infelicita del suolo che abita, donde derivo da una parte per avventura il concetto orientale della pro- prieta che attribuisce in una maniera illimitata ed e- splicita al capo del corpo sociale la proprieta di tutto il territorio, e dall' altra si genero Fidea del poco pre- gio della proprieta fondiaria , siccome avvcrtesi nel feudale usufrutlo. perche sebbene. per esempio, i Ger- mani porlassero con loro il concetto della j)roprieta 3oa STORIA DELT.A LEGISLAZIOA'E ITALIANA allodialc, cLbero pcio scco in g(;rme quello del feudo, 11 quale pote, in mezzo alle circostanze susseguenti alia conquista, quando un popolo rozzo e barbaro trovossi inespevLo a governare una na/.ione inclvilita, ricevere tale sviluppo da soffocare il principio allodiale^ final- mente la conquista e la vastita della conquista per po- poli emigranti e pochi in numero, congiunta con tutte o con alcune delle cause sopramentovate, pote pure es- sere causa di cotesti feudali ordinainenti. La legislazlone stalutavia e pure unaltra niodiflca- zloiie del diritto. Vuolsi intendere con questo nome quel corpo di leggi clie, nato in una particolare citta, fu adattato ai bisogni del cittadini di quella. Molte legislazioni non furono die statuli di citta, perchd molte citta fui'ono autonome, e molte legislazioni, che di poi diventarono genei'ali , non furono da prima clie slatularie, perche molti stati ebbero oi'igine da una sola citta. La Grecia ci offre alcune legislazioni di questo genere, Cartagine non ebbe pure cbe una coslituzione da citta, cd il diritto romano parimeute nacque rigorosa- mente statutario, ed in efTetto per finzione di diritto con- servo ancora forme e nome di statute anelie quando per r aumentarsi dei cittadini fuori di Pioma divento la le- gislazione di un gran popolo e di molte citta. Ma il diritto statutario assunse ancora nella storia un altro carattere. Qualunque fosse la sua origine in al- cuni paesi , se procedesse da una reminiscenza di uno stato antecedente o da una nuova creazione, se da una concession e di un' autorita superiore o da un atto di forza per se di alcunl dementi dd corpo sociale, che agognavano di conseguire una miglior condizione ci- vile, il diritto statutario, conslderato nd suo com- plesso , fu ancora ndla moderna Europa uno stro- mento di passaggio tra un ordine politico di cose ad un altro, tra il sistema feudale e le legislazioni ge- nerali degli stati moderni. Esso e il rappresentante dci diritti, delle tendenze, delle pretensioni e delle ca- j)aciLa di quella parte di popolazione die pur costi- tuita in condizione di vassallaggio sentissi o le fu ap- ])resa la forza di devarsi, tolte le inlcrniedie dominazloiii DI FEDERICO SCLOPIS. 3o3 alia condizione di suddita del capo supremo dello stato, ed in alcuni paesi anche ad una reale indipen- denza. Vero e che al sue aspetto esterno esso non fa pi'ofessione che di difendere 1' interesse raunicipale , pei-che nel medio evo, nel disordine nalo per la corru- zione del sistema feudale, la societa civile sembrava quasi appena uscire dallo stato di natura, e quindi i diversi dementi die vi entravano, non facevansi e non potevano in qudla poca civilta farsi la questione ge- nerale di cittadino di una societa civile, e secondo que- sta condizione, assumere in essa diritti e doveri^ ma volevano difendeisi nella condizione, colla quale en- travano a far parte del corpo sociale. Cosi le citta che diventavano parte di uu corpo sociale, non altrimenti che come citta volevano difendersi ed esercitare diritti e doveri, e ndl' interno delle citta stesse i cittadini, non come tali, ma secondo la divisione degli ordini e la loro forza, come giurisperiti , come orefici, come fabbricatori di lana, come sarti volevano protezione. Ma cio non ostante, il diritto muuicipale ha in se il germe delle legislazioni generali degli ordini politici che vennero dopo, perche il pensiero delle istituzioni delle citta e un pensiero di eguaglianza o di pareggia- raento di diritti tra le citta e gli altri membri del corpo sociale in rapporto all' autorita suprema. L'ultima modlficazione che assunse il diritto, e quella di legislazione generale per tutti i cittadini dello stato, per la quale emerge pin o meno schiettamente , ma nel fondo sta sempre questa idea, che tutti i cittadini sono eguali in faceia alia legge. Questa legislazione succede, quando il diritto feudale che vi si opponeva, e stato abolito: o se pure vi sussiste a canto, non lo e che per tolleranza ed e pure costantemente minacciato di estin- zione, e quando il diritto statutario che ne debbe essere assorbito , vi abbia preparato la strada. E questa la legislazione dei popoli colti delle societa perfezionale. Tutte le sopradescrilte modificazioni del diritto han- no avuto vigore in Italia dopo la caduta delfimperio. II diritto divino vi fu rappresentato dal diritto canonico. 3o4 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA Vi si potrebbe aggiungere un allro tliritto che ha la pretensione di esscre positivarnente divino, ed e la le- gislazione saraceiia clie fu in vigore in Sicilia, in Sar- degna, in Goi'sica ed anche in qualche parte delle terra ferma d'ltalia. Questo diritto e divino per i Maomet- tani , perch(^ cssi non hanno altra legislazione che il Corano c le parole tradizionali di Maometto , e tutti gli ordinamenti posteriori non sono, nella loi'O opinione, che atti di giurisprudenza c d'interpretazione dello spi- rito o della lettei'a del Corano o delle suddette parole. Vi fu un diritto barbarico nelPeditto di Teodorico, nelle leggi di Rotari, nei capitolari dei re frauchi, uno spe- ciale dii'itto feudale ed un diritto statutario eminente- mente sviluppato in quasi tutte le citta ed in non po- che terre*, in fine occorrono alcune lagislazioni gene- ral!, fra le quali ancoi'a il diritto romano prima ed a canto delle leggi barbariche, e poi redivivo cogli sta- tuti, c poi con qucste ultinie legislazioni generali, le quali, siccome gli statuti , furono pur esse sopra il diritto romano foggiate. Queste diverse forme di diritto rappresentano di- verse idee pi'ocedenti dal principio di vita che le ge- nero. Sono esse la romana, la germanica e la cristiana, lasciando stare la maomettana che, ristretta in pochi paesi e di breve durata, non ebbe campo a svolgersi in forma speciale in Italia, ne poi al tutto puo com- parire al pari delle tre idee ora mentovate come prin- cipio legislatorio predominante in questo paese. Le idee sopraccennate, sebbene alcune forme di esse fossero tra lore contemporanee, ebbero pero ciascuna per se un periodo di prevalenza. Cosi primamente nelle legi- slazioni barbariche e feudali importate dai Germani pre- valse r idea germanica^ di poi vivificatosi il principio religioso cristiano, ne usci fuori, poggiando sul diritto romano, la prevalenza del diritlo canonico, indi su que- sto diritto ed anche sul barbarico, ma di preferenza sul romano informossi il diritto statutario, e divento la le- gislazione predominante del paese: finalmente da tutte queste legislazioni , ma principalmente dalla romana e dalla statutaria, n' cmersero le legislazioni generali. DI FEDERICO SCLOPIS. 3o5 Dl questeleglslazioni alcune ebbei'O originc fuori d'ltalia, ma perche esse sono in generale fondate sopi'a un e- lemento romano, e perche dovettero ricevere in Italia quello sviluppo die viene ad esse dimandato dalla giu- risprudenza, cosi si puo dire che anch' esse siano una qualche espressione del peusiero legale del popolo ita- liano. Queste idee ml soccorsero alia mente pensando alia stoi'ia della legislazione italiana. Ma 1' autore stesso del- I'opera in questione accenna nella sua prefazione di aver pure avvertito a coteste speculazioni, e veramente in tutta la sua produzione esiblsce piu che bastanti indizj di va- lere a ben piii pi'ofonde considerazioni. Tuttavolta egli dichiara di non volere entrare nel campo di queste dot- ti'ine astratte, perche in fine del conto tali quistioni si j'imettono all' arbitrio ed alia coscienza del giudice , e giu- dice inappellabile diventa ogni discreto ed assennato let- tore. Cio non ostante, se io ho stimato, a maggior de- finizione e dichiarazione del soggetto della presente storiaj e delFordine da seguirsi nella sua trattazione, di premettere queste opinioni, non oso pero di stabllirle a norma della disamina delP opera medesima, pei'che 1' opera in questione ha tali condizioni di eccellenza iu se , non solo da scoraggiare chi avesse per avventura fatto disegno di somiglianle impresa, ma da far dubita- rede'proprii convincimenti chi ne portasse per qualche rapporto diversa sentenza. Sara adunque solamente a modo di dubbio che io faro alcuna applicazione dei premessi principii all'opera suddetta, o che rechero in mezzo alcuna osservazione intorno alia sua particolare csecuzione, e quel letlore discreto ed assennato, invo- cato dall'autore di questa produzione^ vorra pure esser giudice del fondameuto che possano mai avere in ra- gione coteste mie dubitazioni. La presente opera s' intilola Sioria della legislazione italiana , col qual noiue viene ristretta V idea del di- ritto alia sola matei-ia legislatoria. Qui mi accade di dimaudare se colla disgiunzioue della corrispondente giurlsprudenza e dclle altre espressioni dell'idea del di- ritto la materia di questa storia non manchi forse di un 3o6 STOKIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA bastevolc compimento.' Pcrch^ se si viiole ottenere con una storia siffatta una rappresentazlonc tlella vita giuri- dica del popolo, la quale consiste di opinionl e di atti, e se questa rappresentazione avvienc. come di sopra fu ac- cennato , per diversi mezzi , i qiiali si I'iscontrano, si ret- tificano c si correggono neU'espressione I'un I'altro, ne verra clie 1' omissione di alcuni, od anche di un solo di questi mezzi, indurra difelto di rappresentazione. Ma cio die e richiesto dalla teorica, non e forse sein- pre possibile nella pratica , e ad ogni modo I'autore stesso neir esecuzione esibisce certamente piu materia di quello che il titolo della sua opera prometta. DI poi annuncia di ravvisare cotesta storia nella forma cosi delta esterna*, ma avendo poco prima dichiarato non essere guari possibile di disgiungere in siffatte trat- tazioni il modo interno dalP esterno, prova col faito proprio la diffi(;olta di questa disgiunzionc. Del che mi pare che sia piuttosto da rallegrarsene, da poi che e troppo noto come la storia inlei'na esibisca la spie- gazione della esterna. In appresso vi ha la divislone di tutta I'opera in tre parti, delle quali la prima Iratta delle origini della legi- slazione italiana, la seconda comprcndei-a i suoi pro- gress! e le sue vicende, la terza lo stato attuale. Questa divisione e troppo per se evidentemente naturale, per- che vi si possa far sopra alcuna osservazione. Di queste parti fin ora non venne in luce che la prima, oude su questa solamente vorra aggirarsi la presente disamina. A me e scmbrato che una speculazione suUa genesi del pensiero legale per le diverse forme che ha assuntA, polesse giovare a meglio dlcliJarare la materia storica del diritto^ ma F autore, che ha avvcrtitamente, come or ora fu accennato, omesse queste speculazioni per cominciare dove i falti cominciano , mi potrebbe per av Ventura opporre che una premessa di questo genere appartiene piuttosto ad un trattato sul diritto che alia sua storia, ed in generalc che non e necessaria allin- tento che si e proposto, pcrche 1' esposizione dei fatti per se e storia compita. La distribuzione di qiu'ste origini delle leggi c poi DI FEDERICO SCLOPIS. Soj falta in qucsto niodo. clio prima incomincia un siinto stoi'ico del dirilto romano, od un cenno sui doltori ^ indi vengono le notizie suUe legislazioni dei barbarl e sui feudi, di poi sulle leggi ecclesiasliclie , in seguito sui comuni c sulle leggi municipali, poscia sulle leggi inaritlime e commerciali , sulle penali ed il processo criminalc, ed in fine sulle teorie del diritlo naturale e politico invalse nei secoli XIII, XIV e XV. Que- sta distribuzione di materic , cjuantunque fondata in parte sull' ordine di^empo, ha pure anche in parte la sua interna ragione, pei-che alcune di queste forme di diritto si succedettero 1' una all'altra , siccome la ro- mana, la barbarica, T ecclesiastica e la statutaria, ed il pensiero dell' una in mezzo alle circostanze politiche della nazione modlfico o preparo il pensiero delPaltra. Ma fannomi difficolta quei distinti capitoli delle leggi commerciali . delle penali, e poi delle teorie private e pubbliche, collocati nella mcdesiina linea del diritto romano, barbarico, ecclesiastico c statutario. Se il fon- damento di questa distribuzione fu, come pare, la di- versita delle forme solenni, ossia delle legislazioni che ha assimte il diritto, a queste forme soltanto, ciascuna delle quali , compreso anclie il diritto ecclesiastico considerate nella sua profonda natui-a di assorbire nel carattere divino lutte le condizioni umane, aveva I'in- tento di provvedere nello stato della sua societa a tutti i rapporti legali della nazione colle diverse specie di diritto pubblico, criminale, civile privato, commerciale ed intcrnazionale, a queste forme, ripetesi, doveva es- sere ristretto il circplo di questa distribuzione, poiche in esse sono comprese in atto od in poteiiza anche le altre specie di diritto mercantile e penale descritte negli altri capitoli. Ma se questo non fu il fondamento della divisio- ne, io non so scorgere la raglone, perche vi si trovino distintamente separate le forme complessivc del diritto romano , barbarico , ecclesiastico e statutario. Cosi parl- mente sembrami che il capitolo delle teorie del diritto non abbia comune cogii alti'i il principio di distribuzione. Queste teorie sono un altro modo di espressione del pensiero legale , sparso nella nazione. conic lo sono le 3o8 STORIA DELLA LEGKSLAZIOINE ITALlANA legislazioni, la giurisprudcnza, le religioni, la storia. Esso adunque doveva trovarsi a canto di questi modi, quando vi fossei'O stati tutti rappresentati. La sua situazione allato delle leggi pcnali e marittimc non mi pare suf- ficientemente giustificata, e nemmono mi pare giusti- ficata la sua presenza neir opera altuale, poiclie 1' au- tore non vuole qui esibire die la storia della legisla- zione. Tultavia, spinto forse dal sentimcnto d'integrare il suo soggetto , ei ci da anclie la parte filosofica , siccome per la medesima cagione nel diritto romano tocca anche della giurisprudenza e dei dottori , ed al- trove accenna alia storia della religione e della politica. Ma queste osservazioni vanno troppo nel sottile, e gia temo die non sembrino anclie superflue. Per ve- nire adunque all' esecuzione particolare, ci si offre da prima il capitolo del diritto romano e dei dottori. Quivi r autore pi'imamente avverte all' indole di questo di- I'itto, e lie ravvisa il caraltere essenziale in quell' in- tento di distribuire un' esatta giustizia privata, suUa quale riposava e stava fermo Tordine pubblico. Gli uo- mini si acquietano ed amano gli ordini giusti, perclie nel fondo dei loro desiderii delle istituzioni civili sta il desi- derio di giustizia. II diritto romano si svolse dall'espres- sione rigorosa materiale delle XII tavole interpretate letteralmente in modo drammatico dagli atti legittimi e dalle azioni di leggi, e si piego, per i crescenti e sva- riati bisogni delle societa, all'intei-pretazione secondo lo spirito, all' equita del pretore e dell'azione pretoria. Asserisce 1' autore die il cristianesimo non lo modifi- casse in cio die riguarda i principii filosofici die ne formano il suo morale demento. Al che per avventura potrebbe fare obbiezlone il nuovo ordiiie di successionc ab intestato piii equo e piu conformc al cristianesimo introdotta dal diritto giustinianeo, cioe al tempo in cui, chiuse le scuole dei professori pagani di Atene , era al tutto scomparsa ogui traccia di politeismo. Vero e die il principio dell' esclusione delle feni- mine riconiparc, c con maggior forza, colla Ifgislazione dei Longobardi, che pure avevano abbracciato il cri- stianesimo. die dura nei fcudi die si svolsero dalle leggi DI FEDERICO SCLOPIS, 3og barbariche , pei'severa negli statuti municipall; vero e che questo principio pur fu conservato ncUe legislazioni di alcuni paesi sino ai nostri giorni. Ma conghietturando che il crlstiauesimo abbia escrcitato nella natura della legislazione roniana una qualche azione, intendo di aver detto soltanto una proposizione generale. Poteva av- venire, siccome avvenne di fatto, che in tale o tale parte della legislazione un qualche ostacolo si oppo- nesse a tutta 1' azione de' suoi principii, ed in eft'etto nel medio evo ed anche nei moderni tempi in Europa tale ostacolo si fu quel principio germanico , che i te/- reni non potevano essere posseduti se non da chi colle arini potesse difenderli^ donde venne I'esclusione delle femmine, almeno in concorso dei maschi, dalla succes- sione dei loro congiunti. Accennando di poi 1' autore alle diverse compila- zioni delle leggi romane, al codice gregoriano ed er- mogeuiano, al codice teodosiauo ed alle raccolte giusti- nianee, tocca dei difetti di ordine che sono in questa ultima compilazione; ma ad un tempo avverte come peril fatto solo che la mole delle leggi romane sia stata in un solo corpo coordinata sotto 1' autorita imperiale, abbia potuto questa legislazione essere preservata dalla sopravvegnente barbaric. Precede di poi a raccontare le vicende del diritto romano durante il medio evo. Assei'isce che le leggi dei barbari furono attinte a fonte romana, di poi che il diritto romano raai non si smarri fra gli Italiani, siccome contro al Tanucci dimostro nel passato secolo il Grandi. Col diritto romano, o piut- tosto rappresentando il diritto romano, ebbe pur vigore in quei tempi di barbaric la lunga consuetudine , e Carlo Magno ne riconobbe espressamente il potere. II quale provvedimento, siccome avverte 1' autore, riu- novo e confermo il fondamento della civilta italia- na , perche congiunse cio che era stato con cio che doveva venire. Quando le famiglie umane per una qua- lunque causa sieno state degradate da una civilta au- terioi'e , se ad esse viene restituita la facolta di risor- gere da quello stato, non hanno niente di meglio a fare per arrivare a miglior condizione che d" imitare il 3 10 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA passato. L'imitazlonc e allora uu progresso. Raccon- tata la storia del testo dclla legge, V aiitore passa di poi ad usporre quella deirinscgnaniento a della dichia- razione. Fu la contessa Matilde die, facendosi I'inter- pi'cte di quel senlimento del meglio che allora andava facendosi gencrale fra gritaliani, suseito in Bologna, mediaute 1' opera dell' Iruerio, 1 insegnameuto del di- ritto romano. Questa legislazione, forte della sua sa- pienza civile e delPestensione de' suoi provvedimenti, ben tosto si diffuse ed anche fin dove nou erano pe- netrate le aquile dci conquistatori. In Italia anclie i mouasteri apersero scuole di diritto romano.. tra i quali quelle di Bobbio vuole specialmente essere ricordato. Ma fu soprattutto nelle universita die si accrebbero a grau nuniero in questa terra, dove I'insegnamento della giurisprudenza veniva dispensato. Ed in quesli alber- glii dclla scienza, come dice 1' autore , venuto il diritto romano in pregio della miglior legislazione del paese, non si cercava soltanto 1' iusegnamento della dottrina, ma ancora I'autorita della legge, ed i professori furouo eziandio uoniini politici perch^ diventarono i deposi- tarj e gli organi della leggc. Questi giureconsulti erano diiamati frequentemente a rispondere in cause di stato:^ ma il diritto pubblico non si era ancora propriamente separato in quelle for- me che oggidi lo conosciamo. Fu Alberico Gentile che sul finire del XVI secolo produsse il primo libro di diritto pubblico e delle genti coUo stesso titolo e col niedesimo disegno di niaterie , con cui Grozio un se- colo dopo pubblico il sue trattato dc jure belli et pads. L' interpretazione del romano diritto ebbe un mo- vimento di progresso. Cominciano la via i glossatori col- 1' interpretazione del significato delle pai'ole, del senso della legge, coi confronti delle regole, ed Accorso fu quegli che ci trasmise coteste glose. La glosa divento «li poi coutiiiuata, donde nacquero i conimenti, ed i comnientalori. P'ra quesli furono Bartolo e Baldo, Gia- son del Mayno, Raffaele Falgoslo , il legislatore dei fedecomniessi, e tanti altri, di cui sarebbe troppo lungo il dire. In fine vennero i dottori , i quali presei'o Dl FEDERICO SCLOPIS. 3ll distintamente a trattare delle varie materie del diritto in forma di consulti, c v' iutrodussero le loro opinioni. Ne venne in seguito che le opinioni conformi di piu dottori avessero forza di leggi^ il quale principio, che e quello dell' opinioue coniuue , riscontra, come dice 1' autorc, assai bene col sislema di Icgislazione procla- mato dalla scuola storica di giuiisprudenza, di ciii Sa- vigny fu il principale prouiotore (i), che ricusa di assoggettarsi alia rigorosa preclsione dei codici, e ri- conosce invece il niiglior sistema di Icgislazione in una giurisprudenza che, in un modo organico, cioe confoi'me all' espressione dei bisogni legali della popolazionCj pro- gredisce. Ma 1' opinione comune. spinta di poi Cno all' assur- dita di essere calcolata a nuniero, cedette ancora il posto all'esame delle ragloni e dei fatti, e sopra que- sta base sorse la giurisprudenza dei giudlcati. A canto a queste vicende nacque pure in Italia quella giuris- prudenza erudita e critica che in Olanda ed in Francia sail a lanto onore. Andrea Alciato milanese fu il prime ad insegnarla^ la insegno alia scuola di Bourges in Francia, la insegno a Pavia ^ ma in Italia non ebbe alcun seguace che possa reggere al confronto di un Budeo, di un Cujacio, di un Noodt e dei discepoli della scuola dei due Gotofredi. In quella vece il Gravina ed il Giannone, vissuti in sul principio del passato secolo , Y uno colle Origini del diritto civile^ 1' altro colla Storia del regno di Napoli^ professarouo tale filosofia, dimostrarono tale estensione di vedute e tale critica di interpretazione, che certa- mente di poco lasciano desiderare , sulle materie da essi trattate , alia presente eta. Qui finisce V esposizionc del romano diritto. Segue il capitolo sulle legg: dei barbari e sui feudl. Un cenno sulla autica costituzione in generale dei populi barbari opportuuamente precede I'csposizione della legislazione (i) Beruf unserer Zcil fiir die Geselzgebung. Heid., i84o. Ich sehe das rechte MiUcl in einer organiscli f'orlschreileiiden Rechlswissenschafi. p. i6i. 3l2 STORIA DELLA LEGISLAZIONE JTALlANA di quelli che stanzlaronsi in Italia. La pace interna ed esterna era dai Germani intesa sotto al nome di fredum^ e le sanzioni per raantenere la interna nomi- navansi banni^ il quale vocabolo di poi, rallargatosi in significato, indico qualunque ordine che emanasse dal- 1' aiitorita suprema. Le miilte o coniposizioui erano il mezzo ordinario per mantenere la pace interna. La wehr o la guerra era il niezzo per mantenere la si- curezza esterna, le spedizioni particolari di alcuui mag- glorenti coi loro compagni womindiy St.no f aide ^ f elide o nimicizie. L' uomo di guerra, V Heivnann^ poiche la guerra era frequente fra quei popoli , era in pregio, ed era il vero cittadino politico. I terreni non si pos- sedevano se non da chi colFarmi potesse difenderli , donde 1' esclusione delle femmine dalla successione dei loro congiunti. I Longobardi fondarono un governo so- lido, omogeneo , militare. Qui 1' autore tocca la qui- stione dei rapporti fra i Longobardi ed i Latini , agi- tata gia dal Machiavelli e dal Muratori die stimarono si I'uno che Taltro che dopo qualche tempo qucsti due popoli si confondessero, e da ultimo dal Mauzoni(i)cheporl6 al tutto contraria sentenza. Ma T autore, quantuuque dica non sembrargli ancora svolta in ogni sua parte la que- stione, pure evita di scioglierla, poiche Fopinionc che emette, che la condizione d Italia non siasi mutata in meglio dopo la distruzione del trono di Desiderio, ul- timo re dei Longobardi, non fa apposita dimostrazione che i Latini si fossero confusi coi Longobardi. E da lamentarsi questa reticenza da parte dell' autore della presente storia, perche egli da prova di tanta erudi- zione delle cose italiane , di tanta forza di criterio nel giudicarle, e diro anche di tanto sense storico nel trat- tarle, che da lui parimente era da sperarsi una com- piuta soluzione della quistione. Acccnna di poi V autore alcuni caratteri delle leggi longobardiche , i quali riduce a quattro, e sono: le pene pecuniarie , il duello giudiziario, la perpetua tutela {[) Discorso storico sopra alcuni punli della storia longobardica. iti calce alia Iragcilia dell' Aclelclii. ' . DI FEDERICO SCLOPIS. 3l3 sulle donne, e 1' esclusione dellc medesime in concorso dei maschi nellc successioni ab intestato. Ma il duello non era la sola prova che si ammettessc nel processi, poich^ commettevasi la cognizione del fatto in litigio anche agli aidos o sacramentalij cosi detti dal giuramento che prestavano, fra i quali comprendevasi lo stesso reo. Questi sacramentall essere dovevano di condizione pari all'accusato, od anche maggiore, donde venne il giudizio dei pari e dei giurati. Vedrassi al capitolo speciale delle leggi criminali come quest'altro criterio di prova potesse consistere con quella dei giu- dizii di Dio. In seguito offresi il fenomeno dei diritti personali, cio6 di quel sistema che attribuiva, secondo la diver- sita dell'origine od anche della professione, ad uomini abitanti il medesimo territorio una diversita di legge. L' autore consente col signor de Savigny che un sif- fatto ordine di cose non nascesse che dal di in cui le varie nazioni si trovarono frammiste sulla medesima terra. In Italia, finch^ signoreggiarono i Longobardi , non vi fu tollerata, oltre alia legge del vincitore, che la romana. Ma quando ci vennero i Franchi, vi s'in- trodussero ancora le altre leggi da questi ammesse o tollerate in Francia, cio6 la salica, la ripuaria, 1' ale- manna, la bavara e la burgundica. Le leggi longobardi che con alcune dei successivi dominatori d' Italia furono da autore ignoto nel principio del XII secolo ridotte in nuova forma ^ la quale compilazione destinata al- r uso del foro piglio nome di lombarda. II governo dei Franchi favoreggio la gei'archia ec- clesiastica, ma sotto ad essi propriamente si dice che nascessero i feudi nella forma che noi conosciamo. Oui si rammentano i germi feudali che si Irovano nei co- stumi dei Germani descritti da Taclto, e si avvertono le concessioni di poderi che dopo la conquista, in luogo dei doni di armi, di cavalli, di cibi che dai capi dei primitlvl Germani si davano ai loro seguaci, furono fatte ai compagni dei conquistatori. Riferiscc 1' autore 1' o- pinione del Vico intorno ad una ragione gcnerale dei feudi, ma non decide la quistione, ond,e io mi rimctto Bibl. Ital. T. C. 21 3i4 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA alle C0S3 accennate cll sopra intoruo al medesinio ar- gomento. Si fa (li pol a dileguare le illusioni di taluni in- toruo alia beatitudine del tempi feudally e ritornandu al fcudl d'ltalia, afferma clie in questa terra il feudo nou vi stcttc clie per eccezione. Distingue pero gli allodi di proprieta anlica e riservata dl famiglia o posscsso di libera disposlzione, dai feudi , e definisce il feudo che sia un beneficio di cosa nou mobile conceduto ad alcuno in ragione dl fedeltci. La quale definizionej secondo quello che per me fu detto di sopra , manca dell' idea di politica che pur trovasi nei feudi al tempo che il sistema feudale era nel maggior vigore, con- ciossiache il feudo fosse una douazione di dominio u- tile di territorlo, con autorita di governare piu o meno limitatamente per raglon propria le persone che vi a- bitauo dentro, sotto 1' obbligo nel feudatario di pre- stare fedelta al donatore od infeudante. L'autore ravvisa gia nella dieta di Roncaglia tenuta dall' imperatore Federico I un mutamento nella na- tura del feudi, da poi che il dominio feudale del medio evo, che i fondato sulla forza e colla forza e da giu- dicarsi, ammette quivi la discussione giuridica dei dot- tori di Bologna. Nella glurisprudenza feudale tre principali doverl si trovano imposti al vassallo verso il signore da cui a- veva I'icevuto il feudo ^ cio6 di serbargli una fede in- corrotta, di essei'gli compagno in guerra e di seguirlo nelle generali adunanze dei vassalli. Occorrono di poi particolarmente indicate le divei-se concessloni di feudi, le diverse specie di giurlsdizione e le diverse specie di feudo. Accennata la materia della legge feudale, I'au- tore ne ricorda di poi le compilazioni. Gorrado il Salico ne fu il principale legislatore^ ma i primi ad ordinare queste leggi fui-ono i due consoli milanesi Gherardo il Nero ed Oberto dall' Orto ^ poi Federico II vi ag- giunse alcune costitULicni, le quail in un colla prima conipilazione composero i due primi libri dei feudi. Indi furono dlsposti in nuovo ordine da Bartolom- meo Barattieri nel 1431, e finalmente 11 Gujacio ne DI FEDERICO SCLOPIS. 3l5 pubblico una nuova edizione in modo diverso composta. Ma le consuctudiui italiane improntate allantica etjulta delle nostre scuole si estesero anche presso gli stra- nieri, c \c consuetudini di Lombardia coUe aggiunte costituzioni imperiali presero nome di ragion comuue dei feudi. Conohiude Y autore questo capltolo accen- nando ad alcune cause che trasmutarono gli allodi in feudi, delle quali se alcuna era il desiderio di en- trare nelP ordine dei signori, parmi che dovesse essere principale quella che, venuto raeno od indebolito il go- verno centrale, gli allodisti che non avevano prote- zioue civile che in quello, vennero a mancarne, eppero dovettero cercarsi an protettorenelFordine fcudale, tras- mutando il loro allcdo in feudo. Per la medesima ra- gione le persone stesse degli uomini si raccomandavano a qualche potente od alia chiesa , e per siffatte racco- mandazioni degradavarto la loro comlizione di uomini liberi in quella piii o meno rigorosa di servi. Dair esposicne di questo sistema feudalc d' Italia ed in parte anche d Europa n'aganti di Giovan- ni XXII, pubblicate in Avignonc nel iSaS, cosi chia- mate, perche con questo nonie appellavansi tuttc le costltuzioni pontificie cbe non erano inserite n^ nel decrcto di Graziano nc nelle tre sopraccitate collezioni^ ed in fine le estravaganli comuni^ che comprendono le costituzioni di varii pouteGci da Urbano IV nel 1262 sine a Sisto IV nel i485. In quest' anno nacque Mar- line Lutero clie fece guerra acerrima al diritto cano- nico ^ ma questa giurisprudenza stette in parte anclie fra i protestanti, e dope la perturbazione del XVI se- colo si venne alia correzione degli abusi cd alia ri- forma delle discipline operate nel concilio di Ti'ento. AUe leggi ecclesiasticlie ticne dictro il capitolo dei co- muni e delle leggi municlpali. Le leggi municipali sono propriamente la legislazione d' Italia. II diritto romano insegnava, il diritto canonico supremamente imperava, ma in fine gl' Italian! ubbidivano immediatamente ai lore statuti. Siffatte leggi emersero quando gli Italiani si riducevano dalla barbaric a miglior condizione, e queste leggi accompagnaronli sino ai glorni nostri. Quando un popolo si sentc la forza di uscire da una condizione inferiore , se conserva la mcmoria di uno stato migliore antecedenle, naturalmente si move a risuscitarlo, e Timitazione, come fu gla avvertito, al- lora e progresso. Ma se questa condizione anterioi'e, ol- tre air essere stata la propria , fu grande , fa splen- dida, allora il desiderio del meglio complicandosi col- r amor proprio si fa piu vivo, e, lasciando da parte i consigli della prudenza civile, se pur ve ne banno, a- gogna al tutto a riprodurla. Questo fcnomeno di este- tica delle nazioni , di cui vuolsi cercare la ragione nella psicologia, ci dirige a spiegare quclla tendenza degli Italiani a risuscitare le forme romane nelle loro re- pubbliclie, ad introdurre quei consoli cbe trovansi in quasi tutte le loro costituzioni, e soprattutto ci dirige a spiegare quel fantasima di repubblica cbe di tempo in tempo compariva in Roma per opera di Cresoenzio , di Arnaldo di Brescia , di Cola di Ricnzi. Sao STORIA DELLA LEOISLAZIOXE ITALIANA Da poi che i tempi adunque permisero all' Italia di risorgere, dalla civilta romana gl' Italiani Irassero gli auspicii a pei'fezionare i loro ordini civili. Qui Y au- tore esamina la questione sopra 1' interruzione o non di ogni aniministrazione municipale in Italia sotto il governo dei barbari , questione disputata tra il Sigonio, chc accorda ad Ottone I I'onore di avere restituito alia citta italiane quella condizione clie le pareggiava alia condizione dei municipii romani, il Muratori, che so- stiene che un qualche reggimento municipale in Italia abbia sempre sussistito, ed il Leo, che peusa come rEichhorn per rispetto ai comuni di Germania, che r autonomia comuuale in Italia dopo la barbarie sia proceduta principalmente dalle immunitei concedute dagli imperatori ai vescovi, donde sorsero i privilegj ter- ritoriali chiamati immunita di corpi santi. Queste con- cessioni avrebbero generate guerre tra i vescovi ed i conti , ma la potenza ecclesiastica avrebbe vinto gli o- stacoli opposti dai laici nfficiali dell' Impero. In fine, il popolo^ che avrebbe militato sotto il vessillo dei ve- scovi, sentite le proprie forze, sarebbesi sottratto an- che all'autorita di quella, e costituitosi in liberta. L'au- tore non adotta tra queste diverse sentenze un' opi- nione esclusiva, ma le concilia tutte e tre insieme, per formarne una media, della quale mi piace di qui rife- rire le parole. « Entrando in questa via, perch6 non direbbesi che » dopo essere stata nella maggior parte distrutta la y> forma del municipio romano si conscrvo tuttavia un 55 tacito reggimento, per tacita continuazione di fatti 35 anzichii per esplicita concessione di diritto ^ che Y e- ?5 lemento comwiale conservato frammezzo agli abitanti 55 delje citta, sotto la protezione dei vescovi, difcn- 5) sori dei deboli e degli oppressi, e merc6 dei riguardi i> dovuti alia proprieta privata tenuta dagli indigeni , 55 si accrebbe e si dllato , che dopo di avere acqui- 55 stato una certa preponderanza , quell' clemento en- 55 tro a far parte del sistema politico dell' impero e fu 55 solennemeute approvato da Ottone I^ finalmente piii 55 vigoroso ed ardito durante il ccrso delle vei'tenze DI FEDERICO SCLOPIS. 32 I y> tra i vescovi ej i conti, si sciolse dai lacci clie an- « cor Y inceppavano e si grido indlpendeiite » . II fondamento adunque del comune in Italia sarebbe di origine italiana. Qui 1' autore piglia a svolgere le cause della indipendenza delle citta di Italia, la quale egli ravvisa, ia outa di qualche apparente omaggio al- r impero , nella facolta di fare le leggi e la guerra senza altrui conseuso. La 3Iotta, noma germaulco d"in- certo significato (i), clie forse vorrebbe dire, come la Glide , una compaguia di privati die si assicuravano scambievolinente contro ogni offesa nell' avere e nelle persone, fu uno degli stromenti principali con cui fa promossa Tindipendeuza dei comuui. Intorno alia meta del secolo XI al tempo di Eriberto, arcivescovo di Milano, comincio la Motta. Furouo da prima alcuni uomiui liberi e possenti, clie, per sottrarsi al giogo del- I'arcivescovo, congiurarono iusieme per conservare i loro privilegi. Di poi con loro si congiunsero molti del po- polo, onde, fatti possenti, s'accorsero aiicora clie tutte le classi iuferiori erano pronte ad unirsi con loro. La Motta^ or di nascosto ora in palese, disponeva il grande avvenimeuto della pace di Costanza. Per rendere poi ragione delle qualita del nuovo ordine sociale apparso in Lombardia nei secoli XI e XII, accenna clie deb- fa' essere considerato come il risultamento di quattro cause, cioe delP autorita dell' impero, delle pretensioni dei maggiori vassalli , dell' influenza dei vescovi e dello svolgersi della Motta. Questo ordine di cose, ossia la cittadinanza italiana, distinguevasi dalla horgliesia francese^ cresciuta la pri- ma con forze propria mediaute il commercio ', appro- fittando della debolezza dell'Impero", faVorita la seconda dalle concessioni dei re per avere un coutrappeso contro airinsubordinazione delFaristocrazia. Si potrebbe dire clie la cittadinanza italiana tiene plu somiglianza colla borgliesia [Biir^erscluift) di Germania clie era la popolazione delle citta della Hansa e delle citta im- perial i. (i) Se non procede dalia voce anglo-sassonica Gamoth the si- giiifica socieln. 3aa sToniA della iegislazione italiana II comune italiano era pur divcrso dal munlcipio romano, perclie il primo era d' indole affatto aristo- cratica, il secondo era democratlco. La causa di que- sla diffcrenza, a malgrado del sentimento degli Italian! ad imitare le cose romane, fu per avventura questa, clic gl' Italiani per costituire il comune ebbero a lot- tare ed a vincerc la nobilta, donde veune la di lei e- sclusione dall' ordine politico. Essendo diversa 1' ori- gine del comune italiano dal francese, furono diverse auche le forme delle leggi comunali. Imperciocche nel primo erano le consuetudini spontaneamente nate in esso, alle quali 1' imperatore doveva accordare la sua sanzione:, nel secondo, le leggi erangli donate da una autorita superiore. I pi'incipii politici nati nel seno dei comuni italiani ebbero una violenta manifestazione in Roma per opera di Arnaldo di Brescia, e dopo accanite lotte coll'impero furono sanciti nella pace di Costanza del 24 g'^'S"*^ 1 1 83. I capi della lega lombarda nel congresso di Fer- rara innanzi al papa non dimandarono diritli nuovi , ma si la conservazione della vecchia liberta italiana, merce della quale ogni comune aveva il diritto di reg- gersi a suo piacere. Ncllo stesso tempo dicevano di es- sere disposti di adempicre verso V impero gli antichi doveri {veteres jusdtias). II trattato di Costanza 6 il fondamento dell'ordine socialc italiano, die di poi suc- cedette. Le repubbliche italiane avevano apprcsso a poco una medesima costituzione, Vi era un- consiglio gene- rale, nel quale risiedeva il potere legislative, un consi- glio particolare detto credenza , che conosceva delle rclazioni estere, conferiva le carichc ed amministrava le finanze^ un podesta, supremo magistrato, custode delle leggi e deir ordine pubblico co' suoi giudici civili e criminali, e co' notai depositarii della fede pubblica. In alcune repubbliche , per tencrc in rispetto 1' auto- rita del podesta, vi era una specie di tribuno nominate ca- pitano del popolo. II podesta ed i giudici dovevano essere stranicri al comune, duravano in carica poco tempo, ed usciti di carica, dovevanorimauerenella terra per alquantl giorni in qnalita di privati onde soltoporsi al sindacato, DI FEDERICO SCLOPIS. 3a3 cio(i a render ragione dei gravami che fossero contro a loro portati per atti da essi commessi durante la loro amministrazione^ istituzione originata dal codice giu- stinlaneo. Ma qucsto sindacato, come avverte sagace- mente V autore , era piuttosto tin freno morale ed iin mezzo di risarcimento economico che ima cautela poll- tica, poiche non vi era interrazione di tempo al suc- cedersi dei magistrati. La distinzione che separava il comuuc lihero da quelle soggetto ad un priucipe con- sisteva nella sovranita riconosciuta nel primo, all'altro negata^ ma quella che chiamavasi pienissima giurisdi- zione, merum et mixtum iinperium et omnimoda juris- diction apparteneva cgualmente all'uno ed all'altro co- mune. I comuni sudditi immediati di un principe in- tervenivano, mediante i loro deputati, nelle adunanze degli stati insieme coi vassalli e cogli eletti del clero. A canto ai comuni privilegiatl vi erano povere ca- stella dipendenti da feudatarii, popolate da gente poca, serva e misera; ma queste castella ed i loro abitanti, mediante il favore del principe supremo, pur si eleva- rono alia condizione di sudditi immediati e migliora- rono la loro condizione. Ma la durata di queste repubbliche fu breve. II Ro- magnosi (i) ne attribuisce la causa alia mancanza di un ordine conservatore e lo cercherebbe nell' influenza dei proprietarii di tcrre. L' autore assegna moltc cause di questa rovina, che sono le gelosic, lo sminuzzamento delle forze pubbliche, I'inosservanza delle leggi, il con- trasto degli interessi del papa, dell'imperio, di Fran- cia. Ma alcuae di queste cause parmi che sieno efTetti di alti-e, perche le gelosie ed il conseguente sminuzza- mento di forze e 1' inosservanza delle leggi procedono dai cattivi ordini civili, da leggi ingiuste che non prov- vedevano alia liberta dei cittadini, la quale pur con- siste nella giusta distribuzione dei diritti e nelF esatla amministrazione della giustizia. Queste costituzioni avevano provveduto soltanto all' eguaglianza. Riguar- do poi alle cause esterne esse certaraente poterono (i) Dell indole e dei fattori dell' incivilimento , part. r>. . c. y. 324 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA esercltare una qualche azionc, ma sarebbe stata tninore se i provvedimenti intern! fossero stati piu saggi. II carattere poi della legislazione di quest! comunl ritraeva del barbarico nella parte crirainale, s!ccome sono indiz!! le pene pecuniarie e le mutilazion!^ nella parte c!vile mostrava d!fHdenza ed ostiUla verso i v!- cin!, ed una tendenza a concentrare la proprieta del poderi !n pocbe famigl!e, c!6 clie r!vela un pr!ncip!o ed un' !nfluenza ol!garch!ca in quelle soc!eta. Le fem- m!ne erano escluse in concorso dei mascbi dalla sue- cessione dei loro congiunti, ricevcndone in compenso una dote, di cui non era definita la quantita, e nelle leggi mercantil! si scorge molta sottigliezza finanziaria da disgradarne 1' arte moderna. In generale, vl si os- serva Y esclusione dei nobil! dall' escrcizio dei diritti politic!. I difetti c le ingiustizie delle leggi statutarie genera- I'ono alcune societa pi-ivate , che, ad imitazione d! quella dei prim! tempi della lega lombarda, si assicuravano reciprocamente la difesa della persona e dell' avere. Fvu'ono talvolta i nobil! fra loro, ed i popolani dal- 1' altra parte, furono piu frequenteraente gli esercenti di una qualcbe professione, donde comparivano poi nella societa generale non col carattere generalc di cittadino, ma come dottori, mercanti, sarti, non in quanto come tali fossero util! e necessai'ii alia societa generale, e pero da essere protetti, ma per cio solo che erano dottori, mercanti, sarti, venivano ad esercitare i loro diritti o francbigie. Fra queste societa alcune ne emersero di assai benemerite, siccome quella del banco di S. Giorgio in Genova. Alle francbigie delle citta tenne dietro I'emancipa- zione delle persone dei contadini. Era di solito lo stato che comperava da! padroni i servi per farli liberi. Ma quest' opera di giuslizia, che talvolta era suggerita dal calcolo di maggior guadagno, non si compi in Italia che dopo il fine del secolo XIV^ nondimeno assai piu to- sto che in alti'e parti di Evu'opa. Dopo avere accennato all'avvenimento di Pacquara, dove fra Giovanni da Vicenza adopei-6 di ristabilire DI FEDERICO SCLOPIS. 3'i5 la paco fra le cltl^ di Lombardia, e corrcsse di mold staluti, e dopo di avere raccontato degli odj profondi che registi-avansi persino iiegli statuti stessi, siccome fecero i Novaresl clie inserlrono, dopo aver distrutto Biandratc , nei loro statuti la rubrica de tenendo des- triicto Blandrato , V autore espone la posizione reci- proca in clic stavano in Italia il diritto romano e lo statutario, cioe in qiiesti termini, che « il diritto romano » era la legge comune che regolava tutti gli atti della " vita civile e conteneva tutti i principii generall di y> giustizia (i). II diritto munlcipale era la legge di ec- " cezione, quella che si I'iferiva alle qualita particolari » di ciascun comune, che conteneva tutti i riguardi w dettati dalle convenienze politiche ». Indi conchiude col dire, che se da queste istituzioni ne scaturi un vi- gore ed una energia che fece prosperare tanti centri di azione indipendenti nella penisola italiana, cio fu pero a danno della vigoria generale della nazione. Nel quinto capitolo sono raccontate le origin! delle leggi marittime e commerciali, le quali, come ne fu un cenno di sopra, dovrebbero pur trovarsi positivamente, o come mancanti indicate dentro alle forme general! del diritto esposte negli antecedent! capitoll. Tuttavolta, qualunque sia il luogo dove fu dalF au- tore posta questa materia, essa venue pero dal mede- simo per ogni rispetto acconciamente trattata. L' Italia, ripete qui 1' autore le parole di un gran capitano, per la sua posizione e per la quantita delle sue costc ^ paese eminentemente adatto alia marineria^ e di fatto , il commercio di mare, prima che il com- mercio generale, per la scoperta del passaggio pel Capo e per quella d' America , passasse ad altre nazioni a quest' uopo piu felicemente collocate, fu eminentemente coltivato dagli Italian!. I Vcnezian! sono i prim! ad aprirsi una via ne! mari di Oriente , tengono loro die- tro gli Amalfitani, indi ! Pisani, i Genoves! e gli Anco- • uitani. Le crociate furono una feconda sorgente di (i) GT Italian! rcggevansi connmcnicnle co). diritto romauo in quanto che csso era auche la base del loro sUfuti, 3 26 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA guaclagno,massimamenteper i Veneziani, edun'occasionc assai f'avorcvole di sviluppare i loro stabllitneuti mer- cantili in Levaute. Raccoutati questi fatti di commercio, r autore passa ad esporue le leggi, e primamente ri- corda la coUezione delle Icggi marittime del signer Pardessus, opera che ad una vasta erudizione unlsce una critica assai giudiziosa. Discorrendo le diverse legislazioni , prima accenna la legge rodia, poi il consolato del mare^ clie h il plii antico testo di diritto comune moderno ad uso del com- mercio del Mcditerraneo. Fu disputato tra V Italia e la Catalogna a chi appartenga 1' oaore di questa compi- lazione^ ma alia fine si riconobbe che il merito di quest' opera appartenga ai Barcellortesi. N6 vi ba cer- tezza intorno all'esistenza della cosi delta tavola amal- jitana^ la quale dicesi aver governato tutto il com- mercio del popolo d' Amalfi nel mar Tirreno. Ma circa agli ordinamenti mariltimi della cilta di Tranij che, scritti in italiano, ei asseriscono nati nel io63^ 1' au- tore J appoggiandosi pure alle iuduzioni esposte dallo stesso Pardessus, stima che siano invece da attribuirsi al i363. Altri ordinamenti particolari ad alcuni porti occorrono in questi tempi fondati sulla consuedine, sic- come il Breve curiae maris dei Pisaai, ed il Breve partus Kallaritaiii ^ pur de' Pisani, in tempo chVrano signori della Sardegna. Indi oITresi il Capitulare nauticum dei VenezianijComparEO siccome riforina nel laSS, cheprov- vede alia marineria si militare che mercantile, opera tnsigne, la quale accenna eziandio i grandi progi'essi ch.^ gia si erano fatti pel Veneti nelle cose del mare. I Geni?vesi ebbero nelP Oficiuni gazariae una collezione j -di glur/sprudenza marittima pel loro stabilimenti di | Levante .^ qual nome di gazaria deriva da quel paese eia abitato J^i Gazarl dove era fondata la colonia ge- novesc di Cafl^, 1' antica Teodosia. Indi I'autore fa ritorno ad altri fatti di commercio e di marina e dice clie il barbaro diritto di naufraglo che spogliava i naupaghi di cio ch'era loro rimasto nel loro j info^rtunio fu j>resto aboiito dagli Italiani. La chiesa lo | aveva condannato in un coucilio diLateranofin dal 1070. DI FEDERICO SCLOPIsr" **^7 Tocca di poi delle svariatissime lasse nic-"*^^*^*^^' acne lettere di carablo, le quali, secondo il Blanqu'^ nella sua Storia dell'ecouomia politica, sarebbero state tro\ '^'-^ dagli Italian!, delle assicurazioni marittime anticamen *-^ V^^ conosciute dagli Italiani ^ accemia la grande estens/^^^ del commercio , deli' industria, delle manifatture, e dei * conseguente circolazione dei capitali, ed avverte come la statistica ed il sistema nnanziere eraao praticamente conosciutl in Italia fino dal secolo XIII , di che avvene prova in que' frec^uenti bilanci di entrate e spese della repubblica fiorsntina, e nel conto renduto dal doge Mocenigo alia signoria di Venezia nel i42i- In Italia, come altrovej sussistette -o 3e corporazioni d'arti, e qui come aitrov-e, se valsero a pr jteggere in quei tempi le perooue degli artieri, furouo anche sirumenti di tiran- neggiarne 1' iudustria. Non «i poi da mai-avigliarsi se coir idea d'ecouomia pubblica di quei tempi srssistessero di rigorose leggi pi'C'bitive, da poi che colle idee econo- miche d' oggidi siffatte ieggi sono ancora sussistenti. Ma a canto a sifi'atte leggi svolgerasi il principio delle associazioni die fu cag^oiic d' immensi guadagni al commercio degli Italiani. Per non parlare della societa dei Pisani in Tiro di Soria creala ad uno scopo mer- cantile, vuolsi I'ammentare pero la grande associazione conosciuta in Europa sotto il nome di Societa. dei Loin- bardi, poiche Lombardi cliiamavansi fuori d'ltalia gl'I- taliani dell'alta Italia, la quale reggevasi come in forma di una potenza particolare, mandava ambasciatori in suo nome, faceva trattati , ed in Francia ed in Lione principalmente aveva costituito come uno stato nello stato. L' autorita ecclesiastica concorreva essa pure a corroborare colle sue sanzioni la integrita dei patti di commercio. Le transazioni di questa sorta ebbero giu- risdizione speciale consolare si all'estero che all'interno, e furono pur introdotte anche le prove privilegiate per questa materia. Gli Italiani furono i prim: a scoprire le teoriche del credito e dei mezzi di abbreviazione nella circolazione del denaro e dei canibi. Venezia fino dal 1 1 7 1 fondo un banco di deposito che aveva le condizioui ancora 32 8 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA (3i uti banco-giro, e nelle citta ancora le meno consi- dcrevoli crane aperti banchi di prestito e dl cambio. Siffatti banchi nominavansi di solito casane. Ma in- sleme coi negozi di banco s'introdusse anche il giuo- co air a/to ed al basso ^ il che provoco persino le ani- madversioni dei pontefici. I Fiorentini furono i primi a creare un monte, vale a dire il debito pubblico. Ge- neva, lacerata dalle fazioni, creo la secieta del banco di S. Giorgio, la quale di poi cenqiiistd ed in sue nome governo la Corsica , e legata colla repubblica , e pur sciolta ne'suei movimenli rappresento T immagine di quelle secieta di commercie e politiche insieme nate nei maggiori stati d' Europa ai tempi moderni, fra le quali vuolsi rlcerdare la compagnia inglese delle Indie orieutali. Gritaliani furono pure gl'inveutori dei monti d; pieta che, portati fueri d' Italia, ebbero nome di case dei Lombardi. Finalmente, accennato come la giurispru- denza mercantile sia tutta cosa italiana, ricorda i nomi degli scrittori di economia pelltica, che in Italia comln- clarono a sorgere sine dal XVI secelo ed In gran numero continuarono eino ai nostri tempi, sicch^ questa sclenza e sarebbe nata in Italia, e dagli Italiaui pure a non mediocre grade di perfezione elevata. Le leggi penali ed 11 processo criminale forraano il soggetto del VI capitolo, nel quale parimente, secendo quelle che fugia avvertito dlsopra, debbe trevarsi alcuna ripetlzione di cose dette nei capitoll precedentl. L'auto- re, osservando primamente la difFerenza di pregresso tra il diritto civile ed il criminale, glunte il primo slue al grade di sclenza morale, mentre il secendo rimaneva nella cendlzlene barbara delle prime eta, esprlme gran meravlglla. Del quale fenomene ^ per avventura caglone che gliuomlDi pregredlscane dipreferenza in quelle cose dove plu frequentemente dirigono I'esercizio delle lore facolta, e che II diritto civile ^ uno stremento adeperato nelle erdinarle ed abltuali transazioni della vita, laddove il criminale, che che ne dicano I malcententi delle cose umatie, non e che un elemento dl eccezione nelle transa- zioni socially perche, se cosi non fosse, la socleta civile non sarebbe possibile. Richiedesi adanque a perfezionare Dl FEDERICO SCLOPIS. 829 il dirltto crimlnale, per non pai'lare di cause acciden- tali die ponuo iufluire sulla sua natura, che la societa civile sia cosi avauzata nella civilta che senta il bi- sogno di perfezionare ogni elemento della sua vita sociale , laddove a perfezionare il diritto civile vi e coutinuamente spinta dalle occorrenze della sua vita. Presso i Romani di fatto inentre il diritto civile aveva raggiunto 1' ideale di un diritto razionale, il criminale era ancora atroce e spropoi-zionato uella misura delle pene. II diritto criminale moderno 6 di tale perfezione, a cui non pervenne alcuna legislazioue criminale del- 1' autichita. E questa la conseguenza del perfeziona- mento della societa civile, ma di questo perfezionamen- to specialmente n' e cagione la quallta dello scopo che 1' uomo era si propone in societa. Pi-esso i Greci ed i Romani V uomo ed il cittadino erano una cosa, la mo- rale e la politica erano confuse, F uomo era consacrato alia societa, e Futile sociale doveva invincibilmente pre- valere sopra i dirltti innati degli individui. Ma nelle societa moderne 1' uomo cerca il suo perfezionamento morale, onde il benessere generale della societa non 6 gia un fine, ma un mezzo per conseguire quel perfe- zionamento. II cristianesimo ed ilpi'ogresso della scienza civile furono cagione del mutamento di queslo scopo sociale. L'atrocita dei supplizii , le confische, le torture erano nelle leggi criminali romane quando i Longobardi ven- nero in Italia. Essi introdussero , come fu di sopra detto, il sistema dcUc pene pecuniarie; ma per i de- litti che oflendevano Fordiue politico applicarono essi pure le pene afflittive. Rapporta qui 1' autore un quc- sito del professore Carmignaui, col quale dlmanda spie- gazione di questa apparente contraddizione nelle leg- gi barbariche, tra le pene d' ordine politico e quelle d' ordine civile, da poi che, com' egli dice, 1' ordine ])olitico non puo stare senza il consolidamento del- Tordine civile. L' autore risponde a questa dimanda saggiamente avvertendo come le cause di questa con- traddizione siano piii da cercarsi nei costumi che nelle ragioni astratte, perciocche nei principii fondamentali Bibl. hal. T. C. 22 33o STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA della societa umana 1' uso pralico si deve ravvisare sempre preeslstente all' asti'atta leorlca. I Germani avevano 1' usanza delle composlzioiii nelle loro pri- mitive societa. Quesle multe erano conformi alle lo- ro idee , erano soddisfaceuti pei loro rapporti pri- vati, poichti in fine avevano Tiutcnto di dare all' of- feso tutto quel compenso cli' egli niai avrebbe pota- to ottenere. Si potrebbe aggiungere che le leggi che nascono immediatamente dopo le consuetudini, sono foggiate su di quelle, e che procedendo per gradi la natura umana, la societa prima dovette avvisare ai provvedimenti nccessarj alia sua esistenza , che sono quelli di ordine pubblico, poi penso alle private tran- sazioui. Cos\ il sistema delle composizioui ricevuto tra privati non fu trasportato nelP ordine pubblico, dove la societa ofFesa dal delinquente ed esigeva una ripa- razione , e sentivasi la forza di esigerla. Questo senti- meuto escluse 1' idea della riconciliazione, o composi- zione , e le permise di usare le pene afflittive. 11 procedimento criminale presso i Longobardi era pubblico e verbale, e di solito compivasi in un sol giorno. Se mancavano le prove per testimonii, ricorrevasi ai giu- dizii di Dio. Ma a canto a questi giudizii, dice Tautore che ammettevasi la prova della cosi detta purgazione canonica , perch^ praticata singolarmente nella chiesa, ed era una specie di giurameuto decisorio che deferi- vasi al reo e da lui prestavasi per provare la sua innocenza. Ma questi doveva trovare dodici perso- ne, e talvolta anche meno, che giurassero con lui, i quali erano detti sacramentali. L'autore non dice in che condizione del processo si usasse di questo criterio. A me pare che sara stato praticato prima ed in luogo dei giudizii di Dio, di maniera che coteste prove non saranno state usate che in mancanza della prova per giurati. Ma i giudizii di Dio, disapprovati dagli stessi Longobardi e combattuti dalla chiesa, la quale colla sua autorita consigliava sempre migliori ordini, de- sunti massimamente dall' equita I'omana, alia fine scom- parvero. S' introdusse pero in quella vece coir idee romane Dl FEDERICO SCLOPIS. 33 I nei process! un altro male, e fu la tortura. Questo tormento, usato dai Greci e dai Romani soltanto contro gli schiavl, fu accolto come mezzo ordinario di prova dai giudici italiani; venne di poi il processo segreto per occasione delle inquisizioni contro gli Albigesi ^ donde derive la teoria della prova legale, poiche quella per convincimento nel processo segreto non e in alcuu modo tollerabile, e questa teoria dai suo canto, al fine di meglio tranquillare od illudere la coscienza del giu- dice, ristrinse ogni sorta di prova a quella sola per confessione, la quale si credeva ottenere mediante la tortura. Aggiunge di poi 1' autore che nel regno di Napoli duro fra i baroni il giudizio dei pari, e sino ai tempi di Carlo di Borbone la definizione della contesa me- diante il duello , il quale modo stimerei che si abbia ad intendere che fosse non gia come prova, ma come un atto (Wfaida o di ostilita feudale. Ma se la giuris- prudenza pratica dei tribunali criminali d' Italia di- venne per i descritti difetti riprovevole, gli studii pri- vati degli Italiani adoperarono di riparare al mal fatto mediante le loro filantropiche speculazioni. Gia fin dai secolo XVI Alessandro Borromini e Giovanni Botero si fecero a proclamare nella ragione criminale tali prin- cipii di giustizia e di moderazioue quali non discon- verrebbero nei presenti tempi. Dopo di loro altri dotti non cessarono di accusare i veri mali delle leggi crimi- nali allora in vigore, quando, varcata la meta del pas- sato secolo, Cesare Beccaria pubblico il suo libro Dei delitti e delle pene. II modesto filosofo si chiamava felice di poter ottenere i segreti ringraziamenti degli oscuri e pacifici seguaci della ragione. Ma il suo libro ottenne gli applausi degli uomini pensanti di ogni na- zione^ fu il trionfo di una filantropica filosofia sopra gli errori e gli orrori della barbaric ancor sussistente, ed i suoi principii furono convertiti in leggi. II Renazzi cd il Filangieri camriiinarouo per la stessa via ^ e nei tempi a noi piu vicini e nei nostri il Cremani, il Pa- gano, il Nani, il Nicolini, il Carmignani, il Rossi cd il Romaguosi portarono la scienza delle leggi penali 332 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA a quel grado , del quale, nello stato attuale del sapere, non si conosce il maggiore. Le teorie del diritto naturale e politico invalse nei secoli XIII, XIV e XV sonola materia dell' ultimo ca- pitolo. L' autore dischiude la storia dl queste doltrine con quel dettato universal mente consentito, chc le teorie vengono dopo i fatti ^ die da prima gli uomini si agi- tano c si rivolgono per comporre o migliorare V oi'dine sociale, ma non e che dopo compiuta I'opera ed acque- tati gli spiriti, che volgono indietro lo sguardo a con- templare 1' operato , e che a loro appare in ogni sua parte cio che fu eseguito e cio che per essi si voleva avere. Allora formansi le teorie sui fatti consumati, e cosi veramente accadde in Italia, che fu nel secolo XIII, ces- sate le lotte ed ordinate le societa, che couiinciarono a svolgersi le dottrine intorno alia sovranita ed al reg- gimento degli Stati. Gli Italiani ne furono agevolati a questa impresa dallo studio del romano diritto e da quella coltura letteraria che tra essi non venne mai meno, e piu tosto che altrove si rinvigoii. Gli scritti di Aristotele, di Cicerone e di Seneca erano conosciuti^ ad essi attignevansi le dottrine di morale e di politica, ma era soprattutto nclla trattazione delle niaterie teo- logiche dove si agitavano tutte le questioni dell'umana condizione, che venivano formaudosi le dottrine in- torno ai primitivi diritti e doveri dell' uomo , ed in- torno alia natura delle societa civili. II diritto romano per questa parte era sopravanzato dalla teologia, im- perciocche i giureconsulti antichi non mirarono che alle applicazioni parziali piuttosto che ai principii ge- neral!, e Giustiniano, quando nelle sue Istiluzioni parlo del diritto naturale, non invoco la ragione umana, ma considero piuttosto una Icgge cosmica in rapporto a tutta la zoologia (i). S. Tommaso d' Aquino fu uno dei principal! maestri anche in queste dottrine, e ci lascio dichiarazioni lumi- nosissime del principio del diritto naturale ed esatta (i) Quod nalura onmia aiiiinalia dociiit. DI FEDERICO SCLOPIS, 333 notizia dei legami che congiungoao la legge coUa morale. Ma ^ cosa maravigliosa a chi considera le lolte soste- nute dalla lega lombarda contro all' imperatore il ve- dere da un altro canto che le opinioni dei dottori, in fatto di politica, erauo tutte favorevoli alia monarchia. Cio proveniva dal diritto roraano insegnato nelle scuole, il quale nella parte del diritto pubblico stabiliva il principio della potesta assoluta delP imperatore. Ma questa monarchia, pure originata dalle idee romane, era pero talc nell' opinione di questi uomini che permet- teva Tesistenza di quelle repubbliche. II Raumer nella sua Storia della casa di Si'evia^ pur citato dall' autore, rappresenta assai bene quale veramente fosse allora il concetto dell' impero e dell' imperatore. L' imperatore era tenuto come un arbitro civile supremo, il quale iu occasione di guerre e di contestazioni. non che distrug- gesse le individualita dei diritti, pigliava all' incontro cura di quelle varieta e le sosteneva. L' imperatore do- veva promovere da per tutto il bene, in nessuna parte impedirlo; cd alia stessa guisa che 1' universale cristia- nita consideravasi come un solo tutto sotto alia suprema autorita del papa, cosi riputavasi non essere dissimile I'unione di tutti gli stati cristiani sotto la potenza del- r imperatore. i\lcuni libri usciti in quei tempi rappresentano piii o meno queste opinioni. Sono essi il trattato De regi- mine principuin di incerto autore indiritto al re di Ci- pro, dove pero lo stesso autore, dopo di aver dichiarato che I'autorita impcriale e illimitata, attribuisce al po- terespirltuale un primatosopra tutte lesovrauita tempo- rali. Di poi viene il libro De monarchia di Dante, opera dettata nel senso ghibellino, avvcgnache la potesta im- periale vi sia trattata in modo da non riuscire odiosa ai comuni. Indi ofFresi 11 trattato Del governo dei principi disteso da fra Egldio Colonna per 1' istruzione di Fi- lippo il Bello re di Francia, opera foggiata sulla poli- tica, sull' etica cd auche sulla rettorica di Aristotele^ c da ultimo e indlcato un trattato De recto reginiine intitolato da certo Paulino de' frail miuori a Marino Badoaro , mentx'c questi era duca di Candia per la 334 STORIA DELLA. LEGlSLAZiONE llALiANA repubblica di Venezia , colla quale opera Y autore dopo di avere insegnato Ic virtu nccessarie a chi e chianiato al governo degli uomini, e di averlo sottoposto ad una specie di analisi morale, enlra nelle vere questioni di pubblico interesse, fra le quali vuol essere rjcordata quella in cui tra le forme di governo da la preferenza alia monarchia. Ma avendo toccato del moto intellettuale che tenne dietro all' ordinaraento delle societa del medio evo, non si puo tacere il nome del Petrarca, del quale puo dirsi certamente maggiore I'importanza politica ne'suoi tempi clie la letteraria, poiche, mediante i suoi ufBcii politici presso i principi ed il suo ardore per ogni cosa che tornar potesse a giovamento d' Italia , molta influenza esercito suUe cose italiane. Dopo il Petrarca, lasciando stare i molti commenta- tori delle teorie politiche aristoteliche, die corsero nel XVI e XVII secolo, I' autore accenna del Savonarola e del Machiavelli ^ T uno , tenace delle sue opinioni sino al fanatismo, per un momento vide avverai'si i sogni prediletti di tutta la sua vita^ I'altro, disingan- nato per esperienza delle sue prime illusioni, si piego all'andazzo dei tempi e colla maravigliosa sua sagacita si volse a scoprire le moUe nascoste che fanno movere gli uomini. In fine rammenta del Pomponazzi, al quale nega giustamente quei raei'iti verso il progresso delle scienze, che a lui voile attribuire il Matter ncUa sua Storia delle dottrine morali e politiche dei tre ultirai secoli, c conchiude questo capitolo coll' esanie delle cause che nocquero al buono ordinamento dei vari stat italiani e che ne prepararono le rovine, le quali egl massimamente ravvisa uella raancanza di buoue legg proteggitrici dei diritti cosi dei privati come del pub- blico. In tal modo io avro reso conto di questo volume Delle origini delta legislazione italiana^ adoperando di frequente le parole stesse dell' autore. Ho fatto prece- dere in fronte alcune mie idee sulla medesima materia, e ne ho accennato le ragioni. Ho pure esposto al- cune opinioni sulla disposizione generale dell' opera, e DI FEDERICO SCLOPIS. 335 uel corpo stesso della relazione dove il caso mi pa- reva rlchiederlo, ho inserito qualche mia osservazione. Ora vorrei sogglungere , per quella parte che riguarda 1' esecuzione, che talvolta T ordine dei fatti non mi sembra procedere con troppo rigore :^ che alcuna volta vi si fa ritorno sopra lo stesso argomento^ vorrei sog- giungere che le origini talvolta mi sembrano svilup- pate in istoria: che si desidererebbe un cenno intoruo ai rapporli legali dei Saraceni che dominarono massi- mamente le grandi isole d' Italia, piii che non fa una semplice allusione. Ma tosto mi si affaccia 1' obbiezione che i fatti di qiieste varie legislazioni d'ltaha, molte in numero, procedono nello stesso tempo di fronte ^ che fra loro s'intralciano e si inviluppano, il che rende necessario di ripigliarli piu d'una volta da diversi capi^ e mi si rappresenta la difEcolta di poter sempre di- stinguere in questa materia I'origine dalla storia, e per riguardo ai Saraceni che possa essere legittima escusa- zione la mancanza dei materiali storici. II modesto autore dell' opera dice nella pi'efazione che « sapendo quanto le sue forze sieno ineguall all'in- » tento di compori'e una storia generale della legisla- " zione italiana, non ha voluto fare altro che preparare •5 le vie a cosi grande impresa col disegnare un breve " prospctto di quel vasto orizzonte » . II volume in effetto da lui pubblicato ^ piccolo, ma non e a dirsl di quanta materia esso sia ripieno , poich6 in questa non breve relazione certamente non mi fu concesso che di ricordarne i capi principali. II chiarisslmo autoi'e ha circondato il suo argomento di tutte le dottrlne e di tutte le notizie, quando distesamente , quando per cenni, che vi potessero aver rapporto ^ lo ha trattato con acume e sagacita filosofica :, lo ha rappresentato con calore, e soprattutto con quel sentimento di un uomo dabbene che ha la persuasione di propagare una utile verita. Ed e veramente utile cotesta verita della storia della legislazione di uq popolo, poiche essa ci rappresenta quella parte importantissima dell' interna vita delle nazioni che, buona o cattiva, e cagione della prosperita od infelicita interna degli stati e della loi'o 336 STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA, EC. potcnza od avvilimcnto al cli fuori, poIch6 ess a puo riguavdarsi siccomc 1' analisi pratica di quell' idea del diritto, dal cui pcrfctto svolgimcnto c dalla cui in- tera o profondamcnte sentita cognizione e da spcrarsi in gran parte la felicita del gencre umano. Se io mi sono avvisato di portare qualche diversa opinione o di soggiungere alcune mie idee sopra questo argomento, mi <^ forza pero di confessare, siccome ho accennato da prima, che considerando al risultamento finale di questo volume, mi entra una tale soddisfazlone nel- 1' animo, da pensare che la materia vi sia per ogni ri- spetto compiutamcnte trattata, una soddisfazione che mi fa dubitare della giustezza stessa dellemie diverse opinio- ni.Gio non ostante se pure ancora io perseverassi nc'miei giudizii, dovrei pero sempre rlconoscere che qualun- que fosse il modello, sopra il quale sarebbe da fog- giarsi cotesta storia del diritto, F ufficio di eseguirla dovrebbe certamente spettare a colui che col presente volume ha provato di possedere in cosi alto grado ogni ramo delle scienze legislatorie, e di conoscere cosi ad- dentro e di saper giudicare con tanta critica le condi- zioni legali del popolo italiano, F". Rossi. 337 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Filosofia della Politica, deWahate Antonio Rosmini- Serbjti roveretano. Volume I. — Milano, 183^^ tipografia e libreria Pogliani , contrada de NobUi n. 3993 J in 8.° di pag. XXI e 554- VJome pex" nol si fece de'metafislci principj e de'mo- rali(i), togliemnio ora a sporre ed esamlnare i principj politici dal chiarissimo abate Antonio Rosmini man- dati in luce a proseguimento dl quell' ampio concetto a cui da tanto tempo consacra le dotte c pazienti sue veglie. Nella quale esposizioue e nel quale esame fa- remo di portare tutto il vispetto che si deve agli egre- gi, senza pero ceder punto alle intime nostre convin- zioni, senza rinunciare a quclla liberta di giudizio , a cui, specialmente in subbietti filosofici, sente ognuno di aver diritto. In due punti vori-a quindl partirsi il pre- sente dettato : da prima compendiera, il piu breve- mente possibile , la politica rosminiana resa fino ad ora di pubblica ragione i^ e dappoi verra discutendo que' pensieri che a noi per avventura non sembrassero evidenti 0 precisi. Nel compendiare useremo la piu dilicata fedelta, e nello appuntare avremo gli sguardi voltl sempre ai fatti , alia esperienza ed al senso co- mune, perciocche teniamo per fermo che 1' astrazione e la fantasia tornano alio filosofiche discipline, piu che non pare, dannose. La filosofia della politica va in traccia dell' ultima ragione onde la societa puo raggiungere il fine che i (i) Vedi Biblioteca italiaiin t. 85, p. 545, e toiiio 96, p. '>9'^- 338 FILOSOFIA DELLA POLITICA di lei membrl sJ proposcro quantlo si strinsero insie- nic: clla apre ai regolatori delle nazioni i segreti del cuore uniauo, e su qucsto libro suggellato, di cui rompe i suggelli, rivela una sapienza fino ad ora interamente ignorata. L' uonio pubblico , Y uomo di stato , diviso da'suoi siinili per un vasto oceano di ambizioni e di manufatte grandezze , polra bene conoscere i mezzi politici, conoscerli tutti ed a pieno, ma di I'ado potra conoscere il cuore umano a cui deve applicarli^ per- ciocche difficilmente gli e date svestir la porpora , sccndcr dal trono , rimandare i cortiglani , e, rimasto ignudo, semplice uomo, calar giu a vlsitai'e la cupa sede di tacite passioni , di segreti calcoli , di non creduti straziamenti, di soffocati singulti^ le virlii insomnia ed i vizii della umana persona. A compiere il quale uf- ficlo mancagli tal fiata 1' altezza della mente, tal' altra il coraggio o la virtu , e quasi sempre quella calma e quella tranquillita clie e necessaria in tanto recondite meditazioni. Laonde questa parte della politica, die dir si potrcbbe la parte formale , rimane quasi tutta a carico del private sapiente, al cui povero ostello deve accostai'si 1' uomo di stato e chiederne con rispetto le salutari lezioni. Da queste apprendera innanzi tratto qual sia la cagione onde cadono o stanno le civili so- cieta, poscia vedi-a il fine a cui sono rivolte, e la via cui fa d' uopo seguire per non battere in falso. In ogui societa deve trovarsi qualcosa per cui virtu ella esiste, ed un altro qualcosa ond' ella si sviluppa e si compie: da quel primo elemento le viene esistenza, e da questo ripete 1' accidentale suo finimento. Sono questi due principj fra loro distinti che si appalesano in tutti gli esseri contingenti e reali , ne' quali si puo sempre ravvisare un che sostanziale senza cui non sa- rebbero , ed un altro che di semplice loro ornamento senza di cui sarebbero nullameno. E siccome la sostanza deve anteporsi a tutto quanto ba natura di mero acci- dente, noi possiamo tosto, qui sul principio, determi- nare il primo criterio di una sana politica , e sta nel consejvare e forlificare f esisLenza della societa , anche sagrificando cib che ne forma /' accidentale ornamento. DI A. ROSMINI-SERBATI. SSq Un somigliante critcrlo c tanto universale die tutti gli errorl dl logica si ponno riclurre a quest** unica fonte: dai'c, cioe, per essenziale ad un soggetto quello che gli e puramente accidentale : formola gia in autico rico- nosciuta da Aristotele e poscia abbracciata dall'Aqui- nate. Ne per verita la storia delle nazioui ismentisce punto il coUocato principio, anzi per mezzo di questa chiave ella puo megllo venire studiata e compresa. II corso infatti dl ogni nazione realizza comunemente quattro grandi periodi, la fondazione cioe, la legisla- zionc, lo scadimento e la rovina. I fondatori della so- cieta , ciirando la di lei solida base e nulla piu , ban praticato la nostra regola prima ancora ch' ella fosse annunciata siccome teoria , Y ban seguita per indecli- nabile necessita, per uaturale incitamento. I legislatori che venner poscia scandagliando i fondamenti delle gia stabilite societa , li misero in carta senza punto alte- rare quelle primitive istituzioni. Fino a questo segno le societa sono dunque in istato normale: crescono vi- gorose e potenti, cercando solo il sostanziale e per niente curandosi degli accessor] : non lusso , non cor- ruttela , non furor di commercio o di conquiste ^ ma si in quella vece coltivazione di campi , arte militare , sdegno di frivolezze , e a tutto cio congiunta quella vigoria d'impero cbe, secondo Tacito, era si forte appo gli anticbi Romani , apiid Romanos vis imperii valet. Ma non tarda a sopraggiungere la terza eta , nella quale, abbagliati i sozj dalla pompa esteriore e da quanto rende la societa , anzicbe forte , doviziosa ed ornala , si lasciano trascinare da fidanza e leggerezza, aprendo il vai'co alia civile corruzione. Occupati allora di frivoli oggctti, i raembri della societa vanno a gran passi maturando la comune rovina: poco a poco P e- dificio si addebolisce nelle fondamenta , e scosso or dagli intei-ni or dagli esterni nemici perde all' ultimo la propria esistenza. Quest' e la mala ventura cbe a tulte umane societa sovrasta inevitabile^ ma non di manco , se qualcuna di esse, venula a si lacrimevole stato, avra in se grandi forze ed amica fortuna, potra ripurgarsi e rinuovellarsi pigliando quasi un' altra 34o FILOSOFIA DF.LLA POLITICA cslstcnza. Ella avra fatto allora an gran passo nella politica civilta , iin passo chc le sara costato crucnli sacrificii , vittinie innumcrevoli , ma che stava scritto con bianco segno di grazia nell' cterno volnmc della provvidenza. Ogni societa e dunque in prlncipio buona perche di sua natura guarda solo alia sostanza, ma in prccesso di tempo volgendosi agli accidenti immalva- gisce e rovina. Ed ecco la ragione per la quale il Se- gretario fiorenlino lascio scritto, clie uno stato, a vivere lungamente, dee spesso ritirarsi al suo principio : ecco perche in tutti i tempi, fra tulti i popoli cotanto rispetto si porta alle prime e piu antiche instituzioni. Ne in. vero meritarono il nome di filosofi coloro cbe un tal rispetto accusarono di cieca ignoranza , di ossequio servile e di pecoraggine^ perciocche se I'avessero me- ditate, avrebbero agevolmente iscoperto com'esso e un intimo senso della umana natura, una legge razionale ben piu sicura d' ogni fantastica teoria. Le nazioni stazionarle, quali sono i Chinesi, i Tartari e i Turchi, dui'ano luttavia appunto perchO; non danno passo in avanti , ne aggiungono alle anticlie novelle instituzio- ni: ma quando si porranno sul canimino del progresso, la loro caduta sara inevitabile. Si chiedera : perche dunque non interviene il medesimo anche fra noi ? Percli6 , siccome fra i popoli antichi e fra gli etnici moderni , il progresso non frutta anche tra noi una simile corruzione, un cotanto sfasciamento? La risposta e tutta qui : perche noi siamo cristiani : a questa sola condi/ione ha luogo il progresso. Veduta la tendenza che deve scegliere una societa per conservarsi e fiorire, veduto cioe ch^ella deve guai*- dare alia propria vita e non punlo agli accessor] or- namenti, resta a scoprire in che una tal vita della so- cieta veramente consista. Ne la ricerca vorra tornare assai malagevole quando si ponga mente alia natura di ogni civile associazione. In essa per vero scontransi alcune forze che la perfezionano ed altre forze che la deteriorano: due specie di forze sommarie che agisco- no incessantemente sopra la societa , c con perpetuo combattimcnto affaticano a coUidersi e a spodestarsi, Dl A, ROSMINI-SERBATI. 34 « ma invano^ poiche son questl due dementi die il fatto addimostra nccessarj. Or bene: giacche nella societa si danno forze tendenti a renderla pcrfetta e appagata, ed altre che hanno per fine la di lei corruzione , qual mai sara I'attitudine di un governo a fronte di questi impulsi ? La risposta preseutasi di per se stessa na- turalc, evldente: il governo ridurra tutta I'arte politica al seguente principio: accrescere quanto maggiox'mente sia possibile la forza perfezionante, e V altra sminuire che la deturpa e cori'ompe. Ma ad ottenere una simile prevalenza fa mestiefi non trascurare le tre parti ondc constano entrambe le forze sommarie, lo spirito umano cioe , le cose che egli desidera e I'oi'ganismo o corn- page sociale: e in ciascuna di queste parti dal sostan- ziale scevcrando Taccideutale. si trova che una societa non puo rcggersi in piede quando lo spirito delle masse non voglia energicamente la di lei esistenza , quando le proprieta e i diritti non vengano impiegati a di lei vantaggio , e quando finalmente 1' adottalo ordinamento sociale non possa darle una durevole vita. Le quali tre condizioni, benche tutte insieme necessaric alia essenza di una societa, vennero non per tanto fino ad ora considerate a parte, ciascuna in se stessa, in ma- niera affatto esclusiva, dando origine cosi a tre sistemi piu o meno seguiti anche oggidi dai Closofi e dai politi- ci. Alcuni, volgendosi unicamente alio spirito dell'uomo, stettero contenti a dirigere la pubblica opinione, e si disscro politici-moralisti : altri, curando poco lo spirito umano, piu sollecili si mostrarono delle cose esteriori, commercio , industria, ricchezza , e tali sono i politici- cconomisti : v' ebbe da ultimo chi studio a preferenza la macchina sociale e V equilibrio de' potcri che la compongono, e a questa classe appartengono i politici in senso strctto. Ma il primato che ciascuno di essi pi'etende per se medesimo e Fesclusione dcgli allri due, li rende ad uno ad uno impotenti, laddove, coutempe- rati e fusi insieme, renderebbero la societa il piu pos- sibilmente felice. Imperciocche sono essi quasi tre ruote suUe quali tutto volgesi 1' ordinamento sociale: F una sopra I'altra iufluisce, questa coUegasi a quella, e tutte 34 2 FILOSOFIA DELLA POLITICA si affrettano o si ritardano in corso: nessuna di esse e indipcndente, ma ciascuna per sua parte contribui- sce all'armonia deirinsieme. Ritengasi poi sempi-e qual certissima verita, che tra le cose umane e impossibile la perfezione, e che tra gli assurdi e i pregiudizj il piii superbo si e il perfettismo, Tutte le umaue viceude si ponno rappresentare mcdiante una frazione, il cui numeratore e costitu'ito dalla sonima dei beni , il de- nominatore da quella dei mall : e tutta la sapienza di un governo si riduce a provvedere die se aumenta il primo, non aumenti anche il secondo, o viceversa, de- crescendo questo anche quello ismlnuisca. Conchiudasi dunque: nella umana societa e una legge che vuole il sostanziale, il necessario, I'indestrultibile^ ed un'altra che I'accidentale, il variabile, I'incerto : quella e voluta dai figli della luce , e questa dai figli delle tenebre : due perni sui quali tutto aggirasi il gran sistema di Die, cioe quel cristianesimo i cui principj, dice il De- Maistre, souo le leggi del mondo istesso diviuizzate. Stabllito di questa guisa V unico fondamento su cui puo reggersi I'umana societa, ne resta a cercare il fine a cui dessa e rivolta , giacche non puo darsi veruna societa senza un fine pattovitOj riconosciuto- Or ecco il principio che dee servire di base in somigliautc ricerca. Tanto le cose che le persone han de' rapporti coll'uomo: le cose 1' hanno di mezzo e le persone di Jine: dai primo scaturisce un vincolo di proprieta, e quello di societa dai secondo. II vincolo suciale vieu costituito da piu persone che si uuiscono per ottenere un bene in comune, in modo pero che tutte rappre- sentano la parte di fine. Una uuione infatti di per- sone , dove alcune sole fossero Jine e tutte le altre sostenesscro le parti di inezzo^ non potrebbe dii'si vera societa* ma perche ella sia tale fa mestieri che tutti gli individui , a sotniglianza delle membra di un corpo , abbiano un sol fine uguale e comune. Dal che discen- de una conseguenza tutta a lode della civile societa , giacche si vede the nella stcssa di lei essenza entra di necessita un elemento morale , si vede che virtu e vita civile hanno per comune principio il seguentc DI A. ROSMINI-SERBATI. 343 criterio : rlspetta il fine della persona, e non pigliarla sicconie mezzo a te stesso. La qual sentenza fa ram- mentare il detto di Platone, clie senza giustlzia nem- uianco una societa di ladroni potrebbe stare. Essi in- fatti sono ingiusti co' viandanti , ma giusti son fra di loro in qualita di associati : anzl non pur sono giusti, ma uu principio anche addimostrano di umanita in quell' avere per comuni i rischi e il bottino , in quel soccorso che si prestano scambievolmente , in quella gioja fraterna colla quale si assidono al desco imban- dito di sanguinose vivande, in quella compassione colla quale ricordano i periti compagni. Non e dunque in- giusta e inumana una societa di ladroni se non contro quelli che son fuori di lei. Or bene, pongasi che una tal societa ingrossi di mezzi e di persone , ed eccola convertirsi in un picciolo stato , nella repubblica , a mo' d' esempio , di s. Marino : si allarghi ancor piu , estenda il suo territoi'io e il suo dominio , e allora i suoi non sai-auno piu ladrouecci, assassin], ma si ve- ramente guerre giuridiche e formali, sara divenuta una forte potenza, la repubblica, se vi piace, di Roma. Una societa insomma non e inglusta se non in quanto e limitata : toglietele i brevi coufini ed ella perde in- contaneute la sua ingiustizia. Se da principio vi inspi- rava orrore, questo procedeva dalla di lei ristrettezza : allora chiamavasi ladronaja e feroce , ma crescendo vi si trasnaturo sotto agli sguardi , addivenne una citta , una patria , un imperio : i di lei valorosi non fur piu detti assassini, ma eroi. Non dobbiamo dunque nimi- carci alle presenti societa come a quelle ch' ebbero a fondamento 1' ingiustizia , giacehe nello stesso aggran- dirsi van detergendo quella vile immondezza di cui nacquer coperte. E cio quanto al vincolo sociale. Per quello poi che risguarda il vincolo di proprieta , e a dirsi che esso puo esteudersi illiraitatamente sopra le cose , ma limitatamente sopra quella parte dell' uoino che non costituisce la dignita personale. Ondeche si dice che 1' uomo puo avere proprieta suUe cose , sugli uomini poi non proprieta ma dominio: il qual domi- nio pero , 0 signoria rhe si voglia appellare , benche 344 HLOSOFIA DEI, LA POLITICA talvolta sia giusta , non punto include vincolo di so- cietal poiche tra servo e signore 6 sempre uu alto muro di partizione, e scmpic quella distanza che passa tra cosa e persona. Peggio poi sara a dirsi della pro- prieta, sendoche un uomo che si lega con altri a pro- prio solo vantaggio , non li considera come persone , ma semplicemente come cose: cppero ciascuno rests affatto libero ed isolate. Lode pertanto al cristiane- simo che a tutti gli uomini indisse fratellanza sotto il dominio di un sol re che e ne' cleli Considerate I'uomo in societa, sostiamo un tratto a considerarlo in quello stato anteriore che fu anche detto stato di iiatuva. E si incominci dal notare come codesta denominazit)ne non sia ne propria nO; precisa^ non propria, giaccht; la uatura non fa nascere 1' uomo fuori della societa ma in seno alia faniiglia ^ non pre- cisa, sendoche non si scorge se un tale stato sia rela- tivo alia natura in genere , ovveramente alia sola na- tura umana: equivoco tanto facile, che gli stessi romani giurisperiti vi son iucappiiti allorche dcfinirono il jus naturale , quod natava omnia animalia docuit , e dove ognun sente che la natura fu confusa colPistiuto. A di- lungare i quali inconvenienti , invcce dell' espi'essione diritto naturale^ fdra stato assai meglio servirsi di un'al- tra piu loglca e pin raglouevole chiamandolo diritto della umana natura. Ma lasciate le quistloni di parola, si domanda : qual dunque e la forza del naturale di- ritto? La sua forza compendiasi tutta in un precetto 7iegativo, « non far male al tuo simile 55 , precetto che non impone obbligo alcuno di giovarlo positivamenle, precetto rozzo, crudo, imperfetto, dal buon senso degli antichi dannato in pratica col famoso adagio, swnmuin jus, swnma injuria. E cosi dovea esserc senza meno perciocche , a ben riflettere , il doverc che ha 1' uomo di giovare a' suoi simili non gli puo venire che dal vincolo sociale qual fontc unico di tutti i doveri posi- tivi. Che se i Glosofi del secolo andato. rigettando il diritto sociale , si abbandonarono in tutto a quello di natura, hassene ad incolpare la estrema sociale corru- zionc , che i popoli inciviliti faceva pai'ere assai da DI A. ROSMINI-SERBATI. 345 meno tlegli stessi selvaggi. Le declamazioni infatti dello sventurato Pvousseau non eran meglio che altrettante clegic colle quali piangeva una societa che si avvicinava al pi'oprio slasciamento. Rigettiamo iioi dunque il diritto naturale ? Maino. Oltrc il sociale uon coiivien dimenticare un altro di- ritto cui piiossi dare il nome di extra-sociale^ diritto ina- lienabile che ruomo ha da natura e al quale punto non rinuncia quando entra siccome socio in qualche unio- ne. Un uomo non puo mettere tutto se medesimo in societa, ma sempre ne conserva una parte rispetto alia quale non e socio, ma isolate rimane in semplice stato naturale. Tale senza dubbio 6 1' uomo per quanto risguarda la virtu e la religione: onde lo stesso Ro- magnosi ammetteva che i rapporti fra 1' uomo e Dio siano per se stessi pers aali, iuvisibili e indipendenti. Ognuno percio di quesli diritti, sociale ed extra-sociale, possiede oggetti suoi proprj ed esclusivi, ognuno ha un confine cntro al quale deve teuersi. Allargate di troppo il diritto sociale? Ed ecco voi cadete nello assolutismo. Esagerate per lo contrario il diritto extra-sociale a danno del primo ? Voi piombate n&W ultra liberalismo . Macchiate di quel primo difetto veggonsi le scuole tuttc de' protestanti, appo i quali il temporale potere 6 tanto assoluto da inghiottire in se medesimo tutti i diritti e leliberta: quiudi Hobbes che la umanita voile subordinata alia societa: quindi Raleigh che disse, i legami de' sudditi ai re convenirsi di ferro , ma quelli de're coi sudditi di tenui ragnatele: quindi in somma I'obbedienza tramutata in servitu. Godesto abuso fece volgere gli spiriti al vizio opposto , e da cio i Monar- comachi di Inghllterra , gli Anarchisti in Francia ove compierono la memoranda rivoluzioue. A volere che la societa si conservi, e mesticri tra loro conciliare e temperare questi diritti, che airultimo ne formano un solo e si completano alternamcnte. Ma chi vi portera una simile conciliazione? A questo puo sol bastare la virtii, quella pcrfetta vii'tii insegnata dal cristianesimo, quella efficace virtii che,frenando il capriccioso diritto e raddolcendo I'asprezza del dovere, puo render soave Bihl. Ital. T. C. 2 3 346 FILOSOFIA DELLA POLITICA il movimento di tutta la macchina socialc. E dunque necessario che la morale intervcnga e metta innanzi I'autorcvole suo veto, e gi-idi a tutta voce: Niuno ha diritto di male usare il proprio diritto. Continuiamociiaello scandaglio dollasocieta in genera- le. Essendo Tuomo composto di ua clemeuto interiorc iu- visibile (animo), e di un altro clemeuto esterlore e visibile (corpo), cosi la umana societa, oltre i viucoli esterni deve avere dei viucoli iuterni i quali annodiuo quella che Lei- bnizio chiamava rcpubhlica delle anime. Qucllo istesso du- plice rapporto attivo e passive che si riconosce tra lo spirito e il corpo, deve regnare pur anco tra la visibile Bocieta e la invisibilc. II rapporto attivo che mediante r esterno della societa manifesta cio che nell' interno succede, si puo chiatr.are una Icggc costituente della societa istessa^ perciocche se fosse questa meramente esterna , sarebbe nulla plu che ua complesso di mac- chine, e se 1' esterna falsamente rappresentasse 1' in- terna , vi sarebbe un fatto senza diritto , un' ombra , un' apparenza di societa. Dal rapporto passivo nasce pol una leggG peifezionante della societa , dappoiche tutto quauto costituisce la esterna deve ordiuarsi al miglioramento della interna in cui solo e posta la vita della societa complessiva : miglioramento che viene dalla esterna efl'ettuato insegnando all' interna 1' uso delle proprie foi'ze, isviluppandone le facolta, sommi- nistrandole oggetti che le ponno servire quasi di scala a perfezione , e avvincolandola cogli altri uomini in guisa che ciascuno senta quasi amplificarsi negli altri la propria esistenza. Per tal modo la societa esterna de'corpi somministra a quella degli spiriti il principio, il mezzo ed il fine della propria perfezione • iraper- ciocche, sebbene I'uomo riceva da natura le sue facolta, son esse pero, a cosi dire, sifFattamente chiuse nel lore germe , che far non poti'ebbero il piu piccolo atto quando le esteriori sensazioni non le svegliassero : n^ svegliate anche potrcbbersl volgere a questi oggetti od a quelli senza il necessario istrumento della parola e dell'esempio : ne da ultimo tali facolta bene isviluppate raggiungerebbero il loro fine se per mezzo de'rapporti Dl A. ROSMIM-SERBATI. •47 coile altre pcrsone non potesse V uomo nelP allrui esistenza ingrandire la sua. Tutte le quali cose sono alia parte invisibile della societa fornite unicamente dalla visibile. Quella duilque si giovi di questa, e sla questa una fedele rapprcsentanza di quella. Lc cose fino a questo puuto ragionate ci fanno scala alia piu rilevante delle nostrc ricerchc , il fine cio«i per cui gli uomini trovansi uniti a societa. II sense comune, anzi tutto, ci assecm-a die I'uomo sempre ado- pera di procacciarsi il bene, e che percio allorquando si strinse cogli altri in vita soclale, ebbe di mira 1' a- cquisto di una felicita : sarebbe assurdo supporre il contrario. Ecco dunque il fine della societa : ella cerca quel bene reale che ii desiderate da tutta la umana natura , quel vero bene che si identifica coUa morale virtu e con tutti gli altri beni che possono accompa- gnarla. II perche nessuna societa e legittima s'ella non ha per iscopo la virtu, nessuna legge ha valoi'e quando mette impedimento alF acquisto di essa. Mai s' appor- rebbe inoltre chi reputasse il vero bene umano con- sistere in piaccri isolati e speciali , perche esso non puo trovarsi se non in quel pieno appagamento che nulla piu lascia desiderare e rcnde P uomo felice : di guisa che ogni qualvolta il volere di una societa non s' indirigga a codesto appagamento , lo si dee ritenere uu voler falso e abberrato, non vero ma di sola appa- renza. La qual cosa , a dirlo di passaggio , per mala Ventura non iuterviene di rado, giacche la passione e I'inganno possono per un tratto di tempo far brama- re a tutto un popolo cio che non e vero bene^ e le persone di stato hanno bene a guardarsi di non re- stare abbaccinate dando forza di legge alia volonta di uu popolo anomalo, incostante, corrotto. — Ma si do- manda , puo 1' uomo produrre a se stesso il bramato appagamento ? La volonta umana basta ella a se me- desima per creare felicita? E questa una disputa nella quale, come in tante altre, i filosofi si gittarono spesso agli estremi: di qua gli cpicurei che T umana volonta alFermano impotente ^ di la sono gli stoici che le con- cedouo poteuza quasi seuza confine : secoudo quelli. il 348 FILOSOFIA DELLA POLITICA destlno c llranno assoliito di ogni fcllcita ^ secondo questi, puo Fuomo csscr tanlo felloe qiianto a lui piace. Abbenche si gll uni clic gli allri abbiano fallito il se- gno , le dottrine loro pero vengono a conseguenze di beii diversa portata, che mentre i pi-Iml collocando la felieita nel solo piacere la facevano dcrivare da leggi poco pill clie auiraali , i sccondi riconoscevano neces- sario Y appagamento morale ed uu volontario giudizio die per tale il confessi. Fin qui la dottrina stoica ^ vera , ma allora comincia a battcrc in falso quando preteiide die da sola volonta dipcnda T appagamento^ poicli^ gli^ qnesto un pretendere die v'abbia giudi- zio privo di materia su cui giudicarc, die non v'abbia cioe un bene reale, assolulo e indipendente dalla stessa liberla dell' uonio. Ma oltre il vero bene umano costituente il y?/ie ulti- mo dclla societa, le si deve concedere pur anco un Jinc prossbno tendente all'acquisto di beni minor!, dai quali, senza potersi clilamarc appagata, ritrae pero certa con- tentezza die puo scrvire di scala verso 1' appagamento. Siccomc poi il fine ultimo corrisponde a quella parte della societa che noi abbiamo cbiamata invisibile , in- teriore, e al fine prossimo s'indirige soltanto la este- riore dei corpi* ne consegue per necessita che Tultimo dovra subordinarsi al primo e ritenersi un mezzo per ottenerlo. Dal che discende un altro criterio politico, semplice si, ma rilevante nella condotta dei popoli, ed e questcsso: — Fa mestieri subordlnarc il fine prossi- mo al fine ultimo della societa, i beni speciali al per- fetto appagamento, ne niai dare a quclli un valore in- condizionato , ma sempre relative a questo. — Laonde qiie'politici e que'filosofi i quali vorrcbbero accrescere nel popolo soltanto i beni materiali , in vece di reii- derlo fcllce il fanno viemaggioraicnte irrequieto , giac- clie quanto piii lo matcrializzano, tanto piu lo dilun- gano dal vero appagamento a cui tcnde. Nessun go- verno sociale puo impedire agli individui il consegui- mento dei vero bene umano a cui posseggono un diritto che punto non ccssero quando si strinsero in societa: c il conseguimcuto di questo loro ultimo fine costltuisce DI A. ROSMINI-SERBATI. 349 non solo il prime fra i dlritti, ma il primo ben anche e il piu generale fra tixtti i Joveri. Ma siccome il di- ritto ad uu fiue sarebbe una chimera senza il diritto ai mezzi per conseguirlo , il govcrno e in dovere di lasciare ai soz| tutti que' mezzi cbe loro son necessarj tanto assolutamente quanto relativamente. Grediamo opportune di allargare quesfidea. I mezzi di necessita assoluta sono ascosi dentro alio spirito dell'uomo e vi agiscono segretamente in guisa che il ponno render felice cosl nel carcere come sul trono: i mezzi per lo contrario di necessila relativa si riti'aggon dal di fuori dell' uomo , e benche speculativameute non sembrino punto necessarj , il sono pero nel fatto e in rapporto alle particolari posizioni in cui I'individuo si trova. In teoria sembrerebbe cbe la forza della umana liberta sia maggiore di ogni teutazione alia virtu, nia in pra- tica la cosa passa altrimenti: la liberta 6 piu o nieno dcbole e limitata , non puo chiudersi nello interno ed avere siccome indifferenti le cose esteriori cbe suo buono o malgrado le pongono limitazione. II pubblicista quindi non deve restringersi a considerare unlcamente la ne- cessita assoluta dei mezzi all'appagamento, pcrclie al- lora nessun mezzo esteriore sarebbe trovato necessario, e ne disccnderebbe la trista conseguenza clie tutta la sfera di questi mezzi non appartiene di diritto agli in- dividui , e die percio il governo puo disporne a suo senno. E fu nondimeno in questo modo cosi teoretico ed astratto cbe i pubblicisti fino ad ora valutarono i mezzi conducenti alia virtu ed alia perfezione indivi- duale: fu in questo modo cbe si piantarono tanti pre- tesi diritti e poteri govcrnativi. Ma quando si coufessi che anche i mezzi di necessita relativa costituiscono per r uomo un diritto altrettanto inalienabile quanto quelle ch' ei possiede sopra i mezzi assolutamente ne- cessarj ^ si vedra come il governo sociale abbia nel- 1' esercizio del suo potere un contine', che 6 vero ed evidente, ma dilicato assai c facile a trapassarsi : deve cioe lasciare agli ilidividui 1' uso libero di que' mezzi che , senza lodere gli altrui diritti , essi credono i piu accouci al consesuimento della lor morale fclicita. Dal 35o FILOSOFIA DELLA POLITICA che si conoscera quanto inglusta fosse e violenta I'abo- lizione degli ordini rellgiosi in questi ultimi tempi cf- fettuata^ perciocchii furon messi quasi fuori ilella so- cieta, riguardati come stranieri e nemici, spogliati, de- rubati uomiui divini che cercavano la feiicita nella contemplazione dcUe cose celesti. Per raante!lai-e una tale iugiustizia, voile avanzarsi il pretesto che i reli- giosi erano alia societa inutili per lo meno. Ma che cosa puo giustamcnte il governo pretendere da' suoi sudditi ? Puo forse pretendere ch'cssi facciano alia so- cieta piu di quello che fanno? Maino: il governo puo impedire che Tindividuo nuoca ai diritti degli allri in- dividui, ma non imporre il bene che deve lor prodi- gare. Se i frati, posto che non fossero i\tili alia societa, si trovavano felici in quella maniera di vita che avcano giustamente eletta , deve per questo Ingnarsene il go- verno ? Tutto all'opposto : dovrebbe anzi desiderare che ciascuno individualmcnte facesse il medesimo, che al- lora felice addiverrebbe tutta intiera la uraana societa. Accostiamoci ora al fine prossimo delle umane as- sociazioni, e vediamo come sendo indeterminate nella teoria si rende in pratica dctei-minato. Lo dicianio indeterminato nella teoria , perche i governi incari- cati dalla volonta sociale a raggiungere uno scopo, es- ser ponno piu o meno limitati ne' mezzi da impie- garsi per otteuerlo^ ma siccome fino a tanto che un fine rimane indeterminato non puo eccitare le azioni, *i necessario che praticamente si fissi e determini i beni reali onde vuol satisfarsi. Ora nelle civili societa fa mestieri distingucre due principali dementi , ragion pratica delle masse e ragione speculativa degli indivi- dui, dementi che, ora concordi fra di loro ed ora dis- cordi , tendono insieme a determinare quel complesso di beni a cui dd continuo aspira I'uomo sociale e che pero ne costituisce il prossimo fine. Se vorremo guar- dare alia ragion pratica delle masse, vedremo che nei varj stadj che vanno successlvamente percorrendo ban- no epoche di sanita ed epoche di corruzione^ vedremo rhe giuste e pure sono esse nei primordj, e che dappoi la forza, la potenza, le dovizie, i piaceri le corrompono m A. ROSMINI-SERBATI. 35 1 poco a poco c le spingono quaado alia servitu, quan- do alia barbaric ^ vedremo da ultimo come tali e tanti tramutamcnti dipendono dai varj gi*adi della at- tivita intcllettuale. L' attivita iufatto della raglone si esei'cita sopra quattro oggetti prlncipalmente, numero, spazio, tempo ed astrazione: oggetti che sono come altrcttaute note dalle quali si puo trarre una regola per misurare la quantita dell'iutellettuale movimeuto ^ giacche Fuso della intelligenza e tanto maggiore quanto maggiore e il numero degli oggetti a cui si estende, quanto maggiore e lo spazio ed il tempo die li scpa- ra da lei, e quanto piu sono essi generali ed astratti. Appllcando le quali norme ai periodi successivi pel quali passano le uazioui tutte, agevolmente si verra a scoprire, che la prima eta contlene poca intelligenza, ma questa pero sempre sana e incoiTotta: che la se- conda ne spicga energicamente una grande quantita onde sollevare la patria alia potenza ed alia gloria: che in segulto volgendosi le masse alia terza eta mettono in non calere la intelligenza per acquistare le ricchezze : e che da ultimo iiella quarta, fatte schiave ai piaceri del senso, disconoscouo affatto la ragione e sciupano stol- tamente la sapienza redata dai maggiori, come un fi- glio prodigo dissipa il patrimonio che tanto sudore costava agll anteuati. Di questa mauiera si vede come la ragion pralica delle masse pone successivamente in quattro diversi oggetti il fine prossimo della so- cleta , a ciascuno de' quali oggetti risponde un cotale imperfetto appagameuto , die appuiito perclie imper- fetto non potendo contentare la volonta , costringe le masse a dare un altro passo avauti onde acquistarne uno durabile che poi non trova: e cosi di seguito i quat- tro beni trapassa che si propone ndle quattro eta senza gustarvi plena contentezza, che anzi dai proprio dis- inganno ritrae motivl sempre uuovl di iuquielndluc e di scontcnto. Ecco la cagione dolle inslabilita e dc'per- petul ondeggiamentl do' popoll : instabilita e ondeggia- menti che sebbene slan proprii di qualunquc governo, si mostrano pero con varia intensita glusta le varic forme di esso. Se 11 potere e coUocato ndle mani di 352 FILOSOFIA DELLA POLITICA. individui incorrotti. non potra , e vero, salvare la so- cieta dalla iicccssaria rovina, ma almeno le masse non vi influiranno die solo indircttamente eludendo le sa- vie leggi e resistendo alle mire beneficlie del governor mentre allorquando le slesse masse corrotte hanno in mano il potere, spingono incessantemente la societa verso la sua rovina, erigendo in leggi la stessa igno- ranza e i vizj istessi di cul sono elle irabrattate. E questa la ragione per cui una buona monarcbia 6 pre- feribiie a qualunque democrazia. Le societa umane ab- bandonate a se stesse bauno un corso prcstabilito e scendono a rovina indeclinabile, se qualcbe potente conduttore non le dirige e sostiene. Ma un tal con- duttore puossi egli poi rinvenire quaggiu in terra? Puo egli un uomo, per quanto saggio e virtuoso, bastare da solo a tanto ufEcio? No. Gli uomini emiuenti vogliansi fondatori e leglslatori, o vogliansi riformatori e con- quistatori, non pouno fermare le societa suUo sdruc- ciolevole pendio cbe percorrouo : col tempo le piii sante instituzioni si corrompono, le nuove leggi non valgono percbe non metton radice nei cuori, le conquiste fanno schiave e sperperan le nazioni ma non possono rigene- rarle, ne la fllosofia speri mai di aver seguaci le masse. Che dunque conchiudere? Ne la I'agion pratica delle masse , ne la ragione speculativa dcgli individui era tanto a salvare la societa^ a tal' uopo ricbiedevasi una rivelazione cbe le apprendesse il vero ed ultimo suo fine, un bene reale e assoluto cbe non si trova in na- tura, bene cbe appaga gli umani desiderii e insieme r uso conserva della intelligenza. Tutto questo le fu insegnato dalla L'uona Novella predicata dal Cristo. — Resta fiualmente a vedersi giusta quali psicologiche leggi puo la societa umana approssimarsi al bene reale e assoluto cbe puo darle appaganiento: leggi cbe si hanno a ricavare dalP uomo singolo, poicbe la storia della societa non puo dillerire dalla storia di un indi- viduo. Nella quale ricerca osservisi prima di tutto cbe il ben essere umano prcsenta tre distintissimi gradi , state piacevole, cioe, stato appagato e stato felicei, cbe il piaccrc si riscoutra ancbe in cnti dotati di sola Dl A. ROSMINI-SERBATI. 353 seuslvita, die T appagamento e propi-io dcll'esserc intel- ligente, e clie la fclicita e dessa pure un appagamento, ma un appagamento perfetto, proveniente dal possessodi un bene somino e compito. Ad essere appagati fa dunque mcstieriintelligcnza,coirajuto della rpiale reputare a noi stessi II bene che provlaino, formando un giudizio eudc- monologico, naturale, spontaneo, non soggetto ad cr- roi'e, giudizio ben diverso da tanti allri cbe son frutto di ritlessione e coi quali tcntiamo spesso di ingannare noi stessi volendoci tener per contenti ancbe allor- quando noi siarao, giudizio non meramente attuale e passeggero, ma fisso e abituale dentro lo spirito iu cul produce uno stato di permanente serenita. I quali caralteri del giudizio eudemonologico fanno si che e'si possa ad ogni istante riprodurre, ne mai gli manclii una materia stabile suUa quale esercitarsi^ die e quanto dire un bene assoluto. La esistenza, gli appetiti , gli istiuti, i sentimenti intellettuali e morali, le cognizioni, le opiuioni , le abitudini e le arti sono altrettanti beni die possono iufluire sull' uinano appagamento , e nessuno de' quali liassi ad ammettere nel calcolo della j:)ubblica e privata prosperita. Alcuni dei politici piii recenti avvisai'ono che la felicita di uno stato sia pro- porzionata al crescerc della popolazione^ ed altri Than voluta dedurre dalla quantita dclle persone agiate: di- parlirono i primi da un sofisma soiumamente inglu- r-oso alia uinanita, supponendo die si possa trascurar , I' uomo in se stesso e non calcolarne il valore se non ri- spetto al sue viver sociale, considerandolo un seniplice mezzo alia conservazione ed all" aumento de'beni comu- ni : principio che guarda gli uomini sicccome cose e non siccome persone, e che non puo aver luogo se non la dove abbia vigore la schiavilu. Anche i second! met- tono a base di lor teoria un dato insufficiente, per^ ciocche e ingiusto guardare al numero degli individui appagati, quando il numero benche minoi'c degli infe- lici poti'ebbe sopra di se aver cumulati si grandi mail da superare la somma de' beni procacciati a quelli. Un govcrno sapiente deve proporsi la umanita in com- plesso, scnza ricercare se questa iu multi individui si 354 FILOSOFIA DELLA POLITICA trovi, oppure in pochi. Che sc clla in un solo indlvi- tluo patisse piii clic in molti non soffrirebbe, torna assai meglio die le sofFercnzc vcngano sopra i molti ripartitc. II meJesimo hassl a dire de'beni: potrebbe darsi clie la natura umana godesse eflcttivaraente di pill, quantunque i beni si trovasscro accumulati su po- chi. Ma qui ci si presentano altii filosofi ai quali sem- bra die ogni uomo in societa abbia diritto ad ugual porzione di beui^ cosicdie primo dovere del govcrno sarebbc conliiiovaniente il prcndcrne laddove n'e trop- po, oudc metterne laddove n' ii mcno. Secondo un tale sistema, vede ognuno die la bonta del line santi- ficliorcbbe sempre la iniquita dci inczzi, e si potrebbe impunemente agire contro tutte le idee die il mondo ebbe fin qui intorno al giusto e all' onesto. Le conse- gueiizc poi die ne derivano in pratica sono molte e crudcli: guerra da sozio a sozio^ gucrra tra la maggio- ranza de' poveri contro il governo dei ricclii ^ guerra coutinova per sapere la parte die spetta a ciascuuo ^ guerra perpetua aizzata dai nialvagi die in ultimo ra- pirebbero ai deboli la loro parte e farebber la legge. Tali dottrine insomnia ci portano all' anarcliia. Che dcssi far dunque? Tornare addictro, I'iformare i prin- cipii die menano a tante rovinose conscguenze, rista- bilirc la distinzione fra dovcri perfetti ed imperfelti , fra qudli die vogliono rispettati il tiio cd il mio^ e gli altri die vogliono giovare la umanita, e sopra tutto coiifessare die 1' avere una tendcnza al piacere ed al bene non porta di necessita die se n' abbia anclie il diritto. Eppero quel governo die tutda negli indivi- dui i diritti perfetti, die riconosce in loro egual di- ritto di concorrenza all' acquisto de'beni, die cerca di produrre nella societa la niaggior quantila possibile di bene e niette piu die possa individui ncllo stato di partecipariie^ quello senza dubbio 6 un governo giu- sto, umano e morale^ qudlo (i il governo della ugua- glianza, della liberta e del vero progresso. A questo principio dell' appagamento die abbiamo fin qui sviluppato contrastano alcune teorie vigenti fra i politici pensatori, die ^ nostro dovere chianiare ad ni A. ROSMINI-SERMTI. 355 csamc. Havvi clii dice: — il progresso non si olticnc che mctliante il mo\>iinento\i ma in que'govcrni Jove gli animi fosscro appagati, il movimcnto esscre non po- trebbe , e di conscguenza nemmanco il progi'csso. Fa dunque mestieri adopcrare il contrarlo e gittai'e negli animi la inquietudine che i vera madre di attivita e di avanzamento. — Ad altri invece sembra die il pro- gresso debba cercai'si unicamente nel bene, e clie tal- fiata il movimento debba anzi impcdirsi, come nocente alia umana societa. Dalle quali opinioni risultano i due sistemi del movimento e della rcsistcnza. Lasciaiido a parte il secondo , che non sembra dare al progresso tutta quella importanza ch'egli merita, ecco il da dirsi riguardo al primo che novera a questi glorni niolti fau- tori. Che 1' uomo sia perfettibile anche ncUa vita prc- scnte, i un vero prezioso e non mai abbastanza com- mendato^ ma che il suo perfezionamento sia necessario e fatale, che la umanita di natura sua, comunque im- pulsata, del continuo progredisca ne mai indietrcggi, questo, bench6 desiderabile, e nulla piu che un bel sogno. Non 6 vero che la societa progredisca in linea sempre retta (Condorcet), perchd la esperienza mani- festamente il contraddice^ ma non k tampoco vero che essa muovasi perpetuamente in cerchio (Vico), perch^ cio rcnderebbe impossibile il progresso e contrasterebbe alia sociale onnipotenza del cristianesimo. Qual linea segue dunque la umanita ncl suo progrcssivo sviluppo? Ella segue una linea spiralc, non gia come quella ideata dal sottilissmo Fichte, che senza ricondurla sui proprj passi, la fa pero colle sue volute rientrare ne- gli spazii prima percorsi: no , non ^ questa la spirale che noi adottiamo, ma si veramente un' altra le cui rivoluzioni si allarghino sempre piii indefinitamentc collo allontanarsi dal centre. Del resto, qiiando i poli- tici del movimento insegnano che ad avanzare la so- cieta couviene agitarla con sempre nuovi desidcrii e con bisogni fittlzj , fanno guerra al senso comune, dal quale sappiamo che 1' uomo c; felice quando ha soddi- sfatto i suoi desiderii , e non quando li cresce in guisa da non poterli mai soddisfare : guerra fanno alia 356 FILOSOFIA DELLA POLITiCA morale perched i dcsiJcrii ismodali fomentano il vizio, c mostrano in fine alquanto anche di crudclta nel voler tormentare gli uomini pel miserablle piaccre di ve- dei-li in moto. II fatto poi comprova anche oggidi cbe r aumentare i bisogni sopra i mezzl di soddisfinli non porta queir effetto clie ne sperano i filosofi del movi- mento, e basta gittare uno sguardo sui popoli selvaggi deir America per cssernc appicno convinti. Ivi un tal sistema fu praticato^ ivi gli Stati Uniti aumentarono agli Indiani i bisogni senza aumentare i mezzi per sod- disfarli, e si credo cbe in somigliantc guisa 1 desiderii avrebberli spronati all' arti, all'industria, alia vita ci- - vile^ ma nulla avvenne di tutto questo, cbe anzi cor- ronipendosi andarono tanto scemando in forzc ed in numero cbe in breve tutte quelle nazioui saranno com- piutamente estlnte. Cbe se vogliamo considorare un tal sistema rapporto alle cristiane sociela, ne si palesa an- cor piu debole e false di quel cbe fine ad era il ve- vedemmo. Mentre per vero il cristianesimo porta alia umanita cio cbe prima non ebbe, un desiderio inliuito, una capacita senza confine, e per fine ultimo un bene assoluto^ ecco d' altra parte i filosofi del movimento recarle de'bisogni fattizii cbe addebolendo le menti le deviano dal nobile fine a cui denno esser rivolte. Si, il genera umano ba un suo movimento legittimo, I'op- porsi al quale sarebbe un opporsi alia natura e a Dio cbe n' e 1' autore-, ma v' ba ben anco un movimento illegittimo procedente dall' abuso della umana liberta , e r opporsi a questo gli e quanto opporsi al male e di- fendere la natura. E dunque agevole il vedere cbe il sistema di un savio governo non puo essere quello del movimento ne quello della resistenza in modo esclu- sivo, ma cbe deve in parte ritrarre dell' uno e delfal- tro e giovarsi di entrambi: dee promovere il movimento naturale, il non naturale impedire, o, cbe torna :l me- desimo, cercare I'appagamento qual da noi fu desci'itto, cscludendo le capacita e i desiderii the sono d' impos- sibile 0 difficile appagamento. DI A. nOSMlKI-SEMATI. II. E qucsta la esscnza c, quasi dirommo, lo scheletro della politira rosniiniaua , a stringere la quale met- temmo qucirordine e quella chiarezza e precisione clie per noi si polcva niaggiore: adoperammo di collocarci, per quanto ne fa permesso, iiel posto e nelle coiivin- zioni del chiarissimo autore, lasciaudo pero quella linta che vieii loro da un costante spirito di prevenzione , e che non sarebbe, come a noi, cosi nemmeno stata cava a' nostri Icttori. Noi speriamo che dal prcmesso compendio avranno essi abbastanza compreso il fine al quale indirige le sue fatiche, lo sfc rzo cli' ci vi mette grandissimo a non fallirlo, e 1' arte onde studia conservare i gia collocati principii^ ma a tutto questo congiuuto un qualche sfogo di bile die meglio fora stalo il reprimere. Speriamo che i nostri Icttori avranno di per se stessi veduto come 1' idea dcW essere fonda- mento della ideologia e della morale spunti quasi, ben- ch^ non cercata, nella presente filosofia della politica, giacchi, all' ultimo, quel bene reale, assoliito, infinito a cui deve ogni governo rivolgere la socicta, non e poi altro che V essere ideale. Dopo cio ne resta di proporre quelle osservazioni che a noi parvero giuste , e che tali fors' anche parranno ad ogni spirito non prevenuto. Si chiede anzi tutto : e egli bene ch'uomini digiuni af- fatto di scienza politica in quanto alia esperienza, diansi, tra gli araici silenzii di loro celle, a detlare le norme giustale quali possano i governi render felici le nazioni? Rispoude il Rosmini che non pur questo e bene, ma 6 fin anco necessita, giacche le pcrsone di stato abba- stanza occupate in agire non potendo talvolta o ta- r altra non volendo istudiare la tcorica del governo, si lasciano cadere in isbagli funestissimi a tutta intiera la societa. Lasciaudo a ciascuno la sua maniera di guardare le cose, a noi sembrerebbe che in questo la cosa dovesse andai-e in contrario. E vero che Iroppo malagevolc e faticoso torna ad un uomo solo occuparsi nel tempo istcsso e del governo di fatto, e delle teo- riche speculazioni che ne insegnano Parte: ma oltrache 358 FILOSOFIA DELLA POLITIGA noil doviebbc clo vcclcrsi impossibilc dopo tanli escni- pii che ne oflVono le vailc nazioni, c poi anche cvi- dcnte che 1' uomo di stato non puo durare assai fa- tica a dedurre le teorie del falti die egli mira com- pirsi continovamente disotto a'suoi sguardi. Che se an- che fosse mestieri, come 1' autore ruautiene, sceverare la polilica dalla filosofia della politica, non vediamo per qual prepotcnte cagione dcbbasi levare quest' ultima ai politici e trasportarla di peso nei dirilti del sem- plice filosofo^ inipurocclic sendo questo mancante di quelle cognizioui che solo dalla pratica si ponuo acqui- stare, ccdcra forse alia tentazione della propria fan- tasia, e in vece di un governo possibile, umano, verra proponendo splendide si ma inutili utopie. Si arrogc poi che incitati i filosofi speculativi da quella naturalc inclinazione die sente ognuno a disapprovare il go- verno degli altri, c a credere sempre di avere in par- ticolare un migliore sistema, addiverranno, come addi- vennero in parte, non ultima radicc di perpetue in- fruttuosc conlraddizioni. E massima del nostro aufore che sia necessario indietreggiare verso il priucipio della societa, percliii ne' suoi primordii dla fu certamcntc incorrotta. Or bene, accettando per un istante il suo stesso pensiero, potrebbe dirsi: — 1' origine delle so- cieta fu posta da uomini che erano insieme governanti e legislatori e non sognarono punto che fosse d' uopo separare il fatto dalla teoria: Garonda, Zaleuco, So- lone, Licurgo , Kuma ed altri assai non pensarono certo necessario che per fondare e sosteucre le societa s' avesse a invocare il soccorso delle filosofiche specu- lazioni. L' origine dunque delle societa prova contro il Rosmiui che la teorica e la pratica hannosi in polilica a trovare conglunte, e che il dissociarlc puo tornare funesto. Indarno si mette innanzi la celebre scntenza di Platone, che i filosofi cioe siano ottiini amniinistra- tori, poiche tutti s^nno quanto aerei fossero i suoi principii politici, e quanto giustamente fiuo dall' anli- chita sia stata giudicata la sua Rcpubblica, dicendola appena effettibile in un popolo di immortali. L' auto- rita di quel filosofo non ^ dunque in politica di gran DI A. ROSMINI-SERBATI. SSg peso: ma non pertauto acccttiamo senza esitare la nota seutenza, parcnJoci ch'clla pieiiamente confermi la no- stra opinionc. Col dire infatti che re ottimi sono i Jilo- sofi^ si evince la necessita ed il vantaggio che presenta 1' unione della parte pratica colla teorica, si esclude perfino 1' idea die si possano rettamente disgregarc \ di modo che ognuno a diritto puo farsi scandolo e meraviglia nel vedere quella sentenza posta in fronte ad uu libro nel quale e sostenuto il coiitrario di cio ch'ella suona. Dappoiche avea Csso in animo di tras- portare anco in politica i suoi principii speculativi , si il doveva fare senza indarno affannarsi a mendlcarne giustiGcazioni. Gli uomini di stalo che invecchiax-ono studiando i popoli e Parte di ben governarli, che videro sotto ai loro sguardi niaturarsi e compirsi i piu fra- gorosi avvenimenti, che ne furono anzi tal fiata la parte maggiore, volgeranno un guardo compassionevole a que' filosofi che dalla pace di segreti recessi voglion far lor da maestri. Pretendiamo noi forse con ciod'im- pedire che i saggi consigli de' filosofi giungano alio orecchie dei grandi e de' modei-atoiu de' popoli? No: ben altro e il nostro intendimento. Le soflerenti meditazioni de'pensatorijprincipalmentese imparziali, giungano pure alia cognizione delle maggiori politiche somtnita^ ma come timorose della propria natura speculativa stan- dosi paghe al consigliare e al persuadere, non preten- dano soggiogare i governi, e trasportare i troni dalle reggie nelle accademie. Ma gia ne tai'da di venire alia sostanza e vedere qual fermezza tengano i principii sui quali e incardi- nata la politica di che favelliamo. Intorno alia origiae della societa non e qui trattato in modo esplicito e deciso, benche non sarebbe stato inopportuno far precedere alle altre una simil ricerca : ma nondimeno qua e cola si mostra di credere ad un patto sociale quando specialmentecon Tullio si definisce la societa: caztus juris consensu ct utilitads communione sociatus. — Dove, per toccare di volo cio che 1' au- tore appena accennava, bastera 1' osservare che a' no- stri giorni il piu de' filosofi coufesso nel patto sociale 36o FILOSOFIA DELLA POLITICA un mcro slancio di Aintasia: vide ognuno clie I'uomo lion sarebbesi mai slietto in societa per luczzo di un patto scnza conosccrne prima i vantaggi, e che i van- taggi conosccrli prima non poteva, appunto perchc n'era fuori: si vide insomma che a stabilirc il preteso patto gli nomini doveano gia possedere un linguaggio comune, rapprcscnlanze, assemblee, cognizione di diritti^ do- veano cioe trovarsi in societa gia prima di stabilirla. Le quali ragioni, colle altre che si intralasciano perche non necessarie, persuadono a rifiutare una ijiotesi che pno essere tanLo dignitosamcnte supplita dal sistema della eterna provvidenza, giusta il noto adagio, che — Y uomo si dibatte, ma Dio solo il conduce. — Se non che discutendo il fine della societa gli venne di sporre una opinione che tocca assai dappresso an- che i di lei primordj. E suo pensiero che una societa non sia ingiusta se non perche limitata, e che sebbene detestabile ne' suoi priucipii , clla abbia sempre un germe di virtu e di umanita, il quale dappoi si va con- tinovamente isviluppando e allai'gando quanto piu si isviluppa e si allarga la societa stessa^ di guisache un bi'anco di ladroni puo benissimo, qualora fortuna spiri propizia, addivenire un'ottima civile societa. Per quanta potenza logica s' abbia uno scrittore , per quanta prc- venzione abbia gittata negli animi de' suoi lettori, te- mianio forte che una simile proposizione non sia dalla piu parte giudicata paradossale. Gome infatti conce- pire che una societa in origine malvagia, solo peresten- sione e potenza abbia a diventar giusta e civile? Se ella si 6 costituita col fine di spogllare e dcrubare gli altri , finche non abbia ceduto a questo fine e non vc n- abbia sostituito un altro conforme a' dettami della giustizia, allarghisi pure quanto si voglia e monti in ji poteuza, ella sara sempre una societa ladronaja, ma non ji punto una vei-a societa umana e civile come vuolsi inten- i dere con questo nome. Quand'anche una tale masnada giungesse (cosa impossibile) al dominio di tutto I'orbe, | non cesserebbe di essere nitilvagia fino a tauto che alia ingiusta primitiva costituzione non ne sostituisse una giusta, e non cambiasse il fine malvagio in un.^ Dl A. ROS:\TlNI-SEI\bATI. 36 1 altro tli equita e di giustizia. Chi beu guarda, il fine principale delle societa malvagie e ben diverso da quel delle buonc e clvili. Quando i buoni si unlscono, il fanno per la coraune conservaziouc c per la reci- proca felicita^ ma tra 1 nialvagi non 6 questo che ua secondario fine, un mezzo ad ottenere il fine principale che li tiene congiunti e che sta solamente iiel far vio- lenza. E da cio vuolsi ricavare il principale motive per cui le societa ingiuste non ponuo reggersi a lungo: imperocche il fine dl una buona societa, la reciproca benevola conservaziouc, puo sempre dui'are come quello che ha radice nella umana natura, mentre non puo dirsi il mcdcsimo della violenza, che e sentimento non continuo ma passeggcro , non generale ma proprio sol- tanto di alcuni tristi. Non e dunque difficile il conce- pire come la societa de' malvagi sendo fondata sopra un fine tanto ecceziouale non possa lungamentc sussi- stere, giacche la instability del fine porta seco la in- stabilita pur anco della di lei esistcnza. I quali pen- sieri ci vengono confermati da quella istessa repubblica romana che il Rosmini tauto sinistramente invoca a sostegno del suo principio. Ella comincio, ^ vero, colla ingiustizjia: Romolo non era mcglio che un guidator di ladroni, i quali s' avean per iscopo di tutto rapinare infino alle donne : crebbe poscia in valore e in potenza, e fu la signora del mondo. Ma die per cio ? DirassI egli per questo che la potenza le ha scancellata la in- giustizia? No, veramente. Fa d' uopo auzi, diciam noi, riconoscere c confessare che Roma fino da' suoi pri- mordii ha subito un essenziale mulamento^ che tra Ro- molo e Numa havvi una distanza imniensurabile^ che un ladrone era quello, ma questo un uomo saggio e pio , e che percio la prima societa e scomparsa e un' altra ne subentro non piu di violenti ma di uomini equi. Romolo, aprendo fra i sette colli un ricettacolo a tutti i nialcontenti di Italia, non fondo gia una vera societa, come s' intende con questa santa parola, ma solo ap- parccchio a Numa i materiali per costruirla^ materiali ch' ei cemento col potentc ajuto della religione. Laonde ilMachiavelli, dopo aver detlo che Roma piiiaNuma che Bibl. Ital. T. C. 9..i 362 FILOSOFIA DELLA POLITICA a Romolo va debitrice, aggiungc: — la religione da quello iutrodolta fu txa le prime cagioni della feliclta dcUo slato, perche cssa causo buoiii ordini, i buoni oidinifanno buona fortuna e dalla buona fortuna nacqueio i felici success! delle iinprese. — Nel fine dunque della I'omana societa accadde uu sostanziale camblamento: da convegno di ladri si tramulo in societa regolare d' uomini giusti tcndenti alia coiuune loro felicita. Finche avesse con- servato il fine violento propostosi in prima sotto Romolo, non solo non sarebbe niai giunta al dominio della terra, ma sarebbe anzi brevemcnte perita^ perciocche, giova ridirlo, e destine della ingiustizia e della violen/.a I'uc- cidere se slessa. Non dicasi adunque essere ingiusta una societa solo in forza de' suoi angusti coufini, le- vando i quali ogni ingiustizia sparisce, ch^ cio ti'oppo contrasta e al sano critei-io e al seuso comune ed ai fatti della sperienza. Oltrecche ogni governo dispotico e ladronajo potrebbe giovarsi dl un tal principio, un altro capo di masnadieri potrebbe alzare la voce con- tro la societa ch'egli spoglia, dicendo: — Rispetlate lamia stessa ingiustizia , perche v' e in essa un principio di virlu c di umanita: vedete come io amo i nilei com- pagni, come divido giustamente il bottino, come son equo ed umano entro i confini della mla piccola so- cieta? Attendete ch'io cstenda codesti confini e vedrete qual civile, qual nobile e gloriosa societa io m'abbia fondata. — Alia ricisa: una simile teoria porterebbe il disordine per ogni dove. Lasciamo dunque 1' origine della societa per acco- starci al di lei fine in che veramente consisle il nerbo delle prescnti ricerche. Questo fine, noi Io vedemmo, e tutto nel procacciare a ciascun individuo un pieno e vero appagamento, non il bene relativo ma I'assoluto, i: non beni a parte, non piaceri isolati, ma quello stato di quiete c di soddisfazione che si appella felicita. Sic- come poi bene assoluto quaggiuso in terra non si rln- viene, eccoci di peso trasportati dalla scienza politica alia teologica, ecco la societa, ccco il governo non aver altro fine fuor solamenle quello di coudur Y uo- rao a Dio. Eccelso e laudevole fine per vcrita! ma Dl A. noSWlNI-SERBATI. 36,^ fiac religiose, non politico, non sociale^ pei'che in- sieme confondere cio che di sua natura vuol essere separate? La religione ha per iscopo di scorgere gli uomini a quel perfetto appagamento di cui sentono nella presente vita una fervida brama, e che solo ag- giungeranno nella vita avvenire ^ laddove nessuna po- litica deve preleiidere a tanto: ella deve studiarsi di render I'uomo meno infelice che sia possibile col mezzo di beni sociali, che, se nol ponno in tutto appagare, gli fanno pero scala a poterlo divenire. Che cosa puossi mai desiderare piu oltre? II governo allieti i suoi go- vernati pel presente, e non impedisca alia religione di renderli felici nell' avvenire. Qui d tutto, ed il Van- gelo non porta piu oltre le sue richieste , il Vangelo che vuole dato a Gesare e a Dio quello che a ciascun di loro appartiene. Guardatevi percio dal fare amalga- ma tra politica e religione, e molto piu dal far la prima una sommessa ancella della seconda, che un giorno forse potrebbe questa venir travolta nei deliramenti di quella. Tornaudo poscia all' appagamento , e' ne pare che s'egli h possibile come ultimo fine dell'uomo, non sia poi tale risguardato come fine prossimo della societa. La esperienza addimoslra, ed il Rosmini confessa, che i mali sono inevitabili, che si collidono e si compcn- sano coi beni, e che il massimo bene ottenibile dalla societa si i-iduce ad una frazione che ha la somma de'beni per numeratore e per denomluatore quella dti mali. Tutto vero e per ecccllenza: ma come, di grazia, in questo attrito continue, in questa perpetua coUisio- ne, come trovare appagamento? Gome dunque la so- cieta si propoiui ella mai di ccrcare un fine illusorio a cui non puo giungere ? Ah ! conveniva pur dirlo : come la societa sa di cercare appagamento , sa pur anche di nol potere asseguire. Ma non per questo si iscoraggia ella punto o si arresta, giacch^ lo stesso adopcrarsi ad oltenere quanto ella brama, e gia una forte soddisfazione. ELUa abbisogna di muoversi e di progredire, non tanto perche progrcdendo isperi di ren- dersi appagata, ma perche ogni qualvolta iuvilita si 364 FILOSOFIA DELLA POLITICA aiTcsta, c (lannata a scnlirc tulta la sua capacita in- soddisfatta e a rodcre in sigrcto il proprio avvillmento. E qucsto un puiigolo die noii le pcrnielte riposo^ la ncccsbita del bramare le rende quasi dolce la stessa falica. Egli e per qucsto clie il sistema politico del mo- viniento ha grande parte di vero c di profondo^ ma ben- che il movimento debba procurarsi nella via del bene, e solo in questo caso possa dirsi un vero progi'esso, non vien pero necessario che da esso germiui I'appa- gamento di che si favella. II progresso non puo di- struggcre i mali della societa, e per conseguenza non produce il vero appagamento, ma influisce pero in certa guisa a contentarla colP esercizio continuo delle sue forze, col foxnirle i mezzi nccessarii a un tale eser- cizio. Quanto piu si adopera in tale esercizio, e tanto pill cresce il bisogno di adoperarsi^ quanto niaggiori sono le forze infino a questo punto isviluppate, e tanto maggiori sono quelle che vuole in seguito sviluppare. Vedete il secolo deU'europeo risoi'gimento ? ei si ci-ede fra tutti il piu fortunalo, ma gli vien dopo quello della bussoia e della stampa che il crede per se me- desimo, eppure gli segue il presente del vapore che tutti li supera e vince, ed altri poi ne giungeranuo a vinccre il nostro per esscr poi essi medesimi dai sus- scguenti confusi. Non ci favellate adunque di appaga- mento come fine sociale, quand esso ^ proprio di sola la religione, quando non 6 possibile nella vita presente dove tulta Y arte politica si riduce a render le masse umane, per mezzo della civilta e della viilu, men che si possa infelici. Ma quali mezzi prestansi acconci a loccare il bra- mato appagamento ? Se tutti i beni reali hanno ra- gione di mezzo, quale tra questi avra il primo luogo? Noi ritcniamo che il Icltore in simil ricerca non avra tampoco bisogno di riflessione per rispondere che il massimo de' beni e senza dubbio la esislenza;, percioc- che non la e questa unicamente un bene in se stessa, ma ^ quasi origine e condizione di tutti gli altri beni, che sono impossibili senza di lei, e che tutti in lei si contengono potenzialmentc. Ma per quanto ad altri DI A. ROSMINI-SERBATI. 365 paja evidente una simile verita, pei' tale iion la viconosce il Rosmini, etl afferma che I'csistenza e il minimo dei beni, e ch'essa puo assomigliarsi all' ultimo obolo del mendicante onde non si allontana che d'uii brevissimo grado dalla estrema pcvci-ta. DalV esistenza al nulla , giusta il suo vedcre, non passa gia un'infinita distanza, come vuolsi far credere, ina havvi maggior viclnanza di quello apparisce, di maniera che la semplice e nuda esistenza, sendo il minimo fra tutti i beni^ e quello pur anco che piu al nulla si appressa. Giudichi ognuno degli imparziali qual parte di verita si contenga in si- mile teoria. Noi riterremo sempre che tra 1' essere e il non essere v' abbia un passo inimensurabile, un vuoto senza confini, e, se 1' intelletto umano puo concepir I'infinito , una distanza anco infinita. Se interroghiamo il senso comune, apprendiamo che tra 11 qualcosa ed il nulla trovo I'uonio si spaventosa distanza, un vacuo si tenebroso, che a riempirlo fu costretto mettervi a suo buono o malgrado, niente meno che un Dio, e questo infinito. Noi riterremo sempre che 1' esistenza consi- derata anche solo in se stessa, nuda e semplice quanto si voglia, e de' beni il massimo e primo, perche di tutto e il germe neccssario, e quando 1' autore abbrac- cio V opposta opinione , dovea presentire una forte in- coerenza cogli anteriori principii, dovea temere che avendo in metafisica divinizzato T essere, avendolo in morale identificato col bene, i suoi lettori non si sta- rebbero contcnti a vederlo ora quasi confinato dap- presso al nulla, classlficato il minimo de'beni, para- gonato air ultimo obolo del mendicante. E n' avreb- bero forse timore anche per la pubblica morale e per la societa , imperciocche quando le menti umane acco- gliessero questa idea intorno all' esistenza , quando si avesscro per fcrmo die la esistenza ^ 1' ultimo obolo del miserabile, si diffondei'ebbe il desiderio del nulla e con esso fors' anche la dottrina della propria di- struzione. Ne sia poi concesso un altro breve confronto. Uno de' segreti rosmlniani per felicitare la societa con- siste nel ricondarla a' suoi principii, a quell' epoca nella quale, trascurando ogni accessorio finimento, guardava rJ66 FILOSOFIA DELIA POLITICV solo alia propria esistcnza. Or via: tcniamo, sc vi piace, quesla proposizione uii istante, e melliamla a flanco di un'altra che e verissiina e fii giustaineute altrove col- locata, cioc , le Icggi della societa identificarsi colle leggi deir individuo. Ognuno puo ora trarne di per se stesso la conseguenza: Se rispelto all' individuo si di- mostra che 1' esistcnza e il ininimo de'beni, non e egli vei'o che allorquando si grida alia societa , — ri- torua ai tuoi primordii^, a quel primo stadio in cui la sola esistcnza e non altro ti stava a cuorc — , non e egli vero , dicianio, che le si vuol con questo persua- dere di far ritorno all' ultimo e piii meschino dc' stati in cui possa trovarsi ? Ne tarda anche di fare alcune parole intorno a quel diritto che ogni uomo porta seco da natura, e al quale entrando in societa non puo ne deve rinunciare, di- ritto che e qui denominato extra-sociale. Non puo re- carsi in dubbio 1' esistcnza di un tal diritto primitivo, inalienabile : ogni uomo anche legato in societa con- serva semprc il diritto a rendersi virtuoso e felice e a tutti usarc que' mezzi che son necessarj per divenirlo. In cio, quando jiiu, quando nicno, tutte si accordano le politiche teorie. Ma lo scabro dclla ricerca presen- tasi allorche fa mestieri istabilire i mezzi a' quali si estende un somigliante diritto. e ajipunto in questo ci sembra che I'autore trasmodi. Egli infatti avvisa che il diritto extra-sociale non si cstenda solamente ai mezzi necessarj di assoluta necessita , ma si anche pi'etende che si eserciti sopra que' mezzi che necessarj si mo- strano di pura necessita relativa. e, che piu e, su quelli perfino che sono utili al conseguiineuto della felicita. Di che poi deduce, esser dovere di ogni governo la- sciare agli individui il libcro uso di que' mezzi che re- lativamente a loro sono giudicati i migliori e piii per- fetti ad asseguire il proprio morale appagamento, qua- lora non offendan con questo i diritti d' altrui, — Ma chi non vede che un governo di questa maniera e im- possibile a rinvenirsi, e che I'uno dc' sozj ci'cdendo a se necessario un mezzo che gli altri non credon tale, si lascia aperta una fonte di perpetui liitigl e di discordie DI A. ROSWINI-SERBATI. 867 fra governo e governati ? Ne vale 11 dire, — noi favel- liamo dc' mez/i realmcnte migliorl e piu perfelti, non gia di quelli chc traggono origine dal capriccio o dal- rciTorc — ^ pei'ciocche sendo questo un diritto extra- sociale, I'uomo solo ne egiudice, I'uomo solo puo (issarne la estcnslone. Ponete, a mo' d'esempio, che lo stato sia minacciato , assalito , e faccia d' uopo levarsi in massa a ripulsare il nimico: ponete ancora che tra i sudditi dello stato abbiano alcuni 1 quali ponendo il loi'o appagamento nella pace e nella tranquillita, ri- cusino di pigliai'c le armi o prestarsi alia difesa. Po- trebbe, domandiamo noi, potrebbe forse il governo, secondo i principj rosminiani, sturbare la tranquillita di codesti individui? La risposta presentasi troppo fa- cile: no, noi potrebbe, giacche la tranquillita, mezzo utile a quegli individui per viver contenti , non punto offendc gli allrui dirilti. Ma clie avverrebbe frattanto se tutti o molti operassero di questa guisa? Lo stato senza dubbio verrebbe allostremo, la societa non sla- rebbe. Questa politica infatti ritencndo ogni membro sociale come fine , il rendc ccntro di tutto quanto egli opera, di tutto quanto si comple intorno a lui^ egli a nulla serve, ma a lui serve tutto, tutto deve concorrere a farlo appagato. Non isperate quindi ne slancl di eroi- smo , ne fiamma di amor patrio , n^ sociale benevolen- za, ma un nudo avido individualismo die tutto vuol trarre a se, purche il possa fare senza ledere gli altrui diritti. Ah! se I'uomo non avesse obbedito che a tali dettami di egoismo e di interesse , la societa non sa- rebbe e non avrebbe forse niai cominciato ad essere. Si, I'uomo tende sempre a soddisfare s^ stes30, ma non si puo negargli una benevola tendenza che il porta a beneficare gli altri e a dileltarsi del bene che puo al- trui procacciare in quella stessa misura e talvolta anche pill di quello che a se medeslmo procaccia. L'unico in- teresse non forma stabili societa:^ altrimenti le assocla- zioni mercantili de' nostri giorni sarebbersi di gia tra- mutate in popoli e nazioni: a tale effetto si richiedc il legame della sociale bencvolenza, di quella benevo- lenza che sola puo fortificare una societa contro la 368 FILOSOFl.V DELLA POLITICA fralcz7,a di un scniplicc patto. Ma qucsto santo, qucsto provvido scntimento agli occlii del Rosmini 6 nientc me- glio di una chimera: cgli alza la voce ed esclama: — L'uomo si um in societa pel vantaggio che glien deriva, non ania la societa in se stessa, non ama il bene d'al- trui, una sol cosa egli ama scmpre, il suo bene: — parole e pensiei'i che si perdono rcalmente nell'egoi- smo. Che il diritto extra-sociale non presenti doveri positivi, ma negativi soltanto. che Tuomo abbia diritto in societa a tutti que' niezzi che ei pensa utili a 'ren- dersi appagato, ch^ei non vegga e non cerchi per al- tro in societa fuor solamente il suo bene privato, non Diai quello degli altri e della unionc, se non relativa- mente a s^ stesso^ son tali dottrine in verita che non vorremmo da alcun filosofo insegnate, e molto mcno dai graudi. Tutto questo pero mosti'avasi necessario per discen- dere alia conseguenza the forse fu I'origine prima del collocato principio, conseguenza intorno a cui P autore passionatamente si allarga, vogliamo dire T abolizione de' conventi. Senza rintracciare il motivo onde questa provenne, senza pesare gli efFetti che ne dex'ivarono, od imitare I'amarezza colla quale ne veggiamo qui favel- lato , diremo solo che vi avremmo desiderata una piu cauta moderazione, quella moderazione che ^ voluta dalla fiacchezza degli addotti ai'gomenti. Quando in- fatti a sostenere le ragioni de' monaci, adducete queste e non alti'e pi'ove, cioe: — Nessuno puo lore impedire r acquisto delFappagamento, qualora non porti lesione ai dii'itti altrui. — Se non influivano alia pubblica fe- licita, la forniavano pero in s6 medesimi, che 6 assai piu rilevante^ — quando non sappiasi dire d'avvantag- gio, non e conveniente lo spingere troppo oltre le cose. L' individuo sociale cerchi pure il suo appagamento, ma in questa ricerea si rammcnti che non basta guar- darsi dall'offendcre gli altrui diritti , c che inoltre e te- nuto vivere in guisa da non tornare a cai'ico della so- cieta e di renderle il compenso de'beni che ne riceve^ rammenti che la societa si e costituita c sussiste per quella soaVe reciprocanza di beneficj , di interessi e di DI A. ROSMINI-SERBATI. 869 sacriflcj die formano tli una intiera nazionc una sola famiglia. Se il Rosniini avesse data alia bencvolenza socialc qucUa forza clie le e pi-opria , avrebbc visto quanto sia languido il dire: — I frati non nuocono alia societa. — Basta egli cio? tutti insiemc domanderanno: OccupatevI piuttosto a diniostrare che sono di giova- mcnto^ qui h dove conviene approfondirsi ^ questo 6 il vero campo di battaglia su cui fa d' uopo misurarsi. E quando avvete persuaso che furono e sono alia so- cieta vantaggiosi, potrete con piu giusto coraggio soste- nerli , troveretc chi vi fara buon viso anclie in politica e fara serbo del vostro zelo ^ ma fino a tanto che in un secolo da voi chiamato di rellgiosa indifFerenza, non mettiate innanzi altre provCj tranne quelle che fornisce un miserabile egoismo, non isperate di aprire grande breccia. Imperciocche d nostro pensiero che gli stessi ordiui religiosi, a pro de' quali argomentate , non sa- prauno buon grado alia vosti'a difcsa, ma ricusando ogni taccia egoistica vi mostreranno che il fine di loro vita non ha dimenticata la sociale benevolenza. — Del resto, u chiudere in brevi confini tutto quanto puo dirsi intorno al diritto extra-sociale ed alle applicazioni che vuol dedurne Y autore, ci sia Iccito osservare come egli stesso ne ha presentito il difetto , e come allorquaudo affermava — esser molto facile che 1' amor proprio o la occulta malvagita del cuore estenda soverchiamente la sfera de' proprj diritti primitivi inalienabili, onde esten- dere la propria indipcndenza^ — egli stesso con tall parole gludicava il proprio slstema, nel quale pretende ogni iudividuo sociale avere un fine a se e per se, e coUa societa non punto naturalraente, ma solo per caso legato. Temendo II Rosmini che i suoi principj di politica fondati sulFappagamento personale degli individui con- ducessero a sinistre conseguenze, fece a se medesimo una principalissima obbiezione che nasce dalle teoric de' cosi detti livcllatori j e poscia adopero di mostrare, assai debolmentc, ne sembra , che da' suoi principj istessi viene ella distrutta. Secondo questi infatto, un membro della societa potrebbe scco medesimo ragionare 3^0 FILOSOFIA DELLA POLITICA (li qucsto moclo: io mi son congiunto agli altri per ot- tcnere il dcsiclerato appagamonto, per satisfarc la niia capacila c incltcrc in silen/^io Ic niic brame: avro dun- qnc diritlo, quanto oiascnn altro mcnibro flella socicta, al posscsso di que' beni clic fanno scala a simile scopo: ijgual parte di faliche, ma parte anco uguale di mezzi a diventarc felicc. Perclie dunquc tanta varieta di for- tune? Perche sendo tutti eguali non abbiamo anche tutti la stcssa quota parte di pubblico bene? Che cosa e finalmcnte il bene pubblico, se non la somma di tutti i beni che felicitan gli individui? A si tei'ribili conseguenze fecesi incontro il Rosniini affermando giu- stamente che il dire : Tutti hau dirilto ad ugual por- zioue di bene, (^ un dire spccioso, ma falso^ perciocche i beni cd i mali sono di lor natura fecondi , e qualora non siano impediti, si moltiplicano negli individui senza fine^ la giuslizia istessa vichiede che i beni quasi in forza di premlo si accrescano e i mall chiamlno dietro a se quasi in castigo altri mali, giusla il detto cvan- gelico, — A quelli che hanno sara dato, e a quelli che non hanno sara tolto anche cio che sembrano avere. — Dove prlraamente e a notarsl come applicata a' beni e mali sociali una divina autorit^ che nelle sacre pagine si riferisce a' beni spirituali: e poscia 6 a ravvisarsi un' argomentazione manca e fallace. Come per vero dedurre la disuguaglianza de' beni sociali dalla sola pro- prieta ch^essi hanno a moltiplicarsi? Chi non vede che moltiplicare non potrebbcro quando mancassero i mez- zi? Or bene, la quistione 6 tutta qui: hanno essi tutti i sozj un ugual diritto sopra i mezzi che sono acconci a diventare felici, oppure non 1' hanno? II nostro au- tore dovrebbe pur sovvenirsi che a tal domanda ha ri- sposto in modo affermativo, e che percio la sua teoria non vale per distruggere il sistema dei politici livella- tori, sistema d'altronde che agevolmente si ribatte con principj meno inclinati all'individualismo. Anche un'altra cosa piacque al Rosraini in conse- guenza di quelFamore ch'ei mette grandissimo a vin- colare tutte le filosofiche scienze coUe religiose, voile cioe distinguere in due quell' unica societa civile in cui Dl A. nOSMlNI-SERBATI. 3^1 gli uomlnl si Irovano congiunti. Parve a lui che cssendo I'uomo di spirito e di corpo composto, risultassei'o da queslo doppio clcmeuto due socicta distinte ma col- legate fx'a loro, la visiblle dc' corpi, e la invisibile de- gli spii'iti. Ma sicconie e I'liomo un essere siffatlamente uno che i corpi non potrebbero formare societa meglio die un ammasso di pietre, ne gli spiriti, politicamente favellando, sono oggetto di societa, cosi noi siara por- tati a giudicare una simile distinzione piu presto inu- tile che vantaggiosa. E vero seuza dubbio che una so- cieta umana sara meglio stretta e compatta, quando ai legami esteriori i pensieri anco rispondano degli individui: vero che una societa nella quale i sozj fa- cessero ad un modo e ad un altro pensassero , non po- trebbe a lungo durare^ ma non sembra si possa da cio ricavai'e una societa di spiriti, e molto meno societa di spiriti subordinati alia politica scienza. Gli spiriti in se medesimi non han legame, e solo per la parte este- riore della societa, per la educazione cioe, per Tesem- pio, le leggi e le cousuetudini si adusano a pensare in un modo piu o meno conforme: la concordanza de- gli spiriti in somma non provien da progetto ma si dalle cause esterne onde sono modificati. Se havvi pero in certo senso anche una societa di spiriti , una repub- blica di auime, come diceva Leibnizio, la e questa di gran lunga superiore alia civile, e una societa di in- telligenze, di idee e di opinioni, quanto invisibile al- trettanto incoercibile : e ella si lontana dalla politica giurisdizione, che anzi gli uomini avvincolati a varic societa ponno convenire in quesOuna col pensiero senza ledere punto le altre a cui appartengouo di corpo e di avere. Della qualcosa abbiamo per raassimo esempio il grande cangiamento di spiriti accaduto sotto ai Romani allorquando sulle rovine del politeismo si proclamo il cristianesimo , sen/a che la societa politica si tramutas- se. II dominio degli spiriti e libero , segreto, ne sem- pre rispondonte alle azioni, impei'ciocche ponno queste essere dalla societa infrenate, sturbate, laddove lo spi- rito si raccoglie in se stesso ed ivi regna indipendente. Nou dicasi dunque che tra gli spiriti sono de' vincoli 372 FILOSOFIA DKLLA POLITICA sociali come ne sono de'corpi: gli spiritl hanno sem- pre liberta , won si ponno Icgarc fra loro , ma si cor- rispondono per quelle che noi vorremmo quasi cliiamare oscillazioui dell' intclletto. Quali govcrni infalti han date Icggi alia volonta ed al pcusicro? Vider bene come tanto e impossibile e appena vi puo giungere la reli- gione : eppero si accontentarono dl imporre alle azioni senza badare n^ al volere , ne alio intendimento che le accomjiagna. Le societa civili insomma non si avroga- rono cio che lor non appartiene. A' nostri tempi piu che in altri veiuie fatta giustizia al cristianesimo, rispetto alia parte che ebbe grandis- slma uello sviluppo e nello incivllimento della umana societci : vi si niostra anzi piu che amore, entusiasmo. Le menti calcolatrici pero si adombrano di ogni entu- siasmo e ne paventano tristi elTetti. Elle si fanno a me- ditare di questa guisa : — II cristianesimo senza dub- bio ^ luce di verita, h forza che sovviene e regge Pu- mana fralezza^ ma come il sole feconda la terra senza costringere I'uomo a giovarsene, cosi il cristianesimo non isforza invincibilmcnte le societa a seguire le trac- cie da lui segnate. Anche le societa cristianc 6ual- mente son libere nell'agire, e beuche veggano mcglio delle pagane il vero , non e a dirsi pero che di ne- cessity il scguano sempre : son quindi esse pure cor- ruttibili, ponno esse pure indietreggiare e cadere in dissoluzione. Non puo sostenersi che a stare in Core basti loro esser cristianc i, imperciocche la storia e la maestra indefettibile del contrario. Bisanzio , il cristia- nissimo impero greco, e perito dopo lunga e crudele agonia, e cadde nel modo istesso I'impei'o dOccidente^ le repubbliche di Vcnezia e di Genova non cran forse potenti e cristiane? eppure non sono piu. La Francia e ringhilterra non si tuffarono entro il sangue delle note rivoluzioni ? La religione non salva nccessariamente la societa: che se la cosa passasse di questa mauiera, Bisanzio, i cui abitanti assediati da' Saraceni occupa- vansi di teologiche quistioni, non avi'ebbe mai dovuto perire. II che non mostrasi vero solamente rispetto a qualche popolo in particolarc , ma ben anche nella Di A. ROSMINl-SERBATl. S^S societa complessiva^ perciocchc nessuno ignora che, inal- grado le superstizioni , il crlstianesimo era ampiamcnte (liffuso, confessato c seiitito, quando nel medio evo le Icnebre della ignoranza e della barbarie , cogli orrori del dispolismo ricoprivauo tutta FEuropa e la terra. In bi'eve, il cristiancsiiuo ha qualcosa di fermo e di in- concusso che uon hanno lu civili societa, le quali, a somiglianza deirindividuo, sono libere di volere, ponno disconosccre il vero ed il bene, e frustrare il fine del crisllanesimo istesso. Le societa sono oscillanti e cor- rultibili^ tutto al contrario del cristianesimo, che, dopo diciotto secoli di vita ha tuttavia la forza della prima gioventii. E rertamente giova il ridirlo , chi. voglia di- vinizzare I'attuale societa legandola iu tutto e per tutto al Vangelo, non portera a questo vernn favorevole ser- vigio, ma vorra comunicargli quella instabilita e corrut- tibilita che e inseparabile dagli ordinamenti civili. Ma noi ci avvediamo che la copiosita della materia ne trasporta nostro malgrado oltre a que' brevi confini che da principio ci eravamo proposti. Non faremo fine pero senza toccare in passando alcuni altri pensicri che, volendo giovare al cristianesimo, gli recano a no- stro credere piu presto svanlaggio. i.° La religionepre- cedette il scntinwnto religioso. 11 che vuol dire che es- sendo il sentimento ingenito e naturale, non aquisito, la religione non puo dairuomo seguirsi per sentimento spontaneo, ma gli e in certo modo cacciata in cuore. Quanto non t; piu concorde con cio che ognuno sente in sh medesimo , il ritenere che 1' uomo sia creato col sentimento religioso, e che il cristianesimo sia venuto a dargli la piega migliore e necessaria! .2.° Sotto il cri- stianesimo gli iioiniiii han niaggiorc capacita a fare il male, anzi e capacita illimitata^ iufinita. Oltrecche cio si oppone alia pretesa incorruttibilita delle nazioni cristia- ne, ne procederebbe pur anco raaggiore difficolta ad ottenere Fappaganiento. Ma noi riteniamo che il cri- stianesimo n'abbia anzi agevolata la via, portando il di- vieto fin sopra i desiderj, e isminuendo quindi la capa- cita dell' uomo al mal fare. "iP La provvidenza e ueces- sitata a lasciar correrc il male, perche trac scco dc' heni 3^4 FILOSOFIA DELLA POLITICA maggiori. Senza ventilare quanta verita si contenga in questa sentcnza ontologica dall'autore qui di volo ac- cennataj ma iu altro scritto isviluppata appieno , cre- diamo che la parola necessita riferita a Dio abbia a tornare insoave ad ogni orecchio^ peroiocche sc faceudo la diviuita autrice del male voi la distruggete, non mono pero la distruggete, avvincolandola a uua miserabile ne- cessita nemica di assoluta perfezione. Sarebbe pur me- glio confessare che della esistenza de' beni e de' mali non si puo colla scienza politiea dai" ragione. Del rimancntc, c egli poi vero che nel presente se- colo la politiea manchi di assoluti principj ? Che i fi- losofi in questa parte sian guidati da matcriali intei'essi e dal desiderio di una bastarda popolarita alia quale giungono vilmente adulando la plebe? Ghu da ultimo procedendo a questo passo tutti i pubblicisti in tra breve saran macchiati di una medesima pece? Lasciamo ad essi la cura di ripulsare tali accuse, qualora ne le stimino degne: ma diciam non pertanto che se le cose giunte sono veramenle a simili eslremi , il Rosmini deve temere non le sue fatiche tornino vane. Egli stesso ne ha portato giudizio , allorquando scrisse che: La fi- losofia e impotente a salvare la societa. — In com- plesso e nostra opinione che la di lui politiea, dove pei'che non solida , e dove perche troppo spinta , ora per la tinta religiosa che ne costituisce il fondo, oi'a per certi principj traenti all'egoismo, non sara dai fi- losofi coUocata in quel medesimo alto grado in cui giu- stamente collocarono le di lui operc metafisiche. O noi ci apponiamo in fallo, o il Rosmini per Falta sua fa- colta di astrazione sembra destinato alle sottili e specu- lative ricerche, piu presto che agli argomenti pratici e di esperienza. II Nuovo Saggio infatti resta sempre la massima fra le tante opere ch'egli va del continuo mau- dando in luce, sopra ogni maniera di scienze non pur filosoflche, ma della filosofia prossimane. Se non che la stessa ampiezza de' suoi dettati sembra portargli non lieve nocumento, non sempre la profondita potendosi maritare alia molta estensione. E pero indubitato che in questo pure, come in tutti gli alti'i suoi scritti, ogni Dl A. ROSMIMI-SERBATI. iyo lettore, per quantunque istrutto, puo sempre rinvcnlrc ampia matei'ia di studio e ricca messe di cognizioni :, giacche il Rosmiui ha un pregio comuae coi grandi , quello cioe di far quasi germogliare le idee iiella meute di chi lo accompagiiaj di uon lasciarle mai posa ^ di metterla in un attrito continuo, e fecondo sempre di inattesi pensieri. Egli e questo un massimo vantaggio che si rilrae dallo studio degli esimj pensatori, anclie laddove nou si puo andare seco lor di conserva. Prof. Pezza-Rossa. 376 PARTE STRANIERA. Expose de la Beligion des Druzesy ec. Esposizione delta Religione dei Drusi, ec. del haronc Sllvestro de Sacy. — Parigij i838^ Stamperia Reale, vol. II. ArTICOLO II. 11 signor de Sacy principia questo suo secondo volume col ra- giouare intorno i ininislri della religione unitaria, professata dai Drusi. Siccome un tale soggelto k. vastissinio, giudico di dividerlo in pill sezioni. Sezione I. Per essere unitario non basta conoscere e con- fessare il dogma dell' unita di T)\o, il dogma della di lui manife- stazione sotto umana figura, solto il nome di Hakem; e diiopo al- Iresi conoscere i minislri di lale religione, ed onorarli secondo il loro grado, perche, secondo ie parole di Haniza , essi sono Ic porte della sapienza c le chiavi della inisericordla. II nome col quale i minislri unitarii vengono designati e houdoiidj che propria- inenle significa limiti, confini, e per metafora, leggh pfccetli: nie- tafora tolta a prcstanza dai Baleni, che, avvezzi ad allcgorizzare tutte le espressioni del Corano, ravvisavan solto la frase , precetti di DiOj i minislri incaricati di predicarli. Cio tanlo piii e nalurale nel sistema di Hamza , secondo il quale i ministri sono le verila stesse della religione, i suoi dogmi e precetli personificali. In quella voce houdoud, e nel singolare hadd si aggira assai 1' crudizione del signor deSacy, dalla quale ci h forza di declinare per la mag- giore importanza di altri cenni: la qiial cosa ci accadera pure in altre occasion!. Sezione 11. Gerarchia de' minislri j loro divisione in due class! e in cinque categoric. I minislri della religione de' Drusi si possono ravvisare sotlo quel doppio aspelto solto cu! si ravvisa la loro slessa divinila. Considerar s! possono o come enli purainente spiritual!, o come unili ad un' aninia e ad un corpo e diveniili per- sonaggi sensibili. Sollo il primo aspello variarono di nome nelle dif- ferent! epoche della loro manifestazionc. II primo di tutli i minislri. PARTE STRiVNlERA. 877 il solo, la creazione del quale sia 1' opera immediata della divinila, e Y JnlelUgeiiza universale j die racchiude in se tulti i doginij tiilte le vei-ita della religione: le cognizioni di tali vcrita possedute da- gli altri niiiiistri e in genere da tutli i fcdeli, non souo che enia- nazioni di c^neW Intelligenzn, clie iniprossioni prodotte dalla di lei aziouc immediata o niediata. II secondo ministro ^ denominato \'A- nima universale. \J Inlelligenza pi-oduce <.\aes\' Anima a niodo di ema- nazione, c Taninia per la feconda operazione dell' Inlelligenza pro- duce i ministri inferiori. Cosi l' Aiiima, inferiore alia sola Inlelli- genza, supera assai tulti gli altri enti creati. Terzo ministro (^ il Verbo, o la Parola: essa e prodotla dall' Anlnia per mezzo dell' In- lelligenza. Quarto niinislro ^ il Precedeiile (il Subek), prodolto dalla Parola per I' operazione dell'Anima. Gli fu dato quel nome , perch^ nel sistema de'Bateni, i quali non ammeltevano I'esislenza dei Ire minislrl soprannomali , questo quarto ministro teneva la prima sede. Quinto e il Seguente (il Tali), prodolto dal Preceden- te, e delto cosi perche lo segue, e perc'ie da lui alliiige ogni suo potere per la produzione di tutli i ministri inferiori. II Tali imnie- dialamente opera sopra quanlo gli e subordinato, la dove i quat- Iro superiori ministri non bamio immediata azione. Tale e la ge- rarcliia del cinque ministri superiori; ai quali Stan sotto i dai^ i inadhoun ed i mocaser. Ma i ministri di questa classe inferiore non sono, alia maniera de'primi, esseri spiritual! ognora esisfenli; anzi non vanno dislinti dai scmplici fedeli se non per un maggior grado di virtii e di cognizioni della religione. I dai , o coloro che appel- lanOj sono i capi dellc missioni, sparsi nelle diverse provincie, per ivi predicare la doUrina unilaria; i madhouHj o quelli che ricevel- tcro la permissione di infrangerc e di rislaurare , cioe di mostrare la falsila dcUe allre rcligioni, e di inlrodurvi la loro unicamenlc verace, esercllano subordinalamente ai dai il loro miaistero. I mocaser ricmpiono pure talc funzione, ma piu subordinalamente ancora il nome di questi ullimi puo significare ipiello che spezza, o sia in ampio senso quello clic si adopcra per la dislruzione di una credcnza, affinclic un'altra se ne adolti. Ma ancbe questi tre nomi de' ministri inferiori assumono nella loro gcrarcbia termini al- legorici. Cosi il dai c cbiamalo ApplicazionCj il madhnun Apcr- tura, perche apre agli aspiranli la porta della iniziazionc; il mo- caser il Faiilasma, die, per cosi dire, sopravvicne in una nolle oscura e improvviso risplendc colla sua scienza e coila sua pre- dicazione. Bibl. Ital. T. C. 25 3^8 PARTE STKANiEUA. Una niiova classificazionc di iniiiistri si trova ammcssa nel si- Stcnia di Hamza, la qur.le porta riiiqiie catcgorie ed altretlanti nomi dl esseri o personaggi luminosi. aiiimalij o sia relativi all' anima , spiriluali^ o forsc della nalura del corpi celeslij corporalij o forse dcUa natura dei corpi sublunari. Molto studio pose il nostro autore per diradaici il biiio di qucsti termini eniinmatici, e crede infiuc di aver potato rilevare , che sotto il 7iome di esseri luminosi, animali e spirituali sono disegnati i cinque principaii minislri , dc' quali abblanio falto parola; e cbe gli esseri corporali sono i cinque mi- nislri dell' errore, cioe^ secoudo 1' insegnaincnto di Hainza^ Mao- melto. All, AbU'Becr, Omar ed Othman, i quali esistevano sotto la figura di cinque personaggi viventi, conteniporanei di Hakem e di Hamza. Sezione III. Questa abbrr.ccia, per cosi cr.prirncrci , la Icogonia dei Drusi: senlianioia breveni(;ntc dagli stessi scritii di Hamza. II Creatore produsse dalla sua luce raggiantc una figura pcrfctta c pura die e la Folonta_, la materia di tutte le cose, e la nomo Iii- telliifeitzaj nella qiiale raccbiuse tutto cio die esiste in lulta la pos- sibile estensione. La stabili Y imam degli imam^ il sominoprincipc de'principij Causa delle cause j coUoco in essa 1' onore e la glo- ria degli uoinini in ordine alia reiigione, c in ordine alle cose tem- porali; e dispose in modo cbe gli uomini , piu o nicno bcranno alia di lei fonte soave, piu o meno di dignita godranno suila ter- ra. A lei disse il Creatore: Fatti avanti , cioe, vieni ad adorarmi, e a cont'essare la mia unila. L'Intdligenza si fece avanli obbe- diente c docile, adoraudo lui e confessandone I'unita. Poi le dis- se: Rilirati, cioe discdslati da cbiunque associa alcun allro culto al mio, e altri adora fuorl di me. E I'lntelligenza si discoslo da- gli unl e dagli altri. Indi condiiuse: Ciiiunque prestera obbedienza a te, la proslera a me; clil ti Sara ribellc, lo sara a me pure. Per to si apre I'adito alle dignita subliml; ed io fi bo costlluita per tutti i miei servi il cauale cbe conduce a!!a mia iiiisericordia. L'ln- telligenza, udile queste parole, gelto uno sguardo sopra se mede- siina, couobbe di non avere n6 rivali ne eguali a se; e si compia- cque in vedcrc cbe elia di nessuno ba d'uopo, e che nessuno giamniai contenderebbe con lei. Un reo compiacersi fu quello : il Creatore dalia obbedienza di lei creo la ribellione, dai liiiiii di lei le tenebre, dall' umllla 1' orgoglio , dal sapere i'ignoranza: qualtro qualita ciemenlari cattive, opposte aile qualtro biione elemenlarl qualita deirinlelligcnza. Coslei, csposla per lal modo a duri conflilti, PAaXE STRAMERA. 3yC) conlessi itmanzi al Creatore la sua insufficicnza , c la coipa di quel suo complaccrsi; e ne chiese il soccorso conlro quc'suoi na- tural! avvcrsarii. Or dalle umiii preci e dalla brama da lei mani- foslala fornio il Creatore \' Anima de ministri , cui costitul il dhou- massa dell'Intclligciiza, per significare che quest' Anima, o questo sccondo niinislro, riceveva imincdiatainente dall'Intelligenza ia co- gnizione delle verila religiose. Per tal niodo, siccome il Creatore dalla sua luce radianle e perfelta produsse I'lntelligenza univer- sale; cosi dalla luce dell'Intelligenza produsse l' Anima; e quindi dalla luce dell' Anima produsse la Parola; dalla luce della Parola il Sabek, o Prcccdente; dalla luce del Sabek il Tali, o Seguente; dalla luce del Tall produsse la terra e quanto essa contiene c le sfcre che fanno le circolari loro rivoluzioni, i dodici segni dello zodiaco, i quattro elcnicnli, e la materia, che ^ il quinto elemcn- to. Cosi per verila si esprime lo stesso Hamza, ne e a maravi- gliarsi che in sogni lanto bizzarri ed assurdi ben nioltc cose sieno malagevoli a comprendcrsi. L' Intelligenza inlanto soccorsa, circon- data da tali sue immediate o mediate produzioni, o sia da ministri sifialli, si studia di preniunirsl contro le operazioni delle quattro cattive qualita elemeulari , che assumono la persona di Rivalc a lei, detio Ilaret, e poscia /i/i'5 (che forse ^ una contrazione della voce ot^,S^/oc, diai'olo), che si reputa come somigliante all'Intelii- gcnza per lo spirilo e per la forma sua, c perclie cmano dall' In- telligenza senza che altri vi concorressc. Sezione IV. L'autore, dopo averci indicato cio che i libri dei Drusi inscgnano intorno la produzione dei ministri, e i diversi nomi che a tulli i ministri coaveugono in gcnere , e ciie sono a molli fra loro comuni, esamina in particolare cio che riguarda clascuno de' cinque minislri. Primo miuistro e l' hitclligenza , o Hamza, perche questo nou e allro se nou il nome della figura, solto la quale apparve, al tempo di Ilakcm, la Intellii^vriza. Rispello ad Hamza, ecco la dot- Irina coutenula mcI formolario dei Drusi. Hamza apparve, in tulte le rivoluzioni, da Ailamo lino al profeta Hamed (o forsc Ahmed), seltc volte in tulto. All'epoca ili Adamo si chiamava Schatnilj a ([uella di Noe Pilagoraj al tempo di Abramo, il suo nome era Z>n- i-idej si uomava Sclioaib al tempo di Mose ; a quello di Gesu, cgli era il verace Ulessia, c si appeliava Eleazar j al tempo di Mao- melto si diceva Salman Fares i smWvic chiamavasi Salcli j, al tempo di Said. Dalla tesliuioniaiiza die Hamza, figliuolo I'i All, rese a sc 38o PARTE STRANIERA. incdesinio, si conosco conic cgli sia rcccellente ininlstro dclla ve- rila. « lo soiio, egli dice nel siio trattato col lilolo di Awerti- n vienti cd Esortazioni, la prima delle creature del Signore , io 55 sono la sua via il inonle, il liliro scrillo, la casa cdificata. 55 Io dispongo della risurreziono c dcU'cslreino giorno io sono M rimain degli uoinini religiosi c I'arbitro delle grazie. Quegli » sono io clie annicliila luUe le religion!, clic distrugge i mondi... 55 il fuoco acceso clie domina i cuori ». L' insegnamenlo de'Drusi tranquillo riposando su questa dichiarazionc, non va piu oltre in cerca di prove per vedere in Haniza il piinto del riposo j la via diritta^ il Kaiin (Capo) della vcrita , V imam del secolo, la causa delle cause, il veriliero Messia, la di cul parola k contenula nel Vangelo de'Crisliani, clic risuscito dal sepolcro, e clie entro a porte chiuse nel soggioriio degli apostoli. Per una conseguenza di qucsla identita del Messia e di Hamza, tutti i nomi clie, secondo la dottrina de'cristiani, convengono a Gesii Crisfo , dagli aiitori Drusi sono applicali ad Hamza. Egli e per costoro il Verbo unito alio spirito di i'critd, il vero Unto che si e manijcstato per la re- missioiie de' peccati , V immolate , ec. II nome stesso di Figliuolo di Dio non gli ^ slraniero; perocchc Hakem e cliianiato, rispetlo a lui, il Padre. Tulte le antecedenti nianifeslazioni deH'Inlelligenza non crano se non un preludio di quelio clie doveva aver luogo nelia pienezza de' tempi sollo la figura noininata Hamza, nell'e- poca stcssa in cui la divinila si niostrerebbe agli uomini nella sua umaniti solto la figura nominata Hakem. La cognizioue di Ham- za, delle sue eminenli qualita, della sua grandezza e polenza, del ministero clie gli ^ aflldato, della sua disparizione per un tempo, del suo fiituro ritorno, e de'giudizii clie esercitcra sopra gli uo- mini: tale 6, dopo il dogma dell'unita di Dio e delle sue manife- slazioni, il principale oggctto della religione dei Drusi. L'epoca della manifeslazione dell'Iiitelligenza sotio il noinc di Hamza non e difficile a deterniinarsi, poiclic e appunto l'epoca nclla quale comincia 1' era dei Drusi. Gli anni di tale era sono cliiamati gli anni di Hamza e non di Hakem. Primo anno dell' era prefata e Tanno 4o8 dell'egira, al quale e duopo che si riportino una sedi- zione popolare coiitro i scguaci di Hamza, suscilata nelia grande nioschea dal Kadlii, Ic parole di Hakem iiitorno i risultameiiti di quella sedizionOj la pugna fra i Bateni, o Tavvili, sullc doltrine de'quali era fondata quella di Hamza, e dei Tcnzili, avvcrsarii della inedeiima: c inline I'attacco dc' Turclii sosteiiuto da Hamza PARTE STRANIERA. 38 1 con (Ipdici soltanto dc' siioi segiiaci, e I'imprudente procederc di Darazi, lo di cui a v venture si riferiscono nella vita di Hakem. L' anno seguente al 408 i rappresentato ne' libri dei Drusi come un anno di prove e di afllizioni per Hamza, il quale fu costretlo a tenersi nascosto e a coniunicare la sua dottrina colla niassiina cir- cospezionc e riserva. Ma nel successivo anno 4io prese coraggio pel favorc che gli nianifestava Hakcm, usci dalla sua solitudine, e imprese liberaniente il suo niinistero fino alia dlsparizione di Ha- kem jicH'anno 4' '5 ^ anche dopo questa eonliiuio tuttavia per lungo tempo a sostenere la speranza de'suoi discepoli, loro an- nunziando il prossimo ritorno di Hakem ; finche disparve egli pure. II signor de Sacy crede di aver rinvenuto uno scritto di Hamza stesso, destinato ad annunziare tale disparizione, e insieme a pre- munire i suoi seguaci contro la sorpresa di un impostore chiamato Ebn-nlbarbariyjaj clie si allribuiva la dignita di imam. Sezionc V. Secondo minislro. Abbiamo supcriormente ac- cennato che nel sistema dei Drusi, il Creatore dalla luce della In- telligenza produsse I'Anima dei ministri : le cose che chiarainente si possono rilevare intorno a questa personificazione si limitano alia storia della manifestazione di lei al tempo di Hakeui e di Hamza. A quoslo tempo I'anima apparve sotlo la persona di Ahou-lbra- him Ismail J Jigliuolo di 3Iohammed Temimi. II noslro autore ci ri- porta la lettera , nella quale Hamza gli conferisce il grado di se- condo ministro. In essa Hamza che si quallfica per I'emiro de'cre- denti, per colui che trae vendetta dai polileisti, dagli infedeli e dagli aposlati colla spada di Dio Signorc, che solo d degno di adorazione, stabilisce per suo vicario sopra tulti coloro che con- fessano I'unita della maesta santa, in tulte le isole e per tulti i climi della terra, Ismail, suo fratello ed alleato, 1' Henoch del suo secolo, c gli conferisce potere sopra tutli gli altri ministri di pre- scrivere e di proibire. A queslo secondo minislro si vede dato an- che il titolo di Modjlcba (I'eletto), ma sembra che non appar- tenga all'anima considerata come un ministro spiriluale, bensi ad Ismail o sia alia manifestazione deU'auima sotto la ligura di tale personaggio. Di queslo Ismail si haniio fra le mani de' Drusi diversi scritti : in un suo eantico egli cosi si esprime riguardo al suo fu- ture ministero nel giorno del trionfo della religione unitaria : « La » spada di Temimi apparira snudata sopra tutti voi.... e il fior » de' fedcli (I'Anima) non desistera dal farvi guerra, senza lema » e fine «• Nel formolario dei Drusi 1' anima e dcnominala anche 382 ■ PARTE STIIANIEKA. Dlioii-niassaj e tale minisiro die al tempi di Hamza era solto la ligura di Ismail, ai tempi di 3Iaomctlo, figlio di Abd-allah, si «o- miiiava Mikdad. Come per la parola Aiiiico (Kndim) si iiilcnde Hamza; rosi per la \occ Etcrno (Azel) si intende il di iui fratello Ismail. ]\la per una incoereiiza di asserzioni vediamo poi allrove die la voce Azelj I'Elerno, e altriljitita iioii ad Ismail, ma ad Hamza. Presso Tautore del citato formolario tioviamo il noma di Giovannij clie sembra parimciile appllcarsi aU'animaodal secondo ministro; e die negli scritti di Beha-eddiii porta 1' epiteto di Ini- moJtilOj, c vcrisimilmenic si attribuisce ad Ismail , figlio di Mobam- ined. II cbe quando sia ammesso, e par da ainmettersi die Ismail vivesse ancora allordie Belia-eddin componeva gli scritti cbe ac- ccnnammo e in cui Giovanni e detto I'lnimolalo. Or siccome tali scritti sono indirizzati all'impcratore Blicbele Padagonio die ascese al IroDO per favore di Zoe 1' anno io54 di G. C. , 4^7 dcU'egiraj cosi quegli scritti iion possono dirsi anteriori a quell' anno , cbe e il diciaiinovesimo di Hamza: e cio taiito piii c certo pcrcli6 vi si fa menzione del iragico fine dl Romano Argiro, predccessore di Mi- cbele. Sczione VI. Terzo Ministro. La Paro'a o il Vcrbo e il terzo ministro aggiunto da Hamza al sistema gerarcbico de'Baleni; i quali sii qucslo punto di loro dotlriiia sembrano aver desiinle al- cunc idee dalla teologia crisliana. Nel sistema di Hamza , la Pa- rola, terzo ministro s[)iritnale. e la prima delle produzioni nata daU'iinione dell'Intclligenza e dcH'Anima. Le manifestazioni dcUa Parola anteriori ai tempi di Hamza sono ravvolle nell'oscurita; la manifestazione contemporanea con Hamza ebbe luogo nella per- sona di Mobammed, figliiiolo di Wabab, soprannomalo Ridlia, cbe succedetle ad uno dei discepoli di Hamza, appellato 3Iortad/in. Hamza gli coiiferiva siffatlo ministero ne'segnenli termini: Me- diante I'inspirazione die mi forni noslro Signore Hakem, 1' unico, il solo, I'eterno, 1' incomprensibile, il Creatore degno di lode, bo scoperlo i luoi secreli pensieri e tiitto ci6 cbe le azioni csteriori mi avovano anteriormcnte palesato. Non bo miralo in le se noii una slncera confessione dell'unila del Signore degli uomini,del sovrano dc' sovran! c un animo franco e relto. Ti bo conferito perlanto la dignila gia posseduta dallo scoikb Mortadba: cbe il Signore santificbi la sua aiiima ! Ti bo posto nel possedimenlo della scienza, del grado c di ttitli i libri uiiilarii di Iui. Ti bo co- slituito capo di tutli i dai _, di tulti i fcdeli uiiitarii. Nessuno li e PARTE STRANIERA. 383 superiore , Iranne il fiore de' fedeli , 1' Enoch di questo secolo, Ismail, figlio di Mohammed, Temiiiii. Quando vedrai un uomo dcgno di essere disccpolo di Ridha c adoratore di Hakem, sii bcnefico verso di hii. Se costiii ^ oppresso, io lo soccorrero; se ^ oppressotc, lo domero. Chiuiiqiie sara stnto posto in carccre per tuo comando e avrii quiiidi otiemito il perdono de' suoi falli, sia nondlnieno condollo fia le tue parcti, e tii batlilo a colpi di liastone sicche nc senla il dolore, onde non ricada in falil che non convcngono agli nnilarii. E cosi Hamza va spiegando a mano a maoo prccetti, con- sigli c insegnamenli al suo nuovo elelto. Cestui , o sia la Parola , con altri ben niolti nomi venivadisegnato dai Drusi: nia voce comnne c a questo niinistro cd agli altri gia accennati era quella del per- souificarsi, o secondo I'arabo teschakhhasa, voce che significa as- suniere un cerlo personaggio , unirsi ad un personaggio , e nio- strarsi solto la sua apparenza esleriore. Percio Hamza diceva che gli anlichi dottori iion hamio spiegalo agli uoniini in qual modo i ministri spirituali si uniscano a certi persouaggi, unione da lui espressa coUa voce iaschkkisj e diceva pure die lo scheikh Ridha succedelte a Mortadha nella riignita di terzoministro, ed esprimeva questa idea col dire che Ridha ha nascosto Mortadha nella sua tomba o nella sua fossa j il che significa che quando il personag* gio, o per cosi dire la larva di Ridha fu pronta per le sue mani- fcslazioni, il personaggio o la larva di IHorthada si e occultala. Fi- nalnieute nel tilolo di uno scritto d' Ismail, figliuolo di Mohammed, si dice che quel lavoro fu coniposlo dal dai Ismail, iigliuolo di Mohammed, che e personi/icato , ovvero che persomfica Dliou- massOj cioc che serve di personaggio, o di larva al minislro spi- riluale Dhou-massa. Sczionc VII. Quarto ministro. Intorno a questo le informa- zioni dei Drusi sono le piili scarse; ed e pel motivo che le attribu- zioni del quarto minislro, conierite da Hamza a Selama non si Iro- vano oggidi nelibri de' Drusi. Mostafa, cloe Veletto, e 11 sopran- nomc di Selama, cbe lalvolla e anclie dinotato sotto il nome di Abnulkair. Sezione YIII. Iii questa sezione si ragiona del quiulo ministro, cio^ di Abou'lhasan Ali, sopranuomalo Moktana,, e Bcha-cdcUn , che assai figura nella storia della religione unitaria. Desso e 1' au- tore del maggior numcro degli scrilli , onde e composta la coUe- zione dei Drusi, e scmbra avcre per molto tempo esercitato il suo ministero; poic4)t' le sue fnnzioni gia avevan luogo fino dal terzo 384 PARTE STRANIERA. anno di Hamza , 4 • ' ''*'"' ogira , c dalla data di alcune di lui lef- tere si scorgo chc duravano ancora I'anno vigesimosL'Condo di Hamza, 43o dcU'cgira. Da parte di Hakctn, il Signorc, I'lniico, il solo, r eterno, superiore ad ogiii iiome e ad ogni descrizione, cosi scriveva Hamza a questo ministro: I scntiinenti clie Nosiro Signore mi inspiro a tuo riguardo, allorclii inlcsi le tue parole, la niaravigliosa eleganza delle tue composizioni c i saggi pensieri dei luoi scritti, sono un eifetto della suprema bcneficenza verso di le. La Venere dellc tue parole (!' espressione delle lue cognizioni re- ligiose) ha diffuso il suo splendore nel cielo della tua iulelligenza; e I'odore soave de'tiioi fiori (delle tue religiose cognizioni) fece palesc, sviluppandosi, la purezza delle tue credenze. Laonde fosti creduto degno di essere innalzato a piu sublime grado. Servi ora colla benedizione del Signore nel tuo ministero glorioso; e sappi die il primo de'sette nostri precetti fondamenlali k la veracita nelle parole. La veraciti (sidk) i il Weli (cioe I'amico, Hamza stesso che cosi si qualifica), e la menzogna {Kidhh) e il suo riva- le. La veracila e la menzogna si rassomigliano rispetto alia forma e al suono di quelle due \ oci. Kiclhb (menzogna) e composla di tre lettere; e sidk (veracila) e parimente forinata di tre leltere ; ma quando applichiamo a queste voci il calcolo del valore nume- rico delle leltere, vi passa molto divario, poiche tu dici allora: il kaf\Ae venti, il dal quattro, e il be due; totale ventisci : or que- st! ventisei sono Iblis (il nemico rivale), la moglie sua e i loro ventiqualtro figliuoli. Chiunque li segue, abbandona la religione dell'unita. Rispetto alia voce sidk (veracit^) il sin vale sessanta, il nl)ilazioiic del liraiiiio: quesli cdificii i;rana rovesciatt , i frulli delle sue lerrc iiiimaliiramciile periti, i suoi alheri inaridili. II servo nc C'bbe piclii, o prose a rislorare qudla contrada, condusse ncllc sue tcrre una sorgc-nic del paradiso, le di cui acqiie soiio I'acqua de!la vila e la ciistodia dclle quali e aflidata al piii santo di tutli colore che dissclauo gli uomiuij e onde bevouo i seguaci della piira ve- rita. La terra inafRata da quelle acque cb!)e vita novella, i suoi albcri si sono circondati di foglie e i suoi (iori soiio sbucciali. Ma ncl tempo dell'assenza e della dcsolazioiie, uoiniui trasfonnati ii» inostri si avevano scello un ricetloiu quella conlrada, gli iini ras- soinigliavano a draghi colla pcUe frammista di uero e bianco , gli allri a serpenti di colori diirercnti, cd allri pure a biscle con pelle punleggiafa a gialto ed a nero. Tullo cio clie 11 buon servo vi avea seminato, e clie sperava di veder giuguere a perfetta maturanza , vcnne da quest! scliifosi retlili bruciato colla saliva e col veleno loro, oppurc dislrutlo dai serpenti follegglanti coUe loro code. Gli abitalori divenncro niacilcnli ed alTamali. Infine il buon Servo, av Ycrtcndo clie vana sarebbe riuscila ognl sua cura per quella inal- augurala terra, che se la inaffiasse con acqua dolce, esso la con- vertirebbe in acqua salsa , e se vi piantasse alberi frultifcri, essa li brucicrebbc col suo cocente ardore, la guardo con un riso dispet- toso c le disse : Per nie . io aspctio la niia rimunerazione da Hakem, il benefuo ; iiia quaulo a te, fra tulte le cilta e cou- tradc, nessuna piu di te abbia niolivo di pentirsene. AUora la ab- bandono. Non e nialagevole I'indovinnre il senso di questa para- bola, di cui 3Iol\tana sembra avere tolta Tidea da alcune delle parabole cvaiigelicbe. II sapicnic della parabola e Hamza. II suo viaggio e la sua disparizione, da lui ne'suoi scritti annunziata, e ligurala, come diceva , ne'libri de'Gristiani, de'Maomeltanl e dei Giudei. Prima di allontanarsi , cgli incarico i suoi servi di prose- guire I'opere a cui aveva dato coniinciamenlo. Pochi anni dopo la di lui assenza , un tiranno, quel mcdesimo cliealtrove e nominate 1' anticnslo, o sia il figlio c successore di Hakem, perseguito i di- scepoli del sapicnte. Moklana, sfuggito al di lui furore, ebbe cura di adunare i disccpoli di Haniza e di fare iu modo che fiorisse la di lui dollrina nella Siiia lungi daU'Egillo dove domiuava il li- ranno. Dalla Siria cgli gello lo sguardo sul Cairo, dove la religio- !ie unitaria cbbe allre volte molti seltalori, ed allora era abbaudo- n.ila e disliulta. Yi spedl un niissiouario che aveva allinta la dottri- iia alio pure fi^ili di Hamza. e le di lui sollocitudini gia piometli;\ano PAKTE STRANIERA. 38^ im buon evcnto , qiiando una folia di cretici e di impostori , die ivi eransi stabiliti , si opposero all' opera di lui, e tutta la guaslarono, frainmischiando le profane lore dottrine ei loroerrori. Leggendo gli scrilti di Moklana, si coiiosce ch'egli era stale inveslito della piu ampia autorita, poiche parla ed opera come se tla solo reggesse tntte le Chiese unilarie. Egli noniina niinislii infe- riori, loro assegna il terrilorio dove dcbbono escrcitare la loro niis- sione. Le sue cure abbracciano la Siria, i due Irak, la Persia , i'Egillo, I'lemen, l' Arabia Petrea, fino a Moultan. Le sue Ict- lerc. clie sono in gran nuniero, ci danno una vasta idea della propagazione di quella sella, e delle molle Chiese, suUe quail egli esteudeva la sua vigilanza. II signor de Sacy suppone che Moklana sia I'autore di tuui gli scrilli conlenuli ne'manoscrilti i582 e i583 della Biblioleca reale di Parigi, e indicall nella di lui Nolizia del nianoscrilli drusi, sotlo i nunieri XLI e seguenti fino al LXVIII csclusivamenle. Esse allribuisce parimente a ftloklana tulli gli scrilli conlenuli nel niaiioscrillo 398 della Biblioleca Bodlejana di Oxford. Lo stile di Moklana, sebbene talura abbla poca graimialica, e dl- scenda alle forme del linguaggio volgarc, e pero ricercalo, servo della rima, oscuro, prollsso, ripieuo di melafore di un senso diffi- ciiissimo a penelrarsi. Fra le sue letlere una ue esiste diretta a Co- stanlinopoll all'linperalore Coslantino VIII, soprannonialo Porfiro- genele ; un'allra diretla a lulli i crisliani, e specialnienle ai preli, al palriarcbi ed ai niclropoliti ; una lerza pol scrilta all' imperalore Michele Paflagonio, niarllo di Zoe, figlia di Coslaulino VUI. Tutte banno un niedesimo scopo , cioe di nioslrare che Hamza e il Mes- sia, die Tapparizioiie di queslo sotlo 11 nome di Hamza, e 1' ultima di lui venula, e clie 1 ciisliani banno alterall 1 dogmi della loro religlone. Sembra che Moktana avesse cognizioue del iuogo dove Hamza crasi occullalo, e intrallenesse una sccrela corrispondenza con csso lui. Gio aininelte aiiche 1' autore del comentario suiratlo d" inizia- zione alia reiigione unilaria , comentario conleniUo nel manosciitlo num. 454 della Biblioleca Bodlejana, e secoudo 11 quale la plii co- nuine opiuione voleva die 11 ritiro di Hamza fosse al Cairo, c die da quel lato Bloktana ricevesse i lumi emananll dal Well della verila. In fine, 1' ultima di tutte le letlere di Moktana indica la Di- ■\parizione e il Ritivo allresi di queslo quinto miulslro , U quale in tempi anteriori gia aveva fatlo ceniio della sua rinunzia al mini- slcro affidalogli, ed aveva prescrillo verso di se quanlo era gia 388 PARTE STRANIERA. stalo prcscritto iiell' isfante die Hakem disparvc, vietando ogni ri- cerca die tendcsse a discoprire il luogo del suo ritiro. La Sezione IX versa su i niinistri inferiori dei Drusi: qucsli forniano tre ordini scmpre soltomessi ai cinque niinistri superiori dei quail si e falta parola; e sono i ilai, i maclhouiij ed i mocaser. Sembra clie I'istituzione di costoro fosse lasciata in facolta dei capi dclle diocesi, i quali essi pure iion eiano die dai di un grado pill significanle. II noine stesso dai, o sia cohd che appeUa/mdicA „, baslevolmente 1' opera di talc niiiiisiro, die e di appeliare gli uo- niini alia cognizione c confessione della dottrina unitarian al dai c subordinate il madhoun che deve rcstringersi all' adempiniento de- gli ordini che gli vengono comunicati : pare altresi che la princi- pale funzione di queslo ultimo fosse di ricevere le iniziazioni solto- scritte dai nuovi proscliti sopra il terzo ministro detto mocnser: i docunienti dei Drusi a iioi pervcnuli non parlano a sufficienza. Yi si puo rilevare soltanto che il loro ministero si liinitava a disporre 10 spirito di quelli che si volevano atlirare alia nuova dottrina in- spirando loro dei dubbj intonio a qudia die gia professavano. Mi- nistri di un ordine ancora inferiore sono indicati negii scritti di Hamza. 11 numero di essi ^ il soggetto di ben niolte allegoric e di spiega- zioni cabalistiche fra loro varianti. Capo terzo. Abbiaino percorse le persone dei ininisiri , debito dei quali era 1' insegnare e il propagare la reb'gione unitaria: ve- diamo ora quali iuscgnamenti porgeva una siffalta rdiglone. Se- condo I'idea concepita dai Drusi iutorno la creazione di questo uni- verso, tulte le cose furono originalnienle forniatc nello stesso stato in cui ora si veggono. II Creatore fece in iiiodo che i prinil uo- mini si ideassero di aver gia avuti genitori cd avi. Fra loro chi si immaginava che il padre suo avesse il tal nonie, fosse figlio di un tale, esercitasse tale o tal altro inestiere; chi visitava le tonibe, vi scorgeva ossanii di inorti , e diceva : Ecco il sepolcro del padre inio, ovvero della inia niadre. Ciascuno dalia prima origine si trovo istruito pienaiueute nel suo niestiere, ma diceva di averlo ap- prcso da un tale, figliuolo di un tale, die era morto. Vi furono persone die si videro ai fianchi dei (igliuoli piccoli e grandi, allre che si trovarono ad esercitare il coininercio nei differcnti paesi della terra. Tutto cio nondinieno aveva esistenza nella sola loro iinmaginazione per un cfietlo ddl'onnipotenza del Ciealore. Pol le animc passarono successivaniente da un corpo in uii altro di cui si rivestivanO; e il prinio corpo nioriva e si annientava; la PARTE STRANIERA. 389 qual cosa duro pel volgere di vane et;i. Ma queste aninie esse pure furono create, c lo furono dopo la creaziotie dcU'Intelligenza clie e Hainza, f'lglio di All. Dalla luce di questo esse ebbero esislenza ; il loro iiumero e fisso; iie cresce, ne diminuiscej per durare di secoli e di eta. Gli apostali poi che dopo avere abbracciato la dot- trina unitaria al tempo di Hamza , vi riuunziarono , e contrassero allcanza, secoiido il dire di Moklana, con Iblis, il maledetto , c niaugiarono deH'albcro infernaie chiamato Ghislin (Alcoran sur. 69 V. 56), e bcveltero dell'acqua ardente dell' inferno senza a- verne ripugnanza, questi apostati souo anime, che nelle rivolu- zioni precedeuti si resero colpevoll della stessa apostasia. Laonde nel sisteina dei DrusI le anime degli infedeli (e lo slesso vuol tiirsi delle anime fedell) subiscono diverse trasinigrazioni. Ma pri- ma di parlare su questo soggetlo e duopo considerare cio che gli scrittori drusi intendono per I'anima. Fra gli scriltori drusi Ismail, figliuolo di Mohammed, distingue nell'uomo tre parti differenti:Ie prime due sono da lui indicate sotto il nome di sostanze, che souo rinteliigcnza e 1' anima; e la terza, il di cui nome significa acci- dente , u la parte niateriale o sia il corpo. L'anima o puo avviliisi, cd allora non k piii che un'anima animale, ristretta a ricevere le sensazioni che loro sono comuuicate dagli organi corporei, o puo nobilitarsi mediante le emanazioni che ella iutimamente riceve dalla Intelligenza. Tali emanazioni si ricevono dall' anima, come uno specchio riceve la figura delle cose che gli sono presentate; e in fondo sono i dogmi della vera religione ; il modo poi con cui ven- gono comunicate all' anima e cagione che con diverso nome si chia- mino ora le traccie o impressioni delV JnleUigenza, ora le Jigiire spirituali. Si appigliano esse all' anima come una scintilla prodotla dal battere della pietra focaja si appiglia all'esca. Allorclie le me- desime presero suU' anima un largo dominio, e si sono moltiplicale ed cslese, formano una figura spirituale e perfetta, cioe un fedele unitario. Peru sifTalte figure possono cadere in uno state deteriore e meno pcrfetto, od anche in uno stato d'avvilimento secondo i nierili dcH'anima, o secondo che essa medila le dotlrine unitaric e progredisce nelle medesime, ovvero le trascura cd ometle dj alinientarsene. Su questa base c stabilita la Irasmigrazione delle anime. Mok- lana, parlando di un ministro che, perseguitato da'cristiani, aveva nnnegala la doltrina unitaria, cosl si esprime dirigendo a'crisliani slessi la parola : Voi vi sicte gettati con insolenza sopra il ministro SgO PARTE STRANIERA. fedele e saggio, sopra lo scheikli, l' aposlolo illiistre; I' avete spavcntato con ininaccicj dellc quail il Signore chieJcra conto ai principal! fra vol nel gran giorno, e in puniziouc dclle quali egli cangera le vostre figure e le trasfonnera in porci e scimie, siccome voi facesle mutar di figura quel saggio dotlore. Tale mclamorfosi in bruli animali e indicata dalla voce meskh, a dlfFerenza deila me- taniorfosi puranienle spiritualc disegnaln colia frasc cangiamenLo di Jigiire. Pero sembra al signor de Sacy che quclla mclamorfosi cor- porale non sia secondo lo spirilo primilivo dalle doUnno di Ham- za, e iuclina a credere che il testo di Moktanaj la dove si dice che i cristiani saranuo cangiati in porci c scimie , si debba Intcn- dere spiritualmente , o almeno liniilarsi ad una Irasmigrazione in allri corpi uinani, ma deformi e di uu ribuUante aspello. Si disse che, conforme alia doltrina unitaria, I' uonio h coniposlo di una inlelligenza, di un'aniina, e in fine di un corpo; or qucsto corpo serve all'aninia come di inviliippo e di veslimcnto , onde e nomato Kainis, camicia, nome che si attribuisce alle vane forme corporee, sotto le quali apparve la divinita. L' uiiione poi dell'a- nima con un corpo qualunque forma una persona (schakhs). L'a- nima passa successlvamente in diversi corpi, e per tal modo forma . diverse personc. La riunione di tutle le persone cosliluisce un mondo od una classe di esseii, dislinta dal mondo superiore e dal mondo inferiore : c il numero delle persone e sempre il medesinio in lutli i secoli; ne aumenta ne diminuisce giainmai. Quiudi diceva Hamza, che il prinio dei natck (nome di ministri inferiori) e iden- ticamcnte rullimo, se non che ha prcso difTcrenli forme pei di- versi iiwihippi, sollo i quali apparve in diversi tempi; e la beilezza o la deformila del corpo, al quale si congiunge I'anima nelle sue varie trasmigrazioni , ha un rapporto colla sua purezza o coUa sua corruzione. Ma per quanto T auime nelle loro trasmigrazioni di eta in eta possono crescere in purezza e bonta, non acquislano pero il pill eminente grado di pcrfozione se non al sccolo di Ilnkem e di Hamza. Piiiancora, dopo la manifestazione dell' I'llclligonzii sotto la persona di liauiza tulle le rivoluzioni sono finite, nulTallro ri- mane d'atlendere fuorche la risurrczione, il giudizio definitivo che separar deve per sempre gli infedeli dagli unil:uii e irrcvotabil- menle stabilire la sorle eterna degll uni e degli allri. i\el corso di questa ultima epoca e in aspeltazione del giudizio definitivo, le ani- mc che giunscro al colmo delle cognizioni splrituali c si acquislarono una figura perfelta, mcdiaiitc la loio uuione colic veiila emanate PARTE STRANIERA. dg I dairinlelligcnza, sopravvencndo la niorte del corpo, non passa- no pill ill allri iniovi , ma vanno a coiigimigersi coll' imam , che o il soggiorno del luiiii, si confondouo con esse lai e restano come in liii occultalc, finchc giunge I'islante in cui esso ricomparira colmo di gloria per escrcilarc il siio giudizio^ allora esse ricom- pareudo fonnerauno il di lui coiicggio. Tali aniine cosl sciolle dai viiiooli corpoici e riuiiile ncll'iinam sono cliiainate \\ popolo ele- i-atOj A popolo altissimo, gli abilanli di Aral (noine che il Co- rauOj sur. n. v. 4' '^'^ ""^ un muro che separa 1' inferno dal para- dise), i hinii santi, ec. Capo qnarlo. Rcligione unitaria: sua superiorita ad ogni altra rc- ligione. Secondo il fonnolarlo del Drusi, la scienza e divisa in cin- que parti: due appartengono alia religione, due alia nalura, c la quinta e ia piii eccelienle di tultej e la verace scienza, quella che si disegna specialmenle con siffallo noine, cioe la scienza della re- ligione dci Drusi, la dollrina di Hamza , liglluolo di All, servo di jNoslro Slgnore Hakem; che non va soggetto a delerioramenlo od a nnUazioue, che non pu6 divldersi ne svanire. Delle due prime scienze I una e la scienza della religione esteriore, o sia il Tcn- zilj, I'allra quella della interiore religione, o sia il Tawil. La pri- ma e propria dei nalek, che sono Noe, Abramo, Mose, Gcsii e Maometlo; la secouda degli asas. Pero nessuno dei natek disparve senza aver prima iudicato chi sarebbe il suo asas. L' asas ha po- scia pubblicata 1' interpretazione allegorica della religione, che era slala foudala dal nalek , in guisa die ogni natek col suo asas forma una coppia. Pero e il nalek e I'asas non sono se non servi impie- gati nel minislerOj del cfuale il verace oggelto e ia dottriua unita- ria, il dogma deU'unita di Ilakem, die procura la salute. Riuiane oia a parlare delle parti inlermedie della scienza, cioe della lerza e della quarla; tali parti, secondo i Drusi, sono la scienza della mcdicina naturale, o sia degli uomini, e ia scienza della nie- dicina dei bruli. Chi possiede la prima c chiamalo medico, e chi possiede la seconda, veterinario j ma ambidue non sono che cni- pirici, perche traltano cio di cui non si acqnislarono cssi la co- guizioiie, ma la riccvettero dai filosofi che gli hanno prcceduti , appunlo come i seguact della religione esteriore riccvettero le loro cognizioni dai natek. Pero anche i lilosoii non possono inolto glo- riarsi di quelle loro cognizioni: i loro studj finalmente si limilarono ad aprirc il venire deU'uonio, a cousiderarue le inleriora e a fou- tlare sopra cio il loio giudizio. Ora lo stato di iin uonio che fu ig-2 PARTE STRANIERA. ncciso, od e iiaturalmente inortOj di cui si e apcrlo il ventre, noii e qiiello di uii uomo ancora viveiite, e percio ad uomo vivenle e parhinte non si possoiio applicare i loro ragionamcnli. E qiianti medic! vediaino noi esperli nell' arte loro, alticri della loro sciciiza uccidere gli ammalati co'mcdicaincnti clic loro porgono per risa- narli? Lo slesso e de' velerinarii, poichc operano a caso e per inalfonne congetlure. Cosi ragionano i Driisi, e percio, sccondo ossi, non puo trovarsi la verila nelle prime qualtro parti della scieuza; essa e da invesligarsi altrove, vale a dire nella quinla par- te, la pill eccellente di tulte, giacche le stesse prima e seconda , | cio6 la religione esteriore e la interiore, non hanno realta. Ma ben verace e reale e la quinta parte, o sia la doltrina iinltaria, die con allri titoli e la cosa assolutamente accellevole ^ la misericordia , la , giustizia^ il vcrho unito al Messia, il regno de'cicli. ' Superiorniente abbiamo vedulo che la religione unitaria e posta a confronto con due altre religioni indicate sotto i nomi di Tenzil e di Tawilj che sono annoverate fra le religioni false ed erronee, e sono anche delte: legge esteriore ed interiore ^ ^^gg^ ^^^ natek, e AcW asasj infedelta e politeismo_, i di cui settalori debbono es- sere puniti quanrio trionfcra la dotlrina unitaria. Ora il Formoiario j dei Drusi cbinramente ci islruisce, di qiiali religioni essi parlino i sotto qucgli accennati tiloli. In esso formoiario si addomanda: Qual e il nome dc' Mussulman!? si risponde: E Tenzil: nome che porlano i Mussulmani per significarc la pcrsuasione in cui sono, che il Co- rano e disceso dal cielo. Poi altra domanda: Qual e il nome dei cristiani? Risposla. E Tavvil^ cioe il nome di quelli che interpre- tarono le parole del Vangelo. Pertanto la voce Tawil involgel'i- dea di interpretazione, di dottrina allegorica o mistica; e quindi fu assunta anche per indicare alcune setle degli Schii, i quali ad una venerazione illimitata per Ail e gli imam! di sua slirpe sosle- nevano fra le altre cose che le pratiche prescrilte ncl Coraiio si debbano tulle intendere allcgoricamenle, e che I'osservarle alia lettera e un'empieta. Quindi al Tawil si attribuiva il nome di in- teriore, e da cio questi settarii sono chiamali Baleui : la dove il Ten- zil , che soggetta gli uomini alia rigorosa lelterale osservauza dei precetti rehgiosi , quali sono per essi 1' orazione , la decima , il di- giuno, ec, porta anche il nome di esteriore. Or queslc due reli- gioni, il Tenzil, che non riconosce altro capo se non Maometto, ed e fon.'ata unicamente sulla di lu! aulorila , e il Tawil, die deve la sua origine alia famiglia di Ali, eprescrive una illiuiilata venerazione PARTE STRANIERA. SgS verso il genero c il successore tli Maometto, si mantenevano a gara neU'Egitto sotto il regno de'Fatiini. Quesli califfi , i quali fondavano la gloria della loro casa e i loro dirilli al Irono ed al pontificato suUa progenie di All, di cm prelendevano essere uii rampoUo, avevano nell'Egitlo introdotta la loro doUrina quaiido ire fecero la conquista, sebbene con una certa toUeranza per non ur- tarc di fronte i mussulmani abitatori di quelle contrade, prima di renders! forti e potenti conlro di loro. La sezione terza del capo terzo merita un particolare sguardo ; essa ci presenta I' opinione degli autori drusi intorno alia religione giudaica ed alia religione cristiana. Questi autori tendono radical- mente a provare die il tempo conceduto alle predette religioni e decorso, che esse non erano se non semplici figure della religione unitaria, e die la manifestazione della realta annidla siffatte re- ligioni figurative. Siccoinc pero gli unilarii nulla avevano a lemere da'Giudei e da'Crisliani, i quali sotto il govemo de' Mussulmani non godevano che una esistenza precaria, e a fronte de'Maomet- tani formavano un nuraero poco attendibile, cosi negli scrilti di Hamza e di Ismail, figlio di Mohammed, Temimij non si trovano intorno a quelle due religioni se non rari e poco imporlauti cenni. Pero in quel niodo die Hamza cita il Corano e i llbri religiosi della setla de'Bateni,.e col sussidio delle allegoric e della cabala da lui adoltata ne deduce argomenti in favore della dollrina unitaria; nello slesso inodo egli si appella al Pentateuco, ai S alnii, al Van- gelo, come a libri nei quali sono annunziati e fig urati i dogmi della religione unitaria e i circostanziati aggiunti della manifestazione di essa. flia il profitto che traggono gli unitarj da tali libri non to- glie che nel senso loro sieno un miscuglio della dottrina vera e doUa falsa dottrina dei natek. Quindi un loro anoninio scrittore cosi si esprime: Tulto cio che nel Pentateuco, nel Vangelo e nel Co- rano trovasi di vero, ed e ammesso fra noi , viene da Nostro Si- gnorc (Hakem): ma quanto non e ricevuto fra noi, non appartiene che alia dottrina cd alia vana jattanza di que'religionarii. Lo scrittore che parla piu soveute dei cristiani e Beha-eddin. Queslo niissionario, che esercitava le sue missioni nella Siria, provo quasi continue opposizioni dal lato de'maoniettani di quella con- Irada; c i cristiani, sudditi deiriinpero greco, coi mussulmani frammisti secondavano gli sforzi di costoro per impedire i progress! di quella setla novella. Per questa ragione Beha-eddin viene tante volte a contesa co' cristiani, c si da cotaala fatica di provar loro Bibl. Ital T. C. 26 3g4 PARTE STRAMERA. clie haniio alterala la vera doltrina del Messia e falsificalo il loro Vangelo, che dapprincipio cosi positivamente annunziava la ma- nifestazione della doltrina unitaria. Sembra anzi istruilo de'libridel Nuovo Teslamcnto e della liturgia de'cristiani, ma altera quasi lutti i testi che cita per trascinarii alia inlerprelazione che piu gll e a ■proposito. Secondo queslo aiilore druso, le parole predetle da Cri- sto intorno il tempo che riinarrebbe nel scpolcro e poi risorgereb- be, non si debbono letleralmeute intendere della sua morte e ri- surrezione, ma della sua disparizioiic per rintervallo di tre giorni, la quale pure deve intendersi allcgoricamente. Perocche il primo di que' tre giorni e la missione del niedesimo, nel tempo in cui apparve il natek Gesu, figliuolo di Giuseppe, che non e il Mes- sia vero. II secondo giorno e la missione del Paraclete, che e Mao- metto : poiche, siccome Mose ha annunziata la veuula di Gcsii, cosi Gesii ha annunziata quelia di Maoinetto. La quale opinione e co- mune a tutti i Maomettani, ed e fondata suUa confusione delle ■voci nxpaxkrizog e nxpaxlurog , la quale ultima voce corrisponde al lermine Ahmed o Mohammed. Ma strana cosa e pure che Beha- eddin qui applichi al Paracleto le parole di Cristo, che il Principe del mondo sta per venire, e nulla havvi in me che a lui appar- tejiga. II terzo giorno e quello della missione del Mehdi, che ap- parve per invitare gli uomini ad abbracclare la dottrina allegorica del Tawil, ed a conoscere il tempo della manifesla^ioIle della In- telligenza sotto il nome e la figura di Hamza. Questo ultimo giorno ^ il compimento del primo; di esse parla il Messia, la dove dice: II mio tempo non e ancora venuto. Varii altri testi evangclici sono assunti da Beha-eddin e para- frasati alia sua tcmpra: con essi cerca di attirare a se i seguaci di Cristo, e a compiere la distruzione della religione de' cristiani. In genere, il seguente formolario dei Drusi ci istruira ancor piu sulla opinione che dei cristiani si sono formati questi singolari scttarii. Dom. Qual e ii nostro scopo, allorche parliamo con lode del Vangelo ? Risp. Nostro scopo in cio e di glorificare il nome di Alkaim- biamr-allahj che e lo stesso che Hamza; poiche e desso che inse- gno il Vangelo. D'altronde e nostro obbligo di approvare in fac- cia agli uomini qualunque sia il loro culto religiose, la credenza della quale fanno professione. Oltre cio, il Vangelo e foudalo so- pra una sapienza divina , e il suo senso allegorico figura la religione unitaria. •.,.,: . .,. r. PARTE STKANiKRA.. 3g5 Dom. Che dobbianio noi dire rispetto ai marliri, de'quali i cri- sliani esallano il coraggio e il numero? Risj). Dol)biamo dire die Ilamza iion ha giudicalo a proposito di rlconosciTli, che anzi rigelta come apocrifi i racconti inloruo a loro, sebbene abbiano in loro favore la testimonianza di tutti gli storici. Dom. Se i cristiani ci dicessero che la certezza di loro religione k appoggiala a prove piu solide e piii fortl che la semplice parola di Ilamza, che cosa risponderemmo noi? Con qual mezzo abbiamo noi conosciuta I'eccellenza del ministro della verita, Hamza, fi- gliuolo di All? Risp. Per mezzo della testimonianza ch'egli rese a se medesinio, quando dissc: « lo sono la prima delle creature del Signore, ec. ". Dom. Che dobbiamo pensarc del Vangelo che e fra le niani del cristiani, e quale c per questo lalo il nostro insegnamento? Risp. II Vangelo e vero, perche conticne la parola del verace Messia , il quale al tempo di Maometto portava il nome di Salman Faresij e che e Haniza, figliuolo di All. II falso Messia ^ il nato da Maria. Dom. Dove trovavasi il verace Messia, nientre il falso era coi discepoH ? Risp. Esso lo accompagnava, ed era nel numero de'suoi disce- poli; pronunziava Ic parole del Vangelo, ed instruiva il Messia, figliuolo di Maria, gli prescriveva quanto dovea operare conforme alle leggi della religione cristiana, e questi ascoltava con docility tulte le di lui parole. Ma avendo poscia disobbedito alle parole del vero Messia, quest' ultimo inspiro a' Giudei odio verso di lui, tal- che lo crocifissero. Dom. Che cosa gli avvennc dopo che fu crocifisso? Risp. Fu posto nel sepolcro, ma vennc il verace Messia, lo in- volo da quel ricetto, e lo nascose nell'orto; indi sparse fra gli uoniini la voce che il Messia era risorto da morte. Dom. P-erche mai opero in questa guisa ? Risp. Per istabilire la religione cristiana, e affinche gli uomini aderissero alia dottrina die il falso Messia aveva loro insegnato. Dom. Perche opero in modo di ingannare gli infedeli? Risp. Opero in questo modo, affinche gli unitarii potessero ri- manere celati aU'ombra della religione del Messia, senza che al- cuno li conoscesse. Dor?!. Chi e dunque colui che risuscito dal sepolcro, e che en- Iro a porle chiusc nel luogo ove dimoravano idisccpoliV 3g6 PARTE STRANIERA. Risp. E il Messia vivo cd iiniiiortale , cioc Hainza, il servo di Nostro Signdre Ilakcm. Dom. Chi sono qiiclli che liamio mauifeslato cd animnziato i Vangelo ? Risp. Sono Matteo, Marco, Luca e Giovanni^ che sono le quat- tro donne (di Hamza, vale a dire, cosi docili e sominessi ad Hani- za, come moglie al marito). Dom. Come mai i crisliani noii conobbero la religione dell' u- nita? Risp. Per I'operazione di Dio, che e Hakem-binmrihi. Dom. Come Iddio puo trovare cosa buoiia il male e I'infe- della? Risp. E costume di Nostro Signore, che e degno di lode, di traviare gli uni e ben dirigere gli allri, come sla scritto nel Co- rano: » Egli diede la cognizioiie agli uui , e si e rilirato dagli altri «. Dom. Se I'infedelta e il traviamento derivano da lui, perche h punira ? Risp. Li punira, perche a lui e permesso di ingannarli, ed essi non gli hanno obbedito. Dom. Come puo obbedire un uomo , che e indolto in errore , poiche in tal niodo la cosa divenne per lui non inteliigibile ? Risp. Non si deve chieder ragione di cio; ad Hakem non si chiede ragione del tenore con cui tratta i suoi servi. Bensi da que- st! si domandera uno stretto conto. I libri dei Drusi, oltre a far parola de'cristiani, ragionano di varie seltc parlicolari, ed e questa la materia della sezione quarta e quinta del capo quarto di questo volume. Rammenlano in primo luogo i Nosairi, che sono un ramo di Schii, esageratissimi in favorc di All, al quale atlribuiscono azioni miracolose, e vogliono che una virli!i onnipossente risegga in lui, che sollo la di lui figura Iddio parli, che coUe di lui mani ha crealo I'universo, e per mezzo della lingua di lui impose i suoi comandi : e in conseguenza di cio aggiun- gono che Ali esisteva ayanti la creazione del cielo e della terra. Particolare ramo degli Schii sono altresi gli Imami ^ gh Zcidi, i Kataij gli Hamrawi, ed altri, che solo di fuga vengono nominati negli scritti dei Drusi. Gli Imami lo sono spesso: tale setta so- sliene che il supremo principato apparteneva per un'^sacro diritto ad All dopo Maometto J e che il profuta lo aveva positivainentc disegnato per suo successore. Ma sono poi fra loro divisi intonio airordine della successione airinigmalo dopo Ali. PARTE STRANIERA. 399 Capo quinto. A qucsto piinto abbiamo percorsi nella loro cnlita i dogmi della religione unitaria: per compiere un tal qiiadro rimane da farsi un cenno su cio che i Drusi insegnano intorno il giudizio finale e la risurrezione. Qiiesle parole nel sistema dei Drusi solo significano che nell'istante in cui la doltrina unitaria sara pubbli- camente manifestata a lutti gli uomini , in cui tutte le altre religioni saranno aunichilate, e fisse le sorli di tulti gli uomini fedeli od infedeli , gli unitarii cntreranno nel possedimento delle ricoinpense che loro sono destinate, c gli infedeli, non meno che gli apostati, cominceranno a subire le punizioni che loro sono riserbate. Ha- keni (cosi negli insegnamenli dei Drusi) disparve la notte del lu- nedi 27 schawal 41 1: ma di nuovo egli deve apparire coUa sua uinanila pel giorno del giudizio. Questo giorno ora si ignora, ma lo precederanno alcuni seguali per cui diverra manifesto; e i se- gnali saranno quando i re si vedranno governare a detlame del loro capriccio, e i cristiani sovrastare ai mussulmani. Giunto quel giorno, Hakcm piombera sopra gli uomini di tulte le differenti selte e religioni colla sua spada invincibile, e tutti li fara perire. 3Ia poi ritorneranno alia luce nascendo una seconda volla per la metem- psicosi , e allora Hakem li giudichera nella guisa seguente. Saranno essi divisi in quattro classi, cioe cristiani^ giudei, apostati ed unitarii: agli unitarii si daranno I'auloritaj il governo, la poten- za, la ricchezza, I'oro e I'argentoj essi saranno nel raondo emiri, bascia e sultani. La punizioue degli apostati consistera in cio : quanlo essi maugeranno e berauno sara aniaro; viveranno in ser- vitu e sottoposli a peuosi travagli sotlo gli Unitarii ; porteranno una berretta dl pelle di porco dclla lunghezza di un braccio, ed avranno agli orecchi pendentl di vetro neri, che nella state bruceranao come il fuoco, c nel verno sembreranno freddi quanto la neve. I giudei ed i cristiani subiranno le medesime pene, ma meno ri- gorose. Capo seslo. Tale e la teologia speculativa dei Drusi : per la parte morale , a quattro punti soltanto si possono ridurre quanlo prescri- vono i loro comandamenti : e sono , la verita nei discorsi , 1' assi- stenza e protezione viceudevole, la rinunzia ad ogni altra religione e ad ogni allro cullo, la sommissione e rassegnazione ai voleri di Dio. Rispetto al primo punto , diceva Hamza a' suoi correligionarii, ogni uomo, la di cui lingua e avvezza a mentire, e reo di poli- leisrao contro Nostro Signore: perche la menzogna e I'emblema del maledelto Iblis. 3gS PARTE STRANIERA. Tultavia il cllvieto di mentire va soggello alle sue rostrizioiii : se un druso non puo con menzogna ingannare un suo fiatello scnza rimanersi spogliato della sua fede e vinlo da Satann , ha pero la permissionc di mentire impunernente contro uonio straniero alia setta dcgli unilarii. Se, a cagione d'esempio, diccva Hamza coUa sua magistrale autorita , un uuitario tolse qualche cosa ad uonio della classe ordinaria (cioe ad uonio non uuitario), se gli ha ra- pito con violenza casa o danaro, e gli e quindi debitore, nia tro- vasi in angustie, e non ha niezzi di soddisfare al debito suo: gli e permesso di negare il debito e di mascherare la verila, affinch^ il suo nemico dalla di lui confessione non prenda argonienlo per rivendicare il fatto suo che quegli non puo restituirgli. Per cio che riguarda la protezionc e la reciproca assistcnza , il forniolario dei Drusi riduce ai soli unitarii 1' esercizio della limo- sina; secondo essi, la limosina non dee farsi se non ai fratelli adepti {okknl); verso ogni altro e vielata, e non puo gianimai esser permcssa. Quanto poi al rinunziare ad ogni altra religione e ad ogni altro culto estcriore , le originali prescrizioni degli unilarii sem- brano richieder cio senza veruna restrizione : all' incontro 1' insc- gnamenlo attuale dei Drusi aminette una colale ipocrisia , che il loro formolano apertaraente ci discopre. In psso si addomanda, quale scopo si proponga un unitario allorche parla con lode del Vangelo? e si risponde che gli unitarii sono obbligati ad appro- vare al cospetto allrui quella qualunque credenza veggasi profes- sare. Che se in preseuza di un maometlano un unitario , rigettato ogni altro libro, approva soUanto il Corano; la ragione si e, per- che esso ha I'obbligo di nascondersi solto il velo del maometta- nismo ; e di occultare la dottrina della sapienza, nella quale si con- lengono i misteri e le promesse di Hakeni, e quindi la salute delle anime e la vita degli spirili. Ne cosl adoperando i Drusi, con una dichiarata volonta che tutli gli uomini non sicno salvi, fanno un atto suggerilo da un principio egoistico, perciocche oramai la predica- zione e soppressa , la porta e chiusa. Quelli che furono increduli , sono tali per sempre , e quelli che hanno creduto , hanno creduto irre vocabilm ente . Oltre i sette comandamenti che accennamnio , si trovano negli scritti di Hamza diversi altri precetti, la di cui osservanza e rac- comandata agli unitarii. Alcuni hanno per oggelto la castigatezza de'costumi e la fedelta conjugalc. Gli appetiti brutali , diceva Hamza parlando dell' amor fisico, sono prodotti dal concorso di quattro PARTE STRANIEHA. 899 clemcnli; essi csistono in tulli gli animali: chiunque li preferisce al!a sua religione, c al di sotto degli asini e de'buoi: chi al con- (rario se ne astiene, e superiore in ecccUenza agli angeli i piu su- l)limi in dignita. Tali sono altresi i sentimenti di Moktanaj il fedele discepolo di Hamza. Cio non pertanto il signor de Sacy non ose- rebbc aflcrmare che i Drusi d' oggigiorno sieno innocenti del liber- tinaggio e delle azioni infami che loro imputa la pubbiica voce. Si scorge poi dagli scrifti di 3Ioktana che fino dal suo tempo molli de- gli inipostori, contro i quali cgli insorge, favorivano la corruzione de'costumi aWme di fonnarsi settatori. Pare in oltre che una dot- trina immorale sia stata insegnata in Siria da Neschtekin Darasi. Allri precetii appartengono al diritto civile, che fra i mussul- mani ha uno strctto vincolo colla religione, essendo fondato sul Corano. Hamza aveva riserbata a se la cognizione degli affari con- cernenli gli unitarii , e la facolta di imporre leggi particolari alia sua setta. Pero, tranne alcune che risguardano il matrimonio e il di- vorzio, non si hanno traccie di verun' altra, c nemmeno di quanto concerne i teslamenti, le nianumissioni, le successioui ereditarie, e simili. Solo ci e dato di osscrvare che tutte le convenzioni, tutti gli inlratlenimenti degli unitarii doveano portare un caraltere che li distinguesse da ogni altra setta. Forse a questo intendiniento e da attribuirsi I'istituzione di una specie di simbolo, col quale i Drusi riconoscevano il loro correligionario, siccome sta scritio nel for- molario spesse volte citato. In esso si addomanda: A qual segnale distinguiamo noi un fratello unitario quando lo incontriamo per via, ovvero conic ospite viene presso di noi, e si dice noslro'^ Risp. Quando ci incontriamo in lui, dopo i primi convenevoli richiesti dalla urbanita, gli diciamo: Gli agricoJtori ne vostri paesi seminano essi il grano di mirobalano? Se risponde: Sij esso e seminato nel cuore de' credenti :, noi lo interroghiamo sulla conoscenza de mi- nistii. Se rispondendo ci soddisfa, lo riconosciaino per noslro fra- tello; se no, lo consideriamo uno siraniero. E verisimile che un siffatto simbolo fosse di antichissimo uso fra gli Schii , gli Isniaeli o Baleni , e che la scmeiite qui indicala del mirobalano , nome particolare di un albero dell' Egilto e dell' Arabia , da cui distiUa odoroso liquore, rappresenta la dottriua della religione unitaria. Termineremo col porre sotl'occhio dei nostri leggitori un sunto tlclla formola o professione della fede unitaria. << lo pongo la mia » fiducia nel jNostro Signorc Hakeni, il solo, I'unico, I'eterno, « che non fa parte di alcuna coppia , e a cui non conviene alcun 4oo PARTE STRANIERA. » numcro. Un talc, figliiiolo di un tale, confessa, obbligando colla » presente dichiarazionc il siio spirito e la sua anima, non indotfo » da alcuna estema violenza, di tutto suo buon grado^che rinun- « zia ad ogni setta, dottrina, religione e credenza, qualunque ne »> sia la natura, e che non riconosce altra obbedienza se non quella » dovuta al Nostra Signore Hakeni, il di cui nome sia glorificato, » obbedienza che consiste in servirlo ed adorarlo, chc rimelte la » sua anima, il suo corpo, i suoi beni, i suoi figli e tullo cio clie » possiedc a Nosiro Signorc Hakem, che si sottomelte ad ogni suo « volere, e senza nulla disapprovare nelle sue opere, sieno esse w gradite o dispiacevoli. Se mai gli avvenisse di rinunziare alia re- « Hgione di Nostra Signore Hakem, e di rivelaria ad altri, ovvera » di disobbedire ad alcuno de'suoi comandamenti, cgli non abbia » piu parte col Creatore, degno di adorazione; non piii alcuna par- » lecipazione ai meriti dc'ministri, ed incorra la punizione del » Creatore altissiino. Chiunque confessa che non esisle per esso lui « nel cielo altro dio degno di adorazione, n6 sulla terra altro imam « fuori di Nostro Signore Hakem, e annoverato fra gli unitarii « beali. Scrillo il tal mese del tal anno dell' era del servo di No- M stro Signore Hamza, ligliuolo di Ali, il direttore degli obbe- » dienti, che fa vendetta sopra i politeisti e gli apostati colla spada » di Nostro Signore, e colla forza possente di lui solo ». Secondo I'autore del formolario, qucsti atti di professione della fede unita- ria sono depositati nelle piramidi, donde nel gran giorno del giu- dizio li trarra Hamza e li fara ricomparire. II culto idolatrico dei Drusi cosi ci e reso manifesto merce delle singolari e diremo quasi improbe, pazienlissime fatiche del signor de Sacy. Alcune alterazioni or si sono introdolte nei dogmi e nella morale dei discepoli di Hamza, e nel culto dei Drusi, i quali og- gidi onorano il loro dio solto la figura di un vitello, come sim- bolo dell' umanita di Hakem. Catena. 4oi APPENDIGE ITALIANA. -t-^3C con due tavole incise. Allstr. lir. 9. Dopo essersi alquanto riposato della lunga e paziente fatica, il sigiior Cicogna diedc alia luce il deciinosesto fascicolo delle iscri- zioni veneziane, il quale colla niaggior sua mole compensa deiriii- dugio frapposlo alia pubblicazione. Questo fascicolo, propriamente parlando , si divide in due parti : nella prima si prosegue la illu- strazione delle iscrizioni di s. Giorgio maggiore, gla cominciata nel fascicolo i5 , di cui la Biblioteca Italiana fece meuzione nel suo lomo 95.° alia pag. 2o5 ; la seconda si compone di una serie di giunte e di correzioni che I'autore reputo opportuno di fare nelle materie Irattate negli antecedeuti fascicoli ; si trovano infine gl'in- dici generali del quarto volume. Le iscrizioni comprese nella prima parte di questo fascicolo sono 27 J delle quali renderemo conto brevemente. Le iscrizioni lu.'' ID.'' ( poiche delle undici precedenti erasi gia parlato nel fa- scicolo i5) riguardano alia Iraslazione del corpo di s. Stefano pro- tomarlire da Coslantinopoli a Venezia avvenuta nell' anno 11 10. L'autore porgc alcuni schiarliiionti su questo fatto; e siccome nelle iscrizioni Irovansi nominati Tribuno Memmo e Giovanni Grade- nigOj cosi egli da notizia di quesli due individui, de'quali il prinio fu abate del monastero di s. Giorgio dall' anno iio5 al lOg, e I'altro nel i io5 succedelte a Pietro Badoaro nella sede patriarcale di Grado. La iscrizione i4-' ricorda il memorabile avvenlmento della elezione del sonimo pontefice Pio VII seguita il giorno 12 maggio 1 800 nel conclave teuutosi in s. Giorgio. II signor Cicogna, dopo aver parlato di questa elezione, narra cio che fece di piii no- labile il nuovo pontefice negli 85 giorni che trascorsero da quello della solenne di lui incoronazione sino a quello in cui part! di Ve- nezia per trasferirsi no' pioprii Stati ; c quindi tesse il catalogo di 4o6 APPENDJCE ITALIANA. 35 opuscoli e carte che nella indicata occasioue si piibblicaroDo a Vcnezia. La iscrizione i5.' paria di M. Antonio Meinino. L' arti- colo a questa iscrizione relative puo considerarsi diviso in trc parti. La prima parte contiene una diffusa Liografia di Marc'Antonio Memmo che, nato nel 1 556 , dopo aver sostenuto gravissimi uflicj in patria e nelle provincie soggelte, ascese nel 1612 iltrono diicale e nel 161 5 manco a' vivi ; nella seconda si presenta la solita nota delie opere nclle qiiali trovasi fatta inenzione del doge M. A. Meinmo, che sono 54, e di quelle che furono a lui inlitolate e che sono 8 ; nella lerza si parla di altri nove individui della faniiglia Menimo che furono illustri per senno politico o per letterario e scientifico sapere, o per nobili opere di pace o di guerra. La 16.' iscrizione appartiene ad Andrea Ganassoni, di cui ci dice 1' autore che nacque nel 1754, nel 1^50 vestl 1' abito di s. Benedetto, nel 1^65 fu nominato professore d'istituzioni civili in Padova, nel lyjS fu elevate alia sede arcivescovile di Corfu, nel 1779 fu traslocato a quella di Feltre, e nel 1786 manco a' vivi ins. Giorgio, lasciaudo gran fama di sapere e parecchie opere stampate, tutte alia scienza legale altinenti. La iscrizione 17.* parla di Domenico Michiel, che fu doge di Venei(.ia dal 11 17 sino al 11129, e die durante il suo governo rese segnalati servigi alia patria crescendone la gloria ed ampliandone il dominio e la poteuza co'suoi niilitari trionfi, de'quali il signor Cicogua fa una diligente narrazione. La 18.^ iscrizione ricorda il monaco Pietro, che fu quello che trasporto a Venezia il corpo di s. Stefano, ed intorno a cui il nostro autore manifesta in una nota la sua congettura che apparlenesse alia faniiglia vene- ziana Carosa. La 19.^ iscrizione spetta a Bonincontro de' Boater] che nel i552 fu nominato abate del monastero di s. Cipriano di Murano, e nel 1571 passo nella stessa qualita in quelle di s. Gior- gio, dove mori nel i58o. L'autore con pazienza mirabile fa il no- vero dei docuineuii nei quali scorgesi fatta menzione di questo Bonincontro , e coglie la occaslone per parlare di due Pietri Boa- terj che pensa essere stati della stessa famiglia. La 20.'' iscrizione spetta al doge Sebastiano Ziani ed ai figli di lui, Pietro e Gia- como. Riscrvandosi di parlare altrove del padre, il signer Cicogna presenta qui una diffusa ed eruditissima biografia del figlio Pietro che comincio a prestare i suoi servigi alia patria nel 1 177 , nel I'ioS successe ai grande Enrico Dandolo nel seggio ducale e manco a'viyi nel 1229. L'altro hglio, Giacomo, di cui ci viene pur data alcuna nolizia in questo luogo , e nolo singolanncnte pe' suoi leganii con APPENDICE ITALIANA. 4^7 Cecilia di Baone che fu dapprinia inoglie di Eccelino da Roinauo , poi, rcpudiala da qucsto per adulterio commesso con Glierardo Gamposampiero, si sposo a Pietro Ziani, e di\isa anclie da qiieslo per divorzio coiitrasse il suo terzo matriraonio col Dalesmaniao di Padova. La 2 i .^ iscrizione riguarda a Matteo Sanuto vescovo di Concordia , il quale , dopo aver per Ireiil' anni governata quella cliiesa , la riuiiiiziu al suo nipote e coadiiitore Matteo Sanuto , e nell'auno 1G16 si ritlro nel monastero di s. Giorgio, dove uel 1622 manco a'vivi. La 22.* iscrizione ricorda la visita clie I'irnperalore Giuseppe II fece al monastero di s. Giorgio nell'anno lyjS: illu- slrando questa iscrizione, osserva I'autore che due volte quel mo- narca recossi a Venezia: la prima nel 1769, la seconda nel 1775. Di entrnmbi questi viaggi il Cicogna rende conto coUa solita dili- genza , indicando )e vie tenute, descrivendo le feste che in quelle occasioiii furon date dalla Repubblica , accennando i reciproci uf- ficii che allora ebbero luogo tra 1' augusto reguante ed il governo veneto, noverando i monunienti che di questi viaggi rimasero , ed ogni pill minula parlicolarita con rara esattezza esponendo. Di un'al- tra simile visita paria la iscrizione 25.% di quella cioe che al mo- nastero di s. Giorgio fece il sommo pontefice Pio VI nell'' anno 1782. L'aulore ne descrive il viaggio, riferisce le iscrizioni che in niolti luoghi dello stato veneto furono poste ad onore di lui, e pre- senfa la solita nota dei libri ed opuscoli nei quali parlasi di questa aposlolica percgrinazione. La 24.^ iscrizione spetta al patnzio Gi- rolamo Priiili che fu preslanlissimo uomo, e della religione e delle arti sommamente benemerito. La 26.^ iscrizione riguarda al doge Sebastiano Ziani , sulla cui vita e sugli avveuimenti del cui tempo fa proprio il nostro autore un lago di erudizione. Si aggiungono alia biografia del doge Ziani in forma di appendice alcune «« Me- M morle intorno alia venula di papa Alessandro lU in Venezia nel- « 1' anno 1777 e di diversi suoi documenti raccolte dal nob. Au- « gcio Zon « ed un docuineulo che il Cicogna repula non solo ine- dilo ma raro eziandio, e che porta la seguente intilolazione : « Suc- « ccsso di papa Alessandro III con Federico Barbarossa itiipera- w tore in Venezia I'anno 1 174 Sebbastlanus Zianus dux ii72«. La 26.' iscrizione parla di un cerlo Bartolommeo , di cui s' ignora il cognonic , che fu eletlo abate di s. Giorgio nel i538 e probabil- mente morl nel iSSg. Nella 27.' iscrizione si fa menzione dell'an- tica libreria di s. Giorgio, di cui nell'anno i433 fu fondatore Co- simo dei Medici sendo dalla sua patria esiliato e ricoverato in quel 4o8 APPENDICE ITALIANA. monastcro. Da questa iscrizione I'autore Iragge occasione per iiar- rarci la storia intiera della Biblioleca di s. Giorgio dall'epoca della prima sua fondazionc a quclla in ciil la pubblica amnilnistazione se ne impadroni e la disperse. La 28.^ iscrizione ricorda Pielro Ci- vranoj che ai tempi del doge Andrea Dandolo si segiialo nelle mi- litari fazioni;, ed in quella singolarmenle d(;lla ricuperazione di Zara. Le nolizie che ci da I'aulore di queslo valoroso patrizio sono come il solilo diligenti e copiose. La '2Q.' iscrizione spetta a quell' islesso doge Pielro Ziani, di cui il Cicogna^ illustrando la iscrizione ven- tesima, scrisse la biografia. La 3o." iscrizione ricorda un' appari- zione di un angelo che piamcnte credevasi che si fosse inostrato ad un cavaliere francese per calmare i dubbii ch* erano in esso insorti intorno all'autenlicita delle reliquic del prolomarlire s. Ste- f'ano. La Si." iscrizione accenna alle ossa del b. Nicolo Giustiniani, che verso la meta del secolo XII fu abate di s. Nicolo del Lido , dalla qual chiesa nel 1770 furono trasportate in quella di s. Gior- gio. L' aulore si riserva di parlare di questo Giustiniani quando si applichera ad illustrare le iscrizioni della indicata chiesa di s. Ni- colo. La 52.^ iscrizione e relativa a Nicolo de Natali che fu vescovo di Caorle verso la fine del secolo XIII. II nostro autorc, illustrau- dola, nola gli crrori chC;, parlando di questo vescovo, conimisero e r Ughelli ed il Bottani. La 55.^ iscrizione, che ricorda il restauro del campanile di s. Giorgio eseguito neli' anno 1726 per ordine dell'abate Leopoldo Cappelli, apre I'adito al nostro autore di nar- rare come questo campanile fosse la prima volta eretto, come fosse poscia restaurato e prodotto a maggiore altezza , come ruinasse neir anno 1770, come quindi si rifabbricasse nella forma in cut oggi si vede. Dal campanile si passa agevolmente alle campaiic ; c le iscrizioni 54% 55% 56" e 3j^, che si leggono o si leggevano suUe campane di s. Giorgio ricordano i nomi degli abati Marco Rota, Agoslino Manolesso, Leopoldo Cappelio e Giovanni Alberto Cam- polungo, per ordine de' quali le campane slesse furono fabbricate. E degli abati e delle campane non manca 1' autore di dare colla solita esatlezza le opportune notizie. Al n. 58 si leggono quatlro epigrafi detlate dal celebre bibliotecario Morelli che furono poste nelle mezze lune delle due vedette o torricclle e che riguardano alia islituzioue del porlo-franco , di cui I'autore parlo gia in altro luogo. Alia illustrazione delle iscrizioni seguono tre note: 1." La nota dei personaggi distinli che furono sepolti in s. Giorgio e dei quab A?PENDICE ITALIANA. 4^9 noil rinianc alcuna iscrizionc: raulorc ne novera i5; pone in capo a tiUti uno do' figli dell' infelice Francesco di Carrara signer di Padova, die insicme col padre furono dannati a morle; 2." la nola di alcuni distinti nionaci che nel secolo XVIII fiorirono nel mo- iiastero di s. Giorgio; 3.° la nota di alcuni aneddoti relativi al mo- nastero slesso e tratli dai necrologi esistenti nell' arcliivio. E cosi ha fine la parte del lavoro dell' eruditlssimo signer Cicogna clie riguarda all'isola, cliiesa e monastero di s. Giorgio maggiore. La seconda parte di questo fascicolo comprende^ come si e detlo, le correzioni e le aggiunte die il signor Cicogna trovo conveniente di fare nelle niaterie traltale nei fascicoli antecedenti. Ed innanzi ad ogni altra cosa egli manifesta la propria gratitudine alia M. I. R. di Ferdinando I cbe, per rimeritarlo delle sostenute fatidie e per iiicoraggiarlo a proseguirle, degnossi concedergli la grande meda- glia d" oro del nierito civile. Scguono quindi le correzioni ed ag- giunte, che sono in complesso 35o, ed a questa prima serie succede una seconda , la quale, come 1' altra , lia principio col nianifestare die fa di nuovo I' autore la propria gratitudine per essere stato prima promosso all' ufficio di segrelario dell' I. 11. Tribunale di appello di Venezia e poscia noniinato consigliere straordinario del- I'Accademia di belle arti. Questi tralti di sovrana clenienza, che in si breve spazio di tempo si cumularono nel signor Cicogna, fan- no fede ad un tempo e dell' esimio di lui merito e della generosa sollecitudine che pose 1' augusto sovrano nel premiarlo; ciocchd a lui di conforto, agli allri di esempio e d'incitamento deve servire. Le correzioni e le aggiunte comprese in questa seconda serie sono settanta; cosicche unite alle prime formano in tutte il numero com- plessivo di 420. Malagevole per non dire impossibile opera quella sarebbe di darne il siuito : in generale pero sono diretle a reltificare epoche e nomi, a corregger parole men che precise ed esatte, a far menzione di documenti prima non avvertiti, ad aggiunger qualche libro o qualche carta alle note frequenli, di cui gli articoli biografici sono corredati, a narrare infme qualche circostanza od aneddoto che all'autore parve degno di memoria. Fra tutte meritano a nostro av- viso una speciale considerazione quella che si legge uella pag. 624, a cui si i-iferisce e si lega 1' allra posta alia pag. 700, le quali ri- guardano al demolito campanile di s. Agnese , e danno occasione al nostro autore di far conoscere alcune importanti osservazio- ni del signor ingegnere Giovanni Casoni suUa qualita c nianiera dci foudamcnti del suddetlo ediiicio; c quella alia jwg. 657 che BibL Ital. T. G. 27 4lO APPENDICE ITALIANA. conlienc alcuni curiosi ragguagii suUo sorti dell' aiiello dell' ul- timo doge di Venezia che I'li Lodovico Maiiin ; e quella che ne da allri ragguagii suUe ossa del celebre Sartorio , che dapprima giacevano sepolte iielia cliiesa dei Servi; e quella alia pag. 699 che parla della rinomala stanipa attribulta ad Alberto Durero e rapprcscntaute Venezia. e di alcune varieta che negli esemplari di essa si osservano: del quale argomento tralta pure una lunga iiola che si trova alia pag. y5i; e quella fiuahncnte alia pag. jo3 che da nolizia di un codice autografo contenente alcune letlere del P. Paolo Sarpi servita e del cav. Tieo scritte a Sinione Contarini, ambascialor veneto a Roma dal ]iiarzo i6i5 sino al novembre 16 16. Notiamo per ultimo che qucsto fascicolo e ornato di due tavole incise, I'una posta alia png. 5'25 rapprcsentantc il sigillo sepolcrale di Bonincontro de' Boater], la statua di Piclro Civrano e le sotto- scrizioni del doge Sebastiano Ziaui e dell' architello Andrea Pal- ladio, e 1' allra posia alia pag. yoo rapprescniaute il campanile di s. Marco, come si vede diversamente intagliato negli esemplari della Venezia altribuita ad Alberto Durero, e come si vede ezian- dio nella vedula di Venezia del Breydenbach; e che il fascicolo Stesso t corredato di due copiosi indici, 1' uno dimoslrante tutte le persone nominate nel vol. IV, 1' altro le materie in esso trattate. Compilato con tante e si opportime avvertenze, questo fascicolo e senza dubbio una prova novella della volonta operosa e degl' in- faticabili sludii del signer Cicogna. Pero sembra a noi che mano a mano che questa opera progredisce , essa si dilunglii dal segno ch' egli erasi dapprima prefisso. Imperciocche non limitandosi ad interpretare cd illuslrare le iscrizioni , il piu delle volte 1' autore da la biografia non solo degli individui in esse nominati , ma di quelli eziandio che appartennero alia stessa famiglia o che porta- rono soltanto lo stesso cognome; ed a siffalte biografie appicca in- terminabili filatesse di opere che, o furono composte da que' per- sonaggi o che no fanno menzione ; e per tal modo non di rado si diffonde in narrazioni o si aflatica in ricerche che nulla hanoo che fare col vero subbielto del libro, e che non giovano ad altro che ad appagare una sterile curiosita. Ne questa osservazlone parri di poco rilievo, quando si ponga mente che non molte sono le chiese di Venezia delle quali llnora s'illustrarono le iscrizioni, c che man- cano luttavia le plii principali, come sono quelle di s. Marco, di s. Salvatore, di s. Pietro di Caslello, del Piedentore, e quelle sin- golarmente di s. Maria Gloriosa detia dei Frari e de'ss. Giovanni e APPENDICE ITALIANA. 4ll Paoloj le quali per dovizia di nionunienli e d'iscrizioiii sovraslanno a tutte le altrej perloccli^ col melodo adoUalOj dir iion si saprehbe n^ per quanlo spazio debba ancor questa opera allargarsi^ no quanto tempo richiedere; e certo sarebbe gran danno se per la soverchia eslensione che dargll si voile , questo egregio lavoro non potessc cssere condoUo a compiinento. Ad ogiii inodo 1' opera di cui par- liaiiio, se non un tesoro j e alineuo un gran magazzino di palria erudizione , e Ic notizie che in cssa si coiitengono sono , se nou lulte , almeno per la niaggior parte sommainenle important! pegli annali politici , per la storia letteraria e soprattutto pei fasti civili della inclita Venezia. Storia delta Jilosofia per Lorenzo MjuriNijoltri discorsi che pos sono far seguito aWopcra coWegual titolo pub- blicata dallo stcsso autorc nel i8'5S. 3Iilano i84o, li- pografia e librcria Pirotla e C. J^olwni i, in 8.", di pag. 6'jy e 4'*^- ^t^^- ^'■''- 'O. ^i\. Quando fu annunziata la pubblicazione dei voliimi , dei quali era ci proponiamo di parlare, uoi credevamo che fossero un sup- phmento all' opera che use! collo stesso titolo alia luce uell' an- no J 838 , e di cui la Bihlioteca Italiana fece nienzione nel suo to- nio gS." alia pag. 70 ; e che quindi i discorsi in essi contenuti fos- sero altrettante appendici dcttatc dall'autore per riempir le lacune c per toglier le inesatlezze che nei volumi antecedenti furono no- tate. JIa le parole proeiniali diretle al benigno lellore ci fccero accorli del noslro errore, poiche esse dimostrano che ben divcrso fu r intendimento dell'autore. « lo aveva divisato^ egh scrive, di » dare una storia compendiosa della nietafisica sino a' tempi pre- » senti: il che feci ne'due volumi teste pubblicati. Ma ogni glorno » si vanno stampando nuove scritture relative : percio crederei di « far cosa non discara col presentarne la disamina. Non sara una « stessa opera coutinuata , nia vma serie di opere coUegate. Cosi » potra chicchessia scegliere quanto vorra. Le singole opete ver- » ranuo iulitolale Cursi: ciascun corso sara di due volumi. Si pre- » suppone che i due priml volumi abbiano il titolo di Corso pri- » mo: quindi ai present! si apporra qucUo di Corso secondo. Mi 4l2 APPENniCE ITALIANA. » allerro pur scmprc al nicdesimo melodo ; solamente in qiialche » discorso (cosi volcndo la nialeria) o vi sara una sola parte per- » die espongo solo le mie opinion! ; o vi sara un avvicendamento » fra gli autori commentati e le mie osservazioni. Si Irovera I'espo- » sizione dci pcnsamenti metafisici di Davide e di Onaero. Non 6 » punto gia die io ritorni indietro, o creda di fondare la metafi- » sica su di loro : il niio intendimenlo e solo di appoggiarc le mie » opinioni suUa Rivclazione e sulla Tradizione presso gli Ebrei c » presso i Gcntlii ; finalinente su ccrte nozioni e tendenze innate. » II che meglio s' intendera ncl dccorso dell' opera. » Da qualdic tempo si vede una tcndenza agli studii gravi e » severi. Non poclii giovani gia mostrano fastidio de'romanzi : fac- » ciam si die il numero de'magnanimi si accresca. L' unico scopo » die m' induce a scrivere la sloria della filosofia si e di contri- » buire alia grand' opera, per quanto la poverta del mio ingcgno » il consenle «. Dopo questc premcsse , non si puo comprendere come 1' aulorc a quesli suoi libri abbia dato il titolo di Sloria della filosofia; poi- die per isloria s' intcnde coniunemente la csposizione di una serie di fatti ordinata secondo i luoglii od i tempi , se si tralla di poli- lica o di guerra; se di leltere o di filosofia, secondo le materie, o le scuole, o 1' epoche ; e da questo concetto, come ognun vede, sono affatto diversi I divisamenti sopra esposti. Meno ancora po- tevasi applicare ad essi il titolo di corsi; poiche, anche prescin- dendo dall'osservare che questa parola ncl senso usato dall'autore dai buoni scriltori non si usa , essa in quel senso istesso non vale die a significare una seguenza di studii e di precetti die produ- cano un insegnamento regolare e conducano ad un finale risulta- mento , e cio per analogia col correre die fa uno la sua via per giungere al segno prefisso. Ma col metodo adoltato dall'autore, di parlare di varie materie, secondo die glieue viene il destro, non si fa che andare a salti , non si progredisce , non si arriva ad una meta. Perlocche questi libri del Martini non sono veramente ne istorie ne corsi. Ma lasciando stare i titoli e parlando della sostanza dei due vo- lumi dei quali era fiivelliamo , si trovano in essi in primo luogo diecinove discorsi , dci quali , otto riguardano al Rosmini , uno al Rosmini ed al Mamiani congiuntamcntc, due al Bucliez, e gli altri otto .il Gioberti , alio Sclilcgel , al Brougham, al De-Lourdoueix , flirAUetZj al Guetelet , all'Azals ed al De-Biolonnc- Tulti questi APPENDICE ITALIANA. /^l^ discorsi sono divisi in due parti : nella prima parte il signor Mar- tini parla della dottrina insegnala in quell' opera a cui il discorso si rifcrisce : nella seconda egli espone le propria opinioni intorno ad essa. Pero singolare 6 il modo che tiene in siffatte trattazioni ; poiclie non prcniette una cliiara e concreta esposizione della dot- trina che vuole esaminare, non ne fa conoscere i principii, gll ar- gomcnti, le conclusioni; non ne mostra la connessione delle parti, la forza delle prove , la importanza dello scopo ; neppure il piit delle volte si cura d' indicarne il titolo delle opere in cui si con- tiene. Ma limita la disamina ad alcune proposizioni staccato , ed i ccnni che fa sopra di esse sono rapidi ed in certa guisa fuggitivi ; oude puo dirsi ch' egli infranga la materia che Iratta e che la ri- duca in ischegge e ne faccia un tritume; e quindi soggiunge le proprie osservazioni^ rotte anch'esse e sminuzzate cosi, che ad ogni uomo di mente sana riescono fastidiose e moleste. Egli e quindi impossibile oflVire un sunto o far I'analisi di questi discorsi; poiche dove havvi cumulo e non ordine nianca il modo di ritrarre un di- segno e d'indicare i punti principali, sui quali si fonda il ragiona- mento ed ai quali si riduce. Offriremo in seguito gli esempli e cogli esempli le prove di cio che ora affermiamo. Ai discorsi dei quali parlammo finora segue una diceria intito- lata Proposta e dettata dall' autore affine di togliere i lamenti che continuamente si fanno sulla oscurila della metafisica e di « sce- 3> mare le difficolta , eppercio alieltare ad uno studio ch' e troppo « necessario a govemare e perfezionare le facolta intellcltuali e 3> morali>>. (Vol. II, pag. 21 5.) Arduo veramente e questo as- sunto ; e per adempierlo il signor Martini innanzi ad ogni altra cosa pensa che bandir si debba « il nome di metafisica «, e che vi si debba soslituire quelle di antropologia ;, col quale si abbia a si- gmficare « la scienza della natura umana , che si polrebbe con « semplicc nome appellare umanita. L'uomo ha comuni cogli ani- » mali e colie piante la organizzazione e la vita; ha comuni cogli « animali il senso ed il movimento; ha di proprio I'intelletto ed il ■>■> libero arbitrio. Dunque gli elemcnti della umanita sono quesle due 3> ultima facolta. Per valerci de'vocaboli della scuola, I'animalita » e materia dell'uomo : I'intallello e la liberta sono la forma; dun- >> que 1' antropologia e la scienza della forma dell'uomo. IJjnanita >> e forma umana sono tutl'uno. La intelligenza e la liberta impor- » tano impulabilitii a doveri ». (Vol. It,, pag. i\!{.) Quindi T an- tropologia devcsi dividere in ispeculativa e pratica , V una corri- spoudenle alia mclafisica., I'altra ali'etica. La prima si suddivide in i|l4 APPENDICE ITALIANA. ({ue parti die all' intelletto ed alia volonta libera si riferiscono. Alia parte dell" intelletto potrebbc darsi il nonie di frenologia: ma aU'autore piacc nicglio quello di noologia. Parimenti la parte della volonta potrcbbesi nominare bulologia; ma 1' aulore vuol piuttosfo denominarla tiniologia. La metafisica ovvero I'antropologia dovrcb- 1)' esscre studiata da tulti, e per ordinar qiieslo studio si dovreb- bero formar tre classi , la prima dei sapienti , la seconda dei loro assistenti , la terza dei popolani. Lo studio della prima classe co- minciar deve dalla religionc , quindi progredire alia metafisica. Prima di tutlo si esporranno le nozioni istinlive e le tendenze mo- rali native, c si descrivcranno le passioni. Poi, ritenuto « clie I'uo- » mo puo procacciarsi non poche idee col consultar semplicemente » il suo scnso intimo » (Vol. II, pag. 219), procedera a trattare degli stromenti del corpo umano e quindi dell' apparato nervoso tanto scnsorio clie motore. Si passera poscia alia teorica delle sen- sazionij indi a quella delle percezioni e delle idee. « Idea sovente » esprime immagine, e vcramenle tale e il suo senso intrinseco : in >> altri casi idea rappresenta il lipo od esemplare di molti oggetti: « in altri vuol dire una qualche nozioue di un oggetto: finalmente « in altri luoghi esprime una nozione chiara od alnianco non af- » fatto superficiale ». (Vol. II, pag. 221.) Successivamente le lezioni parleranno dell'associazione, della spiritualita e dell immor- lita dell'aniina ; della atlenzione, della riflessione, della generalizza- zione , dell' astrazione , della lingua. « Ed una grammatica gc- » nerale e particolare compendiosa , ma pur filosofica , dee com- >> pir la educazione della prima classe ». (Vol. II, pag. 223.) La .seconda classe « puo comporsi di quelli della prima, i qnali mostri- » no ingpgno sufficiente a dilucidare le matcrie agli altri ». (Ibid.) e « sarebbe a desiderare clie la seconda classe desse opera alia " logica affinche potesse con miglior oruine e inaggior chiarczza -•' svolgere le dottrine alia prima » (Ibid.). La terza classe debbe altendere con maggior soUeciludine alio studio della metafisica , e per pararsi a quelle discipline clie si cliiamano professioni. Alia sola metafisica dar si dovrebbe un anno scolaslico, ed un altro alls .sue applicazioni ed alia geometria. Quindi 1' autore espone i suoi pensieri « suU'insegnamento della metafisica per la classe supre- 5>ma». Quattro siano le parti: i." storia della religione; 2.^ contem- plazione dell'uomo fisico per quello che riguarda al sentire; 3.* con- tcmplazionc dell' uomo morale; 4-' esame dei sislemi filosofici; e questo sia il tenia del primo anno. Quattro pure saranno le parti APPEKDICE ITALIANA. 4'5 del secondo anno: i.^ gcometria; 2.^ dialellica; 3.' etica e pollti- ca; 4-' storia di nazioni e duoniini celebrl. Dopo cio passa I'autore a confutare alcune obbiezioni ch' egli suppone che possano esser fette contro le sue dottrine ; e per ultimo da alcuni avvertiinenti sul metodo delle lezioni e sulk pralica delle ripetizioni, i quali alia pedagogia appartengono interamcnte. Tale si e la proposta del signor Martini; della quale abbiamo voluto presenlare il sunto con quella niaggior diligenza che per noi era possibile affine di mel- tere in grade i leltori di gludicare da se stessi quanta sia la forza dell' ingegno deH'autore, quanto addentro siasi cgli posto nelle me- tafisiche discipline, quanto sodo abljia il criterio, e quanto ordine sappia porre nelle sue idee, quanta chiarezza nelle parole. Dopo questa singolare Proposta , tre altre non meno slngola- rl dicerie si leggono , che lulte e tre hanno il titolo di metafisi- ca, ma die pcro sono Iratte la prima dai salmi davidici, la secon- da dalla Iliadc , 1' ultima dalla Odissea. Ma queste metafisiche di nuova stampa non sono., come non potevano non essere, che una serie di massime morali tratte da altrettanti passi delle opere cilate, ed avvalorate nei salmi dalla divina inspirazione , ed espresse c simboleggiate nei poemi di Omero da quante favole e da quante figure possono essere fornlle dalla greca niitologia : onde si puo afiennare che in quelle tre metafisiche si trova un profluvio di morale, ma neppuro una stiila di metafisica. Per cio finalmente die riguarda alio stile , noi non potrenimo con parole esprimcre la straordinaria impressione che opero in noi la lettura di questo libro ; e per farla conoscere, non crediamo che siavi miglior cspedientc di quelle di inettere i lettori stessi ncl caso di sperimenlarla. Ofiriamo perlanto ad essi un saggio di queste scritture tolto dal princlpio del quarto discorso die al Rosmini ri- guarda : « Rosmini. scrive il nostro aulore, consacra il terzo libro della sua antropologia alia spiritualila. E prima di tullo propone definizioni : i." 1' intellctto elemento e il soggetto uomo in quanto intuisce I'ente; i." rintelletio potenza e la facolta dintuire gli enti determinati ; 5." la ragione e la facolta di applicar 1" ente ai senti- menti e agli enti reali ed ideali ; 4-" '^ volonta e la facolta di ten- dere in un oggelto conosciuto; 5." la liberta e la facolta di deter- minare la volonta ad una volizione od alia sua conb'aria. La spiri- tualila abbraccia I'intellettivo ed il volilivo. L'intelletto comprende tutle le facolta passive, e la volonta tulte le facolta attive. L'intel- letto intuisce di nccrssila I'cnte. Seiiza questa intuizione cesserebbe 4l6 APPENDICE ITALIANA. di csistere. L'intellcllo e passive. Intcndere e ricevere la idea, e la idea e luce. Dunqiie luce intellettuale ed idea si avranno per sinonimi. Non e tuttavia solamente passive; e pure atlivo : senza allivitu non polrebbe conoscere I'entc; attivita imporla passivila, c passivita iniporta altivita. La intuizione dell' ente e comune a lulte le intelligenze; ma I'uomo differisce dalle altre intelligenze per due caratteri : intuisce 1' ente indetemilnato e poi medianle i scnsi il determina. II sentire importa un principio senziente, e siinilmente I'inlendere importa un principio iutelligente. L'intclletto intuisce r ente. L' ente e luce conoscitiva; senza quesla luce non conosce- rebbe nemnianco se stesso. 11 sentilo c la materia del scntimento ; il senziente e la forma. L'inteso al contrarlo e forma e I'intelligente e la materia. II sentito e inferiore al senziente. L'inteso e supe- riore all' intelletlo. L' ente e universale;, I'intelligente no. II prin- cipio intelligente ed il principio senziente sono simili tra lore: I'in- leso e diversissimo dal sentito. La intuizione deli' ente non e po- tenza; ma atto; t atlo primo». (Vol. I, pag. Sj, 88.) E cosi il nostro autore tira innanzi a furia saettando; ed ognuno che legge potra facilmentc giudicare se siavi mente o fibra che possa durare a lanlo scoppiettar di parole, a lanta tempesta di sentenze, a tanto martellar di periodi brevi, celeri, vibrati, simili in tutto alle pulsa- zioni di un' arteria coucitala dalla febbre. Grammatica ragionata delta lingua Otonu^ con un J^o- caholario spagnuolo-italiano-otonii del coiite Enea SU- vio Tincenzo Piccolomini, membro di piit Accademie e Societa scienziate deW Europa ed America. — Roma^ nella tipografia di Propaganda fide_, i84i, m-8.° di pag. 82. Nei Prolegomena^ che in volgare suona prefazione , il signer conte protesta di essersi iudolto a pubblicare questo piccolo sag- gio suir idioma otenii per giovare ai missionarii propagatori del Vangelo, ed ho fiducia, die' egli , che tal lavoro porlerd il suo huonfriilto, poiche e visitai di persona quelle regioni, e posl tutto il mio studio a rendere i suonl convenientemente in iscritto^ e in- nanzi tutto ho travaglialo pel meglio dellafede cattolica e de'la APPENDICE ITALUNA. 4^7 cii'ilizzazionc. Lo scopo e lodevolisslmo ; nia si la fcde clie la ci- vilta prcscrivono anche agli accademici del due mondi la leale schieltezza. Quesla pol allamenle ingiuageva al conte I'obbligo di dichiarare innanzi tuilOj ch' egli aveva tradotto in volgare 1' opu- scolo spagnuolo intitolato: Begins de Orthographia, Diccionario,y ^rte del idioma Othoml, breve instriiccion para los principiantcs, que dictb el L. D. Luis de Neve, y Molina Calhedratico Proprie- tario de dicho idioma en el Real y Pontificio Colegio Seminario, ec. Impressas en Bfexico . . . Ano de iy(>y, di pag. i6o, in 11, oltre alia dedica e prefazione. Dopo clie i piroscafi ravvicinano le di- stanzCj e le biLiloleche europee divcntano mondiali, nluno puo piu sperare clie trapassino inosservati certi scambietti di nome sui fron- tespizj dei libri anche travisali. II Diccionario del De Neve era spagnuolo-otomi ; il Piccolo- niinij traslalando i vocaboli spagnuoli in Ualiano, lo Irasformo in un ■vocabolario spagnuolo-italiano-otomi ordtnalo , come nell' origi- nale, secondo I'alfabeto delle voci spagnuole. Eppero se tu Ila-. liano vuoi recare in otoini la paiola ornarsij od anche penne al- trui, devi prima Iradurre questc in castigliano , poi cercau'e ca- sligliaue nel vocabolario del conte Enca ; il che , come ognun vede, riesce comodissinio pel missionai-ii italiani. Ma lo zelo del conle non fu colanto acceso da sopportare la noia di rimescolare il Dic- cionario dei De Neve a fine ui ordinario secondo I'abici delle parole italiane. Quindi pnre si spiegano le frequenti allusioni alia hngua spagnuola, che il traduttore non seppe fare interaniente scomparire, cosicche ti dice p. es. alia pag. i5, che il passive si volta in attivo aggiungendo le particelle me, se, te. Ma di pill gravi disordini debbo parlare. II diligentissimo don Luigi adoperando due diverse forme AeW ypsilon , coll' una segnava il terzo suono dell' i, e coU' altra il terzo suono guUurale dell' «v or bene il Piccolominij che pose tutto il siio studio a rendere i suoni conveiiientemente in iscritlo, confuse tosto, pag. 6, e poi seni- pre, i due diversi segni tipografici nel solo nostro_j'j Iranne quando si sarebbei-o scontrati, poiche allora, come nelle terze pcrsonc dei verb! J invece del monolono j-^y slampo yj- Aveva pure il profcs- sorc messicano immaglnala una quarla forma dell'e, ornandola con due virgolelle, per dedicarla a rappresentare Ye gutlu- rale; il conte^ pag. 6, propose bensi di consecrare per lal uopol'e dei greci, ma subito subilo per modo d'esempio di quest' e gul- turale stampa ma nyche con due e consueti ,. e dopo il primo passo ^l8 APPENDICE ITALIANA. jiroseguendo a prcvaricare appena ci diedc quatlro e della Grecia su venli e \irgolali del d. Luis. Se a cio aggiungasi la trascura- fezza nel rappreseiitare aliri minimi segni apposti alle vocali per differenziarae la piommzia , si intendera come la grammatica ra- gionata non sia una guida sicura per imparare la pronunzia del- I' Otomi. Eppurc questa parte e la piii difliciie c prineipale. Infotli il Dc Neve vi scrupoleggio talmentc, clie voile con un' errata cor- rige cmcndare i meuomi sbagli tipograficl : ed il padre Lopez Ye- pesj pubblicando al Messico nel 1826 il suo Caiecismo spagnuolo- otomi, vi premise un trattatcllo suU'alfabeto otomi, dando un nuovo sistema di vocali, dl consonant! e di segni per accertame vie meglio la difficile pronunzia. Quanto al rimanente della grammatica baslano poche osscrva- zioni. II Piccolomini nel frontespizio promise una Grammatica ra- gionata, eppur non v'ha ombra di ragionamento, ue essere vi po- teva, perche loriginale fedelmente corrispondeva aU'umile suo ti- lolo di Reglas , e brei'e instruccion para los prlncipiantcs. Ma in questo secolo di chnlizzazione tutto esser dee ragionato, e la ra- gionc-si suppone anclie dove non c'e. luoltre, dacclie il signor conte tacitamcnte si ridusse al semplice uflizio di tradultore , per- che non essere fcdele? perclie qua e la sopprimere alcune linee dcU'originale? perche compendiar quaiche capo? Ben e vero , e gllene dobbiamo snper grado, che non soppresse mai neppur uno I'legli csempj di voci otomitiche arrecati dali'originale, cosicche tiitlo il corrcdo di lingua contenuto nello spagnuolo del Dc-Neve trapasso interissimo nella versione. E vero eziandio che nulla vi aggiunse o di esenipj o di regole grammaticali; nel che lodo la pru- &). La sen- sazione poi d'umidita che ei prova agitando la mano nuda nel fuuio de' funiajuoli, che s'inconlrano saleuJo il Vesuvio , e prova nia- nifesta del lore abbondare di vapor acqueo. Notisi poi rispetto al- I'alta .terapcratura che conservano le lave da niollo tempo conio- lidate, che la lava sgorgata nel gennajo iSSg dal Vesuvio, cimen- tala aU'estremita del luugo corso che ha leguito, cioe ad un solo piede parigino distaote dal suo confine, ed a soli 4 poUici sotto la superficie , ai priuii di novcmbre dello stesso inno aveva ancora la temperatura di 60" di E. (1) u Sovr' un pendio interno della Solfatara, dice Tesiinio Gsico, » notai uno spazio di 3 a 4 nietri quadrati quasi inleramentc cir- » coscritto da uua corona di funiajuoli. Quando, in un niomento « di calma, avvicinava ai limiti di questo spazio un cigaro acceso, » non solo i fumi vedeansi crescere nel fumajuolo tocco dal cigaro » e ne' suoi vicini, ma anche in tutta la serie circostante, sino alia " pni lontana estreraita, cioe lungi cinque o sei piedi , e nuUameno » niun cangiamento avveuiva nella direzion verlicale delle striscie " di fumo ». vakieta'. 4^7 Ponte sospcso sul Po di fiojite alia citta di Casal Mon- ferrato. Era da liitigo tempo general desiderio negli abitanti di Casal Monferrato e deile circostanti proviiicie, per coniodo del commer- cio e per la pubblica sicurezza, clie il varco del Po presso la cilia fosse guarentito da un ponte stabile; giacche accadea parecchie volte neU'annOj e singolarmenle alio sciogllersi delle nevi in prl- niavera e nelle pioggie autunnali , che pei' la gonfiezza delle acque il ponte di navi si dovesse scomporre; e non infrequenteniente in- tervenne che, staccali i niolini superiori, urtassero in qiiello , lo lompessero e lo disordinassero. Per questi accidenti riinanea iu- terrotto il passaggio, il quale a stento si potea ristabilire alio sce- niare dell'acqua, nierce di un porto voiante. Da questi posscnti inoti%'i animato 1' Intendente generalc di quella provincla, propose al governo la costruzione di un poute sospeso a cordoni di (llo di I'erroj opera piu spedita e nieuo costosa. Esaniinati dalla podesta supeiiore i varii progettl e disegui, e le varle ofFerte, fu delibe- rata I'inipresa al siguor Antonio Blanc d' Annecy , mediante la ces- sione a favore di lui del diritto di passaggio, secondo la cainerale lariffa, durante lo spazio di venlinove aiuii, niesi dieci. E queslo partito essendo dil'atto il niigliore fra i presenlati, il iGluglio i858 ne fu stipulato il coiitratto nell' ufficio dell' iutendenza gcnerale del- rinterno in Torino. La direzioue dell' opera fu dal concessiouario allidata al signer Le Flaitre, ingegnere francese. A di 7 inarzo iSSg fu collocala con pubblica cerimonia la pie- tra foadanientale , alia quale interveunero le podesta di niagistra- tura milltari e civili. E 1' Intendente generale disse in appropriata orazione le lodi del re Carlo Alberto, all' auguslo nonie del quale s' inlitolava il ponte ( V. Discorso del barone Alberto Nola. Casale, iSSg). Si coniinciarono poco stante i lavori; ma questa costruzione, sic- come e nolo, vcime guasla ed anclic in gran parte rovinala dal- r impeto straorilinario deile acque del Po nell' aulunuo successivo. 11 quale disastro diede luogo a vive contestazioui tra 1' imprendi- lore Blanc e la provincia di Casale. Prelendea il primo un risar- cimenlo di oilre centomila franchi , asserendo doversi liguardare tale rovina come I'elietto di cause imprcvedibili. La provincia per lo coulrario sosleuea die talc iinislro alia mala costru/iouo ilciie 428 V A U I E T a'. pile dovesse altribuirsi. Ondc noi crediaiDo di far cosa utile e grata agl' intclligenli niettcndo loro sott' occhio le circostanze principal! di quest! fatti. Una fra le coudizioni del contralto statuiva che ii ponic dovesse allogarsi a poca dislanza da quelio d! bardie j il che facilitava !1 trasporto de'niatcriali. 3Ia il ponte, che doveva riuscir luncfo 200 metri dull' una sponda airaitra del Po, perche a 200 metr! s! ragguaglia la sezione del fiume nelle magglorl escrescenze, vennc diviso in due travate mediante una pila di mezzo della grossezza di metr! 5. Anche a destra, per profittare della favorevole posi- zione di un'antica prismata, face I'ingegnere diretlore ritirare la spalla d! nietrl 4^5 suU' asse del ponte, di sorta che la primitiva sezione pel libero passaggio del'ie acque determinata a 200 metri, si trovo ridolta a metr! 190. 5o, oUrc tutto 1' iugoinbro che pre- sentavano e presentano tuttavia le pietraie formate al piede delle due spalle, e quelle che veggonsi intorno intorno alia pila di mezzo per difendeme le fondazioni. La prima opera a cu! si pose mano, si fu appunto la fondazlone di questa pila in mezzo dell'alveo. Fu costrutta per tale fine una cinta a pali di rovere lungh! metri 6. 5o e discosti metri 1. 5o dal cen- tre deir uno al centro deU'altro; cosicche fu sufficienle in tutto il numero di Irenta pali. Fra I'uno spazio e Tallro si planlarono al- tri pali, parimenti di rovere, di 5 metri di lunghezza e collegali alia sommita da un doppio ascialone. Esternamente a questa cinta, e verso 1' estremita inferiore furono piantali in fila dall' una parte e dair altra sette pali distant! un metro circa da centro a cen- tro, destinati ad impedire che la corrente non trascinasse il mate- rlale della pietraia che si dovea formare. I pali di questa seconda palificata, lunghi metri f^. 5o, furono coUegat! da un solo ascialone a modo di cappello. Coinpiula la cinta , si scavo entro questa il Ictto del flume ad una profondita media di due metri sotto la su- pcrficie dcll'acqua, considerata allora iiella maggiore sua bassezza che corrispondeva ad uu metro sotto di un piano, base di una co- lonna idrometrica innalzata contro la sponda destra. La spalla si- nistra venne fondata a un d! presso con uguale sistema. Ma invece di una compiuta cinta, fu questa ristretta alia sola fronte verso il fiume, ripiegata per tre metri aU'incirca ne! fianchi, e vi furono adoperat! in tutto undici pali. Ivi lo scavo non fu nemmeno abbas- snto sullo innanzi a due metri di profondita, e all' indietro, me- diante alcuui gradini, fu ridotto a meno di un metro. II piano di V A n I E T a'. ^29 fondazione nella spalla destra fu aljbassato a una profondita minore ancora di un metro sotto la superficie delle acque. Ma il sistema introdolto nelle foiidazioni dall' ingcgncre direltore non accordandosi con le disposizioiii del contralto , il signor Ar- gent!, regio ingegnere a' servigj di quella provincia^ il quale do- vea sopravvedere alle operazioni, ne rende informata la podesta superiorc. Se non cbe il coucessionario Blanc aveva ottenuto di eseguire a slid piacimento le fondazioni suddctte, con avcre dimo- strato in primo luogo chc il suo inetodo era appunto quello die solea praticarsl in Francia generalmente e con biion successo. Inol- tre, che pesando sovra di se la responsabilita della costriizlonc, do- vea essere in libera facolta di lul I'eseguirla a suo grado, e cosi in quel mode che gli parea il piii solido e sicuro, senz' essere obbli- gato ad assoggeltarsi ad allre uorme. Ma intanto il pubblico, cbe in geuerale e giudice severo in tali occorrenze, non sembrava punto soddisfalto del modo con cui si facea qnesto edificio. Parve cbe la posizione fosse deterniinata per vantaggio dell' appallatore, anzicbe degli abitanii; mentre si sarebbe desiderato che si fosse costrutlo di froute alia via macslra della citta. Di pill, la streltezza della guida dall' un parapetlo all'altro, r acclivita e la tortuositii delle salite che dalle due sponde danno r accesso al ponle , e segnatamente poi quella a destra dal latp della citta, parea una cosa difettosissima d' arte e di comodi. La ci- vica amministrazione , a cui plu specialmente dolea di vedere se non cliiusa affatto, ridotta ad uno stretto passaggio in un punto non maggiore di trc metri la strada c'ne gira intorno le mura,ras- segno alia podesta governaliva un progetto formalo dall' ingegnere della provincia, in cui si propouea di allargare e addolcire d'al- cuu poco r acclivita destra verso Casale in modo da evilare ogni pericolo, massime ai carri di trasporlo. Fu questa pratica lermi- nata con una convepzione stipulatasi il ao maggio 1809 in Torino tra rintendente generale dell'interno e 1' ingegnere Le Flaitre a nome del concessionario. In questa convenzione, meno alciine lievi niodificazloui, fu adottato il progetto del signor agenle e si mise a carico della proviucia, per la maggiore spesa, la sonima di lire sei- mila. Procedeauo intanlo gli altri lavori con qualcbe altivila , e gla si indicava come prossima nell' aulunno I'aperlura del passaggio sul uuovo ponte, quaudo la sera del i5 otlobrcj per una diroltissima pioggia, comincio smisiu-atameutc ad ingrossare il fuime. E il giorno I 43o V A R 1 E T a'. apprcsso s' arcicbbc in lal modo che il suo piu alto grado scgnava poco meno di niclri quattro sopra il gia indicato livcllo dclle ncqiic basse. L'ingcgnere Le Flaitrc, non avvisando clie il Po fosse ca- pace di tanla \iolcnza, avea, come fu deflo, nialaniente fondato il suo cdificio e scgnatamente i due spalloni. II piede del tcrrapieno formantc I'accesso a mano manca del ponle noa avea riveslito che di una scmplicc incaniiccialura di calccstruzzo tramezzala da pila- strclH dl maltoni , basata sopra un doppio ordine di prismi difcsi sill davanli da debolc pallficata. Rolta dal fmnic qnclla sottile cro- sta, in un islante tulto I' apparato si disperse; e quindi Timpcto dell'acqua baltcndo di frontc al fianco dello spallonC;, vi scavo un gorgo al piede che, anche poco profondo, bastava a farlo rovinare. E qui a proposito si osserva come i gorglii appunlo piu profondi, che, o neirinconlro delle varie correnti, o per effetto della vena contralta, suole formare il fiume in quella parle del suo corso, si riscontrano mai sempre dopo le picne non minori di sette metri sotto il livello piu basso delle acque; cosicche non sara niaraviglia se pali , tutloche ben piautali, di cinque a sei metri di lunghezza , venissero scbianlali e si sperdessero senza lasciar di se vestigio. Rovinato, come si disse, il debole muro che in forma di quarto di cono-tronco rivestiva il terrapieno nella parte superiore dello spallone sinistro, questo comincio a fessurarsi nel fianco quattro metri circa distante dall' angolo. Cerco bene 1' ingegnere direttore di difenderlo, e di deviare la corrente con gettare pietre nel gorgo, ma ogni suo sforzo fu inutile e qucUa porzione di spallone, donde s'era aperta la fessura, ruppe con gran fragore verso le ore due pomeridiane dello stesso giorno scdici otlobre. I cordoni longitu- dinali, che dalla pila di mezzo si stendevano alio stesso spallone ed erano soslenuti d» due pilaslri in pietra concia, i quali precipi- tarono nel fiume insieme con la porzione suddetla dello spallone sinistro, si tennero ancora per qualche poco appoggiati sulla parte indietro del massiccio; ma sia per i massi di fabbrica che ingom- bravano 1' alveo e contrastavano all' acqua , sia perche il terra- pieno dietro alio spallone, private d' ogni difesa, era incapace di re- sistenza, la porzione sopravanzante dello spallone, quella cioe a cui si univa il terrapieno, rimase ben toslo isolata; e scaizate an- che in quella parte le deboli fondamenta, essa pur rovino, non la- sciando che malconcia c pendente una piccola porzione di muro con poca parte del casotto di pedaggio che sopra vi stava di fianco. Con quest' ultima rovina i cordoni e tutta la travatura precipitarono varieta'. 4^1 neir acqua. La pila tli mezzo , benche grandemente scossa e pri- va di qucir equilibrio die le dava Tadottato sistema, si tenne tut- tavia salda. Lo spallone deslro niinacciava pur molto , perche sotto a quella parte del muro di cinta della cilta, a cui era appoggiato , 1' acqua , fatlasi un' escavazione, minacciava d' irrompere nella cilta medesiina. Ma chi amminlstrava la provincia dispose che 1' ingc- gnere direttore potesse valersi del muro di cinta superiore per far delle getlate die impedissero il rovescio dello spallone^ il quale pe- ricolo venne mono alio sccmar della piena nel giorno 17 successive. Non si puo qui tralasciare di riferire, come spaventevole fosse I'a- spetto dd Po nelle giornate dei i5, 16 e 17. Caseggiati e possessioni circoudate dall' acqua presso I'alveo del fiume. Piii in la paesi minac- clali d'essere sommersi, tra i quali il borgo di Terranova, i luoghi di Yillanova , Bozzole , Valmacca ed altri , essendosi rotti gli argini cheli difendeano; tutle intercette le strade: vento tempestoso^ una pioggia a torrenti: lo spettacolo era de'piu compassionevoli e tri- sti. Ma lo zdo dell'Intendente generate non venne meno in tanta emergenza, e di concerto con le altre podesla locali, e nmraviglio- samente secondalo dall' opera de' reali carabinieri, i quali corag- giosi affrontarono il pericoloso varco del fiume, sped! soccorsi alia sponda sinistra, iaddove era premuroso il bisogno e fatale il mc- nomo indugio; conforto i barcaiuoli e i pescalori a tontare il pas- saggio; diniodoche con tali provvide disposizioni non si ebbe a deplorare la perdita di una sola persona. Dall'ottobre sino quasi a tutto il diccmbre 1' acqua si tenne alta a segno d'iinpedire ogui lavoro, che fu percio sollanlo ripigliato iu gennaio del 1840. Le fondazioni dello spallone rovinalo furono ri- costrutte con qualcbe inaggiore solidita nierce di una palificata tutlo inlorno ad uno scavo a maggiore profondita, oltrc aU'esscrsi difese con una pietraia assai prolungata verso il fiume. Anclie al rivcslimcnto dei quarti di cono fu data maggiore grossezza , c di- feso il picde da una pietraia. Proseguita in tal mode la costruzione senz' accidente vcruno riniarchevolc, il pontc, in quanto all'impal- caUna delle due travale e de'parapctti, si trovo lermiualo al 22 agosto. In queslo giorno, doao le prove eseguite, fu, precedente la bcnedizione di monsignor vescovo di Casale, aperto il ponte al pubblico, e la civica aiDiiiiulslrazioue lo fece nella nolle del 22 al 25 splendidamente illuminare. 43a ANNUNZIO. Con la Gazzelta di Lucca, di Firenze, di Genova, col giornale di Bologna (j7 Solerte) , con quello de'Lelterali di Pisa, con gli Alti del Congresso degli Scienziatl tenulo in Pisa, e gia resi di pub- blico diritto, fu dato conto che in breve avrei pubblicato il Prospetto della Sloria della medicina italiana, per quindi scendere alia pub- blicazione dell' opera j e avrei oramai adempilo al mio debito , se avessi potuto meltere in cbiara luce, con tnlta quella precisione storica ricliiesta dalla natura del subbielto, quel che fummo noi Italiani in fatto di medicina^ anche prima dell'antica Scuola ippo- cratica. — Non essendo per anche riuscito a rischiarare in tutte sue parti questo punto di Storia medica, taulo avvolto well' oscu- rita de'primi tempi, mi limito frattanto a rinnovare la raia promessa, di dare cio6 fra non guari il suindicato Prospetto corredato della nozione accennata, che del continue mi studio di rettificare , per poi offrire completamente la Storia della medicina italiana. Luigi Pozzolini. F. Carlini , P. CoNFiGLiACHJ , G. Ferrarto , B. Catena G. B. Fantonetti , Membri dell' I. R. Istituto, Direttori. Pubblicato il 28 maggio 184 1. ' ., , ; MilanCj Tipogrnfia Bernardoni, 433 ilratlo delle osservazioni meteorohf^iche Jhtfe alia nuova torre astronomica del- I'l. JR. Osservatofio di Brera aU'altezza di tese i3,6a (melri 10,5^) sulVorto bo' tanico, e di tcse 75,48 (jjietri 1 47311) sid livcllo del mare DICEMBRE i84o. BAKO METRO Di 5'' 111 rezione del vento ri lotto alia temperatura -+- 10" R. 5 5 5hm Sh ni I I'l m 1^ s 5I' s 81. s I ill s 1 1 ■> in 51. S III' s poll. lin. lln. l.u. l.n. tin. lin. l,u. I 27 8,5 8,6 9.5 9.1 9.6 10,2 10,4 N E E E N E N N E 2 27 10,6 10,7 10,8 10,2 10,1 I op 10. 0 0 s 0 S S 0 N 0 :> 27 9^0 9>o 9P 9,0 9.2 10,1 10,8 N E N E E N E N E 4 27 II, I 1 1,3 11.7 I I, J 11,8 12,0 12,0 N E EN E S S E N b 27 12,1 12,2 12,1 I 1,1 1 1,1 1 1,5 1 1,2 N 0 S E N 6 27 1 1,1 1 1,1 10,8 10,7 1 1,0 10,4 10,8 0 S E E N E N N 0 7 27 10^8 10,8 10,6 9.« 9=5 9.4 9,2 N E S E 0 N N 0 8 27 8,2 8,0 7'9 7jO 6,1 6,3 6,1 N N N E N E s 0 9 07 5,7 5,8 6,2 5,9 6,4 6'7 7>5 S 0 S 0 S 0 s 0 0 27 7,8 8,3 9,6 8,9 9>7 8,5 9,0 9,2 9,5 s 0 E N E r, N E E I 27 94 9'2 94 9-5 9.6 N E E S E E N' N K 2 27 9,6 9,8 10,0 9,b 9.5 9-2 <)4 N E N E N S 0 i 27 8,9 8,6 8,8 8,4 8,3 8.5 7.8 S N E N N E N N E 4 27 8,6 8,8 8,9 8,6 8.5 8,1 8,2 E N N E E S S E 5 6 27 7,0 6,4 6,4 5,5 5,3 5,0 5,2 S E S E N E N N E 27 5,2 5,4 5,8 5,4 5,4 5,1 5,0 E 0 0 s 0 7 27 4,9 5,3 6,1 6,3 6,5 6,4 6,5 s 0 E N E N N E E 8 27 6,8 7,0 6,9 6,9 6.7 6,8 6,9 E N E N 0 0 S 0 N 0 9 27 5,8 5,6 5,8 4,-7 4.0 4,0 4,3 0 s 0 S 0 S 0 !0 27 4.4 4,8 4;-> 5,3 6,5 6,8 7-0 0 S 0 S E 0 s 0 !I 27 7,7 8,4 9,2 9,6 10.5 10,9 1 1.7 0 S E N E N E !2 28 0,1 0,6 1,2 1,0 14 1,8 2,1 S S 0 N N 0 N E E N E 0 27 i3,5 1 3,4 1 5,2 12,3 I2jO 11,5 11,5 E N E N N E N '4 27 I 1,3 11,9 12,0 12.0 12,4 12,8 1 5, 1 s S N N E .5 ..6 28 1,3 2,0 2,5 2,6 2,9 3,7 4,0 4.1 N E E N E E N E E N E 28 4,0 4.5 4.6 3,8 3,9 4,1 N s s 0 0 S 0 0 17 28 4,2 4.5 4,8 4,3 4,2 4.1 44 S 0 S 0 0 S 0 0 S 0 (8 28 4,0 ^-•9 4>o J,0 3,1 0,0 2.7 N 0 N 0 S S 0 S 0 '9 27 14." ij,7 I 0,2 12.6 12,0 1 1.7 11,6 s 0 s 0 s 0 s 0 )o 27 11,1 1 1,0 10,8 10,0 in,6 10,0 10. 0 s 0 s 0 S S E N E " 27 9,9 9>9 9fi 8,6 7^9 7>6 6,6 E N E N N E s s 0 0 1 Altezza massima del haioiiielro poll. 28 lin. 4.75 3,95 9.9097 ' « media » 27 » Le ore so no in tempo vero civilu; le lettere m eel s iuJicano n.pctti\jiTi ■ute le 01c Jclla niattina od antimerii liane e i)uelle itclla sera o pomei'iiliane. ' "— 1 ■■ III ' ' " "■ °~~~" 434 DIG EM B RE 1840. Altczza del tormometro R. Stato del cielo '5 5 ' ni 8l> in 1 1'' 111 2 ■ s 51. s 8!. S Ill's da mezzanoltc a mczzodi. da mczzodi a mezzanoltc. 0 „ „ 0 „ „ 0 „ I o,:> — 0,5 + 2.0 + 4p + 0,1 4- 2,0 4- 1,7 Sereno. Sereno. 2 4- i.q + i.q 0,0 5,6 5,1 5,2 0,0 Sereno nuv. Nuvolo neb. 3 3,1 0,2 5,8 4,4 4-5 4,> 5,8 Niivolo neb. Nuvolo piog. 4 0,5 5,2 5,8 4-9 0,0 2,0 0,9 Nuvolo. Ser. nuv. neb 5 0,6 0,6 0,1 0,1 2,2 0,2 0,0 Sereno nuv. Sereno. 6 - 0,2 + 0,5 2,2 0,0 1,1 0,2 - 0.5 Sereno. Sereno. r - 1,0 - 14 + 1,1 2-7 0,7 0,6 0,0 Sei-euo. Sereno neb. 8 - 1,6 - 1,2 -t- 0,3 2,0 iji 1,2 1,0 Sereno nuv. Nuvolo. 0 0,0 + 0,1 2,5 5,8 2,1 1,4 O;0 Nuvolo scr. Sereno. | 10 - 0.8 - 0,8 + 0,2 — 4.5 5,0 0,6 2,4 1,2 Sereno. Nuvolo neb. 1 1 + 1,5 1,2 2,5 2,8 2.0 1,4 Nuvolo ser. Ser. nuv. neb 12 + 1,2 I.I 1,4 2,1 2,1 1,6 1,6 Nuvolo. Nuvolo. i:) + 1,0 1,5 '.q 2,0 ',9 1-7 l,'-2 Nuvolo. Nuvolo. 14 -^ 1,2 0,5 o,q '-4 0,6 0,4 0,4 Nuvolo. Nuvolo. [i5 16 r _o4 0,7 - 0,7 - 0,2 4- 0,0 - 0,2 — 0,2 - 1,4 Nuvolo neve. Nuvolo neve. - 1,1 - 0,5 - 0,1 - 0,1 - 0,2 4- 0,2 Nuvolo. Nuvolo neve. ly - 0,2 — 0,2 ~ o,a 0,5 0,7 0,0 — 0,1 Nuvolo. Nuvolo neve, 18 - 0,1 - 0,1 0,4 + 1,0 0,0 0,0 4- 0.6 Neve. Neve piog. '9 4- i,i) 0.5 1.2 1,0 - 0..9 0,9 0,6 Pioggia nuv. Nuvolo piog. 20 -t- 0.-9 0,9 1-8 ''7 1,5 1,1 - 0,1 Pioggia nuv. Nuvo'o neb. ■2 1 - o,-7 - o.q + 0.5 + 0,2 0,5 0,6 1.6 Nuvolo neb. Nuvolo neb. 22 -+- 1,0 !.:> 1 .1 2.2 2.4 1-7 1.2 Nuvolo iicb. Nuvolo. 25 + I.D 0.5 i,r) 1,5 0.5 — 0.2 — 0.2 Nuvolo. Nuvolo scr. •-*^ - 0.8 — I.I •+- 0,8 J. 9 1,0 0,0 — 1,0 Sereno. Sereno. 2 J - 1,8 - 1,5 + 0,8 •'7 0,6 — 0.2 - 1,6 Sereno. Sereno. 26 - 5,1 - 3,2 _ 0,8 + 1,0 0,1 - 0,8 - 1,5 Sereno. Sereno. Sereno. 27 - .'),2 - 4-5 _ i,g 4- 0,7 - 0,6 - 0,8 - 2,1 Sereno. 28 - 5.5 - 5,0 - 2.0 + 1,4 - 2,4 - 2,8 - 0,1 Sereno. Sereno neb.. 2q — 4.0 - 4-Q — 0.2 + 1,0 - 0.5 - 0,7 — 2,1 Nebbia ser. Sereno neb.* ao - 5,6 - 4'5 _ 0.8 4- I.q - 0,8 — I.O - 0,9 Sereno neb. Ser. nuv. nel 5i — 2,0 - 1.8 + 0,5 + 1,6 4- 0,7 - 1,4 — 2,0 Sereno nuv. Sereno. 1 Allczza m.ussinia del teiinoiiielro R 4- 4,88 1 " minim media — 5.0c 97 + o,4g Qugntita della pioi^gia neve sciol ta e nebbia precipital.i linec i5,8t Terniometri Rullierford ^ ratura massima +- 5,5o , minima — 6,00 Vonto dominnnlc Nord-Est. INiinicro del gionii screni in tuttc ) il mese i 4- 435 I N D 1 G E delle materie contenute in questo tomo C. PARTE I. LETTERATCRA. ED ARTI LIBERALF. iDtOfid (U Manfredi re di Sicilia e di Puglia, di G. di Cesare pag. 3 Piombo antico e Gemma anticii inedita nuoi'iimente illu- strati. Con una tavola in rame » 2-j Relaxioni degli Amhasciatori veneti al senato , raccolte, annotate ed cdite da E. Alheri -"' '39 // Catone niaggiore, owcro Delia Vcccliiewa., di M. T. Cicerone, I'olgari^'ato da G. Del C/iiappa . . « iGo Tradu\ioni da Classici latini fatte con nuovo metodo da G. Taveima » ijo Biblioteca classica italiana disposta, ec. da L. Carrer » 281 Storia della legisla\ione italiana di F. Sclopis. . . » 288 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Nuovi elementi di geografia, di F. Do Luca ..." 54 La Bancocra^ia o il gran lihro sociale di G. Corvaja, ec. Articolo II ed ultimo "44 Annali della R. Societa agraria di Torino . ...» 58 Del bestiame cavallino nel territorio delle primarie po- ten\e "76 Continua\ione e fine " 206 Intorno il sistema idraulico del Po, cenni di E. Lom- bardini » 180 Di un nuoi>o appareccliio per le sperien\e suU'origine dell' Elettricita voltiana, Memoria inedita di G. Belli. Con una tavola in rame « 186 Filosofia della politica , di A. Rosmini Serbati. . . » jSj 436 I N D ICE. PARTE STRANIERA. Tableau flu climat et de la vegetation de I' Italic, par J. F. Sc/iouwe pag. a^j Expose de la religion de Drupes, par S. De Sacy. Arti- colo II cd ultimo « 576 APPENDICE ITALIANA. Agraria. — Relatione pel 1807 deW osseri>atore agrario B. Angelini » i o 4 Arti belle. — Atti dell' I. R. Accademia di belle arti in Milano : Elogio di Domenico Aspari . . . . " gi Carteggio inedito d' artisti dei secoli XI F, XF e XFI pubblicato da G. Gaye "97 Le fahbriche piii cospicue di Milano, pubblicate da F. Cassina " ' '9 Arti e mestieri. — Delia nieccanica olearia in Italia, di D. De Vecchi »> 264 Atti accademici. — Esercita\ioni scientifiche e letteratie deWAtenco di Fejie^ia "2 45 Biografla. — Biografia degli Iticliani illustri, per cura di E. De Tipaldo "2 43 Epigrafia, — Delle Iscn\ioni venexiatie, raccolte da E. A. Cicogna " 4o5 Filologia. — Grammatica ragionata delta lingua Oto- ml, ec, di E. S. F'. Piccoloniini " l\i6 Filosofia, Morale. — Storia della Filosofia per L. Martini » 4 1 1 Igiene e moralita degli operai di seterie, di L. P'alerio " 1 i5 Medicina. — Framnienti per Vistoria della medicina ita- liana del secolo decimonono, di A. Pignacca . » 261 Poligrnjia. — Prose e poesie edite ed inedite di U. Fo- scolo, ordinate da L. Carrer » l\oi Statistica. — Giornale di Statistica per la Sicilia . . » 100 Storia naturale. — Memoria prima sui ininerali della Si>ix,\era ila liana , di L. LavexXdi'i "102 Sopra una specie d' insetto dittero , di C. Rondani » 110 Sopra alcuninuovi gcneri d'insetti ditterijdi C. Rondani. » ivi I 1 N D r C E. 4^7 VARIETA Arjraria. — Vrocjramma delta R. Societa agraria di Toritio per I' educarjone autunnale dei bachi da seta pag. 277 Archeologia. — Gavihicre etruscJie nuovainente scoperte » iSa Bibliorjrajia. — Annun\j » i33 Custru\ioni pubbliche. — Ponte sospeso sul Po a Ca- salmonferrato » 4^7 Errata-corn'ge •> 278 Fisica, Chimica. — Ulferiori noti\ie circa I'acido carbo- nico liquido e solido, e i suoi effetti frigorifici . « i23 Osseri'a\ioni di M. Melloni sul nuot-'o tnef.odo ternio- (jrafico di Herschel , c sulla sua ap2)lica\ione alio spettro solare » 127 Risposta di F. Zantedeschi all' articolo della Biblioteca Italiana, intoriio ui suoi Saggi elettro-magnetico e ningnelo-elettrico » 269 Considera^ioni alia Risposta suddetta . . . . !> i-ji Sulla gah'anixx.a\ione , osservarjoni ed esperien\e di F. Ferrari w 273 Sulla coiisen'ax^ione dei legni « 4^3 Nuovi esempi di forx(i catalitica , e illustraxjione de' fenomeni de' fwnajuoli della Solfatara di Po\- \uolo » 4'-*5 Osserifa-ioni vieleorologiche di ottobre , . . . " i35 di novembre . . . « 279 di diccmbre . . . . » 453 Geografia. — Ele\>ax_ioni sul lii'ello del mare di dii>ersi laghi dell' Italia e della Svix,\cra « 121 Medicina. — Prospetto della sforia della niedicina ita- liana, di L. Powolini » 4^2 Storia. — Terxf- riunione degli scien:^iati italiaiii. « i^o L' Assedio di Firenxe e Michelangelo Bonarroto . -•» 4' 9 Storia naturale. — IVota sull' csislenxa del budello nel polline gia diinostruto da G. B. Amici , di G. Bal- samo-Crivelli e G. De Notaris "275 Avviso ...» 137 439 Indice generale delle materie contenute nei tomi Cfi", 98.°^ 99.° e 100.°, anno 1840, delta Biblioteca Ita- liana f Giornale di lettevatura , scienze ed arti (*). A GBARIA Agricollura (Dell') e della condizione degli agricol- tori in Irlanda e nella Gran Brettagua . . X. g-j p. 240 e SjS Annali della R. Societa agraria di Torino t. 100 p. 58 Bachi da seta: Memorie varie sul loro goveruo. . « 100 » 61 in Francia » gg 5> 58i Educazione autunnale. Programnia di premio della R. Societa agraria di Torino » 100 » 277 Bestiame (Del) cavallino nel terrilorio delle prinia- rie potenze t, 100 p. 76 e 206 Beslie bovine: metodo economico per alimentarle. t. 100 p. n\ Cereali (Sulla coltivazione dei) c dei foraggi nelle proviucie venete ; programma pel premio bien- nale proposto dall' I. R. Islilulo di Venezia . . » g7 » ^'liy Climat ( Tableau du) et cle la vegetation cT Italic, par J. F. Schouw » 100 » 207 Coltura di alciini nionlicelli deserti in Piemonte . » loo » 74 Gelso : modo di curarlo della carpoinauia » 100 » nS (Coltivazione del) in Francia » gg » 58 1 Grano lurco » 100 » 75 Igiene e moralita degli operajdisetericjdiL.Valerio.o loo » ii5 Invito della sezione d' agrononiia e tecnologia della prima Riunione degli scienziati in Italia ^ per isli- tLiire gli studii sperimcntali dell' agricoltiira ila- liana. g7 » 122 Majali, specie della anglo-cliinese » loo » 74 Oxalis crenata » 100 » 73 Piante (lulorno alcuue) crcdulc di nocuincnto ai cavalli, di G. Berloloui » g() » 3g5 (*) A maggior comedo dc' leltori i tiloli delle materia si sorjo distribuiti giusta I'ordine alfabetico. 44o Pini (Memoria sulla cnltura del) c 1' eslrazione di lor maleria resinosa, di G. L. Da Cruz t. 98 p. 400 Poligono (Intorno alia collivazione del) tintorio. . » 100 » 72 Ponii di terra: princlpali varieta coltivate negli Slati Sard! » 100 » 72 Relazione pel 1807 dell'osservalore agrario B. An- gelini ,, 100 » io4 Riso (Del carolo 0 brusone, malaltie del) . . . . » 100 » io5 Vigneli (Sul daniio die arreca la collivazione del fruniento nei) „ joo » n5 Animali. f^. Storia natdrale. Archeologia P^. Arti belle. Architettura. v. Arti belle. Aritmetica. Conti (Sui) correnti e scalari, Memoria di C. Pos- senti » g8 » 259 Arti belle, Archeologia. Archeologie navale par A. Jul » 97 » 342 Architettura (SuU') civile e religiosa, pensleri di P. Selvatico t. 97 p. 289 " 99 « i4i Armeria antica e moderna di S. M. Carlo Alberto, descrilla da V. Seyssel d' Aix » gS » ko6 Atti dell' I. R. Accademia delle belle arti in MI- lano J3 100 » 91 Busto (Yicende di uu) del doge Renier fatto dal Canova » 100 » 260 Carlcggio incdito d'artisti dei secoli i4-°3 i5.° e 1 6.°, pubblicato ed illustrato con documenli pure inediti da G. Gaye . t. 97 p. go t. 98 p. 227 » 100 » 97 Dargherrolipia *• 97 P- '9^ *• 9^ P- ^7' ^ 4^4 Disegno di G. Berclla t. 97 p. 1 2 1 Elogio del professore di disegno di figura Donie- nico Aspari, di I. Furaagalli » 100 » 91 Esposizione di opere di belle arli nell'I. R. piitazzo di Brera in Milano » 97 " 9'j Fabbriche (Le) piu cospicue di Jlilauo, pubblicate per cura di F. Cassina " 100 » 119 - Galleria Pitli illustrata per cura di L. Bardi. t. 98 p. 5i5, t. 99 p. 5 ■ Galvanoplastica. V- Fisica. Gambiere etrusclie nuovamente scopertr ... t. 100 p. i32 44i Gemma anlica inedita: con una tavola in rame. . t. loo p. 27 Guida di Udine e di Cividalc in cio che riguarda le tre belle arti sorelie, di F. di Maniago ...» 98 » 407 Incisione all'acqua forte: nuovo metodo » 97 " "^^4 delle iniinagini fotogeniche sojira lamine d' ar- gento, di A. Donne » 98 » 4'^ 4 Opere architettoniche di Raffaello Sanzio, misii- rate ed illustrale da C. Pontani » 98 » 3 Paesista (Dell' ufficio del), di A. Ncumayr ...» 100 » aSg Piomho antico: con una tavola in rame » 100 » 27 Pillure di A. Applani » 97 » io8 di C. Arieiiti » 97 di M. D' Azeglio » 97 di A. Bagiitti » 97 di R. Belgiojoso » 97 » 118 di G. Bisi » 97 » 1 15 di L. Bisi » 97 » 116 dei Bison padre c figlio » 97 » 119 di G. Borgo-Carati » 97 » lao del Borsato » 97 » 1 ig di A. Bottazzi » 97 - — di G. Calvi » 97 di P. Calvi » 97 » 117 di C. Canella » 97 » 117 di F. Catel » 97 » 120 — — del Conca » 97 » 120 di S. Corrodi » 97 di G. Darif » 97 » i20 di A. Fermini » 97 » 1 19 di R. Focosi » 97 » 107 di M. A. Fumagalli » 97 di R. Garavaglia » 97 » 119 di C. Gerosa • » 97 » 114 di A. Gualdi » 97 di A. Hartinffer 97 » 120 di F. Hayez » 97 » io4 di D. Induno » 97 » 109 di A. Liganni » 97 di G. Juillerat » 97 di P. Lucchini » ^7 Bibl. Ital. T. C. 29 44^ Pitture di C. Maldura t. 97 p. 109 di N. Mellini » 97 » 1 15 di G. Meneghetti » 97 « 120 — — di F. Mensi » 97 » 108 di Teodolinda Migliara « 97 » 119 • di G. jMolteni » 97 » 1 13 di A. Mossolti » 97 » 1 15 di F. Mulelti » 97 » 120 di P. Narducci » 97 » I'io di A. Nava » 97 » 1 19 di P. Palagi » 97 » 1 10 di P. Paolelti » 97 » 107 ■ di G. Penuli » 97 « 1 10 del Petter » 97 >» 120 di F. Podesti > 97 » u4 — ■ — di L. Preinazzi » 97 » ii8 di L. Ricardi « 97 » 1 18 di A. Rossi t. 97 p. 1 19 e 120 di G. Sabatelli t. 97 p. 108 di L. Sabatelli « 97 » 108 di N. Schiavoni » 97 » 109 di G. Servi ' 97 " 1 1 1 di G. Suter « 97 jj 1 1 8 di D. Torre » 97 " • 19 di G. Trecourt » 97 » 108 di P. Zanardini » 97 » 117 di C. Zatli » 97 » 1 12 Programmi pei grandi concorsi ai premii dell" I. R. Accademia di belle arti in Milano " 98 » 4^' Sculture di L. Agliati » 97 » io3 di G. Argenti » 97 » io3 di B. Cacciatori » 97 « 100 di D. Cesari « 97 » io3 di L. Cocchi t. 97 p. 96 e io3 di G. Croff t. 97 p- 102 di I. Fraccaroli jj 97 » 98 di D. Gandolfi » 97 " 97 di A. Labus » 97 » io3 di L. Marchesi » 97 « 102 — — di F. Marchesini « 97 » io3 443 Sculliire di I. Micolli •• 97 p- io3 di G. Motelli ...» 97 « 102 di L. Parapaloni » 97 " loi — — di A. Pullinati » 97 " 96 di F. Somaini . . . • " 97 » 96 di E Thierry « 97 " '"3 Smalti di P. Negrisolo " 97 »> 121 Teatro ( Sulla formazione della platea e del pro- scenio di iiii ) piii propria alia propagazioue del suono, e sulla materia piii alia a rinforzarlo ed a sostenerlo ; preinesso iiu esanie sulla teoria acuslica. Di F. Taccani » 99 » 297 Telli. V. Arti e mestieri. Vedule 25 di edificj riniarclievoli di Milauo tralle dal vero col mezzo del Dagherrotij>o , indi rical- cafe sul rams con somma precisione ed oinbreg- giate all'acqua tinla > 97 » 199 Arti e mestieri, Tecnologia. Carteggio iuedlto d' artisti dei secoli i4-". iS." e i6.°, pubblicato ed illiistrato con documenti pure inediti da G. Gayc . t. 97 p. 95, t. 98 p. 227, " 100 " 97 Dagherrotipia t. 97 p. 196, t. 98 p. 271 c 424 Filatura meccanica di lino e canapa emula delle piu belle della Gran Brettagna, da instituirsi in Milano per cura dell' ingegnere Albano t. 97 p. i3i Fiocco filabile estratlo dal libro del gelso, di G. Bianchi » 100 « 59 Galvanoplaslica V. Fisica. Igiene e inoralila degli operaj di seterie, di L. Va- lerio ,> 100 » I ID Imbianchinienio ( SuH' ) della canapa , di P. Mu- '"3'°'' ; » 99 » 397 Incisione ( Nuovo metodo di ) all' acqiiaforte. . . » 97 « 264 delle iminagini fotogeniche sopra lamine d'ar- gento, Memoria di A. Donne » 98 ;• 424 Indoratura. V. Fisica. Legni (Sulla conservazione dei) » 100 » 4^3 Macchina per dirompere e maciuliare la canapa . « 100 " 73 Macchine elellro-magnetiche motrici del Taylor, deir Jacobi e del Cooke ; e maccliine locomo- tive a vapore del Norris *• 97 P' 286^ •• 99 » i37 444 Moccanica ( Delia ) olcnria in Italia o del suo per- fi'zionamcnto, di D. Dc-Vecclii t. loo p. 264 Pozzi ( Do' ) inodonesi, di E. Campilanzi » 100 « i5j Seta (Produzione edelaborazione della) iiiFrancia. w 99 » 58i Slagnatura. V. Fisica. Slrade di ferro. V. Costruzioni puebliche. Telli ( Sulla costruzione del ) , programma per il premio bieiinale proposto dall' I. R. IslitiUo di Milano " 97 " 121 Tromba idraiilica portoghese, di F. P. C. Soarcs. >• 98 » 4oi Vapore ( Accidenli delle navi a) « 98 »» i39 Vetro ( Deir arte di lilare il ), di A. Bellani ...» 99 " 398 Arti militari. Armeria antica e moderna di S. M. Carlo Alberto, descrilta da V. Seyssel d' Aix » 98 » 4°^ Saggio sopra il fortificare terreo vegetale , o se- condo il sislema portogbcsCj di F. P. C. Soares. » 98 » 400 ASTRONOMIA. Effemeridi astronomiclie di Milano per I'aiino 1841- Con appendice di Osservazioni e Meinorie aslro- noiniche « 99 " 4^^ Atti accademici. Accademia I. R. di belle arti In Milano. t. 98 p. 421, " 100 « 91 R. delle scienze di Lisbona . . t. 97 p. 85, » 98 » 394 Ateneo di Venezia w 100 « 2 45 Istituto I. R. di scienze, lettcre ed arti in Milano. j» 97 « 121 in Venezia » 97 » 426 Riunioni de' fiiologi e precettori tedeschi . . t. 99 p. 107 e 252 Societa R. agraria di Torino t. 100 p. 58 e 277 BlBLIOGRAriA. Annunzj t. 99 p. 417 1. mo p. i55 BlOGRAFIA. F". StORIA. BoTANicA. y. Storia naturale. CniMicA. Fl FisicA. Classici. Biblioteca classica italiana di scienze, letlere ed arti, disposta ed illustrata da L. Carrer >: joo » 281 Catone(II) maggiore, ovvcro Delia veccbiezza, di M. T. Cicerone: niiovo voigarizzamenlo di G. Del Cbinppa :: 100 » 160 44t> Classic! latini : traduzioni fatte con nuovo metodo da G. Taverna t. loo p. 170 CoUana degli aiilichi storici greci volgarizzati . . » 100 » i33 Epistole di Seneca tradotte da G. Tavenia . . . . ?> 100 « lyo Fini (Dei) dei beni e dei niali, di M. T. Cice- rone : volgarizzainenti di G. F. GaUoni e di Te- resa Carniani Malvezzi. — Lucullo, c Delia na- (uia degli Dei^ di M. T. Cicerone: volgarizzati dalla suddetta t. 97 p. 271 w 98 » 289 Grecia { La ) descritta da Pausania : volgarizza- mento di S. Ciampi 3) 100 j; 1 33 Istoria delle guerre goltiche, di Procopio da Cesa- rea: traduzione di G. Rossi » 100 " i33 Opere (Delle) di Seneca » 99 » 258 Poesie di G. Parini » loo « i34 COMMERCIO. F^. EcONOMIA POBBLICA. CoSTf.DZIONI PUBBLICIIE. Ponte ( Sul nuovo ) di Londra « 97 » 128 sospeso sul Po a Casalmonferrato jj loo « 4'-*7 Slrada di ferro Lonibardo-Veneta. ProtocoUo del congresso gcnerale degli azionisti .•) 98 « 125 Dietro quali conslderazioui gcuerali topogra- fiche , economiche tecniche si debba deterrai- nare il luogo o luoghi dove giova incominciare i lavori di costruzione della strada Lonibardo- Veneta. Memoria di G. Milaui .•• 98 « 123 • Qual linca seguir debba da Brescia a IMilano i"L R. strada di ferro Ferdinandea Lonibardo- Veneta. Memoria di G. Milani » 98 » g-i Strade di ferro (Sulla scelta delle linee per le) in Lonibardia; notizie ed osservazioni » 98 » 92 (Dell'influenza delJe), e dell' arte di dise- gnarle c costruirle; del signor Seguin >. 98 .. 252 Sopra la risoluzione degli azionisti della Societa della strada fcrrata da Venezia a Milano nel congresso del 3o luglio 1840, di J. Castelli. ■ 99 •• 4'^^ Nuovo esanic della questione sul modo mi- gliorc per congiungere la citla di Bergamo alia grande slrada ferrata Lombardo-Veneta. — Lel- tera di G. Milani sopra I'esame suddetto . . » 99 » 3^4 446 Slrade di feno (Dcirimpoiiaiiza di bone scpglierc le lineeper le ) in Lombardia, di C. De Kramer, t. 99 p. 4-'5 (Le) in Lombardia, cenni di C. Possenli. » 99 » 4^^ Osservazioni inlorno alia linea da scegliersi da Milano a Brescia per la strada ferrata Ferdi- nandea Lombardo-Venela , di A. Gaspari. ...» 99 » 4*-'-^ EcONOMIA PUBBI.ICA, StATISTICA , CoMMERCIO , PoLITICA. Agricoltura (Dell') e della condizione degli agri- coltori in Irlanda e ncUa Gran Breltagna. t. gj p. 240 e 078 Atti (Cenni sugli) amininistralivi emanati in Pie- nionte dal i83i al 1840 t. 98 p. "262 Banche ( Studj tearico-storici sulle principali pub- bliche), di F. Vigano t. 99 p. 49 " 100 » 44 Bancocrazia (La) o il gran libro sociale : autore G. Corvaja, esposilore M. Parma. . t. 99 p. 49 " 'oo » 44 Besliame (Del) cavallino nel territorio delle prima- rie potenze t. 100 p. 76 e 106 '' Carceri (Delia condizione altuale delle) e dei mezzi di migliorarla^ di C. L Petitti t. 98 p. 4i-^ Coiirs d' economie politique par P. JRossi • t. 97 p. 210 e 36i ' Credit {Du) et de la circulation, par A Ciezkow- schi t. 99 p. 49 t- »oo p. 44 Crises {Des) financieres et de la reforme du syste- me moiietaire, par Chitti t. 99 p. 49 " 'O" " 44 Economie politique des Romains , par Ducreau De la Malle » 99 » 273 Filosofia della politica, di A. Rosniini Serbati . . t. 100 p. 337 Giomale di stalistica per la Sicilia » 100 » 100 Istiluzioni di econoniia sociale di M. De Augustinis. » 98 » 19S Memoria sul miglioramenlo dei provvedimenti onde arrestare gli incendj ed aumentare 1' acqua in Lisbona, del barone d' Eschwege "9^ " -^97 Mobilisation {Sur la) du credit fonder , par Ij. TVo- lowski t. 99 p. 49 » 44 Educazione, Istruzione. Conversazione (Nobile e saggia) intorno le avven- ture deir inclita giovine Atenaide : opera dilette- vole^ storica ed utile a tulli, di S. Approsio . » 98 » a4i Igiene e moralita degli operaj di seterie , di L. Va- lerio 100 » n3 Pedagogia in Germania t. 99 p. 107 e 25a Eloquenza. Discorso inaugurale lelto all' I. R. Universita di Pa- dova da T. A. Catullo t- 97 P- 94 letto da G. Da Costa de Macedo alia R. Ac- cademia delle scienze di Lisbona » 97 » 85 Opere ( SuUe principali ) di M. G. Vida, e sulla utilita in generale dello studio della lingua lalina, di F. Scbizzi •> 99 " 591 Orazione in morte del cavaliere Antonio De Gia- nella, di N. G. Dalla Riva » 98 » 4o8 Orazioni in morte di monsignor Giuseppe Grasser vescovo di Verona, di C. Brescianiedi S. Soldali. » 97 » 4^9 ThomcB Vallaurii de Carolo Boucheronio •> 9^ " 4^8 Epigrafia. Delle iscrizioni veneziane, di E. A. Ci- cogna » 100 » 40^ Errata Corrige t. 97 p. i^i e 4^7 » 100 » ^78 FaRMACIA. f^. FlSlOA. FlLOLOGIA. Atlante llnguistico d'Europa, di B. Biondelli . . •> 99 " 4'^ Atti delleadunate de'filologi eprecettoritcdeschi t. 99 p. 107 c iBi Cavalieri (Se gli antichi Egiziani avessero) . . . . t. 100 p. 77 Dizionario tecnico-etiinologico-filologico compilato da M. A. Marchi " lOo •> i54 Elenienti (Primi) della lingua inglese sccondo iin 44B jiictodo pratico-analitico . esposti ad uso tlogl' I- taliani da E. Baibi t. 98 p. aSi) Filologia metodica e pedagogica I. 99 p. loj c 25-2 Fini (Dei) dei bcni e dei inali, libri cinque di M. T. Cicerone, tradotli da G. F. Galloni e da Te- resa Carniani Malvczzi t. qj p. 271 t. 98 p. 289 GiovaneUo (11) toscano avviato nell'arle di scrivere la propria lingua da S. Gatteschi » 100 » i54 Grammatica ragionata della lingua Olomi, con un Vocabolario spagnuolo-italiano della lingua Oto- ml , di E. S. V. Piccoloniini » 100 » ^\6 Hesjchii Glossographi discipulus j russus in ipsa Constantinopoli sec. XII-XIlIj additis aJiis pure grecis J et triinn aliorwn Cyrilliani lexici codi- ciiin speciminibus , aliisqiie miscellaneis pliilolo- gici maxime et slcwistici argiimcnti, nunc primiim edidit B. Kopitar » 98 » 216 Lessico greco del professore Rost « 99 » 1 1 1 Lingua (Della) dei Tamul » 99 » 110 '■ (La) portogliese non e figlia della lalina, ne qucsla fu in alcun tempo la Hngna volgare dei Lusilani. Memoria di F. di S. Luiz » 98 » ogS •' Lucullo, o sia il secondo dei primi due liljri acca- dcniici di M. T. Cicerone, volgarizzato da Te- resa Carniani Malvezzi " 98 » 289 Nalura (Delia) degli Dei. Librl tre di M. T. Cice- rone, volgarizzati da Teresa Carniani Malvczzi. » 98 » 289 Opcre (Delle) di L. A. Seneca » 99 " 258 Terzine di Dante prese in csame da P. A. Paravia. >> 100 >' 258 Trifoglio (II) del falconiere: libro composto di tre operc di falconeria, cioe il libro del falco, tratto da un manoscritto turco della Biblioteca Ambro- siana; la scienza dell'astore, tolto da un mano- scritto greco della Biblioteca di cortc di Vienna; e Memoriale dell' imperalore Massimiliano, ca- vato da un manoscritto tedcsco della stessa Biblio- teca. Traduzione dal lurco c dal greco in tede- sco, pubblicato nell' originate e nella traduzione da G. Hammer Purgstall >> 97 » 5o Voci e maniere di dire ilaliane addilale a'futuri vo- cabolarisli da G. Gherardini . . . t. 98 p I'jS " 100 » i34 449 Volumina Herculanensia t. qq p. i »•;> FiLosoFiA , LocicA, Morale. Calone (II) maggiore, ovvero Delia veccliiezza, di M. T. Cicerone: nuovo volgarizzamenlo di G. Del Chiappa •> loo >> i6o Epistole di Seneca tradoltc da G. Tavenia . . . . » loo » i^o Filosofia della polilica, di A. Rosniini Serbati . . >> loo » 557 (Sloria delia) per L. Martini » loo » 4' ' Fini (Dei) del bcni e dei niali, libri cinque di M. T. Cicerone, tradotli da G. F. Galloni e da Te- resa Carniani Malvezzi t. 97 p. 271 » g8. » -289 Inlroduzionc alia Sloria della filosofia italiana ai tempi di Danle per la intelligenza dei concetti filosofici della Divina Commedia, di P. Azzolino. » gS » 4ii LucuUo, o sia il secondo dei prinii due libri acca- deniici di M. T. Cicerone, volgai-izzulo da Te- resa Carniani Malvezzi » 98 » 289 Natura (Della) degli Dei. Libri tre di M. T. Cice- rone, volgarizzati da Teresa Carniani Malvezzi. >> 98 » 289 Opere (Delle) di L. A. Seneca .• 99 » 258 Scienze morali (Saggio postumo sui principj delle) , di P. Manio; eompilalo cd esposto da F. Re- stelli „ 98 .. 28 Sludj filosolici di N. Toinmaseo » 98 » 27 FisicA, Chimica, Farmacia. Acido carbonico liquldo e solido, e suoi efielti frigo- rifici » 100 •> 125 niucico (Sulla niodificazione che 1') subisce mediante 1' ebollizione nell' acqua , nuovc osser- vazioni di E. Malaguli -> 99 « 595 Acqua (Sul inassimo di densila dell" ) e di diverse soluzioni acquee, e sul punto della congelazione di queste ultimo. Sperienze del signer Despretz. " 97 >> 55 Acuslica (Esamc sulia teoria), di F. Taccani . . >> 99 » 297 Aerolito caduto in Piemonte » 97 » 4'''4 Analisi della slilbite e del gesso di Mcride, di L. Lavezzari » 100 » 102 Aniiuario delle scienze cliimiche farmaceutiche c niedico-legali , di G. B. Sembenini » 98 » 2G7 Apparccchio (Di un nuovo) per le speiicnze suU'o- rigine dell' elettricila voltiana. Mcmoria, inedita. 45o letta per estratto da G. Belli iiella scconda Ra- dunanza degli scienziati italiani : con una tavola in rame t. loo p. i86 Baromctro (Su di una nuova forma del), di J. Porro. » 99 " 4 '^ Brucina (Sulla) della noce vomica, e suUa stricnina pura, di A. Galvani t. 100 p. 9.48 e "iSi Capilarita (Dell'azione delle forze molecolari nella produzione dei fenomeni di) : Memoria inedita di O F. Mossotti t. 98 p. 65 Nola di O. F. Mossolti sopra un fenomeno capillare osservato dal dottor Young « 9^ " 365 Chimica (Corso di) generale del P. O. Fcrrario . » 99 » 36o Cianogcne (Sul) e sulle sue diverse combinazioni. Saggio storicOj inedito, di A. J. Cencdella. t. 97 p. 45 e 172 Climat {Tableau du) ct de la vegetation d' Italic , par J. F. Schoiiw t. 100 p. 287 Correnli (Sulle) eleltriche sviluppate per attrito , lettera di F. Zantedeschi " 97 " '^4 Esempj (Nuovi) di forza catalitica, e illustrazionc de' fenomeni de' funiajuoli della Solfalara di Poz- zuolo " 100 » 4^5 Dagherrotipo (Relazione intorno al) , ed Esperienze sull' azione chimica dcllo speltro solare e loro conseguenze relativamente alia Dagherrotipia , di M. Melloni » 97 " 196 Memoria di A. Donne » 98 » 4*^4 Proccsso di G. 3Iozzonl « 98 » 271 Elettricila (Sloria dell' ) di A. Carnevale Arella . « 97 » 56 (Di alcune sperienze sulla) di F. Rossi . . » 99 » i2i Elellro-magnetico (Saggi dell') e magnelo-elellrico di F. Zantedeschi '• 98 » 48 Risposia di F. Zantedeschi al suddetto arti- colo, e considerazioni alia Risposta medcsima . « 1 00 " 269 Elettro-magnetismo applicalo ad un molo rotatorio, leltere di L Tinelli " 97 " '^i Esperienze sulla esistenza e le IcggI delle correuti eletlro-fisiologiche negli animali a sangue caldo, di F. Puccinotll e L. Paccinotti =• 98 " 81 ■ intorno alle correnti eletlro-fisiologiche negli animali a sangue caldo , di P. Fario, c F. Zan- tedeschi » 98 " 8 I 45i Galvanizzazione (Sulla) , osservazioni cd esperienze di G. Ferrari t. loo p. iy5 del ferro onde riesca inossidabile »> loo » n5 Galvanoplaslica (Dell' arte) t. 98 p. 187 w loo » -273 iiilrodotta in Italia da T. Puliti >, qS „ iqn Lavori ottenuti dall'Jacobi coi suoi processi galvanoplaslici „ 98 » 191 Maniera di ottenere con un proccsso voltaico dclle copie da una lastra di rame incisa, di A. De la Rive „ 98 » 1 88 Precipitazione (Delia) del rame sopra diversi metalli , del signer Solly » 98 » i8q Metodo per ottenere i bassorilievi di rame senza apposito eletlroniotore voltaico, di S. Maria- nini « 98 « 196 Grandine (Invito, inedito, alia Riunione sclentifica di Torino per la soluzione di un problema fisico sulia formazione della) di A. Bellani » 99 " 65 Indoralura dell'argento e dell'ottone: processo elet- trocbimico di A. De la Rive 97 " 72 Irradiazioni (Sulle) luminose, di A. Mazzoli . . . . » 99 » Sga Macchine motrici eleltro e magnetiche del Taylor, dell' Jacobi e del Cooke ; e maccbine locomotive a vapore del Norris *. 97 p. 286, » 99 » 1^7 Meteorologia. Osservazioni fatte nell' I. R. Osser- vatorio di Brera in Milano. t. 97 p. i43, 287 e 428, t. 98 p. 143, 287 6 427 t. 99 p. 139, 280 e 424, t. 100 p. i35, 279 e 434 Metodo termografico di Herschel e sua applicazione alia spettro solare: osservazioni di M. Melloni . » 100 « 127 Nomenclatura ( Esposizione di una nuova ) espri- mente il rapporto atomico , di L. L. Bonaparte. » 97 « 23 Opere del Galvani: ristampa colletizia per cura del- I'Accademia delle scienzc dell' Istituto di Bolo- gna, coH'aggiuiita di parte dei manoscritti inediti 5; 99 » 397 Osservazioni ed esperienze elettro-fisiologiche di- retle ad instituire la elettricita medica, di G. Grimelli „ gS „ 81 Saggio di teoria atomistica , seguito da alcuni cenni suUa dotfrina elettro-chiniica e sulla combustione, di G. Taddei 97 » 21 4^2 Soslituzioni (Intorno alia legge clellc) ed alia teoria dei lipi t. 97 p 89 Slagnatura ( Metodi per ottenere la ) del rame con un processo galvanico, indicati da G. Ferrari e da G. Miiiotto . . t. 98 p. 268, e t. 99 p. i38, « 100 « 276 Stechiometria chimico-farinaceutica , di C. F. Hanle: traduzione di G. B. Scmbenini » 98 « 267 Telegrafo ( Nuova inaniera di ) eleltrico inimagi- nato dal sig. Vorsselman de Heer » 97 " ^9 Trasporli ( De' ) metallici operati dall' eleltrico. . « 98 » 269 Vapore (Accidenti delle navi a) « 98 « 09 FlSIOLOGIA. V. Medicina. Geogbafia, Viaggi. Africa centrale ( Materiali inedili per servire ai progressi della geografia dell' ) raccolti da G. Acerbi " Albania(L') descritta solto I'aspetto storico.geografico topografico ed etnografico dal colonnello Karaczays? Description (Nouvelle) geometriqiie de la France, par M. Puissant " Elementi (Nuovi) di geografia, di F. De Luca . . >> Elevazionl sul livello del mare di diversi laghi del- r Italia e della Svizzera 55 100 » 121 Geografia (Saggio di) pura, ovvero piimi studj sul- ranatoniia della terra, di A. Raniizzi » 99 " 395 Livellazione barometrica della Brianza 55 99 « loi Posizioni geografiche dei priiicipali punti della Irian- golazione in California e suUe coste messicane del mar Pacifico, colle altezze dei principal! punti di questa parte dcUe Cordigliere, di V. Piccolomini " 97 « 126 Schizzi faceti di viaggi in Europa, di E. Isensee. " 99 « 58o Geologia. V. Stobia naturale. GlORNALI. v. POLIGBAFIA. GlURlSPRUDENZA. V. LeCISLAZIONE. GrAMMATICA. v. FlLOLOGIA. Idraulica. Piani di sisteinazione del fiume Po, propostl da G. Gagliardi e G. A. Borgnis: con una tavoia litografica " 98 3> i6d 97 J> jOD 99 55 50 97 « 249 1 00 « 34 453 Sistema (Inlorno il) idiaulico del Po , ai principah cangiamenti clie ha subi'to , ed alle piu impor- tanti opere eseguite o proposlc pel suo regola- mento. Cennl di E. LombardiiiL t. loo p. i8o Incisione. F. Arti belle. ISTRUZIONE V. EdUCAZIONE. LeGISLAZIOSE, GlCRlSPRDDE NZA. DU'orce (Du) dans la synagogue ^ par P. L. B. Drach » 97 " 370 Principj della glurisprudenza commerciale esatm- nati dair avvocato E. Gesarini. Seconda edizione con molte variazioni ed agglunte » 100 » i34 Storia della legislazione italiana , di F. Sclopis . . » 100 » 288 Letteratuba. Medio evo (Del) riguardo alia italiana moderna let- teratura, di L. Casarini » 100 « 264 Scritti (Di nuovi) di N. Tonimaseo, volumi quatlro. » 99 » 19 LlNGUE. V- FlLOLOGIA. LOGICA. y. FiLOSOFIA. Mascalcia. Ferratiu-a dei cavalli » 100 »' "jS Matematica. Calcolo (Del) a radici e potenze indicate , di J. Cordeire Feio " Corpus matenialicorum grcecorum « Description {Nouvelle) geometrique de la France, par M. Puissant " Elogio di Angelo Lotteri^ di A. Gabba » Lezioni elenientari sulle matematiche, di L. La- grange " Metafisica (Saggio, inedito, suUa) dell' analisi pura^ di G. Piola » Posizioni geografiche dei principali punti della trian- golazione in California e sulle coste messicane del mar Pacifico, colle altezze dei principali punti di quesla parte dellc Cordigliere, di V. Picco- lomini » 97 » 126 Strade di ferro: f^- Costruzioni pubbliche. Meccanica pratica. V. Arti e mestiebi. 98 « 4oo 99 « ii3 97 « 249 97 » i53 98 " 258 q? « 5i5 454 Medicina, Fisiologu. Alieuali (Rapporto stalislico-inedico sullo slabili- nienlo degli) di Perugia, di C. Massari t. gg p. ii5 Balbuzie (Osservazioni intorno la) fatle da im me- dico che era balbuziente » 97 w 25^ Direzione (Saggio di) e di cura fisico-morale del- I'uomo, di R. Vinella » g8 » 263 Eieltricita medica : osservazioni ed esperienzc di G. Griinelli t. 98 p. 81 , » 99 m 121 Febbre aftosa nelle bestie a coma >5 100 » yS Folic {Dii traitement moral de.la)jparF. Leuret. » 99 « 371 Frainmenti per I'istoria della medicina italiana del secolo decimonono, di A. Pignacca « loo » 261 Manuale degli assistenti ai malali, delle assistenti alle donne di parlo, levatrici ec, di F. E. Fodere » 98 » 263 dei casi urgeiili in medicina, compilato da L. Malavasi « 100 « i54 Medicina pratica. Tratlalo classico di P. Perrone. » 99 » i34 Molo (Del) vibratorio rinvenulo in varie membrane degli animali, siccome fenoaneno generale e fon- damenlale, di U. Breventani « 99 " ^95 Omeopatia (Sulla), discorso popolare del Medico- poeta " 97 "2 65 (L') in Porlogalio " 97 " 86 Onlologismo (L') dominatore perpetuo della medi- cina, saggio di filosofia della sloria medica di F. G. Geromini t. 98 p. 207, » 99 "277 Osservazioni ( Raccolta di) e riflessioni patologico- praticlie del dottor Magistretti » 98 « 261 Peslc (Delia) e della pubblica amministrazione sa- nitaria, di A. Frari « 97 » 161 Prospello della storia della medicina, di L. Poz- zolini » 100 » 4^2 Rabbia apparsa in un bue 35 100 w 74 Sangue (Rudimenti di fisiologia generale e spe- ciale del), di A. B. M. Schina " 99 » 188 — — (Sulla mancanza o leggerezza della coteuna nel ) dei salassi falti nella specie bovina sollo il dominio d'infiammazioni interne, di V. Lualli. » 99 » 396 Solfato (Intorno al) di chinina e alle febbri inler- njillenli, di G. Namias jj 99 " '26 455 Vajuolo (Siillo sviluppo spontaneo del) aiiche in in- dividui inaschi della specie bovina , di A. Allegri. t. 99 p. 393 Cow-pox scoverto nella Capitaiiala , e sopra varle quistioni relative alia vaccina ; di S. De» Renzi « 98 » S^ Volgo (II) e la medicina, discorso popolare del Me- dico-poeta » 97 « a65 MeTAFISICA. V. FiLOSOFIA. MlNERALOGIA. V. StORIA NATCRALE. Morale. V. Filosofia. Nautica. Archeologie navale par A. Jal » 97 " 34^ Navigli (Dei) polirenii usati nella marina degli an- tichi Veneziani, di G. Gasoni » 100 » uSi NOVELLE. V. POESIA. PlTTURA. V. ArTI belle. PoESIA, NOVELLE, RoMANZI, TrAGEDIE. Alice o i Misteri, di E. L. Bulw^er in continuazione al romanzo Ernesto Mallravers, versione di F. Cusani " 97 » 273 Anello di sette genime , o Venezia e la sua storia. Considerazioni e fanlasie di L. Carrer " 9^ " 345 Carniina (Frlderlci ScIuUevii) nonnuUa a F. Phi- lippio latinitatce donata jj 97 » 4°^ Chioma (La) di Berenice, poemetto di Caliimaco nuovamente recato in versi ilaliani suUa traduzione di Catullo da G. Guarnieri « 99 " 388 Diavolo (II) zoppo di Le Sage » 100 « i34 Diomira, racconlo di una comare di campagna , scritto da G. Sabbatini » Faniiglia (La) Lercari, tragedia di P. Giacometti. « Fede e bellezza, romanzo di N. Tommaseo . . . » Fiori poetici sceiti ed illustrati da C. Beolchi. . . » Gina, novella italiana di L. Romani >j Maschera (La) del giovedi grasso, novella in versi di R. Somina " Negromanzia (Sulla) , gli spiritl elementari e le fate. Leltere di Walter Scott: versione di G. Barbieri. . » Poesie di G. Parini » 100 « i34 (Prose e) di U.Foscoloj ordinate da L. Carrer. » loo » l\oi 98 )) 4i5 97 5J 285 98 5! 340 99 » 274 97 5) 280 97 „ 4.8 97 " 4i4 456 Rosmonda d' Inghllterra , tragedia di G. B. Nic- coliiii t. 97 p. 1 55 Scudo (Lo) di Ercole, poemcUo di Esiodo, ridotto in versl itallaiii da R. Mitchell : con la traduzione di tro iiini di Oniero e di iin' ode di Alcco . . » 98 » 4'2 PoLIGRAFIA, GlORNALI, LetTERE. Aniiali (Nuovi^ delle scienze naturali di Bologna . « 99 » 392 Cartegglo inedilo d'artisti dei secoli i4.°, i5.''e i6.°, pubblicato cd illustiato con documenti pure ine- diti da G. Gaye . . t. 97 p. 93, t. 98 p. 227, » 100 » 97 Gazzetta (Nuova) del Ferdinandeo pel Tirolo e Vo- rarlberg » 98 " ^o^ Giomale dell' I. R. Istituto Lonibaido di scienze , lettere ed arti, e Biblioleca Italiana » 100 » 137 di statistica per la Sicllia . • « 100 w loo Prose edite ed inedile di A. Bascliiera « 97 » 4n cli G. Petrcttini » 99 « 127 e poesie di U. Foscolo, ordinate da L. Carrer. « 100 » 4o' Scritti (Di nnovi) di N. Tomniaseo volumi quattro. » 99 » 19 POLITICA. F". EcONOMlA FUBBLICA. ponti. p^. costruzioni pubbliche. Peose. F^. Poligrafia. ReLIGIONE, StORIA sacra ED ECCLESIASTICA. Conversazione (Nobile e saggia) inlorno le avven- ture dell'inclila giovine Atenaide : opera dilette- vole, storica ed utile a lutti, di S. Approsio. . » 98 » 241 Dante e la filosofia callolica nel tredicesimo sccolo, di A. F. Ozanain » 100 » i34 Divorce (Du) dans la synagogue , par P. L. B. Drach "97 " ^70 Esercizj (Brevi) di piela compllati da G. Barbieri. « 97 » 272 Panegirico di S. Giovanni Battista J di A'. Bascliiera . 97 » 4'^ Religion {Expose de la) des Druzes ^ par S. De Sacy *• 99 P- 25o, " 100 » 576 Storia della chiesa nielropolitana di Torino, de- scritla dai tempi aposlolici fino all'anno 1840 da G. B. Semeria » 100 » i34 ecclesiastica di Sardegna, di P. Martini . . « 97 => i45 Vescovi (Scrie dei) concordicsi, di A. Zainbaldi . » 98 » -iSj Statistica. f^. Economia pubblica. 457 StOBU civile E LETTERARIA, BlOGRAFIi. Anello dl selte gemme, o Venezia e la sua storia. Considerazioni e fantasie di L. Carrer t. 98 p. 345 Archeologie navale par A. Jal. » 97 " ^42 Assedio (L') di Firenze e Michelangelo Bonarroto. w loo » 419 Blblioteca (Sulla) pubblica di Bergamo, cenni sto- rici di G. Bini " 98 » 4 '5 Biografia degl'Italiaui illustri del secolo i8.° e dei contemporanei per cura dl E. De Tipaldo ...» loo " 243 sarda di P. Martini » 97 55 i5o Araldi Michele " 99 » 293 Arduino Giovanni » 97 " 94 Aspari Domenico « 100 » 91 Bentivoglio Giovanni II » 98 jj 409 — — Boucheron Carlo » 98 » 4o8 Fattori Santo " 99 « 288 Gaye Giovanni » 100 » 97 Gianella Antonio "98 " 4o8 — — Grasser Giuseppe vescovo » 97 " 4^9 Jacopi Giuseppe « 99 « 296 — • — Jacquin Giuseppe " 98 » 279 Lotteri Angelo » 97 » i33 Paradisi Giovanni » 99 » 291 Rossi Luigi " ' 99 "2 85 Sanvitale Stcfano » 99 » 389 Viviani Domenico » 98 » 272 Causa (Sulla) finora ignota delle sventure di Tor- quato TassOj Saggio di G. Capponi » 98 « i3 Collana degli antichi storici greci volgarizzati. . . » 100 « i33 Consolati (Dei trc) di Muciano, letlera inedita di B. Borghesi « 97 » 12 Corso di storia universale ad uso de'piij alti istituti d'insegnamento, di E. Leo. Versione di G. B. Menini » 98 » 204 Dizionario biografico degli uomini illustri di Sarde- gna , di P. Tola » 98 » 353 Errori storico-cronologlci di fra Bernardo de Brito, nclla Cronaca di Cisler, corrclli nel i834 da A. D' Almeida » 98 » SgS Famiglie cclcbri ilalianc di P. Lilta » 100 » i33 Bibi Itnl. T. C. 3o 458 Grecia (La) descrilta da Pausania : volgarizzamento di S. Ciampi t. loo p. i35 Istoria delle guerre gottiche, di Procopio da Ce- sarea: traduzione ec. di G, Rossi » loo »> i33 Istoriografia fiorenlina, di G. G. Gervinus . . . . »» 97 " 229 germanica *• 97 P- 586, » 98 >> i5o . (Dello stato presente dell') romana, del dot- tore Gerlach » 99 » n 4 Materiali per la storia, la statistica ec. del Tirolo e Vorarlberg « 98 « l^oS Memorie per la vita di Giovanni II. Benlivoglio, di G. Gozzadini » 98 " 4^9 Monumenta historica Germanics ab ann. Chr. 5oo usque ad ann. i5oo » 98 » i38 Monumenti storici di Concordia, Serle dei vescovi Concordiesi ed Annali della citta di Portogruaro, di A. Zambaldi « 98 « 237 Negromanzia (Sulla), gli spiriti elementari e le fate. Lettere di Walter Scott: versione di G. Barbieri « 97 « 4^4 Notizie biografiche in continuazione della Biblioteca niodene.se di G. Tiraboschi » 99 55 285 Relazioni degli ambasciatori veneti al senato, rac- colte , annotate ed edite da E. Alberi 55 100 » 139 Religion (Expos^ de la) des Druzes , par S. De Sacy t. 99 p, 200, » 100 « 376 Riunioue (Terza) degli scicnziati italiani » 100 » 120 Scritti storici di G. G. Gervinus » 97 " 227 Scrivani (Sugli) secreli dei re di Portogallo, e di quello che pertiene a questo ufBzio , di F. Trigo- so de Aragao Morato » 98 « SgS Storia europea dei costumi, dall' origine dei pecu- liari modi nei vari popoll lino ai tempi present!, scrilta da G. Wachsinuth » 98 " 576 degli Ebrei, di E, Leo » 98 " 382 di Manfredi re di Sicilia e di Puglia, di G. Di Cesare » 100 » 3 ( Saggio di ) civile dell' Aragona, di G. G. Gervinus ;> 97 " 227 Storie (Sulle) italiane dall'anno primo dell' era cri- stiana al 1840, discorso di G. Borglii « 99 " 4^7 459 Studj sopra la storia universale, dl G.De Lugnani. t. gyp. 3 Storu natcrale. Acque (Delle cause che producono il vario colore delle) di palude tanto dolci che salse » 99 " ^o3 Alghe (Sopra le) del mare Adriatico. Lettera se- conda, inedita, di G. Zanardini j? 99 « igS Animali microscopici (Sulla ipotesi di Cross che risguarda la formazione di certe specie di), di D. Galvani » 99 » 396 Annali (Nuovi) delle scienze nalurali di Bologna . » 99 » 5g2 Chare (Storia dei principali lavori fisiologici sulle)^ e Tentativo d'una sinonimia delle specie italiane di questo genere , di G. Balsamo Crivelli . . . . » 97 » 1 82 Corpi organici fossili da 3Ionte Conaro di Ancona fill verso 1' Emilia , di V. Procaccini Ricci . . . » 99 " SgG Fenomeni (Sui) geologici operati dal gaz idrogene, di G. Bianconi » 99 » 393 Geografia (Saggio di)pura, ovvero prinii studj sul- r anatomla della terra, di A. Ranuzzi >? 99 " 395 Inselti ditteri: nuovi generi e nuova specie, di C. Rondani " 100 » 1 1 o — — (Sopra I'ulilila dello studio degli), di N. Con- tarini " 100 3' "i^S sulle ale di uccelli, osservati da N. Bertucci Contarini >j 100 jj "258 Mammoulh (Scoperta di un) che appare essere stato ucciso dagli Indiani « 99 » 4o5 Memoria geognostica della cilia e dintorni di Se- tubal, del barone d'Eschwege " 9^ " ^99 Minerali della Svizzera italiana. Analisi della stib- bite e del gesso di Meride, di L. Lavezzari . . » 100 » 101 Moto (Del) vibratorio rinvenuto in varie membrane degli animali J siccome fenomeno generalc e fon- damentale, di U. Brevenlaui » 99 " 395 Nctluralis historia Plinii ;j gg « 1 13 Nota di G. Balsamo Crivelli e G. De Notaris sul- 1' esistenza del budello nel poUine dimostrata da G. B. Amici J3 100 » ■J.jS Organ! (Sopra gli) della respirazione de'girini della rana comune, di M. Rusconi )^ 98 » 4'^ 46o Osservazioni per scrvire alia sloria geologica delle isole cli Madera, Porto Santo e Deserla, di L. da Silva Mousinlio d' Albuquerque t. 98 p. 397 Piante (Intorno alle) del genere Victoria » 99 " ^08 Prodromus systematis mastozoologiw C. L. Bona- parte » 99 » 396 Rosseggiamento (Del) delle saline e del sale. ..." 97 " 92 Rudiment! mineralogici compilati ad uso degli inci- pienti lo studio della mineralogia da G. Z. Ca- muno » 98 » 265 Serpenti ( Catalogo ragionato e descrittivo, inedito, della Raccolla de') del Museo dell' I. R. Univer- slta di Pa via ^ di F. De Filippi t. 99 p. i63 e 3o6 Serpenlini ( Intorno ai ) del Bolognese ed al ter- reno che 11 contienej di G. Biauconi t. 99 p. 394 Systema ornitologicB C. L. Bonaparte » 99 " ^9^ Viventi (Dei) che nascono nelle infusioni « 97 " ^56 Zoologie (Essai de) gene'ralcj par J. Geoffrey Saint- Hilaire » 99 » 267 StORIA SACRi ED ECCLESIASTICA. V. ReUGIONZ. StEADE. F", CoSTRUZIONI P0BBLICHE. Teatro. v. Poesia. Tecnologia. v. Arti e mestieri. Teologia. v. Religione. ToPOGRAFIA. F. GeOGRAFIA. Tragedie. y. Poesia. Vegetabili. v. Storia naturale. Viaggi. y. Geografia. VoCABOLARJ. y. FiLOLOGlA. ZooLOGiA. y. Storia naturale. 46 1 Indies generale dei nomi. A Bellani A. t. 99 P- 65 e 398 Acerbi G. t. Belli G. t. 99 p. 4oi t. 100 p. 186 97 P- 3o3 BellomoG.t. 100 p.246. 253 c 256 Adorni G. » 99 '= 389 Beni F. t. 100 p. 253 Agliati L. « 97 " io3 Benvcnuti A. „ 100 35 255 Albano " 97 » i3i Beolchi C. „ 99 » 274 Albe'ri E. » 100 ») 139 Bercht „ 98 .> 1 38 Alceo « 98 « 4i5 Beretta G. „ 97 .; 121 Alessandrini A. >• 99 " 397 Bertola >, 100 » 73 Allegri A. '• 99 " 393 Bertoloni G. » 99 " 395 Almeida (D') A. >■- 98" 395 Bertucci ContariniN. « 100 " 248 Almoro (Ticpolo) " ICO 5) 253 253, 257 e 258 Ancillon F. » 98 » i34 Bianchetti t. 100 p. 61 Angclini B. j- 100 >' io4 Bianchi G- >-• 100 » 59 Appiani A. »> 97 " 108 Bianconi G. t 99 P- 393 e 3g4 Approsio S. » 98 « 241 Bini G. t. 98p. 4i5 Arella (Carnevalp) A..-.- 97 « 36 Biondelli B. « 99 » 4i8 Argenti G. j; 97 '-• io3 Bisi G. » 97 " i'5 Arienli C. 3; 97 " 1 12 — L. >5 97 55 n6 Aschbac » 98 » i3o Bison » 97 « 119 Asson « 100 ': 252 Bizio B. « 100 >• 246 Augiistinis ( Dc ) M. 5; 98 « .98 Blengini D. » 100 « 74 Azeglio (D') M. •• 97 » 116 Boeder G. E. 'r 97 » ^98 Azzolino P. 3T 98 " 41. Bonafous M. Bonaparte C. L " 100 w 70 99 » 396 B — L. L. Boquillon " 97 " =3 98 »> 192 BagiiUi A. » 97 -■■ 120 Borghcsi B. .. 97 " '^ Balbi A. t. 99 p. 48 •• 100 >; 90 Borglii G. " 99 » 4'7 C 236 Borgnis G. A. « 98 M 187 — E. t. 98 p. 239 Borgo Carali G >: 97 sj 120 Balsarao CrivcUi G. >• 97 " 182 Borsato » 97 » "9 e 267 j; 100 5^ 274 Bottazzi A. » 97 » no Barbicri Gaetano » 97 " 414 Brandes ,» 98 « 1 34 — Giuseppe » 97 " 272 Bresciani C. » 97 » 409 Bardi L. t.98p. 3i5 >• 99 » 3 Brcventani U. « 99 » 395 Barelli 100 5J 73 Buesch G. G. » 98 » i34 Baschiera A. » 97 « 4i' Buiwcr E. L. w 97 " 273 Becber S. ;■ 98 .-.. 402 Buoninsegni P. » 97 « 233 Bclgiojoso h. >■ 97 " 118 Biizzelti C. » 99 " 423 3o* /(65 c Cicszkowski A. t. 99 P- 4a » 100 5J 44 Cacciatori B. t. 97 p. 100 Cirillo (S. ) 5. 98" 216 Calogera A. t. loop. aSa e 256 Cocchi L. t. 97 p. 96 e io3 Calucci G. » 1 00 5> 253 e 256 Coen » 100 5! 252 e 256 Calvi G. t. 97 p. TII Comarolo P. t. 100 p. 63 — P. " 97 « " 7 Corapagni D. a 97 » 23 I Canipana A. 55 100 w 247 Conca » 97 " 120 Canipilanzi E. « 100 « 247 Contarini (Bertucci ) 253 e 257 N. t. loop. 248,253, 257 e 258 Canal P. t. 100 p. 253 Cooke R. t. 97 p. i33 t. 99 P- ■37 Can all P. M. « 100 5) 260 Cordcire Fei'o J. « 98 « 4oo Canella C. " 97 » "7 Corniani M. " 100 » 253 Canobbio G. B. " 98 » 279 Corrodi S. j; 97 » 118 Capponi Gaetano » 98 " i3 CorvajaG. t.99p. 49" 100 '» 44 — Gino " 97 » 235 Costa (Da) de Mace- , — (Neri) » 97 « 235 do G. 97 » 85 Carati (Borgo) G. « 97 » 120 Crivelli(Balsamo)G. « 97 « 182 Carnevale Arella A.>.- 97 » 36 e 257 » 100 •> 274 Carniani Malvczzi Croir G. 97 " 102 Teresa. -•' 98 " 289 Cruz (Da) G. L. » 98 " 400 Carrara F. >; 100 » 28 Cusani F. ;.• 97 " 273 Carrer L. » 98 » 345 t. 100 p. 253, 256 e 281 D Casarini L. t. 100 p. 246 249' 25o, 252 e 254 Dandolo T. " TOO >: 254 Casoni G. t. too p. 25 1 e 253 Dante •; 100 " i34 Cassina F. t. 100 p. 119 Darif G. » 97 " 120 Castelli J. - 99 " 423 Davenport '• 97 " i3i Catel F. >^ 97 y. 120 Despretz ' 97 ' 55 CatuUo T. A. » 97 " 94 Dezan G. M. 100 » 254 Cavalcanti G. >. 97 » 235 Diedo A. « 100 " 249 CenedellaA, J. t 97 P- 43 e 172 Dinegro " TOO « 256 i3o Cesare (Di) G. t. 100 p. 3 Dittinar T. J. 98" Cesari D. " 97 " 'o3 Doderlein 99 " i 1 1 Cesarini E. » joo » 1 34 Douati G. ') 97 » 233 Cherbuin L. » 97 " 200 Donne A. " 98 " 424 Chiappa (Del) G. 35 100 55 160 Drach P. L. B. 97 » 370 Chitti t. 99 p. 49 »> 100 " 44 Driuzzo F. ' 100 »5 253 Cianipi S. " 100 )• i33 Duboin ' TOO •> 62 i Cicerone t.97 p. 27 1 » 98 » 289 Dumas » 97 " . 89 1 » 100 M 160 Diireau dc la Malle " 99 " 273 Cicogua E. A. » 100 « 4o5 Cicognara E. » 100 •) 253 " • . 1 1 463 Eicbhorn G. G Ernesli G. A. Eschwegc Esichio Esiodo t. 98 p, Fario P. •: Fasselta ;; Fermini A. Ferrari Gerolanio -•> t. 99 p. i38 r. Ferrario O. =' Fichte. J! Filippi Francesco » — (De) Filippo t. 99 p. Fitzinger L. J. Fizeaii Florio t. Focosi R. Fodere F. E. Fortis L. Foscolo U. Fracaroli I. Frari A. Fumagalli 1, — M. A. Gabba A. Gagliardi G. >; Galloni G. F. Galvani A. t. 100 p. — D. t. 99 p. 396 t, G.indolfi D, •! Garavaglia R. « Gaspari A. » Gattcrcr G, C. =' 97 P- 4o4 97 " 4°' 397 c 399 98 p. 216 q8 •• A\->. 100 » 256 97 '-• '19 98 » 268 100 J5 275 99 » 36o 98 » 1 34 97 " 408 97 " 209 I 63 e 3o6 98 p. 286 98 « 425 73 c 74 97 P- '07 98 » 263 1 00 » 256 100 « 4oi 97 " 98 97 » 161 100 « 91 97 « 1 1 1 97 " "33 98 » I 65 97 » 271 98 « 289 248 C 252 100 p. 75 97 » 97 97 » "9 99 « 423 97 " 4o4 Gatteschi S. t. Gayc G. t. 97 p. 93 « Gay-Lussac " Genz "5 GeofFroy Saint-Hilai- re I. J3 Geromini F. G. jj Gerosa C. w Gervinus G. G. « Gherardini G. « Giacometli P. -•> Giovanelli ;: Gozzadini G. 5i Grimelli G. « Grove ■■: Gualdi A. » Guarnieri G. « Guicciardini jj HaniraerPurgstall G. » Hanle C. F. » Hartinger A. » Hayez F. » Hecker « Heer ( Vorssebiian De ) Heeren t. 98 p. Herder G. G. » Herschel » Hoffer •> Hormayr ioo p. 134 98 « 227 100 ') 97 97 " 89 98 » i34 99 " 267 98 » 207 99 » 277 97 " "4 97 " 227 98 » 145 100 5> 1 34 97 » 283 98 » 4o5 98 » 409 98 « 81 98 »» 270 97 « no 99 " 388 97 " 229 97 " 5o 98 » i3i 98 » 267 97 « 120 97 '• 104 100 » 256 97 » 69 i3o e 1 33 97 » 4o4 98 » 1 38 100 » 127 99 » "2 98 " 1 38 InduDo D. Inganni A. Iscnscc E. » 97 " '09 >.' 97 « 118 " 99 " 38o 464 Machiavrlli I. 97 P- 25-9 Jacobi t. 98 p. 188 t. 99 P- '37 Magistretti >: 98 » 261 Jacobs F. V 99 " 253 Magrini L. » 100 5j 255 Jal A. » 97 " 342 Malagiili E. « 99 " 393 Jobard '-. 97 " 264 Malavasi L. » 100 » i34 Juillcrat G. " 97 » i>8 Maldiira C. Malespini R. jj 97 " '09 97 SJ 23o K — G. » 97 » 23 I Malle (Dureaii de 1 a)» 99 " 273 Karaczaj '■• 99 " 3. Malmignati (Parol a- Kerchoff » 100 >! 256 ri) P. >• 100 " 254 Khevenhiller F. C » 97 " 399 Malvczzi (Carnian ) Keen G. B. M 100 " 253 Teresa " 98 » 289 Kopitar B. J' 98 » 216 Mami A. >, 100 » 256 Kortuem F. f. 98 P- i3o e i3i Maniago F. " 98 » 407 Kramer (De) C. t. 99 P- 423 Manin L. " 100 " 246 Krause C. " 98 =; l3l 2 -Manio P. 49. f. 252 e 256 98 p. 28 L Marcel Marches! L. " 99 » 397 97 « 102 Labus A. » 97 » io3 Marchesini F. » 97 « io3 Lagrange L. >5 98 » 258 March i M. A. » IOC » i34 Lavezzari L. iy 100 » 102 Marianini S. .^ 98 « 196 Leibnizio ,> 97 » 399 Martini L. <) 100 »> 4" Leo E. t. 97 p. 402 » 98 » i3i - P- t- 97 P- 145 e i5o i33. 234 c 282 Massari C. t. 99 P- '23 Leplay t. 99 P- 38 1 Maleucci C. » 97 " a57 Lessona t. 100 p. 38, 69 e 74 » 99 » 397 Lcuret F. t. 99 P- 371 Mazzoli A. » 99 " 392 Levi G. t. 100 P- 253 e 256 Mellini N. « 97 " "5 Litta P. t. 100 p. i33 Mclloni M. >, 97 " '96 Lombardini E. ;; 100 » 180 •• IOC iy 127 e 426 Luatli V. n 99 » 396 Mencghetti G. t. 97 P- 120 Luca (De) F. » 100 » 34 Mcnini G. B. ■; 98 ») 234 Lucchini P. -•; 97 » "5 Mensi F. » 97 » 108 Luciano G. t. 100 P- 74 e 75 Michaelis G. D. „ 98 « i3o Liiden E. t. 97 P- 407 Micotli I. » 97 >5 io3 Lugnani (De) G. '■• 97 » 3 Migliara Tcodolinda 5; 97 '■ "9 Luiz (Di S.) F. " 98 '• 395 Milani G. t. 98 P- 1. 97 e 123 99 P' 344 M Milano D, Minotto G. « 100 " 72 99 » '38 Macedo G. w 97 " 58 Missirini M. » 100 » 423 r 4(S5 Mitchell t. 100 p. 123 Pajello t. 100 p. 252 — R. >} 98 " 4l2 Palagi P. » 97 35 110 Moeser G. » 97 » 400 Paleocapa t. 100 P- 253 e 256 Molteiii G. » 97 » «>3 Pampaloni L. t. 97 P- loi Morelli G. » 97 » 233 Paolelti P. jj 97 " >07 Moscr F. C. » 97 " 400 Papis L. n 99 » 38 1 Mossolti A. « 97 " 'J5 Pappo L. » 97 " 398 — 0. F. t. 98 P- 63 e 365 ParaviaP. A. t . 100 P- 256 e 257 Motelli G. t. 97 P- '02 Parini G. t. TOO p. i34 Mozzoni G. !> 98 » 271 Parma M. » 99 " 49 Mueller >5 99 » 397 Parolari G. C. « 100 >j 256 — G. « 97 »j 4o5 — Malmignati P. » 100 55 254 — 0. » 98 « i3o e 256 Muletti F. 5> 97 « 120 Pausania M 100 p. i33 Man so 3> 98 " i3o Penuti G. » 97 35 1 1 0 Muratori. P. » 99 » 397 Perrone P. Petitti C. I. 99 » »34 98 55 41 5 N Petreltini G. Petter 55 99 " »27 97 55 120 Namias G. t. 99 P- 126 Piccolomini E. S. V t. 100 P- 262 e a55 t- 97 P 126 »5 100 35 4i^ Nardo D. t. 100 P- 253 e 259 Pignacca A. »> 100 55 261 Narducci P. t. 97 P- '20 Piola G. 55 97 " 34 I Nava A. J> 97 » "9 Pitti B. 55 97 35 233 Negri C. » 98 » 358 Plinio « 99 » "3 Negrisolo P. » 97 » 121 Podesti F. 55 97 »• ii4 Neri Capponi M 97 n 235 Pontani C. 55 98 ». 3 Neumayr A. M 100 M a59 Porro 1. 55 99 » 4i6 Niccolini G. B. » 97 « 1 53 Possenti C. 55 98 w 259 Niebuhr t. 98 P- i3o e i38 M 99 •' 423 Norris t. 99 P- >37 Premazzi L. »5 97 *> 118 Notaris (De) G. 5) 100 « 274 Procaccini Ricci V. 55 99 " 396 Procopio 55 100 »5 i33 0 Puccinotti F. Puissant M. 55 55 98 » 81 97 " 249 Odier P. t.99 p. 49" 100 » 44 Puliti T. 55 97 » '97 Omero 'J 98 55 4 '2 55 98 55 192 Orbigny (D") » 99 " 409 Puttinati A. H 97 " 96 Ozanam A. F. » 100 « 134 Pace da Certaldo Pacinotti L. Quadri A. t, 100 p. 253 e a56 97 23o 8i 466 R Sage (Lc) Sagredo A. t. 100 100 p. i34 « 257 Raflfaello t. 98 p. 3 Saint-Hilaire (Geof- Ragazzoni R. » 100 »j 58 frey) I. » 99 « 267 Rajberli G. 55 97 »5 265 Saint-Martin t. 100 P- 72 e 75 Ramello L. » 100 » 256 Salari G. t. 98 p- 247 Ranke L. .! 98 « i35 Santi L. jj 100 « 25 I Ranuzzi A. !) 99 " 395 Sanzio » 98 » 3 Raumer F. t. 98 P- i36 e i33 Savigny >j 98 »j i3i Reiiier G. t. 100 p. a54 Schiavoni N. « 97 » '09 Renzi (De) S. » 98 « 87 Schiller F. « 97 » 4o8 RestelH F. » 98 » 28 » 98 5J 137 Ricardi L. » 97 '> 118 Schina A. B. M n 99 » i83 Ricci (Procaccini) V.» 99 " 396 Schizzi F. » 99 " 391 Rima T. » 100 »> 255 Schlegel F. « 98 >, .34 Riva (Dalla) N G 98 w 4o8 Schletterer G. >j 93 » 4o5 Rive (De la) A 97 " 72 SchloezerL.A. t. 97 P- 400 e 404 98 " 188 Schmidt F. S. t. 98 p. i3o Romani L. 97 » 280 Schoenbein « 99 " 397 Rondani C. 100 » no Schomburg >j 99 » 4o3 Roo (Van) G. 97 " 396 Schouw J. F. » 100 » 237 Roscoe 97 » 234 Sclopis F. » TOO » 288 Rosmini Scrbati A 100 » 337 Schlosser C. C. » 97 » 4o5 Rosnati B. 100 » 68 t. 93 P- i3o e i3S Rossi A. t. 97 P- 119 e 120 Scott W. I. 97 P- 4i4 — F. t. 99 P- '21 Secchi G. P. 100 » 27 — G. » 100 w 1 33 Seguin 98 '> 253 2 5o 253 e 256 Selvatico P. 97 „ 289 — L. t. 100 p. 256 99 » i4> — P. t. 97 P- 210 e 36i Sembenini G. I 98 » 267 Rest t. 99 p. 1 1 1 Semeria G. B. 100 » 1 34 Rottech C. G. » 97 " 4o5 Seneca 100 » 170 Riiceilai B. « 97 » 236 Serbati (Rosmini )A 100 « 337 Ruggcri G. » 100 M 247 Servi G. » 97 J5 1 I I Rusconi M. " 98 >! 42 Seyssel V. Silva (Da) L. 98 98 « 4o6 « 397 S Sleidano 97 « 395 Scares F. P. C. t 98 P- 400 c 4oi Saalfeld F. » 98 » 1 35 Soldati S. t. 97 P- 409 Sabatelli G. w 97 „ 108 Solly » 98 " 189 — L. « 97 » 108 Soraaini F. » 97 « 96 Sabbatini G. » 98 »> 4'3 Somtna R. w 97 » 4i3 Sacy (Dp) S. " 99 " 23o 100 « 376 Spengel Spittler L. T. » 99 93 » 112 » l32 467 Stambucchi R t. 99 P- 4a3 Veluti D. t. 97 p. 233 Suter G. « 97 » ii8 Vermiglioli G Viani P. B. » 100 » l32 99 « Bgt T Vigano F. t. 99 p. 4s « 100 « 44 Villani G. 5> 97 « 23 1 Taccani F. « 99 " 297 — F. » 97 » 232 Taddei G. »> 97 " 21 — M. » 97 » 232 Taverna G. » 100 w 170 Villarinho » 98 « 399 Thierry E. » 97 H io3 Vinella R. !J 98 « 263 Thurwieser P C. » 98 « 4o5 Vorsselman de Hecr » 97 " 69 Tiepolo Almoro t. 100 P- 253 e 256 W Tinelli L. t. 97 P- >3i Tipaldo (De) E. Wachsmulh » 98 « i3o t. 100 P- 243 e 256 — G. »J 98 » 376 Tola P. t. 98 p. 353 Windeck E. » 97 " 389 Totntnaseo N. » 98 » 340 Wolowski L. W 99 " 49 t 99 P- 19 e 27 » 100 » 44 Torre D. t. 97 P- "9 Trecourt G. » 97 » 108 y Trigoso F. » 98 » 396 Trois F. E. » 100 M 247 25a e 256 Young Z « 98 » 365 U Zamagna « 100 » 255 Uckcr t. 98p.i33 Zambaldi A. Zanardini G. » 98 » 237 99 " 193 V — P. Zanotto F. 97 » 117 100 >5 256 Valerio L. » 100 » ii3 Zantedeschi F, w 97 » '24 Vallauri T. " 98 « 4o3 t. 98 p. 48 e 81 •> 100 « 272 Valperga T. » 100 » 73 Zatti C. t. 97 P- "3 Varchi M 97 >, 229 Zinkeisen » 98 » i3o Varnhagen vonEnse« 98 » i38 Vccchi (De) D. » 100 « 264 Lidice generate delle materie contenute nci tomi 69.°, -0.°, 7i.° e 72.°, anno i833 delta Blblloteca ita- llana , Qiornale di letteratiira , scienze ed arti (*}. A GRARIA. Abete (Sal legnaiiie d' ) t. 71 p. 347 Archivj del proprietario e dell' agricoltore . >> 70 » 25() Atti dell' I. R. Accademia dei Georgofili di Firenze t. 71 p. 87 e 341 Baclii da seta in Toscana >/ 71 >» 4a e 341 Bestiame hoviiio ( Diniiiiuzione e degrada- zione del ) e jnezzi di migliorarlo in Pie- monte t. 70 p. i6a bovlno in Toscana » fi i> 48 Biblioteca agraria, di G. ]Moretti e C. Chiolini » 69 " 214 Bidnonia catalpa: le sue silique possono for- marsi a guisa di sigai-i per fumare . . . v 71 >» 3_|.9 Boschi (Cenui brevissimi sopra i) e le selve degli Stati Sardi di Terra Ferma ....'<(>()» i i i ■ ( Sul taglio e sulla custodia cle') . . <> 71 » 3if5 Calendario georgico della reale Societa agra- ria di Torino >/ 70 » 261 — — per r agricoltore siciliano » 71 »; 49 Cauapajo ( Pel render fertile il ) col sotter- raniento delle piante crucifere, di A. Ber- toloni » 72 » 1 33 Cajjra dell' Egitto e capra mambrina tras- portate in Toscana >; 71 »/ 341 Capre (Del danni che le) recano ai boschi » 71 » 342 Ccdro del Libano >/ 71 " 347 Chiocciole, /zeZ/.T j3o;nai:ia, infestissime alle viti » 71 »/ 043 Ciliegio pendulo >/ 7 1 " 347 Cipresso gaggia " 71 " 346 Cocomeri d' Egitto »; 71 « 3^9 Condizione cattiva de'coloni in Toscana t. 71 p. 39 e 40 (') A inajgior roinodo de lettori, i tituli delle matei'ie si suiiu distiibuiti giusta T orduie alfabetifo. Corsa agraria da Firenze a Figllne .... t. 71 p. 47 Derrnestes lardarius, insetto clie guasta i boz- zoli da seta j> 71 » 844 Elettricita (Azione dell') sulla vegetazione . n 71 » ii5 Ellera ( Dell' utilita agraria delP ) •> 'ji » 348 Esercitazioni deir Accadeuita agraria di Pe- saro j; 72 )/ i3o Foglie (Sulla facolta nutritiva delle) impiegate come nutrimento de' bestiami » ji » 848 Gelsi ( Traspiantamento de' ) : osservazioni praticlie di A. Nava >/ 69 >/ 116 Gelso delle Filippine » 71 >/ 841 Germinazione (Influenza del ])romo, del bro- niuro e dell' ioduro di potassio nella ) . » 70 » 263 Giornale agrario toscano t. 71 p. 87 e 841 Giuggiolo ( Coltura e manifattura del ) in Toscana t. 71 p. 48 Ilemerocallis fiiha , ossia gigllo turco per nutrimento de' bestiami » ji » 848 Ingrasso (Metodo di abbruciar la terra per modo d' ) » 'ji » 48 Istituto teorico-pratico d' agricoltura in To- scana ed altro in Sicilia » 'ji >i 49 Kermes pianta tintoria della Spagna e della Linguadoca coltivata in To?cana >/ 71 >/ 841 Lixus octolineatus , insetto nocivo al cavolo arboreo » 71 »/ 843 Manuale dell' abitatore di campagna e della buona gastalda, di G. B. Margaroli . . . >/ 73 » i36 Maremme romane e toscane bonificate t. 71 p. 48, 46 e 47 Marruca (Coltura della) t. 71 p. 48 Kotizle statisticlie intorno 1' agraria del pe- sarese »; 7a >/ i33 Olivo (Dell'economia del frutto dell') e suo jirodotto, di G. Gibelli ; 72 » 182 Ortlcoltnra (Prlncipj fondaiiientali dl), di G. Liadley : traduzione di G. Manetti ... t. 72 p. 365 Paragraiidiiil esperimentati in Toscaiia • . " 71 " 35o Pecore (Vertigine o capostorno o follia del- le), di G. Sandi-i » 72 .» i3o Pino larizio di Corsica " 71 »» 346 Pomi di terra <» 71 »» 349 Prati (Sulla coldvazlone dci), di P. Manciiii " 72 » i36 Procris ainpelopltaga , animale infesto alia vite » 71 » 343 Quadrupedi ( Trattato de' principal! ) do:iie- stici utili air agricoltvira , di G. Moretti e C. Cliloliiii V 69 '» 214. Rotazioni agrarie in valle di IMievole . . . " 7 1 " 343 Saggiua o sorgo di varie sorta « 7 1 >» 349 Tarlo , heliotis armigera , insetto che iafesta il grano turco » 71 » 343 Terreno guasto , detto arrabbiaticcio. . . . >; 71 >/ 344 Tignola die alia condizione di larva iafesta gli ulivi >» 71 » 344 Vecce lenti » 71 " 349 Vini in Toscana u 71 »; 41 Viti e vini (Prospetto statistico delle) nella provincia d'lvrea, del dottor Gatta. . . » jo » 262 ( Coltnra doUe ) in Toscana » 'ji » 41 Almanacchi. v. Poligrafia. Anatomia. v. Medigina. Archeologia. v. Arti belle. Architettura. v. Arti belle. Aritmetica. Aritmetica (Proposta di rettificazloni ed ag- giunte air) del P. Soave, di L. Bariola; ed Osservazioni alia Proposta niedesima » 72 » 370 Elementi deir aritmetica combinata coi prin- cipj deir algebra , di G. M. Racagni . . <; 72 >, 400 ■ di A. Casano ./ 72 » 400 Gradazloni per P insegnamento delle prime quattro operazioni aritmetiche in numeri iiicomplessi , complessi e frazionarj ..." 70 >/ 412 IMetodo di esegulre il calcolo dei nnineri com- plessi coi soli decimali, di D. Fregoni . •/ 72 •/ 122 • pratico di ridurre una misura di una 4 specie in parti di ima misura di lui" alira specie qualuiu|iie , di S. Merloni .... t. "2 p. i3z AUTl BELLE, AUGIIEOLOGIA , NuMISMATlCA. Accademia I. R. di belle arti in Milano . »/ 72 i; 70 ' in Venezia t. 71 p. 60 n 72 » 3 33 Analisi dclF iinlta di efFetto nella pittura e deir iiuitazione nelle belle arti , del cav. Bagetti " 70 >» 25 3 Anatouiia pel pittorl ecc, di G. Del Medico » 72 » 335 Androclo ( Lo schiavo ) die cava la spina confitta in una zampa di un lione: premio di sciilttira aggiudicato a A. llamelmayr » 72 n 80 Arcliitettiira di Vitriivio tradotta da C. Amati » ji » 3 ■ tradotta da Q. Yiviani , illustrata ed anipliata da V. Tuzzi » 71 »/ 3 (Deir) , libri dieci di L. B. Alberti . » 72 » 108 « ( Istituzioni di ) statica e idrattlica di N. Cavalieri San Bertolo >» 70 » 384. Ai'ti belle ( Almanacchi sulle ) v 72 <> 253 (Le) del disegno in Lombardia, alma- nacco di D. Sacclii >/ 72 »/ 254 Barriera di Porta Orientale in Milano . . . >> 7 1 x 1 38 Biblioteca scelta dell" ingegnere civile . . . » 6() » 236 Bullettino dell'Istituto di corrispondenza ar- clieologica >/ 72 " 334 Busto marmoreo colossale di Mecenate , mo- numento nnico e finora inedito , di M. Missirini » 71 >/ 417 Cappella antica ricostrtiita in oratorio a Mon- cucco, cenni di G. AlbertoUi » 71 <; 79 Caserma ad uso di cavalleria : premio di ar- cbitettixra aggit^dicato a M. Casati . ... j; 72 1/ 79 Colori niinerali (Saggio analitico-cliimico so- pra i) e sul modo di proctirarsi gli arte- fatti , gli smalti e le vernici , di L. Mar- cucci It 'J I II 404 Colorito (Del) , pregio quasi esclusivo della scuola veneta >; 7 1 »/ 60 Condanna di Amano primo ministro di As- suero : premio di pitttira aggiudicato a G. B. Zali » 72 >/ 79 Costrnzione (Sunti delle lezioni di un corso di ) , di ]M. I. Sganzin » 69 >/ 236 Danlcle nel lago Jp' leoni : premio d" Incl- sione aggiudicato ad A. Locatelli .... t. 72 p. 80 Discorsi letti per la distribnzione de' preinj nelle II. RR. Accademie di belle arti di INlilano » 72 w 81 ■ di Yeiiezia . . t. 71 p. 60 n 73 " 333 Disegnl di F. Longhi , del Picassi e di A. Fioroni » 7 1 1/ 286 ■ di M. CasatI, di L. Ceresa, G. Brocca. t. 72 p. 79 e 81 Elogio di Vittore Carpaccio, di L. Carrer. t. 72 p. 333 Ercolano e Pompei (Origlai, vicende e sca- vazioni di) »> 70 » 3 16 Ercole Assii'io su di una coppa » 7 1 » 79 Esposizione degli oggetti di belle arti nel- r I. R. Palazzo di Brera t. t p. 244 t. 72 p. 253 e 264 Famiglia (Di una sacra) riconosciuta di Raf- faello , di M. Missirini t. 70 p. 143 — ^— (Sacra) di Raffaello incisa da P. An- derloiii >/ 72 w 387 Fisiologia (Delia necessita di avviare gli allievi pittori e scultori nello studio della ) per avvalorarli nella estetica dell' arte , di G. De Filippi » 69 » 166 Giornale di belle arti e tecnologia '> 71 » 226 Incisione di P. Anderlonl v 72 >/ 387 di A. Locatelli >» 72 >» 80 calcocnprografica perfezlonata ed ese- guita da L. Rados ti ri » 61 ■ di G. Sanders » 71 » io5 ■ di G. Toscbi » 69 >» 389 Incisioni principali di R. Morghen ,, 6c) >> 402 Inscrizloni. V. El'lGRAFiA. Laocoonte (Del) , o sia Dei llmiti della pit- tnra e della poesia , di G. E. Lessing: tra- duzioiie di C. G. Londonio t. 71 p. 228 " 72 » i56 Letter a di S. Fabriani sopra tin aittografo di A. AUegri risguardante la faniosa tavola della Notte >< 70 >/ 383 Lettere sulle belle arti triviglane , di L. Crico .) 72 » 2 55 Lodi ( Discorso di I. Fumagalli tendente a guareiitire 1 giovani artisti dal veleno delle) ,; 72 » 81 71 P- 79 69 >t 398 71 It S7 Mansoleo (Sul) tU Pio YII , dl TlionvaKl- scn : cenni di F. Gasperonl t. Medaglia di Dante scolplta negli anni in che egli viveva : lettera di ]\I. Missii'ini . . . n Monumenti (I) dell" Egitto e della Nubia , di I. Eosellini t. 70 p. 29 »/ • a Cesare Beccaria ed a Giuseppe Pa- rini t. 69 p. 897 t. 71 p. 244 e 246 Monumento a Maria Gaeuina Agnesi ... t. 71 p. 278 ■ a Barnaba Oi'iani »< 70 x 286 ■ in bronzo a Vicenzo Monti )< 71 >; 246 Mnsaico (Gran) scoperto a Pompei . . . . >; 70 >/ Sai Museo di antichita etrusclie del Principe di Canino ( Luciano Bonaparte ) da lui de- scritto )( 71 )> 79 • della R. Accademia di Mantova ...» 70 » 120 Musica. V. MusiCA. Obelisco di Luxor > 71 »/ 88 Operazioni ( Sulle ) stradali di Sardegna , di G. A. Carbonazzi » 72 " 278 Opere di G. G. Winkelmann » 72 » 112 • di L. Cagnola » 71 » 127 Peinture (De la inusique et de la) , des lenrs effets siir les honnnes en general etc. , par Ravoire » jo » 117 Petrarca che tiene al sacro fonte battesimale il primogenito di Barnabo Yi?conti : pre- inio di disegno di figura aggiudicato a L. Ceresa ;/ 72 '» 81 Pinacoteca del palazzo reale delle scieaze e delle arti di INIilano, pubblicata da M. Bisi incisore, col testo di R. Gironi >> 69 » 280 •- • deiri. R. Accademia Veneta, illustrata da F. Zanotto « 71 »» 69 Pitture a fresco del Canipo santo di Pisa. " 69 » 819 ■ di G. B. DelPAcqua » ■ deir Adam " • di C. Arienti " • di M. d'Azeglio " di P. Bac:atti Valsecclii " — di fi-a Bartolomeo da S. Marco — -di R. BelgiojobO 284 „ 281 „ 263 1) 279 „ 285 „ 10.5 „ 283 Pitture
  • / 71 ■ di C. BruUoff t. 71 p. 247 e del Burkel t. 71 del Butti "71 . . di P. Calvi "71 • del Campedelli >' 71 di G. Canella "7^ di T. Castelliiii " 7^ di A. Eckerlin " 71 di G. Elena " 7^ ■ di R. Garavaglia .» 7 1 di Gerard " 7^ . di M. Gozzi " 71 di Camilla Guiscardi .; 71 di F. Hayez " 71 ■ • di L. Liparini "7^ di M. Maestrani '71 di A. Martelli " 7^ di N. Mellini " 71 di G. Migliara "71 ■ di G. Molteni " 71 della signora Morand » 7 1 deirOtt " 71 — ^ — di L. Pedrazzi » 71 ■ di F. Pedretti » 71 ■ di G. Penuti " 7 1 ■ di C. Picozzi » 71 di F. Podesti » 71 di C. Poggi "71 di D. Quaglia " 71 di L. Quaglia » 71 di A. Raina » 71 di G. Rosa Zutter >> 7^ di G. Sabatelli » 7^ di G. Servi " 7^ di L. Ricardi "7' p. 268 , 280 „ 286 » 285 „ 281 >i 265 » 267 e 265 p. 282 II 2o5 1, 283 ./ 280 ,/ 278 II 2 0 5 „ 285 .; 284 II 281 ,/ 266 „ 280 „ 286 )> 256 „ 260 1, 285 „ 285 „ 265 " 2-9 „ 26^1 1, 285 „ 282 „ 265 „ 265 „ 2 65 „ 267 ,; 259 ,1 261 „ 283 „ 28a „ 285 ,1 284 II 264 „ 267 281 8 Pittm-e dello Storelli t. 71 p. 282 del Sviter >; 71 » 286 di L. Tonc'ini >/ 71 >; 261 di Paolina Turri » 71 >» 268 di L. Villeneuve » ji » 282 G. B. Zali )) jz >> 70 Ponte sospeso a catene di ferro sul Gari- gliano >, 70 >/ 3i4 Ponti , strade ecc. ( Opera sui ) nelle Due Sicille , di C. Afan de Rivera » 69 « 889 Precetti pratici per determinare le ombre e gli sbattimenti sulla superficie e sui corpi delle parti j'iu interne in archltettura, raccolti ecc. da F. C. Astori >» 71 »< 224 Preinj dell' I. R. Accaderaia di belle arti di Milano e di Venezia . . . . t. 72 p. 78 » 71 >» 60 Prospettiva (II maestro di), di A. D. Ver- gnaud » 6() » 386 Pulpito ricchissimo: premio di disegno orna- mentale aggiudicato a G. Brocca . . . . » ji » 81 Quadro (Di un magnifico) di fra Bartolomeo da S. Marco , e dell' incisione del mede- simo eseguita da G. Sanders: esposizione di M. Missirini >/ 71 » io5 Rastremazione ( La ) delle colonne secondo Vitruvio, di P. Landriani » ^\ » 385 Sculture del Benzoni di Lovere " 71 " 272 — di D. Cesari » 71 " 277 di G. Galli ;; 71 »> 277 ■ • di D. Gandolfi >; 71 .» 271 di G. A. Labus >; 71 >> 274 di L. Marches! » ^\ >i 277 • di P. Marcliesi t. 71 p. 244 e 268 di C. Monti t. 72 p. 274 di G. Monti t. 71 p. 246 e 273 di G. Pacetti t. 72 p. 338 ■ di A. Puttinati » ji » zjS ' A. Ramelmayr . . • • » 72 ^ 80 ■ di F. Somaini » 71 >; 273 ■ di A. Thorwaldsen . . . t. 71 p. 79 " 72 » 33j Sigilli ( Documenti , ) e monete appartenenti alia storia della raonarchia di Savoja . . >f 70 »» i33 9 Sinalti (Siigll), di L.Marcucci e di C. Caiitii t. 7 1 p. 404 e 406 Spasimo ( Lo ) di Sicilia , incisione di P. Toschi ... t. 69 p. 389 t. 70 p. a85 t. 71 p. 79 Storia deir arte col mezzo dei monunienti , di G. B. L. G. Seroux d'Agincourt . . . »; 72 » 401 Tiberino (H) 5 giornale di belle arli ....»» 70 " 256 Toitiire [Essai sur le systeme de) le plus con- venahle aux constructions de la Savoie, par M. Despine : » 70 » 35o Trattato teorico-pratico dell* arte di edificare, di G. Rondelet: traduzione di B. Soresina v 71 » 87 Tunel ( Sul ) : strada sotto al Tamigi . . . >> ji » 91 Vaticano (II) descritto ed illnstrato da E. Pistolesi >i 6<) » 28a Vednte dei valcani d' Italia >» 7a » 3()3 • delle porte e mura di Roma, di L. Ricciardelli » 72 »» 400 Arti e mestieri, Tecnologia. Allumiere in Toscana rese frnttnose . . . . » 71 »/ 48 Bevande (Lezioni intorno alle principal!) ed in ispecie alia birra , di M. Buniva . . . » 71 " 2 35 Borace (Fabbricazione del) in Toscana . . >> -j i » 48 Cappelli di paglia in Toscana >< 71 » 4^ Carpentiere (DelT arte pratica del) >; 69 » ii3 Carta (La) fu inventata dagli Arabi ....»» 69 >* 370 Case di legno trasportabili, invenzione dello svezzese Bloom » 71 » 35i Ceppi (Metodo di spaccare i), di F. Sisnionda » 70 >» 263 Foglia (La) del cipresso gaggia somministra un pregevole Ijagno tlntorio >> 71 " 046 Formaggio (Sulla manifattnra del) a Sarzana >> 71 " 46 Gazzetta eclettica , di G. B. Sembenini . . » 69 " 235 Giornale di belle arti e tecnologia u 71 >; 226 Istrumenti. V. Macchine. Istituto d'arti e mestieri eretto in Novara » 69 » iiS Lana (Manifattura della) in Toscana . . . » ji » 4a Macchine (Descrizlone delle) pe' trafori mo- denesi o artesiani , e dei pozzi forati in Toscana, di A. Manetti .^ 7a >; 35i e istrnmenti astronomici. V. Ottica. ■ lisici e chimici. V. FislCA. inatematici. V. Matematica. ]G IMaclnazione ( Miigiilllci stabilliiienti di ) in Toscana t. 71 p. 48 ]\Ianifatture di giuggiolo in Toscana. . . . »; 71 « 48 jNliuiere (Escavazioue delle) in Toscana . . » ji » 43 IMonumento in bronzo a Yincenzo Monti . n 71 n 246 Olio (Osservazioni sopra I'articolo) del nuovo Dizionario ragionato ed universale d'agri- coltura >i 'j'x » i32 Olivo (Deir economia del frutto deU") e suo prodotto )/ 70 )/ 260 Polvere ( La ) da cannone fii inventata dagli Aralii » 69 >» 870 Potassa (Sui modi i piii convenienti ad au- mentare nel Piemonte la prodnzione della), di A. Abbene >' 70 <; 261 Produzloni della maremma toscana . . . . j; 7 1 » 44 Kaccolta pratica di scienze ed industria, giornale >; 70 » 418 Ricerche sopra i raezzi piit econoniici diretti a preservare dalP azione del fuoco gli aljiti dei pompieri , di G. Origo <» 71 » 99 Rnotaje (Nuovo sistenia di) a scappavia , di L. De Cristoforis » ']i » 95 Seta (jNIanlfattura della) in Toscana ....>/ 71 » 42 Stoviglia sommamente economica die si fab- brica in Ponte di Brenta » ni '> 829 Toiture (Esscd sur le systeme de) le plus con- venable aux constructions de la Savoie , par M. Despine >; 70 » 35o Uccelli ( Metodo di conservare a lungo gli) die si vogliono preparare per le raccolte, di F. Comba » 70 » 4^4 Arti biilitari. Esperimenti sulla velocita iniziale dei pro- jetti, di S. Dal Negro >/ 71 » 333 ASTUONOMIA. Calcolo ( Intorno al ) degli eclissi solari , di G. Santini ;; 71 »* 33i Couieta ( Considerazioni intorno al calcolo delForbita ellittica di una), di G. Santini >/ 71 " 33 1 Coniete (Osservazioni delle) fatte in Padova da G. Santini »; 71 ;/ 33i Guida de' naviganti nelle osservazioui astro- nomiche ecc. , di A. Toaello t. Note sur le calcid de la partie du coefficient: de la grande inegalite dc Jupiter et Sntiirne, qui depend du carre de la force perturba- trice , par J. Plana . t. 72 p. 198, 203, Perturbation {De la) des planetes , par Cjsa de Gresj t. Theorie du mouvement de la lune, par J. Plana >> Atti Accadejiici. Accademia agrarla di Pesai-o » I. K. di belle arti in Milan o » • in Yenezia t. 71 p. 60 » ■ della Crusca „ 'jo » 142 /» dei Georgolili di Firenze ... t. 71 p. K. delle scienze di Torino t. ■ Gioenia di Catania „ I. R. di scienze , lettere ed arti in Padova „ Istituto I. R. di scienze , lettere ed arti in Tililano „ Societa agraria reale di Torino >i BlELIOGRAFIA. Cenni elementari di bibliografia, di C. Branca >/ Codici manoscritti italiani dell' I. R. Biblio- teca palatina di Firenze, illustrati da G. IMolini „ INIanoscritti arabi, di G. De Hammer . . . >, Novelle (Delle) italiane in prosa , bibllogra- lia di B. Gamlja ,j BroGEAFiA. V. Storia. BOTANICA F. SrOlUA NATURALE. ChIJIICA. V. FiSICA. Chirdrgia. v. Mebicina. Classict. Arcliitettnra di Vitruvio, • raduzioni di G. Amati e di Q. Viviani „ Arte (Dell") poetica di Q. Orazio Fiacco e di altre poesie del medcsimo , versioni di Filodemo Celisio >> CJassici latini , collezione di G. Touiba . . » 71 p. 23a 2o3 e 206 72 69 p- 201 389 72 n i3o 72 I) 78 72 >t 333 72 37 » e 394 341 72 70 p- 198 338 71 69 70 „ 323 » 399 » 261 )/ a56 71 >i 62 70 )) 354 72 )/ 299 It 290 „ 240 ,> 67 12 Classicorum auctoruiii e vaticanis codicibas edi- toriim tonius V. curaiite A. Maio t. 71 p. 145 Dialoghi di Platone : traduzioni del Figlluc- ci , del Benibo e del Fiorimbene ....»* 69 >/ 388 Edizioae delle opere classiche italiane del secolo 18.° t. 69 p. 129 e a65 >/ 70 » 3oi Elegie di Tibullo, volgarizzate in terza rima da G. A. Scazzola » 70 »» 355 Historia naturalis Caii Plinii secundi . ...» 70 >» 340 » 71 » 67 Lettere famigliarl di F. Berni » jo. » 289 ■ ' (Le) di Cajo Plinio Cecilio secondo tra- dotte da G. Bandini » 70 >> 244 Opera L. Jnncei Senecce » yi » 67 Virgilii Maronis » 70 » 240 Opere di C. Crispo Sallustio volgarizzate da G. Trento e F. Negri i> 70 » 878 COMMEDIE. V. PoEsrA. COMMERGIO. V- ECONOMIA PUBBLICA. COSTUMI. V. Stouia. Deammatica. v. Poesia. economia domestica. Manuale delP abitatore di campagiia e della buona gastalda, di G. B. Margaroli. . . >; 72 " i36 ECONOMIA PUBBLICA, StATISTICA, CoMMERCIO, POLITICA. Bilancia politica del globo , di A. Balbi . . >/ 72 » aSy Casse di risparmio in Toscana .... t. 71 p. 38 e 48 Cauzione in contanti ( Se sia convenienLe farsi dare) dal fattore t. 71 p. 39 Cenni statistici degli Stati Sardi di Terra Ferma » 69 » 1 1 1 ■ storici e statistici sopra 1' isola della Giudecca >; 70 » i32 Censimento (II) milanese , di N. Gotta Mo- randini .... t. 69 p. 46 , 200 e 354 " 7° " 4^^ Collection des constitutions , par Dufau , J. B. Diwergier et J. Guadet >; 72 » 76 Consegne (Metodo per fare le) dei poderi , di G. Romanenghi >i 72 »» 378 Considerazioni sui mezzi da restituire il va- lore proprio ai doni clie iia la natura lar- i3 gamente conceiluto al regno delle Due Sicl- lie, tU G. Afan de Rivera t. 69 p. 389 t. 71 p. 17,5 e 36 1 t. 72 p. 384 Conti ( Delia scleiiza de' ) , istituzloni siste- matiche di G. Di Szarka >; 72 >; 264 Debito publilico ( Del ) de' Fireiitini e della Toscana »/ 71 » 38 Diritto comraerciale, di E. Cesarini .... j; 72 » 399 Discorso per T inangurazione della Societa economica della valle di Catania , di S. Scuderi » 'yi >> 3gS Economia pubblica in Toscana sotto il go- verno inediceo » 71 »/ 38 Essai stntistique sur la mortalite dans les aii- ciennes troupes da Roi de Sardaigne en temps de paix , par I. J. Boiiino » 72 »» aoc Guida diplomatica di G. Martens : osserva- zioni di Pinheiro-Ferreira >> 71 »» 204 Incivilimento (Dell'indole e dei fattori dell'), di G. D. Romagnosi ... t. 69 p. i85 » 72 " 182 Industrie ( Delle ) commercial! e manifattu- riere conciliabili coUo state di proprie- tario terriere in Toscana »» 71 " 41 Istitixzioni caritatevoli a Figline in Toscana » 71 » 47 Latifondi rastici (Intorno ai) considerati rela- tivamente al publjlico interesse » jl <> 39 Legname ( Enorme consume di ) per la co- strnzlone dei tetti in Savoja u 70 " 35i Libri elementari di scienze economiclie: della necessita di provvederne il publilico . . " 71 •' 37 Longevita comparata >/ 72 v 285 Manlfatture (La condizione attnale della To- scana richiede die vi si promovano le). " 71 » 40 Manuale di economia politica, di G. Mill . » 6() » 28 Notizie statistiche intorno Y agrarla del Pe- sarese >; 72 >/ i33 Oggetto (Intorno all') e limiti dell' economia politica , snlla . definizione della ricchezza sociale , e sul fondamento e misnra del valore e del prezzo » 71 >; 38 Opere di economia pubblica relative al re- gno delle Duo Sicilie - di G. De Welz . v 72 i> 384 14 OrcTinamcnto cloir cconomlca dottrlna , dl G. D. Romagnosi t. 69 p. 28 Orfanotrofio del coiite della Glierardesca a Bolgherl » ji » 44 Pesi e misnre (Slstema di verificazione dei) >; 71 >> 35 i Popolazione (Ricerche statisticlie siiiraumento della);, di A. Moreau de Joiines » 6() » 249 Poverta (Snlia) del contado toscano . . . . j; 71 >; 40 Prodotti di Enropa in metalli preziosi . . » 7a » 284 Produzioni della maremma toscaaa . . . . »» 71 » 44 Proprieta (II rispetto delle), primo ed nnico viucolo della Societa •> ji » 89 Seta (Cenni snl cominei-cio tlella) in Toscana u 71 » 42 Sistema dl scrittnra (Iinportanza di uii buoii) nelle animiuistrazioni campestri ti ji » 89 Stiine (Delle) de' foiidi » ji » 40 Suolo (Sulla commercialiilita del) ill Toscana »» 71 >» 38 Tasse annonarie (Dell' abollzione delle) , di G. Giovanetti >/ 70 » i36 Trattato elementare di pnbblica economia acconiodato alle pratiche ed alia legisla- zioiie toscana, proposto per un preniio. >/ 71 »/ 38 EdUCAZIONE , ISTRUZIONE. Cieclii (Suir istruzione de'), di G. Scopoll. >> 70 )/ i35 Edncazlone (SulF) , lettera di G. B. Carrara Spinelli » j2 » 100 Famiglia (Sul governo della), di G. B. Car- rara Spinelli » 72 »; 96 Giornale de' fancinlli »; 71 » 390 Insegnainento elementare (Snl nnovo nie- todo d' ) , di G. Polcastro .; 71 » 3i Istitnto d" arti e mestieri eretto in Novara dalla contessa Francesca Bellini » 6c) » 12S Libri elementari di scienze economiche: della necessit'a di provvederne il pnbblico . . » ji » 3j Mannale di edncazione ed amniaestramento per le scuole infantili >; 71 v 287 Miscellanea pei fanciulli >/ 71 »/ 391 Precetti d'uniane lettere italiane, dl M. Ponza )) 71 >; 77 Racconti morali per use del popolo della campagna » 71 >/ 394 Scuole piibbliche gratuite in Toscana . . . >> ji » 48 i5 Studj (La pratlca degU) ad uso della glo- ventu studiosa , di A. Riccardi t. 73 p. 343 Eloquenza. Discorsi letti per la dlstrilnizione de" premj di belle arti in Milano »> 72 »» 8r ■ in Venezia . . t. 71 p. 60 » 72 >> 333 Epigrafia. Epigrafe antica scoperta a Berganio . . . . >; 71 »> 122 Iscrizioni anticlie doliari (Delle), di G. Ma- rini '/ 71 >; 258 (Delle) veneziane, raccolte ed illustrate da E. A. Cigogna t. 69 p. 98 n 72 >> 399 Errata-Corrige . ... t. 70 p. /L43 t. 71 p. 143 e 29S fi 72 » 287 e 409 Farmacia. v. Mkdicina. FaVOLE. V. POESFA. Fji.ologia. Accaderaia della Crusca t. 73 p. 394 Annotatore (L*) piemontese , o sia Giornale della lingua italiana „ di M. Ponza ..." 71 »; 74 Codici antichi (Sul modo da tenersi nel cor- I'eggere i) , di A. Gallo >> r t » 220 Compendio della grammaticlietta della lingua iialiana , di M. Ponza n ji » 76 Dizionarlo (Nuovo) dei sinonimi della lingua itallana , di N. Tommaseo . ... t. 71 p. 207 e 43o tecnico-etimologico-lilologico di M. A. Marclii t. 71 p. 70 Epitomi grammaticali , di Virgillo Marone gramniatico latino x 71 >> 146 Etimologia ( Della ) dei nomi di luogo degli Stati di Parma, Piacenz:a e Guastalla, di F. Nicolli » 73 )/ 3o5 Fundanientn hermeneutica crypticcn veteruin gentium , sive hernieneudces liierographicce. libri tres C. Jannello . . . . t. 70 p. 128 » 72 »; 49 Fortunatus Siculus , o sia P avventuroso Ci- ciliano, di Busone da Gubbio: pubblicato da G. F. Nott »> 71 » 2i5 Hieroglyphica yEgyptia turn scripta etc. , C. Jannello t. 70 p. 129 » 73 » 49 Idiorai asiatici, riflessioni di J. Mackintosli >; 70 <> 354 i6 Interpretazione del vei-so Ji Dante : Poscia pill, che'l dolor pote'l digiunn t. 71 p. 243 Jerografia criptica (Esposizione del sistema di) delle aiitiche nazioiii, di C. Jannelli » 72 " 49 Latino (Delia difFusione e dello studio del) in Europa da Carlo Magno in appresso , e conghietture del futuro sue stato, di G. B. Svegliato » 71 » 33i Lingua francese ( Litroduzione alio studio della ) , di S. Ange de Virgile » 72 » 3o6 (La ragion della) per le prime scuole. " 71 " loi spagnuola ( L" italiano istrnito nella ) , di F. Marin ,» 7 1 » 2 1 5 Manoscritti arabi , di G. De Hamraer ...» 70 >; 354 Manoscritto in lingua gotica intorno agli Evangel] >/ 71 » 3o4 Monumenti (I) dell" Egitto e della Nubia , di I. Rosellini t. 70 p. 29 » 71 >' Sj Onomatologia itallana enciclopedica , ossia gran Dizionario universale della lingua italiana >» 72 " 3ia Operette varie di F. Villardi » 72 " ao Osservazioni dantesche , di F. Rosa Morando >; 70 " 371 Papiri egiziani scrltti in greco ,» 71 " 149 Papiro ravennate >/ 71 " 149 Pipa (Sulla parola ) )/ 72 » 26 1 Programma pel premio quinquennale dell'Ac- cademia della Ci-usca » 70 " 14a Quistioni grammaticali di Abbone x 71 " 148 Ee (De) grammatica et metrica ^ di S. Adelmo » 71 " i5o Scrittura notaria o tironniana » 71 » i5a Tahuloi Rosettane hieroglyphicoR et centurice si- nogrammatum poly graphic orum interpretatio per lexicographiam Temurico-Semiticain , C Jannello t. 70 p. i2.<).» jo. n 49 Tentamen hermeneuticum in hierographiam cry- pticam veterwn gentium etc., C. Jannello. » jo >> 129 „ 72 » 49 Veda (Traduzione dei) , di Rammoliun Roy >/ 69 » 124 Yocabolario pieinontese italiano di M. Pouza »; 71 >/ 73 FiLOSOFIA, LOGICA , MORALE. Bello ( Saggi di E. Visconti intorno ad al- cuni quesiti concernenti il ) » 71 » i53 I? Ccnnl ill C. Janiielli sulla natura e neces- sita delLi scienza delle cose e delle storie umane t. 69 p. 59 Critica (Sulla) dclla ragione ^^ura di Kant , di J. Bonfiidini >» 71 >/ 33i Dialoglii di Platone: tradnzioni del Figliucci, del Bembo e del Fiorinibene » 6g » 388 Discorso di Favoriuo sopra il debito clie lianno le madri di allattare i proprj figliuoli . » 71 » 228 Emulation {De V) dans I'odre social , par L. Ravoire »/ 72 >* 35 1 Filosofia natnrale (SuIIo studio della) ...» 70 >; 354 Iiiciviliniento (Dell' indole e dei fattori delF), di G. D. Roniagnosi ... t. 69 p. i85 » 72 i> i8a Introduzione alio studio delta filosofia dello spirito umano , di F. Pizzolato » 70 »; 4.09 Lezioni filosofiche di P. Perolari Malmignati » 72 » 345 Logica di P. Bottnra >» 72 » 349 ]\Ianuale di filosoila morale, di G. Droz . >> 70 » 4o3 Noniotelasmo (II) " 71 »> 223 Obblighi dei conjugati (Sugli), di G. Polcastro v 71 » 32 Opera L. Annaei SeneccR » 71 » 67 Opere filosofiche di F. Petrarca " 71 v 394 Ilacconti morali per uso del popolo della campagna » 'ji » 394 Veda (Traduzione dei), di Rammohun Roy v 69 » 124 FisiCA, Chimica. Action capillaire {Nouvelle theorie de I'), par S. D. Poisson » 70 >; 92 Aflinita (Riflessioui intorno alle chimiclie . » 69 » 119 Analyse de I'cau de Saint Genis pour deter- miner la proportion de Viode, par Lavini » 72 n 2o3 Analisi chimica di urina lattea separata da un uomo » 71 >» 33o Apparato per feltrar 1' acqua v 71 »/ 35i Azoturo ammoniacale di potassio ( Premio proposto dair Accadeinia di Pietroburgo per la miglior Memoria sull') » 71 /; 243 Barometro (SuH'altezza media del) al livello del mare " 72 »/ 396 Bevaade, e iu ispecie dclla birra, di 1\I. Buniva » 71 » 2 35 i8 Briiia memorabile del i." maggio 1829 ve- nuta in Toscana t. 71 p. 35o Bussola (La) fa scoperta dagli Arabi . . . »/ 69 » 870 Calorico (Leggi ed applicazioni del) ...» 71 » 35o Colori minerali (Saggio analitico-chimico so- pra i ) e sul iiiodo di procurarsi gli ar- tefatti , gli smalti e le vernici , di L. Marcucci »> 71 » 4^4 Crepuscoli nell' India » jo » 1^9 Elettricita (Azione dell') suUa vogetazione. u 71 » ii5 Esjierienze (Nuove) ed osservazioni elettro- niagnetiche , di S. Dal Negro ?> 71 >; 332 ■ risgnardanti la scossa della rana , di F. Zantedcschi e F. Mayer » 69 » 284 Fatti , tre , iisici relativi alle teriiie padova- ne , di G. M. Zecchinelli >» 71 » 824 Fiamma (Della natnra e degli effetti della) 3 5 1 Gazzetta eclettica di chimica tecnologica , di economia domestica e rurale, di G. B. Seinbenini >; 69 " 2 35 Germinazione (Influenza del bromo, del jjro- muro e delPioduro di potassio nella) . . » 70 n 263 Giuocbi fisici t. 71 p. 117 " 72 >; 143 Incoercibilita del fluido magnetico >i n% >> 397 MemoLre sur deux nouveaux sels doubles d^ar- gent et de fer, par Lavinl j; 72 »» 202 • sur la force elastique de la vapeur dit mercure a differences temperatures , par Avo- gadro » 1% » 2o5 Meteorologia. Osservazioni fatte nell' I. R. Os- servatorio di Brera in Milano t. 69 p. 128, 264 e 408 » JO >i 160, 3oo » 444 ■' . » ji » 143, 296 )) 440 » 73 » 144, 200 " 416 Meteorologiche ( SuUe osservazioni) appli- cate airagri'joltura, ed in particolare siilla cjuaiitita cfacqua che cade tlairatmosfera, di A. Bellaai t. 73 p. 104 Mine (Correzione all' operazione delle) . . » 71 " 35a Newtoii (II) della gioveatii , di T. Telescopio »> 70 » 43o Opuscoli uiatematici e lisici di diversi antori » 70 » 78 Or {Cowpositioa de V) natif du Pieinoiic , par V. Michelotd >/ 72 » 300 Passaggio (Del) dei fluidi alio stato di solidi organlci , ossia della forinazione dei tes- suti A'^egetabili ed animali dei vasi e del cuore, di L. Rolando ,» 73 »/ 201 Perclie ? Perche . . . . ossia spiegazione dei piu comuni fenomeni della natura . . . »; 71 »/ 4o3 Polvere (La) da cannone fu inventata dagli Araln >; 69 »/ 370 Potassa (Sui modi i piu convenienti ad au- nientare ncl Piemonte la produzione della), di A. Abbene » 70 >» a6i Kaggi calorifici (Nota sulla trasmissione dei) a traverso ai vetri colorati, del P. Melloni » 73 » 141 Reclwrdies chiniiques sur les alterations de la bile txtraite du cadavre d'une feniine qui etait affectce de manie , par Laviiii ...» 72 // 204 Saggio cliimico-medico sulla presenza simul- tanea del prussiato di ferro e di una ma- teria zucc!u'i-ina in una particolare A^arieta di oi-ina umana , di G. L. Cantii . . . . v 72 >/ aoo Sale ferruginoso presso le sorgenti termali alia Battaglia »/ 71 ./ 324 Scienza (La) insegnata col mezzo dei giuo- clii : ti-adnzione di G. Belloni » jo » 424 Scoperta cliimica (Annunzio di un' impor- tante ) segnito da considerazioni generaii intorno alia varieta delle sostanze corpo- ree e degli esseri viventi >, jo » 270 Silice coasiderata come un acido, di G. Me- landri-Contessi >/ 71 71 » 376 Avventure di Antonio Regliellini vicentino nelle Indie orientali »» 70 » 14.7 Carta itineraria del regno Lombardo-Veneto " 71 » 327 topografica del regno Loinljardo-Veneto, costrutta sopra misure astrononiico-trigo- nometriche , ed incisa nell' I. R. Istituto geografico niilitare in Milano >» 7 1 »; 34. Che (Di) possa intrattenersi il forestiere in Monza » j'l » 36o Conipendio di geografia di A. Balbi .... u 7a )/ 355 Copti (Stato morale e religioso dei) . . . . » 70 »/ 280 Costantinopoli nel i83i, di A. Baratta . . » 71 „ 3o5 '/ 72 ,1 36 Dizionario ( Nuovo ) geografico-portatile di Malte-Brun » 71 )> 227 Divisione territoriale del regno di Grecia . » 72 >i jii^ Essais de geographic methodique et compara- tive, par M. A. Denaix » Cg n 91 Geografia mateinatica, iisica , politica e sto- i-ica universale jjarticolare , ridotta a cin- quanta lezioni j; 69 '/ 107 Gioraale d''vina spedizione intrapresa coll'in- tento di esamlnare il corso e 1' imbocca- tura del Niger , di R. e G. Lander . . . »/ 69 v 72 Guida (Nuovissiina) per 1' Italia » 69 )^ aSS Itinerario interno e delle isole di Venezia. » 70 >; 1 3 1 Memorie sulla Mongolia, del monaco Giacinto >; 70 » 109 Notizie di Bonpland » yo " 1 44 ■ di Ricardo Lander >/ 71 j; laS Passeggiata per la Liguria occidentale , di G. Navone » jo » 374 Principato ( Notizia intorno ad un nuovo ) eretto nell' India orientale da un Ale- manno t. 69 p. 247 » 70 » 147 Terre australi. Scoperta di un nuovo conti- nente v 71 » 236 21 Vlaggl dl un gentllnomo irlandese in ricerca di itna religione, con note di T. Moore t. 72 p. 249 Viaggio al Congo e nelT interno dell' Africa equinoziale, di J. B. Duoville t. 70 p. 3^.3 <> 71 » 188 " 72 » 221 ■ ■ nella Guiana inglese: antl-opofagi suUe rive deir Esseqiiibo »* 70 » 282 Villeggiature de' Bizantini sul Bosforo Tra- cio , di L. Ingigi , traduzione di C. A;zna- vor >p 6() >i 10 1 GlORNALr. V. POLIGRAFIA. GlURISl'RUDENZA. V. LeGISLAZIOKE. Grammatica. v. Filologia. Idraulica. Acqne (Intorno al moto delle) , di M. Bi'i- ghenti j> 72 >» i3o Architettura statica e idraulica ( Istituzioni di), di N. Cavalieri S. Bertolo » jo >> 384. Considerazioni di C. At'an de Bivera . . . >/ 69 >; 889 Opere di A. Masetti >/ 71 >» 289 Incisioni. v. Arti belle. ISTRUZIONE. V. EDUCAZIONE. Legi?lazione , GiurisprudenXa. Censimento (II) milanese , di N. Gotta Mo- randini t. 69 p. 46, 200 e 864 » 70 » 4i5 Diritto ( Sopra i rapporti del ) di proprieta neir agricoltura , di L. Pazzi >/ 72 » i3o Istituzioni del diritto civile austriaco , di A. Reale „ fo » 137 Lesione enorme (Delia maniera di misul'a- re la) ne' contratti , di M. Mastrolini . . » 71 " 398 Opere di C. A. Martini >; 72 >/ 32 3 Principj del diritto commerclale , di E. Ge- sarini » 72 >» 399 Repertorio legale intoi'no ai diritti reali e ad alcuni atti di processura, di G. B. Pa- gan! t. 70 p. 141 " 71 " 398 Storia dell' antica legislazione del Pienionte, di F. Sclopis .; 71 » 229 Tipucito legale, o repertorio di leggi greco- romane >/ 71 » 298 Letteratura. Aunali della letteratura, ";iornalc tedcsco . •< 70 » 354 yo >> 3 71 „ 77 70 )/ 244 22 Letteratnra classica francese (Apologia della), di Say, ti-adotta da C. Polcastro .... t. 71 p. 3i ■ danese , di N. Furst » 'jo » 364 Manuale della letteratura italiana di F. Am- hrosoli <; 72 V 202 Opere classiche (Edizione delle) italiane del secolo 18." . . . . . t. 69 p. 129 e 268 » 70 >i 3oi ■ di U. Foscolo >/ 69 >; 3 ■ di G. Polcastro » 71 >/ 29 Osservazioni sulle qualita, sulle condizloni e sui caratteri della poesia nazlonale . . . Precetti d'nmane lettere italiane^ di M. Ponza ; Ugo (Di Yittore) e del romanticismo in Francia : Lettere. V. Poligrafia. LiNGTJf:. V. FrLOLOGIA. LOGICA. V. FiLOSOFIA. ) Marina. Bussola (La) fu scoperta dagli Arahi . . . >; 69 » 370' Guida de' naviganti nelle osservazioni astro- nomiche ecc. , di A. Tonello » 71 » 202 Matematica. Calcolo differenziale (Conslderazioni Intorno ai differeiiti nietodi di esposizione del) , e teoreina generale per la deterniinazioiie dei dilFerenziali delle funzioni continue^ di C. Conti > 71 »/ 33o Elementi di aritnietica e di algebra: opere di A. Casano e di G. M. Racagni t. 7a p. 399 e 400 Eqnazioni ( Memorie intorno alle ) di grado snperiore al secondo , ed alle serie loga- vitmiclie , di L. Grupelli t. 70 p. 2^17 Esperimenti siilla velocita iniziale dei proiet- ti , di S. Dal Negro » 71 » 333 Esposizione di un metodo per determinare le radici inmiaginarie delle equazioni nu- mericke, di G. Poletti » 72 " 198 , Formola cardanlca (Per qual ragione la) con- duca ad espressioni innnaginarie qiiando tutte e tre le radici sono reali, di G. De Bernardi »; 71 <; 333 Geometria (Manuale di ) per le arti e pei meslieri , di G. A. Majnrclii .......>> 70 „ 428 71 P- 323 72 " ii6 72 „ 37^, 70 " 78 72 >> 379 71 » 326 Linee (Delia genei'azione Jello) nello spay.io e delle superlicie , dl C. Coiiti t. 71 Meditazioni sul calcolo differeuziale , di A. Caccianlno » IMisure (Delle) dedotte nei progetti d' argiui e strade , di G. B. Berti » Opuscoli matematici e ilsici di diversi autoii » Ottante (DelF) a diottra , stromento geode- tico , di C. Gliega >i Qnestioni (Sopra alcune) di matematica pura, di C. Conti >/ MeCCANICA PRATICA. v. ArTI E IMESTrERI. Medicina, Cmirurgia, Antatowia, Farwacia, FisiOLOGiA, Veterinaria. Alieaazioni nientali curate a Faenza. . . . >/ 70 >/ 263 Allattameuto (Dello) , di A. Bianchi . ..." 72 j/ ia6 • • di tre cagnolette eseguito da una cagiia vergine, e di qualche caso analogo avve- nuto ill donne vergini , e analisi chiniica di nrlna lattea separata da mi uoaio , di G. Moutesanto )/ 71 ;; 33o Aniiali di medicina degli Stati Austriaci, di J. StiiTt e ]N. De Raimann i/ 72 »; 249 Antagonismo nervoso : ragionamenti , spe- rienze ecc. di C. F. Bellingeri .; 71 » 233 Cavalli ( Deir uso dell' erha fresca per pur- gare i ) " 71 » 344 Chiniica (Element! di ) applicati alia medi- cina ed alia farmacia , di V. Michelotti . » 70 >> 419 China-china (Sopra una nuova specie di ) , di G. Folchi ,1 72 »» 3 80 Cholera ( Conjecture relative to the ) , by B. Mojon » 72 >; 248 Considerazioni sail' utilita del metodo anali- tico per conoscere le cause e le leggi delle azioni morali dell' iionio , di S. Gallini . >; 71 »; 325 Contusioni ( Snlle ) prodotte dalla palla di cannone, di Pelletnn >> ji » li^ij Deposit! mortuarj della Germania »> 72 »; 24a Ematemesi (Della) melenode , morho nero , di G. Speranza » 72 >» 38t Epilessia )irodotta * 71 >/ 328 24 Esperlmentl per ritrovare un metodo plu opportune per conser^^are alcune prepa- razioiii anatomiche e patologiche e van- taggi ottenuti , di F. Hildenbrand . ... t. 72 p. 199 Fisiologia (Elementi di) patologica^ igiene e terapia generale , di G. Pozzi » 69 »/ 240 pei pittori e scultori >i 6<) » 166 Frenoscopio , o le disposizioni della mente e del cuore nei loro rapporti colle esterne apparenze » 72 >/ 253 Idiacoroiride (Della) nell' occliio umano , di G. P. Poggi j; 72 '; 28 I Iiifermiere (Manuale dell'), di E. Rnsca . » 7a >/ 124 Istituzioni mediche di Napoli : saggio del D. La Roche « 71 »> 2o5 Leggi fisiologiche , di B. Mojon » 72 >; 248 Malattia ( Sopra una nuova ) delle valvole deir aorta, di F. Hodgkin » jo » 341 Malattie del cuore (Sopra alcuni passi d' Ip- pocrate relativi alle), di G. M. Zecchinelli » 71 >> 329 deir uomo ( Del modo di curare le ) , di G. P. Frank : tradotto e corredato di note da L. Morelli >; 72 »» i23 ■ (Prospetto storico delle) curate in Ve- rona col metodo fumigatorio e vaporoso, di P. Trezzolani » ji » Jo3 MatencR medicce compendium J. Folchi ...» 72 " 124 Memorie mediche di G. F. Girelli >» 71 >; 411 Morhis (De curandis hominum) J. P. Frank- » 72 » I23 Morti (Delle) apparenti , e del modo di pre- venire il pericolo di essere sepolti vivi : opere di F. Pelizo e A. Cressoni ....>/ 72 » 127 — — repentine (Istituire le possibili inda- gini sulle cause delle) : programma di pre- mio deir I. R. Istituto » 6^ » 399 Opere di A. Scarpa t. 69 p. 341 « 70 >> 200 Paralisi (Memoria di alcune) curate coll' elet- tricita, di S. Marianini » 70 »/ 42 1 Pepe nero (Dell' uso del) e delle sue prepa- razioni nelle febbri periodiche, di A. I5o- nanno « 70 >; 341 Polvere antiemori-agica. . * . . .j. .(i . . . » 71 » 344 25 Rccherdies sur Vincertituile des signes de la mort, les dangers des inhumations precipi- tees etc. , par Julia de Fontenelle t. 72 Resina del cipresso gaggia eflicace nel risa- nare le ferite " Sistema ( Sopra il ) linfatico dei rettili , ri- cerclie zootomiclie di B. Paaizza ....>> Spezierie (Guida nella visita delle), di V. M. Streinz : traduzione di G. Polli con note di F. Ambrosioni " Stabilimenti (Sui pnbblici) per gl' infetti di contagio , di G. Larber " Struttura (Delia) degli emisferi cerebral! , di L. Rolando " Vaccinazlone in Toscana » 71 Vaccino (SuUe vicende del) e sul vajuolo nei vaccinati , di F. Cima " Vertigine o capostorno o follia delle pecore, di G. Sandri " Veterinaria (Saggio di materia medica e far- macologia) , di F. Toggia » Zostra oceanica: utile clie ne ricaverebbe la luediciaa >; 70 Metafisica. v. FiLosoriA. MlNEUALOGIA. V. StOKIA NATURALE. Morale. F. Filosofia. MUSICA. Armonia (Sull') , di T. Dandolo »/ 72 >» 100 Arte musicale ( Per gli amici dell' ) , di F. Roclilitz „ 70 »; 354 Canto fermo (Principj di) , di G. Mattel . » 70 " ^53 (Teorica e pratica del), di F. Tettamanzi » ji <> 53 Declamazione (Lezioni di) e d' arte teatrale , di A. Morroccbesi » j\ » 5o Galleria teatrale d' Italia » 7a » a53 Grammatica della musica, di N. E. Cattaneo » 69 » 24^ Musique {De la) ct de la peinture , des leurs effets sur les liommes en general etc. , par L. Ravoire >» 70 » 117 Prospetto di un nuovo modo plii agevole di scrittixra musicale, di A. M. Nichetti » 72 " 33 1 72 p- 'i.!\1. 71 )P 346 72 tl 207 70 » 423 71 >t 102 72 11 199 71 » 4' 72 " 282 72 » i3o 69 " 389 70 n 338 26 Vita (Delia) e ilegli stivlj dl Gio. Paislello , cU F. Schizzi t. 72 p. 33o Nautica. v. Marika. Necrologia. V. Storia. NOVELLE. V. POESIA. NUMISWATICA. V. ArTI BELLE. Ottica. Foi-mole e precetti per la costruzione degli oculari a quattro lentl pei cannocchiali terrestri , di G. Santlni » 71 » 3 3 1 Pastorizia. V. Agraria. PiTTURA. V. ArTI BELLE. Poesia, Commedie, Drajuii, Favole, No- VELLE, RoWANZI, TrAGEDIE. Anacreontiche di J. Vittorelli w 72 » aSi Apologlii di T. Calepio » 7a >/ 96 Apostrofe alia luna , poesie di C. Casetti . » 7a >/ 290 Arte jioetica dei Cinesi »> 70 » 354 • (Dell*) poetica di Q. Orazio Flacco e di altre poesie del medesirao, version! di Filodemo Cefisio »; 72 ?> 200 Bacio (II) d' Amore >; 72 » 92 Biografia di nn mastino » 72 >/ aSi Canti della Ferrucci »» 72 » 281 Cantico degli Ebrei scliiavi in Babilonia, di A. Mauri »> 72 »/ 96 Canzone di Besenglii degli Ughi » 69 >< 3 80 Casa (La) nuova, sermone di P. Marocco . » 72 » g3 Colomba (La) di FiUe , Odi di D. G. Me- lendez Valdes , tradotte da G. Adorni. . » 72 » 297 Commedie pei fanciuUi , di Massimina Ro- sellini Fantastici >; 71 >» 228 Componimenti drammatici e lirici di G. Pol- castro t. 71 p. 29 e 3a Cornelia Bentivoglio e Alfonso d'Este, novella t. 71 p- 55 Crociati (I) a Veuezia , di C. Cantu. . . . >» 72 >/ 96 Egoismo (L') immaginario, commedia di G. Barbieri » G() » 93 Elegie di Tibullo, volgarizzate in terza rima da G. A. Scazzola j; 70 >/ 355 Epigrammi di A. C. cd O. Arrivabene . . » 72 » 25 1 Epistola in versi di P. A. Paravia » 72 " 98 ^7 Est est est . novella cll D. Sacchl . ..... t. 72 p. 96 Ettore Fieramosca, o la Disfida di Barletta, racconto di M. d'Azeglio » 70 >» 67 Fantasia (Alia), versi di G. Nicolini . . . . »; 72 >< aSi Fasti della Grecia nel 19.° secolo, poesie liriche di A. Mezzanotte // 70 >< 358 Fortimatiis Siculus , roinanzo storlco ....»> 71 » 2i5 Franco AUegri , racconto delle avventnre proprie e d' altri memorabili fatti del se- colo 16° t. 70 p. 128 " 71 " 38 1 Frati (I) pacieri di C. Cantu >/ 72 » 201 Giganti (I tre) , novella di C. Rovida . . . » 72 » 100 Gloria, auiore e s Ventura, Mnemete pel i834j< 72 » 90 Iliade di Omero, traduzione di V. Monti ri- dotta ad nso de' giovanetti da D. Rossi. >> 70 >/ 357 Innondazione ( L' ), fantasia in prosa di M. Sartorio » 72 »/ 93 Irlde (L") o il dono di nioda >» 72 » 90 Keepsake (11 piccolo) italiano, almanacco . » 72 » 254 Laocoonte (Del) , o sia Dei limiti della pit- tura e della poesia, di G. E. Lessing: tra- duzione di C. G. Londonio t. 71 p. 228 » 7c » i56 Lettera di Gionata YII imperatore della Cina a papa Clemente XI : novella di G. Gi- gli t. 70 p. 372 '/ 71 " 239 Lira (La) japigia, poesie di vario aj-gomen- to, di G. Forleo >i 72 " 290 Lnisa Strozzi , storia del secolo i6.°, di G. Rosini )/ 72 »/ 255 Marito (II) leggier o e la donna prudente, no- vella di L. Toccagni >> 72. >> 96 Melodramnii di L. Romanelli >, 69 » 384 Museo (II) di Cividale, poemetto » 70 >/ SSp Nilo (II) , iniitazione del sig. Tesia ....)» 72 »/ 96 Non ti scordar di me: strenna ... t. 72 p. 99 e 25o Novella di D. BertoloUi t. 72 p. 94 " di C. Yarese » 72 » 91 risguardante quelli die parlano di pit- tura senza averne le necessarie cogni- zioni V '^2 " 9^ Kovelle (Delle) italiane in prosa, di B. Garaba » 72 « 299 • tre , di G. Belloni „ 72 » 9^> 28 Novelliere (II) francese t. 7a p. aSa Odi ( Due ) di Piiidnro ti-adotte ed illustrate da G. Polcastro . • >i yi ir 3 2 Opera Virgilii Maronis )> jo » 240 Opere di U. Foscolo » 69 '» 3 • ■ di G. Polcastro >> ji >i 20 Operette varie di F. Villardi » 72 >» 20 Ore (Le) , poemetto di G. Parolini » 72 " 298 Origine (L') delle fonti , poema inedito ed altre poesie scelte novellamente corrette di C. Arici >/ 72 » 3 Paiitea ed Abradate, novella » 72 > 72 >< 261 Petrus , poema epicum M. A. Marinelli ...» 72 » 390 Pieta (La) filiale , di V. Monti » 69 » 2 1 8 Pietro di Russia, poema di A. Curti . . . » ji » 77 Poesia estemporanea (Sulla), di G. Polcastro » 'ji » 3i ■ • nazionale (Osservazioni sulle qualita , sulle condizioni e sui caratteri della) . . » 70 » 3 Poesie bililiche tradotte da celebri Italiani ed illustrate con note . . . t. 70 p. 128 » 72 » ijG ' di M. Osboli » J2. » 290 edite ed inedite di G. Pozzobon . . v 70 » 248 ' latine di S. Paolino, di Vittorino , di S. Adelino, di S. Benedetto Crispo, di G. Scotto e di Incinaro t. 71 p. i5o e i5i Poeti (I quattro) , alaianacco t. 72 p. 284 Racconti storici di G. B. Bazzoni >i 69 »> i58 Romanticismo ( Di Vittore Ugo e del ) in Francia » 70 »> 244 Romanza tradotta dal tedesco da Edvige de Battisti )/ 72 » 268 Romanze di Giuseppa Guacci >; 72 »> 282 Romanzi (Alcune parole sui) >/ 69 >; i58 • (Ancbe i) a qualche cosa son buoni , novella di G. Barbieri >; 72 »/ 94 Ruine (Le), ode di Diodata Saluzzo Roero » 72 » 94 Scbeletri incatenati (Gli), di G. B. Bazzoni >; 72 » 281 Sermone di Teresa Albarelli Vordoni . . . >i js. » 2S2 Sonetti due del Tasso » 71 » 416 Speronella Dalesmanina , brano di novella di J. Cubianca »< 70 >/ 36o 29 Strenna italiaiia t. 7a p. go Sventure della Beir Ara >» -ra « 281 Triljnto alia nieiuoria di Augusta Albarelli, versi »> ya »< ago Versi di M. Mazzoni per rlaprimento di una Uiiiv'ersita »; ya >» g6 e prose di F. Beltranie >i 6q » 879 • sopra Speronella . . >; 7a » aSi Via (La) Appia, carina di P. E. Visconti. >i 7a » ago Viaggio per la Sicilia, versi di C. Crotd . » 7a >t ago Villa ( La ) di Camaldoli , stanze di Maria Giuseppa Guacci >> '72 >i ago POLIGRAFIA, LeTTERE^ GiORNALI. Almanacchi t. 7a p. go e a5o Annali civili del regno delle Due Sicilie, giornale t. 70 p. 3 10 della letteratura, giornale tedesco . . » 'jo » 354 di medicina degli Stati Austriaci , di J. StiiFt e N. Raimann » 'j-2. >> 349 Annotatore (L') piemoutese , o sia Giornale della lingua italiana , di M. Ponza . . . >i -ji » 74 Ape (L') delle cognizioni utili , giornale. . >/ 7^ ,> 388 Arcliivj del proprietario e dell' agricoltore , giornale » jo » aSg Gazzetta eclettica di chimica tecnologica, di economia doniestica e rurale , di G. B. Sembenini >; 6g »/ 2 35 Giornale agrario toscauo t. 71 p. 37 e 341 de' fanciulli t. 71 p. 3 go di belle arti e tecnologia >/ 71 •/ 226 Gloria, amore e sventura, Mneinete pel 1834 >> 72 >> go Iride (L') o il dono di moda jjel capo d'anno o pei giorni onomastici >; 72 >/ go Keepsake (II piccolo) italiano, almanacco . » n% » 254 Lettera di S. Fabriani sopra un autografo di A. AUegri risguardante la famosa tavola della Notte ./ 70 »/ 383 ■ di Gionata VII imperatore della Cina a papa Clemente XI ... t. 70 p. 372 >; 71 >i a 39 ■ ' di Pietro di Giason Nores , con due sonetti e alcuni giudizj del Tasso su Dante e r Ariosto >* 7 1 >» 4 1 4 do Lettera di S. Seraplone t. 71 p. i5 i . • sulla Rocca Pentllce >/ 72 >/ aSi Lettere famigliari di F. Benii »; 72 >/ 289 ■ (Le) di Plinio tradotte dal Bandini . d 70 » 244 inedite di T. Tasso a Luca Scalabrino » 70 >f 872 storlche di L. Da Porto » 'ji i> 3j() • suUe belle arti trivigiane, di L. Crico » 72 » 25 5 Miscellanea pei fanciuUi , giornale . . . . . » 7 1 »/ 3 9 1 Noil ti scordar di me: strenna ... t. 72 p. 99 e 25 o Opere di G. B. Quadri t. 72 p. 285 ■ Opere di U. Foscolo » Cg » 3 ■ di G. Polcastro » 71 " 29 Operette varie di F. Villardi » 72 >/ 20 Pensiero (Al mio piii soave) , aliiianacco di G. B. Carta » 72 » 254 Poeti (I quattro) , almaiiacco >; 72 »> 284 Prose (Versi e) di F- Beltrame » 69 » 379 Raccolta pratica di scieiize e d' indiistria , giornale >; 70 >; 418 Scriptorwn veteram nova collecdo e vatkanis codicibus edita ah A. Maio » 71 « 297 Spettatore (Lo) del Vesuvio e dei campi Fle- grei , giornale, di F. Cassola e L. Pilla » 71 » 399 Strenna italiana »» 72 » 90 Tiberino (II), giornale di belle arti . . . . » 70 >; a56 POLITICA. V. ECONOMIA PUBBLICA. Prose. V. Poligrafia. llELIGIONE, StORIA SACRA ED ECCLESIASTICA. Apparizione (SuU') de' santi » 70 >» 354 Bibliotheca liturgica studio P. Carli >; 72 >/ ii3 Catechismo universale (Indice generale delle niaterie del) » ji >/ 232 Croiiicon pasquale >/ 7 1 »» 3 o i Commerdaria in Pentateuchuni Moysis , C. a Lapide »/ 70 » 389 Discorsi sacri di A. Garbarini t. 70 p. 258 )/ 72 " 400 Dizionario apostolico di G. di Montargon . » 72 » 343 Esequie (In memoria delle funeln'l) rese in Padova da tnttl gli studenti dell' Univer- sita ad alcuni defanti compagni >i 72 >/ 845 Etiuces christians institutiones A. Ferrari. . '> 72 " 114 Eustachio, storia dell' antichita criistiana . >> 70 » 393 3i Feste (Le) del Sigiiore e della B. Vergine , di A. Butler t. 70 p. i35 Incarnazione (Suir) del Verbo, di Anastasio >» 71 » 298 Indirizzo della gioventii nella strada della salute, di C. Arvisenet >; ya »/ 256 Manoscritto in lingua gotica intorno agli Evangelj >/ 71 »/ 304. Mission! nelle Indie orientali >/ 70 >; 147 ■ ■ protestanti ( La sterilita delle ) intra- prese per la conversione de' popoli infe- deli dimostrata dalle relazioni degli stessi interessati nella medesima, di N. Wiseman " 69 " 32 3 Opera S. A. Augustini .; 7a >/ 1 1 a Opere di autori greci e latini puLblicati da A. Mai '^ 71 " 298 teologiche di S. Gregorio Nisseno e di S. Cirillo Alessandrino » 'ji » 3o3 Orazioni 'Vi Santi Padri volgarizzate da classici scrittori italiani, scelte da G. J. Montanari » 7a » 340 Poesie l)i}jliclie tradotte da celebri Italiani ed illusLrate con note t. 70 p. 128 » 7a " 176 Predicazione (Delia) piii efficace, e di un in- stituLo piii atto ne' nostri tempi al bene dei popoli e della Cliiesa, di A. Riccardi »; 7a » 343 Predlche per ravvento, del Bourdaloue . . >/ 72 » 34a ■ deir abate di Cambaceres volgarizzate da I. Casarotti t. 70 p. i34 e 890 qnaresimali e lezioni sacre di T. Bulla t. 70 p. 39 a Ileligione (La) cristlana dimostrata per la ua- tura de' suoi misterl , di S. Faljriani . . >; 7a » 341 Saggio sulla vita e suUe opere del P. Gio- vanni Rado, di G. J. Fontana v 71 " 392 Scnptorum veterum nova collectio e vaticanis codicibus edita ah A. Maio » 71 >' 297 Spiegazione del Simbolo, opuscolo inedito di S. Ambroglo >j 7a '/ a8 3 Testamentum novum grcRce etc » 70 « 354 Tj-attato dommatico di G. Donati » '/i >f 297 Trilo'^ia (Alexis), di C. Immerman . ....'/ 70 >/ 354 Utilita della religione cattolica alia vita iisica e sociale dell' uomo , di G. B. Pezzoli . '> 69 » a3a Viaggio di un gentiluomo irlandese in ricerca di una religione, con note di T. IMoore » 7-^ " 249 32 ROMANZI. V. POESIA. SCULTURA. V. ArTI BELLE. • StATISTICA. V. ECONOMIA PUBBLICA. StRADE. V. ARTI BELLE E ArtI E MESTIERI. Storia civili; e letteraria, Biografia. Accademie. V. AXTI accademici. Annali civili del regao delle Due Sicilie , giornale t. 70 p. 3io ^— ^ deir impero turco » ^o » 354 Archeologla. V. Arti belle. Atlante storico, geogralico, genealogico, cro- nologico e letterario , di M. A. Le Sage : proseguito ecc. lino all' anno corrente . . >; 69 Biografia. Aldini Giovanni »> 72 • • Anguillesi G. B » 72 ^— ^ Arduino Luigi >; 69 ■ Assemani Simone >/ 7 1 Avanzini Giuseppe >/ 71 Badaro G. B » 71 . Balbis G. B ,/ 72 — — — Baldelli Boni » 7 1 • Bertii-ossi-Busata Francesco >; 7 1 • Bertero Cai-lo » yi Bignami Angelo Maria - >/ 71 ■ Boerio Giuseppe >» 72 -— Bonaparte Francesco Giuseppe Carlo duca di Reiclistadt » 72 ' Bonelli Franco Andrea » 71 — — Borson Stefano » 70 Braus Giovanni » 71 Cagnola Luigi t. 71 p. 127 ■ Carpaccio Vittore t. 72 ' Cesari abate Antonio » 72 > Cima, pittore »/ 71 '•— Coi Giovanni „ 71 • ■ Collalto Antonio >; 7 1 ; • Collini ,; 71 ; — — Decima (Dalla) Giovanni v 71 j ■ Farini Giovanni >/ 71 > — — Galateo (De) Anton-Claudio » 70 ; " 377 )l 376 » 408 " 394 » 267 » 323 „ 323 >/ 123 » 202 » 36a }i 323 „ 123 „ 323 •/ 406 )/ 326 ,/ 38r " 297 ,) 32 3 e 295 p. 333 i> 20 „ 61 ,1 323 11 323 ,/ 352 ,/ 323 ,; 333 „ 323 „ 287 33 Biografia. Greatti Giuseppe t. 71 p. 3^3 Lambertenghi Luigi » 71 >» 3a Lazzara Giovanni » 71 » 480 Blaironi da Ponte Giovanni " 72 >/ 401 Martini Carlo Antonio » 7a >/ Sai Masetti Agostino » 71 » 289 Mecenate » 'ji » /^ij • • Melandii Contessi Girolamo m 69 >/ 260 ■ Montani Giuseppe >; 69 » 127 INIorghen RafFaello >; 69 >/ 402 • • Nava G. M. vescovo di Brescia ...» 69 ;/ 220 Paisiello Giovanni « 72 « 33o • Papadopoli Angelo »/ 70 v 260 • Penada Jacopo >; 71 »/ 323 ■ Poeti inglesi » 70 » 354 • PoUini Giro » 69 >» ia6 Raddi .; 71 » 352 Rado P. Giovanni " 71 >; 39a ■ Renier Stefano Andrea >/ 71 » 3a3 Restoni Cristiano » 71 >» 35a Ridolfi Angelo » 71 " SaS Scaccia Girolamo » 72 >/ i3 3 Scrittori Padovani . . . t. 70 p. 38o » 72 >i 319 • • Sestini Domenico v 7a / ia9 —— Stefanini Carlo » 6<) » aao ■ Stella Antonio Fortunato » 71 » 43 a ■ Valperga Tomaso di Caluso >^ 7a » 145 Zannoni G. B » 72 >/ 398 Caffe (II), di T. Dandolo » 72 » 96 Cenni storici e statistici sopra Tisola della Giudecca^ di M. Battaggia >» 70 »> i32 ■ storici sulle due Universita di Pavia e di Milano , di F. Longhena >/ 72 v 3o8 CoUezione degli scrittori di storia degli Stati di Sardegna, Savoja. Genova e Piemonte »/ 71 " aSy )> 72 >) 141 Copti (State morale e religioso dei) ....»< 70 >/ 280 Correspondan.ee d' Orient , par Michaud et Pou- joiilat » 72 V 249 Correzione del 1775, ossia riforma delle co- stituzioni della repubblica di Venezia fatta ael 1775 V 7a /; 3 16 34 CostantinopoU nel i83i, tU A. Baratta . . t. 71 p. 3o5 >> 72 >; 36 Costume (Aggiunte e rettificazioni al) antlco e moderno , cli G. Ferrario >> Gn >> 10 Cronaca cli Eusebio ora di nuovo pubbli- cata da A. Mai » 71 n 3oo Diritto (Del) degli Arabi suUa scoperta della carta, della bussola e della polvere da can- none , di M. L. Viardot » 6() » Z'jo Document!, sigilli e monete appartenenti alia storia della monarcliia di Savoja ....>/ 70 v 1 33 Episodio della storia di Milano nel i526, di G. B. Bazzoni » 72 / 71 » 17 Istoria di Corsica di A. P. Filipplni . ...» 72 »; 327 Lettere storiche di L. Da Porto » 71 " 379 Memoire sur Ic culte de Mithra, par G. De Hammer ;/ 72 >; 24c) Meniorie degli scrittori e letterati parmigia- ni , di I. AfTo e A. Pezzana >; 72 » 108 storiche della contea di Novellara e dei Gonzaghi , di V. Davolio » 71 j; 222 Monumenti (I) dell' Egitto e della Nubia, di I. Rosellini t. 70 p. 29 " 71 » Sj Notizie storiche de' Saraceni siciliani , di C. Martorana >r 6g » 378 Odori (Del gusto degli antichi Romani per gli), di G. M. Quercl >/ 70 »; 371 Onori fattisi in Ovaihi agli avanzi del cele- bre capitano Cook >; 71 »> 28 c) Opei'c di Sallustio volgarizzate da G. Trento e F. Negri » 70 »> 378 Pugna navale descritta da V. Barzoni . . . ?/ 72 >/ 96 llelazlone della venuta in Venezia dell' im- 2Deratore Giuseppe II , di N. Balbi , con note di P. Litta »> 72 >; 3i5 Secoli ( I ) della letteratura italiana , di G. B. Corniani » 72 o 307 Sepolcreti (I) , di T. Dandolo o 72 » 96 Specchio della storia europea, di Koch, tra- duzione di G. Tamassia „ 73 » 32 0 Storia della letteratura greca profana , di M. Schoell ....,." 70 » .354 35 StorJa degli antlclii popoll italiani , tli G. Micali t. 69 p. 146 c 433 ■ Esame tlella storia siuldetta in rela- zione ai priniorelj cleiritalico incivilimento, di G. D. Romagnosi t. 69 p. 285 t. 70 p. 38 e 161 • ■ roiiiana di M. B. G. Niebuhr .... t. 69 p. 17 Strenne (SuU" origiae delle) » 72 v 100 Tremuoto (Del) avvenuto nella citta e pro- vincia di S. lleuio T anno i83i, di A. Nota » ()() » 234 Terremoto (II) di ScIIIa, di G. Sacchi . . >< 72 v 281 Viaggi. V. GeogRAFIA. Vite (Sopra il modo di compoiTe le) moral! , politiche e letterarie, di G. B. Zaadonella >; 71 » 3-2.J Storia naturale. AUumiere in Toscana rese fruttuose . . . . » y^ " 4-3 Appendix tertia ad Floram Pedcmontanam , P. Re )/ 72 )» 200 Atti deir Aocademia Gioenia di Catania . . » 70 « 338 China-china ( Sopra una nuova specie di ) , di G. Folclii t> 72 V 380 Concordanza Ijotanica >i 'jo. u 286 Corpi (Sui) organici fossili in Mondaino nel pesarese , di V. Procaccini Ricci . ...» 72 » i33 Crocoddus lucius ( Sulla struttura del cuore e sulla circolazione del sangue del ) , di B. Panizza t. 70 p. 87 e 277 Description de quelques especcs de la collection zoologique de Twin, par J. Gene .... t. 72 p. 36 1 Descrizione di una singolare varieta di pe- cora a coda adiposa, e della fenimina del becco selvatico delF Alto Egitto , di G. ■ Gene » 72 »/ 36 1 Dizionario delle scienze natnrali : traduzione dal francese con agginnte e correzioni . >i 72 » 367 Essai geognostique dons les deux vallees voi- sines de Stiira et de Vinay, par A. Sismonda » 72 " 202 Etna (Storia delle ernzioni delF), di G. Alessl » 70 *> 340 Fauna italica , di C. L. Bonaparte " 69 " 400 t. 71 p. 1 65 e 353 Flora italica A. Eertolonii t. 7a p. 2i3 Gessaje slnigagliesi (Descrizione delle) , di V. Procaccini Ricci j/ 72 » 1 3 1 36 Herbarium pedemotitanum A. Colla t. 72 p. 14.0 Historia naturalis Caii Plinii secundi: coUe illusti'azioni del celebri naturalisti moderni » 70 » 240 " 71 » 67 Illustrationes et icones variorum stirpium A. Colla ^ hort. Ripul » 72 » 199 rariorum stirpium horti botanici R. Univ. Tauriii. J. Moris » 'js. » 204 Insetti nocivi all' agricoltura. V. Agraria. Memoire sur quelques ossemens fossiles trou- ves en Piemont , par Borson » 72 » ao3 Minlere (Escavazione delle) in Toscana . . » ji » 43 Montagne di Sicilia (Sulla fisonomia delle), di C. Geinmellaro >; 70 »; 340 Musci mediolanenses collecti etc. a J. Balsamo et J. De Notaris >/ 72 » 370 Observations sur quelques particularites orga- niques du Chamois et des Moutons , par J. Gene >» 72 >/ 36 1 (Quelques) sur le gissement des trachy- tes en general et du trachyte des monts Eu- ganeens en particulier , par N. Da Rio . » 72 » 204 Opere botaniche di Bertero e Badaro . . . » 7 1 » 1 2 3 Orittogaosia etnea, di C. Maravigna . . • » 70 » 341 Ossidi di Silicio e Sillcati appartenenti alia Sicilia , di G. Alessi » 70 >> 340 Pantellaria (Sopra Y isola vulcaiiica di) , di C. Gemmellaro »» 70 » 343 Passaggio (Del) dei fluidi alio stato di solid! organici , ossia della formazione dei tes- suti vegetabili ed animali dei vasi e del cuore , di L. Rolando »; 72 >; 201 Piante (Catalogo delle) della Valtellina . . >/ 72 » 401 crittogame non descritte nella Flora di C. Poliini, centuria 11^ di G. Balsamo e G. De Notaris )» 7c >; 268 Quadrupedi ( Trattato de' principal! ) dome- stici utili air agricoltura, di G. Moretti e C. Chiolini >> 69 " 214 Samulus Valcrandi L. Erba viva e vegetante nel fango termale di Montegrotto ....>/ 71 >; 324 Sanguisorba (Descrizione di una nuova spe- cie di) indigena deiritalia 5 di G. Moretti" 70 •> 436 3? Specie liovina in Piemonte e in Toscana . t. 70 p. 262 •> 71 '/ 45 Spettatore (Lo) del Vesuvio e del campi Fle- grei di F. Cassola e L. Pilla » ji » 899 Synopsis miisconim J. Balsamo et J. De No- taris V 72 » 369 Terme (Delia) euganee , di F. S. Beggiato. » 72 » 383 Theorie des resseinhlances ou essai philosophi- que sur les moyens de determiner les dispo- sitions physiques et morales des animaux , par Da Goina Machado >/ 73 >» 34.6 Uccelli ( Metodo di conservare a lungo gli ) clie si vogliono preparare per le raccolte, di F. Gomba » 70 » 484 Vermi negli occhi degli animali >; 73 >/ 286 Vulcano sorto dal mare tra la Sicilia e la Pantellaria » 70 )^ 364 Zolfo nelle terme di Abano , sale ferrugi- noso presso le sorgenti termali alia Bat- taglia )/ 71 » 324 Zostra oceanica (Nuove osservazioni sulla) , di F. Cosentino »» to » 338 StORIA sacra ED ECCLESIASTICA. V. RELIGIONE. Teatro. V. MUSIGA. Tegnologia. v. Arti e MESTIERI. Teologia. v. Religione. TOPOGRAFIA. V. GeOGRAFIA. Tragedie. v. Poesia. Vetekinaria. v. Medicina. VlAGGI. V. GeOGRAFIA. Vogabolarj. v. Filologia. ZooLOGiA. V. Storia naturale. Iiidlce generale del nomi. 39 XXbbene A. t. 70 p. a6i Astori F. C. t. 71 P- 224 Abbone » 71 » 149 Avogadro " 7a » 2o5 Acqua (Dell*) G. B. .. 71 .. a84 Azeglio(D')M.t. 70P.6 7 .. 71 » 279 Adam >* 71 » 38a Aznavor C. . 69 » lOI Adelmo (S.) » 71 » i5o Adorni C. V 7a » a97 B Afan de Rivera C. > 69 y 389 « 7a » 384 Badari G. B. V 71 3» ia3 AfF6 I. J» 7a >■ 108 Eagatti VaUecc li P. » 71 » a85 Agincourt (D') G. B. L Eagetti » 70 > 253 G. Serous > 7a 7, 401 Balbi A. t. 7a p. a57 e 355 Agostino (S.) > ya X I la — N. t. 72 P 3i5 AlbarelliVordonlT.t. 72 p 99 e a5a Ealdasiini F. .. 71 » iSa Albert! L. B. t. 7a p. 108 Balsamo G. » 70 >. a68 Albertolli G. » 71 >. 79 t. 7a p 369 e 370 Aldini G. » 7a » 408 Bandini G. t. 70 P 244 — V. » 71 » laa Baratta A. t. 71 p. 3o 5 » 7a » 36 Alessi G. t. 70 p 340 e 641 Barbieri G. t.69 p.93 t .yap. 94 e 326 AlCeri V. t. 69 p. 129 Eariola L. t. 7a P 370 Algarotti F. » 69 » 129 Eartoli C. » 7a >. 108 Allegri A. ■ » 70 > 383 Bartolomeo (Fra ) da S. Alt. J. .. 73 » 393 Marco " 71 » lOJ Amati C. >■ 71 „ 3 Baripni V. » 7a » 96 Ambrogio(S.)t.7i p.ai)8 » 7a > 283 Battaggia M. >• 70 .. i3a Ambrosioui F. » 70 » 423 Battini de' Scol >ri Ed vi- Ambrosoli F. » 7a » 29a 8« t. 7a p. 99 c aSa Anastasio » 71 » 298 Baz20iii G. B. t. 69 P i58 — Abate >. 71 " 298 t. 72 p. 100 e 25 I Anderliui P. » 70 » 263 Beccaria C. t. 69 P- 129 Anderloni P. V 7a » 387 Eecchi F. » 7a >. 394 Andreint « 71 >. 40 Becquerel ,. 71 » ii5 Arduipo t. 70 p. 240 » 71 » 67 Beggiaio F. S. » 7a .' 38a Arici C. t. 72 p. 3 , 101 e 23 t Belgiojoso K. » 71 » 283 Arieuti C. t. 71 p. 263 Bellani A. .. 72 » i34 Arrivabene 0. t. 7a P- 99 e a5l Eelliugeri C. F ,. 71 - a33 Arvisenet C. t. 7:4 p. a56 lislloiu G. t. 70 p. 42 4 " ?2 ■ 96 40 Bellucci t. 71 p. 343 Branca C. t. 70 P 256 Beltrame F. " 69 .. 379 Brighenti M. .. 7a » i3o Bembo >. 69 « 388 Erissoni .. 71 » 345 Bentivoglio C. » 69 " 129 Erocca G. .. 72 " 81 Benzoni » 71 .. 272 EruUoflF C. t. 71 p. 247 e 265 Bernardl (De) G. .. 71 » 333 Eruschetti t. 72 P i3o Bern! F. » 72 5. 289 Euffa T. » 70 >' 39a Bertaccioli L. » 73 » i33 Buniva M. » 71 » a35 Bertero C. .. 71 .. 123 Burkel » 71 » 283 Berti G. B. » 72 » 376 Eusone da Gubbio - 71 .. 2l5 Bertila (De' Gi org!) A. • 69 X i3o Butler A. » 70 » i35 Bertolo (Cavalieri San) N » 70 » 384 Butti » 71 It 385 Bertoloni A. t. 7a J . i33 e ai3 Bertolotti D. t. 72 p. 94 C Besenglii degli Ughi » 69 » 3 80 Betteloni C. » 72 .. 99 Cabianca J. „ 70 » 36o Bianchetti » 70 » 259 Caccianino A. » 73 » 116 Bianchi Ambrogio » 71 » 268 Cadolini G. » 69 '■ 336 — Andrea » 72 » 126 Cagnola L. .. 71 » 127 Bisi G. » 71 » 280 Caleppio T. " 7a .' 96 — M. t. 69 p. 23o 1. 71 » 286 Calvi P. " 7" » 283 Bison » 71 » 285 Cambaceres t. 70 p. 134 e 390 Bleogini >. 70 » 263 Canipedelli t. 71 P 280 Bloom » 71 » 35i Canelia G. " 71 '- 278 Boerio G. » 72 » 406 Canino ( Principe di ) " 71 .. 79 Bonafoux » 71 » 344 Cantu C. t. 70 p. 244 "71 » 406 Bonanno A. .. 70 » 341 t. 72 p. 96 e 25l Bonaparte C. I » 69 » 400 — G. L. t. 72 P- 206 t. 71 p . i63 e 353 Capponi G. » 71 » 38 — L.Principe di Canino t. 71 p. 79 Carbonazzi G. A. " 72 " 278 Bonfadiui J. « 71 » 33 1 Carli P. .. 72 » ij3 Bonfanti G. X 72 » 20 Carmignani V. .. 71 .. 343 Bonino G. G. » 72 » 200 Carrara Spinelll G.B. t 72 p. 96 e 100 Bordoni A. » 70 .. 79 Carrer L. t. 72 P 333 Borghi G. .. 72 ,. 99 Carta G. B. » 7a .. 254 Borsato » 71 » 281 Casane A. t. 7a p. 399 e 400 Borson » 72 >J 203 Casarotti I. t. 70 p. 134 e 390 Bosa E. » 71 » 265 Casati M- t. 72 P- 79 — y. >. 72 » 335 Casetti C. " 72 » 290 Botazzi A. " 71 " 267 Cassola F. ,. 71 » 399 Bottura P. .. 7a .. 349 Castellini T. >. 71 » 285 Boucheron C. » 7a » 145 Casti G. B. >. 69 » i3o Bourdaloue >• 7a K 34a Cattaneo N. £. » 69 It 246 41 Cattaneo G. t. 72 P 393 Donati G. t. 71 P- 397 Cavalieri San B -nolo N. •> 70 .. 384 Douville J. B. » 70 » 343 Cefisio F. » 72 .. 290 t. 71 p. 188 .. 73 » 231 Ceresa L. » 7^ » 81 Droz G. >. 70 » 403 Cesari D. ,. 71 " 377 Dufau » 73 n 76 Cesarini E. » 7a f 399 Duvergiep G. B. » 73 « 76 Cesarotii M. » 69 « 139 Chiolini C. » 69 » ai4 Ciaja » 71 » 41 E Cibrario L. » 70 » i33 CigognaE. A. t. 69p. 95» 7a » 399 Cima F. » 7a .. 38a Eckerlin A. » 7> » 285 Cirillo (S.) Alessandrino » 71 .. 3o3 Elena C. » 71 » 284 Cocchi A. .. 69 » 139 Eulogio patriarca » 71 » 398 Colla L. t. 7 a p. 140, 199 e 303 Eusebio » 71 >. 3oo Colonne (Oddo delle) t. 71 P 230 Comba F. " 70 » 436 F Contessi (Mekndri) G. » 71 » 337 Conti C. t. 71 p. 3a3, 3a6 e 33o Fabbroni (Pelli-) t. 7« P- 346 a 349 Corniani G. B. t. 7a P 307 Fabrian'i S. t. 70 p. 383 t. 73 P- 341 Cosentiuo F. „ 70 » 338 Falconetti A. F. ,. 71 .. 337 Costa C. E. « 73 .. 34a Fantastic! (Roselliii )M as- Cotta JMorandini N. t. 69 p. 46, 300 simina » 71 .. 328 e 364 t. 70 P 4i5 Favorino £losofo » 7» » 323 Cressoni A. » 7a » 127 Ferrari A. » 73 .. 114 Crico L. » 7a » 255 Ferrario G. >. 69 > 10 Crispo (San Benedetto) » 71 » i5o Ferreira (riohelro; .. 71 > 204 Cristoforis (DeJ L. » 7' .. 95 Ferrucci (Francesch i)C a- Crotti C. » 7a » 290 terina t. 73 P- 99 s a5i Curti A. • 71 .. 77 Fiaschl t. 71 P 39 Cysa de Gresy . 7a » 201 Figliucci » 69 » 388 Filangieri G. » 69 . 139 D . Filippl (De) G. » 69 » 166 Filippini A. P. » 73 1* 337 Dalbono C. .. 7a .. 99 Finazii G. .. 69 » 330 Dandolo T. t. 7a p. 96, JOG e 25l Fiorimbene >. 69 .. 388 Davolio V. t. 71 P- 333 Fioroni A. ■m 7» .. 386 Denaix M. A. » 69 » 9' Flacco 0. >• 73 .. 390 Deniiia C. - 69 » 139 Folchi G. t. 7a p- 134 « 38o Bespine M. .. 70 - 35o Fontaua G. J. t. 7» P 39a Diedo A. » 71 » Co Fontenelle (Julia d ^) » 7a >■ 242 Dionigi (Orfei nata) En- Forleo L. A. .. 72 .' 290 licbetta » 73 „ 99 Forti t. 7« p- 37 e 35o 42 Foscolo U. Francesclil Ferrucci Ca terina Frank G. P. Fraser C. Fregoni D. Frisi P. Furaagalli I. Piirst N. t. 69 p. 3 72 p. 99 e a5i t. 72 p. 123 » 70 " 354 »■ 72 )> 122 » 69 » i3o » 72 » 78 » 70 » 354 Gain G. Gallini S. Gallo A. Gama (Da) Machndo 71 71 72 277 325 320 246 299 271 281 Gamba E. t. 70 p. 37a » 7a Gandolfi D. ..71 Garavaglia K. » 71 Garbarioi A. t. 70 p. 258 » 7a •> 400 Gartlie C. » 70 » 354 Gaspcroni F. » 71 » 79 Catta » 70 » 262 GemmelUro C. t. 70 p. 264, 340 e 342 Gen^ G. t. 70 p. 296 e 299 — — t. 71 p. 38i t. 7a p. ao6 e 36i Glroni E. t Giuliani F. » Giura L. y Giustiniano imperatorc > Goldoni C. >■ Gozii G. — M. >. Graberg ill Hemso « Grandi G, B. » Gravina V. » Gregorio (S.) magno » •— (S.) nisseno » — (S.) taumaturgo » Gresy (Cysa de) » Griffi (Magni) >. Grupelli L. » Guacci M. Giuseppa t. 7a Guadet J. t, Guerra C. » Guglielraini D, » Guicciardini t. 71 p. Guiscardi Camilla t, 69 p 23o 7a ~ 1 3a 70 » 314 71 ,. 298 69 .. 129 69 ,. 129 71 .. a8o 71 » 35i 71 ,. 223 69 ., i3o 71 .. 3oi 71 .. 3o3 71 .. 289 7a .. 301 71 .. 46 70 .. 267 P-99. a5a e 290 7a p 76 69 .. 38a 69 .. i3o 34a e 352 71 p 286 Genoiuo G. t. 7a P 99 Genovesi A. rt 69 « 129 Gerard » 71 » 266 Hammer (De) Gerbi R. r. 70 P- 222 e 3a3 t. 71 P- 336 Hayez F. Gerhard E. » 7a » 335 Herscliel Ghega C. ,. 7a » 379 Heyne C. G. Giacinto monaco » 70 » IC9 Hildenbrand F Giacomo (Di) A. » 70 .. 338 Hillhouse Giannone P. .. 69 .. 129 Hod^kin T. Gibclli G. r> 70 .. 260 Gigli G. t. 69 p i3 0 » 71 .. 239 Gloanni .. 71 » 298 ■: 1 • -. Giordan! P. ,. 71 » 79 Giorgi (De'; Berto la A . « 69 .. i3o Immerraan C. Ciovanetti G. » 70 » i37 Incraaro Girelli G. F. }> 71 » 411 Ingigi L. 70 » 354 72 » 249 71 „ 256 70 .. 354 70 .. 240 73 .. 199 70 .. 28a 70 » 341 70 » 354 71 » i5i 69 V 10 I 43 Jannelli C. r. 69 P 59 Macliado fDa Gama) t. 7a P 346 t. 70 p. ia8 e 129 .. 7a » 49 Mackintosh « 70 .. 354 Jessop .. 71 .. 35a Madden » 7a .. a85 Jonnes (Moreau ile) A. .. 69 » a55 Maestrani M. .. 71 » 385 Julia de Fontenelle " 7a •• 343 Maflfei G. — S. H 70 » 69 n 393 i3o K Maggioni S. M, Magni Griffi « 70 » 71 " 430 46 Koch H 7a » 3a6 Mai A. t. 7> p. 145 e 397 Kuffner C. " 70 » 354 Maironi da Ponte G. t. 7a » 7a P 383 401 L Majocchi G. A. Malmignati (Perol u-i) .. 70 P.n 7» „ 428 345 Labus G. » 70 » 130 Malte-Brun « 71 .. 337 — G. A. ,. 71 .. 274 Mancini P. t 7a p. I 33 e i36 liamhruschint R.t. 7 P- 37 ,34 I e 344 — (Santi) t. 71 P 348 Lander fratelli t. 69 P 73 Manetti " 7" >. 348 Landriani P. » 71 .. 385 — A. .. 72 » 35i Landucci >. 7' .. 40 — G. » 7a .. 368 Lan/i L. .. 69 » i3o Manfredi E. ,. 69 » i3o Lap! ,> 71 » 37 ManfreJini L. » 71 » 346 Lapide (Dalla) C. .. 70 .. 389 Maravigna C. '• 70 » 341 Larber G. » 71 .. loa Marchesi L. ,. 71 » 377 Lasinio P. - 69 .■ 319 — P. t. 7« p. 344 e 368 Lavini t. 7a p. 303 , 303 e 304 Marchi M. A. t. 71 P- 70 Leoitzio gerosolimitano t. 71 P 398 Marcucci L. » 71 M 404 Lessing G. E. » 71 » 338 MargaroU G. B. » 7a W i36 » 7a .. i56 Mari L. » 71 » 34a Llndley G. » 7a » 368 Marianini S. .. 70 » 431 Liparini L. .. 71 .. a6o Marin F. » 71 » 3l5 Litta P. t. 71 p. •7 >. 7a .. 3l5 Marinelli M. A. - 7a .. 290 Locatelli A. ,. 7a .. So Marini G. - 71 .. 398 Londonio C. G. » 71 .. aa8 Marioni A, « 73 .. 340 » 7a . i56 Marocco P. - 73 .. 93 Longliena F. « 69 .. 386 Ma rone Yirgilio gramma- •' 7a •• 3o'8 tico t. 7" p. 146 e i5a Longbi F. » 71 " 386 — poeta t. 70 P- 340 Lorenzl B. » 69 y i3o Martelli A. .. 71 « 385 .. 72 » 99 Martens C. .. 71 - 304 Luciani G. ,< 70 « 26a Martini C. A. .. 7a » 323 Luciano G. » 7> .. 344 Martorana C. n 09 - 378 44 Massara t. 72 Mastiani « 71 Mastrofini M. >• 71 Mattel G. » 70 Mauri A. •7a Mayer F. » 69 Mazzoni G. » 7 1 — M. t. 7a p. 96 Medico (Del) G. t. 7a Melandri Contessi G. "71 Melendez Valdes D. G. >• 7a Mellini N. » 71 Melloni » 7a Menegheili A. » 71 Menin > 7a Mercuriale G. » 71 Merloni S. » 7a Metastaslo P. » 69 Mezzanotte A. » 70 Micali G. t. 69 p. 146 . t, 70 p. 38 , 161 Micbaud Michelet G. Michelotti V. Migliara G. Mill G. Missirini M. t. 7a . 69 » 70 » 7a ~ 71 .. 69 t. 69 p. 398 143 t. 71 p. 10; t. 7a Missiroli M. Mojon B. Molinelli D. Molini G. Molteni G. Montauari B. — G. I, t. 71 Montargon G. Montbel (Di) Montesanto G. Monti C. 7» 7a 7a 7» 71 7a 7a » 72 » 7a 71 p. 3a8 t. 71 p. aa3 — G. — V. t. 71 p. 146 t. 69 p. ai8 t. 70 401 41 398 a53 96 334 341 lOI 335 327 297 a65 141 3a3 345 323 i3a i3o 358 a85 433 249 59 419 aoo 279 28 403 417 337 99 348 lOI 6a 3O6 99 340 343 326 33o 274 273 357 Mooro T. Morand Morandini (Cotta) N. t. e 364 Morando (Rosa) F. Moreau de Jonnei A. Morelli L. Moretti G. t. 69 p. 214 Moris G. Morrocchesi A. Mosconi G. Municchi Muratori L, A. Muzzarelli £. 69 72 p. 249 71 .. 285 p. 46, 200 70 p. 415 70 " 371 69 72 70 72 7' 70 71 69 73 255 123 436 204 5o i5o 40 i3o 99 N » 69 » 70 » 70 .. 70 t. 71 332 t. 71 .. 7a .. 72 » 7a 69 Nava A. Navone G. Nayma Negri F. Negro (Dal) S. Niceta (S.) I Nichetti A. M. 1 Nicolini G. Nicolli F. Niebuhr M. B. G. Ninna (Monna) siciliana » 71 Nores P. » 71 Normand » 7a Nota A. » 69 Notarij (De) G. » 70 . t. 7a p. 369 Nott G. F. t. 71 O Omero » Orazia » Orfei Enrichetta nata Dio- nigi Origo G. , .. OrlamUiii (Zuccagni) jj 119 374 354 378 333 . 398 33i 25l 3o5 17 220 414 286 224 268 370 . ai 5 70 » 357 72 " 290 72 » 99 7> •• 99 71 .. 46 45 Orti C. G. t. 70 p. 371 Pinh«iro-Fen«i ra t. 71 p. ao4 Osboli M. » 7a >> ayo Pistolesi E. .. 69 » 283 Ott " 71 » a8a Pizzolato F. Plana G. « 70 » 69 .. 409 .. 389 P t. 73 p. I 98, 20a, 2o3 e 206 Platone t. 69 p. 388 Pacetli C. » 7a » 338 Plinio t. 70 p. 3 40 e 244 » 71 ,. 67 Pagani G. B. '■ 70 .. 141 Podesti F, » 71 »' 259 •• 71 » 398 Poggi t. 71 p. 37 e 48 Palagi P. •■ 7« >. 346 — C. t. 71 p. 261 Palmaroli P. >• 71 .. 404 — G. P. .. 73 y 281 Fananti F. >. 7a ,. 99 Poiret » 73 » 286 Panizza B. t. 76 P 87 e 377 Poisson S. D. ^ 70 » 9a t. 7a p. 207 Polcastro G. .. 71 » 39 Paoliui t. 71 P- 38 e 39 Poletti G. >. 73 » 198 Paolino (S.) t. 71 p. i5o Polli G. » 70 .. 423 Paolo diacono cassinense .. 71 »• agS Ponza M. t. 71 P- 73, 74, 7 6 e 77 Paravia V, A. t. 72 P 95 e 99 Porto (Da) L. t. 71 p. 379 Parini G. t. 69 p. i3o Poujoulat .. 7a '• 249 Parolini G. .> 7a » 298 Pozzi G. « 69 >i 340 Pasqui » 71 .. 345 Pozzobon G. » 70 >■ 348 Passerini t. 71 p . 343 e 344 Procaccinl Rice V. t.73 p. 1 3 e i33 Pazzi L. t. 7=» p. i3o Promis D. C. t. 70 p. i33 Pedrazzi L. .. 71 >. 265 Puttinati A. » 71 « 375 Pedretti F. » 71 .. 365 PeUzo F. » 7a >. 137 Q Pelletan » 71 » 427 PelH-Fabbroni t. 71 p. 346 e 349 Quadri G. B. ,. 73 .. a85 Pellini t. 71 p. 35o Quaglia D. » 71 >. aSa Penuti G. >. 71 » 265 — L. » 71 » 383 Percy » 71 .. 35 1 Qiiaranta B. >. 70 .- 331 Perolarl Malm ignati P. » 7a .. 345 Querci G. M. .. 70 .. 37a Perring » 71 » 35i Petrarca F. » 71 » 394 R Pezzana A. V 7a » 108 Pezzi G. I. » 7a » 101 Racagui G. M. » 73 » 400 Pezzoli G. B. » 69 i> 23a Rado C. " 71 » 393 Piazza A. >. 7a » 101 Radoi L. • 7» » 61 Picassi » 71 .. 286 Rafifaello t. 69 P- 389 .. 70 >. 143 Piccioli x 7a .. 395 >. 7a » 387 Picozzi C. .. 71 j> 267 Raimann N. » 72 '■ 249 Pietro diacono cassiucuoe .. 71 >■ 298 Raina A. » 71 .. 285 Pilla L. » 71 .. 399 Ramelmayr A. ,. 73 u 80 46 Kammohun Boy t. 6<) p. 134 Ravoire L. t. 70 p. 117 » 72 » 35 1 He » 7a .1 aoo Keale A, » 70 » 187 Keghellini A. >• 70 .. 147 Ruhkopf t, 70 p. 240 t. 71 p. 67 Rusca E. » 7a » 134 Regli F. » 72 » lOI Sabatelli G. .. 71 » 264 Riccardi A. .. 7a ., 343 Sabino vescovo » 71 » 298 — L. » 71 » a8i Sacchi D. t. 7a p. 9 5, 25i e 254 Ricci A. M. » 7a " 99 — G. t. 71 p. 394 t. 72 P- 25l — J. « 71 » 4» Sage (Le) M. A. » 69 « 377 — (De)L. t. 71 p. 38, 39, 41, 42045 » 71 >. 376 — (Procaccini) V . t. 7a p. i3i e i33 Sallustio " 70 » 378 Ricciardelll L. t. 7a p 400 Saluzzo Roero Diodata .. 72 „ 94 Ridolfi C. t. 71 p. 43, 341, 348 Salvagnoli »■ 7 1 .. 38 e 35o Salvatici (Tartiai) t. 71 p. 42 e 35o Rio (Da) N. t. 71 p 329 Salvini t. 69 P i3o » 7a ,. 204 Sanders G. » 71 >■ io5 Riva (Delia) N. G « 73. .. 99 Sandri G. .. 72 ,> i3o Rivera (Afan de) C. » 69 .. 389 Sangiorgio A. .. 71 » 246 t. 71 p. 175 e 36i Saiitl Mancini » 71 » 348 t. 7a p. 384 Sautiai G. .. 71 » 33i Roche (La) » 71 » ao5 Sartorjo M. » 72 » 93 Rochlitz F. » 70 " 354 Savi G. » 71 „ 347 Roero (Saluzzo) D odata » 7 a » 94 Say ,. 71 > 3i Rolando L. t 7a p. 199 e 201 Scarpa A. t. C9 p 341 » 70 » aoo RoUa E. t. 71 p. ag5 Scazzola G. A. .. 70 » 355 Roniagnosi G. D, t. 69 p. 45, 59, Sci.izzi F. » 72 » 33o 185 e 285 t. 70 p. 38 e 161 Schlegel A. \V. >. 70 .. 354 t. 7a p i8a Schoell M. » 70 » 354 Romanelli L. » 69 „ 384 Scholz A. » 70 .. 354 Romanenghl G. " 7a " 375 ScinA D. t • 70 p. 222 e 323 Romaai F. " 7a '• 101 Sclopii F. t. 71 P 229 Rondelet G. .. 71 ,. 87 Scolarl (Battisti de •) Ed- Rosa Morando F. " 70 " 371 vige 1.72 p. 99 e 35a Rosa Zutter C. .. 71 .. a84 Scopoli G. t. 70 P i35 Rosellini Fautastlci Mas- Scotto G. » 71 .. i5i siraina .. 71 » 228 Scudcri S. .. 71 » 395 Rosellini I. t. 70 p. 29 .. 71 .. 57 Sembeoini G. £. >. 69 » a35 Rosini G. » 7a 7. a55 Seneca » 71 >. 67 Rossi D. ,. 70 .. 357 Serapione (S.) V 71 » i5i — G. ,. 69 . 319 Seristori " 71 » 48 Rovida C. - 7a » 100 Servi G. .. 71 » 267 Roy (Ramittohun) » 69 » 124 Sgaozin M. I. - 69 » 236 47 Sismonda A. t. 7a p. aca TrezjEolan; P. t. 7« P io3 — F. « 70 » a63 Turri Paolina n 7» » a63 Smihd C. P. » 7a » a84 Tuizi V. n 7> t* 3 Somajni F. " 71 » 372 Soresina B. « 71 » 87 U Sorre M. .. 7a » 101 Spallanzani L. » 69 .. i3o Ughi cBeiengbl degli) » 69 » 38o Speranza C. « 72 » 38i SpinelIi(Carrara)G B. t 72p. 960 100 V Stampfer t. 71 p. 118 Stazio « 69 j» 129 Valdes (Melendez) D. G .» 7a » 297 Stiflft G, " 7a ,. 249 Vallardi G. .. 71 » 79 Storelli " 71 » aSa YaUecchi (Bagatti) P. >■ 71 » 285 Streinz P. M. » 70 » 4^3 ValtancoH » 71 » 49 Suter « 71 » 286 Vanni C. t.71 P .38 e 4a Svegliato G. B. ,. 71 » 33i Varano A. t. 69 P i3o Szarka G. » 7a » 364 Varese C. Yedova G. IB 7a 70 " 91 38o T Yergnaud A. D. ^ 72 69 » 3i9 386 Taddei t • 71 p. 41 e 35o Verri A. » 69 » i3o Tamassia G. t. 7a p. 826 Yiardot M. L. » 69 » 370 Tarchini V 71 » 35i Yillardi F. » 73 » ao Tarlini Salvatici t.71 p. 4a e 35o Yilleneuve L. » 71 .. a8a Tasca O. t.7a p. 9a e 101 Yirgile (S. Ang< de) » 7a » 3o6 Tasso T. t 70 p 37a t. 71 p. 416 Yirgilio gramuiatico t. 7 IP 146 e i5a Telescopio T. » 70 » 43t) — poeta t. 70 P 240 Teiia " 7i » 96 YJsconti E. » 71 » i53 Tettamanzi F. ,. 71 » 54 — P. E. " 7a .. 290 TUorwaldsen » 71 » 79 — S. » 7a » 99 » 7a « 337 Vitruvio t.71 P 3 e 385 Tibullo A. >• 70 » 355 YJttorelU J. t. 7a P a5i Ticozzi S. t. 7a p. 108 e 307 Yittorino » 7» » i5o Tiraboschi G. t. 69 p. i3o Yivlani Q. » 71 » 3 Toccagni L. » 7a » 96 Yolpi A. » 7a » 321 Toggia F. » 69 » 389 Yordoni (-AlbarelH) T. t. 7a p. 99 e a5a Tommaseo N. ,. 71 .. 207 Toncini L. » 71 •• a6i w Tonello A. " 7' .. aSa Tonti » 7' » 4a Welz (De) G. t. 7^ P- 384 Toschj P. t. 69 p 389 » 70 » 285 AVinckelmann G . G. y» 72 » I la » 71 .. 79 Wiseman N. y 69 .' 323 Trento G. > 70 r 378 Wunderlichio y 70 »• a40 48 Z Zanotti F. M. Zanotto F. t. 69 71 P- i3o 59 Zali G. B. t. 73 p. 80 Zantedesclii F .. 69 » 334 Zambelli P >. 69 « 330 Zauli » 7« « 344 — V. B. > 73 .. lOI Zecchinelli G. M. t. 7 1 P- 334 e 339 Zandonella G. B. » 71 .. 337 Zeno A. *. 69 P i5o Zanoja G. » 69 .. i3o Zuccagni Orlandini - 71 .. 46 Zanotti E, » 69 « i3o Zutter (Rosa) C. » 7» n 384 FINE. ^ 0 !kV..;*f J >'^ ' - • ' ^